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Italian Pages 679 Year 1981
Table of contents :
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COMMENTARIO TEOLOGICO DEL NUOVO TESTAME NTO Collana internazionale pubblicata in lingua italiana, francese, inglese, tedesca e spagnola A CURA DI Serafin de Ausejo, Lucien Cerfaux, Joseph Fitzmeyr, Béda Rigaux, Rudolf Schnackenburg, Anton Vogtle Segretari per l'Italia: G. Scarpat e O. Soffritti EDITORI Paideia Editrice, Brescia Les Édi tions du Cerf, Paris Herder and Herder, New York Verlag Herder, Freiburg, Basel, Wien Editoria! Herder, Barcelona
COMMENTARIO TEOLOGICO DEL NUOVO TEST AMENTO
Il vangelo di Giovanni PARTE TERZA
Testo greco e traduzione Commento ai capp. I 3-21 di RunoLF ScHNACKENBURG Traduzione italiana di GINO CECCHI Edizione i talian a a cura di 0MERO SoFFRITTI
PAIDEIA EDITRICE BRESCIA
Titolo origi nale dell'opera:
Das ]ohannesevangelium. III. Teil Kommentar zu Kap. 13-21 von Rudolf Schnackenburg
Traduzione italiana di Gino Cecchi Revisione di Omero Soffrini
La traduzione del testo biblico è di proprietà della Casa Paideia. Ogni riproduzione è vietata
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sarà perseguita a norma di legge.
© Verlag Herder, Freiburg im Brei s ga u 1975. 31979
© Paideia Editrice, Brescia 1981
AI MIEI AMICI E AI MIEI DISCEPOLI
PREFAZIONE
A distanza di dieci anni dal secondo, può venire alla luce il terzo e conclusivo volume di questo commentario al vangelo di Giovanni. Se l'opera si è dilatata in tale misura, non lo si deve soltanto al mio sforzo costante di approfondire i problemi scientifici, ma anche alle ricerche su Giovanni, che hanno ripreso vigore proprio nell'ultimo decennio. l n questo volume, proprio per il suo oggetto (discorsi di commiato, cap. 21 ), ho dovuto prestar maggiore attenzione alla critica letteraria, che ora viene condotta attivamente in modo nuovo. Se per determinati capitoli, anche per il racconto della passione e le vicende della pasqua (a motivo della questione delle fonti) ho mostrato una maggiore aper tura di quanto avessi fatto prima verso la critica letteraria, ciò non si gnifica un mutamento sostanziale di posizione. Riguardo a questo van gelo nel suo complesso, non so ancora decidermi ad accettare ipotesi critico-letterarie d'ampio respiro con una ripartizione in strati e una complicata teoria sulla storia della sua formazione. Il decennio dedicato al compimento di questo commentario ha com portato anche per me un processo di apprendimento, che non è finito neppure oggi. Nell'impianto del volume, nel genere d'interpretazione e negli excursus ho voluto mantenere una linea di continuità, in ciò incoraggiato dalla risonanza che hanno avuto i primi due volumi. La fedeltà al titolo dell'intera serie () ha fatto convergere la mia esegesi su certi punti fondamentali. Perciò in questo volume conclusivo ho potuto, per non pochi temi, rimandare ai volumi precedenti con i loro excursus. Perché il/ettore potesse rendersi conto di alcuni cambiamenti sopravvenuti nel mio punto di vista, all'ultimo excursus è stato aggiunto un riepilogo. In oltre, alla fine, ho cercato di delineare il si._�nificato che il vangelo di Giovanni ha per i nostri tempi. Poiché questo volume è stato composto nel corso di anni, non è sem pre stato possibile tenere nel debito conto la bibliografia più recente o farne menzione. La completezza è un sogno irrealizzabile. Il mio prin cipale sforzo è stato quello di penetrare a fondo nei testi e di trovare una chiara linea di interpretazione. Al di là dei contatti e degli accordi esterni, si sta attuando OJ!.P.Ì un processo di intesa sostanziale tra colleghi di diverse chiese e con/t,.uio ni. Ciò non sig nifica livellare differenti posizioni scientificht.·, c:he so11o
IO
Prefazione
indispensabili per un fruttuoso dialogo critico; non significa neppure rinunciare a convinzioni di fede, dovute a lunghe tradizioni e all'ap partenenza di ognuno ad una determinata chiesa; ma è un segno pro mettente per la cristianità in un'epoca in cui la fede cristiana è sotto posta come non· mai ad una difficile prova di fedeltà. L'occuparsi del vangelo di Giovanni, che indirizza lo sguardo allt1 questioni fondamen tali e decisive della fede in Cristo, può dare un forte impulso all'aspi razione ecumenica. Questo è il mio augurio alla fine di quest'opera. Dedico questo volume agli amici e discepoli, che da molti anni sono legati a me, anche per ringraziar/i d'aver voluto onorare il mio sessan tesimo compleanno. Un particolare ringraziamento rivolgo a coloro che mi hanno aiutato a portare a termine quest'ultimo volume: alla mia segretaria, Signora H. Ferner, nata Biegner, per l'instancabile opera di trascrizione e per altri preziosissimi servigi; al mio assistente, Signor Dr. H. Merklein, che si è sobbarca/o a non pochi compiti, che altrimenti avrebbero pe sato su di me, e per la collaborazione prestata nella correzione delle bozze e nella composizione degli indici; e - non per ultimo - all'Edi trice Herder e ai suoi collaboratori, che, come sempre, si sono studiati di offrire un rapido e accurato lavoro di stampa. Wiirzburg, ottobre
I 97 5.
L'autore
PARTE SECONDA
GESù FRA I SUOI . PASSIONE E RISURREZIONE (capp . r 3-20)
INTRODUZIONE Conclusa la rivelazione di Gesù al mondo ( 1 2,36b), che l'evangelista pone più nettamente in evidenza facendo seguire una riflessione sul l'incredulità ( 12,37-43) ed un riepilogo dei discorsi di rivelazione di Gesù (12,44-50), col cap. 13 ha inizio una parte nuova. Nel vangelo com'è giunto a noi troviamo prima di tutto dei discorsi piuttosto lun ghi di Gesù pronunciati nella cerchia dei suoi discepoli, discorsi co ronati dalla preghiera del Redentore che sta per lasciare questa terra (cap. I 7 ). Segue poi la descrizione della cattura, del processo e della passione di Gesù (capp. 18-19), a cui s'aggiunge il capitolo ·della ri
surrezione (20). Con i versetti 20 ,30 s. è chiaro che originariamente terminava il vangelo. Per la loro lunghezza, i discorsi e i dialoghi di Gesù con i discepoli hanno un peso notevole; ma non è da meno, per la sua importanza concretamente teologica, il racconto giovanneo del processo e della passione di Gesù. Così pure non vanno sottovalutati
i racconti della risurrezione col loro contenuto teologico. Il vangelo è stato progettato in tre parti (attività pubblica di Gesù, colloquio con i discepoli, passione e risurrezione) o !lOn sono state in vece strutturalmente previste due sole parti , la cui demarcazione è se gnata dalla fine del cap. 12? Questa domanda non è senza importanza per il genere letterario dell'opera. Nel primo caso , sui discorsi di Gesù (divisi in discorsi al mondo e discorsi ai discepoli) verrebbe posto un accento tale che il racconto della passione apparirebbe solo come un'aggiunta obbligata per la tradizione. Certamente l'evangelista non l'avrebbe minimizzato, dato che lo presenta in un modo profondamen te meditato sotto l'aspetto teologico; ma esso non costituirebbe la me ta fissata per tutta l'opera, il punto prospettico in cui tutte ·le linee
contluiscono.
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Introduzione ai capp. IJ-20
I seguenti motivi concorrono chiaramente a provare che per l'evan gelista la passione e la risurrezione di Gesù costituiv ano il punto cul minante di tutta la sua opera : a) già formalmente non esiste un altro inizio marcato con tanta forza come quello in 1 3 , 1 . Anche se i capp. 1 ,5- 1 6 e o il cap. 1 7 fossero parti aggiunte ad in tegrazione del vangelo originario (un problema che an drà trattato più avanti ), essi sarebbero pur sempre da I 8,1 ( 'ta.u'ta. Et1tW'V... ) strettamente legati a ciò che segue; b) ammesso che i capp. 1,5-16, o anche il cap. 17, siano parti aggiun te e che nel vangelo originariamente abbozzato e formato dall'evange lista all'invito rivolto da Gesù ai discepoli a lasciare la sala della cena ( 14,3 1 ) seguisse immediatamente 1 8 ,1, il «discorso di commiato» (cap. 1 4 ) assai più breve porta diritto all'evento delJa passione, preparando bene il lettore; c) la notazione in I 3,1 : 1tpÒ OÈ 'tTlc; �Op'tf)c; 'tOU 1tao-xa. aggancia be ne la riunione di Gesù con i discepoli al processo davanti a Pilato. Per i discorsi nella sala della cena il motivo della pasqua non ha rilevanza; ma nel processo ha un ruolo importante ( 1 8,2 8 .39 ; 1 9, 1 4 ), probabil mente anche per gli aspetti reconditi della morte di Gesù ( cfr. I 9 , 3 6 ) ; d ) ma l a festa della pasqua, durante l a quale Gesù morì, è anche un aggancio narrativo tra la prima e la seconda parte del vangelo, perché nell 'ultima sezione dell'attività pubblica di Gesù lo sguardo è accen tuatamente indirizzato verso la festa imminente ( I 1 , 5 5 ; I 2 ,1 ). È rico noscibile un graduale avvicinamento alla pasqua della morte : in I I ,) 5 è « prossima » ; l 'unzione a Betania avviene «sei gi orni prima» ( I 2 ,I ); l a cena ha luogo «prima della pasqua» ; il giorno della condanna e del )'esecuzione è la > ( 7 , 1 7 ; 9 ,28.33 ; 1 0 , 1 0 ) o e «durante la cena» sono le uniche notizie concrete . Già questo prova che l'eva ngelis ta non ha alcun interesse per l'avvenimento esteriore , per lo svolgimento della cena e per i particolari . Soltanto a due cose egli presta tutta la sua attenzione : alla lavanda dei piedi , che secondo il testo ebbe luogo durante la cena, e allo smascheramen .to e allontanamento del traditore. Entrambe sono carat teristiche del suo pen s ie ro e delle sue intenzioni. L'intera esposizione serve alla ri flessione teologica e ad un'interpreta· zione destinata ai lettori . È supponibile che an ch 'ess i fossero a conoscenza dello svolgimen to storico dei fatti che, con maggior dovizia di particolari (anche se pu r sempre in forma lacunosa ), ci viene . dai vangeli s i nottici . Questo modo di procedere trova una certa ris pondenza nei racconti su Giovanni il Battista : il quarto evangelista omette molte cose che ci sono note dai sinottici e si sofferma su alcune altre che nei sinottici non sono dette in questa maniera e che egli pone in una luce nuova . Il procedimento non si spiega col proposito di in tegrare i racconti sinottici, ma piutto sto con que1lo di interpretarli . Con ciò non si può affermare con sicu rezza in che misura il nostro evangelista li abbia conosciuti . Il fatto più stupefacente è che egli non accenna minimamente all 'istituzione dell'eucaristia : un problema molto complesso ( cfr. excursus 15 ) . Per l'esegesi di questa prima parte , è i n d i spen sa bile anzitutto un 'analis i di critica letteraria; essa è imposta dai testo e può portare a riconoscere
Analisi letteraria di lo. IJ,I·JO
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che l'esegesi non va condotta su uno strato unico, ma deve distinguere le parti provenienti originariamente dalPevangelista dalle aggiunte suc cessive e da altri eventuali interventi redazionali. Analisi di critica letteraria di Io. 13,1-30 1.
Il problema
lo. I 3,1-30 , nell'attuale forma testuale, contiene tanti inciampi e dif ficoltà, che non è possibile venirne a capo senza una critica letteraria. Non mancano, è vero, esegeti che, senza tener conto di. tali difficoltà, vogliono vedere l'intero gruppo di versetti come scritto da una stessa mano (cioè dall'evangelista ); ma se si suppone una storia piuttosto lunga della formazione del vangelo (ipotesi suggerita da moltissime considerazioni, cfr. vol. I, pp. '2-92 ), non si dovrebbe far carico all'e vangelista di tutti i passaggi difficili del testo, di trapassi immotivati, di concetti disarmonici ecc. In particolare vanno messe in evidenza so prattutto le seguenti difficoltà : a) i vv. 1-3 sono linguisticamente ridondanti come mai altrove nel vangelo di Giovanni . Un periodo complicato si trova in 1 0,3, s.; pe riodi piuttosto lunghi si trovano anche nel cap. I 7, ma sono di un altro genere ( frasi con L'Va e xa�wc; ). Il lungo periodo 1 3,2-4, composto di costrutti participiali, è unico nel vangelo di Giovanni . Per la concen trazione di idee (ma non in un unico periodo ) 6,2 2-24 presenta una certa analogia ; ma per questo passo si è trovata la spiegazione in un'ag giunta redazionale ( v. vol. n, pp. 67-69 ) ; b ) l e due interpretazioni della lavanda dei piedi (vv. 6- 10 e vv. I2· · I 7) così strettamente accostate, non solo non possono mancar di stu pi re, ma sono anche difficilmente co_mprensibili. La prima è teologica men te più profonda e intende la lavanda dei piedi come un evento con carattere di segno, che indirizza l'attenzione alla morte di Gesù; la seconda è di natura purame.nte paradigmatica e si attiene strettamente ltl carattere di umi ltà e di servizio di Gesù, che è insito nell'avveni· n1ento stesso n; h.
Ci sarchhl· poi da chiedersi inoltre quale delle due interpretazioni sia più an tica. A qul·stn ri�luudo è necessario distin�uere il piano della storia delle tradizio ni da quc:llu l�tu·rariu. Multi ese�c:ti riten�nnu originaria l'interpretazione 'mura-
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Analisi letteraria di Io.
IJ,I·JO
c ) al v. IO già l'incertezza della tradizione testuale ( JJ.i} -tovc; 7t60a.c; appartiene al testo originario? ) mostra come il passo presentasse fin da principio delle difficoltà di comprensione. Inoltre ci si domanda se il v. I ob, col passaggio a UJJ.Ei:c;, non sia un'estensione della voce xa.D« p6c;. Anche il commento al v. I I non si sottrae al sospetto di essere un'aggiunta redazionale; d) il v . 18 si collega malamente al v. I]. Il v. I 8a ha un aggancio finale col v. 10 (oùxt 7taV't'Ec;). Se i vv. rob-r x non sono originari , il v. I8 potrebbe essere la continuazione del v. xoa. Se invece tutto il v. 10 esisteva già originariamente, un redattore, dopo aver osservato la seconda interpretazione, potrebbe aver ripreso col v. I 8a la fine del v . IO ed essere cosl passato all'affermazione relativa al tradimento ; e) i vv. 1 9 s., con la citazione scrittura le e il tema della fede, sono un annuncio, nel suo genere pienamente valido , del tradimento ad opera di un commensale. Al loro confronto il v. 2 r costituisce un dop· pione. Anche se lo si potrebbe comprendere come un chiarimento del messaggio più recondito della citazione scritturate, stupisce, dopo la decisione di Gesù ai vv. 1 8 s., il principio del v. 2 I: Gesù «fu turbato nello spirito» ; f) il versetto intermedio (2 0 ) non h a u n senso preciso nel contesto. Com 'è venuto a trovarsi qui questo logion 'sinottico' (cfr. Mt. 10,40 )? Un analogo logion ' sinottico' si trova al v. 16; g ) nella scena col discepolo che Gesù amava (vv. 23-26 ) il traditore viene indicato chiaramente. La difficoltà offerta dal fatto che, nono stante ciò, gli altri discepoli hanno lasciato che Giuda Iscariota uscisse dalla sala, è stata risolta apparentemente bene nei vv. 28-29 ; ma qui si trascura che Pietro aveva invitato il discepolo a rivolgere la domanda a Gesù e che quando lo vide parlare con Gesù è difficile pensare che non abbia voluto conoscerne la risposta. Forse i vv . 28-29 sono il pro dotto di una riflessione successiva ( il v. 30 si collega bene al v. 27)? O forse la scena col discepolo che Gesù amava va attribuita soltanto ad una redazione? h) L'osservazione che dopo aver mangiato «Satana entrò in lui» (v. 2 7) non concorda con I'altra del v. 2 : "tOV OL«�oÀ.ov i}O'l') [3Ef3À.'l')XO-toc; X'tÀ.., che è stentata anche linguisticamente. Le due osservazioni si poslizzante', mentre quella cristologico-soteriologica sarebbe successiva. Per la cri· tica letteraria, invece, il processo sembrerebbe risultare inverso; cfr. l'analisi .
Analisi letleraria di Io. IJ,I·JO
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sono armonizzare solo a fatica ; in questo caso la frase del v . 2 7 può meglio pretendere di essere originaria. Altre difficoltà sorgono dal testo attuale del v. 1 3 , ma quelle espo· ste dovrebbero essere sufficienti per giustificare e richiedere un'inda gine di critica letteraria. 2. Status quaestionis
e
considerazioni metodologiche
I tentativi compiuti dalla critica letteraria non hanno finora portato ad alcun risultato univoco, hanno però messo in luce alcune risultanze certe. La critica letteraria meno recente, che s'affannava a identificare uno «scritto di base>>, se aveva acutamente illuminato le difficoltà te stuali, non era però riuscita ad accordarsi sull'ampiezza dello scritto di base. Con J. Wellhausen 7 non si ha una chiara idea dello seri tto fondamen tale e delle aggiunte successive : l'introduzione (vv. 1-3 ) è di seconda mano, mentre nei vv. 4-5 è conservato lo scritto di base. Le due spie gazioni della lavanda dei piedi non possono stare insieme, quella