Tutto architettura. Schemi riassuntivi, quadri d’approfondimento 8841861991, 9788841861998

Per conoscere e ricordare la storia dell'architettura, dalle costruzioni preistoriche alle sperimentazioni contempo

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Tutto architettura. Schemi riassuntivi, quadri d’approfondimento
 8841861991, 9788841861998

Table of contents :
TUTTO - Architettura
Guida alla consultazione
Sommario
INTRODUZIONE
DALLE ORIGINI ALL'ANTICO EGITTO
ARCHITETTURE MINOICA, MICENEA E GRECA
ARCHITETTURE ROMANA E PALEOCRISTIANA
ARCHITETTURE ROMANICA E GOTICA
ARCHITETTURA DEL RINASCIMENTO
ARCHITETTURA BAROCCA
ARCHITETTURA DEL SETTECENTO
ARCHITETTURA DELL'OTTOCENTO
ARCHITETTURA DEL NOVECENTO
ARCHITETTURA CONTEMPORANEA
Indice

Citation preview

ARCHITETTURA SCHEMI RIASSUNTIVI, QUADRI DI APPROFONDIMENTO

Per conoscere e ricordare la storia dell'architettura, dalle costruzioni preistoriche alle sperimentazioni contemporanee. Sintesi e approfondimenti su periodi storici e stili architettonici, forme e materiali, soluzioni costruttive e grandi architetti.

TUTTO •

Riepilogo



Sintesi

LO STUDIO IL CONCETTO DI ARCHITETTURA E I SUOI RAPPORTI CON LA SOCIETÀ DALLA PREISTORIA ALL'ARCHITETTURA CONTEMPORANEA: STILI, TECNICHE, MATERIALI - CARATTERI GENERALI ED EVOLUZIONE DELLE FORME, ASPETTI TIPOLOGICI E STRUTTURALI - I GRANDI ARCHITETTI DI OGNI EPOCA LA SINTESI INQUADRAMENTI STORICI E GEOGRAFICI - TAVOLE RIASSUNTIVE PER OGNI CAPITOLO - APPROFONDIMENTI SU ARTISTI E PRINCIPALI OPERE - SCHEDE DEDICATE AI PIÙ IMPORTANTI ELEMENTI COSTRUTTIVI E AI MATERIALI DA COSTRUZIONE - DISEGNI E SEZIONI DI TIPOLOGIE E DI PARTICOLARI

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TUTTO

Studio Riepilogo Sintesi

ARCHITETTURA SCHEMI RIASSUNTIVI, QUADRI DI APPROFONDIMENT

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TESTI DI MARCELLO TOMEI

Testi: Marcello Tomei, con la collaborazione di Marco Decarlis e Raffaella Raiteri Disegni: Banca dati opere DeA, ad eccezione di quelli alle pagine 20, 24, 28, 33, 38, 40, 41, 50, 52, 53, 66, 67, 75, 76, 101, 102, 105, 124, 127, 130, 139, 140, 161, 164, 176, 180, 190, 197, 209, 211, 222, 226, 238, 245 (Marcello Tomei)

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SETTORE DIZIONARI E OPERE DI BASE

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Realizzazione: Studio Angelo Ramella, Novara Redazione e impaginazione: Nicole Montanari, Nicoletta Mosca

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Copertina: Marco Santini

ISBN 978-88-418-6930-7 © Istituto Geografico De Agostini, Novara prima edizione, marzo 2010 prima edizione elettronica, marzo 2011

www.deagostini.it Redazione: corso della Vittoria 91, 28100 Novara Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, elettronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio, televisione, senza autorizzazione scritta dell’Editore. Le copie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compensoprevisto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, corso di Porta Romana n. 108, 20122 Milano, e-mail [email protected] e sito web www.aidro.org

Titolo concesso

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C

he cosa è l’Architettura? A un tale quesito, solo apparentemente banale, il presente libro cerca di dare una risposta, non riversando sul lettore un interminabile e noioso “fiume” di date, luoghi e opere, ma cercando di cogliere gli aspetti peculiari che hanno determinato lo sviluppo dei differenti approcci all’arte della manipolazione dello spazio. Architettura che non si configura come materia chiusa in se stessa, regolata da uno specifico quadro disciplinare, ma che estende il proprio campo di indagine alle altre forme artistiche e si rivela strettamente correlata ai molteplici aspetti della vita sociale (politica, economia, religione, cultura, scienza e tecnica), di cui diviene inevitabile espressione. Questo libro, corredato di schizzi, schemi compositivi e dettagli costruttivi, si presenta come utile strumento di conoscenza per chi, studente o semplice appassionato della materia, desideri disporre di un immediato quadro di riferimento per una corretta collocazione geografica e temporale delle differenti manifestazioni architettoniche, ma anche come supporto per chi, come lo scrivente, per esigenze professionali è chiamato quotidianamente a confrontarsi con i fondamenti della disciplina, nel momento in cui si accinge, con consapevolezza delle esperienze passate, alla progettazione di spazi coerenti con le istanze della società contemporanea. Concepito come lavoro di sintesi e di facile consultazione, il libro si pone l’obiettivo di fornire un quadro complessivo di riferimento: alla curiosità e all’interesse del lettore attento è riservata la facoltà di approfondire tematiche specifiche, particolari aspetti tecnici e costruttivi, così come le figure emergenti nelle diverse epoche, attingendo ai numerosi volumi, manuali tecnici e monografie dedicati alla materia. Sempre consapevole che nessun testo scritto è in grado di sostituire l’esperienza conoscitiva diretta, sensoriale e quasi “fisica” che ogni opera architettonica richiede. L’Autore

Guida alla consultazione Sintesi introduttiva al capitolo

2 Architettura gotica

2 - Architettura gotica

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Il Gotico in Austria

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Il Gotico in Svizzera

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L’evoluzione del significato

Lo stile delle regioni settentrionali

■ Il Gotico nell’Europa orientale L’influenza francese è tangibile anche in Paesi lontani come Influenza francese l’Ungheria (Castello Reale e cappella di Esztergom) e la Cecoslovacchia (la cattedrale di Praga fu iniziata da Mathieu d’Arras, 1344-1352). Tuttavia, gli stretti legami storici tra l’Austria e la dinastia di Boemia creano una comune corrente culturale, legata soprattutto all’attività degli architetti della famiglia dei Parler, operanti a Vienna e a Praga. Qui Peter Parler realizza nel coro della cattedrale (1353-1385) un modello di architettura per vetrate che, oltre a esercitare una notevole influenza in Polonia (Marienkirche, a Cracovia, 1384) e Ungheria, a Jàk, si estende ai Paesi tedeschi, da Vienna a Norimberga. ■ Il Gotico nella Penisola Scandinava Nella Penisola Scandinava il maggior tramite per la diffusione del Gotico è costituito dagli ordini monastici. I legami con l’arte francese, specie dal XIII secolo, sono molto stretti, ma l’uso tradizionale del mattone dona agli edifici nordici un sapore particolare. Le cattedrali di Roskilde (fine XII sec.) e di Uppsala (XIII sec.), quest’ultima eccezionalmente di pietra, si avvalgono anche di maestranze francesi. In Norvegia e Svezia è sensibile l’influsso inglese, mentre gli schemi della Germania del

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Il significato originario del termine

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Definizione

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L’eccezione italiana

Oggi il termine Gotico indica lo stile artistico nato nella regione dell’Île-de-France, nel nord della Francia, verso la metà del XII secolo. Gradualmente l’arte gotica si estende a buona parte dell’Europa occidentale, interessando molti Stati (Gran Bretagna, Germania, Spagna, Portogallo) fino al XV secolo, ad eccezione dell’Italia, che, nel corso del Quattrocento, vedrà sorgere un differente movimento culturale (Umanesimo) e artistico (Rinascimento). Il termine denota quindi lo stile diffusosi nell’Europa occidentale grosso modo tra la fine del Romanico e la diffusione del Rinascimento. Diverso era il significato originario del termine “gotico”: coniato nel XV secolo dalla storiografia rinascimentale e attribuito da alcuni storici a Lorenzo Valla, da altri a Raffaello, era usato in senso dispregiativo e polemico come sinonimo di “barbaro”; inizialmente definiva un tipo di grafia opposta a quella romana, e successivamente venne usato per indicare una forma artistica rozza e poco raffinata, nella migliore delle ipotesi arbitraria e bizzarra, antitetica rispetto all’equilibrio e all’armonia espresse dall’arte classica greca e romana. Il Vasari stesso nei suoi scritti si riferisce alla «maniera dei Goti» per criticare opere architettoniche medievali, in cui molte soluzioni stilistiche dimostrano il decadimento della civiltà romana e il nefasto effetto delle invasioni barbariche. Nel corso dei secoli XVII e XVIII si diffondono diverse interpretazioni del Gotico, inteso sia come forma d’arte inventata dai Goti, antico popolo germanico, e importata in Francia, sia come “art got o cot”, ossia arte della Luce e dello Spirito. È però solo con gli approfonditi studi dedicati al Medioevo dal Romanticismo che si attua un processo di rivalutazione dell’arte e dell’architettura gotiche, superando i numerosi pregiudizi storici e giungendo a una serena valutazione dei loro caratteri specifici: giudizio che si è protratto fino ai nostri giorni.

La chiesa a sala

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Inquadramento storico e geografico

Ricche decorazioni scultoree

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de uno stile fiammeggiante con ricchissime decorazioni scultoree a traforo (facciata di Strasburgo, iniziata nel 1277). Gli splendidi cicli scultorei delle cattedrali, pur sul modello di quelli francesi, mostrano spesso una spiccata originalità e un intenso naturalismo di alto valore espressivo. Ma il maggior contributo del Gotico tedesco è il tipico schema della chiesa a sala (Hallenkirche), assai diffuso dal XIV al XVI secolo. Un volto particolare ha anche l’architettura delle zone settentrionali (Lubecca), semplicissima nelle strutture, priva di decorazione scultorea e interamente costruita in mattoni invece che in pietra, secondo moduli che si diffondono nei Paesi scandinavi. I tradizionali schemi gotici hanno lunga vita nei Paesi tedeschi, soprattutto negli edifici civili, disegnando l’intera fisionomia delle città germaniche fino al periodo barocco. Scarsa originalità ha invece l’architettura gotica in Austria, fatta eccezione per la cattedrale di Santo Stefano, a Vienna. La Svizzera, tra il XIII e il XIV secolo, risente sia dell’apporto francese (Ginevra, Losanna, Friburgo) sia di quello tedesco (gli architetti della famiglia Ensinger, di origine sveva, lavorano a Costanza, Berna e Basilea). Come avviene per gli altri Paesi dell’area germanica, fino a tutto il XVI secolo il Gotico è lo stile nazionale delle città svizzere (edifici pubblici e privati, logge, fontane e così via).

Lo stile gotico fiorisce tra la prima metà del XII e il XV secolo: dai primi cantieri delle cattedrali francesi dell’Île-de-France fino alle tarde manifestazioni dell’Europa occidentale, il Gotico rappresenta in campo artistico l’ultima fase unitaria nell’ambito dell’arte medievale.

Nascita del Gotico

Note a margine per la rapida individuazione e memorizzazione dei temi principali

Influenze inglese e tedesca 143

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Il ruolo degli ordini monastici

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Testo con le parole e i concetti chiave evidenziati in nero

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Il volume inizia con un’introduzione che definisce il concetto di Architettura e i suoi ambiti di applicazione, le figure coinvolte nei processi di realizzazione di un’opera architettonica, il ruolo dell’architetto nella storia. Chiarisce inoltre il concetto di urbanistica e affronta altri temi generali, utili alla comprensione degli argomenti trattati nelle dieci sezioni successive, che corrispondono ad altrettanti periodi o argomenti significativi della storia dell’architettura, dalle origini ai giorni nostri. Ogni sezione è introdotta da una presentazione che ne espone i caratteri generali e seguita da un sintetico specchietto riassuntivo. Il testo è articolato in modo da favorire la memorizzazione rapida dei tratti salienti di correnti artistiche e architetti, del loro stile e delle loro opere. I capitoli sono aperti da un cappello introduttivo, che fornisce un rapido inquadramento generale

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Riquadro di approfondimento

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Le forme classiche di questo edificio, sede del Congresso degli Stati Uniti, simboleggiano le virtù americane e derivano da un rapporto di collaborazione tra diversi architetti. La pianta di William Thornton è del 1793: è costituita da un corpo centrale a T collegato a 2 ali rettangolari che trasmettono orizzontalità all’edificio. Il vano centrale si proietta all’esterno attraverso un portico con colonne a sostegno del timpano triangolare superiore e ampie scalinate; un’enorme cupola sovrasta il vano centrale. La progettazione di stampo

1 - Dal Modernismo alla Secessione viennese

2 - Neoclassicismo

IL CAMPIDOGLIO DI WASHINGTON

neoclassico e il riferimento all’antico esprimono il potere governativo, comparato a quello dell’Impero Romano. L’edificio attuale è frutto di numerosi interventi succedutisi nel corso dell’Ottocento, tra cui la sostituzione della cupola originaria di legno con una nuova struttura di ghisa. La cupola attuale si erge su un tamburo a 2 piani colonnato, terminante con la lanterna e la statua della Libertà. Anche gli interni richiamano il classico, con forme ad anfiteatro, mezze cupole cassonettate e l’impiego di ordini classici.

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classico: una struttura che trasmette stabilità e robustezza compositiva – grazie anche alla sua collocazione in posizione sopraelevata –, insieme a forme limpide e semplici. Per la sua residenza, Casa Monticello (1768), in Virginia, si ispira alla Rotonda del Palladio: un corpo centrale coperto a cupola è anticipato da un pronao colonnato con timpano; bassi bracci non sono più intesi come semplici portici, ma espansioni spaziali e funzionali; queste ali sono collegate alla casa attraverso passaggi semisotterranei che richiamano Villa Adriana, a Tivoli. Il tetto a terrazza favorisce la contemplazione della natura circostante, dove sono inseriti bassi edifici di servizio, disposti in modo da formare una grande U. Vi è una separazione tra gli ambienti pubblici e quelli privati; all’interno le stanze semiottagonali intendono ottimizzare gli spazi, secondo il concetto generale della formazione di un ambiente continuo anche con il parco. Ordine e armonia emergono da questa costruzione, archetipo della villa americana. Jefferson si dedica allo studio dell’architettura romana, di cui adotta le forme per il progetto dell’università della Virginia (1817): 2 file di padiglioni sono collegate a colonnati, posti ai lati di un ampio prato; i fronti sono tutti differenti e all’interno vi sono aule e alloggi per i docenti; nella parte retrostante sono dislocati stanze e dormitori per gli studenti. Il progetto esprime bene il rapporto tra uomo e natura, operosità e contemplazione, grazie all’integrazione fra strutture per lo studio e giardini, con grande fluidità dell’impianto. La biblioteca, posta a un’estremità del complesso, è a pianta centrale, coperta a cupola con pronao e timpano (su modello del Pantheon).

Casa Monticello

fondazione pubblica nata nel 1897 allo scopo di reperire nuove figure professionali nel campo progettuale e creativo. Emblema architettonico del movimento è il palazzo della Secessione, costruito in tempi record tra il 1898 e il 1899 come spazio espositivo alternativo a quelli dell’arte accademica, sotto il motto «Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà». Il progetto è di Olbrich: parte da una pianta rigorosamente quadrata che si innalza con pareti lisce e quasi disadorne (salvo un fregio floreale); finestre e porte si aprono insolitamente con tagli netti, senza cornici o timpani. La grande invenzione decorativa è l’ampia cupola di rame traforata a motivi floreali, rilucente di lamine d’oro. L’interno, illuminato dalla cupola, dispone di ampia flessibilità spaziale e si adatta quindi alle funzioni espositive. L’austriaco Adolf Loos, pur ponendosi in contrasto con la Secessione, ne è l’ultimo e più raffinato interprete. Propugna l’idea che «l’architettura non è un’arte perché qualsiasi cosa serva a uno scopo va esclusa dalla sfera dell’arte». La sua è quindi un’architettura nuova totalmente funzionale, in cui ogni decorazione è abolita per rispondere solo alle necessità di chi la abita: così nasce casa Steiner, caratterizzata da semplicità dei volumi e funzionalità delle aperture. Inserito ormai nel contesto dell’Art Nouveau, all’inizio del Novecento il Sezessionstil assume rilevanza internazionale e le principali istituzioni vengono a loro volta messe in discussioni da altri piccoli gruppi.

Palazzo della Secessione

La cupola di rame

Adolf Loos

La diffusione del Sezessionstil

SCHEMA RIASSUNTIVO INCONTRO FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

Archetipo della villa americana

Rapporto tra uomo e natura

In Europa si sviluppa una serie di tendenze architettoniche accomunate da caratteristiche analoghe e che vengono identificate con i termini Modernismo o Liberty. La nascita del Modernismo si colloca in Catalogna, più precisamente a Barcellona, intorno al 1880; la sua diffusione si arresta solo verso il 1930.

ART NOUVEAU

L’Art Nouveau, diffusa tra il 1893 e il 1914, si sostituisce ai revival stilistici diffondendo un linguaggio inedito: suo tratto fondamentale è la trasformazione di ogni elemento in un pezzo unico, in opposizione all’imitazione degli stili del passato.

DE STIJL

Il movimento avanguardistico De Stijl nasce nei Paesi Bassi sulle orme della rivista omonima fondata nel 1917 che raggruppa pittori, scultori, architetti e poeti propugnatori di un’arte nuova capace di investire ogni aspetto dell’esperienza umana.

SECESSIONE VIENNESE

In Austria e in Germania verso il 1890 inizia a diffondersi un nuovo fenomeno artistico chiamato Sezessionstil, che si inserisce nella linea del ripudio delle istituzioni accademiche e della messa in discussione dei canoni tradizionali. Edificio simbolo del movimento è il palazzo della Secessione (1898-1899), realizzato su progetto di Joseph Maria Olbrich.

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Schema riassuntivo

dell’argomento trattato. Le frequenti note a margine permettono la rapida individuazione dei temi principali e agevolano la loro ricapitolazione. Nel testo sono evidenziati in carattere nero più marcato i concetti, le opere o gli architetti che è particolarmente utile ricordare. I capitoli sono conclusi da schemi riassuntivi che espongono in sintesi i lineamenti di fondo degli autori o delle scuole. All’interno dei capitoli sono presenti riquadri di approfondimento, che possono trattare argomenti collaterali all’esposizione principale e importanti per la sua comprensione, oppure autori e/o scuole non altrimenti collocabili. In coda al volume è disponibile un indice in cui sono riportati le opere, le località e gli architetti citati nel testo.

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Titolo conc

Sommario INTRODUZIONE Il concetto di Architettura DALLE ORIGINI ALL’ANTICO EGITTO 1 Prime forme di architettura preistorica 2 Architettura mesopotamica 3 Architettura dell’antico Egitto

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ARCHITETTURE MINOICA, MICENEA E GRECA 1 Architetture minoica e micenea 49 2 Architettura greca 55 ARCHITETTURE ROMANA E PALEOCRISTIANA 1 Architettura romana 2 Architettura paleocristiana

73 93

ARCHITETTURE ROMANICA E GOTICA 1 Architettura romanica 115 2 Architettura gotica 134 ARCHITETTURA DEL RINASCIMENTO 1 Inquadramento storico 2 Aspetti tipologici 3 Architetti e opere

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ARCHITETTURA DELL’OTTOCENTO 1 L’architettura dell’età della macchina 2 Eclettismo 3 Urbanesimo e architettura

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ARCHITETTURA DEL NOVECENTO 1 Dal Modernismo alla Secessione viennese 2 Dal Futurismo al Razionalismo 3 Dal Movimento Moderno all’Architettura Organica

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ARCHITETTURA CONTEMPORANEA 1 Dall’Hi-Tech al Postmoderno 2 Dal Decostruttivismo al Neorazionalismo 3 Nuove tendenze

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Indice

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ARCHITETTURA BAROCCA 1 Le origini romane 2 Il Barocco nel resto d’Italia e in Europa

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ARCHITETTURA DEL SETTECENTO 1 Tardobarocco e Rococò 2 Neoclassicismo

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INTRODUZIONE

Il concetto di Architettura

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Estremamente articolato e complesso è il campo disciplinare dell’architettura, antica arte del costruire costantemente in equilibrio tra una ricerca teorica volta alla comprensione dell’evoluzione storica dell’abitare nonché all’interpretazione dell’apporto fornito da altri campi del sapere (sociologia, antropologia, economia) e una pratica del costruire attenta agli aspetti fisici e materiali dell’oggetto architettonico e rivolta a una continua ricerca relativa alle componenti tecniche, estetiche e culturali dei materiali e delle tecniche impiegate. Tipico strumento di programmazione di un’opera architettonica è il progetto, inteso come l’insieme di documenti e atti in grado di sviluppare un processo metodologico che, dalle prime idee di massima relative ai requisiti, alle aspettative e alle esigenze espresse dalla committenza e dagli utilizzatori, porta alla prefigurazione della futura costruzione in ogni minimo dettaglio, sia per quanto riguarda gli aspetti architettonici, tecnici e costruttivi sia per quanto concerne gli aspetti economici e finanziari atti alla realizzazione dell’opera. Strettamente legata al tema del progetto è la scala di intervento, che, a partire dall’Ottocento e durante i secoli successivi, si estende progressivamente alla grande scala della pianificazione territoriale e dell’urbanistica (disciplina interessata alla conoscenza e alla pianificazione progettuale dello sviluppo dei centri urbani), così come alla piccola scala del disegno industriale (disciplina orientata allo studio e al controllo formale e prestazionale di oggetti di uso quotidiano prodotti industrialmente).

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Definizione di “architettura” Il primo obiettivo che un testo di architettura dovrebbe porsi è quello di dare una definizione quanto più chiara e completa del termine “architettura” e del suo ambito di applicazione. In linea generale designa una disciplina che, attraverso contributi intellettuali e tecnici, interviene sull’ambiente fisico esistente allo scopo di modificarlo e adattarlo alle esigenze umane. Tale disciplina risponde al bisogno primario dell’uomo di costruire manufatti non solo in grado di costituire un riparo e una protezione rispetto alle condizioni climatiche avverse, ma anche di fornire una risposta alle esigenze più evolute, quali ritrovarsi con i propri simili, praticare scambi commerciali, pregare, curarsi, esercitare il potere e, più in generale, insediarsi in un determinato luogo attraverso strutture stabili e durature. Numerose sono state nel corso dei secoli le definizioni della disciplina architettonica formulate da architetti, teorici e uomini di cultura; tra queste, quella che ancora oggi risulta una delle più complete si deve a Marco Vitruvio Pollione (80/70-23 a.C.). Nel suo trattato De architectura l’architetto e scrittore romano concepisce questa disciplina come l’insieme di tre fattori: • Firmitas (stabilità) • Utilitas (utilità) • Venustas (bellezza) Secondo la sua definizione ogni realizzazione architettonica non può infatti prescindere da: • una componente costruttiva e strutturale, senza la quale l’opera è effimera e pericolosa nel suo utilizzo; • una componente funzionale, senza la quale l’opera è un manufatto privo di utilità per i potenziali fruitori, equiparabile a una scultura in grande scala; • una componente estetica e di ricerca artistica, senza la quale l’opera non può essere definita tale e scade nel campo della semplice edilizia. Un altro aspetto caratterizzante è legato ai concetti di spazio e di tempo. Specifica dell’architettura è la facoltà di definire e delimitare gli spazi interni destinati alle diverse esigenze umane e di regolare i rapporti spaziali reciproci tra i volumi e tra questi e l’ambiente circostante. Tale spazio però non è fisso e immutabile, bensì legato alla variabile tempo.

L’architettura come risposta sia alla necessità di riparo sia a esigenze più evolute

Numerose definizioni Marco Vitruvio Pollione

Le componenti secondo Vitruvio

Spazio e tempo

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Il concetto di Architettura

Percezione dello spazio

Confronto con altre forme artistiche

La percezione dello spazio avviene da parte del potenziale fruitore in una serie di sequenze architettoniche, in una progressiva visione dell’opera considerata da tutti i punti di vista, secondo la successione di vani, elementi costruttivi, volumi e percorsi predisposti dal progettista. Dal confronto tra architettura e altre forme artistiche (pittura e scultura) emerge pertanto un’ulteriore caratteristica: mentre le opere pittoriche e scultoree vengono percepite dalla sola componente visiva (al limite tattile per quanto riguarda la scultura), la reale percezione dell’opera architettonica e della sua spazialità richiede un’esperienza diretta che coinvolge tutti i sensi. Questa non avviene in maniera simultanea da parte del fruitore, ma richiede uno sforzo intellettivo per comprendere e valutare le impressioni fornite dalla visione esterna del complesso, dalla vivibilità dei singoli spazi interni, dalla qualità dei materiali impiegati e dagli effetti chiaroscurali determinati dalla modulazione della luce naturale e di quella artificiale, e infine dalle sensazioni che la molteplicità degli aspetti di tale esperienza riesce a trasmettere. Tramite l’esperienza diretta (e non sicuramente solo attraverso la consultazione di libri e riviste) è possibile cogliere la ricchezza dei molteplici aspetti che costituiscono un’opera di architettura.

Edilizia corrente e architettura

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Oggetto di interesse Oggetto di interesse dell’architettura sono quindi la pratica dell’architettura del costruire e il prodotto di tale pratica, comunemente definita edilizia. A differenza però dell’edilizia corrente, orientata alla realizzazione del prodotto nei suoi aspetti pratici e funzionali, l’architettura ricerca anche una finalità estetica. Alla base di un’opera architettonica, oltre alla componente strutturale e funzionale ci deve essere, insomma, un concetto formale che si esplicita nell’opera stessa. L’opera architettonica, a differenza del semplice edificio, si configura come la composizione armonica di elementi che costituiscono un insieme organico, all’interno del quale confluiscono molteplici aspetti caratteristici della società e dell’epoca nella quale viene realizzata (tendenze culturali, aspirazioni del progettista e del committente, conoscenze tecniche e organizzazione economica e sociale). Rapporto Da questo punto di vista emerge chiaramente come ciascuna con la società opera architettonica risulti intimamente connessa alla vita civile e alla società nella quale viene creata, tanto da costituir-

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Il concetto di Architettura

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ne, nei casi più felici, una vera e propria rappresentazione. Ne sono un esempio le piramidi della civiltà egizia, i sontuosi palazzi della società rinascimentale e i grattacieli metropolitani della società contemporanea.

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Rapporto tra architettura e città: tipologia edilizia e morfologia urbana

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Dal punto di vista storico si incomincia a parlare di architettura con l’insediamento delle prime forme di civiltà e con il sorgere delle prime città. Molto stretto si è rivelato appunto nel corso dei secoli il rapporto tra architettura e città, in cui ciascun intervento architettonico risulta sottoposto al condizionamento del contesto esterno (sia esso naturale o artificiale) e si pone in un determinato rapporto (di continuità o di opposizione) rispetto all’esistente. Secondo la disciplina architettonica il rapporto tra la forma del singolo edificio e quella dell’insediamento urbano viene analizzato tramite due concetti fondamentali: la tipologia edilizia e la morfologia urbana. La tipologia edilizia analizza la forma dell’edificio e ne dà una classificazione dal punto di vista dello sviluppo storico e della funzione: tipi edilizi residenziali (a blocco isolato, accostato, a corte chiusa, a corte aperta, in linea, a torre), tipi degli edifici pubblici (scuole, ospedali, teatri, stazioni ), elementi del rapporto tra tipo edilizio e città (lotto, isolato urbano, spazio costruito, spazio libero: strade, piazze, verde pubblico, corti). La morfologia urbana studia la forma della città, analizzandola nei suoi elementi costitutivi (assi viari, aree edificate e libere, centralità, margini naturali e artificiali) e nelle relazioni reciproche tra loro. Entrambi i concetti hanno costituito in passato – e costituiscono ancora nel presente – un utile strumento di conoscenza delle regole razionali della composizione edilizia e urbana e del graduale sviluppo nel tempo della morfologia fisica, sociale e culturale degli insediamenti, per una comprensione delle dinamiche evolutive e per una consapevole progettazione dei nuovi interventi.

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Rapporti con il contesto esterno

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Tipologia edilizia

Morfologia urbana

Gli “attori” del processo di produzione dell’opera architettonica Come in passato, anche oggi la riuscita di un’opera architet- Creazione tonica non è un merito da attribuire esclusivamente a un il- di un’opera luminato committente o a un architetto creativo, ma alla stret13

Il concetto di Architettura

Gestione del processo di realizzazione

Le figure coinvolte

ta collaborazione di diversi “attori” (variabili come numero e tipo di specializzazione in relazione alla complessità dell’opera), ciascuno impegnato nel proprio ruolo. Nelle epoche passate la gestione del processo di realizzazione di un’opera architettonica avveniva in maniera diretta: l’utente (un singolo individuo o la collettività) provvedeva in prima persona a programmare, progettare e realizzare l’opera architettonica. In epoca moderna, con l’avvento della Rivoluzione Industriale e la specializzazione del lavoro, si assiste invece a un’articolazione del processo di produzione e al proliferare delle figure coinvolte. Figure che si possono suddividere nelle seguenti categorie: • Gli utenti, ossia i fruitori dell’opera. In tempi recenti, in casi di utente rappresentato dalla collettività, si è assistito a forme di associazionismo volte a una partecipazione il più possibile diretta alle scelte progettuali e alla definizione delle richieste funzionali. • Il committente, ovvero colui che assume l’onere di finanziare la realizzazione dell’opera architettonica. Spesso, ma non sempre, coincide con l’utente finale. • Le istituzioni pubbliche (enti statali, regionali, comunali), che, secondo le proprie competenze e le differenti scale di intervento, determinano le scelte strategiche di sviluppo e sovrintendono alla verifica del rispetto delle norme. • L’apparato industriale, costituito dalle imprese di costruzione – direttamente impegnate nel cantiere – e dalle industrie produttrici delle materie prime e delle componenti edilizie, dislocate sul territorio. • I tecnici e i professionisti, ossia coloro che operano negli ambiti della progettazione, pianificazione e direzione esecutiva, nonché nel collaudo e controllo delle opere. In passato queste figure erano rappresentate fondamentalmente dall’architetto, dall’ingegnere e dal tecnico diplomato come direttore di cantiere; in tempi recenti, invece, il gruppo si è maggiormente articolato, comprendendo al suo interno specialisti come l’urbanista, il geologo, il sociologo, il progettista ambientale, il progettista impiantistico-strutturale, l’esperto in progettazione digitale e modellazione solida e altri ancora. In virtù di questa tendenza e per la realizzazione di opere di una certa importanza e complessità si è assistito in tempi recenti alla nascita di società di progettazione integrata, costituite da molteplici competenze specialistiche riunite in un’unica struttura. • Le maestranze, cioè gli operai edili impiegati presso le imprese di costruzione impegnate direttamente in cantiere o presso le industrie produttrici di materie prime e componenti, dislocate sul territorio.

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Il concetto di Architettura

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d’arte e presero corpo due diverse strade: quella dei maestri riformatori e quella dei semplici costruttori. Nei secoli XVI-XVIII l’architetto era considerato il depositario di tutte le nozioni tecniche e artistiche necessarie per realizzare compiutamente qualunque edificio, ed era ritenuto idoneo a seguire la realizzazione di qualsiasi opera dalle fasi iniziali di ideazione fino allo sviluppo esecutivo e al dettaglio minuzioso di ogni elemento. Nell’Ottocento, grazie allo sviluppo tecnologico (utilizzo del cemento armato e di strutture in ferro) e di nuovi processi di produzione edilizia, si verifica l’affermazione della figura dell’ingegnere civile, mentre l’architetto viene relegato al ruolo di decoratore e progettista delle componenti estetiche degli edifici. Nel corso del XX secolo la figura dell’architetto riacquista progressivamente prestigio e un proprio ruolo ben definito con specifiche competenze e responsabilità, per arrivare – al giorno d’oggi – a esplorare nuovi settori, dall’arredamento alla decorazione, dal design industriale all’urbanistica, integrando il proprio operato con quello di altri professionisti.

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Quella dell’architetto è una figura professionale caratterizzata da una duplice funzione, artistica e tecnica, che nel corso dei secoli ha visto il proprio ruolo considerato di volta in volta in modo diverso dalla società e ha subito più di una modifica del proprio campo d’azione. Nell’antico Egitto l’architetto era un funzionario che aveva il compito di progettare templi e palazzi, nonché di sovrintendere alla loro edificazione. Gli antichi Greci, a parte l’aspetto tecnico della sua attività, ne valorizzarono la componente artistica: l’architetto era innanzitutto uomo di cultura e di gusto che impiegava le proprie conoscenze e la propria raffinatezza nel campo delle costruzioni. A Roma, caput mundi, data l’importanza rivestita dalle grandi opere di tipo infrastrutturale e utilitaristico, l’architetto era principalmente un costruttore alle dipendenze di enti pubblici, civili e militari. Nel Medioevo era una figura itinerante: progettisti-costruttori organizzati in cooperative andavano da una città all’altra per realizzare cattedrali e altri edifici religiosi. Con il Quattrocento si impose il concetto di architettura come espressione

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IL RUOLO DELL’ARCHITETTO NELLA STORIA

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Architettura come metodologia progettuale applicabile alla piccola e alla grande scala Connaturato alla disciplina architettonica è il concetto di pro- Il progetto getto (dal latino tardo proiectare, “gettare avanti”, “proporre”), inteso non solo come momento di redazione degli elaborati grafici e contabili, ma più in generale come processo di elaborazione teorica e metodologica che precede la realizzazione di un’opera architettonica. Questo processo si articola in più fasi: Fasi di realizzazione • analisi delle esigenze da soddisfare; • programmazione e pianificazione dell’intervento; • elaborazione della forma del manufatto architettonico sia negli aspetti generali sia nei dettagli; • realizzazione materiale dell’opera; • verifica e collaudo di quanto realizzato. 15

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Il concetto di Architettura

Urbanistica e industrial design

Il progetto in tal senso diviene un processo di sintesi dei molteplici fattori che concorrono alla sua realizzazione, condensati in un’unica forma espressiva: la forma dell’opera architettonica risulta pertanto il momento finale del complesso processo analitico che la precede. Vista la capacità dell’architettura di interpretazione e trasformazione della realtà attraverso il progetto, nel corso dei secoli l’oggetto del suo operare si è progressivamente ampliato rispetto al manufatto architettonico, estendendo il proprio campo di indagine alla grande scala urbana e territoriale (urbanistica), così come alla piccola scala degli oggetti d’uso prodotti industrialmente (industrial design).

SCHEMA RIASSUNTIVO Disciplina che trova le proprie origini nell’esigenza dell’uomo di trasformare l’ambiente naturale per adattarlo al proprio bisogno primario di trovare un rifugio rispetto alle condizioni climatiche avverse e alle insidie dell’ambiente naturale. Con l’affermarsi di civiltà stabili ed evolute anche l’architettura si confronta con esigenze differenti, relative alle attività commerciali, all’esercizio delle pratiche religiose, alla cura del corpo, all’esercizio e alla rappresentazione del potere.

TIPOLOGIA EDILIZIA

Concetto relativo allo studio della forma dell’edificato, analizzato dal punto di vista della sua evoluzione storica e della sua funzione, concepite sia nella propria autonomia sia in rapporto al contesto urbano di riferimento.

MORFOLOGIA URBANA

Concetto relativo allo studio della forma urbana, analizzata nel suo sviluppo storico e nelle sue componenti costitutive fondamentali, ponendo particolare attenzione alle reciproche relazioni tra esse.

GLI “ATTORI”COINVOLTI NEL

Numerose e diversificate sono oggi, più che in passato, le figure professionali coinvolte a vario titolo nel lungo e complesso processo di produzione di un’opera architettonica, variabili come numero e come specializzazione in relazione alla tipologia dell’opera da realizzare e al suo grado di complessità.

PROCESSO DI PRODUZIONE DELL’OPERA ARCHITETTONICA

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DEFINIZIONE DI ARCHITETTURA

URBANISTICA

Disciplina che si occupa dello studio analitico e della pianificazione dello sviluppo dei centri urbani tramite l’elaborazione di progetti articolati su vasta scala.

INDUSTRIAL DESIGN

Disciplina dedicata alla conoscenza dell’evoluzione storica e formale degli oggetti d’uso prodotti industrialmente e al futuro sviluppo progettuale degli stessi.

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DALLE ORIGINI ALL’ANTICO EGITTO 1 Prime forme di architettura preistorica 2 Architettura mesopotamica 3 Architettura dell’antico Egitto

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Tit La comparsa dell’uomo sulla Terra vede il proliferare di gruppi nomadi di cacciatori e allevatori che continuamente si spostano sul territorio in cerca di prede o di nuovi terreni di pascolo, servendosi di ricoveri precari offerti dalla natura, come grotte o caverne, o di rudimentali capanne, erette rapidamente utilizzando materiali subito disponibili. È solo con l’avvento delle prime civiltà stanziali dedite all’agricoltura, intorno al 6500 a.C., che le costruzioni dell’uomo assumono un carattere più stabile e duraturo, atto a rispecchiare la formazione di gruppi sociali consolidati e organizzati. Le singole costruzioni si aggregano a costituire primitive forme di villaggi e al contempo si differenziano secondo tipologie diverse in relazione alla funzione cui sono destinate. In Mesopotamia, nelle terre rese fertili dalle periodiche inondazioni del Tigri e dell’Eufrate, sorsero le prime importanti civiltà urbane, e in un arco di tempo di tre millenni si succedettero le civilità dei Sumeri, degli Assiri, dei Babilonesi e dei Persiani, ciascuna artefice di imponenti e fondamentali opere che grande influenza avranno nelle epoche successive. La civiltà egizia infine, con le maestose opere a carattere religioso giunte fino ai giorni nostri (mastabe, piramidi e templi), testimonia l’elevato livello organizzativo raggiunto dal proprio apparato statale e religioso.

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1 Prime forme

di architettura preistorica

Mentre nelle aree mediorientali si assiste al progressivo passaggio dal nomadismo alla formazione dei primi insediamenti urbani, in Europa si attua lo sviluppo della civiltà megalitica nelle aree geografiche di Francia, Spagna, Italia e Inghilterra. Massime espressioni di questa civiltà, ancora oggi visitabili nei siti archeologici di Carnac e Stonehenge, sono gli imponenti manufatti di pietra, evidenti punti di riferimento nel paesaggio per segnalare luoghi di culto e di sepoltura. Sul territorio italiano va segnalata, per la sua notevole importanza, la civiltà nuragica della Sardegna, culla di un’evoluta organizzazione sociale e di un’originale concezione architettonica.

La comparsa dell’uomo sulla Terra: popolazioni nomadi e stanziali L’origine dell’architettura viene fatta coincidere dagli storici con il passaggio epocale dalle popolazioni nomadi di cacciatori e allevatori alla nascita delle prime civiltà stanziali, avvenuto intorno al 6500 a.C. I primi ripari costruiti dalle popolazioni nomadi, pur avendo un carattere precario legato alla scarsità delle risorse disponibili, ai frequenti spostamenti determinati dalla migrazione delle prede o dall’alternanza dei terreni di pascolo, contengono in nuce principi, credenze e aspirazioni che saranno alla base delle successive civiltà. Nelle stesse speculazioni teoriche della cultura architettonica occidentale sono ricorrenti i riferimenti al concetto di “capanna primitiva”, inteso come primo atto di occupazione del mondo da parte dell’uomo, di definizione di un ambiente domestico favorevole alla sopravvivenza, in contrapposizione ai rigori della natura. A causa del carattere effimero e transitorio dei manufatti risalenti alla fase preistorica del nomadismo, oggi di questi non abbiamo alcun reperto; tuttavia un’indicazione piuttosto precisa è fornita dagli studi di antropologia culturale e di etnologia. I primi ripari delle popolazioni nomadi erano rappresentati da rudimentali capanne, con pavimento di terra battuta, ossatura di rami e copertura a falde rivestita e protetta da frasche, foglie e fascine. Tali strutture avevano la caratteristica di poter essere montate in breve tempo e abbandonate al termine della battuta di caccia o del periodo di pascolo.

Dal nomadismo alle prime civiltà stanziali

Il concetto di “capanna primitiva”

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Dalle origini all’antico Egitto

Altro tipo di riparo che si presentava a portata di mano in simili occasioni era costituito dalle grotte naturali, che non venivano semplicemente occupate dagli allevatori o dai cacciatori, ma modificate e adattate alle loro esigenze. Le caverne costituivano ampi rifugi naturali, di cui le popolazioni primitive si appropriavano, modellandone per quanto possibile le asperità, organizzando al loro interno percorsi e luoghi di sosta, modificandone la percezione visiva tramite l’apertura di prese di luce naturale o tramite l’utilizzo del fuoco, e decoGraffiti rupestri randone le superfici interne: ne sono testimonianza i numerosi ritrovamenti di graffiti rupestri raffiguranti scene di caccia e di vita quotidiana. Popolazioni Intorno al VI millennio a.C. le popolazioni che abitavano le della Palestina regioni mediorientali della Palestina e della Mesopotamia (ate della Mesopotamia tuale Iraq), in seguito allo sviluppo dell’agricoltura nelle loro terre – inondate e rese fertili dalle periodiche inondazioni del Tigri e dell’Eufrate – modificarono progressivamente le proprie condizioni di vita, divenendo stanziali. Questo cambiamento garantì raccolti regolari, accumulo delle eccedenze da destinare al commercio e formazione di gruppi sociali consolidati e organizzati “politicamente”. Il cambiamento sociale determinò nuove modalità di insediamento sul territorio e l’esigenza di edificare costruzioni che si differenziassero le une dalle altre in relazione all’utilizzo cui erano destinate. Figura 1

Pittura rupestre raffigurante una scena di caccia (Altopiano del Tassili, Sahara algerino).

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Prime abitazioni a pianta circolare

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Le tende delle popolazioni nomadi si trasformano presto in strutture più solide, abitazioni a pianta circolare con intelaiatura di rami rivestita di cannicciato, reso consistente da un impasto di fango e paglia. Nel Neolitico questa struttura trova grande diffusione in un’area che si diffonde fino alla Mongolia, e acquisisce caratteri di sempre maggiore stabilità: alle orditure perimetrali di legno e alle coperture leggere si sostituiscono strutture murarie a pianta circolare in pietra a secco, sassi e mattoni che si prolungano sulla copertura a formare una sorta di igloo. È questa la tipologia a thòlos, che grande importanza rivestirà nella edificazione delle tombe a tumulo delle civiltà cretese e micenea. Questi primi insediamenti rurali, inizialmente isolati al centro delle principali regioni agricole, con il diffondersi dell’agricoltura cominciano a dar vita ai primi villaggi, evidenziando subito la difficoltà di aggregazione di strutture edilizie a pianta circolare. Di conseguenza la tipologia a thòlos viene progressivamente sostituita da edifici con strutture murarie disposte ortogonalmente tra loro e in posizione verticale, in modo da favorire razionali composizioni e aggregazioni di elementi. Centri come Gerico in Palestina, Catal Hüyük in Anatolia e Tell Hassuna in Mesopotamia divengono punti di organizzazione della vita collettiva, centri religiosi e amministrativi, nodi commerciali e luoghi di nascita della produzione artigianale. Al di là delle specificità locali, queste prime forme di aggregazione presentano alcuni caratteri comuni, che costituiranno la base per lo sviluppo delle successive civiltà urbane.

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1 - Prime forme di architettura preistorica

Struttura a thòlos

Nascono i villaggi

■ L’insediamento agricolo di Catal Hüyük Catal Hüyük è una delle più antiche città neolitiche dell’Anatolia. Durante gli scavi che, a partire dagli anni Cinquanta del Novecento, l’hanno riportata alla luce (ma solo in parte), si è scoperto che questo centro di allevatori e agricoltori aveva tutte le caratteristiche di un primitivo modello urbano. Addossate le une alle altre a formare una sorta di alveare e cinte da mura sprovviste di aperture, le case (vista l’assenza di Case accessibili strade) erano accessibili dai tetti mediante scale retrattili di dai tetti legno. Questi tetti, terrazzati e posti ad altezze diverse, consentivano alla luce di raggiungere l’interno delle abitazioni tramite piccole finestre. Ogni casa era fatta di mattoni di fango essiccato ed era a un piano, con un unico ambiente rettangolare ricoperto di stuoie al cui centro troneggiava il focolare; due piattaforme con i giacigli fungevano da “stanza” da letto. Le abitazioni potevano essere provviste di un collegamento al santuario, un ambiente più ampio dove si seppellivano i defunti e si celebravano riti in onore degli dei.

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Dalle origini all’antico Egitto

Il Neolitico: architettura megalitica A differenza di quanto avviene nelle aree geografiche mediorientali tra il V e il III millennio a.C., in Europa non si registra la nascita di analoghi insediamenti urbani, bensì lo sviluppo della civiltà megalitica, che tra il 5000 e il 1800 a.C. si diffonde in Francia, Spagna, Inghilterra e Italia. Caratteristica principale, nonché potente espressione delle credenze religiose di tale civiltà, è l’uso di imponenti blocchi di pietra conficcati nel terreno, veri e propri segnali architettonici che costituivano punti di riferimento all’interno del paesaggio indicando luoghi rituali e importanti sepolture. Questi manufatti arcaici, composti in forme elementari, sono di cinque tipi: Tipologie dei • I menhir (termine che in bretone significa “pietra lunga”) manufatti megalitici sono grandi blocchi isolati di pietra appena sbozzata dalla forma approssimativa di parallelepipedo, infissi verticalmente nel terreno. • Gli allineamenti (alignements) sono raggruppamenti di più menhir, disposti in file rettilinee e parallele; esempi celebri sono ubicati a Carnac, in Bretagna. • I cromlech (termine che in gallese significa “cerchio di pietra”) sono raggruppamenti di più menhir disposti secondo cerchi concentrici, spesso intorno a un masso centrale. Uno degli esempi più noti e significativi è costituito dal complesso di Stonehenge, in Inghilterra, la cui costruzione pare risalga al II-III millennio a.C. Dall’orientamento degli elementi che lo compongono sembra fosse dedicato al culto del Sole. • I dolmen (“tavola di pietra”), monumenti megalitici composti da una lastra di pietra grezza di forma appiattita, sorretta da 2 o più ritti, anch’essi in pietra. Il dolmen, nella sua estrema semplicità, costituisce il fondamento del sistema costruttivo trilitico (dal greco trèis = 3 e lìtos = pietra), in cui 2 elementi verticali (piedritti) sostengono il peso di un elemento orizzontale (architrave) posto come copertura dello spazio sottostante. Numerosi sono stati i ritrovamenti di dolmen in Francia e in Bretagna: uno dei più celebri è la Table des Marchands a Locmariaquer, nel dipartimento di Morbihan, in Bretagna. • L’allée couverte è un raggruppamento di più dolmen allineati in modo da costituire una sorta di galleria.

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■ Gli allineamenti di Carnac Con i suoi 3000 menhir allineati, la cittadina bretone di Carnac è un simbolo indiscusso della civiltà megalitica. Vi si possono individuare 5 allineamenti, anticipati da un cromlech ovale e concepiti, secondo alcuni studiosi, come un gigantesco oro-

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1 - Prime forme di architettura preistorica

logio astronomico con cui prevedere le eclissi e determinare L’orologio i periodi di aratura e semina. A confermare questa tesi ci sa- astronomico rebbe il fatto che i campi di pietre traguardano monumenti di Carnac megalitici delle zone circostanti, tra cui il Grand Menhir Brisé, sulla penisola di Locmariaquer, che probabilmente costituiva il principale punto di riferimento per calcolare le pause delle perturbazioni lunari e prevedere le eclissi. Inoltre pare che, per stabilire le distanze tra le file, gli antichi avessero fatto riferimento alla yarda megalitica, unità di misura pari a 81,6 centimetri, che sarebbe alla base di tutte le costruzioni megalitiche della zona di Carnac, ipotesi non da tutti condivisa. Il primo allineamento, Le Ménec (o “luogo delle pietre”), è orientato verso nordest ed è costituito da 11-12 file di menhir che si dipanano per 1165 metri: 1099 monoliti che arrivano a essere alti fino a 4 metri e a pesare anche 50 tonnellate. Al termine di Le Ménec s’incontra un altro cromlech ovale. Termina invece con il piccolo allineamento di Le Manio il secondo viale di pietrefitte, Kermario (o “luogo dei morti”), che dista dal primo circa 250 metri ed è costituito da 1029 monoliti di altezza decrescente (da oltre 6 m a 60 cm). Dopo un menhir alto quasi 6 metri, il Gigante del Manio, s’incontrano le 13 file di 555 menhir disposte a ventaglio del terzo allineamento, Kerlescan (o “luogo bruciato”). Seguono l’allineamento di Petit Ménec (o “piccolo luogo delle pietre”), che pare costituisse con Kerlescan un unico lunghissimo viale, e quello di Kerzerho.

■ Il complesso di Stonehenge Il complesso megalitico di Stonehenge, nella contea inglese di Wiltshire, sarebbe stato costruito fra il 3000 e il 1550 a.C. Considerato il più importante monumento preistorico d’Eu- Il più importante ropa, viene interpretato come un santuario dedicato al dio monumento Sole, nonché un progredito osservatorio astronomico. Nel preistorico europeo corso dei 1500 anni che portarono alla realizzazione di questo tempio monumentale, abbandonato a metà del secondo millennio, si individuano tre fasi costruttive. Dapprima le comunità neolitiche spianarono un’area circolare (detta henge), al cui ingresso furono posti un masso di arenaria (detto per la sua forma Pietra del Calcagno) e 2 monoliti. Lungo il perimetro furono scavate una sessantina di buche (per l’esattezza 56, numero che diviso per 3 dà 18,6: il tempo occorrente alla Luna per compiere un giro completo della linea dei nodi), utilizzate – lo si deduce dai ritrovamenti – come tombe. A completare il quadro, che vede protagonista la cultura di Windmill Hill, 4 monoliti di arenaria sarsen: si pensa che fossero impiegati per le osservazioni astronomiche. In un secondo momento al centro dell’area furono eretti 80 menhir

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Dalle origini all’antico Egitto

Figura 2

Complesso di Stonehenge (Piana di Salisbury, Gran Bretagna).

Un complesso di rara imponenza

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William Stukeley

di pietra disposti in 2 semicerchi concentrici. Successivamente, al posto dei 2 semicerchi fece la sua comparsa – siamo nella fase della cultura guerriera del Wessex dell’Età del Bronzo – un anello di 29,5 metri di diametro (29,5 è il numero dei giorni del mese lunare sinodico), formato da blocchi verticali di arenaria sarsen, alti oltre 4 metri e sormontati da un architrave circolare di blocchi orizzontali; al centro 5 colossali triliti disposti in modo da racchiudere la cosiddetta “pietra dell’altare”. Più tardi all’interno dell’anello sarsen vennero aggiunti un cerchio di 40 pietre azzurre alte fino a 2 metri e una ventina di menhir di forma conica, disposti a ferro di cavallo nello spazio circoscritto dai 5 triliti. Tra i resti di questo complesso megalitico – che si sono conservati fino ai giorni nostri –, frammenti di blocchi e menhir, i 4 monoliti della prima fase, la Pietra del Calcagno e l’altare. Ciò che ancora lascia stupefatti è l’imponenza di Stonehenge, soprattutto se si considera che, per il trasporto e l’innalzamento dei giganteschi blocchi di pietra, nel Neolitico non c’erano a disposizione i macchinari di cui ci si può avvalere oggigiorno. Tuttavia non si può certo dire che queste popolazioni preistoriche non potessero contare su architetti, manodopera e astronomi all’altezza della situazione. Per quanto riguarda la funzione di osservatorio astronomico attribuita al tempio, fu l’archeologo William Stukeley, nel 1740, il primo a riscontrare l’orientamento verso nordest – nel punto in cui sorge il sole al solstizio d’estate, il 21 giugno – della

1 - Prime forme di architettura preistorica

Pietra del Calcagno e della strada che conduce al centro dell’henge. Un’interpretazione in chiave astronomica che ha il suo più recente sostenitore in Gerald Hawkins (1928-2003), con- Gerald Hawkins vinto che Stonehenge consentisse di traguardare e calcolare il sorgere e il tramontare del sole e della luna nei solstizi, di determinare un calendario lunare e di prevedere le eclissi.

La civiltà nuragica in Sardegna La civiltà nuragica nasce e si sviluppa in tutto il territorio della Sardegna in un arco temporale che dalla prima Età del Bronzo (XVIII sec. a.C.) arriva all’Età del Ferro (900-238 a.C.), fino al suo declino nel II secolo d.C., in piena epoca romana. L’origine della civiltà nuragica, che prende il nome dal suo monumento più rappresentativo (il nuraghe), pare sia da attribuire alla stessa popolazione sarda che, durante il Neolitico e l’Età del Rame, aveva dato vita alla grande cultura della Sardegna prenuragica e che, nel 1700 a.C., con la scoperta e l’utilizzo del bronzo, determina trasformazioni economiche e sociali che portano a forme più evolute di organizzazione delle comunità e a un’originale concezione architettonica. La prima fase della civiltà nuragica, denominata dagli storici Nuragico I A (1700-1500 a.C.), vede l’affermarsi dei caratteri distintivi di questa società, e in campo architettonico si assiste all’edificazione dei primi protonuraghi o nuraghi a corridoi. Tali costruzioni, costituite dall’aggregazione di grandi blocchi sbozzati di pietra, presentano una forma piuttosto tozza (la loro altezza non supera i 10 m) e uno sviluppo planimetrico irregolare; internamente sono attraversati da uno o più corridoi, intervallati da qualche piccola cella ricoperta da una falsa volta. Peculiarità dell’insieme è la predominanza della massa muraria rispetto all’esiguità degli spazi interni, compensata dalla presenza di una terrazza superiore, spesso coperta da una struttura lignea. Intorno al 1500 a.C. (Nuragico I B), durante la media Età del Bronzo, cominciano a comparire i nuraghi veri e propri, o nuraghi monotorre: si tratta di costruzioni di forma troncoconica realizzate con massi in pietra grezza o appena lavorata per agevolarne la posa in opera, assemblati a secco, senza l’impiego di leganti cementizi. La tipologia costruttiva è la stessa che si rinviene nelle tombe minoiche e micenee (costruzione a pianta circolare costituita da filari concentrici aggettanti di conci di pietra, conclusa sulla sommità da una falsa cupola), con la differenza però che, mentre le thòlos dell’area egea venivano edificate all’interno

Origine della civiltà nuragica

Nuragico I A

Predominanza della massa muraria Nuragico I B

Differenze tra le thòlos di area egea e i nuraghi

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Dalle origini all’antico Egitto ARCHITETTURE IN LEGNO

Il legno è stato il primo materiale da costruzione impiegato dall’uomo fin dalla preistoria, e le sue peculiarità (facile reperibilità, buone caratteristiche fisiche e meccaniche, agevole lavorabilità e, in alcuni casi, possibilità di utilizzo anche senza alcuna lavorazione) ne hanno fatto una materia prima tra le più diffuse in campo edilizio, soprattutto tra le civiltà primitive. Le più antiche testimonianze di costruzioni lignee risalgono al Paleolitico e riguardano sia strutture simili a tende sia costruzioni sotterranee in cui le pareti verticali e la copertura piana erano realizzate con tronchi d’albero allineati e giuntati tra loro, ricoperti di terra. Successivamente, durante il Neolitico, si hanno testimonianze relative a insediamenti su palafitte costituiti da abitazioni di legno edificate sopra a piattaforme sostenute da un gran numero di pali conficcati nel terreno o sul fondo dei laghi (insediamenti di Ledro e Fiavè nei pressi del Lago di Garda). Nei secoli successivi il legno ha caratterizzato la costruzione di manufatti architettonici in tutto il mondo, divenendo il materiale preponderante sia per singoli elementi costitutivi (come coperture, solai e serramenti) sia per interi sistemi costruttivi. In Cina il modulo generatore comune a tutte le tipologie edilizie è costituito dal

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padiglione, composto da una gabbia di elementi portanti di legno tamponati da pannelli leggeri in carta o bambù. Per consentire la protezione di tali strutture a vista, la copertura, composta da un’ossatura di travi di legno e da un manto in tegole di laterizio, è dotata di forti aggetti. Anche in Giappone la struttura delle costruzioni anticamente era di legno, coperta da tetti a falda in paglia e caratterizzata da un’estrema chiarezza compositiva e da un eccellente livello tecnico delle carpenterie. È nelle abitazioni e nelle case del tè che la cultura giapponese riesce a esprimere il rigore compositivo degli spazi e il proposito di massima integrazione tra la costruzione e il contesto naturale. In Europa gli edifici interamente realizzati in legno nascono e si diffondono nelle regioni nordoccidentali, dove sono tuttora presenti, soprattutto nei contesti montani e rurali. Le tecniche di assemblaggio sono di diverso tipo e vanno dalla semplice sovrapposizione di tronchi scortecciati, incastrati tra di loro in corrispondenza degli angoli, all’utilizzo di strutture lignee completate da tamponamenti in mattoni, fino alla tipologia dello chalet, la cui struttura è costituita da un’orditura di travi squadrate e tavole

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Struttura interna del nuraghe

di un tumulo di terra (o di una collina artificiale), i nuraghi erano realizzati a partire dal piano di campagna, ossia all’aria aperta. Internamente la struttura del nuraghe presenta una o più camere sovrapposte, di cui quella al piano terra è collegata con il vano di ingresso tramite un andito più o meno lungo. A partire dall’andito di ingresso, o dalla camera al piano terra, una scala di pietra conduce alle camere superiori e alla terrazza posta sulla sommità, seguendo l’andamento circolare delle masse murarie perimetrali. Nel notevole spessore di queste ultime, costituite da un doppio paramento mu-

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1 - Prime forme di architettura preistorica

gio di listelli di legno per formare grandi elementi strutturali, quali pilastri e travi ad andamento rettilineo o curvilineo (impiegati per coperture e strutture di dimensioni rilevanti). • I legni prodotti per sfibratura. Appartengono a questa famiglia prodotti realizzati con scarti di lavorazione delle tavole di legno, economicamente vantaggiosi, generalmente impiegati nel campo dell’arredamento e come isolanti termoacustici. Sono costituiti da pannelli di lana di legno, pannelli OSB (Oriented Strand Board) e truciolari, ottenuti dall’aggregazione di trucioli, scaglie e fibre di legno, tenuti insieme da collanti che ne migliorano le caratteristiche meccaniche. • I legni migliorati sono sottoposti a trattamenti specifici per conferire loro determinate caratteristiche. I legni impregnati sono sottoposti a un processo di imbibizione con resine sintetiche per migliorarne la resistenza al fuoco e la resistenza all’aggressione di parassiti; i legni metallizzati sono sottoposti a imbibizione con metalli in fusione per migliorarne la resistenza meccanica; i laminati sono sottoposti a pressatura e imbibizione con resine sintetiche, per ottenere un prodotto dalle migliori caratteristiche di resistenza e minore variazione dimensionale in relazione agli sbalzi di umidità.

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piallate, lavorazioni rese possibili dall’affinamento degli utensili impiegati. In contesti urbani e in tempi recenti, grazie alla sempre più accentuata sensibilizzazione verso i problemi ambientali e verso le qualità percettive dei materiali tradizionali, si registra un rinnovato interesse per l’utilizzo del legno, non solo in ambito strutturale, ma anche per quanto riguarda le opere provvisorie, le finiture, i rivestimenti e gli isolanti, nonché nel campo dell’arredamento, dove l’impiego di questo materiale non ha mai avuto flessioni. In tal senso, parallelamente all’impiego del legno naturale delle diverse essenze (abete, quercia, frassino, olmo, larice, castagno e così via), si è avuta negli ultimi tempi una notevole diffusione e messa a punto di prodotti derivati dal legno, che possono essere raggruppati in tre grandi famiglie: • I legni compensati. Appartengono a questa famiglia i compensati propriamente detti, composti da strati sottili di legno incollati tra loro a fibre incrociate; i panforti, composti da un’anima interna costituita da listelli di legno e rivestita esternamente da fogli di legno a fibratura incrociata (impiegati, come i precedenti, per realizzare tamponamenti interni, controsoffittature, rivestimenti e serramenti); i lamellari, ottenuti dall’incollag-

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rario di grossi massi, esterno e interno, colmato nell’intercapedine centrale da pietrame di piccole dimensioni, venivano generalmente ricavati alcuni spazi minori di servizio per soddisfare l’esigenza di ottimizzare lo spazio disponibile. Si realizzavano così nicchie e cellette, o venivano scavati pozzi al di sotto del piano del pavimento per la conservazione delle derrate alimentari. In un secondo periodo, collocabile tra il 1300 e il 900 a.C. (Nu- Nuragico II e III ragico II e III), al nuraghe monotorre si affiancano strutture più articolate e complesse, costituite da diverse torri nuragi-

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Dalle origini all’antico Egitto Figura 3

Schemi planimetrici delle costruzioni nuragiche in Sardegna: A) protonuraghi B) nuraghi monotorre C) nuraghi complessi.

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Maggiore complessità costruttiva

Tombe megalitiche a corridoio

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che (da 2 a 5, che si aggiungono al mastio, la torre principale) raccordate tra loro da cortine murarie, a formare imponenti bastioni turriti a carattere militare e difensivo. Il livello di complessità dell’insieme varia in relazione alla funzione svolta e al ruolo della costruzione all’interno dell’ambito territoriale di influenza. In ambito funerario, diffuse su tutto il territorio della Sardegna sono le tombe megalitiche a corridoio, conosciute con il termine, inizialmente di origine popolare e successivamente adottato dal mondo archeologico, di tombe di giganti. Il nome trova la propria motivazione nelle rilevanti dimensioni del corpo tombale e della camera funeraria, spazi destinati ad ospitare decine – ma in alcuni casi anche centinaia – di sepolture. La tomba di giganti è costituita da un corridoio funerario (delimitato lateralmente da una successione di ritti in pietra e ricoperto da lastroni orizzontali o da filari aggettanti) nella cui parte terminale veniva collocato un bancone per la deposizione delle offerte. Esternamente il corridoio era celato alla vista da un tumulo di terra che decresceva in altezza dal fronte di ingresso fino al fondo absidato. Ai lati del fronte di ingresso due bracci, costituiti da filari di pietra di altezza decrescente, formavano l’esedra, spazio sacro nel quale si svolgevano i rituali in onore dei defunti.

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DAL NOMADISMO ALLE PRIME CIVILTÀ STANZIALI

CIVILTÀ MEGALITICA IN EUROPA

CIVILTÀ NURAGICA IN SARDEGNA

nto 1 - Prime forme di architettura preistorica a aa z n SCHEMA RIASSUNTIVO ice l n i Il passaggio dalle prime forme di nomadismo allaocreazione dei primi insediamenti s stabili, durature e integrate stanziali, con conseguente realizzazionee di s costruzioni tra loro, viene identificato dagli storici come la nascita dell’architettura, espresonccomplessa sione fisica e materiale di unacsocietà e organizzata. o l Diffusasi in Europaittra T oil 5000 e il 1800 a.C., nel corso dei secoli diventa in grado di realizzare una grande quantità di imponenti manufatti in pietra dalla diversa conformazione (menhir, dolmen, cromlech, allineamenti e allée couverte), di grande suggestione e potere simbolico. Nata e sviluppatasi in Sardegna dalla prima Età del Bronzo fino al II secolo d.C., prende il nome dal suo monumento più rappresentativo, il nuraghe, e nel corso dei secoli sviluppa una nutrita serie di originali costruzioni da esso derivate.

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mesopotamica

La Mesopotamia, ricca regione dell’Asia Minore, è la culla in cui si sono avvicendate civiltà e culture differenti, che sono riuscite a portare la tecnica della lavorazione della terra cruda a livelli molto elevati. Queste civiltà hanno edificato templi, ziqqurat e palazzi, fino a raggiungere l’apice con la città di Babilonia, considerata nell’antichità una delle Sette Meraviglie del Mondo.

Inquadramento storico e geografico Prime civiltà mesopotamiche

Le prime civiltà urbane nacquero e si diffusero in Mesopotamia, fertile regione dell’Asia Minore compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate, corrispondente all’odierno Iraq. In particolare furono tre le regioni che videro avvicendarsi civiltà e culture differenti, per un ciclo complessivo di oltre tre millenni (dal 3500 al 331 a.C., anno della sconfitta dei Persiani da parte di Alessandro Magno):

ARCHITETTURE IN TERRA CRUDA

L’uso della terra per la realizzazione di opere architettoniche è una pratica molto antica, nata con i primi insediamenti umani del Paleolitico (intorno al 6000 a.C.) e sviluppatasi successivamente in tutti i continenti fino ai giorni nostri, epoca in cui si assiste a una riscoperta di questa tecnica, in relazione alle sue caratteristiche biologiche, ecologiche e ambientali. Diverse sono le tecniche costruttive che utilizzano la terra come materia prima: • adobe: consiste nel confezionare mattoni con terra ricca di argilla entro forme di legno o metallo, lasciati essiccare al sole dopo essere stati cosparsi di sabbia; • pisé: tecnica di origine mediorientale consistente in una colata di fango liquido effettuata in casseformi di legno che vengono man mano spostate per completare la costruzione. Nella colata vengono generalmente inseriti materiali naturali

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quali paglia, pezzetti di legno e fibre vegetali, con lo scopo di costituire una leggera armatura e consolidare l’impasto; • torchis: tecnica di realizzazione di tamponamenti esterni di edifici tramite un impasto di terra e paglia che riveste un grigliato di legno o bambù, fissato a sua volta alla struttura portante della costruzione; • bange: tecnica adottata per la realizzazione di murature portanti tramite un denso impasto di terra e paglia, che viene preparato, trasportato in loco e gettato in opera senza l’ausilio di casseformi. La superficie della spessa muratura così ottenuta viene successivamente lisciata tramite il taglio delle parti in eccesso. Numerose sono nel mondo le realizzazioni in terra cruda, caratterizzate ciascuna da elementi comuni ricorrenti e specificità legate a cultura e tradizioni locali. In Africa sono molto diffusi i vil-

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2 - Architettura mesopotamica

I Sumeri

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• La regione ubicata a sud, in prossimità del corso termina- Tre regioni le del Tigri e dell’Eufrate, dove sorsero i centri religiosi di Ur, Eridu, Uruk, Nippur, Lagash, Larsa, che divennero le città-stato dei Sumeri. • La regione ubicata a nord, lungo il corso superiore del Tigri, dove sorsero Kalash, Gawra, Ninive, Khorsabad, Assur, Tell Hassunah, principali centri urbani degli Assiri. • La regione centrale, con le città di Kish, Akkad, Mari, Borsippa e Babilonia, principali centri abitati dei Babilonesi.

antonella

La civiltà sumerica è la prima a insediarsi, intorno al IV millennio a.C., nel sud del Paese. Sua peculiarità è il fatto di essere strutturata su basi religiose: ciascun centro urbano ap- Una civiltà parteneva a una divinità, la popolazione era al suo servizio e su basi religiose i mezzi di lavoro venivano collettivizzati. L’edificio più importante della città è il tempio, che si inseri- Il tempio sumerico sce in un tessuto urbano costituito da un’aggregazione di-

zioni di materiali prodotti dalla moderna industria (principalmente cemento armato, acciaio e vetro), nel mondo occidentale si assiste a un progressivo abbandono della terra cruda, divenuta ormai nell’immaginario collettivo simbolo di obsolescenza e povertà, da rimuovere e dimenticare. Un atteggiamento negativo causato molto spesso da pregiudizi e dal prevalere di interessi economici volti all’utilizzo dei nuovi materiali da costruzione. Recente è però la riscoperta delle terre crude, soprattutto da parte dell’architettura bioecologica. Questa disciplina ne apprezza le qualità di economicità, facilità di lavorazione ed elevato potere di isolamento termico, prefigurando possibili e diffusi impieghi in un’ottica generale di risparmio energetico, utilizzo preferenziale delle risorse locali e recupero e riciclaggio delle materie prime.

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laggi interamente realizzati in terra, in cui un unico recinto racchiude diverse costruzioni a pianta circolare raccolte intorno a un cortile centrale. La tipologia è generalmente a thòlos, oppure a copertura piana, sostenuta da una struttura lignea. Nel Mali numerose sono le moschee realizzate in terra, caratterizzate da uno spesso muro di cinta rinforzato da contrafforti e torrioni a pianta quadrata, in cui il più alto svolge la funzione di minareto (moschea del Venerdì a Djenné, nota anche come grande moschea di Mopti). Celebri sono pure le antiche case a torre della città di Shibam (la “Manhattan del deserto”), nello Yemen, edifici alti fino a 8 o 9 piani, realizzati in adobe e ubicati all’interno di un fitto reticolo di stretti vicoli, ai margini del deserto. A partire dal secondo dopoguerra, con l’introduzione sul mercato delle costru-

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Dalle origini all’antico Egitto

sordinata di abitazioni di fango, paglia e canne, servito da strade tortuose e cinto da mura difensive; oltre a svolgere Importanza politica funzioni religiose, il tempio riveste importanza politica e ame amministrativa ministrativa. Generalmente è a pianta rettangolare e si svidel tempio luppa intorno a una corte; spesso gli vengono annessi magazzini, laboratori per gli artigiani, uffici amministrativi e forni per il pane. Dal punto di vista tecnico-costruttivo si assiste all’impiego di Mattoni crudi e cotti mattoni di argilla cruda essiccati al sole, dalla duplice funzione strutturale ed estetica, per la realizzazione di spesse mura e contrafforti, mentre per le fondazioni e i pavimenti sono utilizzati mattoni cotti in fornace e giuntati con bitume. Le pareti esterne sono rivestite con formelle di ceramica smaltata che, oltre ad avere una valenza decorativa, si sono successivamente rivelate strumento efficace per la protezione delle strutture murarie. I templi più antichi Citiamo qui i templi più antichi. • Il tempio di Eridu (V millennio a.C.), costituito da un’ampia sala rettangolare suddivisa in più vani mediante divisori interni e chiusa sul fondo da uno spazio absidale dove è collocato un altare. • Il tempio Bianco di Uruk (IV millennio a.C.), monumentale costruzione a pianta rettangolare con murature caratterizzate da contrafforti e nicchie; sorge sopra un basamento alto circa 15 metri, a cui si accede tramite una rampa. • Il tempio di Khafajah (2750 a.C.) che, a differenza degli altri, presenta una pianta ovale. Evoluzione verso Nel corso dei secoli la complessità funzionale dei templi forme più articolate: (luoghi di culto, ma anche di valenza politica, economica e i templi-palazzo amministrativa) evolve verso forme sempre più articolate e complesse – i cosiddetti templi-palazzo, ampie costruzioni sviluppate intorno a cortili aperti, composte da santuari, residenze dei dignitari, botteghe, magazzini –, fino ad arrivare a costituire il nucleo di vere e proprie città-stato (Palazzo A di Kish del 2800 a.C., Palazzo Ekhursag di Ur del 2100 a.C.)

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Gli Assiri

Riunificazione della Mesopotamia e nascita delle ziqqurat 32

Al periodo protostorico (IV millennio a.C.) e antico-dinastico (3000-2340 a.C.) della civiltà sumerica segue il periodo accadico (2340-2230 a.C.), durante il quale il re Sargon e i suoi successori tentano una riunificazione politica della Mesopotamia mediata dalla devozione al sovrano, subentrato alle divinità come riferimento per lo Stato. In quest’epoca compaiono templi edificati su alti basamenti gradonati, spesso rea-

2 - Architettura mesopotamica

I Babilonesi

Figura 4

Ricostruzione di una ziqqurat mesopotamica.

Importanza urbanistica del palazzo

Titolo concesso in licenza a antonella pandiani, 85021, ordine Isti

lizzati sulle macerie di edifici precedenti: è il tipo edilizio della ziqqurat (in sumero E’-temen-an-ki, “fondazione del cielo e della terra”), costruzione templare costituita dalla sovrapposizione di tronchi di piramide. Sulla terrazza posta alla sommità i sacerdoti praticano le cerimonie rituali e osservano i corpi celesti per trarne auspici e profezie. Alto è il carattere simbolico e religioso di queste costruzioni, che nella loro morfologia esprimono con evidenza la tensione dalla Terra verso il Cielo. Per la civiltà assira acquista sempre maggiore importanza il tipo edilizio del palazzo, che con la sua struttura ortogonale condiziona gradualmente il tessuto edilizio delle città, organizzato secondo una trama regolare a reticolo. Le principali testimonianze sono costituite dal palazzo di Assurnasirpal a Nimrud e dal palazzo di Khorsabad (la capitale del regno), entrambe città di nuova fondazione.

In seguito al declino della civiltà assira, la dinastia dei Babilonesi assume il ruolo di potenza egemone durante il cosiddetto Periodo Paleobabilonese (2030-1595 a.C.). In que- Il Periodo st’epoca si consolidano le istituzioni politiche e si opera una Paleobabilonese

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Dalle origini all’antico Egitto

separazione del potere regale da quello religioso. Dopo un ritorno dell’egemonia della civiltà assira durante i periodi Medioassiro (1365-932 a.C.) e Neoassiro (932-612a.C), che Caduta di Ninive termina con la caduta della città di Ninive ( 612 a.C.), assume sempre maggiore importanza la città di Babilonia che, con le sue mura, i palazzi e le ziqqurat, diviene espressione dell’eccellenza raggiunta dall’intera civiltà mesopotamica, tanto da essere annoverata da Greci e Romani tra le Sette Meraviglie del Mondo, in virtù del rigoglio e dello splendore dei suoi giardini pensili. Impianto ortogonale La città è organizzata sulla base di un impianto ortogonale, redella città golato da principi geometrici, e si sviluppa intorno al Palazzo Reale, ricostruito da Nabucodonosor e collegato alla città attraverso l’imponente Porta di Ishtar (580 a.C.), rivestita di migliaia di formelle policrome in ceramica smaltata, decorate con raffigurazioni di animali sacri. Simbolo della grandezza e della ricchezza raggiunta dalla civiltà babilonese, questa porta marcava l’accesso alla Via Processionale, lunga 300 metri e larga 22, che, fiancheggiata da mura turrite, raggiungeva la doppia Porta di Astarte. Oggi è possibile visitare al Pergamon Museum di Berlino una fedele ricostruzione con reperti originali della Porta di Ishtar.

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I Persiani Caduta di Babilonia

I palazzi persiani

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La supremazia babilonese crolla nel 539 a.C. per opera di Ciro il Grande, capo della prima dinastia persiana (Achemenidi), che in breve tempo conquista ampi territori dell’Asia Minore, della Macedonia e della Tracia. La cultura architettonica persiana recupera ampiamente l’uso del laterizio smaltato, di provenienza assira e babilonese, come pure l’impiego di elementi architettonici di provenienza hittita e assira (bassorilievi in pietra e decorazioni antropo-zoomorfe), integrando il tutto con l’uso massiccio delle colonne di pietra, mutuate dalla civiltà egizia. Nelle città di Susa, Pasargade (prima capitale) e Persepoli (capitale voluta da Dario I) sono concentrati i principali palazzi persiani, costituiti da grandi sale colonnate collocate su basamenti cui si accede tramite monumentali scalinate, decorate con maestosi bassorilievi policromi, celebrativi della grandezza del sovrano. La massiccia massa muraria tipica delle realizzazioni mesopotamiche viene ora alleggerita dalla presenza di ampi porticati, che stabiliscono un nuovo rapporto tra gli spazi interni delle sale e quelli aperti del paesaggio circostante.

2 - Architettura mesopotamica

Nuova è anche la posizione di questi palazzi: non più eretti Palazzi ai margini al centro delle città come avveniva in precedenza, bensì col- dei centri abitati locati ai margini dei centri abitati, in luoghi geometricamente organizzati e protetti da mura. Una città voluta da Dario I il Grande

Apadana

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Palazzo di Dario I

Palazzo di Serse Harem

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■ Persepoli La città di Persepoli fu fondata nel 518 a.C. per volere di Dario I il Grande, che intendeva così celebrare l’eterna gloria del suo impero; a completarla furono Serse I, Artaserse I e Artaserse III. Costruita ai piedi del monte Kuh-e Rahmat su una terrazza rettangolare sopraelevata, l’antica capitale degli Achemenidi era circondata da possenti mura. L’accesso era costituito da una grandiosa scalinata a doppia rampa che conduceva alla Porta delle Nazioni, eretta da Serse I. Si trattava di un ambiente a pianta quadrata con il soffitto sorretto da 4 colonne alte 16 metri; ai lati si aprivano 3 porte, una delle quali – quella posta a occidente – era fiancheggiata da una coppia di giganteschi tori androcefali. Dalla porta a sud si accedeva all’Apadana, l’edificio più importante della città, riservato alle udienze del re. Eretto tra il 515 e il 465 a.C., presentava lati quadrati lunghi 75 metri, 72 colonne alte 20 metri (ne sono rimaste 13), ordinate su 6 file e, su 3 lati, portici colonnati; agli angoli si ergevano 4 torri quadrate impreziosite da sculture in rilievo. Tutte le colonne erano di pietra scanalata, poggiavano su basi a forma di fiore di loto rovesciato ed erano dipinte a colori vivaci, come pure i rilievi e i soffitti lignei. Di fronte alla scalinata est dell’Apadana si trovava il Tripylon, una sala quadrata sostenuta da 4 colonne che, come suggerisce il nome, era provvista di 3 portali. Il portale nord collegava l’ambiente con il cortile a L su cui si affacciava l’Apadana, il portale est lo metteva in comunicazione con gli edifici pubblici e il portale sud, infine, dava accesso alle stanze private del palazzo. Altra sontuosa costruzione di Persepoli era il palazzo di Dario I, costruito su un basamento alto più di 2 metri; vi si accedeva mediante una scalinata adorna di sculture. All’interno, un vano centrale sorretto da 12 colonne e l’appartamento del sovrano. Erano 36, invece, le colonne che sostenevano la sala centrale del palazzo di Serse, preceduta da un atrio anch’esso ipostilo (con 12 colonne) e da un cortile. Degni d’interesse anche il santuario dedicato al culto del fuoco, l’Harem – che probabilmente era l’appartamento riservato alle concubine del re –, l’arsenale e l’archivio. Ma è la Sala delle Cento Colonne l’edificio in cui l’aspetto monumentale di Persepoli trova la sua massima espressione:

Sala delle Cento Colonne

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Dalle origini all’antico Egitto

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si trattava di un vasto ambiente ipostilo a pianta quadrata in cui trovava posto il trono di Serse I, che aveva dato inizio alla costruzione, portata a termine sotto Artaserse I. Le colonne della sala erano effettivamente 100, suddivise in 10 file, e sostenevano un soffitto di oltre 4500 metri quadrati.

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SCHEMA RIASSUNTIVO Civiltà insediata nel sud della Mesopotamia verso il IV millennio a.C., la cui organizzazione avveniva su basi religiose; il tempio è l’edificio più importante della città, dedicato, oltre che al culto, anche all’attività politica e amministrativa. Organizzato intorno a una corte interna, con il tempo annette alla sua struttura molteplici locali ausiliari adibiti a magazzini, laboratori, uffici e forni per il pane.

ASSIRI

Civiltà insediata nel nord della Mesopotamia, lungo il corso superiore del Tigri, caratterizzata da un ritorno della figura del sovrano alla guida del Paese; edifici tipici sono la ziqqurat, costruzione templare generata dalla sovrapposizione di tronchi di piramide, e il palazzo, costruzione a struttura ortogonale intesa come centro generatore della trama di sviluppo dell’intera città.

BABILONESI

Civiltà insediata al centro del territorio mesopotamico, caratterizzata da una separazione del potere del sovrano rispetto a quello religioso; tra le numerose città, Babilonia. Con l’estrema ricchezza dei suoi giardini, delle mura e dei sontuosi palazzi, agli occhi degli occidentali Babilonia diviene simbolo dell’eccellenza raggiunta dall’intera civiltà mesopotamica.

PERSIANI

Nel VI secolo a.C. la civiltà persiana subentra a quella babilonese in ampie zone della Macedonia e della Tracia; in ambito architettonico opera una reinterpretazione del modello del palazzo, integrando elementi mutuati dalle civiltà precedenti ed esempi forniti dall’arte egizia.

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Sviluppatasi in un’ampia area geografica corrispondente all’intero corso del fiume Nilo, la civiltà egizia abbraccia un ampio arco temporale che va dal 3100 fino al 332 a.C., anno in cui il Paese viene definitivamente conquistato da Alessandro Magno e privato della propria identità culturale. Passata alla storia per le imponenti realizzazioni delle piramidi – oggi meta di innumerevoli visite turistiche da tutto il mondo –, la civiltà egizia elaborò l’ideazione di molti altri edifici religiosi (màstabe, templi), ammirevoli per l’ingegnosità delle soluzioni architettoniche adottate.

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Inquadramento storico e geografico

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La civiltà dell’antico Egitto si sviluppa in una fascia geografica corrispondente al corso del fiume Nilo, dalle sue cateratte (al confine con il Sudan) fino allo sbocco nel Mar Mediterraneo, durante un arco temporale che va dal 3100 fino al IV secolo a.C. Gli studiosi hanno suddiviso questo ampio periodo in cinque Cinque epoche epoche storiche: • Periodo Protodinastico (I e II dinastia; 3100-2850 a.C.); • Antico Regno (III-VI dinastia; 2850-2200 a.C.); • Primo Periodo Intermedio (VII-X dinastia; 2200-2052 a.C.); e Medio Regno (XI-XII dinastia; 2052-1786 a.C.); • Secondo Periodo Intermedio (XIII-XVII dinastia; 1786-1567 a.C.) e Nuovo Regno (XVIII-XX dinastia; 1567-1075 a.C.); • Bassa Epoca (XXI-XXXIX dinastia; 1075-332 a.C.).

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Periodo Protodinastico Di questo periodo arcaico non ci rimane alcuna testimonianza diretta; solo attraverso l’interpretazione di fregi e immagini decorative gli storici hanno potuto ricostruire le prime forme architettoniche dell’epoca, edificate con materiali naturali facilmente reperibili quali legno, fibre vegetali e terra cruda essiccata al sole. Con l’unificazione tra Alto e Basso Egitto operata nel 3150 a.C. per volontà dei primi sovrani Tiniti, per il consolidamen-

Ricostruzione delle prime forme architettoniche Unificazione tra Alto e Basso Egitto 37

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Dalle origini all’antico Egitto

Ingegneria idraulica

Prime tombe a màstaba

to e lo sviluppo della società furono fondamentali le opere di ingegneria idraulica, realizzate con grande perizia per irregimentare le acque del Nilo, in una rete di dighe e canali capaci di sfruttare i benefici delle periodiche inondazioni e garantire in modo continuativo la fertilità delle terre. In questo periodo l’Egitto, divenuto uno Stato unitario, trasferisce la capitale da Thanit a Menfi. In campo architettonico compaiono le prime tombe a màstaba, termine derivante dalla lingua araba, in cui significa “panca” o “banchetto”. Queste strutture funerarie erano costituite da un gradone di forma troncopiramidale di mattoni crudi – contenente alcune cappelle rituali – che sovrastava un pozzo, dal quale si accedeva alla camera sepolcrale interrata. Scopo dell’ampio gradone (unica porzione visibile della màstaba) era quello di sigillare l’accesso alla tomba vera e propria, ove erano custoditi la salma mummificata e il suo corredo di tesori. A

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Figura 5

Schema compositivo di una màstaba egizia: A) gradone di mattoni crudi B) pozzo C) camera sepolcrale.

La prima capitale dei faraoni

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Nel corso dei secoli al basamento principale della màstaba, destinata a divenire il monumento funebre caratteristico delle classi sacerdotali e degli alti funzionari statali, vengono aggiunte ulteriori terrazze via via più strette verso l’alto. ■ Le necropoli di Menfi Menfi, prima capitale dei faraoni, fu per lungo tempo il baricentro politico, religioso e commerciale dell’Egitto. Se dell’antica città è rimasto ben poco (resti del tempio di Ptah e due gigantesche statue, trasferite altrove), le vastissime necropoli situate lungo il Nilo possono dire molto del genio e delle capacità tecniche di chi fu incaricato di realizzarle.

3 - Architettura dell’antico Egitto

La necropoli di Saqqara, situata a due chilometri da Menfi, Saqqara ospitava originariamente solo le spoglie dei funzionari del regno. Fu con la II dinastia che incominciarono a esservi sepolti anche i faraoni e videro la luce le prime tombe a màstaba. Al faraone Zoser, della III dinastia, si deve il merito di aver introdotto un tipo di sepoltura dalla forma innovativa: si trattava di una piramide a gradoni decrescenti, alta una sessantina di metri, che al di sotto presentava il pozzo funerario. A sud, all’interno di un grande recinto che ospitava diversi edifici, si svolgevano le cerimonie sacre. Altra necropoli di grande interesse è quella di Dahshur, do- Dahshur ve si erge la Piramide Rossa, realizzata con blocchi di calcare di colore rossiccio. Di dimensioni di poco inferiori rispetto alla più celebre – e più tarda – Piramide di Cheope, nella necropoli di Giza (dove verrà trasferita la necropoli reale), la Piramide Rossa, voluta da Snefru, faraone della IV dinastia, è alta 100 metri e ha i lati lunghi 220. Nella vicina necropoli di Meidum si erge la prima costruzio- Meidum ne dotata di camera sepolcrale interna, cappella funeraria esterna e un tempio in valle: nata come piramide a gradoni durante la III dinastia, fu trasformata durante la IV da Snefru, che volle rivestirla di lastre calcaree. Il crollo del rivestimento ha conferito alla costruzione la forma troncoconica con cui si presenta oggi ai nostri occhi.

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Con la III dinastia lo Stato egizio assume il ruolo di centro di controllo delle attività economiche e culturali del Paese, magnificando il proprio potere con l’edificazione di opere monumentali. È di quest’epoca il passaggio dal tipo della mà- Dalla màstaba staba a quello della piramide, costruzione nella quale trova- alla piramide no applicazione la grande capacità organizzativa del lavoro da parte dello Stato e l’abilità tecnica di artigiani, scalpellini e tagliatori di pietre. Il primo esempio della nuova tipologia è costituito dalla piramide di Djoser, a base rettangolare – composta di 6 gradoni sovrapposti, tutti interamente di pietra –, che raggiungono un’altezza complessiva di 60 metri, ubicata all’interno di un complesso funerario occupante una superficie di oltre 15 ettari a Saqqara. Intorno alla piramide sorge una serie di màstabe destinate al culto funerario del re, disposte secondo l’orditura di un reticolo riproducente l’impianto di una città; il tutto è racchiuso da una cinta muraria di ragguardevole estensione (554 x 77 m),

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Dalle origini all’antico Egitto

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Sezione verticale della Piramide di Cheope (necropoli di Giza): A) ingresso B) camera sotterranea C) corridoi D) camera della regina E) grande galleria F) camera del faraone.

alta circa 10 metri. Il percorso interno alla struttura è evocativo dell’imE maginario viaggio compiuto dai defunti attraverso la morte verso una nuova esistenza ultraterrena. C L’ulteriore evoluzione del tipo a piA ramide gradonata conduce alle imponenti e famose piramidi a base quadrata e superfici lisce di Cheope (unica tra le Sette Meraviglie del Mondo giunta fino ai giorni nostri), Chefren e Micerino (Mykerinos), rinvenute nella necropoli di Giza, costituite da un nucleo di grossi C B blocchi di calcare e granito rifinito da un manto esterno di pietre tagliate, levigate e giuntate con grande precisione. La piramide di Cheope, detta anche Grande Piramide, la più imponente delle tre della necropoli di Giza, risulta impostata su una base quadrata di circa 230 metri di lato e occupa una superficie di oltre 5 ettari. In origine aveva un’altezza di 147 metri, che si sono progressivamente ridotti ai 137 attuali a causa dell’azione erosiva degli agenti atmosferici. Il nucleo interno della piramide è costituito da monoliti di granito che arrivano a pesare anche 80 tonnellate ciascuno, ed è rivestito da un manto esterno di lastre di calcare, basalto e granito. Compaiono in quest’epoca nuovi elementi architettonici: le colonne di pietra a forma di palma, di fiore di loto o di foglia di papiro. Sono costituite da blocchi monolitici di pietra o da tamburi sovrapposti sormontati da trabeazioni. Durante la V e VI dinastia e nei secoli successivi, le piramidi (dato l’enorme sforzo economico e organizzativo richiesto allo Stato per la loro realizzazione) si ridimensionano e si semplificano nella struttura, essendo ora composte da un nucleo di detriti rivestito da lastre di pietra.

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Nuovi elementi architettonici

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Ridimensionamento e semplificazione della struttura

Medio Regno Espansione del regno

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L’espansione del regno determina un progressivo ampliamento del numero di governatori e funzionari locali addetti al governo dello Stato (monarchi), con conseguente indebolimento del potere centrale. Questa modifica a livello politico si riflette in campo architettonico: alla grandiosità e uniformità stilistica tipica dell’Antico Regno subentra una maggior differenziazione delle opere, legate alle tradizioni locali. In

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3 - Architettura dell’antico Egitto

Il tempio egizio

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ambito funerario all’imponenza delle piramidi si sostituiscono forme di sepoltura più economiche e razionali: màstabe di grandi dimensioni e templi, sia edificati sul terreno sia scavati all’interno della roccia. Il tempio egizio, che trae origine da costruzioni analoghe sorte in epoca arcaica, è il luogo in cui si venera il defunto uomo-dio ed è inserito in un contesto di elementi predisposti al fine di generare un percorso processionale riflettente la cosmogonia egizia. Attraverso un portale di ingresso, costituito da 2 muraglioni rastremati verso l’alto (pilone), normalmente preceduto da 2 obelischi e da un viale di sfingi (dròmos), si giunge in una corte a cielo aperto circondata da portici e successivamente in una sala ipostila, per poi accedere alla camera sepolcrale, dove è custodito il simulacro della divinità. Di grande effetto risulta pertanto il percorso lineare “a cannocchiale”, in cui il visitatore, procedendo, incontra via via spazi in successione che si riducono nelle dimensioni (i soffitti si abbassano gradualmente e i pavimenti si innalzano tramite gradini) e divengono sempre più intimi e raccolti: dalla luce accecante dell’esterno si giunge alla penombra della sala ipostila e al buio totale della camera sepolcrale. Esempi notevoli sono costituiti dai templi del dio Ammone di Karnak (dal XVI al I sec. a.C.) e di Luxor (XIV sec. a.C.). Numerosi e caratteristici di quest’epoca sono i templi rupestri, costruzioni in cui il percorso rituale si snoda lungo le pendici montuose (templi di Mentuhotep e di Hatshepsut a Deir el-Bahari) o è scavato sul fianco roccioso della montagna, come nel caso dei templi di Abu Simbel (presso Assuan), Beni Hasan, el-Bersha e Meir.

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Schema compositivo del tempio egizio: A) pilone B) peristilio C) sala ipostila D) vestibolo E) nàos F) cappelle laterali. A

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Dalle origini all’antico Egitto

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■ I templi di Karnak e Luxor La città di Tebe, che acquista sempre maggiore importanza e diventerà capitale del Nuovo Regno, accoglie le vestigia dei templi di Karnak (detto la “fortezza”), più volte modificato nel corso di 1600 anni, e Luxor (o harem meridionale). Il complesso di Karnak, dalle dimensioni monumentali, comprende 3 recinti – con i templi di Amon-Ra, Mut e Montu –, 4 cortili, 10 piloni (grandi porte) e diversi edifici minori. A conferirgli l’aspetto attuale fu Nectanebo, sovrano della XXX dinastia. Questi fece innalzare il primo pilone davanti al bacino collegato al Nilo mediante un canale, e il viale d’accesso fiancheggiato da sfingi criocefale (dalla testa di ariete) che accompagnano al primo cortile, dove per volere di Seti II e Ramesse II furono erette 2 cappelle per la sosta delle barche trasportate durante le processioni. Fu Horemheb a far erigere il secondo pilone, che costituisce la facciata del tempio. Il terzo pilone, voluto da Amenofi III, conduce al punto d’incrocio dei due assi stradali, indicato da 4 obelischi. Tra il quarto e il quinto pilone, in una piccola sala ipostila, si ergevano 2 obelischi con le sommità rivestite di bronzo dorato (ne è rimasto uno solo). Oltrepassato il sesto pilone si raggiunge il cortile del Medio Regno e poi il giardino botanico, nei cui pressi sorgeva l’obelisco di granito rosso che oggi troneggia nella piazza di San Giovanni in Laterano a Roma. Proseguendo si incontrano il settimo, l’ottavo e il nono pilone. Il decimo conduce all’esterno del recinto dove, lungo un viale fiancheggiato da sfingi androcefale (dalla testa umana), si raggiunge il tempio della dea Mut. Il tempio di Montu si trova all’esterno del recinto. La costruzione più rappresentativa del complesso di Karnak è la sala ipostila del tempio di Amon, ambiente cui si accede dal lato est del primo cortile: eretta nell’arco di un secolo, occupa una superficie di 5500 metri quadrati, è sostenuta da 2 file centrali di 12 colonne papiriformi adorne di bassorilievi e alte 22 metri e da 122 colonne laterali di 14 metri; il soffitto è decorato con raffigurazioni di divinità e costellazioni. A tre chilometri da Karnak sorge dalla sabbia un altro maestoso complesso templare, quello di Luxor, la cui costruzione fu voluta da Amenofi III e completata sotto Tutankhamon. Originariamente l’edificio comprendeva 14 colonne alte quasi 20 metri e della circonferenza di 10; attraverso un cortile delimitato da 2 file di colonne si raggiungevano una sala ipostila e il santuario della Barca Sacra. A Ramesse II (1290-1224 a.C.) si deve invece l’ampliamento del tempio con la realizzazione del primo pilone, un ingresso maestoso formato da 2 torri trapezoidali; 16 statue raffi-

Il complesso di Karnak

Il complesso di Luxor

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3 - Architettura dell’antico Egitto

guranti il sovrano e un peristilio con 74 colonne papiriformi popolavano il primo cortile, che accoglieva la cappella della triade tebana. Ancora ad Amon, Mut e Khonsu Ramesse II dedicò un tempio interno. Sul primo pilone vegliavano 2 obelischi e 2 imponenti statue del sovrano. Risale al regno di Nectanebo la realizzazione dei 200 metri di viale fiancheggiato da sfingi androcefale che in parte subentrarono a quelle criocefale volute da Amenofi III ai lati del viale di 3 chilometri che univa i 2 maestosi complessi templari.

Nuovo Regno

Rinnovato potere dello Stato Il mito della teogamia

Aketaton, nuova capitale

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Dopo una fase caratterizzata dal tentativo di ritorno alla figura centralizzante del sovrano (XI e XII dinastia), con la XIII dinastia si apre un periodo di crisi dello Stato, minacciato dalla pressione esercitata da popolazioni straniere (gli Hyksos). Con l’inizio del Nuovo Regno (XVIII dinastia) si profila un’epoca di rinnovato rafforzamento del potere dello Stato e di nuove campagne militari di espansione, volte alla conquista di Nubia, Siria e Palestina. Con la salita al trono della regina Hatshepsut si assiste alla creazione del mito della teogamia, secondo cui si attribuiscono alla sovrana origini divine per legittimare il suo ruolo di comando. In questa fase prolifera una grande attività costruttiva a Tebe, la capitale. Durante il regno di Amenofi IV si registra un tentativo di riforma religiosa monoteista con la proclamazione del culto di Aton (disco solare), e la fondazione della nuova capitale di Aketaton (oggi Tell el-Amarna), in suo onore. La città, che ricopriva una superficie di circa 290 chilometri quadrati e si sviluppava lungo l’asse nord-sud, presenta alcuni aspetti di sicuro interesse. Al suo interno erano individuabili 3 quartieri (a nord, al centro e a sud) che si sviluppavano intorno a 3 palazzi principali; quello che sorgeva all’interno del quartiere centrale era il Palazzo Reale, sede del governo e residenza privata dei sovrani. I quartieri residenziali presentavano una tipologia di abitazioni a schiera, razionalmente disposte e allineate con il lato corto parallelo alla strada; presso le classi sociali più elevate si diffusero impianti a corte, circondati da giardini e resi unici dal gusto personale del proprietario. Altro edificio rilevante all’interno della struttura urbana di Aketaton era il tempio di Aton, che, a differenza dei templi precedenti, voleva celebrare il globo solare e rappresenta il trionfo della luce. Le sale ipostile interne e le corti colonnate, al centro delle quali sono posti gli altari sacrificali, sono ora

Tempio di Aton

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Dalle origini all’antico Egitto

EDILIZIA ABITATIVA POPOLARE E DELLE CLASSI NOBILIARI

Poche sono le informazioni che ci sono giunte relativamente all’edilizia abitativa nell’antico Egitto, a causa della deperibilità dei materiali impiegati (legno, terra cruda, fibre vegetali) e della conseguente mancanza di ritrovamenti archeologici. Le uniche testimonianze che ci sono pervenute provengono da raffigurazioni ornamentali che decoravano tombe e sarcofagi e che ci parlano di due differenti tipologie edilizie: una al servizio del popolo e l’altra delle classi nobiliari. Gli strati sociali più indigenti, impiegati

Crisi del potere

generalmente nell’agricoltura o nell’edificazione delle imponenti strutture pubbliche, vivevano in capanne a pianta circolare, dotate di una struttura di legno e tamponamenti perimetrali in fibre vegetali intrecciate o mattoni di terra cruda, di probabile derivazione mesopotamica. Le classi sociali più elevate - sacerdoti, amministratori, funzionari dello Stato disponevano di palazzi e residenze spesso integrati negli edifici pubblici e ubicati all’interno del nucleo centrale delle città.

aperte al centro, permettendo l’ingresso a una grande quantità di luce. Nei secoli successivi appare sempre più evidente il progressivo indebolimento politico ed economico dell’Egitto, legato alla difficoltà di mantenere la supremazia in Asia. La crisi si trascina fino alla scomparsa dell’impero egiziano, smembrato dall’invasione della nuova potenza assira.

Titolo concesso in licenza a antonell

Bassa Epoca

Perdita dell’identità culturale

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Durante la XXVI dinastia, quando il sovrano Psametek si allea con la Libia e sconfigge gli Assiri invasori, l’Egitto conosce una nuova fase di unità. La capitale viene di nuovo trasferita a Menfi, da dove il sovrano procede alla riorganizzazione del governo delle varie province e dell’esercito. In campo architettonico poche e frammentarie risultano le vestigia dei templi di Bubasti, Sais e Busiride, edificati sul delta del Nilo. Con la conquista del Paese da parte del sovrano persiano Cambise nel 525 a.C., e successivamente con quella di Alessandro Magno nel 331 a.C., l’Egitto perde la propria identità culturale ed entra progressivamente a far parte di un nuovo assetto politico ed economico.

3 - Architettura dell’antico Egitto

SCHEMA RIASSUNTIVO Epoca arcaica di cui poco si conosce a causa della deperibilità dei materiali impiegati per le costruzioni, di origine naturale e facile reperibilità. Le prime opere di rilievo sono le dighe e i canali necessari a regolare le acque del Nilo per sfruttarne i benefici a scopo agricolo. Compaiono in quest’epoca le prime tombe a màstaba, costituite da un gradone di forma troncopiramidale a protezione di un pozzo e di una camera sepolcrale nascosta nel sottosuolo.

ANTICO REGNO

Periodo caratterizzato dal ruolo centrale svolto dallo Stato nel governo del Paese, espresso architettonicamente tramite la realizzazione di opere monumentali, in gran parte giunte fino ai giorni nostri: le piramidi.

MEDIO REGNO

Epoca in cui l’espansione continua del regno detemina l’aumento del numero di funzionari impiegati, la difficoltà di controllo e il conseguente indebolimento del potere centrale. Le costruzioni realizzate presentano un carattere meno unitario e sono orientate alla valorizzazione delle tradizioni locali. Alle grandi piramidi subentrano le più economiche màstabe e i templi.

NUOVO REGNO

Epoca di rinnovato rafforzamento del potere dello Stato dopo le minacce di invasioni straniere, caratterizzata dal proliferare dell’attività costruttiva nella città di Tebe, nuova capitale.

BASSA EPOCA

Fase di declino del regno egizio, nonostante il tentativo di riorganizzazione delle varie province e dell’esercito. Frammentari ed esigui sono i resti dei templi edificati in quest’epoca sul delta del Nilo.

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PERIODO PROTODINASTICO

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ARCHITETTURE MINOICA, MICENEA E GRECA o Tit

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oc Fin dal Neolitico il Mediterraneo orientale fu luogo Titol

di nascita e sviluppo delle prime forme di civiltà, che vi si insediarono a partire dal 6000 a.C. Successivamente (tra il 2500 e il 100 a.C.) quest’area, situata nel punto d’incontro delle rotte di collegamento tra l’Europa, l’Egitto e il Vicino Oriente, fu centro di sviluppo delle civiltà minoica, micenea e greca, che si rivelarono determinanti per la formazione della cultura architettonica occidentale. La civiltà minoica, detta anche cretese dall’isola di Creta in cui fiorì, si sviluppò principalmente nelle città di Cnosso, Festo e Mallia. Prioritaria fu la costruzione di imponenti complessi palaziali, che si caratterizzano per l’estrema articolazione degli spazi interni, organizzati intorno a una corte centrale e distribuiti secondo uno schema libero, generato da esigenze contingenti più che dall’applicazione di rigidi schemi planimetrici. La civiltà micenea, che prende il nome dalla città di Micene, organizza la propria struttura sociale sulla presenza di alcune città-stato cinte da mura (Micene, Tirinto, Pilo e Tebe), all’interno delle quali prospera la vita della comunità. Tra il XIII e l’XI secolo una fase di profondi rivolgimenti politici e sociali causa il declino della civiltà micenea e un periodo di instabilità, durante il quale differenti popolazioni gravitano nell’area del Peloponneso. È sul rapporto tra queste genti e sul “collante” rappresentato da lingua e religione comuni che si fondano le basi della civiltà greca, culla delle più alte espressioni artistiche che la storia abbia mai visto.

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Titolo c

1 Architetture minoica e micenea

Tra il III e il II millennio a.C. il bacino del Mediterraneo si configura come importante crocevia di contatti e scambi culturali tra le popolazioni che risiedono in Europa, Egitto e Vicino Oriente: ciò favorisce lo sviluppo di due importanti civiltà, quella minoica e quella micenea, fondamentali per l’elevato livello culturale espresso e per l’influenza esercitata sulla nascita della civiltà greca.

Architettura minoica: inquadramento storico e geografico La civiltà minoica (che prende il nome dal celebre re di Creta Minosse) rappresenta, insieme alla civiltà micenea, l’esempio più importante e significativo nell’ambito della cultura architettonica del bacino del Mediterraneo, crocevia tra Europa, Egitto e Oriente, durante il III e il II millennio a.C. Entrambe le esperienze riuscirono a esprimere un livello architettonico elevato, unico, originale e, per molti aspetti, precursore dell’architettura greca. L’architettura minoica, sviluppatasi sull’isola di Creta, in particolare nelle città di Cnosso, Festo e Mallia, viene suddivisa cronologicamente dagli storici in quattro periodi, legati alle vicende dei grandi palazzi: • Periodo Prepalaziale (2500-2000 a.C.); • Periodo dei primi palazzi o Protopalaziale (2000-1700 a.C.); • Periodo dei secondi palazzi o Neopalaziale (1700-1400 a.C.); • Periodo Postpalaziale (1400-1100 a.C.).

Civiltà anticipatrici del genio greco

Le quattro fasi della civiltà minoica

Costruzioni cretesi: caratteri tipologici, tecnologici e funzionali Nel Periodo Prepalaziale gli edifici mostrano le caratteristiche Periodo Prepalaziale costruttive tipiche del Neolitico: sono realizzati con mattoni di argilla cruda essiccata al sole, posta sopra un basamento di pietra. Solo in seguito viene esteso all’intera costruzione l’uso della pietra: emblematico è il caso degli insediamenti urbani rin- Myrtos e Vasilikì venuti a Myrtos e Vasilikì, nella parte orientale dell’isola. In ambito funerario assai diffusa è la tomba a thòlos, costru- Tombe a thòlos zione in pietra a pianta circolare con copertura a falsa cupola, composta da filari concentrici aggettanti di elementi in pietra. 49

Titolo concesso in licenza a anton

Architetture minoica, micenea e greca

ella pandia Periodo dei primi palazzi La dimora del sovrano

Figura 8 Pianta del palazzo di Cnosso (isola di Creta).

È durante il periodo dei primi palazzi che si assiste alla nascita, nelle città di Cnosso, Festo e Mallia, degli imponenti complessi palaziali per i quali l’isola di Creta è conosciuta da secoli. Il palazzo è la dimora del sovrano, vero e proprio nucleo generatore intorno al quale si sviluppa, per stratificazioni e aggregazioni successive, l’intero centro abitato. Si imposta intorno a un grande cortile rettangolare, con giacitura parallela all’asse nord-sud, intorno al quale si sviluppa una fitta trama di locali abitativi, sale di rappresentanza, depositi, magazzini, laboratori, percorsi e scalinate: il tutto organizzato secondo uno schema libero – dettato più da esigenze contingenti che non da un modello rigido – e caratterizzato da ricche decorazioni e dall’alto livello tecnologico degli impianti.

Cortile rettangolare

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1 - Architetture minoica e micenea

Il mito del labirinto

Caratteristiche uniche

Periodo dei secondi palazzi Sviluppo verticale

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Nell’estrema articolazione e complessità degli spazi molti studiosi hanno colto riferimenti al mito del labirinto, leggendaria costruzione fatta erigere dal re Minosse per rinchiudere il Minotauro, figura mitologica di uomo con testa di toro, ucciso poi da Teseo con l’aiuto del filo donatogli da Arianna. Oltre alle dimensioni maestose, i palazzi della civiltà minoica presentano altre importanti peculiarità: sontuose decorazioni (tra cui spiccano numerosi affreschi parietali e i rivestimenti in gesso alabastrino che impreziosiscono i pavimenti), impianti di adduzione e scarico delle acque tramite un sistema di condutture in terracotta (tecnicamente avanzati per l’epoca) e assenza di strutture difensive, rese superflue per molti secoli dalla presenza del mare. Il periodo dei secondi palazzi vede l’edificazione di edifici ancora più imponenti di quelli dell’epoca precedente, sorti sulle rovine di questi ultimi, distrutti con molta probabilità da eventi sismici. Uno dei tratti distintivi di questo periodo è l’accentuato sviluppo in senso verticale, ottenuto attraverso la sovrapposizione di più piani, serie di scalinate e monumentali propilei, in cui la struttura asseconda, tramite terrazzamenti e gradonate, le pendenze naturali e i movimenti altimetrici del terreno. Un’atra tipologia edilizia di rilievo è il teatro (i principali sono a Cnosso e Festo), che si compone di una scalinata per gli spettatori, di posti riservati ai dignitari e di uno spazio centrale lastricato per le rappresentazioni. Durante il periodo conclusivo, definito Postpalaziale, l’egemonia di Creta sul piano commerciale viene progressivamente osteggiata dai Micenei fino alla definitiva invasione dell’isola e alla conseguente caduta della civiltà minoica. Il palazzo di Cnosso resiste alla dominazione fino alla prima metà del XIV secolo a.C., quando crolla definitivamente.

Il teatro

Periodo Postpalaziale

Architettura micenea: inquadramento storico e geografico Verso la metà del XIV secolo a.C. i Micenei assumono gra- Il trionfo dei Micenei dualmente il predominio economico, politico e culturale dell’area che gravita intorno al Mediterraneo. A una prima fase segnata dall’eccellenza raggiunta nel corso dei secoli dall’arte e dall’architettura della civiltà minoica segue quindi un periodo di fusione e compenetra- Fusione zione tra le due culture, fino a quando l’ormai matura ci- delle due civiltà viltà micenea non è in grado di dar vita a espressioni architettoniche autonome e originali. 51

Architetture minoica, micenea e greca

La civiltà micenea si sviluppa nella Grecia continentale (più precisamente nella città di Micene) in un arco temporale che gli studiosi suddividono in tre periodi: • Miceneo antico (1570-1400 a.C.); • Miceneo medio (1400-1200 a.C.); • Miceneo tardo (1200-1125 a.C.).

Tre periodi

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Le città-stato e i loro resti: palazzi, bastioni, porte e tombe

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La struttura della società micenea si fonda sul potere militare esercitato da alcune città-stato (Micene, Tirinto, Petra e Midea), costruite come acropoli fortificate, all’interno delle quali si svolge la vita della comunità. Al centro dell’acropoli sorge il palazzo (sono noti quelli di Micene, Tirinto, Pilo e Tebe), che, pur con qualche piccola differenza, replica sempre il medesimo schema: un cortile centrale collegato a un portico colonnato, a sua volta connesso a un vestibolo, spazio che anticipa il mégaron, ampia sala rettangolare al centro della quale è collocato il focolare, circondato da 4 colonne lignee con basamento in pietra. Intorno a questo nucleo una moltitudine di sale, servizi igienici, magazzini, dispense e archivi completa il complesso che, a differenza di quanto avveniva a Creta, è circondato da possenti mura difensive: realizzate con enormi blocchi di pietra grezza o appena sbozzata, hanno meritato l’epiteto di “ciclopiche”, quasi fossero edificate dai mitologici Ciclopi. Le abitazioni residenziali sorgono sia all’interno della cinta sia all’esterno, adottando come tracciato ordinatore il tessuto di vicoli, strade e percorsi originato dal palazzo. Mentre nella Creta minoica il tessuto urbano era molto caotico e intricato, assimilabile al mitico labirinto, qui assume una connotazione più ordinata e razionale, secondo modelli geometrici di riferimento. A Micene numerose sono le testimonianze conservate fino ai nostri giorni; tra queste di rilievo è l’ingresso monumentale alla rocca in direzione nordovest, la celebre Porta dei Leoni, com-

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Lo schema del palazzo

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Figura 9 Porta dei Leoni (Micene).

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1 - Architetture minoica e micenea

Figura 10 Sezione verticale del Tesoro di Atreo (Tomba di Agamennone) a Micene.

Le thòlos principali Tesoro di Atreo a Micene

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posta da colossali monoliti di pietra squadrata a formare un trilite, sul quale è collocata una grande lastra triangolare raffigurante due leoni in posizione araldica ai lati di una colonna, simbolo del potere regale. Anche in ambito funerario i Micenei sanno concretizzare l’imponenza costruttiva espressa in campo civile: realizzano infatti grandi tombe a fossa, ricoperte di lastroni e terra, segnalate in superficie da una stele di pietra calcarea, adorna di bassorilievi raffiguranti scene militari o di caccia. Ancora più imponenti sono le tombe a thòlos, strutture in pietra a pianta circolare sormontate da una falsa cupola ottenuta mediante la sovrapposizione di filari concentrici di blocchi di pietra, accessibili tramite un lungo corridoio aperto (dròmos) e ricoperte di terra in modo da formare un tumulo, oppure scavate nel fianco di colline naturali. Tra le numerose testimonianze pervenuteci (si ricordano le thòlos di Kakovatos in Messenia, di Vaphio in Laconia, di Myrsinochorion in Messenia, di Dendra in Argolide), la più nota è rappresentata dal Tesoro di Atreo a Micene (conosciuto anche come Tomba di Agamennone, figlio di Atreo), che risale alla fine del XIV secolo a.C. Anch’essa caratterizzata da un impianto a thòlos, presenta dimensioni monumentali nello spazio a pianta circolare (diametro di 14,40 metri e altezza della copertura a sezione ogivale di 13), che è introdotto da un corridoio scoperto inclinato lungo 36 metri. La camera funeraria vera e propria, ove si suppone fosse conservata la celebre maschera di Agamennone, è costituita da una stanza cubica connessa, tramite un breve passaggio, allo spazio centrale. Ricco doveva essere l’apparato decorativo della tomba: oltre agli ornamenti della superficie della falsa-cupola in oro, argento e bronzo, particolari erano le semicolonne in calcare verde con motivi a zigzag sul fusto e fregi con spirali in marmo rosso e alabastro verde.

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Ricco apparato decorativo

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Architetture minoica, micenea e greca

SCHEMA RIASSUNTIVO CIVILTÀ MINOICA

Sviluppatasi sull’isola di Creta, comprende un arco temporale che va dal 2500 a.C. al 1100 a.C., e la sua storia viene suddivisa dagli studiosi in quattro periodi, legati all’evoluzione dei complessi palaziali, principale tipologia edilizia dell’isola. Il palazzo, dimora del sovrano, urbanisticamente costituisce il nucleo generatore dell’intero centro abitato, che sorge per stratificazioni successive.

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CIVILTÀ MICENEA

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Conquistata e gradualmente assimilata la precedente civiltà minoica nel XIV secolo a.C., la civiltà micenea si insedia nella Grecia continentale dal 1570 al 1125 a.C. e da qui assume il predominio economico e politico dell’area del Mediterraneo. La struttura sociale si fonda sul potere militare delle città-stato, vere e proprie città fortificate all’interno delle quali si svolge la vita della comunità.

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2 Architettura greca con

Nella storia della civiltà europea un ruolo di primissimo piano viene svolto dall’architettura greca, che per la prima volta, insieme a pittura e scultura, esprime una concezione umanistica della vita. L’uomo, centro dell’universo e misura di tutte le cose, diventa artefice di un pensiero etico che ha come obiettivo la realizzazione di un equilibrio armonioso tra razionalità e passione, armonia che troverà massima espressione in molte opere dell’età classica.

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Inquadramento storico e geografico

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Declino della civiltà micenea

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Città-stato autonome in competizione

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Influssi della cultura greca sulle civiltà successive

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Durante il periodo storico compreso tra il XIII e l’XI secolo a.C. nell’area del Mediterraneo ha luogo una serie di fenomeni (migrazioni di popolazioni dal Centroeuropa, guerre, rivolgimenti politici e sociali) che determinano il declino della civiltà micenea e il profilarsi di un nuovo assetto nel bacino del Mediterraneo. Al termine di questa fase si delinea un diverso quadro generale di equilibrio, che vede la popolazione dei Dori stabilirsi nel Peloponneso e gli Achei occupare le coste dell’Asia Minore. L’area d’influenza della cultura greca risulta estremamente frammentata, priva di uno stato unitario e governata da una serie di città-stato autonome e in competizione tra loro. È in questo contesto generale che, dopo i “secoli tormentati e bui” del Medioevo Ellenico, nasce la civiltà greca, culla delle più alte espressioni artistiche che abbiano mai visto la luce nel corso della storia. Questa cultura ha avuto grande influenza in epoca classica presso i Romani, e poi in tutta Europa durante il Rinascimento e nei secoli successivi, fino al XX secolo, con la breve parentesi rappresentata dall’architettura postmoderna.

Le fasi essenziali dello sviluppo della civiltà greca sono: Le fasi dello sviluppo • Medioevo Ellenico (XI-VIII sec. a.C.; a questo periodo risalgono tracce di edifici templari); • Periodo arcaico (VIII-metà V sec. a.C.); • Periodo classico (metà V-fine IV sec. a.C.); • Periodo ellenistico o Ellenismo (fine IV-I sec. a.C.). Dal punto di vista geografico si assiste a una progressiva Espansione espansione degli insediamenti, che, dalle regioni meridio- degli insediamenti nali dell’area balcanica, dalle isole dello Ionio e dell’Egeo, 55

Architetture minoica, micenea e greca

sotto la spinta colonizzatrice si estendono alle coste mediterranee dell’Asia Minore e a tutto il bacino del Mediterraneo, fino alle coste del Mar Nero.

Periodo arcaico

Titolo

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I caratteri formali dell’architettura greca

Il periodo arcaico subentra alla fase di transizione del Medioevo Ellenico, durante il quale una serie di rivolgimenti politici e sociali aveva determinato la caduta della civiltà micenea e una situazione di scambio reciproco tra popolazioni differenti (Dori, Ioni, Eoli) che gravitavano nell’area del Peloponneso. Durante questo periodo si definiscono i caratteri formali dell’architettura greca, del tutto originali e indipendenti dagli influssi orientali, nonché un vasto repertorio di tecniche, stili e canoni estetici che, pur con piccole variazioni e aggiustamenti, costituiranno un linguaggio formale codificato e rappresenteranno categorie di riferimento comuni per i Greci e per molte civiltà successive. Dal momento che la religione, insieme alla lingua, aveva inizialmente rappresentato un fattore di coesione nella nascente civiltà greca, è proprio in ambito religioso che inizia la caratterizzazione della tipologia edilizia del tempio. Considerato la dimora del dio, questa costruzione nasce come organismo molto semplice, costituito da una cella rettangolare di mattoni crudi e legno (erede con molta probabilità del mégaron miceneo) collocata sopra un basamento di pietra, in cui il vano di ingresso viene ricavato su uno dei due lati corti e preceduto da un portico ipostilo. Solo successivamente l’edificio si caratterizza come “periptero” (circondato da una fila di colonne su tutti e quattro i lati) e si delinea nella sua stabilizzazione formale, che lo vede composto da una cella vera e propria (nàos), destinata ad accogliere l’effigie del dio protettore della comunità, preceduta da un vestibolo (pronao), costituito dal prolungamento delle pareti del nàos, e conclusa da un portico posteriore (opistodomo). Il tempio era detto in antis se il pronao racchiudeva tra le ante (prolungamenti delle mura del nàos) 2 colonne, prostilo se il fronte presentava una serie di colonne, anfiprostilo se la fila di colonne veniva riproposta nella parte posteriore. La copertura è a doppia falda inclinata con struttura di legno e manto originariamente in paglia. Successivamente, durante il VII secolo a.C., si assiste a un importante cambiamento, risultato del progresso tecnico: l’introduzione di un manto fatto di tegole di terracotta, che risultavano molto più resistenti e assai più durature.

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La copertura

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Il tempio

2 - Architettura greca Lato con sei colonne

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I materiali poveri (legno e mattoni crudi) con cui è realizzata la costruzione vengono progressivamente sostituiti con la pietra, secondo un processo costruttivo razionalizzato, in base al quale i blocchi lapidei venivano estratti dalle cave, trasportati in loco, rifiniti e messi in opera da maestranze specializzate con l’ausilio di semplici leve e sigillature in piombo. Gli interventi di finitura relativi alle scanalature delle colonne e al labor limae sui capitelli venivano completati in un secondo tempo.

Figura 11 Tempio greco esastilo: pianta e spaccato assonometrico della fronte.

La codificazione degli ordini classici

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Caratteristica dell’epoca arcaica è la codificazione degli ordini architettonici (dorico, ionico e corinzio), ossia il ricorso a Dorico, ionico un criterio compositivo armonico, in cui i singoli elementi e corinzio costitutivi sono costantemente in relazione con il tutto. 57

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Architetture minoica, micenea e greca

Ricerca di equilibrio

Questa ricerca di armonia e di equilibrio trova le proprie origini nel pensiero filosofico greco e nella tensione intellettuale verso l’unità, la perfezione e la stabilità, espresse sempre in relazione alla figura dell’uomo e alla natura, come contesto da preservare e rispettare. In termini tecnici questi principi si traducono nell’impiego di moduli, ossia riferimenti dimensionali e proporzionali che regolano l’intera composizione architettonica, e nel ricorso a opportune correzioni ottiche, che consentono di volta in volta di adattare i rigidi modelli geometrici e matematici alle condizioni reali del sito e alla percezione dell’oggetto architettonico da parte dell’osservatore.

Figura 12 Raffronto delle caratteristiche degli ordini classici.

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Il Dorico Potenza delle strutture Il tempio

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Il primo ordine architettonico fu quello dorico: nato nell’area occidentale della Grecia intorno all’VIII secolo a.C. e poi diffusosi nell’entroterra e nelle colonie in Italia, esprime la potenza delle strutture, pensate come maestose sculture. L’edificio ha forma di parallelepipedo e facciata sui lati brevi, con l’ingresso collocato a est per motivi sacrali. Il tempio dorico sorge su un basamento di pietra locale che comprende sia le fondazioni – il cui strato superiore è noto come euthyntèria – sia i gradini (crepidoma), il più alto dei

2 - Architettura greca

quali, lo stilobate, costituisce il piano di appoggio delle colonne, prive di base. Il fusto delle colonne (ciascuna di altezza pari a 4, 5 o 6 volte il diametro) è rastremato (ossia con diametro inferiore maggiore di quello superiore) e presenta scanalature unite a spigolo vivo per sottolineare la verticalità dell’elemento e per creare effetti chiaroscurali sotto i raggi del sole mediterraneo. Il fusto può essere monolitico, ossia lavorato in un unico blocco di pietra, o formato da più elementi sovrapposti, detti rocchi (non meno di 4). Nel punto in cui capitello e rocchio superiore si incontrano si trovano 3 solchi circolari. La porzione terminale del fusto, detta ypotrachèlion, era lavorata in un unico blocco insieme al capitello. Quanto alle scanalature, il cui numero è sempre multiplo di 4, va detto che la lavorazione era una delle operazioni conclusive, al fine di evitare che gli spigoli si scheggiassero in corso d’opera. Il capitello è composto da un elemento a forma di cuscinetto (echino) sormontato da un secondo elemento a forma di parallelepipedo a base quadrata (abaco), sopra il quale poggia la trabeazione. La parte più bassa dell’echino era decorata con tre anelli incisi, detti armille, che separavano il capitello dall’ypotrachèlion. La trabeazione rappresenta la struttura orizzontale di sostegno della copertura e, dal basso verso l’alto, si compone di un architrave (detto anche epistilio; si tratta di un elemento di pietra a superficie liscia composto da blocchi che si congiungono in corrispondenza del centro delle colonne), di un listello continuo sul quale sono applicati elementi decorativi (regulae), di un fregio, composto dall’alternanza di metope (campiture rettangolari scolpite, dipinte o lasciate lisce) e triglifi (ripetizione di 3 elementi verticali, memoria delle antiche costruzioni di legno). Al di sopra della trabeazione è collocata la cornice, che racchiude il timpano, spazio triangolare prospettante sul fronte di ingresso del tempio, destinato ad accogliere statue e bassorilievi decorativi. Il tempio dorico canonico è periptero, ossia circondato da portici, con colonnato che cinge completamente la cella. Gli esempi più importanti di tempio dorico in Grecia sono quelli di Zeus a Olimpia (470-456 a.C.), di Artemide a Corfù (590-580 a.C.), con il più antico frontone decorato da sculture, di Hera a Olimpia (600 a.C.), di Apollo a Corinto (540 a.C., in pietra calcarea rivestita di stucco bianco), di Atena a Egina (500 a.C.). Nella Magna Grecia i più celebri sono il tempio di Apollo a Siracusa (570-560 a.C.), i templi di Hera, di Atena e di Nettuno a Paestum (VI-V sec.), il gruppo di templi a Selinunte (550-530 a.C.) e il tempio di Zeus ad Agrigento (500 a.C.).

Le colonne

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Il capitello

La trabeazione

La cornice

Gli esempi più rappresentativi

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Architetture minoica, micenea e greca

Tempio di Zeus

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Statua di Zeus

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Tempio di Hera

■ I templi di Zeus e di Hera a Olimpia L’edificio più rappresentativo dell’architettura dorica è senza dubbio il tempio di Zeus, che fa parte del santuario di Olimpia (sede dei Giochi Panellenici dal 776 a.C. al 393 d.C.). Eretto dall’architetto Libone tra il 470 e il 456 a.C., era alto 20 metri, largo 28 e lungo 68. Il tetto era ricoperto di lastre di marmo e caratterizzato da oltre 100 gocciolatoi a testa di leone. La cella, divisa in 3 navate, accoglieva una delle Sette Meraviglie del Mondo, opera dello scultore Fidia: la statua crisoelefantina (di oro e avorio) raffigurante Zeus sul trono. Il tempio aveva 6 colonne sui lati brevi e 13 su quelli lunghi; quelle che lo sostenevano – alte 11 metri e del diametro di 2,25 – poggiavano su un basamento di 3 gradini. Metope e decorazioni dei frontoni sono dell’anonimo Maestro di Olimpia. Un altro importante tempio dorico di Olimpia è quello di Hera: eretto nel 600 a.C., presentava la parte superiore in mattoni, aveva 6 colonne in facciata ed era cinto da colonne doriche di legno (successivamente rifatte in pietra). Al pronao e alla cella è stato in seguito aggiunto un vano posteriore circondato da colonne.

■ I templi di Hera, Atena e Nettuno a Paestum Tra gli edifici più rappresentativi dell’architettura dorica nella Magna Grecia si citano i templi di Hera, di Atena e di Nettuno Paestum, a Paestum. In principio era Posidonia – questo il nome dato l’antica Posidonia dai Greci di Sibari che fondarono la colonia nel VII secolo e vi costruirono diversi edifici, fra cui 3 templi –, poi, con l’occupazione da parte dei Lucani nel V secolo, fu la volta di Paistom e infine, con l’arrivo dei Romani nel III secolo, si giunse al nome di Paestum. Le mura poste a difesa del sito erano di pietra calcarea e avevano un perimetro di 5 chilometri; realizzate nel IV secolo a.C., erano interrotte da 4 porte. I templi dorici di Hera, Nettuno e Atena furono eretti tra il VI e il V secolo a.C. Il più antico è quello di Hera, che sorge inIl tempio di Hera, sieme al tempio di Nettuno nell’area sacrale dedicata a Heil più antico ra. Questo edificio enneastilo (con 9 colonne in facciata), originariamente denominato “basilica”, è costituito da blocchi di calcare e sorge su uno stilobate di 25 x 55 centimetri; presenta 18 colonne sui lati lunghi, 9 su quelli brevi e una fila a sostegno dell’architrave lungo tutto il perimetro, posta “a custodia” della cella. Quest’ultima è a 2 navate con colonnato centrale e dà accesso a un vano chiuso destinato a esigenze di culto, il cosiddetto àdyton, che è situato nell’atrio posteriore in sostituzione dell’opistodomo. Il tempio di Nettuno Il più importante dei 3 templi dorici è quello di Nettuno, che mostra 14 colonne sui lati lunghi e 6 sui brevi; la cella pre-

Tre edifici simbolo

60

2 - Architettura greca LE CORREZIONI OTTICHE

che si sarebbe avuto nel caso di colonne perfettamente troncoconiche. Riguardo l’intero edificio i “trucchi” più usati erano: • l’inclinazione delle colonne verso l’interno del tempio, per contrastare l’impressione ottica di pendenza delle stesse verso l’esterno; • la convessità dello stilobate nella sua porzione centrale, realizzata per contrastare la deformazione ottica generata dal gran numero di colonne e ottenere l’effetto visivo della sua perfetta orizzontalità; • ingrossamento e sezione ellittica delle colonne angolari, volti a contrastare l’assottigliamento e la deformazione degli angoli dell’edificio “cancellati dalla luce”.

Doppia rampa di scale

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senta una ripartizione in 3 navate, delimitate da 2 file di 7 colonne doriche. In origine una doppia rampa di scale dava accesso al sottotetto. Tra le peculiarità del tempio di Nettuno vanno ricordati i capitelli con echini alquanto schiacciati e le 24 scanalature sulle colonne. Il tempio di Atena (in origine chiamato tempio di Cerere) risale al 510-500 a.C e sfoggia colonne doriche nella peristasi, ioniche nel pronao. Prende il nome dal fatto che vi sono state rinvenute numerose statuette raffiguranti la dea guerriera.

in Titolo concesso

Diversi sono gli accorgimenti – o per meglio dire le correzioni ottiche – utilizzati dagli architetti greci a partire dalla metà del VI sec. a.C. al fine di migliorare la percezione d’insieme delle loro opere. Le principali correzioni ottiche che è possibile ravvisare nei templi sono, per quanto riguarda le colonne (che nell’insieme assumono un aspetto più “leggero”): • la rastremazione: il diametro della colonna si riduce dalla base verso la sommità, per mettere in evidenza la contrapposizione di forze tra capitello e architrave; • l’entasi, ossia un rigonfiamento del fusto della colonna localizzato a due terzi dell’altezza, realizzato con lo scopo di controbilanciare l’effetto di assottigliamento

Il tempio di Atena

Lo Ionico Il secondo ordine architettonico fu quello ionico, nato nell’area orientale della Grecia tra il VI e il V secolo a.C. A influenzarlo furono le tradizioni artistiche e culturali del popolo degli Ioni, Il popolo degli Ioni etnia insediata sulle coste dell’Asia Minore a stretto contatto con le culture orientali. A differenza del dorico, quest’ordine presenta una molteplicità di forme, come dimostrano l’Eretteo di Atene, dalla raffinata eleganza, e i maestosi templi microasiatici dipteri (cioè con un doppio colonnato a cingere la cella). Anche il tempio ionico, come quello dorico, sorge su un ba- Il tempio samento in pietra composto da gradini (crepidoma), con una differenza: le colonne, anziché poggiare direttamente sull’ultimo gradino (stilobate), si innalzano su una base costituita da 2 elementi convessi (tori), che al centro ne presentano uno concavo, detto scozia. 61

Architetture minoica, micenea e greca

La colonna

Il capitello

Il fusto della colonna non presenta rastremazione, le scanalature sono separate da listelli e non a spigolo vivo come nell’ordine dorico, l’altezza raggiunge in alcuni casi una valore pari a 10 volte il diametro: il risultato è pertanto quello di un elemento snello e slanciato, differente dalla forma tozza e possente della colonna dorica. Il capitello ionico è costituito da pulvino (elemento decorato con 2 ampie volute sui lati paralleli all’architrave), echino (elemento decorato con un motivo a lancette e ovoli) e abaco (elemento di forma più schiacciata rispetto al capitello dorico). La trabeazione è composta da architrave – realizzato da 3 fasce sovrapposte e aggettanti una sull’altra –, fregio, continuo e interamente figurato o decorato a dentelli, e cornice. In Grecia i primi templi edificati secondo l’ordine ionico sono tempietti per doni votivi all’interno del recinto sacro di Apollo a Delfi: il Tesoro degli Cnidi (545 a.C.) e il Tesoro dei Sifni (530-525 a.C.). Anticamente il sito archeologico di Delfi era la sede dell’oracolo più venerato. Tra gli edifici che gli scavi avviati nel 1889 hanno riportato alla luce spicca il Tesoro dei Sifni, dotato di particolare fascino. Si tratta di un tempietto distilo in antis, con due grandi cariatidi al posto delle colonne del pronao, elementi ripresi nell’Eretteo di Atene.

La trabeazione

Il recinto sacro di Apollo a Delfi

Il Tesoro dei Sifni

Il Corinzio

La colonna Il capitello

Il terzo ordine nato in Grecia e diffusosi ampiamente presso i Romani è il corinzio, nato nell’area di Corinto intorno al IV secolo a.C. e considerato una variante dell’ordine ionico. Il fusto della colonna corinzia presenta proporzioni simili a quella ionica, anche se spesso risulta più snello, con scanalature piatte separate da listelli. Il capitello, di forma troncoconica, trae ispirazione dal “gemello” ionico (rispetto al quale ha però un’altezza maggiore) per quanto riguarda la riproposizione di piccole volute nella porzione superiore, completate nella parte centrale da un doppio ordine di foglie di acanto. L’abaco presenta i lati concavi e gli angoli aggettanti, mentre nella parte inferiore il capitello è concluso da una modanatura circolare. Per quanto riguarda la trabeazione, l’ordine corinzio non presenta una propria originale caratterizzazione, ma si ispira ai modelli precedenti (dorico e ionico), riproponendo la scansione in architrave, fregio e cornice. Il più antico esempio di colonna corinzia risale al tempio di Apollo Epicureo a Vasse (l’antica Bassai), in Arcadia, eretto tra il 450 e il 420 a.C. L’edificio, proclamato Patrimonio dell’Uma-

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Il tempio di Apollo Epicureo a Vasse

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2 - Architettura greca Dorico Capitello

Ionico Abaco Abaco Echino Echino Armilla

Sommoscapo (diametro dell’estremità superiore)

Sommoscapo

Corinzio Capitello

Abaco Echino

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Imoscapo Toro Scozia Plinto

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nità dall’Unesco, presenta un allineamento nord-sud, anziché est-ovest come altre costruzioni analoghe, ed è caratterizzato dalla compresenza di colonne di ordine ionico, dorico e corinzio; l’isolata colonna corinzia all’interno della cella mostra il capitello corinzio più antico che sia giunto ai nostri giorni. In termini di strutture esterne esemplare è il Monumento coregico di Lisicrate (335 o 334 a.C.) ad Atene (“coregico” perché eretto per commemorare il trionfo teatrale del corego Lisicrate). Questo tipo di edificio doveva essere sormontato da un tripode bronzeo, il premio che simboleggiava la vittoria. La particolarità della costruzione sta nell’alta struttura circolare adorna di semicolonne corinzie eretta su podio quadrato (una peculiarità che si ritroverà successivamente anche nell’architettura funeraria); sulla sommità si erge un pinnacolo a sostegno del tripode.

Base

Figura 13 Le colonne dei tre ordini e le loro parti costitutive.

Monumento coregico di Lisicrate

Periodo classico Nel 480 a.C. la città di Atene viene invasa e saccheggiata dai Persiani, le mura difensive vengono distrutte e i templi rasi al suolo. Solo nel 449 a.C., sotto la guida di Pericle, si stipula la L’età di Pericle pace definitiva con la Persia e si ristabiliscono condizioni di prosperità economica. Ciò consente un programma edilizio 63

Architetture minoica, micenea e greca

Ricostruzione monumentale dell’Acropoli

Infrastrutture di servizio collettivo Architettura e vita pubblica

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Struttura della città

Un’acustica eccezionale

Monte Kynortion 64

di ricostruzione monumentale dell’Acropoli, teso a celebrare la grandezza della civiltà greca e a dare espressione all’eccellente qualità estetica raggiunta dai Greci nel campo dell’architettura, della scultura e delle arti applicate. Successivamente alla nascita e allo sviluppo tipologico del tempio greco si elabora la definizione di un insieme di altre tipologie di edifici civili, che nel loro complesso concorrono al disegno della città greca. Questa viene concepita come il luogo nel quale il libero cittadino trova soddisfazione alle proprie complesse esigenze di vita quotidiana, politiche e culturali, che in termini pratici si traducono nell’abbondanza di infrastrutture di servizio collettivo. Nascono pertanto forme architettoniche legate a un’intensa vita pubblica: la piazza pubblica (agorà), luogo di incontri politici e scambi commerciali, intorno alla quale vengono disposti lo spazio protetto dei portici (stoà) e l’edificio per le assemblee (bouleutèrion); il ginnasio, palestra per l’attività fisica e scuola (secondo la stretta relazione esistente secondo i Greci tra educazione intellettuale ed educazione fisica); il teatro, edificio a valenza civile e sacra allo stesso tempo, che non presenta una caratterizzazione architettonica specifica, ma si adatta all’andamento sinuoso del terreno per ricavare i propri spazi scenici e le gradinate. Nei secoli iniziali della civiltà greca la struttura della città non segue rigidi schemi di riferimento, ma, come avveniva a Creta, insediamenti edilizi, strade e quartieri si conformano alla morfologia del territorio. È in una fase successiva, intorno al 480 a.C., che il disegno della città evolve verso forme ordinate e regolari, per opera dell’architetto Ippodamo di Mileto. ■ Il teatro di Epidauro La città di Epidauro ospita un santuario sacro ad Asclepio, il dio della Medicina, e, all’interno di questo, il teatro greco meglio conservato: il teatro di Epidauro, di cui non ci è pervenuta la scena. Realizzato dall’architetto Policleto il Giovane intorno al 350 a.C., è dotato di un’acustica particolarmente buona e ha una capienza di 14 000 spettatori (prima del II secolo poteva accoglierne solo 6500). Ogni quattro anni il santuario ospitava le Asclepiee, celebrazioni in onore di Asclepio consistenti per lo più in gare sportive, alle quali, nel 395, si aggiunsero recite e competizioni musicali. Ad accogliere queste performance era un palco di legno, che si rivelò presto insufficiente. Fu Policleto il Giovane a ricevere l’incarico di realizzare un teatro in muratura: la scelta del luogo cadde sul pendio del monte Kynortion, concavo e al riparo dai raggi solari durante gli spettacoli. Il risultato è un teatro perfettamente in-

2 - Architettura greca

serito nel paesaggio circostante. La cavea aveva 55 gradinate (alle quali si accedeva dal basso, attraverso 2 porte laterali in tufo) disposte a semicerchio, divise in ordine superiore e ordine inferiore mediante un corridoio. Le file più basse di posti (sagomati e dotati di schienale) situate intorno all’orchestra erano riservate a magistrati, sacerdoti e notabili; le file più alte erano riservate al popolo e non avevano schienale. Tutti i blocchi presentano nella parte posteriore un incavo che fungeva da poggiapiedi per gli spettatori delle file precedenti. Il semicerchio della cavea avvolgeva lo spazio circolare dell’orchestra, destinato ai canti del coro e alle danze e al cui centro troneggiava l’Ara di Dioniso, utilizzata per i riti che precedevano le varie rappresentazioni. La scena, a pianta rettangolare, era distribuita su 2 piani e chiusa da 2 ali.

Kerkìdes (spicchi verticali che dividono l’ordine inferiore) Scena Klìmakes (scalette)

Stoà

Corridoi

Parascenio Orchestra

Gradinate

Figura 14 Pianta di teatro greco.

L’Acropoli di Atene Il piano di recupero e di riqualificazione degli insediamenti presenti sull’Acropoli di Atene dà vita al più imponente esempio di complesso monumentale dell’epoca classica, realizzato grazie all’ambizione di Pericle e alla collaborazione di grandi figure professionali. Tra queste, lo scultore Fidia e gli architetti Mnesicle, Ictino e Callicrate, i quali recepiscono dalla tradizione i linguaggi degli ordini dorico e ionico e li fondono in nuove forme espressive riferibili alla nuova Scuola Attica. All’interno della possente cerchia muraria dell’Acropoli, collina calcarea emergente per più di 150 metri sulla pianura attica, sorgono numerosi edifici, di cui si citano i principali. • I Propilei. Localizzati nella porzione occidentale della rocca, costituiscono l’ingresso monumentale del complesso, progettato e realizzato dall’architetto Mnesicle tra il 437 e il 432 a.C. La struttura è complessa e articolata, dal momento che la loro funzione è quella di raccordare differenti quote altimetriche del terreno, ma l’insieme risulta molto equilibrato

Il più imponente complesso monumentale La nuova Scuola Attica

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Ingresso monumentale

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Architetture minoica, micenea e greca

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P Figura 15 Pianta dell’Acropoli di Atene: A) Partenone B) Antico tempio di Atena C) Eretteo D) Statua di Atena Pròmachos E) Propilei F) Tempio di Atena Nike G) Brauronìa H) Altare di Atena I) Odeon di Erode Attico L) Teatro di Dioniso M) Odeon di Pericle N) Témenos di Dioniso O) Santuario di Pandion P) Stoà di Eumene.

L’opera più solenne

e armonioso. Si compongono di un portico dorico esastilo e di un imponente atrio colonnato, raggiungibile tramite rampe di scale asimmetriche che si adattano alle asperità del suolo roccioso. La facciata di questa sorta di vestibolo era divisa da 2 doppie file di colonne ioniche; il pronao posteriore era formato da colonne doriche. • Il tempietto di Atena Nike. Localizzato nelle immediate vicinanze dei Propilei (ed eretto proprio per mettere in risalto l’entrata monumentale realizzata da Mnesicle), sorge sul fronte ovest dell’Acropoli, a strapiombo sulle rocce. Realizzato intorno al 420 a.C. su un probabile progetto di trent’anni prima dell’architetto Callicrate, è il primo e unico edificio in stile esclusivamente ionico dell’Acropoli. Anfiprostilo (presenta una fila di 4 colonne ioniche in facciata e una sul retro) e privo di pronao, ha il fregio ornato da preziosi bassorilievi raffiguranti scene della guerra tra i Greci e i Persiani e di combattimenti con le Amazzoni e i Giganti. La terrazza su cui fu realizzata questa elegante costruzione era protetta su tre lati da una balaustra decorata con rilievi dedicati alla Vittoria. • Il Partenone. In posizione dominante su tutti gli altri edifici, è dedicato ad Atena Parthénos e costituisce l’opera più solenne e monumentale dell’intera Acropoli. Costruito tra il 447 e il 438 per volontà di Pericle, su progetto di Callicrate e Ictino e con la supervisione di Fidia (responsabile anche della decorazione dell’edificio), è un tempio dorico ottastilo (8 colonne sui fronti corti e 17 sui fronti lunghi) e periptero, con le colonne separate dal muro della cella. Caratteristica che dif-

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2 - Architettura greca

ferenzia il Partenone dagli altri templi dorici è la ricchezza (in qualità e quantità) del corredo scultoreo, tipica dello stile ionico, realizzata grazie all’utilizzo dello stesso marmo: un accorgimento che sortisce l’effetto di grande omogeneità tra struttura architettonica e scultura. Il numero delle colonne sui lati lunghi fu portato a 17, a 8 sui lati corti; le scanalature sono a spigolo vivo. Sia il pronao sia la parte posteriore adibita a deposito del tesoro si presentano di dimensioni ridotte, mentre la cella, cinta su 3 lati da colonne doriche e destinata a custodire la colossale statua votiva di Atena Parthénos, è molto ampia. Numerosi sono anche gli accorgimenti, apportati presumibilmente in corso d’opera, per correggere i difetti percettivi: curvatura convessa dello stilobate e della trabeazione, entasi nelle colonne, ispessimento delle colonne d’angolo (per contrastare il forte bagliore della luce solare mediterranea), inclinazione verso l’interno delle colonne e delle pareti della cella. Oltre a un’immagine di imponenza, le colonne del Partenone trasmettono grazia, un mix di armonia ed equilibrio che rende questa costruzione diversa da tutti gli altri templi dello stesso tipo. Un ulteriore elemento da sottolineare è l’utilizzo del marmo pentelico, le cui tonalità contribuiscono a mettere in risalto l’intero complesso, le scanalature delle colonne e i giochi chiaroscurali creati dalla luce. • L’Eretteo. Capolavoro dello stile ionico-attico per la raffinatezza delle decorazioni, è un tempio multiplo dedicato ad Atena Poliàs, l’ultimo edificio a essere realizzato sull’Acropoli (421406 a.C.) su progetto degli architetti Filocle e Callicrate. Articolato su 3 livelli differenti per adattarsi all’irregolarità del terreno, sul lato meridionale si conclude con la celebre Loggia delle Cariatidi, così denominata per la presenza di 6 statue di giovani donne con funzione di sostegno dell’architrave. La delicata grazia e naturalezza delle statue conferisce al monumento un’armonia e un equilibrio che sono rappresentativi dell’arte greca del periodo. Costruito in stile ionico sull’area più sacra dell’Acropoli, l’Eretteo ha

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Ricco corredo scultoreo

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Marmo pentelico

Figura 16 Loggia delle Cariatidi (Eretteo, Acropoli di Atene).

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Architetture minoica, micenea e greca

Gli edifici minori

pronao di 6 colonne, cella col simulacro di Atena Poliàs nella parte orientale e altare all’esterno. Il complesso monumentale dell’Acropoli è completato da edifici minori, via via costruiti nel tempo, quali la Brauronìa, santuario dedicato ad Artemide, la casa delle Arrefore, il Pandroso, i santuari di Zeus Polieo e di Pandione, l’altare di Atena e il tempio di Roma e Augusto, tutte costruzioni oggi distrutte.

Periodo ellenistico (o Ellenismo)

Crisi delle pòleis Filippo II e Alessandro Magno

Lusso celebrativo

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Forme regolari e ordinate

Come periodo ellenistico, o Ellenismo, si designa il periodo storico-culturale durante il quale la civiltà greca si diffonde nel Mediterraneo, in Asia e in Oriente e viene a contatto con differenti civiltà (egizia, mesopotamica, indiana), con cui nel corso dei secoli stringe rapporti politici, culturali e mercantili. Stimolo propulsore di tale spinta espansionistica è la crisi progressiva delle pòleis, continuamente in lotta tra loro e convinte che la pace possa essere raggiunta solo tramite l’intervento di un monarca straniero. In tale contesto politico Filippo II di Macedonia prima, e Alessandro Magno poi, riescono a conquistare il potere e a imporre il proprio disegno di creazione di un regno universale assimilato alla cultura greca. In ambito architettonico si assiste in quest’epoca allo sviluppo di uno spiccato carattere eclettico, che si manifesta nel progressivo abbandono dell’ordine dorico (cristallizzato in forme manieriste) e nel favore accordato sempre più all’ordine ionico e al nuovo ordine corinzio, che notevole sviluppo avrà successivamente in epoca romana. Proprio il carattere di ricchezza decorativa di questi ultimi due ordini ben si adatta all’esigenza di lusso celebrativo del nuovo potere centrale, espresso nei grandi complessi monumentali del mausoleo di Alicarnasso e dell’altare dell’acropoli di Pergamo, città capitale dell’omonimo regno ellenistico. Sempre in campo architettonico numerose sono le sperimentazioni stilistiche di elementi costruttivi quali portici, peristili e vie colonnate nelle città di nuova fondazione (Delo, Eleusi, Mileto, Rodi e Pergamo), così come in ambito templare compaiono soluzioni tipologiche alternative all’impianto classico, rappresentate dall’esedra semicircolare e dalla pianta circolare a thòlos. In campo urbanistico durante quest’epoca si assiste all’evoluzione del disegno urbano verso forme regolari e ordinate che, come gli odierni piani regolatori, vengono applicate allo sviluppo delle colonie e delle città di nuova fondazione. Determinante in questo senso l’apporto fornito dall’architetto Ippodamo di Mileto (IV sec. a.C.) alla definizione di una dot-

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2 - Architettura greca

trina urbanistica e di una sociologica, fondate sull’applicazione di schemi planimetrici regolari composti da tracciati viabilistici ortogonali e sul concetto di distribuzione funzionale, in base al quale le aree territoriali venivano differenziate in relazione all’uso cui erano preposte. Da evidenziare la flessibilità di tali schemi planimetrici, in grado di assecondare le irregolarità del paesaggio naturale e di estendere i propri principi insediativi agli edifici pubblici e alle abitazioni private, che in quest’epoca si concretizzano nella tipologia della casa mediterranea con corte centrale. Esempi tangibili dell’applicazione di tale metodo sono i centri della Magna Grecia (Agrigento, Selinunte, Posidonia, Metaponto), così come quelli dell’Attica (Pireo) e dell’Asia Minore (Pergamo e Priene). Pergamo, che s’impose come potenza imperiale tra il 282 e il 131 a.C., fu edificata su terrazze situate lungo ripidi crinali, con l’effetto di un contrasto alquanto suggestivo tra le sue splendide costruzioni e le ampie distese di verde circostanti. L’altare di Pergamo, con le sue possenti sculture, è il monumento più grandioso del II secolo a.C. Priene era un’antica città ionica. Nei pressi dell’agorà sorgeva un portico lungo 16 metri; eretto nel 130 a.C. circa, aveva colonne doriche all’esterno e ioniche all’interno, una commistione di stili comune nei templi dell’Atene del V secolo.

Distribuzione funzionale

Pergamo

Priene

SCHEMA RIASSUNTIVO Fase iniziale di formazione della civiltà greca, successiva alla caduta della civiltà micenea. In questo periodo buio e tormentato a esercitare il potere sono le cittàstato autonome, in competizione per il controllo di un territorio frammentato e privo di uno stato unitario. A questo periodo risalgono resti di edifici templari.

PERIODO ARCAICO

Fase successiva al Medioevo Ellenico, in cui vengono definiti i caratteri formali dell’architettura greca, insieme a un vasto repertorio di tecniche, stili e canoni estetici che daranno vita a un linguaggio codificato. Caratteristica peculiare dell’epoca è la definizione tipologica del tempio e la codificazione degli ordini dorico, ionico e corinzio, criteri compositivi fondati su equilibrio e armonia.

PERIODO CLASSICO

Fase di pace e prosperità economica, successiva allo scampato pericolo delle invasioni persiane, in cui si attua la ricostruzione monumentale dell’Acropoli di Atene a scopo celebrativo. Oltre al tempio trovano sviluppo numerosi altri edifici civili e spazi pubblici, che insieme concorrono al disegno di una città progettata per soddisfare le esigenze dei cittadini.

PERIODO ELLENISTICO

Fase espansionistica della civiltà greca nel Mediterraneo, in Asia e in Oriente, secondo l’ambizioso disegno, concepito da Alessandro Magno, di creazione di un regno universale assoggettato alla cultura greca. Trionfa la ricchezza decorativa degli ordini ionico e corinzio.

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MEDIOEVO ELLENICO

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ARCHITETTURE ROMANA E PALEOCRISTIANA 1 Architettura romana 2 Architettura paleocristiana

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Grande importanza nella celebrazione della potenza economica, politica e militare dell’Impero Romano ebbe l’architettura, la cui evoluzione risulta strettamente collegata alle vicende storiche di Roma, dalla sua nascita alla fase espansionistica. Nelle fasi iniziali del periodo monarchico e repubblicano, l’originalità artistica dell’architettura ha uno sviluppo abbastanza lento, rimanendo legata alle forme espressive della tradizione italica, a sua volta condizionata dall’architettura greca, con il proprio bagaglio teorico e i propri principi compositivi. Nella tarda età repubblicana e nel primo periodo imperiale le campagne militari di conquista portano a un’intensa opera di urbanizzazione del territorio, alla costruzione di un’efficiente rete viabilistica e alla fondazione di nuove città: tutte attività che comportarono un impiego massiccio di architetti e ingegneri, in stretta collaborazione tra loro. Con l’età imperiale, fase di massima espansione, l’architettura romana giunge a maturità e, grazie anche ai rapporti culturali intrattenuti con le popolazioni conquistate, elabora un proprio linguaggio architettonico del tutto originale e compiuto, dominato da complesse forme monumentali, atte a rappresentare la maestosità dell’Impero. Dalla crisi e disgregazione dell’Impero Romano e dalla contemporanea crescita del Cristianesimo si sviluppa l’architettura paleocristiana: sua prima manifestazione sono le domus ecclesiae, forme di accoglienza per i fedeli, e le catacombe (aree sotterranee utilizzate per seppellire i defunti), ma l’apoteosi è rappresentata dall’edificazione delle imponenti basiliche, simbolo del nuovo ruolo di Roma quale fulcro religioso e spirituale del mondo.

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1 Architettura romana L’architettura fu l’attività prediletta dei Romani ed esercitò grande influenza su tutte le altre forme artistiche. Considerata un fenomeno sociale in grado di procurare ai cittadini dell’Impero benefici mai goduti prima, ebbe sviluppi eccezionali e si meritò in breve tempo un suo posto nella tradizione architettonica dell’Occidente.

Inquadramento storico e geografico La storia di Roma viene suddivisa dagli storici in tre periodi. Il periodo della Monarchia va dalla mitica fondazione di Roma sulla sommità del colle Palatino (753 a.C.) alla cacciata di Tarquinio il Superbo (509 a.C.), ultimo re di origine etrusca. Durante quest’epoca si succedono i governi dei sette re di Roma, ai quali la tradizione attribuisce l’esercizio del potere politico, nonché l’organizzazione dello Stato, dell’esercito e del culto religioso (di tipo politeistico e naturalistico). La società è divisa in tre caste: • patrizi, che, detenendo il potere economico e politico, si considerano i discendenti dei fondatori della città di Roma; • plebei, la classe popolare di umili lavoratori senza diritti politici né la possibilità di accedere ai traffici commerciali; • schiavi (originariamente prigionieri di guerra assegnati ai propri padroni), che non godono di alcun diritto. Il periodo della Repubblica va dalla sconfitta degli Etruschi (cacciata di Tarquinio il Superbo) alla fondazione dell’Impero nel 30 a.C. È l’epoca della prima espansione militare di Roma nel Lazio, in Magna Grecia e a danno degli Etruschi. A questi primi “passi” seguono altre conquiste, che culminano nel II secolo a.C. con le guerre puniche: a questo punto Roma è la più grande potenza del Mediterraneo occidentale. In ambito artistico e architettonico il rapido processo espansionistico conduce i Romani a confrontarsi con le opere artistiche di svariati popoli: il risultato è l’elaborazione di una visione artistica e architettonica che ha reso Roma celebre in tutto il mondo. Il periodo dell’Impero va dalla fondazione, per opera di Augusto, alla caduta dell’Impero d’Occidente (476 d.C.). È la fase di massima espansione, caratterizzata da una concezione globale dello Stato, inteso come vasto complesso di regioni che intrattengono tra loro fitti rapporti commerciali e culturali. A questo periodo di prosperità e di equilibrio interno segue una fase involutiva, segnata da un abbassamento della produttività e dalle minacce delle invasioni barbariche.

Periodo della Monarchia

Periodo della Repubblica

Periodo dell’Impero

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Architetture romana e paleocristiana

Periodo della Repubblica Alla fase monarchica – in cui la popolazione insediatasi nella Posizione di cerniera valle del Tevere si trova in una posizione di cerniera tra gli Etruschi a nord, le colonie della Magna Grecia a sud e gli insediamenti umbri, sabini e sanniti a nordest – segue, intorno Espansione al V secolo a.C., una fase di espansione territoriale. Fin dalle origini si manifestano i caratteri fondanti di Roma, osApertura verso sia l’apertura verso le differenti culture con cui entra in conle altre culture tatto e la capacità di assimilare i principi culturali e di rielaborarli in un linguaggio proprio e originale. Gli influssi del pragmatismo etrusco amalgamati con l’eleganza e la fastosità dell’architettura ellenistica determinano, dopo un lento procesArchitettura so di maturazione tecnica, la formalizzazione di un’architettumonumentale ra elaborata, monumentale e, allo stesso tempo, pragmatica e e pragmatica attenta al rapporto con il contesto naturale: insomma un utile strumento nelle mani dei patrizi, che possono celebrare il proprio potere, accrescere il consenso politico e consolidare l’equilibrio sociale.

L’urbanizzazione del territorio e le opere infrastrutturali

Grandi opere infrastrutturali Porti di Napoli e Ostia

Come precedentemente accennato, fin dall’epoca repubblicana Roma manifesta il proprio desiderio espansionistico e l’aspirazione al dominio stabile dei territori conquistati, obiettivi che raggiunge grazie alla realizzazione di grandi opere infrastrutturali, in cui stretto risulta il rapporto tra architettura e ingegneria. In primo luogo il controllo delle rotte marittime sul Mediterraneo è assicurato dalla realizzazione dei porti di Napoli e Ostia, il primo di tipo militare, il secondo di rilievo per quanto riguardava i traffici commerciali. I rapidi spostamenti delle truppe e dei messi imperiali all’interno della penisola, e successivamente la libera circolazione delle merci, vengono garantiti da un fitto innervamento costituito dalla rete viaria: le celebri strade consolari, quali l’Appia (che collegava Roma a Brindisi), la Casilina (da Roma a Cassino), la Salaria e l’Ostiense (da Roma verso il mare), la Flaminia (da Roma a Fano), la Tiburtina (da Roma a Pescara), l’Aurelia (da Roma a Ventimiglia), la Cassia (da Roma a La Spezia) e la Clodia (da Roma verso la costa tirrenica). Per garantire durabilità a queste vie di comunicazione, che generalmente presentano una larghezza di 3 o 4 metri (necessaria al passaggio di due carri affiancati), viene messa a punto una tecnica efficace, che consiste nella posa di un letto di pietrisco,

Titolo concesso in licenza a a Fitta rete viaria

Tecnica efficace 74

1 - Architettura romana

al quale si sovrappone uno strato di ghiaia e sabbia; completa il tutto un piano di calpestio fatto di lastre di pietra levigata e squadrata posate a secco, per uno spessore complessivo di circa un metro e mezzo. La grande cura posta nella realizzazione del sottofondo garantisce buona resistenza all’usura e buon drenaggio delle acque meteoriche: queste, tramite la curvatura della sede stradale e la presenza di canaline di scolo provviste di chiusini, vengono raccolte e convogliate all’esterno. Il percorso di questi assi viari segue per quanto possibile l’andamento altimetrico del territorio; in presenza di terreni accidentati procede in rilevato per evitare eccessivi dislivelli e strettoie che potrebbero rallentare la marcia delle legioni. L’attraversamento di colline e corsi d’acqua è possibile grazie a gallerie di derivazione etrusca e ponti di legno, pietra e barche. Si citano i ponti di Martorell del 219 a.C., Aemilius del 142 a.C. (oggi conosciuto come Ponte Rotto) e Fabricius del 62 a.C. (oggi conosciuto come Ponte dei Quattro Capi) a Roma, il ponte di legno sul Danubio del 104 a.C. e il ponte di barche sul Reno del 55 a.C. Sin dalla fine del VI secolo a.C., ai tempi di Tarquinio Prisco e Tarquinio il Superbo, Roma viene dotata di un diffuso impianto fognario, la Cloaca Maxima, impiegando per la realizzazione tecniche e conoscenze costruttive attinte dall’ingegneria etrusca: il suo corso in origine avveniva a cielo aperto e raccoglieva i numerosi corsi d’acqua che scendevano dalle colline attorno alla città per convogliarli nel Tevere. Successivamente, per motivi di igiene pubblica e per esigenze di spazio, i condotti fognari vengono progressivamente interrati. Fino al IV secolo a.C. per il proprio approvvigionamento idrico i cittadini di Roma si erano serviti delle acque del Tevere, di pozzi e sorgenti sparsi sul territorio. Si deve ai censori Caio Plauzio Venox e Appio Claudio Cieco, nel 312 a.C., la costruzione del primo acquedotto romano, l’Aqua Claudia o Aqua Appia. La condotta portava a Roma le acque raccolte dalle colline circostanti tramite percorsi interrati in galleria, con una tecnica costruttiva simile a quella delle canalizzazioni impiegate dagli Etruschi nelle loro campagne.

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C B A Figura 17 Schema costruttivo di una strada romana: A) terra B) strato di ciottoli di fiume C) strato di pietrisco D) strato di ghiaia e sabbia E) lastra di pietra levigata.

La Cloaca Maxima

L’Aqua Claudia

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Il primo esempio emblematico di tipico acquedotto romano edificato all’aperto e costituito da una successione di archi è il grande acquedotto dell’Aqua Marcia (144 a.C.), che attingeva le acque direttamente dalle sorgenti dell’alto bacino dell’Aniene, particolarmente abbondanti e pure, tanto da essere considerate da Plinio il Vecchio le migliori tra quelle che giungevano a Roma: «clarissima aquarum omnium».

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Urbanistica e fondazione di nuove città

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Figura 18 Acquedotto romano Pont du Gard, sul fiume Gardon (Nîmes, Francia).

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Architetture romana e paleocristiana

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Città edificate a partire dal castrum

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Cardo e decumano

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Praetorium e forum

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La centuriazione delle campagne

L’espansione dei confini di Roma, resa possibile dallo sviluppo delle infrastrutture sopra descritte, è accompagnata dalla centuriazione delle campagne, ossia la suddivisione dei terreni agricoli in lotti regolari, ottenuti da una fitta trama di assi ortogonali. A presidio delle nuove terre di conquista vengono collocate postazioni militari (castra) e insediamenti residenziali di nuova formazione, entrambi influenzati dalla visione urbanistica dell’architetto greco Ippodamo di Mileto (V sec. a.C.): l’impostazione prevede un nucleo generatore (il praetorium – alloggio del comandante – nell’accampamento, e il forum – la piazza – nelle nuove città) determinato dall’incrocio di 2 assi perpendicolari, il cardo (direzione nord-sud) e il decumano (direzione est-ovest), che, ripetendosi molteplici volte nelle due direzioni, generano un reticolo di quadrilateri racchiuso da un muro di cinta pure di forma quadrilatera, spesso protetto da fossati, palizzate o terrapieni. Nei punti di incrocio tra i 2 assi principali e il muro di cinta vengono ubicate, in corrispondenza dei 4 punti cardinali, le 4 porte d’ingresso. Numerose sono le città edificate a partire dall’originario castrum romano: tra le principali si ricordano in Italia Torino, Como, Pavia, Brescia, Bologna, Firenze e Belluno; in Spagna Barcellona; in Inghilterra Chester, Lancaster e Manchester.

1 - Architettura romana

Periodo dell’Impero Sotto Augusto la realizzazione degli edifici è per lo più volta ad affermare gli ideali etico-religiosi dell’Urbe. Qualunque monumento eretto fuori Roma è simbolo della penetrazione politico-culturale attuata dalla città caput mundi e coniuga perfetta funzionalità e sobrietà estetica. Fra le tipologie edilizie si afferma il sepolcro monumentale, costruito non all’interno di una necropoli ma lungo le grandi vie consolari; tuttavia a imporsi sono soprattutto costruzioni come ponti, acquedotti, teatri e strade. Inoltre va affermandosi l’esigenza di una codificazione della disciplina architettonica, che trova espressione nel De architectura di Vitruvio. L’originalità dell’architettura romana incomincerà a palesarsi dopo l’incendio del 64 d.C., attribuito a Nerone: si pensi alla Domus Aurea, alla Porta Maggiore e, più tardi, all’Anfiteatro Flavio (il Colosseo). In questo periodo il monopolio delle fornaci di mattoni e tegole impone di “bollare” ciascun manufatto: ciò ha consentito di datare con precisione ogni singolo edificio. Sotto Traiano si afferma un nuovo tipo di colonna, particolarmente ricco di decorazioni, e viene dato un nuovo volto a un edificio tipicamente romano: le terme, che si fanno molto più articolate e complesse. Al principato di Adriano si devono la ricostruzione del Pantheon, massima espressione del tempio a pianta centrale, e le ardite soluzioni architettoniche attuate nella Villa Adriana a Tivoli. Nel periodo che vede al potere i Severi e poi Diocleziano la manovalanza è soprattutto di origine microasiatica. S’impongono forme architettoniche grandiose – emblematiche sono le terme di Caracalla – e contro le incursioni barbariche nascono edifici come il palazzo di Diocleziano (eretto non a Roma ma a Spalato), più che un edificio residenziale un accampamento militare. Con Costantino vedrà la luce uno dei più sontuosi archi onorari che siano giunti fino a noi: il cosiddetto Arco di Costantino, eretto nel 315 vicino al Colosseo.

Augusto

Il De architectura

Traiano Adriano

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I Severi e Diocleziano

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Costantino

Fori, templi e basiliche Nel II secolo a.C., dopo i successi militari riportati in Oriente e in Grecia, Roma acquisisce un rilevante ruolo politico e amministrativo, che impone un programma di riqualificazione delle strutture pubbliche della città. Sotto il diretto controllo dell’imperatore Augusto, nella capitale vengono realizzate per la prima volta tipologie edilizie e programmi funzionali che Nuove tipologie serviranno da modello per le costruzioni di tutto l’Impero. edilizie 77

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Architetture romana e paleocristiana

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Testata (o prospetto corto)

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Figura 19 Pianta della Basilica Ulpia.

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La basilica

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Il tempio

Fulcro della vita economica e sociale urbana è il foro, una grande piazza posta in posizione baricentrica, dove le persone si incontrano e praticano scambi commerciali. In questo spazio, erede dell’antica piazza italica circondata da botteghe, così come dell’agorà greca e dell’ampio spiazzo che precedeva la facciata del tempio etrusco, si concentrano le sedi principali del potere religioso e civile. Il tempio è l’elemento architettonico con funzione di quinta scenica, posto all’estremità dell’asse longitudinale del foro, su un podio sopraelevato di circa 3 metri rispetto al suolo. Presenta pianta rettangolare, costituita da pronao e cella; la sua struttura compositiva accentua la visione frontale e l’importanza della facciata, fulcro di interesse per le grandi masse di popolazione che seguivano i discorsi politici o assistevano ai riti religiosi celebrati sul podio davanti alla facciata. L’importanza dell’aspetto percettivo del tempio determina sotto Augusto un appesantimento degli elementi decorativi, l’utilizzo di capitelli compositi e di trabeazioni fortemente aggettanti: ne deriva uno stile ricco e monumentale, particolarmente indicato a rappresentare la magnificenza dell’Impero (un esempio è il tempio di Giove eretto a Baalbek nel 60 d.C.). La basilica è l’emblema dell’edificio pubblico romano, destinato alle assemblee e all’amministrazione della giustizia, sede del mercato e della borsa. Costruzione di derivazione greca, con i Romani sviluppa un’identità originale, in cui si delineano i principali tratti delle future basiliche paleocristiane.

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Il foro

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Esedra Esedra (ambiente semicircolare o poligonale)

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Navate laterali

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1 - Architettura romana

Un’espansione del foro

Basilica Porcia Basilica di Massenzio

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Ubicata al margine del foro (di cui costituisce un’espansione al coperto), la basilica presenta pianta rettangolare e in genere è costituita da una navata centrale e da 2 o più navate laterali, più basse della precedente e sormontate da gallerie. La luce penetra dall’alto attraverso una serie di finestre ricavate nella porzione di muratura compresa in sezione tra la navata centrale e quelle laterali. Tra le principali basiliche romane la più antica è la Basilica Porcia (184 a.C.), fatta costruire da Catone il Censore e ora distrutta; seguono le basiliche Emilia, Giulia, Ulpia e una costruzione pompeiana del 120 a.C. La basilica di Massenzio (306-312 d.C.) rappresenta la massima evoluzione di questo tipo di edificio: alla struttura puntiforme delle basiliche tradizionali, costituite da molteplici colonne e architravi, si sostituiscono 4 poderosi pilastri in calcestruzzo che sorreggono una volta a botte sviluppata su 3 campate, a costituire il più imponente dei luoghi di riunione laici dell’Impero, in grado di accogliere una moltitudine di cittadini.

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■ La basilica di Massenzio La basilica di Massenzio, di cui si è conservato solo il lato nord, fu iniziata da Massenzio e portata a termine da Costantino. Realizzato in parte sull’area precedentemente occupata dagli horrea piperataria (i magazzini in cui venivano conservate le spezie) e collegato al Foro Romano, questo maestoso edificio – uno dei più imponenti e importanti dell’età imperiale – presenta una navata centrale più alta sulla quale si aprono 3 grosse nicchie per lato, anziché le classiche navate minori separate dalla centrale mediante colonne. I nicchioni sono coperti da una volta a botte con lacunari ottagonali. A coprire la navata centrale 3 enormi volte a crociera in opus caementicium, poggianti sui setti murari trasversali e su colonne di marmo, delle quali è sopravvissuta solo quella che dal 1613 troneggia in piazza Santa Maria Maggiore. La volta centrale doveva essere particolarmente grandiosa. Sul lato corto occidentale, all’inizio della navata centrale, si apriva un’abside preceduta da 2 colonne, alla quale corrispondeva, sul lato corto orientale, l’entrata originaria della basilica, cui si accedeva attraverso una scalinata. Questo impianto fu successivamente modificato, con l’introduzione di un secondo ingresso sul lato meridionale, costituito da un portico tetrastilo accessibile mediante una scalinata che consentiva di colmare il dislivello tra strada e basilica. Sul fondo del nicchione che si trovava in corrispondenza del secondo ingresso fu realizzata una seconda abside, coperta da una semicupola e movimentata da nicchie.

Un edificio maestoso

Volte a crociera

Abside

Secondo ingresso

Seconda abside 79

Architetture romana e paleocristiana

Il tribunal dei giudici Un podio in muratura ospitava il tribunal dei giudici, data la funzione di amministrazione della giustizia che aveva l’edificio. Degni di rilievo sono poi i diversi collegamenti verticali di Scale a chiocciola cui era provvista la basilica, tra cui alcune scale a chiocciola.

Portici, mercati, teatri e anfiteatri Portici

Mercati Traianei

Figura 20 Pianta di teatro romano.

Un altro elemento architettonico tipico dello sviluppo urbanistico di Roma sono i portici, importanti per il fatto che definiscono luoghi pubblici riparati e coperti. Inoltre la loro intrinseca natura di artificio progettuale permette di uniformare i prospetti degli edifici che gravitano intorno al foro, restituendo un quadro scenografico armonico e unitario. Caso emblematico di struttura architettonica complessa è quello dei Mercati Traianei (110 d.C.): composti da un’esedra monumentale affacciata sui Fori Imperiali e addossata al declivio del colle del Quirinale, nascono dall’aggregazione di strade interne, botteghe, volte e gallerie. Altri edifici di notevole importanza sono i teatri e gli anfiteatri, destinati allo svago del popolo. Muro del boccascena Scena Gradinate a cuneo Corridoio

Cavea Arcate a tutto sesto Proscenio Prima galleria Seconda galleria

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Vomitoria (accessi alla cavea) Palcoscenico Parascenio (o pulpito)

1 - Architettura romana

La prima tipologia architettonica, di derivazione greca, si delinea ben presto come costruzione autonoma all’interno del tessuto cittadino, composta da una cavea sorretta da pilastri e archi in muratura e pietra e da un’alta parete scenica decorata come fosse la facciata di un palazzo. Il primo esempio di teatro in pietra è costituito dal teatro di Marcello (11 a.C.) a Roma, a cui seguono quelli di Orange, Arles, Timgad e Sabratha, costruiti tra il I e il III secolo d.C. Tra gli anfiteatri (ottenuti compositivamente dall’accorpamento “faccia a faccia” di 2 teatri), il più celebre è senz’altro l’Anfiteatro Flavio (più noto come Colosseo per la presenza di una gigantesca statua di bronzo raffigurante Nerone, o colosso di Nerone, situata anticamente nel piazzale esterno), in grado di ospitare 50 000-60 000 spettatori, a cui seguono per importanza (con una capienza di circa 25 000 spettatori) gli anfiteatri di Verona, Pola, Nîmes e Arles.

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■ Il Colosseo Il Colosseo, simbolo di Roma, è il più grande anfiteatro del mondo romano. La valle del Colosseo è chiusa tra il colle Palatino, parte del Celio e parte dell’Esquilino. Sebbene le caratteristiche geomorfologiche non fossero particolarmente adatte all’insediamento umano, la valle fu abitata fin dalle origini della città. Degli edifici che vi furono eretti prima dell’incendio del 64 d.C. non resta traccia. La valle viene così utilizzata da Nerone per realizzare la Domus Aurea e un laghetto artificiale (stagnum Neronis), quest’ultimo situato nell’area in cui vedrà la luce il Colosseo. A fare da cornice a questo bacino, portici e terrazze. Nel luogo in cui poi sorgerà il tempio di Venere si ergeva il vestibolo della Domus, che secondo le fonti antiche custodiva la maestosa statua bronzea raffigurante Nerone. Con la damnatio memoriae di cui fu oggetto l’imperatore, gli edifici progettati nella valle non vennero portati a termine. Sono i Flavi, con la realizzazione dell’anfiteatro e delle costruzioni annesse, a trasformare la valle del Colosseo in un quartiere interamente dedicato all’intrattenimento pubblico. Roma non ha mai beneficiato di un anfiteatro stabile, e con i loro progetti Vespasiano, Tito e Domiziano intendono avvicinare la plebe urbana alla nuova dinastia. Occorrono solo dieci anni prima che questo imponente edificio veda la luce nella sua interezza. Innanzitutto si bonifica il terreno e poi si realizzano le fondamenta, con pilastri di travertino e una robusta base di calcestruzzo. Coordinate dagli architetti, operano 4 squadre di manovali. Per evitare di “appesantire” la costruzione vengono impiegati mattoni e archi all’esterno su 3 ordini e volte a botte all’interno.

Costruzione autonoma Teatro di Marcello

Anfiteatro Flavio

Il simbolo di Roma

I Flavi

Realizzato in soli dieci anni

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Architetture romana e paleocristiana

L’inaugurazione

Giochi gladiatori

Figura 21 Pianta (sotto) e sezione (in basso) di un anfiteatro romano dell’età flavia.

L’inaugurazione ha luogo nell’80 d.C. con 100 giorni di spettacolo, anche se gli ultimi ordini esterni e il piano di servizio sotto l’arena non sono ancora completi. Alla base della rapidità con cui fu realizzato l’Anfiteatro Flavio pare ci sia il reimpiego di strutture preesistenti. E alla base del gradimento che anche con gli imperatori successivi riscuoteranno gli spettacoli, c’è la passione del popolo per i giochi gladiatori. Una delle prime “rappresentazioni” fu un combattimento navale (naumachìa) simulato mediante l’allagamento dell’arena. Al 410 d.C., anno del saccheggio di Roma da parte dei Visigoti, seguono alcuni anni in cui il Colosseo rimane inutilizzato; nel 438 d.C., ad attività riprese, vengono aboliti i combattimenti tra gladiatori. Questi due avvenimenti danno il via a un periodo di degrado, spoglio e riutilizzo dei materiali dell’anfiteatro, che si protrarrà per secoli.

Cavae (piani ipogei posti sotto l’arena)

Primo meniano (primo insieme dei ripiani che costituiscono gli ordini delle gradinate) Secondo meniano

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Ultimo meniano Vomitoria Praecinctiones (corridoi che dividevano le gradinate in settori orizzontali)

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1 - Architettura romana

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L’anello esterno è alto circa 60 metri, l’asse maggiore dell’ellisse misura 188 metri e quello minore 156. L’area intorno all’anfiteatro presentava pavimentazione in travertino ed era delimitata da enormi cippi di pietra. L’anello esterno in travertino (oggi ne possiamo ammirare solo il settore settentrionale) è suddiviso in 4 piani sovrapposti: i primi 3 mostrano una serie di arcate inquadrate da semicolonne, mentre il quarto costituisce un attico cieco diviso da lesene (elemento decorativo a forma di semicolonna o semipilastro) in scomparti aperti da finestre quadrate che si susseguono a intervalli regolari. Le finestre sono sormontate da mensole poste in corrispondenza dei fori del cornicione superiore; questi venivano utilizzati per fissare i pali che dovevano sorreggere il velarium, una sorta di tendone azionato mediante funi dai marinai della flotta di Miseno per riparare dal sole cavea e spettatori. Ognuna delle arcate del pianterreno dalle quali il pubblico accedeva al monumento era numerata: un accorgimento finalizzato a facilitare lo smistamento degli spettatori. Non erano segnati da alcun numero gli ingressi dell’asse minore riservati alle autorità e quelli dell’asse maggiore destinati ai gladiatori. Alla tribuna imperiale si accedeva dall’entrata settentrionale, preceduta da un piccolo portico a farne risaltare l’importanza. L’ingresso era gratuito, ma i posti erano assegnati in base alla classe sociale e indicati su una tessera apposita che lo spettatore aveva con sé. A indirizzare gli spettatori verso i propri posti c’erano percorsi obbligati, diversi a seconda del settore di cavea. Si trattava quindi di un sistema di passaggi, scale e rampe che non ha nulla da invidiare a quelli di oggi (considerata anche la capienza del Colosseo, calcolata in 50 000-60 000 posti), volto a garantire un veloce afflusso e deflusso della folla (si è stimato che potessero essere evacuati circa 20 000 spettatori in 10 minuti) e a distribuire il pubblico su tutte le gradinate. Il settore più basso della cavea, riservato ai senatori e alle loro famiglie, presentava sedili in pietra, situati, per motivi di sicurezza poiché più vicini all’arena, su un podio sormontato da una ringhiera. Il secondo settore era riservato all’ordine equestre ed era costituito da gradinate di marmo. I settori destinati alla plebe, che quindi erano i più affollati, erano il terzo, il quarto e il quinto; quest’ultimo si trovava in corrispondenza dell’attico esterno e aveva gradinate lignee. Il piano più alto era quello riservato alle donne. I sotterranei di servizio (cavae) erano nascosti dal tavolato di legno che costituiva l’arena. I gladiatori vi accedevano dagli ingressi posti sull’asse maggiore; a ovest si entrava e a est si usciva. Le strutture ipogee erano indispensabili per lo svolgimen-

L’anello esterno

Il velarium

La tribuna imperiale Ingresso gratuito, posti assegnati Sistema di passaggi, scale e rampe

Il settore dei senatori I settori di ordine equestre e plebe

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Il settore donne I sotterranei di servizio

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Architetture romana e paleocristiana

Giochi e venationes

Il Ludus Magnus Il “passaggio di Commodo”

Il sistema di canalizzazione

to dei giochi e delle venationes (spettacoli che avevano gli animali come protagonisti), poiché ospitavano le fiere e tutti i macchinari necessari per allestire gli apparati scenici. Fondamentale la presenza di 50 montacarichi, messi in movimento mediante un sistema di contrappesi che azionava l’apertura di apposite botole che portavano in superficie gladiatori e animali. Sotto l’arena correvano 2 gallerie collegate con l’esterno del monumento: una conduceva al Ludus Magnus, la caserma dei gladiatori, che si presenta come un piccolo anfiteatro; l’altra consentiva all’imperatore di raggiungere il palco d’onore (è il cosiddetto “passaggio di Commodo”). Nell’area del Colosseo c’erano altri edifici analoghi, tra cui il Ludus Matutinus per i venatores, i Castra Misenatium per i marinai della flotta di Miseno, e servizi come il Sanitarium per la cura dei gladiatori feriti e l’Armamentarium (deposito delle armi). Di rilievo anche il sistema di canalizzazione delle acque, concepito per dare alle migliaia di spettatori che accedevano per giorni all’anfiteatro la possibilità di usufruire di latrine e fontane.

Le terme

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Le terme di Caracalla e di Diocleziano

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Un complesso articolato di locali

Le terme rappresentano strutture di grande rilevanza a Roma, sia dal punto di vista sociale sia in ambito architettonico. Preposte all’esercizio fisico e all’igiene personale (in sostituzione dei rudimentali servizi igienici della maggior parte delle abitazioni private), divennero presto occasione di svago, di scambi culturali e di incontri mondani. Racchiuse entro apposite recinzioni, le terme presentano una pianta rigidamente simmetrica, composta da una innumerevole serie di locali organizzati intorno all’asse centrale, provvisti di palestre, ginnasi, vasche per il nuoto e ambienti caldi e freddi disposti secondo temperature decrescenti. L’impiantistica era molto evoluta per l’epoca: si trattava di impianti di riscaldamento ad aria calda realizzati tramite canalizzazioni inserite nelle pareti o sotto il pavimento (ipocausti), di abbondanti rifornimenti d’acqua e di efficaci sistemi di scarico. Oltre alle terme erette a Roma da Agrippa (33 a.C.), Nerone (58-62 d.C.), Tito (80) e Traiano (109), oggi non più esistenti, vale la pena di citare le imponenti terme di Caracalla (212217) e quelle di Diocleziano (298-306), di cui è possibile ammirare i resti. Le terme di Diocleziano rappresentano il più maestoso complesso termale della Roma antica, grande il doppio dell’edificio di Caracalla: basti pensare che l’ottocentesco colonnato semicircolare dell’attuale piazza della Repubblica ricalca l’emiciclo dell’esedra delle terme.

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Edifici di rilievo in campo sociale e architettonico

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1 - Architettura romana

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■ Le terme di Caracalla Uno dei più pregevoli esempi di edificio termale della Roma imperiale è costituito dalle terme di Caracalla, costruite sull’Aventino tra il 212 e il 217. Per rifornire idricamente questo complesso fu costruito un ramo speciale dell’acquedotto Aqua Marcia, l’Aqua Antoniniana; per il riscaldamento dell’acqua si usavano focolari situati ai piani inferiori che diffondevano aria calda attraverso intercapedini appositamente create nel pavimento. A occuparsi del recinto esterno – in sostanza un portico con 2 esedre ai lati – furono Eliogabalo e Alessandro Severo. Tra il recinto e il corpo centrale erano stati realizzati dei giardini. Destinate al popolo dei quartieri circostanti, le terme potevano accogliere oltre 1500 persone. Il corpo centrale, che misurava 220 x 114 metri, accoglieva la gigantesca stanza circolare per i bagni in acqua calda, ossia il calidarium (34 m di diametro), che, concepito per sfruttare al meglio l’esposizione solare, era ubicato sul lato sud e costituiva un corpo sporgente; per tutto il giorno la luce solare pervadeva gli ambienti grazie a grosse finestre. Oltre a un’enorme vasca d’acqua calda di forma circolare posta al centro, ce n’erano altre 6 lungo il perimetro. La copertura a cupola era sorretta da 8 robusti pilastri. La pianta

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Calidarium Tepidarium Ginnasio (palestra)

Frigidarium

Aqua Antoniniana

Il calidarium

Figura 22 Pianta del corpo centrale delle terme di Caracalla.

Alveo Sudatorio (ambiente Destrictorio per i bagni di sudore) (sala per detergersi Servizi il sudore)

Natatio

Ginnasio

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Architetture romana e paleocristiana

Vestiboli e palestre

Il frigidarium Il tepidarium Il laconicum

del corpo centrale richiamava quella degli altri edifici termali di epoca imperiale, con le stanze più importanti lungo l’asse centrale e le stanze minori disposte simmetricamente. Gli ingressi erano 4 e davano accesso a 2 vestiboli e alle 2 palestre (con al centro un cortile scoperto delimitato da colonne), che si trovavano sui lati brevi del complesso e fiancheggiavano la natatio (una grande piscina), da cui erano separate mediante un portico tetrastilo. Il percorso fatto di bagni ed esercizi sportivi, che iniziava nella natatio, si concludeva nella vasca non riscaldata detta frigidarium (o viceversa). Un altro ambiente importante per chi accedeva al complesso termale era il tepidarium, una piccola sala quadrata con vasche laterali e nicchie. Sul lato opposto ai 2 ingressi della natatio si trovavano 2 spogliatoi. Il lato sudovest era occupato da stanze di forma e dimensioni diverse; tra queste il laconicum (oggi diremmo “bagno turco”), una sala rettangolare con piccoli ingressi obliqui che impedivano la dispersione del calore. Meritano un cenno anche gli ambienti sotterranei, che ospitavano le stanze di servizio e il mitreo (santuario ipogeo) più grande ritrovato nell’Urbe.

Le opere private: insula, domus e villa

L’insula

La domus

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All’interno degli isolati urbani che compongono la fitta trama del tessuto cittadino si articolano diverse tipologie residenziali, distinte in base alla suddivisione gerarchica degli abitanti. Il tipo più popolare è costituto dall’insula, edificio a blocco con cortile interno ad alta densità abitativa (equiparabile all’attuale condominio), che in media si sviluppa su 4 livelli, ma che in numerosi casi raggiunge i 6, 8 e 10 piani di altezza. Il piano terra era destinato a ospitare le botteghe artigiane (tabernae), dotate di soppalco interno per il deposito dei materiali o il ricovero degli artigiani più poveri. I piani superiori erano composti di alloggi, di pregio sempre minore man mano che dal primo piano (ove erano ubicate le unità abitative migliori) si procedeva verso l’alto. Le insulae, realizzate in calcestruzzo rivestito esternamente di mattoni privi di intonaco, presentavano spesso solai e coperture sostenute da volte ed erano prive di servizi igienici (per l’igiene personale gli abitanti si servivano delle latrine pubbliche e delle terme). La domus costituisce l’abitazione indipendente della piccola e media aristocrazia romana: ha sviluppo orizzontale e rielabora il modello della casa mediterranea, con la successione di ambienti diversi, ciascuno avente una propria funzione. Lo schema distributivo della casa tipo era costituito da un ingres-

1 - Architettura romana Compluvium Pròdomos (atrio prima del tablinum)

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Protiro (piccolo portico)

Cenaculum (sala da pranzo)

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Tablinum

Triclinium

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Ingresso Fauces Atrium (corridoio)

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Figura 23 Sezione longitudinale e pianta di una casa romana.

Il giardino

La villa

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so (vestibulum), tramite il quale si accedeva all’atrium, ampia stanza centrale scoperta che aveva la funzione di illuminare gli ambienti circostanti attraverso un’apertura del tetto (compluvium) e di raccogliere l’acqua piovana in una cisterna posta al centro (impluvium). Intorno all’atrium sono dislocate le camere da letto (cubicula), le stanze di servizio (alae), lo studio del capofamiglia (tablinum) e la stanza per il culto religioso (lararium). La porzione retrostante della casa è occupata dall’hortus, il giardino domestico. Nelle dimore più prestigiose alla zona dell’atrium fa da contraltare il peristilio, ampio giardino porticato attrezzato con alberi da frutto, giochi d’acqua, fontane e piscine, su cui si affacciano bibliotheca, solarium e triclinium (la sala dei banchetti). La villa è la dimora più ricca e articolata dell’alta aristocrazia (dotata di giardini, portici, belvedere, terme, piscine e ninfei) e si differenzia in due diverse tipologie: la villa suburbana, localizzata al di fuori delle mura della città, utilizzata come residenza; la villa rustica, ubicata in aperta campagna e destinata ai lavori agricoli, occupata in modo permanente dai servi e abitata stagionalmente dalla proprietà. Esempio tra i più autorevoli è Villa Adriana (118-138), a Tivoli, voluta dall’imperatore Adriano per sfuggire alla confusione e alla promiscuità di Roma.

Posticum (ingresso posteriore)

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Istitu

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Architetture romana e paleocristiana

Materiali, tecnologie ed elementi costitutivi Una nota distintiva dell’architettura romana è l’utilizzo di materiali poveri per la realizzazione di imponenti masse murarie (muri a sacco). Questi muri infatti erano costituiti da un doppio paramento esterno in blocchetti di travertino, tufo o mattoni di argilla, legati insieme da una malta cementizia di ottima resistenza ottenuta da un impasto di calce, sabbia e pozzolana (sabbia di origine vulcanica comune in Lazio e in Campania). L’impasto è noto come opus caementicium, poiché vi si inglobavano i caementa, ossia frammenti di pietra spezzati con funzione di consolidanti durante le fasi di asciugatura e ritiro della malta. A seconda del tipo di materiale impiegato per la finitura esterna, le murature in elevazione assumono diversi nomi: opus incertum se il paramento è costituito da blocchi di pietra di forma irregolare con la faccia a vista più o meno piana; opus testaceum o latericium, composto da mattoni di argilla cotta in fornace; opus vittatum, costituito da corsi alternati di mattoni in laterizio e piccoli blocchi di tufo; opus reticulatum, composto da piccole pietre a forma di piramide tronca con base quadrata in vista; opus mixtum nei casi di composizione mista tra pietra e laterizio, dove quest’ultimo veniva impiegato per le ammorsature negli angoli e negli spigoli. Grazie alle qualità strutturali e alla flessibilità d’impiego del calcestruzzo i Romani furono in grado di elaborare fonda-

Materiali poveri

Opus caementicium

Opus incertum Opus testaceum e opus vittatum Opus reticulatum e opus mixtum

Opus incertum

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Opus testaceum

Opus reticulatum

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Figura 24 Esempi di muratura romana. Si chiamava opus polygonale la tecnica impiegata per la costruzione di mura fortificate con grandi massi sommariamente squadrati legati a secco, ossia senza calce.

Opus polygonale

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1 - Architettura romana

Chiave di volta (o serraglia)

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Giunto

Freccia (o monta: è il raggio dell’arco misurato dal piano d’imposta alla chiave)

Ghiera Estradosso

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Concio cuneo

Tirante Imposta (o cuscino)

Piedritto

Sesto (o profilo) Archivolto

Luce (o cord

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Piano alle reni Punto d’innesto della volta Piano d’impo

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Peduccio

Spalla

mentali elementi architettonici impostati su linee e superfici curve, quali l’arco, la volta e la cupola, tutti ampiamente utilizzati in molte delle grandi opere di cui ancora oggi esistono esempi mirabili. L’arco a tutto sesto è il primo fondamentale tratto costitutivo delle costruzioni romane: si tratta di una struttura bidimensionale sostenuta da 2 piedritti (elementi verticali) sospesa su uno spazio vuoto; comunemente impiegato per sovrastare aperture, è costituito in genere da conci di pietra o elementi di laterizio disposti in modo radiale intorno a un ipotetico centro. L’elemento di chiusura, che mette in atto le spinte di contrasto e consente alla struttura di sostenersi, è denominato chiave di volta. Di origine greca (impiegato per opere di fondazione) e ripreso successivamente dagli Etruschi, con i Romani l’arco raggiunge la completa maturazione formale, trovando ampio impiego in tutte le principali opere infrastrutturali (ponti e acquedotti) ed edilizie (teatri e anfiteatri), fino ad acquisire la dignità di organismo architettonico a sé stante avente scopi commemorativi (arco di trionfo ad uno o 2 fornici, arricchito da statue onorarie e celebrative), ubicato in posizione autonoma o in posizioni di passaggio come porta di accesso alla città.

Figura 25 Schema tipo di un arco.

L’arco a tutto sesto

La chiave di volta

Organismo architettonico a sé stante

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Architetture romana e paleocristiana Volta a botte

Arco di testata

Volta a vela Estradosso Controtravatura provvisoria

Generatrice Spalla

Intradosso

Volta a crociera

Volta a padiglione

Costolone (o nervatura longitudinale)

Arco trasversale

Concio dell’arco Intersezione ad angolo retto

Unghia (superficie compresa tra 2 nervature)

Figura 26 Esempi di volte semplici e volte composte.

La volta a botte

La volta a crociera

Costolone (o nervatura diagonale)

Dalla ripetizione di una serie di archi affiancati in profondità si genera la volta, importante elemento architettonico utilizzato per la copertura di spazi anche molto ampi senza appoggi intermedi. Così come avviene per l’arco, anche la volta genera spinte laterali che per l’equilibrio dell’insieme devono essere contrastate da contrafforti o elementi di trazione detti tiranti. Dall’evoluzione della più semplice volta a botte, impiegata per coprire ambienti di forma rettangolare, nascono e si sviluppano forme assai più complesse. Di seguito si citano le principali. • La volta a crociera è determinata dall’incrocio perpendicolare di 2 volte a botte, la cui superficie è costituita da 4 archi perimetrali e 2 archi diagonali. Questi ultimi si intersecano nel centro geometrico della volta e hanno dimensioni maggiori rispetto a quelli perimetrali. La proiezione della volta su un piano orizzontale è generalmente costituita da una forma quadrata, detta campata; quest’ultima è delimitata da 4 o più pilastri di sostegno. • La volta a vela è definita geometricamente come la porzione interna dell’intersezione tra una semisfera e un cubo. • La volta a bacino o a catino è una cupola ribassata impostata su pennacchi, elementi di raccordo tra la base circolare e la struttura a pianta quadrata o poligonale sottostante.

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1 - Architettura romana

La cupola, un tipo di volta a calotta a perfetta simmetria cen- La cupola trale, nasce dalla rotazione dell’arco rispetto al proprio asse di simmetria; presenta una forma semisferica e si imposta su una base circolare o, mediante opportuni raccordi, poligonale. Destinata a coprire ampi spazi monumentali, la cupola si caratterizza come elemento portatore di significati e suggestioni legati all’espressione del potere centrale di Roma. La massima espressione di questo elemento architettonico è rappresentata dal Pantheon (fatto costruire da Agrippa ne- Il Pantheon gli anni 27-25 a.C. e interamente ricostruito nell’età di Adriano). Si tratta di un tempio a pianta circolare sormontato da un’imponente cupola (impropria, in quanto realizzata tramite un getto di calcestruzzo anziché con l’impiego di conci orientati) decorata da cassettoni e illuminata mediante un oculo. Attraverso quest’apertura centrale, collocata al posto della chiave di volta, penetra una luce radente che crea scenografici effetti chiaroscurali e una suggestiva dilatazione dello spazio interno. Nel Pantheon si coglie in modo evidente lo spostamento dell’interesse progettuale dei Romani dall’involucro esterno verso lo spazio interno.

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Morfologia e spazialità dell’architettura romana L’impiego delle tecniche e degli elementi costruttivi sopra descritti introduce numerosi aspetti di differenziazione tra l’architettura romana e quella greca. Il tempio greco si configura come armonica aggregazione di singoli elementi (come basamento, colonna, architrave, timpano), le cui forme e reciproche relazioni esprimono spazialmente una disposizione statica dei carichi verticali. Al contrario, negli edifici romani la sostituzione della struttura puntiforme con murature continue determina organismi plastici, in cui l’azione dei carichi statici è contrastata da una moltitudine di archi, contrafforti e volte che, oltre a svolgere un ruolo di sostegno, arricchiscono i manufatti di una spazialità interna articolata e complessa. Una spazialità tutta romana, i cui elementi costitutivi sono ampi volumi arricchiti da molteplici soluzioni formali, destinati a momenti di vita sociale della collettività e volti a diffondere ovunque il comune senso di appartenenza a una grande potenza. Diverso era l’obiettivo della civiltà greca, tesa a creare volumi quanto più possibile idealizzati e puri, che si potessero contemplare esternamente nella loro perfezione formale.

Differenze con l’architettura greca

Murature continue

Senso di appartenenza alla grande potenza

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Architetture romana e paleocristiana

SCHEMA RIASSUNTIVO PERIODO DELLA MONARCHIA E ORGANIZZAZIONE SOCIALE

Fase iniziale della storia di Roma corrispondente al governo dei sette re, che va dalla fondazione sul colle Palatino alla cacciata di Tarquinio il Superbo. Formazione della struttura sociale, organizzata in tre caste: patrizi, plebei e schiavi.

PERIODO

DELLA REPUBBLICA ED ESPANSIONE TERRITORIALE

Fase che si protrae sino alla fondazione dell’Impero per opera di Augusto, caratterizzata dalle prime campagne di espansione militare su Lazio, Magna Grecia e terre etrusche. Fondamentale è l’arricchimento derivato dai contatti con le opere delle varie popolazioni straniere, che genera una visione di arte e architettura tutta romana.

PERIODO DELL’IMPERO

Fase di massima espansione di Roma sino alla caduta dell’Impero d’Occidente, composto da un variegato insieme di regioni legate tra loro da fitti rapporti commerciali e culturali. In ambito architettonico Roma si fa promotrice di un intenso programma di riqualificazione delle strutture pubbliche (fori, templi, basiliche, teatri e terme), modello per l’edificazione in tutto l’Impero.

E REALIZZAZIONE DELLE OPERE PUBBLICHE

TECNOLOGIE E MATERIALI

I Romani furono maestri nell’elaborazione di elementi architettonici (arco, volta, cupola) fondamentali per la realizzazione di strutture articolate e complesse, impostate su linee e superfici curve in grado di generare una nuova spazialità destinata alle esigenze della vita sociale. Nota distintiva, l’uso di materiali poveri.

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2 Architettura paleocristiana L’architettura paleocristiana nasce e si sviluppa in stretta relazione con le origini e la diffusione del Cristianesimo: dalle prime e segrete manifestazioni rappresentate da catacombe e domus ecclesiae, antecedenti all’Editto di Milano, fino alle massime espressioni, costituite dalle imponenti basiliche a pianta longitudinale e centrale che si affermano quando la religione di Cristo viene ufficialmente riconosciuta e il suo culto liberamente accettato.

Inquadramento storico e geografico Con l’espressione “architettura paleocristinana” si definisce la produzione architettonica dei primi secoli di nascita e sviluppo del Cristianesimo, dall’età imperiale di Roma fino al 601 d.C., anno della morte di Gregorio Magno. Gli storici sono soliti suddividere lo sviluppo architettonico cristiano in due fasi, una anteriore e l’altra posteriore all’Editto di Milano del 313 d.C., in cui l’imperatore Costantino proclama ufficialmente la libertà di culto per i cristiani (“pace religiosa”) e la possibilità di erigere edifici pubblici per la liturgia. L’evento si inserisce in un quadro storico generale che vede l’Impero Romano in una fase di profondo declino, minacciato da continui disordini e turbolenze che si verificano nelle province più lontane dall’Urbe, compromettendone la stabilità politica, sociale e commerciale. In questa situazione si afferma sempre di più, tra le classi inferiori della popolazione (proletariato urbano e piccola borghesia), la dottrina cristiana, che in breve tempo mina alla base l’autorità del potere centrale e si configura come potere alternativo. Dal punto di vista geografico, le opere dell’architettura paleocristiana si diffondono nei territori assoggettati all’Impero Romano, sia nell’Impero d’Occidente sia nell’Impero d’Oriente, anche se in quest’ultima area verranno demolite e riedificate in epoca bizantina.

Due fasi

Declino dell’Impero Romano Affermazione della dottrina cristiana

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Espressione delle esigenze del Cristianesimo Fin dagli esordi la comunità cristiana manifesta specifiche esi- Esigenze legate alle genze legate alle pratiche liturgiche, che riguardano le at- pratiche liturgiche trezzature necessarie al battesimo per immersione, la dispo-

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Architetture romana e paleocristiana

Scarsità di mezzi economici

Le domus ecclesiae

Titolo conc

I tituli

esso in lice Autonomia e importante ruolo sociale

Il nome del proprietario

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nibilità di un’ampia sala per riunioni all’interno della quale viene collocato un tavolo per il pasto rituale, la necessità di sepolture separate da quelle dei pagani. Per far fronte a queste esigenze e data la scarsità di mezzi economici della comunità, in epoca precostantiniana non si ricorre alla costruzione di edifici appositi, ma all’utilizzo di abitazioni private per riunioni e battesimi e alla concessione di loculi o aree cimiteriali per le sepolture. Solo durante il III secolo, di pari passo con la considerevole crescita della popolazione cristiana, iniziano a nascere i primi centri comunitari costruiti ex novo, le cosiddette domus ecclesiae (“case dell’assemblea” o “case della chiesa”): si tratta di piccole costruzioni, la cui tipologia si rifà con molta probabilità alla casa romana provvista di atrio, che continuano a mantenere un carattere privato, dal momento che la religione cristiana viene considerata illecita dal potere centrale. Durante quest’epoca si diffonde l’uso, da parte dei più facoltosi proprietari di alcune domus ecclesiae, di donare questi edifici alla Chiesa e costituire i cosiddetti tituli (nel 312 nell’organizzazione parrocchiale di Roma se ne contavano 25, conosciuti come titulus Clementis, titulus Praxedis, titulus Byzantis e simili), antesignani degli odierni titoli cardinalizi. Il termine titulus si riferisce alla lastra di pietra su cui era inciso il nome del proprietario e si specificava a quale titolo possedeva l’immobile in questione. Successivamente, dal VI secolo in poi, il termine viene attribuito alle parrocchie minori, ubicate in zone periferiche o in piccoli borghi rurali, sottoposti al controllo delle pievi più importanti. Inizialmente soggette a uno stretto controllo da parte delle pievi, in seguito acquisiscono una certa autonomia, essendo gestite direttamente da un rettore segnalato dalle pievi stesse. Di gran rilievo sono il ruolo sociale svolto dai tituli, che vengono adibiti a centri di assistenza per i più poveri, a ospedali e orfanotrofi), e il contributo che danno in ambito religioso: infatti le fasce sociali più deboli si convertono al Cristianesimo, riconoscendo in queste strutture la soluzione pratica agli innumerevoli problemi della quotidianità (mangiare, dormire, avere un riparo, curarsi dalle malattie). Sia le domus ecclesiae sia i tituli prendono generalmente il nome dall’originario proprietario dell’edificio e lo conservano anche in seguito alla costruzione di una vera e propria chiesa: per esempio il titulus Ceciliae, in origine proprietà di una certa Cecilia, divenne successivamente ecclesiae Ceciliae, o “chiesa di Cecilia”, che corrisponde all’attuale chiesa di Santa Cecilia. Da parte degli studiosi non è stato semplice individuare con certezza, al di sotto di molte chiese romane (come

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2 - Architettura paleocristiana

Mancanza di caratterizzazione

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le chiese dei Santi Giovanni e Paolo e di San Martino ai Monti, nonché la già citata chiesa di Santa Cecilia), le tracce di abitazioni private adibite a luoghi di culto: la causa è da ricercarsi nella mancanza di una precisa caratterizzazione architettonica. Anche gli elementi decorativi rinvenuti non sono specifici della cultura cristiana ma derivati dalla cultura pagana. Uno dei più antichi esempi rinvenuti fuori Roma è costituito dalla domus ecclesiae di Doura Europos (III sec.), città della Mesopotamia situata presso il villaggio di Salhieh. Questa costruzione è nota per il buono stato di conservazione, dovuto al fatto che, completamente sepolta dal crollo della cinta muraria della città in seguito all’assedio dei Parti nel 258, si è così conservata fino ai nostri giorni. L’edificio, di 2 piani fuori terra e di aspetto analogo a quello delle altre case della città, presenta al piano terra una sala adibita a battistero (decorata con motivi pittorici ispirati alla religione cristiana) e al primo piano una serie di locali adibiti ad abitazione, raccolti intorno a una corte centrale. Per quanto riguarda le sepolture dei defunti, i cristiani, come già anticipato, avvertono la necessità di separarle da quelle dei pagani (i quali peraltro praticano prevalentemente la cremazione) e, fedeli alla dottrina della resurrezione predicata da Gesù Cristo, ricorrono all’inumazione in sepolture sotterranee dette catacombe. Queste non sono, come erroneamente si pensa, luoghi di culto o rifugi segreti nati per sfuggire alle persecuzioni, bensì veri e propri cimiteri, costituiti da un intrico di corridoi e cunicoli in grado di ospitare molte salme, scavati a vari livelli di profondità nel terreno. I tracciati irregolari di questi corridoi seguivano la struttura geologica del terreno, molto spesso composto di tufo, e si articolavano in una serie di ambulacri (gallerie che i Latini chiamavano criptae, larghe circa 80-90 cm e alte 2,5 m), nei quali vengono scavati numerosissimi loculi, chiusi da lastre di pietra o tegole di cotto. Ai membri delle classi sociali più agiate sono destinate vaste camere sepolcrali a pianta poligonale chiamate cubicula, all’interno delle quali si trovano tombe ad arcosolio, ossia urne chiuse sormontate da una nicchia coperta da un arco. Nella città di Roma, ancor prima dell’Editto di Milano, al di fuori della cinta muraria cittadina esistono 7 zone diaconali, ciascuna delle quali dotata di una propria zona catacombale, che prende il nome dal proprietario del terreno o dai martiri che vi sono sepolti: ne sono esempi le catacombe di Domitilla del II secolo, quelle di San Callisto del III secolo e quelle di Panfilo del III-IV secolo. Questi labirinti nascosti hanno un’estensione di oltre 100 chilometri e si diramano in una

La domus ecclesiae di Doura Europos

Edificio a 2 piani

Le catacombe

I cubicula

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Architetture romana e paleocristiana

moltitudine di corridoi, snodi e cunicoli. Tra i ritrovamenti più significativi sono da ricordare le catacombe di Priscilla, localizzate lungo la via Salaria: iniziate nel II secolo e terminate nel V, mostrano uno sviluppo complessivo di 13 chilometri. Acquisito il nome della proprietaria del terreno sotto il quale vennero scavate, in seguito hanno assunto il titolo di “regina delle catacombe”, per l’elevato numero di martiri cui danno sepoltura. Gestite dal monastero delle Suore Benedettine di Priscilla, che sorge sul terreno sovrastante, presentano ambienti particolari, caratterizzati da cospicue testimonianze di pittura paleocristiana, derivata dai moduli stilistici della cosiddetta “pittura compendiaria” romana, di cui sviluppano ulteriormente la tendenza alla schematizzazione delle forme. Si citano le più significative. Il cubicolo • Il cubicolo della Velata: prende il nome da un affresco, moldella Velata to ben conservato, che raffigura la donna ivi sepolta con un velo sul volto; probabilmente la defunta è stata qui immortalata in un momento importante della vita. Nella volta sopra questo dipinto sono affrescati episodi dell’Antico Testamento (il salvataggio di Giona dal mostro, quello dei tre giovani ebrei dal fuoco e quello di Isacco dal suo sacrificio) che simboleggiano la salvezza raggiunta grazie alla Redenzione. La cappella greca • La cappella greca: anch’essa in buono stato di conservazione, è riccamente decorata con pitture in stile pompeiano, finto marmo e stucchi. Le sue raffigurazioni rappresentano diversi episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Madonna • Riproduzione pittorica della Madonna seduta col Bambino col Bambino sulle ginocchia, con accanto un profeta che indica una stella: localizzata nella parte iniziale del cimitero, risalente al III secolo, è ritenuta la raffigurazione di Madonna col Bambino più antica al mondo. Come in tutte le forme artistiche dell’epoca paleocristiana (vaDifficoltà le a dire in pittura e scultura), anche nell’architettura si rinel rappresentare scontrano difficoltà nel dare una rappresentazione chiara e la trascendenza intelligibile della trascendenza del divino, tema per sua natura inafferrabile se non tramite un atto di fede. La religione cristiana, che affonda le proprie radici nel mondo ellenistico-romano (dove le divinità venivano raffigurate tramite forme umane idealizzate) e nel mondo ebraico (dove la raffigurazione di Dio era vietata per non incorrere nell’idolatria), trova un proprio modo originale di rappresenImpiego del simbolo tare il sacro, ricorrendo all’impiego del simbolo, oggetto terreno di facile comprensione per tutti che rimanda a concetti e significati religiosi. Esempi dell’uso simbolico degli oggetti sono la luce, simbolo del bene, e il pavone, che simboleggia la Resurrezione. Un altro importante espediente è rappreLe catacombe di Priscilla

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2 - Architettura paleocristiana

sentato dall’impiego in campo pittorico della bidimensiona- La bidimensionalità lità, soluzione atta a togliere fisicità agli oggetti e alle persone, evidenziandone in tal modo l’anima e la spiritualità.

Edifici pubblici per la liturgia: la basilica, il battistero e il mart`yrion Con l’Editto di Milano (313 d.C.) e il riconoscimento dell’ufficialità della religione cristiana per opera di Teodosio (391 d.C.), il Cristianesimo assume un ruolo determinante nel quadro politico e sociale europeo, e Roma da potenza militare si trasforma in polo di riferimento religioso e spirituale. In questo contesto l’architettura paleocristiana eredita il patrimonio edilizio romano classico e lo rielabora in forme autonome, raggiungendo il proprio periodo di massimo splendore durante l’epoca costantiniana. In primo luogo si pone il problema di accogliere le grandi masse di fedeli in occasione delle funzioni liturgiche. A tal fine si opta per il modello costituito dalla basilica civile romana piuttosto che per il tempio classico, e questo avviene per una serie di motivi: il tempio classico era il simbolo della concezione religiosa politeistica romana, decisamente avversata dai cristiani. Inoltre il tempio era sempre stato, nella civiltà greca e romana, la dimora della divinità (rappresentata tramite statue ed effigi collocate al suo interno) ed era accessibile ai sacerdoti e non ai fedeli, che lo potevano contemplare solo dall’esterno. La basilica civile romana costituisce un modello facilmente accessibile che risponde a una serie di requisiti: pur non essendo stata concepita come luogo religioso, è uno spazio ampio e razionalmente organizzato a carattere collettivo, destinato ad accogliere un gran numero di persone. La basilica cristiana si caratterizza pertanto nella sua tipologia definitiva come un edificio a pianta rettangolare suddiviso da file di colonne architravate o sormontate da archi in una, 3 o 5 navate, con l’ingresso spostato sul lato corto (nella basilica romana, invece, l’accesso era generalmente ubicato sul lato lungo) e l’abside collocata sul lato opposto, rivolto a oriente (dove si tramandava fossero collocati il Paradiso e Cristo). La navata centrale, di dimensioni maggiori rispetto alle altre, sia in larghezza sia in altezza, presenta nella porzione superiore del muro che svetta sulle navate laterali (cleristorio) una serie di aperture finestrate che consentono alla luce naturale di penetrare dall’alto e diffondersi nell’edificio.

Erede del patrimonio edilizio romano

No al tempio classico

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Il modello della basilica civile

La basilica cristiana

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Architetture romana e paleocristiana

Arco trionfale

Calotta

Capocroce Transetto (braccio destro)

Abside Transetto (braccio sinistro)

Presbiterio

Coro Abside Altare Transetto Presbiterio Bema (o sopralzo) Arco trionfale Schola cantorum Navata centrale Navate laterali

Esonartece Cantaro (vasca per le abluzioni rituali) Quadriportico (o atrio)

Colonne di sostegno della navata Navate laterali

Sagrato

Navata principale

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Figura 27 La parte terminale della navata centrale, riservata al clero, è Spaccato assonometrico costituita dal presbiterio, al centro del quale è posizionato e pianta di una basilica l’altare. Questa nuova distribuzione interna introduce una cristiana.

Il transetto Croce latina, croce greca e croce commissa L’esterno della basilica

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diversa assialità longitudinale, che caratterizza il percorso (fisico e simbolico) del fedele dall’ingresso fino all’altare, ossia il cammino verso Dio. Proprio sull’altare, fulcro visivo dell’intero sistema, risulta concentrarsi l’attenzione dei visitatori, grazie alla distribuzione architettonica degli spazi e alla simmetria bilaterale rispetto all’asse longitudinale. La successiva introduzione di una nuova componente architettonica, il transetto (navata trasversale collocata a tre quarti della lunghezza dell’edificio, in corrispondenza del presbiterio), inserisce altresì un nuovo elemento simbolico all’interno della struttura, rievocando in pianta l’immagine della croce latina. Altri tipi di pianta basilicale sono rappresentati dalla croce greca (in cui navate e transetto hanno la stessa lunghezza) e dalla croce commissa (con pianta a forma di T). Esternamente la basilica presenta una facciata a capanna, composta da un tetto a 2 falde inclinate come copertura della navata centrale; le navate laterali sono invece coperte da 2 semplici spioventi (salienti), integrati nel disegno della fac-

2 - Architettura paleocristiana

ciata. La copertura è in genere di legno a capriate, a volte coperte da cassettoni, come nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Talvolta lo spazio antistante la facciata è costituito da un cortile porticato scoperto di forma quadrangolare, denominato quadriportico: è il luogo di raccolta dei catecumeni (coloro i quali non erano stati ancora battezzati e che pertanto non erano ammessi all’interno della basilica) durante il periodo della loro istruzione. Il lato del portico addossato alla facciata si chiama esonartece; se interno alla basilica è detto endonartece. Oltre alle basiliche a sviluppo longitudinale vengono sviluppate basiliche a pianta centrale (circolare o poligonale) con struttura interna a nicchie o con ambulacro a colonne, secondo i modelli forniti dai ninfei termali romani o dai mausolei imperiali, in cui gli spazi e i singoli elementi architettonici sono distribuiti secondo una simmetria raggiata intorno all’asse centrale. All’interno di questa tipologia si distinguono il battistero, riservato al rito del battesimo, e il mart`yrion, dedicato alla memoria dei martiri: il primo, generalmente a pianta ottagonale o circolare, presenta una copertura a cupola e accoglie il fonte battesimale, costituito da un’ampia vasca in marmo, adeguata all’usanza paleocristiana di immergere il corpo del battesimando. Il secondo, anch’esso a base centrale, veniva edificato sopra i luoghi di sepoltura dei martiri, e conteneva famose reliquie. Decisivo nella definizione di questo genere di spazi è l’utilizzo della luce, impiegata con attenzione e sensibilità al fine di diffondere una sensazione di serenità e religiosità all’interno dell’edificio.

La copertura

Il quadriportico

Le basiliche a pianta centrale

Il battistero e il mart`yrion

L’uso della luce

■ Le principali strutture basilicali a Roma Le testimonianze di basiliche paleocristiane giunte integre fino ai giorni nostri non sono numerosissime a causa delle manomissioni e delle continue ricostruzioni che si sono succedute nei secoli. La prima basilica cristiana è con molta probabilità quella di San Giovanni in Laterano a Roma (314-335), San Giovanni cattedrale della diocesi di Roma nonché sede ecclesiastica uf- in Laterano ficiale del Papa. In origine viene edificata in una zona conosciuta con il nome di Horti Laterani, antichi possedimenti della famiglia dei Laterani, successivamente confiscati ed entrati a far parte delle proprietà imperiali al tempo di Nerone. Pervenuti in seguito all’imperatore Costantino, che ne disponeva come proprietà personale, vengono da questi donati al vescovo di Roma in segno di gratitudine a Cristo. Dopo l’Editto di Milano (313), che legalizza il Cristianesimo e autorizza la celebrazione dei relativi riti, su questi terreni viene edificata la primitiva basilica. Nel 324 papa Silvestro I la dedica uffi- La primitiva basilica

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Architetture romana e paleocristiana

Donazioni continue

cialmente al Santissimo Salvatore, dichiarando la chiesa e il vicino Palazzo del Laterano “Casa di Dio”. L’originale basilica, nota per il suo splendore e per il suo prestigio con il nome di Basilica Aurea, è oggetto di continue e importanti donazioni da parte di imperatori, papi e vari benefattori. Presenta l’orientamento tipico delle basiliche paleocristiane secondo la direttrice est-ovest, con la facciata rivolta a ovest e abside e altare rivolti a est, direzione nella quale si riteneva fosse collocato il Paradiso e dalla quale Cristo sarebbe tornato sulla Terra dopo la Resurrezione. La pianta è a forma di rettangolo allungato, suddivisa al suo interno in 5 navate separate da filari di colonne. La navata centrale, più larga e alta di quelle laterali e coperta da un tetto a falde inclinate con struttura in capriate lignee, è fornita di una lunga serie di finestre aperte nel cleristorio, che permettono alla luce naturale di fluire copiosamente all’interno. La porzione terminale delle navate è attraversata da una primordiale forma di transetto (una sorta di navatella disposta in senso ortogonale alle altre), nella quale durante la Messa trovava posto il vescovo su un seggio rialzato al centro, affiancato dai sacerdoti ai lati. Lo spazio posto tra le navate e il transetto è occupato da un imponente arco sorretto da 2 colonne, denominato arco trionfale, elemento di separazione tra la parte di basilica riservata al clero e quella destinata ai fedeli. Sempre a Roma si sono susseguiti numerosi altri esempi di strutture basilicali, tra i quali si citano i più importanti. • L’antica basilica originaria di San Pietro in Vaticano fu fatta costruire tra il 326 e il 333 da Costantino nel sito ove era ubicato il Circo di Nerone ai piedi del colle Vaticano. Dell’edificio rimangono solo rappresentazioni iconografiche (disegni e affreschi), letterarie e in parte archeologiche, che descrivono un imponente corpo di fabbrica a 5 navate divise da 4 colonnati, sormontati da architravi nella navata centrale e da archi in quelle laterali. La navata centrale, più larga e alta delle laterali, presentava una copertura in capriate di legno. L’illuminazione interna era ottenuta tramite numerose finestre ricavate nel cleristorio. Particolare la conformazione del transetto, alto quanto la navata centrale e dotato di una copertura propria; all’estremità dei 2 bracci erano collocate 2 nicchie rettangolari che sporgevano all’esterno. • San Sebastiano fuori le mura (IV sec.), una delle 7 chiese visitate dai pellegrini in occasione del Giubileo, è dedicata al venerato martire-soldato romano del tempo di Diocleziano, poiché edificata sulle catacombe intitolate al Santo nel IV secolo. La denominazione “fuori le mura” indica che la chiesa sorgeva al di fuori delle Mura Aureliane e la distingueva dal-

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La pianta

L’arco trionfale

San Pietro in Vaticano

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2 - Architettura paleocristiana

l’omonima chiesa di San Sebastiano che si trovava al colle Palatino. Nel 350 le spoglie del martire vengono rimosse e nell’826 trasferite nella basilica di San Pietro in Vaticano. Successivamente un assalto dei Saraceni provoca la distruzione della chiesa, che viene riedificata (858-867) sotto la guida di papa Nicola I. La basilica visitabile attualmente è il risultato di un intervento di ricostruzione eseguito nel XVII secolo sotto il cardinale Scipione Borghese, che operò un rimodellamento della basilica, della cripta di San Sebastiano e del cornicione. Internamente gli spazi sono definiti da un soffitto di legno intagliato e dalla zona dell’altare, ove sono ubicate l’urna contenente i resti di San Sebastiano e la statua che rappresenta il Santo, in posizione sdraiata, trafitto dalle frecce del martirio. Sul lato destro della navata si trova la Cappella delle Reliquie, che custodisce una freccia del martirio di San Sebastiano, la colonna cui fu legato il martire e la pietra del «Quo vadis Domine?», che reca impresse le impronte dei piedi del Cristo. • San Lorenzo fuori le mura. La basilica originaria, detta anche Basilica Maior, fu edificata dall’imperatore Costantino nel IV secolo vicino alla tomba del martire cui è dedicata, così come accadeva normalmente per le basiliche cimiteriali della stessa epoca. Sopra la tomba del Santo vengono costruiti, nello stesso periodo, prima un oratorio e poi una nuova chiesa, una sorta di basilica minore voluta da papa Pelagio II. Tra il IX e il XII secolo la Basilica Maior viene progressivamente abbandonata, mentre quella di Pelagio II è oggetto di interventi di restauro e ampliamento: infatti viene prolungata verso ovest, fino a occupare il posto della vecchia abside, e sopralzata nella zona del presbiterio, che sorgeva sul sedime della vecchia basilica. Internamente la nuova basilica viene decorata con numerosi affreschi raffiguranti i santi Lo-

Figura 28 Pianta della basilica costantiniana di San Pietro in Vaticano.

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Architetture romana e paleocristiana

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Santa Maria Maggiore

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Figura 29 L’interno della chiesa di Santa Maria Maggiore, a Roma.

renzo e Stefano (primo martire cristiano), entrambi sepolti sotto l’altare maggiore. Gravemente danneggiata durante i bombardamenti alleati della Seconda Guerra Mondiale, viene successivamente ricostruita e restaurata con materiali originari; con l’occasione vengono eliminate le superfetazioni (aggiunte improprie) accumulatesi durante il XIX secolo. • Santa Maria Maggiore (352-366), conosciuta anche con il nome di Santa Maria della Neve o come Basilica Liberiana (dal nome del fondatore della basilica originaria, papa Liberio), sorge sulla sommità dell’Esquilino. È giunta ai nostri giorni conservando l’originaria struttura paleocristiana, seppur in parte contaminata da aggiunte posteriori. Riedificata per opera di papa Sisto III tra il 432 e il 440 sulle rovine della chiesa

2 - Architettura paleocristiana

precedente, fu dedicata al culto della Madonna della Neve, che il 5 agosto di ogni anno viene celebrata tramite la rievocazione del “miracolo della nevicata”, con il quale la Madonna stessa avrebbe indicato il luogo dove si sarebbe dovuta costruire la basilica. La struttura interna, a pianta rettangolare, presenta una divisione dello spazio in 3 navate separate da un duplice colonnato ionico architravato e concluse nella porzione terminale da un’unica abside. La copertura internamente si presenta piana, con cassettoni lignei su cui l’incidenza della luce naturale, che filtra dalle finestre del cleristorio, crea suggestivi effetti chiaroscurali. Altri elementi furono oggetto di aggiunte di epoche posteriori, quali il transetto (inserito nel Medioevo), il pavimento cosmatesco (risalente al XII secolo), il mosaico absidale (rifatto nel XIV secolo) e la facciata principale, costituita da un portico e da una loggia per le benedizioni (realizzata nel corso del 1700). • Sant’Agnese, costruita verso la metà del IV secolo per volere di Costanza (o Costantina), figlia dell’imperatore Costantino, era sorta al posto del precedente sepolcreto pagano presso la tomba della martire Agnese, a cui la principessa era molto devota. La sua destinazione era cimiteriale, dal momento che all’epoca le funzioni religiose si svolgevano all’interno delle domus ecclesiae. Nel VI secolo la basilica, ormai in pessime condizioni di conservazione, viene restaurata da papa Simmaco e poi precocemente dismessa nel VII secolo, quando per opera di papa Onorio I viene realizzata una nuova basilica sul sepolcro di Agnese. Composta da una grande aula a pianta rettangolare, internamente la basilica presenta l’abside decorata con un mosaico raffigurante Sant’Agnese e i santi (risalente al 625-638) che, nelle tecniche e nei materiali impiegati, testimonia la crescente influenza bizantina. • Santa Sabina (425) conserva ancora oggi, come la basilica di Santa Maria Maggiore, l’aspetto originario, ben visibile nell’aula rettangolare divisa in 3 navate con colonne corinzie rudentate (ossia decorate con elementi a forma di bacchetta cilindrica, detti rudenti) sormontate da archi. La navata centrale, alta e slanciata, presenta una copertura in capriate di legno che, in quanto struttura non spingente, non ha richiesto la realizzazione di contrafforti sui muri perimetrali esterni. Caratterizzato da pareti nude e decorazioni sobrie, l’insieme colpisce per la semplicità e l’equilibrio delle proporzioni. • Un’altra importante basilica è quella di Santa Maria in Trastevere (V sec.), la cui fondazione si deve, secondo la tradizione cristiana, al pontefice San Callisto, il quale decide di insediarla nel luogo in cui, nel 38 a.C., si sarebbe verificata un’eruzione di petrolio dal terreno, fenomeno all’epoca interpre-

Aggiunte posteriori

Sant’Agnese

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Santa Sabina

Santa Maria in Trastevere

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Architetture romana e paleocristiana

Interventi a più mani

Il ciborio

Il mausoleo di Santa Costanza

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tato come annuncio del futuro avvento di Gesù Cristo sulla Terra. La realizzazione della chiesa in forma basilicale avviene per opera di Giulio I in un arco di tempo che va dal 337 al 352. La conformazione attuale dello stabile, modificato più volte nei secoli successivi, risale all’opera di ricostruzione attuata negli anni 1138-1148 per volontà di papa Innocenzo II. Seguono, nel 1702, la riconfigurazione del portico e della facciata con papa Clemente XI e, dal 1866 al 1877, un completo restauro stilistico sotto papa Pio IX. Dal punto di vista compositivo la basilica presenta un’aula rettangolare divisa in 3 navate da colonne di granito di recupero sormontate da una trabeazione composta da antichi frammenti. La copertura è in legno a lacunari, mentre la pavimentazione cosmatesca del XII secolo è stata rifatta in occasione dell’ultimo restauro stilistico. Nella porzione terminale della navata centrale, di fronte all’abside, sorge il ciborio (un baldacchino situato sopra l’altare maggiore), sorretto da 4 colonne in porfido, anch’esso introdotto nel corso dell’ultimo restauro. L’abside è decorata con molteplici mosaici di epoca medievale. Da rilevare il ritrovamento verso la metà del 1700 dei resti di una domus romana al di sotto del pavimento del battistero, collocato nella prima cappella della navata sinistra. Sempre a Roma sono ubicati edifici a pianta centrale di grande pregio. Di seguito si citano alcuni esempi. • Il più elegante è il mausoleo di Santa Costanza, edificato nel 350 per volontà di Costanza, figlia dell’imperatore Costantino. È composto da un ambulacro circolare coperto da volta a botte ricorrente che circonda un vano centrale, a sua volta sormontato da una cupola, su cui si innesta un atrio a forcipe. Vano centrale e ambulacro sono separati da un giro di colonne e illuminati da 12 finestre, ricavate sotto l’imposta della cupola. All’estrema semplicità degli esterni si contrapponeva il ricco apparato decorativo dello spazio interno, che consisteva di preziosi mosaici sulla superficie della cupola e dell’ambulacro; nel 1620 vengono rimosse le decorazioni musive della cupola e conservate quelle dell’ambulacro. Il mausoleo è stato per lungo tempo identificato come tempio di Bacco per la presenza di numerose raffigurazioni di scene di vendemmia al suo interno. Di pregio è il sarcofago imperiale di porfido rosso decorato con motivi cristiani che riprendono le decorazioni dell’ambulacro. • Il battistero di San Giovanni in Laterano, rimasto per molti secoli l’unico edificio di quel tipo a Roma, è costituito da un corpo di fabbrica separato dalla basilica di San Giovanni in Laterano. Inaugurato dall’imperatore Costantino nel 315, viene

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Il battistero di San Giovanni in Laterano

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2 - Architettura paleocristiana Figura 30 Sezione verticale (in alto) e pianta (in basso) del mausoleo di Santa Costanza, a Roma.

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edificato sulle rovine di una villa romana del I secolo e di un impianto termale del III secolo. Tra il 432 e il 440 viene ampliato nell’atrio da papa Sisto III e completato a più riprese fi- Ampliato no al XVII secolo. La struttura è a pianta ottagonale e presenta a più riprese 2 ordini di colonne trabeate a sostegno della cupola: l’ordine inferiore è costituito da colonne in porfido rosso con capitelli compositi, quello superiore da colonne più esili fatte di marmo. Al centro del recinto colonnato, in corrisponden105

Architetture romana e paleocristiana

Il fonte battesimale

Santo Stefano Rotondo

za della cupola, è collocato il fonte battesimale per le immersioni complete. Il battistero lateranense ha costituito per molti secoli un modello architettonico di riferimento per i battisteri di tutta Italia. • La chiesa di Santo Stefano Rotondo (468-483), che sorge sul Celio, nel rione Monti, fu realizzata per volere di papa Leone I durante gli ultimi anni del suo pontificato, ma consacrata successivamente da papa Simplicio nel 468. L’edificio appartiene alla fase dell’architettura paleocristiana improntata al classicismo, con un preciso ed esplicito riferimento alle opere dell’epoca romana e tardoantica: in questo senso può essere accomunato a costruzioni quali la basilica di Santa Maria Maggiore, la chiesa di Santa Sabina e il battistero di San Giovanni in Laterano. In origine la chiesa presentava una pianta circolare composta dalla sovrapposizione di 3 cerchi concentrici: il primo di 22 metri di diametro, il secondo di 42 e il terzo di 62. Il primo cerchio, posto a delimitazione dello spazio centrale, era definito da un giro di 22 colonne architravate (i cui fusti e le cui basi provenivano da precedenti opere architettoniche, mentre i capitelli di ordine ionico erano stati appositamente realizzati per la chiesa), sulle quali poggiava un tamburo (struttura di raccordo tra cupola ed edificio) alto 22 metri; intorno allo spazio centrale erano dislocati 2 ambulacri ad anello, di cui il primo definito da un secondo cerchio di colonne sormontate da archi, e il secondo cinto da un muro. All’interno di questa pianta circolare era inserita una croce greca, con entrambi i bracci uguali, costituita da 4 ambienti di altezza maggiore (come si evince anche dall’esterno per la maggiore altezza della copertura) sorretti da colonnati a disposizione radiale. In questo modo la chiesa fonde insieme le due differenti tipologie, proprie degli edifici di culto e dei mart`yria, della pianta circolare con deambulatorio e della pianta a croce greca.

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Basilica di Santa Tecla

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■ Le principali strutture basilicali a Milano Tra gli edifici paleocristiani più rappresentativi di Milano, divenuta nel 379 capitale dell’Impero Romano d’Occidente, meritano di essere ricordate la basilica di Santa Tecla e la chiesa di San Lorenzo. • La basilica di Santa Tecla, non più esistente (rimangono i resti delle fondamenta, oggi visitabili al di sotto di piazza del Duomo, dove era collocata prima della costruzione della nuova cattedrale), fu costruita dall’imperatore romano Costante I nel 345 con il nome di Basilica Maior. Edificio di impianto basilicale, presentava 5 navate e un pavimento sopraelevato con funzione di palco in corrispondenza dell’altare.

2 - Architettura paleocristiana

• La chiesa di San Lorenzo (372-402) è un esempio impor- Chiesa tante di edificio a pianta centrale, per la struttura articolata di San Lorenzo degli spazi interni ed esterni e per i riferimenti compositivi tratti dai ninfei e dalle volte a crociera degli stabilimenti termali romani. L’impianto è composto da un vano centrale cubico smaterializzato da 4 grandi lobi che ne dilatano il volume, da matronei e da una copertura a cupola, il tutto circondato da un ampio ambulacro.

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■ Le principali strutture basilicali a Ravenna A Ravenna sono due le costruzioni basilicali a pianta longitudinale: Sant’Apollinare Nuovo e Sant’Apollinare in Classe. • Sant’Apollinare Nuovo viene edificata nel 505 da Teodorico nei pressi del proprio palazzo per la celebrazione del culto ariano. Verso la metà del VI secolo, con la conquista della città di Ravenna da parte dei Bizantini, l’edificio viene sottoposto a interventi volti alla cancellazione dei simboli e dei caratteri legati ai Goti e all’arianesimo, secondo un programma di restaurazione dell’ortodossia cattolica. Per volontà del vescovo Agnello la fascia di mosaici decorativi posta sopra gli archi della navata centrale, raffigurante scene ispirate dalla religione ariana, viene completamente rimossa e sostituita da scene di matrice cristiana: da questa operazione si salvano solo le raffigurazioni del porto di Classe e del palazzo di Teodorico, ripulite dei ritratti dei membri della corte. La basilica viene così intitolata a San Martino di Tours, celebre per la propria lotta all’eresia, e solo successivamente a Sant’Apollinare, primo vescovo di Ravenna. I numerosissimi mosaici che impreziosiscono la basilica di Sant’Apollinare Nuovo rappresentano una caratteristica comune alle chiese ravennati dei periodi imperiale, ostrogotico e giustinianeo; alcuni risalgono all’epoca di Teodorico, altri al vescovo Agnello. Esternamente la chiesa non presenta quadriportico, ma è preceduta dal solo nartece, atrio porticato addossato alla facciata e dotato di copertura a falda unica spiovente verso l’esterno, dove si trovano le colonne; questo atrio di marmo bianco spicca sulla struttura di fondo della basilica in mattoni rossi, creando un interessante accostamento materico-cromatico. La facciata a capanna è costruita interamente in laterizio ed è aperta da una grande finestra bifora di marmo posta lungo l’asse di simmetria della stessa e sormontata da altre 2 piccole aperture; a lato della basilica si erge un campanile a base circolare, anch’esso fatto di laterizio. Lo spazio interno di Sant’Apollinare Nuovo è organizzato su 3 navate, di cui la centrale, larga il doppio di quelle laterali, è delimitata lateralmente da un doppio filare di 12 co-

Sant’Apollinare Nuovo

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Sostituzione dei mosaici ariani con altri cristiani

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Architetture romana e paleocristiana

Sant’Apollinare in Classe

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Basilica di San Vitale

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lonne che sostengono archi a tutto sesto e termina con un’ampia abside semicircolare. • Sant’Apollinare in Classe è ubicata a una distanza di circa 5 chilometri dal centro urbano di Ravenna. Fu costruita nella prima metà del VI secolo per volere del vescovo Ursicino. Consacrata nel 547 dall’arcivescovo Massimiano, anch’essa è stata intitolata a Sant’Apollinare, primo vescovo di Ravenna. Esternamente la facciata a capanna, di epoca successiva rispetto alla fondazione, presenta una finestra trifora e un importante portale di ingresso in cui stipiti e architrave sono stati realizzati impiegando marmo proveniente dalla Grecia. Originariamente la facciata era preceduta da un quadriportico, del quale oggi rimane la porzione addossata alla facciata, sotto il quale sono custoditi numerosi marmi e iscrizioni antiche. Il campanile del IX secolo che sorge a lato della chiesa, a pianta circolare, è traforato nella struttura muraria da numerosi ordini di finestre che aumentano la propria superficie aperta man mano che si procede verso l’alto: si ritrovano così finestre monofore ai livelli più bassi, bifore ai livelli intermedi e trifore ai livelli superiori del campanile. Internamente la chiesa presenta un’ampia aula a pianta rettangolare divisa in 3 navate, di cui quella centrale rialzata rispetto alle laterali e conclusa nella porzione finale da un’abside poligonale affiancata da 2 cappelle absidate. Le pareti interne della basilica sono spoglie, ad eccezione del catino absidale, adorno di mosaici risalenti a epoche diverse: nella parte superiore, che si estende per tutta la larghezza dell’arco, campeggia la raffigurazione di Cristo entro un medaglione circolare, circondato dai simboli alati degli Evangelisti (l’aquila di Giovanni, l’uomo alato di Matteo, il leone di Marco e il vitello di Luca). La parte inferiore dell’abside è decorata con la raffigurazione di Gerusalemme e Betlemme, con gli agnelli, rappresentativi dei dodici apostoli. Un significativo esempio di chiesa ravennate a pianta centrale è la basilica di San Vitale, che si ispira a modelli orientali come le chiese di Costantinopoli. L’edificio, una delle più celebri opere architettoniche di Ravenna, fonde insieme i principali caratteri dell’arte occidentale (paleocristiana) e orientale (bizantina). I lavori di edificazione ebbero inizio nel 525 per volere del vescovo Ecclesio, che resse il vescovato della città tra il 522 e il 532, e si conclusero tra il 547 e il 548, anno in cui la basilica fu consacrata dall’arcivescovo Massimiano: allora Ravenna era già divenuta possedimento bizantino. A pianta ottagonale, esternamente si presenta come una composizione di volumi geometrici ben definiti da cui emergono la cupola inglobata e nascosta dal tiburio – rivestimen-

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2 - Architettura paleocristiana

ntonella pa a a a z n e lic in o Titolo concess

to esterno utilizzato nell’architettura romana, bizantina e gotica – con copertura poligonale a falde, e l’abside, poligonale all’esterno e semicircolare all’interno, affiancata da 2 ambienti accessori. I paramenti murari esterni sono di laterizio, semplici e sobri come nella tradizione del luogo, articolati da contrafforti posti a rinforzo degli spigoli, da paraste (pilastri portanti incassati nella parete, da cui sporgono leggermente) e cornici dentellate. L’accesso all’interno avviene tramite 2 L’interno porte, l’una posta in asse alla chiesa, l’altra in posizione obliqua rispetto all’abside. Anche il nartece risulta tangente a uno spigolo obliquo dell’ottagono, contravvenendo alla consuetudine paleocristiana di mantenere un percorso rettilineo tra ingresso e abside. Lo spazio è tripartito in fasce concentriche, in cui all’interno è posto un vano centrale, cinto da un anello formato da 7 esedre delimitate da pilastri di marmo africano e colonnine di marmo greco, il tutto concluso da un ambulacro ottagonale che si attesta sul presbiterio. L’apparato decorativo è assai ricco, costituito, oltre che dai ce- Ricchissimo lebri mosaici, da marmi policromi, stucchi, pulvini e capitelli apparato decorativo così finemente traforati da ricordare delle ceste. ■ Le principali strutture basilicali in Terra Santa Di qualche anno successive alle basiliche romane sono le tre basiliche edificate in Terra Santa per volere dell’imperatore Costantino e della madre, Sant’Elena: la basilica della Natività di Betlemme, quella dell’Annunciazione a Nazareth e quella del Santo Sepolcro a Gerusalemme • La basilica della Natività a Betlemme sorge nel luogo in cui, secondo la tradizione cristiana, avvenne la nascita di Gesù. Si compone dell’aggregazione di 2 chiese e di una cripta, la Grotta della Natività, luogo preciso in cui sarebbe nato Gesù. L’edificio, meta fondamentale dei pellegrinaggi in Terra Santa, fu fondato nel 326 da Sant’Elena sull’appezzamento di terreno nel quale l’imperatore Adriano aveva precedentemente fatto piantare un bosco consacrato al dio Adone. La struttura è composta da un’ampia aula rettangolare (26,20 x 53,90 m) divisa in 5 navate, preceduta da un ampio quadriportico, luogo di sosta per i catecumeni e i pellegrini, all’interno del quale veniva anche allestito un piccolo mercato. All’interno della navata centrale, in prossimità dell’altare, è collocato il marty`rion, una struttura a pianta ottagonale rialzata di 3 gradini, al di sotto della quale si trova la Grotta della Natività. Sporgendosi dalla balaustra che protegge il marty`rion, si nota un foro praticato nella sommità della volta della grotta sottostante, che ha la funzione di mettere in comunicazione (sul piano visivo) la cripta e l’esterno.

Basilica della Natività a Betlemme

Mart`yrion e Grotta della Natività

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Architetture romana e paleocristiana

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Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme

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Basilica dell’Annunciazione a Nazareth

La Grotta della Natività è costituita da una cripta di forma rettangolare (12,3 x 3,5 m), luogo in cui nacque Gesù e fu collocata la mangiatoia nella quale Maria depose il Bambino al momento della nascita. • La basilica dell’Annunciazione, anch’essa meta di pellegrinaggi, è la principale chiesa cattolica della città di Nazareth, in Israele. La prima basilica venne eretta nel V secolo nel luogo in cui, secondo la tradizione cristiana, l’Arcangelo Gabriele annunciò alla Vergine Maria la nascita di Gesù. Nell’XI secolo la chiesa fu ricostruita in stile romanico al posto della vecchia struttura in disfacimento. L’attuale basilica è una costruzione moderna progettata dall’architetto Giovanni Muzio nel 1955. L’edificio è costituito da una basilica inferiore e una superiore: al di sotto del piano principale della chiesa vi è una cripta molto ampia in cui si trova la Grotta dell’Annunciazione, tradizionalmente identificata con la casa di Maria. Si ritiene che la casa fosse costituita di una parte scavata nella roccia (la grotta) e di una parte in muratura. • La basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, conosciuta anche come chiesa della Resurrezione, sorge sul luogo nel quale la tradizione narra che Gesù fu crocifisso, fu sepolto e risorse. Localizzata all’interno delle mura della città vecchia di Gerusalemme, ingloba la collina del Golgota, luogo della crocifissione, e il sepolcro scavato nella roccia, dove Gesù sarebbe stato sepolto. Nel 325 l’imperatore Costantino ordinò che fosse costruita nel sito della crocifissione una basilica, composta da 3 strutture collegate tra loro: una basilica (mart`yrion), un atrio chiuso colonnato (triportico), realizzato intorno alla Roccia del Calvario, e la rotonda dell’Anastasi o Resurrezione (la rotonda è un edificio a pianta circolare avente in genere copertura a cupola), contenente i resti della grotta in cui fu sepolto Gesù. Sottoposta nel corso dei secoli a incendi, danneggiamenti e ricostruzioni continue, nel 1009 la basilica del Santo Sepolcro fu rasa al suolo fino alle fondamenta. Risale all’epoca delle Crociate (metà del XII sec.) il lavoro di ricostruzione della chiesa in stile romanico, con l’aggiunta di un campanile.

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2 - Architettura paleocristiana

SCHEMA RIASSUNTIVO NUOVO CREDO, NUOVA ARCHITETTURA

DOMUS ECCLESIAE E CATACOMBE

Sono le prime tipologie edilizie impiegate dai Cristiani per far fronte alle esigenze delle pratiche liturgiche (è il caso delle domus ecclesiae, piccole costruzioni ispirate alle case romane) e per rispondere alla necessità di disporre di sepolture sotterranee separate da quelle dei pagani (si tratta delle catacombe, veri e propri cimiteri, e non rifugi nati per sfuggire alle persecuzioni).

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EDIFICI LITURGICI

L’architettura paleocristiana è strettamente legata alla nascita e ai primi secoli di sviluppo del Cristianesimo. La produzione abbraccia un arco di tempo compreso tra l’età imperiale e l’anno della morte di Gregorio Magno (601). Edifici improntati ai nuovi schemi compositivi sorgono in tutte le terre dell’Impero Romano d’Occidente e d’Oriente.

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Dopo l’Editto di Costantino, in seguito al continuo sviluppo del Cristianesimo, vengono eretti a Roma – polo religioso e spirituale di riferimento – appositi edifici dedicati al culto di Cristo. I nuovi luoghi di incontro per il crescente numero di fedeli nell’Urbe e nel mondo sono basiliche (tra cui Santa Maria Maggiore a Roma, Santa Tecla a Milano e Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna), battisteri (come quello di San Giovanni in Laterano a Roma) e mart`yria (tipologie architettoniche edificate nel luogo del martirio o sulla tomba di un santo; celebre quello della basilica della Natività a Betlemme).

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ARCHITETTURE ROMANICA E GOTICA Tito

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Il declino e la caduta dell’Impero Romano costituiscono una severa battuta d’arresto per il progresso dell’architettura che, con Roma capitale, aveva conosciuto una stagione di grande sviluppo e di notevoli successi. La disgregazione dell’Impero tuttavia, se analizzata con attenzione, non porta solo aspetti negativi, bensì genera un complessivo rimescolamento di genti, culture e saperi specialistici attraverso l’Europa, creando le condizioni per la nascita di un clima fervido e dinamico, che troverà espressione dopo l’anno Mille. In questo contesto storico e sociale anche l’architettura, dopo gli anni bui del tardo Medioevo, manifesta un forte desiderio di rinascita, di riscoperta di una comune identità europea e di affermazione di un linguaggio unitario e omogeneo, sul modello della tradizione classica romana. La prima espressione di questa tendenza si avrà con la nascita del Romanico – una forma culturale estesa a livello europeo e caratterizzata dalle numerose specificità locali –, durante il periodo storico che va dalla fine dell’XI secolo alla metà del XIII . Dalla prima metà del XII fino al XV secolo si assisterà poi al fiorire del Gotico, stile organico e coerente segnato da un forte idealismo religioso e da inedite soluzioni spaziali, rese possibili da avanzate innovazioni tecnico-progettuali.

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1 Architettura romanica Espressione di un’epoca in cui la dimensione religiosa e spirituale riveste un ruolo preponderante nella società, il Romanico si fa promotore in Europa di una visione culturale unitaria che era venuta meno con la caduta dell’Impero Romano. Lo stile che ne deriva non è tuttavia omogeneo, ma viene declinato nelle molteplici specificità locali che danno luogo alle diverse “scuole regionali”.

Inquadramento storico e geografico: aspetti economici, sociali, politici e religiosi dell’epoca

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Introduzione dell’aggettivo ”romanico”

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La crisi dell’Alto Medioevo

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Con l’espressione “architettura romanica” si intende la produzione architettonica sviluppatasi in tutta l’Europa in un periodo storico che va dalla fine dell’XI secolo sino alla metà del XIII secolo. L’aggettivo “romanico” venne introdotto in ambito architettonico dall’archeologo francese Charles de Gerville nel 1818, con un duplice intento: evidenziare i legami culturali con la tradizione classica dell’Impero Romano e al contempo stabilire un riferimento con i territori di diffusione dello stile romanico in cui si parlavano le lingue neolatine o romanze (dal francese roman). La diffusione della cultura romanica non si limita tuttavia agli Stati di lingua romanza, ma si diffonde anche ai Paesi germanici, in un processo globale che ricomprende l’intera area europea. L’epoca storica precedente, l’Alto Medioevo, era stata caratterizzata dall’istituzione del feudalesimo, che aveva preso il posto del decadente corpus legislativo e istituzionale dell’Impero Romano, segnato da un periodo di profonda crisi economica, instabilità politica e frammentazione del potere. In questo contesto economico e sociale le città iniziano un percorso di declino e di perdita di quella centralità rivestita durante l’Impero Romano: vengono infatti progressivamente abbandonate dai feudatari, che preferiscono vivere nei loro castelli, e da gran parte della popolazione che si sposta al loro seguito verso centri rurali esterni, sopravvivendo di un’economia precaria e di sussistenza. Solo dopo l’anno Mille nella società medievale si verifica un profondo rinnovamento che investe molteplici settori – economico, politico, sociale e religioso – e che determina un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione: e-

Profondo rinnovamento

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stesi diboscamenti migliorano la produttività dell’agricoltura, vengono incrementati gli scambi commerciali e aperte nuove rotte di traffico (si pensi all’imponente fenomeno delNuovo impulso le Crociate), viene dato nuovo sviluppo alla viabilità e nuovo all’economia impulso all’economia. Ne consegue un incremento demografico che stimola una rinnovata crescita delle città, intese come nuovi sistemi di scambi e relazioni sociali tra gruppi diversi. Determinante è il ruolo giocato, con risultati complessi e contrastanti, dalle grandi potenze: l’Impero, la nobiltà feudale, il Papato e i nuovi ordini religiosi. Ambito religioso In ambito religioso si assiste a una spinta riformatrice che induce la Chiesa cattolica a opporsi alla superiorità del potere politico e ad affermare la centralità del proprio ruolo nella società. Ambito In campo architettonico, dopo gli anni bui del tardo Mearchitettonico dioevo, si manifesta un desiderio di rinascita e ripresa di un’identità comune ai popoli europei; desiderio che si esprime in un linguaggio architettonico omogeneo, utilizzato in tutta Europa e predominante rispetto a tutte le altre forme artistiche (pittura, scultura, miniatura e oreficeria). Rispetto al frazionamento culturale dei secoli dell’Alto Medioevo, gli sviluppi del Romanico esprimono una sostanziale unità d’intenti: la prima aspirazione unitaria dell’Europa dopo la caduta dell’Impero Romano, che si concretizza nelUn nuovo linguaggio l’elaborazione di un nuovo e originale linguaggio. Di fronte alla tradizione delle culture auliche – come la bizantina, la carolingia e l’ottoniana, ispirate all’arte classica imperiale – il Romanico rappresenta infatti lo sviluppo dei linguaggi espressi dai contemporanei aspetti “preromanici” (il sermo humilis), arricchiti di riferimenti classici tratti dall’arte delle province romane e reinterpretati in modo originale. La cultura romanica non è compatta né omogenea, ma si eFenomeni articolati sprime in fenomeni articolati e contrastanti, manifestando e contrastanti l’apparente antitesi tra internazionalismo e localismo. Da un lato infatti si configura come forma culturale estesa a livello internazionale che nasce e si sviluppa negli stessi anni in Francia, Italia, Spagna e Germania, mostrando scambi e influenze reciproche tra i vari Stati. Dall’altro lato ciascuno Stato, nato dal crogiolo di razze e culture diverse successivo al disfacimento dell’Impero Romano, mostra peculiarità costruttive, formali e materiche che caratterizzano i propri manufatti architettonici e li differenziano dagli altri. Ne nasce una notevole varietà di espressioni artistiche (le diverse scuole romaniche), motivate più da esigenze pratiche – dettate in molti casi dalle differenti modalità liturgiche dei vari ordini monastici – che non da una codificazione stilistica comune.

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1 - Architettura romanica

Quattro epoche

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Dal punto di vista storico l’architettura romanica viene generalmente suddivisa in quattro epoche: • Protoromanico (955-1030) • Prima età romanica (1030-1080) • Seconda età romanica (1080-1150) • Tardoromanico (1150-1200) Il periodo protoromanico, rifacendosi alla tradizione architettonica tardoravennate e carolingia, introduce una specifica ricerca architettonica provinciale in Lombardia, nelle regioni delle Prealpi e dei Pirenei e nella bassa Borgogna, che prelude all’affermazione del Romanico vero e proprio. Primo esempio illustre è la basilica di Sant’Ambrogio a Milano. La prima età romanica è l’epoca di maggiore sperimentazione architettonica, diffusa su vaste aree geografiche e riguardante aspetti compositivi, tecnologici e tipologici. In particolare ci si concentra sugli interni delle basiliche: questi sono strutturalmente costituiti da un sistema di arcate sormontate da volte a crociera costolonate e sorrette da pilastri cruciformi che scandiscono lo spazio in modo rigoroso e continuo. La seconda età romanica è l’epoca del consolidamento dei caratteri compositivi caratteristici del Romanico, che si delinea in modo sempre più preciso attraverso la definizione formale di molteplici elementi (navata, transetto, tiburio, ciborio, cripta e coro), basilari per l’organizzazione della liturgia cristiana. Il Tardoromanico costituisce un’estensione del Romanico nel successivo Gotico, localizzato in determinati territori (Inghilterra, area della Mosa e del Danubio); è caratterizzato da una minore chiarezza compositiva e di definizione delle masse volumetriche rispetto ai periodi precedenti e dalla proliferazione di decorazioni e ornamenti.

Il Protoromanico

La prima età romanica

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La seconda età romanica

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Il Tardoromanico

Architettura religiosa: cattedrali, abbazie e monasteri Come già detto, all’interno della società medievale la Chiesa cattolica riveste un ruolo di primaria importanza, sia dal punto di vista spirituale sia dal punto di vista del potere politico, e l’architettura dell’epoca è per la stragrande maggioranza ecclesiastica. Gli edifici religiosi nel corso degli anni divengono sempre Presenza capillare più importanti e imponenti, testimoni della presenza capilla- della Chiesa re della Chiesa sul territorio, arrivando a oscurare con il loro splendore le opere civili, al confronto molto più povere e dimesse. Nella città medievale la chiesa rappresenta quasi sem117

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Architetture romanica e gotica

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La cattedrale romanica

Volte di pietra

Gli interni

Arco a tutto sesto 118

pre l’edificio di rilievo (affacciato molto spesso sulla piazza principale) ed è il punto di riferimento visivo e simbolico nel panorama urbano: non solo luogo di accoglienza per la comunità cristiana e di sepoltura per personalità illustri, ma anche, attraverso l’imponenza delle dimensioni e la robustezza del materiale – la pietra –, simbolo della vita eterna promessa dalla fede. I principali esempi di edilizia religiosa dell’epoca sono costituiti da cattedrali, abbazie e monasteri. La cattedrale romanica, derivata dalla trasformazione del modello della basilica paleocristiana, basa il proprio sistema costruttivo sull’uso di massicce murature in blocchi di pietra da taglio, squadrata in conci regolari lasciati a vista (frequente anche l’impiego del mattone nei luoghi privi di cave di pietra, come la Pianura Padana), e su robusti pilastri (a sezione cruciforme o a fascio) allineati lungo le navate, che gradualmente prendono il posto delle colonne dell’epoca precedente. Queste, quando permangono all’interno delle chiese romaniche e non derivano dallo spoglio di edifici di epoche precedenti, non rispettano i canoni classici nel rapporto modulare tra il diametro della colonna e l’altezza del fusto. Piuttosto tozze, sono concluse verso terra da un plinto di forma quadrata e nella parte alta da un tipo di capitello differente rispetto ai modelli romani o paleocristiani: di struttura geometrica (cubica o a tronco di piramide rovesciata), oppure vagamente ispirato all’ordine corinzio, scolpito con richiami al mondo vegetale o fantastico. Le coperture tipiche delle basiliche paleocristiane, realizzate con capriate di legno, spesso soggette all’azione dell’umidità, dei parassiti e a frequenti incendi, vengono ora sostituite da volte di pietra, in un primo tempo a botte e successivamente a crociera. Il loro ingente peso viene trasmesso al suolo tramite archi di scarico, paraste o semicolonne di rinforzo che, oltre a svolgere il proprio fondamentale ruolo statico, articolano il disegno delle pareti e dei pilastri e ampliano di conseguenza la percezione della spazialità interna. La consuetudine di utilizzare le volte a crociera permette di incrementare le dimensioni e la monumentalità degli interni delle cattedrali romaniche: le volte a crociera, generate dall’incrocio in senso perpendicolare di 2 volte a botte, consentono infatti di concentrare il peso della struttura sui 4 sostegni d’angolo, anziché lungo tutta la linea d’imposta. In tal modo liberano le pareti dalla funzione statica e permettono di innalzarle maggiormente in altezza e di arricchirle con aperture e trafori di vario genere. Predominante è l’uso dell’arco a tutto sesto (anche se non mancano e-

1 - Architettura romanica

sempi di arco a sesto acuto in Borgogna e nel Poitou), simbolo di trionfo, attinto dai fasti dell’epoca imperiale romana, che caratterizza il Romanico e lo differenzia dal successivo stile Gotico. Al complesso gioco di spinte e controspinte generato dalla successione delle volte poste a copertura della navata centrale viene contrapposta la struttura delle navate laterali, coperte da volte e sormontate dai matronei, spazi riservati alle donne, anch’essi voltati. In questo modo l’elevato carico strutturale della navata centrale viene compensato dall’articolazione volumetrica di quelle laterali, con relative volte e matronei, e il risultato è un insieme equilibrato. In pianta la cattedrale romanica rivela a un primo sguardo la propria derivazione da modelli romani (basilica civile) e paleocristiani (basilica cristiana): presenta un’organizzazione degli spazi interni modulati sul sistema delle campate, unità spaziali a pianta quadrata o rettangolare, delimitate agli angoli da robusti pilastri e sormontate da coperture a volta che, nella loro scansione ritmica, compongono la navata centrale e quelle laterali (da 2 a 4). Queste ultime in genere si prolungano intorno al transetto e alla zona absidale e terminano con piccole absidi che si affiancano alla principale. Anche in sezione la cattedrale rivela una nuova articolazione spaziale impostata su tre livelli: il piano delle navate (destinato ai laici), il piano del presbiterio rialzato su gradini (uno spazio sacro destinato allo svolgimento del rito eucaristico e riservato agli ecclesiatici) e quello della cripta sottostante (luogo semisotterraneo di conservazione delle reliquie del Santo a cui la cattedrale è dedicata). Le principali differenze rispetto ai modelli paleocristiani si riscontrano soprattutto nella porzione terminale dell’impianto, dove la zona absidale viene circondata dal coro e collegata al deambulatorio, su cui si affacciano una serie di cappelle radiali sporgenti verso l’esterno, spesso adibite al culto delle reliquie. Questo tipo di struttura trova fortuna soprattutto nelle numerose chiese dislocate lungo i percorsi di pellegrinaggio (basilica di Santiago de Compostela, basilica di Saint-Sernin a Tolosa), in quanto consente un’agevole visione dei reliquiari portati in processione: la soluzione aveva inoltre una certa valenza simbolica, poiché richiamava alla mente l’impostazione centrica del mart`yrion paleocristiano, edificato intorno alla tomba del Santo. Tipica degli interni romanici è la notevole articolazione degli spazi e dei volumi, ciascuno dotato di una propria autonomia formale, che porta a un arricchimento dell’impianto generale. Per essere compresa nella sua interezza,

Gioco di spinte e controspinte

In pianta

In sezione

Titolo

Differenze rispetto ai modelli paleocristiani

Valenza simbolica

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Architetture romanica e gotica

L’esterno

La facciata principale

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Figura 31 Esempi di modanatura, elemento decorativo avente la funzione di definire architettonicamente le diverse parti dell’edificio.

una struttura così complessa va analizzata dall’osservatore nelle sue molteplici componenti. L’aspetto esterno della cattedrale si presenta assai articolato. Le possenti masse murarie sono trattate plasticamente e articolate nella trama dei mattoni o dei blocchi di pietra squadrata e nello spessore stratificato; le alleggerisce la presenza di nicchie, loggette composte da archeggiature cieche sorrette da esili colonnine o lesene e di partizioni orizzontali e verticali delle superfici murarie. Tali partizioni sono attuate sia tramite cornicioni, modanature, fasce decorative con motivi geometrici e lesene, sia tramite la presenza di imponenti contrafforti, cioè rinforzi murari con funzioni strutturali. La facciata principale di ingresso può essere a capanna, con copertura a 2 falde, oppure monocuspidata, con la porzione corrispondente alla navata centrale sopraelevata e quelle corrispondenti alle navate laterali coperte da uno spiovente (saliente) a falda unica. Presenta spesso un ampio portale di ingresso riccamente decorato, a volte affiancato da 2 portali minori, caratterizzato da un’accentuata strombatura e dotato di archivolto, una fascia a rilievo – cordonata o scolpita – che segue il profilo ad arco – a tutto sesto o a sesto acuto – del portale stesso.

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Gola rovesciata

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Scozia (o cavetto)

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Ulteriore elemento tipicamente romanico, che spesso precede il portale di ingresso, è il protiro: si tratta di un manufatto costituito da un arco sorretto da 2 colonne poggianti su leoni stilofori e sormontato da una piccola copertura a 2 falde inclinate. Le porte, spesso realizzate in bronzo, testimoniano l’elevato livello raggiunto nel corso del XII secolo dalla tecnica della fusione dei metalli. Al di sopra del portale di ingresso e in posizione centrata rispetto all’asse di simmetria della facciata, spesso compare il rosone, ampia presa di luce di forma circolare o ellittica atta a illuminare la navata centrale. La luce, che nelle basiliche paleocristiane penetrava abbondantemente nello spazio interno attraverso le numerose finestre ricavate nella parte alta della navata centrale, ora filtra in modo soffuso attraverso piccole e strette feritoie ricavate nello spessore delle pareti perimetrali, avvolgendo gli ambienti di una generale penombra che contribuisce a una sensazione di raccoglimento e spiritualità. Il campanile, a pianta quadrata o rettangolare, completa in molti casi la costruzione, inserito nel transetto o, come avviene in Italia, posizionato a lato della facciata a costituire un elemento autonomo. L’estrema libertà con cui i costruttori romanici interpretano i modelli di riferimento costituiti dagli edifici principali determina in molte aree geografiche (come ad esempio la Sicilia e il Veneto) inserimenti di elementi esterni, provenienti dall’architettura bizantina o araba, che contaminano le forme espressive consolidate e le arricchiscono di nuove varietà. In ambito extraurbano la colonizzazione di ampie porzioni di territorio è affidata a strutture edilizie religiose che sorgono numerose sulle vie dei pellegrinaggi: si tratta di abbazie e monasteri, retti da abati appartenenti agli ordini benedettino, cistercense e cluniacense. Situati sulle vie di transito di pellegrini, cavalieri e mercanti, questi insediamenti si configurano come roccaforti in cui vengono gelosamente custoditi i fondamenti della cultura del tempo (conservati nelle biblioteche e affidati alla cura di copisti e amanuensi), vengono sviluppati e discussi studi economici e tecnici, sorgono laboratori artigiani e agricoli e vengono promosse ricerche relative alle tecniche costruttive in ambito architettonico: in definitiva vi convergono tutte le forme di sapere sorte in ambito europeo. Dal punto di vista dell’organizzazione architettonica, le abbazie e i monasteri si caratterizzano per il fatto che intorno alla chiesa vengono sistemati gli ambienti dedicati alla pre-

Tecnica della fusione dei metalli

L’uso della luce

Il campanile

Abbazie e monasteri

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Rigida disposizione planimetrica

Chiesa di Santa Maria Laach, in Renania

La parte centrale

Le pareti esterne

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ghiera e alla vita quotidiana: il chiostro, la sala capitolare, la biblioteca, le celle o i dormitori dei monaci e gli ambienti di servizio (magazzini e dispense), secondo una rigida disposizione planimetrica che scandisce i tempi e i riti della vita monastica, così come quelli del lavoro e dell’ospitalità per i visitatori. ■ Strutture conventuali in Europa Esempi esplicativi di queste forme di organizzazione degli spazi conventuali sono forniti in particolare da alcune opere. • La chiesa conventuale di Santa Maria Laach, in Renania (Germania). Edificata nel 1093 dall’ordine benedettino e terminata nel XIII secolo, è considerata il caposaldo dell’architettura romanica in Germania. L’edificio presenta un aspetto organico e unitario – sebbene la sua realizzazione abbia richiesto tempi molto lunghi –, determinato da un articolato accostamento di masse e volumi differenti. La porzione centrale è racchiusa dalla zona monumentale del transetto e dal westwerk (il corpo di fabbrica esterno che fungeva da ingresso e facciata), entrambi cinti da 2 torri; nel punto di intersezione fra il transetto e la navata si erge un corpo ottagonale; il westwerk è dominato da una robusta torre centrale composta di volumi parallelepipedi sovrapposti e culminante con un tetto a spioventi, che segna il punto più alto della basilica. Le pareti esterne sono movimentate da lesene di pietra più scura e archetti pensili. Caratteristica peculiare della chiesa è il contrasto cromatico generato dall’accostamento tra le strutture portanti, esterne e interne, in pietra lavica scura e le pareti perimetrali, in arenaria giallo ocra. Il risultato è una struttura giallo ocra con semicolonne, costoloni e archetti ornamentali scuri molto ben marcati, che sortiscono l’effetto di un ricercato ricamo, volto a impreziosire l’intera struttura. Sempre per accentuare l’effetto decorativo, tutti i ricami a sbalzo in pietra scura, le arcate cieche e i capitelli sono sottolineati con un filo di pittura rossa e gialla all’esterno e rossa, gialla e azzurra all’interno. La chiesa presenta 2 absidi ai lati estremi della navata, entrambe semicircolari e con mosaici di epoca successiva sulla volta dell’abside orientale. Il portale d’ingresso, sul lato occidentale, è finemente decorato e rifinito con i colori che ricorrono nella chiesa. I preziosi capitelli delle colonnine, di ottima fattura, riportano motivi floreali e animali o figure umane. Un atrio con colonne binate (disposte a coppie), con una fontana retta da

1 - Architettura romanica

Chiesa

Chiostro grande

Chiostro piccolo

Accesso Cucina

Sala capitolare

Dispensa

Foresteria

Giardino dei semplici

Refettorio

Biblioteca o scrittorio

Figura 32 Schema planimetrico di un’abbazia medievale.

Notre-Dame, a Jumièges

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leoni al centro, precede l’ingresso alla chiesa, che avviene da un lato dell’abside occidentale. Un complesso di 6 torri svetta sulla chiesa: 4 scalari ai lati delle navate, cilindriche a ovest e a sezione quadrata a est; una a pianta quadrata posta all’incrocio del transetto occidentale con la navata, e una a pianta ottagonale sulla crociera orientale. Entrambe queste ultime sono prive di aperture finestrate. L’insieme è arricchito con un trionfo di archi ciechi, semicolonne e archetti ornamentali di colore scuro con pitture rosse. • La chiesa abbaziale di Notre-Dame, a Jumièges (Francia). L’abbazia è edificata tra il 1040 e il 1067, sul modello di quella di Mont Saint-Michel. Tra le caratteristiche salienti l’alta facciata affiancata da 2 torri gemelle, secondo la tipologia derivata dal westwerk tedesco, l’alternanza di colonne e pilastri con semicolonne addossate e la presenza di una torre quadrata posta nell’intersezione tra la navata centrale e il transetto. • L’abbazia di Cluny, in Borgogna (Francia). Inizialmente il monastero rappresenta una sorta di laboratorio di sperimentazioni architettoniche dell’ordine cluniacense; in seguito, grazie a numerosi ampliamenti e ricostruzioni che si

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Abbazia di Cluny, in Borgogna

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susseguono dal X al XII secolo, diviene una delle opere più significative della Cristianità. La chiesa originaria, detta Cluny I, di medie dimensioni, viene fondata nel 909 dal duca di Aquitania e Alvernia Guglielmo I, che la pone sotto la diretta autorità di papa Sergio III. Tra il 948 e il 981 si procede alla ricostruzione della chiesa principale, la cosiddetta Cluny II, dotata di un ampio presbiterio, absidi collocate sul transetto e un coro tripartito con deambulatorio. Nel 1088 viene fondata la terza chiesa abbaziale (la chiesa di San Pietro e Paolo o Cluny III), di notevoli dimensioni: lunga 187 metri, è preceduta dal nartece e si articola in 5 navate, un coro allungato con deambulatorio e cappelle radiali, un doppio transetto e 5 torri. In questa occasione la vecchia chiesa abbaziale non viene demolita, ma rimane intatta a fianco della nuova. Prima della ricostruzione della basilica di San Pietro a Roma, L’abbazia più grande nel XVI secolo, l’abbazia di Cluny deteneva il primato del più d’Europa grande edificio religioso d’Europa. A cavallo fra il XVIII e il XIX secolo l’abbazia viene secolarizzata e, sebbene sia la più grande d’Europa, gradualmente demolita, tanto che oggi dell’edificio rimangono solo poche Figura 33 tracce della crociera meridionale, della parte orientale del Ricostruzione transetto e di una delle torri. Questi pochi resti sono coassonometrica munque sufficienti a rendere l’idea delle monumetali dimendell’abbazia di Cluny III. sioni che ebbe un tempo.

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1 - Architettura romanica

In seguito al modello fornito da queste realizzazioni, succes- Cluny: un modello sivamente in Spagna, Irlanda, Germania e Inghilterra si svi- per l’Europa luppa una rete di 1500 monasteri dislocati lungo le vie di pellegrinaggio che contribuiranno alla definizione tipologica dell’edificio religioso romanico.

Architettura civile: castelli, strutture difensive, torri gentilizie, infrastrutture Come già detto, l’architettura romanica trova la sua massima espressione in ambito religioso: numerosissimi sono gli esempi di cattedrali, abbazie e monasteri in tutta Europa che testimoniano un livello tecnico tanto elevato da stupire ancora oggi gli studiosi. ORDINE BENEDETTINO E CLUNIACENSE

nedettini è autonoma e associata agli altri solo in maniera informale, Cluny crea una grande federazione in cui gli amministratori di sedi minori rispondono all’abate della casa madre. I vari responsabili dei monasteri cluniacensi, in quanto posti sotto la diretta supervisione dell’abate di Cluny, sono chiamati non abati, bensì priori o capi di prioria, e una volta all’anno si ritrovano a Cluny per trattare di questioni amministrative e fare rapporto. Tutte le strutture benedettine, comprese quelle di formazione più datata, finiscono con il riconoscere Cluny come propria guida. Quando nel 1016 papa Benedetto VIII decreta che i privilegi di Cluny si estendano anche alle sedi minori, per le comunità benedettine è un ulteriore incentivo a entrare a far parte dell’ordine cluniacense. I monaci ospiti di Cluny rivalutano l’originale ideale del monachesimo benedettino, che intende il monastero come un’entità produttiva e autosufficiente: un’entità simile alle contemporanee ville, tipiche delle zone dove l’influenza dell’Impero Romano era ancora predominante, e ai manieri, manifestazione del feudalesimo, in cui ogni membro era parte integrante della vita della comunità non solo con la preghiera, ma anche con il proprio lavoro manuale.

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L’ordine di San Benedetto rappresenta una delle pietre miliari dell’organizzazione conventuale europea dell’XI secolo; in parte anche grazie alla fedele aderenza a una rinnovata “regola benedettina”, Cluny diviene la guida illuminata del monachesimo occidentale già a partire dalla fine del X secolo. Diversi tra gli abati che si susseguono alla guida dell’abbazia di Cluny rivestono anche importanti cariche di stato e sono noti a livello internazionale. Lo stesso monastero diviene la più famosa, prestigiosa e sovvenzionata istituzione monastica d’Europa, la cui influenza comincia a manifestarsi a partire dalla seconda metà del X secolo per protrarsi fino ai primi anni del XII secolo. Agli occhi di molti l’intercessione monastica appare indispensabile al raggiungimento di uno stato di grazia e i potenti fanno a gara per essere ricordati nelle infinite preghiere del monastero, dando inizio alle donazioni e ai benefici che rendono possibile lo sviluppo delle arti. Ciò che più di ogni altra cosa distingue l’abbazia di Cluny dagli altri centri e confederazioni benedettini sono la struttura organizzativa e l’esecuzione della liturgia come principale forma di lavoro. Mentre la maggior parte dei monasteri be-

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Architetture romanica e gotica

Poche costruzioni civili

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Diversamente, le costruzioni civili sopravvissute allo scorrere dei secoli non sono molte: questo perché i castelli, le rocche e le strutture difensive dell’epoca, una volta persa la loro funzione residenziale, militare e strategica (il che avvenne soprattutto in seguito all’invenzione delle armi da fuoco), si sono rivelate ben presto obsolete e sono state abbandonate, cadendo così rapidamente in rovina. Rinascita delle città Il fenomeno più imponente della cultura romanica è la rinascita delle città, che si esprime sia nell’utilizzazione e rivitalizzazione di preesistenti strutture romane (specialmente in Italia), sia nella fondazione di centri urbani ex novo, che elaborano lo schema del castrum romano o sorgono in seguito all’ampliamento di monasteri e castelli feudali (specialmente in Francia). Nella maggior parte dei casi la nuova struttura della città è determinata da ragioni difensive: in epoca romanica si elaborano le forme sia della città cinta di mura sia della fortificazione isolata, ossia il castello – è ai Normanni, in Francia e InFigura 34 ghilterra, che si deve la prima elaborazione del dongione o Ricostruzione di un castello medievale mastio, la torre più alta del castello –, anche se i maggiori sviturrito e cinto da fossato. luppi di questa tipologia edilizia si avranno con il periodo goCàssero (parte più elevata e fortificata)

Battifredo (torretta di vedetta)

Merlo Agucchia Torrione (apertura o battifolle per il passaggio della luce) Ballatoio o cammino di ronda

Fossato

Dongione o mastio Bertesca Androne (collega castello e fossato)

Rivellino Balestriera Ponte levatoio

Barbacane (rinforzo a forma di scarpata) Bastione

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Spalto (massa di terreno inclinato)

Ti 1 - Architettura romanica

Figura 35 La cinta muraria della città di Avila, in Spagna.

tico. Tra i più significativi esempi di città fortificata si ricorda Avila, in Spagna, circondata da circa 3 chilometri di mura interrotte da 9 porte d’ingresso alla città e arricchite da 86 torri semicilindriche, poste a distanza regolare. Situati in luoghi strategici e circondati da un fossato, i castelli Il castello si compongono di una residenza fortificata in cui abitano la famiglia feudale e la corte, torri difensive, un mastio e mura concentriche lungo le quali si snodano i cammini di ronda e che ospitano il rivellino (una fortificazione avanzata), la bertesca (torre di avvistamento) e le balestriere (feritoie per i balestrieri). La definitiva maturazione delle nuove strutture di difesa si ha durante il periodo delle Crociate, specialmente in Palestina, negli anni del regno di Gerusalemme (1100-1187). ■ Simboli di architettura civile Tra i primi esempi di imponenti masti di pietra giunti fino ai giorni nostri vi sono la fortezza della White Tower (10771097), nella Torre di Londra, e il castello di Colchester, nell’Essex, probabilmente entrambi opera dello stesso progettista. La prima, edificata entro le mura romane di Londra, nei Fortezza pressi del Tamigi, era ubicata in una posizione strategica che della White Tower permetteva di controllare gli accessi alla città sia dal fiume sia dalla campagna. Utilizzata in origine come residenza reale e in seguito come carcere, si erge su 3 piani e presenta pareti di pietra calcarea proveniente da Caen, tanto massiccie che in prossimità della base rivelano uno spessore di 3,6 metri. Su ispirazione della White Tower londinese vengono realizza-

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Architetture romanica e gotica

In Italia

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Torri civiche

te costruzioni di analoga tipologia, quali il castello di Rochester, nel Kent, il castello di Dover, il castello di Hendigham, nell’Essex, il castello di Richmond, nel North Yorkshire, e il castello di Durham, parte di un complesso (insieme al monastero e alla cattedrale) arroccato su una rupe scoscesa. In Italia si trova il palazzo dei Normanni, o Palazzo Reale di Palermo, edificato appunto dai Normanni nel XII secolo su una preesistente struttura araba del IX secolo. All’interno della città medievale è frequente anche la presenza di torri civiche, derivate dal modello dei torrioni difensivi romani. In epoca romanica si diffonde la tipologia a base quadrata o rettangolare, anche se non mancano esempi a base poligonale. Dal momento che l’altezza della torre simboleggia il potere e l’importanza del committente, queste costruzioni si spingono ad altezze considerevoli, spesso intorno ai 100 metri, grazie a solide fondamenta e spesse murature di elevazione, coadiuvate da archi di scarico e contrafforti. La superficie interna della torre, non molto estesa data la tipologia della struttura, viene in molti casi ampliata nei piani superiori tramite la realizzazione di ballatoi esterni di legno. Tra gli esempi più celebri di organizzazione urbana dell’età comunale vi è la città di San Gimignano, in Toscana. Con le sue attuali 14 torri (in origine erano circa 70) rappresenta una delle realtà più significative e meglio conservate al mondo, tanto che nel 1990 l’Unesco l’ha dichiarata Patrimonio dell’Umanità. Tra le infrastrutture più conosciute giunte in buone condizioni fino a oggi va citato, infine, il ponte di Besalù, in Catalogna (Spagna), edificato nel corso del XII secolo sul fiume Fluviá.

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Infrastrutture

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San Gimignano

Principali esempi di Romanico in Europa

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Come anticipato nel paragrafo relativo all’inquadramento storico, l’architettura romanica, estesa a livello europeo secondo principi di coerenza e uniformità, si esprime nelle singole realizzazioni secondo peculiarità costruttive, formali e materiche tipiche dello Stato in cui sorgono.

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Nuovo linguaggio architettonico

■ Il Romanico in Francia In corrispondenza della rapida maturazione della lingua romanza, le cui prime opere letterarie risalgono alla fine dell’XI secolo, la Francia elabora precocemente un linguaggio architettonico monumentale, ricco di fantasia, complesso e talora raffinato, anche per l’influsso dell’aulica tradizione

1 - Architettura romanica

carolingia e per l’azione determinante di una civiltà monastica di alta cultura come quella cluniacense. Caratteristica del Romanico francese è la ricca articolazione di scuole regionali, che si influenzano reciprocamente: per prime la Normandia e la Borgogna elaborano le forme tipiche dello stile romanico, con accentuazioni particolari. Le chiese normanne, dallo stile sobrio e sostenuto, presentano spesso una facciata a doppia torre (Saint-Étienne e la Trinità, a Caen) e un’intensa articolazione plastica dell’interno, scandito dalle campate divise da pilastri (Notre-Dame, a Jumièges; Mont Saint-Michel). Il sistema di copertura a volta, che compare precocemente intorno alla metà dell’XI secolo, nel secolo successivo conosce una rapida maturazione che prelude al Gotico. La scuola borgognona risulta improntata sugli schemi cluniacensi, complessi e monumentali, esemplificati nella gigantesca abbazia di Cluny (5 navate e 2 transetti, copertura con volte a botte), nelle ricche soluzioni absidali, con coro a deambulatorio e cappelle radiali (Saint-Martin, a Tours; Saint-Philibert, a Tournus) e nell’impiego esteso della volta a crociera (Saint-Étienne, a Nevers; Sainte-Madeleine, a Vézelay). I modi stilistici di queste due scuole hanno larga diffusione (da Cluny dipendono le chiese di Paray-le-Monial, Beaune e Autun), e intrecciano altre varianti regionali: lo schema a sala, con navate di uguale altezza, nella provincia francese del Poitou (Saint-Savin); il grande sviluppo del transetto con tiburio e abside a deambulatorio nell’Alvernia (Notre-Damedu-Port, a Clermont-Ferrand; Saint-Sernin, a Tolosa), schema tipico delle chiese-stazioni di pellegrinaggio ampiamente diffuse in Europa; le chiese a cupola dell’Aquitania, singolare episodio di derivazione bizantina (Saint-Front, a Périgueux); l’impronta fortemente classica in Provenza; il linguaggio nobilissimo, e più tardo, dell’Île-de-France (SaintDenis; facciata occidentale di Chartres), che rapidamente sfocia nelle forme del Gotico primitivo. Non meno ricchi e imponenti sono gli sviluppi della scultura, dai primi esempi decorativi (capitelli del coro di Cluny, 1090 circa) alle mature, robuste espressioni plastiche del XIII secolo. Lo stile dell’architettura romanica francese ha ben presto larga diffusione in Europa e nelle terre del Levante mediterraneo: le chiese costruite dai Crociati in Terra Santa derivano dallo stile borgognone e provenzale (Santo Sepolcro, a Gerusalemme; cattedrale di Byblos), mentre la fitta rete di castelli e opere di difesa elabora e perfeziona schemi già creati in Francia, in Normandia e in altre regioni.

Le chiese normanne

La scuola borgognona

Le varianti regionali

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La scultura

Larga diffusione

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Architetture romanica e gotica

Figura 36 Facciata della basilica di Sant’Ambrogio, a Milano.

■ Il Romanico in Italia Quasi in contemporanea con la Francia, gli schemi tipici dell’architettura romanica vengono elaborati anche in Italia, e più precisamente in Lombardia. Primo modello è la basilica di Sant’Ambrogio a Milano (XI sec.), che definisce gli aspetti propri del Romanico lombardo: la facciata a capanna, l’accentuazione delle linee orizzontali (a differenza dei tipi francesi tendenti alla verticalità) e la robusta e sobria articolazione plastica dell’interno, con ampie campate coperte da volte a crociera.

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I primi sviluppi del prototipo milanese

Questo schema viene sviluppato rapidamente e con genialità nelle grandi chiese sorte fra l’XI e il XII secolo tra Pavia e la via Emilia: San Michele a Pavia, il duomo di Modena, le cattedrali di Parma e Piacenza e la basilica di San Zeno a Verona arricchiscono il prototipo milanese accentuando il connubio organico di struttura architettonica e decorazione plastica ed esaltando in chiave monumentale la parte presbiteriale (abside, transetto, tiburio), secondo un processo evolutivo che culminerà nello slancio protogotico del battistero di Parma, iniziato da Benedetto Antelami nel 1196. La diffusione dell’architettura lombarda è notevolissima, non

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1 - Architettura romanica

solo in Italia, ma anche in Spagna e Germania, al punto che in essa si è finito per identificare l’intero fenomeno del Romanico italiano: anche se questa linea interpretativa necessita di correzioni e sfumature, è però indubbio che l’accezione lombarda è quella più coerente alle comuni matrici del Romanico europeo, cui risultano sostanzialmente estranei molti episodi, peraltro di altissimo livello, dell’architettura italiana del periodo. Così è per le creazioni fiorentine dell’XI-XII secolo, che appaiono come un’elegante e originale continuazione del classicismo paleocristiano e altomedievale; per le esperienze di Roma e del Lazio, che danno nuovo respiro alle forme della tradizione locale, classica e paleocristiana; per Venezia e il litorale veneto, legati al prevalente influsso dell’orientalismo bizantino; per gran parte degli sviluppi dell’Italia meridionale e della Sicilia in particolare, da un lato schiettamente bizantini, dall’altro toccati da influssi arabi, che interessano anche costruzioni normanne come il duomo di Cefalù e quello di Monreale. Un caso particolarissimo è rappresentato dall’architettura pisana: il duomo di Pisa, iniziato da Buscheto nel 1063 secondo un ideale di astratta classicità del tutto estraneo alla tematica romanica, viene modificato in chiave lombarda dal successivo intervento di Rainaldo (metà XII sec.), dando vita a un connubio di alto valore formale che sostanzia modi architettonici i quali, da Lucca e Pistoia, si diffondono fino alla Puglia e alla Sardegna. Gli sviluppi della più schietta tradizione lombarda interessano tutta l’Italia settentrionale, espandendosi al centro (Arezzo) e lungo il litorale adriatico, nelle Marche (Santa Maria in Porto Nuovo; Santa Maria a Piè, a Chienti) fino in Puglia, dove il prototipo della basilica di San Nicola, a Bari, arricchito di motivi normanni (le torri in facciata), dà vita a un’imponente fioritura di cattedrali (Trani, Ruvo, Bitonto).

Il modello lombardo

Altre influenze in Italia

Duomo di Pisa

Diffusione della tradizione lombarda in Italia

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■ Il Romanico in Inghilterra Il Romanico inglese appare strettamente legato a quello fran- Influenza del cese: con la conquista normanna (1066) gli schemi architet- modello francese tonici della Normandia e della Borgogna penetrano nell’isola, dove vengono articolati in forme complesse e riccamente strutturate (abbazia di Saint Albans; cattedrali di Lincoln, Ely, Winchester, Durham, Gloucester, Norwich), evolvendo rapidamente verso gli elementi costitutivi (volta costolonata, ovvero con costoloni che ne suddividono la superficie convogliando le spinte ai pilastri di sostegno) e formali (verticalismo) del Gotico primitivo. L’influenza francese è sensibile anche nella scultura, strettamente integrata alle strutture architettoniche, che rielabora gli intrecci zoomorfi di ascendenza vichinga e irlandese.

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Architetture romanica e gotica

Influenze lombarde e francesi

Il Romanico portoghese

Influenza lombarda Schemi borgognoni

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■ Il Romanico in Spagna e in Portogallo Poco adatta (per vicende storiche e tradizioni culturali) a elaborazioni autonome della civiltà romanica, la Spagna è raggiunta dal Romanico tramite la penetrazione di correnti lombarde e francesi, attraverso la Catalogna, in Aragona e Castiglia e León, soprattutto lungo le vie di pellegrinaggio che portano al santuario di Santiago de Compostela, di derivazione cluniacense; l’impronta lombarda è prevalente in complessi quali i monasteri di Santa Maria di Ripoll e Santo Domingo di Silos. Dagli esempi architettonici spagnoli discendono direttamente quelli portoghesi come la cattedrale di Coimbra, derivata da Santiago de Compostela, e la cattedrale di Évora. ■ Il Romanico in Germania Nei Paesi dell’Europa centrale, particolarmente in Germania, la grande tradizione aulica ottoniana condiziona ampiamente la nascita del Romanico, che acquista lentamente autonomia verso la fine dell’XI secolo, per svilupparsi rapidamente nel secolo successivo, specialmente in Sassonia e Renania: il duomo di Spira (interamente voltato a crociera), il duomo di Treviri e le cattedrali di Magonza e di Worms presentano possenti masse plastiche, ritmicamente organizzate, caratterizzate dalla presenza di 2 cori contrapposti e dalla frequente soluzione a torre unica della facciata. I partiti decorativi (come fregi, statue e mosaici), specie in Renania (Santa Maria in Campidoglio e Santi Apostoli, a Colonia), mostrano evidenti influssi lombardi, mentre le chiese conventuali (abbazia di Santa Maria Laach) si ispirano a schemi borgognoni. Gli altri aspetti dell’architettura romanica tedesca sono assai meno tipicizzati, o perché ancora legati alle forme ottoniane, o perché rapidamente volgenti verso il Gotico: così è per le strutture in cotto tipiche dei Paesi Baltici (Lubecca) e per i grandi edifici della prima metà del XIII secolo (cattedrali di Limburg, Naumburg, Bamberga). ■ Il Romanico in Austria e in Svizzera In Austria l’architettura romanica, diffusasi nel corso del XII secolo secondo modelli lombardi (duomo di Gurk), conosce un precoce sviluppo dello stile di transizione introdotto dai cistercensi (chiese capitolari di Heiligenkreuz e Lilienfeld) che prelude al Gotico. In Svizzera il Romanico si prolunga fino al XIII secolo, raccogliendo influssi renani, francesi e lombardi (cattedrale di Sciaffusa; abbazia di Hauterive). Le cattedrali di Ginevra, Losanna, Zurigo, Coira e Basilea, iniziate in periodo romanico, sono tutte completate e modificate in epoca gotica.

1 - Architettura romanica ■ Il Romanico nell’Europa del Nord Nei Paesi Bassi, zona di tradizionale irradiazione delle arti Paesi Bassi francese e tedesca, il Romanico non conosce sviluppi autonomi (la cattedrale a 5 torri di Tournai, del XII secolo, è una derivazione dal Romanico normanno) e in conseguenza della veloce penetrazione dello stile cistercense passa rapidamente al Gotico. I Paesi scandinavi, accanto a un’originale versione locale di Penisola Scandinava chiese lignee, in gran parte perdute (un esempio conservato è la chiesa di Urnes, del XII secolo), presentano forme romaniche di tipo anglonormanno (Danimarca, Norvegia), di derivazione renana (cattedrali di Ribe e Roskilde) e anche di netta impronta lombarda (cattedrale di Lund, in Svezia). ■ Il Romanico nell’Est europeo In tutto l’Est europeo il predominio incontrastato dell’arte Influenza bizantina bizantina lascia poco spazio alla penetrazione delle forme romaniche, di cui non mancano tuttavia singoli nonché interessanti episodi. Tra l’XI e il XII secolo l’Istria e il litorale dalmata, direttamente aperto all’influsso italiano, accolgono numerosi esempi di architetture schiettamente lombarde (San Donato, a Zara; cattedrale di Traù), adorne di una ricca decorazione scultorea, anch’essa di forme lombarde, che successivamente alimenterà una fiorente scuola locale.

SCHEMA RIASSUNTIVO CONTESTO STORICO

Dopo l’anno Mille un profondo rinnovamento generale, che investe i settori politico, economico, sociale e religioso, risolleva le sorti della società medievale, portando un netto miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e il consolidamento di centri di potere quali l’Impero, la classe nobiliare, il Papato e i nuovi ordini religiosi.

ARCHITETTURA RELIGIOSA

La Chiesa, con il suo ruolo di primaria importanza all’interno della società, si fa promotrice della realizzazione di importanti opere, punti di riferimento nel panorama urbano, quali le cattedrali, le abbazie e i monasteri, luoghi di accoglienza per i fedeli e simboli di vita eterna.

ARCHITETTURA CIVILE

Sicuramente in ombra rispetto all’architettura religiosa, quella civile esprime le proprie potenzialità nel processo di rinascita delle città, sviluppato sia attraverso la fondazione di nuove città fortificate, sia tramite il recupero di preesistenti strutture dell’antica Roma, modello di riferimento incontrastato.

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2 Architettura gotica Tito

Lo stile gotico fiorisce tra la prima metà del XII e il XV secolo: dai primi cantieri delle cattedrali francesi dell’Île-de-France fino alle tarde manifestazioni dell’Europa occidentale, il Gotico rappresenta in campo artistico l’ultima fase unitaria nell’ambito dell’arte medievale.

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Inquadramento storico e geografico

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Il significato originario del termine

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L’eccezione italiana

Oggi il termine Gotico indica lo stile artistico nato nella regione dell’Île-de-France, nel nord della Francia, verso la metà del XII secolo. Gradualmente l’arte gotica si estende a buona parte dell’Europa occidentale, interessando molti Stati (Gran Bretagna, Germania, Spagna, Portogallo) fino al XV secolo, ad eccezione dell’Italia, che, nel corso del Quattrocento, vedrà sorgere un differente movimento culturale (Umanesimo) e artistico (Rinascimento). Il termine denota quindi lo stile diffusosi nell’Europa occidentale grosso modo tra la fine del Romanico e la diffusione del Rinascimento. Diverso era il significato originario del termine “gotico”: coniato nel XV secolo dalla storiografia rinascimentale e attribuito da alcuni storici a Lorenzo Valla, da altri a Raffaello, era usato in senso dispregiativo e polemico come sinonimo di “barbaro”; inizialmente definiva un tipo di grafia opposta a quella romana, e successivamente venne usato per indicare una forma artistica rozza e poco raffinata, nella migliore delle ipotesi arbitraria e bizzarra, antitetica rispetto all’equilibrio e all’armonia espresse dall’arte classica greca e romana. Il Vasari stesso nei suoi scritti si riferisce alla «maniera dei Goti» per criticare opere architettoniche medievali, in cui molte soluzioni stilistiche dimostrano il decadimento della civiltà romana e il nefasto effetto delle invasioni barbariche. Nel corso dei secoli XVII e XVIII si diffondono diverse interpretazioni del Gotico, inteso sia come forma d’arte inventata dai Goti, antico popolo germanico, e importata in Francia, sia come “art got o cot”, ossia arte della Luce e dello Spirito. È però solo con gli approfonditi studi dedicati al Medioevo dal Romanticismo che si attua un processo di rivalutazione dell’arte e dell’architettura gotiche, superando i numerosi pregiudizi storici e giungendo a una serena valutazione dei loro caratteri specifici: giudizio che si è protratto fino ai nostri giorni.

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Nascita del Gotico

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L’evoluzione del significato

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2 - Architettura gotica

Nascita delle monarchie nazionali

Uniformità culturale

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■ Il contesto storico Per comprendere appieno i caratteri fondamentali dell’architettura gotica può essere utile delineare un quadro generale di riferimento dell’Europa dell’epoca, caratterizzata da grandi cambiamenti storici, sociali, economici e tecnologici. Il contesto storico vede il declino dell’Impero Romano d’Oriente, la crisi del Sacro Romano Impero e la nascita delle monarchie nazionali, sostenute sul piano filosofico dal principio scolastico di San Tommaso d’Aquino, secondo cui «l’uomo è per natura animale sociale» e allo stesso tempo «non può esservi vita sociale in una moltitudine, senza il governo di uno solo che miri al bene di tutti; il bene comune è preminente rispetto al bene individuale». A questo si aggiunge il proliferare dei monasteri benedettini (circa 40 000), cluniacensi e cistercensi che garantiscono la custodia del sapere e un’uniformità culturale europea, oltre a un capillare controllo religioso e amministrativo di vaste porzioni di territorio. Da ricordare, inoltre, la nascita degli ordini mendicanti francescani e domenicani e, nel corso delle Crociate, degli ordini cavallereschi dei Templari e dei Cavalieri di Malta, che favoriscono lo spostamento in massa dei pellegrini dal Nordeuropa all’Oriente. In ambito tecnologico alcune invenzioni, quali il mulino ad acqua e le apparecchiature per la tessitura, cui si aggiungono scoperte quali l’utilizzo del carbone, favoriscono un’evoluzione nell’organizzazione del lavoro e delle attività artigianali e i conseguenti sviluppo economico e notevole crescita demografica. In questo quadro le città, i territori e le monarchie diventano sistemi aperti, che risentono di molteplici influssi e costituiscono terreno fertile per il consolidarsi di una cultura europea e occidentale. L’avvento sul piano sociale ed economico di una ricca borghesia mercantile e imprenditoriale, alleata al potere religioso e monarchico, costituisce infine un potente motore per la realizzazione di imponenti opere architettoniche, che trova nel Gotico un degno veicolo espressivo.

Innovazioni sul piano tecnologico

Un nuovo ceto sociale

■ Le fasi di sviluppo del Gotico L’architettura gotica, dagli esordi al suo decadimento, ha uno sviluppo temporale di circa quattro secoli, dal XII al XV; come già detto, si afferma in alcuni Stati europei (Francia, Inghilterra e Germania) piuttosto che in altri (Italia). Lo svilup- Quattro periodi po complessivo viene generalmente suddiviso cronologicamente in quattro periodi. • Gotico primitivo o Protogotico (1150-1230 circa): è la fase Protogotico

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Gotico classico

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Tardogotico

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Gotico radiante

d’avvio, che ha inizio con la ristrutturazione del primo edificio con caratteristiche gotiche compiute, ossia l’abbazia di Saint-Denis, nell’Île-de-France, a nord di Parigi, centro culturale, artistico e politico d’Europa, e prosegue con il consolidamento delle tecniche costruttive qui sperimentate in altri cantieri, quale quello della cattedrale di Saint-Étienne, a Sens (Borgogna). • Gotico classico (1230-1300 circa): è il periodo di apogeo dello stile gotico, che viene inaugurato con la riedificazione della cattedrale di Chartres e la successiva realizzazione delle imponenti cattedrali di Reims, Amiens e Bourges, simboli della massima perfezione raggiunta dall’architettura gotica francese. • Gotico radiante (XIV sec.): questa fase è caratterizzata da un’estremizzazione dei principi del Gotico francese, che si esprime nell’abolizione delle pareti perimetrali degli edifici e nell’esasperato assottigliamento delle strutture portanti, a vantaggio di leggere e diafane vetrate. Esempi significativi sono costituiti dalle testate dei transetti di Notre-Dame e dalla Sainte Chapelle, a Parigi. Fiammeggiante è il termine utilizzato per indicare l’ultima fase del Gotico francese, uno stile costituito dall’utilizzo di elementi allungati e snelli, riconducibili nella loro configurazione formale all’immagine della fiamma. • Tardogotico (seconda metà del XIV e XV sec.): è il periodo conclusivo del Gotico, in cui lo stile si sviluppa seguendo nuove direzioni rispetto alle forme dei secoli XII e XIII: esaurita la sperimentazione architettonica delle grandi cattedrali, ci si concentra su nuove tipologie, quali le parrocchie cittadine, le chiese degli ordini mendicanti e le abbazie degli ordini tradizionali. Dal punto di vista geografico le regioni più innovative del periodo risultano Germania, Polonia, Boemia e Inghilterra.

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Architetture romanica e gotica

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Le origini francesi e le declinazioni nazionali e regionali (Gran Bretagna, Italia, Germania, Spagna e Portogallo) Diversamente da quanto era avvenuto per l’architettura romanica, policentrica e priva di una località originaria considerata quale centro propulsore per la diffusione dello stile, gli stilemi dell’architettura gotica vengono espressi per la priPrimo esempio ma volta nel 1136 nell’Île-de-France, in occasione della ricodi architettura gotica struzione del coro e del nartece dell’abbazia di Saint-Denis (intitolata al santo martire Dionigi) diretta dall’abate Suger, 136

2 - Architettura gotica

Un taglio netto con il passato

Il tema della luce

Nuova concezione dello spazio

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influente consigliere del re di Francia Luigi VII e reggente in sua assenza durante le Crociate. Intento dell’abate è quello di far ricostruire la sua chiesa, intimamente legata alla storia del regno di Francia e alla dinastia regnante, secondo concezioni per l’epoca moderne e fastose, in modo da creare un’opera architettonica nuova, che si differenzi dalle altre e sia portatrice di una rinnovata spazialità, adatta a ricevere la moltitudine di fedeli che periodicamente accorre a venerare le reliquie del Santo. Il programma ideologico e artistico del Gotico è inoltre influenzato da una serie di scritti, rinvenuti da Suger all’interno dell’abbazia stessa, appartenuti a Dionigi l’Areopagita, filosofo plotiniano del V secolo promotore di una metafisica della luce. Questo tema diviene di fondamentale importanza nell’immaginazione dell’abate, il quale si appassiona al mistero della luce tanto profondamente da riconoscere a esso valenze sovrannaturali e divine. In tal senso i caratteri dell’architettura gotica, all’epoca appena abbozzati in alcuni esempi di chiese minori dell’Île-deFrance, offrono all’abate Suger un ottimo spunto di riflessione sulle possibilità offerte dal nuovo stile in relazione alla massima valorizzazione della spazialità e della luce in campo architettonico. È così che nel 1144 Suger, alla presenza della nobiltà, del clero e dei sovrani di Francia (Luigi VII ed Eleonora d’Aquitania), inaugura il deambulatorio del coro della chiesa abbaziale, caratterizzato da uno spazio libero e arioso, privo delle pareti divisorie tra le cappelle, sorretto da esili pilastri e delimitato da un ondulato diaframma di vetrate. Aspetto interessante del coro, valorizzato come elemento centrale della composizione, è il fatto che esso costituisca un ambiente non più suddiviso in sezioni, come avveniva precedentemente, ma caratterizzato da uno spazio unitario. Nello stesso periodo, a partire dal 1135, e sempre nell’Île-deFrance, un’altra cattedrale viene costruita secondo i principi dello stile gotico, quella di Saint-Étienne, a Sens. La chiesa, composta di 3 navate coperte da volte a crociera ogivali tipicamente gotiche, è consacrata da papa Alessandro III nel 1164; tra il 1490 e il 1517 viene aggiunto un transetto poco pronunciato e nel 1534 è completata la torre della facciata. Internamente la cattedrale presenta una navata centrale decisamente larga e poco slanciata, impostata su campate di forma rettangolare e quadrata sormontate da volte a crociera esapartite; il peso di queste ultime viene scaricato in modo non uniforme su pilastri polilobati (a fascio, cinti da nervature) più robusti e su sostegni più deboli, costituiti da 2 colonne

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Cattedrale di Saint-Étienne, a Sens Gli spazi interni

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Architetture romanica e gotica

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appaiate. Le pareti che delimitano la navata centrale sono articolate su 3 livelli: le arcate che immettono sulle navate laterali, il triforio cieco – galleria ricavata nella fascia muraria posta sopra le navate laterali e composta da una teoria di loggette – e le finestre, nella porzione più alta. Le navate laterali, impostate su campate di forma quadrata, hanno proporzioni più slanciate in rapporto alla navata centrale e alla loro dimensione in pianta, raggiungendo un’altezza di oltre 12 metri. Il coro presenta 3 campate con volte a crociera esapartite analoghe a quelle della navata centrale, l’ultima delle quali si conclude con una cupola a semicerchio suddivisa in 5 porzioni. Il coro è poi circondato dal deambulatorio, ideale prosecuzione delle navate laterali, composto dalla successione di 6 cappelle. Tra i primi esempi di cattedrali gotiche francesi particolare è il caso della cattedrale di Noyon, edificata a partire dal 1145 secondo uno stile di transizione tra il Romanico e il Gotico (il cosiddetto Protogotico). Il corpo di fabbrica è a pianta a croce latina, l’interno è articolato in 3 navate, di cui quella centrale è il doppio delle laterali. Il coro è costituito da 3 campate rettangolari, oltre a una quarta semicircolare, il tutto circondato da un deambulatorio cui sono annesse cappelle rettangolari sui lati rettilinei e semicircolari disposte a raggiera nella parte curvilinea (chapelles rayonnantes). I bracci del transetto, abbastanza pronunciati, presentano un’insolita terminazione absidata. La facciata, di aspetto robusto e massiccio, ben esprime la fase transitoria tra Romanico e Gotico, ed è preceduta da un portico a 3 arcate che inquadrano i portali di ingresso alla chiesa. A differenza della cattedrale di Saint-Étienne, questa risulta articolata su 4 livelli: un primo livello di arcate, un secondo riservato ai matronei, un terzo costituito dal triforio e un quarto dalle alte finestre del claristorio (la parte superiore della navata centrale). La particolarità dell’alzato quadripartito sarà una caratteristica tipica anche delle successive cattedrali di Soissons e Laon, fino alla cattedrale di Notre-Dame, a Parigi. Ubicata nella parte orientale dell’Île de la Cité, nella piazza omonima nel cuore della capitale francese, Notre-Dame rappresenta una delle costruzioni gotiche più grandi e celebri al mondo, nonché uno dei monumenti più visitati di Parigi. La costruzione dell’opera inizia nel 1163 e si protrae fino al 1225, quando vengono completate la facciata principale e le torri campanarie gemelle. Il fronte più noto dell’intero complesso è rappresentato dalla facciata occidentale, scandita dal punto di vista compositivo in 3 fasce: quella bassa dei 3 por-

Un esempio sui generis

Cattedrale di Notre-Dame, a Parigi

La facciata occidentale 138

2 - Architettura gotica

tali fortemente strombati (cioè allargati a forma di tromba) e decorati da un ricco apparato scultoreo (portali della Vergine, del Giudizio Universale e di Sant’Anna), quella di mezzo occupata dal grande rosone centrale affiancato da 2 ampie finestre ogivali, e quella superiore costituita dalle 2 torri gemelle, raccordate alla base da una serie di colonne e archi intrecciati (la Galleria delle Chimere, grotteschi mostri mitologici). La chiesa ha pianta rettangolare, con la parte absida- La struttura le conclusa da un semicerchio e lo spazio interno organizzato sulla base di una croce latina a 5 navate; queste terminano in un doppio deambulatorio e sono attraversate da un transetto contenuto all’interno del perimetro dell’edificio. Caratteristiche di rilievo sono i massicci pilastri circolari che sud-

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Ti Figura 37 Facciata occidentale della cattedrale di Notre-Dame, a Parigi.

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Architetture romanica e gotica

dividono le campate e il matroneo, schermato da finestre trifore e sormontato da bifore attraverso le quali filtra la luce. Importante per le novità introdotte C nei modi costruttivi è la cattedrale di Chartres, ubicata nell’omonima cittadina a sudovest di Parigi e considerata uno degli edifici gotici più importanti e meglio conservati di Francia, al punto che nel 1979 l’Unesco l’ha dichiarata Patrimonio dell’Umanità. La B costruzione, distrutta da un incendio nel 1194 e immediatamente sottoposta a un intervento di ricostruzione che si è protratto per una sessantina d’anni, è di fondamentale importanza per l’introduzione di una serie di A elementi innovativi che hanno contribuito a chiarire in modo esemplare la tipologia della chiesa gotica. Innanzitutto va rilevata la modifica nella composizione dell’elevazione interna tramite l’abolizione delle tribune o matronei. I piani di suddiviFigura 38 sione del fronte interno scendono quindi da 4 a 3 (archi delAlzato interno della la navata, loggetta del triforio e alte finestre del claristorio): cattedrale di Chartres: in questo modo la cesura costituita dalla zona d’ombra delle A) archi della navata tribune viene eliminata, tutti gli elementi sono portati sullo B) loggetta del triforio C) finestre del claristorio. stesso piano e si definiscono una maggiore continuità e omogeneità interne. La seconda innovazione è data dalla sostituzione delle volte a crociera esapartite (tipiche delle prime costruzioni gotiche) con volte quadripartite, più funzionali dal punto di vista statico. In questo modo si risolve l’inconveniente caratUniforme teristico delle prime volte a crociera, cioè la difforme distridistribuzione buzione dei carichi, secondo cui si venivano a determinare dei carichi elementi di sostegno “forti” (i pilastri compositi polilobati su cui convergevano i costoloni diagonali e i grandi archi trasversali che separavano le campate) ed elementi di sostegno “deboli” (i pilastri più snelli su cui scaricavano il loro peso gli archi trasversali supplementari che si intersecavano al centro di ogni campata). La soluzione introdotta nella chieEliminazione sa di Chartres elimina ogni squilibrio statico e adotta soludegli squilibri zioni portanti uguali tra loro, introducendo per la prima volta il concetto di serialità in edilizia.

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2 - Architettura gotica

Il terzo elemento innovativo è rappresentato dall’uso intensivo degli archi rampanti e dei piloni in sostituzione degli antichi contrafforti di origine romanica. Questo sistema costruttivo, ideato per liberare lo spazio interno da eccessive pilastrature adottando un impianto strutturale puntiforme – portato parzialmente al di fuori del corpo di fabbrica –, assume un significativo impatto estetico, evidenziato dalla simbolica impalcatura che circonda la navata centrale e che materializza l’intricata sovrapposizione di linee di forza necessarie a sostenere l’insieme. Questo stratagemma consente di evidenziare lo sviluppo verticale dell’edificio e di alleggerire le masse murarie, ora semplici tamponamenti atti a ospitare grandi e luminose finestre. Il XIII secolo vede la piena maturità dello stile, caratterizzato da un sempre maggiore slancio verticale, dalla perfetta struttura a volta, dall’apertura di grandi finestre e rosoni e dallo sviluppo imponente del coro con cappelle radiali (cattedrali di Reims, Amiens e Beauvais). Legata alle sorti della monarchia francese, sotto i regni di Filippo Augusto (1180-1223) e Luigi IX (1226-1270), l’architettura gotica si diffonde in tutto il Paese, con alcune particolarità regionali, come nell’Angiò (volte ribassate) e nella Linguadoca (cattedrale fortificata di Albi, 1282-1390). Il XIV secolo arricchisce le strutture con le complessità decorative del Gotico fiammeggiante, ma ormai la Francia ha perso il ruolo di centro espansivo di questo stile. Al fasto regale delle cattedrali, le chiese dell’ordine cistercense contrappongono una grande nitidezza di struttura (assenza del coro con cappelle, ridotto verticalismo) e la rinuncia alla decorazione scultorea (abbazie di Fontenay, 1147, e Pontigny, 1120-1170), secondo moduli fedelmente ripresi dalle chiese dell’ordine in tutta Europa (Germania, Italia). Tra il XIII e il XIV secolo anche l’architettura civile conosce importanti sviluppi, con le tipiche soluzioni della città cinta di mura (Carcassonne) e del castello-fortezza, col mastio difensivo che diviene anche residenza signorile (Angers; Vincennes; l’imponente palazzo dei papi ad Avignone, 1336-1342). Con l’ascesa sociale e la progressiva affermazione della classe borghese anche l’edilizia privata giunge a un alto grado di perfezionamento.

Impianto puntiforme

Uno stile più maturo

Il modello cistercense

Sviluppo dell’architettura oncesso in li c lo o it T civile

■ Il Gotico nei Paesi Bassi Dopo aver preso il sopravvento sul Romanico, dalla fine del XIII secolo il Gotico si estende a tutta la zona dei Paesi Bassi, dove perdura tenacemente fino al XVI secolo. Gli influssi fran- Influenze francesi cesi sono predominanti sia nelle chiese abbaziali cistercensi

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Influenze tedesche

Abbondanza di edifici civili

Scelte originali

Due fasi

La scultura

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Architetture romanica e gotica

sia nelle cattedrali di Tournai, Bruxelles, Anversa e nelle regioni della Schelda e della Mosa, mentre nelle Fiandre predominano influenze tedesche, anche nell’uso del laterizio. Lo schema tedesco della chiesa a sala (Hallenkirche) prevale in Olanda, dove ha grande sviluppo l’architettura in mattoni. La prosperità economica delle città fiamminghe è simboleggiata dall’abbondanza e varietà degli edifici civili: mercati, torri civiche e palazzi municipali (Bruges, 1377; Oudenaarde, 1526-1537), per i quali viene elaborata una versione particolarmente notevole del Gotico fiammeggiante. ■ Il Gotico in Inghilterra In Inghilterra il Gotico si afferma precocemente – già alla fine dell’XI secolo è in uso la volta a crociera costolonata – e, nonostante il rapporto con la Francia (nel 1174 la ricostruzione della cattedrale di Canterbury viene affidata a Guglielmo di Sens, che utilizza il modello della cattedrale della sua città), secondo scelte specifiche e originali: pianta assai allungata con doppio transetto, abside rettilinea in luogo del coro a cappelle radiali, facciate molto distese, spesso con torri poderose e uno spazio interno frantumato e pittoresco, estraneo alla logica razionale delle costruzioni francesi. Alla prima fase del Gotico inglese (early English, fino al 1250 circa) segue la piena maturità del Gotico ornato (1250-1350), che ha per centri di diffusione la corte inglese e l’abbazia di Westminster. Seppur in rapporto con la coeva architettura francese, evidenzia originali scelte decorative, specie nelle costolonature delle volte e nei finestroni traforati come una trina (interni di Ely, Wells e York). La forma più tipica del Gotico inglese è lo stile perpendicolare, vero linguaggio nazionale protrattosi fino al XVI secolo, la cui imponenza è ravvivata dal raffinatissimo gioco delle volte a vela o a ombrello, con infinite nervature (cappelle reali di Cambridge e Westminster); tale linguaggio caratterizza anche l’architettura civile, in pieno sviluppo dal XV secolo, con i primi grandi collegi e castelli meno rudi di quelli medievali. La decorazione plastica delle cattedrali non presenta caratteri propri di originalità, mentre tipici della scultura inglese sono i monumenti sepolcrali con la figura giacente del defunto. ■ Il Gotico in Germania, in Austria e in Svizzera

La permanenza della forte tradizione romanica contraddiIl Gotico in Germania stingue la prima fase del Gotico in Germania (da Bamberga, 1201-1237, a Halberstadt, dal 1230 circa), mentre nella seconda metà del XIII secolo si verificano trasposizioni dal Gotico francese (Strasburgo, Colonia), in seguito alle quali si diffon142

2 - Architettura gotica

de uno stile fiammeggiante con ricchissime decorazioni scultoree a traforo (facciata di Strasburgo, iniziata nel 1277). Gli splendidi cicli scultorei delle cattedrali, pur sul modello di quelli francesi, mostrano spesso una spiccata originalità e un intenso naturalismo di alto valore espressivo. Ma il maggior contributo del Gotico tedesco è il tipico schema della chiesa a sala (Hallenkirche), assai diffuso dal XIV al XVI secolo. Un volto particolare ha anche l’architettura delle zone settentrionali (Lubecca), semplicissima nelle strutture, priva di decorazione scultorea e interamente costruita in mattoni invece che in pietra, secondo moduli che si diffondono nei Paesi scandinavi. I tradizionali schemi gotici hanno lunga vita nei Paesi tedeschi, soprattutto negli edifici civili, disegnando l’intera fisionomia delle città germaniche fino al periodo barocco. Scarsa originalità ha invece l’architettura gotica in Austria, fatta eccezione per la cattedrale di Santo Stefano, a Vienna. La Svizzera, tra il XIII e il XIV secolo, risente sia dell’apporto francese (Ginevra, Losanna, Friburgo) sia di quello tedesco (gli architetti della famiglia Ensinger, di origine sveva, lavorano a Costanza, Berna e Basilea). Come avviene per gli altri Paesi dell’area germanica, fino a tutto il XVI secolo il Gotico è lo stile nazionale delle città svizzere (edifici pubblici e privati, logge, fontane e così via).

Ricche decorazioni scultoree

La chiesa a sala Lo stile delle regioni settentrionali

Il Gotico in Austria Il Gotico in Svizzera

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■ Il Gotico nell’Europa orientale L’influenza francese è tangibile anche in Paesi lontani come Influenza francese l’Ungheria (Castello Reale e cappella di Esztergom) e la Cecoslovacchia (la cattedrale di Praga fu iniziata da Mathieu d’Arras, 1344-1352). Tuttavia, gli stretti legami storici tra l’Austria e la dinastia di Boemia creano una comune corrente culturale, legata soprattutto all’attività degli architetti della famiglia dei Parler, operanti a Vienna e a Praga. Qui Peter Parler realizza nel coro della cattedrale (1353-1385) un modello di architettura per vetrate che, oltre a esercitare una notevole influenza in Polonia (Marienkirche, a Cracovia, 1384) e Ungheria, a Jàk, si estende ai Paesi tedeschi, da Vienna a Norimberga. ■ Il Gotico nella Penisola Scandinava Nella Penisola Scandinava il maggior tramite per la diffusione del Gotico è costituito dagli ordini monastici. I legami con l’arte francese, specie dal XIII secolo, sono molto stretti, ma l’uso tradizionale del mattone dona agli edifici nordici un sapore particolare. Le cattedrali di Roskilde (fine XII sec.) e di Uppsala (XIII sec.), quest’ultima eccezionalmente di pietra, si avvalgono anche di maestranze francesi. In Norvegia e Svezia è sensibile l’influsso inglese, mentre gli schemi della Germania del

Il ruolo degli ordini monastici Influenze inglese e tedesca 143

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Architetture romanica e gotica

Nord, innestandosi sulla tradizione locale romanica, caratterizzano l’architettura del Gotland (cattedrale di Visby, XIII sec.) e della Finlandia. Numerose sono le chiese abbaziali e degli ordini mendicanti fatte di laterizio e dalla struttura semplice. ■ Il Gotico in Spagna e in Portogallo Gli inizi del Gotico in Spagna sono segnati da una permanenza di forme romaniche, specie in Galizia, e dalla diffusione nel Nord di monasteri cistercensi, che sovrappongono gli schemi francesi alle tradizioni romanica e araba. Influenza francese Nel XIII secolo su modello del Gotico francese vengono realizzate la cattedrale di Burgos (1221), con il maggior ciclo scultoreo spagnolo, derivato da Amiens, e la cattedrale di León Contaminazioni (1255), con un insieme di vetrate unico in Spagna, mentre elemoresche menti moreschi animano la cattedrale di Toledo (1226). Caratteri più originali compaiono all’inizio del XIV secolo nelle cattedrali di Barcellona e Gerona, e raggiungono il culmine con la stupenda cattedrale di Palma di Maiorca (1306). Un Architettura cenno particolare merita l’architettura della Catalogna, di forcatalana me sobrie e severe, sia negli edifici religiosi sia in quelli civili. Nel Regno di Castiglia, nel XV secolo, una coerente sintesi di elementi gotici e islamici dà vita a un vero e proprio stile nazionale, che elabora forme fiammeggianti in una versione fastosamente decorativa, in auge fino al XVI secolo. Il Gotico portoghese Molto meno significativo il panorama dell’arte gotica in Portogallo, dove lo stile penetra, con forte ritardo alla fine del XIV secolo, in forme fiammeggianti subito contaminate da apporti arabizzanti. La particolare versione portoghese sfocia (XVI sec.) nell’originale e fantasiosa architettura manuelina (da Manuel I, che regnò in Portogallo dal 1495 al 1521).

La particolarità del Gotico italiano

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■ Il Gotico in Italia La posizione dell’Italia nel Gotico europeo è del tutto particolare: la forza della tradizione romanica, la ricchezza e la varietà degli apporti regionali e la persistenza di un’innata tendenza al classico permettono all’arte italiana di elaborare, tra il XIII e il XIV secolo, un linguaggio nuovo che, pur collocato nel grande flusso spirituale della civiltà gotica, lo supera, per offrire nuovi sviluppi fondamentali per l’avvenire della cultura europea. L’accezione di Gotico per l’Italia ha quindi un senso molto meno specifico che per gli altri Paesi europei. In architettura non esistono corrispettivi del Gotico francese, se non nelle chiese dell’ordine cistercense (Chiaravalle e le sue derivate; Fossanova, Casamari, San Galgano), poiché, anche dove vengono usati specifici elementi strutturali, le propor-

2 - Architettura gotica

zioni dell’insieme, il ridotto verticalismo e la chiarezza organizzativa rivelano una ben diversa disposizione mentale. Lo spazio di Santa Croce e Santa Maria del Fiore, a Firenze (dello scultore e architetto Arnolfo di Cambio), è già presago del Rinascimento, e perfino l’ornatissima facciata del duomo di Orvieto (1310) è organizzata per geometriche, classiche stesure, di modo che solo grandi costruzioni del Tardogotico, come San Petronio a Bologna (1390) o il duomo di Milano (1386), si avvicinano alle consorelle europee. Con l’affermarsi dei Comuni, tutte le città italiane possiedono un palazzo pubblico, a blocco compatto con torre o nella forma del broletto, con portico al pianterreno, ma è soprattutto l’intera forma urbana che si modifica, dando luogo a una fisionomia tipica, talora sopravvissuta nei secoli (San Gimignano). La Lombardia fornisce un vivacissimo apporto al Gotico internazionale con il cantiere del duomo milanese. In genere solo alcuni centri dell’Italia settentrionale (Verona, Venezia) o zone periferiche (Marche, Italia meridionale) si attardano nelle dolcezze dello stile cortese quando, già all’alba del Quattrocento, a Firenze inizia la grande vicenda del Rinascimento.

Anticipazioni del Rinascimento

L’età dei Comuni La forma urbana Il Gotico lombardo

Aspetti compositivi e spaziali e innovazioni tecniche Caratteristica peculiare dell’architettura gotica è la perfetta corrispondenza tra il forte idealismo religioso e le notevoli innovazioni tecniche dell’epoca, che rendono possibile la materializzazione fisica di tali aspirazioni.

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■ Elementi strutturali dell’architettura gotica La ricerca del verticalismo e della luminosità da parte del- I temi l’architettura gotica richiede lo studio di soluzioni tecnico- dell’architettura progettuali molto avanzate rispetto all’esperienza romanica gotica e l’utilizzo di componenti costruttive di per sé non assolutamente originali (vedremo in seguito come molti elementi fossero già comparsi in forme architettoniche precedenti), ma per la prima volta usate insieme secondo un disegno organico, unitario e consapevole, volto alla creazione di un nuovo stile coerente e definito. Il primo aspetto preso in considerazione dagli architetti gotici per raggiungere gli obiettivi del verticalismo delle strutture e della massima luminosità degli spazi interni è il passaggio da un’architettura di imponenti masse a un’architettura di linee, ossia una radicale modifica delle strutture degli edifici che fa-

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Architetture romanica e gotica

Nuovo concetto architettonico

Innovazioni strutturali

Figura 39 Principali elementi architettonici gotici.

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Costolone

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cevano riferimento alle epoche romaniche e precedenti. Da strutture delimitate da massicce pareti portanti rinforzate da contrafforti, atte a scaricare il peso delle volte, si passa a edifici a scheletro portante, in cui il peso delle coperture voltate non si distribuisce sull’intera parete, ma si concentra in punti precisi, i pilastri polilobati, cinti da nervature continue che dai pilastri si innalzano sulle costolature delle volte, contribuendo a scaricare al suolo il peso di queste ultime. Altri elementi che concorrono all’alleggerimento della struttura complessiva della cattedrale sono l’arco a sesto acuto (di derivazione araba), la volta a crociera ogivale costolonata (già comparsa in Lombardia, Normandia e Inghilterra) e l’arco rampante (utilizzato precedentemente in edifici normanni e inglesi, nascosto sotto i tetti). • Arco a sesto acuto: generata dall’intersezione di 2 archi a tutto sesto, questo tipo di struttura prevede un innalzamento della chiave di volta e un avvicinamento dei piedritti, accorgimenti che determinano una prevalenza dei carichi verticali su quelli orizzontali. Di conseguenza la struttura è più efficiente dal punto di vista statico, rendendo superflue grandi masse murarie di controspinta. • Volta a crociera ogivale: impostata sul modello della volta a crociera romanica, presenta la particolarità di utilizzare archi a sesto acuto al posto di archi a tutto sesto, con la conseguenza di avvicinare i 4 pilastri che sostengono la volta e di innalzare la chiave di volta. I risultati sono un maggiore senso di verticalità e una struttura più elastica, solida e leggera, che permette di ridurre lo spessore dei pilastri interni e di alleggerire le pareti perimetrali, destinate quindi a diventare eleDoccione menti di tamponamento e non più di sostegno. L’alleggerimento della Guglia massa muraria esterna consente inoltre di aprire grandi superfici fiPilastro nestrate, decorate con vetrate poliverticale crome (spesso offerte dalle varie corporazioni), leggere e delicate come pizzi, che, oltre a illuminare abbondantemente l’interno, assolArco vono a funzioni di educazione relia sesto giosa attraverso raffigurazioni di acuto personaggi e santi tratte dall’Antico Contrafforte e dal Nuovo Testamento. L’effetto scenografico generato dall’abbondante luce solare che filtra attraverso le immense finestre colorate

diffonde un’aura spirituale e la suggestione della presenza divina, contribuendo in modo determinante all’indottrinamento dei fedeli. Le campate derivate dalle volte a crociera ogivale presentano inoltre il vantaggio di non essere più soggette alla limitazione dell’impiego della forma quadrata (come accadeva per il Romanico), ma sono impostate su forme rettangolari, più flessibili nell’articolazione delle volumetrie e dello spazio interno. Tipi particolari di volta gotica sono costituiti dalla volta esapartita a pianta quadrata e dalla volta a pianta bislunga. La prima, diffusa agli inizi del XIII secolo nelle cattedrali di Parigi, Laon, Bruges e Soissons, comprende 2 campate ed è costituita da 6 porzioni (da cui prende il nome) divise da un doppio arco supplementare a rinforzo della volta. Questa soluzione presenta l’inconveniente di distribuire i carichi sui 6 pilastri di sostegno in modo non uniforme e di non realizzare una corrispondenza fra il tracciato della volta e la pianta dell’edificio. La seconda, la cui proiezione al suolo è costituita da un quadrilatero irregolare, è impiegata nelle cattedrali di Amiens e di Reims. Si sviluppa su un’unica campata ed è suddivisa in 4 porzioni: in questo modo i pilastri di sostegno ricevono lo stesso numero di nervature e i carichi risultano bilanciati. • Arco rampante: costituisce l’elemento architettonico esterno al corpo della cattedrale con funzione strutturale, volto a contrastare le spinte laterali generate dalle volte. Dal momento che non si vuole compromettere l’unitarietà spaziale del volume interno, parte dell’ossatura portante (composta dall’arco rampante vero e proprio e da un sostegno sottostante denominato pilone) viene trasferita al di fuori dell’edificio, costituendo una sorta di traliccio di rinforzo. Nelle costruzioni poco elevate gli archi rampanti sono semplici, con apertura di un quarto di cerchio, e collegano i contrafforti esterni alla navata centrale; negli edifici più alti gli archi rampanti sono articolati su 2 piani, mentre nei casi in cui sono presenti 2 navate laterali gli archi rampanti vengono realizzati a 2 piani e a doppia rampa e muniti di un pilone intermedio (come nel caso della cattedrale di Bourges). Oltre alla funzione strutturale, l’arco rampante assolve al compito di smaltimento delle acque meteoriche, grazie a una scanalatura ricavata nell’estradosso (la superficie convessa) e culminante nel doccione (gargouille), elemento esterno al canale di gronda, spesso decorato con figure mostruose o fantastiche che servivano a spaventare gli “spiriti maligni” e a tenerli lontani dall’edificio. Altra componente architettonica che contribuisce alla sta-

Due tipologie di volte

Elemento di sostegno esterno

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2 - Architettura gotica

Un arco multifunzione

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Tensione ideale verso Dio

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Da elementi strutturali a fattori estetici

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Architetture romanica e gotica

tica dell’edificio è il pinnacolo, struttura verticale a forma di guglia, collocata dove gli archi rampanti scaricano il peso sui contrafforti, così da contrastare la spinta obliqua che veniva generata. Nati con funzione strutturale, archi rampanti, contrafforti e pinnacoli con il tempo acquistano un ruolo fondamentale nella definizione estetica e formale dell’architettura gotica, contribuendo sia al processo di smaterializzazione del corpo di fabbrica sia alla proiezione fisica e ideale dell’edificio verso l’alto. La presenza di ciascuno dei diversi elementi strutturali e ornamentali sopra descritti nelle differenti opere architettoniche gotiche non è di per sé sufficiente alla determinazione dello stile (dal momento che, come già accennato, molte soluzioni costruttive erano state impiegate precedentemente in opere e contesti geografici diversi); ma ciò che si rivela determinante nella sua definizione è l’uso contemporaneo e consapevole di queste componenti, finalizzato a un risultato organico dell’insieme. In definitiva, l’insieme degli elelmenti portanti interni (sistema di volte a crociera ogivali, archi acuti e pilastri polilobati) ed esterni (archi rampanti, piloni, guglie, pinnacoli e torrette) concorre a definire una struttura costituita da profili e sagome che si fanno sempre più esili e slanciate verso l’alto, quasi a voler annullare la forza di gravità per esprimere la tensione ideale verso Dio.

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2 - Architettura gotica

SCHEMA RIASSUNTIVO

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CONTESTO STORICO E ORIGINI Lo stile gotico, nato e sviluppatosi nell’Île de France nel XII secolo e successivamente diffusosi nel resto d’Europa, occupa un periodo che si estende dalla fine del Romanico alla nascita del Rinascimento. Il contesto storico nel quale si delinea il Gotico vede il declino dell’Impero Romano d’Oriente, la crisi del Sacro Romano Impero e la formazione delle monarchie nazionali. A ciò si aggiungono la diffusione dei monasteri benedettini, cluniacensi e cistercensi e le numerose invenzioni tecnologiche che favoriscono lo sviluppo economico e la crescita demografica. IL GOTICO IN FRANCIA E NEL RESTO D’EUROPA

La Francia può senza dubbio essere riconosciuta quale centro propulsore della nascita dello stile gotico, dalle prime sperimentazioni nei cantieri dell’Île de France, a nord di Parigi, fino alle mature realizzazioni del periodo classico, con le imponenti cattedrali di Chartres, Reims, Amiens e Bourges. Da qui lo stile si diffonde gradualmente nel resto d’Europa, acquistando caratteri specifici e originali soprattutto in Inghilterra e Germania. In Italia l’affermazione del Gotico rimane condizionata dalla forza della tradizione romanica e dal legame con il linguaggio classico.

ASPETTI COMPOSITIVI E TECNICI

Nell’architettura gotica il forte idealismo religioso porta alla costante ricerca del verticalismo delle strutture e al raggiungimento della massima luminosità degli spazi interni: questi obiettivi vengono perseguiti attraverso il radicale passaggio da un’architettura di masse (tipica del Romanico) a un’architettura di linee, strutturata su impianti puntiformi e articolata sulla base di originali elementi costruttivi quali, in particolare, l’arco a sesto acuto, il pilastro a fascio, la volta a crociera ogivale e l’arco rampante.

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ARCHITETTURA DEL RINASCIMENTO 1 Inquadramento storico 2 Aspetti tipologici 3 Architetti e opere

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L’Umanesimo apre le porte a una nuova concezione dell’uomo, a un nuovo modo di pensare se stessi all’interno del Creato. La ragione diviene lo strumento principale, comune a tutti gli uomini, con il quale provare a comprendere il mondo e l’uomo stesso. Queste idee vengono portate a pieno compimento nel Rinascimento, epoca in cui grandi artisti polivalenti quali Filippo Brunelleschi, Leon Battista Alberti, Donato Bramante e Michelangelo Buonarroti traducono in opere architettoniche le nuove teorie razionali e geometriche. L’architettura non è più un mestiere come un altro, ma diventa una scienza vera e propria in merito alla quale nascono i primi trattati teorici. Firenze e Roma in primis, insieme ad altre città minori, portano i segni di questa ventata di novità e di ripresa delle forme classiche, in particolare con la modifica dell’impianto urbanistico mediante giochi prospettici che conducono l’occhio dello spettatore lungo linee precise, “disegnate” non solo dagli edifici religiosi, ma anche dai palazzi delle grandi famiglie. Tra gli architetti si fa strada il desiderio di fondare la città ideale, ripensata nel suo insieme secondo canoni razionali e forme geometriche ricorrenti. Questa estrema razionalità di approccio al progetto viene però rinnegata dal Manierismo, che introduce la ricerca dell’eccesso e del capriccio, dove l’occhio di chi osserva non viene più guidato, ma sorpreso di continuo attraverso lo scardinamento delle regole consolidate.

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Tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento un generale clima di interesse nei confronti dell’arte e della cultura classiche, romana in particolare, fanno di Firenze un fervido centro di pensiero per la nascita e la diffusione di un movimento culturale che, nel corso del Cinquecento, porterà con il Rinascimento all’affermazione di elaborazioni concettuali e architettoniche originali e autonome.

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1 Inquadramento storico

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Umanesimo: la nuova concezione dell’individuo, dell’architetto e del progetto

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Tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento prende vita un nuovo fenomeno sia nel campo letterario sia in quello delle arti figurative: l’Umanesimo, così definito per l’attenzione rivolta alla dignità dell’uomo, costituisce un movimento culturale unitario insieme al Rinascimento, periodo storico e artistico compreso tra il 1420 e il 1550. Il termine Rinascimento esprime un desiderio di rinascita, una nuova concezione dell’uomo e della natura: l’uomo può conoscere e comprendere il mondo e risalire al suo Creatore in virtù della ragione, forma di intelletto donatagli da Dio e quindi uguale a quella di Dio stesso. Il passato non è qualcosa cui attingere per ricavarne una semplice imitazione delle forme espressive, ma è fonte di ispirazione per elaborazioni autonome e legate al contesto storico. L’arte diviene anch’essa strumento di conoscenza del reale, assumendo i metodi di indagine della scienza e basandosi su fondamenti razionali quali la prospettiva. L’architetto del Quattrocento è paragonabile a uno scienziato, poiché fa tesoro del passato per rileggerlo in un’ottica nuova, basata sull’analisi scientifica.

Nascita dell’Umanesimo

Gli ideali rinascimentali

L’arte come strumento di conoscenza L’architetto si fa scienziato

Le origini italiane e gli aspetti politici e culturali dell’epoca All’inizio del Quattrocento il clima generale di interesse per la civiltà classica vede la città di Firenze rivestire il ruolo di culla La culla del Rinascimento. Le ragioni dell’origine fiorentina si possono del Rinascimento cogliere nel fatto che tra la fine del XII e la metà del XIII secolo si afferma il Protorinascimento, caratterizzato da una sensibilità verso i motivi architettonici romani e da una propen- Protorinascimento 153

Architettura del Rinascimento

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LA PROSPETTIVA RINASCIMENTALE

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I principi del metodo prospettico erano già contenuti in nuce nella teoria ottica medievale, ma, mentre questa tendeva a mostrare l’apparenza della realtà, la prospettiva rinascimentale si pone l’obiettivo di dare una fedele rappresentazione del mondo, ricostruito su regole geometriche. Nata dallo studio della geometria e dell’ottica, permette di codificare la realtà sottoponendola a una legge razionale universale. Questa soluzione tecnica rappresenta gli oggetti secondo una serie di linee convergenti in un unico punto (punto di fuga), posto sulla linea dell’oriz-

Il contesto politico

Da Firenze al resto d’Italia

Tre fasi

Nuova concezione dello spazio

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zonte di fronte all’occhio dell’osservatore; su queste diagonali visive vengono distribuite le figure, che assumono dimensioni differenti in relazione alla lontananza o vicinanza rispetto allo spettatore. La prospettiva è di tipo lineare e risolve l’annoso problema della rappresentazione di una realtà tridimensionale su una superficie piana; è unitaria perché relaziona la molteplicità degli elementi del reale all’unico punto di vista dello spettatore, che risulta protagonista dello spazio; è infine di origine matematica, perché segue precise leggi razionali imposte dall’uomo.

sione per l’eleganza e la grazia. Firenze all’epoca è una repubblica dove il cittadino contribuisce alla crescita della collettività (particolarità riscontrabile anche nel mondo classico). Tra il 1418 e il 1434 si passa dal regime oligarchico al potere della famiglia Medici, che diviene una delle maggiori committenze private (la fama degli artisti è subordinata ai committenti, che si identificano con le famiglie facoltose). Lo sviluppo del Rinascimento non avviene in modo omogeneo in tutta la penisola: da Firenze, tramite gli spostamenti degli artisti, il linguaggio figurativo viene esportato nel resto d’Italia, dapprima a Roma e Venezia, successivamente a Ferrara, Urbino, Siena, Pisa, Perugia, Mantova, Milano e Napoli. Per comprenderlo al meglio è quindi necessario tenere conto delle differenti realtà storiche, politiche e culturali delle diverse città italiane. Le fasi nelle quali gli storici sono soliti suddividere il periodo rinascimentale sono tre. ■ Primo Rinascimento Il primo Rinascimento interessa gli anni compresi tra il 1420 e il 1500. L’utilizzo di forme geometriche, chiaramente delineate per mezzo della prospettiva e dell’introduzione del modulo quadrato, dà luogo a una nuova concezione dello spazio: rigoroso, armonico, semplice. Altro elemento distintivo è l’impiego della pianta a schema centrico e di quella a schema longitudinale per gli edifici religiosi. La facciata è concepita come proiezione all’esterno della distribuzione spaziale interna, per esprimere la relazione tra l’uomo e l’ambiente. Non meno importante è la ripresa degli ordini

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1 - Inquadramento storico

architettonici, espressione dell’equilibrio e dell’eleganza dell’architettura classica: la loro scansione è usata per descrivere lo scheletro strutturale. Gli ordini, così come le campate, vengono combinati insieme secondo leggi geometriche di aggregazione e ripetuti all’infinito creando nuove tipologie edilizie, non solo per gli interni, ma anche per le facciate (esempi significati sono le chiese di San Lorenzo e di Santa Maria Novella, a Firenze). Tali applicazioni possono trovare espressione, ad esempio, nella sovrapposizione degli ordini, allo scopo di dare armonia e dinamismo, e nell’ordine architravato o archivoltato. La ricerca della bellezza attraverso la classicità si manifesta con il sapiente connubio tra elementi verticali (le colonne, le lesene, le paraste e i capitelli) e orizzontali (le trabeazioni e le cornici), con la ripresa del modello dell’arco romano a 3 fornici e tramite l’uso dell’arco a tutto sesto. L’impiego di una ricca decorazione (tipica del Tardogotico) scompare per lasciare il posto a scansioni ritmiche degli elementi architettonici, chiara definizione dei volumi costruiti ed equilibrato rapporto tra pieni e vuoti. Le facciate dei templi religiosi fanno mostra di timpani, coronamenti a lunetta sulle finestre e portali privi di strombature; per le coperture si preferiscono volte a botte o a vela e tetti a capanna, e si evidenzia un interesse per l’impiego della cupola intesa come forma armonica e perfetta. I padri fondatori del primo Rinascimento sono Filippo Brunelleschi e Leon Battista Alberti. Dopo il 1450 il linguaggio rinascimentale da Firenze si sposta a Venezia e a Milano, con Michelozzo Michelozzi di Bartolomeo (1396-1472) e Filarete (1400-1469), per non dimenticare le corti principesche di Rimini, Mantova e l’ambiente urbinate con Luciano Laurana (1420-1479).

Il modello classico

Ricerca della bellezza

I primi protagonisti

■ Medio Rinascimento Il medio Rinascimento si sviluppa in un arco di tempo che va dal 1500 al 1530 circa. Il XVI secolo vede il ritorno a Roma Il ritorno del Papato del Papato da Avignone e il conseguente rinnovamento edilizio e culturale della città, con il moltiplicarsi di nuovi palazzi e chiese cui si accompagna il rimaneggiamento di numerose vecchie costruzioni. Il centro della vita artistica da Firenze si Roma capitale sposta quindi a Roma. artistica Il maggior esponente del periodo è Donato Bramante, attraverso le cui opere si colgono i tratti salienti del Rinascimento maturo: la grande innovazione consiste in un nuovo procedimento di progettazione che supera quello del Brunelleschi, poiché introduce una spazialità in cui l’organismo architettonico è costituito da una semplice aggregazione di

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Architettura del Rinascimento

cellule tridimensionali aventi volumi diversi. Altri elementi cardine del periodo sono la compenetrazione tra pieni e vuoti e la relazione tra architettura e ambiente: l’impiego di balaustre, colonnati e nicchie permette allo spazio di penetrare all’interno dell’edificio, e contemporaneamente all’edificio stesso di proiettarsi all’esterno attraverso elementi Continuità con il aggettanti (gradoni, cupole e lanterne). Proseguono la proprimo Rinascimento pensione per gli impianti centrali, con piante cruciformi o quadrate, la sovrapposizione degli ordini, l’orizzontalità dei tetti con frontoni, la ricchezza degli elementi decorativi e la ripresa del motivo dell’arco onorario, utilizzato sia nei prospetti sia all’interno delle chiese. Apice e declino Il Rinascimento raggiunge l’apice nel Cinquecento, ma nello stesso secolo si segnala anche l’inizio della crisi: l’uomo rinascimentale, proprio perché crede nella ragione, è costantemente spinto dall’ansia della ricerca fino all’estremo delle possibilità, e perciò è destinato all’insoddisfazione. La diaspora Il Sacco di Roma del 1527 segna la sottomissione degli Stadegli artisti ti italiani alla dominazione spagnola; nel mondo delle arti inizia la diaspora di molti artisti attivi a Roma e il conseguente ampliamento del linguaggio rinascimentale su scala europea.

Tensione ideale verso la perfezione

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L’ordine gigante

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■ Tardo Rinascimento e Manierismo Il tardo Rinascimento copre un arco di vent’anni, dal 1530 al 1550; le idee nate nei decenni tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento si sviluppano e il loro significato viene ampliato. La cultura del tardo Quattrocento giudica ogni esperienza reale con il metro della perfezione assoluta cui si può tendere; la successiva generazione del Cinquecento sfiora questa perfezione, con artisti come Raffaello Sanzio (14831520) e Michelangelo Buonarroti (1475-1564). Il tardo Rinascimento non può non essere analizzato insieme con il Manierismo, movimento stilistico che si colloca tra il 1520 e il 1620 circa. I segni precursori del Manierismo si possono già vedere nei grandi maestri del tardo Rinascimento, che ingigantiscono gli stili dell’antichità con l’introduzione del cosiddetto ordine gigante, accentuando gli elementi chiaroscurali con la realizzazione di spazi poliprospettici. I massimi esponenti del tardo Rinascimento, che nelle loro opere anticipano lo stile manierista, sono Raffaello, con villa Madama, a Roma, Baldassarre Peruzzi (1481-1536), con villa Farnesina e Palazzo Massimo, Michelangelo, con la Sacrestia Nuova, lo scalone della Biblioteca Laurenziana e il Campidoglio. Alla base del Manierismo c’è il rifiuto dell’armonia e della compostezza classica, e quindi la sua deformazione. Questo porta a una trasgressione delle regole, alla ricerca del capriccio, al-

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Il principio fondante del Manierismo

1 - Inquadramento storico

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l’accentuazione delle decorazioni, a ritmi ambigui, all’indeterminazione spaziale e a un’architettura volta a divertire e stupire attraverso elementi sovradimensionati o tramite un’articolazione complessa delle superfici. A questo atteggiamento trasgressivo mancano la chiarezza d’intenti e la sistematicità necessarie a un rinnovamento del linguaggio architettonico, per il raggiungimento del quale bisognerà attendere l’epoca barocca. Il repertorio artistico della “terza maniera”, cioè del pieno Manierismo, rende difficile la formazione di una cultura omogenea, dando vita a differenti realtà locali; i due primi centri di elaborazione sono Firenze e Roma. Consulente del granduca Cosimo I è Giorgio Vasari (15111574), scrittore e architetto, che si ricorda tra l’altro per il progetto della galleria degli Uffizi (1560), costituita da 2 corpi di fabbrica paralleli che creano 2 lunghe linee prospettiche convergenti nel punto di fuga, individuato nella grande finestra serliana (a 3 aperture) del piano terra. Ricordiamo anche i manieristi michelangioleschi alla corte medicea nei nomi di Bartolomeo Ammannati (1511-1592) e Bernardo Buontalenti (1536-1608). A Roma si afferma la produzione monumentale della corte pontificia. Personaggio chiave fu il Vignola, il quale, oltre a scrivere il trattato Regola delli cinque ordini di architettura, introduce una tipologia edilizia per gli edifici religiosi, mentre per gli edifici civili utilizza il bugnato e la sovrapposizione degli ordini, con paraste che dividono le facciate in moduli regolari.

Divertire e stupire

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Mancanza di un linguaggio comune

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I manieristi michelangioleschi

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Il Vignola

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SCHEMA RIASSUNTIVO NUOVA CONCEZIONE DELL’INDIVIDUO E DEL PROGETTO

LE ORIGINI ITALIANE E GLI ASPETTI POLITICI E CULTURALI DELL’EPOCA

L’Umanesimo è un movimento di rinascita che mette l’uomo al centro dell’Universo. L’architettura diventa un modo di conoscere la realtà, grazie al legame con la scienza e la sfera razionale. Il potere della famiglia Medici a Firenze fa da catalizzatore di architetti e artisti rinascimentali. Il primo Rinascimento (1420-1500) si distingue per l’uso di forme geometriche e del modulo quadrato, che creano uno spazio rigoroso, armonico e semplice. Filippo Brunelleschi e Leon Battista Alberti ne sono i massimi esponenti. Il medio Rinascimento (1500-1530) vede il ritorno della sede papale da Avignone a Roma. Il Bramante introduce una nuova concezione di progettazione basata sul rapporto tra altezza e larghezza, con la compenetrazione tra pieni e vuoti. Altri esponenti di spicco del periodo sono Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Il tardo Rinascimento (1530-1550) si fonde con l’inizio del Manierismo (1520-1620 ca.), che rifiuta l’armonia e la compostezza classiche, ricercando la trasgressione delle regole. A Firenze opera Giorgio Vasari, a Roma il Vignola.

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2 Aspetti tipologici Tema fondamentale dell’architettura rinascimentale è lo studio della città, idealizzata sulla base di schemi geometrici e leggi prospettiche che consentono di pianificare un sistema equilibrato e armonico. Stato e Chiesa erigono le proprie costruzioni, rappresentate rispettivamente da palazzi urbani e ville e da cattedrali e chiese.

Architettura rinascimentale: la chiesa, il palazzo, la villa, la città ideale

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■ La chiesa Primo Rinascimento Nel primo Rinascimento viene impiegato più frequentemente lo schema longitudinale a croce latina, con navata unica circondata da cappelle laterali o a 3 navate; l’ingresso è posto sul lato breve, mentre l’abside conclude il lato opposto dove è presente il coro; quest’ultimo è anticipato dal presbiterio, posto all’incrocio tra la navata centrale e i bracci del transetto. La predilezione per queste piante a croce latina, specialmente da parte del Brunelleschi, è dovuta all’introduzione del modulo prospettico e di una nuova conseguente conquista lineare dello spazio. La ripetizione del modulo quadrato in pianta (cubico in alzato) permette la formazione delle navate, dei transetti e delle cappelle laterali impostate su campate quadrate. Equilibrio Questo elemento modulare, moltiplicato o diviso, genera un delle tre dimensioni equilibrio delle tre dimensioni. Per quanto riguarda gli alzati dell’interno, le pareti sono il piano su cui viene disegnata l’intelaiatura prospettica; la scansione dell’ordine descrive invece lo scheletro strutturale. Nel muro di tamponamento sono scavate nicchie semicircolari sovrastate dall’uniforme disposizione delle finestre, che consente alla luce di illuminare ogni angolo dell’intera aula. La copertura può essere piana, a botte liscia o cassettonata; la cupola posta all’incrocio tra navata e transetto costituisce un elemento costante per gli edifici religiosi. Esempi di impianti longitudinali sono la chiesa di San Lorenzo e quella di Santo Spirito, a Firenze, del Brunelleschi, e la chiesa di Sant’Andrea, a Mantova, dell’Alberti.

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Ognuno dei tre periodi rinascimentali, pur mantenendo costanti lo stile architettonico e l’ambiente culturale dell’epoca, ha caratteristiche proprie. Anche le tipologie edilizie, di conseguenza, sono soggette a lievi modifiche lungo il trascorrere dei secoli.

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2 - Aspetti tipologici

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Insieme agli schemi longitudinali vengono ripresi gli schemi centrici già diffusi nell’antichità, poiché il cerchio è il simbolo del divino e forma perfetta (ricordiamo esempi di impianti a croce greca, cruciforme o centrali come la Sacrestia Vecchia e la Cappella dei Pazzi, a Firenze, del Brunelleschi). Le facciate delle chiese sono arricchite da tarsie dicrome che dividono in parti geometriche le superfici insieme con l’impiego di lesene, le quali a loro volta definiscono l’altezza della navata centrale interna, in una corrispondenza reciproca tra esterno e interno (Sant’Andrea, a Mantova; Santa Maria Novella, a Firenze). Nel medio Rinascimento si rivoluzionano definitivamente gli impianti delle chiese, preferendo quelli a pianta centrale: si abbandona l’equilibrio quattrocentesco per ottenere maggior dinamismo e plasticità. Un esempio fondamentale di tempio religioso del tardo Rinascimento si ritrova nei differenti progetti per la pianta a croce greca della basilica di San Pietro. I più rilevanti sono quello del Bramante, del 1505, e quello di Michelangelo, del 1546. Il Bramante propone una croce greca con absidi a conclusione di ogni braccio, fissando così il modello spaziale. Michelangelo mantiene l’impianto a croce greca, l’ambulacro quadrato sormontato dalla cupola centrale e i bracci della croce, ma elimina tutte le aggregazioni di cellule spaziali bramantesche per arrivare a un unico spazio cruciforme sormontato dalla gigantesca cupola. Con il tardo Manierismo si ritorna all’impianto basilicale, in particolare per volere della Compagnia dei Gesuiti, che chiede al Vignola il progetto per la chiesa del Gesù, a Roma (1568). Rifacendosi alla pianta albertiana, anche qui il progetto configura una navata unica con volte a botte, cappelle laterali basse e cupola all’incrocio tra navata e transetto, con bracci trasversali cortissimi. Il Palladio, dal canto suo, rivoluziona la facciata delle chiese venete attraverso l’uso di motivi classici (chiesa del Redentore, del 1577, e di San Giorgio Maggiore, del 1566), mentre nelle piante riprende lo schema del Vignola.

Ripresa dello schema centrico

Medio Rinascimento

Tardo Rinascimento

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■ Il palazzo La tipologia del palazzo rinascimentale si forma in modo graduale, tramite un processo di aggregazione delle cosiddette case a corte medievali. Queste case erano dimore organizzate intorno a un cortile circondato da torri, botteghe, magazzini e abitazioni, fino a formare un complesso unitario; il rinnovamento di queste strutture porta alla nascita del palazzo urbano. Edificio prestigioso, il palazzo è un elemento simbolo della tipologia architettonica rinascimentale, poiché non è solo residenza di grandi famiglie, ma anche strumento

Tardo Manierismo

Rivisitazione delle case a corte medievali

Elemento simbolo

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Architettura del Rinascimento

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di potere che contribuisce a modificare il tessuto urbano e a dare magnificenza alla città. Un prototipo del primo RinaPrimo Rinascimento scimento è rappresentato da palazzo Rucellai (Firenze, 1460), dell’Alberti, primo esempio di applicazione degli ordini classici al fronte di un edificio civile. Due cornici orizzontali dividono la facciata in 3 parti uguali: ogni settore è scandito da un sistema modulare di lesene alternato a bifore a tutto sesto. I semipilastri seguono la sovrapposizione degli ordini, partendo da tuscanico e ionico per concludere con il più leggero corinzio; i due estremi dell’edificio, corrispondenti all’attacco al suolo e al suo coronamento, sono caratterizzati dalla fascia basamentale con alto zoccolo e da un pronunciato cornicione. Si genera così una griglia prospettica sovrapposta al bugnato che ricopre il palazzo. Altri palazzi fiorentini ricalcano le medesime caratteristiche tipologiche: basti pensare, ad esempio, a palazzo MediciRiccardi, di Michelozzo (1444), e a palazzo Strozzi, di Benedetto da Maiano (1489). Tardo Rinascimento Il tardo Rinascimento vede la realizzazione di opere come palazzo Farnese, di Antonio da Sangallo il Giovane (Roma, 1534), dove permangono la monotonia delle finestre “inginocchiate”, tipiche cinquecentesche, e il cornicione aggettante finale, ma emerge il contrasto tra la superficie muraria liscia e il bugnato, utilizzato soltanto intorno al portone centrale o a rinforzo degli angoli. Il Manierismo Con il Manierismo ci si allontana dai tradizionali principi rinascimentali a favore di nuove illusioni ottiche e palazzi con forme scenografiche: la varietà delle facciate con prospettive distorte, unita all’uso irregolare delle decorazioni, rompe gli schemi di armonia. Un esempio lampante è Palazzo Te, a Mantova, di Giulio Romano (1499-1546): qui l’architetto adotta un linguaggio fatto di serliane ripetute, nicchie diseguali, bugnato molto accentuato, fregi irregolari, finestre incorniciate entro archi con motivi ornamentali a ventaglio e colonne tortili. Anche l’architettura civile del Palladio rispecchia i caratteri dei palazzi rinascimentali: si ritrovano il portico a pianterreno, l’ordine gigante, la sovrapposizione degli ordini, l’equilibrio tra larghezza e altezza, ripetuti giochi chiaroscurali, cornicioni, balaustre e un abbondante uso di sculture (palazzo Thiene, palazzo Chiericati, palazzo Valmarana, palazzo della Ragione, Vicenza, 1550-1566).

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Villa Madama

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■ La villa Il primo esempio di villa rinascimentale è il progetto di villa Madama, di Raffaello, del 1516; posta nelle immediate vicinanze di Roma, ricorda nell’impianto una struttura termale. Di stile più

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2 - Aspetti tipologici

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elegante è Baldassarre Peruzzi: nella sua villa Farnesina, a Roma, propone una pianta a U con avancorpi laterali aggettanti verso il giardino e un sottile marcapiano (la fascia orizzontale che segna la divisione in piani, in questo caso 2). Il ritmo delle facciate è dato dal loggiato ad arco e da finestre trabeate con paraste angolari lievi. Di tipologia simile sono le ville del Vignola, per l’integrazione dell’edificio con il giardino retrostante grazie all’impiego di bracci laterali rettilinei o semicircolari, alleggeriti da loggiati e belvedere. In villa Farnese, a Caprarola (1559), il Vignola raccorda i dislivelli mediante scale rettilinee o curvilinee; la villa, a pianta pentagonale, offre contemporaneamente la vista frontale e laterale, generando un inserimento della massa edificata nello spazio. L’architetto che stabilì nuove regole nell’architettura delle ville fu Andrea Palladio: di proporzioni armoniche è villa Capra, detta La Rotonda (Vicenza, 1566), la cui particolarità è la pianta geometrica articolata sulla forma del quadrato, del cerchio e del rettangolo. Una sala centrale circolare e cupolata è circondata infatti da 4 sale rettangolari; da ciascuno dei 4 lati del quadrato sporge un pronao, dando origine così a 4 facciate simmetriche. Grazie ai pronai con colonnato ionico e timpano triangolare, al porticato aperto con arco laterale e ai gradini di accesso al giardino, il blocco chiuso e compatto della villa si apre in tutte le direzioni verso la campagna, in una fusione tra armonia classica e natura.

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Villa Farnesina

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Figura 40 Pianta di villa Capra, detta La Rotonda, a Vicenza.

■ La città ideale La città diviene il principale centro di potere e il luogo in cui si accentrano le ricchezze e le attività umane. Negli architetti rinascimentali nasce il desiderio di fondare nuove città o di Nuovo ideale di città riprogettare quelle più antiche ispirandosi agli stili dell’antichità: le città ideali sono insediamenti urbani che seguono schemi geometrici e leggi della prospettiva in un sistema equilibrato e armonico. Lo scopo è quello di stabilire un insieme coerente di edifici e di spazi pubblici, che esprima anche i rapporti tra Stato e Chiesa. I palazzi ridisegnano il profilo urbano, le strade e i viali assumono una disposizione cen-

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Piazza del Campidoglio

Sabbioneta e Palmanova

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tralizzata in base alle regole prospettiche, le cattedrali sono ubicate nel centro cittadino con l’inserimento di fortificazioni per una maggiore difesa. Un esempio di città ideale è Pienza: la piazza, di forma trapezoidale, viene iniziata nel 1459 da Bernardo Rossellino (14091464); il palazzo vescovile e quello papale divergono rispetto al duomo, posto sul lato lungo del trapezio. Anche il grande cantiere di Urbino è un esempio d’aggregazione di edifici perfettamente coerente con il paesaggio naturale e urbano; dal 1466 Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini (1439-1502) progettano una città-palazzo: l’elegante cortile rettangolare è l’elemento ordinatore delle varie parti del complesso edilizio, illuminato dall’alto, circondato da pareti traforate mediante l’impiego del loggiato e di finestre rettangolari intervallate da paraste. L’organismo ben si raccorda con le preesistenze edilizie, nel suo alternarsi di corti e torri cuspidate medievali, generando una compenetrazione tra costruzione e spazio libero. Nel 1538 Michelangelo, con il progetto di piazza del Campidoglio, a Roma, si pone l’obiettivo di trasformare uno spazio aperto in una piazza trapezoidale che guarda verso la città moderna attraverso una scala, la quale si allarga via via che si procede verso l’alto creando una prospettiva centrale perfetta. Ricordiamo infine Sabbioneta, vicino a Parma, datata 1554, e Palmanova, presso Udine (1593), raro esempio di città ideale a planimetria stellare.

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Architettura del Rinascimento

Pienza, città ideale

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SCHEMA RIASSUNTIVO LA CHIESA

Il tipo di pianta prediletto nel primo Rinascimento è quello a croce latina, con navata unica circondata da cappelle laterali e con un rapporto tra moduli quadrati in pianta e cubici in alzato. Elemento costante è la cupola, posta all’incrocio tra navata e transetto. La pianta a schema centrico, scarsamente utilizzata, viene invece preferita nel medio Rinascimento, come mostrano i progetti di Bramante e Michelangelo per la basilica di San Pietro. Il Manierismo ripropone poi l’impianto basilicale.

IL PALAZZO

Il palazzo rinascimentale ha una forma geometrica chiusa intorno a una corte (vedi palazzo Rucellai, a Firenze), con elementi decorativi classici. Il Manierismo introduce nuove illusioni ottiche e prospettive distorte, come in Palazzo Te, a Mantova.

LA VILLA

Andrea Palladio stabilisce nuove regole nell’architettura delle ville, con una pianta geometrica articolata sul quadrato, sul cerchio e sul rettangolo. Il blocco della villa si apre verso la campagna, fondendo l’armonia classica dell’edificio con la natura.

LA CITTÀ IDEALE

Nel Rinascimento nasce il desiderio di costruire città ideali, o di rimodellare quelle esistenti, basandosi su schemi geometrici razionali e leggi prospettiche. Esempi sono Pienza, Urbino e piazza del Campidoglio, a Roma. Palmanova è un raro modello di città costruita ex novo a planimetria stellare.

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3 Architetti e opere Artefici del pieno compimento degli ideali espressi durante l’Umanesimo – primo fra tutti la riscoperta della centralità dell’uomo all’interno del Creato tramite l’utilizzo della ragione –, gli architetti del Rinascimento, figure complesse e polivalenti dedite alle più diverse attività artistiche e scientifiche, riescono a concretizzare in importanti opere lo spirito del proprio tempo.

I protagonisti del Rinascimento La maggior parte delle caratteristiche peculiari degli artisti del Rinascimento è stata già descritta nei paragrafi precedenti; qui di seguito vengono analizzate le figure dei principali architetti attraverso una breve biografia e un’analisi delle opere salienti.

I primi studi

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■ Filippo Brunelleschi Uno dei principali fondatori del linguaggio architettonico rinascimentale è Filippo Brunelleschi (Firenze, 1377-1446). I suoi primi viaggi a Roma, dove studia i monumenti della classicità, risalgono al 1417 circa; conseguenza di questo tipo di studi, uniti a quelli di matematica e fisica, è l’elaborazione della prima formulazione delle leggi sulla prospettiva. Nel 1418 presenta il modello per la cupola di Santa Maria del Fiore, a Firenze, sua opera maggiore, che viene ricordata per i rivoluzionari sistemi costruttivi adottati: la muratura di mattoni con andamento a spina di pesce gli permette di eliminare centine e armature progettando una struttura che si autosostiene, tramite mattoni autoportanti. I pesi e le spinte vengono scaricati per mezzo di una doppia calotta a sesto acuto divisa in 8 spicchi, composti ciascuno da 2 costoloni; in tal modo il volume interno della cupola si differenzia in maniera armonica da quello esterno. La cupola esterna ha la funzione di proteggere quella interna più sottile, che a sua volta sostiene il peso della cupola esterna; la lanterna, progettata nel 1432, è il necessario punto di convergenza delle linee di forza dei costoloni. La considerevole altezza della cupola viene ulteriormente aumentata con la costruzione di un tamburo ottagonale dotato di grandi finestre circolari su ogni lato. Le altre opere del Brunelleschi richiamano sempre i suoi principi della prospettiva e del modulo cubico spaziale; tra esse ricordiamo la chiesa di San Lorenzo (1420), la Sacrestia

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Santa Maria del Fiore

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Altre opere

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Architettura del Rinascimento

Vecchia a San Lorenzo (1422), la Cappella dei Pazzi, a Santa Croce (1429), l’ospedale degli Innocenti (1424), il Palazzo di Parte Guelfa (1421), la rotonda di Santa Maria degli Angeli (1434), la chiesa di Santo Spirito (1434) e palazzo Pitti (1440), tutte costruzioni ubicate a Firenze.

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Figura 41 Veduta aerea della cattedrale di Santa Maria del Fiore, a Firenze.

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Gli studi

■ Leon Battista Alberti Influente architetto, teorico e scrittore, Leon Battista Alberti (Genova, 1404 - Roma, 1472) si laurea in diritto canonico presso l’università di Bologna, per dedicarsi successivamente a studi di matematica, filosofia e letteratura. La sua vasta cultura e la conoscenza di testi classici come il De architectura di Vitruvio lo portano a diventare uno dei fondatori della moderna teoria architettonica. A Roma scrive il suo più importante trattato, De re aedificatoria(1452), in cui si occupa dell’aspetto urbanistico della città quattrocentesca, della tipologia

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3 - Architetti e opere

e distribuzione degli edifici, nonché degli ordini architettoni- La teoria ci nella decorazione degli edifici e dei materiali da costruzione. Argomenta inoltre sull’armoniosa connessione tra le parti strutturali, avendo come interesse primario il tema della ricerca della bellezza attraverso la classicità. La bellezza è intesa dall’Alberti come «la concordanza delle varie parti al tutto» ed è legata alla regolarità prospettica. Le sue realizzazioni sono il Tempio Malatestiano, a Rimini Le opere (1450); Santa Maria Novella, a Firenze (1458); palazzo Rucellai, sempre a Firenze (1446); Sant’Andrea (1471) e San Sebastiano, a Mantova (1458); la ricostruzione della città di Pienza con Rossellino (1459); il tempietto del Santo Sepolcro, nella cappella Rucellai (1467). ■ Donato Bramante Poco si conosce degli anni di formazione di Donato di Pascuccio d’Antonio, detto il Bramante (Fermignano, 1444 - Roma, 1514); alcune fonti indicano in Piero della Francesca e nel Mantegna i suoi maestri. Il Bramante si dedica a studi di matematica e di statica, oltre che di pittura architettonica, e in particolare di illusionismo prospettico. Riprende l’eredità di maestri come Alberti e Brunelleschi, ma apporta novità riguardanti la rappresentazione dello spazio che si basano sull’applicazione del metodo prospettico. Un esempio è la pianta della chiesa di Santa Maria presso San Satiro (Milano, 1478). Dal 1479 lavora presso la corte degli Sforza, a Milano: la sua opera maggiore è la zona della tribuna, che si aggiunge come corpo a sé stante all’impianto basilicale quattrocentesco della chiesa di Santa Maria delle Grazie. I volumi esterni sono formati da blocchi quadrangolari per le tribune, semicircolari per le absidi e poligonali per la cupola, in un gioco di andamenti concavi e convessi. Altri principi fondamentali della sua architettura sono l’uso di decorazioni uniformemente distribuite e una spazialità data dal rapporto tra altezza e larghezza. Di rilevante importanza è anche la compenetrazione tra l’architettura e lo spazio circostante mediante colonnati circolari o rettilinei, rapporti di luci e ombre, pieni e vuoti, nonché la predilezione per la pianta centrale rispetto a quella longitudinale. Questi concetti sono chiaramente rappresentati in San Pietro in Montorio (1502) e nella basilica di San Pietro (1505). Non meno rilevante il suo contributo in ambito urbanistico; il Bramante si interessa del tracciato di importanti vie di Roma e dell’integrazione tra edificio e tessuto urbano; ne è un esempio il rifacimento dei Palazzi Vaticani con il cortile del Belvedere (1506), voluti da papa Giulio II. Si tratta di un cortile rettangolare articolato su più livelli sovrapposti collegati da sca-

Gli studi

Alla corte degli Sforza

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Opere in ambito urbanistico

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Architettura del Rinascimento

le e culminanti in una grande nicchia: i fronti che lo circondano, di grandi dimensioni, sono costituiti da una sequenza ininterrotta di pareti porticate e ordini sovrapposti.

Gli inizi da pittore

Il ritorno a Firenze

■ Michelangelo Buonarroti Pittore, scultore, architetto e poeta, Michelangelo Buonarroti (Caprese, 1475 - Roma, 1564) viene introdotto dal padre agli studi umanistici nel 1488, quindi inizia l’attività di pittore nella bottega del Ghirlandaio. Accolto nella cerchia di artisti, letterati e filosofi di Lorenzo il Magnifico, Michelangelo viene a conoscenza delle dottrine neoplatoniche e studia la classicità. Nel 1494, a seguito della crisi di Firenze, si trasferisce a Bologna, quindi a Roma. Il ritorno nella città toscana, nel 1513, è segnato dall’incontro con Leonardo e Raffaello e dall’inizio dell’attività di architetto e scultore con il progetto della Sacrestia Nuova di San Lorenzo e della Biblioteca Laurenziana, a cui lavora dal 1524 al 1571. In queste realizzazioni emergono i tratti fondamentali della sua architettura: egli dona alle composizioni grande plasticità, con le pareti interne che fungono da struttura organica e definiscono lo spazio perimetrale. Gli elementi verticali e orizzontali si staccano dalle pareti in un gioco di sporgenze e rientranze, effetto ottenuto grazie anche al contrasto cromatico tra la pietra serena e lo sfondo murario chiaro. La Sacrestia Nuova è uno spazio delimitato, ma il verticalismo viene accentuato dalla fascia intermedia delle cornici e dall’ordine gigante delle colonne binate.

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Gli elementi tipici della sua architettura

I trattatisti del Cinquecento Il trattato di architettura

Gli inizi

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Nel Rinascimento insieme a un rinnovamento filosofico inizia a diffondersi un nuovo genere letterario, il trattato di architettura. Questo contiene regole e normative riguardanti l’armonia delle proporzioni, gli orientamenti e la descrizione degli edifici, gli elementi decorativi e gli esempi di tipologie strutturali. È un apparato teorico e concettuale completo, consultato da tutti gli architetti dell’epoca e dei secoli seguenti. ■ Sebastiano Serlio Sebastiano Serlio (1475-1554) è uno dei più importanti trattatisti del Cinquecento. Inizia la sua attività come scenografo e successivamente come ingegnere. Trasferitosi a Roma nel 1515, è allievo di Peruzzi e attento studioso del rinnovamento architettonico operato da Bramante e Raffaello. Dopo il Sacco di Roma del 1527 si trasferisce a Venezia, dove si diffonde la sua fama legata alla pubblicazione del trattato Sette libri dell’archi-

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3 - Architetti e opere

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tettura di Sebastiano Serlio bolognese, i cui volumi appaiono I trattati in ordine irregolare. Nel 1537 viene pubblicato il quarto volume, Regole generali di architettura sopra le cinque maniere de li edifici, riguardante gli ordini architettonici; nel 1540 il terzo, sull’architettura antica. Nei suoi trattati descrive esempi di tipologie architettoniche come la finestra serliana (largamente sfruttata dai manieristi), illustra portali bugnati ed espone il tentativo di codificare i 5 ordini architettonici. ■ Il Vignola Il più importante architetto attivo a Roma, le cui opere riflettono lo stile del tardo Rinascimento e del Manierismo e anticipano il Barocco, è Jacopo Barozzi detto il Vignola (Vignola, 1507 - Roma, 1573). Dopo una prima formazione in Emilia La formazione come pittore e prospettico, viene influenzato dal trattato di Serlio, dalla tradizione rinascimentale, dall’Alberti e da Antonio da Sangallo il Giovane. Lavora come pittore in Vaticano, soggiorna a Fontainebleau, in Francia, dal 1541 al 1543, e nel 1550 viene scelto come architetto da papa Giulio II. Delle sue opere è stato già ampiamente trattato nei paragrafi precedenti; qui lo ricordiamo come trattatista per il suo scritto Re- Il trattato gola delli cinque ordini d’architettura, del 1562. Il trattato codifica e sintetizza il lessico architettonico classico in una sorta di manuale; fornisce una semplice interpretazione modulare degli ordini, punti sicuri dell’architettura, con una serie di tavole e brevi didascalie per descrivere le regole ordinatrici dei processi architettonici. Il suo sistema proporzionale si basa su quello di Vitruvio, esprimendo notevole semplicità nelle misure. Da Serlio riprende l’ordine composito romano, introdotto da Peruzzi, ma poi riproposto anche dal Palladio. ■ Andrea Palladio Andrea Palladio (Padova 1508 - Vicenza, 1580), illustre architetto e teorico del Rinascimento, viene introdotto nei circoli culturali dal letterato Giangiorgio Trissino, cui deve l’appellativo di Palladio (il suo vero nome era Andrea di Pietro della Gondola). La sua formazione prende spunto da nomi come Sanmicheli, La formazione Sansovino, Giulio Romano, dal trattato di Vitruvio e dai viaggi a Roma, che gli permettono di studiare gli antichi e di applicarne i principi, come la proporzione e la simmetria. Il connubio tra l’antico, Bramante, Raffaello e Peruzzi lo porta a concepire il classico non in modo imitativo, ma ad accostare in modo nuovo gli elementi stilistici e architettonici. Il Palladio vive e opera a Vicenza e Venezia e nel 1570 diviene l’architetto ufficiale della Serenissima. Lo stesso anno pub- Il trattato blica I quattro libri dell’architettura, nei quali prende in esa-

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Architettura del Rinascimento

me i fondamenti teorici, gli edifici privati, le città e i templi, gli ordini classici, le sue opere e quelle dell’antichità. Il riferimento ad altri trattatisti suoi predecessori, come l’Alberti, lo porta a definire la forma dell’edificio come un elemento che deriva dalla sua funzione e dalla collocazione in un luogo determinato. La misura è definita come rapporto tra le parti in cui vengono messi in relazione i rapporti proporzionali dei suoi edifici con quelli musicali (i pieni e i vuoti sono configurati secondo un rapporto 1:2, 2:3, 3:4). Dietro l’apparente serenità delle sue opere, data dal rispetto della sezione aurea, dall’uso di materiali poveri, di forme semplici e delle proporzioni, si nascondono la complessità e l’inquietudine non solo personali, ma caratteristiche della crisi della società della seconda metà del Cinquecento.

L’influenza dell’Alberti

Semplicità e complessità

SCHEMA RIASSUNTIVO FILIPPO BRUNELLESCHI

Filippo Brunelleschi studia i monumenti antichi a Roma e formula studi sulla prospettiva. Rivoluzionaria per metodo costruttivo è la cupola di Santa Maria del Fiore, a Firenze, edificata con mattoni disposti a spina di pesce. Le sue opere richiamano sempre la prospettiva e il modulo cubico.

LEON BATTISTA ALBERTI

Leon Battista Alberti, laureato in diritto canonico, studioso di matematica, filosofia e letteratura, scrive diversi trattati, tra cui il De re aedificatoria, nel quale definisce la bellezza come la concordanza delle varie parti con il tutto.

DONATO BRAMANTE

Donato Bramante predilige la pianta centrale nella progettazione delle chiese. In ambito urbanistico si interessa del tracciato di importanti vie a Roma e dell’integrazione tra edificio e tessuto urbano.

MICHELANGELO BUONARROTI Michelangelo Buonarroti, pittore, scultore, architetto e poeta, opera a Firenze (Sacrestia Nuova) e a Roma (Campidoglio, Cupola di San Pietro). All’equilibrio rinascimentale contrappone forza e drammaticità. I TRATTATISTI DEL CINQUECENTO

Il trattato di architettura nasce, come genere, nel Rinascimento. Esso contiene regole e normative riguardo a ogni aspetto di un edificio, proponendo i canoni del bello. I più importanti autori sono Sebastiano Serlio, con i Sette libri dell’architettura di Sebastiano Serlio bolognese, Jacopo Barozzi detto il Vignola, con Regola delli cinque ordini d’architettura, e Andrea Palladio, con I quattro libri dell’architettura.

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ARCHITETTURA BAROCCA

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1 Le origini romane 2 Il Barocco nel resto d’Italia e in Europa

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Il periodo barocco è caratterizzato dallo sforzo del Cattolicesimo di rispondere all’offensiva protestante ribadendo la centralità della Chiesa e del Papato, sforzo che prende corpo nella riforma cattolica, detta anche Controriforma. In questo periodo Roma diviene il centro culturale a cui tutta la Cristianità deve guardare come a un esempio. Su volontà dei papi, grazie ad artisti quali Carlo Maderno, Pietro da Cortona, Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini, Roma subisce radicali mutamenti urbanistici, che tendono a mettere in risalto i monumenti di maggiore importanza. Il nuovo stile si contraddistingue per l’uso che gli architetti fanno dello spazio, costituito non più da rigorose scansioni geometriche, ma da un’alternanza di linee curve, stucchi e affreschi, impiegati in modo da sorprendere e ingannare l’occhio dello spettatore. Da Roma l’architettura barocca si diffonde in altre città italiane e in Europa. Ne troviamo esempi importanti a Torino, nuova capitale del ducato di Savoia, dove l’innovativa concezione architettonica è introdotta da Guarino Guarini, e a Venezia, con le opere dell’architetto Baldassarre Longhena.

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1 Le origini romane Il Cattolicesimo risponde alla riforma protestante con un ampio movimento culturale che vede Roma e il Papato promotori di una concezione architettonica in cui lo sfarzo e la volontà di destare meraviglia sono il cuore di un nuovo stile: il Barocco.

Inquadramento storico e sociale: la Controriforma

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Il periodo medievale aveva caratterizzato l’Europa con la propria unità religiosa. La riforma luterana e le successive riforme protestanti minano alle radici quest’unione, generando nella seconda metà del Cinquecento e per gran parte del Seicento sanguinose guerre di religione. In questo clima di lotta per la supremazia, che culmina nella Guerra dei Trent’anni, si colloca la nascita dell’assolutismo monarchico in Francia; in Italia, intanto, il Papato continua a difendere il proprio potere come centro della fede cattolica. Il Cattolicesimo si trova di fronte alla necessità di rispondere al Protestantesimo, e lo fa con un insieme di riforme (dette Controriforma o riforma cattolica) che, partendo dagli aspetti teologici, giungono a influenzare ogni settore culturale, compresa naturalmente l’architettura. Il Concilio di Trento (1545) ribadisce con forza l’autorità papale e la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, entrambe negate dai protestanti, così come l’importanza del culto dei santi e della Vergine Maria. Lo stile barocco, ovvero l’arte che scaturisce da questa svolta culturale, si diffonde in tutte le regioni cattoliche europee e, tramite i Gesuiti, nell’America Latina. Il termine Barocco deriva dal portoghese barrôco, che indica un tipo di perla dalla forma irregolare. Nel Settecento il significato di Barocco assume una connotazione negativa, indicando il gusto aberrante e ampolloso degli artisti del Seicento; il Romanticismo non cambia questa valenza. Solo tra il 1888 il 1915 il termine assume un valore positivo grazie alle teorie romantiche e come reazione al classicismo accademico. Già il Manierismo anticipa in qualche modo il Barocco, poiché esprime il travaglio spirituale dell’uomo, non più concepito come perfetto e immutabile, ma in continua lotta contro le forze della natura, oppresso dal dubbio e dall’angoscia. Dal bisogno di visibilità della Chiesa, che vuole richiamare alla fede e alla salvezza, e dalla crisi estetica e conoscitiva del Ma-

L’unità religiosa inizia a sgretolarsi

Le riforme cattoliche

Svolta culturale L’evoluzione del termine Barocco

Le radici nel Manierismo

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Architettura barocca

nierismo, nel Seicento nasce il desiderio di forme espressive che siano in grado di rivalutare aspetti quali l’apparenza, la fantasia e la ricerca del nuovo.

Roma e i suoi principali esponenti: Carlo Maderno, Pietro da Cortona, Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini Le due fasi del Barocco

Roma è la culla dello stile barocco, che vive qui la sua prima fase per poi diffondersi in tutta Europa senza veder alterate le originarie caratteristiche italiane. Una seconda fase del Barocco vede invece lo sviluppo di caratteri specifici a seconda delle singole realtà sociali e nazionali. Il primo Barocco interessa un periodo che va dal 1600 al 1660-1670, quando si fonde con il Tardobarocco, che resterà in auge fino alla prima metà del Settecento. Differenze Idea fondante del Barocco è quella di ampliare le forme rinae continuità scimentali con innovazioni di metodo: liberandosi della tencon il Rinascimento sione dei canoni degli ordini classici e della prospettiva centrale, si creano relazioni spaziali complesse che si dilatano verso una dimensione ambientale più ampia di quella del singolo edificio. Non manca comunque una continuità nell’uso degli ordini classici, che però sono impiegati in modo diffeNuova concezione rente. Caratteristica innovativa del Barocco è una nuova condello spazio cezione dello spazio, non più suddiviso da moduli disposti geometricamente, ma corporeo, plasmato, che si fa avvolgente e organico. Al fine di creare effetti spaziali dinamici si accentua la tridimensionalità tramite superfici curve, in un’alternanza continua di forme concave e convesse. Le facciate presentano profili ondulati ed elementi architettonici obliqui rispetto al piano del fronte; le grandiose scenografie, l’uso della prospettiva illusiva e gli effetti ingannevoli creati da sculture, stucCarattere fantasioso chi e pitture sono espressione di un nuovo carattere fantasioed emotivo so ed emotivo. Si ricercano gli effetti cromatici, il dinamismo compositivo, la ricchezza dell’ornato e l’uso di materiali variegati, come bronzi e marmi policromi. La luce è intesa come elemento primario del progetto e irrompe all’interno delle chiese per esaltarne le strutture in un forte contrasto tra luci e ombre. Anche le piante delle chiese prediligono forme ellittiche composte da ovali interconnessi, longitudinali centralizzate o centrali allungate, in una complessa matrice geometrica dove anche le cupole hanno la funzione di esaltare gli ambienti principali e mediare il passaggio tra la solidità della massa muraria e la fluidità dello spazio circostante. Colonne e pilastri sono accoppiati verso il centro della facciata, che è sem-

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1 - Le origini romane

pre più in relazione con il contesto urbano, quasi ad abbracciare gli edifici circostanti. Queste linee base testimoniano come pittura e scultura si in- Fusione tra pittura, seriscano all’interno dell’architettura modificandola, e la fu- scultura sione di tali elementi dà origine a un’opera d’arte unitaria. e architettura ■ Carlo Maderno I papi Sisto V e Paolo V danno vita a un nuovo piano urbanistico della città di Roma incentrato sulle direttrici prospettiche verso i maggiori monumenti; un collaboratore di questi progetti è Carlo Maderno (Capolago, 1556 - Roma, 1629), chiamato a Roma per la realizzazione della facciata della chiesa di Santa Susanna (1596). Il fronte richiama la facciata della chiesa del Gesù del Vignola, ma con un rimpicciolimento delle volute nonché un andamento più mosso e chiaroscurato degli elementi aggettanti, che danno così alla superficie un effetto scenografico. Il Maderno può essere considerato il capostipite del nuovo stile barocco: confrontando nella basilica di San Pietro la finestra nel coronamento della facciata, da lui progettata nel 1605, con la finestra di Michelangelo sulla calotta della cupola, si nota infatti che la prima presenta un timpano spezzato attraverso una conchiglia – espressione dell’esuberanza decorativa e degli effetti sorpresa barocchi –, mentre la seconda ha un timpano integro e volte di sostegno, in perfetto stile manierista. La soluzione del Maderno risulta però ancora poco organica; il Borromini infatti sostituirà il timpano spezzato con una cornice continua che si piega plasticamente all’altezza della conchiglia. Al Maderno si deve, tra gli altri, il progetto di palazzo Barberini, a Roma, iniziato nel 1628 e completato poi dal Bernini. ■ Pietro da Cortona Esponente di spicco del Barocco romano, l’architetto Pietro Berrettini, meglio noto come Pietro da Cortona (Cortona, 1596 Roma, 1669), sviluppa alcune intuizioni del Maderno ed esprime i principi chiave del Barocco nella chiesa dei Santi Luca e Martina (1634). Disposto su 2 piani, a croce greca con 4 bracci conclusi a semicerchio (secondo lo schema cinquecentesco), lo spazio interno della chiesa è scandito da gigantesche colonne ioniche staccate dalla parete ed è coperto da un’alta cupola costolonata di stucco che affiora nel disegno convesso della facciata, mosso dalle sporgenze di colonne e paraste, con contrazioni spaziali e notevole plasticismo. Nella chiesa di Santa Maria della Pace (1656) l’alternanza di volumi concavi e convessi si protende verso lo spazio della piazza antistante; un pronao semicircolare e 2 ali laterali collega-

Nuovo piano urbanistico di Roma Il primo progetto

Capostipite del Barocco

Chiesa dei Santi Luca e Martina

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Chiesa di Santa Maria della Pace 173

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Architettura barocca

no l’edificio alle vie adiacenti. La particolarità della chiesa è infatti la sua integrazione con il tessuto urbano circostante, poiché il progetto non è concepito con una facciata posta dinanzi a un solido geometrico, ma il tutto si articola grazie all’impiego di linee curve e rette che si proiettano in direzioni diverse senza contrapporsi; l’edificio è come un teatro, e la luce è l’elemento unificatore dello spazio. L’opera residenziale più significativa di Pietro da Cortona è invece villa Sacchetti, realizzata vicino a Roma nel 1635; l’edificio, oggi distrutto, era impostato su un gioco di rampe, terrazze ed esedre d’ingresso con ali laterali cinquecentesche, come il diaframma di colonne.

Villa Sacchetti

Gli inizi

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Le tematiche della sua architettura

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■ Gian Lorenzo Bernini Architetto, pittore, scultore e scenografo, Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 1598 - Roma, 1680) rappresenta l’anima armonica ed equilibrata del Barocco, ma è anche il principale interprete del fasto della Chiesa cattolica e dell’aristocrazia romana. Figlio d’arte, viene condotto a Roma dal padre, scultore e pittore; nella capitale frequenta la bottega e gli appartamenti vaticani, confrontandosi con i capolavori di Michelangelo e Raffaello, e lavora per i papi Urbano VII e Alessandro VII. Tra le caratteristiche principali della sua architettura ricordiamo l’amore per la natura e il mondo classico, ma anche la piena adesione alle ideologie del suo tempo espresse tramite una progettazione guidata da una visione urbana globale. Il Bernini è solito combinare in uno stesso progetto la sua duplice abilità di scultore e architetto, integrando le due forme d’arte. Ne è un esempio il baldacchino di San Pietro, del 1624, concepito in modo tale che struttura e decorazione siano partecipi di un unico disegno: un’edicola retta da 4 colonne tortili di bronzo e oro che sorreggono il coronamento a frange e volute, costituito da una stoffa disposta a festone. Le colonne imprimono un movimento rotatorio verso l’alto e dilatatorio verso i 4 pilastroni d’angolo, che sostengono la cupola sovrastante. Il baldacchino dà l’idea del movimento delle masse e della drammaticità, mentre le sue proporzioni colossali vengono alleggerite dal colore a membrature chiare su fondo scuro, in un gioco di effetti luminosi. Nel 1628 il Bernini prosegue il progetto iniziato da Maderno per palazzo Barberini, la villa residenziale di papa Urbano VII. La struttura a H presenta un atrio ninfeo tra il loggiato d’ingresso e il giardino retrostante; il Bernini progetta lo scalone d’onore a pianta quadrata e il porticato del corpo centrale, sovrastato da finestre archivoltate divise da cornicioni con sovrapposizione degli ordini. Le zone d’ombra, generate dal porticato e dalle

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Palazzo Barberini

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finestre strombate, creano un senso di movimento. La grande abilità nella gestione scenografica dello spazio emerge con il progetto del colonnato (1656) della basilica di San Pietro. Scopo del Bernini è quello di accogliere i visitatori della basilica in un abbraccio: sostituisce quindi l’antico quadriportico paleocristiano con 2 piazzali contigui, il primo trapezoidale – formato da 2 corpi rettilinei che divergono verso la facciata della chiesa, creando un effetto distorto della prospettiva e facendo apparire più grandi il fronte e la cupola –, e il secondo a pianta ellittica, costituito da 2 emicicli di colonne doriche architravate. Due fontane sono collocate lungo l’asse maggiore, disposto in senso trasversale. Il colonnato si introduce così nel tessuto urbano, invitando a una relazione continua fra interno ed esterno, con grande senso dinamico e di dilatazione dello spazio. Riferimenti al mondo classico si ritrovano nella terminazione del colonnato con timpano e attico. Un cambiamento urbanistico consiste nella chiusura dei due vecchi ingressi laterali alla piazza e nell’apertura dell’unica larga via in asse con la basilica, soluzione che conferisce all’insieme un punto di vista centrale. Altro esempio di artificio prospettico si ritrova nella Scala Regia (1663), che dal colonnato conduce agli appartamenti papali; qui lo spazio risultava irregolare e stretto, per cui i muri non sono paralleli, ma divergono dal basso verso l’alto per aumentare la distanza; sempre a questo scopo viene impiegato l’accorgimento della riduzione dell’altezza delle colonne ioniche binate che corrono lungo le pareti; la luce penetra a metà della scalinata. Altro fiore all’occhiello del Bernini è Sant’Andrea al Quirinale (1658), dove in un piccolo spazio viene condensata una nuova unità spaziale. La pianta ellittica, tipica del Barocco, simboleggia tensione e dinamismo: l’asse maggiore è disposto in senso trasversale; in corrispondenza dell’asse minore una nicchia ospita l’altare di fronte al quale sorge l’ingresso. Entrambi sono incorniciati da colonne di ordine gigante architravate che sostengono un frontone concavo. Le cappelle, disposte radialmente rispetto al centro, circondano lo spazio interno che si espande dal vano centrale alla cupola costolonata, grazie anche al proseguimento delle paraste corinzie di ordine gigante nei costoloni sovrastanti. L’esterno è caratterizzato da un netto contrasto tra linee rette e curve: le prime sono date dal frontone e dai grossi pilastri corinzi di ordine gigante, le seconde sono visibili invece nella trabeazione curvilinea del pronao, nelle 2 ali laterali concave e nelle scalinate a semicerchio che si aprono su un piccolo sagrato. Nel 1665 il Bernini è in Francia, dove progetta la pianta per il Louvre, ma la commissione viene poi affidata a Claude Perrault.

Il colonnato di San Pietro

Modifica dell’impianto urbanistico

Escamotage architettonici

Sant’Andrea al Quirinale

L’esterno

Il progetto del Louvre 175

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Architettura barocca

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In tutta Europa

Ma al grande architetto non manca certo il lavoro: progetta palazzi, fontane e sculture in tutta Europa rivaleggiando con un altro artista coevo, Francesco Borromini.

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■ Francesco Borromini Francesco Castelli, detto il Borromini (Bissone, 1599 - Roma, 1667), è un personaggio malinconico e introverso: opera secondo una ricerca individuale che lo porta a produrre architetture che esprimano il proprio tormento interiore attraverso l’uso dei grigi invece che dei colori, e nelle quali le fonti luminose siano nascoste e le tonalità stravaganti si accostiI primi lavori no a una fantasiosa tecnica di pianificazione. Dal 1621 il Borromini è a Roma, dove inizia a lavorare alle dipendenze di Carlo Maderno nel cantiere di San Pietro; si dedica inoltre alla scala ellittica e a interventi sulla facciata posteriore di palazzo Barberini. Studioso dell’opera di Michelangelo, il Borromini esprime il suo interesse per i rapporti tra natura e geometria e per una reinterpretazione dell’antico in una nuova fusione tra Gotico, Rinascimento e Barocco. Figura 42 Lavora per ordini monastici rigorosi, ma trova comunque un Pianta della chiesa di San Carlo alle Quattro metodo e uno stile personali per produrre le proprie opere. San Carlo alle Quattro Fontane, datata 1634, è il suo primo Fontane, a Roma. incarico autonomo: la pianta è costituita da 2 triangoli equilateri disposti in forma di losanga, sui quali sono inseriti ovali interconnessi fra loro e uniti da archi in modo da formare un’ellisse. L’impianto è disposto longitudinalmente, conferendo all’insieme un senso di compressione. Solo in corrispondenza del cornicione della cupola la pianta diviene un’ellisse vera e propria. Tutti gli elementi architettonici dell’alzato interno sono subordinati alla pianta: sono presenti 16 colonne che seguono l’andamento curvilineo delle pareti, legate a loro volta da una trabeazione continua a fascia. Ciò, insieme con il gioco di sporgenze e rientranze, genera un senso di verticalità che dona dinamismo alla struttura. La cupola è impostata su pennacchi

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1 - Le origini romane

trapezoidali (in genere triangolari) e su 4 arconi d’imposta; è intiburiata e decorata con originali motivi a lacunari (l’intelaiatura delle travi del soffitto) a stelle e a croci. La facciata si stacca dal resto della chiesa per il colore del materiale impiegato, per la presenza di 4 rigide colonne giganti sui 2 piani e per le sporgenze delle cornici ad andamento curvilineo. Le innovazioni del Borromini sono visibili nella scelta dell’unico punto di vista laterale della facciata, studiato in modo da esaltare gli aggetti, e nel gioco di sporgenze e rientranze, dato dalle nicchie con statue o dalle cornici marcapiano che generano superfici articolate e dinamiche. Anche nella facciata dell’oratorio di San Filippo Neri, di tre anni posteriore, si ritrovano le medesime caratteristiche, in particolare il tema delle contraddizioni, secondo cui tutto può apparire in un modo come nel suo opposto: concavità della facciata e convessità del balcone, solidità del cornicione che divide la facciata in 2 piani interrotta dalle finestre; rigore geometrico dei pilastri e forma fantasiosa ad arco o a timpano delle finestre, coronamento mistilineo del fabbricato. Tra il 1644 e il 1655 papa Innocenzo X promuove l’opera del Borromini, che in questo periodo si dedica al suo progetto più audace: Sant’Ivo alla Sapienza (1640-1660). La composizione geometrica è impostata sull’intersezione di 2 triangoli equilateri invertiti che formano una stella a 6 punte, all’interno della quale si è creato uno spazio esagonale. Le punte a loro volta sono tagliate da linee alternativamente concave e convesse che generano 3 absidi, determinando una forma finale costituita appunto da un triangolo con 3 absidi. Il profilo ottenuto è la forma generatrice di tutto lo spazio interno, circondato da un cornicione a fascia che corre sopra i pilastri, seguendo l’andamento della pianta. La cupola finestrata è impostata direttamente sul cornicione senza tamburo e ha una superficie sfaccettata. La chiesa sorge lungo uno dei lati minori di un cortile cinquecentesco: lo spazio antistante è caratterizzato dall’andamento rettilineo dei pilastri, ma anche da quello curvilineo degli archi del portico e del loggiato, così come dalle superfici concave dell’esedra della facciata e della cupola contrapposte a quella convessa del tamburo. La cupola termina con una lanterna circondata da colonne binate con intercolumni concavi, mentre un moto vorticoso ascensionale è generato dal motivo a spirale con costoloni e lobi che concludono la lanterna. L’attenzione del Borromini per progetti che pongano in relazione l’edificio con il contesto urbano si ritrova anche negli interventi messi in atto sulla chiesa di Sant’Agnese (1653), in piazza Navona a Roma, dopo la morte di Rainaldi, l’architetto

Le innovazioni architettoniche

Oratorio di San Filippo Neri

Sant’Ivo alla Sapienza

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Ripresa del tema delle contraddizioni

Relazione tra edificio e contesto urbano

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Architettura barocca

Il suicidio La sua eredità

inizialmente designato. Il Borromini cambia i punti d’ingresso e modifica la pianta, che diviene a croce greca segnata da profonde cappelle, per formare un lungo asse parallelo alla facciata; quest’ultima presenta il corpo principale concavo con ali ad andamento rettilineo in contrasto con la controcurva della cupola restrostante all’altezza del tamburo, di insolita altezza. Da tutto ciò emerge un senso di equilibrio tra la cupola, la facciata e i 2 campanili mossi, aperti e con guglia finale; la chiesa acquista maggiore importanza con una visuale di scorcio. Dopo la morte di Innocenzo III, il mancato compimento di alcuni progetti e l’indole tormentata e scontrosa portano il Borromini al suicidio. La sua concezione spaziale però non svanisce con la sua morte, ma viene seguita e sviluppata da diversi architetti posteriori, uno su tutti Guarino Guarini.

SCHEMA RIASSUNTIVO LA CONTRORIFORMA

In risposta alla riforma protestante che rompe l’unità religiosa dell’Europa medievale, la Chiesa cattolica mette in atto un insieme di riforme passate alla storia con il nome di Controriforma. Queste non solo hanno effetto sul piano teologico, ma influiscono anche sui diversi aspetti della cultura, dando vita a un nuovo stile, il Barocco.

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ROMA E IL RIASSETTO URBANISTICO

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Il primo Barocco comprende gli anni dal 1600 al 1660-1670; il Tardobarocco va dalla fine del Seicento alla prima metà del Settecento. La caratteristica peculiare di questo stile è l’uso dello spazio, non più suddiviso in moduli geometrici, ma avvolgente e organico. Da qui l’ampio impiego di superfici curve, prospettiva illusiva, piante ellittiche ed effetti cromatici creati con una commistione di diversi materiali e luce. Roma, centro del mondo cattolico, è la culla di questo stile e vede un drastico riassetto urbanistico, con l’organizzazione di direttrici prospettiche orientate verso i maggiori monumenti.

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CARLO MADERNO

Carlo Maderno contribuisce a ridisegnare il profilo della capitale con la facciata della chiesa di Santa Susanna e con palazzo Barberini (poi concluso dal Bernini).

PIETRO DA CORTONA

Le idee architettoniche espresse dal Maderno vengono riprese da Pietro da Cortona nelle chiese dei Santi Luca e Martina e Santa Maria della Pace.

GIAN LORENZO BERNINI

Di Gian Lorenzo Bernini è il celebre colonnato antistante la basilica di San Pietro. Altre sue opere architettoniche rilevanti sono la Scala Regia e Sant’Andrea al Quirinale.

FRANCESCO BORROMINI

Le chiese di San Carlo alle Quattro Fontane e Sant’Ivo alla Sapienza sono fra le maggiori opere di Francesco Borromini; nella loro concezione dello spazio evidenziano il tema delle contraddizioni: tutto può apparire in un modo come nel suo opposto.

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2 Il Barocco nel resto d’Italia e in Europa

Il Barocco si distingue per la particolare concezione dello spazio, definito dinamicamente da un articolato andamento dei volumi, risultato della contrapposizione di curve concave e convesse, di illusioni scenografiche e dell’uso di stucchi e affreschi. Architetti di spicco al di fuori del contesto romano sono Guarino Guarini a Torino e Baldassarre Longhena a Venezia.

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La diffusione da Roma al resto d’Italia Due sono le principali figure di architetti che si fanno promotori della diffusione del Barocco nel resto d’Italia: Guarino Guarini e Baldassarre Longhena. ■ Guarino Guarini Nel Seicento la capitale artistica italiana è Roma, ma anche Torino incomincia ad acquisire importanza, già quando nel 1563 Emanuele Filiberto decide di conferirle il ruolo di capitale del ducato di Savoia, prima di stanza a Chambery, in Francia. Torino fino a quel momento era una piccola città di 20 000 abitanti e conservava l’impianto quadrato del castrum, con strade rettilinee che si intersecavano ortogonalmente; nel corso del Seicento si susseguono due ampliamenti a livello urbanistico che conservano però l’impianto originario. Il maggiore architetto torinese dell’epoca è Guarino Guarini (Modena, 1624 - Milano, 1683). Personalità complessa e dai molteplici interessi, il Guarini è anche religioso, teorico, filosofo e matematico. Entrato nell’ordine religioso dei Teatini, trascorre un periodo di noviziato a Roma, dove può conoscere in prima persona le opere del Borromini. Dopo un breve soggiorno a Modena, per altro non gradito al duca Alfonso IV d’Este, il Guarini inizia una lunga serie di viaggi a Messina e a Parigi, dedicandosi all’insegnamento della matematica e della filosofia e alla progettazione di edifici religiosi. Un esempio di questo suo impegno è la chiesa dei Padri Comaschi, a Messina (1666), in cui compare per la prima volta la cupola aperta ad archi intrecciati, che diverrà uno dei motivi predominanti delle sue opere. Nel 1666 il Guarini viene chiamato a Torino dal duca Carlo Emanuele II di Savoia

L’ascesa di Torino

Gli studi e l’insegnamento

Chiesa dei Padri Comaschi

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Architettura barocca

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per riprendere i lavori, iniziati da Amedeo di Castellamonte, relativi alla cappella della Santa Sindone. Cappella La cappella è collocata dietro l’abside del duomo e adiacendella Santa Sindone te a Palazzo Reale; vi si può accedere grazie a 2 portali posti ai lati del presbiterio del duomo; questi a loro volta conducono a 2 scalinate a gradini curvi, che salgono dalla chiesa sottostante alla cappella sopraelevata e si concludono in vestiboli circolari. Il Guarini modifica l’edificio a pianta circolare preesistente; l’interno appare funebre per l’impiego del marmo nero-grigio che orna portali e scalinate, mentre il vano della cupola risulta più luminoso. La cupola La cupola è innovativa per l’audacia strutturale impiegata, che, insieme alla tecnica, ha come fine quello di suscitare meraviglia nell’osservatore. Impostata su di un alto tamburo con 6 finestre alternate a nicchie, la cupola è sorretta da 6 ordini di archetti sottesi, disposti a forma di esagono, sovrapposti, sfalsati progressivamente e più stretti dal basso verso l’alto. Un cerchio, sopra il quale si imposta la lanterFigura 43 na, chiude al vertice 6 archetti: ogni archetto incornicia una L’interno della cupola finestra, generando una struttura esagonale in pianta e della chiesa di San Lorenzo, a Torino. troncoconica in alzato. All’esterno sono visibili gli archetti

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2 - Il Barocco nel resto d’Italia e in Europa

che si alternano con i costoloni, con andamento a zigzag; su di essi vi è un anello retto da montanti che poggia su un tamburo a finestre ellittiche. Anche la lanterna si riduce progressivamente di diametro lungo 3 livelli con motivi a stella. La particolarità del progetto sta nel fatto che all’esterno si intuisce la struttura interna: lo slancio e il rapporto reciproco degli archetti generano un effetto dinamico, grazie anche al gioco di luce che filtra dalle finestre della lanterna, del tamburo e della cupola. Un’ulteriore innovazione del Guarini è il metodo compositivo per cellule spaziali autonome, addizionate tra loro per creare nuovi effetti spaziali. Ciò era visibile nella pianta della ormai distrutta chiesa di Santa Maria da Divina Providencia, a Lisbona (del 1656), dove lo schema longitudinale era ottenuto per giustapposizione di cellule spaziali cupolate, generando una serie di ellissi con archi trasversali che si flettevano verso l’alto e in avanti. Anche la chiesa di San Lorenzo, costruita nel 1668 per i Teatini, dimostra come la forma geometrica di base, costituita dal quadrato, sia articolata secondo superfici concave e convesse: all’interno della pianta quadrata è ricavato uno spazio centrale, circoscritto da 8 lati convessi nei quali si aprono archi a serliana su colonne corinzie. Queste aperture conducono a cappelle a pianta ellittica. La navata centrale, ottagonale, si apre su un presbiterio anch’esso di forma ellittica coperto dalla cupola circolare. Grazie a un altro arco a serliana si giunge a un ulteriore spazio ellittico dove è posto l’altare maggiore. Anche qui l’elemento fondamentale è la cupola a torre conica, con archi acuti disposti secondo un disegno stellare: 8 costoloni si diramano a coppie divergenti, formando una stella a 8 punte, ottagono di base su cui si imposta la lanterna. Fra gli arconi si aprono finestre ovali e pentagonali, creando vuoti tra i costoloni e un motivo decorativo di contrasti chiaroscurali. L’esterno nasconde la particolarità dell’interno, dal momento che la struttura della cupola non si legge e, come nella cappella della Sindone, emerge soltanto la linea sinuosa delle pareti flesse e inflesse con finestre ovali e rettangolari, di spunto borrominiano. In palazzo Carignano, sempre a Torino (1679), la tecnica ardita scompare a favore di contrapposizioni tra linee curve e rette: il fronte mistilineo si dilata per abbracciare gli edifici circostanti. Si nota un maggiore gusto pittorico, dato dalla variata incidenza della luce, dall’uso del cotto e dal doppio ordine di semipilastri e cornici. La dinamica delle curve è quindi il tema dominante, in una correlazione tra interno ed esterno: in tal senso l’andamen-

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Il metodo compositivo

Chiesa di San Lorenzo

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Tema dominante

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Architettura barocca

to convesso della zona centrale della facciata corrisponde alla forma ovale del salone interno. Il Guarini viene ricordato anche come trattatista: nel 1671 scrive il Trattato di geometria e matematica, in cui esplica sia la teoria scientifica sia la sperimentazione architettonica, con riferimenti all’astrologia e alla metafisica. La sua architettura è una riuscita combinazione di rigore matematico e arte, capace di colpire direttamente e coinvolgere lo spettatore.

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L’attività di trattatista

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Gli studi

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Chiesa della Salute

■ Baldassarre Longhena Scultore e architetto veneziano, Baldassarre Longhena (Venezia, 1598-1682) cresce in un clima di intensa attività edilizia per la città, che mantiene una certa ricchezza grazie ai traffici economici di cittadini illustri. Il Longhena è allievo di Scamozzi, ma attinge anche allo studio di Sansovino e Palladio, lasciando un segno nella Venezia seicentesca. Nel 1631 inizia il lunghissimo cantiere per la costruzione della chiesa della Salute, a Venezia, terminata solo nel 1687; l’edificio religioso, che sorge nel punto di confluenza tra due canali, presenta una pianta poligonale, per poter offrire all’osservatore diversi punti di vista. L’ottagono della pianta è circondato da un deambulatorio (caratteristico degli edifici paleocristiani bizantini) che si affaccia su 6 cappelle quadrangolari attraverso altrettanti grandi archi di trionfo portanti. Il settimo lato ospita l’ingresso, mentre l’ottavo il passaggio al presbiterio a pianta ellittica, disposta trasversalmente. Nel vano centrale, coperto a cupola, sono collocati l’altare e il coro rettangolare; all’interno il moto centrifugo tipico del Seicento è espresso dagli archi di trionfo disposti radialmente, dalla ricchezza delle decorazioni e dalle colonne poste su alti piedistalli, che si alternano alle arcate. Da notare le variazioni della luce che filtra dalla cupola e cambia di intensità al passaggio nel deambulatorio. La cupola emisferica a calotta è maestosa e priva di costoloni, sorretta da 12 contrafforti a volute – tipici del Barocco – che hanno la funzione di raccordarla con il solido ottagonale che costituisce il vano della chiesa. All’esterno emblematici sono la mobilità architettonica e l’aspetto scenografico dati dall’alternarsi di rientranze e sporgenze, come i prospetti delle cappelle disposti a raggiera e decorati con colonne. La ricchezza plastica dei volumi edificati e i giochi di luce sono introdotti da architravi e timpani in stile palladiano che annullano le masse del corpo centrale, della doppia cupola (quella centrale e quella minore del presbiterio), delle statue e degli obelischi posti a coronamento.

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2 - Il Barocco nel resto d’Italia e in Europa

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L’impostazione barocca seguace del filone veneziano si af- Le architetture civili ferma anche in edifici civili come Ca’ Pesaro, del 1660. Qui i modelli di Palladio e Sanmicheli sono resi con la robustezza plastica del bugnato impiegato alla base del palazzo, che con- L’uso del bugnato trasta con la prevalenza di vuoti dei piani superiori, a loro volLA DIFFUSIONE DEL BAROCCO IN FRANCIA

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no le caratteristiche di equilibrio e simmetria del corpo doppio, ma anche la monumentalità dell’ampio frontone e la cupola ovale che dominano la facciata. Le Vau realizza inoltre un nuovo edificio intorno al castello di caccia della reggia di Versailles (1669), contraddistinto dalla severa massa del parallelepipedo alleggerito da avancorpi e colonne che rompono la monotonia delle finestre. Jules Hardouin Mansart (1646-1708), nominato primo architetto regio nel 1675, mira all’esaltazione della figura del re tramite una fedele aderenza allo stile barocco nella realizzazione dei suoi complessi aperti; collabora al completamento di Versailles con l’elegante inserimento di un porticato aperto a peristilio, primo esempio di porte finestre che aprono la struttura al giardino prospiciente. Uomo intelligente e versatile, sa anche fornire esempi di semplicità, come la cupola della chiesa di Saint-Louis des Invalides (1679), formata da 3 calotte: quella interna con grande apertura centrale, quella intermedia con dipinti e quella più esterna che poggia su un ulteriore piano finestrato sostenuto a sua volta dalla cornice del tamburo. Nel complesso il Barocco francese rimane una realtà a sé stante rispetto allo stile che interessa l’Europa centrale, caratterizzato dall’unione tra classico e moderno, dalla componente rigorosa e razionale, ma anche da quella fastosa e scenografica.

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L’elemento architettonico del Barocco italiano che più influenza lo stile degli altri Stati europei è una particolare concezione dello spazio, definito dinamicamente dal flettersi delle murature, dal ripetuto gioco di sporgenze e rientranze, da illusioni scenografiche e dall’abbondante impiego di stucchi e affreschi. In Francia il Barocco diviene lo strumento artistico impiegato per glorificare l’assolutismo di Luigi XIV, il Re Sole, che si ispira agli ideali di monumentalità e simmetria del primo Rinascimento, servendosi dell’architettura come di un mezzo per esprimere il proprio potere. Castelli, residenze e palazzi della nobiltà francese risentono dell’influenza del Barocco italiano, così come di elementi più classici ereditati dal passato. I castelli sono generalmente organizzati secondo una pianta che comprende un corpo centrale e ali laterali; all’edificio si accede attraverso un largo cortile e peristili, giardini decorati con fontane e curati con rigore geometrico; anche gli interni esprimono il fasto con ricchi stucchi, oro, specchi e dipinti. Nel 1655 viene nominato primo architetto di corte Louis Le Vau (1612-1670). La sua opera è caratterizzata dalla grandiosità dei rapporti tra volumi e spazio, dal gusto per le soluzioni scenografiche, dalle facciate asimmetriche e curvilinee e dalla ricchezza decorativa interna. Il suo capolavoro è Vaux-le-Vicomte (1657), maggiore espressione del castello barocco francese, dove emergo-

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Architettura barocca

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ta scanditi da finestre archivoltate alternate a colonnine binate e singole. In Ca’ Rezzonico, del 1667, vienne alleggerito il bugnato alla base per privilegiare, tramite le aperture delle finestre, una compenetrazione tra interno ed esterno e favorire in questo modo uno scambio continuo tra pubblico e privato.

SCHEMA RIASSUNTIVO

Dopo una serie di viaggi in cui insegna matematica e filosofia, Guarino Guarini progetta, a Messina, la chiesa dei Padri Comaschi, dove compare uno degli elementi che caratterizzeranno le sue opere: la cupola aperta ad archi intrecciati. Ma è a Torino che il Guarini lascia soprattutto la sua impronta. Nel 1563 Emanuele Filiberto di Savoia trasferisce la capitale del suo ducato da Chambery (Francia) a Torino. Questo porta la città a un ampliamento che non sconvolge però l’originale impianto a castrum. Del Guarini sono due le opere che ben simboleggiano lo stile dell’epoca: la cappella della Santa Sindone, con la particolarissima soluzione adottata per la cupola, e palazzo Carignano. Notevole anche la sua attività di trattatista.

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GUARINO GUARINI

BALDASSARRE LONGHENA

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Anche la città di Venezia presenta elementi di epoca barocca, grazie soprattutto alle opere dell’architetto Baldassarre Longhena: la chiesa della Salute e gli edifici civili Ca’ Pesaro e Ca’ Rezzonico.

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ARCHITETTURA DEL SETTECENTO

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1 Tardobarocco e Rococò 2 Neoclassicismo

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Il Barocco rimane in auge fino alla prima metà del XVIII secolo, quando sfocia nel Rococò, uno stile che tende a coprire la forma architettonica con rivestimenti a imitazione della natura, come grotte e rocce, e soluzioni architettoniche sempre meno lineari e prevedibili. In Italia esempi importanti si trovano a Torino nelle opere di Filippo Juvarra e Bernardo Vittone, e nel sud borbonico (Napoli e Caserta) nelle opere di Luigi Vanvitelli. L’esportazione di questo stile a San Pietroburgo si deve invece a Bartolomeo Rastrelli. Nella seconda metà del XVIII secolo la cultura europea è dominata dal pensiero illuminista, che considera la ragione quale unico strumento per la conoscenza del mondo; l’Illuminismo apprezza il criterio di razionalità che sta alla base delle architetture classica e rinascimentale. Intanto la Rivoluzione Industriale in Inghilterra e la Rivoluzione Francese portano prepotentemente alla ribalta un nuovo soggetto economico e politico: la borghesia. L’arte quindi non è più appannaggio delle corti e della Chiesa, poiché i borghesi si affermano come nuovi committenti di importanti opere e come teorici di un’arte strumentale alla vita quotidiana: nascono in questo periodo nuove discipline come l’estetica e l’urbanistica. In tutta Europa, ma anche nei “neonati” Stati Uniti d’America, si diffondono quindi il Neoclassicismo, un movimento architettonico che richiama alla semplicità dell’arte classica, soprattutto greca, e il Palladianesimo, volto al recupero dello stile rinascimentale di Andrea Palladio.

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1 Tardobarocco e Rococò La prima metà del Settecento vede portare all’estremo il rifiuto delle forme del Barocco mediante l’affermazione di un nuovo stile, il Rococò. L’irrompere nella cultura europea del pensiero illuminista e del potere politico-economico della borghesia ben presto segna un ritorno alle linee semplici e razionali delle architetture classica e rinascimentale, dando vita al Neoclassicismo.

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Tardobarocco e Rococò

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Il termine Tardobarocco indica il periodo di passaggio che va dalla fine del Seicento alla prima metà del Settecento: si tratta di una fase transitoria di ricerca, che condurrà in maniera graduale agli ideali illuministi, caratteristici del Settecento, e al Neoclassicismo ottocentesco. Il Rococò, che coincide in parte col Tardobarocco, si sviluppa anch’esso a partire dalla fine del Seicento, ma abbraccia poi l’intero secolo seguente, portando all’estremo gli effetti scenografici e le decorazioni barocche. La definizione di Rococò deriva dal francese rocaille (conchiglia), in uso nel Settecento per designare le nicchie e le pietre scolpite per la decorazione di giardini e grotte a imitazione delle rocce naturali. In ambito artistico, il termine indica un carattere bizzarro, capriccioso, ma al tempo stesso naturalistico. Lo stile rococò non viene applicato tanto agli esterni degli edifici, quanto all’arredamento e alla decorazione di interni, dove dominano le pareti ricoperte da ornati ramificati che si sovrappongono ai disegni tardobarocchi; è una tendenza volta a negare la forma architettonica, rivestendola con un ripetuto gioco di cornici, festoni e volute intrecciate. Il Rococò si pone in contrapposizione al pesante plasticismo barocco, ma al tempo stesso utilizza in modo raffinato i ritmi dinamici dello stile precedente. È espressione di un’aristocrazia che nasconde il suo declino con il desiderio di evadere dalla scomoda realtà attraverso la costruzione di un mondo fittizio. Il trasferimento della corte francese da Versailles a Parigi, dopo la morte di Luigi XIV nel 1715, coincide con il periodo di maggiore sviluppo dello stile. La volontà di restaurare palazzi da tempo inutilizzati è foriera di un desiderio di rinnovamento: pareti chiare, tinte pastello, specchi, stucchi leggeri. Al termine del Settecento il ritorno al razionalismo geometrico e alle strutture classiche segnerà la fine di questo stile.

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Il passaggio dal Barocco al Rococò

Decorazione degli interni

Analogie e differenze con il Barocco L’apice

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Architettura del Settecento

Filippo Juvarra

Basilica di Superga

Il modello classico

Palazzina di Caccia a Stupinigi

L’uso della luce

Bernardo Vittone

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■ Il Tardobarocco piemontese Agli inizi del Settecento l’architettura italiana si differenzia a seconda delle varie realtà regionali. In Piemonte spicca la figura di Filippo Juvarra (Messina, 1678 - Madrid, 1736). Trasferitosi a Roma nel 1703, lo Juvarra inizia a studiare le opere di Carlo Fontana e Francesco Borromini; nel 1714 fa ritorno a Messina, per poi trasferirsi in Piemonte, dove Vittorio Amedeo II di Savoia lo nomina suo primo architetto. A Torino, per volontà del sovrano, inizia l’attività di urbanista con l’ampliamento della città su prosecuzione dell’originale disegno a scacchiera. Tra i suoi interventi nello spazio urbano ricordiamo, in piazza Castello, la facciata di Palazzo Madama, del 1718, con il grande scalone. La sua opera più importante è la basilica di Superga (1715), chiesa reale per la casa dei Savoia costruita su una collina che domina la città. L’eredità classica è evidente nella pianta centrale a croce greca inscritta in un cerchio, con cappelle lungo gli assi diagonali; il corpo centrale è innestato nel vano quadrangolare del monastero. La facciata è una reinterpretazione barocca del Pantheon romano, per il pronao corinzio a pianta quadrangolare e per l’alto cilindro coperto a cupola, anche se si differenzia per le luminose finestre curve del tamburo che conferiscono una maggiore spinta verticale. L’insieme è articolato in un gioco di curve e controcurve, soluzioni scenografiche, ordine gigante e inserimento di paraste, con evidenti riferimenti al Borromini. All’interno 6 cappelle ampiamente decorate circondano la navata circolare decorata con lavorazioni in marmo. Non meno importante è la Palazzina di Caccia, a Stupinigi, in cui torna il motivo della rotonda: in questa composizione a più corpi dal nucleo centrale ellittico si sviluppano ali oblique che si estendono di fronte al palazzo, in modo da formare una corte esagonale. Questo impianto mostra una perfetta integrazione con la natura e un ponderato equilibrio delle parti, secondo uno schema geometrico di riferimento. L’interno è dominato dal salone centrale coperto da una cupola retta da 4 pilastri isolati e circondato da absidi. Affreschi e stucchi decorano gli interni che risultano luminosi grazie alle ampie finestre. La luce, usata con funzione strutturale e scenografica, permette di definire gli spazi, i volumi e la distribuzione degli ornamenti. Nel 1753 Filippo Juvarra viene chiamato a Madrid da Filippo V, per il quale progetta diversi palazzi. Più estroso è invece lo stile di Bernardo Vittone (1702-1770), ultimo esponente del Barocco piemontese. La sua formazione avviene studiando le opere di Guarini e Juvarra; la sua predilezione è per gli edifici religiosi a pianta centrale con co-

perture complesse costituite dall’aggregazione di più cupole. Importante realizzazione è il santuario della Visitazione, a Carignano (1738): si tratta di una chiesa a pianta esagonale con 6 cappelle che si immettono nel vano centrale attraverso archi di cerchio. La copertura è costituita da 3 cupole: una esterna e l’altra a doppia calotta con intercapedine e lanterna finestrata finale. Altra sua opera di rilievo è Santa Chiara, a Bra (1742), caratteristica per l’involucro murario svuotato del vano principale e per l’organizzazione dell’interno, che presenta una galleria con alti archi in cui le cappelline sono sovrastate da 2 cupole, di cui una affrescata e l’altra traforata da 4 aperture curvilinee.

Santuario della Visitazione, a Carignano

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1 - Tardobarocco e Rococò

■ Luigi e Carlo Vanvitelli Nell’Italia meridionale l’architetto emergente è Luigi Vanvitelli (Napoli,1700 - Caserta, 1773). Figlio del pittore olandese Gaspar Van Wittel, si trasferisce a Roma dove compie studi letterari, scientifici e artistici, assimilando le metodologie progettuali di artisti come Filippo Juvarra, di cui è allievo, dei trattatisti del passato e di opere del tardo Seicento romano. Questo tipo di formazione lo porta ad acquisire un linguaggio architettonico equilibrato e rigoroso, nel quale fonde elementi della tradizione antica e di quella italiana, sia rinascimentale sia barocca. Il suo stile si pone a cavallo tra la fine del Rococò e l’inizio del Neoclassicismo. Fino al 1745 riceve diversi incarichi da parte di papa Clemente XII che lo portano a viaggiare in molte parti d’Italia; nel 1751 viene chiamato a Napoli dal nuovo re di Napoli e Sicilia, Carlo VII di Borbone, per il quale progetta la reggia di Caserta, i cui lavori iniziano nel 1752. L’idea del re è quella di far costruire una reggia con annessa una nuova città, sull’esempio di Versailles, per farne la residenza del sovrano e della corte e la sede del governo. Il grandioso complesso prevede il palazzo, il piazzale antistante, il vasto parco retrostante, la città e l’acquedotto; il progetto non verrà realizzato completamente sia per ragioni finanziarie sia per il trasferimento del promotore del progetto, Carlo VII, in Spagna come nuovo re, con il nome di Carlo III. Il palazzo è a pianta rettangolare, formata da 4 corpi di fabbrica che ne costituiscono il perimetro, all’interno del quale vi sono 2 bracci disposti a croce che generano 4 cortili interni uguali e gallerie distributive; il braccio che congiunge l’ingresso con la parte retrostante è percorso da un grande e lungo portico. All’intersezione dei 2 bracci si forma un vestibolo ottagonale che costituisce il nucleo del palazzo, nonché il punto di incontro delle varie direttrici divergenti, secondo punti di vista angolari tipici delle scene

Chiesa di Santa Chiara

Gli studi a Roma

Lo stile

Reggia di Caserta

Il palazzo

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Architettura del Settecento

Figura 44 Veduta aerea della reggia di Caserta.

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teatrali sei-settecentesche. Ne deriva un impianto dinamico, strutturato in modo regolare e geometrico, grazie anche alla presenza dello scalone. Il dinamismo appare più marcato nel prospetto posteriore, grazie alle sporgenze del corpo centrale e di quelli laterali e alla scansione dei semipilastri di ordine gigante, di colore più chiaro rispetto al fondo murario, alternati alle numerose finestre rettangolari. Il fronte anteriore presenta una maggiore monotonia, data dall’innumerevole quantità di finestre, rotta appena dalle sporgenze descritte per l’altra facciata e dal gioco di chiaroscuri dei 3 arconi a pianoterra inseriti nel bugnato del basamento. Il complesso avrebbe presumibilmente acquisito una maggiore varietà se fossero state realizzate, come da progetto originario, le 4 torrette angolari e la cupola centrale. In ogni modo l’edificio risulta innestato scenograficamente nel magnifico parco che si intravede attraverso il braccio longitudinale. Il figlio, Carlo Vanvitelli, alla morte del padre Luigi si dedica al progetto del parco e del complesso di fontane, cascate e vasche che salgono verso la collina, decorate da statue raffiguranti temi mitici e disposte lungo il percorso secondo una scansione ritmica. Il piazzale antistante è di forma ellittica; il distacco tra il palazzo e l’ellisse è ottenuto da 2 corti bracci paralleli con un unico punto di vista centrale, in relazione al viale di accesso, in asse con il portone principale. Il riferimento al pro-

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1 - Tardobarocco e Rococò

getto del colonnato di San Pietro, del Bernini, è inevitabile, Modello anche se la concezione berniniana è di tipo barocco, in quan- di riferimento to i due corpi di collegamento divergenti generano l’avvicinamento alla facciata e i punti di vista sono due, posti nei fuochi dell’ellisse. Le ultime realizzazioni di Carlo Vanvitelli sono più classiche, pur con il gusto rococò delle soluzioni scenografiche, della leggerezza degli interni e dell’effetto sorpresa. ■ Bartolomeo Rastrelli Un altro illustre architetto italiano dell’epoca è Bartolomeo Rastrelli (Firenze, 1700 - San Pietroburgo, 1771). Cresciuto in Francia, appena sedicenne viene condotto dal padre a San Pietroburgo, dove nel 1736 diviene architetto di corte; il periodo più intenso della sua attività va dal 1741 al 1762, quando è impegnato nel rinnovamento urbanistico ed edilizio della città. Il suo stile è influenzato dal Barocco e dal Tardobarocco fran- Lo stile cese e italiano e dallo sfarzoso Rococò. La sua tipicità risiede nella capacità di unire tipologie russe e occidentali con l’ispirazione rinascimentale e manierista. I suoi palazzi sono caratterizzati da una estrema linearità del disegno: grandi facciate policrome con stucchi bianchi e blu si uniscono alla perfetta geometria dell’architettura. I fronti so- Gli interni no scanditi da 2 piani di colonne che, con l’ulteriore piano balaustrato, danno un grande senso di verticalità. Negli interni lo stile è estroso, arricchito dall’utilizzo di specchi, stucchi e giochi di luce. Tra le sue opere maggiori ricordiamo il Palazzo d’Inverno (1754) e la cattedrale di Smolny (1748).

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Il periodo artistico che va dalla fine del Seicento alla prima metà del Settecento è definito Tardobarocco; negli stessi anni si afferma un altro stile, il Rococò, che resta in auge per tutto il Settecento. Quest’ultimo manifesta la tendenza a negare la forma architettonica ricoprendola di decorazioni spesso ispirate alla natura. La decorazione interna dell’edificio suscita più interesse della forma esterna.

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TARDOBAROCCO E ROCOCÒ

SCHEMA RIASSUNTIVO

I Savoia chiamano a Torino Filippo Juvarra, che qui progetta la facciata di Palazzo Madama e la basilica di Superga. Sempre dello Juvarra è la Palazzina di Caccia, a Stupinigi. Ultimo esponente del Barocco piemontese è Bernardo Vittone. La dinastia dei Borbone commissiona all’architetto Luigi Vanvitelli la costruzione della reggia di Caserta. Il figlio, Carlo Vanvitelli, progetta il parco e il complesso delle cascate.

EUROPA

Bartolomeo Rastrelli esporta a San Pietroburgo lo stile del Tardobarocco e del Rococò. Tra le sue opere più rilevanti il Palazzo d’Inverno e la cattedrale di Smolny.

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2 Neoclassicismo A partire dalla seconda metà del Settecento si assiste al ritorno sempre più marcato delle architetture del passato, più composte e sobrie grazie anche a uno studio più approfondito dell’antichità greca e romana. La migliore conoscenza della produzione classica porta a superare la fredda imitazione dei modelli, proponendo un’interpretazione basata sui diversi gusti locali.

Illuminismo e riscoperta dell’arte classica Il ritorno della classicità

L’importanza della ragione

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La nascita dell’estetica

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I nuovi fondamenti dell’arte

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A metà del Settecento l’estenuante ricerca degli eccessi scompare a favore di una rinnovata interpretazione delle architetture antiche. Le varie accademie straniere da tempo insediatesi a Roma e i viaggi di molti artisti europei in Grecia e a Paestum fanno sì che lo studio delle antichità diventi fonte di ispirazione per una rivisitazione dell’arte classica. Non vi è più una semplice imitazione di pochi modelli del passato, ma lo sguardo verso l’antichità muta a seconda dei caratteri di architetture diverse sulla base delle realtà locali. Il Settecento è principalmente il secolo dell’Illuminismo, vasto movimento filosofico e culturale nato in Inghilterra, che cerca di comprendere il mondo e l’uomo attraverso i lumi della ragione, intesa come l’unico strumento comune a tutti gli esseri umani. La chiarezza della ragione è il tema fondamentale che si contrappone all’oscurità, agli eccessi e agli artifici dello stile barocco; si rivalutano la luminosità e l’originaria semplicità della natura come condizione primaria dell’umanità. Anche prima d’ora vi erano stati riferimenti al patrimonio dell’antichità, ma intorno alla metà del Settecento si fa strada per la prima volta il problema di una teorizzazione dell’arte. È in questo periodo che si forma l’estetica, un’autonoma scienza dell’arte che concepisce l’indipendenza del fare artistico e che ha come unico riferimento ideali e canoni specifici del suo ambito. Johann Joachim Winckelmann, teorico e archeologo tedesco, nel suo scritto Storia dell’arte nell’antichità (1764) sostiene che la razionalità illuminista sia alla base della scelta di un modello di bellezza ideale recuperabile nell’arte greca; l’arte deve essere fatta di equilibrio, elegante precisione e serenità. Il Neoclassicismo è un periodo complesso poiché, con l’accesso al potere economico e politico della borghesia, mutano le condizioni politiche e sociali degli Stati, grazie soprattutto alla ventata di novità portata dalla Rivoluzione Francese e dalla Rivoluzione Industriale inglese.

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Il contesto storico-politico

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2 - Neoclassicismo

Nascono nuove classi di committenti e anche la figura dell’artista si modifica, assumendo un ruolo di impegno civile al servizio della comunità; gli ideali neoclassici sono particolarmente evidenti in campo architettonico, ambito in cui gli artisti, attingendo ai migliori esempi del mondo antico, operano al servizio delle mutate condizioni sociali e politiche dell’epoca. La civiltà greca rappresenta l’esempio perfetto di armonico sviluppo dell’uomo; la perfezione dei Greci non era solo estetica, ma anche etica e civile. Le scoperte archeologiche e la conseguente conoscenza diretta dei monumenti antichi contribuiscono non poco alla diffusione di questo principio. La filosofia illuminista si diffonde principalmente in Francia, ma negli anni tra lo scoppio della Rivoluzione Francese e la caduta di Napoleone viene esportata in tutta Europa.

Nuovo ruolo dell’artista

Il modello greco

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Dalla Francia al resto dell’Europa

L’architettura neoclassica In campo architettonico la preferenza accordata all’arte greca rispetto a quella romana suscita aspre polemiche tra artisti e studiosi. Le aspirazioni alla razionalità e alla funzionalità vengono espresse sul piano teorico con scritti sulla riscoperta di architetti rinascimentali italiani come il Palladio (da qui il Palladianesimo, nato in Inghilterra e diffusosi poi in tutta Europa). In Francia il teorico Marc-Antoine Laugier non tiene più conto della perfetta applicazione degli ordini classici, ma sostiene che gli organismi edilizi debbano fondarsi sul sistema trave-pilastro o trabeazione-colonna, che era l’originario principio costruttivo della capanna rustica, alla base di ogni ordine architettonico. Di questo periodo è anche la nascita del moderno concetto di urbanistica, in quanto alla costruzione di palazzi e chiese si affianca la realizzazione di teatri, caserme, ospedali, mercati, e il tessuto urbano viene rinnovato con piazze, viali e giardini, tenendo conto delle condizioni igieniche, dell’orientamento del sole e dei venti.

La teoria

Nascita dell’urbanistica moderna

■ Italia Il Neoclassicismo italiano nasce intorno al 1740 e si sviluppa fino ai primi decenni dell’Ottocento, presentando tratti differenti nelle varie realtà regionali. In Veneto la prosperità eco- Veneto nomica e il riferimento costante al Palladio permettono una continuità con il Classicismo e uno sviluppo del settore edilizio; ci si riferisce a forme semplici e a un connubio tra bellezza e tecnica. A Roma il nuovo stile si afferma più lentamente, a Roma causa della crisi economica e dell’atteggiamento ostile della curia romana alle innovazioni, ma alla fine del secolo il migliora-

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t Ti Architettura del Settecento

Lombardia

Palazzo Belgioioso

Teatro alla Scala

Lo stile del Piermarini

Attenzione alla collocazione nell’ambiente

Un nuovo tipo di edilizia privata

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mento delle condizioni economiche porta a una ripresa edilizia; infine il collegamento con l’ambiente internazionale fa di Roma il centro di raccolta di numerosi artisti e teorici. Le origini del Neoclassicismo lombardo sono legate all’Accademia di Parma, a sua volta connessa all’architettura francese. L’architetto Giuseppe Piermarini (1734-1808) svolge la sua attività prevalentemente a Milano, dove giunge nel 1769 a seguito di Luigi Vanvitelli, del quale era stato allievo e con il quale aveva collaborato alla realizzazione della reggia di Caserta. Ottenuta la cattedra di Architettura all’Accademia di Brera, si dedica all’urbanistica con la sistemazione di giardini e piazze (piazza Fontana). Tra le opere maggiori ricordiamo Palazzo Belgioioso, a Milano (1772): qui emergono elementi classici nel bugnato, più rustico al piano terra e liscio ai piani superiori, nel portone con 4 semicolonne e nel timpano, in cui un elaborato gioco di sporgenze e rientranze crea forti effetti chiaroscurali. Anche nel Teatro alla Scala (1776) ritornano elementi caratterizzanti quali il timpano, le paraste e le semicolonne: questi elementi architettonici, chiaramente visibili quando il teatro sorgeva su di una lunga e stretta strada, successivamente, dopo la costruzione della piazza antistante, diventano meno evidenti, poiché la prospettiva angolare lascia il passo al punto di vista centrale. Con portico e terrazza aggettanti il teatro è una costruzione funzionale con emiciclo interno per la diffusione dei suoni. I caratteri stilistici del Piermarini si possono riassumere nella sobrietà della struttura e degli elementi decorativi usati con rapporti modulari. Tra le sue principali opere si ricordano anche Palazzo Reale, a Milano (1770) e Villa Reale, a Monza (1776). ■ Inghilterra In Inghilterra la ricerca di un appagamento estetico attraverso il godimento della natura e dell’arte porta a un’attenzione ai valori pittorici anche nella progettazione di edifici e giardini; nasce pertanto l’idea che sia importante collocare l’architettura in un ambiente fisico, rurale, urbano e storico dove tutti gli edifici siano compresi in un unico progetto monumentale. L’Inghilterra georgiana aveva esaltato il ruolo della borghesia urbana grazie all’espandersi delle attività mercantili; per tutta risposta l’architettura e l’urbanistica neoclassiche creano nuove tipologie per l’edilizia privata chiamate terraces, formate da fronti compatti che donano splendore ai circus e ai crescents londinesi. William Kent (1685-1748), architetto, pittore e decoratore di interni, nel 1710 si reca per studio in Italia e conosce quello che sarà il suo maestro, Lord Burlington, promotore dello stile neo-

2 - Neoclassicismo

I tratti fondamentali Kensington Palace Holkham Hall Chiswick House

Tema del movimento Kedleston Hall

Un nuovo stile

Nuova architettura d’interni

Il Pittoresco inglese

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palladiano. Kent lavora per la borghesia e la nobiltà, realizzando splendidi giardini trasformati in paesaggi naturali. La luce, la forma e il colore sono i suoi tratti fondamentali, insieme a una tecnica compositiva volta alla creazione di un effetto pittorico. Gli interni di Kensington Palace (Londra, 1720) presentano tre stili differenti: Barocco veneto, Neoantico e decorazioni dell’antica Roma. Holkham Hall (1734) sviluppa una pianta formata da 4 padiglioni esterni in stile palladiano e colonnati dell’antica Roma, in un accentuato contrasto tra l’esterno sobrio e l’interno spettacolare. Chiswick House (Londra, 1726) è ispirata alla Rotonda del Palladio, mentre altre realizzazioni impiegano templi e scenografie teatrali per i giardini. Robert Adam (1728-1792) nasce in Scozia, ma lavora in Inghilterra, dove si dedica principalmente all’architettura domestica, legata all’architettura pittoresca. Quest’ultima si basa sul tema del movimento, inteso come l’avanzare delle varie parti dell’edificio attraverso convessità e concavità. Kedleston Hall (1760) esprime molto chiaramente i tratti fondamentali della sua architettura: rifacendosi all’antichità romana classica inserisce nel fronte sud un blocco edilizio che riprende l’arco di Costantino, quindi un monumento urbano collocato in un ambiente pastorale; un salone interno è coperto a cupola come il Pantheon, gli ambienti sono contigui come nelle case romane, gli interni decorati con stucchi e affreschi; attingendo al Palladianesimo riprende le case a giardino, i porticati curvilinei che collegano il corpo centrale ai padiglioni, il pronao corinzio e le scalinate. Il suo stile è arricchito con elementi greci e gotici, che danno origine a un “Neoclassicismo domestico”, raffinato ed elegante. John Soane (1753-1837), studente della Royal Academy, giunge in Italia grazie a una borsa di studio e qui assimila i caratteri dell’architettura classica, maturando uno stile discretamente vario. Soane sviluppa una nuova architettura di interni, in cui gli ornamenti del linguaggio classico sono incisioni e scanalature che definiscono gli spazi a volta illuminati dall’alto. Effetti luminosi, volte sospese, successioni dinamiche di piani, uso di specchi e complessità scenica con basse cupole a pennacchi staccate dalla parete sono i tratti del Pittoresco, il movimento che unisce forme irregolari a strutture neoclassiche. Soane fonde il gusto classico con il Gotico e con una derivazione barocca nella concezione dell’oggetto architettonico. Lincoln’s Inn Fields (1792), la banca d’Inghilterra (1788) e il primo progetto della galleria d’arte del Dulwich College, a Londra, sono tra le sue opere migliori. John Nash (1752-1835), architetto personale del principe reggente, il futuro re Giorgio IV, è un grande esponente del Pit-

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Architettura del Settecento

I cottage Commistione di stili Riqualificazione urbana di Londra

Il contesto politico

L’influenza del mondo classico

Il riferimento al Pittoresco

Petit Trianon Place de la Concorde 196

toresco inglese. Esempi della Scuola Pittoresca sono rappresentati dai cottage, piccole abitazioni che si differenziano per stile e materiali, con tetti di paglia o di tegole, a uno o due piani, inserite in un grande prato. Per i suoi palazzi Nash unisce lo stile orientale a quello gotico e classico; impiega lo stucco chiaro per le facciate, come si vede in Cumberland Terrace (1828), con colonnati ionici, frontoni e statue. Nash è ricordato soprattutto per la riqualificazione urbana di Londra: suoi sono i progetti per Regent Park, Saint James Park, Trafalgar Square e le Scuderie Reali. Egli impone un disegno controllato e omogeneo, con varietà di forme sinuose, slarghi, piazze e ville disposte attorno ai parchi. L’urbanistica rappresenta infatti un nuovo campo di applicazione: ne nascono centri focali collegati fra loro con disegni geometrici come i circus, case a schiera curvilinee ad arco di ellisse e linee sinuose date dall’alternanza di concavoconvesso-concavo, come Lansdowne Crescent.

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■ Francia In Francia il Neoclassicismo viene associato alle ideologie dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese, di cui aspira a esprimere i nuovi significati. L’architettura neoclassica di conseguenza interviene nella trasformazione della società stabilendo un nuovo rapporto tra progetto e realtà, al fine di trasmettere valori eterni. In questa comunicazione dell’arte a livello sociale, lo spazio architettonico non si limita più ai significati simbolici e funzionali dei singoli edifici, ma guarda anche al loro inserimento nella natura e alla relazione con le leggi e la società. Da un lato il contatto con il mondo classico porta a privilegiare la spazialità e la semplificazione delle forme geometriche: utilizza solidi puri come sfere o cubi, la leggerezza dell’impianto strutturale, il distacco dall’imitazione della natura per una ricerca della naturalezza, l’armonia, l’impiego di colonne greche alte e snelle, l’uso della trabeazione continua, le cupole e le volte cassettonate e i massicci pronai. Dall’altro lato, il riferimento al Pittoresco porta all’allontanamento dal Barocco, a una maggiore sensibilità per l’ambiente, quindi alla progettazione di specchi d’acqua e colonnati aggettanti aperti sui giardini. Jacques-Ange Gabriel (1698-1782), architetto di corte, offre composizioni dalle proporzioni armoniche, come si può verificare nel Petit Trianon, a Versailles (1761), dove il blocco centrale dell’edificio presenta 4 differenti facciate: porticati con pilastri, con colonne corinzie o senza ordini, in un’integrazione con il giardino attraverso scalinate e un’assenza della linea curva. In Place de la Concorde (1753) assume uno stile monumentale

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sobrio, con 2 palazzi gemelli aventi giganteschi colonnati a 2 piani. Lo scopo è l’affermazione pubblica e politica della supremazia regale. Claude-Nicolas Ledoux (17361806) non compie viaggi a Roma né visita l’Accademia di Francia, ma il suo riferimento al classico è ben visibile nella semplificazione delle forme degli elementi decorativi, anche in progetti complessi. Le facciate ricordano templi antichi con rustiche colonne giganti composte da elementi cubici; le piante sono complesse come per le Saline Reali, a pianta emiciclica di gusto manierista e dall’aspetto difensivo; le dogane parigine (barrières) sono rotonde con portici formati da colonne binate, che costituiscono una serie continua di serliane. Ledoux è considerato un visionario per i suoi ideali utopistici, come si vede nella progettazione della moderna città ideale, incompiuta. La ricerca della razionalità lo spinge a immaginare un complesso centrale circondato da un viale alberato: la struttura architettonica a semicerchio riflette le gerarchie tipiche dell’organizzazione del sistema industriale, e i vari edifici sparsi per la campagna boscosa sono semplici, ma imponenti, con colonne giganti. Un altro architetto che progetta edifici ideali, portando i concetti di Ledoux a un elevato livello di astrazione e gigantismo, è Étienne-Louis Boullée (1728-1799), che mira a fare dell’oggetto architettonico uno schema. Il suo allievo Louis Durand (1760-1834) nel Compendio di lezioni di architettura (1802) teorizza una metodologia progettuale basata sulla permutazione di planimetrie indipendenti dal loro sviluppo in alzato; qui vengono in aiuto i nuovi studi di ingegneria che si stanno via via diffondendo.

2 - Neoclassicismo

Figura 45 Progetto per una casa delle guardie forestali, a Maupertuis.

La città ideale moderna

I concetti si fanno ancora più astratti

■ Germania In Germania la divisione in piccoli principati si riflette in una disomogeneità in campo architettonico. Gli ideali classici Gli ideali classici giungono nel Paese verso il 1750, grazie alla politica di aper- come modello tura verso l’Europa e all’ammirazione del re di Prussia per Francia e Inghilterra. Questi principi classici sono evidenti negli edifici simili al Pantheon romano, con cupole, frontoni, pronai, colonnati con padiglioni annessi, e nei riferimenti ai templi greci, con alto podio, recinto sacro e forme cubiche, oltre

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Architettura del Settecento

Karl Friedrich Schinkel

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Aspetto funzionale e aspetto storico

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Stile eclettico

Le opere più rappresentative 198

■ Stati Uniti Dal 1776 al 1783 la Guerra d’Indipendenza degli Stati Uniti dall’Inghilterra porta un desiderio di autonomia dall’Europa, anche dal punto di vista architettonico. Con la fine della Rivoluzione Americana si torna a guardare al Vecchio Continente, per libera scelta della borghesia mercantile. L’architettura trova i principali riferimenti nel Classicismo europeo, grazie a un personaggio fondamentale quale Thomas Jefferson (17431826). Terzo presidente degli Stati Uniti, autore della Dichiarazione di Indipendenza, Jefferson è anche un affermato architetto dedito all’insegnamento. La profonda conoscenza dell’architettura neoclassica è conseguenza del suo soggiorno in Francia come ministro; influenzato dal Palladio, sviluppa uno stile basato sull’antichità. La sua architettura vuole esprimere i valori di libertà della nuova repubblica; nelle sue opere Jefferson esprime bene i rapporti uomo-natura e individuo-società. Il Campidoglio dello Stato della Virginia, da lui progettato, è tra i primi edifici americani costruito nello stile del tempio

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Thomas Jefferson

ad archi di trionfo e tendenza al gigantismo. L’influenza del Palladianesimo si nota invece nei parchi paesistici e nelle case di campagna affrescate all’interno. Karl Friedrich Schinkel (1781-1841) è tra i più prolifici architetti dell’epoca; allievo di David Gilly, dapprima si dedica alla pittura e alla scenografia; tra il 1803 e il 1805 compie alcuni viaggi in Italia, dove si documenta sulle architetture classica e medievale, e poi in Francia, dove studia le opere degli architetti illuministi. Nel 1810 diviene consigliere alla sovrintendenza alle costruzioni prussiane e svolge un’intensa attività per lo sviluppo edilizio di Berlino, di cui traccia il piano regolatore del 1817. La sua architettura fonde l’aspetto funzionale con quello storico; il classico si adatta al progresso industriale del tempo, come i palazzi sulla Wilhelmstrasse con scale di ghisa, ma allo stesso tempo è evidente un’adesione fedele all’antico, puntigliosa fino alla copia dei classici. Lo stile è decisamente eclettico: le forme neogreche si ritrovano nell’Altes Museum (1824) – dotato di un ampio colonnato di 18 colonne ioniche che introduce al blocco dell’edificio a pianta rettangolare e di un ampio vano centrale quadrato sormontato da una rotonda – e in altre opere che traggono ispirazione dal Partenone, con scalinata che conduce a un portico ionico e interni barocchi. Il gusto gotico è evidente nella Werdersche Kirche (1821), con facciata di mattoni e decorazioni esterne lavorate a terracotta, alte finestre e torri frontali oltre la copertura, tipiche del Medioevo. Lo stile neorinascimentale è visibile nell’Accademia di Architettura (1832); lo stile pittorico inglese nei castelli reali.

2 - Neoclassicismo IL CAMPIDOGLIO DI WASHINGTON

Le forme classiche di questo edificio, sede del Congresso degli Stati Uniti, simboleggiano le virtù americane e derivano da un rapporto di collaborazione tra diversi architetti. La pianta di William Thornton è del 1793: è costituita da un corpo centrale a T collegato a 2 ali rettangolari che trasmettono orizzontalità all’edificio. Il vano centrale si proietta all’esterno attraverso un portico con colonne a sostegno del timpano triangolare superiore e ampie scalinate; un’enorme cupola sovrasta il vano centrale. La progettazione di stampo

neoclassico e il riferimento all’antico esprimono il potere governativo, comparato a quello dell’Impero Romano. L’edificio attuale è frutto di numerosi interventi succedutisi nel corso dell’Ottocento, tra cui la sostituzione della cupola originaria di legno con una nuova struttura di ghisa. La cupola attuale si erge su un tamburo a 2 piani colonnato, terminante con la lanterna e la statua della Libertà. Anche gli interni richiamano il classico, con forme ad anfiteatro, mezze cupole cassonettate e l’impiego di ordini classici.

classico: una struttura che trasmette stabilità e robustezza compositiva – grazie anche alla sua collocazione in posizione sopraelevata –, insieme a forme limpide e semplici. Per la sua residenza, Casa Monticello (1768), in Virginia, si ispira alla Rotonda del Palladio: un corpo centrale coperto a cupola è anticipato da un pronao colonnato con timpano; bassi bracci non sono più intesi come semplici portici, ma espansioni spaziali e funzionali; queste ali sono collegate alla casa attraverso passaggi semisotterranei che richiamano Villa Adriana, a Tivoli. Il tetto a terrazza favorisce la contemplazione della natura circostante, dove sono inseriti bassi edifici di servizio, disposti in modo da formare una grande U. Vi è una separazione tra gli ambienti pubblici e quelli privati; all’interno le stanze semiottagonali intendono ottimizzare gli spazi, secondo il concetto generale della formazione di un ambiente continuo anche con il parco. Ordine e armonia emergono da questa costruzione, archetipo della villa americana. Jefferson si dedica allo studio dell’architettura romana, di cui adotta le forme per il progetto dell’università della Virginia (1817): 2 file di padiglioni sono collegate a colonnati, posti ai lati di un ampio prato; i fronti sono tutti differenti e all’interno vi sono aule e alloggi per i docenti; nella parte retrostante sono dislocati stanze e dormitori per gli studenti. Il progetto esprime bene il rapporto tra uomo e natura, operosità e contemplazione, grazie all’integrazione fra strutture per lo studio e giardini, con grande fluidità dell’impianto. La biblioteca, posta a un’estremità del complesso, è a pianta centrale, coperta a cupola con pronao e timpano (su modello del Pantheon).

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Archetipo della villa americana

Rapporto tra uomo e natura

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Ultimo lavoro, ma non meno importante, è la collaborazione con Benjamin Henry Latrobe (1764-1820) per il progetto del Campidoglio di Washington, iniziato nel 1793. Nato in Inghilterra, Latrobe si forma culturalmente in Europa; trasferitosi in America a trent’anni, introduce nell’architettura americana caratteri greci e barocchi insieme a elementi classici come colonnati e cupole. La sua conoscenza dei fondamenti dell’ingegneria gli permette di progettare acquedotti, piante urbanistiche e penitenziari e di sperimentare nuovi materiali antincendio come pavimentazioni di mattoni, scale di pietra e coperture di ferro (Nassau Hall, Princeton, 1802).

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Il Campidoglio di Washington

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Architettura del Settecento

L’Illuminismo, movimento culturale nato in Inghilterra e diffusosi in Francia e nel resto d’Europa, fa riferimento ai lumi della ragione come unico criterio per comprendere il mondo e l’uomo. Il movimento esalta e rivaluta la semplicità dell’arte classica in contrasto con gli eccessi artificiosi del Barocco. Nasce l’estetica come scienza a sé stante, che teorizza l’indipendenza del fare artistico. Gli stravolgimenti economici e politici causati dalla Rivoluzione Industriale e dalla Rivoluzione Francese portano alla ribalta un nuovo committente per gli artisti: la classe borghese.

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E LA RISCOPERTA DELL’ARTE CLASSICA

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L’ILLUMINISMO

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SCHEMA RIASSUNTIVO

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ARCHITETTURA NEOCLASSICA Il riferimento al mondo classico non è sempre univoco: alcuni prediligono lo stile romano, altri quello greco. In Inghilterra il Palladianesimo riscopre la figura di Andrea Palladio. Il francese Laugier sostiene il ritorno al sistema trave-pilastro. Nasce il concetto di urbanistica moderna. In Veneto il riferimento al Palladio permette una continuità con il Classicismo. A Roma solo alla fine del Settecento si assiste di nuovo al proliferare di artisti e teorici. A Milano Giuseppe Piermarini realizza diversi edifici in stile neoclassico: palazzo Belgioioso, il Teatro alla Scala, Palazzo Reale e Villa Reale, a Monza.

INGHILTERRA

Nell’Inghilterra georgiana sono molti gli architetti neoclassici che si contraddistinguono per l’idea di collocare l’edificio in un contesto sia rurale sia urbano che formi un unico progetto monumentale. Tra questi ricordiamo William Kent, Robert Adam, John Soane e John Nash.

FRANCIA

Anche in Francia si afferma l’idea di un progetto unitario che comprenda edificio e ambiente circostante. Due tra i massimi esponenti sono Jacques-Ange Gabriel e Claude-Nicolas Ledoux.

GERMANIA

L’ammirazione del re di Prussia per l’Inghilterra e la Francia apre al Neoclassicismo le porte di Berlino. Nelle ville in campagna, invece, si ritrova lo stile palladiano. Da ricordare l’architetto Karl Friedrich Schinkel.

STATI UNITI

La nuova federazione di stati indipendenti non rinnega la sua origine europea. Per questo motivo i più importanti edifici di fine Settecento sono in stile neoclassico, grazie anche all’opera dell’insigne architetto, nonché terzo presidente, Thomas Jefferson, che insieme a Benjamin Henry Latrobe partecipa al progetto per il Campidoglio di Washington .

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ITALIA

ARCHITETTURA DELL’OTTOCENTO 1 L’architettura dell’età della macchina 2 Eclettismo 3 Urbanesimo e architettura

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La fine del Settecento è caratterizzata dalla Rivoluzione Industriale, che riprenderà vigore nel secolo successivo con una maggior diffusione negli Stati europei. Questo processo porta a un miglioramento delle condizioni di vita, a città più popolate e affollate, nonché al progredire dei sistemi di trasporto e delle vie di comunicazione. I metodi costruttivi vengono perfezionati e le nuove condizioni abitative richiedono nuove tipologie di edifici da adibire alla produzione, alle stazioni, ai magazzini, e anche a ospedali e carceri. Materiali simbolo di questo secolo sono il ferro, la ghisa e il vetro, che consentono di poter realizzare opere sempre più ardite. Dal punto di vista formale si assiste, verso la metà dell’Ottocento, a un recupero di diversi stili del passato, data la predilezione da parte del Romanticismo per il sentimento piuttosto che per la ragione: si ritorna così al Romanico, al Gotico, alle forme dell’antico Egitto e a quelle esotiche, grazie anche alla diffusione crescente degli studi sulle costruzioni dei Paesi “lontani”. A livello urbanistico si assiste al collasso delle grandi città europee, dovuto al forte inurbamento: si rivelano dunque necessarie misure drastiche nel tentativo di adeguare alle trasformazioni in atto la viabilità, i servizi e lo sviluppo futuro delle città stesse. Ne sono un esempio gli interventi realizzati a Parigi, Vienna e Barcellona.

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Il secolo è caratterizzato da scoperte scientifiche e dall’utilizzo di nuovi materiali che portano verso un’architettura non più legata alla progettazione del singolo edificio ma alla grande scala, fino al rifacimento della pianificazione di grandi città.

Le trasformazioni sociali e politiche e le scoperte scientifiche Con l’avvento della Rivoluzione Industriale che ha luogo in In- La Rivoluzione ghilterra a metà del Settecento si assiste a una serie di rapidi Industriale mutamenti – in campo tecnico, sociale, economico e culturale – che coinvolgono prima l’Europa e poi l’America. Gli effetti più evidenti, che si possono considerare inscindibili uno dall’altro, sono la meccanizzazione dei sistemi produttivi, l’aumento della produzione a livello industriale e la crescita della popolazione. Tutti eventi che si avvertono in primo luogo in Inghilterra e, con un certo ritardo, nel resto dell’Europa. Mentre in precedenza i dati sulla popolazione erano basati esclusivamente su stime, nell’Ottocento i censimenti certifica- I censimenti no una costante e vertiginosa crescita della popolazione degli Stati europei. Questo fenomeno non dipende né da un aumento del tasso di natalità, che si mantiene praticamente costante, attorno al 37 per mille per tutto il secolo, né da un flusso di immigrazione da altri Paesi. La spiegazione è da ricercarsi nella considerevole riduzione del tasso di mortalità, che tra la metà del Settecento e i primi vent’anni dell’Ottocento scende del 14 per mille circa, grazie al miglioramento delle condizioni igieniche, dell’alimentazione e della medicina.

La nascita della città moderna e lo sviluppo di nuove tipologie edilizie Conseguenza logica dello sviluppo industriale è il migliora- Migliori vie mento delle vie di comunicazione, un modo per consentire di comunicazione un più rapido spostamento a materie prime, beni di consumo e persone. In Francia le strade sono generalmente lar- Le strade francesi ghissime, dai 13 ai 20 metri, con andamento di norma rettilineo dal centro di un paese all’altro, ma con massicciata e fon203

Architettura dell’Ottocento

do stradale di non perfetta qualità, alla cui cura e manutenzione devono sovrintendere le popolazioni stesse tramite il siLe strade inglesi stema delle corvées. In Inghilterra la situazione non è migliore, e per ridurre le spese di manutenzione lo Stato decide di affidarle ai privati, autorizzandoli a esigere pedaggi. Le condizioni stradali migliorano, diminuendo conseguenteNuove scoperte mente le spese di manutenzione, con l’applicazione delle nuoscientifiche ve scoperte scientifiche ad opera principalmente di McAdam e Metcalf, che mettono a punto un nuovo sistema di costruzione delle strade: si tratta di eliminare il sottofondo di grosse pietre e di realizzare il manto stradale con calcare accuraStrade impermeabili tamente pressato al fine di rendere lo strato superficiale impermeabile. Questi miglioramenti sono possibili grazie ai progressi della ricerca scientifica e, in particolare, a due studiosi francesi: l’ingegner Claude-Louis-Marîe Navier, considerato Scienza delle il fondatore della moderna scienza delle costruzioni (che nel costruzioni e 1826 pubblica le sue lezioni tenute all’École Polytechnique), geometria descrittiva e il matematico Gaspard Monge, la cui fama è legata soprattutto alla teorizzazione della geometria descrittiva. Questa diProgetti sciplina consente di rappresentare i progetti con maggiore più dettagliati dettaglio e precisione, senza dover risolvere in cantiere le inesattezze progettuali. Altra novità è l’introduzione del Sistema Metrico Decimale, unità di misura univoca che va a sostituire le innumerevoli unità di misura in uso nei vari Paesi. Un altro tema caratteristico di questo secolo è la costruzione Nuovi ponti di nuovi ponti con tecniche nuove, che consentono di spingere al limite l’utilizzo di materiali tradizionali, quali la pietra e il legno, e nuovi, come il ferro e la ghisa. Vengono riprese le tecniche costruttive che impiegavano strutture reticolari di legno, già teorizzate dal Palladio ma che avevano avuto una scarsa applicazione nei secoli precedenti. I ponti di pietra assumono sempre più un aspetto di leggerezza, grazie anche alla progettazione dell’ingegnere francese Jean-Rodolphe Perronet, che migliora la tecnica costruttiva perfezionando il sistema di fondazioni, la centinatura e il taglio delle pietre. L’edilizia comune In questo periodo migliora anche la tecnica costruttiva dell’edilizia comune. I materiali tradizionali, laterizio e legno, vengono ora prodotti industrialmente, migliorando in termini di qualità e prestazioni e diventando anche più uniformi e omogenei. I materiali vengono trasportati con più facilità mediante la nuova rete di comunicazione costituita da strade e canali, che permettono una riduzione dei costi e riducono la neLe finestre cessità di stoccaggio. Alle finestre non viene più applicata la carta oleata, ancora largamente impiegata alla fine del Settecento, ma si diffonde l’uso del vetro, con l’effetto di condizioni

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1 - L’architettura dell’età della macchina

igieniche migliori all’interno dei locali. Le coperture sono rea- I tetti lizzate sempre più frequentemente con l’ardesia o il cotto, anziché con la paglia, impiegata per coprire i tetti fino al secolo precedente. Il ferro e la ghisa entrano sempre più nell’uso comune, non solo come materiali accessori di interni, serramenti e parapetti, ma anche come elementi portanti. I solai vengo- I solai no sempre più realizzati con il nuovo sistema costruttivo, basato sull’accostamento di putrelle di ferro e voltini di mattoni, sostituendo i tradizionali solai di legno che in passato avevano provocato molti problemi perché soggetti a incendi. ■ Nuove tipologie edilizie Le grandi trasformazioni avvenute con la Rivoluzione Industriale portano con sé, come logica conseguenza, una serie di cambiamenti nelle tipologie degli edifici. Le prime costruzioni a subire cambiamenti sono quelle produttive: se alla fine del Settecento, infatti, era necessario concentrare i luoghi di produzione il più vicino possibile alle materie prime utilizzate per il movimento delle macchine a vapore – quindi nei pressi di miniere di ferro e di carbone –, ora le moderne fabbriche sorgono lungo il corso dei canali per sfruttare la forza motrice dell’acqua. Gli stabilimenti cominciano a svilupparsi in altezza, sfruttando le nuove tecniche costruttive, con i muri perimetrali di pietra e mattoni e i solai fatti con voltini di mattoni e travi di ferro e sostenuti da colonne di ferro. L’intensa produzione richiede ora nuovi e più grandi edifici per lo stoccaggio dei prodotti. Una nuova tipologia, legata allo sviluppo del commercio marittimo (in primo luogo inglese), è quella dei moli per l’area portuale londinese: il West India Dock del 1802 (disegnato da Jessop e Gwilt), il Surrey Docks del 1804 e l’Est India Dock del 1805 (questi ultimi disegnati dall’ingegnere scozzese John Rennie). Tutte queste costruzioni presentano strutture perimetrali realizzate in mattoni. Tipici edifici commerciali, realizzati nei maggiori centri di sviluppo, sono quelli sorti nel Midwest degli Stati Uniti negli ultimi anni del secolo. Queste costruzioni richiedevano costi di costruzione contenuti, tempi di realizzazione brevi, flessibilità e funzionalità: il risultato consiste in volumi compatti, vere e proprie “scatole” in cui sono eliminati anche i cortili interni per sfruttare al massimo le superfici e che vengono arricchite di superfici vetrate sempre più estese, volte a portare aria e luce all’interno dei locali. Gli ospedali dell’epoca si discostano dagli schemi tradizionali e seguono le nuove direttive degli igienisti, che consigliano la tipologia a padiglioni: un esempio è l’ospedale Lariboisière di Parigi, realizzato nel 1839.

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Le fabbriche

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Gli ospedali

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Le carceri, che prima presentavano forma compatta, spesso a pianta quadrata, ora seguono il nuovo concetto del panopticon: ciò significa che l’edificio presenta un impianto impostato intorno a un nucleo centrale (dal quale un singolo individuo è in grado di controllare l’intera struttura), da cui si diparte una serie di bracci disposti a raggiera, destinati a ospitare i detenuti. Il carcere di Devizes (1808) e la Petite Moquette di Parigi (1826) costituiscono realizzazioni esemplari in tal senso. Nuovo impulso si ebbe per l’edificazione delle Borse Valori delle materie prime, costruite secondo lo schema della pianta centrale, generalmente di forma circolare, con una serie di gallerie ai piani superiori e copertura a cupola con volta, per consentire l’ingresso della luce zenitale. Esempi di questa tipologia edilizia sono la Borsa del Carbone di Londra, realizzata tra il 1844 e il il 1849 su progetto di Bunning, la Borsa del Grano di Edimburgo e la Borsa del Grano di Leeds, opera di Brodrick del 1860.

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Architettura dell’Ottocento

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I nuovi materiali: ferro, vetro e ghisa Il ferro

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Il primo ponte di ferro

Il ponte di ferro e ghisa 206

L’Ottocento è il secolo delle rivoluzioni tecniche e delle grandi opere d’ingegneria, realizzate con nuovi materiali. Il ferro era già in uso nei secoli precedenti ma relativamente a parti più nascoste e, per così dire, accessorie degli edifici: giunzioni tra blocchi di pietra, catene e volte di costruzioni di muratura. Il limitato impiego era dovuto anche alla difficoltà di produzione, al costo elevato e alle difficoltà di approvvigionamento. Nel Settecento la situazione cambia, poiché comincia a diffondersi un utilizzo strutturale del ferro più specifico, anticipatore della futura armatura del cemento armato: ora questo materiale viene associato alle costruzioni di pietra per migliorarne le caratteristiche statiche. Costituiscono casi emblematici il cornicione del pronao del Pantheon di Soufflot, costruito nel 1770 da Jean-Baptiste Rondelet, e diverse coperture con luci poco pronunciate. A John Wilkinson si devono lo sviluppo e il perfezionamento della macchina a vapore e di altre macchine impiegate per la produzione. Ed è alla figura di questo metallurgista e industriale inglese che si lega l’idea del primo ponte fatto completamente di ferro, sul fiume Severn a Coalbrookdale. Si tratta di un manufatto disegnato dall’architetto Thomas Farnolls Pritchard, con un arco a pieno centro di 100 piedi di diametro; iniziato nel 1777, fu terminato due anni più tardi. Nel 1796 l’ingegnere inglese Thomas Telford realizza a Buildwas, sempre sul Severn, un ponte di 130 piedi di luce,

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utilizzando meno della metà del materiale impiegato da Wilkinson pochi anni prima, grazie a un sistema costruttivo delle arcate basato sull’accostamento di un gran numero di conci di ghisa. Uno sviluppo nella realizzazione dei ponti è operato da James Finlay, che brevetta l’irrigidimento del piano stradale del ponte sospeso con catene. Il suo capolavoro si realizza nel 1810 sul Merrimac River e presenta una luce di 74,5 metri. Lo sviluppo dei ponti con catene ad anelli di ferro piatto è concretizzato da Brown e Telford, che nel 1820 realizzano lo Union Bridge, di 115 metri di luce. I due saranno autori in seguito anche del ponte a catene a Rucorn e del ponte sul Menai Strait (177 m). Il culmine dei ponti sospesi di ferro si ha a Bristol con il Clifton Bridge, progettato da Isambard Kingdom Brunel nel 1829, ma terminato solo nel 1864. Ulteriori passi avanti si hanno ad opera di White e Azzard con l’introduzione dei cavi realizzati con fili metallici trafilati, che permettono di ridurre i costi di produzione e aumentare la resistenza a trazione. Questa applicazione si ha nella passerella sulle Schuylkill Falls in Pennsylvania nel 1816 e a Tain-Tourton sul Rodano nel 1825, ad opera dei fratelli Seguin. Seguendo gli studi condotti dall’ingegnere francese Louis Joseph Vicat sulla possibilità di filare i cavi metallici direttamente sul posto – concretizzati dalla realizzazione in Francia, negli anni seguenti, di molti ponti sospesi –, l’ingegnere americano John Augustus Roebling realizzerà in America un acquedotto a Pittsburg, un ponte ferroviario di 243 metri di luce a Niagara Falls e il celebre ponte di Brooklyn a New York, terminato nel 1883, 14 anni dopo la sua morte. Nel frattempo l’utilizzo della ghisa prende sempre più piede anche nelle costruzioni civili per la necessità di realizzare ambienti con luci sempre più grandi. Esempi emblematici sono gli edifici industriali, che richiedono strutture resistenti, non ingombranti e non infiammabili, come la filanda di cotone di Philip-Lee a Manchester del 1801, costruita da Boulton e Watt. In ghisa non venivano realizzati solo edifici funzionali e con uno schema molto regolare, ma anche elementi decorativi quali modanature e inferriate. Ne è un esempio il Royal Pavilion (Padiglione Reale) di Brighton, opera dell’architetto e urbanista inglese John Nash (1815-1821). Insieme alla produzione del ferro e della ghisa, è in costante crescita anche quella del vetro, i cui progressi tecnologici consentono di realizzare lastre sempre più grandi. Tuttavia, a causa delle tasse introdotte durante le guerre napoleoniche, la produzione subisce una battuta d’arresto, almeno per quel che riguarda l’Inghilterra. In seguito al trattato di pace la pro-

I ponti sospesi

Titolo concesso

L’impiego dei fili metallici trafilati

La ghisa

Il vetro

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Architettura dell’Ottocento

Le gallerie urbane

La serra

La Palm House

La copertura delle stazioni ferroviarie

Le strutture per le esposizioni 208

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duzione del vetro può riprendere la sua corsa, permettendo la realizzazione di coperture con vetrate sempre più ampie. Un nuovo impiego si riscontra nelle gallerie urbane: la prima galleria con vetrata a botte fu la Galerie d’Orléans di Fontaine del 1829, realizzata nel Palais Royal, ma esempi importanti si hanno anche in Italia a Genova (1875), a Napoli (1887) e a Milano, con la celebre Galleria Vittorio Emanuele II progettata da Giuseppe Mengoni. Un’altra tipologia edilizia risultato dell’accostamento di ferro e vetro è la serra, abbinata all’idea di passeggiata e inserita all’interno di parchi e spazi pubblici. Primo esempio parigino è il Jardin des Plantes, realizzato nel 1833 da Charles Rohault de Fleury; seguono il progetto di sir Joseph Paxton per il Great Stove di Chatsworth a fine anni Trenta e la Palm House (presso Londra), realizzata tra il 1845 e il 1848 su progetto di Richard Turner e Decimus Burton. Questo edificio, che riprende la tradizione costruttiva delle serre già sviluppata nel secolo precedente, si distingue per uno sviluppo in lunghezza di 110 metri e la presenza di un impianto di distribuzione dell’acqua calda per il riscaldamento invernale garantito da 12 caldaie; l’acqua piovana era raccolta dai pilastri cavi in ghisa e da canali collettori disposti nel basamento e poi convogliata in un serbatoio sotterraneo. Altra tipologia che si viene a creare nelle grandi città, sempre più moderne, è costituita dalle coperture delle stazioni ferroviarie, costruzioni nelle quali si assiste a un utilizzo combinato di ferro e vetro: tra gli esempi si citano la Lime Street Station di Liverpool, edificata nel 1849 su disegno di Turner e Joseph Locke, la galleria vetrata della stazione di York, la stazione di Saint Enoch a Glasgow e la stazione di Saint Pancrace di Londra. La realizzazione della stazione ferroviaria rappresentava un tema progettuale complesso e di difficile soluzione, perché mal si potevano accostare l’edificio di testa, che spesso rappresentava la porta d’ingresso delle grandi città, costruito in stile eclettico, e la tettoia costruita nella parte retrostante a copertura dei binari, realizzata spesso secondo un puro criterio funzionale. La soluzione più adottata era quella di mascherare le arcate con una facciata in stile, in modo che non si vedessero dalla strada. Di fatto si assiste in questo caso a una netta separazione delle competenze progettuali tra l’architetto, che si occupa della stazione vera e propria, e l’ingegnere, al quale viene affidata la costruzione della tettoia. Realizzate con l’utilizzo di ferro e vetro sono anche le grandi strutture riservate alle esposizioni, che rappresentano l’apice degli edifici progettati per essere costruiti sfruttando la

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standardizzazione e la prefabbricazione. L’Esposizione Universale del 1851, ospitata a Londra in Hyde Park, ha come suo simbolo l’edificio realizzato per ospitare l’esposizione stessa: Crystal Palace. Si tratta di una costruzione progettata da sir Joseph Paxton, che negli anni precedenti aveva accumulato grande esperienza nella realizzazione di serre. Nessuno dei 254 progetti presentati in occasione della gara bandita per la progettazione dell’edificio fu ritenuto idoneo. Paxton fu in grado di progettare in otto giorni una costruzione ortogonale a 3 gradoni con uno sviluppo in pianta a croce latina. La struttura – fondata sul modulo di 2,4 metri con campate che variano da 7,3 a 22 metri – venne montata in tre mesi. La sua importanza sta nel fatto che è stato il primo edificio costruito senza la necessità di doversi identificare con un preciso stile architettonico; semplicità e rigore costituiscono la sua forza. Il successo mediatico e di pubblico dell’Esposizione di Londra porta anche

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Crystal Palace

Il primo edificio “senza stile” Figura 46 Crystal Palace, a Londra.

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Architettura dell’Ottocento

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LA SCUOLA DI CHICAGO

L’evoluzione della tecnica edilizia e la scoperta, sul finire del secolo, di nuove tecnologie – quali l’ascensore idraulico, il riscaldamento centrale, il condizionamento dell’aria, il sistema di posta pneumatica, il telefono e l’illuminazione elettrica – permettono di realizzare edifici sempre più complessi. Ma è solo l’inserimento dell’acciaio nell’ossatura strutturale delle costruzioni a rendere possibile la realizzazione di alberghi, magazzini e uffici di dimensioni sempre maggiori. Questa nuova tecnica costruttiva prende piede soprattutto a Chicago – da cui il nome di Scuola di Chicago –, nell’ultimo terzo del XIX secolo, in seguito a un violento incendio che, nel 1871, aveva distrutto quasi completamente gli edifici della città, costruiti in legno. Lo studio maggiormente attivo in quel periodo è quello di William Le Baron Jenney, in cui si formeranno professionisti del calibro di Daniel Burnham, John Root e Louis Sullivan. Jenney realizza nel 1879 il Leiter Building, che esternamente è retto da ritmati pilastri di muratura e internamente da montanti di metallo; nel 1884 l’Home Insurance Building (il primo edificio con l’ossatura fatta interamente di ferro, con le pareti perimetrali non più portanti, ma semplicemente appoggiate alla struttura) e, nel 1889, il Fair Building. Henry Hobson Richardson, formatosi a Parigi all’Accademia di Belle Arti, si distingue per la particolare veste stilistica dei suoi edifici: nei magazzini MarshallField Wholesale Store, del 1885, la costruzione non ha le forme slanciate proprie di un grattacielo ma quelle di una costruzione massiccia in bugnato di pietra tipica dei palazzi rinascimentali italiani. In questo edificio è evidente la ricerca della leggerezza e della verticalità: con il progredire dei piani le finestre ad arco au-

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mentano di numero ma si fanno più piccole. All’interno, invece, lo schema strutturale è quello tipico: la maglia rettangolare strutturale è fatta di piastrini di ghisa e il blocco funzionale comprende scale, ascensore e parte impiantistica. L’idea moderna di grattacielo si evidenzia nel Reliance Building progettato da Burnham e Root a Chicago, dove si assiste a una pura e semplice ripetizione del piano tipo. L’edificio, infatti, viene costruito nel 1890 su 5 piani e sopralzato cinque anni più tardi di altri 10 piani. In esso si assiste alla preponderanza sempre maggiore del telaio d’acciaio a scapito della parte realizzata in muratura. L’edificio assume sempre più leggerezza e trasparenza, grazie all’utilizzo sempre maggiore delle superfici vetrate e all’inserimento del bow window, elemento caratteristico dell’architettura residenziale, che trova una sua identità propria negli edifici multipiano, per la possibilità di aumentare la superficie finestrata. Sullivan, invece, si fa notare per una personale concezione del grattacielo, interpretato come organismo composto da 3 fasce ben distinte: una prima parte, il basamento, costituito da piano terra e mezzanino, in cui deve essere garantita la più ampia libertà di accesso possibile; una seconda parte, l’attico, che rappresenta la parte terminale dell’edificio, il suo coronamento; una terza parte, il corpo centrale, in cui si trova una ripetizione indefinita di piani. Il tutto secondo richiami alla tripartizione della colonna classica, ma anche alla tripartizione caratteristica del corpo umano: piedi, corpo e testa. Esempio caratteristico di questa sua concezione è il Guaranty Building di Buffalo del 1994, progettato insieme a Dankmar Adler. I piani più bassi risultano più luminosi e le colonne strutturali più libere.

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altri Paesi europei a organizzare, negli anni seguenti, esposizioni tese a mettere in evidenza i traguardi raggiunti in ambito industriale e nel campo della ricerca scientifica. Un’altra Esposizione degna di nota è quella parigina del L’Esposizione 1889. In questa occasione per la costruzione del simbolo del- di Parigi l’evento vengono adottate la torre in ferro, ideata e realizzata dall’ingegner Alexandre-Gustave Eiffel – inizialmente come installazione temporanea, ma in seguito mantenuta stabile e divenuta un simbolo della città –, e la Galerie des Machines. Quest’ultima costruzione viene realizzata dagli ingegneri Contamin, Pierron e Charton con una serie di archi a giunti imbullonati e con l’applicazione di uno schema strutturale a 3 cerniere che consente l’assorbimento delle dilatazioni termiche. Con la sua luce di 107 metri e le piattaforme mobili destinate all’osservazione, la struttura era essa stessa una “macchina da esposizione”.

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Figura 47 Dettaglio della facciata del Reliance Building, opera di Burnham e Root, a Chicago.

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Architettura dell’Ottocento

SCHEMA RIASSUNTIVO ARCHITETTURA DELL’ETÀ DELLA MACCHINA

I NUOVI MATERIALI

McAdam e Metcalf brevettano un sistema di costruzione delle strade realizzando il manto stradale con calcare accuratamente pressato per rendere lo strato superficiale impermeabile. Grazie all’ingegnere francese Gaspard Monge, che fonda la geometria descrittiva, migliora la rappresentazione grafica dei progetti. Gli edifici destinati alla produzione vengono costruiti lungo i corsi d’acqua con struttura perimetrale di mattoni e interno con pilastri di ghisa e con sviluppo su più piani. Gli edifici commerciali hanno volume compatto, grandi superfici sfruttabili e grandi pareti finestrate. Gli ospedali sono realizzati con struttura a padiglione secondo le nuove direttive igieniche; le carceri seguono il concetto del panopticon con un corpo centrale e bracci che si dipartono dal centro. Il miglioramento della produzione del ferro consente la realizzazione di opere ingegneristicamente più ardite: i ponti coprono luci sempre maggiori con diverse tecniche, tra cui quella detta a catenaria. Anche la produzione del vetro consente l’uso di lastre sempre più grandi, che vengono impiegate in serre, coperture di stazioni ed edifici per le esposizioni, tra cui emblematico è il Crystal Palace, costruito nel 1851 a Londra. A Chicago, in seguito a un violento incendio che distrugge la città nel 1871, prende avvio la scuola di Chicago, che grazie a Le Baron Jenney, Adler, Sullivan e Richardson progetta edifici con intelaiatura d’acciaio e altezze sempre maggiori, fino a raggiungere le quote dei grattacieli.

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Gli anni centrali dell’Ottocento sono caratterizzati dalla contrapposizione tra Romanticismo e Illuminismo. Sul piano architettonico il primo porta alla riscoperta degli stili medievali, con la convinzione che siano espressione del predominio del sentimento sulla ragione, mentre il secondo è più legato alla costruzione, secondo schemi ben definiti.

Il recupero degli stili La contrapposizione tra Neoclassicismo e Neogotico

La scelta dello stile

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La produzione architettonica della parte centrale del secolo non è caratterizzata da uno stile predominante, ma piuttosto da una forte contrapposizione tra Neoclassicismo e Neogotico: conseguenza del dualismo tra il Romanticismo, che predilige gli stili medievali perché improntati al predominio del sentimento sulla ragione e per l’assenza di regole, e il Neoclassicismo, che invece è legato alla schematizzazione classica e alla costruzione secondo regole prospettiche e di proporzione. Questo periodo viene identificato come Eclettismo, ovvero recupero formale di vari stili propri della produzione architettonica del passato. La scelta dello stile viene ora definita caso per caso, in base alla funzione e alla collocazione urbana dell’edificio. A favorire l’Eclettismo è anche la sempre maggior diffusione delle pubblicazioni relative a studi e rilievi degli edifici del passato o caratteristici di altri Paesi e culture. ■ Neogotico Il Neogotico è considerato il primo di molti revival dell’Ottocento, la cui origine è legata alla ripresa di interesse per il Medioevo, che aveva caratterizzato la cultura europea. L’Inghilterra è il primo Paese a dimostrare di voler attuare il recupero del Gotico, che in pratica non era mai stato abbandonato nonostante la diffusione del Classicismo palladiano. Verso la fine del Settecento gli esempi di Neogotico in Inghilterra sono rappresentati da finte rovine e piccole costruzioni all’interno di giardini, legate piuttosto a un gusto preromantico del pittoresco. Nel secolo successivo, quando si afferma il Romanticismo, si identifica nell’architettura medievale il simbolo della storia e della tradizione nazionale. Emblema della produzione neogotica in Inghilterra è il palazzo del Parlamento di Londra (1836-1860), realizzato su progetto di Augustus Welby, Northmore Pugin e Charles Barry. Si definisce un organico

Il primo revival dell’Ottocento Inghilterra

Il palazzo del Parlamento 213

Architettura dell’Ottocento

rapporto tra architettura e società, da cui derivano il valore “morale” del Gotico e il suo ruolo di modello costruttivo. In Francia il Gotico si sviluppa come modello di razionalità strutturale, legato all’uso corretto dei materiali e a necessità di carattere funzionale. Il maggior artefice del Neogotico francese è Eugène Viollet-le-Duc, architetto, teorico e restauratore, che applica le sue teorie negli interventi di restauro: esempi sono Notre-Dame a Parigi (1845), le cattedrali di Reims, Amiens, Chartres, l’abbazia di Saint-Denis e le mura di Carcassonne. Anche in Germania, come in molti altri Stati del Nordeuropa, il Gotico viene adottato come stile nazionale; infatti, già nel 1773 Goethe nel saggio Dell’Architettura tedesca anticipa lo stile che sarà poi ripreso nel secolo successivo. Esempi significativi sono il completamento della cattedrale di Colonia e la ricostruzione del municipio di Monaco. In Italia, invece, dove la tradizione classica e rinascimentale è radicata, il Neogotico riveste un ruolo marginale. Nonostante ciò si possono citare esempi di grande valore: il Caffè Pedrocchi (Pedrocchino) di Padova (1837) progettato da Giuseppe Jappelli, le facciate del duomo di Firenze (1875-1886) di Emilio de Fabris e della basilica di Santa Croce (1857-1862) di Niccolò Matas, il castello Mackenzie a Genova (1890) di Gino Coppedè e la Sinagoga di Milano (1890) di Luca Beltrami.

In Italia

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Archi a tutto sesto e finestre ad arco

■ Neoromanico Tratto identificativo dello stile neoromanico sono gli archi a tutto sesto e le finestre ad arco, con un uso massiccio della pietra e del mattone a vista. Il Neoromanico recupera linguaggio, forme e materiali dell’architettura romanica, ma non può essere considerato un semplice revival, bensì piuttosto un recupero stilistico della produzione architettonica paleocristiana, bizantina e romanica. Gli esempi più importanti sono edifici di carattere religioso, e gli esponenti di maggior spicco sono in Francia Laurent Vaudoyer, in Inghilterra Thomas Henry Wyatt e Henry Clutton e in Germania Ludwig Persius. In Italia gli esempi più rappresentativi riguardano il restauro di edifici esistenti, in particolar modo il rifacimento delle facciate di alcune chiese, tra cui San Babila e Sant’Eufemia a Milano, o nuove costruzioni come il Museo Civico di Storia Naturale, casa Verdi e il Cimitero Monumentale, sempre a Milano. Gli esponenti più rappresentativi sono in Italia Carlo Maciachini, Luca Carimini e Camillo Boito; in America si distingue Henry Hobson Richardson, che, dopo essersi formato all’Accademia di Belle Arti a Parigi (École des Beaux-Arts), torna in America e progetta chiese, edifici residenziali, tribunali e atenei, nonché negozi.

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Esponenti francesi e inglesi

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2 - Eclettismo

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Interesse per le culture orientali

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■ Esotismo Insieme al recupero degli stili, la storia dell’architettura europea ottocentesca registra un interesse sempre maggiore nei confronti delle culture orientali grazie ai contatti sempre maggiori con le colonie. Si diffonde così l’Esotismo (o Stile Moresco), che ha le sue note distintive nell’impiego di maioliche per rivestire le pareti, ampie superfici decorate con trafori, cupole a bulbo, colonne esili e ritmate con ampie superfici finestrate. Gli edifici realizzati secondo questo stile sono principalmente stabilimenti termali, casinò, alberghi e sinagoghe; particolare è la sinagoga realizzata a Berlino su progetto di Knoblauch e Stuehler (1859-1865), la cui cupola è ornata da nervature in oro e affiancata da 2 piccole torri terminanti con una cupola che ricorda i minareti delle moschee. Altre sinagoghe sono quella di Monaco (1832) di F. von Gartner e quella di Dresda (1837) di G. Sempre. Di particolare effetto è poi il già citato Royal Pavilion a Brighton, di John Nash (1815-1821), caratterizzato da una struttura di ferro e ghisa, una serie articolata di cupole a bulbo, minareti e decorazioni a traforo.

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■ Neoegizio Lo stile neoegizio si ispira all’antico Egitto, favorito dalle campagne napoleoniche iniziate nel 1798 e diffuso grazie alla realizzazione di pubblicazioni sulle scoperte e sui ritrovamenti archeologici. Questo stile ha avuto una larga diffusione nel campo dell’arredamento e nella decorazione di carattere fu- Arredamento nebre. Elementi caratteristici sono gli obelischi a decorazione e decorazioni funebri di piazze, le colonne a imitazione dei fasci di papiro, i capitelli con fiori di loto e i tetti piani. Questi elementi si ritrovano in edifici funerari e mausolei, con riferimento al culto dei morti, e in edifici accademici in omaggio al progresso scientifico raggiunto dagli Egizi. Emblematici sono l’Egyptian Hall di P.F. Robinson a Londra, il Medical College di T. Stewart a Richmond, l’Egyptian Quay a San Pietroburgo, il cimitero di Sharrow Vale a Sheffield e quello di Grove Street a New Haven.

La sinagoga di Berlino

Il Royal Pavilion

SCHEMA RIASSUNTIVO ECLETTISMO

Verso la metà dell’Ottocento la contrapposizione tra i principi del Romanticismo (orientati al predominio del sentimento sulla ragione e alla libera espressione) e quelli del Neoclassicismo (rivolti alla composizione classica secondo le regole della proporzione e della prospettiva) conduce alla mancanza di uno stile predominante e all’affermazione dell’Eclettismo, che recupera i vari stili della produzione del passato, applicandoli ai singoli edifici in rapporto alla funzione e all’ubicazione. I filoni principali sono il Neogotico, il Neoromanico, il Neoegizio e l’Esotismo (questi ultimi risultato rispettivamente dell’interesse per l’archeologia e per le culture orientali).

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3 Urbanesimo e architettura La seconda fase dell’industrializzazione di inizio Ottocento porta alla localizzazione delle sedi di produzione nei centri più importanti. La concentrazione di forza lavoro causa nel giro di pochi decenni il collasso delle città e fa insorgere malattie e pestilenze che dovranno essere affrontate e risolte con interventi urbanistici drastici e innovativi.

I grandi piani di sviluppo delle capitali europee

Spostamento della forza lavoro nelle città Urgono piani di sviluppo

Le prime leggi edilizie

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Parigi

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Con la seconda fase della rivoluzione industriale, in cui l’utilizzo della macchina a vapore svincola la localizzazione della fabbrica dalla vicinanza ai giacimenti di carbone, alla concentrazione di legna o alla presenza di un corso d’acqua, si assiste allo spostamento delle fabbriche verso i centri più importanti. Queste dinamiche portano, nel giro di pochi decenni, a massicci spostamenti di forza lavoro dalle campagne verso i centri urbani, che diventano sempre più grandi, sempre più affollati e sempre più ingestibili. Le abitazioni sorgono inizialmente senza un piano di sviluppo ben preciso, con intenti puramente speculativi e senza che ci si preoccupi delle condizioni igieniche dei lavoratori, che vanno sempre peggiorando e provocano epidemie di colera, con frequenza sempre maggiore ed effetti devastanti. Le prime reazioni a queste ondate di pestilenza determinano la consapevolezza della necessità di nuove fognature, pavimentazioni stradali e condizioni igieniche minime nelle abitazioni. Da queste semplici, ma fondamentali richieste si arriva alle prime leggi inglesi riguardanti prescrizioni di carattere igienico (1847-1848), alla prima legge che prevede l’edilizia sovvenzionata, ovvero la costruzione di edifici economici per le classi meno abbienti e per le città con più di 10 000 abitanti, nonché alla legge del 1866, che introduce il concetto di esproprio per pubblica utilità al fine di poter effettuare interventi edilizi che migliorino le condizioni di degrado. Tutte queste nuove disposizioni richiedono però un certo lasso di tempo perché possano diventare efficaci e produrre gli effetti desiderati. Clima del tutto particolare è quello che caratterizza Parigi sotto Napoleone III, il quale, grazie all’intervento del barone Haussmann, prefetto della Senna in carica dal 1853 al 1870, realizza una serie di interventi volti al miglioramento delle

3 - Urbanesimo e architettura

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condizioni igieniche della città (che all’epoca ha superato il milione di abitanti) ma anche alla eliminazione di quei quartieri, con strade anguste e strette, che avevano favorito i moti insurrezionali del 1848. Gli interventi di Haussmann si possono riassumere in cinque tipologie differenti. In primo luogo riguardano le vie di comunicazione: vengono realizzate nuove arterie stradali per collegare la città vecchia con i nuovi quartieri periferici, vengono realizzati 95 chilometri di nuove strade e larghi boulevards che vanno a tagliare i quartieri congestionati del centro, soprattutto quelli che avevano creato problemi durante i moti. Le nuove strade presentano un tracciato ad andamento per lo più rettilineo, mettono in comunicazione i principali centri di Parigi con le stazioni e hanno come punto di fuga i monumenti più significativi della città. Il secondo tipo di intervento riguarda i lavori edilizi, in seguito allo stravolgimento viabilistico del centro. La Prefettura interviene con la realizzazione di una serie di nuovi edifici di carattere pubblico quali scuole, uffici amministrativi, biblioteche e mercati, alla cui progettazione sono chiamati i migliori architetti del momento: Henri Labrouste, Victor Baltard, Auguste-Émile Vaudremer (tutti francesi) e il tedesco JacquesIgnace Hittorf. Haussmann si occupa anche dei parchi pubblici, sistemando il Bois de Boulogne che, per la sua vicinanza con gli Champs Élisées, sarà meta della borghesia parigina; per le classi più povere viene realizzato il Bois de Vincennes, localizzato a est della città. Altri due parchi pubblici sono le Buttes-Chaumont e il Parc Montsouris. Collegata alla costruzione dei tracciati di nuove strade è la realizzazione degli impianti pubblici (idrico, fognario e di illuminazione), che diventano realtà grazie alla progettazione dell’ingegner François Belgrand; ultimo intervento di riassetto della città di Parigi è la riorganizzazione a livello amministrativo, che annette alla capitale i comuni attorno alla cinta daziaria e ridistribuisce gli arrondissements, a cui viene attribuita parte delle funzioni amministrative. Molte altre grandi città della Francia sono interessate dagli stessi interventi, simili per impostazione ma non di certo per i risultati ottenuti: a Lione tra il 1853 e il 1864 ad opera del prefetto Vaisse, a Marsiglia, dove si eseguono lavori alla rue Imperiale che attraversa la città, e a Tolosa. A Barcellona, il piano definito dall’ingegner Ildefonso Cerdá nel 1859 prevede lo sviluppo della città su disegno a maglia ortogonale con ampi isolati attraversati da 2 ampi viali che si incrociano nel centro con andamento diagonale. L’idea di urbanizzazione avanzata da Cerdá si basa su una distribuzione all’interno della città dei servizi pubblici, con gli spostamenti favoriti dallo sviluppo dei sistemi di trasporto pubblico.

Gli interventi di Haussmann Nuove strade

Lavori edilizi

Parchi pubblici

Impianti pubblici

Riorganizzazione amministrativa Altre città francesi

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Architettura dell’Ottocento

Vienna

Un’altra capitale europea interessata da un’importante riorganizzazione urbanistica è Vienna, città che all’epoca si è espansa oltre la cerchia delle fortificazioni. Nel 1857 l’Imperatore bandisce un concorso, definendo le regole per la progettazione dell’area verde che si sarebbe creata abbattendo le mura della città vecchia. Il progetto vincitore è quello di Ludwig von Förster, che propone la realizzazione della nuova cintura verde a coronamento del centro, chiamata Ring, che permette il collegamento tra vecchia e nuova città senza effettuare gli sventramenti che avevano interessato Parigi. Lungo il Ring si affacciano anche tutti i nuovi edifici pubblici: teatro, biblioteca, archivio, museo, mercati e gallerie.

SCHEMA RIASSUNTIVO URBANESIMO E ARCHITETTURA

Il forte inurbamento delle principali città europee porta in tempi rapidi a condizioni di vita disagevoli e malsane. I primi interventi si concretizzano come prescrizioni di carattere igienico, leggi riguardanti l’edilizia sovvenzionata e l’introduzione dell’esproprio per pubblica utilità. Parallelamente si assiste all’ideazione di una serie di grandi piani urbanistici di sviluppo delle capitali europee, tra cui Parigi ad opera di Haussmann tra il 1850 e il 1870 (con stravolgimenti che interessano strade, edifici e parchi), Barcellona ad opera di Ildefonso Cerdá nel 1859 e Vienna ad opera di Ludwig von Förster nel 1857.

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ARCHITETTURA DEL NOVECENTO Ti

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lo1 Dal Modernismo calla on Secessione viennese 2 Dal cFuturismo al Razionalismo es so 3 Dal Movimento Moderno in Organica all’Architettura lic en za a an to ne

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Nel Novecento l’architettura si muove in un costante clima di rottura con la tradizione, come si era già verificato per tutte le arti alla fine del secolo precedente. Nascono linguaggi nuovi (dalle ardite soluzioni del Modernismo di Gaudí alle utopie progettuali del Futurismo), accomunati dal rifiuto degli stili classici e dell’Eclettismo, dall’abbandono della priorità del principio estetico e dall’utilizzo di materiali nuovi (cemento armato, acciaio, calcestruzzo). Negli Stati Uniti lo sviluppo urbano accelerato porta all’elaborazione di tipologie del tutto nuove, come il grattacielo. Alcune correnti trovano declinazioni diverse nei singoli Paesi, come nel caso di Art Nouveau, Jugendstil, Liberty e Secessione viennese. Tra le figure eminenti dell’architettura del Novecento si ricordano Otto Wagner e Adolf Loos a Vienna, Auguste Perret e Le Corbusier in Francia, Peter Behrens in Germania, Giuseppe Terragni in Italia, Frank Lloyd Wright e Louis Henry Sullivan negli Stati Uniti. Tendenze comuni sono l’utilizzo del cemento armato e la predilezione per costruzioni lineari, funzionali, severe e prive di ornamenti. Anche i regimi totalitari, sorti dopo il primo conflitto mondiale, in particolare in Italia e in Germania, adottano uno stile proprio e fanno dell’architettura uno strumento di espressione del proprio potere e di consolidamento del consenso popolare.

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alla Secessione viennese

I nuovi linguaggi espressivi che caratterizzano il Novecento sono il risultato del rifiuto degli stili classici e dell’Eclettismo e di un rinnovato gusto estetico derivato dall’utilizzo dei nuovi materiali costruttivi: cemento, acciaio e calcestruzzo.

Modernismo o Liberty Con i termini Modernismo o Liberty si definisce un insieme di tendenze architettoniche accomunate da caratteristiche analoghe, prima su tutte il distacco dai criteri del passato per andare alla ricerca di forme nuove. Tali tendenze si sviluppano in Europa in coincidenza con l’Art Nouveau, verso la fine del XIX secolo, in seguito alla Rivoluzione Industriale e ai progressi da questa scaturiti: si assiste al rifiuto dello stile poco attraente dell’architettura industriale della prima metà del XIX secolo e allo sviluppo di nuovi concetti architettonici ispirati alla natura. Un numero consistente di architetti di tutto il mondo inizia a sviluppare nuove soluzioni per integrare tradizioni consolidate (come il Gotico) con nuove possibilità tecnologiche. I lavori di Louis Henry Sullivan a Chicago, Victor Horta a Bruxelles, Gaudí a Barcellona, Otto Wagner a Vienna e Charles Rennie Mackintosh a Glasgow, tra molti altri, possono essere considerati come primi approcci di integrazione tra vecchio e nuovo. Sebbene si sia poi sviluppato come corrente architettonica in tutta Europa, il Modernismo viene tuttora collegato alla sua sede originaria, la Catalogna: a Barcellona e in altri centri della regione, tra il 1880 e il 1930 il Modernismo trova terreno fertile nella compattezza economica e nella cultura della borghesia locale, assai colta e sensibile dal punto di vista artistico. Lo sviluppo dell’architettura modernista catalana, che tocca la punta massima nel primo decennio del Novecento, si protrae fino al 1914, ma con propaggini lungo tutti gli anni Venti e una continuità vitale difficilmente riscontrabile in altre aree europee. Il Modernismo catalano si caratterizza per i suoi legami con lo storicismo eclettico precedente, per la libera e originale interpretazione di elementi della tradizione locale (uso del mattone a vista, delle mattonelle maiolicate di gusto mudéjar, del ferro battuto e della terracotta) e per l’adattamento intelligente ed estroso ai motivi dell’Art Nouveau di area franco-belga.

Il fondamento del Modernismo Nuova architetttura ispirata alla natura

I maggiori esponenti

Origine catalana

I caratteri del Modernismo catalano

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Architettura del Novecento ANTONI GAUDÍ

La figura di Antoni Gaudí (Reus, 1852 Barcellona, 1926) riassume emblematicamente la vicenda del Modernismo catalano, uno degli aspetti più singolari e autonomi dell’arte del decadentismo europeo. Gaudí frequenta la Scuola di Architettura di Barcellona (1874-1878), città dove trascorre tutta la vita partecipando, ancora studente, alla realizzazione di alcuni edifici. Casa Vicens (18781880) è tra i primi lavori che gli valgono la simpatia di un mecenate, l’industriale Eusebio Güell, per il quale esegue, tra gli altri, il palazzo Güell (1885-1889), caratterizzato da archi e ricchi addobbi di ferro battuto, e il parco Güell (1900-1914), con forme biomorfe che ricordano alberi di pietra, fontane simili a rettili e mosaici composti da frammenti di ceramica inseriti nel calcestruzzo. Il suo stile, di difficilissima collocazione, viene talvolta definito come un insieme di motivi tardobarocchi, elementi neogotici e Art Nouveau, ma anche di suggestioni surrealiste e cubiste. Se infatti è indubbio che già nelle prime opere i ferri battuti sono esempi originalissimi di alto artigia-

nato, è anche vero che Gaudí usa con grande spregiudicatezza i più diversi stili, contaminandoli audacemente e trasformandoli con inesauribile fantasia. Su una solidissima base strutturale elabora forme straordinarie e imprevedibili, lavorando con uguale perizia i più diversi materiali (mattone, pietra, ceramica, vetro, ferro), dai quali sa trarre le massime potenzialità espressive (suoi sono anche i disegni di mobili e arredi). Tra le sue opere più notevoli, sempre a Barcellona, sono da ricordare la chiesa di Santa Coloma de Cervello (1898-1915), casa Batlló (1904-1907) e casa Milá, detta La Pedrera (1906-1914), dalla volumetria deformata espressionisticamente, con interni caratterizzati da un’estrema libertà compositiva. Il capolavoro è il tempio della Sagrada Familia (1883-1926), progetto a cui si dedica fino alla morte con intensità sempre più ossessiva; l’edificio prende i connotati di una grande foresta di pietra e si trova tuttora in fase di lenta realizzazione. Per struttura ed effetti cromatici il tempio non ha eguali nell’architettura europea: le forme fantasiose e le alte guglie ricoperte di mosaici sono divenute il simbolo della città. Gaudí progetta i propri edifici prestando grande attenzione ai minimi particolari e occupandosi spesso anche dell’arredamento e degli accessori: aziende spagnole vendono tuttora oggetti e mobili prodotti su suoi disegni originali.

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Figura 48 Dettaglio dei comignoli scultorei a forma di guerrieri di casa Milá.

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Art Nouveau I maestri dell’Art Nouveau Un linguaggio inedito

Forte personalizzazione

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Le influenze

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Victor Horta, Henry Van de Velde, Charles Rennie Mackintosh e Antoni Gaudí sono i maestri che hanno dato il maggior apporto all’Art Nouveau, che nel senso più generale include vari movimenti d’avanguardia europei (Jugendstil, Modern Style, Liberty) tra il 1893 e il 1914. In poco tempo l’Art Nouveau affranca l’avanguardia dai revival stilistici diffondendo un linguaggio inedito che assimila quello dei processi industriali e dell’ingegneria, tramutando ogni elemento in un pezzo unico. In opposizione all’imitazione degli stili del passato e al commercio delle copie che annullano il lavoro artigiano, si dà libero sfogo in qualsiasi dettaglio alla fantasia dell’artista, per creare oggetti di colori e materiali preziosi fortemente personalizzati. Vengono recepite anche alcune suggestioni della tecnologia, almeno a livello decorativo, attraverso il recupero delle possibilità espressive di vetro, acciaio e cemento armato. Si possono individuare influenze provenienti dal campo pittorico (Ferdinand Hodler, Edvard Munch, Fernand Khnopff, Jan Toorop), adattate a spazi e volumi, così come suggestioni formali derivate dalle architetture in ferro di ponti e viadotti. La rapida diffusione dello stile si collega al clima di rinnovamento culturale che accompagna l’espansione industriale e il crescente potere della borghesia. Le idee e le diverse esperienze artistiche si diffondono rapidamente attraverso riviste, mostre, conferenze e grandi esposizioni. Prototipo di riferimento è la casa costruita da Horta in rue de Turin 12, a Bruxelles: questa riassume quasi tutte le componenti del repertorio espressivo, in un gioco armoniosamente irregolare che imita la leggerezza delle forme naturali, lo studio della linea, la massima flessibilità spaziale e l’interesse per il Gotico. In Francia i centri principali sono Parigi e Nancy: nella capitale sono celebri gli ingressi della metropolitana disegnati da Hector Guimard, con originali strutture di ghisa articolate in forme animali e vegetali. A Nancy si sviluppa una scuola di arti applicate di estrema raffinatezza, diretta da Émile Gallé. Lo scozzese Charles Rennie Mackintosh, attraverso gli esempi provenienti dal Belgio, elabora elementi che anticipano il Movimento Moderno: nella celebre Scuola d’Arte di Glasgow la pianta flessibile della sequenza di aule preannuncia il Razionalismo, mentre la preziosa biblioteca lignea anticipa il gusto De Stijl. Dopo la fioritura, culminata negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, l’Art Nouveau viene tralasciata dai Paesi mitteleuropei, mentre resiste in quelli latini e in America. In Italia si diffonde solo dopo l’Esposizione Universale di Torino

Il contesto storico

L’opera di riferimento

Francia

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Gli artisti dell’avanguardia

Mondrian Le influenze

La prima opera Tre tendenze

La Sedia rosso-blu

Casa Schroeder

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del 1902, ma resta confinata in un ambito di rappresentanza, senza investire il rapporto tra arte e società, come avviene invece nel resto d’Europa.

De Stijl Nei Paesi Bassi il movimento di avanguardia De Stijl (“Lo Stile”, nome della rivista ufficiale, fondata nel 1917 dal teorico Theo Van Doesburg e pubblicata fino al 1927) raggruppa pittori come Piet Mondrian, Bart Van der Leck e Vilmos Huszar, architetti come Jacobus Johannes Oud, Gerrit Thomas Rietveld, Jan Wils, Cornelius Van Eesteren e Robert Van’t Hoff, scultori come Jean Hans Arp e Georges Vantongerloo e letterati come il poeta Anthony Kok. Tutti mirano a fondare un’arte nuova (detta Neoplasticismo) capace di investire ogni aspetto dell’esistenza umana. L’innovativo linguaggio propugnato dal Neoplasticismo consiste proprio nell’essenzialità della pittura di Mondrian, in grado di raggiungere l’astrazione totale. Il manifesto esce sulla rivista nel 1918, quando il gruppo è influenzato dalle teorie filosofiche neoplatoniche del matematico Mathieu Schoenmaekers (tra cui la restrizione della gamma di colori utilizzati ai tre primari: giallo, blu e rosso), integrate con concetti tratti da Hendrik Petrus Berlage e Frank Lloyd Wright. La prima opera legata a De Stijl è di Van’t Hoff, una villa sperimentale di cemento armato alla periferia di Utrecht, disegnata nel 1916 dopo una visita alle opere di Wright, in America. Si distinguono tre tendenze principali: quella di Oud, ispirata all’esperienza cubista (villa Allegonda, a Katwijk, le case operaie a Hoek Van Holland), quella di ascendenza wrightiana, presente ancora in alcune opere di Oud, di Wils e di Van’t Hoff (le ville a Huiterheide, anteriori alla nascita del movimento), e infine quella legata alle opere di Rietveld. I mobili di quest’ultimo, a partire dalla Sedia rosso-blu (19171918), costituiscono una sorta di manifesto del Neoplasticismo, che con lui si distacca da tendenze di ispirazione astratta. Le sue opere si basano su una scomposizione delle forme, rese elementari, isolate da colorazioni pure e vivaci e ricomposte secondo una dinamica accentuata dall’esibizione di brutali incastri di piani. La sedia è la prima occasione per applicare la poetica neoplastica alle tre dimensioni e consente di dimostrare una possibilità di organizzazione architettonica ormai autonoma da Wright. Il capolavoro di Rietveld è casa Schroeder, a Utrecht (1924): l’esterno si distingue dalle abitazioni adiacenti per le lisce forme rettangolari e i colori primari; la struttura è articolata su piani intersecati, senza formare un asse univoco, in una ge-

1 - Dal Modernismo alla Secessione viennese

nerale asimmetria ispirata dai quadri di Mondrian. La sua influenza ricade evidentemente su Van Doesburg, che nel progetto della villa per Léonce Rosenberg trova una sintesi tra gli apporti diversi presenti in De Stijl. Nonostante l’energico tentativo del fondatore della rivista di dirigere unitariamente il gruppo, il movimento si dissolve sia per i contatti con altre La fine avanguardie sia per le ricerche divergenti di Oud, che nei pri- di De Stijl mi anni Venti lascia il gruppo insieme a Mondrian, in dissenso con la linea elementarista scelta da Van Doesburg, il quale avrebbe voluto riportare il Neoplasticismo a tendenze figurative.

La Secessione viennese

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Nell’ultimo decennio del Novecento in Austria e Germania prende forma un nuovo fenomeno artistico che si inserisce nel filone del ripudio delle istituzioni accademiche. In Germania, nonostante la raggiunta unità politica, non esiste una vera identità comune e si può pertanto parlare di diverse “secessioni”; tuttavia esiste una tendenza unitaria verso uno stile secessionista (“Sezessionstil”), al quale è collegato il fenomeno dello Jugendstil (da Jugend, giovinezza). In questo caso si tenta di costruire una nuova estetica che coinvolga architettura, arti figurative e arti applicate. I canoni tradizionali vengono messi in discussione: sul piano della forma si respingono lo storicismo e l’esaltazione della linearità e della decorazione. Grazie a una mostra del belga Henry Van De Velde, che importa le inedite tendenze decorative, il nuovo stile investe anche il piano della vita quotidiana, mirando a rimodellare gli oggetti di uso comune (mobili, vasellame, vestiti, gioielli) e a rinnovare l’arte della tipografia. La prima secessione avviene a Monaco nel 1892, ai tempi in cui domina la pittura accademica dello storicismo: un gruppo di 78 artisti dà vita alla cosiddetta Contro-Unione per una Società di Artisti e allestisce una prima mostra indipendente. Sulla sua scia sorgono poi altri gruppi come Neu-Dachau, di Adolf Hölzel, e le colonie di artisti di Worpswede e Goppeln. Le riviste Jugend (che dà il nome al nuovo stile) e Simplicissimus ne diventano i principali organi di espressione. Otto Eckmann, Joseph Maria Olbricht, Otto Pankok e Peter Behrens diffondono lo Jugendstil in tutta la Germania. A Dresda, teatro di una secessione nel 1893, si forma uno dei più dinamici centri espositivi. A Berlino Liebermann riunisce l’Unione degli Undici che porta alla nascita della secessione berlinese come reazione al rifiuto delle istituzioni pubbliche di esporre le opere dei giovani e allo scandalo suscitato dalla mostra di Edvard Munch.

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In discussione i canoni tradizionali

La prima secessione

Le riviste

Le secessioni di Dresda e Berlino

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Figura 49 L’ingresso del palazzo della Secessione, a Vienna.

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Queste sono le condizioni in cui si verifica la nascita della celebre Associazione di pittori e scultori della Secessione austriaca, nota come Secessione viennese, dominata dal pittore Gustav Klimt, che ne è presidente fino al 1904. Un precursore era stato Otto Wagner, già promotore di un rinnovamento dell’architettura austriaca decisivo per la generazione di Adolf Loos, il quale poi supera la secessione stessa in opere come la Majolika Haus, che presenta elementi architettonici piatti e rettilinei, e il suo capolavoro, la Cassa di Risparmio postale. Nel primo numero di Ver Sacrum, la rivista ufficiale, compare il manifesto del Sezessionstil che parla di «aspirazione a un’integrazione delle arti come mezzo per consentire l’opera d’arte totale, espressione del nuovo impegno artistico e sociale dell’arte moderna». Si vuole così imprimere una svolta radicale rispetto al gusto accademico ed eclettico e ridimensionare il carattere della Kunstgewerbeschule (Scuola d’Arte e Mestieri),

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La Secessione viennese

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fondazione pubblica nata nel 1897 allo scopo di reperire nuove figure professionali nel campo progettuale e creativo. Emblema architettonico del movimento è il palazzo della Secessione, costruito in tempi record tra il 1898 e il 1899 come spazio espositivo alternativo a quelli dell’arte accademica, sotto il motto «Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà». Il progetto è di Olbrich: parte da una pianta rigorosamente quadrata che si innalza con pareti lisce e quasi disadorne (salvo un fregio floreale); finestre e porte si aprono insolitamente con tagli netti, senza cornici o timpani. La grande invenzione decorativa è l’ampia cupola di rame traforata a motivi floreali, rilucente di lamine d’oro. L’interno, illuminato dalla cupola, dispone di ampia flessibilità spaziale e si adatta quindi alle funzioni espositive. L’austriaco Adolf Loos, pur ponendosi in contrasto con la Secessione, ne è l’ultimo e più raffinato interprete. Propugna l’idea che «l’architettura non è un’arte perché qualsiasi cosa serva a uno scopo va esclusa dalla sfera dell’arte». La sua è quindi un’architettura nuova totalmente funzionale, in cui ogni decorazione è abolita per rispondere solo alle necessità di chi la abita: così nasce casa Steiner, caratterizzata da semplicità dei volumi e funzionalità delle aperture. Inserito ormai nel contesto dell’Art Nouveau, all’inizio del Novecento il Sezessionstil assume rilevanza internazionale e le principali istituzioni vengono a loro volta messe in discussioni da altri piccoli gruppi.

Palazzo della Secessione

La cupola di rame

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La diffusione del Sezessionstil

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SCHEMA RIASSUNTIVO E INNOVAZIONE

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INCONTRO FRA TRADIZIONE

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In Europa si sviluppa una serie di tendenze architettoniche accomunate da caratteristiche analoghe e che vengono identificate con i termini Modernismo o Liberty. La nascita del Modernismo si colloca in Catalogna, più precisamente a Barcellona, intorno al 1880; la sua diffusione si arresta solo verso il 1930. L’Art Nouveau, diffusa tra il 1893 e il 1914, si sostituisce ai revival stilistici diffondendo un linguaggio inedito: suo tratto fondamentale è la trasformazione di ogni elemento in un pezzo unico, in opposizione all’imitazione degli stili del passato.

DE STIJL

Il movimento avanguardistico De Stijl nasce nei Paesi Bassi sulle orme della rivista omonima fondata nel 1917 che raggruppa pittori, scultori, architetti e poeti propugnatori di un’arte nuova capace di investire ogni aspetto dell’esperienza umana.

SECESSIONE VIENNESE

In Austria e in Germania verso il 1890 inizia a diffondersi un nuovo fenomeno artistico chiamato Sezessionstil, che si inserisce nella linea del ripudio delle istituzioni accademiche e della messa in discussione dei canoni tradizionali. Edificio simbolo del movimento è il palazzo della Secessione (1898-1899), realizzato su progetto di Joseph Maria Olbrich.

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ART NOUVEAU

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2 Dal Futurismo

al Razionalismo

A pochi anni dall’unificazione, il movimento futurista si pone l’obiettivo di attualizzare la cultura italiana e quella internazionale proiettandone le varie espressioni artistiche verso il futuro. Pochi anni più tardi in Italia il Razionalismo diviene la massima espressione del regime fascista.

Architettura futurista Mentre l’Italia, che sperimenta l’unificazione solo da pochi decenni, vive in ritardo il processo di rivoluzione industriale e l’aumento della popolazione che scatena flussi migratori, il movimento futurista prende avvio su iniziativa di Filippo TomIl manifesto futurista maso Marinetti con il manifesto pubblicato su Le Figaro nel 1909: il movimento si propone di ringiovanire la cultura italiana e quella internazionale e di inaugurare una nuova concezione estetica che abbracci ogni aspetto dell’esistenza (distinguendosi così da altre tendenze contemporanee). Il Futurismo In poesia questi intenti si traducono nell’uso del verso libein poesia ro e di sintassi e analogie ardite accompagnate da una rivoluzione tipografica che induce a inedite suggestioni visive. Il Futurismo In politica si esprimono posizioni fermamente interventiste, in politica irredentiste e antisocialiste (passando da un’alleanza con il Fascismo degli albori all’accusa di «arte degenerata» da parte di ambienti del regime). Il Futurismo In pittura i maestri dell’avanguardia sono Giacomo Balla, Umin pittura berto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Gino Severini e Fortunato Depero, ognuno con proprie originali soluzioni accomunate dal bisogno di rappresentare il movimento, cifra della nuova civiltà delle macchine. A quello del 1909 seguono i manifesti della pittura (1910), dei musicisti, dei drammaturghi, della donna, della cinematografia, della danza e della politica. Antonio Sant’Elia Antonio Sant’Elia, nato a Como nel 1888, nel 1914 (due anni prima di morire in guerra) firma il Manifesto dell’architettura futurista. Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, come disegnatore e architetto sviluppa temi originali, che entrano di diritto nel repertorio futurista: durante la sua breve esistenza Sant’Elia elabora un corposo gruppo di schizzi, caratterizzati da un forte senso tridimensionale, in cui si raffigura la metropoli moderna proiettata nel futuro (16 ta-

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vole vengono esposte a Milano proprio nel 1914). Tema ri- La centrale elettrica, corrente è quello della centrale elettrica, simbolo della nuo- cattedrale del futuro va civiltà industriale e vera cattedrale del futuro, formata da elementi compatti, privi di decorazioni e aperture, in cui si distinguono ciminiere, possenti volumi proiettati verso l’alto e contrafforti. La serie della Città Nuova raffigura invece utopi- La Città Nuova che visioni di complessi architettonici giganteschi attorniati da strutture tecnologiche.

Architettura del periodo fascista In Italia mancano le condizioni economiche, sociali e culturali che negli altri Paesi europei portano a nuove esperienze nel campo dell’arte, dell’industria e dell’artigianato. Il Paese esce dal primo conflitto mondiale in una situazione di povertà, disoccupazione e instabilità sociale che, unite al desiderio di ordine della classe borghese, portano all’affermazione della dittatura fascista. In questo clima, in ambito artistico si sviluppa una forma di Razionalismo diverso da quello tedesco, espressione di una società ancora libera. Per questo, al contrario di quanto accade in Germania, dove viene rifiutato dal regime nazista, in Italia il Razionalismo si sviluppa parallelamente alla dittatura fascista e ne diventa la massima espressione artistica, quale strumento per emancipare l’Italia in senso moderno (come asserisce la propaganda). Diversamente dalle esperienze del Bauhaus e di Le Corbusier, che ispirano gli artisti razionalisti, dietro al Movimento Moderno italiano di facciata si nascondono intenti repressivi e dittatoriali. A questo scopo si avviano grandi iniziative architettoniche e urbanistiche: il ridisegno di aree cittadine, la costruzione di edifici pubblici e monumenti, la creazione di nuovi quartieri residenziali e aree industriali e addirittura la fondazione di nuove città (Latina, Sabaudia, Guidonia, Aprilia). Tra gli interventi si distinguono opere di grande rilievo ed evidenti operazioni di propaganda, come nel caso di via della Conciliazione, a Roma, dove vengono abbattuti gli antichi borghi per creare un accesso trionfale alla basilica di San Pietro; sull’esempio dell’abbattimento dei boulevards parigini di Haussmann, si cerca in questo modo di costringere le masse più povere al trasferimento in periferia per lasciare spazio a eleganti edifici dai volumi netti, con finestre prive di timpani e cornici. Giuseppe Terragni si rivela il più sensibile dei maestri razionalisti; in un primo tempo aderisce al partito fascista, ma successivamente se ne allontana, non appena avverte di subire limitazioni alle proprie ricerche. Sua opera emblematica è la

Il contesto economico-sociale

Il Razionalismo italiano

Ridisegno del tessuto urbano

Giuseppe Terragni

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Architettura del Novecento

Verso il monumentalismo

Casa del Fascio, a Como (1932-1936): l’edificio è a pianta quadrata, di altezza pari a metà della base e con prospetti scanditi da varie aperture quadrate in rigoroso rapporto proporzionale tra loro. Dietro a un’approfondita costruzione geometrica di base, esternamente i prospetti si rivelano tramite una configurazione asimmetrica dei fronti, ciascuno diverso dall’altro in relazione alla funzione dell’ambiente interno e al rapporto stabilito con il contesto. Parallelamente alla diffusione del Fascismo, l’architettura razionalista passa dalla purezza geometrica delle origini a un sempre più marcato monumentalismo. Prendono il sopravvento marmo e travertino, prevalgono le proporzioni gigantesche e la monumentalità dell’insieme: il palazzo di Giustizia di Milano (1939-1940), di Marcello Piacentini, presenta un rivestimento completamente marmoreo, finestre esageratamente dilatate, scritte retoriche in rilievo e setti murari all’ingresso che alludono al tempio classico. Viene a mano a mano rinnegato il principio razionalista originario secondo cui le dimensioni di un edificio sono dettate dalle necessità di utilizzo; come scriveva l’architetto tedesco Walter Gropius, il fondatore del Bauhaus, l’architettura non dovrebbe mai «considerarsi lo specchio degli ideali della società, né la mitica forza capace da sola di rigenerare la società, ma uno dei servizi necessari alla vita associata».

SCHEMA RIASSUNTIVO ARCHITETTURA FUTURISTA

Nel 1909 prende avvio il movimento futurista su iniziativa di Filippo Tommaso Marinetti, che pubblica il suo manifesto; suo intento è quello di attualizzare la cultura italiana e quella internazionale inaugurando una nuova concezione estetica che abbracci ogni aspetto dell’esistenza.

ARCHITETTURA DEL PERIODO FASCISTA

Poco dopo la fine del primo conflitto mondiale in Italia si sviluppa una forma di Razionalismo differente da quello tedesco. Esso si diffonde in parallelo alla dittatura e ne diventa la massima espressione artistica con lo scopo di emancipare il Paese in senso moderno; ben presto il movimento finisce per identificarsi con il regime.

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3 Dal Movimento Moderno all’Architettura Organica

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Il periodo tra le due guerre è caratterizzato dalla ricerca della funzionalità a scapito dell’estetica: ciò trova la sua massima espressione nel Razionalismo e nell’Architettura Organica. Quest’ultima si pone il fine di interpretare liberamente ogni tema cercando di trovare un’armonia tra gli elementi naturali e artificiali.

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Movimento Moderno: caratteri principali e protagonisti Tra le due guerre mondiali un gruppo di architetti i cui progetti sono improntati a criteri di funzionalità piuttosto che di estetica dà origine al Movimento Moderno (termine diffuso inizialmente in ambiente anglosassone), che punta al rinnovamento generale dei caratteri e dei principi della progettazione. Al momento della sua massima espressione, tra gli anni Venti e Trenta, si identifica con l’International Style (con fulcro nei CIAM, Congrès Internationaux d’Architecture Moderne) e diventa uno stile architettonico in grado di dettare canoni comuni per l’architettura universale. L’Italia dell’epoca, dominata dal Fascismo, lo vive ai margini e in ritardo sugli altri Paesi. Le ricerche progettuali più significative possono individuarsi nel lavoro d’avanguardia di Le Corbusier, che nelle sue pubblicazioni si fa promotore di una sorta di “estetica della macchina” e propone soluzioni abitative del tutto nuove (enormi grattacieli polifunzionali inseriti in vasti parchi) che comportano una vera rivoluzione nel modo europeo di concepire vita e lavoro. Significativi sono poi gli apporti tedeschi, dalla tradizione industriale e artigianale ai grandi progetti di case popolari di Francoforte e Stoccarda, alla celebre Scuola del Bauhaus. L’architetto tedesco Bruno Taut riassume i caratteri del Movimento Moderno in 5 punti: raggiungimento della migliore utilità dell’edificio; materiali e sistema costruttivo subordinati alla stessa esigenza; la bellezza consistente nel rapporto diretto tra edificio e scopo; l’estetica riassunta nell’insieme dell’edificio senza preminenza di facciate, piante o particolari architettonici, e infi-

Nascita del Movimento Moderrno

I 5 fondamenti del Movimento Moderno

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Architettura del Novecento

Il Bauhaus

L’ Esposizione di Stoccarda

Nuova concezione del problema abitativo

Architettura Organica Definizione

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Il Razionalismo

ne la casa vivente nel rapporto con gli edifici circostanti. Facendo riferimento a questi assunti teorici l’architetto Walter Gropius nel 1919 fonda a Weimar il Bauhaus, scuola d’arte, architettura e design che ricerca l’integrazione tra il “fare” della tradizione artigianale e la moderna tecnologia industriale. Ludwig Mies Van der Rohe e Walter Gropius, che del Bauhaus sono entrambi direttori, con i loro progetti e le loro teorie influenzano la scena architettonica internazionale. Nel 1927, con l’Esposizione di Stoccarda, l’International Style si presenta con forza in tutte le sue componenti; sotto la supervisione di Van der Rohe si realizza un quartiere di abitazioni permanenti su un’altura alla periferia della città, il Weissenhof. Dall’esperienza del Bauhaus si sviluppa la corrente razionalista, veicolo principale del Movimento Moderno, i cui maggiori esponenti sono, oltre a Gropius, Le Corbusier e Van der Rohe. Il Razionalismo corrisponde al tentativo di dare risposte alle richieste di ordine e rinnovamento sociale emerse dallo sviluppo della società industriale; si caratterizza per l’eliminazione degli apparati decorativi, la semplificazione delle forme, ridotte a volumi puri, e l’utilizzo di colori fondamentali e materiali economici come il cemento armato, il vetro e l’acciaio. Nel movimento si inquadrano anche l’architettura funzionale, che punta sui vantaggi pratici, razionalmente dimostrabili, anziché sulle valutazioni del gusto, e l’architettura internazionale, definita da Walter Gropius come «l’oggettivazione di ciò che è personale e nazionale». Per la prima volta si concepisce il problema abitativo in relazione alle esigenze di una società di massa. Il Razionalismo diviene presto un movimento internazionale: tuttavia la sua diffusione è limitata dall’opposizione dei regimi politici illiberali che auspicano un ritorno a soluzioni architettoniche grandiose e non tollerano lo spirito egualitario che sta alla base della poetica razionalista. Il Movimento Moderno rivaluta in modo del tutto nuovo l’urbanistica: la città è considerata come un organismo vivo e unitario in continua trasformazione, per il quale è necessario adottare una logica funzionale d’intervento edilizio.

L’Architettura Organica trae dalla natura e dalle leggi che la regolano i principi fondamentali della sua metodologia progettuale; come obiettivo si pone la ricerca di un nuovo sistema in equilibrio, integrando i vari elementi artificiali propri

3 - Dal Movimento Moderno all’Architettura Organica LE CORBUSIER

punto di osservazione privilegiato dell’ambiente circostante. Tali principi costituirono un reale codice per l’architettura d’avanguardia tra le due guerre e furono a lungo sfruttati. A queste esperienze seguì una fase razionalista, condotta attraverso le polemiche e le battaglie degli anni tra il 1920 e il 1939. Dopo la parentesi bellica e fino alla morte curò grandi realizzazioni, passò attraverso diversi mutamenti stilistici e ricevette riconoscimenti a livello internazionale. Significativamente riprese a produrre un testo teorico, il Modulor, che consiste in uno studio di rapporti modulari basato sulla “misura” dell’uomo. Si occupò anche di progetti di elevata sensibilità spirituale, come la chiesa di Notre-Dame du Haut a Ronchamp (1950-1953) e il convento di La Tourette a Éveux (19561957), con recuperi di forme espressionistiche, nell’esaltazione del valore primario della materia (cemento a vista). Le esperienze, le innovazioni e le profezie dell’architetto sono sintetizzate nell’unité d’habitation di Marsiglia (1945-1952), unità autonoma e autosufficiente di 360 appartamenti per 2000 abitanti, che al suo apparire scatenò infinite polemiche. Fra i suoi lavori più famosi ci sono anche la Ville Savoye a Poissy (1929-1931) e il Palazzo di Giustizia (1952-1956) di Chandigarh, in Punjab, dove curò anche parte del piano regolatore della città).

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Considerato la personalità più universale del Movimento Moderno, CharlesEdouard Jeanneret (1887-1965), noto con il nome della madre (Le Corbusier), fu architetto autodidatta, urbanista, pittore e saggista. La fase di apprendistato si colloca dagli inizi del Novecento al 1919, quando si trasferì a Parigi e frequentò lo studio di Auguste Perret (nel 1922 aprì invece un proprio studio in società con il cugino, l’ingegner Pierre Jeanneret). Nel 1920 fondò con Amedée Ozenfant la rivista L’Esprit nouveau, per la quale scrisse numerosi articoli che illustravano e sostenevano le sue teorie architettoniche; formulate tra il 1920 e il 1925, queste culminano nel concetto della casa ideale come "macchina per abitare". Teorizzò in questo periodo un rigoroso metodo di progettazione, basato sui principi teorici e tecnici formulati in Vers une architecture (1923) e riassumibili nei famosi 5 punti: la pianta libera, consentita dal diffuso utilizzo in ambito edilizio del cemento armato; l’edificio su pilotis, liberato dal legame al suolo e reso aereo; la facciata libera, diretta conseguenza dell’applicazione di strutture puntiformi, aperta a ogni possibilità di tracciato compositivo; la finestra a nastro, libera di svilupparsi da una estremità all’altra della parete; il tetto-giardino, estensione dell’abitazione all’esterno e

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dell’uomo (costruzioni, arredi e così via) con l’ambiente naturale. Nell’architettura contemporanea il concetto di orga- Concetto nicità è espresso principalmente dalle trattazioni teoriche e di organicità dalle notevoli realizzazioni di Frank Lloyd Wright (suo il volume Architettura Organica, del 1939). I prodromi di questo concetto si riscontrano nell’opera di numerosi architetti inglesi e americani, da Philip Webb a Charles Voysey, fino a Louis Henry Sullivan. Nella concezione di Wright l’architettura rifiuta la mera ricerca estetica, così come una società organica

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Architettura del Novecento

dovrebbe essere indipendente da ogni imposizione esterna contrastante con la natura dell’uomo. Indipendenza quindi Libertà interpretativa da ogni classicismo e libertà interpretativa di affrontare qualsiasi tema, armonizzandolo con il tutto e cercandone soluzioni formalmente perfette. L’Architettura Organica è parte integrante del Movimento Moderno, essendo da esso reciprocamente influenzata e sollecitata. Tra i capolavori di Wright, la celeberrima Kaufmann House, la “casa sulla cascata”. La teoria I punti teorici più importanti del progetto organico sono: ridurre al minimo le partizioni; creare un’armonia dell’edificio con l’ambiente esterno; rendere l’abitazione più libera e abitabile eliminando la concezione delle stanze come luogo chiuso e rigidamente definito; dare proporzioni logiche e umane alle aperture interne ed esterne, rendendole naturalmente ricorrenti in tutta la struttura dell’edificio; usare per quanto possibile un unico materiale, la cui natura deve legarsi alla funzione dell’edificio; incorporare organicamente gli impianti come elementi interreagenti nella struttura; far divenire l’arredamento parte integrante dell’edificio, strettamente integrato ad esso. La corrente organica europea trova espressione in alcune opere di Hugo Häring, Hans Scharoun e Gunnar Asplund, che, attraverso planimetrie asimmetriche e forme libere, prendono le distanze dalla rigidità del Razionalismo architettonico. Alvaar Alto Alvar Aalto, architetto finlandese, è considerato il più grande interprete dell’Architettura Organica in Europa: la biblioteca municipale di Viipuri (1927-1935) e i dormitori del MIT (1947), a Cambridge, nel Massachusetts, testimoniano la sua adesione al movimento e la sua originalità rispetto alle ricerBruno Zevi che del Razionalismo europeo. In Italia Bruno Zevi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, cerca di diffondere e sostenere l’Architettura Organica attraverso la fondazione dell’APAO (Associazione per l’Architettura Organica).

SCHEMA RIASSUNTIVO Il Movimento Moderno prende piede tra le due guerre grazie a un gruppo di architetti che impronta i progetti con criteri di funzionalità e non di estetica.

ARCHITETTURA ORGANCA

L’Architettura Organica trae la sua origine dalla natura e dalle leggi che ne regolano i principi fondamentali, ricercando un nuovo sistema che integri i vari elementi artificiali con l’ambiente naturale.

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MOVIMENTO MODERNO

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ARCHITETTURA CONTEMPORANEA

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1 Dall’Hi-Tech al Postmoderno 2 Dal Decostruttivismo al Neorazionalismo 3 Nuove tendenze

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L’architettura contemporanea è caratterizzata da una produzione creativa talmente prolifica e diversificata che nell’immediato risulta difficile darne una classificazione chiara e univoca. A partire dagli anni Sessanta ci si discosta dagli schemi tradizionali per avvicinarsi a una concezione di leggerezza e flessibilità resa possibile dall’uso di nuove tecnologie e di tecniche costruttive avanzate. In quest’epoca si afferma l’architettura Hi-Tech, che mette in risalto l’aspetto impiantistico e strutturale, quasi a sottolineare l’importanza della componente tecnologica e funzionale dei moderni edifici. Negli anni Ottanta si assiste a un ritorno al passato e all’antichità classica che vede l’utilizzo di pilastri, decorazioni e capitelli, inseriti comunque in un nuovo contesto e integrati in un’ambientazione contemporanea. Successivamente avviene un ulteriore cambiamento nella rappresentazione della realtà: il movimento decostruttivista contamina la geometria di forme pure, tipica del Razionalismo, con una compenetrazione di forme e volumi eterogenei e con l’applicazione di una serie di “non regole” per la realizzazione di volumi plastici e scultorei, estremamente liberi e non conformi alle comuni regole costruttive. Gli ultimi sviluppi del secolo si distinguono per una progettazione basata sull’utilizzo di programmi informatici avanzati, spesso impiegati in settori produttivi a elevata tecnologia (meccanica di precisione, settori automobilistico e aerospaziale), che consentono di poter disegnare e realizzare forme molto articolate e complesse fino a poco tempo prima ritenute irrealizzabili.

1 Dall’Hi-Tech

al Postmoderno

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Molteplici sono gli elementi che concorrono alla definizione dell’attuale panorama architettonico: tra questi risultano prevalenti la scomparsa della figura isolata del progettista (che oggi appare come l’artefice dell’idea progettuale complessiva, affiancato poi da numerosi specialisti con competenze diverse) e l’importanza assunta dalla comunicazione, elemento primario dell’oggetto architettonico sia come atto generativo sia come caratteristica peculiare dell’opera nei confronti del contesto nel quale è inserita.

Inquadramento storico Alla fine degli anni Sessanta si sviluppa un atteggiamento culturale volto a rivendicare la capacità creativa dell’architetto, che difficilmente può essere ricondotta a una formula o a schemi standardizzati. Negli anni Settanta viene ripensato il ruolo professionale dell’architetto, che si estende significativamente in ambito sociale e culturale; le premesse tecnologiche del Razionalismo entrano in crisi e nasce l’esigenza di una revisione globale dei metodi progettuali e strutturali. A partire dagli anni Ottanta fino ai giorni nostri nascono e si diffondono rapidamente molteplici linguaggi stilistici. Il tempo che intercorre tra la produzione dell’opera architettonica contemporanea e la sua lettura critica è talmente breve da rendere difficile l’individuazione di filoni unitari di pensiero e la comprensione dell’effettiva qualità delle opere.

Evoluzione del ruolo dell’architetto

Molteplici linguaggi stilistici

Architettura Hi-Tech A partire dagli anni Sessanta e Settanta inizia un graduale Cambiamento degli cambiamento di quelli che erano gli approcci progettuali approcci progettuali adottati fino a quel momento, legati alla materialità, al peso delle strutture e alla loro opacità, a favore di una maggiore leggerezza e flessibilità d’uso degli ambienti, grazie anche a una rinnovata passione per tecnologie e tecniche costruttive innovatrici. L’architettura comincia a voler esprimere messaggi e a porsi in relazione con il contesto ambientale circostante; è così che concetti come fluidità, trasparenza Nuovi fondamenti 237

Architettura contemporanea

e permeabilità divengono parte integrante dei progetti. L’espressione Hi-Tech (da high technology, alta tecnologia) prende il nome dal fortunato libro High-Tech: the Industrial Style and Source Book for the Home, pubblicato nel 1978 da Joan Kron e Suzanne Slesin in occasione di una mostra al Museum of Modern Art di New York. Definizione Il termine descrive una nuova architettura sperimentata tra di architettura gli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta, ma tutt’ora in corHi-Tech so di evoluzione; uno stile cha fa da ponte tra il Movimento Moderno e il Postmoderno. Essa nasce dall’insoddisfazione per gli esiti del funzionalismo modernista e dal desiderio di miglioramento di quest’ultimo tramite le nuove possibilità spaziali offerte dall’applicazione di un’idea di dinamicità, non solo strutturale, ma anche di utilizzo. I precursori Le origini di questa concezione architettonica, strettamente legata alla tecnologia, si ritrovano in architetti come Joseph Paxton, ideatore del Crystal Palace, a Londra (1851), realizzato interamente in ferro e vetro, Richard Buckminster Fuller, padre delle cupole geodetiche, costruite con aste di alluminio, a definire uno spazio interno completamente libero e flessibile nell’uso, e infine Frei Otto, inventore delle tensostrutture realizzate con cavi metallici messi in trazione, impiegate per le coperture di grandi ambienti. Prime manifestazioni Le prime manifestazioni stilistiche di questa nuova tendenza stilistiche si trovano esemplarmente espresse in due architetti: Renzo Piano e Richard Rogers, i quali realizzano una perfetta fusione di efficienza, flessibilità e tecnologia in un’opera come il Centre Georges Pompidou di Parigi (1971-1977). L’edificio è un grande contenitore polifunzionale di 7500 metri quadrati,

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La base teorica

Figura 50 Il Centre Georges Pompidou, detto Beaubourg, a Parigi.

238

1 - Dall’Hi-Tech al Postmoderno

completamente liberi da qualsiasi ingombro strutturale, in cui l’ossatura di ghisa e acciaio permette di coprire una luce interna di 48 metri. L’innovazione è data dal fatto che tutte le strutture portanti, gli elementi di servizio e l’impiantistica sono spostati sul perimetro esterno dell’edificio, in modo da lasciare estrema libertà agli ambienti interni; tale risultato è reso possibile dall’impiego delle massime potenzialità espressive offerte dalla tecnologia e dall’ingegneria contemporanee. Renzo Piano non è solo l’anticipatore di un nuovo modo di progettare: nel corso degli anni la sua creatività si indirizza tra sperimentalismo urbanistico e opere che sfruttano la naturale luce solare, come la copertura di acciaio e cemento del Menil Collection, a Houston (1981-1986). Altro grande precursore è Ieoh Ming Pei, nato in Cina nel 1917 ed emigrato poi negli Stati Uniti. Pei realizza opere costituite da nudi volumi geometrici e ampie superfici vetrate prive di ornamenti, come la Library of Boston (1979) e la piramide d’ingresso del Louvre, a Parigi (1983-1987). Ulteriori realizzazioni anticipatrici dell’Hi-Tech sono la sede della Willis, Faber & Dumas (1972), nel Suffolk, di Norman Foster, dotata di un’enorme facciata ondulata di vetro scuro che di giorno riflette come uno specchio gli edifici circostanti, mentre di notte consente la visione degli ambienti interni illuminati artificialmente, accendendosi come una lampada. L’architettura Hi-Tech si esprime generalmente su vasta scala, nei centri polifunzionali, nei grattacieli (sede della Hong Kong & Shanghai Bank, a Hong Kong, sempre di Foster, 19791986), e nella realizzazione di impianti industriali, come la fabbrica della Renault a Swindon, ancora di Foster, del 1983. Come visto negli esempi finora citati, tra i maggiori esponenti dell’architettura Hi-Tech attualmente in vita un ruolo di primo piano è occupato da Norman Foster (Manchester, 1935); le sue opere sono famose perché, pur nel massiccio impiego tecnologico e strutturale, mantengono un elevato livello di raffinatezza estetica. La sede della Hong Kong Bank è costituita da 5 moduli strutturali prefabbricati privi di elementi di sostegno interni, per una maggiore flessibilità degli spazi. I principali caratteri architettonici dello stile Hi-Tech si ritrovano non solo nei primi esempi degli anni Settanta, ma anche negli edifici degli anni Ottanta e Novanta, e possono essere così sintetizzati: risalto degli elementi strutturali di acciaio o cemento armato e degli elementi di servizio (come tubature e condotti degli ascensori); impiego di un rivestimento di vetro trasparente e uniforme, al fine di un interscambio con l’esterno e di una chiarezza costruttiva visibile a tutti; estrema flessibilità degli ambienti interni tramite la formazione

L’innovazione

Altre architetture che anticipano l’Hi-Tech

Norman Foster Hong Kong Bank

Gli anni Ottanta e Novanta

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Jean Nouvel

L’elemento tecnologico Altre opere degli anni Novanta

Il Cetriolo

Altri architetti di spicco

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di open space. Lo spazio interno viene suddiviso sia orizzontalmente sia verticalmente secondo una griglia modulare (pianta libera) che rappresenta la matrice costitutiva dell’intero edificio. In linea generale si possono riassumere quattro principali tipologie di edifici hi-tech: l’edificio a maglia (stabilimento Renault, di Foster); il tunnel monodirezionale, dove c’è una totale continuità strutturale tra la parete orizzontale e quella verticale (aeroporto di Osaka, di Renzo Piano); la cupola geodetica (di Buckminster Fuller) e l’edificio sviluppato in altezza, che applica in verticale il principio del tunnel (Centre Georges Pompidou, di Piano-Rogers). Altro rappresentante di rilievo dell’architettura Hi-Tech degli anni Ottanta è il francese Jean Nouvel (Fumel, 1945), autore del progetto dell’Institut du Monde Arabe di Parigi (1987). Egli sostiene che qualsiasi disegno di nuova concezione deve derivare dal contesto nel quale sorge e che luce e materia sono elementi cardine della progettazione. A questo proposito Nouvel è estremamente attento ai dettagli e agli elementi tecnologici: nell’Institut du Monde Arabe un meccanismo fotosensibile di oscuramento interno fa reagire le facciate, simili a membrane di vetro, alle condizioni di luminosità esterne, modulando così la quantità di luce necessaria all’interno. Tra le opere degli anni Novanta ricordiamo anche l’aeroporto di Stansted, a Londra (1991), di Foster & Partners, dove l’ossatura di sostegno a tralicci a piramide rovesciata sostiene un tetto di tipo “galleggiante” senza funzione portante; i servizi sono posti nel sotterraneo, rendendo così più evidenti la struttura e la gradevolezza della facciata. Comunemente conosciuto come “il Cetriolo”, il Saint Mary Axe, a Londra (Foster, 1997-2004), è uno dei primi edifici ecologici della città, poiché la doppia calotta vetrata nasconde un sistema di raffreddamento e riscaldamento solare passivo; la superficie a cono e le strutture a triangolo riducono le turbolenze, rivoluzionando così la tipologia dei grattacieli. La cupola del Reichstag di Berlino (Foster, 1992-1999) è inserita nello stile neoclassico del palazzo ed è costituita da una rampa a spirale e da un cono interno che serve a riflettere la luce solare nelle sale sottostanti. Un profilo caratteristico è anche quello del Clyde Auditorium, di Glasgow (Foster, 1997), dove lastre di alluminio sono fissate a un’ossatura a gusci sovrapposti che termina con un ampio ingresso a volta. A livello urbanistico si evidenziano l’opera di Santiago Calatrava in generale (stazione di Stadelhofen, Zurigo, 1988-1991) e l’attenzione per gli spazi collettivi presente nell’olandese Herman Hertzberger (Ministero degli Affari Sociali, L’Aia, 1990).

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Quattro tipologie

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Architettura contemporanea

1 - Dall’Hi-Tech al Postmoderno

Architettura postmoderna Il Classicismo postmoderno è uno stile internazionale che nasce come reazione al linguaggio formale e funzionalista del Movimento Moderno. Quest’ultimo si basava sulla geometria dei solidi come riferimento compositivo, su un repertorio figurativo incentrato sulle forme pure e sulla smisurata fiducia nel progresso tecnologico e nell’impiego di calcestruzzo, acciaio e vetro – fino a considerare del tutto superflua qualsiasi forma di decorazione –, ma soprattutto sulla totale negazione della memoria del passato. Intorno alla metà degli anni Settanta in America, e in seguito anche in Europa, si fa strada il desiderio di modificare le regole dell’ormai concluso Movimento Moderno a favore di un ritorno al passato. Seppur riproposti in un’ambientazione contemporanea, pilastri, facciate decorate e piccoli capitelli stilizzati fanno di nuovo capolino nei progetti come richiamo all’antichità classica. Il termine “postmoderno” in architettura viene applicato per la prima volta nel 1975 dal teorico Charles Jencks, il quale sostiene che l’edificio postmoderno presenta un duplice livello di comunicazione: da un lato si rivolge a una minoranza di architetti e addetti ai lavori, in grado di comprendere le sfumature di un linguaggio in continua evoluzione, dall’altro alla gente comune, capace di riconoscere e apprezzare l’immediatezza dei riferimenti alla classicità. Il Postmoderno è caratterizzato da un’architettura simbolica e pervasa di ironia, quasi manierista, che recupera un rapporto storico con la forma, autonoma rispetto alla funzione. Una delle prime manifestazioni popolari di questo mutato atteggiamento – favorevole a un recupero degli stili in chiave eclettica e a un’architettura che riscopra la componente estetica e l’ornamento – è la prima mostra di architettura della Biennale di Venezia del 1980, organizzata da Paolo Portoghesi (1931) e intitolata La presenza del passato. L’allestimento principale della mostra è costituito dalla Strada Novissima, ideale ricostruzione della strada urbana su cui si affacciano 20 facciate, progettate da vari architetti postmoderni: Frank O. Gehry, che nega la facciata creando inganni prospettici, Charles Moore, che punta l’attenzione sulla ripetizione di elementi classici, nicchie e archi trionfali in modo scenografico, Paolo Portoghesi, che riesce a unire la ricerca storica riguardo all’architettura del passato (in particolare gli studi sul Seicento italiano) con la propria ricerca professionale. Il principale architetto che definisce le basi teoriche del Postmoderno è Robert Venturi (Philadelphia, 1925); nel suo scritto pubblicato nel 1966, Complessità e contraddizione in ar-

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La reazione al Movimento Moderno

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Ridefinizione delle regole

Nascita del termine “postmoderno”

Caratteristiche dello stile postmoderno

Biennale di Venezia del 1980

Robert Venturi

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Architettura contemporanea

Charles Moore

Philip Johnson e John Burgee

Ricardo Bofill

James Stirling

chitettura, critica il funzionalismo modernista e parla delle contraddizioni insite nell’architettura moderna. Nel 1972 Venturi pubblica Learning from Las Vegas insieme alla moglie Denise Scott Brown: qui prende in considerazione il fascino di un’architettura fatta di luci, neon e finte facciate, in contrapposizione al rigore metodologico dell’International Style. Tra i più eccentrici esponenti del Postmoderno, lo statunitense Charles Moore (1925-1993) rivela un carattere teatrale, stravagante e kitsch in grado di introdurre nel linguaggio architettonico contemporaneo stili eterogenei come Classicismo, Barocco e Neoclassico. La sua architettura nasce da una concreta richiesta della committenza o da una particolare conformazione del sito; i suoi lavori sono il risultato di un’emozione. Tra le più significative opere del Postmoderno c’è l’AT&T Building, a New York (1978-1984), di Philip Johnson e John Burgee: il grattacielo presenta un evidente frontone di ispirazione classica e un arco d’entrata alto 7 piani. Interamente rivestito di granito sopra un’ossatura di acciaio, il grattacielo, emblema della modernità, si riveste di una sfumatura retrò, riportandoci alla tradizione precedente alla Prima Guerra Mondiale. Ricardo Bofill (Barcellona, 1939), attivo in Francia, è un altro esponente di rilievo che si dedica a progetti per i quartieri residenziali. Marne-la-Vallée (1978-1983) è un complesso residenziale prefabbricato di cemento; l’imponente struttura a colonne e il timpano d’ingresso uniscono il linguaggio classico a quello moderno, fornendo una personale risposta al problema della banalità dei progetti abitativi su larga scala. Ultimo, ma non per questo meno significativo, è l’apporto dell’inglese James Stirling (1926-1992), uno tra i più importanti architetti del dopoguerra. La sua opera, scherzosa e ironica, si configura tramite una commistione di moderno e classico, in cui la sua ispirazione ai modelli storici ha come fine ultimo quello di umanizzare gli ambienti da lui creati.

SCHEMA RIASSUNTIVO CONTESTO STORICO

Gli ultimi decenni del Novecento sono caratterizzati da un susseguirsi di stili e filoni di ricerca spesso in antitesi tra loro, a costituire un panorama ricco e variegato.

ARCHITETTURA HI-TECH

Negli anni Sessanta si diffonde un’architettura basata su leggerezza, flessibilità e utilizzo di sistemi impiantistici e tecnologici sempre più sofisticati (da cui la definizione di architettura Hi-Tech). Le figure di spicco sono Renzo Piano, Richard Rogers, Ieoh Ming Pei, Norman Foster e Jean Nouvel.

ARCHITETTURA POSTMODERNA

Il Postmoderno nasce come reazione al linguaggio funzionalista del Movimento Moderno. Ritornano in auge pilastri, facciate decorate e capitelli stilizzati. Architetti di rilievo sono Charles Moore, Robert Venturi, Ricardo Bofill e James Stirling.

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2 Dal Decostruttivismo al Neorazionalismo

Nella parte centrale della seconda metà del secolo si collocano due movimenti in contrapposizione tra di loro: il Decostruttivismo, che trova la propria forza espressiva nello scardinamento delle regole e nella scomposizione delle forme, e il Neorazionalismo, che recupera la forma pura, legata alle tradizioni culturali tipiche di ogni area geografica.

Il Decostruttivismo Movimento architettonico che prende piede a partire dai primi anni Ottanta del Novecento, il Decostruttivismo si sviluppa dalla teoria avanzata dal filosofo francese Jacques Derrida – il cui interesse per l’architettura nasce da un invito da parte di Bernard Tschumi a un dibattito sul Parc de la Villette, a Parigi – relativa all’interpretazione del progetto come testo. Il concetto centrale si può riassumere nella negazione di un’univoca trasparenza del testo, quindi nell’impossibilità di interpretarlo in senso veritiero. La nascita del movimento viene comunemente fatta risalire al 1988, in occasione di una mostra al MoMA di New York organizzata da Philip Johnson e Mark Wigley, dal titolo Decostruttivist Architecture, in cui viene sancita la fine del Postmoderno. In realtà già 2 anni prima gli architetti Paul Florian e Stefan Wierzbowski avevano cercato di organizzare senza successo una mostra dal titolo Perfezione violata: il significato di un frammento architettonico, per rendere pubblica una tendenza che andava ormai diffondendosi in ambito architettonico. Gli architetti espositori del 1988 sono: Daniel Libeskind, Rem Koolhaas, Zaha Hadid, il gruppo Coop Himmelblau, che comunica aspetti derivanti da un’esperienza fantasiosa e trasgressiva del design, Peter Eisenman, rappresentante di una forte intellettualità, Bernard Tschumi, una professionalità sperimentata con il Parc de la Villette, a Parigi, e Frank O. Gehry, figura emergente del panorama internazionale. Filone conduttore del gruppo di progettisti è il riferimento all’operato dei costruttivisti russi degli anni Venti, che per primi, “destabilizzando la purezza formale”, hanno creato una geometria instabile tramite la libera aggregazione di forme pure, disarticolate e decomposte, partendo dalla composi-

Il progetto come testo Nascita del Decostruttivismo

Gli architetti protagonisti

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L’influenza dei costruttivisti russi 243

Architettura contemporanea

Il superamento del Costruttivismo

zione classica per poi stravolgerne la gerarchia, l’equilibrio e l’unità. I decostruttivisti, considerando il loro operato come un completamento del radicalismo avanguardistico costruttivista, antepongono il “de” alla parola “costruttivismo” per sottolineare la loro deviazione dal movimento architettonico cui si sono ispirati. La forma pura e la geometria euclidea vengono in questo modo contaminate; i decostruttivisti rivelano una diversa sensibilità architettonica, in cui il desiderio della forma pura viene modificato e stravolto, fino a non esistere La “non architettura” più. La nuova architettura è adesso frutto di regole compositive libere e antiaccademiche, una “non architettura” che si avvolge e si contorce su se stessa con volumi plastici e scultorei: la nuova regola è il caos. Le opere decostruttiviste sono il risultato di una destrutturazione delle linee diritte e ortogonali che si inclinano e si deformano senza una precisa apparente ragione; ordine e disordine convivono perché forte è il desiderio di liberarsi delle strutture rigide, vincolate dal potere e dalle logiche razionaliste. Distorsione Altra caratteristica di rilievo è la “dislocazione” effettuata nel tipologica, rapporto con il contesto, attuata attraverso la “distorsione tipostraniamento logica” (come ad esempio nelle torri rovesciate del club The e spiazzamento Peak, a Hong Kong, di Zaha Hadid, 1983), lo “straniamento” e lo “spiazzamento” dei materiali, mettendo in discussione il principio di contrapposizione tra interno ed esterno. Non più Quest’ultima componente, che in passato aveva determinato contrapposizione la definizione della forma tramite superfici che delimitavano interno/esterno un volume, rappresenta ora il sovvertimento del principio di focolare e di casa. Le pareti si inclinano, si fendono, si aprono; è lo stesso concetto di chiusura a essere qui destabilizzato e disintegrato, non solo in relazione al mondo esterno, ma anche all’interno della costruzione stessa.

Tema del “non finito” Gli anni Settanta

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■ Frank O. Gehry Al canadese Frank O. Gehry (Toronto, 1929) si deve l’attuazione delle più radicali opere decostruite, tramite architetture spesso caratterizzate dal tema del “non-finito” e da interventi di “perturbazione” della statica e della tettonica tradizionali, nelle quali vengono messe in discussione le stesse nozioni di verticale e orizzontale. Negli anni Settanta Gehry inizia a interessarsi dell’arte d’avanguardia, avvicinandosi alla Pop art e alla Minimal art. La sua architettura, fatta di forme semplici innestate l’una nell’altra, di materiali rudimentali e poveri e di imprevedibili spazi scenografici, è ben rappresentata nella sua casa di Santa Monica, in California, realizzata in fasi successive, dal 19771978 al 1988, in realtà mai definitive. Questo linguaggio giun-

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2 - Dal Decostruttivismo al Neorazionalismo

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c 51 o Figura Il Guggenheim Museum

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ge a maturazione in una serie di opere: Cabrillo Marine Museum, a San Pedro (1979), California Aerospace Museum, a Los Angeles (1982-1984), Loyola Law School, a Los Angeles (1981-1984), Frances Haward Goldwyn-Hollywood Regional Branch Library, a Hollywood (1980), il campus universitario a Irvine (1984-1986) e la Winton House, a Wayazata, Minnesota (1987). Tra le opere successive si ricordano la Schnabel Residence, a Brentwood (1986-1989), e l’American Center, a Parigi (dal 1989). Gehry ha lavorato per la Disney Corporation, realizzando il Team Disney Building e il Palazzo del Ghiaccio Disney, ad Anaheim, in California (entrambi inaugurati nel 1995), e il Walt Disney Center di Los Angeles. Notevole rilevanza e grande diffusione mediatica ha avuto la realizzazione del Guggenheim Museum di Bilbao, inaugurato nel 1998.

di Bilbao.

Le opere più recenti

■ Daniel Libeskind Daniel Libeskind (Lódz, 1946) è un architetto statunitense di origine polacca dell’ultima generazione di decostruttivisti. Le sue costruzioni si fanno portatrici di un messaggio: sono una forma che nasconde dentro di sé un significato ben preciso. Ne è un esempio il Museo Ebraico di Berlino (1989-1999): la Il Museo Ebraico pianta dell’edificio ha un andamento tortuoso che ricorda di Berlino una saetta, la struttura ha alte mura con rivestimento di lamiera di metallo ondulato e numerosi tagli diagonali che danno luce all’interno. Tutte forme e simbologie che rievocano la distruzione del popolo ebraico. L’edificio non ha un accesso diretto, ma è raggiungibile soltanto da un passaggio sotterraneo del vicino edificio. Tra le più note realizzazioni di Li-

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Architettura contemporanea

Altre opere

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beskind vi sono il padiglione per la Fiera internazionale dei giardini di Osaka (1988-1990); il piano urbanistico per la città di Groninga (Paesi Bassi), ultimato nel 1990; un complesso di residenze e uffici a Berlino (1987-1991). Libeskind, che si occupa anche di scenografia, ha inoltre progettato un teatro sperimentale con annesso complesso di servizi per la società Hespos, a Oldenberg (1991). Nel 2004 è stato scelto il suo progetto (elaborato con Zara Hadid e Arata Isozaki) per la riqualificazione del quartiere Fiera di Milano.

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■ Peter Eisenman Architetto statunitense, Peter Eisenman (Newark, 1932) rimane il più significativo e fecondo traduttore del Decostruttivismo, tramite una ricerca tesa a rendere autonomi e fini a se stessi il linguaggio e la scrittura architettonica. Critico verso il contesto attuale e la comune concezione di “casa”, afferma che essa può essere migliorata grazie all’estraniazione dell’individuo dal modo consueto di percepire il suo ambiente. Ne è un esempio la Casa VI, del 1972, edificio nel quale vengono contraddette la classica organizzazione degli spazi e la funzionalità, arrivando addirittura ad aggiungere a una scala realmente funzionante, colorata in verde, una falsa scala colorata in rosso, simmetrica a quella vera, ma che termina contro il soffitto e non porta in nessun luogo. La sua attività progettuale riguarda ambiti diversi: ricordiamo i grandi progetti urbani, fra cui il Manhattan Waterfront e il Roosevelt Island Housing, a New York, il Friedrichstadt-Süd, a Berlino, il Parc de La Villette, a Parigi. Dal 1980 collabora con James Robertson: insieme progettano il nuovo University Art Museum and Arboretum della California State University, a Long Beach, e il Museo di Rovereto. Tra i suoi progetti più recenti ricordiamo il Centre for Visual Arts, presso la Ohio State University (1989), la sede della Koizumi Sangyo Corporation, a Tokyo (1991), il Convention Center di Columbus (Ohio, 1993) e un complesso di alloggi popolari in un’area vicina a uno dei quartieri un tempo occupati dal Muro di Berlino (1993).

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Nuova concezione dell’abitare

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Ritorno alle specificità locali

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Il Neorazionalismo è un movimento, o meglio una tendenza, che si sviluppa tra gli anni Sessanta e Settanta in diversi Paesi europei, ma anche in Giappone e negli Stati Uniti. In questi anni si evidenzia la necessità di un ritorno all’architettura che si rispecchi nelle tradizioni culturali tipiche di ogni specifica realtà geografica, in contrasto con la teoria del Movi-

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Il Neorazionalismo

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I progetti

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2 - Dal Decostruttivismo al Neorazionalismo

mento Moderno che aveva portato a uniformare i caratteri dell’architettura in tutto il mondo. Ora si cerca di recuperare la cosiddetta forma pura (Aldo Rossi riprende i paradigmi illuministi di Giovanni Battista Piranesi, Claude-Nicolas Ledoux ed Étienne-Louis Boullée), in contrapposizione con la ricerca interessata alla sola funzione, sebbene l’architettura rimanga legata alle esigenze del vivere quotidiano. Anche la città viene vista nel suo sviluppo attraverso varie fasi storiche, promuovendo il recupero della continuità spaziale e contrapponendosi viceversa al principio dello “zoning”, introdotto dalle recenti tendenze urbanistiche. In Italia la figura di riferimento del Neorazionalismo è l’architetto Aldo Rossi (Milano, 1931-1997), promotore di una rifondazione del linguaggio architettonico. Le sue opere sono costituite di materia, volume ed effetti cromatici basati su un approfondito studio del contesto e della storia locale. Dal 1955 Rossi collabora con la rivista Casabella-continuità; i suoi progetti si basano sull’uso ripetuto di forme semplici e sugli archetipi classici, spesso caricati di valori simbolici. Tra il 1968 e il 1976 lavora in collaborazione con Carlo Aymonino al progetto del quartiere Gallaratese di Milano, in cui rielabora la tradizionale casa d’affitto milanese e progetta un’unità residenziale nel complesso Monte Amiata. Nel 1971 termina il progetto per il cimitero San Cataldo, a Modena (1973-1980), in cui sono evidenti i riferimenti tipologici e formali alla fabbrica e alla cascina padana. Nel 1973, con il progetto del municipio di Trieste, riprende l’ottocentesca tradizione locale ed elabora un’interpretazione personale della natura della burocrazia moderna, dando all’edificio la forma di un penitenziario. Nel 1979 realizza l’allestimento del Teatro del Mondo per la Biennale di Venezia. In esso sono evidenti lo studio tipologico e l’utilizzo di materiali che conferiscono il senso provvisorio del teatro e la ricerca del nuovo ruolo che deve essere assunto dal monumento in ambito urbano. Successivamente si dedica all’edilizia scolastica e a quella residenziale di piccola scala. Nel 1988 vince il concorso internazionale per il Deutsches Historisches Museum di Berlino. Tra le sue ultime realizzazioni si ricordano il Museo di Maastricht (1992) e il progetto per trasformare gli edifici della ex Cantoni, a Milano, negli uffici dell’Istituto universitario Carlo Cattaneo (1994). Oltre che come architetto, Rossi viene ricordato come designer e scrittore: ilsuo testo più noto èL’architetturadellacittà(1966). Figure di rilievo nel panorama architettonico del Canton Ticino sono Luigi Snozzi (Mendrisio, 1932) e Mario Botta (Mendrisio, 1943). Quest’ultimo, laureatosi a Venezia con Carlo Scarpa, ha come punto di riferimento l’architettura ecclesiastica ita-

Ritorno alla forma pura

Recupero della continuità spaziale della città

Uso ripetuto di forme semplici e archetipi classici

Il Teatro del Mondo

Mario Botta

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Architettura contemporanea

liana, e in particolare quella romanica. Un esempio significativo è la chiesa di San Giovanni Battista, a Mogno, in Svizzera, ricostruita con forme geometriche primordiali, basata su cerchio, ellisse e cilindro troncato che svetta alto sopra le altre costruzioni del paese (elemento quest’ultimo che poi caratterizzerà Botta in molte altre realizzazioni). L’edificio presenta un rivestimento in fasce orizzontali di marmo bianco di Peccia e granito grigio di Riveo e sorge sul sedimento della precedente chiesa del XVII secolo, distrutta da una valanga nel 1986, come gran parte del paese. La costruzione è decisamente contemRichiami poranea, ma può chiaramente identificarsi con la tradizione alla tradizione costruttiva locale per le forme massicce e per il forte senso costruttiva locale materico dato dalla tipologia di rivestimento utilizzato. Proprio le murature sono un elemento distintivo della produzione di Botta, in particolare di quella religiosa, perché consentono di identificare il sacro come luogo isolato da tutto il resto: uno spazio in cui interno ed esterno sono nettamente divisi da possenti pareti. Altri edifici religiosi disegnati da Botta sono la cappella di Santa Maria degli Angeli, sul Monte Tamaro (1990-1996), dove l’edificio diventa parte integrante del paesaggio grazie alla terrazza e alla passeggiata esterna, e la cattedrale di Evy, in Francia (1988-1995). I progetti residenziali La progettazione residenziale è un altro capitolo importante della produzione di Botta. Il concetto di casa va collegato a quello di rifugio, di luogo sicuro, saldamente radicato al suolo, quasi una primordiale caverna. Da ciò deriva il carattere introspettivo delle sue opere, poco aperte al contesto urbano, anche se con esso tentano di stabilire forme di relazione. Tra gli edifici residenziali ricordiamo la casa unifamiliare a Riva San Vitale (1971-1973) e casa Dario, a Bellinzona (1889-1992). Chiesa di San Giovanni Battista, a Mogno

SCHEMA RIASSUNTIVO DECOSTRUTTIVISMO

Movimento architettonico che si diffonde negli anni Ottanta del Novecento; la forma pura e la geometria euclidea vengono stravolte da una sensibilità architettonica diversa, fatta di volumi molto plastici e forme che si contorcono su se stesse. Bernard Tschumi, Frank O. Gehry, Daniel Libeskind, Peter Eisenman e Zaha Hadid sono i nomi di spicco.

NEORAZIONALISMO

Movimento, o meglio tendenza, sviluppatosi tra gli anni Sessanta e Settanta, il Neorazionalismo tenta di recuperare la forma pura e le tradizioni culturali tipiche di ogni realtà geografica, in contrapposizione all’uniformità proclamata dal Movimento Moderno. Architetti di riferimento sono Aldo Rossi e Mario Botta.

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3 Nuove tendenze Gli ultimi anni del secolo sono caratterizzati da una produzione architettonica sempre più articolata e fantasiosa, volta alla rappresentazione di forme amorfe e amebiformi, ottenute grazie a nuovi programmi di grafica computerizzata e a nuovi materiali, frutto di una continua ricerca tecnologica.

L’evoluzione del sistema progettuale Un’importante rivoluzione nel linguaggio architettonico, a partire dalla metà degli anni Ottanta, è l’introduzione dell’utilizzo di software sempre più specializzati per lo sviluppo della progettazione. Questi sistemi, chiamati Computer Aided Design, più comunemente identificati con l’acronimo CAD, hanno consentito – non senza forti polemiche legate all’idea che tali sistemi possano portare all’impoverimento della qualità del linguaggio architettonico e a una sua standardizzazione – una modifica radicale della fase progettuale, con la possibilità di sviluppare particolari sempre più complessi e di poterli gestire fin nei minimi dettagli. Le nuove potenzialità offerte dai sistemi CAD hanno consentito lo sviluppo di originali forme espressive: se i primi sistemi di grafica computerizzata consentivano infatti di sviluppare disegni solo in pianta e in alzato, ovvero nelle due dimensioni, oggi la progettazione affronta l’oggetto architettonico nella sua tridimensionalità, lavorando su modelli del tutto simili al manufatto reale. Un ulteriore sviluppo si ha grazie all’applicazione di tecniche di calcolo in uso nel settore produttivo e di forme di animazione, derivate dal mondo cinematografico, in grado di fornire accattivanti rappresentazioni dell’opera finita. L’evoluzione del sistema progettuale e della concezione di forme architettoniche sempre più ardite e complesse non sarebbe stata possibile senza una parallela evoluzione tecnologico-prestazionale dei materiali da costruzione e dei sistemi di rivestimento. Oggi sono in produzione nuovi materiali e nuove metodologie di trattamento dei materiali tradizionali che consentono di fornire soluzioni sempre nuove e in continuo aggiornamento. Questi sistemi rappresentano per l’edificio una “pelle” ad alto contenuto tecnologico e funzionano come vere e proprie macchine per migliorare le condizioni ambientali all’interno della struttura.

Software di progettazione

Originali forme espressive

Evoluzione tecnologica dei materiali

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Architettura contemporanea ARCHITETTURA BLOB

residenziali, ma più comunemente in edifici di carattere pubblico quali musei, teatri e sale da concerto. Un esempio è costituito dal Kunsthaus di Graz, di Peter Cook e Colin Fournier, in cui la copertura dell’edificio appare come un’enorme bolla blu dalla quale emergono una serie di protuberanze protese in tutte le direzioni. Altre tipologie sono le forme geodetiche in uso per edifici di carattere scientifico, come le cupole dell’Eden Project o la libreria filologica presso l’Università di Berlino, progettata da Norman Foster. Il museo Experience Music Project, a Seattle, progettato da Gehry e terminato nel 2000, è composto da diversi edifici rivestiti in lastre di metallo dai colori differenti per evidenziare i diversi stili musicali. Esempi di architettura Blob si hanno anche in edifici commerciali come il London’s City Hall o il Future System dei grandi magazzini Selfridges (2003), a Birmingham, di Jan Kaplicky, in cui la forma dell’edificio evoca la silhouette di una donna che indossa un famoso vestito di Paco Rabanne a maglia metallica. Forme sinuose e articolate sono realizzate anche mediante l’utilizzo di materiali sintetici, schiume di polistirolo e poliestere, come nella fermata dell’autobus presso l’ospedale di Spaarne, a Hoofddorp (Paesi Bassi), del 2003, in cui lo spazio è movimentato da una lunga striscia di colore rosso ripiegata su se stessa.

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L’architettura Blob rappresenta l’evoluzione della progettazione mediante l’utilizzo di sistemi CAD. I termini architettura Blob, Blobitettura o Blobbismo vengono utilizzati per la prima volta nel 1995 dall’architetto Greg Lynn per identificare costruzioni amebiformi, dalle forme organiche e globulari, con un movimento morbido e sinuoso. Queste nuove figure sono rese possibili dall’utilizzo di un software di progettazione denominato Binary Large Objects (BLOB), che permette di modificare gli algoritmi del modello. Riferimento storico è il gruppo di architetti inglesi Archigram, attivi negli anni Sessanta, che per primi introducono un’architettura gonfiabile quasi biomorfa, in grado di muoversi nello spazio. Esempi sono il Walking Cities e l’Instant City, di Ron Herron (membro dell’Archigram) o il Sin Centre, di Michael Webb. Primo esempio di architettura Blob è il Water Pavilion, nei Paesi Bassi, iniziato nel 1993 e terminato nel 1997 su progetto di Nox Architects; costruzione con prevalente andamento orizzontale, forme sinuose e una geometria in costante movimento, all’interno ospita un’installazione di sensori che interagisce con il visitatore attivando luci, suoni e proiezioni di particolare effetto scenografico. Molte costruzioni Blob sono caratterizzate da una pelle esterna realizzata con una struttura di ferro e vetro, utilizzata raramente in edifici

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SCHEMA RIASSUNTIVO NUOVE TENDENZE DELL’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA

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Cambiamento fondamentale nella progettazione architettonica degli ultimi anni è l’utilizzo dei sistemi CAD, che consentono forme sempre più articolate e complesse. Ulteriore sviluppo di questa tendenza è l’architettura Blob (Binary Large Objects), in cui le costruzioni assumono forme organiche globulari, dal movimento morbido e sinuoso. I maggiori esponenti sono Nox Architects, Peter Cook, Colin Fournier e Jan Kaplicky.

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Indice

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Aalto, Alvar 234 Abbazia di Casamari 144 Abbazia di Chiaravalle 144 Abbazia di Cluny 123-125 Abbazia di Fontenay 141 Abbazia di Fossanova 144 Abbazia di Hauterive 132 Abbazia di Pontigny 141 Abbazia di Saint Albans 131 Abbazia di Saint-Denis 136, 214 Abbazia di San Galgano 144 Abbazia di Santa Maria Laach 132 Abbazia di Westminster 142 Abbazie 121-125 Abitazioni private romane 86-87 Abu Simbel 41 Accademia di Architettura (Berlino) 198 Accademia di Parma 194 Acquedotti romani 75-76 Acropoli di Atene 64, 65-68 Adam, Robert 195 Adler, Dankmar 210 Aeroporto di Osaka 240 Aeroporto di Stansted (Londra) 240 Agorà 64 Agrigento 69 Aketaton (Tell el-Amarna) 43 Alberti, Leon Battista 155, 158, 160, 164, 168 Allée couverte 22 Allineamenti (alignements) 22 Altare di Pergamo 68, 69 Altes Museum (Berlino) 198 American Center (Parigi) 245 Ammannati, Bartolomeo 157 Anfiteatro Flavio vedi Colosseo Anfiteatro romano 81 Angers 141 Antelami, Benedetto 130 APAO (Associazione per l’Architettura Organica) 234

Appio Claudio Cieco 75 Aqua Antoniniana (Roma) 85 Aqua Appia 75 Aqua Claudia 75 Aqua Marcia 76 arcaico, Periodo 56-63 Archigram 249 Architettura Blob 249 architettura della città, L’ 247 Architettura Organica 233 Arco a sesto acuto 146 Arco a tutto sesto 89 Arco di Costantino (Roma) 77 Arco di trionfo 89, 100 Arco rampante 146, 147 Arnolfo di Cambio 145 Asplund, Gunnar 234 Assiri 32-33 Associazione per l’Architettura Organica (APAO) 234 AT&T Building (New York) 242 Atene 63, 65-68 Augusto, epoca di 76 Avila 127 Aymonino, Carlo 247 Babilonesi 33-34 Babilonia 34 Baldacchino di San Pietro (Roma) 174 Baltard, Victor 217 Banca d’Inghilterra (Londra) 195 Banca di Hong Kong 239 Barcellona 217, 221, 222 Barry, Charles 213 Basilica Aurea (Roma) 100 Basilica del Santo Sepolcro (Gerusalemme) 110, 129 Basilica dell’Annunciazione (Nazareth) 110 Basilica della Natività (Betlemme) 109 Basilica di Massenzio (Roma) 79 Basilica di Saint-Sernin (Tolosa) 119 Basilica di San Giovanni in Laterano (Roma) 99

Basilica di San Lorenzo fuori le mura (Roma) 101 Basilica di San Nicola (Bari) 131 Basilica di San Pietro (Città del Vaticano) 100, 159, 165, 173, 175 Basilica di San Sebastiano fuori le mura (Roma) 100 Basilica di San Vitale (Ravenna) 108 Basilica di San Zeno (Verona) 130 Basilica di Sant’Agnese (Roma) 103 Basilica di Sant’Ambrogio (Milano) 117, 130 Basilica di Sant’Apollinare in Classe (Ravenna) 108 Basilica di Santa Croce (Firenze) 145, 164, 214 Basilica di Santa Maria della Neve (Roma) 102 Basilica di Santa Maria in Trastevere (Roma) 103 Basilica di Santa Maria Maggiore (Roma) 99, 102 Basilica di Santa Sabina (Roma) 103 Basilica di Santa Tecla (Milano) 106 Basilica di Superga (Torino) 188 Basilica Emilia (Roma) 79 Basilica Giulia (Roma) 79 Basilica Liberiana (Roma) 102 Basilica Maior (Milano) 106 Basilica Maior (Roma) 101 Basilica paleocristiana 97104 Basilica Porcia (Roma) 79 Basilica romana 78-80 Basilica Ulpia (Roma) 79 Battistero di Parma 130 Battistero di San Giovanni in Laterano (Roma) 104 Bauhaus 231, 232 Behrens, Peter 225 Belgrand, François 217 Beltrami, Luca 214 Benedetto da Maiano 160

Berlage, Hendrik Petrus 224 Berlino, piano regolatore 198 Berlino, secessione 225 Bernini, Gian Lorenzo 174 Biblioteca Laurenziana (Firenze) 156, 166 Biennale di Venezia (1980) 241 BLOB (Binary Large Objects) 249 Blobbismo 249 Blobitettura 249 Bofill, Ricardo 242 Bois de Boulogne (Parigi) 217 Bois de Vincennes (Parigi) 217 Boito, Camillo 214 Borromini, Francesco Castelli detto il 173, 176 Borsa del Carbone (Londra) 206 Borsa del Grano (Edimburgo) 206 Borsa del Grano (Leeds) 206 Borse Valori 206 Botta, Mario 247-248 Boulevards (Parigi) 217 Boullée, Étienne-Louis 197 Bow window 210 Bramante, Donato 155, 159, 165 Broletto 145 Brunel, Isambard Kingdom 207 Brunelleschi, Filippo 155, 158, 159, 163, 164 Buckminster Fuller, Richard 238, 240 Buontalenti, Bernardo 157 Burgee, John 242 Burlington, Richard Boyle conte di 194 Burnham, Daniel 210 Burton, Decimus 208 Ca’ Pesaro (Venezia) 183 Ca’ Rezzonico (Venezia) 184 Cabrillo Marine Museum (San Pedro) 245 CAD (Computer Aided Design) 249

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Indice

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Cattedrale di Laon 138, 147 Cattedrale di León 144 Cattedrale di Limburg 132 Cattedrale di Lincoln 131 Cattedrale di Lund 133 Cattedrale di Magonza 132 Cattedrale di Naumburg 132 Cattedrale di Norwich 131 Cattedrale di Notre-Dame (Parigi) 136, 138-140, 147, 214 Cattedrale di Noyon 138 Cattedrale di Palma di Maiorca 144 Cattedrale di Parma 130 Cattedrale di Piacenza 130 Cattedrale di Praga 143 Cattedrale di Reims 136, 141, 147, 214 Cattedrale di Ribe 133 Cattedrale di Roskilde 133, 143 Cattedrale di Saint-Étienne (Sens) 136 Cattedrale di Santo Stefano (Vienna) 143 Cattedrale di Sciaffusa 132 Cattedrale di Smolny 191 Cattedrale di Soissons 138, 147 Cattedrale di Strasburgo 143 Cattedrale di Toledo 144 Cattedrale di Tournai 133, 142 Cattedrale di Traù 133 Cattedrale di Uppsala 143 Cattedrale di Visby 144 Cattedrale di Winchester 131 Cattedrale di Worms 132 Cattedrale gotica 145-148 Cattedrale romanica 118121 Centrale elettrica 229 Centre Georges Pompidou (Parigi) 238, 240 Centuriazione romana 76 Cerdá, Ildefonso 217 Cetriolo, Il 240 Chartres 129, 136, 140141, 214 Chiaravalle 144 Chicago, Scuola di 210 Chiesa a sala (Hallenkirche) 142 Chiesa capitolare

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di Heiligenkreuz 132 Chiesa capitolare di Lilienfeld 132 Chiesa dei Padri Comaschi (Messina) 179 Chiesa dei Santi Apostoli (Colonia) 132 Chiesa dei Santi Luca e Martina (Roma) 173 Chiesa del Gesù (Roma) 159 Chiesa del Redentore (Venezia) 159 Chiesa della Resurrezione (Gerusalemme) 110 Chiesa della Salute (Venezia) 182 Chiesa della Trinità (Caen) 129 Chiesa di Notre-Dame (Jumièges) 123, 129 Chiesa di Notre-Dame-duPort (Clermont-Ferrand) 129 Chiesa di Saint-Étienne (Caen) 129 Chiesa di Saint-Étienne (Nevers) 129 Chiesa di Saint-Front (Périgueux) 129 Chiesa di Saint-Louis des Invalides (Parigi) 183 Chiesa di Saint-Martin (Tours) 129 Chiesa di Saint-Philibert (Tournus) 129 Chiesa di Saint-Savin 129 Chiesa di Saint-Sernin (Tolosa) 129 Chiesa di Sainte-Madeleine (Vézelay) 129 Chiesa di San Babila (Milano) 214 Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane (Roma) 176 Chiesa di San Donato (Zara) 133 Chiesa di San Giorgio Maggiore (Venezia)159 Chiesa di San Giovanni Battista (Mogno) 248 Chiesa di San Lorenzo (Firenze) 155, 158, 163 Chiesa di San Lorenzo (Milano) 107 Chiesa di San Lorenzo (Torino) 181

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Castellamonte, Amedeo di 180 Castelli del Barocco 183 Castello di Colchester (Inghilterra) 127 Castello di Dover (Inghilterra) 128 Castello di Durham (Inghilterra) 128 Castello di Hendigham (Inghilterra) 128 Castello di Richmond (Inghilterra) 128 Castello di Rochester (Inghilterra) 128 Castello di Vaux-le-Vicomte 183 Castello Mackenzie (Genova) 214 Castello medievale 124-126 Castrum 76 Catacombe 95-97 Catacombe di Domitilla (Roma) 95 Catacombe di Panfilo (Roma) 95 Catacombe di Priscilla (Roma) 96 Catacombe di San Callisto (Roma) 95 Catal Hüyük 21 Cattedrale di Amiens 136, 141, 147, 214 Cattedrale di Anversa 142 Cattedrale di Bamberga 132 Cattedrale di Barcellona 144 Cattedrale di Beauvais 141 Cattedrale di Bourges 136, 147 Cattedrale di Bruges 147 Cattedrale di Bruxelles 142 Cattedrale di Burgos 144 Cattedrale di Byblos 129 Cattedrale di Canterbury 142 Cattedrale di Chartres 129, 136, 140-141, 214 Cattedrale di Coimbra 132 Cattedrale di Colonia 214 Cattedrale di Durham 131 Cattedrale di Ely 131 Cattedrale di Évora 132 Cattedrale di Evy 248 Cattedrale di Gerona 144 Cattedrale di Gloucester 131

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Caffè Pedrocchi (Pedrocchino, Padova) 214 Caio Plauzio Venox 75 Calatrava, Santiago 240 California Aerospace Museum (Los Angeles) 245 California State University (Long Beach) 246 Callicrate 65, 66, 67 Campidoglio (Roma) 156 Campidoglio (Washington) 199, 200 Campidoglio dello Stato della Virginia 198 Capanna primitiva 19 Cappella dei Pazzi (Firenze) 159, 164 Cappella della Santa Sindone (Torino) 180 Cappella di Santa Maria degli Angeli (Monte Tamaro) 248 Cappella reale (Cambridge) 142 Cappella reale (Westminster) 142 Cappella Rucellai (Firenze) 165 Carcassonne 141, 214 Carcere di Devizes 206 Carimini, Luca 214 Carnac 22 Casa Batlló (Barcellona) 222 Casa Dario (Bellinzona) 248 Casa del Fascio (Como) 230 Casa in rue de Turin 12 (Bruxelles) 223 Casa Milá (Barcellona) 222 Casa Monticello (Virginia) 199 Casa Schroeder (Utrecht) 224 Casa Steiner (Vienna) 227 Casa sulla cascata 234 Casa unifamiliare a Riva San Vitale 248 Casa Verdi (Milano) 214 Casa VI 246 Casa Vicens (Barcellona) 222 Casabella-continuità 247 Case a corte medievali 159 Case romane 86-87 Cassa di Risparmio postale (Vienna) 226

Indice vedi Chiesa di Saint-Louis des Invalides Domus Aurea (Roma) 77, 81 Domus ecclesiae 94, 95 Domus romana 86 dorico, Ordine 58-61 Dormitori del MIT (Cambridge) 234 Doura Europos (Mesopotamia) 95 Dresda, secessione 225 Dulwich College (Londra) 195 Duomo di Cefalù 131 Duomo di Firenze 145, 163, 214 Duomo di Gurk 132 Duomo di Milano 145 Duomo di Modena 130 Duomo di Monreale 131 Duomo di Orvieto 145 Duomo di Pisa 131 Duomo di Spira 132 Duomo di Torino 180 Duomo di Treviri 132 Durand, Louis 197 Eckmann, Otto 225 Eden Project 249 Edifici industriali 207 Edificio a maglia 240 Edilizia sovvenzionata 216 Edvard Munch 225 Egyptian Hall (Londra) 215 Egyptian Quay (San Pietroburgo) 215 Eiffel, Alexandre-Gustave 211 Eisenman, Peter 243, 246 Eleusi 68 Ellenismo 68-69 Ensinger, famiglia 143 Epidauro 64 Eretteo (Acropoli di Atene) 67 Esotismo 215 Esposizione di Stoccarda 232 Esposizione Universale (Londra) 209 Esposizione Universale (Parigi) 211 Esposizione universale (Torino) 223 Esztergom 143 Experience Music Project (Seattle) 249 Fabbriche 205

Fair Building (Chicago) 210 Fidia 60, 65, 66 Fiera internazionale dei giardini di Osaka 246 Filanda di Philip-Lee (Manchester) 207 Filarete 155 Filocle 67 Finlay, James 207 Firenze (Rinascimento) 153, 154 Florian, Paul 243 Fontaine, Pierre-FrançoisLéonard 208 Fori (Roma) 78-79, 80 Foster, Norman 239, 240 Fournier, Colin 249 Frank Lloyd Wright 233, 234 Friedrichstadt-Süd (Berlino) 246 Future System (Birmingham) 249 Gabriel, Jacques-Ange 196 Galerie d’Orléans (Parigi) 208 Galerie des Machines (Parigi) 211 Gallé, Émile 223 Galleria Vittorio Emanuele II (Milano) 208 Gallerie urbane 208 Gargouille 147 Gaudí, Antoni 221, 222, 223 Gehry, Frank O. 241, 243, 244 Gerico 21 Giardini pensili 34 Gilly, David 198 Giulio Romano 160 Giza 40 Goethe, Johann Wolfgang 214 Graffiti rupestri 20 Grattacielo 210 Great Stove (Chatsworth) 208 Groninga (urbanistica) 246 Gropius, Walter 230-231 Grotta della Natività (Betlemme) 110 Guaranty Building (Buffalo) 210 Guarini, Guarino 178, 179 Guggenheim Museum (Bilbao) 245 Guglielmo di Sens 142 Guimard, Hector 223

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classico, Periodo 63-68 Clifton Bridge (Bristol) 207 Cloaca Maxima 75 Cluny 123-125, 129 Clutton, Henry 214 Clyde Auditorium (Glasgow) 240 Cnosso, palazzo di 50 Collegi inglesi 142 Colonna Traiana 77 Colosseo (Roma) 77, 81-84 Compendio di lezioni di architettura 197 Complessità e contraddizione in architettura 241 Computer Aided Design (CAD) 249 Contro-Unione per una Società di Artisti 225 Controriforma 171 Cook, Peter 249 Coop Himmelblau 243 Coperture delle stazioni ferroviarie 208 Coppedè, Gino 214 corinzio, Ordine 62-63 Correzioni ottiche 58, 61, 67 Cortile del Belvedere (Vaticano) 165 Creta 49-51 Cromlech 22 Crystal Palace (Londra) 209, 238 Cubicula 95 Cupola (antica Roma) 91 Cupola aperta ad archi intrecciati 179 Cupola geodetica 240 Dahshur 39 De architectura 11, 77 De Fabris, Emilio 214 De Gerville, Charles 115 De re aedificatoria 164 De Stijl 224-225 Decostruttivist Architecture 243 Delfi 62 Dell’Architettura tedesca 214 Delo 68 Derrida, Jacques 243 Deutsches Historisches Museum (Berlino) 247 Docks di Londra 205 Dogane di Parigi 97 Dolmen 22 Dôme des Invalides

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Chiesa di San Michele (Pavia) 130 Chiesa di San Petronio (Bologna) 145 Chiesa di San Sebastiano (Mantova) 165 Chiesa di Sant’Agnese (Roma) 177 Chiesa di Sant’Andrea (Mantova) 158, 159, 165 Chiesa di Sant’Eufemia (Milano) 214 Chiesa di Santa Cecilia (Roma) 94 Chiesa di Santa Chiara (Bra) 189 Chiesa di Santa Maria da Divina Providencia (Lisbona) 181 Chiesa di Santa Maria della Pace (Roma) 173 Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Milano) 165 Chiesa di Santa Maria in Campidoglio (Colonia) 132 Chiesa di Santa Maria Laach (Renania) 122, 132 Chiesa di Santa Maria Novella (Firenze) 155, 159, 165 Chiesa di Santa Maria presso San Satiro (Milano) 165 Chiesa di Santa Susanna (Roma) 173 Chiesa di Santo Spirito (Firenze) 158, 164 Chiesa di Santo Stefano Rotondo (Roma) 106 Chiesa di Urnes 133 Chiesa rinascimentale 158 Chiswick House (Londra) 195 CIAM (Congrès Internationaux d’Architecture Moderne) 231 Cimitero Monumentale (Milano) 214 Cimitero San Cataldo (Modena) 247 Città ideale 161-162 Città Nuova 229 Città-palazzo 162 Città-stato 52 Classicismo postmoderno 241

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Hadid, Zaha 243, 244 Hallenkirche (chiesa a sala) 142, 143 Häring, Hugo 234 Haussmann, barone Georges 216, 217 Herron, Ron 249 Hertzberger, Herman 240 High-Tech: the Industrial Style and Source Book for the Home 238 Hittorf, Jacques-Ignace 217 Holkham Hall (Norfolk) 195 Hölzel, Adolf 225 Home Insurance Building (Chicago) 210 Hong Kong & Shanghai Bank (Hong Kong) 239 Horta, Victor 221, 223 Ictino 65, 66 Institut du Monde Arabe (Parigi) 240 Insula (Roma) 86 International Style 231 ionico, Ordine 61-62 Ippodamo di Mileto 64, 68, 76 Jappelli, Giuseppe 214 Jardin des Plantes 208 Jefferson, Thomas 198 Jencks, Charles 241 Johnson, Philip 242, 243 Jugend 225 Jugendstil 223, 225 Juvarra, Filippo 188 Kaplicky, Jan 249 Karnak, templi di 42 Kaufmann House (casa sulla cascata) 234 Kedleston Hall 195 Kensington Palace (Londra) 195 Kent, William 194 Klimt, Gustav 226 Knoblauch, Eduard 215 Koolhaas, Rem 243 Kron, Joan 238 Kunsthaus (Graz) 249 La Rotonda (Vicenza) 161 Labrouste, Henri 217 Lansdowne Crescent (Londra) 196 Latrobe, Benjamin Henry 200 Laugier, Marc-Antoine 193 Laurana, Luciano 155, 162 Le Baron Jenney, William 210

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Indice

Le Corbusier 231, 232 Le Figaro 228 Le Vau, Louis 183 Learning from Las Vegas 242 Ledoux, Claude-Nicolas 197 legno, Architetture in 26-27 Leiter Building (Chicago) 210 Liberty 223 Libeskind, Daniel 243, 245, 246 Libone 60 Library of Boston 239 Liebermann 225 Lime Street Station (Liverpool) 208 Lincoln’s Inn Fields (Londra) 195 Locke, Joseph 208 Loggia delle Cariatidi (Acropoli di Atene) 67 London’s City Hall 249 Londra (riqualificazione urbanistica) 196 Longhena, Baldassarre 182 Loos, Adolf 226, 227 Lorenzo il Magnifico 166 Louvre (Parigi) 175, 209, 239 Loyola Law School (Los Angeles) 245 Luxor, templi di 42 Lynn, Greg 249 Maciachini, Carlo 214 Mackintosh, Charles Rennie 221, 223 Maderno, Carlo 173, 176 Maestro di Olimpia 60 Majolika Haus (Vienna) 226 Manhattan Waterfront (New York) 246 Manierismo 156 Manifesto dell’architettura futurista 228 Mansart, Jules Hardouin 183 manuelina, Architettura 144 Marienkirche (Cracovia) 143 Marinetti, Filippo Tommaso 228 Marne-la-Vallée 242 Martini, Francesco di Giorgio 162 Màstaba 38 Matas, Niccolò 214 Mathieu d’Arras 143

Mausoleo di Alicarnasso 68 Mausoleo di Santa Costanza (Roma) 104 Medical College (Richmond) 215 Medici, famiglia 154 megalitica, Architettura 22 Mégaron 52 Meidum 39 Menfi (necropoli) 38 Menhir 22 Menil Collection (Houston) 239 Mercati Traianei (Roma) 80 Metaponto 69 Metropolitana di Parigi 223 Micene 52 Michelangelo Buonarroti 156, 159, 162, 166 Michelozzo Michelozzi di Bartolomeo 155, 160 Mileto 68 Ministero degli Affari Sociali (L’Aia) 240 Mnesicle 65, 66 Modern Style 223 Modulor 233 Moli di Londra 205 MoMA (New York) 243 Monaco, secessione 225 Monastero di Santa Maria (Ripoll) 132 Monastero di Santo Domingo (Silos) 132 Mondrian, Piet 224 Monge, Gaspard 204 Mont Saint-Michel 129 Monumento coregico di Lisicrate (Atene) 63 Moore, Charles 241, 242 moresco, Stile 215 Municipio di Monaco 214 Municipio di Trieste 247 Museo Civico di Storia Naturale (Milano) 214 Museo di Maastricht 247 Museo di Rovereto 246 Museo Ebraico (Berlino) 245 Myrtos 49 Nancy 223 Nash, John 195, 207, 215 Nassau Hall (Princeton) 200 Navier, Claude-Louis-Marie 204 Necropoli (Menfi) 38-39 neoegizio, Stile 215 neogotico, Stile 213

neoromanico, Stile 214 Neu-Dachau 225 Notre-Dame (Parigi) 136, 138-140, 214 Nouvel, Jean 240 Nox Architects 249 Nuraghi 25-28 Obelischi 215 Olbricht, Joseph Maria 225, 227 Olimpia 60 Oratorio di San Filippo Neri (Roma) 177 Ordini classici 57-63 Ospedale degli Innocenti (Firenze) 164 Ospedale Lariboisière (Parigi) 205 Otto, Frei 238 Oud, Jacobus Johannes 224 Paestum 60 Palafitte 26 Palazzi micenei 52-53 Palazzi minoici 50-51 Palazzi Vaticani 165 Palazzina di Caccia (Stupinigi) 188 Palazzo Barberini (Roma) 173, 174, 176 Palazzo Belgioioso (Milano) 194 Palazzo Carignano (Torino) 181 Palazzo Chiericati (Vicenza) 160 Palazzo d’Inverno (San Pietroburgo) 191 Palazzo dei Normanni (Palermo) 128 Palazzo dei papi (Avignone) 141 Palazzo del Parlamento (Londra) 213 Palazzo della Ragione (Vicenza) 160 Palazzo della Secessione (Vienna) 227 Palazzo di Assurnasirpal 33 Palazzo di Diocleziano (Spalato) 77 Palazzo di Giustizia (Milano) 230 Palazzo di Khorsabad 33 Palazzo di Parte Guelfa (Firenze) 164 Palazzo Farnese (Roma) 160

Indice Pugin, Northmore 213 Quartiere Fiera di Milano 246 Quartiere Gallaratese (Milano) 247 quattro libri dell’architettura, I 167 Raffaello Sanzio 134, 156, 160 Rainaldi, Carlo 177 Rainaldo 131 Rastrelli, Bartolomeo 191 Razionalismo 232-234 Recinto sacro di Apollo (Delfi) 62 Regent Park (Londra) 196 Reggia di Caserta 189-190 Reggia di Versailles 183 Regola delli cinque ordini di architettura 157, 167 Reichstag di Berlino 240 Reliance Building (Chicago) 210 Rennie, John 205 Richardson, Henry Hobson 210, 214 Rietveld, Gerrit Thomas 224 Ring (Vienna) 218 Rivoluzione Industriale 203 Robertson, James 246 Rodi 68 Roebling, John Augustus 207 Rogers, Richard 238 Roma (Barocco) 172 Roma (Rinascimento) 155 Roma (urbanizzazione) 74 Rondelet, Jean-Baptiste 206 Roosevelt Island Housing (New York) 246 Root, John 210 Rossellino, Bernardo 162, 165 Rossi, Aldo 247 Rohault de Fleury, Charles 208 Royal Pavilion (Brighton) 207, 215 Sabbioneta 162 Sacrestia Nuova di San Lorenzo (Firenze) 156, 166 Sacrestia Vecchia di San Lorenzo (Firenze) 159, 163 Sagrada Familia (Barcellona) 222

Saint James Park (Londra) 196 Saint Mary Axe (Londra) 240 Saint-Denis 136, 214 Sainte Chapelle (Parigi) 136 San Gimignano 128, 145 San Giovanni in Laterano (Roma) 99, 104 San Pietro (Città del Vaticano) 100, 159, 165, 173, 175, 176 San Pietro in Montorio 165 San Pietroburgo 191 San Tommaso d’Aquino 135 Sangallo il Giovane, Antonio da 160 Sant’Ambrogio (Milano) 117, 130 Sant’Andrea al Quirinale (Roma) 175 Sant’Elia, Antonio 228 Sant’Ivo alla Sapienza (Roma) 177 Santa Croce (Firenze) 145, 164, 214 Santa Maria degli Angeli (Firenze) 164 Santa Maria del Fiore (Firenze) 145, 163, 214 Santa Maria Laach (Renania) 122, 132 Santa Maria Novella (Firenze) 155, 159, 165 Santa Monica (California) 244 Santiago de Compostela (santuario) 119, 132 Santuario della Visitazione (Carignano) 189 Saqqara 39 Scala Regia (Roma) 175 Scharoun, Hans 234 Schinkel, Karl Friedrich 198 Schoenmaekers, Mathieu 224 Scott Brown, Denise 242 Scuderie Reali (Londra) 196 Scuola Attica 65 Scuola d’Arte di Glasgow 223 Scuola di Chicago 210 Secessione viennese 225226 Sedia rosso-blu 224 Seguin, fratelli 207 Selinunte 69 Serlio, Sebastiano 166

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Petite Moquette (Parigi) 206 Piano, Renzo 238, 239, 240 Piazza del Campidoglio (Roma) 162 Piazza Fontana (Milano) 194 Pienza 162, 165 Piermarini, Giuseppe 194 Pietro da Cortona, Pietro Berrettini detto 173 Pilo 52 Piramide del Louvre (Parigi) 239 Piramide di Chefren 40 Piramide di Cheope 40 Piramide di Djoser 39 Piramide di Micerino 40 Piramide Rossa 39 Pireo 69 Pittoresco inglese 195-196 Place de la Concorde (Parigi) 196 Policleto il Giovane 64 Ponte Aemilius (Roma) 75 Ponte dei Quattro Capi (Roma) 75 Ponte di barche sul Reno 75 Ponte di Besalù (Spagna) 128 Ponte di Brooklyn (New York) 207 Ponte di Buildwas 206 Ponte di ferro a Coalbrookdale 206 Ponte di legno sul Danubio 75 Ponte Fabricius (Roma) 75 Ponte Rotto (Roma) 75 Ponte sul Merrimac River 207 Ponti (nuove tecniche) 204 Ponti romani 75 Porta dei Leoni (Micene) 52 Porta Maggiore (Roma) 77 Portici (Roma) 80 Porto di Napoli 74 Porto di Ostia 74 Portoghesi, Paolo 241 Posidonia 69 presenza del passato, La 241 Priene 69 Pritchard, Thomas Farnolls 206 Propilei (Acropoli di Atene) 65 Prospettiva rinascimentale 154, 163

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Palazzo Güell (Barcellona) 222 Palazzo Madama (Torino) 188 Palazzo Massimo (Roma) 156 Palazzo Medici-Riccardi (Firenze) 160 Palazzo Pitti (Firenze) 164 Palazzo Reale (Babilonia) 34 Palazzo Reale (Milano) 194 Palazzo Reale (Palermo) 128 Palazzo Reale (Torino) 180 Palazzo rinascimentale 159160 Palazzo Rucellai (Firenze) 160, 165 Palazzo Strozzi (Firenze) 160 Palazzo Te (Mantova) 160 Palazzo Thiene (Vicenza) 160 Palazzo Valmarana (Vicenza) 160 Palladianesimo 193, 198 Palladio, Andrea di Pietro della Gondola detto 159, 160, 161, 167, 193 Palm House (Londra) 208 Palmanova 162 Pankok, Otto 225 Panopticon 206 Pantheon (Roma) 77, 91 Pantheon di Soufflot 206 Parc de La Villette (Parigi) 246 Parco Güell (Barcellona) 222 Parigi (urbanistica) 216-217 Parler, Peter 143 Partenone (Atene) 66, 67 Pasargade 34 Passerella sulle Schuylkill Falls (Pennsylvania) 207 Paxton, sir Joseph 208, 209, 238 Pedrocchino (Padova) 214 Pei, Ieoh Ming 239 Pergamo 68, 69 Perrault, Claude 175 Perret, Auguste 233 Perronet, Jean-Rodolphe 204 Persepoli 34, 35 Persiani 34-36 Persius, Ludwig 214 Peruzzi, Baldassarre 156, 161 Petit Trianon (Versailles) 196

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Indice Tschumi, Bernard 243 Tunnel monodirezionale 240 Turner, Richard 208 Uffizi, galleria degli (Firenze) 157 Union Bridge 207 Unione degli Undici 225 Unité d’habitation (Marsiglia) 233 Urbino 162 Valla, Lorenzo 134 Van de Velde, Henry 223, 225 Van der Rohe, Ludwig Mies 232 Van Doesburg, Theo 224 Van Eesteren, Cornelius 224 Van’t Hoff, Robert 224 Vanvitelli, Carlo 190 Vanvitelli, Luigi 189, 194 Vasari, Giorgio 134, 157 Vasilikì 49 Vaudoyer, Laurent 214 Vaudremer, Auguste-Émile 217 Venturi, Robert 241, 242 Ver Sacrum 226 Versailles 183 Via Appia 74 Via Aurelia 74 Via Casilina 74 Via Cassia 74 Via Clodia 74 Via della Conciliazione (Roma) 229 Via Flaminia 74 Via Ostiense 74 Via Salaria 74 Via Tiburtina 74 Vicat, Louis Joseph 207 Vie consolari 74 Vienna (urbanistica) 218 Vignola, Jacopo Barozzi detto il 157, 159, 161, 167 Villa Adriana (Tivoli) 77, 87 Villa Capra, detta La Rotonda (Vicenza) 161 Villa Farnese (Caprarola) 161 Villa Farnesina (Roma) 156, 161 Villa Madama (Roma) 156, 160

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Teatro romano 80 Tebe 52 Telford, Thomas 206 Tell Hassuna 21 Tempietto di Atena Nike (Acropoli di Atene) 66 Tempio Bianco di Uruk 32 Tempio corinzio 62-63 Tempio di Apollo Epicureo (Vasse) 62 Tempio di Atena (Paestum) 61 Tempio di Eridu 32 Tempio di Hera (Olimpia) 60 Tempio di Hera (Paestum) 60 Tempio di Khafajah 32 Tempio di Nettuno (Paestum) 60 Tempio di Zeus (Olimpia) 60 Tempio dorico 58-61 Tempio egizio 41-43 Tempio greco 56-68 Tempio ionico 61-62 Tempio Malatestiano (Rimini) 165 Tempio romano 78 Templi rupestri 41 Terme di Caracalla (Roma) 77, 84, 85-86 Terme di Diocleziano (Roma) 82 Terme romane 77, 84-86 terra cruda, Architetture in 30-31 Terrace 194 Terragni, Giuseppe 229 Tesoro dei Sifni (Delfi) 62 Tesoro di Atreo 53 The Peak (Hong Kong) 244 Thòlos 21, 49, 53, 68 Tirinto 52 Tituli 94 Titulus Ceciliae 94 Tomba di Agamennone vedi Tesoro di Atreo Tombe a màstaba vedi Màstaba Torino 179, 188 Torri civiche 128 Tour Eiffel (Parigi) 211 Trafalgar Square (Londra) 196 Trattato di geometria e matematica 182

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Serre 208 Sette libri dell’architettura di Sebastiano Serlio bolognese 166, 167 Sezessionstil 225, 226 Simplicissimus 225 Sin Centre 249 Sinagoga di Berlino 215 Sinagoga di Dresda 215 Sinagoga di Milano 214 Sinagoga di Monaco 215 Sistema Metrico Decimale 204 Slesin, Suzanne 238 Snozzi, Luigi 247 Soane, John 195 Software di progettazione 249 Stabilimento Renault 239, 240 Stazione di Saint Enoch (Glasgow) 208 Stazione di Saint Pancrace (Londra) 208 Stazione di Stadelhofen (Zurigo) 240 Stazioni ferroviarie 208 Stirling, James 242 Stonehenge 23 Storia dell’arte nell’antichità 192 Strada Novissima 241 Strade consolari 74 Strutture espositive 208209 Stuehler, F. A. 215 Suger (abate di SaintDenis) 136-137 Sullivan, Louis Henry 210, 221, 233 Sumeri 31-32 Susa 34 Table des Marchands 22 Tain-Tourton 207 Taut, Bruno 231 Teatri minoici 51 Teatro alla Scala (Milano) 194 Teatro del Mondo 247 Teatro di Arles 81 Teatro di Epidauro 64 Teatro di Marcello (Roma) 81 Teatro di Orange 81 Teatro di Sabratha 81 Teatro di Timgad 81 Teatro greco 64

Villa Reale (Monza) 194 Villa rinascimentale 160161 Villa romana 87 Villa Sacchetti (Roma) 174 Villaggi, nascita dei 21 Vincennes 141 Viollet-le-Duc, Eugène 214 Vitruvio Pollione, Marco 11, 77, 167 Vittone, Bernardo 188 Volta 90 Volta a bacino 90 Volta a botte 90 Volta a catino 90 Volta a crociera 90 Volta a crociera ogivale 146 Volta a vela 90 Volta gotica 146, 147 Von Förster, Ludwig 218 Voyse, Charles 233 Wagner, Otto 221, 226 Walking Cities 249 Walt Disney Center (Los Angeles) 245 Water Pavilion 249 Webb, Michael 249 Webb, Philip 233 Weissenhof (Stoccarda) 232 Welby, Augustus 213 Werdersche Kirche (Berlino) 198 White Tower (Londra) 127 Wierzbowski, Stefan 243 Wigley, Mark 243 Wilhelmstrasse (Berlino) 198 Wilkinson, John 206 Willis, Faber & Dumas (Suffolk) 239 Wils, Jan 224 Winckelmann, Johann Joachim 192 Wright, Frank Lloyd 223, 224, 233 Wyatt, Thomas Henry 214 Zevi, Bruno 234 Ziqqurat 33

ARCHITETTURA SCHEMI RIASSUNTIVI, QUADRI DI APPROFONDIMENTO

TUTTO Titolo concesso

Studio



Riepilogo



in licen

Sintesi

TITOLI DELLA COLLANA ARCHITETTURA - BIOLOGIA - CHIMICA - CINEMA - DIRITTO ECONOMIA AZIENDALE - ECONOMIA POLITICA E SCIENZA DELLE FINANZE - FILOSOFIA - FISICA - FRANCESE GEOGRAFIA ECONOMICA - INGLESE - LATINO - LETTERATURA FRANCESE - LETTERATURA GRECA - LETTERATURA INGLESE LETTERATURA ITALIANA - LETTERATURA LATINA LETTERATURA SPAGNOLA - LETTERATURA TEDESCA MUSICA - NOVECENTO - PSICOLOGIA - PEDAGOGIA - SCIENZE DELLA TERRA - SOCIOLOGIA - SPAGNOLO - STORIA - STORIA DELL’ARTE - TEDESCO