Tra epigrafia, prosopografia e archeologia. Scritti scelti, rielaborati ed aggiornati
 8871400879

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TRA EPIGRAFIA PROSOPOGRAFIA E ARCHEOLOGIA

V ETERA RICERCHE DI STORIA EPIGRAFIA E ANTICHITÀ a cura di Silvio Panciera

l.

l.

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V ETERA lO

WernerEck

TRA EPIGRAFIA PROSOPOGRAFIA E ARCHEOLOGIA Scritti scelti, rielaborati ed aggiornati

Edizioni Quasar

Copyright 1996 Roma - Edizioni Quasar di Severino Tognon Via Quattro Novembre, 152 - 00187 Roma - Tel. 06/634944

ISBN 88-7140-087-9 Dislribuzione: Edizioni Quasar s.r.l.· Uffiçio commerciale Via Monte del Gallo. 26A-B- ()()165 Roma - T el. 6.14944. fax 634618

SOMMARIO

Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

9

........

Il

Criteri di avanzamento nella carriera senatoria (69- 138 d.C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

27

..................................................

84

Struttura sociale del ceto senatorio romano dell'Alto Impero e metodi statistici

Nuove considerazioni

.

La struttura delle città nelle province nordoccidentali e il loro contributo all'amministrazione . . . . . . . .. . . . . . .. . . . .. . . . . .. . . . . .. . . . . .. . . . . .. . . . . . . . . . . . . . .

95

Graffiti nei luoghi di pellegrinaggio dell'Impero tardoantico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

107

La famiglia dei Volusii Satumini in

125

dell'impero

nuove iscrizioni di L ucus Feroniae

. . . . . . . . . . . . .

l Sulpicii Galbae e i Livii Ocellae. Due famiglie senatorie a Terracina . . . . . . . . . . . . . . .

147

!legati Augusti pro praetore italici solto Adriano e Antonino Pio . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

155

La dipendenza come concetto ambivalente. A proposito del La presenza delle famiglie senatorie nelle

rapporto tra patrono e liberto

città dell'Impero romano fino al tardo III secolo

165 175

l senatori e la loro provincia di origine. L'esempio della Baetica . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

213

Iscrizioni sepolcrali romane. Intenzione e capacità di messaggio nel contesto funerario . .

227

Epigrafi e costruzioni sepolcrali nella necropoli sotto S. Pietro. A proposito del valore di messaggio delle iscrizioni funebri nel contesto dei complessi sepolcrali . . . . . . . . . . . .

251

Autorappresentazione senatoria ed epigrafia imperiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

271

Onori per persone di alto rango sociopolitico in ambito pubblico e privato

. . . . . . . . . . .

299

Tttuli honorarii curriculum vitae e autorappresentazione nell'Alto Impero . . . . . . . . . . . .

319

Rango o anzianità.

La compensazione

delle aspettative di rango negli onori pubblici

a Volubilis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

341

Dedicanti di statue ed autorappresentazione nelle città romane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

347

Titoli e luoghi di pubblicazione originali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

359

Indici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

361

Tavole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

415

PREMESSA

L'epigrafia e la prosopografia imperiale hanno una lunga storia comune. Theodor Mommsen, che fondò il Corpus Inscriptionum Latinarum, fu anche colui che sviluppò e realizzò l ' idea di una Prosopographia Imperli Romani. La necessità di un'opera del genere gli si era presentata con forza durante il suo lavoro al CIL per il costante afflusso di nuovo materiale contenente riferimenti a per­ sone. Cosl nel 1896 apparve il primo volume della PIR, la cui prima edizione fu portata a termine già nel 1899 con il terzo volume. Mommsen con la PIR aveva voluto soprattutto creare un comodo strumento per il futuro lavoro epigrafico. lùttavia l 'opera divenne presto punto di partenza per ben altro: di fatto essa fu promotrice di una nuova forma d 'indagine sulla storia romana. La prosopografia si sviluppò sino a diventare un metodo di ricerca. I nomi di Hermann Dessau, Emi! Groag e Arthur Stein sono quelli di alcuni precur­ sori. Da allora nulla è mutato circa lo stretto rapporto tra epigrafia e prosopografia, tra scienza delle iscrizioni e individuazione di settori importanti della storia imperiale. Se mai, le possibilità di ricorso al materiale epigrafico e del suo sfruttamento si sono ulteriormente sviluppate e trasformate. E si sono aggiunti ulteriori motivi di interesse, promossi talvolta da nuove questioni suscitate da discipline paral­ lele come, ad esempio, l'archeologia. Mentre, ad esempio, per Mommsen il supporto di una iscrizione aveva scarsa importanza ed al centro dell'interesse si trovava quasi. esclusivamente il testo, per la moderna epigrafia è della massima importanza proprio il supporto materiale di un 'iscrizione. Infatti il lettore antico di un testo epigrafico non aveva davanti agli occhi solo le parole scritte, ma l'intero con­ testo, che spesso era veicolo del messaggio affidatogli molto piò dell'iscrizione stessa. La cosa non è stata senza conseguenze per le acquisizioni e per le conclusioni prosopografiche; anzi, proprio per que­ sto, si sono aperti nuovi campi di conoscenza. La raccolta di 17 contributi che qui si presenta scaturisce da una sollecitazione di Silvio Panciera. La sua opinione era che da questi saggi dovessero risultare chiaramente evidenti le tendenze fonda­ mentali dell'epigrafia e della prosopografia odierne ed insieme i metodi con i quali si operava per acquisire nuove conoscenze. Perciò non poteva essere trascurata neppure l' ars nesciendi come virtò prosopografica ed epigrafica. Dapprima ho avuto qualche esitazione, ma alla fine ho accondisceso volentieri al suo invito di presentare in lingua italiana una scelta dei miei lavori che combinano epigrafia, prosopografia ed aspetti archeologici. Nella selezione si è cercato di tenere in considerazione aspetti di natura diversa, soprattutto quando essi erano di natura generale. Perciò in linea di massima si è rinunciato a saggi centrati sul solo testo epigrafico in quanto tale o su piò iscrizioni. Si considerano piuttosto questioni generali, e soprattutto percorsi metodologici attraverso i quali ci si può avvicinare alla realtà storica di un tempo per quanto questa si riflette nelle iscrizioni. Infatti benché le iscrizioni in un primo momento possano apparire spesso come un riflesso immediato della vita, esse sono in realtà una materia ostica, che non sempre lascia trasparire in modo diretto i problemi di ordine metodologico. In particolare è fondamentale la questione della rappresentatività se si cerca di utilizzare il materiale epigrafico per

IO

1ltA EPIGRAFJA PROSOPOGRAAA ED ARCHEOLOGIA

valutazioni statistiche. Alcuni aspetti di questo problema vengono illustrati nei primi contributi anche in merito a quanto le iscrizioni in detenninate aree non documentano mai e che, tuttavia, fanno pane della realtà. Non riconoscere un dato di fatto di questo genere porta facilmente a misconoscere la realtà storica. Negli ultimi anni ho sempre più inserito il contesto monumentale e archeologico nell'interpretazione delle iscrizioni. Questa necessità sussiste ovviamente in primo luogo per il singolo testo epigrafico, per sfrut­ tarlo nella sua piena potenzialità di significato. Essa peraltro è valida anche per questioni più generali, come ad esempio per i grandi siti tombali sotto san Pietro a Roma o anche per starue o gruppi di statue che furono erene prima o dopo la morte, in ambito privato o pubblico. Tali ambiti differenti, che spesso sono individua­ bili solo con fatica, mutano spesso in modo sostanziale la capacità espressiva dei singoli documenti e con­ sentono quindi una nuova comprensione del reale contesto. D lavoro di valorizzazione metodologica del nostro materiale epigrafico, soprattutto nella misura in cui esso è importante per la prosopografia imperiale di gruppi sociali elevati o politicamente rilevanti, si situa ceno solo a un livello preliminare. È auspicabile che i suoi esiti si facciano sentire, dopo le relative chiarificazioni rnetodologiche, anche nell'approntantento della Prosopographia Imperli Romani. l contributi che si ristampano qui sono apparsi nel corso di più di due decenni. Essi rispecchiano cosl anche una certa evoluzione, una modificazione nel mio modo di vedere e nei miei orientamenti di fondo. l saggi, soprattutto quelli di data più remota, sono stati rielaborati, nella misura in cui la cosa appariva necessaria e a me risultava possibile. Cosl nella maggior pane dei testi sono state apportate trasfonnazioni in pane di natura stilistica, in pane di tipo contenutistico senza che questo tuttavia sia segnalato in ogni singolo caso. Proprio in quanto i contributi sono stati tradotti in italiano una puntuale segnalazione di aggiunte o addirittura di soppressioni di testo sarebbe stata davvero difficile. D contributo sull 'autorappre­ sentazione senatoria, originariamente pubblicato in lingua inglese, è stato tradotto in italiano da una ver­ sione tedesca rielaborata; perciò vi sono state inserite anche alcune considerazioni delle quali nel 1984 non si poteva ancora tener conto. Nelle note è stato aggiunto materiale bibliografico; tuttavia questo non è sempre avvenuto in modo sistematico perché la cosa avrebbe richiesto un impegno eccessivamente gra­ voso. Nel caso del saggio sui criteri di avanzamento nella carriera senatoria si è rinunciato a un inseri­ mento di bibliografia nelle note a pie' di pagina; è parsa più funzionale un'aggiunta in qualche modo più generale alla fme del contributo. n lettore comunque dovrebbe essere stato posto sempre nella condizione di seguire l'andamento sostanziale della ricerca anche dopo la pubblicazione dei singoli lavori. Devo ringraziare innanzitutto il collega ed amico Arnaldo Marcone, che si è assunto il faticoso com­ pito della traduzione. Né lui né io all'inizio sapevamo quanto lavoro ci fosse da sostenere. Tanto più sen­ tita è dunque la mia gratitudine nei suoi confronti. Sua moglie Isabella ha efficacemente contribuito alla soluzione di alcuni problemi al computer; il mio grazie si estende anche a lei. All 'inizio del lavoro di tra­ duzione Andreas Fa!lbender aveva realizzato con competenza una stesura al computer di tutta la pane relativa alle note; desidero qui ringraziare anche lui. Devo infme esprimere la mia gratitudine alla Gerda Henkel Stiftung (Diisseldorf) per il sostegno fmanziario dato per la traduzione. Silvio Panciera, con la consueta amicizia, ha promosso questa raccolta e la traduzione e l 'ha accolta nella collana da lui diretta. Egli si è anche preso cura, con tutti i suoi collaboratori dell' Università di Roma, della preparazione fmale del dattiloscritto per la stampa. Questo deve essere menzionato con panicolare gratitudine. Se lui e i lettori potrarmo dirsi soddisfatti del risultato conseguito l 'impegno dell'autore e del traduttore sarà stato giustificato. Colonia, settembre 1994

STRUTIURA SOCIALE DEL CETO SENATORIO ROMANO DELL' ALTO IMPERO E METODI STATISTICI

È un dato di fano sorprendente che il senato e l'ordine senatorio romano dell 'Alto Impero non abbiano sinora ricevuto, nella ricerca storica antica, alcuna trattazione sistematica, mentre per la Repubblica e la Tarda Antichità disponiamo delle esaurienti indagini ed esposizioni di Willems e di Lecrivain, che hann o affrontato entrambi con decisione anche le trasformazioni sociali di questo ceto.' Anche per l'ordine equestre, che durante il Principato occupava il secondo posto, dopo l 'ordo senato­ rius, tanto nell 'amministrazione quanto nella piramide sociale, e che potè progressivamente allonta­ nare il primo dalla sua posizione dirigente, l 'opera di Arthur Stein rappresenta una trattazione a tun'oggi in larga misura non ancora superata.' Non si può minimamente parlare di disinteresse della ricerca anche rispetto alle trasformazioni sociali all 'interno dell'ordine senatorio; al contrario si può affermare che nessun gruppo di persone dell'Impero romano - eccezion fatta forse per gli schiavi - fu mai trattato con tanta sistematicità, soprattutto in rapporto a qualsivoglia settore particolare dell ' amministrazione. 3 Finora tuttavia una trattazione d'insieme di tutta la materia non ci è stata fornita e potrebbe rimanere un desideratum ancora per un certo periodo di tempo, dal momento che la massa delle fonti - tra l 'altro molto dispa­ rate - è assai considerevole e poiché, inoltre, mancano in larga misura importanti lavori preliminari. In particolare sarebbe necessario, per l 'individuazione del l 'andamento della trasformazione sociale, dell 'origine geografica, delle basi economiche e delle idee sociali e politiche, un numero notevole di lavori di dettaglio tanto sull'aristocrazia municipale italiana quanto sulla maggior parte delle province per poter verificare sia analogie sia differenze tanto di natura geografica come storico-evolutiva.• Queste brevi considerazioni intendono fornire un piccolo contributo per una storia sociale del ceto senatorio, che forse sarà scritta in futuro, nella misura almeno in cui il cosiddetto metodo epigra­ fico-statistico può essere di aiuto almeno per la conoscenza di una parte della struttura sociale dell ' ardo senatorius. Questa cautela è necessaria soprattutto perché, in alcune opere recenti sulle pro­ vince romane, questo metodo ha trovato utilizzazione tra l 'altro per l ' analisi della struttura della popo­ lazione, ma in parte ha incontrato anche forti critiche.' Dal momento che la situazione delle fonti a proposito dell 'ordine senatori o è enormemente migliore che per gli altri strati sociali, per determinate problematiche una statistica potrebbe dimostrarsi molto produttiva. Il periodo per il quale valgono tutte le considerazioni che seguono, abbraccia gli anni che vanno dalla fondazione del principato augusteo al regno dell ' imperatore Galliena, dunque all 'incirca 300 anni. Questa periodizzazione è determinata, a prescindere dalle trasformazioni sociali condizionate dall'evoluzione in ambito politico-militare, già semplicemente dallo stato delle fonti. Infatti una pro­ duzione delle testimonianze epigrafiche, che rappresentano la nostra più importante fonte di informa­ zione, comincia solo con il consolidamento della pax Romana all ' i nterno del l ' Impero e cessa all ' incirca con i sommovimenti della metà del III secolo, ma tanto all' inizio quanto alla fine, fasi dif­ ferenti si registrano nelle singole aree geografiche.• Valutazioni indifferenziate dal punto di vista stati­ stico per un periodo di tempo cosl lungo possono essere di scarsa utilità anche in una società relativa­ mente poco mobile. Piuttosto come precondizione per la conoscenza dell'evoluzione delle trasforma-

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TRA FPIGRARA PROSOPOGRAAA fD ARCHEOLOO IA

zioni sociali è necessaria una scansione cronologica in qualche modo sicura. In generale è di poco vantaggio il fatto che si raggiunga, con criteri più o meno sicuri, una datazione di ± 50 anni , dal momento che, in un tale periodo di tempo, almeno in diverse parti dell'Impero, la situazione comples­ siva può essere già radicalmente mutata. Tuttavia proprio questa esigenza di scansione cronologica non è conseguibile con sufficiente esattezza nella maggior parte dei casi epigrafici, in particolare non per gli strati inferiori. Sostanzialmente migliore si presenta la situazione per l 'ordine senatorio, perché qui la maggior parte delle persone si può inserire in modo abbastanza preciso nella nostra struttura cronologica; qualche carica della carriera, infatti, è databile con un margine di errore non superiore ad un anno o almeno entro il regno di un determinato imperatore. Solo per un gruppo relativamente modesto di senatori e per un più grande numero di donne, che non sono ordinabili genealogicamente, regna una insicurezza rilevante rispetto alla cronologia, specie nel corso del m secolo d.C. Questo livello percentuale in generale può non disturbare la valutazione storica a grandi linee, ma una inter­ pretazione più puntuale si trova di fronte a grossi problemi. In quale misura si giunga a una cronologia del tutto esatta in merito alla questione di quale imperatore abbia dato impulso a nuovi sviluppi sociali lo si vede nell 'ammissione in senato di homines novi dall'Oriente greco in età flavio-traianea. Mentre sinora li si attribuiva essenzialmente a Traiano,' il ricorso ai più recenti risultati della ricerca sulla car­ riera senatoria, per merito soprattutto di E. Birley e R. Syme, mostra che la maggior parte degli «orientali» aveva ottenuto il lotus clavus già con Domiziano ed era stata ammessa al tribunato militare o al vigintivirato.• Tuttavia punti di appoggio cronologicamente cosl esatti sono solo sporadicamente riscontrabili, in ispecie nel m secolo d.C.,• cosicchè prese di posizione storico-evolutive, fondate su computi statistici, non sono più possibili. Oltre ad una precisa scansione cronologica, ogni statistica demografica richiede un 'esatta valuta­ zione dei diversi gruppi sociali, la ripartizione della popolazione in gruppi parziali sulla base di deter­ minati, più precisi dati identificativi. Rispetto all ' insieme degli abitanti dell'Impero, nella misura in cui questi sono rappresentati nelle iscrizioni, questa esigenza resta in larga misura irrealizzabile dal momento che i tituli sepulcrales, che costituiscono la nostra fonte principale, forniscono solo in misura limitata - e in alcune aree dell'Impero non forniscono affatto - dati sullo status sociale. Una semplice conoscenza onomastica non dice niente in generale perché su questa sola base sono conse­ guibili solo troppo pochi criteri e per giunta spesso assai inattendibili. In rapporto ali 'unità statistica «membro dell'ordine senatorio» la classificazione è certo relativamente facile e sicura, dal momento che per le persone di sesso maschile sono menzionate cariche che potevano essere rivestite solo da senatori oppure, a partire dalla metà del n sec. d.C., si aggiunge al nome, in misura crescente, il predi­ cato di rango vir clarissimus . Quest'uso non riguarda solo i senatori ma anche le donne e i membri non ancora maggiorenni di questo ceto: clarissima [emina, c/arissimus puer, clarissima puel/a.'0 Le persone che, malgrado la loro appartenenza al primo ordine dell'Impero, non sono riconoscibili come tali, potrebbero rappresentare, sulla base delle nostre informazioni e, comunque, a partire dalla metà del n secolo, una minoranza in via di sparizione. Nei due secoli che precedono l ' introduzione dei pre­ dicati di rango, non si può peraltro non tener conto che un numero non irrilevante di donne dell'ordine senatorio, possono continuare a sfuggirei per la mancanza di adeguati criteri valutativi delle iscrizioni, cosa che forse ha contribuito in misura non indifferente alla sottorappresentazione delle donne dell' amplissimus ordo (vd. p. 13 s.). Un ruolo rilevante nella discussione circa la possibilità di utilizzare i metodi epigrafico-statistici per la valutazione della struttura sociale della popolazione di singole province o città, è giocato dalla questione della rappresentatività del materiale pervenutoci.11 In generale la conservazione è subordi­ nata al caso; ma questo non vale sempre. Si deve piuttosto tener conto di determinate circostanze che

S11UITI1.JR.A SOClAl..E DEL CETO SENATORIO ROMANO

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hanno influenzato il principio d i casualità. Tuttavia l a questione delle testimonianze esistenti ancor oggi è in primo piano perché, in ultima analisi, si tratta di ciò da cui il caso potè scegliere nel corso dei secoli. Ci si deve perciò domandare con decisione se tutti o, almeno, la maggioranza degli abitanti dell'Impero Romano siano stati nominati in una qualche occasione su un monumento. Solo in questo caso, infatti, si potrà utilizzare in modo sensato il principio di casualità e tentare di pervenire per via statistica a una ripartizione della struttura della popolazione. In realtà ci si deve aspettare in linea di principio - e naturalmente la cosa è già stata accertata da tempo - che in generale la quantità di attesta­ zioni di personaggi di un determinato ceto sia inversamente proporzionale al numero degli apparte­ nenti al ceto medesimo, ovvero quanto più elevato è il ceto sociale tanto maggiore sarà il numero delle persone note, sebbene diminuisca la quota percentuale rispetto all 'antica popolazione globale (non sussiste, a mio avviso, la possibilità di determinare lo scarto relativo). Questo ha la sua banale motiva­ zione nel fatto che quanto più scendiamo nella scala sociale tanto meno si deve pensare che le persone abbiano l'opportunità di essere nominate in monumenti epigrafici. Soprattutto si deve partire dal pre­ supposto che determinati gruppi nell'Impero Romano non abbiano mai avuto la possibilità di redigere un'iscrizione. Questo per vari motivi: in diverse aree dell'Impero era, ad esempio, poco usuale redi­ gere iscrizioni. Una causa poteva risiedere nella mancanza di materiale lapideo nella zona o anche nel modesto livello dello sviluppo culturale, con conseguente carente diffusione dell 'alfabetizzazione e, quindi, di un pubblico che potesse leggere i testi." Si aggiunga ancora il fatto che la situazione econo­ mica rendeva in linea di principio impossibile per molti la realizzazione di un 'iscrizione. Questo vale in modo particolare nelle regioni dell'Impero Romano che solo assai tardi e superficialmente furono ricoperte con la vernice della cultura greco-romana e nelle quali il modo di vita urbano si è realizzato poco o nulla." Tutti questi motivi non valgono tuttavia per l'ordine senatorio. Non mancavano infatti né i mezzi finanziari, che erano necessari per una iscrizione, né possiamo presupporre che l'alfabetizzazione all' interno dell'ordine senatorio non fosse universalmente diffusa. Possiamo piuttosto pensare che, diversamente che per quasi tutti gli altri gruppi sociali, quasi ogni membro dell' ordo senatorius sia stato una qualche volta menzionato nel corso della sua esistenza su di un monumento epigrafico; quanto meno dopo la sua morte su di una stele funeraria. Per questo motivo risulta evidente che la maggior parte dei testi iscritti nei quali figurano senatori è costituita non da tituli sepulcrales, ma da iscrizioni onorarie, testi posti su edifici, dediche, miliari, diplomi militari ecc. Le stele funebri, peral­ tro, non sono cosl rare come potrebbe parere a prima vista. Infatti non vengono spesso riconosciute come tali solo perché non vi compaiono gli altrimenti tipici formulari epigrafici, del tipo dis manibus o hic situs est o anche indicazioni di età. Se le circostanze di rinvenimento non sono state precisate, spesso una decisione non è possibile, specialmente per i testi tramandati solo per via manoscritta. Comunque tra le 320 iscrizioni senatorie riprodotte da Dessau (nr. 890- 1 2 10) se ne possono identifi­ care circa 50 che sono provenienti da monumenti funebri o che furono poste in occasione della morte. Si pone tuttavia qui subito la questione se effettivamente nelle iscrizioni funebri sia presente un materiale che deve la propria trasmissione solo al caso statistico e, quindi, dovrebbe essere rappresen­ tativo oppure se non sia forse intervenuta nella trasmissione una distorsione tale da produrre errori rilevanti. È immaginabile, ad es., che in certe aree fosse particolarmente gradito riportare il nome del defunto, sulla base sulla quale si trovava l'urna, con lettere in bronzo oppure su una tavola bronzea, un materiale dunque che sparl facilmente in epoche successive povere di metalli. Oppure poteva essere usuale dipingere l ' iscrizione funebre sulle urne e non sarebbe sorprendente se iscrizioni di un tal genere di materiale siano andate facilmente in rovina. D'altro lato sulla base dell 'unica iscrizione di Licinia Flaccilla di Enoanda in Licia, che enumera la genealogia complessiva di una famiglia e un

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llt A EPIGRAAA PROSOPOGRAAA ED ARCHEOLOGIA

gran numero di senatori insieme ai loro parenti di sesso fenuninile, si potrebbe dedurre una falsa ali­ quota di senatori, la cui «patria» è la Licia, rispetto a quella delle altre aree dell 'Impero." Il discorso vale in qualche modo forse anche per i senatori di Leptis Magna o di Efeso, poiché entrambe le città hanno fornito un materiale epigrafico inusualmente ampio. A mio avviso si dovrebbero controllare tutte le iscrizioni funebri che, dal punto di vista statistico, hanno il vantaggio di avere caratteristiche comuni, sottoponendole a diverse domande. Almeno in una questione si potrebbe conseguire una certa sicurezza circa la rappresentatività delle fonti se, cioè, donne e uomini siano rappresentati in percentuali analoghe nei tituli sepulcra/es oppure se anche a proposito del ceto senatorio si arri vi alle stesse conclusioni che per la popolazione totale, in cui le donne sono sottorappresentate." Questa constatazione risulta valida anche per le c/arissimae feminae, se noi utilizziamo per un confronto tutte le testimonianze letterarie e epigrafiche esistenti per l' ordo senatorius. Infatti se si verifica quanti viri c/arissimi o c/arissimae feminae (e naturalmente anche pueri e puellae) siano identificabili sotto le singole lettere della PIR2, si perviene ai seguenti risultati:" A B

c D E F

G

H J L

684 54 700 62 49 249 78 71 37 1 1 87

1 33 IO 1 57 25 6 61 12 13 63 37

2505

515

All 'interno dell'insieme dei membri dell'ordine senatorio attestati sotto le lettere A-L l a percen­ tuale di donne è solo del 1 7 , 1 % : i membri maschili sono dunque sovrarappresentati. Per poter valutare meglio il rapporto tra la sicurezza delle conclusioni che si possono trarre dal materiale sino ad ora disponibile e la realtà di un tempo è di estremo vantaggio per ogni lavoro demcr graficcrstatistico il valutare la totalità di base di un determinato gruppo di persone. Per la storia antica questo è possibile solo in casi assai rari , ad esempio per i flamines della provincia di Hispania Tarraconensis studiati da G. Alf0 1dy, 1 7 oppure per gli equites singulares" e forse anche per i preto­ riani. 19 Ma già per le legioni, e ancor più per le unità ausiliarie, non si possono fare affermazioni utiliz­ zabili a scopi statistici, per tacere di altri gruppi. Anche per l'ordine senatorio una risposta ad un inter­ rogativo siffatto può esser data solo con una discreta prudenza malgrado la situazione delle fonti sia eccezionalmente favorevole. Comunque siamo in grado di valutare con una certa sicurezza il numero dei senatori attivi, cioè di tutti coloro che hanno iniziato il cursus honorum con il vigintivirato oppure sono entrati in senato con la questura, ovvero 20 all 'anno; così dobbiamo contare, nei circa 300 anni che vanno da Augusto fino alla seconda metà del Ili secolo, su circa 6000 nuovi questori accolti in senato."' A questi si aggiungono tutti coloro i quali occupavano già un seggio nel senato all 'inizio del periodo di governo di Augusto dopo le molteplici /ectiones senatus, circa 600." Non si devono dimen­ ticare inoltre gli adlecti che, senza essere stati in precedenza membri del ceto dirigente, erano entrati nel supremo consesso dell'Impero." Tuttavia già qui viene meno la nostra possibilità di quantifica-

STRurn.JRA SOC1Al..E DEL CETO SENATORIO ROMANO

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zione. Possiamo dire che conoscere il rapporto intercorrente tra i questori noti e quelli effettivamente esistiti possa essere utile anche per stabilire il rapporto che intercorse fra gli ad/ecti conosciuti ed il totale degli stessi? Cosl ad esempio, secondo un rapporto di IO questori noti rispetto a l adlectus, 2 adlecti l 'anno? Non c'è un criterio per decidere questo con sicurezza. Infatti, come si dovrà esporre in dettaglio più avanti, i singoli raggruppamenti di rango in senato sono rappresentati in modo assai diffe­ renziato - tanto più accentuato quanto più in alto nella scala gerarchica e, quindi, anche nel prestigio. Gli adlecti, non appartengono ancora, almeno grosso modo sino all'epoca di Marco Aurelio, a quella parte di magistrati che avanzavano molto nella loro carriera:" la possibilità che vengano attestati da una qualsiasi iscrizione è dunque anche da un punto di vista teorico analogamente più bassa. Al contrario, la questura nella maggior parte dei casi è attestata espressamente solo nelle iscrizioni di cursus: esse erano riservate per lo più a senatori che erano giunti almeno al consolato o addirittura oltre. Da questo punto di vista la percentuale degli adlecti nella nostra tradizione potrebbe risultare troppo scarsa. D'altro lato si trana di personaggi socialmente emergenti che, probabilmente, attribuivano particolare valore al fano di documentare, anche verso l 'esterno, la loro posizione sociale e che impiegavano a tal scopo i mezzi necessari. Dove possiamo verificare se le due tendenze si elidevano reciprocamente oppure se una delle due prevaleva?" Siamo in grado dunque di dare delle cifre solo approssimative anche per i senatori attivi dei primi tre secoli, ossia circa 6000 questori, 600 senatori ammessi in senato da Augusto e una quantità indeterminata di ad/ecti, che a nùo parere non si dovrebbe comunque fissare a un livello eccessivamente alto. Con i giovani aspiranti al senato, che avevano rivestito il vigintivirato o il posto di tribunus laticlavius, si perverrà cosl a un totale di circa 8000 persone che, nell'epoca di cui si trana, sono appartenute all'ordine senatorio e sono arrivate almeno al diciottesimo anno d'età. Sensibilmente più incerto diviene il nostro computo già con le mogli dei senatori. In effetti pos­ siamo partire dal presupposto che, dati gli svantaggi che il celibato implicava per la carriera, quasi tutti i questori fossero già sposati al momento del loro ingresso in carica. Deve comunque restare sin da ora argomento di discussione se più o meno tutti, quando perdevano la moglie in giovane età, si risposassero, come ad es. Plinio jr., che contrasse tre matrimoni e perse due sue mogli per la loro morte prematura." Almeno una di loro non era di origine senatori a. Esattamente allo stesso modo, peraltro, è anche possibile che i senatori si sposassero spesso, senza che cosl il numero delle donne all 'interno dell 'ordine divenisse più grande, dal momento che divon:i e nuovi matrimoni non erano davvero rari. 26 Così ad esempio una certa Vistilia nell'Alto Impero era stata sposata con sei diversi senatori." Si può dunque calcolare un numero minimo di circa 7000 mogli di senatori e tuttavia forse nella realtà questa cifra fu sensibilmente più elevata. Ciò significa che, come nel caso di Plinio jr., che ha preso le sue mogli non solo dalle file del suo ordine, ma anche dalla aristocrazia municipale, sem­ pre nuove famiglie pervennero a un più stretto legame di parentela con il ceto dirigente politico e amministrativo dell'Impero, con la conseguenza di una sempre maggior integrazione dell'ordine sena­ torio dal basso. Del tutto incerto rimane naturalmente il numero dei figli che nascevano in media da ogni fami­ glia. Eppure questo sarebbe per noi di importanza non secondaria, perché solo cosl sarebbe possibile stimare se l 'ordine senatorio fosse autonomamente capace (almeno da un punto di vista numerico) di riprodursi oppure no," ovvero se l'adlectio di cavalieri da parte dell'imperatore fosse necessaria. ad esempio, per mantenere gli effettivi, oppure se in tal modo venissero perseguiti obiettivi di più lungo respiro con l 'occhio rivolto a una trasformazione della struttura dell'ordine, in qualche modo nella prospettiva di una rappresentanza in senato del ceto dirigente dell' Impero nel suo complesso. Non è possibile determinare con sicurezza l 'ampiezza del numero dei senatori fino ad oggi identi­ ficati. I singoli alba senatoria, infatti, non hanno visto la luce contemporaneamente e sono stati anche

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redatti secondo i criteri più disparati.29 Se, per esempio, Barbieri raccoglie complessivamente 938 per­ sone per i 24 ann i di regno di Senimio Severo e Caracalla, mentre per Lambrechts (solo 1 6 ann i prima) erano semplicemente 462, questo può dipendere non solo dalla crescita di nuovo materiale documentario, ma anche in parte dalla completezza della raccolta.30 Ma proprio per l 'epoca dei Flavi e degli Antonini, per la quale in particolare sono venute alla luce molte nuove iscrizioni (ad es. i Fasti Ostienses e Potentini), non disponiamo di nuove raccolte. Non è neppure consentito di aggiungere semplicemente le cifre negli alba esistenti perché le opere si sovrappongono rispetto a molte persone e inoltre le cifre non riproducono la consistenza effettiva nei vari elenchi dei senatori perché com­ paiono molte numerazioni doppie e triple a causa della ripartizione per singoli periodi di regno. Per Barbieri una verifica dà i seguenti risultati: delle 2287 unità ne vanno espunte circa 440; si arriva cosl, per gli anni dal 1 93 al 283 d.C., a circa 1 850 maschi appartenenti all 'ordine senatorio (nell'anno 1 952), calcolando dunque anche i c/arissimi pueri, benché non sia per niente sicuro che essi siano tutti entrati in senato almeno come ex-questori. De Laet produce per il periodo dal 28 a.C. fmo al 68 d.C. (dunque per 96 anni ) un totale di 1 70 1 unità, il che corrisponde in effetti a circa 1090 senatori. Noi dobbiamo per questi anni aspettarci almeno 600 senatori ammessi in senato da parte di Augusto più quasi 2000 questori e un numero non meglio precisabile di ad/ecti, per un totale quindi non di molto inferiore a 2800 senatori. Nella 2• edizione della «Prosopographia Imperli Romani» sono registrati, come è stato mostrato prima, sono le lettere A-L, 2505 membri maschi dell' orda senatorius, cosa che naturalmente non cor­ risponde alla situazione odierna, poiché i primi tre volumi sono apparsi tra il 1 933 e il 1 943, mentre nel frattempo l 'accrescimento del materiale epigrafico è stato considerevole. Pure in questo caso sono compresi anche i c/arissimi pueri. Se si vuole comunque osare, malgrado le difficoltà, un tentativo di stima approssimativa dei senatori del Principato oggi noti, parrebbe di non tenerci troppo bassi con una stima globale di circa 4500." In rapporto con gli 8000 senatori ca. sopra ipotizzati per 300 anni saremmo in ogni caso al di sopra del 50%. Questo livello percentuale non risulterebbe naturalmente un punto di partenza particolarmente cattivo per diverse questioni se per una parte veramente considerevole oltre ai nomi e forse due o tre cariche si potesse apprendere ancora altro. Ma su parentela, origine geografica e sociale, precisi legami familiari o anche sulle possibilità economiche molto spesso non sappiamo assolutamente nulla o ci dobbiamo affid are a combinazioni in parte davvero insicure; ad esempio, del 50% del materiale disponibile per una determinata questione, solo una parte assai scarsa dice qualcosa rispetto a determi­ nati problemi: all'incirca il 30 o il 40 o il 50%. Le fonti di errore ed i travisamenti, che possono aver luogo per lo stato stesso della documentazione, sono quindi notevoli, tanto più che i ceti politicamente di spicco all 'interno dell 'ordine senatorio sono rappresentati in modo sensibilmente più rilevante dei personaggi meno rilevanti e di minore successo. Pensiamo ad esempio alla determinazione dell 'ori­ gine geografica che ha giocato un ruolo notevole in tutte le ricerche. Hammond, basandosi sui lavori di De Laet, Stech, Lambrechts e Barbieri," ha raccolto i dati accertati per i singoli periodi di regno e ha cercato di fame scaturire una linea di sviluppo. Era consapevole del fano che le semplici cifre non sono comparabili dal momento che, a prescindere dai periodi di regno di differente lunghezza, soprat­ tutto le raccolte di materiali erano state fatte nei momenti più diversi. Tuttavia non verificò a suffi­ cienza i criteri, spesso contradditori, in base ai quali i singoli ricercatori determinavano la patria d'ori­ gine." Se si dovesse condurre un tale paragone, allora condizione preliminare sarebbe di trattare le determinazioni di origine sempre sulla base degli stessi criteri distintivi cosl da pervenire a risultati almeno in qualche misura sicuri dalle fonti documentarie disponibili. Evidentemente si è anche trascu­ rato il fano che il numero globale dei senatori noti per un 'epoca non corrisponde affatto all 'effettiva

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cifra globale e che, dunque, cosl si può stabilire l'origine geografica solo di una parte dell'insieme. Come sia incerto i l terreno su cui ci si muove lo ha mostrato Fr. Vittinghoff" in una recensione ali'«Albo senatorio» di Barbieri: noi conosciamo l'effettiva origo dei senatori tra il 1 93 e il 283 solo nel 1 0. 35% dei casi. Se ad esempio per un periodo di regno il numero dei senatori di provenienza orientale ammonta a 44, anche una sola iscrizione funebre come quella dei Licinii da Enoanda, cui abbiamo fatto riferimento prima, può produrre una variazione del 5 - 1 0% e mostrare cosl una appa­ rente tendenza evolutiva (con corrispondenti conclusioni finali sulle intenzioni e sulle finalità politi­ che di un imperatore) che in realtà non esisteva. Ancora più difficile è rispondere alla questione circa gli homines novi che è certo più importante che non una semplice raccolta di dati sull'origine geografica; infatti che i figli di senatori entrassero in senato era in ceno qual modo ovvio e non modificava la sua composizione sociale. Le cose stavano diversamente per gli homines novi, che dovrebbero trovarsi al centro di una trasformazione dell'ordine. Solo che in proposito le nostre fonti sono generalmente ancora meno esaustive che quelle contenenti dati sulla loro patria d'origine e le incertezze si fanno ancora maggiori. A maggior ragione si deve rinunciare a una quantificazione, cosl come T.P. Wiseman ha ragionevolmente fatto nel suo libro sugli homines novi dal 1 39 a.C. sino al 14 d.C." In effetti egli tratta in massima parte il senato della Repubblica, ma i problemi sono simili, anche se certo non identici per quanto riguarda la situa­ zione delle fonti perché per il suo periodo si sono conservate molte più fonti letterarie. Di un numero complessivo di 563 persone, che con maggiore o minore verosimiglianza possono essere homines novi, solo 79 sono attestati con sicurezza come tali. Molti di loro sono conosciuti solo per il fatto che Cicerone o altri autori si pronunciavano con intenti polemici nei loro confronti. Il pericolo di una uni­ lateralità statistica è dunque assai grande; Wiseman rinuncia perciò, a ragione, a dare qualsiasi percen­ tuale di "uomini nuovi" rispetto alle vecchie famiglie senatorie. Il risultato non è incoraggiante. L'utilizzabilità di metodi di assai semplice quantificazione stati­ stica per una migliore conoscenza della struttura sociale dell'ordine senatorio è, soprattutto al livello attuale del materiale disponibile, assai limitata. La situazione è in qualche modo più favorevole per le singole magistrature senatorie, che possono fornire importanti informazioni a proposito di una graduale differenziazione dei diversi ceti dell ' ordo, in particolare per il prestigio che, all'interno dell'ordine, era chiaramente gerarchizzato e poggiava, oltre che su molti altri criteri, specialmente sulla considerazione della carica di volta in volta ricoperta. 36 In primo luogo va determinata con la massima precisione la totalità statistica di base per la mag­ gior parte delle cariche e, soprattutto, per quelle per le quali il periodo di servizio durava di volta in volta un anno e il numero delle cariche è noto in modo sicuro; dunque, ad esempio, 20 vigintiviri con i loro quattro raggruppamenti, l O tribuni e 6 edili, tra 12 e (a partire dal regno di Nerva) 1 8 pretori, IO proconsoli e 14 legati proconsolari. Non è possibile determinare con altrettanta precisione la somma complessiva dei consoli, dal momento che il loro numero può notoriamente essere differente nei sin­ goli anni ; si può comunque calcolare con una certa sicurezza un approssimativo numero totale, soprat­ tutto da Augusto a Traiano." Lo stesso discorso vale per i governatori delle province imperiali e i legati legionari, dal momento che noi possiamo dedurre, tanto da informazioni di carattere generale nelle fonti letterarie quanto attraverso una gran quantità di esempi concreti, una media approssimativa nella lunghezza delle cariche." Soltanto per certe cariche a Roma e in Italia è difficile dir qualcosa di preciso sui loro detentori, percM ad esempio per i praefecti aerarii Saturni, i praefecti frumenti dandi o i curatores viarum il numero dei posti o non ci è tramandato, o non lo è con precisione, e anche la durata del periodo di carica può essere determinata solo raramente.

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La cosa che colpisce di più, anche se non è una conclusione sorprendente se si fa un confronto con i dati che ci sono pervenuti per le singole cariche (se si lascia da parte l 'età giulio-claudia, dal momento che per questi anni disponiamo di fonti letterarie relativamente abbondanti, nelle quali la scelta delle persone menzionate avveniva secondo criteri diversi rispetto alle testimonianze epigrafi­ che), è il fatto che il livello dell 'informazione è spesso tanto migliore quanto più avanti veniva rico­ perta una carica all'interno della carriera senatoria e quanto più grande era il prestigio che con tale carica ci si guadagnava. Si deve prescindere qui dai consoli, dal momento che, per la particolare situa­ zione delle fonti, soprattutto per via dei Fasti epigrafici e delle magistrature superiori, che rendevano necessario il rivestimento preliminare del consolato, si può cogliere un numero di detentori superiore alla media. Facciamo comunque riferimento al materiale dal 69 al 1 38:39 in totale sono noti circa 570 consolati: di questi 43 sono consolati imperiali, 38 o 39 sono ricoperti da senatori quali consu/es ile­ rum e IO -forse I l- quali consules tertium."' Secondo una stima prudente sono cosl individuati circa 1' 80-85% di tutti i consoli. Peraltro si arriv a addirittura per tutto l ' Alto Impero a quasi il 1 00% con i consules iterum e tertium e con i consoli ordinari. A un alto livello percentuale di questo gruppo nominato da ultimo si possono far emergere dati più precisi sull 'origine e sulle benemerenze dei suoi esponenti che portarono alla distinzione speciale. Qui si perviene dunque, sulla base di un 'altissima verisimiglianza statistica a un risultato abbastanza prossimo alla realtà, anche se cosl naturalmente nel dettaglio non si può dire ancora nulla sugli altri detentori ancora documentati in modo insufficiente. Ad esempio E. Groag ha potuto accertare che dei 1 76 consoli ordinari tra il 70 e il 235 d.C. che non appartenevano alla casa imperiale, oppure rivestivano un secondo o terzo consolato, 1 26 provenivano in modo accertabile da famiglie consolari. Poiché per i restanti 50 la situazione della tradizione in rap­ porto agli antenati è molto cattiva - solo certo per la frammentarietà delle fonti - anche a loro si deve assegnare un livello percentuale veramente alto. Certo, per il singolo si può partire dal presupposto di una verisimiglianza statistica, ma alcuni esempi in contrasto con essa mostrano che non si può essere sicuri." Sussiste inoltre naturalmente la possibilità che gli antenati consolari proprio di questi restanti 50 consoli non compaiano nelle fonti semplicemente perché non c'erano. Il problema se la nostra conoscenza lacunosa sia causata dalla scarsa consistenza delle fonti rispetto agli antenati consolari, oppure alla mancanza di tradizione per gli homines novi. a mio parere non si può decidere in base a criteri statistici. A prescindere dai consu/es iterum e tertium, come pure dai prefetti urbani, i proconsoli delle pro­ vince d'Africa e d'Asia detengono il rango più elevato nella carriera magistratuale senatoria. Dei circa 300 proconsoli delle due province ne sono attestati a mala pena 1 70 per l 'Africa" e circa 240 per l'Asia". dunque tra circa il 56 e 1'80%. Al contrario, dei loro legati, che dobbiamo calcolare in circa 900 per ogni provincia, ne sono attestati rispettivamente 75 circa e circa 69," cioè dunque solo 1'8% circa. Gli esempi meritano una considerazione un po' più precisa: i proconsoli si trovano alla fine della loro carriera, hanno combattuto, se non vi appartenevano già per ragioni di famiglia, per entrare nel ceto dirigente senatorio e dispongono cosl delle maggiori possibilità di influenza. Essi sono di conseguenza massimamente ricercati come patroni di privati o di città e sono quindi onorati relativa­ mente spesso con statue e iscrizioni, in parte anche a Roma stessa. Anche la situazione delle fonti nelle province gioca un ruolo importante. Asia e Africa (prescindendo dall' Italia nei primi due secoli) erano indubbiamente le aree più ricche dell'Impero Romano, urbanizzate in modo generale, ragion per cui vi era anche una costante attività edilizia. Molti proconsoli perciò ci sono tramandati soprattutto da iscrizioni su edifici. È sorprendente che in Africa e in Asia, in contrasto con le cifre relative dei pro­ consoli, siano attestati altrettanti legati e in Africa addirittura anche di più; questo si può spiegare facilmente con la considerazione che in Africa nelle iscrizioni su edifici vengono di solito menzionati,

STRIJTJlJRA SOCIALE DFl.. CETO SENA TORIO ROMANO

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insieme a l governatore, uno o addirittura due legati," meno invece i n Asia. Con i proconsoli s i può peraltro notare che l'Asia è una provincia dell'Oriente greco-ellenistico ove i magistrati d'età impe­ riale sono quasi sempre meglio attestati che nelle province di pari rango di Occidente. Nell'interpreta­ zione dobbiamo sempre tener conto oltre del rango della carica anche delle specificità geografiche della tradizione materiale. n confronto delle cifre delle province proconsolari pretorie in rappono all 'Africa e all'Asia è illu­ minante:46 Acaia Betica Cipro Creta-Cirene

ca. 60 ca. 38 ca. 45 ca. 67

Macedonia Narbonese Sicilia

ca. 3 3 ca. 26 ca. 34

Per i legati le cifre di confronto sono le seguenti: Acaia Betica Cipro Creta-Cirene

ca. ca. ca. ca.

24 13 IO IO

Macedonia Narbonese Sicilia

ca. I l ca. 1 3 ca. I l

Le cifre potrebbero riprodurre all 'incirca la situazione attuale, anche se non s i può pervenire ad una completezza definitiva." Risulta chiaro in che modo l'aliquota relativa in rappono al numero presuntivo per Africa e Asia decada e, addirittura, in modo proporzionale tanto rispetto ai governatori che rispetto ai legati. Mentre l 'aliquota dei proconsoli è tra circa il 22% dell'Acaia e il I O% della Narbonese, per i legati scende al IO% per l 'Acaia e a circa il 3% per la maggior pane delle rimanenti province. Questo corrisponde abbastanza esattamente alle possibilità di ascesa che i legati d'Africa e d'Asia o delle province senato­ ne pretorie avevano rispettivamente nella loro ulteriore carriera ... Ma per pervenire a stime in qualche modo verosimili con una base documentaria di un tipo cosl ridotto, non basta in generale trattare in modo isolato i legati di una provincia, bensl ci si può attendere un risultato quasi esclusivamente quando si considerano insieme i legati di tutte le province senatorie; infatti allora comincia già ad ope­ rare la legge dei grandi numeri, cosl che errori nell'interpretazione vengono evitati perché le testimo­ nianze documentarie ricavabili da tutte le province sono abbastanza omogenee. Anche con i procon­ soli pretorii questa procedura ha, a mio parere, i suoi vantaggi, soprattutto se si anicolano le fonti secondo differenti categorie per i vari distretti amministrativi e si verificano quanti proconsoli risul­ tano noti ad esempio da iscrizioni provenienti dal loro ambito amministrativo, quanti da cursus al di fuori della provincia. Si può infatti anche stabilire che, sulla base di categorie analoghe di fonti, non sia dimostrabile alcuna differenza nella considerazione sociale dei governatori di Creta-Cirene o di Cipro rispetto, ad esempio, a quelli di Acaia o della Narbonese."' Quanto è stato mostrato sinora per le province proconsolari vale in misura pressoché analoga anche per le province imperiali. Sulla base delle più recenti raccolte di dati per il periodo 69- 1 38," dunque per 70 anni , e per il periodo 1 38-2 1 8," dunque per 80 ann i , noi conosciamo nelle province consolari più di l O governatori in ciascuna provincia per i singoli periodi cronologici, in Oriente spesso anche alcuni di più. Al contrario i legati pretorii sono in Occidente quasi costantemente meno di I O, ma in Oriente spesso sensibilmente di più, quantunque generalmente ancora in numero inferiore

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rispetto a quello dei governatori consolari. Escono completamente dal quadro delle province occiden­ tali la Pannonia Inferiore e la Numidia; qui spesso per molti anni i Fasti sono riempiti quasi senza lacune." In entrambi i casi si distingue tuttavia in modo netto la situazione delle fonti, soprattutto per le iscrizioni delle diverse sedi del governatore, da quella delle altre province. Se si confrontano per­ centualmente i governatori noti nelle province imperiali e senatorie sulla base del rango consolare e pretorio, si perviene al seguente risultato: in Africa e in Asia la consistenza oscilla tra ca. il 50 e il 70%, nelle province imperiali consolari, tra ca. il 50 e 1'85% se prescindiamo da pochi casi estremi di entrambe le parti; cosi, ad es., la Dalmazia è rappresentata tra il 69 e il 1 38 solo con ca. il 30%," la Dacia al contrario dal 1 38 al 2 1 8 con quasi il 1 00% (almeno se partiamo dal presupposto che un governatorato durasse in media tre anni) ." Nelle province pretorie si hanno i seguenti rapporti: nelle province senatorie tra l O e 22%, in quelle imperiali (pure prescindendo da eccezioni) tra un buon 20 e 1'80%. Si menano poi una accanto all'altra le cifre dei proconsoli pretorii e dei legati pretorii imperiali che sono pervenuti al consolato (tra il 69 e il 1 38): di 104 proconsoli 40 sono attestati come consoli, dunque uno scarso 40%; invece di 1 25 legati 96, cioè circa il 76%, quasi il doppio rispetto ai procon­ soli. Si può cosi determinare già un criterio per un raggruppamento più o meno forte all 'interno dell 'ordine, che forma una componente veramente importante in una differenziazione sociale.,. Quanto più noi scendiamo la scala delle cariche, tanto più ridotta si fa la percentuale di magistrati che hanno lasciato una traccia nella tradizione;" sono cosi attestati, ad esempio, tra il IO e il 25% dei legati delle legioni germaniche, a seconda del secolo preso in considerazione;" questo è anche il livello percentuale di attestazioni dei proconsoli pretorii. Ma per i questori, rispetto al numero presun­ tivo tra il 69 e il 1 38 di 1 400 , ne sono noti complessivamente solo circa 1 24, dunque un 9% scarso, e dei vigintiviri, il cui numero per lo stesso arco di tempo è pure di 1 400, ne conosciamo solo ca. IO l , dunque un buon 7%. Proprio rispetto a questi due gruppi s i può dunque dimostrare che anche all 'interno dell'organizzazione magistratuale senatoria il nostro materiale non è del tutto rappresenta­ tivo, ma è sfasato a favore di coloro i quali in senato appartenevano almeno al ceto politico dirigente e, nella maggior parte dei casi, a quello eminente anche dal punto di vista sociale. I vigintiviri sono ripartiti in quattro gruppi: i triumviri moneta/es, i quattuorviri viarum curandarum, i decemviri stliti­ bus iudicandis e i triumviri capita/es. Se la rappresentatività fosse garantita, dei ca. 100 vigintiviri noti il 50% dovrebbe appartenere ai decemviri stlitibus iudicandis; essi rappresentano invece solo il 40%; per i triumviri moneta/es si dovrebbe avere il 1 5 % e attestati sono invece il 21 %; per i quattuorviri invece del 20 sono già il 28%, per i triumviri capita/es, al contrario, anziché il 1 5 % sono solo l ' I l %. Che questo non possa dipendere dalle testimonianze che si sono casualmente preservate tra il 69 e il 1 38, risulta anche dal risultato analogo cui è pervenuto E. Birley con il materiale ricavato da tutto il Principato. 59 Per i questori, invece, i due quaestores Augusti dovevano rappresentare solo il I O%; in realtà sono rappresentati con il 26%; al contrario i questori provinciali, che rappresentano il 60% di questo gruppo, compaiono solo per il 49%.,., La spiegazione di questo fenomeno è relativamente sem­ plice. Tanto i vigintiviri quanto i questori ci sono noti normalmente tramite cursus epigrafici; singoli questori provinciali sono menzionati nelle iscrizioni anche nella loro qualità di magistrati in subordine rispetto al proconsole; per questo nelle cifre summenzionate lo svantaggio, cui sarebbero esposti con un materiale di base del tutto analogo, che consistesse solo di cursus epigrafici, è addirittura alterato un po' a loro favore. Ora in generale un cursus epigrafico non viene redatto a un livello troppo pre­ coce di carriera di un senatore (in ogni caso quando veniva predisposto come iscrizione onoraria), bensl normalmente solo molto dopo la pretura e, spesso, poco prima e, nella maggior parte dei casi, addirittura solo dopo il consolato. Se un senatore ce la faceva a pervenire al consolato, allora non apparteneva ancora agli "happy few" ma comunque già alla parte dirigente della gerarchia senatoria.

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Dobbiamo peraltro considerare ancora che quasi il 90% di tutti i giovani senatori, che avevano la que­ stura alle spalle, conseguiva la pretura, e cioè all'incirca 18 su 20. Di questi 18 dalla metà del I secolo d.C. in poi in media due terzi fallivano nel conseguimento dell 'antica magistratura suprema repubbli­ cana. Essi pervenivano per lo più a questa o a quella carica pretoria, ma la loro carriera era cosl con­ clusa. Li si potrebbe chiamare, con un 'espressione utilizzata ancora da Tacito, senatores pedarii, dal momento che non potevano esprimere in senato la loro opinione personale ma semplicemente votare sostenendo la proposta di un membro autorevole. Solo i consolari e, soprattutto, quelli che erano arri ­ vati pure alle magistrature supreme dopo il consolato, formavano l 'effettivo ceto dirigente dal quale emergevano pochissimi elementi singoli. Tuttavia già all'inizio di una carriera tramite il vigintivirato e la questura si ponevano le premesse per un successo posteriore o per una successiva mediocrità, ragion per cui non sono esclusi scarti rispetto alla "regola". I triumviri moneta/es e anche i quaestores Augusti formavano l ' ambito delle persone sostenute dall'imperatore, dal quale scaturiva successiva­ mente un'aliquota superiore alla media, rispetto alla sua forza numerica, di consoli e di funzionari consolari. Se si riporta questo in rapporto alla questione toccata prima dei cursus epigrafici che veni­ vano redatti principalmente per senatori di questa categoria, noi dobbiamo, soprattutto per il materiale ricco di informazione, constatare una sovrarappresentazione delle persone politicamente dirigenti del senato. Ma poiché una posizione di direzione politica è facilmente trasformabile in una di direzione sociale, o può modificarsi da sé in questa direzione (per cui a Roma si può constatare spesso un 'iden­ tità delle due sfere), questa situazione delle fonti non può essere lasciata fuori anche in un 'analisi della struttura sociale dell'ordine senatorio. Se dobbiamo cosl constatare, per la popolazione globale dello Stato romano in età imperiale, che il numero delle testimonianze epigrafiche è tanto più ridotto e che il materiale è tanto meno ricco di informazioni quanto più in basso scendiamo nella gerarchia sociale, questo vale in certa misura anche per l'articolazione interna dello stesso ordine senatorio, ad ogni modo per quel tanto che è condizio­ nato dalla struttura magistratuale ed è accertabile. Questo vale pure per una situazione di fonti ancora davvero limitata anche per alcune cariche senatorie. Solo se in virtù della legge dei grandi numeri sono abbastanza escluse falsificazioni già nella conservazione materiale viene in gran parte evitato il pericolo di una valutazione non corretta. Ma poiché questo caso ideale non si verifica neppure per l 'ordo senatorius, l 'analisi del materiale epigrafico per tipologia e origine è un requisito assoluta­ mente preliminare a ogni valutazione statistica."'

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TRA EPIGRAAA PROSOPCX;RAAA ED ARCHEOLOGIA

NOTE 1 P. Willems, Le sblal de la R�publique romaine, Louvain 1 883-1 885; Cb. l...ecrivain, u sinDI rDmDin tùpuis Diocletien d Romt! .r a Constantinople, Paris 1 888; si veda ora per aiCWJO questioni ancfte M.T.W. Amheim, Tht SenDloriaJ Aristocracy in tht lAler RomDn Empire, Oxford 1972. che peraltro è molto insoddisfacente per molteplici aspetti (vd. in proposito la mia recensione in Gnomon, 46 1 973, pp. 663-67 1 ). Di ceni fenomeni legati all'evoluzione del ceto senatorio tratta ovviamente anche M. Rostovtzelf, Tht Social and Economie Hi.Jtory oftht RDmDn Empire, Oxford 1 957' (cd. rivista da P.M. Fraser). Ma questo natu­ ralmente può darsi solo in forma selettiva. Quello che si poò ricavan: direttamente dalle fonti letterarie si trova in L. Fricdlllnder, Darstrllungen aus tkr Sinengeschichu Rom.s in tkr ù;, von Augwt bis zum Au.sgang tkr AnlotUrw, G. Wi.ssow a cd., vol. l, Leipzig 1 9 1 39"0• p. 1 03 ss. Dopo il 1 973 sono apparsi altri nuovi importanti lavori: M. BoMefond-CoudJy, u sinat tù la RipubliqUI! romaint tù la gUI!rrt d"Hannibal d Auguste, Paris 1989; RJ.A. Talbert. Tht Stnatt of lmptriDI RorM, Princeton 1984; Epigrafia e ordine senatorio voll. I-D (S. Panciera cd.), Roma 1982 [ 1 984], con contributi sui piil diversi problemi. 2

A. Slein, Der r6mische Ritterstand. Ein Beitrag zur Sozial- und Personengeschichte des rOmischen Reichn, MUnchen L'ordre équestu sow /es Julio-C/audiens, Paris 1 988; Ead., Prosopographie des chevaliers romairu Julio-Ciaudiens, Paris 1 992. 1 927. S. Demougin,

3 Cfr. in merito, ad es., H.-G. Pflaum, U progris des recherches prosopographiqu�s conc�rnant /' époqu� du Haut-Empir� durant le dernier quart de si�cle (1945-1 969), in ANRW, vol. D l , Ber1in 1974, pp. 1 1 3-1 35.

4 Cosl, per esempio, sarebbe urgente una ricerca sull'aristocrazia cittadina della provincia d'Asia, dalla quale sono perve­ nuti in senato tanti rappresentanti a panire dall'età flavia. H. Halfmarm, Di� Stnatoren aus dem òstlichen T�il des Jmperium Romanum bis zum Endt tùs 2. Jahrhundert n.Chr .. Gottingtn 1979; M.D. Campanile, / sacerdoti del koioon tf Asia (l sec. a.C.- l// sec. d.C.). Contributo allo studio thlla romanizzazione delle 1/ilts provinciali thlfOrieru� greco, Pisa 1 994. 5

Si veda ad es. A. M6csy, Die Bevòlkerung von Pannonien bis zu den Mark.omDnntnlcriegen, Budapest 1 959 e, in merito, le recensioni di E. Swoboda, Gnomon 34 ( 1 962), pp. 387 ss. e K. Kun, Gnoseologischt Betrachtungen ilbtr die sog. statisti­ sch-epigraphische Methode, Listy Filologick� 86 ( 1 963), p. 207 ss.; G. Alfll ldy, Btvolkerung und Gesellschaft der romi­ schen Provinz Dalmalien, Budapest 1 965 e, in merito, K. Kurz, •Bev6/kerung und Gesellsclwft» oder •Geschichte» eiMr ròmischen Provinz?, Listy Filologické 92 ( 1 969), p. 74 ss.; A. M6csy, Gesel/sclwft und Romanisation in der r6mischen Provinz Moesia Superior, Budapest 1970 e, in merito, J. Fitz, AArchHung 23 ( 1 97 1 ), p. 343 ss. Cfr. inoltre in generale circa l'utilizzazione di metodi statistici per stabilire quando siano state fondate determinate città romane Fr. Vininghoff, Die innere Verfassung rOmischer Stiidte - MOglichkeiten und Grenzen der Epigraphik im Donauraum, in Akten des 6. lntem. Kongr. filr Griech. und Latein. Epigraphik (MUnchen 1 972), Milnchen 1 973, pp. 85-9 1 ; Id., Methodische Bemerkungen zur ròmischen Munizipalisierung des /ateinischen Donau-Balkanral41Ms, in ANRW D 6, 1 977, p. 3 ss. = Id., Civitas Romana (W. Eck cd.). Stungan 1 994, pp. 160 ss. 6 Testimonianze parimenli ricche sono offerte anche dai papiri, peraltro limitatamente al conlesto egiziano. Devono perciò essere escluse da una valutazione che si riferisca all'Impero Romano nel suo complesso, dal momento che, date le peculiarità della situazione egiziana, i risultati relativi a quell'area non possono trasferirsi ad altre regioni. Inoltre i papiri non forniscono alcun appono al tema dell'ordine senatorio. Ma cfr. adesso H.M. Conon - W. E. H. Cockle - F.G.B. Millar, The Papyrology of the Roman Ntar East: A Survey, JRS 85, 1 995 (in stampa).

7 Si veda ad es. P. Lambrechts, Trajan et le rtcrulem�nt du shwt, AC 5 ( 1 936), p. 15 ss.; M. Hammond, ComposWon of thtSenatt, AD. 68-235, JRS 47 ( 1 957), p. 74 ss. 8 Questo secondo i risultati di un lavoro ancora inedito di J. Devreker (Gand). Cfr. ora J. Devreker, La composition du sénat rofMin sous /es Flavieru in W. Eck-H. Galsterer-H. Wolff (edd.), Studi�n zur antiktn Sozialgeschichle, Feslschrift Fr. Vininghoff. KOin 1980, p. 257 ss. che prende le dislanze dai risultali di H. Halfmann, Die Senatoren aus dem ostlichen Ttil des lmperium Romanum bis zum Ende des 2. Jh. n.Chr., GOningen 1 979, p. 7 1 ss.

9 In meriro ai criteri di datazione, in particolare nel III sec. d. C., si veda G. Barbieri, L 'albo senatorio da Seuimio Se�·ero a Carino, Roma 1 952, p. l ss.

IO o. Hirschfeld, Rangtitel der romischen Kaiserzeit, Sb. Berl. Ak. 1 90 1 . p. 579 ss. = Kleine Schriften, 1 9 1 3, p. 646 ss.; H.­ G. Pflaum, Titu/Dlure el rang social sous le Haul-Empire, in Recherches sur les structures sociales dans l ' Antiquité classi­ que, Colloques nalionaux du centre national de la recherche scientifique, Caen 25-26 Aprii 1 969, Paris 1 970, p. 1 59 ss. 1 1 Sulla rappresentatività del materiale epigrafico dell 'Impero cfr. ad esempio I. Kajanto, On the Problem of the Average Duralion of L ife in the Roman Empire, Annales Academiae Scientiarum Fennicae Ser. B 1 5 3 . 2, Helsinki 1 968. Le obiezioni

STRUTTl.JRA SOCIALE DFL CETO SENATORIO ROMANO

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qui avanzate in riferimento alle statistiche di anzianità sulla base delle testimonianze epigrafiche valgono pure per quanto si può dire sulla stratificazione sociale. " Questo pottebbe fo= essere stato il caso in varie aree gall iche o forse anche in BritanniL Sui problemi dell'alfabetizza­ zione nell 'Impero romano cfr. W. Harris , Ancienl Uterary, Cambridge 1 989; M. 8eard e altri, Uterary in the Ro11IQII Wor/d, Ann Arbor 1 99 1 .

1 3 Cosl., p . es., nelle aree interne delle province d i Mcsia o d i P81Ulonia nelle quali centri urban i non furono organiu.ati affatto o solo molto tardi. 14 IGR m 500; cfr. in merito s. Jameson, LyciG and Pamphylia und�r the RomtJn Empire from Augustus IO Diocl�tian, Oxfd. D. phil. thesis 1 965, p. 200 ss. (ms.) A mio parere � estremamente dubbio se effettivamente la sollevazione dei Galli nell'anno 69{70 e, inoltre. ceni pregiudizi razzi ali dei Romani abbiano ponato a un'esclusione pill o meno totale dell'arista... crazia locale dalle cariche pill alte del servizio imperiale nell'ordine equestre o senatorio (ad es. A.N. Sherwin-White, Racial Pr�judiu in Imperia/ RorM, Cambridge 1967, p. 52 ss.). Piuttosto, l 'impressione che non ci fossero magistrati senatorii o equestri della Gallia potrebbe derivare dal fano che le province galliche hanno pnxtono straordinariamente poche iscrizioni, che sono inoltre per lo pill assai insignificanti. l Galli, che sono attestati in servizio prima del 68/69, ci sono noti quasi esclu· sivamente dalle fonti letterarie. Proprio di queste c·� mancanza nel periodo successivo. Se ci dovessimo basare per i gover­ natori provinciali delle tre province galliche di Aquitania, Lugdunensis e Bclgica sulle sole iscrizioni rinvenute all'interno delle province, le nostre conoscenze sarebbero pari a zero; cfr. in merito anche W. Eck, Ober die priitorischen Prolconsu/ate in der Kais.neit. Eine quel/enkritische Uberlegung, Zephyrus 23 ( 1 972), p. 233 ss., spec. p. 258 ss. Vd. ora W. Eck, Die Strulctur der StOdte in den nordwest/ichen Provinun und ihr Beitrag zur Administration des Reiches , in Die Stadt in Oberi!alien und in den nordwestlichen Provinzen cles Romischen Reiches (W. Eck-H. Galsterer edd . }, Mainz 1 99 1 , p. 73 ss. (qui pp. 95 ss.}. " Cosl almeno nei tituli sepulchra/�s con indicazione dell'età, M. Homben-C. Préaux, Note sur la durle de la vi� dtlns /'Egypte grlco-romaine, CE 20 ( 1 945), p. 1 4 1 e L. Morelli, Epigraphica 21 ( 1 959), p. 62. Cfr. inoltre, in generale, F.G. Maier, ROmisch� B�vO/kerungsgeschichte und /nschrift�nstatistilc, Historia 2 ( 1 953/54), p. 3 1 8 ss.

16 Prosopographia lmperii Romani saec. /. Il. 111 . (E. Groag, A. Stein, L. Petersen edd . ), l-V 3, Berlin 1 933-1 987. Per i volumi apparsi dopo il 1 970 con le lettere M-0 le cifre sono: M 290/60; N 1 1 2/25; O 78(7. M.-Th. Raepsaet-Charlier, Prosopographìe des femm�s de /' ordre sbkltorial (/�r-1/� siic/�). Louvain 1 987, non può venir correlata con le cifre della PIR a causa di un differente base informativa. Ella registra per il 1-U sec . 901 donne dell'ordine senatorio. 17 G. Alfbldy, Die Provinzialpriester der Provinz Hispania Tarracon�nsis, Madrid 1 973. 1 8 M. Speidel, Di� equites singulares Augusti, Beg/eittruppe der r6mischen Kaiser d�s zweiten und dritten Jahrhunderts,

BoM 1 965.

1 9 M. Durry. Les cohortes prltoriennes, Paris 1 938; A. Passerini, Le coorti pretorie, Roma 1939.

20 Cfr. in merito Fr. Vittinghoff, Gnomon 29 ( 1 957), p. 1 1 0 s. 21 P. Sanler, Augustus und der Seru�t, Gt;ningen 1 962, p. 31 ss., p. 95 ss. c, ancora, R. Syme, The Roman Rtvolution, Oxford

1 939, p. 369 ss. 22 Le prime adlutiones dirette furono compiute solo sono Claudio; peraltro già sono Augusto e Tiberio esisteva la possibi­

lità, saltando la questura di regola necessaria, attraverso il rivestimento del tribunato della plebe, di pervenire all' amplissimus ordo: cfr. G. Alflildy, MDAl(M) 8 ( 1 967), p. 1 65 ss. W. Eck, SeMtoren von Vespasian bis Hadrian, Vestigia 1 3 , MOnchen 1970, p. 103 ss.; un dosaggio in qualche modo dif­ ferente in E. Birley, The Epigraphy of the Roman Army , in Actes du 2e congrès intem. d'épigraphie grecque et latine, Paris 1 953, p. 23 1 s.; cfr. anche in generale G. Alffildy, Die Legionslegaten der rOmischen Rheinarmeen, Epigr. Studien 3, DUsseldorf 1 967, p. 76 e 8 1 . Cfr. sugli adlecti P.M. Leunissen, Homines novi und Ergiinzung�n d�s SeMIS in d�r Hohen Kaiserzeit: Zur Froge der Repriisentativitiit unser�r Dokum�ntation, in Prosopographie und Sozialgeschichte. Studicn zur Me!hodik und ErkeMtnismoglichkeit der kaiserzeitlichen Prosopographie (W. Eck, ed.}, K6ln 1 993, p. 81 ss. 13

24 Cfr. W. Eck, Ob�r die prOtorischen Prokonsulate (cfr. n. l 4), p. 259; BefOrderungskriterien innerlulfb der senatorischen Laufbahn, darg.stellt an der àit •·on 69 bis /38 n. Chr., in ANRW Il l , 1 974, p. 1 58 ss. (qui pp. 27 ss.). " A.N.

Sherwin-White, Th• Letters ofP/iny, Oxford 1 966 , p. 71 e p. 559 s.

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1llA EPIGRAFIA PROSOPc:XJRAflA ED ARCHEOLOGIA

26 M. Humbert, U remariag� à RorM. Etru:k d'histoirt juridique et socio/e, Milano 1 972. S. Treggiari, Divoru Rom��n Sry/e: How easy and how frequent was it?, in Matriage, Divorce and Childten in Ancient Rome (ed. B. Rawson), Oxfotd 1 992, p. 3 1 ss. 21 Plinius, Nat. Hist. 1, 39; si veda in merito R. Syme, JRS 60 ( 1 970), p. 27 ss. 28 Lamentele circa lo scano numero di figli, soprattuno negli ordini superiori, ci sono già dall 'età di Augusto. Sul problema dei figli cfr. K. Hopltins, Death and Renewal, Cambridge 1 983, p. 1 20 ss.

29 Cfr. J. De Laet, De samenstelling van den roTMinscMn senaat gedurendt de eerste UIIW von htt principaat, Antwerpen

1 94 1 ; B. Stech, SeiiJJtores Romani qui ftgrint a Vespasiano usqut ad Traianum exitum, Klio Beiheft I O, Leipzig 1 9 1 2 (il lavoro di J. Devn:ker, Gent (sopra, n. 8) non è ancora uscito); P. Lambrechts, La composition du slnat romtJin eh l'accession au trone d'Hadrien d la rrwrte de Commode (1/ 7-192), Antwerpen 1 936; Id., Lo composition du siMt romDin de Stptime Slvire d Dioclltitn ( /93-284), Budapest 1 937; G. Barbieri, L'albo stMtorio da Stnimio Severo a Carina ( /93-285) , Roma 1 952.

30 Cfr. in merito Fr. Vininghoff, Gnomon 15 ( 1 939), p. 506 ss.; 29 ( 1 957), p. I l i . PIR2 A-L sono prodotti un totale di 2505 senatori e di 5 1 7 membri femminili dell'ordine senatorio, in PIR 1 M-V 1491 senatori e 248 c/arissimae femiMt o puel/ae (M: 209/48; N: 87/16; 0: 5 tn; P: 323/46; Q: 26/2; R: 74/1 1 ; S: 3 1 3/50; T: 1 06/1 1 ; V: 302/57). L'accrescimento dalla I alla D edizione è stato verificato da me per alcune lettere: A: uomini: 585/684 (ca. 1 7%+), donne: 1 05/ 1 33 (ca. 26%+). J: uomini: 273/37 1 (ca. 35%+), donne: 49/63 (ca. 26%+). Dal momento che il i volume di PIR.2, che contiene i nomi con la lettera iniziale A, � apparso già nel 1 933, quello con la J solo nel 1 966, non si sbaglierà di molto calcolando anche per le lettere M-V un accrescimento minimo del 25%. Ma poiché si deve calcolare un accrescimento di almeno 1 50 penone dopo il 1933/43 anche per A-F, si hanno le seguenti cifre: A-L 2505 + ca. 1 50; M-V 1 49 1 + ca. 370, dunque circa 4500 senatori. Per le donne sono attestate un numero complessivo di ca. 860 persone; esse sono quindi chiaramente sonorappresentate con solo il 1 6% del numero complessivo. " In

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M. Hammond, Composition oftht StiiJJte, A .D. 68-235, JRS 47 ( 1 957), p. 74 ss.

Ricapitolazione dei metodi per la determinazione della patria di origine in E. Birley, The Origim of Equestrian Offiurs: Prosopographical Metlwd, in Roman Britain and the Roman Anny, Kendal 1 96 1 , p. 1 54 ss.; inolb"e W. Kunkel, Herlulnft und soziale Sttllung der r6mischtn Juristtn, KHin-Graz 19672, p. 65 ss. Sarebbe soprattutto necessaria una discussione di fondo sulla misura in cui si può pervenire a una determinazione in qualche modo sicura di una origo. Peraltro la questione della semplice patti.a di origine � assolutamente preliminare perché su questa sola base non può ancora scaturire una sicura conoscenza storica. Ci si deve chiedere, invero, se il figlio di un senatore, la cui origo era la Spagna ma che era cresciuto in Italia e aveva ricevuto qui la sua formazione ed isttuzione, sia effettivamente da considerarsi 44:Spagnolo•. In effetti i legami con la patti.a di origine della sua famiglia non si saranno mai interrotti e almeno la base economica sarà rimasta in massima pane laggil). Ma a causa di un'assenza di ann i o di decenni già la cerchia dei senatori e dei per.aonaggi di spicco noti e amici nelle varie cittÀ avrà conosciuto un 'altra composizione, con contraccolpi sulle possibilità e sulle intenzioni dell'influsso poli­ tico e sociale (cfr. ad es. la corrispondenza di Frontone, H.-G. Pflaum, Hommages Bayet, 1964, p. 558). Di fondamentale importanza può essere stata l'origine geografica solo per gli uomini di nuova ammissione al senato o all'ordine senatorio. La più recente raccoll8 di dati sulla patria dei senatori in EOS (n. t ), vol. U; anche qui i criteri in base ai quali viene determinata la patria sono esb"emamente diversificati. Cfr. sulla problematica anche sotto p. 2 1 3 ss. 33

" Gnomon 29 ( 1 957), p. I l i s. " T.P. Wiseman, New Men in the Roman SeMte /39 B.C.-A.D. /4, Oxfotd 1 97 1 , p. 5; cfr. p. 1 82 ss. Per lui c'è natural­ mente anche la difficoltà aggiuntiva che i dati nelle fonti lenerarie possono fornire una rappresentativitA statistica di valore ancora inferiore che non i testi epigrafici.

36 Sulla situazione delle fonti per le cariche senatorie vd. W. Eck, Befiirderungskriterien (cfr. n. 24). 17 Cfr. in merito A. Degrassi, / fasti consolari dtii'Impero romano, Roma 1 952; H. Nesselhauf, Gnomon 26 ( 1 954),

p. 268 ss.

31 Cfr. ad esempio E. Birley, BefOrtkrungen und Versetzungen im rOmischen Heer, Camuntum Jahrbuch 3 ( 1 957), p. 5 s.;

G. AlftHdy, Die Legionslegaten dtr rOmischen Rheinarmeen, Epigr. Srudien 3, Dilsseldorf 1 967, p. 85 ss.; Id., Fasti Hispanitnsrs, Wiesbaden 1 969, p. 2 1 5 s.; W. Eck, BefOrderungskriterien (cfr. n. 24). Questo vale. almeno per questo punto, malgrado la etilica di P. Bruni, JRS 73 ( 1 983), p. 49 s.

SlRlJJTIJRA SOCIALE DEL CETO SENATORIO ROMANO ..

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" Cfr. A. Degrassi, l fasti consolari dell'Impero romano, Roma 1 952, p. 19 ss.; le integrazioni che si sono avute dopo il 1 952, non possono essere qui presentate in dettaglio. 40 W. Eck, M.Pompeius Silvanus, consul designatus tertium - Vertrauter Vespasians und Domitians, ZPE 9 ( 1 972), p. 259 ss. e A.R. Birley, P"illius C.rialis and t!r. Conqu.st of Britain, Britannia 4 ( 1 973), p. 1 79 ss. Nell'anno 1 00 d.C. era L. lulius Ursus e non T. Vestricius Spurinna consul m cfr. F. Zevi, in Akten des VI. Int. Kongresses ftlr Griech. und Lat.

Epigraphik, MUnchen 1 973, p. 437 ss.; L. Vidman, Fasti Ostienses, Prag 1 9822, p. 45, 94.

" E. Groag, Zum Consulat in d.r Kaiserzeit, WS 47 ( 1 929), p. 1 43 ss. La situazione delle fonti � oggi già migliore, ma per la nostra problematica basta la raccolta di dati di Groag. La conclusione finale trana da H.-G. Pflaum, BCTH 1963/64, p. 1 48 s., che L. Corellius Celer Fisius Rufinus, che era verosimilmente padre del console ordinario del 1 22 d.C., L. Corellius Pansa, dovesse essere stato console suffetto, anche se la sua appartenenza all'ordine senatorio non � mai attestata, mi sembra estremamente insicura (cfr. sul testo della iscrizione di Nola ora Epigraphica 33, 1 97 1 , p. 1 02). Cfr. anche Pflaum, Hommages Baye1, 1 964, p. 553. e G. AlfOidy, Konsulat un.d Senatorenstan.d unter den Antoninen, Bonn 1 977; P.M. Leunissen, Konsu/n und Konsulare in der ùit von Commodus bis Alexan.der Severus. Antwerpen 1 989. 42 B .E. Thomasson, Die Statthalter der rOmischen Provinzen Nordafri/cas von Augustws bis Diocletianws, Lund 1 960, vol. Il, p. 9 ss.; Id., Praesides pro•inciarum Africae, Opusc. Romana 7 ( 1 969), p. 164 ss. 41 D. Magie, Romtln Rule in Asia Minor, Princeton 1950. vol. D. p. 1 580 ss.; si vedano integrazioni in W. Eck, Senatoren von Vespasian bis Hadrian. Vestigia 1 3, Mi.lnchen 1970, p. 235 ss. Cfr. ora anche B.E. Thomasson, Laterculi Praesidum /, ()(lteborg 1 984; U, 1 990.

W. Eck, Zu chn prokonsularen Ugationen in der Kaiserzeit, Epigr. Studien 9, DUsseldorf 1 972, p. 33. Si veda ora anche B.E. Thomasson, Legatus. Beitrdge zur rOmischen Verwaltungsgeschichte, Stockholm 1 99 1 . p. 1 23 ss.

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45 Si vedano le attestazioni in Thomasson , Statthalttr U, p. 9 ss.

4fi La raccolta piò recente dei proconsoli pretorii di tutte le province tranne la Bitinia e Ponto, la Lìcia-Pamfùia e la Sardegna in W. Eck, Zephyrus 23 ( 1 972), p. 236 ss. (con ulteriore bibliografia). In merito ora Thomasson, Laterculi praesidum I e III con ulteriore bibliografia (n. 43) con una modesta variazione nelle cifre. 47 W. Eck, Epigr. Studien 9 ( 1 972), p. 32 ss. con bibliografia. Cfr. Thomasson (n. 44), p. 1 22 ss. 48 Le cifre non sono semplicemente puagonabili, perché le singole province non venivano amministrate dai proconsoli con i loro legati per periodi ugualmente lunghi: cfr. W. Eck, Zephyrus 23 ( 1 972), p. 254.

" E. Birley, Pap. Brii. Acad. 39 ( 1 954), p. 1 98; G. Alffildy, Fasti Hispanienses, Wiesbaden 1 969, p. 267 ss., p. 275 ss.; W. Eck, Epigr. Studien 9 ( 1 972), p. 24 ss.; Id., Zephyrus 23 ( 1 972), p. 256. "' W. Eck, Zephyrus 23 ( 1 972), p. 258. Sul significato delle diverse categorie di iscrizioni cfr. anche W. Eck, Ein Quiistor odtr zwei Qutistoren im kaiserzeitlichen Sizilien?, ZPE 86 ( 1 99 1 ), p. 1 07 ss. " W. Eck, Senatoren •on Vespasian bis Hadrian, 1 1 2 ss.; Id., Chiron 12 ( 1 982), p. 281 ss.; 1 3 ( 1 983), p. 1 47 ss. 52 A.R. Birley, The Romtln High Commtlndfrom the Death of Hadrian to the Death o/ Caracolla with particular Attention to the Danubian Wars ofMarcus Aurelius and Commodus, Di ss . Oxford, 1 966, vol. U, p. 1 68 ss.; Alf a prescindere naturalmente da una parte di neopatrizi sotto Vespasiano, che assunsero proprio le province più importanti."" Groag"" ha osservato questo soprattutto per la nobilitas, nella quale comprendeva tutte le famiglie i cui antenati avevano fatto parte del senato repubblicano. Senza entrare qui nella questione molte volte trattata, ma mai risolta in maniera pienamente soddisfacente, dei limiti della nobilitas imperiale, 306 che per di più dalla seconda metà del I secolo d. C. ebbe secondo me una limitata importanza politica, si può affermare che comunque quasi tutte le famiglie senatorie repubblicane appartenevano ora al patri­ ziato. Nella esclusione dei nobili o dei patrizi da Vespasiano in poi si è voluta vedere una misura cau­ telare degli imperatori, che in parte erano di origini più modeste dei discendenti dei senatori repubbli-

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TRA EPIGRAFIA PROSOPOGRAFIA ED ARCHEOLOGIA

cani, quando non provenivano addirittura da famiglie provinciali. Ma secondo me esiste una spiega­ zione sostanzialmente meno complicata e anche più calzante. Con Nerone e Vespasiano comincia a fissarsi la carriera dei senatori; per il conferimento di un incarico diventano sempre più 'vincolanti' determinati presupposti e requisiti. In particolare, ora per la prima volta si può parlare a ragione di funzionari senatorii, se per questi si intendono persone al servi­ zio dello stato, che avevano alle loro spalle una determinata 'formazione' e che attraverso una grada­ zione di incarichi relativamente regolamentata arrivavano alle posizioni più elevate nell 'ammini stra­ zione dello stato. Questa definizione va certo presa cum grano salis dal momento che alcuni altri fat­ tori potevano giocare nella scelta e nell'impiego dei funzionari romani. Ma si erano formate 'regole' di fatto, che gli imperatori non potevano lasciare inosservate senza motivi cogenti, per riguardo da un lato verso la maggioranza dei senatori, che dovevano sottostare ad esse, dall 'altro verso l'effettiva amministrazione imperiale, in particolare in campo militare. A partire da Augusto solo i patrizi erano in grado già a 32 anni circa di arrivare al consolato e di raggiungere cosl, più o meno, la vetta del prestigio sociale, specialmente se come ordinarii pote­ vano dare il loro nome all 'anno. Con la parziale ristrutturazione della carriera da Nerone/Vespa­ siano in poi fu però difficilmente possibile diventare ancora legati di legione come quaestorii o tri­ bunicii, ma Io si diveniva piuttosto da praetorii, cioè di norma a 30 anni al più presto. Inoltre, era quasi sempre necessario almeno un altro incarico pretorio per qualificarsi per successivi incarichi consolari. Ogni patrizio si trovava ora a dover decidere se aspirare ad essere eletto console già a 32 anni e ad ottenere cosl il prestigio più elevato che si potesse normalmente raggiungere nell'attività pubblica romana, oppure se intraprendere la faticosa e tortuosa strada dei vari incarichi pretorii. In questo dilemma i più hann o naturalmente optato per la via più breve e meno faticosa rispetto al ser­ vizio negli incarichi imperiali pretorii, escludendosi però al tempo stesso dai governatorati conso­ lari."" Eccezioni ce ne sono state sicuramente, anche nei casi in cui l ' imperatore stesso impedl l'accesso diretto al consolato. Un caso simile mi sembra rappresentato da M. Ulpius Traianus, il futuro imperatore."" Nato nel 53, arrivò verso 1'83 o 1 ' 84 alla pretura e sarebbe dovuto giungere solo pochi anni dopo al consolato. Ciò non accadde e anzi, solo alcuni anni dopo la prerura fu nomi­ nato comandante della legio VII Gemina nella Spagna nord-occidentale. Ma proprio in questa legione non giungevano quasi mai c.d.viri militares ed essi difficilmente potevano contare sulla promozione a comandi militari consolari."" Traiano sembra dunque essere stato spedito in un posto che non apriva prospettive di una carriera brillante. Poi alla fine dell'88/inizio dell'89 ci fu la rivolta di Saturnino ed il legato di legione patrizio si schierò senza esitazione ed incondizionata­ mente dalla parte di Domiziano. Questa azione sembra aver provocato una svolta nell'atteggia­ mento di Domiziano nei confronti del patrizio pretorio che prima, a quanto pare, non aveva partico­ larmente favorito. Infatti Traiano, probabilmente senza incarichi intermedi, fu consul ordinarius nel 9 1 , conformemente al prestigio della sua famiglia. Ma resta dubbio se prima del governatorato della Germania superiore, affidatogli solo da Nerva (Piin. pan. 9, 5), abbia amministrato la Mesia supe­ riore, come è stato talvolta supposto."• Sarebbe allora l ' unico governatore ad aver assunto già prima della legazione in Germania superiore il governo di un 'altra provincia consolare (vedi sopra p. 49); tuttavia queste regole non erano ovviamente cosl rigide, da non poter esser trasgredite, soprattutto in situazioni eccezionali, come un cambio di regime. Secondo me, il fatto che un conso­ lare, che da pretorio era stato solo legato di legione, venisse promosso a legato consolare da un nuovo imperatore, contro la consuetudine abituale di fargli rivestire almeno un ' altra carica pretoria dopo aver comandato una legione, appare fuori dalla norma, ma comprensibile. Molto più improba­ bile appare invece che questi fosse stato promosso da Domiziano, che non aveva ritenuto necessario

CRITERI DI AVANZAMEm'O NFl..I...A CARRIERA SENATORIA (69 · 1 38 D.C.)

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affidargli un altro posto pretorio, evidentemente perché non aveva intenzione di impiegare ulterior­ mente Traiano nel servizio provinciale imperiale. Calvisius Ruso, Neratius Marcellus (e A. Iulius Quadratus) potrebbero confermare questa spiegazione; del resto essi, in base ali ' interpretazione data sopra, dovevano le loro province consolari non tanto al cambio di regime quanto piuttosto a particolari circostanze militari in un 'altra parte dell'impero. Con ciò non si è ancora detto niente sulle possibilità di impiego a Roma in mansioni estranee agli organigrammi amministrativi e non ufficiali per i patrizi. " '

5. La conclusione della carriera

n proconsolato in una delle due province senatorie consolari di Africa o Asia costituiva spesso il culmine di una brillante carriera. Naturalmente fra questi proconsoli si trovano anche senatori che dopo il consolato non avevano ricoperto alcuna altra carica, particolarmente nelle province imperiali. Un confronto preciso fra i governatori d'Asia e d'Africa che dopo il consolato assunsero ancora cari­ che consolari e quelli che fino al proconsolato non ebbero alcuna altra funzione è possibile solo nei casi per i quali disponiamo di carrie re complete. Soprattutto è difficile escludere che un senatore del quale sono noti consolato e proconsolato attraverso testimonianze isolate non sia stato nel frattempo attivo a Roma o in una provincia come funzionario consolare. Complessivamente per le due parti dell'impero si hanno informazioni sufficienti per 34 proconsoli ( 1 8 d 'Africa e 16 d'Asia). Di essi cin­ que andarono in Africa"' e quattro in Asia"' senza altri incarichi consolari; i restanti ( 1 3 proconsoli d ' A frica e 1 2 d ' Asia) erano stati attivi in precedenza con funzioni urbane e/o con comandi provinciali.'" I senatori chiamati a rivestire queste cariche erano tra le personalità più influenti del loro tempo già solo per la loro attività pubblica. La loro considerazione era accresciuta anche dal fano che essi portavano con sé nelle loro province altri quattro funzionari che potevano scegliere quasi del tutto autonomamente, cioè tre legati pro praetore e un questore provinciale. L'intervallo dal consolato crebbe sotto i Flavi dai 9- IO ann i iniziali fino a circa 13 ann i , sall sono Traiano a 17 anni, infine con Adriano si ridusse rapidamente a circa 15 anni."' L'aumento si spiega con il maggior numero di senatori ammessi al consolato; questa dignità infatti era l 'unico presupposto assolutamente necessa­ rio per potere partecipare alla sortitio, oltre naturalmente all 'approvazione dell ' imperatore,'" senza il cui permesso non potevano essere amministrate le due province, che avevano una non trascurabile importanza finanziaria per l 'impero. Fino ad ora, però, non è ancora stato chiarito come, in dettaglio, si procedesse all'ammissione, se, cioè, si potessero sorteggiare più di due senatori o sempre e sol­ tanto i due consolari che da maggior tempo avevano questo rango,"' visto che, quasi senza ecce­ zione, si procedeva in base all 'anzianità del consolato."' In tal caso, però, l ' intervallo avrebbe dovuto essere, a mio avviso, maggiore, essendo improbabile che, degli almeno sette consoli che in media ogni anno arrivavano per la prima volta al consolato, circa quindici anni dopo la maggior parte fosse già morta, anche se alcuni senatori diventarono consoli solo a cinquant'anni o più."' Deve dunque essere esistito qualche ulteriore criterio sulla base del quale l ' imperatore interveniva e stabiliva delle regole. Con il proconsolato d'Africa o d'Asia normalmente terminava, come già ricordato, una carriera senatoria. 320 Potevano ancora seguire soltanto un secondo o un terzo consolato'" o la prefettura urbana."' Dall' intervallo sempre crescente dal consolato dipendeva il fano che a quest'epoca dopo il proconsolato non veniva più assunta una legazione consolare (come era ancora frequente prima di

54

TRA EPIGRAftA PROSOPCXJRAFtA ED ARCHEOLOO IA

Vespasiano). Solo Calvisius Ruso, cos. 7 9 ?, proconsole d'Asia nel 92/93, infrange questa regola; ma la sua carriera contrasta a tal punto con tutte le consuetudini che verrebbe da metterla in dubbio, se testimonianze univoche non rendessero sicure la successione e la datazione delle cariche (su di lui vedi sopra p. 5 1 )."' Pochi senatori potevano sperare di portare nella loro vita i fasces di consoli per una seconda o addirittura per una terza volta. Si conoscono in tutto 38 o 39 consules Il e IO consules 1/1.'"' Queste cifre non dovrebbero essere suscettibili di modifiche sensibili, in ogni caso non sotto Traiano e Adriano. Dall 'anno 1 04 era sorta, a quanto sembra, la consuetudine di nominare consules Il o consu­ /es /Il solo per il consolato ordinario."' Al contrario, sotto i Flavi essi furono per lo più consules suf­ fecti, cosa che in parte era legata al fatto che Vespasiano e i suoi figli rivendicavano per sé quasi tutti i consolati ordinari. Sotto Domiziano, nell'anno 83, i consules 1/1 A. Didius Gallus Fabricius Veiento e L. Iunius Q. Vibius Crispus vennero addirittura dopo un consu/ 11.'"' In generale si può affermare che gli imperatori all' inizio del loro periodo di governo erano più generosi nel conferimento di un secondo o un terzo consolato. "' Questo periodo durò sotto Vespasiano fino al 74n5,"' sotto Domiziano fino all '85329 e sotto Traiano fino al 1 07.',. In seguito solo sporadicamente si trova un riconoscimento simile. Solo per Adriano non si ravvisa una concentrazione nei primi anni di regno: ma, in generale, egli non sembra esser stato particolarmente generoso nel conferire questo riconosci­ mento, nonostante l 'asserzione contraria dell'autore dell'Historia Augusta.'" Il secondo e il terzo consolato servivano esclusivamente per onorare i più importanti e i più fidati collaboratori, dunque non rappresentavano più il presupposto per l ' assunzione di altri incarichi."' Perciò sono poche anche le attestazioni di senatori che dopo un secondo consolato furono ancora proconsoli d'Asia o Africa, e questo sempre e soltanto quando l 'intervallo tra il primo e il secondo consolato non era eccessiva­ mente lungo"': cos. /1

procos.

94

105

Asia ca. l 09/1 1 O

L. Catilius Severus lulianus Cl. Regi nus

I lO

120

Asia ca. 1 24/1 2 5

P. luventius Celsus

ca. l 1 7

1 29

Asia ca. 1 29/ 1 30

nome C. Anlius A. lulius Quadratus

cos. l

Secondo un nuovo frammento dei Fasti Ostienses L. Iunius Q. Vibius Crispus divenne consul pe r l a seconda volta il 1 5 marzo del 74;"' egli era però anche /eg. Aug. pro pr. i n censibus accipiendis Hispaniae citerioris."' A mio parere non si può decidere se si trovasse in Spagna prima o dopo il 1 5 marzo 74. In ogni caso potrebbe avere assunto i l suo secondo consolato a Roma e non i n provincia. Accanto al novero delle funzioni regolari svolte ininterrottamente dai senatori, stavano le man­ sioni speciali di ambito civile e militare. Quasi senza eccezione in questi casi era l 'imperatore ad asse ­ gnare l ' incarico, tranne per le ambascerie del senato al principe quando questi non si trovava a Roma.'36 Di grande importanza erano i comites dell ' imperatore nelle diverse campagne militari, in particolare per le guerre dacica e partica di Traiano, dal momento che comandavano molto spesso corpi d'armata autonomi; essi potevano avere rango pretorio o consolare, ma i comites non militari potevano anche essere di rango inferiore.m Traiano nominò per la prima volta dei curatores civitatis che dovevano controllare le fi nanze delle città in Italia e nelle province. Accanto a cavalieri ricevettero questo incarico anche dei senatori; il primo curator senatorio noto è L. Caesennius Sospes (suff. 1 1 4 ). "' Fu certamente ancora Traiano ad inviare il primo /egatus Augusti ad ordinandum statum liberarum cil"itatium in Acaia.',. Ma come

CRITER.J DI AVANZAMEr-rTO NELLA CARRIERA SENATORIA (69 · 1 38 D.C.)

55

nelle province senatorie cosl anche in quelle imperiali, al governatore furono talvolta affi ancati dei legati straordinari, come, ad esempio, P. Pactumeius Clemens, /egarus Hadriani ad rationes civitatium Syriae putandas."" In particolare in Africa furono impiegati molti funzionari straordinari, innanzitutto con compiti di definizione dei confini nelle province sia del senato che dell 'imperatore.'" A Roma e in Italia la nomina di senatori fu occasionalmenle richiesta da motivi fmanziari e più tardi dall'intro­ duzione degli alimenta,"' oltre che dall'arruolamento di reclute per le legioni;"' inoltre, sotto Adriano furono impiegati quattro consolari per l 'amministrazione della giustizia nelle diverse parti d'Italia,""' che però Antonino Pio aboll subito. È sempre controverso se si debba vedere in un legatus Augusti pro praerore ad census accipiendos un incaricato speciale o il governatore ordinario che svolgeva contestualmente anche operazioni supplementari relative al censo. Questi funzionari potevano essere sia di rango pretorio che consolare. In ogni caso i censirores appaiono attestati con certezza solo nelle province imperiali e non in quelle senatorie.,., In tutti questi incarichi non si può determinare nessuna regolarità per quel che riguarda il rango all ' interno della carriera, a prescindere forse dal fatto che difficilmente vennero conferiti a senatori che non erano ancora stati pretori.,.,. III . SIGNIFICATO POLmCO DELLE 'REGOLE DI AVANZAMENTO' Nell'impero l'ascesa dei senatori era regolamentata più che nella repubblica da norme legali e consuetudini invalse per prassi o legate alla tradizione. Ed esse permettono ora di parlare di funzionari in un senso più vicino al nostro di quanto non fosse possibile per la repubblica. Watti i magistrati repubblicani dovrebbero essere considerati in gran parte come politici che agivano autonomamente e non come funzionari. Essi non erano dipendenti da un superiore gerarchicamente loro sovraordinato, ma, piuttosto, erano soggetti alle condizioni del loro ambiente aristocratico. Nell'impero, invece, tutti coloro che si trovavano al servizio dello stato, in quanto funzionari sottoposti agli ordini dell'impera­ tore, difficilmente potevano agire nel proprio ambito autonomamente, anche se, per alcune cariche, si era conservato un certo margine di discrezionalità politica. In generale, l'imperatore costituiva l 'ele­ mento dominante della vita politica, di fronte al quale dovevano rigorosamente rispondere della loro attività anche coloro che ricevevano il loro incarico direttamente dal senato.,.. Da quanto è stato esposto sopra dovrebbe essere emerso con una certa chiarezza non solo che i funzionari erano dipendenti dall'imperatore, ma anche che questi era a sua volta limitato nella sua libertà decisionale dal sistema che si era sviluppato per l 'attribuzione delle cariche pubbliche. Ciò vale ovviamente per l 'organizzazione del lavoro, sulla quale qui non ci si può soffermare ulterior­ mente. Ciò a cui piuttosto si deve accennare, è il fatto che proprio attraverso le 'regole di avanza­ mento' diventate relativamente chiare e rigide, attraverso una sorta di 'aggettivazione' del cursus, si erano sviluppati un certo 'automatismo' ed un clima di aspettative che non permettevano all 'impera­ tore di comportarsi con i senatori del tutto a suo piacimento. Infatti sia le esigenze di efficienza dell 'amministrazione statale sia il riguardo per la coscienza sviluppata dai senatori nel loro impegno pubblico, su come si dovesse svolgere una carriera articolata, costrinsero praticamente ogni impera­ tore responsabile, o a non alterare affatto il sistema di avanzamento, o a farlo soltanto con cautela. Questo sarà per lo più accaduto quando la dimostrata incapacità di un funzionario o ragioni politiche evidenti facevano apparire giustificato agli occhi della maggioranza del senato un determinalo prov­ vedimento,,., senza che per questo si debba sostenere che fossero impossibili ingerenze irriguardose anche in contrasto con ogni interesse concreto e personale. Gli esempi al riguardo sono numerosi

56

l1tA EPIGRAFIA PROSOI'OGRAFIA ED ARCHEOLOGIA

sotto alcuni imperatori."' Ma devono aver comportato un deterioramento del clima in alcuni circoli senatori i. Al più un certo movimento poteva essere determinato da cambiamenti di regime. >l lllc .�ihlcs. JS 1 962, p. 108 ss.).

156 Secondo H.-G. Pflaum, Historia 2 ( 1 953/54). p. 441 ancora ne\ 11 secolo a determinare l ' anc)!giamcnto dell'imperatore nel conferimento di questa carica era la motivazione pol itica di non offrire alcuna p-

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CIL V 334 1

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0. 9 1 6

CIL XIV 2627 18

CIL XIV 2622

D. 902

CIL V 879

CIL 12 25 1 5

ATIESTAZIONE

l metà l sec.

l metà l

Augusto

Augusto

Augusto?

Augusto

Augusto?

Augusto?

ETÀ

D. I OII

D. 1 012 CIL IX 6365 CIL V 6360

CIL V 2822

CIL V 5667 CIL XIV 3590 CIL Xl 1 525 D. 1 025

flavia

flavia flavia flavia ?

flavia

flav Jtraian. l sec. ? U"aianea

Urbs Salvia

Urbs Salvia Urbs Salvia Laus Pompeia

Patavium

Vercellae ? Luca

quinqucnnalis 1111

flaminica Salutis Aug. (llllvir q]uinq. III

flamen divi Vespasiani

C . Salvius Liberalis Nonius Bassus

Vitellia Rufilla

lgnotus

M . Minicius Annianus

14.

15.

16.

C. Plinius Caecilius Secundus

1 K.

D. 1 047

traian./adrian. Tarquinii

praetor Etruriae, quinquennaJis Tarquinii llvir qq.

P. Tullius Varro

C. Eggius Ambibulus . L. Maecius Posrumus

24.

25.

traian./adrian.

D. 1 044

traian./adrian. Tibur

curat. fani Herc. Vict.

P. Manilius Vopiscus Quadratus Bassus

23.

Aeclanum

CIL XIV 444 3 ; AE 1955, 1 70" 1 06

Oslia

pontif. Volkani et aedium sacra.rum creatus l lvir c(ens.) p(ot.) q(uinqu.)

M . Acilius Priscus Egrilius Plarianus

D. 1 054

lnscr. It. XID l . p. 196 s

1 05

Ostia

L . Ro!'.cius Aelianus Maecius Celer salius

21.

22.

trai anca

Tibur

Vcnuleius Octavius Priscus

20.

Il quinq. Il

A.

19.

flamen August.

flamen divi Ti ti

Musaius Hostilius Fabricius Medulla Augurinus

Cacsius Gallus

cur. aer.. pontifex

T.

1 7.

13.

ATTESTAZIONE

ETÀ

CITIÀ

CARICA

NOME

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CITIÀ

Ostia Ostia Trebula Mutuesca

CARICA

pontif. Volk. praefectus pro Il viro VIIIvir III, aed. qq., VIIIvir 1111 ran. qq., mag. iuventu[t(is)J

26a. A. Egrilius Plarianus parer

26b. A. Egrilius Plarianus

Aequiculi Tibur

Capua Gabii Tibur

IIIIvir i.d. VIIIvir ll qq. curat. fani Herc. Vici., qq. maximi exempli IIIIvir (sostituito da un praefectus) Illlvir qq. qq. designatus

C . Herennius Caecilìanus

Sex. Tadius Lusius Nepos

L. Minicius Natalis Quadronius Vcrus

Ti. Statilius Severus

L. Vipstanus Publicola Messalla

M ' . Acilius Glabrio

31.

3 2.

33.

34.

35.

36.

Tibur Falerii Pisaurum

curator maximi exempli sacerdos divae Faustinae flaminica

C. Popilius Carus Pedo

Antonia Picentina

Arria Plaria Vera Priscilla

37.

38.

39.

Cn. Comelius Severus

Verona

llllvir quinquennalis iur. dic.

C. lulius lulianus

30.

Blera

Aquileia

namen. decurio

T. Caesemius Statius Quinctius Macedo Quinctianus

29.

Albingaunum

Appia

28.

[ na)min[ica) d[ivae Aug.)

T. Prifemius Paetus Ro�ianus

27.

NOME

Marco Aurelio

Ant. Pio ?

Ant. Pio

Ant. Pio

140 d.C.

adrianlanton.

adrianlanton.

l metà 2 sec .

adrianea

adrianea

adrianea

adrianea

adrian./anton.

1 26

adrianea

ETÀ

D. 1 073

CIL IX 5428

D. 107 1

D. 1072

D. 272

CIL X 39 10

D 1 06 1 ; lnscr.It. IV, l, 1 13

CIL IX 41 I 9 Paullinus

RE Suppl. XIV 1 96

CIL XI 3337

AE 1 957, 1 35

AE 1 975, 403

AE 1 972, 153

lnscr. IL XIII l, p. 204 s.

CIL XIV 4445

ATTESTAZIONE

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Urvinum Mataurense 2 sec. ? Neapolis

llllvir quinq. i.d.

ò:y(I)VOOÉTf\ç flamen Dialis

L Veuius Statura

lg:notus

P. Aelius Coeranus

M. Umbilius Maximinus Praetextatus

Porcius Priscus Longinus

50.

51.

52.

53.

curator s. Herc. V.

sacerdos Geni col(oniae)

in. 3 sec.

ZOO d.C.

Ostia

Tibur

in. 3 sec.

1 /2 sec.

2 sec. ?

Tibur

ager Viterb.

2 metà 2 sec.

49.

Illlvir i.d. ter, quinq.

Fonniae

lgnotus

sacerdos Augustae et patriae

2 sec. ?

4H.

Prisca

Pitinum Mergens

Cassia Corne lia

llllvir quinq .. ponti f.

Commodo?

Commodo

M. AurJComm.

47.

Sagurus Priscus

Bovillae

Mataurense

Urvinum

Allifae

M. Aur./Comm.

Marco Aurelio

Marco Aurelio

ETÀ

C.

omnib. honoribus f.?

aedilis, pontifex

llvir qq.

Tibur

Tibur

Pisa

CITTÀ

46.

Gcmellus

45.

Vesnius Vindex

C.

44.

Acilius Glabrio

qq .. salius, curator fani Herc. Vici.

Q. Pompeius Senecio Sosius Priscus

42.

M'.

cur. fani Herc. Vict., salius

P. Mummius Sisenna Rulilianus

41.

43.

praetor Etruriae. V (::; qq. ?) Pisis

CARICA

L. Venuleius Apronianus Octavius Priscus

NOME

40.

lnscr. Il. IV 1 , 1 28

Barbieri Nr. 890

D. 1 1 58

IGR 1 440

CIL XI 6054

CIL Xl 3008

AE 1 97 1 . 79

CIL XI 5959

CIL XIV 2406

CIL XI 6053

D. 1 1 34

D. I J 04

D 1 1 0 1 ; lnscr.lt. IV 1 , 1 1 6

CJL XI 1 432. 1 433

ATIESTAZIONE

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Antius Crescens Cal-

CIL X 4639 AE 1 968. 1 22

213 sec.

3 sec .

Cales Beneventum

llllvir i.d. sac(erdos) publ(ica)

Poll(io(

Gaia Nummia Ceionia Um-

58.

59.

D. 2678 D. 7 1 60

augustea liberiana

Dyrrachium Salona Tarraco

quinquennalis quinquennalis flamen imp. Vespasiani perp..

T. Statilius Taurus

P. Comelius Dolabella

Raecius Gallus

C. Fulvius Lupus Servilianus

l.

2.

J.

4.

Nemausus

neroniana

CIL Xll 3 1 66 praef. vigilum

llllvir ad aerarium. pontifex.

Alflildy, lnschr. Tarr. 145

neroniana

CIL XIV 4247

flamen provinciae Hispaniae cii.

b) Province occidentali

Tibur

qq. ldesi )gnatus

Ignotus

62.

?

3 sec.

Allifae

sacerdos divarum Augustarum

Claudia Fadilla

61.

CIL IX 2347

?

Histonium

quinq. llll

lgnotus

IlO.

bria Rufia Albina CIL IX 2850

CIL IX 3429

242 d.C.

Peltuinum

sacerdos Veneris Felicis

Nummia Varia

57.

CIL IX 3667

l metà 3 sec .

Etruria

1 --- lcus Modestus Paulinus

56.

praetor Etruriae XV populorum

flamen pcrpetuus

L. Cl. Pollio lul ianus

55.

CIL X 1 249

CIL XIV 324. 325

in. 3 sec .

Ostia

ponti f. Volkani et aedium sacrarum

l metà 3 sec .

pumianus

AlTESTAZIONE

ETÀ

CllTÀ

CARICA

Nola

54.

NOME

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sacerdos Herculis pontifex

Vestinus Mallo Romanus

L Aemilìus Arcanus

Q. Comclius Senecio Annianu"

M. Valerius Maximianus

M. Coculnius Quintillianus

P . Sulpicius Quirinus

h.

7.

8.

9.

I O.

l.

Cina

Pergamum

aUvo&ç tWv vtç toù JCa9Ttyqu)voç .c:11ovucriou. àpxtE� Y(l(Ì)Y tci)v [v nEpyc4t.ql

& 'aitilvoç TUI'Vaaiapxoç della

C. Antius A. lulius Quadratus

6.

domizJ traianea

Halfm. Nr. 1 7

AE 1 97 1 , 436

Q. Vibius Crispus

5.

flavia

Halfm. Nr. 7"'

sono

Cyrene

sacerdote di Apollo

Antonius flamma

4.

Athenae

IG II/III 2 4242

Claudio Athenae

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Halfm. Nr. 68

PIR2 A 720;

Halfm. Nr. 68 PIR 2 C 802

Marco Aurelio

metà 2 sec.

Ant. Pio

Ant Pio

Marco Aurelio

Adriano/

Halfm. Nr. 67

IGR IV 5 1 3

? Ant Pio

Halfm. Nr. 66

Halfm. Nr. 63

Ani. Pio

1 29

Philippi

Athenae

Athenae

L Stalius Quadratus

23.

àyopavO!Ioç. lOJV l•qriç.

Pergamum

rtpUtavtç

Pactumeia Rufina

22. Athenae

Pergamum

Ì� &1òç '0).\lll ltÌOU

L. Cuspius Pacrumeius Rufinus

21.

sacerdote di Zeus Olympios

Pergamum

stratego eponimo ?

Halfm. Nr. 62

C. lulius Bassus (Ciaudianus)

adrianea

20.

Ancyra

fipxtÉjXlQ

Halfm. Nr. 62

Claudia Aquillia

Corinthus

adrianea

AITESTAZIONE

1 9.

Ancyra

l1Epaocijl

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00 00

Eck, Picus I O ( 1 990) (in slampa)

CIL XIV 3590 CIL V 2820 AE 1 932. 68

D. 5628

AE 1 946, 1 74 D. 1 034; Camodeca. AAN 87, 1 976. 19 ss. RE Suppl. XIV 285 s. Nr. 1 3

flavia

l sec. 7(?) 2 metà l sec . l sec. ?

l sec. ?

2 metà. l sec.

2 metà l sec. traianea

traianea

Urbs Salvia

Tibur Patavium Nemi

Suessa Aurunca

Cac;inum

Cac;inum Saepinum

Saepinum

edifici, portici, somma per la tutela

lestamente fieri iussit (edificio ?) dedit theatrum vetustate corruptum restituit et excoluit (edificio) dederunt

amphitheatrum et templum ... sua pecunia fecit scaena iscrizione relativa ad un edificio

propileo

Salvius Liberalis e SaJvius Vitellianus

A. Caesius Gallus

Q. Asconius Gabinius Modestus

Volusia Cornelia

[ Qu [adratus Maesianus Celsus e un'altra persona

Ummidia Quadrati l la

Ummidia Quadrati Ila

L. Neratius Priscus (parer et filius)

L Neratius Priscus

24.

25.

26.

27.

28.

29.

30.

31.

D. 5757 l sec. Verona 600.000 HS per condutture d'acqua

Gavia Maxima

33.

tesramento dedit

CIL XI 3 1 05. 3 1 50 l sec . Falerii

edificio

Asprenas

32.

(filius)

CIL Xl 57 1 = AE 1 946, 205

flavia

Forum Popili

edificio?

L. Funisulanus Veuonianus

22.

CIL X 4749

AE 1 969/ 1 970, 1 83

flavia

Urbs Salvia

anfiteatro: giochi gladiatori

L . Flavius Siiv a Nonius Ba�sus

21.

2.l

ATIESTAZIONE

ETÀ

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CARICA

NOME

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AE 1 955. 1 70

D. 5676 traianea Corfinium balineum solo suo s.p. aedificavit el contexit ( 35 2 .000 HS)

Ser. Comelius Dolabella Metilianus

44.

CJL XIV 4443

adrianea

adrianea

avi. MEFR J97o. 298 s.

CIL XIV 4444 , 4 1 45:

Ostia

Ostia

Ostia

(palronus mun)ificentissimus

sua pecunia

(edificio ?) (fleci[t)

M. Acilius Priscus Egrilius Plarianus

Egrilius Plarianus

M. Acilius Priscus

Egrilius Plarianus

M . Acilius Priscus

43.

42.

41.

Egrilius Plarianus adrianea

CIL XJV 72 adrianea

Ostia

clupeum argenleum eu m i magi ne

M. Acilius Priscus

40.

CIL Xl 3366

tra.ianeal adrianea

Tarquinii

thermas municipii quas pater sestertio ter et tr[icies] testamento fieri iussit adiecta pecunia ampliatoqu[e ope]re perfecit

P. Tullius Vano e suo figlio

39.

CIL V 7447

traianea

Valentia

edificio

lgnotus

38.

Plin., :!l >

!!



8

D. 5676

CIL IX 5428, 5429

AE 1 964, 1 06

adrianea

adrianea

Ant. Pio

Ant Pio

Corfinium

Albingaunum

Faleria

Trebula Mutuesca

in hoc opus dederunt HS centena mil. n. aquam ex fontibus sui(s perductam ad) i)nc)endia )arcenda) laeibus ... statuas quas ad exo[ manJdum theatrum promi(scrat Fa]leriensibus posuit et [ ob de d.) decurioni bus plebi urbanae div) isionem) dedil ob merita

M. Atilius Bradua e M ' . Acilius Aviola

IC. ValcriJus ISe )ve)rus) e sua moglie l A )ppia .

Antonia Picentina

laberia Hostilia Crispina

45.

46.

47.

48.

D. 1 1 1 5

Fronto, ad am. l , l 4

Marco Aurelio Marco Aurelio

Ant. Pio/Marw Aurelio CIL V 3 1 1 2 Ant. Pio/MaJt:O Aurelio OL X 4760 Marco Aurelio 1 48/1 80

Cales Capua ? Vicetia Suessa Aurunca Canusium Ostia

tempio per Magna Mater l o 2 mil. HS per fondazioni alimentari ex liberalitate Matidiarum (fondazione) bibliolheca M)ali)diana conduttura alimenta ex testamento

L. Fabius Sevcrus

Vitrasia Faustina

Matidia junior

Matidia jr. insieme con sua madre

Matidia jr.

51.

52.

53.

54.

55.

li .

Fabius Agrippinus

56.

57.

Claudius Anicus Herodes

D. 6680

Ani. Pio

Tergestc

concessioni di privilegi per Tergcste, sua patria

Anoia Rufina

50.

CIL XIV 4450

Philosir., v. soph. p. 55 1

CIL IX 330

Ant Pio

Canusium

ob merita avi Rufi et Albinae matris

Minicius Natalis Ouadronius Verus

Inscr.II. IV. l , 33 Ani. Pio

Tibur

vaòç Ka·L iX»f'Oç

L

49.

AE 1 975, 403

ATTESTAZIONE

ETÀ

CITIÀ

CARICA

NOME

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acquisto di terre: tenne su di esse con costruzione propria p(ecunia) s(ua) [ ob i )n patriam suam beneficia

Venuleius Apronianus Octavius Priscus

Venuleius Apronianus

58.

59.

Cajatia

o(b ... e)1 ( l ) ib[eralitalem eiusl ob singularem erga patriam civisque adfectionem patronus mun(ificentissimus) balneum balneas . . palriae suae dedil

lgnotus

lgnotus

Q. Gavius Fulvius Tranquillus

L Maecius Pollio lunior

L lulius Pompilius

62.

b.1.

tH.

65.

66.

Capua

teslamento fieri cavit ex . . . quod ex reditu X legato a Clodiis

lgnotus

C. Clodius Adiutor e P. Clodius Capito Aurelianus

68.

69.

viae tutela praestalur

Atina

Aesculapìo ex argenti p. C testa· mento fieri iussil

Laberia Crispina

Ager Amiteminus

Amitemum

Suessa Aurunca

Veii

67.

B et ul anu s Apron i an us

Benevenlum

divisit ob dedication(em) bigae decurion.singul. V. collegiis omnibus •nn, plebei et honore usis •nt

C . V c s niu s Vindex

bi.

Urvinum Mataurense

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Mataurense

ob pienissima merita eius quod prie mus omnium cum quinquennali& essei

L. Venius Statura

Ma(---1

72.

73.

lgnotus

P. Pomponius Comelianus

75.

76.

annuum se epulum municipibus suis

( ... lmunificentia ob merita (verso il collegium iuvenum) balneum quod vivos incohaverat Q. Virius ... Priscus consularis ...

M. Nonius Arrius Mucianus

M . Nonius Arrius Paulinus

Q. lnsteius

Sextia Asinia Polla

M. Valerius Bradua

Mauricus

7 8.

79.

80.

81.

82.

perfectum ... atsignavit

collegi nosbi sit confumata

Albingaunum

Brixia

Praeneste

Brixia

severiana

severiana

in. 3 sec.

severiana

D. 1 1 28

CIL V 4355

CIL XIV 2924

D. l i SO

CIL V 4339 =

quod eius industria immunitas

severiana

D. l l 38

AE 1 952, 1 34

Verona

severiana ?

CIL V 33 1 8

CIL V 3348

AE 1 9 14, 1 4 1

CIL IX 1 1 24

CIL XI 60S4

CIL XI S270

AE 1 926. 1 43

ATIESTAZIONE

([in lu]telam HS .. )

architrave di un edificio

M. Fabius Magnus Valerianus-

Clusium

Verona

a solo fccerunt

ob benivolentiam eius in se conlalam

fine 2 sec. ?

Verona

lheat(rum .. (

severiana

fine 2 sec. ?

2 sec. ?

2 sec. ?

2 metà 2 sec. ?

Rhegium lulium

Aeclanum

Hispellum

2 metà 2 sec.

ETÀ

ob multa merita parentium eius

[mun]icip[ibus suis]

dalurum pollicitus est

77.

e lulia Magna

T.

74.

Sc'l. l iu s Laleranus

Urvinum

ob ... erga se munificentiam

Licinia Viclorina Hispella

Sinuessa

71.

templum exstructum et forum stralum est

lascilo di 300.000 HS, ex qua pecunia

C. Clodius Adiuror

70.

CITIÀ

CARICA

NOME

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Valerius Claud.

84.

lgnotus

M . Arrius Clemcntianus

L. Cl. Pollio lulius

87.

88.

89.

AE 1 962, 30 CIL X 3844

metà 3 sec. 3 sec.

Alba Fucens Sinuessa

balnea de sua pecunia ref. curavit amplificator patriae, renobator civium

Vibia Galla

C. Appius Eunomius Sapi-

dianu�

93.

94.

D. 1 1 80" metà 3 sec. Tarquinii

Q. Petronius Me1ior

92. mas restituerit

Maria Aurelia Violentilla

quod rem publicam foverit et ther·

CIL XI 6 1 64

D. 1 1 66

3 sec.

CIL X I l i l

AE 1 945. 8 1

CIL Xl 3 1 03 "

l metà 3 sec.

Suasa

3 sec.

3 sec.

J sec.

CIL X I 35

D. 6325

D. 8979

D. 1 1 48

ATrnSTAZIONE

Asculum

a favore dell'orde sexviralis

Honoratianus Festus

Nola

Canusium

Falerii

242

24 1

posi 238

severiana

ETÀ

ob sing. erga se amor(em)

fondazione testamentaria

Q. Ranius Terentius

pat. coloniae et constitutor oppidi

erga ci ves et patriam

ob insignem benevolentiam eius

cooplazione (?)

(con esaurienti motivazioni)

Pisaurum

Puteoli ?

Lavinium

Verona

CITIÀ

91.

90.

lulianus Gallicanus

cooptazione come patrona da parte

Setina lusta

86.

del collegium fabrum

patronus dignissimus el incomparabilis mirabilis munificentiae

85.

Aemilianus

ob eximium [amor)em in ci ves

publicae dederil

Juventinas perficiend. HS ... rei

ob largitionem eius quod ad thennas

CARICA

Geminius Tuticiu�

Acilius Priscilianus

M . Nonius Arrius Mucianus

HJ.

NOME

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Tarraco

Corduba

Thugga

(arcus) ex testamenlo

due edifici, di cui uno a Corduba

defensor immunilalis perticae

L. Publilius Patruinus

Claudia Fadilla

M. C'al!cilius Novatillianus

Capito

Annius Camars

L. Licinius Sura

Cn. Domitius Tullus

lgnotus

Octavius Novalus

97.

98.

99.

1 00.

l.

2.

3.

4.

5.

dedica di statue. 200.000 HS.

costruzione di un teatro

Canhaginiensium

ludi alhletarum

Larinum

Segobriga

Areiate

l metà 2 sec. 27

Traiano

Traiano

Traiano

flavia

2/3 sec.

2 metà 3 sec.

3 sec.

Allifae

Beneventum

3 sec.

3 sec.

3 sec.

ETÀ

Herdonia

b) Province occidentali

[tesra)mento fieri [iussit)

saepe defensi

privatim et pubiice pauocinio eius

ob amorem erga patriam e"'imium eius

templum eu m ara

pecunia sua a solo fecit

qui basilicam civitatis nostrae Abellinum

M. Antonius Rufinus

Salemum

96.

universosq. honorificentiam

ob eximiam eius erga se sing.

CITIÀ

Servilius Marsus

CARICA

95.

NOME

AE 1 963. 94

CIL Vl 1 0229

Tarr. 930

Alfòldy. lnschr.

CIL Xll 670

CIL IX 7 3 1

CIL IX 1 57 1 . 1 572

CIL IX 2347

CIL IX 686

CIL X 1 1 20

CIL X 524

ATTESTAZIONE

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balineum c(um pon)icibus solo suo e1 du(crus aquae] fecerunt

L. Minicius Natalis Qua-

mediazione nella scelta di patroni fondazione alimentare per ragazzi

ob praecipuam operis sui thennarum magnificentiam qua et patriam suam

M . Comelius Franto

Fabia H ( adriani l ) la

lulia Memmia ... Aemiliana

Fidiana

9a.

I O.

I l. Bulla Regia

Hispalis

Cina

Salpensa

Barcino

Emerita

Bare i no

CITTÀ

edificio, completato dalla famiglia (edificio ... et] ad cons[um]atio-

Q. Pompeius Balbus

Messius Rutinus

lgnotus

1 3.

14.

1 5.

pecunia s]ua posuit

(amator ?] civium suor[um . . .

nem ( - - - )

fraler el( ... )

lud(i ... darent)ur quod opus Sulla

ex cu(ius usu]r. sportulae civibus et

item HS centena mil. n. legavit

Genio co(loniae un tempio . . . ]

L Aemilius Frontinus

1 2.

Le pc i s M.

Sabratha

Diedida

Oea

exomavit et saluti civium ... consulere ( - - - 1 est

e ragazze

M . Cutius Priscus Messius Rusticus sponulae per gli abicanti

1 00.000 HS come legato per sponulae; oh merita

L. Minicius Natalis

Quadronius Verus

8.

9.

tempio in onore di Mane

Domitia Vetilla

dronius Verus

CARICA

L. Minicius Natalis e

7.

6.

NOME

sec .

2 sec.

2 metà 2 sec.

2 sec. ?

Commodo

Sett. Sev.

Commodo/

metà 2

Marco Aurelio

Ant. Pio

Ani. Pio

Adriano

Adriano

ETÀ

=

1RT 553

IRT 29

CIL Vlll 954 "'

IRT 230

ILAfr. 454

AE 1 92 1 , 45

CIL 1 1 1 1 74

Fronto, ad am. 2.1 1

CIL Il 1 282

CIL II 45 1 1

CIL 1 1 468

D. 1029

ATTESTAZIONE

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testamento suo templum Dianae [ quod ex testamen ]to

cur. universae. liberti libertae eius et fili eorum alimentis annuis fori

Marcius Tenullus

Ti. Cl. Subatianus Proculus

Scia Potitia Consortiana

Erucius Clarus

Q. Servaeus Fuscus

Comelianus

1 9.

20.

21.

22.

23.

Ureu

patriae suae d.d. ob singularem in protegendis civib.

fidem et pararum erga omnes amorem,

P. A. Pudens Pomponianus

L. Octavius Aur(elianus ?)

Didasius

25 .

26.

thermas [et aquam ? corrup)tam post

Thamugadi

(ob exi]miam eius in se a[dfectionem]

lgnotus

Vina

Gigthis

24.

fide tutos defensos fov[erat]

3

sec .

l metà 3

l metà 3

post 230

D. 898 1

sec .

AE 1 975, 880

D. 8980

sec .

CIL Vlll 2272 1

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sosque in omnibus negotiis exsimia

AE 1 954, 1 39

IL Afr. 5 I l

AE 1 9 1 1 . 1 07



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ob merita, quibus singulos univer-

severiana

severiana

severiana

CIL Vlll 2SS I S

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Thibaris

Cuicul

severi ana

D. 9362

AE 1 9 1 6. 77

donatione sua amplificavit (sic!)

liberalitatem. qua ordine et patriam

ob insignem eius et innumerabile

praestantiam

ob insignem eius in patriam suam

HS ... ] mil. fieri iussit

liberalitatis suae in patriam ( . . .ex

suo ... ( .. .i)nter cetera eximiae

opus bibliothecae 400. 000 HS

M. lulius Quintianus

Flavius Rogalianus

1 8.

Bulla Regia

Thamugadi

aram aeream dono dedit

Tituleia Paula Rufina

17.

sec .

fine 2 sec.

Bulla Regia

ob libe[ralitatem[

Hat(erius ? Latroni]anus

16.

2

Marco Aurelio

Lepcis M. XV I I I s.

ATIESTAZIONE IRT SS2; RE Suppl.

ETÀ

CriTÀ

CARICA

NOME

3 sec. ? 3 sec. ?

Soliman Muzuc

templum ... a fund. voto res(tituit) aedem ... adiectis am(plius

Clodia Macrina

37.

o(mni cultu) perfeçit

sesc(entis .. ] a solo (er)exit el

li fberalitate sua HS V mi l. et

3 sec. ? caraugustanus

Conventus Bra-

Tenullu�

lacum et templum sacravit

3 sec.

mun. Ulpianum

3 sec.

3 sec.

sec .

36.

Calp. Rufinus

ob multa in rem pub. eius merita

Utica

Uchi Maius

3

C.

Pontius Varanus Sabinus

patronus a parentibus

ob eximiam eius liberalitatem

Aviocalla

3 sec.

35.

Valeria Marianilla

32.

inlustrat originis suae patriam

ob insig. eius merita qui bus

Mactaris

M.

Seia Modcsla

31.

amore m

ob insignem in patlriam et cive)s

Capitolio et curia meliori cultu

C1L Vlll l 2058

C1L Vlll 939

CIL 11 2395 b

AE 1 903. 284

CIL Vlll 1 43 1 2

CIL Vlll 26273

CIL Vlll 23832

CIL Vlll 1 1 8 1 0

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0. 5361

restituit

3 sec.

AE 1 9 1 5, 37

CIL lll 3 1 1 6

� 00

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Pupput

3 sec. ?

sec .

ATIESTAZIONE

vetustale dilapsum cum aedibus et

solus sua liberalitate forum

Thuburbo Minus

3

ETÀ

34.

Ant( ···l

.1 0.

Octavius Volusius Thuscenius

Caelius Severus

29.

patrona perpetua

Arba

CITIÀ

C.

Aelia Cclsinilla

2R.

voluntate C . Raeci Rufi

aquam ... inventam impendio et

exomavit, excoluit. pcrfecit

diluviem .. .. propria liberalitate

CARICA

33.

C. Raecius Rufus

27.

NOME

ob parem in universos aequitatem et proprium in singulos honorem

L. Terenlius Aquila

Granianus

39.

sec .

Pompeius Fauslinus

42.

43.

Pergamum Lydai

EÙEp'yÉtTlç; certamen in honorem tempi i Iovis el Traiani Aug. contribuente ad un taurobolium

OOO'tÌlP ICfpyÉtll ç; forse creatore

M. Plancius Varus

2.

IGR IV 499 IGR III 520 Dom.ffraian.

CIL III 7086

Halfm. N r. 1 7 ;

Halfm. Nr. 1 6

IGR l l l 798

AE 1 965, 208;

Halfm. Nr. 8;

Dom.ffraian.

Dom.ffraian.

Traian.

flavia

Halfm. Nr. 5

Acmonia

EÙEP"tÉtnç

L . Servenius Comutus

l.

NeroneNesp.

CIL Vlll 27772 3 sec.

Althiburos

edificio

M . Valerius Quadratus

c) Province orientali

CIL Vlll l 2558

3 !i.CC.

Carthago

IRT 60 1 b

AE 1 964, 1 78

CIL Vlll 1 1 1 39

CIL Vlll l 223

ATTESTAZIONE

patriae suae (iscrizione muraria)

3

Lepcis M.

munus publicum ex testamento l uni

lunius Afer

41. Afri edendum

3 sec.

Bulla Regia

patronus et alumnus coloniae

lgnotus

3 sec. ?

3 sec. ?

ETÀ

40.

HadrumeiUm

Vaga

ob .. ( .. mul ]tiforme( m ipsius

Surdinia

38. liberalita)lem in un(iversos)

CITTÀ

CARICA

NOME

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C. Plancius Varus

C. lulius Eurycles

9.

I O.

18.

EÙEP"fÉTTJç. aomip

.

T i . Claudius Anicus

Hcrodes

roronda per Zeus Asklcpios Soter

1 7.

prima di Antonino Pio

impegno per Mitylene, soprattutto

EÙE.pyttTlç ICal ICtii!

2l

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N o N

e di 24 dr. per i 8EplVol j.\ouA.rutai

Severus

M. Cn. Licinius Rufinus

C. Asinius Protimus Quadralus

Cn. Pompeius Hennippus

45.

46.

47. Ephesus

.U.pytTTlç

IO Xll 5, 328 CIO 111 4369

3 sec. ? 3 sec.

Tabalae Paros Sagallassus Ancyra

Ephesus

costruzione di un bagno

EÙEp)'Eaim Kpòç Tftv l«ltpiOO fondatore di un agone edificio

n:oUoiç JCa1. J.Lf:ycWn ç lpyolç KOOJ.IOÙOa Tftv xatpi&x

Curtia lulia Valentilla

Claudius Valerius Menander

M. Ulpius Callipianus

Octavius Rufus

Claudia Caninia Severa

53.

54.

55.

56.

57.

prima di Valeriano e Galliena

Philadelphia

impegno per la città di FilaDelphia

P. Aelius Pigres

KtiOTTlç n'(ç KOÀW>ç

52.

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l metà 3 sec.

3 sec.

255 d.C.

lnschr. Eph. 892

IOR III I 82

IOR IV 1 378

AE 1 957, 19

IOR IV 7 1 7

Blaundus

ò tv n:àcnv Mpyt'tllç Kai.

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add. p. 1 1 1 1

C. Asinius Julianus

metà 3 sec.



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CIO 11 278 1 b

51.

l metà 3 sec.

IOR IV 1 308

IO 1111 1 1 2 3697

Aphrodisias

l metà 3 sec.?

sec .

o

Fonch. Eph. 111

sec .

Nr. 36

Fonch. Eph. IV 1. 40

sec .



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IO X 2, 1 , 1 42

sec .

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IOR IV 1 2 1 5. 1 2 1 6

IG Xli i , 956

EUEpyiTTlç n'(ç KaTpÌiìoç

Hierocaesarea

ATTESTAZIONE IOR IV 1 1 27 =

sec .

sec .

Ti. Claudius Attalus

L. lunius Anni us Maximus Paulinus ò tl1ç Jtatpilioç EÙE:p'yÉtll ç

49.

l metà 3

l metà 3

l metà 3

l metà 3

l metà 3

l metà 3

ETÀ

50.

M. Ulpius Eubiolus Leurus

Athenae

Ephesus

n'(ç ltervazìonì. se corrette da un punto di vista metodologico, sarebbero rilevanti anche per l'aspeuo che qui interessa. Si dovrebbe in effeni far conto su di una importanle presenza di senatori nelle città dell ' Impero.

LA PRESENZA DELLE FAMIGUESENATORIE NEI..LE CmA DEU.'lMPERO ROMANO ANOAL TAROO W SECOLO

30 F. Engesser, Der SladtpotroiUit in ltalien

und

211

den Westprovinzen des rlimisclwn ReicMs bis Diokletian, Diss. Freibutg

1 957; L. Hannand, U patroiUit su.r /es collectivitls pu.bliqu.es tks origines au Ba.s-empire, Paris 1 957. Cfr. anche i nwnerosi

lavori di J. Nicols su questa tematica. 31 Cos\ in D. 92 1 un'iscrizione sepolcrale e in D. 1034, un'iscrizione su edificio. Sulle iscrizioni ononrie al nominativo si vedano, ad es., i testi sull'arco di Pola, Cll. V, SO = D. 2229 = 1.11. X, 1 72. Dal momento che tale arco fu abbattutto e se ne conservano solo le iscrizioni, non � possibile una pià precisa caratterizzazione funzionale. 311 Ma cfr. ora AE 1 979, 657 con il senatore P. Ennius Satuminus Karus, che viene chiamato anche flamen perpetuus.

Verosimilmente, tuttavia, egli aveva ottenuto questo titolo onorifico già prima del suo ingresso in Senato. " Cosi ad es. in le nr. I l , 13, 1 8, 30, 4 1 . " l e nr . 6 , 7 , 1 6, 24. 14 le nr. 3, I O, 1 9, 22, 25, 27, 28, 37 ss. 15 la-le passim. 16 l i casi in tutto nella lista la.

" Ad esempio la nr. 12, 20, 23, 25, 35, 36, 40, 42, 43. Tac., Ann. 12, 23, l; Cass. Dio 52, 42; inoltro Paul., Dig. 50, l, 22, 6. Forse anche Tac., Ann. 6, 14, 2 è connesso con que­ ste limitazioni poste ai viaggi (cfr. in proposito p. 2 1 5). 31

" Nella lista la ad esempio nr. 1 7 , 30, 46; Ib nr. 3, 4, 6, 7, 9, I O; le nr. I l , 1 3 , 1 8 , 30, 4 1 .

40 l a nr . IO; cfr. i n proposito Tac., Ann . 6 , 1 5 , l : Vinido oppidanum genus: Ca/ibus ortus, patre atque avo consularibus. " Halfrnann , p. 155 ss., nr. 68. 42 Cosl tuttavia ad esempio: R. Nierbaus, Madr. Min. 6 ( 1 965). p. 1 22:

"

... di conseguenza, con un alto grado di verosimi­

glianza, anche un considerevole decadimento sociale". 41 Tipico in questo senso è quanto dice Dione 52, 25, 3.

Plin. ep ., 6, 25, 3; l, 19; 4, 1 3; 4, l; 6, 1 8; cfr. in merito R . Duncan-Jones, The Economy of the Roman Empire, Cambridge 1 974, p. 17 ss. 44

"' Cfr. sotto p. 2 1 3 ss. 0 In proposito Duncan-Jones (sopra n. 44), p. 63 ss., 1 20 ss.; inoltre J. Andreau, Klema 2, ( 1 977), p. 1 5 7 ss.; Duncan-Jones, JRS 64 ( 1 974), p. 79 ss. 46

Vd. ad es. Ila nr. 34 (Plinio), 39, 44/45, 53: IIb nr. IO, 1 2, 1 8 .

" Lista l e nr . 24, 3 3 , 40 , 5 5 , 59. 471 Non � assolutamente chiaro peraltro, come per molti altri ani evergetici, in quale forma queste terme siano state messe a

disposizione della popolazione di Pisa. Si può pensare che il senatore abbia in effetti fano costtuirc le tenne a sue spese, così che la relativa installazione fosse disponibile per la popolazione. Ma egli potrebbe anche averne assunto la gestione incas­ sando il ricavato dal pagamenlo degli ingressi. " Dc 5/6: cfr. in particolare lnschr. Eph. 1 538: Griech. Text: àp