Scrittura, epigrafia e grammatica greco-micenea 9788843068166

Nella Grecia del XVIII secolo a.C. si afferma la civiltà chiamata convenzionalmente “micenea”, dal nome del più importan

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Scrittura, epigrafia e grammatica greco-micenea
 9788843068166

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Massimiliano Marazzi

Scrittura, . epigrafia. e grammatica greco-m1cenea

@ Carocci editore

Questo volume è pubblicato con il contributo del Centro lnterdipartimentale di Progettazione e Ricerca d'Ateneo "Scienza Nuova", Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa

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1' edizione, maggio 2013 ©copyright 2013 by Carocci editore S.p.A., Roma

Impaginazione e servizi editoriali: Pagina soc. coop., Bari Finito di stampare nel maggio 2013 dalla Litografia Varo (Pisa) ISBN 978-88-430-6816-6

Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 6n) Senza regolare autorizzazione,

è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

BENINCASA

!

Indice

Premessa

9

Introduzione

II

Abbreviazioni

19

Parte prima La scrittura dei Micenei r.

Questioni generali

r.r.

La scrittura micenea quale sistema lineare fonetico a base sillabica patrimonio segnico della Lineare Be le convenzioni di codifica e traslitterazione

r.2.

29

n

29 33

1.2.1. I sillabogrammi l 1.2.2. I logogrammi l 1.2.3. Gli aritmogrammi e i metrogrammi l 1.2-4- Pseudologogrammi: monogrammi e sigle l 1.2.5. Incontri di segni: indicatori fonetici e indicatori semantici l 1.2.6. Segni

"complementari"

1.3·

Supporti scrittori e strumenti di scrittura

53

1.3.1. Supporti attestati direttamente l 1.3.2. Supporti "anomali" e supporti ipotizzabili l 1.3.3. Gli strumenti della scrittura l 1.3+ Altri dispo-

sitivi mnemonici di controllo

1.4·

Gli "scribi": calligrafia, pinacologia e ductus 1.4.1. Calligrafia e pinacologia l 1.4.2. Ductus

2.

ncorpus

73

2.1.

Prefissi e sigle

74 5

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

2.1.1. 2.1.3.

2.2.

Luoghi di provenienza l 2.1.2. Le sigle delle serie di tavolette l Le serie w l 2.1.4. Le serie z

I documenti di carattere archiviario (tavolette, cretule ed etichette) area per area

So

2.2.1. Creta l 2.2.2. Continente greco l 2.2.3. Altre regioni della grecia con ritrovamenti nuovi o particolari l 2.2.4. Testimonianze da altre regioni: la Baviera l 2.2.5. Le testimonianze di Amnisos e Mileto

2.3.

Quadro riassuntivo

105



Origini e sviluppo del sistema scrittorio

III

3·1. 3.2.

Il patrimonio sillabografico Il patrimonio logografico

II2 126



La messa in pagina

153

4·1. 4.2.

Questioni generali Le convenzioni di traslitterazione

153 155



L'organizzazione delle informazioni

169

p. 5.2. 5·3· 5·4·

I luoghi dell'informazione: "archivi" e "depositi" Gerarchie di "scribi" e gestione amministrativa Supporti scrittori e percorsi dell'informazione Cnossos, un caso a parte

169 J76 179 187

Parte seconda Lingua e scrittura 6.

Osservazioni preliminari

191



Le caratteristiche fonologiche del sistema sillabografico

195

7·1. 7.2. 7·3·

Premesse diacroniche Caratteristiche strutturali Soluzioni specifiche attraverso segni particolari

195 196 197

8.

Le strategie "ortografiche" del sillabario

201

8.1.

La sillaba tra lingua e scrittura nel dialetto miceneo

201

6

INDICE

8.2.

Attacco sillabico vs. coda

204

S.2.1. Schema delle convenzioni ortografiche per gli attacchi sillabici l S.2.2. Le code sillabiche l S.2.3. Soluzioni sillabografiche particolari, ulteriori costrizioni e alternanze

8.3. 8.4. 8.5.

La notazione dei dittonghi n carattere fonemico dell'aspirazione L'unità della parola

209 210 211

S.p. Caratteri generali l S.p. Fenomeni di congiunzione- Disgiunzione di elementi lessicali l S.5.3. Sandhi e iato nei composti l S.5+ Processi psicolinguistici: i cosiddetti "errori degli scribi"

Parte terza La lingua dei Micenei 9·

Note introduttive e informazioni generali

219

9·1.

219

9·3·

Lo scenario della ricerca Strumenti e opere di sintesi Organizzazione e limiti

227

IO.

Il miceneo nella storia della lingua greca

229

10.1.

Problematiche storiche e culturali

229

9.2.

221

10.1.1. ll cosiddetto "greco comune" e la supposta Sprachbund balcanica l 10.1.2. Processi di delocalizzazione e spostamento dei primi gruppi grecofoni nell'Ellade 10.2. 10.3.

Sostrati, adstrati e processi di diffusione linguistica greca nell'Egeo Stabilizzazione, sviluppo, interferenze e differenziazioni dei gruppi grecofoni fra il XVI e il XIII secolo

232 234

Io. p. Lo stato di lingua ricostruibile nella fase di acquisizione del siilabario B 10.4.

n miceneo fra koiné dialettale e varietà locali

236

II.

Caratterizzazione fonologica

251

L'inventario fonologico

252

II. I.

11.1.1. Il patrimonio vocalico l 11.1.2. I dittonghi l 11.1.3. La resa delle originarie liquide e nasali sonanti l 11.1.4. Le semivocali l 11.1.5. Le occlusive l 11.1.6. Liquide e nasali l I1.1.7. Le sibilanti e lo status dell'aspi-

7

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

razione in età micenea l n.1.8. Assibilazioni, palatalizzazioni, assimilazioni e altri incontri consonantici

12.

Lineamenti di morfologia

273

12.1. Introduzione 12.2. La flessione dei sostantivi e degli aggettivi

273 274

12.2.1. Prima declinazione: nomi in -d e -d l 12.2.2. Seconda declinazione: tematici in -o- l 12.2.3. Terza declinazione l 12.2.4. duale l 12.2.5. La flessione degli aggettivi

n

12.3. I pronomi 12.4. I numerali 12.5. n sistema verbale

299 302 302

n

Lo stato delle arti l 12.5.2. sistema tempo-aspetto e i modi l Formazione dei temi l 12.5-4- Le desinenze l 12.5.5. Aggettivi verbali

12.p.

12.5.3·

12.6. Preposizioni, avverbi, preverbi 12.7. Congiunzioni, particelle introduttive e negazione 13.

309 312

Brevi note di sintassi

317

Riferimenti bibliografici

323

8

Premessa

L'opera che qui si presenta ha il fine di indirizzare il lettore (specialista o apprendista) allo studio delle nuove linee di ricerca che caratterizzano oggi il settore della filologia e della linguistica legato alla varietà linguistica greca presente nell'Ellade in età micenea e testimoniata epigraficamente dai documenti redatti essenzialmente su tavoletta d'argilla e in una scrittura di tipo sillabico, definita convenzionalmente Lineare B. A fronte di un piano di lavoro così arduo, sono conscio dei tanti errori che certamente il lettore potrà trovare nel corso di una disamina accurata delle pagine che seguono. Sento tuttavia il dovere di ringraziare i numerosi colleghi e amici che, con il loro consiglio e la liberale messa a disposizione delle proprie opere, mi hanno aiutato durante la sua preparazione, e in primis Helmut Nowicki, che si è assunto il gravoso onere di rileggere e ampliare, correggendone sviste ed errori, la parte più specificamente dedicata ai problemi di linguistica indoeuropea. Durante le ricerche ho potuto usufruire dell'aiuto di diversi colleghi, fra i quali, particolarmente, ]. Melena, che mi ha messo a disposizione il proprio manoscritto in corso di stampa per il terzo volume del Companion to Linear B, L. Godart, che mi ha dato ampio supporto per la riproduzione di alcune autografie del corpus delle tavolette cnossie, M. De Freo e M. Perna, che si sono caricati dell'ingrato compito di rivedere l'intera Parte prima, segnalandomi una serie di importanti novità epigrafiche. Negli ultimi mesi di preparazione del manoscritto ho potuto beneficiare del sostegno di diverse strutture scientifiche, fra le quali desidero ricordare particolarmente le biblioteche dellaJulius-Maximilians-Universitat di Wiirzburg presenti presso la Lehrstuhl fiir Altorientalistik (sotto la direzione prima di G. Wilhelm e poi di D. Schwemer) e la Lehrstuhl fiir Vergleichende Sprachwissenschaft (sotto la direzione di H. Hettrich), dove ho potuto soggiornare grazie a periodi di tirocinio sostenuti dall'Ufficio Era9

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

smus del mio ateneo, l'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Alla mia università, presso la quale svolgo il mio lavoro di docente di Filologia egeo-anatolica, e non da ultimo, alle strutture del suo Centro interistituzionale euromediterraneo va tutto il mio ringraziamento per il sostegno accreditatomi in questi ultimi anni. Napoli/Roma, maggio 2012

IO

Introduzione

I

Questioni di metodo A fronte delle varie opere di sintesi sulla lingua e sulla scrittura in Grecia in età micenea pubblicate in questi ultimissimi anni in lingua straniera, mancava un lavoro aggiornato complessivo per il pubblico italiano. Le ottime sintesi di Mario Doria prima (1965) e di Anna Sacconi poi (1970\ 19902 ), pur ancora pienamente valide nella loro struttura portante, risultano datate infatti, soprattutto per quanto concerne i più recenti sviluppi in questo settore di studio. In occasione della seconda edizione della mia Società micenea (1994), aggiungevo, ai repertori più propriamente storico-archeologici, due sezioni dedicate rispettivamente a "La documentazione epigrafica" (sez. II, pp. 513 ss.) e a "La documentazione linguistica" (sez. III, pp. 561 ss.) proprio al fine di dare un'informazione nuova e aggiornata sull'argomento, ripromettendomi di stendere, in un lavoro a parte, una sintesi delle tendenze caratterizzanti questi settori specifici della ricerca. In questi ultimissimi anni, di fatto, la ricerca micenologica, imperniata ai suoi inizi essenzialmente su un puntuale lavoro filologico, si è sempre più interrelata con le indagini di carattere epigrafico-archeologico, raggiungendo orizzonti di conoscenza socio-linguistica e di ricostruzione antropologico-scrittoria di estremo interesse. Ciò è derivato in parte dalla accurata dedizione o dalla nuova presentazione dei corpora documentari, in parte però anche da un nuovo e diverso approccio alla materia, non limitato all'esegesi del "testo", ma incentrato sui processi che sovrintendono all'atto scrittorio, alle modalità dei percorsi e dei flussi delle conoscenze, ampliando così l'interesse dal "documento" agli "estensori/fruitori" dello stesso e alle diverse procedure legate alla sua creazione. Affrontare, quindi, la stesura di una nuova introduzione generale alla II

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

lingua e alla scrittura dei Micenei significava superare gli schemi compositivi correnti (che caratterizzano, tra l'altro, anche le opere più recenti in lingua straniera) e offrire quell'adeguato scenario nel quale il dato archeologico, la riflessione antropologico-scrittoria, ma soprattutto l'analisi dei modi e delle procedure che sottintendono alla comunicazione scritta vengono a trovarsi strettamente interrelati. La comprensione della lingua e della scrittura dei Micenei o, più precisamente, di quel dialetto greco testimoniato dalla documentazione epigrafica su tavoletta d'argilla e in scrittura sillabica, è infatti imprescindibilmente legata allo studio dei dispositivi messi in atto per il controllo dei beni e l'organizzazione delle risorse che garantivano prosperità e dinamicità alle élites grecofone dell'epoca. Come si avrà modo di chiarire nel corso dell'esposizione, l'uso della scrittura, che le amministrazioni dei centri di potere micenei sembra abbiano messo in atto, si mostra (almeno allo stato attuale della documentazione in nostro possesso) strettamente (se non esclusivamente) legato a tali dispositivi. L'atto scrittorio si configura, infatti, quale processo comunicativo nell'ambito del quale la scelta del supporto, la disposizione diagrammatica dei segni (allineamenti, ordinamenti colonnari, estrapolazione e messa in evidenza fuori testo degli elementi più significativi, variazione nelle dimensioni ecc.) e la stretta interrelazione fra registrazioni spazialmente e tematicamente contigue assumono un'importanza pari, se non superiore, alla cura di esprimere (orto)graficamente la materia fonica della lingua. Si tratta, in breve, di una comunicazione a mezzo dello scritto altamente specialistica, pensata solo per chi dell'atto scritto rio era autore o diretto fruitore e nell'ambito della quale gli elementi che determinano l'atto scrittorio in sé (conoscenza preliminare della sua finalità insieme alla scelta del supporto e alla cura nella disposizione spaziale del segno grafico sullo stesso) concorrono, più che la valenza fonica dei segni stessi, alla "lettura" e comprensione del messaggio. Insomma, se da un lato si è di fronte a un tipo di scrittura di carattere fonetico (dove i segni valgono per precisi segmenti fonici), dall'altro il testo miceneo non è "leggibile" (quindi comprensibile) sulla sola base dell'informazione fonica che essi mediano. Tutto ciò si riflette pesantemente sulla comprensione, in termini fonologici e morfologici, di questa varietà arcaica della lingua greca e richiede un'attenta disamina e valutazione delle scelte ortografiche messe in atto e ritenute ottimali per il soddisfacimento dei propri fini comunicativi da parte dei gestori/fruitori del messaggio scritto. Di qui la scelta, non conforme alla manualistica corrente, di dedicare un 12

INTRODUZIONE

ampio spazio iniziale (La scrittura dei Micenei) non solo al sistema scrittorio visto sotto il profilo delle sue componenti strutturali, ma anche della sua distribuzione spaziale e cronologica, delle modalità di messa in pagina e delle procedure che sottendono all'atto della redazione del documento e al flusso dell'informazione da questo mediato. È partendo da tali premesse che, nella Parte seconda (Lingua e scrittura), si è inteso affrontare lo spinoso problema del rapporto fra lingua e scrittura, facendo proprie quelle più recenti istanze di approccio all'argomento (per le quali cfr. per tutti quanto esposto in Consani 2003) che vedono il sillabario miceneo non già come sistema di notazione grafica impreciso e spesso inadeguato alla resa fonica del greco miceneo, bensì come costrutto, altamente convenzionalizzato, dotato di precise regole ortografiche atte a ottimizzarne le funzioni in relazione al proprio ambito applicativo. È in questa prospettiva che riteniamo siano da valutare quegli aspetti fonologici e morfologici della varietà linguistica micenea che si manifestano attraverso la testimonianza dell'attività scrittoria e ai quali è interamente dedicata la parte finale del lavoro (La lingua dei Micenei). Proprio in virtù dei limiti e della complessità del quadro linguistico mediato dalla specificità della documentazione scritta, si è scelto in questo caso di fornire un'informazione che rendesse ragione dei problemi e delle incertezze che ne caratterizzano la conoscenza, privilegiando, parallelamente all'illustrazione delle tematiche generali, un puntuale riferimento bibliografico a quegli studi che ci sono sembrati rilevanti per tutte le problematiche più specifiche.

2

La storia degli studi e le opere di riferimento generale La Micenologia, quale disciplina specifica dedicata agli studi sulla Grecia della tarda età del Bronzo e alle sue testimonianze epigrafiche, ha due nascite. La prima è certamente quella conseguente agli scavi di Heinrich Schliemann a Troia, Micene e Tirinto sul finire dell'Ottocento, seguiti a pochi anni di distanza dai prestigiosi ritrovamenti effettuati da Arthur Evans a Cnossos, sull'isola di Creta. Alle imprese pionieristiche di questi due studiosi, così diversi fra loro per storia e profilo culturale, sono seguite, durante tutto il secolo scorso, le scoperte dei maggiori centri che caratterizzano le culture preclassiche dell'intera area egea, dagli inizi del III giù fino alla fine del II millennio a.C. 13

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

La seconda è quella segnata dalla decifrazione del sistema scrittorio miceneo, definito convenzionalmente sillabario Lineare B, operata da Michael Ventris (cui si aggiunse immediatamente l'opera diJohn Chadwick) nella seconda metà degli anni Cinquanta dello scorso secolo. La storia dei progressi e delle conoscenze acquisiti in seguito allo svilupparsi di un tale settore di studi, e non da ultimo la determinazione dell'esistenza di ben altri due sistemi scrittorì originari dell'isola di Creta, il cosiddetto "geroglifico mino ico" e il "sillabario minoico A", strettamente connessi con lo sviluppo di quella cultura urbana che ivi si manifesta già dagli inizi del II millennio a.C., rappresenta il necessario background per affrontare correttamente la conoscenza della scrittura e della lingua dei Micenei. Soprattutto l'aspetto scrittorio che caratterizza quella fase più avanzata dei centri urbani e dei palazzi cretesi (il cosiddetto periodo Neopalaziale compreso fra il XVII e il XV secolo a.C.), rappresentato dai documenti redatti nel sillabario Lineare A, può a buon ragione esser visto come la conditio sine qua non della creazione e dello sviluppo della scrittura micenea. Come si avrà modo di approfondire nel corso di questa trattazione, infatti, la scrittura Lineare B dei Micenei altro non è che un adattamento, operato probabilmente in ambiente linguistico misto, minoico-miceneo, del più antico sillabario A in uso presso i centri palaziali minoici (TAB. r). A questi aspetti della ricerca scientifica, quello più propriamente storico-archeologico e quello pertinente all'insorgere e allo svilupparsi della scrittura nel bacino dell'Egeo, sono state dedicate in questi ultimissimi anni opere di sintesi ricche e pregevoli. Basti qui ricordare le recenti opere collettanee come The Ox/ord Handbook o/the Bronze Age Aegean (Cline 2010), The Cambridge Companion o/ the Aegean Bronze Age (Shelmerdine 2008), Les civilisations égéennes (Treuil et al. 2oo8 2 ), o l'Aegean Prehistory (Cullen 2001), mentre, per la storia della ricerca da Schliemann ai nostri giorni, classico rimane il saggio di McDonald-Thomas 1990. La storia e lo sviluppo delle scritture egee sono invece brillantemente esposti in un recente saggio di Louis Godart (Godart 2006 2 ), che ha il pregio di coniugare chiarezza espositiva e ricchezza dell'informazione (una sintesi è contenuta anche in Olivier 2002; più tecnico e dettagliato è il saggio di Del Freo 2005, cui il presente lavoro deve molto in termini informativi), mentre una breve e più generale illustrazione (essenzialmente incentrata sulla scrittura Lineare B) è offerta in Chadwick 1987. Un capitolo a parte merita invece la storia della decifrazione della scrittura Lineare B, dai primi tentativi operati dallo stesso Evans fino agli studi che videro impegnati, nell'arco di tempo fra la Prima e la Seconda guerra 14

INTRODUZIONE

mondiale, studiosi come E. L. Bennett, A. Kober e J. Myres, sotto lo stimolo, tra l'altro, dei nuovi ritrovamenti epigrafici che la missione archeologica americana, diretta da C. Blegen, andava effettuando sul sito dell'antica Pylos in Messenia e del procedere dell'edizione finale delle tavolette micenee rinvenute a suo tempo dall'Evans a Cnossos (cfr. Scripta Minoa Il). Un'ottima e recente illustrazione del clima che accompagnò lo svilupparsi delle ricerche, fino alla decifrazione effettuata da Michael Ventris nel 1956, è ora offerta in Robinson 2002, oltre che nella classica opera dello stesso John Chadwick, The Decipherment o/ Linear B (1967~; si veda anche il breve quadro offerto dallo scrivente in La scrittura dei Micenei, in preparazione presso Carocci editori), che affiancò il Ventris nella pubblicazione dei primi resoconti dell'awenuta decifrazione e poi nell'edizione della (ancor oggi) classica opera dei Documents in Mycenaean Greek (cfr. Documents2). Durante il corso delle ricerche e degli studi che hanno caratterizzato l'epigrafia e la filologia micenea, oltre alla celebrazione di regolari congressi sull'argomento (per il dettaglio dei quali si rinvia ai diversi capitoli di questo lavoro), più volte si è teso, con la pubblicazione di opere collettanee, a offrire quadri di sintesi generali. Dopo quello curato direttamente dai due decifratori, Michael Ventris eJohn Chadwick (con due edizioni, l'una all'indomani della decifrazione, la seconda a circa vent'anni di distanza: cfr. Documents~), va certamente ricordato il lavoro edito da Yves Duhoux e Anna Morpurgo Davies del1988 (cfr. Linear B) e quello, specificamente pensato per il pubblico italiano, curato da Gianfranco Maddoli nel1992 (cfr. Maddoli 1992~). A cominciare dal 2008, gli stessi Duhoux e Morpurgo Davies hanno dato vita a una nuova e, per certi versi, monumentale opera di sintesi, la Companion to Linear B, progettata in diversi volumi, dei quali i primi due hanno già visto la stampa (cfr. Companion 2/l e Companion 2/II), e volta a rappresentare per questo inizio di secolo il riferimento essenziale degli studi micenologici.

15

TABELLA

I

XV secolo

secolo

XVII-XVI

secolo

Bronzo Tardo

Età di passaggio dal Bronzo Medio al Bronzo Tardo

Bronzo Medio

XIX-XVII

a.C.

Passaggio dal Bronzo Antico al Bronzo Medio

Cronologia relativa

Fine III millennioinizio del II

Cronologia assoluta

Tardo Minoico Il

Età dei "secondi palazzi"

Medio Minoico III

Età dei "primi palazzi"

Medio Minoico II-III

Medio Minoico I

Antico Minoico III

Creta

Grecia

l

Successivamente a una serie di Mese Elladico III distruzioni, riprende lo sviluppo dei centri urbani cretesi caratterizzati da strutture palaziali, ai quali si aggiungono i siti di Zakro e Chania. La scrittura Lineare A si afferma Tardo Elladico I quale unica scrittura a Creta e si diffonde in alcune isole dell'Egeo. La cultura minoica raggiunge il suo apice, espandendosi in tutto l'Egeo, fino alle coste occidenta- l Tardo Elladico Il li dell'Anatolia.

Emergono i primi più importanti Mese Elladico centri urbani caratterizzati da Il-III strutture palaziali (Cnossos, Mallia, Festòs, Petras); comparsa dei due sistemi scrittori cretesi più antichi: Geroglifico Minoico e Lineare A.

Mese Elladico I

Inizio dei fenomeni di sinecismo Antico Elladico III e formazione dei primi centri p roto-urbani.

Maggiori avvenimenti sull'isola di Creta

Maggiori avvenimenti sul continente greco

Intensificarsi dei contatti con l'area egea e l'isola di Creta, il cui influsso culturale pervade le coeve manifestazioni artistiche. Primi rapporti marittimi commerciali stabili con il bacino cccidentale del Mediterraneo.

Sviluppo in Argolide, Messenia e Laconia delle prime élites micenee indiziate dalla comparsa di complessi funerari monumentali caratterizzati da ricche sepolture.

Dislocazione e stabilizzazione dei gruppi grecofoni su tutto il territorio greco e inizio di un processo di complessizzazione socio-politica da collocare essenzialmente nelle regioni della Messenia, Laconia e Argolide.

Formazione di nuovi assetti geopolitici da riferire verisimilmente all'ingresso in Grecia di gruppi grecofoni provenienti dall'area balcanica.

Cronologia dell'area egea in relazione alle principali fasi di sviluppo culturale e alla comparsa dei diversi sistemi scrittori

Tardo Minoico II-IIIA iniziale

Tardo Minoico IIIA-IIIB iniziale

Tardo Mino ico IIIB avanzato

metà XVmetà XIV secolo

metà XIVmetà XIII secolo

2a metà XIIIinizi XII secolo

2a

la

2a

la

l

A Creta si cominciano a manife- Tardo Elladico stare i primi segni di collasso dei IIIB 2 centri palaziali.

l

Sviluppo delle formazioni politi- Tardo Elladico che rnicenofone sull'isola di Cre- IIIA-IIIB 1 ta. Probabile lento declino di Cnossos e comparsa delle tavolette in Lineare B anche a Chania.

l

Stabilizzazione a Cnossos di élites Tardo Elladico grecofone: inizio del processo di II-IIIA iniziale acculturazione minoico-micenea. Comparsa a Cnossos delle più antiche tavolette in Lineare B (Room of Chariot Tablets).

In tutti i centri di potere micenei si manifestano fenomeni di destabilizzazione. Appartengono a quest'epoca i maggiori e più tardi corpora in Lineare B di Pylos, Micene e Thebes.

Periodo di massimo sviluppo dei borghi micenei, dalla Tessaglia al Peloponneso, e di espansione della civiltà micenea nel bacino del Mediterraneo. L'uso della scrittura si diffonde in tutti i maggiori centri di potere.

I centri di potere micenei si diffondono e si consolidano su tutto il territorio greco. Attestazione, verso la fine del periodo, nei centri di Pylos e Micene delle più antiche testimonianze epigrafiche in Lineare B.

Abbreviazioni

AA

Archiiologischer Anzeiger. AAA Athens Annals of Archaeology. Actuali;zacion

]. L. Garcfa-Ram6n, El dialecto micénico: 1972-198J, in Actualizaci6n Cienti/ica en Filologia Griega, comp. A. Martinez Diez, Madrid 1984, pp. 239 ss. AIO N Annali dell'Istituto Universitario Orientale di Napoli, Sez. Linguistica. AJA

American Journal of Archaeology. Ambra per Agamennone Ambra per Agamennone. Indigeni e Micenei tra Adriatico, Ionio ed Egeo, Catalogo della Mostra, a cura di F. Radina, G. Recchia, Bari 2010. Archives be/ore Writing Procc. o/ the Intern. Colloquium, Oriolo Romano 1991, edited by P. Ferioli et al., Roma 1994. Ariadne's Threads Ariadne's Threads, Connections between Crete and the Greek Mainland in Late Minoan III (LM IIIA2 to LM IIIC), Procc. of the lnternational Work-shop Athens 2003, edited by A. L. D'Agata-]. Moody-E. Williams, Athens 2005. ASAA

Annuario della Scuola Archeologica di Atene. ATLAS E. French-S. Iakovidis, Archaeological Atlas o/ Mycenae, Athens 2003. Atti e Mem. II Congr. Int. Micenologia Atti e Memorie del li Congr. Int. di Micenologia, Roma-Napoli 1991, a cura di E. De Miro, L. Godart, A. Sacconi, Roma 1996.

19

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

BCH Bulletin de Correspondence Hellénique. BSA Annual of the British School at Athens. BSL Bulletin de la société linguistique. BV Bayerische Vorgeschichtsblatter. CMS Corpus der Minoischen und Mykenischen Siegel, edited by I. Pini, Berlin. Col!. Austin uth International Colloquium on Mycenaean Studies, Austin (TX) 2000. Col!. Cambridge Procc. of the Cambridge Colloquium on Mycenaean Studies, edited by L. R. Palmer, J. Chadwick, Cambridge 1966. Col!. Gz/ Études Mycéniennes, Actes du Colloque International sur les textes mycéniens, Gif-sur-Yvette 1956, par M. Lejeune, Paris 1956. Col!. Nanterre Études Mycéniennes 2010, Actes du XIIIe Coll. Int. sur les textes égéens, SèvresParis-Nanterre 2010, par P. Carlier et al., Pisa-Roma 2012. Col!. Neuchatel Colloquium Mycenaeum, Actes du sixième Colloque International sur les textes mycéniens et égéens tenu à Chaumont sur Neuchatel 1975, parE. Risch, H. Miihlestein, Neuchatel 1979. Col!. Niirnberg Res Mycenaeae, Akten des VII. lnternationalen mykenologischen Colloquiums in Niirnberg 1981, hrsg. von A. Heubeck, G. Neumann, Gottingen 1983. Col!. Ohrid Tractata Mycenaea, Procc. VIII In t. Coli. Mycenaean Studies, Ohrid 1985, edited by P. H.llievski, L. Crepajac, Skopje 1987. Col!. Romanum Atti XII Coll. Int. Micenologia, Roma 2006, a cura di A. Sacconi et al., Pisa-Roma 2008.

Col!. Salamanca Acta Mycenaea, Procc. Fifth lnt. Colloquium on Mycenaean Studies, Salamanca 1970, edited by M. Ruiperez, Salamanca 1972. 20

ABBREVIAZIONI

Col!. Wingspread Mycenaean Studies, Procc. of the 1bird International Colloquiurn for Mycenaean Studies, held at Wingspread 1961, edited by E. L. Bennett}r., Madison 1964.

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2010.

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LIV' Lextkon der indogermanischen Verben, edited by H. Rix et al.,

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PdP La parola del passato. PN I, III PN I = The Palace o/ Nestor at Pylos in Western Messenia, vol. I: The Buildings an d Their Contents, edited by C. W. Blegen, M. Rawson, Princeton 1966. PN III = The Palace o/ Nestor at Pylos in Western Messenia, vol. III: Acropolis and Lower Town, Tholoz~ Grave Circles and Chamber Tombs, Discoveries Outside the Citadel, edited by C. W. Blegen, M. Rawson, W. Taylour, W. P. Donovan, Princeton 1973. PTII The Pylos Tablets: Texts o/the Inscriptions Found, 193rr 1954, edited by E. L. Bennett, Princeton 1955. PTT The Pylos Tablets Transcribed, edited by E. L. Bennett; J.-P. Olivier, Roma 19731976.

Pylos Comes Alive Pylos Comes Alive: Industry and Administration in a Mycenaean Palace, edited by C. W. Shelmerdine, T. G. Palaima, Papers of a Symposium of the Archaeological lnstitute of America and Fordham University, New York 1984.

QRS Quaderni della Ricerca Scientifica, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. RA

Revue d'assyriologie et d'archéologie orientale.

24

ABBREVIAZIONI

RAL Rendiconti dell'Accademia dei Lincei. RCB Room o/ the Column Bases, luogo di ritrovamento delle tavolette cnossie in Lineare B, con riferimento ai lavori di Driessen 1990 e 2000. RCT Room o/Chariot Tablets, luogo di ritrovamento del lotto verisimilmente più antico di tavolette cnossie in Lineare B, con riferimento all'edizione in Driessen 2000. RdFIC Rivista di Filologia e d'Istruzione Classica. RdPh Revue de Philologie.

RHA Revue Hittite et Asianique.

Scripta Minoa I A.]. Evans, Scripta Minoa, vol. I, Oxford 1909. Scripta Minoa II A.]. Evans, Scripta Minoa, vol. II (edited from Notes, and Supplemented by]. L. Myres), Oxford 1952. Simposio Studi Egei V. La Rosa-D. Palermo-L. Vagnetti (eds.), t:Tri rr6vrovda(6,ut:vol, Simposio Italiano di Studi Egei, Roma 1998, Atene 1999. SMEA Studi Micenei ed Egeo-anatolici.

Studi Parise OBELOI. Contattz; scambi, e valori nel Mediterraneo antico. Studi offerti a Nicola Parise, Paestum 2010. TFCI Thèbes, Fouilles de la Cadmée, vol. 1: Les tablettes en linéaire B de la Odos Pelopidou, par V. Aravantinos, L. Godart, A. Sacconi, Roma-Pisa 2001.

TFCII, 2 Thèbes, Fouilles de la Cadmée, vol. II,2: Les tablettes en linéaire B de la Odos Pelopidou. Le contexte archéologique, parE. Andronikou et al., Roma-Pisa 2006. TFC III (= AGS 2oo2) Thèbes, Fouilles de la Cadmée, vol. III: Corpus des document d'archives en linéaire B de Thèbes (1-433), par V. Aravantinos, L. Godart, A. Sacconi, Roma-Pisa 2002.

25

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

TFCIV Thèbes, Fouilles de la Cadmée, vol. IV: Les Textes de Thèbes (1-433), par V. Aravantinos, L. Godart, A. Sacconi, Roma-Pisa 2005. TITHEMY The Tablets an d Nodules in Linear B /rom Tiryns, Thebes an d Mycenae. A Revised Transliteration, edited by]. L. Melena, }.-P. Olivier, suppl. "Minos", 12, Salamanca 1991. Tonplomben r Die Tonplomben aus dem Nestorpalast von Pylos, hrsg. von W. Miiller et al., Mainz 1997· Tonplomben

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W. Miiller-J.-P. Olivier-1. Pini, Die Tonplomben aus Mykene, in "AA'', 1998, pp. 5 ss. TPhS Transactions of the Philological Society. Tra//ià Micenei Traffici Micenei nel Medite"aneo, Atti Coli. Int. Palermo 1984, a cura di M. Marazzi, S. Tusa, L. Vagnetti, Taranto 1986. VeinteAnos E. R. Lujan, Micenico, in Veinte anos de Filologia Griega (r984-2004), comp. F. R. Adrados, J. A. Berenguer, E. R. Lujan,]. Rodriguez, Madrid 2006.

ZAnt Ziva Antika.

Parte prima La scrittura dei Micenei

I

Questioni generali

Nell'affrontare il tema della caratterizzazione del sillabario miceneo e delle sue modalità di applicazione, si pone una serie complessa di problemi, alcuni dei quali di ordine generale, propri, cioè, di ogni sistema scrittorio; altri, specifici, legati sia alla genesi particolare del sistema scrittorio miceneo, sia all'uso che appaiono farne i suoi estensori. Cerchiamo, quindi, in primis di fare chiarezza su questi punti, spesso poco trattati o dati per acquisiti sia nelle correnti descrizioni a livello più generalmente manualistico, sia nelle trattazioni di carattere più specialistico.

I. I

La scrittura micenea quale sistema lineare fonetico a base sillabica La scrittura Lineare B si presenta quale sistema segnico organizzato in forma lineare, a base fonetica di tipo sillabico 1 • Il nucleo principale dei suoi grafemi consiste, cioè, di elementi corrispondenti, sotto il profilo fonetico, a V(= vocoidi), CV(= contoidi + vocoidi) o, in numero decisamente minoritario (e, come vedremo, secondo diversi processi), CCV(= cluster di due contoidi +vocale). Diversamente rispetto ad altri sistemi sillabici lineari coevi, il sistema del sillabario miceneo non contiene segni del tipo CVC, e neppure VC; esso, dunque, si incentra su una base sillabica di tipo "aperto". La caratterizzazione "lineare", compresa nella sua stessa nominazione, indica, inoltre, che la sequenza dei segni, così come questi si presentano sui diversi supporti scrittori, segue un andamento progressivo, ordinato secondo "linee" orizzontali svolgentisi da sinistra verso destra (fatto sottolineato, come si vedrà meglio più avanti, anche dalla preparazione degli spazi scrittori presente su molte tavolette d'argilla che ne rappresentano i supporti) 2 • 29

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

Come nella maggioranza dei sistemi scrittori di tipo fonetico a base sillabica, anche la Lineare B affianca a segni di valenza meramente fonetica un certo numero di grafemi con funzione diversa, per la cui definizione sono state spesso utilizzate nominazioni divergenti e talvolta fuorvianti. È quindi importante che alcuni concetti operativi correnti nel settore delle scienze antropologico-scrittorie siano applicati anche allo studio del sistema scrittorio miceneo. Questo, infatti, presenta, accanto ad alcuni tratti che lo accomunano ai coevi sillabari vicino-orientali, talune caratteristiche specifiche di particolare rilevanza3. Se per ideogramma si intende un segno che racchiude un insieme di significati fra loro semanticamente collegati\ il cui tracciato grafico può in varia misura convenzionalmente rinviare a tale sfera significativa, sicché per la sua comprensione non risulta necessario il riferimento a un preciso codice linguisticos (così un ideogramma riproducente una casa stilizzata in un immaginario sistema scrittorio può racchiudere i significati di "casa", "fabbricato", "ricovero", ma anche "famiglia", "sicurezza" e "calore": cfr. l'esempio alla FIG. I.Ia), nel momento in cui a questo stesso segno si fa corrispondere in una determinata lingua e in un preciso contesto uno specifico lessema, esso assume la funzione di logogramma. Un logogramma è quindi un ideogramma la cui funzione significativa si lega fondamentalmente a un preciso codice linguistico, venendo a esprimerne una precisa parola (cfr. l'esempio alla FIG. I.Ib). Due elementi essenziali sono a questo punto da chiarire, fondamentali per la comprensione non solo della struttura del sistema scrittorio qui considerato, ma anche del processo caratterizzante la sua genesi e le eventuali trasformazioni nel tempo. n primo consiste nel fatto che uno stesso ideogramma può assumere diverse valenze lago grammatiche; può quindi essere utilizzato per esprimere, di volta in volta, a seconda dei contesti, lessemi diversi, ancorché fra di loro semanticamente correlati (per riprendere l'esempio già citato, l'ideogramma per" casa" può valere all'interno di uno stesso ambiente linguistico, in un contesto per esprimere la parola /casal, in un altro per indicare la parola !famiglia/). n disambiguamento (cioè la determinazione della parola che con esso si vuole ogni volta esprimere), oltre che dal contesto, viene di norma attuato attraverso la sua unione con un segno di mera valenza fonetica (per lo più un sillabogramma che di norma lo segue o lo precede immediatamente) che ne riprende parte della sua realtà fonetica (di solito quella della sua sillaba iniziale) e che di conseguenza assume funzione difonogrammé. n disambiguamento di un logogramma può altresì awenire (soprattutto nel caso di sistemi scrittori relativi a lingue flessive o agglutinanti) non solo sul piano fonologico-lessicale, ma anche in relazione alla sua funzione morfosintattica, nel qual caso il fonogramma (/sillabogrammal) cui si associa ne individua la parte terminale, definendone così caratteristiche tematiche e flessive? (cfr. gli esempi teorici nella FIG. I.ICI e I.IC2). 30

I.

QUESTIONI GENERALI

fiGURA 1.13-Ie

Dall'ideogramma al sillabogramma: funzioni e processi di significazione

a)

b)

"casa" ''ricovero"

Q



Q



"famiglia" "sicurezza"

etc.

l casal



(in ambiente linguistico italiano)

/casal

/case/ (in ambiente linguistico italiano)

-••~ /famiglia/

Q

d) /ca/

e) /ca/

/famiglie/

(in ambiente linguistico italiano)

' /Q, /

/casal (in ambiente linguistico inglese)

/home/

Il secondo elemento consiste nel rapporto di sovrapposizione (o, meglio, di contemporanea bivalenza) che normalmente si viene a creare fra segni con valenza logogrammatica e segni di carattere sillabografico. Un sistema su base meramente logografica necessiterebbe di un esasperato numero di segni per esprimere la ricchezza lessicale della lingua di riferimento, a prescindere dalle difficoltà inerenti (nel caso di una lingua di tipo agglutinante o flessivo) alle determinazioni di carattere morfosintattico necessarie all'espressione di testualità complesse. È questa la ragione per la quale sistemi logogrammatici puri sono di difficile atte31

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

stazione e per lo più instabili8 : accanto ai logogrammi, nei quali significante e significato sono compresi nello stesso grafema, si sviluppano di regola segni con mera valenza fonetica, incentrati per lo più su quella unità fonologica naturale che è la sillaba. Il processo di formazione delle unità fonografiche/sillabografiche avviene partendo da un logogramma, selezionando una parte della sequenza fonetica dellessema da questo espresso (per lo più la sillaba iniziale: principio dell'acrofonia)9; il segno coinvolto nel processo viene di conseguenza ad assumere all'interno del sistema scrittorio una contemporanea doppia valenza: quella logogrammatica originaria e la nuova funzione sillabografica (cfr. ancora l'esempio teorico nella FIG. ud). Tale processo caratterizza, ad esempio, il sistema cuneiforme in uso nel Vicino Oriente dal III millennio a.C. in poi. Soprattutto nei casi in cui il sistema passi da un ambiente linguistico a un altro (come è il caso del già ricordato cuneiforme, che da ambiente linguistico sumerico passa ad ambiente linguistico semitico orientale -l'accadico -,e di qui ad ambito hurrita e hittita), la trasparenza della genesi di un tale sistema scrittorio misto, logogrammi-sillabogrammi, tende a perdersi: nel nuovo ambiente linguistico nel quale il sistema scrittorio trasmigra, mentre i sillabogrammi mantengono in maggioranza la propria valenza fonetica originaria (a parte possibili modifiche dovute all'adattamento a un sistema fonologico possibilmente diverso), i logogrammi si caricano del nuovo valore lessicale proprio della lingua di arrivo' 0 ; si mantiene, quindi, in molti casi la doppia valenza (sillabografica e logografica) di un grafema, ma la ragione dell'originario rapporto fra la sua contemporanea significazione lessematica e valenza fonetica {/sillabica) tende a perdersi" (continuando l'esempio, cfr. FIG. I.Ie dove il passaggio è immaginato da ambiente linguistico italiano, luogo della creazione originaria dell'ipotetico segnario, ad ambiente linguistico inglese, dove il sistema scrittorio trasmigra).

Queste premesse sono fondamentali per il sillabario miceneo; infatti, il sistema scrittorio in oggetto è derivato, come si puntualizzerà meglio più avanti, da un precedente sillabario, quello minoico, detto lineare A, elaborato in un ambiente linguistico certamente diverso (anche se con molta probabilità di tipo· flessivo) rispetto a quello greco-miceneo. Nel sistema sillabografico Lineare B è ripresa, infatti, la maggioranza dei segni già presenti in quello A e, conseguentemente, anche parte del sistema logograrnmatico che, per un certo numero di grafemi, sembra mantenere quella doppia funzionalità, logografica e sillabografica, cui si è sopra accennato.

32

1.

QUESTIONI GENERALI

1.2

Il patrimonio segnico della Lineare B e le convenzioni di codifica e traslitterazione Come detto, il patrimonio segnico della scrittura micenea consiste di un nucleo di segni derivati (secondo modi e tempi che vedremo più avanti) dal sistema lineare minoico, detto A, le cui origini risalgono al periodo Protopalaziale (attorno agli inizi del II millennio a.C.), quando sull'isola di Creta si vengono a costituire le più antiche forme di potere centralizzato complesso a carattere regionale (i cosiddetti "primi palazzi") 12 • Degli 88 segni che formano la base di tale sillabario (per quanto determinato fino a oggi, ma si veda più avanti), più di 6o riprendono segni già contenuti nel sistema A, e per tale ragione indicati con la sigla "AB", seguita da un numero di codifica; per i restanti si deve intendere che si tratti di nuove creazioni (tranne, forse, qualche raro caso) avvenute sia nel momento iniziale di elaborazione del segnario B, sia successivamente, e in ogni caso verificatesi in ambiente linguistico grecofono (o misto greco-minoico). Per un nutrito gruppo di tali sillabogrammi la codifica fonetica convenzionale (da differenziare rispetto alla effettiva valenza fonologica, spesso plurima) è stata stabilita, per altri è ancora provvisoria, per altri ancora resta purtroppo indefinita. Più avanti, alle FIGG. 3.1, 3.2a-b e TABB. 3.2a-d sono riportati nel dettaglio rispettivamente i segni con valenza sillabografica convenzionale determinata, quelli di valenza ancora incerta (con indicazione della principale bibliografia al riguardo) e, infine, quelli (per vero, pochi) per i quali non esiste a oggi alcuna proposta attendibile. Accanto ai segni formanti il cosiddetto sillabario, esistono altre quattro categorie di segniiJ: 1. quelli che possiamo definire logogrammi; 2. gli aritmogrammi (relativi alle indicazioni numeriche); 3. i cosiddetti metrogrammi (relativi alle misure di peso e volume per liquidi e aridi); 4· la categoria dei segni definibili come "complementari", cioè quelle notazioni grafiche prive di una effettiva significazione semantica o fonetica, ma in qualche modo funzionali all'elaborazione/revisione dei testi da parte degli scribi. 1.2.1. I SILLABOGRAMMI

Di questi segni si è già detto l'essenziale; occorre ancora ricordare che per essi si è riservato, quale numerazione di codifica, l'intervallo da 1 a 99, fa33

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

cendo precedere, come già detto, la sigla "AB" o "B" rispettivamente a quei grafemi già presenti nel sistema Lineare A o attestati per la prima volta nel B. A ciascun sillabogramma è stato assegnato un valore fonetico standard, non corrispondente, cioè, necessariamente e sempre all'effettiva valenza fonologica del segno, ma adottato nella traslitterazione convenzionale dei testi. Le convenzioni relative alla numerazione e alla trascrizione sono state definite nel corso dei diversi colloqui internazionali di studi micenei, fra i quali i più importati sono stati i seguenti. Colf. Wingspread, 1964 Prima definizione del segnario miceneo dopo la decifrazione; cfr. pp. 8 ss. e le tavole commentate alle pp. 253 ss.

Col!. Salamanca, 1970

Messa a punto dell'intero segnario, con identificazione dei numeri rimasti inassegnati; cfr. pp. IX ss.

Col!. Neuchatel, 1979

Aggiustamenti della griglia dei logogrammi del Col!. Salamanca; cfr. p. 15.

Col!. Austin, 2000

Atti in corso di stampa; modifiche minori alle tavole dei sillabagrammi e dei logogrammi.

Col!. Nanterre, 2010

Aggiustamenti alla griglia dei sillabogrammi e logogrammi del Col!. Salamanca; cfr. p. 581.

La tavola di concordanza ufficiale fra tracciato dei segni, numero a ciascuno assegnato e traslitterazione è stata pubblicata in occasione del Colloquio di Salamanca (cfr. Col!. Salamanca) del 1970 (FIG. 1.2). Nel 1985, con la pubblicazione del volume conclusivo del corpus dei documenti in Lineare A (cfr. GORILA, vol. 5), è stata altresì definita la nuova numerazione base dei segni comuni a entrambi i sistemi e ne è stata pubblicata la tavola di concordanza (cfr. FIG. I.J). Come si vedrà più avanti, una serie di modifiche e aggiustamenti ha permesso di perfezionare le codifiche e le trascrizioni (o di proporne migliorie) definite in queste due istanze. I sillabogrammi che nei testi vanno a formare le unità lessicali (secondo gli usi scribali che si vedranno nel dettaglio più avanti) sono di regola traslitterati in minuscolo tondo e uniti tra loro da trattino; ad es., l'unità lf f +"t, a-to-ro-qo (av9Qoortoç, l anthroposl). Per la traslitterazione di quei grafemi per i quali non esiste (ancora) una codifica fonetica, si usa il numero di codifica numerica preceduto da astensco. Nel caso di traslitterazioni convenzionali omofone (cosiddette doublet34

1.

QUESTIONI GENERALI

J.'ll;URA 1.2

Griglia dei sillabogrammi stabilita in occasione del Colloquio di Salamanca del 1970 (cfr.

Col!. Salamanca)

01

Eia 02

ro 03

pa 04 le 05

lo

l_

i_ l_ _i__I_ -

16

qa 17

za 18

t

35

21

1'

qi

iii

09

se IO u Il po 12 50

13

_f_ l\!)

l' ~

l

36

jo 37

ti

O)?

30

J'1lt

ni

50

d

65

\11\ JlL

80

_l_

pu 51

du

j_

52

53

_!_

no ri 54

wa 55

nu 56

57

ja

43

_!

58

ai

_1 j_

44

JtY-

59

ke

--

ra

de

qc 79

l_

45

~3

M

wo

29

ka

64

re

~

~

77

l[

-
0 sw 0 già in età micenea (e più in generale negli sviluppi dialettali del I millennio a.C.) non sembra accertabile (cfr. GMG, pp. 42 s.). n secondo punto riguarda il fatto che tutte le sue attestazioni ftno a oggi conosciute sono, a fronte del fatto di derivare dal segnario A, tarde (PY, MY e KN scriba 103). È quindi possibile, come nel caso di *87, che anche per *82 si tratti del riutilizzo nel corso del tempo di un segno del sistema A rimasto in utilizzato e che, specificamente a PY, trovi, nel toponimo p i- *82, un'applicazione particolare.

n segno presenta due tipi diversi di problemi. n primo riguarda la possi-

are B (ma ora attestato chiaramente anche nel sistema A a Syme; cfr. Muhly-Olivier 2oo8), è già attestato nella RCT e risulta ubiquitario. n suo uso è in posizione interna.

n segno, ftno a tempi recenti ritenuto una innovazione del sistema Line-

Osservazioni

Ma 397.1 nella sequenza a-*92*-ta 1 • Melena 2000 ne propone una lettura /sja/ e la codifica come *92.

nsegno in questione compare su segno eraso soltanto sulla tavoletta PY

Poche e limitate a KN (testi più recenti, scribi 103, 117, 118 e 132) sono le attestazioni di questo segno, la cui creazione e il cui uso sembrerebbero quindi geograficamente e cronologicamente ristretti. Secondo M elena* le varianti cnossie degli scribi 103 e 108 potrebbero collegarlo al segno A 333, giustificando, quindi, il suo uso solo a Creta.

Segnario particolare; segni complessi di tipo AB: codifica numerica e traslitterazione convenzionale

TABELLA 3. 2C

~;

[*92]

ff

to 1

con v.

*18

Traslin.

N.

(seguito)

con v.

TABELLA 3.2b

J

twe

dwa?

twe

O\\'a?

tu-we

da connettere con *259 (e i segni correlati *256, *26o)?

t1

*62

~

p te

con v.

*83

Traslitt.

N.

con v.

p te

nwi? nwe?

Possibile valenza fonogrammatica

0

pe-te 0

Alterna con

.. Altre valenze

(segue)

dello della creazione ex novo di segni nell'ambito del sistema B. Sulla base di quanto dimostrato dallo stesso Neumann, il segno non sembrerebbe da intendere come di originaria valenza fonetica !*pje/ evolutasi, nel corso dell'uso del sillabario, in /pte/ (come generalmente ritenuto; cfr. quanto considerato in HMG, pp. 105 s.). Creato fin dall'inizio per rappresentare lptel, è già attestato nei documenti più antichi della RCT, ed è ubiquitario.

nsegno, studiato nella sua genesi da Neumann 1996, rappresenta il mo-

Le caratteristiche sono simili a *48, anche se non vi è sicurezza sul valore vocalico (per le attestazioni e possibili valenze alternative cfr. da ultimo Melena 2ooo).

Osservazioni

cosiddetto "arsenale" (scriba 130) e relative ai carri, nella sola espressione aggettivale o-da-twe-ta riferita alle ruote. Allo stato della documenrazione odierna, sembrerebbe quindi trattarsi di un segno del sillabario A rimasto "fuori sistema" e riutilizzato solo nel corso del tempo per una specifica necessità.

n segno appare limitato a KN nell'ambito delle tavolette rinvenute nel

Esistono poche attestazioni di questo segno sia a KN ~già in RCT) che a PY, con diverse varianti. n modello del sistema A appare avere essenzialmente funzione di logogramma, forse, tenuto conto della propria valenza iconica rinviante alla prua di un'imbarcazione; per tutta la discussione in proposito si rinvia a quanto commentato in relazione al logogramma *259 (e i logogrammi correlati *256, *26o).

Segnario particolare; segni complessi di tipo B: codifica numerica e traslitterazione convenzionale

TABELLA 3.2d

B

*87

b

'''86

two

swi?

swi?

dwo

two

dwo

dwe

Possibile valenza fonogramma ti ca

0

0

0

0

Si-wi

0

tO-W0° tU-W0°

de-We

0

Alterna con

.. Altre valenze

0

,

0

,

0

)

appare fino a oggi limitato alla registrazione dell'etnonimo a-*64-jo/ao (alternante con a-si-wi-jalo presente, oltre che a KN, nella RCT, soltanto a PY (la forma a-si-wi oltre che a KN, scriba 117, compare anche a MY). Esso, sulla base della documentazione fino a oggi conosciuta, apparirebbe quindi creato ad hoc per la notazione di questo etnonimo, grafia tramandatasi successivamente a PY (per una possibile ricostruzione diacronica della valenza fonetica del segno cfr. Melena 2.0ool.

n segno

ll segno appare essere più una creazione estemporanea dello scriba 43 a PY (dove compare nella sola tavoletta An 261 nel nome di persona otwo-we-o al gen. sing.), che un vero e proprio grafema regolarmente integrato nel sistema. Sul meccanismo che collegherebbe la valenza fonogrammatica /two/ alla valenza iconica del segno (per abbreviazione acrofonica da una sua nominazione l"twor6s/ "urna funeraia") cfr. Neumann 1996.

Sulla genesi del segno cfr. per tutti Neumann 1996. Non molto diffuso, è attestato sia a KN (già nei testi dalla RCB) che a PY. Sulla possibilità che il segno sia derivato da una sequenza di due *42 wo, cfr. Consani 1984.

Al pari di *87 twe, anche dwe appare nei corpora più recenti di KN (no RCT, RCB e NEP) e PY (ma ora anche sulla cretula di TH Wu 99 ~- adwe-e) essenziahnente nella sequenza te-mi-dwe aggettivo riferito alle ruote per carri. Allo stato odierno della documentazione, sembrerebbe quindi trattarsi di una creazione originaria avvenuta nel corso della vita del segna rio B, parallela al riutilizzo di *87.

Osservazioni

l

• Soprattutto nel caso dei segni complessi e delle doublettes la traslitterazione ha puro carattere convenzionale e serve soltanto all'individuazione del grafema presente sul documento. Le traslitterazioni seguite da ">" riflettono proposte di singoli studiosi. ** La possibilità di alternare con i sillabogrammi correnti del sistema indica il carattere particolare e l'uso non sistematico dei segni. Nota: tra ( ] le codifiche non ancora ufficializzate.

~

*64

+

*91

CA

*90

i

dwe

con v.

*71

Traslitt.

N.

3.2c (seguito)

conv.

TABELLA

3· ORIGINI E SVILUPPO DEL SISTEMA SCRITTORIO

Sulla base dell'ordinamento del patrimonio sillabografico base e particolare si possono fare alcune considerazioni generali pertinenti sia all'organicirà/inorganicità del sistema scrittorio, sia ai possibili modi e tempi del processo di formazione del sillabario stesso4. I segni AB sotto il profilo sincronico: come da tempo già ampiamente notato, le innovazioni del sillabario base ri1. ••uardano in primis la serie "C+ o" e, parzialmente, "C+ e"; le serie "C+ a", "C+ ;. c "C + u" appaiono interamente derivate, quanto meno a livello formale, dal sillabario minoico; , la possibile complementarietà geografica dei segni* 47 (derivato) e *63 (creato ex novo) è stata sottolineata da Melena 2000, al quale risale anche la proposta di ,ntribuzione del doppio valore fonogrammatico, a seconda che il segno compaia ,di'inizio di parola o meno, e, per quanto riguarda la posizione interna, il passaggio nel tempo da ljzl a /hz/; J. molti dei segni derivati, sia appartenenti al sillabario base, sia relativi a quello particolare, appaiono mantenere un'originaria doppia funzionalità: logo e sillabogrammatica; quest'ultima, derivata con molta probabilità per abbreviazione acrofonica dallogogramma corrispondente, deve essere transitata, anche se con possibili adattamenti al patrimonio fonologico greco-miceneo, nel sillabario B. Infatti, nei casi di FICus/ni, OVIS/qi, PECTen/ze, FAR/ju, BOS/mu, LINum/sa, CAP/bi/ phi, nessuna delle valenze sillabiche può essere riportata con certezza alla derivazione, per abbreviazione acrofonica, da un originario lessema greco. In particolare, per FIC/ni, G. Neumann ha chiaramente dimostrato come la valenza sillabica derivi dallessema per "fico" nella sua forma pregreca in uso a Creta, conservatasi come Vl"XUÀ.f:ov in una citazione di Ateneo; -t. in molti casi, poi, come nella serie particolare delle doublettes *22/pi, *29/pu 2 c ,., 56/pa, originariamente indicanti occlusive labiali sonore prenasalizzate (m bo), i segni transitati appaiono da un lato utilizzati per rendere specifici toponimi e antroponimi cretesi (quindi pregreci), dall'altro riadattati per esprimere realtà fonetiche specifiche con più precisione rispetto alle possibilità offerte dal segnario di base (nel caso particolare, le labiali sonore e sorde aspirate); 5. lo stesso ragionamento può essere applicato ad altri segni del sillabario particolare, come quelli relativi alle occlusive e continuanti nasali labializzate, o alle occlusive e liquide palatalizzate (come* 48/nwa, *82/twa, *86/dwa?, *66ta, *76/ ral, ,.,,8/to 2 ) e al segno per dittongo *85/au (applicato di norma a inizio di parola); 6. in altri casi ancora (come probabilmente per i segni AB base relativi alla serie C: + o e forse anche C + e), è possibile che, risultando la valenza fonetica originaria nel sillabario A superflua o estranea alle necessità imposte dal greco-miceneo, siano stati riutilizzati per sopperire alla mancanza di valenze sillabiche fondamentali. 123

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

I nuovi segni B: 1. le nuove creazioni caratterizzanti il segnario miceneo appaiono ripartirsi sia a livello di segnario base che particolare; 2. nel primo caso, esse vanno a coprire le due serie ("C + o" e "C + e") per le quali l'originario segnario minoico doveva risultare deficitario; 3· nel secondo caso, quelle cioè relative al segnario particolare, si possono individuare due diverse tipologie: i segni che vanno ad arricchire la serie " (C +) a", come *25/a,, *43/a 3 e *n/ra 3; e i segni che, nel corso del tempo e in forma più o meno sporadica, vanno a complementare quelli derivati in varia maniera dal sillabario A, come *68/ro, *7IIdwe, *9o/dwo ecc. (per la serie delle consonanti labializzate e palatalizzate).

Rimangono ancora alcune categorie di segni, la cui genesi o la cui valenza fonetica sono oggetto di dibattito; i principali sono:

B *62/pte: *62 è generalmente ritenuto essere stato creato all'origine per esprimere l'occlusiva labiale sorda palatalizzata (!*pjel), evolutasi nel corso del tempo (quindi nell'arco di tempo dell'uso del sillabario B) nel gruppo lptel (cfr. da ultimo HMG, p. 105, GMG, pp. 40 e 72). In un suo contributo (1996) Neumann ha tuttavia proposto che la valenza fonetica di tale segno sia da ricondurre al processo stesso della sua creazione in ambiente grecofono. Il rinvio iconico del segno a due ali spiegate sarebbe alla base, attraverso un procedimento di abbreviazione acrofonica dellessema greco per "ala" 7tTÉQu/;, del valore lpte/, escludendo, di conseguenza, che la dentale del gruppo pt 0 debba essere riportata all'esito di un originario p/'. Se la proposta di Neumann cogliesse nel giusto, verrebbe a cadere il presupposto che tutti i sillabogrammi del tipo CCV sarebbero da riportare a gruppi consonantici labializzati o palatalizzati. 2. B *9o/dwo e *9IItwo: un simile processo apparirebbe, secondo lo stesso Neumann, all'origine della valenza di un secondo segno del repertorio particolare, quello di B *9IItwo, collegabile a un originario twor6s (> aoQ6ç, nel senso di "contenitore/urna funebre") cui l'iconicità del segno (visione laterale di una larnax) farebbe riferimento. D'altra parte, anche per B *90/dwo era già stato postulato un processo simile, sia che si segua l'ipotesi ricostruttiva di Risch (1957, valore "due" derivato dalla rappresentazione di due profili affrontati), sia che si segua la proposta di Consani (1984, ripetizione di due "wo" affrontati), comportante, tra l'altro, interessanti conseguenze di carattere diacronico. 3· AB *66 e A(?)B *18: nel lavoro riassuntivo sui sillabogrammi di incerta traslitterazione Melena 2000 propone per entrambi i segni l'interpretazione o st- v o. Come si vedrà meglio più avanti, a proposito del rapporto fra segnario a base sillabica e sillabificazione nell'incontro di gruppi consonantici, la possibile esistenza di un segno per St-V ne sottolineerebbe il carattere tautosillabico (cfr. anche Consani 2003, pp. 97 s.), riportando le poche grafie certe in inizio parola per mezzo della serie T+ V presenti nel corpus pilio (tutte attribuibili, fino a oggi, agli scribi prin1.

0

0

124

3· ORIGINI E SVILUPPO DEL SISTEMA SCRITTORIO

ci pali re 2r) a un uso personale e particolare di questi due profili. D'altra parte, la limitata diffusione (e solo a KN) dell'uso di *r8 (la cui origine dal segno *333 del segnario A è altresì postulata da Melena) indurrebbe a pensare che la possibile serie "st + V" rappresenti una prassi non consolidata, concorrenziale con rese "rafiche parallele (quale quelle pilie sopra indicate), limitata ad ambiti geografici e ~cribali particolari.

Sistematicità del sillabario: diacronia e distribuzioni regionali. Il concetto di "sistematicità - asistematicità" del sillabario miceneo, e quindi, di conseguenza, adeguatezza - inadeguatezza a fissare per iscritto il dialetto greco-miceneo, è stato oggetto (e lo è tutt'oggi) di un lungo e complesso dibattito, iniziato già all'indomani della sua decifrazione. Vedremo più vanti, parlando del rapporto fra sistema scrittorio e lingua, come una serie di luoghi comuni sia oggi decisamente da abbandonare. Ckcorre

tuttavia qui ricordare per quanto attiene al sillabario base: come tale sistema sia ubiquitariamente utilizzato da una specifica ristretta cerchia di "addetti ai lavori"; 2. come il suo utilizzo, d'altra parte, sia funzionale (almeno per quanto fino a oggi attestato, e pertanto in relazione alle caratteristiche evidenti della composizione del segnario) a un ambito "specialistico", quindi strettamente connesso con azioni, contesti e pratiche ben presenti agli estensori al momento della sua applicazione; elemento questo, insieme alla limitata cerchia dei suoi utilizzatori, che ne rende giustificato l'alto grado di convenzionalità; J. pertanto, l'esistenza di un'unica serie per notare sia le liquide laterali e vibranti (r/1 + V), sia le occlusive sonore, sorde e sorde aspirate labiali e velari (diversamente rispetto alle dentali alle quali sono dedicate due serie, rispettivamente per le sorde e le sonore), non inficia l'efficacia del sistema. 1.

D'altro lato, la creazione ex nova o la derivazione dal segnario A di specifici segni per esprimere particolari realtà fonetiche (segnario particolare) non deve essere vista come un processo unitario nello spazio e nel tempo, e, in ogni caso, quale dispositivo utilizzato in maniera regolare; essa rappresenta piuttosto il portato di opzioni in specifiche situazioni spazio-temporali, derivate da soluzioni, innovazioni e ampliamenti operati di volta in volta, sulla base di diverse necessità (di economia scrittoria, di chiarezza fonologica e tnorfologica), dalle ristrette cerchie degli estensori. È evidente come una precisa valutazione in tal senso dipenda dalle testimonianze epigrafiche a nostra disposizione sia del corpus A che di quello B. Tuttavia, con il heneficio d'inventario derivante dallo stato attuale della documentazione, si possono individuare alcune tendenze generali: 125

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

1. alcuni segni, attestati in forma ubiquitaria e presenti nei documenti a oggi ritenuti più antichi (quelli della RCT a KN), sembrerebbero potersi riportare ai momenti iniziali della creazione del sillabario. Ciò varrebbe sia per quelli derivati AB come *22/pi, *29/pu, *34, *76/ra,, *48/nwa, *86/dwa, sia per quelli apparentemente creati ex nova come *25/a,, *43/a3, *62/pte; il segno *19, presente a Creta fino a oggi solo nel corpus più antico (RCT), ricompare nei più tardi corpora del continente (PY e TH); 2. un secondo gruppo, pur attestato ubiquitariamente, è presente però (almeno fino a oggi) nei corpora più recenti, un'indicazione che, se coglie nel giusto, confermerebbe come l'ampliamento del segnario sia da intendere come processo in continuo sviluppo. Significativo è AB *85/au, usato per esprimere il corrispondente dittongo all'inizio di parola, che nei documenti cnossii della RCT compare solo nella sua funzione di logogramma (SUS; di contro il dittongo iniziale è espresso regolarmente con a-u sempre fra i segni AB la stessa situazione sembrerebbe caratterizzare anche *56/pa,, *66/ta, e *82/twa. Fra i segni del tipo solo B è significativamente presente *9rldwo, la cui recenziorità sembra trovare appoggio nel processo stesso che avrebbe portato alla sua creazione: la derivazione secondaria dal segno *42/wo; in tal senso sia *7rldwe che 1 '68/ro, potrebbero essere interpretati come successive innovazioni, pendant ai preesistenti *86/dwa? e *76/ra,. Una nota a parte merita, infine, *64fswi, che appare fino a oggi limitato alla registrazione dell'etnonimo a-*64-jo/ao (alternante con a-si-wi-ja/o 0 ), presente, oltre che a KN, nella RCT, soltanto a PY, e che quindi sembrerebbe una creazione ad hoc per esprimere la realtà fonetica dell'etnonimo in questione; 3- i restanti segni, limitati all'ambiente cretese o continentale, e in ogni caso presenti fino a oggi nei corpora più tardi, indicherebbero l'esistenza di processi di ampliamento del segnario geograficamente indipendenti; proprio dell'ambiente cretese apparirebbe il fenomeno del riuso (nel senso di riadattamento a specifiche necessità di carattere fonologico) di alcuni segni graficamente derivati dal patrimonio A, come* 49 e *87/twe; se la proposta di Melena di vedere in *18/to, una derivazione dal segno A *333 risultasse valida, anch'esso potrebbe rappresentare un riutilizzo tardo pendant di *66/ta,. I due segni limitati al continente si presentano invece come elementi innovativi: il primo, *33/ra 3, ha il suo corrispondente a Creta nellogogramma per CROcus (mai, fino a oggi, qui attestato con funzione di sillabogramma), mentre il secondo, *9rltwo, sembra una specifica invenzione dello scriba 43 di PY. 0

);

3-2

Il patrimonio logografico La formazione del patrimonio dei segni con funzione logogrammatica del segnario B, molti dei quali derivati da quello A nella doppia funzione di 126

J. ORIGINI E SVILUPPO DEL SISTEMA SCRITTORIO

5 illabogrammi

e logogrammi, si presenta per alcuni versi più complessa e rticolata rispetto a quella dei sillabogrammi. La scarsa conoscenza che ancora oggi si possiede della documentazione in Lineare A gioca certamente un ruolo notevole. Infatti, la funzione attribuibile a un certo numero di segni di questo sistema resta incerta e strettamente dipendente dalla casualità dei documenti pervenutici. Gli stessi autori del corpus Lineare A, nel pubblicare I'Index des Signes che completa il già ricordato volume 5 (GORILA, vol. 5, pp. 135 ss.), a oggi unico riferimento per individuarne distribuzione e funzione, ne evidenziano limiti e incertezze. Utile aggiornamento sulla funzione di molti segni è rappresentato dal lavoro di Schoep, che presenta nel cap. III (Schoep 2002, pp. 89 ss.) un approfondimento critico dei principali logogrammi comuni ai due sistemi. Infine, un'ampia discussione sui processi di derivazione dei logogrammi Jella Lineare B è contenuta nella più volte citata opera di Driessen (2000, pp. 125 ss.), in seno all'analisi del corpus proveniente dalla Room of Chariot Tablets. Si tenga inoltre presente che, se per il patrimonio dei sillabogrammi le variazioni nell'ambito della distribuzione geografica e cronologica dei singoli segni toccano essenzialmente quella particolare e ristretta categoria rappresentata dalle doublettes e dai segni complessi, rendendone una valutazione fortemente dipendente dalla casualità dei documenti fin' ora rinvenuti, per il patrimonio logogrammatico le cose stanno diversamente. Infatti, proprio in virtù di quella diretta referenzialità ai realia oggetto del monitoraggio da parte delle burocrazie palaziali che caratterizza i legogrammi del sistema, a prescindere da un limitato nucleo di segni (del tipo AB e B) ubiquitari nello spazio e nel tempo, la maggior parte di essi appare fortemente dipendente dalle specifiche necessità di individuare precise categorie di beni da sottoporre al controllo scritto. Fenomeni di sovrapposizione semantica di segni diversi (in differenti ambiti geografici), di idiosincratica specificità all'interno di particolari categorie di oggetti (si pensi alle complesse tassinomie grafiche individuanti particolari tipologie vascolari differenziate nell'ambito degli specifici corpora), rendono vieppiù com p licata, e dipendente dalla casualità delle testimonianze epigrafiche, individuazione, genesi e delimitazione del patrimonio logogrammatico. Si aggiunga, e non è poco, la complessa rete di sigle che, come si è visto, vanno in diverso modo a interagire e integrare, secondo usi e scelte spesso dipendenti dall'iniziativa di un singolo scriba, la varietà dei segni logografici. ,1

Nelle pagine che seguono, oltre alla tavola generale aggiornata dei logogrammi che sostanziano il sistema (cfr. FIG. 3.3), si danno due tabelle commentate: la prima (TAB. 127

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

3.3a, con un addendum alla TAB. 3.3b relativo ai soli metrogrammi), organizzata tematicamente, relativa a quei logogrammi che, con maggiore o minore certezza, appaiono essere comuni a entrambi i sistemi, indicando sia quando il segno funzioni anche come sillabogramma nel sistema B, sia la possibile funzione attestata nel sistema A; la seconda (TAB. 3.4) raggruppa l'intero patrimonio dei logogrammi della Lineare B, ordinato secondo l'ufficiale codifica numerica, corredata, per ciascun segno, delle eventuali varianti, di un breve commento relativo alle specifiche caratteristiche e problematiche e dei riferimenti all'analisi di Olivier-Vandenabeele in IDA. Nello stilarla si sono tenute presenti le diverse proposte di codifica e assegnazione di volta in volta espresse nei Colloqui di studi micenei (per i quali cfr. già quanto esplicitato a premessa delle liste dei sillabogrammi) e i più recenti segnari proposti in Olivier (in Mundo Micénico), Bartonek (HMG), Palmer (Companion 211) e Melena* (per il quale cfr. quanto esplicitato alla nota 3).

FIGURA 3-3 Tavola dei logogrammi della Lineare B

100

n

102

VIR

146

~

189

~

240

~

BIGae

tr

MULier

150

tt

190

1\

241

..g

CURrus

104

~

CERVus

151

191

Q

GALea

242

n.-----

CAPsus

105

~

EQUus

152

200

~

200VAS

243

®

ROTA

1051

~

EQU'

153

$

201

'g

201VAS

245

EQUm

154

Q

202

o

202VAS

246

OVIS

155

~

'(]

203VAS

247

TUR0 1 204

~

204VAS

248

105m

106

,.

~

,""'

CORNu

*l 55 VAS

203

• D

M

1061

~

OVIS 1

156

t

I06m

c;

OVJSm

157

J..

205

~

205VAS

249

"'-:::::;;~~

107

1

CAPer

158

~

206

~

206VAS

250

~

DIPTE

'

250VAS

(segue)

128

3· ORIGINI E SVILUPPO DEL SISTEMA SCRITTORIO

nc;URA 3·3

(seguito)

CAP1

159

~

CAPm

r6o

~

sus

r6r

IIII lìl'

J08f

~

SUS 1

162

J081ll

~

susm

163

BOS

164

,o/ 107m J08

109

"* y

TELA 207 208

209

M TU t'

N i- 210 ca

~

207VAS

251

\dr '"-.!.

'O'

208VAS

253

@

209VAS

254

~

210 VAS

255

g

2IIVAS

256

't::::..

f1 1l1

CO'

~

2II

@

~

212

Q

212VAS

257

ARMa

J09f

~

BOS'

165

~

213

~

2I3VAS

258

109m

~

sosm

r66

I:l

214

\]

214VAS

259

lc:bJ

I20

lf

GRAnum 167

:::t

215

y

215VAS

305

9cf"

JACulum

305VAS

121

l

HORDeum

r68

IC:l

216



2I6VAS

122

'1

OLIVa

169

1tff

217

~

2I7VAS

IlO

123



AROMa

170

"\]

2I8VAS

III

l 2)

('

CYPerus

171

'

218

219

e=!

219VAS

II2

T

T

127

$

K.APO

172

220

,:::::r

220VAS

Il3

~

s

128

l

22IVAS

Il4

l

Q

129

~

222VAS

Il5

s

p

~ ALVeus

II6

IJo

"

K.ANAKO 173

I

eu {

FAR

174

w

OLEum

176

y

LUNA 221

222

ARBor 225

b

\)

Metrogrammi

OC7

-li

Amasso dal lmilorio doi dislrclli di manodopen pii o meno spe· cialimm da impicpro

Preslllioni d'opero o

/""

(

--,

,,_l ........ ........... Dcposili di rqillrllziODi scriUc in macazziao o labonlorio gesriti da funziooarillcribi • lor:r.o..Javo.

Labonlort

-----------~-----------J

L

foraiture di beni in ,.Pmo di t>-pa: foralavoro apecializzala c, in par1 /#h-1 accertata già per l'età micenea fa altresì pensare che le grafie #JV- rappresentino ormai notazioni di tipo "storico": cfr. ad esempio l'alternanza ja-ke-te-re- a.,_ke-te-re. 17. Sull'individuazione e la delimitazione delle parole nei testi micenei, e così pure sulla delimitazione degli elementi proclitici ed enclitici, si fa riferimento all'esauriente saggio di Duhoux 1999 e al classico il saggio di Risch 1983. 18. Aggiornati repertori sulle testimonianze di univerbazione/ disgiunzione sono contenuti anche in GMG, §§15 e 20, e Melena*, § II.3.2.2.II. 19. Anche per questo argomento, fondamentale resta il contributo di Risch 1983, cui si può aggiungere quanto precedentemente discusso in Ruijgh 1972. 20. A quanto indicato alla nota precedente, va aggiunto che la discussione sui composti in miceneo, sui relativi meccanismi di notazione nel punto di confine dei componenti, si è in questi ultimi anni arricchita di una serie di nuovi contributi che ci si limita a ricordare qui di seguito, senza entrare nel merito specifico delle singole trattazioni. In generale, sui composti in miceneo, sulla tipologia delle formazioni e sulle testimonianze si veda la recente opera consuntiva di Waanders 2oo8; un saggio critico sull'argomento e una messa a punto del lavoro di Waanders sono contenuti rispettivamente in MeissnerTribulato 2002 e Tribulato 2008; il patrimonio lessicografico compreso nei composti è approfondito in Bartonek 2008; infine un interessante approccio "ottimalista" sui fenomeni di iato nelle giunzioni composizionali è in Vis 2007. 21. Studi specifici sull'argomento sono stati condotti soprattutto da Perpillou 1977, Maurice 1985, da ultimi Consani 2003 e Kazansky 2008. 22. Oltre che nel contributo di Palaima 20II, un quadro aggiornato su questo argomento è offerto dalle relazioni tenute da diversi studiosi in occasione del Congresso tenutosi a Canterbury nel settembre del 2008 (www.kent.ac.uklsecllclassics/news/ mycenaean.html, Atti in corso di pubblicazione a cura di E. Kiriakidis) sul tema "The Inner Workings of Mycenaean Bureaucracy"; inoltre, sulla possibilità che anche in ambiente miceneo esistesse un ordine mnemonico per l'apprendimento del sillaba rio e che tracce di esso possano ritrovarsi in alcune stringhe di segni presenti su alcune tavolette pilie, cfr. da ultimo Melena*, § II.J-2.1.

216

Parte terza La lingua dei Micenei

9

N o te introduttive e informazioni generali

9·1

Lo scenario della ricerca Affrontare la lingua dei Micenei è cosa complessa a causa dei diversi ambiti disciplinari contemporaneamente coinvolti. Trattandosi, infatti, di una manifestazione dialettale greca collocabile in un'epoca ben anteriore allo scenario "classico", con le sue articolazioni gcodialettali testimoniate dalle evidenze epigrafiche e letterarie in scrittura alfabetica a cominciare dall'VIII secolo a.C., la lingua "micenea" si va a porre cronologicamente e tematicamente allo stesso tempo in stretta connessione sia con la genesi dell'assetto dialettale classico, sia con tutta la problematica riguardante la formazione stessa della famiglia linguistica greca, quindi con la ricostruzione delle fasi storico-linguistiche che dalla presunta unità indoeuropea porterebbe alla costituzione di diversi sottogruppi nei quali si ritiene debbano articolarsi le lingue storicamente attestate. La decifrazione della scrittura Lineare B, nel corso degli anni Cinquanta del secolo scorso, ha conseguentemente imposto una radicale revisione tanto delle teorie fino a quel momento correnti in ambito indoeuropeistico, yuanto delle classiche rappresentazioni dello sviluppo delle diverse varietà dialettali sostanzianti il greco in età storica 1 • Molti processi fonologici e morfologici, originariamente collocati in una fase "greca comune", in quella postulata fase dello sviluppo della lingua greca immediatamente susseguente al suo distacco dall'unità indoeuropea, 111a precedente alla supposta differenziazione e stabilizzazione dei gruppi grecofoni sul continente dell'Ellade, sono infatti risultati ben successivi e certamente posteriori al collasso delle formazioni territoriali micenee; altri, all'opposto, generalmente ritenuti più tardi, si sono rivelati già compiuti, o yuantomeno in corso di compimento, nell'ambito della varietà dialettale 111icenea, quindi certamente anteriori o concomitanti alla comparsa, attorno alla metà del XV secolo, dei primi documenti in scrittura Lineare B. 219

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

Le stesse modalità di spostamento e acculturazione geolinguistica dei parlanti e le diverse varietà dialettali greche sono state oggetto di riconsiderazione. Fino alla decifrazione della Lineare B, e quindi alla conferma che la lingua espressa da questo sistema scrittorio si caratterizza come una specifica varietà dialettale riferibile al gruppo linguistico greco, l'occupazione territoriale dell'Ellade da parte di popolazioni grecofone era vista come fenomeno "invasivo", collocabile attorno alla fine del II millennio a.C. e articolato in successive ondate migratorie dei gruppi portatori dei diversi dialetti (delle quali l'ultima era ritenuta essere quella "dorica"). D'altra parte, la nuova realtà linguistica micenea ha altresì riaperto la discussione, già presente alle origini stesse degli studi dialettologici greci sul finire dell'Ottocento, fra una scuola di tipo comparatistica, di marca tradizionalmente storicolinguistica, tendente a rappresentare gli sviluppi della famiglia linguistica greca secondo un'accentuata visione diacronica, articolata in una struttura ad albero dai cui gruppi e sottogruppi deriverebbero per distacco le diverse varietà dialettali, e quella definibile come "filologico-descrittiva", concentrata maggiormente sullo studio sincronico e distinto delle diverse realtà dialettali e, nelle sue articolazioni più recenti, tendente a riportare fenomeni di mutamento, variazione e diffusione fonologici e morfologici più a processi di differenziazione e interazione sociolinguistica che a sviluppi diacronici di mutamento interni al sistema di lingua 2 •

La presenza sul suolo greco almeno già dal XVII secolo a.C. (ma probabilmente ancor prima) di una varietà già in parte caratterizzata sotto il profilo dialettale, apparentemente diffusa, senza rilevanti variazioni, dalla Beozia (se non già dalla Tessaglia meridionale) fino all'isola di Creta, la mancanza di testimonianze epigrafiche dirette relative alla distribuzione spaziale (se non all'esistenza stessa) di altre contemporanee componenti dialettali, insieme alle peculiarità di tale evidenza (prima fra tutte quella di derivare da ambienti fortemente caratterizzati sociolinguisticamente come elitari, e di riferirsi ad ambiti tematicamente "specialistici", connessi con formulari spesso prefissati e ricorrenti), impongono, d'altra parte, di ritracciare i processi di formazione e sviluppo delle varietà dialettali che emergono all'indomani del collasso delle formazioni economico-politiche micenee e dei conseguenti assetti territoriali da questo derivantil. In definitiva, lo studio della lingua dei Micenei, oltre alla definizione delle sue peculiarità fonologiche e morfologiche, coinvolge anche una serie di riflessioni e di conoscenze di carattere più specificamente indoeuropeistico/storico-linguistico e dialettologico.

220

9· NOTE INTRODUTTIVE E INFORMAZIONI GENERALI

9·2 Strumenti e opere di sintesi !)alla data della decifrazione della Lineare B, quindi della identificazione della varietà dialettale micenea, numerose sono state le sintesi volte a definirne le caratteristiche grammaticali. C)ucste sono state condotte essenzialmente sotto quattro diversi punti di vista: repertori di testi micenei a premessa dei quali sono presentate, più o meno sinteticamente, le caratteristiche proprie della lingua (oltre alle caratteristiche spelifiche del sistema scrittorio e dei relativi supporti); vere e proprie "grammatiche" specifiche, dedicate interamente a un'analisi interna della lingua (talvolta accompagnate da un'appendice antologica relativa ,d!c principali categorie testuali documentate); trattazioni parziali, dedicate in primis alla storia della lingua greca, nell'ambito delle quali la varietà micenea è collocata storicamente quale fase documentaria "intermedia" fra quella ricostruita "comune" e gli sviluppi storici successivi fino alla koiné di epoca ellenistica; opere specificamente dedicate alle varietà dialettali greche, all'interno delle quali il miceneo è considerato (pur nelle differenze cronologiche) "una" delle manifestazioni dialettali della famiglia linguistica greca.

A questi tipi di lavori si aggiungono le più recenti grammatiche storiche della lingua greca, nel cui impianto è riservata ampia considerazione, all'inkrno delle diverse sezioni (morfologia nominale, morfologia verbale ecc.), al dato di confronto offerto dal miceneo. Tranne rare eccezioni, di cui si vedrà subito qui di seguito, tali lavori sono evidentemente fra loro complementari, dal momento che ciascuno di essi focalizza aspetti diversi sotto i quali il dialetto miceneo può essere considerato. Non si può in questa sede offrire un quadro critico completo delle diverse opere che nel corso del tempo, dalla decifrazione della Lineare B a oggi, si sono susseguite. Un'utile guida in proposito è rappresentata dalle rassegne bibliografiche che sono state redatte specificamente per il settore degli studi micenologici, fra le quali ricordiamo soprattutto: in primis la Bibliographie der kretisch-mykenischen Epigraphik di E. Grumach, Pubblicata in due volumi, di cui il primo (1963) aggiornato al 1961, il secondo (1967) aggiornato al 1965, per i tipi di C. H. Beck Verlag, Munchen; la serie Epigrafia Juridica Micénica curata da F. R. Adrados, comparsa nei nu'11eri 23ll957, 31ll965, 27ll971, 41ll975, 44/'1978, 47ll981, 50ll984 (in coli. con F. Aura .forro) della rivista "Studia et documenta historiae et iuris"; 221

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

i due repertori in Actualizacion (1972-83) e in Veinte Anos (1984-2004) curati rispettivamente da]. L. Garda Ram6n ed E. R. Lujan; i due repertori Mycenaean e Mycenology curati da]. T. Hooker negli anni 1981 e 1991; le diverse raccolte degli Studies in Mycenaean Inscriptions an d Dialects (SMID) curate in due volumi da L. Baumbach per gli anni 1953-78 (cfr. SMID 1953-64 e 196578), per i successivi anni editi in 6 volumi consuntivi (curati da autori vari e abbraccianti gli anni 1979, 1980-81, 1982-83, 1994-95, 1996-97, 1998-99), arricchiti di tavole di concordanza secondo diversi items4; il paragrafo 74 della monumentale opera Bibliographie zur indogermanischen Wort/orschung (Tiibingen 2005), curata da F. Heidermanns, dove l'informazione bibliografica è comodamente ordinata secondo le diverse voci grammaticali; infine, la recente rassegna critica, organizzata in forma monografica e suddivisa in capitoli tematici, curata da P. Dardano 2000, alla quale si rinvia per tutta l'informazione più recente.

La TAB. 9.1 ha pertanto un valore indicativo di massima e serve da orientamento sullo sviluppo della ricerca in questo specifico settore 5• Sotto il profilo lessicografico, occorre preliminarmente puntualizzare che un vero e proprio dizionario di miceneo aggiornato allo stato attuale non esiste. Susseguenti al Mycenaeae Grecitatis Lexicon di Anna Morpurgo Davies (Roma 1963), prima raccolta effettivamente organica delle forme micenee organizzate per voci dizionariali, i glossari in appendice a Ventris-Chadwick 1973 2 e Palmer 1969 2 sono stati per lungo tempo (e di grande utilità) le maggiori opere di consultazione lessicografica; contemporaneamente, a cura di John Chadwick e Lydia Baumbach compariva su "Glotta", 41, 1963, pp. 157 ss. (con un aggiornamento in "Glotta", 49, 1971, pp. 151 ss.), un vocabolario ordinato secondo voci greco-classiche, fornito di un indice inverso dei lessemi micenei. Ordinato secondo lo stesso criterio (e arricchito di voci tratte dalla tradizione letteraria greca) è il lessico in greco moderno curato da Y. K. Probonas, del quale però è comparso il solo tomo I del 1978. Un nuovo dizionario miceneo in greco moderno, sempre organizzato sul modello di quello di Chadwick-Baumbach (ma con una lista aggiuntiva di lemmi di incerta trascrizione greca redatta secondo le tradizionali convenzioni di traslitterazione), curato da T. Sali si è aggiunto nel1996; l'opera, di pregevole livello, rinvia per ogni lemma alle principali attestazioni e a una ricca selezione di riferimenti bibliografici. Un radicale passo in avanti ha rappresentato, infine, la pubblicazione del DiccionarioMicénico di Francisco AuraJorro (Dic. Mie.), edito in due tomi, in margine al grande Diccionario Griego-Espanol, fra gli anni 1985-93 6 • Qui, per ogni entrata, organizzata alfabeticamente sulla base delle traslitterazioni convenzionali dei testi micenei, sono raccolte tutte le occorrenze, corredate di commento e riferimenti bibliografici. Di fatto, una nuova edizione aggiornata è in avanzato stato di prepa222

1i\13LLLA 9.1

1973

1970

1969

1967

1965

1963

1960

1959

1956

Anno di pubbl.

[=Documents']

VentrisChadwick'

Pahner'

Pahner'

[=Documents]

VentrisChadwick'

Repenori di testi micenei con introduzioni sulla lingua

Grammatiche storiche basate sul miceneo

Sacconi'

Doria Ruijgh

Vilborg

Grammatiche dedicate specificamente al dialetto miceneo

HoffmannDebrunnerScherer" [1969]

Opere sulla storia della lingua greca con trattazioni dedicate al miceneo

Thumb-Scherer'

una sezione micenea

Trattati di dialettologia greca contenenti

Sintesi delle diverse opere sul dialetto greco-miceneo, dalla decifrazione della Lineare B a oggi

(regue)

La prima parte del volume (sez. A) è dedicata a fornire una sintesi esauriente della grantmatica micenea.

Rappresenta l'opera di riferimento classico, ancor oggi (nella sua seconda edizione del 1973) essenziale per lo studio del miceneo. L'appendice, curata in questa seconda edizione dello Handbuch da A. Scherer, rappresenta la prima trattazione puntuale e dettagliata dd dialetto miceneo. Prima grantmatica completa edita all'indomani della decifrazione della Lineare B.

Note sulle opere specifiche

-

1997

1995

1992

1990

1986

1983

1980

1977

1976

Anno di pubbl.

(seguito)

i__

Probonas'

Hiller-P an agl' RuipérezMelena

Hiller-P an agl' Probonas'

Repertori di testi micenei con introduzioni sulla lingua

TABELLA 9.1

-

Sihler

Meier-Briigger

Rix'

Rix'

Grammatiche storiche basate sul miceneo

-

Sacconi'

Hooker

Grammatiche dedicate specificamente al dialetto miceneo

Horroks'

Strunk in Einleitung [2004]

Palmer

Opere sulla storia della lingua greca con trattazioni dedicate al miceneo

Duhoux [1986]

Schmitt

una sezione micenea

greca contenenti

Trattati di dialettologia

Nella seconda edizione di Sacconi' è lasciata inalterata la parte più strettamente grammaticale, mentre è proposto, in aggiunta, un repertorio di testi cnossii. La Historische Grammatik des Griechischen di H. Rix rappresenta ancora oggi lo standard più aggiornato di grammatica storica della lingua greca. L'opera di Meier-Briigger, al pari della grammatica di Rix, è lo strumento (aggiornato al 1990) più completo per quanto attiene ai problemi e alla storia delle ricerche nel settore della storia della lingua greca. Unico problema dell'eccellente opera di Sihler è la totale mancanza (secondo una linea volutamente scelta dall'autore) di informazione bibliografica.

Note sulle opere specifiche

Ruijgh in Companion :z/ II

----

-

Il volume di A. C. Cassio è dedicato nello specifico ai "dialetti letterari"; contiene, tuttavia, nei due capitoli introduttivi, un'aggiornata e sintetica presentazione di storia della lingua greca. La presentazione di Thompson per quanto concerne la morfologia nominale è molto influenzata dalla visione specifica che di questa ha l'autore (cfr. quanto considerato più avanti).

Come la grammatica di Rix rappresenta lo standard per la grammatica storica in generale, il ponderoso volume di Banonek si caratterizza oggi come la grammatica più completa e l'opera di riferimento standard per la lingua micenea.

Nota: le indicazioni di data in [l si riferiscono all'edizione in lingua italiana, mentre i numeri in esponente che seguono l'indicazione degli autori indicano le evenruali diverse edizioni.

2011

Rau & Thompson in Companion I

2010

Horroks•

Cassio

Bernabé-Lujan

2006

Adrados Chadwick in History

2008

Banonek [=HGM]

2003

2001

1999

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

razione, mentre liste complete e aggiornate di concordanza diretta e inversa dei lessemi espressi sillabograficamente e dei logogrammi (comprese abbreviazioni sigle ecc.) sono state messe a disposizione degli studiosi dal comitato editoriale neÌ sito web http://bib.cervantesvirtual.com/portal!diccionariomicenico/ (rendendo così desueta l'opera, pur utilissima al momento della sua pubblicazione, degli Index Generaux du Linéaire B, Roma 1973, pubblicata da Olivier-Godart-Seydel-Sourvinou). Una nota a parte merita ancora il Lexikon des /ruhgriechischen Epos (LfgrE, Gottingen, 1955-2010), giunto ormai al suo compimento con il 25° fascicolo; esso, infatti, rappresenta uno strumento imprescindibile per quanto attiene ai necessari confronti fra lessico miceneo e omerico7. Anche se non rappresenta un vero e proprio dizionario, va tuttavia ricordata la raccolta in quattro volumi (cfr. Mémoires I-IVJ dei principali lavori di Lejeune, certamente uno dei padri fondatori della filologia micenea; il terzo volume, pubblicato nel 1972, è corredato di una serie di tavole di concordanza generali relative ai lessemi, ai testi, alle mani scribali, ai singoli segni del sillabario, agli elementi grammaticali e tematici considerati nei singoli contributi dell'opera (praticamente fra il 1955 e il 1968); nel 1997, veniva pubblicato a completamento il quarto volume, raggruppante i contributi fino al 1996, con l'aggiunta delle concordanze fino a questa data. Va, infine, puntualizzato che una fonte essenziale per lo studio della lingua micenea, quindi per l'interpretazione dei relativi documenti, è rappresentata dall'analisi etimologica dei suoi elementi lessi cali, soprattutto nel caso specifico di un dialetto, quale quello miceneo, che in molti casi, testimoniando di processi di formazione tematica, composizione nominale e caratterizzazione semantica precedenti alle testimonianze epigrafiche e letterarie del I millennio a.C., può dare contributi essenziali alla conoscenza dello sviluppo storico della famiglia linguistica greca. A tal proposito va innanzitutto detto che nel dizionario etimologico (GEW) della lingua greca, curato da Frisk tra il 1954 e il 1972 (data della pubblicazione del fascicolo degli addenda e corrigenda) e ancora oggi opera di riferimento essenziale per linguisti e grecisti, il confronto con le testimonianze micenee appare estremamente limitato, e ciò sia per ragioni oggettivamente temporali, sia, d'altra parte, per l'atteggiamento moderatamente scettico assunto dal Frisk stesso, soprattutto alla luce della polemica e del parziale rifiuto suscitati negli anni Cinquanta e agli inizi degli anni Sessanta, essenzialmente in Germania, dalla decifrazione della Lineare B8• Diversa è la situazione per il secondo dizionario etimologico, quello di Chantraine (DELG), edito fra gli anni 1966-8o (con la pubblicazione postuma degli ultimi due fascicoli; la ristampa del 1999 è corredata di un ricco supplemento; nel 2007 sono stati editi nuovi addenda nella "Revue de Philologie", 79). Qui, infatti, le testimonianze micenee sono pienamente considerate e valutate. Un nuovo capitolo nel settore dei dizionari etimologici è certamente rappresentato dalla recente pubblicazione dell'Etymological Dictionary o/ Greek (EDG) 226

9· NOTE INTRODUTTIVE E INFORMAZIONI GENERALI

Ji Beekes (Leiden, 2010). Il patrimonio lessicale miceneo è qui interamente valutato e arricchito dei riferimenti bibliografici alle più recenti discussioni.

9·3

Organizzazione e limiti Nelle pagine che seguono procederemo quindi a un'illustrazione dei diversi aspetti coinvolti dallo studio della varietà dialettale micenea, dalla posizione nell'ambito degli sviluppi diacronici della famiglia linguistica greca fino alle sue principali caratteristiche grammaticali. Tenuto conto delle recenti numerose opere in proposito, come le grammatiche di Bartonek del 2003 (HMG) e di Bernabé-Lujan del 2006, ma anche della trattazione ampia e dettagliata di Hajnal in GMG, per quanto attiene alla fonologia, e dello stesso autore per quanto riguarda la flessione nominale (Hajnal 1995), si è scelto di non entrare nel dettaglio delle singole problematiche (che vedono talvolta profonde divergenze fra i diversi stuJiosi), ma di rinviare di volta in volta, per le specifiche discussioni e le diverse posizioni, a quei contributi (per lo più di data recente) che ci sono sembrati di maggiore rilevanza informativa e significato. Si tenga a tal proposito, inoltre, presente l'equilibrato quadro critico d'assieme offerto di recente da A. Morpurgo Davies 2012.

Note 1. Una lettura dei classici lavori come la grammatica dello Schwyzer del 1939, o ùella storia della lingua greca di Antoine Meillet, nella sua quarta edizione del 1935, può dare un'idea del radicale cambiamento verificatosi. 2. Un quadro equilibrato delle diverse tendenze e degli sviluppi della disciplina è dato in Morpurgo Davies 1988a, 1992a e 1992b; aspetti generali sono illustrati nei classici contributi di Risch 1956, 1966, 1971, 1976, 1985. Una recente revisione in termini storico-comparatisti è offerta da Garda Ram6n 2006, cui fa da contrapposizione Brixhe 2oo6; mentre, un quadro esauriente e aggiornato, anche se tendenzialmente comparatista, è offerto da Hajnal 2005 e 2007a. 3. Per le vicende storiche che caratterizzano il collasso del "sistema" politico-territoriale miceneo e i successivi radicali cambiamenti che investono il territorio greco, assieme a una valutazione delle fonti letterarie greche, ci si può riferire all'opera completa e aggiornata di Musti 2oii 6 , mentre, per gli aspetti più squisitamente archeologici, un quadro aggiornato è ora offerto da Dickinson 2006. 4· Sul piano dell'opera, i volumi in corso di preparazione e sulla possibilità di una consultazione aggiornata on line cfr. www.utexas.edu/research/pasp/smida.html.

227

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

5· Una cronaca dello sviluppo degli studi micenologici immediatamente dopo la decifrazione e delle opere con questi connesse è contenuta anche in Bartonek 1991. 6. Cfr. in proposito la recensione-articolo di Adrados 1995. 7· Va a tal proposito notato che i rinvii al lessico miceneo contenuti sotto le singole voci non risultano sempre completi nei primi fascicoli, che in ogni caso fanno riferimento ancora alla raccolta di Chadwick-Baumbach del 1963. 8. Cfr. quanto lo stesso Frisk puntualizza nella Premessa alla pubblicazione del primo volume dell'opera; i termini della controversia sono riassunti in HMG, pp. 62 ss., e trovarono epilogo nel libro di W. Ekschmitt, Die Kontroverse um Linear B, del 1969 (Miinchen).

228

IO

Il miceneo nella storia della lingua greca

10.1

Problematiche storiche e culturali (:ome si è già avuto modo di evidenziare poco sopra, la decifrazione della scrittura Lineare B ha indubbiamente ampliato il panorama delle conoscenze riguardo alla formazione, allo sviluppo e alla articolazione dialettale della lingua greca'. Essa ha, al contempo, stimolato una complessa e articolata revisione di ordine storico-linguistico, incentrata essenzialmente sui seguenti punti: 1. il rapporto cronolinguistico fra l'unità della famiglia indoeuropea e la supposta fase caratterizzata da una comunità di parlanti riferibili ancora a uno stadio di "greco comune" (o protogreco); 2. la collocazione geografica e cronologica di tale supposta comunità grecofona unitaria; l· le modalità e la scansione cronologica della stabilizzazione sul continente e negli ambienti insulari elladici dei gruppi grecofoni, che, sulla base delle testimonianze epigrafiche oggi in nostro possesso (comprendendo quindi anche il dialetto miceneo), certamente vanno collocate in un arco temporale compreso, almeno, fra la metà del XVII e gli inizi del X secolo

a.C. In sottordine, ma strettamente collegate con questi primi tre punti, sono

le questioni relative all'assetto geolinguistica dell'area greca durante la seconda metà del II millennio a.C. e, conseguentemente, una valutazione sia del valore sociolinguistico, sia del carattere dialettale del miceneo in rapPorto alla conoscenza acquisita della distribuzione dei dialetti greci in epoca storica.

229

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

10.1.1. IL COSIDDETTO "GRECO COMUNE"

E LA SUPPOSTA SPRACHBUND BALCANICA

La problematica relativa ai tempi e ai modi della enucleazione di un gruppo linguistico greco dalla famiglia indoeuropea e la sua collocazione geografica in un'area posta immediatamente al nord di quella più propriamente grecocontinentale sono affidate alla speculazione della linguistica comparatistica e alle deduzioni di quella che comunemente viene definita la glottocronologia2 • Va tuttavia premesso che definizioni come "famiglia linguistica indoeuropea" o "greco comune" rappresentano in ogni caso astrazioni convenzionali di difficile concretizzazione non solo in termini cronologici o geografici, ma anche in termini sociolinguistici. Immaginare in termini reali il "greco comune" come effettivo gruppo linguisticamente coeso parlante una sorta di unitario protogreco, migrante compattamente dalle aree delle steppe euroasiatiche (dove si suppone fosse ancora parte integrante di una vasta comunità indoeuropea) è estremamente difficile, come estremamente pericoloso risulta un diretto confronto tra dato archeologico e dato linguistico (un procedimento caro all'archeologia e alla linguistica ancora fino alla metà del secolo scorso). È bene quindi ricordare che una periodizzazione, quale quella che presenteremo qui di seguito e che corrisponde nelle sue linee generali alla visione oggi maggiormente condivisa dagli studiosi3, è da intendere fondata essenzialmente e in primis (quantomeno per le sue fasi precedenti alle più antiche testimonianze epigrafiche in Lineare B) sulla base della ricostruzione linguistico-storica (e, in tale ambito, principalmente sulle seriazioni ricostruite del mutamento fono- e morfologico) 4 ; soltanto in secundis si può tentare, e con un ampio margine di ipoteticità, di calare tale periodizzazione in un contesto storico-archeologico. Come si è detto, nella corrente speculazione linguistico-storica il nucleo dei diversi gruppi grecofoni (fino a che punto già in via di articolazione al loro interno?) viene immaginato, in un tempo anteriore almeno di un certo numero di secoli rispetto alla loro presenza certa in ambito territoriale greco testimoniata dai più antichi documenti in Lineare B, quale elemento partecipe di una sorta di "lega linguistica" (Sprachbund) collocabile grosso modo geograficamente in area balcanica5. Componenti di una tale lega linguistica, articolata arealmente al suo interno, che precederebbe i fenomeni ben più tardi di slavizzazione dell'a· rea balcanica, sarebbero alcune comunità linguistiche, purtroppo oggi di frammentaria attestazione, anch'esse ancora in una loro fase formativa, e dalle quali deriverebbero storicamente il macedone (la cui differenziazione

10. IL MICENEO NELLA STORIA DELLA LINGUA GRECA

rispetto al protogreco in questa fase resta ancora incerta), l'albanese, il tra-

cio, il frigio, l'armeno, il messapica e il venetico. Quanto una serie di tratti innovativi comuni (cosiddette "isoglosse", rispetto a quelli in ogni caso egualmente "comuni" ma non innovativi, perché riferibili alla comune ori~ine indoeuropea) sia da attribuire a una diretta parentela linguistica o, ~ome sembrerebbe in molti casi più probabile, a fenomeni di contatto e interferenza, quindi di convergenza, dovuti appunto a un certo periodo di mntinuum geolinguistica in area balcanica, rimane oggetto di dibattito. Certo è che alcuni elementi e processi innovativi (come le formazioni nominali in -eus o quelle di appartenenza in -ezjo, o il trattamento delle originali occlusive medie aspirate) sembrano assumere una diversa dimensione se rivisti, appunto, nella prospettiva della compartecipazione della comunità grecofona a tale lega linguistica prima del suo spostamento verso le sedi dell'Elladé. 10.1.2. PROCESSI DI DELOCALIZZAZIONE

E SPOSTAMENTO DEI PRIMI GRUPPI GRECOFONI NELL'ELLADE

Dalle testimonianze offerte dai documenti micenei noi sappiamo oggi che, almeno per quanto concerne i tratti dialettali essenziali che la varietà micenea presenta, essa si inquadra in quel gruppo più ampio, definito convenzionalmente "greco orientale" o "meridionale", o più generalmente dei cosiddetti Jialetti greci "assibilanti" in -si, che, nell'ambito del quadro dialettale greco del I millennio a.C., comprende il gruppo ionico-attico, l'arcado-cipriota e la parte insulare del cosiddetto tessalico7. Tale passaggio da *t(h)i> si, che appare, insieme ad altri processi di carattere fonologico e morfologico 8 al momento delle testimonianze epigrafiche in Lineare B più antiche, ormai conchiuso, è stato assunto quale indice del fatto che, al momento del primo spostamento e dislocazione dei gruppi grecofoni verso i territori dell'Ellade, un certo processo di differenziazione dialettale doveva già essersi innescato. In buona parte concluso deve altresì intendersi, al momento di tali più antiche testimonianze epigrafiche, il processo di "acclimatamento" della lingua greca parlata dai nuovi arrivati nei confronti del sostrato linguistico che doveva caratterizzare ancora, tra la fine del III e l'inizio del II millennio a.C., le regioni centro-meridionali greche. Quando esattamente collocare nel tempo tale processo di prima dislocazione geolinguistica greco-meridionale rimane ancora oggetto di dibattito. Di fatto due maggiori tendenze si confrontano oggi9: la prima vorrebbe lo spostamento dei gruppi grecofoni meridionali connesso con i cambiaInenti che l'indicatore archeologico pone nel passaggio fra la parte finale 231

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

dell'Antico e l'inizio del Meso Elladico, a cavallo cioè tra la fine del III e l'inizio del II millennio a.C. 10 ; la seconda, invece, connetterebbe lo stabiliz. zarsi di genti grecofone direttamente con la supposta instaurazione nell'Ellade di élites indiziate dalla comparsa delle cerchie di tombe a pozzo a Micene e con la collegata introduzione e celebrazione sui rilievi delle stele di queste dell'uso del carro da guerra leggero a due ruote raggiate, quindi con l'introduzione, al seguito del nuovo gruppo linguistico, di tale strumento di prestigio e di conquista. A parte la testimonianza del cosiddetto ciottolo di Kafkania (che se accettata, secondo l'ipotesi di Godart, sposterebbe di molto indietro nel tempo sia l'arrivo di genti grecofone in Grecia, sia la comparsa delle prime testimonianze in Lineare B) e a prescindere anche dal fatto che la più recente indagine archeologica vede ormai il fenomeno della comparsa dell'indicatore funerario sia delle tombe a pozzo argolidee, sia di quelle a tholos messeniche non come un episodio improvviso, bensì come il portato di un progressivo processo di complessizzazione sociale innescato da diversi e concomitanti fattori aventi le proprie radici in mutamenti socio-economici di media e lunga distanza, la stessa fondatezza dell'introduzione del carro da guerra leggero in Grecia attraverso un processo "invasivo" al seguito di genti grecofone provenienti dai Balcani suscita fondati dubbiu. Seppure, dunque, come si è evidenziato inizialmente, una diretta comparazione del dato glottocronologico con quello archeologico risulti sempre estremamente pericolosa, si può oggi supporre che il processo di stanziamento di genti grecofone, parlanti una varietà di tipo "meridionale" (sulle cui possibili articolazioni interne si veda più avanti), possa essere avvenuto nell'arco di tempo tra la fine del III millennio e l'inizio del II e che le manifestazioni di complessizzazione socio-politica testimoniate dai fenomeni di esibizione funeraria, come è il caso appunto delle tombe a pozzo di Micene o di quelle a tholos messeniche e laconiche, rappresentino il portato di un processo ormai maturo di stabilizzazione elitaria diffuso, dalla Beozia al Peloponneso.

10.2

Sostrati, adstrati e processi di diffusione linguistica greca nell'Egeo Ma quale lingua o quali lingue preesistevano in Grecia al momento dello stanziamento dei primi gruppi grecofoni? E quanto possono aver influito sulla lingua dei nuovi arrivati? 232

10. IL MICENEO NELLA STORIA DELLA LINGUA GRECA

Che una notevole fetta del lessico greco (e per converso anche miceneo) 110 n trovi una rispondenza etimologica nell'ambito del patrimonio lingui~rico indoeuropeo è ben presente nella storia degli studi sulla lingua greca, ,rià fin da prima della decifrazione della Lineare B, ed è stato fino ai tempi ~dierni oggetto di diverse ipotesi, anche profondamente divergenti 12 • Va però innanzitutto detto che possibili influssi di sostrato o adstrato vanno correttamente inquadrati rispetto a: provenienze da possibili differenti ambiti geolinguistici; 1• ~. influssi/interferenze incidenti in momenti diversi nell'ambito del processo di diffusione e stabilizzazione della lingua greca nell'Ellade; 1 1. ambiti e gradi effettivi dell'interferenza 3. Non è certo questa la sede per valutare in dettaglio tali fattori, vale tuttavia la pena indicare almeno alcuni punti fermi che la ricerca più recente appare aver messo in luce (allo stato attuale della documentazione disponibile) e che, sotto taluni aspetti, possono risultare utili per un inquadramento del fenomeno di grecizzazione dell'Ellade e del ruolo che nell'ambito di tale fenomeno può essere attribuito alla "varietà micenea". Tali punti possono essere sintetizzati come segue 14: 1. le interferenze linguistiche di sostrato o adstrato non appaiono toccare per lo più ambiti linguistici al di fuori di quello squisitamente lessicale e, in 1al senso, sembrerebbero riguardare in maggioranza referenti semantici precedentemente ignoti; 2. in molti casi l'ambito semantico toccato dal prestito appare strettamenle collegato con (e quindi articolato in relazione a) contatti differenziati nello spazio e nel tempo che i nuovi gruppi grecofoni appaiono aver avuto nel corso del proprio processo di stabilizzazione e successiva proiezione prima in ambito elladico e successivamente in ambito più generalmente egeo e mediterraneo-orientale; 1. non sarebbe pertanto individuabile un unico dominante ambito linguistico Ouvio, "pelasgico" o quant'altro) all'origine delle diverse manifestalioni di prestito/interferenza, ma un insieme di differenti componenti, le llne collegate più specificamente ai nuovi territori dell'Ellade dove si innesca il processo di stabilizzazione, le altre da riportare al fenomeno di espansione dei Greci micenei sui mari e alla creazione di nuovi comptoires nel bacino del Mediterraneo; {. l'incidenza, quindi, degli elementi lessicali allofoni all'interno del patri111onio miceneo (e, più in generale, greco) va metodologicamente riportata di volta in volta a specifici fenomeni di acculturazione, conquista, contatto Politico-commerciale differenziati nello spazio e nel tempo, in stretto collegamento con l'ambito semantico stesso coinvolto (termini riferibili al mon233

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

do dell'alimentazione, della vegetazione, di particolari materie collegate con produzioni manufatturiere, nominazioni toponomastiche ecc.), o con alcune caratteristiche fono/morfologiche ricorrenti (formazioni in -nthos(s)o-, topo- e onomastica in -u ecc); ' 5· elemento di particolare interesse risulta il fatto che, nella stragrande maggioranza dei casi, i prestiti lessicali mostrano un notevole grado di "acclimatamento" nell'ambito della lingua greca, arrivando a essere percepiti, soprattutto nelle formazioni derivate, come parte ormai integrante del lessico grecofono. Due esempi possono risultare significativi in proposito: a) una categoria già ampiamente nota di possibili elementi di sostrato incontrati e assimilati dalle popolazioni grecofone alloro arrivo nell'Ellade è rappresentata da nomi e toponimi caratterizzati da un suffisso in -ntho-: ko-ri-to !Korinthos/, a-sa-mi-to /asaminthosl. Gli etnonimi in -io- derivanti da tali formazioni toponimiche, attestati in Lineare B, presentano per lo più il tipico processo di assibilazione -t(h)i- >-si-; così ko-ri-si-jo (!Korinsiosl) e za-ku-si-ja (!JYakunsia/ da un non direttamente attestato "'za-ku-to) ecc.; b) con la datazione alta raggiunta per le tavolette cnossie provenienti dalla Room of Chariot Tablets si possono vedere in diacronia alcuni processi di assimilazione dell' onomastica e toponomastica minoica all'interno della neo burocrazia micenea; si tratta di casi in cui· a un'originaria (allofona) dominanza di formazioni caratterizzate dalla vocale u si oppone e sostituisce una "correzione" in o: ad esempio, ri-u-no (toponimo) e u-wa-si-jo (antroponimo), attestati altrimenti come ri-o-no e o-wa-si-jo (cfr. Driessen 2ooo, pp. 180 s.); egualmente interessante è il caso di alcuni antroponimi i quali, da leggere probabilmente nella documentazione in Lineare A come di-de-ru e qa-qa-ru, ricompaiono a Cnosso in Lineare B "grecizzati" come di-de-ro e qa-qa-ro (già Lejeune 1969, in dettaglio Hajnal 2005, § 8).

10.3

Stabilizzazione, sviluppo, interferenze e differenziazioni dei gruppi grecofoni fra il XVI e il XIII secolo IO.J.I. LO STATO DI LINGUA RICOSTRUIBILE NELLA FASE DI ACQUISIZIONE DEL SILLABARIO B

I cambiamenti linguistici che devono essersi verificati fra la supposta fase "comune" e la testimonianza delle più antiche iscrizioni cnossie in Lineare B, quindi durante il processo di stabilizzazione nell'Ellade dei gruppi grecofoni, possono in parte essere indirettamente dedotti (come si è già avuto 234

ro. IL MICENEO NELLA STORIA DELLA LINGUA GRECA

modo di accennare parlando del processo formativo del sillabario miceneo) da alcune peculiarità del sillabario stesso. Le valenze e la funzione di alcuni sillabogrammi del sistema scrittorio risulterebbero, infatti, poco coerenti con lo stato di lingua rappresentato dalle più antiche testimonianze epigrafiche se non trovassero una giustificazione in una serie di processi fonolo,.,,,ici in corso di svolgimento o non ancora innescati al momento della sua creaztone. È il caso, ad esempio, dei segni per liquida+ j +vocale, i quali se all'origine (cioè al momento della costituzione del sillabario) dovevano effettivamente corrispondere a tale serie fonetica, già nella documentazione epigrafica più antica servono a rendere un processo di palatalizzazione già innescato e probabilmente ancora in corso (e perciò trascritti convenzionalmente con RV 2 ma interpretabili fonologicamente come lr'r'V, l'l'VI), e nella documentazione più tarda possono arrivare a essere interscambiabili con i semplici segni per RV (e quindi interpretabili fonologicamente come già /rrV, !lVI, quindi depalatalizzati) 15. Un altro esempio è fornito dalla serie PV2 che, se per l'epoca della documentazione epigrafica appare possedere la particolare doppia valenza JphV, bV/, doveva con molta probabilità, al momento dell'acquisizione del sillabario, ancora valere non solo per la labiale sonora semplice ma anche per quella aspirata, quindi non ancora desonorizzata' 6 . Nella ricostruzione dei processi di cambiamento della lingua greca, e in particolare della varietà "orientale/meridionale" rappresentata dal miceneo, risulta pertanto possibile tracciare, anche se in forma indiretta, le linee di uno sviluppo che veda, oltre alla già illustrata fase "comune", una fase variamente articolata, a cavallo fra la stabilizzazione territoriale e il momento dell'acquisizione dello strumento scritto rio. È durante tale arco di tempo, quindi, che sembrerebbe doversi collocare una serie di mutamenti fono- e morfologicP7. Fra questi, i principali potrebbero essere: gli inizi dei processi di palatalizzazione derivanti dall'incontro di dentali e velari+ i che la documentazione epigrafica in Lineare B ci indica in parte già conchiusi, ma in maggioranza ancora in via di sviluppo in età micenea (per tutti Brixhe 1996b);

anche i processi di palatalizzazione di occlusiva labiale + i (*pj > pt) devono intendersi già compiuti prima della più antica documentazione in Lineare B, pur rimandendo incerta una più esatta collocazione cronologica rispetto al momento della creazione del sillabario' 8 ; il passaggio di *s iniziale antevocalica o intervocalica a h, ormai conchiuso (anzi in fase di ripristino in alcuni ambiti morfemici) all'epoca delle tavolette; 235

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

la già vista desonorizzazione delle occlusive sonore-aspirate, probabilmente da immaginare, diacronicamente, prima coinvolgente le dentali e le velari, e susseguentemente le labiali; l'inizio del doppio trattamento di *i- in posizione iniziale antevocalica' 9 , dove il passaggio da *iV-> dzV- deve intendersi già conchiuso al momento dell'acquisizione del sillabario, mentre quello più complesso di *iV- (o anche -ViV-) >h V (o -VhV-) è da vedere, sulla base delle testimonianze epigrafiche, ancora in corso di svolgimento in età micenea, con esiti spesso contrastanti (scriptiones più o meno conservative) a livello di notazione scrittaw; la dissimilazione delle labiovelari precedute da u; certamente in epoca pre-sillabario va posta l'eliminazione delle liquide e nasali sillabiche 21 , dove però una serie di risultanze nella documentazione delle tavolette apparentemente divergenti e imputate in passato a manifestazioni dialettalmente differeziate va oggi vista in una prospettiva di rese concorrenti, le une innovative, le altre di tipo tradizionale, in una prospettiva diamesica 2 \ diversi processi sincretici nell'ambito della flessione nominale (in parte ancora in corso di svolgimento durante l'arco di tempo abbracciato dalla documentazione delle tavolette) 2 3; la tendenza a normalizzare i paradigmi della flessione nominale, con l'eliminazione parziale delle varianti apofoniche24; - la creazione di un aoristo in -sa- e forse anche del futuro in -s6 2 5. Una collocazione precisa e quindi una puntualizzazione in fasi dei singoli processi, fra la supposta situazione greco-comune e il momento immediatamente precedente e/o susseguente all'adozione del segnario B, non è sempre possibile; in alcuni casi, soprattutto relativi ai cambiamenti fonologici, si possono creare seriazioni relative fra i diversi fenomeni di mutamento, quando cioè la determinazione dell'uno è premessa o esclusione del verificarsi dell'altro (come ad esempio la riduzione delle dentali sonore aspirate a sorde in un momento antecedente al fenomeno assibilatorio di t( h)i> si) 26 . A fronte, tuttavia, della chiara presenza già in età micenea di una differenziazione dialettale almeno fra il cosiddetto gruppo di tipo settentrionale (o occidentale) e quello di tipo meridionale (o orientale) 2 7, non ce la sentiremmo di accettare in toto il quadro riduttivo proposto di recente da Garrett 2006, pur condividendone alcuni assunti metodologici.

10.4

Il miceneo fra koiné dialettale e varietà locali La nuova profondità diacronica che le recenti revisioni e i nuovi ritrovamenti epigrafici oggi permettono di apprezzare per la documentazione micenea28, insieme a una più puntuale analisi di tutta una serie di apparenti anomalie riscontrabili sia sul piano morfologico, sia soprattutto su quello

10. IL M!CENEO NELLA STORIA DELLA LINGUA GRECA

fonologico nel corpus delle tavolette in Lineare B, individuate fin dall'indomani della sua decifrazione come "miceneo speciale", hanno dato in questi ultimi anni nuova linfa alla discussione sulla realtà dialettale del miceneo e sul possibile scenario linguistico contemporaneo nelle varie regioni della Grecia. Non entreremo in questa sede nei dettagli della storia della ricerca, per i quali si rinvia alle recenti sintesi, in ordine cronologico, in Morpurgo Davies 1988b, Hajnal (1997, soprattutto il§ 2), Varias 1994-95, Thompson 199697, 2002-03, Palaima 1998-99 e Horroks 2oro\ l.r.3. Basti ricordare che negli anni immediatamente susseguenti alla decifrazione della Lineare B, essenzialmente a opera di Risch (nell'ordine 1966, susseguentemente cfr. anche 1971, 1976, 1979, 1985), veniva messo in evidenza l'occorrere, sia in ambito fonologico che morfologico, di una serie varianti rispetto alle forme regolarmente attestate. Le principali manifestazioni in tal senso riguardavano essenzialmente (TAB. ro.1).

/:\BELLA 10.1

Sintesi delle principali variazioni fra il cosiddetto "miceneo normale" e il "miceneo speciale" TIJ>O della variante

L" oscillazione del morfema flessionak del dativo-locativo della declinazione atematica La diversa risultante dell'originaria nasale sillabica Il vocalismo oscillante fra i ed e in vicinanza di una consonante labiale Differenze nel fenomeno dell'assibilazione del gruppo originario *t!h!i

Miceneo normale

-ei (tranne che nei casi delle formazioni in -es che presentano regolarmente -i}l 9 -o (tipico esempio pe-rno lspérmol)

Miceneo speciale

-l

-a (vs. pe-ma

(lspérmal) e

ti

SI

La definizione di appartenenza di tali manifestazioni a un "miceneo speciale" rispetto a quello che poteva definirsi il "miceneo normale", tenuto conto sia del collegamento instaurabile di alcune di queste forme con "mani scribali" specifiche, sia del fatto che le caratteristiche del "miceneo speciale" appaiono, contrariamente a quelle "normali", trovare in maggioranza continuazione negli ambiti dialettali del I millennio, ha ingenerato nel corso delle successive ricerche tutta una serie di ulteriori ipotesi e spiegazioni, soprattutto in termini meramente dialettologici. Si è, insomma, ingenerata la tendenza a vedere nell'occorrenza pur sporadica di queste forme "speciali" l'indizio della presenza sul territorio greco 237

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

di età micenea di altri concomitanti dialetti, oltre a quello dominante rappresentato dal miceneo stesso nella sua forma "normale", progenitori dei dialetti attestati successivamente in epoca storica_ Così, ad esempio, Chadwick 1976b, basandosi sulla presenza nella documentazione micenea di alcune forme non assibilate, quindi di tipo dialettalmente dorico-nord-occidentale, evidenziate già da Nagy 1969, arrivava a proporre l'esistenza di gruppi dialettali di tipo dorico sul territorio miceneo, ma in forma socialmente subordinata rispetto alle élites politico-amministrative micenofone, ipotizzando quindi l"' emergere" in talune mani seribali dei tratti "speciali" quale manifestazione di un'opposizione dialettale diastraticamente caratterizzata. Parallelamente, la constatazione dell'esistenza di un unico dialetto mi ceneo "normale", dominante e uniformemente diffuso dalla Tessaglia all'isola di Creta, ha ingenerato dubbi sulla sua stessa realtà linguistica, portando alcuni studiosi a supporre che il dialetto miceneo potesse rappresentare o l'esclusiva varietà parlata soltanto negli ambienti elitari delle corti palaziali o, addirittura, una sorta di lingua artificiale diffusa su un così ampio territorio limitatamente alle rispettive cancellerie per fini burocratico-amministrativi. Appare chiaro, quindi, come tutta la discussione sulla caratterizzazione in termini dialettologici dell'opposizione fra miceneo speciale e normale, si sia riflessa pesantemente anche sulla valutazione dialettale del miceneo stesso. Che molti tratti che caratterizzano fonologicamente e morfologicamente la varietà micenea trovino corrispondenze fra i dialetti del I millennio essenzialmente nell'ambito di quel gruppo definito arcado-cipriota (e, in parte, in quello eguahnente di tipo "meridionale" ionico-attico) è anch'esso un fatto già accertato fin dall'indomani della decifrazione (oltre alle opere di Risch già ricordate, cfr. per tutti le sintesi in Morpurgo Davies 1992a e Lejeune 1992). Ma anche in questo senso il quadro delle più recenti messe a punto sull'argomento (anche alla luce del corpus epigrafico te bano accresciuto sensibilmente dai ritrovamenti effettuati nell'ultimo decennio)3° indicano uno scenario decisamente più complesso, che tiene altresì in maggior conto i possibili processi e mutamenti diamesici (e per certi versi diastratici) in corso di sviluppo sul territorio greco parallelamente alla testimonianza scritta e al di là, quindi, della semplice e diretta comparazione fra tratti particolari del miceneo e configurazione dialettale della Grecia del I millennio. Tali elementi possono essere individuati nei seguenti punti essenziali. a) La concorrenza di forme particolari (attribuite al "miceneo speciale") rispetto a quelle correnti (il "miceneo normale") è spiegata oggi in termini essenzialmente

10. IL MIC:ENEO NELLA STORIA DELLA LINGUA GRECA

i'I(;URA 10.1

Processi di comunicazione

,...A

o • ~ ••••

• '

hl

f ' -~

l" *hw > ww: na-wi-jo -*Vwj- > *-Vjj- > *Vij-: i-je-re-ja

257

nawwion < *naswion i"erezfa < *iserewja

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

Il mantenimento di W in taluni incontri è analizzabile essenzialmente come fenomeno successivo o secondario rispetto ai mutamenti sopraindicati o come necessità ingenerata dalla trasparenza in confine morfemico' 7 • k(hl + w in giuntura morfemica

L'incontro bifonematico non è assimilato a labiovelare: te-tu-ko-wo-alte-tu-ko-wo-a 1 -s +w- in formazioni secondarie wi-so-wo- < *wisu + tematizz. in -o-, o nomi di origine straniera a-si-wi-ja Casi di mantenimento di t(hl +w ma-ra-tu-wo in lessemi stranieri o in confine o-da-tu-we-ta/oda-twe-ta morfemico Casi di mantenimento di -w + j- cfr. supra, PAR. 8.2.3.2. in confine morfemico

thethuk -woha

wiswoaswijai (da *aswa, hitt. assuwa)

marathwon odat-wenta

Va a questo punto ricordato che in molti casi dietro le grafie -wV- del sillabario nelle sequenze 0 (C)u-wV 0 non si cela una realtà fonemica, bensì la resa di un suono di transizione (cosiddetto glide) che si viene a creare nell'incontro 0 (C)u + V 0 , come, ad esempio, in a-re-ku-tu-ru-wo !Alektruw{m/. 11.1.4.3· Lo status di J

Lo status di J nella documentazione epigrafica micenea risulta ancora oggi estremamente incerto e dibattuto. Questo riguarda innanzitutto gli esiti relativi alla sua originaria posizione sia iniziale prevocalica (#jV-) che intervocalica (0 VjV 0 )' 8 • a) In posizione iniziale (*#jV- ): vengono a tal proposito tenuti distinti due processi, sia sotto il punto di vista cronologico, sia per quanto riguarda gli esiti in relazione a diverse possibili configurazioni originali. Il primo, con molta probabilità da porre prima dell'assunzione del sillabario B'9 , riguarda quegli esiti che nei dialetti del I millennio danno #*jV- > çV- 10 • In miceneo l'esito è rappresentato dalla serie zV (zo-a ld'Jdzohiif < *jos-a). Alla base del processo di rafforzamento e occlusione dell'articolazione sono due diverse ipotesi ricostruttive: l'una, di carattere essenzialmente sociolinguistico, in base alla quale una parte delle parole inizianti per #*jV-, riguardanti essenzialmente uno specifico campo semantico, sarebbero investite dal fenomeno che troverebbe luogo inizialmente in ambiente diastraticamente "basso" e che poi si sarebbe diffuso a tutti i livelli sociali (cfr. per tutti Brixhe 1989 e 1996b); le occorrenze residuali (quindi non investite da tale fenomeno) avrebbero seguito successivamente altro esito;

II. CARATTERIZZAZIONE FONOLOGICA

l'altra, di carattere più specificamente fonologico, po~tula che tutte le parole inizianti per *iV- avrebbero subito in prima battuta tale cambiamento (cfr. GardaRam6n in Actualizacion; già Rix 1992\ nota 187; GMG, § 82), mentre alla base delle occorrenze residuali sarebbe da postulare una diversa configurazione fonologica originaria. Il secondo, la cui collocazione nel tempo è oggetto di dibattito per quanto attiene ai diversi passaggi, riguarda appunto le occorrenze residuali, quelle cioè relative a #'~iV- non passate a çV (e in miceneo non espresse dalla serie zV). Per esse gli assertori dell'ipotesi sociolinguistica postulano, in un momento successivo al primo processo e posteriore all'assunzione del sillabario B, il passaggio da #*iV> hV 21 • Secondo i sostenitori dell'ipotesi fonologica, invece, a monte delle occorrenze residuali sarebbe non la semplice sequenza *iV, ma una configurazione #*HiV-, quindi con la presenza di una laringale che, avendo in un primo momento inibito il passaggio 1'i > dz/d', scomparendo avrebbe dato origine a: #*HiV> *iV-> hV- 22 • A prescindere da quale delle due ricostruzioni sia da assumere, il problema di fondo per il gruppo residuale, cioè non passato a dz; d', consiste nella collocazione cronologica da assegnare al passaggio iV> hV, per il quale una datazione successiva all'assunzione del sillabario resta certa, ma dibattuto l'effettivo stadio rappresentato dalla documentazione epigrafica.

b) Gli esiti in posizione intervocalica (-VjV-) e la datazione del passaggio (V)jV > (V)hV: anche per l'esito di J in posizione intervocalica, come nel caso del trattamento dello J resi duale, si ha ~'- VjV- > -VhV-. Il problema per entrambi i processi, da intendersi probabilmente più o meno contemporanei e non anteriori alla data di assunzione del sillabario B, è posto, almeno per il miceneo, dalla sua caratterizzazione cronologica. Le testimonianze micenee sono infatti discordanti e spesso contraddittorie, non solo in casi di difficile valutazione fonologica (come quello delle formazioni relative ai cosiddetti "aggettivi di materia") 2 J, ma anche in casi fonologicamente chiari, nei quali la stessa forma alterna nella resa dello J: ora mantenendolo graficamente, ora al contrario non indicandolo o indicando grafia iatica che farebbe pensare a un già avvenuto passaggio a /h/24 . Il panorama è altresì reso più complesso dall'uso di J come glide (al pari di W, come già visto in precedenza), cioè come suono di transizione, quindi fonemicamente non reale, nell'incontro di -(CV)i +V-, dove viene a collocarsi come -(CV)iiV-. Si tenga a tal proposito presente che (come già indicato nella Parte seconda), nel caso di dittonghi del tipo (C) V!= a/e/oli, il sillabario non segna il secondo elemento del dittongo, ma indica con una certa regolarità il glide del suono di transizione, per cui una scriptio del tipo -CV-iV- può essere intesa come /CViiV /, ma anche 259

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

come /CVjV /;la mancanza del glide dovrebbe segnalare di regola l'esistenza di uno iato dovuto, ad esempio, alla originaria presenza di *s >h (ad es. a-pi-e-ke lamphihefehez!); tuttavia anche questa regola non è sempre applicata dagli estensori dei documenti micenei, i quali, soprattutto nella resa di lessemi di origine straniera, possono oscillare fra grafie iatiche e non.

A fronte di un tale quadro apparentemente poco chiaro, rimane incerta la sorte di J ante- e intervocalico in età micenea: secondo alcuni la situazione micenea, con le sue variazioni, rifletterebbe un processo ancora in corso di aspirazione dello J, per altri invece (e si vedano soprattutto i contributi di Brixhe e Melena citati nella nota 18) il processo sarebbe già giunto al termine al momento delle più antiche attestazioni epigrafiche cnossie, e le sicure grafie di J fonemico sarebbero da inquadrare in un fenomeno di morfografemica, cioè di mantenimento, in particolari contesti morfemici, di notazioni scrittorie non più rispondenti all'effettiva articolazione degli stessi. 11.1.5. LE OCCLUSIVE

Come si è già visto trattando del segnario B in relazione alla lingua, il quadro delle occlusive sorde, sorde aspirate e sonore in miceneo è reso spesso di complessa interpretazione rispetto alla situazione dialettale del I millennio a causa di una serie di elementi: la grafia del sillabario stesso che, a eccezione delle dentali e di alcuni grafemi particolari (usati tuttavia in maniera non regolare), non differenzia fra sorde (aspirate) e sonore; il mantenimento ancora distinto delle originarie labiovelari indoeuropee (traslitterate convenzionalmente per mezzo della serie qV), quindi la difficoltà nell'individuare l'effettivo patrimonio delle labiali sorde e sonore (che nei dialetti greco-classici sono per lo più derivanti da originarie labiovelari) effettivamente ereditate, rispetto a quelle presenti nei documenti micenei, spesso riflettenti una resa (talvolta imprecisa e variabile) di lessemi di origine esterna; l'uso dei segni doublettes, che se da un lato permettono di cogliere alcune particolarità del sistema fonologico miceneo (e soprattutto alcuni fenomeni di interazione con ambienti linguistici ad- e sub-stratici), dall'altro trovano applicazione in maniera troppo irregolare per poter rappresentare un solido punto di riferimento. Il quadro delle occlusive che appaiono caratterizzare il sistema miceneo può essere sintetizzato nella TAB. 11.3 1 5.

260

TABELLA 11.3

tV dV tV

*t *d *d h

qV qV qV

*kw *gw *ghw

kw gw khw

k g

kh

dr. anche i segni: *r8 = to, *66 = ta,

pV p V, p, V p V, p,V

*p *b? *bh

*k, k' kV *g, g' kV *gh ,g•h kV

rh

Serie sillabografiche

Dai.e.

l anorfewhasiiisl

e-qe-ta fhefewetiisl qo-o lgwonsl a-no-qa-si-ja

Afios.

-Sulle labiovelari in miceneo, la loro diversa origine cfr. ora Melena*, § 11.3.1.1.1, e GMG, §§ 93-94; - sui possibili fenomeni di develarizzazione (e quindi passaggio a labiale) già in età micenea cfr. quanto illustrato da E. R. Lujan in Veinte

Sui processi di delabializzazione di labiovelare in presenza di lui o davanti a ljl, cfr. già Lejeune 1972, §§ 31-32.

ke-ra-e lkerahef a-ke lagez! e-ke !ekhez!

ti-ri-po ltriposl di -do-si l didonsil tu-ka-te lthugaterl

La serie di segni doublettes traslitterati convenzionalmente come p V1 (tutti del tipo AB) appare nella documentazione epigrafica con la funzione di significare allo stesso tempo fphf e !bi; essa suggerisce quindi che al momento dell'adozione del sillabario venisse utilizzata in primis per notare la labiale occlusiva sonora aspirata !*bh! ancora non desonorizzata; inoltre, l'alternanza nel caso di alcuni lessemi/nomi stranieri con la serie m V (cfr. tu-pa,-da-ro- tu-ma-da-ro) indicherebbe tra le sue funzioni originarie anche quella della resa di un fonema non greco di tipo !mhl"'. -Su i.e. l>> mie. e greco class. t, rh, d dopo velare cfr. Meier-Briigger 2002 8 , § L313, Rix 1992\ § 91; -sulla caduta delle dentali in fine parola (-T#) già in età premicenea cfr. già Lejeune 1972, § 29 #hV: a2 -te-ro fhateronl (< *srptero-); *-VsV- > VhV: me-zo-a 2 /medsi) Recezione di lessemi da altro ambiente linguistico Processi di incontro -T +s- > s Incontro di originari -s+s- > s

e-qe-~-jo

Note

fhefewesi_os/

Su tale processo si veda più avanti nel dettaglio. K-ri-no /sg_/inon/, :!l!-ii!-ma Negli esempi sono state scelte /~mal nominazioni per spezie. wo-na-~ lwoinas.i/ Ad es. dativi plurali di temi in < /*woinad-si/ dentale. Ad es. dativi plurali dei temi ze-u-ke-~ l d'eugesi_l < /*jeuges-si in sibilante.

Altrettanto antico è il processo che porta all'aspirazione dell'originaria sibilante in contatto con liquida o nasale: *VR/NsV/, *VsR/NV > VhRJNV. Gli esiti della perdita dell'aspirazione nei dialetti del I millennio possono essere sia l'allungamento di compenso della vocale precedente (VR/NV, nella maggioranza dei dialetti), sia la geminazione della liquida o nasale (VRRJNNV, essenzialmente nel gruppo eolico). Quale di questi stadi (o esiti) sia testimoniato dal miceneo è oggetto di dibattitol9. Tuttavia Hajnal ha in svariate occasioni fatto presente la possibilità che alla fase *VhRJNV faccia seguito una fase comune di geminazione della liquida/nasale, dalla quale poi si sarebbe sviluppato l'allungamento di compenso, o mantenuta la geminazione, secondo lo schema alla TAB. II.5J 0 • Un indizio a sostegno di tale soluzione potrebbe venire dalla grafia ake-ral-te, per originario *lagersantes/ (participio aoristo sigmatico), per

TABELLA 11.5

Schema delle possibili risultanze in miceneo della sibilante ereditata in contatto con liquida o nasale Prima fase ancora a livello di greco comune, anteriore ai fenomeni che portano alla generazione di *s secondaria (quindi anteriore ai processi di assibilazione, palatalizzazione ecc.). *VR/NsV/, ''VsR/NV > *VhR/NV

Fase di geminazione genera- Fase dialettale del I millenlizza t a, attestata dai docu- nio dove si oppongono gruppi "conservatori" (mantenimenti in Lineare B. mento della geminazione) e gruppi "innovatori" (allungamento di compenso). VRRINNV

VRRINNV - VR/NV

II.

CARATTERIZZAZIONE FONOLOGICA

esprimere il quale viene appunto usato il grafema AB *76, ra 2 , all'origine (cioè al momento della creazione del sillabario) probabilmente utilizzato per esprimere lrja!, ma già all'epoca delle più antiche testimonianze cnossie !r'r'al e, sulla base dell'alternanza a Pylos e Thebe con *6o Ira!, certamente nelle testimonianze più tarde avente anche valore di semplice geminata /rral. La grafia a-ke-ra 2 -te dovrebbe pertanto indicare geminazione della liquida. Su tale base (per deduzione), gli incontri di originari Rs/sR, sN/Ns andrebbero letti come indicato alla TAB. n.63 1 • TABELLA u.6

Schema delle possibili risultanze in miceneo degli incontri di originari Rs/sR, sN/Ns Rs sR Ns sN

a-ke-ra 1 -te e-pi-ke-re me-no ka-ra-na-ko

agerrantes epik/' errei mennos krann-arkl'os

< *ager-sa- 0 < *epi-ghesr- o < *mens- 0 < *krsn- 0

Anche per questi gruppi però, laddove *s non sia originaria (o VRs derivi dal successivo esito di originario 'B.s), non si ha l'aspirazione della sibilante (cfr. TAB. II.?).

TABELLA 11.7

Schema delle possibili risultanze in miceneo degli incontri di sibilante non ereditata con liquida e nasale L'incontro -VRs- si viene a verificare allorquando il mutamento *VRsV, ,.,VsRV > *VhRV è ormai con chiuso. In tutti i casi in cui *VNsV, *VsNV non evolve in VhNV perché la sibilante è frutto di esito successivo.

- *Rs > -VRs-: tu-ka-ta-si lfugatarsrl < *dhughtr-si; - inoltre laddove, pur trattandosi di sibilante ereditata, esiste un confine morfemico -VR=sV- come nel caso dei nomi in -r. Quindi laddove: -nsi < -*nti: do-so-il./dosonil/, -nsV < -*ntjV-: pa-~ lpaniJl./, -nsi < -*ntsi: pa-~ lpanil/, inoltre !ad dove, pur trattandosi di sibilante ereditata: - esiste un confine morfemico -VN = sV- come nel caso dei nomi in -n; -si tratta di gruppo -Vns# in fine parola.

Di fatto si tratta, all'interno della catena -VNsV-, degli stessi processi già compresi ai punti a)c) della TAB. u.2.

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

A conclusione di queste note sui processi si aspirazione in relazione a sibilanti e liquide, si tenga ancora presente che: l hl è, seppure in un momento molto più tardo rispetto a quello derivante da *s originario, e cioè successivamente all'acquisizione del sillabario B, frutto del trattamento del cosiddetto J "resi duale", soprattutto in posizione *#jV-; che però, probabilmente, già durante l'arco di tempo documentato dai testi in Lineare B, lo stesso fenomeno aspiratorio sembra soggetto a indebolimento (si veda ad es. il raro utilizzo del segno a2 in ambiente cnossio soprattutto a inizio parola, fenomeno che ha portato alcuni studiosi a ipotizzare qui, già sul finire dell'età micenea, il fenomeno della psilosi); questo fenomeno troverebbe, tra l'altro, riscontro nelle spesso contraddittorie grafie iatiche (cfr. per tutti il classico saggio di Risch 1983); per quanto concerne i processi di dissimilazione di aspirazione (cosiddetta legge di Grassmann; cfr. per tutti Collinge 1985, pp. 47 ss.) e di metatesi (del tipo iheros > hieros) i dati micenei sono contrastanti e non permettono a oggi una chiara soluzionel'; infine, sui processi di restituzione analogica di *s originaria, si vedano per tutti gli esempi contenuti in GMG, §§ ro2-103 (dove sono considerati anche i contrastanti esiti di ~'s originaria interconsonantica).

rr.r.8. ASSIBILAZIONI, PALATALIZZAZIONI, ASSIMILAZIONI E ALTRI INCONTRI CONSONANTICI

Il capitolo delle palatalizzazioni nella storia della lingua greca rappresenta, cronologicamente dopo quello dell'aspirazione di *s originaria e dell'assibilazione *t(h)i > si, che coinvolge il cosiddetto gruppo dialettale meridionale (al quale il miceneo appare partecipare), una delle tappe più importanti nell'ambito dei processi di cambiamento fonologico che portano dal protogreco alle varietà dialettali del I millennio. Si tratta dei processi ingenerati dall'incontro di consonante con}, cui si aggiungono quelli, certamente anche di data particolarmente antica e meglio definibili come "assimilazione", che caratterizzano l'incontro di sibilante, W e laringale con J. Si è visto che il processo di assibilazione (detto anche ra palatalizzazione) '~t(h)i >si avviene certamente successivamente all'aspirazione di '~sori­ ginario, tant'è che queste sibilanti secondarie, insieme a quelle più o meno contemporanee derivanti dai processi già indicati alla TAB. 11.4, non sono più da esso toccate. Cronologicamente contemporaneo (ed essenzialmente pertinente ai 266

11.

CARATTERIZZAZIONE FONOLOGICA

dialetti del gruppo meridionale) sarebbe anche l'incontro di *t(h) + j (senza confine morfemico fra dentale e semivocale), oltre ai già ricordati incontri con sibilante, W e laringaleH. Questi ultimi (fondamentali per la determinazione di alcuni morfemi tlessionali, come nel caso del gen. sing. della 2" declinazione) possono essere riassunti nella TAB. 11.8 (in [ ] le ortografie attestate nel sillabario).

TABELLA 11.8

Schema degli sviluppi in miceneo degli incontri di sibilante, laringale e W + J acquisizione del sill.

Situazione

(V)jj(V)jj(V)jj-

(V)ij (V)ij (V)ij

[(C)V-jV] [(C)V-jV] [(C)V-jV]

Estremamente più complessi, soprattutto per quanto attiene alla distribuzione cronologica delle varie traiettorie, alla valutazione delle testimonianze micenee a fronte delle poco esplicite convenzioni ortografiche del sillabario (compresa una valutazione di alcune serie speciali di segni fuori sistema) e alle risultanze nei diversi ambiti dialettali del I millennio, sono invece quei processi che vanno appunto sotto il nome di 2a palatalizzazione. Essi appaiono investire, in diversa maniera e secondo tempi spesso "scalati" fra loro, l'incontro di J con le dentali (in confine morfemico), velari, labiali e liquide. Sotto alcuni aspetti i processi di palatalizzazione coinvolti appaiono pienamente in corso di svolgimento ancora lungo tutto l'arco di tempo abbracciato dalla documentazione micenea, tanto che alcuni sillabogrammi, come quelli della serie r 2 V, e forse anche t 2 V, non sembrerebbero trovare una propria ragione di esistenza se, al momento della creazione del sillabario (che si tratti di grafemi di nuova invenzione o derivati dal segnario A), non si fossero trovati a rispecchiare momenti diversi nel processo di palatalizzazione rispetto a quelli documentati dalle successive testimonianze epigrafiche. È evidente come in questa sede non si possa entrare nel dettaglio di una

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

tale complessa discussione. Faremo essenzialmente riferimento, partendo dalle basilari considerazioni di Lejeune 1972, §§ 89 ss., Risch 1979 e GMG, cap. 3.C., §§ 82-88, a quanto analizzato in dettaglio da Brixhe, sia nel saggio fondamentale del 1996, sia nei contributi del 1991 e 2006, soprattutto per quanto concerne la scalarità del fenomeno e la definizione dei diversi passaggi in relazione alle risultanze ortografiche nei documenti micenei. Un quadro critico delle diverse problematiche e delle opposte posizioni è, infine, offerto dal recente saggio di Morpurgo Davies 2012 (in particolare al § 3). Il quadro è stato qui riassunto nella TAB. 11.9, nella quale si sono seguiti i seguenti criteri: 1. in [ ] sono indicate le grafie micenee; 2. K, G, T, D indicano rispettivamente le velari (sorde e sonore con le rispettive labiovelari) e le dentali (sorde e sonore); 3· con t' e d' si intendono (pur riconoscendo la diversità sottolineata da Brixhe 1996b fra risultante palatalizzata t' e palatale ~) le risultanze di palatalizzazione senza scendere nel dettaglio di esito palatalizzato o palatale; 4· con t 5 /dz si intende esito affricato. Nella tabella è stato inserito, accanto al vettore T+ j (incontro in confine morfemico), come riferimento anche l'incontro Tj (senza confine morfemico, quindi più precoce e compreso nella cosiddetta 13 palatalizzazione), a indicazione dei diversi stadi del processo raggiunti in età micenea e giustificazione della lettura fonologica delle grafie in Lineare B; inoltre, tenuto presente il processo di palatalizzazione che, almeno sulla base delle testimonianze micenee, può innescarsi anche nel caso di velare preceduta da sibilante e delle grafie attestate a tal proposito in miceneo (a-ke-ti-ri-ja- a-zeti-ri-ja, l asketriai - afetriaz/, cfr. Méndez Dosuna 1991-93), anche questo elemento è stato aggiunto in tabella. Deve essere chiaro, infine, come sia la suddivisione in fasi dei diversi vettori sia i riferimenti incrociati alle testimonianze ortografiche micenee rappresentino una scelta nell'ambito delle possibili ipotesi interpretative al riguardo (che segue essenzialmente, come detto, quanto argomentato in Brixhe 1996b); così, ad esempio, il fatto che la serie zV in miceneo rappresenti già uno stadio affricato e non palatalizzato34.

268

acquisizione del sill.

palatalizzazione

(d')d'

Tj ( Vr/1/m/n, cfr. HMG, pp. 146 s. 7· Per lo specifico dei processi di caduta vocalica in a-ni-o-ko o e-ri-nu, si rinvia a quanto illustrato in GMG, §§ 74.b-c., con riferimenti bibliografici; più in generale sui processi di incontro e caduta vocalica nella lingua greca cfr. quanto raccolto in MeierBriigger 1992, §§ L2oo-20r. 8. Sull'argomento si veda il sintetico quadro offerto da HMG, pp. 132 s., GMG, § 76, Hajnal1997, § II, per una dettagliata trattazione sull'alternanza e - i; sullo stesso argomento cfr. anche Thompson 1996-97 e 2002-03; per la complessa declinazione della parola per "figlio" con apparente alternanza i - u (i-ju, i-je-we, i-jo, u-jo) si rinvia a quanto dettagliatamente discusso in Hajnal20o6, oltre a Duhoux 2007. 9· In proposito cfr. Rix 1992\ §§ 53-55, 58, HMG, pp. IJ3 ss.; per l'indoeuropeo in generale Meier-Briigger 20028 , §§ L219 ss., Sihler 1995. §§ 57-64, GMG, § 67. ro. Come si vedrà in/ra, PAR. II.r.8, una serie di dittonghi brevi Vi vanno inoltre certamente riportati a esito di *-Vjj-. rr. Per la quale cfr. Lejeune 1972, § 225, GMG, § 67.b con ulteriore bibliografia; in dettaglio Collinge 1985, pp. 127 ss. 12. Una recente dettagliata presentazione, con particolare attenzione per il miceneo, è rappresentata indubbiamente da GMG, §§68-73 (che qui verrà seguito nelle sue principali conclusioni); precedentemente Rix 1992', § 3.4.1, Laroche 1972, §§ 198-203; specificamente su *r dal protogreco al miceneo Hajnal1997, § 12.

II. CARATTERIZZAZIONE FONOLOGICA

13. Su tutta la questione, oltre a quanto indicato alla nota precedente, si vedano anche Thompson 1996-97 e Hajnal2oo6, §7. 14. Verosimilmente anche già al momento dell'acquisizione/creazione del segnario B; per una diversa visione dei fatti cfr. Heubeck 1972, con la puntuale critica di GMG, pp. 202 s. 15. Su tutta la problematica si veda Lejeune 1972, §§ 200-201. 16. Sulle semivocali in generale in indoeuropeo, sul loro status e sulle regole che appaiono governare la loro alternanza con i rispettivi allofoni Oa cosiddetta legge Sievers-Lindeman), cfr. Meier-Briigger 20028 , §§ L212-218; più in particolare sulla cosiddetta legge di Sievers, cfr. Collinge 1985, pp. 159 ss.; su possibili riflessi dell'alternanza determinata dalla legge di Sievers-Lindeman ancora in miceneo e sui conseguenti processi di sillabificazione cfr. GMG, §§ 77-78. 17. Su tutta la problematica cfr. GMG, § 8o.B, anche per i maggiori riferimenti bibliografici. 18. Diamo qui i principali riferimenti relativi alle diverse posizioni assunte al riguardo: Hajnal 1992, 1994, GMG, § 82 (con ampi riferimenti bibliografici); Melena*, § II.J-2.2.10.1, Duhoux 1987b e 1990, Brixhe 1989 e 1996b, §§ !.4, Il.3.12, Il.3.15. 19. Ma si veda in proposito la diversa valutazione in Melena 2000, in relazione alla discussione dei segni *47 e *7520. Cfr. in proposito quanto in Rix 1992', § 3-3-I.I, Lejeune 1972, §§ 166-169. 21. Altrimenti non si spiegherebbe l'esistenza nel sillabario di tutta una serie di segni e primariamente, come si vedrà immediatamente qui di seguito, quelli della serie jV; tuttavia, per quanto attiene a una precisa collocazione di tale passaggio all'interno dell'arco di tempo compreso fra l'assunzione del sillabario e le testimonianze epigrafiche in Lineare B più recenti, le opinioni divergono notevolmente. 22. Sembra evidente come, secondo questa ricostruzione dei fatti, il processo che porta da #*jV- a d'/d 2 V- venga automaticamente a essere spostato ben indietro nel tempo. 23. Con forme alternanti a Cnossos in -ejos - -eos, per una trattazione delle quali, ma con la tendenza a vedervi il mantenimento diJ, cfr. quanto discusso in Hajnal1994. 24. Cfr. ad es. nel caso della particella *jo 0 : jo-do-so-si /jo-dosonszl a fronte di o-dido-si fho-didonsi/, jo-qi /jokkwi/ a fronte di o-te /hotel; ja-ke-te-re a fronte di a,-ke-te-re l;fhakesteres/ (nom, plur.) ecc., per la cui valutazione si rinvia a quanto già indicato alla nota 18. 25. Sulle occlusive in miceneo cfr. in primis Lejeune 1972, cap. Il, HMG, pp. 137 ss., GMG, §§ 89-94. Rix 1992', §§ 92-99. 26. Sulla non esistenza in greco, e quindi anche in miceneo, di /r/ a inizio parola, a meno di essere seguita da aspirazione, #rh-, o preceduta da vocale protetica, cfr. per tutti Rix 1992', § 7727_ Sullo status fonemico, autosegmentale, dell'aspirazione in greco e più in particolare in miceneo cfr. Colvin 2007; l'intero argomento è stato inoltre trattato daJiménez Delgado 2008; cfr. inoltre quanto già in Meier-Briigger 1992, § L302, Laroche 1972, §§ 317-321; ma soprattutto per il miceneo quanto considerato in GMG, §§ 100-104, con i riferimenti ai §§ precedenti, e HMG, pp. 143, 146 ss.

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

28. Per i quali si rinvia a quanto indicato in Lejeune 1972, §§ 317 ss., Probert 2010, pp. 90 ss. 29. Sia Colvin 2006 che Jiménez Delgado 2008, in particolare p. 74, nota 4, con ulteriori riferimenti bibliografici, ritengono che al momento della documentazione micenea l'aspirazione sia ancora presente; non esclude invece la possibilità che si possa già essere arrivati ad allungamento di compenso HMG, pp. 146 s. 30. Cfr. Hajnal 1997, § 16, 2007a, § 7, GMG, §§ 97-99. 31. Sul simile comportamento dei gruppi originari -Vln- come o-pe-ro da leggere quindi come lophe!lonl < *obhelno- (I millennio: òq>iÀÀ.EtÀ.ffi) e sull'uso del segno ro, per esprimere le risultanze di tali geminazioni, cfr. GMG, §§ 87.D. e 97.c. 32. Come si evince dalla stessa bibliografia citata alla nota 30, spesso la stessa testimonianza grafemica è interpretata in maniera opposta da diversi studiosi; la tendenza oggi corrente è, in ogni caso, quella di vedere metatesi e dissimilazione come processi post-micenei; cfr. in proposito la recente discussione in Morpurgo Davies 2012. 33· Sul processo di assibilazione, detto anche 1" palatalizzazione, si faccia riferimento in primis a Lejeune 1972, §§ 50-53, Rix 1992', § 101; nel dettaglio e in relazione alle testimonianze micenee: Risch 1976, Brixhe 1996b, §§ 2 e 3·4· GMG, § 84; in particolare Thompson 2002-03, § 2, sulla non uniformità e limiti del processo nell'ambito dello stesso gruppo meridionale. 34· Le due maggiori ipotesi nella rappresentazione scalare dei fenomeni di palatalizzazione, e quindi nell'interpretazione delle grafie offerte dai documenti micenei, sono discusse in dettaglio in GMG, pp. 252 s., dove, in relazione allo schema di p. 253, qui di seguito riprodotto in traduzione italiana, si è scelta nella nostra TAB. 11.9l'ipotesi b. Ipotesi a)

Ipotesi b)

Incontro

Serie sillabografica

Interpretazione fonologica

Serie sillabografica

*lt(h)p *!k(h)jl *!dJ! *lg(if)Jf



!(t')t'l !(t')t'l !(d')d'! l(d')d'!



272

Interpretazione fonologica

!(s)sl !(t)t'l !(d)Jzl !(d)Jzl

12

Lineamenti di morfologia

12.1

Introduzione La morfologia del patrimonio lessematico miceneo rappresenta uno dei punti focali per l'inquadramento storico di questa varietà della lingua greca. Gli elementi caratterizzanti mostrano tratti sotto molti aspetti contrastanti e certamente impensabili ancora alla vigilia della decifrazione della Lineare B. Accanto a elementi tutto sommato non particolarmente divergenti rispetto a quanto le fonti del I millennio possono testimoniare, emergono caratteristiche di particolare arcaicità che pongono allo stesso tempo la varietà micenea ancora molto vicina a quella fase ricostruita di greco-comune. Il patrimonio lessematico miceneo può, sotto il profilo morfologico, essere caratterizzato secondo il seguente schema.

Parti variabili

sostantivi aggettivi pronomi numerali verbi

Parti invariabili

avverbi preposizioni congiunzioni particelle

Il problema che maggiormente si pone nell'affrontare la morfologia del miceneo è rappresentato dalla apparente imprecisione delle notazioni grafiche, soprattutto per quanto attiene alla caratterizzazione fonologica dei morfemi suffissali e, più particolarmente, delle desinenze flessionali. Di fatto, come è stato già più volte sottolineato nel corso di questa trattazione, le scelte (orto)grafiche operate dagli scribi micenei rispondono a precise finalità inerenti all'atto scrittorio e all'uso che del documento scrit273

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

to vien fatto: sono pertanto improntate alla massima informazione semantica e alla minima informazione morfologica, come è proprio di un testo che segue, nelle sue peculiarità organizzative, un layout di tipo diagrammatico e tabellare e che persegue, nelle sue peculiarità contenutistiche, il monitoraggio del movimento di una precisa paletta di beni e della forza-lavoro con ess1 connessa. Accade così che, per esprimere i diversi casi propri dei sostantivi e degli aggettivi, si utilizzi la stessa grafia (si pensi, ad esempio, alle notazioni omografe per esprimere i morfemi flessionali del nominativo, genitivo, dativo/ locativo ed eventuale strumentale in -a del singolare dei temi in -a della 13 declinazione). Ma accade altresì che per specifici casi (per sostantivi e aggettivi), persone (per pronomi e verbi) o tempi (per i verbi) non vi sia alcuna attestazione nella nostra documentazione in Lineare B. Nella interpretazione fonologica o categoriale di declinazioni e coniugazioni ci si muove spesso, pertanto, non solo nell'ambito di un'analisi testuale interna (quale punto di partenza), ma anche sulla base di ipotesi ricostruttive che hanno come punto di riferimento la ricostruzione linguistica delle fasi comuni e il confronto con le testimonianze dialettali del I millennio 1 •

12.2

La flessione dei sostantivi e degli aggettivi Passando quindi alla flessione nominale\ va subito detto, in linea con quanto già notato poco sopra, che i maggiori problemi sono posti non solo da una precisa interpretazione fonologica dei morfemi flessionali, ma anche dalla effettiva determinazione delle dimensioni formali e funzionali comprese nella categoria del caso. Anche sotto quest'aspetto, dalle testimonianze a nostra disposizione appare il quadro di una lingua nell'ambito della quale processi di sincretismo, certamente in pieno svolgimento a livello del parlato, trovano conferma anche nelle testimonianze scritte. Questo riguarda particolarmente il rapporto fra genitivo, ablativo e strumentale da un lato, dativo e locativo dall'altro. Nel cogliere lo svolgimento di tali fenomeni, la valutazione dei diversi studiosi varia spesso notevolmente: a una visione di tipo "massimalista" (rappresentata essenzialmente dal lavoro di Hajnal 1995), che colloca (almeno a livello di lingua scritta) la varietà micenea per molti versi ancora molto vicina alla situazione ricostruita comune, si oppone quella di tipo "minima274

12. LINEAMENTI DI MORFOLOGIA

lista", che vede una serie di fenomeni sincretici già pienamente avvenuti in età micenea e altri già a uno stadio di notevole avanzamento (così ad es. sia HMG che Thompson 2010). Un capitolo a parte è poi rappresentato, nell'ambito della categoria del numero, dalla dimensione del duale che, nella parte che segue, verrà trattato a parte alla fine delle singole declinazioni. 12.2.1. PRIMA DECLINAZIONE: NOMI IN -A E

I problemi posti dalla cosiddetta ordini diversi 3:

la

-A

declinazione in miceneo sono di due

da un lato vi sono le difficoltà inerenti alla determinazione dello stato di lingua rappresentato dal miceneo nell'ambito del processo di sincretismo formale e funzionale dei casi che dal cosiddetto greco-comune porta allo stato documentato dai dialetti del I millennio. Questo tipo di problema è essenzialmente ingenerato dalla (orto)grafia del sillabario, che, come si è avuto modo di ricordare già in precedenza, privilegia la caratterizzazione semantica del patrimonio lessematico, a danno di quella più specificamente morfologica; la laconicità e sinteticità inerente alla documentazione epigrafica rendono inoltre vieppiù complesso qualsiasi procedimento di disambiguamento funzionale delle notazioni scrittorie, soprattutto nell'ambito di quei casi definiti convenzionalmente "dimensionali", aventi funzione, cioè, di determinare le coordinate spazio-temporali dell'enunciato. Anche in questo caso si confrontano le due tendenze già menzionate: quella, per così dire, massimalista, che vede in età micenea ancora attivi e funzionali una serie di casi specifici (ablativo/strumentale, locativo diversamente distribuiti nelle dimensioni plurale e singolare della categoria del numero), ancorché già in parziale corso di sincretizzazione; quella definibile "minimalista", che in entrambe le dimensioni della categoria del numero vede uno stato molto simile a quello dei cinque casi (nominativo, accusativo, genitivo e dativo e a parte il vocativo, che per le caratteristiche della documentazione micenea si può solo ipotizzare, ma non determinare) caratterizzanti il greco di età storica; 2. dall'altro, permangono i problemi propri dell'indagine indoeuropeistica e storico-linguistica inerenti alla ricostruzione dei morfemi flessionali, dalla unità ricostruita indoeuropea alla fase documentata dal miceneo (fino alle attestazioni alfabetiche). Anche in questo ambito le dissonanze e le incertezze, che si riflettono poi in un'esatta definizione fonologica degli stessi morfemi in miceneo, sono numerose e di difficile chiarificazione. 1.

Alcuni punti di partenza propri di questa declinazione vanno preliminarmente evidenziati4: la 1 3 declinazione è di fatto alla sua origine caratterizzata essenzialmen275

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

te dal cosiddetto suffisso di mozione -eh 2 - (formazione dei femminili dagli aggettivi tematici in -o-), quindi atematica e derivata; la flessione dei temi in -a< *-ah 2 (< '"'~-eh 2 ) è vista, nella ricostruzione indoeuropeistica, come priva di variazioni apofoniche e caratterizzata da accento fisso sulla parte suffissale (''' -ah 2 ; cosiddetto tipo mesostatico); si differenzia quindi da quella dei temi in -(j)a/-(j)as (< '''-ih/jéh 2 -s), pure associata alla la declinazione, che mantiene, al nom_ e ace. rispetto agli altri casi, l'originaria alternanza apofonica del suffisso in relazione alla diversa collocazione accentuale (cosiddetto tipo proterodinamico, con variazione di accento fra radice e suffisso)s; la laringale del suffisso, venendosi a trovare in posizione finale (come al nom.), anteconsonantica (come nel dat. plur.) o intervocalica, viene a cadere causando nella norma l'allungamento della vocale precedente o la contrazione delle due vocali che entrano in contatto; la la declinazione greca viene a comprendere pertanto al suo interno: a) i temi femminili in -a (< *-ah 2 < ** -eh 2 ), caratterizzati sotto il profilo sincronico da un paradigma estremamente regolare, privo di alternanze apofoniche (sia per quanto attiene al tema che, in particolare, al morfema suffissale); b) i temi femminili in -(j)a/(j)a (< '''-ih/(j)ah 2 ), dove si mantiene parzialmente l'originaria alternanza apofonica suffissale ereditata, mentre quella della radice appare eliminata a vantaggio di un processo di uniformizzazione; c) una minoranza di formazioni maschili in -tas (collegate agli originali nomi maschili radicali in '~ -steh 2 -) e in -as (derivate dagli originari collettivi astratti in -a), differenziantisi nei morfemi flessionali del nominativo e genitivo singolaré; l'accento si dimostra, negli esiti storici, e sempre entro i limiti della legge del trisillabismo 7 , di tipo colonnare; già in età micenea appare chiara la stretta connessione tra la flessione degli originari temi in laringale e quella tematica (in -o-), come anche la tendenza alla normalizzazione della prima attraverso la generalizzazione degli esiti vocali ci in -a(-)(! -a'-) del tema davanti alle desinenze vocali che. Nella TAB. 12.1 si illustrano schematicamente i paradigmi dei temi femminili in -a, -(j)a,/(j)a e i maschili in -(t)as, evidenziando (nei limiti del possibile) la realtà fonologica delle notazioni scrittorie dei morfemi flessionali (coli. 3-4), le ipotizzabili derivazioni dal greco-comune e/o dalla lingua comune ricostruita (col. 5), i casi ipotizzabili in una visione massimalista (evidenziati in fondo scuro). Alle specifiche note in margine a dette tabelle (col. 6) è demandata la funzione di rinviare alle singole specifiche problematiche e alle diverse discussioni e soluzioni offerte in proposito dai differenti studiosi.

TAl:ILLLA

12.1

E

•·

_ -·

,

··

_

,

-

~ ~

R

~

Strum.

A

L

O

Loc.

G

~

_

~ -

.

_

~

~



.

.

-

'

_" '

-

(per le possibili attestazioni si rinvia a quanto indicato nei riferimenti bibliografici nelle note)

(pede possibili attesta-zioni si rinvia a quanto . indicato nei rifenmenti bibliografici nelle note)

Dat.

N

pte-re-~a /ptelewtis/ ko-to- (I-)-na l ktomtis/ do-e-ra l doheltii/ ko-wa l korwtii/

ko-to-0- )na l ktointin/ ta-ra-si-ja ltalansùin/

Ace.

Gen.

do-e-ra ldohelii/ a-ro-pa laloiphtil

Esempi

Nom.

Caso

I

S

Num.

· ~

·

,

,,

- f'l

. ~ · · • .., ..-, '



~

"

• .

~-

. ~?

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~

,; • -.. · · ~

· ,

'-· ~

• ..= _

-a < "*h~-eh/ah,-hi? -iipbi < *~-bh_i

_ "" ·'-

A-PI?

< *-ah 2 -os

-ai < *ah. -ei

-iis

-an < *-am

(< **-eh 2 )

-ii< *-ah.-0

,~ " ' · -'·

__



Temi in Suffisso-Desinenza

~ -i'i? < *~-i

-(C) _ -

A?

-(C)

_c

-(C)A

-(C)A

-(C)A

-(C)A

-(C)A

Grafia

Paracligmi dei temi femminili in -ii, -(j)a,/(j)a e i maschili in -(t)iis Note

dinongo,nétantomenolalun:ghezza.Leformepossib~tederivabi-

(segue)

Pròblemaqche restano però le questioni: a) della sua effettiva anestaziòne nel singoiRre della 11 declinazione; b) del o dei morfemi che sempre.al singolare lo caratterizzerebbero; c) di una sua funzione ablativale (moto da luoga) nel caso dei toponimi. Su tutta la questione d'r. Hajnal 1995, S15.3 (usa al singolare di.-PI), S20.3 (abUm-um. in -(C)E-WE dei toponimi in -(C)E-WA), SS 2.8-31 (suDo_m· luppo diacronico del morfema flessionale -pbi); diversa valutazione dei dati in-ThompsQD 1!}98: Per una discussiooe dettagliata delle funziooi assolte dallo stniinentale in miceneo si veda ançhe Waanders.1997.

li da originari locativi ancora presenti nel I millennio farebbero pensare che questa dimensione possa èffettivamente ancora essere distinta in età micenea (per tutta la discussione in proposito si rinvia a Hajnal1995). Sull'esistenza.dello stiumentale ancora in età micenea si sono espresm positivJUDente diversi studiosi (cfr. per tutti Henrich I98s). -

La possibilità che in miceneoj} locativo sia ancora disgiunto dal dativo rimane non comprovabile a causa della (otto)grafia che non jndica né il

ll processo che porterebbe, verisimilmente già in fase di lingua comune ricostruita, al morfema *-iim sarebbe quello definito come legge di Stang: -ah. + m > -amm > -iim (cfr. Meier-Briigger 20028, § L3o3; cfr. anche Sihler 1995, § 263-3, entrambi diversamente rispetto a Rix 19922 che postula come base di partenza -ah 2 -!p).

-a

E

L

A

R

u

L

p

Num.

TABELLA

(seguito)

Strum.

Dat.l Loc.

a-ni-ja-pi f(h)annitiphzf

po-qe-wi-ja-i fphorgwewitizl

(m/

ko-to-na-o lktointi(h)

-(C) A-PI -(C) A?

-(C) A-1

-(C) A-0

-a.phi < *ah2 -bhi -liis?

-ahi< *ah 2 -si

-liòm

-lins

-(C)A

ko-to-(i-)na lktoinìinsl

Ace.

Gen.

-li i

Suffisso-Desinenza

-(C) A/A

Grafia

pi-je-ra3 fphielai/ di-pte-ra 3 l diphtf'erai/ ko-wa l korwai/

Esempi

No m.

Caso

12.1

Tradizionalmente il morfema flessionale del genitivo plurale si fa derivare da quello pronominale *-asòm > -ahòm > -ahòn (cfr. Sihler 1995, § 265.4; Rix 1992', § 144; per una possibile spiegazione alternativa si veda tuttavia Hajnal1995, p. 21). La tesi di Ruijgh (1967, ma si veda anche Brixhe 1996b) per cui sia nella scriptio -(C)A-1 della prima, che in quella -(C)0-1 della 2' declinazione siano da vedere le forme del dat.lloc. -liis -6is, non sembra oggi più sostenibile (cfr. già Risch 1986, § 42). Sulla funzione strumentale di -aphi non sembra esservi dubbio; diversamente stanno le cose per quanto attiene alla presunta funzione ablativale quando caratterizzante i toponimi: cfr. per tutti Hajnal 1995, passim (con ampi riferimenti bibliografici); valore locativale viene invece assegnato da Thompson 1999 (cfr. anche Waanders 1997). Uno strumentale in -liis, per la 1• declinazione sul modello di -6is, è postulato da Hajnal 1995, § 31.

rps).

Il nominativo plurale già in fase di greco-comune ha assunto, su influsso della declinazione tematica (e questa a sua volta da quella pronominaie) la desinenza -ai al posto dell'atteso -as < *ah2 -es. Fondamentali in questo senso sono le grafie con -RA 3 /r!lai l, che indirettamente confermano l'avvenuto cambiamento già nella declinazione tematica. Anche per l'accusativo plurale è da immaginare una derivazione dalla terminazione -ons della declinazione tematica Oa forma attesa dal costrutto *-ah2 -ms sarebbe infatti dovuta essere -ii.s (su tutta la problematica si veda quanto indicato in Meier-Briigger 20028, § L303; diversa l'opinione in Sihler 1995, § 26p, che rileva, al pari di Hajnal1995, nota 15, la strana assenza di elementi per un'originaria corretta forma ah 2 -

Note

l

-(C')lin < *(C)jlin < **(C)ih2 rp

-ii< *-ah2 -S

?

-(C')A

-(C)A -(C) A-0

*to-pe-za /torpetPtin/

e-qe-ta fhefewetds!

su-qo-ta-o !sugwotd(h1')o!

Ace. sing.

No m" sing" Gen. sing.

Maschili in

-(C')a < *(C)ia < **(C)ih2 -0

-(C')A

to-pe-za ltorped'ti/ i-je-re-ja !tbereijti/

No m. sing.

--·· -

-----

--

-"

_"_" ___ l

stato attuale, complesso e non ancora risolto in maniera soddisfacente. La ricostruzione tradizionale vorrebbe che, concorrenzialmeme, a un'originaria desinenza in -as (come per i femminili) si sia affermata, sotto influsso dei maschili tematici della 2" declinazione, una sostituzione di -o, del gen. tematico *-osjo, alla -s finale di -iis (così ad es. Rix I992\ § 143, Sihler I995, § 267). Nella sua revisione del processo che porta dal gen. sing. *osjo, al miceneo -(C)o-jo e agli esiti storici parai!eli di -otOI*oo > ou/ro (per i quali si rinvia a quanto commentato in margine alle terminazioni della 2" declinazione), Hajnal1995, §§ 5 ss., propone per il gen. dei maschili della I" declinazione una desinenza genitivale in -a'os (normalizzata possibilmente in -a'os) sulla base dell'originaria forma genitivale in *-tos (< *t-h2 -os, con grado 0 del suffisso -ah 2 - e grado pieno del suffisso flessionale) dei maschili in -tiis (che formano buona parte dei maschili della 1" declinazione), rimodellata in -ta'os sulla base tematica derivante dallocativo *-ta'i.

-tas e -as fl problema deJ genitivo dei maschili della Ia declinazione appare, allo

Di fatto, per quanto concerne i temi in -a, la flessione diverge solo al nom./acc. sing. per quanto attiene alla quantità, mentre i cambiamenti pertengono all'incontro del suffisso -ili(< *ih2 )/ja (< *jah 1 ) con la finale tematica, quindi alle risultanie dei processi di palatalizzazione/mutamento ingenerati da tale incontro (cfr. per tutti Hajnal I999, dove però è considerata in questo caso anche la possibile persistenza ancora in miceneo dell'originaria variazione apofonica fra tema e suffisso). Conseguentemente si indica qui, nelle colonne 4 e 5, con C' convenzionaimente la risultante del processo di incontro del tema con -j-, privilegiando, come nel caso di ltorpetPJI, il già avvenuto processo di depalatalizzazione ed esito affricato della dentale sonora (in accordo con quanto argomentato in Brixhe I996b). I processi che caratterizzano la flessione all'ace. e al nom. plur., quindi la derivazione delle desinenze dalla declinazione tematica, sono gli stessi indicati per la flessione in -ja

Temi in -(j)a

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

Occorre ricordare che diversi sono gli studi recenti sulla declinazione nominale in miceneo, e più in particolare sulla 1" declinazione; a parte, infatti, quanto contenuto in margine alle già citate opere di Beekes (1985, cui si aggiunge ora quanto contenuto in Beekes 2011', cap. 13), Rix (1992', §§ 140 ss.), Sihler (1995, §§ 262 ss.) e Rau (2010, pp. 180 ss.), cui si rinvia per tutte le problematiche e le bibliografie di ordine più generale, fondamentale risulta il lavoro di Hajnal 1995 (cui fa seguito il contributo del 1999, sui quali si orienta, nelle linee essenziali, il quadro offerto qui di seguito), nel quale sono altresì riportati i termini principali del dibattito fino a quella data relativo alla determinazione e definizione dei casi; vanno infine evidenziati sia la successiva e dettagliata presentazione in Bartonek (HMG, pp. 164 ss., tendente moderatamente verso una visione minimalista), sia la trattazione nella grammatica di Bernabé-Lujan (20o6, § 2.3, più o meno sulla stessa linea di Bartonek per quanto attiene sia alla individuazione dei casi in miceneo, sia ad alcune letture fonologiche dei morfemi flessionali), sia, infine, il breve ma incisivo quadro tracciato da Thompson (2010, pp. 193 ss., cui si aggiunge il precedente lavoro del 1998), che, pur tendente a vedere un processo sincretico già ampiamente in atto in età micenea, ha il particolare merito di esporre in forma critica tutte le diverse possibili tendenze interpretative. 12.2.2. SECONDA DECLINAZIONE: TEMATICI IN -0-

Per la 2a declinazione, caratterizzata dall'inserimento della vocale -o- fra tema e desinenze flessionali, si tengano presenti i seguenti punti essenziali8 : il paradigma flessionale è caratterizzato, già a livello di lingua ricostruita, dalla contrazione fra la vocale tematica -o- e le desinenze flessionali vocaliche; in molti casi le desinenze flessionali sono condivise con quelle della declinazione pronominale; all'interno della 2" declinazione si raggruppano: a) sostantivi maschili, b) neutri (che si differenziano dai primi soltanto per le desinenze del nominativo, accusativo evocativo singolare e plurale), c) e un ristretto gruppo di femminili; la variazione apofonica -o/e- della vocale tematica si manifesta soltanto al vocativo, mentre l'accento risulta, come nel caso dei nomi in -ii (e sempre nei limiti della legge del trisillabismo), colonnare.

Come per la ra declinazione, si riassumono nella TAB. 12.2 le caratteristiche del paradigma, indicando nella colonna 2 (caso) al nominativo e accusativo le desinenze proprie dei neutri rispetto ai maschili/femminili, e specificando nella colonna 3 (esempi) soltanto per il nominativo e accusativo esempi differenziati anche per i femminili. 280

E

R

A

L

o

G

Dat. m.l/!n.

Gen. m .l /In.

m .l/

a-to-po-qo l artopofewoil

da-mo-ko-ro l damokoronl m. te-o lfehonl m.lf. do-e-ro-jo ldoheloijol (altrimenti interpretato come ldohelo;jol)

-(CIV)O

-(CIV)OJO

-(CIV)O

-· < *-o-eJ. -01

.. < *-0- h·JO -OIJO * . < -0-SJO

o-n< *-o-m

ri-no llinonl n.

Nom./

I

-o-n< *-o-m

-(CIV)O

a-ko-ro lagrosl m. ka-ra-wi-po-ro l klàwiphorosl f.

Ace. Ace.

N

Temi in -o Suffisso·Desinenza

No m. m .l/

Grafia

*-o-s

Esempi

-(CIV)O

Caso

s

Num.

TABELLA 12.2 Paradigma dei nomi tematici della 2" declinazione

-

(segue)

A fronte delle due diverse risultanze nella documentazione del I millennio, e cioè -oto da un lato e (*qo >) oulro dall'altro, è stata, nella ricostruzione corrente postulata l'esistenza parallda all'origine di due diversi morfemi flessionali: *-o-sjo (da cui -ojjo, status miceneo, > -oto) e *o-so (da cui *oo > oulro; cfr. per tutti Rix 1992\ § 151; così anche HMG, p. 188). Alternativamente, è stata di recente ribadita un'unica desinenza *-o-sjo per entrambe le forme, postulando un processo *-o-sjo > -o-hjo ( > ojjo) > oijo (status miceneo) passato da un lato (per monottongazione) a -òjo da cui (per caduta di j intervocalico e contrazione) -oulro, dall'altro (con mantenimento dd dittongo) a -oto (cfr. per tutti Hajnal 1995, § 6 con discussione della bibliografia precedente, GMG, §§ 82.Zus. 6, 88; sulla stessa linea, ma con diversa valutazione dei procedimenti, Sihler 1995, p. 259s.; cfr. altresì già Chantraine 1967>, § 15).

Note

l

l

E

R

A

L

o

G

N

I

s

Num .

Strum./ Ab!.

Loc.

Caso

pu-ro /PulOzl?

-

-

-

-(CIV)O

-(CIV)O

wo-no l woinòl (funz. strum. o partitiva) ka-ra-do-ro !Jeharadròl ? (toponimo: funzione separativa) wo-de-wi-jo (nome di mese: funz. temporale)

G rafia

Esempi

TABEll.A 12.2 (seguito)

(< *-òd < **-oh2 ad l < ''o-oh,?)



""' " * -0-J. -01
(-ss- >) -s; per l'ortografia che regola il cluster consonantico di fine parola che si viene a creare in lwanaksl, dr. quanto già indicato supra, PAR. 8.2.3-1; nei nomi neutri originariamente in *-m~ e negli eterocliti originariamente in -r/n- come ar"mo (< *arsm~) e aleiphar (< *b,leibh-r) si assiste, sul modello dei nomi in -nt-, a un ampliamento in -t- (es. *arsm~-t-) che si manifesta nei casi obliqui del sing. e nel plur. bi n cluster velare + s che si viene a creare al nom. viene trattato ortograficamente sia per mezzo di velare-vocale di appoggio (o-nu-ka, to-ra-ka ecc.), sia senza notazione (o-nu, to-ra). c) Come noto i nomi in -n al nom. non presentano il morfema flessionale -s, ma la vocale finale lunga; la grafia micenea non segna né la lunghezza vocalica, né la nasale finale. J) Le liquide in -r banno, come noto, il nom. asigmatico, mentre la vocale finale può sia presentarsi lunga al nom. sing. e breve agli altri casi, sia essere riproposta lunga uniformemente in tutto il paradigma; dal momento che il sillabario non indica la lunghezza vocalica, questa può, al nom. ed eventualmente nei casi di ampliamento a tutto il paradigma, essere soltanto ricostruita; per i temi in -1-, si ba solo iiì..ç, iiMSç (con nom. sigmatico). e) La caratterizzazione di questa classe in miceneo non si differenzia rispetto a quella storica, con la specificità della presenza dell'aspirazione in posizione intervocalica (cioè davanti a suffissi flessionali inizianti per vocale) e inibizione della contrazione fra vocale del tema e della desinenza. Alle tradizionali categorie dei nomi e degli aggettivi in sibilante si aggiungono i comparativi che in miceneo mantengono il trano arcaico del suffisso in -jos (per lo più soppiantato in greco storico da -ilm < *-isi\n). /)Sulle ragioni che sono alla base della scriptio wa-na-ka-to al posto dell'atteso *wa-na-ko-to, dr. quanto già indicato supra, PAR. 8.2.3.1. g) Sia per i temi in velare che in labiovelare non sono attestate chiare testimonianze; si indica pertanto la possibile forma ricostruita (nel caso di a,-ti-jo-qo omografa a quella dd nom. convocale di appoggio). hl Non essendo presenti appellativi certi in liquida al gen. si riporta come esempio l'antroponimo Antanoros. z) Sicure attestazioni dei nomi in sibilante in ace. sing. sono solo per i neutri. ;) Sia per i temi in -i- e-u- che per quelli in -eu- non esistono forme in accusativo certe, a parte, per i primi, la forma toponimica con il suffisso allativo (di solito unito all'ace.) a-pu,-de, quindi "un +de, per i secondi le forme toponimicbe, sempre con il suffisso allativo, ma-se-de ed e-re-de, quindi verisimilmente "én + de, al posto dell'atteso -ew-a (cfr. in proposito le notazioni in Hajnal t995, § 4.81. k) n problema della desinenza alternante -i - -ei, che compare al dat.lloc. dei nomi della 3' declinazione (tradizionalmente vista come una manifestazione del cosiddetto "miceneo speciale" la prima, a fronte del "miceneo normale" in relazione alla seconda), è stato, come già indicato in precedenza, chiarito in termini di sviluppo diacronico (dr. per tutti l'ampia trattazione in Hajnal t997, ripresa in Consani 2006, e l'aggiornamento relativo alle testimonianze tebane in Hajnal2oo6). La cooccorrenza dei due morfemi flessionali verrebbe pertanto a configurarsi come segue: la desinenza -i, all'origine connessa con una specifica categoria di nomi inanimati (proterodinamici, con accentazione del suffisso tematico al dat./loc.), e con funzione di indicare la reale dimensione locale, apparirebbe (probabilmente già in fase di greco-comune e conseguentemente) in miceneo ancora uniformemente presente nei neutri in -es e sporadicamente anche in altre categorie !ematiche (originariamente aventi probabilmente le stesse caratteristiche accentuative e apofoniche); nelle testimonianze epigrafiche, soprattutto continentali (Pylos e Micene), tale terminazione appare tuttavia in fase di lenta espansione (anche se in maniera non uniforme) comparendo anche in altre classi flessive; la desinenza -ei, d'altra parte, all'origine propria dei nomi animati (di tipo bysterodinamico, quindi con accentazione sul morfema flessionale al dat.lloc.) e con funzione terminativa astrana, avrebbe nell'ambito della varietà micenea (a seguito dello sconvolgimento dell'assetto accentuativo e apofonico e dell'importanza assunta dalla categoria del genere già in fase di greco comune) acquisito nel corso dd tempo anche funzione concreta locativale, diffondendosi (tranne che nei temi neutri in -(e)s) in tutte le classi flessive. Lo stato di lingua rappresentato dai documenti micenei rifletterebbe, di conseguenza, da un lato le tracce di una situazione ereditata (dat.lloc. in -i in specifici gruppi !ematici), dall'altro un'espansione e un'uniformizzazione nell'ambito della dimensione del dat.lloc. consolidatasi nel tempo a vantaggio della desinenza -ei; la comparsa concomitante e spesso in relazione allo stesso lessema, essenzialmente nei centri continentali, dell'antica desinenza -i anche con valenza terminativa (oggeno indiretto) è indice di un processo in ano di diffusione e sovrapposizione di tale morfema flessionale, processo che nei dialetti del I millennio appare raggiungere il proprio compimento. Nella colonna 6 proponiamo pertanto, laddove utile, alla forma corrente in -ei quella concorrenziale in -i, indicando in parentesi tonda il sito di provenienza. /) l:unica apparente eccezione in dat.lloc. sing. in -ei dei temi in sibilante è rappresentata dal teonimo ti-ri-se-ro-e /Trishèrrieil, sulla cui particolarità cfr. quanto già a suo tempo indicato in Hajnal t995, § zt, e le notazioni di HMG, p. 294m) n lessema o-re-i (KNI /ort!'il (oQOçl si ritrova come secondo elemento dei NP a Thebes o-po-re-i !Oprmh! e me-ro-re-i /Metrm!'il (c&. Garcia Ramon zoo6). n) n problema dello strum. nella 3' declinazione rimane un punto dibattuto. Oggi si tende ad accettare la tesi sostenuta nell'opera di Hajnal t995 (e ripresa nel t997, in entrambe le opere con ricca bibliografia di riferimento) in base alla quale il morfema dello strum. -e(< *eh,) al singolare sarebbe non solo ancora pienamente anivo, ma assumerebbe, in relazione a lessemi con valenza dimensionale (e in primù i toponimi), funzione ablarivale di moto da luogo. l: accertamento del morfema flessionale -e appare, nella tesi di Hajnal, strettamente collegato con la già ricordata esclusiva desinenza -i per il dat.lloc. nei temi in -s, dal momento che la scriptio -CV-E in questa prospeniva non può che assumere la valenza fonologica di /-CVhef. In questa sede seguiamo questa ipotesi (condivisa anche in Rix t992', § t69, e Sihler t995, pp. 278 ss. rinviando, per un'esposizione alternativa, a quanto illustrato in HMG, cap. VILD.III, dove le valenze strumentali sono associate al dativo).

Gen.

No m.

Casi

Grafia

N.:-QA M./F.: -NE

M./F.: -RE

Labiovelare Nasale

Liquida Sibilante

Velare Labiovelare"l Nasale" l Liquida• l Sibilante Temi in vocale e dittongohl

-(CV-)0 +-WO

-KO +-KO +-NO +-RO

Temi in vocale M.:-WE N.: -(W/])A e dittongo +-T/DO Dentale"l

N.-NA,

M./F.: -KE

N.: -T/DA

M./F.: -T/DE

Velare

Dentale

Classi !ematiche

M. -(V!W)-es N. -(V!W)-a +-(T)-òn -(K)-òn +(Kw)-òn +(N)-òn +(R)-òn -(Vh-)òn +-(V!W)-òn

M.IF. -(R)-es N.: -(Vh)-a

N. -(Kw)-a M.IF. -(N)-es

-

+ki-to-no !fehifononl, +po-me-no lpoimenon/ +ra-pe-te-ro lraptéronl pa-we-o lpharwehon/

-

pa-wo-ko lpan-worgon?l

-

a-pu-ke /ampukes/ pa-wo-ke /panworgesl ke-ni-qa !fehernigwa/ a-ko-so-ne /aksones/ ki-to-ne l Jehifones/ o-na-te-re loniitéres/ pa-we-a, lpharweha!, ke-re-a, /skeleha!, tu-we-a lfuweha!, ke-ra-a lkerahal ka-ka-re-a !fehalkareha! a-ra-ru-wo-a lariirwoha! a-ro,-a larrohal, me-zo-a, /meJzoha/ pa-ra-ku-ja, /barakuija < *-uwzja/, ta-ra-nu-we lfriinuesl ka-ke-we !fehalkéwesl, ku-re-we lskuléwesl

-(K)-es

Forme

da-ma-te ldamartesl sa-pi-de /sarpzdes/ ke-ro-te /gerontes/ N. a-mo-ta lar"motal, wo-ro-ma-ta lwlomatal

M./F. -(T)-es N. -(T)-a

Morfema flessionale

Flessione del plurale della 3" declinazione in miceneo articolata per classi tematiche

TABELLA 12.3c

'

Dat./Loc.

Acc.dl

-(N)-as +(R)-as

-NA

+_RA

N. =Nom.

-

Nasale

Liquidadl

Sibilante

Temi in vocale e dittongo•>

+-si +-si

+-SI

+-SI

-SI

-SI

-SI

-SI

Vdar&>

Labiovdar&>

Nasale

Liquidé>

Sibilante'1

Temi in vocale e dittongo -si

-si

-SI

-SI

-SI

-SI

Dentalefl

-

+-(Kw)-as

ti-ri-si /tristi ka-ke-u-si lkhalkeusz/

pa-we-si !pharwesi/

pi-ri-e-te-si ~rihetersi/ tu-ka-ta-si l ugatarsil

po-re-si lphorensil ku-si lkunsz/ (Top.) pa-k.i-ja-si /Sphagiansz/

-

me-ri-du-ma-si /melidumarsil wo-na-si lwoinasil o-ni-si lorniszl pa-si lpansi/ a-mo-si l arhmosil

-

+tu-ka-te-ra !thugateras/

(Top.) pa-k.i-ja-na( -de) /Sphagùinas( -de)/

+pe-ri-ka lpelikasl

+-(K)-as

+-QA

Vdare

Labiovdarecl

+ti-ri-po-da ltripodasl

+-(T)-as

+_TfDA N.=Nom. +_KA

Dentale

(segue)

'

-

pa-we-pi lpharwesphif

-p hi +_phi -phi -p hi

-PI

+.pJ Liquida"> Sibilante -PI Temi in vocale -PI e dittongo

e) Per l'insieme dei temi in vocale e dittongo non esistono attestazioni cene; per le desinenze vale quanto accenato essere secondo ricostruzione -V-ns (< *-ns) -W-as (< *-I)S) (dr. Rix 1991', § 171). /J Vale per l'incontro della dentale del tema con la sibilan1e della desinenza *-Ts >-s. g) Forme dal dat.!loc. plur. per vdari e labiovelari non sono attestate con sicurezza fmo a oggi. Fermo restando la desinenza -si, resta inceno se l'onografia abbia seguito la sCTiptio corrente -KI-SI, o, piuttosto, sul modello di /wanaks/, abbia scelto la soluzione convenzionale -KA-SI. b) La forma ru-ka-ta-si, a fronte di pi-ri-je-te-si, con generalizzazione del grado -e- su rutti i casi dd plurale, rappresenta l'interessante arcaismo dd mantenimento dd grado 0 al dat. plur. (< *-tr -sO. t) Al dat. plur. *-Vs-si > -Vsi. J) Che il morfema flessionale -phi rappresenti l'originario strumentale *-bhi, è cosa acclarata. Diversamente starmo le cose per quanto concerne la funzione. Qui si segue quanto sostenuto da Hajnal (1995; ma cfr. le argomentazioni in Thom~son 1998 e Waanders 1997; per un equilibrato quadro generale cfr. anche Risch 1986). k) Con assimilazione della dentale *-T-phi >-p-p i. [) Non sono attestate sicure forme per questa classe. m) Con assimilazione *-N-phi > -m-phi. n) Non sono attestate sicure forme per questa classe.

d) Per i temi in liquida non sono attestati esempi ceni di ace. plur.

4+

a) Nessuna forma cena di gen. plur. è attestata sia per la complessa classe delle dentali, sia per quella delle labiovelari, che per le liquide e nasali. b) Anche per queste classi non esistono sicure attestazioni, a pane a·pe·ne-wo lapenewònl?, per il quale si vedano i riferimenti bibliografici in Dic. Mie. s. v. c) Per queste classi non sono attestate sicure forme di ace. plur. m./f. Sulla possibilità che in sporadici casi l'ace. plur. sia espresso da una desinenza -es dr. quanto considerato in Hajnal1995, §

Velare Labiovelare'l Nasale"' l

po-ti-pi lportiphzJ? ka-ru-pi l karufl"il? (Top.: funz. ablat.) ku-te-re-u-pi IKuthereuphil?, da-we-u-pi 1?-u-phzJ

ki-to-pi lkhifomphzJ (Top.: funz. ablat.) pa-ki-ja-pi ISphagiamphil

-phi +_phi

Forme

-PI

(-)po-pi lpopphzJkl ko-ru-pi lkorupphilkl re-wo-pi llewompphil ka-ra-a-pi lkrahapphz! po-ni-ki-pi lphoinikhphil

+.pJ

Morfema flessionale

-PI

Grafia

-phi

Classi tematiche

Strum. (lAbl.)!l Dentale

Casi

TABELLA 12.3C (seguito)

12.

LINEAMENTI DI MORFOLOGIA

12.2.4 IL DUALE

Un discorso a parte merita il duale in miceneo, dal momento che le poche e spesso insicure attestazioni per le tre declinazioni di questa particolare dimensione della categoria del numero si inseriscono nella più ampia discussione sul duale in indoeuropeo e sui cambiamenti/innovazioni rilevabili nelle diverse lingue storiche, fra le quali, naturalmente, anche il greco 10 • Rinviando, pertanto, per un'approfondita discussione a quanto già indicato in nota 10, ci si limita in questa sede a presentare in forma tabellare (TAB. 12.4) le sole desinenze effettivamente accertate per le singole declinazioni in miceneo, riferendoci, negli esempi, alle forme testimoniate nella documentazione epigrafica. TABELLA 12.4

Tabella riassuntiva del duale nella declinazione nominale del miceneo Declinazione

t• decl. (temi in -a e .(j)a)

Caso e genere

Grafia

Desinenza

Esempi

N.-A.F

-(C/])0

·Ò

i-qi-jo, ko-to-no, to·pe-zo, pte-no

-(C)A-E

-S'e

wo-ra·e, a-ni-ja-e

-(CIJ)A

-a(?)

ko-wa, di-pte-ra

N.-A.M. -(CJA-E

-n'e

e-qe-ta·e, we-ka-ta·e

N.-A.M. -(C)O e N.

La determinazione della !unghezza della ·a· in -(C)A-E sia per il maschile che per il femmini! e dipende dalle diverse ipotesi sull'origine del morfema; così pure l'effettiva realtà fonologica che si cela dietro alla grafia iati ca -a' e. Le testimonianze relative a una terminazione in -a sono tutte discutibili (cfr. Hajnal t995, § to.2). Sui possibili duali e sulle relative alternanze desinenziali nella serie Sd di KN (i-qi-jo, mi-to· we-sa - i-qi-ja mi-to-we-sa-e) cfr. Moralejo Alvarez t983 e Hajnal t995, §§ IO.t·2. Nessuna certezza si ha fino a oggi sull'effettiva esistenza di un duale per i casi obliqui della t" declinazione.

Obliqui

2• decl.

Note



(N.) e-po-mi-jo, Il problema dei nomi tematici pa·sa-ro (C.), ko- in ·O- è indubbiamente rapprewo (C.) sentato dalla equivocità che può anche valere per il nom. plur. m. Le forme qui indicate come esempio sembrerebbero, per contesto (C.) o per il fatto di essere di genere neutro (N.), effettivamente duali. (segue)

295

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

TABELLA 12.4 (seguito) Declinazione

Caso e

Grafia

Desinenza

Esempi

Note

(Sulle possibili attestazioni si rinvia a quanto discusso in Hajnal1995, §§ 8.12)

Entrambe le desinenze sono insicure e non da tutti gli studiosi accettate. Una discussione dettagliata delle singole attestazioni è contenuta in Hajnal 1995 (§ 8.5) che vedrebbe in -opi l'unione del duale -ò + la desinenza dello strum. -phi, in -oihi(n?) l'originale dat.!loc. plur. in funzione di duale già in età micenea.

genere

28 decl.

3" decl.

Obliqui

-(CO-)PI? -6-phi -(CO-li ?

-oihi(n?)

-(C)E



Dentali

Su du-wo-u-pi quale forma obliqua duale in -phi di tema in -u- cfr. la discussione in Hajnal me-ri-daldu-ma-te 1995, §§ 12.2,56. ti-ri-po-de te-mi-de-we (ldwe-lte a-mo-te

N.-A. M.IF. e N.

Nasali

a-ko-so-ne

Liquide

a2 -ke-te-re

Sibilanti

qi-si-pe-e di-pa-e

Vocale e dittongo

a-po-re-we, ke-ra-me-we

12.2.5. LA FLESSIONE DEGLI AGGETIIVI

Gli aggettivi in miceneo si articolano, come nei successivi dialetti del I millennio, nelle categorie del genere, numero e caso_ a) li genere. Le dimensioni del genere nell'aggettivo sono le stesse già viste per il sostantivo: maschile, femminile e neutro_ La congruenza del genere dell'aggettivo con il genere del sostantivo di riferimento risulta in greco spesso ridondante. Infatti, come si è avuto modo di vedere per i sostantivi, il genere è già (in fase di greco comune) una categoria svincolata in gran parte dalla caratterizzazione semantica originaria del sostantivo, la cui appartenenza a una specifica dimensione (maschile, femminile o neutro) è nella maggioranza dei casi legata alla sua struttura morfologica (genere grammaticale). È solo nel caso di un certo numero di appellativi riferibili a esseri umani (maschili o femminili) che,

12. LINEAMENTI DI MORFOLOGIA

a prescindere dalla loro caratterizzazione morfologica, la congruenza con l'aggettivo risulta disambiguante a livello sintatticou.

Come nel greco storico, il neutro si differenzia dal maschile soltanto ai casi diretti del singolare e plurale (nom., ace. e, sebbene non attestato in miceneo, voc.). Tale differenziazione avviene sia per mezzo di specifici morfemi Hessionali, sia, laddove non sia presente la-s del nominativo (come nei temi in nasale della 33 declinazione), per mezzo di una variazione nel grado apofonico (lungo nel maschile, pieno nel neutro). È chiaro come, in quest'ultimo caso, la grafia del sillabario B, non avendo regole per la distinzione fra vocali lunghe e brevi, non permetta una lettura disambiguante. Originarie differenze fra aggettivi maschili e neutri sulla base di diversi gradi apofonici suffissali (come nel caso delle originarie formazioni in-;, -went[per il maschile]/*-wat-[per il neutro]) appaiono in greco, e nello specifico in miceneo, già normalizzate sulla base del grado caratterizzante il maschile (cfr. ad es. ku-pa-ro-we lkuparro-wen/ "(olio) all'odore di cipresso"). Anche per quanto concerne il femminile, in miceneo come nel greco del I millennio (e come si è già visto per la 13 declinazione), questo è caratterizzato per mezzo di uno specifico suffisso dedicato (cosiddetto "suffisso di mozione"): *-e-h 2 > -a, riservato agli aggettivi tematici (che seguono la 2 3 declinazione, dove l'elemento -e- non è altro che la variazione apofonica della vocale tematica -o-): ne-wo, ne-wa /newos, newdl. *jh/jeh 2 > -(j)al(j)a, dedicato a tutti gli atematici e applicato al tema dei casi obliqui: mi-to-we-sa lmiltowe(s)sa/ (< *milto-went-ja) 12 • In altri casi il femminile non è caratterizzato morfologicamente (cosiddetti aggettivi a due uscite: maschile e neutro). Come nel greco classico, anche in miceneo questa caratteristica pertiene a specifiche formazioni tematiche della 33 declinazione (ad es. tutti i temi in sibilante, alcuni in nasale e l'intero gruppo dei cosiddetti aggettivi compositi indicanti una caratteristica specifica): po-ro-e-ke M./F. lporo-hefehes/ "con un supporto in pòros (?) ". Anche dell'allargamento, innovativo in greco, della sola doppia uscita agli aggettivi compositi di tipo tematico sembrerebbero presenti testimonianze nella documentazione micenea: cfr. KN Sf 4420 a-na-mo-to l anayhmostozl "non assemblati", riferito a i-qi-ja fhikkwiai/ (nom. plur. f.)IJ. b) Numero e caso. Numero e caso degli aggettivi seguono esattamente quelli già visti per i sostantivi (i fenomeni di differenze accentuative nell'ambito dei femminili in -a, che appaiono influenzati nel nom. e gen. plur. dalla posizione dell'accento dei rispettivi aggettivi tematici in -o-, non sono purtroppo rileva bili attraverso l'ortografia del sillabario). 297

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

Le formazioni aggettivali. Come nel greco storico, così anche in miceneo accanto a un certo numero di formazioni aggettivali primarie, cioè non denominali (come e-re-u-te-ro leleutherosl, ne-wo lnewos/ ecc.), e ai già ricordati aggettivi compositi denotanti il possedimento o la mancanza di specifiche caratteristiche (a-ki-ti-to /aktitos/ "non coltivato"), la maggioranza degli aggettivi è di origine denominale, di formazione cioè derivata da un sostantivo attraverso un suffisso dedicato. c)

Aggettivi di materia in (cfr. Hajnal 1994)

-ejo-/-io/-ja-1-eja- e-re-pa-te-jo lelephantejosl, ku-wa-ni-jo -e(h?lo- (solo KN) lkuwaniosl, ka-za !khald!a (< khaJkja)/, ku-pa-ri-se-ja l kuparissejtil, wi-ri-ne-o (strum. plur.) lwrine(h)oisl

Aggettivi di appartenenza -eijoin (cfr. Hajnalwo5) -tero-1-terii, Aggettivi di valore oppositivo in* -went-1-wessaAggettivi in

pe-ri-qo-te-jo lperzgwoteiosl (collegato al NP pe-ri-qo-ta /Perigwottisl) wa-na-ka-te-ro lwanakterosl, za-we-te-ra lftiweteral pa-ko-we lsphakowenl, pe-de-we-sa lpedwessal

* Il suffisso. quindi, in età micenea non ha ancora assunto quel valore oppositivo-comparativo che detiene invece nel I millennio.

d) I gradi dell'aggettivo in miceneo. Nei documenti micenei sono presenti

aggettivi con suffissi riferentisi al grado comparativo e superlativo, ma con una valenza semantica (e costruzione sintattica) diversa rispetto a quella conosciuta per il I millennio (per la valenza in età micenea del suffisso -terocfr. quanto già sopra indicato). Per quanto concerne il primo, il greco miceneo conosce soltanto la comparazione attraverso l'originario suffisso comune *-jes/jos/is, che si unisce direttamente alla radice priva di suffissi14. Il greco miceneo appare (conformemente con quanto va ricostruito probabilmente già per il greco comune) averne uniformato l'uso attraverso la sola variante apofonica -jos (normalizzando così le originarie alternanze accentuative connesse con i diversi gradi apofonici) e aver allo stesso tempo assunto le forme maschili anche per l'espressione del femminile (perdendo così il suffisso di mozione e il suo originario connettersi al suffisso di grado secondo l'alternanza apofonica ,., -jes-ih 2 [casi diretti] l- is-jeh 2 [casi obliqui])· La flessione segue il modello dei nomi in sibilante con il nom. m./f. e n. in -òs/-òs: nom. m./f. sing. me-zo /medzos (< ~'megjòs)/; nom. m./f. plur. kazo-e l kafSoh es/ ecc. Le forme me-sa-to /mesatoi/ (nom. m. plur.?), me-sa-ta /mesatai/ (notn-

12. LINEAMENTI DI MORFOLOGIA

f. plur.), entrambe da *meth-jato-, "medio, di media qualità?", non sembrano avere particolare valenza superlativa, mentre alcune forme aggettivali apparentemente caratterizzate dal suffisso *-isto- (da suffisso comparativo al grado 0 -is- + -to- ), come me-ki-ta, pe-re-i-to e wa-ra-wi-ta (da leggere /megista/ megistazlmegistal?, l pleiston/? e l wràwistal?), restano molto incerte.

12.3

I pronomi Date le caratteristiche tecnico-amministrative dei documenti epigrafici micenei, le testimonianze sui diversi paradigmi pronominali attestati sono molto limitate. Esse, tuttavia, risultano di estrema importanza per la ricostruzione di questo sistema grammaticale in greco e confermano che già in una fase particolarmente antica della famiglia grecofona deve essere avvenuto non solo quell'interscambio, evidente nelle testimonianze storiche, fra i paradigmi flessionali del nome e del pronome, ma anche tutta una serie di innovazioni e cambiamenti rispetto all'indoeuropeo ricostruito15. Sulla base delle forme a oggi attestate si possono individuare le seguenti forme principali (TAB. 12.5). Accanto alle forme indicate in tabella compaiono nei testi micenei forme composite contenenti elementi pronominali, fra le quali: to-so-pa: l tosos-pans/ "tanto (in totale)"; to-so-ku-su-pa: ltoson-ksum-pan/ formato dal dimostrativo (toson) + ksun-pan (preposizione + aggettivo ind. "tanto in tutto", della cui formazione sono attestate le altre forme flesse ku-su-pa, ku-su-pa-te, ku-su-pa-ta rispettivamente al nom./acc. sing. n., nom. plur. m. e nom./acc. plur. n.). Si aggiungano, infine, le forme autonome. pa-si

/panszl

pa-te

lpantesl

pa-ta

/pantal

Incerta rimane l'attestazione Pl.l-çQ[ in PY Ed essere vista sia come gen. sing.' che plur.

41I.I,

che potrebbe

Va infine ricordata tutta una serie di compositi aventi po-ru 0 !palu-/ come primo elemento (cfr. po-ru-po-de lpolupode!).

299

TABELLA 12.5

!toi''il

/toijol

/tal?

ltohet! ?(< *to- Sing. m./n. dat.? sei)

ltommeil?

to-i

to-jo

t o-o

to-e

to-me

(< *tosmei)

3a

fhwoijol

wo-jo

Sing. m./n. dat.?

?

Sing. m./n. gen.

Plur. m./n. dat.

pers. sing. m./n. gen.

pers. plur. dat.

3a

/sphehzJ

pe-i

(end.) 3a pers. sing. m./f. ace. 3a pers. sing. n./n. gen.

Determinazione

/-mini /autoijo/

Forma

-mr au-to-jo

Grafia

Tabella riassuntiva dei pronomi in miceneo

(*so-lto-)

Pronomi dimostrativi

*swosjo (*s(e)wo-)

Pronomi·aggenivi possessivi

(*se)

*im (*i-) (*so-/*to-)

Etimologia

Pronomi personali

l

Per la scriptio to-o, tenuto conto che una notazione bisillabografica per un lessema monosillabico è giustificabile al fine di evitare un'equivoca grafia monosillabografica (che poteva essere interpretata come sigla), è altresì ipotizzabile, anche alla luce della forma to-so-o (che indicherebbe eguale caso con grafia influenzata dato-o), che si tratti di un originario ab!. (l strum.) in -ò, come si è già visto per i nomi della 2" declinazione (abl./gen. di prezzo; cfr. per tutti la discussione in Hajnal 1995, p. 266). Per quanto concerne poi la forma to-me, questa può essere vista sia come arcaismo dello scriba r di PY, a fronte della forma innovativa to-e, sia come semplice scriptio per lt6 meni (omerico Tii> J.lév). A sua volta l'interpretazione di to-e resta dibattuta (nuova forma del dat. sul modello del gen. l*tosjol?; su tutta la problematica Beekes 1988, Hajnal 1997, p. 217). l

atl'roç.

In miceneo la base in questione funge ancora chiaramente da pronome dimostrativo e non da articolo. La composizione to-jo-qe au-to-jo anticipa tuttavia il classico ò

Nuova formazione in greco da (*au +) *to: pronome della identità ("stesso/lo stesso"). La base sphe/i- per il plur. è innovazione greca.

Note

?

/tosoijo/

/toso/?

ltosd(n)-de

to-so-jo

to-so-o

to-sa(-de)

ljokfewi/

/oukis/

jo-qi

o-u-ki(in o-u-kite-mi)

ltosos-de/ - ltoson-del - ltosoi-de/ to-to (nella ltottol espressione (< *tod-tod) formulare temporale to-to(-)weto) to-so-ne ltoson-nel?

to-so(-de)

Sing. m./n. gen.

ltoson/

to-so

Sing. nom. m./f.

Sing. nom./acc. n.

Sing. n. nom./acc.

Sing. n. nom./acc.

Sing. m. nom. - ace. - n. nom./ ace. - plur. m. nom.

Sing. f. nom. - ace.

Sing. n. nom./acc.

/tosa/ - ltosdnl Sing. f. nom. - ace. - plur. n. -/tosa/ nom./acc.

to-sa

Pronomi relativi e indefiniti

La forma dovrebbe derivare dall'incontro *(H)jod-kwid, e testimonia nella sua composizione del relativo indefinito (greco storico on). Nella forma o-u-kio si ritrova invece l'incontro della negazione con l'indefinito: ou+kwis, dove però la labiovelare si d.issimila a causa della vocale lui che la precede (greco storico ounç). D relativo si ritrova anche come primo elemento di una serie di congiunzioni inizianti con *(H)jo- e alternanti in miceneo jo-ho-.

L'interpretazione della forma come pronome è incerta; è possibile anche che si tratti di un elemento onomastico (cfr. Dic. Mie. s.v.).

Su to-so-o cfr. quanto già detto per to-o.

1987.

Si tratta dell'aggettivo dimostrativo tosos/tosa/toson, del quale sono attestate diverse forme del sing./plur. m./f./n. Sul valore collettivo dell'espressione to-sa pe-rno cfr. Leukart

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

12.4

I numerali Non esistono molte indicazioni eli numerali espresse per mezzo della relativa parola. In alcuni casi l'indicazione numerale è parte integrante di un composto, così ad esempio in ti-ri-jo-we

1~-owwes/

"con tre anse" (riferito a vaso)

qe-te-ro-we

~-owwesl

"con quattro anse" (riferito a vaso)

we-pe-za

;h~-ped'a/ (< *sweks-pedja)

"con sei piedi" (riferito a tavolo)

e-ne-wo(-)pe-za

l r;.n(nlf:.'::lt.o-ped'al

"con nove piedi" (riferito a tavolo)

A tali casi si aggiungano: e-me(-de): fheme (< *sem-ehr)! strum.; dwo, du-wo-u-pi: ldwol nom./acc. duale n., !duouphzJ strum. duale; ti-ri -si: l !risi/ da t. plur.

12.5

Il sistema verbale 12.p. LO STATO DELLE ARTI

li sistema verbale miceneo ha ricevuto negli ultimi anni particolare attenzione da parte degli studiosi, e ciò non tanto e non solo in ragione dell'identificazione delle specifiche forme e del confronto con il sistema quale ci è noto in età storica, bensì in virtù di alcune peculiarità che, a ben vedere, sono strettamente connesse con la tipologia dei documenti nell'ambito dei quali esso è documentato' 6 . Un'ottima sintesi critica dei risultati fino a oggi acquisiti e un'organizzazione ben articolata dell'intero paradigma sono indubbiamente rappresentate dalla trattazione in Bernabé-Lujan (2006, cap. IV, § 7, ma si veda anche Sowa 1998), mentre una lista (organizzata sia per forme verbali classiche, sia per lemmi micenei articolati secondo tempo, persona, diatesi e modo) dettagliata e completa è offerta da Bartonek (HMG, cap. E), anche se al suo confronto la discussione critica che la segue (pp. 337-41) risulta sotto alcuni aspetti limitata. D'altra parte, gli interventi di Duhoux 1987a e 1988a, Hajnal 1990, Duhoux-Dachy 1992, Plath 1992, Hajnal 2007a, § 9.1, e 302

12. LINEAMENTI DI MORFOLOGIA

da ultimo Waanders 2012, per citare alcuni fra i più rilevanti, hanno avuto il merito di mettere in evidenza problemi cruciali pertinenti alle peculiarità dei dati che il miceneo offrirebbe per la storia della lingua greca attraverso la morfologia verbale. 12.5.2. IL SISTEMA TEMPO-ASPETTO E I MODI

Soprattutto il contributo di Duhoux-Dachy, sopra citato, ha avuto il merito di attirare l'attenzione sulle possibili implicazioni aspettuali e temporali del sistema verbale greco nella documentazione micenea, indiziate dalle particolari proporzioni nell'uso dei modi e dei tempi verbali. La particolare ricchezza numerica esistente nei documenti in Lineare B di forme nominali del perfetto medio (participi con valenza definita dagli autori come essenzialmente "passiva"), a fronte della ricchezza di forme indicative attestate per l' aoristo e il presente e della (quasi) totale assenza oltre che di forme participiali dell'aoristo, anche e soprattutto di forme all'indicativo imperfetto per esprimere l'opposizione temporale presente - passato, sarebbero, secondo i due studiosi, indizio di un sistema verbale, in età micenea, fondato non tanto sull'opposizione aspettuale (espressione perfettivalpuntuale - azione attuale e continuativa), ma ancora ed essenzialmente su quella temporale (presente - perfetto). Il fatto poi che nelle forme verbali nominali che entrano nella composizione dei nomi propri la situazione appaia addirittura capovolta (e cioè un'alta percentuale di forme participiali aoristiche e presenti), indurrebbe a pensare che l'opposizione aspettuale, da intendere non già come patrimonio ereditato indoeuropeo, bensì come innovazione greca in corso di formazione in età micenea, abbia avuto origine soprattutto sotto la spinta di componenti diafasiche (e in parte diastratiche?) più immediatamente evidenti nell'ambito della tradizione dei nomi propri. Il problema sollevato, quindi, non tocca soltanto il valore aspettuale o meno da assegnare al ruolo delle forme verbali in miceneo, ma, sulla base della presunta assenza di funzione aspettuale in esso, l'ipotesi che l'elemento aspettuale nel sistema verbale delle lingue indoeuropee sia in generale fenomeno tardo, limitato soltanto ad alcune famiglie, e non possa quindi essere attribuito alla protolingua comune ricostruita.

È evidente come un problema di tal fatta non possa essere affrontato in questa sede; pensiamo tuttavia che un breve accenno alla possibile funzionalità delle categorie di tempo-aspetto nei documenti micenei possa essere di una certa utilità. Di fatto, dato il carattere già più volte rilevato della documentazione epigrafica, la tipologia registratoria in relazione alla predicazione verbale 303

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

(fatta eccezione, quindi, per le forme che entrano nella composizione nominale) ruota sostanzialmente attorno alle seguenti tre attività: 1. la rilevazione di un processo produttivo/di una pratica di controllo/di una procedura economico-amministrativa in corso/prevista: presente indicativo (e-ke, wo-ze, te-ra-pi-ke, di-do-si, e-ke-jo-to ecc.), ma anche participio presente (o-pe-ro, e-ko, wo-zo-me-na, i-jo-te, ki-ti-me-na 17 ecc.); 2. la memoria di un'azione (di controllo, monitoraggio, processo produttivo, movimentazione di un bene ecc.) svolta in un momento temporale ormai conchiuso, ma di cui, per ragioni economico-amministrative, è rilevante mantenere traccia e/o constatarne l'espletamento: aoristo (de-ka-sato, e-r-u-te-ra-se, -wi-de, a-pi-e-qe ecc.) 18 ; 3· al perfetto è demandata, infine, la funzione di determinare la notazione di un risultato raggiunto attraverso l'espletamento di un'azione/procedura: perfetto indicativo (così e-pi-de-da-to "è stato distribuito", a-re-ta-to "è/ sono stato/stati disposto/i"?). Ma è al participio perfetto, soprattutto medio, che è demandata la registrazione della caratterizzazione di ciò a cui, applicata una procedura o dedicata un'operazione, vengono assegnati un ben definito stato o condizione (così a-ra-ru-wo-a "assemblati", ke-ke-mena "(terra) lasciata a maggese/quindi: nello stato di essere allocata", te-tuko-wo-a "(oggetti) portati a termine di lavorazione/rifiniti" ecc.) 19. In questo quadro, la cui la valenza semantica dell'azione appare fortemente caratterizzata dalla scelta del tema temporale-aspettuale, si inserisce, quale innovazione, un futuro già pienamente sviluppato, nel quale l'originario suffisso desiderativo i.e. (*-(h 1 )-se/o-) appare aver subito già i processi di aspirazione della sibilante in posizione intervocalica e di parziale restituzione della stessa in precise condizioni fonologiche2°. Non sarebbero, d'altra parte, testimoniati nella nostra documentazione (anche se probabilmente già esistenti nella realtà della pratica linguistica) altri modi a parte l'indicativo, l'infinito e le forme participiali, a causa della natura stessa della testimonianza epigrafica 11 • L'aoristo, a sua volta, appare aver già sviluppato la tipica formazione in -sa. Il quadro del sistema delle categorie verbali tempo-aspetto e modo in relazione alle formazioni tematiche e atematiche e alle relative diatesi può essere sintetizzato nello schema della TAB. 12.6 (dove le forme coniugate sono, se non indicato esplicitamente, alla 3a pers. sing.) che, comprendendo soltanto categorie e dimensioni effettivamente attestate nei documenti micenei (non sono però contenute forme particolarmente dubbiose), se da un lato non è significativo per rappresentare l'effettiva reale articolazione del sistema verbale greco in tale fase di lingua, dall'altro può risultare utile 304

12. LINEAMENTI DI MORFOLOGIA

TABELLA 12.6

Schema delle categorie verbali tempo-aspetto e modo in relazione alle formazioni tematiche e atematiche e alle relative diatesi

Modo

Tempo/Aspetto

Indicativo presente

Formazioni

Diatesi

tematiche

Att.: a-ke-i /aget! Med.: e-u-ke-to /eufehetot!

atematiche

Att.: pa-si fphasi/ Med.: (-)di-do-to ldidotoz/

imperfetto

atematiche

(-)a-pe /ap-es/?

aoristo (cfr. note 19 e 22)

sigmatico

Att.: e-ra-se l elasel Med.: de-ka-sa-to ldeksatol

rad. tem.

Att.: (-)wi-de /wide/ Med.: (-)pa-ro-ke-ne-to 1(-)parogeneto/

atem. in -k- Att.: te-ke !hkel Med.: (-) te-to !thetol? rad. atem. perfetto futuro Infinito

presente

Participio presente

sigmatico (-s- rest.) tematiche atematiche tematiche

Att.: te-re-ja-e lteleijahen/ Att.: m. e-ko fhefehon/, f. o-pe-ro-sa lophellonsa/ Med.: m. plur. re-qo-me-no 1/eikWomenoi/ (nom. plur.)

atematiche

Att.: m. plur. i-jo-te liontes/ Med.: f. ki-ti-me-na lktimentil Att.: m. plur. a-ke-ra,-telagerrantes/ (< *agersantes) Med.: (NP ka-e-sa-me-no !Kahesamenosl) Med.: n. plur. te-tu-ko-wo-a/a, lthetufehwoha! Att.: n. plur. a-ra-ru-wo-a/ararwoha/, f. plur. a-raru-ja lardruzjaz/ (< *anirusja) Med.: m. ke-ka-u-me-no lkekaumenosl Med.: f. a-ra-ro-mo-te-me-na laràrhmotmenàl Att.: m. plur. de-me-o-te ldemehontes/ Med.: n. dat. sing. ze-so-me-do /Jzesomenoi/ (< *jes-so-)

aoristo

sigmatico

perfetto

(con cosiddetto raddoppiamento attico) sigmatico

futuro

Med.: qi-ri-a-to lkwriatol Med.: (-)de-da-to /dedastoi/ Ad.: do-se /dosei/ Med.: e-so-to /esontoz/ (3a pers. plur.) Att.: e-ke-e fhefehehen/

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

proprio in quanto indicatore delle forme verbali che la specificità dei documenti in Lineare B richiede2 2 • 12.5-J.

FORMAZIONE DEI TEMI

Lo studio delle formazioni tematiche derivate del presente è stato approfondito, come si è già avuto modo di accennare, da Plath 1992. Altri contributi (per i cui riferimenti cfr. Bernabé-Lujan 2oo6 e Hajnal 1999 e 2007a) hanno puntualizzato specifici aspetti e le formazioni derivate degli altri temi temporali. In linea di massima il quadro che ne deriva combacia, confermandolo, con quello già conosciuto attraverso la documentazione storica 2 3. Sarà pertanto sufficiente in questa sede indicare in forma schematica (cfr. TAB. 12.7, nell'ambito della quale si fa di volta in volta riferimento alle classi tematiche del presente definite in Plath 1992) alcuni elementi specifici e/o di dissonanza relativi alle forme verbali derivate sia tematiche che atematiche (quindi a prescindere dai cosiddetti verbi radicali) rispetto al quadro già conosciuto, rinviando caso per caso, laddove necessario, alla bibliografia di riferimento. 12.7 Sintesi dei temi verbali in miceneo

TABELLA

Temi del presente

Denominali in -a-mi (gruppo III di Plath) te-re-ja ltelezjai/ - l telezia-mt! (< teleijos)

Questa formazione verbale di tipo denominale è chiaramente atematica in miceneo; nella maggioranza dei dialetti greci del I millennio dà origine ai cosiddetti verbi contratti in -oro, a parte l'ambiente eolico, dove trova diretto riscontro nel tipo yEÀ.at. Da sottolineare che se te-re-ja andasse effettivamente letto lteleijat!, presenterebbe una desinenza di 3" pers. direttamente derivata dalla coniugazione tematica, diversa da quella propria degli atematici *-ti> -si.

Deverbali m -eje/ ejo- (gruppo VI di Plath) trofewejo-mai - pone-mi

Questa formazione di verbi tematici in -ejò è ben attestata in miceneo dal participio medio to-ro-qe-jo-meno /trokwejomenosl- /trokwejo-mat! (formazione deverbale con grado -o- della radice). Come ben evidenziato da Hajnal2007a la lettura accertata po-ne-to(-) lponetozl in PY Eq 36[ +] attesta tuttavia una parallela coniugazione atematica !pone-mi/, innovativa rispetto alla tradizione ereditata, che trova riscontri in ambiente dialettale sia eolico che arcadico del I millennio. (segue)

306

12. LINEAMENTI DI MORFOLOGIA

TABELLA 12.7 (seguito)

Temi del presente

Denominali in -je/ jo- (gruppo VII di Plath) fewasilewiontes

Come giustamente notato in Bernabé-Lujan 2006, pp. 184 s., la forma verbale denominale qa-si-re-wi-jo-te l kwasilewiontes/ (derivazione da kwasileus, -ew-jo-) rappresenta una peculiarità micenea a fronte dei derivati in -Euro di età storica.

Derivati in -iske/ isko- (in Plath nota 5), in -ne-/no- (gruppo IVA di Plath)

Tali derivati sono attestati nella documentazione micenea, anche se talvolta non direttamente corrispondenti alle derivazioni documentate nel I millennio, come testimoniato dalle forme: te-ra-pi-ke l therapiskei/ (class. - 9EQ07tEuro); o-pe-ro-si /ophellonsi/ (con *-In>-II-, *obhel-ne/o-; class. òrpéUro/òrpEiA.ro).

Atematici con reduplicazione (gruppo II di Plath), con suffisso -nu- (gruppo IVB di Plath)

La categoria dei presenti atematici con reduplicazione è pienamente presente (cfr. di-do-si l didonszl), mentre le forme relative ai derivati con suffisso -nu- sono incerte per quanto attiene alle forme coniugate, forse però attestabili attraverso la testimonianza della composizione di NP come nel caso di a,-nu-me-no JhAnumenos/ (< *sQ-né/n-h,- ?).

Temi Atematici in -kdell'aoristo

Sigmatico

Come si è già visto nella precedente tabella, questo tipo di formazione è sicuramente accertata in miceneo: cfr. l apédoke - apudoke/ nelle due forme con e senza aumento. Sicuramente attestato in forme come l elase/, è presente anche per i temi in liquida come l age"antes/ < ** ager-santes.

Temi del perfetto

La reduplicazione è ampiamente presente nelle testimonianze attestate, anche nella cosiddetta forma attica; l'assimilazione dei temi in consonante al suffisso -meno- dei participi non appare in miceneo ancora avvenuta, mentre, per quanto concerne le forme participiali attive in *-wos- (con aspirazione della sibilante in posizione intervocalica, cfr. lardrwohaf), il femminile (con grado 0 del suffisso, -us·) è altresì ben documentato: /ardruijal (< *aràr-usja). Si noti altresì la presenza del grado 0 della radice in alcune formazioni participiali (te-thukh-woha),laddove in greco storico si presenta al grado pieno (cfr. TETEuxOOç).

Temi del futuro

In miceneo appare già la situazione propria del greco storico (cfr. quanto già indicato sopra alla TAB. 12.6 e alla nota 21l.

12.5-4- LE DESINENZE

Come si è già detto, nei testi micenei sono presenti soltanto le desinenze della 33 pers. singolare e plurale.

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

Alcune caratteristiche, mantenute soltanto in specifici ambiti dialettali del I millennio, come le desinenze delle forme medie -toi/-ntoi (presenti in arcado-cipriota), appaiono peculiari della varietà micenea, altre, come la probabile -i della 33 pers. sing. dei verbi atematici in -a-mi (anche in questo caso presente in ambito dialettale storico, ma in ambiente eolico), rappresentano elementi che attendono una più accurata valutazione nell'ambito della ricostruzione dello sviluppo dialettale fra il II e il I millennio. n quadro generale delle desinenze (rispettivamente al sing. e plur.) nei vari tempi dell'indicativo delle coniugazioni tematiche e atematiche (tenendo in conto che in età micenea tutta una serie di fenomeni di contrazione susseguenti ai processi di scomparsa delle semivocali e della aspirazione in posizione intervocalica ancora non si sono verificati), può essere rappresentato come segue (TAB. 12.8, considerando le effettive forme attestate di una certa attendibilità).

TABELLA 12.8

Quadro generale delle desinenze (rispettivamente al sing. e plur.) nei vari tempi dell'indicativo delle coniugazioni tematiche e atematiche in miceneo

Coniugazione tematica

Coniugazione atematica

Presente attivo

-(e-)i

-(o-)nsi

-sii-i*

-(e)nsi**

Presente medio

-(e-}toi

-(o)ntoi

-toi

-ntoi

Sigmatico

Rad. tem./atem.

Aoristo attivo

-s-e

-e

Aoristo medio

-sa-to

-(e)-to

Perfetto medio

-toi

* -i per i temi in -3-mi. **Da originario *-l)t-i l *-ént-i, secondo la terminazione del tema verbale.

308

-on

Ampi. in ·k·

-e -to

-

12.

LINEAMENTI DI MORFOLOGIA

12.5.5· AGGETTIVI VERBALI

Le formazioni aggettivali 2 4 direttamente derivate dalla radice verbale al grado 0 nella lingua ricostruita attraverso l'aggiunta dei suffissi *-t6-/-n6-/ -w6-, trovano in greco pieno sviluppo, già da età micenea, attraverso la generalizzazione del suffisso -to- che si aggiunge anche alle formazioni verbali derivate. In miceneo, e in particolare nel linguaggio della registrazione amministrativa, tali formazioni aggettivali, di valenza sostanzialmente passiva, trovano particolare sviluppo nella descrizione, in positivo o in negativo, dello stato di beni o situazioni. Si viene così a determinare un uso dell'aggettivo verbale parallelo a quello del participio, con il quale concorre quale espressione amministrativa registratoria dello stato delle arti. Ad esempio: per la descrizione dello stato di parti di carri immagazzinate: a-na-mo-to l an-a~mostosl "non montate/assemblate" (riferito alle ruote, nel caso specifico m./f. nom. sing.), di contro a a-ra-ro-mo-te-me-na /ara~motmena/ "montate/assemblate" (riferito sempre alle ruote, nel caso specifico n. plur.); sempre per la descrizione delle caratteristiche peculiari delle ruote di carri: ka-ko-de-ta l fehalkodetal (n. nom./acc. plur.), parallelamente a ka-ko de-de-me-no l fehalko dedemenol (strum. + forma participiale al duale) "(ruote di carro) connesse/legate con bronzo"; nel settore delle allocazioni dei terreni: a-ki-ti-to l aktiton/ "non sottoposto a coltura/a maggese" (n. nom./acc. sing.), in parallelo con ke-ke-mena l khekhemena/ "(parcella di terra) non coltivata" (part. perf. medio), e in opposizione a ki-ti-me-na lktimenal "(parcella di terra) sottoposta a coltura" (part. pres. medio). 12.6

Preposizioni, awerbi, preverbi L'argomento è complesso sotto il profilo della corretta nominazione e definizione funzionale. Vale la pena innanzitutto precisare due punti iniziali: in miceneo (tranne forse che in un caso), diversamente rispetto a quanto è presente soprattutto nella lingua america (ma anche in altri dialetti essenzialmente letterari), non è attestata la tmesi, cioè la divisione fra parti-

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

cella awerbiale e verbo, anche quando tale particella, non avendo direttamente un suo oggetto di riferimento, ha il compito di conferire all'azione espressa dal verbo un significato particolare; l'esistenza di molte particelle awerbiali è quindi attestata esclusivamente nelle composizioni verbali (nelle cosiddette forme "univerbate"; ad es. la già ricordata forma a-pu-do-ke lapu-dokel, a-na-ke-e /an-agehenl ecc.), oltre che in alcune composizioni nominali (come a-pi-po-re-we /amphi-phore wes/, od o-pi-a 2 -ra /opi-hala/ ecc.). Il fenomeno (che non va confuso con quello delle grafie oscillanti dei nomi compositi, cui si è già avuto modo di riferire) è stato dettagliatamente analizzato di recente da Hajnal (2004a; qui i maggiori riferimenti alla bibliografia precedente), anche sulla base di quanto già precedentemente considerato da Morpurgo Davies 1983 e Duhoux 1994-95, 1998, il quale lo ha giustamente connesso con le caratteristiche proprie del linguaggio specialistico dei documenti in Lineare B. Per quanto concerne, invece, le preposizioni stricto sensu, e cioè le particelle preposizionali con proprio oggetto diretto, la cui selezione può in misura variabile essere indotta o meno dalla valenza semantica del predicato verbale (fino a essere completamente al di fuori dei limiti semantici determinati dal verbo), la loro attestazione non solo non è particolarmente ricca, ma la manchevole caratterizzazione morfologica derivante dal sistema scrittorio e la sintassi spesso non esplicita dei documenti (sulla quale si veda più avanti) ne rende da un lato la rezione di non immediata trasparenza, dall'altro la valenza dimensionale spesso equivoca. È il caso, ad esempio, della preposizione pa-ro !paro/, che appare, assieme ad a-pi /amphi/, e-pilo-pi lepi, opi!, me-ta /meta!, reggere il dativo, ma la cui dimensionalità (funzione separativa o locativa) non è nella maggior parte delle attestazioni chiaramente desumibile per via diretta dal contesto epigrafico, rimanendo oggetto di dibattito (si vedano le due tendenze espresse in Thompson 20oo-01, e Hajnal 1995, soprattutto pp. 175, 195, 244 e 307). Esiste pertanto nella letteratura micenologica spesso grande confusione nella determinazione funzionale di tali particelle awerbiali e preposizionali. In linea di massima (riprendendo anche le liste offerte in HMG, pp. 346 ss., e in Bernabé-Lujan, 2006, cap. IV, § 6.1, oltre al quadro offerto da Thompson 2ooo-o1, in particolare alle pp. 408 s.), possono essere individuate le seguenti particelle preposizionali e awerbiali (TAB. 12.9).

JIO

TABELLA 12.9

Rezione

u-po fhupol

Dat. e Strum. Da t. Attestato in composizioni come ku-su:Qa lksumpan/. Da t. Ace.

sia in comp. verb., sia come part. prep. solo in composizione part. prep. part. prep. solo in composizione solo come part. aw. solo in comp. verb. (-)po-ro-te-ke /(-) pro-l'ekel) solo in composizione (u-pa-ra-ki-ri-ja - u-po-ra- ki-ri-ja fhupor- - hupar-akriiil) solo come part. aw.

l

L'attestazione più chiara apparirebbe essere e-ka-te-re-ta se effettivamente è da leggere come leks-tretiil, con scriptio etimologica e vocale d'appoggio -CA sul modello di wa-na-ka. e-ni l enz! è attestato solo in funzione awerbiale nella composizione e-ni-qe leni-kwel "e dentro"; per quanto concerne un'interpretazione come /iinhiii en ellophai6i s~ellonsa/ della sequenza in scrip-, tio continua a-ni-ja-e-e-ro-pa-jo-qe-ro-sa, quindi leni come parti-l cella preposizionale reggente il dat., sussistono molti dubbi. l

e-pi(-)/o-pi(-) l epi, opz! me-ta(-) /meta(-)! ku-su- /ksun-1 pa-ro /paro/ pe-da /peda/ pe-ripo-si /posi/ po-ro- /pro-l u-po-RV-/u-pa-RV-

sia in comp. verb., sia come part. prep.

l

L'esistenza anche della variante a-po- /apo(-)1 in miceneo potrebbe l essere documentata dall'alternanza a-pu-ne-we - a-po-ne-we PY Ad 684; l'esatta determinazione morfologica di questo (possibile) toponimo rimane tuttavia incerta.

Note

-

Gen. -

(?)

Da t. Gen.

-

e-n V- (/e-ni-qe) l solo in comp. verb. (e-ne-e-si /en-ehensz!) en, eni/

part. prep. forse in composizione

e-ne-ka fhenekal e-ka-? /eks-1

Caratterizzazione

solo in com_p. verb. (a-na-ke-e lan-af!.ehen!) sia in comp. verb., sia come part. prep. sia in comp. verb., sia come part. prep. (?)

a-na· lana(-)! a-pi(-) /amphi/ a-pu- /apul

Forma

Tavola delle particelle preposizionali e awerbiali presenti in miceneo

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

12.7

Congiunzioni, particelle introduttive e negazione Una serie di particelle introduttive, talvolta formanti una catena in posizione iniziale di frase (con fenomeni di elisione), o unite come proclitiche al predicato verbale, concorrono, nelle non frequenti formtÙe di incipit alle serie registratorie, a dare profondità sintattico-testuale ai nostri documenti (cfr. le raccolte in HMG, pp. 346 ss., tab. 3, Bernabé-Lujan 2006, cap. IV,§ 6.2-3). jo(s)- l ho(s)jo-1 oo-a 2 , o-da-a 2 , o-de-qa-a 2 ho(s) + ha(r), ho(s) +de+ hd(r) ho(s) +de+ k"'(e) + hd(r)

"così, in tal modo" "così, e in tal modo"

Altre particelle (enclitiche) e vere e proprie congiunzioni. -qe -de o-te o-u-qe

-kwe -de hote ouk"'e

A queste si aggiungono i due suffissi, l'uno allativo -de (che si unisce di norma alle forme in accusativo), l'altro separativo -te !then/ (nelle sue poche attestazioni per lo più suffisso a toponimi in -eus, oltre alle forme e-te l enthen/?, -a-po-te 1-apothen/?, a-po-te-ro-te lamphoterothenl?; cfr. per tutti la dettagliata discussione in Hajnal 1995, §§ 20.1-2). Per quanto concerne la negazione, è attestata la sola forma proclitica o-u- /ou-1.

Note 1. Cfr. per tutti le chiare sintesi di Morpurgo Davies 1988b, 1992a e soprattutto la recente sintesi in 2012. 2. Un aggiornato quadro delle classi e delle declinazioni in miceneo è offerto indubbiamente dalla "mykenische Formenlehre" di A. Bartonék HMG, cap. VII, nella quale è tra l'altro presentato l'inventario completo delle forme fino a oggi attestate; punto di riferimento resta in ogni caso la grammatica storica di H. Rix 1992 2 , B: Formenlehre; di più complessa consultazione (e purtroppo mancante di riferimenti bibliografici), ma egualmente ricchissimo, è il cap. III di Sihler 1995; interamente dedicata al sistema dei casi in miceneo è infine l'opera fondamentale di I. Hajnal del 1995.

312

12.

LINEAMENTI DI MORFOLOGJA

3· Cfr. in proposito Beekes 1985, Meier-Brtigger 20028, §§ F307 ss., in particolare F312, Rix 1992', §§ 140 ss., Sihler 1995, §§ 262 ss., Hajnal 1999 e 1995. 4· Sulla possibilità che anche nella flessione caratterizzata dalla suffissazione in *-ah, possano essere individuate tracce di una più antica alternanza apofonica, del tipo -ah,lh/0, come potrebbe essere il caso del genitivo plurale o dello strumentale singolare, cfr. per tutti quanto espresso in Hajnal 1995, p. 17, e 1999; sulla originaria diversità dei due tipi di flessione in -ii e -(j)a e sulle rispettive formazioni aggettivali cfr. Sihler 1995. § 268. 5· Sul possibile locativo singolare -a'i < *ah,-i < **eh,-i, con permanenza di iato successivo alla caduta della laringale intervocalica, che si ritroverebbe in miceneo in notazioni come pi-ri-e-te-re < *priH-, cfr. Hajnal 1995, p. r8, e, per altri versi, Sihler 1995, § 263.8. 6. Sul processo di derivazione in greco del suffisso in -tiis cfr. per tutti Leukart 1994. 7· Per la quale si rinvia a quanto indicato in Sihler 1995. §§ 243 ss., Rix 1992', §§ 48 ss.; più in generale sul rapporto fra accento e gradi apofonici fra radice, suffisso e desinenza in indoeuropeo e i cambiamenti intercorsi in greco cfr. Beekes 1985, Meier-Brtigger 20028 , §§ F314 ss., Rix 1992', §§ 131 ss. 8. Per un inquadramento della flessione tematica in -o- a livello indoeuropeo e storico-greco in generale, cfr. Meier-Brtigger 20028 , § F3n, Rix 1992', § 5·3·3. Sihler 1995, §§ 258-261, Rau 2010, pp. r8o ss.; oltre ai lavori specificamente dedicati al miceneo di Bernabé-Lujan 2006, cap. IV,§ 2.2, Hajnal, Bartonek, e Thompson, già citati alle note 2 e 3· 9· Per l'individuazione delle classi della 3" declinazione si farà riferimento al manuale di Rix 1992', ma anche all'ancora valida sintesi in Chantraine 19671 ; nello specifico, poi, dei confronti con la lingua america, fondamentale resta Risch 1974 2 • ro. Tutto l'argomento è dettagliatamente trattato in Hajnal 1995, §§ 8-13; cfr. già Moralejo Alvarez 1983, Meier-Brtigger 1992, § F303, 20028, § F304, Rix 1992', §§ 146, 154 e 174; l'intera problematica è ora riconsiderata con estremo dettaglio in Fritz 20n in prospettiva indoeuropea. n. Su tali problemi cfr. in generale quanto considerato in Matasovié 2004; cfr. altresì Luraghi 2011. 12. Dove l'esito -ss- o -s- dipende dalla valutazione dell'incidenza del confine morfemico sul processo di palatalizzazione. 13. Cfr. in proposito quanto considerato anche in HMG, p. 210. 14. Caratteristica che ne tradisce l'originaria funzione dedicata a specifiche forme aggettivali al di fuori della funzione morfologica di grado, quindi con valenza primaria intensiva, e spiega il perché dell'uso di tali forme nell'ambito di paradigmi di tipo suppletivo. 15. HMG, pp. 343 ss., Bernabé-Lujan wo6, cap. IV, §§ 4.1-4; più in generale Rix 1992'. §§ 190 ss., Beekes 1988, Meier-Briigger 1992, § F4or. r6. Sul sistema verbale greco in generale, insuperata rimane certamente fino a oggi la sintesi in Rix 1992', cap. 7, con un'ampia introduzione anche di carattere metodologico; a tal proposito vale la pena ricordare che la pubblicazione del LIV•, a cura dello stesso Rix, con una ricca introduzione e con un indice di concordanza dettagliato sia per il greco storico che per il miceneo, permette ora di affrontare più concretamente le

313

SCRITTURA, EPIGRAFIA E GRAMMATICA GRECO-MICENEA

singole forme attestate sotto una prospettiva indoeuropeistica; sotto il profilo indoeuropeistico rimane altresì punto fermo la sintesi di Meier-Briigger 20028 , cap. III.B, con ampi riferimenti alle problematiche greche; si veda inoltre l'esauriente trattazione in Sihler 1995. pp. 442 ss., e l'ampia opera di Duhoux 2ooo 2 dedicata interamente al verbo greco. 17. Da riferire ad appezzamenti di terreno "coltivati", nel senso di "attualmente sottoposti a coltura" sotto il profilo tecnico-agricolo, di contro a quelli ke-ke-me-na, da intendere come "a maggese" in quanto risultato dell'interruzione- per rotazione?/in attesa di assegnazione? - della pratica agricola. 18. Sulla possibilità di attribuire le forme aoristiche prive di aumento a un modo ingiuntivo ancora vivo in età micenea, con valenza semantica constatativa, cfr. quanto indicato in/ra, nota 22. L'unica forma sicura di participio aoristo è a-ke-ra 2 -te (< *agersantes), nom. plur. m., contenuta in PY Vn 493, alla riga iniziale di intestazione del documento; qui, a prescindere dal valore semantico che si vuole attribuire al soggetto a-ke-ro che precede (per il quale si rinvia al Dic. Mie., s.v.), la valenza espressa dalla forma verbale ci sembra non sia quella di "coloro che stanno raccogliendo" o "hanno (già) raccolto", bensì di "coloro che hanno l'incombenza di raccogliere" e, verisimilmente, più che "hanno già" sono "preposti a". 19. Sulla non applicabilità del concetto di "passivo" alla diatesi media in miceneo, si può far riferimento al già ricordato contributo di Hajnal 1990. 20. E cioè: 1. laddove la vocale finale della base verbale si presentava lunga: restituzione; 2.laddove invece appariva breve, frutto di un'originaria laringale -h/h 2 - davanti a liquida o nasale: mantenimento dell'aspirazione e tendenza all'uniformizzazione in -h 1-so/e. Così do-se ldosetl (