Introduzione al Nuovo Testamento. Le lettere apostoliche [Vol. 3] 8826301778, 9788826301778

Argomento del libro è l'intero epistolario del Nuovo Testamento, in cui la parte paolina è naturalmente preponderan

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Introduzione al Nuovo Testamento. Le lettere apostoliche [Vol. 3]
 8826301778, 9788826301778

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Autori Vari

INTRODUZIONE AL NUOVO TESTAMENTO

edizione italiana a cura di Rinaldo Fabris

1

J. Carmignac- J. Giblet- P. Grelot- R. le Déaut- A. Paul- Ch. Perrot

AGLI INIZI DELL'ERA CRISTIANA

Il mondo greco-romano e i giudei al tempo di Gesù

pagg. 256 - L. 28.000

2

X. léon-Dufour - Ch. Perrot

L'ANNUNCIO DEL VANGELO l sinottici e gli Atti

pagg. 288 - L. 28.000

2

J.-M. Cambier- J. Cantinat- M. Carrez- Ch. Perrot- A. Vanhoye

LE LETTERE APOSTOLICHE

L'opera di Paolo e altre lettere

pagg. 328

4

-

L. 28.000

M.E. Boismard- E. Cothenet

LA TRADIZIONE GIOVANNEA Scritti di san Giovanni pagg. 328 - L. 28.000

5

P. Grelot- G. Bigaré

IL COMPIMENTO DELLE SCRITTURE

La formazione e la tradizione del Nuovo Testamento

pagg. 232 - L. 28.000

6

7

8

Pierre Grelot

VANGELI E STORIA pagg. 288

-

L. 28.000

Pierre Grelot

LE PAROLE DI GESÙ CRISTO pagg. 336

-

L. 28.000

Pierre Grelot

OMELIE SULLA SCRITTURA NELL'ETÀ APOSTOLICA pagg. 304- L. 30.000

9

Pierre Grelot

LA LITURGIA NEL NUOVO TESTAMENTO pagg. 352- L. 30.000

edizione italiana a cura di Rinaldo Fabris sotto la direzione di Augustin George e Pierre Grelot

introduzione al nuovo testamento volume terzo

le lettere apostoliche

boria

Titolo originale

Introduction critique au Nouveau Testament Vol. III Les lettres apostoliques © 1977, Desclée, Parigi

© 1993, Edizioni Boria s.r.l. Via delle Fornaci 50- 00165 Roma

Traduzione italiana di Giuseppe Barbaglio Revisione redazionale di Carla Tessore ISBN 88-263-0177-8

elenco delle abbreviazioni

LIBRI DELLA BIBBIA

Abacuc Ab dia

Ab Abd

Aggeo Amos Apocalisse Atti degli Apostoli Baruc Lettera ai CoJossesi Col l e 2 Co r Ldtcre ai corinti (1 e 2) Cronache W e .ZO libro) 1 c 2 Cr Cantico dei cantici Ci

Ag

Am Ap At Bar

Dn Dt

Eb

Ef

Es

Esd

Est

Ez · Fil Fm

Gal Gb Gc

Gd Gdc Gdt Gçn G"r Gic Gl Gs Gv

·

Daniele·

Deutemnomio Lettera agli ebrei Lettera agli efesini Esodo E sd ra E ster Ezechiele Lettera ai filippesi Lettera · a Filemone Lettera ai galati Giobbe

Lettera di Giacomo Lettera di Giuda 'ìiudici Giuditta

Genesi

Geremia Giona Gioe le Giosuè

Vangelo di Giovanni

2 e 3 Gv Lettère di Giovanni (la, 2a e 3a) Is Isai a l,

Lam Le Lv

Lamentazioni Vangelo di Luca Levitico 1 e 2 Mac Maccabei (1°'e �libro) Mc Vangelo di Marco Michea Mie Malachia MI Vangelo di M atteo Mt Nahum

Na

Neerr.ia . Numeri Osea

Ne

Nm

Os

·Pr

1 e 2 Pt

Qo

Pro\·erbi

Lettère di Pietro (1a e 2a)

Qoèlet (Ecclesiaste) Re 00 e � libro) Lettera ai romani Ruth Rt Salmi Sal 1 e 2 Sam Samuele (lo e� l ibro) Sapienza Sap Siracide (Ecclesiastico) Sir Sofonia Sof Tobia Tb 1 e 2 Tm Lettere a Timoteo (la e 2a) Lettere ai tessalonicesi 1 e 2 Ts (la e 2a) Lettera a Tito Tt Zaccaria Zc

l e2 Rm

Re

·

5

LETTERATURA GIUDAICA E CRISTIANA EXTRABIBUCA 2 Ba 1 Clem Did 4 Esd HE lHen Jub LAB LXX OISib

4M

Pol l OH l QM lQS l QpHab 4 QTest

Theod

2 Ba ruch (siriaco) Lettera di Clemente ai Corinti Didachè

4° Libro di Esd.ra

Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiastica t• Li bro di Enoc (aramaice>-greco-etiopico) · Libro dei Giubilei Liber antiquitatum biblicarum ( = Pseude>-Filone) Versione dei Settanta

Oracoli Sibillini 4° Maccabei Policarpo, Lettera ai Filippesi

Inni ( = Hodtlyoth) della grotta I di Qumran Regola della Guerra, della grotta I di Quuiran Regola della Comunità; della grotta I di Qumran Pe$er di Habacuc, della grotta I di Qumran Testimonia (grotta 4 di Quniran) Yèrsione greca di Teodozione

SIGLE Dl RIVISTE, DIZIONARI, COLLEZIONI, AnchB BAC

BJ BI BIRL

BNTC

BO

B PC

BTB BTS

BZ

CBC

CBQ

CGTC CNT CSEL css DSB

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ExpTimes ·

FRLANT

6

ECC.

Anchor Bible, New York Biblioteca de autores cristianos, Madrid Bible de Jérusalem (in fasci coli} , Paris Bible de lérusalem (in \'Olume) , Paris Bulletin of the lohn Rylands Library, Manchester Black's New Testament Com mentary, · London Bi bli ot heca orientalis, Leiden La sainte Bible (Pirot-Clamer), Paris Biblical Theology Bulletin, Rome

J;Jible et Terre sainte, Paris Biblische Zeitschrift, Paderbom

Cambridge Biblical Commentary, Cambridge

Catholi c Biblica[ Ql4arterly, Wa shington

Cambridge Greek Testament Comrnentaries, Cam­

bridge

Commentaire du Nouveau Tes tament, Neuch!tel­ Paris CoiJ>us scriptorum ecclesiasticorum latinorum, Wien .

Cursus Scripturae sacrae, Paris Daily Study Bible, Edinburgh Dictionnaire de théologie catholique, Paris Études Bibliques, Paris Ephemerides theologicae lovanienses, Louvain Et.•angelische Theologie, Miinchen Expository Times, Lo ndon .Forschungen zur Religion und Literatur des Alten und Neuen Testaments, GOttingen

HNT

HTR

BUCA

ICC IntB

JBC JBL JSl JSS JTS LD

LThK

MFF MKNT

Handbuch zum Neuen Testament (Lietzmann) , Tii· bingen Harvard Theological Review, Cambridge (Mass .) Hebrew Union College Annual, Cincinnati Intemational Criticai Commentary, Edinburgh The Interpreter s Bible, New York Tlze Jerome Biblical Commentary, London '

Journal lournal lournal lournal

of Biblical Literature, Philadelphia for the Study of Judaism, Leiden of Semitic Studies, Manchester of Theological Studies, Oxford Lectio Divina , Paris Lexicon fur Theologie und Kirche, Freiburg in B. The Moffatt New Testanient Commentary, London ·

NRT

Kritisch-exegetischer Kommentar z.N.T. (Meyer) , Gottingen ( Nouvelle) Bible de lérusalem, Paris New Clarendon Bible, Oxford New International Commentary on the N.T., Lon­ don-Grand Rapids Nouvelle Revue Théologique, Louvain

NTD

Das Neue Testament

NBJ NCB NIC

NT

NTS

OliphantsNCB Peake'sC PG PL

RB RevSR RGG

Novum Testamentum, Leiden

deutsch, Gottingen , Oliphants New Century Bible, London Peake's Commentary on the Bible, Edinburgh J.-P. Migne, Patrologiae .. . series graeca, Paris J.-P. Migne, Patrologiae . .. series latina, Paris

New

Testament Studies, Cambridge

Revue biblique, Paris Revue des sciences religieuses, Strasbourg Die Religion in Geschichte und Gegenwart, Tii· bingen

RHB

RHPR

Revue d'histoire ecclésiastique, Louvain Revue d'histoire et de philosophie religieuse, Stra­

RHR RivB

Revue de l'histoire des religions, Paris Rivista biblica italiana, Roma

RSPT

Revue des sciences philosophiques et théologiques,

RNT

RSR RTh RTP

RVV SBG

SDB

THK

TKNT TLZ TOB

TorchBC

sbourg

Regensburger

Neues

Testament,

Regensburg

Paris

Recherches de science ·religieuse, Paris Revue thomiste, Bruges-Paris Revue de théologie et de philosophie, Lausanne

Religionsgeschichtliche Versuche und Vorarbeiten, Giessen La sacra Bibbia (Garofalo) , Torino Supplément au Dictionnaire de la Bible, Paris Theologischer Handkommentar z.N.T., Leipzig (Herders) Theologischer Kommentar zum Neuen Testament, Freiburg in B. Theologische Literaturzeitung, Berlin Traduction oecuménique de la Bible, Paris Torch Biblical Commentaries, London 7

TU TWNT TyNT TZ VD vs VTB

ZKT ZNW ZRG

ZTK

8

Texte und Untersuchungen zur altchristlichen Lite­ ratur, Berlin Theologisches Worterbuch zum ·N. T., Stuttgart Tyndale New Testament Commentaries, London Tlzeologische Zeitschrift, Basel Yerbum Domini, Roma Verbum salutis, Paris Vocabulaire de théologie biblique (X. Uon-Du­ four), Paris Zeitsclrrift fii.r katholische Tlzeologie, Wien Zeitschrift fii.r die neutestamentliche Wissenschaft, Bcrlin Zeitschift fii.r Religions- und Geistesgeschichte, Koln Zeitschrift fii.r Theologie und Kirche, Tiibingen

parte prima

le lettere paoline

di J. M. Cambier, M. Carrez e C. Perrot

L'insieme delle lettere che si ricollegano all'apostolo Paolo forma il blocco più importante del Nuovo Testamento, più lungo dell'opera in due libri di Luca e persino del­ l 'insieme degli scritti giovannei. I problemi critici che solleva devono essere esaminati man mano che si procede nella lettura delle lettere. Presenteremo qui innanzi tutto i problemi generali riguardanti la personalità dell'apostolo, la sua attività e tutta la raccolta di scritti che ci è giunta sotto il suo nome (cap. primo). Presenteremo poi le let­ tere secondo l'ordine approssimativo in cui sono state scritte, per seguire per quanto è possibile i rapporti di Paolo con le chiese da lui fondate : Tessalonica ( cap. secon­ do), Corinto (cap. terzo ), Filippi (cap. quarto ), la Galazia (cap. quinto). Questa epoca delle « grandi lettere » ha il suo coronamento nella lettera ai Romani che segna un vertice e una svolta nell'attività dell'apostolo (cap. sesto). In un contesto di prigionia, troviamo poi la sua corrispon­ denza con Colossi (cap. settimo) e la sintesi della lettera agli Efesini (cap. ottavo ). Le « lettere pastorali » indiriz­ zate a Timoteo e a Tito chiudono la serie (cap. nono ).

capitolo primo

la vita e l'opera di San Paolo di C. Perrot

Delle ventuno lettere contenute ilei Nuovo Testamento, tredid sono tradizionalmente attribuite a Paolo (o 14, con la lettera agli Ebrei). Generalmente questi scritti si clas­ sificano nel modo seguente : le grandi lettere, scritte du­ rante l'attività missionaria dell'apostolo (Rm, 1-2 Cor, Gal e 1-2 Ts); le lettere della prigionia, scritte in carcere ( Fil, Col, Fm ed Ef); le lettere pastorali, relative alla di­ sciplina comunitaria ( 1-2 Tm e Tt). Con questi testi, di­ versi per valore e per data, non è così facile scrivere una biografia di San Paolo, malgrado la relativa abbondanza dei documenti sulla sua persona: da una parte, gli ele­ menti biografici forniti dalle lettere autentiche dell'apo­ stolo (Gal l , 1 1-2, 14; 1 Cor 1 5, 9; 2 Cor 10, 1-12, 21; Rm 1 1 , 1 ; Fil 3, 4-6 ) e, d'altra parte, i dati più tardivi desunti dalle Pastorali (2 Tm l , 5 ; 3, 10-1 1 ). Di primo acchito, si sarebbe tentati di ricostruire una « vita di Paolo » mesco­ lando questa documentazione ai numerosi elementi of­ ferti dagli Atti degli Apostoli; ma i risultati resterebbero fragili secondo la fiducia più o meno grande accordata ai dati lucani. Si preferisce pertanto oggi mettere l'accento sul pensiero di ciascuno ·scritto o gruppo di scritti, piut­ tosto che su una biografia troppo ben ordinata in cui tutto fosse mescolato. Lo studio teologico dell'opera paolina la vince anche attualmente sulle considerazioni psicologiche riguardanti la personalità dell'apostolo. Ma una volta fatta questa dichiarazione di principio, non c'è nessun autore moderno che non utilizzi qualche dato lucano per arric­ chire la sua lettura delle lettere di Paolo, compreso G. 11

Bornkamm la cui opera su Paolo ha attualmente un grande successo 1 • Affronteremo brevemente i punti seguenti : 1 ) Paolo nel mondo giudaico ed ellenistico del 1 secolo; 2) la crono­ logia paolina; 3) le lettere di San Paolo con i loro problemi di autenticità, di storia letteraria . e di vita nella tradizione · ulteriore; 4 ) Paolo considerato come apostolo e come teologo.

Paolo nel mondo giudaico ed eilenistico

L'apostolo denomina se stèsso Paulos, nome tratto dal soprannome romano Paulus {piccolo ), frequente nella gens Aemilia. Luca lo chiama Saul fino ad At 13, 9, e in seguito Paolo, a partire dal suo incontro con il governa­ tore di Cipro Sergius Paulus {At 13, 7), in questa seconda parte del libro in cui è messo in rilievo il suo ruolo mis­ sionario. Forse l'evangelista ha voluto così inserire Paolo nel mondo giudaico per mezzo del nome del primo re di Israele, Saul di Beniamino, dal momento · che il greco Saulos fa assonanza con Paulos. Ma nei circoli giudaici della Diaspora il duplice nome, semita e greco, era co­ nosciuto a quel tempo (cf. At 1, 23; 12, 25); in .ogni modo Luca ha visto bene sottolineando cosi quanto Paolo ap­ partenesse a due ambienti culturali distinti. L'INS.ERIMENTO GIUDAICO

DI

PAOLO

Paolo stesso rileva questa duplice appartenenza, di cui tuttavia non bisogna esagerare i contorni, tanto la pe­ netrazione del mondo ellenistico in Palestina era grande nel primo secolo della · nostra era. Di fronte ai suoi av­ versari egli è spinto più di una volta a richiamare le sue origini: è· giudeo di nascita {Gal 2, 1 5 ); in Fil 3, 5 si di� chiara « circonciso l'ottavo giorno, della razza di Israele, della tribù di Beniamino, ebreo figlio di ebreo; per la Legge, fariseo » {cf. anche Gal l, 13-14 e Rm 11, 1 ). Il senso della parola ��pcxi:oç ( = ebreo), ripresa ancora in 2 Cor 11, 1 G.

BoRNICAMM,

Paul, apatre d e

(ed. it. Claudiana, Torino 1977). 12

lésus.Christ, tr. fr., Genève 1971

22, resta discusso. Apparent�mente implica la conoscenza

della lingua sacra praticata nelle sinagoghe palestinesi e certamente anche nelle «sinagoghe degli Ebrei •, cono­ sciute nella Diaspora: secondo At 21, 40 Paolo si rivolge ai Giudei di Gerusalemme in ebraico (-rjj è�patt8L 8Lot).ix't'�); ma Giovanni 5, 2; 19, 13-17 applica l'avverbio è�patta"t"( a paro i e aramaiche. Inoltre, Paolo rivendica questo titolo onorifico per dire l'autenticità palestinese della sua origine familiare (di Giscala in Galilea, preciserà Girolamo). Il punto era evi­ dentemente importante per un uomo della Diaspora nato a. Tarso secondo Luca (At 22, 3 ), cioè nella capitale della Cilicia che costituiva allora un centro importante di cult!Jra ellenistica, con l'apporto filosofico di uno stoico come Atenagora e di molti altri filosofi epicurei 2• La fierezza delle sue origini pure si accompagnava in Paolo con un grande zelo per la legge e .la tradizione dei padri. Paolo apparteneva ai gruppi di purità farisaici in cui circolava la dottrina dei Sapienti affine a questo am­ biente di pensiero (cf. Gal l, 14; At 23, 6). Luca precisa anche che Paolo passò· la sua giovinezza a Gerusalemme (At 26, 5), ai piedi· di un discepolo di Hillel, Gamaliele il vecchio (At 22, 3). I critici discutono la validità di queste notazioni tardive. Alcuni (W. C. Van Unnik 3) insistono su questa prima educazione gerosolimitana, che .avrebbe fatto di Paolo un Rabbi e persino un membro del Sine­ drio (sic J. Jeremias, sulla scorta di At 26, 10). Altri invece lasciano Paolo nel suo ambiente ellenistico originariò (così M. Bohlig, R. Bultmann). La discussione ha in sé poco interesse; ma mostra come cias�uno tende a privilegiare, secondo il caso, l'influenza giudaica o ·quella dell'am­ biente ellenistico sulla persona e il pensiero di Paolo. Ag­ giungiamo un particolare prima di ritornare su questo punto. Alla fine della sua educazione verso l'età di 1 8 anni spesso e sicuramente prima della trentina, tino scriba doveva normalmente sposarsi. Di fatto Paolo non parla mai di sua moglie. Il testo di l Cor 7, 7-8, in cui si presenta come clyaq.Lot;, non Rermehe di dirimere la que.

·

2 Cf. M. BoHLIG, Die Geisteskultur von Tarsos in augusteischer Zeit­

alter, Gottingen 1913 ; W. C. BRADFORD, c Hellenistic Tarsus •, in Mélange� de l'Université saint Joseph 38 ( 1962) , p. 41-75. 3 C(. W. C. VAN UN:NIK, Tarsus or Jerusalem: The City of Paul's Youth, London 1962 (=Sparsa colfecta, t. l, Leiden 1973, p. 259-320). 13

stione : se ne può dedurre il celibato di Paolo o la sua ve­ dovanza o una qualche forma di separazione da sua mo­ glie dopo la conversione o per dedizione alla missione cristiana. Un testo come 1 Cor 9, 5-6 farebbe piuttosto pen­ dere verso quest'ultima ipotesi. La questione resta aperta; il suo interesse è minimo, a meno che non sfoci in un punto più delicato : la dignità e il ruolo della donna se­ condo l'apostolo 4• PAOLO E IL MONDO ELLENISTICO

Quale influsso fu preponderante su Paolo: quello giudaico o quello ellenistico? Così posto il problema è insolubile, soprattutto se si vuole spiegare il pensiero teologico di Paolo in termini di rapporti di dipendenza verso le sue fonti. Come se delle fonti potessero spiegare un testo e a fortiori un uomo ! Ciò non impedì a W. Bousset, a R. Reitzenstein e a molti altri fautori della vecchia scuola re­ ligionistica di tentare una specie di riduzione del . pensiero paolino, conceF-Ho come un prodotto della religiosità elle­ nistica. Vi fu allora un pullulare di studi tesi a mostrare come Paolo fosse stato dominato dal pensiero greco e dalle religioni misterich�, dall'orfismo, da lside e Serapide, da Attis e Cibele, o da altre divinità come Sandan-Eracles invocato dagli abitanti di Tarso. L'apostolo avrebbe per­ sino subito l'influsso diffuso dei misteri pagani secondo A. Loisy o quello della Gnosi secondo R. Bultmann. Egli avrebbe adattato il pensiero cristiano ai miti pagani di salvezza e di risurrezione, con tutto il vocabolario della religiosità ellenistica sui misteri, l'illuminazione, la gnosi (o conoscenza ), l'uomo primordiale, gli psichici e i pneu­ matici, i perfetti, ecc. Ai nostri giorni, i critici sono più ponderati nei loro giu­ dizi. Largamente riconosciuto è l'influsso ellenistico su Paolo. Per esempio, esso rende conto della conoscenza pre­ cisa che Paolo aveva del suo ambiente, dei poeti come Menandro ( 1 Cor 15, 33 ) fino ai giochi dello stadio (9, 24-27). Spiega anche la lingua ellenistica di Paolo e il suo 4 Ph. MENOUD, "Mariage et célibat selon S. Paul », RTP l (1951) , X. p. 23; «Saint Paul et la femme •, RTP 1 9 ( 1969), pp. 318-330. LooN-DUFOUR, « Mariage et continence selon S. Paul », in A la ren­ contre de Dieu (Mémorial A. Gelin), Le Puy 1961, p. 321 . -

14

uso di procedimenti retorici : l'uso delle antitesi e della diatriba cinico-stoica, secondo il modo di procedere dei predicatori popolari di quel tempo ( Rm 2, 1-20; 9, 1 9-20; 1 Cor 9). Più ancora, tutto un vocabolario preso dallo stoicismo volgarizzato della epoca penetrò nella lingua di Paolo con i termini libertà, ragione, coscienza e virtù. Non si deve neppure rifiutare troppo in fretta un influsso misterico. Tuttavia molti elementi suddetti, qualificati un tempo come puramente ellenistici e pagani sono stati ora riconosciuti nel contesto di un giudaismo ellenistico che penetrò fin nel cuore della Palestina 5 • Inoltre non si parla più attualmente di Gnosi ma soltanto di correnti pre­ gnostiche. 6 in seno a qualche comunità paolina, che per reazione ha raggiunto Io stesso Paolo. Queste correnti, è vero, riguardano soprattutto Col e Ef (così H. Schlier e G. Bornkamm), a meno di adottare la tesi di W. Schmi­ thals sulla Gnosi a Corinto e presso i Galati. La tesi puramente e.llenistica ha provocato delle reazioni. Giit A. Schweitzer doveva sottolineare la dipendenza di Paolo dall'apocalittica giudaica. In seguito, prese corpo tutta una corrente, in particolare con W. D. Davies, che moltiplicò gli studi sul radicamento giudaico del pensiero paolino. PAOLO

NEL

GIUDAISMO DEL SUO

TEMPO

Effettivamente, l'apostolo è meglio situato nell'atmosfera giudeo-ellenistica respirata dagli scribi del suo tempo. In un greco abbastanza spesso semitizzato, Paolo argomenta su un testo vicino alla traduzione dei Settanta o a qualche recensione palestinese della Scrittura, usando regole er­ meneutiche ispirate dall'ellenismo, come per esempio il ragionamento a fortiori (Rm 5, 9 17). Egli attualizza la Scrittura secondo il procedimento del Midrash giudaico, senza dimenticare neppure l'apporto delle antiche tradi­ zioni orali giudaiche e . dei Targum (per esempio, in 2· Cor 3, 7-4, 6 sul velo di Mosè). Infine, Paolo pratica un'ese­ gesi tipologica, conosciuta nella Diaspora · e anche in Pale­ stina ( 1 Cor 1 0, 1-13; Rm 4, 1 8-2 1 ; Gal 4, 21-31 ). Le scoperte -

s Cf. M. IIENGEL,

1udentum und Hellenismus2, Tiibingen 1969, so­ prattutto pp. 191-195. 6 Cf. Agli inizi dell'era cristiana, pp. 4648.

15

di Qumran hanno permesso di consolidare questi risultati scoprendo a volte strane affinità tra il pensiero della setta degli Esseni e diversi brani del Corpus paolina: cosl 2 Cor6,J4-7, l che può essere un'interpolazione 7, e numerosi elerrien ti di Col e Ef (come Ef 5, 3-1 7 ). Molti elementi im­ portanti degli scritti di Paolo hanno ricevuto una nuova luce a partire dai documenti qumranki, nel caso per esempio delle famose antitesi paoline sullo spirito e la carne, la giustizia e la grazia, senz� parlare di qualche influsso possibile delle pratiche comunitarie esseniche. Questa sana reazione nel senso della giudaicità paolina non dovrebbe tuttavia mascherare un fatto essenziale. Paolo è passato, in maniera lucida e determinata, dal mon­ do culturale giudaico impregnato di ellenismo a un mondo culturale direttamente ellenistico e pagano. Rilevare ec­ cessivamente il carattere giudaico dell 'opera paolina an­ drebbe in senso contrario persino al movimento missio­ nario che l'attraversa. Un'esegesi pazien te di questa opera dovrebbe poter mo::.trare come il pensiero 1paolino, nella sua forma e anche nel suo fondo, ha saputo adat tarsi alla nuova mentalità. Molto prima di noi, Paolo ha conosciuto �il problema del linguaggio »! Ciò è particolarmente evi­ dente nell'ambi to dell'escatologia paolina. Così resta sem­ pre aperta la strada a un approfondimento di questo pen­ siero ellenistico e talvolta pregnostico che il Giudeo Paolo intendeva comprendere e convertire.

Il

L a cronologia ·paolina

:1:. possibile-datare i momenti i,mportanti della vita di Paolo e stabilire la cronologia letteraria _ della sua opera? Dati letterari e archeologici lo permettono in parte, con l'aiuto di Luca soprattutto a partire da At 15, 36. PUNTI DI RIFERIMENTO

Delfi. Un'iscrizione scoperta a Delfi nel 1 905 fissa un punto· della cronologia paolina: « Tiberio

L'iscrizione di

7

Cf. p.

16

Slk

Claudio Cesare Augusto Germanico, pontefice sovrano, nell'anno dodicesimo del suo tribunato, acclamato impe­ ratore per la ventiseiesima volta, saluta la città di Delfi ... il mio amico Lucio Giulio Gallione· m'informa ... » 8• L'im­ peratore Claudio nomina ·Gallione, davanti a cui Paolo fu condotto dopo diciotto mesi di permanenza a Corinto (At 18, 1 1-12). Ora questo rescritto è datato dalla ventiseiesima acclamazione in onore di una vi ttoria imperiale, cioè tra il gennaio 52 e il primo agosto dello stesso anno. Poiché l'incarico proconsolare dura un anno, a partire da màggio, si può dunque affermare che Gallione occupò il suo posto da maggio-giugno del 51 al maggio del 52. Paolo gli fu presentato nella primavera del 52. Di conseguenza, la venuta dell'apostolo a Corinto deve essere collocata nel 50, dopo l'assemblea di Gerusalemme che bisogna mettere nel 48-49. Il procuratore Felice. Secondo At 23 , 24 e 24, 1-27 Paolo comparve davanti al procuratore Antonio Felice. Due anni dopo, quest'ultimo fu sostituito da Porcio Festo. Quando avvenne il cambio? I testi di Tacito e di Giuseppe su ques to punto sono difficili da interpretare. Alcuni esegeti (E. Haenchen, W. G. Kiimmel ) pensano agli anni 55-56. In questo caso, Paolo potrebbe essere a Gerusalemme verso il 56; ma la presentazione lucana del terzo viaggio missio­ nario diventa allora difficile da spiegare nel tempo. Gli stor ici del giudaismo propendono attualmente per una data più tardiva, per il 58-59 (E. M. Smallwood ), o per il 60 (E. Schiircr-G. Vermes-P. Millar e S . Safrai-M . Stern) 9• In questo caso, Paolo comparve davanti a Felice nel 57 o nel 58. ·

l dati degli Atti. Questi punti di riferimento permettono a Cf. L. HENNEOUIN, c Delphes (lnscription de) "• SDB, t. 2 (1924), pp .. 35.5-373; E. HAENCHES, Die Apostelgeschic1zte12, Gottingen 1959, pp. 58-61 ; A . .PussART, « L'inscription de Delphes •, R e vu e des étu­ des grecques 80 ( 1 967) , pp. 372-378; B. SCHWANK, «Der sogennante Brief an Ga ll i o und die Datierung des l Thess. •, BZ 15 (1971),

pp. 265-266. 9 Cf, E. ScHCRER G. VERMES P. MILLAR, The History of the Jewish M. STERN, People, t. l, Edinburgh 1973, pp. 465-468; S. SAFRAI The Jewish People in the First Century, t. l, Assen, p. 368; E. M. SMALLWOOD, The Jews under Roman Rule, Leiden 1976, pp. 269 s. -

-



·

.

17

d'integrare numerosi elementi cronologici degli Atti. Ri� prendiamo nell'ordine. La data di nascita di Paolo è sconosciuta; la menzione del « giovane Saul », in At 7, 58, è imprecisa. Fm 9, scritta probabilmente nel 61-63, designa Paolo come « un vecchio (1tpe:a�Ò't"'Yjt;) », ma il vocabolo si applica alle persone di 50-60 anni. La data dell'avvenimento di Damasco rimane discussa. Sono stati proposti tutti gli anni tra la morte di Gesù e il regno di Caligola, nel 37. Non è possibile andare oltre, perché Paolo è entrato in conflitto con l'etnarca del re Areta IV (2 Cor 1 1 , 32-33); ora, quest'ultimo doveva morire nel 40. Alcuni autori (W. G. Kiimmel, G. Bornkamm ) collocano l'avvenimento di Damasco nel 31-32 e persino nel 30 (A. Suhl ); molti altri nel 33-34 (J. Cambier, B. Rigaux), nel 35 (S. Dockx), nel 36-37 (TOB). Tale diversità di opinioni dipende dal modo di computare proprio dell'epoca antica : appena cominciato o quasi finito, un anno è computato come intero. E soprattutto, gli elementi cronologici di Gal 1 , 14 e 2, 1 pongono un problema: bisogna aggiungere, ai quattordici anni segnalati in Gal 2, 1 i tre anni di Gal 1 , 18 ? Oppure, questi quattordici inglobano i tre anni, seguiti da un periodo indeterminato ( « in seguito »: Gal l , 18.21 )? Nel primo caso, essendo generalmente situata l'assemblea di Gerusalemme nel 48-49, l'episodio di Damasco cadrebbe più o meno nel 32. Nel secondo caso, più o meno nel 35. Noi accetteremo quest'ultima data. In effetti, affinché sia valido l'argomento di Paolo in Gal 2, è necessario che il lasso di tempo dei quattordici anni copra senz'altro tutta l'attività dell'apostolo, dai suoi inizi ( cosl J. Dupont, S. Giet ). Tre anni dopo la chiamata di Damasco, Paolo do­ veva recarsi a Gerusalemme, verso il 37, probabilmente in seguito al radicale cambiamento politico provocato dalla salita al trono di Caligola. In seguito, quello che si chiama il primo viaggio missio­ nario (At 1 3-14) deve apparentemente collocarsi prima dell'assemblea di Gerusalemme; ma questa sezione degli Atti sembra aver subito diversi rimaneggiamenti reda­ zionali ( cosl P. Benoit 10). La seconda missione (At 15, 36lO P.

BENOIT, « La deuxième visite de Paul à Jérusalem ,., Biblica ( E;;cégèse et théologie, t. 3, Paris 1968, pp.

40 ( 1959), pp. 778-792

285-299). 18

=

18� 22 ) si deve situare tra il 49 e il 52, dopo un lungo soggiorno a Corinto, probabilmente dall'inverno del 50 al­ l'estate del 52. Durante questo soggiorno, Paolo incontra Aquila e Priscilla, espulsi da Roma nel 41 o piuttosto nel 49 dall'imperatore Claudio (cf. At 18, 2 ). Infine, il terzo viaggio missionario (At 18, 23-21, 14 ) si estende dal 53 (o dall'inizio del 54 ) al 57 o al 58. Questo viaggio com­ prende un soggiorno di Paolo a Efeso di due anni e tre mesi (At 19, 8.10 e 20, 31) e una sosta di tre mesi a Co­ rinto (A t 20, 3 ). La data precisa del martirio di Paolo a Roma resta sco­ nosciuta, al tempo della persecuzione di Nerone che ebbe luogo dal 64 al 68 (cf. l Clem 5, 5). La cronologia delle lettere. La cronologia degli scritti pro­

priamente paolini è basata sulle indicazioni fornite da ciascuna delle lettere : così 1 Ts 2, 2 e 3, 1s collocano la lettera dopo la persecuzione subita a Filippi ( cf A t 16, 19-24 ) ; secondo l Cor 16, 8 la lettera è stata scritta a Efeso prima della Pentecoste; 2 Cor 11, 7-9 si colloca dopo un soggiorno a Corinto, e meno di un anno dopo l'invio di 1 Cor ( comparare l Cor 16, l e 2 Cor 8, 10 e 9, 2 ), ecc. Di conseguenza, i commentatori collocano abbastanza ge­ neralmente l Ts verso il SO. Per quelli che ne ammettono l'autenticità, 2 Ts dovrebbe venire poco dopo. Secondo la· cronologia . corta o lunga menzionata sopra, si metterà l Cor tra il 54 e il 56. La lettera di Paolo ai Galati ( del Nord) è generalmente posta alla fine del soggiorno a Efeso o in Macedonia, nello stesso tempo della 2 Cor. Sempre ·secondo la cronologia adottata, Rm sarà posta nel 55-56 o, più generalmente, prima della primavera del 57 o del 58. La data. di Fil pone un problema particolare e varia secondo il luogo presunto della sua composizione: a Efeso, a Cesarea o a Roma. La data di Col e di Fm resta pure discussa; la composizione di queste lettere alla fine del soggiorno di Paolo nella prigione romana (62/63 ) ci sembra la più probabile. Come si vede, il ventaglio della datazione letteraria si estende su appena dieci anni. In un lasso di tempo così breve, si dovrà dunque essere pru­ denti prima di ricostruire lo sviluppo del pensiero teolo­ gico dell'apostolo. ·

La . data degli anni sabbatici. A questi punti largamente 19

conosciuti aggiungiamo . un elemento nuovo che consolida la cr.onologia più sovente ammessa. Secondo gli studi di B·. Z. Wacholder 11, gli anni sabbatici cadono rispetti­ vamente in Tishri del 34/35, 4 1 /42, 48/49, 55/56. Ora Paolo menziona due volte avvenimenti capitati « quattordici an­ ni » prima, in Gal 2, 1 e 2 Cor 12, 2; tale cifra si spiega perfettamente nel quadro dei cicli sabbatici, dal momento che il computo sabbatico per ciclo di sette anni, era molto conosciuto a quell'epoca (cf. a Qumran, 1 Q 24 ) 12• Di con­ seguenza l'avvenimento di Damasco deve cadere nel 34/35, e « alla fine di » (8�cì) questo periodo di quattordici anni ( Gal 2, l) ebbe luogo l'assemblea di Gerusalemme nel 48/49, anno sabbatico. Allo stesso modo, dopo la fuga da Damasco (2 Cor 1 1, 32-33; At 9, 24-25), la visione di Paolo si colloca nel 41/42 cioè quattordici anni prima di 2 Cor 12, 2, nell'anno sabbatico 55/5 6; quindi l Cor deve essere posta prima della Pentecoste del 55. La visione di Paolo ha dunque avuto luogo prima della sua partenza da Tarso e del suo soggiorno . ad Antiochia che durò un anno .fino. alla morte di Erode Agrippa, nella primavera del 44 ( At 11. 25-26 e 12, 23 ) . D'altronde, la colletta per i poveri nel giudaismo si faceva durante il terzo e il sesto anno del ciclo sabbatico 13. Effettivamente, durante l'as­ semblea di Gerusalemme Paolo non . dimenticò di portare ai poveri il denaro raccolto (Gal 2, 10). La colletta men­ zionata in l Cor 16, 1-6 si colloca esattamente nel sesto anno del ciclo, nel 54/55, e senza dubbio Paolo si appresta à versarla a Gerusalemm� per il servizio dei santi,· alla fine dell'anno sabbatico, nel 56 ( cf. Rm 15, 23•32; At 24, 17). Si può tuttavia ritardare un poco la stesura di Rm, prima della primavera del 57, quando la navigazione verso Ge­ rusalemme diventava più facile.

u B. Z. WACHOLDER ; « The Calendar of Sabbatical Cycles •, BUCA 43 ( 1972), pp. 153-196 (rettifica le liste sabbatiche ·fino allora am­ messe) . 12 Il solo parallelo biblico è Ez 40, l che si riférisce pure all'anno sabbatico secondo la tradizione giudaica (cf. bT, Arakhin 12a). 13 Sulla colletta cf. K. F. NICKLE, The Collection, London 1966 ; J. JERÈMJAS, « Sabbathjahr und neutestamentliche Chronologie ,. , ZNW 2! (1 928), pp. 98-103 (= ABBA: Studien zur N. T. liche Theologie und Zeitgeschichte, Gottingen 1966, pp. 233-238) . ·

20

TAVOLA CRONOLOGICA

--

Dunque noi proporremo- la seguente tavola cronologica:

.

tra il 5 e il 10 ( ?) 34/35 verso il 39

Nascita di Paolo L 'avven imento di Damasco La fuga dà Damasco La visione di Paolo (2 Cor 12, 2) Primo viaggio - missionario Carestia in Giudea e colletta Assemblea di Gerusalemme Secondo viaggio

41/42 tra il 45 e

il

49

47/48 48/49 dall'inverno del_ SO all'estate del 52

1-2 Tessalonicesi

50/51

Comp3:rizione . davanti a Gallione Terzo viaggio l Corinti

primavera del 52 53-57 (o 58) prima della Pentecoste del 55

Filippesi ( ? ), 2 Corinti, Galati Roman i ·

Arresto di Paolo nel Temp io Prigionia a Cesarea, Fili ppesi (?), Colossesi ( ?), Fi l emone ( ?) Paolo a Roma Filippesi ( ?), Colossesi ( ?), Filemone ( ?) Martirio di Paolo a Roma ·

55/56 prima della p rimavera del 57 57 (o 58) 57-59 (o 58-60) autunno del 59 (o del 60) 60/63 tra il 64 e il 68

Ul

Le lettere di san Paolo IL

GENERE EPISTOLARE

Le lettere paoline · hanno uno scopo di re ttamen te reli� 21

gioso, secondo iln genere molto conosciuto nel mondo ellenistico, compreso anche il mondo giudaico. Citiamo le lettere ai Giudei d'Egitto (2 Mac 1 , 1-2, 14) e dopo la rovina del seco11do Tempio la lettera apocrifa di Ba­ ruch letta nelle sinagoghe (2 Bar 78-87). Si seguiva al­ lora l'antico esempio di Geremia nella sua lettera ai deportati ( Ger 29, 1-23 ), per non parlare della lettera deu­ tero-canonica di Germania (o Bar 6 ) . Nel loro stato presente, gli scritti di Paolo sono auten­ tiche lettere e non epistole, come ha mostrato A. Deiss­ maim 14• Sono lettere di circostanza, che hanno di mira destinatari conosciuti, e non trattati polemici o filoso­ fici indirizzati a un pubblico indeterminato in forma di lettera. I due generi erano conosciuti a quel tempo. Citiamo, da una parte, l'epistola di Seneca a Lucilio o la Lettera di Aristea, e dall'altra le lettere su papiro che hanno il tono familiare della conversazione, scoperte in gran numero in Egitto. Gli scritti paolini si presen­ tano come lettere, dal biglietto a una persona privata, Filemone, fino alla « lettera aperta » detta agli Efesini, passando attraverso il largo esposto ben costruito della lettera ai Romani che termina con i saluti del cap. 16, che trasformano l'insieme in lettera propriamente det­ ta, chiunque siano i destinatari. La distinzione tra let" tera ed epistola resta abbastanza fluttuante. A livello diacronico, tuttavia, essa conserva il suo interesse e deve essere persino allargata, dal momento che gli scrit­ ti paolini riuniscono elementi dai generi più diversi : elementi profetici · e catechetici, frammenti omiletici e liturgici, brani midrashici e parenetici. D'altronde, il rapporto dell'autore con il testo oltrepassa spesso i li­ miti della corrispondenza privata. Paolo vi fa opera di aposto lo fondatore di chiese e parla con autorità ( 1 Cor 4, 21 ), come profeta che proclama la parola e come mae­ stro cristiano che usa procedimenti letterari propri dei dottori giudaici. Inoltre, il rapporto del testo al lettore o al gruppo-lettore può variare secondo le circostanze. Paolo si rivolge generalmente a dei gruppi ( Gal l, 2; Col 4, 1 6 ) e specialmente a cristiani riuniti in assem­ blea (l Ts 5, 27). Quest'ultimo punto ha delle conse­ guenze sulla forma letteraria adottata. ·

14 Cf. bibliografia finale. 22

Le lettere dell'epoca ellenistica seguivano in genere un canovaccio comprendente : 1 ) un indirizzo con il nome dello scrivente e del destinatario, accompagnato da un saluto - spesso il verbo :;(ot(pe:Lv (cf. At 23, 26); 2) il mes­ saggio; 3 ) il saluto finale o un augurio che lo scrivente poteva scrivere di suo pugno per autenticare lo scritto ( cf. Gal 6, 1 1 ). Ora Paolo modifica sensibilmente questa presentazione, secondo i costumi di scrittura dei Giudei ellenizzati; più ancora, egli cristianizza le formule epi­ stolari fisse, aiutandosi con elementi in uso nella predi­ cazione comunitaria. Invece del breve saluto iniziale o dell'augurio di pace (per esempio, nelle lettere giudaiche di Murabba'at : Shalom!), Paolo riprende apparentemen­ te una formula liturgica con le parole : « A voi grazia e pace! » ( 1 Ts 1 , 1 ; 2 Ts 1, 2). Fatta eccezione della lettera ai Romani e di quella polemica ai Galati, questo saluto è accompagnato da un ringraziamento, una specie di lun­ ga preghiera eucaristica in cui sono annunciati già i ma,. tivi della lettera. Alla fine del messaggio, Paolo introdurrà ancora una benedizione finale, anch'essa. di origine litur­ gica (l Ts 5, 28; 2 Ts 3, 18; Gal 6, 1 8 ; 1 Cor 16 , 23; 2 Cor 13, 13 ). Così l'apostolo si rivolgeva a comunità riunite, probabilmente nel quadro della cena cristiana, luogo privilegiato delle letture e della parola. Per mezzo di que­ sto suo messaggio, Paolo compiva allora il suo ser­ vizio di profeta e di dottore cristiano. Nella circostan­ za egli usava tutti i procedimenti stilistici largamente praticati in quel tempo : il parallelismo, l'antitesi, il pa­ radosso e la metafora, senza parlare dei diversi chia­ smi che qualche commentatore scopre con (un po' trop­ pa ) abbondanza negli scritti paolini. IL PROBLEMA DELL'AUTENTICITÀ

Tredici lettere sono attribuite tradizionalmente a Pao­ lo. Ma la loro autenticità letteraria è stata spesso con­ testata e resta ancora in parte discussa, come si vedrà nelle introduzioni seguenti. Accontentiamoci qui .di pre­ sentare in sintesi l'opinione generalmente accettata ai nostri giorni. Tutti i critici moderni rifiutano le tesi esagerate della scuola di Tubinga, che ammetteva sol­ tanto l'autenticità di Gal, 1-2 Cor e Rm ( F. C. Baur), o 23

della vecchia scuola olandese che le eliminava tutte. At­ tualmente, . le Pastorali ( 1-2 Tm, Tt) sono abbastanZa. ge­ neralmente rifiutate; 2 Ts, Col e soprattutto Ef sono spes­ so· oggetto di controversia; invece 1 Ts, 1-2 Cor, Rm, Fil,' Fm sono ovunque ammesse, o quasi. La discussione continua sempre, senza che la ricerca statistica abbia potuto dare risultati solidi. Richiamiamo soltanto alcune regole prudenziali nell'ese­ gesi di queste lettere, procedendo per cerchi 2oncentri­ ci. Dopo la lettura di ogni lettera considerata in se stes­ sa, si potrà in seguito scoprire gli elementi analoghi o · contrastanti nel Corpus indiscusso delle grandi lettere paoline 15• In un secondo tempo, .il gruppo degli scritti già più controversi sarà preso in considerazione, collo­ cando piuttosto 2 Ts in dipendenza di 1 Ts e Ef in dipen­ denza di Col. Infine,· le Pastorali non dovranno essere diménticate' perché restano sempre nell'orbita delle chie­ se paoline e danno la misura dell'influsso dell 'apostolo della Chiesa in· rapporto al Paolo della storia. In ogni modo, si eviterà di raggruppare alla rinfusa elementi così detti pa rallel i; presi dai testi autentici, dalle Pasto­ rali e dai discorsi messi sulle labbra di Paolo negli Atti, con il rischio di creare un pensiero paolino che non esi­ sterebbe se non nel crogiuolo artificiale di qualche teQ­ logia .biblica. I.A VITA

LETTERARL.\

DELJ.E LETTERE PAOLINE

Dalla tradizioue

alla fo_rmaz.ione del Corpus '6• La storia letteraria delle l et te n.! di Paolo è, in pa rte, analoga a quelia dci testi evang el ici Si parti_ rà innanzi tutto dalle tradizioni circolanti nelle com uni t à prepaoline: dal depo­ sito delle tradizioni .-iccvutc ùul Signore c dalle! antiche comun ità (l Cor 11,23; 15,3-5 ), e da dementi t radizio­ nali sotto forme letterarie k· pit:t diverse. A questo primo lh·dlo uno studio secondo i principi della Form.

Cf.· I. FR.\NSI!N P. GomTs, Paul dé Tarse: Sy no pse des épitres Paris 1962; c soprattutto F. D. FR!\llicrs - J. P. SAMPLEY, Pauline Pa: rallels, Philadclphia 1975; D. VON ALLMEN, c Pour une synopse pau­ linicnnc "• BiMica 51 (1976), pp. 74-104. 16 Questo punto- sarà sviluppato nel vol. 5 Il compimento delle ts

scrilture.

24

-

·

.

geschichte apre un orizzon te ancora non completamente esplorato fin qui. Citiamo : frammenti letterari del keryg­ ma primitivo ( l Ts. l , lO; Gal l , 4 ), formule liturgiche ( 1 Cor 8, 6; 1 1 , 24-25; 16, 22), inni ( Fil 2, 6-1 1 ; 1 Cor 1 3 ), brani omiletici e parenetici o di esortazione morale con cataloghi di vizi e di virtù (Gal 5 , 1 9-23 ), Midrashim cri­ stiani ( Gal 4, 21 3 1 ; l Cor 10, 1-1 1 ; 2 Cor 3, 4-1 8 ), istruzio­ ni domestiche ( Col 3, 1 8-4, 1 ), ecc. A livello della storia della redazione si vedrà come Pao� lo ha ripreso e integrato questi diversi elementi trasfor­ mandoli dentro la nuova sintesi letteraria che egli mette per iscritto. L'unità letteraria di un dato scritto può allora sensibilmente variare per i seguenti motivi. 1:. certamente grande, quando si tratta di un piccolo in­ sieme scritto di seguito da una stessa mam•, come in Fm. L'utilizzazione di un segretario ( Rm 16, 22 ) intro­ duce una certa distanza tra l'autore e il testo, sia che il tachigrafo riprenda parola per parola ciò che dice l'au­ tore dello scritto, sia che lo scriba abbia una certa li­ bertà nella formulazione scritta dei pensieri dell'autore. L'unità di stile e di pensiero delle lettere paoline, senza parlare delle firme dell'apostolo ( 1 Cor 16, 2 1 ; Gal 6, 1 1 ; Fm 19; Col 4, 1 8; 2 Ts 3 , 1 7 ), farebbe piuttosto propen­ dere per la prima ipotesi; il dubbio sussiste soprattutto nel caso di Ef. D'altronde uno scrittore dai mezzi finan­ ziari limitati redigeva piuttosto piccoli brani letterari su papiro, per poi formare un insieme amm_ucchiando e aggipngendo materiale. Certe dissonanze · tra i diversi elementi di una lettera non impongono forzatamente un appello a fonti anteriori. Inoltre, questo fenomeno di agglutinazione è stato con­ tinuato in seno alle comunità paoline, che scambiava� no tra loro le lettere ricevute dall'apostolo (Col 4, 16). Si sa infatti che Paolo scrisse diverse lettere andate per­ dute ( cf. l Cor 5, 9; 2 Cor 2, 3-4; . Col 4, 16), a meno che dei frammenti non siano stati compilati negli scritti canonici attuali. Lettere come Fil, 1 Cor e soprattutto 2 Cor, per n�n parlare di Rm 16, potrebbero effettivamente raggruppare materiali diversi per origine e per data. Tuttavia resta difficile fornire la prova. E quando si presenta il ca so, non si dimenticherà allora di vedere come ciascuno di questi raggruppamenti implica una reinterpretazione dell'opera paolina che bisognava sal-

25

vare e separare dalle produzioni fraudolenti (cf. 2 Ts 2, 2 )� Questo processo di concentrazione è progressivamente sfociato verso il 90-100 in lina prima raccolta canonica, a cui .sembrano riferirsi Ignazio di Antiochia ( Ef 12, 2) e l'autore di 2 Pt 3, 1 5-16. A meno di adottare la tesi di E. J. Goodspeed, secondo cui il Corpus paolina sarebbe stato riunito in . un sol colpo verso la fine del primo se­ colo. Verso il 144, Marcione conosce dieci lettere di Pao­ lo : Gal, 1-2 Cor, Rm, 1-2 Ts, Ef (chiamata lettera ai Lao­ dicesi), Col, Fil e Fm. L'ordine delle lettere ha variato secondo i tempi e i luoghi. La successione attuale delle lettere "secondo la Volgata è disposta in ordine di lun­ ghezza decrescente, e le lettere alle sette chiese prece­ dono quelle indirizzate a singoli individui. Il testo nella · tradizione della Chiesa. La critica testuale

delle lettere pone sempre problemi complessi, anche se la posta in gioco sembra meno importante agli occhi dei non specialisti che non nel caso dei Vangeli-Atti. In seguito agli studi di G. Zuntz soprattutto, gli studiosi di critica testuale risalgono fino al · secondo secolo della nostra era, per costatarvi l'esistenza di un testo popo­ lare identificato nel testo detto « occidentale » e diffuso ovunque, in Egitto, in Palestina e in Siria, così come in Occidente. Da questo testo così largamente diffuso, con innegabili particolarità regionali, dovevano sorgere le di­ verse correnti della tradizione testuale: la tradizione oc­ cidentale-latina, la corrente alessandrina e cesariense, infine · la corrente siriaca. Ma allora come da questo testo popolare dei secoli II-III è potuto emergere un testo « alessandrino » (annunciato da ·p 46 e rappresentato, tra gli altri, da B e S ), spesso preferibile e più vicino al testo originale secondo i criteri deUa critica interna ?

Gli antichi commenti. Presso i Padri greci, i cui com­ menti delle lettere paoline sono stati riuniti da K. Staab, si menzioneranno quelli di Crisostomo (PG 60-62), di Teodoro di Mopsuestia (PG 66; dieci lettere minori nella edizione di Swete, Rm, 1-2 Cor, Eb, in quella di Staab); e tra gli epigoni: Ecumenio (PG 1 19; e in Staab); Gio­ vanni Damasceno ( PG · "45), Teofilatto ( P G 76) e Teodoreto ( PG 82 ) Dei siriaci, ricordiamo il commento di sant'Efrem giunto a ·

.

26

noi in versione armena. Presso i latini, di cui A. Souter ha studiato i commenti più antichi, i più importanti sono quel· li dell'Ambrosiaster (PL 17, 43-508 ), di Pelagio (PL 30, 645902; 68; 413-686), di Girolamo ( PL 26 : Fil, Gal, Ef, Tt,), di Agostino (PL 35 : Rm, Gal). Nel Medioevo emergono i commenti di san Tommaso. A partire dal Rinascirn en_t o, l'importanza data al com­ mento delle lettere paoline da Lutero e da Calvino com­ porta nel cattolicesimo un certo rinnovamento, arric­ chito dal ricorso massiccio ai commenti patristici (gre­ ci e latini ) e medioevali. L'opera di Estius ( 18 edizione nel 1614 ) si distingue fra tutte; Nel secolo diciottesimo comincerà l'epoca critica con l'opera di J .D. Michaelis, ecc.

IV

L'apostolo e il teologo

L 'AVVENIMENTO DI DAMASCO

17

Come dice J. Jeremias, l'avvenimento di Damasco offre la chiave interpretativa della teologia paolina. Bisogna ancora confessare l'esitazione di molti esegeti riguardo alla natura e al si gnificato esatti dell'avvenimento in questione. Gli Atti degli apostoli (9, 1-30; 22, 3-2 1 e 26, 9-20) riportano tre racconti diversi in funzione della pre· sentazione teologica tardi.va di Luca. Paolo stesso ricor­ da questa prima esperienza senza alcuna descrizione e con una grande libertà di vocabolario ( Gal l , 1 1-24, 1 Cor 9, 1 e 15, 8-1 ò'; 2 Cor 3, 14-18; Fil 3, 12). Ma anche in lui il ricordo di Damasco è richiamato con quella distan­ za necessaria che permette di valutare il peso dell'avve­ nimento e le sue conseguenze. Ci si guarderà dunque da ogni ricostruzione storicistica e psicologicizzante (M. Go­ guel ), o dalle spiegazioni mistiche (J. Munck, W. Prokulski ) che vogliono situarsi immediatamente al livello del pri­ mo avvenimento e differiscono singolarmente nel loro modo di collegare i dati biblici. In particolare, si eviterà un uso abusivo di Rm 7 per leggere in seguito nel rac­ conto di Damasco la conversione di un peccatore tortu17 Tutti gli autori citati figurano nella bibliografia finale.

rato dalla impossibilità di seguire perfettamente la Leg­ ge. W. G. Kiimmel ha visto molto bene quest'ultimo 'pun­ to. · Il significato dell'avvenimento resta sempre oggetto di controversia, mentre molti commentatori proiettano sul tempo di Damasco ciò che sembra loro essere il pun­ to centrale di tutto il · pensiero paolino. Gli u ni ( A. Frid­ richsen, A. Bertrangs ) vi vedono il punto di partenza del­ l'azione missionaria dell'apostolo, e non hanno tutti i torti ( Gal l, 16! ), anche se la scoperta dei pagani è sta'ta fatta in modo progressivo (J. Dupont). Altri ( Ph. Menoùd ) vi leggono la .comprensione da parte di Paolo del mistero della Croce, o ancora · (così A. Feuillet ) la scoperta mi­ stica di Cristo e della sua Chiesa: « Io sono Gesù ch e tu perseguiti » (At 9, 5; 22, 8 ; 26 , 1 4 ). Altri infine ( U. Wilc­ kens ) vi scoprono gia tutta la . teologia della giustifica­ zione in forza della fede, con esclusione della legge. Que­ ste spiegazioni ecclesiologiche e soteriologiche nanno il loro interesse; ina forse è meglio attenersi strettamente ai testi di Paolo, soprattutto a Gal l , 16, in cui la rivela­ zione di Damasco è considerata come lo svelamento del mondo escatologico nella persona del Figlio. PAOLO

E GESÙ

Gli studi sull'avvenimento di Damasco trovano il loro prolungamento nelle ricerche attuali, · sempre più nume­ rose, sul rapporto di Paolo a Gesù. All'inizio del nostro secolo soprattutto, certi critici hanno visto in Paolo ìl vero creatore della religione ellenistica nuova. Oggi si valuta meglio il legame di continuità tra Paolo, la co­ munità prim i riv'\ e Gesù. Paolo utilizza tutto un antico vocabolario cristiano, compreso quello in aramaico (Ma­ ran a t ha: l Cor 16, 22 ; Abba: Gal 4, 6); egli si appoggia direttamente sul deposito della fede · ( Rm 6, 17; Fil 4, 9 ), sui cos tumi delle chiese ( l Cor 1 1 , 16 ) e sulle · tradizioni ( l Cor 1 1 , 2; 15, 3; 2 Ts 2, 1 5 ). Ancor più, egli riprende, s ia pure senza alcun elemento d�scrittivo, alcuni dati es­ senzia:li della vita · di Gesù : « nato da una donna e sot� tomesso alla Legge » (Gal 4, 4 ), 'figlio di Davide ( Rm l, 3); « il Signore, nella notte in cui fu consegnato alla morte, prese il pane » ( l Cor l, 23 ); è stato crocifisso, è morto ed è stato sepolto ( l Co:r 2, 2.8; 15, 3.4 ; Gal 2, 20; 3, l ; Fil 28

2, 5). P aol o riporta anche . diverse p arol e del Signore ( l Ts 4 , 2 . 1 5 ; l Cor 7 , 10; 9, . 14; 13, 2; Rm 1 2 , 14; 1 3, 9 ; 14, 19). Ma soprattutto (è necessario sottolinearlo?) il pens iero paolina è fondamentalmente cristologico : a tutti i livelli della teologia e della pratica dell'apostolo, la persona di Gesù re�ta il riferimento continuo. Tuttavia Paolo non riporta affatto la storia di Gesù di Nazare t, come ha fatto per esempio l'evangelista Luca. Nei suoi scritti di circostanza, egi i non · doveva ripe tere tutto l'insegnamento dato in altra sede. E soprattutto il suo « vangelo », eh� è « potenza di Dio per la salvezza » ( Rm l , 1 6 }, riguarda il Signore risuscitato, attualmente vivo . nella comunità. Pao­ lo · è un uomo del presente, l'apostolo di una salvezza data oggi : per lui, persino le considerazioni su Gesù « secondo la carne » sono radicalmente modificate dalla nuova co­ noscenza del R i sor to (2 Cor 5, 16 ). PER UNO

STUDIO

DELLA TEOLOGIA PAOLINA

� fuori discussione che qui non si vuole presentare una sintesi della teologia paol i na 18 • Lo stesso Paolo non ne presenta alcuna. I suoi scritti di circostanza, guidati dal suo progetto missionario, rispondono a situazioni sto­ riche. Purtroppo, noi conosciamo male le comunità de­ stinatarie delle sue lettere, così come le difficoltà prese di mira dall'apostolo: si rifiutava di riconoscere l'auten­ ticità del sùo apostolato; si incitavano comunità et n ic o­ cristiane a « giudaizzarsi » ; sj contestava l'opzione missio­ naria dell'apostolo dei pagani, che predicava la libertà nella fede al posto delle regole della Legge ; ma anche la libertà cristiana a volte degenerava in lassismo e cor­ renti pregnostic::he mettevano in agitazione le ch i e se , �cc. Gli avversari di Paolo furono certamente numerosi, e il carattere fermo, a volte violento e autoritario, dell'apo­ stol o non doveva certo facilitare le cose 19, l Corinzi n e l8 Si consulteranno innanzi tutto le pagine notevoli di S. Lyonnet sulla soteriologia paolina in A. RoBERr - A. FEUIIJ.ET, lntroduction à la Bible, t. 2, p. 840-889. J9 , Non dobbiamo qui presentare la personalità spirituale di Paolo ; vedi l'esposizione di J. CAMBIER, art. " Paui .., SDB, t. 7, col. 309329. Q�anto alle speculazioni sul suo carattere e ai tentativi di ana,lisi psicologica, si tratta spesso più di punti di vista dei loro autori che non di rilevazioni oggettive. 29

fecero l'esperienza. In un contesto tanto vivace, Paolo si urtava a molteplici opposizioni, mentre diverse forme di giudeo-cristianesimo si affiancavano alle diverse tenden­ ze presenti nei gruppi etnico-cristiani 20• Non è il minor merito dell'apostolo quello di aver ridato al pensiero cri­ stiano il suo centro teologico naturale, mentre le chiese correvano verso una diversificazione sempre più grande. Fatta eccezione di Rm (e forse di Ef), Paolo non ha com­ posto alcun complesso teologico. Le sue lettere, redatte in funzione della situazione, si presentano piuttosto come · un complemento teologico in rapporto a un insegnamento dispensato sul posto. Tuttavia, il suo sguardo è di tale acutezza che l'avvenimento. ecclesiale più anodino dà luogo a considerazioni vertiginose in cui si esprime l'essenziale della sua convinzione teologica. La convergenza degli ele­ menti spesso ricorrenti permette allora di evidenziare alcuni perni del suo pensiero : la soteriologia paolina, la sua ecclesiologia, le sue convinzioni escatologiche, la sua esperienza della vit� « in Cristo », ecc. L'accento messo su questo o quel punto maggiore dipende in parte dalla · tra­ dizione ecclesiale in cui s'inserisce ogni commentatore dell'apostolo. Si troveranno nella bibliografia diversi studi pubblicati a partire dal 1 960 (soprattutto) e raggruppati secondo i centri d'interesse attuali dell'esegesi paolina. :t!. neces­ sario menzionare in modo speciale la bellissima trilogia di L. Cerfaux ? La Teologia del Nuovo Testamento di R. Bultmann, nelle sue pagine su S. Paolo, è ora un classico. La sintesi di W. G. Kiimmel merita pure di essere segna­ lata, così come la presentazione molto equilibrata di J. A. Fitzmyer 2 1• Sull'escatologia paolina si leggeranno in par20 Sugli avversari di Paolo cf. W. ScHNITHALS, Paulus und Jakobw,

Gottingen 1963 ; Paulus und die Gnostiker, Hamburg 1965 ; Die Gnosis in Corinth, Gottingenl 1969. - D. GEORGI, Die Gegner ·des Paulus im 2. Korintherbrief, Neukirchen 1964. - D. W. OosTENDORP, Another Jesus: A Gospel of Jewish-Christian Superiority in II Co­ rinthians, Kampen 1967. - J. J. GUNTHER, St Paul's Opponents and their Background, Leiden 1973. - J. N. DRANE, Paul libertine or legalist, London 1975. 21 L. CERFAUX, La théologie de .z•_gglise suivant saint Paul2, IParis 1948 (nuova edizione, 1965) ; Le ·christ dans la théologie de saint Paul2, Paris 1954 ; Le chrétien dans la théologie paulinienne, Paris 1959. - R. BULTMANN, Theologie des Neuen Testaments, Tiibingen 1965, § 16-40 (tr. ingl.: Theology of the New �estament, London

30

ticolare gli studi di P. Hoffmann, W. Harnisch e J. Baum­ garten. I numerosi lavori di S. Lyonnet sulla soteriologia paolina s'impongono sempre. Ma ci manca una grande sintesi sull'atteggiamento di Paolo riguardante la Legge; l'impresa è difficile, perché suppone una grande cono­ scenza degli ambienti giudaici e cristiani nella loro rispet­ tiva diversità. Quanto alla cristologia, segnaliamo soprat­ tutto il libro di A. Feuillet su Le Christ, Sagesse de Dieu. Una nuova teologia della Chiesa secondo san Paolo po­ trebbe essere oggetto di studio. Gli studi sul battesimo e sulla eucaristia in Paolo sono piuttosto rari, mentre vive un periodo di rinnovamento la pneumatologia paolina, per esempio con M. A. Chevallier. · I lavori sulla vita cri­ stiana secondo Paolo partono un po' in tutti i sensi, e ci vuole l'erudizione di C. Spicq per offrirne una sintesi.

1952, t. l, pp. 185·352). - W. G. K'UMMBL, Die Theologie des Neuen Testament nach seinem Hauptzeugen, Gottingen 1972 (tr. ingl.: The Th�ology òf the New Testament, London 1974). - J. A. FITZMYER, « Pauline Theology », in IBC (1968), pp. 800-827. Tutti gli altri libri

menzionati qui figurano nella bibliografia finale.

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capito l o secondo

Paolo e la chiesa di Tessalonica di J. M . Cambier

La chiesa di Tessalonica e le lettere ai Tessalonicesi LA ' FONDAZIONE DELLA CHIESA DI TESSALONICA

La città di Tessalonica, fondata nel 3 15 dai Macedoni, aveva ottenuto dall'imperatore Augusto · il privilegio di essere città libera. Così essa aveva il suo senato (�ouÀ�), la sua assemblea popolare (8lj(Loc;) (At 1 7 , 5) e i suoi ma­ gistrati chiamati politarchi (At 17, 8). Città degli affari e porto prospero, essa conosceva un afflusso di popolazioni str�niere. I Giudei vi abitavano abbastanza numerosi per avere una sinagoga ( l Ts 2, 14-16; At 17, 2). Le iscrizioni ritrovate sul posto menzionano ogni genere di nazioni; i Giudei vi sono spesso citati. È durante il secondo viaggio missionario che Paolo e Sila,' provenienti da Filippi, da cui erano stati pregati di partire ( l Ts 2, 2; cf. At 1 6, 39 s.), si fermarono a Tessa­ Ionica. Secondo il modo di procedere delle missioni pao­ line, essi si rivolsero prima ai Giudei ( l Ts 2, 14; cf. anche At 1 7, 1 ). Il successo dell'apostolo presso i suoi fratelli di razza non dovette essere grandissimo ( l Ts 2, 14·16 e At 17, 5 s.). Gli Atti precisano che Paolo non poté . predi­ care nella sinagoga se non per tre sabati ( 17, 2); indub­ biamente egli lasciò la sinagoga per convocare i suoi fedeli . nella casa di Giasone, in cui dovette esercitare il ·

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suo apostolato per un certo tempo 1• � qui che i Giudei, in s egui to à un'insurrezione da essi fomentata, vennero a cercarlo per tradurlo davanti al demos del l a città (At

1 7, 5 ).

La durata della permanenza di Paolo nella città è difficile da determinare 2. At 17, 2 è insufficiente per poterla ri­ durre a tre o quattro settimane. W. G. KUmmel, pasan­ dos i su Fil 4, 16, prolunga questa durata; ma ritiene che l 'a p o stol o non ebbe il tempo çli istituire in loco un'orga­ n izzazione co mun itari a molto salda 3• La situazione a cui fa a l lu s ione 1 Ts 5, 12 ha più cons i stenza di quanto egli non dica. Riteniamo come probabile una durata abba­ stanza breve, due o tre mesi al massimo. � per questo che la formazione incompiuta della comunità diede delle p re occu paz ioni a Paolo. Ad Atene, dove Timoteo lo aveva ragg i un t o , egli « non ne poté più » ( l Ts 3, l); restò solo nella città e inviò il s uo c;ompagno a Tes saloni ca . � a Co­ rinto quando Timo t eo ( con Sila, seco n do At 18, 5 ) ritorna por t a n do buone notizie ( l Ts 3, 6-1 0 ). Ma Pao lo viene anche a co n os c e nza delle calunnie dei Giudei fatte cir­ cola re · a su o riguardo e delle pe rse cuzi oni scatenate con­ t ro i fratelli ( l Ts 2, 14 s.). Temendo che il suo lavoro apostolico fos se ridotto a niente ( l Ts 3, 5 ), egli scrive su b i to: così comincia una prima fas e di a tt i vi tà letteraria nelle missioni apostoliche di Paolo. LE LflTTERE

AI

TESSALONICESI

II Corpus paol i n o comprende due lettere indirizzate ai Tessalonicesi . La loro or i gine è abbastanza ben testimo­ n i ata dalla cri t i ca esterna, se si tiene conto della rarità relat iva dei dati disponibili nei p dmi secoli cristiani. Le due let tere son o prob ab i lmente usate da Ignazio di An­ tiochia (inizio de l n secolo); certamente la prima si trova nel Pastore di Enna (metà del II secolo) e con maggior certc;zza la sec onda si trova in Poli carpo (inizio del n sel Confronta il tempo della predicazione di Paolo a Efeso secondo gli Attt: tre mesi nella sinagoga, poi due anni nella scuola di Ti­ ranno (At 19, 8-10) . 2 Vedi la discussione di questo punto nei commenti, soprattutto . B. RIGAUX , pp. 4-26. . 3 W. G. KVMMill ., Einleitung . . , pp. 220 s.

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colo ). In ogni caso, le due lettere sono catalogate da Marcione (verso la metà del II secolo) nel suo Canone del Nuovo Testamento, e il Canone di Muratori (verso la fine del II secolo) parimenti le menziona. Infine Clemente di Alessandria (verso il 2 1 5 ) le riconosce come paoline; d'altronde a partire da Ireneo (morto verso il 202 ) sono state ricevute come tali da tutte le Chiese 4 • � nell'epoca moderna che si sono . scatenate discussion.i critiche a loro riguardo.

Questioni di r;zutenticità e di unità. Nel secolo XIX, la Scuo­ la di Tubinga, con la sua concezione particolare della persona e del ministero di Paolo, ha negato in blocco l'au­ tenticità paolina delle due lettere. Una posizione simile è stata ripresa da Scott ( 1909 ), che ha voluto ritrovarvi l'opera di Timoteo ( 1 , capp. 1-3 e 2, cap. 3 ) e di Sila ( 1 , capp. 4-5 e 2 , capp. 1-2). Frame e Rigaux 5 hanno mo­ strato la debolezza degli argomenti, molto soggettivi, avanzati da Chr. Baur (morto ne1 1860 ) e da quelli che lo hanno seguito. Ritorneremo sulla questione particolare che pone 2 Ts. Critici recenti hanno sollevato problemi di storia reda­ zionale più complessi e più speciosi. E. Fuchs ha propo­ sto 6 di mettere da parte l Ts 4, 1 3 - 5, 1 1 , come un brano staccato di una seconda lettera. K. G. Eckart 7 ha diviso 1 Ts in due brani: l, 1 - 2, 12 + 2, 17 - 3, 4.1 1-13 sarebbe una prima lettera che Timoteo dovette portare con sé, mentre 3, 6-10; 4, 13 - 5, 1 1 + 4, 9-lOa + 5, 23-26.28 costitui­ rebbe una seconda lettera posteriore alla partenza di Timoteo ma inviata anch'essa ad Atene. Il montaggio finale conterrebbe brani redazionali. W. G. Kiimmel ha criticato con pertinenza questa scomposizione 8• Una si­ mile ipotesi è stata fatta da W. Schmithals 9 che rico4 Cf. B. RIGAUX, p. 1 14-1 19. Cf. anche W. G. KtJMMEL, « Das litera­ rische und geschichtliche Problem des ersten Thessalonischerbrie­ fes' », Neotestamentica et Patristica (Festschrift O. Cullman)n , Lei­ den 1962, pp. 213-227. 5 J. E. FRAME, p. 39 ; B. RIGAUX, pp. 120-124. 6 E. Fucus, « Hermeneutik? "• Theologia Viatorum 7 (1960) , pp. 46 ss. 7 K. G. EcKART, « Der zweite echte B rief des Apostels Paulus an die Thessalonischer », ZTK 58 ( 1961) , pp. 3().44 . a W. G. KtlMMEL, art. cit. nella nota 4 ; cf. Einleitung ... , pp. 224 s. 9 W. ScHMITHALS, « Die Thessalonischerbriefe · als Briefkomposi-

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struisce quattro lettere primitive con l Ts e 2 Ts : due in l Ts ( l , 1 - 2, 1 2 + 4, 2 - 5, 28 e 2, 13 - 4, l ) e due in 2 Ts ( 1 , 1-12 + 3, 6-16 e 2, 13-14 + 3, 1-3(5).17-18). Anche su questo punto, si deve dar ragione a · W. G. Kiimmel 10 nella sua refutazione degli argomenti _a\'anzati a sostegno di tale complicazione redazionale. I problemi particolari di 2 Ts. L'autenticità paolina di 2 Ts è ancora combattuta da un certo numero di critici. Effettivamente la lettera presenta delle difficoltà, sia nel­ l'ordine dello stile che in . quello delle idee. B. Rigaux, nel suo commento 1 1 , aveva presentato la storia delle di­ sctissioni passate e minuziosamente rilevato i fatti let­ terari che a suo avviso erano di appoggio alla tesi del­ l'autenticità. Non ha convinto W. Trilling 12 ( 1972 ) né J. Schmld u ( 1973 ) , çhé vedono nella lettera uno pseudoepi­ grafo deuteropaolino. Parimenti la TOB sottolinea le dif­ ficoltà dell'opinione tradizionale e preferisce considerare la lettera come scritta da « un autore cristiano ... penetrato dall'insegnamento di Paolo • 14. Preferiamo il modo di vedere di· B. Rigaux, sostenuto an� che da W. G. Kiimmel. Le osservazioni letterarie non de­ vono condurre a conclusioni abusive. Se si prendono le due lettere in blocco, il 90 % del loro vocabolario figura nelle grandi lettere e in quelle della prigionia. Le espres­ sioni caratteristiche, che sono Il riflesso della persona­ lità, . rivelano la mano di Paolo che si ritrova con il suo cuore. il suo caldo affetto per i fratelli da lui guadagnati tionen • , Zeit und Gesch ich te (Festschrift R. Bultmann) , Tiibingen 1964, pp. 295-315 ; � Die historische Situation der Thessalonischer­ briefe •, Theologische Forschung 35 (1965), pp. 89-157. IO Kiimmel espone jn cinque punti gli argomenti di Schmithals . e di altri autori che vorrebbero prolunpre il soggiorno di Paolo lil Tessalonica, collocare più tardi il suo soggiorno a Corinto e presentare le lettere scomposte in diversi pezzi lungo un certo tempo. Egli li confuta in maniera decisiva ( Einleitung pp. 225 s.) . I l Cf. B. RIGAUX, p. 124-152 (e già J. E. FRAME, pp. 28-37) ; riassunto in Lexicon fur Theologie und Kirche, t. 10 (1965) . pp. 105-108. 1 2 W. 1'RILLING , Untersuchungen tum 2 Thess, Erfurt 1972 ; cf. la recens.ione critica di questo volume in B. RIGAUX, Theologische Revue (Miinster) 64 (1973) , pp. 368-370, e soprattutto in E. BEST, Biblica 55 ( 1974) , pp. 446-449 , u J. SCHMm, Einleitung . , pp. 406409 che cita Rigaux (p. 408 nota 6) senza però accettarne le osservazioni. 14 TOB , Nouveau Test4ment, Paris 1975, pp.· 612 .s . . . .•

..

35

a Cristo, la sua fiducia nella loro fedeltà malgrado i Io. ro difetti, ma àiiche con la coscienza dei suoi diritti di apostolo. Da l Ts a 2 Ts, le differenze di stile e di tono e persino di prospettive dottrinali si spiegano per il fatto che nel frattempo la comun i trl si è evoluta. Dopo aver rian­ nodatu i vincoli con essa, Paolo sa di essere pienamente accetta lll; ma l lcmologique de I Cor. 13, LD 85, Paris 1975 . 19 S u 13, 3, cf. R. KU::l'fER, · " "Afin que jc sois brulé" ou bien "afìn que j 'en tirc orgucil" (l Co1·. 13, 3) ? », NTS 22 ( 1975/76) , pp. 95-97. � G. VON R.\n, · « Die Vorgeschichte der Gattung von l Kor. 1 3 . 4-7 "• il1 Tiibiuger Festsch rift A .Alt, pp. 154-168 ( = Gesa m m elt e Studien z. A .T., Mtinchcn 197 1 , pp. 281-296) . 21 Su 13, 13 cf. M. F. LAcAN, « Lcs trois qui dcmeu rent ( l Co 13, 1 3) .. , RSR 46 ( 1 958) , pp. 321 ·343 ; E. HE liFr:J.DER, « -Das Grosstc aber ist die Liebe " • in Wa1zrlrcit tmd Zeugnis, cd; M. Scn.MAt:S, . Diisscldorf 1964, pp. 529-536 ; W. MARXSES , • :Oas "Bidbcn" in l Kor. 1 3 , ,13 », in Fest­ schrift O. Cullmamt, Ziirich-Tiibingcn 1972, pp. 223-229. - Sul tema della « conoscenza » ( 13, 13) , cf. J. DliroNT, Gnosis: La connaissauce rcligicuse clans les étJitrcs de sant Paul 2 , Louvain-Paris 1960, pp.

537-543 ; K. PRCMM,

« Zur neutestamentlichcn Gnosis-Problematik. Gnostischur H in ll•rgrund un d Leh reinsch:ll in · bciden Eingangska· piteln von l Kor.? ,. , ZKT 81 ( 1965) , pp. 399442 ; 88 ( 1966) , pp. 1-50 ( in reazione contro le interpretazioni gnostichcggianti) . 22 La tesi dcll'interpolazione tardiva (anti-montanis ta) è stata so­ stenuta recentemen te da J. AW!Ire paol ine, col. 1 287-1 303) . G . DAI 'T­ ZENllERG,

Urclrristliclre Proplletie.

lhre Erlorschung, ihre Voraus­ ·

setz rmgen im Judentwn wtd ihre St'ruktur im e rs te n Korìr,ttlrerbrief, · Stuttgart 1 975 . 55 H. GREEVEN, « Prophe ten , Lehrer, Vors teher bei Paulus: Zur Frage der Aemter in U rchristentum », ZNW 41 ( 1952) , pp. 1-4L Inserto e bibliografia in A. LnrAIRE, Les ministères au.t origines de l ' E glise , LD 68, Paris 1971 ; « The ministrics in the Ncw Testament "• BTB 3 (1973) . pp. 133-166. 56 H . KiJ:o.:G, L'Eglise, tr. fr. , Bruges-Paris 1 968, pp. 544-6 10. 57 Vedere in due direzioni differen ti : R. PESCH , !' S tructurcs du mi­ nistère dans le .N .T. >>, tr. fr. in Jstina. 18 ( 1 97 1 ) , pp. 437-462 ; e P. GREJ.OT, « Les structures m inistélielles de J':eglise d'après saint Pau!: A propos de " L':eglise" de H. Kiing », Jstina 17 ( 1970) , pp. 389-424 : « Sur l 'origine des ministères dans !es églises paulinicnnes », Istina 1 8 ( 197 1), pp. 454-469 .

69

sa locale e a tutti i suoi membri 58 (cf. 1 Cor l , 2 ; 2 Cor 1 , 1 ), non impedisce che alcuni di essi vi abbiano fun­ zioni di responsabilità a cui Paolo fa allusione nella finale della lette:ra ( 1 Cor 16, 15- 1 8 ). I dati sono tuttavia troppo scarsi per poter presentare un quadro preciso dei mi­ nisteri nella chiesa di Corinto: i limiti della documenta­ zione devono essere scrupolosamente rispettati. 5 ) Paolo e la tradizione - L'apostolo talvolta è stato pre­ sentato come un ispirato, un « pneumatico » (Reitzen­ stein 59 ) , un « carismatico » (cf. 1 Cor 14, 1 8 : parlare in lingue; 2 Cor 12, 1 : visioni, rivelazioni; 2 Cor 12, 12: se­ gni, prodigi, atti di potenza). Ma 1 Cor ce lo mostra anche legato alla tradizione. Innanzi tutto per mezzo delle for­ mule relative alla Cena ( l Cor 10, 1 6 e 1 1 , 23-25 ), testi sui quali non mancano gli studi w. }'oi per mezzo della con­ fessione di fede di 1 Cor 15, 3 ss, la cui delimitazione è soggetta a discussione : 1 Cor 15, 3-4 o 3-5 ? Paolo l'ha ri­ cevuta dalla tradizione, non soltanto perché lo dice lui, ma anche perché la sua formulazione, il suo stile, il suo linguaggio non sono paolini 6 t . Senza !imitarci a 1 Cor, ma a proposito della conversione dell'apostolo, Ph. Menoud aveva già mostrato 62 come la 58

A. JAUBERT, « Les épitres de S. Paul: Le fait communautaire

»,

in

Le ministère et les ministères selon le N.T., ed. J. DELORME, Paris

1974, pp. 16-33. R. REITZENSTEIN, op. cit. (cf. nota 33) . w G. DELLING, « Das Abendmahlsgeschehen nach Paulus », Kerygma und Dogma, 1964, pp. 61-77 ; O. HoFIUS, « Bis dass er kommt ( 1 Kor. 11, 26) », NTS 14 ( 1968/69, pp. 439441 ; L. DEOUEKER·W. ZUIDEMA , « L'eu• chai'istie d'après saint Paul », Concilium n. 40 ( 1968) , pp. 45-53 ; W. voN MEDING, « l Kor. 1 1 , 26: Vom geschichtlichen Grund des Abendmahls "• EvTh, 1975, pp. 544-552. 61 H . F. RICHTER , l Kor. 15, 1-11: Bine exegetische, hermeneutische und ontologische Untersuchung, Berlin 1967. - B. KLAPPERT, « Zur Frage des semitischen oder griechischen Urtextes von 1 Kor. 15 », NTS 13 ( 1%7/68) , pp. 168-173. - J. JEREMIAS, « Nochmals : Artikelloses Xp&�n6ç in l Co 15, 3 », ZNW 57 ( 1966) , pp. 214-219, e ZNW 60 ( 1969) , pp. 214-215. - E. GOTTGEMANNS, « XpL«n6; in l Kor. 15, 3b : Titel oder Eigenname? » EvTh 1968, pp. 533-554. - J. H. ScHtlTZ, « Apo­ stolic Authority and the Control of Tradition: l Cor. 15 », NTS 15 (1969/70) , pp. 439457. - J. M. VAN CANGH, « Mort pour nos péchés selon les Jkritures (l Co 15, 3b) "• Revue · Théologique de Louvain, 1970, pp. 191-199. - H. K. Mc ARTHUR, « On the Third Day: l Co 15, 4b », NTS 17 ( 1971 /72) , p. 81-87. 62 Ph. MENouD, « Revelation and Tradition: The Influence of Paul's 59

·

70

conversione di Paolo fosse stata una rivelazione per la sua teologia. L. Cerfaux 63 vedeva nell'appartenenza di Pao­ lo al Risorto l'unità tra tutto quanto Paolo aveva ricevuto direttamente da Dio o da Cristo, e tutto quello che egli riceveva dalla sua dipendenza verso la tradizione aposto­ lica ( 1 Cor 15, 3 ss). Ma attualmente gli studi vertono meno sulle ricerche teologiche e più sull'analisi dei testi che potrebbero derivare dalla tradizione anteriore, per esempio 1 Cor 8, 6, confessione di fede anteriore a Paolo 64• 6 ) Paolo e l'Antico Testamento

- Tratteremo a proposito di 2 Cor della posizione generale di Paolo nei confronti del­ l'alleanza di Mosè, ma in 1 Cor due testi soprattutto han­ no attirato l'attenzione : prima il complesso che si esten­ de da 1 Cor l, 18 a 3, 21 con il suo centro in 2, 9, poi 1 Cor ' 10, 1-10. A partire dal 193 1 L. Cerfaux aveva posto la questione 65 : · 1 , 1 8 - 3, 21 tradisce l'utilizzazione da parte di Paolo di un florilegio così composto : ls 29, 14; Is 19, l ls; 33, 18; 40, 13; 44, 25 ; Giob 5, 12s; Sal 33, lO; 94 , l l ; Ger 9, 22s. Nel 1952 C. H. Dodd respingeva l'ipotesi di una raccolta scrit­ ta, per riaffermare quella di una tradizione orale �. Ma le scoperte di raccolte di Testimonia a Qumran, poi nel 1971 a Masada, hanno riproposto la questione 67, che era stata già molto ben posta da E. E. Ellis 68, dell'uso da parte di Paolo dell'Antico Testamento, La citazione di 1 Cor 2, 9 è stata oggetto di numerose ri-

Conversion on His Theology ,. , Interpretation 7 ( 1953) , pp. 131-141 ; tr. fr. Verbum Caro 7 ( 1953) , pp. 2-10 ( = Jésus Christ et la foi, Neuchatel-Paris 1975, pp. 30-39) . 63 L. CERFAUX, « La tradition suivant saint Paul ,. , Recueil L. Cerfaux, t. 2, pp. 253-263 ; « Les deux points de départ de la tradition chré­ tienne », ibid., pp. 265-282. Cf. J. CAMBIER, « Paul et l a tradition », Concilium n. 20 ( 1966) , pp. 89-99. 64 H. · LANGKAMMER, « Literarische und theologische Einzelstiicke in l Kor. 8, 6 », NTS 18 ( 1972/73) , pp; 193-198. - R. KllRsT, « l Kor. 8, 6: Ein vorpaulinisches Bekenntnis? ,., ZNW 66 ( 1975) , pp. 130-139. 65 L. CERFAUX, « Vestiges d'un florilège dans 1 Cor l, 8---3 , 23? », in Recueil L. Cerfaux, t. 2; pp. 319-332. � Ch. H. Dooo, According to the Scriptures, London 1952 (tr. fr., Conformément aux �critures, •Paris 1968) . . · · 67 P. PRIGENT, « Ce que l'oeil n'a pas 'VU ,., TZ 14 (1958) , pp. 416 ss. ; M. PHILONENKO, « Quod oculus non vidit », TZ 15 (1959) , pp. 51 s. ; A:. FBUILlEI', in RB 70 ( 1963} , pp. 52 ss. 68 E . E. ELLis, Paul's Use of the Old · Testament, Edinburgh 1957. 71

cerche, riassunte molto bene da A. Feuillet 69• Recente­ mente E. von Nordheim ha creduto di scoprire un testo analogo nel Testamento di Giacobbe (in copto); ma que­ sto risultato è contestato da O. Hofius che ritiene ·�l Te­ stamento copto dipendente da una rielaborazione cristia­ na 70• L'antichità ne faceva una citazione dell'Apocalisse di Elia, andata perduta 71• Ma le ricerche proseguono in di­ rezione dell'apocalittica. Alcuni, come Prigent 72, spiegano questa citazione con .la combi:bazione di diversi testi. L'esegesi di 1 Cor 10, 1-9 è stata oggetto di una serie di studi tra il : 1929 e il 1950 73• G. Martelet vi ha consacrato uno studlo approfondito nel 1956, Ulonska nel 1964, Gal­ ley nel 1965; A. Feuillet nel 1966 e M. Carrez nel 1971 74• Il rapporto del passo con l'esegesi del genere « midrash­ pesher », la cui · conoscenza è stata rinnovata dagli scritti di Qumran, la tipologia e le sue differenze con l'allegoria, e l'applicazione. della Scrittura al sacramento e all'escato­ logia, sollevano una serie di questioni concentrate attor­ no al fatto centrale : Paolo ci offre un testo che fa diret­ tamente allusione alla sua predicazione sulla . Scrittura e che ci mostra al vivo la pratica dell'omelia cristiana 75, 7 ) Il Risorto e · la Risurrezione. dei morti (1 Cor 15)

-

Lo

69 A. FEUILLET, Le Christ, Sagesse de Dieu, pp. 4347. 70 E. VON NoRDHEIM, « Das Zitat des Paulus in l Kor. 2, 9 und seine Beziehung zum koptischen Testament Jakobs », ZNW, 65 ( 1974) , pp. 1 12-120 ; O. HoFms, « Das Zitat l Kor. 2, 9 und das Koptische Testament des Jakpb », ZNW 66 ( 1975) , pp. 140-142. Su questo Te­ stamento cf . 4gli inizi dell'era cristiana, pp. 123-124 (in cui la po­ sizione presa dà ragione a Hofius) . 71 È Origene, su Mt 27, 9, che cita 1 Cor. 2, 9 come proveniente dal­ l'Apocalisse di Elia (cf. Agli inizi dell'era cristiana, .pp. 123-124) ma .

··

già san Girolamo lo contestava. 7t P. PRIGENT, « Ce qlie l'oeil n'a pas vu » (nota · 67) . 73 J . JEREMIAS, i n ZNW 28 ( 1929) , pp. 312 ss. ; L . GoPPELT, Typos, 1939, e TWNT, art. Tunos (t. 8, pp. 246-260) ; M. GooUEL, L'église primitive, Paris 1947, p. 304 ; R. BULTMANN, TLZ 15 ( 1950) , pp. 205 ss . 74 G. MARTELET, « Sacrements, figures et , exhortations en 1 Co 10, 1-11», RSR 44 (1956) , pp. 323 ss., 515 ss. ; H. ULONSKA, Paulus und das A.T., Miinster 1964, pp. 1 10 s. ; K. GALLEY , Altes Testament und Neues Heilsgeschehen bei Paulus, 1956, pp. 12 ss. ; A. FBUILLET, Le · Christ, sagesse de Dieu, pp. 87 ss. ; M. CARRBZ, « La méthode . de G. von Rad appliquée à quelques textes pauliniens », RSPT 65 ( 1971) , pp. 81�5. 75 W. WuELLNER, « Haggadic Homily Genre in l Cor. 1-3 »; JBL, ·

1970, pp.

72

199-204.

sviluppo degli studi sulla Risurrezione a partire dal 1967 ha concentrato l'attenzione su un certo numero di punti specifici di l Cor 1 5 : a) I rapporti con la tradizione ( 15,

3·5 ), già esaminati sopra. b ) La situazione particolare del­ l'apostolato paolina e il legame parusia-risurrezione 76 ( 15, 1-ll). c) Gli argomenti e la logica paolina per affermare la risurrezione dei morti 77 ( 1 5, 1 2-20 e 15, 20-28). d) Gli avvenimenti di Efeso . che sono sullo sfondo di 15, 32 78• e ) La risposta data da Paolo alla domanda: con quale corpo · i morti risuscitano ( 1 5, 35-50 )? Risurrezione dei corpi, del­ le persone, dell'io : è già· una parte importante dell'erme­ neutica paolina della risurrezione 79• f) I negatori della risurrezione sono gnostici, e Paolo parla forse « in mi­ stéro » ( l Cor 15, 5 1 ) per meglio trasmettere le sue affer­ màZioni escatologiche SO? Ma lo stile di 15, 54c-57 è quello di un midrash 81, ciò che ci rinvia al metodo esegetico di Paolo (già tra ttato precedentemente). Questi problemi non possono essere esaminati qui in tutti i particolari. Quan­ to al rapporto tra la risurrezione di Cristo e l'escatolo­ gia, è un punto comune a 1 Cor e a 2 Cor di cui tratteremo più avanti 82. ·

8 ) Etica e libertà cristiana - L'insistenza con cui Paolo af76 P. VON DER 0STEN-SACKEN, « Qie Apologie des paulinischen Aposto­ lats in . l Kor. 15,1·11 », ZNW 64 ( 1973) , pp. 245-263. 77 .J. H. WILSON, « The Corinthians who say: There is not resurrection of the Dead », ZNW 59 ( 1968) , pp. 90-107. - Th. G. BOcHER, « Die logische Argument ation in l Kor 15, 12-20 », Biblica , 55 ( 1!?'74) , pp. 465-486. - H. CI. C. CAVALLIN, Life after Death: Paul's Argument for the Resurrection of the Dead in 1 Cor. 15. Part . 1 : An enquiry into Jewish Baskground, Uppsala-Lund 1 974 . - W. DIJKSTRA, « l Co 15, 20-28 : Part of Paul's Argument Against Those Who Deny Resurrec· G. BARTH, tion », Calvin s Theology Journal, 1969, pp. 195-211. « E rwagun gen zu l Korinther 15, 20-28 », EvTii 10 ( 1970) , pp. 515-528. 78 A. J. MALHERBE, « The Beasts at Ephesus », JBL, 1968; pp. 11·80. 79 M, CARREZ, « Avec quel corps les morts ressuscitent-ils ( l Co 15, 35-50) ? » , Concilium n. 60 ( 1970) , pp. 81-90. - R. MoRI,SETIE, " La con­ diti on de . ressuscité: l Co 15, 35-49 » Biblica 53 ( 1972) , pp. 208-228. - R. J. SIDER, « The Pauline Conception of the Resurrection Body in l Co 15, 35 54 », NTS 21 ( 1975/76) , pp. 428-439. Ao H . SAAKE, « Die kodikologisch problematische Nachstellung der Ncgation ( l Ko. 15, 51) », ZNW 63 ( 1972) , pp. 277-280. - E. H. PAGELS, « Th e mystery of the Resurrection: A Gnostic Reading of l Co 15 ,., l BL 93 ( 1974) , pp. 276-288. 8 1 R. MoRISETTE, « Un midrash sur la Mort : l Co l 'i 'i4c-57 », RB 1972, . pp. 1 6 1-189. 82. Cf. pp. 85 s. '

-

-

73

ferma la sua libertà di apostolo (9, l ss) richiama l'atten­ zione sul suo uso del vocabolario greco della libertà 83• Ma egli le . dà un senso nuovo : in opposizione all'etica greca e al legalismo giudaico, afferma nello stesso tempo la libertà · del cristiano e la sua sottomissione a Cristo vivo, che comporta esigenze di condotta nuove e rigoro­ se. Cristo morto e risorto è diventato per noi « giustizia, santifi.cazione, redenzione » ( l , 30); egli giustijì.ca e santifi­ ca i suoi fedeli con il bagno del battesimo ( 6, 1 1 ), facen­ do di essi le membra del suo Corpo (6, 15; cf. 12, 12-27 ) e i templi del suo Spirito (3, 16; 6, 19). Riscattati, e a quale prezzo ! (6, 20; 7, 23 ), essi sono stati liberati dal peccato e da ogni schiavitù umana: non sono più schiavi di nes­ suno (7, 23 b); non sono tenuti a leggi puramente formali come la proibizione delle carni immolate agli idoli ( capp. 8 e 10). Ma, essendo passati sotto la sovranità di Cristo, non appartengono più a se stessi (6, 19b ) : essi sono « sot­ to la legge di Cristo » (9, 21 ) 84. Lo Spirito ricevuto (2, 12) deve dunque manifestarsi concretamente Qella vita del­ l'« uomo spirituale » (2, 10-16). Vi è qui il fondamento di una nuova etica, più vigorosa e più esigente ancora che non quella della Legge : essa ha per centro la vita in Cristo con la pratica della carità (cap. 1 3 ), che sola «edifica » i fratelli in Cristo (8, 1. 10-12). Passato dall'universo del peccato a quello della grazia, l'uomo non deve valersene per sfuggire a ogni norma, abu­ sando dell'adagio che Paolo stesso aveva ripreso: « Tutto mi è permesso » (6, 12). La redenzione lo ha reintrodotto in un mondo creato da Dio per la sua gloria as: « Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio » (3, 23 ). La realizzazione di quest'opera di Cristo risorto, se già comincia da adesso, non avrà il suo compimento pieno se non al termine del tempo, quando « il Figlio stesso si sottometterà a Colui che gli ha sottomesso tutto, affin­ ché Dio sia tutto in tutti » ( 15, 28). Allo stato attuale, la partecipazione alla sua vita instaura una dinamica di li­ bertà comunitaria da cui non bisogna decadere: libertà 83 Cf. A. FEUILLET, art . cit. nella nota 30. 84 Cf. C. H. Donn, " "EvvoJLoc; XpLa-rou : l Cor. 9, 12-22 ,., in Studia Pau­ Una in honorem De Zwaan », pp. 96-110 ( = More New Testament Studies, Manchester 1968, pp. 1.34-148) . 8S M. CARREz , « Vivre et agir pour la gioire de Dieu » in De la souf­ france à la gloire, Neuchàtel-Paris 1964, pp. 133-145.

74

in vista dell'amore 86 e del serviZio; vivere e agire per la gloria di. Dio : discernere le conseguenze delle nostre pa­ role, dei nostri fatti e gesti sulla relazione tra il Signore e gli altri.

111 La seconda lettera ai Corinti PIANO E CONTENUTO DELLA LETTERA Se 2 Cor si caratterizza per il suo stile, non possiamo pe­ rò. propriamente parlare di piano. Tuttavia tre grandi par­ ti, distinte in forza dei soggetti trattati, prendono rilievo in questa lettera t ( 1-7; 8-9; 10-13). Si è visto sopra che il

loro ordine attuale non è necessariamente quello della loro cronologia.

Jndirizzo e saluto: Paolo e Timoteo scrivono alla chiesa di Dio a Corinto e a tutti i santi dell'Acaia ( 1 , 1-2) . L I RAPPORTI DI PAOLO CON LA COMUNITÀ DI

CORINTO (l, 3



7, 16)

l) Benedizione (1, 3-11) : Paolo riconfortato, dopo aver corso pe­ x;.colo di morte in Asia (1, 8), benedice Dio che consola in ogni sit�azione angosciosa. ·

2) Perché Paolo ha aggiornato la sua .visita a Corinto (1, 12



2, 13) :

Paolo nori ha preso alla leggera la decisione di aggiornare il suo viaggio a Corinto a data da destinarsi. Rifiutandosi di compiere una visita improntata a severità, attende di poter essere in grado di perdonare per mettersi in viaggio (1, 12 - 2, 4) . - Ma bisogna preparare questo nuovo incontro: già da adesso la comunità deve dar prova di clemenza verso l'autore della grave offesa di cui Paolo è stato oggetto (2,·5·11) . Inquieto per l'assenza prolt.mgata di Tito, Paolo si è recato a Troade, poi in Macedonia (2, 12-13) . Schmithals fa di 2, 13 la fine della prima parte della lettera scritta nella gioia (che continuerebbe in 7, 5 - 8, 24) 2. La superiorità del ministero apostolico (2, 14 4, 6) : qui si apre una digressione importante che introduce tutta una riflessione sul

3)



86 G. FRIEDRICH, « Freiheit und Liebe im ersten Korintherbrief •, Th eologische Zeitschrift 26 ( 1970) , pp. 81-98. l A. M. G. STEPHENSON, « Partition Theories on 2 Corinthians • , Studia èvangelica, t. l, (TU 87) , Berlin 1964, pp . 639 ss. ; « A Defence of the lntegtity of 2 Corinthians », in The Authorships and Integrity of the N.T. Theologicai Collections 4, London 1965, pp. 82 ss. W. H. BATEs, « The lntegrity of Il COrinthians "• NTS 12 (1965-66) , pp. 56 ss. 2 Cf. sopra pp. 51-55. -

75

ministero dell'apostolo. Cristo ci porta nel suo trionfo (2, 14-16) . L'apostolo nan ha bisogno di alcuna lettera di raccomandazione: la sua lettex:a è l'esistenza stessa della chiesa di Corinto 3 (2, 17 3, 5) . Egli sottolinea allora la superiorità . del ministero della nuova alleanza su quello dell'antica 4 (3, 6 - 4, 6) .



4) 'Difficoltà e certezze del ministero apostolico ( 4, 7 - 5, 21) : per contrastd� Paolo insiste sulle p fove del suo ministero, condizione della sua! fecondità (4, 7- 15) ; poi proclama la sua sicurezza nella risurrezione di fronte al timore della morte s, in :questo mondo in cui camminiamo per mezzo della fede, non in stato di visione (4, 1 6 - 5, 10). L'amore di Cristo avvolge l'apostolo, poiché ciò che è antico è passato; una realtà nuova è presente (5, 1 1-17) . Il ministero si manifesta attualmente come un fare da ambasciatore per Cristo ' in vista della riconciliazione 6 del mondo con Dio (5, 17-21) . 5) Ministri di .Dio (6, 1-13) : spinto dalle difficoltà recenti, l'apostolo apre il suo cuore 7 ai Corinzi ; spera che essi lo contraccambino. Evoca di passaggio tutte le situazioni che i ministri di Dio fron­ teggiano.

6) ' Necessità della scelta (6, 14-7, 1) :

qui si apre una digressione che spezza il contesto s. Questa esortazione sorprendente ha dato luogo a .ogni specie di ipotesi. Essa attesta, per mezzo della mescolanza delle citazioni in 6, 16b-18, l'uso probabile di raccolte di Testimonia.

7) La gioia dell'apostolo per la conversione dei Corinzi (7, 2-4) :

abituato a fare delle parentesi, Paolo riprende il filo del discorso di 6, 13, portando la lettera verso la sua conclusione.

3 Isaac I. FRIESEN,

« The Glory of the. Ministry of Jesus Christ il­ lustrated 'by a Study of 2 Co 2, 14-3, 18 », Bàle, 1971 ( tesi) ;· 4 J. � - �. DyNN, « 2 Co 3, 17: The Lord of the Spirit », JTS, 1970, pp. 30V-320 . - M. HARL, « From Glory to Glory: L'interprétation de 2 ço 3, 18b par Gr'égoire de Nysse et la liturgie baptismale », Fest­ sèhrift QudSten, t. 2, Miinster 1970, pp. 730-735. s K. HANHART, « Paul's Hope in the Pace of Death », JBL, 1969, pp. 445-457 ; Chr. DEMKE,. « Zur Auslegung vom 2 Kor. 5 », EvTh, 1 969, pp. 589-601 . 6 F. HAHN, « Siehe, jetzt ist der Tag des Heils: Neuschopfung und Versohnung nach · 2 Kor. 5, 14--6, 2 », EvTh, 1973, pp. 244-253 ; W. FiJRST, « 2 Ko 5, 1 1-21 », Ev Th , 1968, pp. 221-237. 7 J. W. FRASER, « Paul's Knowledge of Jesus: 2 Co 5, 16, Once More », NTS 18 ( 1971/72) , pp. 293-313 ; D. VON ALLMJ:lN, « Réconciliation du monde · et christologie cosmique », RHPR, 1968, pp. 32-45 ; R. R. NIE· BUHR, « The widened Heart: 2 Cor. 6, 11 ss. », HTR 62 ( 1969) , pp. 127-154 ; M. D. HooKER, « lnterchange in Christ (2 Co 5, 18.21) », JTS, 22 ( 1971) , pp. 349-362. a Cf. sopra, pp. 50 s. J. A. FuzMYER, « Qumran and the Interpolated Paragraph in 2 Co 6, 14-7, l », CBQ 23 ( 1961) , pp. 271 ss. ( Essays in the Semitic Background of the N.T., London 1971, pp . 205-217) ; J, GNILKA, « 2 Kor. 6, 14-7,· 1 im Lichte der Qumranschriften und der . Zwolf-Patriarchen-Testamente », N.T. Aufsiitze (Festschrift J. Schmid) , Ratisbona 1963, pp. 86-99. =

76

8) Paolo trova di nuovo conforto (7, 5-16) : l'arrivo di Tito, le buone notizie avute da Corinto hanno completamente riconfortato l'apo­ stolo ; la vicenda dell'« offensore » 9 è decisamente chiusa. Quest;;, finale della lettera è una effusione del cuore. Il. LA

COLLETTA

IN

FAVORE DELLA CHIESA DI GERUSALEMME

(capp. 8-9)

l) Dall'idea alla realizzazione: questa è la missione di Tito a Co­ rinto (8, 1-24) : questa colletta era già stata menzionata in l Cor 16, 1-4. I Corinzi hanno preso delle iniziative per realizzarla (8, 10) . Le altre chiese hanno risposto, in particolare quelle di Macedonia (8, 1-5) . Tito 1 0 sta per condurre a buon fine questa opera di generosità Il a Corinto (8, 6-17) . Non sarà il solo portatore della colletta, ma insieme con il fratello designato. Sarà accompagnato dà.i delegati delle chiese (8, 18-24) . 2) Citata come esempio, l'Acaia deve rimediare ai ritardi soprav­ venuti nella realizzazione della colletta (9, 1-15) : il v. 5 · riassume

il tenore di questo messaggio, che trasforma in lettera circolare tutta l'Acaia l'esortazione a realizzare la colletta di 8, 1-24: « Ho · creduto di dover invitare i fratelli a precedèrci presso di voi e . a _ preparare i vostri doni ; i vostri doni di generosità già pro­ messi una volta raccolti sarebbero una vera generosità e non una avarizia "·

per

JII.

MONITI APPASSIONATI E DIFESA DEL MINISTERO APOSTOLICO

(capp . 10-13)

l) Non c'è che un solo Paolo giunto fino ai Corinti con il vangelo di Cristo (10, 1-18) : Paolo oppone, a ciò che di lui si va dicendo, quello

che realmen te egli è e ciò che fa. Non ci sono due Paolo: « Quali siamo a parole, da lontano, nelle nostre lettere, tali saremo da presenti, nei nostri atti » ( 10, 1-11) . - A differenza di coloro che per attaccarlo si gloriano a dismisura, Paolo misura il suo ministero al territorio che Dio gli ha assegnato per l'annunzio del Vangelo: . egli è venuto a Corinto e andrà più lontano senza invadere· il terreno degli altri ( 10, 12-18) . 2) Un ministero autentico di fronte a una gravissima . contestazione ( 11, l 12, 13) : gli avversari di . P.aolo hanno proclamato un altro •

Gesù, e i Corinzi hanno accolto un altro vangelo. Paolo reagisce cqntro questi arciapostoli che vogliono vantare . gli stessi suoi ti· toF ( 1 1 , 5. 1�) . Ma si tratta di mistificatori 12 ( 1 1 , 13-Ui) .

B ARRETT, « '0 &8Lx��occ; (2 Co 7, 12) », Verborum Veritas ( == Festchrift G. Stiihlin) , Wuppertal 1970, pp. 149 ss. lO C. K. BARRETT , « Titus "• Neotestamentica .et Semitica ( = Festschrift ·. . M. Black) , Edinburgh 1969, pp. l ss. n, E � . questo proposito che ·P�olo parla 4elia ; �e9erosità di Cristo . _ che s1 fa povero per amcchircl ; cf. F. B.- ,OO!>nocK, « The Poverty of �hrist: An Investigation on 2 Corinthians 8, 9 "• Interpretation, 1 968, pp. 158-170. �2 C. K. B ARRET, « ljieu8ocn:6o--toì..o L "• Mélanges Bibliques en l'honneur de B. Rigaut, Gembloux 1970, pp. 377 ss.

9 C. K.

'

77

- Se Paolo può vantarsi, è delle sue sofferenze: egli traccia quindi, in uno stile vivo, un sorprendente quadro di tutto ciò che ha patito ( 1 1 , 16-33) . - Per Paolo, più che per chiunque altro, esiste la possibilità di vantarsi delle visioni e delle rivelazioni del Signore: su questo punto egli non ha nulla di meno degli arciapostoli. Ma i Corinzi hanno potuto· costatare i veri segni distintivi dell'apostolo 13: pa­ zienza a tutta prova ; segni miracolosi, prodigi, atti di potenza

( 12, 1-13) .

3) Paolo prepara la sua terza visita ( 12, 14 13, 10) : Paolo annunzia la sua terza visita ( 12, 14-18) . Egli spera che tutto avverrà per l'edificazione dei · Corinzi e che non dovrà piangere su molti ( 12, •

19-21) .

.

- Egli di mostrerà loro che Cristo parla in lui ed . essi potranno vedere se sono nella fede. Ma Paolo spera, una volta pre�ente, di edificare e non di distruggere ( 13, 1-10) .

4) Ultime raccomandazioni e saluti finali ( 13, ll-13) :

dopo aver esortato a vivere in pace affinché il Dio di . amore e di pace sia con i Corinzi, Paolo termina la sua lettera con la formula più nettamente trinitaria di tutto il Nuovo Testamento ( 13, 13) .

Le qualità e i procedimenti stilistici. Questa lettera si ca­ ratterizza per il suo stile abbagliante e le sue formula­ zioni vigorose. Con un talento straordinario, che rivela la sua padronanza epistolare, Paolo sa opporre parole e pensieri in uno scoppiettio frequente : così l , 5-6; l , 1722; l , 24-2, 3 ; 2, 15-16; 3, lb-3; 3, S-6; 3, 9 ;·. 3, 1 3-14; 4, 1012; 4, 17-1 8; 5, 14-15; 5, 17; 8, 9; 9, 5; 12, 6-10. Ma non è sol­ tanto la qualità orale dello stile; è l'ispirazione viva che anima gli effetti di Paolo. · Più che nelle altre grandi lettere, si sente in 2 Cor un rit­ mo vigoroso, padroneggiato, condotto al suo scopo : su­ pera spesso quello delle altre lettere. Alcuni esempi : �· Que­ sto tesoro lo portiamo in vasi di argilla, affinché questa incomparabile potenza sia di Dio e non nostra » (2 Cor 4, 7). Questa affermazione piena di antitesi avrà la sua eco conclusiva in 4, 10: « Incessantemente portiamo nel nostro corpo l'agonia di Gesù affinché la vita di Gesù sia anch'essa manifestata nel nostro corpo ». Fra le due affermazioni si notano otto participi, opposti a due a due. 13 H. SAAKE, « Paulus als Ekstatiker: Pneumatologische Betrachtun­ gen zu 2 Ko 12, 1-10 ,., Biblica 53 ( 1972) , pp. 404-410. - S. LYONNET, « La loi fondamentale de l'Apostolat, formulée et vécue par S. Paul », in LiJ Vie selon l'Esprit (coli. « Unam Sanctam ,. 55) , pp.

263-282. 78

Il loro effetto musicale ( terminano tutti allo stesso mo­ do) concorre a dare all'uditore - e al lettore perché la lettura si faceva allora ad alta voce - l'esatta misura come l'apostolo sarebbe stato votato alla morte senza la grazia del Signore. Questo ritmo (cf. anche 4, 16-17; 6, 3-10; H , 23-3 1 ) conferisce al pensiero una densità che mo­ stra come le assonanze e la poesia possono concorrere a una espressione forte, guidata, misurata, talvolta incisiva. Si potrebbero rilevare qui le formule diventate celebri : « La lettera uccide, ma lo spirito vivifica » (3, 6). « Dove c'è lo Spirito del Signore, là c'è la libertà » (3, 17). « No­ stro Signore si è fatto povero, da ricco che era, affinché, per mezzo della sua povertà, noi fossimo arricchiti » (8, 9). « Ti basta la mia grazia; la mia potenza si misura nella debolezza » ( 12, 9). « Quando io sono debole, proprio al­ lora sono forte » ( 12, 10). 2 Cor 8 e 9 costituiscono due piccoli capolavori letterari. Ci mostrano come Paolo, per ottenere dai Corinzi la rea­ lizzazione della colletta di cui essi hanno avuto l'idea ... per gli altri, sappia mescolare umorismo e vivacità di fronte a una generosità più verbale che reale : « t=. quello che conviene a voi, perché voi siete stati i primi non sol­ tanto a realizzare, ma anche a decidere questa opera già dall'anno scorso. Or dunque portatela a termine; così ai vostri bei progetti corrisponderà anche la realizzazione secondo i vostri mezzi » (8, 10-1 1 ). PROBLEMI PRATICI E TEMI DOTTRINALI

Più · ancora della lettera ai Galati e della seconda parte della lettera ai Filippesi (Fil 3 ), 2 Cor ·1-7 e 10-13 appartie­ ne alla categoria di testi più profondamente impegnata nei problemi concreti sollevati dalla direzione di una chie­ sa, recentemente fondata e agitata da scosse di ogni ge­ nere. t=. nel cuore stesso della difesa e della apologia del suo ministero che l'apostolo enuncia le sue riflessioni dot­ · trinali più profonde. t=. dunque necessario chiarire in­ nanzi tutto la situazione in cui egli si trova, per esamina­ re in seguito alcuni temi maggiori sviluppati nella lettera.

Gli avversari di Paolo 14• Non sembra che gli avvc:rsari 14 D; GEORGI, Die Gegner des Paulus im 2 Kor., Neukirchen-Vluyn

79

presi di mira da Paolo formino un gruppo omogeneo; ci sono diversi gruppi il cui solo punto comune è l 'opposi­ zione all 'apostolo. Bisogna distinguere qui i problemi po­ sti dai capp; · 1-7 da quelli sollevati dai capp. 10-13. l ) Nei capitoli 1-7 si tratta del problema di un « offen­ sore ,, e di un « offeso » (7, 1 2 ), essendo quest'ultimo pro­ babi lmente un inviato di Paolo. La comunità . ha reagito in seguito alla « let tera severa » (7, 8-1 1 ) . Di fronte a que­ st o agitatore isolato, che la chiesa ha già biasimato, Pa o­ lo dà prova di c l em e nza e di dolcezza. Quest'uomo è fo rse lo stesso di chi in l Co r 5 , 1-13, era responsabile di rap p or ti ·sessuali incest u os i ? Già Tertulliano rifiutava que­ sta identificazione. Se l'uomo di 2 Coi 2, 5 e di l Cor 5 , 1 - 1 3 fosse l o stesso, diffici lmente si comprenderebbe il cambiamento di at teggi a m e n to di Paolo. In effetti, l'apo­ s tolo ha sempre dato p rova di grande rigore di fronte a casi di i m m oral i tà ( c f. l Ts 4, 3; Rni 1 3 , 1 2 ). La sua pre­ sente indulgenza n o n può affatto appli ca rsi a un caso di questo genere. Bisognerebbe al lora ten tare la seguente spiegazione: que­ st 'u o m o avrebbe fat t o parte di quegli « antichi pt!ccato­ ri che ·non si sono com•crtiti dalla l oro impurità, dalla lo ro immoral ità, dal la l o ro depravazione » (2 Cor 12, 21 ) . Appartenente al l a ten denza « gnos tica », egli si sa reb b e poi converti to c P ao l o avrebbe potuto dar prova d i cle­ menza. S are b b e ro q uegl i gnostici che fanno commercio d e l la P aro l a di Dio ( 2 , 1 7 ), predi cano se stessi ( 4, 5 ), han­ no motivi di fierezza tali soltanto di facciata e non di cuore (5, 1 2 )? Bisogna costatare che P a o lo, se li con f ut a , accetta però in parte . la loro p o s iz io ne, per condurli a . mocli ficure il loro a t t eg gi am en t o. Ma gli « gnostici » · con­ di v i devan o a tal punto la po si z i one dei G iudei ( cf. cap . . 3 ) d a attribuire a Mosè un'importanza che Paolo si vede ob­ bligato a paragonare a quella del m inistero della �uova a l l ean za ( cf. 3, 7. 13. 1 5 ) ? La questione del pre gno st ic i s m o in ambiente giudaico è c ert a m en te posta nel ,nostro tem­ po, ma forse non b i so g na troppo poggiare su un'ipotesi ancora azzardata. 2) Il grupp o eli avversari che compaiono in 2 Cor 10-13

1964. - G. FRIEDRICH, « D i c Gegner dcs Paulus im 2 Kor. • , i n Abra­ lzam unser Vater (Festschrift O. Michel) , Leiden-Koln 1963, pp. 181 ss. - C. K. BARRElT, " Paul's opponents in 2 Corin thians », NTS 11 ( 1970) , pp. 23J ss.

80

sembra più facile da caratterizzare. Si discernono abba­ stanza nettamente i rimproveri che formulano contro l'apostolo : Paolo è coraggioso da lontano, quando scrive lettere, ma timido da vicino, a fatti ( 10, l . 10). Egli appar­ tiene meno di essi a Cristo ( 10, 7). Il suo comportamento è fondato su motivi umani ( 10, 2 ). Non è venuto con let­ tere di raccomandazione ( 1 0, 12.18). Ha rifiutato di rice­ vere mezzi di sussistenza dalla chiesa di Corinto, il che fa dubitare della sua qualità di apostolo. Forse essi hanno persino accusato Paolo di aver rifiutato denaro diretta­ · mente, ma di avere preso una parte della colletta ( 1 3, 16: sarebbe questo il senso dell'espressione : « da furbo · che sono, io vi ho avuti con astuzia » ). Questo gruppo di avversari è sia giudaico, sia influenzato dal giudaismo, sia giudeo-cristiano : essi sono ebrei, israe­ spesso si è detto, liti ( 1 1 , 22 ). Contrariamente a ciò che . non sono né degli emissari di Giacomo, né degli agitatori sostenuti da Pietro; ma sono irivece dei « servitori di Cri· sto » { 1 1 , 23). Come mai essi si ergono contro la cono­ scenza di Dio ( l O, 3)? Perché Paolo li tratta da arciapo­ stoli ( 1 1 , 5 ) ? È forse perché usano di una autorità supe­ riore alla sua? perché . ricevono sussidi dai Corinzi? per­ ché sono ancora più missionari di lui ? e tutto questo sotto l'egida di Satana, il grande contro-missionario ( 1 1 , 1 3-14)? Sono di ispirazione gnostica (Schmithals), o semplicemen­ " te predicano « un altro Gesù » ( 1 1 , 4) (W. Bieder ) 15? Pao­ lo si presenta come uno che ha una regola che Dio gli ha attribuito, un « canone » ( 10, 1 3 . 1 5 ). Invece i suoi op­ positori prendono se stessi come unità di misura ( 10, 12). W. Bieder ne conclude che essi non hanno alcuna regola, alcun canone. Se noi ignoriamo in che cosa consiste la loro eresia (la parola è un po' forte), essi hanno almeno un altro vangelo 16 ( 1 1 , 4) che, secondo Bieder, abbando­ na la croce, la risurrezione e la missione di Gesù Cristo. Non si tratterebbe piuttosto di Giudei dalla tendenza ze­ lota (nel senso religioso, non politico di questo termine ) t7 ? 15

W. BIEDER,

pp . 319-333.

«

Paulus und seine Gegner in Korinth

»,

TZ 17 ( 1961) ,



D . W. OOSTENOORP, Anbther Jesus: A Gospel of Jewish Christian Superiority in 2 Corinthians, Diss. Amsterdam ( 1967) , e la critica di W. SCHMITJIALS, TLZ 93 ( 1968) , pp. 503 ss. 17 Vedere su questa distinzione la nota di A . PAUL, in Agli inizi del­ l'era cristiana, pp. 204 s.

16

81

Originari della provincia di Asia, essi organizzano in qual­ che modo una contro-campagna riguardo all'apostolo (cf. At 2 1 , 20-36). Paolo ha un bel dimostrare loro la superio­ rità deJl'alleanza nuova sull'antica (2 Cor 3, 1-12), però non è sicuro di averli convinti. Essi gli rimproverano di avere eretto una nuova Scrittura, Parola di Dio, che completa l'antica (3, 14; 4, 2 ). Tuttavia non bisogna dimenticare che essi si .presentano come « ministri di Cristo » ( 1 1 , 23 ). Non si tratta dunque di una semplice contromissione giudaica che seguirebbe le orme dell'apostolo. 1!. in ambiente cri­ stiano che lo zelotismo giudaico ha preso piede. La cosa più semplice è probabilmente avvicinare i tre testi in cui Paolo intraprende la difesa del suo minist�ro contro ac­ c;usatori accaniti : 2 Cor 10-1 3, Gal (cf. Gal 1 , 6 in cui si parla di un « secondo vangelo » ) e Fil 3, 1b-4, 1 . Forse la stessa campagna si è sviluppata a partire dalla Giudea, dappri­ ma in Galazia, poi in Macedonia, prima di raggiungere Corinto. Ma non siamo sicuri dell'ordine cronologico dei testi.

Apostolato, ministero e Chiesa. 2 Cor è per eccellenza la lettera dell'apostolato. Così Priimm ha intitolato il suo im­ menso commento : « ministero dello spirito » 18 . L'impor­ tanza ecumenica attuale di 2 Cor nella definizione e nel ruolo def ministeri è grande. 1 ) Per lo studio dì questa questione una delle difficoltà principali proviene dal modo con cui Paolo si esprime alla prima persona. In tutti i testi in prima persona, egli parla di se stesso, apostolo. Ma usa poco la prima per� sona singolare ( 1 , 12-2, 13; 6, 13; 7, 8-16; 8, 3; 8, 10; 8, 23 ; 9, l-5 ; lO, 1-2. 8-9; 1 1 , 1-3.7-12.16-18.2 1-33 ; 12, 1-18.20-2 1 ; 13, 1-3. 6.10). Per lo più Paolo dice « noi ». Ora questo « noi » può designare tre realtà differenti. a) Può trattarsi dello stesso apostolo; è questo il caso piu frequente (così 2 Cor l , 8 ), in particolare quando Paolo me scola il noi e l'io; tutto quello che è detto riguarda allora Paolo, il suo apostolato, il suo ruolo di profeta o di maestro. b ) Il noi .

18 K. PRiJMM, Dia/conia Pneumatos, Roma (t. 2/1, 1960 ; t. 2/2, 1962 ; t. l, 1967) . - Su questo tema dell'apostolato cf.: M. CARREZ, De la souffrance à la gioire, Neuchàtel 1964, pp. 81-98 ; E . KXSEMANN, « Die Legitimitiit des Apostels », ZNW 41 ( 1942) , pp. 33 ss. ; J. RoLOFF, Apostolat-Verkundigung-Kirche, 1965, pp. 75 ss.

82

può designare tanto Paolo che i suoi collaboratori, in una parola i ministri incaricati di annunziare il vangelo: così Paolo, Silvano, Timoteo ( l , 1 9 ), oppure Paolo e Tito ( 8, 22). Si tratta allora del gruppo dei ministri e la comu­ nità è sempre designata con il voi. La lettura di questi testi è delicata: così in 7, 5 Paolo dice « noi » per lui stesso in assenza di Tito; poi, una volta presente Tito, egli dice . « io ». c) Il noi può designare l'insieme del mini­ stero della nuova alleanza applicato alla comunità in­ tera? Due testi in cui egli dice « noi tutti » (3, 18 e 5, 10) sembrano rispondere a questo criterio.

2) Paolo attribuisce al suo apostolato un ruolo impor­

tante, perché si paragona a Mosè (2 Cor 3, l ss.), . trascrit­ tore della legge. A Corinto il suo apostolato gli fa scrivere la lettera di Cristo nei cuori di carne (3, 2 .3 ) La sua opera è la comunità che nasce dalla sua proclamazione di Cristo Gesù come Signore (2 Cor 4, 5 ). La sua azione apostolica è prima e originale. 2 Cor mostra come, in seno al ministero della nuova alleanza, l'apostolato ma­ nifesta l'impulso dato da Cristo, segnala la direzione e l'attrattiva operata dalla gloria verso lo scopo finale. L'apo­ stolo cammina nel corteo trionfale di Cristo che, per mezzo di lui, sparge in ogni luogo il profumo della sua cono­ scenza (2, 14-17). Paolo ha saputo trovare le parole giuste per descrivere la fragilità e la grandezza del suo ministero 19 : « Questo tesoro noi lo portiamo in vasi di argilla » (2 Cor 4, 7 ). Paolo porta nel suo corpo la passione di Gesù, perché vi sia anche manifestata la vita di · Gesù (4, 1 1 ). Egli sa di essere ambasciatore per Cristo (5, 20 ) e può così mostrare come egli esercita il ministero . della riconciliazione (5, 1 8-20). Reso capace di essere ministro di un'alleanza nuova, egli sa nello stesso tempo mostrare con delicatezza e con forza i limiti e la potenza del suo ministero apostolico. Paolo non è che un uomo, e tutti i particolari che ci con­ fida sulla sua vita passata al servizio di Cristo sono impres� sionanti : pericoli, fatiche, difficoltà, prove, flagellazioni romane, bastonate giudaiche, lapidazioni, naufragi ( 1 1 , 22"33 ). Ma, come ha ben mostrato S. Lyonnet 20 , la legge fondamentale dell'apostolato formulata e vissuta da Paolo _ .

1 9 E: GUrrt>EM.� NNS, Der 20 Vedere l'opera citata

leidende Apostel, Gottingen 1966, pp. 282 ss. a p. 78, nota 13.

83

è 2 Cor 12, 9.: "' Ti basta la mia grazia; la mia potenza si misura nellà debolezza » . 3) Per Paolo il m�nistero apostolico è ecumenico. L'apo­ stolo deve . ricordare che non c'è una chiesa di Corinto, ma la chiésa di Dio che è a Corinto ( 1 , 2). Mettendo in opera tra le chiese da lui fondate la colletta a favore della chiesa di Gerusalemme, colletta che risponde al de­ siderio · e�pre�so dalle autorità di Gerusalemme ( Gal 2, 10) ma per la quale i Corinzi .hanno dato prova di ini­ ziativa (2 Cor 8, 10-1 1 ), Paolo dà un senso precisò a questa azione. Portando a Gerusalemme la colletta .2 1 fatta tra i pagani convertiti a Cristo, i delegati delle chiese mo­ strano che le visioni messianiche di Is 60:62 si sono rea­ lizzate : la gloria di Gerusalemme è Cristo, servo soffe­ rente e glorificato. Per . mezzo di Gesù Cristo Gerusa­ lemme in gloria accoglie oggi le nazioni pagane. Si è realizzato il popolo nuovo cantato dal Sal 102, 16.17.18.23. Che Paolo avesse a cuore di recarsi in persona a Gerusa­ lemme dà un significato molto forte a questo atto nel suo ministero. Ma 2 Cor 8 e 9 ci rivela anche tutta la sua per­ spicacia pastor�le. Di fronte all'entusiasmo dei Corinzi per . stimolare la generosità . degli altri, mentre essi . stessi tardano a passah� dall'idea alla realizzazione, noi vediamo come egli manda Tito e dei fratelli (8, 16-19 .22-24 ); spera così di non essere disilluso : « L'Acaia, dicevo ai Mace­ doni, è pronta dall'anno scorso ... Temerei, se dei Mace­ dorii venissero 'COn me e non vi trovassero pro1;1ti, che qu�sta bella sicurezza non si volga a nostra confusione per non dire alla vostra ,, (9, 2-4). Così, quando sarà rea­ lizzata, la coll�tta manifesterà la comunione (xowwvtOt) attraverso le differenze; in particolare sottolineerà la unità dei giud�i e dei greci, uniti in una stessa fede e in una stessa chiesa. Paolo fa così passare in atto un'ideale di unità che si vede fermamente posto nella sua narrazione dell'incontro di Gerusalemme tra lui e le « colonne » della ch iesa: l'evangelizzazione degli incirconcisi è stata af­ fidata a lui, come _.a Pietro quella dei circoncisi ( Gal 2, 7 ); ma il riconoscimeht J ufficiale di questo fatto conduce a un accordo di cui la colletta per i poveri di Gerusalemme sarà un segno concreto (Gal 2, 9-1 0). 21 D. GEoRGI, Die Gesçhichte der Kollekte des Paulus fur Jerusalem, Hamburg-Bergstedt 1965, pp. 54-58.

84

davanti all '« Antico Testamento » (3, 4 ) 22. · Per Paolo la nuova alleanza annunziata da Geremia ( 3 1 , 3 1-33 ) e. · da Ezechiele (36, 36) è ora effettiva. Mettendo tutti i ·verbi che la esprimono al presente, l'apostolo insiste sul ministero che esprime questa relazione viva, sempre at­ tuale; tra Cristo e i credenti. P�r mezzo di una serie dr opposizioni, Paolo fa risaltare le differenze tra le due alleanze. Mosè, il cui ministero è venuto da Dio, 1na ol­ trepassa i libri canonici dell'antica alleanza, non salva, non porta la pienezza della rivelazione, non stabilisce una comunione permanente tra Dio e il suo popolo . · � dunque in riferimento a Cristo che Paolo legge Mosè. Egli opera così un capovolgimento completo dei valori. Questo è il contesto in cui, per la prima volta, l'alleanza eU . 1\tf;osè è chiamata « antica alleanza », e i libri santi del Giudaismo sono designati come « Antico Testamento ». L'e� dello Spirito è comin,ciata: « Noi tutti che con il vo:Uo scoperto contempliamo e riflettiamo la gloria del Signore, siamo trasfigur:;tti in questa stessa immagine, con una gloria sempre più grande dal Signore, che è lo Spi­ rito »· (3, 1 8 ). Lo studio di testi come 2 Cor 3 è significativo non solo del metodo esegetico dell'apostolo, ma anche del suo genio teologico, in un momento della storia della chiesa, quando la sola Scrittura era quella della Bibbia giudaica, riletta nell'assemblea cristiana in quanto testi­ mone di Gesù Cristo.

4 ) Paolo

1-10 23. Al posto della grande visione comunitaria di l Cor 15 24 con la risurre­ zione al tempo della Parusia, Paolo insisterebbe sul de­ stino personale del cristiano unito definitivamente a ' Cristo già a partire dalla sua morte individuale. Perché questa sfumatura o questa differenza nel pen­ siero paolina ?/ . Necessità polemica (R. Bultmann )? As­ sunzione del linguaggio degli avversari gnostici (Schmit­ hals ) ? Ellenizzazione del linguaggio sullo sfondo del pen­ siero giudaico (J. Héring)? Adozione di un'espressione L'escatologia individuale in 2 Cor 5,

�·.

C. J. A . · HICKLING, « The Sequence of Thougt in 2 Corinthiatls, chapter 3 », NTS 21 ( 1975/76) , pp. 380-395 ; · M. CARREZ, « Le ròle de l'A . T. dans l'annonce de l':evangile », RSR, 1975, pp. 325-342. 23 Vedere la bibliografia finale su questo argomento dove si troverà l'elenco delle opinioni citate qui. 24 Cf. pp. 72 s. 85

già corrente nel giudaismo (W. D. Davies )? Espressione della tensione escatologica « già e non ancora » di fronte alla morte individuale (0. Cullmann )? Sorte dell'anima (J. Dupont )? Il « noi » designa Paolo, o i ministri, o i cristiani 25 ? Il corpo di risurrezione è ricevuto subito dopo la morte ( Ch. Masson), o si tratta soltanto di una co­ munione più forte e di una vicinanza più grande (A. Feuillet, M. Carrez)? 2 Cor 5, 3 è il grande tormento degli esegeti . Quasi tutti ammettono che lo stato di « nudità » sarebbe quello dell'anima privata del corpo dopo la morte. Noi non li citiamo. Rimandiamo a E. B. Allo ( 1 937) o a J. F. Collange ( 1 972 ) nei quali si troverà un quadro delle diverse opinioni. Per A. Feuillet, E. E. Ellis, Y. Congar, J. F. Collange e in un certo senso G. Wagner, 2 Cor 5, l si spiega con il logion di Gesù sul tempio (Mc 14, 58): la dimora terrestre è la umanità in Adamo; la dimora celeste è l'insieme della condizione cristiana in Cristo. Già O. Cullmann mostrava gli effetti di anticipazione del corpo risuscitato di Cristo sulla Chiesa e sul cristiano ( 1 945). A. Feuillet ( 1 956) prende una direzione simile. J. A. T. Robinson ( 1 952) e E. E. Ellis ( 1 962 ) vedono nella dimora celeste « una personalità cor­ porativa )) : è la Chiesa in cui Cristo regna: è il Cristo­ edificio. Per R. Berry ( 1961 ) la Q.Udità di 2 Cor 5, 3 con­ siste nell'essere privato del corpo della Chiesa. J. F. Col­ lange ( 1 972 ) riprende e affina questo mç>do di vedere. Egli paragona Cristo a un vestito. Finché è sulla terra, anche se . battezzato, il cristiano può rifiutare questo ve­ stito: sarebbe allora nudo. Aspira a « sopravestire », a ricevere la comunione piena, totale e irreversibile con Cristo. 2 Cor 5, 2-5 sarebbe allora più ·cristologico che escatologico. Per quanto ci riguarda, l Cor 1 5 e 2 Cor 5, testi esortativi, rappresentano due elementi dell'escatologia paolina de­ stinati a correggere una predicazioae male recepita. Si integrano in un insieme affermativo, come Rm 8 o Col 3, 1-4 che esprimono una certezza con tutti i suoi elementi essenziali. 2 Cor 5 è uno dei testi che descrive l'evoluzione personale del credente e della sua comunione con Cristo­ edificio. Gli elementi di l Cor 15 si ritrovano in 2 Cor 4. ·

25 86

Cf. p p . 82 s.

capitolo quarto

Paolo e la chiesa di Filippi

di M . Carrez

Problemi generali FILIPPI, LA SUA CHIESA E L 'OCCASIONE DELLA LETTERA Le rovine attuali di

Filippi, luogo oggi abbandonato, evocano lo splendore dell'antica città. Quando Paolo sbar­ ca a Neapolis, suo porto, egli sale verso la città di al­ lora, distante 12 km. Benché colmata da Augusto di pri­ vilegi, Filippi ha perduto il suo rango di capitale. Le sue antiche risorse sono in parte scomparse: le miniere d)oro si sono esaurite e quelle d'argento sono ormai poco produttive. La sua popolazione è mista: ai Macedoni, discendenti da quelli che Filippo II aveva riunito per fare della città la sua capitale (verso il 360 a.C.), si sono ag­ giunti, dopo la battaglia di Azio ( 3 1 a.C. ), i numerosi ve­ terani di Ottaviano vincitore. La città diventa quindi una colonia romana : Colonia Julia Philippensis, che godeva del lo jus italicum. Posta sulla Via Egnatia, importante , strada romana che unisce l'Italia meridionale all'Asia Minore, Filippi, secon­ do gli Atti, è la prima città di Europa ad aver accolto il Vangelo ( 1 6, 1 1 s.); la prima convertita fu una donna di origine asiatica, Lidia ( 1 6, 14 ). Altre donne sembrano in seguito aver giocato un ruolo influente ( Fil 4, 2). Paolo è passato almeno due volte a Filippi durante il suo terzo viaggio (At 20, 1-2; 20, 3-6 ). Il soggiorno fondatore della comunità fu breve; può essere datato sia dalla fine del ·

87

49, sia dall'inizio del 50. Iniziato bene per Paolo, che ha come collaboratori Sila e Timoteo, questo soggiorno ter­ mina con una sollevazione seguita da un breve imprigio­ namento che costringe l'apostolo a lasciare la città (At 16, 1 6-40 ). La piccola comunità, . composta soprattutto da ex pagani, gli resta affezionata: è la sola chiesa da cui Paolo accetta di ricevere dei doni (2 Cor 1 1 , 7-9 ), mentre li ha rifiutati da tutte le altre ( l Ts 2, 9; 2 Ts 3, 7-9; l Cor 4, 1 2 - 9, 1 5 ). D'altronde, è in occasione di questi doni che Paolo ha corrispondenza con la· chiesa di Filippi. PRESENTAZIONE DELLA LETTERA

Il testo è molto bene testimoniato. Già dall'inizio del III secolo, il papiro Chester Beatty (Dublino ) contiene la quasi totalj tà della lettera. Tra i manoscritti unciali, i tre più antichi ( IV e v secolo ) contengono il testo completo. Analisi del contenuto. L'apostolo scrive a una chiesa da lui ben conosciuta e che lo conosce altrettanto bene : è

un amico che scrive ad amici « in Cristo », Non bisogna cercarvi un piano sistematico. . Tuttavia, per mezzo di un'analisi letteraria o strutturale, si può percepire il mo­ vimento di pensiero :

Indirizzo ( 1 , 1-2) . Paolo e Timoteo scrivono ai santi che sono a Filippi, cosi come ai vescovi e ai diaconi. Questa doppia · menzione attira l'attenzione sulla struttura della comunità locale.

l. Preghiera di ringraziamento ( l , 3-1 1) : è la più lunga di tutte quelle contenute nelle lettere. B. Rigaux l ne sottolinea la specifica $ìl1lt­ tura: alla preghiera per i destinatari ( 1 , 4) si aggiungono le felici­ tazioni per la partecipazione al vangelo ( 1 , 5) . Il « sempre » o « in ogni tempo » è una caratteristica del genere ( qui l, 34) che comporta in conclusione una prospettiva escatologica ( 1 , 6.9-11) . Il piano è abbastanza netto: dopo un primo ringraziamento ( l , 3-6) , Paolo manifesta il suo affetto ( 1 , 7-8) , e finisce con un'intercessione

(1, 9-1 1) .

2. Paolo dà notiz ie della sua situazione ( 1 , 12-26) : malgrado la sua prigionia, il Vangelo è in progresso (1, 12-20) . Posto davanti a una scelta: morire per « essere con Cristo » o continuare la sua opera di apostolo ( l , 21-24) , Paolo sceglie la vita e afferma la sua certezza di rivedere i Filippesi (1 , 25-26) ; l'interpretazione di questo fatto pone un problema particolare. l B.

88

RIGAUX, Saint Paul e t ses lettres, pp. 169 ss.

3.

Paolo evoca la situazione dei Filippesi ( 1 , 27 - 2, 18) : per lottare m vista della fede nel · Vangelo, la comunità deve restare unita (1, 27 � 2, 4) . La sua vita cristiana è interamente fondata Sull'ab­

bassamento e l'esaltazione di Cristo, celebrati in questa lettera da un inno che merita un esame particolare. Ormai tutto andrà bene per i cristiani di Filippi, anche se il sangue dell'apostolo serve da libagione per il sacrificio e il servizio della loro fede (2, 12-18) ,

Progetti (2, 19-30): poiché Timoteo prende a cuore il processo di Paolo, l'apostolo lo invierà a Filippi appena si presenterà una occasione favorevole (2, 19-24) . Tuttavia, senza attendere oltre, Paolo � gìà inviato . J}pafrodito che si era incaricato di portare all'apo­ stolo l'aiuto · Ì\eèuniario. Malato, ha corso pericolo di morire ; gua· rito, sarà 'fonte · di gioia (2, 25 3, la) .

4.

-

5. Polemica e ammonimento (3, lb - 4, 9) : in 3, lb il tono carilbia bruscamente e diventa polemico contro oppositori di origine giu­ daica o in relazione con il giudaismo: questo punto dovrà essere chiarito. Se qualcuno è sicuramente giudeo, questi è Paolo (3, 3-6) ; ma egli ha conosciuto Cristo (3, 7-11) che lo ha lanciato in una corsa ' che continua sempre (3, 12-17) . Prima di affermare la sua esperienza .e la sua sicurezza (3, 20-21) , l'apostolo d4 un nuovo ammonimento (3, 18-19) . C'è quindi la conclusione: state saldi nel Signore (4, 1) . rice vuti (4, 10-20) : in uno stile mera­ viglioso, l'apostolo dà lib�ro · corso alla sua gioia.

6. Ringraziamenti per i doni Salu tì fìnali (4, 21-23) .

Autenticità e integrità. L'autenticità della lettera non è oggi oggetto di dubbio per nessuno. Ma non . così è della sua unità. I punti di rottura (3, 2; 4, 2 .. . ) nel pensiero e nellQ · stile . permettono a Benoit, Bornkamm, Collange, Marxsen, ecc., di scorgere in questo testo l'amalgama di più lettere : Fil A : 4, 10-23 . , Fi l B : l , l 3, l + 4, 4-7 (oppure 2-7 ). Fii C: 3, 2 4, l (oppure 3 ) + 4, 8-9. -

-

Con alcune varianti di particolari, lo smembramento resta l o s tesso : Fil 'A è la prima lettera inviata per ringraziare;

Fil B è redatta dall'apostolo in carcere; Fil C non fa più menzione alcuna di prigionia. Questo smembramento ha solo un ruolo secondario nell'interpretazione della lettera; ma suppone · una facilità di comunicazione tra i Filippesi e l'apostolo. Non ottiene però l'adesione di nu­ merqsi esegeti 2 , che preferiscono vedere nel nostro · scrit2 Vedere l'elenco dato da W. G. KtlMMEL, Einleitung, p. 292, nota 33.

89

to una sola lettera. Sta allora a loro spiegare le rotture di sviluppo. Circostanze, luogo ed epoca di redazione. Paolo è in pri­ gione, oppure ne è appena uscito (T. W. Manson). Per Collange, la scelta di 1, 23-24 non è retorica: Paolo ha appena deciso di provocare la sua liberazione rivelando la sua qualità di cittadino romano. Questa ipotesi è va­ lida solo nell'ipotesi che Paolo non è a Roma. Tre luoghi di prigionia sono stati messi in evidenza: Roma, Cesarea ed Efeso. 1 ) La menzione del pretorio ( 1 , 1 3 ), i saluti degli schiavi imperiali (4, 22), l'importanza della comunità locale ( 1 , 14) giocano a favore della prigionia a Roma. Fu l'opinione di tutti i commentatori fino al XVIII secolo, e recentemente ancora di C. H. Dodd e J. Schmid. L'invio della lettera o delle lettere si collocherebbe verso il 61-62. Ma la lonta­ nanza tra Roma e Filippi ( dalle quattro alle cinque set­ timane di viaggio), la data tardiva di redazione che bi­ sogna allora supporre, gli scatnbi frequenti tra i Filip­ pesi e Paolo (2, 19; 2, 25), male si accordano con questa ipotesi. 2) La prigionia a Cesarea è stata presentata per la prima volta nel 1799 da E. C. Paulus. L. Johnson e E . Lohmeyer vi aderiscono. W, G. Kiimmel vi è anch'egli favorevole. In questo caso, l'invio della lettera sarebbe da datare verso il 59. Ma Cesarea · è altrettanto lontana che Roma da Fi­ lippi, con comunicazioni ancora meno favorevoli e la. città quadra meno bene con i dati della lettera.

3 ) A . Deissmann ( 1 897 ) ha difeso con vivacità l'ipotesi della prigionia a Efeso. Essa ottiene oggi il consenso di un buon numero di critici. Nei suoi scritti, Paolo fa allu­ sione a diverse prigionie prima di Cesarea e di Roma (2 Cor 6, 5 ; 1 1 , 23; Rm 16, 7 ). Le difficoltà incontrate dall'apo­ stolo a Efeso ( lotta con le fiere : 1 Cor 1 5 , 32; tribolazioni così grandi da disperare di restare in vita: 2 Cor l , 3-8 ) si accordano bene con i dati della lettera. La prossimità geo­ grafica, le numerose andate e venute di Timoteo e di Epafrodito, si spiegano meglio tra i due luoghi situati a otto giorni di distanza. In più, gli indizi linguistici e i punti di contatto specifici rafforzano la parentela di Fil con le grandi lettere, specialmente con 2 Cor. 90

Se si pone la redazione della lettera prima della 1 Cor della 2 Cor, si può pensare al 53-54. Ma il 56-57, tra la 1 Cor e la 2 Cor, sembra una data più. probabile, e noi a questa · diamo la nostra adesione. e

Il

Tre questioni particolari

Benché la lettera non presenti la struttura sistematica di 1 Cor o di Rm, la sua dottrina merita di essere esaminata da vicino. Le allusioni di Paolo alla sua conversione (3, 7.12) sono accompagnate da una esposizione molto densa della speranza cristiana (3, 8-14). Diverse allusioni al Gior­ no di Cristo ( 1 , 6. 10; 2, 16) presentano la Parusia sotto lo stesso punto di vista di 1 Ts e 1 Cor. Tuttavia di fronte alla . morte Paolo esprime il suo desiderio di « essere con Cristo >> ( 1 , 20-23 ) in termini che suppongono un'escato­ logia individuale molto netta. Ci si avvicina alle formula­ zioni più impersonali di 2 Cor 5, 1-10. Tre testi attirano l'attenzione perché pongono problemi particolari : l, l con la menzione dei vescovi e dei diaconi; 2, 6-1 1 l'inno a Cri­ sto; 3, 2-3.18-19 che menziona . gli avversari di Paolo. Ne facciamo oggetto di uno studio speciale. ·

l

VESCOVI

E

I DIACONI

L'indirizzo della lettera ( 1, l ) contiene la più antièa men­ zione dei vescovi. Secondo A. Lemaire 3 la coppia vescovo­ diacono è un'espressione fatta. Si ritrova in Did 15, 1 ; 1 Clem 42, 4-5 ; Pastore di Erma, Vis 3, 5, 1 . Potrebbe avere la · sua origine in Dt 16, 1 8. A differenza degli Atti, di l e 2 Pietro e di Giacomo, Paolo non usa il titolo di « presbiteri », contrassegnato dalla sua origine giudeo-cristiana. Egli ricorre qui a una duplice espressione che designa i responsabili delle chiese fondate in terra pagana. A. Lemaire propone di tradurre: « Con i loro sorveglianti e ministri ». Il titolo di S�ofxovoc; è effettivamente usato da Paolo in più luoghi con un 3 A. 4MAIRE, Les Divina » 68, Paris

ministères 1971, p. 99.

aux

origines de Z':Sglise,

coli.

c

Lectio

91

senso molto generale; si può esitare qui sulla sua por­ tata esatta. Quanto a quello di è7t(axo7toc;;, si è proposto di vedervi l'equivalente del mebaqqer della comunità di Qumran; ma può anche riflettere una terminologia di ori­ gine greca: la chiesa di Filippi sarebbe la prima in cui questo termine sarebbe passato nel vocabolario cristiano 4• L 'INNO A CRISTO (2, 6�1 1 ) 5

Origine del testo: ambiente e autòr8. In Fil 2, 6-1 1 Paolo · intercala nel corso dello svolgimento un brano mani­ festamente innico. Questa traccia antica di testo litur­ gico ha occasionato un numero impressionante di studi, tanto più che il contenuto ha una importanza capitale in cristologia. Lo studio · di E. Lohmeyer è al punto di par­ tenza di tutta la riflessione moderna. Paolo citerebbe un inno liturgico preèsistente, di origine aramaica, legato alla liturgia della Cena; la figura del Figlio dell'Uomo (cf. Dan 7) vi si mescola a quella del Servo di Jahvè ( Is 52, 13-53, 12). P. Henry incentra la sua analisi sul problema delJa kenosi, fondamento di una spiegazione teologica dell'incarnazione: senza perdere la forma di Dio, Cristo ha preso la forma di schiavo, cioè l'umanità; egli è' arrivato alla gloria attraverso l'umiliazione. E. Kasemann vede nel testo un inno di origine ellenistica, avente rapporto con i temi gnostici. Invece, A. Feuillet lo avvicina alle specu­ lazioni sulla sapienza divina. R. Martin presenta un qua­ dro completo delle questioni discusse, mentre J. T. ,san­ de,rs vi trova un inno di origine giudaica. Ma per J. F. Collange l'inno è specificamente e unicamente cristiano. G. Bornkamm vede la sua origine negli ambienti giudeo­ ellenistici presenti nella comunità di Damasco, mentre J. Héring l'attriquisce alla comunità bilingue di Antiochia. Come si vede, le opinioni sono diverse, ma gli autori ri­ tengono generalmente che il brano preesisteva alla let­ tera. Con Dibelius, Furness, Henry, Michaelis, Cerfaux, Scott, Collange e altri si può pensare che Paolo ne è il creatore. L'inno mette in scena Dio e Cristo nelle loro 4 Cf. l'Excursus assai completo J. Gnilka, pp. 32-39.

s Vedere la bibliografia · particolare di questo testo in fondo

lume: tutti gli a"IJ.tori citati qui vi figuraJto.

92

al vo-

.,

rjspettive sovranità: mostra come Cristo è diventato Si­ gnore della creazione. Il pro blema della struttura. Sforzandos � di restituire l'in­ no al suo testo originale e al . suo fondo aramaico, Loh­ meyer vi ha distinto sei strofe: tre che cantano l'abbas­ samento del Figlio dell'Uomo (vv. 6-S ) e tre la sua esal­ tazione (vv. 9-1 1 ) : a) v. 6; b) v. 7ab; c) v. 7c-S; d) v. 9; e) v. 10; f) v. 1 1 . La sua traduzione si adatta esattamente a questa struttura. Da allora la si ritrova · negli studi di Beare, P. Benoit, J. Héring, P. Bonnard, P. Lamarche, nella TOB, ecc. fer ottenere O.na migliore divisione strofica, J, Jeretnias, J. Coppens, J. T. Sanders, ecc., hanno in dì­ wduato . àlcune aggiunte nel testo supposto primitivo (so­ prattutto Se e 1 1c). Persino A. Feuillet vede nel v. Se un'aggiunta. Se queste ipotesi valorizzano certi elementi, ci sembra preferibile mantenere l'inno nella sua · integrità vedendovi un tutto armonico. Un accordo generale si è stabilito sulla struttura di in­ si�me in due parti: abbassamento (vv . . 6-S ) e innalzamento (vv. 9-1 1 ). 1:. possibile andare oltre? Sulle orme di L. Cer­ faux, J. Jeremias trova una struttura interna nella prima parte ( « forma di Dio » l « forma di schiavo » in 6a e 7b ; « diventando » in 7c e Sb ). Si hanno così in questa parte due strofe : 6a-7b e 7c-Sb. Collange approva questa divi­ s iq:ne e trova anche n ella seconda parte due strofe : 9-10a e 1 0bc- 1 1 ab. Restano allora Se e l l c che sottolineano i tempi forti. R. P. Martin vi vede la prova che l'inno era dialogato e che tutta l'assemblea cantava questi due ritor­ nelli. Si ha così la struttura seguente : l ) vv. 6a-7b 14 Parte (vv. 6-S ) : 2 ) vv. 7c-Sb Ritornello v. ·se 2a Parte (vv. 9-1 1 ) : 1 ) vv. 9a-10a 2 ) vv. 10b-1 1b Ritornello v. l l c Si può verificare la fondatezza di questa divisione, a con­ dizione di adattarvi la traduzione francese di un testo eminentemente poetico cQe ha potuto avere in origine una forma bilingue 6. •

6 In ultimo luogo P. GRELOT, Biblica, 1973, pp. 176-186.

«

Deux notes critiques sur Ph 2, 6-11

»,

93

Importanza teologica del testo. Questo inno è l'espressione più vigorosa e più concentrata della cristologia di Paolo (P. Henry). 11. servito di fondamento a una teoria cristo­ logica moderna: la teologia della kenosi. Tuttavia la sua interpretazione pone problemi delicati a causa di parec­ chie parole o espressioni difficili. · l ) Il testo parla della preesistenza di Cristo ? I teologi classici l'hanno pensato. Alcuni l'accettano anche oggi con sfumature importanti (P. Benoit, O. Cullmann, R. Schnackenburg). Molti ritengono di no (così A. Feuillet, J. Jeremias, P. Grelot che si riferisce alle prime inter­ pretazioni dei Padri latini 7 ): l'inno mette in antitesi due aspetti di Gesù Cristo, non due tempi successivi separati dall'incarnazione, per sfociare finalmente nella sua glori� ficazione.

2 ) La prima strofa (6a-7ab ) è costruita attorno a due espressioni difficili : la parola tJ.opcp� (forma) · e . La « forma » designa l'essenza o la natura (cf. i Padri greci ), l'immagine (A. Feuillet, J. Héring), la con­ dizione (P. Benoit, P. Bonnard, J. Dupont )? Nessuna di queste · traduzioni rende . esattamente il senso greco: la forma è la manifestazione esterna e visibile dell'essere 8• Quanto all'uguaglianza con Dio, essa riguarda la natura di Cristo o la sua condizione esistenziale ? L'uso dell'ac­ cusativo avverbiale taat fa propendere per il secondo sen­ so 9• Infine il termine 8ouÀoc; designa meno una schiavitù che la situazione di servizio in rapporto a Dio. 3) Il termine &p7tatytJ.6c;, molto raro, è una crux interpretum : ha un senso attivo (rapimento ) o passivo (preda, bottino)? Questa preda è già posseduta (G. Bornkamm, E. Kase­ mann ) o da acquistare (L. Bouyer, O. Cullmann, A. Feuillet, J. Héring, P. Lamarche, E. Lohmeyer)? Vi è nel testo un parallelo implicito con Adamo o con Satana, per identificare Cristo . con il Servo di Isaia 53 ? La risposta dipende dal­ l'interpretazione generale di tutto il passo. 4) Nella seconda strofa, il verbo èxév(J)atv

( « si è spo-

7 P. GRELOT, « La traduction et l'interprétation de Ph 2, 6-7 •, NRT, 1971, p. 920 ( testo di S. Girolamo) . B « Deux expressions difficiles de ·Ph 2, 6-7 9 lbid., pp . 498-501 . 94

»,

.

Biblica, 1972, pp. 503-506.

gliato » ) ha dato luogo alla teoria della kenosi, che ha preso la sua forma rigida nel secolo XIX: per mezzo del­ l'incarnazione Cristo si è spogliato delle qualità proprie di Dio (onniscienza, onnipresenza, onnipotenza), pur con­ servàndo le qualità divine di santità, amore, giustizia. K. Barth ha vigorosamente reagito contro questa teoria. P. Henry nota che essa ha origine da una filosofia di tipo idealistico estranea al testo. 5) La seconda strofa (7cd-8ab ) mostra che Cristo si è identificato con l'umanità in modo reale e . storico, se­ gnando la croce il punto culminante di questa assimilazio­ ne. In antitesi, le due strofe della seconda parte presen­ tano la glorificazione di Gesù senza menzionare esplicita­ mente il tema della risurrezione. Nella prima (9-lOa) Dio gli dà il « Nome che è al di sopra di ogni nome >>, cioè il suo, che la Bibbia greca traduce con Kuptoc;. In l Obc-1 1 il prostrarsi in ginocchio di tutte le creature costituisce il çompimento della profezia di Isaia 45, 23, e la loro con­ fessione di fede ( « Gesù Cristo è Signore » ) riprende un �ormulario liturgico fondamentale della Chiesa primi­ tiva:. . tutte le accezioni del termine « Signore », di origine biblica o ellenistica, vi sono riunite per proclamare l'emi­ nenza di Cristo glorificato 10•

Posto dell'inno. Paolo inserisce l'inno nel momento in cui mette in guardia la comunità di Filippi sui pericoli che es­ sa corre : soltanto la vera confessione della fede nella si­ gnoria di Cristo, acquisita al prezzo dello spogliamento totale fino alla morte di croce, permette di ritrovare il comportamento che conviene ai credenti (cf. 2, 5 ). Ma ci si può chiedere anche quale sia il posto primitivo dell'inno nel suo contesto liturgico : contesto battesimale ? celebrazione della Cena? liturgia della Pasqua cristiana? Le ricerche su questo punto non sono finite 1 1 • D'altronde, esse sono legate a quelle che concernono tutti i testi liturgici con­ servati dal Nuovo Testamentò . •

IO Cf. L. CERFAUX, « Le titre Kyrios

», in Recueil L. Cerfaux, t. l, pp. 1-188 ( sull'uso del titolo nelle citazioni pauline dell'A.T. cf. pp. 1U�8� . . 11 Il contesto eucaristico ha la preferenza di J. F. Collange (p. 83) , a seguito di L. · LIGIER, c L 'hymne christologique de Ph 2, 6-11, la liturgie eucharistique et la bénédiction synagogale », in Studiorum paulinorum congressus ( 1961) , t. 2, Roma 1963, pp. 65-74.

95

GLI AVVERSARI DI

PAOLO

(3, 2-3.18-19)

Nella lettera C (3, 2 4, l [oppure 3] + 4, 8-9 ) Paolo attacca degli avversari contro i quali mette in guardia i suoi contemporanei. (3, 2-3 e 3, 18-19). I due passf hanno di mira lo stesso gruppo o due gruppi diversi ? Nella seconda ipo­ tesi, il primo gruppo sarebbe composto da giudaizzanti, cioè da Giudei, e il secondo da lassisti dai costumi facili. Questi ultimi sarebbero allora degli gnostici ( Schmithals, Kostler) che hanno messo insieme lassismo e giudaismo ? i:. dubbio, s oprattutto se SÌ' dà alla parola « gnostiCO » iJ senso tecnico che rivestirà nel II secolo. t:. meglio rilevare la forte analogia del passo con , la polemica di 2 Cor t 2 ( J . F. Collange ). Gli avversari sono dei predicatori itineranti (de­ gli « operai » : 3, 2 ) di origine giudaica (3, 5 ), senza dubbio dei giudeo-cristiani (cf. 2 Cor 11 , 13-22 ). La polemica è troppo breve per caratterizzate maggiormente questi av­ versari i cui interessi sono terreni : poiché sono « nemici » della croce di Cristo (3, 18, solo uso di questa espressione ), Paolo oppone loro la · sua fiducia nella croce, come in Gal 6, 1 3-16. Ma si sa che la lettera ai Galati è anche essa impe­ gnata nella difesa dd Vangelo contro i predicatori giudaizzanti. -

·

t'2 Sulle polemiche di 2 Cor cf. pp. 79-83.

98

capito l o q u i nto

Paolo e le chiese di Galazia

di M . Carrez

l Galati, le loro chiese e l 'occasione della lettera

GALATI E GALAZIA

In senso stretto, i Galati sono dei Celti che, partiti dalla Gallia, si sono stabiliti in Asia Minore nel corso del III secolo a.C. Essi J;Ianno dato il loro nome alla regione centrale dell'altopiano della Anatolia, con le città di An­ cira, Pessinonte e Tavium. Il loro ultimo re, Aminta, morto nel 25 a.C. lasciò in eredità il regno ai Romani. Questi ne fecero una provincia romana con capìtale Ancira ( l'attuale Ankara): alla Galazia propriamente detta aggiunsero la P�sidia, l'Isauria e in parte la Frigia, la Paflagonia e il Ponto. Se per Galazia (Gal l, 2) è possibile intendere questo vasto territorio amministrativo, il nome di Galati ( Gal 3, l ) sem­ bra essere stato riservato ai soli abitanti dell'antica re­ gione di Gillazia. Queste precisazioni geografiche e ammi­ nistrative aiutano a comprendere la controversia a. pro­ Posito dei destinatari della lettera. PaQlo scrive agli abitanti dell'antica Galazia, « la Galazià del nord » ? o la sua lettera è indirizzata ai Galati in senso largo , alla « Galazìa del sud » che comprende la Pisidìa e la Licaonia? Il libro degli Atti menziona due volte la Galazia, prima

durante il secondo viaggio di Paolo ( 1 6, 6), poi durante

il terzo ( 1 8, 23 ) . Si tratta qui della Galazia del nord che va

dalla Cappadocia al Mar Nero. · Senza usare !l nome dei Galati, gli Atti riferiséono che Paolo, durante il suo primo viaggio missionario, ha evangelizzato il sud della Galazia amministrativa : Pisidia, Licaonia, Frigia ( 13, 14 - 14, 25 ) , e ha fondato allora le comunità di Antiochia, Listri, Derbe, Iconio. I

DESTINATARI

A chi si rivolge la lettera di Paolo ? Alle chiese dell'antica Galazia del nord ? Ma il libro degli Atti non dice niente di chiese fondate in queste regioni. Alle chiese della Ga­ lazia del sud, dal momento che gli Atti ci forniscono pre­ ziose notizie difficilmente riferibili ai Galati più o meno barbari ? Lo studio del problema è stato· recentemente ripreso da U. Borse.

La tesi della Galazia del sud. Questa tesi è sorta verso il 1750. Ha avuto un ' grande successo con Perrot ( 1 867 ), Renan, Ramsay ( 1900 ), Zahn. t:. stata ripresa da Cornely, Lemonnyer, Amiot, Osty, Knox, Duncan, W. Michaelis e E. Trocmé. Suppone una data antica di redazione, che potrebbe fare di Gal la prima lettera paolina inviata da Antiochia nel 49, dalla Macedonia o da Corinto nel 50. Esaminiamo gli argom enti presentati a favore della Ga­ lazia del sud. 1 ) Paolo designa ordinariamente i paesi o le regioni che . attraversa secondo la terminologia romana. Ma questa non è sempre ben fissata: al tempo di Paolo, anche in iscriziohi, si trova ancora il nome delle antiche provincie. 2 ) At 16, 6 e 18, 23 non parla di chiese fondate da Paolo nella Galazia del nord. Ma Luca forse non si ' interessa di un gruppo di piccole chiese senza una grande città. 3 ) Timoteo (Gal 2, 3.5), originario di Listri (At 16, 1 ), era conosciuto dalle chiese del sud. 4 ) I Galati parteci­ pano alla colletta ( 1 Cor 16, 1 ); ma in At 20, 4 i delegati sono Caio di Derbe e Timoteo di Listri. 5 ) t:. più facile immaginare l'intervento di inviati da Gerusalemme nel sud del Taurus che in piena Anatolia centrale. La tesi della Galazia del nord. In favore della Galazia del 98

1 ) In Gal l, 21 Paolo non avrebbe certamente detto : « Mi sono recato nelle regioni di Siria e di Cilicia »; avrebbe aggiunto ..oq.r.�io, ed egli deve conservare il timore di non essergli fedele ( Rm 1 1 , 21-22 ). In questa : concezione religiosa della storia l'elemento fondamentale che spiega il destino degli uomini è la scelta di Dio. Questo tema importantissimo dell'elezione è ap- . plicato in Rm a due casi particolari che abbracciano la storia di tutta l'umanità : il caso di Abramo ( 4 ) e quello dei Giudei ( 1 1 , 25-27 ). I Giudei in quanto nazione non hanno riconosciuto in Gesù il messia inviato dal Padre; hanno rifiutato la salvezza gratuita di Dio, per · conquistar­ ne una che essi avrebbero « meritato ». Il loro cam­ mino umano fu un fallimento. Ma l'incredulità di Israele, popolo eletto da Dio, non può ostacolare il suo piano. La defezione momentanea costituisce un mistero ( 1 1 , 25 ): è stata il punto di partenza della salvezza delle nazioni ( 1 1 , 57 Cf. J.-M. CAMBIER, « Le Moi dans Rom. 7 •, in L. DI l.oRENZI ed. , . The Law of the Spirit, Roma 1976, pp. 1344 . 58 Vedere la bibliografia finale su Rm 9-11. - S. LYONNET, Les étapes du mystère du salut selon l'épitre awc Romains, Paris 1969. - J.-M. CAMBIER, L'Svangile de Dieu ... , p. 436. (riferimenti sulla espressione 279-281) . 136

«

storia sacra ,., soprattutto pp. 48-51, 122-124, 172-175,

28-32 ); ma a sua volta l'accesso delle nazioni alla salvezza deve provocare la gelosia di. Israele ( 1 1 , 1 1 ). La longani­ mità di Dio verso i Giudei manifestata attraverso tutta la . loro storia passata prova che la sua fedeltà alle pro­ messe è più forte di ogni infedeltà umana. La fede di Paolo lo obbliga dunque a restare ottimista riguardo alla salvezza di Israele : l'elezione e i favori di Dio sono senza pentimento ( 1 1 , 25); essi comandano tutto lo svolgimento storico del piano salvifico di Dio, nell'avvenire come nel passato. Questo piano, nella storia degli uomini, appare con nuovo rilievo a proposito del significato che Paolo accorda ad Adamo. Questi è presentato come il capo dell'umanità peccatrice : a causa del peccato di Adamo, tutti gli uo­ mini sono stati privati della speranza e della gloria di Dio ( 3 , 23 ) 59• Nello svolgimento del piano salvifico di Dio, la Legge gioca apparentemente un ruolo episodico: « la Legge è intèrvenuta perché abbondasse la trasgres­ sione » (5, 20a,; cf. 4, 1 5 e 7, 7-1 3 ) e perché il peccato ap­ parisse in tutta la sua dimensione di opposizione a Dio (7, 1 3c). Ma ora ( 3 , 2 1 a ), nel tempo « escatologico » de­ terminato da Dio, Cristo può realizzare pienamente un misterioso disegno di amore e far risaltare maggiormente il dono sovrabbondante che giustifica per la vita eterna (5, 1 5-21 ). Tutta questa storia della salvezza è tracciata in funzione dell'avvenimento principale che solo è storico, nel senso forte della parola (geschichtlich), l'avvenimento « esca­ tologico » compiuto in Cristo : Paolo parte di qui per tracciare la storia religiosa del passato. Poiché Cristo ha un significato universale, bisogna trovargli un personaggio che ne costituisca la controfigura: la tradizione giudaica gli fornì il tipo di Adamo 60• Per questo la storia reliPer un tentativo di traduzione antropologica moderna del sim� bolo biblico di Adamo, vedere la nota 15, aggiungendovi •P . GRELOT, Réflexions sur le problème du péché originel, Tournai-Paris 1968 (presentazione molto semplice) . 60 Su Adamo nella letteratura giudaica, vedere STRACK·BILLERBECK, t. 3, p. 477. Fn.oNE, Legum allegoriae, l, 12 (ed. Cohn-Wendland, t. l, p. 69) ; De opificio mundi, 46 (ibid., t. l, p. 46) . S. LYONNEI, op. cit. ( nota 58) cerca in 4 Esd una testimònianza quasi contempo­ ranea della tradizione relativa al peccato di• Adamo nella . teologia Cf. R. SCROGG, The Last Adam, giudaica (pp. 19 s., 78-81, 102-106) . Oxford 1966 , pp. 1-58. 59

-

-

-

137

giosa di Adamo, peccatore e prevaricatore, è scritta in antitesi a quella di Gesù, salvatore e liberatore degli uo­ mini (5, 14; cf. anche l Cor 15, 21-22.45-49 ). Tutta la den­ sità del simbolismo di Adamo si ritrova in questo sfrut­ tamento letterario di Gen 2-3. Così la storia degli uomini è per Paolo una storia santa, in cui una forza unica, l'onnipotenza trasformante di Dio, è all'opera tra gli uomini. Questi sono tutti chiamati a ri.conoscersi peccatori davanti a Dio ·e a ricevere gratuita­ mente il dono che salva per la vita eterna. Il passato at­ tendeva Cristo con una fede che aveva la forma di spe­ ranza. A partire dalla morte e risurrezione di Cristo bi­ sogna ricevere la redenzione con fede, perché « Cristo è la fine della Legge » ( 10, 4). In questa storia santa, l'Avve­ nimento della salvezza compiuto in Cristo è capitale; esso rivela l'amore del Padre « da cui tutto viene, per mezzo del quale tutto è stato fatto, per il quale tutte le cose esi­ stono » ( 1 1 , 36), al quale soltanto deve andare una gloria eterna ( 1 6, 25-27).

138

capitolo sett i mo

Paolo e la chiesa di Colossi : l a lettera ai Colossesi e il bigl iett() a Filemone

di M . Carrez

Colossi e la lettera ai Colossesi LA

CHIESA DI COLOSSI

Colossi è una città frigia della vallata del Lico, a 200 km est di Efeso, mentre Laodicea e Gerapoli (Col 4, 13.15) sono più vicine. Costituita nel 129 a.C., la provincia ro­ mana di Asia raggruppava gli antichi stati di Attalo 111 di Pergamo. Questi li aveva ceduti a Roma nel 133. Com­ prendevano, da nord a sud, la Misia, la Lidia, la Caria, all'est una grande parte della Frigia e all'ovest le isole della costa. Questa provincia popolata comprendeva di­ verse città importanti : Efeso, Pergamo, Smirne, Mileto, e molte città secondarie. Paolo aveva già attraversato la Frigia in senso sud­ est, nord-ovest (At 16, 16), nella parte che non apparteneva alla provincia di Asia. Durante il terzo viaggio attraversò tutta la Frigia (A t 1 8 , 23 ) per giungere a Efeso dove restò più di due anni. Ma durante i suoi due . viaggi, Paolo non ebbe alcun contatto con il sud della Frigia dove si tro­ vavano Colossi, Laodicea e Gerapoli ( Col 4, 1 3 . 1 5 ). Se­ condo Cicerone (Pro Fiacco 28), queste tre città possede­ vano una numerosa popolazione giudaica; ma, fatto sor­ prendente, la chiesa dì Colossi sembra che comprendesse solo cristiani di origine pagana ( Col l , 2 1 .27; 2, 1 3 ). L'apostolo non ha visitato le chiese di Colossi e di Laodicea a

·

139

( Col 2, 1 ). � Epafra, nativo di Colossi, che ha fondato la chiesa, ed è sulle sue informazioni che Paolo redige la lettera. Paolo riconosce pienamente il ministero di Epafra, « nostro amico e compagno di servizio, .che ci supplisce fedelmente come ministro di Cristo » (Col 1, 7). Egli ha descritto con quale amore lo Spirito anima i Co­ lossesi (Col l , 8 ). Paolo è prigioniero ( 1 , 24; 4, 3.10.18), ed Epafra sembra aver condiviso volontariamènte la sua prigionia ( Fm 23). � per questo che egli invia i suoi saluti (Col 4, 12), e la lettera sarà portata da Tichico (Col 4, 7 ).

PRESENTAZIONE LETTERARIA

Analisi della lettera Indirizzo: come quella di 2 Cor, essa menziona « Paolo apostolo di Gesù Cristo e il fratello Timoteo ,., I destinatari sono i Co­ lossesi. l. Ringraziamento (1, 3-8) : tutte le lettere del Corpus paolino salvo tre ( Gal, 1 Tm e Tt) cominciano con un ringraziamento ; ma quella di Col (cf. 1 Ts 1, 2 ; 2 Ts l , 2) è redatta in prima persona plurale, senza dubbio per assoçiarvi Timoteo. Secondo B. Rigaux l è meno la forma che il contenuto di questo ringraziamento che conviene sottolineare. Il Vangelo predicato da Epafra, associato all'opera apostolica, ha permesso ai Colòssesi di avere fede, amore, speranza.

2. Preghiera (1, 9-14) : sotto forma di preghiera, si ha qui un'esor­ tazione ai Colossesi perché mettano in pratica la fede ricevuta. Dove termina questa preghiera? E dove comincia l'inno che segue? La cesura è stata collocata sia alla fine del v. 11 che alla fine del v. 12 (W. G. Ki.immel) , o anche alla fine del v. 14 (L. Cerfaux) . 3. Inno cristologico (1, 15-20) : senza che questa designazione sia menzionata, Cristo appare come il · « Cosmocrat6r ,., immagine del Dio invisibile, primo nel tempo, nellò spazio, nella gerarchia, nell'onore; capo di tutta la creazione: questo testo sarà esaminato più avanti in modo dettagliato.

4. I cristiani di Colossi e il combattimento dell'apostolo (l, 21

2, 3) : riconciliati con Cristo, i Colossesi devono essere saldi e non al­ lontanarsi dalla speranza del Vangelo di cui Paolo è diventato il ministro ( 1 , 21-23) . In una formula estremamente densa, ·Paolo dice che soffre per i Colossesi. Il passo ha visto nascere diverse interpretazioni: a) egli compie per la Chiesa ciò che manca alle sofferenze di Cristo nella sua carne, in altre parole la presenza di Cristo nel suo miqistero lo rende partecipe delle sue sofferenze 2 ; -

1 B. RIGAUX, Saint Paul et ses lettres, pp. 189-193 (cf. 140-142) . M. CARREZ , « Souffrance et .gioire dans les épitres pauiiniennes:

2

140

b) ciò che manca alle sue sofferenze, egli lo compie nella sua carne per conto della Chiesa. Ciò che Paolo vuole annunziare è il c mi· stero » .manifestato ai santi tra i pagani ( 1 , 24-29) . Il suo rude com­ battimento deve incoraggiare i credenti ad accedere a un'intelli­ genza approfondita e alla conoscenza del mistero di Dio (2, 1-3) . S.

Messa in guardia contro un insegnamento estraneo (2, �23) :

speculazione religiosa, importanza degli elementi del mondo (cf. Gal 4, 3.9) , potenze angeliche: è cosi che dall'inizio si . caratterizza il sistema religioso che mette in causa la fede dei Colossesi ; esso va largamente oltre le concezioni del giudaismo e dell'ellenismo. Paolo reagisce: in Cristo abita tutta la pienezza della divinità. Paolo termina la prima sezione con una citazione d'inno (2, 6-15) . La vera libertà cristiana non consiste in osservanze relative al mangiare, al bere o a certe feste (2, 6-19) . Paolo applica questo :principio ai Colossesi (2, 20-23) .

6. Appello alla vita cristiana in comunione con il Risorto (3, 1-4, 6) : Paolo comincia con un appello a vivere in comunione con il Ri­ sorto (3, 1-4) . Spogliarsi dell'uomo vecchio, significa rinunciare a due serie di cinque vizi (3, S-8) . Ma se questa esortazione comprende questo catalogo di vizi e in 3, 12 di virtù (anch'esso di cinque) , essa va oltre, non fosse altro che per passi come 3, 10-11 ( « né Greco, né Giudeo, barbaro, Scita, schiavo, uomo libero ; ma Cri­ sto: egli è tutto e in tutti ») e per le sue raccomandazioni della comunione fraterna e della pace di Cristo. Questo vuol dire aver rivestito l'uomo nuovo (3, 10) . - Questi nuovi rapporti toccano tutte le situazioni: spose, mariti, figli, genitori, schiavi, padroni, ciascuno è esortato (3, 18-4, 1) . Per giungervi è necessario pregare (4, 2-4) e trovare il giusto atteggia­ mento verso i non-cristiani (4, S-0) . 7. Nuovi saluti (4, 7-17) : Tichico e Onesimo (Fm 10.15) porteranno

notizie dell'apostolo. Paolo non è solo. Aristarco, Marco, Gesù il Giusto, Luca il medico ed Epafra inviano i loro saluti. Epatra si dà gran da fare per i cristiani di Colossi, di Laodicea e di Ge­ rapoli. A Laodicea essi salutino c Ninfa e la chiesa che si riunisce · nèlla sua casa ,. {4, 15) . Un particolare prezioso: una volta letta la lettera dell'apostolo, i Colossesi la trasmettano ai cristiani di Laodicea ; questi faranno la stessa cosa della loro lettera. Infine un messaggio per Archippo (Col 4, 17 ; Fm 2) che esercita un ministero.

Saluto autografo di Paolo ( 4, 1 8) : come fa di frequente, Paolo au­ tentica la sua lettera con un saluto scritto di suo pugno (cf. 2 Ts 3, 11 ; 1 Cor 16, 21 ; Gal 6; 11) : soltanto il biglietto a Filemone sarà interamente scritto di sua mano da Paolo.

Caratteristiche letterarie. In rapporto alle lettere ante­ riori dell'apostolo, si costata un c�mbiamento di stile. Contribution à l'exégèse de Col 1, 24 », RHPR 3 ( 1951), pp. 343-353 (ripreso in: De la souffrance à la gloire: De la « Doxa » dans la pensée paulinienne, Neucbatel 1964, pp. 113-133) .

141

Le frasi sono lunghe, si moltiplicano gli incisi, le ridon�· danze riprendono un pensiero simile con sinonimi accu­ mulati ( l , 9 ), i verbi sono seguiti da un numero impres­ sionante di complementi, i genitivi si accumulano. :e il risultato dello stile liturgico ?· :e possibile. Quanto al vocabolario, Percy vi ha notato 86 termini che sono assenti dalle lettere la cui autenticità non pone alcun dubbio. Ma non è soltanto la scelta delle parole che attira l'attenzione; è l'evoluzione del loro senso, dovuto a un forte influsso della letteratura sapienzial�: Capo, cor­ po, la Chiesa al singolare, il Pleroma ( Pienezza), l'asso­ ciazione di sangue e di croce, riconciliare espresso con una parola rarissima, sacrificio della croce, sapienza, ric­ chezza, conoscenza, mistero, economia ... Queste caratteristiche particolari pongono subito la do­ manda: come spiegare un tale cambiamento nella lingua dell'apostolo ? Questo punto non può essere chiarito se non allargando l'inchiesta fino al contenuto · e alle idee sviluppate nella lettera. Lo faremo più avanti esami­ nando il problema della sua origine e della · sua auten. ticità. L ' INNO CRISTOLOGICO ( 1 , 15-20 )

L'inno in cui sfocia, all'inizio della lettera, il ringrazia­ mento di Paolo e la sua preghiera per i Colossesi è molto meglio integrato nel testo che non l'inno della lettera ai Filippesi (2, 6-1 1 ). Merità anch'esso uno studio speciale a causa della densità delle espressioni e del suo carattere 1 letterario originale. ·

Origine del testo, il suo ambiente, il suo autore. E. Loh­

meyer 3 vi scorgeva _ un brano retorico di origine aramai­ ca. E. Kasemann vi vede un'antichissima liturgia batte­ simale, mentre G. Bornkamm ne fa un ringràziamento eucaristico (vv. 12�20). Ch. Masson lo considera come una poesia più semitica che greca ispirata dalla legge del pa­ rallelismo, ma Paolo non ne è l'autore. Per E. Schweizer, l'autore ha ripreso due strofe appartenenti in origine a 3 E

. .

LOHMBYER, Commentaire, pp. 40-68. Per tutto ciò che segue

cf. la bibliografia finale. 142

un inno giudaico e ne ha fatto una poesia cristiana diven­ tata, grazie a qualche aggiunta, un canto ecclesiale. P. Benoit spiega così la composizione di questo inno: dopo aver portato a termine una prima redazione della sua lettera, l'autore di Col ( Paolo o il discepolo che l'assi­ ste) ha voluto riunire e completare il suo pensiero in . un inno poetico per esprimere la supremazia universale che Cristo ha conquistato trionfando sulle potenze mediante la �ua risurrezione. Lo stile dei vv. 1 5-17 fa pensare al­ la citazione di un brano già redatto. A partire da que­ sta •· prima strofa, ricevuta da altri, l'autore compone e adatta da sé una seconda strofa che mette in parallelo cop la prima. L'insieme risulta da un lavoro omogeneo e relativamente armonioso nella sua crescita, che si fa nell'ambiente vicino a Paolo prigioniero durante il pe­ riodo relativamente corto in cui sono state redatte le let­ tere ai Colossesi e agli Efésini.

Il problema della struttura. Lohmeyer vedeva nel testo due strofe di 7 stichi, precedute ciascuna da \!n'introdu­ zione di 3 stichi : Introduzione : 13a l 13b l 14 Prima strofa : 15a l 1 5b l 1 6a l 16b l 1 6c l 16d l 1 6e

Introduzione: 1 6f l 1 7a l 17b Seconda strofa: 1 8a l 1 8b l 1 8c l 1 9 l 20a (fermandosi a 't'à: n> , Theologisches Jahrbuch 13 (1970) , p. 99-177. M Barth, « Rechtferti­ gung ,., in Foi et salut selon S. Pa u l, Roma 1970, p. 139-209 (discus­ sione ecumenica) . - W. · Schrenk, « Die Gerechtigkeit Gottcs und der Glaube », TLZ 93 ( 1972) , col. 161-173. - H . Hiibncr, « Existentiale lnterpretation der paulinischen "Gerechtigkeit Gottes" », NTS, 21 ( 1975/76) , p. 462-488. - E. Lohse, « Die Gcrechtigkeit Gottcs in der paulinischen Theologie "• in Die Einheit des N. T.s., Gottingèn 1973, p. 209 227 . - G. Strecker, « Befreiung und Rechtfertigung. Zur Stellung der Rechtfertigungslehre in der Theologie des Paulus », in Rechtfertigung ( Festschrift E. Kasemann) , p. 479-508. - K. Koch, « Die drei Gerechtigkeiten. Die Umformung ciner hebraischen Idee im araml:iischen Denkcn nach Jesajatargum », l b id . p. 245-267. U. Wilckens, « Christologie und Anthropologie im Zusammcnhang der paulinischen Rechtfertigungslehre " • ZNW 67 ( 1976) , p. 64-82. -

.

-

,

La fede P. Antoine, art . « Foi », SDB, t. 3, col. 296-302. - R. Bu ltmann, « pistis », GLNT X, p. 415-471. L. Cerfaux, Théolo gie de l'Egli_çe ... , nuova ed., p. 141-146 ; , Le chrétien . . . , p. 132-138, -

Sui rapporti tra fede e giustizia in Rm : J. M. Cambier, L'Evangile de Dieu . . . , p. 339-434. - H. W. Bartsch, « The Concept f Faith in Paul's Letter to the Romans », Biblical Research 13 (1969) , p. 41-53. J. J� O'Rourke, « Pistis in Rom. », CBQ 35 ( 1973) , p. 188-194.

-

Capitolo setti mo: Paolo e la chiesa di Colossi

Comm ènto della lettera ai Colossesi: T. K. Abbott, ICC 1897 ; M. Dibelius, HNT 1913 (21927) ; E. Lohmeyer, MKNT8 1930 ( rist. 1964) ; P. Benoit, BJ 1949 (21956) ; C. Masson, CNT 1950 ; M. Dibelius-H. Greeven, HNT3 1953 ; C. F. D. Moule, CGTC 1 957 ; H. Conzelmann, NTD9 1962 ( 1 21970) ; E. Lohse, MKNT14 1968 ; E. Peretto, NV 41, 1 972 ; J. Erns t, RNT 1974 ; R. Martin, NCB 1974. Fuori collezione: N. Hugedé, Genève 1968. -

Studi: E. Percy, Die Probleme der Kolosser- und Epheserbriefe, Lund 1946. - P. Benoit, art. « Colossiens (:e.pitre aux) "• SDB, t. 7, col. 157-170 ( 1 96 1 ) , con bibliografia da completare con quella di W. G. Kiimmel, Einleitung, p. 294 s. J. Lii.hmemann, Der Kolos­ serbrief. Komposition, Situation und Argumentation, St.NT 3, Giitersloh 1971. - J.E. Croucb, The Origin and Intention of the Colossian Haustafel, Gottingen 1972 (con bibliografia sull'argomen­ to) . - W. Bujard, Stilanalytische Untersuchungen zum Kolosser­ brief als Beitrag zur Methodik von Sprachvergleichen, Gottingen 1973. - F. Zeilinger, Der Erstgeborene der Schopfung. Untersuchun­ gen zur Formalstruktur und Theologie des Kolosserbriefes, Wien 1974. - P. Lamarche, « Structure de l'épitre aux Colossiens "• Biblica 56 (1975) , p. 453-463. -

300

l. Colossi e la léHera ai Colossesl

l'inno cri stologico ( 1 , 1 5-20)

Oltre ai commenti vedere: E. Kasemann, « Bine urchristliche Tauf­ liturgie » ( 1949) , Exegetische Versuche und Besinnungen, t. 1, Got­ tingen 1960, p. 34-5 1 . - G. Bornkamm, « Das Bekenntnis im Hebriier­ brief » (1942) , Studien zu Antike und. Urchristentum, t. 2, p. 188-203 (vedere p. 196 s.) . - A. Hockel, Christus der Erstgeborene. Zur Geschichte der Exegese von Kol l, 15, Diisseldorl 1965. - A. Feuil­ let, Le Christ Sagesse de Dieu d'après les épUres pauliniennes, Paris 1966, p. 163-273. - P. Lamarche, in Christ vivant, LD 43, Palis 1966, p. 62-72. - N. Kehl, Der Christushymnus im Kolosserbrief, Stuttgart 1967. - E. Schweizer, « Kolosser l, 15-20 », Evangelisch­ Katholischer Kommentar zum N.T. , Vorarbeiten l, Ziirich 1969, p. 5-31 ; R. Schnackenburg, « Die Aufnahme des Christushymnus durch den Verfasser des Kolosserbriefes », ibid., p. 33-50. - R. Deichgriiber, Gotteshymnus und Christushymnus in der fruhen Christenheit, Gottingen 1967, p. 147 ss. - J. T. Sanders, The New Testament Christological Historical Religions Background, Cam­ bridge 1971 . - P. Benoit, « L'hymne christologique de Col l, 15-20: Jugcmcnt critique sur l'état des recherches », in Christianity, Ju­ daism and Other Greco-Roman Cults (Studies for Morton Smith) , Leiden 1975, t. l, p. 226-263 (con una bibliografia completa di 73 numeri, p. 260 ss.) . - La cristologia in San Paolo. Atti della XXIII Sctt. Biblica, Brescia 1976. 111. Il biglietto a Filemone

Commenti : M. R. Vincent, ICC 1897 ; P. Ewald, KNT2 1910 ; E. F. Scott, MFF 1930 ; E. Lohmeyer, MKNT8 1930 (Suppl. di W. Schmauch, 1964) ; M. Dibelitis-H. Greeven, HNT3 1953 ; J. Knox, IntB, 1955 ; J. C. Milller, NIC 1955 ; C. F. D. Moule, CGTC 1957 ; K. Staab, RNTJ 1959 ; A. R. C. Leaney, TorchBC 1960 ; H. M. Carson, TyNT 1960 ; G. Friedrich, NTD9 1962 ; E. Lohse, MKNT 14 1968. - Fuori collezione: J. B. Lightfoot, London 61882 ; W. Bieder, Zilrich 1944 ; G. Johnston, Conjectanea Biblica, 1967. Studi : ). Knox, Philemon among the Letters of Paul, Chicago 1935. - Th . Preiss, « Vie en Christ et éthique sociale dans l'épitre . à Philémon », in La vie en Christ, Paris 1961, p. 65 ss. - H. Greeven, « Prilfung der Thesen von J. Knox zum Phlm. » , TLZ 79 ( 1954) , p. 373 ss. - U. Wickert, « Der Philemonbrief: Privatbrief oder apostolisches Schreiben? », ZNW 52 ( 1961), p. 230 ss. - P. Benoit, art. « Philémon ( Epitre à) », SDB, t. 7, col. 1204 ss. - F. F. Bruce, « St. Paul in Rome. Il. The Epistle to Philemon », BJRL 48 ( 1966) , p. 81 ss. Capitolo ottavo : La lettera agli Efeslni

Commenti : T. K. Abbott, ICC 1897 ; M. Dibelius, HNT 1912 ; J. Kna­ benbauer, CSS 1912 ; J. Huby, VS 1935 (41947) ; P. Benoit, BJ 1953 ; 301

C. Masson , CNT 1953 ; M . D ibdius- H . Greeven, HNT3 1953 ; H. Con­ zelmann, NTD 1962 ; J. Gnilka, TKNT 1971 ; E. Peretto, NV 41 , 1972 ; M. Barth, AnchB 1974 ; J. Emst, RNT 1974 ; C. L. Mitton, NCB, 1976. - Fuori collezione: J. A. Robinson, London 1904 ; J. Belser, Freiburg in B. 1908 ; J. M. Vosté, Paris 1921 (21932) ; F. C. Synge, Lon­ don 1954 ; H. Schlier, Diisseldorf 1957 (21958) (tr. it. Brescia 1965� 31973) ; J. Cambier, Vie chrétienne en J!glise, Tournai-Paris 1966 ; N. Hugedé, Genève 1973. Studi: H. J. Holtzmann, Kritiz der Epheser-und Kolosserbriefe, Leipzig 1872. - E. Percy, Die Problenze der Kolosser- und Ephe­ serbriefe, Lund 1946. - C. L. Mitton, The Epistle to the Ephesians: Jts Authorship, Origin and Purpose, Oxford 1951. F. L. Cross ed., Studies in Ephesians, London 1956. - H. Schlier, « L'eglise d'après l'épitre aux ephésiens » , in Il tempo della chiesa, p. 255-297. K. M. Fischer, Tendenz und Absicht des Epheserbriefes, FRLANT 1 1 1 , Gottingen 1973. P. Benoit, art. « Ephésiens ( epitre aux) ,., SDB, t. 7, col. 195-211 (con bibliografia fino a questa data) . R. Baulès, L'insondable richesse du Christ, LD 66, Paris 1971. - A. van Roon, The Authenticity ot Ephesians, Leiden 1974. -

· -

l. La teologia della lettera

L'inno di apertura ( 1 , 3-1 4)

T. Innitzer, ;. Der " Hymnus" im Epheserbrief ( 1 , 3-14) », ZKT 28 ( 1904) , p. 612-621. - H. Coppieters, « La doxologie de l'épitre aux ephésiens » RB 15 (1906) , p. 74-106. - E. Lohmeyer, « Das Proomium des Epheserbriefes », Theologische BUitter 5 « 1926} , p. 120-125. A. Debrunner, « Grundsatzliches zur Theologie im N.T. », Theolo­ gische Bliitter 5 ( 1926) p. 231-233. W. Ochel, Die An­ na�me einer Bearbeitung des Kolosserbriefes im Ep. , Diss. di Marburg 1934, p. 18-34. - C. Maurer, « Der Hymnus von Eph. l als Schliissel zum ganzert Brief » , EvTh, 1951/52, p. 151-172; - N. A. Dahl, « Adresse und Proomium des Epheserbriefes », TZ, 1951, p. 241-264. - J. Coutts, « Eph. 1, 3-14 and l Petr. 1 , 3-12 "• NTS 3 ( 1956/57) , p. 115-127. - J. Cambier, « La Bénédiction d'ephésiens l, 3-14 », ZNW 54 ( 1963) , p. 58-104. - S. Lyonnet, « La Bénédiction de Eph . l, 3-14 et son arrière-plan judai:que », in A la rencontre de Dieu (Mémorial A. Gelin} , Paris 1961 , p. 341-352. - J. M. Robinson, " Die HodajotlÌ-Formel in Gebet und Hymnus des Friihchristentum », in Apoplwreta ( Festschrift E. Haenchen) , Berlin 1964, p, 194-235. M. Carrez, Dc la souffrance à la gioire, Neuchatel 1964, p. 98-1 13. G. Schille, Fruhchristliche Hymnen, Berlin 1965. - J. T. Sanders, « Hymnic Elements in Eph. 1-3 », ZNW 56 ( 1965} , p. 214-232 ; The New Testamcut Christological Hymns, Cambridge 1971. - R. Deich­ graber, Gotteshymnus und Christushymnus in der fruhen Christen­ heit, Gottingen 1967. - H. Kramer, « Zur sprachlichen Form der Eulogie ( Eph. l, 3-14) », Wort und Dienst 9 ( 1967) , p. 34-46. - C. Bur­ ger, Schopfung und Versohnung. Studien zur liturgisclzen Gut in Kolosser- und Epheserbrief, Neukirchen 1975 . -

-

302

Aspetti particolari della teologia della lettera Il

mistero

Sulla gnosi e le origini cristiane vedere la bibliografia del volume l , Agli inizi dell'era cristiana. Inoltre: J. Dupont, Gnosis: La connais­ sance religieuse d't�près les épitres de saint Paul2, Louvain-Paris 1960, soprattutto il cap . 7. - M. Albertz, Die Botschaft des N.T.s. , t. 1/2; Miinchen 1952. - G. Quispel, Gnosis als Weltreligion, Ziirich 1951 ; « Neue Funde zur Valentini;mischen Gnosis », ZRG 6 ( 1954) , p. 289-305 ; « Christliche Gnosis und jiidische Heterodoxie », EvTh 14 ( 1 954) , p. 474-484. - H. J. Schoeps, Urgemeinde - Judenchristen­ tum Gnosis, Tiibingen 1965. - W. Schmithals, Gnosticism in Corinth ( Die Gt1osis in Corinth, con alcune aggiw1te) , Nashville 1971 ; Paul and the Gnostics, Nashville 1972. - Su Ef e la Gnosi: P. Pokorny, Der Epheserbrief uncl die Gnosis, Berlin 1965. - Su alcuni punti particolari: C. Colpe, Zur Leib-Christi-Vorstellung im Epheser­ brief, Berlin 1960, p. 172-187 ; - H. M. Schenke, Der Gott « Mensch » in der Gnosis, Gottingen 1962. - Sul Mistero: H. Schlier, « L'eglise mystère . du Christ d'après l'épitre aux ephésiens », in Le temps de l'Eglise, Tournai 1961, p. 302-310 ( tr. it.: Il tempo della Chiesa, Bo­ logna, p. 481-493) . .

·

=

La

cosmologia: le Autorità e le Potenze

H. Schlier, Christus und die Kirche im Epheserbrief, Tiibingen

1930 ; « Principautés et Puissances dans le N.T. » , Essais sur le N.T. , Paris 1968, p. 171-185 ; Principati e potestà nel N.T., Brescia 1967. P. Benoit, « Corpo, capo e pleroma nelle lettere della prigionia » , in Esegesi e Teologia, I, p. �96-460 ; � Rapporti letterari tra l'epistola ai Colosscsi e l'epistola agli Efesini », lbid, Il, p. 483·507 ; « L'unità della chiesa secondo l'epistola agli Efesini », Ibid, 509-549. - R. Bult­ mann, Theologie des N.T.s., Tiibingen 1953, p. 479, 496, 518 ss. - F. Mussner, Christus, das All und die Kirche, Trier 1955. - E. IGi­ semann, « Das Interpretationsproblem des Epheserbriefes » , Exege� · tische Versuche und .Besinnungen, t. l, p. 253 ss. (testo del 1961) . - A. Feuillet, Le Christ Sagesse d.e Dieu d'après les épitres paulinienne&, p. 275-319. - M. Cambier art. « Puissances célestes », SDB, t. 9, col. 336-381 ( su Ef, 366-379.) . - Vedere inoltre i commenti del libro, soprattutto N. Hugedé e J. Gnilka. La

cristologia: la formula

«

in Cristo

»

A. Deissmann, Die neutestamentliche Formel « In Christo Jesu », Marburg 1892. - E. Lohmeyer, Grundlagen paulinischer Theologie, Ti.ibingen 1929. - A. Schweitzer, La mystique de l'apotre Paul, tr. ' fr., Paris 1962 (ed. ted. Tiibingen 1931) . - A. Wikennauser, Die Christusmystik des Apostels Paulus2, Freiburg in B. 1956 ( tr. it. Brescia 1958) . - W. Grossouw, In Christ, Westminster 1952. - H. L. Parisius, " Ueber die forensische Deutungsmoglichkeit des pau­ linischen en Christoi », ZNW 49 ( 1958) , p. '285-288. - F. Neugebauer, In Christus, Gottingen 1961 . - M. Bouttier, En Christ, Paris 1962. 303

Capitolo nono :

La lettere pastorali

Commenti: J. H. Bernard, CGTSC 1899 ; J. Knabenbauer, CSS 1913 ; W. Lock, ICC 1927 (31952) ; M. Meinertz, HSNT4 1931 ; M. Dibelius, HNT2 1931 ; E. F. Scott, MFF 1936 (31948) ; P. De Ambroggi, SBG, 21964 ; J. Jeremias, NTD3 1937 (81963) (tr. i t. Brescia 1 973) ; G. Bardy, BPC 1938 ; C. Spicq, EB 1947 ; A. Boudou, VS 1950 ; J. Freundorfer, RNT 1950 (tr. it. Brescia 1961) ; F. D. Gealy, lntB 1955 ; P. Dornier, BJ 1958 ; C. K. Barrett, NCB 1963 ; J. N. D. Kelly, Black'sNTC 1963 : G. Holtz, TKNT 1965 ; M. Dibelius-H. Conzelmann, HNT4 1966 ; A. T. Hanson, CBC 1966 ; N. Brox, RNT4 1969 (tr .. it. Brescia 1970) ; C. Spicq, EB2 1969 ; P. Dornier, SB 1969 ; S. ·Cipriani, NV 42, 21977. Fuori collezione: H. J. Holzmann, Leipzig 1880 ; D. Guthrie, London 1957. Studi: A. Schlatter, Die Kirche der Griechen in Urteil des Paulus, Stuttgart 1936. - C. Spicq, « Pastorales ( �pitres) » , SDB , t. 7 ( 1961) , col. 1-73 . ....·..: A. T. Hanson, Studies in the Pastoral Epistles, London 1968. Bibliografia supplementare nell articolo cit. di. C. Spicq e W. G. Kiimmel, Einleitung, p. 323. - Bo Reicke, « Caesarea, Rome and the Captivity Epistles », in W. W. ' Gasque-R. P. Martin ed., Apostolic History and the Gospel (Biblica} Essays Presented to F. F. Bruce) , Excter 1970, p. 277-286 ; J. A. T. Robinson, Redating the New Testarnent, London 1976, p. 67-85 ; S. de Lestapis, L énigrne des Pastorales de saint Paul, 1 976 (soprattutto p. 301-31 1 : ricostituzione del quadro storico) . - H. W. Bartsch, Die Anfiinge urchristlicher Rechtsbildungen. Studien zu' den Pastoralbriefen, Theol. Forsch. 34, Hamburg 1965. '

'

Il. Caratteristiche delle lettere

La lingua, il vocabolario e lo stile

H. J. Holtzmann, Die Pastoralb riefe, kritisch und exegetisch behan­ delt, Leipzig. - P. N. Harrison, The Problern of the Pastoral Ep is tles , Oxford 1921 ; « The Authorship of the Pastoral Epistles », Expository Tirnes, 1955/56, p. 77 ss. ; « The Pastoral Epistles and Duncan's Ephesian Theory », NTS 2 ( 1955/56) , p. 250-262. - B. M. Metzger, · « A Reconsideration of Certain Arguments against the Pauline Authorship of the Pastoral Epistles ,., Expository Tirnes, 70 ( 1958/59) , . p. 91 ss. - R. Morgenthaler, Statistik des neutestarnent­ lic:hen Wo rtscha t zes , Ziirich 1958, p. 168-173. - K. Graystone-G. Hcr­ dan, « The Authorship of the Pastorals in the Light of Statistica! Linguistics », NTS 6 ( 1 959 /60) , p. 1-15. - K. Bey�r. Sernitische Syntax irn N. T. , l/1, Gottingen 1962, p. 232, 295, 298. ·

parte seconda. LE ALTRE LETTERE

Commenti di tutte le lettere " cattoliche »: M. Meinertz-W. Vrede, HSNT 1924 ; J. Mo.ffa tt, MFF 1928 (11953) ; A. Charue, BPC 1 938 ; P. de Ambroggi, SBG 1 949 ; H. Windisch-H. Preisker, HNT3 1951; R. 304

Leconte, BJ 1953 ; J. Michl, RNT 1953 ( tr. it. Brescia 1968) ; IntB, t. 12, 1957 ; W. Barclay, DSB 1958 ; F. Hauck, KNTB 1958 ; J. Schneider, NTDil 1961 ; B . Reike, AnchB 1964 ; J. Salguero, Biblioteca de auto­ res cristianos (BAC) n. 249, 1965 e A. Diaz.R. Franco, BAC n. 214, 1967 ; H. Balz- W. Schrage, NTD 10, 1973 ( tr. it. Brescia 1978) . Studi (critica testuale) : W. L. Richards, « The Present Status qf Text Criticai Studies in the Catholic Epistles », Andrews University Se­ minary Studies 13 ( 1975) , p. 261-272. Capito l o primo : La lettera agli Ebrei

Commenti: H. Windisch, HNT 1913 (21931) ; E. Riggenbach, KNT (21922) ; J. Moffatt, ICC 1924 ; T. H. Robinson, MFF 1933 ; H. Strath­ mann, NTD 1937 (81963 ; tr. i t. Brescia 1973) ; O. Michel, MKNT 1936 (61966) ; A. Médebielle, BPC 1938 ; J. Bonsirven, VS 1943 ( tr. it. Ro­ ma 1961) ; C. Spicq, .EB 1952-53 ; Teodbrico da Castel S . Pietro, SBG 1952 ; O. Kuss, RNT 1953 (21966) ( tr. it. Brescia 1966) ; J. Héring, CNT 1954 ; F. F. Bruce, NIC 1964 ; H. Montefiore, BNTC 1964 ; W. Hill­ mann, Die Welt der Bibel 1965 ( tr. fr. Lwnières Bibliques 1967) ; J. H. Davies, CBC 1967 ; F. Schierse, Geistliche Schriftlesung, Diissel· dorf 1968 ( tr. it. Roma 1968) ; P. Andriessen · A. Lenglet, Het Nieuwe Testament, Roermond 1971 ; G. W. Buchanan, AnchB 1972 ; A. Stro­ bel, NTD 1975. - Fuori collezione: B. F. Westcott, London 1889 (31903, ristampato recentemente) ; J. S. Javet, Dieu nous parla, Neu­ chàtel-Paris 1945 ; R. C. H. Lenski, Colombus 1946 ; H. A. Kent, Grand Rapids 1972 ; C. Spicq, SB 1977. - Commenti antichi: Giovanni Cri­ sostomo, PG 63, 9-236. - Tommaso d'Aquino, ed. R. Cai, Torino 1953. Studi : L. Vaganay, " Le pian de l'épitre aux Hébreux •, Mémorial Lagrange, Paris 1940, p. 269-277. - Teodorico da Castel . San Pietro, La chiesa nella lettera agli Ebrei, Torino 1945. - T. W. Manson, The Epistle to the Hebrews: An Historical and Theological Reconside­ ration, Edinburgh 1951. - F. J. Schierse, Verheissung und Heils­ vollendung. Zur theologischen Grundfrage des Hebriierbriefes, Miin­ chen 1955. - A. Cody, Heavenly Sanctuary and 'Liturgy in the Epi­ stle to the Hebrews, St. Meinrad (U.S.A.) 1960. - C. Spicq, nel­ l'art. « Paul », SDB, t. 7, col 226-279 ( 1962) . - A. Vanhoye, La struc­ ture littéraire de l'épftre aux Hébreux, Bruges-Paris 1963, 21976 ; Si­ tuation du Christ: Hébreux l et 2, Paris 1%9. E. Griisser, Der Glaube in Hebriierbrief, Marburg 1965. - S. Sowers, The Herme­ neutics of Philo and Hebrews, Ziirich 1965. - G.' Thiessen, Unter­ suchungen zum Hebriierbrief, Giitersloh 1969. - R. A. Greer, The Captain of our Salvation: A Study 'in the Patristic Exegesis of He­ brews, Tiibingen 1973. - H. Zimmermann, Das Bekenntnis der Hotf­ nung, Tradition und Redaktion in Hebraerbrief, Koln 1977. _..,.

Bibliografie complementari: S. Spicq, EB ( 1952) , t. l, p. 379-411 ; SDB, t. 7, col. 272-279. - E. Griisser, « Der Hebriierbrief 1938-1963 », Theologische Rundschau 30 ( 1964) , p. 138-236. - W. G. Kiimmel, Ein. leitung in das N. T. (1973) , p. 343. ·

·

305

Capitolo secondo : La lettera di Giacomo

Commenti (oltre a quelli delle lettere cattoliche menzionati sopra) : J. H . Ropes, ICC 1916 ; J. Chaine, EB 1927 ; O. Bardenhewer, TKNT 1928 ; A. Ross, New Jntern. Comment. of the N.T. 1954 ; R.V.G. Tasker, TyNT 1956 ; M . Dibelius-H. Greeven, MKNT IO 1957 ; W. Barclay, DS B 1957 ; E. C. Blackmann, TorchNT 1958 ; F. Mussner, HTK 1964 (tr. it. Brescia 1970) ; R. R. Williams, CBC 1965 ; H. Rusche, Die Welt der Bi bel 1967 ( Lumières bibliques, 1967) ; O. Knoch, Geistliche Schriftlesung, 1966 ( tr. it. Roma 1966) ; J. Cantinat, SB 1973. - Fuo­ ri collezione : F. Spitta, Gottingen 1896 ; J. B. Mayor, London 1913 ; J. Marty, Paris 1935 ; T. Garda ab Orbiso, Roma 1954 ; A. Schlatter, Stuttgart 21956 ; L. Simon, Genève 1961 ; C. L. Mit ton, London-Grand Rapids 1966. Studi: A. T. Cadoux, The Thought of James, London 1944 . - W. Bieder, « Christliche Existenz nach dem Zeugnis des Jakobus " • TZ 5 ( 1949) . - J. Bonsirven, art. « Jacques "• SDB, t. 4, col. 784-795. - G. Eichholz, Glaube und Werke bei Jakobus, Miinchen 1953. A. Lohse, « Glaube und Werke. Zur Theologie des Jakobusbriefes • , ZNW, 1957, p. 1-22. - G. Braumann, « Theologischer Hintergrund des Jakobusbriefes » , TZ 18 ( 1962) p. 401-410. - R. Fabris, Legge della libertà in Giacomo, Brescia 1977, Paideia. C.E.B. Cranfield, " The Message of James "• Scottish Journal of Theology, 1965, p, 182193, 338-345. =

-

Capitolo terzo : La prima lettera di Pietro

Commenti (oltre a quelli delle lettere cattoliche menzionati sopra) : C. Bigg, ICC2 1910 ; R. Knopf, MKNT'7 1912 ; U. Holzmeister, CSS 1 937 ; . K. H. Schclkle, TKNT 1%1 ; B. Schwank, Geistliche Schriftle­ sung 1961 (tr. i t. Roma 21967) ; C. Spicq, SB 1965 ( tr. it. Rom'a 1971 Città Nuova) ; J. N. D. Kelly, BNTC 1969 ; A. M. Stibbs-A. F. Walls, TyNT2 1971 ; E. Best, Oliphan tsNCB 1971 ; L. Goppelt 1978. - Fuori collezione: J. C. Wand, London 1934 ; E. Schweizer, Ziirich 1949 ; C. E . B . C r a nfic l d , London 1950 ; E. G. Selwyn, London 1955 ; F. W. Beare, Oxford 1958 ; J. C. Margot, Genève 1960 ; A. R. Leaney, Cam­ ,

bridge 1 967.

Studi : A. Stuttgart

Schlatter, Petrus und Paulus nach dem I. Petrusbief, 1937. - G. Thils, L'enseignement de saint Pierre, Paris 1 943. - O. Cul lmann, Saint Pierre: Disciple, apotre, martyr, Neu­ chàtei-Paris 1952 (21960) . - S. Zedda, Il messaggio spirituale di s. Pietro, Roma 1962 . -- M. E. Boismard, art. - Pierre ( l'" épitre de) », SDB, t. 7, col. 1415-1455. - R. E. Brown-K. P. Donfried-J. Reumann, Saint Pierre dans le Nouveau Testament, tr. fr., W n. 79, Paris 1974, p. 1 8 1 190. -

Capito l o quarto : La lettera di G i uda Com menti

(oltre a quelli delle lettere cattoliche menzionati sopra) : C. Bigg, ICC 1910 ; R. Knopf, MKNT'7 1912 ; J. Chaine, EB 1939 ; C. H. Boobycr, Pcake'sCB 1962 ; A. R. Leany, CBC 1%7 ; M. Greer, 306

TyNT 1968 ; J. N. D. Kelly, BNTC 1969. Fuori collezione: J. B. Mayor, London 1907 ; J. C. Wand, London 1934. Studi : R. Leconte, art. « Jude », SDB, t. 4, col. 1285-1298. J. Co­ lon, art. « Jude »; DTC, t. 8, col. 1668-1681. C. L. Berg, The Theo­ logy of Jude, Dallas 1954. K. Gilming, An Expositional Study of Jude, Dallas 1954. D. Rowston, « The Most Neglected Book in the N.T. », NTS 21 ( 1974/75) , p. 554-563. -

-

-

-

-

Capitolo quinto : La seconda lettera di Pietro

Commenti: C. Bigg, ICC 1910 ; R. Knopf, MKNT7 1912 ; J. Chaine, EB 1939 ; H. von Soden, TKNT 1944 ; C. H. Boobyer, Peake'sCB 1962 ; C. Spicq, SB 1965 ; A. R. Leaney, CBC 1967 ; O. Knoch, Die Welt der Bibel, 1967 (= Lumières Bibliques 1969) ; M. Green, TyNT 1968 ; J. N. D. Kelly, BNTC 1969. Fuori collezione: J. C. Margot 1960. -

Studi: J. Schmitt, art. « Pierre (Seconde épitre de) », SDB, t. 7, col. 1455-1463. W. Bruger, Des Petrus letzte Mahnun g. Erwiigungen zum zweiten Petrusbrief; Spira 1950. M. Green, 2 Peter Reconsi­ dered, London 1961. O. Knoch, « Das Vermachtig des Petrus: Der zweite Petrusbrief », in Wort Gottes in der Zeit ( Festschrift K. H. Schelkle) , DUsseldorf 1973, p. 149-165. -

-

-

307

indici

1

1 . Citazioni scritturistiche Abacuc

2 · 2

3 4

Amos

9

12

266 1 15 227

Apocalisse

3 5 7 14 16 17 18 21

16

18

4

8

19 Ss 2.10.21 · 12

Al ti

degli apostoli

l

13

2

16ss

23

21-38

·

3 4

153 244 233 247 247 247 247 233

25ss

34 34s 38 7 19-21 11

24ss 13

256 12 240 223

240 202 240 242 223 4l 240 240 244

6 7

231, 244, 257 255 255 58 18 9 105 1-30 27 5 28 24-25 20 26ss 231 lO 24ss 244 11 3 229 25-26 20 30 173 12 12 244 17 228, 231 , 256 23 20 25 12 13 7.9 12 15 190 13-14 18, 98 247 14 11 23 173 15 105s 229, 232 15 13 228 13ss 228s, 236 14 270 20 1 05 20-21 228s 22 173 22ss 244s

. 29

1ss 38 53

36 36-18, 22

16

308

1

3

6

17

18

16 19-24 39s 1 2.5 5s.8 10-13 J.l.-15 14-34

1-3 1-18 2 2s 24

46

19, 46 1 12 46

5 33 , 46, 167 7 47 8 47, 51, 66 11 46 11-12 17 23 98, 139 23-21, 14 19

.

19

Gli indici dci 5 volumi dell ' Introduzione al N.T. liana sono stati curati dal Prof. SEVER J. V01cu.

l

40

105 16 18s 245 98, 167 104 98 139 19 32 32 32s 32 44 167 44 1 12

24

64 216 51, 171

per

l'edizione ita-

24-28

8. 10

20 2

1

22

1 3 4 17 17-18 28

31

8 18 18-25

19-20 20 20-36 25 •

22

40 3

3-21 . 8 23 6 24 26 24 1-27 17

26

28

19 167 51 51 19 98, 167 173, 245 1 173, 245 19 173 231 228s, 256 228 228s 82 105 13 13, 244 27 28 13 17 23 1

5 9-20 10 14 15 30

l Baruch

6 (lettera di Geremia) Daniele

2 4

18s 27-30.47 6

11

36

7 1

Deuteronomio

6 27 33

18 26 8-11 17

Esodo

2

9

40

4 6 6-9

12 19 15

20

105 13 27 13 28

ll2171 l ! 23

49

o

2

0 21

l

l

l

l

9

17

28 29 31 31-34

l

!

5

2

264

12s

1

1

lsala

1 6 13 19 1 9 33 40

22

71

227

43 44 45 51

247 22 85 204

52, 53

5 6 7

! 14 l

15

1 18 1-2 11 2 68

13 35 49 19 22 31 13

lls 9 14 18 13

21-24 14 9-20 23 5.6.8

13-53, 12

8 13-14 16 19 18

175 175 195 195 13 244 244 233, 246 244

.

189, 240 240 240 175

2

45

195 264 247 . 71 247 71 71 71 41 247 39 95 133 92, 240 94 242 84

197

200

204 227

Luca

2 6 22

16s 15-16

30

2 Maccabel

2lJ3 1 l. 14

256 203 203

13 175, 266 244 265 270

264, 266, 268

Levitico

136

244

239

2.20 Js

9 60-62 65 17

71

Giovanni

1

19ss 2.5-10 20

3 Giovanni

Gioele

/ to· \

2 3 5

227 251 251 264 1s 264, 266 3 100 6 100 251, 264, 266 217 8

22 19 4 1-23 31-33

10ss 13-17 28 15ss 18 18ss

l Giovanni

136 85 0

Giobbe

22 i

6-9 27

266 266

J.2 Geremia

1 3

159 159 159 9 41

233

36

Genesi

1

71

91 100 200

23 11 26-27

18

19 197 l

Ezechiele ·

18 33 36

17

Es dra

6

1

�-2,

256 256 233 22

Malacbia

l

3

1-3

227 309

Marco

3 6 9

10 13 14 15 16

12 18ss 3 13

l

5 22ss 37-41 45 30 24

40

18 19

244 228, 256 228, 257 226 272 244 270 245 203 272 203 228 226 202

Matteo

5

5-7 7 10 11 16

17

223 223 218 219 223 220 195 256 223 223 243s 266

3 10-12 11 3�35 38-42 16.20 3 17ss

5 18s

5

19 22 23

j

233 Salmi 239 202 ' 195 2.10 21 9 8 218 42 12 71 264 33 10 238 272 34 204 225 40 264, 268 203 90 4 71 203 94 11 84 202 1 02 16-18.23 202, 204, 206 244 1 10 227 1 19 45 231

28 41-46

1

16ss

43

24

3 35ss 28 42

25 26

63-66 69ss 73

Numeri

6 11 12 14 16 19 22

l Sapienza

200 1 1 231 1% 2 251 251

22-27 26-27 7

l

l

l

1�16 1 10-12 19-20 1-24

Osea

�� ! 3 � 1 1().12

10

218

251 , 264,

2

Proverbi

26 27

2 19s

264

11 21

245

l

1 3-14

219 195 195 195 227 227 195 245 230 39

Siraclde

219, 221

7 44-50 45 6-22

230

35

225

200

2. Apocrifi e letteratura parabiblica 72 Apocalisse di Elia: Apocalisse di Pietro: 265, 271, 273 252 Assunzione di Mosè: 2 Baruc:

22,

247

Canone di Muratori: 34, 48, 166, 248, 259 Eldad e Modad (Libro di) : 231 Enoch: 220, 251s, 257, 264 4 Esdra: 137, 247, 264

l

Giubilei (Libro dei) : Oracoli sibillini:

310

251, 264

Pirqe Aboth:

220

Qumran (Letteratura di) : 20, 71, 76, 156s, 205s, 208-211, 220s,

l ·l�

254, 264

Talmud (bab.) , Araki!zin: 20 Sanhedrin: 225, 252 252 Targum di Gerusalem me: Testamento di Giacob be: 72 252 Testamento di Mosè: Testamenti dei 12 P.!ltriarchi: 220, 25\ , 254, 264

264 i Vangelo di Tommaso:

228

'N DICE D EGLI AUTORI CITATI

l.

Autori antichi

Agostino (S.) : 27, 41, 129, 132, 187 Ambrosìaster: 27, 132, 186 Aristea ·(Lettera di) : 22, 220, 254 Atanasio. di Alessandria (S.) : 187, 248, 274 174 Atena gora: 65 Attone di Vercelli: ·

l

222 ,

230s, 233 153

Marcione: 26, 34, 124s, 153s, 178 Menandro: 14

Cicerone: ' 139 Cipriano di Cartagine (S:) : . 248 _Cirillo di Gerusalemme (S.) : 248 Clemente dì Alessandria: 34, 166, 174, 186, 228, 248 Clemente di Roma: 19, 63, 91 , 113, 167, 171 , 178, 186, 213, 216, 222, 230s, 233, 274 Didachè: Didimo il cieco: Dione Cassio:Dione Crisostomo :

45 Orazio: Origene: 72, 122� 124, 132, 153, 184, 186, 214, 216, 228, 233, 248, 252, 259, 269s, 274 Orosìo: 112 ·

Pan teno:

186 Pastore di Erma: 33, 91, 222 , 230s, 233, 241 27 Pelagio: 244s Plinio il Giovane: Plinio il Vecchio: 148 Policarpo di Smi rne (S.) : 33, 63, 167, 241

91, 222 · 274 1 12 · , 174 .

· :' 26 Efrem _(S.) : Egesippo: 228, 230; 256 229,248 Epifanio ( S .) : Epitteto: . .'220 Esuperio di Tolosa: . :234 Eusebio di Cesarea: 1 13, i49, ( 7 1 , 186, 228s, 231 , 234, 245, 247s, 256s,'' 274

Rutino: Seneca: Svetonio:

·

121, 137, 174, 205, 209s, 252, 264 Flavio Giuseppe: · 247 Giovanni Crisostomò (S.) : 26, 56, 65, 129, 132, ISO, 228, 234

Filone:

26

Giovanni Damasceno: 2.

Abbott ( E . A.) : Aland (K.) : Albertz (M.) :

150, 274 132 76

Ignazio . di Antiochia (S.) : 26, 33, 63, 113, 150, 164, 167, 173, 175 Ilario di Poitiers (S.): 1 86 Innocenzo 1: 234, 259 Ireneo di Lione: 34, 166, 241 , 248

Barnaba · (Lettera di) : 186, 216, Basilio di Cesarea (S.) :

Girolamo (S.) : 13, 27, 72, 94, 187, 228, 234, 248, 259, 269s, Giustino (S.) : Gregorio di Nissa (S.) :

l l

132 22, 220 1 12

Taziano: 174 26 Teodoreto di C iro : Teodoro dì Mopsuestia: 26, 150, . 234 Teafilatto di Bulgaria: 26 Tcrtulliano: 80, 153, 186, 216, 248, 259 27 Tommaso d 'Aquino (S.) :

Autori moderni

164 i Alès (A. d') : 229, 273 j Allan 154, 159, 164 1. Allmen (D. von) :

225

163 24, 76 311

65, 86 i Boismard (M. E.) : 218, 22 1, 223, Allo (E. B.) : 60, 254 229-231, 233, 237s, 240, 242, 245, Alonso D faz (J.) : 247 256 Alonso-SchOkel (L.) : Althaus (P.) : 113, 121, 126, 129, Bonnard (P. E.) : 67, 93s, 99, 102. 105, 239 132 98 Bonsirven ( J.) : 221 , 234 Amiot ( F.) : 250 40, 190s, 208 Boobyer (G. H.) : Andriessen (P.) : 238, 245 166 Bornemann (W.) : Anton ( P.) : 244 Bornkamm (G.) : ll s, 15, 17, 49s, Argyle (A. W.) : 252 53, 58, 89, 92, 94, 109, 142, 144, Aspiazu (J.) : i 164 147 Asting (P.) : 221s Borse ( U.) : 98s Audet (J. P.) : 190 l Bourke ( M. l\1 .) : 14, 1 03, 159 Balch (D.) : 57 i Bousset (W.) : 161s Baltensweiler ( H .) : 37 ; Bouttier ( M .) : 94 Bammel (E.) : 65, 144 l Bouyer ( L.) : 13 229 Bradford (W. C.) : Barclay (W.) : 163 Bardot (D. N.) : 166 Brandon (S. G. F.) : 56 Bardy (G.) : 234 Bratsiotis (P.) : Braun (H.) : 50, 191 , �08s Barrett (C. K.) : 64s, 77, 80, 1 13, 1 13 1 17, 121 , 126, 129, 178s Brown ( R. E.) : 178s 57 Brox (N.) : Bartchy (S. S.) : 190 73 Buchanan (G. W.) : Barth (G.) : 73 Barth (K.) : 61s, 95, 132 i Biicher (Th. G.) : Biichsel (F.) : 195 Barth (f\1.) : 154, 158, 161, 163s Bultmann (R.) : 13s, 30, 50, 62, 72, Bartsch ( H . W.) : 61, 1 1 3 85, 123, 135, 147, 160s, 163, 178, Bates ( W . H.) : 75 220 Bauer (W.) : 63, 103 Baumann (R.) : 66 Cadbury ( H . J.) : 163 Baumgarten (J .) : 31 Caetano ( Tommaso de Vio) : 229 Baur (F. C.) : 23, 34, 64s, 147, 159, . 27, 109, 132, 275 162, 178 Calvino : Beare (F. W.) : 93, 238, 244, 246 Cambicr (J.) : 18, 29, 56, 71, 117s; 121, 136, 209 Benoit (A.) : 18, 89, 93s, 143s, 147s, Campcnhau'!en (A. von) : 1 73s, 156, 158, 160, 163s, 180, 2-12, 273 1 78 Bentley ( R.) : 149 221 . 25!! Béraudy ( R.) : 224 Cantinat (J.) : 247 Carcopino ( J .) : Berger (K.) : 252 268 Carls ton (C. E.) : Berry ( R.) : 86 , 22 1 Carmignac (J.) : Bertrangs (A.) : 28 Best ( E .) : 35, 231 , 237s, 240, 242, Carrez (M.) : 72-74, 82, 8Ss, 132, 140s, 159 246s 244 Betz (0.) : 40 Carrington ( P.) : Casalis (G.) : 109s Beyer (K.) : 156, 176 73 Cavallin ( H . Cl. C.) : Beza (T.) : 154 Cazelk:s ( H .) : 107, 228 Bieder (W.) : 81, 227 Ccrfaux ( L.) : 3(), 38, 42s, 71 , 92s, Bigg (C.) : 240, 245s, 254, 262s 95, 104s, 121, 129, 140, 144, 148, Billerbeck (P.) : 137, 247 l54, 158, 161, 164, 1 80s 77, 126 Black (M.) : 147 Chadwick (H.) : Blackman (E. C.) : Ì29 Chaine (J .) : 228, 232s, 251 " 254, ' Bligh (J.) : 232 257, 262, 265, 268 228 Chappu is (P. C .) : 220 Blinzler (J.) : Bohllg (M.) : Charue (A.) : 233, 243, 269 13

l l

l

1

312

Dubarle (A. M.) : Dulière (C.) : Duncan (G. S.) : Dunn (J. D. G.) : Dupont (J.) : 18, 28, 42, 60, 94, 105, 115, 124, 129, 159,

Chase (F. H.) : 266 31, 66s Chevallier (M. A.) : 217 Cladder (H. J.) : 251 Closen (G. E.) : Collange (J. F.) : 53, 58, 86, 89s, 92, 95 159 Colpe ( C.) : 86, 1 10, . 161 Congar (Y. M. J.) : Conzelmann (H.) : 46, 48s, 56, 144, 163, 176 Coppens (J.) : 93, 208, 243 Coppieters ( H .) : 157 Cornely (R.) : 98, 103 Cothenet ( E .) : 69, 224, 226 Couroycr ( B .) : 233 Cousin ( H .) : 242 Coutts (J.) : 163, 240 Craddock (F. B.) : 77 Cranfield (C. E . B.) : 1 13, 121-127, 242, 245 Cross (F. L., jr.) : 238, 247 Cullmann (0.) : 34, 40, 86, 94, 13 1 s , 228, 245, 247, 258, 271, 273

251 213 98

76 86, 263, 271

226

Duval (A.) : Easton (B. S.) : Eckart (K. G.) : Eichhorn (J. G.) : EllioU (J. H.) : Ellis ( E . E.) : Erasmo: Ernst (E.) : Esnault (R. H.) : Evanson (E.) :

217, 227 34, 144 178

24�

71, 86 275 274 109 162

50, 65 'Fascher (E.) : 220 Festugière (A. J.) : Feuillet (A.) : 28s, 3 1 , 43, 63, 66s, 7ls, 74, 86, 92-94, 1 15, 144, 232, 240, 242s, 268, 272 109 Ficker (J .) : 56 Fishburne (C. W.) : 30 , 50, 76 F't . 1 zmyer (J . A .) : 34 Frame (J E ) : 24, 146 Francis (F. D.) : Fransen (1.) : 24 76 Fraser (J . W .) : 43 Freundorfer (J.) : 1 12 Frcy (J. B) : 28, 59 Fridrichsen ( A.) : Friedrich (G.) : 39, 49s, 63, 75, 80 76 Friesen (l. 1.): 34, 127 Fuchs (E.) : 76 Fiirst (W.) : 50, 53 Fuller (R. H.) : 92 F urness (H . H .) :

66, 154, 1 57 s , 163 Dal:ll (N. A.) : 242 Dalton (W. J.) : 268 D an ker (F . W .) : 58, 69 Dautzenberg (G.) : "' uav1es (W . D .) : 15 , 86 , 222 50 (J. T.) : Dean . Deichgra"ber (R ) : 144 Deissmann (A.) : 22, 90, 161 , 265 Delcor (M.) : 209 De Lestap i s ( S.) : 172, 177 70, 103 Dclling (G.) : 205 207 225 227 De· 1 orme (J ) : Demke (Chr.) : 76 Deniel (R.) : 120 Dems 107 · (A M ) : Dequeker (L.) : 70 144 Derett (J. D. M.) : 69 Gabathuler (H. J.) : 215 Descamps (A.) : 195 - Gaechter (P.) : 50 44s, 68 Gartner (B.) : De Waele ( F. J.) : 111 Gagé (J.) : Dibelius (M.) : 92, 147, 158, 163, 72 176, 1 78, 218, 222, 225, 229, 231 . Galley ( K.) : 242 · 73. Galot (J.) : Dijkstra (W.) : 224 Gangush a..) : 41 Dobschiitz (E. von) : 226 Garda de Orbiso (T.) : 18, 1 13 Dockx (S.) : 158, 164 Dodd (C. H .) : 71, 74, 90, 121s, 1 Gaugler (E.) : 178 Gealy (F. D.) : 232 30, 50, 53 , 79s, 84 Georgi (D.) : 1 13, 125s Donfried (K. P.) : 217s Gertner (M.) : 228 Do resse (J .) : 111 Dornier ( P.) : 173, 175, 180, 225 Giblet (J.) : 40 3 0 Giblin ( � h.) : Drane (J. N .) : ·

·

·



·

·

·





l

·

1

·

·

313

85 18, 222 Hickling (C. J. A.) : . Giet ( S.) : . 147; 179 Gnilka (J.) : 50, 56, 76, 42, 156, Hitzig ( F.) : 31 163s Hoffmann (P.) : 70, 72, 206, 210 Goguel (M.) : 27, 48, 66, 72, 1 15, Hofìus (0.) : . 59, 68s, 180 149, 155, 163s, 178, 263 Holtz ( T.) : Goidts ( P.) : 24 Holtzmann (H. 11 : 147, 164, 175, 246, 257, 271 Goodspecd (E. J.) : 26, 163, 257 254, 262 Goppelt (L.) : 72 Holzmeister (V.) : . 76 Grant ( R. M.) : 159, 164, 228, 248, Hooker (M. D.) : 164, 233, 246 257s Hort ( J . F . A.) :. 115, 154, 237 Huby (J.) : 176 Grayston (K.) : 158, 160s, 164 Hugedé (N.) : 262, 268-270, 272 Green (M.) : 64 Hurd (J. C.) : Greeven (H.) : 69, 150, 163, 218, 51, 54 Hyldahl (N.) : 222, 231 Grelot ( P.) : 69, 93s, 1 18, 137, 173 157 36 Inn itzer (T.) : Gresson (G.) : 68 Isaksson (A.) : Grossouw (W.) : 161 Grozio (H.) : 154 Jacoi1s ( 1 .) : 221 70, 83 , .Tam.:s (M. R.) : Giittgemanns (E.) : 265s 1 1 8 ; J