Numeri. Introduzione, traduzione e commento 9788892211995

Testo ebraico a fronte. Il libro di Numeri, con i suoi temi importanti e soprattutto le immagini suggestive, rappresenta

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Italian, Hebrew Pages 336/339 [339] Year 2017

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Numeri. Introduzione, traduzione e commento
 9788892211995

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DINH ANH NHUE NGUYEN (OFMConv), di nazionalità vietnamita, è laureato in ingegneria elettronica e dottore in teologia. Dal 20 16 è pre­ side della Pontificia Facoltà teologica San Bona­ ventura (Roma), dove dal 2004 insegna Esegesi e Teologia Biblica; delle stesse discipline offre corsi alla Pontificia Università Gregoriana e alla Pontifi­ cia Università Urbaniana. Ha insegnato anche, dal 2006 al 20 l l , al Catholic T heological College University of Divinity (Melbourne, Australia), di cui è attualmente Honorary Research Associate. Tra le sue pubblicazioni: «Figlio mio, se il tuo cuore è saggio» (GB Press, Roma 2006); La vera sapien­

za (Messaggero, Padova 2012); Gesù il saggio di Dio e la Sapienza di Dio (Miscellanea francesca­ na, Roma 2017). Nel 2014 è stato insignito del premio internazionale Carlo Maria Martin i per la sua ricerca (con Jb Pham QuyTrong e Nguyen T hi Ly): The Bible and Asian Culture: Reading the Word of God in lts Cultural Background and in the Vietnamese Context (La Bibbia e la cultura asia­ tica: leggere la parola di Dio nel suo ambien­ te culturale e nel contesto vietnamita, GB Press, Roma 2015).

Copertina: Progetto grafico di Angelo Zenzalari

NUOVA VERSIONE DELLA BIBBIA DAI TESTI ANTICHI

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Presentazione :\l.OY\

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a Nuova versione della Bibbia dai testi antichi si pone sulla scia di una Serie inaugurata dall'editore a margine dei lavori conciliari (la Nuovissima versione della Bibbia dai testi originali), il cui primo volume fu pubblicato nel 1967. La nuova Serie ne riprende, almeno in parte, gli obiettivi, arricchendoli alla luce della ricerca e della sensibilità contemporanee. I volumi vogliono offrire anzitutto la possibilità di leggere le Scritture in una versione italiana che assicuri la fedeltà alla lingua originale, senza tuttavia rinunciare a una buona qualità letteraria. La compresenza di questi due aspetti dovrebbe da un lato rendere conto dell'andamento del testo; dall'altro, soddisfare le esigenze del lettore contemporaneo. L'aspetto più innovativo, che balza subito agli occhi, è la scelta di pubblicare non solo la versione italiana, ma anche il testo ebraico, aramaico o greco a fronte. Tale scelta cerca di venire incontro all'interesse, sempre più diffuso e ampio, per una conoscenza approfondita delle Scritture che comporta, necessariamente, anche la possibilità di accostarsi più direttamente ad esse. Il commento al testo si svolge su due livelli. Un primo livello, dedicato alle note filologico-testuali-lessicografiche, offre informazioni e spiegazioni che riguardano le varianti presenti nei diversi manoscritti antichi, l'uso e il significato dei termini, i casi in cui sono possibili diverse traduzioni, le ragioni che spingono a preferime una e altre questioni analoghè. Un secondo livello, dedicato al commento esegetico-teologico, presenta le unità letterarie nella loro articolazione, evidenziandone gli aspetti teologici e mettendo in rilievo, là dove pare opportuno, il nesso tra Antico e Nuovo Testamento, rispettandone lo statuto dialogico. Particolare cura è dedicata all'introduzione dei singoli libri, dove vengono illustrati l'importanza e la posizione dell'opera nel canone, la struttura e gli aspetti letterari, le linee teologiche fondamentali, le questioni inerenti alla composizione e, infine, la storia della sua trasmissione. Un approfondimento, posto

PRESENTAZIONE

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in appendice, affronta la presenza del libro biblico nel ciclo dell'anno liturgico e nella vita del popolo di Dio; ciò permette di comprendere il testo non solo nella sua collocazione "originaria", ma anche nella dinamica interpretativa costituita dalla prassi ecclesiale, di cui la celebrazione liturgica costituisce l'ambito privilegiato.

I direttori della Serie Massimo Grilli Giacomo Perego Filippo Serafini

Annotazioni di carattere tecnico :\l 0\c\ \ Elt!-'10\E DLI.L\ BIBBIA D\1 TESTI A:\TICHI

Il testo in lingua antica Il testo ebraico stampato in questo volume è quello della Biblia Hebraica Stuttgartensia (BHS), quinta edizione. Le correzioni alla lettura di alcuni termini, indicate dai masoreti (qerè l ketìb), sono segnalate da parentesi quadre, con il seguente ordine: nel testo compare la forma "mista" che si trova nel manoscritto, nelle parentesi si ha prima la forma presupposta dalle consonanti scritte (ketìb) e poi quella suggerita per la lettura dai masoreti (qerè). La traduzione italiana Quando l'autore ha ritenuto di doversi scostare in modo significativo dal testo stampato a fronte, sono stati adottati i seguenti accorgimenti: - i segni • ' indicano che si adotta una lezione differente da quella riportata in ebraico, ma presente in altri manoscritti o versioni, o comunque ritenuta probabile; le parentesi tonde indicano l'aggiunta di vocaboli che appaiono necessari in italiano per esplicitare il senso della frase ebraica. Per i nomi propri si è cercato di avere una resa che non si allontanasse troppo dall'originale ebraico,tenendo però conto dei casi in cui un certo uso italiano può considerarsi diffuso e abbastanza affermato. l testi paralleli Se presenti, vengono indicati i paralleli al passo conunentato con il simbolo l l; i passi che invece hanno affinità di contenuto o di tema, ma non sono classificabili come veri e propri paralleli, sono indicati come testi affini, con il simbolo •:•. La traslitterazione La traslitterazione dei termini ebraici è stata fatta con criteri adottati in ambito accademico e quindi con riferimento non alla pronuncia del vocabolo, ma all'equivalenza formale tra caratteri ebraici e caratteri latini.

ANNOTAZIONI

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L'approfondimento liturgico Redatto sempre dal medesimo autore Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli, rimanda ai testi biblici come proposti nei Lezionari italiani, quindi alla versione CEI del 2008.

NUMERI Introduzione, traduzione e commento

a cura di

Dinh Anh Nhue Nguyen

~

SAN PAOLO

Biblia Hebraica Stuttgartensia, edited by Karl Elliger and Wilhelm Rudolph, Fifth Revised Edition, edited by Adrian Schenker, © 1977 and 1997 Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart. Used by permission.

© EDIZIONI SAN PAOLO s.r.L, 2017 Piazza Soncino, 5-20092 Cinisello Balsamo (Milano) www.edizionisanpaolo.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.L Piazza Soncino, 5-20092 Cinisello Balsamo (Milano) ISBN 978-88-922-1199-5

INTRODUZIONE

TITOLO E POSIZIONE NEL CANONE

Il titolo del nostro libro biblico in italiano (e in molte altre lingue moderne) corrisponde a quello presente nella versione greca della SettantaArithmoi, cioè «Numeri». Questo nome, definito forse dali' abbondanza di dati statistici nell' opera1, è passato poi nella traduzione latina della Vulgata con Liber numerorum, «Il libro dei numeri» o semplicemente NumerP. Nella tradizione ebraica, invece, il libro è intitolato Bammidbar, «Nel deserto»\ dalla prima parola/espressione caratteristica della prima frase (qui si trova alla quinta posizione: «YHWH parlò a Mosè nel-deserto ... »)4 • Il titolo della Bibbia ebraica risulta assai azzeccato, perché sottolinea il contesto geografico (e forse anche spirituale) degli eventi e precetti trattati nel libro, quelli cioè che succedevano a Israele in cammino dopo l'uscita dall'Egitto e prima dell'ingresso in Canaan. Comunque, già la tradizione giudaica posteriore 5 chi1 I dati numerici e gli elenchi sono sparsi in tutto il libro dall'inizio sino alla fine, in particolare in 1,20-46 (numeri del censimento delle tribù); 3,14-51 (i !eviti); 7,10--8,4 (le offerte per la dedicazione dell'altare); 15,1-29 (dettagli delle offerte destinate a YHWH); 26,5-51 (numeri del nuovo censimento d'Israele); cc. 28-29 (sacrifici e feste liturgiche); 31,32-52 (i bottini della guerra con i Madianiti); 35,1-34 (le città levitiche). 2 Si tratta dell'unico caso del Pentatéuco in cui la Vulgata ha tradotto il titolo del libro e non ha conservato la sua forma greca con una semplice traslitterazione. 3 Si tratta della forma assoluta dell'espressione ebraica, che però in Nm 1,1 ricorre con la forma di catena costrutta «nel deserto di (Sinay)». Da qui viene talvolta la variazione del titolo bemidbar anziché il più diffi.Jso bammidbar. 4 Per lo stesso principio, il libro ha un altro nome ebraico meno diffuso Waydabber «Parlò», dalla primissima parola della prima frase, come attestato da Rashi (esegeta ebraico medievale) nel suo commento su Es 38,26, da Girolamo (vajedabber: Prefazione ai libri di Samuele e Malachia, PL 28, 552) e da Epifanio (ouafdabér: Le misure e i pesi 23,4). 5 Cfr. Mishnà, Yoma 7,1; Mishnà, Menahot 4,3; Talmud babilonese, Sota 36b.

INTRODUZIONE

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amava il libro anche con lfomesh happequddim6, «Una quinta (parte della Torah) dei/sui censiti» in riferimento ai censimenti descritti nel libro (cc. 1-4; 26). Tale titolo riflette la tradizione che accentuava l'abbondanza dei dati statistici nell'opera e che probabilmente stava dietro la scelta del titolo per la traduzione greca della Settanta e latina della Vulgata. Nel canone della Bibbia, il nostro libro è il quarto della Torà o Pentateuco, cioè del corpo di cinque libri della Legge. Precisamente, si trova dopo Levitico, che è una lunga collezione di vari precetti e norme, date da YHWH a Israele sul monte Sinay (Lv 27 ,32; cfr. Es 19, l), e prima di Deuteronomio, che contiene i discorsi di Mosè a Israele «al di là del Giordano, nella terra di Moab» (Dt l ,5) prima della sua morte e quindi prima che Israele entrasse nella terra promessa. In questo contesto globale del Pentateuco, il libro dei Numeri si mostra un ponte tra i due luoghi dell'accampamento d'Israele nel suo itinerario nel deserto, tra «il deserto del Sinay» (N m l, l; Lv 27 ,32) e «le steppe di Moab, presso il Giordano di Gerico» (Nm 36,13; cfr. 22,1; 26,3.63; 31,12; Dt 1,5)'. Riferirà quindi quanto avvenuto (al popolo) e detto (da Dio) in questa frazione del cammino che risulta poi lunga di circa quarant'anni (cfr. Nm 14,33.34; 32,13; anche Es 15,35; Dt 2,7; 8,2.4; 29,4). Il libro di Numeri, con i suoi temi importanti e soprattutto le immagini suggestive, rappresenta una miniera per la rilettura e la riflessione teologica nei periodi successivi del giudaismo e nelle tradizioni del Nuovo Testamento8 • La storia del cammino nel deserto con i suoi episodi significativi (alcuni esclusivi di Numeri) 6 Origene conosceva questo titolo ebraico e lo trascriveva in greco come Ammesphekodeim (EusEBIO, Storia della Chiesa 6,25,2). 7 Cfr. G.B. GRAv,A Critica/ and Exegetical Commentaryon Numbers, Edinburgh 1903, pp. XXIII-XXIV. Esodo, Levitico e Numeri quindi raccontano in un progetto ordinato le tre tappe principali del cammino dall'Egitto verso la terra promessa come segue: l) Es 1,1-18,27: dall'Egitto al Sinay; 2) Es 19,1-Nm 10,10: Sinay; 3) Nm 10,11-36,13: dal Sinay al Giordano. Tutto ciò viene completato in seguito da Deuteronomio, che riporta i discorsi di Mosè insieme con il corpus legislativo presso il Giordano prima che Israele entri in Canaan. 8 Per un approfondimento sull'uso di Numeri nelle tradizioni successive (Antico Testamento, Qurnran, Giuseppe Flavio e Nuovo Testamento) con indicazione bibliografica, cfr. G.J. WENHAM, Numbers, Sheffield 1997, pp. 103-121. Omettiamo qui i vari richiami in Deuteronomio e Giosuè che, essendo inclusi nelle stesso arco narrativo riguardante le vicende dell'esodo dall'Egitto a Canaan, hanno un ovvio collegamento diretto con Numeri.

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lNTRODUZIONE

viene rinarrata e riflettuta nei Salmi come Sal 106,13-18.24-33 (la mormorazione per il cibo, la ribellione di Datan e Abiram, l'apostasia a Pe'or, il rifiuto di andare avanti dopo la perlustrazione della Terra, l'acqua a Meriba), mentre il testo della benedizione di Aronne (6,22-27) trova eco in Sal4,7; 31,17; 121,7-8; 122,6-7. Nei profeti, si può menzionare l 'uso di Numeri in Os 9, l O (l'apostasia a Pe'or) e soprattutto in Ezechiele con l'eco delle parole, immagini e leggi proprie della tradizione sacerdotale9• Alcuni argomenti di Numeri vengono sviluppati nelle riflessioni teologiche delle opere del periodo ellenistico come in Sir 45 (Mosè [Sir 45,4 e N m 12,3]; il sacerdozio di Aronne [Sir 45,15b e Nm 6,23-27; Sir 45,18-19 e Nm 16] e la benedizione a Finees [Pinl;las] [Sir 45,23-24 e Nm 25]) o in Sap 16,1-15 (le quaglie [Nm 11,10-32; Es 16,9-13] e il serpente di bronzo [Nm 21 ,4-9]); 17,20-23 (la manna [cfr. N m 11; Es 16]); 18,1-4 (la colonna di fuoco, luce divina che guida in un viaggio sconosciuto [cfr. Nm 9,15-16; Es 13,21-22]) e 18,20-25 (la strage degli Israeliti nel deserto a causa della loro ribellione e l'intercessione del sacerdote Aronne; cfr. Nm 16-17). Inoltre, gli oracoli di Bil'am (cc. 23-24), in particolare la profezia sulla stella (24, 17-19), hanno esercitato un influsso enorme sullo sviluppo del messianismo nella tradizione giudaica e rabbinica. I libri del Nuovo Testamento ricordano parecchi motivi letterari e teologici di Numeri e li leggono alla luce della nuova alleanza in Cristo. A proposito, occorre richiamare anzitutto i cinque rimandi (citazioni esplicite e probabili allusioni) di Numeri nel Nuovo Testamento 10 • In concreto, nel contesto simile sui membri ribelli della comunità, 2Tm 2,19 cita N m 16,5 (l'episodio della ribellione di Qoral). e compagni). Il testo di Mt 9,36 (cfr. Mc 6,34) sembra ricalcare quello di Nm 27,17 sulle pecore senza pastore 11 • Infine, Nm 6,3; 9,12 e 30,3 (LXX 30,2) sono forse ripresi rispettivamente in Le l, 15; Gv 19,36 e Mt 5,33 9

Cfr. G.J. WENHAM, Numbers, cit., p. 107.

°Cfr. G.L. ARcHER- G. CHIRICIHGNO, 0/d Testament Quotations in the New Testament,

1

Chicago 1983, pp. 34-35. 11 Il testo di Mt 9,36 (hoseì probata mi échonta poiména) risulta più vicino a Nm 27,17 LXX, mentre quello di Mc 6,34 assomiglia di più alla frase simile in 2Cr 18,16 (cfr. G.L. ARcHER - G. CHIRICIDGNO, 0/d Testament Quotations, cit., pp. 34-35).

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(i passi neotestamentari potrebbero anche usare i testi paralleli di Lv l 0,9; Es 12,46 e Lv 19, 12). Ci sono anche delle allusioni. Si può menzionare a riguardo l'innalzamento del serpente di bronzo (Gv 3, 14), la figura di Bil'am -ma come cattivo esempio (2Pt 2, 15-16; Gd Il ; Ap 2,14)- e quella di QoraQ. (Gd Il; 2Tm 2,19), senza dimenticare l'attualizzazione neotestamentaria delle immagini comuni in Esodo e Numeri come la manna (Gv 6,31; cfr. lCor 10,3) o la roccia da cui si dissetava il popolo (l Cor l 0,4). L'ultimo riferimento fa parte del testo più ampio di l Cor l O, 1-1 O che contiene una serie di accenni ai peccati d'Israele nel deserto (idolatria, fornicazione, mettere Dio alla prova, mormorazione) e, come conseguenza, la morte dei ribelli con l'allusione ai dettagli esclusivi di Numeri, come il numero di ventitremila caduti «in un solo giorno» (1Cr 10,8; cfr. Nm 25,9 e commento a quel versetto) e i serpenti sterminatori (1Cr 10,9; cfr. Nm 21,5-6) 12• Ai passi neotestamentari elencati si può aggiungere A p 7,4-8 che riecheggia il motivo del censimento delle tribù d'Israele (Nm l; 26). Infine va ricordata la presenza particolare di Numeri nella Lettera agli Ebrei. Oltre alle allusioni ai motivi biblici comuni, come il fatto dell'ostinazione del popolo nel deserto (Eb 3,7-4,3; specie 3,16-19 e Nm 14,1-35) o la decima pagata ai leviti (Eb 7,5 e Nm 18,21-24), si menziona un elemento esclusivo di Numeri come la cenere di vacca (rossa) per la purificazione dai peccati (Eb 9,13 e N m 19) e si parafrasa il testo di N m 12,7 sulla fedeltà di Mosè per esporne poi una lettura cristocentrica (Eb 3,2-6). Sul piano teologico generale, i concetti che si trovano in Numeri sembrano fornire l 'ispirazione, se non addirittura costituire qualche fondamento, per lo sviluppo in Ebrei di una cristologia sacerdotale e di un'ecclesiologia del pellegrinaggio, cioè l'immagine della Chiesa come comunità dei fedeli in cammino verso la meta celeste quale vera terra promessa. 12 Secondo GJ. Wenham, in 1Cor 10,1-10 si trova l'uso neotestamentario più lungo e probabilmente più antico di Numeri. L'autore è impressionato dall'alta concentrazione degli eventi di Numeri, accennati in questo breve passo paolino (Numbers, cit, p. 118). Per un approfondimento, cfr. C. PERRoT, >, Journal for the Study ofthe 0/d TestamenJ 17 [1980) 3-32), Ashley applica, però, lo schema tematico di orientamento - disorientamento - nuovo orientamento alla struttura tripartita comune di Numeri, leggennente diversa dalla nostra (cioè con l'inizio dell'ultima sezione a22,1 e non a26,1). Per una discussione a riguardo, cfr. anche D. STUBBS, Numbers, Grand Rapids 2009, pp. 23-25; l. CARDELLINI -F. SERAFINI, «Numeri)), cit., pp. 909-91 O.

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secondo lo schema di organizzazione -disorganizzazione - riorganizzazione riflette il modello dialettico di tesi- antitesi- sintesi. Di più, sono osservabili vari richiami tra le piccole unità della prima e ultima sezione24 e, così, si può notare la strutturazione generale del testo secondo la figura stilistica concentrica A - B - A', intravista già dalla posizione di Israele nelle tre parti, come segnalato poc'anzi (fermo- in cammino- fermo). Riepiloghiamo quindi la struttura del libro: l. L'ORGANIZZAZIONE DELLACOMUNITÀAL SINAY (1,110,10)

Il censimento e l'organizzazione dell'accampamento (cc.1-4) Il censimento delle tribù (c. l) L'organizzazione dell'accampamento (c. 2) La tribù di Levi (cc. 3-4)

Istruzioni per la santità dell'accampamento (cc. 5--ti) Leggi che salvaguardano la santità dell'accampamento (c. 5) Consacrazione e benedizione nell'accampamento (c. 6)

Ultimi preparativi cultuali (cc. 7-8) Carri e buoi per i leviti (7, 1-9) Offerte delle dodici tribù per la dedicazione dell'altare (7, l 0-89) Istruzioni sulle sette lampade (8, 1-4) Iniziazione dei leviti al servizio (8,5-22) Età del servizio levitico (8,23-26)

Celebrazione della Pasqua e ultime indicazioni per la marcia (9,1-10,10) La Pasqua (9,1-14) La nube come segnale per il cammino (9,15-23) Le indicazioni sulle trombe (10,1-10)

24 Cfr. D. STIJBos, Numbers, 22, che si basa su D.T. OLsoN, Numbers, Louisville 1996, pp. 5-6. Ecco i paralleli tematici tra la prima e ultima sezione di Numeri: censimento delle tribù e dei !eviti (cc. 1-4 e 26); elenco dei capi (cc. l e 34); leggi sul go 'el (il «parente stretto» che assume anche il ruolo di «vendicatore»; cc. 5 e 35); leggi riguardanti le donne (cc: 5 e 27; 30; 36); leggi riguardanti i voti (cc. 6 e 30); attenzione alla santità del santuario (cc. 7-8) e alla santità della Terra (c. 34); messa a parte dei !eviti (c. 8) e delle città levitiche (c. 35); Pasqua celebrata (c. 9) e la descrizione delle sue offerte (c. 28); accenni alle trombe (cc. 10 e 29).

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II. IL CAMMINO DAL SINAY ALLE STEPPE DI MOAB (l 0,1125,18)

Dal Sinay al deserto di Paran (10,11-12,16) Le vicende durante la marcia (10,11-36) Mormorazioni a Tab'era e Qibrot Hattaawa (11,1-34) L'unicità di Mosè, il più umile (12,1-16)

Da Qadesh a Qadesh (13,1-19,22) L'esplorazione della terra e la rivolta degli Israeliti (cc. 13-14) Varie prescrizioni cultuali (c. 15) La rivolta di Qoral}., Datan, Abiram e duecentocinquanta capi (c. 16) L'epilogo della rivolta di Qoral). (17, 1-15) e la legittimazione del sacerdozio di Aronne (17, 16-28) Doveri e diritti dei levi ti e dei sacerdoti (c. 18) Il rituale della purificazione (c. 19)

Marcia da Qadesh a Moab (20,1-25,18) La morte di Miryam a Qadesh e le acque di Meri bah (20, 1-13) Trattative con Edom (20, 14-21) Morte di Aronne e investitura di El 'azar (20,22-29) Vittoria a l;lorma (21, 1-3) Il serpente di bronzo (21 ,4-9) Viaggio verso la Transgiordania (21,10-20) Vittoria su Sil).on, re degli Amorrei (21,21-32) e su Og, re di Basan (21,33-35) La storia di Bil'am e i suoi oracoli (cc. 22-24) Idolatria d'Israele a Pe'or (25,1-18) III. LA FORMAZIONE DELLA NUOVA COMUNITÀ IN MOAB (25, 19-36, 13)

Il nuovo censimento (25,19-26,65) Leggi ed eventi preparatori in Transgiordania (cc. 27,133,49) Sull'eredità delle donne (27,1-11) L'elezione di Giosuè come successore di Mosè (27,12-23) Sui sacrifici e sulle feste liturgiche (28, 1-30, l) Leggi sui voti (30,2-17)

lNTRODUZIONE

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La conquista della terra di Midyan (c. 31) La ripartizione della Transgiordania (c. 32) Riassunto delle tappe dell'Esodo (33, 1-49) Istruzioni di Yuwu prima dell'ingresso in Canaan (33,5036,13) Avvertimento divino contro i Cananei e comando di spartire la terra (33,50-56) I confini della terra promessa e i responsabili della sua ripartizione (c. 34) L'eredità dei leviti (35, 1-8) Città di rifugio (35,9-34) Eredità delle donne sposate (36,1-12) Sommario conclusivo (36,13) Concludendo il discorso sull'articolazione di Numeri 25 , si può osservare che, all'interno delle sezioni e sottosezioni di Numeri, l'esposizione del contenuto è talvolta molto curata; il parallelismo dei membri (ABA'B'), il chiasmo (ABB'A'), e particolarmente la struttura concentrica (ABCB 'A') sono impiegati di frequente 26• Riflettono sì il modo d'esprimersi degli autori sacri, ma fanno anche in alcuni casi emergere il baricentro teologico del singolo brano, della sottosezione o dell'intera sezione. Così, a mo' di esempio, le numerose ribellioni durante il cammino dal Sinay a Moab (cc. 11-21) vengono esposte con un settenario simbolico e secondo il seguente schema concentrico che fa emergere la sfiducia e la disobbedienza d'Israele nei confronti di Dio nell'episodio delle spie27 : A. Mormorazione generale che porta alla morte (11,1-3) B. Lamenti sul cibo (11 ,4-34) C. Rivolta dei capi (Miriam eAronne)contro Mosè (c. 12) 25

Per un approfondimento a riguardo con indicazioni bibliografiche, cfr. G.J. WENHAM,

Numbers, cit., pp. 13-25.

Per un discorso più approfondito a riguardo con numerosi esempi da Numeri, cfr. J. Numbers, cit., pp. XXII-XXXI. 27 Cfr. R. SCHULZ, «The Book ofNumbers», in W.A. VAN-GEMEREN (ed.), New International Dictionary of 0/d Testament Theology and Exegesis, vol. l, Grand Rapids 1997, p. 190; I.HART, «Numbers», in T.D. ALEXANDER- B.S. RoSNER (ed.), New Dictionary o/Biblica/ 26

MILGROM,

Theology, Leicester-Downers Grove 2000, p. 159.

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INTRODUZIONE

D. Crisi di fronte ai nemici e disobbedienza contro Dio (cc. 13-14) C'. Rivolta dei capi (Qoral). e compagni) contro Mosè e Aronne (cc. 16---17) B'. Lamenti sulla mancanza dell'acqua (20,1-13) A'. Mormorazione generale che porta alla morte (21,4-19). Gli altri casi di questa e/o simili articolazioni saranno discussi nel commento. Ovviamente, non bisogna esagerare nel cercare dappertutto una struttura o figura stilistica nota; ciò porterebbe al rischio di forzare il testo. È solo da tener presente che il pensiero teologico di fondo può essere rintracciato anche attraverso gli schemi formali.

Generi letterari e fonti Dalla rassegna del contenuto si può notare la presenza di molteplici generi letterari nell'opera. In effetti, tra i libri del Pentateuco e dell'Antico Testamento, quello dei Numeri si mostra il più ricco a riguardo28 • Esso contiene i seguenti generi: racconto (p. es., 4,1-3), poesia (p. es., 21, 17-18), profezia (p. es., 24,3-9), canto di vittoria (p. es., 21,27-30), preghiera (p. es., 12,13), benedizione (p. es., 6,24-26), satira (p. es., 22,22-35), lettera diplomatica (p. es., 21, 14-19), legge civile (p. es., 27,1-11 ), precetto cultuale (p. es., 15,17-21 ), oracolo (p. es., 15,32-36), elenco amministrativo (dei censimenti: cc. l e 26), documento d'archivio del tempio (7,10-88), nota cronologica di viaggio (p. es., 33, 1-49)29 • Comunque, i due generi letterari dominanti risultano quello narrativo (storico) e quello legislativo. Essi, infatti, si mescolano e si alternano con arte in tutto il libro, non solo nelle piccole sottosezioni, ma anche sorprendentemente sul piano di macrostruttura, come illustrato nel seguente schema: l, 1-1 O, 10 (legislativo); l O, 11-14,45 (narrativo); 15 (legislativo); 16---17 (narrativo); 18-19 (legislativo); 2~25 (narrativo); 26,1-27,11 (legislativo); 27,12-23 (narrativo); 28-30 (legislati-

28 G.J. WE.NHAM, Numbers, cit., p. 26. Si vedano anche le pp. 26-66 per un'analisi approfondita del genere di Nwneri in quanto tale e dei suoi singoli generi letterari. 29 Cfr. J. MILGROM, Numbers, cit., p. xm.

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vo); 31,1-33,49 (narrativo); 33,50-56; 34-36 (legislativo)30 • Va aggiunto che questi due generi letterari, in particolare quello narrativo, hanno sempre un carattere «moraleggiante ed edificante» 31 • Vale a dire, la preoccupazione principale degli autori sacri è formare il popolo più che semplicemente informare. Questo spiega perché la parte narrativa di Numeri non è sempre cronologicamente perfetta32 e non offre un resoconto completo di quanto accaduto per tutti i quarant'anni del cammino33 • A ogni modo, il messaggio generale si mostra sempre chiaro, sebbene i dettagli (spesso storici, ma anche legislativi) rimangano talvolta oscuri, inverificabili e addirittura improbabili. Per quanto riguarda le fonti, occorre sottolineare anzitutto il carattere composito del libro e la ricchezza del materiale usato; ciò si intravede già dalla presenza di vari generi letterari. Del resto, si trova nel libro stesso la menzione esplicita dell'uso del materiale che proviene da un'opera esistente, chiamata «Libro delle guerre di YHWH» (21,14; cfr. commento a quel versetto). L'analisi poi degli aspetti linguistici ha rilevato l'antichità di alcune fonti; ciò si verifica particolarmente per le varie brevi inserzioni poetiche, come la celebre benedizione di Aronne (6,24-26)34, i canti de Il' arca (10,35-36), del pozzo (21,17-18) e di I:Ieshbon (21,27-28). Uno sguardo più attento a Numeri rivela i tre elementi principali del carattere composito del testo. Anzitutto, si osserva non di rado la combinazione o sovrapposizione di vari motivi tratti da tradizioni Cfr. lvi, p. xv. B.G. Boscm, Numeri, cit., p. 9. 32 Cfr. P.J. NAYLOR, «Numbers», Ùl D.A. CARSON et al. (ed.), New Bible Commentary, Leicester-Downers Grave 1994, pp. 159-160. L'autore suggerisce che l'ordine cronologico più logico per Nm l-IO sarebbe il seguente: l) 9,15-23: l'innalzamento della Tenda nel primo giorno del primo mese; 2) 7,1-8,26: l'offerta delle tribù (per dodici giorni); 3) 9,114: la Pasqua (nel giorno quattordicesimo del primo mese); 4) 1,1---{),27: il censimento (nel primo giorno del secondo mese); 5) 10,1-36: la partenza per Canaan (giorno ventesimo del secondo mese). 33 La narrazione di Numeri fornisce relativamente poche informazioni sugli eventi nel periodo da Qadesh Bamea alla valle di Zered (cfr. 13,3.26 e 21,12), che risulta lungo ben trentotto anni (cfr. Dt 2,14). P.J, NAYLOR sottolinea la forte selettività dei fatti da parte dell'autore sacro («Numbers», cit., pp. 160-161). 34 Per un'analisi dettagliata di questo testo antichissimo e importantissimo, cfr. F. Cocco, Il sorriso di Dio. Studio esegetico della "Benedizione di San Francesco" (Nm 6,24-26), Bologna 2009. 30

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diverse, con cambiamenti di linguaggio e/o di tema rintracciabili all'interno dello stesso brano, come attestato nell'episodio delle quaglie (11,4-34), nel racconto della ribellione di Qoral). (c. 16) o nella storia degli esploratori di Canaan (cc. 13-14). Tale combinazione delle fonti porta talvolta a dettagli contrastanti, come nel caso della posizione della Tenda dell'incontro: per alcuni testi sempre collocata al centro, sia nell'accampamento sia durante la marcia (cfr. 2,17; 3,38; 10,21), e per altri fuori dell'accampamento nelle soste e davanti al popolo durante la marcia (cfr. l 0,33; 11 ,2427;12,4-5)35. In secondo luogo, si registrano in alcune sezioni o sottosezioni vari brani che, con differenze nella terminologia e nell'accentuazione teologica, interrompono il movimento generale del testo, recuperabile facilmente in seguito. Si tratta, per esempio, del caso della storia di Bil'am (cc. 22-24) nella sezione sulle vicende di Israele nelle steppe di Moab (cc. 22-36). Di più, all'interno di questo blocco è osservabile anche l'inserimento di un'altra tradizione su Bil'am stesso con la famosa narrazione dell'asina parlante (22,2235a; si veda il commento a questo brano). Il risultato di tale operazione è, come per altre simili inserzioni in Numeri, la presenza di numerose differenze difficilmente spiegabili riguardo a dettagli di un personaggio o di una vicenda. Così, Dio che aveva permesso a Bil'am di andare (22,20), poi si arrabbia perché questi è andato (22,22). Inoltre, l'immagine generalmente positiva di Bil'am nei capitoli 22-24 (con lui Dio parlava addirittura direttamente, come con Mosè), non sembra conciliabile con la nota di 31,8 sulla sua fine tragica da nemico del popolo36 • La terza e ultima prova del carattere composito di Numeri è rappresentata dalla presenza del materiale che riflette o allude al testo degli altri libri da Esodo a Giosuè, e ciò vale per il corpo sia narrativo che legislativo. Questo offre dei punti interessanti che getta35 Cfr. J. Mn.GROM, Numbers, cit., p. XIX; anche pp. 386-387. A proposito della Tenda dell'incontro, gli studiosi di recente comunque avanzano con la tradizione rabbinica (cfr. Shemot Rabba 51,2; Tanhuma Pekudei 5) l'idea che siano esistite due costruzioni nell'accampamento d'Israele: una, principale, sta al centro per il culto; l'altra, fuori per ottenere gli oracoli (J. MILGROM, Numbers, cit., p. 386). 36 Per gli altri casi di inserimento, cfr. J. MILGROM, Numbers, cit., p. XIX-XX.

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no luce sull'interazione tra Numeri e le altre opere dell'Esateuco (Pentateuco con Giosuè) come pure sulla formazione del libro. Così, per esempio, le vicende della manna e delle quaglie in Nm 11,4-9.31-34 vengono narrate già in Es 16,1-15, mentre la nomina degli anziani di Nm 11 riflette Es 18; la ribellione presso l'acqua di Meri ba è comune a N m 20 e Es 17, mentre il diario di viaggio in Nm 33 richiama gli eventi in Esodo (si veda commento a quel capitolo). A proposito dei collegamenti con Levitico, occorre notare che la legislazione in Numeri talvolta presuppone una certa conoscenza del Codice di santità (Lv 17-26). Alcuni precetti poi, come quelli sulla contaminazione (cfr. N m 19), tendono anche a completare le norme già conosciute in Lv 12-15 sull'impurità, mentre i calendari delle feste in Lv 23 e Nm 28-29 si richiamano a vicenda. Infine, si nota il legame tra Nm 21,33-35 e Dt 3,1-2 riguardante la vittoria su Og. Se sul carattere composito di Numeri esiste un consenso ampio tra gli studiosi, si discute ancora su quali concrete fonti o tradizioni stiano alla base delle singole parti nel libro. Per diverso tempo si è applicata la teoria di quattro fonti (J [jahwista], E [elohista], D [deuteronomista] e P [sacerdotale]) per stabilire l'appartenenza di ogni versetto di Numeri37 • Gli studi più recenti tendono a evitare una simile meticolosa operazione, pur disegnando un quadro generale delle tradizioni sottogiacenti allibro. Senza entrare troppo nei dettagli, si può affermare che in Numeri si trovano due tradizioni principali: una sacerdotale e l'altra non sacerdotale, designata come JE (che rappresenta la confluenza di J e E) o semplicemente come «tradizione epica>> 38 • Generalmente, dalla tradizione sacerdotale P dipende gran parte di Numeri: la totalità dei capitoli 1-9; 15; 17-19; 26--31; 33-36; e gran parte dei capitoli 10; 13-14; 16; 20; 25; 32

37

Si vedano, p. es., le analisi nel commento di G.B. GRAY, A Critica/, cit., o di B.G.

Boscm, Numeri, cit. 38 Si torna quindi alla ''vecchia" posizione, accennata già da G.B. Gray (A Criticai, cit., pp. XXX-XXXI) come punto di partenza per la discussione sulla presenza di varie fonti in Numeri. Per una concisa presentazione della crisi attuale della teoria documentaria, cfr. A. BoNORA, «Pentateuco», in P. RossANo- G. RAVASI -A. GJRLANDA (ed.), Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, cit., 1145-1146; anche R. RENDTORFF, «Directions in Pentateuchal Studies», Currents in Research: Biblica/ Studies 5 (1997) 43-66.

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(in cui si trova un influsso parziale ma assai forte). Il materiale non-sacerdotale comprende dunque i capitoli 11-12; 21-24, e in parte 10; 13-14; 16; 20; 25; 3239•

LINEE TEOLOGICHE FONDAMENTALI

Il libro di Numeri offre un ricchissimo quadro teologico40, i cui aspetti più importanti possono essere esposti tramite l'analisi delle quattro espressioni chiave che permeano il libro fin dai primi versetti: «YHwH parlò», «a Mosè», «la comunità», e «nel deserto» (cfr. 1,1-2). [4Q27], 4QLXXNumeri [4Ql2l, in greco]), di cui 4QNumerib è il meglio conservato. A questi si aggiungono i tre manoscritti, trovati nelle vicinanze di Qumran: due a Nal)al I:Iever (5/6lfevNum", Xlfev!SeNumh) e uno a Murabba'at (Mur l). Questi undici documenti nell'insieme contengono frammenti sparsi in tutti i capitoli di Numeri tranne i cc. 6 e 14. Cfr. J. VANDERKAM - P. FLINT, The Meaning ofthe Dead Sea Scrol/s. Their Signifìcance For Understanding the Bible, Judoism, Jesus, and Christianity, New York 2002, pp. l 09-lll. 444. Per i testi di Numeri a Qumran, cfr. E. ULRICH et al., Genesis to Numbers. Qumran Cave 4 VII (Discoveries in the Judaean Desert XII), Oxford 1994; K. BERTHELOT - TH. LEGRAND (ed.), La Bibliothèque de Qumrdn, 2. Torah- Exode- Lévitique- Nombres, Paris 2010. Per un indice biblico di tutti i passi di Numeri, trovati nei manoscritti di Qumran e dintorni, cfr. J. VANDERKAM- P. FuNT, The Meaning, cit., pp. 410-4ll; anche M.G. ABEGG- P. W. Fum -E. ULRICH, The Dead Sea Scrolls Bible, San Francisco 1999, pp. 108-144. Sulla presenza dei passi di Numeri negli scritti settari di Qumran e sulla loro importanza per la spiritualità della setta, cfr. D.M. PIKE, «The Book ofNumbers at Qumran. Texts and Context», in D. W. PARRY- S.D. RlcKs (ed.), Current Research and Technological Developments on the Dead

Sea Scrolls. Conjèrence on the Texts from the Judean Desert, Jerusalem, 30 Apri/ 1995,

Leiden- New York 1996, pp. 166-193; anche J.M. Scorr, «Korah and Qumrarm, in P. W. Fum (ed.), The Bihle at Qumran. Text, Shape, and Interpretation, Grand Rapids 2001, pp. 182-202. 65 Per una descrizione concisa ma esauriente delle versioni antiche di Numeri con bibliografia, cfr. T.R AsHLEY, The Book, cit., pp. 11-15. A riguardo della storia del testo ebraico e delle versioni di Numeri, cfr. R.D. COLE, Numbers, cit., pp. 24-28. 66 Per un discorso più completo, cfr. G.B. GRAY, A Criticai, cit., pp. XXXIX-XLII. 67 Cfr. J. Mu..GROM, Numbers, cit., p. XI.

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Manoscritto Greco 187 I della Biblioteca Comunale di Ferra~ datato al XIV secolo. Manoscritto Acquisti 44 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, datato tra il X e l'XI secolo. Codice Chigi R VI 38 conservato presso la Biblioteca Chigiana di Roma, datato al XII secolo. Manoscritto Greco 15 della Biblioteca Marciana di Venezia, datato al XII secolo. Manoscritto 2491 della Biblioteca nazionale di Atene, datato al XIII-XIV secolo.

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Commenti

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42

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n

,:J-ro:J NEL DESERTO

44

NUMERI 1,1

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1,1 Nel deserto del Sinay ('~'!;) ,~lQ~)- Si tratta dell'indicazione generica della zona attorno al monte Sinay, il luogo dell'alleanza e del dono della Legge (Es 19,1-2), dove, secondo i dati biblici, accadono tutti gli eventi menzionati nel blocco da Es 19, l a Nm 10,10. Geograficamente, il luogo è identificato con la pianura di er-Raha al sud della penisola del Sinay, in cui si trova il massiccio con il Gebel Musa, cioè il monte di Mosè (m. 2292), tradizionalmente riconosciuto come il Sinay biblico.

Nella Tenda dell'incontro- L'espressione "!~i~ '='iJk è usata più di centotrenta volte nella tradizione Sacerdotale per il santuario nel deserto (cfr., p. es., Es 27,21; 28,43; 29,4.10.11; 30,36; 40,22; Nm 2,17; 3,7.8.25.38; 4,3.4.15.25.30; 6,10.13.18). Indica la Tenda >. Ghid'oni ('~ll"Jl)- Significa: «Il distruttore» (cfr. Gedeone [lili"Hl in Gdc 6,13). 1,12 Afri 'ezer (,!~'!}~) - Significa: «Il mio fratello è aiuto» (cfr. ICr 12,3). 1,14 E/yasaf("J9;7tt)- Significa: dl mio Dio ba aggiunto» (cfr. Nm 3,24). De 'uel er quanto riguarda gli Zabuloniti, i loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati, secondo il numero delle persone dall'età di vent'anni in su, gli idonei all'esercito, 31 i loro censiti, cioè della tribù di Zabulon: cinquantasettemilaquattrocento. 32Per quanto riguarda i discendenti di Giuseppe, per gli Efrayimiti: i loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati, secondo il numero delle persone dall'età di vent'anni in su, gli idonei all'esercito, 33i loro censiti, cioè della tribù di Efrayim: quarantamilacinquecento.

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(... ,~

'~.:t~)- La Settanta mette l'indicazione per i figli di Gad dopo il v. 37 (cioè, dopo Beniamino e prima di Dan). L'insolita posizione di Gad dopo Ruben

e Simeone nel testo ebraico è probabilmente collegata con la loro vicinanza nella disposizione dell'accampamento, descritta nel c. 2.

ma è forse più verosimile il contrario, cioè la collocazione delle tribù segue l'ordine della lista. A ogni modo, è chiara la logica della lista e del posizionamento delle tribù nell'accampamento. Sono quattro teme con i capigruppo all'inizio: Ruben-SimeoneGad (sud); Giuda-Issakar-Zabulon (est); Efrayim-Manasse-Beniamino (ovest); DanAsher-Neftali (nord). Le tribù capigruppo sono anche le più numerose della loro tema, eccezione fatta per il capolista Ruben; esse avranno poi il diritto di accamparsi di fronte alla Tenda, mentre le altre saranno come loro satelliti a destra e a sinistra (cfr. c. 2).

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NUMERJI,34

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con il verbo al singolare, come si osserva altrove nel libro (cfr. 3,39; 4,34.46). Anche se questo tipo di discordanza ricorre non di rado nella Bibbia ebraica, si potrebbe

L'interpretazione dei numeri dei censiti, in apparenza esagerati e ripetuti poi al capitolo 2, rimane un grande rebus. Anzitutto, il numero totale di seicentotremilacinquecentocinquanta uomini dai vent'anni in su suppone una popolazione superiore al milione (o anche due), che rappresenterebbe un grande problema per la sopravvivenza nel deserto del Sinay, tanto più per un'organizzazione sociale o militare che si accampa in un ordine fisso (Nm 2) o marcia insieme al suono di (solo) due trombe (Nm l O, 1-1 0). Sono state escogitate varie teorie per spiegare il numero totale dei censiti come il ricorso alla ghematria (il calcolo cioè del numero totale dell'espressione bene-yisrii 'el «figli d'Israele», in cui ogni consonante corrisponde a un valore numerico) o l'interpretazione del termine 'e/ef«mille» non come numero ma come unità dell'esercito. Queste spiegazioni, come quella che

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NUMERI 1,46

34Per

quanto riguarda i Manassiti, i loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati, secondo il numero delle persone dall'età di vent'anni in su, gli idonei all'esercito, 35i loro censiti, cioè della tribù di Manasse: trentaduemiladuecento. 36Per quanto riguarda i Beniaminiti, i loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati, secondo il numero delle persone dall'età di vent'anni in su, gli idonei all'esercito, 37i loro censiti, cioè della tribù di Beniamino: trentacinquemilaquattrocento. 38Per quanto riguarda i Daniti, i loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati, secondo il numero delle persone dall'età di vent'anni in su, gli idonei all'esercito, 39i loro censiti, cioè della tribù di Dan: sessantaduemilasettecento. 40Per quanto riguarda gli Asheriti, i loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati, secondo il numero delle persone dall'età di vent'anni in su, gli idonei all'esercito, 41 i loro censiti, cioè della tribù di Asher: quamntunmilacinquecento. 42Per quanto riguarda i Ne:ftaliti, i loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati, secondo il numero delle persone dall'età di vent'anni in su, gli idonei all'esercito, 43 i loro censiti, cioè della tribù di Ne:ftali: cinquantatremilaquattrocento. 44Questi furono i censiti che Mosè e Aronne computarono con i capi d'Israele, dodici uomini, uno per ogni casato. 45Tutti gli Israeliti censiti- secondo i loro casati, dall'età di vent'anni in su, gli idonei all'esercito in Israele- 46tutti i censiti furono seicentotremilacinquecentocinquanta. comunque ipotizzare qui (e nei passi simili menzionati) l'aggiunta di Aronne e dei capi d'Israele in un momento successivo, per mettere in risalto l'importanza di queste

figure, come si è visto riguardo ad Aronne (cfr. 1,17). •:• 1,1-46 Testi affini: Nm 26,1-51; 2Sam 24,1-25

vi vede la propensione a ingigantire propria delle fonti antiche, non soddisfanno del tutto. La soluzione più ragionevole del problema, come indicato dagli studiosi, sembra la possibile connessione tra il numero dei censiti e l'imposta necessaria per la costruzione del santuario, indicata in Es 38,25-27. Nei due casi si parla degli uomini dai vent'anni in su, sottoposti al censimento, e del numero totale di seicentotremilacinquecentocinquanta che, in Es 38,26, rappresenta coloro che devono versare le tasse di mezzo siclo per il santuario. È comunque difficile stabilire la direzione della dipendenza tra i due brani, cioè, in concreto, se il numero dei censiti in N m l si basi su quello di Esodo o viceversa. A ogni modo, mentre si può trovare qualche spiegazione per la cifra totale, quelle relative alle singole tribù rimangono un mistero. Ci limitiamo a notare, in base alla tabella, il primato di Giuda quanto

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NUMERI 1,47

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=~~\'1# i1Wb-ntt ilJ/,~ ill~ ,w~ ~i 'm~ '-~ ~~P.~~54 1,50Dimoradellatestimonianza(~ ~)

- La «Dimora», al cui servizio sono destinati i leviti, è menzionata qui per la prima volta in Nwneri e con la specificazione «della testimonianza». Si tratta di un'espressione molto solenne per il santuario di Dio in mezzo all'accampamento. È ripetuta due volte nel v. 53, formando una bella inclusione per il discorso di Dio. Ricorre ancora nell'AI' solo in Nm 10,11 e Es 38,21 (sempre in tm contesto solenne), dove n~ «la testimonianza» si riferisce al giuramento all'alleanza, cioè

all'atto di testimoniare per l'alleanza, come si vede nelle espressioni simili: «tavole della testimonianza» (Es 31,18; 32,15; 34,29), «arca della testimonianza» (Es 25,22; 26,33-34; 30,626; 31,7; 39,35; 40,3.520-21; Nm 4,5; 7,89; Gs 4,16), «velo della testimonianza» (Lv 24,3), e «Tenda della testimonianza» (Nm 9,15; 17,22-23; 18,2; 2Cr 24,6). Generalmente, «Dimora (della testimoni8117Jl)» e «Tenda (della testimonianza)» indicano la stessa realtà, cioè il santuario divino (tant'è vero che la Settanta traduce i due termini ebraici con

alla grandezza, e ciò accadde sia nel primo che nel secondo censimento in Nm 26. In questa prospettiva, sono da segnalare anche le tribù di Dan e Zabulon che nei due conteggi hanno conservato la loro posizione, rispettivamente seconda e quarta, mentre la riduzione più drastica è quella di Simeone: dal terzo all'ultimo posto. Ritorneremo su questi numeri nel commento al capitolo 26. L 'esenzione dei /eviti (1,47-54). Questa sezione completa il quadro del censimento. Il v. 47 contiene una frase di transizione, mentre il comando di YHWH di non contare la tribù di Levi (vv. 48-49) risulta un'aggiunta a quanto ordinato a Mosè in precedenza (vv. 2-3). La descrizione generale del servizio dei leviti (vv. 50-53) spiega la ragione della loro esenzione dal censimento: sono designati al servizio esclusivo della Dimora e non a quello militare come gli altri uomini d'Israele. Questi quattro versetti anticipano le esposizioni più dettagliate sui doveri e i diritti dei discendenti di Levi nei capitoli successivi (cfr. 3,1-4,49; 8,5-26; 18,1-32; 26,57-65; 35,1-8). Va quindi sottolineata la posizione esclusiva di Levi tra le tribù nella redazione di Numeri. È da tener presente che qui l'espressione «leviili> va intesa in modo generale come «appartenenti alla tribù

57

NUMERI 1,54

'7Ma tra loro non furono censiti i leviti secondo la 1ribù dei loro antenati. 41YHWH parlò a Mosè: 49«Soltanto la tribù di Levi non la registrerai 4

e non farai il loro censimento in mezzo agli Israeliti. SO'fu assegnerai i leviti alla Dimom della testimonianza, per tutti i suoi utensili e per tutto ciò che le pertiene. Loro tmsporteranno la Dimom e tutti i suoi utensili e la servimnno; intorno alla Dimora si accamperanno. s1Quando parte la Dimora, i leviti la smonteranno e quando si accampa la Dimora, i leviti la rialzeranno: l'estraneo che si avvicina sarà messo a morte. 52Gli Israeliti si accamperanno ognuno nel campo asSegnato e presso la propria bandiem, secondo le loro schiere. 531 leviti si accamperanno intorno alla Dimora della testimonianza; così non ci sarà l'im (divina) sulla comunità degli Ismeliti. I leviti compimnno il servizio per la Dimora della testimonianza». 54Gli Israeliti adempirono quanto YHWH aveva ordinato a Mosè. lo stesso vocabolo ciCTJV!l «tenda»), anche se la prima espressione implica Jalvolta tutto il complesso architettonico del santuario (cfr. l'uso di 1~qìQ «Dimora>> in. p. es., Es 35,15.18; 36,1420.22;Nm3,232526.29.35.3638)eha, inoltn; la sottolineatura teologica più chiara della presenza di YHWH in mezzo al popolo. 1,53 Compiranno il servizio ( ... ~it;l~1 "11?~-n~n- Alla lettera: «custodiranno la custodia». Nel contesto, qui come negli altri passi dove ricorre l'espressione, la «custodia>> dei !eviti implica non solo la sorveglian-

za della Dimora (per prevenire intrusioni e profanazioni) ma anche vari impegni per essa (cfr. Nm 3,28.32.38; 8,26). Corrisponde, in sostanza, al verbo n;~ pie/ («servire») del v. 50, che- usato generalmente nella tradizione Sacerdolale per descrivere il servizio dei sacerdoti nel santuario- in Numeri viene riservato alle azioni dei !eviti per la Dimora (cfr. 3,6.31; 4,9.12.14; 16,9; 18,2). l ,54 A Mosè (l'l~lnl~)- ~Settanta (seguita dalla Vetus Lati~a) ~unge K«l Aapwv («e Aronne»); cfr. nota a l, 17.

di Levi», i cui membri erano anche Mosè e Aronne (cfr. Nm 26,59; Es 2,1-2; 6,16-20). Tra i leviti, si farà più avanti l'ulteriore distinzione del ruolo particolare, quello del sacerdozio, riservato ai figli di Aronne (cfr. Nm 3, 1-4; l 0,8). Stando alle indicazioni dei vv. 50-53, i leviti sono tenuti a trasportare la Dimora e i suoi utensili, a porre le loro tende intorno ad essa, a garantirvi il servizio. D trasporto della Dimora include il dirittt:Kiovere esclusivo di smantellarla per il trasporto e re-innalzarla nel nuovo accampamento. Questa esclusività viene accentuata da due moniti. In primo luogo, durante il trasporto, lo smantellamento e il re-innalzamento della Dimora, «l'estraneo che si avvicina sarà messo a morte» (v. 51). D tennine ziir («estraneo», . ....

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Emblema- Il vocabolo n;K («segno») si riferisce con buona probabilità ali' emblema o segno distintivo di ogni tribù o clan, sebbene tale uso del termine risulti piuttosto raro nell'AT (cfr. Sal 74,4; anche lQpHab 6,4). Si tratta quindi di una pratica di suddivisione militare con le insegne distintive, assai comune nell'antichità, che nel caso d'Israele prevede: l'esercito (tutte le dodici tribù)- l'accampamento (gruppo di tre tribù)- la singola tribù (o clan). Difronte e intorno (:l'~9 ,~~Q) -Alla lettera: «dal di fronte intorno», espressione che implica una certa distanza (cfr. Gen 21,16; Es 19,2; Dt 32,52), perché i leviti occuperanno poi lo spazio di mezzo tra la Tenda e le tribù (cfr. Nm 3,1-4,49). I

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rabbini (cfr. Bemidbar Rabba 2,9) ipotizzano la distanza di duemila cubiti (circa 900 metri), come quella necessaria tra gli lsraeliti e l'arca secondo Gs 3,4, che è quella permessa per il cammino durante lo Shabbat, cosi che quel giorno tutto Israele poteva andare al santuario per il culto. La coppia di avverbi, inoltre, corrisponde esattamente alla disposizione delle tribù rispetto al santuario: come si vede dalla descrizione seguente, le quattro tribù principali (Giuda, Ruben, Efrayim e Dan) si dispongono di fronte alla Tenda, mentre le altre accanto a loro, e quindi, attorno alla Tenda. 2,3 Verso oriente, verso levante (nt;t;~Q l'l'?li?)- Espressione tautologica (doppia specificazione della parte orien-

Il raggruppamento di quattro teme spiega, in retrospettiva, le posizioni delle tribù nell'elenco del censimento. Precisamente: Giuda va con Issakar e Zabulon (vv. 3-9; le posizioni 4, 5, 6 nel censimento); si tratta di tre figli di Giacobbe dalla prima moglie Lea (cfr. Gen 29,16-17.21-23.35; 30,16-20),

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NUMERI2,10

secondo l'emblema del loro casato; si accamperanno di fronte e intorno alla Tenda dell'incontro. 3Quelli che si accamperanno verso oriente, verso levante: la bandiera dell'accampamento di Giuda, (disposto) secondo le loro schiere; il capo dei Giudaiti: Nal}.shon figlio di Amminadab; 4 il suo esercito e i suoi censiti: settantaquattromilaseicento. 5Quelli che si accamperanno accanto a lui: la tribù di Issakar; il capo degli Issakariti: Netanel figlio di Zu'ar; 6il suo esercito e i suoi censiti: cinquantaquattromilaquattrocento; 7la tribù di Zabulon; il capo degli Zabuloniti: Eliab figlio di I:Ielon; 8il suo esercito e i suoi censiti: cinquantasettemilaquattrocento. 9'fotale dei censiti per l'accampamento di Giuda: centoottantaseimilaquattrocento secondo le loro schiere; marceranno in testa. 10La bandiera dell'accampamento di Ruben, (disposto) secondo le sue schiere, sarà verso sud; il capo dei Rubeniti: Elizur figlio di Shedeur;

tale), osservabile in Numeri e nella tradizione Sacerdotale (cfr. Es 27,13; 38,13; Nm 3,38; 34,15; Gs 19,12.13). Cfr. anche nota a 2,10. Loro schiere (C\)it=i!~'?) - «loro» si riferisce a «quelli che si accamperanno». C'è chi lo corregge nel possessivo singolare «sue» riferendolo a Giuda. Per seguire più fedelmente il testo ebraico, preferiamo la fonna al plurale. 2,4 Suo esercito - Si tratta dello stesso vocabolo (M~~). usato prima nell'espressione che abbiamo reso ), probabilmente per la confusione tra., e., da parte del copista. La nostra

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lettura è in conformità con le altre menzioni di questa figura in 1,14; 7,42.47; 10,20 (cfr. nota a 1,14).

promessa (sud-sud-est). Efrayim va con Manasse e Beniamino; i primi due sono figli di Giuseppe (Gen 41,50-52; 46,20), mentre Beniamino è l'ultimo figlio di Giacobbe (Gen 35,16-20) e al contempo fratello di Giuseppe della stessa madre (Rachele; Gen 35,18.24; 42,4); come per il gruppo di Ruben, la ragione di questa tema è la contiguità dei rispettivi territori, al centro della terra promessa. È da notare, inoltre, la precedenza di Efrayim, sebbene egli

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NUMERI2,24

11 il

suo esercito e i suoi censiti: quarantaseimilacinquecento. che si accamperanno accanto a lui: la tribù di Simeone; il capo dei Simeoniti: Shelumiel figlio Zurishadday; 13il suo esercito e i suoi censiti: cinquantanovemilatrecento; 14poi, la tribù di Gad; il capo dei Gaditi: Elyasaffiglio di "De'uel'; 15il suo esercito e i suoi censiti: quarantacinquemilaseicentocinquanta. 16Totale dei censiti per l'accampamento di Ruben: centocinquantunmilaquattrocentocinquanta secondo le loro schiere; marceranno in seconda posizione. 17La Tenda dell'incontro marcerà, con lo schieramento dei leviti, al centro degli schieramenti; come si accamperanno, così marceranno, ognuno sulla sua posizione secondo le proprie bandiere. 18La bandiera dell'accampamento di Efrayim, (disposto) secondo le sue schiere, sarà verso occidente; il capo degli Efrayimiti: Elishama figlio di Ammihud; 19il suo esercito e i suoi censiti: quarantamilacinquecento. 20 Accanto a lui: la tribù di Manasse; il capo dei Manassiti: Gamliel figlio di Pedahzur; 21 il suo esercito e i suoi censiti: trentaduemiladuecento; 22poi, la tribù di Beniamino; il capo dei Beniaminiti: Abidan figlio di Ghid'oni; il suo esercito e i suoi censiti: trentacinquemilaquattrocento. 24Tutti i censiti dell'accampamento di Efrayim: centottomilacento secondo le loro schiere; marceranno in terza posizione. 12 Quelli

2,17 Sulla sua posizione (i,:-".\1) -Alla lettera: «sulla sua mano». L'espressione idiomatica per indicare la posizione («ac-

canto», «presso») si trova anche altrove nell' AT, p. es., in Es 2,5; Nm 13,29; 2Sam 15,2.

originariamente sia il più piccolo di questi tre (Manasse era suo fratello maggiore, Beniamino suo zio): ciò può riflettere il ruolo di questa tribù nella storia di Israele, così da meritare la precedenza davanti a Manasse anche durante la benedizione di Giacobbe (Gen 48,13-20). Nell'ultima tema, Dan guida Asher e Neftali; si tratta del gruppo dei figli delle schiave di Rachele e di Lea, rispettivamente, Dane Neftali da Bilha (Gen 30,1-8) e Asher da Zilpa (Gen

64

NUMERI2,25

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2,31 Secondo le loro schiere-Alla lettera: «secondo le loro bandiere» (cry·~~"'!~). Probabilmente si deve correggere il

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testo originale e leggere CQ ~:p~~, «secondo le loro schiere», come è stato fatto anche nei vv. 9.16.24 e perché

30,12-13): è questa forse la ragione per cui vanno insieme; la precedenza di Dan viene dal fatto che era il maggiore dei tre. In terzo luogo, l'ordine della marcia, che comincia dallo schieramento posto a est, corrisponde perfettamente alla direzione generale del cammino dall'Egitto alla terra promessa: verso oriente. Il santuario si trova sempre al centro, protetto, in avanguardia e in retroguardia, dai due schieramenti più numerosi di Giuda e di Dan, mentre i due più piccoli rimangono all'interno, rispettivamente Ruben davanti, Efrayim dietro. Così, lo schema del movimento d'Israele risulta nella linea seguente (le frecce indicano la direzione del cammino): Dan--~> Efrayim--~> Tenda dell'incontro--~> Ruben- Giuda--~>

6S

NUMERI2,34

25La

bandiera dell'accampamento di Dan, (disposto) secondo le sue schiere, sarà a nord; il capo dei Daniti: AJ;ti•ezer figlio di Ammishadday; 26il suo esercito e i suoi censiti: sessantaduemilasettecento. 27Quelli che si accamperanno accanto a lui: la tribù di Asher; il capo degli Asheriti: Pag'iel figlio di Okran; 28il suo esercito e i suoi censiti: quarantunmilacinquecento; 29poi, la tribù di Neftali; il capo dei Neftaliti: Al;tira figlio di Enan; 30 il suo esercito e i suoi censiti: cinquantatremilaquattrocento. 31 Totale dei censiti dell'accampamento di Dan: centocinquantasettemilaseicento; marceranno per ultimi, ·secondo le loro schiere'». 32Questi sono i censiti degli Israeliti secondo i loro casati: il totale dei censiti degli accampamenti secondo le loro schiere è seicentotrentamilacinquecentocinquanta. 331 leviti non furono censiti tra gli Israeliti, come Y HWH aveva comandato a Mosè. 34Gli Israeliti adempirono quanto YHWH aveva comandato a Mosè: in quel modo si accamparono secondo le loro bandiere e marciarono, ognuno secondo la propria famiglia e il proprio casato.

ogni accampamento ha una sola bandiera, come si vede dal contesto. L'idea di fondo resta comunque la stessa: i gruppi

sono schierati ciascuno sotto la propria bandiera. (• 2,1-34 Testi affini: Nm 10,11-28

La marcia sarà effettuata a partire da N m 1O, 11, esattamente secondo quanto YHwH ha comandato qui. Va aggiunto che l'importanza della parte orientale del tempio viene sottolineata in Ez 47,1, mentre l'idea del luogo santo o santuario (hammiqdiis) di Dio in mezzo al popolo si trova in Ez 48,8 (cfr. Ez 37,26-28); ciò potrebbe suggerire una certa interazione tra le tradizioni presenti in Numeri ed Ezechiele: anche qui, precisamente nel capitolo 48, si tramanda una descrizione delle collocazioni delle tribù di Israele intorno al tempio simile a quella di Nm 2-4. Tale visione della permanenza di Dio tra i suoi fedeli sarà ripresa nel Nuovo Testamento (cfr. Ap 21,3).

NUMERI3,1

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le mani» è idiomatica (nota anche in accadico) e si allude al rito della consacrazione o investitura sacerdotale (cfr., p. es., Gdc 17,5; IRe 13,33; anche Es 29,4-9.19-30; Lv 8, 12). Si tratta dell'azione (da parte di colui che consacra) di riempire le mani dei consacrati con le offerte da presentare a Dio, in segno della trasmissione del potere e dignità sacerdotale (dal consacrante al consacrato) (cfr. Es 29,24; Lv 8,27-29). C'è qui (Nm 3,3) wt'ambiguità testuale riguardante il soggetto, che non è menzionato esplicitamente (la Nuovissima Versione della Bibbia e quella

3,1-4,49 La tribù di Levi Dopo la descrizione del censimento e l'organizzazione delle dodici tribù, il testo si focalizza ora sui leviti, menzionati in precedenza come un gruppo separato e scelto da YHWH per i servizi particolari del culto. La lunga sezione può essere divisa in due parti: la prima (c. 3) parla in modo generale dei figli di Levi con la divisione interna tra sacerdoti e leviti, mentre la seconda (c. 4) fornisce i dettagli sui tre principali clan dei leviti. Con questo trattamento (esenzione dal censimento comune e separazione dal numero delle dodici tribù) e divisione dei discendenti di Levi, come già notava Origene, emerge ben chiaro l'ordine gerarchico d'Israele: i sacerdoti - i leviti - gli Israeliti. Più dettagliatamente, il capitolo 3 si articola in tre parti. Si parla brevemente delle figure dei sacerdoti e dei leviti e dei loro rispettivi compiti assegnati da Dio (3, 1-13). Si passa al censimento dei leviti nel deserto del Sinay (3, 14-39) per tenninare con il riscatto dei primogeniti (3,40-51 ). Nel capitolo 4, invece, l'articolazione è data dalle tre famiglie levitiche: Qehatiti (vv. 1-20), Ghershoniti (vv. 21-28) e Merariti (vv. 2933); si riportano, infine, i numeri dei censiti leviti di queste tre famiglie (vv. 34-49). I sacerdoti e /eviti al monte Sinay (3,1-13). Nella dichiarazione iniziale del v. l «Questi erano i discendenti di Aronne e Mosè», la menzione di Mosè sembra

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NUMERI3,4

3

Questi erano i discendenti di Aronne e Mosè, quando YHWH parlò a Mosè sul monte Sinay. 2Questi sono i nomi dei figli di Aronne: il primogenito Nadab, Abihu, El'azar e Itamar. 3Questi sono i nomi dei figli di Aronne, sacerdoti unti, a cui (Mosè) diede l'investitura sacerdotale. 4Nadab mori conAbihu davanti a YHWH, quando presentarono un fuoco profano a YHWH nel deserto del Sinay; non lasciarono figli. El'azar e Itamar, invece, esercitarono il ministero sacerdotale durante la vita del loro padre Aronne. 1

a cura della CEI [1974] scelgono di usare una costruzione passiva come nella Vulgata). Il contesto sembra indicare Aronne come l'agente. Tuttavia, secondo Es 28,41, è stato Mosè a ungere Aronne e i suoi figli e a «riempire le loro mani» al Sinay, eseguendo l'ordinedi Dio. 3,4 Davanti a YHWH (i1p~ ·~!?")-Cioè, nel santuario. L'espressione manca in un manoscritto del Testo Masoretico, nel Pentateuco samaritano e nella Vulgata, forse per evitare la ripetizione nella parte successiva della frase.

Fuoco profano (i1Jt ~)-AIIalettera: «fuoco stranierm>. Si allude al misterioso episodio, riportato in Lv 10,1-3 e menzionato ancora in Nm 26,61. Si tratta del fuoco dell'incenso, offerto a Dio nel santuario, ma «che non era stato ordinato loro» (Lv 10,1). Anche se la natura precisa del peccato di Nadab e Abiu rimane oggetto di dibattito e ipotesi, emerge chiara dal testo biblico la loro disobbedienza (da qui l'indole «straniera/strana» del fuoco) e quindi la violazione della santità di Dio che comanda e prescrive tutto con la potenza della sua parola (cfr. Lv 10,3).

fuori luogo, perché poi si descrivono solo le famiglie di Aronne. Essa però con ogni probabilità intende sottolineare la vicinanza di queste due figure fondamentali nella storia della salvezza, come si è visto in altri passi della tradizione Sacerdotale (cfr., p. es., Nm 2,1; 3,39). Interessante notare a proposito che tra le settantotto occorrenze dei due nomi insieme, Aronne precede Mosè solo nelle liste genealogiche come qui (cfr. Es 6,20; Nm 26,59; lCr 5,29; 23,13), forse perché è il suo fratello maggiore (cfr. Es 7,7, che precisa la differenza di tre anni). Del resto, ambedue sono della stessa tribù di Levi; quindi, l'esplicitazione «discendenti di Aronne e Mosè» sarebbe una sottile indicazione che ora si parla generalmente dei discendenti «di Levi>>, cioè dei !eviti. È da notare che la notizia sui sacerdoti è ambientata «sul monte Sinay» (v. l) e non «nel deserto del Sinay» come nei passi precedenti (cfr. 1,1) e successivi (v. 14). Si tratta di una visione retrospettiva a quanto era accaduto nel momento e nel luogo dell'alleanza. A questo evento fondale di Israele quale popolo di Dio si collega l'istituzione dei sacerdoti e dei leviti. In questo contesto, la digressione sui sacerdoti figli di Aronne (vv. 1-4) non solo riprende notizie sulla loro vita (v. 4: Nadab eAbihu morirono peccatori senza figli, cfr. Lv 10,1-2 e 16,1-2, mentre El'azar e Itamar continuarono il loro servizio sacer-

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NUMERI3,5

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3,6 E poni/a a disposizione del (I;!"W~FJ1 ·~-~~ ink) - Alla lettera: «E falla stare davanti ah>. 3,9 A lui ('b) -In alcuni manoscritti del Testo Masoretico, nel Pentateuco samaritano e nella

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Settanta c'è il pronome di prima persona sin-

golare, che si riferisce a Dio. I !eviti, cioè, sono «donati» a Dio e non ad Aronne (cfr. 8, 16). Si tratta ovviamente di Wla correzione teologica tardiva, per conformarsi a quanto sottolineato

dotale; sui figli di Aronne, cfr. Es 6,23; 28, l; Nm 26,59-61 ), ma sottolinea anche e soprattutto la linea legittima e continua del sacerdozio di Aronne e dei suoi discendenti. Infatti, con duplice accentuazione sulla loro qualità sacerdotale, i quattro figli sono presentati come > ad Aronne. Dal discorso di Dio si capisce che i Ieviti sono consegnati agli Aronniti da Dio, al quale essi sono riservati per il riscatto dei primogeniti (v. 41; 8, 16-18). In altre parole, i leviti, in quanto «donati» a YHWH (8, l 0-11 ), sono «donati)) ulteriormente al servizio dei sacerdoti, sempre per volere divino. Curiosamente, mentre qui il termine è riferito ai leviti, Esd 2,43-54 fornisce un elenco di «donati>> (Tftinim) tra i rimpatriati dopo l'esilio, ed Esd 8,20 menziona un nuovo gruppo di «donati)) al servizio dei leviti (cfr. Ne l 0,29). Di seguito (v. l O) i sacerdoti sono designati, cioè scelti e stabiliti tali, da Mosè, su mandato di YHWH. Sono tenuti quindi a «vigilare sul proprio servizio sacerdo-

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NUMERI 3,11

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3,12 Al posto di (n!Jtt)- Il Pentateuco samaritano e la Settanta aggiungono «(i !eviti)

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saranno come riscatto di lon))); ciò esplicita l'idea, riscontrabile nel contesto (specie vv.

tale», cioè a difendere sia la propria dignità ed elezione contro ogni usurpazione, sia la loro attività cultuale. In questo modo, la clausola che segue («l'estraneo che si avvicina sarà messo a morte»; cfr. 1,51; 3,1.38; 18,7) può avere una duplice interpretazione: sarà messo a morte chi usurpa (il sacerdozio), oppure chi si avvicina (agli oggetti riservati al servizio sacerdotale). I vv. 11-13 chiudono la sezione dei discorsi di Dio sui )eviti e i sacerdoti al monte Sinay (dal v. 14, infatti, l'ambientazione torna ad essere «nel deserto del Sinay» ). Contiene una dichiarazione molto solenne sull'elezione dei l eviti come riscatto per ogni primogenito d'Israele: si notino l'enfatico «io» all'inizio (v. 12a), la proclamazione della proprietà esclusiva («i )eviti saranno miei», v. 12b) e la formula conclusiva dell'autorità divina («lo sono YHWH», v. 13), molto frequente nel Codice di santità (Lv 17-26). Si tratta del decreto che sarà realizzato più avanti (vv. 40-51) e il cui contenuto verrà ribadito in 8,16-19, dove emerge esplicito il concetto del ruolo espiatorio dei leviti (8, 19). L'idea di fondo è quella dell'appartenenza o della consacrazione di ogni primogenito a Dio, cioè di ogni essere «che apre l'utero», «dall'uomofino al bestiame» {cfr. Es 13,2.11-16; 22,2829; 34,19-20); ed essa si motiva con il fatto cruciale dell'esodo, quando YHWH ha colpito i primogeniti d'Egitto, risparmiando quelli d'Israele e, di conseguenza, riservandoli a se stesso (Es 13, 15; anche Nm 8,17). Questi ultimi, quindi, devono essere riscattati {cfr. vv. 46-47; anche Es 13,13; 34,19-20). I leviti sono scelti da YHWH come sua proprietà esclusiva proprio in sostituzione dei primogeniti israeliti. La pratica del riscatto di ogni primogenito secondo la Legge mosaica trova la sua testimonianza anche al tempo del Nuovo Testamento, nel caso di Gesù stesso, primogenito di Maria (cfr. Le 2,23 ), il quale sarà chiamato, nella riflessione cristiana post-pasquale: «primogenito» tra molti fratelli (cfr. Rm 8,29) e di tutta la creazione (cfr. Coll,15). Il censimento dei !eviti nel deserto del Sinay (3,14-39). Dopo la breve digres-

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NUMERI 3,16

parlò a Mosè: 12«Ecco, io ho preso i leviti tra gli Israeliti, al posto di ogni primogenito, di colui che apre l 'utero, tra gli lsraeliti; i leviti saranno miei, 13perché a me appartiene ogni primogenito da quando percossi ogni primogenito nella terra d'Egitto. Ho consacrato per me ogni primogenito in Israele, sia dell'uomo sia del bestiame; saranno miei: io sono YHWH». 14YHWH parlò a Mosè nel deserto del Sinay: 15 «Censisci i figli di Levi secondo i loro casati, secondo le loro famiglie; ogni maschio dell'età di un mese in su, li censirai». 16Mosè li censì seçondo l'ordine di YHwH, come era stato comandato. 11 YHWH

45-51) e riaffennata nel testo parallelo di 8,19.

3,16 Mosè (il~)- La Settanta aggitmge Ka.l Aa.pwv («e Aronne»); cfr. nota a 1,17.

sione, con il ricordo della vocazione particolare di sacerdoti e !eviti al monte Sinay,

il censimento della tribù di Levi, descritto in modo riassuntivo nei vv. 14-16, completa in modo naturale il conteggio delle dodici tribù in Nm l. La connessione tra i due eventi appare chiara: ambedue avvengono nel «deserto del Sinay>> (3, 14 e 1,1), su comando di YHWH a Mosè e con la stessa formula «(censire) secondo i loro casati, secondo le loro famiglie» (3,15a; cfr. 1,2.18, benché con l'ordine inverso del conteggio: «secondo le loro famiglie, secondo i loro casati»). L'unica differenza riguarda l'età dei maschi censiti: si registrano i «figli di Levi» da «un mese in su» (v. 15b), e non da «venti anni in su» come nel caso delle altre tribù (1,3). Il fatto è comprensibile, perché i !eviti sono censiti non per essere arruolati nell'esercito come gli altri, ma per essere consacrati a YHWH per il servizio cultuale della comunità. L'età del conteggio per i !eviti, quindi, corrisponde a quella in cui si considera certa la vitalità del maschio che diventa così una persona (cfr. Lv 27,6; Nm 18,16; ToseftaShabbat 15[16],7), cioè un membro del gruppo. Tale censimento dei !eviti, come sottolineato infine nel v. 16, fu eseguito da Mosè «Secondo l'ordine di Y HWH» ('alpi yhwh) e «come era stato comandato» (/ca 'aser $UWWd). L'idea che tutto avviene e procede esclusivamente per iniziativa di Dio e secondo la sua visione, viene rafforzata in questa sede proprio dalla ridondanza delle due espressioni sinonimiche, specie da «secondo l'ordine di YHWH», che si trova qui per la prima volta e ricorre ancora spesso in Numeri e negli altri testi d'impronta Sacerdotale (cfr, p. es., Nm 3,39.51; 4,41; 9,18; anche Es 17,1; Lv 24,12; Dt 34,5; Gs 19,50; 22,9; 2Re 24,3). Milgrom (p. 19) nota le sette ricorrenze di 'alpi yhwh in N m 3-4 e suppone l'importanza della loro ripetizione per distinguere il censimento dei !eviti, fatto da Dio stesso (Mosè era uno strumento passivo e si limitava a registrare i risultati), da quello generale, eseguito da Mosè. Si tratta di un'intuizione valida, ma l'interpretazione del testo biblico appare forse un po' troppo spiritualizzata.

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NUMERI3,17

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menzionati anche in altri testi, come, per esempio, Gen 46,II; Es 6,16-19; 1Cr

I vv. 17-39 riportano il risultato del censimento e i compiti dei tre clan levitici (il verbo «censire>> qui implica un conteggio per assegnare un compito). Essi sono presentati prima in modo generale (vv. 17-20), poi nei dettagli (vv. 21-39) secondo lo schema: il clan e le sue famiglie; il numero dei censiti; la posizione nell'accampamento e il capo; i compiti assegnati. I dati del testo biblico si possono osservare nello schema seguente: NORD L EVITI Merariti = Mallli + Mushi (eapo Zuriet) 6.200 (incarico: assi, stanghe, colonne, basamenti (con i loro utensili] della Dimora; cofonne intorno al cortile, basamenti, pioli e corde)

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Qebatiti =Amram + Yizbar+ J1ebron+ Uzdel (capo Eli.zafan) 8.600 (incarico: l'arca, la tavola, la menorà, gli altari e gli utensili del santuario di cui si serviranno, il velo e tutto per il suo utilizzo) LEVITI

SUD

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NUMERIJ,20

risultò per i figli di Levi, secondo i loro nomi: Ghershon, Qehat e Merari. 18Questi sono i nomi dei figli di Ghershon secondo le loro famiglie: Libni e Shim'i; 19i figli di Qehat, secondo le loro famiglie: Amram e Yìzhar, I;lebron e Uzziel; 20i figli di Merari, secondo le loro famiglie: Ma})li e Mushi. Queste 17Così

S,27-6,l5. Gli ultimi due riferimenti accennano anche ai discendenti successivi

che corrispondono a quelli menzionati in Nm 3.

Riguardo ai numeri dei censiti, occorre notare che la somma dei tre clan (settemilacinquecento + ottomilaseicento + seimiladuecento = ventiduemilatrecento; cfr. vv. 22.28.34) non corrisponde al totale, riportato nel v. 39 (ventiduemila). Si ipotizza comunemente l'errore scribale nel numero dei Qehatiti: ottomilaseicento al posto di quello originale ottomilatrecento (cfr. nota a 3,28). A ogni modo, si osserva la disposizione dei tre clan a numero decrescente in senso orario: Qehat (sud, ottomilaseicento o ottomilatrecento)- Ghershon (ovest, settemilacinquecento)- Merari (nord, seimiladuecento). Tra i tre clan, quello di Qehat è il più numeroso e il più importante, anche se la sua menzione qui è dopo quella del primogenito Ghershon (cfr. 4,1-20 che mette Qehat ali 'inizio della descrizione dettagliata dei compiti levitici e che sottolinea esplicitamente la sua preminenza sopra gli altri due). La loro importanza è confermata dalla loro collocazione; «al fianco della Dimora, verso sud» (v. 29). Si tratta, infatti, della posizione alla destra del santuario, se si guarda verso oriente. Non a caso, quindi, viene affidato ai Qehatiti il servizio più onorevole, cioè la cura e la custodia dell'arca, degli altari (sono due: nel cortile, per l'olocausto, cfr. Es 27,1-8, e nella Tenda, per l'incenso, cfr. Es 30,1-10) e degli oggetti, collocati all'interno del santuario come la tavola (dei pani della presentazione), la menorà (il candelabro con sette lampade) e, in particolare, il velo che separa il Santo dei Santi dal Santo (v. 31; per la descrizione dettagliata di questi oggetti, cfr. Es 25,23-40; 26,31-37; 40,3.21 ). Come si vede, sono tutti oggetti cultuali con forte carica simbolica, specie quest'ultimo (il velo), la scissura del quale implica la fine del privilegio levitico (Testamento di Levi 10,3; cfr. Mt 27,51) e del culto mosaico (Eb 9,12; 10,20). La menorà diventerà poi il simbolo del giudaismo post-biblico (rabbinico ). Ai Ghershoniti e ai Merariti sono affidati gli oggetti della costruzione della Tenda e del cortile (una specie di corpo che contiene l'anima che è l'arca e altri oggetti del culto sotto la responsabilità dei Qehatiti). Queste parti, sorvegliate dai due clan in questione, sono descritte dettagliatamente in Es 26, 1-30; 27,9-19, mentre i particolari dei compiti levitici, inclusi quelli del clan di Qehat, saranno esposti nel capitolo successivo. Va solo chiarita la menzione dell'altare

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NUMERI 3,21

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:t.zryjpiJ n1~\PQ "J1?W nii?~ HJ!:m t}Q~-T~ 1r>.'7tt 'Ì~iJ 3,23 Verso occidente (illjl~) - Alla lettera: «verso il mare». Si tratta della direzione verso il mar Mediterraneo per uno che si trova in Palestina e che ha la fronte rivolta a oriente. 3,28 Seicento (nil't~ ~~)-Alcuni manoscritti minuscoli della Settanta (p. es., il manoscritto Greco 5 di Parigi, il manoscritto Greco 187 I di Ferrara, il manoscritto 2491 di Atene) hanno tpLaKoowL

«trecento» che, sommato con i numeri delle altre famiglie levitiche, aiuta a raggiungere l'esatto numero totale dei leviti al v. 39 («ventiduemila» ). Il testo attuale con d~ «sei>) può essere frutto di un errore di un copista, causato dall'omissione della lettera~ nella parola originale ID~~ «tre)). 3,31 La menorà (illjt;liJ1)- Si tratta del famoso candelabro a sette bracci.

nel v. 26. Si tratta dell'altare per l'olocausto che sta nel cortile (cfr. Es 27, l), come si deduce facilmente dal contesto. Alla fine, il v. 38 accentua di nuovo la preminenza di Aronne e dei suoi figli, cioè dei sacerdoti rispetto ai leviti, cosa che era già stata accennata di passaggio nel v. 32 sulla figura di El'azar, figlio di Aronne, quale «capo dei capi levith) e

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NUMERI3,32

sono le famiglie di Levi secondo i loro casati: 21 di Ghershon, la famiglia di Libni e la famiglia di Shim'i; queste sono le famiglie dei Ghershoniti. 221 loro censiti secondo il computo di tutti i maschi da un mese in su: settemilacinquecento. 23Le famiglie dei Ghershoniti si accamperanno dietro la Dimora, verso occidente. 2411 capo del casato per i Ghershoniti: Elyasaf figlio di Lael. 25L'incarico dei figli di Ghershon nella Tenda dell'incontro, (cioè) riguardo alla Dimora e alla Tenda: la sua coperta, la cortina di ingresso alla Tenda dell'incontro, 26i tendoni del cortile, la cortina d'ingresso al cortile che è intorno alla Dimora e all'altare, le corde per il suo utilizzo. 27Di Qehat: la famiglia degli Amramiti, la famiglia degli Yizhariti, la famiglia degli l:lebroniti e la famiglia degli Uzzieliti; esse sono le famiglie dei Qehatiti. 28 Secondo il computo di tutti i primogeniti da un mese in su: ottomilaseicento quelli che si occuperanno di quanto prescritto per il santuario. 29Le famiglie dei figli di Qehat si accamperanno al fianco della Dimora, verso sud. 3011 capo del casato per le famiglie dei Qehatiti: Elizafan, figlio di Uzziel. 31 11loro incarico: l'arca, la tavola, la menorà, gli altari e gli utensili del santuario di cui si servono, il velo e tutto (l'occorrente) per il loro utilizzo. 3211 capo dei capi leviti: El'azar, figlio del sacerdote Aronne; (a lui spetta) la sorveglianza su quelli che si occupano del servizio del santuario. Gli altari

(Mi"lfV~iJ)

- La versione siriaca

ba il termine al singolare. Il Testo Masoretico risulta più conforme alla realtà, perché effettivamente ci sono due altari: uno per l'olocausto, uno per l'incenso (si veda il commento). Il velo (19~iJ) - Si tratta di quella cortina all'interno della Tenda che separa il Santo dei Santi dalla zona del Santo, dato che sono già menzionate le altre due, cioè quelle di

ingresso alla Tenda e al cortile (vv. 25.26). È chiamata anche: «il velo della cortina» (19~iJ M~"'l~, Nm 4,5) o semplicemente «il velo» (M~"l~, Nm 18,7). La traduzione proposta vuole rendere uniforme il nome dell'oggetto. Per il loro utilizzo (iM1!l~) -Alla lettera: «per il suo utilizzo». Si tratta probabilmente di un singolare collettivo, come si vede nel

v.36.

sovrintendente supremo di «quelli che si occupano del servizio del santuario». Gli Aronniti si accampano a est di fronte alla Dimora, proprio nella posizione più importante, e «si occupano di quanto prescritto per il santuario», espressione che designa qui l'esercizio dell'ufficio sacerdotale, e ciò «per incarico degli Israeliti». Interessante notare che non c'è alcun accenno al conteggio dei sacerdoti che

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NUMERI3,33

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3,38 Davanti alla Dimora, verso oriente (il~lP- 1~v;i~lJ ·~.i?~)- La Settanta omette queste parole, forse per evitare una ripetizione con la frase successiva

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(«di fronte alla Tenda dell'incontro, verso levante»). 3,39 Computarono (,P-~)- Il verbo ebraico al singolare indica come il soggetto

rappresentano così, a confronto con i !eviti (esenti dal censimento comune, ma censiti a parte lo stesso), un gruppo ancora più "intoccabile" in virtù della loro più stretta appartenenza a YHWH. Il riscatto dei primogeniti (3,40-51 ). Il brano si articola in due momenti: il conteggio dei primogeniti d'Israele (vv. 40-43) e il processo di riscatto del sovrappiù dei primogeniti israeliti sui !eviti (vv. 44-51 ). È da notare che tutti e due i brani cominciano con dichiarazioni simili che parlano non solo della sostituzione tra uomini (i !eviti per i primogeniti d'Israele), ma anche tra il bestiame (il gregge dei

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NUMERI3,42

33Di

Merari: la famiglia di Mal;ùi e la famiglia di Mushi, queste sono le famiglie di Merari. 341 loro censiti secondo il computo dei maschi da un mese in su: seimiladuecento. 3511 capo del casato per le famiglie di Merari: Zuriel figlio di Abihayil; si accamperanno al fianco della Dimora, verso nord. 36La sorveglianza di cui si occupano i figli di Merari: le assi della Dimora, le sue stanghe, le sue colonne, i suoi basamenti, tutti gli utensili e tutto (l'occorrente) per il loro utilizzo, 37le colonne intorno al cortile e i loro basamenti, i loro pioli e le loro corde. 38Quelli che si accamperanno davanti alla Dimora, verso oriente, di fronte alla Tenda dell'incontro, verso levante: Mosè, Aronne e i suoi figli, che si occupano di quanto prescritto per il santuario, per incarico degli Israeliti. L'estraneo che si avvicina (al santuario) sarà messo a morte. 39'futti i censiti dei leviti che Mosè e Aronne computarono per ordine di YHWH, secondo le loro famiglie, ogni maschio da un mese in su: ventiduemila. 40 YHWH parlò a Mosè: «Censisci tutti i primogeniti maschi tra gli lsraeliti, da un mese in su, e registrane il numero. 41 Riserverai i leviti per me - io sono YHWH - al posto di tutti i primogeniti tra gli Israeliti e il bestiame dei leviti al posto di tutti i primogeniti del bestiame degli Israeliti». 42 Mosè censì, come Y HWH gli aveva comandato, tutti i primogeniti tra gli Israeliti.

originario della frase fosse solo Mosè (cfr. 3,16). Quindi, probabilmente, «e Aronne» rappresenta un'aggiunta; infatti, manca in alcuni manoscritti del Testo

Masoretico, nel Pentateuco samaritano e nella versione siriaca. (Si veda anche la nota a 1,44). •:• 3,14-39 Testi affini: Nm 26,57-62

leviti e quello degli Israeliti, vv. 41.45). In questo modo sviluppano il pensiero al v. 13 sulla sacralità, cioè l'appartenenza a Dio, di «ogni primogenito in Israele, sia dell'uomo sia del bestiame». D'altra parte, l'enunciato «il bestiame dei leviti al posto di tutti i primogeniti del bestiame degli Israeliti» (v. 41) appare problematico, perché questo riscatto del bestiame contraddice la raccomandazione di sacrificare tutti gli animali primogeniti a Dio, riscattandone alcuni, specie quelli impuri (cfr. 18, 15-18; anche Es 13, 11-16; L v 27,26-27). Va forse integrato quindi con la seconda dichiarazione «il bestiame dei. leviti al posto del loro bestiame

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NUMERI3,43

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cioè che a ogni primogenito corrisponda una famiglia o una madre, non sembra facile da accettare, dato che nel contesto narrativo si suppone la strage dei figli maschi israeliti in Egitto, e quindi non si può escludere la presenza di parecchie famiglie senza primogeniti. 3,46 Dei ... primogeniti (ìi:lf~)- Alla lettera: «del primogenito)). Si tratta de li 'uso del singolare collettivo per il plurale; quest'ultimo si trova nel Pentateuco samaritano, nella versione siriaca e nella Settanta. 3,47 Siclo... ghera (Jry ... "i?.~)- Sono le due

(dei primogeniti israeliti))) (v. 45). Il senso generale, a ogni modo, risulta chiaro; qui non si vuole trattare del tema del sacrificio degli animali primogeniti o meno, ma si accentua la dignità dei !eviti: nelle loro persone e anche nel loro gregge si vedono le primizie che Israele è tenuto a offrire a Dio. Dal numero (ventiduemiladuecentosettantatré) dei primogeniti censiti d'Israele (cfr. v. 43) si crea la situazione per cui si trova l'eccesso dei primogeniti israeliti sui leviti presenti (duecentosettantatré); quindi si stabiliscono la regola e il prezzo del riscatto del primogenito mediante denaro. Si tratta di un principio che diventa in 18,16 una norma comune (cfr. Lv 27,6) e che rappresenta il messaggio centrale del brano. Riassumendo, con la descrizione in1roduttiva all'organizzazione dei leviti all'interno della comunità d'Israele il capitolo 3 sottolinea, da una parte, la loro vocazione

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NUMERI 3,51

Tutti i primogeniti maschi, secondo il loro numero da un mese in su, secondo i loro censiti furono ventiduemiladuecentosettantatré. 44YHWH parlò a Mosè: 45 «Prendi i leviti al posto di tutti i primogeniti tra gli Israeliti e il bestiame dei leviti al posto del loro bestiame; i leviti saranno miei, io sono YHWH. 46ln riscatto dei duecentosettantatré primogeniti degli Israeliti in sovrappiù sui leviti, 47raccoglierai cinque sicli a testa; li raccoglierai secondo il siclo del santuario, cioè un siclo di venti ghera. 4SOarai il denaro ad Aronne e ai suoi figli in riscatto del sovrappiù tra i primogeniti». 49Mosè raccolse il (denaro del) riscatto dal sovrappiù rispetto ai riscattati dei leviti; 50raccolse cioè il denaro dai primogeniti degli Israeliti: milletrecentosessantacinque sicli del santuario. 51 Mosè diede il denaro dei riscattati ad Aronne e ai suoi figli secondo l'ordine di YHWH, come YHWH aveva comandato a Mosè.

43

lDlÌtà monetarie che provengono dai rispetti-

vi omonimi pesi. Un siclo pesa circa 11,424 grarnmi; quindL un ghera, cioè un ventesimo di siclo, pesa circa 0,541 grammi. L'espressione «siclo del santuario» è tipica della tradizione Sacerdotale (cfr. Es 30, 13.24; 38,24.25.26; Lv 5,15; 27,3.25; Nm 3,50; 18,16) e va più volte con la specificazione del suo valore di venti ghera (cfr. Es 30,13; Lv 27,25; Nm 18,16). Potrebbe indicare un particolare «sicio sacro» diverso da quello ordinario, oppure, più probabilmente, implica il siclo cornu-

ne, ma usato nel santuario per scopo sacro. 3,49 Riscatto (Ci'"'l~iJ)- Il Pentateuco sarnaritano ha C',-,!il («riscattati») qui e al v. 51, dove il qeré del vocabolo propone lo stesso. Normalmente, il termine per «riscatto» (o «prezzo del riscattm>) in ebraico è li'"!~ (Sal 49,9; cfr. Es 21,30) con 1finale anziché C come qui. La lettura di c•,-,~ da Ci'"!~ si può spiegare con lo scambio di posizione tra le consonanti • (y) e, (w) nella parola. 3,50 Dai primogeniti (i'b~ n~~) -In ebraico, singolare collettivo; cfr. nota a 3,46.

di servire Dio al posto e per incarico degli Israeliti; dall'altra, la sacralità del culto divino. Dio appare nella sua santità trascendente che diffonde su tutte le persone e le cose che lo circondano. Non è casuale qui la ripetizione della formula frequente nel Codice di santità . I leviti sono la proprietà esclusiva di Dio, perché egli richiede uno stato particolare a chi si impegna in modo diretto nel suo servizio ed esige, per chi sta alla sua presenza, un mandato speciale. Ecco la ragione del monito ripetuto per l'estraneo, vale a dire la persona non autorizzata, di non avvicinarsi al santuario sotto pena di morte. In una parola, il servizio esclusivo dei leviti parte dalla santità suprema di Dio e raffigura, per Israele nel deserto, un segno educativo della vicinanza-trascendenza di un Dio che cammina sì con il suo popolo, ma è da venerare e servire con il timore reverenziale dei figli, tramite l'obbedienza alla sua parola.

NUMERI4,1

80

:ii?N? 110~-r,tn i1Wb-Z,tt i1lil7 i~T.1 1 4 ~~ c'f?t.p 1~1;)3 :cç:t~ n''i? cuh~t.p1;)7 ' 1.7 ~~~ 'i[iT;It;) n~i? "o~~ i1?.N7'? ni~P,? ~~ Nf.-~ i1~W C'Wt;)tTT~ i.y'! i17':'Ql N;~s :C'V!i?,iJ u>·m iyiO Z,O~~ nr,J~'~~ rr;I!lP, nNt :i~O r~*-~~~1 ;gt?iJ n~1!} n~ ~Tiii11 i1~Q~;;J ~t?~~ Ì'~:t~ tm~ '?..~ iz;*'-ntt NW~2

4,1 E ad Aronne (1~;:)~-L,tt1) - Alcuni manoscritti del Testo Masoretico omettono la menzione di Aronne (cfr. anche Targum Pseudo-Gionatan), cosa che corrisponde meglio al fatto che questo nome è assente nel comando di contare i Ghershoniti (v. 21) e i Merariti (v. 29). Nondimeno, si può supporre logicamente che Aronne è menzionato qui perché, come attestato esplicitamente nel v. 19, le cose santissime saranno assegnate alla cura dei Qehatiti sotto la vigilanza sua e dei suoi figli (cfr. Bemidbar Rabba 6,5). 4,2 Fa' il censimento (lZiM~-n~ MUI~)- Alla lettera: «alza il totale>>; cfr. nota a 1,2. 4,3 Trent'anni (:1~~ c·~~)- Questo numero si ripete nei vv. 23.30.35.39.43.47 ed è in contrasto con 8,24, che ha ~~ 0',f!1~1 lZiO.r;t («venticinque») come età iniziale del servi-

zio per i !eviti; non concorda neppure con l Cr 23,24.27 che ha C'!f!l~ «venti» (cfr. 2Cr 31, 17; Esd 3,8). Probabilmente per questa ragione, qui e coerentemente in tutto il capitolo, la Settanta corregge con etKooL Kal 11ÉvtE Étwv («venticinque anni», codice Vaticano [B]) oppure con elKooaetoiìc; («vent'anni», codice Alessandrino [A]). Tutti coloro che possono essere schierati (M~~~ l't~-L,f) -Alla lettera: «chiunque va ali' esercito». La forma ebraica più corretta è tq.:r-L,,f (con l'articolo, cosi il Pentateuco samaritano qui) come nei vv. 23.30. L'espressione si riferisce al servizio non militare (come viene chiarito dal seguito «per compiere il lavoro nella Tenda dell'incontro») ed è alquanto diversa da quella simile in l ,3 (l't~~ M~-L,f) per indicare «quanti sono ido-

Compiti assegnati ai Qehatiti (4, l-20). Continua il discorso sull'organimlzione dei !eviti. filo conduttore ora è la menzione (dell'ordine) del censimento dei !eviti, idonei al serviziD liturgico (cfr. vv. 1-3.21-23.29-30.34-49). Va rilevato subito che i Qehatiti compaiono al primo posto (anche se Ghershon è il primogenito), forse perché di questo clan faceva parte Amram, padre di Mosè e Aronne, ma più probabilmente perché sono più numerosi secondo i dati del primo censimento. L'ordine dell'esposizione (Qehat - Ghershon - Merari) riflette effettivamente i numeri censiti dei clan. A ogni modo, la descrizione estesa e dettagliata dei compiti affidati ai Qehatiti indica la loro importanza e il primato tra i tre clan, cosa che emergerà ancora più chiaramente lungo il testo. La pericope è divisa in due parti: l'accenno generale del censimento dei Qehatiti (vv. 1-4) e le istruzioni dettagliate per il loro servizio (vv. 5-20). Si comincia dall'ordine di YHWH a Mosè di «fare il censimento» dei Qehatiti. Qui l'espressione, come si è chiarito in precedenza, implica il contare per assegnare compiti precisi. Si tratta quindi di un nuovo censimento dei leviti, non per registrare il totale dei membri attivi (dall'età di un mese in su), ma per affidare l'incarico del trasporto

n

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4

NUMER14,5

1YHWH parlò a Mosè e ad Arorme: 2«Fa' il censimento dei

Qehatiti tra i Leviti, secondo le loro famiglie, secondo i loro casati, 3dall'età di trent'anni fino a cinquant'anni, tutti coloro che possono essere schierati per compiere il lavoro nella Tenda dell'incontro. 4Questo è il servizio dei Qehatiti nella Tenda dell'incontro: le cose più sante. 5Allevar dell'accampamento, Aronne e i suoi figli verranno a nei per l'esercitO>). Si nota però il termine chiave comune ~~~ «schieriD) o «esercito)) che viene poi impiegato sistematicamente nei vv. 23.30.35.39.43 come pure in 8,24.25 per designare il servizio alla Tenda (cfr. anche Es 38,8; ISam 2,22). Si intravede quindi, qui e generalmente in Numeri, un sottile parallelo tra il servizio liturgico dei !eviti e quello militare degli altri, sempre per volere di Dio e secondo le sue indicazioni. 4,4 Le cose più san/e (C'~ì'J ~p)- Alla lettera: «santo dei santi)). Si riferisce probabilmente in modo generico agli oggetti sotto la cura dei Qehatiti o il carattere speciale del loro servizio. Potrebbe anche indicare, come glossa esplicativa del precedente «Tenda dell'incontro)), il Santo dei Santi, cioè il santuario per eccellenza da trasportare (cfr.

vv. 15.20). Anche se in alcune ricorrenze l'espressione in questione implica effettivamente la zona più sacra, cioè il Santo dei Santi, come in 4,19 (cfr. IRe 8,6; Ez 41,4; Es 26,33-34), qui la prima lettura combacia meglio con il contesto che spesso sottolinea la sacralità degli oggetti affidati ai Qehatiti: sono tenuti a trattarli con particolare reverenza e timore (vv. 5-15.18-20). Inoltre, la natura santissima degli oggetti cultuali del santuario è sottolineata anche in Es 30, l 0.29. .4,5 Ve"anno 09~)- Il verbo è al singolare e non concorda con il soggetto al plurale («Aronne e i suoi figli))). Si tratta comunque di un fenomeno frequente nella Bibbia ebraica, specie quando il soggetto viene dopo il verbo come nel nostro caso e in 4,34.46; 12,1.

e del lavoro nella Tenda, quindi con un criterio di conteggio diverso: «dall'età di trent'anni fino a cinquant'anni)) (v. 3). Interessante notare già dai primi versetti la sottolineatura della diversità e nobiltà del servizio dei Qehatiti nei confronti degli altri due clan. Infatti, essi sono censiti per «compiere il lavoro nella Tenda)) (v. 3). Il sostantivo qui (11fl'iilui) implica un lavoro specializzato e abile, a differenza del lavoro semplice e fisico ( 'iibOda) affidato agli altri (vv. 23.30). Inoltre, nonostante l'uso del tennine. 'iibOdd nel v. 4 per il servizio dei Qehatiti, esso viene qualificato come il servizio delle «cose più sante)), proprio perché in contatto con tali oggetti del santuario. Stando alla descrizione dei vv. 5-15, il servizio affidato ai Qehatiti consiste nel trasportare, allevar dell'accampamento, i sei santissimi «fagotti», preparati con cura dai sacerdoti (Aronne e i suoi figli) secondo l'ordine seguito al momento dell'erezione della Dimora (cfr. Es 40,17-33) e con un preciso trattamento, nel quale il materiale e i colori specifici segnalano una gerarchia di sacralità secondo lo schema seguente: l) l'arca, coperta in successione dal velo, dalla «pelle preziosa)) e da >, «bruciare» (Sal 52,7; Pr 25,22), designa un portacenere (cfr.

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4,15 Le cose sante (d"!.f'iJ) -Alla lettera: «il santo». Il vocabolo, ripetuto qui tre volte e poi nei vv. 16.20, di per sé può indicare sia lo spazio sacro (il santuario, come lo intende la versione CEI) sia i suoi arredi e le sue suppellettili (cfr. 8, 19). Quest'ultima interpretazione, però, sembra da preferire in base al contesto del c. 4 (cfr. anche 3,32; 7,9). Si riferisce quindi in modo collettivo agli arredi sacri del santuario (che i Qehatiti

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dovevano trasportare). Il senso risulta ancora più chiaro in forza del suo legame con il v. 4 che ha già collegato il servizio dei Qehatiti con le «cose più sante» (C'!\i"WiJ d")p ). Le ricorrenze del termine d"!f'iJ in questo capitolo potrebbero essere considerate come un riferimento al santuario, solo se inteso come insieme degli oggetti sacri collocati in esso, e non nel senso di una costruzione da non guardare (v. 20: ciò sarebbe un

La descrizione del servizio dei Qehatiti si conclude con un riassunto al v. 15, che mette in rilievo anche il divieto di toccare le cose sante per non morire. Tecnicamente, la prescrizione precisa il modo in cui si devono trasportare gli oggetti sacri: con l'aiuto delle strutture esterne come stanghe o telai. Spiritualmente, essa accentua di nuovo l'idea della santità trascendente, irraggiungibile, intoccabile di YHWH, e sembra collegarsi con il caso emblematico di Uzza, che mori per aver osato trattenere l'arca che vacillava (2Sam 6,6-7). Il pensiero del v. 15 viene sviluppato nella raccomandazione conclusiva (vv. 17-20) sui Qehatiti, che sembra una riflessione aggiunta in un secondo momento: in essa viene loro vietato addirittura di guardare le cose sante. Vi si inserisce, inoltre, il comando curioso, con un tono assai solenne, di non eliminare «tra i leviti la tribù delle famiglie qehatite» (v. 17). Si riecheggia forse una preoccupazione di difendere queste famiglie (e i loro privilegi cultuali) dalla "persecuzione" a causa dei peccati di alcuni loro membri come Qoral,l (cfr. Nm 16,1-17,28). L'accenno all'incarico del sacerdote El'azar nel v. 16, in mezzo al discorso sui leviti, sembra una digressione. Risulta però del tutto giustificato se visto nella

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NUMERI 4,19

Dopo che Aronne e i suoi figli avranno finito di coprire le cose sante e tutti i loro utensili al (momento di) levare l'accampamento, verranno i Qehatiti per il trasporto; non toccheranno le cose sante, altrimenti moriranno; questo è il compito dei Qehatiti nella Tenda dell'incontro. 16La sorveglianza di El'azar figlio del sacerdote Aronne (è su): l'olio per l'illuminazione, l'incenso aromatico, l'oblazione vegetale regolare e l'olio dell'unzione, oltre alla sorveglianza su tutta la Dimora e su tutto quello che è in essa, sulle cose sante e su tutti i loro utensili». 17YHWH parlò a Mosè e ad Aronne: 18«Non eliminate tra i leviti la tribù delle famiglie qehatite. 19Questo farete loro, affinché vivano e non muoiano, quando si avvicinano al Santo dei Santi: Aronne e i suoi figli vengano e assegnino a ognuno di loro il proprio servizio e il proprio compito. 15

assurdo, perché il santuario è visto comunque da lontano e i Qehatiti sono tenuti a entrarvi a motivo del loro servizio, addirittura ad «avvicinarsi» al Santo dei Santi, cfr. v. 19). 4,16 L 'ablazione vegetale regolare (ntqQ '"'!•Ql;lij)- L'espressione è rara nell'AT. Ricorre ancora solo in Ne 10,34. Anche se il termine ;·n;ql? nel suo senso fondamentale denota semplicemente un dono o tributo (cfr.

2Sam 8,2; IRe 5,1; 10,25; 2Re 17,4), quindi qualsiasi tipo di sacrificio (cfr. Gen 4,3-5), esso viene adoperato dalla tradizione Sacerdotale per indicare l' oblazione vegetale (cfr. Lv 2,7.14). Qui il vocabolo ricorre per la prima volta in Numeri (cfr. Nm 5,15.18.25) e si riferisce a quell'oblazione che il gran sacerdote è tenuto a effettuare, bruciandone una parte nel fuoco perenne sull'altare (cfr. Lv 6,5-15).

prospettiva delle istruzioni per il trasporto. Oltre alla sorveglianza generale su tutta la Dimora (implicita in quella sul servizio dei Qehatiti, mentre ltamar è il supervisore dei Ghershoniti e dei Merariti; cfr. vv. 28 e 33), quattro sono le cose santissime sotto la cura diretta di El'azar durante il trasporto: l'olio per la menorà (cfr. Es 27,20-21; 35,14; i leviti portano solo i vasi); l'incenso aromatico, usato per l'offerta sull'altare d'oro (cfr. Es 30,7.34-38; 31,11); l'oblazione vegetale regolare, da offiire ogni giorno (cfr. Lv 6,5-9); l'olio dell'unzione (cfr. Es 25,6; anche 31,11) per consacrare gli oggetti sacri o le persone (cfr. Es 30,22-33; cfr. Nm 3,3). Si tratta di quelli che potremmo definire strumenti del lavoro esclusivi del gran sacerdote (cfr. Es 30,33.38: chi produce un olio o incenso simile, sarà eliminato dal popolo di Dio). Il loro incarico speciale sembra riflettere i privilegi riservati ai sacerdoti zadokiti (discendenti del sacerdote Zadok che, secondo la testimonianza post-esilica di ICr 5,30.34; 24,3-6; proveniva dal clan di El'azar; cfr. 2Sam 15,24-29; IRe 2,35) e successivamente, nel post-esilio, riservati ai sacerdoti loro discendenti che ufficiavano nel Tempio di Gerusalemme (cfr., p. es., l Cr 16,39-40; 24,3-6; Ez 40,46; 44, 15-16).

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NUMERI4,20

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5,18 L 'acqua àmara che porta maledizione (C'iiMOi! C'iCi! •o) -Alla lettera: «l'acqua amara che maledice» (con efficace allitterazione). Si tratta di un'espressione tecnica che ritorna identica nei vv. I 9 e 24, e nella forma abbreviata «acqua amara>> (C'il? t! ·~) nel v. 23 (qui la Settanta e la Vulgata mantengono la forma completa come nei vv. 19.24). La Settanta ha 1:Ò U.Swp 1:oiì €ÀE'y~J.Ciì 1:oiì l:nuca.'t:apwf.L~vou

(«acqua del rimprovero che maledice»). Pur seguendo fedelmente il Testo Masore-

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tico per l'espressione in questione nei vv. 18.19.23, il Pentateuco samaritano nel v. 24 ha una variante leggermente diversa: C'iiltOi! •o c•io':l («l'acqua che maledice per I' amarezza»); ciò si riflette nella versione siriaca che legge semplicemente «l'acqua che maledice» (C'iiltOi! •o). Tutte le varianti comunque esprimono la stessa idea: I' acqua porta maledizione alla persona su cui sarà versata. 5,19 Nei confronti di tuo marito (lW"t:t MtTIJ) - Alla lettera: «sotto tuo marito»; I' espres-

to solo da Israele (anche se nel Vicino Oriente antico ci furono ordalie per situazioni

simili). Messa a parte la questione del trattamento alquanto inumano nei confronti della donna sospettata, con i vari dettagli stravaganti per un lettore moderno (cfr. note ai singoli versetti), si coglie con chiarezza la preoccupazione per la santità del popolo nell'accampamento come nei due brani precedenti. Malgrado l'apparenza, il

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NUMERI 5,24

11 sacerdote farà stare la donna davanti a YHWH, le scoprirà il capo e metterà in mano a lei l' oblazione del ricordo, cioè l'oblazione di gelosia; invece in mano al sacerdote ci sarà l'acqua amara che porta maledizione. 19Il sacerdote la farà giurare e dirà alla donna: 'Se un uomo non giaceva con te e se non hai trasgredito, rendendoti impura nei confronti di tuo marito, sii esente dalla maledizione portata da quest'acqua amara che porta maledizione; 20(sii maledetta) tu, invece, se hai trasgredito nei confronti di tuo marito, se ti sei resa impura e un uomo, all'infuori di tuo marito, ha (condiviso) con te il suo giaciglio'. 21 Il sacerdote farà pronunciare alla donna il giuramento della maledizione. Dirà il sacerdote alla donna: 'YHWH farà di te oggetto di maledizione e d'imprecazione tra il tuo popolo, quando YHWH farà avvizzire il tuo fianco e gonfiare il tuo grembo; 22quest'acqua che porta maledizione entrerà nelle tue viscere per far gonfiare il grembo e avvizzire il fianco'. La donna dirà: 'Amen, Amen'. 23 Il sacerdote poi scriverà queste maledizioni in un documento e (lo) scioglierà nell'acqua amara. 24 Farà bere alla donna l'acqua amara che porta maledizione: entrerà in lei l'acqua che porta_ maledizione per (generare) amarezza. 18

sione ebraica implica la situazione della donna sottoposta all'autorità del marito (cfr. Ez 23,5). 5,20 Sii maledetta- L'aggiunta nella traduzione di quest'espressione esplicita la continuità di pensiero con il versetto precedente. Si tratta qui di un esempio di aposiopesi (figura retorica di reticenza): la frase rimane incompleta ed è compresa solo nel suo contesto. 5,21 Farà avvizzire ... ( ... il~~l~tp;·n~m­ Sono i segni della sterilità (cfr. v. 28), con-

siderata una maledizione per ogni donna in Israele (cfr. v. 27). 5,23 In un documento (,~~;) - Alla lettera: «nel rotolo». Il termine ebraico indica in modo ampio il supporto su cui si scrive. Qui, l'articolo determinativo per il sostantivo non indica qualche oggetto concreto, ma solo l'uso specifico dello stesso, come accade di frequente nella Bibbia ebraica (si veda Nm 21,9 con o~;:r-1:!~ che significa «su un'asta>> anziché «sull'asta>>; anche Es 17,14; 1Sam 10,25; Ger 32,10; Gb 19,23).

rito dimostra anche una certa sensibilità per la giustizia. Non si condanna cioè frettolosamente la sospettata ma- nell'impossibilità di trovare testimoni- si fa ricorso al giuramento (come in Es 22,9-10) di cui si cerca qualche conferma dall'alto (la pratica è unica nella legislatura anticotestamentaria). Emerge qui di nuovo il ruolo fondamentale del sacerdote, il quale, secondo l'ordine di YHWH, «compirà per lei (la

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5,25 Agiterà ( 1')'~01)- È un termine tecnico del culto, la cui radice (I!J1l) significa pri~

mariamente «scuotere)). Esso viene usato nella tradizione Sacerdotale per indicare la presentazione dell'oblazione (vegetale) a Dio, agitandola, cioè elevandola secondo il rito stabilito (cfr. Es 29,24.26; Nm 8,11). Da qui il sostantivo i1~mt;~ che indica l'offerta, presentata con questo rito particolare (la versione CEI 1974 traduce: «offerta

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agitata»; il sostantivo si legge quattordici volte in Levitico; otto in Numeri; sei in Esodo; cfr., p. es., Lv 7,30; 8,27.29; Nm 8,ll.l3.15.21; Es 29,24.26.27 [durante l'investitura sacerdotale]). Il vocabolo si mostra più specifico di i1f?1,t;l (dalla ra~ dice 01, «alzare>>) che denota l'offerta, effettuata con un semplice innalzamento, oppure genericamente una donazione (venti volte in Ezechiele; diciotto in Numeri; di~

donna sospettata) tutta questa legge» (v. 30) che potrà comunque salvarla dai sospetti ingiusti (v. 28). In caso contrario (se la donna è colpevole), sarà proprio Dio a dare il segno per salvaguardare la santità dell'accampamento, rendendola sterile e quindi maledetta da tutti. Che questo implichi la condanna a morte tramite la lapidazione, in confonnità alle leggi sull'adulterio in Dt 22,22-24 (cfr. Ez 16,40; anche Gv 8,5), o il rogo (cfr. Gen 38,24) si può solo intuire dal testo, che stabilisce che la donna trovata colpevole «porterà (il peso del)la sua colpa», vale a dire, subirà le conseguenze della colpa. Va aggiunto a margine che l'ordalia era forse usata in Israele fino al tempo

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11 sacerdote poi prenderà l' oblazione di gelosia dalla mano della donna, agiterà l'oblazione davanti a YHWH e la avvicinerà all'altare. 2611 sacerdote prenderà una manciata dell'oblazione come memoriale e la brucerà sull'altare; poi, farà bere l'acqua alla donna. 27Quando le avrà fatto bere l'acqua che porta maledizione, se si era resa impura e aveva tradito suo marito, l'acqua che porta maledizione entrerà in lei per (generare) amarezza: gonfierà il suo grembo e avvizzirà il suo fianco; (allora) la donna sarà oggetto di maledizione tra la sua gente. 28lnvece, se la donna non si era resa impura, quindi è pura, sarà libera e potrà concepire prole. 29Questa è la legge della gelosia quando la donna ha trasgredito nei confronti di suo marito e si è resa impura 30oppure per uomo assalito dallo spirito di gelosia, che diviene geloso di sua moglie; quando costui condurrà sua moglie a stare davanti a YHWH, il sacerdote compirà per lei tutta questa legge. 31 L'uomo sarà libero da colpa, mentre quella donna porterà (il peso del)la sua colpa"».

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ciassette in Esodo; sei in Levitico; cfr., p. es., Ez 20,40; 44,30; 45,1.6.7.13.16; Nm 5,9; 15,19.20.21; 31,52; Es 25,2.3; 29,2728; Lv 7,14.32.34). Insieme i due termini si trovano, p. es., in Es 29,27; Lv 7,34; 10,14-15; Nm 6,20; 18,11. Gli studiosi discutono se la direzione del movimento nell'azione rituale dell'agitazione sia stata orizzontale (un'oscillazione come il vagliare o setacciare) o verticale (un'elevazione,

cioè l'offerta portata verso l'alto [a onda]); quest'ultima è testimoniata anche a Ugarit e in Egitto. A ogni modo, abbiamo di certo due modi o riti distinti di offerta: una (il~~lt;l) è caratterizzata dall'agitazione o elevazione(aonda)etradottainquestasede con ; l'altra (illf~,N è caratterizzata dall'innalzamento e tradotta con «innalzare/innalzamento». S,28 Prole (lr1t) -Alla lettera: «seme».

di Gesù, perché vi si accenna nella tradizione rabbinica (cfr. Mishnà, Sota 1,1-9) che riporta poi la raccomandazione di Gionatan b. Zaccai (I sec. d.C.) di abolire la pratica (Mishnà, Sota 9,8), come pure nel Protovangelo di Giacomo (15-16) che allude ad essa nell'accertare l'innocenza di Giuseppe e Maria. Il brano si conclude (vv. 29-31) con una formula caratteristica della legislazione Sacerdotale («questa è la legge di/per... )); cfr. Lv 6,2.7.18; 7,1.11; 11,46; 12,7; 13,59; 14,32.57; 15,32; Nm 6,13.21), che si trova però di solito all'inizio della descrizione della legge e non alla fine come qui.

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> o «separazione>> per Y HWH sta a indicare la consacrazione del nazireo. Per consacrarsi (,'tiJ~)- Alla lettera: «per separarsi>>. 6,3 Si asterrà (,'t~) - Alla lettera: «si separerà».

6,4 Dagli acini alla buccia (lr~1 C'W:~) - I due sostantivi ebraici ricorrono solo qui nell' AT. Ciò rende difficile afferrare il loro significato esatto (la versione CEI ha: «dai chicchi acerbi alle vinacce» ). Tuttavia, è chiara l'idea generale: il divieto ai nazirei (consacrati) di mangiare il fìutto della vile è totale.

un 'istituzione religiosa laicale, voluta da Dio stesso accanto a quelle dei sacerdoti e dei leviti, e approvata dall'autorità religiosa nella persona del sacerdote. Esso era poi praticato anche nei periodi più recenti del giudaismo (cfr. lMac 3,49-51) fino al tempo neotestamentario (Le 1,15: Giovanni Battista; At 18,18; 21,23-24: Paolo e alcuni suoi compagni; cfr. anche Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche 19,6,1 § 294; Talmud Babilonese Nazir: l'intero trattato è dedicato al voto di nazireato). Con ogni probabilità è con l'immagine di «nazireo» in mente, cioè un laico consacrato totalmente a Dio, che l'evangelista Matteo, con il gioco di parole nazireo/nazoreo (naziiraios = abitante di Nazaret), collega lo status di consacrazione particolare di Gesù (a Dio) con la sua provenienza da Nazaret e vi vede il segno del compimento della «parola dei profeti»: «(Gesù) sarà chiamato Nazoreo» (Mt 2,23). Si può, infine, vedere nel nazireato il prototipo di varie forme della vita consacrata non-clericale (non necessariamente monastica o cenobitica) nella Chiesa, nel passato come nel presente. Secondo i vv. 1-8, tre sono gli obblighi fondamentali per chi fa il voto straordinario di nazireato: "separarsi", cioè astenersi, dal vino e dai prodotti della vite (vv. 3-4); lasciare crescere i capelli (v. 5); "separarsi" dai cadaveri (vv. 6-7). In una società patriarcale di principio, che conosceva poco le pari opportunità, colpisce il fatto che il nazireato è aperto a tutti, «un uomo o una donna» (v. 2). Ciò potrebbe riflettere una certa popolarità di questa pratica per ambedue i sessi in Israele al tempo della redazione del libro e, teologicamente parlando, mette in

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6,20 Le presenterà con un atto di agifazione (ii~Ut;~.Eti7iJ C~iK "1');)1)- La

traduzione evita la ripetizione presente nell'originale ebraico che, alla lettera,

come alcuni studiosi propongono- perché il nazireo, con la sua negligenza, ha effettivamente reso invalida la sua consacrazione promessa a Dio e quindi ha commesso un peccato, anche se involontario. Quest'idea emerge ben chiara nella :frase successiva (vv. llb e 12) che menziona esplicitamente le nozioni chiave al riguardo, come «fare espiazione» (kpr pie!), «peccato» (batliit) e «offerta per la colpa» ( 'asiim). I vv. 13-21 descrivono dettagliatamente la cerimonia rituale alla fine del periodo del nazireato. Il consacrato è tenuto a presentare all'ingresso della Tenda tre sacrifici in conformità con l'ordine comune nel culto: prima il sacrificio per il peccato, poi quello per l'olocausto, infine quello di pace o comunione. Le offerte prescritte e il rito dei singoli sacrifici assomigliano sostanzialmente alle istruzioni

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Questa è la legge del nazireato. Quando si compiono i giorni della sua consacrnzione, sarà condotto all'ingresso della Tenda dell'incontro. 14Presenterà la sua offerta a YHWH: un agnello integro di un anno per l'olocausto, un'agnella integra di un anno per il sacrificio per il peccato, un montone integro per il sacrificio di pace 15e un canestro di pani azzimi di fior di farina, focacce impastate con l'olio e schiacciate di pani azzimi unte nell'olio, con le loro oblazioni vegetali e le loro libagioni. 1611 sacerdote (li) presenterà davanti a YHWH ed eseguirà per lui il sacrificio per il peccato e l'olocausto. 170ffiirà il montone come sacrificio di pace per YHWH con il canestro di pani azzimi e il sacerdote compirà per lui l'oblazione vegetale e la libagione. 1811 nazireo raserà il suo capo consacrato all'ingresso della Tenda dell'incontro; prenderà i capelli del suo capo consacrato e li getterà nel fuoco che (arde) sotto il sacrificio di pace. 1911 sacerdote poi prenderà la spalla cotta del montone, una focaccia di pani azzimi dal canestro, una schiacciata di pani azzimi, e (le) porrà in mano al nazireo dopo che egli avrà raso (il segno del)la sua consacrnzione. 2011 sacerdote le presenterà con un atto di agitazione davanti a YHWH; esse sono (porzione) sacra per il sacerdote, in aggiunta con il petto dell'offerta di agitazione e con la coscia della donazione. Dopo, il nazireo potrà bere vino. 21 Questa è la legge per chi farà il voto di nazireato, l'offerta a YHWH per la sua consacrnzione, oltre a quello che può aggiungere di suo. Eseguirà le parole del voto che emetterà, conformemente alla legge della sua consacrazione"». 13

si dovrebbe tradurre in questo modo: «il sacerdote le agiterà con un atto di agita-

zione». Per un approfondimento, cfr. nota a 5,25.

al riguardo presenti nella legislazione del Pentateuco (cfr., p. es., v. 15 con Lv 7,12; per l'oblazione vegetale, cfr. Lv 2,1-16; 6,7-11; perla libagione, cfr. N m 15,1-31; per il sacrificio di pace, cfr. Lv 3,1-17; 7,11-34). Tuttavia, ci sono alcune specificità, in particolare quelle riguardanti i capelli del nazireo che si getteranno sul fuoco sotto il sacrificio di pace (v. 18), come pure la spalla cotta del montone, che il sacerdote riceverà in aggiunta al petto e alla coscia che gli spettano di consueto (vv. 19-20; cfr. Lv 7,34). La clausola finale (v. 21b) funge da invito, a chi può, di aggiungere qualche offerta a quelle minime previste. Richiama, inoltre, chi ha emesso altri voti a Dio alla responsabilità di adempierli; una simile esortazione si trova in N m 30,3 e Dt 23,22.

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:;r ~-Cl"!. 1'?~ 1'l~ l i1l!,7 ,~~25 :ci7~ ~7 cw;11'?~ Ì'~~ l i1J,.,; N~26 6,24-26 Si tratta di wt'antichissirna benedizione divina in fonna poetica. È da rilevare a proposito la recente scoperta archeologica di due placchette d'argento a KetefHinnom (nei pressi di Gerusalemme) con delle lettere rimaste incise da cui si può dedurre il testo molto simile a Nm 6,24-26; ciò rifletterebbe una tradizione ben stabilita di devozione e di trasmissione della benedizione in questione, al di là della discussione aperta sull'esatta datazione dei reperti archeologici (VI sec. aC. oppureepocapersianaoaddiritturaellenistica). 6,24 1ì benedica (;:?":\~;) - La costruzione del verbo 11:l al pie/, «benedire», con Dio come soggetto si trova in Numeri solo qui e in 6,27, anche se ricorre più di novanta volte nell'AT. La benedizione divina senza alcwta precisazione nel contesto del versetto in questione sembra indicare la benevolenza

generale e costante di Dio verso il beneficiario. Questa attitudine divina, poi, può esprimersi in vari aspetti concreti della vita dell'individuo, come si può vedere nella serie di benedizioni in Dt 28,1-14. 1ì custodisca ("D'?~) - Il verbo ,otzi, ((CUstodire», qui senza ulteriore specificazione, indica la protezione generale e totale da ogni male materiale e spirituale. L'immagine di Dio quale custode e protettore dei suoi fedeli è assai frequente nella Bibbia (cfr., p. es., Gen 28,15.20; Sal12,8; 121,4). 6,25 Faccia splendere il suo volto ('r!l ...~) - Frase idiomatica che indica il mostrare il favore, come suggerito anche dal parallelismo nel versetto in questione. L'immagine ricorre parecchie volte nei testi liturgici (Sal 4,7; 31,17; 44,4; 67,2; 80,4.8.20; 89,16; 119,135; cfr. Dn 9,17), in contrasto

6,22-27 La benedizione sacerdotale Il brano in questione corona le nonne positive per la santità nel popolo (6, l21) e tutta la sezione delle istruzioni per la santità dell'accampamento ( 5, 1-6,27). Ciò spiega in qualche modo la collocazione attuale del brano (nel libro), anche se rimane ancora oggetto di dibattito. Questa cosiddetta benedizione sacerdotale in Nm 6,22-27 rappresenta uno dei più celebri testi poetici augurali dell'Antico Testamento. Collocato tra l'istruzione introduttiva (v. 22-23) e conclusiva (v. 27), il nostro poema-benedizione si articola secondo una struttura semplice ma elegante di tre strofe (vv. 24-26), organizzate con la triplice ripetizione del nome di YHWH e con il crescendo di parole {tre, cinque, e sette rispettivamente), di consonanti (quindici, venti, venticinque) e di sillabe (dodici, quattordici, sedici). Di più, il primo emistichio (v. 24a) e l'ultimo (v. 26b) hanno la stessa lunghezza di sette sillabe e fonnano un arco che riassume tutto il poema: «Y HWH ti benedica... e ti dia pace» (un saluto-augurio assai comune nella Bibbia: cfr., p. es., Sal29,ll). Una così accurata struttura poteva facilitare la memoria del testo (mnemotecnica) e la sua trasmissione orale.

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parlò a Mosè: 23 «Parla ad Aronne e ai suoi figli e di': "Così benedirete gli Israeliti; direte loro: 24 YHWH ti benedica e ti custodisca; 25 YHWH faccia splendere il suo volto su di te e ti mostri favore; 26 YHwH volga il suo sguardo benevolo su di te e ti dia pace". 22 YHWH

con l'espressione «nascondere il volto» anch'essa frequente nella Bibbia (cfr., p. es., Dt 31,17.18; Sal30,8; 44,25; 104,29). 6,26 Volga il suo sguardo benevolo su di te (';'~ ,,~~ .. Jt~)- Alla lettera: «sollevi il suo volto verso di te>>. L'espressione («sollevare il proprio volto verso») ricorre altre tre volte nella Bibbia (Dt 28,50; 2Sam 2,22; 2Re 9,32). Negli ultimi due casi, designa un semplice guardare verso qualcosa o qualcuno nel senso di incontrare lo sguardo di una persona. Si intravede qui il senso di base dell'espressione. La ricorrenza di Dt 28,50 è nella forma negativa per descrivere l'azione della nazione disobbediente che «non solleva il volto sui vecchi e non mostra benevolenza (')h; tt;.,) ai giovani>>. Il parallelismo in questa frase suggerisce, per la nostra espressione, il significato di «sol-

levare il volto» quale mostrare benevolenza o, figurativamente, sorridere. In Nm 6,26, la ricorrenza dell'espressione con Dio come soggetto è unica nell'AT, anche se ci sono alcune frasi simili nei Salmi (4,7; 33,18; 34,16). Si può quindi vedere qui l'idea di fondo simile al «fare splendere il volto» (da parte di Dio) nel v. 25 che contiene anche l'espressione parallela «mostra il favore». Pace (Ci~)- Vocabolo carico di significati teologici che ricorre più di cento volte nella Bibbia, specialmente nelle invocazioni salmiche (circa venti volte), ma solo due volte in Numeri (qui e in 25,12). Designa, da un lato, l'assenza di qualsiasi situazione negativa; dali' altro, la prosperità e lo stato di benessere in tutti gli aspetti della vita sia personale che comunitaria(cfr.,p. es., Lv 26,6; Sall47,14). Qui equivale, quindi, a felicità in Dio.

Dal contesto (introduzione e conclusione) si vede che i destinatari della benedizione divina sono al plurale: gli Israeliti, anche se, grammaticalmente, chi viene benedetto da Dio è al singolare nel testo («ti benedica», «SU di te» ... ). Si tratta del singolare collettivo, come attestato spesso nel Pentateuco (cfr., p. es., il Decalogo Es 20,2-17// Dt 5,6-18; Dt 6,1-25), specie nelle ampie benedizioni di Dt 28,1-14 che possono rappresentare lo sviluppo del nostro testo (e al contempo esplicitare il contenuto del verbo «benedire>> in 6,24). Tale natura collettiva della benedizione sacerdotale si vede anche dalle varie descrizioni dell'azione solenne di benedire il popolo da parte di Aronne, del sommo sacerdote o dei sacerdoti (cfr. Lv9,22; Sir 50,20-21; anche Dt 10,8; 21,5). A ogni modo, con l'uso del singolare per chi riceve la benedizione, si vuole con ogni probabilità sottolineare che questa benedizione è per tutti comunitariamente e per ciascuno individualmente. La ricchezza del contenuto viene dai valori delle frasi e verbi usati, come pure dal loro abbinamento in crescendo: benedire e custodire l fare splendere il volto e mostrare il favore (la benevolenza) l volgere lo sguardo benevolo e dare . pace (sant'Agostino aveva forse in mente questa struttura nell'affermare, alla fine

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6,27 La Settanta mette il v. 27 dopo il v. 23. Tuttavia, l'ordine dei versetti nel Testo Masoretico sembra più naturale con «direte loro» alla fine del v. 23 come segno dell'inizio di una citazione (in questo caso, del testo della benedizione). Inoltre, il cambiamento dei soggetti nel v. 23 («benedirete», seconda persona plurale) e nel v. 27 («porranno», terza persona plurale) rende poco naturale la successione dei due versetti. E io stesso ('l~l) - La traduzione vuole

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usato per indicare l'inaugurazione o la dedicazione del tempio (IRe 8,63; Sal 30,1; Esd 6, 16.17), dell'altare (2Cr 7,9; cfr. l Mac 4,56.59: ÉyKIXLVLo.Wv), delle mura di Gerusalemme (Ne 12,27), della casa (Dt 20,5) o semplicemente l'inaugurazione di una statua (cfr. Dn 3,2.3). In queste occasioni si accenna talvolta ai sacrifici. Il senso quindi di i•

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> o «custodia» (mismeret) viene impiegato per il loro servizio dopo il ritiro (v. 26). Si può a ragione ritenere che il «lavoro» dei leviti includa tutti gli impegni accanto ai sacerdoti per il mantenimento del santuario e soprattutto il trasporto durante il cammino. I leviti «in pensione», invece, non lavoreranno più, cioè non saranno più impegnati a portare, letteralmente e metaforicamente, il «peso» del santuario. Vale a dire, sono liberi dal dovere di occuparsi in prima persona del santuario, quando questo sta fermo nell'accampamento o in viaggio con il popolo. Tuttavia, potranno comunque continuare il loro «servizio» nell'assistere i «giovani» nelle varie «sorveglianze» (e anche con i vari consigli), con ogni probabilità sia sui lavori altrui sia sullo spazio sacro del santuario.

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NUMER19,1

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23,2.4.37). Non a caso, la Tenda viene caratterizzata, tra l'altro, come quella di "l~io, cioè luogo stabilito per l'incontro (con Dio) nel tempo fissato (cfr. nota a l, l). 9,3 Il quattordicesimo giorno di questo mese (il!lJ ~lh~ c;,-,~~ il~~'")~~)- Per la data della Pasqua cfr. Es 12,6; Lv 23,5; Nm 28,16; Ez 45,21. Si tratta del primo mese dell'anno (cioè del mese di Abib o Nisan [rispettivamente, nomi prima e dopo l'esilio]). Coincide con il primo plenilunio di primavera che cade più o meno nel periodo di marzo-aprile del nostro calendario solare. Tra il tramonto e il calare del buio - Alla lettera: «tra le due sere» (0'~'"1-!1~ Questa espressione viene usata di frequen-

r; ).

9,1-10,10 Celebrazione della Pasqua e ultime indicazioni per la marcia La sezione contiene le ultime istruzioni prima della marcia, collocate all'interno del richiamo alla Pasqua (9, 1-14), della descrizione della nube che accompagna l'accampamento (9,15-23) e delle indicazioni per le trombe (10,1-10). Come si può intuire, si entra nella fase di preparazione immediata alla partenza, perché gli oggetti trattati (la nube e le trombe) saranno poi usati per dare i segnali per il momento e il modo di marciare ordinatamente e sempre secondo quanto detto daYHWH. 9,1-14 La Pasqua L'accenno all'istruzione per la Pasqua e alla sua celebrazione nel primo mese del secondo anno (cfr. v. l) sembra inappropriata, perché è al di fuori dell'ordine cronologico, dato che gli eventi riportati in Numeri si collocano a partire dal primo giorno del secondo mese del secondo anno (cfr. 1,1). Nondimeno, questa visione retrospettiva ha la sua funzione precisa nella sezione delle leggi costitutive per il

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NUMERI9,5

parlò a Mosè nel deserto del Sinay, il secondo anno dalla loro uscita dalla terra d'Egitto, il primo mese: 2«Gli Israeliti celebrino la Pasqua nel tempo stabilito: 3il quattordicesimo giorno di questo mese, tra il tramonto e il calare del buio, la celebreranno nel tempo stabilito; secondo tutte le sue prescrizioni e tutte le sue norme la celebreranno». 4Mosè disse agli Israeliti di celebrare la Pasqua 5e celebrarono la Pasqua il quattordicesimo giorno del primo mese, tra il tramonto e il calare del buio, nel deserto del Sinay; secondo quanto YHWH aveva comandato a Mosè, così fecero gli Israeliti.

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te per indicare il tempo della celebrazione della Pasqua (cfr. Es 12,6; Lv 23,5). Nel suo contesto immediato, essa potrebbe designare semplicemente la giornata completa (il quattordicesimo giorno), che nella computazione ebraica (cfr. Gen l) comincia con la sera precedente e finisce con quella del giorno interessato. Tuttavia, alcune ricorrenze del!' espressione in antitesi con ij?!:l~ («al mattino»; Es 16,12; 29,39.41; 30,7.8; Nm 28,4.8) o in parallelo con :l-W~ (~>; Es 16,12-13) suggeriscono di comprenderla come l'indicazione di un intervallo solo serale. Proprio in quest'ottica, il tempo stabilito per la Pasqua viene definito in Dt 16,6 come ~~WiJ tti::l:p :l'H'~ («alla

sera, al tramonto del sole») e in Gs 5, l O semplicemente come :l")}?~ («alla sera>>). Si può allora interpretare «tra le due sere» come il tempo del crepuscolo, vale a dire, dopo il tramonto e prima del calare del buio, come proposto nella nostra traduzione. La tradizione giudaica successiva (l sec. a.C.) stabiliva questo tempo tra le ore tre e cinque del pomeriggio (cfr. Giuseppe Flavio, Guerre giudaiche 6,9,3 § 423; Antichità giudaiche 14,4,3 § 65; Mishnà Pesahim 5,1; Talmud Babilonese Pesahim 58a). Gesù mori e fu sepolto proprio in quelle ore, come riportato dagli evangelisti (cfr. Mc 15,34; Mt 27,46; Le 23,44-46). •:• 9,1-5 Testi affini: Es 12

popolo. Dopo una lunga e faticosa organizzazione e formazione della comunità, si ha la necessità di richiamare il rito fondamentale del culto per celebrare un momento cruciale, l'inizio dell'esistenza stessa del popolo in cammino. Come l'osservanza della prima Pasqua (Es 12,1-28) preludeva all'uscita dall'Egitto al Sinay per il cammino cosiddetto «di tre giorni» (cfr. Es 3,18; 5,3; 8,23), così la sua celebrazione nel secondo anno sarà la pietra miliare temporale per un nuovo viaggio dal Sinay verso la terra promessa. A proposito, oltre ai commenti sui dettagli del brano nelle note, vanno fatti due rilievi sul contenuto generale. In primo luogo, le prescrizioni menzionate nel brano e le norme per celebrare la Pasqua riprendono semplicemente quelle già stabilite in precedenza nella Torà (cfr. Es 12, 1-28); alcune più importanti sono sintetizzate, presupponendo la conoscenza di altre, come si è visto più volte per altre leggi in Numeri. Si riaffermano così il «tempo stabilito» per la Pasqua (il quattordici del primo mese, «tra il tramonto e il calare del buio»; vv. 3.5), le tre norme fondamentali per la celebrazione (mangiare con pani

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IT> Pasqua, cfr. 2Cr 30, 1-27; anche Mishnà Pesah 9). L'ultima istruzione ci porta all'altra osservazione importante. L'accento sulla possibile celebmzione tardiva della Pasqua non solo per quelli resi impuri, ma anche e soprattutto per chi era in viaggio, allude direttamente alla situazione attuale della comwrità nel deserto del Sinay. Getta poi luce sulla ragione d'essere di Wl brano sulla Pasqua in questa posizione del libro. Se la seconda Pasqua è stabilita per il quattordici del secondo mese e

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NUMERI 9.14

Alcuni uomini, che- resi impuri per (contatto con) m cadavere non poterono celebrare la Pasqua in quel giorno, si avvicinarono a Mosè e ad Aronne in quel giorno. 7Quegli uomini dissero loro: «Noi siamo impuri per m cadavere; perché ci è impedito di presentare l'offerta a YHWH nel tempo stabilito tra gli Israeliti?».'Mosè disse loro: «Rimanete! Voglio ascoltare ciò che YHWH comanderà per voi». 9)'HWH parlò a Mosè: 10«Parla agli Israeliti: "Qualunque uomo tra voi o tra i vostri discendenti che sarà reso impuro per m cadavere oppure è in viaggio lontano, potrà (comunque) celebrare la Pasqua per YHWH: 11 la celebreranno il secondo mese, il quattordicesimo giorno, tra il tramonto e il calare del buio; la mangeranno con pani azzimi ed erbe amare. 12Non lasceranno niente fino al mattino e non ne spezzeranno alcun osso; la celebreranno secondo tutte le prescrizioni della Pasqua. 13 Se però m uomo che è puro e non è in viaggio trascura di celebrare la Pasqua, quell'individuo sia eliminato dal suo popolo, perché non ha presentato l'offerta di YHWH nel tempo stabilito; quest'uomo porterà il peso del suo peccato. 14Quando soggiornerà tra voi uno straniero e celebrerà la Pasqua per YHWH, così la celebrerà: secondo la prescrizione della Pasqua e la sua nonna Ci sarà un 'unica prescrizione per voi, per lo straniero e per il nativo del paese"».

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dal territorio, che nella cultura nomadica del deserto significa una situazione destinata alla morte. La Torà non precisa le fonne o i modi di questo troncare, ma esso venne compreso nella tradizione successiva come una maledizione, con conseguente morte prematura per mano del cielo (Mishnà Keritot 1,2). 9,14 Uno straniero In senso etnico piuttosto che geografico. Il termine deriva «soggiornare»; quindi, alla dalla radice lettera designa «colui che soggiorna». Ricorre spesso, come in questo versetto, in antitesi con n·w~ che significa il nativo del paese

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(cfr. l'istruzione parallela di Es 12,48-49 e Lv 19,33-34; 24,16.22; Gs 8,33; Ez 47,22). Questi testi biblici indicano con chiarezza che lo straniero è un non circonciso che diventa poi un circonciso; quindi, un Israelita per adozione oppure, nel linguaggio più recente, un proselita. Secondo la prescrizione ... e la sua norma (~~~l!i1;1:r1 ... Mj?IJ~)- I due termini sono usati in senso collettivo per l'insieme delle prescrizioni e norme della Pasqua, accennate nel v. 3 e descritte sinteticamente nei vv. 11-12.

se il brano si trova nel contesto cronologico tra il primo e il ventesimo giorno dello stesso (cfr. l, l; l 0,11 ), il pennesso di celebrare il rito pasquale per chi non poteva prima risulta più che tempestivo. Malgrado un apparente anacronismo, la menzione della Pasqua ricorda sì quanto accaduto nel passato, ma allude anche alla celebrazione nel presente per almeno alcuni della comunità. Emerge ancom più chiara allora l'intenzione teologica del discorso sulla Pasqua: tutti della comunità. inclusi quelli che non hanno celebrato nel tempo fissato per il primo mese, potevano e hanno fatto adesso la Pasqua. Tutti om sono pronti, almeno liturgicamente, per la partenza che avrà luogo nel settimo giorno dopo la Pasqua (cioè alla fine della settimana prevista per la celebrazione pasquale).

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NUMERI9,15

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NUMERI 11,2

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11,3 Tab'era, perché ... si era acceso~ Si gioca sull'assonanza tra la forma verbale i1'W~ e il nome di luogo i1l~~l], che alla lettera significa «incendio». Questa località. menzionata ancora in Dt 9,22 (insieme con Qibrot Hattaawa, cfr. Nm 11.34-34), ma tralasciata nel riassunto dell'itinerario in Nm 33, 16, rimane sconosciuta, anche se si è proposto di identificarla con Ruweis el-Ebeirig, Wl luogo a distanza di tre giorni di canooino (cfr. 10,33)anord-estdel Gebel Musa, tradi-

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zionalmente identificato con il monte Sinay. 11,4 Gente varia (']~Ji19Mi;t) - Il sostantivo, che ricorre solo qui nell'AT, proviene dalla radice IJOK «raccogliere», «radWiare». Indica quindi gente «raccogliticcia». Si tratta forse di non-Israeliti di varie etnie, usciti dall'Egitto insieme a Israele, come attestato in Es 12,38. Ciò si intravede in qualche modo anche dal contesto del brano, che parla inizialmente di «gente varia» (v. 4a) e menziona poi «anche (c~) gli Israeliti» (v. 4b).

camente quanto successo a Tab'era, rappresenta in realtà una specie di sommario anticipato o meglio una nota introduttiva agli episodi lungo il cammino nel deserto. Ci sono tre elementi essenziali nel nostro racconto come in quelli che seguiranno: il lamento del popolo (v. la; cfr. 11,4-5; 12,1-2; 14,1-4; 17,6-7; 20,3-5; 21,5); l'ira elapunizionediDio(vv.lb-2:cfr.ll,33; 12,9-10; 14,11-12.26-35; 16,32; 17,11; 21,6); e la spiegazione del toponimo in connessione con l'evento (v. 3; cfr. 11,34; 20,13; 21,3; anche Es 15,23; 17,7). Si sottolinea anche il ruolo mediatore di Mosè che intercede presso Dio per il popolo (v. 2: cfr. 14,13-19; 16,22; 21,7), un tema comune delle tradizioni anticotestamentarie (cfr. Es 5,22-23; 32,11-14.30-32; Dt 9,25-29; Ger 15,1; Sal99,6; 106,23). Si può quindi intuire perché la pericope venga collocata dopo gli accenni alla guida umana (l;lobab) e divina (l'arca), all'inizio del cammino. Questi tre brani formano insieme un trittico introduttivo sintetico di quanto succederà storicamente e teologicamente nel tragitto: Israele è accompagnato e protetto dalla presenza di YHWH; ciononostante, esso continua a lamentarsi e a mettere alla prova Dio e, di conseguenza, merita la punizione severa, che cessa solo con l'intercessione di Mosè. È la grande lezione, osservabile già durante il viaggio dall'Egitto al Sinay, e che si ripete lungo la marcia verso la terra promessa, a cominciare subito con l'episodio successivo di Qibrot Hattaawa. Eventi a Qibrot Hattaawa (11,4-34). Questo lungo brano è tematicamente com-

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NUMERI 11,5

popolo gridò a Mosè; allora Mosè pregò YHWH e il fuoco si spense. 3Così quel luogo si chiamò Tab'era, perché là si era acceso il fuoco di YHWH. 40ra, gente varia, che stava in mezzo al popolo, ebbe una grande ingordigia; anche gli Israeliti ripresero a piangere dicendo: «Chi ci farà mangiare carne? 5Ci ricordiamo del pesce che mangiavamo gratuitamente in Egitto, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dell'aglio.

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Questa gente «stava in mezzo» al popolo e

si dava all 'ingordigia. contagiando in seguito gli Israeliti. Si nota bene la distinzione dei due gruppi. Ebbe una grande ingordigia (ill~ m~~;~iJ) -Alla lettera: «bramarono una bramosia>>. Questa espressione (con la tipica costruzione semitica del verbo con complemento oggetto della stessa radice) ricorre ancora in Sal 106,14, che ricorda il medesimo evento durante il cammino nel deserto (cfr.

anche Pr 21,26 per un'espressione simile). 11,5 Pesce ... aglio (C'Q~UI:J ... ilr!iJ)L'elenco dei cibi, gustati in Egitto, corrisponde perfettamente alla realtà dell'alimentazione egiziana, come si attesta nelle fonti antiche. Porri- Questo significato del termine ,,l,'!Ì è attestato nella traduzione greca (Settanta: 'tÙ npcioa) e latina (Vulgata: porrique), ma il sostantivo ebraico può indicare anche la verdura in genere.

posito. Vi si possono individuare due trame abbastanza indipendenti l'una dall'altra: quella delle quaglie (mormorazione, supplica di Mosè, miracolo delle quaglie, ira di Dio ed eziologia del toponimo) e quella riguardante l'istituzione degli anziani (lamento di Mosè, soluzione di Dio, effusione dello spirito sugli anziani). Ciascuna di queste narrazioni contiene una digressione: la menzione della manna nel primo caso (vv. 7-9) e l'episodio con protagonisti Eldad e Medad nel secondo (vv. 24-30). Va sottolineato però che, malgrado il carattere composito, il nostro brano nella sua redazione finale si mostra come una chiara unità letteraria grazie alla netta delimitazione (segnata, tra l'altro, dall'inclusione tra l'inizio [v. 4] e la fine [v. 34], che accenna il fatto dell'ingordigia nella toponomastica del luogo) e agli elementi di sutura riusciti, fino al punto che risulta difficile vedere qui una giustapposizione o conflazione di racconti preesistenti. Ci sembra meglio parlare di presenza di varie tradizioni, aggiunte successivamente al racconto delle quaglie come tradizione di base. Va inoltre raccontato che questo tipo di narrazione, che unisce la lamentela del popolo per il bisogno primario (cibo e/o acqua) con il tema deli'onere del comando e della guida per Mosè, si trova già in Es 17, l-7 (cfr. anche Es 15,22-26). Tale fattore accentua ancor più la coerenza e la naturalezza compositiva di Nm 11,4-34, il cui movimento si può individuare, grosso modo, linearmente in sette momenti come segue: la mormorazione del popolo a Qibrot Hattaawa per la carne (vv. 1-6}, con la digressione sulla manna (vv. 7-9); la lamentela di Mosè a Dio circa il peso del popolo

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NUMER111,6

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:"7.~ i1!,0 cP.~-;f NW~-ntt c~w? 'Tf:~.'P~ 10 11,7 Il suo aspetto- Il termine ebraico 1'~ significa «occhio», ma indica anche l'apparenza o l'aspetto, ovvero quel che l'occhio può riconoscere.

Bde/lio (M~"'~;:t)- Il termine ebraico si riferisce probabilmente a un tipo di resina odorosa di colore chiaro, giallo o bianco, come descritto anche in Es 16,31.

(vv. l 0-15); la risposta-promessa di Dio (vv. 16-20): l'istituzione degli anziani come soluzione per Mosè (vv. 16-17) e le quaglie come soluzione per il popolo (vv. 1820); i dubbi di Mosè riguardanti le quaglie e la conferma generale del piano di Dio (vv. 21-23); l'effusione dello spirito sugli anziani e su Eldad e Medad (vv. 24-30); l'arrivo delle quaglie (vv. 31-32); epilogo: l'ira di Dio e la toponomasticadelluogo (vv. 33-34), con un versetto di transizione (v. 35). Da quest'analisi della composizione emergono in modo visibile i due filoni teologici che attraversano il brano: il peccato del popolo che rimpiange il soggiorno in Egitto e mette alla prova colui che lo ha liberato; la bontà e la fedeltà di YHWH che, malgrado tutto, viene incontro alle difficoltà del popolo e di Mosè stesso. Il primo motivo teologico viene delineato in base a eventi più o meno conosciuti. L'iniziale rimpianto dell'Egitto, con la mormorazione contro Mosè e Dio, continua il tema noto delle tradizioni dell'esodo e accennato in modo sommario già in Nm Il, l (si veda il commento a quel versetto). Va inoltre notato che il dono della manna e delle quaglie è già stato menzionato in Es 16, 13, subito dopo il passaggio del mare dei Giunchi (Yam Suf), come risposta divina alla mormorazione-richiesta per il cibo (Es 16,2-3; l'evento trova eco in Sal78,20b-3l).Alla luce di questo, il nostro brano sembra riflettere una tradizione diversa sugli eventi conosciuti (o un'elaborazione nuova): il miracolo delle quaglie pare accadere per la prima volta e la descrizione della manna (vv. 7-9), accennata di passaggio (v. 6) come un fenomeno già noto, si differenzia dai dati in Es 16, 14.31. Infine, va sottolineata la presenza della gente raccogliticcia, con ogni probabilità non israelita (si veda la nota a 11,4), che induce Israele al peccato d'ingordigia e di mormorazione (contro Mosè); cosa che sembra un elemento di non poca importanza teologica Si tratta di una specie di autogiusti-

151

NUMERI 11,11

61nvece,

ora la nostra gola si sta seccando: non c'è niente tranne la manna davanti ai nostri occhi)). 7La manna era come un seme di coriandolo e il suo aspetto come quello del bdellio. 8Il popolo andava in giro a raccoglierla e (la) tritava nelle macine o (la) batteva nel mortaio; poi (la) cuoceva in pentola e ne facevano focacce: il suo gusto era come quello di pane all'olio. 9Quando di notte la rugiada scendeva sull'accampamento, (anche) la manna vi scendeva. 10Mosè udì il popolo che piangeva, ognuno nella sua famiglia all'ingresso della sua tenda. Allora l'ira di YHwH divampò e (ciò) dispiacque a Mosè. 11 Mosè disse a YHwH: «Perché hai trattato male il tuo servo e perché non mi tratti con benevolenza, ponendo l'onere di tutto questo popolo su di me? 11,10 E ciò dispiacque a Mosè N'~!t~ 111 i"t~)- Alla lettera: «e fu male agli occhi di Mosè». Si tratta di un'espressione idiomatica.

11,11 Non mi tratti con benevolenza ("N~ lt:t '1:"1~~) - Altra espressione idio-

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matica; alla lettera: «non ho trovato grazia nei tuoi occhi».

ficazione, con ogni probabilità successiva, di fronte a una grave e, per certi versi, vergognosa trasgressione. D'altra parte, serve anche come lezione-ammonizione perenne per le generazioni future: Israele in quanto popolo di Dio non deve mai seguire ciò che le genti desiderano e fanno intorno. Tale pensiero implicito, infatti, ritorna negli episodi successivi (cfr., p. es., 25,1-18: idolatria d'Israele a Pe'or). Si può aggiungere una curiosità, rilevata anche dagli esegeti antichi come Rashi: gli lsraeliti desideravano la carne in quel momento, però non la menzionano nell'elenco degli alimenti di cui hanno nostalgia (v. 5; il ricordo della carne, invece, si registra in Es 16,3, nella mormorazione a causa della fame, soddisfatta poi con il miracolo della manna!).Ancom più strana risulta questa bramosia della carne nel contesto dell'Esodo quando si sottolinea più volte che gli Israeliti sono usciti dali 'Egitto con numeroso bestiame (cfr. Es 12,38; 17,3; 19,3; 34,5; Nm 14,33; 32,l).Al di là dell'ipotesi delle diverse fonti o tradizioni antiche, si può intuire che il punto centmle del brano in questione non è tanto la «carne», ma la «gola>>, il desiderio di un cibo prelibato e variegato, diverso da quello quotidiano quale la manna (v. 6).1nfatti, l'accenno successivo di Mosè alla possibilità (o meglio all'impossibilità) di procurare greggi e pesci per dare «carne» al popolo goloso (vv. 21-23) sembra indicare un significato generale del termine «carne» nel nostro brano. Il dialogo tra Mosè e Dio (vv. 10-23) continua il motivo precedente della lamentela e apre al contempo l'orizzonte del secondo tema della bontà e fedeltà di YHWH. Infatti, malgrado le apparenze, la parola di Mosè a Dio esprime il suo dispiacere (v. IO), amarezza e quasi disperazione di fronte a quanto accaduto (vv. 11.13.15). Si discute però la causa diretta del dispiacere di Mosè: il lamento del popolo o l'ira di YHWH o anche tutte e due. Il contesto della frase al v. 10 suggerisce piuttosto l'azione di Dio; tant'è vero che, nel v. 11, Mosè chiede perché lo ha

NUMERI 11,12

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prossimativo e alquanto esagerato) di quelli che sono usciti dall'Egitto (senza contare donne e bambini). 11,23 È forse rattrappita la mano di YHWH? (,;ti?l'1 i'IV"~ ,~i:))- La metafora esprime l'idea dei limiti nella potenza di Dio (cfr. Is 50,2; 59, l). Il suo contrario è l'espressione più frequente il;~~~ l?_ i,~ («braccio teso» (cfr., p. es., Es 6,6; Dt 4,34; Sal 136,12) o ili?~r:! ,; («mano forte», cfr., p. es., Es 3,19; 6,1; 13,3.9.14.16; 14,21; Dt 5,15; 26,8; Ger 32,21; Dn 9,15), che

anche Os 9,7) che Mosè possiede in virtù dell'accompagnamento costante di Dio (cfr. Es 3, 12; 4, 11-12). Si tratta allora di una condivisione nello spirito di Dio che Mosè aveva ricevuto (cioè, Dio impartisce il suo spirito ai settanta senza diminuire quello che è su Mosè), piuttosto che una divisione dello spirito di Mosè in settanta piccole parti (cfr. vv. 25.29). Inoltre, va accennato al fatto che, in seguito, si menziona di frequente lo spirito

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NUMERI li ,25

18Al

popolo, invece, dirai: "Santificatevi per domani e mangerete la carne, perché avete pianto nei confronti di YHWH dicendo: 'Chi ci farà mangiare la carne? Stavamo così bene in Egitto!' YHWH vi donerà carne da mangiare. 1'Non per un giorno ne potrete mangiare, né due giorni, né cinque giorni, né dieci giorni, né venti giorni, (ma) 20fino a un mese intero, finché vi esca dalle narici e vi procuri nausea, poiché avete rigettato YHWH che è in mezzo a voi e avete pianto davanti a lui dicendo: 'Perché siamo usciti dall'Egitto?"'». 21 Mosè disse: «Di seicentomila adulti è il popolo in mezzo al quale mi trovo e tu hai detto: "Donerò loro carne da mangiare per un mese intero"! 22 Si sgozzeranno greggi e armenti per trovarne (abbastanza) per loro? O si raccoglieranno tutti i pesci del mare per trovarne (abbastanza) per loro?». 23 YHWH disse a Mosè: «È forse rattrappita la mano di YHWH? Ora vedrai se la mia parola si realizzerà per te o no». 24Mosè uscì e riferì al popolo le parole di YHWH. Radunò settanta uomini tra gli anziani del popolo e li fece stare intorno alla Tenda. 25 YHWH scese nella nube e gli parlò; prese parte dello spirito che era su di sui e (lo) distribuì ai settanta uomini tra gli anziani. Quando lo spirito si posò su di loro, profetizzarono, ma (poi) non lo fecero più. caratterizza l'intervento di YHWH a favore «non si raccolsero» come nel Pentateuco del suo popolo. samaritano (esprimendo probabilmente 11,25 Non lo fecero più- Anziché lt~1El9: l'idea che non si contenevano o erano come nel Testo Masoretico (e anche nella fuori di sé), forse a causa della ricorSettanta: ouKÉn 1TpoaÉ9~;v-ro «non conti· renza dello stesso verbo prima e dopo il nuarono più»), alcune varianti leggono nostro versetto (cfr. Il, 16.22.24.30.32). 1EI1?: N~ «non cessarono» come nel Tar- Nondimeno, il testo ebraico vuole progum Pseudo-Gionatan e Targum Onqelos babilmente indicare che il fenomeno (1'P.9~ N'?; cfr. Vulgata: nec ultra cessave- dell'estasi profetica è intrinsecamente runt; nel senso che il dono della profezia ri- collegato con l'introduzione ali 'ufficio mane a vita, come in «senza fine» della Nuo- . e rappresenta di conseguenza un'espevissima Versione della Bibbia) o 1Eit?l;t~ N~ rienza irripetibile.

di Dio che investe i capi carismatici d'Israele come Giosuè (Nm 27, 18, Dt 34,9), i giudici e re (Gdc 3, 10; 6,34; 13,25; 14,6; 1Sam 10,6 e 11,6; 1Sam 16,13), i profeti (IRe 22,24; 2Cr 15,1; 20,14; 24,20) e anche sul Messia (ls 11,1-2). Occorre però distinguere il profetizzare degli anziani dopo aver ricevuto lo spirito di Dio nel nostro episodio da quello dei profeti (posteriori) che parlano nel nome di YHWH, anche se in ambedue i casi il verbo è sempre lo stesso nb' (cfr. vv. 25b.26b). Infatti,

NUMERI 11,26

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11,26 Eldad. .. Medad (,l'Q ..."f17tt)- Senza contare la ricorrenza di una possibile altra forma,,.~~ (Eiidad) per il primo in 34,21,

i due nomi in questione si trovano solo qui nella Bibbia; si trovano comunque altre due coppie di nomi con assonanza: ':l~: e ':l~~· (Gen 4,20-21), lil e lilJ? (Ez 38,2; cfr. Ap 20,8). Erano ... la Tenda (:17:;JM:;r ...:19iJ1)- Con

ogni probabilità si tratta di un'aggiunta successiva. 11,27 Un ragazzo(,-!?m)- In ebraico c'è l'articolo determinativo. Esso riflette la funzione narrativa del soggetto(cfr., p. es., Gen 14,13; 2Sam 15,13; Ez 24,26), piuttosto che voler indicare un personaggio preciso, tantomeno Giosuè, menzionato subito dopo (v. 28) come una persona differente nel racconto.

il contesto del racconto in questione sembra suggerire di vedere nell'azione di profetizzare da parte delle persone elette non un trasmettere qualche messaggio divino preciso, ma una condizione estatica collettiva, che si esprime, come osservato nei simili casi nella storia di Saul (lSam 10,5.9-13; 19,20-24), attraverso atti di delirio indescrivibile, di allegria incontenibile, e di un parlare incomprensibile. I settanta anziani, che ricevono lo spirito, stanno a indicare simbolicamente l'universalità della chiamata, come si evince dall'uso del numero settanta, che corrisponde a quello delle nazioni della terra (cfr. Gen l O, 1-32) e dei discendenti

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NUMERI 11.33

Due uomini erano rimasti nell'accampamento: uno si chiamava Eldad, l'altro Medad. Lo spirito si posò su di loro - erano tra gli iscritti ma non erano usciti verso la Tenda- e profetizzarono nell'accampamento. 2'Un ragazzo corse a informare Mosè dicendo: «Eldad e Medad stanno profetizzando nell'accampamento». 28Jntervenne Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè dalla sua adolescenza: «Mio signore Mosè, impedisciglielo!». 29Gii disse Mosè: «Sei tu forse geloso per me? Oh, se tutti nel popolo di YHWH fossero profeti! Oh, se YHWH donasse loro il suo spirito!». 30Poi Mosè tornò all'accampamento, lui e gli anziani d'Israele. 31 Si levò un vento (suscitato) da YHWH e portò quaglie dal mare. Le fece cadere sull'accampamento, per (la distanza di) un giorno di cammino da una parte e dall'altra intorno all'accampamento e per circa due cubiti sopra la superficie del terreno. 3211 popolo si dedicò tutto quel giorno, tutta la notte e tutto il giorno seguente a raccogliere le quaglie. Chi prese di meno ne raccolse dieci homer. Le stesero intorno all'accampamento. 33Non avevano ancora masticato la carne con i loro denti, quando l'ira di YHWH divampò contro il popolo e YHWH colpì il popolo con una piaga molto grande.

26

n

11,31 Un vento- termine ebraico 11~, è Io stesso tradotto «spirito» ai vv. 17.25.26.29. Non è escluso quindi un gioco di parole per cucire i due episodi (dell'istituzione dei settanta e delle quaglie) in uno solo. Nella crisi del popolo, Dio viene in aiuto con il suo spirito(~,) impartito sugli anziani e al contempo con il suo vento(~,) che porta quaglie dal mare. Come precisa Sal 78,26,

si tratta del vento dell'est, cioè dal golfo di Aqaba. 11,32 l;lomer (C'"191J) - Misura di capacità per solidi di circa 3941itri. 11,33 Contro il popolo (C.V:t) -Questa menzione collettiva va compresa in senso generico, perché la frase ebraica suggerisce piuttosto un gruppo del popolo (cfr. v. Il e 34).

di Giacobbe (Es l ,5; Dt l 0,22). La presenza poi della corte di settanta consiglieri del re è ben attestata nel Vicino Oriente antico (cfr. anche 2Re l 0,6). L'universalità è sottolineata ulteriormente dal caso curioso di Eldad e Medad che hanno ottenuto lo stesso dono nell'accampamento, cioè non nel luogo stabilito dall'istituzione religiosa rappresentata da Mosè! È un universalismo, per così dire, de iure e al contempo de facto, confermato dall'acclamazione di Mosè: «Oh, se tutti nel popolo di YHWH fossero profeti! Oh, se YHwH donasse loro il suo spirito!» (v. 29), senza cioè alcun limite né per il numero né per la regola imposta dali' istituzione. Questo

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NUMERl Il ,34

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11,34 Qibrot-Hattaava (i1!1$1JiJ ni,:tP)- Il nome significa Q :l~ Nl~ rlti! i19119

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13,6 Kaleb,figlio di Yefunne (i!~~;-1~ :l~~) - Figura che si mostra fondamentale nel racconto dell'esplorazione della terra promessa (cfr. 13,30; 14,24, i passi della tradizione cosiddetta kalebita [cfr. anche 13,22.28; Gs 14,6-15; 15,13-19], quella cioè che mette in risalto il ruolo di Caleb [e del suo clan] nella conquista di Canaan [cfr. anche Gs 14,6-15; 15,13-19; nonché Gdc 1,11-20]). Dopo la conquista, a Kaleb e ai suoi discendenti fu assegnato in eredità il territorio

di l;lebron (cfr. Gs 14,13-14; Gdc 1,20). 13,8 Osea, figlio di Nun (lu-pt It~ìil) Il personaggio viene in seguito chiamato Giosuè (It~il"'~) da Mosè (v. 16; il Pentateuco samaritano ha «Giosuè» già qui al v. 8). Il nome It~iil significa «salvezza», mentre It~ìil; significa: «YHWH salva» (o «YHWH è salvezza») che risulta, con l'accenno al sacro tetragramma rivelato a Mosè solo ali' inizio de li' esodo (cfr. Es 6,3 ), un nome nuovo, più teoforo e teocentrico (si capisce quindi la logica del cambiamen-

Inoltre, dall'elenco dei nomi dei capi d'Israele, scelti per l'esplorazione di Canaan (cfr. 13,4-15), va sottolineata la menzione di Kaleb, figlio di Yefunne (13,6) e di Osea, figlio di Nun (13,8). Sono le due figure che risulteranno fondamentali nel racconto e nella storia della marcia nel deserto. Il primo nome, cioè Kaleb, viene menzionato qui per la prima volta nel libro ed è indicato come capo, o meglio, delegato dalla tribù di Giuda (13,6; si veda la nota al versetto). Secondo 32,12, egli non è lsraelita, ma Qenezita, cioè di una tribù edomita (cfr. Gen 36,11.15.42) che si è associata alla tribù di Giuda durante il periodo del deserto. Risulta allora interessante il fatto che Kaleb, e non il capo Nal,tshon (cfr. Nm 1,7; 2,3; 7,12; 10,14), venga scelto qui come esploratore per la tribù di Giuda e di seguito come suo leader rappresentante (34, 19). Per il secondo nome, quello cioè di Osea, che anch'esso ricorre qui per la prima volta nel libro, viene precisato in seguito che si tratta di Giosuè e che il

16S

NUMERI 13,19

6per la tribù di Giuda Kaleb, figlio di Yefunne; 7per la tribù di Issakar Yigal, figlio di Giuseppe; Sper la tribù di Efrayim O~ figlio di N un; 9per la tribù di Beniamino Palti, figlio di Rafu; 10per la tribù di Zabulon Gaddiel, figlio di Sodi; 11per la tribù di Giuseppe, (cioè) per la tribù di Manasse, Gaddi, figlio di Susi; 12per la tribù di Dan Ammiel, figlio di Ghemalli; 13per la tribù di Asher Setur, figlio di Mikael; 1"per la tribù di Neftali Nal).bi, figlio di Vofsi; 1Sper la tribù di Gad Gheuel, figlio di Maki. 16Questi sono i nomi degli uomini che Mosè mandò a esplorare la terra. Mosè chiamò O~ figlio di Nun, Giosuè. 17Mosè li mandò a esplorare la terra di Canaan Ordinò loro: «Marciate attraverso il Negheb e salite sulla montagna. 180sservate com'è il paese, se il popolo che vi abita è forte o debole, piccolo o numeroso, 19com'è la terra in cui esso abita, se buona o cattiva, e come sono le città in cui esso abita, to). Da notare che la figura di Giosuè è già menzionata in precedenza come stretto collaboratore di Mosè (forse tracce di altre tradizioni: cfr. Es 17,9-14; 24,13; 32,17; 33,ll; Nm ll,28). 13,17 Negheb (~~) - La zona semideserta a sud della Palestina tra il deserto di Zin (v. 21) e la città di Beer-Sheba a nord (il verbo usato .,.,.17, «salire», ha anche la sfumatura di dirigersi verso il nord). U toponimo è usato talvolta in ebraico come equivalente del termine «sud».

La montagna (.,:;T:;T) - Si tratta della catena montuosa centrale della Palestina che si estende da Beer-Sheba, lungo la Giudea e la Samaria. fino ad arrivare alla pianura di Yizre'el. Viene poi divisa, secondo l'assegnazione della terra alle tribù, in v>N, h,iot owo ~n,=>~, ~:flv>N ~nriu ~N:l~, 23 T•:

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). 13,24 Grappolo- Gioco di parole con il toponimo, perché l'ebraico ';.;:;,~ significa grappolo. La valle di Eshkol si trova a nord di

l;lebron(Nm 32,9; Dt 1,24; cfr. Gen 14,13,24). 13,26 Giunsero (~N!!~1 ~:l7~1) -Alla lettera: «andarono e vennero)). Ridondanza propria della narrativa ebraica. Qadesh (~'JI?)- Forse l'oasi a 80 km, a sud e sud-ovest di Beer-Sheba, l'attuale Ain Qadeis o En Qadesh. Viene menzionata di frequente nella Bibbia (cfr., p. es., Gen 14,7; Nm 20,1.14.16.22; 27,14; 33,36.37; Dt l ,46; Gs l 0,41; 14,6-7), anche con il nome di Meribat Qadesh (Nm 27, 14), Qadesh-Barnea (N m 32,8) ed En-Mishpat (Gen 14, 7). 13,27 Scorrono latte e miele (::l'{!J n~t qj~TI)- Espressione fissa per rendere la bontà e la fertilità della terra promessa (cfr. Es. 3,8.17; 33,3; Nm 13,27; 14,8; 16,14; Dt 6,3; 11,9; 26,9.15; 27,3; 31,20; Gs 5,6; Ger 11,5; 32,22; cfr. Sir46,8). Viene usata ironicamente anche per l'Egitto in Nm 16,13.

negativa da parte degli lsraeliti. A tale proposito, va notato che sebbene una sommossa tra il popolo fosse prevedibile dopo la nota scoraggiante sui giganti (cfr. 13,29), qui l'accenno indiretto ad essa è alquanto brusco e lascia intravedere l'uso del materiale di un'altra tradizione. A ogni modo, l'insieme del versetto in questione con quello

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NUMERI 13,28

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~;ON Ì~l1• ~Z,v-,u1N tlt" > nella Tenda dell'incontro davanti a tutti gli Israeliti ( 14, lOb). Si tratta dell'espressione di forte carica teologica perindicare la presenza di YHWH o la sua particolare manifestazione. Ricorre di frequente nella Bibbia ebraica (cfr., p. es., Es 16,7.10; 40,34.35), ma qui per la prima volta in Numeri (cfr. 14,21; 16,19; 17,7; 20,6). Si tratta, alla lettera, del «peso» o «sostanza» di YHWH. Si introduce così il carattere solenne di quanto YHWH pronuncerà in seguito, richiamando la medesima espressione «gloria di YHWH» in 14,21. Le prime parole di YHWH esprimono un'ira molto forte, quasi inaudita finora, paragonabile solo alla reazione di YHWH dopo l'apostasia di Israele con la costruzione del vitello d'oro (cfr. Es 32,9-10). Egli accusa gli Israeliti di disprezzarlo e di non credere a lui e alle sue opere (cfr. 14,1 1), dove l'ultimo verbo ( 'mn, credere) in

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7e

dissero a tutta la comunità degli Israeliti: «La terra che abbiamo attraversato esplorandola è una terra molto, molto buona. 8Se YHWH ci è propizio, ci farà entrare in questa terra e ce la donerà: una terra dove scorrono latte e miele. 9Solo, non ribellatevi a YHWH: voi non dovete temere gli abitanti del paese perché loro sono come pane per noi; ciò che li proteggeva si è allontanato da loro, mentre YHWH è con noi. Non temeteli». 10'futta la comunità discuteva se lapidarli. La gloria di YHWH apparve nella Tenda dell'incontro davanti a tutti gli Ismeliti. 11 YHWH disse a Mosè: «Fino a quando questo popolo mi disprezzerà? Fino a quando non crederanno a me, a tutti i segni che ho fatto in mezzo a loro? 12Lo colpirò di peste e lo escluderò dall'eredità. Farò (sorgere) poi da te una nazione più grande e potente di questa>>. 14,12 Lo escluderò dal/ 'eredità N~iK')) Alla lettera: «io diserederò» o «io priverò del possesso/eredità». Si tratta della forma particolare della radice W,, che denota sia l'ereditare/possedere/conquistare qualcosa sia il privare qualcuno del suo possesso. ll verbo ricorre molto di frequente in Nm e nella tradizione deuteronomista («posse-

dere/ereditare/conquistare»: cfr., p. es., Nm 14,24; 33,53; Dt 3,18; 5,28; 9,6; 12,1; 19,2, 14; 21,1; Gs 1,11; 8,7; 17,12; Gdc 1,19.27; «diseredare»: cfr., p. es., Dt 2,12; Sal44,3). Talvolta viene tradotto (forse in modo troppo esagerato) come «distruggere» (così Nuovissima versione della Bibbia a Nm 14,12) o «sterminare».

ebraico designa il prestare fede e fiducia a qualcuno. Esso viene spesso impiegato (in negativo) nelle denunce del peccato di sfiducia da parte d'Israele (cfr. Dt 1,32; 9,23; Sal 78,22). In proposito, è da ricordare che dopo il passaggio del mar Rosso, si afferma (con la stessa costruzione verbale come in Nm 14,11: 'mn + b) che gli lsraeliti «credettero a>> YHWH e a Mosè, suo servo (cfr. Es 14,31 ). nmomento successivo all'esplorazione diventa, quindi, insieme all'episodio del vitello d'oro, una specie di anti-climax nel cammino d'Israele a partire dalla sua uscita dall'Egitto. E ora, questa fede-divenuta-non-fede degli Israeliti ha acceso l'ira di YHWH talmente forte che egli considera Israele non più come suo popolo ma lo chiama «questo popolo» (14, 11 a) e lo vuole addirittura escludere dall'eredità o, alla lettera, diseredarlo (cfr. 14,12 e la nota rispettiva). Si ha qui nuovamente un'espressione altamente teologica. Essa sta in contrasto con l'azione di «far ereditare/possedere» (la terra come oggetto sottinteso) che, per l'ironia della sorte, Dio ha operato finora per Israele, diseredando proprio altri popoli (cfr. Sal44,3-4). Si tratta della promessa antica di Dio ad Abramo (cfr. Gen 15,7) che ora sta per svanire nel nulla a causa della grande sfiduciafmfedeltà o nonfede degli Israeliti. Che tutto qui giri intorno al problema della fedeltà nei confronti di Dio, si vede dalla nuova promessa che Dio vuole fare con Mosè: «Farò (sorgere) poi da te una nazione più grande e potente di questa>> (cfr. 13, 12b). Come nella reazione nella vicenda del vitello d'oro (cfr. Es 32,10), Dio vuole un nuovo popolo che sorge da Mosè, perché quest'ultimo effettivamente è stato caratterizzato in precedenza come

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NUMERI 14,13

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14,13Haifatto uscire (~ii?H!)}-Alla lettera: (Es 33,11; Dt 34,10), che risulta sinonimo di «bocca a bocca» (Nm 12,8). Nel contesto del versetto in questione, «occhio in occhio» descrive di più l'esperienza della visione di Dio da parte di tutto il popolo (la menzione delle colonne di nube e

il setVo di YHWH, uomo di fiducia, il più fedele (cfr. 12,7). L'intenzione divina quindi non è tanto la distruzione in sé, bensì una ricostruzione, anzi, una rigenerazione di un popolo fedele che parte proprio da Mosè e, generalmente, dai fedelissimi come Kaleb e Giosuè insieme con la nuova generazione dei bambini, come esplicitato da Dio stesso successivamente (cfr. 14,24.31 ). Che l'ira di Dio abbia anche l'intenzione di provocare Mosè a intercedere per il popolo, non sembra molto certo. Il fatto certo, invece, è che dopo le parole minacciose di Dio, Mosè entra in scena con la sua intercessione particolarmente lunga e indicativa (cfr. 14,13-19), che riflette la supplica del medesimo nell'episodio del vitello d'oro (cfr. Es 32, 11-13). Egli ricorda a Dio la sua promessa sin dali 'inizio e al contempo le opere già compiute da Lui finora per realizzare tale promessa, nonché la sua natura misericordiosa dichiarata esplicitamente da Lui stesso sul monte Sinay: «YHWH, lento ali 'ira e grande di misericordia» ( 14, 18; cfr. Es 34,6). Qui, Mosè si mostra davvero uno che parla con Dio come con un amico, pennettendosi di «correggere» Dio con le ragioni «schiaccianti» in base alle stesse opere e parole che Dio ha fatto per il suo popolo. In concreto, Mosè presenta come peso dell'argomento l'onore di Dio stesso di finnte alle genti, in particolare agli Egiziani (cfr. 14, 13; Es 11 ,12). Si tratta di una questione, quella dell'onore, particolarmente sensibile e importante per la mentalità del Vicino Oriente antico (e anche oggi!): se Dio ora rinnega Israele, come potrà mostrarsi di

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NUMERI 14,18

13Mosè

rispose a YHWH: «Gli Egiziani hanno udito che con la tua potenza hai fatto uscire questo popolo dal loro paese 14e (lo) hanno riferito agli abitanti di questa terra. Hanno udito che tu, YHWH, sei in mezzo a questo popolo e che tu, YHWH, sei apparso ai loro occhi, che la tua nube sta sopra di loro, che tu cammini davanti a loro di giorno in una colonna di nube, di notte in una colonna di fuoco. 150ra farai morire questo popolo come un sol uomo? Le nazioni che hanno udito della tua fama diranno: Hi"YHWH non poteva far entrare questo popolo nella terra che aveva giurato (di donare) a loro e li ha massacrati nel deserto". 170ra sia magnificata la potenza del mio Signore secondo quanto hai detto: 18"YHWH, lento all'ira e grande di misericordia, assolve la colpa e la trnsgressione ma non lascia del tutto impuniti: imputa la colpa dei padri ai figli, fino alla terza e quarta (generazione)". di fuoco), non escludendo però la visione particolare che Dio concede solamente a Mosè. 14,15 Come un sol uomo (.,r;ttt ai"tctf)- Cioè una distruzione facile nonché totale e senza eccezione (cfr. Gdc 6,16). 14,18 Lento an 'ira (C'll!.t 'T1.;t) -Alla lettera: g-NZ, nlP,b~ hlil~n"!f. Ti1~1 1;J;:'J WN1-Z,~ ni?P.? ~',~1:'~144

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14,45/forma (il'tl':f0)- Il luogo corrisponde probabilmente all'attuale Tell el-Mesas (5 km a est di Beer-Sheba); cfr. Nm 21,2-3 e relative note.

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•:• 13,1-14,45 Testi affini: Dt 1,20-44 15,3 Sacrificio consumato da/fuoco (i!~~) -Il vocabolo ebraico, che deriva da~ «fuoco>>, indica ogni sacrificio bruciato sull'al-

La sesta e ultima unità narrativa (14,39-45) funge da epilogo di tutta la vicenda dell'esplorazione e si mostra un racconto con tanta dose d'ironia e tanta finezza psicologico-spirituale. Dopo aver ascoltato il verdetto divino, il popolo si sente in colpa (cfr. 14,39: «se ne rattristò molto») e vuole allora dimostrare la sua determinazione di conquistare la terra. Tale fermezza "in ritardo", che mancava a tutti prima del verdetto divino, risulta però non tanto il segno dell'obbedienza, quanto una nuova forma della disobbedienza nei confronti di Dio. Dimostra in realtà la volontà instabile e, per certi versi, capricciosa di quella «comunità malvagiro>, come pure una sottile ribellione contro l'irrevocabile giudizio divino appena pronunciato e trasmesso da Mosè. Così, nel nome di fare quanto Dio voleva nel passato, gli Israeliti agiscono ora secondo la propria volontà, di testa loro, ignorando il nuovo comando e il nuovo piano di Dio per il loro cammino. La loro ostinazione si vede ben chiara dal fatto che attuano il loro piano bellico malgrado il divieto esplicito di Mosè (14,42-43; cfr. Dt l ,42 che fa risalire l'origine del divieto a Dio stesso) e all'assenza dell'arca (segno visibile dell' autorizzazione divina; dal punto di vista teologico-spirituale, è uno sbaglio fare la cosa giusta ma nel tempo sbagliato! Anzi, chi fa così rischia di sbagliare l'obiettivo, cosa che equivale proprio al peccare, secondo il senso primario del verbo ebraico bt '«mancare il bersaglio» =«peccare»). Così, il popolo ha dovuto sperimentare una sconfitta sonora da parte degli avversari come ovvia conseguenza della sua azione ribelle e peccatrice. Va sottolineato che la menzione ripetuta degli Amaleqiti e Cananei nella valle (cfr. 14,43.45) vuole indicare l'impossibilità di entrare nella terra esplorata da quella parte meridionale, cosa che verrà confermata di fatto dalla sconfitta degli Israeliti ostinati (vv. 44-45). Bisogna quindi tornare «per la via di Yam Su:6>, o mare dei Giunchi, per poi risalire ed entrare da sud-est, cioè dall'altra parte del mar Morto e del fiume Giordano. Ricapitolando, dall'analisi del testo emergono tre pensieri teologici principali. Primo, il brano fornisce la spiegazione su perché Israele doveva vagabondare per un tempo così lungo nel deserto, per poi entrare nella terra promessa non dalla parte meridionale (come sarebbe del tutto naturale) ma da quella a est del Giordano (che implica un giro molto più lungo e complicato). Secondo, emergono qui le due figure leader del dopo Mosè,

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NUMERI 15,3

Ma si ostinarono e salirono sulla cima della montagna, mentre l'arca dell'alleanza di YHWH e Mosè non si mossero dall'accampamento. 45 Gli Amaleqiti e i Cananei, che abitavano su quella montagna, scesero, li colpirono e li fecero a pezzi fino a I:Iorma. 1YHWH parlò a Mosè: 2«Parla agli Israeliti e di' loro: "Quando entrerete nella terra della vostra dimora, che io sto per donarvi, 3e offrirete un sacrificio conswnato dal fuoco per YHWH, olocausto o sacrificio di bestiame grande o piccolo -per compiere 44

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tare, totalmente o in parte, come si precisa di seguito («olocausto o sacrifici m>). Questo termine tecnico del culto ricorre circa sessanta volte in passi attribuiti alla tradizione

sacerdotale (cfr., p. es., Lv 2,2.9.11.16; 3,3; Nm 28,2.3.6.8.13.19.24; 29,6.13) e tre volte in passi attribuiti a quella deuteronomista (Dt 18,1; Gs 13,14; ISarn 2,28).

Kaleb e Giosuè, e si affenna che loro due entreranno con la nuova generazione nella teJTa promessa, cioè vi condurranno il nuovo popolo di Dio. Infine, si sottolineano di nuovo l'amore fedele e misericordioso di YHWH, il Dio giusto, e il ruolo fondamentale di Mosè che intercede per il popolo. Occorre rilevare in proposito che il perdono divino per il popolo colpevole lascia sì intatta la fedeltà di YHWH alla sua promessa, ma non cancella le conseguenze della trasgressione. Teologicamente parlando, possiamo affermare con un gioco di parole: il male fa male a chi lo fa! In altri termini, chi compie il male subisce la conseguenza causata dal male compiuto e non dali' altro, tantomeno da Dio. L'Antico Testamento, però, tende sempre ad attribuire a Dio la causa di ogni cosa senza la chiara visione teologica secondo cui la causa primaria del male subìto dall'uomo è il male compiuto da lui stesso. Allora, mentre l'uomo si ~ndanna con i suoi peccati, il linguaggio anticotestamentario parla di Dio che, pur perdonando la colpa e rimanendo fedele, castiga i peccati (cfr. Sal 99,8). Si tratta comunque del principio che verrà proclamato valido anche per l'alleanza tra Dio e la casa di Davide (cfr. Sal89,31-35). 15,1-41 Varie prescrizioni cultuali Nm 15 apre il blocco di 15,1-19,22 che rappresenta, in un contesto geografico e temporale non precisato, un'alternanza di prescrizioni cultuali e racconti abbastanza vari che però ruotano più o meno intorno a un tema comune: l'ulteriore conferma del ruolo del sacerdozio aronnitico e dei !eviti nella comunità dell'esodo, in vista dello stanziamento nella terra promessa. Dal punto di vista redazionale, questo lungo blocco sembra un seguito logico di quello dei due capitoli precedenti sull'esplorazione di Canaan (perciò, insieme formano un'unica sezione narrativa, come sottolineato in precedenza). Infatti, dopo l'esplorazione del paese, la sommossa degli lsraeliti e la punizione di YHWH, la comunità. già arrivata ai confini meridionali della terra di destinazione, è dovuta tornare indietro per scontare i lunghi quarant'anni di vagabondaggio nel deserto. Dio, comunque, continua ad accompagnare e formare il suo popolo, ma non più in modo generico, perché ora lo orienta verso una prossima entrata nella terra promessa con una frase di speranza certa: «quando entrerete nella terra ... che io sto per donarvi»,

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NUMERI I5,4

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Innalzando un profumo gradito (ni~~~ l!i'T'~ l'!'.,) - Alla lettera: «per fare un profumo di appagamento», cioè gradito a YHWH; per «compiacerlO>>. Va notata l'allitterazione. 15.4 Un decimo (Ti.,~)- Sottinteso «di efm)





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(così esplicitato nella Settanta: I*Kcxtov tou cfr. Nm 5,15 e la nota relativa. Hin (l'::t>- Misura dei liquidi che equivale a un sesto dell'e/a, cioè circa sei litri; un quarto di hin corrisponde dunque a 1,5 litri circa (cfr. Es 29,40).

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farete questo e quello (15,2.18; cfr. 13,2). In questa fonnazione continua non mancano ovviamente delle ribellioni da parte degli Israeliti (cc. 16-17), ma ciò farà splendere «la gloria di YHWH» (segno della presenza divina) sul popolo in cammino e mettere in risalto la sua misericordia e giustizia e, al contempo, la guida legittima di Mosè e Aronne. Inoltre, sarà occasione per ulteriori precetti

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un voto o come offerta volontaria o nelle vostre feste-, innalzando tm profinno gradito a YHWH, 4colui che o:ffiirà, presenterà come offerta a YHwH Wl'oblazione di un decimo di fior di farina, impregnata in un quarto di hin di olio, 5e un quarto di hin di vino per la libagione: la aggitn1gerai ali' olocausto o al sacrificio per un agnello. 6Per Wl montone, farai un'oblazione in fior di farina di due decimi, impregnata in Wl terzo di hindi olio, 7e un terzo di hindi vino per la libagione: offrirai Wl profinno gradito a YHWH. 8Se immolerai un giovenco in olocausto o in sacrificio, per compiere un voto o tm sacrificio di pace per YHWH, 9presenterai con il giovenco un'oblazione di tre decimi di efa di fior di farina, impregnata in un mezzo hin di olio, 10e offrirai Wl mezzo hin di vino in libagione: è tm sacrificio consumato dal fuoco, profinno gradito a YHWH. 11 Cosi si farà per tm toro o per un montone o per tma. pecora o una capra. 12Secondo il nwnero (degli animali) che offiirete, così farete per ciascun (sacrificio), secondo il loro nwnero. 130gni nativo eseguirà queste istruzioni per offrire un sacrificio consumato dal fuoco, profinno gradito a YHWH. 14Se uno straniero che abita con voi o chi (dimora) in mezzo a voi da generazioni offiirà tm sacrificio conswnato dal fuoco, profwno gradito a YHWH, come farete voi, così farà lui. 15(Per) l'assemblea, (ci sarà) tm'unica prescrizione per voi e per lo straniero residente, una prescrizione perenne per le vostre generazioni: come vi presenterete voi, così si presenterà lo straniero davanti a YHwH. 16Ci sarà Wl'unica legge, Wl'unica norma per voi e per lo straniero che abita con voi"». 15,5 La aggiungerai al/ 'olocausto o al sacrificio (M.';'t~ iM n'{v;;t~~ l"'W~IJ)- Alla lettera: «farai sull'olocausto o sul sacrificio». Si tratta cioè di versare il vino probabilmente non sull'offerta per non spegnere il fuoco (cfr. Lv 6,6), ma ai piedi e attorno dell'alta-

re, secondo le testimonianze della tradizione posteriore (cfr. Sir 50,15; Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche 3, 9.4 § 234; Misbnà Sukkah 4,9; Sifre Bamidbar l 07). -> 15,1-16 Testi affini: Lv 2,1-10; Ez 46,57.11.14

del culto che riflettono e completano le leggi simili riportate in Esodo e Levitico (proprio per formare ancora meglio la comunità) e in cui emerge ancor più il ruolo fondamentale dei sacerdoti (e )eviti: Nm 18-19). In un tale contesto, Nm 15 espone varie prescrizioni: sulle oblazioni e libazioni che accompagnano i sacrifici (vv. 1-16), sulla particolare offerta della

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->), cioè della focaccia, simile a quelle delle primizie dei cereali (v. 20b: i"Ji?D N~ry n~n; it;9:-,~~ W'tt~ n!~1 ,~9 hJn; ~7 ~;t;:J·'~ O~Q "P-'?D9 :1? ~~il Nr~VQlP n'1ir?tt mpb i9N'8 :iJ ·ntt i!lifJ ~~ 02r;ttt :l'"Ji?D'? ?thlr. n:;rP,Q b~r;ttt ?tnlr. 'tt?~ -~-ntt1 ~J;l~ ~'1i?~ 10 :OQl~ iiJP~ ' J.!t7 iQP,?, il)il; l~lP~ ÌTJ:tP, ,r, ' t...- ' • L !l ••• L O'"J,Y:aD 'Tfr;t:!P,-7~1 il.J!l~ 1;17 :il~~f-o~ O.f:J'YiP:;l~ 'iff!~ 1.T'~;t 'Tf'O~ i?'l~~-ntt

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16,10 Tutti i tuoi fratelli (i'~I_C-~f)- Indicazione generale dei membri del clan di Qora!J. 16,12 Non verremo (:'T~~~ ~~)-Alla lettera: «non saliremo» (anche nel v. 14). n verbo spesso indica il presentarsi davanti a una persona di grado superiore o per un giudizio (cfr. Gen 46,31; Dt 25,7; Gdc 4,5).

cioè tra i responsabili della comunità. Si consuma cioè il dramma della sfida peccaminosa contro la volontà divina e si conferma ulteriormente il giudizio di Dio su una generazione «ribelle e perversa>>. Nel racconto di Qoral;l occorre notare l'uso forse intenzionale del termine di grande carica teologica 'ediih («comunità»; si veda l'introduzione e la nota a 1,2) per denotare il gruppo ribelle. Infatti, dal v. 5 si menzionano quelli che si ribellano insieme con Qoral;l coerentemente con l'espressione «(tutta) la sua comunità» (per ragioni stilistiche qui tradotta con «[tutta] la sua gente»; cfr. vv. 6.11.16.19). Si tratta di una probabile sottile contrapposizione tra questa comunità (di Qoral;l) e quella vera sotto la guida di Mosè. Questo comunque crea una certa confusione con tutta la 'ediih, convocata verso la Tenda, a cui sarà chiesto poi,

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NUMERI 16,14

sParlò a Qoral;t. e a tutta la sua gente: «Domani YHWH rivelerà chi gli appartiene e chi è santo: lo farà avvicinare a sé; farà avvicinare a sé colui che egli avrà scelto. 6Fate così: prendete gli incensieri di Qoral;t. e di tutta la sua gente; 7domani mettetevi il fuoco e poneteci l'incenso davanti a YHWH. L'uomo che YHWH avrà scelto, quello sarà santo. Basta, leviti!». 8Mosè disse a Qoral;t.: «Ora ascoltate, leviti! 9Non vi basta che il Dio d'Israele vi abbia separato dalla comunità d'Israele, facendovi avvicinare a sé per compiere il servizio della Dimora di YHWH e stare davanti alla comunità per essere loro ministri? 10Ha fatto avvicinare (a sé) te e, con te, tutti i tuoi fratelli leviti, e richiedete anche il sacerdozio? "Per questo tu e tutta la tua gente vi radunate contro YHWH! E chi è Aronne, perché mormoriate contro di lui?». 12Mosè mandò a chiamare Datan e Abiram, figli di Eliab, ma dissero: «Non verremo. 13Non ti basta averci fatto uscire da una terra dove scorrono latte e miele per farci morire in un deserto? Vuoi anche stabilirti capo su noi? 14Certo, non ci hai fatto entrare in una terra dove scorrono latte e miele, né ci hai dato in eredità campi e vigne. Vuoi forse cavare gli occhi di questi uomini? Non verremo». 16,13 Averci fatto uscire (1li;'~~F:r) -Alla lettera: «averci fatto salire>>. Si può notare il gioco di parole che si instaura con il versetto precedente, oltre al valore teologico del verbo tecnico «salire» utilizZato per indicare l'uscita d'Israele dall'Egitto per entrare (cioè salire) nella terra promessa (cfr. la nota a 14,13).

16,14 Vuoi forse cavare gli occhi di questi uomini? (1f'm CiJ:;t c·~~~:;t ·~·.V.iJ) Questa frase, probabilmente idiomatica, è utilizzata per indicare l'azione di ingannare o illudere, anche se l'espressione «cavare gli occhi» è usata talvolta in senso letterale (cfr. Gdc 16,21; 1Sam 11,2; anche Pr 30,17).

con Mosè e Aronne, di separarsi dalla gente ribelle per essere salvata dal flagello. Inoltre, va evidenziato anche un certo spirito ironico nella narrazione biblica in questione. C'è anzitutto l'ironia nel discorso di Mosè che alla fine ripete le stesse parole di disapprovazione di Qoraf,t: «Basta!» o, alla lettera, «è troppo con voi» (v. 7; cfr. v. 3). Tale sapore ironico, osservato in precedenza nel verdetto di Dio in 14,28 («Come avete detto alle mie orecchie, così farò a voi»: non entrerete nella terra promessa!) è presente ancora nel fatto che Datan e Abiram descrivono la terra di Egitto con la frase «dove scorrono latte e miele» (v. 13), che è usata abitualmente per la terra promessa (v. 14; cfr. 13,27; 14,8). Lo stesso tono ironico sembra osservabile nella loro accusa nel v. 13 («Non basta... ?>)), la quale richiama la fraseologia nel rimprovero di Mosè a Qoraf,t con la sua gente (cfr. v. 9)!

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NUMERIJ6,15

1iÒQ N."'f Cf.ll~~~-~ T~.p-;~ iiJil;-;~ :,9N.~ iN9 hlP,b'( 11J~ 15 :cilo inN-nN "ni.nil N.?1 "nNlbl bilo inN iltl~ illil; ~~~7 ~~!J ~J;lJ~r?:t1 hJ;I~ n1p-;~ hlP,b 19N~1 16 n1oi? oo'?P. ono~~ iilJ;~t:t~ w"~ 1~l)i?~ 17 :1ry9 110~1 c~n iltl~1 n~t:t~ C~UNrt~ C''P.~Q inJ;~t:t~ W'~ hlil; ~~~7 C~:;t1i?D1 w~ OO"]P, ~~T;l~1 iilJ;~t:t~ W'~ ~lii?~1 18 :ir;tJ;It:'~ W"~ 110~1 :n0~1 iiWb~ iP-iO ?o~ no~ ~irtP~~ nlt?i? Cf.J']P. ~O'ft.l!1 NJ~1 i}.?io ?o~ no~-;~ iiÌPn-;~-n~ h1i' c~:f'?P. ?;Ji?~1 19 t1o~-;~1 iiWb-;~ iiJil; 1#1;1 20 :il·:wo-;~-;~ ill-,;-ii:J=? ~7~~122 :V~1:P c.pk il~~~1 nN.!iJ iiJ~O 'l[ir;t~ ~?1#D21 :1f?N] Nt>n' 1nN W'Nil 1i.v:a-?:>? nh~1il 'ii?N ?N ~ioN.!t, Oil"l.!:l-?v 1~124 :1f?N~ iiWb-;~ ill-,; 1;n;1 23 =tt~i?T:l il:wo-;~ 'P-1 Cj?J~125 :C1':;t~1 Ttl1 n1ir1~1p~'( :l'~tp~ ~?J;p 1f?N] ii'J~;:t-?~ -;~ ,~1;126 :?~1~~ ';!i?T 1"'JQ~ 97~1 CJ':;t~11!J1-?~ 'lf?.~ illP,b -?N1 ii~Nil 0"3JW1il C"WlNil '?m~ 7vo Nl ~,~o 10N? ii-TVil a.• -z -y~1p~ ?pQ ~t;J;~127 :ClJNtl>IJ-;:t=ll ~!?t?T:l-1~ cn7 1w~-?:t:ji W~T:l co"?iJ~ no~ C'~~~ ~~~; Cl":;t~1l~11 :J'~t?~ C'J':;t~1 Ttl1 "li? '~D7'P il):,;-'~ T~lrT~ hN.tf 'nlP,b ;9N~128 :0~~1 Cr.J'J:;t~ cn'w~~ -;:;, nio:;,-cN29 :':a~o N.?-'::J ii~Nil C'i.vV~ii-?::J nN niibv? :"~D7'P iljil; N-7 Cr.J']P, ii?..-?~ cit;tn-?~ h1i?~~ il~~ TU}~; b1t;tiJ bnk illJ?:J~ h,iJ-nN iiOiNil iiÌ'l!l!J~ iliil' N1:J" i1N"1:.:J.-CN130 t•.•-

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:t,t;n~ '~i? ni~7 ~~~ ~Wjir,l ill'T':l!?'? C~"li?ìT'f. f1~!1P'? '~~~ 8 'o/ ~l!i)- ntermine (qui traslitterato e non 10,28; 18,9; 23, 15.33; Mc 9,43.45.47; Le 12,5). tradotto),IacuitraduzionegrecadellaSettanta èiGJç«in.feri>>,èusatodi ftequentenellaBibbia per indicare il regno sotterraneo di tutti i morti (cfr., p. es., Gen 37,35; 42,38; 44,29.31; Is 14,9-11; Sal 6,6). Si afferma successivamente che i malvagi scenderanno nello S' 'o/ (Sal9, 18; 31,18), talvolta anche vivi per punizione (cfr. Sal 55, 16), mentre i giusti ascenderanno verso il cielo (Pr 15,24; cfr. Qo 3,20-21). La trndizione rabbinica poi sostituisce ~ oon CiliT'~ l 1:13;:t"l. («Gèenna»; in greco y~vva; vocabolo usato più volte anche da Gesù, cfr. Mt 5,22.29;

•:•16,1-35 Testi affini: Dt 11,6; Sal106,1718; Sir 45, 18-20; Gd 11 17,2 E/'azar(,~)- n nome significa «Dio ha aiutato» (in greco ~ap oome qui o, in un altra forma nel NT, Ali.Capoc;; cfr. Le 16,20]). Questo El'azar, figlio di Aronne, è già menzionato in Nm 4,16 (cfr. Es 6,2325; Lv 10,6.16) come responsabile per le suppellettili della Dimora e del santuario (quindi, il compito a lui assegnato qui rientra nella sua responsabilità ordinaria). Qui, a lui viene affidato il delicato lavoro di «levare gli incensieri» dei morti,

di Aronne, ma contestato dagli uomini di Qoral}. La questione della legittimità aronnitica è talmente importante, anzi, fondamentale per il culto che, non solo il tema sarà ripreso nel capitolo successivo, ma già adesso si sottolinea alla fine del racconto una conseguenza fatale per gli usurpatori del sacerdozio: «Un fuoco uscì da YHWH e (li) divorò» (cfr. 16,35). Si tratta di una punizione particolare, forse la più severa di tutte (oltre che spettacolare ed efficace per impartire una lezione esemplare). Essa viene spesso applicata per confermare l'autorità divina sulla legittimità sacerdotale e sulle altre questioni fondamentali (cfr. Lv 10,2; anche Nm 11,1; 2Re 1,10.12). La storia di Qoral} con la sua gente e quella di Datan e Abiram con i compagni (sebbene con una popolarità minore) verranno lette e rilette successivamente come paradigma e ammonimento per ogni ribellione nella comunità dei fedeli

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NUMERI 17,3

appartiene loro, così che scendano vivi nello se 'o/, saprete che questi uomini hanno disprezzato YHWH». 31 Quando ebbe finito di dire tutte queste parole, si spaccò il suolo che era sotto di loro, 32la terra aprì la sua bocca inghiottendo loro, le loro tende, tutti gli uomini di Qora]). e tutte le (loro) sostanze. 33Essi, con tutto quanto apparteneva loro, scesero vivi nello se 'o/; la terra li ricoprì e scomparvero dall'assemblea. 34Tutto Israele che era intorno a loro fuggì alle loro grida, perché dicevano: «Che la terra non ci inghiottisca!». 35Un fuoèo uscì da YHWH e divorò i duecentocinquanta uomini che presentavano l 'incenso. 1YHwH parlò a Mosè: 2«Di' a El'azar, figlio del sacerdote Aronne, di levare gli incensieri dal rogo e di disperdere il fuoco, perché sono consacrati. 3Con gli incensieri di quelli che hanno peccato a prezzo della loro vita, si facciano lamine battute con cui ricoprire l'altare, perché li hanno presentati a YHwH e li hanno consacrati; saranno un segno per gli Israeliti».

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perché Aronne in quanto gran sacerdote dovrà guardarsi dal contatto con i c008veri più scrupolosamente dei semplici sacerdoti (éfr. Lv 21,14.10-11). El'azarriceveràdi seguito la successione di Aronne nel (sommo) sacerdozio (cfr. Nm 20,24-28; Dt 10,6) e darà poi origine alla linea sacerdotale di Zadok (cfr. 1Cr 6,34-38). 17,3 Lamine battute (c•r:t~ "-lli?!)- espressione rara che ricorre solo qui e in Es 39,3 e che fa intravedere una lavorazione raffinata e difficoltosa del metallo (cfr. v. 4). Con cui ricoprire l'altare (ti~~~ ·~)- Siccome l'altare è stato già coperto di bronzo

(cfr. Es 27,2; 38,2), si tratta probabilmente di un rivestimento aggiunto, proprio come «un segno» per gli lsraeliti (v. 3b). La Settanta tenta di armonizzare le informazioni sulla coperta dell'altare in Nm 17,3 ed Es 38,2, aggiungendo a quest'ultimo passo la frase: ouroc; Èlro(~v tÒ 9ucn.aotTpLOV tò XaÀJo \"- i1\!>0 CANO CVi hN1 18 :mt:>o-?.u :l.t:l:Jr-t ioVi-nN lV'N nit:>O ,lv.U C'llV :cçi::1~ "'# ViN17 i~~ ;,~~ '~ ''-~ ;,~~-;p ::1T;t:;>T:l tin~ :i1~Vi c:>? imN ,ViN n~-T.u;, 'l!l? i.Uio ?;,k::~. cr-tn3i11 19 T-;

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•:• 17,1-5 Testi affini: 2Cr 26,16-23 l1,12Fece (I"Tj1"'1)-Alla lettera: «prese» (sottinteso l'incensiere con il fuoco dall'altare).

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17,19 La Testimonianza (m"''~;;t)- Abbreviazione (usata anche al v. 25) per «l'arca della Testimonianza» (cfr. Nm 4,5; 7,89)

alla rivolta (w. 1-15), che includono l'istruzione di Dio per El'azar, figlio di Aronne, sulla gestione degli incensieri dei ribelli morti (vv. 1-5) e il rito espiatorio di Aronne all'indomani, per fennare il flagello che colpiva il popolo ancora monnorante (vv. 6-15). Emerge così il ruolo fondamentale di Aronne con la sua discendenza, il cui diritto esclusivo al sacerdozio verrà confennato wta volta per sempre nel racconto successivo della «gara» delle verghe (w. 16-26; i vv. 27-28 fimgono da transizione al capitolo seguente).

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NUMERI 17,19

411 sacerdote El 'azar raccolse

gli incensieri di bronzo presentati da quelli che erano stati bruciati; li batterono in lamine con cui ricoprire l'altare, 5come ricordo per gli Israeliti, affinché nessun estraneo, che non sia della discendenza di Aronne, si awicini a offrire incenso davanti a YHWH, e non gli accada come a Qoral) e alla sua gente. (El'azar fece) secondo quanto YHWH gli aveva detto tramite Mosè. 6ll giorno dopo, tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e Aronne: «Voi avete fatto morire il popolo di YHWH». 7Mentre la comunità si riuniva contro Mosè e Aronne, si volsero verso la Tenda dell'incontro: la nube la coprì e apparve la gloria di YHWH. BM:osè e Aronne si presentarono alla Tenda dell'incontro. 9YHWH parlò a Mosè: 10«Levatevi da questa comunità e io la divorerò all'istante». Ma essi caddero faccia a terra. 11 Mosè disse ad Aronne: «Prendi l'incensiere emettici un po' di fuoco dell'altare: poni l'incenso e va' in fretta tra la comunità e compi l'espiazione per loro, perché si è . scatenato lo sdegno di YHWH, il flagello è cominciato». 12Aronne fece come Mosè aveva detto e corse in mezzo ali' assemblea: il flagello era cominciato sul popolo. Mise l'incenso e compì l'espiazione per il popolo. 13 Stette tra i morti e i vivi e il flagello si fermò. 141 morti per il flagello furono quattordicimilasettecento, esclusi i morti per la vicenda di Qoral). 15Aronne tornò da Mosè ali 'ingresso della Tenda dell'incontro: il flagello ·era stato fermato. 16YHWH parlò a Mosè: 17«Parla agli Israeliti e fatti consegnare delle verghe, una per ogni casato: dodici verghe da tutti i loro capi secondo i loro casati. Scriverai il nome di ognuno sulla rispettiva verga 1811 nome di Aronne lo scriverai sulla verga di Levi, perché ogni verga corrisponde a un capo dei loro casati. 19Le deporrai nella Tenda dell'incontro, davanti alla Testimonianza, dove io vi raduno. che contiene le tavole della Legge che sono appunto la «testimonianza>> de li' alleanza tra YHWH e il popolo (Es 25,16.21; 31,18;

40,20). Le verghe, quindi, sono messe nel Santo dei Santi, davanti ali' arca (cfr. v. 22: «nella Tenda della testimonianza»).

Occorre filre tre osservazioni esegetiche. In primo luogo, il testo biblico nana che Aronne lo. In secondo luogo, bisogna rilevare l'esplicitazione del nomediArorme sulla vetgadi Levi al v. 18 come pure la ridondante spiega2ione che segue (una vetga per ogni capo). Questi due

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NUMER117,20

ilyjb nJ_.~22 :Ol)i~Q "i)'il}-il llQ~tt il~Q~ nilpQ ,W\' O"~'P oJ!l!l~ -;N hwb N:l!t't n'in~o "i1"123 :niVil ;ilk:a i11il" "lrh nt>~il-nN •.•

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ilf-;:1 '~~16 :;l$l'P~ '~~-;~ ~~P.. iW nJ!:lP,-n~ i!lP,7 illil'? O'~t'~ il:l.t;l~ o~? ;~n'P~ '1-~ 'ltif:ll;) 1?-1-;:t? O~J;l~tlf-ntt ~'ÌJ?ViT:l ~T;l~ ~'},.:f~ ilD~f :i;?iO ;V~ O~J;l~tlf-n~ Jlj~ il~.t;l~ nJ!:lP. Of!l~P.1 n:?,1~7 n'#1;)7~ T1#T~tl :n9~' :l'Jj?iJ 1101 nl~Vil;)-ntt TI '~P~ il.~;:l ~~~1'f1n~-;~ ~,1il7 1#1718 ilt.J\P97 O'.Ptlt ~7 ;~~~-'~:t 'Vlit':t7 'Db~1T;I :o?.iv-pli? ~Wt?~ 0~17t~ o~'IJ~-n~ ~T:lt:~i??

18,1 La colpa relativa al santuario li~) - Cioè, le colpe che offendono la santità del santuario (cfr. Es 28,38) come, p. es., l'avvicinarsi ad esso da parte di uno non autorizzato (cfr. 1,51). La colpa relativa al vostro sacerdozio (~;tp~ry

(0~':1~zt4' li~)- Indica le offese ncll'esercizio dei doveri sacerdotali. 18,7 Ciò che è oltre il velo (M';} '-l~~ M"~~'?) -Si tratta di tutto ciò che si trova nella parte più santa della Tenda, il «Santo dei Santi», cioè oltre il velo di separazione tra quest'ul-

18,1-32 Doveri e diritti dei /eviti e dei sacerdoti Il capitolo fornisce le indicazioni sui servizi dei leviti nella Tenda come aiuto ai sacerdoti (vv. 1-7), sulle porzioni per i sacerdoti dalle offerte presentate (vv. 8-19), sullo status ereditario di Aronne con i leviti (vv. 20-24) e sulla gestione delle decime per i leviti (vv. 25-32). Senza entrare troppo nei dettagli contenutistici (trattati in parte nelle note ai versetti), ci soffenniamo su alcuni elementi più interessanti dal punto di vista esegetico-teologico.

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NUMERI 18,8

disse ad Aronne: «Tu, i tuoi figli e il tuo casato porterete (il peso del)la colpa relativa al santuario; tu e i tuoi figli porterete (il peso del)la colpa relativa al vostro sacerdozio. 2Raduna accanto a te anche i tuoi fratelli, la tribù di Levi, tribù di tuo padre; si associno a te e ti servano quando tu e i tuoi figli sarete davanti alla Tenda della testimonianza. 3Si occuperanno di ciò che è prescritto per te e per tutta la Tenda. Solo agli oggetti del santuario e all'altare non si avvicinino, affinché non muoiano né loro né voi. 4 Si assoceranno a te e si occuperanno di ciò che è prescritto per la Tenda dell'incontro, di tutto il servizio della Tenda. L'estraneo non si avvicini a voi. 5Vi occuperete di ciò che è prescritto per il santuario e per l'altare, così non ci sarà più ira sugli Israeliti. 6Ecco, io ho preso i vostri fratelli, i leviti, tra gli Israeliti: donati a YHwH, (essi) sono un dono per voi per compiere il servizio della Tenda dell'incontro. 7Tu e i tuoi figli con te vi atterrete al (le prescrizioni) del vostro sacerdozio per tutto ciò che riguarda l'altare e ciò che è oltre il velo, e compirete il servizio. (Vi) do il sacerdozio come dono e l'estraneo che si avvicinerà sarà messo a morte». 8 YHWH parlò ad Aronne: «Ecco, io ti ho dato il diritto su quello che s'innalza per me, (cioè) tutte le cose consacrate dagli Israeliti: le ho date a te e ai tuoi figli a motivo dell'unzione, come prescrizione perenne. 1YHWH

tima e la parte del «Santo» (cfr. Es 26,33; Lv 16,2). + 18,1-7 Testi affini: Nm 1,50-53; 3,510.38 18,8 A motivo del/'unzione (i1J;Il!i't7) - Cfr. Vulgata: pro officio sacerdotali («per la fun-

zione sacerdotale»), cioè, in virtù dell' unzione sacerdotale di Aronne e dei suoi figli. Non va esclusa però un'altra possibile traduzione: «come porzione>> (cfr. la Settanta: Elç yÉpaç «in donO>>), in virtù del testo affine in Lv 7,35.

Primo, si mette in risalto già all'inizio la grande responsabilità dei sacerdoti aronniti. Devono portare il peso della colpa relativa non solo alloro sacerdozio ma anche alle cose che riguardano il santuario (v. 1). Si tratta dell'essere responsabili per la colpa commessa, portando il peso della punizione (cfr. v. 3; anche 14,34), con il dovere di ripararla. Secondo, tra le offerte che spettano ad Aronne e ai suoi discendenti in quanto sacerdoti del tempio vengono elencate in particolare «le cose santissime destinate al fuoco» (cfr. v. 9) che, oltre ai sacrifici per il peccato e di riparazione, includono

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NUMERI 18,9

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18,9 Cose santissime- L'ebraico ha il singolare collettivo (C'~"W rzi1p) che comprende i tre doni elencati (le offerte di cereali. i sacrifici per il peccato e quelli di riparazione). Questi si distinguono dalle undici «cose sante» in dono ai sacerdoti (vv. ll-19). 18,10 Nel luogo più santo (C'~~iJ v:llP~) - Alla lettera: «nel Santo dei Santi». L'espressione si potrebbe anche tradurre «come cose sante» (con la preposizione :l come beth essentiae e non come indicazione del luogo; si veda l'uso simile di :l in 18,26). Ciò però forma una tautologia nel

versetto. A ogni modo, la nostra traduzione trova appoggio negli altri testi biblici che prescrivono di consumare le offerte in un luogo sacro. 18,11 Offerte di agitazione (ntmJ;~)- Cfr. notaa5,25. Alle tue .figlie(;~ ;'!;ll~~1)- Cfr. v. 19; sono quelle che stanno ancora nella casa del padre e non quelle che, sposate a un laico, appartengono a un'altra famiglia non sacerdotale (cfr. Lv 22,12-13). Ogni pziro nella tua casa (ì~':;l~ ìin~-',~)­ Cfr. v. 13; con tale espressione si includono

anche «tutte le oblazioni vegetali» (cfr. v. 9). Queste ultime sono menzionate qui perché una parte di ogni oblazione vegetale (offerta di cereali) sarà bruciata sull'altare, mentre il resto verrà consumato dai sacerdoti (cfr. Lv 6,7-9; anche 24,5-9 per il pane della presenza). Sempre secondo il comando di YHWH al v. lO,

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'Questo ti spetterà, tra le cose santissime destinate al fuoco, tra tutte le loro offerte: tutte le oblazioni vegetali, i sacrifici per il peccato, i sacrifici di riparazione che mi porteranno; queste sono cose santissime per te e i tuoi figli. 10Le mangerete nel luogo più santo; ogni maschio ne mangerà: la considererai cosa santa. 11 Anche questo spetterà a te: offerta d'innalzamento dei loro doni, e tutte le offerte di agitazione degli Israeliti. Le ho date a te, ai tuoi figli e alle tue figlie, come prescrizione perenne: ogni puro nella tua casa ne mangerà. 120gni parte migliore dell'olio, del mosto e del frumento, le loro primizie che offriranno a YHWH, le darò a te. 13Le primizie di tutto ciò che è nelle loro terre e che presenteranno a YHWH, spetteranno a te: ogni puro nella tua casa le mangerà. 140gni cosa votata allo sterminio in Israele spetterà a te. 150gni primogenito di ogni essere vivente, offerto a YHWH, uomo o bestia, spetterà a te; invece farai sempre riscattare il primogenito dell'uomo e il primogenito dell'animale impuro. 16Raccoglierai il loro riscatto a un mese di età, secondo la tua stima in denaro: cinque sicli secondo il siclo del santuario, che è di venti ghera.

gli schiavi (Lv 22,11) ma non i salariati o gli ospiti (Lv 22,10), perché solo gli schiavi appartengono al sacerdote e quindi fanno parte della sua casa 18,12 Parte migliore (:l~!:!)- Alla lettera: «grasso)), «parte grassa» (cfr. vv. 29.30.32). 18,14 Cosa votata allo sterminio- Nel culto, lo C":)J:l (termine che deriva da una radice che significa «eliminare», «togliere via») appartiene al livello più alto dell' oblazione e indica tutto ciò (oggetti, camp~ bestiame, esseri umani) che viene dedicato o consacrato

totalmente a YHWH, il quale ne diventa cosi il proprietario esclusivo e permanente. Non può essere né venduto né riscattato (cfr. Lv 27,21.28-29). Per concessione, lo C":)J:l sarà a uso e proprietà dei sacerdoti. Nel linguaggio bellico poi, il concetto di C":)J:l designa il bottino di guerra da distruggere completamente per dedicarlo a Dio (cfr., p. es., Nm 21,2-3; Dt 7,2; Gs 6,17.21). 18,15 Ogni primogenito (CIJ"l. ,~~-':lf)­ Alla lettera: «chiunque apre l'utero», sottinteso di sesso maschile (cfr. Es 13,12; 34,19).

queste «cose santissime» sono da mangiare «nel luogo più santo», cioè alla lettera, «nel Santo dei Santi» (!)È da precisare a riguardo che secondo l'indicazione in Lv 6,9.19; 7,6, questo luogo per i sacerdoti per mangiare le offerte «santissime» è il cortile della Tenda dell'incontro. Devono poi consumare i doni nello stesso

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NUMERI 18,17

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18,19 Inviolabile (l"T'?ç)- Alla lettera: «di sale». Si tratta dell'uso simbolico del termine, basato sul fatto che il sale conserva e preser-

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va dalla corruzione i cibi e che si aggiunge a tutti i sacrifici (cfr. Lv 2,13; Ez 43,24; il lievito invece è vietato sull'altare, perché

giorno dell'oblazione. Il mangiare quindi delle offerte a YHWH da parte dei sacerdoti non è più un'azione per soddisfare il bisogno del corpo; diventa piuttosto un atto liturgico, attraverso il quale si esprime la sacralità di quanto innalzato a Dio in donazione. Va aggiunto che la norma di consumare le cose sacre in un luogo sacro si trova anche in Ez 42,13; 46,20; ciò sembra dimostrare un legame tra Ezechiele e la tradizione Sacerdotale in Numeri. Terzo, nel trattare dello status ereditario di Aronne con i !eviti, si sottolinea in particolare che Aronne non avrà possedimenti nella terra (cfr. v. 20). Si vuole cioè ribadire che Aronne con la sua discendenza (i sacerdoti) e generalmente i figli di Levi non avranno l'eredità (vv. 20.23), cioè un proprio territorio come le altre tribù (cfr. Dt 10,9; Gs 13,14), ma solo delle città per abitarvi che sono anche luoghi di rifugio per gli Israeliti (cfr. N m 35,1-8). Si afferma poi che l'eredità del sacerdote Aronne (e dei suoi discendenti) è Dio stesso (v. 21; cfr. Sal16,5-6). Va notato che Ori gene richiama al riguardo l'esigenza di Cristo per i «suoi sacerdoti»:

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NUMERI 18,23

Ma non riscatterai il primogenito della vacca o il primogenito della pecora o il primogenito della capra: sono cosa sacra. Spargerai il loro sangue sull'altare e farai bruciare il loro grasso: sacrificio consumato dal fuoco, profumo gradito al Signore. 18La loro carne spetterà a te, come a te spetterà il petto (dell'offerta) di agitazione e la coscia destra. 19'futte le offerte delle cose sante che gli Israeliti innalzano a YHwH, (le) ho date a te, ai tuoi figli e alle tue figlie, come prescrizione perenne: è un'alleanza inviolabile, perenne, davanti a YHWH per te e per la tua discendenza con te». 20 Il Signore disse ad Aronne: «Nella terra non avrai possedimenti e non avrai una parte (di territorio) in mezzo agli Israeliti: sono io la tua parte e la tua eredità in mezzo a loro. 21 Ai leviti ho dato tutte le decime in Israele come eredità, in cambio del servizio che fanno, il servizio della Tenda dell'incontro. 22Così non si avvicineranno più gli Israeliti alla Tenda dell'incontro caricandosi di un peccato che porta alla morte. 23Essi, i leviti, compiranno il servizio della Tenda dell'incontro ed essi porteranno (il peso del)la loro colpa. È una prescrizione perenne per le vostre generazioni. Non avranno eredità in mezzo agli Israeliti, 17

causa la corruzione: cfr. Lv 2,11). Quindi, un'alleanza di sale o «salata» sarà contraddistinta dall'incorruttibilità, indistruttibili·

tà o inviolabilità (cfr. Lv 2,13; 2Cr 13,5). 18,23 I /eviti- L'ebraico ha il singolare con valore collettivo: '1~i'J «il Levi».

«Chi non ha rinunciato a tutto ciò che possiede, non può essere mio discepolo» (Omelie su Gen 16, 5). Infine, il punto teologico più rilevante del capitolo sembra la riaffermazione dello status dei leviti e dei sacerdoti discendenti di Aronne, la cui identità e relazione reciproca sono state messe in crisi nella rivolta del qehatita Qoral). e compagni. Occorre notare che qui YHWH comunica le sue direttive direttamente ad Aronne e non a Mosè come nel resto di Numeri (nel Pentateuco, Dio parla ad Aronne ancora solo in Lv 10,8-11, quando lo istruisce sulla dignità e missione dei sacerdoti). Questo fatto sottolinea il ruolo del capo e organizzatore dei sacerdoti e leviti come pure l'importanza del messaggio a lui affidato. Si ribadisce, tra l'altro, che il ministero dei leviti, in quanto «donati» a YHWH, è in funzione dei sacerdoti. Si tracciano di nuovo i doveri e i diritti di ciascuno dei due gruppi, in particolare, quelli riguardanti l'eredità e le decime. Va notato a proposito il comando ai !eviti di offrire a Dio il loro contributo (una decima sulle decime

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NUMERI 18,24

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>; la ragione può forse essere individuata perché sotto l'influsso della simile indicazione nel v. 9 e del passo affine in Lv 4,12.

19,1-22 Il rituale della purificazione Il capitolo, che chiude il grande blocco iniziato in 15,1, offre le prescrizioni sulla purificazione: si apre con la descrizione del rito della vacca rossa, immolata e bruciata fuori dell'accampamento, per ottenere le ceneri da usare per l'acqua lustrai e (vv. 1-1 O); si passa poi alle istruzioni dell'uso di quest'acqua per purificarsi dall'impurità causata dal contatto con un cadavere (vv. 11-22).

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19,4 La aspergerà (ilVJ1)- Sottinteso «la vacca». Si tratta di purificare rituahnente la vacca, cioè consacrarla come offerta per la successiva purificazione. L'aspersione (per sette volte) con il sangue della vittima sacrificate rappresenta di regola l'atto rituale di purificazione (cfr. Lv 4,6.17; 14,7; 16,14-15; anche Nm 8,7). Verso la parte anteriore della Tenda de/l 'incontro (,-?.io-!;,::;tM ·~-Fil "~j-l;,~)- Secondo questa prescrizione, il sacerdote deve solo vedere la parte anteriore della Tenda per aspergere in quella direzione dal di fuori dell'accampamento (cfr. Sifre Bamidbar 123). Ovviamente, ci si può chiedere se nella tradizione di questa legge, la Tenda si trovi dentro o fuori dell'accampamento, perché il testo non suggerisce nulla di preciso. Dal contesto (cfr. vv. 4-8), tuttavia,

appare più plausibile la prima possibilità, cioè la Tenda si colloca all'interno dell'accampamento, fuori del quale si compie il rito in questione. Sembra, infatti, poco probabile che l'aspersione si svolga «davanti alla Tenda» (così la versione CEI) o, ancor meno, che si asperga «la parte anteriore della Tenda» (cosi la Nuovissima Versione della Bibbia), dato che il rito stesso per sua natura (con la forte carica di «elementi impuri») deve avere luogo lontano da ogni spazio sacro, quindi, dall'accampamento e, a maggior ragione, dalla Tenda. Va aggiunto che nel periodo del secondo tempio (quindi, anche ai tempi di Gesù), il gran sacerdote compiva questo rito sulla cima del Monte degli Olivi che assicurava la (piena) visuale della facciata del tempio. 19,5 Si brucerà ("11~1) - Colui che brucia

Tale contenuto fa considerare il capitolo come un possibile seguito logico delle storie di ribellione nei passaggi precedenti, in cui si attestano numerosi morti e quindi si può intravedere un certo contatto con essi da parte degli Israeliti. Sot-

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NUMERI 19,10

11 sacerdote El 'aza.r prenderà poi un po' del suo sangue con il proprio dito e con quel sangue (la) aspergerà per sette volte, verso la parte anteriore della Tenda dell'incontro. 5Poi, si brucerà la vacca sotto i suoi occhi: la sua pelle, la sua carne, il suo sangue con gli escrementi saranno bruciati. 611 sacerdote prenderà legno di cedro, issopo e tinta scarlatta e li getterà in mezzo al fuoco (in cui arde) la vacca. 1J>oi il sacerdote si laverà i vestiti, e bagnerà il suo corpo con l'acqua, dopo di che rientrerà nell'accampamento: il sacerdote sarà impuro fino a sera. 8 Colui che l'ha bruciata, laverà i propri vestiti con l'acqua, bagnerà il suo corpo con l'acqua e sarà impuro fino a sera. 'Vn uomo puro raccoglierà le ceneri della vacca e le riporrà in un luogo puro fuori dell'accampamento; saranno conservate per l'acqua lustrate (che serve al)la comunità degli Israeliti: questo è il sacrificio per il peccato. 10Colui che avrà raccolto le ceneri della vacca laverà i propri vestiti e sarà impuro fino a sera: sarà una prescrizione perenne per gli Israeliti e per lo straniero che abita in mezzo a voi.

4

non è necessariamente il sacerdote (cfr. v. 8; Lv 4,12.21; 9,11; 16,27). Gli escrementi (i'IW'"!E:l) - Il tennine ebraico si riferisce a ciò che si trova nelle interiora dell'animale. 19,6 Legno di cedro, issopo e tinta scarlatta (M.ll~in ·~~~ :litl(1 T1~ Sono usati nell'aspersione e purificazione della vacca, come nei riti analoghi (cfr. Es 12,22; anche Lv 14,4.6.49). Simboleggiano rispettivamente incorruttibilità (per la longevità del cedro), forza purificatrice (per la caratteristicaaromaticadell'issopo; cfr. Sal51,9; Eb 9, 19) ed energia vitale (lo scarlatto è il colore del sangue: cfr. Lv 14,4). 1inta scarlatta (n.lliçin 'J~) -Alla lettera: «scarlatto di venne» (cfr. 4,13); con ogni probabilità si riferisce al procedimento di -estrazione del colore dal venne.

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19,9 Le ceneri- L'ebraico ì~l( è singolare, ma si riferisce chiaramente alla totalità dei residui della combustione. Esse servono per santificare nuova acqua di purificazione. Saranno cioè usate mescolate insieme con l'acqua per purificare il peccato e per rimuovere l'impurità (cfr. vv. 17-21). Nel periodo del secondo tempio, le ceneri erano divise in tre parti: una per l'aspersione, una per santificare nuova acqua e una terza per essere conservata (Mishnà Para 3,10; Tosefta Para 3,14). Questo è il sacrificio per il peccato (i1"1J tt,;:t ntt~l'!)- L'ebraico ha il pronom'~ femminile: il soggetto è «la cenere» della vacca o, indirettamente, «la vacca)) stessa (cfr. v. 17 che esplicita «le ceneri della vittima bruciata per il sacrificio per il peccato))).

tolinea quindi in un nuovo contesto la preoccupazione per la purità rituale, che è segno visibile della santità che Dio, il triplice Santo (cfr. Is 6,3), vuole dal suo popolo, come già evidenziato in Nm 5,1-4; 6,6-12 (cfr. Lv 5,2.5-13; 11,24-28;

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>. 3YHWH ascoltò la voce d'Israele e mise in suo potere i Cananei; Israele votò allo sterminio loro e le loro città, e quel luogo fu chiamato I:Iorma. 4Partironò dal monte Hor per la via di Yam Suf, per aggirare la terra di Edom. Ma il popolo si spazientì lungo il cammino. 1

Israeliti nei confronti degli abitanti della regione. Q '?.26

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21,23 Yahaz (f~)- È ricordata nella Bibbia come città di Moab (Dt 2,32; Is 15,4; Ger 48,34) e talvolta con il nome leggermente diverso Yahza (Gs 13,18; 21,36; Gdc 11,20; Ger 48,21; l Cr 6, 78). Secondo la stele di Mesha (re di Moab, 830 a.C., linee 19-21), si trovava vicino a Dibon, in conformità con il parere di Eusebio (Onomastikon 104,9-12; 131,11), che situava Yahaz tra Dibon e Madaba. 21,24 Yabboq (p!i!~) - Il fiume, affluente orientale del Giordano, segna il confine set-

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tentrionale di Ammon (cfr. Gs 12,2-3; anche Gen32,23). Regione degli Ammoniti- L'espressione lilll,P 'l~ può indicare sia gli Ammoniti sia il loro territorio (cfr. Gen 19,38; Gdc 11,15; lSam 14,47). Fortificato (T,P) - La Settanta (la( l'lP) e la Vetus Latina (lazer) suggeriscono di leggere qui i!.J?:, la località menzionata nel v. 32 (si potrebbe supporre che la prima e l'ultima lettera della parola siano cadute

difendersi contro gli attacchi amorrei (vv. 23.33). Emerge anche chiaro il ruolo fondamentale di Dio che aiuta gli lsraeliti in battaglia (v. 34), come pure la pratica dello stenninio, eseguito dal popolo eletto nei confronti dei nemici (vv. 24.35). Sono punti teologici già accennati in precedenza (cfr. 21.1-3). Tra i dettagli rilevanti del brano, va segnalato il poema ai vv. 27-30 che si m1"lt'! i"ilV ;t,I'NlVil 'r-lt,:;t-il) 1

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2 -

a C.). Qui, nel pavimento di una chiesa aistiana, è stato scoperto nel 1896 il mosaico del VI sec. d.C. con lamappadellaPalestinadi quel tempo. 21,32 Ya 'zer (1r~)- Località tra IJeshbon e Io Yabboq (cfr. Is 16,8-9; Ger48,32), assegnata poi alla tribù di Gad (Nm 32,35; Gs 13,25). È identificata con l'odierna Khirbet-Gazzir. •:• 21,21-32 Testi affini: Dt 2,26-37; Gdc 11,19-22 21,33 Bashan (1~~0) - Vasta regione fertile in Transgiordania, che si estende daii'IJermon a nord fino a Ghil'ad (Ger 50,19; Am 4,1; Mi 7,14; Sal22,13). Og (lill)- Re amorrita, ricordato come (ulti-

48,46, con la costruzione passiva («sono portati in esilio [i Moabiti]») si evita anche quest'apparenza, come se Kemosh potesse agire attivamente come Dio d'Israele. Tornando al racconto di Numeri, con i menzionati successi militari in Transgiordania si completa la cronaca della marcia trionfale di Israele da J:lonna fino alle steppe di Moab (cfr. 22,1) e si prepara il contesto storico, geografico e teologico per la sezione degli oracoli di Bil'am che viene subito dopo.

22,1-24,25 La storia di Bi/ 'am e i suoi oracoli Questa sezione occupa ben tre capitoli e usa i materiali di varie tradizioni, antiche e più recenti. La narrazione comunque è abbastan:za ben organizzata. Si articola in due grandi parti: l'incontro tra Balaq, re di Moab, e il divinatore Bil'am (22,2-40)

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NUMERI22,2

Ii abbiamo trafitti, l è perduto I:Ieshbon fino a Dibon, abbiamo devastato fino a Nofal}., l che è presso Madaba». 31 lsraele abitò nella terra degli Amorriti. 32Poi Mosè mandò a esplorare Ya'zer; conquistarono le sue dipendenze e scacciarono gli Amorriti da là. 33 Poi cambiarono direzione e marciarono per la via di Bashan. Og, re di Bashan, con tutto il suo popolo, si schierò contro di loro per far guerra in Edre'i. 34YHWH disse a Mosè: «Non aver paura di lui, perché l'ho messo in tuo potere, lui e tutto il suo popolo, con la sua terra: agirai con lui come hai fatto con Sil}.on, re amorrita che abita in I:Ieshbon». 35Colpirono lui, i suoi figli e tutto il suo popolo, finché non restò alcun superstite, e s'impossessarono della sua terra. 1Gli Israeliti partirono e si accamparono nelle steppe di Moab, al di là del Giordano di Gerico. 2Balaq, figlio di Zippor, vide tutto quello che Israele aveva fatto 30Poi

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mo) discendente dei giganti Refaim (cfr. Dt 3, Il; Gs 13, 12). La sua sconfitta è menzionata spesso, insieme con quella di Sil}on, nei testi biblici successivi (cfr. Dt 1,4; 2,24-3,12; Gs 13,10-12; Sal135,11-12; 136,17-22; Ne9,22). Edre 'i ('!,!!."'!~) - Città del regno di Og (cfr. Dt 1,4; 3,l.l0; Gs 12,4; 13,12), assegnata poi a Makir, figlio di Manasse (Gs 13,31). È identificata con Deraa di oggi, 100 km a sud di Damasco. + 21,33-35 Testi affini: Dt 3,1-17 22,1 Steppe di Moab (~ ni~")P) - Si tratta della zona a est del Giordano e a nord del mar Morto. Vtene menzionata poi in 26,3.63;

31,12;33,48-50; 35,1; 36,13; Dt34,8; Gs 13,32. Giordano di Gerico (in1_~ ì"ll~)- L'espressione ricorre ancora in 26,3.63 per indicare la riva orientale del Giordano di fronte aGerico (cfr. la descrizione in Gs 13,32. 22,2 Ba/aq.jiglio di Zippor (.,iEl~l~ P'ff) - Il nome ricorre solo in questa storia di Bil'am e nei tre accenni ad essa in Gs 24,9; Gdc 11,25 e Mi 6,5. Il nome .,;g~ significa ((Uccello)) (cfr. Es 18,2), mentrep'ff può derivare dalla radice P"~ «spezzare)), «spaccare» (cfr. Is 24, l; Na 2, Il), designando quindi «colui che spacca». È da notare che questo nome ricorre anche in testi mesopotamici.

e gli oracoli poetici di Bil'am (22,41-24,24), cui si aggiungono un versetto iniziale di transizione e ambientazione (22, l) e un versetto conclusivo (24,25). Verso l 'incontro tra Balaq, re di Moab, e il divinatore Bil'am (22,2-40). Dopo aver fornito le coordinate geografiche generali della scena (v. l}, l'autore biblico entra nella prima parte della sezione con il racconto delle circostanze precedenti gli oracoli. Si riconoscono tre scene: Balaq manda i capi di Moab a Bil'am con l'insistente invito a venire a maledire Israele (vv. 2-20); Bil'am in cammino e l'asina caparbia (vv. 21-35); Balaq accoglie Bil'am (vv. 36-40). Nella prima scena si introducono i due personaggi principali: Balaq, re di Moab, e Bil 'am, il divinatore (vv. 2-5a). Il cambiamento del soggetto da Balaq (v. 2)

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NUMERI22,3

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22,3 Il popolo d'Israele- Alla lettera: «il popolo» (C~J;I). Si sottintende quello di Israele, come indicato dal parallelismo con la seconda parte del versetto in questione. Nella sezione di Bil'am, l 'uso assoluto de «il popolo» per Israele ricorre ancora in 22,41. 22,4 Anziani di Midyan (r.-lQ 'lJ?T) - Sono forse i capi delle tribù o i rappresentanti dei Midyaniti. Altrove si trovano degli accenni anche ai «re» di Midyan >. La Settanta ha totç apxmxnv («capi»), forse sotto l'influsso della ricorrenza del vocabolo negli altri versetti (cfr., p. es., vv. 8.13.14.15.21.35.40). Alcunché (:'!'(i,~ iK ;,~~i?)- Alla lettera: «cosa piccola o grande». È un esempio di espressione polare (cioè accostamento di due

opposti) frequente per indicare una totalità (in questo caso, «qualsiasi cosa»; cfr. lSam 20,2; 22,15; 25,36). 22,21 Asina (li~)- Uno dei mezzi di trasporto nel Vicino Oriente antico (cfr. 2Re 4,22.24), meno frequente dell'asino (cfr. Es 4,20; Gs 15,18; 1Sam 25,20). 22,22 Angelo di YHiffl (:'!l~ ll.ct~~)- Figura

concede a Bil'am di andare, al v. 20a), il dialogo tra Bil'am e YHWH o, generalmente, la loro complicata relazione, mette in risalto il punto teologico importante per tutta la storia: ciò che proclama o fa il divinatore straniero è sotto il controllo assoluto di YHWH, unico e vero Dio. Questo viene reso esplicito dal comando di Dio a Bil'am: «fa' solo quello che ti dirò» (v. 20). L'episodio dell'asina parlante (vv. 21-35) è introdotto con qualche tensione con il testo precedente: la menzione dell'«ira di Dio» al v. 22 sembra fuori luogo dopo il comando divino (di andare) nel v. 20. Si tratta forse di una storia indipendente della tradizione popolare su Bil'am, inserita qui tra i vv. 20 e 35b (nota lo stesso comando di Dio in ambedue i versetti). Questa possibilità è ulterionnente confermata dall'introduzione della figura dell'angelo di YHWH, dal silenzio sui capi di Moab (si accenna invece a due servi accompagnatori), come pure dal seguente comportamento peculiare dell'asina che parla. A ogni modo, la contraddizione nei vv. 20-23 non pare irrisolvibile. Si può supporre che l'ira divina si accende quando Bil'am parte perché questi aveva comunque, in fondo, il desiderio di compiere la richiesta di Balaq e di maledire Israele, cosa che emerge dal suo consenso senza nessuna resistenza quando Dio lo lascia andare e dallo zelo nel compiere quest'azione (cfr. v. 21: «si a.Im di buon mattino», e v. 22: >, ma avrebbero due sfumature diverse: la prima denoterebbe un atteggiamento attivo, cioè un andare insieme o una partecipazione con l'adesione ai pensieri dei compagni, mentre la seconda implicherebbe un atteggiamento passivo, cioè un andare o essere insieme senza condividere necessariamente i piani del gruppo. Dio, avendo proibito a Bil'am di andare con ( 'im) i capi di Moab (v. 12), cioè di aderire alloro piano di maledire Israele, gli ha permesso poi di andare con ('et) loro, cioè di accompagnarli passivamente (v. 20) a causa dell'insistenza e in vista di un suo progetto più grande; quindi si arrabbia nel vedere un Bil'am zelante che va con ( 'im) i messaggeri, cioè già con qualche attiva adesione (v. 22; comunque, alla fine, v. 35, l'angelo di Dio consentì a Bil'am di andare con [ 'im] i messaggeri come voleva, riservandosi il controllo su ciò che dirà). Al di là di queste problematiche, il delizioso racconto appare come un fioretto inserito nella storia di Bil'am per caratterizzare, o meglio, ridicolizzare il protagonista. Si presenta infatti con le caratteristiche pittoresche proprie delle narrazioni popolari, con una buona dose di satira, e va letto come tale (vale a dire, senza pretendere di trarre dai singoli dettagli conclusioni di stampo teologico-dogmatico). Gli elementi satirici si osservano sin dall'inizio con l'immagine del divinatore che, attraverso le azioni specifiche descritte nel testo, sembra un altro Abramo nella sua prontezza di compiere la volontà divina. Infatti, come Abramo nel sacrificio di Isacco (Gen 22,1-19), appena ricevuto l'ordine di YHWH, Bil'am «si alzò di buon mattino, sellò la sua asina e andò» (v. 21) e

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NUMER122,23

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Per ostacolar/o (~) -Alla lettera: «come avversarim>. L'espressione è ripetuta nel v. 32. Si ha qui uno dei rari casi in cui il vocabolo ebraico 1~ è usato in senso generico (cfr. l Sam 29,4). Nelle tradizioni successive, infatti, iltennineindica(satana)l'avversariopereccellenza dei fedeli, che li mette alla prova (cfr. Gb 1,6-12; 2,1-7), li accusa(Zc 3,1) e così diventa poi il nemico del popolo di Dio(cfr. 1Cr21,1). Due servitori (1'1~~ 'J.~)- Come Abramo (Gen 22,3) e Saul (lSam 28,8). Secondo la tradizione rabbini ca, questo modo di viaggiare si addice alle persone illustri (Bemidbar Rabba 20,13; cfr. WayiqraRabba 26,7).

22,23 L 'angelo ... con la spada sguainata (i"l~~"l!i i~""!!J1 ... 1~~Q-n~) - L'immagine ricorre anche in Gs 5,13 e ICr 21,16 (cfr. Gen 3,24). Esprime la prontezza dell'azione punitrice divina. 22,24 Sentiero incassato~~)- Il tennine ricorre solo qui nella Bibbia e deriva dalla radice "J1!li «essere profondo» (da qui il sostantivo «cavo della mano», IRe 20,10; ls 40,12; Ez 13,19). Designa quindi probabilmente un viottolo sprofondato, cioè incassato e ristretto tra i due muri di cinta delle vigne che si trovano l'unaaccanto all'altra (v. 24b; cfr. Pr 24,30-31; ls 5,5; anche Mc 12,1// Mt 21,33).

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«con lui c'erano due servitori» (v. 22). Inoltre, si nota il contrasto sottile tra la capacità visiva dell'asina e la cecità di Bil'am, guarita poi da Dio (vv. 23.31); tra la paziente persistenza dell'animale nell'evitare l'angelo di Dio e la violenta ostinazione dell'uomo (vv. 23-27); tra il divampare dell'ira di Bil'am (v. 27) e la descrizione, con identica espressione, dell'atteggiamento di Dio nei confronti di Bil'am all'inizio (v. 22); tra la minaccia di Bil'am di ammazzare di spada l'asina

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NUMERI 22,30

andando e l'angelo di YHWH si pose sulla strada per ostacolarlo. Egli cavalcava la sua asina e con lui c'erano due servitori. 23 L'asina vide l'angelo di YHwH, che stava sulla strada con la spada sguainata in mano; allora deviò dalla strada e andò nel campo. Bil'am percosse l'asina per farla ritornare sulla strada. 24L'angelo di YHWH si pose in un sentiero incassato tra le vigne, con un muro di qua e un muro di là. 25L'asina vide l'angelo di YHWH: si strinse contro il muro e schiacciò il piede di Bil'am contro il muro. Egli la percosse di nuovo. 26L'angelo di YHWH passò di nuovo avanti e si pose in un luogo stretto, dove non c'era spazio per deviare a destra e a sinistra. 27L'asina vide l'angelo di YHWH e si accasciò sotto Bil'am: l'ira di Bil'am divampò e percosse l'asina con il bastone. 28 YHWH aprì la bocca dell'asina ed essa disse a Bil'am: «Che cosa ti ho fatto perché mi percuota tre volte?». 29Bil'am rispose all'asina: «Perché ti sei beffata di me! Se avessi una spada in mano, ti ammazzerei ora». 30L'asina disse a Bil'am: «Non sono io forse la tua asina sulla quale hai cavalcato sempre fino a oggi? Sono forse abituata a comportarmi così?». Rispose: «No». 22,25 Schiacciò (ft:~71'11) - Il verbo ebraico è lo stesso che è stato utilizzato nella frase precedente ma in una forma diversa (qa/ invece di nifal). Questo, insieme con la ripetizione ridondante dell'espressione «contro il muro», ha lo scopo di aumentare la vivacità del racconto e sembra riflettere una tradizione orale. 22,28 Ynwn aprì la bocca del/ 'asina (riO'il"1 1~n~;:t ·~-nl$ i11i1~)- Espressione idiomatica per donare la facoltà di parlare, come si vede anche nei profeti (cfr. Ez 3,27; 33,22). Qui si nota una possibile ironia, perché di seguito Dio farà parlare

anche Bil'am (cfr. 22,38; 23,5.12.16). Va aggiunto che l'asina di Bil'am e il serpente in Gen 3,1-5 sono gli unici casi nella Bibbia in cui un animale parla. Ambedue i racconti presentano forti caratteristiche folkloristiche. 22,30 Sempre (':pil1!;1) - Alla lettera: ~> e

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NUMERI24,9

Fluirà l'acqua dai suoi secchi, l la sua discendenza come acque abbondanti: più di Agag si innalzerà il suo re, l sarà elevato il suo regno. 8Dio che l 'ha fatto uscire dali 'Egitto, l come coma di bufalo è per lui. Divorerà le nazioni, sue avversarie, l spezzerà le loro ossa, l e (vi) infilerà le sue frecce. l 9Si accovaccia, giace come un leone, l come una leonessa: chi lo farà alzare? Sia benedetto chi ti benedice, l maledetto chi ti maledice». 7

che l 'idea è sempre la stessa: Dio ha guidato

il popolo, facendolo uscire dall'Egitto. Divorerà le nazioni (C "il "~ac')- Immagine di conquista militare (cfr. 13,32; Is 9,11; Ger 10,25). J'ì infilerà le sue frecce (fl:!l?' ,~)- Espressione difficile. Il verbo usato, yno, denota il colpire violentemente di traverso (cioè il trafiggere o schiacciare) qualcosa, come i fianchi e il cranio (v. 17; anche Gdc 5,26), la testa (Sal68,22; 11 0,6) o le reni (Dt 33,11 ). Sembra quindi preferibile intendere il sostantivo,,~!) non come il complemento oggetto del verbo, ma come lo strumento: il testo si sta riferendo all'azione di trafiggere (qualcosa) con le frecce. La frase quindi esprime l'idea di un Israele vittorioso che divorerà i nemici, spezzando loro le ossa e infilando «le sue frecce» (,•~ry; si noti il pos-

sessivo al singolare che si riferisce a Israele e non ai suoi avversari). Così è la comprensione della Settanta con la lettura più esplicita: Kal -ratç f3oÀLO~V aÒ'toù Ka-ra-roi;EOOH ÈX,Gp0V

(«trafiggerà il nemico con le sue frecce»; cfr. Vulgata: perforabunt sagittis «trafiggeranno [i nemici] con le frecce»). 24,9 Sia benedetto chi ti benedice, maledetto chi ti maledice (1'1lMl 1~,~ 1'~':1~'? ,~,a;t) - Va notato che, nella costruzione ebraica, i participi attivi sono al plurale (alla lettera: ~~coloro che ti benedicono l coloro che ti maledicono»), mentre quelli passivi al singolare (alla lettera: ~~sia benedetto l sia maledetto [sottinteso «da Dio»]). Si tratta del cosiddetto singolare distributivo, per esprimere l'idea che sarà benedetto o maledetto ciascuno di quelli che benedicono o maledicono Israele.

«giace» (lo stesso verbo siikab come a 23,24) e nessuno lo potrà disturbare (v. 9a). Questo popolo, in sintesi, agisce sempre con potenza indomabile, sia quando si alza sia quando giace. Occorre chiarire che nei vv. 8b-9a, il soggetto sottinteso del verbo sembra non tanto Dio come nell'emistichio precedente (v. 8a) quanto Israele, come suggerito dal contesto dell'oracolo, specie dal paragone con leone-leonessa nel v. 9a che sta di certo per il popolo eletto, come visto poc'anzi. A ogni modo, in questa (con)fusione dei soggetti (Dio o Israele), si intravede un fine pensiero teologico: dietro le azioni di un Israele potente e terribile per i suoi avversari, c•è il Dio onnipotente che lo accompagna. Alla luce e nel contesto di un tale appoggio pieno di Dio per il popolo eletto, il poema termina con l'augurio che ripete la sentenza divina, data ai patriarchi e agli Israeliti: «Sia benedetto chi ti benedice, maledetto chi ti maledice» (24,9b ; cfr. Gen 27;2.9). Si ribadisce il pensiero della promessa di Dio ad Abramo (Gen 12,3; 22,18)

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NUMERI 24,10

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24,1 OBatté le mani(,'~~-~ p~•J)- Segno di derisione (cfr. Gb 27,23; Lam 2,15). È da notare la reazione progressiva di Balaq dopo i tre poemi: mentre prima c'erano solo dei rimproveri leggeri (cfr. 23, Il; 23,25), qui divampa la sua im con parole e gesta forti (cfr. 24,9-10). 24,14 Nei giorni a venire (C'Q~iJ n'il:!~~) - Alla lettera: «nel dopo dei giorni». L'espressione indica un futuro prossimo

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degli Edomiti) o della principale catena montuosa dello stesso (cfr. Dt 33,2; per la regione di Edom, cfr. nota a 20,14). Qui, la Settanta e il Pentateuco samaritano leggono «EsaÙ>>, forse a causa della stretta relazione che questo personaggio e i suoi discendenti hanno con la terra di Edom (cfr., p. es., Gen 33,16; 36,8; Gs 24,4). 24,19 Gli scampati dalle cinà (,,~ 'T"")~) - Alla lettera: «lo scampato dalla città>>. Si tratta del singolare collettivo. Si allude forse

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allo sterminio dei maschi edomiti da parte di Davide in IRe 11,15-16. D versetto trova eco negli oracoli dei profeti contro Edom (cfr. Abdl7-l8;ancheAm9,12).Alcunistudiosi vedono qui il riferimento concreto alla città Ardi Moab (cfr. 21,28; 22,36). Il senso generale comunque rimane lo stesso. 24,20 Capo (M'~1)- Si esprime il primato diAmalek, arcinemicod'lsraeletralenazioni (si veda la nota a 24, 7). L'uso del termine M'lPit!. («inizio», «principio») sembra intenzionale per formare l'antitesi con iM'!m.t («la sua fine») in seguito. 24,21-22 Il Qenita ... o Qayin (l'ii' ... ·~•j?tt)

nemiche, a partire da quella più temibile di Edom (v. 18): si alluderebbe al sorgere del re Davide, che effettivamente ha sconfitto Moab ed Edom (2Sam 8,2.14; 1Re 11,15). Tale prospettiva continua proprio nell'aggiunta di tre oracoli (24,20-24) a quello della stella, in cui si predice la fine di tutte le forze che opprimono Israele, incluse quelle straniere dal lontano - Manca in quest'ultimo oracolo la menzione del destinatario. La Settanta comincia con l'aggiunta Kcxl i.oov TÒv Qy «E vedendo Og», riferendosi al re di Bashan, menzionato in 21,33. L'oracolo però menziona il futuro di quelli che provengono daKittim.

dell'ultima fase della marcia trionfale d'Israele verso la terra promessa. D'ora in poi, il trionfo finale d'Israele è assicurato e garantito da Dio stesso, nonostante gli sforzi e le astute strategie degli avversari per impedirlo. Nella conclusione si possono notare le formule conclusive tipiche di un racconto biblico («Ritornò al suo luogo ... se ne andò per la sua strada»; cfr. Gen 18,33; 32,1-2a). Queste frasi troveranno eco alla fine del racconto evangelico dei magi (cfr. Mt 2, 12 ), che traccia in questo modo, insieme con la menzione della stella, un chiaro parallelo tra l'oracolo messianico di BWam e il suo compimento nella nascita di Gesù. In tutta la sezione, non è difficile notare che l'accento è posto più sul contenuto degli oracoli che sui protagonisti, nemici d'Israele. Anzi, i discorsi di Dio sulla bocca di Bil'am mettono il divinatore in una luce assai positiva, a parte per la storia con l'asina parlante. Malgrado la sua provenienza e il suo mestiere, tanto condannato in Israele (come sottolineato già nel secondo poema a 23,23; pfr. anche, p.

NUMERI 24,24

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:;~nlp~Q i1li1;-tt~ li1D, :l~~ WT?,ytD i~} i1~,.,7 OttiN V~ii11 24,24 Navi (C':.C)- Vocabolo d'origine egiziana che ricorre ancora in Is 33,21 e in Dn l l ,30; quest'ultimo versetto, come quello che stiamo commentando, accenna all'invasione delle «navi da parte di Kittim». Il termine è stato reso in diversi modi nelle versioni antiche: la Settanta ha È/;EÀdJOEtcn («uscirà (dalle mani dei Kittim]» ); il Pentateuco samaritano: (C~':.ci' «li faranno uscire»); Targum Pseudo-Gionatan e versione siriaca: «legioni usciranno». Kittim (C'1'1:;l) - Il nome deriva forse da Kition, la città porto dell'isola di Cipro (cfr. Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche 1,6, l § 128). Indica quindi gli abitanti di Cipro (Gen 10,4; Ger 2,10; Ez 27,6) e generalmente quelli delle penisole del Mediterraneo come i Macedoni (cfr. l Mac l, l; 8,5) o anche quelli dell'Italia (cfr. Dn 11,30; alcuni

manoscritti di Targum leggono qui «i Romani»). I documenti di Qumran impiegano il termine per designare i Romani o le potenze straniere in genere. Eber (,~)-Antenato eponimo degli Ebrei (cfr. Gen 10,21.24-25; 11,14-17). Non a caso la Settanta (F.4}pa[ouç) e Vulgata (Hebraeos) leggono qui «gli Ebrei» (cosi anche la versione siriaca). 25,1 Shittim (C't;!~)- Il nome significa «acacie». Menzionato più volte nella Bibbia (cfr., p. es., Gs 2,1; 3,1; Mi 6,5; Gl4,18), il sito è chiamato anche Abel-Hasshittim (Nm 33,49) e si trova nelle steppe di Moab (cfr. 22, l). Viene identificato con Tell Kefrein, a est del Giordano all'altezza di Gerico. Di qui Giosuè manderà le spie a Gerico (Gs 2,1) e Israele partirà per entrare nella terra promessa (Gs 3,1).

es., Lv 19,26; Dt 18, 10-12), egli diventa il veicolo straordinario della benedizione divina per il popolo eletto e della rivelazione di YHWH, cioè del Dio dell'alleanza, che confida a lui i segreti futuri tramite l'ispirazione diretta dello spirito divino e tramite il parlare faccia a faccia come con Mosè e con gli anziani d'Israele! (non per caso in alcuni passi rabbinici Bil'am viene considerato il Mosè dei gentili). Che la tradizione giudaica successiva considerasse Bil'am negativamente, è già questione di interpretazione, basata su altri testi biblici ed extrabiblici (Bil'am sarà menzionato di nuovo in Nm 31,8.16 e Gs 13,22, ora come nemico d'Israele che viene ucciso insieme ai re midyaniti durante la conquista). A ogni modo,

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NUMERI25,4

da Kittim l opprimono Asshur, opprimono Eber; l anch'egli perisce per sempre». 25Poi Bil'am si alzò, se ne andò e ritornò al suo luogo. Anche Balaq se ne andò per la sua strada. 1Israele si stabilì a Shittim, e il popolo cominciò a fornicare con le ragazze moabite. 2Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dèi. Il popolo mangiò e adorò i loro dèi. 3Israele aderì a Ba'al-Pe'or, e l'ira di YHWH divampò contro Israele. 4YHWH disse a Mosè: «Prendi tutti i capi del popolo e falli appendere pubblicamente per (la causa di) YHWH: l'ira di YHWH si ritirerà da Israele».

24Navi

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25,2 Invitarono (JttlP,l'\1) - Il verbo tt,p («chiamare», «proclamare») implica un invito, specie quando si tratta di chiamare ai banchetti (cfr. Pr 9,3), inclusi quelli sacrificali (cfr. Gen 31,54). 25,3 Ba 'al-Pe 'or (,il!~ "~;) - Cioè, «il signore di Pe'or», quindi «il dio di Pe'om. Altrove si menziona la località di Bet-Pe'or («casa di Pe'om; cfr. nota a 23,28) dove si trovava probabilmente il tempio di questa divinità. 25,4 E falli appendere (OJ;IiK 11P-ii'l1) - Si tratta della punizione, prevista anche dalla Legge, per il reo di pena capitale (Dt 21,2223; cfr. Gs l 0,26). Il verbo stesso ricorre ancorasolo in 2Sam 21,6.9.13 dove si descrive tale esecuzione per i figli di Saul. In questi casi si presuppone che dopo l'esecuzione i corpi rimangano appesi, come suggerito

anche dal comando successivo di Mosè ai giudici (cfr. v. 5). Pubblicamente (l!if?~:J ,W -Alla lettera: «contro il sole» o «in faccia al sole». L'espressione idiomatica ricorre ancora in 2Sam 12, 12. La richiesta di punire i rei pubblicamente viene dal fatto che essi avevano commesso l'idolatria in pubblico. L 'ira di YHWH si ritirerà (li,t:: :l W",,, i'l!i'I~'""J~)- Più che una proposizione finale per sottolineare lo scopo (come nella Vulgata: ut avertatur furor «affinché si ritiri l'ira»), si tratta piuttosto di una costatazione di fatto che avverrà come risultato delle azioni comandate in precedenza (così la Settanta: KIXL Ù1TOO'tpacjn\aEtiXL opy'ÌJ 9U!J.OÙ Kup(ou «e si allontanerà il furore dell'ira del Signore»).

qualunque sia il giudizio sulla persona del divinatore straniero, le parole pronunciate da lui in questa sezione rimangono l'espressione suprema della volontà e del piano di Dio riguardante il suo popolo, fino al suo compimento nella pienezza dei tempi in Gesù, «stella luminosa del mattino» (Ap 22,16; cfr. Mt 2,1-11). 25,1-18 Idolatria d'Israele a Pe 'or In pieno contrasto con la lode di Bil'am per la santità e il futuro d'Israele, il capitolo 25 riporta due episodi collegati di peccato d'idolatria, commesso dagli lsraeliti nelle steppe di Moab (cfr. 22, l): il culto di Ba'al-Pe'or a causa delle donne moabite (vv. 1-5) e un caso di matrimonio proibito con la donna midyanita

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NUMERI25,5

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:ci?'P 'JJ'ì~-n~ i? tr.P '~~t~ if?t$ t~7 12 25,6 Suoi fratelli (T't;~) - Espressione generica per i familiari (cfr., p. es., Gen 16,12; 31,23.25; Gdc 9,26.31 ). Si tratta quindi della presentazione o introduzione della (futura) moglie ai membri della famiglia da parte deli'Israelita. La Settanta rovescia il movimento: npooirycryEv tòv &&EMjlòv a:ùtoii npòç -riJv Ma6~uvin v («condusse suo fratello dalla Midyanita>>) e cosi si aggrava di più il peccato deii'Israelita che non ha solo fornicato ma anche indotto il fratello a fare lo stesso. Una Midyanita (n·~:"'!~l})- L'articolo determinativo nel Testo Masoretico può essere semplicemente una caratteristica della grammatica ebraica (cfr. nota a 11,27) oppure alludere a un fatto già noto alla comunità Infatti, la donna viene identificata dopo con Kozbi, figlia di Zur, capo midyanita (vv. 15.18).

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lS,7 Pinbas (or;tr~>- Si tratta di un nome egiziano che forse significa «il Nero» (l'equivalente nella Settanta è 4l~VEEç da cui Finees nella Vulgata). A parte il semplice accenno nella genealogia di Es 6,25, qui si ha la prima menzione di questa figura in azione (cfr. Nm 31,1-7; Gs 22,13.30-32; 24,33; Gdc 20,28). Lo zelo di Pintlas richiama quello dei !eviti nei confronti degli adoratori del vitello d'oro (Es 32,25-29). Verrà elogiato nelle epoche successive (cfr. Sir 45,23) e diventerà esempio per i Maccabei (cfr. 1Mac 2,24-26.54). 2S,8 L 'alcova- Il termine il~j2 ricorre solo qui nella Bibbia e indica la tenda o una sua parte interna, spesso quella riservata a stanza da letto. Il vocabolo viene poi usato per designare una tenda sacra (cosi nell'arabo), cioè quella destinata al culto. Si tratta quindi

( vv. 6-18). Con ogni probabilità. si tratta qui de li' accostamento di due tradizioni diverse. Va notato che qui si registra il primo incontro/scontro tra Israele e il Dio cananeo di nome Ba'al, sconosciuto ai patriarchi (esso non ricorre mai in Genesi). Il culto idolatrico di Israele a Ba'ai-Pe'or viene di seguito menzionato più volte

257

NUMERI 25,12

5Mosè

disse ai giudici d'Israele: «Ognuno uccida i suoi uomini che hanno aderito a Ba'al-Pe'or». 6Ed ecco giungere uno degli lsraeliti, che conduceva ai suoi fratelli una Midyanita, sotto gli occhi di Mosè e di tutta la comunità degli Israeliti che stavano piangendo all'ingresso della Tenda dell'incontro. 7Pinl;las, figlio di El'aza.r, figlio del sacerdote Aronne, lo vide, lasciò il suo posto tra la comunità e afferrò una lancia. 8Seguì I'Israelita nell'alcova e trafisse ambedue, l'Israelita e la donna, nel basso ventre. Il flagello cessò tra gli Israeliti. 91 morti per il flagello furono ventiquattromila. 10YHWH parlò a Mosè: 11 «Pinl;las, figlio di El 'aza.r, figlio del sacerdote Aronne, mi ha fatto ritirare la collera dagli Israeliti, perché ha manifestato la mia gelosia in mezzo a loro, così non ho sterminato gli Israeliti nella mia gelosia. 12Perciò di': "Ecco, io gli concedo la mia alleanza di pace.

dello spazio dove I'Israelita e la Midyanita consumarono la loro fornicazione (atto con o senza natura cultuale) e dove sono stati colti da Pinl}.as in flagranza di peCcato. Nel basso ventre (i"!J;'I~) - La Midyanita è stata colpita forse intenzionalmente là dove si consuma il peccato. Va notato il gioco di suoni tra il luogo del peccato i1i-i( e la parte del corpo dove Pinl}.as colpila donna: i'!J;'I~.

25,9 Ventiquattromila (~~~ 0'!~l?1 i1-i7~~) - San Paolo in l Cor 10,8 ricorda ventitremila morti a causa dell'idolatria commessa, senza però precisare il luogo del peccato. Si tratta probabilmente di una tradizione orale diversa o di un altro episodio durante il cammino nel deserto. 25,11 Perché ha manifestato la mia gelosia ('I}~~P.-Mtt itl'!j?~) -Alla lettera: «nel suo essere geloso per la mia gelosia>).

25,12 La mia alleanza di pace (o i&,~ 'l}'!~) -L'espressione è idiomatica e ricorre an· cora in Is 54,10 ed Ez 34,25; 37,26 (cfr. MI 2,5). È da notare però la forma nel Testo Masoretico con il suffisso possessivo ('-:-) nella prima parola della costruzione (n'!~) e non nell'ultima (oi&,~) come di regola, tant'è vero che la Settanta (oa.a9{pcr)v dp~Vll';) e il Pentateuco samaritano leggono senza il possessivo (si veda la stessa frase, ma con la costruzione usuale in ls 54,10: ·~i&,l!l n•!~). Per spiegare l'anomalia si è vista. qui Ili forma oi&,~ n·~~ '1:'1'!~ («la mia alleanza, alleanza di pace))) o anche per oi&,~ o·~ '!}'!~ («la mia alleanza con la pace», cfr. la costruzione simile in Lv 26,42). A ogni modo, tale costruzione sembra mettere in primo piano la pace come qualità dell'alleanza divina.

nella Bibbia (31,16; Dt 4,3; Gs 22,17; Os 9,10; Sal 106,28; cfr. 1Cor 10,8) e diventa così il caso esemplare di ogni idolatria. Il pensiero teologico generale appare trasparente. Da una parte, si ha un popolo infedele per natura che ora va dietro agli altri dèi in conseguenza della

NUMERI 25,13

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25,15 Zur (i~~)- Il nome di questo capo ritorna in Nm 31,8 nell'elenco dei cinque re midyaniti.

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25,18 Nella vicenda di Pe 'or - I Midyaniti sono ritenuti colpevoli anche per la seduzione degli lsraeliti da parte delle

relazione con donne straniere. D'altra parte, Dio si mostra ancora una volta un Dio che difende con zelo, cioè gelosamente, la sua unicità in Israele, chiedendogli un culto esclusivo e fedele, come pure Io stesso zelo nel denunciare ed eliminare ogni deviazione a proposito (cfr. vv. 4.5.11.18). In quest'ottica, si esalta Pinbas, che ha mostrato «gelosia» per Dio, cioè zelo per la sua santità unica (v. 13), come in precedenza Mosè che si augurava Io spirito di YHwH fosse su tutto il popolo (cfr. Nm 11,29) o come Giosuè e Kaleb che hanno difeso con tutta la forza il piano di Dio per Israele, rischiando pure di essere lapidati (cfr. 14,6-10). Questa gelosia di Pinbas (per Dio) è quella di Dio stesso per il suo nome di fronte agli altri dèi, come dichiarato più volte (cfr., p. es., Es 20,5; 34,14). Pinl}as, per lo zelo con cui ha sradicato il male e l'idolatria da Israele, espia il peccato del popolo e riceve per sé e per i suoi discendenti la benevolenza divina e la «perenne» dignità sacerdotale (v. 13), come Dio aveva promesso ad Aronne e ai suoi figli (cfr. Es 29,9; 40,15). Abbiamo qui, nel v. 13, la più esplicita delle tre ricorrenze sul tema dell'alleanza con i sacerdoti nel Pentateuco (cfr. Nm 18,19; Dt 33,9). Perciò, questa dichiarazione divina rappresenta un altro punto teologico importante non solo nel capitolo in questione, ma anche per il seguito del libro e per la tradizione successiva(cfr. Sir 45,23-24). Si intravede così in atto una purificazione e trasformazione nel popolo eletto anche a livello sacerdotale

259

NUMERI 25,18

Per lui e per la sua discendenza dopo di lui sarà un'alleanza di perenne sacerdozio, perché ha avuto zelo per il suo Dio e ha compiuto l'espiazione per gli Israeliti"». 1411 nome dell'Israelita colpito e ucciso con la Midyanita era Zimri, figlio di Salu, principe di un casato di Simeone. 1511 nome della donna midyanita colpita era Kozbi, figlia di Zur, capoclan di un casato di Midyan. 16YHwH parlò a Mosè: 17 «Assali i Midyaniti e colpiscili, 18 perché loro vi hanno assalito con le loro seduzioni, mediante le quali vi hanno sedotti nella vicenda di Pe'or e in quella di Kozbi, figlia di un capo di Midyan, loro sorella, colpita nel giorno del flagello nella vicenda di Pe'or>>. 13

Moabite a Pe'or (cfr. vv. 1-4). Questoriflette probabilmente il tempo in cui Moab e Midyan erano alleati, come si è potuto

osservare nella storia di Bil'am (cfr. Nm 22,3-4.7). (• 25,1-18 Testi affini: Sall06,28-31

(a partire dalla precedente trasmissione della dignità del sommo sacerdozio da Aronne a El 'azar). Effettivamente, in gioco sta non tanto il sacerdozio di Pinl)as con i suoi discendenti, perché egli viene menzionato come figlio di El'azar e nipote di Aronne (cfr. vv. 7.11). Quindi è già sacerdote per genealogia (anche se la tradizione rabbinica è del parere che Pinl)as ottenne la sua consacrazione, diventando sacerdote solo in questo momento: cfr. Talmud Babilonese Zebachim IOib; nonché il commento di Rashi qui). Si tratta piuttosto della riaffermazione solenne dell'elezione degli Aronniti, nella persona di Pinl)as, per il sacerdozio perenne che svolge il ruolo di mediazione tra Dio e Israele di generazione in generazione (proprio dal clan di Pinl)as provenivano Zadok e i suoi discendenti, gli Zadokiti, che erano gli unici sacerdoti del Tempio dopo l'esilio, menzionati in Ez 40,46; 43,19; 44,15; 48,11). Nell'insieme del libro, il capitolo in questione si presenta come una cerniera che chiude gli eventi passati e apre alle azioni future. Infatti, oltre a giustificare l'assalto ai Midyaniti in Nm 31 per punire la loro seduzione nei confronti di Israele (il comando divino nei vv. 16-18 viene ripreso in modo sintetico in 31,12), l'episodio mette in risalto il grande peccato d'idolatria come culmine di un percorso segnato dalle trasgressioni del popolo e dalla fedeltà di Dio. In questo modo si orienta verso un nuovo censimento con l'assegnazione degli incarichi in vista dell'ormai imminente ingresso nella terra promessa.

260

NUMERI 25,19

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come inizio di una nuova dichiarazione che apre la registrazione del censimento. La seconda soluzione, che del resto si riflette nella Settanta, sembra più logica, perché evita una brusca transizione tra la narrazione e l'elencazione. La precisazione n~ c·~ c~ («quelli usciti dal paese d'Egitto»), che con

LA FORMAZIONE DELLA NUOVA COMUNITÀ IN MOAB (25,19-36,13) L'ultima parte del libro contiene ancora prescrizioni e narrazioni, collocate sempre «nelle steppe di Moab, presso il Giordano di Gerico» (26,3; cfr. 22,1), ma già in preparazione all'imminente conquista della terra promessa, dato ora l' esplicito accenno alla ripartizione di essa per le tribù (cfr. 26,53-56). Può essere divisa in tre sezioni secondo il criterio del contenuto: il nuovo censimento (25, 19-26,65); leggi ed eventi preparatori in Transgiordania (27,1-33,49); istruzioni di YHWH prima dell'ingresso in Canaan (33,50-36,13). 25,19-26,65 Il nuovo censimento La prima sezione dell'ultima parte del libro riporta il nuovo censimento per registrare una nuova generazione degli Israeliti, vale a dire una nuova comunità, capace e degna di entrare nella terra (25,19-26,65). Si tratta anche di una preparazione in vista della ripartizione della tèrra promessa che sarà proprio secondo il numero dei censiti. Va chiarito subito il problema dell'inizio di questa sezione con la frase incompleta di 25,19 (o v7i.n orihDwor, 1:nvu.n 'l::J.23 ... , ...

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26,23 Puva (il1~)- Si trova anche la fonna ~~. come attestato nel Pentateuco samaritano e in lCr 7,1 del Testo Masoretico (cfr. anche la lettura della Settanta, ~ua, e Vulgata, Phua, in questo versetto di Numeri). Da questa famiglia provenne il giudice Tola (cfr. Gdc 10,1-2), forse da distinguere dal

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personaggio omonimo, menzionato prima nel versetto in questione. Puviti - Il Testo Masoretico ha «Puniti)) (·~~E!ij) che poteva essere un semplice errore scribale tra i due consonanti l e 1. La lettura proposta, oltre ad essere più logica, è attestata nella Settanta (~uar in Nm

a differenza del primo, è per la spartizione della terra promessa. Si intravede così una nuova fase, in cui l'entrata in Canaan risulta ormai questione di giorni. La distribuzione del territorio si fa secondo due principi complementari: il numero delle

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NUMERI 26,37

Figli di Issakar, secondo le loro famiglie: da Tola, la famiglia dei Tola'iti; da Puva, la famiglia dei ·Puvitf 24da Yashub, la famiglia degli Yashubiti; da Shimron, la famiglia degli Shimroniti. 25 Queste sono le famiglie di Issakar, secondo i loro censiti: sessantaquattromilatrecento. 26Figli di Zabulon secondo le loro famiglie: per Sered, la famiglia dei Serediti; da Elon, la famiglia degli Eloniti; da Yal).leel, la famiglia degli Ya.J:.ùeeliti. 27Queste sono le famiglie degli Zabuloniti, secondo i loro censiti: sessantaseimilacinquecento. 28figli di Giuseppe, secondo le loro famiglie: Manasse ed Efrayim. 29Figli di Manasse: da Makir, la famiglia dei Makiriti. Makir generò Ghil'ad, e da Ghil'ad la famiglia dei Ghil'aditi. 30Questi sono i figli di Ghil'ad: da I'ezer, la famiglia degli I'ezeriti; da l;leleq, la famiglia degli ijeleqiti; 31 da Asriel, la famiglia degli Asrieliti; da Shekem, la famiglia degli Shekemiti; 32da Shemida, la famiglia degli Shemida'iti; da ijefer, la famiglia degli ijeferiti. 33Zelofl).ad, figlio di ijefer, non ebbe figli, ma solo figlie. Il nome delle figlie di Zelofl).ad: Ma.J:.ùa, No'a, ijogla, Milka e Tirza. 34Queste sono le famiglie di Manasse; i loro censiti: cinquantaduemilasettecento. 35Questi sono i figli di Efrayim, secondo le loro famiglie: da Shutelal), la famiglia degli Shutall)iti; da Beker, la famiglia dei Bekeriti; da Tal)an, la famiglia dei Ta);laniti. 36Questi sono i figli di Shutela);l: da Eran, la famiglia degli Eraniti. 37Queste sono le famiglie degli Efrayimiti, secondo i loro censiti: trentaduemilacinquecento. Questi sono discendenti di Giuseppe secondo le loro famiglie. 23

26,19 LXX) e nella Vulgata (Phuaitae). 26,26 E/on (li';,~)- Gdc 12, li menziona Wl giudice minore con questo nome della tribù di Zabulon. Non sembra però si tratti della stessa figura. //26,29-34 Testi paralleli: Gs 17,1-3; ICr 2,21-23; 7,14-19

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Il 26,38-41 Testi paralleli: Gen 46,21; ICr 7,6-12 26,39 Shufam ... Shufamiti- Il Testo Masoretico ha c~m~~ e 'Q'\)~WlJ dove la differenza fra il nome del capostipite e il nome della famiglia sembra causata dali' errore scribale che aggiunge un El nel nome del capo. s~

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guiamo la Settanta (D.>cjlav e :EwcjlavL in Nm 26,43, che corrisponde a questo versetto del Testo Masoretico) e la Vulgata (Supham e Suphamitae). 26,43 Totale per le famiglie degli Shubamiti ('QJ;r~WlJ nn~~Q-"f)- Curioso il riferimento conclusivo non all'eponimo della

ricevuto (vv. 55-56; l'azione di tirare la sorte è normalmente compiuta nel santuario, cfr. 1Sam 10,17-22, e preceduta dalla preghiera, cfr. 14,41; ancheAt 1,24-26). Va notato inoltre il compimento di quanto Dio aveva detto sulla scom-

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NUMERI 26,54

38Figli

di Beniamino, secondo le loro famiglie: da Bela, la famiglia dei Bela'iti; da Ashbel, la famiglia degli Ashbeliti; daAI)iram, la famiglia degli Al)iramiti; 39da rShufam ',la famiglia degli Shufamiti; da I:Iufam, la famiglia degli IJufamiti. 401 figli di Bela furono: Arde Na'aman. Da Ard, la famiglia degli Arditi; da Na'aman, la famiglia dei Na'amaniti. 41 Questi sono i Beniaminiti, secondo le loro famiglie e i loro censiti: quarantacinquemilaseicento. 42 Questi sono i figli di Dan, secondo le loro famiglie: da Shul).am, la famiglia degli Shul;lamiti. Queste sono le famiglie di Dan, secondo le loro famiglie. 43 Totale per le famiglie degli Shul;lamiti, secondo i loro censiti: sessantaquattromilaquattrocento. 44Figli di Asher, secondo le loro famiglie: da Yimna, la famiglia degli Yimniti; da Yishvi, la famiglia degli Yishviti; da Beri'a, la famiglia dei Beri'iti. 451 figli di Beri'a: da I:Ieber, la famiglia degli IJeberiti; da Malkiel, la famiglia dei Malkieliti. 46La figlia di Asher si chiamava Sera}J.. 47Queste sono le famiglie degli Asheriti, secondo i loro censiti: cinquantatremilaquattrocento. 48Figli di Neftali, secondo le loro famiglie: da Ya}:lzeel, la famiglia degli Ya}:lzeeliti; da Guni, la famiglia dei Guniti; 49da Yezer, la famiglia degli Yezeriti; da Shillem, la famiglia degli Shillemiti. 50Queste sono le famiglie di Neftali, secondo le loro famiglie e i loro censiti: quarantacinquemilaquattrocento. 51 Questi sono i censiti degli Israeliti: seicentownnilasettecentotrenta. 52 YHWH disse a Mosè: 53 «Tra questi ripartirai la terra in eredità, secondo il numero delle persone. 54A chi è numeroso aumenterai l'eredità e a chi è piccolo diminuirai l'eredità: secondo i loro censiti, a ciascuno sarà assegnata l'eredità. tribù (Dan) come di regola, ma a suo figlio (Shul).am). Questo suggerisce una certa interscambiabilità dei due, in virtù del fatto che la tribù di' Dan aveva un solo clan dal figlio unico Shul;lam (cfr. Gen 46,23 con il nome equivalente C'l!iJ:T per inversione delle due consonanti). Una tradizione successiva,

però, menziona l'esistenza di sei figli di Dan (Libro dei Giubilei 44,28). 26,46Serab(~)-L'aggiuntasuquest'unica

figlia di Asher si trova anche in Gen 46, 17 e 1Cr 7,30. La sua menzione qui forse serve semplicemente per la completezz.adell'elenco. •:• 26,1-51 Testi affini: Nm 1,1-46

parsa dei censiti al Sinay (v. 65; cfr. 14,29-30); questo, malgrado l'apparenza di una severa punizione da parte di Dio, parla della fedeltà divina che continua ad accompagnare e curare con pazienza il popolo eletto nonostante la sua

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NUMERI 26,55

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Il 26,57 Testi paralleli: Gen 46,11; Es 6,16; Nm 3,17; lCr 6,1 26,57 Ghershon ... Qehat ... Merari( ...l~~i{ '!l'?~ ... M:;tP,'?)- A differenza del c. 4, l'ordine dell'elenco delle famiglie levitiche è secondo la nascita (cfr. Gen 46,11) e non l'importanza.



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26,58 Famiglie di Levi('!~ nh~l!iQ)- Si usa quest'appellativo generico, senza indicare la loro origine. Il confronto però con le altre liste genealogiche di Levi (cfr. Es 6,16-25) precisa che i nomi dei rami provengono da Libni (figlio di Ghershon), I:Iebron (figlio di Qehat), Mal}i e Mushi (figli di Merari),

notoria infedeltà, come pure della necessità di un rinnovamento più spirituale che generazionale per entrare a possedere la tena La comunità del secondo censimento quindi è totalmente nuova, radicalmente rinnovata, senza il peso del peccato sulle spalle. D duplice rinnovamento riguarda anche e soprattutto la classe dirigente e sacerdotale. Si provvede quindi il censimento per i leviti, il quale, rispetto al precedente (Nm 3-4), segna una rigenerazione non solo numerica. Come già nel caso delle dodici tribù, si può parlare del censimento dei nuovi leviti, più che del nuovo censimento dei leviti. Qui, da un lato, tramite la breve digressione sulla generazione di Amram da Qehat e sulla generazione di Aronne, Mosè e Miryam da Amram (cfr. vv. 58b-59), si

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NUMERI 26,65

per sorte si ripartirà la terra; riceveranno in eredità secondo (il numero del)le persone delle loro tribù paterne. 56Secondo l'esito del sorteggio ripartirai l'eredità tra chi è numeroso e chi è piccolo». 57Questi sono i censiti di Levi, secondo le loro famiglie: da Ghershon, la famiglia dei Ghershoniti; da Qehat, la famiglia dei Qehatiti; da Merari, la famiglia dei Merariti. 58Queste sono le famiglie di Levi: la famiglia dei Libniti, la famiglia degli l;lebroniti, la famiglia dei Mal;lliti, la famiglia dei Mushiti, la famiglia dei Qoral.Uti. Qehat poi generò Amram. 5911 nome della moglie di Amram: Yokebed, figlia di Levi, che nacque a Levi in Egitto; essa partorì ad Amram Aronne, Mosè e Miryam, loro sorella. 60Ad Aronne nacquero Nadab, Abihu, El•azar e Itamar; 61 Nadab e Abihu morirono, quando presentarono un fuoco profano davanti a YHWH. 621 censiti furono ventitremila, tutti maschi, da un mese in su. Essi non furono censiti tra gli altri Ismeliti, perché non fu assegnata a loro un'eredità in mezzo agli Ismeliti. 63Questi sono i censiti da Mosè e dal sacerdote El•azar, che censirono gli Ismeliti nelle steppe di Moab, presso il Giordano di Gerico. 64Tra questi non c'era nessuno degli Israeliti che Mosè e il sacerdote Aronne avevano censito nel deserto del Sinay, 65perché YHWH aveva detto di loro: «Essi moriranno nel deserto e non resterà nessuno, se non Kaleb, figlio di Yefunne, e Giosuè, figlio di Nun». 55 Solo

e Qorab (nipote di Qehat). Inoltre, il confronto tra questo e gli altri elenchi fa notare il silenzio sui clan levitici di Shim'i (figlio di Ghershon e fratello di Libni), di Yizhar e Uzziel (figli di Qehat). 26,59 Yokebed,figlia di Levi (•f?-~ ,~'1") - Amrarn quindi sposò la propria zia (cfr.

Es 6,20), cosa che è contro la legge di Lv 18, 12. Tuttavia, la pratica del matrimonio tra i membri del proprio casato era praticata nei periodi anteriori, come nel caso di Abramo che prese in moglie la sua sorellastra (cfr. Gen 20, 12), o di !sacco con la sua cugina germana Rebecca (cfr. Gen 24,15; 25,20).

vuole con ogni probabilità evidenziare l'importanza particolare di questo ramo levitico, da cui provenivano i capi e guide di tutto Israele; d'altro lato, viene ricordata la morte dei membri peccatori di queste famiglie con l'accenno alla causa (v. 61 ), forse per far intravedere la purificazione divina delle stesse, avvenuta lungo il cammino. Così, si mette in risalto in conclusione la sorte particolare dei leviti, ora purificati, nella spartizione della terra e ciò giustifica il loro conteggio a parte: a differenza degli altri Israeliti, ai leviti non sarà dato alcun territorio in eredità (v. 62), perché YHWH sarà la loro eredità (c:fr. Dt 10,9; anche Nm 18,20; Sall6,5). Il principio qui delineato diventa premessa per la successiva fissazione delle città levitiche nel libro.

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27,11 Norma di diritto (l:ll~~ ~"\')- Espressione tecnica, che ricorre ancomsolo in 35,29.

27,1-33,49 Leggi ed eventi preparatori in Transgiordania Segue la seconda sezione (27,1-33,49) dove si riportano, in alternanza, varie leggi ed eventi in Transgiordania in vista dell'imminente insediamento in Canaan. Si comincia con le prescrizioni sull'eredità delle donne (27,1-11 ), approfondendo così il tema della spartizione della tena nella sezione precedente. Seguono l'elezione di Giosuè come successore di Mosè(27,12-23), le leggi sui sacrifici e sulle feste liturgiche (28,1-30,1) come pure sui voti (30,2-17). Si nanano poi la conquista della tena di Midyan (c. 31) e la spartizione dellaTransgiordania(c.32).1nfine,siesponeunriassuntodelletappedell'Esodo(33,1-49). 27,1-11 Prescrizioni sull'eredità delle donne Il brano è chiaramente collegato all'accenno di 26,33 su Zelofl).ad della tribù di Manasse che non aveva figli. Come tutti quelli della sua generazione, Zelofl).ad è morto nel deserto (v. 3: «mori nel proprio peccato)); cfr. 26,65), ma non ha commesso il grave peccato di Qoral] e compagni che gli sarebbe costala la severa punizione dell'esclusione

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NUMERI 27,11

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Si avvicinarono le figlie di Zelofl}.ad, figlio di I;Iefer, figlio di Ghil'ad, figlio di Makir, figlio di Manasse, delle famiglie di Manasse, figlio di Giuseppe; questi sono i nomi delle sue figlie: Mal}la, No'a, l;logla, Milka, Tirza. 2Stettero davanti a Mosè, davanti al sacerdote El'azar, davanti ai capi e a tutta la comunità, all'ingresso della Tenda dell'incontro e dissero: 3«Nostro padre è morto nel deserto: egli non era nella comunità che si raccolse contro YHWH, cioè nella comunità di Qoral)., ma morì nel proprio peccato e non ebbe figli. 4Perché dovrebbe essere sottratto il nome di nostro padre da quelli della sua famiglia, per il fatto che non ha avuto figli? Dateci una proprietà tra i fratelli di nostro padre». 5Mosè presentò la loro causa davanti a YHWH. 6 YHwH disse a Mosè: 7«Le figlie di Zelofl}.ad hanno parlato bene: da' loro una proprietà in eredità in mezzo ai fratelli del loro padre e trasmetterai ad esse l'eredità del loro padre. 8Dirai così agli Israeliti: "Se un uomo muore e non ha figli, trasmetterete la sua eredità a sua figlia. 9Se non avrà una figlia, assegnerete la sua eredità ai suoi fratelli. 10Se non avrà fratelli, la darete ai fratelli di suo padre. 11 Se suo padre non avrà fratelli, la darete, tra chi resta, al (parente) più prossimo della sua famiglia, che ne entrerà in possesso". Per gli Israeliti sarà una norma di diritto, come YHWH ha ordinato a Mosè». 1

Indica una norma giuridica, distinguendola da quella rituale (cfr. 19,2: :"'jintt Mj?\f).

•!• 27,1-11 Testi affini: Nm 36,1-12; Gs 17,3-6

radicale dalla proprietà della terra promessa (cfr. 16,32). È proprio questa la ragione per cui le figlie chiedono il diritto di avere in possesso la terra per la loro famiglia, come le altre (v. 4). Si tratta di un caso esaminato più volte nella legislazione biblica (cfr. Nm 36, 1-12; Gs 17,3-6). È vero che in Israele l'eredità è destinata di regola solo ai maschi (cfr. 26.53), ma il punto focale riguarda come preservare nel tempo e nella trasmissione ereditaria la proprietà della famiglia, più che il concederla alle donne. Tant'è vero che, per risolvere il problema posto dalla morte di un uomo senza figli, si elabora anche la legge dellevirato (Dt 25,5-1 0), mentre qui si prevede una lunga catena dei possibili eredi (vv. 8-11) e si precisano poi le norme per le donne che hanno ereditato proprietà terriere (Nm 36, 1-12). Nondimeno, è sottolineata in questa sede la validità giuridica della figura femminile nel processo ereditario, sancita da Dio stesso (cfr. v. 7). Si intravede così la preoccupazione divina per la terra concessa agli Israeliti sì in proprietà perenne, ma sempre come dono di Dio che va mantenuto e trasmesso con responsabilità.

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27,17 Esca ... rientri ( ... ~~i~at~; 1~J) - La coppia verbale «uscire» - «rientrare» è w'espressione polare (cioè una combinazione di due opposti per esprimere una totalità) frequente nella Bibbia per descrivere l'intera attività umana (cfr. Dt 28,6; IRe 3,7; Zc 8,10; Sall21,8; anche Nm 27,21). 27,18 Uomo in cui è lo spirito ... (i~ Of}1"1'~ ~)-Si riferisce con più probabilità alla capacità generale di sapienza e intelligenza, donate da Dio (cfr. Gen 41 ,38) o al coraggio (come in italiano · · 7

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5. Festa delle &ttimane 6. Capodanno (l del mese 7) 7. Giorno dell 'Espiazione (iOde(mese 7) 8.FestaM/e Caj:;aruY!- Giano l (15 del mese 7) Giorno.2 delle Capanne Giorno 3 delle Capanne Giorno 4: delle ·, Capanne Giorno 5 delle Capanne Giorno·6delle ,Capanne:

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28,18 Lavoro servi/e (i1l~.!? n:;~ac'çç) L'espressione tecnica, ripetuta in 28,25.26; 29,1.12.35 e in Lv 23,8.21.25.35.36), indica lDl lavoro che richiede qualche impegno e fatica Questa proibizione è meno categorica di quella per il sabato e il giorno dell'Espiazione in cui si vieta ogni lavoro (Nm 29,7; Lv 23,3.28). COMlDlque, non si sa di preciso quale lavoro è considerato «non servite» e quindi permesso. L'unica nota chiarificatrice al riguardo si trova in Es 12,16, dove il divieto di lavorare durante

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il primo e l'ultimo giorno (della settimana di Pasqua) prevede l'eccezione per «preparare solo quello che ciascuno mangerà» (cfr. leprescrizioni parallele in questo v. 18 per il primo giorno e nel v. 25 per l'ultimo). 28,26 Giorno delle primizie(~~") Ci')- NomerarodellafestadelleSettimane(nil1~ :O). cioè sette settimane dopo Pasqua (Es 34,22; Dt l6,10.16;2Cr8,13; cfr. Lv 23,15)osemplicemente nil1~ («settimane», cfr. v. 26b). La festa viene fissata a distanza di «cinquanta giorni»

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NUMERI29,1

11 quattordicesimo giorno del primo mese è la Pasqua di YHwH. quindicesimo è festa: per sette giorni si mangeranno gli azzimi. 18Jl primo giorno ci sarà una convocazione sacra: non farete nessun lavoro servile, 19ma presenterete un sacrificio consumato dal fuoco in olocausto per YHwH: due giovenchi, un montone e sette agnelli di un anno, integri; 20con la loro oblazione di fior di farina impregnata d'olio: la preparerete di tre decimi per giovenco, due decimi per montone, 21 un decimo per ciascuno dei sette agnelli; 22inoltre offrirai un capro in sacrificio espiatorio. 23 Farete queste (offerte) oltre all'olocausto del mattino, che è un olocausto regolare. 24Così farete ogni giorno per sette giorni: è un cibo, Wl sacrificio consumato dal fuoco, profumo gradito a YHWH; si offrirà oltre all'olocausto regolare e alla sua libagione. 2511 settimo giorno avrete una convocazione sacra: non farete nessun lavoro servile. 2611 giorno delle primizie, quando presenterete la vostra nuova oblazione vegetale a YHwH durante la festa delle settimane, avrete Wla convocazione sacra: non farete nessun lavoro servile. 27Presenterete a YHWH Wl olocausto, profumo gradito: due giovenchi, un montone, sette agnelli di Wl anno, 28con la loro oblazione di fior di farina impregnata d'olio: tre decimi per giovenco, due decimi per montone, 29un decimo per ciascuno dei sette agnelli; 30(in più) un capro per compiere l'espiazione per voi. 31 Lo offrirete oltre l'olocausto regolare e la sua libagione: saranno integri, con le loro libagioni. 111 primo (giorno) del settimo mese avrete una convocazione sacra: non farete nessun lavoro servile. 16

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(Ci" C'~) dopo Pasqua (cfr. Lv 23,16); da qui il~ trfvttlo:;, Cil'::lOll ruinJo~ ~'O.Ail n~V'! r~.rinJo~ Witiil n'v :illil'~ ilWN nii'J n,~ ·ntt Cf.J'~~1 c~? il.~.i:l~ ùryfrN1i?9 iliD .,~.,:;l~iJ W,iì7 ..,iVJ);'~f 11M'~ 11') hlil'~ iiÌV c~:;t1i?iJ1 8 :~i.pP,tt N7 ii~N7tt~f C;]'J:llV~~ ~~ry~ CJ?'~T;l il*:;tlP h~~-.,~~ C'iP.:t:P iDtt ~~~ iiJtt ,i2f·1~ ,~ C'Tti.p~ ~~'P ,$7 b.,~,tp~ iiW~ 19\f:;.l iiÌ~~~ n7,t? c~t:q~~ 9 :c~? :C'~:t:PD nP-:;tlP7 iDtt;:t VJ~#?ti'Ì'f~ tn1f~ 10 :it;:~tt;:t ~~7 i'O.Ail n~V'! b,n::lil nN~n i:S.~o nNwn iMN C'-tlJ.,'lJVJ11 :Cil'::lOll nnMJO~ c~? il.j':l~ ùryfrN1i?9 '~':;lqiD W,ry? ci4 ,~\' 'h'~Q:;.l~ 12 :c'O' nu:tu> illil'~ ln cn.im ~VJlJn N~ ili:W n:JN~o-~:;, ii'P.-t,'P ,i2:t·'~~ C'":!~ illil'7 Ì1M'~ 11'1 iiW~ ii?V C~:;t1i?D1 13 :~'il' CO'O.A ,VJlJ illJ~,N illW.'l~ C'VJ:J::l C' JW C~'N ,VJlJ iQttiJ ,~; C'~,tp~ il~lp 19\f:;.l iiÌ~~~ n7,t? cJ!tt:t1~~~4 :c~Nil 'lw~ inNil ~N~ c'nwlJ 'lw c"Ìs ,w11 il~~ - : •

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> per eccellenza (cfr., p. es., IRe 8,2.65; Ez 45,25), questa è una delle tre celebrazioni più importanti in Israele (le altre due sono Pasqua e Pentecoste), per le quali si prescrive che ogni maschio si presenti al tempio (cfr. Dt 16, 16). La celebrazione di questa festa in epoca neotestamentaria è menzionata in Gv 7,2.10.14.37, dove si può intravedere l'obbligo di pellegrinaggio al tempio ancora in vigore.

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NUMERI 29,15

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29,35 L'ottavo giorno (·~·~~:j ci•:;) - Si tratta, in questo caso, del giorno conclusivo che però non fa parte della serie di sette giorni precedenti, conca-



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tenati l'uno con l'altro tramite la congiunzione nella costruzione caratteristica ci•!;!~ («e nel giorno ... », cfr. vv. 17.20.23.26.29.32).

285

NUMERI 29,36

w decimo per ognuno dei quattordici agnelli;

(presenterete) un capro in sacrificio per il peccato, oltre l'olocausto regolare, la sua oblazione e la sua libagione. 1711 secondo giorno (di festa presenterete): dodici giovenchi, due montoni, quattordici agnelli di un anno, integri; 181'oblazione e le libagioni per giovenchi, montoni e agnelli, secondo il numero e il rituale; 19un capro in sacrificio per il peccato, oltre all'olocausto regolare, la sua oblazione e le loro libagioni. 2011 terzo giorno: undici giovenchi, due montoni, quattordici agnelli di un anno, integri; 21 l'oblazione e le libagioni per giovenchi, montoni e agnelli, secondo il numero e il rituale; 22un capro in sacrificio per il peccato, oltre l'olocausto regolare, la sua oblazione e la sua libagione. 23 Il quarto giorno: dieci giovenchi, due montoni, quattordici agnelli, integri; 24l'oblazione e le libagioni per giovenchi, montoni e agnelli, secondo il numero e il rituale; 2w capro in sacrificio per il peccato, oltre l'olocausto regolare, la sua oblazione e la sua libagione. 26Il quinto giorno: nove giovenchi, due montoni, quattordici agnelli, integri; 27l'oblazione e le libagioni per giovenchi, montoni e agnelli, secondo il numero e il rituale; 28un capro in sacrificio per il peccato, oltre l'olocausto regolare, la sua oblazione e la sua libagione. 2911 sesto giorno: otto giovenchi, due montoni, quattordici agnelli, integri; 301'oblazione e la libagione per giovenchi, montoni e agnelli, secondo il numero e il rituale; 31 un capro in sacrificio per il peccato, oltre l'olocausto regolare, la sua oblazione e la sua libagione. 32Il settimo giorno: sette giovenchi, due montoni, quattordici agnelli, integri; 33 l'oblazione e la libagione per giovenchi, montoni e agnelli, secondo il numero e il rituale; 34un capro in sacrificio per il peccato, oltre l'olocausto regolare, la sua oblazione e la sua libagione. 35L'ottavo giorno avrete una riunione: non farete nessun lavoro servile. 36Presenterete in olocausto a YHWH un sacrificio consumato dal fuoco, profumo gradito: un giovenco, un montone, sette agnelli di un anno, integri; 1

Riunione (n"HH!) - La Settanta esplicita il senso con ~~66~ov «celebrazione conelusiva» (cfr. Lv 23,36; Dt 16,8; 2Cr 7,9; Ne 8,18). Il termine ebraico può indi-

16

care sia una riunione solenne (cfr. 2Re 10,20; Is 1,13; Gl 1,14; 2,15; Am 5,21) o anche più semplicemente un'assemblea (Ger 9,1).

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NUMERI 29,37

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30,7 Promessa sconsiderata- La radice del sostantivo ~(cfr. v. 9) implica un parlare impulsivoesoonsiderato(cfr. Lv 5,4; Sall06,33). 30,15 Passato un giorno (ci•·!;.~ Ci'Q) L'espressione (alla lettera: «da un giorno a

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un giorno») indica l'arco temporale di un giorno, precisamente di quel giorno in cui il marito ha saputo dei voti della moglie, come si esplicita nel v. 15b (si noti la struttura chiastica del versetto). Vale a dire: il tempo

o marito (vv. 7-9) o addirittura ex-marito (vv. 10-16). Fanno intravedere una certa preoccupazione per i possibili eccessi «femminili» con le «promesse sconsiderate» (cfr. vv. 7.9), difficili da realizzare, in particolare per la donna stessa in una famiglia patriarcale, in cui dipende dal paterfamilias quasi in tutto. In questa prospettiva, più che una limitazione per la donna o un dominio maschile sulla libertà femminile (cfr. v. 14), si tratta forse di una delimitazione

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NUMERI 30,17

glielo ha respinto. 7Se la donna è sposata, e ha pronunciato voti o si è obbligata a una promessa sconsiderata delle proprie labb~ 8e suo marito ne viene a conoscenza, ma il giorno in cui ne viene a conoscenza tace al riguardo, i suoi voti valgono e gli obblighi che si è assunta valgono. ~a se il giorno in cui suo marito ne viene a conoscenza, glielo respinge, annulla il suo voto e la promessa sconsiderata delle labbra a cui si era obbligata: YHWH la perdonerà. 1011 voto di una vedova o di una ripudiata, tutto quello a cui si è obbligata, vale. 11 Se è nella casa di suo marito che ha fatto il voto o si è assunta un obbligo con giuramento, 12e suo marito ne viene a conoscenza e tace al riguardo, (cioè) non glielo respinge, tutti i suoi voti valgono, e tutti gli obblighi che si è assunta valgono. 13Se invece suo marito li annulla, nel giorno in cui viene a sapere tutto quello che le sue labbra hanno pronunziato, i suoi voti e i suoi obblighi non valgono: suo marito li ha annullati e YHWH la perdonerà. 1411 marito può rendere valido e il marito può annullare ogni voto e ogni giuramento, per il quale ella si è obbligata a mortificarsi. 15Ma se suo marito, passato un giorno, tace totalmente al riguardo, rende validi tutti i voti e tutti gli obblighi che si è assunta: li rende validi, perché ha taciuto al riguardo il giorno in cui ne è venuto a conoscenza. 16Se invece li annulla (qualche tempo) dopo esserne venuto a conoscenza, porterà (il peso del) la colpa di lei». 17Queste sono le prescrizioni che YHWH diede a Mosè riguardo al marito e alla moglie, al padre e alla figlia ancora adolescente (che vive) nella casa paterna. di fare obiezione, quindi di annullare il voto della moglie, è tm giorno. 30,16 La colpa di lei (ri~i~)- La Settanta e il Pentateuco samaritano leggono ili~ («la colpa di lui»), cioè la propria colpa Comun-

que, è ben attestata nella Bibbia la situazione siniile, cioè quando tmo deve portare la colpa degli altri che sono sotto la sua responsabilità (cfr. Lv 5,1; Nm 18,23; Ez 44,10). •!• 30,2-17 Testi affini: Lv 27; Dt 23,22-24

di responsabilità per la donna che fa il voto e per l'uomo da cui lei dipende (cfr. vv. 15-16). Ciò, in ultima analisi, dimostra l'intenzione di stabilire con chiarezza i confini della trasgressione. Una tale determinazione aiuterà di certo nel successivo processo di purificazione e reintegro nella comunità per i colpevoli. Servirà quindi a coltivare la santità del popolo eletto secondo quanto YHWH ha ordinato.

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31,2 Vendica (MQi?) op~)- Alla lettera: «vendicalavendetta>>:ilverbohailcosiddettooggetto interno, ovvero della stessa radice del



verbo, una costruzione frequente in ebraico. 31,8 Evi ... Reba (ll~'TM~1 ... •,as.-n~)- I nomi dei cinque capi midyaniti ricor-

31,1-54 La conquista della terra di Midyan Riapre la sezione narrativa della marcia verso la terra promessa. In collegamento all'ordine divino riferito alla fine del capitolo 25, viene riportata ora in questo capitolo la vendetta contro i Mydianiti. Il verbo ebraico usato (niiqam) esprime l'idea di far giustizia, cioè riparare i torti subiti nel passato, e di esigere la retribuzione. Ambedue le sfumature sono presenti nell'espressione «eseguire la vendetta di YHWH)) (v. 3), che ricorre anche in Ez 25,14-17. Dio quindi decide di far giustizia per Israele, esigendo la retribuzione da Midyan per il male fatto al suo popolo e per l'offesa d'idolatria. L'accento però non cade sugli atti bellici, raccontati in modo sommario e ideale (vv. 1-12), bensì sulla gestione del bottino e sul comportamento d'Israele dopo la battaglia (vv. 13-54), che si articola in tre

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parlò a Mosè: 2«Vendica gli Israeliti nei confronti dei Midyaniti, poi ti riunirai alla tua gente». 3Mosè parlò al popolo: «Si equipaggino alcuni tra voi per l'esercito: marcino contro Midyan per eseguire la vendetta di YHWH contro Midyan. 4lnvierete schierati nell'esercito mille uomini per ogni tribù, di tutte le tribù d'Israele». 5Furono mobilitati, tra le migliaia d'Israele, mille uomini per tribù, dodicimila uomini equipaggiati per l'esercito. 6 Mosè li inviò schierati nell'esercito, mille per tribù, e insieme a loro Pin))as, figlio del sacerdote El'azar, con in mano gli oggetti sacri e le trombe per l'acclamazione. 7Mossero contro Midyan, come YHWH aveva ordinato a Mosè, e uccisero tutti i maschi. 80ltre ai caduti (in battaglia), uccisero i cinque re di Midyan: Evi, Reqem, Zur, I:Iur, Reba, e uccisero di spada Bil'am, figlio di Be'or. 'Poi gli Israeliti fecero schiave le donne di Midyan, i loro bambini, razziarono i loro animali, i loro greggi e ogni loro bene. 10lncendiarono le città dove abitavano e i loro accampamenti; npresero tutto il bottino e la preda, persone e animali, 12conducendo i prigionieri, la preda e il bottino a Mosè, al sacerdote El'azar e alla comunità degli Israeliti nell'accampamento nelle steppe di Moab, presso il Giordano di Gerico. 1YHWH

rono nello stesso ordine in Gs 13,21. Bi/'am (c~'?~)- La menzione di questo personaggio riflette la tradizione che lo consi-

dera tra i nemici del popolo eletto, precisamente il tentatore che svia Israele (cfr. v. 16; Gs 13,22; nel NT Gd Il).

momenti: decisione sui prigionieri e purificazione del bottino (vv. 13-24); divisione del bottino (vv. 25-47); offerte dei capi per la vittoria (vv. 48-54). Si mette così in risalto la volontà di osservare minuziosamente i comandi e le leggi di YHWH da parte della nuova generazione israelita che, di conseguenza, ora gode della singolare protezione divina durante la guerra (tant'è vero che dopo non manca nessuno dei guerrieri che hanno partecipato alla battaglia; cfr. v. 49). A differenza quindi della prima, censita all'inizio del libro, la comunità del secondo censimento si dimostra capace e degna del compito di prendere possesso della terra da lungo promessa. Questo si vede attraverso l'applicazione delle regole esposte in precedenza per il combattimento (la presenza degli oggetti sacri e delle trombe nel v. 6 [cfr. c. 10], la purificazione nei vv. 19-24 [cfr. c. 18]), la

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NUMERI 31,13

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gestione scrupolosa del bottino secondo le norme fissate da YHWH tramite Mosè, come pure (e forse soprattutto) attraverso l'offerta di ringraziamento per la vittoria, mai incontrata finora, dei comandanti dei gruppi combattenti (vv. 48-54). Va rilevata qui la generosità dei capi, la cui offerta era sufficientemente grande da valere anche per tutto l'esercito e, perciò, come indicato al v. 53, i soldati potevano tenere tutta la loro parte di bottino, senza dare il debito contributo per la propria espiazione dopo il censimento (cfr. Es 30,12). Quanto allora fatto da parte dei nuovi capi diventa un gesto così singolare da lasciare poi un segno perenne nel santuario: l'oro offerto sarà «come memoriale per gli Israeliti davanti a YHWH» (v. 54). Serve, quindi, con ogni probabilità per ricordare a YHWH gli Israeliti, la

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NUMERI 31,26

Mosè, il sacerdote El'azar e tutti i capi della comunità uscirono incontro a loro, fuori dell'accampamento. 14Mosè si irritò con i comandanti delle forze armate, capi delle migliaia e capi delle centinaia, che tornavano da quella spedizione di guerra. 15Mosè disse loro: «Perché avete lasciato in vita tutte le femmine? 16Furono esse, su suggerimento di Bil 'am, ad allontanare da YHWH gli Israeliti nella vicenda di Pe'or, attirando il flagello sulla comunità di YHWH. 170ra uccidete ogni maschio tra i bambini e uccidete ogni donna che si sia unita con un uomo. 18Tutte le ragazze che non si sono unite con un uomo le lascerete vivere per voi. 19yoi poi fermatevi fuori dell'accampamento per sette giorni; chi ha ucciso qualcuno e chiunque ha toccato un caduto, si purifichi il terzo e il settimo giorno: questo (vale) per voi e per i vostri prigionieri. 20Purificherete anche ogni vestito, ogni oggetto di pelle, ogni (oggetto) fatto di pelo di capra e ogni utensile di legno». 21 11 sacerdote El'azar disse agli uomini dell'esercito che erano andati in battaglia: «Questa è la prescrizione della legge che YHWH ha ordinato a Mosè: 22l'oro, l'argento, il rame, il ferro, lo stagno e il piombo, 23tutte le cose che sopportano il fuoco, le farete passare nel fuoco e saranno pure; siano poi purificate anche nell'acqua lustrale. Tutto quello che non può sopportare il fuoco, lo farete passare nell'acqua. 2411 settimo giorno laverete i vostri vestiti e sarete puri: poi rientrerete nell'accampamento». 25 YHWH parlò a Mosè: 26«Tu, con il sacerdote El'azar e con i capi dei casati della comunità, fa' il conteggio della preda, in persone o animali: 13

•:• 31,1-54 Testi affini: Dt20,1-20; 21,10-14;

lSam 15,1-33

loro pietà e generosità, dimostrata nella guerra contro i Mydianiti. D'altra parte, può essere anche un segno e un invito a Israele perché ricordi sempre il suo Dio e l'alleanza, seguendo i suoi comandamenti (cfr. 17,5). Teologicamente parlando, il comando di Mosè riguardante l'uccisione dei prigionieri di guerra, bambini maschi inclusi (v. 17), può suscitare qualche disagio ai lettori moderni. Nondimeno, l'azione raccomandata rappresenta l'espressione di zelo non tanto per l'uccidere in sé, quanto per salvaguardare il popolo dal pericolo di deviazione dalla vita con Dio e, di conseguenza, per proteggerlo dalla rovina a causa del peccato, come spiegato esplicitamente nel v. 16 (è lo stesso zelo di Pinl}as elogiato in precedenza: Nm 25,7-13; e del

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NUMERI 31,27

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NUMERI 31,48

dividerai a metà la preda tra quelli che sono andati con l'esercito e hanno partecipato in battaglia e tutto (il resto del)la comunità. 280ffrirai come tributo per YHWH l'uno per cinquecento delle persone, buoi, asini e pecore della parte spettante ai guerrieri che sono andati con l'esercito: 29lo preleverete dalla loro metà e lo consegnerete al sacerdote El'azar, come offerta per YHwH. 30Sulla metà degli lsraeliti preleverai l 'uno per cinquanta delle persone, buoi, asini, pecore e li consegnerai ai leviti che hanno in custodia la Dimora di YHWH». 31 Mosè e il sacerdote El'azar fecero come YHwH aveva ordinato a Mosè. 320ra, il bottino della razzia che avevano compiuto gli uomini dell'esercito era di seicentosettantacinquemila pecore, 33 settantaduemila buoi, 34 sessantunmila asini, 35e trentaduemila persone, cioè donne che non si erano unite con uomo. 36La metà, cioè la parte di quelli andati con l'esercito, fu di trecentotrentasettemilacinquecento pecore, 37e il tributo per YHWH fu di seicentosettantacinque pecore; 38per i buoi, trentaseimila, di cui settantadue in tributo a YHwH; 39trentamilacinquecento asini, di cui trentuno in tributo a YHwH; 40 sedicimila persone, di cui trentadue in tributo a YHWH. 41 Mosè consegnò il tributo, offerta per YHwH, al sacerdote El'azar, come YHwH aveva ordinato a Mosè. 42 Quanto alla metà degli Israeliti, che Mosè aveva separato dagli uomini dell'esercito, 43 la metà per la comunità fu di trecentotrentasettemilacinquecento pecore, 44frentaseimila buoi, 45trentamilacinquecento asini, 46 sedicimila persone. 47 Dalla metà spettante agli Israeliti, Mosè prese l'uno per cinquanta delle persone e degli animali e li consegnò ai leviti, che hanno in custodia la Dimora di YHWH, come egli aveva ordinato a Mosè. 481 comandanti delle migliaia dell'esercito, capi di migliaia e capi di centinaia, si avvicinarono a Mosè, 27

contro il possibile allontanamento idolatrico da Dio ritorna ancora in 33,5056; ciò fa intravedere questa preoccupazione come tema maggiore nell'ultima sezione.

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L'espressione ricorre ancora nel v. 9. 32,8 Qadesh-Barnea (W):; ~)-Cfr. 13,26. 32,12 Qenizzita ('~Jj?;:J)- La teStimonianza sull'origine qenizzita di Kaleb si trova anche in Gs 14,6.14 (cfr. Gs 15,17; Gdc 1,13; 3,9), mentre Nrn 13,6 e 34,19 parlano di lui oome

conquista di Canaan, cioè la terra a ovest del Giordano (vv. 20-32). Tale impegno è stato preso in modo solenne e comporta una grande responsabilità nei confronti di Dio stesso (cfr. v. 23 ). Ciò viene sottolineato anche dalla ripetizione (sette volte) della frase «alla presenza di YHWH» come un ritor-

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NUMERI 32, 18

e Be'on, "terre che YHWH ha conquistato alla testa della comunità d'Israele, sono terre adatte al bestiame, e i tuoi servi hanno bestiame)). 5Dissero: «Se abbiamo la tua benevolenza, sia concessa questa terra ai tuoi servi in possesso: non farci attraversare il Giordano». 6Mosè disse ai Gaditi e ai Rubeniti: «l vostri fratelli andrebbero in guerra e voi stareste qui? 7Perché volete scoraggiare gli Israeliti dal passare nella terra che YHWH vi ha assegnato? 8Così fecero i vostri padri, quando li mandai da Qadesh-Bamea a esplorare la terra: 9salirono fino alla valle di Eshkol, esplorarono la terra e scoraggiarono gli Israeliti dall'entrare nella terra che YHWH aveva assegnato a loro. 10In quel giorno lo sdegno di YHWH divampò e giurò dicendo: 11''Gli uomini che sono partiti dall'Egitto, dai vent'anni in su, non vedranno mai il suolo che ho giurato ad Abramo, Isacco e Giacobbe, poiché non mi hanno seguito fino in fondo, 12eccetto Kaleb, figlio di Yefimne, Qenizzita, e Giosuè, figlio di Nun, poiché seguirono YHWH fino in fondo". 13Lo sdegno di YHWH divampò contro Israele e li fece errare nel deserto per quarant'anni, fino ali'estinzione di tutta la generazione che aveva agito male agli occhi di YHWH. 14Ecco così insorgete al posto dei vostri padri, razza di uomini peccatori, per aumentare ancora lo sdegno di YHWH contro Israele: 15perché, se smettete di seguirlo, egli lascerà ancora questo popolo nel deserto e così voi lo manderete in rovina». 16Quelli si avvicinarono a lui e dissero: «Costruiremo qui recinti per il nostro bestiame e città per i nostri figli, 17ma noi rimarremo armati alla testa degli Israeliti, finché non li avremo condotti al luogo loro (assegnato): i nostri figli staranno nelle città fortificate, separati dagli abitanti del paese. 'KNon torneremo alle nostre città finché gli Israeliti non avranno ricevuto la loro eredità; rappresentante della tnòù di Giuda. L'uno comunque non esclude l'altro, dato che egli poteva avere un'origine mista. Nel versetto in questione, la Settanta sostituisce «qenizzita» con ò oUXKqwpuJ!.LÉvoç («colui che viene messo a parte»,enoncondividelasortedeglialtri), persot-

tolineare il merito di Kaleb (che si distinse dagli altri esploratori) e forse anche per tacere sulla sua alquanto scomoda provenienza straniera 32,16 Si avvicinarono a lui (,•~ ,~~·1)- Segnale che Ja richiesta diventa più personale e intima (cfr. Gen 44,18; 45,4; Gs 14,6).

nello nel dialogo tra Mosè e le tribù interessate (cfr. vv. 20.21.22.27.29.32). Il fatto che i Gaditi e Rubeniti siano gli unici interlocutori a trattare con Mosè, mentre nel patto finale della ripartizione è inclusa anche la metà tribù di Manasse (v. 33), dimostra il carattere composito del brano, nonché la sua

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finalità più eziologica che storica (per spiegare la presenza di queste tribù nella Transgiordania al tempo della composizione del brano; cfr. vv. 33-42). Nondimeno, si può intravedere una sottolineatura teologica fondamentale. Si è colta

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19certamente

non erediteremo con loro (nel territorio) che si estende al di là del Giordano, poiché la nostra eredità ci è toccata da questa parte del Giordano, a oriente>>. 20Mosè_ disse loro: «Se farete queste cose, se vi equipaggerete alla presenza di YHWH per la guerra, 21 se ogni vostro armato passerà il Giordano alla presenza di YHWH- finché avrà scacciato i suoi nemici davanti a lui - 22e se la terra sarà stata soggiogata davanti a YHWH e poi tornerete, allora sarete innocenti nei confronti di YHWH e d'Israele e avrete questa terra in possesso alla presenza di YHWH. 23 Se voi non agirete così, peccherete contro YHWH, e state certi che i vostri peccati vi raggiungeranno. 24Costruite dunque città per i vostri figli e recinti per le vostre pecore, ma adempite quello che avete promesso a voce». 251 Gaditi e i Rubeniti dissero a Mosè: «l tuoi servi faranno come ordina il mio signore. 261 nostri figli, le nostre donne, i nostri armenti e tutto il nostro bestiame rimarranno nelle città di Ghil'ad, 27e i tuoi servi, ogni armato dell'esercito, attraverserà (il Giordano) alla presenza di YHWH per combattere, come dice il mio signore». 28Mosè diede ordini riguardo a loro al sacerdote El'azar, a Giosuè, figlio di Nun e ai capifamiglia delle tribù degli lsraeliti. 29Mosè disse loro: «Se i Gaditi e i Rubeniti, tutti gli armati per la guerra, attraverseranno con voi il Giordano alla presenza di YHWH, e la terra sarà soggiogata davanti a voi, assegnerete loro il paese di Ghil'ad in possesso. 30Ma se non attraverseranno armati insieme a voi, avranno possedimenti in mezzo a voi nella terra di Canaan>>. 31J Gaditi e i Rubeniti risposero: «Quello che YHWH ha ordinato ai tuoi servi lo eseguiremo: 32noi passeremo armati alla presenza di YHWH nella terra di Canaan, ma la proprietà che spetta a noi in eredità sia oltre il Giordano».

cioè l'occasione per accentuare ancora l'importanza di seguire con fervore YHWHjino infondo e insieme con tutta la comunità, come pure per rileggere, in quest'ottica di zelo e di obbedienza, il cammino del popolo nel passato, il suo

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32,33 Tribù di Manasse (i1W~~ ~-?~)­ Prima menzione di Manasse nel capitolo. Si tratta forse di un'aggiunta successiva che riflette la presenza dei discendenti di Manasse in Transgiordania all'epoca (cfr. vv. 39-42; Dt 3,13-15; 4,43; 29,7; Gs 12,6; 13,8.29-31; 17,1). 32,34 Aro 'er (ìl1'"1~) - Città sulla riva del torrente Arnon, menzionata più volte nella Bibbia (cfr. Dt 2,36; 3,12; 4,48; Gs 12,2; 13,9.25; Gdc ll,33; ISam 30,28; 2Sam 24,5; 2Re 10,33; Ger 48,19; lCr 5,8). Viene identificata con l'odierna Khirbet Arair. 32,35 Aterot-Shofan (l~iU! n'"ltpl1)- Il toponimo è menzionato solo qui nella Bibbia e poteva avere qualche collegamento conAtarot, menzionata nei vv. 3 e 34. Yogbeho (i1;;t~~;) - Il nome ricorre ancora solo in Gdc 8, Il, in coppia con Nobab (cfr. v.

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42). n luogo è identificato oggi con Khirbet ei-Ajbeihat o Jubeihat, circa 12 krn a nordnord-ovest di Amman (la biblica RabbatAmmon). 32,36 Bet-Haran (1l;;t n";)- O Cl;;t n'; in Gs 13,27. Corrisponde all'odierno Tell Iktanu. 32,37 Qiryatayim (C'J;l:"1P)- Il nome significa «due città». Viene menzionata anche in Gen l4,5;Gs 13,19; 1Cr6,6l;Ger48,1.23 (cfr. Ez 25,9) e identificata con Khirbet elQureiat, circa 20 km a sud di Madaba. La sua collocazione vicino a Madaba e Nebo è testimoniata nell'iscrizione di Mesha (re di Moab, 830 a.C.). Il 32,39-40 Testi paralleli: Dt 3, 15 32,39 Makir (ì'::;ll;'l)- L'importanza del clan di Makir viene sottolineata in Gdc 5,14. 32,41 Yair (ì't(;) - Il personaggio con i

stato attuale e un possibile futuro (vv. 6b-15). Questa riflessione, una specie di breve riassunto teologico, che determina tutta la trattativa seguente tra Mosè e le due tribù (e mezza) che volevano fermarsi (vv. 16-32), risulta anche una

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NUMERI 32,42

Mosè assegnò a loro - ai Gad, ai Rubeniti e a metà tribù di Manasse, figlio di Giuseppe - il regno di Si)J.on, re amorrita, e il regno di Og, re di Bashan, il territorio con le città comprese entro i suoi confini, le città del territorio circostante. 341 Gaditi costruirono Dibon, Atarot, Aro'er, 35 Aterot-Shofan, Ya'zer, Yogbeha, 36 Bet-Nimra, BetHaran, città fortificate e recinti per il bestiame. 371 Rubeniti costruirono I:Ieshbon, El'ale, Qiryatayim, 38Nebo, Ba'alMeon, i cui nomi furono cambiati, e Sibma; e diedero il nome alle città che costruirono. 391 discendenti di Makir, figlio di Manasse, andarono nel Ghil 'ad, lo conquistarono scacciando gli Amorriti che vi si trovavano. 40Mosè assegnò il Ghil 'ad a Makir, figlio di Manasse, che vi abitò. 41 Yair, figlio di Manasse, andò, prese i loro villaggi, e li chiamò villaggi di Yair. 42 Poi Noba)J. andò e prese Qenat e le sue dipendenze e la chiamò Noba)J.. 33

villaggi omonimi viene menzionato ancora in Dt 3,14; Gs 13,30; IRe 4,13; ICr 2,22-23, anche se, alla luce di questi testi, la precisazione il~~rrr~ nel nostro versetto va intesa non come «figlio», ma nel senso ampio di «discendente di Manasse». Inoltre, Gdc l 0,3-5 menziona -r- ~~~Q W9~32 35 :i1J1~::1 ~Jn'1r- i1.tl~o ~V0'1 AT : - t""' \ l •IT l - ; 1, -~-

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> (Dt 3,17; 4,49) o «mare Orientale» (Ez 47,18). 34,4 Salita di Aqrabbim (C'~"'li?~ n'?~~)- Il nome significa «salita degli Scorpioni». Menzionata ancora in Gs 15,3 e Gdc 1,36, il sito corrisponde forse all'odierna Naqb es-Safa.

dal contesto delle altre due ricorrenze del verbo 'iibad al pie/ (le uniche nel Pentateuco ): nel passo parallelo di Dt 12,2-3 e nel testo di Dt 11,4, che esalta l'azione di YHWH che annienta gli Egiziani nello Yarn Sufo mare dei Giunchi. Di più, dalla dichiarazione finale di Dio nel brano di Nwneri in questione si vede che distruggere gli abitanti di Canaan appartiene al piano che Dio «si era prefisso)) di effettuare (cfr. v. 56), come sottolineato anche in Es 23,27-28. Il popolo quindi deve collaborare in questo progetto, altrimenti toccherà a lui la stessa sorte di essere distrutto (da Dio!). Questo avvertimento serve per preservare la santità d'Israele e la purezza del culto, che esprime il rapporto stretto tra il popolo eletto e il suo Dio. D'altra parte, con l'esposizione dei principi basilari per la ripartizione del territorio, ci si introduce direttamente al capitolo successivo che descrive i confini dettagliati (ideali) di questa terra. quale dono di Dio a Israele da dividere tra le tribù (33,53a; 34,2b).

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NUMERI 34,5

55 Ma

se non scaccerete gli abitanti del paese davanti a voi, quelli tra loro che resteranno saranno spine per i vostri occhi e rovi per i vostri fianchi e vi saranno ostili nella terra in cui abiterete. 56Allora quello che mi ero prefisso di fare a loro, lo farò a voi"». 1YHWH parlò a Mosè: 2 «0rdina agli Israeliti e di' loro: "Quando voi entrerete nella terra di Canaan, questa è la terra che toccherà a voi in eredità: la terra di Canaan secondo i suoi confini. 3Il vostro lato meridionale partirà dal deserto di Zin, a fianco di Edom, e il vostro confine meridionale sarà l'estremità orientale del mar Salato; 4poi il vostro confine girerà a sud della salita di Aqrabbim, passerà per Zin, e i suoi estremi saranno a sud di Qadesh-Barnea; proseguirà verso l;lazar-Addar e passerà per Azrnon. 5Da Azrnon il confine girerà verso il torrente d'Egitto e i suoi estremi saranno verso il mare.

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Zin (H') - È da distinguere dal deserto omonimo, menzionato già nel v. 3 (cfr. 13,21; 20,1; 33,36). Si tratta forse di un sito ancora sconosciuto sulla frontiera. Qadesh-Barnea (~tl~ ~.i?)- Cfr. la nota a 13,26. lfazar-Addar (,1~-,lSQ) - Il passo parallelo Gs 15,3 menziona due luoghi Addar e I;lezron, che probabilmente costituivano il sito con questo duplice nome. Azmon (li~l:lll)- Cfr. Gs 15,4. Il sito corrisponde forse ad Ain el-Quseime, circa 90 km a sud di Gaza.

34,5 Torrente d'Egitto (C"ì.~~ nlçrynIl corso d'acqua, menzionato più volte nella Bibbia (Gs 15,4.47; IRe 8,65; 2Re 24,7; ls 27,12; 2Cr 7,8), veniva chiamato naha/ Musur dagli assiri e PwoKoÀoupa dai Greci. È l'odierno Wadi ei-Arish. Il torrente, assai lungo e profondo, costituisce il confine naturale tra il Negheb e la penisola sinaitica e, quindi, tra Palestina ed Egitto. Verso il mare (i1!p~ij)- Cioè il Mediterraneo, il mare per eccellenza per gli abitanti della terra di Canaan (cfr. Sal 80,12).

34,1-29 I corifìni della te"a promessa e i responsabili della sua ripartizione Come indicato dal titolo, il capitolo in questione si articola in due momenti: la determinazione dei confini della terra che Dio dà a Israele in eredità (vv. 1-15) e la nomina dei capi che si affiancheranno al sacerdote El'azar e al (futuro) capo supremo Giosuè nella ripartizione del territorio (vv. 16-29). Si tratta quindi degli ultimi preparativi (da parte di Mosè) per la concreta realizzazione della promessa divina, in vista dell'imminente entrata del popolo in Canaan (cfr. v. 2); ciò giustifica la presenza del testo in quest'ultima sezione del libro. In questa preparazione prossima per spartire la terra promessa, va sottolineato il comando diretto di Dio che decide su ogni dettaglio riguardante sia luoghi che persone. Si tratta di un punto teologico importante. Il Dio dell'alleanza porta a compimento con accuratezza quanto aveva giurato al popolo eletto.

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35,2 Pascoli (ail~)- Termine tecnico, che designa i luoghi non coltivati accanto a un

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:~~i:IT:I "Ìi?Q ":W TP.-lf l'l.~:jt ~~T;lT:I o"1~D w?V? h~1 fn~ i:W~ 35,5 Duemila cubiti (il~ Cl~)- Circa 900 m. L'indicazione qui sembra in contraddizione con quella di mille cubiti nel v. 4. Una }XlSSibile amtonizzazione dei dati sta nel fatto che qui si parla della larghezza dei pascoli per ogni lato della città, mentre là della loro lunghezza dalle mma verso l'esterno. Inoltre, occorre tener presente che, in questo sistema di mismazione, la città, sottolineata nel versetto come situata «in mezzo», va forse considerata come un punto ideale al centro. In questo caso, i duemila cubiti di ogni lato sono semplicemente la somma di due raggi di «mille cubiti>> che partono da un unico punto centrale (come indicato nel v. 4), ma in due direzioni op}XlSte.ll principio di base per stabilire i pascoli si trova, quindi, sempre nel v. 4, vale a dire, «mille cubiti tutt'intorno dalle mma della città verso l'esterno». Il v. 5 ne

è una specie di illustrazione e non pone limiti di larghezza per i pascoli di ogni lato (infatti, sarebbe assurdo se l'area dei pascoli fosse sempre la stessa, cioè mille per duemila cubiti, per tutte le città, grandi o piccole che fossero). AggiWigiamo infine che la tradizione rabbinica vedeva in questo mnnero (duemila cubiti) la distanza massima che uno poteva fare fuori dalla città di sabato (legge di f/:IUm sabbat), mentre la setta di Qwnran permetteva mille cubiti per il cammino di sabato e duemila cubiti solo per chi pascolava il gregge. •!• 35,1-8 Testi affini: Lv 25,32-34; Gs 21 35,10 Quando voi attraverserete (CII')~ ':;ICI',~)- Cfr. nota a 34,2. 35,12 .Vendicatore &tU)- Cioè, il C"lil ~~ (