La Bibbia commentata dai padri. Nuovo Testamento: Atti degli Apostoli [Vol. 5] 8831193872, 9788831193870

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La Bibbia commentata dai padri. Nuovo Testamento: Atti degli Apostoli [Vol. 5]
 8831193872, 9788831193870

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CO~VI ~vi [~TATA

DAI PADRI

Li Bibbia. il libro per eccellenza: documento storico. cultur.1le e religioso. 111;1 ;mche e soprattutto cesto riH"iato a cui si riferiscono le ,·,1rie confessioni e comunit~l cristiane. ncssun ';1lm1 opem nella scoria dell' uomo è sÙHa .11trett•ll1CO lett> 14. Se le omelie di Crijostomo non abbandonano mai il legame con la realtà e con le problematiche che investivano il popolo deifedelz: rendendosifortemente intrise di un senso straordinariamente concreto delle situazionl anche il discorso di Beda, seppur in forma assolutamente distinta, rivolge una particolare attenzione al momento storico, al fattore cronologico in cui vengono a realizzarsi gli eventi narrati negli Atti degli Apostoli. È, questo, un aspetto che appartiene intimamente allo spirito letterario di Beda il Venerabile, che lo porta a individuare l'esatta datazione di avvenimenti di particolare rilievo storico, come nel caso del concilio di Gerusalemme dove egli: rifacendosi ad un passo della Lettera ai Calati (2, 1-2) dove Paolo.fornisce alcuni dati cronologici precisi: arriva a concludere quanto segue: «Ne consegue che Pietro venne a Roma nello stesso quattordicesimo anno dopo la morte del Signore in cui a Gerusalemme Paolo parlò con lul cioè nel quarto anno del regno di Claudio, e insieme, se non mi sbaglio, con questa spiegazione si prova che t1apostolo Paolo si convertì alla fede nello stesso anno in cui il Signore mori' e risorse» 15. Naturalmente l'opera di Beda risenti' fortemente di tutta l'epoca patristica che lo aveva preceduto e in più occasioni troviamo riferimenti espliciti ad altri Padri della Chiesa, quali Agostino, Girolamo, Didimo il Cieco, Gregorio Magno, fonti inesauribi12 Ibid.

13 Ibid. 14 Ibid. 15 Ibid.

4, 12. 4, 11. 2, 19. 15, 2.

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Introduzione ad Atti degli Apostoli

li e necessarie di riflessione su significativi aspetti teologici e dottrinali che il monaco spesso risolve citando quasi letteralmente gli autori più antichi. Dunque} seppur particolare nella sua natura letteraria} PEsposizione degli Atti degli Apostoli si inserisce bene in questa selezione di passi su/testo lucano} dimostrandosi sicuramente singolare nel metodo e nei contenuti: ma fondamentale per rendere com. prensibile nei suoi aspetti più profondi il messaggio scritturistico rivelato in questo libro. Didimo il Cieco ·e Ammonio di Alessandria Accanto alle Omelie sugli Atti degli Apostoli di Giovanni Crisostomo e alfEsposizione degli Atti degli Apostoli di Beda il Venerabt'le abbiamo deciso di inserire alcune catene di autori greci da noi ritenute particolarmente interessanti e significative ai fini proposti da questa collana. Parliamo per f appunto delle catene sugli Atti degli Apostoli di Didimo il Cieco e di Ammonio di Alessandria. Per quanto concerne il primo autore} Didimo il Cieco} le notizie su lui non sono molte; sappiamo che operò nel IV secolo nelfambito del didaskaleion origeniano} ove probabilmente ricoprì anche le funzioni di scolarca} secondo la testimonianza di Rufino} che lo presenta come «il maestro della scuola ecclesiastica d'Alessandrt'a approvato da Atanasio» 16. Il commento al volume degli Atti si inserisce fra le opere di questo autore che ci sono rimaste solo in forma frammentaria} ma, nonostante la brevità e la discontinuità del discorso esegetico, si conserva in maniera molto chiara la forma espressiva e lo stampo interpretativo dell'Alessandrino. L'opera di Didimo, infatti: nel rispetto di una tradizione cara alla scuola origeniana, si mantiene fortemente legata all'indirizzo esegetico allegorico. I:autore è attento così a spiegare i vari significati nascosti nel!'opera lucana, prestando maggiore attenzione ai discorsi e alle parole di Paolo e degli altri apostoli durante le loro peregrinazioni. La grande formazione culturale di Didimo viene fortemente messa in luce in queste pagine, in particolare nelle spiegazioni che egli offre al testo evangelico dove pone in parallelo le posizioni della comunità cristiana con le scuole di pensiero e con le eresie del passato e del suo tempo. Didimo pone una particolare attenzione alla figura di Pietro che egli descrive nella sua umanità, presentandolo quale volenteroso persecutore della via di Cristo, ma soggetto come l'uomo comune al!'errore e bisognoso ancora di insegnamenti. Lo stesso Paolo appare, nel!'esegesi dell'Alessandrlno, fiducioso nell'intervento divino e in costante necessità di risollevarsi mediante il consiglt'o della grazia. Aspetto che pone Didimo su una posizione nettamente diversa rispetto agli esegeti' presentati in questa selezione di passi sugli Atti degli Apostoli è la questione - peraltro fondamentale in questo libro neotestamentario, come abbiamo finora messo in evidenza - del rifiuto dei giudei di accettare Cristo. Il maestro alessandrino si dimostra più accondiscendente nei confronti del popolo di Israele, limitandosi ad a/fermare che 16 Rufino,

Storia ecclesiastica 2, 7.

Introduzione ad Atti degli Apostoli

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«in Cristo non c'è distinzione tra giudei e gentili» 11, e, rispetto al problema della missione degli apostoli fra i popoli~ Didimo così conclude: «Dal momento che la razza umana è stata suddivisa in due gruppi religiosi, giudei e pagani, è stata operata anche una divisione fra i messaggeri del Vangelo in modo tale che alcuni fossero assegnati ad insegnare ai giudei, altri ad essere apostoli delle nazioni» 18. : Pur operando nello stesso ambito culturale} assai distinta è la penna di Ammonio. I:impegno esegetico di questo autore} probabilmente presbitero ed economo della Chiesa alessandrina secondo le poche testimonianze in nostro possesso, si inserisce invece in un periodo più tardo} operando egli fra il V e il VI secolo. Anche nel caso di Ammonio la Catena sugli Atti degli Apostoli si presenta a noi solo in forma frammentaria. I:esegesi di questo autore si sviluppa .alt'interno del!' opera in forma più semplice e meno impegnativa per il lettore rispetto a quella del suo predecessore Didimo} ma allo stesso modo efficace a rendere più chiaro il messaggio messianico contenuto nel libro degli Atti. . La vera chiave di lettura è in Ammonio il Verbo incarnato di Dio nel quale si realizza la promessa salvifica e nel quale trova compimento la stessa legge messianica: «Coloro che credono in Cristo sono giustificati e ottengono l'assoluzione dai loro peccati. Infatti la legge di Mosè non era ingiusta. Piuttosto, era dura e capace di giustificare solo coloro che avevano rispettato la legge alla lettera ... Dal momento che la legge non era in grado di giustificare alcuno} la sua incapacità di correggere rese il popolo incapace di essere giustificato dai precetti della legge» 19. Il linguaggio di questo autore si/a più rilassato e più conciliante rispetto al peccato e alt'errore umano. La stessa interiorità dell'uomo assume un ruolo di primo piano nella redenzione dai peccati, in quanto «la fede è una libera scelta» 20} e nello stesso giudizio umano l'essere ritrova la causa del proprio stato terreno: «il giudizio è dentro di noi come pure il destino del nostro stato futuro» 21. Naturalmente Ammonio non dimentica di assegnare il merito del trionfo del!' uomo sul male alla grazia divina} che ha il potere e la capacità di leggere nel!'animo umano e glorificare gli uomini degni della salvezza eterna; diversamente} «se Dio non apre il cuore di qualcuno, è perché quella persona è empia e accoglie le sue parole invano» 22. La figura di Paolo assume nelle pagine di Ammonio un valore tutto spirituale, dotato anche del potere profetico trasmessogli dallo Spirito Santo; la sua forza interiore motivata dalla fede e la sua fiducia nella Verità di Cristo lo spingono ad affrontare ogni situazione di necessità con assoluta determinazione, divenendo punto di riferimento per i suoi compagni e vero maestro della Parola rivelata contro l'inganno causato dalle dottrine eretiche.

17 Didimo il Cieco, Catena sugli Atti degli Apostoli 10, 10. 18 Ibid. 18, 18. l9 Ammonio di Alessandria, Catena sugli Atti degli Apostoli 13, 39. 20 Ibid. 16, 29-30. 21 Ibid. 13, 46. 22 Ibid. 16, 14.

Introduzione ad Atti" deglz' Apostolz'

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Aratore Un altro autore che abbiamo ritenuto particolarmente interessante e che crediamo si inserisca bene in questa selezione di passi è il poeta Aratore. Ben poco sappiamo di lui, se non alcune limitate informazioni che desumiamo dai suoi stessi scritti e dagli accenni/atti da Cassiodoro e da Ennodio di Pavia. Vissuto nel VI secolo e originario del nord d'Italia, probabilmente maestro di retorica, Aratore di- · mostra un'elevata cultura letteraria e teologica. Conserviamo della sua produzione letteraria un poema in due libri sugli Atti degli Apostoli: presentato in questo volume come Storia apostolica. I due libri in cui è suddivisa l'opera sembrano identificare l'intenzione stessa del!'autore di presentare, in due distinte sezioni: i due personaggi considerati centrali negli Atti degli Apostoli, Pietro e Paolo. Per questo il poeta sceglie solo alcuni episodi del te. sto neotestamentario, offrendo per lo più un tipo di interpretazione allegorica e morale. Lo scopo principale di Aratore è quello di mostrare la centralità del!'opera dei due apostoli nel provvidenziale disegno divino di diffusione del Verbo di Cristo: «Primo tra gli apostoli: Pietro venne chiamato dalla sua piccola barca; la schiera squamosa era abituata ad essere pescata dal suo pescatore; improvvisamente, visto dalla riva mentre get. tava le reti: egli stesso meritò di essere richiamato,: la pesca di Cristo si degnò di afferrare un discepolo che avrebbe dovuto gettare le sue reti per catturare la razza umana» 23 . Tra l'Antica Alleanza e la Nuova esiste un fattore di continuità che non distorce la verità e non allontana il popolo dalla visione di Dio, ma anzi lo rende più forte nella fede, vedendo la realizzazione della perfezione della maestà divina nella coincidenza delle azioni e delle parole dei profeti e degli ap-ostoli: «Le azioni di Mosè e Paolo, se osservate attentamente, sono diverse nelle circostanze ma simili nelle motivazioni, e la ripetuta salvezza emerge da entrambe: in essa Cristo è l'Agnello ed è anche considerato il Pane del cielo, che lui stesso istruisce» 24. Le parole dei discepoh voce altisonante di Cristo, divengono nei vetsi di Aratore il vero nutrimento dei popoli e la salvezza sarà vicina ai peccatori quanto più vorranno avvicinarsi e seguire l'insegnamento di Pietro e Paolo. Altro elemento caratterizzante della poetica aratoriana è l'attenzione rivolta alla mistica dei num_eri> pertanto, il poeta si sofferma talvolta a spiegare il senso profondo dei numeri in relazione alla sostanza divina, come nel caso di At 2, 15 («essendo appena le nove del mattino»): «La terza ora venne celebrata con le parole celesti: l'unico Dio ha questo numero, una singola sostanza distinta in tre persone; una sostanza che molti esempi ci dimostrano essere anche allo stesso tempo rappresentata dall'ora terza» 25. Nella poesia di Aratore si uniscono compenetrandosi intimamente fra loro temi morali: filosofici e teologici: caratterizzando fortemente il tipo di linguaggio esegetico usato da questo autore, a dimostrare ancora una volta quanto varia e dissimile possa essere la strada perseguita dagli esegeti cristiani antichi nella interpretazione della Scrittura. 23 Aratore, 24 Ibid. 2. 25 Ibid. 1.

Storia apostolica 1.

Introduzione ad Atti degli Apostoli

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Gli altri autori patristici Una serie di altri autori sia di area orientale che occidentale hanno commentato il testo degli' Atti degli Apostoli. Tali opere sono giunte a noi solo in forma molto frammentaria) ma) per quanto è stato in nostro potere di fare) abbiamo tentato di riproporre tali commenti all'interno di questa selezione, riuscendo in questo modo a restituire importanza ad opere spesso meno conosciute) ma sicuramente significative agli scopi prefissi dalla collana della Bibbia commentata dai Padri. Pertanto ci siamo sentiti in dovere di inserire alcuni/rammenti delle catene sugli Atti degli Apostoli di Cirillo di Alessandria, Teodoreto di Cirro) Severo di Antiochia, Ireneo di Lione e Isidoro di Pelusio) che - come.il lettore potrà appurare - arricchiscono compiutamente il panorama esegetico da noi'messo in rilievo con questo volume. Il presente lavoro contiene, altresl ulteriori passi patristici non precisamente dedicati a questo testo scritturistz'co, ma in qualche modo connessi con esso tramite riferimenti e citazioni tese a spiegare problematiche particolari in ordine a importanti questioni teologiche e dottrinali.· In questo modo è stato facile per noi riscontrare molteplici riferimenti in opere di Padri della Chiesa orientale, quali Clemente di Alessandria, Origene) Eusebio di Cesarea, Gregorio di Nissa) Cirillo di Gerusalemme, Efrem il Siro) e della Chiesa occidentale, quali Tertulliano, Ambrogio, Girolamo, Agostino, Ilario di Poitiers) Giovanni' Cassiano, Cassiodoro) Gregorio Magno. Indubbiamente, in forme e in contesti divers~ i singoli autori citati arricchiscono il discorso esegetico e interpretativo degli Atti degli Apostoli di significati e di valori profondi e intrinsecamente legati alla tradizione culturale della Chiesa antica, concorrendo efficacemente a far risaltare di colori brillanti l'intrecciato mosaico della Scrittura. Ci piace concludere questa introduzione con un breve passo tratto dal Commento morale a Giobbe di Gregorio Magno: «La Scrittura è superiore di gran lunga ad ogni · scienza e conoscenza, anche a prescindere dal fatto che insegna la verità e ci chiama alla patria celeste. Essa converte il cuore del lettore dai desideri tl:rreni a quelli eterni> con la sua oscurità stimola i forti e col suo umile linguaggio attrae i piccoli~· non è così ·oscura da incutere timore né così chiara da_ deludere)· non annoia chi la frequenta, anzi~ quanto più uno la medita tanto più tama»26. GIANLUCA PILARA

26 Gregorio

Magno, Commento morale a Gt'obbe 20, 1, 1.

ATTI DEGLI APOSTOLI

LA PROMESSA DELLO SPIRITO )SANTO

Nel mio primo libro ho già trattato, o Teofilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui~ dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi~ ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre «quella - disse - che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni» (1, 1-5). Nei primi capitoli del libro degli Atti Luca intende dimostrare come coloro che credono in Gesù costituiscano la gente nuova di Dio. Il primo capitolo è come una preparazione alla Pentecoste, la nuova esperienza formativa che inaugura la Chiesa. Luca dapprima lega il presente racconto al suo libro precedente (At 1, 1-2), poi, in cinque paragrafi, ricorda la promessa dello Spirito Santo fatta da Gesù (At 1, 3-5), la discussione riguardo il regno e la missione degli Apostoli (At 1, 6-8) e la partenza e l'intronizzazione di Gesù (At 1, 9-11). Segue quindi una descrizione dei discepoli che obbediscono a Gesù e attendono in preghiera (At 1, 12-14) e infine la ricostituzione dei Dodici tramite la scelta di Mattia (At 1, 15-26). Sebbene i Padri non commentino diffusamente l'approccio letterario di Luca, sono però sensibili ad alcune caratteristiche di questo secondo libro, come ad esempio al fatto che esso descriva il compimento di ciò che Cristo aveva fatto e preannunciato. Indirizzano anche la nostra attenzione al ritmo del "dire e fare" menzionato da Luca. Sono attenti al significato di ciò che Luca sottolinea narrando ciò che Cristo diede loro come prova della sua risurrezione e sono consapevoli del fatto che il periodo di quaranta giorni tra la risurrezione e l'ascensione non è riportato in nessun altro passo dei Vangeli se non qui. Infine apprezzano il fatto che Luca nomini lo Spirito Santo fin dall'inizio di questo secondo libro, preparandoci così a vedere la sua teologia della Chiesa. Come osserva Crisostomo, gli Atti ci dicono ciò che l' «altro Paracleto» disse e fece.

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1

Atti degli Apostoli

Tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio

Il vantaggio di leggere il secondo libro · Per molte persone questo libro, sia il suo contenuto che il suo autore, è talmente poco noto che sono a malapena info~­ mati della sua esistenza. Ho pertanto deciso di occuparmene, sia per farlo conoscere a chi non lo conosce, sia affinché un simile tesoro non venga ignorato. Non ci servirà, infatti, meno dei Vangeli stessi, tanto è ricco di sapienza e di dottrina cristiana, specialmente per quello che dice riguardo allo Spirito Santo. Non scorriamolo quindi frettolosamente, ma soffermiamoci su di esso attentamente. Qui possiamo vedere come le predizioni che Cristo afferma nei Vangeli si verifichino effettivamente. La verità rifulge in maniera limpida attraverso gli accadimenti e un grande cambiamento in meglio avviene nei discepoli una volta che lo Spirito Santo scende su di loro. Le parole che udirono dire da Cristo - Chi

crede in me compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi (Gv 14, 12) - e gli eventi che egli previde, cioè che sarebbero stati portati davanti a governatori e re e che sarebbero stati flagellati nelle loro sinagoghe (cf. Mt 10, 18), che avrebbero sofferto cose terribili ma le avrebbero superate tutte, che il Vangelo sarebbe stato annunziato in tutto il mondo (cf. Mt 24, 14), t.utte queste cose in questo libro si racconta che avvennero esattamente come era stato predetto, e molte altre cose ancora che lui disse mentre stava con loro. Giovanni Crisostomo,

Omelie sugli Atti degli Apostoli 1

Colui che ama Dio Teofilo significa colui che ama Dio o è amato da Dio. Chiunque perciò ama Dio creda che questo libro è stato scritto per

lui e qui trovi la salvezza della sua anima, perché lo scrittore è il medico Luca. Si noti che dice: ciò che Gesù cominciò a fare e a insegnare, prima a fare e poi a insegnare perché Gesù, per formare un buon maestro, non ha insegnato sè non ciò che aveva fatto.

Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli l, 1

Insegnando prima attraverso le azioni, poi attraverso le parole Osservate come Cristo avvalorasse le sue parole mediante le azioni. Disse: Impa-

rate da me che sono mite e umile di cuore (Mt 11, 29). Ci insegnò a essere poveri e lo mostrò con le sue azioni, perché disse: Il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo (Mt 8, 20). Ancora, ci ordinò di amare i nostri nemici e ci insegnò questa lezione sulla croce quando pregò per quelli che lo avevano crocifisso. Disse: A chi ti vuol

chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello (Mt 5, 40). Non diede solo la sua tunica, ma anche il suo sangue. Ordinò anche agli. altri di insegnare in questo modo. Perciò Paolo disse anche: Guardate a quelli che si comportano

secondo !'esempio che avete in noi (Fil 3, 17). Niente è più inutile di un maestro che mostra la sua saggezza solo attraverso le parole, perché non è un maestro, ma un ipocrita. Per questa ragione gli Apostoli dapprima insegnarono tramite la loro condotta e dopo tramite le parole. Si potrebbe quasi dire che non avevano bisogno di parole, dal momento che già le loro azioni parlavano chiaramente. Anche la passione di Cristo può essere definita azione, perché nella sua passione Cristo compì quel1'atto immenso e meraviglioso con il quale sconfisse la morte·e realizzò tutto ciò che fece per noi. · Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 1

La promessa dello Spirito Santo (1, 1-5)

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Il rimprovero della coscienza

Esercitatevi prima di pregare

Resta svergognato, anche se ha una dottrina splendida, chi. si sente condannare dalla propria coscienza. E spreca il fiato chi predica la povertà e insegna a far l'elemosina, se poi si gonfia per le sue ricchezze da Creso; come pure è inutile che si copra con uno straccio di mantello chi combatte contro le tignole per custodire vestiti di seta. Girolamo, Lettere 127, 4

Badate a non precipitarvi a insegnare prima di agire, così da essere inclusi tra coloro di cui parla il Signore nel Vangelo quando dice ai discepoli: Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere perché dicono e non fan"'. no. Legano infatti pesanti fardelli e· li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito (Mt 23, 3-4). Giovanni Cassiano, Le collazioni 14, 9

Il senso di tutto 2

Con tali affermazioni fa comprendere chiaramente che in antecedenza aveva scritto un altro libro, ed esattamente 'uno dei quattro Vangeli, la cui autorità è preminente nella Chiesa. In questo Vangelo, secondo lattestazione dell'autore, sarebbe narrato tutto ciò che Gesù cominciò a fare e insegnare fino al giorno in cui diede l'incarico ufficiale agli Apostoli. Questa sua affermazione non la si deve intendere nel senso che egli nel Vangelo abbia raccontato tutte le cose che Gesù fece e disse nel tempo che rimase in terra e visse con gli Apostoli. Ciò sarebbe in contrasto con quel che afferma Giovanni, e cioè che Gesù fece molte altre cose, le quali, se fassero poste in iscritto, il mondo intero non basterebbe per contenere il numero dei libri che ne verrebbero fuori (Gv 21, 25). Del resto, anche facendo il confronto fra Luca e gli altri evangelisti si trovano parecchie cose che, omesse da Luca, vengono riferite dagli altri. Se pertanto dice che ha raccontato tutte le cose concernenti Gesù, lo dice in riferimento alle cose che riteneva sufficienti, per l'affinità e la pertinenza, al compito che si era assunto; e quindi, fra tutte le gesta del Signore, ne scelse alcune per comporre il suo racconto. Agostino, Il consenso degli evangelisti 4, 8, 9

Il giorno in cui Cristo fu assunto in cielo

I comandamenti di Cristo· Cosa comandò? Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni~ battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28, 19). Grande è la lode degli Apostoli, ai quali è stato affidato un tale compito, vale a dire la salvezza del mondo intero. Parole piene di Spirito! A questo allude l'espressione: Attraverso lo Spirito Santo, come a voler dire: Le parole che vi ho detto sono piene di Spirito (cf. Gv 6, 63 ). Disse tutto ciò con l'intenzione di imprimere nell'ascoltatore il desiderio di apprendere i comandamenti e condividere la fede con gli Apostoli. Difatti le parole che sono piene dello Spirito sono i comandamenti di Cristo. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 1

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Apparendo per quaranta giorni

Mangiò per dimostrare la sua urna.' n1ta Attraverso i miracoli compiuti durante i quaranta giorni in cui si mostrò lo-

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Atti degli Apostoli

ro, il Signore rinsaldò la fede di coloro a cui aveva offerto di essere suoi testimoni fino agli estremi confini della terra. I miracoli della creazione non potevano celare Dio. Quale prova della sua reale umanità più evidente del mangiare poteva fornire colui che era risuscitato? I corpi umani mostrano di essere vivi in questo modo. Prima di salire in cielo, continuò a_camminare nel bosco sacro dell'ulivo perché per il suo sacro ·germoglio è un posto di luce e pace. Desiderava tornare in cielo da quel luogo, da dove la divina fragranza rende gradevole una persona brillante con la fronte segnata. Dal momento che il crisma, da cui il nome "Cristo", purifica internamente coloro che vengono unti esternamente, colui che tornerà vincitore fu innalzato al cielo stellato e portò con sé quello che aveva preso. Aratore, Storia apostolica 1

Apparve agli Apostoli Perché non apparve a tutti, ma solo agli Apostoli? Perché sarebbe sembrato una mera apparizione ai più, che non avrebbero compreso il segreto del mistero. Perché se perfino gli Apostoli stessi all'inizio furono increduli e spaventati ed ebbero bisogno di prove concrete, di toccarlo con mano e di vederlo mangiare, cosa sarebbe successo alla maggior parte della gente? Per questo motivo è attraverso i miracoli compiuti dagli Apostoli che egli fornisce la prova indiscutibile della sua risurrezione, così che non solo la gente del suo tempo, ma anche dei tempi a venire potesse credere in essa. La certezza dei primi venne dunque dal vedere i miracoli, quella degli altri affondò le sue radici nella fede. Se egli non fosse risorto, ma fosse rimasto morto, come avrebbero potuto gli Apostoli compiere miracoli nel suo nome? Qualcuno potrebbe dire che non fecero miracoli. Come trovò ragione il nostro po-

polo? Certamente non possono non concordare su questo punto e contestare ciò che è ovvio. Perciò quando dicono che non avvenne nessun miracolo si mettono in imbarazzo più di chiunque altro. Sarebbe il miracolo più grande di tutti se senza alcun miracolo il mondo intero fosse caduto nelle reti di dodici uomini poveri e illetterati. I pescatori non prevalsero certo per la loro ricchezza, né per la saggezza delle loro parole, né per altro di questo tipo. Perciò i miscredenti, sebbene di malavoglia, concorderanno che un potere divino era ·presente in quegli uomini, dal momento che nessuna forza umana avrebbe mai potuto compiere tali imprese. Per questa ragione egli rimase con loro per quaranta giorni dopo la risurrezione, dando testimonianza della sua presenza fisica, affinché non credessero che egli fosse un fantasma. Non contento di ciò, egli diede un'ulteriore prova mangiando insieme a loro. Lo dice anche Luca con le parole: Mentre si unì a loro. Gli Apostoli considerarono sempre questa una prova della sua risurrezione, dicendo Noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui (At 10, 41). Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 1

I quaranta giorni Il numero quaranta indica la nostra vita temporale e terrena o per le quattro stagioni dell'anno o per i quattro punti del cielo. Dopo che tramite il battesimo siamo stati sepolti con Cristo nella morte (cf. Rm 6, 4), noi quasi avessimo attraversato il Mar Rosso, in questo deserto abbiamo la guida indispensabile del Signore, che ci conduca nei regni celesti e, ricompensandoci con la moneta d'argento della sua immagine (cf. Mt 22, 21), ci beatifichi con la presenza dello Spirito Santo, quasi vera pace del giubileo. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 1, 3

La promessa dello Spirito Santo (1, 1-5)

Non in contrasto con Giovanni Non vuole con ciò dire che in quei quaranta giorni mangiarono e bevvero con lui ogni giorno, cosa che sarebbe in contrasto con Giovanni, il quale segnala un intervallo di otto giorni nei quali non si lasciò vedere, e poi apparve presso il mare di Tiberiade, che fu la terza volta. Ma se anche fosse apparso tutti i giorni e avesse mangiato con loro tutti i giorni, non ci sarebbe alcuna_difficoltà; e se si menziona una durata di quaranta giorni (che è il risultato di dieci per quattro), ciò sarebbe in relazione a un significato occulto, concernente o la totale estensione del mondo o l'intera durata del tempo presente. In effetti quei primi dieci giorni (che comprendevano anche gli otto) poterono senza stonatura essere come un tutto computato in base a una sua parte, conforme a quanto suole accadere nella Scrittura. Agostino, Il consenso degli evangelisti 3, 25, 84

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Attendere che si adempisse la promessa

Un esercito armato Ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme. Perché? Come quando i soldati sono sul punto di caricare una folla nessuno pensa di farli agire finché non si sono armati o come quando i cavalli non vengono lasciati partire finché non hanno il loro cavaliere in sella, allo stesso modo Cristo non permise loro di scendere in campo prima della discesa dello Spirito, di modo che non fossero · facilmente sconfitti e fatti prigionieri dalla gente. . Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 1

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Lo Spirito si diffuse dopo la morte del Figlio . Ma perché lo Spirito Santo non scese su di loro meritre Cristo era presente, bensì subito dopo la sua morte? Sebbene . Cristo salì al cielo il quarantesimo giorno, lo Spirito venne su di loro una volta passato il giorno di Pentecoste. Fu necessario che essi bramassero l'evento e ricevessero la grazia. Per questo motivo Cristo stesso se ne andò e venne lo Spirito, perché se fosse stato presente, non avrebbero atteso così ansiosamente lo Spirito come invece fecero. A questo scopo esso non venne immediatamente dopo l'ascesa di Cristo, ma dopo altri otto o nove giorni. Il nostro desiderio verso Dio è più ardente quando ne abbiamo bisogno, perciò Giovanni mandò i suoi discepoli a Cristo nel momento in cui essi ne avevano più bisogno, durante la sua stessa prigionia. Pertanto fu necessario che la nostra natura fosse portata in cielo e che la riconciliazione giungesse a compimento, perché lo Spirito scendesse e la volontà fosse veramente pura. Se Cristo fosse andato via quando lo Spirito era già arrivato e lo Spirito fosse rimasto, la consolazione non sarebbe stata così grande come invece fu in seguito. Essi infatti lo abbracciarono e non sopportarono I:idea di esserne separati. Per confortarli disse: È bene per voi che io me ne vada (Gv 16, 7). Anche per questo tardò a venire nei giorni che seguirono, affinché loro, un po' scoraggiati e, come ho detto, avendo bisogno di lui, potessero alla fine trarne una gioia piena e pura (. .. ). Non può essere possibile che una persona ottenga il beneficio della grazia senza dimostrare di essere attenta. Non vedete cosa dice Elia al suo discepolo? Se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso (2 Re 2, 1O), cioè avrai ciò che chiedi. Cristo disse anche sempre a chi veniva da lui: «Tu credi in me?». Perché se non siamo

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Atti degli Apostoli

pronti a ricevere il dono, non ne comprendiamo appieno il beneficio. Questo fu anche il caso di Paolo: la grazia non venne a lui immediatamente, ma passarono tre giorni, durante i quali fu cieco, venendo in tal modo purificato e preparato tramite la paura. Come i tintori preparano prima il tessuto che deve essere tinto con vari ingredienti per non far stingere il colore, così Dio prima prepara l'anima affinché essa attenda impaziente e poi sia riempita con la sua grazia. Per questa ragione non mandò lo Spirito immediatamente, ma il quinto giorno. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 1

Gli effetti del dono dello Spirito L'Apostolo ha richiamato i doni .utili mediante i quali si verifica la rivelazione dello Spirito. Infatti, fra queste manifestazioni diverse di potenza, è indicato senza incertezze quel dono di cui il Signore aveva parlato agli Apostoli quando ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme; ma attendete - disse - la promessa del Padre, che avete udito da me; Giovanni infatti diede il battesimo con l'acqua, voi invece sarete battezzati con lo Spirito Santo, che voi inoltre riceverete fra non molti giorni (At 1, 4-5). E di seguito: Ma riceverete forza dalla venuta dello Spirito Santo sui di voz: e sarete miei testimoni a Gerusalemme, e in tutta la Giudea e la Samaria, fino all'estremità della terra (At 1, 8). Egli comanda di avere fiducia nella promessa del Padre che hanno udito dalla sua bocca. Non c'è dubbio che anche qui si fa riferimento alla stessa promessa del Padre. È attraverso queste opere miracolose, pertanto, che avviene la rivelazione dello Spirito. TI dono dello Spirito

1 Cristo è il primo Paracleto:

non resta avvolto nel mistero, quando vi sono parole di sapienza e ascoltiamo parole di vita; o quando c'è la scienza delle cose divine, affinché non ignoriamo l' autore della nostra vita disconoscendo Dio alla maniera delle bestie; o quando c'è la fede in Dio, affinché non siamo fuori dal Vangelo di Dio per non aver creduto al Vangelo di Dio; o quando c'è il dono delle guarigioni, affinché con la cura delle infermità possiamo rendere testimonianza della grazia di colui che ci ha concesso queste cose; o quando c'è il potere dei miracoli, affinché riconosciamo che quello che facciamo è conseguenza della potenza di Dio; o quando c'è il discernimento degli spiriti, affinché non siamo incapaci di distinguere se un uomo parla con Spirito santo o perverso; o quando c'è la varietà delle lingue, affinché il parlare nelle lingue sia dato come un indizio del dono dello Spirito Santo; o quando c'è l'interpretazione delle lingue, affinché la fede di coloro che ascoltano non sia messa in pericolo per ignoranza, dal momento che l'interprete di una lingua spiega la lingua a coloro che la ignorano. Perciò in tutte queste cose, distribuite a ciascuno per suo vantaggio, c'è la manifestazione dello Spiritp, essendo il dono dello Spirito tutt'altro che nascosto in virtù di questi meravigliosi benefici concessi a . ciascuno. Ilario di Poitiers, La Trinità 8, 3O 5

Battezzati in Spirito Santo

Le molteplici opere dello Spirito I Vangeli sono la narrazione di ciò che Cristo fece e disse, mentre gli Atti lo sono di ciò che l'altro Paracleto 1 disse e

cf. Gv 14, 16 e 1 Gv 2, 1.

La promessa dello Spirito Santo (1, 1-5)

fece. Infatti quello operava molte cose anche nei Vangeli, così pure Cristo operava e continua a operare anche negli Atti. Lì lo Spirito entrò nella Vergine e ne edificò il Tempio, qui entra negli animi degli Apostoli; lì nelle sembianze di una colo1nba, qui in quelle del fuoco. Perché? Lì mostrava la gentilezza del Signore, qui la vendetta. Ricorda anche opportunamente il giudizio. Infatti quando c'era bisogno di perdonare i peccati, c'era bisogno di .più gentilezza; ma una volta ottenuto il dono, si avvicina il tempo del giudizio. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 1

Lo Spirito Santo presente nel nome di Cristo Quando dunque il Signore disse: Giovanni ha battezzato con acqua (At 1, 5) non ha aggiunto: «anche voi battezzerete», ma voi sarete battezzati nello Spirito Santo; poiché né gli Apostoli né i loro . continuatori, che fino a oggi battezzano nella Chiesa, possono battezzare diversamente da Giovanni, cioè con acqua. Tuttavia, quando viene invocato il nome di Cristo, è presente interiormente la potenza dello Spirito Santo che, mentre l'uomo versa l'acqua, purifica insieme l'anima e il

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corpo dei battezzati, cosa che non accadeva nel battesimo di Giovanni, perché non essendo stato ancora glorificato Gesù, lo Spirito·non era stato ancora dato (Gv 7, 39). . Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 1, 5 · .!

Immersi nello Spirito Essi ricevettero la potenza dello Spirito in pienezza, non ne furono gratificati in parte. Lo Spirito li sommerse e li rivestì come colui il quale immergendo nel1'acqua il corpo del battezzando non ne esclude parte. alcuna; ma mentre r acqua bagna il corpo dall'esterno, lo Spirito dal. l'interno battezza anche lo spirito che anima il corpo senza nulla tralasciare. Ti meravigli? Ti porterò un esempio materiale, per sé di poco o nessun conto, ma · di qualche utilità per gente semplice. Il fuoco penetra lo spessore del ferro fin nelle parti più interne e lo rende tutto incandescente: da freddo a caldo, da nero a luminoso. Se così senza ostacolo il fuoco materiale può penetrare nel ferro materiale, che meraviglia se lo Spirito Santo penetra nel più intimo dell'anima? Cirillo di Gerusalemme, Le catechesi 17, 14

L'ASCENSIONE DI GESÙ

Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che z'l Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete /orza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra». Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano/issando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo» (1, 6-11). Questo passo è incentrato su tre punti: la discussione sui "tempi" e i "momenti" della restaurazione finale, il dono dello Spirito Santo con il suo conseguente potere di testimonianza e il racconto dell'ascensione di Gesù. I Padri esaminano l'inutilità di calcolare il tempo degli eventi che verranno. Inoltre, come Luca, comprendono l'importanza del ruolo dello Spirito Santo nel conferire il potere di testimoni agli Apostoli e alla Chiesa intera. Non sembrano tuttavia· essere sensibili al· modo in cui Luca annuncia la struttura del suo lavoro affermando che la testimonianza degli Apostoli raggiungerà la Giudea (At 1-7), la Samaria (At 8-12) e i confini della terra (At 13-28). L'insegnamento che Gesù, nella sua trasformata umanità, sia presente con il Padre è frequente nel Nuovo Testamento (cf. Ft'l 3, 20-21; E/ 4, 10; 1Tm3, 16; Eb 9, 11-12; 10, 19-21). Le 24, 51 e forse Gv 20, 17 deducono che l'ascensione avvenne il giorno di Pasqua, mentre il passaggio di 1 Cor 15, 3-8 implica un periodo di tempo tra la risurrezione e l'ascensione. Solo Luca comunque specifica la data dell' ascensione, dicendo che avviene quaranta giorni dopo la risurrezione (At 1, 3 ). I Padri si concentrano maggiormente sulla trasformata umanità di Cristo e sul suo ritorno all'umanità «allo stesso modo» in.cui era salito al cielo piuttosto che su questo dilemma, sebbene, come abbiamo visto sopra, Agostino non lo rilevi e applichi un altro metodo per risolverlo. 6 -7

Il tempo della ricostituzione del regno

L'autorità del Padre Senza dirgli niente dello Spirito SanM to, pongono la questione: Signore, è que-

sto il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele? Non gli chiesero quando, ma se sarebbe avvenuto in quel tempo, tanto desiderosi erano di sapere il giorno. Ma ho l'impressione eh~ non avessero chiara la nozione della natura di quel regno,

L'ascensione di Gesù (1, 6-11)

perché lo Spirito non li aveva ancora istruiti in merito ( ... ). I loro affetti erano ancora legati alle verità sensibili. .Non erano ancora diventati migliori di-prima. Ma da allora in poi ebbero delle conoscenze più ampie riguardo Cristo. Perciò, elevate le loro menti, si rivolge loro a un livello più alto. Non dice più: «nemmeno il Figlio conosce il giorno» (cf. Mc 13, 32), bensì: Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta. Come quando vediamo un bambino piangere e desiderare ostinatamente di prendere qualcosa da noi che non è indispensabile per lui, noi gliela nascondiamo, gli mostriamo le mani vuote e gli diciamo: «mi dispiace, non ce l'ho più», allo stesso modo il Signore si comportò con gli Apostoli. E quando il bambino, anche dopo che gli abbiamo mostrato le mani vuote, continua a piangere sapendo di essere stato ingannato, lo lasciamo con una scusa tipo: «qualcuno mi sta ·chiamando», e, cercando di distoglierlo dal suo desiderio, gli diamo 'qualcos'altro dicendo che è ancora più bello, e poi scappiamo via: questo è anche ciò che fece Cristo. I discepoli gli chiesero di avere qualcosa, e lui disse che non l'aveva. E la prima volta ebbe paura di loro. Quando gliela chiesero una seconda volta, ancora disse che non l'aveva, però non ne ebbe più paura, ma, mostrando le sue mani vuote, diede loro una spiegazione plausibile, cioè che il Padre ha riservato alla sua scelta tempi e momenti. . Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 2

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ro domanda, perché se non fasse stato così, ma lo avesse ignorato, quando lo avrebbe saputo? Forse insieme a noi? Ma chi lo potrebbe affermare? Conosce chiaramente il Padre e così chiaramente come egli conosce il Figlio, e ignora quel giorno? Poi, lo Spirito scruta anche le profondità di Dio (cf. 1 Cor 2, 1O) e non conosce nemmeno il tempo del giudizio? Sa però come si deve giudicare e conosce i segreti di ciascuno, ma avrebbe dovuto ignorare ciò che è molto meno rilevante di questo? Come ignorava quel giorno se tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto (Cv l, 3 )? È evidente che colui che ha creato i secoli, ha fatto anche i tempi, e se i tempi, anche il giorno; come dunque può ignorare il giorno che ha fatto? Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 77, 1

Non spetta a voi conoscere Il tempo di quel regno-dice- è tanto segreto che solo il Padre lo conosce. E quando 2 dice: Non spetta a voi fa capire che egli ne è a conoscenza, in quanto tutto ciò che è del Padre gli appartiene, ma non conveniva che dei mortali ne venissero a conoscenza: in tal modo, sempre incerti sull'arrivo del giudice,.avrebbero vissuto ogni giorno come se avessero dovuto essere giudicati nel giorno successivo. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 1, 7

Essere vigili Rispetto per i discepoli Perciò riserva la questione al Padre . suo, rendendola temibile e innalzando come un muro tra quanto aveva detto e la lo-

2 Beda

Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti. Ci sono stati tenuti nascosti perché possiamo essere vigili e ciascuno di noi pensi che la sua venuta accadrà du-

si rifà qui a Girolamo, Commento a Matteo 24, 36.

Atti degli Apostoli

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rante la nostra vita. Perché se il momento della sua venuta fosse stato rivelato, la sua stessa venuta sarebbe stata vana e non sarebbe stata auspicata dai popoli e nei tempi in· cui avvenne. Ha invero detto verrà, ma non ha precisato quando, e così tutte le generazioni e i tempi lo attendono con speranza. Efrem il Siro, Commentario al Diatessaron di Taziano

Il Figlio non ignora ciò che il Padre conosce Il Figlio non ignora nulla di ciò che il Padre conosce, ma, dal fatto che il Padre solo conosce non deriva che il Figlio non conosca, giacché il Padre e il Figlio dimorano in unità di natura. Inoltre, il non conoscere del Figlio, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza, rientra nell'economia divina del silenzio. Questa verità fu attestata dal Signore stesso quando, alla domanda degli Apostoli concernente i tempi, rispose: Non appartiene a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha /issato per il potere che gli spetta (At l, 7). La conoscenza è loro negata; e non solo, ma è respinta anche la loro ansia di conoscere, perché non tocca a loro conoscere questi tempi. Ora, appunto, poiché è risuscitato, lo interroganq di nuovo riguardo ai tempi, sebbene alla loro precedente domanda abbia risposto che neppure il Figlio li conosceva. Non si può pensare che, prendendo le parole alla lettera, abbiano giudicato che il Figlio non conoscesse i tempi, perché lo interrogano ancora una volta come se li conoscesse. Anzi, siccome capiscono che il mistero del suo ignorare fa parte del1'economia divina del silenzio, ora, dopo la risurrezione, ritengono che sia giunto ormai il tempo di parlare, e lo interrogano. E ad essi il Figlio non risponde più di .3 Cf. Ilario, La Trinità 9, 64.

non conoscere, ma risponde che non compete loro di conoscere i tempi, perché il Padre li ha fissati per il potere che gli spetta. Se dunque gli Apostoli giudicano un disegno di Dio, e non una condizione di debolezza, l'affermazione che il Figlio fa di non conoscere il giorno del giudizio, possiamo dire che il Figlio non conosce il giorno per la pura e semplice ragione che non è Dio? Non fu forse Dio Padre, per il potere che gli spetta, a fissare il giorno del giudizio affinché non venisse a conoscenza dell'uomo? Non è vero forse che il Figlio, quando in un primo tempo fu interrogato, rispose che non lo conosceva, ma ora non risponde più che non lo conosce, bensì çhe non appartiene a loro di conoscerlo? Infine, non è vero che il Padre ha fissato i tempi, non per la conoscenza che ne ha, ma per il potere che gli spetta? Nella parola "tempo" sono inclusi il giorno e il momento, e perciò non possiamo pensare che Cristo, il quale è destinato a ristabilire Israele nel regno, non conosca egli stesso il giorno e il momento di ristabilirlo. Al contrario, egli ci insegna a vedere in questa prerogativa, che appartiene solo al Padre, una prova della sua nascita eterna, ma non dice di non conoscere il giorno del giudizio; e, mentre afferma che il possesso di questa conoscenza non appartiene a loro, dichiara che essa fa parte del mistero relativo al potere del Padre. Ilario di Poitiers, La Trint'tà 9, 75

L'unità della natura divina Ma non si inganna il Padre, né il Figlio inganna. No, questa è l'abitudine delle Scritture divine, come la attestano molti altri esempi e _gli esempi sopra citati, che cioè Dio finga di·non sapere quello che sa .3. E in questo fatto, dunque, vie-

L'ascensione di Gesù (1, 6-11)

ne dimostrata l'unità della natura divina e l'unità delle decisioni tra il Padre e il Figlio, se, cioè, come il Padre Dio finge di non sapere quello che·sa, così anche il Figlio - anche in questo «immagine di Dio» - finge di non sapere quelle cose che gli sono note. ·Ambrogio, La fede 5, 17, 219

La conoscenza del regno Bisogna riconoscere che la conoscenza di tale regno non è concessa a coloro che sono limitati dalla carn~ e dal sangue. Il Padre ha racchiuso all'interno del suo stesso potere tale contemplazione, intendendo per "potere" coloro che sono stati autorizzati, e per "suo stesso" coloro che non sono trattenuti dall'ignoranza delle cose al di sotto. Basilio di Cesarea, Lettere 8, 7

La Trinità possiede una conoscenza infallibile

8

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Testimoni in tutta la terra

Nella risurrezione e nell'ascesa Precedentemente aveva detto: Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani (Mt 10, 5). Ciò che non aveva detto allora, l'ha aggiunto qui: Fino agli estremi confini della terra. Avendo detto questo, che era molto più terribile di tutto il resto, ebbe la sua pace. Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. Vedete che pregarono e compirono il vangelo? Perché grande fu il dono che diede loro. Nel posto dove realmente avete paura, egli dice, cioè Gerusalemme, pregate. E dopo aggiunge: fino agli estremi confini della terra. Quindi ancora, come prova delle sue parole: sotto i loro occhi. Non sotto i loro occhi risuscitò dai morti, ma fu elevato in alto sotto i loro occhi, dal momento cqe la loro vista allora non era sufficiente. Perciò essi videro della risurrezione la fine, non l'inizio, e videro dell'ascensione l'inizio, ma non la fine. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 2

.,

. Gli uomini ignorano ciò che non è lorò concesso di sapere e il Figlio di Dio a motivo della debolezza della carne possiede tutta la conoscenza. Ma se sospettiamo che la divina maestà nasconda una certa ignoranza - cosa davvero irriverente da dire-, allora tale ignoranza si rivelerebbe più forte della natura divina, che - assurdo a dirsi - avrebbe il potere di indebolire la provvidenza, attraverso la quale tutte le cose sono state create. Ma dal momento che ci è stato insegnato che ciò è assurdo, dobbiamo invece credere che la Trinità, la cui natura è una e po'.. tentissima, ha sempre una conoscenza infallibile di tutte le cose. Cassiodoro, Esposizione sui Salmi 9, 39

I doni sono della Trinità E diventarono testimoni attraverso i loro stessi miracoli. È così perché la grazia dello Spirito è ineffabile e innumerevoli sono i suoi doni. Inoltre questo avvenne affinché possiate apprendere che i doni e il potere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo sono una cosa sola. Ciò che appare proprio del Padre appartiene in realtà anche al Figlio e allo Spirito Santo. Tu dirai: «Come può essere dunque che niente venga al Figlio se non lo attira il Padre (Gv 6, 44)?» Ma questo risulta essere valido anche per il Figlio, laddove disse: Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me (Cv 14, 6). E osservate che le stessa cosa vale anche per lo Spirito San-

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Atti degli Apostoli

to, poiché Nessuno può dire: «Gesù è Signore» se non sotto l1azione dello Spirito Santo (1Cor12, 3 ). Ancora, ci è stato det:· · to che gli Apostoli sono stati donati alla Chiesa, una volta al Padre, una al Figlio e una allo Spirito Santo, così che vediamo che la varietà dei doni appartiene al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo (cf. 1 Cor 12, 4). · Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Giovanni 86

Spirito Santo veniva riversato sui popoli. Chi potrebbe dubitare, dunque, che sia divino, una volta che si riversa su moltissime persone, e non lo si vede, mentre è -eorporeo quello che è visto e afferrato con mano dall'uno o dall'altro? Ambrogio, Lo Spirito Santo 1, 7, 81-82 9

Cristo fu elevato in alto.

Gli elementi sono al suo servizio

Lo Spirito Santo è divino E perciò, quando il Signore inviava i suoi poveri servi come apostoli, perché ci rendessimo conto che una cosa atteneva alla loro condizione di creature, un'altra alla grazia dello Spirito, li inviava chi da una parte chi dall altra, non potendo essere tutti insieme dappertutto. Ma diede a tutti lo Spirito Santo, il quale doveva versare sugli Apostoli il dono della grazia, che è inseparabile, sebbene essi fossero separati. Diverse: dunque, erano le persone, ma uno solo, in tutti, l'effetto del loro operare, in quanto uno solo è lo Spirito Santo. E di lui si dice: Riceverete forza al sopraggiungere dello Spirito Santo in vo~ e mi sarete testimoni a Gerusalemme e in tutta la Giudea e nella Samaria, fino ai confini della terra. Incircoscritto e infinito è lo Spirito Santo, che penetrò nelle menti dei discepoli, pure attraversando le distanze che dividevano regioni separate l'una dall'altra e i remoti confini di tutto il mondo. Niente gli può sfuggire o lo può ingannare. Per questo il santo David dice: Dove andrò lontano dal tuo Spirito, o dove fuggirò lontano dalla tua faccia? (Sai 138, 7) Di quale angelo parla così la Scrittura, di quale dominazione, di quale potenza? La virtù di quale angelo noi troviamo essere stata così diffusa su moltissime persone? Gli angeli erano mandati a poche persone, mentre lo j

Lodiamo il suo modo di regnare osservando gli elementi che sono soggetti a lui: nato da una vergine, risuscitato dopo essere passato attraverso la morte, alla ricerca dello scettro del cielo. Annunciatali imprese mediante i suoi servitori angelici e gli elementi non cessano di servire il loro re. In onore della sua venuta, una stella presta la sua opera come servitore, precedendo l'arrivo dei re magi, una nube aspetta di seguirlo appena si mette in cammino. Aratore, Storia apostolica 1

La nube simbolo del cielo Perché una nube lo sottrasse al loro sguardo? Questa è un'altra indicazione della sua ascesa al cielo. Non fuoco, come nel caso di Elia, né un carro di fuoco (cf. 2 Re 2, 11), ma una nube lo sottrasse. La nube è il simbolo del cielo, secondo le parole del profeta: Fai delle nubi il tuo carro (Sa! 103, 3 ), sebbene questo sia detto del Padre. Per questo dice «su una nube», ~he implica «nel simbolo del potere divino», poiché nessun altro potere poteva dimorare su una nube. Ascoltate ancora ciò che un altro profeta disse: Il Signore cavalca una nube leggera (Is 19, 1). Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 2

1

J;ascensione di Gesù (1, 6-11)

L'ossequio della creazione La creatura presta dovunque il suo ossequio al suo creatore. Gli astri indicano quando nasce, lo circondano di oscurità quando soffre, le nubi lo ricevono quando sale al cielo, lo accompagneranno quando tornerà per il giudizio (cf. Mt 24, 30). Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli l, 9

La carne può risuscitare E quando furono persuasi con ogni tipo di dimostrazione che era risorto, e per di più nel corpo, gli chiesero di mangiare con loro, per potersi accertare con maggior sicurezza che era davvero risorto nel corpo; ed egli mangiò miele e pesce. E quando egli mostrò loro che esiste davvero la risurrezione della carne, desiderò mostrare anche che non è impossibile per la carne salire al cielo (avendo detto che il luogo dove dimoreremo è il cielo), così fu elevato in alto sotto i loro occhi, mentre era carne. Se perciò dopo tutto quello che è stato detto qualcuno chiedesse ancora una dimostrazione della risurrezione, non sarebbe in alcun modo diverso dai Sadducei, dal momento che la risurrezione della carne è la potenza di Dio e soprattutto è stabilita dalla fede e mostrata nelle opere. Pseudo-Giustino, Sulla risurrezione fr. 9

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cielo, e non quasi in cielo come Elia (cf. 2 Re 2, 11). Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli l, 1 lA

Tornerà con il corpo Ora, poiché videro, le loro percezioni furono accresciute. Non diede loro solamente un lieve indizio della natura della sua seconda venuta. Questa parola - tornerà - significa che lo farà con il corpo. Questo è ciò die desideravano sentire. E riguardo al giudizio disse anche che sarebbe venuto nello stesso modo, su una nube. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 2

Venendo nella gloria Cioè, verrà per giudicare nella stessa forma e sostanza della carne nella quale è venuto per essere giudicato. A colui al quale ha dato l'immortalità non ha portato via la natura. Colui la cui gloria eterna e divina si manifestò un giorno sul monte ai tre discepoli (cf. Mt 17, 1), dopo il giudizio sarà visto da tutti i santi, quando sarà tolto di mezzo l'empio perché non contempli la gloria di Dio (cf. Is 26, 10). Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli l, 1lB

Un corpo trasformato 11

Assunto fino al cielo

. Le ragion! dell'apparizione dell'angelo Gli angeli appaiono per due ragioni: per consolare la tristezza dell' ascensione col ricordo del ritorno e per > o «di Dio», ma affida il giudizio ai posteri. Furono persuasi. Perché allora li frustate? Fu tale l'incontrovertibile giustizia del suo discorso che non potevano nemmeno guardarlo in fac. eia; nondimeno soddisfecero la loro stessa rabbia e ancora si aspettavano di terrorizz.arli in questo modo. Dato che gli Apostoli non erano presenti al suo discorso, li conquistò ancora di più e la dolcezza delle sue parole e la giustizia del suo discorso li persuasero. Infatti quest'uomo non predicava altro che il vangelo. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 14

17La fonte è ancora Eusebio di Cesarea, ibid. 1, 5, 5. Beda dipende da Girolamo, Commento a Tito 3, 1-2.

18 Ora

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Atti degli Apostoli

ta, a disprezzare casa, terra, famiglia e perfino la propria stessa vita? Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 13

Perseverare nella speranza Senza interruzioni perseveriamo nella speranza e nel pegno della nostra giustizia, Cristo Gesù, che portò i nostri pecca-

,..

ti sul suo corpo sul legno della croce (cf. 1Pt2, 24). Egli che non commise peccato né sulla sua bocca vi fu inganno (1 Pt 2, 22) sopportò ogni cosa per noi, perché vivessimo in lui. Imitiamo dunque la sua pazienza e se soffriamo per il .suo nome lo glorifichiamo. Questo è il modello che ci ha dato in lui e in questo abbiamo creduto. · Policarpo di Smirne, Lettera ai Filippesi 8

IMPOSIZIONE DELLE MANI SUI SETTE

In quei giorni: mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei: perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli~ tra di voi sette uomini di buona reputazione} pieni di Splrito e di saggezza} ai quali affideremo quest'incarico. Noi} invece} ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano} uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo} Procoro, Nicanore} Timone} Parmenas e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono quindi agli apostoli i quali: dopo aver pregato} imposero loro le mani. Intanto la parola di Dio si di/fondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede (6, 1-7). Questo incidente, interessante per comprendere l'ordine della Chiesa (cf. Ammonio di Alessandria e Crisostomo sull'imposizione delle mani e Beda sul modo della scelta), è usato da Luca per introdurre Stefano, il cui discorso e martirio sono un elemento chiave del racconto. Le implicazioni pastorali del passo sono evidenziate da Crisostomo, Didimo il Cieco e Aratore: le difficoltà nella comunità, le qualità.di un capo, la relazione tra vantaggio e sofferenza.

1

Ellenisti ed Ebrei

Ellenisti ed Ebrei In quei giornz~ mentre aumentava il numero dei discepoli: sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. In realtà non accadde nei giorni immediatamente successivi, perché è tipico della Scrittura parlare di cose che succederanno in seguito in immediata successione. Ma con .ellenisti immagino che si riferisca a colo-

ro che .parlavano greco, perché questi, essendo Ebrei, parlavano greco. Giovanni Crisostomo,

Omelie sugli Atti degli Apostoli l 4

Trattamento disuguale per le vedove · La causa del malcontento era che gli Ebrei nel servizio preferivano le loro vedove, che erano più esperte, alle vedove degli Ellenisti. ' Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 6, 1

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2

Atti deglt' Apostoli

Continuando a predicare la parola

Il nutrimento delle parole degli Apo. stoli . Oh, quanta ricchezza e quanta gloria nel discorso apostolico, che non permette mai al popolo di sentire la mancanza della virtù! Una somma di denaro distribuita deve essere aumentata. La ricchezza del linguaggio loro affidata non li rendeva lieti quando restava sola. Questo passaggio vuole indicare che per un popolo incolto il cibo per la mente è migliore delle vettovaglie offerte per il ·loro sostentamento e che la ricchezza della parola celeste nutre una mente preparata. Infatti che vantaggio possono dare i cibi al nutrimento del corpo se la mente è affamata? Aratore,

Storia apostolica 1 3

Sette uomini di buona reputazione

Come colonne dell'altare Di qui gli Apostoli o i successori degli Apostoli hanno stabilito che in tutte le chiese ci siano sette diaconi di grado superiore agli altri, che stiano intorno all'altare come colonne, e il numero sette non è privo di significato mistico. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 6, 3

5

Pieno di/ede e di Spirito Santo

Avere fede ed essere pieno di fede Di coloro che contribuiscono alla virtù, alcuni la possiedono perfettamente, altri non perfettamente. Di conseguenza si dice che Stefano fu scelto perché era pieno di fede e di Spirito Santo, dal momento che non tutti i credenti sono pieni di fede. Di qualcuno tra quelli che Pietro guardò si dice che aveva fede, ma non che

era pieno di fede. Didimo il Cieco,

Catena sugli Atti degli Apostoli 6

Il gruppo scelse Ora, quando Mattia doveva essere presentato, disse: deve essere qualcuno tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo (At 1, 21). Ma non ora, perché ora è diverso. Non si servirono più delle sorti e sebbene avrebbero potuto fare la scelta loro stessi, mossi com'erano dallo Spirito Santo, vollero la testimonianza della gente. Scegliere il numero, ordinare i prescelti e altre faccende di questo tipo rimasero a loro, ma la scelta l'affidarono alla gente, per non dare l'impressione di fare dei favoritismi. Anche Dio affidò a Mosè la scelta tra gli anziani da lui conosciuti (cf. Nm 11, 16). - Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 14

Saggezza, oltre che fede Infatti grande saggezza era richiesta per tali ministri. Non pensate che solo perché no~ venne affidato loro il ministero della parola non aves·s ero bisogno della saggezza; al contrario, gliene serviva molta. · Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 14 6

Preghiera e imposizione delle mani

La mano di Dio ordina Da ciò è chiaro che li distinsero dalla moltitudine. La gente li spinge all'ardi-

Imposizione delle mani sui sette (6, 1-7)

nazione, non sono gli Apostoli a condurli. Osservate come l'autore del testo non sia prolisso. Non dice come venne fatto, ma solo che furono ordinati mediante la preghiera. Perché questo è il significato di «ordinazione" (in greco "tendere la mano"): la mano che viene posta sulla testa appartiene a una persona, ma Dio compie il tutto, ed è la sua mano che tocca la testa di colui che viene ordinato, se è debitamente ardinato. Giovanni Crisostomo,

7 La

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parola di Dio si di/fondeva

·· La parola si diffonde dopo le prove

Si deve notare che l'ordinazione viene dalla parola dei superiori attraverso la loro preghiera e l'imposizione delle mani, e che il grado di diacono venne dato ai diaconi fin dall'inizio e questa consuetudine è stata osservata fino ad ora. Ammonio di Alessandria,

A Gerusalemme il numero aumentò. È meravigli~so vedere come nei luoghi in cui Cristo fu immolato, la predicazione subì un accrescimento! Non solo alcuni dei discepoli non furono scandalizzati, vedendo alcuni apostoli percossi, altri invece che minacciavano, alcuni che mettevano alla prova lo Spirito, altri che mormoravano. Ma ancora di più crebbe il numero dei credenti. Così da quanto accaduto ad Anania furono resi più saggi e in loro aumentò il timore. Osservate, se credete, in quali circostanze il numero sia aumentato. Fu dopo le prove - non prima - che il numero aumentò. E osservate quanto è grande la pietà di Dio. I sommi sacerdoti che gridavano queste cose, indignati e fortemente irritati, dissero: Ha salvato gli altri~ non può salvare se stesso (Mt 27, 42). È proprio dalle schiere di costoro che molti sacerdoti, dice il passo, aderivano alla fede. Giovanni Crisostomo,

Catena sugli Atti degli Apostoli 6, 6

Omelie sugli Atti degli Apostoli 14

Omelie sugli Atti degli Apostoli 14

Un, antica consuetudine

STEFANO CATTURATO E PORTATO DAVANTI AL CONCILIO

Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei «liberti» comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, ·ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. Perciò sobillarono alcuni che dissero: «Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi~ gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: «Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè». E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui~ videro il suo volto come quello di un angelo (6, 8-15). Stefano è il primo dei maggiori testimoni non facenti parte degli Apostoli nel libro degli Atti e la sua testimonianza (martyria) ottiene il massimo risultato. Crisostomo sottolinea l'aumento di potere che ·derivò dall'imposizione delle mani e la gloria che Dio donò a Stefano. L'uso della filologia in Beda è caratteristico del suo tempo, ma lui è sensibile al fatto che Luca dipinge Stefano come un esempio del compimento della profezia di Gesù che avrebbe aiutato quelli sotto processo (Le 21, 15).

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Stefano, pieno di grazia e di potere

Il solo dono della preghiera non è sufficiente · Vedete come anche tra i sette ce ne fu uno che spiccava e che divenne p~edomi­ nante. Perché sebbene l'ordinazione fosse uguale per tutti e sette, attirò verso di sé una grazia maggiore. E osservate come non compì [~egni e miracoli] prima di ciò, ma solo quando divenne pubblicamente conosciuto. Questo awenne per mostrare

che la sola grazia non era sufficiente e che c'era bisogno anche dell'ordinazione. Così ci si guadagnò l'assistenza dello Spirito. Perché se erano pieni di Spirito, chiaramente era perché erano stati immersi nel1'acqua del battesimo. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 15

Pieno di grazia e fortezza Iri greco si dice Stefano, in latino "coronato" colui che per ammirevole di-

Stefano catturato e portato davanti al Concilio (6} 8-15)

sposizione divina aveva anticipato nel nome, a mo' di presagio, la sorte che gli sarebbe toccata: fu lapidato in terra ma co. ronato in cielo. In ebraico il nome signifi. ca la vostra norma. Di chi, se non dei martiri successivi, dei quali egli, partendo e morendo per Cristo, è diventato modello? Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 6, 8

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La saggezza e lo Spirito

L'eloquenza viene data ai martiri

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percossi da tutti i lati da nemici che portavano testimonianza contro di loro. Ma non solo i loro nemici non vinsero; non avevano nemmeno il potere di resistere, nonostante la loro grande impudenza. Così si ottenne con la forza la condanna . contro di loro, anche se produssero molti argomenti non convincenti, come dice il detto: «Chi caccia il diavolo ha un tocco di diavolo egli stesso». Perché la battaglia non fu dell'uomo, ma di Dio contro gli uommi. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 15

Questo dice il Signore ai suoi martiri: Io stesso vi darò parola e sapienza} cui i

vostri avversari non sapranno resistere né contraddire (Le 21, 15); giustamente perciò egli ha confermato nel protomartire ciò che si era degnato di promettere a tutti quelli che sarebbero stati perseguitati nel suo nome. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 6, 1O

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Segrete istz'gazioni

La·battaglia era di Dio Che follia! Gli uomini che prevalsero con le opere, si aspettavano di sconfiggerli a parole! È esattamente ciò che fecero con Cristo. E come sempre cercarono rifugio nelle parole, .:p erché si vergognavano di imprigionarli senza alcuna accusa contro di loro. E vedete come coloro che li condussero alla prova non portarono la testimonianza (perché sarebbero stati confutati), ma ingaggiarono gli altri, così che non sembrasse un atto di semplice insulto e abuso. Si potrebbe vedere 'la stessa dinamica operante anche nel caso di Cristo. Guardate il potere della predicazione. Non furono solo fustigati, ma anche lapidati, eppure prevalse ugualmente. Non furono condotti in tribunale, ma

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Falsi testz'moni

False accuse rettificate da Dio Dove la gente rion fu falsamente accusata, la Scrittura non fa alcun cenno di questo. Ma in questo caso, dal momento che si trattava di una falsa accusa, venne naturalmente rettificata da Dio. Compie questo attraverso il vero aspetto dell'uomo. Gli Apostoli non vennero falsamente accusati, ma gli fu impedito di parlare. Quest'uomo invece è accusato falsamente e così soprattutto la sua faccia supplica per lui. Anche questo dovrebbe far vergognare il sacerdote. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 15

La gloria in uno di bassa condizione E tutti quelli che sedevano nel sinedrio} fissando gli occhi su di luz: videro il suo volto come quello di· un angelo. Così è possibile risplendere anche per chi è di bassa condizione. Perché, cosa aveva quest'uomo, mi chiedo, meno degli Apostoli? Non era incapace di fare miracoli e con grande audacia lo dimostrava. È scritto: Vedendo che la pelle del suo viso era raggiante (Es 34, 30). Questa era la

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grazia. Questa era la gloria di Mosè. Dio lo rese pieno di grazia, ora che stava per parlare, così che immediatamente li potesse colpire e stupire con il suo aspetto. Perché infatti sono così le facce piene di

grazia spirituale: piacevoli da vedere per coloro che lo desiderano e che incutono rispetto nei nemici che li odiano. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 15

STEFANO RICORDA LA CHIAMATA DI ABRAMO

Gli disse allora il sommo sacerdote: «Queste cose stanno proprio così?». Ed egli rispose: «Fratelli e padri~ ascoltate: il Dio della gloria apparve al no.stra padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran, e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e va' nella terra che io ti indicherò. Allora, uscito dalla terra dei Caldei~ si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate, ma non gli diede alcuna proprietà in esso, neppure quanto l'orma di un piede, ma gli promise di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui, sebbene non avesse ancora figli. Poi Dio parlò cosi~· La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniéra, tenuta

in schiavitù e oppressione per quattrocento anni. Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia, disse Dio: dopo potranno uscire e mi adoreranno in questo luogo. E gli diede t alleanza della circoncisione. E cosi' Abramo generò Isacco e lo circoncise l'ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi>> (7, 1-8). · Nella struttura degli Atti data da Luca, il discorso di Stefano e il suo successivo martirio segnano un iniZiale punto di rottura tra il vecchio e il nuovo Israele. Tracciando la storia del popolo di Dio attraverso tre delle sue più grandi figure, Stefano presenta la storia di Abramo (At 7, 1-8), Giuseppe (At 7, 9-19) e Mosè (At 7, 20-40), e poi sottolinea la cronica infedeltà di Israele (At 7, 41-50), concludendo con un pungente atto d'accusa verso i suoi ascoltatori, che incolpa di aver portato la ribellione dei loro predecessori al culmine (At 7, · 51-53 ). Vediamo in alcuni commenti di Beda come i Padri abbiano trovato e riconciliato contraddizioni tra i libri della Scrittura, come pure quanto il Nuovo Testamento fosse la . chiave per interpretare l'Antico. Qui tuttavia i Padri sottolineano una lettura allegorica della chiamata di Abramo e dei suoi discendenti. La sua partenza apparentemente rappresenta una personale rinuncia (Giovanni Cassiano), mentre la rivelazione di Dio mostra una predilezione basata su nessun merito pregresso, precedente a quanto richiesto dalla legge, con una ricompensa ottenuta attraverso l'obbedienza (Giovanni Crisostomo). Questa ricompensa è la risurrezione che Abramo e il suo seme, i fedeli timorati di Dio, riceveranno (Ireneo di Lione). Il passare del tempo ha provato la verità di Dio e .ha mostrato la grande fede di Abramo, e ci dovrebbe insegnare che anche noi dovremo sopportare prove e difficoltà prima di entrare nel regno, e che anche in esse si riverserà la generosità di Dio (Giovanni "crisostomo). ·.

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Dio apparve ad Abramo

Dio parlò ad Abramo Si deve notare che, secondo le parole di Stefano, Dio parlò ad Abramo non, come appare nella Genesi (cf. Gn 12, lss.), dopo la morte del padre, il quale morì a Carran, dove il figlio abitava con lui, ma prima di abitare in quella città, mentre si trovava nella Mesopotamia, dove per altro si trova questa città. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 2

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Lasciando la terra e la famiglia

Fate come Dio comanda Mostra come queste fossero prefigurazioni (tipi), l'abbandono da parte di Abramo, per comando di Dio, della pa. tria e dei parenti (poiché la vera patria è quella dove Dio l'avrebbe condotto), e la rinuncia all'eredità. Mostra che i Giudei, se si guarda la cosa con più attenzione, sono di origine persiana e che, anche senza miracoli, bisogna obbedire alla parola di Dio, per quanto difficile possa risultare. Perché anche il patriarca lasciò la tomba di suo padre e tutto quello che aveva, per obbedire al comandamento di Dio. Se il padre di Abramo non potè unirsi a lui nella migrazione perché era indegno, tanto più i figli non prenderan- . no parte, sebbene abbiano percorso la maggior parte del cammino, non avendo . imitato la virtù del padre. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 15

Allontanamento della mente Chiama terra e parentela di Abramo la patria e la stirpe dei Caldei, donde era già uscito, dato che ora abitava in Mesopotamia; ma poiché, quale che fosse la causa per cui era andato via, ei:a preso dalla speranza e dal desiderio di ritornare, sente dire al Signore: «Lascia la tua terra», non per trascinare via di lì il corpo, cosa che aveva già fatto, ma per sradicarne l'amore dalla mente. Perciò quello che segue: Abbandonò allora il paese dei Caldei (At 7, 4; cf. 12, 4) indica l'allontanamento non del corpo ma della mente, per cui si era staccato per sempre dalla vita e dalla gente dei Caldei, perché, secondo le Cronachel9, uscito in quell'anno dalla Caldea, entrò in Mesopotamia, dimorò a Carran e fu condotto nella terra promessa. Beda il Venerabile,

·cn

Esposizione degli Atti degli' Apostoli 7, 3

Le tre rinunce [Pafnuzio disse]: Noi leggiamo che il

Signore ordinò ad Abramo di fare queste . tre cose tutte insieme quando gli disse: «Lascia.la tua terra e i tuoi parenti e la casa di tuo padre». Innanzitutto parlò della tua terra, ovvero delle risorse di questo mondo e della ricchezza terrena; in secondo luogo dei tuoi parenti, ovvero della prima formazione che riceviamo, dei comportamenti e dei vizi che ci hanno caratterizzato dalla nascita attraverso un collegamento, una sorta di affinità o parentela; come terza cosa, della.casa di tuo padre, cioè di tutte le tracce di questo m~ndo su cui si fissa il nostro occhio. Giovanni Cassiano, Le collazioni 3, 6, 2

intenda la Cronaca di Eusebio, che Beda conosce nella traduzione e rielaborazione di Girolamo. Comunque per tutta questa argomentazione Beda dipende da Agostino, La città di Dio 16, 15. 19 Si

Stefano ricorda la chiamata di Abramo (7, 1-8)

· 5 Promise

ad Abramo

La ricompensa dell'obbedienza Mostra che la promessa era stata fatta prima del luogo, prima della circoncisione, prima del sacrificio e prima del tempio. Mostra anche che non fu per merito che queste persone ricevevano o la circoncisione o la legge, ma che la terra era la ricompensa solo dell'obbedienza. E anche se la circoncisione è st~ta data, la promessa non si è ancora compiuta. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 15

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cio», laddove "questo" era colui che avrebbe dovuto riempire il mondo con la sua stirpe. Vedete la contraddizione tra gli ordini e la promessa? Ordinò [di fare] ciò che era contrario rispetto alla promessa. E ancora l'uomo giusto non perse la testa né disse di essere stato ingannato. Giovanni Crisostomo, Omelie sulla Lettera agli Ebrei 25, 1

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I suoi discendenti sarebbero stati pellegrini

Dio ci mette alla prova Aspettando la promessa di Dio Abramo attese pazientemente il compimento della promessa di Dio e non volle sembrasse che riceveva dalla gente ciò Dio aveva promesso di dargli, quando gli disse: Alla tua discendenza, io do questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate (Gn 15, 18). Se dun- · que Dio gli promise di. ereditare la terra, ma egli non la ricevette durante la sua vita terrena, deve dunque accadere che insieme alla sua discendenza, cioè coloro che temono Dio e credono in lui, la riceverà nel momento della risurrezione dei giusti. Perché la sua discendenza è la Chiesa, che rkeve l'approvazione di Dio attraverso il Signore, come disse Giovanni Battista: Dio può far nascere figli ad Abramo anche da queste pietre (Le 3, 8). Ireneo di Lione, Contro le eresie 5, 32, 2

. I giusti non vacillano Vedete come ciò che accadde contraddisse la promessa? Dice anche: Attraverso Isacco da te prenderà nome una sti"rpe (Gn 21, 12), e Abramo ci credette. Poi dice: «Offrimi questo come sacrifi-

Osservate quanti anni fa venne fatta la promessa e il modo in cui venne fatta, e come non sia menzionato in nessun luogo il sacrificio né la circoncisione. Qui mo:stra come Dio stesso permise che soffrissero terribilmente, e ancora non aveva alcunché da rimproverare loro. Nondimeno i loro nemici agirono con impunità. Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia, disse Dio. Fu per prevenirli dal giudicare la gente pia secondo il detto: Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora (Mt 27, 43) che lui, che aveva promesso e dato la terra, non impedisce le sofferenze. Allo stesso modo ora, anche se aveva promesso un regno, fa sì che pratichiamo l'obbedienza mediante prove. Solo quattrocento anni dopo si ottenne la libertà, perciò perché vi meravigliate che si debba attendere la venuta del regno? Tuttavia fece ciò che aveva promesso, e il tempo [che passò] non fece passare per falsa la sua parola. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 16

Abitanti in terra straniera Non si deve intendere come se avesse proprio detto che la sua discendenza

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Atti degli Apostoli

sarebbe stata trattata male e asservita per quattrocento anni, ma per iperbato si deve intendere che la sua discendenza sarebbe stata pellegrina per quattrocento anni e che in quel periodo di tempo le sarebbe accaduto anche di essere asservita. Poiché infatti è scritto: Da Isacco nascerà la progenie che porterà il tuo nome (Gn 21, 12), dall'anno della nascita di Isacco fino all'anno della fuga in Egitto si contano quattrocentocinque anni, che la Scrittura come al solito dice quattrocento, nei quali la discendenza sarebbe stata pellegrina sia nella terra di Canaan che in Egitto. Si può anche interpretare computando il travaglio dei quattrocent~ anni a partire dal quinto

anno, quando Isàcco cominciò a essere afflitto dal figlio dell'ancella. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 6 7

Avrebbero santificato Dio

Dio è ricco in modo da poterci risollevare È corretto dire che Dio è ricco nei modi in cui ci risolleva, poiché l'ingegnosità di Dio qui è particolarmente evidente. Petché anche se subì dei danni schiavitù, maltrattamenti, prigionia - il popolo aumentò. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 16

DIO SALVÒ GIUSEPPE

«Ma i patriarch; gelosi di Giuseppe, lo vendettero schiavo in Egitto. Dio però era con lui e lo liberò da tutte le sue afflizioni e gli diede grazia e saggezza davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa. Venne una carestia su tutto l'Egitto e in · Canaan e una grande miseria, e i nostri'padri non trovavano da mangiare. Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano, vi inviò i nostri padri una.prima volta; la seconda volta Giuseppe si fece ·riconoscere dai suoi fratelli e fu nota al faraone la sua origine. Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, settantacinque persone in tutto. E Giacobbe si recò in Egitto, e qui egli morì come anche i nostri padri~· essi furono poi trasportati in Sichem e posti nel sepolcro che Abramo aveva acquistato e pagato in denaro qai figli di Emor, a Sichem>> (7, 9-16). Il Dio di Abramo fa delle vittime, ma quelli venduti in schiavitù, i perseguitati, coloro che sono odiati e disprezzati, li esalta e attraverso di loro·agisce per èondurre alla salvezia tutti coloro che mostrano la volontà di pentirsi e di riconciliarsi (Giovanni Crisostomo). Le numerose manifestazioni di questo attraverso la storia di Israele sono complesse, ma il modello generale è ciò che Stefano sta tentando di trasmettere al suo uditorio (Beda il Venerabile).

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Di'o salvò Giuseppe

Attori di salvezza Vedete come è dimostrato ciò che disse Gamaliele: Se essa viene da Dio, non riusdrete a sconfiggerli (At 5, 39). Imparando come le vittime della trama diventino gli attori della salvezza per coloro che complottano contro di loro sii ·sbalordito davanti alla trovata di Dio e alla sua sapienza: se quelli non fossero stati vittime del complotto, non sarebbero stati salvati.

La carestia non li sconfisse. E non solo questo, ma essi furono salvati da colui che era creduto morto. L'editto reale non li soppresse. Al contrario, il loro numero si accrebbe a quel tempo, quando morì l'unico che li conosceva. Desiderarono uccidere il loro- salvatore, ma a causa di tutto ciò non ebbero il potere di farlo. Vedete come attraverso i mezzi con cui il diavolo cerca di rompere la promessa di Dio, la promessa viene invece diffusa? Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 16

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Atti degli Apostoli

Lo schiavo regna come un re Così anche colui che venne venduto come schiavo viene fatto regnare come un re nel posto dove era considerato uno schiavo. Proprio come Cristo anche nella morte mostra il suo potere, così egli regna qui dove lo vendettero. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 16 14 Giuseppe

chiamò Giacobbe

Settantacinque anime Cita secondo i LXX, mentre nel testo ebraico leggiamo solo settanta persone. Ma anche se vorrai contare nella Genesi il numero delle persone (cf. Gn 46, 8ss.), anche con l'aggiunta di Giacobbe e Giuseppe coi suoi due figli, che erano in Egitto, troverai solo settanta persone. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 14 15

Giacobbe andò in Egitto

Le sue ossa furono trasportate a Sichem Solo di Giuseppe la Scrittura riferisce che le sue ossa furono trasportate dall'Egitto e tumulate a Sichem (cf. Gs 24, 32), ma dalle parole di Stefano e dagli scritti di Girolamo, che abitò proprio in quei luoghi, veniamo a sapere che colà furono sepolti anche gli altri ·patriarchi, benché la memoria di Giuseppe giustamente sia più celebrata, dato che egli dette l'incarico che ciò fosse fatto delle sue ossa e quella città appartenne alla sua tri-

20 Cf. Girolamo, Lettere 108, 13. 21 Cf. ibid. 57, 10.

bù. Girolamo infatti così riferisce della storia della beata Paola 20: «Passò per Sichem, non per Sichar come molti leggono per errore, che oggi si chiama Neapolis ed è costruita sul fianco del monte Garazin vicino al pozzo di Giacobbe, edentrò nella chiesa che è stata costruita là dove il Signore si era seduto»; e poco dopo: «E allontanatosi di lì, vide i sepolcri dei dodici patriarchi». Parimenti nel libro Sul modo migliore di tradurre: i dodici patriarchi non furorio sepolti ad Arboc ma a Sichem21. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 15 : 6 Riportati a Sichem

Attraverso la legge pregò Cristo Stefano, parlando al popolo, segue soprattutto l'opinione popolare; unendo le due parti .della narrazione, rileva non tanto I' ordine dei fatti storici quanto la causa di cui si trattava. Poiché veniva ac~ cusato di aver parlato contro il Tempio e la Legge, tende a dimostrare come la Legge avesse preannunziato e promesso Gesù Cristo e come i Giudei non avessero voluto servire né allora Mosè né ora il Signore. Ho esposto queste cose come ho potuto, senza pregiudizio di una interpretazione migliore, se c'è. Quanto a: «dai figli di Emmòr, figlio di Sicli.em», nel testo greco è scritto: «dai figli di Emmòr, che fu in Sichem», il che sembra concordare di più con la Genesi, anche se può essere accaduto che Emmòr avesse un padre e un figlio di nome Sichem. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 16 .

LA NASCITA DI MOSÈ

«Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto, finché salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe. Questi: adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli: perché non sopravvivessero. In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; egli fu allevato per tre mesi nella casa paterna, poi, essendo stato esposto, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come figlio. Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere» (7, 17-22). Siamo qui condotti alle tradizioni di Antiochia e Alessandria riguardanti l'educazione di Mosè. Antiochia è oggi nota per aver generato più critici di carattere storico di Alessandria, e qui abbiamo un commento di Crisostomo insolitamente conciso e metaforico, mentre da Origene e Gregorio di Nissa vediamo un uso della Scrittura a fini pratici: fa questione del grado a cui i cristiani dovrebbero aspirare nell'insegnamento pagano. Per gli Alessandrini, sebbene usino 'u na tecnica allegorica di lettura, Mosè fu un primo esempio del fatto che i tesori della sapienza pagana potessero venire saccheggiati, come il loro oro (Es 12, 35), facendo sì che gli studenti ricevessero un, adeguata guida.

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La figlia del faraone adottò Mosè

Un simbolo di risurrezione Se era sorprendente che Giuseppevenisse venduto dai suoi fratelli, qui accade qualcosa di ancor più sorprendente. Il re che stava per essere sopraffatto allevò colui che avrebbe abbattuto il suo regno. Vedete in tutto questo una rappresentazione tip0logica, per così dire, della risurrezione dei rporti? Di certo non è la stessa. cosa che Dio faccia qualcosa e che qualcosa sia fatta dalla scelta dell'uomo. Queste cose infatti non furono fatte da una scelta dell'uomo. Giovanni Crisostomo,

Omelie sugli Atti degli Apostoli 16

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Tutta la sapienza degli Egiziani

L'umana razionalità e la saggezza divma Fino a che Mosè era in Egitto e veni-

va istruito in tutta la sapienza degli Egizia.ni, non era di voce esile né tardo di lingua e non confessava di essere privo di eloquenza: giacché, riguardo agli Egiziani, la sua voce era sonora e la sua eloquenza incomparabile. Ma quando incominciò ad udire la voce di Dio e a ricevere le parole divine, allora sentì che la sua voce era esile e debole e si accorse che la sua lingua era tarda e impacciata; così si proclama muto nel momento in cui comincia a riconoscere

Atti degli Apostoli

1.30

come vero quel Verbo che era nel principio presso Dio (cf. Gv 1, 1). Ma perché si possa più facilmente percepire quello che diciamo, serviamoci di questa similitudine. Se un uomo dotato di ragione, anche se rozzo e ignorante, viene paragonato agli aniniali muti, apparirà eloquente confrontato con loro che sono privi sia di ragione che di voce; ma se viene confrontato con uomini colti, dotati di eloquenza e sperimentati in ogni sapienza, apparirà se~za eloquenza e muto. Se poi uno contempla il Verbo divino e guarda la Sapienza divina in sé, ·per quanta dottrina e sapienza abbia, si dichiarerà presso Dio un animale molto più muto ·di quanto lo siano gli armenti in paragone a noi. ( Origene,

Omelie sull'Esodo 3, 1

Il bottino degli Egiziani Come Mosè portò la sua gente fuori dall'Egitto, così tutti quelli che seguono i suoi passi in questo modo liberano dal tiranno egiziano [allegoria del diavolo] coloro che sono guidati dalla sua parola. Coloro che seguono la guida verso la virtù non devono~ credo, perdere la ricchezza dell'Egitto o essere privati dei tesori degli stranieri, ma avendo acquistato tutte le proprietà _dei loro nemici devono

tenerle per il proprio uso. Questo è esattamente ciò che Mosè ordinò alla gente di fare (. .. ). Ordina anche a chi partecipa virtuosamente alla vita libera di fare tesoro della ricchezza del sapere pagano della quale si adornano gli estranei alla fede. La nostra guida alla virtù ordina a chi "prende in prestito" le ricchezze egizie di ricevere èome cose morali e naturali la filosofia, la geometria, l' astronomia, la dialettica e qualunque altra cosa studiata dai pagani al di fuori della Chiesa, dal momento che queste conoscenze potranno servire quando nel tempo del divino santuario del mistero dovranno essere abbellite con la ricchezza della ragione. Coloro che accumularono per se stessi tali ricchezze le consegnarono poi a Mosè che stava lavorando alla tenda del mistero, ciascuno di loro portando così il proprio personale contributo alla costruzione dei luoghi santi. È possibile vedere che questo accade anche oggi. Poiché molti portano alla Chiesa di Dio il loro sapere profano come una sorta di dono; tra loro vi fu il grande Basilio, che acquisì la ricchezza egiziana in ogni materia durante la sua giovinezza e li;! dedicò poi a Dio per adornare la Chiesa, il vero tabernacolo. Gregorio di Nissa, Vita di Mos~ 2, 112, 115-116

IL ROVETO ARDENTE

«Passati quarant1anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Si·gnore: Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Esterrefatto, Mosè non osava guardare. Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa. Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso . a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto» (7, 3 0-34). Gregorio di Nissa ci fornisce una magnifica riflessione allegorica di Mosè prima del roveto ardente, come ciò che ci viene richiesto nel m~mento in cui ci apprestiamo alla preghiera comunitaria e alla contemplazione del divino. Crisostomo parla anche qui della preghiera, del sµo potere e della necessità che sia prolungata. Parla del mistero della permissiva volontà di Dio che ammette l'esistenza del male, da cui la sua citazione della "maledizio-. ne,, da Gn 3, 19, che allude a questo limite della mente: è perché siamo stati lontani da Dio che Dio deve permettere e perfino infliggere sofferenze per ricondurre le nostre volontà nuovamente a lui.

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Togliti i calzari

L'ineffabile e misteriosa illuminazione È su di noi che continuiamo in questo quieto e pacifico corso della vita che la verità brillerà, illuminando gli occhi della nostra anima con i suoi raggi. Questa verità, che fu manifestata dall'ineffabile e misteriosa illuminazione che colpì Mosè, è Dio. E se la fiamma attraverso cui l'anima del profeta venne illuminata fu accesa da un roveto, anche questo dettaglio non sarà inutile alla nostra ricerca. Perché se la verità è Dio e la verità è la luce, tale esempio di virtù ci porta a ricono-

scere quella luce che è scesa perfino sulla natura umana(. .. ). Da tutto ciò capiamo anche il mistero della Vergine: la luce della divinità che attraverso il suo parto brillò grazie a lei nella vita umana non consumò il roveto ardente, anche se il fiore della sua verginità non si appassì con il parto. Quella luce ci insegna ciò che dobbiamo fare trovandoci sotto i raggi della vera luce. I piedi calzati non possono raggiungere quell'altezza dove si vede la luce della verità, ma i morti e le pelli che ci ricoprono sulla terra, che furono poste attorno a noi all'inizio quando fummo trovati nudi a causa di una disobbedienza alla volontà divina, devono essere rimossi dai

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Atti degli Apostoli

piedi dell'anima. Quando facciamo ciò, la conoscenza della verità apparirà e manifesterà se stessa. La piena conoscenza dell'essere deriva dal purificare la nostra idea del non essere. Gregorio di Nissa, Vita di Mosè 2, 19-22

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Dio udì i loro gemiti

Affinché possano ringraziare Dio Ascoltando queste cose, anche noi nelle nostre afflizioni rifugiamoci presso di lui. Ho udito il loro gemito, dice, e non semplicemente «a causa delle pene». Ma se qualcuno chiedesse: «Perché permise che fossero così maltrattati?», dovremmo rispondere: innanzitutto perché le sofferenze sono giustamente il motivo delle ricompense. Oppure, per questo permise che fossero maltrattati per mostrare il suo potere, che rifulge . persino da queste situazioni e per educare quelli per mezzo delle sofferenze subite ad amare la sapienza in ogni circostanza. Osservate infatti che quando si trovavano nel deserto «si ingrassarono, inipinguarono, rimpinzarono e respinsero Dio» (cf. Dt 32, 15). Come sempre l'agio era un male~ Perciò proprio all'inizio disse ad Adamo: Con il sudore del tuo volto mangerai il pane (Gn 3, 19). E affinché, passando da una grande sofferenza al sollievo, non si insuperbiscano, permette che essi siano oppressi. Perché l' afflizione è un grande bene. Sentite cosa dice il

profeta: Bene per me se sono stato umiliato (Sal 118, 71).

Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 16

Dedicatevi alla preghiera La preghiera è un'arma potente se offerta con mente adatta. Imparate la sua forza dagli esempi seguenti. La continua supplica ha sconfitto rimpudenza, l'ingiustizia, la violenza e la sfrontatezza, come quando dice: Avete udito ciò che dice il giudice disonesto (Le 18, 6). In un altro caso la continua supplica ha sconfitto la pigri~ zia e compiuto ciò che non aveva fatto l'amicizia. Se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza (Le 11, 8). La costante insistenza rese anche meritevole ciò che non lo era. Non è bene prendere il pane deifigli per gettarlo ai cagnolini, disse. E lei rispose: È vero, Signore, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni (Mt 15, 26-27).:. Dedichiamoci pertanto alla preghiera. E un'arma potente se offerta con devozione, senza vanagloria e con animo puro. La preghiera mise in fuga i nemici e rese dei benefici a un intero popolo, sebbene fosse immeritevole. Ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli, disse. La preghiera è una medicina salvifica e ha il potere di impedire i peccati e di curare le cattive azioni. È alla preghiera che la vedova, rimasta sola, rivolse la mente (cf. 1 Tm5,5). Giovanni Crisostomo, Omelie sulla Lettera agli Ebrei 27, 9

IL POPOLO RIFIUTA MOSÈ E SEGUE GLI IDOLI SACRI



«Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto. Egli li fece uscire, compiendo miracoli e prodigi nella terra d'Egitto, nel Mare Rosso, e nel deserto per quarant'anni. Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me. Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri:· egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi..Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e si volsero in cuor loro verso l'Egitto, dicendo ad Aronne: Fa' per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto. E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici al!'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani. Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto del!'esercito del cielo, come è scritto nel libro dei

Profeti: Mi avete forse offerto vittimé e sacrifici per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele? Avete preso con voi la tenda di Moloch, e la stella del dio Refan, simulacri che vi siete fabbricati per adorarli! Perciò vi deporterò al di là .di Babilonia» (7, 35-43 ). Mosè prepara la strada a Cristo come un segno che apparirà nella carne (Beda il Venerabile), ma è con Cristo che Mosè parlò nel deserto. Cristo diede ordini a Mosè da riferire poi al popolo'. I sacrifici sono affare degli uomini, non di Dio (Giovanni Crisostomo). È il loro tentativo di offrire la loro volontà, anche se Dio non ha bisogno che lo facciano (Beda il Venerabile). 37

Dio solleverà un profeta

Un profeta come me Come me visibile nella carne, ma temibile più di me per maestà. Perché non si dica nuova e avventizia la dottrina di

Cristo, proprio Mosè, al quale i vostri padri non vollero obbedire, predice che questi sarebbe venuto sotto forma di uomo e avrebbe dato precetti di vita a tutti i viventi. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 37

134 38

Atti degli Apostoli

L'assemblea nel deserto

Cristo diede la legge Non siate stupiti, dice, se Cristo concede dei benefici a coloro che rifiutano il suo regno, dal momento che fu così anche nel caso di Mosè. E non solo li liberò dall'Egitto, ma li guidò anche nel deserto (. .. ). Mostra che la profezia deve essere compiuta con ogni mezzo e che Mosè non si oppose a lui. Ma vediamo quanto detto prima. Egli è quel Mosè che disse: Dio vifarà sorgere un profeta al pari di me. Credo che riferendosi a ciò Cristo disse: La salvezza viene dai Giudei, alludendo a se stesso. Egli è colui che, mentre erano radunati

nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava. Osservate, afferma di nuovo che era [Cristo] colui che diede la legge, poiché Mosè era ·con lui «nell'assemblea nel deserto». Giovanni Crisostomo,

Omelie sugli Atti degli Apostoli 17 42

a compiere sacrifici per loro [idoli]». E questo accadde nel deserto, dove si era posto in particolar modo come loro guida. Giovanni Crisostomo,

Omelie sugli Atti degli Apostoli l 7

Dio accetta la volontà dell'offerente Benché avessero sacrificato al Signore per necessità di servire, poiché invece erano lontani da lui con la mente, viene detto che effettivamente avevano servito gli idoli dal tempo in cui avevano trasformato l'oro nella testa del vitello (cf. Es 32, lss.). Quando infatti- come leggiamo - offrirono alcune cose al Signore, lo fecero non di buona volontà ma, come sappiamo da questo luogo, per timore delle pene e perché erano stati uccisi coloro che erano incorsi nell'idolatria. Il Signore però accoglie non le cose che sono offerte, ma la volontà di chi offre. Infatti ogni volta che si offerse l'occasione, col cuore tornavano in Egitto.

Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 42

Avete of/erto sacrifici?

Sacrifici non necessari Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto del!' esercito del cielo. Da qui vengono queste usanze e da qui i sacrifici. Loro stessi furono i primi a offrire sacrifici agli idoli. Anche Davide indicando ciò dice: Si fabbricarono un vitello sull'Oreb, si prostrarono a un'immagine di metallo fuso (Sai 105, 19). Perciò "sacrifici" non viene mai menzionato prima, ma solo «regole di vita» e «parole cli vita». Mai "santuari" ma «prodigi» e «dimostrazione di segni>>. Come è scritto nel libro dei Profeti. Osservate che non cita il testo senza ragione, ma per mostrare che non c'è bisogno di sacri-

fici. Mi avete forse offerto vittime e sacrifici per quarant'anni nel deserto? Parla in modo energico. Dice: «Non potete dire che . dal compiere sacrifici per me siete passati

43

La tenda di Moloch

La tenda di Moloc Anche se in apparenza port~vate vittime e sacrifici alla tenda del Signore, invece con tutta l'intenzione della mente avete abbracciato il tempio di Moloc. Moloc o Melcom, come più spesso si legge, è l'idolo degli Ammoniti, che significa · vostro re.

Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 43A

Il vostro dio Refan Avete abbandonato il Dio vivo e vero e preso la stella cli Refan, cosa fatta dalle vostre mani in luogo di Dio. Vuol significa-

Il popolo rifiuta Mosè e segue gli idoli sacri (7, 35-43)

re Lucifero, al cui culto il popolo dei Saraceni si era assoggettato in onore di Venere. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 43B

Portati come prigionieri oltre Babilonia · Per questi sacrilegi sarete condotti prigionieri non solo a Babilonia ma al di là

22 Beda

135

di Babilonia. E non dobbiamo credere 22 che il protomartire abbia sbagliato, perché ha detto al di là di Babilonia e non al di là di Damasco, come è scritto nel profeta (Am 5, 27); fu attento più al concetto che alle parole, perché al di là di Damasco furono condotti in Babilonia e anche al di là di Babilonia. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 43D

dipende qui da Girolamo, Commento ad Amos 2, 5.

LA CASA DELL'ALTISSIM'O

«I nostri padri avevano nel deserto la tenda della testimonianza) come , aveva ordinato colui che disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto. E dopo averla ricevuta) i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella conquista dei popoli che Dio scacciò davanti a loro) fino ai tempi di Davide. Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe; Salomone poi gli edificò una casa. Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d_' uomo) come dice il Profeta: Il cielo è il mio trono e la terra sgabello per i miei piedi. Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo? Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?» (7, 4~-50). La tenda della testimonianza porta appunto la testimonianza dell'opera di Dio tra gli Israeliti (Giovanni Crisostomo). Non è l'edificio che è-importante, ma ciò che è simbolizzato in esso, e se dovesse essere svelata una più grande verità, l'edificio diventerebbe una contraddizione piuttosto che una preparazione alla verità. Non dobbiamo dimenticare che siamo noi ad aver bisogno di edifici, non Dio, che è dappertutto e in ogni cosa, ma che soprattutto desidera noi come dimora (Beda il Venerabile). 44

La tenda della testimonianza nel deserto

Hanno Dio come testimone Ci fu, dice, una tenda della testimonianza. Sì, ci fu in modo che potessero avere Dio come testimone. Era solo per questo. «Secondo il modello che ti fu mostrato sulla montagna», dice. Perciò sulla montagna c'era loriginale. E questa, mentre [erano] .nel deserto, fu trasportata e non fissata in un posto. La chiama tenda, della

testimonianza, cioè testimone dei miracoli e delle leggi. Ecco perché sia essa che loro non avevano un tempio. Ancora una volta fu l'angelo stesso a dare l'esempio. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 17

Una tenda della testimonianza Poiché gli rinfacciavano [a Stefano] di operare contro il luogo santo, dimostra di qui che il Signore non fa gran conto dell'ornamento di pietre preziose, ma de-

La casa dell'Altissimo (7, 44-50)

sidera lo splendore celestiale delle anime. Dove si deve sottintendere che, come la tenda era stata abbandonata quando era stato costruito il Tempio, così dovevano comprendere che anche il Tempio sarebbe stato distrutto per il sopravvivere di una condizione migliore, secondo quanto una volta Geremia aveva predetto dicendo: Non abbiate fiducia nelle assicurazioni menzognere che vi danno dicendo: è il Tempio del Signore, è il Tempio del Signore, è il Tempio del Signore (Ger 7, 4). E poco dopo: Io farò a questo Tempio, che porta il mio nome e in cui voi ponete la vostra fiducia, ciò che ho fatto a Silo dove ali' inizio ha abitato il mio nome.·Vi rigetterò !ungi dalla mia faccia (Ger 7, 12-15). Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 44 49 Che

casa edificherete?

Dentro e oltre tutte le cose Non si deve intendere in senso materiale, quasi che Dio abbia le membra

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collocate in cielo e in terra, come è per noi quando ci sediamo, ma, per significare che egli è dentro e al di sopra di noi tutti, ha detto che il cielo è il suo trono e la terra sgabello dei piedi; così, per far vedere che abbraccia ogni cosa, in un altro passo dice di misurare il cielo col palmo e di racchiudere la terra in un pugno (cf. Is 40, 12). E in senso spirituale s'intende che il cielo sono i santi, la terra i peccatori, perché Dio protegge gli uni abitandovi abbatte gli altri condannandoli. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 49A

e

Non di marmo Non il luogo d'oro o di marmo di un'abitazione terrestre, ma quello che il profeta, continuando, dice: Su chi si posa il mio sguardo se non su chi è umile, contrito di cuore e teme la mia parola? (Is 11, 2; 66, 2).

Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli7, 49B

STEFANO PROVOCA LA GENTE

«0 gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri~ cosi' anche voi. Quale dei profeti i vos'tri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli · che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la legge-per mano degli angeli e non l'avete osservata» (7, 51-53). Il destino di Stefano è chiaro come parte della continua rivelazione e offerta della grazia di Dio attraverso le azioni ribelli della gente contro i prescelti (Giovanni Crisostomo). Come accadde ai profeti, così Cristo, e come accadde a Cristo, cosl a coloro che pregano Cristo. E coloro che pregano Cristo devono diventare sia fuoco sia la gentile colomba dello Spirito Santo (Agostino). 51

Opponete resistenza allo Spirito Santo

Una storia di resistenza Voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo)· come i vostri padr~ così anche voi. Quando non era sua volontà che ci fossero dei sacrifici, voi avete sacrificato; e quando è sua volontà, non sacrificate. Quando non vi avrebbe dato dei comandamenti, li avete attirati verso di voi; quando ne avete ricevuti, li avete trascurati. Ancora, quando il tempio c'era, adoraste gli idoli; e quando è suo desiderio essere adorato senza un tempio, fate il contrario. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 17

Parole che bruciano, ma come una colomba Quando il Signore inviò lo Spirito Santo lo manifestò visibilmente in due

modi: sotto forma di colomba e sotto forma di fuoco. Sotto forma di colomba, quando discese sul Signore appena battezzato; sotto forma di fuoco, quando discese sugli Apostoli riuniti insieme. Quando il Signore, infatti, ascese al cielo dopo la risurrezione, avendo trascorso quaranta giorni con i suoi discepoli, mandò loro, nel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo, come aveva promesso. Venne allora lo Spirito e riempì il luogo dove i discepoli si trovavano, facendo prima sentire la sua voce dal cielo come raffica di vento impetuoso. Lo leggiamo negli Atti degli Apo-

stoli: Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e presero a posarsi su ciascun di loro ... e cominciarono a parlare in altre lingue) secondo che lo Spirito dava loro d) esprimersi (At 2, 3-4). In un caso abbiamo visto la colomba discendere sopra il Signore, in un altro le lingue dividersi e posarsi sopra i discepoli riuniti: nel primo

Stefano provoca la gente (7, 51-53)

caso viene indicata la semplicità, nel secondo il fervore. Ci sono taluni, infatti, che si dicono semplici, e sono pigri: sono detti semplici, e sono invece indolenti. Non era così Stefano, pieno di Spirito Santo: era semplice perché non faceva del male a nessuno, ma era pieno di ardore perché rimproverava gli empi. Non rimase infatti a bocca chiusa davanti ai Giudei: sono sue queste parole di fuoco: Duri di cervice e incirconcisi di cuore e di orecchi~ voi avete sempre resistito allo Spirito Santo. È viOlento; ma la collera della colomba è senza fiele. Ecco la prova che la sua collera era senza fiele: a queste parole di Stefano, quelli che erano corvi subito si precipitarono a raccoglier pietre per scagliarle contro la colomba; e si cominciò a lapida-

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re Stefano. E lui, che poco prima, fremente e ardente nello Spirito, s'era scagliato come contro dei nemici, e quasi con violenza li aveva attaccati con quelle parole di fuoco che avete sentito: Duri di cervice e incirconcisi di cuore e di orecchi, tanto che ascoltando quelle parole si poteva pensare che volesse incenerire sull'istante i suoi avversari; mentre gli grandinavano addosso le pietre, in ginocchio pregò: Signore, non imputare loro questo delitto. Era profondamente unito alla colomba. Prima di lui s'era comportato _così il Maestro, sul quale era discesa la colomba: pendendo dalla croce, disse: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno (Le 23, 34). Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni 6, 3

IL MARTIRIO DI STEFANO

All)udire queste cose~ fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui. Ma Stefano) pieno di Spirito Santo; fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava·alla sua destra e disse: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio del!' uomo che sta alla destra di Dio». Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi~· poi si scagliarono tutti insieme contro di lui~ lo trascinarono fuori della·città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò forte: «Signore, non imputar loro questo peccato». Detto questo, morì (7, 54-60). Stefano vede lo stare di Cristo nel suo corpo alla destra di Dio (Teodoreto di Cirro, Beda il Venerabile) come un incoraggiamento e un segno della ricompensa per la sua fedeltà (Aratore). Cristo sta come uno che combatte e offre il proprio aiuto (Beda il Venerabile, Ambrogio) e questa visione non contraddice il credo (Agostino), mentre siede come uno che giudica (Beda il Venerabile, Ambrogio). L'imitazione di Stefano di colui che ha aperto la via della risurrezione non è tanto una copia fisica, quanto un'imitazione spirituale (Ireneo di Lione), che insegna cosa sia la vita, con tutti i suoi paradossi (Aratore), e come dovremmo dimostrare uno spirito di perdono e di sacrificio nei confronti di chi ci vorrebbe uccidere (Giovanni Crisostomo, Agostino). La morte qui non è una fine ma un inizio 4i qualcosa di più grande oppure peggiore (Giovanni Crisostomo, Aratore).

55

Stefano vide la gloria di Dio

Nella forma del corpo

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I cieli aperti

La sua sopportazione fu rafforzata

La natura divina è invisibile, ma il tre Dato che il Signore Cristo è perfettavolte santo Stefano disse che vide il Simente Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, gnore, dunque anche dopo la risurrezioperché mai il santo martire ha preferito ne il corpo del Signore è un corpo, e fu chiamarlo Figlio dell'uomo piuttosto che visto dal vittorioso Stefano, dal momento Figlio di Dio? Sarebbe sembrato conferirche la natura divina non può essere vista. · , gli maggior gloria se lo avesse chiamato FiTeodoreto di Cirro, glio di Dio piuttosto che Figlio dell'uomo; Il mendicante 11 · ma lo ha fatto per confondere con questa

141

Il martirio di Stefano (7, 54-60)

testimonianza rinfedeltà dei Giudei, che così si ricordano di aver crocifisso un uomo e di non aver voluto· credere che fosse Dio. A confortare la pazienza del santo martire, si apre la porta del regno celeste e, perché l'uomo innocente non vacilli sulla terra sotto i colpi delle pietre, il Dio uomo appare coronato in cielo. Perciò, poiché lo stare eretto è proprio di chi combatte o porta aiuto, giustamente vide stare eretto alla destra di Dio colui che aveva avuto in suo aiuto, in mezzo agli uomini che lo perseguitavano. Né sembra discordare il fatto che invece Marco (cf. Mc 14, 62) lo dica seduto alla destra di Dio, che è posizione di chi giudica, perché ora giudica tutte le cose invisibilmente e alla fine verrà come giudice visibile a tutti. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 56

Cristo non era nascosto a Stefano Con il cuore illuminato Stefano ha visto i cieli aperti, perché ciò che Cristo compie non gli fosse celato. Cristo risorge prima del martire. Egli [Stefano] allora lo vede stare in piedi di fronte a sé, anche se la nostra fede tende piuttosto a onorarlo da seduto. La vera carne unita al Tonante rende onore a se stessa in Stefano. Il comandante nella sua preveggenza arma coloro che raduna ·p er i doni. Per timore che qui qualcuno debba combattere con esitazione, il corpo si rivela nella città di Dio come ricompensa del.suo testimone. Aratore, Storia apostolica 1

Seguì il martire perfetto Queste parole disse [Stefano], e fu lapidato. In questo modo realizzò la perfetta dottrina, imitando in ogni modo il primo dei martiri e pregando per coloro che lo stavano torturando con queste parole:

Signore, non imputar loro questo peccato. Così furono portati a perfezione coloro che riconoscevano un solo e unico Dio, che dall'inizio ~ila fine fu presente con umanità nelle varie dispensazioni, come dichiara il profeta Osea: Io parlerò ai pro-

feti, moltiplicherò le visioni e per mezzo dei profeti parlerò con parabole (Os 12, 11). Ireneo di Lione, . Contro le eresie 3, 12, 13

Vide con gli occhi della fede E lassù ora siede alla destra del Padre. Questo lo dobbiamo intendere con prudenza, con gli occhi della fede. Non dob- · biamo pensare che egli rimanga fisso, immobile in qualche sedia, talché non gli sia consentito di stare in piedi o camminare. E se santo Stefano dichiarò di vederlo in piedi, non per questo egli vide una cosa sbagliata o contraddisse le parole di questo Simbolo. Mai pensar questo, mai affermare così! Semplicemente, col dire che egli siede lassù, si vuol affermare che abita nella suprema e ineffabile beatitudine. Agostino, Discorsi 214, 8

58

La morte di Stefano

Come Cristo, soffrì fuori dalla porta Anche il Signore soffrì la passione fuori porta, egli che ci ha scelto dal mondo (cf. Eh 13, 12) intròducendoci nel suo regno celeste e nella gloria, e perciò Stefano, quasi pellegrino del mondo, è lapidato fuori della città. Non ha avuto qui stabile dimora, ma cercava con tutto il cuore quella futura e, secondo il muta.r degli eventi, il martire dal cuore puro dirige la mente al cielo, il persecutore di dura cervice mette mano ai sassi. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 58

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Atti degli A postoli

Durante la rivolta scagliarono pietre Pazzi, ribelli Giudei, voi che scagliate pietre contro Stefano, sarete sempre di pietra a causa del vostro orrendo crimine. Aratore, Storia apostolica 1

Il potere di Dio ha agito in Paolo Osservate con quanta accuratezza racconta tutto ciò che concerne Paolo, per mostrarvi che un'opera di Di~ si compiva su di lui per mezzo di queste vicende. Fino a questo momento, non solo Paolo non credette, ma lo getta nelle mani dei suoi assassini. È per questo che dice: Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione (At 8, 1). Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 18

Una giusta ricompensa per tutti Gli uomini malvagi posano le vesti ai piedi di Saulo, ciò che gli Ebrei chiamano Inferno. Entrambe le parti ormai scorgono chiaramente ciascuna la sua ricompen·sa: il martire si affretta al paradiso, i carnefici all'inferno. La prima occasione [del martirio] rivela, e rende l'esempio, ciò che scorre dalla fonte per chi combatte tali battaglie; così il Tartaro rapidamente viene incontro a chi commette l'omicidio, mentre il_paradiso si apre per coloro che mu01ono. Aratore, Storia apostolica 1 59

Ricevi il mio spirito

Dio chiama la gente attraverso segni Questo è il motivo per cui anche il suo volto venne glorificato. Perché Dio che è misericordioso desiderava rendere

le loro trame il mezzo attraverso il quale ricondurli a sé. E osservate quanti segni ne seguirono. Lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo, nuovamente fuori dalla città, come nel caso di Cristo. E nella morte stessa, confessione e predicazìone. E i testimoni deposero il loro

mantello ai piedi di un giovane) chiamato Saulo. E cosi' lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù) accogli il mio spirito». Fece questo per mostrare e insegnare loro che non sarebbe morto. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 18

La caduta implica I'ascesa O martire, intraprendi delle battaglie che causeranno morti felici, dove la punizione comporta la gloria e la caduta implica l'ascesa, e dalla morte nasce l'immortalità che abbraccia la ricompensa della vita eterna. Signore, aver meritato di morire così è stato l'inizio di una vita benedetta ed eterna. Aratore,

Storia apostolica 1 60

Non imputare a loro questo peccato

Liberi dalla collera Questa è l'audacia di linguaggio che appartiene a un uomo che sta portando la croce. Imitiamola anche noi. Per quanto non sia tempo di guerra, è sempre tempo di essere audaci. Davanti ai re parlerò del-

la tua alleanza senza temere la vergogna (Sal 118, 46). Se ci troviamo in mezzo ai Gentili, facciamoli tacere allo stesso modo, senza rabbia e senza durezza. Perché se lo facciamo con rabbia, non si tratterà più di audacia, ma piuttosto di rozza passione. Se invece si fa con gentilezza, quella è vera audacia. Perché in una sola cosa successo e fallimento non possono sussistere contemporaneamente. L'audacia nel

Il martirio di Stefano (7, 54-60)

parlare è un successo; la rabbia è un fallimento. Perciò, se aspiriamo all'audacia, dobbiamo essere liberi dalla rabbia, nel caso che le nostre parole venissero attribuite a quest'ultima. Non importa quanto giuste siano le vostre parole, se parlate cori rabbia rovinate tutto. Questo è vero a prescindere da quanto audacemente parliate o da quanto chiaramente ammoniate - in breve, indipendentemente da quello che fate. Vedete quanto libero dalla rabbia fosse quest'uomo quando parlava loro. Non li trattava con durezza, ma ricordava loro le parole del profeta. Notate che non c'era rabbia, perché pur nella sua terribile sofferenza. pregava per loro dicendo: Signore, non imputar loro qu_esto peccato. Perciò non fu con rabbia che pronunciò queste parole, ma con dolore e preoccupazione per il loro bene. Infatti è detto del suo aspetto: Videro il suo volto come quello di un angelo affinché li attirasse. Siamo pertanto liberi dalla rabbia. Lo Spirito Santo non dimora dove c'è rabbia ed è maledetto chi è irato. Niente di buono può venire da dove c'è rabbia. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 17

Pregò per i suoi persecutori Anche Santo Stefano negli Atti degli Apostoli prega per coloro da cui era lapidato perché non avevano ancora creduto in Cristo e non contrastavano la grazia della comunanza. Agostino, Discorso del Signore sulla montagna 1, 22, 73

143

Si inginocchiò per i suoi nemici Stapdo in piedi pregò per sé, si inginocchiò per i nemici, perché la loro maggiore iniquità richiedeva un più grande rimedio di supplica. Straordinaria fu la virtù del santo martire: ferveva di tale zelo da rimproverare apertamente le colpe della perfidia a quelli che lo tenevano in loro potere, e insieme ardeva di tale amore che in punto di morte pregava per quelli dai quali veniva ucciso. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 7, 60

La perfezione della carità Egli esercitava l'amore verso quelli che lo uccidevano, e per essi moriva ( . . . ). Questa dunque è la carità perfetta. Chi avesse una carità tanto grande da essere pronto a morire per i fratelli avrebbe raggiunto la carità perfetta. Questa carità è forse già perfetta al momento stesso in cui nasce? Essa incomincia ad esistere ma le occorre un perfezionamento; viene perciò nutrita, irrobustita e ~opo di ciò raggiunge la sua perfezione. E allora che essa esclama: Per me vivere è Cristo e la morte . è un guadagno. Desideravo morire per essere con Cristo: è di gran lunga la cosa migliore: tuttavia è necessario.per vostro bene che io rimanga nella carne (Fil 1, 2124). Egli voleva vivere per quelli in favore dei quali era pronto a morire. Agostino, Commento alla Prima lettera di Giovanni 5, 4

LA GRANDE PERSECUZIONE

Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno · scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti: ad eccezione degli apostoli: furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria. Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione (8, 1-3). Questi versetti concludono il racconto di Luca sulla persecuzione a Gerusalemme, che era cominciata con la descrizione di ciò che segui alla guarigione dello storpio alla porta Bella: l'ascolto davanti al sinedrio (At4, 1-22), l'imprigionamento e l'accusa davanti al sinedrio (At 5, 17-33) e infine la morte di Stefano. La provvidenza partecipa alla persecuzione (Giovanni Crisostomo), che diventa il semenzaio del Vangelo (Beda il Venerabile). Il corpo di Stefano viene sepolto (Teodoreto di Cirro). Anche la frenesia di Saulo viene utilizzata per uno scopo inaspettato (Giovanni Crisostomo).

1

I credenti furono dispersi

La persecuzione diffonde il seme della Parola Sebbene la persecuzione si facesse più violenta, ugualmente Dio li sottrasse dal pericolo, fortificandoli con i miracoli. Perfino la morte di Stefano non spense la loro rabbia, anzi la accrebhe. I maestri fu- · rono messi in fuga e nonostante questo continuarono la loro predicazione anche più alacremente. Ma osservate quanti beni ricevono e com'erano nella gioia. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 18

Obbedendo al comando del Signore È quello che il Signore aveva comandato: Quando vi ·perseguiteranno in una

città, fuggite in un,altra (Mt 10, 23 ); per sua volontà infatti avveniva che l'occasione della tribolazione fosse causa della di.sseminazione del Vangelo. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli' 8, 1 2

La sepoltura di Stefano

Il corpo di Stefano fu sepolto · Allora solo il corpo venne giudicato meritevole di sepoltura, mentre l'anima non fu seppellita insieme al corpo; nondimeno solo del corpo si parlò col nome comune. Similmente il santo Giacobbe disse ai suoi figli: Seppellitemi presso i miei padri (Gn 49, 29). Non disse: «Seppellite il mio corpo». Teodoreto di Cirro,

Lettere 144

La grande persecuzione (8, 1-3)

3

Saulo perseguitò la Chiesa

Resi più audaci dall'omicidio di Stefano Fu grande la frenesia [di Saulo]: era solo, era perfino entrato nelle case; infatti era pronto a dare la vita per la legge. Dice: Prendeva uomini e donne e li/aceva

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mettere in prigione; sottolinea così sia la sicurezza, sia la violenza e la frenesia. Tutti quelli che gli capitavano tra le mani faceva in modo di maltrattarli con ogni mezzo, perché in seguito al recente omicidio era diventato più audace. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 18

PREDICAZIONE DI CRISTO IN SAMARIA

Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e dif/ondevano la parola di Dio. Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò apredicare loro il Cristo. E .le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi~ emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. E vi fu grande gioia in quella città. V'era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samaria, spacciandosi per un gran personaggio. A lui aderivano tutti~ piccoli e grandi~ esclamando: «Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande». Gli davano ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie. Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne sifacevano battezzare. Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano (8, 4-13). Le linee generali degli Atti vengono fornite dal racconto di Luca della profezia di Gesù in base alla'quale gli Apostoli sarebbero stati testimoni in ·tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra (At 1, 8). Con la venuta di Filippo in Samaria, perciò, si rag- · giunge il secondo stadio nel compimento della profezia. I Padri non commentano molto il potere della preghiera di Filippo e i suoi miracoli, ma sono affascinati dalla figura di Simone (Giovanni Crisostomo). Il racconto di Giustino è un efficace riassunto della prima ipotesi che Simone fosse una fonte di eresie. Sia la fede di Simone sia il battesimo erano sinceri e in seguito ritornò ai suoi metodi malvagi, oppure er~ un impostore dall'inizio (Beda il Venerabile). Secondo Agostino le alternative esaustive sono quattro: quando un buono battezza un buono, il bene viene dal bene; quando un malvagio battezza un malvagio, il male viene dal male; quando un malvagio battezza un buono, il bene può venire dal male; quando un buono battezza un malvagio il male può venire dal bene.

Predicazione di Cristo in Samaria (8, 4-13)

6

La moltitudine ascoltava

La folla era attenta Da questo contesto e dalla storia della donna samaritana (cf. Gv 4, 7ss.) si ricava che la gente samaritana era di animo pronto a credere. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 8, 6

9

Un uomo chiamato Simone

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scelse Giuda. E "vedendo" i "segni" che [Filippo] aveva compiuto, dal momento che gli altri non avevano ricevuto segni, [Simone] rion osò chiederne. Come avvenne dunque che fece sì che non lo condannarono a morte, come fecero invece con Anania e Saffira? L'antico detto è che colui che raccolse legna venne messo a morte come avvertimento per gli altri. Nessun altro subì questo. stesso destino (cf. Nm 15, 32-36). Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 18

Storia di Simone Dopo l'ascesa di Cristo al cielo, i diavoli spinsero alcune persone a dire che loro stessi erano dèi; e questi non solo non vennero perseguitati [dal governo romano], ma vennero persino giudicati meritevoli di onori. C'era un samaritano, Simone, nativo del villaggio di Gitto, che sotto il regno di Claudio Cesare, nella città reale di Roma, compì mirabili atti di magia in virtù dell'azione esercitata dai diavoli in lui. Fu considerato un dio, e come tale venne onorato con una statua che venne eretta sul fiume Tevere, fra due ponti, recante questa iscrizione latina: «Simoni Deo sancta», ovvero «Al ·santo dio Simone». E quasi tutti i sama~ ritani e alcuni delle altre genti lo adoravano e lo riconoscevano come primo dio; e dicono che una donna, Elena, che lo seguì in quel tempo e che precedentemente era stata una prostituta, concepì questa idea. Giustino,

Prima apologia 26 13

Anche Simone credette

Come Cristo scelse Giuda Come giunse a battezzare anche Simone? Nello stesso modo in cui Cristo

Quattro tipi di battesimo C'erano dei buoni che battezzavano dei cattivi,· come Filippo, che era santo e battezzò Simon Mago. Sono dunque chiare, o fratelli, queste quattro categorie. Di nuovo ve le ricordo, tenetele a mente, _ contatele, tenetene conto; guardatevi dai cattivi, seguite i buoni. Dai buoni nascono i buoni, quando i santi vengono battezzati dai santi; dai cattivi nascono i cattivi, quando quelli che battezzano e quelli che sono battezzati vivono nell'iniquità e nell'empietà; dai cattivi i buoni, quando sono cattivi quelli che battezzano e buoni quelli che sono battezzati; infi~e, da~ buoni i cattìvi, quando sono buoni quelli che battezzano e cattivi quelli che sono battezzati. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni 11, 9

Ricevendo il battesimo con l'inganno O vinto dalla forza delle parole di Filippo credette certamente nel Signore, oppure, ed è più credibile, finse di credere finché avesse ricevuto il battesimo: egli infatti, che era tanto avido di lode da voler essere creduto Cristo, come narrano le

148

Atti degli Apostoli'

Storie 23, voleva apprendere da Filippo l'arte di fare miracoli. Si dice che fecero ciò anche i suoi successori che, istruiti dalle arti malvagie del loro maestro, entrati nella

23 Il

Chiesa con qualche frode, erano soliti far uso del battesimo in modo ingannevole. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 8, 13

riferimento è a Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica 2, 1, 10.

SIMONE PROVA A COMPRARE IL DONO DI DIO

Frattanto gli apostoli: a Gerusalemme} seppero che la Samaria aveva accolto. la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro} ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo. Simone} vedendo che lo Spirito veniva conferlto con t imposizione delle mani degli apostoli: offrì loro del denaro dicendo: «Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani: egli riceva lo Spirito Santo». Ma Pietro gli rispose: «Il tuo denaro vada con te in perdizione} perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio. Non v'è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio. Pentiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero. Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro e in lacci d'iniquità>>. Rispose Simone: «Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto» (8, 14-24) . .Due aspetti in particolare di questo passo hanno suscitato numerosi commenti da parte dei Padri. Innanzitutto il fatto che Pietro e Giovanni venissero mandati in Samaria e il fatto che tramite l'imposizione delle mani i Samaritani ricevessero lo Spirito Santo. Solo le mani degli Apostoli possono essere imposte per conferire lo Spirito Santo (Beda il Venerabile) . La conversione si verifica nella Chiesa solo in chi ha ricevuto il dono di dare la grazia del battesimo e di perdonare i peccati (Cipriano). I nuovi convertiti non hanno ancora ricevuto lo spirito dei miracoli (Giovanni Crisostomo). Lo Spirito si mostra visibilmente nel suo dono di sé (Agostino). Il battesimo salvifico non è completo se non è effettuato con l'autorità del triplice Dio (Origene). U battesimo impartito da Filippo non aveva bisogno di essere ripetuto (Cipriano). Il secondo aspetto del passo interessante per i Padri riguardava la figura di Simone, la sua aspirazione al potere e il suo tentativo di comprare il potere apostolico per conferire lo Spirito Santo. Simone fu immerso nella fonte, ma non purificato (Aratore). Simone cerçava il potere, non la grazia (Cirillo di Gerusalemme). La semplicità di Pietro è contrastata··dalla malizia di Simone (Giovanni Crisostomo), il cui cuore non è come una colomba (Beda il Venerabile). Pietro interiormente ha percepito l'infallibile giudizio di Dio (Beda il Venerabile, riprendendo Gregorio Magno). Osserviamo che anche se.Pietro condannò Simone, non lo escluse dalla speranza del perdono (Ambrogio), ma la sua successiva storia mostra il suo destino (Eusebi9 di Cesarea). Il potere dello Spirito non è in vendita (Ci-

Atti degli Apostoli

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rillo di Gerusalemme). Coloro che vendono ciò che hanno ricevuto in dono saranno privati ·della sua grazia (Basilio). Non è il denaro che lo Spirito cerca, ma un cuore giusto (Aratore), vero centro della persona (Cassiodoro). La fede non si ottiene per costrizione, ma si riceve in dono. Gli Apostoli ricevettero il potere di operare miracoli: tale potere non viene dato arbitrariamente dallo Spirito ad altri. L'episodio offre un duplice segno: il dono a coloro il cui cuore è pronto e la negazione del dono a coloro che non lo sono (Giovanni Crisostomo).

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Pietro e Giovanni mandati dai Samaritani

Solo gli Apostoli possono conferire lo Spirito Santo Aratore spiega bene 24: «Spesso Pietro prese come compagno Giovanni, perché chi è vergine piace alla Chiesa». Notiamo che Filippo, che predicava il Vangelo in Samaria, era uno dei sette: se infatti fosse stato apostolo, avrebbe potuto imporre egli stesso la mano perché ricevesse lo Spirito Santo. Ma questa è prerogativa solo del vescovo25. Ai presbiteri infatti quando battezzano è permesso ungere col crisma quelli che battezzano, sia che il vescovo sia presente, sia che non lo sia; ma dato che è stato consacrato dal vescovo, non gli è lecito segnare la fronte con lo stesso olio, perché questo ufficio è solo dei vescovi, quando trasmettono lo Spirito, il Paracleto, ai battezzati. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 8, 14

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Ricevendo lo Spirito Santo

La prerogativa degli Apostoli Perché questi non avevano ricevuto lo Spirito Santo? Forse perché Filippo tenne questo onore per gli Apostoli, o perché non aveva questo dono o perché era uno dei sette. L'ultima ipotesi è la più

24 Aratore,

probabile, perciò la sostengo. Questo Filippo era uno dei sette, quello dopo Stefano. Perciò·, pur battezzando, non dava lo Spirito Santo a chi battezzava: non ne aveva il potere; questo dono infatti era solo dei Dodici. Osservate come i sette non si sono fatti avanti. Era parte del piano di salvezza di Dio che quelli andassero avanti e questi fossero privi di Spirito Santo. Perché si trattava del potere di operare segni che avevano ricevuto, non il potere di dare lo Spirito Santo agli altri. Questa era la prerogativa degli Apostoli. E notate come mandaròno non chiunque a casa, ma i primi tra loro, Pietro e Giovanni. . Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 18

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I Samaritani non avevano ancora ricevuto lo Spirito

I nuovi convertiti non ricevettero lo Spirito dei miracoli E grandi segni si ~erificarono. Come poté accadere dunque che non ricevettero lo Spirito? Avevano ricevuto lo Spirito della remissione dei peccati, ma non lo Spirito dei segni ( ... ). Non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro) ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Sign.ore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

Storia apostolica 1, 624-625 .

25Il ragionamento di Beda si fonda su una lettera di papa Innocenzo (Lettera a Decenzio 25, 3, 6).

1

Simone prova a comprare il dono di Dio (8, 14-24)

{... ) Per mostrare·che era questo il caso e che era lo Spirito dei segni quello che non avevano ricevuto, osservate come Simone, una volta visto il risultato, venne e chiese che gli venisse dato. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 18

Lo Spirito si manifesta In effetti allora veniva dato lo Spirito Santo in modo che anche appariva eh' era stato dato. Coloro infatti che lo ricevevano parlavano nella lingua di tutti i popoli per simboleggiare che la Chiesa diffusa fra le 'genti avrebbe parlato nelfa lingua di tutti. Ricevettero dunque lo Spirito Santo e apparve in essi in modo manifesto. Agostino, Discorsi 99, 1O

La formula battesimale Da tutto ciò abbiamo appreso che lo Spirito Santo possiede tale autorità e dignità che il battesimo di salvezza non è . pienamente realizzato se non per l'autorità della Trinità, la più eccellente di tutti, cioè nel nome del Padre, del Figlio e del. lo Spirito Santo. Origene, I principi l, 3, 2 17

Gli apostoli misero le loro mani su di loro

I doni ricevuti per gradi Vedete quante cose siano causate dalla provvidenza di I)io attraverso la morte di Stefano. Si diffondono nelle regioni della Giudea e della Samaria, annunciano la buona novella, predicano Cristo, com, piano miracoli e come per gradi questi ri~evono il dono. Fu un duplice s~gno:. il dare a quelli e il non dare a quest'uomo

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(... ).Quest'uomo avrebbe dovuto chiedere di ricevere lo Spirito Santo, ma poiché non era questo che gli interessava chiese invece il potere di.darlo agli altri. Ma anche coloro che non ricevettero questo potere di dare e quest'uomo, che era solo uno dei discepoli, desideravano essere più illustri di Filippo! Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli' 18

Lo Spirito Santo e l'imposizione delle mani Questo passo si adatta bene allo Spirito Santo, perché esso non dimorerà in tutte le persone o in quelle che sono carne, ma in quelle nelle quali proprio come molti re romani e macedoni si acconciarono come dèi. Uno allora poteva credere in ciò che era stato detto tempo addietro riguardo a ciò, ossia che alcuni furono ingannati e chiamarono certe persone dèi. Di conseguenza anche questi si erano ingannati su Barnaba e Paolo (. .. ). I sostenitori di Barnaba> per chiudere le loro bocche e istruirli con gentilezza> dissero loro: Nessuno ha mai visto Dio (Gv 1> 18). Noi siamo ciò che sembriamo: non dèi> ma uomini. Solo in Gesù accadde che era Dio e uomo allo stesso tempo per il principio dell>unione. Ma in questo caso vi erano solo uomini che compivano miracoli per mezzo dello Spirito Santo. Ammonio di Alessandria> Catena sugli Atti degli Apostoli 14, 12

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Si strapparono le vesti

Gli Apostoli non possiedono brama di gloria Guardate! In ogni occasione dimostrano di non avere brama di gloria> non solo non desiderandola, ma anche ripudiandola quando veniva loro offerta> come disse anche Pietro: Perché vi meravigliate di questo e continuate a fissarci come se per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare ques(uomo? (At 3 > 12). Questi dicono la medesima cosa. Anche Giuseppe disse a proposito dei suoi sogni: Non è forse Dio che ha in suo potere le interpretazioni? (Gn 40> 8). Così pure Daniele: A me è stato svelato questo mistero non perché io possieda una sapienza superiore (Dn 2, 30). Anche Paolo dice la medesima cosa con queste parole: E chi è mai altaltezza di questi compiti? (2 Cor 2> 16). E ancora: Non che da noi stessi siamo capaci di pensare

qualcosa come proveniente da noz~ ma la nostra capacità viene da Dio (2 Cor 3, 5). Giovanni Crisostomo> Omelie sugli Atti degli Apostoli 30

Satana non prevalse Notate con quanta energia tutto ciò '· sia stato compiuto dagli Apostoli: si strapparono le vesti> si precipitarono, gridarono, tutto per disposizione dell> anima> per respingere quello che era accaduto e in segno di dolore. Era davvero un dolore> un dispiacere inconsolabile) r essere c;onsiderati come dèi e indurre all>idolatria> proprio ciò che erano venuti a distruggere. Questo era frutto dell'ingegno del diavolo> ma non rimasero in silenzio. Infatti dissero: Noi siamo esseri umanz: mortali come voi. Immediatamente> con queste parole> misero in fuga il male. Non dissero semplicemente esseri umani, ma aggiunsero come voi. E perché non sembrassero adoratori di dèi, sentite cosa aggiunsero: Vi predichiamo di convertlrvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. Notate anche che non fecero mai menzione dei profeti (... ) perché avevano imparato che non bisognava necessariamente sforzarsi di dire cose elevate in merito a Dio quanto piuttosto dire qualcosa di utile per gli ascoltatori. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 31 15

Vipredichiamo di convertirvi da queste vanità

L'umana natura di Paolo Troviamo la ragione di alcune malattie nel comportamento degli stessi santi, come nel caso dell'Apostolo, il quale, nel timore di apparire superiore ai limiti dinatura e perché nessuno creda di possedere, nella propria natura> qualcosa di più gran-

Sacrifici in onore di Paolo e Barnaba (14, 8-20)

de e più eccellente di ciò che è conveniente - è il caso dei Licaoni che gli offrirono tori e corone -, fu preso da un malore per mostrare la sua natura umana. Basilio di Cesarea, Regole ampie 55, 4

L'inutilità dei sacrifici Chi ha fatto il cielo e la terra e tutto ciò che è in essi, e prowede tutti noi delle cose · che occorrono, non ha bisogno di quei beni. Egli stesso li fornisce a coloro che credono di offrirli a lui. Quelli che con sangue, grasso e olocausti credono·di fargli sacrifici e con questi atti venerarlo, non mi pare che differiscano da coloro che tributano riverenza ad oggetti sordi che non possono partecipare al culto. Immaginarsi poi di fare le offerte a chi non ha bisogno di nulla!

Lettera a Diogneto III, 4-5

Dio ha offerto la sua stessa carne per la vita del mondo Offrire un figlio, una figlia, del bestiame, un campo, tutto questo è al di fuori di noi; ma offrire se stesso a Dio e piacergli non per l'opera altrui, ma per la propria: questo è il più perfetto ed eccellente di tutti i voti; chi lo fa, è imitatore di Cristo (1 Cor 4, 16; 1 Ts 1, 6). È Dio che ha dato all'uomo la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi, ha dato in soggezione a lui anche il cielo; ha concesso per il servizio degli uomini anche il sole, la luna e le stelle; ha elargito agli uomini le piogge, i venti e tutto ciò che è nel mondo. Ma dopo tutte queste cose ha dato se stesso: Dio in/atti ha tanto

amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito (Gv 3, 16) per la vita del mondo. Che cosa dunque farà di grande l'uomo, se offrirà se stesso a Dio, dal momento che Dio stesso per primo si è offerto (cf. Eb 9, 14) per lui? Origene,

Omelie sui Numeri 24, 2

17

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Non ha cessato di dar prova di sé

L'insegnamento profondo di Paolo Osservate bene: desiderio intimo di Paolo non era levare un'accusa contro i suoi ascoltatori; piuttosto desiderava che liberamente, da se stessi, riferissero ogni cosa a Dio (. .. ). Ora guardate anche come formuli l'accusa di nascosto. Infatti, se lo avesse fatto apertamente, avrebbe dovuto rimproverarli, poiché godendo di tanti beni, non riconoscevano Dio come colui che li nutriva. E così non lo afferma chiaramente ma lo allude: Concedendovi dal cielo piogge; come fa pure Davide:

Hai messo più gioia nel mio cuore di quando abbondano vino e frumento (Sa! 4, 8). E spesso, parlando della creazione, menziona questi beni. Anche Geremia nomina prima la creazione poi la prowidenza che si palesa tramite le piogge (cf. Ger 5, 24). Istruito proprio da queste Scritture, l'Apostolo dice che essi ~rano stati riempiti di cibo e di letizia. Con prodigalità era stato offerto tale cibo non solo per la soprawivenza né per necessità. Cosz' di-

cendo) riuscirono a fatica a far desistere la folla daltoffrire loro un sacrificio. E fu soprattutto per questo .che furono ammirati. Vedete che per questo si erano fermati; per allontanare la loro follia? Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 31 19

Presero Paolo a sassate

Paolo non provò odio contro di loro Credetemi, anche oggi è possibile soffrire cose peggiori di quelle che Paolo patì. Quei nemici lo presero a sassate, ma anche oggi è possibile cùlpire qualcuno con parole peggiori degli stessi sassi. E allora quale deve essere la vostra risposta? La stessa di Paolo. Egli non odiò coloro che lo avevano colpito. Dopo che lo ebbero trascinato fuori della città,

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Atti degli Apostoli

rientrò per divenire un benefattore dei suoi stessi persecutori. Se anche voi avete sopportato gli insulti feroci di qualcuno o le sue angherie, anche voi siete s~ati presi a sassate. Perciò non dite: «lo non ho compiuto angherie contro dilui». Infatti, quale angheria ha mai compiuto Paolo per essere preso a sassate? Egli stava annunziando il regno dei cieli, li stava allontanando dall'errore per condurli pian piano verso Dio. Proprio queste cose erano degne di una corona, della proclamazione di un araldo, degne di diecimila altre cose, ma certo non delle sassate; ma tuttavia subì la cosa opposta. Per questo è una splendida vittoria. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 31

2o Eglt~

alzatosi~

entrò in città

La potenza si manifesta nella debolezza Essi presero a sassate Paolo e quindi lo trascinarono fuori della città. Si compì allora la parola della Scrittura: Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza (2 Cor 12, 9). Questa è opera più grande del far camminare uno zoppo(. .. ). Entrò in città. Comprendete il suo zelo? Vedete che desiderio fervente e acceso? Rientrò in città per mostrare che se si era allontanato, era perché aveva ormai seminato la Parola e non desiderava infiammare ancora la loro collera. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 31

PAOLO E BARNABA RIANIMANO ED ESORTANO I DISCEPOLI

Dopo aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di discepoli~ ritornarono a Listra, !conio e Antiochia, rianimando i discepoli ed esortandoli' a restare saldi nella fede poich~ dicevano, è neèessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio. Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia e dopo avere predicato la parola di Dio a Perge, scesero adAttalia/ di quifecero vela per Antiochia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l'impresa che avevano compiuto. Non appena furono arrivati~ riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede. E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli (14, 21-28). Ferma intenzione sia degli Apostoli che dei discepoli era quella di mostrare che l'apprendimento viene attraverso il potere della predicazione e allo stesso tempo dall'affrontare le sofferenze, mostrando di poter subire con nobiltà e non colpendo lattenzione con miracoli bensì superando molteplici prove (Giovanni Crisostomo). Infatti come non è coronato chi non ha rivali, così nessuno può essere considerato degno se non è passato attraverso le tribolazioni (Basilio di Cesarea). Noi stessi dobbiamo accogliere i rimproveri e i castighi come una medicina che ·distrugge la passione incontrollata e ci restituisce la salute (Basilio di Cesarea). Gli Apostoli erano provvidenzialmente guidati dallo Spirito Santo, perché la predicazione ai pagani potesse raggiungere la necessaria fermezza (Giovanni Crisostomo).

22

E' necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio

Rallegrarsi nelle tribolazioni Questo fu quanto dissero e mostrarono gli Apostoli. Rianimando i discepoli, dice. Dunque sono rianimati, anzi di più, sono messi al loro fianco. Li esortavano in

anticipo, perciò, che non si scandalizzassero.E quasi a bella posta accade questo, non solo per mezzo degli apostoli, ma anche dei discepoli, affinché imparassero da subito sia la forza della predicazione sia che dovevano patire anche loro tali prove; e affinché resistessero saldi e non agognassero solo i miracoli, ma molto di più le prove. Per questo lo stesso Apostolo disse:

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Atti degli Apostoli

Sostenendo la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e che ora sentite dire che io sostengo (Fil 1, 30) (. .. ).Essi infatti ricevevano questo insegnamento da Cristo stesso, il quale disse loro: Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi (Le 10, 20). Dunque una gioia grande e senza limiti è proprio soffrire per Cristo. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Ap·ostoli 31

La medicina per i nostri desideri incontrollati Dobbiamo accogliere i rimproveri e i castighi come una medicina che distrugge la passione incontrollata e ci ridà la salute. Da ciò risulta chiaro che coloro che mostrano bontà per nascondere un desiderio incontrollato al fine di compiacere qualcuno, perdono ogni beneficio e congiurano contro la loro stessa vita. Basilio di Cesarea, Regole morali 72, 5

L'approvazione attraverso le tribolaz1on1 E da ogni timore mi ha liberato (Sai 33, 5). Tutta la vita di una persona giusta è una tribolazione: Quanto stretta è la porta e angusta la via (Mt 7, 14) e Molte sono le tribolazioni dei giusti (Sai 33, 20). L'Apostolo anche in altra sede dice di essere stato af!Ntto in ogni modo (2 Cor 4, 8), e qui ripete che è necessario attraversare molte

tribolazioni per entrare nel regno di Dio. Il

Signore libera i santi dalle afflizioni, ma non lo fa per renderli liberi da ogni controllo, ma per benedirli con la perseveranza. Infatti se la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata (Rm 5, 3) e chi rifiuta le tribolazioni priva se stesso di un'approvazione. Come non è coronato chi non ha rivali, così nessuno può essere considerato degno se non è passato attraverso le tribolazioni. E così dunque egli da ogni timore mi ha ·liberato, non per mostrarmi di non essere afflitto, ma per offrirmi una via di uscita rendendomi capace di sopportare la tribolazione (cf. 1 Cor 10, 13 ). Basilio di Cesarea,

Omelia sul Salmo 33, 4 27

Riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto

La missione degli Apostoli Gli Apol)toli non dissero di aver compiuto personalmente quelle cose, ma tutto

quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro. A me sembra che volessero intendere con queste parole attraverso le loro prove. Infatti, non era per nulla che essi giunsero in quei luoghi e certo non per riposarsi. Erano provvidenzialmente guidati dallo Spirito Santo, perché la predicazione ai pagani potesse fortificarsi ( ... ). Osservate anche il vigore di Paolo. Non chiede se vi fosse necessità di rivolgersi ai pagani: lo fa subito. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 31

CONTROVERSIA AD ANTIOCHIA IN MERITO ALLA CIRCONCISIONE

Ora alcuni~ venuti dalla Giudea) insegnavano ai fratelli questa dottrina: «Se non vi/ate circoncidere secondo tuso di Mosè) non potete esser salvi». Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro) fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Essi dunquè) scortati per un tratto dalla comunità) attraversarono la Fenicia e la Samaria raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. Giunti poi a Gerusalemme) furono ricevuti dalla Chiesa) dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro. Ma si alzarono alcuni della setta dei /arise~ che erano diventati credent~ affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè (15, 1-5). La questione della circoncisione dei Gentili è ritenuta centralè nel racconto di Luca e in tutta la predicazione di Paolo. Infatti sin dal principio egli mantenne la posizione secondo cui la circoncisione non era più necessaria. Per questo sembrò loro che Paolo non fosse degno di fede; credendo più a coloro che si trovavano a Gerusalemme. Allora Paolo prese la strada di quella città non per apprendere qualcosa che non sapeva, ma ·al fine di persuadere i suoi oppositori giacché coloro che erano a Gerusalemme erano d'accordo con loro. Così dal momento che i suoi fratelli avevano ritenuto opportuno che a·pprendesse qualcosa da loro, vi andò, ma non per se stesso bensì per loro (Giovanni Crisostomo). Lo stesso Ammonio di Alessandria racconta che i primi fedeli non esitarono a inviare qualcuno da Antiochia a· Gerusalemme per informarsi in merito a questa controversia riguardante la circoncisione. 1

Insegnavano aifratelli

Anche nella Chiesa antica nascevano .dis'pute dottrinali Considera cosa traspare con assoluta evidenza dalle sue parole43: (15, 6-11). Pietro vuole mostrare che non era semplicemente per via della grazia, ma a motivo della loro virtù che la testimonianza venne resa in favore dei pagani e che ciò che era stato offerto loro non era in nessun modo inferiore a ciò che veniva offerto a noi. Tutto ciò viene detto non tanto in chiave apologetica nei confronti dei Gentili, ma soprattutto per insegnare ai Giudei ad abbandonare la legge; dunque questo discorso è più una lezione per loro che un'apologia nei confronti dei Gentili (Giovanni Crisostomo). La fede di Dio purifica il cuore, il cuore purificato vede Dio. La nostra fede deve essere distinta da quella dei demoni, poiché la nostra fede purifica il cuore, mentre la loro li rende colpevoli (Ago.stino). Cosl egli mostra che sono in pericolo, giacché ciò che la legge non è in grado di compiere, la sola fede può farlo, ma se la fede fallisce allora essi cadono nella perdizione (Giovanni Crisostomo). Anche nell'Antico Testamento vi era nel popolo di Dio questa grazia dell'unico Mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù, ma era celata (Agostino). Perciò è possibile che i sacramenti siano stati diversi in relazione alla diversità dei tempi, tuttavia concorrono concordemente all'unità della medesima fede (Beda il Venerabile). Adesso il popolo giudaico .è stato riprovato e la grazia di Dio appare in modo evidente (Agostino) e il giusto deve allora vivere per la fede (Beda il Venerabile).

Paolo parla contro la circoncisione dei pagani (15, 6-11)

1

I pagan!· ascoltano il Vangelo

Dio parla per bocca degli Apostoli Osservate Pietro: sin dall'inizio rimase fuori dalla discussione mantenendosi ancora nella posizione dei Giudei 44. Voi sapete, dice. Forse alcuni che lo avevano un tempo accusato riguardo a Cornelio erano presenti di fronte a lui o erano entrati insieme con lui, tanto che li prende a testimoni. Già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi. Cosa vuole dire con: fra voi? Nel senso di chi vive in Palestina o di chi è stato presente. Per bocca mia. Qui Pietro dice che Dio parlò tramite lui e in ciò non vi era nulla di umano. E Dio, che

conosce i cuori: ha reso testimonianza in loro favore - con naturale riferimento alla testimonianza dello Spirito - concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi. Giovanni Crisostomo,

Catena sugli Atti degli Apostoli 15, 7-8 8

Dio ha reso testimonianza in loro favore

Testimonianza alla loro virtù Pietro vuole mostrare che non era semplicemente per via della grazia, ma a motivo della loro virtù che la testimonianza venne resa in loro favore e che ciò che era stato offerto loro non era in nessun modo inferiore. Infatti dice: Non ha

fatto nessuna discriminazione tra noi e loro. È il cuore, infatti, ciò che bisogna sempre guardare, e per questo appropriatamente disse: Dio, che conosce i cuori: ha reso testimonianza in loro favore; come pure ribadì in una precedente occasione:

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Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti (At 1, 24). Nota cosa aggiunge per meglio chiarire che vuole ciò: Non ha fatto nessuna discriminazio~e tra noi e loro. Facendo riferimento a tale testimonianza, richiamò quella importante parola che anche Paolo usa: La circoncisione non conta nul-

la, e la non circoncisione non conta nulla (1 Cor 7, 19); e: Per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo (E/2, 15). Giovanni Crisostomo,

Omelie sugli Atti degli Apostoli 32 9

Purificandone i cuori con la fede

I doni ottenuti tramite la sola fede Dio, che conosce i cuori: ha reso testimonianza in loro favore. Pietro si riferisce qui alla testimonianza dello Spirito: Concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi. Osservate come sempre egli pone i Gentili sullo stesso piano. Non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede. Grazie alla sola fede, egli dice, ottennero gli stessi doni. Queste parole servono anche come monito per loro [i Giudeo-cristiani] . Infatti, questo passo insegna loro che la fede da sola è sufficiente, senza opere e senza circoncisione. E tutto ciò viene detto non tanto in chiave apologetica nei confronti dei Gentili, ma anche per insegna.re ai Giudei ad abbandonare la legge. Però questo ancora non è detto: Or dunque,

perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padr~ né noi siamo stati in grado di portare? Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro. Cosa significa continuate

44 Crisostomo probabilmente assume questa posizione nei confronti di Pietro non solo perché egli in un primo momento si trattenne dall'intervenire in una questione che lo interessava direttamente, ma anche perché I'autore si richiama in questo passo alla lettera di Paolo ai Galati, dove il discepolo di Cristo è rimproverato per i suoi atteggiamenti contro i pagani (cf. Gal 2, 11-16).

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Atti degli Apostoli

a tentare Dio? Perché - dice - non credete in Dio? Perché lo tentate come se non fosse sufficientemente forte per salvarci attraverso la fede. È proprio a causa della mancanza di fede che venne dettata la legge ( ... ) . Noi crediamo che per la grazia del

Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro. Che potere nascondono queste parole! Paolo nella Lettera ai Romani dice le stesse cose che questi [Pietro] dice qui: Se Abramo è stato giustificato per le opere) certo ha di che gloriarsi: ma non davanti a Dio (Rm 4, 2). Capite allora che tutto questo discorso è più una lezione per loro che un'apologia nei confronti dei Gentili? Giovanni Crisostomo, Omelz'e sugli Atti degli Apostoli 32

La fede purificatrice La fede di Dio purifica il cuore, il cuore purificato vede Dio. Ci sono però individui che ingannano se stessi e hanno della fede un concetto angusto, per cui talora pensano che basti la sola fede; alcuni in realtà si ripromettono perfino la visione di Dio e il regno dei cieli professando la fede ma vivendo nella colpa. Ecco perché l'apostolo Giacomo, sdegnato contro questi tali e in certo modo mosso a stizza dalla carità spirituale, nella sua lettera dice: Tu dici che c'è un solo Dio (Gc 2, 19). Tu ti compiaci di te stesso perché hai la fede; tu infatti osservi che molti empi credono nel1'esistenza di molti dèi mentre tu ti rallegri per te stesso poiché credi nell'esistenza di un solo Dio. Tu fai bene, ma anche i demo-

ciò dicono al Signore: Che cosa abbiamo a fare con te? (Le 4, 34). Quando senti dire ciò dai demoni, credi forse che non loriconoscono? Sappiamo - dicono - chi sei. Tu sei il Figlio di Dio (Le 4, 34). Fa quest'affermazione Pietro e viene lodato (cf. Mt 16, 16-17), la fa il demonio ma vien condannato! Da che deriva ciò? Solo dal fatto che le parole sono identiche, ma ben diverso è il cuore. La nostra fede sia dunque diversa e non ci basti il credere. Non è di siffatta natura la fede che purifica il cuore. Mediante la fede - è detto - Dio ha purificato il loro cuore. Ma con quale fede, con quale specie di fede, se non quella definita dall'apostolo Paolo quando dice: La

fede che agisce mediante la carità (Gal 5, 6)? Questa fede si distingue dalla fede dei demoni, si distingue dalla condotta vergognosa e scellerata degli uomini. La fede, dice Paolo. Quale fede? Quella che opera per mezzo della carità) spera ciò che Dio promette. Nulla di più ponderato e di più completo di questa definizione. Agostino, Discorsi 53, 10, 10-11

La fede ci prepara a ricevere lo Spirito Santo Non bisogna purificare con la circoncisione della carne quelli la cui fede è tanto grande, da meritare di essere purificati e di ricevere lo Spirito Santo anche prima del battesimo. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 15, 9

ni lo credono eppure tremano (Gc 2, 19). Vedranno forse Dio anch'essi? Lo vedranno quelli che hanno il cuore puro. Ma chi potrebbe chiamare puri di cuore·gli spiriti immondi? Eppure credono, ma tremano! La nostra fede deve essere distinta da quella dei demoni, poiché la nostra fede purifica il cuore, mentre la loro li rende colpevoli. Essi infatti agiscono male e per-

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Tentare Dio

La fede può fare ciò che non può la legge Il discorso si conclude con qualcosa di grave. L'Apostolo non fa qui riferimento alle parole dei profeti, ma ai fatti pre-

Paolo parla contro la circoncisione dei pagani (15) 6-11)

senti, di cui essi stessi sono stati testimoni. Certo anche i profeti portano dopo la loro testimonianza rendendo più solido il discorso con la menzione di cose già accadute. Osservate come Pietro in principio permetta che una tale questione venga dibattuta nella chiesa e in seguito prende la parola. Ed egff non ha detto: «quelli della circoncisione», ma i pagani (questo atteggiamento, insinuato a poco a poco diventa più forte; quello, invece, era di chi tenta di vedere se Dio è in grado di salvare anche dopo la legge). Guardate cosa fa. Mostra che sono in pericolo, giacché. ciò che la legge non è in grado di compiere, la sola fede può farlo, ma se la fede fallisce allora essi cadono nella perdizione. Ed egli non ha detto: «Non credete», espressione sicuramente più dura, anche quando il fatto era stato dimostrato. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 32

La nuova legge della fede Per quale ragione I'apostolo Pietro dice: Perché continuate a tentare Dio impo-

nendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare? Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati noi e nello stesso modo essi pure, se non per la ragione che anch'essi sono stati salvati per la grazia del Signore Gesù Cristo e non per la legge di Mosè, che non portava alla guarigione del peccato, ma solo alla cognizione del peccato? Lo insegna l'Apostolo scrivendo: Per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato (Rm 3, 20). Ora in-

vece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti (Rm 3, 21). Se adesso la giustizia di Dio è stata manifestata, c'era dunque anche prima, ma occulta. La sua occultazione era significata dal velo del tempio che si squarciò alla morte del Cristo per indicare la sua rivelazione (cf.

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Mt 27, 51). Anche allora dunque c'era nel popolo di Dio questa grazia dell'unico Mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù, ma e' era in modo latente come sul vello la pioggia, che Dio riserva, non dovuta, ma liberamente regalata, alla sua eredità (cf. Sal 67, 10). Adesso invece che quel vello si è, per così dire, asciugato, ossia ora che il popolo giudaico è stato riprovato, la grazia di Dio appare in modo patente, come sull'aia, in mezzo a tutte le genti (cf. Gdc 6, 36-40). Agostino, La grazia di Cristo e il peccato originale 2, 25

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Per la grazia del Signore Gesù siamo salvati

La salvezza di ogni uomo viene attraverso la grazia di Cristo Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anch'essi. Ciò non volete voi, nemici di questa grazia: che dalla medesima grazia di Gesù Cristo si credano salvati gli antichi, ma distribuite i tempi secondo Pelagio, com'è scritto nei suoi libri, e dite che prima della Legge furono salvati mediante la natura, successivamente mediante la Legge e da ultimo mediante il Cristo, quasi che agli uomini delle prime due epoche, cioè prima della Legge e nella Legge, non sia stato necessario il sangue di Cristo: e così vanificate quello che è scritto: Uno solo infatti è Dio e uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini: l'uomo Cristo Gesù (1 Tm 2, 5). . Agostino, Contro le due lettere deipelagiani l, 21, 39

L'unità della fede Se quelli, cioè i nostri padri, non po" tendo sopportare il giogo dell'antica Legge, credettero di essere salvati per la gra~

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Atti degli Apostoli

zia di nostro Signore Gesù Cristo, è chiaro che questa grazia fece vivere anche i giusti dell'Antico Testamento, perché il giusto vive per la fede. Perciò è possibile che i sacramenti siano stati diversi in rela-

zione alla diversità dei tempi, tuttavia concorrono concordemente all'unità della medesima fede. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 15, 11

IL DISCORSO DI GIACOMO

Tutta fassemblea tacque e stettero ad ascoltare Barnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro. Quand}essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: «Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. Con questo si accordano le parole dei profeti~ come sta scritto: Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide che era caduta; ne riparerò le rvine e la rialzerò, perché anche gli altri uomini cerchino il Signore e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, dice il Signore che fa queste cose da lui conosciute dall'eternità. Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani~ ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli~ dalla impudicizia} dagli animali soffocati e dal sangue. Mosè infatt~ fin dai tempi antich~ ha chi lo predica in ogni città} poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe» (15, 12-21). L'intervento di Giacomo nell'assemblea vuole significare che nella Chiesa non vi è arroganza, tutti rispettano un ordine di successione nel parlare: così libera era r anima dei discepoli dal desiderio di gloria (Giovanni Crisostomo). Questo Giacomo era un vescovo e parlando fonda ogni sua argomentazione sui profeti dell'Antico Testamento. Il nome di Dio non è macchiato dal fatto che si rivolge ai pagani, anzi proprio per questo motivo la sua gloria è resa più grande (Giovanni Crisostomo). Dopo che Dio ebbe risuscitato il suo corpo terreno, allora, in quel preciso momento, riportò tutte le cose umane al loro ordine origip.ario e tutte le nostre cose che erano state rovesciate furono ricondotte a nuova dignità. Così mentre la morte demolì i tabernacoli di tutti, Dio il Padre li riedificò in Cristo (Cirillo di Alessandria) . Pietro, da parte sua, aveva presentato come una regola il fatto che non era più necessario conservare la legge. Perciò, se Dio ha chiamato i pagani, e l'osservanza della legge li disorienta, noi stiamo andando contro la volontà di Dio (Giovanni Crisostomo). La legge che riguarda il sangue, rivolta sia ai figli di Israele che agli stranieri, è osservata anche da coloro che provenendo dai Gentili credono in Dio per mezzo di Gesù Cristo (Origene). Tali precisazioni vengono fatte a coloro che provengono dal paganesimo come rudimenti di fede, af-

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Atti degli Apostoli

finché non si creda che quelle prescrizioni siano sufficienti anche ai più perfetti (Beda il Venerabile). In conclusione Giacomo mostra che anche i Giudei devono rispettare solo ciò che è necessario (Giovanni Crisostomo). 12

Tutta tassemblea tacque Nessuna arroganza nella Chiesa

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Non vi è arroganza nella Chiesa. Dopo Pietro, parla Paolo, e nessuno osa interromperlo. Giacomo attende pazientemente e non si alza in piedi; a lui infatti era stata affidata la guida. Rispettano tutti un ordine di successione nel parlare. Né Giovanni né gli altri Apostoli dicono nulla. Rimangono in silenzio né sono irritati; così libera era la loro anima dal desiderio di gloria. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 33

Un popolo scelto fra i pagani

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Giacomo aggiunse

Parla il vescovo Giacomo era vescovo della Chiesa di Gerusalemme e per questo parla per ultimo. Qui si compì ciò che era stato detto: Il

fatto dovrà essere stabilito sulla parola di due o di tre testimoni (Dt 17, 6; 19, 15). Ma prestate attenzione alla sua saggezza, come egli fondi ogni sua argomentazione sui fatti recenti e sui profeti dell'Antico Testamento. Egli infatti non aveva opere da lui compiute da dichiarare, come invece Pietro e Paolo. E bene fu disposto che queste opere [l'evangelizzazione dei pagani] avvenissero per mezzo di quelli, che non erano destinati a rimanere a Gerusalemme mentre Giacomo, che aveva il compito di' istruire gli abitanti di quella città, non ne era responsabile e pertanto non andava neppure in contrasto con loro (... ). Fratelli - dice ~ascoltatemi. Grande è la sua moderazione,.e completo il suo discorso, tale da porre fine alla discussione. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 33

Un popolo per consacrarlo al suo nome

Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome, dice, e non sei_nplicemente: Ha voluto scegliere, ma aggmnge: Per consacrarlo al suo nome, cioè alla sua gloria. Il suo nome non è macchiato dal fatto che si rivolge ai pagani; anzi, più grande è la sua gloria. In queste parole traspare qualcosa di veramente importante, ossia il fatto stesso che essi vengano scelti prima di tutti. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti" degli Apostoli 33 16

Ritornerò e riedificherò la tenda di Davide Una nuova creazione in Cristo Il tabernacolo di Davide vuol significare i Giudei. Dobbiamo infatti ricordare che dopo che Ciro liberò Israele dalla schiavitù, essi ritornarono in Giudea ed edificarono il Tempio di Dio. Allora, dopo che ebbero nuovamente fortificato le città che erano state distrutte, vissero si.curi giorno dopo giorno per un lungo period?. Divent?-ero un esempio e una garanzia per tutte le altre nazioni della necessità di rivolgersi a Dio (... ). Questa è una spiegazione della storia di questi eventi, ma un'interpretazione più nascosta e più vera si troverebbe in Cristo. Infatti, dopo che tornò alla vita dalla morte nel suo tabernacolo che era caduto nella morte, ossia dopo che Dio ebbe risuscitato il suo corpo terreno, allora, in quel preciso momento, egli riportò tutte le co-

Il discorso di Giacomo (15, 12-21)

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se umane al loro·ordine originario e tutte le nostre cose che erano state rovesciate furono ricondotte a nuova dignità. Perciò se, come stabilisce la Scrittura (cf. 2 Cor 5, 17), ciascuno di noi è in Cristo una nuova creazione, noi siamo stati risuscitati insieme con lui. Così mentre la morte demolì i tabernacoli di tutti, Dio il Padre li riedificò in Cristo. Cirillo di Alessandria, Catena sugli Atti degli Apostoli 15, 16-17

stato acquisito, al momento opportuno, introduce anche questo secondo aspetto. Per questo - dice - io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani, ossia, non bisogna sconvolgerli. Perciò, se Dio li ha chiamati, e l'osservanza di queste leggi li disorienta, noi stiamo andando contro la volontà di Dio. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 33

La legge rimaneggiata

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La tenda di Davide significa l'ombra della Legge che, corrotta e lacerata dalle tradizioni dei Farisei, quando il Signore tornò, cioè apparve nella carne, fu ristabilita da Dio con la grazia dello Spirito, così che non solo i Giudei ma anche tutte le genti pagane cercassero il suo nome. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 15, 16 19

I pagani che si convertono a Dio

Non è necessario conservare l'antica legge Coloro che avevano posto delle obieziòni non dissero che i Gentili non dovevano essere accolti fra i credenti, ma solo che ciò doveva essere fatto nel rispetto della Legge. Proprio su questo punto del dibattito Pietro ebbe da ridire. Ma poiché questo aspetto soprattutto turbava gli ascoltatori, anche Giacomo se ne occupa di nuovo. Guardate, infatti, come Pietro abbia presentato come una regola il fatto che non è più necessario conservare la Legge. Ma cosa era nostro e cosa era stato mantenuto dell'antico è oggetto del discorso di Giacomo, ed egli si sofferma proprio su ciò intorno a cui nulla era stato scritto, affinché, dopo aver rasserenato le loro menti con ciò che è già

Astenersi daltidolatria e dal!'impudicizia

Una legge per tutti Parla ad Aronne, ai suoifigli e a tutti gli Israeliti e riferisci loro: ogni uomo, Israelita o straniero dimorante in mezzo a loro, che mangi di qualsiasi specie di sangue, contro di luz: che ha mangiato il sangue, io volgerò la faccia e lo eliminerò dal suo popolo. Poiché la vita della carne è nel sangue. Perciò vi ho concesso di porlo sul!'altare in espiazione per le vostre vite; perché il sangue espia, in quanto è la vita. Perciò ho detto agli Israeliti: nessuno tra voi mangerà il sangue, neppure lo straniero che soggiorna fra voi mangerà sangue (Lv 17, 2.10-12). Osserva dunque come questa legge che riguarda il sangue, rivolta sia ai figli di Israele che agli stranieri, sia osservata anche da noi che provenendo dai Gentili crediamo in Dio per mezzo di Ge. sù Cristo. La Scrittura tende a chiamarci proseliti e stranieri quando dice: Il forestiero che sarà in mezzo a te si innalzerà sempre pt"ù sopra di te e tu scenderai sempre più in basso. Egli presterà a te e tu non presterai a lui> egli sarà in testa e tu in coda (Dt 28, 43-44). Ed è proprio per questo che anche la Chiesa dei Gentili accolse la legge sull'osservanza del sangue in comune con il popolo di Israele. Infatti quel beato concilio degli Apostoli, interpretando così questi precetti della Legge, deci-



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Atti degli Apostoli

deva e decretava per iscritto che essi si astenessero non ·solo dall'idolatria e dalla fornicazione, ma anche dal sangue e dagli animali soffocati. Allora potresti chiedere se la Scrittura, visto che vi è un insegnamento sulla carne soffocata, come è risultato chiaro anche in merito al sangue, abbia dettato una legge comune sia ai figli di Israele che agli stranieri, dato che gli stessi Apostoli hanno decretato che anche i Gentili dovevano osservare questa stessa legge. Guarda con attenzione come anche su questo punto la legge di Dio sia intervenuta in maniera risolutiva: Se uno qualunque degli Israeliti' o degli stranieri che soggiornano fra di loro prende alla caccia un animale o un uccello che si può mangiare, ne deve spargere il sangue e coprirlo di terra; perché la vita di ogni essere vivente è nel suo sangue (Lv 17, 13-14). Origene, Commento alla Lettera ai Romani 2, 13

Un prudente·compromesso Queste precisazioni furono fatte a · quelli che venivano dal paganesimo come rudimenti di fede e causa della inveterata consuetudine dei pagani; ma, perché non si credesse che quelle prescrizioni fossero sufficienti anche ai più perfetti, attento ha aggiunto: [Mosè dai tempi antichi ha nelle singole città coloro che lo predicano nelle sinagoghe]. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 15, 20 21

Coloro che predicano Mosè

La Chiesa primitiva conservò alcune pratiche giudaiche Anche se ora non sono appesantiti da noi con la severità dei precetti, tuttavia

col passare del tempo, quando si applicheranno con maggiore frequenza alla lettura della Legge e dei Profeti, a poco a poco comprenderanno le norme della vita morale e osserveranno la legge del reciproco amore. Che la primitiva Chiesa, in quanto giudaizzante, facesse questa celebrazione di sabato, è cosa certa. Beda il Venerabile, Esposizione degli Atti degli Apostoli 15, 21

Giacomo libera i pagani dall' obbligo di osservare la legge . Mosè infatti~ /in dai tempi antz'chz~ ha chi lo predica in ogni città (... ). Guarda quanto grande sia la condiscendenza [verso la loro debolezza]. Dove questo atteggiamento non risultava dannoso, Giacomo lo prese ad esempio e concesse il favore di non impedire nulla, permettendo ai Giudei di ascoltarlo [Mosè] in merito a tutte le questioni, ma escludendo da esse i pagani. Così egli sembrò onorarlo ed elevarlo come autorità per il suo popolo, ma allo stesso tempo conduceva i pagani lontano da lui. Perché non avrebbero dovuto imparare da lui? Per la loro disobbedienza. Egli mostra che anche i Giudei non devono osservare nulla più del necessario. E se non scriviamo loro, non ·è perché sono obbligati a rispettare qualcosa più di noi, ma perché hanno già qualcuno che si rivolge a loro. Ed egli non dice che non bisogna scandalizzarli o sconvolgerli, che è dò che ha detto Paolo ai Galati, ma che non bisogna importunare loro. Mostra che in questo caso l'unico esito sarebbe quello di portare loro disturbo. Perciò così pose termine alla questione. E mentre sembra preservare la legge mantenendo queste regole tratte da essa, la scioglie adottando queste sole. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 33

LETTERA APOSTOLICA AI FRATELLI DI ANTIOCHIA

Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra ifratelli. E consegnarono loro la seguente lettera: «Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani~ salute.' Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle à voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi~ di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene» (15, 22-29). Giovanni Crisostomo ferma l'attenzione sull'alto valore della tradizione e degli insegnamenti ricevuti dai padri. Essi impedirono che l'insegnamento delle nostra fede. degenerasse nell'eresia. Paolo non venne inviato solo o con Barnaba, ma fu accompagnato dagli altri della Chiesa, così che non dovesse essere sospettato (Giovanni Crisostomo). E la volontà degli Apostoli è accompagnata dalla presenza dello Spirito Santo per ispirazione del quale parlano e agiscono di fronte al popolo di fedeli (Beda il Venerabile, Giovanni Crisostomo). Così dichiararono senza ambiguità che, seppure le parole erano state scritte da uomini del livello degli Apostoli, la prescrizione era data al mondo dallo Spirito Santo (Cirillo di Gerusalemme). Le prescrizioni offerte ai cristiani seguono il giusto criterio della morale e della legge per cui viene imposto un precetto solo su quelle cose su cui la legge umana non si è pronunciata e che invece sembravano più consone alla religione (Origene).

I

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Atti degli Apostoli

Sono venuti a turbarvi con i loro discorsi

La responsabilità di difendere la fede Avete ricevuto come patrimonio il compito di impedire che l'insegnamento delle nostra fede degeneri nell'eresia. Cosa dunque lo rende limpido? Al tempo dei vostri avi giunsero in queste terre dalla Giudea delle persone che stavano intorpidendo le acque limpide della dottrina insegnata dagli Apostoli. Essi esortavano i vostri antenati a praticare la circoncisione e ad osservare la Legge mosaica. Coloro, allora, che vivevano nella vostra città non rimasero in silenzio né accettarono tali novità. Erano come coraggiosi cani da caccia che vedevano i lupi attaccare e distruggere l'intero gregge. Saltarono addosso ai lupi e non smisero di dargli la caccia e di metterli in fuga. Agirono in tutto secondo le disposizioni che gli Apostoli in forma di lettera inviarono loro da ogni angolo del mondo proteggendoli così da ogni attacco scagliato contro i fedeli da quegli innovatori e da chiunque sarebbe venuto da quel momento in poi. Giovanni Crisostomo, Contro gli Anomei 2, 4-5

della Chiesa, affinché non ci fosse alcun sospetto, dal momento che lui stesso aveva abbracciato quella decisione e non solo quelli di Gerusalemme. Tutto ciò mostra che ha diritto di essere creduto. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 33 28

Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi

Noi e lo Spirito Santo Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi. Perché aggiunsero e noi se lo Spirito Santo era sufficiente? La menzione dello Spirito Santo impedisce loro di pensare che la decisione venisse da una disposizione umana, mentre noi viene detto per insegnare loro che anche loro [gli Apostoli], pur es.: sendo circoncisi, accoglievano i Gentili [incirconcisi]. Non imporvi nessun altro obbligo. Dicono queste cose perché il discorso è rivolto a uomini ancora deboli e timorosi. Questa è la ragione di tale aggiunta. Giovanni Crisostomo, Omelie sugli Atti degli Apostoli 33

Dallo Spirito Santo 26

Uomini che hanno votato la loro vita al nome di Cristo

.H anno diritto di essere creduti Visto che sono carissimi, non saranno cacciati. Visto che hanno votato la loro vita, hanno diritto di essere creduti.. Abbiamo mandato - dice - Giuda e Sila, che vi

riferiranno anch'essi queste stesse cose avoce. Era infatti necessario che ci fosse più di una sola lettera, per evitare che dicessero che r avevano estorta" e che riferivano una cosa per un'altra. La lode rivolta a Paolo fermò le loro bocche. Perciò non venne solo Paolo con Barnaba, ma anche gli altri

Così dichiararono senza ambiguità che, seppure le parole erano state scritte da uÒmini del livello degli Apostoli, la prescrizione era data al mondo dallo Spirito Santo. In questo senso la intesero Barnaba e Paolo con tutta la comunità,~ in tal senso fu convalidata dall'uso di tutta la terra. Cirillo di Gerusalemme, Le catechesi 17, 29

Giusto per lo Spirito Santo e per noi