La Bibbia commentata dai Padri. Nuovo Testamento: Giacomo. 1-2 Pietro. 1-3 Giovanni. Giuda [11] 8831193767, 9788831193764

Sotto il nome di "Lettere cattoliche" sono tradizionalmente annoverate 7 epistole che si trovano tra il corpus

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La Bibbia commentata dai Padri. Nuovo Testamento: Giacomo. 1-2 Pietro. 1-3 Giovanni. Giuda [11]
 8831193767, 9788831193764

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I \ 1;11;1;1 \ ( ( l\J\11 \I \I\ I I \11'\l lil 11 J't'. che qu 1 s1 p rnpP ne nell'edizione it,di,ma. opponu11;1111entl' ri,·1:-.1t;11;1. arnpliat ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall)alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento. Di sua volontà egll ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature. Lo sapete, fratelli miei carissimi: sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all'ira. Perché l'ira dell'uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio. Perciò, deposta ogni impurità e ogni resto di malizia, accogliete con docilz'tà la parola che è stata seminata in voi e éhç può salvare le vostre anime. Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s'è osservato, se ne .va, e subito dimentica com'era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le.resta fede le, non come un ascoltatore ~memorato ma come uno che la mette in pra#ca, questi troverà la sua felicità nel pra#carla. . · Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religiqne è vana. Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli' orfani e le vedove nelle loro a/fiiiioni e conservarsi puri da questo mondo (1, 16-27). Al di là di tutto, i credenti in Cristo devono fare molta attenzione a non cadere nella trappola dell'inganno nelle cose spirituali. Ogni dono spirituale viene da Dio e riflette la sua qualità di Padre della luce. Ogni dono che viene dall'alto è immeritato, libero dono di Dio (Martino di Braga), e quotidianamente dobbiamo pregare che ci venga concesso (Agostino). Ciò che Dio dà non ha difetti (Didimo). L'anima viene progressivamente illuminata nella sua salita dopo la risurrezione (Origene), ripulita dalla malvagità (Ecumenio). La processione della Luce si propaga generosamente a noi in maniera unitiva (Pseudo-Dionigi l'Areopagita). Non si può aggiungere o togliere nulla alla gloria di Dio (Novaziano), il quale è immutabile nella sua essenza divina (Severo). Non c'è tenebra che possa bloccare la luce di Dio (Gregorio Magno). Chi si trovà in questa luce desidera condividerla con gli altri (Simeone il Nuovo Teologo). Noi dobbiamo, tuttavia, distinguere la·nostra figliolanza, grazie alla quale siamo figli della luce, dalla figliolanza del Figlio (Andrea, Beda il Venerabile, Ecumenio). Chi dunque possiede lo Spirito di Dio conoscerà una misura nel suo comportamento ed eviterà ogni forma di malvagità. Inoltre, le persone veramente spirituali faranno di tutto per trasformare la fede in azione concreta, giaçché la çoncretezza dell'esistenza è la prova ultima della novità in Cristo. La verità ascoltata è più sicura della verità detta (Agostino). La lingua deve essere disciplinata (Beda il Venerabile). Essere pronti all'ascolto implica passione nel mettere in pratica quel che è stato ascoltato (Ecumenio). Due realtà esprimono in modo particolare la maturità spirituale: la capacità di tenere a freno la propria lingua e il cuore aperto e generoso nei cònfronti di chi si trova in difficoltà. Disposizione interiore e comportamento caritatevole si tengono per mano nella vita di chi vuole imitare il perfetto amo-

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La via della giustizia (1, 16-27)

re di Dio .. Vedove ed orfani vanno seguiti in modo particolare (Erma, Ilat;io di Arles). Con atti di misericordia diventiamo sempre più come Dio (Giovanni Crisostomo). A parte la mancanza di autocontrollo, è bene non farsi prendere la mano dall'ira (Gregorio Magno, Ecumenio). Imitare la giustizia di Dio, nel quale non esiste ira (Beda il Venerabile). Evitare la furia incontrollabile che conduce all'abitudine alla malvagità (Andrea, -Beda il Venerabile, Ecumenio). Una sola Parola di unità ci è stata inviata attraverso tante parole della.Scrittura (Agostino) . Siamo chiamati a mettere in pratica quel che abbiamo ascoltato ·(Agostino, Ecumenio). Lo sguardo migliore sul nostro io più profondo si trova nello specchio del Vangelo (Ilario di Arles). Se però contempliamo noi stessi in questo specchio e poi dimentichiamo, oppure falliamo nel tentativo di farlo diventare vita vissuta, quel che abbiamo imparato ci scivolerà via dalle mani (Andrea, Ecumenio). L'ascoltatore della Parola si rallegra della legge perfetta che libera dal peccato e dalla morte (Agostino, Ecumenio).

16

Non andate fuori strada

L'inganno A questo proposito si ingannano gli eretici quando ritengono che siccom~ Dio governa il mondo con le tenebre e la luce, con l'aridità e la pioggia, col freddo ed il caldo, allo stesso modo governa l'uomo con il bene e il male, la tristezza e la gioia, la morte e la vita. È per questo che Giaco- . mo precisa: Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce. Ilario di Arles,

l'avrai portata a termine, qualunque essa sia, sorveglia il tuo cuore con la massima attenzione, in modo da non compiacerti con te stesso, consentendo alle approvazioni degli uomini e stimandoti troppo, o da non cercare la gloria in qualunque cosa tu faccia, poiché la natura della gloria è come I'ombra del corpo: se la segui, fugge; se fuggi, ti segue. Considerati invece sempre inferiore a tutti e ricorda che qualunque bene la vita ti abbia riservato, devi attribuirlo non a te che lo hai ricevuto, ma a Dio che te lo ha dato. Martino di Braga, Esortazione ali'umiltà 8

Trattato introduttivo · alla lettera di Giacomo

Un'opera di Dio Dio non tenta nessuno «Non andate fuori strada» pensando che sia Dio a tentare l'uomo. Andrea,

Catena , · na

Ogni donoper/etto viene dall'alto

Se il nostro vivere nella giustizia non è opera di Dio per la ragione che siamo noi a farlo o per la ragione che siamo noi a farlo dopo che Dio ce ne ha fatto dono, allora non sarebbe opera di Dio nemmeno il trasferimento di quel monte in mare, perché il Signore lo disse possibile alla fede degli uomini. · Agostino, Lo spirito e la. lettera 35, 63

Come l'ombra del corpo" Se vuoi cominciare qualche buona azione, non iniziarla con il p~oposito di guadagnare fama, ma con la cura e il desiderio di fare il bene. In seguitò, quando

Chiedere la perseveranza Anche la perseveranza nell' oJ:>bedire dovete sperarla dal Padre della luce, dal ·,

46

Giacomo

quale ogni concessione ottima e ogni dono per/etto discende. Dovete chiederla nelle preghiere quotidiane, e facendo ciò confidare che voi non siete estranei al popolo dei suoi predestinati, perché è lui che vi largisce anche di fare ciò. Agostino, Il dono della perseveranza 22, 62

Dono immeritato Anche lo stesso merito dell'uomo è un dono gratuito. Nessuno può ricevere alcun bene dal Padre dei lumi, dal quale discende ogni dono perfetto, se prima non riceve ciò a cui non ha diritto. Agostino, Lettere 186, 3

17 b

Discende dal Padre della luce

L'anima progressivamente ilhuninata L'anima; dovendo salire ai cieli dopo · 1a risurrezione, non sale d'un colpo, e fuor di tempo, nelle altezze, ma viene condot~a attraverso molte mansioni, illuminata in ciascuna e ricevendo sempre un aumento di splendore, in ognuna inondata dalla luce della Sapienza, fino a che giunge al Padre stesso delle luci. Origene,

Omelz'e sui Numeri 27, 6

La processione della luce La discesa di manifestante luce movente dal Padre, discesa diffondentesi verso la nostra esistenza, in elargizione di bene, tutta quanta, per reciproca azione, in noi anche dà origine, quale unificatrice forza, a processo semplificante che ci rende atti per protensione verso l'alto e ci detorce verso altra direzione: l'unità del Padre che in sé raccoglie e unifica, la sua natura ch'è semplice e fattrice di diV:ino. In

realtà da Lui e verso Lui ogni cosa, come · disse un sacro discorso (cf. Rm 11, 36). Pseudo-Dionigi lAreopagita,

La gerarchia celeste 1, 1

Le luci Le luci sono sia le potenze razionali che quanti sono stati illuminati dallo Spirito Santo. Andrea,

Catena 17 c

Né variazione né ombra di cambiamento

Né aumento né diminuzione per la gloria di Dio Dio è sempre identico a se stesso né mai cambia o muta in.forme diverse, af~ finché per la mutabilità non sembri anche. mortale. La mutabilità nella trasforma~ zione si rivela, infattì, come un aspetto della morte. P~rciò in lui non può realiz~ zarsi alcuh aumento o di quantità o di onore, affinché non sembri che a colui che è perfetto mancasse qualche cosa; né in lui può attuarsi diminuzione alcuna, · affinché non sembri ricettivo di un principio di mortalità. Novaziano, Sulla Trinità 4, 23

'D io nel suo essere non cambia Ascolta cosa dice Dio: Io sono il Signore, non cambio (Mal3, 6). Rimane sempre fermo e non muta il suo essere, e quanti sono formati alla scuola del Vange. lo e trasformati dai suoi comandamenti con il dono e la trasformazione che vengono dall'alto, sono chiamati a perseverare in questi precetti, nelfa misura della loro ca. pacità, e a non essere spazzati via dai tempi in cui viviamo. Perciò anche Paolo ammoniva con queste ·parole: Non conforma-

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La via della giustizia (1, 16-27)

tevi alla mentalità di questo secolo; ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per · poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Rm 12, 2). Severo di Antiochia, Catena

18

Primizia delle creature di Dio

La gerarchia delle .creature Come i poteri celesti dominano sulle creature celesti, così noi uomini abbiamo il comando delle creature inferiori. Ilario di Arles,

Trattato introduttivo alla lettera di Giacomo

La luce di Dio La mutabilità è come un'ombra che oscura la luce, se per qualche variazione cambia. Ma siccome in Dio non esiste mutabilità, nessuna ombra periodica eclissa la sua luce. Gregorio Magno,

Commento morale a Giobbe 12,33,38

Ripulito dalla mah~agità Siccome ciò che nasce da noi manca di perfezione, per meglio dire è imperfetto, e non illumina l'anima, pensa che tipo di perfezione avranno coloro che la acquisteranho dopo un felice progresso, che hanno purificato non senza fatica le loro anime dalla malvagità ereditata alla nascita, e che finalmente hanno raggiunto lo splendore divino. Ecumenio,

Commento a Giacomo

La via regale sperimentata e condivisa Supponi che ti abbiamo detto· di aver liberamente ricevuto una gra?ia dal Padre ·della luce, dal quale procede ogni buon regalo· e ogni dono perfetto, ma che non possiamo curarci di farlo avere anche a te. Se cosi fosse, avremmo meritato di diventare oggetto di ripugnanza da parte di Dio e tua. Ma al contrario ti presentiamo la verità che .viene dalla Sacra Scrittura e dal1'esperienza e ti mostriamo la via regale. · Simeone il Nuovo Teologo,

Discorsi 34, 6

Primi frutti La nascita qui si riferisce anzitutto al Figlio e poi per analogia alle creature: a lui per via della verità e della consustanzialità con Dio, mentre alle creature per l'onore e l'eredità. Lo stesso nome non indica lo stesso l'onore, né tanto meno le cose affermate per analogia non vanno attribuite al Signore in prima istanza. Con «primizia» Giacomo intende che siamo i primi e i più altamente onorati. Con «creature» indica la creazione visibile, della quale l'umanità è la parte più onorata. Andrea,

Catena

Cambiati in figli della luce Dio ci ha trasformati da figli delle te~ nebre in figli della luce, non per via di qualche nostro merito ma per un beneficio della sua volontà, attraverso l'acqua ~ella rigenerazione. Ma perché non si pensi che generandoci in questo modo Dio ci abbia resi in qualche modo quel che Egli è, Giacomo prosegue affermando che il risultato dell'attività divina è che noi siamo divenuti «primizia della creazione», ossia siamo stati esaltati al di sopra del resto della creazione. Beda il Venerabile,

Sulla lettera di Giacomo

48

Giacomo

La nostra generazione si distingue da quella del Figlio

Impazienza di praticare la verità Quando Giacomo dice «pron.t o ad ascoltare» non sta parlando del semplice ascolto, ma dell'impazienza di mettere in pratica quel che è stato ascoltato. Perciò distingue con tutta chiarezza chi è pronto a mettere in pratica quel che ha ascoltato e chi è oppresso dalla pigrizia e rimanda, fino al punto da non mettere nulla in pratica. Ecumenio, Commento a Giacomo

Giacomo ci ricorda che Dio è imm:utabile, ma questo rion è vero per noi, giacché se siamo nati è chiaro che in qual~ che modo siamo anche cambiati. Come può essere una cosa immutabile se proviene dal non essere verso l'essere? Inoltre, aggiunge che Dio ci ha generati con una Parola di Verità, perché non fossimo tentati cli pensare che anche suo Figlio sia . nato allo stesso modo nostro. Invece, secondo Giovanni, ogni cosa è stata fatta dal Figlio, ossia Egli non è nato insieme a 20 noi che siamo stati fatti da Lui. Ira dell'uomo e giustizia di Dio Ecumenio, Commento a Giacomo · Mancanza di autocontrollo 19

Pronto ad ascoltare) lento a parlare

Verità detta ed ascoltata · È più sicuro ascoltare la verità che predicarla; perché, quando si ascolta si custodisce l'umiltà, mentre quando si predica è difficile che non si .insinui in chiunque quel tanto di vanagloria che basta a sporcare i piedi. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni 57, 2

La disciplina della lingua Giacomo opportunamente la ricorda, perché è sciocco pensare che sia in · qualche modo àdatto a predicare uno che non abbia prima imparato. Se uno ama la sapienza, anzitutto la deve domandare a Dio, come Giacomo ha già ricordàto (cf. l, 5), poi deve farsi umilè ascoltatore di un vero maestro, e al tempo stesso deve disciplinare la sua lingua in modo che non dica nulla di inutile bensì si limiti a predicare la verità che ha. da poco imparato dagli altri. · Beda il Venerabile, Sulla lettera di Giacomo

Quando la mente agitata esaspera il giudizio della propria ragione, ritiene giusto tutto ciò che il furore le suggerisce. G~egorio Magno, Commento morale a Giobbe 5, 78

Dio giudica con serenità Benché l'ira possa apparire giustificata dinanzi agli uomini, non può esserlo mai agli occhi di Dio. Qualunque giudice umano che perda la ti;anquillità della mente e debba giudicare un delinquente, anche se la sua decisione è giusta, non può imitare la giustizia di Dio, nella quale non esiste sconvolgimento. Beda il Venerabile, Sulla lettera di Giacomo

Allontanare l'ira incontrollata Parole avventate e ira incontrollata ;non pr9ducono mai un bene. Dice Davide: Tremate e non peccate (Sai 4, 5) . Questo vuol dire che dobbiamo stare attenti a non lasciarci andare ad un'ir·a incontrollata. Magari può essere sbagliato essere lenti in altre cose, ma quando arriva l'ira, la lentezza è la migliore linea .di condotta,

49

La via della giustizia (lJ 16-27)

perché nel tempo in cui aggiriamo il pro. blema le ragioni che lo giustificavano possono essersi dissolte. Ecumenio,

Commento a Giacomo

viene fuori meglio è. Altrimenti, se vi si stabilisce, con l'abitudine rende il male più forte e durerà maggiore fatica a portarlo via. Ecumenio,

Commento a Giacomo 21

Deporre la malizia e accagliere la parola di Dio

22

Mettere in pratica la Parola

Conseguenze dell'ira

Una sola parola

Sporcizia e malvagità spuntano fuori dall'ira. · Ilario di Arles,

Giacomo non dice: «delle parole», ma della Parola) sebbene nella Chiesa vengano lette, dette e ascoltate frequentemente e in modo solenne tante parole delle s~ ere Scritture. Agostino,

Trattato introduttivo alla lettera di Giacomo

-

Discorsi 71, 13, 22

Sporcizia e malvagità Non può operare il bene chi nc;m ha dapprima purificato se stesso dal male. Con sporcizia s'intendono anzitutto le realtà esterne che corrompono il corpo e l'anima," mentre con malvagità s'intende piuttosto la malvagità che sta all'interno dell'uomo. Tutt'e due devono essere vinte se ci apprestiamo a compiere il bene. Beda il Venerabile,

Sulla lettera di Giacomo

Corruzione dall'interno e dall' esterno Questo viene detto del peccato che corrompe l'uomo, che dimora in noi quale causa del male. Però, al di fuori di noi c'è un altro tipo di male che ci si avvicina furtivamente, senza farsi accorgere, ed è opera di demoni che si oppongono a noi. Andrea,

Catena

Mettere in pratica la Parola Indubbiamente da parte mia o di chiunque vi predica la parola non è veduto il vostro cuore: non si può giudicare che cosa facciate all,interno dei vostri pensieri. Cosa impossibile all'uomo, Dio scruta: a lui non può nascondersi il cuore umano. Non ingannate voi stessi, fratelli miei, che pure siete venuti con desiderio ad ascoltare la parola; se non mettete in pr~tica ciò che avete ascoltato, smentendo voi stessi. Considerate che, se è attraente r ascoltare, quanto più il realizzare. Se non ascolti, se trascuri di ascoltare, non edifichi nulla. Se ascolti e non metti in pratica, metti mano ad una rovina. Agostino,

Discorsi 179, 7 -8

Ricorda In altre parole, poni mente a quando sei stato salvato.

Evitare l'abitudine alla malvagità Per quanto uno possa cadere spesso nell'impurità, quanto più velocemente ne

Andrea,

Catena

50

Giacomo

Dare seguito alla parola ascoltata Giacomo sa che alcuni ascoltano con attenzione, ma anche durante r ascolto il loro entusiasmo può cominciare a raffreddarsi. Perciò aggi1:J11ge queste parole, in modo che possano dare seguito a quanto hanno ascoltato. Ecuinenio, Commento a Giacomo

23

Ascoltatori della Parola ·

Il Nuovo Testamento, specchio di perfezione Ci sono due tipi di specchi, uno piccolo e uno grande. In uno specchio piccolo vedi. cose piccole: si tratta dell'Antico Testamento, che non ha mai portato nessuno a perfezione. In uno specchio grande vedi cose grandi: è grande la nuova legge del Vangelo, perché in essa si vede la pienezza della perfezione. Ilario di Arles, Trattato introduttivo alla lettera di Giacomo

Confermare la Parola Se uno è un semplice ascoltare della parola, e non la mette in pratica nelle opere, perderà presto anche la parola, perché gli scivolerà via dalle mani e scomparirà. Andrea,

mentica immediatamente quel che ha visto. . Ecumenio, Commento a Giacomo

24

La persona allo specchio

Ricordare la nostra rigenerazione Abbiamo appreso che Dio ci ha fatti a sua immagine, che ci ha dato nuova vita con il lavacro della·rigenerazione. Tuttavia, se non rimaniamo in quella contemplazione con le azioni, perderemo la grazia che ci è stata data. Chi tuttavia ricorda di essere stato rigenerato dall'alto, di essere stat9 giustificato, e santificato ed annoverato tra i figli di Dio, non affiderà se stesso ad opere che rifiutano questa grazia. Andrea, Catena

Dimenticare l'immagine divina in . no1 Avviene così per la persona che ha usato la legge mosaica per contemplare ad immagine di chi è stato creato, ossia ad immagine e somiglianza di Dio Creatore, però poi non trae conclusioni pratiche da questa contemplazione, anzi torna a quello che era prinia. Ecumenio, Commento a Giacomo .

Catena 25

Dimenticare la Parola Giacomo usa il comune specchio come metafora dello specchio intellett._uale, però senza spingersi nei dettagli. E come se stesse affermando che chi ascolta un sermone ma - non lo mette niente in pratica è come un uomo che avendo visto se stesso nello specchio di-

La legge p_er/etta della libertà

Provare gioia nella legge della libertà ,

Questa è la legge della libertà e non della servitù, perché appunto legge di carità e non di paura. Perciò lo stesso PaoM lo certamente non era più terrorizzato èome schiavo dalla legge di Dio, ma nel suo intimo ne era dilettato. Tuttavia vede an-

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La via della giustizia (1, 16-27)

cora nelle sue membra un'altra legge opposta alla legge della sua mente (cf. Rm 7, 22-23 ). Agostino, La natura e la grazia 57, 67

lunnie, menzogne, . bestemmie, stoltezze, e dallo stesso multiloquio e da altri pec. cati che è solito commettere, si vanta inutilmente della giustizia delle opere. . Beda il Venerabile,

Sulla lettera di Giacomo

Buone intenzioni La felicità spirituale viene conquistata non con parole vuote bensì mettendo in pratica le nostre buone intenzioni. , Beda il Venerabile,

Vera religione Questa regola è il punto di partenza della vera religione. · Andrea,

Sulla lettera di Giacomo

Catena

La legge perfetta affranca

La pratica della religione

La legge spirituale ha in sé qualcosa di magnifico ed altamente desiderabile; essendo perfetta e senza alcun difetto, chi la segue abbandona ogni dubbio, e viene persuaso a rimanere in essa. La legge perfetta rende liberi in quanto è la legge di Cristo, che ci libera da ogni schiavitù della carne, sia che questo significhi osservanza del sabato, circoncisione, purificazioni rituali, o qualunque altra cosa . .Ecumenio,

Se vuoi essere religioso sul serio, nori dimostrarlo con la tua conoscenza· della legge ma col tuo modo di metterla in pratica. Religione sembra significare qualcosa in più della e le sue labbra da parole d,inganno (Sal 34, 13; 1Pt3, 10). Il peccato che ·viene dalla lingua, infatti, è a portata di mano ed ha molti volti, si rivela nella collera, nella concupiscenza, nell'ipocrisia, nel giudizio e nella falsità. Abbiamo bisogno di richiamare i m·olti nomi che sono dati ai pecc~ti della lingua? Da essa provengono calunnie, trivialità, idio. . .. . . zie, cose 1mpropne, mormoraz10nt, parole inutili, spergiuri, falsa testimonianza: è dalla lingua che scaturiscono tutte queste cose cattive e anche altre. Basilio di Cesarea, Catena

Proteggere la lingua Più della lingua, pertanto, custodisci quel che da essa proviene: essa è come un cavallo regale. Se tu gli metti il morso in . bocca e lo domi, si adatta e il re può montare.tranquillo. Ma se lo lasci andare sfre. nato, diventa il veicolo del diavolo e dei suoi angeli. Giovanni Crisostomo,

Catena

73

Controllare la lingua (3, 1-12)

La lingua splendente

Un mondo di male

La lingua è w1 fuoco che può distruggere un'intera foresta di virtù solo dicendo cose cattive. Questo fuoco è lesatto opposto di quel fuoco che salva, che pure è come una lingua e consuma tutta l'itnmondizia e gli scarti dei nostri vizi, mentre rivela i recessi del cuore. I santi ne sono infiammati, bruciano con amore per causa sua, e con la loro predicazione hanno reso altri splendenti come lingue di fuoco. ·

La lingua viene descritta come un «mondo» di male, perché la parola mondo implica una grande quantità. La frase dovrebbe così essere interpretata come «un grande male». Ecumenio,

Beda il Venerabile, Sulla lettera di Giacomo

Indurre all'avventatezza Giacomo non ha affermato che il corso della nostra vita incendia la lingua, bensì che la lingua incendia il corso della nostra vita: spinge a prendere decisioni sbagliate e induce all'avventatezza. Perciò la nostra vita viene condotta fuori strada e sottoposta a mille tipi di sconvolgimento.

Andrea, Catena Un~

cancrena per l'anima

La lingua millantatrice imbratta il corpo intero ed è una cancrena per l'anima. Pacomio, Comunione 3, 38

Commento a Giacomo 7

Domare gli animali

Domare la lingua selvatica Si legge in Plinio che un padre di famiglia riuscì ad addomesticare un immenso aspide, sicché il serpente ogni giorno veniva fuori dalla tana e veniva a ricevere il cibo del giorno alla tavola dell'uomo. Abbiamo letto anche in Marcellino di una tigre addomesticata che fu spedita all'imperatore Anastasio dall'India. Giacomo dunque vuole far capire che questo tipo di cose è un gioco da bambini a confronto con l'arte di domare la lingua, ·perché la lingua è molto più selvatica e feroce di qualsiasi animale.

· Beda il Venerabile, Sulla lettera di Giacomo

Controllare la lingua A Giacomo risulta stravagante il fatto che siamo capaci di addomesticare tutte le creature ma non siamo capaci di controllare la lingua. Andrea, Catena

Scottature d'iniquità

8

L'iniquità ci segna allo stesso modo in cui il legno viene bruciato dal fumo, e l'inferno brucia come un fuoco. Ilario di Arles,

Capace di ferire

Trattato introduttivo alla lettera di Giacomo

Domare la lingua

La lingua è una spada affilata. Ma cerchiamo di non ferire altri con essa; piuttosto usiamola ·per asportare la cancrena dei vizi. Giovanni Crisostomo,

Catena

74

Giacomo

Addomesticare la lingua è più difficile che addomesticàre una bestia Non mi sembra che si po~sa intendere alla maniera in cui la spiega Pelagio: in/atti è stata annunziata la buona novella anche ai morti~ perché pur avendo subìto} perdendo la vlta del corpo, la condanna comune a tutti gli' uomini: vivanò secondo Dio nello spiri. to (4, 1-6). · Avendo Cristo sofferto nella carne, anche noi che lo seguiamo dobbiamo allontanarci dai desideri della carne e vivere nello Spirito di .Dio. Cristo era passibile nella sua carne (Cirillo di Alessandria), ma impassibile nella sua divinità (Severo di Antiochia). Cristo non morì nella sua divinità (Atanasio), ma nella sua carne (Niceta di Remesiana). I santi che hanno sottoposto i loro corpi al martirio per mano di persecutori violenti si astennero dai peccati, per quanto possibile, fino alla fine (Beda il Venerabile). Quindi dobbiamo allontanarci dalle azioni malvagie della vita pagana e non imitare quelli che sono ricaduti nella dissolutezza (Severo di Antiochia, Teofilatto), che si sorprendono del fatto che non corriamo con loro verso il «torrente di perdizione» (Severo di Antiochia, Ecumenio). Dopo la sua morte in croce Cristo predicò agli inferi nello stesso modo in ·cui aveva predicato ai vivi sulla terra (Ecumenio). Cristo discese agli inferi a predicare il vangelo ai morti perché a quelli che già erano stati giudicati nella carne volle dare un'opportunità di vivere nello Spirito. Beninteso, non è che in questo modo Cristo diede l'opportunità a tutti di andare in paradiso; al contrario, discese agli inferi a liberare soltanto quei pagani morti prima del ·s uo arrivo, ma che aveva scelto come appartenenti al suo popolo. Se la · parola morti in questo passo intenda gli increduli (Agostino), morti nelle loro trasgressioni (Andrea), o quelli che avendo peccato attendono il giudizio finale (Severo di Antiochia), fu dibattuto a lungo dai Padri. Che il vangelo venga predicato anche «ai morti» fu interpretato variamente nel senso di morti in stato di peccato (Isho'dad di Merv), o all'infernc» (Ilario di Arles, Ecumenio, Teofilatto), o pagani (Andrea), o pericolosi criminali (Bed~ il Venerabile). · ',

4 1 '

Ho presentato il dorso ai flagellatori

Cristo soffrì nella carne

Cristo non morì nella sua divinità L'apostolo non affermò che Cristo morì nella sua divinità bensl nella sua carne, quasi a sottolineare che non era la sua natura divina a soffrire ma quella umana. Le sofferenze appartengono al corpo. Ma se la carne appartiene al Verbo, le sofferenze della carne devono essere attribuite al Verbo. Atanasio,

Catena ·

Perché si credesse che Cristo è il Redentore di tutti, grazie all'incarnazione, prese su di sé le sofferenze della carne, come Isaia aveva profetizzato: Ho presen-

tato il dorso ai flagellatori~ la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi (Is 50, 6) . Cirillo di Alessandria, Lettere 39

1 Pietro

148

Unione di due nature

Dalle sue ferite sgorga la salvezza

Annunciando che avrebbe sofferto e sarebbe morto nella carne, Cristo affermava di essere passibile nella carne ma impassibile nella divinità. Egli non è diviso nell'unione ineffabile delle nature, ma rimane un solo ·Signore, un solo Cristo e un solo Figlio, una persona e un'ipostasi, quella del Verbo incarnato. Facendosi uomo divenne capace di sofferenza e di morte, tuttavia nella natura divina che possedeva dall'eternità rimase impassibile, e consostanziale con il Padre e lo Spirito. Essendo però anche consostanziale con noi, era capace di partecipare alle nostre sofferenze e lo faceva in verità e libertà. Severo di Antiochia, Catena

Cristo fu soggetto a patimenti non nella sua divinità ma soltanto nella sua carne, come Dio non essendo suscettibile di passione. Patl dunque secondo la carne, come infatti insegna l'Apostolo, perché dalle sue piag~e sgorgasse la salvezza del genere umano; lo aveva anche predetto il profeta Isaia con quelle parole: Ed egli patt' per i nostri peccati:· per le sue piaghe noi siamo stati guariti (Is 53, 5). Niceta di Remesiana, Spiegazione del Credo 5

Confortare i sofferenti L'apostolo Pietro ha dato questo conforto a chi di noi è legato dalle catene

2

Servire la volontà dt' Dio

Testimone del Vangelo La volontà di Dio, ossia la testimonianza del Vangelo, scaccia ogni interesse che possiamo avere nella gloria umana. Ilario di Arles,

Commentario introduttivo su 1 Pietro

della persecuzione.

Beda il Venerabile, Su Atti 12, 7

Astenersi dal peccato Non c'è dubbio che i santi che hanno dato il corpo al martirio per la violenza dei persecutori si astennero dai peccati, per quanto possibile, fino alla fine. Chi avrebbe avuto tempo di pensare al peccato mentre veniva crocifisso, lapidato, gettato in pasto ai leoni, bruciato in olocausto, seppellito vivo con scorpioni o cose del genere? Non avrebbe maggiormente desiderato di ottenere una corona eterna di gloria appena fini~e quelle sofferenze? Pietro ci esorta ad avere lo stesso atteggiamento, Beda il Venerabile, Su 1 Pietro

Morti al peccato Confronta questo passo con quello di Paolo: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui (2 Tm 2, 11) e: morti al pecca-

to) ma viventi per Dio) i·n Cristo Gesù (Rm 6, 11). Teofilatto,

Commento a 1 Pietro

' Basta col tempo trascorso Soddisfare le passioni Quello che Pietro vuol dire è che dobbiamo allontanarci dalle azioni cattive della vita pag·ana e non ritornare agli antichi modi di comportarci, né imitare quelli che sono ricaduti nella depravazione e nell'ubriachezza. Severo di Antiochia, Catena

149

La vita nello Spirito (4, 1-6)

Fare quello che i pagani amano

Giudizio finale

Pietro sembra dire: Non ne hai avuto abbastanza dei piaceri di un tempo? O desideri ancora quella vita pagana? In relazione a questo fa notare i vari tipi di depravazione. Teofilatto, Commento a· 1 Pietro

Questo accadrà nel futuro, quando ognuno dovrà essere pronto a dar conto di sé, e nessuno ·potrà impedirlo. Tutto sarà nudo di fronte a Dio, che giudicherà il giusto e il peccatore. In quel tempo giudicherà e separerà gli uni dagli altri, come il Salvatore stesso ha detto: Porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra (Mt

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25, 33).

Non correte insieme con loro .

Severo di Antiochia,

Catena

Pagani che si sorprendono dei cristiani Costoro rimangono sorpresi quando ci vedono una volta per tutte rivolti al bene, senza correre con loro