Apocalisse di Giovanni. Testo greco, traduzione, annotazioni testuali, linguistiche e letterarie [Vol. 1]

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Apocalisse di Giovanni. Testo greco, traduzione, annotazioni testuali, linguistiche e letterarie [Vol. 1]

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UGO VANNI

APOCALISSE DI GIOVANNI Primo Volume

a cura di Luca Pedroli

CITTADELLA EDITRICE

ISBN 978-88-308-1597-1

euro 58,50

Due volumi non separabili

Ugo Vanni noto e stimatissimo biblista, nonché maestro dello Spirito, ha dedicato tutta la sua vita allo studio e all’insegnamento della Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana e il Pontificio Istituto Biblico. È stato uno dei massimi esperti dell’Apocalisse e dal 2000 è stato membro per diversi anni della Pontificia Commissione Biblica. In suo onore, per Cittadella Editrice, nel 2005 è stata pubblicata la raccolta di studi Apokalypsis. Percorsi nell’Apocalisse di Giovanni, con l’apporto di numerosi docenti di varie università di tutto il mondo. Sempre con Cittadella Editrice ha pubblicato Il tesoro di Giovanni, 20162 e Dal Quarto Vangelo all’Apocalisse, 2011.

Nell’accostare quest’opera poderosa, coloro che hanno avuto la fortuna di essere stati formati da padre Vanni riconosceranno immediatamente lo stile gustoso e avvincente del loro maestro e avranno la possibilità di contare su uno strumento che raccoglie in modo unitario e sistematico il suo insegnamento. Per gli altri lettori, invece, ci sarà la gioia di poter cogliere tutta la bellezza e la profondità del libro dell’Apocalisse, scoprendo il riflesso più autentico del disegno salvifico di Dio, così come viene contemplato, celebrato e vissuto nella Chiesa. (Dalla Prefazione di Luca Pedroli)

UGOVANNI

APOCALISSE DI GIOVANNI Primo Volume

Testo greco articolato Traduzione italiana Annotazioni testuali, linguistiche e letterarie

a cura di Luca Pedroli

CITTADELLA EDITRICE

collana: COMMENTI E STUDI BIBLICI sezione Commenti biblici

Raymond E. Brown GIOVANNI Commento al vangelo spirituale Presentazioni di Carlo M. Mattini e Roberto Vignolo Aggiornamento bibliografico a cura di Franco Manzi 20148 - pp. 1728 - € 59,00

Raymond E. Brown LE LETTERE DI GIOVANNI Presentazione di Maurizio Marchese/li Aggiornamento bibliografico a cura di Franco Manzi 20173 - pp. 1116 - € 52,50

Juan Mateos - Juan Barreto IL VANGELO DI GIOVANNI Analisi linguistica e commento esegetico Presentazione di Ricardo Pérez Marquez 20165 - pp. 900 - € 46,90

Ugo Vanni APOCALISSE DI GIOVANNI a cura di Luca Pedroli vol. 1 Testo greco articolato. Traduzione italiana. Annotazioni testuali, linguistiche e letterarie - pp. 224 vol. 2 Introduzione generale e Commento - pp. 780 2018 - i due volumi € 58,50

cura redazionale ANTONIO LOVA

© Cittadella Editrice - Assisi

www .cittadellaeditrice.com 1• edizione ottobre 2018 ISBN 978-88-308-1597-1

Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633, ovvero dall'accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000. Le riproduzioni per uso differente da quello personale potranno avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dall'editore.

PRESENTAZIONE

L'Apocalisse di Giovanni ha sempre suscitato nei lettori di ogni tempo disagio e un certo timore, a motivo dell'allusione agli ultimi tempi, contrassegnata in buona parte da scene impressionanti e catastrofiche. Da qui, l'accezione decisamente negativa che è venuta ad assumere nelle lingue e nella cultura moderna la terminologia associata ai concetti di "apocalisse" e "apocalittico". Allo stesso tempo, però, questo testo continua ad esercitare un particolare fascino, vuoi per il suo linguaggio misterioso, intriso di simboli, vuoi per le numerose visioni, dal supposto carattere profetico. Ne è una riprova l'ampio influsso che ha avuto sull' arte 1, nonché sulla produzione letteraria2 e cinematografica3• È risaputo poi come la sua connotazione per tanti versi arcana ed enigmatica abbia fatto sì che tale libro, dall'antichità fino ai nostri giorni, venisse facilmente strumentalizzato da interpreti fanatici e da sette eretiche, nonché da movimenti riformatori 4 • È questa anche una delle ragioni che ha reso non semplice la sua recezione all'interno del Canone. In effetti, già nel secondo secolo l'Apocalisse di Giovanni era accolta nelle comunità cristiane e per tutta l'epoca patristica veniva letta in 1

Si consigliano a mo' di esempio gli studi di F. VAN DER MEER, Apocalypse. Vìsions from the Book of Revelation in Western Art (London 1978) e di G. QUISPEL, L 'Apocalisse. Il libro segreto della rivelazione (Bologna 1980). 2 Senza voler scomodare le ampie reminiscenze presenti nella Divina Commedia e in tante altre opere classiche della letteratura, basti citare il più recente best-seller di C. McCARTHY, The Road (2006), pubblicato in Italia da Einaudi come La strada (Torino 2010), che ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa nel2007 e da cui è stato tratto l'omonimo film di successo, uscito nelle sale cinematografiche degli Stati Uniti nel 2009, per la regia di John Hillcoat. 3 Si rimanda a tal proposito alla raccolta emblematica, seppure per tanti versi già datata, offerta in E. GIRLANDA- C. TAGLIABUE, (ed.), Apocalisse e Cinema (Roma 1995), ripresa e sintetizzata in C. TAGLIABUE, "Apocalisse e cinema per una storia senza fine", Apokalypsis, 821-840. 4 Risultano emblematici in tal senso gli studi di R. GoBBI, Figli dell'Apocalisse. Storia di un mito dalle origini ai nostri giorni (Milano 1993) e di N. CoHN, I fanatici de/l 'Apocalisse (Torino 2000).

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Presentazione

una prospettiva squisitamente pasquale, come compimento del disegno salvifìco di Dio, prefìgurato dal cammino e dall'esperienza di fede del popolo di lsraele5 • Da qui il richiamo continuo all'Antico Testamento, nell'orizzonte di una ultimazione escatologica percepita ormai come in divenire, già in fase di realizzazione. Questa lettura in chiave storico-salvifica permane per più di un millennio, passando attraverso l'interpretazione allegorica iniziata da Agostino e quella più prettamente spirituale, tipica dei commentatori medioevali. La svolta avviene quando, sul finire del XII secolo, Gioacchino da Fiore, nell' Enchiridion super Apocalypsim, propone di intendere l' Apocalisse come una vera e propria profezia, che descrive e scandisce le fasi della storia della salvezza, in ottica futura 6 • Da quel momento prende vita una deriva che porta alla ribalta l'interesse per questo libro, inteso però come mera previsione dei fatti storici che devono accadere nel tempo presente e in quello futuro. Di qui l'approccio insieme letterale ed estremamente fantasioso, che per tanti versi continua ancora oggi e che ha portato ad una miriade di interpretazioni stravaganti e infondate. In tale contesto va collocata anche la lettura sostenuta nell'ambito della Riforma e successivamente ripresa da movimenti anti-papali di diverso genere, che individuerebbe la Chiesa cattolica in Babilonia, la "grande prostituta" e il Papa nell'Anticristo o nelle bestie a lui legate. Una nota a parte merita l'interpretazione millenaristica. I propugnatori del cosiddetto chiliasmo o millenarismo hanno trovato conforto nel quadro delineato in Ap 20,1-1 O, dove si afferma che, dopo aver incatenato il serpente antico, Cristo instaurerebbe un suo regno di mille anni; al termine, ci sarebbe spazio per un ultimo, violento accanimento di Satana, al quale seguirebbe il giudizio e l'inaugurazione della dimensione escatologica. Ancora una volta, da una lettura in chiave storica scaturisce una visione fuorviante, sradicata dal suo contesto, che continua a trovare ospitalità, soprattutto in alcuni frangenti e in ambiti legati a sette e a movimenti esotericF. 5

Uno sguardo d'insieme è offerto dalla raccolta in chiave sinottica di A. BARZAGIU, (ed.), Apocalisse di Giovanni. Con commenti tratti dai Padri, Santi e Mistici della Chiesa (Montespertoli 1997). 6 Cfr. A. TAGLIAPIETRA, (ed.), Gioacchino da Fiore. Sull'Apocalisse (Milano 1994). 7 Per un approfondimento della questione, si consigliano i contributi offerti da C. MAzzucco- E. PIETRELLA, "Il rapporto tra la concezione del millennio dei primi autori cristiani e l'Apocalisse di Giovanni", Aug. 18 (1978) 29-45 e M. INTROVIGNE, Mille e non più mille. Millenarismo e nuove religioni alle soglie del Duemila (Milano 1995).

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Presentazione

Gli autori moderni hanno cercato di ovviare all'approccio prettamente letterale che aveva contraddistinto gli ultimi secoli, con le interpretazioni più estemporanee e strumentali che ne sono conseguite e con l'orientamento generale ad intendere l'Apocalisse come previsione di catastrofi e della fine del mondo. È così che dal XIX secolo in poi, sull'onda di uno studio esegetico scientifico, si è assistito al progressivo ricollocamento del testo nel suo alveo teologico ed ecclesiale originario, seppure secondo diversi principi ermeneutici. In tal senso, si registrano innanzitutto alcuni studi che pongono l'Apocalisse nel solco dell'esperienza delle prime comunità cristiane, nel contesto storico che caratterizza la fine del primo secolo e l'inizio del secondo secolo d.C., con una forte connessione sia con la tradizione giudaica che con la cultura greco-romana8 • Altri, invece, sempre con un rimando al retroterra giudaico e, insieme, al comune immaginario cosmico e mitologico, interpretano il libro esclusivamente in senso escatologico, in riferimento al ritorno glorioso di Cristo e alla fine dei tempi 9 • Altri ancora sottopongono l'Apocalisse ad un'analisi strettamente letteraria, in una prospettiva storica, ponendola in continuità con la letteratura apocalittica giudaica o intendendola come compimento della storia e dell'esperienza di fede di Israele, così come si trova codificata nelle Scritture 10 •

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Un esempio è offerto dai commentari di H. GIF.SEN, Die Offenbarung des Johannes (RNT; Regensburg 1997); D. E. AUNE, Revelation 1-5 (WBC 52A; Dallas 1997); Revelation 6-16 (WBC 52B; Nashville 1998); Revelation 17-22 (WBC 52C; Nashville 1998); G. K. BEALE, The Book of Revelation. A Commentary on the Greek Text (NIGTC; Grand Rapids, MI- Cambridge, UK 1999); S. S. SMALLEY, The Revelation to John. A Commentary on the Greek Text of the Apocalypse (Downers Grove, IL 2005). A questi, vanno aggiunti gli studi di AnllLA YARBRO CoLLINS, tra i quali menzioniamo "The Apocalypse (Revelation)", NJBC, 996-1016; Crisis and Catharsis: The Power of the Apocalypse (Philade1phia 1984) e "Revelation 18: Taunt-Song or Dirge?", L 'Apocalypse, 185-204. 9 Vedi a tale proposito E. LOHMEYER, Die 0./fenbarung des Johannes (Tiibingen 1926); J. BoNSIRVEN, L 'Apocalypse de Saint Jean (VSal 16; Paris 1951); A. WIKENHAUSER, Die Offenbarung des Johannes (RNT 9; Regensburg 1959); A. LANCELLOTTI, Apocalisse (Nuovissima Versione della Bibbia 46; Roma 1970); E. LOHSE, Die Offenbarung des Johannes (NTD Il; Gottingen 1960, 3 1988). 1 ° Costituiscono rispettivamente esempi di queste due prospettive i lavori di B. CoRSANI, L 'Apocalisse e l'apocalittica del Nuovo Testamento (Bologna 1997) e E. LUPIERI, L 'Apocalisse di Giovanni (Scrittori greci e latini; Milano 1999) e quelli di S. DIANICH, (ed.), Sempre Apocalisse. Un testo biblico e le sue risonanze storiche

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Presentazione

Più recentemente si è percepito che questo libro non può essere studiato semplicemente dal punto di vista storico o letterario, né unicamente nella sua prospettiva escatologica. Da qui, l'impulso ad approfondire il suo simbolismo, così da far affiorare la valenza teologica, come lettura squisitamente pasquale della fede cristiana e della vita della Chiesa 11 • Questa visione più ampia e organica ha stimolato una produzione quanto mai ricca, che ha contribuito a ravvivare l'attenzione e l'interesse per l'Apocalisse, accostata secondo una molteplicità di profili, da quello ecclesiologico a quello cristologico, da quello spirituale a quello più propriamente pastorale 12 • In tale contesto, un apporto non indifferente è stato offerto anche dai nuovi manuali introduttivi alla Scrittura, dove questo libro è presentato accanto al Vangelo e alle tre Lettere e in continuità con loro, nell'ottica di una riscoperta unità di fondo all'interno del Corpo giovanneo 13 • È nell'orizzonte di questa apertura e di questa riformulazione che ha avuto modo di fiorire e di diffondersi un'ampia gamma di presentazio-

(Casale Monferrato 1998) e E. CoRSINI, Apocalisse prima e dopo (Torino 1980), riedita poi come Apocalisse di Gesù Cristo secondo Giovanni (Torino 2002). 11 Fra tutti emerge l'opera di P. PRJGENT, L 'Apocalisse di S. Giovanni (Commenti Biblici; Città di Castello 1985); orig. Francese, L 'Apocalypse de Saint Jean (CNT 14; Paris 1981 ). Da segnalare poi R. BAUCKHAM, La teologia del/ 'Apocalisse (Letture bibliche 12; Brescia 1994) e l'ottimo lavoro del compianto G. BIGUZZI, Apocalisse (l libri biblici. Nuovo Testamento 20; Milano 2005). Dello stesso autore vanno senz'altro menzionati anche due precedenti studi: l settenari nella struttura dell'Apocalisse. Analisi, storia della ricerca, interpretazione (SRivBib 31; Bologna 1996) e L 'Apocalisse e i suoi enigmi (StBi 143; Brescia 2004). 12 Si segnalano tra i tanti studi quelli di A. LAPPLE, L 'Apocalisse: un libro vivo per il cristiano di oggi (Parola e Liturgia 7; Roma 1980); D. MoLLAT, L 'Apocalisse: una lettura per oggi (Letture bibliche; Roma 1985); A. CHIEREGATTI, Apocalisse. Lettura spirituale (Conversazioni bibliche; Bologna 1993); P. RicHARD, Apocalisse. La ricostruzione della speranza (Celleno 1996); G. BoosoN, I segreti dell'Apocalisse. Le projèzie dell'ultimo libro della Bibbia (Milano 2000); G. RAvASI, Il libro dell'Apocalisse. Ciclo di conferenze tenute al Centro culturale S. Fedele di Milano (Conversazioni bibliche; Bologna 1991 ); G. CROCETTI, L 'Apocalisse meditata e pregata (Lettura pastorale della Bibbia, Bibbia e spiritualità 20; Bologna 2003 ); B. CoRSA N!, L 'Apocalisse. Guida alla lettura de/l 'ultimo libro della Bibbia (Torino 2004); C. DoGLIO, Apocalisse di Giovanni (Dabar-Logos-Parola: Lectio divina popolare; Padova 2005). 13 Anche in questo caso, ci limitiamo a citare i contributi di X. ALEGRE, "L'Apocalisse di Giovanni", Scritti giovannei e lettere cattoliche (ed. J.-0. TuNi- X. ALEGRE) (Introduzione allo studio della Bibbia 8; Brescia 1997) 173-232 e di C. Doouo, "Introduzione all'Apocalisse di Giovanni", Opera giovannea (ed. G. GHIBERTI) (Logos. Corso di Studi Biblici 7; Leumann, TO 2003) 133-178.

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Presentazione

ni, capaci di offrire i nuovi apporti della ricerca, pur conservando un carattere divulgativo e accessibile 14 • Nel panorama italiano non si può parlare dell'Apocalisse senza fare riferimento a padre Ugo Vanni. Sono innumerevoli le pubblicazioni da lui offerte nella sua lunga vita, spesa in gran parte nell'insegnamento e nella ricerca proprio in questo ambito specifico: per avere un'idea, basta consultare la lista aggiornata al 2005 e riportata nelle pagine 841-853 della voluminosa raccolta di saggi che gli è stata dedicata in occasione del suo settantesimo compleanno 15 • Nella Presentazione, l'amico e compagno di ministero Carlo Maria Martini così si esprimeva: "Bisogna dargli atto di coraggio nel mettere al centro delle sue ricerche un testo così difficile come l'Apocalisse e un po' marginale nel complesso dei libri del Nuovo Testamento. Con la sua esegesi egli ha contribuito ad accrescere la fede, la preghiera e la speranza delle comunità cristiane. Ci ha reso il libro dell'Apocalisse più vicino e familiare e ha invitato molti a nutrirsi di esso come di una sorgente viva di spiritualità16 ". Queste parole inquadrano perfettamente la sua figura e il contributo inestimabile da lui offerto. Padre Vanni ci ha davvero aiutato a riscoprire l'Apocalisse, proponendo un nuovo approccio che è stato apprezzato e valorizzato anche in ambito internazionale, come testimoniano la sua collaborazione e la sua amicizia, tra gli altri, con Pierre Prigent - cui è dedicato il presente lavoro - e con i coniugi John e Adela Yarbro Collins. Tra le sue molteplici opere letterarie, due sono quelle che sono diventate degli autentici capisaldi per tutti gli studiosi dell'Apocalisse, registrando svariate riedizioni e ristampe e la traduzione in diverse lingue. La prima, pubblicata nel 1971, ha messo a fuoco il testo nella

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Vedi, tra gli altri, gli studi di A. CANNIZZO, Apocalisse ieri e oggi (Napoli 1990); A. VoGTLE, Il libro dei sette sigilli. Commento all'Apocalisse di Giovanni (In Ascolto 6; Leumann, TO 1990); C. H. GIBLIN, Apocalisse (Lettura pastorale della Bibbia 26; Bologna 1993); E. ScHOSSLER FIORENZA, Apocalisse. Visione di un mondo giusto (Brescia 1994); J.-P. PRÉvosT, Apocalisse (Cinisello Balsamo 1997); E. BIANCHI, L 'Apocalisse di Giovanni. Commento esegetico-spirituale (Magnano 2000); X. PIKAZA IBARRONDO, Apocalisse (Guide alla lettura del Nuovo Testamento 17; Roma 2001 ); orig. Spagnolo, Apoca/ipsis (Guias de lectura del Nuevo Testamento 17; Estella 1999); I. TIMOSSI, Apocalisse. Rivelazione di Gesù Cristo. Una cristologia per simboli (Leumann, TO 2001); G. RAVASI, Apocalisse (Casale Monferrato 2004); A. MEN', Leggendo l'Apocalisse (Firenze 2006). 15 Cfr. E. BosETTI- A. COLACRAI (ed.), Apokalypsis. Percorsi dell'Apocalisse di Giovanni in onore di Ugo Vanni (Assisi 2005). 16 lbid., 14. ___........a...

Presentazione

sua struttura letteraria, individuando nel contesto liturgico di fondo e nel ruolo del cosiddetto "gruppo d'ascolto" le chiavi di lettura principali17. La seconda è costituita da una serie di saggi, nei quali l'autore fa precedere e seguire ali' esegesi una dettagliata introduzione di natura ermeneutica e un'approfondita sintesi teologica 18 . Uscita nel 1988, è diventata presto non un manuale, ma il manuale sul quale generazioni di studenti si sono appassionati all'Apocalisse e hanno scoperto la ricchezza e la bellezza di questo libro. Alcuni di essi, poi, hanno potuto proseguire lo studio e sono stati introdotti e accompagnati con infinita cura da padre Vanni nella ricerca scientifica, tanto che si può parlare di una vera e propria scuola, ormai diffusa in tutto il mondo. Nel decennio successivo alla pubblicazione della raccolta Apokalypsis in suo onore, padre Vanni non ha smesso di sondare i meandri di questo testo così misterioso e al tempo stesso affascinante. Il suo impegno principale, però, è stato riversato nel coronamento dell'ultimo, grande sogno che ancora conservava nel cassetto, quello di rivedere il frutto della ricerca di una vita e farlo confluire in modo sistematico in un grande commentario, arricchito dai contributi dei suoi studenti e dall'apporto della ricerca degli ultimi anni. Quella che ne è scaturita, dopo un lungo e paziente lavoro, è un'opera imponente, che si profila come un tesoro lasciato in eredità da questo grande maestro non soltanto al mondo della ricerca, ma alla Chiesa intera. Il commentario si presenta in due volumi, ma costituisce a tutti gli effetti un'opera unica, da intendere e consultare in maniera complementare. Il primo volume si sofferma in modo tecnico sul testo, offrendo un'analisi dettagliata delle questioni inerenti gli elementi grammaticali, sintattici e stilistici più salienti, la struttura e la critica testuale. Il secondo è dedicato al commento vero e proprio, che prende in considerazione tutto il libro ed è arricchito dalla puntuale trattazione delle tematiche bibliche e teologiche che di volta in volta necessitano un approfondimento. Nell'accostare quest'opera poderosa, coloro che hanno avuto la fortuna di essere stati formati da padre Vanni riconosceranno immediatamente lo stile gustoso e avvincente del loro maestro e avranno la possibilità di contare su uno strumento che raccoglie in modo unitario e sistematico il suo insegnamento 19 . Per gli altri lettori, invece,

Cfr. U. VANNI, La struttura letteraria del/ 'Apocalisse (Aloisiana 8a; Brescia 2 1980). Cfr. U. VANNI, L 'Apocalisse. Ermeneutica, esegesi, teologia (SRivBib 17; Bologna 2 2001). 19 Una menzione particolare va riservata ai professori Maria Laura Riboli e Roberto Rossella per la loro preziosa consulenza tecnica. 17

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Presentazione

ci sarà la gioia di poter cogliere tutta la bellezza e la profondità del libro dell'Apocalisse, scoprendo il riflesso più autentico del disegno salvifico di Dio, così come viene contemplato, celebrato e vissuto nella Chiesa.

Mentre il lavoro, al termine del lungo processo di revisione e di correzione, era ormai in stampa, è giunta poi la triste notizia della dipartita di padre Vanni, giovedì 27 settembre 2018, esattamente il giorno dopo il suo ottantanovesimo compleanno. La malattia, nel suo progredire inesorabile, giorno dopo giorno - senza però togliergli la passione e il desiderio di portare a compimento quanto iniziato - lo aveva debilitato completamente. Ci consola sapere che ora padre Vanni, come soleva spesso dire, si trova finalmente nella gloria di quella Gerusalemme nuova che per una vita ci ha aiutato a contemplare; ed è bello immaginare che si sia sentito accolto dall'Agnello, dal Cristo crocifisso e risorto, proprio nello stesso modo con cui lui lo ha sempre invocato, in comunione con l'amata Sposa, nello Spirito: "Vieni!" (Ap 22, 17).

LUCA PEDROLI

Luca Pedroli insegna presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma Greco biblico e, come allievo e successore di padre Vanni, Esegesi del/ 'Apocalisse. Per Cittadella Editrice ha pubblicato Dal fidanzamento alla nuzialità escatologica, 2015 2 ; Lettere di Paolo, 2014 3 (con Bruno Maggioni e altri); «Venite alle nozze!», 2009 (con Mauro Merozzi); Il prete: uno sposo, 2015 (con Renzo Bonetti) e Testimoni del suo amore, 2016 (con Ennio Apeciti). -

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L'opera completa è dedicata a Pierre Prigent che, con la sua amicizia, i suoi suggerimenti e i suoi scritti, è stato sempre per me una guida illuminante e stimolante nello studio dell' Apocalisse 1• Il presente volume è dedicato invece alla memoria di Maria Cristina de Leone Pandolfelli che ha sempre seguito e rivisto, con particolare competenza e dedizione, i miei scritti sull'Apocalisse.

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Una delle attenzioni di Pierre Prigent nei miei riguardi, della quale sarò sempre particolarmente grato, è la dedica del suo libro La Jérusalem cé/este: Histoire d'une tradition iconographique du IV sièc/e à la Réforme (Bib/e et image 3; Saint Maurice 2003): "À Ugo Vanni admirable interprète de l' Apocalypse".

SIGLE E ABBREVIAZIONI

l. Sigle AmiCI AncBD

AJBI Apokalypsis

ASEs Aug. AUSS BArR BASOR BETL

BEv T BeO Bib. Bibl.Rev. BIE BiKi BiLe BiRe BiTerS BiTod BiVìChr BJRL

L'Ami du Clergé. D. N. FREEDMAN- G. A. HERION- D. F. GRAFJ. D. PLEINS (ed.), The Anchor Bible Dictionary. I-VI (New York- London- Toronto- SydneyAuckland 1992). Annua) ofthe Japanese Biblica) Institute. E. BOSETTI- A. COLACRAI (ed.), Apoka/ypsis. Percorsi del! 'Apocalisse di Giovanni in onore di Ugo Vanni (Assisi 2005). Annali di storia de li'esegesi. Augustinianum. Andrews University Seminary Studies.

Biblica/ Archaeology Review. Bulletin of the A merican Schools of Orienta/ Research. Bibliotheca Ephemeridum Theologicarum Lovamensmm. Beitriige zur ev. Theologie. Bibbia e Oriente. Biblica. Biblica/ Review. Bulletin de l '/nstitut Egyptien. Bibel Und Kirche. Bibe/ und Leben. Bible Review. Bible et Terre Sainte. The Bible Today. Bible et Vie Chrétienne. Bulletin of the John Rylands Library. - ___1_5

Sigle e abbreviazioni

BN

BSac BTB BVC BZ

Biblische Notizen: Beitriige zur exegetischen Diskussion. Biblica/ research: papers of the Chicago Society for Biblica/ Research. Bibliotheca Sacra. Biblica! Theology Bulletin. Bible et vie chrétienne. Biblische Zeischrift.

CBQ CBR CEv.S Cher ChH Christ Today Christus CNT ColctMechl Col/Brug Conc(/) CoTh CrSt CTJ CuBi

Catholic Biblica/ Quarterly. Currents in Biblica! Research. Cahiers évangile. Supplément. De Cherubin. Church History. Christianity Today. Christus. Cahiers spirituels. Commentaire du Nouveau Testament. Co/lectanea Mechlinensia. Collationes Brugenses. Concilium. Rivista internazionale di teologia. Collectanea theologica. Cristianesimo nella storia. Calvin Theological Journal. Cultura Biblica.

DBM

DL DT(B)

Deltion biblikon meleton. Bulletin of biblica/ studies. H. CAZELLES - A. FEUILLET (ed.), Supplément au Dictionnaire de la Bible. I-XIII (Paris 19282005). Davar Logos. Divus Thomas (Bologna).

EeV.D EphMar EpworthR EstBib EstEcl EstudosB ETL ETR

Esprit et Vie. Doctrine. Ephemerides Mariologicae. Epworth Revue. Estudios Biblicos. Estudios Eclesiasticos. Estudos Biblicos. Ephemerides theologicae Lovanienses. Études Théologiques et Religieuses.

BR

DBS

16

Sigle e abbreviazioni

Études EuA EvQ EvT ExpTim

Études: Revue catholique d'intéret général. Pubi. par des pères de la Compagnie de Jésus. Erbe und Auftrag: Benediktinische Monatschrift. Evangelica} Quarterly. Evangelische Theologie. Expository Times.

Forsch. u Fortschr. Forschungen und Fortschritte. FV Foi et Vie.

Greg

F. MoNTAGNINI - G. ScARPAT - O. SoFFRITTI (ed.), Grande Lessico del Nuovo Testamento. I-XVI (Brescia 1965-1992). Gregorianum.

HAT HDR HeyJ HTR

Handbuch zum Alten Testament. Erste Reihe. Harvard dissertations in religion. Heythrop Journal. Harvard Theologica/ Review.

ICC IDB

The Intemational Criticai Commentary. G. A. BUTTRICK (ed.), The Interpreter's Dictionary ofthe Bible. I-IV (New York- Nashville 1962). Interpretati an.

GLNT

Interp.

JBL JETS JSJ

JSNT JSNTSup JSPE JThS L 'Apocalypse

Joumal of Biblical Literature. Joumal of the Evangelica! Theological. Joumal for the study of Judaism in the Persian, Hellenistic and Roman period. Journalfor the Study ofthe New Testament. Joumal for the study ofthe New Testament. Supplement series. Journalfor the study ofthe Pseudepigrapha (and related literature). Journal ofTheological Studies.

J. LAMBRECHT (ed.), L 'Apocalypse johannique et l 'apocalyptique dans le Nouveau Testament. Actes de la xxxe session des journées bibliques de Louvain, 28-30 aout 1979 (BETL 53; Leuven - Gembloux 1980). 17

Sigle e abbreviazioni

LASBF LR LSDC LumVìe LuthRb

Liber annuus. Studium Biblicum Franciscanum. Lutherische Rundschau. La Sapienza della Croce oggi. Lumière et Vie. Lutherischer Rundblick.

Mar. MCom Mekhilta

Marianum. Ephemerides Mariologiae. Miscelémea Comi/las. Midrash halakico su Es, attribuito a Rabbi Ishmael.

NotesTrans NRT NT NTAbh NTD NTS NT.S

E. & E. NESTLE- B. & K. ALAND- J. KAR.AVIDOPOULOS- C. M. MARTINI- B. M. METZGER (ed.), Novum Testamentum graece (Stuttgart 28 2012). P. RossANO- G. RAVASI- A. GIRLANDA (ed.), Nuovo Dizionario di Teologia Biblica (Cinisello Balsamo 2 1988). Neder/ands Theologisch Tzjdschrift. Neotestamentica. The New international commentary on the New Testament. New Intemational Greek Testament Commentary. R. E. BROWN - J. A. FITZMYER - R. E. MURPHY (ed.), The NewJerome Biblica/ Commentary (Englewood Cliffs, NJ 1990). Notes on Translation. Nouvelle Revue Théologique. Novum Testamentum. Neutestamentliche Abhandlungen. Neue Folge. Das Neue Testament Deutsch. New Testament Studies. Novum Testamentum. Supplements.

PhWoch PIB PSV PUG PUU

Philologische Wochenschrift. Pontificio Istituto Biblico. Parola, spirito e vita. Pontificia Università Gregoriana. Pontificia Università Urbaniana.

RB RBiCalz RBiLit

Revue biblique. Revista Biblica, Villa Calzada. Revista Biblica y Liturgica.

NDTB

NedThT Neotest. NIC.NT NIGTC NJBC

18

Sigle e abbreviazioni

RdT RechBib RestQ RevBib Rev.Ecc/.Liège RHPR RivBib RivLi RNT RSR RStB RThom

SacDoc Salm SANH SBB SBFLA SBM SBS ScC SchwKiZ ScotJT SEA. Semeia SNTU SNTU SRivBib StBi StMiss StTh

TAth THAT

ThPQ

Rassegna di Teologia. Recherches Bibliques. Restoration Quarterly. Revista biblica. Revue ecclésiastique de Liège. Revue d'Histoire et de Philosophie Religieuses. Rivista biblica: organo del/ 'Associazione Biblica Italiana. Rivista Liturgica. Regensburger Neues Testament. Recherches de science religieuse. Ricerche Storico Bibliche. Revue Thomiste. Revue doctrinale de Thèo/ogie et de Philosophie. Sacra Doctrina. Salmaticensis. Sanhedrin. Stuttgarter Biblische Beitriige. Studii Biblici Franciscani Liber Annus. Stuttgarter Biblische Monographien. Stuttgarter Bibelstudien. Scuola Cattolica. Schweizerische Kirchen-Zeitung. Scottish Journal ofTheology. Svensk Exegetisk A"rshok. Semeia. An Experimental Journal for Biblica/ Criticism. Studien zum Neuen Testament und seiner Umwelt. Studien zum Neuen Testament. Supplementi alla Rivista Biblica. Studi Biblici. Studia Missionalia. Studia theologica. Scandinavian journal of theology. Theologia. En Athenais. E. JENNI- C. WESTERMANN (ed.), Theo/ogisches Handworterhuch zum Alten Testament. 1-11 (Miinchen- Ziirich 1971-1976). Theologisch-praktische Quartalschrift.

Sigle e abbreviazioni

ThR THRv ThStKr ThZ TLZ

TRE

TrJ TU TynBul

Theologische Rundschau. Theologische Revue. Theologische Studien und Kritiken. Theologische Zeitschrift. Theologische Literaturzeitung. H. IMENDORFFER (ed.) Theologische Realenzyklopiidie. I-XXXVI (Berlin- New York 19772004). Trinity journal. A journal ofstudent scholarship. Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literatur. Tyndale bulletin.

Una Sancta

Una Sancta: Zeitschrift fiir interkonfessionelle Begegnung.

VD VìgChr

Verbum Domini. Vìgiliae Christianae. Review of early Christian /ife and language. Vìvens homo. Rivista teologica Fiorentina. Verbum Salutis. Vox Evangelica.

Vìvens Homo V Sal VxEv Way

WBC WThJ WUNT

ZNW

The Way. A quarterly review of Christian spirituality. Word Biblica! Commentary. Westminster Theological Journal. Wissenschaftliche Untersuchungen zum Neuen Testament. Zeitschrift fiir die neutestamentliche Wissenschaft.

2. Abbreviazioni generali

§ Il a.C. AD Ad es. al. 20

paragrafo/i. parallelo/paralleli. avanti Cristo. Anno Domini. Ad esempio. a/ii (altri).

Sigle e abbreviazioni

AT bis cap. cfr. d.C. ecc. ed. Fs. Ibid. lo. Kg lett.

LXX LXX/TH NT ori g.

p./pp. s/ss s. v. ter TM

v./vv. V g. x

Antico Testamento. due volte. capitolo/i. confronta. dopo Cristo. et caetera (o et cetera). edidit, ediderunt. Festschrift (o Mélanges, Scritti in onore di, ecc.). Ibidem. IDEM (stesso autore). chilogrammo/i.

letteralmente. Septuaginta. Teodozione. Nuovo Testamento. originale. pagina/e. seguente/i. stessa voce. tre volte. Testo Masoretico. versetto/i. Vulgata. volta/e.

3. Abbreviazioni bibliche ed extrabibliche Ab: Abd: Ag: Am: Ap: A t: Bar: Col: lCor: 2Cor: lCr: 2Cr:

Abacuc. Abdia. Aggeo. Amos. Apocalisse. Atti degli Apostoli. Baruc. Colossesi. l Corinzi. 2 Corinzi. l Cronache. 2 Cronache.

Sigle e abbreviazioni

Ct: Dn: Dt: Eb: Ef: Es: Esd: Est: Ez: Fil: Fm: Gal: Gb: Gc: Od: Ode: Gdt: Ger: Gio: Gl: Gn: Gs: Gv: lGv: 2Gv: 3Gv: Is: Lam: Le: Lv: IMac: 2Mac: Mc: Mie: MI: Mt: N a: Ne: N m: Or Syb: Os:

Cantico dei Cantici. Daniele. Deuteronomio. Ebrei. Efesini. Esodo. Esdra. Ester. Ezechiele. Filippesi. Filemone. Galati. Giobbe. Giacomo. Giuda. Giudici. Giuditta. Geremia. Giona. Gioele. Genesi. Giosuè. Giovanni. l Giovanni. 2 Giovanni. 3 Giovanni. Isaia. Lamentazioni. Luca. Levitico. l Maccabei. 2 Maccabei. Marco. Michea. Malachia. Matteo. Naum. Neemia. Numeri. Oracoli Sibillini. Osea.

Sigle e abbreviazioni

Prv: lPt: 2Pt: Qo: l Re: 2Re: Rm: Rt: Sal: lSam: 2Sam: Sap: Sir: Sof: Tb: lTm: 2Tm: lTs: 2Ts: T t: Zc:

Proverbi. l Pietro. 2 Pietro. Qoelet (Ecclesiaste). l Libro dei Re. 2 Libro dei Re. Romani. Rut. Salmi. l Samuele. 2 Samuele. Sapienza. Siracide (Ecclesiatico). So fonia. Tobia. l Timoteo. 2 Timoteo. l Tessalonicesi. 2 Tessalonicesi. Tito. Zaccaria.

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INTRODUZIONE GENERALE

l. Prendiamo in mano il testo 1.1. Introduzione: le parole dell'Apocalisse, fascino e mistero

Riferendosi proprio al testo dell'Apocalisse, Girolamo esprimeva in modo originale il suo apprezzamento entusiasta: "L'Apocalisse di Giovanni ha tanti sacramenti quante sono le parole. Ho detto poco rispetto al valore del libro. Qualunque lode è inadeguata: nelle singole parole si celano capacità di comprensione molteplici 20". Tralasciando altre considerazioni possibili sui valori di questo libro, Girolamo si ferma ad esaltarne le parole21 , affermando un loro parallelo nei riguardi dei sacramenti, intesi nel senso di un coinvolgimento attivo nello sviluppo del mistero della salvezza, che sfiora la trascendenza22. Il rilievo straordinario che così acquistano le parole viene ulteriormente accentuato da Girolamo quando, subito dopo, afferma che esse contengono una virtualità, di contenuto e di azione, nascosta e molteplice. È la parola ispirata che mantiene, come tale, un'impronta permanente e attiva da parte di Dio. Si comprende allora come la parola, rimanendo nella sua formulazione letteraria propria, al singolare o al plurale, possa contenere significati e valori operativi senza limiti di applicazione2 3 •

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Apocalypsis Joannis tot habet sacramenta, quot verba. Parum dixi pro merito voluminis. Laus omnis inferior est: in verbis singulis multiplices latent intelligentiae (GIROLAMO, Ad Paulinum 53, 8, anno 394). 21 Il sostantivo "parola" può essere inteso nel senso generale di un semplice termine oppure può acquistare, determinato dal contesto in cui ricorre, un senso pregnante particolare, come, nel caso dell'Apocalisse, di "parola ispirata" o addirittura di "frase". 22 Sembra questo il significato del termine sacramentum. Agostino denomina sacramentum il "Padre nostro". 23 È proprio della parola di Dio un effetto che può sorpassare scontatamente quello della parola umana. Lo troviamo affermato a più riprese nel rabbinismo: l'ermeneu-

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Introduzione generale

Le parole a cui si riferisce Girolamo coincidono con l'espressione letteraria del testo, attuata dagli elementi grammaticali significativi -quali sono il verbo, il sostantivo, l'aggettivo, l'avverbio, ecc.- adoperati nella comunicazione del contenuto, che viene percepito ed elaborato dallettore/ascoltatore24 • Ma accanto ai dati grammaticali, altri elementi diversi da questi intervengono per qualificare in vari modi la parola, come raggruppamenti tipici di termini, parallelismi, sottolineature enfatizzanti, parentesi, riprese significative di termini, inclusioni, simmetrie: ciascuno di questi elementi dà un suo tocco al contenuto di fondo che sarà necessario prendere adeguatamente in considerazione per cogliere pienamente la portata di ogni vocabolo e fargli donare tutto ciò che contiene. E questo precisa il nostro itinerario. Dopo un approccio orientativo, un primo contatto globale con il testo dell'Apocalisse ci porterà a scoprire il livello letterario, alto e originale, in cui l'Autore si muove. Accenneremo, a suo tempo, anche a un'ipotesi nuova sulla fisionomia storica dell'Autore: aiuterà considerevolmente a cogliere il suo messaggio25. Analizzeremo quindi in dettaglio le modalità proprie della sua espressione letteraria: la lingua greca tipica, il ritmo particolare che guida e anima l'esposizione con l'introduzione nel testo degli "elementi aggiuntivi", il simbolismo con la sensibilità multipla, la poesia intensa che, sparsa un po' dappertutto, emerge particolarmente e si impone nelle nove celebrazioni liturgiche, l'amore per la musica che affiora costantemente nel testo. Ci tratterremo, infine, ad analizzare il suo stile per quanto concerne il modo di esprimersi tipico mediante il "gioco" letterario degli stichi, riassumendo le conclusioni in alcune pagine indicative.

tica rabbinica parte dal presupposto che ogni parola della Torah possieda settanta significati. 24 Il testo dell'Apocalisse, destinato ad una assemblea liturgica in atto, comporta un lettore e un gruppo di ascolto, come indicato in Ap 1,3: Beato! colui che legge! e coloro che ascoltano le parole di questa profezia. E questo condiziona lo stile usato, limitando al massimo le subordinazioni sintattiche greche, meno adatte per una lettura ascoltata che preferisce la paratassi. 25 È interessante tener presente un'ipotesi di lavoro sull'Autore reale dell'Apocalisse: con tutta probabilità si tratta di un ebreo insigne, che conosce in maniera eccezionale le Scritture, più di qualunque Autore del NT, compreso Paolo. A contatto con la chiesa giovannea, usa tutta la sua conoscenza e abilità per aiutare il lettore/ascoltatore a cogliere la continuità della storia della salvezza nell'evento Gesù e il suo sviluppo fino al compimento finale.

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Introduzione generale

Arriviamo con tutto questo alla possibilità di affrontare direttamente la lettura del testo scritto. Rimandando lo sviluppo esegetico al volume parallelo del Commento, ci proporremo una trascrizione articolata del testo greco, giustificando nelle note apposite le scelte dell'articolazione presentata. Segnaleremo i fenomeni letterari incontrati, con la spiegazione sommaria del tocco che dà ciascuno di essi alla parola. Il testo greco articolato sarà affiancato da una traduzione italiana, anch'essa articolata e strettamente aderente al testo greco, con la spiegazione in nota delle scelte più particolari. A questo punto la parola contenuta palpiterà. Presentata ed accolta con il significato di fondo e con tutte le sfumature che contiene, sarà in grado di "divenire", installando in tutti e in tutto la novità di Gesù risorto di cui è portatrice. È quanto troviamo affermato dall'Apocalisse in un brano indimenticabile della sezione conclusiva, un testo che riprendiamo: E disse colui che era seduto sul trono: "Guarda: sto facendo nuove tutte le cose!" E mi dice [qui è l'angelo interprete che parla]: "Scrivi che queste parole sono fedeli e veraci ". E mi disse [è di nuovo Dio che parla]: "Sono divenute!" (21 ,5-6). Girolamo aveva visto bene: c'è, nelle parole dell'Apocalisse, come una dimensione che ci colpisce e nello stesso tempo ci supera. Le parole- e lo vedremo!- tendono a impiantare nell'uomo e nel mondo l'infinito della novità del Risorto26 •

1.2. L'Apocalisse: verso un contatto diretto Invitati esplicitamente dal testo stesso (cfr. 1,3) a leggere e ad ascoltare il suo messaggio, richiamiamo, come primo passo, alcune caratteristiche preliminari che permettano un iniziale accostamento, rimandando al Commentario l'approfondimento ulteriore. Il testo presente è preso come base da una delle prime edizioni critiche cattoliche pubblicate, quella di A. Merk, Novum Testamentum Graece et Latine, Roma, 1964, confrontata minutamente e integrata con le edizioni critiche moderne, ultima delle quali quella curata da B. Aland - K. Aland- J. Karavidopoulos- C. M. Martini- B. M. Metzger, The Greek New Testament, Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart, 1994. Sono stati consultati minutamente altri contributi afferenti, come B. M. Metzger, A Textual Commentary an the Greek New Testament, London- New York, 1971 e gli articoli attinenti apparsi negli ultimi

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Sarà ripreso questo brano fondamentale a conclusione della parte introduttiva.

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Introduzione generale

anni. Quando le nostre scelte di critica testuale sono diverse, vengono indicate in nota con le rispettive motivazioni. Scritto nel greco della koinè, il testo de li' Apocalisse corrisponde in generale allivello linguistico medio, tipico del NT. Tuttavia, le particolarità linguistiche proprie allontanano ed isolano questo libro da tutti gli altri scritti neotestamentari, collocandolo in un quadro letterario tutto suo. Uno sguardo, anche sommario, a questo scenario permette subito di individuarne l'originalità. Rispetto al resto del NT, l'Apocalisse mostra un vocabolario particolarmente ricco e variato. Ad ogni modo, il suo greco scorre di norma in maniera regolare. Le anomalie grammaticali sconcertanti, come la costruzione di àrr6/da parte di col nominativo, che talvolta incontriamo, non sono banali errori, ma costituiscono una pressione evocativa vigorosa sul lettore/ascoltatore, con lo scopo di attrarre il più possibile la sua attenzione e stimolare la sua creatività per la comprensione più profonda di una frase o di un contesto. Essendo la lingua usata quella di un Autore nato probabilmente in ambiente giudaico e vissuto poi costantemente a contatto con un contesto ellenistico 27 , il greco dell'Apocalisse contiene tracce di semitismi, talvolta sottolineati indebitamente dai commentatori, fino a far dire più volte a uno studioso classico, per altro altamente benemerito, che il nostro Autore "pensa in ebraico e scrive in greco 28 ". In effetti, però, come oggi si ritiene, sono solo tracce e non superano la media dei semitismi che troviamo nel resto del NT 29 • Continuando a scrutare il quadro letterario, rileviamo nel testo greco dell'Apocalisse contatti molteplici con aspetti, anche tecnici, della letteratura greca, specialmente quella riguardante le tragedie. L'Autore usa disinvoltamente termini specializzati, come zenith/ ~EcroupavruJ.a. (8,13; 14,6; 19,17), del tutto assente nel resto del NT, ma ampiamente diffuso nella lingua greca colta (fra gli altri, Plutarco, Sesto Empirico, Aristotele). Si preoccupa di fornire la traduzione greca di termini ebraici (vedi per esempio 9,11 e 16, 16). Troviamo 27 Viene da pensare a Paolo, pure lui nato in un contesto giudaico e poi in contatto prevalente con ambienti greci, anche se lo stile espressivo dei testi paolini e de li' Apocalisse è totalmente diverso. 28 Frase fortunatissima e ad effetto di Charles, riportata oggi perfino dai siti internet, ma carente di un senso preciso. È impossibile, infatti, pensare in una lingua e parlare contemporaneamente in un'altra. Si potrebbe forse dire che "pensa in ebraico, traduce mentalmente in greco e quindi scrive". 29 Cfr. G. MussiES, The Morphology of Koine Greek as used in the Apocalypse of St. John (Leiden 1971 ).

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Introduzione generale

addirittura il linguaggio dotto, comune alla cultura greco-romana30 , della geografia scientifica del tempo. L'Apocalisse comincia, così, a profilarsi come un testo di notevole interesse anche sotto l'aspetto puramente letterario. Quanto stiamo vedendo, ci porta in contatto col simbolismo dell' Apocalisse e allora l'alto livello letterario generale, che stiamo intravedendo, non solo risulta confermato, ma addirittura decolla. In questo libro troviamo un simbolismo tipico 31 , che attinge il contenuto da elaborare da un'area di realtà davvero sconfinata: l' AT in generale, la natura, con i suoi fenomeni in tutta la loro vastità, l 'uomo nella sua persona singola e nella sua relazionalità, gli animali, i colori, i numeri. Il materiale attinto viene elaborato dall'Autore in modo originale e sfiora la genialità: a seconda della reazione che intende suscitare nel suo soggetto interpretante, propone il materiale simbolico con tre articolazioni diverse: l) a struttura discontinua, nella quale il materiale simbolico offerto dovrà venire elaborato interpretando uno per uno tutti i blocchi letterari che un testo contiene; 2) a struttura continuata, quando l'elaborazione dovrà seguire e interpretare senza interruzioni, continuatamente, il materiale che verrà presentato; 3) a struttura ridondante, quando l'elaborazione del soggetto interpretante si concentrerà su un soggetto unico, ma approfondito e gustato ripetutamente, nel suo insieme e nei suoi particolari. Data poi la spinta evocativa, che è una caratteristica del simbolismo in tutte e tre queste strutture, si avrà lo sviluppo affascinante di un' elaborazione costruttiva personale 32 , che potrà portare, anche al di là di una pura comprensione razionale, a percepire intuitivamente un contenuto che arriva addirittura a sfiorare la trascendenza: un contenuto metaconcettuale. È quanto l'Autore riesce a realizzare in pagine simboliche particolarmente riuscite, come nella presentazione della Gerusalemme nuova (cfr. 21,1-22,5; particolarmente 21 ,9-22,5). Questo vertice letterario viene confermato e arricchito nei dettagli da un'altra constatazione: emergono nel libro elementi propri di una letteratura di alto livello.

°Cfr. O. BALDACCI, Romanità geocartografica e Apocalisse giovannea (Roma 1983).

3

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Per uno studio dettagliato sul simbolismo dell'Apocalisse nei suoi diversi aspetti vedi U. VANNI, L'Apocalisse: Ermeneutica, esegesi, teologia (Bologna 1988) 31-61 ("Strutturazione del simbolo": 55-59). 32 Il simbolismo tipico dell'Apocalisse corrisponde a quanto si sperimenta in altri campi di elaborazione artistica, come nella pittura di Picasso. Il materiale presentatoad esempio in Guernica- solo quando viene percepito ed elaborato secondo la mente dell'Autore dischiude l'altissimo contenuto dell'opera.

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Introduzione generale

Come abbiamo visto poco fa il contenuto di fondo, ovvero il messaggio base, viene espresso, come in altre letterature, tramite le componenti grammaticali usuali (sostantivi, verbi, aggettivi, avverbi, particelle, costruzioni sintattiche). Ma non si ferma qui: altri elementi particolari gli ruotano intorno come satelliti, apportando aspetti aggiuntivi, senza entrare nel nucleo comunicativo basilare costituito dalla parola. Gli elementi aggiuntivi ricorrono nell'Apocalisse con una frequenza apprezzabile. Si tratta, per averne una prima idea, di raggruppamenti settenari, quaternari e ternari di termini; di leitmotiv letterarP3 ; di inclusioni letterarie; di pressioni sul sistema espressivo fino a variazioni cospicue, anche grammaticali; di connessioni letterarie tra le varie parti del testo, e così via. Tutti questi elementi aggiuntivi contribuiscono ad innalzare il livello. Il vertice letterario raggiunto dali' Apocalisse viene confermato da un'ultima constatazione: ci sono nove celebrazioni liriche stupende, dette ordinariamente "dossologie", che l'Autore- praticamente unico in questo in tutto il NP4 - inserisce in punti cruciali del suo testo, accuratamente coordinato. Le dossologie, delle quali riparleremo in seguito, conferiscono un loro impulso in avanti al movimento letterario, che si snoda continuatamente dal prologo (1,1-3) all'epilogo (22,6-21). Guardando nel suo insieme il quadro che è emerso, appare chiaro che ci troviamo davanti a un testo letterario di eccezione. Anche a una prima lettura o a un primo ascolto, la narrazione affascina e interroga, incanta e turba, attrae e respinge, ma finisce col rapire l'attenzione e l'interesse del lettore/ascoltatore, il quale riesce faticosamente a distaccarsi, incapace poi di dimenticare quanto ha percepito. È l'impressione espressa magistralmente da un noto commentatore classico, E. B. Allo, il quale, dopo un'analisi accurata dei dati letterari visti in rapporto con l'Autore e una valutazione dell'aspetto linguistico, che pur riteneva "scarsamente greco" perché privo di articolazioni grammaticali subordinate complesse, riconosceva ne li' Apocalisse una n Chiamiamo così un fenomeno letterario tipico, ricorrente neli' Apocalisse, quando una determinata porzione di testo pone al suo inizio uno o più termini indicanti un contenuto particolare che poi viene ripetuto e sviluppato in vari modi, lungo tutto il testo. L'espressione leitmotiv/motivo guida è usata dalla musica tedesca per indicare la ripresa ripetuta di un motivo musicale. Viene applicata ali' Apocalisse quando incontriamo uno sviluppo simile dal punto di vista letterario, non dimenticando l'affinità di questo libro con la musica. Per una esemplificazione, vedi le dodici ricorrenze del termine trono in 4,2-10 e Io sviluppo del cantico nuovo in 5,9-14. 34 Un'eccezione può essere costituita da lTm 3,16.

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Introduzione generale

capacità di espressione letteraria sorprendente. Affermava che la lettura colpisce "lo spirito e l'immaginazione come un martello che batte il metallo e vi scava delle impronte incancellabili. .. Questo scrittore barbaro è, nel suo genere, un artista consapevole! E soprattutto un Autore di genio"35 •

2. Sfogliamo il testo Per un contatto adeguato con questo "artista consapevole e Autore di genio", che ci permetta di accogliere, comprendere ed elaborare fino in fondo tutto il messaggio che "imprime", ci tuffiamo adesso nel suo testo. E, quasi sfogliandolo, lo analizziamo come insieme e prendiamo coscienza della sua strutturazione letteraria36 •

2.1. La struttura letteraria L'Apocalisse ci appare come un'opera unitaria completa, preceduta da un prologo (1,1-3) e conclusa da un epilogo (22,6-21). Consta di due parti, di lunghezza ineguale, ma chiaramente definibili e connesse l'una con l'altra: 1,4-3,22 e 4,1-22,5. La prima parte si articola in tre fasi che si susseguono in crescendo e puntualizzano l'esperienza di un'assemblea liturgica in atto: il dialogo liturgico iniziale (1,4-8), l'incontro domenicale con Gesù risorto (l ,9-20), il suo messaggio alle sette chiese (cc. 2-3). E dall'ascolto del messaggio l'assemblea risulta rinnovata. La seconda parte presenta un'articolazione letteraria più complessa che consta di cinque sezioni collegate tra loro, ma distinte. Inizia con quella che possiamo chiamare una sezione introduttoria (4,1-5,14): vi troviamo presentati i tre parametri fondamentali, connessi strettamente tra di loro, indispensabili nell'ottica deli' Apocalisse per l'interpretazione della storia. Sono il trono di Dio e i personaggi della sua corte celeste (come i ventiquattro presbiteri e i quattro viventi, in 4,1-11 ); il rotolo, contenente il progetto divino sulla storia, completamente inaccessibile ali 'uomo perché bloccato con sette sigilli (5,1-5), che esprimono la trascendenza di Dio; Cristo-agnello che E. B. ALLO, L 'Apocalypse (Paris 1933) CLIV. La traduzione in italiano è nostra. Si rimanda, per una presentazione dettagliata e discussa, a U. VANNI, La struttura letteraria dell'Apocalisse (Aloisiana Sa; Brescia 21980). 35

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Introduzione generale

riceve e fa suo il rotolo e, dopo una celebrazione lirica solennissima, coinvolgente i quattro viventi e i ventiquattro presbiteri, gli angeli e tutte le creature esistenti, si accinge a rimuovere i sigilli per rendeme accessibile il contenuto e realizzarlo (5,6-14). Seguono tre sezioni centrali, impostate ciascuna su un termine caratteristico che si ripete più volte, ricorrendo di seguito in modo da costituire una sequenza concatenata: sono rispettivamente i termini sigillo e tromba, presenti sette volte nella prima e seconda sezione, denominate perciò sezione dei sigilli e sezione delle trombe. C'è poi il termine segno, ricorrente tre volte nella terza sezione, denominata perciò sezione del triplice segno. Abbiamo dunque la sezione dei sigilli in 6,1-8,5, che termina con un ponte letterario di collegamento (8, 1-5) con la sezione seguente, caratterizzata dall'apertura successiva dei sette sigilli da parte di Cristoagnello. Col settimo sigillo si ha un fatto letterario particolare: nel suo contenuto tipico troviamo una presentazione globale della sezione seguente, quella delle trombe (8, 1-5), che poi, a partire da 8,6, si svolgerà regolarmente in forma autonoma. La stessa struttura narrativa si verificherà anche con le due sezioni centrali seguenti: la settima tromba (11,15-19) e il terzo segno (16,17-21). Con l'apertura dei sette sigilli, Cristo-agnello, che gestisce concretamente lo sviluppo della storia, mostra ai credenti in ascolto la componente fondamentale che la caratterizza. Si tratta della presenza partecipata della sua Resurrezione che, portata dai suoi nella storia, è in grado di impiantarvi la novità di Gesù risorto, il quale ha finalmente superato il male in tutta la sua prepotenza, concentrata nella violenza omicida, nell'ingiustizia sociale e nella morte con le sue implicazioni. Segue, ancora in rapporto con la dialettica tra male e bene, una sottolineatura dell'attenzione suprema con cui Dio guida la storia tramite Cristo-agnello e, a conclusione, l'esito finale- negativo o positivodella storia stessa. La sezione delle trombe in 8,6--11,19 - con 11,15-19 come presentazione globale della sezione seguente - è caratterizzata dallo squillo successivo delle sette trombe suonate dagli angeli. Alle ultime tre trombe si sovrappongono tre guai (8, 13 ), creando un crescendo letterario impressionante. La dialettica tra bene e male, presente nella nostra storia, appare come un conflitto drammatico tra il "sistema terrestre", un tipo di vita istigato dal Demoniaco, chiuso a Dio e alla sua trascendenza, tutto basato sui valori della vita presente, e il "sistema di Gesù Cristo-agnello", con tutti gli infiniti valori positivi che comporta. Lo squillo incalzante delle trombe, simbolo di un richiamo sempre più 32

Introduzione generale

coinvolgente da parte di Dio, fa pressione sul sistema terrestre invitandolo alla conversione. Dopo una serie impressionante di resistenze, con i disastri drammatici che ne seguono, una volta che viene messa in primo piano la trafila pasquale di morte e Resurrezione di Gesù protratta nei credenti, una parte degli aderenti passa dal sistema terrestre a quello di Cristo (cfr Il, 13b). Ma non è ancora la conclusione della storia. La sezione del triplice segno in 12,1-16,21 - con in 16,17-21 la presentazione globale della sezione conclusiva - ci offre un contenuto più articolato e complesso rispetto alle due sezioni precedenti. La denominazione deriva dalle uniche tre ricorrenze caratteristiche al singolare del termine segno: il primo, la donna (12, l); il secondo, il drago (12,3); il terzo, gli angeli con le sette coppe/fiale dell'ira di Dio (15, l). Tutti e tre sono collegati fra loro. La lotta tra il sistema terrestre del Demoniaco e il sistema di Cristo diventa battaglia, nella quale vengono precisati i protagonisti delle due parti. Abbiamo così da un lato la donna rivestita di sole (12,1), immagine della Chiesa animata cristologicamente da Maria, con i 144.000 che rappresentano i credenti particolarmente aderenti al sistema di Cristo i quali, nel combattere il male e nel generare il bene, seguono l'Agnello dovunque vada (14,4), portando ovunque lui e la sua parola, sempre pronti a donare anche la vita. Dall'altro, i protagonisti del sistema terrestre messi in moto dal Demoniaco: il drago (12,3), che ne è simbolo, il quale in contatto diretto con la storia tramite l 'uomo che lo accoglie, si concretizza nella prima bestia ( 13, l), figura dello stato che si fa adorare, nell'altra bestia che sale dalla terra (13,11), emblema della propaganda che dà vita alla prima, e nei re della terra (in particolare 6,15; 17,2; 18,3.9), simbolo a loro volta dei centri di potere sociale che condizionano negativamente la vita degli uomini. La tensione tra le due parti si fa sempre più drammatica, culminando nell'altro segno nel cielo, grande e sconcertante (15, l), il terzo, costituito da sette angeli che hanno in mano le coppe/fiale del! 'ira dell'amore ferito di Dio, pronti a versar le sulla terra (cfr. 16, 1-16). La coppa versata dal settimo angelo (16, 1721) prepara e introduce la sezione conclusiva. Entriamo infine nella sezione conclusiva 17, 1-22,5. È caratterizzata dall'intervento risolutivo e irreversibile di Cristo-agnello, re dei re e signore dei signori (19, 16), il quale, agendo insieme ai suoi, da una parte giudica e annulla tutte le forze ostili, confluite nella convivenza di Babilonia, la grande prostituta (17,1) e, dall'altra, prepara e realizza la Gerusalemme nuova (21 ,2), la fidanzata che diventa la donna (21 ,9). E alla fine tutto sarà "nuovo", improntato e trasformato dalla 33

Introduzione generale

novità del Risorto: il cielo (21,la), la terra (21,lb), Gerusalemme (21 ,2). Si realizza la promessa entusiasmante da parte di Dio: Ecco: faccio nuove tutte le cose! (21,5). Le cinque sezioni della seconda parte sono collegate tra loro da uno sviluppo lineare, temporale e progressivo, che determina un movimento ascendente e sfocia nella sezione conclusiva; ma nel decorso del libro alcuni elementi sono sottratti, mediante un gioco sottile dei tempi verbali, e ruotano liberamente, in avanti e indietro, rispetto allo svolgimento. Tale artificio letterario conferisce un carattere metatemporale allo scontro tra le forze positive e quelle negative, nel senso di un superamento dell'attenzione cronachistica agli eventi, e permette l'applicazione del messaggio ad ogni situazione concreta della storia37 • Il libro si conclude con un dialogo liturgico idealizzato (22,6-21). L'Autore fa intervenire Giovanni, l'Angelo interprete, l 'assemblea liturgica che ascolta, addirittura Gesù risorto e lo Spirito Santo. Si esalta la qualità delle conclusioni raggiunte da ciascun lettore/ascoltatore dell'assemblea e si mettono in risalto le difficoltà che, inevitabilmente, si incontreranno neli' attuazione di esse (cfr. 22, l 0-11 ). Così è aperta la porta alla celebrazione eucaristica che seguirà (cfr. 22, 17). È inoltre sottolineata la completezza del libro scritto (cfr. 22, 18-19) che, donato da Dio Padre a Gesù Cristo e animato dallo Spirito nella sua confezione, è stato reso sacro e portatore di trascendenza, al punto da essere addirittura intoccabile. Soprattutto la venuta di Gesù nella vita quotidiana, promessa ripetutamente sottolineata quando egli stesso si qualifica la stella, quella luminosa, quella del mattino (22, 16) e tanto invocata dall'assemblea, costituisce un vertice di poesia e di teologia. Lo sguardo di insieme alla struttura letteraria che abbiamo presentato non può non lasciare stupiti. Anche da questa esposizione sommaria, emerge chiaramente una costruzione di ampio respiro, originale e geniale, davvero di alta letteratura.

2.2. Aspetti letterari emergenti dall'insieme del testo Continuiamo a sfogliare il libro. La struttura evidenziata consente ora di cogliere altri aspetti letterari che affiorano dal testo come insieme, completando quanto abbiamo rilevato in proposito.

17

Vedi, per un approfondimento di questo fenomeno letterario particolare e raffinato, "Elementi ruotanti lungo l'asse di sviluppo" in U. VANNl, La struttura, 236-248.

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Introduzione generale

Le due parti dell'Apocalisse - con le cinque sezioni proprie della Seconda - danno luogo, susseguendosi, a un intreccio letterario sempre più ampio e complesso, ma che si conclude poi pienamente, senza mai perdersi per strada. Ci troviamo a un livello letterario decisamente alto. Lo confermano i dialoghi raffinati che incontriamo all'inizio e alla conclusione (cfr. l ,4-8; 22,6-21 ), così pure il fatto interessante che, come accade in un dramma o in un romanzo di alta letteratura, i personaggi che esercitano il ruolo di protagonisti nel decorso del testo sono introdotti, seguiti passo passo, e portati alla conclusione. Viene da pensare a Giovanni, protagonista ideale di tutto il libro - e che di fatto si identifica letterariamente con l'Autore -presentato col suo nome ripetutamente all'inizio (cfr. 1,1.4.9)38 e poi ripreso nel dialogo liturgico conclusivo (cfr. 22,8). Viene da pensare ai ventiquattro presbiteri e ai quattro viventi: presentati con le loro caratteristiche essenziali alla prima comparsa (cfr. 4,4 e 4,6b-8), compiono, insieme o separati, i loro interventi e, alla fine, concludono il ruolo complesso che hanno esercitato dicendo semplicemente: amen-alleluia (19,4). Lo stesso si può dire di altri personaggi che, pur occupando un'estensione minore nell'arco del libro, sono presentati con le loro qualifiche fondamentali, agiscono in conformità ad esse e, a un certo punto, scompaiono definitivamente dalla scena: è quanto vediamo nella figura del drago che, espressione basilare dell'azione del Demoniaco, compare solennemente sulla scena (cfr. 12,3), agisce intrecciando la sua azione con le vicende presentate e alla fine scompare (cfr. 20,2). Lo stesso si può dire in proporzione della prima bestia e della seconda bestia. Di Babilonia, espressione simbolica del mondo costruito dal Demoniaco, si ha una presentazione iniziale, una serie di avvenimenti che la riguardano e una conclusione drammatica nella sua distruzione mediante un incendio pauroso, distruzione commentata da una lamentazione raffinata, costruita letterariamente sul modello dei cori della tragedia greca (cfr. 18,1-24). Sempre a stretto contatto con la tragedia greca, conosciuta ai tempi della formazione del nostro testo anche in ambienti ebraici, troviamo nell'Apocalisse un prologo (cfr. l, 1-3) che -proprio come nelle tragedie greche- indica l'argomento fondamentale che verrà trattato, i personaggi protagonisti c gli uditori 39 •

38

Cfr. J. LoPEZ, "Tres veces Juan. Rol de una singular presentaci6n (Ap 1,1.4.9)", Greg 93 (2012) 47-73. 39 Per i contatti dell'Apocalisse con la grecità, cfr. G. BIGUZZI, "Giovanni di Patmos e la cultura ellenistica", Apokalypsis, 93-126; M. E. BoRING- K. BERGER- C. COLPE (ed.), Hellenistic Commentary to the New Testament (Nashville 1995) 548-586;

35

Introduzione generale

Un'altra caratteristica di rilievo, anche se non strettamente letteraria, viene messa in risalto da J. F. Toribio Cuadrado40 il quale, trattando del rapporto tra estetica e teologia nell'Apocalisse, mostra come questo libro si serve continuamente dell'estetica per formulare e lanciare la sua teologia. Anche solo questo aspetto sarebbe sufficiente a collocare l'Apocalisse a un alto livello letterario. L'elenco delle caratteristiche letterarie emergenti può continuare; le prenderemo in esame nella lettura diretta del testo per precisarne dettagliatamente la tipicità e il valore aggiuntivo che comunicano. Da quanto già stiamo vedendo però risalta, con abbondante evidenza, una conferma multipla, approfondita e ripetuta, della prima impressione: ci troviamo davvero di fronte a un'opera di livello eccellente, anche considerando solamente il punto di vista letterario. Aveva davvero ragione E. B. Allo quando, stupefatto, parlava di qualità eccezionali, e addirittura di genialità dell'Autore.

3. Entriamo nel testo L'eccezionalità letteraria dell'Apocalisse, che stiamo gradualmente scoprendo, comporta un'attenzione dettagliata non solo agli elementi connessi direttamente con la parola, ma, come già accennato, anche ad altri elementi diversi che, ruotando intorno alla parola stessa, fanno sentire il loro tocco, condizionando e arricchendo il significato generale dell'insieme. Li abbiamo denominati "elementi satelliti".

3 .l. Gli "elementi satelliti", uno specifico letterario dell'Apocalisse Rimandando ai manuali classici noti 41 per quanto concerne l'esigenza imprescindibile di cogliere tutti gli aspetti e tutte le sfumature degli numeri di riferimento all'interno del libro: 921-976; L. GARciA URENA, "El dialogo dramatico en el Apocalipsis. De Ezequiel, el tragico, a Juan, el vidente de Patmos", Greg 92 (20 li) 23-56. 4 °Cfr. J. F. TORIBIO CuADRADO, El Vìniente. Estudio exegético y teo/6gico del verbo 'fcpxw9aL en la literaturajoémica (Marcilla 1993). 41 Gli strumenti di tipo grammaticale e lessicale che, nell'ambito del Nuovo Testamento o riferiti esclusivamente ali' Apocalisse, permettono una lettura adeguata sono relativamente abbondanti. N. TURNER, "The Style ofthe Book ofRevelation", A Grammar ofthe New Testament. III Syntax (ed. N. TURNER- J. H. MouLTON) (Edinburgh 1976) 145-158 ne indicava ben 61, a cominciare da G. PASOR, Manuale

36

Introduzione generale

elementi costitutivi della parola, diamo uno sguardo agli elementi satelliti che le ruotano attorno - di fatto meno noti - e al senso aggiuntivo che conferiscono alla parola. Potremmo dire che, nella redazione del suo testo, l'Autore attinge dalla sua intelligenza per formulare la parola, e dalla sua emotività per includere gli elementi aggiuntivi, traendo così spunto sia dalla testa che dal cuore. Per chiarire con un esempio concreto quanto stiamo dicendo, consideriamo il brano 2,2-3 in cui troviamo, l'uno accanto all'altro nello stesso contesto, l'elemento satellite proprio di un settenario e il testo nudo della sola parola: 2,2

a b c d e

2,3

f g

h

So le tue opere, e la fatica e la tua perseveranza e che non puoi sopportare i malvagi e mettesti alla prova coloro che si dicono apostoli e non lo sono e li trovasti menzogneri e hai perseveranza e sopportasti per il mio nome e non ti sei stancato per lafaticc/'2 •

Novi Testamenti, praeter indicem anomalorum & difficiliorum vocabulorum, libellumque de accentibus (Tiguri 1684), da G. B. WINER, Grammatica graecitatis Novi Testamenti (ed. J. T. BEELEN) (Lovaina 1857)- la prima grammatica scientifica del NT- fino ai testi grammaticali di F. BLASS- A. DEBRUNNER - F. REHKOPI·~ Grammatik des neutestamentlichen Griechisch (Gottingen 1976), M. ZERWICK, Biblica/ Greek. Illustrated by examples (Scripta Pontificii Instituti Biblici 114; Roma 4 1963), oggi usati per lo più nelle loro traduzioni aggiornate, e al noto dizionario di W. BAUER, Griechisch-deutsches Worterbuch zu den Schriften des Neuen Testaments und der friihchristlichen Literatur (ed. K. & B. ALAND) (Berlin- New York 6 1988), ancora oggi in pieno uso nella traduzione inglese di F. W. Danker (2000). I grandi commentari presentano normalmente una sintesi grammaticale e sintattica del greco dell' Apocalisse: cfr. R. H. CHARLES, A Criticai and Exegetical Commentary on the Revelation of St. John I (ICC; Edinburgh 1920), E. B. ALLO, L 'Apocalypse, D. E. AliNE, Revelation 1-5 (WBC 52A; Dallas 1997). Di notevole interesse per le osservazioni grammaticali: É. DELEBECQUE, L 'Apocalypse de Jean. lntroduction, traduction, annotations (Paris 1992). Presenta una documentazione particolarmente ricca e aggiornata il volume recente di 944 pagine di A. BELANO, Apocalisse. Traduzione e analisi filologica (Aief Omega l; Roma 2013). 42 Da rilevare i sette elementi in fila, uno dopo l'altro, da b ad h, che costituiscono un gruppo settenario che, come tale, comporta un qualche rapporto di attrazione reciproca tra le sette parti e costituisce un blocco.

Introduzione generale

Siamo nella Prima Parte dell'Apocalisse (1,4--3,22), nel terzo livello del suo sviluppo (2,1-3,22), quando Gesù Cristo 43 tramite Giovanni/ Autore rivolge la sua parola all'assemblea liturgica, ripartita simbolicamente in sette chiese, con lo scopo di rinnovarla interiormente e metterla così in grado di "vincere" insieme a lui, eliminando il male e impiantando il bene nell'ambito della storia umana. Venendo al testo riportato, incontriamo, dopo lo stico a che introduce la valutazione da parte di Gesù Cristo nei riguardi della chiesa di Efeso, una sequenza settenaria in 2,2b-3h. La sequenza espone e sottolinea gli aspetti positivi della condotta della chiesa nel suo rapporto orizzontale con l'ambiente. Guardando da vicino la struttura di questa sequenza, rileviamo in 2,3fgh una ripetizione letterale rispetto a 2,2bcd:fatica,perseveranza, sopportazione sono attribuite due volte alla stessa chiesa di Efeso. In tali ripetizioni, è evidente l'intento spontaneo dell'Autore di costruire una serie settenaria, con sette termini che si susseguono. E la serie settenaria, in base al valore simbolico del numero 7 - che indica costantemente una totalità realizzata-, unisce al significato di fondo indicato dall'asse delle parole il "tocco satellitare" aggiuntivo di una completezza raggiunta. A livello dei suoi rapporti orizzontali, la chiesa di Efeso può dirsi completa, perfetta. E mentre scrive tutto questo, l'Autore esulta ed approva. Invece, allivello di un rapporto verticale nei riguardi di Gesù Cristo, la chiesa di Efeso appare seriamente mancante e il testo, cambiando subito tono, si fa improvvisamente e radicalmente tagliente (cfr. 2,4: Ma ho contro di te che il tuo amore- quello primo!- lasciasti andare). L'atteggiamento emotivo dell'Autore passa dalla compiacenza implicita a un rimprovero forte, aspro e minaccioso (cfr. 2,5: Ricorda dunque da dove sei caduto e convertiti e fai le opere di prima. Se no, verrò da te e rimuoverò il tuo lucerniere dal suo luogo, se non ti convertissi), che non viene indicato tramite dei satelliti, ma appartiene alla linea di fondo delle parole. Il confronto, dunque, diventa assai significativo: l'Autore, nello stesso brano e riferendosi alla stessa chiesa, usa l'elemento aggiuntivo implicito della serie settenaria e il linguaggio diretto, aperto e tagliente,

43

L'Apocalisse sembra distinguere nella sua terminologia tra: Gesù, riferito al rapporto diretto intersoggettivo; Cristo, usato in una prospettiva messianica, riferito alla promozione del Regno; Gesù Cristo, quando vengono uniti insieme il rapporto intersoggettivo e l'attività messianica. Cfr. U. VANNI, "Dal regno alla nuzialità: i tre livelli del messianismo nell'Apocalisse", Oecumenica Civitas IO (2010) 17-43. Nel terzo livello della Prima Parte (2,1-3,22) troviamo unite insieme le due dimensioni.

3R

Introduzione generale

proprio della parola. Per recepire adeguatamente tutto il suo messaggio occorrerà accogliere entrambi gli aspetti, quello implicito del settenano e quello esplicito del rimprovero finale. Mentre però l'aspetto esplicito viene colto spontaneamente dal lettore/ascoltatore, si richiede maggiore attenzione ed elaborazione mentale per cogliere quello implicito del settenario. Quanto abbiamo visto a proposito della serie settenaria vale per tutti gli altri elementi satelliti. Ripartendo dal settenario, per avere un'idea più adeguata della loro portata, li passiamo brevemente in rassegna.

3.2. Forme letterarie tipiche degli elementi satelliti: i settenari Lo schema settenario che abbiamo visto, identificabile da una sequenza di sette elementi introdotti ciascuno, dopo il primo, dalla particella KaUe, ha nell'Apocalisse una rilevanza sua particolare 44 • Addirittura due intere sezioni della Seconda Parte del libro, quelle dei sigilli e delle trombe, definiscono il loro svolgimento proprio seguendo una struttura settenaria, mentre la sezione seguente, denominata del triplice segno, trova nella struttura settenaria il culmine del suo sviluppo. In tutti questi casi l'elemento satellitare, che lo schema settenario aggiunge alla parola, è sempre quello della totalità raggiunta, da precisarsi secondo il contesto immediato: sarà la totalità delle forze protagoniste della storia della salvezza che entrano in gioco, la totalità del loro sviluppo sulla terra, la totalità finale e conclusiva. L'Autore avverte nel suo intimo questa spinta di completezza, la fa sua e la esprime non aggiungendo dei termini, ma imprimendola nel testo che scrive mediante la costruzione settenaria. E il testo allora si muove, palpita, assume una nuova dimensione che precisa e determina il senso di fondo espresso dalla parola. Passando attraverso i vari termini formulati, la struttura settenaria che li attraversa conferisce a tutto l'insieme il senso di una pienezza raggiunta, tipico di questo schema narrativo. In tal senso il settenario svolge, rispetto al testo fondamentale espresso dalle parole, una funzione di complemento, un ruolo "satellitare" rispetto alle parole che come tali rimangono intatte.

44

È illuminante a tale proposito il lavoro classico in materia di G. BIGUZZI, l settenari

nella struttura de/l 'Apocalisse. Analisi, storia della ricerca, interpretazione (SRivBib 31; Bologna 1996). _ _ __3_9.

Introduzione generale

Quanto stiamo vedendo è confermato dal seguito del testo. La totalità segnalata come elemento aggiuntivo rispetto al senso di base della parola, che si verifica nei tre grandi settenari indicati, si ritrova negli altri settenari minuti diffusi in tutto il libro. Sfogliandolo, ci sorprenderà incontrarli con tanta frequenza. Sarà sempre segnalata nelle note la loro posizione letteraria e il nuovo tocco di completezza che comunicano.

3.3. Forme minori di elementi satelliti Oltre alle forme satellitarie dei settenari, tanto frequenti e tra le più significative, incontriamo una serie di altri elementi minori, sempre con la stessa funzione di inserire un tocco di novità nel testo di fondo. Dopo la costruzione settenaria, prendiamo in considerazione altre forme tipiche di raggruppamento letterario che presentano lo stesso schema di fondo, ma in un formato ridotto a 4, 3 o 2 stichi. Iniziano con una prima affermazione generale a cui segue un raggruppamento di 3 o di 2 stichi, i quali, ricorrendo di seguito, producono dei gruppi letterari compatti. Per cogliere il nuovo tocco satellitario di cui sono apportatori, prendiamo come esempio il primo gruppo quadriforme, che incontriamo in l ,5-6: a b c d

A colui che ci sta amando e ci sciolse dai nostri peccati nel suo sangue -e fece noi regno, sacerdoti a Dio e Padre suo!a lui la gloria e la forza per i secoli. Amen!

È la prima delle nove dossologie o celebrazioni poetiche che incontriamo nel testo. Il suo tono letterario, manifestamente fervido, corrisponde alla benedizione che viene impartita da Giovanni all'assemblea liturgica in ascolto. La benedizione è trinitaria, ma con una successione particolare tra le tre Persone: Gesù Cristo viene posto dopo Dio Padre e dopo lo Spirito. Al nome Gesù Cristo seguono tre attributi (il testimone quello fedele, il primogenito dei morti e il dominatore dei re della terra) tutti introdotti con lo stesso articolo ripetuto (òlil), i quali, unitamente al nome che precede, costituiscono il gruppo compatto di una successione temaria interamente riferita a Gesù Cristo. L'Autore dell'Apocalisse, che sembra avere un fremito di entusiasmo tutte le volte che parla di lui, inculca, proprio mediante la successione ternaria, un'attenzione particolare verso la persona di Gesù, che viene dettagliata mediante i tre attributi. Collegandoli tra loro, aggiunge con 40

Introduzione generale

questo che essi, lungi da essere compresi separatamente uno dall'altro, costituiscono una definizione unitaria che abbraccia la totalità della figura di Gesù Cristo. L'Autore sente ed esprime con entusiasmo tutto questo mediante la successione letteraria, senza aggiungere ulteriori elementi grammaticali alla parola. L'assemblea liturgica che sta ascoltando reagisce al messaggio di Giovanni e, cogliendo il tono entusiastico e l 'unità delle tre attribuzioni a Gesù Cristo, si esprime allo stesso livello con il tono di una breve ma stupenda celebrazione lirica. Altra forma caratteristica di un satellite in funzione della parola è costituita dalle "parentesi45 ", presenti nell'Apocalisse in misura rilevante. Si tratta di uno strumento letterario di per se stesso relativamente semplice: nel decorso di un contesto, un'espressione viene isolata dall'insieme per sottolineare ed ampliare alcuni aspetti del testo di base. Vediamo due esempi. 1,1

a b c

d e 1,2

f g

Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per mostrare ai suoi servitori quelle cose che devono divenire con rapidità ed espresse in segni, inviando mediante il suo angelo al suo servitore Giovanni - il quale testimoniò la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo tutto quello che vide.

Il contenuto che Giovanni presenterà ai servitori di Dio viene indicato nell'espressione: tutto quello che vide. Si tratta dei messaggi simbolici che Dio gli invia e che lui comprende grazie ali' Angelo interprete. Giovanni potrà così esprimersi adeguatamente ed essere compreso. La preziosità del contenuto viene indicata nella parentesi che troviamo in l ,2/ il quale testimoniò la Parola di Dio e la testimonianza di Gesù: è questo il contenuto base che riempirà tutto il libro. Viene collocato, mediante la spinta che dà la parentesi, ad un massimo livello di importanza.

45

Il termine "parentesi" nell'uso odierno si riferisce, per lo più, ad aggiunte secondarie che completano il discorso principale. Nell'Apocalisse, invece, l'aggiunta della "parentesi" ha la funzione esaltante di un'accentuazione. _____ _41_

Introduzione generale

Troviamo lo stesso fenomeno nel secondo brano che esaminiamo. Si tratta di l ,8b, a conclusione del Dialogo liturgico iniziale (l ,4-8): 1,8

a b

c d

Io sono l'alfa e l'omega -lo dice il Signore Dio!-, colui che è ed era e sta venendo, colui che domina tutto.

L'espressione del primo stico l ,8a indica già, con tutta chiarezza, che è Dio che sta parlando. Anche il contenuto degli stichi cd si riferisce manifestamente a Lui. Ma lo stico b, che contiene la parentesi lo dice il Signore Dio, lungi dall'essere tautologico rispetto ad acd, come potrebbe sembrare a una prima lettura, costituisce un richiamo forte all'assemblea che ascolta: essa è invitata a un salto qualitativo, cioè a collocare tutto il gruppo temario di l ,8acd all'altezza infinita di Dio che gli compete. La parentesi ha una funzione marcatamente accentuativa, quasi una "moltiplicazione" del suo contenuto. Infatti il dialogo liturgico, a cui appartiene l ,8, si sta svolgendo in uno scambio tra Giovanni e la comunità che ascolta. Alla fine il livello sale vertiginosamente, tanto che viene coinvolto nel dialogo direttamente Dio. Lo si comprende dai termini usati in l,8acd che, tra l'altro, ricorrono in un raggruppamento a tre elementi, col rafforzamento di significato unitario che la forma satellitare della "parentesi" comporta. Si parla di Dio e, grazie appunto al tocco del raggruppamento temario, viene con ciò sottolineato che lo si fa ad un livello elevato e in modo unitario, per cui nei tre stichi l ,8acd si parla sempre e solo di Dio. La parentesi l ,8b, che sopravviene, moltiplica ali 'infinito, per così dire, quanto viene detto nei tre stichi, attribuendo proprio direttamente a Dio come Autore un contenuto che egli stesso esprime. Non si poteva andare più in alto. Nel testo dell'Apocalisse isoleremo chiaramente, mettendole tra due lineette, le parentesi che incontreremo e, quando il contesto lo suggerirà, sarà posto alla fine un punto esclamativo. Teniamo presente fin da adesso l'autonomia letteraria degli stichi inclusi nelle parentesi: essi, isolati come sono dagli stichi che precedono e che seguono, saranno denominati per tutta chiarezza "stico parentesi". Esistono, nel testo dell'Apocalisse, altri fenomeni letterari più semplici, analoghi a quelli esaminati, nei quali l'Autore, distaccandosi in parte dali 'uso consueto, attribuisce stabilmente a dei termini un valore proprio particolare; saranno indicati e interpretati nelle note al testo generale. ;1")

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4. La "sensibilità emotiva" dell'Autore e le sue implicazioni Oltre alle forme letterarie esaminate, troviamo nel testo altri elementi condizionanti, più fluidi ma sempre significativi, i quali, senza l'aggiunta di termini e senza assumere forme fisse ricorrenti come gli elementi satelliti, esercitano un influsso anche notevole sul senso ultimo delle parole. Possiamo riunirli globalmente sotto la denominazione "sensibilità emotiva", intesa sia in un senso generale, sia applicata a soggetti o campi determinati come: Gesù Cristo, Dio, lo Spirito, Cristo-agnello, l'uomo, la musica, la letteratura greca46 , e così via. Il soggetto concreto, toccato dalla "sensibilità emotiva" dell'Autore, sembra avere una palpitazione, quasi un fremito di bello e di nuovo. Gli esempi a tale riguardo si moltiplicano e saranno segnalati debitamente nelle note. Ma per averne subito una prima idea, diamo uno sguardo ravvicinato a un brano che lascia intravedere, nella descrizione che presenta, la sensibilità emotiva unica, propria dell'Autore. Si tratta della descrizione del personaggio del figlio di uomo che, come vedremo nel corso del libro, è Gesù stesso. La sua presentazione avviene attraverso una serie di simboli complessi da decodificare che esprimono un'intensa emotività.

1,14

l ,15

l, 16

l, 17

46

E la sua testa e i capelli: bianchi! Come lana bianca, come neve! E i suoi occhi, come fiamma di fuoco; e i suoi piedi, corrispondenti a bronzo incandescente come nel camino di una fornace; e la sua voce come voce di molte acque; e stava tenendo nella sua mano destra sette stelle; e dalla sua bocca, una spada a due tagli, affilata, stava uscendo; ed il suo volto, come il sole appare nella sua potenza! E quando lo vidi caddi ai suoi piedi, come un morto,

Cfr. ad esempio GARCIA DRENA, El dùilogo, 21-30. -~

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l, 18

e pose la sua destra su di me, dicendo: "Non temere! Io sono il primo e l 'ultimo e il vivente41 • E divenni cadavere48• E guarda: sono vivente per i secoli dei secoli! E ho le chiavi della morte e dell'ade.

Notiamo anzitutto che il brano l, 14-16 ha la struttura di un settenario (scandito dai sette KaUe) che, come abbiamo visto, aggiunge al testo un senso di compiutezza: il discorso che viene fatto vuole presentare e far sentire un quadro completo nei riguardi di Gesù risorto. Inizia e prosegue, secondo uno schema usuale nei poemi d'amore, la presentazione della sua persona secondo le parti del corpo, cominciando dalla testa e scendendo giù giù fino ai piedi. E qui l'emotività di Giovanni/ Autore si mette subito in moto e si sviluppa, fino a toccare un suo vertice. La visione si riferisce direttamente al Gesù trascendente della Resurrezione e, come tale, non trova una corrispondenza diretta nel linguaggio usuale. L'Autore allora fornisce come una "traduzione", indicando, tramite la particella wç/come, l'elemento corrispondente e tangibile del linguaggio abituale. Ali 'inizio del settenario, ispirandosi originariamente a Daniele 49 , l'Autore comincia la descrizione del Risorto attribuendogli il colore bianco proprio di Dio. Cambiando l'impostazione del testo di Daniele, concentra il suo discorso solo sul bianco come tale e ci insiste ripetutamente passando, in crescendo, dal bianco della lana al bianco assoluto tipico della neve, che è il bianco proprio della Resurrezione 50 • La costruzione grammaticale e la disposizione tipica del testo esprimono

47

Lo schema "temario" unisce i tre elementi, sebbene suddivisi in due versetti. L'espressione, particolarmente forte e realistica, indica la passione con la sua concretezza sconcertante: "divenni cadavere", alla quale fa da contrasto la solennità esaltante della Resurrezione, "Guarda: sono vivente per i secoli dei secoli!" (l, 18). 49 C'è un contatto letterale con Dn 7,9: lo continuavo a guardare, quand'ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana, il suo trono era come vampe di fuoco e le ruote come fuoco ardente. Il brano, ripreso dali' Autore ma rielaborato creativamente, ci suggerisce che il colore bianco di cui sarà avvolto Gesù Cristo è quello proprio di Dio. so Quando il coinvolgimento emotivo è particolarmente forte poniamo un punto esclamativo(!) nel testo che lo esprime. 48

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una gioia e un entusiasmo crescenti 5 1• Giovanni/ Autore, continuando, passa agli occhi e li presenta come la fiamma viva e irresistibile dell'amore di Gesù Cristo risorto verso l'uomo, un amore che, ancora simboleggiato dal fuoco, sembra pervadere tutta la persona. Gesù risorto è tutto amore. La sua voce, definita poco prima una voce grande, come di tromba (l, l 0), viene qui presentata in un contesto particolare di energia, paragonata com'è alle molte acque (l, 15)52 e indicando la sua forza travolgente, divina, nel condurre avanti la storia della salvezza. È un aspetto importante questo per l'Autore, e ci insiste con altre due indicazioni che, pur nella loro iperbole simbolica, esprimono un aspetto sconvolgente della potenza senza limiti propria di Gesù Cristo risorto: E stava tenendo nella sua mano destra sette stelle; e dalla sua bocca, una spada a due tagli, affilata, stava uscendo (l, 16). L'Autore ha una sensibilità particolare anche per ciò che, nei riguardi di Gesù Cristo, sorprende ed è sconvolgente. Alla conclusione della presentazione, Giovanni ha come un sussulto: riassume quanto ci ha detto fissando Gesù e il suo volto, come il sole sorge nella sua potenza! (l, 16). Come indica il settenario ormai alla fine, l'Autore ha fatto un quadro completo di Gesù Cristo risorto, visto, potremmo dire, dal cielo in su, nella sua trascendenza. La bellezza e la forza del suo quadro esercitano una tale pressione sulla sensibilità di Giovanni/Autore da fargli perdere i sensi (l, 17). Siamo davvero al vertice di una emotività travolgente. C'è un Gesù che, nella sua Resurrezione, nell'amore che "scotta", nell'energia che gli è propria, incanta pienamente e incute timore. Ma questo costituisce solo un aspetto. Non meno che dalla grandiosità sconcertante, Giovanni!Autore è impressionato e scosso dalla bontà, unica, di Gesù nei suoi riguardi: gli pone una mano sulla testa e lo incoraggia. Gli parla confidenzialmente della sua identità divina: Io sono il primo e l'ultimo e il vivente! (l, 17-18). Gli spiega, con un senso di confidenza affettuosa, la sua morte e la sua Resurrezione: E divenni cadavere. E guarda: sono vivente per i secoli dei secoli! E ho le chiavi della morte e dell'ade (1,18). È, potremmo dire, un Gesù da sogno,

51

E già in questo dettaglio emerge un aspetto tipico della sensibilità dell'Autore: ama fortemente i colori e, nell'uso, li carica di valori simbolici particolari: il bianco, che ricorre ben 14 volte in tutto il libro, come già anticipato si riferisce simbolicamente alla Resurrezione di Gesù Cristo. 52 Cfr. Ez l ,24; 43,2 dove si parla del rumore di "grandi acque" messo in rapporto con Dio, senza però parlare di voce.

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visto questa volta dal cielo in giù, che non solo dice, ma fa percepire chi è. Siamo davanti a un capolavoro letterario: l'Autore riesce a far sentire e amare sia il Gesù trascendente che il Gesù vicino, nostro, quello di tutti i giorni. E sono proprio la sua sensibilità e la sua emotività che gli hanno fatto percepire due aspetti così diversi dello stesso Gesù, e la sua capacità letteraria che gli ha permesso di esprimersi in questo modo.

5. Una sensibilità poetica e musicale La sensibilità e l'emotività dell'Autore si protraggono per tutto il libro e le incontreremo applicate a oggetti e campi più svariati, come detto sopra. Ma c'è un ambito specifico, la musica, che, per l 'uso tutto particolare che ne fa l'Apocalisse, per la sua importanza e frequenza, merita un cenno di approfondimento 53 • Un'attenzione particolare per la musica da parte del nostro Autore si rileva subito dalla familiarità che ha nei riguardi di termini e di strumenti musicali, notevolmente al di là di ogni altro Autore del NP4 • La mancanza della musica è al primo posto tra le privazioni punitive che incombono su Babilonia, la città tipo del sistema terrestre: E il suono dei citaredi e dei musici e dei suonatori di flauto e di tromba in te non si ascolti mai più! (18,22). L'uso che l'Autore fa della musica è davvero particolare. Una sezione intera nella Seconda Parte è guidata dai suoni solenni e sconvolgenti ed è denominata sezione delle trombe (8, 1-11, 15): per sette volte di seguito un angelo suona la tromba che ha ricevuto e ne segue una serie di eventi paurosi. Il contenuto della settima tromba, l 'ultima della serie, termina con una delle nove formazioni poetiche originali, per lo più celebrazioni di Dio e di Gesù Cristo- potremmo dire dossologie -, distribuite in tutto l'arco del libro 55 • Tutte raggiungono un livello 53

Cfr. ad esempio C. R. KoESTER, "The Distant Triwnph Song: Music and the Book of Revelation", Word & World 12 (1992) 243-249; J. A. Dv RAND, "A 'basso ostinato' in the structuring ofthe Apocalypse of John?" Neotest. 27 (1993) 299-311. 54 Troviamo aa.J..rr[(w/suonare la tromba per ben IO volte; crét.ì..1ttyéjtromba 6 volte; aa.ÀTTLat~ç/trombettiere l volta; KL9apa.larpa 3 volte; KL9a.pu;Mçlarpista 2 volte; KL9a.p[(wlsuonare l'arpa l volta; ~ouaLKoç/musicista l volta; a.ÙÀT]t~çlsuonatore di flauto l volta. 55 Sono le seguenti: "L'amore di Gesù Cristo": 1,5b-6; "Lode di Dio creatore": 4,11; "Celebrazione di Gesù Cristo-agnello": 5,8-14; "Glorificazione escatologica di Dio e di Gesù Cristo": 7, 11-12; "La meraviglia escatologica celebrata dagli Angeli": 11,1646

Introduzione generale

letterario notevole, e alcune sono dei veri, piccoli capolavori. Una di queste, la "Dossologia dell'Agnello" (5,9-14), è presentata esplicitamente come un canto accompagnato con la cetra: ... avevano ciascuno una cetra ... e cantano il cantico nuovo dicendo ... (5,8-9). Altre sei dossologie sono introdotte da dicendo (cfr. 4, l O; 5, 13; 7,11; Il, 16; 12,10; 15,3), talvolta accompagnato da gran voce (5,12; 7,10), senza allusioni esplicite ad un canto. Ma è altamente probabile che il canto ci sia stato, come nella "Dossologia dell'Agnello". L'ultima dosso1ogia che incontriamo, "La distruzione di Babilonia e la Sposa di Cristo-agnello" (19, 1-8), particolare nella sua elaborazione al punto da costituire in tutto il libro un vero capolavoro letterario, presenta una conferma interessante di quanto stiamo vedendo. Vi si trova, con tutta probabilità, un canto a due voci: una di fondo ripete alleluia, mentre l'altra, sviluppandosi per conto suo in parallelo, tratteggia un quadro stupendo della storia della salvezza che si sta svolgendo 56 • Non si afferma esplicitamente che, in tutto questo divenire, entri il canto e, nelle varie riprese, troviamo ripetuto ben 5 volte dicendo. Ma è più che probabile che qui, come altrove, dove si insiste su dicendo, ci siano almeno delle parti che l'Autore ha ideato come cantate57 • E questo perché l'Autore dell'Apocalisse possiede davvero una sua affinità particolare con la musica e con il canto. La loro portata emotiva fornisce le ali al testo scritto. Ne deriva l'esigenza di un'attenzione

18; "La vittoria sul Demoniaco": 12, l 0-12; "Il canto di Mosè": 15,2-4; "La distruzione di Babilonia e la sposa di Cristo-agnello": 19,1-8. Anche nel resto del libro l'Autore passa spesso, con facilità e naturalezza sorprendenti, dalla prosa alla poesia. Tale passaggio verrà opportunamente segnalato nelle note. 56 Fin dall'inizio della Dossologia lo sviluppo a due voci sembra evidente: mentre il coro "a" celebra in continuazione lo sviluppo della salvezza, il coro "b" ripete in continuazione alleluia. Vediamo questo fatto direttamente sul testo che troviamo in 19,lc-d-19,3c. Incontriamo per primo il Coro "a" in 19,1c: "La salvezza e la gloria e la forza sono del nostro Dio!; 19,2b: Poiché giudicò la prostituta, quella grande; c: quella che corruppe la terra con la sua impudicizia; d: e vendicò il sangue dei suoi servi sparso dalla mano di lei ... ". A questo punto incontriamo il Coro "b" in 19,3a: "E dissero una seconda volta; h: "Alleluia". Riprende il Coro "a" in 19,3c: " ... e il fumo di lei sale per i secoli dei secoli". In questa ricostruzione, il Coro "a" canterebbe in continuazione senza interruzioni il testo di 19,1c-19,2d e quello di 19,3c, mentre il Coro "b" canterebbe contemporaneamente e ripetutamente Alleluia. Questo svolgimento, tenendo conto della pesantezza che si avrebbe altrimenti con una recita orale, sembra esigere a tutti gli effetti il canto. 57 È da notare che, l'unica volta che si parla esplicitamente di canto, si aggiunge alla fine il verbo "dire": K!Ù ~ùooow 4lù~v KCt.Lv~v J.iyovuç/e cantano un canto nuovo dicendo (5,9).

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specifica, tutta particolare, a quei testi che, specialmente nelle celebrazioni liriche, contengono un rapporto con la musica. E se non sarà possibile "ascoltare" la melodia che possiamo solo intuire, anche la sola apertura emotiva a quel "di più" che il canto e la musica strumentale proiettano sul testo permetterà davvero di apprezzarlo e di capirlo fino in fondo 58 • L'attenzione alla musica che riscontriamo nell'Apocalisse va di pari passo, e spesso addirittura insieme, con la poesia, che non appare molto studiata, ma comincia ad essere avvertita59 • Basta pensare alle nove dossologie di cui abbiamo parlato: il livello poetico che esse raggiungono, comune a tutte e nove, appare più di una volta eccellente e merita un'attenzione particolare. Possiamo concretizzare quanto stiamo evidenziando con un esempio. Consideriamo il brano 4,8- I I, che ha come tema di fondo la creazione di tutte le cose da parte di Dio. Mentre i quattro viventi stanno celebrando con entusiasmo Dio nella storia (4,8-9), intervengono i

58

Una riprova interessante dell'affinità del testo dell'Apocalisse con la musica si riscontra nelle composizioni di un certo prestigio che ne hanno musicato il testo. Un esempio interessante si ravvisa in un'opera notevole di Franz Schmidt (1938) che ha messo in musica - vocale e strumentale - tutto il testo dell'Apocalisse, eseguita a Roma il4 febbraio 2012 dall'orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia. Riportiamo il giudizio del noto giornalista Mauro Mariani: "Cosa aveva in mente Franz Schrnidt mettendo in musica l'Apocalisse? Prefigurare l'apocalisse prossima ventura, osservata da un ottimo punto di osservazione qual era Vienna nel 1938? Simboleggiare l'attrazione per il nulla e la distruzione dell'artista del Novecento, come Tbomas Mann che circa negli stessi anni immaginava che il protagonista del suo Doktor Faustus componesse una Apocalypsis cumjiguris? Niente di tutto questo. Sembrerebbe piuttosto che Schrnidt, da buon cristiano, si accosti a questo libro neotestamentario con un atteggiamento di contemplazione mistica e che nelle rivelazioni profetiche di San Giovanni veda un monito terrificante ma anche una speranza di salvezza. Quindi da una parte stanno gli sconvolgirnenti cosmici e i terrori e le lamentazioni dell'umanità, raffigurati con forza spettacolare e resi quasi visibili con effetti corali e orchestrali spesso inediti. Dall'altra parte stanno il pacato tono devoto dei recitativi del tenore che dà voce a Giovanni, gli assoli di organo che sanno di incenso, l'inno di fede dei due luminosi cori finali, un grandioso Alleluja e un raccolto canto pseudogregoriano. Da Bach e Haendel fino a Wagner, Mahler e Strauss sfila in questa corposa partitura tutta la grande cultura musicale austro-tedesca (e si scopre inopinatamente anche qualche spunto di neoclassicismo stravinskiano) ma Schrnidt ha la capacità di non restare impigliato in queste reminiscenze e di creare un'opera di non comune potenza espressiva, che soltanto a tratti cede alla retorica del grandioso e del sublime" (http:// www.giomaledellamusica.it/rol/?id=3793). 59 Cfr. J. W. ERWIN, Lyric Apocalypse; reconstruction in ancient and modern poetry (Atlanta 1984). 48

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ventiquattro presbiteri. Avvicinatisi al trono, sono scossi come da un sussulto guardando Dio, si prostrano cadendo davanti a lui, lo adorano e, presi da un impeto irresistibile di amore e di ammirazione, gettano le loro corone d'oro davanti al trono come ossequio e dono a Dio (4, l 0). E, a questo punto, quasi non potendo resistere più, esprimono a voce- forse cantando -la loro celebrazione appassionata, che l' Autore ci presenta in poesia:

4,11

a b c d e f

Sei in grado, tu Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria e l'onore e la potenza! Poiché creasti tu tutte le cose: e in forza della tua volontà esse venivano all'esistenza e furono create.

Esaminiamo brevemente questo testo poetico. Nei primi tre stichi (abc) abbiamo una lode entusiasta di Dio. Negli altri tre stichi che seguono (de/) viene spiegato il motivo di tanto entusiasmo: il Signore e Dio nostro è creatore di tutto! Dopo averlo affermato in generale (d), l'Autore intuisce un interessante "divenire" della creazione: le cose create sono prima progettate nella mente di Dio che le vuole; "vengono all'esistenza", cominciando ad esistere gradualmente; raggiungono infine la loro pienezza nella totalità della creazione compiuta. Da notare e sottolineare una caratteristica di questo stile poetico, che poi ritroviamo sostanzialmente nelle altre sette dossologie. La poesia dell'Apocalisse- e come poi vedremo anche la prosa- si svolge in stichi di diversa lunghezza, ognuno dei quali ha un contenuto proprio da esprimere. Ciò che è tipico dell'Apocalisse è il fatto che il contenuto espresso da un primo stico, che possiamo denominare "stico principale", molto spesso è come ripartito. Accanto al primo contenuto, proprio dello "stico principale", si accavallano un secondo e anche un terzo stico. Sono gli "stichi satelliti" che, pur formando con lo "stico principale" un blocco espressivo unitario, se ne distinguono e se ne distaccano parzialmente per esprimere qualche nuovo aspetto, qualche sfumatura diversa, qualche aggiunta. Poi si agganciano allo "stico principale" e lo completano. È quanto troviamo sopra in 4,1lab: i due stichi appartengono allo stesso blocco espressivo, ma, dopo un inizio generico da parte dello "stico principale" a, si trova nello "stico satellite" b una forte accentuazione specifica, messa in risalto dall'espressione tu che sei il Signore e il Dio nostro, la quale porta in primo piano la figura di Dio. Così tutto il __ _49_

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gruppo unitario ab riceve una spinta di decollo e sale di livello, fino a corrispondere in pieno allo stico seguente 11 ,4c: ricevere la gloria e l'onore e la potenza!, col punto esclamativo, proprio a sottolineare la forte emotività raggiunta. Intanto la constatazione e la presa di coscienza della presenza rilevante, nello stile deli' Apocalisse, della poesia e della musica, da una parte confermano l'alto livello letterario del libro, imponendo, dall'altra, un'attenzione specifica a quanto aggiungono al testo 60 • La sensibilità emotiva de li' Autore, infatti, si esprime ampiamente anche in forma poetica e musicale, conferendo al testo una capacità accentuata di presa sul lettore/ascoltatore, parlando specialmente anche al suo cuore. E tutto il livello comunicativo come d'incanto si innalza e si rinnova.

6. A contatto diretto con il testo Abbiamo raggiunto, a questo punto, una visione generale delle capacità letterarie proprie dell'Autore dell'Apocalisse. Come abbiamo notato ripetutamente, la sua genialità letteraria si impone. Abbiamo anche visto, sulla scia di E. B. Allo, come il testo scritto coinvolga in modo del tutto particolare chi lo legge o l'ascolta. Ci chiediamo adesso, come ultimo passo prima di un contatto immediato, se esista, ed eventualmente quale sia, una peculiarità nell'espressione del testo. Il problema ha avuto degli antecedenti di rilievo. L'impressione esaltante di M. É. Boismard che, stupito ed ammirato, parlava di "ce style inimitable de l' Apocalypsé 1", non può non essere condivisa ed ha interessato di fatto la ricerca. A parte alcuni accenni generali emersi in studi riguardanti la struttura letteraria, si sono avuti ripetutamente dei tentativi di organizzare l'espressione espositiva del testo suddividendola in strofe. Uno dei tentativi più noti rimane tuttora quello di E. Lohmeyer, un tentativo particolarmente elaborato e attento al testo, ma che, di fatto e nonostante l'impegno dell'autore, non è riuscito a persuadere. A proposito del lavoro di Lohmeyer e di altri tentativi simili, è nata e si

60

Come mostra la limitazione della bibliografia in proposito, si tratta di due dimensioni relativamente trascurate dall'esegesi. Sia la musica che la poesia dell'Apocalisse sono ancora in gran parte da studiare, da scoprire nei loro aspetti più interessanti e coinvolgenti per una accoglienza piena del testo. 61 Cfr. M. É. BOISMARD, '"L'Apocalypse' ou 'Les Apocalypses' de S. Jean", RB 56 (1949) 507-541.

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è diffusa la sensazione di un approccio fisso, rigido e quasi meccanico, imposto al testo, rendendo quindi artificiosa la strutturazione strofica proposta. È apparso chiaro che lo "style inimitable", attribuito da Boismard all'Apocalisse e sottolineato con forza da E. B. Allo, non si realizza né in una prosa a sviluppo libero né seguendo le schematizzazioni rigide della strofa62 • Tutto questo spinge a ritornare direttamente al testo stesso, seguendolo nel suo sviluppo, quasi ascoltandolo passo passo mentre si muove. Con questa aderenza duttile ci sarà possibile intuire e cogliere qualche aspetto del segreto espositivo dell'Autore. Una lettura ripetuta di tutto il testo dell'Apocalisse, in prosa e in poesia, fa scaturire gradualmente un'impressione che poi, ripetendosi, diventa una ipotesi di lavoro affascinante e, sempre più spesso, sembra risultare un'evidenza. Notiamo un fatto: l'Autore non ha esitazioni nel suo dire e corre in avanti con la voglia, si direbbe, di partecipare presto tutto il messaggio che sta comunicando. Quando ne avverte completata una parte, anche breve, si arresta un istante, per riprendere subito dopo il suo discorso. Portato com'è costantemente da una emotività vivissima, come pure da una spiccata sensibilità artistica, poetica e musicale, avverte spesso l'esigenza di arrestarsi un istante- come in un battito di ciglia - per dare risalto a quanto ha detto o a quanto sta per dire. Come già anticipato, tutto lo scritto dell'Apocalisse, seguendo lo aderentemente, appare fondamentalmente formato da una successione di stichi63 • Il testo di ciascuno di essi si muove in avanti secondo un suo ritmo 64 • A seconda di quanto l'Autore vuole comunicare, gli stichi che veicolano il suo contenuto risulteranno più brevi o più estesi. L'Autore dell'Apocalisse mostra di seguire, quando scrive, un movimento suo caratteristico: inizia con un'affermazione condensata, più o meno ampia a seconda del contenuto espresso, che costituisce il primo stico di

62

Cfr. U. VANNI, La struttura, 19-102; 259-286 e, per le varie proposte di sistemazione strofica, 15, nota 55. 63 Verrebbe spontaneo chiamarli "versi", ma la denominazione, incrociandosi con lo stesso termine già in uso, darebbe adito a delle imprecisioni. "Stico" ha, come significato di fondo, "in filologia, verso o rigo di scrittura". Cfr. N. ZINGARELLI, Il nuovo Zingare/li. Vocabolario della lingua italiana (l Grandi Dizionari; Bologna 2014) 2271. 64 Giova tener presente il valore preciso di "ritmo": derivante dalla radice indoeuropea rein, "scorrere", presente in greco e latino, indica la "successione regolare nel tempo di suoni, accenti, cadenze, movimenti e simili. Anche figuratamente" (cfr. ZINGARELLI, Il nuovo, 1968). Nell'Apocalisse si può riferire al regolare scorrere in avanti del flusso narrativo. Il corsivo di movimenti è volutamente nostro. 51

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una frase. Potremmo chiamarlo "stico principale65 ". È accompagnato da elementi aggiuntivi - li possiamo chiamare "stichi satelliti" - i quali completano lo "stico principale" che precede. Raggiunto così il senso completato della frase che l'Autore ha in mente, si riparte, andando a capo, con un nuovo "stico principale". Ciò è più evidente nella poesia che nella prosa: nelle lunghe parti narrative è, infatti, più difficile rintracciarli. Come già specificato, agli stichi delle parentesi possiamo dare la denominazione di "stico parentesi". L'avvicinamento multiplo fin qui proposto si trasforma in contatto. Per entrare fruttuosamente nell'Apocalisse, per comprenderne adeguatamente il messaggio e gustare in profondità lo stile con cui l' Autore si esprime, occorre tener costantemente presente la personalità ricchissima, che abbiamo scoperto nei suoi particolari in rapporto col testo. Non dimentichiamo quanto affermava G.-L. L. de Buffon: "Lo stile è l'uomo stesso 66". Si avrà così quel contatto pieno e "saporoso" col messaggio, costantemente tormentato dalla sete di un "di più", che ha tanto affascinato i grandi autori citati fin dall'inizio, da Girolamo a Boismard. È quanto si propone questo libro. Seguendo tutte le indicazioni fomite - è la speranza che ci anima - il testo dovrebbe gradatamente muoversi, palpitare, entrare tutto ed "incollarsi" (E. B. Allo) nel cuore del lettore/ascoltatore, illuminandolo e trasformandone la vita.

7. A conclusione: ancora la parola, collegata con la Resurrezione di Gesù Siamo partiti all'inizio mettendoci davanti alla parola. Durante tutta la nostra ricerca, la posizione radicale e sorprendente di Girolamo ci ha spinto a darle un rilievo di primo piano. E abbiamo così constatato la funzione fondamentale che esercita nello sviluppo di tutta la storia della salvezza, dalla condizione attuale di impegno e di lotta alla sua conclusione escatologica. La parola costituisce il filo dinamico su cui si muove e scorre tutta l'azione di Dio. Uno sguardo alle diciannove ricorrenze di "parola" ci permette di identificarne il movimento.

65

Abbiamo già fatto un cenno applicativo alla terminologia e all'uso degli stichi trattando, sopra, della "Dossologia della Creazione" (4,11 ). Quanto detto allora viene adesso ripreso e completato. 66 Cfr. G.-L. LECLERC DE BUFFON, Discours sur le style et autres discours académiques (Paris 1843) Il.

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Un primo aspetto di parola che si impone all'attenzione è il suo aggancio diretto con Dio: per ben nove volte incontriamo il sintagma parola di Dio (cfr. 1,2; 1,9; 6,9; 17,17; 19,9.13; 20,4). Un confronto tra le varie ricorrenze offre un quadro interessante che ne illumina il significato. Partiamo dal testo più impegnativo: troviamo in 19, ll-13 il contesto che fa comprendere il senso e la portata del sintagma parola di Dio. L'Autore gioca coi valori simbolici propri dell'Apocalisse presenti nel brano, seguendo la "simbologia a sviluppo continuato" nella quale ogni termine ha un significato proprio che si unisce agli altri nel loro insieme. Così il cielo aperto indica un punto di partenza trascendente, situato nel cielo inteso come la zona propria di Dio. Da questo cielo parte, indirizzato verso la terra, un cavallo bianco, che è simbolo della potenza travolgente (cavallo) propria della Resurrezione di Cristo (colore bianco). Il cavaliere è Cristo stesso. Fedele come è alla missione che il Padre gli ha affidato, Cristo, seduto sul cavallo bianco, cavalca la sua Resurrezione, applicandone, con tutta l'energia soprannaturale che possiede e in sinergia con la passione, le capacità di trasformare il mondo umano con cui essa viene in contatto. Giudica e combatte con giustizia, usando come arma solo la sua parola, portato dali' ardore dell'amore che erompe dal fuoco dei suoi occhi. I diademi posti sulla sua testa, strappati ai re della terra, raffigurano le vittorie riportate. Il nome che porta, in un primo momento, rimane il suo segreto e intanto si precisa che, avvolto com'è da un mantello intinto di sangue, mette la sua passione cruenta a fianco della sua Resurrezione, completandone la capacità di azione. Man mano però che agisce, vincendo il male e imprimendo i valori dei quali è portatore, il suo nome nascosto viene scoperto e identificato dagli uomini che Cristo raggiunge e trasforma. E costoro sono felici di proclamarlo: è la Parola di Dio! Se allora il sintagma Parola di Dio indica esplicitamente il nome caratteristico di Gesù Cristo, tutto impegnato nella sua missione messianica, dovranno concordare con questa le altre ricorrenze che incontriamo. Le prime due (1,2 e 1,9) insistono entrambe su un abbinamento caratteristico: al sintagma Parola di Dio 61 viene aggiunto un altro

67

Con sorpresa una scorsa dei LXX mette in rilievo la scarsezza estrema delle ricorrenze del sintagma "parola di Dio". Troviamo il sintagma A.6yoç wii 8eoii in Gdc 3,20 e Ger 1,2. Il sintagma sinonimo A.Oyoç KUpiou ricorre più spesso (ad es. in IRe 12,22; 2Cr 11,2; Mi 4,2), in tutto secondo i sofnvare biblici 117 ricorrenze che, rispetto all'insieme del testo greco dei LXX, costituisce una proporzione molto modesta.

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sintagma, e la testimonianza di Gesù (Cristo). Un riferimento inequivocabile ci viene proprio da quanto abbiamo visto in 19,13: Parola di Dio è il nome proprio di Gesù Cristo nella sua azione messianica che si riferisce a lui personalmente. L'aggiunta significativa, ricorrente due volte, indica che Gesù-Parola di Dio esercita una testimonianza legata indissolubilmente al suo nome. L'oggetto di tale testimonianza essenziale è duplice, anche se le due parti sono unite inseparabilmente: Parola di Dio - possiamo dire "Parola del Padre" - indica la presenza in Gesù di una espressione piena e trascendente di Dio, del Padre stesso, che in lui si riflette. Testimoniandolo, Gesù lo rivela agli uomini. Dato che in questa testimonianza stupenda è compreso come oggetto Gesù Cristo stesso che si dona agli uomini, essa è anche auto-testimonianza. Una riprova di quanto stiamo vedendo la troviamo nella terza ricorrenza del sintagma, in 6,9. I martiri che, all'apertura del quinto sigillo, vengono visti sotto l'altare, sono stati uccisi per la Parola di Dio e per la testimonianza che avevano. È chiaro che i martiri sono stati uccisi perché hanno manifestato la loro adesione a Gesù Cristo, ma il testo dell'Apocalisse sottolinea il possesso che ne avevano prima di essere uccisi. La Parola di Dio e la testimonianza che ne fa Gesù Cristo sono entrate nella vita dei martiri, diventando loro proprietà. Il fatto che Parola di Dio appaia come il nome proprio di Gesù Cristo suggerisce, prima di giungere al sintagma seguente testimonianza di Gesù, una riflessione di approfondimento: in che senso Gesù Cristo viene detto, con tanta solennità, Parola di Dio? Troviamo una risposta interessante nel Quarto Vangelo. Si parla esplicitamente di parola che sta in rapporto diretto con Dio (Gv 1,1-2), e di parola che diventa carne in riferimento a Gesù (Gv 1,14). Viene poi' precisato, in Gv l, l b-2, che la Parola è orientata verso Dio ed è essa stessa Dio. Subito dopo si afferma che la Parola ha, nei riguardi di Dio, un rapporto di filiazione (Gv 1,14b). Possiamo riassumere, ritornando alla questione posta sopra, che il Figlio è Parola di Dio in senso assoluto: Dio Padre si esprime totalmente in lui sua Parola, lui che si trova allo stesso livello divino del Padre. È Parola di Dio incarnata: colloca la sua tenda in mezzo agli uomini, a contatto pieno e diretto con essi. In questa situazione potrà testimoniare - e donare - agli uomini la ricchezza infinita di Dio Padre e di se stesso. E così troviamo nel Vangelo di Giovanni una precisazione ulteriore riguardante Gesù il quale, oltre ad essere la Parola di Dio, è testimone, come sottolineano i testi de li' Apocalisse che stiamo vedendo. Anche 54

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l'evangelista parla di Gesù testimone, mettendo particolarmente in risalto questa sua caratteristica. Concludendo il suo Prologo ci dice: Dio nessuno lo ha mai visto. Il Dio [o Figlio] unigenito, che sta rivolto verso il seno del Padre, lui lo ha spiegato (Gv 1,18), esercitando appunto una funzione di testimone. Gesù, Parola di Dio, testimonia il Padre e se stesso. Questo senso complesso di Parola di Dio si mantiene nelle ulteriori ricorrenze che incontriamo. Tutto il testo scritto è sentito, in generale, come un messaggio diretto che, partito da Dio, tende a raggiungere l 'uomo. Il nostro Autore vi insiste a più riprese: se, ad esempio, una chiesa si sente piccola e debole - è il caso di Filadelfia-, trova nella Parola di Gesù che essa ha saputo mantenere una risorsa invincibile: 3,8

a b c d e

So le tue opere: - ecco: ho dato davanti a te una porta aperta e nessuno potrà chiuderla!hai poca potenza e mantenesti la mia parola e non negasti il mio nome.

La Parola di Dio è qui divenuta parola di Gesù, quella con cui testimonia il Padre e se stesso e si dona agli uomini che l'ascoltano e la mantengono. Man mano che la parola di Gesù viene in contatto con gli uomini e si radica in essi diventa discorso di profezia (1,3; 22,7.10.18), parola della testimonianza ( 12, Il) resa dai cristiani, i quali esprimono agli altri la testimonianza di Gesù, accolta e divenuta loro. Tutto ciò che è di Gesù tende a diventare proprio anche degli uomini, rinnovandoli. E così emerge un accoppiamento significativo: la testimonianza di Gesù che i cristiani esprimono a costo della vita è anche, pienamente, la Parola di Dio (20,4 ). Tutto questo viene indicato e contenuto nel libro scritto quasi identificandosi con esso, al punto che proprio le parole di questo libro sono fedeli e veraci (21 ,5; 22,6.9). Partendo dal Padre, le parole si concentrano tutte in Gesù, Parola trascendente che, incarnandosi, raggiunge gli uomini con la sua testimonianza e il dono di sé. Così si colloca in essi, diventa la loro Parola, permettendo loro di rinnovarsi e divenire lui. E l'Autore dell'Apocalisse sottolinea un aspetto fondamentale di questa cristifìcazione: è una partecipazione, misteriosa ma reale, alla Resurrezione di Gesù che si realizza a cominciare da questa vita. L'autore esprime tutto questo prendendo, con tutta probabilità, dai tre -_55_

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Sinottici e dal Quarto Vangelo lo spunto del simbolismo del bianco, che nell'Apocalisse ricorre ben sedici volte68 • Nella trasfigurazione tutti e tre i Sinottici sottolineano il bianco che caratterizza la persona di Gesù. Matteo afferma: La sua faccia diventò splendida come il sole e le vesti bianche come la luce (Mt 17,2). Ancora più esplicita è la versione di Marco: Le sue vesti divennero splendenti e talmente candide, che nessun lavandaia sulla terra potrebbe render/e così candide (Mc 9,3). Anche Luca insiste: Mentre pregava, il suo volto cambiò di aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante (Le 9,29). La trasfigurazione esprime lo stato di risorto di Gesù e il bianco, tanto sottolineato nelle sue qualità eccezionali, ne indica la novità e la bellezza. Troviamo una conferma di quanto stiamo vedendo in Gv 20,12 nella descrizione dei due angeli che siedono nell'anticamera del sepolcro di Gesù, visti dalla Maddalena, testimoni della Resurrezione: ... e vide due angeli biancovestiti, seduti: uno in corrispondenza del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Il bianco appare chiaramente il colore della Resurrezione. Ed è così che viene ripreso e sviluppato dali' Autore de li' Apocalisse. Il bianco viene riferito a Gesù Cristo risorto: è quanto troviamo in l, 14, dove, in contatto evidente con la Trasfigurazione, si insiste sul bianco proprio di Gesù: I capelli: bianchi! Come lana bianca, come neve l È proprio il bianco della Resurrezione che entusiasma l'Autore. Altre quattro volte il bianco è attribuito a Cristo risorto: in primo luogo, il cavallo bianco ( 6,2; 19,11) su cui cavalca, a significare la forza travolgente con cui affronta e sgomina il male che si è formato sulla terra. Si direbbe che, sia in 6,2, sia in 19,11, stia cavalcando la sua Resurrezione. Anche la nuvola bianca ( 14, 14), dove Cristo risorto si trova per valutare il bene e il male degli uomini e agire di conseguenza, indica la sua Resurrezione che lo sostiene. Si muove su questa linea anche l'ultima ricorrenza di bianco: E vidi un trono grande bianco e colui che stava seduto su di esso: davanti al suo volto fuggì la terra e il cielo (20, 11 ). Si tratta, anche qui, dell'energia applicativa rispetto agli uomini, in forza della quale Cristo risorto li giudica. Ma c'è di più: il Risorto partecipa la sua Resurrezione agli uomini. Lo fa prendendo l'uomo nella condizione attuale, lo accompagna nell"'al 68

Cfr. 1,14; 2,17; 3,4.5.18; 4,4; 6,2.11; 7,9.13.14; 14,14; 19,11.14; 20,11. In queste sedici ricorrenze, una è particolare, perché troviamo il bianco in un contesto verbale: Resero bianchei/.:).EvKava.v le loro vesti nel sangue dell'Agnello (7, l 4).

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di più" di dopo la morte, lo lancia al massimo nella situazione escatologica. La partecipazione inizia con la reciprocità di amore che si stabilisce tra il cristiano e Gesù, quando combatte con Lui per eliminare il male e instaurare il bene. A chi vuole essere vincitore con lui, Gesù promette un dono esaltante, l'eucarestia, la manna nascosta e, su questa linea, il dono incredibile di un rapporto di amore con la freschezza e l'intimità gelosa di un fidanzamento: Gli darò una pietruzza bianca e su di essa un nome nuovo scritto, che nessuno intende se non chi lo riceve (2,17). La pietruzza donata, pegno geloso dell'amore reciproco, è bianca come la Resurrezione. Ai cristiani di Sardi che non si sono macchiati di peccato verrà conferita una dignità onorifica: cammineranno con me - assicura Gesù - in vesti bianche, perché ne sono degni (3,4); riceveranno una partecipazione alla Resurrezione, bianchi anch'essi come lo è Gesù. E i doni propri della Resurrezione sono indicati dettagliatamente alla chiesa di Laodicea, rinchiusa nella cerchia soffocante della sua autoreferenza: Ti consiglio di comprare da me oro incandescente tutto fuoco 69 affinché tu diventi ricco, e vesti bianche affinché tu te ne avvolga e non appaia la vergogna della tua nudità, e collirio da spalmare sui tuoi occhi, affinché tu possa vedere (3, 18). Parlando con il tono di un amico innamorato, Gesù indica alla chiesa l'unica via di uscita: rivolgersi a lui per ricevere oro incandescente tutto fuoco simbolo dell'amore verso Dio, vesti bianche simbolo delle ricchezze della sua Resurrezione e collirio da spalmare sugli occhi, simbolo dello Spirito Santo. La chiesa ne uscirà rinnovata nel profondo. La partecipazione alla Resurrezione, che si profila gradualmente anche nei suoi dettagli, segue l'uomo nell'altra vita, nella quale ci saranno - e con un rilievo maggiore - le vesti bianche della Resurrezione attribuite specificamente a lui. E l'Autore, come vedremo, vi insiste in modo particolare. Incontriamo innanzitutto i ventiquattro presbiteri che siedono intorno al trono di Dio: indossano vesti bianche e sulle loro teste avevano corone d'oro (4,4). Le vesti bianche indicano la loro partecipazione piena alla Resurrezione e le corone d'oro, il metallo divino, stanno a significare che tutti hanno concluso in maniera ottimale il loro cammino sulla terra. 69

L'espressione letterale che è stato infuocato dal jùoco!rrETrupw',lÉvov ÉK rrup6ç indica con ridondanza un contatto compenetrante tra l'oro e il fuoco. Unisce la somma preziosità con il massimo dell'ardore: sono queste le caratteristiche fondamentali dell'amore verso Dio.

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Introduzione generale

Un altro esempio di veste bianca a livello ultraterreno, particolarmente interessante, si trova in 6, l 0-11, dove i martiri ... urlarono a gran voce dicendo: "Fino a quando, tu che sei il padrone, il santo e verace, non giudichi e non vendichi il nostro sangue da coloro che hanno la casa sulla terra?". E fu data loro, a ciascuno, una veste bianca e fu detto loro che aspetteranno ancora per un tempo breve. La veste bianca donata indica una partecipazione piena e aderente alla Resurrezione di Gesù Cristo, anche se le modalità concrete non vengono precisate. Ma la celebrazione di gran lunga più alta della veste bianca si trova organizzata in dettaglio in 7,9-12 e costituisce un vero capolavoro letterario. Siamo al punto di arrivo escatologico: una moltitudine innumerevole di persone, appartenenti a tutta la terra, sono presentate, con una certa enfasi, avvolte in vesti bianche, a sottolineare il grado assai elevato in cui si trovano, avvolte come sono di Resurrezione. E in questa condizione sublime tengono in mano la palma della vittoria definitiva. Possiamo, a questo punto, guardare con stupore alla traiettoria che sviluppa la Parola. Partita dal Padre, realizzata nel Figlio al livello trascendente del Padre, ci raggiunge attraverso l'incarnazione, si colloca in noi, vi fa germogliare Gesù fin da ora e ci porta gradatamente a condividere la meraviglia della Resurrezione, fino a farci raggiungere il vertice da sogno della nostra condizione escatologica. La veste bianca, inesprimibile nella sua bellezza, del Gesù della trasfigurazione sarà allora anche la veste nostra.

8. Una parola che cambia la vita Quanto abbiamo potuto vedere fino ad ora dell'Apocalisse è sorprendente. Un Autore davvero geniale 70 , eccezionalmente versato nelle Scritture, che sente una responsabilità profetica soprattutto riguardo ai Giudei che vivono nell'Asia Minore, che conosce la storia contemporanea e la scienza profana. Discepolo ardente di Gesù e nello stesso tempo innamorato dell'uomo, ci fa gustare le Scritture e amare Gesù con la profondità e l'affetto con cui l'ha scoperto e amato lui. Ci ha

° Ci sono ragioni molteplici e coerenti per vedere ne II' Autore dell'Apocalisse un ebreo insigne, credente e praticante, che riconosce in Gesù il Messia e vuole comunicare ed estendere questo messaggio, attingendo al suo ampio patrimonio culturale e religioso. Vedi U. VANNI, "L'autore dell'Apocalisse un eminente ebreo che incontra Gesù?", Vìvens homo 27 (2016) 23-37. 7

58

Introduzione generale

insegnato a stargli accanto, a seguirlo dovunque lui vada, a intuire i suoi ideali e a farli nostri. È, questa, la sequela tipica di Gesù che inculca l'Apocalisse. E tutto questo che stiamo vedendo tende a realizzarsi in una trafila di amore tra Gesù e noi che va da un primo fidanzamento, piuttosto movimentato, alla capacità di amarlo come Gesù ama noi, nella pariteticità da sogno della nuzialità escatologica71 • Man mano che il lettore/ascoltatore apprende e fa proprio questo messaggio, avverte con sorpresa che qualcosa nella sua vita sta cambiando. La parola ispirata, come la troviamo dall' Apocalisse 72 , contiene una presenza dinamica di Dio che le infonde la capacità, man mano che si svolge, di imprimere nella persona che legge o ascolta tratti specifici della novità di Gesù Cristo. Compiendo questo, la parola diviene, si sviluppa secondo il contenuto che sta portando dentro che è, appunto, la novità di Gesù Cristo risorto. Lo ritroviamo illustrato in due brani che non ci stanchiamo mai di riascoltare. N el messaggio di Gesù alla chiesa di Laodicea (3, 1432) vediamo come la novità di Gesù offerta alla chiesa si sviluppa e realizza man mano che la parola rivolta si svolge e diviene. Si parte, potremmo dire, proprio da zero: la situazione mediocre e autoreferenziale in cui si trova la chiesa irrita fortemente Gesù innamorato che le dice: Conosco le tue opere: non sei né freddo né caldo. Oh, fossi tu freddo o caldo! Poiché sei tiepido e non caldo né freddo, sto per vomitarti dalla mia bocca (3,15-16).

Questo rifiuto impressionante, proprio di un linguaggio da fidanzato, comporta tra Gesù e la chiesa una rottura che, a prima vista, pare irreversibile. Ma la parola di Gesù, invece di arrestarsi e di chiudere il discorso, diviene, svolgendosi ancora. Dopo avere sottolineato, con un linguaggio ancora più tagliente, la situazione negativa di Laodicea,

71

Per un approfondimento e una documentazione, si rimanda a L. PEDROLI, Da/fidan-

zamento alla nuzialità escatologica (Assisi 2007). 72

Vedi, per il rapporto complesso tra ispirazione e applicazione nella vita, PONTIFICIA CoMMISSIONE BIBLICA, Ispirazione e verità della Sacra Scrittura. La parola che viene da Dio e parla di Dio per salvare il mondo (Documenti vaticani; Città del Vaticano 2014) 78-85.

59

Introduzione generale

Gesù suggerisce alla chiesa, consigliando anziché imponendo, l 'unica via di uscita (3,17-18): "Poiché dici: 'Sono ricco e mi sono già arricchito e non ho bisogno di niente' e non sai che proprio tu sei l 'insufficiente e uno che fa pena e povero e cieco e nudo, ti consiglio di comprare da me oro incandescente tutto fuoco affinché tu diventi ricco, e vesti bianche affinché tu te ne avvolga e non appaia la vergogna della tua nudità, e collirio da spalmare sui tuoi occhi affinché tu possa vedere".

A questo punto Gesù, che continua a parlare seguendo la parola che diviene, offre una spiegazione, particolarmente interessante, su se stesso e su quello che fa: Io tutti quelli che amo li metto in crisi e li educo: abbi dunque un amore da gelosia e cambia mente (3,19).

Notiamo la pressione letteraria del pronome personale Io posto com'è in posizione enfatica: Gesù continua ad esprimere la sua parola, a parlare. Richiama così l'attenzione su se stesso, sentendo il bisogno di farsi capire fino in fondo dall'assemblea, e dichiara il suo amore come il movente di tutto, anche di quello che, in un primo momento, dispiace e sconvolge. E la risposta dell'assemblea, per una esigenza precisa e irrinunciabile da parte di Gesù, dovrà muoversi sulla stessa linea, attivando al massimo il suo amore di ritorno, al punto da far pensare a quel sentimento, acuto e totalizzante, che scatta nella gelosia. Così, mediante il nuovo modo di pensare che ne deriva, saranno superate, da parte della comunità, le discrepanze pesanti che l 'hanno resa autoreferente. Scocca, a questo punto, la stupenda conclusione generale che coinvolge insieme sia Gesù che l'assemblea: "Guarda: mi sono messo e rimango in piedi alla porta e busso. Se uno ascolta la mia voce e apre la porta, entrerò da lui e cenerò con lui e lui con me" (3,20).

Gesù vuole essere compreso per quello che veramente è, con tutto il suo amore: si scopre attraverso ciò che fa e occorre guardarlo. Sta, incessantemente, in piedi alla porta della casa di ciascuno. Desidera 60

Introduzione generale

entrare ma, senza forzare la porta, si limita a bussare e a chiamare. Se la porta viene aperta, si realizza un sogno reciproco, da parte di Gesù e da parte di chi apre: Entrerò da lui e cenerò con lui e lui con me. È proprio una cena indicibile di amore. Se ora ripercorriamo insieme il testo di cui ci stiamo occupando (3, 15-20), rimaniamo stupiti: nessuno, dopo l 'inizio sconvolgente e tempestoso da parte di Gesù, si sarebbe aspettato una situazione rovesciata nella quale Gesù, dopo aver minacciato di vomitare dalla propria bocca una chiesa così mancante d'amore (3, 16), bussa ripetutamente alla sua porta, dichiarando di provare nostalgia per non poter cenare insieme a lei. E se ci chiediamo come sia stato possibile un cambiamento così radicale, troviamo una risposta proprio nella parola che diviene, mostrando le potenzialità sorprendenti messe in risalto da Girolamo 73 • Guardando a tutto il brano di 3,14-20 nel suo insieme, emerge, in maniera e misura sorprendenti, il divenire della parola che si muove. Il movimento riguarda la comunità di Laodicea, ma sfiora anche l'atteggiamento proprio di Gesù. Le sue parole, accolte senza ribellioni dalla comunità, operano il fenomeno che abbiamo indicato: la negatività repulsiva dell'inizio si trasforma nell'applauso affascinante della fine. La parola non poteva divenire più di così. Anche in Gesù stesso notiamo un divenire assai interessante. Dopo la prima parte del suo messaggio che sembra una condanna senza appello, troviamo presentata una serie premurosa di rimedi, applicando i quali la comunità potrà riprendersi in pieno. La chiesa accetta74 • E intanto la parola espressa da Gesù continua a divenire su di lui. Lo fa mostrando un Gesù che perde la durezza precedente e che, addirittura, spiega che i motivi della sua severità tagliente sono tutti costruttivi (cfr. 3, 19). E richiedono, da parte della chiesa, una comprensione adeguata e un atteggiamento congruo, soprattutto un amore da gelosia verso Gesù (vedi sempre 3,19). A questo punto, a conclusione della sua parola, Gesù manifesta alla chiesa un amore inaudito e sbalorditivo: è lui stesso a cercarla bussando alla sua porta, nella speranza che la porta venga aperta. E allora il suo amore e l'amore crescente della chiesa si incontreranno nella prospettiva suggestiva di un pasto comune, cercato ardentemente sia da Gesù che dalla chiesa. 73

Vedi sopra, nel paragrafo Introduzione: le parole del/ 'Apocalisse, fascino e mistero. La chiesa non parla mai nelle sette lettere che Gesù le manda, ma, da tutto l'insieme del suo atteggiamento verso Gesù e dai risultati finali costantemente positivi, deduciamo la sua piena accoglienza a quanto Gesù le dice. 74

61

Introduzione generale

Si chiarisce, a questo punto, in riferimento alla parola che Gesù esprime e agli effetti che produce anche in lui, quanto Gesù afferma di se stesso proprio all'inizio della lettera:

"Questo dice l'amen, il testimone, quello fedele e verace, il principio della creazione di Dio!" (3,14). Tutte queste qualifiche lo mettono in contatto diretto col Padre: con l'attribuzione a se stesso dcii' amen- in verità - richiama il riferimento delle sue parole al Padre che è l'origine della sua verità75 • E quando subito dopo si qualifica come il testimone, quello fedele e verace, Gesù sottolinea di nuovo il suo rapporto col Padre che, visto da lui direttamente e di persona, viene poi comunicato, con un massimo di esattezza e precisione, agli uomini che lo ascoltano, in questo caso alla comunità di Laodicea. Ancora più aderente è il contatto col Padre quando Gesù si dichiara come il principio della creazione di Dio. Il Padre, qui considerato come creatore di tutte le realtà, creando guarda Gesù ed emette, in rapporto diretto con lui, tutto quello che crea, man mano che fa. Ma questa prima creazione non è l'ultima. Gesù, messo dal Padre in contatto con le realtà create, dovrà immettere in esse la novità di cui solo lui è portatore. Lo farà mediante la sua parola che si sviluppa, che diviene, realizzando e portando nella creazione base del Padre la sua novità definitiva76 • Si comprende così un secondo brano, che troviamo in 21,5-7, verso la conclusione del libro. La storia della salvezza si sta concludendo e ne appaiono gradatamente gli aspetti caratteristici sempre più sorprendenti. Uno di questi, che viene messo particolarmente in risalto, è la conclusione della "parola che diviene", come appare in un dialogo tra Giovanni!Autore, l'Angelo interprete e Dio stesso, seduto sul suo trono da cui governa tutto l 'universo:

75

Gesù usa l'Amen ripetutamente, sia nel Quarto Vangelo, dove troviamo il raddoppiamento caratteristico "Amen, Amen", sia nei Sinottici, dove viene usato per dare a quanto detto un assoluto di verità. In Giovanni il primo Amen esprime la verità che Gesù legge nel Padre, il secondo la verità conseguente che risiede in lui. 76 Un chiaro esempio di quanto stiamo vedendo si ritrova proprio all'inizio del libro. È Dio Padre che affida a Gesù la sua rivelazione (cfr. l, l).

62

Introduzione generale

Giovanni/Autore Dio Padre Giovanni/Autore Angelo interprete Giovanni/Autore Dio Padre

E disse colui che siede sul trono "Guarda: sto facendo nuove tutte le cose!" E mi dice: "Scrivi che queste parole sono fedeli e veraci ... " E mi disse: ... sono divenute! Io sono l'alfa e l'omega l'inizio e il compimento. Io a chi ha sete darò da bere dell'acqua della vita come dono. Colui che vince avrà in eredità tutto questo, e sarò per lui Dio ed egli sarà per me figlio!" (21,5-7).

È proprio un testo irresistibile, che costringe a sentire e gustare l'incanto della Parola. Divenendo, la parola palpita, si muove, ci plasma dentro. Si sviluppa, così, tra Gesù Cristo e l 'uomo, una reciprocità indicibile, una vera osmosi che sconvolge anche solo a pensarla, tanto è stupenda. Davvero Gesù, lo Spirito, il Padre non potrebbero amarci di più. È questo il grande messaggio che l'Apocalisse ci propone.

9. Leggendo ed ascoltando la Parola: alcune indicazioni operative Aprendo il libro si trova il testo dell'Apocalisse ordinato in "stichi principali" e in "stichi satelliti", come il testo stesso suggerisce. Sia per il greco che per la traduzione italiana parallela, troviamo anzitutto una indicazione successiva dei versetti, nella prima linea verticale a sinistra, per poter comprendere subito a che punto del testo ci troviamo. A fianco della colonna dei versetti, muovendosi da sinistra a destra, si trova una colonna minuta indicante progressivamente dall'alto in basso con lettere latine gli stichi, di seguito, sulla stessa riga, con le indicazioni: pr (principale); sa (satellite); pa (parentesi). Avvertiamo il lettore che la lettura in stichi viene offerta solo per i primi tre capitoli, dove incontriamo sia testi in poesia che in prosa. Si tratta di una proposta di studio: invitiamo il lettore a proseguire perso63

Introduzione generale

nalmente in questo lavoro. Anche la scansione e il posizionamento del testo greco, come pure della traduzione letterale, serve ad evidenziare anche ad un livello visivo la struttura, con tutte le connessioni intertestuali. Le note sono destinate ad approfondire alcuni aspetti del testo. Poste sotto la versione greca, si riferiscono normalmente a problemi riguardanti la critica testuale. Le note poste sotto il testo italiano riguardano, per lo più, scelte e problemi di traduzione; non riguardano l'esegesi articolata, riservata invece al volume del commento.

10. I due volumi: caratteristiche reciproche I due volumi che presentiamo insieme si occupano dell'Apocalisse, ma lo fanno partendo ciascuno da un punto di vista proprio, anche se complementare, in modo che si possa passare dall'uno all'altro con facilità. Il testo presente è parallelo all'altro più ampio che viene presentato accanto ad esso. Il suo scopo è di completare certi aspetti dell'altro testo. Ne assume tutti i problemi di critica testuale, sviluppa gli aspetti grammaticalmente più tecnici e discussi, esprime e sviluppa eventuali discussioni. In generale, tende a completare, a precisare, a spiegare aspetti del volume più ampio, evitando, almeno nell'intenzione, di essere ripetitivo e con attenzione speciale ad aspetti di approfondimento. In ogni caso, si trovano nell'uno e nell'altro volume elementi che permettono una conoscenza di fondo. Potrà essere utile, per chi volesse avere un quadro più completo, leggere fino in fondo e controllare entrambi i testi, comprese le note. Si tratta, infatti, di due testi diversi che possono produrre un insieme particolarmente ricco e felice. I due libri sono complementari: qualche volta la traduzione dal greco potrà essere lievemente divergente; abbiamo mantenuto la diversità per rendere al meglio la ricchezza della lingua originale e per trasmettere le varie sfumature di significato. In generale, comunque, dei testi originali delle fonti bibliche ed extra bibliche sarà sempre offerta una nostra versione letterale. In tal senso, la traduzione potrà sembrare talvolta rudimentale e contorta, altre volte laboriosa ed estremamente libera; il tentativo, però, è sempre quello di comunicare allo stesso tempo allettare il senso più profondo e l'andamento del testo. In molti casi poi espressioni o termini greci ed ebraici saranno proposti in un carattere diverso, così da metterli particolarmente in evidenza. Nel corso dello studio si cercherà di dare ampio spazio alle diverse posizioni dei commentatori, mettendole a confronto tra di loro. Quando

64

Introduzione generale

allora il rimando è indicato con il solo nome dell'autore, significa che tale posizione costituisce un'idea centrale nel suo pensiero, sostenuta costantemente nell'arco della sua ricerca; altre volte richiama l'elemento o il passo in questione, così come viene interpretato o formulato nel suo commentario o nel suo studio citato. Un augurio conclusivo al lettore: l'impegno di lettura indicato, all'inizio faticoso, si semplificherà pian piano e diventerà spontaneo. E la gioia di accogliere tutto il messaggio compenserà abbondantemente la fatica!

65

TESTO E TRADUZIONE

INIZIO: TITOLO E PROLOGO (1, 1-3)

1,1

a b c

g a b c d a

'A1ToKaÀmjnç 'I11oou XpLo-cou ~v EÒWKEV aù-cQ ò 9Eòç &'i~aL -co'iç òouÀOLç aù-cou &&'i yEvÉoElaL Èv KaÌ. ÈO~j.l.aVEV tt1T001"ELÀaç ÒU~ l"OU à.yyÉÀOU aÙ-cou -cQ ÒOUÀCJ,> aùtou 'Iwavvn, - oç Èj.J.ap-cup..,OEV tòv Myov l"OU 9EOU KaÌ. ·~v j.~.ap-cup(av 'I1100U Xpwtou -, oaa ELÒEV. MaKapwç O avayLVWOKWV KaÌ. oL ttKOUOVtEç toÙç Àoyouç -cf]ç 1TPO1lnLaç KaÌ. t'llpOUVl"Eç tà ÈV aÙ-c'fl yqpaj.J.j.J.ÉVa, ' ' ' ' ot yap KaLpoç Eyyuç.

apr b sal

Rivelazione di Gesù Cristo77 che Dio gli diede

-caxu,

d e 1,2

1,3

1,1

f



'

l

77

Propriamente il termine base adoperato dall'inizio, a1TOKUÀUljJLç/rivelazione, non indica la presentazione di un contenuto rivelatorio già elaborato - sarebbe anOKtXÀIJI.L!Ja, documentato nella grecità, anche se raramente; cfr. Clemente Alessandrino: tà òp!ij.lata. Ka.l tèt: anOKa.À~ta. (CLEMENTE ALESSANDRINO, Stromata I)- ma lo svolgersi di una rivelazione che sta avvenendo, come suggerisce il suffisso -aL di ànoKaÀutjiLç. Nella proposizione che segue manca il verbo principale e abbondano i relativi (~vi che ... oc,/il quale ... '6aa./tutto quello). Il fatto che il sintagma l'l rimanga senza un riferimento diretto a un verbo lo rende relativamente isolato nel suo contesto immediato e gli conferisce una certa accentuazione e solennità: viene ritenuto il titolo di tutto il libro. Lo stico principale di !,la presenta un leitmotiv letterario e ha una sua presenza concettuale negli stichi satelliti seguenti che lo completano e gli danno un senso compiuto. Nei versetti 1,1-3 c'è uno stile diverso, più articolato rispetto al resto che segue. Viene subito da pensare che l'Autore qui voglia esprimere un "prologo" vero e proprio. È la parte non recitata; la lettura vera e propria inizierà con l ,4a dove Giovanni/Autore parla direttamente ali' assemblea.

69

Apocalisse di Giovanni

c sa2

per mostrare ai suoi servitori quelle cose che devono divenire con rapidità78 ed espresse in segni inviando mediante il suo Angelo al suo servitore Giovanni - il quale testimoniò la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo 79 tutto quello che vide80 •

d sa3 e sa4 1,2

1,3

fsa5 pa g sa6 apr b sal c sa2 d sa3 apr

78

Beato colui che legge e coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mantengono quanto è scritto in essa81 : il tempo appropriato, infatti, è a portata di mano82 •

È un'espressione tipica, ripresa da Daniele (2,28.29; 2,45) e ricorrente anche in 1,19; 22,6. 79 Le due espressioni dello stico parentesi stanno in parallelismo sinonimico (come anche in 1,9 e 20,4). 80 La costruzione elegante di questi primi versetti è articolata letterariamente sui tre verbi: diede!'ÉOWKEV (1,1), espresse in segni!Éa~IJ.aVEV (l,ld), ciò che videfoaa EI&v (l ,2). La rivelazione data da Dio a Gesù Cristo viene espressa in segni e, tramite l'angelo interprete, inviata a Giovanni- qualificato subito nella parentesi di 1,2/come testimone della parola di Dio e della testimonianza di Gesù - sotto forma di visioni. L'espressione tutto quello che vide dipende grammaticalmente da inviando (l, l); diventerà usuale nell'Apocalisse l'intervento dell'angelo che mostra a Giovanni ciò che vede (cfr. 17,1; 21,9.10; 22,1.8). 81 Riferito com'è a due soggetti diversi- uno al singolare (colui che legge/o àvaywWÉa~ ÈKKÀTJa(aç yp&.tjtov· T&.& ÀÉyEL

o

Kpa-rwv wùç Én-roc à:o-rÉpaç Èv -rij OE~Lé~ aù-rou,

olTEpllTIX'tWV Èv j.!É04J 'tWV Émoc ÀUXVlWV 'tWV

2,2

a b c d e

oì:fu -roc Epyn: crou KIXì. -ròv Konov KIXÌ. -r~v ùnoj.lovf,v aou ~' s.' AN ' ' KIX 'l O'tl OU' uUV1J 1-"-"0't!XOIX l KIXKOUç KIXL Èndpn:an:ç wùç ÀÉyov-rn:ç Èn:u-roùç 1. ' , ' .,. ' ' Ct1TOO't011.0Uç Kal' OUK ElOlV KaL\ EUpEç IXU'tOUç tjtEUOE'iç, '

2,3

f g

xpuawv·

l

KIXL ÙlTOj.lOV~V EXHç KIX ì. Èp&.a-rn:on:ç lOC -rò

o

ovoj.!&. j.lOU

118

L'espressione è particolarmente forte e realisti ca. Dopo l'auto-presentazione di Gesù Cristo si passa, con un piccolo stacco letterario, alla missione imperativa. 120 Qui termina il discorso diretto da parte di Gesù, iniziato in l, 17 e che si conclude in 1,20. Secondo lo stile usuale dell'Autore, che ama aggiungere alla sua esposizione di fondo indicazioni di carattere interpretativo destinate al gruppo che ascolta, le due proposizioni seguenti sono da attribuirsi direttamente a lui e non più al messaggio diretto di Gesù. I due ELa[ v/sono posti alla conclusione di ciascuna proposizione, con significato esplicativo, confermano questa interpretazione. 119

81

ApocaUsse di Giovanni

2,4

2,5

2,6 2,7

h a b a a a a b c a b c a b

K(X ì. où KEKOTT LllKEç. àì..>Jt. EXW Ka-rà oou OLL 'Ll]V ayaTTT]V OOU - 'LT]V TTpW'LT]V "

'

'

'

'

l

IÌJt. 'LOU'LO EXELç, on IJ.LaE'iç -rà Epya -rwv NLKoÀa"(-rwv ' \ ... at:\ Kayw IJ.LOW. 'O EXWV ouç UKOUO!XLW tt tò TTVEUIJ.a ÀÉyEL -ra[ç ' 1 EKK11.T]OLilLç. TQ vLKwvn, aùtQ EL~ ÈKKÀ.T)OLa:ç yp1iljlov· Ta& À.ÉyH ò aylOç, ò à.À.TJEhv6ç, ò Exwv '~v KÀE'ì.v Lla.u(o, Ò à.vo(ywv KO:Ì. OÙOEÌ.ç KÀELOEl KO:Ì. KÀELWV Ka:Ì. oùc'iEì.ç à.vo( yH· 1'~!. Oluu. aou m' "Epya:. - Looù oÉ OWKO: Èvc..hno v aov p a: v

eu

~VEu.>Yf.LÉVTJV ~v oÙOEÌ.ç ouva.Ta:l KÀE'iaa:l O:Ù't~V, -

on

c

3,9

d e a b c

a b

f.LlKpocv EXElç OUVO:f.LlV Ka:Ì. h~pTJaaç f.LOU còv A6yov KO:l OUK TJPVTJOW 'tO OVOf.LO: f.LOU. '

'

'

l

'

"

'

LOOÙ

6LOW ÈK cfJc;; auva:ywyf)c;; TOU aatavii cwv À.Eyovcwv Èa:ucoùç 'Iouùa:(ouç ELVIXl Ka:Ì. oùK Etaì.v &u& ljiEuoov'ta:l. tooù TIOl~aw aÙToÙç Lva: ~çoualv Ka.L npoaKuv~aouaLv Èvwmov

cwv noowv aou

minare in vesti bianche. La proposizione formulata come un giudizio emerge dal contesto che precede. È una valutazione rassicurante per la chiesa, ali' interno della quale sono queste persone che hanno conservato i valori di Gesù per rilanciarli di nuovo, svolgendo la loro attività accanto al Risorto. 148 La confessione da parte di Gesù viene resa particolarmente solenne dal fatto che essa viene fatta in parallelo davanti (€vwmov) al Padre e davanti (Èvwmov) agli angeli.

93

Apocalisse di Giovaool

c 3,10 a b c d

a b c 3,12 a 3,11

on h~p..,aa:ç -.òv Àoyov tiìç ùnoi.J.oviìç i.J.OU, t KIIYW OE tT]pT]OW EK tT]ç wpa:ç tOU lTELpllOj.J.OU l

'

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.....

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tf]ç j.J.EÀÀO\JLÀW Eì..Éyxw KaÌ. TI«LÙEUW" ( TÌÀEUE OUV Ka Ì. f.LH«VOT]OOV.

'Iooù EOtTJK«

hì.

t~v Mpav KaÌ. Kpouw·

E&v nç Ò:Kooou tftç cj>wvftç f.LOU KaÌ. àvo(ç;u t~V 8upav,

ELOEÀEUOOf.L«L 158 TipÒç autòv KaÌ. OEL TIVTÌOW f.J.Et' aUtOU KaÌ. autÒç f.J.Et'

d e

Ef.J.OU.

3,21

a b

'O

VLKWV

OWoW autQ KaO(oaL f.J.Et' Ef.J.OU EV tQ ep6vy f.LOU,

c d

3,22 a b

3,14 a pr a pr b sal c sa2 d sa3 e sa4 3,15 a pr b sal

l Wç Kayw EVLKT]Oil KaÌ. EKa8Loa f.J.Età tou Tiatp6ç f.LOU E:v tQ Op6vy autou 159 • 'O EXWV ouç, ÙKOUOatW tl tÒ 'TTVEUf.L« ÀÉyEL taLç ' ~ ' EKKII.TJOLaLç. t

'

\

'

E all'angelo della chiesa in Laodicea scrivi: Questo dice l'amen, il testimone, quello fedele e verace, il principio della creazione di Dio. So le tue opere: non sei né freddo né caldo.

Prima di elaeì..eooo~un, S 0169 1006 1841 aggiungono Ka( che invece manca in A, nella maggioranza dei minuscoli, nelle versioni latine, siriache e copte. Una certa prevalenza dell'autorità dei codici e il fatto che S legga àvoU;w, formando così un trittico interessante ma troppo artificioso attribuito a Cristo (KaÌ. àvoU;w ... KaÌ. ÉÀEOOCJI.lllL ... K!lÌ. OHTTV!)aw), suggerisce di preferire )a lezione piÙ breve. 159 C'è un parallelismo particolarmente elaborato tra ben quattro elementi: VLKWV e ÈvLKT]Oa; Ka9(aaL e ÈKa9Laa; ~H' È~ou e ~età tou TTatp6ç ~ou; Èv ttiì 9p6vcv ~ou e Èv ttiì 9p6vcv autou. 158

97

ApocaUsse di Giovanni

c sa2 3,16 apr b sal c sa2 3,17 apr b sal apr b sal c sa2 3,18 apr b sal c sa2 d sa3 e sa4 3,19 apr b sal

160

Oh fossi tu 160 freddo o caldo! Così, poiché sei tiepido e non caldo né freddo, sto per vomitarti dalla mia bocca 161 ! Poiché dici 162 : "Sono ricco e mi sono già arricchito e non ho bisogno di niente" e non sai che proprio tu sei l'insufficiente e uno che fa pena e povero e cieco e nudo, ti consiglio di comprare da me oro incandescente tutto fuoco 163 affinché tu diventi ricco, e vesti bianche affinché tu te ne avvolga e non appaia la vergogna della tua nudità e collirio da spalmare sui tuoi occhi affinché tu possa vedere. Iol64, tutti quelli che amo, li metto in crisi e li educo:

L'interiezione- unica ricorrenza nell'Apocalisse- mette in risalto l'alto livello di emotività, proprio del linguaggio dei fidanzati. 161 La valutazione della chiesa viene espressa con uno stile lapidario che si impone all'attenzione. L'espressione, particolarmente forte, richiede un punto esclamativo. 162 Il brano di 3,17-18 presenta un movimento letterario articolato di una certa raffinatezza. La prima fase (v. 17) si sviluppa attraverso la contrapposizione tra dici e non sai, con un gioco di poiché; la seconda fase (v. 18) nel suo sviluppo presenta un ritmo temario, scandito dalla triplice ricorrenza di affinché. La disposizione grafica cerca di far risaltare questo movimento. Partendo dal falso convincimento della comunità su se stessa (poiché dici ... e non sai), viene suggerito di acquistare da Gesù risorto quanto le occorre per una forma ottimale. 163 L'espressione 1TE1TUPW!!Évov ÈK nup6ç -letteralmente che è stato infoocato dal fooco -indica con ridondanza un contatto compenetrante tra l'oro e il fuoco. 164 In posizione enfatica, Èyw/io richiama qui l'attenzione su caratteristiche particolari che il Risorto attribuisce particolarmente a se stesso. Notare che, pur nella loro brevità, i due stichi fondamentali Èyw/io e il seguente Lùou/guarda reggono le rispettive frasi che seguono.

98

Prima parte: Gesù parla alle Sette Chiese (1,4-3,23)

c sa2 3,20 apr b sal c sa2 d sa3 e sa4 3,21 apr b sal c sa2 d sa3 3,22 apr b sal

abbi dunque un amore geloso 165 e convertiti166. Guarda: mi sono messo e rimango in piedi 167 alla porta e busso. Se uno ascolta la mia voce e apre la porta, entrerò da lui e cenerò con lui e lui con me 168 . Chi vince, gli donerò di sedersi con me sul trono mio come anch'io vinsi e mi sedetti col Padre mio sul trono suo. Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.

165

Il valore attribuito a questo termine raro, usato qui per la prima volta nell'ambito della grecità e ripreso poi altre cinque volte nella patristica e in Simplicio, di "be eager, ernest" (cfr. DANKER, A Greek-English, 427) appare generico rispetto al contesto che, nella simbologia usata del freddo e del caldo, si riferisce all'amore. Più vicina l'interpretazione di Delebecque: "Ai ardeur" (cfr. DELEDECQUE, L 'Apocalypse, 175). Ma le altre ricorrenze, che parlano tutte di gelosia, suggeriscono di mantenere questa modalità di un amore che trova nella gelosia- attribuita anche a Dio (cfr. Es 20,5; 34, 14; Dt 4,24; 5,9; 6, 15; Gs 24, 19; N a l ,2)- la sua punta più acuta. 166 La traduzione usuale di f.!Etav6T)Oov con convertiti, anche se sostanzialmente aderente, scivola nel generico. La chiesa ha un suo amore per Gesù, lo ascolta attenta e disponibile e, anche se sbaglia in tanti punti, è sostanzialmente dalla sua parte. Una vera conversione comporterebbe un cambiamento radicale di vita, mentre qui si tratta di darsi da fare- comprare, vedi 3,18 -per acquistare e far proprie le caratteristiche di Gesù: amore "scottante" verso il Padre, "rivestirsi" della sua Resurrezione, "vedere" col dono dello Spirito. 167 È la traduzione letterale di EO't'TJKa che, in quanto perfetto, indica un'azione iniziata nel passato e il cui effetto dura nel presente. 168 Nel v. 20 si nota uno sviluppo letterario in crescendo: Gesù bussa alla porta e parla; chiede di essere ascoltato e che gli venga aperta la porta; entrerà e finalmente cenerà, nella reciprocità familiare che è il suo scopo ultimo.

99

SECONDA PARTE: LA RISPOSTA E LA TRAFILA DELLA CHIESA, COME PRIMIZIA DELL'UMANITÀ NUOVA (4,1-22,5)

l. Sezione introduttoria (4,1-5,14) 1.1. Il personaggio seduto sul trono (4,1-11)

4, l

4 ,2

4,3

MHà -rafrra doov, K«Ì. tooù 9Upa i)vE~YI.I.ÉVll Èv -rQ oùpavQ, Ka ì. ~ wv~ ~ TipWtll - ~v ~KOU, KUKÀW) poste all'inizio o a conclusione delle proposizioni, senza verbi. È proprio la successione di queste preposizioni, tutte riferite al trono, che fa camminare in avanti il discorso, costituendo così il perno del movimento letterario di tutta la pericope. 177 Il termine OtJ.otoçlcorrispondente, che esprime di per sé una somiglianza molto forte e aderente, ha normalmente nell'Apocalisse (analogamente a wç) una funzione di cerniera: l'Autore vuoi far percepire un oggetto trascendente sul filo di una sua corrispondenza a un oggetto accessibile direttamente all'esperienza umana. Nel v. 3 notare il parallelismo sinonimico evidenziato dalla stessa espressione che ricorre due volte: '6t,1otoç òpuon.

103

ApocaUsse di Giovanni

4,4

4,5

4,6

4,7

4,8

4,9 178

e l'arcobaleno intorno al trono corrispondeva, a guardarlo, allo smeraldo. E intorno al trono vidi dei troni: - erano ventiquattro -, e sui troni ventiquattro presbiteri seduti rivestiti di vesti bianche e sulle loro teste delle corone d'oro. E dal trono escono lampi e voci e tuoni. E sette torce di fuoco stanno bruciando davanti al trono, -sono i sette spiriti di Dio - 178 • E davanti al trono come un mare vitreo corrispondente al cristallo. E in mezzo e intorno al trono quattro viventi pieni di occhi davanti e dietro. E il vivente, il primo, simile a un leone e il secondo vivente simile a un vitello e il terzo vivente ha i tratti del volto come di un uomo e il quarto vivente simile a un'aquila che vola 179 • E i quattro viventi - ciascuno di loro tenendo su con forza, sollevate, sei ali intorno e dentro sono pieni di occhi; e non hanno sosta di giorno e di notte, mentre stanno dicendo: "Santo, santo, santo il Signore, Iddio, l'onnipotente, colui che era e che è e che sta venendo!" E quando daranno, i viventi, gloria, onore e ringraziamento

Questa espressione esplicativa- ricorrente spesso in diverse forme - si stacca dalla forma espositiva e descrittiva del contesto, rispetto al quale costituisce una sorta di parentesi. 179 Il versetto 4,7 costituisce un gruppo letterario quatemario con un'articolazione elaborata: all'enumerazione progressiva di ciascun (~v/vivente segue la precisazione di una caratteristica particolare che comporta un passaggio dalla trascendenza, dove sono situati i viventi, all'immanenza come punto di riferimento intelligibile (ét.lOLOV, Wç) per far comprendere la loro identità. Il termine ~6axoç può essere tradotto con "vitello, giovane toro o bue" (cfr. DANKER, A Greek-Eng/ish, 660). Il senso di "giovane toro" è suggerito da Ez l, l O.

104

Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)

a colui che sta seduto sul trono, a colui che vive per i secoli dei secoli, 4, l O cadranno i ventiquattro presbiteri davanti a colui che siede sul trono e adoreranno colui che vive per i secoli dei secoli e getteranno le loro corone dinanzi al trono dicendo: 4,11 "Sei degno 180, tu il Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria e l'onore e la potenza, poiché tu creasti tutte le cose: e in forza della tua volontà esse esistevano e furono create!"

1.2. Il libro dei sette sigilli (5,1-5) 5,1

5,2

5,3

180

Kaì. Eioov ÈTIÌ. 't~V &=çuxv t"OU Ka9T)f.LÉVOU ÈTIÌ. t"OU 9pOVOU PLPHov yqpaf.Lf.LÉvov Eow9EV KaÌ. omo9Ev 181 Kat"EO!jlpay LOf.LÉVOV o!jlpay'io LV ÈTI'ta KaÌ. EHiov ayyEÀOV LOXUpÒV KT)pUOOOV'ta ÈV !jlwvflf.LEYaÀ1l" -rLç &çwç àvo'içaL -rò PLPHov KaÌ. ÀOOaL -ràç o!jlpay'iùaç au-rou; twvaç. 255 KaÌ. ÈÀ.&ÀT]oav ai. Èmà ~pov-ca(. ~I.J.EÀÀov ypauv, KaÌ. ~Koooa wVÌ'Jv ÈK -cou oùpavou ÀÉyouoav· opayLoov èX. ÈÀ.aÀ.TJoav ai. Èrr-cà ~pov-caL. Kal l.l.lÌ aù-cà ypaljJuç. Kaì. ò &yyEÀoç, ELOov Èo-cw-ca ÈrrÌ. -cfìç 8aì..&oo11ç KaÌ. ÈrrÌ. -cfìç yfìç, ~pEv -cnv XE1pa aù-cou -cnv &~Là v Elç -còv oùpavòv KaÌ. WI.J.OOEV Èv -cQ (wv-cL Elç -coùç alwvaç -cwv alwvwv, ~' " ' OUpaVOV ' ' KaL' -ca' EV , aU1"Cj) ' ..... oç EK't"LOEV 1"0V KaÌ. -cnv yfìv KaÌ. -cà Èv aù-cu KaÌ. -cnv 9aÀ.aooav Kal tà Èv aùtu 01"L XPOVOç OUKE't"L E01"aL, à.U' Èv -ca'iç ~I.J.ÉpaLç tfìç wvfìç tou È~OOI.J.OU àyyÉÀou, Otav I.I.ÉÀÀTJ oaÀTTL(HV, KaÌ. È1"EÀÉo9TJ tò I.J.Uo-c~pLov -cou 9Eou, Wç EÙT]yyÉÀWEV -coÙç Èau-cou OOUÀOUç toÙç rrpo~-caç 256 • Kaì. ~ wvn ~v ~Kouoa ÈK -cou oùpavou rrahv ÀaÀouoav I.J.Et' ÈI.J.OU KaÌ. ÀÉyoooav·

on

ov

(l

10,7

10,8

255

l

'

,

"

I due orE rispettivamente di l 0,3 e di l 0,4 coordinano in maniera aderente lo svolgimento del discorso. Tale aderenza compatta è evidenziata anche dalla ripetizione della frase caratteristica V,.tiJ..T] to"iç 7!poQJ~tct~ç/ai profeti> to"iç ocyLOLç/ai santi > to"iç toùç ~~Kpoùç Kctl toÙç ~eya).ouçlai piccoli e ai grandi (riassuntivo e comprensivo, forse con un accusativo di relazione che mette in evidenza l'espressione)- sia l'infinito cS~aQ>9E1pa~/mandare in rovina.

145

Apocalisse di Giovanni

12,4

KCÙ ~ oùpà ctÙtOU OUpEL tÒ tp( tOV tWV ÙotÉpwv tOU ' ~ oupavou KctÌ. El3aÀEV aùwùç Etç t~v yf)v. Kaì. opcit ~L~ì..LC1l •f)ç (wf)ç t"OU O:pVLOU t"OU ÈOQJO:YJ.LÉVOU cl1TÒ KO:t"O:~ì..f)ç KOO~OU. . , . o:Koooo:•w· ' " " 13 ,9 E L nç EXEL ouç 13, l E'L nç ELç o:lx~o:ÀWOLO:V, ELç O:LXIJ.IXÀWOLO:V imayEL· EL nç Èv ~O:XO:LPTJ Ù1TOK"t"o:v9fìvo:L atnòv Èv ~axaLplJ cl1TOK"t"!XV9f)voc L. ~Q~ ÈO"t"LV ~ ll1TO~O~ KOCÌ. ~ 1TLOHç t"WV ay[wv. -

'

l

l

o

13, l

E vidi una bestia che saliva dal mare: aveva dieci coma e sette teste 301 ; e sulle sue coma dieci diademi e sulle sue teste un nome di bestemmia. 13,2 E la bestia che vidi corrispondeva a un leopardo e i suoi piedi come di orso, e la sua bocca come bocca di leone. E il drago le diede la sua energia e il suo trono

w

]()() La lezione yÉypocmoc~ tà ÒVOfllltll OCUtWV di s• è sospetta per l'omissione di ou (e darebbe un senso insostenibile, contrario al contesto); wv ou ... ocùtoù di pn è lectio facilior; resta où ... ocutoù (testimoniata da C, Ireneo e, praticamente, anche da A, che ha oool ... ocutoù; ooo[ sembra una corruzione di où). Il brusco passaggio dal plurale al singolare precisa e personalizza. 101 Con una certa eleganza letteraria, i due termini KÉpatoc!corna e KEcpamçltesla vengono rispettivamente riproposti e sviluppati nel resto del versetto.

152

Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Cbiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

13,3

13,4

13,5

13,6

13,7

13,8

13,9 13,10

302

e una potenza, grande. E vidi una 302 delle sue teste come colpita a morte e la ferita della sua morte era stata guarita. E si stupì tutta la terra dietro alla bestia, e adorarono il drago che aveva dato il potere alla bestia e adorarono 303 la bestia dicendo: "Chi è uguale alla bestia e chi può combattere con lei?" E le fu data304 una bocca che diceva cose grandi e bestemmie, e le fu dato potere di agire per quarantadue mesi. E aprì la sua bocca in bestemmie verso Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, coloro che dimorano in cielo. E le fu dato di fare guerra coi santi e di vincerli, e le fu dato potere su ogni tribù e popolo e lingua e nazione. E lo adoreranno tutti quelli che hanno la loro casa sulla terra, ciascuno il cui nome non è stato scritto nel libro della vita dell'Agnello, ucciso fin dalla fondazione del mondo. Se qualcuno ha orecchio, ascolti; se qualcuno è per la prigionia, va verso la prigionia; se qualcuno è per essere ucciso con la spada, lui sarà ucciso con la spada. Qui la perseveranza e la fede dei santi!

Si riprende la descrizione diretta della bestia di 13,1, dopo la parentesi esplicativa di 13,2. L'accusativo IJ.Lav come pure Èocjxxy!J.ÉVT]V dipendono probabilmente da EÌ:Oov. Successivamente il nominativo con la costruzione regolare ed esplicita sottolinea l'evento della guarigione-Resurrezione della bestia. 303 Il doppio 1Tpoo~XUVf10av/adorarono comporta un passaggio dal drago alla bestia, alla quale soltanto sono poi dirette le parole dell'adorazione. 304 L'espressione 'E009TJ aùtQ!lefu dato costituisce un motivo letterario caratteristico. Quanto è dato alla bestia in 13,5 viene messo in atto in 13,6-7.

Apocalisse di Giovanni

4.6. La bestia che sale dalla terra (13,11-18) 13,11 Kat Eiòov èiUo 9T]p[ov àval3a'ì.vov ÈK -riìç yiìçKat ELXEV KÉpa-ra Mo Of.!OLa àpvC41 ',.!., Wç • upaKWV. s: Ka 'L EIW.I\.EL Kat -r~v Èl;oua[av -roù npc.hou 9T]pLou niioav noLE'i Èvwmov ' ~ au-rou, Kat noLE'i -r~v yiìv Kat -roùç Èv aù-r'fl Ka-roLKoùv-raç '[va 'llpOOKUV~OOUOLV "tÒ 9TjpLOV "tÒ 'llpW"tOV, ou È9EpanEu9TJ ~ TIÀTJY~ wù 9ava-rou aù-roù. Kat 'TTOLEL OT]flELa flEYUÀa, 'Cva Kat nùp 'TTOL'fl ÈK -roù oÙpavoù Ka-rapaLVELV EÌ.ç l

13,12

13,13

"t~V YiìV Èvwmov -rwv àvepwnwv.

13,14 Kat TIÀaV~ -roÙç Ka"tOLKOÙV"taç Ènt -riìç yiìç

a

ÒL(X "tÒ: OT]flELa Èòo9T] ocÙ-rQ 'TTOLiìoaL Èvwmov "tOÙ 9T]pLOU, ÀÉywv "tOLç Ka"tOLKOÙOLV È'llt -riìç yiìç 'TTOLiìoaL EÌ.Kovoc -rQ 9T]pL4J, oç EXEL "t~V 'TTÀT]y~v -riìç llaxoc(pT]ç Koct E(T]OEV. 13,15 Kat M6e11 ocù-rQ òouvocL 'TTVEÙflOC -ru EÌ.KovL -rou eT]p(ou, 'Lva Koct ÀaÀ~01J ~ EÌ.Kwv -roù 9Tjp(ou Koct 'TTOL~01J [(voc] oooL ÈÒ:v Il~ npooKuvMwow -rij EÌ.KOVL -rou 9T]p (ou à:TioK-raveoo w. 13,16 Kat 'TTOLEL Tiav-raç, -roùç flLKpoùç Kat -roùç flEyaÀouç, Kat -roùç '!TÀouo[ouç Kat -roùç TI-rwxouç, KaL 'tOÙç ÈÀEU9Épouç KCÙ 'tOÙç OOIJÀ.ouç, '(va ÒWOLV aÙ-rol.ç xapayf.!a Èn t -riìç XELpòç ocù-rwv -riìç l'lEI; Liiç ~ ÈTI t -rò flÉ"tWTiov ' ~ au-rwv 13,17 Kat '[va Il~ nç bUVT]"taL à:yopaoaL ~ TIWÀiìoaL EÌ. Il~ 6 EXWV -rò xapayf.!a -rò OVOfla "tOÙ 9T]pLOU ~ "tÒV Ò:pL9flÒV "tOÙ ÒVOflll"tOç aÙ-rou. 13,18 ""Q&~ oOCa Èo-rl.v· 6 EXWv vouv IJ!TJwVTjOEV Q>wvfl jJ.EyaÀlJ n~ EXOV't'L 't'Ò òpÉlTIXVOV 't'Ò òçù ÀÉywv· lTÉjJ.tjiOV OOU 't'Ò OpÉlTIXVOV 't'Ò ÒI;Ù K!XÌ. -rpuyT]OOV t'OÙç p0t'puaç rf]ç ajJ.lTÉÀOU t'f]ç yf)ç, ~Kj.l.!XO!XV !XL oraQ>u'AaÌ. aÙtf]ç. El3aÀEV ò &yyEÀoç tò òpÉmxvov aùrou Elç r~v yf]v hpuy11oEv ·~v aj.l.1TE'Aov 't'f]ç yf]ç Ej3a.ÀEV ELç 't'~V ÀTJVÒv wu ewou rou 9EOu 't'Òv jJ.Éyav 321 • È1Tat~9TJ l, ÀTJVÒç El;w9Ev 't'f]ç lTOÀEWç {:l;f]À9EV aljJ.a ÈK rf]ç ÀT]VOU

on

14,19 KaÌ. Kaì. KaÌ. 14,20 KaÌ. K!XÌ.

UXPL 't'WV X!XÀLVWV 't'WV 'L1T1TWV a1TÒ oraòLwv XLHwv Él;aKOOLWV.

14,6 E vidi un altro angelo che stava volando allo zenith: aveva un vangelo eterno da evangelizzare322 su coloro che dominano sulla terra e su ogni gente e tribù e popolo e lingua. 14,7 Diceva a gran voce: "Temete Dio e dategli gloria323 Aggiungono Eçr,>..lkv S C P, mentre lo omettono f4 7 A, Ticonio, Ecumenio, Primasio. L'aggiunta di èçr,>..lkvluscì è probabilmente secondaria (/ectio facilior). Se la documentazione in favore della presenza o dell'assenza di èçfì>..9Ev sembra equivalente (cfr. METZGER, A Textua/, 679), la presenza è più naturale nello stile narrativo della pericope. Lo stesso discorso vale per odi 14, 18. 321 La difficoltà linguistica si può rilevare dalla tradizione manoscritta: troviamo il femminile 't"~v f.I.EyaÀT]V nel Sinaitico e in molti minuscoli; il maschile cÒv f.I.Éya.v è documentato da C P 046 051, molti minuscoli, Ticonio, Primasio e Areta; A dà addirittura fJ.fya., neutro; f4 7 presenta il genitivo fJ.fYaÀou, concordato con 9Uf.IOU. Sembra preferibile, come lectio difficilior, f.I.Éya.v (o addirittura f.I.Éya.?). Lo sdegno di Dio è identificato col tino, al punto da produrre una "alterazione" grammaticale, dando all'aggettivo grande lo stesso genere di 9Uj.L6ç/sdegno. L'accusativo maschile cÒv f.I.Éya.v sorprende, dopo il femminile attribuito esplicitamente a ÀTJV&; prima. Il termine in greco può essere usato al maschile o al femminile: la scelta del nostro Autore per il femminile è documentata dall'articolo 't"~v, attribuito immediatamente prima, e da..;, inserito immediatamente dopo. Come spiegare però, tra questi due femminili, l'accusativo maschile 't"Òv f.I.Éya.v? Secondo il suo stile, l'Autore gioca sui generi per ottenere un effetto speciale di accentuazione. 322 L'uso dei due termini (EooyyÉ>..wvlvangelo e EooyyEHoa.Lievangelizzare), non documentato altrove negli scritti giovannei ma diffuso nell'ambiente culturale di Efeso, induce a fame "un décalogue du mot grec" (cfr. DELEBECQUE, L 'Apocalypse, 221 ). 323 Il messaggio dell'angelo è articolato sui due imperativi ljlof3~9TJ't"Eitemete e Mn ... ò6E,a.v/date... gloria. 320

160

Seconda parte: La risposta e la traflla deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

14,8

14,9

14,10

14, Il

14,12

14,13

poiché venne l'ora del suo giudizio e adorate colui che fece il cielo e la terra e il mare e le sorgenti delle acque 324 !" E un altro angelo, un secondo, seguì dicendo: "Cadde, cadde Babilonia, la grande, lei che del vino passionale della sua impudicizia ha abbeverato tutte le gentP 25 !" Ed un altro angelo, un terzo, li seguiva dicendo a gran voce: "Se uno adora la bestia e la sua immagine e riceve l'impronta sulla sua fronte o sulla sua mano 326 , anche lui berrà del vino dell'ardore di Dio327 , - quello agitato, senza miscela, nel calice della sua ira!e sarà tormentato col fuoco e lo zolfo, davanti ai santi angeli e davanti all' Agnello 328 ." E il fumo del loro tormento sale per i secoli dei secoli. E non hanno pausa giorno e notte, coloro che adorano la bestia e la sua immagine e se uno riceve l'impronta del suo nome. Qui è la costanza dei santi: sono coloro che mantengono i comandamenti di Dio e la fede di Gesù. E udii una voce dal cielo che diceva: "Scrivi: Beati i morti, coloro che muoiono nel Signore, fin da adesso!"

324

Notare il gruppo quaternario. Una esplicitazione in una frase narrativa- quella di 14,8- caratterizzata da un'elevata densità emotiva. 326 L'immagine dell'impronta sulla fronte o sulla mano è un tratto caratteristico dell'Autore. 327 Si ha una qualifica fortemente enfatizzata del vino del/ 'ardore di Dio (viene ripresa l'espressione di 14,8, dove il simbolo del vino viene attribuito a Babilonia). 328 11 doppio Évwmovldavanti è una sottolineatura caratteristica che emerge dal contesto. Con 14,10 si conclude, probabilmente, l 'intervento diretto del terzo angelo: ciò che segue esprime, in uno stile più discorsivo e meno oracolare, una serie di riflessioni e di esperienze che Giovanni/Autore comunica al gruppo di ascolto. 325

161

Apocalisse di Giovanni

14, 14

14,15

14,16

14,17 14, 18

329

"Sì!" "Dice lo Spirito che abbiano tregua dalle loro fatiche: le loro opere infatti li seguono329 ." E vidP 30 : ed ecco una nube bianca e, seduto sulla nube, vidi un figlio di uomo corrispondente. Aveva331 sul capo una corona d'oro e nella mano una falce affilata. E un altro angelo uscì dal tempio gridando a gran voce al personaggio seduto sulla nube: "Lancia la tua falce e mieti, poiché è giunta l'ora di mietere poiché332 si seccò la messe della terra." E gettò, il personaggio seduto sulla nube, la sua falce sulla terra e fu mietuta la terra. E un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo tenendo anch'egli una falce affilata. E un altro angelo uscì dali' altare - quello che aveva potere sopra il fuoco 333 e gridò a gran voce a quello che teneva la falce affilata dicendo: "Lancia la tua falce, quella affilata,

La parte del versetto che segue l'imperativo ypaiJiovlscrivi crea qualche problema a proposito della divisione (e della interpretazione). Probabilmente si ha un primo detto (una beatitudine) che viene dalla trascendenza, sperimentato nel contesto dell'assemblea liturgica. A questo segue un'accettazione dell'assemblea con un vaU sì di approvazione (analogo a quello di 1,7). Questa risposta di assenso, espressa con un monosillabo, ha una sua peculiare carica emotiva. Riprende poi il messaggio dal cielo con un'accentuazione del ruolo dello Spirito, ispiratore in senso globale di questi messaggi che si manifestano in ambiente liturgico. Da notare che non si ha solo una dichiarazione esplicativa da parte dello Spirito, ma anche una parola che determina efficacemente e fatalmente ciò che dice, concordata come è con la congiunzione finale '(va/che. 330 Tutto il brano 14,14-20 presenta un andamento stilistico narrativo. La divisione in stichi tende a sottolineare il movimento letterario. 331 La variazione grammaticale - che si nota solo nel greco - di exwv invece che E'xovra, con il brusco passaggio dall'accusativo al nominativo, isola e accentua, mettendo in risalto il particolare della corona d'oro e l'altro che segue immediatamente, cioè quello della fa/ce tagliente nella mano. 332 I due on/poiché coordinati conferiscono al testo una certa enfatizzazione. m Si ha una parentesi esplicativa nel discorso narrativo.

162

Seconda parte: La risposta e la trafila della Cbiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

e vendemmia i grappoli della vite della terra poiché maturarono le sue uve." E l'angelo gettò la sua falce sulla terra e vendemmiò la vite della terra e gettò nel tino grande del furore di Dio, quello tanto grande334! E il tino fu calpestato fuori della città e uscì sangue dal tino fino al morso dei cavalli! per milleseicento stadi335 •

14,19

14,20

4.9. Il terzo segno: la liturgia iniziale (15,1-8) 15,1 Kaì. etoov &Uo OT)IJ.Elov Èv ty oùpavQ !J.Éya KaÌ. 8au!J.aot6v·

15,2

àyyÉÀouç È1Ttèt Exovtaç 1TÀT)yètç È1Ttèt tètç Èoxataç, OtL Èv aùta'iç ÈtEÀÉ08T) ò 8Uj.J.Òç tOU eeou. Kaì. etoov wç eti)..aooav 'ÙaÀ [ VT)V IJ.EIJ. LYIJ.ÉVT)V lTUp l KaÌ. toùç VLKWvtaç ÈK tOU 8T)p LOU KaL EK tT)ç ELKOVOç autOU KaÌ. ÈK toU ÙpL8j.J.OU tou ÒVOj.!atOç aÙtou '

'

...

,

l

'

.....

Èotwtaç ÈlTÌ. t~v etiÀ.aooav t~v ùaHVT)v E;(OVtaç KLMpaç tOU eeou.

15,3 KaL

~OOUOLV

t~V c\>b~v MwooÉwç tOU OOUÀ.OU toU eeou

KaÌ. t~v c\>ù~v tou àpv[ou ÀÉyOV't'Eç' IJ.EYUÀ.a KaÌ. eauj.!aotèt tèt Epya oou, KupLE ò 8Eòç 6 TiavtoKpatwp· s:'

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uLKaLaL KaL a11.T) LVaL aL uuOL OOU, ò l}aoLÀEÙç twv È8vwv·

334

Il maschile attribuito a ÀT)voçltino può essere regolare, dato che il termine appare nei LXX al femminile e al maschile (cfr. DELEBECQUE, L 'Apocalypse, 225). Ma il passaggio è brusco, in quanto immediatamente prima e dopo troviamo accentuatamente il femminile (cfr. 14,19c e 14,20a). Con questa forzatura grammaticale l'Autore vuole sottolineare la grandezza sorprendente del tino. 335 I due stichi di 14,20cd sono in parallelo e illustrano con una certa enfasi gli effetti del sangue che fuoriesce dal tino.

163

Apocalisse di Giovanni

15,4

15,5

·dc; où Il~ lj>o~,eij, KDpLE, KttÌ. òo,;aaEL tò ovoiJ.a aou; on IJ.OVOç OOLOç, on 1TUV"ttt tà E9VT} ~,;ouaw KttÌ. npOOKUV~OOUOLV ÉVW1TLOV aou, ., , , aou Eo:Àà.ç KO:t "Cà. ùÉKo: KÉpo:m. Tò e,p(ov El&ç

o

~v ' ' ,, KO:L OUK EO"CLV Ko:t IJ.ÉÀÀEL avaj3aLVELV ÈK -rf}ç aJ3uooou , ' l, ~ l KO:L' ELç 0:1TW11.ELO:V U'ITO:yEL, KO:t 90:UIJ.O:O~OOV"CO:L o\. KO:"COLKOUV"CEç È'!Tt "Cf]ç yf}ç, où yÉypo:lT"CO:L "CÒ OVOIJ.U È'ITt "CÒ j3Lj3ì..Lov "Cf]ç (wf}ç a'ITÒ KO:"Co:j3oì..f]ç KOOIJ.OU 366 , j3ÀE1TOV"CWV 'tÒ ElllpLOV " llV ,. OtL ' "EOtLV KO:L' OUK KO:t 1TO:pÉO"CO: L367 . ò vouç ò EXWV oolj>[av. Ai Émà. KE!j>o:ì..a1 ÉTI"Cà. op11 Eio(v O'ITOU 'Ìl yu~ KcXEllltO:L È'IT' o:Ù"CWV. Kat j3aoLÀELç É'IT"CU ElowoÌ. TIÉV"CE hEoo:v, 1" " O ELç EO"CLV, ò &Uoç ouTiw ~ÀElEv, Kat o•av Ueu òH yov aù•òv ùEl. IJ.El.vo:L. Ko:t tÒ Elrjp(ov ~v ' "EOtLV KO:L' OUK

wv

17,9

17,10

w&

t

17, Il

o

La ripetizione di a'[~-coçlde/ sangue mette i due stichi in parallelo. Parentesi esplicativa che fa pressione nel contesto che segue, condizionando il genitivo ~À.Ellov-cwvlvedendo di 17 ,Sh- ci aspetteremmo ~ÀÉ11ovnç, in corrispondenza con oi. KatOlKOUVtEç hl tfìç yfìç di 17,8/- che concorda con di 17 ,Sg. 367 Combinarli insieme è impossibile. Ciò era avvertito chiaramente e si riflette nella lezione ùmiyuv (testimoniata da S P 046 OSI) invece che ùmiyn. Quest'ultimo sembra da preferirsi anche come lectio difficilior rispetto a ùmiyuv che dipende da f!ÉUEL, allineandolo col futuro f!ÉUEL ava~[vuv. 365

366

wv

174

Seconda parte: La risposta e la trafila della Cblesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)

K!lÌ. !lÙ'tÒç oyùooç E~-rTJç O 1TOLT]Oa.ç 'ta. OTJI.lELIX. EVWTILOV IX.U't"OU, ÈV olç ÈTIÀ.&VT]OEV WÙç Àa.~OV'ta.ç 't"Ò xapa.wa. 't"OU 8T]p(ou ' ' .... ..... ' , , ... KIX.L 't"OUç 1TpOOKUVOUV'ta.ç 1"1J ELKOVL IX.U'tOU' (

,

'

...

'

l

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(wv-rEç È~À~8TJOIW oi. Mo EÌ.ç 't~V ÀLI.lVT]V 'tOU TIUpÒç -rf)ç KIX.LOI.lÉVT]ç ÈV 8E(4J 406 .

19,21

Ka.Ì. oi. ÀOL TIOÌ. Ù1TEK'taV8T]OIX.V Èv 'tlJ POI.lLç ò &pxa'ì.oç, oç Èonv .tl~apoÀoç KaÌ. ò Ea-ravaç, KaÌ. EÒllOEV aù-ròv XtÀLa E-.11 KaÌ. EPIXÀEV ttù-ròv Elt; -r~v lipuaaov

Nel v. 18 abbiamo un settenario particolarmente elaborato: alla sequenza martellante di (J(XpKa.c;/cami segue un allargamento a prospettiva illimitata, ottenuto mediante un doppio accostamento elegante- da notare la congiunzione n Ka.Ucome pure, unica ricorrenza in tutto il libro - di categorie contrapposte. 416 L'insistenza dettagliata sulla seconda bestia, il falso profeta, che si estende nella parentesi esplicativa segnata dai trattini, sottolinea la concretezza storica del sistema terrestre, opposto a quello di Cristo. 417 La qualifica dello stagno di fuoco che brucia nello zolfo è tipica de li' Apocalisse. 418 Si insiste su questo particolare già indicato in 19,15.

194

Seconda parte: La risposta e la tra6Ia deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

KO:Ì. EKÀELOEV KO:Ì. ÈOij>payLOEV È'ITUVW o:trrou, '(va Il~ TIAo:vf)ou En -rù E9VTJ &xpL -rEÀEa9ij -rù x(A.Lo: "ELT). !J.ELÙ 'tO:U'tO: ÙEL Àu9f]VO:L o:Ù-rÒv IJ.LKpÒv XPOVOV. 20,4 Ko:ì. Etoov 9p6vouç KO:Ì. ÈKU9LOO:V ÈTI' o:Ù-roÙç Ko:Ì. KPLIJ.O: ÈOOOTJ o:ù-ro'iç, KO:Ì. -rÙç tjluxùç 'tWV 1TE1TEÀEKLO!J.ÉVWV OLÙ -r~v !J.O:p-rup(o:v 1T)aou Ko:Ì. OLÙ -ròv A.6yov -rou 9Eou Ko:Ì. ohLvEç où 1TpoaEKUVT)ao:v -rò OT)p(ov oÙOÈ 't~V ElK6vo: o:Ù'tou Ko:Ì. oÙK Uo:pov -rò xapo:y!J.o: È1TÌ.. 'tÒ ~J.ÉLW1TOV KO:Ì.. È1TÌ.. 't~V XE'ipo: o:ù-rwv. KO:Ì. E( T)OO:V Ko:Ì.. Èpo:aLA.Eooo:v !J.ELÙ -rou XpLa-rou '~ "E'tT). XLII.LO: ol. A.oLTioì. -rwv vEKpwv oùK E(T)ao:v 20,5 axpL 'tEÀEa9ij -rù XLÀLO: ELT). AìJ-rTJ ~ &vaa'to:aLç ~ TipW'tTJ. 20,6 IJ.O:KO:pLOç KO:L o:yLOç OEXWV !J.Epoç EV 'tTJ O:VO:O'tO:OEL 'tTJ 1TpW'tTJ" ÈTIÌ.. 'tOU'tWV 6 OEU'tEpoç Mvo:'tOç oÙK EXEL È!;ooo(o:v, &u· Eaov-ro:L i.EpE'iç -rou eEOu Ko:ì.. 'tOu XpLa-rou KO:Ì. po:aLÀEUaOOOLV IJ.E't' o:Ù-rou [-rù] xCA.La ELTJ 419 • 20,7 Ko:ì.. o-ro:v -rEÀEa9ij 420 ' ,, , 'tO: XLII.L!t E'tT), A.u9~0ELO: L 6 aa'to:VIiç ÈK -rf]ç cpUÀ.o:Kf]ç o:Ù'tOU KaÌ.. È!;EAEOOELaL 1TAavf]ao:L 'tÙ E9VTJ 20,8 ' ' ... , , .... .... 'tO: EV 'tO:Lç 'tEOOapOLV YWVLO:Lç 'tT)ç yT)ç, '

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,

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l

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419

Sotto il profilo della critica testuale, l'unica variante di rilievo riguarda questo versetto: hanno tà xD.. La hll S 046, vari minuscoli; presentano semplicemente xD.. La hll 051, molti minuscoli, Andrea di Cesarea e Areta. È difficile decidere, data l' equivalenza dell'autorità dei codici e le possibilità sia di aggiunta che di omissione dell'articolo (cfr. METZGER,A Textua/, 764). 420 Non si tratta di una successione cronologica: ciò viene confermato dall'indicazione, generica e quasi ipotetica, della conclusione dei mille anni, introdotta con otav e il congiuntivo aoristo. Una successione reale avrebbe richiesto otE e l'indicativo.

195

Apocalisse di Giovanni

20,9

20,10

tÒV rwy Kal Maywy, auvayayE'iv aùtoùç Elç tòv 1TOÀEj.LOV, wv ò àp L8j.LÒc;; uùrwv Wç ~ aj.Lj.l.Oç tf)ç 9aMCJCJT)ç. KUL àvÉPTJaav ÈnÌ. tÒ 1TMtoç tf)ç yi'Jç KUL ÈKUKÀEuauv t~v 1TUpEj.LpoÀ~v twv ày[wv Kal t~v 1TOÀLV "C~V ~YU1TT)j.LÉVT)V, Kal KutÉPTJ 1Tup ÈK rou oùpuvou 421 Kul KatÉOVEUapj.LaKoLc;; '

21,8

'

'

"

'

432

l

'

l

Il plurale, documentato daSA 046 e vari minuscoli, sembra preferibile, anche come /ectio difficili or, a J..a6ç, testimoniato da P 051, alcuni minuscoli e da vari Padri. 433 L'espressione ha una tradizione manoscritta discussa (cfr. METZGER, A Textual, 688-689): tutto sommato sembra preferibile la lezione di A, ma con una punteggiatura che conservi il valore dell'espressione e il parallelismo con quella che precede. 434 È preferibile la /ectio di A P 051 senza on preposto a tà TTpwta, anche perché l'asindeto la rende lectio difficilior e conferisce al testo un certo grado di emotività, secondo lo stile dell'Apocalisse. 435 Ci sono problemi di critica testuale riguardanti la presenza di El~ t documentato da A e omesso da S 025 046 051. Il fatto che il sintagma Èyw EL~~ ricorra con relativa frequenza nell'Apocalisse in contesti particolarmente solenni (cfr. Ap 1,8.17; 2,23; 21 ,6; 22, 16) depone a favore della sua presenza.

200

Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'nmanltà nuova (4,1-22,5)

KfXL ElOwÀoÀlhpocLç KfXL 1TUOLV ·ro'Lç ljiEUOÉOLV t'Ò !J.Époç al'm3v 436 Èv t'TI Ài.!J.VIJ •TI KfX LO!J.ÉVIJ Tiup ì. KfXÌ.

8ELW, (,,

c

,

t

s:: ,

O EO"CLV O 8fXVfXt'Oç O uEUt'EpOç.

21,1 E vidi un cielo nuovo e una terra nuova437 : il primo cielo, infatti, e la prima terra erano passati, e il mare non è più. 21 ,2 E la città santa, la Gerusalemme nuova, la vidi discendente dal cielo, da parte di Dio, già preparata come una fidanzata che si è adornata per il suo sposo438 • 21 ,3 E udii una voce grande dal trono che diceva439 : "Ecco la tenda di Dio insieme agli uomini! E metterà la tenda con loro ed essi saranno i suoi popoli ed egli, Iddio con loro, sarà il loro Dio. 21 ,4 E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi. E la morte non sarà più, né lamento

436

L'elegante anacoluto distingue dai dativi precedenti. È un'affermazione fondamentale che fa da sfondo a tutto il brano. 438 Nel testo greco si hanno due preposizioni indicanti entrambe una derivazione: I:K toiì ovpavoD/dal cielo e àrrò toiì 9Eoiì/da parte di Dio. La derivazione più generale dalla trascendenza indicata dalla preposizione l=Kida viene ripresa e specificata dalla seguente à:rr6/da parte di che le conferisce un significato coinvolgente e personale. La Gerusalemme nuova, proveniente direttamente dalla zona della trascendenza, dal cielo, ha un rapporto specifico con il divino, possiede e mantiene il tocco di Dio che, qualificato esplicitamente come amore nella chiesa giovannea (cfr. l Gv 4,8.16b ), conferisce al suo popolo simboleggiato da Gerusalemme la capacità di un amore che sfiora la trascendenza - in certo senso paritetico e a livello di nuzialità -nei riguardi di Cristo-agnello, come sarà esplicitato in 21,2-22,5. Si nota un certo gruppo temario consistente nelle caratteristiche fondamentali della Gerusalemme nuova, discendente dal cielo, avente il tocco di Dio e preparata per l 'incontro nuziale. Quest'ultima caratteristica, realizzata nella Gerusalemme trascendente ed escatologica, viene illuminata da un richiamo all'esperienza immanente che troviamo in 21,2 introdotto dalla particella wçlcome, corrispondente a ... , secondo lo stile abituale dell'Apocalisse. 439 Il trono, simbolo della realizzazione dell'alleanza svoltasi durante il cammino della storia, personificato, fa sentire la sua voce, mostrando l'avvenuta realizzazione ultima dell'alleanza stessa. 437

Apocalisse di Giovanni

21,5

21,6

21,7

21 ,8

440

né grido né fatica sarà più440 • Le cose di prima passarono!" E disse colui che siede sul trono (Dio) 441 : "Guarda: sto facendo nuove tutte le cose442 !" E mi dice (l 'Angelo Interprete): "Scrivi che queste parole sono fedeli e veraci." E mi disse (Dio): "Sono divenute. Io sono l'alfa e l' omega l'inizio e il compimento443 • Io a chi ha sete darò dalla sorgente dell'acqua della vita come dono444 • Colui che vince avrà in eredità tutto questo, e sarò per lui Dio ed egli sarà per me figlio." Ma per i vili (Angelo interprete) e senza fede e abominevoli e uccisori e impudichi e fattucchieri

Da notare la costruzione particolarmente elegante dal punto di vista letterario: un gruppo quatemario (morte, lamento, grido ,fatica) con l'inclusione oÙK rotcu E:nlnon sarà più (collocati all'inizio e alla fine dell'elenco, con più in posizione enfatica) e in mezzo la sequenza accentuativa dei tre ounlné. Nell'enumerazione delle cause che detenninano il pianto si nota uno sviluppo letterario caratteristico per gli elementi che si corrispondono e si muovono in crescendo. Siamo di fronte a un piccolo capolavoro letterario. 441 Nel testo emergono elementi dialogici (evidenziati tra parentesi): parla solennemente Dio; interviene l'Angelo interprete; riprende la parola Dio; interviene e conclude l'Angelo interprete, come suggeriscono il U!ma avversativo de li 'ultima parte e l' enumerazione minuta e dettagliata di coloro che sono esclusi. 442 L'imperativo toou va tradotto letteralmente con guarda, anziché col più generico ecco: il contesto immediato richiede un'attenzione puntuale, da parte di chi ascolta, all'opera creativa e redentiva di Dio che si sta svolgendo e si conclude, come mostra il rapporto tra il presente continuativo rro~wlsto facendo e il perfetto yÉyova.v/sono divenute- detto in 21 ,6b - delle parole divine. 443 L'immagine simbolica dell'alfabeto viene ampliata e resa più suggestiva da quella temporale. 444 La traduzione usuale gratuitamente abbassa il livello espressivo di owpHiv che, invece, indica solo il valore e la positività del dono dell'acqua della vita.

Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)

e idolatri e per tutti i menzogneri la loro parte è nello stagno ardente di fuoco e di zolfo. - E questo è la morte seconda -. 5.10. La presentazione di Gerusalemme, città sposa (21,9-14) 21,9 Kaì. ~ì..9Ev ELç ÈK -rwv ÉTI-rà à.yyÉì..wv -rwv Èxov-rwv -ràç Èmà !f>uiì..aç twv YEI.J.ovtwv -rwv Èmoc TIÀ.T}ywv -rwv Èoxa-rwv KaÌ. ÈÀ.aÀ.T}OEV j.LH' Èj.LOU À.Éywv· &upo· &U;w OOL t~V VUjJ.QlT)V t~V yuva'iK« mu à.pv(ou. 21, l 0 KaÌ. à.lT~VEYKÉV j.LE ÈV lTVEUj.L«n ÈlTÌ. opoç jJ.Éya K«Ì. tlljrT)ÀOV, KaÌ. EÒEL/;Év j.LOL -r~v 1TOÀ.LV t~v éty(av 'IEpouoaÀ.~j.L Ka-rapa(vouOaV ÈK -rDU oÙpaVOU à.TIÒ -rou 9EOU 21,11 Exouoav -r~v Ml;av -rou 9EOu, Q>wo-r~p aÙ-rfJç

o

o~.J.oLoç ì..l.e~ nj.I.Lw-r&-.~ wç ì..(8~ taolTLÒL Kpuo-raU((ovn.

21' 12

21,13

21, 14

EXOUOa 'rELxoç jJ.Éya Ka ì. Ùljrf)À.OV' Exouoa 1TUÀ.Wvaç òwòEKa · K«Ì. ÈlTÌ. to'iç 1TUÀ.WOLV à.yyÉÀ.ouç ÒWÒEK« KaÌ. ÒVOj.l.a-ra Èm YEYP«!.J.j.LÉVa ii Èonv -rà ÒVO!.J.a-ra 445 twv òwòEKa lf>uì..wv uì.wv 'lopa~À.. à.lTÒ à.va-roì..fJç lTUÀ.WVEç tpE'iç KaÌ. !XTIÒ l3oppii lTUÀ.WVEç tpE'iç K«Ì. à.lTÒ VO-rDU lTUÀWVEç -rpE'iç K«Ì. à.TIÒ ÒUOj.LWV lTUÀ.WVEç tpELç. KaÌ. tÒ 'rE Lxoç -rfJç lTOÀEWç EXWV 8E!.J.EÀ.Louç òwòEKa KaÌ. ÈlT' aù-rwv òw&Ka òvo!.J.a-ra twv òwòEK« à.Tioo-r6ì..wv -rou à.pv(ou.

445

La lectio tà ovoJ.Lata omessa da S P 05 e attestata da A 1611 1841 1854 è forse da mantenere, tenendo conto dell'insistenza dell'Autore sul nome che ora vuole attribuire solennemente ed esplicitamente alle dodici tribù di Israele. È più naturale la sua omissione che la sua aggiunta, assolutamente non necessaria, data la ripetizione quasi tautologica rispetto al precedente 6v6J.Lata. ?ll1

ApocaUsse di Giovanni

21 ,9 E venne uno dei sette angeli, - quelli che avevano le sette coppe, che erano stati pieni dei sette flagelli e parlò con me dicendo: "Qua446! Ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello." 21, l O E mi trasportò nello Spirito su di un monte grande e alto e mi mostrò la città santa Gerusalemme: discendeva dal cielo, elaborata da Dio, aveva la gloria di Dio447 : 21,11 il suo datore di luce448 corrisponde a una pietra preziosissima come la pietra di diaspro che manda riflessi di cristallo449; 21,12 aveva un muro grande e alto; aveva dodici porte e sulle porte dodici angeli e nomi scritti sopra: sono quelli delle dodici tribù dei figli d'Israele: 21,13 da oriente tre porte e da settentrione tre porte e da meridione tre porte e da occidente tre porte450 ; e il muro di cinta della città 21,14 aveva nella sua struttura dodici fondamenti e su di essi i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.

446

L'interiezione- qui come in 17,1, e sono le uniche ricorrenze nell'Apocalisseesprime un forte coinvolgimento emotivo davanti a un fatto straordinario. 447 Le tre caratteristiche della Gerusalemme nuova si susseguono in crescendo. L'ultima, €xouaav TiJv o~av toù !lfoù/aveva la gloria di Dio, riassume le due precedenti. 448 È preferibile, sulla scorta de li 'uso greco abituale, il senso attivo proprio di ljlwat~p/ datore, portatore. La traduzione "splendore" ignora il suffisso attivo -t~p e non ha un fondamento apprezzabile nella grecità. 449 Si hanno due indicazioni successive sulla linea del passaggio dalla trascendenza della città e del suo datore di luce a un referente immanente: la prima introdotta con ~owçlcorrispondente, la seconda con wçlcome. 450 Elegante gruppo quatemario costituito dalle stesse parole, con l'unica variante del punto cardinale.

204

Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)

5.11. La convivenza nella Gerusalemme nuova (21,15-27) 21,15 Kat

oÀa.À.WV f.LH' Ef.LOÙ ELXEV f.LÉ'rpov KcXÀa.f.LOV xpuaouvl 'eva KaL KaL'

21,16

21,17

f.LHp~OlJ '!~v TTOÀ.Lv

'!OÙç TTUÀ.Wvaç aÙ'tfjç .... ' .... 1"0' '!ELXOç aU't"T]ç" Kat ~ rr6A.Lç 1"Hpaywvoç KE'icaL KaL '!Ò f.Lf]Koç aÙtf]ç oaov [KaL] tÒ TTAatoçl Kcù Èf.LÉ'rpTJaEv ,~v rr6A.LV cQ KaA.af.Lw ETTL O'tac5(wv ow&xa XLÀ.LaOwvl '!Ò f.LiìKoç KaL '!Ò rrM.toç Kat tò u1jmç aÙ'tfjç '(aa Èac(v. Kat Èf.LÉtpT]OEV '!Ò tEl.xoç aùtf]ç ÉKatÒV '!EOOEpUKOV'ta "CEOOapwv TTT]XWV f.LÉ'rpov &v9pwrroul Èanv &yyÉÀ.ou. KaL ~ ÈvOWf.LTJOLç wu '!ELXOuç aùtf]ç '(aamç KaL ~ TTOÀ.Lç xpoo(ov Ka9apòv Of.LOLov MA.y Ka9apQ. oi. 9Ef.LÉÀ.LoL wu n{xouç cfìç rroA.Ewç rrav't"Ì. A.L9u;> Hf.LLaL.vwaLV aù-rn~ ~ yàp Mça rou 9Eoù Èct>wnaEv aùt~v l Kat A.uxvoç aù-rf]ç -rò &pvl.ov.

o

21,18

21,19

21 ,20

o o o o o o o o

o

1

1

1

o

21,21

21,22

21,23

1

o

o

o

o

205

ApocaUsse di Giovanni

21,24 KaÌ. TIEPL Tia-r~ooooLv -rà E9VTJ ÒLIÌ wu w-ròç aÙ-rftç, 21,25

KaÌ. oi. J3aoLÀE'iç -rftç yf}ç ÉpoooLV -r~v òOçav aù-rwv EÌ.ç aù-r~v. KaÌ. OL 1TUÀWVEç aÙ-rflç oÙ IJ.~ KÀEL centro della piazza dove il trono è collocato. Collegando invece in mezzo alla sua piazza con quanto segue, avremmo un percorso narrativo oscuro e accidentato, con abbinamenti forzati del tipo: "Fra la piazza e il fiume, di qua e di là, vi sono alberi di vita" (22,2b ). 459 Alla lettera secondo il mese. 460 Viene sottintesa una certa pluralità rispetto all'albero che appare localizzato sulle due sponde del fiume. Di fatto viene in mente, leggendo, una foresta di alberi, che l'Autore però, dato il senso acuto che ha della trascendenza di tutta la Gerusalemme nuova, non pensa a descrivere. 461 Inizia un brano tipico - si protrae fino a 22,5 - in cui a ciò che veniva mostrato dall'angelo succede una sequenza di tipo celebrativo (a voci alterne?), con i verbi normalmente al futuro rapportato al presente. Le due formule oÒK EO't"IU Enlnon sarà più formano un'inclusione. 462 Il verbo cpw·d(wlilluminare, usato in forma intransitiva con ÈTrLJsu e l'accusativo, mette qui l'accento su Dio come sorgente attiva di luce ("to function as a source of light", DANKER, A Greek-English, 1074). Dio rende visibile la sua luce- la luce con cui coincide (cfr. 1Gv 1,5)- e la proietta mediante l'Agnello (cfr. DELEBECQUE, L 'Apocalypse, 259-260). Lo stico spiega, motivandolo, il superamento escatologico del sole e della lucerna notturna.

209

Apocalisse di Giovanni

6. Dialogo liturgico conclusivo (22,6-21)463 22,6 Kaì. El nÉv IJ.OL ·

,.

, ,

, ,, e ,

~

~

OUtOL OL 11.0yoL 1TLOtOL K«L U11.T) LVOL, K«Ì. 6 KUpLOç 6 SEòç twv TIVEUIJ.!hwv twv npOT)tWv ànÉotELÀEv tòv &yyEÀov aùtou ùE'LçaL to'iç oouÀOLç aùtou ii ÙEL yEvÉo9aL Èv tOCXEL. 22,7 K«Ì. looù €pxo1J.«L •axu. j.L«KapLoç 6 tT)pwv toÙç ì..Oyouç tfìç npofJ..Wvlecco viene con le nubi. Si ha un livello emotivo crescente nel dialogo tra l'assemblea e Gesù concernente la venuta: invocata dalla assemblea/fidanzata insieme allo Spirito, su indicazione di Giovanni l'invocazione viene ripetuta da tutti (22, 17); Gesù risponde accettandola; l'assemblea accoglie, ma ripete ancora l'invocazione (22,20). 477 L'espressione ellittica del verbo è interpretata normalmente come una benedizione e tradotta con il congiuntivo sia. Poiché l'espressione sembra avere una funzione di collegamento tra il discernimento proprio della Seconda Parte dell'Apocalisse (4,1-22,5), già concluso, e l'eucaristia ancora da celebrare, una sua formulazione al presente indicativo (è) comporterebbe una presa di coscienza segnalata dal presidente-lettore all'assemblea di quanto la xriptçlbenevolenza di Gesù come Signore sta realizzando. Quello che il presidente-lettore dice all'assemblea introduce, con tutta probabilità, la celebrazione dell'eucaristia (cfr. 22,17) la quale, anche se non descritta e solo evocata, costituisce la piena conclusione dell'incontro. 214

INDICE DELLE CITAZIONI BIBLICHE

Es 20,5: 99 Es 20,18: 78 Es 34,14: 99 Dt4,24: 99 Dt 5,9: 99 Dt6,15: 99 Gs 24,19: 99 Ode 3,20: 53 l Re 12,22: 53 2Cr 11,2: 53 Sal2: 147 Sal85,9: 148 Is 7,14: 146 Is 66,7: 146 Ger 1,2: 53 Ger 7,25: 136 Ger 25,4: 136 Ez 1,10: 104 Ez 1,24: 45 Ez43,2: 45 Dn 2,28: 70 Dn2,29: 70 Dn 2,45: 70 Dn 7,9: 44 Arn 3,7: 136 Mi4,2: 53 Na 1,2: 99 Mt 17,2: 56 Mt 24,43: 92 Mt 24,44: 92 Mc 9,3: 56 Mc 15,39: IlO Le 9,29: 56 Le 12,39-40: 92 Gv 1,1-2: 54 Gv 1,14: 54 Gv 1,18: 55 Gv 8,28: IlO Gvl2,32: 110 Gv 19,37: 75 Gv 20,12: 56 At 20,7: 78 Rrn 15,12: 107 lCor 16,2: 78

Ga15,20: 134 l Ts 5,2.4: 92 l Trn 3,16: 30 lGv 1,5: 210 !Gv 4,8: 201 IGv 4,16b: 201 2Pt 3,10: 92 Ap 1,1: 62, 69, 70,212 Ap !,la: 69 Ap !,Id: 70 Ap l ,1.4.9: 35 Ap 1,1-3: 30, 31,35 Ap 1,1-39: 69 Ap 1,2: 53, 70, 78 Ap 1,2f: 41, 70 Ap 1,3: 26, 27, 55, 70,212 Ap 1,3a: 70 Ap 1,4: 71, 74, 107, 144, 169 Ap 1,4a: 69 Ap l ,4a-5d: 71 Ap 1,4b: 71 Ap 1,4bc: 73 Ap 1,4-5: 96 Ap 1,4-8: 31, 35, 42, 71,74 Ap 1,4-3,22: 31,38 Ap1,5: 71,72 Ap 1,5a: 73 Ap 1,5-6: 40 Ap l ,5b-6: 46 Ap 1,5e-6b: 71 Ap 1,6: 71, 72, 73, 74 Ap 1,6b: 71 Ap 1,7: 71, 75, 162, 214 Ap 1,7a: 75 Ap 1,7ab: 74 Ap 1,7c: 75 Ap 1,8: 42, 74, 144, 169,200 Ap 1,8a: 42 Ap 1,8ad: 71 Ap 1,8acd: 42 Ap 1,8b: 42 Ap 1,8c: 71 Ap 1,9: 53, 70, 78 Ap l ,9-20: 31

215

Indice deUe citazioni bibliche

Ap 1,9a: 76 Ap 1,9b: 78 Ap 1,9bc: 78 Ap 1,9c: 77, 78 Ap 1,9d: 78 Ap 1,10: 45, 73, 173 Ap 1,11: 79 Ap 1,11b-h: 79 Ap 1,13: 79 Ap1,14: 56,190 Ap 1,14-16: 44, 79 Ap 1,15: 45 Ap 1,16: 45, 79 Ap 1,17: 45, 81,200 Ap 1,17-18: 45,80 Ap 1,18: 44, 45, 73 Ap 1,19: 70,212 Ap 1,20: 81 Ap 2-3: 79 Ap 2,1: 82 Ap 2,1-3,22: 38 Ap 2,2: 82 Ap 2,2bcd: 38 Ap 2,2b-3h: 38 Ap 2,2-3: 37 Ap 2,3: 83 Ap 2,3fgh: 38 Ap 2,4: 38,82, 83 Ap 2,5: 38, 83 Ap 2,6: 83 Ap 2,7: 84 Ap 2,8-10: 85 Ap 2,10: 75,84 Ap 2,11: 84 Ap 2,13: 86 Ap 2,17: 56, 57, 84, 86,87 Ap 2,18: 190 Ap 2,19: 89 Ap 2,20: 89 Ap 2,20a: 89 Ap 2,22: 75 Ap 2,23: 200 Ap 2,26: 90 Ap 2,27: 90 Ap 2,28: 90 Ap 2,29: 84 Ap 3,1: 74, 107 Ap 3,2: 92, 96 Ap 3,3: 92 Ap 3,4: 56, 57 Ap 3,5: 56 Ap 3,6: 84 Ap 3,8s: 75 Ap 3,9: 95, 156 Ap 3,12: 96

216

Ap 3,13: 84 Ap 3,14: 62 Ap 3,14-20: 61 Ap 3,14-32: 59 Ap 3,15-16: 59 Ap 3,15-20: 61 Ap 3,16: 61 Ap 3,17: 98 Ap 3,17-18: 60,98 Ap 3,18: 56, 57, 98, 99 Ap3,19: 60,61 Ap 3,20: 60, 75, 99 Ap 3,22: 84 Ap4,1: 115 Ap 4,1s: 75 Ap 4,1-11: 31 Ap 4,1-5,14: 31 Ap4,1-22,5: 31,214 Ap 4,2: 173 Ap 4,2-6: l 03 Ap 4,2-10: 30 Ap4,3: 103 Ap 4,4: 35, 56, 57, 143 Ap 4,6b-8: 35 Ap4,7: 104 Ap 4,8: 169 Ap 4,8-9: 48 Ap 4,8-11: 48 Ap 4,9: 73 Ap 4,10: 47,49 Ap4,11: 46,149 Ap 4,11ab: 49 Ap5,1-5: 31 Ap 5,3: 106 Ap 5,4: 106 Ap 5,5: 75, 106 Ap 5,6-14: 32 Ap 5,8: 107, 111, 112 Ap 5,8-9: 47 Ap 5,8-14: 46 Ap 5,9: 47, 107, 112, 157 Ap 5,9-14: 30,47 Ap 5,10: 72, 73, 109, 149 Ap 5,11: 109 Ap 5,12: 47 Ap 5,13: 47, 73 Ap 6: 110 Ap6,1: 114 Ap 6,1-8,5: 32 Ap 6,1d: 112 Ap 6,2: 56, 75, 115 Ap 6,3: 114 Ap 6,4: 114 Ap 6,4c: 113 Ap 6,4d: 113

Indice delle citazioni bibliche

Ap 6,4e: 113 Ap 6,5: 75, 114, 115 Ap 6,6: 114 Ap6,7: 114 Ap 6,8: 75, 114, 115 Ap 6,9: 53, 54, 78 Ap 6,10-11: 58 Ap 6,11: 56, 117 Ap 6,12-17: 118 Ap 6,14: 33, 118 Ap 6,15: 118 Ap 7,3: 149 Ap 7,4: 121 Ap 7,8: 121 Ap 7,9: 56, 75, 115, 122, 123 Ap 7,9-12: 58 Ap 7,10: 47, 149 Ap 7,11: 47, 124 Ap7,11-12: 46 Ap 7,12: 73, 124, 149 Ap 7,13: 56 Ap 7,14: 56 Ap 8,1-5: 32 Ap 8,1-11,15: 46 Ap 8,5: 126 Ap 8,6: 32 Ap 8,6--11,19: 32 Ap 8,7: 127 Ap 8,8: 127 Ap 8,10: 127 Ap 8,12: 127, 128 Ap 8,13: 28, 32 Ap 9,1: 127 Ap9,3: 131 Ap9,5: 131 Ap9,11: 28,114 Ap 9,12: 75, 129 Ap 9,13: 127 Ap 10,3: 136 Ap 10,4: 136 Ap 10,6: 73 Ap 10,9: 138 Ap 11,3: 140 Ap 11,4: 140 Ap 11,4c: 50 Apll,5: 141 Ap 11,6: 140, 141 Ap11,7: 140 Ap11,8: 142 Ap 11,9: 142 Ap 11,10: 140 Ap 11,11: 140 Ap 11,13: 92, 140 Ap 11,13b: 33 Ap 11,15: 73, 127, 144

Ap 11,15-19: 32 Ap 11,16: 47 Ap 11,16-18: 46 Ap 11,18: 145 Ap 12,1: 33, 146, 164 Ap 12,1-16,21: 33 Ap 12,2: 117 Ap 12,3: 35, 75, 146 Ap 12,6: 96 Ap 12,10: 47, 149 Ap 12,10-12: 47 Ap 12,11: 55,78 Ap 12,12: 149 Ap 12,13-18: 150 Ap 13,1: 33, 153 Ap 13,2: 153 Ap 13,5: 153 Ap 13,6-7: 153 Ap 13,11: 33 Ap 13,14: 155 Ap 13,16: 155 Ap 13,17: 155 Ap 13,18: 156 Ap 14,1: 115 Ap 14,1-3: 156 Ap 14,2: 156 Ap 14,3: 157 Ap 14,4: 33, 157 Ap 14,4-5: 156, 177 Ap 14,5: 149 Ap 14,6: 28 Ap 14,8: 161 Ap 14,9c: 163 Ap 14,10: 161 Apl4,14: 56,75,79,115 Ap 14,14-20: 162 Ap 14,15: 118 Ap 14,18: 160 Ap 14,19c: 163 Ap 14,20a: 163 Ap 14,20cd: 163 Ap 15,1: 33,164 Ap 15,2-4: 47 Ap 15,3: 47, 144 Ap 15,4: 169 Ap 15,7: 73 Ap 15,7a: 164 Ap 16,1-16: 33 Ap 16,2: 168 Ap 16,3: 168 Ap 16,4: 168 Ap 14,6: 28 Ap 16,7: 144 Ap 16,9: 169 Ap16,10: 168

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Indice delle citazioni blbllc:be

Ap16,11: 169 Ap 16,12: 170 Ap 16,13: 170 Ap 16,14: 170 Ap 16,15: 75, 92, 170 Ap 16,16: 170 Ap 16,17-21: 32,33 Ap 16,18: 171 Ap 16,19-20: 171 Ap 16,21: 171 Ap 17,1: 33, 70, 204 Ap 17,1-6: 176 Ap 17,1--22,5: 33 Ap 17,2: 33 Ap 17,5: 175 Ap 17,8f: 174 Ap 17,8g: 174 Ap 17,8h: 174 Ap 17,13-14: 177 Ap 17,16: 177 Ap 17,17: 53 Ap 18,1-24: 35 Ap 18,3: 33 Ap 18,7: 180 Ap 18,9: 33 Ap 18,10: 183 Ap 18,11: 183 Ap 18,12-13: 184 Ap 18,15: 183 Ap 18,16-17: 183 Ap 18,17: 183 Ap 18,19: 183 Ap 18,21: 184, 185 Ap 18,22: 46, 185 Ap 18,23: 134, 183, 185 Ap 19,1: 149, 188 Ap 19,1-8: 47 Ap 19,1c: 47 Ap 19,1c-2d: 47 Ap 19,1cd-19,3c: 47 Ap 19,2: 188 Ap 19,2b: 47 Ap 19,3: 54, 73, 188 Ap 19,3a: 47 Ap 19,3c: 47 Ap 19,4: 35, 188 Ap 19,5: 149, 188 Ap 19,6: 149, 188 Ap 19,8: 164 Ap 19,9: 53, 188 Ap 19,10: 188 Ap 19,11: 56, 190, 193 Ap 19,11-13: 53 Ap 19,12: 190, 192

218

Ap 19,13: 53, 192 Ap 19,14: 56 Ap 19,15: 118, 194 Ap 19,16: 33, 192 Ap 19,17: 28 Ap 19,18: 194 Ap 20,2: 35 Ap 20,2-3: 196 Ap 20,4: 55, 70 Ap 20,10: 73 Ap 20,11: 56 Ap 21,1-22,5: 29 Ap 21,1a: 34 Ap 21,1b: 34 Ap 21,2: 33, 34, 201 Ap 21,2-22,5: 201 Ap 21,3: 33 Ap 21,5: 34, 55 Ap 21,5-6: 27 Ap 21,5-7: 62,63 Ap 21,6: 73, 200 Ap 21 ,6b: 202 Ap 21,9: 33, 70 Ap 21,9-22,5: 29 Ap 21,10: 70, 173 Ap 21,11: 206 Ap 21,18: 206 Ap 21,22: 144, 207 Ap 21,23: 207, 208 Ap 21,24: 207 Ap 21,25b: 207 Ap 21,26: 207 Ap 21,27: 207 Ap 22: 207 Ap 22,1: 70 Ap 22,2a: 209 Ap 22,2b: 209 Ap 22,5: 73,209 Ap 22,6: 55, 70, 211,213 Ap 22,6-21: 30, 31, 34, 35,210 Ap 22,7: 55, 75, 213 Ap 22,8: 35, 70, 211, 213 Ap 22,9: 55 Ap 22,10: 55, 70 Ap 22, l 0-11 : 34 Ap 22,11: 212 Ap 22,12: 75, 213 Ap 22,13: 74 Ap 22,16: 34, 90,200 Ap 22,17: 34,214 Ap 22,18: 55 Ap 22,18-19: 34 Ap 22,20: 213,214

INDICE DEGLI AUTORI

Agostino 6, 25, 196 Aland 18,27,37, 73 Alegre 8 Allo 5, 30, 31, 36, 37, 50, 51, 52, 196 Andrea di Cesarea 72, 73, l 06, 122, 132, 133, 195 Andrews 15 Aune 7, 37, 134

Dankcr 37, 78, 79, 80, 83, 99, 104, 107, 125,209,213 Debrunner 37 Delebecque 37, 99, 107, 160, 163,209 Dianich 7 Diodoro Siculo 80 Doglio 8 Erwin 48

Baldacci 29 Barzaghi 6 Bauer 37, 132, 164 Beale 7 Beelen 37 Belano 37 Berger 35 Bianchi 9 Biguzzi 8, 35, 39 Billerbeck 148 Blass 37 Bodson 8 Boismard 50, 51, 52 Bonsirven 7 Boring 35 Bosetti 9, 15 Brown 18 Biichsel 148 Buttrick 17 Cannizzo 9 Casalegno 70 Cassiodoro 71 Cazelles 16 Charles 28, 37, 192 Chieregatti 8 Cipriano 105, 132, 133, 143, 191 Clemente Alessandrino 69 Cohn 5 Colacrai 9, 15 Colpe 35 Corsani 7, 8 Corsini 8 Crocetti 8

Feuillet 16 Fitzmyer 18 Freedman 15 Garcia Urefia 36 Ghiberti 8 Giblin 9 Giesen 7 Girlanda 5, 18 Girolamo 25, 26, 27, 52, 61, 106 Gobbi 5 Graf 15 Herion 15 Ignazio di Antiochia 79 Imendorffer 20 Introvigne 6 lppolito 105, 190 Ireneo 152, 190, 191 Jastrow 148 Jenni 19 Karavidopoulos 18, 27 Koester 46 Kraft 146 Lambrecht 17 Lancellotti 7 Uipple 8 Leclerc de Butfon 52 Lohmeyer 7, 50

219

Indice degli autori

Lohse 7 Lopez 35 Lupieri 7 Martini 9, 18, 27 Mazzucco 6 Metzger 18, 27, 77, 91, 105, 106, 108, 113, 116, 122, 132, 133, 143, 144, 156, 159, 160, 164, 178, 187, 190, 195,196,200 Michae1 148 Mollat 8 Montagnini 17 Mou1ton 36 Murphy 18 Mussies 28, 77 Nest1e 18 Origene 105, 106, 190, 191 Pasor 36 Pedro1i 11, 59 Pietrella 6 Pikaza lbarrondo 9 P1eins 15 P1utarco 28 Power 7 Prévost 9 Prigent 8, 9, 13

Richard 8 Rossano 18 Scarpat 17 Schmid 178 Schmidt 48 Schtiss1er Fiorenza 9 Smalley 7 Soffritti 17 Strack 148 Swete 144 Tagliabue 5 Tag1iapietra 6 Tertulliano 73 Thomas 16, 48 Timossi 9 Toribio Cuadrado 36 Tuiii 8 Tumer 36 van der Meer 5 Vanni 9, 10, 11, 13, 15, 29, 31, 34, 38, 51, 58, 70, 71 Vogtle 9 Westermann 19 Wikenhauser 7 Winer 37 Yarbro Collins 7, 9

Quispel 5 Ravasi 8, 9, 18 Rehkopf 37

220

Zerwick 37 Zingarelli 51

INDICE

Pag.

5

SIGLE E ABBREVIAZIONI

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15

INTRODUZIONE GENERALE l. Prendiamo in mano il testo 1.1. Introduzione: le parole dell'Apocalisse, fascino e mistero 1.2. L'Apocalisse: verso un contatto diretto 2. Sfogliamo il testo 2.1. La struttura letteraria 2.2. Aspetti letterari emergenti dall'insieme del testo 3. Entriamo nel testo 3.1. Gli "elementi satelliti", uno specifico letterario dell'Apocalisse 3.2. Forme letterarie tipiche degli elementi satelliti: i settenari 3.3. Forme minori di elementi satelliti 4. La "sensibilità emotiva" dell'Autore e le sue implicazioni 5. Una sensibilità poetica e musicale 6. A contatto diretto con il testo 7. A conclusione: ancora la parola, collegata con la Resurrezione di Gesù 8. Una parola che cambia la vita 9. Leggendo ed ascoltando la Parola: alcune indicazioni operative 10. I due volumi: caratteristiche reciproche

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25 25 25 27 31 31 34 36

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PRESENTAZIONE di Luca Pedro1i

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43 46 50

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TESTO E TRADUZIONE INIZIO: TITOLO E PROLOGO (1,1-3) PRIMA PARTE: GESÙ PARLA ALLE SETTE CHIESE (1,4-3,23) l. Dialogo liturgico iniziale (1,4-8) 2. Incontro con Gesù risorto nel giorno del Signore (1,9-20)

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69 71 71 76

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Indice

3. Gesù risorto parla ai suoi: il messaggio alla chiesa di Efeso (2,1-7) 4. Il messaggio aUa chiesa di Smirne (2,8-11) 5. Il messaggio alla chiesa di Pergamo (2,12-17) 6. Il messaggio alla chiesa di Tiatira (2,18-29) 7. Il messaggio alla chiesa di Sardi (3,1-6) 8. II messaggio alla chiesa di Filadelfia (3,7-13) 9. n messaggio alla chiesa di Laodicea (3,14-22)

Pag.

SECONDA PARTE: LA RISPOSTA E LA TRAFILA DELLA CHIESA, COME PRIMIZIA DELL'UMANITÀ NUOVA (4,1-22,5) l. Sezione introduttoria (4,1-5,14) 1.1. Il personaggio seduto sul trono (4,1-11) 1.2. Il libro dei sette sigilli (5,1-5) 1.3. L'intervento dell'Agnello (5,6-14) 2. Sezione dei sigilli (6,1-7,17) 2.1. I primi quattro sigilli (6, 1-8) 2.2. Il quinto sigillo (6,9-11) 2.3. Sesto sigillo: gli sconvolgimenti cosmici e il "grande giorno" (6, 12-17) 2.4. Sesto sigillo: i 144.000 segnati (7,1-8) 2.5. Sesto sigillo: la moltitudine dei salvati (7 ,9-17) 3. Sezione delle trombe (8,1-11,14) 3 .l. L'apertura del settimo sigillo (8, 1-6) 3.2. Le prime quattro trombe (8,7-12) 3.3. L'aquila e l'annunzio dei tre guai (8,13) 3.4. La quinta tromba e il primo "guai": le cavallette (9,1-12) 3.5. La sesta tromba e il secondo guai: la cavalleria infernale (9,13-21) 3.6. La sesta tromba: il giuramento dell'angelo e la consegna del piccolo rotolo (10,1-11) 3.7. La sesta tromba: i due testimoni (11,1-14) 4. Sezione del triplice segno (11,15-16,21) 4.1. La settima tromba, la dossologia e l'apparizione dell'arca (11,15-19) 4.2. Il Grande segno e l'altro segno (12,1-6) 4.3. Satana gettato dal cielo sulla terra (12,7-12) 4.4. La donna, la sua discendenza, il drago (12, 13-17) 4.5. La bestia che sale dal mare (13,1-10) 4.6. La bestia che sale dalla terra (13,11-18) 4.7. I 144.000 con l'Agnello sul monte Sion (14,1-5) 4.8. Tre angeli, il Figlio dell'uomo, tre angeli (14,6-20) 4.9. Il terzo segno: la liturgia iniziale (15,1-8) 222

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81 84 86 88 91 93 96

l 01 101 l Ol 105 107 112 112 116

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Indice

4.1 O. Il terzo segno: i sette angeli con le fiale (16, 1-16) Pag. 4.11. La settima coppa (16,17-21): dalla sezione » dei tre segni alla sezione conclusiva 5. Sezione conclusiva (17 ,1-22,5) » » 5 .l. La presentazione della "grande prostituta" ( 17, 1-6) » 5.2. L'interpretazionedellasuafigura(17,7-18) » 5.3. Annunzio della caduta di Babilonia ( 18, 1-8) 5.4. Lamento su Babilonia (18,9-24) » 5.5. La dossologia della salvezza realizzata (19,1-10) >> » 5.6. Il "ritorno" di Cristo (19,11-21) 5.7. Il regno millenario (20,1-10) » » 5.8. Il giudizio dei morti (20,11-15) 5.9. Il cielo nuovo e la terra nuova (21,1-8) » 5.10. La presentazione di Gerusalemme, città sposa (21,9-14) » 5.11. La convivenza nella Gerusalemme nuova (21, 15-27) » 5.12. La vita nella Gerusalemme nuova (22,1-5) » 6. Dialogo liturgico conclusivo (22,6-21) »

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INDICE DELLE CITAZIONI BIBLICHE

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INDICE DEGLI AUTORI

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