Samuele. Introduzione, traduzione e commento 9788821577208

I libri di Samuele si aprono con un’appendice sulla fine del periodo dei giudici, con Samuele stesso, e descrivono poi,

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Samuele. Introduzione, traduzione e commento
 9788821577208

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MASSIMO GARGIULO è dottore di ricerca in ebraistica; ha insegnato Cultura ebraica all'uni­ versità La Sapienza di Roma e attualmente è do­ cente presso il Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici della Pontificia Università Gregoriana, oltre che professore di latino e greco nei licei. l suoi interessi di ricerca si incentrano in particola­ re sui rapporti tra giudaismo ed ellenismo e sulla storiografìa biblica.Tra le sue pubblicazioni la tra­ duzione con note del Compendium Grammatices

Linguae Hebraeae di Baruch Spinoza (a cura di P. Totaro) e la traduzione con introduzione e

commento dei libri dei Paralipomeni/Cronache e di IV Maccabei della Bibbia dei LXX .

Copertina: Progetto grafico di Angelo Zenzalari

NUOVA VERSIONE DELLA BIBBIA DAI TESTI ANTICHI

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Presentazione '\l OU \TBSIO'\F IJFLI.\ Bllllll.\ D\1 ITSTI 10\F I>J-:1 L\ BIBBI\ D\ l llSTI A\TICHI

Il testo in lingua antica Il testo ebraico stampato in questo volume è quello della

Biblia Hebraica Stuttgartensia (BHS), quinta edizione. Le correzioni alla lettura di alcuni termini, indicate dai masoreti (qerè l ketib), sono segnalate da parentesi quadre, con il seguente ordine: nel testo compare la forma "mista" che si trova nel manoscritto, nelle parentesi si ha prima la forma presupposta dalle consonanti scritte (ketìb) e poi quella suggerita per la lettura dai masoreti (qerè).

La traduzione italiana Quando l'autore ha ritenuto di doversi discostare in modo significativo dal testo stampato a fronte, sono stati adottati i seguenti accorgimenti: i segni • ' indicano che si adotta una lezione differente da quella riportata in ebraico, ma presente in altri manoscritti o versioni, o comunque ritenuta probabile; le parentesi tonde indicano l'aggiunta di vocaboli che appaiono necessari in italiano per esplicitare il senso della frase ebraica. Per i nomi propri si è cercato di avere una resa che non si allontanasse troppo dall'originale ebraico o greco, tenendo però conto dei casi in cui un certo uso italiano può considerarsi diffuso e abbastanza affermato.

I testi paralleli Se presenti, vengono indicati nelle note i paralleli al passo commentato con il simbolo l l; i passi che invece hanno vicinanza di contenuto o di tema, ma non sono classificabili come veri e propri paralleli, sono indicati come testi affini, con il simbolo •:•.

La traslitterazione La traslitterazione dei termini ebraici e greci è stata fatta con criteri adottati in ambito accademico e quindi non con riferimento alla pronuncia del vocabolo, ma all'equivalenza formale fra caratteri ebraici o greci e caratteri latini.

ANNOTAZIONI

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L'approfondimento liturgico Redatto sempre da Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli, rimanda ai testi biblici come proposti nei Lezionari italiani, quindi nella versione CEI del 2008.

SAMUELE Introduzione, traduzione e commento

a cura di Massimo Gargiulo

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SAN PAOLO

Bib/ia Hebraica Stuttgartensia, edited by Karl Elliger and Wilhelm Rudolph, Fifth Revised Edition, edited by Adrian Schenker, © 1977 and 1997 Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart. Used by permission.

© EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2016 Piazza Soncino, 5- 20092 Cinisello Balsamo (Milano) www.edizionisanpaolo.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Piazza Soncino, 5-20092 Cinisello Balsamo (Milano) ISBN 978-88-215-7720-8

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TITOLO E POSIZIONE NEL CANONE

Nella Bibbia ebraica attualmente i due libri hanno il titolo di Semu 'el e sono indicati rispettivamente con le lettere dell'alfabeto aleph e bet, il cui valore numerico è l e 2. Tale titolo è adatto solo alla prima parte dell'opera, poiché Samuele muore in lSam 25, con un doppione della descrizione della sua morte al capitolo 28; è possibile che la sua importanza nella parte iniziale abbia prodotto l'associazione del nome ai libri 1• Del resto, sin dali' epoca del Talmud (Talmud Babilonese, Babii batrii '14b) Samuele ne fu considerato l'autore, cui sarebbero seguiti, per completare le parti successive alla sua morte, Natan e Gad. Corroboravano queste idee testi come lCr 29,29, dove si trovano citate tra le fonti tre opere dette Cronache di Samuele il veggente, Cronache di Natan il profeta e Cronache di Gad il veggente. Ma originariamente, come testimoniano Eusebio di Cesarea (Storia della Chiesa 7,25,2) e Girolamo (Prologo Galeato), l'insieme che ora è compreso nei quattro libri di Samuele - Re costituiva un'opera unica. La divisione in quattro risale alla traduzione greca dei Settanta, nella quale, però, al di là dell'articolazione interna, rimaneva l'idea che la materia trattata formasse un unico insieme, tanto che i due libri di Samuele vengono detti I-II Regni, seguiti da 1-2 Re designati come III-IV Regni. Alla traduzione greca risale quindi la suddivisione in quattro parti che troviamo nella Bibbia ebraica; qui comparsa in un manoscritto (codice 15251, ora nella British Museum Library) del 1448, essa fu accolta nella prima Bibbia Rabbinica (David Bomberg 1516-1517) e, ripresa 1

Cfr. R. W. Klein, l Samuel, Tomas Nelson ed., Waco (TX) 1983, p. 25.

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nella seconda ( 1524-1525), da allora sempre utilizzata. La divisione della materia nei Settanta non sempre si giustifica sul piano del contenuto: se infatti l Samuele racchiude un segmento storiografico in sé conchiuso, terminando con la morte di Saul, 2 Samuele non termina, come logicamente dovrebbe essere, con la morte di David, che avverrà soltanto in l Re 2. Ad essere più precisi poi, anche l Samuele ha una sua incongruenza nel fatto che i capitoli iniziali descrivono ancora l'Israele dei giudici, con l'istituzione della monarchia che arriva soltanto al capitolo 8. Lo stesso si potrebbe dire per i libri dei Re. Non è da escludersi allora che la ripartizione dei Settanta, la cui scrittura ovviamente era anche vocalica e non solo consonantica come quella ebraica, sia da ascriversi all'opera di editori che dovevano contemperare le esigenze di contenuto con quelle materiali di divisione dei roto lP. All'interno del canone ebraico l e 2 Samuele appartengono alla seconda sezione, quella dei Nebi'im, cioè dei Profeti, in particolare i Profeti Anteriori, e seguono immediatamente Giudici; anzi, è possibile che inizialmente i primi capitoli di Samuele, che descrivono gli ultimi atti dei giudici stessi, fossero legati ai capitoli 17-21 del libro omonimo, nei quali ricorre l'espressione «in quei tempi non c'era re in Israele». Nel canone cattolico tra Giudici e Samuele è inserito il breve libro di Rut, che si trova qui poiché la vicenda è ambientata appunto al tempo dei giudici. In sostanza, Samuele occupa la medesima posizione nei due canoni. Essa deriva dall'impostazione cronologica della Bibbia da Genesi a 2 Re (2 Maccabei nel canone cattolico); infatti Samuele inizia quando è ancora attivo l'istituto della giudicatura e si chiude con gli ultimi atti di David.

ASPETTI LETTERARI Articolazione e contenuto Come si è già accennato, i libri di Samuele si aprono con un'appendice sulla fine del periodo dei giudici, con Samuele stesso, e 2

Cfr. J.A. Soggin, Introduzione all'Antico Testamento, Paideia, Brescia 19874, p. 239.

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descrivono poi, a partire dalla instaurazione della monarchia, le vicende del primo re, Saul, l'ascesa di Davide la sua elezione fino ai suoi ultimi atti, ma non alla sua morte. Si tratta pertanto di un'opera all'interno della quale il ruolo centrale è svolto da tre grandi personaggi: Samuele, Saul e David; essa tuttavia è al contempo storia dell'intero popolo di Israele e dei suoi rapporti con Dio e le altre nazioni. Si hanno quindi anche notizie sull'organizzazione dello stato monarchico nascente e le sue guerre, i racconti sull'arca dell'alleanza e sulle lotte di successione, vicende romanzesche, episodi di seduzione, profezie, inni e salmi. Nelle righe seguenti esporrò i contenuti principali e la loro articolazione. I primi sette capitoli sono dedicati alla famiglia di Eli e alla gioventù di Samuele: la sua nascita in circostanze straordinarie (c. l), i peccati dei figli del sacerdote (2, 11-36), la vocazione di Samuele (3, 1-4, la), le guerre contro i Filistei (4,1 b-2), l'attività di Samuele come giudice e profeta (7 ,2-17). Alloro interno altre sezioni sono il cantico diAnna (2,1-10) e le narrazioni relative all'arca (4,lb-7,1). Nel complesso, quindi, un'unità piuttosto coesa, ma non senza incongruenze. Notevole quella che in 1,20-27 fornisce l'eziologia del nome Samuele legando la al verbo sii 'al «chiedere», che rimanda però a Saul, che significa «richiesto». Si è quindi supposto che questi capitoli fossero originariamente dedicati proprio al primo re e successivamente rielaborati. La transizione dal capitolo 7 al capitolo 8 costituisce una cesura molto importante nell'insieme di Genesi- 2 Re, perché segna il passaggio dall'età dei giudici a quella della monarchia: quest'ultima è il nuovo oggetto della narrazione che, partendo dalla sua instaurazione con Saul, giunge fino alla conquista da parte dei Babilonesi, coprendo quindi i libri storici da l Sam 8 a tutto 2 Re. Il primo re di cui si narrano le vicende è Saul: a lui è dedicata la maggior parte dei capitoli 8-31, che ne descrivono tragicamente l'elezione, la colpa, il rifiuto da parte di Dio e la morte. In questa lunga sezione i due grandi personaggi che tengono la scena insieme a lui sono prima Samuele (8-15) e poi David (16-31). I capitoli 8-15 descrivono per l'appunto prima l'istituzione della monarchia e, quindi, i rapporti tra Samuele e Saul. Da questo punto di vista

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non è privo di valore il fatto che nel capitolo 7 si descriva come l'azione diretta di YHWH, comunicata per il tramite umano di Samuele, abbia debellato i Filistei: è il segnale che agli Israeliti non serve un re terreno, che invece viene proprio richiesto al capitolo 8. Di qui abbiamo tre racconti sulla istituzione della nuova forma di governo: il primo è antimonarchico (8,1-22, ripreso in 10,17-27 e 12,1-25); nel secondo (9,1-10,16; 13,5-15c) e nel terzo (11,1-15; 13,1-4.16-23; 14,1-52) sono descritte l'unzione di Saul da parte di Samuele e la sua elezione a sorte con la conferma ottenuta sul campo di battaglia. I capitoli 13-15 sono dedicati al racconto delle sue colpe, che condurranno al rigetto da parte di Dio; alloro interno la prima impresa di Yonatan (13,15-14,23a). I capitoli dal 16 al 31 sono dedicati ai rapporti tra Saul e David e alloro progressivo deterioramento. Il re è affetto da una patologia psichica che lo porta sempre più allo scontro con David, l 'umile pastore che si fa strada nel regno, ma che è anche il suonatore di cetra guaritore, almeno temporaneamente, degli accessi di follia del sovrano. Egli riesce a conquistarsi le simpatie degli intimi di Saul e dei suoi sudditi, fatto segnalato dal ricorrere del ritornello «Abbatté Saul i suoi mille e David i suoi diecimila» (l Sam 18,7; 21,11 ). La tensione sarà sciolta, secondo movenze da tragedia, dalla morte volontaria di Saul sul campo di battaglia in seguito alla disfatta contro i Filistei (capitolo 31). In questa lunga sezione si inseriscono nuclei letterariamente assai ben congeniati come il duello di Davide con Golia ( 17, 1-18,5); la sua tenera amicizia con Yonatan, figlio di Saul, che lo aiuta a evitare gli attentati del padre (18,6-21,1); l'errare del futuro re braccato da Saul stesso (21,2-28,2); il suo servizio presso i Filistei (21,11-16; 27,1-12) senza prendere parte (28,1-2; 29,1-11) alla battaglia in cui muore Saul (c. 31 }, essendo egli impegnato in una sortita bellica altrove (c. 30); in 28,3-25 ricompare anche Samuele, come spirito fatto evocare da Saul. 2 Samuele narra le vicende relative a David seguenti alla morte di Saul. Il libro può essere pertanto suddiviso a partire dalle vicende che ne segnano la vita e il regno. Esso si apre con i capitoli che descrivono la situazione caotica determinata dalla morte di Saul e l'ascesa di David al trono fino alla conquista della capitale Gerosa-

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lemme (5,5). A sud David, informato dell'uccisione di Saul (1,1-27) e ancora vassallo dei Filistei, assume il potere regale su Giuda, con capitale l:lebron, e stringe un'alleanza con Yabesh Ghil'ad (2,1-7); a nord ufficialmente esso è nelle mani di quel figlio di Saul che è chiamato Ish-Boshet, ma il cui vero nome, registrato in Cronache, doveva essere Ishba' al; nella realtà ben più importante appare Abner, comandante di quanto rimaneva delle truppe di Saul: ciò scatena la guerra tra le due linee dinastiche (2,8-4, 12). Tutta questa prima parte è un serrato resoconto del modo in cui qualsiasi ostacolo si frapponesse direttamente o meno al regno di David veniva inesorabilmente eliminato (uccisione di Abner, 3,6-39, e di Ish-Boshet, c. 4). Venuti meno i potenziali oppositori, 5,6-8,18 descrive l'estensione della regalità davidica a tutto Israele, con la conseguente formidabile espansione da lui impressà allo stato: elezione di Gerusalemme come capitale del regno (5,6-16), vittorie sui Filistei (5,17-25), recupero dell'arca (6,1-23) e occupazione di Transgiordania e Siria rese soggette a tributo. Alle attività belliche si affiancano importanti relazioni diplomatiche con Tiro e Sidone. Fondamentale la promessa dinastica, per bocca del profeta Natan, contenuta nel capitolo 7. La terza parte del libro, dopo un inserto su di un superstite della casa di Saul (9,1-13) e la descrizione della campagna militare cui Davi d non partecipa rimanendo solo a Gerusalemme (l O, 1-19), ha come episodio che innesca gli eventi successivi il celeberrimo episodio dell'adulterio con Bat Sheba (11,1-12,6), che fa sì che la promessa di Natan venga capovolta e che sulla casa di David inizi a imperversare la spada (12,7-15), con il conseguente pentimento del re e la nascita di Salomone (12,16-25). La spada si concretizza subito con la congiura del figlio di David Abshalom (13, 1-19,44), cui segue quella del Beniaminita Sheba (20, l-26). È l'insieme detto «Storia della successione» (cc. 9-20). Infine, i capitoli dal21 al24 contengono altri episodi della vita di David, che solo in apparenza sono, secondo la consueta definizione, mere appendici della vicenda principale e riprendono invece vari momenti della sua vita descrivendone il complessivo avvio verso la conclusione: il sacrificio di sette appartenenti alla casa di Saul (21,1-14); le vittorie dei prodi di David (vv. 15-22); un suo salmo

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(c. 22), seguito da un suo oracolo (23, 1-7); la lista dei suoi guerrieri più valenti (vv. 8-39); l'ultima colpa, cioè il censimento (c. 24). Unità e varietà: tradizioni e redazione In generale, nonostante la grande complessità della materia trattata, i libri di Samuele hanno un andamento piuttosto regolare, garantito dalla più ampia struttura che va da Genesi a 2 Re. Essa è costituita dalla solida intelaiatura cronologica all'interno della quale l'autore cala le vicende. Pur essendo, in termini assoluti, una cronologia vaga, simile più a quella larga dell'età dei giudici che non a quella dei libri dei Re, è vero però che i fatti, al di là di scarti o passaggi impliciti, sono per lo più collocati lungo la linea del tempo. Essa si dipana attorno alle vite dei personaggi principali Samuele, Saul e David e in alcuni momenti l'autore mostra una qualche fatica nel gestire la complessità di fatti e persone diversi da loro. Se in effetti vi sono sezioni piuttosto coerenti e coese, come nella seconda parte di l Samuele la fuga di David durante il regno di Saul, in altri momenti- in particolare durante il regno di David- si ha una carrellata di figure minori che vengono illuminate solo nel momento in cui entrano nella sfera d'azione del re, senza che se ne riesca altrimenti a seguire l'evoluzione. L'insieme dà l'impressione monotona di un catalogo di nomi e fatti, parzialmente interrotto dalla rivolta di Abshalom. Ciò si riflette ed è al contempo determinato dallo stile tipico di tutte le narrazioni dell'Antico Testamento perché, pur all'interno di una notevole varietà, la cifra generale è quella di una paratassi assai ripetitiva, funzionale alla successione dei quadri in cui i vari personaggi interagiscono con i tre maggiori. Ciò, d'altronde, può anche rendere conto delle numerose incongruenze narrative presenti nell'opera (cfr. più sotto, nel paragrafo su autore e datazione): l'autore rinuncia alla perfetta coerenza dell'insieme dei fatti e predilige piuttosto che a tenerli insieme sia il suo orizzonte ideologico. Ciò spiega l'ampio ricorso che egli fa dell'analessi; c'è una chiara volontà, che si manifesta con riprese anche di espressioni identiche, di condurre il lettore a individuare precisi rapporti tra prima e dopo: quello che succede, anche se

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non sempre verosimile sul piano storico, funziona da conferma teologica di ciò che era stato anticipato. Tale rete di rimandi, se non elimina le aporie del testo, è però la spia del fatto che agisce una volontà compositiva unitaria, un'ideologia che permea i libri nel loro complesso e, quindi, una precisa finalità nella costruzione dell'opera. Ecco alcuni palesi esempi di questi elementi connettivi disposti dall'autore: le riprese interne tra la fine della casa di Eli e le vicende dell'arca (lSam 2,11-7,1). Le narrazioni su quest'ultima ruotano attorno alla radice kbd; secondo la profezia dell'uomo di Dio, il cattivo comportamento dei figli di Eli sarà punito con la loro morte «in un sol giorno», e ciò sarà sancito dal passaggio dell'arca in mano filistea: quindi l 'ultimo discendente della sua casa si chiamerà lkabod, cioè «dov'è la gloria?». - In l Sam 4 la notizia della morte dei figli viene recata a Eli da un messaggero; la scena è ripetuta con riprese letterali quando l' Amaleqita informa David della morte di Saul e Yonatan in 2Sam l. - Le riprese in lSam 9, che di solito si considera appartenere a una pericope antica, di l, l: il processo dell'elezione di Saul è presentato come un ritorno a Zuf e alle colline di Efrayim, da dove tutto era iniziato. - 10,6-8, considerato un'aggiunta, è invece fondamentale perché presagisce il futuro di Saul: Dio non sarà più con lui, lo invaderà uno spirito maligno ed egli non attenderà i sette giorni stabiliti da Samuele per offrire il sacrificio; ciò farà sì che Dio lo rigetterà. - 12,8-11 richiama non solo l'Esodo, ma espressioni precise di Giudici («lasciare alla mercé» rimanda a testi come Gdc 2, 14, 3,8, 4,2, 10,7; «gridare a YHWH» è quasi una formula che si inizia a trovare già a partire da Gdc 3, 15), il che rivela una volontà unitaria che trascende i libri di Samuele. - 14,3: con AQ.iyya, un nome che non si ritrova altrove e che può dunque ben essere inventato, colui che porta l' efod sotto Saul è legato genealogicamente a Eli.

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- 15,22-24: Saul si ribella e non ascolta, che era invece quello che Y HWH aveva chiesto in 12,15-15: egli pertanto è rigettato, come il popolo aveva rigettato YHWH chiedendo un re (8,7). - 21, l 0: viene ripreso il tema delle armi di Golia dal capitolo 17. - La locuzione «eredità di YHWH», che è sostanzialmente peculiare dei libri di Samuele3 : lSam 10,1 e 26,19; 2Sam 14,6, 20,19, 21,3; poi Sall27,3. - I rimandi di 2 Samuele tra la profezia di N atan (7 ,8-16) e il suo rovesciamento dopo l'adulterio con Bat Sheba (12,8-12). Il commento che le vittorie, da quelle di Samuele a quelle degli elenchi dei prodi di David, erano grandi salvezze operate da YHWH (p. es., lSam 14,6.47; 19,5; 2Sam 23,10.12). Questi sono casi di rimandi creati dall'autore su singoli temi e a volte singole espressioni. Attraverso queste analessi egli addita al lettore la comprensione dello svolgersi unitario della storia, il cui vero centro però, che diventa la struttura portante dei libri nel loro complesso, è la visione teologica ad essa sottesa: Dio motore dei fatti storici. Su questo si tornerà nei paragrafi successivi. Per ora basti dire che lo sforzo unitario si percepisce sui due livelli dei rimandi interni e della visione storica generale dell'autore. Ciò non impedisce, come accennato, che vi siano nell'opera da un lato incongruenze e quelli che nella filologia classica si chiamerebbero scandali analitici, dall'altro materiali che danno l'idea di avere un'origine indipendente ed essere poi confluiti nell'opera. Se ne parlerà diffusamente affrontando proprio la questione dell'autore. A tale varietà e disomogeneità di contenuti si lega anche una pluralità di forme espressive. Si nota così come convivano gli uni al fianco degli altri testi nei quali l'autore indulge a descrizioni minuziose, letterariamente elaborate, come per uno dei racconti dell'elezione di Saul, quello della sua unzione (l Sam 9,1-1 0,6), le nozze di Davi d e Abigayil (l Sam 25), la vita di David a corte (2Sam 9-20); altri in cui si ha un rapido resoconto di andamen3 Cfr.A.G.Auld, «l and2 Samuel», in D.G. Dunn- J.W. Rogerson (acuradi),Eerdmans Commentary on the Bible, Eerdmans, Grand Rapids (MI)- Cambridge 2003, p. 227.

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to cronachistico, come quello sull'attività bellica di Saul (l Sam 14,47-48); oppure semplici elenchi nella forma del catalogo degli eroi (2Sam 21 ). Tutto questo mostra come, accanto ali' opera dell'autore che ha organizzato i suoi materiali in una griglia cronologica, siano individuabili nei libri di Samuele anche i segni di una varietà di processi redazionali. È però fondamentale non estremizzare questo dato e non eccedere, come si è fatto, nella ricerca delle fonti, e questo per due ordini di motivi. Il primo è interno allibro: Samuele si legge e comprende ed è portatore di una prospettiva storiografica unitaria che permea tutta l'opera. Il secondo riguarda più in generale il genere storiografico: esso, specie nella sua fase antica, è per forza di cose composito. Basterebbe leggere le storie di Erodoto o Tito Livi o, che nessuno dubiterebbe essere frutto della fatica di un autore: vi si trovano in abbondanza materiali e generi differenti, dalla storia politico-militare vera e propria, alla lista genealogica, alla novella, all'intervento divino, alle creature mostruose dei confini del mondo, alle parabole, alle profezie e così via. Analogo discorso va fatto per lo storico biblico: la ricerca delle fonti non deve mettere in secondo piano la sua visione unitaria, né può farne un mero redattore. La varietà si ripercuote anche sullo stile dell'opera. In generale si è detto che le narrazioni hanno una sintassi piana e ripetitiva, nella quale la costante paratassi giustappone le scene consecutivamente e dando quasi l'idea della ineluttabile concatenazione dei fatti. Per certi aspetti si potrebbe parlare di una sorta di formularità, soprattutto per le scene tipiche come le guerre, gli interventi dei messaggeri, gli oracoli profetici. La narrazione si alterna costantemente ai dialoghi tra i personaggi, che sono fatti per lo più di battute brevi in cui dominano la parenesi e le interrogative, non di rado retoriche. È proprio ai dialoghi che l'autore affida l'innalzamento del pathos in momenti particolari della narrazione, come avviene, per esempio, tra Saul e David, Yonatan e David, Davide Natan. Il tono si eleva anche negli inni, che presentano la classica costruzione del parallelismo, la cifra formale più tipica della poesia biblica; alloro interno anche il lessico si fa più vario e ricercato. Altrove, specie

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nei riassunti del regno e nei cataloghi, il periodare è invece ancora più asciutto ed essenziale, riducendosi spesso a strutture nominali. Da notare infine una serie di spunti ironici che si distaccano dal tono medio, come nelle narrazioni sull'arca con la caduta del simulacro del dio Dagon davanti a essa e le piaghe che affliggono i Filistei che l'hanno catturata (lSam 5). Ma più ancora l'ironia dell'autore si concentra su Saul. Allora spesso si tratta di quella particolare forma di ironia, detta tragica, che, come nel dramma greco, nasce quando il lettore/uditore ha un livello di conoscenza superiore al personaggio e ne vede quindi gli errori di azione e pensiero. Generi letterari: la storiografia tragica I libri di Samuele fanno parte dei libri storici, ma nella Bibbia ebraica, come detto, rientrano tra i Profeti. Ciò è una spia della distanza intercorrente tra la storiografia biblica e quella non biblica, come quella greco-romana. Se quest'ultima, pur non escludendo l'intervento soprannaturale, indaga cause e scopi dell'agire umano, quella dell'Antico Testamento è concentrata sullo sviluppo dei rapporti tra YHWH e l'uomo, a partire dalla sua creazione fino alla sua strutturazione in popolo e stato, Israele. I libri storici infatti, per quanto attiene al contenuto, trattano essenzialmente le vicende del popolo di Israele seguendo un andamento cronologico basato per lo più sui personaggi che di volta in volta acquisiscono un ruolo di particolare rilevanza: per il periodo monarchico, che è quello dei libri di Samuele, la scansione è data dalla vita dei re. Indicazioni cronologiche di questo tipo sono: «Eli cadde all'indietro ... e morì ... Egli era stato giudice su Israele per quarant'anni>> (1Sam 4,18); «Era ormai tanto il tempo passato da quando l'arca aveva iniziato a stare a Qiryat-Ye'arim, vent'anni» (7,2); «Saul aveva trent'anni quando iniziò a regnare e regnò due anni su Israele» (13,1); «IshBoshet, figlio di Saul, aveva quarant'anni quando iniziò a regnare su Israele e per due anni vi regnò» (2Sam 2, l O); «Il periodo di tempo in cui David fu re a I:Iebron sulla casa di Giuda fu di sette anni e sei mesi» (2,11); «David aveva trent'anni quando iniziò a regnare e per quaranta fu re. 5A ijebron regnò su Giuda per sette

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anni e sei mesi, a Gerusalemme trentatré anni su tutto Israele e Giuda» (5,4-5). Vi si riconosce chiaramente la formula: «Nome+ figlio di + aveva x anni quando iniziò a regnare e x anni regnò su Israele», che sarà impiegata anche in Re per i monarchi successivi. Da notare anche, per il periodo di Samuele, che è quello fondante, la tendenza a una cronologia standardizzata sui quarant'anni. L'interesse dell'autore si concentra sulle guerre di difesa ed espansione, ma non gli è affatto estraneo l'elemento istituzionale e politico, che analizza il passaggio dai giudici, una magistratura temporanea non strutturata, alla creazione di uno stato territoriale, all'interno del quale egli lascia un certo spazio alle istanze popolari. Altro interesse di questa storiografia è quello eziologico, relativo per lo più alla toponomastica e alle fondazioni religiose e quasi sempre determinato dalla formula , come nello stico

precedente; il participio Èto~tJ.u,wv deve invece derivare dalla lettura di una forma del verbo p. es. il participio l'=;l~ (cfr. Sal 64, 7), al posto di ,J~t:l~ del Testo Masoretico. ··

,,:l,

che costituiscono il versetto. Su tale costruzione binaria si incardina una serie di antitesi volta a sottolineare la grazia ricevuta dalla donna per via deli'onnipotenza e dell'unicità di YHWH. La perizia nella costruzione deli 'inno si palesa anche nella struttura ad anello in cui·è incastonato, con la ripresa finale della metafora del corno innalzato da parte di Dio, indicante la forza: quella di Anna all'inizio e quella dell'unto di YHWH alla fine. Tutto ciò ne ha fatto un modello naturale per la poesia biblica di ringraziamento e celebrazione fino al Nuovo Testamento, come dimostrano le riprese del Magnificat (Le 1,46-58). Quanto all'importanza che il canto ha nella storia del pensiero cristiano, è sufficiente qui richiamare il fatto che fu oggetto di un'esposizione per esteso da parte di S. Agostino (La città di Dio 17,4), che vi vide una profezia sul sacerdozio e la Chiesa. l,l-l Canto di vittoria L'incipit dell'inno, nell'esprimere la gioia di Anna, fa ricorso a metafore desunte dal linguaggio bellico. Ella infatti affianca all'esultanza del cuore, cioè una gioia derivata dal favore divino che ha ottenuto, l'immagine del corno innalzato, che richiama immediatamente la forza di affiontare a testa alta i propri avversari, puntellati dali' aiuto di Dio; si confrontino, per esempio, il corno di Moab spezzato daYHWH in Ger 48,25 e quello di Israele da lui innalzato in Sal 148,14. Anna trabocca di gioia per aver avuto la salvezza che le permette di esultare contro i suoi nemici. Questi ovviamente sono da intendersi come coloro che godevano del suo stato di sterilità, in particolare quindi Peninna. Ma, più in generale, come si è detto sopra, è qui impiegato per il caso particolare di Anna lo schema di lettura teologica della storia del popolo nel suo insieme, quello in base al quale la fedeltà a YHWH garantisce prosperità e, appunto, salvezza dai nemici (cosi Zaccaria, in Le l ,69, benedirà il Signore per avere suscitato un «corno di salvezza»). Non è casuale che nel versetto seguente sia impiegata per indicare Dio la metafora della i~ ~·

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O'f\IJ O'"Jjl~ nWit 5 n:bi.Vl bn~::t O'V:li.V > (v. 8, per il quale cfr. ancora Salll3,7-8): Dio è reggitore dell'universo in quanto suo creatore. L'espressione ebraica potrebbe però essere intesa come i «fiumi dell'aldilà>> (cfr. Sal24,2) su cui sarebbe fondato il mondo. Poiché in Israele le acque correnti erano luoghi di giudizio, tale idea completerebbe il senso della coppia di attributi divini con la fi.mzione giudicatrice di Dio, che ristabilisce gli uomini nel luogo loro spettante. Tale fi.mzione è confennata dalle parole seguenti. Anzitutto, infatti, si nega che l'uomo possa fare affidamento sulla forza, visto che il garante dei deboli è Dio stesso. Inoltre, nel v. l Oa si arriva ali' esplicitazione del linguaggio giuridico, quando vengono usati i verbi rib e din che sono quelli tecnici dell'«intentare una causa» e dell'«esprimere una sentenza». E la sentenza di Dio non può che ristabilire gli equilibri della giustizia sovvertendo le iniquità umane. 2,10b Promesse messianiche Gli ultimi versi del cantico sembrano spostare il giudizio divino dal piano terreno a quello escatologico. Ciò che sarà oggetto del suo giudizio sono infatti «i confini della terra», espressione che già ci conduce su un piano universale. Rilevante tra i possibili paralleli è la profezia di Mi 5 (v. 3), ove, riprendendo l'oracolo di Natan su David di 2Sam 7, si prevede la futura venuta del re da Betlemme, un testo che la nascente comunità cristiana considererà adempiuto da Gesù. E non è casuale che anche il sostantivo 'oz, la «forza» che YHWH darà al suo re, ricompaia anch'esso in quel medesimo versetto della profezia. Ma è l'ultimo stico quello nel quale la valenza messianica si fa più esplicita, allorché viene espressamente nominato il suo miiSiab, l' «unto». È tale dimensione messianica che concorre a indebolire l 'aspetto intrusivo dell'inno rispetto al contesto narrativo. Esso infatti non presuppone, anacronisticamente, l'esistenza del re, ma lo prefigura come l'unto a venire. 2,11-7,1 La fine della casa di Eli e le vicende dell'arca Si tratta di una sezione molto ampia la quale, per questa ragione e per la varietà dei contenuti che vi sono trattati, solitamente viene divisa, essendo considerate sempre a parte almeno le vicende relative all'arca {4,lb--7,1), ritenute da molti studiosi un'unità indipendente. Tuttavia, al di là dell'origine e della possibile autonomia delle singole pericopi, esistono elementi che creano una coesione interna tale da far preferire una trattazione unitaria: in 2, 11-36 si descrive la cattiva condotta dei

57 YHWH

l SAMUELE 2, Il

giudicherà i confini della terra l e darà forza al suo re,

innalzando la forza del suo unto». 11

Quindi Elqana andò a Ramat nella propria casa, mentre il bambino

Suo unto (in'l!iQ)- Sul tennine cfr. 9,16. 2,11 Quindi Eiqana andò a Ramat nella propria casa (iM':(;I"i:l,P i'TJ;I9l;;t i!~'(~ '1~~1) -Nella Settanta l'inizio del versetto è molto

differente: K«L KatÉÀL 'TTOV aÙtÒV ÈKEL ÈVW'TTLOV Kup[ou KIÙ à7Tiìì..6ov elç API1«6aLiJ. (>; quindi in 3,1--4,la si passa alla visione di Samuele mentre egli (v. 3) «dormiva nel tempio di YHWH, all'interno del quale era l'arca di Dio», prima volta in cui nel libro viene menzionata l'arca stessa; in 4,lb-18 è narrata la guerra contro i Filistei, con gli Israeliti che portano l'arca sul campo di battaglia, ma sono comunque sbaragliati, e che ha come momento culminante il v. 11: «L'arca di Dio fu presa e morirono i due figli di Eli, 1;Iofui e Pinl}.as»; seguono poi fino alla fine le narrazioni sull'arca. Si vede, dalle puntuali e precise riprese circa l'arca e la morte dei figli di Eli in un solo giorno, come tutti questi elementi siano tra loro strettamente connessi. Se anche non si volesse escludere l'esistenza di originarie e indipendenti narrazioni sull'arca, è chiaro che esse ora sono funzionali a descrivere i modi e le cause della fine della casa di Eli e l'ascesa di Samuele. Nel capitolo 2 vengono passate in rassegna analiticamente le colpe commesse dai suoi figli, fino all'arrivo dell'uomo di Dio che annuncia il rigetto di questa casa da parte di Dio e l'elezione di un nuovo sacerdozio. Nel capitolo 3 si ha la visione di Samuele, il cui messaggio, anche con precisi riscontri verbali, è il medesimo: Dio vota alla rovina la casa di Eli per via delle iniquità dei figli e del mancato intervento del padre. Nel capitolo 4 si ha l'adempimento della profezia. Di qui fino al capitolo 7 viene condotto a termine il racconto relativo alle prime vicende dell'arca iniziato nei capitoli precedenti. Tutto ciò mentre la narrazione segue diversi filoni contemporaneamente, destinati poi a ridursi a unità. Il primo è appunto quello della descrizione dell'empietà dei figli di Eli. Abbandonando solo momentaneamente e in parte le vicende di Anna ed Elqana, il racconto propone un dittico antitetico ambientato all'interno stesso del santuario: da un lato i due figli del sacerdote, che abusano del loro ufficio; dali 'altro, esempio contrario di bontà e costumatezza, la crescita del giovane Samuele, culminante nel fatto che Dio, uscendo dal silenzio che ora lo caratterizza, sceglie proprio lui per rivelarsi. I capitoli 2,11--4, l contengono così una riflessione, che verrà poi ripresa e approfondita, sul modo in cui gli uomini, o almeno alcuni uomini, siano portati a eccedere nell'esercizio di quella che il testo chiama miSpii!, alla lettera «giudizio», «diritto», e che si può intendere come «autorità»; non per nulla nella seconda parte, in 3,13 è Dio a promettere che giudicherà per sempre la casa di Eli, con un ribaltamento del senso del medesimo termine.

58

l SAMUELE 2,12

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:p~~~ ~1Q O"t.Jl.P74'~ 1!*;:t ~~~;:t 3,20 Che Samuele ... profeta di YHWH (:·m.,,', N'~J', ... ':l)- La Settanta dà una doppia tr~d~zion~ della frase: la prima, più letterale, al V. 20: OH TILOtÒç l:!Xj.J.OU11À ELç 1Tpocjl~t11V tt\ì Kup(~ («che Samuele era accreditato come profeta del Signore»); la seconda, più libera, al v. 21: Kcxl Èmom!e, lliiJ.OU1lÀ 1TpoT:11 ;~1V?~ nN)i?7 C'f:to/7~ ~:,1~~12

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montagne e steppe, dove si organizzavano in piccoli clan che costituivano un forte elemento di disturbo, come dimostrano gli allarmi lanciati dai re delle città cananee. Tale connessione da molti è rifiutata, sia per il fatto che 'apiru non è una designazione etnica, ma piuttosto sociale, sia per ragioni linguistiche (la grafia esatta delle consonanti sarebbe 'pr, quale compare a Ugarit, una radice che in molte lingue semitiche, ebraico compreso, è legata all'idea di «polvere», «terra»). È preferibile intendere il termine ,,~l? («Ebreo») come

mostra notevole cura semantica e retorica: il grido, infatti (in ebraico, rrii 'a), può essere quello di guerra, ma anche di gioia o acclamazione, in modo tale che l'autore lascia un'ambivalenza tra l'accezione militare e quella della festa, entrambe adatte al nostro contesto; inoltre ricorre alla costruzione di oggetto interno (usa cioè il sostantivo t"riì 'a come complemento del verbo della stessa radice Wlo/.)lari'u), in modo da rafforzame la capacità fonica di riproduzione del grido stesso attraverso i suoni vocalici scuri e le consonanti aspirate. Il suo boato giunge anche dalla parte filistea e il testo, iperbolicamente, attribuisce ai Filistei la consapevolezza del significato dell'arca e della sua presenza sul campo di battaglia, così da suscitarne il timore. Il versetto successivo attenua parzialmente questo aspetto, poiché i Filistei, conformemente alle tradizioni religiose cananee del tempo, iniziano a parlare di dèi, dando però

77

l SAMUELE 4,11

fu sconvolta. 61 Filistei udirono il clamore e dissero: «Che cosa è questo clamore così grande nell'accampamento degli Ebrei?». Così seppero che vi era giunta l'arca di YHWH 7e ne ebbero timore, poiché dissero: «Nell'accampamento è giunto Dio». Quindi ripresero: «Guai a noi, poiché una cosa come questa non era mai accaduta prima! 8Guai a noi! Chi ci salverà dalla mano di questi dèi potenti? Questi sono gli dèi che hanno inflitto ogni tipo di colpo agli Egiziani nel deserto. 9Fatevi forza e siate uomini, o Filistei, per non divenire schiavi degli Ebrei come essi lo furono di voi! Siate uomini e combattete!». 101 Filistei, dunque, combatterono e Israele fu sconfitto. Ciascuno fuggì alla propria tenda e il colpo fu assai pesante. Tra gli Israeliti caddero trentamila fanti. 11 L'arca di Dio fu presa e morirono i due figli di Eli, I:Iofui e Pinl.Ias. gentilizio di 1:;!~ «regione al di là» (la radice ebraica significa «passare oltre», > al v. 6, si trova in Es l 0,2 in contesto assai vicino al nostro. Regole di trasporto dell'arca (6,7-12). Da questo punto il testo si addentra

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l SAMUELE 6,10

fu un unico flagello per tutti ·voi' e i vostri re. 5Farete inoltre immagini delle vostre emorroidi e immagini dei vostri topi che devastano il paese e darete gloria al Dio di Israele, che forse alleggerirà i suoi colpi su di voi, sui vostri dèi e sulla vostra terra. 6Perché invece date maggior peso ai vostri intenti, come ne diedero gli Egiziani e Faraone ai loro? Forse (adesso) non è come quando (Faraone) si prese gioco di loro, così che essi rilasciarono gli Israeliti, che poterono partire? '11)unque prendete e preparate un carro nuovo e due vacche che allattano su cui non sia mai stato posto il giogo, legate le vacche al carro e riconducete i vitelli nella stalla lontano da loro. 8Poi prendete l'arca di YHWH e ponetela sul carro; gli oggetti d'oro che le darete come risarcimento metteteli in una cesta al suo fianco. Se la rimanderete così, essa se ne andrà. 9State a guardare: se salirà per la strada del suo territorio che va fino a Bet-Shemesh, è stato lui che ha compiuto contro di noi questo grande male; al contrario, sapremo che non è la sua mano che ci ha colpito, bensì il caso». "'Quegli uomini pertanto fecero cosi, presero due vacche che allattavano, le legarono al carro, mentre tennero i vitelli nella stalla. 20 km a ovest di Gerusalemme. La scelta di questa destinazione per l'arca si può spiegare con il fatto che in diversi testi la città è assegnata ai Leviti (Gs 21, 16, l Cr 6,44), coloro che riceveranno il compito

di trasportare l'arca. In alternativa, vi si può vedere un interessante dato geopolitico, essendo in quel periodo Bet-Shemesh città di confine tra Filistei e Israele e perciò oggetto di contesa.

in una serie di dettagli minuziosi circa il corretto trasporto dell'arca, il che lo accomuna a passi come 2Sam 6 (considerato parte delle cosiddette «narrazioni sull'arca») e il parallelo ICr 13: scopo di questa digressione sulla restituzione dell'arca da parte dei Filistei è fornire un codice di trasporto dell'oggetto sacro. Il v. 7 specifica che il trasferimento dovrà avvenire su un carro nuovo e in 2Sam 6,3 (parallelo a l Cr 13,7), ove è narrata la traslazione dell'arca a Gerusalemme da parte di David, è detto proprio che essa fu caricata su di un «carro nuovo». Tale caratteristica, come il fatto che le vacche non dovevano avere mai portato il giogo, si spiega con la purità che doveva essere connessa a ciò che entrava in contatto con il sacro. Anche Gesù avrebbe cavalcato su un asino su cui mai nessuno si era seduto (Mc Il ,2) e sarebbe stato deposto in un sepolcro nuovo (Le 23,53). Il tutto si pone come una prova: il v. 9 infatti lega la dimostrazione che tutto ciò che è accaduto ai Filistei proviene da Dio al buon esito del viaggio dell'arca. Possono essere connessi all'idea della prova anche gli altri particolari forniti nei versetti precedenti: per esempio, l'allontanamento dei piccoli dalle vacche, può testimoniare che la

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l SAMUELE 6,11

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6,11 Bubboni - Si ha qui il tennine C'!h~ che nei versetti precedenti (5,6.9.12) era suggerito come qerè. Il riferimento ai «bubboni>) manca nella Settanta. 6,12 -A inizio versetto fa difficoltà la forma ebraica rt~~~·:!; ci si aspetterebbe infatti r~nwo1 e comunque non la coniugazione qal, bensì quella pie/; soprattutto però stride il prefisso., (usato per le fonne di terza maschile in ebraico) con la desinenza femmi-

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nile m, giustificata dal fatto che il soggetto ni,~;:t («vacche))) in ebraico è appunto femminile; si potrebbe pensare a una fonna arcaica di duale di genere comune. Il caso è assimilabile a Dn 8,22 e Gen 30,38: questo prefisso per i femminili è usuale in aramaico occidentale, arabo, etiopico e assiro. La particolarità della fonna era stata già segnalata da Spinoza nel suo Compendium grammatices linguae Hebraeae, c. XIV.

forza dell'ufficio sacro del trasporto è maggiore dell'istinto materno ad allattare. Il percorso del carro rispetta le previsioni e le vacche giungono direttamente alla destinazione di Bet-Shemesh, senza deviazioni né a destra né a sinistra: questa espressione è tipicamente deuteronomistica e di solito viene impiegata per indicare l'atteggiamento di chi non si lascia appunto sviare nell'obbedienza a Dio (cfr., p.

es.,Dt5,32; 17,ll;Gs 1,7). L'arca da Bet-Shemesh a Qiryath-Ye'arim (6,13-7,1). L'arca giunge a BetShemesh al tempo della mietitura del grano e suscita la reazione festosa degli abitanti. Con il v. 14 la lunga pericope conosce una prima conclusione: infatti il carro, giunto a destinazione, viene bruciato, e le vacche offerte come olocausto. Ciò conferma la loro natura consacrata: come prima del trasporto dell'arca il carro doveva essere nuovo e gli animali mai aggiogati, cosi, compiuto il servizio, essi non si possono prestare a un nuovo utilizzo. Ciò può spiegare la contravvenzione al precetto di Lv 1,3 e 22,19 di sacrificare bovini maschi.

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l SAMUELE 6,16

Posero poi l'arca di YHWH sul carro con la cesta, i topi d'oro e le immagini dei bubboni. 12Le vacche imboccarono il percorso diretto verso Bet-Shemesh; procedevano per un unico sentiero, avanzando e muggendo, senza deviare né a destra né a sinistra. I re dei Filistei camminarono dietro di loro fino al confine di Bet-Shemesh. 13A Bet-Shemesh vi erano uomini intenti alla mietitura del grano nella valle. Essi levarono gli occhi e, quando scorsero l'arca, provarono gioia a quella vista. 1411 carro arrivò al campo di Giosuè di Bet-Shemesh e si fermò dove c'era una grande pietra. Essi ruppero i legni del carro e offrirono le vacche come olocausto a YHWH. 151 Leviti fecero posare l'arca di YHWH e la cesta che l'accompagnava, nella quale si trovavano gli oggetti d'oro, e li posero sulla grande pietra. Gli uomini di Bet-Shemesh in quel giorno offrirono olocausti e sacrifici a YHWH. 161 cinque re filistei, dopo aver visto, tornarono a Eqron il giorno stesso. 11

6,13 -A fine versetto la Settanta ha ~te; à.mtvtllOW o:utfit,!J ~:J'uJì1 1WN :Jii~ì1 '1h0 h;Nl 17 ti"Ji?\'7 11Jtt n~? 1rytt ti7i?V?~7 :,t:ltt i1~W7 1rytt 1iìV?~7 nu>ont, b"~.nu>;!J ,,v-;::> 1goo :Jiitì1 '1::l:JlJl 18 :1nN IIT

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7,2 Levava lamenti (~m·,) - Il verbo i"Ti'TJ viene variamente inte~pretato: «lamentarsi» (con tale significato compare in Ez

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32,18; Mi 2,4), oppure «seguire», o ancora «volgersi», significato desunto dalla resa della Settanta che ha ÉTTÉPÀEtjiEv («volse lo

7,2-17 Samuele giudice La narrazione torna al filone principale delle vicende di Samuele. Si ha l'impressione di un procedere per blocchi non sempre in perfetta coerenza narrativa tra di loro, soprattutto per ciò che concerne la colpa per cui il popolo è invitato da Samuele a ravvedersi; non si hanno, infatti, elementi per individuarla con esattezza: il richiamo di Samuele è quello a una colpa per dire così archetipica, il peccato di base, quello dell'idolatria (v. 3). All'autore non interessa tanto il fatto in sé, nei suoi rapporti con ciò che lo ha determinato e con ciò che esso stesso determinerà, ma come vi si può scorgere un contributo alla comprensione del modo in cui il popolo eletto dovrebbe çonformarsi alla volontà e all'agire divini. Ecco allora che anche questa sezione risulta essere in continuità con la precedente e con il complesso del!' opera. È ciò che la critica evidenzia come elementi deuteronomistici, di cui abbonda questa pericope: anzitutto a livello di schema ideologico generale, con la sequenza peccato - pentimento - richiesta di aiuto a YHWH- aiuto divino contro i nemici; quindi, a livello stilistico e lessicale, con espressioni come «tornare a YHWH», «con tutto il cuore», «dèi stranieri», «salvare dalla mano di», cioè dal dominio (v. 3), «i Ba'al e leAshtoret», «la mano di YHWH era contrO)), cioè teneva sotto il suo dominio (vv. 13-14). Questo ne svela il carattere più teologico che storico, e quello di una teologia in particolare che si può ascrivere al «partito YHWH-solm), quello dei sostenitori del monoteismo. La nostra pericope ne sarebbe appunto l'unico documento relativo all'età dei giudici insieme alla distruzione dell'altare di Yerub-Ba'al in Gdc 6,25-33 e costituisce quindi una rilettura tarda della storia di Israele nel senso della teologia monoteistica. Nella posizione che occupa nella forma attuale del testo si pone inoltre come cesura tra due epoche, quella dei giudici e quella della

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l SAMUELE 7,3

7

Allora gli uomini di Qiryat-Ye'arim vi andarono, portarono via l'arca di YHWH e la introdussero in casa di Abinadab, sulla collina; inoltre consacrarono suo figlio El'azar perché custodisse l'arca di YHWH. 1

Era ormai tanto il tempo passato da quando l'arca aveva iniziato a stare a Qiryat-Ye'arim, vent'anni, e l'intera casa di Israele levava lamenti a YHWH. 3Così Samuele disse a tutta la casa di Israele: «Se voi tornate con tutto il vostro cuore a YHWH, rimuovete da mezzo a voi gli dèi stranieri e le Ashtoret, fissate il vostro proposito in YHWH e servite lui solo, di modo che vi salvi

2

sguardo»). Il contesto, per quanto è possibite stabilire rapporti di causa-effetto in testi dalla tradizione così complessa, fa preferire

un senso che sia il più possibile in accordo con il discorso di Samuele del versetto successivo.

monarchia. Questo le conferisce il fondamentale rilievo di essere conclusione del passato e chiave interpretativa del futuro. 7,2-6 Samuele e il pentimento del popolo idolatra Una notazione cronologica conduce a venti anni dopo l 'ultimo avvenimento, cioè il trasferimento dell'arca a Qiryath-Ye'arim. Questo dato non si accorda con lo schema cronologico generale della storia deuteronomistica, secondo il quale intercorsero quatrocentottant'anni tra l'esodo e l'inizio della costruzione del tempio da parte di Salomone (IRe 6,1): quarantacinque tra l'esodo e la conquista della terra, duecentocinquantatré anni tra oppressione e resistenza, centotrentasei sotto i giudici, quarantasei dall'instaurazione del regno al quarto anno di Salomone, quando questi avviò la costruzione del tempio. Venti anni vanno allora intesi piuttosto nel senso teologico di un periodo di oppressione su cui si applica il consueto schema deuteronomistico dell'intervento divino; del resto anche la giudicatura di Eli in 4,18, nella Settanta, era determinata in questa durata. All'autore a questo punto interessa inserire un richiamo di Samuele, nel frattempo divenuto guida religiosa del popolo, al culto esclusivo di YHWH. Lo fa riallacciandosi appunto alla permanenza dell'arca nella città e con un chiaro invito: abbandonare gli altri dèi e praticare il culto esclusivo di YHWH. Prima condizione, ovviamente, per fare ciò, era l'eliminazione dei culti politeistici. Il premio del culto esclusivo di YHWH è conforme all'ideologia che permea l'insieme che va da Genesi a 2 Re ed è visto in una prospettiva terrena: «lunghezza di giorni», cioè una vita lunga, in pace e prosperità (cfr. Dt 30,20 e, con il verbo, un passo programmatico come Dt 4,40) e tranquillità tutt'intorno, in questo caso dal dominio dei Filistei (vv. 3 e 8), alla lettera «dalla mano». Non sfuggirà che l'espressione è analoga alla «mano di YHWH)) che nei capitoli precedenti ha sconfitto sia Israele che i Filistei, ha fatto

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l SAMUELE 7,4

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7,16 Bet-e/, Ghilgal ("~"m, "~-n·;;~)- Bete! corrisponde alla moderna Beitin, e Ghilgal probabilmente è da identificarsi con Khirbet el-Mefjer; vi sono indizi che le fanno ritenere rispettivamente le sedi cultuali regali di

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Israele e Giuda (cfr. Os 4,15 eAm 4,4 e 5,5). Tutti quei luoghi (:"l~K.:;t n~cìp~iT.,f M.)Qui il Testo Masoretìco è corrotto: la preposizione M. introduce il complemento oggetto e sembrerebbe fare dell'espressione un'ap-

Il risultato fu quindi la pace tra Israele e, a prima vista sorprendentemente, gli Amorriti. In realtà questa è una designazione usata piuttosto spesso nella stonografia cosiddetta deuteronomistica per indicare le popolazioni indigene precedenti alla conquista israelita. 7,15-17 Samue/e giudice Dopo avere fornito i confini del nuovo assetto ottenuto con la vittoria, con una breve appendice il testo ci informa su come essi ricadessero sotto l'ufficio di giudice di Samuele. Anche in questo caso non si tratta di un dato storico, ma teologico: questi versetti vogliono sottolineare come l'intervento di YHWH avesse salvato e consolidato Israele e come l'agente umarto di questo ordine fosse Samuele. Ciò sarà importarite per gli sviluppi immediatamente successivi. Nel v. 16 è detto che, in questa funzione amministrativa, Samuele toccava ogni anno, oltre a Mizpa, artche Bet-el e Ghilgal. La prima era in territorio di Eftayim e ospitava il maggior Sarituario della regione; la seconda, artch'essa in Efrayim, era sede di Sarituario. Non è un caso che questi luoghi saranno connessi con la regalità di Saul; è come se il testo volesse presentare quest'ultima come una sovrapposizione a qualcosa di già esistente retrodatartdo la situazione a Samuele (a Galgala Saul sarà acclamato re come narrato in Il, 14-15, ma vi sarà artche ripudiato da Dio, 13,8-15). È interesSarite notare come Bet-el e Ghilgal potessero artche essere nomi comuni e indicare rispettivamente la «casa del diO>) e un monumento costituito da un circolo di pietre drizzate, entrambi quindi costituiti da pietre infisse nel terreno: si trattava di luoghi che mettevarto in contatto e comunicazione la sfera terrena con quella ultraumana (si legga Gen 28,17-19): che fossero associati alle elezioni dei re può essere connesso a una concezione della regalità come quella del Vicino Oriente in cui il re era tale in qUarito rappresentartte del suo dio. Tutto ciò concorre a sottolineare le prerogative regali dell'essere giudice di Samuele. Infine, il fatto che egli edifichi un altare nella sua città pare rientrare in quel gruppo di notizie che possono avere una loro attendibilità storica circa gli inizi della monarchia giudaita ed essere così residuali nella ricostruzione storiografica successiva: il Deuteronomio (c. 12) infatti stabilirà che non vi potranno essere altri altari al di fuori di quello di Gerusalemme. L'ISTITUZIONE DELLA MONARCHIA: SAUL E SAMUELE (8,1-15,35) Dal capitolo 8 inizia una sezione che si estende, in realtà, attraverso quelli che ora sono quattro libri biblici, i due di Samuele e i due dei Re. È indubbio infatti che ciò che viene narrato in l Sam 8, pur avendo solidi elementi di continuità con qUarito precede,

101

l SAMUELE 7,17

fu giudice su Israele per tutti i giorni della sua vita. una volta all'anno andava a compiere un giro tra Bet-el, Ghilgal e Mizpa ed era giudice su Israele in tutti quei luoghi. 17Ma dove poi tornava era a Rama, poiché lì era la sua casa, lì faceva da giudice su Israele e lì aveva costruito un altare per YHWH. 15 Samuele

16Almeno

posizione di Israele; meglio adottare la soluzione della Settanta che ha la preposizione Èv («in>>). In greco però l'espressione è Èv nii ,0Nll1 10 :Oi1';lJ l. t

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8,12 Capi di mille e di cinquanta (t:l'i;l715 .,.~ Q'UJ~r:! ,,~1) - Il greco ha XLì..uipxouç Kcxl ~Kcxtoirr&pxouç «capi di mille e di cento». Testi come Es 18,21 presentano la lista completa: «capi di migliaia, di centinaia, di cinquantine e di decine». Areranno ... mietere (i,'"'i? ... W,Q~1)- I manoscritti più autorevoli della Settanta hanno il corrispondente soltanto per il secondo verbo (9Ep((uv 9EpLOj.lÒV cxùtoiì), cui aggiungono, rispetto al Testo Masoretico: Kcxl tpuyiiv tpuyfltÒv cxùtou (>. Vtste le quattro consonanti, si è pensato che possa essere Wl toponirno non semitico. Si è anche proposto di emendare il testo in c~ «con strumenti musicali» (cfr. 2Sam 6,5).'Noo è da escludere che possa trattarsi della località di Zela (l1~). vista la somiglianza grafica e il fatto che essa sarà ancora nominata in 2Sam 21,14 come sede della sepoltma di Saul e della sua famiglia 10,3 Alla quercia di Tabor (11!lt\ 1'1~1~)­ Con l'italiano «quercia» si traduce Wl termine ebraico indicante un albero di grandi dimen-

sioni. Il monte Tabor, considerato sacro, si trovava sul confine tra Issakar, Zabulon e Neftali, quindi assai lontano dal percorso di Saul in Beniamino. Si è perciò pensato all'esistenza di una località detta «Quercia di Tabom, altrimenti sconosciuta, o alla confusione con la palma di Debora (Gdc 4,5) o la quercia di Debora (Gen 35,8). Il passo di Genesi in particolare parla di una quercia, chiamata «del pianto» in ricordo della sepoltura di Debora nutrice di Rebecca, vicino a Bet-e! (per la quale cfr. 7,16), come nel nostro testo.

più recente deuteronomistica e indica l'intimità esistente tra Dio e il popolo che egli ha scelto (cfr. 26,19; Es 34,9; Dt 4,20; 2Sam 21,3; Ger 10,16). I tre segni di Saul e il segno ambiguo della tragedia (10,3-8). Questa è una pericope assai complessa, dal momento che vi compaiono numerosi elementi simbolici, che non sono tutti facili da decifrare. Al di là dei singoli dettagli, è però molto chiaro lo schema generale: la regalità è fatta rientrare nell'ambito dell'attività profetica e vengono gettate le basi, già ora, per la rovina di Saul e la sua tragedia: egli non saprà dare compimento alle istruzioni di Samuele qui contenute. Questi, terminata la cerimonia de li 'unzione, predice a Saul cosa gli accadrà quando partirà da lui. Ciò da un lato sarà un'ulteriore conferma della veridicità profetica del veggente; dall'altro, riprende i fili, con precisi riscontri verbali, lasciati in sospeso. Per prima cosa egli incontrerà due uomini presso il sepolcro di Rachele, qui, diversamente da Gen 35,19, localizzato presso Rama (cfr. nota a l, l) in Beniamino. I due riveleranno, come già anticipato da Samuele, il ritrovamento delle asine e mostreranno fondato anche ciò che Saul aveva detto al suo servo, che cioè il padre sarebbe stato in ansia per loro (9,5). Si ha netta l'impressione che il progressivo svelamento della narrazione mostri tutti gli stadi del disegno divino per l'ascesa di Saul al trono.

120

l SAMUELE l 0,4

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10,4 Due offerte di pane- È la lezione della Settanta &mxpxàç lXptwv («due offerte di pane))), in parte confermata da 4Q Samuete• (4QSam"): co~ nìEmT:l («offerte di pane))). Il TM ha «due pimi))(CÒ~-,T:l~). 10,5 Ghib 'a (n~;l!)- La patria di Saul nei libri di Samuele è qui nominata esplicitamente nel Testo Masoretico per la prima volta (la nomenclatura è differente in l Cr 8,29-30 e 9,3536, dove si legge 1il7~~. Ghib'on). In realtà l Samuele presenta diversi toponimi costruiti sulla radice l7:J), che significa «collinoso)), alla quale sono spesso affiancati i determinativi Saul (11,4, 15,34), Beniamino (13,15), Dio (c•ii':ì~~) come nel nostro caso, o che

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è utilizzata da sola, ma con vocalizzazioni diverse (:"Tl;l.V~~ in 10,10.26; :"T.V~~ in Gdc 19,13-16; !7~~- in 1Sam 13,3.16). Tale varietà ha condotto gli studiosi in alcuni casi a individuare siti differenti in base ai nomi. Tuttavia appare ipotesi più sicura quella, condivisa dalla maggior parte dei critici, di riconoscere in questi toponimi l'unica città di Ghib'a, che era per Samuele «la casa)) di Saul (10,26). Essa è attualmente con quasi totale certezza identificata con la moderna Tell el Fiìl (anche se non mancano studiosi che pensano a Jeba'), ca. 5 km a nord di Gerusalemme: sembra che i primi insediamenti nel sito siano da datare

Il secondo segno sarà l'incontro di tre uomini che stanno salendo al santuario di Bet-el (cfr. 7,16) con delle offerte; avverrà presso un grande albero, una quercia. Questo albero ha importanti legami con episodi significativi della storia di Israele, a partire dalla promessa ad Abramo presso la quercia di More (Gen 12,6), fino al santuario di YHWH in Gs 24,26 e all'incoronazione di Abimelek presso la quercia di Shekem (Gdc 9,6). Era cioè un albero sacro e regale, adatto peraltro come luogo di sepoltura di un re (Saul stesso in 1Cr 10,12; cfr. anche Os 4,13; Ez 6,13). Dai tre uomini Saul riceverà due pani, il che si ricollega a 9, 7, quando egli lamentava di non avere nulla da offrire ali 'uomo di Dio, essendo le sue sacche vuote. Il terzo segno è quello più articolato. Saul entrerà in Ghib'a, la sua patria, ove era di stanza una guarnigione filistea: ciò fa intendere che doveva essere prevista anche un'azione militare come culmine dell'elezione di Saul. Infine incontrerà un gruppo di profeti accompagnati da musica e nell'atto di profetare. Quanto al gruppo di profeti, in genere nell'Antico Testamento simili aggregati sono guardati con sospetto, anche se si ha il parallelo positivo di due storie: David che cerca rifugio da Saul, il quale di nuovo sarà coinvolto nella medesima estasi che abbiamo qui (19,18-24); la profezia degli anziani insieme a Mosè in Nm

121

l SAMUELE 10,7

ti incontreranno tre uomini che si recano in pellegrinaggio verso Dio a Bet-el: uno porterà tre capretti, uno porterà tre forme di pane e uno porterà un otre di vino. 4Ti saluteranno chiedendoti come stai e ti daranno due offerte di pane, che tu accetterai dalle loro mani. 5Dopo di ciò entrerai in Ghib'a di Dio, dove ci sono alcune guarnigioni dei Filistei. Quando sarai entrato nella città, ti imbatterai in un gruppo di profeti che scenderanno dall'altura; avranno davanti a loro arpe, timpani, flauti, cetre e profeteranno. 6Si impossesserà di te lo spirito di YHWH e profeterai insieme a loro e sarai trasformato in un altro uomo. 7Quando saranno giunti a compimento questi segni, tu allora fa' ciò che avrai la possibilità di fare, poiché Dio sarà con te. ai primi decenni del XII sec. a.C. Durante il periodo della monarchia unita cadde in rovina. Fu ricostruita come fortezza che fungesse da avamposto di Gerusalemme alla fine del X sec. Tale fortezza però non faceva parte di una città o di un villaggio, bensl era un esempio di torre fortificata o migdal quali compaiono su monumenti egiziani raffiguranti campagne in Palestina. Una rilevanza maggiore essa ha invece nella storia letteraria. La sua presenza nella Bibbia ebraica infatti non si limita a isolate citazioni (come quelle che si trovano negli elenchi dei territori delle tribù israelitiche, p. es. in Gs 18,28), ma si estende a nar-

razioni più strutturate. Il primo nucleo è in Gdc 19, ove essa è teatro di un'infamia tanto grande da scatenare la guerra di tutte le tribù israelitiche contro Beniamino. La seconda apparizione è nel ciclo di Saul ed è un'associazione che farà poco per sollevare le sorti di entrambi. Una terza sezione si ha in Osea, in cui è ancora paradigma negativo (5,8; 9,9; 10,9). In sostanza una città la cui storia biblica non poteva costituire un motivo d'orgoglio per il primo re. 10,7 Ciò che avrai la possibilità di fare Traduco così l'espressione ebraica, il cui significato letterale è «ciò che la tua mano troverà)) ('9'1.~ ~~1?1;1 iW~).

11,16-25. È comprensibile che la Bibbia non veda di buon occhio manifestazioni come quella del nostro capitolo, poiché si trattava di fenomeni di possessione estatica. Tale trance procurava l'ispirazione profetica che trasformava gli uomini che già erano specialisti della profezia in portavoce della divinità. Senza un adeguato controllo, simili pratiche erano facili alla degenerazione; si pensi, per esempio, all'atteggiamento dei Greci verso i riti dionisiaci e alle Baccanti di Euripide. Stupisce che tale ispirazione profetica investa anche Saul, come mostra il seguito della storia. Tuttavia essa è funzionale alla costruzione del personaggio se vista nell'ottica complessiva del destino di Saul. Il primo risultato infatti (v. 6) sarà che si impossesserà di lui lo spirito di YHWH. L'ebraico usa il verbo $iila/:l, che comparirà ancora, con soggetto sempre lo spirito divino, per Saul in 11,6 e per David in 16,13; per Saul sarà ancora usato in 18,1 O, ma questa volta unito all'aggettivo «malvagio», a indicare la follia omicida che prenderà il re: ecco il primo elemento che sarà capovolto dalle vicende successive. Andando oltre nel testo, dopo che egli profeterà con il gruppo estatico e sarà trasformato in un altro uomo, potrà fare ogni cosa che gli capiterà, perché «Dio sarà con te». Ebbene, le colpe di Saul descritte nei capitoli seguenti faranno sì che

122

l SAMUELE l 0,8

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di tutte le azioni che vi sono descritte: invece di ~'t~ ... :0~:') («fecero re Saub») si ha KIÙ qp1.0Ev.llij.loi.J1l).... tòv .llioul. («Samuele \.UISe Sauh»); invece di t't~r:') («oflìirono sacrifico»)

come un giudice che ha combattuto per conto di lui, sconfiggendo Nal).ash forza del male, come gli eroi del mito sconfiggevano i mostri cosmici. La fine del brano è però tutta per Saul e il popolo. Con l'elezione regale a Ghilgal (cfr. 7,15-17) sembra di giungere al perfetto compimento del capitolo 8, quando il popolo aveva chiesto un re che «marcerà innanzi a noi per combattere le nostre guerre» (v. 20). Proprio questo aveva fatto Saul con Ammon, anche se la nostra versione del testo ha già gettato i presupposti della precarietà sua personale e della nuova istituzione della monarchia. 12,1-25 Conferma della condanna della monarchia La grande pagina della storia della monarchia di Israele e Giuda si era aperta con la dura condanna del capitolo 8. I capitoli successivi avevano alla fine condotto all'acclamazione di Saul come primo re, pur senza nascondere le ombre che già incombevano su di lui. Ma, al momento, Dio gli è vicino. Il capitolo 12 chiude invece la narrazione sull'inizio della regalità in modo negativo, costituendo un secondo elemento di condanna dell'istituto monarchico. La nascita del potere regale in Israele è così racchiusa in una cornice che la presenta come abbandono del vero re, cioè Dio. Samuele prima evoca l'onestà di tutta la sua condotta, riabilitando l'istituzione

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l SAMUELE 12,1

quando il sole diverrà caldo"». Allora i messaggeri partirono e riferirono agli uomini di Yabesh, che ne furono lieti. 10Poi dissero (agli Ammoniti): >.

«ho fatto regnare un re» (8,22); Samuele che dice «sono vecchio» (8, l). Si intuisce così subito la volontà di chiudere i capitoli sull'istituzione della monarchia ali 'interno di una cornice che la presenta come una scelta di apostasia. E in effetti Samuele, con la lunga anafora del v. 3, pone sotto il giudizio del popolo, davanti a Dio e al suo unto, l'operato di una vita; si susseguono le interrogative retoriche nelle quali egli domanda al popolo se si sia macchiato dei reati che elenca; anche in questo caso si trovano riscontri con la descrizione, per converso, della «giudicatura del re» nel capitolo 8: per esempio, il profeta chiede se abbia mai preso un toro o un asino e in 8, 16 è detto che il re prenderà gli asini del popolo. Le altre colpe, che egli passa in rassegna e di cui ovviamente è innocente, sembrano rimandare più in generale alla corruzione dell'istituto della giudicatura, della quale si diceva in 8,3 a proposito dei suoi figli, per riabilitarla nel momento in cui Israele l'ha rifiutata; è come se venisse riaffermata la dignità dell'ufficio di giudice di Samuele, che non implicava come la monarchia il rifiuto di Dio, di contro alla corruzione dei figli. La solennità del momento è suggellata dal fatto che Samuele invoca la testimonianza di YHWH e del suo unto.

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l SAMUELE 12,8

re su di voi. 20ra il re procede innanzi a voi, mentre io sono vecchio e incanutito e i miei figli sono tra voi. lo vi ho guidato dalla mia giovinezza fino a oggi. 3Eccomi, rispondetemi davanti a YHWH e davanti al suo unto: a chi ho preso il toro? E a chi ho preso l'asino? E chi ho oppresso? Chi ho vessato? Da chi ho accettato una regalia per far finta di non vedere qualcosa? Lo restituirò!». 4Ma essi dissero: >, il cui secondo elemento significa «iniquità». Esso si ritrova in Gs 7,2 e 18,12; ISam 14,23; Os 4,15, 5,8 e 10,5. Si è supposto che nei passi di Osea sia impiegato come sostitutivo peggiorativo, visto il suo significato, di Bet-el, cioè «casa di Dio», come avverreb-

di Ghib'a La prima azione è però di Yonatan, che abbatte la guarnigione filistea di stanza a Ghib'a stessa, il che riporta a quanto letto in l 0,5 e che era rimasto in sospeso. Saul ne dà l'annuncio: la reazione non è trionfale, anzi subito lascia trapelare il timore che ciò causi odio da parte dei Filistei, che infatti organizzano una spedizione ricca di mezzi e uomini, secondo la classica similitudine con la sabbia. L'accumulo di sostantivi (v. 6) che descrive i luoghi nei quali gli Israeliti cercarono rifugio rende bene lo scompiglio e lo smarrimento del momento e la situazione ricorda quella di Gdc 6,2, quando Israele, oppresso dai Midyaniti, fu salvato da Gedeone. 13,7-12 Saul cattivo pastore del popolo e cattivo sacrifìcatore Con maestria il testo approfondisce la psicologia del popolo al diffondersi della paura. Appena riferito dei rifugi e di quanti cercarono scampo in Transgiordania (v. 6), si apprende che quanti erano rimasti con Saul a Ghilgal «erano in preda al terrore» (v. 7): alla lettera il verbo /:liirad significa Nll111 N:::l ?N~OW i13i1l i1?Vi1 ni?u;,? Ìri~:J::l 'ii'1 10 ?~No/ 19N~1 I;l'ipl} il~ ?~~o~ 19N;l11 :i:t':li? i~N1i?7 O'Q:D 1pio7 Ì;IN~-N? l'lJ;1~1 '73}9 O~y f.\)t'~ \1)'~1-'~ '?N O'T-lW?!J rÌ1' i1T-llf10N1 12 :i»O:JO O'!JONl O'T-lW?!:l~ r :i17VQ i1~P,~l i'~~l;l~l 'lJ'Y,D N? i11i1; '}.~~ ?47~D nillo-nN r-116u> N? r-1?::>ol ?~Nu>-?N ?Nmt.Z> 10NII113 -;~ !ft;l:;>7J?9-n~ i1:tJ,; t'~ij i1l!t}J '?. 1h~ ,w~ ~'o'~ ;,;v,; i1Ìi1; wm~ o~i?ç-N? 3't;l:;>71?~ i1U}J1' 4 :o?iv-,~ ?~1'P~ nN T-11Òt.Z> N? ':l i6u-?u 1'll? i11i1' ~i1~ll'1 i:l:J?::> W'N i~ T

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>, si è pensato che qualcun altro fosse stato ucciso al suo posto, ma dal testo non si hanno elementi sufficienti per affermarlo.

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da un copista che conosceva il seguito delle storie su Saul. La lezione proposta è d'altronde confermata da 4Q Samuele (4QSam"), che ha il verbo all'attivo, e dal parallelo di 2Sam 8,6 e 14. 14,48 Amaleqiti (?5.9~)- Erano una popolazione nomade del Nègheb. 14,49 Figli di Saul &!M~·~)- Su costoro si ha la medesima situazione'fluituante già vista per gli antenati del re (9,l).ln lSam 31,2 si elencano Yonatan, Abinadab, Malki-Shua, mentre 2Sam 2,8 parla di Ish-Boshet figlio di Saul. A una situazione già cosi confusa si possono aggiungere le liste di Cronache: ICr 8,33 (= 9,39) elenca Yonatan, Malki-Shua, Abinadab, Ishba'al; ICr 10,2 invece Yonatan,Abinadab e Malki-Shua. Stando ai libri di Samuele, ci sono quattro nomi di figli di Saul in due liste da tre e in un'estesa sezione narrativa (2Sam 2): le prime due liste condividono due nomi, Yonatan e Malki-Shua, pur se il primo con diversa grafia, e divergono per il secondo, Yishwi in una, Abinadab nell'altra. Al primo di questi due è dedicata la sezione narrativa di 2Sam 2, ma

14,47-52 Il regno di Saul Questa breve sezione che chiude il capitolo è una cronaca basilare del regno di Saul. Ne descrive l'elezione con il verbo impiegato nel racconto dell'estrazione a sorte (ebraico liikad) e questa breve notizia potrebbe essere alla base della narrazione del capitolo IO. Passa quindi all'elenco delle guerre, i cui nemici sono popolazioni della Transgiordania e del Negheb. Stando all'elenco dei nemici sconfitti, Saul avrebbe esteso le sue vittorie alla Palestina, alla Transgiordania e alla parte sud-occidentale della Siria. Il testo ovviamente esagera, si sono viste quali fossero le reali aree di attività di Saul; lo conferma il fatto che anche per David si ha il medesimo elenco di nemici sconfitti

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l SAMUELE 14,52

Saul ottenne in sorte il potere di re su Israele e combatté con tutti i nemici circostanti: Moabiti, Ammoniti, Edomiti, il regno di Zoba, Filistei. Chiunque affrontasse, ·riceveva la salvezza'. 48Dimostrò un gran valore, sconfisse gli Amaleqiti e liberò Israele da chi lo saccheggiava. 49Figli di Saul furono Yonatan, Yishwi e Malki-Shua, mentre le due figlie si chiamavano la primogenita Merab e la minore Mikal. 50Il nome della moglie era Al).ino'am, figlia di Al).ima'az. Il capo del suo esercito si chiamavaAbner, figlio di Ner, uno della casa di Saul. 51 Qish era padre di Saul, Ner era padre di Abner e figlio di Abiel. 52Per tutto il tempo di Saulla guerra contro i Filistei fu aspra: egli cercò tutti gli uomini valenti e prodi e li reclutò.

47

egli vi compare con Wl altro nome, Ish-Boshet. In Cronache c'è lUla lista da quattro e \Ula da tre, in cui è assente, rispetto alla prima, Ishba'al (questa è la lista dei figli morti in battaglia). Qui in l Sam 14,49 si omette Abinadab, di cui invece poi si dice che mori in battaglia con il padre. Inoltre il secondo figlio compare con due nomi diversi. Ciò si può spiegare se si pensa che sia avvenuta \Ula censwa rispetto a Wl nome legato a Ba'al come Ishba'al; il fatto che in Samuele compaia in due forme diverse fra loro e rispetto a quella del Cronista, dimostra che il testo di Samuele intervenne su questo nome, eliminando ogni riferimento a Ba'al (sostituito in 2 Samuele con nv,tl > (v. 19). La difesa di Saul ripercorre il discorso già interrotto prima da Samuele: le parole sono le stesse del v. 15 e il re

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l SAMUELE 15,20

Samuele gli rispose: «E allora che cosa sono questi belati di pecore (che giungono) alle mie orecchie e questo mugghiare di buoi che sento?». 15 Saul disse: «Li hanno sottratti agli Amaleqiti; il popolo ha risparmiato il meglio di pecore e buoi per offrirli a YHWH tuo Dio, ma il resto lo abbiamo votato allo sterminio». 16Samuele replicò a Saul: «Smettila, perché ti devo rivelare che cosa mi ha detto YHWH questa notte». Egli disse: o un «peccato», ma anche l'idea dell'inganno, della nullità e del falso; su C'El1J;!, in-

vece, tuttora è vivo il dibattito: variamente connesso con l'hittita tarpis, spirito che poteva essere benigno o maligno; con la radice ebraica l'!Eli «andare a fondo», nell'aldilà; con i testi di Nuzi e le narrazioni bibliche su Rachele (Gen 31,34) in riferimento ai diritti di eredità, esso rappresentava comunque una presenza divina, a volte legata a YHWH (Gdc 17-18; Os 3,4), altre agli idoli contro cui andarono le riforme yahwiste (2Re 23,24), assimilabili a quelli domestici tipo i Penati romani.

paiono costituire un'endiadi indicante la vanità dell'idolatria. Tali pratiche non sono direttamente associabili a Saul, per quanto egli, come si vedrà, nel capitolo 28 farà ricorso a una negromante; anzi proprio lì, ironicamente, si leggerà che il re aveva vietato le arti magiche nel paese. La chiave risiede nel sostantivo merf «ribellione». Il verbo affine mara si trovava infatti anche nel capitolo 12, quello che riprendeva la condanna dell'istituto monarchico; nei vv. 14-15 però, come visto, YHWH si dimostrava pronto a sostenere Israele anche nella monarchia, purché si attenesse proprio all'ascolto della sua voce e non si ribellasse: ebbene, è proprio ciò che Saul non ha fatto. Questo è il senso: Saul è stato il cattivo re di una cattiva istituzione che rifiuta Dio e non ha saputo neanche rispettare i vincoli che, nonostante ciò, le avrebbero garantito la salvezza divina. Il tutto si farà ancora più chiaro nei versetti successivi. 15,23b-26 Il rigetto di Saul Quanto accaduto conduce Samuele a ribadire solennemente il rigetto di Saul da parte di YHWH. Il verbo utilizzato è mii 'as: esso è assai significativo perché è il medesimo con cui YHWH, in 8,7 e 10,19, proclama, nell'oracolo pronunciato da Samuele, che la scelta di un re da parte del popolo vuole dire rigettare la regalità divina. Ora tale medesima azione di rifiuto verso Dio è compiuta da colui che ricopre il ruolo che esemplifica la ribellione umana a Dio, il re appunto. Ne emerge un quadro che delinea il modo in cui gli uomini, nel preferire padroni umani, rifiutino il piano di Dio sulla storia. A questo punto Saul depone ogni tentativo di difesa e

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l SAMUELE 15,24

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17,5 Cinquemila sicli (c•'='i?~ c·~7a.rn~~r:t) -Un siclo corrisponde a ca. 11 grammi (cfr. nota a 9,8); considerando le variazioni cui erano soggette tali unità di misura, si può supporre che l'autore avesse in mente un peso corrispondente, grosso

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modo, ai nostri 50 kg. 17,7 Seicento sicli (c''='i?~ niK~-~tz!) All'incirca di 5 kg. 17,8Sceg/iete-L'ebraico,.,:;l(chedovrebbe essere una forma del verbo ;;.,:::: ) è da alcuni collegato con il termine n·.,~ («patto))), nel

17,12-19 L 'entrata in scena di David Quando compare David, è detto figlio di Yisshay, la cui provenienza qui è specificata come «di Efrayim»: ciò richiama da vicino l'inizio dell'opera, con il ciclo di Samuele, allorché in l, l di Elqana è data la medesima origine. Questa breve sezione assolve a una funzione di passaggio all'interno dell'episodio iniziato con la sfida

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l SAMUELE 17,16

la cui altezza era di sei cubiti e una spanna; 5sulla testa aveva un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a squame. Il peso della corazza era di cinquemila sicli di bronzo. 6Alle gambe aveva gambali di bronzo e tra le spalle una sciabola di bronzo. 'L'asta della sua lancia era come un subbio da tessitori; la punta della sua lancia era da seicento sicli di ferro; lo precedeva il suo scudiero. 8Egli si fermò e gridò alle schiere israelite: , ma è preferibile accogliere la diffusa emendazione di c•l;1~ in c·~~ «anni».

di Golia: attraverso di essa infatti l'autore può inserirvi David, spiegando come il giovane pastore, che alternava onnai questa attività con il servizio di suonatore di cetra a corte, entrasse a contatto con l'esercito impegnato nella guerra. Del resto non tutti i suoi fratelli erano al fronte, ma solo i tre maggiori; tanto più quindi lui che era il più piccolo di tutti doveva rimanerne fuori. Tuttavia il compito di rifornimento e

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l SAMUELE 17,17

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(«spirito di Dio») incontrata finora nella narrazione.

19,8-10 Nuovo tentativo di omicidio da parte di Saul Questi versetti ripetono la medesima scena di 18, l O-Il; Saul è investito dallo spirito malvagio inviato da Dio e tenta di uccidere David Come nell'episodio precedente, la crudezza della descrizione è accresciuta dal fatto che si tratta di un quadro domestico nel quale David svolge quella funzione di suonatore che serviva proprio a calmare gli accessi di follia del re; inoltre Saul non vuole genericamente, come negli altri passi, fare morire David, bensì trafiggerlo con la propria lancia in modo da conficcarlo nel muro. 19,11-17 Mikal salva David A completare l'isolamento del re concorre anche la figlia, dal cui matrimonio con David egli sperava di ottenere in dote la morte per mano dei Filistei. Anch'ella diviene

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l SAMUELE 19,17

David?». 6Saul diede ascolto alla voce di Yonatan e gimò: «Quanto è vero che vive YHWH, egli non morrà». 7Allora Yonatan chiamò David e gli riferì tutte queste cose, quindi lo condusse da Saul ed egli fu alla sua corte come prima. 8Continuò poi a esserci la guerra; David uscì e combatté contro i Filistei facendone gran strage così da indurii alla fuga d'innanzi a lui. ~a vi fu lo spirito malvagio di YHWH su Saul; egli sedeva in casa sua impugnando la lancia, mentre David suonava la cetra. 10Saul cercò di infiggere David al muro con la lancia, ma questi si dileguò da Saul che colpì il muro. David fuggì e si mise in salvo quella notte. 11 Saul allora inviò dei messi alla casa di David, per tenerlo d'occhio e ucciderlo l'indomani mattina. Ma Mikal, sua moglie, informò David dicendogli: «Se stanotte non ti metti in salvo, domani sarai morto». 12Pertanto Mikal fece scendere David dalla finestra ed egli andò, fuggì e si mise in salvo. 13Mikal prese l'idolo domestico e lo pose sul letto, mise un vello di capra al posto della testa e lo ricopri con un telo. 14Saul dunque inviò messi a prendere David ed ella disse: «È malato». 15Allora Saul inviò i messi a indagare su David dicendo: >). Sembra cioè che l'indagine di Yonatan sia volta a stabilire su chi dei due ricada il favore divino, con l'impegno che

in entrambi i casi egli lo rivelerà a David, con la ripetizione delle medesime espressioni nei due versetti, ma in ordine inverso. Per mio padre- Dopo ':;la;t-C,~ molti commentatori congetturano l'infinito tt':;li;f'( «far arrivare», «far piombare», che sarebbe caduto per omeoteleuto rispetto ad ':;la;t e sarebbe confermato dal greco &vo(ow «porterò sopra».

Da notare anche la struttura a inclusione del dialogo, con la ripresa nei vv. 8-9 del termine «colpa» dal v. l, e dell'imprecazione di rifiuto da parte di Yonatan dal v. 2. 20,12-17 David salverà la famiglia di Yonatan Questo brano non aggiunge molto al precedente e comporta non pochi problemi testuali e redazionali. Si nota un certo sforzo nella ripresa dei concetti e del lessico impiegati a inizio capitolo. Nei vv. 12-13 Yonatan si impegna nuovamente a intraprendere questa indagine che pare caratterizzarsi come una prova tesa a stabilire se «il bene» cada su David o Saul; in ogni caso l'esito sarà rivelato allo stesso David. L'augurio che YHWH sia con lui costituisce un riconoscimento

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l SAMUELE 20,14

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fuga di David. Yonatan sembra consigliare all'amico un'attesa di tre giorni per fare scemare l'attenzione sulla sua assenza (vv. 18-19). Quindi stabilisce quale sarà il piano attraverso cui lo informerà della reazione di Saul, consistente in un messaggio riferito al servo che avrebbe mandato a recuperare delle frecce da lui scagliate per tre volte; la posizione delle frecce rispetto al servo sarà la chiave di decifrazione del messaggio stesso. L'alternativa tra due, come del resto l'insistenza sul numero tre, dimostrano che in gioco non è soltanto la contingente reazione di Saul all'assenza di David, bensì la prova su quest'ultimo e la sua designazione: è per questo che al v. 22, allorché viene prospettato l'esito negativo, Yonatan

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l SAMUELE 20,23

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20,24A tavola (Cr::t~ij)-11 Testo Masoretico ha «(per) il pane>>: La Settanta ha Èul t~v tpcineCa:v («a tavola») e la stessa differenza sì troverà al v. 27; in questo secondo caso si ha però la conferma di 4Q Samueleb (4QSamb) che ha 1""~1"1 "l1 «a tavola», che si ritrova anche nel Testo Masoretico ai vv. 29 e 34. Scegliamo pertanto tale lezione qui e al v. 27. 20,25 Si alzò- L'ebraico Ci?:1 non ha molto

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senso visto il contesto, anche se c'è chi difende il testo interpretandolo nel senso di «SÌ pose (al servizio del padre)»; la Settanta ha upoÉ ~:

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>. David disse: «Come quella non ce n'è». 11 Quel giorno David partì, fuggì dalla presenza di Saul e si recò presso Akish, re di Gat. 12Gli uomini di Akish gli dissero: «Non è forse costui David, re del paese? Non è forse su di lui che durante le danze intonano il ritornello che dice: "Abbatté Saul i suoi mille e David i suoi diecimila"?». 13 David si preoccupò per quelle parole e temette molto di Akish, re di Gat. 14Allora (David) modificò il suo atteggiamento, facendo il pazzo quando era alla portata della loro vista: faceva segni sui battenti della porta e si faceva colare bava sulla barba. 15Akish disse ai suoi uomini: «Ecco, guardate, è un matto. Perché lo avete condotto fino a me? 16Mi mancano forse dei matti, che mi affibbiate questo? Che non entri in casa mia!».

nome, che poteva appunto essere autentico, venne utilizzato all'interno di una serie di narrazioni relative a David, esattamente come il Golia della lista di 2Sam 21,19 Il l Cr 20,5 fu probabilmente nutilizzato come il gigante sconfitto dall'umile pasto re scelto da YHWH di l Sam 17. In tal senso si può parlare di narrazioni secon-

darie, cioè sviluppatesi a partire da dati contenuti in materiali di altro tipo, spesso semplici liste. 21,14 Faceva segni- Seguendo la lezione 1J;1~1- Generalmente i commentatori accolgono la lezione della Settanta: Kal Ét~navL(E'v («batteva>>), emendando i!Testo Masoretico in .,\1!1·

incontro con il conseguente allontanamento di Davi d dai Filistei, per ritardare quello che poteva apparire come un troppo precipitoso passaggio del futuro re ai nemici di Israele. Per questo episodio in particolare, si può dire che vi si riconosce un atteggiamento sarcastico verso i Filistei, quando Akish risponde che ci sono già troppi pazzi per accogliere anche David, e non è mancato chi ha sottolineato come si intraveda, implicitamente, il modo in cui la protezione di Dio sottrae il suo eletto a qualsiasi pericolo. Esiste però una linea di continuità che caratterizza, come anticipato, questo nuovo David: tale linea è la sua furbizia, qualità di cui non può essere privo alcun personaggio della letteratura di viaggio, come egli è appena diventato. Sono due le situazioni di difficoltà dalle quali egli riesce a fuggire mentendo: prima al sacerdote di Nob, a cui si presenta come in missione per il re, poi al re di Gat. Oltre al parallelo orientale dell'babiru, viene senz'altro in mente, per esempio, l 'Odisseo che simula la pazzia per non partecipare alla spedizione troiana.

222

l SAMUELE 22,1

2

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:Z:Z,l Caverna di Adu/lam (c~·w M"W'?)- La località così denominata compare in tutta la Bibbia tre volte: qui e in 2Sam 23,13 (parallelo a l Cr 11, 15), ali' interno del!' elenco dei prodi di David nel resoconto dell'impresa dei tre che attinsero acqua per lui in una Betlemme presidiata dai Filistei, mentre egli si trovava appunto nella caverna di Adullam. Anche in questo caso, pur non essendovi

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un albero con evidenti connotazioni di sacralità e gli uomini in piedi tutto intorno. Questo quadro contribuisce ad acuire ulteriormente la tragedia del personaggio, relegandolo in un sempre maggiore isolamento, tanto che egli accusa (v. 8) apertamente i suoi di avere congiurato contro di lui e di non averlo avvertito, oltre che di non avere alcuna empatia con lui. L'accusa più forte è però verso il figlio, visto come colui che ha suscitato David contro il re perché «tendesse agguati)), con un verbo qui impiegato nella sua accezione criminale che ricompare al v. 13 e in Mi 7,2; Pr 1,11.18; 7,12; 12,6; 23,28. A questo punto il testo riprende il capitolo precedente con la ricomparsa di quello che era stato solo un nome, Doeg, il quale rivela al re quanto visto a Nob (v. 9).

225

l SAMUELE 22,16

Saul disse agli uomini che stavano intorno a lui: «Ascoltate, Beniaminiti: forse che il figlio di Yisshay darà anche a tutti voi campi e vigne? Porrà anche tutti voi come capi di migliaia e capi di centinaia, Bvisto che avete cospirato tutti contro di me? Né c'è stato alcuno che mi abbia informato mentre mio figlio stringeva un patto col figlio di YISshay! E non c'è nessuno tra voi che provi dolore per me tanto da infonnanni sul fatto che mio figlio ha suscitato contro di me il mio servo, perché mi tendesse agguati quest'oggi!». '1lispose Doeg, l'Edomita (anch'egli stava in piedi con gli uomini di Saul) e disse: >), indica in effetti il vagare senza meta, come del resto la notizia della sua permanenza nel deserto lo relega in quel non-luogo interstiziale che si configura però come preparatorio a un deciso cambiamento. È infatti da sottolineare come al momento neanche Dio abbia ancora la sua casa e sia costantemente vicino a David, come ribadisce la fine della sezione dove, a fronte della notizia che Saul sempre ricercò il suo nemico, Dio mai lo abbandonò in suo potere («nelle sue mani»).

231

l SAMUELE 23,21

E David disse: «l notabili di Qe'ila consegneranno me e i miei uomini a Saul?». E YHWH rispose: «Vi consegneranno». 13Allora David si levò con i suoi uomini, circa seicento, e uscirono da Qe'ila vagando dove capitava. A Saul fu riferito che David si era messo in salvo (fuggendo) da Qe'ila ed egli abbandonò la sortita. 14David andò a stare nel deserto, in luoghi sicuri e rimase nella regione montuosa nel deserto di Zif, ma Saullo cercò senza interruzione; Dio però non lo fece cadere in mano· sua. 15 David aveva visto che Saul era in marcia per attentare alla sua vita e si trovava nel deserto di Zif a I:Ioresh. 16Yonatan figlio di Saul partì, andò presso David a I:Ioresh e lo rinfrancò nel nome di Dio, 17dicendogli: «Non temere, poiché mio padre Saul non ti troverà: tu sarai re su Israele e io ti sarò secondo. Anche mio padre Saul sa che è cosi». 181 due strinsero un patto al cospetto di YHWH e David rimase a I:Ioresh, mentre Yonatan fece ritorno a casa sua. 19Quindi alcuni abitanti di Zif salirono da Saul a Ghib'a e gli dissero: «David non si nasconde tra noi, nelle roccaforti di I:Ioresh sull'altura di I:Iakila che si trova a sud del deserto? 20Dunque, o re, visto il tuo ardente desiderio di venire, vieni giù e ci incaricheremo noi di consegnarlo al re». 21 Saul rispose: «Benedetti voi da YHWH, poiché avete avuto compassione di 12

t), era quello che in 15,3 Samuele usava per esortare Saul a non avere alcuna pietà nello stenninare gli Amaleqiti, con la conseguente disobbedienza del re (anche nel capitolo precedente abbiamo notato un rimando al c. 15). Egli prosegue poi a dimostrare il suo tenace disegno che lo rende incapace di vedere altro che il suo nemico, che qui egli caratterizza con un nuovo verbo, 'iiram, che indica l' «essere astuto» e può avere accezione sia positiva che negativa: qui ovviamente è in gioco la seconda e, pur posta nella bocca malevola di Saul, risponde in effetti al nuovo carattere di David, di cui si è detto, di persona capace di destreggiarsi nelle difficoltà del fuggitivo ricorrendo anche al raggiro. Dunque Saul, con l'aiuto degli abitanti di Zif, si lancia nuovamente ali 'inseguimento di David. A questo punto il testo si fa serrato e crea un effetto di efficace suspense nel momento in cui si legge che, l'uno su un versante

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l SAMUELE 24,2

me! 22Andate, dunque, e provvedete alle ulteriori disposizioni, prendete informazioni, indagate in quale luogo si poserà il suo piede e chi ve lo ha visto, poiché mi dicono che si fa sempre più scaltro. 23 Indagate dunque, raccogliete informazioni da tutti i nascondigli in cui si nasconde e poi tornate da me con dati certi; allora io verrò con voi e, qualora egli sia nella regione, lo ricercherò fra tutte le migliaia di Giuda>>. 24Essi partirono e andarono a Zif precedendo Saul, mentre Davide i suoi uomini stavano nel deserto di Ma'on, nella Araba verso il sud del deserto. 25 Saul andò con i suoi uomini per cercarlo, ma lo riferirono a David, che scese alla roccia e rimase nel deserto di Ma' on. Quando Saullo venne a sapere, si dette a inseguire David nel deserto di Ma'on. 26Marciavano Saul da un versante del monte e Davide i suoi uomini dall'altro. Mentre David si allontanava in fretta da Saul, questi e i suoi uomini stavano circondando David e i suoi uomini per catturarlo. 27Ma un messaggero giunse da Saul dicendo: «Affrettati, vieni, perché i Filistei hanno invaso il paese». 28Allora Saul tornò (abbandonando) l'inseguimento di Davide marciò contro i Filistei. Perciò chiamarono quel luogo , ma si tratta

egli si rifugia A questo punto il testo abbandona ogni credibilità e porta ali' estremo la caratterizzazione dei personaggi. Saul infatti entra in una grotta per espletare i propri bisogni, ma quella è proprio la grotta ove sono David e i suoi. Ora, può essere vero, come sostengono pw-e alcuni, che questo espediente servisse all'autore per avere Saul da solo, visto che si legge che aveva un corpo di tremila uomini scelti con sé, ma è altrettanto vero che lo pone in una situazione che ha elementi di ridicolo. Dall'altro lato proprio la vulnerabilità di un re nel momento della sua minima dignità estremizza la pietas di David che rifiuta di approfittare dell'occasione, limitandosi a tagliare un lembo del mantello di Saul che gli dimostri come egli non abbia attuato ciò che avrebbe tranquillamente potuto. In questo senso la scarsa credibilità del testo consente all'autore di soffermarsi ancora sull'aspetto teologico della storia Gli uomini di David, fin qui silenti, fanno riferimento a un oracolo che non è presente in precedenza nel testo; da ciò parte della critica inferisce che il capitolo 24 dovesse originariamente circolare in forma indipendente rispetto alla storia deuteronomistica. Ma in tal modo si cerca in questi testi una coerenza narrativa che non è loro propria; qui si può fare tranquillamente affidamento sulla plausibilità di un simile oracolo che, seppure non esplicitamente espresso, è del tutto implicito nel rapporto

235

l SAMUELE 24,10

si trova nel deserto di 'En-Ghedi». 3Egli prese tremila uomini scelti tra tutto Israele e andò a cercare David e i suoi uomini di fronte alle rocce delle Capre selvatiche. 4 Quando giunse presso alcuni muretti per pecore lungo il percorso, Saul entrò dove c'era una caverna, per poter provvedere in luogo coperto alle proprie esigenze corporali: David e i suoi uomini stavano proprio nei recessi di quella caverna. 5Allora gli uomini di David gli dissero: >), su cui cfr. Sall4,1 //53,2. La maggior parte dei commentari e delle traduzioni optano per il qerè -~'?f >, «accettare favorevolmente», per non far perdere la pregnanza

a un'altra delle funzioni tipiche del libro, la promessa di un regno stabile a David (v. 28) che si aggiunge a quelle già incontrate, qui motivata proprio per l'assenza di male in lui (ma l'episodio di Bat Sheba, con i legami che ha con questo capitolo, negherà tale affermazione) e per il fatto che le sue guerre sono quelle del Signore (cfr. «le guerre di YHWH» in 18, 17). Il suo discorso prosegue in termini metaforici che hanno permesso ai commentatori interpretazioni anche di carattere più generale (v. 29). Ella, infatti, attraverso l'ipotesi di un'eventuale volontà di aggressione contro David, pone in antitesi tra di loro la sorte della vita di chi è presso Dio rispetto a quella dei nemici: la prima è avvolta in quello che, tentando di rispettare la figura etimologica dell'ebraico, si è reso «involucro della vita>>, altrimenti tradotto «scrigno», metafora che richiama il «libro della vita>> di altri luoghi biblici (Es 32,32; Is 4,3; Dn 12,1); la seconda invece sarà scagliata via dalla fionda. Alcuni commentatori hanno voluto leggere in questo versetto un'allusione di carattere escatologico, facilitati dall'avere

245

l SAMUELE 25,35

ai giovani che sono al seguito del mio signore. 28Perdona, ti prego, l'ingiustizia della tua serva, perché di certo YHWH edificherà al mio

signore una casa stabile, poiché il mio signore combatte le guerre di YHWH e in te non si trova il male dacché vivi. 29Qualora si levi un uomo che voglia perseguitarti e assalire il tuo spirito vitale, ebbene lo spirito del mio signore è avvolto nell'involucro della vita presso YHWH tuo Dio, mentre egli scaglierà via (come) dalla fionda la vita dei tuoi nemici. 30Pertanto, quando Y HWH avrà fatto al mio signore tutto il bene che ha promesso, ti avrà istituito come capo su Israele, 31 ( quando) non sarà motivo di rimorso o scandalo per il cuore del mio signore l'aver versato sangue invano, o l'essersi salvato da sé e Y HWH concederà successo al mio signore, ebbene allora ricordati della tua serva>>. 32David rispose ad Abigayil: . dell'immagine e perché ci sembra che tale resa si possa ben adattare a un contesto in cui era stato descritto in modo molto det-

tagliato e anche ridondante il prostrarsi di Abigayil innanzi a David; è come se ora egli la facesse rialzare.

inteso l'ebraico nepe.S (. In realtà la prospettiva di Abigayil è terrena, come mostrano i richiami presenti nel versetto a episodi precisi della storia di David: la persecuzione da parte di Saul (stesso verbo di 23,25),la fionda con cui ha ucciso Golia (c. 17). È tuttavia vero a mio avviso che vi è un valore generale in questa poetica espressione, in senso non escatologico, ma sapienziale; ci pare infatti che si possa citare un proverbio (cfr. Pr 26,8) in cui c'è una similitudine tra chi lega una pietra a una fionda e chi dà gloria a uno stolto: al di là delle precise rispondenze lessicali, si ricordi che poco primaAbigayil aveva augurato a David che i.suoi nemici fossero come lo stolto Nabal. Il suo lungo discorso si chiude con un invito a ricordarsi di lei nel momento dell'elezione, fatto che richiama i molti appelli al ricordo presenti nel libro, sin a partire dalla preghiera di Anna (l, 11 ); segue una molto più breve risposta di David che ricambia la benedizione a lei e Dio per il male che è riuscito a non compiere. La fine dell'episodio (vv. 36-42) recupera il tono e i ritmi narrativi e descrive la

246

l SAMUELE 25,36

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(C~l'n~)- Vìsta l'omonimia con la moglie di Saul (cfr. 14,50), non è

15,43 Abino 'am

da escludere che si tratti della stessa donna.

Y!Zre'el (';!~'1~')- Qui si fa riferimento alla

morte di Nabal in un modo che conferma le premesse. Egli è intento a banchettare e ubriaco, a dimostrazione di tutta la sua stolta inconsapevolezza, di fronte a cui di nuovo la moglie, che attende la mattina successiva (in perfetta sintonia con David) perché si riabbia dal vino, risulta essere comprensiva e avveduta. Se si dà al v. 37 il suo valore letterale («il vino usciva da Nabal» ), è possibile vedere qui un'allusione alla crudezza di linguaggio impiegata prima da David quando aveva minacciato di non risparmiare neanche uno tra coloro che urinano al muro, cioè i maschi; la scena d'altronde potrebbe essere un ulteriore richiamo a Saul sorpreso nella grotta ove si era appartato per i suoi bisogni. Un uomo come Nabal non può reggere a un evento del genere che lo pone a contatto con i prediletti di Dio e ciò, vista la sua insipiente condotta, lo conduce in breve alla morte. Per questo David, alla notizia del fatto, benedice nuovamente Dio, questa volta facendo riferimento alla sua funzione giudicante (v. 39), con figura etimologica su quella radice ryb che già nel cantico di Anna era indicata come sua prerogativa. È una funzione che, nel linguaggio

247

l SAMUELE 25,44

Abigayil tornò da Nabal ed ecco egli stava dando un banchetto in casa sua che era come un banchetto da re; era di buon animo e completamente ubriaco. Essa allora non lo informò né di poco né di molto fino alla luce del mattino. 37Al mattino, quando il vino usciva da Nabal, sua moglie gli raccontò quelle cose: il cuore di lui nel petto fu preso dalla morte ed egli rimase di sasso. 38Così, nello spazio di una decina di giorni, YHWH colpì Nabal che morì. 39Quando David udì che Nabal era morto, esclamò: > (in ebraico il verbo è sa'al) Dio e si sa che il suo nome ha la medesima radice di quel verbo. L'azione richiama alla lettera 14,37, perché anche in quel caso egli non aveva ricevuto risposta; è patente il contrasto con 23,2 ove David, con identici termini, ottie-

261

l SAMUELE 28,12

Saul vide il campo dei Filistei ed ebbe timore, al punto che il suo animo vacillò fortemente. 6Saul allora interrogò YHWH, che però non gli rispose né attraverso i sogni, né attraverso gli urim, né attraverso i profeti. 7Allora Saul disse ai suoi funzionari: «Ricercatemi una donna che abbia potere sugli spiriti; voglio andare da lei per consultarla». I suoi funzionari gli risposero: «Ecco, a En-Dor c'è una donna cha ha potere sugli spiriti». 8Allora Saul si travestì indossando altri abiti e partì insieme a due uomini. Giunsero dalla donna di notte ed egli le disse: «Devi usare la tua arte divinatoria per me con uno spirito ed evocare chi io ti dirò». 9La donna gli disse: «Ma tu sai che cosa ha fatto Saul, che ha eliminato i negromanti e gli indovini dal paese! Perché allora vuoi far cadere la mia vita in trappola e farmi morire?». 10Perciò Saulle fece un giuramento dicendo: «Quanto è vero che vive YHWH, questo non sarà considerato per te una colpa». 11 La donna allora disse: «Chi devo evocarti?». Egli rispose: «Evoca per me Samuele». 12Quando vide Samuele, la donna gridò a gran voce, poi disse a Saul: «Perché mi hai tratto in inganno? Sei tu 5

ne però da Dio immediata conferma del suo agire. Il versetto dimostra poi la disperazione e l'ostinazione di Saul nell'elencare i diversi modi di divinazione da lui tentati: sogni, urim (cfr. nota a 14,41) e profeti. Falliti questi, egli si fa indicare una donna che ((abbia potere sugli spiriti»; raggiuntala nel villaggio di En-Dor, le ordina di usare per lui le sue arti divinatorie. Il verbo impiegato è qiisam, uno di quelli abituali per indicare simili pratiche illecite e infatti presenti nell'elenco di Dt 18; significativamente esso era stato impiegato in l Sam 6,2 in riferimento ai Filistei che interrogavano gli indovini sul da farsi con l'arca: tuttavia l'occorrenza più significativa è in 15,23, il capitolo del rigetto definitivo di Saul, quando Samuele ne riassumeva le colpe. A nulla gli vale allora l'essersi travestito, avere raggiunto la donna di notte: egli non può scampare alle proprie colpe. La negromante oppone alla richiesta l'editto di Saul contro gli indovini; per questo il re giura (v. 10) che ciò non le tornerà a peccato, con il termine 'iiwon già incontrato più volte (cfr., p. es., 25,24). Ciò che segue (vv. 11-14) pone alcuni problemi di interpretazione, e vi sono studiosi che le imputano a corruzioni avvenute nella trasmissione dei testi. In particolare non si capisce bene come, appena evocato lo spirito, la donna comprenda che chi ha di fronte è Saul travestito (v. 12), anche perché la sua descrizione della visione è piuttosto vaga. La negromante

262

l SAMUELE 28,13

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o:n~

«il tuo nemico» (cfr. versione CEI), lezione supportata dalla Vulgata che usa aemulum come in 2,32 per un identico testo consonantico ebraico. Qui si è scelto di tradurre sulla base del testo riportato

descrive ciò che ha visto come, alla lettera, «dèi>> («demone»), anche se questo è il termine che viene usato pure (con senso di singolare) per indicare «Dio». Evidentemente la figura di Samuele fatto salire dalla terra, cioè dall'oltretomba, ha carattere sovrumano. Saul vuole sapere di più e domanda dettagli sul modo in cui esso appare (v. 14): la descrizione riporta la visione in ambito umano, ridando a Samuele le sue fattezze, un uomo anziano coperto di mantello (anche da piccolo egli ne aveva uno, quello che sua madre gli portava annualmente da Eli: cfr. 2, 19). 28,15-25 Il dialogo tra Saul e Samuele Il v. 15 sembra conferire al capitolo quel carattere di summa della vita di Saul e dei suoi rapporti con Samuele e Dio che ne fa il preludio della morte. Samuele infatti esordisce con un «perché?», che non può non richiamare quelli dei capitoli precedenti, in particolare 15,19, quando il profeta gli domandava il motivo per cui non aveva dato ascolto alla voce di Dio. Qui chiede che cosa Io abbia spinto a «togliergli la sua quiete», verbo tipico della negromanzia attestato anche in contesti epigrafici nel mondo semitico (cfr. l'iscrizione di Tabnit, re di Sidone). La risposta del re è anch'essa in linea con i capitoli precedenti: egli è alle strette e, di fronte all'attacco filisteo, Dio non gli risponde con i mezzi di consultazione

263

l SAMUELE 28,19

Saul!». 13Il re le disse: «Non temere! Piuttosto, che cosa vedi?». La donna rispose a Saul: «Vedo un demone che sale dalla terra». 14Egli le chiese ancora: «Com'è a vederlo?». Ella rispose: «È un uomo anziano che sale, coperto di un mantello». Allora Saul capì che era Samuele e si chinò faccia a terra in gesto di prostrazione. 15Samuele disse a Saul: erativo corrisponde al Testo Masoretico fino al compiemento «con te»; quindi presenta una frase in più: KtlÌ. nop«:&cr& dç tòv tonov ou KatÉOtT)Oct

la frase sembra il vero ritornello della sua vita: era infatti la stessa domanda che aveva rivolto a Yonatan quando era stato Saul ad allontanarlo e inseguirlo (20, l) e poi allo stesso Saul (26, 18); la risposta, già implicita nella domanda, contribuisce alla costruzione di un personaggio la cui costante riuscita, garantita da Dio, desta il sospetto degli altri potenti umani, sia di Israele che dei suoi nemici i Filistei. In effetti la replica di Akish addossa tutta la responsabilità agli altri principi, definendo David come un «angelo di Dio» (così ancora in 2Sam 14,17 .20; 19,27): se anche in questo caso, come prima per Siitiin, la similitudine con gli angeli serve ad Akish per sottolineare l'affinità a livello umano che egli sente con David, è però vero che nella lettura complessiva del capitolo David è definito siitiin (da alcuni capi filistei) e angelo (daAkish), un'antitesi che non può essere casuale.

30,1-31 Anche il bottino appartiene a Yhwh: David e la signoria di Dio sulla storia Il capitolo 30 occupa una posizione chiave nell'intelaiatura complessiva dei libri

di Samuele e nelle vicende di David, incastonato com'è tra la prova suprema della sua estraneità alla tragedia di Saul e la morte di quest'ultimo che ne decreterà l'ascesa al trono. È per questo che esso è attraversato da alcuni rimandi a momenti fondamentali della storia precedente e ribadisce il carattere divino di essa. Infatti, l'angustia causata

269

l SAMUELE 30,1

Filistei». 8David replicò ad Akish: «Che cosa ho fatto e cosa hai trovato (di male) nel tuo servo dal giorno in cui mi presentai al tuo cospetto fino a oggi, perché io non possa venire a combattere i nemici del mio signore, il re?». 9Akish rispose e disse a David: «Ho ben presente che mi sei gradito come un angelo di Dio, ma i principi dei Filistei hanno detto: "Che non salga con noi in battaglia!". 10Dunque, domani di buon mattino alzatevi tu e i servi del tuo signore che sono venuti con te; alzatevi e, quando avrete luce, partite». 11 Così Davide i suoi uomini si levarono presto per incamminarsi l'indomani e, quando ebbero luce, partirono.

3O

Quando Davide i suoi uomini il terzo giorno furono giunti a Ziqlag, si trovò che Amaleq aveva fatto razzie contro il Negheb e Ziqlag, aveva abbattuto Ziqlag e l'aveva data alle fiamme. 1

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luogo dove io vi ho assegnato e non metterti nel cuore un pensiero di distruzione, poiché tu sei buono al mio cospetto»), per tornare a corrispondere al Testo Masoretico nella parte finale del versetto. Essa completa il primo comando di alzarsi di buon mattino

con l'indicazione dell'andare, come si ha sia in ebraico sia in greco subito dopo, e ripete il frasario del capitolo che insiste sulla considerazione di cui gode David attraverso la locuzione «agli occhi di». Difficile stabilire se sia il traduttore a voler completare il senso dell'originale, o se la frase sia stata omessa dal copista dell'ebraico.

a David dalle razzie nemiche, Io porta, come nel capitolo 23, a consultare Dio, in cui trova la sua forza. È in base ad essa che egli trionfa sugli Amaleqiti, ai quali sottrae un ingente bottino dettagliatamente descritto nel testo, che sottolinea nei vv. 18-20 come questo comprenda «tutti» i beni recuperati e quelli strappati. Gli Amaleqiti e l'insistenza sulla totalità della preda richiamano e capovolgono il capitolo 15, nel quale, come più volte visto, Saul si macchiava proprio della colpa di non completare il voto di stenninio (berem ). Davi d è il contraltare del vecchio re e si appresta ad essere il nuovo, come mostra l 'usanza della spartizione del bottino anche tra le riserve che egli sancisce come «prescrizione e regola». Qui si ha l'altra funzione del capitolo, eziologico-nonnativa, circa le regole di divisione imposte dal re. Ma essa- e ciò è il dato teologico centrale - si motiva per il fatto che è Dio ad avere dato il bottino a Israele. YHWH cioè pone nella mani del popolo il nemico e anche tutto ciò che gli appartiene. È lui il vero padrone e il pio David lo ha ben chiaro. 30,1-8 Razzia degli Amaleqiti a Ziqlag Quando David torna a Ziqlag, la sua sede del periodo filisteo (cfr. 27,6), lo spettacolo è desolante: gli Amaleqiti hanno razziato il territorio e deportato donne e bambini, comprese le mogli di David. Questa azione si connota, per via della ripresa lessi cale, come una ritorsione: il tennine impiegato è infatti piiSat, Io stesso

270

l SAMUELE 30,2

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//31,1-13 Testo parallelo lCr 10,1-12 31,1 Ghilboa- Cfr. nota a 28,4. 31,2 Figli di Saul- Cfr. nota a 14,49. 31,3 Gli arcieri - In ebraico il sostantivo C'l!i~~ («uomini»), assente nel parallelo l Cr 31,3, è un pleonasmo, dato che il sintagma n~~ C'")ÌI!lij già da solo può indicare gli «arcieri». In questo caso è necessario chiedersi a cosa si debba la sua presenza. Si è pensato che, visto il carattere intrusivo, dietro a questa parola si celi l'allusione a un ben identificabile corpo militare. Per capire chi fossero gli «uomini)), si deve dire che tale sostantivo non

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è quasi mai riferito ai Filistei (soltanto in un verso problematico come lSam 29,4), mentre è la designazione consueta dei seguaci di David (cfr., p. es., lSam 25,11.15; 30,21.22; 2Sam 1,11 ), anche esplicitamente chiamati «gli uomini di DaviiD) (come in lSam 23,3; 24,5) e definiti una volta «i miei uominh) dallo stesso re (lSam 23,12). Insomma David si caratterizzava abbastanza chiaramente come un capo che poteva disporre di C'l!i~~, per le operazioni militari. Da notare inoltre che in nessun altro luogo dell' AT si dice che arcieri facessero parte dell'esercito filisteo:

31,1-13 La morte di Saul Il brano è uno splendido finale da tragedia, con la differenza che il lettore assiste direttamente alla fine di Saul, senza alcuna censura sull'ultimo atto del suo dramma. Il capitolo, pur breve, è nettamente diviso in due parti. Nella prima (vv. 1-7) l'inizio cronachistico serve solo a preparare la scena del suicidio di Saul, atto estremo di libertà e affermazione di sé; è così che il personaggio recupera per intero la sua statura eroica. La seconda, una volta morto il re, è il richiamo, in una struttura inclusiva, degli inizi delle vicende del personaggio, cioè la guerra contro Nal;lash per salvare Yabesh: ora sono proprio gli abitanti della città ad andare a recuperare le spoglie (vv. 8-13 ). Dal punto di vista letterario e della storia della tradizione, si deve segnalare che a partire da qui comincia la storia parallela rispetto ai libri delle Cronache, il che ovviamente contribuisce a un allargamento dell'approccio intertestuale, utile anche alla comprensione dello specifico delle due opere. 31,1-7 La profezia avverata: la morte tragica di Saul Questo brano, in conformità alla gravità della situazione, è denso di reminiscenze interne ed esterne alla letteratura biblica. Esso si apre con l'attacco portato dai Filistei agli Israeliti sul monte Ghilboa', che ha come esito la morte di buona parte dell'esercito di Saul, compresi tre suoi figli, o la fuga degli altri soldati. Le

277

31

l SAMUELE 31,5

1 Filistei attaccarono Israele e gli Israeliti fuggirono innanzi a loro cadendo trafitti sul monte Ghilboa. 21 Filistei braccarono Saul e i suoi figli colpendo Yonatan, Abinadab e Malki-Shua figli di Saul. 3La battaglia gravò su Saul, finché lo colsero gli arcieri, dai quali ricevette una profonda ferita. 4Allora Saul disse al suo scudiero: «Sguaina la tua spada e trafiggimi con essa, perchè non vengano quegli incirconcisi a trafiggermi e non si facciano beffe di me». Ma lo scudiero non volle, poiché ebbe troppo timore. Allora Saul prese la spada e vi si gettò sopra. 5Quando lo scudiero vide che Saul era morto, si gettò anch'egli sulla propria spada morendo insieme a lui. 6ln quel giorno, tutti 1

era un'arte tipica dei Beniaminiti (lCr 8,40; 12,2; 2Cr 14,7; 17,17). Si potrebbe cioè essere di fronte a un'inserzione volta ad alludere al fatto che Saul in realtà fu ucciso da un corpo di Beniaminiti del suo seguito vicini a David, una quinta colonna. Altri studiosi vi vedono invece soltanto una conflazione di antiche varianti. Dai quali - In ebraico si ripete C'.,i~;:t «tiratori)) (anche nel parallelo l Cr 31 ,3). La Settanta ha etç tà unox6v.Spta «nelle parti interne)), un hapax della Settanta; la Vulgata conferma l'ebraico, ma c'è l'importante

testimonianza di due codici della Vetus latina che hanno invece in congressione il/a «in quello scontro)). Rispetto alle soluzioni proposte dagli studiosi, che tendono a individuare un sostantivo ebraico corrispondente al greco, una via per la soluzione, non ancora percorsa, può essere offerta dal confronto tra Settanta e Vetus latina: si può immaginare che entrambe abbiano letto in ebraico :l.,p, che vocalizzato :l")i' indica l' «avvicinamento ostile)), la «battaglia)) e vocalizzato :l.,ì? le «parti interne)), le «viscere)), due significati perfetti per in congressione età ùnox6vopta.

scelte lessicali non sono casuali. Al v. 3 è detto che «la battaglia gravò su Saul»: la letteralità della traduzione serve a notare il richiamo alle narrazioni sull'arca e in particolare al capitolo 5 (vv. 6. 7.Il), ove è descritto come la mano di Dio «gravò», «fu pesante» sui Filistei e il loro Dagon. Ed ecco che per Saul è impiegata ora quella medesima radice kbd, come analogie vi sono tra il suo cadavere e la statua caduta del dio filisteo. Altra ripresa si ha allorché Saul chiede al suo scudiero di ucciderlo, per non cadere nelle mani degli «incirconcisi», notazione sprezzante già impiegata da Yonatan durante la sua sortita (14,6). Ciò che egli teme infatti non è la morte, ma la derisione (stesso verbo in 6,6) che avrebbe da parte di chi è escluso (incirconciso) dal popolo di Dio. Qui il suo riscatto eroico, che lo accomuna a tanti grandi eroi tragici di altre letterature: di fronte alla paura dello scudiero di ucciderlo- era pur sempre il re unto di Dio- egli si lancia sulla propria spada salvando così il proprio onore. In particolare la sua vicenda ricorda quella dell'eroe Aiace (protagonista di una tragedia di Sofocle): anche lui alto più degli altri per la testa e le ampie spalle (Iliade 3,227, come Saul, per esempio in 9,2); anche lui colpito da una follia divina (come Saul, per esempio in 16,14) inviata da Atena, che lo porta a fare strage di armenti innocenti; anche lui morto suicida lanciandosi sulla propria spada dopo il rifiuto del proprio scudiero.

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l SAMUELE 31,6

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31,6 Tutti i suoi uomini (1'~~!fL;,f)- In lCr l 0,6 si ha invece in•:~-L;,:!l («tutta la sua casa»). Nel testo di Sa~uelè fa difficoltà, in un contesto come questo, l'assenza di Abner, capo delle forze annate di Saul. 31,7 Al di là ... Giordano (l"r)~ij ... ,~~~) -In Cronache semplicemente p~~~ («nella valle»). Sembra di poter vedere qui un ampliamento di Samuele rispetto alla fonte. In effetti l'espressione «al di là della valle» (di Yezre'el) può servire a includere Bet-Shean nei territori di cui si impossessarono i Filistei dopo la fuga degli Israeliti, essendo qui che porteranno le spoglie di Saul. Esercito('~~~)- Alla lettera «uomini», già usato a inizio versetto ma con diverso valore, indicando genericamente gli «uomini di Israele», cioè gli «lsraeliti»; quelli sul campo di battaglia sono invece gli uomini in armi. Da notare che nel v. precedente era detto che

tutti gli uomini erano morti e ciò crea un'incongruenza con la notizia della fuga degli «uomini di Israele>>. 31,9 Gli tagliarono la testa (itliN"l-~ ~n,~·J) - In greco si ha Kal &nom:pÉcjlou> o «lo riportano indietro». Si ipotizza che la Settanta leggesse il verbo ~,1"\t;l~J «nascosero», in realtà non perfettamente coincidente dal punto di vista semantico con il verbo greco. Nel parallelo di !Cr 10,9 si trova: i~~"l-n~ ,~~·J 1i11,?'tD~~J («lo spogliarono e presero la sua testa»). E possibile che la lezione del Testo Masoretico di Samuele sia da riconnettere alla analoga espressione impiegata nell'episodio di Davide Golia (17,51). Il tempio dei loro idoli (CiJ'"1~.V. n'"1)La Settanta (toic; ELOWÀoLç) e il parallelo di !Cr 10,9 (cry·"1~-P,-n~) concordano tra

Il v. 6 riassume l'esito funesto della giornata e il lettore non può non riandare col pensiero alla profezia della negromante che aveva predetto la morte di Saul e dei suoi figli (28,19). Un evento del genere non si può limitare a chi vi prese parte direttamente, ma porta alla fuga tutti gli Israeliti: essi «abbandonarono» le città, il verbo che tante volte si è visto impiegato per descrivere l'allontanamento di Dio dal popolo colpevole. 31,8-10 Oltraggio al cadavere di Saul Inizia a questo punto lo scempio del cadavere di Saul. Esso deve essere letto in relazione a importanti episodi precedenti. Già al v. 9 se ne ha probabilmente un primo indizio: il testo afferma che i Filistei, giunti a spogliare i caduti, «tagliarono la testa» di Saul, identica sorte a cui David aveva sottoposto Golia ( 17,51 ). La preda serve evidentemente come prova della notizia da fare circolare in tutto il paese dei Filistei; si noterà

279

l SAMUELE 31,10

insieme, morirono Saul e tre suoi figli, il suo scudiero e anche tutti i suoi uomini. 7Gli Israeliti che si trovavano al di là della valle e del Giordano videro che l'esercito d'Israele era fuggito e che Saul e i suoi figli erano morti. Allora abbandonarono le città e fuggirono; in esse vennero a insediarsi i Filistei. 8L'indomani i Filistei tornarono per spogliare gli uccisi, trovarono Saul e i tre figli caduti sul monte Ghilboa. 9Gli tagliarono la testa e lo spogliarono delle armi, inviando messi per tutto il paese dei Filistei che dessero la notizia nel tempio dei loro idoli e tra il popolo. 10Posero poi le sue armi nel tempio delle Ashtoret e appesero il suo cadavere al muro di Bet-Shean. loro, avendo entrambi soltanto «idoli». 31,10 Tempio delle Ashtoret (ni"l~tq.\_1 M':ll) - La difficoltà data dal plurale si risolve pensando, come per 7,3, che esso indichi genericamente culti politeistici, tanto che nel parallelo di lCr lO, lO c'è c;::r•::;«,~ M':ll, espressione traducibile come «tempio dei loro dèi» o della loro dea, se si pensa alla dea della guerra Anat. E appesero il suo cadavere al muro di BetShean (l't' M':ll ~in~ ,l1i?J;'i in:1rn~m- Fa difficoltà la consequerizialìtà rispettò al versetto precedente, ove si leggeva che a Saul era stata tagliata la testa; in l Cr lO, l O infatti si ha: «e appesero il suo cranio al tempio di Dagon». Appesero (,l1p~) -Alla lettera significa ~J ~nw 0.11 ,;,. bw ;V"l 2 :ì1i1:1n 1nN~1 ;,;v~ i~v-1'1z>~ l''lz>J~l 3 :';D1:;)i1 ;:JJ n'IV~ ''l':J~l n'?V1t"ì1 ;,;~;,; 'W.~~ ~~:!:14 :til:;tl) ''J~~ 9'P~1 iç'~~ w'~ ,~-1 ;,i~o 10~? ~n? n~~1 i1:Jm; n't.r'l) 17.9? ,n-n~ ow-m'P7?~1 T JT

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2,11febron (i,:;ll:i)- Corrisponde alla modernaEl-Khalil(iriarabo)edera,all'epocacuisi riferiscono i fatti, il centro maggiore di Giuda (37 km a sud di Gerusalemme). Qui la Genesi

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racconta che Abramo aveva eretto un altare (13,18) e furono sepolti i patriarchi (c. 23). Gli altri momenti significativi nella sua storia sono proprio che Davi d vi fondò il suo regno

tesse esaltare qualità di Saul come l'amabilità (v. 23). Tali incongruenze andranno ascritte al rispetto delle regole del genere letterario del lamento funebre, o all'origine indipendente dell'inno rispetto alle narrazioni di l Samuele; l'unica altra possibilità è che David, all'atto di succedergli, esalti il proprio predecessore stornando ulteriormente ogni sospetto da sé circa la fine di quello. Più sincero può senz'altro apparire negli ultimi versi quando si rivolge al solo Yonatan, con accenti di un affetto che ben si addice al grande legame che li univa, del quale, forse non a caso, uno dei segni era l'arco che Yonatan gli aveva donato insieme alle altre armi (lSam 18,4). 2,1-7 David re di Giuda A questo punto ci si aspetterebbe che il racconto tomi sui Filistei, che avevano

287

2 SAMUELE 2,5

Figlie di Israele, piangete su Saul che vi rivestiva di scarlatto e lusso, copriva di ornamenti d'oro le vostre vesti. 25Ahimè, sono caduti i valorosi nel mezzo della battaglia, Yonatan sulle tue alture fu trafitto. 26È grande la mia afflizione per te, fratello mio, Yonatan, che molto mi eri caro, perché per me il tuo amore era più meraviglioso dell'amore delle donne. 27Ahimè, sono caduti i valorosi, sono andate perdute le armi della guerra!».

24

2

Dopo di ciò, David interrogò YHWH dicendo: «Devo recarmi in una delle città di Giuda?». YHWH gli disse: «Vai». David chiese: «Dove mi recherò?». Egli rispose: «A I:Iebron». 2David vi si recò insieme alle due mogli, Al).ino'am di Yizre'el e Abigayil di Karmel, che era stata moglie di Nabal. 3David fece venire con sé anche gli uomini del suo seguito, ciascuno con la propria famiglia, e si insediarono nelle città di I:Iebron. 4Allora vi andarono gli uomini di Giuda e unsero David re sulla casa di Giuda. In quel frangente gli fu riferito che gli abitanti di Yabesh Ghil'ad avevano seppellito Saul. 5David inviò messaggeri agli uomini di Yabesh Ghil'ad per dire loro: «Siate voi benedetti da YHWH, poiché avete agito così pietosamente con il vostro signore Saul, dandogli sepoltura. 1

rimanendovi per sette anni e mezzo e che lì Abshalom proverà a riunire i ribelli contro lo stesso David. La sua importanza religiosa, oltre a quanto detto per Abramo, fu dovuta

anche all'essere divenuta città di rifugio (Gs 21,13). Anche dopo che David trasferirà la capitale a Gerusalemme, essa rimarrà uno dei principali luoghi di culto (cfr. 2Sam 15,7-8).

ottenuto una vittoria completa, visto che era caduto anche il re nemico. 2 Samuele invece si concentra sull'eletto di Dio, David, di cui narra la proclamazione a re. Il racconto dell'elezione di David ripete, almeno in parte, la struttura articolata vista per Saul in l Sam 9-11: dopo l'inizio di andamento cronachistico con l 'unzione a ijebron (2, 1-4), il racconto richiama la sepoltura di Saul da parte degli abitanti di Yabesh. In forma estremamente sobria è narrata l 'unzione di David a ijebron. La linearità degli eventi esprime la diretta attuazione della volontà divina. Divenuto re, David viene subito informato della sepoltura di Saul da parte degli abitanti di Yabesh (v. 4b) e viene così confermata la rilevanza che i libri di Samuele assegnano alloro ruolo. Nei versetti seguenti è descritto esemplarmente

288

2 SAMUELE 2,6

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edh-Dhahab el-Gharbi, sempre nella zona di Ghil'ad, sul medio Giordano; essa sarà rifugio anche per Abshalom. La città è nominata nella lunga lista di luoghi conquistati fatta incidere dal faraone Sheshonq sul tempio di Kamak. in occasione della sua spedizione attraverso la Palestina del 925 a.C. ca. 2,9 Ashuriti- L'ebraico ,,,~~;;t è problematico: sembra indic~re gli Assiri; la Settanta trascrive 9ttoLpL. E possibile che vi fosse originariamente l'etnico della tribù di Asher. YJZre 'el (',~~'l~')- Cfr. nota a lSatp 25,43. 2,12 Alla volta di Ghib 'on (il~~)- E la patria di Saul in Cronache, mentre, come abbiamo

il principio retributivo: come quelli di Yabesh sono stati pii nei confronti di Saul, così lo sarà YHWH nei loro e, di conseguenza, lo stesso David.

2,8-4,12 lsh-Boshet re di Israele e guerra tra la casa di Saul e la casa di David Benché il racconto di l Sam 31 avesse dato l'impressione dell'estinzione totale della casa di Saul, ricompare ora uno dei suoi figli, Ish-Boshet, che detiene il regno sulle zone non ancore soggette ali' autorità di David. Si configura così uno scontro dinastico tra l'erede legittimo, il figlio di Saul, e colui che il popolo ha designato in quanto unto di Dio. Questa lotta, fatto naturalmente frequente nella storia, è di nuovo un banco di prova su cui David deve dimostrare di non essere un uswpatore. A dire il vero, per quanto riguarda Israele, il ruolo di primo piano è svolto daAbner, l'ex generale di Saul, le cui vicende occupano i capitoli 2-3, con l'eccezione della lista dei figli di David in 3,2-5. Egli tenta un accordo con David, in base al quale dovrà condurgli Mikal, altro fatto che riconduce a David tutti i rivoli del regno. Ma ancheAbner, l'ostacolo maggiore

289

2 SAMUELE 2,12

Sia dunque stabile su di voi la misericordia di YHWH e anch'io vi renderò il bene per ciò che avete fatto. 7Riacquistino dunque vigore le vostre braccia e siate uomini di valore, poiché il vostro signore Saul è morto, ma la casa di Giuda ha unto me come re su di lei».

6

Abner, figlio di Ner, capo dell'esercito di Saul, aveva preso lsh-Boshet, figlio di Saul, e lo aveva condotto a Mal)anayim, 9facendolo regnare su Ghil'ad, sugli Ashuriti, Yizre'el, Efrayim, Beniamino e Israele tutto. 10lsh-Boshet, figlio di Saul, aveva quarant'anni quando iniziò a regnare su Israele e per due anni vi regnò, mentre la casa di Giuda era al seguito di David. 11 11 periodo di tempo in cui David fu re a ijebron sulla casa di Giuda fu di sette anni e sei mesi. 12Abner, figlio di Ner, marciò insieme agli uomini di lsh-Boshet, figlio di Saul, da Mal).anayim alla volta di Ghib'on. 8

visto, in Samuele essa è Ghib'a; è perciò significativo che qui si diriga ora Abner e conviene fomire qualche dettaglio sulla città. Ghib'on è da identificarsi con il sito di el-Jib. Qui gli scavi hanno rivelato che si trattava di una città ben fortificataconunrifomimentod'acquaprotetto; proprio i sistemi idrici costituiscono i resti più rilevanti. La sua collocazione presso un importante incrocio ne faceva un luogo strategico. Le prime mura cittadine risalgono al XII sec., quelle più tarde al X. Anch'essa, come Ghib'a, è una località importante per l' AT e anche la letteratura su di lei non inizia nel modo più lusinghiero: Gs 9 nana dell'inganno perpetrato dai

suoi abitanti per essere accolti fra gli Israeliti, eziologia del ruolo wnile da loro svolto nel servizio al Tempio. Si ha poi la notizia, contenuta in Gs 21,17 e ripetuta anche in l Cr 6,45, che Ghib'on venne assegnata ai Leviti. Essa appare inoltre come il luogo di culto più importante prima dell'edificazione del tempio (l Re 3,4) e come sede del tabernacolo (l Cr 21 ,29). Se dunque il nucleo letterario più cospicuo sulla città è quello che motiva il ruolo subalterno svolto dai suoi abitanti nel servizio del tempio, vi sono altre notizie che testimoniano l'importanza che essa rivestiva nel culto israelitico prima che ne fosse fatto centro Gerusalemme.

alla riunificazione dello stato sotto David, troverà la morte, stavolta per mano di Yoab che, ali' insaputa del suo re, vendica l'uccisione del fratello da parte dello stesso Abner: anche qui l'autore insiste sull'innocenza del re. Segue poi un altro omicidio, quello di Ish-Boshet (c. 4), copia dei precedenti: di nuovo David contrappone pietà alla morte violenta di un suo rivale. A questo punto non rimane che lui come re su tutto Israele. 2,~3,1 Guerra tra la casa di Saul e la casa di David Primo duello tra le truppe di Abner e Yoab (2,8-16). Con le formule tipiche delle storie dei re (v. lO; cfr. lSam 13,1), viene descritto il regno di uno dei figli di Saul, lsh-Boshet, messo in piedi e pertanto gestito da Abner, capo delle forze armate di Saul. L'andamento è più asciutto e conforme a fatti che si verificano spesso nelle successioni dinastiche, specie in quelle, come per David, in cui il regno non passa all'erede legittimo. Tuttavia, subito il resoconto si carica di una valenza religiosa, allorché l 'incontro tra i due generali di Ish-Boshet e David, Abnere Yoab, avviene a Ghib'on, principale luogo di culto del tempo (cfr. nota). Del

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2 SAMUELE 2,13

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fosse il capo dell'esercito del regno di David, un militare che si distinse per capacità e valore nelle maggiori imprese del suo sovrano e che tentò di dissuaderlo da un censimento che avrebbe scatenato la sciagura su Israele. Questa situazione cambia radicalmente quando si considerino le narrazioni che a lui dedica 2 Samuele e che non hanno paralleli in Cronache: nei cc. 2-3 è protagonista della guerra tra la famiglia di Saul e quella di David, meritandosi la maledizione del re per sé e tutta la sua famiglia (3,28-29); nel c. Il è complice di David nel delitto di Uriyya; nel c. 14 è colui che spinge il re a far rientrare Abshalom in Gerusalemme e poi a riceverlo, ma poi, nel c. 18, lo uccide contravvenendo

resto, il duello che ne nasce, è anch'esso caratterizzato da elementi dalla valenza simbolica: il fatto che le due squadre siano composte da dodici uomini, vuole indicare evidentemente la totalità che essi rappresentano, anche se essa è destinata a non essere risolutiva, considerata l 'uccisione reciproca di tutti i contendenti; ciò fornisce all'autore materiale per l'eziologia sul nome della città.

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2 SAMUELE 2,21

Anche Yoab, figlio di Zeruya, era in marcia con gli uomini di Davide si ritrovarono insieme presso la piscina di Ghib'on: allora gli uni si disposero da una parte della piscina, gli altri dali' altra. 14Abner disse a Yoab: «Su, si alzino i giovani e gareggino davanti a noi». Yoab rispose: «E sia!». 15Così si mossero e si schierarono in numero di dodici per Beniamino e lsh-Boshet, figlio di Saul, e di dodici tra gli uomini di David. 160gnuno afferrò per la testa il suo rivale, mentre la sua spada gli entrava nel fianco, di modo che caddero tutti insieme e quel posto fu chiamato I:Ielqat Hazzurim di Ghib'on. '7Ne seguì, quel giorno, una battaglia assai dura; Abner e gli lsraeliti furono sconfitti innanzi agli uomini di David. 18Vi avevano preso parte i tre figli di Zeruya: Yoab, Abishay e Asael, il quale era veloce di piedi come una delle gazzelle che vivono nella steppa. 19Asael si diede all'inseguimento di Abner senza deviare, né a destra né a sinistra, rispetto ad Abner. 20Questi si voltò indietro e disse: «Ehi, tu, sei Asael?». Egli rispose: «Sono io!». 21 Abner gli disse: «Devia a destra o a sinistra, prenditi uno dei giovani e le sue spoglie». Ma Asael non volle desistere dall'inseguirlo. 13

agli ordini di David; nel c. 20, nel sedare la rivolta di Seba, uccide Amasa che lo aveva sostituito. Questo breve riassunto mostra che i brani esclusivi di Samuele (lo stesso vale per Re) su Yoab sono lontanissimi da quelli del testo comune a Cronache: qui un valoroso guerriero e un suddito leale, nei primi egli è un feroce e vile assassino sprezzante degli ordini del re. Anche questo è un elemento caratteristico dell'autore di Samuele. 2,14 Gareggino (1pt:)iç'n- Il verbo significa. alla lettera «giocare» e in questo contesto parrebbe alludere a una sorta di esibizione da torneo. Visto però quale sarà l'esito, descritto al v. 16, l'espressione in bocca ad Abner sembra connotarsi in senso ironico.

2,16/felqat Hazzurim (c~~~~)- Significa >. 3,6-39 Morte di Abner Scontro tra Ish-Boshet e Abner (3,6-11 ). La situazione generale è quella di un evidente crescendo di rivalità all'interno del regno di Israele. Ish-Boshet, già alle prese con lo scontro con la casa di David, deve fronteggiare internamente la crescita di autorità di Abner, in cui rientra il fatto che si sia unito a Rizpa, già concubina di Saul che si ritroverà significativamente al capitolo 21, dove si chiude del tutto la storia della casa di Saul. Come dimostrerà anche la ribellione di Abshalom, prendere la concubina di un re era segno di sottrazione del potere regale. Di fronte all'accusa ricevuta, Abner replica sul terreno religioso del giuramento fatto da Dio a David- che in questi termini è assente però dal racconto precedente- al quale afferma di volersi conformare (v. 9).

296

2 SAMUELE 3,12

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3,33 Stolto (":J) - È anche nome proprio, Nabal, del profàgonista dal nome eloquente di l Sam 25, ex marito di Abigayil, poi sposa di David: come tale lo intende la Settanta. 3,34 Stretti nei bronzi (1fli~ry C'IJ~\fJ~)- 4Q Samuele" (4QSam") aggiunge alia fine del primo colon C'PHI «in catene». Come si cade ... tu cadesti (J;l7~~ ... "iEl~:ll)-

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Oltre all'anafora del verbo ";l~ («cadere»), si noti l'assonanza che esso crea con la preposizione '~F;lr, («innanzi a>>). 3,35 Che Dio mi maledica e mi punisca ("]Ci' ;,::,1 C'::fr,l:$ •';l :"!W~~ :"!~) - Cfr. nota a lSam 14,44. 3,39/o oggi sono stato docile (1'1 ci•;:t '::J~1) - Il testo ebraico di solito è inteso «io sono

ne sta seguendo il feretro, per la prima volta sia stata impiegata la locuzione «il re David» (v. 31 ). Seconda elegia di Davide lutto per Abner (3,33-39). Meno elaborata ovviamente di quella per Saul e Yonatan, questa elegia sembra contrapporre il destino di morte toccato ad Abner, a quello che avrebbe dovuto essere, in base al suo status di eroe. La sua fine è paragonata a quella di un niibiil, che in ebraico significa «stolto» e da molti è inteso «delinquente» o «ignavo», ma che è anche il nome proprio del Nabal di l Sam 25, su cui la moglie Abigayil, poi sposa di David, esplicitava proprio il gioco di parole: quelle di David qui paiono quasi in bilico tra l'encomio funebre e il sarcasmo. Anche perché, per converso, il tono si eleva attraverso l'immagine delle

301

2 SAMUELE 3,39

aver dato la morte, durante la battaglia a Ghib'on, a loro fratello Asael. 31 David disse a Yoab e a tutti gli uomini che erano con lui: «Stracciatevi le vesti, cingetevi di sacco e siate in lutto al cospetto di Abner». Poi il re David seguì il feretro. 32 Seppellirono Abner a I;Iebron, il re levò la voce e pianse sulla tomba di Abner, come pianse l'intero popolo. 33 11 re intonò anche un lamento su Abner e disse: «Come la morte di uno stolto doveva essere la morte di Abner? 34Le tue mani non erano legate, i tuoi piedi non furono stretti nei bronzi; come si cade innanzi ai malvagi tu cadesti». Allora tutto il popolo riprese a piangere su di lui. 35Poi tutto il popolo si recò a far ristorare David con del cibo quando era ancora giorno, ma egli fece un giuramento dicendo: «Che Dio mi maledica e mi punisca se, prima che il sole sia tramontato, io assaggerò pane o qualsiasi altra cosa». 36Tutto il popolo capì e lo approvò; del resto approvava tutto quello che faceva il re. 37Quindi quel giorno tutto il popolo e tutto Israele ebbero la certezza che non era partita dal re l'uccisione di Abner figlio di Ner. 38Poi il re disse ai suoi uomini: «Non sapete che oggi è caduto un grande capo in Israele? 39lo oggi sono stato docile e sono colui che è stato unto re, mentre questi uomini, i figli di Zeruya, sono stati più duri di me. Ripaghi YHWH colui che fa il male secondo la sua malizia». ancora debole» (in contrapposizione agli uomini «duri» del seguito), traduzione che però male si adatta al contesto del nuovo re sempre più vicino a unire a sé anche Israele e che forza anche in parte il dato linguistico (l! indica propriamente l'essere «tenero» di un bambino). Vi si è visto piuttosto un legame con Yoshiyya (2Re 22, 19) e con la visione

di Zaccaria di un re futuro giusto e mite (Zc 9,9;Auld, p. 384). La Settanta invece ha: i:yw t: LI-l t aliJ.Lt:pov auyyt:vitç Kcw:l Ka9Eat!XJ.LÉvoç ùnò ~otì..Éwç «io ora sono parente e stabilito dal re», mentre la recensione lucianea, eliminando il pronome di prima singolare, attribuisce la frase ad Abner, il che dà naturalmente un senso migliore.

mani legate e i ceppi di bronzo: questo è infatti, nel Vicino Oriente antico come anche in Grecia (cfr., p. es., Esiodo, Teogonia vv. 732-733), il materiale di cui sono fatti i serrami degli inferi per rinchiudervi i mostri e l'elegia si rifà a tale tradizione; ma Abner non era tra quelli, egli era un buon soldato, Per il resto la condotta di David è irreprensibile: egli osserva anche il digiuno e giura di non toccare cibo fino al tramonto. Non può non venire in mente la maledizione pronunciata da Saul in l Sam 14 (con riprese anche verbali), che fu infranta dal figlio Yonatan: a David riesce bene tutto quello che aveva rovinato Saul. Non per nulla l'intero popolo, quello che Saul non era riuscito a controllare, approva in pieno l'operato del re (v. 36). La fine del brano, di nuovo, serve a suggellare la sua innocenza.

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2 SAMUELE 4, l

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4.2 Egli aveva ("~M~-1:::1 ,,;;t) - Traducendo come se fosse t;~M~r;;~? ,,;;t, con dativo di possesso. Il Testo Masòretico non ha il nome proprio del «figlio di Saul», che si ha invece nella Settanta e in 4Q Samuele" (4QSam") rispettivamente nella forma MEIL41Liloo9E: e n~C::l'EIO (anche ai vv. l e 12), cioè il nome che nei versetti successivi è usato nel Testo Masoretico per il piccolo figlio di Yonatan. Beerot (~)-Identificata con el-Bireh, 15 km a nord di Gerusalemme, o Khirbet el-BUij, era una città del territorio di Beniamino, che Gs 9, 17 inserisce tra le quattro città ghib•onite federate con Israele ai tempi di Giosuè, quindi una enclave cananea; si ricordi che di Ghib'on si è parlato come possibile patria di Saul e centro principale di Giuda prima di Gerusalemme (cfr. 2 Sam 2, 12). La notizia del v. 3, della fuga

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dei suoi abitanti, potrebbe ricollegarsi a un intervento di Saul che la rese parte di Beniamino e ciò potrebbe connettersi con la resa dei conti del c. 21. Comunque le notizie su Beerot nei vv. 2-3 hanno l'aspetto di una glossa eziologica. 4,3 Ghittayim (:"19~~)- È menzionata ancora in Ne 11,33 (la fonna greca rEOOaLIL usata qui dalla Settanta ricompare anche in Gen 36,35 e il parallelo, l Cr l ,46) ed è di difficile identificazione. E materia di disputa se il nome sia duale di Gat, cioè «i due frantoi», o un locativo; taluni la identificano con Gat Rimmon di Gs 19,45. Più di una località avente il nome composto con Gat o il plurale Ghittin si trova nelle lettere di El Amama, anche una Gitti-Rimunima (biblica Gat Rimmon). 4,4 Da YIZre 'el (';!MV,!~·~) - Non si capisce bene poi perché la noti"Zia della morte di Saul

4,1-12 Morte di /sh-Boshet Il narratore mostra una certa fatica quando deve abbracciare più fatti svoltisi in luoghi e tempi differenti. In questo capitolo l 'inizio fa capire che si sta per trattare di Ish-Boshet, il discorso sul quale era rimasto in sospeso; contemporaneamente però viene inserito, creando un effetto disorganico di notizie affastellate l'una sull'altra, il riferimento a un altro discendente di Saul, il figlio di Yonatan rimasto zoppo per una caduta durante la fuga conseguente alla disfatta del padre e del nonno.

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4

2 SAMUELE 4,6

11 figlio di Saul venne a sapere che Abner era morto a I:Iebron e gli caddero le braccia, mentre tutto Israele ne era sconvolto. 2Egli aveva due uomini che guidavano le razzie: uno si chiamava Ba'ana, l'altro Rekab, figli di Rimmon di Beerot, beniaminiti, poiché anche Beerot era ritenuta di Beniamino 3e i suoi abitanti erano fuggiti a Ghittayim, dove vivono tuttora da stranieri. 4Yonatan, figlio di Saul, aveva un figlio con una malformazione ai piedi. Quando era giunta da Yizre'ella notizia (della morte) di Saul e Yonatan, questi aveva cinque anni; la sua nutrice lo aveva preso ed era fuggita, ma, mentre ella correva dandosi alla fuga, lui era caduto e divenuto zoppo. Si chiamava Mefiboshet. 5Ebbene i figli di Rimmon di Beerot, Rekab e Ba'na, si mossero e giunsero, nel momento più caldo del giorno, alla casa di Ish-Boshet, che stava facendo il suo riposo pomeridiano. 6.La custode della casa stava pulendo i grani e, essendole venuto sonno, si era addormentata'. Allora essi si inoltrarono all'interno della casa, come per prendere il grano, e lo colpirono al ventre. Poi Rekab e suo fratello Ba'na si misero in salvo. 1

e Yonatan debba provenire da questa località: forse perché lì era accampato l'esercito filisteo prima della battaglia (lSam 29,1). Mefiboshet (n!P:J.'~l?)- In l Cronache (8,34 e 9,40) il nome è Meri-Ba'al e anche qui la forma baalista del nome (come per Ish-Ba'al che diventa Ish-Boshet) è corretta in Samuele con lo spregiativo Boshet. 4,6 La custode ... si era addormentata- Questa prima parte di traduzione è condotta sul v. 6 della Settanta, con l'eccezione dell'ultima frase («i fratelli Recca e Baana passarono inosservati»): KIÙ looù f) 6upwpòç tou oi.Kou éc&eaq:M:v lTUpOùç Kaì. Évoo-ro;çEv Kaì. ÉKa6EIJOEv Kaì. PEKXa Ko:Ì. Baava oi àOEMj>oì. ùtÉÀa!lov. Nel Testo Masoretico all'inizio si ha un pronome personale femminile plurale (ii~\:!) che non si accorda con il contesto, visto che dopo saranno citati per

nome i due protagonisti maschili (il~~ :lT11). Problemi interpretativi crea poi la menz10ne dei «raccoglitori di grano» (C'r,w:l "'11?"): oltre a dover aggiungere un «come» assente nel testo, non è chiaro perché due capi del re dovessero entrare da lui, verrebbe da pensare, mascherati. Della Settanta soltanto alcuni elementi sono riconducibili al Testo Masoretico: l'avverbio loou (come lettura il~;:t di quello che nel Testo Masoretico è iif.:!); la «casa>>, «il grano»; i nomi dei fratelli, che qui sono necessari poiché il soggetto iniziale è diverso. Il greco documenta quindi la conservazione di una parte di testo perduta nel Testo Masoretico. In quest'ultimo la corruttela è stata facilitata dal ripetersi di situazioni e probabilmente dalla confusione di alcune parole: così i~ «il suo Ietto» del v. 7 è assai simile a C'r,w:l «grano» del v. 6.

Un nuovo identico omicidio (4,1-6). Nella sequenza di fatti di sangue che aprono a David la via al regno, con il narratore che fa di tutto per evidenziare l'estraneità del re, si arriva ineluttabilmente all'uccisione di Ish-Boshet, descritta con maestria e ambientata nel momento della siesta e della canicola: mentre tutto è fenno, Ba'ana e Rekab, personaggi altrimenti ignoti, agiscono e uccidono. Colpisce la ripetitività seriale delle azioni: anche in questo caso il fatto avviene «all'interno» (v. 6), come l'assassinio di Abner; di nuovo il colpo è al ve~tre (v. 6), come ancora per Abner e, prima e a opera sua, Asael; si ripete anche il

304

2 SAMUELE 4,7

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4,7 Araba- Cfr. nota a l Sam 23,24. Il 5,1-10 Testo parallelo: lCr 11,1-9

5,3 Su Israele (':ll't1ÙJ'-':ll1) - La Settanta ha: È1Tlmivta lop~fiTi C«s~ tutto Israele»),

macabro rituale del taglio della testa presa come bottino, come David con Golia (con ripresa precisa da l Sam 17,46 al v. 7) e i Filistei con Saul. La reazione di David (4,7-12). I due, compiuto l'omicidio, portano a David il triste trofeo, sperandone ovviamente una ricompensa. Fanno riferimento (v. 8), ma il testo non fa capire come lo sapessero, al periodo della fuga di David da Saul e si dicono in sostanza agenti della vendetta che Dio ha concesso al re. In tal modo essi pongono il loro agire su un piano di correttezza religiosa. N eli' Antico Testamento, infatti, la vendetta ha per lo più come agente proprio YHWH, come indicano passi quali Dt 32,35 e 41: nell'ottica retributiva ciò è un elemento di garanzia di punizione per chi ne contravviene i precetti e premio per chi li segue.

305

2 SAMUELE 5,2

In tal modo erano entrati nella casa, colpendolo e uccidendolo mentre lui dormiva sul suo letto nella camera. Poi gli tagliarono la testa e, presala, camminarono tutta la notte per la via dell'Araba. 8Portarono la testa di Ish-Boshet a David in l;lebron e dissero al re: «Ecco la testa di Ish-Boshet, figlio di Saul, tuo nemico, che attentò alla tua vita. YHWH quest'oggi ha concesso al mio signore la vendetta su Saul e sulla sua discendenza». 9David rispose a Rekab e Ba'ana suo fratello, figli di Rimmon di Beerot, dicendo loro: «Quanto è vero che vive YHWH, che ha salvato la mia vita da ogni angustia, 10colui che mi informò dicendo: "È morto Saul", credeva di essere latore di buone notizie, ma io l 'ho preso e ucciso a Ziqlag, anziché dargli il compenso per il messaggio! 11 Quanto più ora che uomini malvagi hanno ucciso un uomo giusto nella sua casa, sul suo letto! Forse che adesso non chiederò conto del suo sangue dalle vostre mani estirpandovi dalla terra?». 12Così David diede ordine ai suoi uomini, che li uccisero e, tagliati loro mani e piedi, li appesero presso la piscina di l;lebron. Presero invece la testa di Ish-Boshet e la seppellirono nella tomba di Abner a l;lebron. 7

5

tutte le tribù di Israele si recarono da David in l;lebron e dissero: «Eccoci, noi siamo tue ossa e tua carne. 2Anche prima, quando era re su di noi Saul, eri tu che guidavi le sortite di Israele e YHWH ti disse: "Tu pascerai il mio popolo Israele e tu sarai capo su 1Allora

che si adatta meglio come conclusione delle lotte descritte nei primi quattro ca-

pitoli, configurandosi pertanto come lectio facilior.

Ovviamente però David, ripercorrendo il rituale di tutta questa sezione, in particolare della punizione inflitta ali' Amaleqita che aveva annunciato la morte di Saul, replica che non può non punire l'azione del malvagio contro il giusto e li fa uccidere e mutilare. Dà invece significativamente sepoltura alla testa di Ish-Boshet nella tomba di Abner: i due oppositori al suo regno riposano per sempre insieme.

5,1-5 David re su tutto Israele L'apertura del capitolo, con il convenire presso David di tutto Israele, ripete scene già viste, in particolare l'inizio del capitolo 2, quando egli è eletto re su Giuda; l'ovvia e fondamentale differenza è che l'estinzione di tutti coloro che potevano ambire al medesimo

2 SAMUELE 5,3

306

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re in modo intenso e l'area di Gerusalemme ospita insediamenti beniaminiti. L'estraneità della città alle nuove formazioni tribali fa sì che essa, al momento in cui è ambientato il racconto biblico della conquista, controllasse un'area assai modesta, una decina di km tra Betlemme e Ghib'a. La tradizione la voleva abitata da Yebusiti, l'acheologia documenta che alla fine del Il millennio una parte del territorio beniaminita in cui era anche Gerusalemme fu presa dai Filistei. Gli scavi d'altra parte, diversamente a quanto avvenuto per le epoche precedenti e successive, non hanno fornito tracce si-

ruolo estende il potere di David a tutto Israele. Perciò l'autore insiste sulla presenza di tutte le tribù e di tutti gli anziani (vv. l e 3). Essi si dicono «ossa e carne)} del re, espressione che, riprendendo il racconto della creazione della donna (Gen 2,23), indica una stretta relazione genetica; presentano inoltre la loro scelta. Anzitutto in continuità rispetto al passato, attribuendo a David già al tempo di Saulle funzioni, tipiche della regalità, di, alla lettera, «far uscire e rientrare il popolo)} (cioè di guidarne le truppe; cfr. l Sam 8,20), quindi come conforme alla volontà di Dio che aveva assegnato a David il ruolo di pastore sul popolo (su cui cfr. l Sam 17 e poi qui 24, 17), funzione divina che sarà ripresa da Gesù nel NuovoTestamento(Mt 18,12-14; Le 15,3-7; Gv 10,1-18). Viste tali premesse, è il nuovo re, in quanto tale, che stringe Wl patto con tutti loro. Sull'indicazione dell'età del re ali' inizio del regno e la sua durata, si veda quanto detto a proposito di l Sam 13, l.

LA CAPITALE E IL CONSOLIDAMENTO DEL REGNO (5,6- 8,18) Questa sezione è la logica conseguenza di quanto narrato nei capitoli precedenti. Scomparsi gli altri pretendenti e divenuto re unico del regno, David si appresta a compiere la missione divina, stabilendo per prima cosa un posto per sé e per il Signore, cioè la città santa di Gerusalemme. La sezione è quindi costituita da Wla serie di passi successivi nella costruzione di tutto ciò che pertiene al regno, dagli aspetti politici a quelli religiosi. Essa è così articolata: conquista della città

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2 SAMUELE 5,6

Israele"». 3Poi tutti gli anziani di Israele andarono dal re a I:Iebron e il re David strinse con loro un patto a I:Iebron innanzi a YHWH; quindi unsero David come re su Israele. 4David aveva trent'anni quando iniziò a regnare e per quaranta fu re. 5A I:Iebron regnò su Giuda per sette anni e sei mesi, a Gerusalemme trentatré anni su tutto Israele e Giuda. 11 re e i suoi uomini andarono a Gerusalemme, contro gli Yebusiti che abitavano la zona, i quali dissero a David: 6

gnificative di un'occupazione durante il X sec., data della conquista davidi ca. Yebusiti ('l;l~~iJ)- Compaiono in diverse liste di genti cananee che la Bibbia pone in Palestina prima della conquista israelitica (cfr., p. es., Dt 20,10-18; Gs 24,11-13), popolazioni a volte non rispondenti ad alcuna entità storicamente accertabile. Colpisce che gli Yebusiti siano specificamente collocati a Gerusalemme (oltre al nostro passo, Gs 15,8.63; Ode 1,21) e anche ciò sembra inquadrarsi nella rilettura e ricostruzione del passato: la nuova capitale deriva dalla conquista di una città sottratta a un unico popolo, come unico

sarà il popolo che vi si insedierà, cioè Giuda. Perché ti respingeranno i ciechi e gli zoppi (c'nt;~tliJ1 c',WiJ -;rro;:rcac '~)-La traduzione segue l'interpretazione comune del testo, che è poi quella data dalla glossa che si trova subito dopo all'interno del versetto stesso. In base a questa, gli Yebusiti mostrerebbero il disprezzo dell'avversario affermando che sono sufficienti degli invalidi ad avere la meglio su di lui. In realtà la questione è più complessa, come si vede anche dai versetti successivi, e il dibattito tra gli studiosi molto ampio. Dal punto di vista linguistico e anche secondo l'uso di Sa-

e consolidamento del regno, figli di Davi d a Gerusalemme (5 ,6-16); il segno della stabilità verso l'esterno, la sconfitta dei Filistei (5, 17-25); una casa per YHWH, il recupero dell'arca (6,1-23); la promessa della dinastia eterna da parte di Dio (7,129); la costruzione del regno e la sua struttura burocratica (8, 1-18). 5,6-16 A Gerusalemme Nell'impresa della conquista di quella che sarà la capitale e il centro cultuale dello stato, non possono non confluire elementi di natura fondante che vanno oltre il significato storico. Benché, cioè, si possa pensare a ragioni strategiche che avrebbero mosso un novello re a scegliere un luogo di rilevanza strategica come Gerusalemme, è chiaro che la storiografia biblica condensa in David le azioni tipiche dei fondatori. In tal senso la narrazione ha uno scoperto impianto mitico in cui il re ideale crea uno spartiacque tra preistoria e storia monarchica: esso è costituito da quella conquista che avrà il merito fondamentale, più ancora che di avere dato una sede politica definitiva al regno, di avere stabilito il luogo della residenza eterna di Dio, quello nel quale David, primo vero re, stringerà il patto con il Signore di Israele. 5,6-9 La conquista di Gerusalemme L'interesse primariamente teologico è chiaro dalle modalità narrative scelte dall'autore, insufficienti sul piano storico per via della grande quantità di dati

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2 SAMUELE 5,7

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muele, la locuzione c~ ·~ potrebbe essere interpretata «se non» e il verbo, singolare, non dovrebbe avere soggetto plurale; perciò, e con una leggera variazione nella vocalizzazione del verbo, il testo potrebbe essere (ed è stato) inteso «a meno che tu non allontani i ciechi e gli zoppi», intesi o come quelli presenti tra gli Israeliti, oppure, secondo un parallelo con testi hittiti, quelli posti dagli Yebusiti sulle mura con funzione cerimoniale. Giuseppe Flavio prese l'espressione nel senso letterale (Antichità giudaiche 7,3,1 § 61 ), mentre la tradizione rabbini ca vi ha visto gli idoli cananei. L'espressione è assente nel parallelo di lCr 11,5. 5,7 Zion (li'~) - Nome della rocca di Ge-

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rusalemme, viene da alcuni ricollegato alla radice araba .vwn «proteggere». È stato anche notato che il nome Zion potrebbe essere ncondotto al termine ,~, che vuoi dire «linea verticale» e di solito si impiega per indicare il canale di comunicazione tra mondo dei vivi e dei morti (cfr. 1~·~ «pietra tombale» ): questo sarebbe il senso di Zion, sede del tempio di Gerusalemme. 5,8Chicolpisce ... eciechi(m~ ... n:zc-',:b) - Nonostante alcune correzi~ni ·(~fr. note seguenti) il testo rimane oscuro e lacunoso. Nel parallelo di l Cr 11,6 si ha: ~~ "'tl' ;,;Q-',:b ,&?l ~'-f? ;-ro;:r («Chi colpisce un Gebi.Jseo per primo safà éapo e principe»). La difficoltà è data anche dal senso poco chiaro del sostantivo

omessi. Ma non è la cronaca ciò a cui mira; come mostrano i vv. 6-8, egli parte spesso da elementi particolari, come l'eziologia di un proverbio, per giungere a ciò che veramente gli preme, la residenza di David in quella che sarà la città sua e del tempio di Dio. Gerusalemme è infatti nella letteratura biblica essenzialmente la città di Dio (cfr. Sal 87,3). Così per i cristiani, il Messia vi entrerà ricevendo proprio «il trono di David suo padre» (Le 1,32). Qui in particolare il proverbio concerne il divieto dell'ingresso 1:~n ,,,, 14 :1~iw ;;i?:t~ i1P,~1J;l:;l ì1lì1; Til~-n~ o'?.P.~ ;~l'P~ n'#-;:t1 1P-~ l i1P.i?o/~ ;~N'P-n~ ;~,Q~ 1).1 1';? N# ì1lì1; Til~ h:~1 16 IT

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6,7 Avventatezza (';!~iJ)- Termine di senso incerto; è stato accostato all'accadico su/lu «trattare con disdegno», o all'aramaico ni;!~U «errare». Considerando che le lettere' che lo compongono sono anche le prime del verbo n';ll!i («stendere») impiegato prima, si è pensato, anche perché così ha l Cr 13, l O (e in parte anche 4Q Samuele"

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ì,: n~~-,t#z:c ',.li («perché aveva steso la sua mano»). 6,8 Perez-Uzza - La radice, che significa «breccia», ~~taglio», è la medesima del toponimo Ba'al-Perazim di 5,20. 6,10 Fece attendere (,i"'l;9~1) -Tradotto in questo modo per mantenere, nell'etimologia

Purtroppo la specificazione del motivo dell'ira divina è resa nel v. 7 dal termine sal, non chiaro per noi; rimane invece perspicuo il senso generale del testo: non tocchi l'uomo ciò che non compete alla sua sfera, sacro e profano debbono rimanere tra loro distinti, perché il sacro acquisisce altrimenti la sua valenza distruttrice. Oltre a ciò, è possibile vedere nell'episodio anche la punizione di un gesto che non rispetta la volontà divina: sia perché il trasporto stesso deli' arca non è preceduto dalla consultazione di Dio, sia perché l 'intervento umano agisce sulla decisione circa il luogo in cui essa dovrà risiedere. Del resto l'intero episodio funge da eziologia sul nome del luogo. È la seconda in due capitoli successivi costruita sulla radice del termine «breccia»: Dio la apre nei Filistei e in chiunque gli disobbedisca. Il trasferimento si conclude con il timor di Dio che David prova, che subito

315

2 SAMUELE 6,16

Allora YHWH si accese d'ira contro Uzza e Dio lo colpì sul posto per quella sua avventatezza. Egli morì là presso l'arca di Dio. 8Allora fu David ad adirarsi, poiché YHWH aveva inferto un tale colpo ad Uzza e chiamò quel luogo Perez-Uzza, nome che ha ancora oggi. 9Ma in quel giorno David ebbe timore di YHWH e disse: «Come può venire presso di me l'arca di YHWH?». 11~~ Ti~~-W?- ~ry?o/~1 i~.1f. ~~~~~ '?. titb~ ~~-f. hq~16 :o~~W1 '7.n ~?~ 0'1o/~ N~i3l oJ~-n~1 :Jirq-n'~ oì~-n~ ~ifo/~1 :u.ht:.t ~?~ ,w~-o'~o/ :Jio w'~1 u;.,~ ~?~ h:tP.1?- 1?!rn~1

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10,5 A Gerico (ir\r:l) - Città a nord del Mar Morto, corrisponde alla moderna Teli es-Sultan. 10,6 Bet-Rebob (:linTM':;,I) - La localizza-

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zione è incerta; si pensa a Rii)ab, nord-est di Gherash. In 8,3 un nome simile era quello, poco sicuro, del padre di Hadad'ezer.

la seconda è introdotta da 11, l, poi subito sospesa dali' episodio di Bat Sheba e infine ripresa in 12,26. Qui viene anche fornita la causa della ripresa delle ostilità. Una non facilmente spiegabile vicinanza di David a Nal}ash, il re dopo la cui sconfitta Saul era definitivamente salito al trono (cfr. commento a l Sam li), lo induce, morto quello, a inviare ambasciatori al figlio e successore I:Ianun, che gli portino la sua benevolenza, con il medesimo sostantivo che descrive nel capitolo 9 la misericordia verso Mefiboshet. I consiglieri del successore lo interpretano invece come un tentativo di spiare la loro terra e il novello re oltraggia i messi

335

2 SAMUELE 10,14

Allora i capi degli Ammoniti dissero a I:Ianun, loro signore: «Forse è perché vuole onorare tuo padre alla tua presenza che David ha inviato uomini che ti confortino? O magari non è per spiare la città, osservarla e poi rovesciarla che ha mandato da te i suoi servi?». 4Allora I:Ianun prese gli uomini di David, rase loro metà della barba, tagliò le loro vesti fino al bacino e poi li lasciò andare. 5Quando informarono David, egli mandò (messaggeri) incontro a loro poiché quegli uomini si sentivano fortemente umiliati. Il re fece dire: «Rimanete pure a Gerico finché vi sarà cresciuta la barba e poi tornate». 6Gli Ammoniti si accorsero di essersi procurati l'inimicizia di Davide inviarono ad assoldare gli Aramei di Bet-Rel)ob e di Zoba, venJimila fanti, e il re di Ma'aka, mille uomini, e quelli di Tob, dodicimila uomini. 7David lo venne a sapere e inviò Yoab con tutte le truppe migliori. 8GliAmmoniti uscirono e si schierarono in ordine di battaglia all'imbocco della porta, mentre gli Aramei di Zoba e Rel)ob e gli uomini di Tob e Ma'aka erano per loro conto nella campagna. 9Yoab, quando vide che aveva due fronti di combattimento, davanti e dietro, fece una selezione tra tutti i guerrieri scelti di Israele e li schierò di fronte agli Aramei. 10Poi affidò il resto dell'esercito a suo fratello Abishay, il quale lo schierò di fronte agli Ammoniti. 11 Quindi disse: «Se gli Aramei avranno la meglio su di me, allora mi verrai in aiuto; se invece avranno la meglio su di te gli Ammoniti, allora verrò io in tuo aiuto. 12Sii forte, mostriamoci coraggiosi per il nostro popolo e per le città del nostro Dio, poi YHWH farà ciò che ritiene giusto». 13Pertanto Yoab e l'esercito che era con lui si avvicinarono per la battaglia agli Aramei, ma essi fuggirono innanzi a lui. 14Gli Ammoniti, al vedere che gli Aramei erano fuggiti, fuggirono anch'essi innanzi ad Abishay e rientrarono in città. Perciò Yoab si ritirò dagli Ammoniti e andò a Gerusalemme. 3

Ma 'aka (;,-?~Q) - Si trova a sud del monte ijermon.

Tob

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-Anche questa località è nella

zona, ma le versioni antiche e 4Q Samuele• (4QSam") considerano :l~~ un nome unico, anche se tale toponimo non è attestato altrove.

di David tagliando loro metà della barba, segno distintivo di onore nell'Oriente antico, e le vesti. Questo il motivo che scatena la guerra.. La conduzione tuttavia non è dello stesso David; è del capo delle forze armate Yoab, che divide in due il fronte e ne assegna uno al fratello, tenendo lui l'altro. Se l'agente cambia, è invece costante il tema di fondo. Ai vv. 11-12 è ribadito che l'uno sarà per l'altro ciò che Dio è per il popolo, cioè «aiuto», con il ricorrere del termine chiave di 2Sam 8, e che tutto avverrà secondo quanto stabilito da Dio stesso. La riconferma della sua assistenza è implicita nell'esito vittorioso di Yoab prima e David poi, quando gli alleati

2 SAMUELE 10,15

336

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13,21 Ma 1Wn afflisse ... primogenito - È la lezione della Settanta (KIÙ OÙ< U~v tÒ1TVEqux AilVWV tou ulou ttutou on irflintt autév l>n

npw-r6tar1i'o ] iH~"~l}-lf "~7JJ-r,~ 17:~.1 n~f oi'?o/:t~137 oi7o/:t~1 38 :0'9!iJ-r,:p i~f-r,l} r,#~l;\~1 1~~~ 17~ [ 11;:J'~~ nN~? 17$iJ 1).1 ;~t;l139 :O'~o/ u_;·7o/ Ol{t"0;1 1~~~ 17;~.1 n'Jf :n9.-"f. Ti~f?~-r,l} onr"f. oi?o/:t~-r,~ n~o/~12 :oi?o/:t~-r,l} 17~0 :t7.-"f. i1.:1.~-lf :t~i" V1~1 1 -"7f~l;\i;J ~'7~ 1~N~1 ;,g:tn i1'#~ OWQ nj?-~1 i1lJiPt;l ~t;ti"

14

13,34 - La Settanta aggiunge: Év ti) Kata~aoEL Kal nap~:y~vEto ò aKonòç Kal limhyELÀE:V tQ ~aOLÀE:L Kal ~:tn~:v· avlipaç €wpaKa ÉK tfìç òooiì tfìç Qpwvrw ÉK 1-1~pouc; toiì opouç (w.o il!;:tfiu>N,-n~ ìn7J:t1 26 :o~'? i:t il!~rN" i"li?,"Ti? O'?.i?'P o~nNT? iWN1 1P-o/·n~ ;i?~ i~7~1 1'7.~ 1~~-,~ T!7.J; 1Y,!~ 1!t.t;l ngt.p~ np~ n?-~ O'~:t ilY?i~ bi',o/:t~7 ~17~;.127 =1Ì'#iJ t~~f 0'0' O'n.lW o',u>~1':l oi',u>:J.N :J.Wll1s•-28 :ilN10 n!J' ilWN iln'il N'il -',~ ÌnN ri?ìp7 :l~ i'·',~ oi,lp:t~ n7t.p~129 : il~1 N7 1?,g;:t ~~.-?~ 1QN$130 :Ni~7 il?.~ N71 n'~W ~iV n?t.p~1 1'2~ Ni:t7 il?.~ N711Ì$iJ Qlll)~1iJ1 97 O'ÌVo/ ow·;t;,1 ry;·t;,~ :J.~i' ni?7t,~ ~N'l 1'l:t~rt;,~ :u>~f ili?.7t,~iJ·n~ oi'?o/:t~ 'J.:t~ ~n~~1 u>~:t [ yU}~~o1 l y~o~ii11 ] "''J:tP, ~n'~;:t iltpÌ 1'7~ 1QN~l ilJ;l;ttiJ oi?o/:t~-t;,~ N~~1 :J.~i' Oj?;~l31 'T:lr:t?o/ il~~.iJ ::1~;,-t;,~ oi]o/:t~ 1QN~l 32 :u>~f '?-,W~ ili?.7t,~iJ·n~ 'DN* iltp~ 10N7. 1Ì~iJ-',~ ~J;lN h':17'P~1 il~ ONf 16N7. l"!'';~ 11~ 'f..-u;~-o~11?.$iJ ~~-~ h~'l~ i1~~1 oyt'~~ 1lJ '?. :li'? 1~W~Q -',~ N=f!l bi',lp:t~-t;,~ NJi?~l';t;,-,~~1 'l:f7,9iJ-',~ :J.~i' N:l~133 :'~~Qt:}l :oi7o/:t~717,giJ i''P-~11Ì~iJ '}..-?7 ilrl~ 1'P.~-t;,~ i? mòt.p~117$iJ il?.f'lQ oi?lp:t~ ì', 1v~(~1 t~ ':-n~~ '0;l 1 :1'.l!Jf;, 0'3l1 lV'N 0'1Z:.'On1 0'001 h" T

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14,26 Sicli (c•',i?9) -Per il valore del siclo come unità di peso cfr. nota a lSam 9,8.

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14,27 Tamar (,'?N- Il nome della figlia di Abshalom è lo stesso della zia violentata da

14,25-33 Abshalom ottiene di visitare David La seconda parte si apre con la descrizione di Abshalom: egli è presentato secondo i canoni classici degli eroi, di una bellezza impareggiabile e senza difetti. Tale descrizione ricorda subito quella di Saul e ben si attaglia a un pretendente al trono. Dopo le notizie sulla famiglia, si torna però a quello stato di semi accoglienza impostogli da David, perché egli in due anni non lo ha mai potuto incontrare e anche Yoab, che pure aveva così fortemente interceduto per il suo rientro, rifiuta la mediazione. Qui Abshalom inizia a svelare la sua spregiudicatezza perché, pur di ottenere un incontro con Yoab, gli fa bruciare i possedimenti adiacenti ai suoi. La reazione

363

2 SAMUELE 15,1

1n tutto Israele non c'era un uomo bello come Abshalom, del che era assai celebrato: dalla palma dei piedi fino alla cima della testa non v'era in lui difetto alcuno. 26Quando si tagliava i capelli - e succedeva alla fine di ogni anno che se li tagliasse, perché pesavano molto -ebbene appena tagliati li pesava: duecento sicli secondo il peso del re. 27Abshalom ebbe tre figli e una figlia di nome Tamar, donna di bell'aspetto. 28A Gerusalemme Abshalom rimase due anni senza essere ammesso alla presenza del re. 29Allora mandò a chiamare Yoab per mandarlo dal re, ma egli non volle venire da lui; lo mandò a chiamare ancora una seconda volta, ma egli non volle venire. 30Egli allora disse ai suoi servi: «Guardate: il lotto (di terra) di Yoab è vicino al mio ed egli lì ha l'orzo: andate a dargli fuoco». Così i servi diAbshalom bruciarono quel lotto. 31 Yoab subito andò daAbshalom a casa sua e gli disse: «Perché i tuoi servi hanno dato fuoco al lotto (di terra) che mi appartiene?». 32Abshalom gli rispose: «Ebbene, ti ho mandato a dire: "Vieni qui, perché io ti mandi dal re a dirgli: Che sono venuto a fare da Gheshur? Per me sarebbe stato meglio stare ancora lì". Ora, voglio essere ammesso alla presenza del re e se c'è in me una colpa, allora egli mi manderà a morte». 33Yoab allora andò dal re e lo informò. Quello chiamò Abshalom, che andò dal re e si prostrò davanti a lui con la faccia a terra. Allora il re baciò Abshalom. 1Dopo questi fatti, Abshalom si procurò un carro, cavalli e cinquanta uomini che correvano innanzi a lui. 25

15

Amnon; inoltre anche questa è detta essere «bella)) come la prima (cfr. 13, l), costituen-

done quindi per alcuni aspetti un doppione. 14,30 A ~lijùoco- Seguendo il qerè i;M'~tr).

di Yoab è assai debole e anche quella del re, dovendo arguire dal testo che aveva saputo dell'accaduto (v. 33), lo mostra di nuovo ormai incapace di guidare gli eventi. L'ossequio diAbshalom sarà infatti presto smentito. Intanto però il bacio che gli dà David è, come si è visto per Samuele e Saul (1Sam 10,1), un segno di investitura. 15,1-9 L 'inganno di Abshalom La pacificazione è però solo apparente. Subito il primo versetto del capitolo descrive il modo in cui Abshalom si procura gli elementi tipici di chi aspira al regno (cfr. 1Re 1,5): uomini e mezzi. Oltre a ciò, egli agisce sull'altra funzione fondamentale della monarchia israelita, quella giudicante, dicendo a coloro che

364

2 SAMUELE 15,2

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15,7 Quattro - Il Testo Masoretico ha

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tanta (tEooapttKovra), tempo inverosimile; in ebraico C'V~"']~ si distingue da 11:;1"'1~ («quattro») per la sola desinenza plurale e

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venivano in città per una causa che nessuno li avrebbe ascoltati (vv. 2-3) e proponendo per ciò se stesso. La porta della città era proprio il luogo in cui si svolgeva la sua vita economica e civile. Tale situazione si protrae per un periodo lungo, quattro anni, fino a quando Abshalom, che già ha dimostrato di saper aspettare per uccidere Arnnon e vedere il volto del re a Gerusalemme, chiede a David il permesso di andare a compiere un voto che aveva fatto a I:Iebron, la città in cui era nato (3,3). La situazione ricorda quella iniziale dell'opera, con i voti offerti da Elqana. Ma il voto che Abshalom afferma di avere fatto nel periodo di Gheshur (cfr. 13,37-39), per ottenere la possibilità di rientrare a Gerusalemme, è un falso. La sua colpa è tanto più grave in quanto somma alla menzogna il fatto che essa riguardi un ambito connesso al culto.

365

2 SAMUELE 15,13

La mattina, alzandosi presto, si metteva stù bordo della strada, presso la porta di ingresso in città e chiamava chiWlque, avendo Wl contenzioso, si dirigesse dal re per il giudizio; poi gli chiedeva: i:J f1~~-;~1 23 :it;1~ iW~ ~P-iJ-;~1 ,.,lP~~-;~1 -;3} O''l~v Cl;'~-;:;>1 TiÌ"Ti? ;lJ.;l~ ,~v 'if?$iJ1 O''J~i:' ov.~-;:;>1 :i~ì~t~-n~ 'if1:r'J~

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:o'{? ~~'P~1 q~~~i; O'ij;~~ li]~-n~ i!:~~~1 i'i1~ :JW~129 15,24 Che trasportavano l 'arca del pattodi Dio; essi deposero l'arca di Dio ed Ebyatar offrì un olocausto- La traduzione è congetturale. Cosi il Testo Masoretico alla lettera: «che portavano l'arca del pattodi Dio e versarono l'arca di Dio e salì Ebyatar ... ». La Settanta ha: ttipovm; ti]v KLPwtòv 1htt9~KT]> può rimandare a una libagione rituale e anche per questo si potrebbe intendere ',lJ:l «sali» come «sacrificò», che migliorerebbe il senso complessivo. Ebyatar ("'lçl:~~) - Cfr. nota a 8, 17.

15,251/ posto in cui dimora (,~)-La Settanta ha t'Ìlv E:imp€11uav airtft:; («la sua bellezza»): il traduttore leggeva C'.V~ (cfr. Gb 36, Il). Da notare che lo stesso termine greco è impiegato anche in Sal25,8 (TM 26,8) per tradurre lil.19 che significa anch'esso «dimora>>. 15,27 Veggente (;,~i"'l;::t)- Sul valore del termine ebraico cfr. la nota a l Sam l ,20.

come una loro iniziativa, volta a salvare insieme a se stessi l'oggetto sacro a cui erano addetti. David però li fa tornare in città, dove evidentemente era maggiore la sicurezza per loro e per l'arca; inoltre, e qui è il risvolto tattico, da dentro lo avrebbero potuto informare su quando tentare il rientro a Gerusalemme. Ora i calcoli di David tornano a quella fiducia totale nella volontà divina che aveva caratterizzato tutta la prima parte del suo regno: quando infatti afferma che tutto avverrà in ogni caso «come YHWH ritiene giusto», recupera l'idea teologica di fondo dell'intera opera, quella di un Dio che costruisce la storia in maniera tale che chi gli è fedele deve soltanto affidarsi a lui.

370

2 SAMUELE 15,30

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15,31 A Davidfu riferito- Il Testo Masoretico .,, l :1 .,, ., andrebbe tradotto «David riferi>;, m~ ~on soddisfa dal punto di vista del senso; si seguono dunque le versioni antiche (confermate in parte

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. Infatti YHWH aveva disposto di rendere inefficace il buon consiglio di Al}.itofel, perché YHWH voleva far ricadere il male su Abshalom.

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nedizione; al contrario Dio può trattenerla quando voglia punire il popolo (cfr. l ,21 ); qui essa può essere usata in una similitudine bellica perché indica un attacco notturno e di massa.

17,13 La- Femminile secondo alcune versioni; il Testo Masoretico ha il maschile ìnk che potrebbe riferirsi solo a David sottinteso.

sivamente su quella che dovrebbe essere la forza travolgente del numero. Perciò l'orazione procede ancora tra similitudini e iperboli, come l'attacco paragonato al cadere della rugiada, o l'icastica immagine della città trascinata via con le corde. Tutto ciò fa sì che ijushay venga dichiarato unanimemente vincitore dell'agone (v. 14). Tuttavia, ammonisce l'autore, si stava soltanto compiendo il piano di YHWH, autore della storia, che aveva deciso di vanificare il consiglio di Al).itofel (cfr. 15,34) per fare ricadere il male su Abshalom.

380

2 SAMUELE 17,15

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17,17 En-Roghel (';,~_"''T~) - Odierna Bir Ayyub, è vicina al luogo in cui si intersecano la valle dell'Hinnom e del Qidron. 17,18 Baburim (C'"')~n~~)- Cfr. nota a 3,16. 17,19 Grani di sabbia--Leggendo nìt~'"')r:! al posto di nìEl"')~. ma il significato è in ogni caso dubbio. La Settanta ha il sostantivo ebrai-

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co non tradotto, ma traslitterato: a:pa:cjlw9. 17,20 Punto di raccolta- L'ebraico ';,~·~ è di significato incerto: usato solo qui, viene interpretato come ?~

19

18,26 La porta - Il termine i;?W;:t del Testo Masoretico significa ((guardiano della porta», ma non si vede perché a lui dovesse rivolgersi la sentinella che anche prima ha parlato a David. Seguiamo pertanto la lezione delle versioni che presuppone la lettura ii7$;:t.

18,29 Quando Yoab ha inviato (::l'!ti" ... rj';ltif?) - La costruzione di ';. + infinito per la subordinata temporale non è frequente nell'ebraico biblico. Il servo del re- In ebraico è duplicato il complemento oggetto prima come 17~;:r ;~-n~

nomia generale, favorisce il senso di attesa che si crea attorno a David. Se Achima'az evita la domanda vera, quella del destino di Abshalom, il Kushita non sembra affatto consapevole della portata di ciò che è accaduto e delle possibili conseguenze e riferisce a David la morte del figlio all'interno di Wla maledizione contro tutti quelli che come lui hanno attentato al re. Il ruolo del Kushita diviene allora quello di rappresentare chiaramente quanto rimane implicito IWigo tutte le narrazioni su David: la sua voce fuori campo quasi ingenuamente svela come l'esito della vicenda sia per il re del tutto favorevole, poiché la sua ottica non è quella del rapporto padre-figlio, bensì di quello

391

2 SAMUELE 19,1

David sedeva tra le due porte. Quando la sentinella salì sul tetto della porta in direzione delle mura, alzati gli occhi vide un uomo che veniva di corsa da solo. 25La sentinella allora chiamò il re e lo informò. Il re disse: «Se è da solo, ha un messaggio da riferire». E quello si andava avvicinando sempre di più. 26Ma la sentinella vide un altro uomo che correva, chiamò verso 'la porta, e disse: Q m;.~ N'Ji?T:ll 16 :i19in;:l

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riferisca a un unico toponimo. Il termine .,~a;t indica un ruscello e viene impiegato nei nomi geografici. Il luogo dovrebbe corrispondere ad Abil ei-Qaml;t, non distante da Tell Dan; può avere una connessione con il regno arameo di Ma'aka di cui si parla in l 0,6. Altri considerano invece Abel una città a sé, sempre al confine settentrio-

dicatezza del personaggio, il seguito della scena (vv. 11-13) sembra superare quasi l'efferatezza del delitto. Se Abshalom, una volta ucciso, aveva avuto un minimo di rito funebre, uno degli uomini di Yoab, con spietata crudezza, sposta Amasa- il cui rotolarsi nel sangue è descritto con macabro realismo- fuori della strada, per evitare che il triste spettacolo rallenti la marcia. Il mondo di Yoab è al di fuori di qualsiasi legge umana e divina, rifiutando persino una qualsiasi sepoltura a chi ha come unica colpa quella di trovarsi sulla sua strada. 20,14-22 La donna saggia e la morte di Sheba Iniziato l'assedio, si assiste a un episodio che ha per protagonista una donna saggia, come quella di Teqoa del capitolo 14, residente nella città di Abela Bet-

405

2 SAMUELE 20,18

di Sheba figlio di Bikri. uuno degli uomini di Yoab, che era rimasto vicino adAmasa, disse: «Chi vuole Yoab ed è per David, segua Yoab!». 12Amasa intanto si rotolava nel sangue in mezzo alla strada e quell'uomo si accorse che tutto l'esercito si era fermato; allora spostò Amasa dalla strada in un campo e gli gettò sopra una coperta, perché aveva visto che tutti quelli che sopraggiungevano si fermavano. 13Dopo che lo ebbe tolto dalla strada, tutti gli uomini passarono oltre andando dietro a Yoab all'inseguimento di Sheba figlio di Bikri. 14 Costui attraversò tutte le tribù di Israele fino ad Abela Bet-Ma' aka; tutti ·i valorosi' si raccolsero e anch'essi lo seguirono. 15 Andarono dunque e lo assediarono in A bela BetMa'aka innalzando contro la città un terrapieno che poggiava sulla cinta esterna; allora tutti i soldati che erano con Yoab presero a distruggerlo per abbattere le mura. 16A quel punto una donna saggia dalla città gridò: «Ascoltate, ascoltate! Dite a Yoab: "Avvicinati affinché io ti possa parlare"». 17Egli le si avvicinò e la donna disse: «Sei tu Yoab?». Lui rispose: «Sono im>. Allora lei: «Ascolta le parole della tua serva», e lui: «Ti ascolto». 18Quindi ella parlò così: «Anticamente si diceva: "Domanderanno ad Abel", e così ne venivano a capo. naie di Israele (cfr. l Re 15,20; 2Re 15,29). I valorosi - Si opta, ne li 'incertezza della tradizione, per una lezione C'i~~:, (cfr. v. 7), foneticamente non lontana dal Testo Masoretico C'"'!~tl incomprensibile, e più generica rispetto a C'"'!:;l~ij («Bikrith>, cioè della famiglia di Bikri), con cui è di solito emendato il testo (cfr. la versione CEI 1974;

quella del2008 ha «alleati», probabilmente accogliendo la proposta di emendazione che, basandosi sul testo consonantico presupposto dalla Vulgata electi «scelti» [C'il!~], legge C'"'!Cf:f.l, da un verbo che significa «essere uniti», cfr. Qo 9,4). Si raccolsero - Seguendo il qerè ~C,i:)i?'1 al posto del ketìb ~l'l~i?'1·

Ma'aca, nell'estremo nord del paese. Essa fa un accordo di scambio con Yoab: la testa del ribelle Sheba per la salvezza del resto della città. Il motivo della donna salvatrice si ritrova altrove nella Bibbia (si pensi soltanto a Debora in Gdc 4-5 o a Ester nell'omonimo libro). Qui ella fa leva sul fatto che la città in questione aveva acquisito una tale autorevolezza da diventare proverbiale: chi chiedeva responsi alla città, ne riceveva la soluzione. Finemente la donna, e con una forte metafora, chiede a Yoab se egli sia disposto, distruggendo una città madre di Israele, a divorare l'eredità di Dio: non sfugge che Sheba aveva usato questo termine proprio per indicare l'estraneità di Israele rispetto a David. Yoab nega di volere commettere un atto che sarebbe sacri lego, e ottiene ciò che effettivamente vuole.

406

2 SAMUELE 20,19

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20,21 Monti di E.frayim (C'1~1!t ,iJ)- Cfr. nota a l Sam l ,l. ·· 20,24 Adoram presiedeva ai lavori forzati (OQ iJ-',ll Cl. "l~ l) - Compare qui per la prima volta la carica di sovrintendente ai lavori forzati, ricoperta da Adoram: egli ricompare in IRe 12,18 con la medesima

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funzione che ha qui; nella Settanta il suo nome è AowvLpall e con tale grafia si ritrova anche in ebraico (CT~"l~), sempre come addetto ai lavori forzati, nella lista di ufficiali di Salomone in IRe 4,6 e in 5,28. 20,25 Sheia era scriba (,~b N:tP.) - Nella

20,23-26 Ufficiali di David Il capitolo si chiude con una notizia redazionale che riepiloga gli ufficiali di David. Ciò la fa apparire estranea rispetto al contesto narrativo e dunque un'aggiunta posteriore, anche perché ripete quella già presente in 8,16-18. Alcuni ritengono che le due liste abbiano una fonte comune della quale sarebbero semplici varianti; per altri sono ascrivibili invece a due diversi stadi del regno di David. Sulla base dell'ipotesi che i vv. 21,1-14 originariamente precedessero il capitolo 9, si è anche proposto che la seconda lista divenne necessaria quando questi furono spostati nella attuale posizione. In realtà questa lista, posta in questo

407

2 SAMUELE 20,26

lo sono di coloro che contribuiscono alla pace e alla stabilità di Israele, tu invece ti adoperi per far morire una città metropoli di Israele. Perché vuoi divorare l'eredità di YHwH?». 20Yoab rispose e disse: «Lungi, lungi da me il pensiero di divorare o distruggere! 21 Non stanno così le cose; piuttosto un uomo dei monti di Efrayim, di nome Sheba, figlio di Bikri, ha levato la sua mano contro il re David: datemi lui soltanto e andrò via dalla città». La donna rispose a Yoab: «Ecco, la sua testa ti sarà gettata dalle mura». 22Poi la donna, con la sua saggezza, si rivolse a tutto il popolo; essi tagliarono la testa di Sheba figlio di Bikri e la gettarono giù a Yoab. Allora egli suonò il corno e gli uomini si allontanarono in ordine sparso dalla città ciascuno alla propria tenda, mentre Yoab tornò a Gerusalemme dal re. 23 Egli era preposto a tutte le forze armate; Benaya figlio di Yoyada ai Cretesi e Peletiti; 24 Adoram presiedeva ai lavori forzati, Yoshafat figlio di Al;lilud era addetto all'archivio; 25 Sheya era scriba e Zadoq ed Ebyatar sacerdoti; 26 anche Ira di Yair era sacerdote di David. 19

lista del c. 8 lo scriba era Seraya; qui si ha Sheia, ma il testo non è sicuro: il qerè ha K,'Zi, la Settanta l:ouoa (il codice Vaticano [B) LT)OOuç). 20,26 Ira di Yair ('"!l:t~tl KT~)- Questo personaggio non menzionato al c. 8 sembra essere un sacerdote aggiunto, anche se c'è chi

vede nella sua una funzione analoga a quella dei figli di David del c. 8, la quale però è a sua volta, come visto, assai problematica da determinare; la sua provenienza etnica, ,,K':"' nel Testo Masoretico, è anch'essa inc~~: si è pensato a Havvot-Yair, o a QiryatYe'arim.

punto del libro, ha un senso. La narrazione ha infatti descritto lo sconvolgimento prodotto nell'assetto statale dalla rivolta di Abshalom, anche con i passaggi di importanti uomini di stato da una fazione all'altra. Inoltre, durante il ritorno a Gerusalemme, David aveva sostituito Yoab con Amasa, che però è stato ucciso dallo stesso Yoab. Questo richiede, tornato David a Gerusalemme e sedato l'ultimo focolaio di opposizione, un riassetto della corte e dell'amministrazione. È quindi ovvio che, assolvendo a tale funzione, ripeta in parte quella precedente. Inoltre la lista, confermando così la funzione anche transitoria del c~pitolo 20, anticipa alcuni degli ufficiali che saranno ancora attivi sotto Salomone (cfr. l Re 4, l-6).

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2 SAMUELE 21,1

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>), così da avere un senso complessivo come: «per la colpa di sangue su Saul e la sua casa». Ma il nesso «casa di sangue» (questo il significato letterale) può essere parallelo a «uomo di sangue» che Shim'i aveva usato per David (c. 16) e che Mefiboshet rivolge, nella variante «uomo di morte>>, a Saul ( 19,29).

21,2 Amorriti - La seconda parte del v. 2 è una glossa esplicativa, che collega i Ghib'oniti agli Amorriti, storicamente un gruppo di tribù pastorali che aveva occupato la Siria tra III e II millennio. Successivamente il termine nell'uso babilonese e poi assiro era passato a indicare semplicemente l'occidente; la presenza degli Amorriti nella Bibbia è dovuta all'operazione, compiuta dagli autori biblici durante l'esilio a Babilonia, che mirava a proiettare al periodo fondante della conquista la realtà multietnica della Palestina degli anni dell'esilio.

EPISODI CONCLUSIVI DELLA VITA DI DAVID (21,1-24,25) I capitoli 21-24 riportano ulteriori episodi della vita di David. Essi nelle tra-

duzioni e nelle edizioni di Samuele sono per lo più classificati come ((appendici», materiali aggiunti cioè al di fuori dello schema cronologico seguito per il resto delle vicende. Il problema della posizione originaria di determinati materiali può essere dibattuto, ma la nozione di appendice non deve fare ritenere che si tratti interamente di corpi estranei rispetto alla narrazione principale, come si vedrà nel commento. Li accomuna in effetti, anche quando riprendono episodi precedenti, il fatto che anche di questi ultimi essi lasciano vedere il risultato a cui portano nella fase conclusiva della vita del re. Il primo di essi descrive il sacrificio di sette appartenenti alla casa di Saul e alcune campagne belliche (c. 21 ); il capitolo 22 è interamente costituito da

409

21

2 SAMUELE 21,6

Ai tempi di David vi fu Wla carestia per tre anni, anno dopo anno: David interrogò YHWH e YHWH rispose: «È a causa di Saul, per quella dinastia sanguinaria, perché ha ucciso i Ghib'oniti». 211 re allora convocò i Ghib'oniti per parlare loro. Questi Ghib'oniti non sono Israeliti, bensì fanno parte di Wl resto degli Amorriti; gli Israeliti avevano stipulato con loro Wl giuramento, ma Saulli aveva perseguitati per eliminarli nel suo zelo per i Giudaiti e gli Israeliti. 3DWlque David disse ai Ghib'oniti: «Cosa devo fare per voi e come posso rimediare affinché benediciate l'eredità di YHWH?». 41 Ghib'oniti gli risposero: «Tra noi, Saul e la sua famiglia non si tratta di argento e oro, né di mandare a morte qualcWlo in Israele». Allora egli disse: «Farò per voi qualsiasi cosa chiediate». 5Ed essi dissero al re: «Dell'uomo che ci ha sfinito, che aveva pianificato contro di noi che fossimo sterminati così che non esistessimo più in tutto il territorio di Israele, 6ci siano consegnati sette uomini tra i suoi figli e li impaleremo davanti a YHWH a •Ghib' on • di Saul, •(offerte scelte)· 1

Amorriti cioè voleva dire per l'autore abitanti del mondo mitico della terra di Canaan pre-israelita. Non è mai detto altrove che Saul avrebbe cercato di distruggerli. Si ritiene in generale che la politica del re fosse quella di incorporare nel regno la città di Ghib'on. In particolare l'episodio de li 'uccisione di Ish-Boshet, figlio di Saul (c. 4), dimostrerebbe l'avversione di realtà cittadine come quella di Beerot, analoga a Ghib'on, a tale politica di Saul. 21,6 Ghib 'on- Il Testo Masoretico ha nl7:lJ («Ghib'a»), ma qui è senz'altro superiorè là

lezione della Settanta (rajlawv ), confermata anche da Aquila e Simmaco. Offerte scelte - Il Testo Masoretico ha il singolare ,.n:;1, nel senso di «eletto>>, che sarebbe riferito a Saul, appellativo però possibile soltanto in senso fortemente sarcastico. La Settanta ha invece il plurale ÈKÀEKtolx;, e potrebbe quindi rendersi come «sette uomini scelti»: visto il contesto sacrificaie (cfr. una situazione simile in Gs l 0,22-27) sembra preferibile considerare la scelta nel senso dell'offerta (cfr. Dt 12,11). Altri emendano il testo leggendo ,:::t:fl («sul monte»; cfr. versione CEI).

un salmo; si ha poi un oracolo di David (23,1-7), seguito nello stesso capitolo dal resoconto delle azioni e dei nomi dei guerrieri di David (23,8-39); il libro si chiude con un nuovo peccato di David, il censimento (24,1-9),1a punizione per questo gesto (24,1 0-17) e la costruzione di un altare come atto riparatore (24,18-25).

21,1-14 Il sacrificio dei sette Saulidi I vv. 1-14, trattando degli ultimi discendenti della casa di Saul, secondo molti studiosi erano originariamente collocati subito prima del capitolo 9. Vi sono in effetti argomenti a favore (ma anche contrari) rispetto a tale ipotesi. Il capitolo 9 si apre infatti con la domanda di David se vi fossero ancora superstiti della casa di Saul, la quale sembra presupporre la conoscenza di quanto narrato qui nel ca-

410

2 SAMUELE 21,8

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à:1roy6vwv twv y~yavtwv («essi ne furono

snervati e Dan figlio di Ioa, dei discendenti dei giganti, li colse di sorpresa»). 21,12 Yabesh-Ghi/'ad (,~'?l ~·~:)-Cfr. nota a lSam 11,1.

Si è pertanto ali 'interno di una struttura narrativa ben coesa, a prescindere da dove si trovasse l'episodio che chiude definitivamente il cerchio del regno di Saul. Esso infatti funziona anche nella posizione attuale. Pertanto, il dato più rilevante da cogliere sono gli stretti legami che è possibile individuare con altri nuclei tematici fondamentali dell'opera, tali da evidenziare la solida struttura su cui essa poggia. In l Sam Il era raccontato il modo in cui Saul, salvando gli abitanti di Yabesh-Ghil'ad dal re ammonita Nal).ash, ottenesse la conferma della sua elezione regale. Al capitolo 31, dopo la sua morte sul campo di battaglia, furono proprio gli abitanti della città ad andarne a recuperare le spoglie da Bet-Shean. Ciò, come è narrato in 2Sam 2, verrà riferito a David, il quale perciò ne benedirà gli abitanti. Qui al capitolo 21, estinta definitivamente la casa di Saul, David proprio da Yabesh farà rientrare i corpi di Saul e dei figli,

412

2 SAMUELE 21,14

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22,3 Dio è la rupe - Alla lettera il Testo Masoretico ,,~~ •iJ':lt3 significa «Dio della mia roccia»; le versioni antiche, che hanno «il mio DiO>), presuppongono una lezione •;:i':lt3: traduciamo accogliendo questa forma, omettendo però i possessivi per rendere più scorrevole in italiano la relativa seguente.

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La mia forza (n.p.) -Alla lettera «comO>): cfr. lSam 2,1. 22,5 I torrenti di Beliyya 'al (':l~~~ :;l ·~o~) Per il termine '='~~',~ cfr. nota a l Siun f ,16. Qui esso descrive,· attraverso l'immagine delle acque, la geografia degli inferi. 22,6 Inferi (':liat~) - Cfr. nota a l Sam 2,6.

gono le immagini che lodano la protettiva solidità di Dio ( 1-4); essa si estende anche al regno della morte che David inizia a sentire approssimarsi (5-6); si assiste quindi alla teofania divina, perché Dio ascolta la voce di chi lo invoca e interviene per lui (7 -16}, salvando, ma applicando una giusta logica retributiva (17-30); di YHWH sono quindi esaltate l'unicità e le vittorie (31-46), preludio adatto alla promessa messianica (4 7-51 ). 22,1-4 Dio la roccia Il salmo si apre con frasi nominali all'interno delle quali la presenza verbale è ridotta al minimo: tutto è ottenuto accostando il nome di Dio a ciò che egli è nella vita di David, con la continua anafora del possessivo di prima singolare. I versetti iniziali operano un'insistita variazione sinonimica sull'idea che Dio è protezione e rifugio: vi dominano infatti le metafore, già presenti nel cantico di Anna, della roccia (cfr. l Sam 2,2} e della forza protettrice del corno (l Sam 2, l 0).

417

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2 SAMUELE 22,12

le parole di questo canto. 2Egli disse: Y HWH è mia roccia e mia fortezza, è lui che mi salva. 3Dio ·è· la rupe in cui io cerco rifugio, il mio scudo e la mia forza di salvezza, la mia rocca, l il luogo in cui trovo scampo, il mio salvatore: sei tu che mi salvi dalla violenza. 4lnvocherò YHWH che è degno di lode l e sarò salvato dai miei nemici, 5poiché le onde della morte mi avevano circondato l e i torrenti di Beliyya'al mi terrorizzavano, 6 le corde degli inferi si erano strette intorno a me, l mi erano di fronte i lacci della morte; 7nella mia angustia invoco YHWH, l il mio Dio invoco e dal suo palazzo egli ascolta la mia voce, l il mio grido d'aiuto (giunge) alle sue orecchie. 8Fu scossa e agitata la terra, l le fondamenta del cielo tremarono e furono scosse a causa della sua ira. 9Usciva fumo dal suo naso l e fuoco divoratore dalla sua bocca, l da lui fiammeggiavano tizzoni. 10Piegò i cieli e discese l con l'oscurità sotto i suoi piedi. 11 Cavalcò un cherubino e volò, l apparendo sulle ali del vento. 12Era avvolto di tenebra come fosse 'la sua capanna·, l una massa d'acqua, strati di nubi. YHWH

22,11 Cherubino (~T1:l)-Cfr. notaa1Sam 4,4. (tt1~.1) .:.. Il Testo Masoretico potrebbe essere emendato, sulla base della Vulgata (et lapsus est) e del parallelo in Sal 18,11, in tt'1~1 «e volò». 22,12 La sua capanna - Il Testo Masoretico ha il plurale ni:ll;? «capanne»; tuttavia alcuni

Apparendo

manoscritti ebraici, la Settanta e il parallelo Sal 18,12 hanno il singolare. Massa - Traduzione congetturale dell'hapax M'Jl!il:t; si può confrontare con l'accadico asaru «raccogliere)). Il parallelo Sall8,12 ha n~~. ritenuto una forma poetica per l~i"t «oscurità>).

22,5-6 Davide le acque della morte Ai vv. 5-6 si capisce che tale protezione avviene quando David già si sente oppresso dalle forze della morte. Le immagini che vi compaiono infatti alludono alle acque caotiche tipiche del paesaggio dell'oltretomba. David in realtà non è mai sembrato così vicino alla morte da giustificare simili immagini; non è da escludere che esse qui vadano intese nel senso del male, più che della morte, quel male che invece David aveva attraversato nel peccato con Bat Sheba e che acquisisce valenza simbolica universale per il lettore di ogni tempo. 22,7-16 La teofania È allora che Dio ascolta la voce di chi lo invoca e avviene la teofania che sconvolge l'intera architettura dell'universo, scosso dall'ira di Dio. Il tono qui è grandioso e rispecchia la visione mitica della signoria di Dio sul creato, cioè del modo in cui esso

418

2 SAMUELE 22,13

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:1";!"~ 1~}..7 "'J!lf 22,14 Altissimo - Il termine li''?~ è usato come appellativo, ma più spesso come nome divino e ciò avviene anche in testi ugaritici e fenici. L'idea è quella della grandezza di Dio che è al di sopra di tutte le creature. Nella Bibbia ebraica il suo uso è limitato a testi poetici ed esprime la universale supremazia di

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Dio con la protezione che ne deriva all'uomo. 22,15 Li disperse ... li gettò (c:-r~'J ... Cl!I·~~'J) -Non è chiaro a chi si riferiscano i pronomi suffissi ai verbi. La Settanta ha anch'essa i pronomi maschili: per via della differenza di genere, esclude che possano essere le frecce e la folgore (sostantivi femminili in greco).

riflette e subisce il sentire divino. L'apparizione di YHWH è segnata dalla collera che se ne sprigiona: tutto è fumo e fiamme e i cieli stessi si inclinano al suo passaggio, che avviene al di sopra di una nube oscura. Egli racchiude le caratteristiche di un dio celeste padrone dei fenomeni atmosferici - nubi, fulmini, lampi - e contemporaneamente del dio guerriero e distruttore che scaglia frecce (v. 15). 22,17-30 La salvezza e la retribuzione Il v. 17, attraverso il pronome di prima persona, ritorna su Davi d: l' apparizione divina e lo sconvolgimento dell'universo che ne deriva hanno il loro risultato anche nella vita dell' orante, che viene afferrato e salvato dalle grandi acque, altra immagine mitica del caos. Tuttavia il ripiegamento sulla

419

2 SAMUELE 22,25

Dallo splendore di fronte a lui arsero l tizzoni di fuoco. Tuonò dal cielo YHWH l e l'Altissimo emise la sua voce. 15 Scagliò frecce e li disperse, l fulmini e li gettò nella confusione. 16Apparvero i fondali del mare, l si scoprirono le fondamenta del mondo al rimprovero di YHWH, l al soffio come vento delle sue narici. 17Si protese dall'alto e mi prese, l traendomi fuori dalle grandi acque. 18Mi salvò dal mio nemico potente, l da quanti mi erano avversi perché più forti di me. 19Essi mi stavano addosso nel giorno della mia afflizione l e Y HWH fu il mio supporto, 20mi fece uscire in spazi aperti, l mi liberò perché di me si è compiaciuto. 21 Egli mi ha ricompensato secondo la mia giustizia, l secondo la purezza del mio agire mi ha ripagato, 22poiché ho osservato le vie di YHWH l e non ho agito da empio lontano dal mio Dio, 23poiché tutti i suoi giudizi tenevo presenti l e da ciò che egli ha stabilito non mi volsi lontano. 24 Sono stato integro verso di lui l e mi sono guardato dal peccato. 25 Mi ha ripagato YHWH secondo la mia giustizia, l secondo la mia purezza di fronte ai suoi occhi. 13

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22).7 Dalperverso non ti lasci capire (~p~nl)1 ':l~)- Nel secondo colon non viene ciproposta la figura etimologica tra aggettivo, sostantivato e verbo. Il verbo L:l~ significa «ti comporti scioccamente», «fai cose senza senso»; ma nel parallelo di Sal 18).7 si ha t,~ «agisci tortuosamente», lezione preferibile dal ptmto di vista del significato e qui adottata. 22,30 Posso correre contro un muro (f~.,l$ .,~.,~)-Frase di non facile interpretazione: il sostantivo .,~.,~ può significare anche «banda» (cfr. 1Sam.30,8.15.23), cioè truppa non

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regolare, come si trova in varie traduzioni moderne (la Bibbia CEI ha «mischia»); ci sembra però che ciò, se da un lato fa perdere il possibile parallelismo semantico con il secondo colon, dall'altro non costituisca un'azione eccezionale tale da richiedere l'aiuto divino. La Settanta ha opa!J.OÙila~ llovO(wvoç, che può essere inteso «correrò con la sola cintura» ((wVfJ), cioè «armato alla leggera» (come confermato dalla Vulgata curram accinctus ), termine sempre usato per tradurre .,~.,H2Re 5,2; 6,25; 13,20.21; 24,2;

I vv. 26-27, attraverso il doppio parallelismo e la figura etimologica, segnano la generalizzazione del principio di retribuzione che i versetti precedenti avevano descritto nella vita dell'orante. Subito dopo si passa dal parallelismo all'antitesi e ai chiasmi, che corrispondono però sempre al medesimo principio di retribuzione: Dio, infatti, secondo una idea anch'essa già presente nel cantico di Anna (l Sam 2, 78), salva il povero e umilia il superbo. Egli rende tutto possibile per chi vi si affida, rovesciando i criteri umani: perciò è paragonato alla lucerna (v. 29) che illumina

421

2 SAMUELE 22,3S

chi è fedele agisci con fedeltà, l con l 'uomo integro anche tu sei integro. 27Con chi è puro agisci con purezza, l ma dal perverso ·non ti lasci capire". 28 La gente povera tu salvi l e guardi dall'alto in basso i superbi. 29Perché tu sei la mia lucerna, YHWH; IYHWH illumina la mia oscurità, 30perché in te posso correre contro un muro, l nel mio Dio posso saltare oltre la barriera. 31 Dio, integra è la sua via, l la parola di YHWH è temprata, egli è scudo per tutti coloro che cercano rifugio in lui. 32lnfatti chi è Dio se non YHWH l e chi la rupe se non il nostro Dio? 33 Dio è il mio forte riparo l e ha liberato la mia via rendendola integra. 34 Egli rende i miei piedi come quelli delle cerve l e mi rende saldo sui luoghi elevati. 35 lstruisce la mia mano per la guerra, l pone tra le mie braccia un arco di bronzo. 36'fumidesti lo scudodellatuasalvezzal e la tuarispostamihareso grande. 37 Rendi ampio il mio passo l e non hanno tremato le mie caviglie. 38 Voglio braccare i miei nemici fino a sterminarli, l senza tornare indietro prima di averli finiti; 26 Con

Gb 29,25) e sempre in contesti di razzie. 22,33 Il mio ... riparo ('nlJI?) - 4Q SamueJe• (4QSam•) ha ·r~tt~~ («colui che mi cinge»), come il parallelo in Sal 18,33. Ha liberato la mia via rendendo/a integra (':ilT'l. c·~t;~ ,1;1:1) - Seguendo il qerè ·~!1 («mia via»); se si segue il ketìb i:l,"l. («sua via»), la frase potrebbe anche essere così intesa: «egli mi libera, integra è la sua via». 22,35 Pone tra le mie braccia un arco di bronzo (•I;J::"l~ i'T~~nrn~ nttN -Il senso del

verbo MJ:q1 è molto incerto; si è optato per wta traduzione il più possibile letterale. McCarter (p. 470), ed è wta ipotesi suggestiva, vede nei vv. 34-35 la descrizione del modo in cui Dio forgia l' orante e interpreta allora qui «dà forma ai miei gomiti» (gli archi del mio braccio), come già la Vulgata conponens quasi arcum aereum brachia mea. 22,36 La tua risposta ('~~J~1)- 4Q Samuete• (4QSam•) ha '9~lW1 («il tuo aiuto»), plausibile, ma che appare lectio facilior; il parallelo Sal 18,33 legge 1~m'1 («la tua umiltà»).

l'oscurità, secondo la metafora impiegata per David nel capitolo precedente (21, 17). 22,31-46 YHWH, unico Dio, dà la vittoria Ciò porta l'inno alla proclamazione, attraverso le interrogative retoriche, della unicità di YHWH di nuovo paragonato alla roccia (v. 32). Prosegue quindi l'elenco delle grazie operate da Dio, tra cui l'immagine, presente anche in Ab 3,19, dei piedi come quelli delle cerve salde sui monti. Dal v. 33, con l'alternarsi della terza persona e l 'allocuzione diretta a Dio, iniziano a prevalere le immagini

422

2 SAMUELE 22,39

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22,40 Mi hai cinto - Il Testo Masoretico

'r':\TJ::11 è forma difettiva per '~1t~J'11, lezione di 4Q Samuele" (4QSam"). · · 22,41 Ho ridotto al silenzio (CIJ::l'~~~l) Il significato del verbo non è sicuro (nella coniugazione hi.ftl è usato solo nei Salmi con Dio come soggetto: 54,7; 73,27; 94,23; 143,12; con soggetto il re 101,5.8); di solito esso è interpretato come «annientare»; nella Settanta, inoltre, è alla seconda singo-

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!are (É9avcitwoaç, «tu hai messo a morte»). 22,42 Guardano - Al posto di ~l7f!Ì", un manoscritto ebraico, confermato dalte versioni e dal parallelo Sal 18,42, ha ~l7~~· «hanno gridato (per aiuto)». · · 22,43 Come polvere della terra Q~ ~l"'!r:t~1),

«escono tremanti dai loro nascondigli», ma anche qui il significato non è sicuro. Si è reso con «cingono il sacco>>, con il sostantivo sottinteso come in Is 32,11, tentando di interpretare la lezione tramandata conformemente al contesto: la situazione è analoga a quella di l Re 20,32, dove i servi di BenHadad, sconfitto, implorano salvezza dal re di Israele con questo segno di lamento e sottomissione.

piegate nel Salmo e che costituisce uno dei tennini chiave della teologia dello storico biblico: se il popolo è fedele a Dio, ne ottiene salvezza. Dall'altro ricorre al tennine tJeyed, 11 cpf

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Lo possano vedere gli occhi del mio signore il re- Non è del tutto perspicuo il senso dell'espressione nìtt"1 l7~t~...,~~ 'l'l! (alla lettera:

«gli occhi del re lo vedono»); pare rientrare anch'essa nel desiderio espresso da Yoab, nel senso che egli augura al re di assistere a quell'incremento del popolo, forse in relazione alla grandezza del fatto in sé, oppure al fatto che la vita di David volgeva al termine. 24,5-7 L'itinerario seguito da Yoab, nonostante i tentativi di individuarne il criterio, ha un andamento incoerente; è una geografia più simbolica che reale e ciò giustifica la difficoltà che si incontra nel determinare molte delle località che lo compongono. 24,5 Si accamparono (~l!J~1) - Il verbo non è confermato da tutte le versioni antiche. La

Vulgata ha un generico venerunt («giunserm) ), la recensione Jucianea del greco Epçavto ( «cominciaronm) ), sulla base del quale molti critici emendano il Testo Masoretico in ~';In•,. Aro 'er (,~;;·~) - Una Aro'er, moderna Khirbet 'Ar'aia (arabo) o Horvat 'Aro'er (ebraico), si trova nel Negheb; la successiva menzione di Gad, nella Transgiordania, fa però pe~are alla moderna araba 'Ara'ir, tra Moab e Ruben. A sud- Di solito i commentatori emendano, sulla base del greco della recensione lucianea, ~­ in p! «e W). Può significare anche «a destra>). · Ya 'zer (,T..l,7~) - Dovrebbe coincidere con Khirbet es-·sar, 12 km a ovest di Amman. 24,6 Ghil'ad (,lJ Cfr. 1Sam 11, 1; è

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A tentare di dissuaderlo è Yoab, che sembra così tornare alla figura di avveduto uomo di stato che in altri contesti egli aveva; da notare ancora che anche questo caso di un Yoab votato all'interesse pubblico appartiene al testo comune a Cronache. Di fronte al suo avvertimento prevale però la forza del volere di David, a cui egli deve sottostare. Inizia così insieme ai soldati un giro per il paese la cui geografia mostra come l'interesse dell'autore fosse quello di amplificare la portata di una marcia lungo tutti i confini del popolo, piuttosto che disegnare un itinerario coerente.

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2 SAMUELE 24,9

possano vedere gli occhi del mio signore il re. Ma perché il mio signore il re desidera una simile cosa?>>. 4Tuttavia la forza della parole del re si impose su Yoab e sui capi delle forze armate; pertanto Yoab e i capi partirono dal cospetto del re e andarono a fare la ricognizione del popolo di Israele; 5attraversato il Giordano, si accamparono in Aro' er, a sud della città che si trova nel mezzo della gola di Gad, diretti a Ya'zer. 6Di qui andarono a Ghil'ad e nel paese di Tal,ltim l:lodshi, poi si diressero verso Dan Ya'an e nei dintorni di Sidone. 7Giunsero quindi alla rocca di Tiro e in tutte le città degli l:livviti e dei Cananei; alla fine riuscirono alla volta del Negheb di Giuda verso Beer-Sheba. 8Attraversato dunque tutto il paese, entrarono in Gerusalemme al termine di nove mesi e venti giorni. 9Yoab allora consegnò il risultato della ricognizione del popolo al re: Israele constava di ottocentomila uomini abili alla guerra armati di spada; gli uomini di Giuda erano cinquecentomila.

la regione del nord della Transgiordania. Ta/:ltim /:lodshi ('l!i'l~ C'MI;t!J)- Queste località sono sconosciute e le versioni antiche confermano la difficoltà del testo. La Settanta ha 0aj3aowv ~ Éanv Aùaaa.L («[terra dei] Thabasi che è Adasai» ), località che non si ritrovano altrove. Gli editori per lo più intendono, sulla base della recensione lucianea (xemELI-1 Ka.o~). «la terra degli Hittiti, a Qadeslm, discutendo se sia Qadesh sull'Oronte, che però sembra troppo a nord, o quella di Neftali, troppo a sud. Altri emendano in nr:tJJ liOlt;l («[la terra] al di sotto di Hermoro>). Se si guarda il testo ebraico, C'l';lt:IIJ potrebbe anche essere inteso come aggettivo comune e non toponimo, come del resto fa la Vulgata. E nella Bibbia è ben attestato il nesso con~

(«terra»; cfr. Sal 63,10 e spesso nei cc. 31 e 32 di Ezechiele) a indicare le profondità della terra e l'oltretomba; nel nostro caso sarebbe il sud di l;lodshi, o l'estremo sud. Verso Dan Ya 'an (W~ nn) - Toponimo problematico: spesso viene omessa la seconda parte per avere soltanto Dan; altrimenti si è pensato a Iyyon di IRe 15,20. 24,7 Gli /:livviti (',t:ltr)- Sono una delle popolazioni che la Bibbia ebraica colloca nella regione di Canaan prima della conquista. 24,9 Ottocentomila ... cinquecentomila (~~~ nittr,nl~q .. ·'l~~ nitt~ n~b~) -Le cifre sono molto esagerate, anche perché sono relative non alla popolazione, ma alla parte di essa abile al servizio militare. Ulteriormente ampliate quelle del parallelo di lCr 21,5.

L'impressione generale che si ricava da questi versetti iniziali è che di essi l'autore volesse fare semplicemente un'introduzione al vero tema che lo interessa, quello del riconoscimento del peccato. Essi infatti, senza ulteriori determinazioni, introducono immediatamente nel centro dell'argomento: c'è l'ira di YHWH della quale non si conosce il motivo, che pone in essere un censimento. Esso è il pretesto per la confessione di David dei versetti successivi.

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2 SAMUELE 24,10

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