Prodigi e divinazione nel mondo antico. Etruschi, Greci, Romani

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paperbacks civiltà scomparse/2 Collana diretta da Sabatino Moscati

Titolo originale: Les prodiges dans l'antiquité cl4ssique © 1963 Presses Universitaires de France, Paris

©

Seconda edUdone: febbraio 1977 1977 Newton Compton editori s.rl. Roma, Casella postale 6214

Raymond Bloch

prodigi e divinazione nel mondo antico Greci - Etruschi

-

Romani

Traduzione di Lucio Chiavarelli

Newron Compton editori

Avverlenu

Le n ote tra parentesi quadra sono del traduttore. La figura l e le tavole fumi testo sono �tatc.- inserite nella presentl"

edizione dal

traduttore.

INTRODUZIONE

Un tema di studio come quello del prod igio nella antichità greca , etrusca e romana non sol tanto è d i pe r sé vasto e com­ plesso : esige che si ricorra, per una sua esatta comprensione. a prospettive m u l t iple, a va ri ango l i di visuale. Nella vita reli ­ giosa dei popoli ant ichi, i l prodigio assume i n fa t t i valori mu lti ­ formi e s pesso essenzia l i . Quale fenomeno d i ps icologia r eligio s a e soci ale , esso rivela l'at teggiamento del le popolazioni su ciò che concerne i rapport i tra il mondo della natura e quello degli dèi . Ma, come qual­ siasi altro elemento del la vi t a religiosa presso gli antich i , è anche soggetto a una evoluzione storica, che trasforma spesso la sua natura intrin seca e anche l ' a t teggiamen to degli uom i n i verso di lui . All 'in terno di ogn u n a delle tre civiltà che sono ogge tto del nostro s tudio converrà du nque adot tare un duplice punto d'os­ servazione : storico ed evol u t i vo. E non basta ancora I l pro­ digio in terro m pe bruscamente il corso normale del l a vita degli i ndividui e della comunità. Inoltre , coinvolge direttamente sia la sfera in tellettuale che quella dei sentimenti . E t u t to questo i n man iera ineguale in un identico periodo di tem po, a se­ conda dei diversi strati sociali. È dunque opportuno compiere una distinzione tra i loro comporta menti e le loro credenze . Quando le classi più colte si dis taccano dai riti dell a rel i­ gione tradizionale, si determina una gran tentazion e , presso alcuni membri di esse, di accrescere la loro au torità e il loro potere sfrut tando pol i t icamente la fede profonda delle m asse nei prodigi e il loro valore significante. In tal modo si po­ trebbe tracciare una vera e propria storia pol itica dei prodigi . Gli scopi preci si, ma limitati , di quest 'opera ci vietano, natu­ ralmente, di presen tare uno st udio esaus tivo di tali differen t i p u n t i di osservazione . Ma non è possibi le trascurare nemmeno uno solo di essi . Saranno esam i n a t i singolarmente esempi greci , et ruschi e romani. Ogn i volta entreremo a co n ta t to con lo studio della

INTRODUZIONE

man tica , quest'arte cosi diffusa, benché in diverso grado, pres­ so tutti i popoli e che consiste nella deduzione da segni divini, da presagi o prodigi, di indicazioni che concernono passato , presente, futuro . E certamente il valore divinatorio del prodi­ gio varia presso i diversi popoli : presso alcuni è un presagio della massima i mportanza che rivela una larga parte del fu­ turo , presso altri è invece solamente il segno della collera di­ vina, che in tima all'uomo di compiere con maggiore reverenza e at tenzione gli atti del culto e i nuovi sacrifici richiesti dalla divini tà. Nella maggioranza dei casi , tuttavia, il prodigio 1 si c.:olloca spon taneamente nel mondo della divinazione . Esso rap­ presenta in ogni caso l'irruzione del sacro nel profano , testi­ monia specifiche modificazion i nei rapporti tra gli uomini e gli dèi : i primi possono dedurne conclusioni important i per la loro v i ta . Il prodigio , quale segno privilegiato offerto alla os­ servazione umana, entra pienamente nel mondo della divina­ zione, attività religiosa privilegiata degli an tichi, che i più sva­ ri ati docu men ti della letteratura, della epigrafia e dell'archeo­ logia con tribuiscono a farci conoscere meglio. Il comportamento dei greci, degli etruschi e dei romani nei confron ti del prodigio dipenderà dunque dalla loro posizione individuale nei confronti della divinazione. Ci sembra perciò opportuno ricordare qui il loro comportamento e i doni divi­ natorii da loro manifestati di volta in volta. L 'opera davvero monumentale di Bouché-Leclercq 2 non è stata ancora rimpiazzata da altre , a dis tanza di quasi un se­ colo . La visione d'insieme che egli dà della mantica e le defi­ nizioni che ne tenta riflet tono tuttavia le tendenze della sua epoca, che si abbandonava alle generalizzazioni d'un razionali­ smo eccessivamente semplicis tico . Cosi, per esempio, nella se­ conda pagina della sua introduzione « sul valore morale della divinazione » si legge quanto segue: Quésti spunti sentimentali che vivificavano il poli teismo greco-ro­ mano si compendiano nella credenza in una rivelazione permanente concessa dagli dèi agli uomini, in una specie di aiuto intellettuale spon· taneamente offerto e ottenuto con facilità, grazie al quale società e in­ dividui potevano compiere delle azioni con sovrumana prudenza ... E poco dopo , alla pagina 7, l 'ori gine e i l fondamento della man tica vengono descri tti cosl : 1 Il prodigio nella accezione di puro miracolo è ra ro nella Antichità. Cfr. tuttavia, infra, p. 27. . BOUCHÉ-LECLERCQ, Histoire de la divination dans l'anliquilé, 2 A. .f voli., Paris, 1879-82.

INTRODUZIONE

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La divinazione è il risultato d'un'idea rel igiosa che è collegata da sempre con la coscienza dell'uomo: la fede nella Provvidenza . Essa presuppone solamente due condizioni o postulati, i quali, insieme riu­ niti , costituiscono la base d 'ogni dottrina religiosa , e cioè l'esistenza d'una divinità intelligente e la possibilità di rapporti reciproci tra uomo e divinità. Di tali postulati è dunque una conseguenza razionale, e forse addiri ttura necessaria , se si consideri appena la possibilità che questa scienza possa contribuire alla felicità dell 'uomo o al suo perfe· zionamento. Non si tra t t a , in verità , di considerazi oni trascurabili : esse corrispondono i n realtà alle idee che gli stessi filosofi an tichi si facevano sulla divinazione . Nel r ileggere ques ti brani di quell'eccelso s torico delle rel igioni , a chi non sono venu te i n mente l e argomen tazioni che s i susseguono d i con tinuo nei due l i bri del De divinatione di Cicerone ? Ma una simile v isione del problema ha valore soltanto per quelle epoche i n cu i la religione aveva già ass u n to un aspe t to del t u t to civilizzato e ci si dimenticava quindi delle sue ori­ gini remote. Lo s tudio comparato delle credenze divinatorie presso i vari popoli ci porta oggi a cercarne la spiegazione non già nella fede in una Provvidenza soccorri trice , in dèi dal volto u mano , bensì nella credenza , ovunque d iffusa agli albori della ci viltà, d'una cos tante compenetrazione tra sacro e pro­ fano , e, in seguito, nella esis tenza di rapporti intimi e di non im mediata evidenza , di armoniche s i mmetrie tra i diversi ele­ men t i del mondo , di rapporti stretti e si mbolici tra l 'oggetto (il microcosmo) e l ' universo ( il macrocosmo ) . Un 'esposizione scientifica che si tenne nel 1953 al Musée Guimet - e il cui ca talogo sistema tico redat to da numerosi specialisti purtroppo si esaurì quasi al momento stesso della sua pubblicazione 3 ebbe per tema il simbolismo cosm ico e i monu menti rel igiosi in epoche diverse e presso diverse civil tà. Tale esposizione mise in chiara Iute quanto spesso templ i , tombe , palazzi e persino città abbiano raffigura to la s tessa i m m agine del co­ &mo . E, come taluno ha giudiziosamente nota to\ non è nep­ pure da credere che il motivo cosmico sia del t u t to scomparso anche nell 'epoca moderna . Infatti il simbolismo del cosmo si manifes ta tanto nelle civiltà più avanzate quanto nelle più u m i l i . Questo valore cosmico degli edifici rel igiosi (e talora an­ che d i quelli civili) è sol tan to uno degl i aspe t t i particol al'i ·1 La pubblicazione ha per titolo Symbolisme cosmique I

f' R I M I TI V O

1·.

ETR U S CO

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Ma ci(, e r a impossibile, la divi nazione i spirata, latina c perfino italica , era stata sempre mol to ridotta. L'indovino Cacus non era Hd11 t to , in veri tà, a servire da fondamento ad una leggenda che cercava il meraviglioso ed il sensazionale. Tanto è vero che a comi nciare dalla fine del I I I secolo, la divinazione degli oraco l i greci s 'imponeva con una forza crescente all'immagi­ nazione romana. La cos�ituzione della leggenda ha potuto con­ tribuire alla trasformazione del la sacra raccolta, che divenne progressivamente sibill ina ? Si sa che essa si riempi di predizioni oscure , scritte, a dire i l vero , in versi greci , con uno stile eru­ dito e ampolloso, come gli oracoli che Phlegon di Tralles, li­ berto di Adriano, ci ha conservato , e che avevano provocato l 'intervento legale, reso i ndispensabile per · un caso di erma­ frodi tismo, constatato nel 125 a.C. 22• O forse l'apertura del hi raccolta a profezie ellenistiche è stata all'origine della leggen­ da ?· Senza dubbio ci fu una relazione fra questi due fatti con­ comita nti : l 'evoluzione della raccolta , la formazione della leg­ genda . Infatti , il carattere greco delle cerimonie ordinate ed eseguite dai Xviri, poi XVviri, s'accentuerà costantemente, e Varrone po trà scrivere : Et nos dicimus XVviros graeco ritu, 110n romano sacra facere 23 • Ma da questa affermazione, non si può, di regola , dedurre nulla che concerna l'origi ne prima della raccolta.

22

23

C f r . i l volume ci t>�to infr.r d i H . Dicl s . V A R R O N F. , Dr: lingua {ti!ÙttJ , V I I , R R .

3 . ROMA E I PRODIGI FINO ALLA SECONDA GUER­

RA PUNICA . LA

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PROCURATIO PRODIGIORUM

»

Durante i primi secoli del la Repubblica , d troviamo a Roma di fronte ad una credenza nei prodigi , parzial mente l i bera ta dal­ le influenze etrusche , però non ancora trasformata dall 'elle­ n i smo, di fronte ad una credenza , diciamo, abbastanza tipica­ mente latina. I testi n o n mancano, dal momen to che d hanno t ramandato qua n t i tà di relazioni s u i prodigi dell 'epoca, ed in l i nea d i massima s i può loro da r cred ito. Na turalmente, è Tito Livio che ci forn i sce la docu mentazione più ricca i n proposi to , malgrado l a deplorevole perd i ta del l a sua seconda decade . I problem i del le origi n i dell'anl)ali s t ica , da cui egli stesso pro­ v iene, è s t a to studiato e approfondi to a lu ngo 1 • La questione dei prodigi pone un in teressante problema. Gli annalisti , che disponevano , per le epoche pi ù a n t khc, d i u n numero ristretto di archivi di Stato , o di a rch ivi gen t i l izi , possedettero dati ben più dettagliati , precisi e regolari , a pa r­ tire dall'inizio del I I I secolo a.C. , a partire dal momen to i n cu i , ogni anno , il pontefice massimo fece affiggere sulle mura della Regia , la Tab ula Pontificis, che indicava i principali av­ venimenti dell'anno. Era una specie di giornale annuale che fu , d 'allora in poi , a disposizione degli storiografi romani. Que­ sta Tabula permet teva di ricordare i prodigi avvenuti , secon­ do l 'esplicita tes timonianza di Catone 2• Successivamente a que­ ste cronache pontificie e ad altri scritti sacerdotal i , commentari .scri tti , archivi, uscì nel 1 3 0 a.C. un importante lavoro storico , gli Annali Massimi, e la redazione ne fu decisa dal pontefice massimo P. Muci us Scaevolas . L'abitudine di affiggere la Tabula Pontificis finl di colpo . A che data precisa risaliva quest 'abi­ tudine ? Alcuni attendibili studi hanno permesso di stabili re la data a l l 'anno 296 a.C. La lex Ogulnia riorganizzò allora i l collegio dei pontefici , e l 'aprì alla plebe. Questa importante .1 .

1 C f r . nell 'edizione B u d é d i

11 /I Y F. T .

2 C II TON E ,

c-d . Pcter, 7 7 .

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F I NO A L LA S ECONDA GUERRA PUNICA

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riforma, di carat tere democrat ico , si unì ad una innovazione importante, della s tessa tendenza : l 'affissione di una cronaca che usciva dal segreto sacerdotale e veniva messa a disposi­ zione di tutti 3 • Ora , effettivamente, l 'analisi dei passi liviani, concernenti i prodigi, dimostra che a partire dal 296, quest i passi diventano infini tamen te p i ù dettagliati, concreti e pre­ cisi 4 • Ques ta pubblicazione annuale diventò la fonte alla quale atti nse Tito Livio, che a sua volta ha fornito materiale agl i annalisti . C'è dunque qui la conferma d'un 'ipotesi avvalorata da un'al tra serie di fat ti . Quindi , allorché, all'inizio di ciascu­ no degli anni , dei quali ci narra le peripezie, Tito Livio ricorda i prodigi che agi tarono le coscienze romane, ce ne fa una lista esa tta e fedele. E così c'è dato modo di seguire, nella sua espo­ sizione fedele degli antichi costu mi di Roma , i differenti atti di procedura sacra , che lo Stato romano applica , in segu i to agl i avverti menti dal l ' a l to . D u e fatti c i colpiscono in questo accoglimento dei prodigi e nella ri sposta che è data loro : i nnanzi tu tto, la grande credu­ l i tà di Roma , di fronte a dei fenomeni considerati sopranna­ turali ; i nfine la solida difesa della procura , che purifica le sozzu re e m i ra ad allon tanare i pericoli. Spirito superstizioso, ma senza gusto, né dotato di capaci tà di esegesi divinatoria , espertissimo in diritto civile e sacro, così ci appare il Romano del IV e del I I I secolo a.C. ; ritrovi amo qui aicu·ne caratte­ ris tiche fondamen tali della mentalità religiosa latina . Quanti fenomeni naturali diventavano , agli occhi dei Ro­ mani, dei prodigi ! E che differenza , fra questo a tteggiamento superstizioso, e il marcato riserbo dei Greci a questo propo­ sito ! Ma siamo ugualmente lontani dalla complessa coscienza degli Etruschi , così abili a squarciare il velo del futuro, gra­ zie alla sapiente i n terpretazione dei segni divini . Il Romano osserva da tutte le parti la p ioggia degli avvertimenti divini , li distingue, li classifica , e , pieno di pia reverenza , espia quan­ to lo concerne . Pochissimi popoli avranno dato l 'esempio di u n rituali smo del genere, di ut1a s i m i l e devozione, certamente scruCfr. K. J. BELOCJ I , Romische · ceschichte bis zum Beginn der pun i Berlin, 1 926, p. 3 50. 4 La lista dei prodigi di Stato !itabil i ta da L . wO LKER ( op. cit . , p . 86 ) è molto significativa proprio sotto questo aspetto. Tito Livio dall'inizio della Repubbl ica sino al 296 cita sol tanto dod ici ·volte dei prodigi rico­ nosciuti dallo Stato. Per i soli anni dal 296 al 293 ( nel 293 termina i l suo liber X ) , si rivela u n a triplice menzione di prodigi , il che equivale alla frequenza d'un prodigio all'anno. Si veda per il 296 TITO L I V I O , X . 2 3 . l ; p e r i l 2 9 '5 ibidem , X . 3 1 , l! ; per i l 29 3 ibidem , X , 47 , 6 . 3

schen Kriege,

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1 00

l PROnrGr A ROMA

polosa , ma sprovvista d'immaginazione divinatoria . Il prodi­ gJO appare , la pace degl i dèi è infranta, biso�na ristabil irla , bisogna salvare la città. Per questo il Romano ricorre a tutti i mezzi , ch iama sacerdoti nazionali o stranitri . Fi no alla fine dell'impero, sarà questa la sua maggiore · preoccupazione : con­ servare l 'appoggio divino per respingere i pericoli. Certamente un at teggi amento da uomo pio , ma presso i l quale la devo­ zione mostra , prima di tutto , un valore civico . Questo non meravigl i , tenendo con to che la grandezza di Roma si è basa ta, i n ul tima analisi , sulle virtù civiche dei suoi abitan ti. L'elenco dei fenomeni , considerati a Roma , come dei pro­ digi, è già stato accuratamente fatto 5 • Ricordiamone solo le li­ nee essenzial i . I prodigi del la natura inanimata sono, benin­ teso, numerosi e diversi : naturalmente le ecl issi di sole e di luna provocano l ' impressione più profonda, il timore più vivo. Ma è sufficiente che il sole appaia più rosso o pitt pic­ colo del normale , perché queste illusioni ottiche facciano gri­ dare al mi racolo ; è la stessa cosa, quando per i fenomeni di ri frazione, detti parelio e paraselene, si vede appari re, at torno al disco solare o lunare, degli archi o dei cerchi con una o pitt immagini dell 'astro cosl mol tiplica to 6 • La cometa , fax ardens in coelo , le meteore, l'incendio del cielo , coelum ardere visum , il cielo che sembra aprirsi e lasciar passare una luce viva, le nuvole che prendono strane forme e sembrano ani marsi , tu tto questo appare rei teratamente nei testi romani. La folgore non è considerata come un prodigio di Stato, se non quando pro­ voca la morte di animali o di uomini, soprattutto quando col· pisce luo�h i pubblici , o consacrati. Folgore di giorno e folgore di notte sono iriterrate con cura e numerose sono le i scrizioni : Fulgur dium ovvero fulgur summanum conditum . I l tuono non è classifica to tra i prodigi , se non quando scoppia a cielo se­ reno , la tempesta quando per la sua violenza passa ogni mi­ ·s ura e quando provoca disastri nei templi o in luoghi con­ sacrati 7 • I Romani sono s t a t i spesso in ansia , a causa di piogge di ma terie insol i te , come le piogge di pietre che fncevnno pagn rc ; Nelle monografie già ci tate di F. LUTERBAC I I ER e di 1 W U L K E K . 6 Cfr. o B S EQUENS, 2 0 : « Lanuvii inter horam tertia111 e l quinlam dtto •.

JiJcolores circuii solem cinxerunt, rube n ti alter, alter candida liltea » . 7 Questo avvenne per esempio n e l 1 82 a.C . ; TITO t. t v t o , X L , 2 , l .

Statue rappresentanti gli dèi furono rovesciate da un ura�tano, a l tri tcm­ pli fu rono gravemente danneggiati itaqllt' in pmJigittlll l·'t'TJd " " 1> . � l hidem : « in omnibus v icis sacellisque peref!.rina atque in so lita pit.J­ wlt.J patù de u m c•xposcendae » . ' l hidem : « Ne q u i nisi romani D i n e 11 q u o a/io more• qllt/111 pb.tt· •• T l 'l'O l ) \' Ili , X X \' . l � »

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FINE

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v i o ri produce brevemente i l carme �:he rassomigl i a molto, per il suo spiri to e per il suo stile , ai carmina marciana. « Si è tro­ vato , scrive lo s torico, nei Libri S i hi l l i n i , un oracolo che d ice che se il nemico origi nario del lo straniero venisse a porta­ re la guerra sul suolo d ' I ta l i a , pot rebbe essere cacc i a to dal­ l ' I talia e vinto , se fosse la Madre Idea condo tta da Pes­ sinonte a Roma » 10• Ora l 'oracolo marc i a n o , concernente la bat tagli a d i Can ne, con teneva , a111:he l u i , il termine poe t i co (: raro di alienigena , e quello che prescriveva l ' isti tuzione dei ludi apollinares com i nciava così : « Roman i , se volete scacciare i l nemico . . . » . Questo fa "pensare c:he le modifiche del l a raccolta capitol ina erano già importanti , più d i quanto gli a n t i chi au­ tori, non lascino supporre . Pare·cch i tes ti oracolari scri tti in latino, ma d'impronta greca , e alcuni certamente s IWI) J ( ; ( A ROM A

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c i rconda to dai segni del favore celeste . Nessun prodigio di tipo orien tale ( concepimento da un dio, nasci ta i n concomi· t a nza d i prodigi stupefacent i ) segnala tuttavia la sua vita s i no all'andata al potere . Ma, racconta Suetonio , egli aveva un ca­ val lo straordinario , dai piedi simili a quell i u ma n i . Questo cavallo era nato nella sua casa e gli aruspici vi avevano vedu to l 'a n n uncio per lui del l ' I m pero u niversale. Cesare f u il solo a mon tare il cavallo , a cui fece i nnalzare u n a sta tua dava n t i al tempio di Venere Gen i trice 22• Si tratta , come è eviden te, d'una variante della leggenda di Bucefalo. Nei momen ti più impor­ tanti della sua vita alcuni deorum ostenta appaiono al mo­ mento opportuno per guidare la sua condot t a , come qua ndo esita ad attraversare il Rubicone. In quell'occasione si p re­ sentò u n uomo di eccezionale vigore e bellezza, prese u n a t romba e suonando la carica attraversò il fiu m e . Cesare n o n rimase sordo all 'ammonimento divino. I I s u o famoso « Iacta alea es t » ha fatto dimen t i ca re l 'esclamazione che h a preceduto e che leg i t ti mava l 'azione per t ram i te del l 'apparizione del p ro­ d igio : «

. . . alur quo dc·orum ostenta et inimicorum iniquitas

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ove ci chiamano i prodi!!.i dexli dèi uomini. Il dato Ì! tra/lo » 2.1_

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distaccare i filosofi dalla credenza nel valore sacro della divi­

nazione . L ' i nfluenza della scuola s toica , che ammette l a mantica come scienza reale , non arres t a questo di scredito. Nonos tante la sua amicizia per Poseido n i o , rappresentante del Medio Por­ t ico , Cicerone nel suo De divina/ione mostra uno scet ticismo totale nei confron ti dei vari procedimenti divinatori i . E se il fratello Quinto ha l ' i ncarico di rappresen tare nel di alogo la parte della tradizione , Cicerone da parte sua non trova nulla J i fondato nella mantica . La sua severi t à , basata· su u n giusti ­ ficato razionalismo, non si addolci sce alla vista degli abusi cui dava luogo l a manipolazione dei presagi e dei prodigi . E già da molto tempo pri m a , del resto, il sistema annuale della procura dei prodigi era sparito. Questo sistema di d i ­ ri tto sacro , cosi tipico del la mentalità religiosa roman a , s'era scompaginato s icuramen te alla fine del II secolo a . C . Questo fa tale smembramento trova una spiegazione n o n soltanto nel21 S I ' E'I'fi N I I I ,

23 sUETONIO ,

/11/im , LX I Ibidem, XXXI I.

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l'im:red u l i t à crescente cnme afferma Ti to Livio, che i n u n a frase celebre e magnifica cons tata , non senza u n cer to rim­ p i a n to per il passa to , che alla sua epoca è andata perdu ta l ' abi­ tudine di annu nciare pubblica mente i prodigi e d i t ram�mdarli negli annali 2 4• La sparizione del l a Tabula Pontificis aveva s e n 7.a dubbio con tribui to a questa di saffezion e . Ma sopra t t u tto e questo Ti to Livio non lo po teva capire bene e di ques t o gli au tori più recen t i non si sono resi conto a loro vol ta un sol ido procedimento di espiazione dei prodigi non era p i ù vi tale quando e s s i erano diven tati troppo frequenti come nel­ l 'epoca ellen i s tica e anziché essere la prova costante del la col­ lera divina , potevano essere tanto favorevoli quanto funes t i . annunciare i l futuro a l l a ci t tà o anche consacrare il carisma del suo capo . Ecco perché non ci sono stati tentatiV I , nem­ meno da parte degl i i m peratori maggiormen te legati alla tra­ d i zione religios a , come Augusto e Cla udio , di far rivi vere si­ stema tica men te una cos tumanza che poteva essere i n tesa cd avere un sign i ficato sol t a n to in una diversa sfera divi natoria, a t tualmente scomparsa. Nel campo d i cui ci occupiamo alcune riforme i n teressa n t i avvengono all' i n izio dell'età imperi ale. Non era compito di Augusto . che s i presenta nelle sue Res Gestae come i l restau­ ra tore della rel igione nazionale , resusci tare l a procura/io dei prodigi d i una vol t a . Ma era· ri masto sensibile ai vari avverti­ men ti dati dagl i dèi : ausplci , presagi , prodigi . È sufficiente rileggere Sueton i o per consta tare come « i presagi , sia prima della nasci ta , sia nello stesso giorno della nasci ta, s i a in quello successivo, fecero prevedere e rivela rono l a sua grandezza fu­ tura e la sua cos tan te fortuna » 25• Siamo, come si vede , i n piena sfera carisma tica . Ma i legami d i Augusto con i l passato di Roma si m a n i festano nel suo a t teggiamento riguardo ai Libri Sibill i n i . Questi l ega m i non gl i impediranno , come ab­ biamo de t to , di cambi a re posto a l l a raccol ta capitolina. Essendo devoto di Apol l o , che aveva assicurato la sua v i t toria ad Anzio , -

"4 TITo u v w : X LI I I . 1 5 , 1 : « . . . 11011 sum 11escius ab eadem neglc­ J!.enlia qua nihil deos portendere vttl/l.o nunc credant neque nunlù�ri admndum n u lla prodigia in puhlicum neque in anna/es re/erri » . 2 i S U E'l'ONIO , Divus Augustus, X XX I . Secondo una nuova interpreta­ zione i bassorilievi del famoso vaso di vetro di' Portland, che è dal 1 945 a l British Museum , rappresen terebbero l 'unione, durante i l sonno, d i A t i a , madre d i Augusto, c o n A po l l o m u tato i n serpente . Di vers i a l t r i dèi assisterebbero all 'even to. T I vaso, c h e risale a l l 'epoca d i Claud io, intenderebbe illustrare q u i n d i le origi n i d i vine del fonda tore dell'Im­ pero d i Roma. S i veda E R I K A S I MON , Die Porlland Vase, Mayence, 1 957.

l PRODIGi A ROMA

1 22

· Augusto gli fa cos truire u n tempio sul Pala tino , accan to alla sua stessa dimora , e gli affida la . cus todia dei Libri Sibillini, che pure da cinque secoli erano stati conservati nel san tuario del Campidoglio. In questo modo egl i manifesta vistosamente il · carattere ora apollineo della raccol ta , trasformata i n pro­ fondità dalle sue lontane origini . Ma Augusto manifesta anche una sfiducia tipicamente romana nei confronti di profezie in­ con trollate. Secondo Suetonio, dopo essere diventato Pon te­ fice Massimo , egli fece riunire tutto il materiale esistente i n fatto d i libri profetici , greci o latini che fossero, ol t re due­ m i l a libri ( una cifra enorme per l ' epoca ) , e l i fece bruciare tu t t i , conservando i soli Libri Sibillini , ·nel l a cui raccolta era però stata già operata una scel t a . Infine li fece chiudere in due ripostigli posti sotto la statua di Apollo al Palatino. I l fa t to è significativo. L e credenze sibilline greco-orien tal i , an­ nu ncia trici e fau trici della dignità monarchica , favoriscono il n uovo regime, ma il princeps non ha i n loro una fiduci a cieca e l e ammette sol tan to dopo a ver proceduto al loro con trollo. Tiberio agisce alla stessa mani era e diffida degli oracol i che si avvalevano del nome pres t i gioso della Sibil la e che si span­ devano agevolmente t ra le masse 2h. La raccolta ri m ase i m mu­ tata s i no alla fine del paganesi m o ; riuscì a sfuggire alle fiam­ me che divorarono i l santuario di Apol lo nel 363 della nostra era . La sua i m portanza , ai tempi dell ' I m pero , rim arrà mar­ ca ta, dal regno di Augusto in poi , dall'oracolo conserva toci da Zosimo 2 7 , curiosamente ispirato da credenze chiliastiche e tru­ sche. Si tra t t a dello stesso oracolo che h a prescri tto la cele­ brazione dei giochi secolari del 1'7 a .C . La presenza benefica della raccolta , sentita tanto vivamente dai Romani , si mani­ festa solo sporadicamente nel periodo dell ' I mpero . È bene notare che l ' u l timo prodigio di S tato segnalatoci dai testi , e che avvenne nel 262 all'epoca del regno di Galliena , fu pro­ cu rato da una prescrizione dei Libri Sibillini 28• Nonostante il lento fluire dei secoli , non era dunque stata completamen te dimenticata l a prima ed essenzi ale final ità dell a raccol t a . I l prestigio degli aruspici , invece , n o n diminuisce sotto l ' I m­ pero , al contrario. G l i imperatori hanno continua m ente biso­ ' gno di loro , sia per l 'espiazione di minacciosi prodigi , sia per l 'esegesi di omina o prodigia relativi ai loro destini personali , come pure - e soprattutto - per con tinuare a ricercare la 2.; TACITO,



Anna/es , V I , 1 2 . 27 ZOSIMO, I l , l , 4. Cfr . H . DIELS , p p . 1 27 ' s s . 28 H ist . Aug., G A L L I AN O , V , 2-3 , 5 .

FINE D E L L A

REPUBBLICA

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I M PERO

volontà della divinità nell 'esame delle viscere delle vittime. Claudio, che continuò l a politica religiosa di Augusto e di Tiberio e seppe riorganizzare alcu n i culti opponendosi a peri­ colose novità , organizzò l 'ordine degli aruspici nel 47 dell a nostra era . I n u n celebre discorso tenuto al Senato , e che ci è noto da una pagina di Tacito, e - frammentariamente dalla famosa i scrizione detta Tavola di Lione, egli fece l 'elo­ gio di questi sacerdoti dell'aristocrazi a etru sca che spesso ave­ vano salvato l ' I tali a , secondo l u i , e di cui lo Stato romano aveva un estremo bisogno 29 • La s toria degli aruspici sotto l ' I mpero è in teressante e complessa, poiché gli imperatori ave­ vano aruspici al loro segui to, ma non si fidavano delle loro consultazioni e delle loro predizioni . Alessandro Severo isti­ tuì t u t tavia delle cattedre di scienza aruspicina in Roma . È molto i nteressante constatare che n e l periodo più antico del l ' Im pero gli aruspici avevano ancora l'incarico di compiere espiazioni quando s 'erano verificati prodigi di particolare gra­ vità, quali u n fulmine s u un tempio o un terremoto 3 J . E , se­ condo gli scrit tori della Historia Augusta, essi rimasero sem­ pre i m aggiori esperti in fatto di esegesi di presagi e prodigi carismatici . Essi sono stati dunque i tecnici del prodigio sul territorio i taliano per un tempo i ncredibilmente l u ngo , dalla Roma de i Tarqui n i alla fine del paganesimo. Secondo le varie epoche, hanno dato responsi s u quest ioni sempre diverse, ma l a loro a u torità subì una temporanea eclissi soltanto quando le guerre con l 'Etruria li fecero apparire come nemici dell'Urbs . La cosa che desta maggior meravigli a è vederli , nel 408 del la nostra era , ri tenersi capaci di atti rare il fulmine con le loro arti m agiche per proteggere Roma contro Alarico 3 1 • Si ritrova la funzione del l ' arusp ex fulgurator, mago dei prodigi nell'an­ tica Etruria 32 • Quest'aspetto del l ' arte aruspicinale aveva na29 T A C I T O , Annales, Xl, 1 5 . Cfr . l'a rticolo d i J . degli aruspici i n Latomus, 1 958. 30 TACITO, Annales , X I I I , 2 4 .

31

ZOSIMO,

V, 4 1 .

H F. U RGON

sul l 'ord i n e

« interprete d i fol­ gori » , fulgurum interpres, o anche « lanciatore di folgori » . Appare nel primo significato in De divinatione, I l , 109,. Qui infa t t i l a enume­ razione "« et haruspices et fulguratores et interpretes ostentorum » ri­ corda la tripartizione tradizionale nella divinazione toscano-an tica, come arte d ' i nterpretare l e viscere delle vittime sacrificate, fulm i n i e i pro­ digi . Cfr. supra p. 45. E anche, per lo stesso impiego del termine fulguriltor Nonius, 63, 19 e Servius, Ad Aen. 3, 359. Il secondo signi­ ficato, cioè colui che lancia la folgore, corrisponde perfettamente al valore del suffisso . La pa r o l a si applica a G iove , p ad ro ne dei fu l min i .

32 Fulgurator h a u n duplice significato . Significa

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l PRODIGI A ROMA

turalmente richiamato l'interesse e il favore di tutti coloro che, durante l'Impero, si dedicavano alla magia, alla alchimia, alla teurgia, a tutte quelle forme d'una pseudo-scienza, che credeva di poter realizzare miracoli forzando la volontà degli dèi. Sarebbe un argomento per uno studio davvero interes­ sante la ricerca della diffusione di questa credenza nella pro ­ duzione di prodigi da parte di uomini privilegiati in epoca imperiale. E ssa trasse una parte della sua forza da culti orien­ tali come quello egizio, in cui non si faceva differenza tra ceri­ moniale e magia. Nel I secolo della nostra era Apollonio di Tiane, vissuto all'epoca dei Flavi, fu considerato un mago si raordinario, capace di qualsiasi prodigio. Nonostante il ruolo predominante del prodigio nella religio­ ne romana, l'arte di questa città gli ha riservato scarso posto nelle �ue raffigurazioni visive-·�. Due tipi di prodigi (favoreCfr.

APIII.EIUS, De mu ndo . .37: " lupiter dicitur et fulgurator et toni­ lrmtlis et fulmina/or, eliam imllficitor et ilem serena/or •, cioè colui che fa il lampo, il tuono, la folgore, la pioggia e il bel tempo. Fulgu­ mtor e fulmina/or sono molto vicini per significato: la prima parola si applica per lo più al lampo, la seconda alla folgore, derivando l'uno da fulxurare, l'altro da fulm in.tre. Per fulgurator, due glosse sono espli­ cite, LGL. 3, 290, 13 IÌO"-rptXr.Evç fulguratur e .3, 509, 23 astrapetts ful­ gurator.

Detto tutto questo, l'aruspice-mago che- dall'inizio della storia de­ gli Etruschi �ino alla caduta dell'Impero Romano aveva la possibi­ lità di dirigere le fol�ori non poteva chiamarsi se non fulgurator. Q ue­ sta osservazione ha notevole importanza per la interpretazione della famosa iscrizione bilingue etrusco-latina di Pesaro (si trova riprodotta nel volume di M. PAI.IOTTINO, Test imo nia linguac· etruscae, Firenze, 1954, col numero 697). Se interpretazione e anche la stessa lettura del testo etrusco possono c.>sere oggetto di discussione (si veda la biblio­ grafia a 1 DEROY, « A propos du nome étrusque de l'haruspice •, Lato­ mus, XV, 1956, fasl'. 2, pp. 206 ss.) non accade così per il testo latino [L(ucius)Ca] fatius /.(ucii) f(ilius) St(ellalina trihtl) haruspe(x) fulgu­ riator. Tutti gli eser.o::ti hanno interpretato haruspex fulPJ4rÌIIIor, come aruspice interprete eli folgori. Così anche M. I'ALLOTTINO nel suo Etru­ scologia .1, 1956, p. 216 scrive: « fulgu r ialo r cioè interprete dei ful­ mini ». Ma fulgurùllor, da fulgurire, c sinonimo esatto di fulguralor, può anche signific.ilre « che attira la folgore •· Questa interpretazione mi pare, a dire il vero, nel caso dell'iscrizione di Pesaro, molto più soddisfal·ente della precedente. Infatti l'iscrizione mette nel massimo rilievo la qualifica di fulguria lu r di L. Cafatius: il termine, isolato, è inciso al centro della seconda riga del testo. Si tratta dunque d'un potere raro, di quelli che richiedono d'essere posti nel massimo rilievo per attrarre l'attenzione, non d'una semplice attitudine all'arte della divinazione. (Juesta mia interpretazione potrebbe condurre al riesame, sotto nuova luce, della stessa esegesi del testo etrusco. Il U n certo numero di documenti ligura1i romani !swhurc:, pilllll't', •.

F I N E D E L L A R E I> L J I H H . I C A E I M P E R O

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voli , si in tende ) appai ono nei docu menti iconografici : prod igi a cara t tere cari sma tico , quali l 'apoteosi di i m peratori assu n t i i n cielo dopo la loro m o r t e da aquile di vine oppure prodigi avven u t i nel corso del le bat taglie dei legionari con tro i bar­ bari . La raffigurazione del prodigio serve così ad esaltare sia l ' i m pera tore che i l suo eserci t o , in conformi tà a i cara t teri pe­ culiari del genio romano. Il tema del l 'apoteosi del l'i mpera­ tore d i v i nizzato è mol to frequen te nell'arte romana -'4• La scena più famosa è quella che orna la base della colonna in nalza ta in memoria di Anton i no i l Pio dai figl i Marco Au rel io e Lucio Vero, base che si trova in uno dei cort i l i del Museo Vaticano . Vi si nota l ' i m magine di Anton i n o e del la mogl ie Faus t i n a mentre salgono i n c i e l o solleva t i da u n genio a l n t o c da due lt q u i le ·1 � . ·

D ' a l t ra parte , due tra i monu men ti più famosi e piit bel l i dell 'an tica Roma , le colonne Traj ana e Aurel iana , conservano nel ma rmo i l ricordo di t re prod igi favorevol i all 'eserci to ro­ mano nel corso delle campagne oltre fron t iera con t ro i Bar­ bari . Nel l a colonna Traj ana è rappresentato Jupiter che lanci a ·un fu l m ine sui Daci mentre combat tono con tro i Romani -1� . La colonna Aureliana presenta due episodi dello s tesso t i po . In u n o il fu lm ine colpi sce una macchina bel lica d rizza ta con ­ tro un campo rom ano ; t roviamo nei testi che questo fu l m i n e salva tore e r a s t a to richiesto da Ma rco A u rel i o , che i n fa t t i asi ncision i , monete e vasi ) illustrano i prud igi che hanno accom pagnato l a fase leggendaria delle orig i n i di Roma , q u a l i l'apparizione di Marte 11 Rea S i l v i a ( V. t a v . 1 4 f . t . ) , l 'allat tamen to dei gemelli da parte della lupa, ecc. Ques ti episodi figu rati del m i to romano non possono e�sere oggetto del nostro studio i n questa sede , allo stesso modo e per lo stesso motivo per cui si è dovuto r i n unciare allo studio del l ' i n fi n i ta varietà di documen t i figura t i greci che i l lustrano vari ep i sodi meravigl iosi del l a m i toloj.�ia greca . Per lo studio dei documen t i figu rati che a t testano l ' u t i l izzaziom: pol i t ica, nel I secolo a.C., d i alcu n i d i questi prod igi della m i toloj.� hl roma n a , si vedano gli articoli di A. A L FikDt i n M useum Hélveticum su « Die Gebu r t der Kai�erlichen B ildsymbol i k ». Abbiamo già ricorda to, u p. 1 2 1 , la tesi che vede nel fregio del Vaso di Portland l ' i llustrazione del prod igio r i feren tesi a l concepi m e n to d i Augusto, quando sua madre: era stata visi tata nel son no da un dio appa rso in forma di serpente. 1� E . S 'I'RONG , Apotheosis and a/ler li/e, 1 9 1 5 . Bibl iogra fi a su q uesto 11rgomen to i n A . l i R F.N J E R , Le.r Religions étrusque el ronwint• , Pa r i s , 1 94 8 , p . 1 98 . veda i n f i n e G. BF.CATT I , La colonna codidt• isloriala , Homu , .1 5 Si 1 960 , p. 42 . -'� Cfr. G. C : J C I IOR J U S , Die Reliefs der Traiunsiiule , Berl i n , 1 1S96- 1 900, h i v . X VI I I. p. nO . La �-cc:na è ri prodot t a alla Tav . 4. t ra le: i l l u s t raz iun i

fuori

testo

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t PRODIG I A ROMA

siste alla scena , sedu to sul fregio scolpito 37 • Sul lo s tesso fregio , poco lontano, è raffigurato il famoso epi sodio del l a pioggia miracolosa . Una figu ra al legorica d i vecch i o , con la barba e l a chioma gocciolanti , lascia cadere una pioggia provvidenziale sulle legioni prostrate dalla sicci t à c dalla sete . La stessa piog­ gia , torrenziale s tavolta , trasci na nei suoi gorghi i m provv i s i l'eserci to nemico d e i barbari d i Morav ia con t ro i q u a l i i Ro­ mani s 'erano mossi in guerra . I due prod igi del l a col onna A u ­ rel iana risalgono al 1 72 e c i o è oltre mezzo secolo dopo l ' i n ter­ vento di Jupi ter fulguralor i n favore del le legioni di T ra j a no :�� . Queste tre raffigurazion i , i n d i penden temen te d a l l a l o ro i m ­ portanza composi tiva e d a l loro valore este t i co , sono di grande i n teresse per il soggetto di cu i ci s t i a mo occupa ndo . L'arte a n t ica è sem pre stata molto ri serva ta nel l ' i l l u s t razione di que­ sto fenomeno sacro per eccel lenza , i l prodigio. Ma l ' arte del­ l 'Urbs , secondo i l temperamento stesso dei Romani , è d i ve­ n u ta s torica ; i fregi .scolpi t i a spi rale a t torno a l l e colonne Traj ana e Aureliana , ci narrano tutti i particolari della spe­ dizione di Trajano in Dacia e di Marco Aurelio in Germa n i a . Non potevano quindi omettere ques ti importanti episod i nel corso dei quali gli dèi in persona avevano dato un efficace ap­ poggio agli eserci ti di Rom a . E inoltre questo genere di pro­ digi favorevol i non poteva susci tare né terrore , né spavento superstizioso nell'animo dello spettatore, come sarebbe invece avvenuto in caso di raffigurazione di prod igi fu nesti , q uesti sì completamente assenti nell 'arte antica. Occorre notare poi che due dei tre prod igi sono prod igi pro­ voca t i , come appare nella colonna Aurel ian a , dalle pregh iere del­ l 'imperatore che viene ad assumere in tal modo un aspetto tau­ maturgico 39 oppure - nel caso della pioggia - da un prete egizio , Arnufi , che causò l 'intervento del grande dio d 'Egi tto Thot , assimilato a Ermete-Mercurio . E di colpo ci si immerge in un'a tmosfera teurgica , la s tessa che carat terizza molti centri re­ ligiosi dell'I mpero . Si comprende l 'importanza che poteva avere per la popolarità del l ' i mpera tore o di una religione orientale

37 Cfr. C. CA PR I NO, G. G A T T I , M . P A L LOTTINO e P . ROMANE L L I , La co­ lonna di M. Aurelio, Roma , 1 9 5 5 , tav. V I I I , fig. 1 7 , e anche tav. I X , fig . 1 8 . 38 Ibidem , tav. X I , fig. 23 e tav . X I I , fi g . 2 4 . Sul prodigio della pioggia si vedano gli articoli di J. GUEY in Revue de Philologie, XXI I , 1948, pp. 1 6 ss. E anche Mélanges d'Archéologie et d'Histoire, de I 'Ecole française de Rome, LX, 1 948, pp. 1 0 5 ss e X I , 1949, pp. 93 ss. J9 Scri pt . Hist. Aug., Vita M a rci , XXIV, 4: « F11lml.'n dt" l'