Agorà. Manuale di filosofia. Il dibattino contemporaneo [Vol. 3.2]

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La fìlosofìa contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca Filosofia analitica eo colastica Per onalismo Stru tturalismo Ermeneutica Filosofia della scienza Fi losofia pratica Estetica Bioetica Filosofia di genere Filosofi e della mente

la filosofia contemporanea: interrogativi e discussioni Secolarizzazione: eclissi della religione? Lo stato ha bisogno della religione? Che cos'è la responsabilità? L'eutanasia è un diritto? Europa: un progetto comune? Diritti individuali o identità culturali? La non violenza è un'utopia? Capire l'arte contemporanea

Che cosa vuoi dire "comunicare"?

Fabio Cioffi Giorgio Luppi Amedeo Vigorelli Emilio Zanette Anna Bianchi Bi IM Il

il d ibattito contemporaneo C1l

Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori

• Lezione Profilo • Lezione Testo

La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

.

L'ORIZZONTE STORICO E CULTURALE

6

Ayer, Wisdom, Ryle, Austin

a

Personalismo. Mounier 14

La filosofia analitica Il concetto di gioco linguistico CUS Ryle e la cartografia concettuale

36

Il concetto di persona VITA E OPERE Mounier FOCUS Lottimismo tragico

FOCUS

FO·

FOCUS

VERIFICA

19

VERIFICA

39

Giochi linguistici e forme

20

Che cos'è la persona?

40

DI

Wittgenstein Ricerche filosofiche 21

LABORATORIO

La filosofia analitica americana FOCUS Tolleranza

22

e pluralismo

25

Il relativismo del linguaggio

26

Ryle Espressioni sistematicamente fuorvianti Goodman Vedere e costruire il mondo

27

Neoscolastica. Maritain

Eattu.alità della fdosofia scolastica 28 FOCUS

Il dibattito sulla filosofia cristiana Maritain CITAZIONI Maritain

VITA E OPERE DI

L'opera comune della città. temporale

FOCUS

~ 7;,.~:~:~n=;~zrnanesimo Ì\~ LABORATORIO

Tra filosofia e scienze umane

42

De Saussure e la linguistica struttuFOCUS La psicologia della forma

FOCUS

45

VERIFICA

Lévi-Strauss, Lacan, Althusser

La dissoluzione dell'uomo

46

Lévi-Strauss FOCUS Lacan: l'inconscio come il «discorso dell'Altro» FOCUS Althusser: la società come struttura complessa

VITA E OPERE DI

VERIFICA

49

Lo studio delle strutture

50

Lévi-Strauss Antropologia strutturale

51

LABORATORIO

Maritain e Rouault VERIFICA

41

LABORATORIO

rale

VERIFICA

LABORATORIO

Rivoluzione personalista e comunitaria

Strutturalismo

Searle, Goodman, Putnam, Quine

4

Una filosofia per la persona

33

Foucault 34

35

Archeologia e genealogia VITA E OPERE DI

52

Foucault ili FOCUS L'archeo-

logia del sapere mFOCUS Foucault rilegge

Bachelard, Piaget, Morin, Thom

Magritte

55

V epistemologia francese

La descrizione archeologica L'archeologia del sapere

56

FOCUS I.: immaginazione in Bachelard lll!l FOcus I.:epistemologia di orientamento marxista

LABORATORIO

57

VERIFICA

VERIFICA

Il

82

85

Gadamer

V ermeneutica

Arendt, Habermas, Apel

58

Dalla tecnica dell'ermeneutica all' ermeneutica filosofica Il VITA E OPERE DI Gadamer Il CITAZION 1Gadamer Hegel e la verità dell'arte l'l FOCUS Il presupposto della verità FOcus Il concetto di esperienza l1i1 FOCUS

, VERIFICA

~ j

•l

!

64

LABORATORIO

65

nella comunicazione "ideale"

Rawls, Nozick, Harsanyi, Dworkin, Maclntyre

Ricoeur, Rorty, Derrida

66

nità

Ricoeur l'l CITAZIONI Ricoeur I maestri del sospetto FOCUS Ricoeur, la metafora viva e il poter-essere del mondo VERIFICA

69

Kuhn

La teoria paradigmi

70

VERIFICA

73

La scienza e le sue rivoluzioni 74 La struttura delle rivoluzioni scientifiche LABORATORIO 75 Lakatos, Feyerabend

Dai programmi di ricerca all'anarchismo metodologico

76

~

;fll

79

Contt·o il metodo 80 Feyerabend Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza

~j LABORATORIO

VERIFICA

95

Il "velo" di ignoranza Rawls Una teoria della giustizia

96

LABORATORIO

97

V etica della responsabilità

98 99

Jonas ~~ j

•. VERIFICA

Estetica

Estetica, arte e forma

100

CITAZION 1Dessoir La fine

della "dittatura" del

bello

!IIJ FOCUS La prospettiva come forma sim-

bolica~ CITAZIONI Croce L'arte come intuizione FOCUS r_; estetica di Valéry l!~ CITAZION l

Lakatos e la fine della razionalità istantanea FOCUS

VERIFICA

90

FOCUS I.: estensione della nozione di soggetto morale e i diritti degli animali lll!l CITAZIONI Maclntyre La moralità è legata a una comu-

VITA E OPERE DI

MI liilllll

89

VERIFICA

Quale società giusta? Sviluppi dell'ermeneutica

86

Il FOCUS I.:autonomia del politico in Schmitt Il CITAZIONI Apel Diritti e doveri dei parlanti

63

La fusione di orizzonti Verità e metodo

Filosofia pratica ed etica del discorso

81

Benjamin La perdita dell'aura VERIFICA

l 07

Il cm·po e la pittw·a Merleau-Ponty !:occhio e lo spirito

108

LABORATORIO

l 09

5

;l

Bioetica

0

-~ ~ 11 0

La donna e il linguaggio 126 i:~ ~:~:rero Per una teoria della dijferenza ses-

di tecnologia esag-

127

Che cos'è la bioetica? CITAZIONI Agazzi Il divorzio

gezza

Il personalismo antologico CITAZIONI Engelhardt Gli stranieri morali nella società pluralista FOCUS Persone e "casi marginali" FOCUS

VERIFICA

115

Qualità o sacralità della vita?

116

Piaget, Chomsky, Ryle

filosofie della mente FOCUS

128

Il cervello come luogo della mente

VERIFICA

133

Innatismo e linguaggio

134

Pessina Bioetica. L'uomo sperimentale LABORATORIO

117

,, Chomsky Linguaggio e problemi della k~

~

Filosofia delle donne

Dall'uguaglianza alla differenza 118 Edith Stein: la ricerca della verità FOCUS Simone Weil: un pensiero vissuto VERIFICA 121 FOCUS

Dalla differenza sessuale alle differenze

122

FOCUS Hannah Arendt: pensare il proprio tempo FOCUS Maria Zambrano: la filosofia come cammino di vita VERIFICA 125

6

conoscenza

,,, LABORATORIO

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135

osofia conternporanea: interrogativi e discussioni La

137

agorà PROBLEMI

agorà DIBATTITI

Secolarizzazione: eclissi della religione?

Diritti individuali o identità culturali?

agorà DIBATTITI

agorà PROBLEMI

Lo stato ha bisogno della religione?

La non violenza è un'utopia?

agorà PROBLEMI

agorà PROBLEMI

Che cos'è la responsabilità?

Capire l'arte contemporanea

148 Rielaborare, discutere, argomentare 15 2

172 Rielaborare, discutere, argomentare 177

agorà PROBLEMI

agorà PROBLEMI

L'eutanasia è un diritto? 153

Che cosa vuoi dire "comunicare"?

138 Rielaborare, discutere, argomentare 143

144 Rielaborare, discutere, argomentare 147

Rielaborare, discutere, argomentare 15 8

165 Rielaborare, discutere, argomentare 167

168 Rielaborare, discutere, argomentare 171

178 Rielaborare, discutere, argomontare182

agorà PROBLEMI Europa: un progetto comune?

159 Rielaborare, discutere, argomentare 164 7

La los a contemp ran a: •



tra IZI ntea • • 1 rt erca

Chiave di lettura Il contesto storico della seconda metà del Novecento è inquadrabile secondo due principali assi di lettura: il primo, di ordine economico e sociale, ha al centro la tematica dello sviluppo e della modernizzazione; il secondo, di carattere geopolitico, si impernia sul confronto-scontro estfovest, fra il mondo del socialismo realizzato e quello del sistema capitalistico-democratico-liberale. l due assi interpretativi si incrociano entro una cronologia che individua nel trentennio postbellico un periodo relativamente omogeneo: sono i "trenta gloriosi", a Occidente gli anni dello sviluppo esplosivo della società industriale di massa, dei consumi, dello stato sociale, della sempre più spinta terziarizzazione dell'organizzazione del lavoro e della società.

8

Il Il nuovo ordine mondiale Tra il 1945 e l'inizio degli anni settanta le economie industrializzate conobbero una crescita spettacolare. Inizialmente tale crescita interessò gli Stati Uniti. I paesi europei faticavano a ricostruire le proprie economie sconvolte dalla guerra. Decisivo, ai fini della l'Ìcostruzione europea, fu l'intervento americano con il piano Marshall. Il problema che le società occidentali dovettero affrontare era quello di accompagnare la crescita con interventi che garantissero maggiore equità e giustizia sociali. Nacque il welfare state o stato sociale. Sul piano della politica internazionale, questa fase storica fu dominata dal bipolarismo. Tra le eredità del secondo conflitto mondiale, la principale fu certamente la costruzione di un nuovo ordine internazionale, con l'emergere di due superpotenze, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Entrambe tesero a trasformare i sistemi di alleanze di cui erano centro in veri e propri blocchi economico-politici contrapposti, sino a dare luogo alla guena fredda. Dopo le tensioni iniziali, i rapporti tra i due blocchi

presero un andamento meno conflittuale: si aprì il periodo della distensione, che significò una ripresa del dialogo fra le due parti, cui subentrò la fase della coesistenza pacifica, vale a dire della ricerca di soluzioni pacifiche ai problemi internazionali, nella consapevolezza che un diverso atteggiamento avrebbe messo a rischio, causa le potenzialità distruttive degli armamenti nucleari, la vita stessa sul pianeta. Cedificazione di avanzati sistemi di welfare fu alla base del modello europeo di gestione dell'economia e del conflitto sociale; essa si accompagnò a una politica di integrazione che parve fare finalmente tesoro delle lezioni della storia. La prima pietra dell' edificio europeo fu gettata nel 1951 con la costituzione della Ceca (Comunità europea del carbone e dell'acciaio), che unì Belgio, Francia, Germania federale, Olanda, Lussemburgo e Italia allo scopo di sviluppare e regolamentare la produzione in questi settori. Il successivo passo fu il Trattato di Roma (1957) con cui gli stessi sei paesi istituirono la Comunità economica europea.

1 Carresto dello sviluppo e la fine del dopoguerra La crisi economica dei primi anni settanta, innescata dal rincaro del prezzo del petrolio, aprì una lunga fase di instabilità, ma al tempo stesso provocò importanti trasformazioni tecnologiche, produttive e sociali. Una vera e propria terza l'Ìvoluzione industriale fu accompagnata da una massiccia ripresa del modello !iberista di gestione dell'economia e della società. Deregolamentazione, liberalizzazione, privatizzazione, riduzione delle imposte divennero negli anni ottanta le parole d'ardine di un nuovo credo politico-economico che delineava anche un nuovo modello di relazioni sociali e interpersonali. All'egualitarismo e al solidarismo si sostituirono, nella tavola dei valori vincenti, l' effìcienza, la competizione, il successo. Cesito complessivo dei processi cui abbiamo accennato viene solitamente condensato nel termine glo-

balizzazione, con cui si vuole indicare che tutti i processi decisivi in campo economico e tecnologico avvengono ormai su scala mondiale e con un altissimo grado di interdipendenza reciproca. La globalizzazione è produttiva, finanziaria, culturale: in tutti i casi, essa sarebbe impensabile senza la rivoluzione informatica letteralmente esplosa negli ultimi due decenni del secolo. Cultimo decennio del Novecento, mentre vedeva l'esplosione dell'economia globale, portava con sé anche la fine del paradigma bipolare sul quale si era retto il mondo non solo politico, ma anche ideologico, per gran parte del dopoguerra. Il eroilo dell'Dnione Sovietica e dei regimi europei del socialismo reale apriva un gigantesco processo di ridefìnizione degli equilibri complessivi a livello planetario.

1 Il carattere interdisciplinare della filosofia contemporanea Caratteristica della filosofia contemporanea è l'interdipendenza rispetto alle discipline scientifiche, interdipendenza che la porta a una costante interazione terminologica e contenutistica con queste ultime. Ciò non significa che la filosofia sia divenuta epistemologia o riflessione di secondo grado sui materiali

elaborati dalle scienze, bensì che lo sviluppo di saperi settoriali nei campi antropologico, linguistico, medico, sociale, giuridico, ha portato tali saperi a un confronto critico con la filosofia intorno ai metodi e alle soluzioni che essa stessa ha fornito e continua a fornire riguardo a queste problematiche.

La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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-

11 Filosofia e saperi settoriali La filosofia contemporanea deve confrontarsi con una pluralità crescente di approcci specialistici anche su temi di consolidata fisionomia filosofica (per esempio la mente o la conoscenza), facendo valere la propria tradizionale attenzione alle istanze logico-metodologiche e alla loro coerenza, o, in altri termini, il proprio potenziale di consapevolezza critica. Il tema che forse accomuna anche le correnti più divergenti della filosofia contemporanea è l'attenzione peculiare per la questione del linguaggio: svariate problematiche culturali sono infatti colte dalla filosofia contemporanea al livello della loro espressione linguistica. Nella filosofia del secondo dopoguerra, l'alternativa tra una pratica del lavoro filosofico strettamente collegata con gli sviluppi e le tematiche della scientificità e una forma di teo-

ria autonomamente risolta in se stessa, appare continuare sotto diverse forme, ma entrambe queste opzioni sembrano fare capo alla questione del linguaggio come comune punto focale. Il movimento teorico dello strutturalismo, per esempio, si rif'a alla concettualizzazione del problema linguistico proposta dalle scienze contemporanee del linguaggio (linguistica, glossematica, grammatica generativo-trasformazionale ecc.) per ricostruire un nuovo paradigma enciclopedico del sapere scientifico. Nell'analisi del linguaggio la filosofia analitica anglosassone trova un campo di problemi specificamente riservati alla riflessione filosofica, che diventa essa stessa pratica scientifica preliminare a tutte le altre e capace di risultati cumulabili e comunicabili oggettivamente.

iJ Filosofia e linguaggio La riflessione epistemologica contemporanea si incentra sulla questione, impostata già dall' empirismo logico, della sintassi e della semantica dei linguaggi scientifici. Questa tematizzazione investe le scienze logico-matematiche, con la riflessione di Godel, Tarski, Turing e mette capo alla problematica dei linguaggi artificiali capaci di elaborare informazioni; in questa direzione si apre un collegamento tra le cosiddette neuroscienze (le scienze dell'attività neurologico-cerebrale), le scienze informatiche (che si occupano dell'architettura e dei linguaggi di programmazione dei computer) e le scienze logicomatematiche (che riflettono sulle strutture, la validità e la non contraddittorietà dei linguaggi simbolici in generale). La cosiddetta filosofia ermeneutica si basa persino sull'assunzione della sovrapponi-

bilità del concetto di linguaggio a quello di essere, cosicché la versione moderna dell'antologia diventa lo studio delle molteplici stratificazioni storiche dei messaggi linguistici. Non mancano d'altronde tendenze - dall'ultimo Heidegger ad autori come Lacan, Barthes, Lyotard, Derrida - che fanno del linguaggio il protagonista di una scrittura esplicitamente "controfilosofica''. Ispirandosi a Nietzsche, allo stesso Heidegger, al surrealismo, queste tendenze negano la possibilità di dominare teoreticamente la questione del linguaggio, nel senso di poter fare di quest'ultimo un mero strumento dell' espressione concettuale. Il linguaggio viene a configurarsi come un campo di esperimenti, di creatività metaforica e simbolica, di contestazione delle . . . convenz10m espressive.

IJ La filosofia e la sua storia Il rapporto della filosofia con la propria storia - e mediatamente con l'intera storia scientificoculturale dell'Occidente- si è fatto nel Novecento molto più complesso rispetto alle interpretazioni per lo più continuistiche tipiche delle grandi tradizioni ottocentesche (idealismo, positivismo). Nel secondo dopoguerra sembra prevalere una tendenza antistoricistica e anticontinuistica. Questa tendenza accomuna differenti filoni del pensiero contemporaneo: l'interpretazione "negativa'' della dialettica lO

della Scuola di Francoforte, che legge la storia dell'Occidente come rovescio alienato della razionalità; l' antiumanesimo heideggeriano, che vede nella storia dell'Occidente !'"assenza'' o la "sospensione" dell'essere e quindi una vera e propria "erranza'' o "sviamento" dell'uomo rispetto alla sua essenza; l'interpretazione discontinuistica di Bachelard e dello strutturalismo secondo cui la scienza procede per grandi fratture, motivate non tanto da intrinseche ragioni teoriche, bensì da nuove esigenze culturali,

psicologiche e sociali che si impongono alla pratica scientifica; le tesi sostenute da Lyotard sull'età postmoderna nella quale non può esistere più un solo discorso teoretico che unifichi tutte le diverse dimensioni della scientificità, ma bisogna accettare la pluralità irriducibile dei punti di vista e accontentarsi di sintesi parziali e locali. Queste tendenze antisistematiche e anticontinuistiche si ripercuotono anche nei contesti teorici dove prevale, nonostante tutto, l'idea della filosofia come pratica scientifica.

l

All'interno della riflessione epistemologica indotta dagli sviluppi dell'empirismo logico e del falsificazionismo popperiano, si è determinata un'interpretazione dello sviluppo della ricerca scientifica che ha messo fortemente in valore sia i momenti di continuità, i paradigmi, sia quelli di forte discontinuità, le rivoluzioni (Kuhn), interpretazione che ha poi condotto altri autori alla negazione della stessa intrinseca consistenza della filosofia come riflessione metodologica fondativa (Feyerabend) e quindi a una posizione di anarchismo metodologico.

Un nuovo modello antropologico

Alla crisi, almeno apparente, del senso della storia (scientifica e politico-culturale) dell'Occidente corrisponde la crisi del modello di uomo che ne è stato il protagonista (maschio, occidentale e borghese). Questo ha portato a mettere in discussione la normatività di tale modello e a tematizzare il rispetto dell'alterità (di specie, sessuale, comportamentale, etnica, linguistico-culturale). Su questo terreno si snoda uno dei più significativi rapporti tra la filosofia contemporanea e le vicende quotidiane del costume e della politica: nel secondo dopoguerra la filosofia si è spesso affiancata alla letteratura, all'arte e all'antropologia culturale, che già dal primo dopoguerra incarnavano praticamente e teoreticamente la contestazione del modello di normalità proprio della società borghese occidentale. La rivendicazione della libertà sessuale; la difesa della scelta omosessuale; l'attenzione per il mondo emarginato della schizofrenia, della follia e del carcere; l'elevazione a soggetto politico del mondo studentesco (che nel codice culturale borghese è sotto tutela, "minore"); la lotta per la liberazione della donna e il progetto di una cultura femminile non sottomessa agli archetipi espressivi del mondo maschile sono tutti temi politici e di costume che si

V epoca in immagini • Il cambiamento intervenuto nella riflessione sul soggetto trovò nel femminismo un momento di particolare importanza, in grado di influenzare anche i costumi di massa e il senso comune delle ultime generazioni.

radicano nelle complesse trasformazioni culturali della contemporaneità. Ebbene, queste tematiche trovano eco e risonanza anche nel lavoro filosofico di autori come Marcuse, Lévi-Strauss, Illich, Barthes, Deleuze, Baudrillard, Habermas, Lyotard, Kristeva, Irigaray, Buber, Lévinas.

1 La filosofia anglosassone Se è indubbio che la cultura francese e quella tedesca hanno contribuito più delle altre allo sviluppo di queste linee di ricerca - con la riconsiderazione critica propria degli approcci strutturalista, marxista, ermeneutico -, nondimeno anche la cultura anglosassone appare largamente coinvolta nella ridefinizione critica dei concetti di normalità antropologica e di identità personale. rimmagine del soggetto umano, della sua normalità e identità, che esce dalla psicologia della Scuola di Palo Alto o

dalla filosofia delle scienze informatiche (Hofstadter, Dennett, Winograd, Minsky) o dal dibattito tra neocontrattualisti e utilitaristi in materia politica, o ancora dalle riflessioni indotte dallo sviluppo delle scienze mediche, appare molto lontana dall'idea standardizzata dell'umanesimo filosofico, secondo cui la dimensione raziocinante e autocosciente della persona ne costituisce il valore fondante e primario. La cultura anglosassone, tanto nella tradizione della filosofia analitica di Oxford e

La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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Cambridge, che nel variegato spettro della filosofia americana, sottolinea acutamente l'insufficienza di ogni interpretazione astratta del soggetto e della sua interiorità astrattamente presa: sono il linguaggio, la struttura concreta della mente, l'intenzionalità, la capacità di comunicare con gli altri in uno specifico contesto socioculturale a risultare come i temi preminenti dell'indagine filosofica in questo campo. Che anche le scienze dell'informazione pongano

l

Sociologia

problemi di natura etico-politica lo testimonia il fatto che - almeno secondo alcuni studiosi - il criterio di distinzione tra intelligenza artificiale e mente umana è propriamente negativo (è umano, come specifica dimensione dell'intelligenza, ciò che attualmente il computer non può fare); cosicché, di fronte a un computer in grado di equipararsi alle prestazioni del comportamento intelligente umano, si porrebbe il problema del suo riconoscimento come soggetto giuridico-politico (Putnam).

politica

In campo più strettamente politico e sociologico, il pensiero contemporaneo ha per lo più rifiutato la certezza dei sistemi di valori e delle istituzioni tramandati dall'età borghese, ma ne ha anche interpretato criticamente le alternative. Lo sviluppo del marx:ismo, per esempio, è certo un capitolo delle vicende politiche del secondo dopoguerra e risente, specie in Francia e in Italia, della strategia dei rispettivi partiti comunisti; esso trova però la sua piLl significativa tendenza in Occidente, nel tentativo di ripensarsi come coerente teoria della società e della storia, capace di spiegare la stessa degenerazione autoritario-burocratica del comunismo realizzato. Questa riformulazione pott.a il marxismo al di là della sua versione materialistico-dialettica, dominante sia in Unione Sovietica sia nella Cina maoista, ora verso un'interpretazione neoumanistica (Marcuse, Sartre), ora verso una rinnovata impostazione strutturalistico-positivista (Althusser), ora ancora verso il tentativo di fondazione di un'enciclopedia

sociologica che riunisca le eredità della filosofia trascendentale, dell'Illuminismo e della psicologia cognitivistica (Habermas). Il problema della determinazione dei modelli etici cui ispirare l'azione politica è naturalmente una dimensione centrale del dibattito contemporaneo. Pensatori tra loro molto diversi, come Carl Schmitt e Nildas Luhmann, accettano, di contro ad Habermas, la mancanza di ideali morali fondativi dei valori e delle istituzioni politiche, e pongono la legittimità del comando e del vincolo politico-giuridico ora nell'imperio (Schmitt), ora nella stessa logica dell'autorganizzazione sociale studiata secondo la teoria dei sistemi (Luhmann). Non esiste, per questi autori, la possibilità di una fondazione razionale universalmente valida dei criteri normativi dell'azione politico-giuridica. La complessità conflittuale della società contemporanea è addirittura, secondo Schmitt, un dato inevitabile, cui sarebbe vano voler porre rimedio mediante un criterio normativa estrinseco.

li n concetto di postrnoderno Non dissimile è la prospettiva di Jean François Lyotard, che considera anzi il contemporaneo mondo postmoderno come una realtà pluralizzata e differenziata, frantumata in miriadi di centri competitivi gli uni con gli altri. I:ideale habermasiano di un unico discorso eticamente e normativamente cogente viene rifiutato, e con esso anche la pretesa luhmanniana che la scienza dei sistemi possa sostituirsi alla democrazia politica come procedura di decisione dello sviluppo sociale. Non la coerenza e l'uniformità, ma il policentrismo, il pluralismo degli interessi e il conflitto sono per il pensiero postmoderno le vere tendenze vitali della contemporaneità. Neocontrattualismo (Rawls), neoutilitarismo (Harsanyi), comunitarismo (Maclntyre), neoaristotelismo (Arendt, Strauss) sono altrettante 12

voci in questo dibattito, che adombrano ciascuna una posizione etica ben determinata. Se Habermas e con lui Karl Otto Apel ripropongono il tema della validità universale della m~rale, della sua accettazione razionale e consensuale, Schmitt, Lyotard e Luhmann rifiutano, naturalmente per motivi diversi, la fondazione etica della politica. Anche Rawls e Maclntyre, che si oppongono concordemente all' utilitarismo, si dividono sul tema dell' autonomia dei valori giuridico-politici rispetto a quelli propriamente etici: Rawls difende questa tesi e Maclntyre la avversa, in nome di una finalità morale dell'azione politica, che può talora essere più importante del formalismo giuridico contrattuale che imporrebbe il rispetto assoluto dell'autonomia e della libertà giuridica del singolo.

Quanto al ptoblema etico in senso proprio, si mette in luce l'insufficienza delle tradizionali morali assertorie e normative, ma anche delle loro casistiche, in relazione ai nuovi problemi determinati dalle trasformazioni della tecnologia e della società. Possiamo solo accennare, in questa introduzione, ai temi della difesa della differenza psicologica, sessuale ed etnica e ai problemi che nascono dalla manipolazione tecnologica, temi e problemi che focalizzano la sempre maggiore responsabilità che la tecnica viene assumendo nel momento in cui produce effetti che - come nel caso del dissesto ecologico o degli interventi di ingegneria genetica - modificano sostanzialmente l'ambiente. Il più importante esponente di questa riflessione sulla responsabilità è Hans Jonas, ma i temi ecologici e bioetici, per la loro immediata rilevanza emotiva, religiosa e politica, hanno raccolto contributi da tutte le scuole teoriche.

-

l! epoca in immagini • Un settore nel quale il postmodernismo ha avuto una particolare importanza è l 'architettura. Nella Piazza d Italia, a New Orleans, progettata da Charles Moore, il libero rapporto con il passato storico si traduce nella pratica della citazione di elementi stilistici del passato avulsi dal loro contesto.

111 n pensiero religioso All'interno del pensiero propriamente religioso, per concludere, troviamo, accanto al neotomismo, tendenze filosofiche e teologiche interne al mondo cattolico che se ne distaccano totalmente o parzialmente: diciamo, in prima esemplificazione, che si incontrano teologie a sfondo evoluzionistico (Teilhard de Chardin), a sfondo esistenzialistico-dialettico (Guardini), o ancora a sfondo fenomenologico-heideggeriano (Rahner). Nel campo della teologia pwtestante si formano nel XX secolo la teologia dialettica, la teologia

della crisi, la teologia della morte di Dio e della secolarizzazione e infine la teologia della demitizzazione. Tutte queste correnti sottolineano l'alterità tra la ragione (vista come simulacro di una cultura classista, scientistica e intellettualistica) e la fede, che di quella ragione è la controparte più radicale, mettendo in gioco un impegno e una speranza di cambiamento, una resistenza civile e politica, che intendono riportare l'uomo all'autentica comprensione ed elaborazione del messaggio cristiano.

La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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Lezione Profilo

Ayer, Wisdom, Ryle, Austin

la filosofia Temi

nalitica Concett,~cltktve

*

La svolta linguistica della fìlosofìa * La reazione all'idealismo: il metodo analitico* La critica della metafisica * La filosofia come terapia Ryle: la cartografia concettuale* Austin: la teoria degli atti linguistici

*

ideai-linguisti, comun-linguisti, chiarificazione, errore categoriale, enunciato constativolperformativo, atto locutivo l illocutivo 1perlocutivo

1. le domande della filosofia analitica Con l'espressione "filosofia analitica'' si è soliti indicare non una tendenza filosofica univoca, bensì una costellazione di autori e orientamenti differenti, spesso anche in polemica reciproca, accomunati tuttavia dalla centralità che viene assegnata, all'interno della ricerca, allo studio del linguaggio. Qual è il rapporto tra linguaggio e pensiero? Può essere il linguaggio la via per spiegare i misteri del funzionamento del pensiero? È possibile costruire un linguaggio logicamente perfetto? Che cosa significa analizzare il linguaggio? Queste sono le domande principali poste dalla filosofia analitica, una delle correnti di pensiero fondamentali del Novecento, tuttora vitale e capace di offrire alla riflessione filosofica interrogativi di grande valore.

2. la svolta linguistica della filosofia

~ Ricorda che ... Con l'applicazione della logica formale al linguaggio, per Frege è possibile costruire un"'ideografìa", una sorta di linguaggio formai izzato coerente e rigoroso.

Confronti I..:articolo Confutazione dell'idealismo, pubblicato da Moore nel 1903 sulla rivista "Mind", e il Tractatus di Wittgenstein, del 1921, sono i due testi di riferimento della filosofia analitica.

14

Per la filosofia analitica, come scrive Richard Rorty, la maggior parte dei problemi filosofici deriva da un cattivo uso del linguaggio. Ne deriva che i problemi della filosofia «possono essere risolti (o dissolti) riformando il linguaggio, oppure ampliando la conoscenza del linguaggio che usiamo». Dal punto di vista geografico, la filosofia analitica si è sviluppata soprattutto nei paesi di cultura anglosassone, dapprima in Inghilterra, a partire dagli anni trenta del Novecento, nelle università di Oxford e Cambridge; e poi, nel secondo dopoguerra, negli Stati Uniti, nei centri universitari di Harvard e Princeton. Dal punto di vista cronologico, tuttavia, la filosofia analitica nasce, a parere di alcuni studiosi, tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, quando illogico tedesco Gotdob Frege (1848-1925) avvia la cosiddetta "svolta linguistica" della filosofia, identificando il metodo della filosofia con l'analisi del linguaggio~. Per Frege, l'indagine linguistica è la via d'accesso privilegiata allo studio del pensiero, il cui carattere oggettivo può essere compreso solo attraverso un lavoro rigoroso di depurazione del linguaggio da tutte le imperfezioni, di ordine psicologico e soggettivo, da cui esso risulta affetto in conseguenza dei suoi usi ordinari, quotidiani.

3. la logicizzazione del linguaggio Uno dei punti di partenza del programma analitico è l'aspra battaglia condotta da George Moore e da Bertrand Russell, all'inizio del Novecento, contro l'idealismo filosofico allora largamente diffuso nella cultura inglese. Un secondo riferimento fondamentale per i filosofi analitici è costituito dal programma antimetafisico dei neopositivisti logici viennesi e berlinesi, il cui

obiettivo di costruzione di una filosofia scientifica, anticipato dal Tractatus wittgensteiniano, viene condiviso da molti filosofi anglosassoni, in primo luogo da Alfred Ayer. Per i neopositivisti, la logica formale è lo strumento più significativo per eliminare la metafisica dalla scienza e per dare rigore e coerenza al linguaggio comune, che appare ai neopositivisti una forma indebolita e incoerente rispetto al linguaggio scientifico formalizzato.

4. Il metodo analitico

Per gli empiristi logici, le controversie metafìsiche saranno abbandonate, come prive di senso, grazie alla "rivoluzione copernicanà' affermata dalla moderna logica formale.

Quali sono i caratteri generali del metodo analitico? Vediamoli attraverso lo schema seguente: L

La filosofia analitica intende superare il tradizionale dualismo tra cultura umanistica e cultura scientifica, costruendo una filosofia come sapere rigoroso e unitario.

2.

Lo stile analitico mira alla chiarezza e privilegia le argomentazioni, le definizioni, la concretezza e il senso comune, obiettivi che vengono perseguiti attraverso il ricorso agli strumenti della logica e della matematica.

3.

• Alla filosofia, sulla scorta delle indicazioni di Wittgenstein, è assegnata una funzione · di chiarificazione concettuale, finalizzata all'esame dei problemi posti dal linguaggio, sia quello ordinario sia quello delle scienze.

L:analisi del linguaggio, dei significati delle parole e dei costrutti sintattici, costituisce dunque il denominatore comune tra i diversi indirizzi della filosofia analitica, la cui attenzione critica si orienta dal "parlare delle cose" al "parlare del nostro modo di parlare delle cose" ~. Molti analitici, ispirandosi alle ricerche logiche avviate da Russell e dal Tractatus wittgensteiniano, e in diretto collegamento con il programma di ricerca neopositivistico, aspirano a costruire una filosofia scientifica, che faccia propri i metodi delle scienze naturali, filosofia a cui assegnano il compito di costruire un linguaggio logicamente perfetto. Essi pensano che il linguaggio debba essere regolato dalla logica e che sia possibile mettere a nudo il funzionamento dei linguaggi comuni riconducendoli a un linguaggio ideale, privo di ambiguità e di oscurità (furono per questo chiamati ideai-linguisti). Richiamandosi a Moore e al cosiddetto "secondo Wittgenstein", altri analisti porgono invece un'attenzione prevalente alle forme d'uso comune del linguaggio, piuttosto che ai suoi principi logico-formali. Gli analisti del linguaggio ordinario (i comun-linguisti~' come furono chiamati) sono convinti che la ricchezza della lingua quotidiana andrebbe persa con l'applicazione schematica degli strumenti logico-matematici. Essi credono anche che il linguaggio, al di là della sua funzione più strettamente descrittiva, conservi una serie di funzioni (etiche, estetiche, psicologiche) che sono assai difficilmente formalizzabili e che non vanno affatto respinte come prive di significato, come avevano teso a fare, almeno in parte, i neopositivisti.

~ Ricorda che...

La filosofia analitica indaga i contesti concreti in cui il linguaggio assume i suoi significati.

~ Ricorda che •••

l centri principali dei cosiddetti "comun-linguisti" furono prima Cambridge e poi Oxford.

S. La filosofia come chiarificazione di problemi Ciò che accomuna le diverse tendenze della filosofia analitica è il fatto che all'analisi del linguaggio viene attribuito il compito di • chiarificare i problemi della filosofia, distinguendo quelli che al suo interno possiedono una consistenza effettiva e quelli che, invece, risultano privi di senso e dunque devono essere abbandonati come problemi puramente metafisici. I filosofi analitici si caratterizzano, di conseguenza, per il rifiuto delle filosofie di tipo sistematico e per l'avversione, più o meno radicale, per i linguaggi metaforici quando questi ultimi tendono a soppiantare - come avviene in alcu-

• Lessico

Il termine indica la mansione di guida al funzionamento dei linguaggi che Wittgenstein affiderà alla filosofia.

CHIARIFICAZIONE

La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

15

ne tradizioni "continentali" novecentesche quali il decostruzionismo, l' ermeneutica, lo storicismo, l'idealismo -le spiegazioni e le ricostruzioni razionali dei problemi. Confronti la filosofia continentale

ha un approccio alla disciplina di tipo prevalentemente storico e si concentra sugli autori, sui testi e sulle tradizioni filosofiche.

la filosofia analitica

si preoccupa essenzialmente di concetti e di problemi e delle condizioni della loro soluzione, evitando sintesi onnicomprensive e interpretazioni soggettive.

6. Ayer: verificazionismo e critica della metafisica

~

Ricorda che ...

Per il successo che ricevette, il testo d i Ayer acquistò a Oxford dopo la fine della guerra quasi lo status di una "Bibbia fìlosofìca".

Il primo filosofo inglese a tentare una composizione tra le tendenze dell' empirismo logico continentale e la filosofia di Moore è Alfred Jules Ayer (191 0-89), docente di filosofia e logica prima a Londra e poi a Oxford. Ayer è stato definito il portavoce anglosassone del neopositivismo, di cui elabora una celebre sintesi nell'opera intitolata Linguaggio, logica e verità~' dell935. In quest'opera Ayer propone una versione rigorosa del principio di verificazione, teorizzata da Schlick nella prima fase dell'empirismo logico, ma poi superata già negli anni trenta del Novecento sia da Neurath, sia da Carnap. Ayer è poco attratto sia dallo studio del linguaggio comune sia dall'indagine epistemologica sulle scienze particolari. Il suo interesse è volto piuttosto a eliminare la metafisica dal linguaggio scientifico. Ciò avviene sulla base di un'argomentazione radicalmente empiristica che riprende il Tractatus di Wittgenstein. Per Ayer: l. gli enunciati della metafisica non sono né analitici, come quelli della matematica e della logica, né sintetici, come quelli delle scienze empiriche sperimentali

~

Ricorda che ...

Anche l'etica, in quanto i suoi enunciati sono privi di valore conoscitivo, si muove per Ayer solo nell'ambito del sentimento e non può avere alcuna funzione prescrittiva.

2. essi dunque non possono essere né veri né falsi: sono privi di valore conoscitivo

3. per questo vanno abbandonati come privi di senso e di • utilità.

Per il filosofo inglese, se si applica questa argomentazione alla filosofia, si scoprirà che «buona parte di quanto passa comunemente per filosofia» ~ non è altro che metafisica: per esempio, «si vedrà che non si può asserire con significato l'esistenza di un mondo non empirico di valori, o che gli uomini abbiano anime immortali, o esista un Dio trascendente». La filosofia scompare così come sapere autonomo e diventa una riflessione metodologica interna alle scienze. La sua funzione è analitica, ossia è quella di «chiarire le proposizioni della scienza evidenziandone le relazioni logiche ed elaborando definizioni dei simboli che vi figurano». Nulla giustifica, di conseguenza, per Ayer, «l'esistenza di scuole filosofiche in conflitto», le cui polemiche - come avrebbe detto David Hume- si reggono solo su «sofisticherie e inganni».

7. Wisdom: filosofia come terapia del linguaggio Nell'ambito della filosofia inglese Ayer è tuttavia tra i pochi a difendere il principio di verificazione formulato dai neopositivisti. La maggior parte degli studiosi di Oxford e Cambridge, infatti, sono contrari sia alla formalizzazione del linguaggio, sia a concepire gli enunciati linguistici solamente in termini di funzioni di verità, secondo la prospettiva del Tractatus wittgensteiniano e tendono piuttosto a concepire il linguaggio in termini di azioni (giochi o atti linguistici). 16



FO€US Il concetto di gioco linguistico Per il Wittgenstein posteriore al Tractatus, anche il linguaggio non scientifico può essere sensato e la filosofia deve occuparsi dei linguaggi ordinari non formalizzati (morale, estetico, religioso), prima trascurati. Alla definizione di un linguaggio logicamente perfetto subentra così l'interesse per l'analisi degli usi concreti del linguaggio. Il senso di una proposizione non consiste tanto nella sua possibilità di raffigurare uno stato di cose, ma nelle circostanze del suo uso. Il linguaggio, così come è effettivamente usato, non è la raccolta delle proposizioni logicamente ordinate, ma un insieme di espressioni che svolgono funzioni diverse (descrittiva,

valutativa ecc.) nell'ambito di pratiche e regole discorsive differenti. Poiché tutte le nostre pratiche intellettuali sono intrecciate con l'uso del linguaggio, esse sono assimilabili a giochi linguistici, espressione con cui Wittgenstein designa la pluralità di criteri, regole, finalità che agiscono nel linguaggio. Non c'è un concetto generale di gioco linguistico, ma una rete di somiglianze di famiglia che collega un gioco all'altro. Il metodo corretto dell'analisi linguistica deve procedere analizzando i diversi contesti in cui le parole trovano posto, seguendo i concetti nelle ambiguità, nelle parentele tra i differenti usi.

È questo il motivo per cui molti studiosi hanno affermato che la filosofia analitica trova il suo reale inizio a partire dagli anni trenta, quando Ludwig Wittgenstein avvia la revisione delle tesi che aveva espresso nel Tractatus ~. Per Wittgenstein ora la filosofia va intesa come un'attività di chiarificazione del linguaggio, volta a prevenire i fraintendimenti che nascono nell'ambito dei suoi usi. Essa viene paragonata a una terapia delle malattie del linguaggio. :Cimmagine della filosofia come attività terapeutica viene largamente ripresa all'interno della filosofia analitica, in specie a Cambridge, dai pensatori più direttamente influenzati da Wittgenstein: John Wisdom, Friedrich Waismann, Gilbert Ryle (quest'ultimo, peraltro, docente a Oxford). È Wisdom (1904-93), successore alla cattedra che era stata prima di Moore e poi di Wittgenstein, a sviluppare, in particolare, la metafora della terapia. Per Wisdom la filosofia ha il compito di far venire alla luce la struttura del linguaggio che nel suo uso corrente rimane nascosta. Per questo, il lavoro filosofico assomiglia a quello della psicoanalisi, in quanto mira all'individuazione delle origini dei problemi, piuttosto che alla loro effettiva risoluzione.

~ Ricorda che...

A Cambridge Wittgenstein dà il via a un insieme di ricerche, non sistematiche ma estremamente or'1ginali, che influenzeranno profondamente il panorama filosofico occidentale.

Confronti Anchenelsecondo Wtttgenstein permane la clausola antimetafisica: i problemi della metafisica nascono «quando il linguaggio fa vacanza>> e si risolvono dissolvendoli.

8. Ryle: errori categoriali e pseudoproblemi Uno dei più importanti esponenti della Oxford-Cambridge Philosophy è senza dubbio Gilbert Ryle (1900-76), docente a Oxford dal1945 al1968 e direttore della rivista "Mind". Come già per Wittgenstein, anche per Ryle la filosofia ha essenzialmente la funzione di mettere in chiaro i fraintendimenti insiti nella struttura del linguaggio comune. A suo parere, questi fraintendimenti derivano da errori categoriali nei quali cadiamo quando assegniamo determinati termini o concetti a categorie cui in realtà non appartengono. Così, per esempio, l'enunciato "Fabio è un numero primo" mette in relazione in modo improprio il termine "Fabio" alla categoria "essere numero primo". Ne deriva un enunciato che non è né vero, né falso, ma privo di senso. In errori di questo tipo sta, per Ryle, la radice dei problemi della metafisica e di quasi tutti i tradizionali dilemmi filosofici, che l' analisi linguistica è dunque in grado di smascherare come pseudoproblemi privi di significato. Per esempio, un errore categoriale è, per Ryle, quello che ha prodotto il dualismo tra mente e corpo, a cui il filosofo inglese dedica uno dei suoi libri pitl fortunati, Lo spirito come comportamento, del 1949. Il filosofo inglese non intende negare che vi siano processi mentali (volizioni, desideri, intenzioni); quello che vuole affermare è che ciò non deve indurci a sostenere che la mente sia analoga al corpo, attribuendo a essa in modo illegittimo la categoria di sostanza. Per Ryle,

Confronti Un errore categoriale è commesso dai cartesiani, i quali postulano l'esistenza di una sostanza mentale immateriale.

La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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FO~US

Ryle e la cartografia concettuale

Attraverso l'analisi del linguaggio è possibile, per Ryle, mettere a punto una cartografia concettuale, ossia una mappa dei concetti attraverso cui determinare i collegamenti legittimi tra questi ultimi e le categorie. Il filosofo inglese è consapevole che, per ogni concetto, la varietà di ambiti d'uso possibile è pressoché inesauribile,

~Ricorda

Per Ryle, parlare della mente è solo un modo per parlare dei nostri comportamenti.

per cui è assai difficile, forse impossibile, formalizzare una cartografia esaustiva. Tuttavia, egli ritiene che l'analisi del linguaggio ordinario possa svolgere un'utile funzione classificatoria, definendo gli ambiti categoriali entro i quali termini e concetti possono essere usati in modo corretto o scorretto.

la mente non è una sostanza separata, ma coincide con il complesso dei comportamenti di un determinato individuo~. Ne deriva che il problema mente-corpo è uno pseudoproblema e il dualismo mente-corpo solo un mito, il «mito del fantasma nella macchina», ossia la falsa credenza in una sostanza pensante che abita all'interno del corpo umano.

il linguaggio come attività sociale razionale

9. Austin:

Mentre la tradizione di studi che aveva preso le mosse da Frege aveva ritenuto che il compito della filosofia fosse quello di purificare il linguaggio comune attraverso l'impiego di strumenti logici, l'inglese John Austin (1911-60) ritiene che l'analisi filosofica debba essenzialmente concentrarsi sull'esame degli usi concreti del linguaggio ordinario. Confmnti Ryle

Austin

iii

"=:...~;/'~'

affida all'analisi del linguaggio comune il compito di eliminare gli pseudoproblemi della filosofia.

crede che gli pseudoproblemi abbiano una loro validità e che l'indagine del linguaggio comune serva a fornire gli strumenti per la loro risoluzione.

Austin dichiara di voler operare secondo un metodo che chiama fenomenologico, in quanto basato sulla raccolta e sulla descrizione degli usi linguistici concreti. Un metodo siffatto, lungi dal limitarsi alla difesa del senso comune, come aveva pensato George Moore, apre la filosofia alla comprensione della realtà etica e psicologica concreta degli uomini e consente di superare gli errori, le falsità, le superstizioni che si sono accumulate, lungo le generazioni, all'interno del linguaggio ordinario. Quello di Austin è dunque un approccio pragmatico, volto a interpretare il linguaggio come un'attività sociale razionale. • lessico ENUNCIATI CONSTATIVI/PER·

l primi descrivono determinati stati di cose e dunque possono essere veri o falsi: per esempio, "Oggi piove". l secondi, dall'inglese to perform, "eseguire", dichiarano l'intenzione di compiere un'azione o la loro pronuncia provoca il compimento di un'azione: per esempio, "Ti ringrazio". FORMATIVI

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1O. La teoria degli atti linguistici La teoria più nota di Austin è la teoria degli atti linguistici, la cui novità sta nell'interpretare gli enunciati del linguaggio ordinario come tipi particolari di atti, ossia come comportamenti all'interno di un contesto sociale dato. Il linguaggio, per Austin, è una prassi, di cui la filosofia deve analizzare i molteplici usi ordinari. Nei suoi studi iniziali, negli anni quaranta, Austin distingue gli enunciati in • constativi e • performativi. In quanto non descrivono fatti, ma intenzioni, gli enunciati performativi non sono né veri né falsi: attraverso di essi, il parlante non descrive nulla, ma fa qualcosa, per esempio una promessa (''Ti giuro di smettere

n•

di fumare"), oppure un ordine (''Giorgio, taci"), oppure ancora una richiesta (''Per favore, Marina, comprami il latte"). È chiaro che l'enunciato performativo può attuarsi o meno, a seconda dei risultati pratici dell'atto linguistico: così, sul piano effettuale, Giorgio potrà tacere o meno e Marina comprare effettivamente il latte oppure no. A questo proposito, Austin afferma che l'enunciato performativo si attua quando sono presenti quelle che egli chiama le condizioni di felicità, ossia l'insieme delle circostanze, consuetudini e occasioni sociali che rendono valido l'enunciato in questione. Così, per esempio, se io dirò a un amico al bar "Ti nomino presidente del Consiglio", è chiara !"'invalidità" di questo enunciato. Austin non riuscì a identificare una struttura formale adeguata per tutti gli enunciati performativi. Nella sua riflessione più matura, in Come fare cose con le parole (del 1962, postumo), egli afferma che in realtà tutti gli enunciati hanno un effetto performativo. Abbandonata dunque la distinzione constativo/performativo, il filosofo inglese mette a punto una classificazione secondo cui ogni atto linguistico si presenta contemporaneamente come: l. un atto locutivo, ossia l'atto di proferire un determinato enunciato; 2. un atto illocutivo, ossia l'atto performativo di compiere una determinata azione, in quanto essa si realizza nell'atto stesso del dire qualcosa (per esempio, dare un ordine); 3. un atto pedocutivo, ossia l'enunciazione in quanto produce un determinato effetto sull'interlocutore, inducendo una certa disposizione d'animo o un certo comportamento. Il medesimo enunciato può dunque risultare locutivo, illocutivo e perlocutivo. Per esempio, nel compiere l'atto locutivo di dire che una determinata finestra è aperta, io posso compiere un atto illocutivo di suggerimento o di comando di chiuderla, e posso compiere, al contempo, l'atto perlocutivo di far effettivamente chiudere la finestra al mio interlocutore. Sarà il contesto generale della comunicazione a decidere circa il suo significato come atto linguistico.

verifica

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Conoscenza dei termini

2 Spiega per quali motivi Frege anticipa la filosofia analitica. 3 Da che cosa derivano, per Ryle, gli pseudoproblemi del linguaggio? 4 Che cos'è la cartografia concettuale? 5 Perché per Austin il linguaggio è un'attività sociale razionale?

Definisci: ideai-linguisti, comun-linguisti, chiarificazione, errore categoriale, enunciato co nstativo f perfo rm ativo, atto locutivo /illocutivo f perlocutivo.

bcomprensione di concetti e relazioni l Quali sono le caratteristiche del metodo analitico?

La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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Lezione Testo

iochi linguistici e forme Il Wittgenstein Ricerche filosofiche

• 1953 l • trattato

Raccogliamo qui alcuni tra i più significativi aforismi delle Ricerche filosofiche, l'opera nella quale Wittgenstein condensa i più importanti risultati della sua riflessione posteriore al Tractatus, organizzando la sua nuova concezione filosofica attorno a tre concetti fondamentali: quello di "gioco linguistico" e quelli di "forme di vita" e di "somiglianze di famiglia".

Possiamo immaginare che l'intiero processo dell'uso uno dei giuochi mediante i quali i bambini apprendono gua materna. Li chiamerò "giuochi linguistici" e talvolta linguaggio primitivo come di un giuoco linguistico. E chiamare giuoco linguistico anche il processo del nominare i pezzi, e quello consistente nella ripetizione. [... ] Inoltre chiamerò "giuoco linguistico" anche tutto l'insieme costituito dal linguaggio e dalle attività di cui è intessuto. O Il nostro linguaggio può essere considerato come una vecchia città: un dedalo di stradine e di piazze, di case vecchie e nuove, e di case con parti aggiunte in tempi diversi; e il tutto circondato da una rete di nuovi sobborghi con strade diritte e regolari, e case uniformi. 8 È facile immaginare un linguaggio che consista soltanto di informazioni e di ordini dati in combattimento. - O un linguaggio che consista soltanto di domande e di un'espressione per dire sì e no. E immaginare un linguaggio significa immaginare una forma di vita. Ma quanti tipi di proposizioni ci sono? Per esempio: asserzione, domanda e ordine? - Di tali tipi ne esistono innumerevoli: innumerevoli tipi differenti d'impiego di tutto ciò che chiamiamo "segni", "parole", "proposizioni". E questa molteplicità non è qualcosa di fisso, di dato una volta per tutte; ma nuovi tipi di linguaggio, nuovi giuochi linguistici sorgono e altri invecchiano e vengono dimenticati. [... ] Qui la parola "giuoco linguistico" è destinata a mettere in evidenza il fatto che il parlare un linguaggio fa parte di un'attività, o di una forma di vita. Qui ci imbattiamo in una grossa questione. - Infatti mi si potrebbe obiettare: «Tu la fai facile! Parli di ogni sorta di giuochi linguistici, ma non hai ancora detto che cosa sia l'essenziale del giuoco linguistico, e quindi del linguaggio; che cosa sia comune a tutti questi processi, e ne faccia un linguaggio o parte di un linguaggio. Così ti esoneri proprio da quella parte della ricerca, che a suo tempo ti ha dato i maggiori grattacapi: cioè quella riguardante la forma generale della

proposizione e de/linguaggio». E questo è vero.- Invece [... ] io dico che affatto in comune in base al

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fenomeni non hanno tutti la

l

Il brano è un esempio di scrittura aforistica del Novecento: si compone di brevi riflessioni non sempre concatenate tra loro in modo rigoroso. Il linguaggio è quello della lingua comune. Sono da rilevare la grande efficacia di immagini e la capacità di filosofare non in astratto ma, come è tipico del pensiero analitico, a ridosso dei contesti concreti della vita di tutti i giorni. Oggetto del brano sono le pratiche linguistiche ordinarie, che appaiono a Wittgenstein irriducibili a una forma generale e collegate alle concrete e multiformi situazioni pratiche della nostra vita, alle forme di vita. Le forme del linguaggio (i giochi linguistici) sono strettamente collegate alle "situazioni" sociali in cui vengono usate, le quali impartiscono al linguaggio determinate regole d'uso. Ne deriva che il linguaggio non va considerato astrattamente, come una lingua artificiale, formalizzata, quanto piuttosto all'interno delle concrete regole attraverso cui viene applicato. L: apprendimento del linguaggio avviene nell'applicazione dello stesso in contesti d'uso concreti.

2

Il linguaggio può essere paragonato a una città: come in questa, pur nella continuità del tessuto cittadino, il variare delle regole architettoniche nell'uso di spazi e forme produce una stratificazione storica di edifici, così anche il linguaggio mescola il vecchio e il nuovo, ossia varia storicamente e conosce nuove e sempre diverse regole d'uso.

stessa parola, - ma che sono imparentati l'uno con l'altro in molti modi differenti. E grazie a questa parentela, o a queste parentele, li chiamiamo tutti "linguaggi". Voglio tentare di chiarire questo punto. Considera, ad esempio, i processi che chiamiamo "giuochi". Intendo giuochi da scacchiera, giuochi di carte, giuochi di palla, gare sportive, e via discorrendo. Che cosa è comune a tutti questi giuochi? Non dire: «Deve esserci qualcosa di comune a tutti, altrimenti non si chiamerebbero "giuochi"»- ma guarda se ci sia qualcosa di comune a tutti.- Infatti, se li osservi, non vedrai certamente qualche cosa che sia comune a tutti, ma vedrai somiglianze, parentele, e anzi ne vedrai tutta una serie. Come ho detto: non pensare, ma osserva!- Osserva, ad esempio, i giuochi da scacchiera, con le loro molteplici affinità. Ora passa ai giuochi di carte: qui trovi molte corrispondenze con quelli della prima classe, ma molti tratti comuni sono scomparsi, altri ne sono subentrati. Se ora passiamo ai giuochi di palla, qualcosa di comune si è conservato, ma molto è andato perduto. Sono tutti "divertenti"? Confronta il giuoco degli scacchi con quello della tria. Oppure c'è dappertutto un perdere e un vincere, o una competizione fra i giocatori? Pensa allora ai solitari. Nei giuochi con la palla c'è vincere e perdere; ma quando un bambino getta la palla contro un muro e la riacchiappa, questa caratteristica è sparita. Considera quale parte abbiano abilità e fortuna. E quanto sia differente l'abilità negli scacchi da quella del tennis. Pensa ora ai girotondi: qui c'è l'elemento del divertimento, ma quanti degli altri tratti caratteristici sono scomparsi! E così possiamo passare in rassegna molti altri gruppi di giuochi. Veder somiglianze emergere e sparire. E il risultato di questo esame suona: vediamo una rete complicata di somiglianze.

3

Il linguaggio è un insieme di espressioni che svolgono funzioni diverse (descrittiva, valutativa ecc.) nell'ambito di pratiche discorsive differenti. Le regole che lo istituiscono nascono dunque in relazione a un insieme di circostanze e di bisogni che Wittgenstein chiama forme di vita. Poiché tutte le nostre pratiche intellettuali sono intrecciate con l'uso del linguaggio, esse sono assimilabili a giochi linguistici. I.: idea di Wittgenstein è quella di una pluralità di èriteri, di regole, di finalità che agiscono nel linguaggio. Non c'è un "concetto universale" di gioco linguistico, ma una rete di somiglianze di famiglia che collega un gioco all'altro. Il metodo corretto dell'analisi linguistica deve procedere analizzando i diversi contesti significativi in cui le parole trovano posto, seguendo i concetti nelle parentele tra i differenti usi.

Non posso caratterizzare queste somiglianze meglio che con l' espressione "somiglianza di famiglià': infatti le varie somiglianze che sussistono tra i membri di una famiglia si sovrappongono e s'incrociano nello stesso modo: corporatura, tratti del volto, colore degli occhi, modo di camminare, temperamento, ecc. ecc. -E dirò: i "giuochi" formano una famiglia. L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, Einaudi, Torino 1967

laboratorio

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bRiflessione

Analisi del testo

l Perché, per Wittgenstein, il significato del linguaggio sta nel suo uso? 2 In che senso il linguaggio può essere paragonato a una città? 3 Quali sono i significati che l'autore attribuisce ai concetti di gioco linguistico, forme di vita e somiglianze di famiglia?

1 Per Wittgenstein, le regole del linguaggio sono apprese applicandolo, usandolo concretamente. Sulla base di questa affermazione, spiega il significato del seguente aforisma wittgensteiniano: Nella pratica dell'uso del linguaggio una delle parti grida alcune parole e l'altra agisce conformemente ad esse; invece nell'insegnamento del linguaggio si troverà questo processo: l'allievo nomina gli oggetti. Cioè pronuncia la parola quando l'insegnante gli mostra quel pezzo. -Anzi, qui si troverà un esercizio ancora più semplice: lo scolaro ripete le parole che l'insegnante gli suggerisce. Entrambi questi processi somigliano al linguaggio.

·-·----·-----------------' La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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Lezione Profilo

Searle, Goodman, Putnam, Quine

osofia analitica americana ì

Temi

*analitica* La svolta pragmatica americana * Il rinnovamento della fìlosofìa Searle: la centralità degli atti allocutivi* Il costruttivismo di Goodman * Putnam: la critica della fìlosofìa assoluta * l due dogmi dell'empirismo* La tesi Duhem-Quine

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Concettt~Chtave

principio di esprimibilità, scientismo, relativismo concettuale, olismo

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1. La svolta pragmatica americana

Confmn,ti Al rinnovamento della filosofia analitica concorre, dagli anni sessanta, l'epistemologia postpopperiana (Kuhn, Lakatos, Feyerabend), la quale recupera motivi storicistici e tematiche desunte dalla psicologia e dalla sociologia.

Negli anni trenta del Novecento, in seguito all'avvento del nazionalsocialismo in Germania e in Austria e dopo la prematura scomparsa nel 1936 di Moritz Schlick- il fondatore del Circolo di Vienna- a opera di studenti nazisti, molti neopositivisti (fra cui Rudolf Carnap) lasciano l'Europa e si trasferiscono negli Stati Uniti. Il programma di analisi logica del linguaggio, derivato dalla logica di Frege e di Russell e dal Tractatus di Wittgenstein, che era stato al centro degli studi nei circoli di Vienna e Berlino, incontra la tradizione filosofica e il metodo del pragmatismo americano. A partire dagli anni cinquanta, nasce così una nuova scena filosofica, tra le più vitali ancora oggi: la filosofia analitica americana. Quali sono le caratteristiche di questo indirizzo filosofico? l. In primo luogo, esso abbandona la tesi originaria della filosofia analitica del carattere esclusivamente linguistico dei problemi filosofici; 2. in secondo luogo, vengono recuperati all'analisi filosofica molti argomenti, di ordine etico-politico, storico e psicologico, tacciati in precedenza di metafisica: dai problemi relativi alla persona e all'esistenza umana, a temi della tradizione filosofica come quelli del rapporto mente-corpo, della causalità, dell'identità dell'io.

2.

• Lessico Il termine ha un'accezione negativa e designa l'atteggiamento di chi pretende di ridurre tutta la conoscenza alla conoscenza scientifica, applicando i metodi logico-matematici e sperimentali delle scienze a qualsiasi aspetto della realtà umana. SCIENTISMO

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n rinnovamento della filosofia analitica

Questo processo di revisione e di allargamento di prospettiva non è limitato alla filosofia analitica americana ma, specie a partire dagli anni sessanta e settanta, si estende agli stessi orientamenti analitici inglesi. Sia in Europa sia oltreoceano, sulla scorta della "liberalizzazione" dell'empirismo avviata da Carnap, si tende ora a rifiutare lo • scientismo di tradizione positivistica e si affievoliscono le differenze di metodo (prevalenti negli anni trenta) fra coloro che avevano posto attenzione soprattutto alle forme d'uso comune del linguaggio, piuttosto che ai loro principi logico-formali (i cosiddetti "comunlinguisti" delle scuole di Cambridge e Oxford), e coloro che avevano invece aspirato a realizzare una filosofia scientifica, in grado di costruire un linguaggio logicamente perfetto (i cosiddetti "ideai-linguisti", più legati al neopositivismo). Se permane, in queste più recenti tendenze, lo stile della filosofia analitica, orientato all'analisi rigorosa e al rifiuto di concezioni sistematiche, tende invece ad aumentare l'integrazione con alcune di quelle correnti speculative continentalì (soprattutto le ermeneutiche e la fenomenologia) rispetto alle quali la filosofia analitica originaria aveva segnato una demarcazione forte, in qualche caso assoluta.

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3. Searle: il principio di esprimibilità Negli anni sessanta e settanta del Novecento, la scuola di Austin conosce un largo seguito e svolge un ruolo centrale all'interno della filosofia analitica, grazie agli studi dell'americano John Roger Searle (n. 1932). Allievo di Austin, Searle dissente dalla tesi di Wittgenstein, secondo la quale i giochi linguistici sono inesauribili e non è possibile pervenire a una formalizzazione degli atti linguistici ordinari. A parere di Searle, invece, è possibile arrivare a una classificazione dell'attività linguistica, semplificando la complessità della comunicazione, riducendola alla sua forma più chiara, quella degli atti illocutivi. Nello schema seguente emerge con chiarezza la differenza tra la teoria degli atti linguistici di Austin e quella del suo discepolo americano: Confronti Searle

Austin è attratto dalle implicazioni sociali e intersoggettive delle azioni che compiamo attraverso il parlare.

si interessa solo di ciò che facciamo parlando, ossia dell'atto illocutivo in senso stretto, disinteressandosi degli aspetti perlocutivi del linguaggio.

Nel saggio Gli atti linguistici, dell969, il filosofo americano afferma che solo l'illocuzione è l'atto linguistico vero e ptoprio; mentre la perlocuzione, in quanto considera gli effetti della comunicazione, va oltre la comunicazione e si colloca sul terreno della prassi sociale piuttosto che su quello del linguaggio. ratto di chi parla deve dunque essere analizzato svincolandolo da ogni elemento di iuterazione con l'ascoltatore. Sulla base di queste considerazioni, Searle giunge alla formulazione del principio di esprimibilità, il quale afferma che è sempre possibile dire tutto quello che si intende dire. «È per me una verità analitica sul linguaggio - scrive Searle il fatto che tutto ciò che si può voler dire può esser detto.» È ovvio che il linguaggio è ricco di fraintendimenti: con le parole noi spesso intendiamo dire più di quanto effettivamente diciamo; e altrettanto spesso non riusciamo a esprimere efficacemente quello che intendiamo dire, per esempio perché non conosciamo la lingua che usiamo in maniera ottimale. Per Searle, il principio di esprimibilità non comporta che ciò che noi diciamo sia per forza compreso da chi ci ascolta, né che si riesca a indurre nell'ascoltatore l'effetto che intendiamo produrre parlando. Occorre di conseguenza distinguere tra ciò che il parlante vuole dire (che, secondo il principio di esprimibilità, è sempre esprimibile, almeno potenzialmente, se non di fatto) e gli effetti dell'atto linguistico, che non sempre risultano conseguibili.

4. Il relativismo concettuale Negli ultimi decenni del Novecento, la filosofia analitica americana dà vita a uno dei programmi di ricerca ancora oggi più interessanti e vitali, programma noto con la definizione di Philosophy of mind. All'interno di questo vasto e composito movimento, alcuni autori si richiamano in maniera significativa all'empirismo, unendo insieme istanze classiche (che rinviano allo spirito antidogmatico di David Hume) e motivi originali, che scaturiscono dalla critica del neopositivismo e da un'intensa riflessione sugli sviluppi della scienza contemporanea, in particolare della fisica e della matematica. Gli esponenti più autorevoli di questa scena filosofica sono Willard Van Orman Quine, Nelson Goodman e Hilary Putnam. Si tratta di autori molto diversi e che spesso si sono criticati l'un La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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l'altro; tuttavia, un elemento teorico molto importante li accomuna, di tradizione humeana: il rifiuto di qualunque interpretazione aprioristica della realtà, rifiuto che viene fatto valere in tutti i campi, nella logica come nell' epistemologia, nell'estetica come nell'etica. I.:etichetta sotto la quale si possono collocare questi autori è il relativismo concettuale: non esiste un'unica verità intorno alle cose né esiste un unico modo di conoscerle; esistono tante verità quanti sono i sistemi concettuali con i quali organizziamo, descriviamo e conosciamo ciò che ci circonda. La fisica atomica, per esempio, è una scienza altamente evoluta. Ma la sua è una verità relativa al sistema concettuale su cui essa è costruita e non può vantare alcuna superiorità gnoseologica rispetto ad altre possibili verità, attinte da sistemi concettuali differenti, come per esempio quelle che valgono nella vita quotidiana degli uomini. I.:affermazione che un tavolo è costituito di spazio vuoto e di particelle subatomiche è vera nell'ambito della fisica atomica, ma è falsa o è priva di senso nel contesto delle consuete comunicazioni quotidiane tra le persone.

5. Il costruttivismo di Goodman ~ Ricorda che ... La produzione scientifica di Goodman è immensa e spazia dalla gnoseologia alla filosofia della logica e della matematica, dalla filosofia del linguaggio all'estetica.

Professore di filosofia presso la Harvard University, Nelson Goodman (190698) è stato una delle figure più eminenti della filosofia americana contemporanea e nel panorama filosofico mondiale~. Goodman è sostenitore di un telativismo radicale; egli afferma che i sistemi concettuali e intellettuali che l'umanità ha prodotto, lungo i secoli e le generazioni, non sono altro che diversi modi di costruire il mondo, diverse versioni del mondo, includendo tra queste anche i mondi costruiti dagli artisti, i mondi pittorici, letterari, musicali. Dietro questa pluralità non esiste un mondo fondamentale più vero e più reale di tutti gli altri. Il punto di vista di Goodman è costruttivista: l'uomo non ha di fronte un mondo già fatto che egli dovrebbe limitarsi a descrivere e conoscere una volta per sempre; un mondo del genere, fatto di strutture immutabili, è soltanto un'illusione, condivisa dall'ingenuità del senso comune e dai sogni sofisticati della metafisica. Non esiste un unico mondo, ma una pluralità di mondi. Con l'intelligenza e la creatività che gli sono propri, l'uomo è un fabbricatore di mondi. I.:implicazione più importante del pluralismo goodmaniano è un relativismo che elimina ogni assoluto dalla filosofia e correla pragmaticamente le nozioni di realtà e di verità rispetto al particolare sistema concettuale che di volta in volta viene adottato.

6. Putnam: la critica della filosofia assoluta

~ Ricorda che... Nei suoi ultimi scritti Putnam ha applicato il relativismo concettuale a problemi di fìlosofìa morale e politica.

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In un'ottica simile, Hilary Putnam (n. 1926) si è collegato alla tradizione pragmatista della filosofia americana. «Molti pensatori - egli scrive - hanno argomentato che è necessario abbandonare la dicotomia tradizionale fra il mondo "in sé" e i concetti che noi usiamo per pensare e parlare di esso. [... ] Davidson ha affermato che non è possibile tracciare una distinzione fra "schemà' e "contenuto"; Goodman dichiara che non è sostenibile quella fra "mondo" e "versioni", e Quine ha difeso la "relatività ontologicà'. Come tutti i grandi pragmatisti, questi pensatori ci hanno spinti a rifiutare "il punto di vista dello spettatore".» Ciò significa che occorre abbandonare l'idea che esista un modo unico, assoluto e immutabile di osservare e di conoscere il mondo. I.:idea di un mondo in sé, separato dai mutevoli sistemi concettuali attraverso i quali lo strutturiamo e lo conosciamo, è priva di senso. Un punto fondamentale del relativismo concettuale è che esso non implica affatto una posizione scettica. Posto un sistema concettuale, la verità e la falsità non dipendono da scelte arbitrarie, ma dal concetto di verità e dai criteri di verificazione che vigo no nell'ambito del sistema e che regolano in modo vincolante le operazioni eseguite al suo interno~.

FO~US



Tolleranza e pluralismo

Nelle filosofie di tutti gli autori che abbiamo raccolto sotto l'etichetta di relativismo concettuale, si colgono due caratteristiche comuni di notevole significato culturale: la prima è una tendenza alla tolleranza e al pluralismo, tendenza che si manifesta dall'epistemologia fino alla morale e alla politica; la seconda è il ripudio di ogni filosofia "forte", assoluta. Questi pensatori analitici d'oltreoceano si incontrano in tal modo,

un po' inaspettatamente, con le correnti più influenti dell' odierna filosofia continentale, come l'ermeneutica e il pensiero postmoderno. Anche se le concezioni generali e gli stili filosofici sono assai diversi, queste correnti hanno in comune la convinzione che l'ideale di una conoscenza assoluta, capace di dare un fondamento definitivo ai saperi e alle pratiche umane, sia un mito ormai definitivamente tramontato.

7. roHsmo di Quine Lo studioso di logica e filosofia del linguaggio Willard Van Orman Quine (1908-2000) è una delle figure dominanti nella filosofia della scienza americana della seconda metà del Novecento. Quine contesta la distinzione, fondamentale nel neopositivismo, tra proposizioni analitiche, vere per convenzione linguistica, e proposizioni sintetiche, vere empiricamente. La verità di una qualunque proposizione dipende sia da fatti linguistici sia da fatti extralinguistici. La distinzione tra analitico e sintetico è, dunque, solo «Un metafisica articolo di fede», un dogma dell'empirismo neopositivista. Da questo primo dogma ne discende un secondo, quello riduzionista, secondo cui ogni proposizione avente significato è riconducibile a proposizioni che vertono su esperienze e che sono confermabili isolatamente. Recuperando una tesi di Pierre Duhem, Quine sostiene invece che non è possibile mettere alla prova una singola proposizione: «l'unità di significanza empirica è tutta la scienza nella sua globalità». Secondo questa concezione, che è stata chiamata • olismo, la scienza è un sistema globale che in alcuni punti tocca l'esperienza; un disaccordo in questi punti provoca un riordinamento dell'intero sistema. Proprio perché ogni teoria è un indissolubile intreccio di componenti linguistiche ed empiriche, intreccio che rende impossibile all'esperienza determinare le teorie stesse, queste non possono essere intese come uno specchio della realtà e neppure si possono prefigurare criteri aprioristici per l'accettazione o la confutazione delle teorie~. Per giustificare il rifiuto o l'accettazione delle teorie, si può solamente delineare una varietà di criteri che sono di natura essenzialmente pragmatica. È illusorio pensare che l'epistemologia possa dettare le condizioni di possibilità del sapere scientifico definendo il metodo per eccellenza. Essa non deve garantire la scientificità di un certo modo di procedere avanzando aprioristici schemi di razionalità. :Lepistemologia è, piuttosto, un capitolo della psicologia: a essa è assegnato il compito di studiare il soggetto umano nella globalità dei suoi processi conoscitivi, mediante gli strumenti offerti dalla psicologia e dalle moderne teorie del comportamento.

• Lessico olos, "tutto intero", il termine indica la concezione per cui un dato sistema deve essere studiato come totalità organizzata e non come semplice somma delle parti.

OusMO Dal greco

~

Ricorda che...

Per Quine, proposizioni logiche ed empiriche non hanno nella scienza uno stato immutabile, ma sono elementi che, pur condizionando gli altri elementi, ne vengono a loro volta condizionati e risultano così non immuni da correzioni e mutamenti.

Confronti Il pensiero di Quine unisce il filone neopositivistico europeo con la cultura pragmatista americana.

verifica

a

Conoscenza dei termini Definisci: principio di esprimibilità, scientismo, relativismo concettuale, olismo.

bcomprensione di concetti e relazioni

2 Quale significato ha l'espressione di Goodman «versioni del mondo»? 3 Spiega quali sono i caratteri del relativismo di Putnam. 4 Quali sono i due dogmi dell'empirismo per Quine? 5 Che cosa afferma la tesi Duhem-Quine?

1 Qual è la critica di Searle a Austin?

La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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Lezione Testo

II relativismo del linguaggio • 1932; 1978

Il Ryle Espressioni sistematicamente fuorvianti

l•

Goodman Vedere e costruire il mondo

saggi

Presentiamo qui due testi esemplari del pensiero analitico. Nel primo, tratto da Espressioni sistematicamente fuorvianti, del1932, Gilbert Ryle applica l'analisi alla "dissoluzione" di uno dei vizi concettuali più radicati nel linguaggio filosofico: l'uso di asserzioni universali. Nel secondo, tratto da Vedere e costruire il mondo, del1978, Nelson Goodman sostiene la sua concezione costruttivistica e relativistica del linguaggio.

Le asserzioni universali sono fuorvianti Spesso usiamo espressioni quali "La mancanza di puntualità è riprovevole" e "La virtù è premio a se stessa''. Si direbbe che queste siano dello stesso tenore di "Jones merita rimproveri" e "Smith si è concesso un premio". Perciò i filosofi [... ] hanno accettato la conseguenza che il mondo contiene quanto meno due tipi d'oggetti, e cioè particolari come Jones e Smith e "universali" come la Mancanza di puntualità e la Virtù. Ma emergono subito delle assurdità. È chiaramente sciocco parlare di un universale che merita rimprovero. [... ] Né dicendo "la mancanza di puntualità è riprovevole" insinuiamo che la mancanza di puntualità dovrebbe vergognarsi di sé. Quel che intendiamo è quel che è significato pure, ma espresso meglio, da "Chiunque non è puntuale merita che gli altri lo rimproverino per la sua mancanza di puntualità". Infatti sono le persone non puntuali, e non la mancanza di puntualità, che possono e dovrebbero essere rimproverate, visto che sono loro, e non quest'ultima, ad essere agenti morali. Ora nella nuova espressione i termini "mancanza di puntualità" sono scomparsi a favore dell' espressione predicativa " ... non è puntuale". Cosicché mentre nell' espressione originale "mancanza di puntualità" sembrava denotare il soggetto, del quale si asseriva un attributo, ora risulta significare il possesso di un attributo. Ed effettivamente stiamo dicendo che chiunque possiede quell'attributo possiede l'altro. [... ] La mia tesi è che è possibile analizzare in modo analogo tutte le asserzioni che sembrano essere "relative ad universali", e che di conseguenza le parole generali non sono in realtà mai nomi di soggetti d'attributi. Perciò gli "universali" non sono soggetti nel modo in cui lo è il monte Everest, e perciò l'antico problema di che genere di oggetti essi siano è un problema fasullo. Infatti i nomi generali, aggettivi, ecc., non sono nomi propri, e non possiamo perciò parlare degli "oggetti" chiamati "uguaglianza'', "giustizia'', e "progresso". Le affermazioni platoniche ed ami-platoniche, quali "la eguaglianza è, o non è, un ente reale", sono, di conseguenza, parimenti fuorvianti.

G. Ryle, Espressioni sistematicamente fuorvianti, in L. Urbani Ulivi (a cura di), Gli universali e la formazione dei concetti, Edizioni di Comunità, Milano 1981

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1

Il brano di Ryle è un esempio di applicazione del metodo analitico al linguaggio. ~obiettivo è di mostrare l'assurdità di alcuni tipi di enunciati abitualmente usati sia nel linguaggio ordinario sia in quello filosofico: gli enunciati universali del tipo "La mancanza di puntualità è riprovevole". ~ar­ gomentazione di Ryle è la seguente: le asserzioni universali non sono formulate correttamente, perché non possono essere soggetti di attributi come accade invece per i nomi singoli (per esempio "il monte Everest"). Per evitare che esse risultino fuorvianti, devono di conseguenza venire tradotte i n espressioni corrette: per esempio, l'enunciato universale "La mancanza di puntualità è riprovevole" va tradotto in quello "Chiunque non è puntuale merita che gli altri lo rimproverino per la sua mancanza di puntualità". Nella parte finale del brano, Ryle imputa questo errore alla tradizione filosofica, e segnatamente a quella platonica, la quale abusa in maniera fuorviante di asserzioni linguistiche di tipo generale.

2

Il relativismo concettuale Il nostro orizzonte è costituito dai modi di descrivere tutto ciò che viene descritto. Il nostro universo consiste di questi modi piuttosto che di un mondo o di mondi. [... ] Qui non abbiamo un insieme semplice e netto di strutture di riferimento, o regole belle e pronte per trasformare l'una nell'altra la fisica, la biologia e la psicologia, o modi per trasformare qualcuna di esse nella visione di Van Gogh, o quella di Van Gogh in quella del Canaletto. Versioni di questo genere, in quanto raffigurazioni e non descrizioni, non hanno alcun valore di verità in senso letterale. [... ] Versioni del mondo drammaticamente contrastanti possono ovviamente essere relativizzate: ognuna è corretta in base a un dato sistema [... ]. @ In questo esatto senso, io penso: che molte versioni del mondo diverse sono indipendentemente interessanti e importanti, senza che si debba richiedere o presumere la loro riducibilità ad un'unica base. Il pluralista, ben lontano dall'essere contro la scienza, accetta le scienze nel loro pieno valore. Il suo tipico avversario è il materialista o fisicalista che pretende a un monopolio, col sostenere che un sistema, quello fisico, è preminente e onnicomprensivo, per cui ogni altro sistema deve in ultima istanza essere ridotto ad esso oppure respinto in quanto falso o privo di significato. Se tutte le versioni corrette potessero essere in qualche modo ridotte ad una ed una sola, quest'una potrebbe essere considerata, con qualche parvenza di plausibilità, la sola ed unica verità intorno al mondo. Ma l'evidenza a favore di una tale riducibilità è trascurabile, dal momento che la fisica stessa è frammentaria e instabile, e il tipo e le conseguenze della riduzione che si immagina sono troppo vaghi. [... ] Credo di essere l'ultima persona al mondo disposta a sottovalutare il lavoro di costruzione e di riduzione. Una riduzione da un sistema ad un altro può dare un autentico contributo alla comprensione delle interrelazioni tra versioni del mondo. [... ] Che il pluralista accetti versioni diverse dalla fisica non costituisce una rinuncia al rigore, quanto un riconoscimento del fatto che modelli diversi da quelli applicati nella scienza, ma non per questo meno rigorosi, sono appropriati per valutare quel che viene veicolato in versioni percettive, pittoriche o letterarie.

e

Goodman espdme la sua netta avversione nei confronti di ogni forma di monismo metàfisico. I.: uomo non abita un mondo oggettivo. Un mondo del genere è solo un'illusione, un effetto di superficie che deriva da un senso comune distratto o vittima delle apparenze. I.: uomo invece, attraverso la sua prassi, mediante le sue categorie conoscitive, è piuttosto un creatore di mondi. Ne deriva che non esiste un solo mondo, ma tanti mondi quanti gli uomini ne hanno costruiti attraverso i sistemi intellettuali che essi hanno prodotto nel tempo. Dietro queste molteplici e diverse versioni del mondo non esiste un mondo fondamentale più vero e più reale di tutti gli altri. Dunque, non si può assegnare a tali versioni alcun valore oggettivo.

3

Una versione del mondo è corretta, secondo Goodman, se rispetta i requisiti di cofl'ettezza fissati nel sistema concettuale da cui essa sorge. Pertanto, se è certamente vero che nessuna versione del mondo è pii1 corretta o più reale delle altre, è anche vero che le nozioni di correttezza, di realtà e di necessità si ripresentano nell'ambito del sistema concettuale di riferimento. Il pluralismo e il relativismo di Goodmannon implicano un'assoluta liberalizzazione del pensiero costruttivo, perché il pensiero è comunque sottoposto ai vincoli del sistema concettuale che ha scelto.

N. Goodman, Vedere e costruire il mondo, trad. it. di C. Murletti, Laterza, Roma-Bari 1988

laboratorio

a Analisi del testo

b

Riflessione

l Perché, per Ryle, le espressioni universali sono fuorvianti? 2 Riformula correttamente l'enunciato "La mancanza di puntualità è riprovevole". 3 Perché, per Goodman, non esiste un mondo oggettivo, ma esistono molteplici «versioni del mondo»? 4 A quali vincoli è sottoposto il relativismo concettuale di Goodman?

l Alla luce di quanto letto nel secondo brano, spiega in un'argomentazione scritta il significato di questa affermazione di Goodman: Fintantoché sono sanzionate versioni corrette ma in conflitto e non tutte riducibili ad una sola, l'unità non deve essere ricercata in un ambiguo e neutrale qualcosa che sta al di sotto del complesso di queste versioni, ma in un'organizzazione globale che le abbraccia tutte.

La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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Lezione Profilo

Neoscolastica. Maritain

Ila

li

s

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scolas Temi

*

*Caratteri e linee di sviluppo della neoscolastica La critica al pensiero moderno La riflessione gnoseologica ed epistemologica Umanesimo integrale e società democratica La riflessione sull'educazione e sull'arte

*

*

*

Concetti-cltt'tlve neoscolastica, neotomismo, realismo critico, gradi del sapere, umanesimo integrale, intuizione creativa

1. Neoscolastica e neotomismo ~

Ricorda che...

Lo sviluppo della neoscolastica avvenne in un contesto culturale critico sia verso il valore del sapere metafisica eteologico sia verso il significato della fede per l'uomo. ~Ricorda

Notevole importanza per lo studio del pensiero scolastico ebbero le opere di Martin Grabmann (18751949), Étienne Gilson (1884-1978), Fernand Van Steenberghen (1904-93).

Il termine "neoscolastica" indica un movimento di pensiero, sviluppatosi dall'Ottocento a oggi, impegnato ad approfondire e attualizzare la tradizione scolastica medievale, ponendola a confronto con la filosofia moderna e contemporanea~. In questo movimento è decisivo il ritorno alle dottrine di Tommaso d'Aquino: per questo, in senso stretto, neoscolastica e neotomismo appaiono utilizzati come sinonimi. In un'accezione più ampia, invece, il termine neoscolastica include la ripresa di altri orientamenti del pensiero medievale, come il francescanesimo. Il primato del neotomismo ha ragioni storiche. Le origini della neoscolastica si ritrovano negli studi sul pensiero di Tommaso d'Aquino avviati, tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, presso il Collegio Alberoni di Piacenza e sviluppati, dalla metà del XIX secolo, presso altri centri di ricerca neotomistici, sorti sia in Italia sia all'estero, come in Germania e Spagna. Questo rinnovato interesse per il tomismo ottenne l'approvazione ecclesiastica nell'enciclica Aeterni Patris, promulgata da papa Leone XIII nel1879. Tale riconoscimento favorì la diffusione del movimento neoscolastico; ma diede anche impulso agli studi di storiografia filosofica, promuovendo una più ampia conoscenza del pensiero medievale~.

2. Elementi caratterizzanti

~

Ricorda che ...

Il pensiero scolastico medievale raccolse l'eredità della filosofia antica e rielaborò in chiave cristiana sia la tradizione platonica sia l'aristotelismo.

28

Le differenze tra i pensatori della filosofia neoscolastica non impediscono di individuare tratti comuni in questo movimento di pensiero. Il primo è l'adesione alla fede cattolica: questo non significa che per i filosofi neoscolastici la fede sia «una premessa o un ingrediente del discorso filosofico»; significa, invece, domandarsi «quanto di tale fede è giustificabile razionalmente». A questo primo elemento - indicato da Sofia Vanni Rovighi, esponente della neoscolastica - è possibile affiancare la «valorizzazione del mondo creato» e, quindi, della natura corporea dell'uomo. Si può, inoltre, ricordare la «concezione della filosofia come philosophia perennis», pur intesa in modi diversi: come «affermazione che la verità filosofica è già stata tutta scoperta» - secondo la linea dei primi neotomisti - o come persuasione che, oltre alle singole filosofie, esista da filosofia come opera dell'umanità, un'opera sempre meglio abbozzata e mai finita». I.: idea di philosophia perennis chiarisce il senso della ripresa, da parte della neoscolastica, di tesi del pensiero medievale assunte dalla filosofia classica: la teoria dell'astrazione; la concezione dell'anima umana come forma del corpo; la teoria dell'atto e della potenza, considerata elemento portante della dottrina tomistica dell'essere ~.

n•

3. I centri di insegnamento Questi tratti comuni si ritrovano nell'attività dei numerosi istituti di ricerca e insegnamento neoscolastici, sia europei sia nordamericani, sorti tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento. È quanto testimoniano le vicende di due centri di primaria importanza: l'Institut Supérieur de Philosophie di Lovanio e l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. :Linstitut Supérieur de Philosophie venne fondato in Belgio presso l'Università di Lovanio, nel1889, da Desiré Mercier (1851-1926). Sorto in un contesto culturale fortemente influenzato dal positivismo e dalle filosofie neokantiane, il movimento lovaniense affrontò - insieme con le questioni gnoseologiche e metafisiche - i problemi posti dalle scienze. La neoscolastica milanese si sviluppò grazie alla fondazione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, nel 1921, voluta da Agostino Gemelli (1878-1959), e grazie all'elaborazione del tomismo operata da Francesco Olgiati (1886-1962) e Amato Masnovo (1888-1955). Inserendosi in un clima culturale dominato dal neo idealismo, la neoscolastica milanese si misurò, in particolare, con l'attualismo gentiliano, in ambito sia teoretico sia storico: duplice direzione di ricerca proseguita- in dialogo con altri orientamenti filosofici - nell'attività dei successivi pensatori neoscolastici ~.

~

Ricorda che...

Particolare rilevanza, nella seconda generazione della neoscolastica milanese, ebbero la rifiessione metafisica di Gustavo Bontadini (1903-90) e gli studi di storia della filosofia di Sofia Vanni Rovighi (1908-90).

4. Sviluppi della neoscolastica I cenni all'attività di Lovanio e Milano evidenziano, nello sviluppo della neoscolastica, un intreccio tra l'intenzione di riproporre il patrimonio teoretico cristiano, con particolare attenzione alla gnoseologia e alla metafisica, e la volontà di esercitare un'opposizione critica nei confronti degli indirizzi filosofici dominanti. Rispetto a questo orientamento critico gli esiti del Concilio Vaticano II (1962-65) segnarono una svolta. I documenti del Concilio, infatti, confermarono il superamento di molte delle ragioni polemiche che avevano inizialmente favorito l'affermazione della neoscolastica e delneotomismo nel quadro dell'opposizione tra Chiesa e mondo contemporaneo. Tale opposizione polemica, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, si era manifestata nella condanna del • modernismo: e proprio la polemica antimodernista aveva condotto alla scelta del tomismo come fondamento degli studi sacri. Questa scelta, adottata dall'enciclica Pascendi di Pio X nel 1907, appare ancora condivisa, pur con diverse sfumature, dall'enciclica H umani generis di Pio XII nel1950. Le aperture del Concilio hanno invece favorito, nei successivi

• lessico MODERNISMO Movimento di rinnovamento degli studi teologici ed ecclesiologici, sviluppatosi in vari paesi europei tra il XIX e il XX secolo, giunto con alcuni suoi esponenti a posizioni di distacco dal magistero cattolico.

E'Òèus Il dibattito sulla filosofia cristiana Nell'ambito della filosofia francese, tra il1930 e il1935 si accese un dibattito sulla possibilità di una filosofia cristiana. Si confrontarono pensatori di diverso orientamento- come il filosofo razionalista Émile Brehiér e i filosofi cristiani Étienne Gilson e Jacques Maritain- e queste contrapposizioni suscitarono gli interventi di pensatori di altri paesi. Opponendosi alle tesi di Brehiér, nell931, fu il neoscolastico Étienne Gilson a sostenere la legittimità della nozione di filosofia cristiana. Gilson fondò tale legittimità sul ruolo svolto dalla rivelazione cristiana nella genesi di concetti filosofici affermatisi nel pensiero medievale. Le filosofie la cui esistenza non si spiegherebbe senza l'esistenza del cristianesimo- secondo Gilson- sono definibili cristiane, pur restando filosofie, in quanto sistemi di verità razionali. E cristiana può

definirsi ogni filosofia che riconosca la rivelazione come un ausilio indispensabile per la ragione. Altri pensatori cristiani, come il filosofo Fernand Van Steenberghen, esponente del movimento neoscolastico di Lovanio, rifiutarono queste tesi, sostenendo l'illegittimità della nozione di filosofia cristiana. Secondo Van Steenberghen, infatti, non vi sono motivi per ritenere il cristianesimo un terreno privilegiato della ricerca filosofica e, se la rivelazione fosse riconosciuta come fonte di conoscenza dalla filosofia, questa diventerebbe teologia, perdendo la propria specificità. La questione non giunse a una conclusione: fu però un esempio dell'impegno della cultura cristiana novecentesca a riflettere sulla propria identità nel mondo contemporaneo.

La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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sviluppi dei diversi indirizzi della neoscolastica, un ulteriore approfondimento del confronto con altre filosofie novecentesche - quali la fenomenologia, l'esistenzialismo, il pensiero heideggeriano - e un attivo inserimento nei dibattiti affrontati dal pensiero contemporaneo. • lessico Posizione filosofica che riduce la realtà o i valori al soggetto individuale o universale. SOGGETTIVISMO

1111 Georges Rouaulr, Il Santo Volto (1904).

• Lessico Nozione elaborata dal pensiero medievale. ln ambito gnoseologico indica il tendere dell'atto conoscitivo, e quindi il riferirsi della rappresentazione o del concetto, alla cosa conosciuta. INTENZJONALITÀ

VITA E OPERE DI MARITAIN

30

5. Maritain: la critica al pensiero moderno :Lesponente della neoscolastica novecentesca al quale si riconosce una maggiore incidenza storica è il filosofo francese Jacques Maritain. Il suo neotomismo, infatti, ha esercitato un'influenza rilevante nei dibattiti culturali, politici e religiosi che hanno accompagnato il rinnovamento del cattolicesimo contemporaneo. Nel primo periodo della sua riflessione filosofica Maritain unisce la riscoperta del tomismo a una decisa critica al pensiero moderno, espressa in opere come Antimoderno (1922) e Tre riformatori. Lutero, Cartesio, Rousseau (1925), composte nei difficili anni del primo dopoguerra. Il pensiero moderno, secondo Maritain, è caratterizzato dale soggettivismo, originato dall'individualismo religioso di Lutero, dal razionalismo cartesiano, dalla concezione dell'uomo naturalmente buono di Rousseau. In particolare, la filosofia moderna, nell'intento di rendere la ragione indipendente dalla fede, ne ha fatto il fondamento della coscienza e il criterio di verità, generando un errato ripiegamento della ragione su se stessa. La scoperta della soggettività - sostiene, quindi, Maritain - non ha condotto i singoli alla liberazione, ma alla solitudine, e ha favorito l'affermazione di concezioni meccanicistiche e materialistiche, separando l'uomo dalla dimensione del trascendente.

6.

n realismo critico

Per superare questi esiti della modernità, occorre abbandonare il soggettivismo e riconoscere che la ragione è la «facoltà del reale». Per questo, Maritain assume la metafisica e la gnoseologia del tomismo - filosofia «antimoderna contro gli errori del presente», ma «ultramoderna per tutte le verità ravvolte nel futuro» - come cardini del suo «realismo critico». In opposizione alla scissione moderna tra la rappresentazione e la cosa, infatti, Maritain ripropone la teoria tomistica dell'e intenzionalità. Egli considera, cioè, l'intelligenza come apertura alla presenza originaria degli enti, in quanto l'intelligenza non si riferisce originariamente a se stessa, ma all'essere. Riprendendo tale concezione - che distingue, ma pone in relazione l'essere e il pensiero-, il realismo critico maritainiano può sia affermare l'oggettività della cono• Nato a Parigi da famiglia protestante, Jacques Maritain (1882-1973) si laureò in filosofia e in scienze naturali. Negli anni universitari conobbe Raissa Oumançoff, ebrea russa, divenuta sua compagna di vita. Insoddisfatti della cultura positivistica, i due giovani avviarono un percorso di ricerca che, attraverso lo spiritualismo bergsoniano, li condusse alla conversione al cattolicesimo e alla scoperta del pensiero tomistico. Tra il1913 e il 1939 Maritain insegnò

presso l'Institut Catholique di Parigi e fondò, in collaborazione con Raissa, i Circoli di studi tomistici. La casa di Jacques e Raissa divenne luogo di incontro culturale tra filosofi, teologi, letterati e pittori, come Georges Rouault. • Allo scoppio della Seconda guerra mondiale Maritain si stabill negli Stati Uniti, dove rimase per un ventennio, svolgendo un'intensa attività culturale. Tra il1946 e il 1948 fu ambasciatore della Repubblica francese presso la

Santa Sede e, nel1960, dopo la morte della moglie, si ritirò presso la comunità dei Piccoli fratelli di Gestl a Tolosa, mantenendo però l'impegno a pronunciarsi- come filosofo -sulle vicende contemporanee. Vastissima è la sua produzione; da ricordare, oltre alle opere citate nel profilo: Da

Bergson a Tommaso d'Aquino (De Berg.wn à Thomas d'Aquin, 1944); L'uomo e lo stato (Man and the State, 1951); Il contadino della Garonna (Le paisan de la Garonne, 1965).

scenza sia riconoscere l'attività del soggetto conoscente. Maritain evita così il realismo ingenuo del senso comune, da un lato, e, dall'altro, l'errore del soggettivismo moderno. E può, inoltre, sostenere il primato della metafisica sulla teoria della conoscenza, poiché è l'essere che precede e fonda il pensiero e non il cogito che precede l'essere.

7. I gradi del sapere Il realismo maritainiano, pur sottolineando le possibilità conoscltlve della ragione, non ne dimentica i limiti, come emerge nell'opera Distinguere per unire. I gradi del sapere (1932). In questo scritto Maritain, basandosi sulla dottrina tomistica dell'analogia dell'essere, propone un sistema unitario del sapere, distinguendo diversi livelli di conoscenza, corrispondenti ai molteplici ambiti del reale. [;armonizzarsi di scienza, filosofia, teologia, mistica - discipline speculative, volte alla pura conoscenza- ha il suo cardine nella metafisica, concepita come filosofia prima che raccorda la scienza e la saggezza teologica e mistica. La metafisica, infatti, è scienza perché è lo studio dell'essere in quanto essere; è saggezza perché è la conoscenza dei supremi principi del reale. È, però, superata dalla teologia e dalla mistica, perché la sua modalità analogica di raggiungere il divino non soddisfa la tensione dell'uomo verso Dio ~. La saggezza mistica - esperienza diretta del divino segna invece il passaggio dall'analisi del sapere speculativo alla considerazione del sapere pratico. Questo, volto a conoscere per agire, procede in senso inverso al moto ascendente del sapere speculativo: ridiscende verso il piano dell'azione umana, per guidarla attraverso i suoi giudizi.

~ Ricorda che ... Definire Dio analogicamente significa predicare di Dio attributi riferibili anche alle creature con significati simili, ma di diversa proporzione. Per esempio: sia Dio sia le creature sono, ma Dio è l'essere, mentre le creature partecipano dell'essere.

8. Un nuovo umanesimo Riconoscere tutti i gradi del sapere è, secondo Maritain, condizione per fondare un umanesimo integrale, attento a ogni dimensione della persona; aperto, cioè, a riconoscere la disposizione umana a oltrepassare il sapere razionale: quindi, rispettoso della relazione con Dio. I;opera Umanesimo integrale (1936) propone, infatti, un umanesimo teistico, in alternativa all'umanesimo antropocentrico dell'età moderna. Al fallimento dell'umanesimo moderno, evidente nella crisi della società borghese, secondo Maritain il marxismo non offre una valida alternativa, perché pone l'origine della vita spirituale nella struttura economica. Allora, in sostituzione dell'individualismo liberale, che misconosce l'apertura della persona agli altri, e del collettivismo comunista, che dissolve la persona nella collettività, occorre promuovere - per attuare il nuovo umanesimo - una società democratica, rispettosa della persona e orientata al • bene comune, ispirata ai valori di libertà e giustizia, aperta al pluralismo; una società caratterizzata dalla separazione e dalla cooperazione tra la Chiesa e lo stato, in base alla logica del «distinguere per unire». Infatti, da un lato, l'autonomia delle istituzioni politiche non impedisce di riconoscere in Dio il principio e il fine della persona e della società; dall'altro, il riconoscimento del primato dello spirituale è un antidoto contro l' esaltazione totalitaria dello stato.

• Lessico BENE COMUNE Maritai n io definisce «la buona vita umana della moltitudine»: il bene comune esige il rispetto dei diritti fondamentali delle persone.

9. r educazione della persona Il progetto di un umanesimo integrale caratterizza anche la riflessione pedagogica maritainiana, come si può rilevare sia in L'educazione al bivio (1943) sia in Per una filosofia dell'educazione (1959; 1969 2). Secondo Maritain, infatti, l'educazione deve rivolgersi all'uomo nella sua integralità: sia all'individuo, cioè all'uomo considerato nella sua dimensione fisica, sia alla persona, cioè all'uomo inteso come totalità, indipendente in virtù della sua dimensione spirituale. razione educativa, inolLa filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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Confmnti I:attenzione maritainiana all'educazione della persona nella totalità delle sue dimensioni è elemento in comune con la

riflessione pedagogica personalistica.

tre, deve assumere come suo primo fine la conquista della libertà spirituale. Questa non corrisponde al semplice dispiegarsi delle potenzialità individuali: è una libertà fondata sulla verità, «verità che non dipende da noi, ma da ciò che è». Il ~~progres­ sivo impossessarsi delle nuove verità, o la progressiva comprensione del significato sempre crescente e sempre rinnovato delle verità già raggiunte - sostiene, infatti, Maritain- apre e allarga la nostra mente e la nostra vita». La libertà spirituale non corrisponde neppure al libero arbitrio, che è un «dono di natura in ciascuno di noi»; è, invece, la libertà di autonomia o libertà morale: coincide con la realizzazione della natura della persona - essere dotato di intelletto e volontà- attraverso lo sviluppo della capacità di pensare liberamente e di autodeterminarsi.

l o. reducazione nello stato democratico Sempre secondo la logica di un umanesimo integrale, Maritain non contrappone l'educazione della persona all'educazione per la comunità. La persona, infatche ... ti, deve essere educata per se stessa, non per la società o per lo stato; l'educazione Maritai n assume una podella persona, però, comprende anche l'educazione alla convivenza e all'impegno per sizione critica nei conil bene comune: è, dunque, una formazione alla democrazia. fronti sia delle teorie pedagogiche del filosofo statuIn questa prospettiva Maritain sostiene l'importanza dell'azione degli stati nitense John Dewey sia democratici per sviluppare i sistemi educativi, nel rispetto del pluralismo della dei sistemi educativi degli società civile~. La scuola, infatti, non è espressione dello stato, ma della società civistati totalitari europei. le; deve, quindi, riflettere in sé le caratteristiche di una nazione democratica: deve essere una e diversificata. Per questo, lo stato democratico può richiedere alle scuole l'insegnamento della carta costituzionale, ma «non può imporre un credo filosofico o religioso». Da un lato, infatti, la democrazia esige il comune accordo dei cittadini su alcuni principi fondamentali: la dignità della persona, i diritti dell'uomo, l'uguaglianza, la libertà, la giustizia, il rispetto della legge. Dall'altro, la scuola non può pretendere dai singoli studenti la medesima motivazione ideologica per l'adesione a tali principi, perché «il corpo politico è diviso nelle sue concezioni teoriche»: può però esigerne il riconosci' · mento pratico tramite l'assunzione di comportamenti democratici.

11. La riflessione sulf arte ~attenzione

per ogni dimensione della persona- e, quindi, per l'intreccio fra le diverse dimensioni della vita spirituale - caratterizza anche la riflessione maritainiana sull'arte, sviluppata lungo un percorso compreso tra Arte e scolastica (1920) e le soluzioni originali di L'intuizione creativa nell'arte e nella poesia (1953). Il costante interesse di Maritain per i temi estetici è accompagnato dallo

dfTAZIONI Maritain L'opera comune della città temporale Per una civiltà cristiana, la quale non può più essere ingenua, l'opera comune non apparirebbe più come un'opera divina da realizzare dall'uomo sulla terra, ma piuttosto come un'opera umana da realizzare sulla terra mediante il passaggio di qualcosa di divino, che è l'amore, nei mezzi umani e nello stesso lavoro umano. Così ciò che dovrebbe essere per una sijfatta civiltà il principio dinamico della vita comune e dell'opera comune, non sarebbe l'idea medievale di un impero di Dio da edificare quaggiù, e ancor meno il mito della Classe, della Razza, delle Nazioni o dello Stato. Diciamo che

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sarebbe l'idea - non stoica, né kantiana, ma evangelica della dignità della persona umana e della sua vocazione spirituale e dell'amore .fraterno che le è dovuto. L'opera della città sarebbe di realizzare una vita comune quaggiù, un regime temporale veramente conforme a questa dignità, a questa vocazione e a questo amore. Noi ne siamo tanto lontani da esser sicuri che il lavoro non mancherà davvero! È un'opera ardua, paradossale ed eroica; non esiste un umanesimo della tiepidezza. Umanesimo integ~lVe

n• FO(US Maritain e Rouault I.:amicizia traJacques Maritain e Georges Rouault (18711958), ricordata dal filosofo nel testo scritto in occasione della morte del pittore, risale al1905: un'amicizia sostenuta da incontri, discussioni, reciproche influenze e rafforzata dalla comune sensibilità religiosa. Il legame tra umanesimo e cristianesimo, proposto in termini filosofici da Maritain, sembra trovare un'espressione pittorica nell'arte rouaultiana, attenta alla condizione umana nei suoi aspetti drammatici e animata dalla tensione al divino, come testimonia l'opera Cristo in croce (1936) che proponiamo qui a fianco. Scrive, infatti, Maritain: «La pittura di Rouault è esclusivamente pittura, unicamente preoccupata della appassionata ricerca delle esigenze della materia pittorica[ ... ]. E contemporaneamente trae vita dall'intimo universo dell'anima, dalle profondità della visione interiore e dall'intuito poetico [... ] . Chi lo ha seguito attraverso le varie fasi del suo instancabile sforzo, non è rimasto sorpreso nel vedere questa sua arte, dalla violenza cosl sfrenata, cosl presa dai contorni atroci del peccato e della ferocia umana, ma nel contempo e sempre maggiormente imbevuta di indicibile pietà, raggiungere alla fine una vetta della pittura religiosa e ieratica, in cui sofferenza e pace insieme si esprimono in una nuova armonia e nobiltà della forma».

sforzo di rielaborare le teorie tomistiche in relazione alle tendenze artistiche contemporanee. Grazie all'impostazione personalistica, l'estetica maritainiana mira a evitare sia l'irrazionalismo sia l'intellettualismo. Maritain, infatti, riconosce l'arte come attività creativa autonoma, finalizzata alla perfezione dell'opera, ma comunque radicata nell'intelletto. Per questo egli critica la pretesa dell'arte moderna di liberarsi della ragione, privilegiando la dimensione istintiva ed emozionale, come rifiuta un'arte a tesi, compromessa da finalità estranee alla creazione della bellezza. Maritain non pone, però, la ragione concettuale, logica e discorsiva, all'origine della creazione artistica e poetica, ma una conoscenza intuitiva, legata all'immaginazione e all'inconscio spirituale, che «implica una vita infinitamente più profonda e più oscura» dell'intelligenza.

Confronti Secondo Maritain l'inconscio o preconscio dello spirito si distingue dall'inconscio della materia, riconducibile all'inconscio freudiano, pur comunicando con esso.

verifica

a Conoscenza dei termini Definisci: neoscolastica, neotomismo, realismo critico, intenzionalità, umanesimo integrale, intuizione creativa.

bcomprensione di concetti e relazioni l Quali elementi caratterizzano la neoscolastica? Qual è il rapporto tra neoscolastica e neotomismo? 2 Quali eventi consentono di ricostruire l'origine e lo sviluppo del movimento neoscolastico? 3 Quale critica rivolge Maritain al pensiero moderno? Per quali aspetti ritiene che il realismo critico

costituisca un superamento del soggettivismo? 4 Per quale motivo Maritai n individua nella metafisica la disciplina di raccordo nell'ambito del sapere speculativo? 5 Come si può realizzare il progetto di un umanesimo integrale in rapporto alla singola persona e alla società politica? 6 Quale rapporto pone Maritain tra l'educazione della persona e l'educazione per la comunità? 7 Per quali elementi la riflessione maritainiana sull'arte evita sia l'irrazionalismo sia l'intellettualismo estetico?

La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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Lezione Testo

L

sorgenti delfumanesimo

Il Maritain Umanesimo integrale

.1936

l • saggio

Umanesimo integrale ha esercitato una notevole influenza sulla cultura cattolica del Novecento. L'opera sviluppa un ciclo di lezioni svolte da Maritain nel1934, presso l'università di Santander, dedicate ai Problemi spirituali e temporali di una nuova cristianità. Realizzare «una nuova cristianità» è «l'ideale storico concreto» proposto: ideale attuabile creando una società di ispirazione cristiana, ma rispettosa dell'autonomia della dimensione temporale. La costruzione di tale società richiede un confronto critico con l'umanesimo antropocentrico moderno e contemporaneo, avviato nell'Introduzione.

Capisco bene che, per certuni, un autentico umanesimo non saprebbe essere, per definizione, se non un umanesimo antireligioso. Noi pensiamo il contrario [... ]. Per il momento vorrei solo proporre, su questo argomento, due osservazioni di fatto. O Anzitutto, è ben vero che, dagli inizi del Rinascimento, il mondo occidentale è passato progressivamente da un regime d'eroismo sacrale cristiano a un regime umanistico. Ma l'umanesimo occidentale ha sorgenti religiose, e «trascendenti» senza le quali è incomprensibile a se stesso - chiamo «trascendenti» tutte le forme di pensiero [... ] le quali pongono al principio del mondo uno spirito superiore all'uomo; nell'uomo uno spirito il cui destino va al di là dei tempi; e una pietà naturale e sovrannaturale al centro della vita morale. Le sorgenti dell'umanesimo occidentale sono sorgenti classiche o cristiane, e i caratteri dei quali parlo non compaiono soltanto nel complesso dell'antichità medievale, ma anche in una delle parti meno ricusabili dell'antichità pagana: quella che evocano i nomi di Omero, di Sofode, di Socrate, di Virgilio, «padre dell'Occidente». 8 D'altra parte, per il solo fatto d'essere un regime d'unità della carne e dello spirito, o di spiritualità incarnata, il regime della cristianità medievale conteneva nelle sue forme sacrali un umanesimo virtuale e implicito. Nel XII e nel XIII secolo, questo doveva «apparire» e manifestarsi con lo splendore di una beltà instabile o come ansiosa d'esistere, perché ben tosto la discordanza tra lo stile culturale medievale e lo stile dell' umanesimo classico [... ] doveva coprire e nascondere ad un tempo l'accordo profondo del cristianesimo e dell'umanesimo [... [... ] D'altra parte- ed è questo il mio secondo rilievo- a considerare l'umanesimo occidentale nelle sue forme contemporanee, apparentemente le più emancipate da ogni metafisica del trascendente, è facile vedere che se vi sussiste ancora un resto di concezione comune della dignità umana, della libertà, dei valori disinteressati, si ha in queste una eredità d'idee una volta cristiane e di sentimenti una volta cristiani e oggi sconsacrati. E io capisco bene che l'umanesimo liberale borghese non è più ormai che del frumento incapace di germinare [... ]. E contro questo spiritualismo materializzato, il materialismo attivo del-

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l Richiamando l'ispirazione cristiana della sua filosofia, Maritain inizia il confronto con i sostenitori del carattere antireligioso dell'umanesimo, proponendo due considerazioni sul mondo occidentale: la prima in prospettiva storica, la seconda tramite un'analisi dell'umanesimo contemporaneo.

Innanzi tutto, Maritain afferma le origini religiose dell'umanesimo occidentale. Tale verità storica non è compromessa dal passaggio, avviatosi nel Rinascimento, dalla civiltà sacrale medievale- dove l'ordine sociale e politico era subordinato alla categoria del sacro- alla civiltà secolare dell'età moderna. Anzi, l'umanesimo occidentale si condannerebbe all'incomprensibilità se negasse che le sue sorgenti si trovano nelle forme di pensiero «trascendenti» diffuse nell'antichità pagana e dominanti nella cristianità medievale.

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A conferma del carattere umanistico della civiltà cristiana medievale, testimoniato dall'unità posta tra la dimensione spirituale e la realtà temporale, Maritain ricorda la produzione culturale e artistica del XII e del XIII secolo. l:umanesimo implicito nello splendore di questi secoli, secondo Maritain, non è stato riconosciuto per la discordanza di stile tra la civiltà medievale e l'umanesimo classico. Tale errore ha prodotto una più generale incon:prensione de~l'accordo tra cristianesimo e umanesrmo.

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l'ateismo o del paganesimo ha buon gioco. Ma, staccate dai loro legami naturali e portate in un clima di violenza, sono ancora in parte energie cristiane sconsacrate che[ ... ] commuovono i cuori degli uomini e li trascinano all'azione. Non è uno dei segni della confusione d'idee che si distende oggi sul mondo, vedere energie una volta cristiane servire a esaltare proprio la propaganda di concezioni culturali opposte di fronte al cristianesimo? Sarebbe una buona occasione per i cristiani di ricondurre le cose alla verità, reintegrando nella pienezza delle loro sorgenti originali queste speranze di giustizia e queste nostalgie di comunione, [... ] delle quali lo slancio è disorientato, suscitando così una forza culturale e temporale d'ispirazione cristiana capace d'agire sulla storia e d'aiutare gli uomini. Una sana filosofia sociale e una sana filosofia della storia moderna sarebbero loro necessarie a tal fine. Essi lavorerebbero allora a sostituire al regime inumano, che agonizza sotto i nostri occhi, un nuovo regime di civiltà, che sarebbe caratterizzato da un umanesimo integrale, e che rappresenterebbe ai loro occhi una nuova cristianità non più sacrale, ma secolare o profana [... ]. Questo nuovo umanesimo, che non ha misura comune con l'umanesimo borghese, ed è tanto più umano in quanto non adora l'uomo, ma rispetta realmente e effettivamente la dignità umana e rende giustizia alle esigenze integrali della persona, noi lo concepiamo come orientato verso una realizzazione sociale-temporale di quella attenzione evangelica all'umano che non deve esistere soltanto nell'ordine spirituale, ma incarnarsi, e verso l'ideale d'una comunità fraterna. Non è al dinamismo o all'imperialismo della razza, della classe o della nazione che esso domanda agli uomini di sacrificarsi, ma ad una vita migliore per i loro fratelli e al bene concreto della comunità delle persone umane, all'umile verità dell'amicizia fraterna da far passare [... ] nell'ordine del sociale e delle strutture della vita comune. Per questo un tale umanesimo è capace di ingrandire l'uomo nella comunione; e per questo non saprebbe essere se non un umanesimo eroico. C)

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]. Maritain, Umanesimo integrale, Borla, Bologna 1962

4 La seconda osservazione madtainiana concerne il successo conseguito da concezioni antireligiose- come il liberalismo borghese, ormai in crisi, e il materialismo ateo o neopagano - attraverso l'appropriazione di idee e sentimenti cristiani sconsacrati. Dinanzi a tale segno di disorientamento culturale, Maritain sollecita i credenti a ricondurre le eredità cristiane secolarizzate alle loro sorgenti e a creare «una forza culturale e temporale» capace di rinnovare la società.

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Rilevando la cdsi della civiltà borghese, Maritain propone la creazione di una nuova cristianità, rispettosa dell' autonomia dell'ordine sociale e politico, ma caratterizzata da un umanesimo integrale, attento a ogni dimensione della persona: quindi, volto a realizzare i principi evangelici nel mondo e a costruire una comunità fraterna. Un umanesimo alternativo all'esaltazione «della razza, della classe o della nazione», prospettive capaci di trascinare gli uomini all'azione, ma orientate a negare il valore della persona. La realizzazione della nuova cristianità - sottolinea Maritain- esige la disponibilità al sacrificio per il bene comune: per questo la proposta di un umanesimo integrale è la proposta di un umanesimo eroico.

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Analisi del testo l Quali dati storici mostrano le radici religiose dell'umanesimo occidentale? 2 Perché, secondo Maritain, non è stato compreso l'umanesimo medievale? 3 A che scopo «una sana fìlosofìa sociale e una sana fìlosofìa della storia moderna» sarebbero necessarie ai cristiani? 4 Spiega per quali aspetti l'umanesimo integrale maritainiano costituisce un'alternativa allo «spiritualismo materializzato» dell'umanesimo borghese e al «materialismo attivo dell'ateismo o del paganesimo».

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Riflessione l Riferendoti al periodo in cui avvenne la pubblicazione di Umanesimo integrale, spiega i nessi tra eventi storici ed esigenza di rinnovamento della vita collettiva presenti nell'opera. 2 Maritain nel progetto di «una nuova cristianità non più sacra le, ma secolare o profana»· ricerca un equilibrio tra il riconoscimento dell'autonomia dello stato e l'ispirazione cristiana del suo ideale politico. Ritieni che la prospettiva di un umanesimo integrale sia rispettosa della laicità delle istituzioni pubbliche o presenti delle ambiguità? Argomenta la risposta.

La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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Lezione Profilo

Personalismo. Mounier

na filosofia per la persona Temi

*

*Origini e caratteri del personalismo fìlosofìco La rivista "Esprit" La rivoluzione personalistica e comunitaria di Mounier La nozione di persona* Lo stato al servizio delle comunità ~economia al servizio dell'uomo

** *

Concettt~cltìt~ve

personalismo, persona, personalismo comunitario, vocazione, incarnazione, com[Jnione, comunità

1. Origini del personalismo filosofico 1 Lessico PERSONALISMO Orientamento filosofico che assume come nucleo teoretico la persona, considerandola principio antologico fondamentale.

Il termine • "personalismo" è apparso recentemente nella storiografia filosofica tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Questo dato non è contrastante con le origini antiche della nozione di persona, perché la nascita del personalismo riflette un'esigenza contemporanea: ridare un fondamento al valore della persona, in risposta a dottrine filosofiche inconciliabili con la singolarità e la libertà dell'uomo. È del 1903 la pubblicazione del saggio Le personnalisme di Charles Renouvier (1815-1903) che designò con questo termine la propria filosofia, attenta a difendere la concezione della persona, svalutata dall'idealismo e dal positivismo. Sempre in polemica con l'idealismo si sviluppò il personalismo nordamericano, diffusosi tramite la rivista "The Personalist", fondata nel 1919. Elementi personalistici si ritrovano anche nelle opere di esponenti dell'esistenzialismo religioso- come Sulla destinazione dell'uomo (1931) di Nikolaj Berdjaev (1874-1948) ed Essere e avere (1935) di Gabriel Marcel (1889-1973)- e nel pensiero dei filosofi legati alla collana "Philosophie de l'Esprit", edita a Parigi dal 1934 con un'intenzione critica verso il disinteresse per i problemi metafisici, morali, estetici. È, però, con il movimento sorto attorno alla rivista "Esprit" che, negli anni trenta, il termine "personalismo" tornò a indicare una visione filosofica generale.

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2. La rivista "Esprit" ~ Ricorda che... La fiducia nel progresso, già oggetto di critiche durante l'Ottocento, fu minata dalla tragica esperienza della Prima guerra mondiale.

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La Repubblica di Vichy, costituita nel1940, a seguito dell'armistizio tra la Francia e la Germania, dopo l'invasione nazista del territorio francese, svolse una politica colla· borazionistica.

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La rivista "Esprit" venne fondata nel 1932 da un gruppo di intellettuali di diversa provenienza ideologica, raccoltisi attorno a Emmanuel Mounier. La sua nascita va legata alla crisi seguita al crollo della Borsa di Wall Street del 1929, considerata non solo come fenomeno economico, ma come crisi di civiltà. Il gruppo di "Esprit" interpretò, infatti, il dissolversi della fiducia nel progresso ~. l'avvento dei fascismi, l'esito totalitario della rivoluzione sovietica come segni degli errori delliberalismo borghese e del socialismo marxista. In questo contesto la nozione di persona divenne, soprattutto per i pensatori cristiani, strumento di critica del presente e di ricerca di una "terza via" tra il sistema capitalistico e il collettivismo comunista, per la costruzione di una nuova società rispettosa dell'uomo. Interrotta dal governo di Vichy nel1941 ~.la pubblicazione di "Esprit" riprese al termine della Seconda guerra mondiale: la rivista, punto di riferimento del personalismo cristiano, ne favorì la diffusione in diversi paesi europei, come l'Italia, la Spagna, la Polonia. Lincontro con altri orientamenti filosofici incrementò, però, le differenze interne al movimento personalistico- grazie anche alla sua costitutiva apertura al confronto- accrescendo così le difficoltà di una sua definizione filosofica unitaria.

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FOCUS Il concetto di persona Il termine latino persona significa "maschera teatrale", come il greco pròsopon; in seguito, il vocabolo passa a designare il personaggio rappresentato e, quindi, il ruolo dell'individuo nella società. Dai giuristi romani persona è utilizzato per indicare l'uomo come soggetto di diritti, in quanto cosciente e responsabile di sé. La nozione di persona si afferma, però, con la diffusione del cristianesimo, che sottolinea l'insostituibilità di ogni singolo nel piano divino di salvezza, e si impone come termine teologico durante le dispute trinitarie e cristologiche, sviluppatesi nel IV e nel V secolo. Nel Medioevo alla riflessione teologica si accompagna l' approfondimento filosofico della nozione di persona. Notevole influenza esercita la definizione di Severino Boezio: la persona

è una «sostanza individua di natura razionale», concezione poi riformulata da pensatori scolastici come Riccardo di San Vittore e Tommaso d'Aquino. N eli' età moderna si verifica una crisi della dottrina scolastica della persona, in rapporto al dibattito sul concetto di sostanza. Nel XIX secolo la crisi si approfondisce: l'idealismo, infatti, considerando il singolo individuo come una determinazione particolare dell'assoluto, giunge alla negazione dell"'inseità" della persona, cioè della sua sostanzialità; il positivismo, invece, riduce l'uomo a natura, compromettendone coslla spiritualità e la libertà. Proprio la reazione a queste posizioni porta alla nascita del personalismo e alla riaffermazione del valore della persona da parte di esponenti di altri indirizzi filosofici.

3. [identità del personalismo Il dibattito sull'identità del personalismo ne ha accompagnato lo sviluppo ~. Per orientarsi, risulta chiarificante la distinzione tra due accezioni del termine, proposta dal filosofo Armando Rigobello nel saggio introduttivo al volume Il personalismo (1975). Secondo tale distinzione, il personalismo: • in senso stretto, è una filosofia che considera la pel'sona come intuizione metafisica odginada e da questo centro teoretico fa discendere la sua riflessione morale, sociale e politica; • in senso ampio, indica un insieme di atteggiamenti pl'atici, mol'ali e politici, originati dal riconoscimento del valore della persona, senza per questo fare della persona il fulcro di una nuova antologia. La prima definizione è applicabile al personalismo mounieriano. La seconda al personalismo maritainiano: nel pensiero di Maritain, infatti, l'affermazione della dignità della persona si giustifica nel quadro della metafisica tomistica dell'essere. È interessante notare che questa distinzione proposta da Rigobello è indirettamente confermata dallo stesso Mounier: nella Introduzione agli esistenzialismi (1946), infatti, rappresentando la collocazione del personalismo nella tradizione filosofica, egli lo pone tra i rami dell' «albero esistenzialista», individuando ne le radici greche in Socrate e negli stoici, e le radici cristiane in Agostino e Bernardo di Chiaravalle.

~ Ricorda che ... Alla concezione del personalismo come fìlosofìa si sono contrapposte le interpretazioni del personalismo come ideologia, fenomeno di reazione, intenzione prefilosofica, orizzonte comune a diversi pensatori cristiani.

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4. Mounier: un nuovo Rinascimento La filosofia, secondo Mounier, è presa di posizione contro il «disordine stabilito» della società e ricerca di soluzioni alla crisi dell'uomo contemporaneo. Rifare il Rinascimento - titolo del saggio programmatico pubblicato nel primo numero di "Esprit"- significa promuovere un nuovo umanesimo, riaffermando la centralità della persona e ricostituendo i suoi legami con la comunità: significa attuare una l'ivoluzione pel'sonalistica e comunitada. Una rivoluzione contro i due mali dell'epoca: l'individualismo e le tirannidi collettive ~. Mounier scorge nella civiltà nata dal mondo rinascimentale le radici dell'individualismo borghese - attento solo al benessere economico, al prestigio sociale, al potere politico e le basi del sistema capitalistico, finalizzato unicamente al profitto ~. Rifiuta le alternative emerse con la nascita dei movimenti fascisti e denuncia i limiti che impediscono al comunismo di superare la crisi contemporanea. Limite principa-

Ricorda che... Mounier considera la società di massa, dominata dall'anonimato, e la società rivitalizzata dalla "febbre" di un capo carismatico come le forme di socialità più lontane dalla comunità personalistica. ~ Ricorda che ...

Puropponendosi al comunismo marxista, Mounier ne riconosce la validità delle critiche alla società borghese e la capacità di diffusione tra gli uomini sfruttati e desiderosi di giustizia.

La filosofia contemporanea: tradizioni e ambiti di ricerca

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so la sua casa gli incontri tra filosofi, letterati e artisti. Partecipò ai dibattiti culturali e politici sui problemi dell' epoca attraverso la rivista "Esprit" e pubblicò i saggi Rivoluzione

VITA E OPERE DI MOUNIER

• Emmanuel Mounier nacqueaGrenoblenel1905. Compiuti gli studi di filosofia, rinunciò al progetto di carriera accademica, scegliendo di impegnarsi nell'attività di pubblicista. Entrò in rapporti di amicizia con Jacques Maritain, frequentando pres-

personalista e comunitaria (Révolution personnaliste et communaitaire, 1935) e Manifesto per il personalismo (Manifeste au service du personalisme, 1936). • Richiamato alle armi nel1939, Mouniervennefatto prigioniero dai tedeschi e

liberato a seguito dell' armistizio. Riprese con notevoli difficoltà la pubblicazione di "Esprit"; dopo un breve periodo di incertezza, si oppose al governo di Vichy e venne arrestato. Liberato, dovette affrontare la soppressione della rivista e nel1942 fu nuovamente imprigionato e processato per legami con il gruppo partigiano "Combat". • Terminata la Seconda guerra mondiale, riprese la pubblicazione di "Esprit" e

compose le opere di maggior impegno speculativo: Tratta-

to del carattere (Traité ducaractère, 1946); Introduzione agli esistenzialismi (Introduction aux existentialismes, 1946); Il personalismo (Le personnalisme, 1949). Attento a tradurre in pratica le proprie convinzioni, visse con la sua famiglia e le famiglie dei suoi collaboratori nella comunità Les Murs blancs, da lui stesso fondata a Chàtenay. Morl nel1950.

le è la negazione marxista della realtà spirituale e, quindi, la negazione dell'esistenza di Dio e di una dimensione fondamentale della persona: per questo, sostiene Mounier, l'umanesimo marxista finisce per sostituire l'esaltazione del «collettivo» all'esaltazione borghese dell'individuo. Preso atto della situazione presente, come procedere per rivoluzionaria?

5. la rivoluzione personalistica

Confronti Mounier, sottolineando il legame tra vita interiore ed esteriore della persona, critica l'insensibilità dello spiritualismo verso il peso esercitato sull'uomo dai fattori biologici ed economici.

La rivoluzione personalistica e comunitaria esige di svincolare il cristianesimo dal «disordine» borghese, superare il marxismo e realizzare una trasformazione dell'uomo e delle strutture oppressive, ·non solo sul piano economico, ma anche morale. La centralità attribuita alla persona in tale rivoluzione si deve accompagnare, secondo Mounier, alla consapevolezza della sua inoggettivabilità. La persona, infatti, può essere definita solo negativamente e non può essere identificata con l'individuo, la coscienza, la personalità: è «un'unità data, non costruita, più vasta delle visioni che io ne ho». La persona «è una presenza in me» e, in quanto «presenza attiva», si configura come un movimento di personalizzazione, cioè come un compito da realizzare. La persona è nell'uomo come «una tensione» fra tre dimensioni: «vocazione, incarnazione, comunione». In quanto vocazione è diretta verso il mistero di una realtà che la trascende; in quanto incarnazione è esistenza in un corpo e in una situazione storica; in quanto comunione è chiamata al dono di sé e alla vita comunitaria. In rapporto a queste tre dimensioni la persona deve compiere tre esercizi per realizzarsi: la meditazione, per la ricerca della vocazione; l'impegno, come adesione alla propria esistenza incarnata; la rinuncia a se stessa, per entrare in comunione con gli altri.

6. Un personalismo comunitario Confronti L:esperienza dell'altro come un "tu" è rilevante: Il nel personalismo di Mounier, in quanto la persona è comunione; Il nell'esistenzialismo di Marcel, in quanto l'esistenza è coesistenza.

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Mounier - attento a situare la persona nella storia, in relazione con gli altri approfondisce costantemente nei suoi scritti la riflessione sulla categoria di comunità. Secondo Mounier, infatti, il superamento della crisi del mondo borghese richiede una ristrutturazione comunitaria della vita collettiva. Questo è un processo differente dalla proliferazione di associazioni tipica della società contemporanea. Una comunità, infatti, non è una somma di individui, ma un centro di relazioni interpersonali: ha le sue radici nelle persone che, uscendo dall' anonimato, si scoprono reciprocamente come "io" e "tu". Tale riconoscimento dell'altro è un atto etico, un atto di amore: è il fondamento di una comunità di perso-

nier FOCUS

l'ottimismo tragico

Con l'espressione «ottimismo tragico» Mounier indica l' atteggiamento personalistico dinanzi alla storia, contrapponendolo- nell'opera Il personalismo- all' «Ottimismo insofferente dell'illusione liberale o rivoluzionaria» e al «pessimismo impaziente dei vari fascismi». Nell'ottimismo tragico la tragicità deriva dall'accettazione realisti ca della condizione umana e storica: l'impegno nella «personalizzazione» della società, infatti, non è destinato a un successo automatico, ma a scontrarsi con i limiti dell'uomo e con la resistenza del mondo. Invece, l' ottimismo- evidente in una libertà che lotta strenuamente e sussiste anche dopo lo scacco -si fonda sulla convinzione di una futura certa affermazione della verità. Nella situazione storica contemporanea, secondo Mounier, l'ottimismo tragico esige

la consapevolezza della crisi della società. Nella Paura de/XX secolo (1948) il Novecento appare segnato dal timore della distruzione dell'umanità, resa possibile dalle armi atomiche: una paura che Mounier pone a confronto con la paura medievale attorno al Mille. Mentre il timore della fine imminente generò negli uomini del Medioevo l'impegno per l'edificazione di una società migliore, per non giungere dinanzi a Dio a mani vuote, la società contemporanea non vive questa paura operosa; si ripiega su se stessa, chiudendosi nel pessimismo: tentazione che Mounier vede insinuarsi tra i cristiani. L ottimismo tragico, invece, anche dinanzi alla crisi, è capace di mantenere la speranza in una cristianità rinnovata, fonte di iniziative per la liberazione dell'uomo.

ne. Questa comunità è un'unione così intima da divenire essa stessa personale. È una «persona di persone» con una sua vocazione: creare le condizioni perché ciascuno si realizzi. Tale comunità personalistica- capace di armonizzare, grazie all' amore, il movimento di personalizzazione dei singoli - non appare però pienamente traducibile in termini politici: nel pensiero mounieriano, infatti, è assunta come idea regolativa.

7. Pluralismo e democrazia Proporre il modello di comunità personalistica come idea regolativa non esime, però, dall'impegno di avviarne la costruzione. Come orientarsi, allora? Mounier ritiene che il programma personalistico possa iniziare ad attuarsi in piccole comunità. Queste- partecipi della tensione umana verso gli altri e, quindi, verso le altre comunità - sono chiamate a inserirsi attivamente nella storia. A tal fine è necessaria, sul piano politico, la costituzione di uno stato pluralistico e democratico. Lo stato deve porsi come strumento al servizio delle comunità e delle persone: situazione realizzabile attraverso la separazione e la limitazione dei poteri, il riconoscimento di una pluralità di formazioni autonome nella società e la creazione di strutture di partecipazione alle decisioni politiche. A questa riorganizzazione della realtà politica si deve accompagnare una ristrutturazione dell'attività economica. Occorre, cioè, porre l'economia a servizio dell'uomo. Un progetto che Mounier delinea indicando i criteri del {{primato del lavoro sul capitale» e del {{primato del servizio sul profitto» e prospettando la creazione di comunità di lavoro centrate sulle persone dei lavoratori ~-

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Ricorda che...

Secondo Mounier il capitalismo e il marxismo sono accomunati dall'attribuzione del primato alla dimensione economica, fonte di oppressione per la persona.

verifica

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Conoscenza dei termini

Definisci: personalismo, persona, personalismo comunitario, vocazione, incarnazione, comunione, comunità.

bcomprensione di concetti e relazioni l Come si può definire il personalismo filosofico? Quali sono le due possibili accezioni del termine? 2 Quali motivi sono all'origine della nascita e dello sviluppo di orientamenti filosofici personalistici? Qual è l'importanza storica della rivista "Esprit"?

3 Inserendo il personalismo tra gli esistenzialismi, Mounier lo ricollega al pensiero di Pascal e di l