Castor a Roma. Un dio peregrinus nel Foro
 9788897461852

Table of contents :
Sommario
Premessa
Abbreviazioni
Osservazioni preliminari
La battaglia del Lago Regillo e il tempio nel Foro di Roma: testimonianze
I Dióskouroi/Dioscuri nel mito e nel culto in ambiente romano
Caratteri del culto di Castor a Roma. I gemelli divini
La riplasmazione di Casto e Pollux in nuove prospettive mitizzanti
Indici
Bibliografia

Citation preview

SPEA KING S O UL S - A NIM/E L O Q UENTES L I N G U I S T I C A, A N TROP O L O G I A E STOR I A D E L L E R E L I G I O N I COLLANA DIRETTA DA

MARCELLO DE MARTINO COMITATO SCIENTIFICO:

Nick J. Allen

Retired Reader ofSocial Anthropology ofSouth Asia, Orientai Institute, Wolfson College, Oxford University Dominique Briquel

Professeur émérite de lati n, Université Paris-Sorbonne Filippo Coarelli

Professore emerito di Storia romana e di Antichità greche e romane, Università di Perugia Gregory Nagy

Francis fones Professar of Classica/ Greek Literature and Professar of Comparative Literature, Harvard University Aldo Luigi Prosdocimit

Professore emerito di Glottologia, Università di Padova Claudia Santi

Professore associato di Storia delle Religioni, Università della Campania «Luigi Vanvitelli» John Scheid

Professeur de Religion, institutions et société de la Rome antique, Collège de France, Paris Christopher Smith

Professar of Ancient History, St. Andrews University - Director of the British School a t Rome Mario Torelli

Professore emerito di Archeologia e Storia dell'Arte greca e romana, Università di Perugia Michael L. W eiss

Professar of Linguistic, Cornell University

CLAUDIA SANTI

CASTOR A ROMA UN DIO PEREGRINUS NEL FORO

AGORÀ &CO. Laborem saepe Fortuna facilis sequitur

Stampato con il contributo del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell'Università della Campania «Luigi Vanvitelli»

Il volume è stato sottoposto al processo di peer review

©20 1 7 AGORÀ & CO. Lugano E-mail: [email protected]

PROPRIETÀ ARTISTICA E LETTERARIA RISERVATA PER TUTTI I PAESI È vietata la traduzione, la memorizzazione elettronica,

la riproduzione totale e parziale, con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico

ISBN 978 - 88 - 9746 1 - 85 - 2

ai miei figli Livio, Emilio e Adriano t

SOMMARIO

Speaking Souls-Animce Loquentes

XI

Premessa

XIII

Abbreviazioni

xv

Elenco delle illustrazioni

XIX

Osservazioni preliminari

XXI

La battaglia del lago Regillo e il tempio nel Foro di Roma: testimonianze letterarie, epigrafiche e archeologiche

l

I Di6skouroi/Dioscuri nel mito e nel culto in ambiente non romano

43

Caratteri del culto di Castor a Roma

73

La riplasmazione di Castor e Pollux in nuove prospettive mitizzanti

1 13

Indici

1 45

Bibliografia

151

IX

SPEAKING SOULS - ANIMLE LOQUENTES

La collana di saggi Speaking Souls-Animce Loquen tes che ho l'onore e l'one­ re di dirigere per la casa editrice Agorà & Co. di Lugano appare unica per le sue caratteristiche nel panorama editoriale nazionale e internazionale: ho infatti voluto radunare dieci cari amici e/o Maestri intorno a un progetto comune, cioè quello di rinnovare i fasti di una stagione di studi che a torto si vuole passata, quando brillavano le stelle di Georges Dumézil, di Mir­ cea Eliade, di Claude Lévi- Strauss e di André Martinet, che consideriamo nostri padri nobili indicando al contempo Friedrich Max Miiller e James George Frazer quali nostri numi tutelari. La ricerca di sistemi e strutture all'interno delle diverse discipline umanistiche e l'analisi introspettiva vol­ ta ad evidenziarne i comuni tratti "emici" rappresentano le specifiche fina­ lità della nostra ricerca: in definitiva, ci opponiamo tutti alla vague attuale che vede gli studi di antichistica scevri da ogni prospettiva storico-com­ parativa. Vogliamo battere il cammino della Sapienza e trovare altri amici per via che scelgano di aggregarsi al nostro percorso di ricerca: e auspichia­ mo di lasciare il testimone a giovani validi, indicando loro la strada - una giusta linea di méthodos. L'interconnessione tra linguistica, antropologia e storia delle religioni offre un potente strumento d'indagine che dà risultati fecondi per l'avanzamento delle discipline medesime; infine questo è un dialogo tra convenuti, che messi intorno a un tavolo discutono di argo­ menti vitali per la cittadella della scienza, come fossero Pritani accanto al fuoco di Hestia: dieci commensali che parlano e si confrontano, che si incontrano e si scontrano, che producono Sapere e "animano" le menti. Secondo i Pitagorici il dieci è il numero della sacra Tetraktys: sia questa il nostro stemma e la stella polare che guida la nostra opera.

MARCELLO DE MARTINO

PREMESSA

Il presente studio si propone, attraverso l'analisi storico-religiosa, di con­ tribuire ad una migliore definizione della figura del dio Castor a Roma. Le tante anomalie del culto di questo dio di origine non-romana sono state poste in evidenza con estrema lucidità da Georges Dumézil ne La religion romaine archai"q ue: Castor est u n cas singulier dans l'expérience religieuse des Romains : dieu étran­ ger, venu de quelque point de la Grande Grèce au Latium, il a pénétré de là dans le pomerium romain et s 'est installé plus près de l'aedes Vestae qu 'aucun dieu national (. . . ). En fait, jusqu 'à ce que la religion fU t livrée aux hellén isants, le sanctuaire du Forum ne fu t que ce lui de Cast or : so n frère Pollux resta dans l'ombre( . . . ) A Tusculum camme à Lavinium, camme chez les au tres Italiques où ils sont connus, les Dioscures paraissent ensem ble, avec leur qualification grecque de « fils de Zeus »( . . .). A Rome au con trai re, tou t rapport avec ]upiter est rompu et, si Pollux demeure dans l'om bre de so n frère, c 'est celui-ci, le cavalier Castor, qui a pris possession du sol et du culte( . . . ). Quant au mode d'implan­ tation du jeune dieu, il reste mystérieux : aucune procédure connue ne pouvait installer ce peregrinus à l'intérieur du pomerium (Dumézil 1 9742 , pp. 414-416). .

È proprio dalla lettura delle pagine di G. Dumézil che è nata l'idea di ricostruire per quanto possibile i caratteri originari ed originali del culto di Castor a Roma, caratteri che continuano a destare stupore, ma che - pos­ siamo averne la certezza - devono essere stati elaborati in coerenza con i principi teologici del sistema politeistico di Roma antica nelle diverse fasi della sua storia. I risultati provvisori di questa presente ricerca sono stati da me illustrati e discussi nel workshop "Gods and Goddesses in Ancient Italy" (Oxford 1 8 settembre 20 1 4); ringrazio E d Bispham, John North, Fay Glinister, Danie­ le Miano e tutti gli studiosi presenti per le loro obiezioni e osservazioni critiche, che mi hanno indicato i punti in cui l'argomentazione andava rafforzata. Naturalmente, ogni lacuna, carenza o inesattezza nel testo è da attribuire alla mia esclusiva responsabilità. c. s.

Maggio 20 1 6

ABBREVIAZIONI

I titoli dei periodici e delle riviste sono abbreviati con le sigle indicate nella Liste des périodiques dépouillés dell'Année Ph ilologique.

Babelon I = E. Babelon, Description historique et chronologique des monnaies de la République romaine vulgairement appelées monnaies consulaires, l, Paris-Londres 1 885. Babelon II = Description h istorique et chronologique des monnaies de la République romaine vulgairement appelées monnaies consulaires, Il, Paris-Londres 1 886. CCID = Corpus Cultus lavis Dolicheni, a cura di M. Horig-E. Schwertheim, Leiden 1 987. CEG = Carmina Epigraph ica Graeca Saeculorum VIII- V a. Chr. n., a cura di A.P.A. Hansen, Berlin 1 983. CI = Codex Iustinianus. Recognovit et retractavit Paulus Krueger, Berlin 1 877.

CIL F = Corpus Inscriptionum Latinarum. Inscriptiones Latinae An tiquissimae ad C. Caesaris mortem, a Theodoro Mom msen editae, editio altera, pars posterior, fas­ ciculus l, Berlin 1 9 18. DÉLG = Dictionnaire étymologique d e l a langue grecque. Histoire des mots, a cura di P. Chantraine, Paris 1 968 - 1 977. DS = Dictionnaire des antiquités grecques et romain, a cura di C. Daremberg-E. Saglio, Paris 1 877- 1 9 1 9. FGrHist = Die Fragmente der griechischen Historiker, a cura di F. Jakoby, Berlin 1923-. FPL = Fragmenta Poetarum Latinorum Epicorum et Lyricorum: Praeter Ennium et Lucilium, a cura di W. More!, Leipzig 1 9292• GEW = H. Frisk, Griechisches Etymologisches Worterbuch, 1 954- 1 972.

l,

[a-Ko] , Heidelberg

CASTOR A ROMA. UN DIO PEREGRINUS NEL FORO

IG e= Inscriptiones Graecae I: Inscriptiones Atticae Euclidis anno (403/2) anterio­ res, a cura di F.H. von Gaertringen, Berlin 1 9242 • IG V, l= Inscriptiones Graecae, V, l. Inscriptiones Laconiae et Messeniae, a cura di W. Kolbe, Berlin 1 9 1 3 . I G IX, l = Inscriptiones Graecae IX, l. Inscriptiones Phocidis, Locridis, Aetoliae, Acarnaniae, insularum maris Ionii, a cura di W. Dittenberger, Berlin 1 897. IG XII, 3 = Inscriptiones Graecae, XII, 3. I nscriptiones insularum maris Aegaei praeter Delum, Inscriptiones Symes, Teutlussae, Teli, Nisyri, Astypalaeae, Anaphes, 7herae et 7herasiae, Pholegandri, Meli, Cimoli, a cura di F. Hiller von Gaertringen, Berlin 1 898. IG XII, 5 = Inscriptiones Graecae XII, 5. Inscriptiones Cycladum, las, Sikinos, Naxos, Paros, Oliaros, Siphnos, Seriphos, Kythnos, Keos, Gyaros, Syros, Andros and Tenos. a cura di F. Hiller von Gaertringen, Berlin 1 903 - 1 909. IG XIV= Inscriptiones Graecae, XI V. Inscriptiones Siciliae et Italiae, additis Gal­ liae, Hispan iae, Britanniae, Germaniae inscriptionibus, a cura di G. Kaibel, Berlin 1 890. Il = I nscriptiones Italiae curavit A. Degrassi, Volumen XIII - Fasti et Elogia, Jasci­ culus II- Fasti Anni Numani et Iulian i, Roma 1 963.

ILS = Inscriptiones Latinae Selectae, a cura di H. Dessau, Berlin 1 892 - 1 9 1 6. KN = Corpus of Mycenaean I nscriptions from Knossos, a cura di J. Chadwick, L. Godart, J. T. Killen, J. P. Olivier, A. Sacconi, l. A. Sakellarakis, 4 voll., Cambridge­ Roma, 1 986- 1 998. LIMC = Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, presidente O. Reverdin, 16 voll., Heidelberg-Wiirzburg 1 98 1 - 1 999. LTUR Lexicon Topographicum Urbis Romae, a cura di E.M. Steinby, 6 voll., Roma 1 993-2000. =

MRR = T. R. S. Broughton, 7he Magistrates of the Rom an Republic, 1 968 2•

1,

New York

MRR Il = T.R.S. Broughton, 7he Magistrates of the Roma n Republic, Il, New York 1 9842•

XVI

ABBREVIAZIONI

PIR = Prosopographia Imperii Romani saeculi I, II et III, a cura di E. Groag-A. Stein-L. Petersen, Berlin 1933-. RGDA = Res Gestae Divi Augusti. Hauts faits du divin A uguste, a cura di J. Scheid, Paris 2007. RE = Realencyclopiidie der classischen Altertumswissenschaft, a cura di A. Pauly-G. Wissowa, Stuttgart 1 893-. RIC = Roman Imperia[ Coinage, a cura di H. Mattingly, E.A. Sydenham, C.H.V. Sutherland, London 1 923 - 1 994. RRC = Roman Republican Coinage, a cura di M.H. Crawford, Cambridge 1 974. RS = Roman Statu tes, a cura di M.H. Crawford,

1-11,

London.

�V = Rig Veda, A Metrically Restored Text, a cura di B.A. van Nooten - G.B. Hol­ land, 41

I DIOSKOUROI!DIOSCURI NEL MITO E NEL CULTO IN AMBIENTE NON ROMANO

I DI6SKOUROI NEL MITO IN GRECIA Il tempio di Castor a Roma si ergeva nel Foro a breve distanza dall' ae­ dis Vesta e, come ebbe a notare G. Dumézil, «aucune procédure connue ne pouvait installer ce peregrinus à l'in térieur du pomerium» 1 • Per cercare di dare una spiegazione a questa anomalia, appare necessario gettare uno sguardo sulla tradizione religiosa non-romana relativa ai Di6skouroi greci e ai Dioscuri etruschi e italici, per poi procedere, sulla base di questi dati, ad uno studio comparativo. Per non appiattire la profondità del quadro storico, prenderemo in esame in particolare le testimonianze del periodo arcaico, che risalgono o che sono riferibili all'arco di tempo che va dalle origini fino all'epoca in cui venne introdotto a Roma il culto di Castor2• Le figure di Kastor (Kaa-rwp) e Polydelikes (noÀuoeuK'l> . 5 IG XII 3, 359.

CASTOR A ROMA. UN DIO PEREGRINUS NEL FORO

Per Omero, Kastor e Polydeukes sono figli di Léde (A�o'l), la sposa di Tyndareos (Tuvoapewc;) , re di Sparta6 e nell'Iliade non sono mai chiama­ ti Di6skouroi. Secondo Esiodo, Kastor e Polydeukes sono entrambi fi­ gli di Zeus7; secondo altre versioni, Kastor è figlio di Tyndareos e Léde, Polydeukes di Zeus e di Léde8• Ciò nondimeno, il patronimico Tyndaridai li definisce emtrambi, anche senza contraddire la loro nascita da Zeus9• Dalla diversa paternità deriverebbe la tradizione della natura mortale di Kastor e dell'immortalità di Polydeukes, testimoniata già nei Cypria· Kacr-rwp flèv ev'lTO>; Deneken 1 88 1 , p. 1 4 . Gaifman 20 1 2 , pp. 289-303. 79 Plut. Mor. 478 a-b (De fraterno amore 1 - 2 ) . o B Hesych. s.v. OoKaV.

?B

BI

Etymologicon Magnum s.v. cS6Kava.

Bl

Guarducci 1 984, p. 1 43; p. 1 5 1 .

61

CASTOR A ROMA. UN DIO PEREGRINUS NEL FORO L'immagine del d6kanon si modifica nel corso del tempo passando dalla forma a 1t a una forma più articolata, in cui due aste verticali sono unite da due aste orizzontali, una collocata in alto e una circa a metà delle aste verticali; a loro volta le due aste orizzontali sono unite da due aste verticali di dimensioni inferiori83 ( FIG. 1 4 ). Il complesso simbolismo d i questo rilievo è stato variamente interpre­ tato: M. Albert, ad esempio, riprende l'indicazione di Plutarco e propone di riconoscere nei due elementi verticali i Di6skouroi stessi84• Vi è stato visto un trono, simbolo di regalità e perciò connesso ai Di6skouroi, eroi e principi della casa reale di Sparta85• La Guarducci, sulla base dell'analisi dell'intero dossier iconografico, ha avanzato una persuasiva interpretazio­ ne della natura del d6kanon, che, a suo parere, non avrebbe avuto sempre lo stesso significato. Secondo la studiosa, il d6kanon, in origine, nella for­ ma a n, avrebbe espresso valenze e funzioni ctonie, rappresentando «la porta aperta verso il mondo sotterraneo, dalla quale i Di6skouroi passava­ no per entrare nel mondo dei vivi e per tornare poi tra le ombre»86• Questa immagine successivamente avrebbe assunto l'aspetto dello schienale di un trono, aggiungendo alla simbologia ctonia l'idea del potere, senza dismet­ tere il legame con il mondo infero87• Infine, all'epoca in cui scrive Plutarco, persasi ormai la memoria dei valori originari, sarebbe diventato simbolo di >; il tema fu in seguito trattato compiutamente da Myriantheus 1 876. 2 �V 1 . 1 1 7. 1 2b; Macdonell l 898, p. 5 1 ; cfr. anche Zeller 1 990; Nikolaev 20 1 2 . 3 Cfr. Eliade 1 978, p. 1 89. 4 �V 5.073.04c: nana jatav = nati separatamente; Macdonell l 898, ibid. 5 La connessione con il cavallo è tuttavia variamente interpretata: Macdonell 1 898, p. 50 e p. 53, afferma che il nome Asvina implica solo il possesso di cavalli, e non la qualità di cavalieri; per Griswold 1 999', p. 104, il significato di Asvina sarebbe P, Vrtrahantama «Simili all'Uccisore di Vrtra ( Indra)»13, e Marutama «Simili ai Marut»14 attribu­ iti loro mostrano la tendenza ad accostarli alla sfera di Indra, il supremo reggitore degli dei e il dio-guerriero del pan theon vedico15• Nel S.g Veda essi hanno una sorella, particolare che si riscontra anche in altri ambiti culturali (v. i Di6skouroi ed Heléne) e che ha fatto perciò ipotizzare l'esi­ stenza di un tema mitico non solo indoeuropeo, ma anche vicino-orientale ed oltre16• Sul versante occidentale, il culto reso dalle popolazioni celtiche ad una coppia di gemelli identificati attraverso l ' interpretatio graeca come i Di6skouroi è riferito da Diodoro Siculo, una fonte di solito molto atten­ dibile. =

àJtoÒEi�w; òè ·roinwv Castor e Polydeukes>Pollux doveva ri­ sultare incompatibile con la forma demitizzata della religione romana di epoca repubblicana, in quanto avrebbe riproposto e richiamato immedia­ tamente il mitologema della nascita dal supremo dio del pan theon. Come è noto, C. Koch pose il processo di demitizzazione in rapporto con l'isti­ tuzione della res publica e ne analizzò gli sviluppi in relazione alla teologia di Iuppiter. Nella teologia di Roma repubblicana Iuppiter era chiamato

64 Dumézil 1 956, pp. 9-43; cfr. anche Appendice I . - Mater Matuta, in Dumézil 1 973, pp. 305-330. 6 5 Dumézil 1 956, p. 26 e n. 5; De Martino 20 1 3, pp. 263-27 1 . 66 Questo aspetto è stato studiato, anche a livello di mitologia, da Briquel 1 992.

CASTOR A ROMA. UN DIO PEREGRINUS NEL FORO a rappresentare, come sottolinea C. Koch, l'idea religiosa di res publica67, ed era espressione e forma di una sovranità divina non rivendicabile da questo o quel gruppo gentilizio o sociale bensì, come si direbbe oggi con un'espressione di moda, bene comune di tutti i cives Romani. Il nuovo assetto demitizzato del sistema religioso di Roma antica che si viene co­ stituendo con l'instaurazione della res publica e con il rifiuto del sistema religioso-giuridico mitico-gentilizio, dovette dare l'avvio ad una profonda ed originale opera di riplasmazione. Così, nella religione di Roma repub­ blicana, Iuppiter dovette dismettere ogni funzione ctonia e interrompere ogni legame genealogico con altre figure divine68: non esiste alcun mito autenticamente romano che narri la nascita di Iuppiter da una figura o da una coppia divina, o che celebri la sua unione con una coniu.x69; non gli si riconosce alcuna progenie né divina70 né umana, e di conseguenza Iuppiter non si trova al vertice di alcuna generazione degli dei né è destinatario, in qualità di capostipite o di antenato, del culto privato di alcun gruppo gentilizio7 1 • Per questo, tra l'altro, come è stato notato, Castor e Pollux, an­ che quando figurano insieme nel contesto culturale romano, sono sempre chiamati con i loro teonimi individuali e mai, per tutta l'epoca repubbli­ cana e una parte dell'età imperiale, con un nome collettivo che li designi entrambi, o con un prestito o con un calco semantico del teo-patronimico Dioskouroi, al contrario di quanto testimoniato ad es. in Etruria, in area peligna e tra i Marsi, dove le formule TINAS CLINIIARAS (v. supra p. 66), IOVIOIS PVCLOIS e IOVEIS PVCLES (v. supra p. 7 1 ) sono tutte fedeli calchi semantici dell'espressione � tò pot «figli di Zeus» . Karl Meister ha de­ dicato delle interessanti pagine alla storia del nome dei Dioscuri in latino72: lo studioso parte dalla constatazione che, sul piano puramente linguistico,

67 Koch 1 937, p. 1 26. 68 Koch 1 937, pp. 1 2 1 - 1 34. 69 Koch 1 937, p. 5 1 . 7° Koch 1 937, pp. 52-53; i tratti ctonii e l a qualità d i capostipite sarebbero stati trasferiti sulla figura divina di Vediovis, una sorta di doppio depotenziato di Iuppiter per eccesso o per difetto, Koch 1 937, pp. 6 1 -90; gran parte delle conclusioni di C. Koch riguardo a Ve­ diovis si basa sull'accurato esame filologico dei valori del suffisso latino ve-, Koch 1 937, pp. 68-70; G. Piccaluga, nel suo articoletto giovanile dedicato alla figura di Vediovis, dimostra di non aver ben compreso il senso dell'argomentazione di C. Koch, laddove propone l'equi­ valenza tra il suffisso latino ve- e il suffisso greco anti-, Piccaluga 1 963, p. 235. 7 1 Koch 1 937, p. 5 1 . 72 Meister 1 9 1 6, pp. 1 1 3- 1 27.

CARATTERI DEL CULTO DI CASTOR A ROMA non vi sarebbe nessun ostacolo alla formazione di una formula analoga al greco Di6skouroi e conclude che, se in latino non si è mai formato niente di analogo, le ragioni non sono ricercarsi in una motivazione di natura linguistica73• In realtà, precisiamo noi, in questo caso è il sistema religioso, nella sua forma demitizzata, a porre dei limiti alla creatività linguistica: dal momento che nella religione ufficiale di Roma repubblicana non esisteva nulla di simile ad una genealogia deorum, in assenza di un esplicito conte­ sto miti co l'espressione Diòs kouroi non poteva essere trasferita tale e quale in latino: una formazione del tipo *lavis Liberi sarebbe risultata ambigua, incomprensibile e di fatto assurda alla coscienza religiosa dei RomanF4• Anche quando in funzione paretimologica, si voleva attribuire a Iuppi­ ter la genitura di una figura divina (ed è il caso di Dius Fidius nell'inter­ pretazione di Elio Tuberone secondo Varrone, v. supra p. 26) il richiamo analogico era indirizzato sempre e solo ad un Di6skouros, e in particolare a Castor, l'unico che aveva un culto nella Roma repubblicana. A partire dall'epoca imperiale si rinviene nei testi letterari ed epigrafici la forma Ca­ stores75, un'espressione assolutamente originale che estende ad entrambe le figure il nome individuale di una di loro (cfr. il vedico Nasatya) . Anche in questo caso, K. Meister ha formulato delle importanti riflessioni. In ge­ nerale, in linguistica, si afferma che un fenomeno non è mai isolato e privo di riscontrF6; dunque, bisogna rivolgersi ai documenti epigrafici e letterari, per trovarvi eventuali altre testimonianze di casi analoghi. Se la famosa invocazione alle Veneres77 nel carme III di Catullo appare piuttosto come un'invenzione poetica dell'autore, le forme Pales Il, duae Carmentes78 e l'espressione gemini Quirini, per indicare Romulus e Remus79, sembra al contrario segnalare la funzionalità di questo tipo di formazione nominale

73 Meister 1 9 1 6, p. 1 1 6; Radke 1 984, p. 88. 74 In Verg. Aen. VIII, 30 l, si incontra l'espressione lavis pro/es riferita ad Hercules, cfr. anche la dedica HERCVLI IOVIO, ILS 3432, iscritta sulla base di una statuetta votiva rinvenu­ ta a Roma fuori Porta Maggiore e datata all'epoca della tarda repubblica. 7 5 Plin. N.H. X, 1 2 1 : supra Castorum; cfr. I, 2a; VII, 86; XXXIV, 23; XXXV, 27; cfr. Meister 1 9 1 6, p. 1 1 7. 76 Meister 1 9 1 6, p. 1 1 8. 77 Cat. III, l: Lugete, o Veneres Cupidinesque. 78 Varro fr. 1 03 Cardauns: huius periculi deprecandi gratia arae statutae sunt Romae

duabus Carmentibus. 79 I uv. XI, 105: geminos sub rupe Quirinos; Puhvel l 975, p. 1 52, ipotizza che un uso ana­ logo si possa riconoscere in Prop. IV, l, 9- 10, senza tuttavia produrre argomenti decisivi.

ss

CASTOR A ROMA. UN DIO PEREGRINUS NEL FORO in una situazione del tutto analoga a quella di Castores, in cui il plurale che definisce la coppia è stato creato a partire da un teonimo in antiquo e di norma singolare. Queste formazioni nominali si presentano o come «fossili» dell'epoca arcaica (Pales e Carmentes) o come innovazioni del I sec. d.C., e in quest'ultimo caso sembrano testimoniare come, superata la fase demitizzata, recuperata la funzione mitico-genealogica (e il primo esempio storico è l'introduzione del culto di Venus Genetrix ad opera di Giulio Cesare nel 46 a.C., v. infra pp. 1 1 5- 1 1 7) , fosse venuto a cadere ogni pregiudizio anche nei confronti di quelle coppie mitiche, Romulus- Remus e Castor-Pollux, investite in precedenza dal processo di dissociazione mi­ tico-rituale, e ora recuperate e rifunzionalizzate in una nuova prospettiva genealogico-mitizzante. In questa prospettiva, l'introduzione del culto di Castor pone un ulte­ riore problema, e cioè quello degli agenti del processo di demitizzazione. Se si valuta nel complesso la tradizione relativa alla figura di A. Postu­ mius, si può notare come la vulgata attribuisca al dictator vittorioso sulla Lega Latina un ruolo di pivot a livello religioso. Oltre a promuovere l'in­ troduzione del culto di Castor (giusta la nostra interpretazione, attraverso la dissociazione della coppia mitica dei gemelli divini di origine greca e la formazione di una figura divina totalmente autonoma) , A. Postumius avrebbe promosso anche l'introduzione del culto di Ceres, Liber e Libe­ ra, il cui tempio sull'Aventino divenne luogo simbolo della religiosità dei plebei nei primi secoli della res publica e per tutto il corso della storia di Roma. L'occasione per l'istituzione di questo nuovo culto è ricordata da Dionisio d'Alicarnasso: dato che l'approvvigionamento delle truppe era molto scarso in conseguenza della guerra e della carestia e c'era il fondato pericolo che la situazione già grave si aggravasse ulteriormente e venissero del tutto a mancare i rifornimenti per l'esercito e per la popolazione80, il dicta tor A. Postumius avrebbe ordinato di procedere alla consultazione dei libri Sibyllini, un repertorio oracolare da cui si derivavano le cerimonie espiatorie in caso di prodigi81 , e, appreso dai libri che bisognava propi­ ziarsi gli dei Ceres, Liber e Libera, prima di partire con l'esercito avrebbe pronunciato un voto: se ci fosse stata per la città la stessa abbondanza di risorse alimentari che c'era prima della guerra, avrebbe costruito un tem-

80 Dion. Hal. VI, 1 7, 3 . 81 Per la funzione dei libri Sibyllini e la storia del collegio dei viri sacris faciundis deman­ dati alla loro consultazione, cfr. Santi 2008.

86

CARATTERI DEL CULTO DI CASTOR A ROMA pio intitolato a queste divinità e avrebbe inoltre istituito sacrifici annuali in loro onore82• Gli dei ascoltarono le preghiere del dictator e fecero sì che la terra producesse un'abbondante quantità di frutta e ricche messi di cereali; i commerci ripresero in una dimensione addirittura più ampia di prima83• Vedendo ciò, tornato a Roma dopo la vittoria del lago Regillo, il dittatore A. Postumius destinò parte del bottino conquistato nella guerra contro la lega latina alla costruzione del tempio a Ceres, Liber e Libera, che sorse, lo ricordiamo, sull'Aventino84. Per decorare il tempio si fecero venire mae­ stranze dalla Grecia85 ed il culto fu affidato a sacerdoti di origine italiota86• L'introduzione del culto di Castor nel Foro e della cd. triade plebea sull'A­ ventino, nello stesso arco di tempo e ad opera dello stesso magistrato, il dictator A. Postumius, mostra i segni di una riplasmazione coerente con la forma demitizzata della religione romana arcaica: la riduzione della coppia divina Castor e Pollux ad un'unica figura divina appare infatti simmetri­ ca all'inserimento di Liber come terza figura divina a fianco della coppia mitica Deméter e Kore, cui Ceres e Libera furono precocemente assimilate da una parte87, e di Ceres a fianco della diade Liber-Libera, il cui culto è testimoniato in età arcaica in area venetica88• Nell'uno come nell'altro caso, sembra che si eviti la formulazione esplicita di una genealogia: dei due fratelli di origine divina, venerati in tutto il territorio della koinè greco­ etrusco-italica, a Roma viene accolto solo Castor; sull'Aventino, le coppie divine Ceres- Libera e Liber- Libera si fondono, dando vita ad un complesso

82 Dion. Hai . VI, 1 7, 3 . 83 Dio n . Hai. VI, 1 7, 4. 84 Dion. Hai. VI, 1 7, 2-4; Santi 2008, pp. 85-86. 85 Plin. N. H. XXXV , 59: plastae /audatissimi fuere Damophilus et Gorgasus, i idem picto­

res, qui Cereris aedem Romae ad Circum Maximum utroque genere artis suae excoluerant, versi bus inscriptis graece, qui bus significarent ab dextra opera Damophili esse, ab laeva Gor­ gasi. 86 Cic. Ba/b. 55: Cognoscite nunc iudicium senatus, quod semper iudicio est populi com­ probatum. Sacra Cereris, iudices, summa maiores nostri religione confici caerimoniaque vo­ luerunt; quae cum essent adsumpta de Graecia, et per Graecas curata su n t semper sacerdotes et Graeca omnino nominata. Sed cum il/a m quae Graecum illud sacrum monstraret et face­ ret ex Graecia deligerent, t amen sacra pro ci vibus civem facere voluerunt, ut deos immortalis scientia peregrina et externa, mente domestica et civili precaretur. Has sacerdotes video fere aut Neapolitanas aut Veliensis fuisse, foederatarum si ne dubio civitatum. 87 Dumézil l 974 2 , pp. 384-385. 88 Per il culto a Liber-Libera, cfr. Sernio li 2005.

CASTOR A ROMA. UN DIO PEREGRINUS NEL FORO religioso che non sembra avere riscontri al di fuori di Roma89• Ma interven­ ti di tale complessità e coerenza teologica non possono essere opera di un magistrato. Dietro l'introduzione di questi nuovi culti dobbiamo ipotizza­ re l'azione dei pontifices, del collegio sacerdotale responsabile dell'aspetto dinamico della religione e perciò anche del processo di demitizzazione. Se la nostra ipotesi relativa alla stratificazione delle varianti è valida, sarebbe­ ro stati proprio i pon tifices a registrare negli Annales la versione ufficiale dell'episodio del votum durante la battaglia del lago Regillo (v. supra p. 35), ponendo in questo modo le premesse per l'introduzione della figura divina di Castor e contestualmente per l'esclusione della figura divina di Pollux. E sarebbero stati ancora i pon tifices a determinare per così dire il profilo teologico di Castor e della cd. triade plebea, in accordo con l'occasione del votum e in armonia con i principi ordinatori del pantheon romano. E sarebbero stati infine i pon tifices a indicare i luoghi in cui dovevano sor­ gere i templi votati da A. Postumius, uno in tra pomerium e l'altro extra pomerium. Per risolvere il problema posto dalla posizione intrapomeriale del tempio arcaico di Castor, si deve, tuttavia, parallelamente ipotizzare un processo di «romanizzazione» , che trasformò questo dio peregrinus in una grande divinità nazionale romana. R. Schilling ha usato la categoria di « romanisation» a proposito dell'introduzione del culto di Venus Erycina, che aveva le sue origini in Sicilia sul monte Eryce90: il tempio della dea, che mantenne la sua epiclesi epicorica, fu eretto sul Campidoglio nel pieno della guerra annibalica; il suo culto fu depurato di tutta una serie di aspetti incompatibili con gli equilibri della religione romana o non interessanti per i Romani in quel delicato frangente della loro storia. Venus Erycina a Roma non si trasferì con il suo paredro né con il suo corredo mitico91 , ma fu associata con Mens, un'astrazione personificata che ne orientò in senso romano la funzione e la valenza divina92• Per quanto riguarda Castor, dobbiamo ipotizzare un processo analogo, anche se siamo in grado di determinare solo in parte le procedure civico­ religiose attraverso le quali si sia poté compiere questo processo. Di certo,

89 Le Bonniec 1 958, pp. 277-3 1 1 ; Dumézil 1 974 2 , pp. 382-385, contra Forsythe 2005, p. 17 4, propone una decostruzione di Iacchos in Bacchus- Dionysus e successiva assimilazione con Liber; dove sia finita la componente misterica di Dionysos-Bacchos non è dato sapere. 90 La linea mi sembra quella indicata in Schilling 1 954, pp. 242- 248, anche se no n tutti gli argomenti appaiono nello specifico pienamente convincenti. 9 1 Fonti ed ampia discussione in Lietz 20 1 2 . 9 2 Per questo aspetto, Montanari 1 976, p p . 1 89-26 1 .

88

CARATTERI DEL CULTO DI CASTOR A ROMA affinché il dio fosse «romanizzato» e considerato una divinità «indigena», un peso decisivo ebbe quella dissociazione a livello mitico-genealogico tanto da Iuppiter quanto da Pollux operata dai pontifices su cui ci siamo soffermati in precedenza. Ma tale dissociazione fu piuttosto una condizione necessaria che sufficiente. Se processo di romanizzazione vi fu, esso dovette compor­ tare in parallelo anche un processo di «degrecizzazione», al pari di quanto realizzatosi negli stessi anni per la triade capitolina Iuppiter, Iuno, Minerva, di derivazione etrusca, giusta l'analisi di G. Dumézil, «désétrusquisée»93, ri­ plasmata e risemantizzata in funzione del nuovo assetto religioso di Roma determinatosi con l'instaurazione della res publica· Si può forse intravedere un segnale di questa lunga e complessa opera di rielaborazione teologica nel grande iato temporale di quindici (o dodici) anni che intercorse tra il vo­ tum a Castor e la dedica del tempio nel Foro. E allora possiamo segnalare almeno un punto comune sia a Iuppiter sia a Castor su cui potrebbe aver agito il processo di degrecizzazione-romanizzazione-demitizzazione, ossia il legame con la dimensione ctonia: allo stato attuale della documentazione, il territorio urbano di Roma non ha restituito alcun esemplare di d6kanon, il che ci porta a escludere per Castor a livello ufficiale ogni collegamento cultuale con l'Oltretomba e con il regno dei morti94• La rimozione selettiva della valenza ctonia dalla teologia dello Iuppiter romano trova la sua ragione nell'incompatibilità tra sfera ctonia e sfera della sovranità cosmico-civica95 e suggerisce per Castor, in analogia con quanto documentato per Iuppiter, una possibile funzione sovrana. Si tratta solo di un indizio, ma di un indizio prezioso per cominciare a orientarci alla ricerca dei caratteri autenticamente romani della figura divina di Castor.

CASTOR A ROMA: CULTO E FUNZIONE A quanto sembra, quando Castor fu inserito nel pan theon di Roma per intervento dei pontefici a seguito del voto formulato dal dicta tor A. Po-

93 Dumézil 1 974 2 , p. 3 1 6. 94 Nel culto privato, l'immagine dei Di6skouroi compariva sui rilievi funerari di impor­ tazione greca, ad es. Mitropoulou 1 977, p. 60, n. 1 1 2, fig. 1 66 : il rilevo, rinvenuto a Roma durante i lavori per la costruzione di via Buonarroti, risale al V sec. a.C., ma ignoriamo l'epoca del suo trasferimento a Roma, che comunque non sembra possa essere anteriore alla metà del II sec. a.C . . 95 Koch 1 937, p p . 70-9 1 .

CASTOR A ROMA. UN DIO PEREGRINUS NEL FORO stumius, conservò ben poco delle caratteristiche che presentava nei con­ testi religiosi extra-romani. Infatti, per quanto riguarda il culto di Castor disponiamo di poche testimonianze che ci forniscono scarne notizie, eppure sufficienti a delineare una figura divina relativamente originale rispetto all'antecedente greco e in polemica più o meno evidente con i caratteri dei Dioscuri etruschi, latini e italici. In primo luogo, interrot­ to il legame genealogico con il divino genitore e con il divino fratello, eliminata ogni commistione con la sfera ctonia, Castor dismise anche le valenze di dio psicopompo che certamente presentava in ambiente etrusco (v. supra p. 66). Parallelamente, la sua figura si spogliò anche di ogni aspetto soteriologico non connesso alla salus della res publica: in età arcaica, Castor a Roma non proteggeva i naviganti né era il dio della xénia, dell'amichevole ospitalità che legava gli dei e gli uomini. Al con­ trario di quanto attestato altrove, infatti, Castor a Roma, stando ai dati in nostro possesso, non sembra in nessun caso compreso tra le divinità destinatarie del rito pubblico del lectisternium, il corrispettivo romano della theoxénia (e, sia detto per inciso, questo è un argomento contrario all'ipotesi dell'evocatio del dio tanto da Tusculum, dove la celebrazione di lectisternia pubblici in onore dei Dioscuri è largamente attestata fino all'età imperiale96, quanto da Lavinium, dove si possono rinvenire tracce di un culto ai divini fratelli in epoca arcaica attraverso l'offerta periodica di lectisternia). Nella religione romana il rito del lectisternium di norma era celebrato non a data fissa, ma si affidava a scopo espiatorio pro salute populi Romani su ordine dei viri sacris faciundis, dopo la consultazione dei libri Sibyllini, in caso di prodigi aventi rilevanza pubblica97• Nel 399 a.C., secondo la testimonianza di Livio, fu celebrato per la prima volta un lectistern ium pubblico, a fine piacolare, per impetrare la fine della ca­ restia e di una gravissima pestilenza: in quell'occasione furono allestiti tre letti rituali dove deporre le offerte per Apollo, Latona e Diana, per

96 Cfr. Peyre 1 962- 1 963, p. 26 1 : > . 97 Santi 2008, pp. 1 40- 1 4 1 .

90

CARATTERI DEL CULTO DI CASTOR A ROMA Hercules, per Mercurius e Neptunus98• Nel 2 1 7 a.C., all'indomani della sconfitta al lago Trasimeno, Castor non figura nel grande lectistern ium offerto a dodici divinità, associate a coppie su sei letti rituali: il primo letto dedicato a Iuppiter e Iuno, il secondo a Neptunus e Minerva, il ter­ zo a Mars e Venus, il quarto ad Apollo e Diana, il quinto a Volcanus e Vesta, il sesto a Mercurius e Ceres99• Si può quindi concludere che la teologia di Castor a Roma non presentasse elementi che portavano ad associarlo a rituali celebrati a fine espiatorio. Ma questa esclusione può anche essere il riflesso della volontà di marcare le differenze rispetto alle forme dei Dioscuri dei popoli vicini, e ribadire così la specificità del dio Castor a Roma. Ed allora a determinare l 'esclusione di Castor dal rito dei lectisternia sarebbero state proprio la sua funzione teologica e le sue rela­ zioni rituali con altre figure divine. Bisogna infatti riconoscere che, una volta introdotto il culto di Castor a Roma, l 'unico rito cui il dio risultava connesso, anche se non in maniera esclusiva, era la transvectio equitum, la processione rituale dei cavalieri ( FIG. 18) celebrata ogni anno idibus Quinctilibus, alle Idi di luglio, giorno in cui si svolse la battaglia del lago Regillo e dies natalis del tempio nel Foro100•

98 Liv. V, 1 3, 4-6: Tristem hiemem sive ex intemperie caeli, raptim mutatione in contra­ rium facta, sive alia qua de causa gravis pestilensque omnibus animalibus aestas excepit; cuius insanabili perniciei quando nec causa nec finis inveniebatur, libri Si by/lini ex senatus consulto aditi su n t. Duumviri sacrisfaciundis, lectisternio tu n c primum in urbe Romana fac­ to, per dies octo Apollinem Latonamque et Diana m, Herculem, Mercurium atque Neptunum tribus qua m amplissime tu m apparari poterat stratis lectis placa vere; per la disposizione sui lecti delle divinità destinatarie del rito, cfr. Santi 2008, pp. 1 39- 1 4 1 ; nel corso del IV sec. a.C. Livio registra la celebrazione di tre lectisternia, senza tuttavia annotare i nomi delle divinità destinatarie del piaculum: tra il 399 a.C. ed il 365 a.C. in una data imprecisata; nel 365 a.C., Liv. VII, 2, 2; infine, nel 348 a.C, Liv. VII, 27, l; cfr. anche Nouilhan 1 989. 99 Liv. XXII, 10, 9: Tum lectisternium per triduum habitum decemuiris sacrorum curan­ tibus: sex pulvinaria in conspectu fuerunt, Ioui ac Iunoni unum, alterum Neptuno ac Mine­ ruae, tertium Marti ac Veneri, quartum Apollini ac Dianae, quintum Volcano ac Vestae, sextum Mercurio et Cereri; Santi 2008, pp. 50- 5 1 e p. 145. 1 00 Questa data sembra confermare l'introduzione del culto legata ad un episodio milita­ re, dal momento che la guerra, in età arcaica, si combatteva solo durante la buona stagione, da marzo ad ottobre; al contrario la dedica del tempio di Castor e Pollux in circo Flaminio il 26 gennaio consente di escludere ogni connessione con eventi militari, e orienta perciò verso un'origine diversa, proprio forse il soccorso portato in sogno da queste figure divine in occasione di una pestilenza, cfr. schol. ad Pers. II, 56.

91

CASTOR A ROMA. UN DIO PEREGRINUS NEL FORO

FIG. 18. Transvectio equitum. Rilievo da Como, Il sec. d.C. (da Veyne 1 960, P!. X) .

La solenne sfilata dei giovani soldati a cavallo partiva dal tempio di Mars101 a Porta Capena, toccava il tempio di Castor nel Foro, per concludersi al tempio di luppiter Optimus Maximus sul Campidoglio. La processione doveva avere un forte impatto visivo: la gioventù romana sfilava in assetto di battaglia su cavalli bianchi coronata d'ulivo indossando la trabea, l'abito tradizionale dei cavalieri, e offriva uno spettacolo di energia e vigore, so­ lennità e dignità. La cerimonia è vivacemente descritta da Dionisio: imÈp O.rtav-ra 6È TUÙTa � �ETà T�V eua[av É7TLTEÀOU�ÉVfJ 7T0�7T� TWV ÉXÒVTWV TÒV 6fJ �OULOV l7T7TOV, o'i KUTÙ UÀéu; TE KUÌ ÀÒXOUv 'IouÀ[wv yévoç rrapEVEX6ÉVTOç TOU ÒVÒJ.lUTOç �yEiTO EÌvaÌ, VEWV TE atnfi VlK'l(j)Òp4J xapt> . 14 Appian. B. C. II, 7 6 : oi J.lÈV ò � TotaÒE KaT ' àÀÀ�Àwv ÈJ.l'lxavwvTo Kal rrEpq1crav ( . . . ) T à auve� J.lUTa avaÒIÒÒVTEç, ò J.lÈV KaTcrap A(jlpOÒlT'lV VlK'l(j)Òpov, ò ÒÈ ITOJ.liT�toc; 'HpaKÀÉa àviK'lTOV, «così Cesare e Pompeo macchinavano l'uno contro l'altro e percorrevano

1 16

LA RIPLASMAZIONE DI CASTOR E POLLUX do Servio, a Venus Genetrix, alla dea progenitrice della gens degli IulW5• Come ha giustamente osservato R. Schilling, le due forme della dea non erano incompatibili tra loro, anzi si sostenevano a vicenda: è possibile che Cesare abbia invocato Venus Victrix nel momento in cui le sue sorti erano sul punto di essere decise dalle armi, ma la fiducia con cui egli si affidò alla dea si fondava sulla convinzione che Venus fosse la sua primigenea ante­ nata celeste16• La vittoria di Farsalo non solo sancì la supremazia militare di Cesare su Pompeo, ma anche la sua «supériorité religieuse» 17 e chiuse una pagina nella storia della religione di Roma antica. Il 26 settembre del 46 a.C. Cesare dedicò nel nuovo Forum Pacis da lui voluto il tempio di Venus Genetrix, il primo caso di un culto pubblico fondato sulla genealogia di­ vina di una gens romana18• «It was not an innovation, and yet i t was a new startling» 19• Non era la prima volta che una divinità era chiamata Genetrix (la forma è già in Ennio20, Valerio Sorano21 e Lucrezio22) , ma era la prima volta che Genetrix, come epiclesi divina, connotava un culto pubblico in cui una dea era venerata come madre23• L'orientamento demitizzato della religione romana in epoca repubblicana cadeva sotto i colpi delle ambizio­ ni di un civis sostenuto dalla fiducia nel suo charisma gentilizio e perso­ nale, charisma che doveva concretizzarsi in un ruolo politico autocratico e in uno statuto religioso privilegiato. Il programma era già chiaramente

l'esercito ( . . . ) rivelando il segnale di battaglia, Venus Victrix per Cesare, Hercules Invictus per Pompeo>>; Schilling 1 954, p. 305. 1 5 Serv. ad Aen. VII, 637: CLASSICA IAMQUE SONANT bene posuit amphibo/iam: nam c/as­

sicum dicimus et tuba m ipsam et sonum. classicum autem estjlexilis tuba. TESSERA SIGNUM symbolum bellicum, quod ad pugnam exeuntibus datur, scilicet propter confusione m, ut fui t in bello Marii tbardeus, in Sullae Apollo Delphicus, in Caesaris Venus Genetrix; Schilling 1 954, p. 305. 16 Schilling 1 954, pp. 306-307. 1 7 Schilling 1 954, p. 307. 1 8 Schilling 1 954, p. 3 1 0 1 9 Weinstock 1 97 1 , p. 85. 2° Con riferimento a Venus: Enn. Ann., fr. XXXV I Skutsch: Te tsaneneta precor, Venus,

te genetrix patris nostri. 2 1 Con riferimento a Iuppiter: Q. Valerius Soranus FPL fr. 2 More!: Iuppiter omnipotens regum rerumque deumque/ progenitos genetrixque deum deus unus et omnes; ampio commento critico in De Martino 201 1 , pp. 28-36. 22 Con riferimento a Venus: Lucr. l, 1 -2: Aeneadum genetrix, hominum divomque

voluptas,/ alma Venus, caeli subter labentia signa. 2 3 W einstock 1 9 7 1 , i bi d.

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CASTOR A ROMA. UN DIO PEREGRINUS NEL FORO espresso nell' ora ti o funebris pronunciata in onore della zia Giulia, dove Cesare, dopo aver proclamato le origini divine della propria gens (v. supra p. 1 1 5- 1 1 7), prosegue affermando: est ergo in genere et sanctitas regum, qui plurim um inter hom ines pollent, et caerimonia deorum, quorum ipsi in potestate sunt reges.24

c'è quindi nella nostra gens sia il carattere inviolabile dei re, che hanno il potere supremo tra gli uomini, sia il sacro rispetto dovuto agli dei, in cui potere sono i re stessi.

Una volta riconosciuta e accettata la legittimità delle pretese religiose di Cesare, attraverso il recupero della funzione mitico-genealogica si apriva la strada per il recupero dell'intera funzione affabulatoria mitica e mitiz­ zante e anche una divinizzazione in vita non appariva poi così irrealizza­ bile. A Cesare furono accordati onori religiosi mai visti in precedenza25; a conclusione di questo processo, nel 46 a.C., il senato assegnò a Cesare l'o­ nore di una denominazione divina, che ci è giunta nella forma greca attra­ verso la testimonianza di Cassio Dione26, e che persuasivamente Dumézil ha ricostruito per il latino nella forma di Divus Iulius27• All'indomani della sua morte, fu decisa la costruzione di un tempio intitolato al Divus Iulius28, tempio che sorse nel comitium davanti alla Regia, nel luogo in cui era stata improvvisata la pira per il funerale. Ad indicare il luogo erano stati ancora una volta, secondo Suetonio, due sconosciuti: al momento della crema­ zione, sorse una divergenza di pareri, tra chi voleva che il corpo di Cesare fosse cremato nella cella del tempio di Iuppiter O.M. e chi riteneva più opportuno che il rogo fosse allestito nella curia di Pompeo:

24 Suet. Iul. 6, 1 ; per il valore del termine sanctitas, Santi 2004, pp. 1 75-224. 2 5 Suet. Iul. 76: sedem auream in curia et pro tribunali, tensam etferculum circensi pompa,

tempia, aras, simulacra iuxta deos, pulvinar, flaminem, lupercos, appellationem mensis e suo nomine; Appian. B. C. II, 1 06. 26 Dio Cass. XLIII, 1 4, 6: Kaì TEÀoc; llia TE auTÒV clVTlKpuc; 'IouÀlOV rrpoOT]y6pEucrav, . 2 7 Dumézil 1 974 2 , p. 54 1 ; Price 1 984. 28 La costruzione del tempio fu deliberata nel 42 a.C., Dio Cass. XLVII, 1 8, 4, ma la sua dedica non avvenne prima del 29 a.C., perciò Augusto poté attribuirsene completamente l'iniziativa, cfr. RGDA 19: AEDEM DIVI IVLI ( . . . ) FECI; Sumi 20 1 1 .

1 18

LA RIPLASMAZIONE DI CASTOR E POLLUX Lectum pro rostris in forum magistratus et honoribus functi detulerunt. Quem cum pars in Capitolini lavis cella cremare pars in curia Pompei destinaret, re­ pen te duo quidam gladiis succincti ac bina iacula gestantes ardenti bus cereis suc­ cenderunt confestimque circumstantium turba virgulta arida et cum su bselliis tribunalia, quicquid praeterea ad donum aderat, congessit29

I magistrati e i cittadini che avevano svolto incarichi pubblici portarono il letto funebre nel Foro davanti ai rostri. Poiché una parte proponeva che il corpo fosse cremato nella cella di Iuppiter Capitolinus e un'altra parte nella curia di Pompeo, improvvisamente due uomini con la spada al fianco e con un giavel­ lotto ciascuno diedero fuoco al letto funebre con ceri accesi e subito la folla presente ammassò rami secchi, le tribune con i sedili e tutto quello che era stato portato in dono.

Chi erano quei misteriosi uomini armati se non i divini gemelli Castor e Pollux? Suetonio non lo afferma apertamente, ma tutti i particolari dell'e­ pisodio sembrano portare a questa conclusione. Durante la celebrazione dei ludi in onore di Venus Genetrix, Ottaviano, suo erede e figlio adottivo, con perfetta scelta di tempo, proclamò l'av­ venuta "migration céleste" dell'anima di Cesare: l'apparizione della come­ ta denominata da allora sidus Iulium attestava che ormai gli dei di Roma avevano accolto questo uomo divino nel loro consesso30• Il Divus Iulius si andava così a collocare come dio celeste all'estremità della linea genea­ logica che aveva al vertice la figura divina di V enus Genetrix e poneva le condizioni perché questa linea si prolungasse nei suoi discendenti: a Ot­ taviano fu riconosciuto dal senato nel 43 a.C. il titolo di Divi filius, ed egli si vide attribuire d'emblée e senza sforzo quell'origine divina che Cesare,

2 9 Suet. lui. 84, 3; cfr. anche App. B. C. II, 1 48; Dio Cass. XLIV, 50, 2-3; cfr. Plut. Caes. 68, l . 3 0 Particolarmente interessante, a proposito, è l a testimonianza di Plinio, che dice d i rife­ rire le parole pronunciate da Ottaviano in una seduta del collegium creato da Giulio Cesare per celebrare i ludi in onore di Venus Genetrix, Plin. N.H. II, 94: > 34, pp.

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