Nuove note di letteratura biblica e cristiana antica 882100404X, 9788821004049

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Nuove note di letteratura biblica e cristiana antica
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STUDI E TESTI ----------------------------

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G IO V AN N I C a r d . M ERCATI BIBLIOTECARIO E ARCHIVISTA DELLA S. R. CHIESA

NUOVE NOTE DI

LETTERATURA BIBLICA E CRISTIANA ANTICA

CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MDCCCCXLl

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STUDI E TESTI ----------------------------

95

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G IO V AN N I C a r d . M ERCATI BIBLIOTECARIO E ARCHIVISTA DELLA S. R. CHIESA

NUOVE NOTE DI

LETTERATURA BIBLICA E CRISTIANA ANTICA

CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MDCCCCXLI

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IMPRIMATUR: Datum in Civ. Vat., kalendis aprilibus 1941. 7 Fr. A i.konsus C. Dk R o m a n is , lip. I’orpliyreonen.. Vic. Gai. Ciuitatis Vaticauae

RISTAMPA ANASTATICA - FOTO-LITO DINI - MODENA - 1977

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PfAE MEMORIAE

IOSEPHI MARIAE LAGRANGE ORI). PRAEI). SCH O LAE PROVEHENDIS SS. BIRLIORUM STUD IIS H IERO SO LYM IS AD S. S T E P H A N I L A N T E HOS ANNOS IN S T IT U T A E A U C TO R IS ET DECORIS S.

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AVVERTENZA La memoria sopra Varie antichissime sottoscrizioni- a codici esaplari, in cui ho ripigliato, disgraziatamente troppo tardi, gii studi ai quali avevo sognato di dare i migliori anni e le forze più vigorose, è stata com­ posta per una raccolta di brevi articoli dal titolo A m ici­ tiae corolla, che la Scuola pratica di studi biblici stabilita nel convento domenicano di S. Stefano in Gerusalemme aveva proposto di pubblicare nella festa del proprio cinquantesimo — 15 novembre 1940 — ad onore del P. Jos. M. Lagrange ] - 1958, suo fondatore,1grandemente benemerito dei medesimi studi come fondatore altresì della Berne biblique e della collezione Études bibliques ed autore di parecchie opere originali di pregio e cre­ dito non comune. A causa della nefastissima guerra che tutto ha scon­ volto e rovina in Europa e nelle altre parti ancora del mondo, e co’ suoi indicibili malefizi morali ed eco­ nomici graverà su tutti, anche sui momentanei vinci­ tori, per generazioni e generazioni, senza che gii uomini ne imparino, purtroppo!, ad essere savi ed umani ed a trattarsi come fratelli, essendomi stato detto che quella Amicitiae corolla, al pari di tante altre pubblicazioni scientifiche eziandio più desiderate e necessarie, era divenuta impossibile.2 domandai, ancora una volta, ospitalità agli Studi e Testi della Biblioteca Apostolica Vaticana, risoluti, per quanto è da loro, di sopravvivere, amando che pure tra essi comparisse on fascicolo, quan­ tunque modesto, in onore del piissimo Domenicano. 1 V. Revue biblique, X L V III (1939), p. 161 sg. - Ultimamente ho udito che a Parigi sono riusciti ad approntare per la circostanza una pubblicazione ridotta di molto.

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AVVERTENZA

VI

devoto figlio della Chiesa ed alla Santa Sede inaltera­ tamente affezionato. Avuta la licenza, me ne sono approfittato per pub­ blicarvi insieme, oltre quattro noterelle composte allo stesso tempo della memoria, alcuni frammenti di lette­ ratura ecclesiastica e di Bibbia latina antica, che tenevo da anni in un canto e vi avrei altrimenti lasciato per sempre fra altri vecchi lavorucci non finiti, ed aggiun­ gere in ultimo vari appunti a certe affermazioni recen­ tissime riguardanti le Esaple ed un’antica versione biblica latina, perciò non estranei agli argomenti trat­ tati nel fascicolo. Parecchie osservazioni che avrei riser­ vato alla pubblicazione dei frammenti del Salterio esaplo. alla quale miro ma ignoro se mi sarà dato giungere, ho creduto apporre in brevi note dove ce n’era rappi­ glio. anziché dissimulare o rimandare, facendo conti non più perdonabili all’età mia. 12 marzo 1941.

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INDICE

PAG.

I

- I ) i v a r ie a n tic h is s im e sottoscrizio ni a codici e s a p l a r i .

.

1

I II

- L e sottoscrizioni riportate nella Siroesaplare . . . 2 - L e sottoscrizioni ad Isaia e ad Ezechiele riportate sul M a rc lia lia n o ................................................................... 7 I I I - L e sottoscrizioni a Esdra e ad Ester riportate nel Si­ naitico ................................................................... . 14 IV - Sul significato di alcune sottoscrizioni della Siroesa­ plare specialmente................................................................... 20 II

- P e r i.’« A po cr itico » d i M ac ario M ag n e te : u n a ta v o la d e i C A PI D E I L IB R I I, I I E I I I ................................................... 49 Appendici: I - L e sottoscrizioni del Vat. gr. 1650 ............................. 75 I I - L ’ufficio per le elicerne di una chiesa . . . . 7~ I I I - Il canone biblico Atanasiano con sticometrie interpolate 76 Per la sticometria del P astore..............................................................81 IV - L ’indice dei 60 libri del Vecchio e Nuovo Testamento 82

I I I - X o t e r e lle v a r ie . I li III IV

-

Intorno all’ Onomastico della Siroesaplare . . Un preteso frammento di S. Pamfilo martire . P ro Symmacho........................................................... Una lezione dubbia di I 0 in Isaia L V I I I , 3

. .

85 91 · 91 93

IV - A l c u n i fr a m m e n ti b ib l ic i d i a n t ic a v e rsio n e l a t in a . I - Tre frammentid’ I s a i a .................................................................95 I I - Quattro frammenti del 1. I I dei Paralipomeni . . 127 V

- A l c u n i a p p u n t i ad u n saggio novissimo d i c r it ic a te stu a le d e i L X X .................................................................. . 1 3 5

In d i c i .............................................................................................................. 158

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I DI VARIE ANTICHISSIME SOTTOSCRIZIONI A CODICI ESAPLARI

Assai note, perchè serbateci da famosi codici biblici: il Sinaitico (S), il Marchaliano (Q) e vari manoscritti, del v i i e v ili secolo, della Siroe­ saplare (Syh), sono alcune sottoscrizioni che rivelano a chi dobbiamo i resti, piccoli relativamente, delle Esaple e delle Tetraple di Origene; siccome però, salvo errore, non mi pare che se ne sia ricavato tutto l’ utile che olirono ad una conoscenza più precisa della trasmissione di quei resti, ne tratterò un poco per fare qualche osservazione forse non del tutto nuova ma che non mi è occorso di trovare esposta chia­ ramente, ed anche per sottoporre qualche dubbio, forse non vano, circa la loro interpretazione. Per un verso farei meglio a principiare dalle sottoscrizioni in greco, che sono le originali, e a seguir l’ordine, tenuto sopra nell’indicarli, de’ codici, che è l’ordine dell’età e, in parte, anche dell’auto­ rità e valore loro; ma poiché le sottoscrizioni nostre v i furono aggiunte dopo, in tempo incerto, forse appena più antico di quello de’ codici superstiti della Siroesaplare, e certamente o quasi certamente non prima della data di questa versione, e si riducono a quattro: due ne’ Profeti maggiori e due in libri storici degli ultimi, mentre le altre della Siroes. — anche lasciate da parte quelle semplici: « secondo l’edizione (o versione) dei L X X », che nei codici di essa vengono a designarne come esaplare il testo, attese le varianti marginali ad essa delle altre versioni pur tolte dalle Esaple o dalle Tetraple — sono oltre una dozzina, e sparse, benché disugualmente, in tutti e tre i gruppi dei libri del Vecchio Testamento dànno l ’appiglio ad un’avvertenza o due, che serviranno bene a discorrere delle prime, lascio le osservazioni nella successione medesima in cui le feci e scrissi, cominciando dalla Siroesaplare per lo più ritenuta testi­ monio di primo ordine.

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I - DI VARIE ANTICHISSIM E SOTTOSCRIZIONI A CODICI ESAPLARI

I - LE SO TTO SC R IZIO NI R IP O R T A T E N E L L A S IR O E S A P LA R E L ’originale greco della Syh non molto antico: diversità d’origine e di valore delle sue parti.

Un po’ meno di quattro secoli dalla composizione del V. T. Esaplo e del V. T. Tetraplo, e circa tre dalle cure dei santi martiri Antonino e Pamfìlo e di Eusebio di Cesarea per conservarli e per diffonderne l’uso, in un monastero dell’Enaton presso Alessandria1 detto degli Antonini o Antoniani,2 per ordine del patriarca monofisita di Antio­ chia Atanasio, Paolo vescovo di Telia, coll’aiuto di Tommaso, dia­ cono e sincello del patriarca, 3 e di altri innominati, traduceva servi­ lissimamente, come è ben noto, in siriaco il testo dei L X X con obeli ed asterischi e con scelte varianti delle altre traduzioni greche ne’ margini, producendo quella che si nomina la Siroesaplare.

1 Colà ve n’erano molti, sebbene non 600 nè tutti di monofisiti come si pre­ tende nella Ristoria Patriarcharum Alex.·, cf. J. Maspero , Histoire des Patriarckesd'Alexandrie depuis la mort de Vempereur Anastase jusqu'à la réconciliation des églises Jacohites (518-616), 48, 55, 284. Sull’Enaton, ib. p. 158, n. 5, e 279 (a p. 134, 316, ecc. meno esattamente: « le couvent de l ’Énaton »); P. V an Cauwenbergh ,. Étude sur les moines d’Égypte depuis le concile de Ghaleédoine, eco., 64-72. — Per la storia della versione Siroesaplare che poggia quasi interamente sulle sottoscri­ zioni di essa, v. J. Gw t s n in W . Sm it h -H. W ace , A Dictionary of Christian Biography, IV , 266 sgg.; A . B aumstark , Geschichte der syrischen Literatur, 186 sg.. 2 G w y n n : « of thè Antonines »; A. C e r i a n i , Monumenta sacra et profana, I, p. v ìi (come già Jos. W hite): « Antonianorum. ». Forse che il convento di « Bàntòn » (da Apa Antonios?) delle fonti arabiche? in cui si è voluto vedere un errore di copista per Enaton (M a s p e r o , p. 158, n. 5), ma a torto, perchè nella sottoscri­ zione al I I I Reg. — e nelle tre della versione Siroeraclense, al vangelo di S. Gio­ vanni, alla lettera di Giuda e agli Ebrei, composte tutte sul luogo! ·— si distingue nettamente il monastero dall’Enaton: « at thè Enaton of Alexandria in thè monastery of Antonines » (G w y n n , che però aggiunse ad Enaton fra [ ] « or Anton »,. non felicemente, credo; mentre F. N a u nel Dictionnaire de la Bible del V ig o u r o u x tradusse: « à Enaton (à neuf milles) d’Alexandrie au monastère d’Ennaton »).. Quel convento di el-Bantun da una nota di un codice del calendario di Abou’lBarakat (ed. E. T is s e r a n t nella Patrologia Orientalis, X , p. 264) parrebbe quel medesimo che è detto di el-Zadjadj ο των πατέρων, residenza di monofisiti (cf. M a s p e r o , p. 158, n. 5, 258 e 279). Nel c. I V verrà sollevato il dubbio, se pro­ prio tutta l ’opera fu compiuta nel monastero degli « Antoniani », o non piuttosto se ne fu tradotta una parte — il IV Reg. almeno — in un altro monastero, di Mar Zaccheo, com’è detto nella sottoscrizione di questo libro (v. p. 40, n. 2). 3 V. sotto, p. 39. Impossibile quindi vedere in lui Tommaso di Eraclea, come persistette a credere probabile, contro il Ceriani, Gw y n n , Dict. cit., IV , 267 e 1015; Remnants of thè later Syriae Versione of thè Bible. Part II , p. 72 in n.: Tommaso era già vescovo prima di sottrarsi alla persecuzione di Domiziano metro­ polita di Melitene, nel 599 (v. M aspero , 322). Anche B aumstark , p. 188, esclude l’identità dei due Tommasi per la differenza del loro grado gerarchico.

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I -

LE SOTTOSCRIZIONI RIPORTATE NELLA SIROESAPLARE

3

Il lavoro, compiuto in quattro o cinque anni prima della orrenda devastazione di Alessandria e dintorni per opera dei Persiani nel 619,1 fu eseguito sopra uno o sopra vari codici greci, verosimilmente trovati s u l p o s t o anziché su codici portati dalla Siria o, come affermò il S.r Kirsopp L a k e ,2 sull’esemplare delle Esaple della biblio­ teca di Cesarea in Palestina. Ho detto uno o vari codici greci, perchè, quanto è possibile che allora, negli anni 615-618, in un codice unico, di uno o due tomi o parti, stesse l’intero testo esaplare dei L X X con le varianti scelte degli altri interpreti, altrettanto è possibile che Paolo l ’abbia invece avuto alle mani in diversi codici di vario tempo o di copiatura e pro­ venienza non unica, forse anche di correttezza e di conservazione varie, ossia in una copia r a c c o g l i t i c c i a , più o meno completa, di valore d i s u g u a l e , con la conseguenza che la Siroesaplare, an­ che dove appare esteriormente uniforme, possa in realtà non es­ serlo, perchè l ’originale immediato di essa non fosse realmente uni­ forme e d’uguale valore nelle sue parti. Indi la questione: quel codice o quei codici greci risultano per avventura in tutto di uno stesso carattere, oppure non ovunque uguali? Inoltre risultano essi antichi, ovvero che, almeno in qualche parte, fossero, nel 615, recenti? Qualche lume al riguardo, prescindendo da indizi interni che solo un diuturno attento esame dei testi può rivelare, lo forniscono appunto le sottoscrizioni e le aggiunte al testo sacro tradotte in siriaco. Paolo di Telia e collaboratori, al termine (suppongo) di ognuna delle parti della loro opera, che di mano in mano presentarono al patriarca committente, 3 ebbero la buona avvertenza non solo di notare dove e per ordine di chi avevano intrapreso la versione ed in quale anno finito il tale libro, ma anche di riportare tradotte le sottoscrizioni del codice greco adoperato, fossero poi sottoscrizioni proprie e particolari di esso, ovvero semplicemente ricopiate dal­ l’esemplare di cui era copia, secondo un uso di cui si conoscono altri esempi. 4 In queste sottoscrizioni, per quanto appare, essi nulla mu­

1 Gw y s n , Dict. cit., IV , 267. Sulla data controversa del sacco v. H. Ge l z e r , Leontios’ von Neapolìs Leben des hi. Joh. des Barmherzigen Erzbischofs von Alexandrien, p. 151 sgg. 2 Godex Sinaiticus Petropolitanus. The New Testament, p. v ii; The Old Test., p. x. * 3 Sarebbero, a giudicare daile sottoscrizioni superstiti, il I I I Reg., il IV Reg., i Profeti minori e Daniele; ma parecchie simili ve ne furono senza dubbio in alcuni dei libri perduti. Che con Daniele, coi P rofeti minori e col IV Reg. si ponesse fine ad una parte o ad un tomo, non fa specie; può sorprendere invece che uno si ter­ minasse col I I I Reg., ma, senza escludere altre spiegazioni, la più piana mi sembra questa, che il IV Reg. fu rimandato all’anno dopo (928 A lex.) e tradotto in un altro convento (v. avanti, c. IV . p. 40, n. 2). 4 Cf. V. G a r d th au sen , Griechische Palaeographie2, II , 424 sgg.

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I - DI VARIE ANTICHISSIM E SOTTOSCRIZIONI A CODICI ESAIT.ARI

tarono e si restrinsero a tradurle, come tutto il resto, il più fedel­ mente possibile, forzando perfino senza rispetto la lingua siriaca. Ora nelle sottoscrizioni p r o p r i e del traduttore siro1 non è detto mai che il codice greco usato fosse antico, — antichissimo anzi solevasi dire per accreditarne di più il testo e conseguentemente la copia. A l contrario, siccome in vari libri si trovano scoli od estratti esegetici non solo di scrittori ecclesiastici de’ secoli iv e v: S. A ta ­ nasio, S. Epifanio, S. Cirillo Alessandrino, Esichio, ma anche di autori monofisiti del V e v i secolo: Giovanni figlio di Aftonia, Olimpiodoro, Severo il santo,2 potè essere al massimo della metà incirca del secolo v l’originale greco immediato della Siroesaplare, se fu un codice u n i c o , vale a dire di una c o p i a t u r a u n i c a ancorché in tomi o parti varie, e se quegli estratti di monofisiti non v i erano stati aggiunti, magari assai dopo, da qualche studioso lettore della loro setta: che se fu un esemplare formato di tomi disparati, dovettero essere di quel tempo i codici dei libri in cui si trovano estratti di monofisiti. Sul luogo e nelle circostanze potè non esserci comodità di scelta, e Paolo potè anche appagarsi dei manoscritti alla mano e neppur pensare a cercarne di proposito i più anti­ chi e corretti; e potè ancora lo spirito ardente di setta condurre a preferire come di sicura fede e più utili e pregevoli, sebbene recen­ tissimi, un codice o dei codici con annotazioni di correligionari stimatissimi. Tanto nell’ipotesi che l’originale greco avesse di p r i m a mano, e non aggiunti molto dopo, gli scoli dei predetti monofisiti. Ma, dovesse anche escludersi questa ipotesi, rimarrebbe sempre una buona ragione per non riportarlo più addietro della metà del secolo v. Difatti, oltre le brevi note m a r g i n a l i , che non era difficile aggiungere quando che sia, nella Siroesaplare si hanno prolegomeni ed epiloghi, taluni assai lunghi, intercalati qua e colà, quasi parti del testo, fra i libri sacri, che certamente o quasi certamente furono trascritti nella copiatura del rimanente e quindi originari e non avventizi nel codice. Ora fra tali aggiunte son tratti — oltre che del De mensuris et pon­ deribus di S. Epifanio, dell’anno 393 — della Synopsis Sacrae Scri­ pturae attribuita a S. Giovanni Crisostomo, delle favolose Vitae prophetarum e delle Interpretationes nominum hebraicorum o l ’ Ono­ mastico sacro, che possono, a dir molto, essere della prima metà del secolo v.

1 Dico proprie di lui, perchè il termine c’è in quelle indubbiamente tradotte o riassunte da lui anche se non lo dichiara espressamente, come nelle sottoscri­ zioni dell’ Esodo, di Giobbe e dei Profeti minori. 2 Cf. Bsvue biblique del luglio 1940 [v. avanti: I I I . Noterelle varie, i]. Anche nelle catene ricorre talvolta il lemma tov àyiwraTov levtipov. Cf. M. F a u lh a b e r , Die Propheten-Catenen (Biblische Studien, IV , 2 u. 3), 76, 78, 161, 188, 207.

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LE SOTTOSCRIZIONI RIPORTATE NELLA SIItOESAPLARE

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Dunque l’originale immediato della Siroesaplare sembra, in ogni caso, distante per lo meno un secolo e mezzo da quegli esemplari di Pamiìlo ed Eusebio, che in varie sottoscrizioni di quello si indi­ cavano come fonti del proprio testo. Queste sottoscrizioni, manifestamente tradotte alla lettera dal greco, si trovano nella maggior parte dei libri pervenutici interi alla fine, e sono quelli contenuti nel codice Ambrosiano, inoltre l ’Esodo, Giosuè, (i Giudici e) Eut, il I I I e il I V Eeg., superstiti in codici siriaci isolati del Museo Britannico, della biblioteca di Parham, e di Parigi. Esse appariscono riprodotte ad autenticazione e raccomandazione del testo precedente quale di provenienza la più pura e diretta, dalla biblioteca cioè di Origene e di Parafilo in Cesarea: per ciò non è im­ possibile che, come si continuò a ricopiarle in seguito — e n’è prova il codice Chigiano dei Profeti maggiori (88), del secolo x al massimo, che presenta nella dicitura originale le stessissime sottoscrizioni della Siroesaplare a Geremia e a Daniele, — così nell’originale greco della Siroes. fossero state alla loro volta solo r i c o p i a t e e non già originarie; in altre parole, che quell’esemplare o quegli esem­ plari fossero copie non i m m e d i a t e degli esemplari curati e sot­ toscritti da Pamfilo e da Eusebio, possibilità pur questa da non dimenticare. Anche in tale caso però, quantunque dovrebbesi con­ tare sopra un numero maggiore, più o meno, di errori facili a sfug­ gire in ogni nuova copiatura ed anche sopra le possibilità di rima­ neggiamenti diversi,1 rimangono una testimonianza preziosa del carattere fondamentale o primitivo del testo e dei sussidi con cui bene o male fu stabilito. Secondo le predette sottoscrizioni il testo — e con ogni verosi­ miglianza la comitiva altresì delle varianti scelte dalle nuove ver­ sioni disposta in margine ai L X X , — veniva dal Tetraplo in (Giu­ dici e) Eut, G iobbe,2 Daniele e i Profeti minori; dall’Eptaplo nel 1 Anche del testo dei L X X . Così, ad es., poterono essere aggiunte prima le lezioni Lucianee, che A. R a h lfs , Septuaginta-Studien, 3. Lucians Rezension der Königsbücher, p. 32, suppose introdotte da Paolo di Telia medesimo, « al quale perchè Siro era molto facile e naturale confrontare il testo di Luciano usuale in Siria ». Così pure potè esservi alterato il Salterio, il quale, sebbene nella Siroes. presenti alcuni segni esaplari e ne’ margini molte lezioni di Aquila, Simmaco e Teodozione e della Quinta versione, non è esaplare, ma si accosta al tipo greco volgare usato dagli Antiocheni, che poi diventò comune. Cf. A . R ah lfs , Septua­ ginta-Studien, 2. Der Text des Septuaginta-Psalters, 122 sgg.; E. Grosse -Br a u c k m a n n , D ir Psaltertext bei Theodoret, in Mitteilungen des Septuaginta-Unterneh­ mens der Kal. Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttinnen, I, H eft 3, p. 336, 349 sgg., 364. 2 È curioso che, mentre Giobbe v i si dice preso dalle Tetraple, la Siroesaplare stessa presenta due volte la nota: «non positum est in O c t a p l i s Origenis » (a lob V, 23 e V I, 28; v. F ie l d , Origenis Eexaplorum quae supersunt, II , p. 13, n. 30, e 14, n. 24). Indizio d’una collazione, almeno parziale, di un Ottaplo!

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I - DI VARIE ANTICHISSIM E SOTTOSCRIZIONI A CODICI ESAPLARI

IV Beg., e dall’Esaplo nei rimanenti libri con sottoscrizione.1 Di questi ultimi Giosuè era stato coliazionato anche col Tetraplo, ciò che nell’esemplare dell’abbate Apolinario cenobiarca (lo vedremo subito) si attestava fatto anche in Isaia ed Ezechiele; altri appari­ scono o s e m b r a n o stati confrontati con un secondo esemplare dell’Esaplo (Esodo) o dell’Eptaplo (IV Beg.) o con altro ms. cor­ retto da Eusebio ( I I I Beg.). V i compariscono inoltre quali curatori di esemplari in Giosuè ( t ), 2 IV Beg., Proverbi, Ecclesiaste, Cantica, Profeti minori ed Isaia Pamfilo ed Eusebio; nell’Esodo, nel I I I Beg. ed in Ezechiele Euse­ bio solo; e si indicano come luogo dell’esemplare, originale o copia, in Isaia la biblioteca di Origene, e. quella di Cesarea, che per lo meno di fondo era la medesima, nel I I I e I V Beg. Adunque risulta pur solo dalle sottoscrizioni che i libri della Siroesaplare non sono tutti di una provenienza unica, nè erano stati originariamente stabiliti sulle stesse basi e cogli stessi sussidi e dalle stesse mani, ma variamente, alla meglio secondo le oppor­ tunità, come è ragionevole supporre. Bitorneremo nel c. I V sopra parecchie delle predette sottoscrizioni. 1 Cf. Gw t n n , Diction, cit., IV , 270; Remnants etc., part II , p. x iv in nota; E b . N estle in H a stin g s , A Dictionary of the Bible, IV , 445, dove dice di avere composto una lista di tu tti i manoscritti « which trace back their origin to the Hexapla and Tetrapla, and designed stemmata for them, hut want of space forbids the printing of them here ». Tale lista egli avrà poi pubblicato, ma finora non ricordo di averla veduta. 2 Cf. A. M asius , Iosuae historia (1574), p. 123. Però, siccome non riferisce le parole della sottoscrizione nè indica precisamente il luogo di essa, può pensarsi o che egli siasi attenuto ad una sottoscrizione unica, vuoi di Giosuè, vuoi di qual­ che altro de’ libri compresi nello smarrito suo codice, oppure che riporti la sostanza di più sottoscrizioni, traendo, per es., i nomi di Eusebio, correttore, e di Pamfilo, collazionatore, e della biblioteca di Cesarea da quella del IV Reg., l’anno 927 di Alessandro da quella del I I I Reg., eco. Per questo ho messo un punto interroga­ tivo.

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I I - LE SOTTOSCRIZIONI RIPORTATE SUL MARCH ALI ANO

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I I - L E SO TTO SC R IZIO N I AD IS A IA E AD E ZE C H IE LE R IP O R T A T E SUL M A R C H A L IA N O Fonti varie del codice di Apolinario cenobiarca: pin libri esapli almeno furono ricopiati, e non una volta sola.

Sul celebre codice Marchaliano dei Profeti (Q), per buona fortu­ na, vennero non meno fedelmente ricopiate nel testo originale greco le sottoscrizioni ad Isaia e ad Ezechiele più volte ristampate;1 e poiché appariscono di tenore per varie particolarità diverso, sem­ brano provenienti da altri esemplari di Parafilo ed Eusebio che l’Isaia della Siroesaplare. Le trascrisse in c a p o , e non in calce, ai due libri un correttore diligente del secolo v i i o poco prim a,2 il quale confrontò il testo non esaplare del codice con un manoscritto esaplare di certo abbate Apolinario cenobiarca, contenente la versione dei L X X con numerose varianti degli altri interpreti ne’ margini, e sopra quello ne riportò i segni critici e le varian ti.3 Chi fu Apolinario e quando visse e dove, se in Palestina e nel monastero di S. Teodosio il Cenobiarca (f 529) secondo che qualche dotto pensò, 4 o piuttosto in Egitto dove nei secoli v i e v i i e dopo comparisce, esattamente come nelle due sottoscrizioni nostre, qual­ 1 A . Ce r ia n i , De cod. Marchaliano, 27 sg.; Sw e t e , The Old Test., I l i , p. vm , n. 4. Ehrhard, Harnack, Gardthausen, ad es., riportano quella di Ezechiele; Jos. Ziegler quella d’ Isaia, per non citare altri più antichi. 2 Se il codice stesso è veramente del secolo v i o del principio del v i i , come riteneva Ce r ia n i , De cod. March., 36 sgg., e tenne fermo A . R ah lfs , Verzeichnis der griechischsn Handschriiten des Alten Testaments, 273. Ma secondo W . Sc h u bart , Palaeographie, I (1925), 146 e 156, ora non si potrebbe farlo più antico del sec. v i i , sebbene egli « non ardiva » assegnargli un posto esatto fra la lettera festale del 577 (M. N orsa , La scrittura letteraria greca dal sec. I V a. C. a lV V III d. 0., p. 38, la riferisce «piu ttosto» al 672) ed un’altra del principio del sec. vm , che forni­ scono i punti fermi per datare il genere della sua scrittura, la scrittura usata nella cancelleria patriarcale di Alessandria. 3 Cf. Ce r ia n i , o . c., 48 sgg.; Jos. Z ie g l e r , Isaias ( = Septuaginta Vetus Test, graecum auctoritate Soc. Litt. Gottingensis editum, X IV ), 21, 29 sgg., 44 sgg. Le varianti stesse dei nuovi traduttori riportate in margine presuppongono talvolta un testo dei L X X diverso da quello del Marchaliano e concordante invece con quello di B, come notarono L . L ù tk e m a n n - A. R ah lfs , Hexaplarische Bandnoten za Isaias 1-16 in Mitteilungen dss Septuaginta- Unternehmens, I, 6, p. 246. 4 A . E h r h a r d , Die griechische Patriarchal-Bibliothek von Jerusalem in Po mische Quartalschrijt, V (1891), 230 n. 1 (e cf. p. 383, dove riferisce l ’assenso del Ceriani alla propria congettura); S. V a il h é , Répertoire alphabétique des monastères de Palestine, n. 131, in Revue de VOrient chrétien, V (1900), 288, le cui parole poco precise: « porte la signature de l’abbé Apollinaire », potrebbero far credere che il Marchaliano presenti una firma di lui. Tu tti e due non conobbero di Apolinario cenobiarca altra memoria. — Sull’ortografia del nome Apolinario v. T h . Z a h n , Forschungen zur Geschichte des neutestamentliches Kanons und der altkirchlichen Literatur, V, 99 sgg.

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I - DI VARIE ANTICHISSIM E SOTTOSCRIZIONI A CODICI ESAPLARI

che όββάς... ό κοινοβιάρχης, superiore di un monastero singolo12 e non già, come in Palestina (se pur iv i significò tanto), Αρχιμανδρίτης των virò την àyiav ττόλιν κοινοβίων,2 inoltre, se debbasi considerare, come forse pare ovvio, un semplice possessore contemporaneo, nel qual caso il ms. o i mss. di lui poterono essere molto più antichi, oppure un vecchio possessore o committente o il copista, da riporre tutt’al più nel secolo v i o v, non saprei dire: le sottoscrizioni non sono così precise da permettere una interpretazione sola. K è risulta comunque dalle medesime, se i due libri e gli altri Pro­ feti maggiori ed i minori fossero contenuti in un solo codice, come nel Marchaliano, ovvero in due o più: dal fatto che non vennero ripor­ tate sottoscrizioni ad altri profeti sarebbe rischioso concludere che non vi fossero, o che si trovassero solo al fine di ciascun codice. Checché fu, nella sottoscrizione più minuziosa, d’Isa ia,3*5 che riporta la sottoscrizione del proprio originale, la quale a sua volta riferiva la sottoscrizione di un codice anteriore, l’esemplare di Apo1 V. un Απα Βησα(ν') τον ευλαβεστατον 7τρεβυτερον (sic) και κοινοβιαρχην del monastero di 8. Geremia nel testamento di Plioibammon archiatro di Antinoe in data 15 novembre 570 (J. M aspeko , Papyrus grecs d’époque byzantine, I I , 148, n. 67151 del Catalogne général des antiquités égyptiennes du Caire. Gio v a n n i M osco (t 619),— fattosi monaco nel cenobio di S. Teodosio, ma che poi dimorò a lungo in Egitto e ne visitò al possibile i conventi (v. V a il h é , Échos d’Orient, V, 109, 112 sg.; 0. B a r d e n h e w e r , Cesch. d. alÌkirchlichen Literatur, V, 132), — nelPrai. Spirit., C. 146: Or ira' ή μ Tv èv ™ Έννάτψ èv τω κοινοβίφ fovyapà διηχήσατο ò άββάς Μήνας ò κοινοβιάρχης περ'ι τοΰ èv àylois πάττπα βόλογίου (il patriarca Aless. dal 581 al 607), e di nuovo nel c. 147: ό άββάς Μηνάς ò κοινοβιάρχης τοΰ αΰτοΰ κοινοβίου (Patrol. gr., L X X X V I I , 3009 B , 3012 A ). E negli Apophthegm. Patrum è posta in bocca al solitario di Pharme fra N itria e Scete Teodoro (sec. iv ) la risposta: Μη yàp κοινοβιάρχης είμί, Tra διατάξω αύτψ; (P a tr. gr., L X V , 224 D ). Aggiungasi le sottoscrizioni di codici copti de’ secoli ix e x, in cui si accoppiano αρχιμανδρίτης e κοινοβιάρχης (cf. A . v a n L antschoot , Recueil des colophons des manuserits chrétiens d'Égypte, I, 42, 73, 75, 86), e se ne troverà esempi anche ne’ documenti copti. D i fronte ai parecchi e sparsi esempi egiziani, ai quali forse è da annoverare Γβκ της irpòs Ανδρόνικον κοινοβιαρχην επιστολής di Severo Antiocheno vissuto molti anni e morto in Egitto, non veggo citati altri eccetto S. Teodosio τον γεγονότα της ερήμου ταύτης (presso Gerusalemme) μ èy αν κοινοβιάρχην κα'ι των κοινοβίων αρχιμαν­ δρίτην (C y r i l l . Sc y th o p ., ed. E d . Sch w artz , in Texte und Untersuchungen zur Cesch. d. altchristl. Literatur, 49, 2, p. 16) e forse anche Marciano περί τήν àyiav κοινοβιαρχοΰντι (così) Βηθλεεη, nominato pur esso in s e g u i t o archimandrita gene­ rale (ib., I l i , 27; 237. 15 e 115, 13). 2 Cf. E. Sc h w artz , Kyrillos von Skythopolìs in Texte u. Unters. cit., 26, 290 e 297 V. αρχιμανδρίτης. 3 Eccola, per permettere al lettore di seguire con minore fatica ciò che si dirà: (p. 171)

Μετεληφθη ο ησαϊας απο αντιχραφου του αββα απολιναριου του κοινοβιαρχου εν ω καθϋπετακτο ταυτα Μετεληφθη ο ησαϊας εκ των κατα τας εκδο 5 σεις εξαπλων αντεβληθη δε και προς ετερον εξαπλουν οχον την παρασημει

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I I - LE SOTTOSCRIZIONI RIPORTATE SUL MARCH ALIANO

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Jinario a diceva chiaro di esser copia di un E s a p i o x , collazio­ nata con un altro Esaplo y, in cui le v e r s i o n i t u t t e erano state coliazionate con un Isaia T e t r a p l o e con uno E s a p l o z, inoltre eransi corretti i capi I - X X I X (X X X , 5) col sussidio dei tomi ese­ getici di O rigene1 badando alle parole commentate da lui, e, siωσιν ταυτην διορθωνται ακριβωε ira σαι al e/cdocreis αντεβΧηθησαν γαρ Tupos re τρατυΧουν ησαϊαν en Se καί Tupos e£arXov~~

(p. 17-2)

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Tupos Tovrois και τα ατυο τη8 αρχηε ews τον opaparos τυρόν aKptfearepov διορθωται €υτυορησαντ68 γαρ τω ν ρ^χρι reXovs του opaparos, τυρου τορω ν e^^riK W V eis τον ησαϊαν ωριγ€νον8 και ακριβω8 eiuia^aavres τη evvoia καθ ην βξηγη σ α το €καστην Xe^iv Ka6ws οιον re ην και τυαν αρφιβοΧον κατα την eKeivov evvoiav διορθωοαρβθα Tupos tovtois συ νβκριθη η τω ν 6βδορηκοντα €κδοσΐ8 και Tupos τα ϋπο eυσeßeιoυ eis τον ησαϊαν €ΐρηρ6να ev oís δ^φωνουν t ?/s €ζη γησ€ωε την evvoiav ζητησαντ€ε και προ8 αυτήν διορθωσαρ€νοι > > > > X V > > > > > > > > > > >

Nel codice fu corretto διορθ. in διωρθ. nelle linee 7, 11, 18, 23; eυσeße^oυ in — βίου lin. 20; fu aggiunto il i ascritto a τη ed eviOta,lin. 15; e furono rinfrescate le lettere e ην e eivov in fine delle lin. 16 e 17, e parecchie altre qua e colà da chi aggiunse spiriti e accenti dopo forse un paio di secoli almeno. Chi numerò le pagine nel sec. x ix , ripetè a p. 172 il n. 171. L ’altra sottoscrizione a p. 568 è scritta così, senza andare a capo dove prin­ cipia la sottoscrizione più vecchia, lasciando solo un vuoto di più lettere dopo ταυτα MeτeXηφθη Se ατυο αντίγραφου τον αββα ατυοΧιναριου του κοινοβιαρχου ev ω καΘϋτυ€τακτο ταυτα ρ6Τ6Χηφθη a tuo των κατα ras eKSoaeis 6^απΧων και 5 διορθωθη ατυο των ω/ηγβι/οι/Ξ αυτόν re τρατυΧων ατινα και αυτόν χ€ΐρι διορθω το και €σχοΧιογραφητο * odev evσeßeιos βγω τα σχοΧια τυαρ€θηκα ' τυαρφιΧθ8 και eucre /Jetos διορθωσαντο : > > > > > > > > > > X V Si noti a principio il Se, indizio che la sottoscrizione non fu trascritta intera, e v i manca una prima proposizione almeno. Si noti anche la scrittura ripetuta καθυπ€τακτο in luogo di καθνπ€Τ€τακτο. 1 Poiché l’ultimo tomo segnato nel Marchaliano (cf. Z ie g l e r , lèaias, p. 49; Ce r ia n i , p. 20 sg.) è ad Isaia X X V I I I , 29 BovXevaaade (p. 239) e dicesi ropos λ, quanti e non più erano giunti ad Eusebio (v. Z ie g l e r , 1. c. in nota), sembra che το opapa Τυρου in quel codice apparisse esteso dal c. X X I I I al c. X X X , 5. Perciò la nota della Siroesaplare a Is. X X V I, 18: «nòn positum erat apud Origenem », la intenderei dei tomi esegetici, e non di un c o d i c e b i b l i c o detto di Origene in qualunque modo (o perchè scritto o corretto o appartenuto a lui, o perchè attribuitogli come stabilito secondo la sua mente), come pare l’intendesse F ie l d , I, p. x c ix , n. 7.

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I - DI VARIE ANTICHISSIM E SOTTOSCRIZIONI A CODICI ESAT'LARI

mUmente, tutto il testo dei L X X col commento di Eusebio; men­ tre nella sottoscrizione della Siroesaplare si dice semplicemente che l ’Isaia dei L X X μετελήφθη καί παρετέθη άττ'ο αντιγράφου Ευσεβίου καί Παμφίλου, ο καί αυτοί οιωρθώσαντο εκ TÍjs βιβλιοθήκης ’ (ìpr/évovs, 1 con una indicazione preziosa mancante nell’esemplare di Apolinario ma con l’omissione delle preziose e curiose particolarità di questo, che non è verisimile siano state soppresse nelle copie. Onde la con­ clusione, che l’Isaia del cenobiarca e l ’originale della Siroesaplare provenivano da due archetipi d i v e r s i ; ciò che forse già senz’altro conducevano a supporre le diversità dell’apparato esaplare, più completo nel Marchaliano, più imperfetto nella Siroesaplare e spe­ cialmente nel Chigiano (Holmesiano 88). 2 Ora, se l’Isaia Empio 3 x, riprodotto nell’esemplare di Apolinario, era stato collazionato con un altro Esaplo y, corretto a sua volta diligentemente in t u t t e le versioni (7 τασαι ai εκδόσεις) col sussidio di un Tetraplo e di un Esaplo, inoltre dei tomi esegetici di Origene per quanto si erano ritrovati, e nel testo dei L X X coll’aiuto altresì del commento di Eusebio, è manifesto che y, ed a più forte ragione x, non potè essere un esemplare corretto da Eusebio mede­ simo, incapace, credo, di dar peso nella critica delle lezioni dubbie al fatto suo proprio di avere scelto ed esposto tale e tale lezione, cioè di addurre sè medesimo come un’autorità alla pari di Origene, ma dovette essere più 0 meno posteriore ad Eusebio. 4 Che se per avven­ tura fu lo stesso x, e non y, coliazionato coi tomi di Origene e col commento di Eusebio (ma, considerato il tenore generale della sotto­

1 Estroversione del Z ie g l e r , p. 50. 2 Ce r ia n i , Da cod. March, p. 107, addasse la negligenza come causa della diminuzione dalle note esaplari. Essa v i avrà concorso, ma la notevole differenza dalle sottoscrizioni fa pensare che anche in origine i due apparati esaplari pote­ rono essere diversi. 3 Così, a scanso di equivoci, distinguo i codici veramente esaplari, colle sei colonne di testi paralleli, da quelli detti esaplari perchè contenenti il testo dei L X X , quantunque soli, derivato dalle Esaple, ovvero un apparato di varianti scelte dei vari interpreti, pur tratte in origine dalle stesse Esaple. 4 L o stesso dicasi dell’autore di vari preziosi scoli del Vatic. gr. 754 al testo del Salterio in cui si citano il Tetraselido e POctaselido (v. 0. P rocksch , Tetraplarische Studien, in ZHtschrift fiir alttestamentliche Wissenschaft, 53, 257-260), ossia il Salterio Tetraplo e l’ Esaplo con le due versioni anonime in più, giacché v i si cita tre volte anche rò Ευσεβίου τού Παμφίλου, το Ευσεβίου (Ps. XII, 6; CXVII, 28, c x x x v i, 1; da un altro codice è lo scolio al Ps. l x x v , 1: οϋτε èv τω βιβλίψ Εύσ. του Παμφ.), il commento diEusebio, crederei pur qui, anziché un ms.biblico di lui,come pensò F ie l d ,1.c. (v. p. 9, η. 1): ciò che sembra manifesto dello scoliasta di un Salterio Coisliniano che notò al Salmo x x x v il, 21: ’ilpryeVtjs καί 0 ’ θ ’ E ’ ς ’ « άγαθωσύνην » . Ευσέβιος κα\ Δ. «δικαιοσύνην » (cioè, se non erro, Didimo segnato spesso con la sola iniziale, non ο! S’ nè Tetraplo come fu inteso). L ’autore o gli autori di tali scoli possono essere stati o l’editore del Salterio con la eccellente scelta di varianti esaplari ricopiata sul Yat. gr. 754, o il compilatore della catena annessa o un commentatore perduto; comunque, sono posteriori ad Eusebio.

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Il -

LIO SOTTOSCRIZIONI RIPORTATE SUL MARCH ALIANO

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scrizione e il richiamo evidente dei soggetti -πασαι ai εκδοσεπ ed η των θβδομηκοντα endoais, non mi sembra gran che probabile) e andassero intese di x, non di y, le linee 10-23 irpos tovtois και-διορθωσαμενοι che seguono ad eri δε και προς εξαπλουv , 1 neanche allora è verosimile che y apparisse un esemplare corretto da Eusebio, perchè altrimenti in una sottoscrizione così minuziosa non si sarebbe trascurato di rilevarlo. Invece l’Ezechiele di Apolinario cenobiarca, — che si dichiarava nella sottoscrizione ricopiato dall’Esaplo (αϊτό των κατα ras εκδόσεις εξαπλων) e corretto dal Tetraplo di Origene stesso emendato ed annotato di sua propria mano (απο των Ωριγενους αυτόν τετραπλών ατινα και αυτόν χειρι διορθωτο και εσχολιογραφητο) da cui Eusebio diceva in prima persona di avere tratto ed aggiunto gli scoli (οθεν €υσεβειος eyw τα σχόλια παρεθηκα), 2 e che in ultimo si affermava cor­ retto da Pamfilo ed Eusebio (Παμφιλος και θυσεβειος διορθωσαντο), mentre l ’Ezechiele della Siroesaplare si dice solo « secondo l’inter­ pretazione dei L X X », — fu esso medesimo, oppure (se la sottoscrizione v i era semplicemente riprodotta) fu il suo archetipo un esemplare corretto da Pamfilo ed Eusebio, in cui Eusebio di sua mano aveva riportato gli scoli autografi di Origene al Tetraplo, puramente cri­ tici od anche esegetici che fossero; un esemplare adunque da ritenere più emendato e più prezioso per tale riguardo che l ’Isaia, con la con­ seguenza quasi certa, che il codice o i due codici di Apolinario nei due libri profetici non avranno meritato pari credito come prove­ nienti da originali che non presentavano pari guarentigie. Qui un’osservazione ovvia. Se al tempo di quella copiatura di Isaia dopo Eusebio, sul luogo v i furono l’Esaplo x da cui si trasse il testo dei L X X , e quello y, pur Esaplo davvero cioè con le sei colonne, confrontato con un Isaia Tetraplo ed uno Esaplo z, è d’uopo abban­ donare l’idea che non siansi tirate copie delle Esaple, bensì esclusivamente o quasi, del solo testo dei L X X , con varianti marginali degli altri interpreti, a partire da Pamfilo ed Eusebio, ossia dai primi anni del secolo IV, e che per tal motivo e per il naturalissimo sopravvento1 2

1 Per me non e’è dubbio: la Trapao-ppeuoo-is — non dice wrooTjgenocns — delVerepov egawXow va dalla lin. 7 fino all’ultima: è l ’avvertenza del SiopdioTijs, che indica i varii sussidii con un crescendo: eri Se... -rrpos tovtois ... irpos tovtois, e che col determinare bene in fine (1. 20) « l’ed. dei L X X » mostra di avere scritto egli a principio iracrai al ekSoosis. Nella sottoscrizione più recente non si parla che di col­ lazione. —- Ritengo verosimile che ai copisti si dava un esemplare più andante, quasi da strapazzo, e si riservava quello più pregiato al correttore. 2 Cf. nel c. IV la sottoscrizione ai Proverbi, che accenna a scoli di mano di Eusebio e Pamfilo. Sull’uso e significato di scolio, axo\io^pacj>e~iv, adnotare, excerpta etc. v. G. Z u n tz , Die Ari. stoph in es- S choli en der Papyri in Byzantion, X I V (1939), 552 sgg., dove si citano anche le sottoscrizioni del Marchaliano e degli scoli ai P ro ­ verbi, e si parla di catene e loro forme e origine, e di altri argomenti (diciam così) biblici e patristici, che sotto quel titolo non si aspetterebbero.

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I - DI VARIE ANTICHISSIM E SOTTOSCRIZIONI A CODICI ESAPLARI

dell’edizione incomparabilmente più economica l ’opera andasse fa­ cilmente perduta. Anche se non ci. fosse pervenuto nulla di quel Salterio, con ampia catena perfino!, ricopiato non prima del secolo x, che rimane in piccola parte sotto l ’Octoechos O 39 sup. dell’Am ­ brosiana, e dell’altro assai più bello e antico, di cui Cambridge ha un brano, le due sottoscrizioni riportate sul Marchaliano e qual­ che altra della Siroesaplare, di cui si parlerà nel c. TV, potevano trattenere dal ripetere che dell’intero Esaplo per la sua mole gi­ gantesca o pochissimi o neanche un apografo fu fa tto ,1 e che co­ pie altresì di libri particolari furono raramente, se pure mai, ten­ tate. 2 Vero è che le sottoscrizioni provano soltanto per il libro a cui sono apposte e per alcun altro libro di cui per avventura facciano menzione esplicita. Ma se l ’Isaia Esaplo e il Salterio Esaplo ven­ nero ricopiati, non è egli verosimile che fu fatto altrettanto per lo meno di qualche altro libro santo assai letto e studiato? Perchè poi diffìcilnnnte poteva contenersi in un singolo codice più di un libro o di alcuni brevi libri affini, quando se ne ripeteva quattro o sei volte il testo in altrettante colonne parallele, e perchè Tizio, Caio e Sempronio messisi a studiare particolarmente tali e tali libri potevano non sentire bisogno del resto o dovevano rinun­ ciarvi per iscarsezza di mezzi; perciò, come da principio i vari libri dovettero essere di mano in mano pubblicati isolatamente, così in seguito se ne dovettero fare delle copie isolate, impresa di certo non colossale, e si saranno ricopiate. In tale modo ben poterono trovarsi in giro qua e colà, specialmente nei centri principali di studio: Ales­ sandria, Cesarea, Gerusalemme, Antiochia ecc., ed in fiorenti mona­ steri libri del Vecchio Testamento Esapli e Tetrapli, anche se po­ niamo ma non me ne rendo garante che dell’Esaplo e del Tetraplo in vita di Origene e nello scrittorio al servizio di lui se n’eseguì una sola copia e non più, di mano in mano che le opere procedevano, e dopo una cinquantina d’anni a cavaliere dei secoli n i e iv solo nella biblio­ teca di Cesarea si trovassero gli originali superstiti dalle perdite, escludendo che se ne avessero copie, complete o parziali, nella biblio­ teca di Gerusalemme dell’amico e protettore Alessandro e presso qualche ammiratore e discepolo Alessandrino del grande profugo. 1 F ie l d , I, p. x cix : « ... aut perpauoa aut ne unum quidem integri operis Origeniani apographum descriptum fuisse». B a r d e n h e w e r , Gesch. cit., I I 2, 113: «... wohl niemals vervielfältigt worden ». A . P uech , Histoire de la littérature grec­ que chrétienne, II , 370: « Il n’est pas probable qu’il en ait existé d’autre que l ’exem­ plaire original, qui fut conservé a Césarée... », e altri. 2 Sw e t e , A n Introduction to the Old Testament in Greek (1900), p. 76: « I f the Hexapla as a whole was too vast tc be copied, and copies even of particular books were rarely if ever attempted... ». Mi scuso, una volta per sempre, di riportare alla lettera le proposizioni in cui non convengo: lo faccio a scanso di qualunque equivoco. Così, se sbaglio, sarà facile correggermi.

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I I - LE SOTTO.SCRIZIONI RIPORTATE SUL MARCH ALIANO

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Poterono trovarsi, dico, e da qualche interessato, ad es. un S. Giro­ lamo, un Crisostomo, un Teodoreto, venire raccolte e messe insieme a formare una copia più o meno completa del Y . T., senza ricorrere all’ipotesi, ma anche senza escluderla, che taluno più entusiasta dell’ uomo o più zelante e giudizioso amatore delle sacre Scritture abbia fatto eseguire una copia intera o quasi intera dell’opera mag­ giore stessa, coll’omissione tutt’al più dell’ebraico in lettere ebraiche o, se sapeva leggere l’ebraico, in lettere greche. D ifatti sembra egli molto verosimile che delle due grandiose opere, tanto utili alla intelligenza del Vecchio Testamento e cotanto pregiate anche da accesi ed implacabili avversari di Origene quale S. Epifanio, durante i secoli iv, v e v i di un vero fiore degli studi bi­ blici in Palestina e ne’ patriarcati di Oriente non soltanto la comune ma tutti o quasi tutti i più colti e ingegnosi siansi accontentati della riduzione ai minimi termini fattane da Pamfilo e da Eusebio, e non si sentisse il bisogno di vedere più che il testo e le varianti scelte dai due per quanto stimatissimi editori, o sentendolo, si preferisse nei dubbi fare una scappata e un soggiorno a Cesarea, come ne fece S. Girolamo? Anche allora, forse più che non si reputa, si det­ tero critici ed esegeti della migliore volontà, accurati, meticolosi, portati dal carattere e dalla esperienza a voler vedere e giudicare da sè, per quanto soggetti alle idee e tendenze dei loro tempi e luoghi: a cotali difficilmente poterono bastare e soddisfare sempre quei frammentini staccati, di uso non molto agevole e con pericolo talvolta di confusioni, come pur oggi non ostante la nitidezza dei segni e la giudiziosità della disposizione lo sono a molti le varianti de’ codici notate al basso delle pagine nelle edizioni critiche; mentre avere di fianco l ’una all’altra e leggere nell’intero contesto le versioni diverse, specialmente ai frequenti luoghi oscuri, era tanto più comodo, gra­ devole e sicuro e di maggior frutto. Pertanto io riterrei che particolarmente i più colti e zelanti, datisi ad uno studio più approfondito di alcuni libri santi, sopratutto se con la mira di comporne un nuovo commento, non tralasciassero di procurarsi, potendo, una copia del rispettivo Esaplo se era rima­ sto, o del Tetraplo, per averla di continuo alle mani, e che si spieghi così l’ uso frequente ed appropriato che ne fecero più autori di com­ menti e di "catene, senza ricorrere sempre o quasi sempre alla suppo­ sizione che abbiano ricopiato la lezioni degli altri interpreti o dai ristretti margini dell’edizione minore o dai commenti di Origene e di Eusebio. Anche ciò sarà facilmente avvenuto, ma dovranno esaminarsi bene i singoli autori prima di attribuire loro un tale pro­ cedimento anziché l’altro.

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I - DI VA EIE ANTICHISSIM E SOTTOSCRIZIONI A CODICI ESAPLARI

I I I - L E SO TTO SC R IZIO N I A E SD R A E AD ESTER R IP O R T A T E N E L S IN A IT IC O Interpretazioni inesatte: l ’autografo di S. Pamfilo; il I I di Esdra ed Ester nelle Esaple e nel Sinaitico.

Le due sottoscrizioni salvateci dal Sinaitico, che si tengono evi­ dentemente insieme ed anche paleograficamente non possono distac­ carsi, stanno in fine del I I di Esdra e di Ester, dove è del tutto cre­ dibile che stessero pure nell’originale. Esse v i furono aggiunte da un correttore, che presentemente comparisce in quei due libri sol­ tanto: egli, a giudizio dei peritissimi A. S. Hunt e Fr. G. Kenyon, può attribuirsi al secolo vi, ma anche farsi del v i i secondo il Kenyon, e dello scorcio del v secondo H u n t.1 I l correttore dice « antichissimo » il codice confrontato e che comprendeva i libri storici dal I Reg. a tutto Ester, e ne riporta due sottoscrizioni, autografe di S. Pamfilo secondo lui. Nella seconda di queste, molto più lunga come ultima o finale, ad Ester, si dichiara che il testo era tratto dalle Esaple corrette da Origene medesimo;2 che Antonino il confessore l’aveva collazionato, e che Pamfilo di propria mano aveva corretto in carcere il codice. L ’altra, ad Esdra, assai breve e... spropositata (v. la linea 5), non rileva che il più essenziale di tutto questo, servendosi esattamente delle medesime parole, come segue. αντεβληθη ir pos τταλαιω τατον λιαν αντιγραφον δβδιορθωμενον χ€ΐρι του άγιου paprvpos τταμφιλου 1 C f. K . L a r e , Codex Sinaiticus Petropolitanus et Friderico-Augustanus L ip siensis. The Old Testament (1922), p . x i e x x i. Prima di questa edizione fo to ti­ pica, C h . C. T o r r e y , Ezra Studies, Chicago 1910, p. 96, riportandosi al segno dato, con un interrogativo però, dallo Swete che non esaminò il codice, dichiarò, spa­ ziando le parole, « w r i t t e n a p p a r e n t l v b y t h è o r i g i n a i h a n d » la sot­ toscrizione di Neemia e che, se essa dice il vero, non ha da far nulla con l ’opera del correttore del Sinaitico. Si vedrà in seguito quale grave conseguenza egli nè trasse. 2 L e due sottoscrizioni dovettero sfuggire a E d . S c h w a r t z , perchè nell’articolo su Eusebio ( P a u l y - W is s o w a , Beal-Encyelopàdie der classisehen Altertwmswissenschaft, V I, 1372) mostrò di dubitare che Pamfilo avesse delle Esaple ritrovato l ’esemplare di Origene medesimo (al contrario degli autori citati sopra, p. 12, n. 1 e 2), mentre non ne dubitò delle Tetraple sulla fede delle sottoscrizioni del Marchaliano. Da ciò À. P u e c h , //¿si. de la liti, grecque chrét., I l i , 174, non badando alle parole precise dello Schwartz e non ricordando bene ciò che egli stesso aveva detto ib., I I , 370, prese l’occasione di scrivere (contro altresì l ’esplicita afferma­ zione di varie sottoscrizioni salvateci dalla Siroesaplare) che « on n’est pas sur qu’il [Pamfilo] eut en mains les Hexaples, mais il paraìt bien avoir possedè les Tótraples ».

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I l i - LE SOTTOSCRIZIONI IMPORTATE NEL SINAITICO

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δ οττερ αντι-γραφον irpos τω

τελεί ύττοσημειωσις τ is ιδιόχειρός αυτόν νπεκειτο εχονσα ούτως; Μετελημφθη και διορθωθη ιο ττρος τα εζατνλα ωριχενους αντωνινος αντεβαλεν ' ■παμφιλος διόρθωσα: > > >/\, 1

Per fermo il correttore, che pur io, seguendo L a k e ,2 Milne e Skeat,3 nominerò da Pamfìlo CPam, ebbe alle mani un codice di quell’ampio contenuto (I Reg.-Ester: ampio quasi quanto i quattro van­ geli e gli A tti degli Apostoli insieme) e con le due sottoscrizioni, e pro­ babilmente con qualche altra sim ile;4 codice che ne fa supporre un primo, alquanto più ampio, coll’Ottateuco, e possibilmente un terzo e un quarto, col resto dell’Antico Testamento, se per avventura se n’era voluto un esemplare completo, del quale 1’ « antigrafo » vetu­ stissimo di CPam sarebbe stato il tomo secondo. Però non sembra egualmente sicuro che egli abbia giustamente dichiarato autografe di Pamfìlo le sottoscrizioni, potendosi sospet­ tare che v i sia stato indotto unicamente dal διόρθωσα che presen­ tano, o da una credenza o fama originata da esso, e che le sottoscrizioni fossero semplicemente r i c o p i a t e , come si sa avvenuto parecchie volte; sospettare insomma, che l ’esemplare antichissimo non fosse quello stesso curato da Antonino e Pamfìlo ma un discendente di esso in Esdra e in Ester, possibilmente anche in libri antecedenti se il copista n’aveva del pari avuto copia o in uno stesso codice o in tomi staccati di esso, giacché le sottoscrizioni di Pamfìlo non dicono con precisione quanto era stato dalle Esaple transunto, coliazionato e corretto nel nuovo codice, nè rispetto al numero dei libri, nè rispetto a quello delle versioni. 1 L a k e , o. c., p. x i. Nella fototipia, f. 16, si leggono con pena parecchie lettere svanite. — Si noti la spiccata differenza di linguaggio in confronto delle sot­ toscrizioni riferite nel Marchaliano, che hanno /i6Te\t\4>0ii ano, Siopdwdtj ano, KaBvne(re)TaKTo, napacrripeiuxns, avTov xeipi. Mi pare difficile che risalgano ad una mede­ sima persona le une e le altre. 2 O. c., p. x x i. Egli anzi, come pure Milne e Skeat, scrive più compiutamente CPamPh. 3 Scribes and Correctors of thi 'odex Sinaiticus, British Museum, 1938, p. 46 sg. 4 Siccome appare che la sotto crizione non fu riserbata alla fine del codice (come poteva farsi e si faceva, sp talm ente se riguardava l ’ i n t e r o contenuto, costituito per es. da un’opera unica), poiché appena prima ve n’era stata messa una al I I di Esdra, è verosimile ve ne fossero altre particolari almeno dopo il IV Beg. ed il I I Paralip., forse anche in taluno degli altri libri, segnatamente se v i fu da notare in rispetto ad esso alcun che di diverso, come si fece al I I I Beg. nell’origi­ nale greco della Siroesaplare, il quale per lo meno in I I I e IV Beg. ebbe sottoscri­ zioni, in cui Eusebio si dichiarava correttore.

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I - DI VARIE ANTICHISSIM E SOTTOSCRIZIONI A CODICI ESAPLARI

Difatti, quando in una sottoscrizione è detto senza soggetto espresso: Μετελημφθη καί οιορθωθη ττpos τα e^airXa ..., Μΐτβληφθη αττο των κατα ras eKooaeis eξαπλών (Marchal.), è possibile, anzi è più na­ turale intendere che si era trascritto1 l’originale tal quale, significando la frase precisamente questo in concreto: « i l presente esemplare... è stato ricavato dall’esemplare x delle Esaple e corretto da (oppure: secondo) esso ». Così elle, se l ’originale ebbe un libro, o un gruppetto di piccoli libri, Esaplo davvero, cioè con le sei colonne, anche la copia a quel modo sottoscritta dovette ripresentarle, e non già il semplice estratto di un elemento o due, come il testo dei L X X , sia pure con una scelta di varianti degli altri interpreti, secondo che di solito si intende per il pregiudizio sopraccennato (v. p. 11-13) che non si rico­ piarono mai o quasi mai le Esaple, nonché complete, nemmeno per parti; pregiudizio poggiato sull’idea che per la mole enorme, la diffi­ coltà ed il costo la cosa non sia stata possibile, e confermato, se non suggerito, dal fatto che le sottoscrizioni dei libri esapli e tetrapli, ricopiate dipoi a commendatizia del testo e s t r a t t o n e dei L X X con varianti dei nuovi interpreti, vennero insensibilmente a pren­ dervi un soggetto e un senso diverso, assai più ristretto, sottinten­ dendosi naturalmente, se non si sta sull’avviso: « i l testo che pre­ cede fu preso ( = estratto) dalle Esaple...», specialmente quando seguono ad un « Explicit liber... secundum L X X », che determina e limita il contenuto, com’è nella Siroesaplare. In conseguenza importa sommamente scoprire se le sottoscri­ zioni di Pamfilo nel « codice antichissimo » furono davvero auto­ grafe; nel qual caso, s u p p o s t o che la sottoscrizione finale ad Ester riguardasse t u t t o il codice, — ciò che è disputabile,,— si avrebbe ragione di ritenere che in esso ci fosse il testo solo dei L X X , tutt’al più con scelte varianti degli altri traduttori, sembrando poco verosimile che in un codice unico, forse di papiro,2 scritto presu-

1 Altrim enti potevasi dire, per es., èypatpn o juereypatiti. 2 M il n e -Sk e a t , p. 64. Anche gli originali delle Esaple furono molto proba­ bilmente di papiro (S w e te , Introd., p. 73), e non di pergamena come supponeva P . de L ag a rd e , Mitteilungen, p. 6 (cit. dal B ard en h ew er , I I 2, 113, n. 4). E furono (è ragionevole crederlo) c o d i c i , n o n r o t o l i , i quali essendo allora scritti a colonne o pagine, numerate o no, nel senso della larghezza e non in una colonna unica, continua da capo a fondo, sarebbero stati di uso quanto mai incomodo a causa della composizione medesima delle Esaple, formate di 6, talvolta anche di 7 e di 8 colonne presentanti l’uno accanto all’altro altrettanti t e s t i p a r a l ­ l e l i c o n t i n u i sino alla fine del libro, onde pure sarebbero venute confusioni perpetue ove non fosse indicato ad ogni colonna qual testo o quale versione v i si conteneva. D ’altra parte, siccome alle scoperte dell’ultima generazione, che ave­ vano ognora più fatto vedere che « i l codice di papiro era stato usato di g r a n l u n g a p i ù c o m u n e m e n t e , e ad una data più antica, per gli scritti cristiani che per i pagani », si sono uniti i papiri di Chester Beatty, i quali « non solo ne hanno aggiunto un gran numero di e s e m p i d e l s e c o l o n i , ma dimostrato altresì, se vengono ammesse le date proposte sopra, che la forma di codice era

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I l i - LE SOTTOSCRIZIONI RIPORTATE NEL SINAITICO

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nubilmente a chiare e non troppo minute lettere, ci potessero stare i libri dal I Eeg. ad Ester s e i volte ripetuti in colonne parallele neces­ sariamente bene staccate e distinte come nelle Esaple, senza rag­ giungere proporzioni straordinarie *1 e renderlo incomodissimo all’uso e molto più soggetto al deterioramento; oppure se furono sempli­ cemente r i p o r t a t e , nel quale caso sorge la duplice questione: se nell’originale la sottoscrizione ultima riguardò solo Ester e qual­ che altro degli ultimi libri, e se fu apposta ad un Esaplo o ad una copia del testo esaplare i s o l a t o dei L X X , con o senza corredo di varianti, poco importa. Ora mi sembra che la sottoscrizione di Ester, quale fu riportata da CPam, si tradisca come n o n t o t a l m e n t e di S. Pamfilo, e per­ ciò sia da considerare per r i c o p i a t a nel libro «antichissim o» e non autografa. Acciocché si comprenda senza fatica quello che in­ duce a sospettarne, fa d’uopo riprodurre qui esattamente dalla edizione fototipica la sottoscrizione, sebbene stampata più volte, giovandoci, dove le lettere sono meno perspicue, delle letture di

in uso n e l n s e c o l o , e probabilmente anche nella parte p r i m a di esso» (F. G. K e n y o n , The Chester Beatty Biblìcal Papyri, I, 1933, p. 10 e 12), e an­ che nel i (cf. H. I bscher , Der Kodex in Buch und Schrift, Einbandkunst, X , 1937, 11 sg.), è'tanto meno presumibile che Ambrogio ed Origene si siano scostati dall’uso patrio, che la comodità stessa avrebbe condotto a preferire. — I. H ilb e r g , S. Ensebii Hieronymi epist., I, 260, ha messo fra uncini come una interpolazione le parole della lettera X X X I Y , solite a citarsi con altre quale indizio che la biblio­ teca di Pamfilo era di codici e volumi in papiro principalmente: « quam ex parte corruptam Acacius, dehinc Euzoius eiusdem ecclesiae (di Cesarea) sacerdotes in m e m b r a n i s instaurare conati sunt », per la ragione che l ’hic seguente si riferisce di certo a Pamfilo, il donatore dei libri massime di Origene, e non ad F.UZOÌO. È verissimo: ma, senza addurre esempi di « hic » per « file » o « idem » spie­ gabili colla fissazione sopra l’ oggetto presente con più vivezza all’animo, va osser­ vato che quella lettera fu d e t t a t a , avanti nella notte, e troncata da una crisi di stomaco (v. la chiusa), per cui potè sfuggire un « hic » invece di « ille », come potè rimanere in mente la parola « bibliotheca », se non fu omessa di poi in una prima copia (« quam bibliothecam » o « cuius bibliothecam »). 1 H. A . Sanders nell 'American Journal of Philology, L X (1939), 488: «L arge códices, both papyrus and parchement, were known in thè third Century, but 200 lea ves is a more likely lim it than 800 ». I bscher in Buch und Schrift, Einband­ kunst, X , 11 sg.: « So zeigen uns alle bisher bekannt gewordenen Papyruskodizes, griechische und später auch die in koptischer Schrift und Sprache, bis zum Aus­ gang des in. Jahrhunderts n. Chr. nur den einlagigen Kodex... So zeigen uns alle bisher bekannt gewordenen Kodizes aus dem i. bis in. Jahrh. n. Chr., dass die Grenze bei etwa 50 oder wenig mehr Doppelblättern lag, je nachdem sich der Textinhalt teilen, liess. 50 Doppelblätter umfassten .200 Seiten und es hat sieb gezeigt, dass die vollständig erhaltenen Kodizes selten und nur wenig diese Grenze überschritten haben, in den meisten Fällen aber noch darunter blieben ». Cf. anche C. B o n n e r , A Papyrus Codex of the Sepherd of Hermas, 1934 ( Univ. of Michigan Studies. Humanistic Series, X X I I ) , 10 sg.

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I - DI VARIE ANTICHISSIM E SOTTOSCRIZIONI A CODICI ESAPLARI

Tischendorf, Gardthausen1 e Kirsopp Lake, i quali ebbero sotto gli occhi il codice in Lipsia. Si noti bene che le linee 15-27 e il fregio successivo (lin. 28) sono più in d e n t r o nella colonnare le altre 1-14, 29-33 appariscono sporgenti di una lettera.

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αντεβληθη Trpos τταλαιω τατον λίαν αντίγραφου δεδιορθωμενον χειρι του άγιου papTopos τταμ φίλου ' 7Γpos δε τω τελεί του αυτου τταλαιωτατου βιβλίου οττερ αρχήν μεν ειχεν αττο τηε ττρωτηε των βασιλείων ' eis δε την εσθηρ εληγεν ' τοι αυτή τ is εν ττλατει ίδιο χειρο5 ύποσημιωσ^ 2 του αυτου μαρτυροΞ ϋπεκειτο εχουσα ουτωε : Μετελημφθη και διορ θωθη irpos τα εζαττλα ωριγενου5 ύττ αυτου δι ορθωμένα ' avTwvivos ομολογηTps αντεβαλε~ ■ τταμφιλοε διόρθωσα το 3 τευχοε εν τη φυλακή ' δια την του θΰ ττολλη~ και χαριν και τνλατυσμο~ και ειγε μη βαρύ ειπεί~

1 Griechische Palaeographie2, II, 127, senza distinzione delle righe, e senza pur accennare al fregio che stacca l’ultima proposizione Sietpavri-ovopaTa da ciò che precede. 2 Corretto in viro(Tt]iieiwcns. 3 SiopdcocraTo: così in H a r n a c k , Geschichte der altchristlichen Literatur, I, 544; e ripetutamente in K . L a k e , Cod. Sin., N . T., p. v ili; Old Test., p. xi; ond’è oscurato l’indizio preziosissimo dell’autografìa della sottoscrizione. — Qui un dubbio. Il confessore Antonino fece, ancor egli in carcere, la collazione? per la quale avrebbe dovuto tenervi l ’originale. Oppure aveva coliazionato la copia prima dell’arresto? In questo secondo caso S. Panatilo avrebbe corretto non coll’originale sotto gli occhi nè insieme con Antonino « conferente » l’ originale, ma solo rileggendo attentamente come noi correggiamo le nostre lettere e composizioni libere; insomma a senso e a memoria, perciò meno sicuramente. A ltra minuzia notevole: qui Panatilo corregge e Antonino confronta; invece, dove compariscono insieme Panatilo ed Eusebio e se ne distinguono le parti, è Panatilo che confronta (v. sopra, p. 6, n. 2, e avanti, p. 39).

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LE SOTTOSCRIZIONI RIPORTATE NEL SINAITICO

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τουτω τω αντιγραφώ παραπλήσιου evpeiv αντιγραφον ου ράδιου: - -

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διβφωνη §e το αυτό 1 :ιο τταλαιωτατον βιβλίο ~ irpos Tooe το rep tos eis τα κυρία ονοματα > > Χ\< > >

ϊΓοη può neppure venire il dubbio che CPam, pieno manifesta­ mente di venerazione per il santo, martire Parafilo, sia stato meno che fedelissimo nel copiarne la sottoscrizione accreditante la bontà dell’originale prescelto; ed è ben certo che egli considerò come parte di essa q u a n t o ricopiò più in dentro nella colonna, comprese le linee 24-27: le esteriorità medesime lo dimostrano. Ciò fa credere che l’antichissimo antigrafo presentava il tutto di seguito senza stacchi e segni aperti di distinzione, ed anche senza differenze di scrittura e d’inchiostro tali da colpire uno non disattento e non disin­ teressato. Doveva dunque apparirvi la sottoscrizione tutta di una stessa manò, come di fatto CPam la credette. Ora le parole και eiye μη βαρύ enreiv τουτω τω αντιγραφώ παραπλή­ σιου evpeiv αντίγραφου ον ράδιου, in esaltazione non già dell’archetipo corretto da Origene ma del τβυχος trascritto da esso archetipo, pare ben difficile che le abbia aggiunte S. Pamfilo medesimo 2 in esalta­ zione di un lavoro di Antonino e suo proprio insomma, mentre si capiscono benissimo, dopo il martirio dei due, nella bocca di un fer­ vido credente e veneratore,3 il quale sull’esemplare; considerato una reliquia del tempo della prigionia, stimò pio, doveroso, di aggiun­ gerle in continuazione della sottoscrizione di S. Pamfilo, ad avviso dei posteri; e si capirebbero ancora in bocca dello scrivano del « libro antichissimo », pur se non molto devoto ma desideroso di porre in ri­ salto il pregio singolare della copia sua, come tratta dall’originale della

1 In L a k e , 11. cc., le linee 29-32 non isporgono e stanno a filo con la sottoscrizione di S. Pamfilo e non colla precedente. 2 Sa ne avvide anche W . B ousset , Textkritische Studien zum Neuen Testament (Texte und Untersuchungen, X I , 4), p. 45, n. 3, ma ritenne che le parole e’yepciSiov fossero del correttore del Sin. e non del copista o correttore dell’esemplare antichissimo, e perciò andando a capo le unì a Siecovtj kt \. 3 Cf. H ie r o n y m ., De viris ili., c. 75, dove entusiasticamente esprime la pro­ pria felicità di possedere un codice di mano di S. Pamfilo, così: « Sed in duodecim prophetas X X V èS,nyn/ ^ o,ion «cuna quibus Tetraplis». 2 Cf. Prophetarum vitae fabulosae ed. T h . Schermann (1907), p. 47, 4 e 8 (pseudo Doroteo), e 74, 4 e 9. Nello ps. Epifanio (ib., 11-12 e 63) c’è Sem e non Set. 3 È il numero preciso degli stichi d’ Isaia nella Synopsis s. Scripturae del ms. Barberin. gr. 317 (ol. I l i , 36) e nella sticometria di Anania di Sirak (v. avanti, l’articolo « II . Per l’Apocritico di Macario Magnete », Append. I l i ) , fondate in ultimo sopra una sticometria, che C. H. T urner nel Journal of iheoi. Studies, II, 247 e 253, disse del secolo iv ed in connessione con mss. esaplari, forse fatta a Cesarea di Palestina, ma che può essere più antica e di altra provenienza.

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SUL· SIGNIFICATO DI ALCUNE SOTTOSCRIZIONI

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in Daniele. J. Ziegler1 l’ha ritradotta in greco così: Τετέλεσται ή -προφητεία του ' Ησαίου κατά την έκδοσιν των Ο . [X el ms. Ambro­ siano un vuoto di 5 linee con grande fregio al mezzo. Poi:] Μετελήφθη καί τταρετέθη άττο άντιγράφου Ευσέβιου καί Παμφίλου, ο και αυτοί διωρθώσαντο εκ Trjs βιβλιοθήκης fìpuyévovs, rendendo con και τταρετέθη ρ.™ 1 che si ritroverà più d’una volta nelle sottoscrizioni della Siroesaplare (v. avanti, p. 35; 36, n. 2; 37, n. 2; 38; 41). Basta leggere per convincersi che v i è brevissimamente r i a s ­ s u n t a , non già riferita alla lettera, la sottoscrizione di Eusebio e Pamfìlo ad una copia di Isaia corretta da loro col sussidio di uno o più codici della biblioteca di Origene, fosse o fossero poi di un Isaia Esaplo o Tetraplo o dei soli L X X o di un’opera di Origene mede­ simo (possibilità tutte che la sottoscrizione riportata sul Marchaliano ci fa tenere presenti); una sottoscrizione di cui rimangono esempi vari ad altri libri (Ezechiele nel Marchal.; I I I e I Y Beg., Prov., Eccles. nella Siroes.). In essa di certo dovettero essere nomi­ nati i due, indicata la biblioteca ed affermato in prima o terza per­ sona, di uno o di tutti e due, il fatto di avere corretto; ma che di più v i si dicesse, e v i stesse segnatamente in qualche modo e forma τταρετέθη, nessuno può arrogarsi di affermare. Ora, per giungere al cuore della questione che ci preme, serve mettere in risalto come J. Ziegler abbia inteso ed esposto la sottoscrizione ed in particolare la parola τταρετέθη, giacché mi sembra che di solito pacificamente la s’intenda allo stesso modo: per lo meno, avendola così esposta da gran tempo in casi simili ai nostri e Middeldorpf (p. 465 al IV Beg., e 568 ai Profeti minori) e W . W right (pur dubitando, all’Esodo e a Giosuè), non ho veduto che se ne sia fatto loro un appunto. Adunque la sottoscrizione, secondo Ziegler, direbbe insieme e tut­ tavia distintamente che l ’Isaia dei L X X e le scelte varianti degli altri interpreti derivavano dalla recensione esaplare, più precisamente di Eusebio e Pamfìlo: « Dieses Kolophon besagt a-lso, dass der Text (μετελήφθη) und die Bandnoten (τταρετέθη) aus der hexaplarischen, nàherhin eusebisch-pamphilischen Bezension stammen »; in altri ter­ mini, che l ’originale della Siroes. era copia di un codice col testo intero dei L X X esaplare e con sole varianti degli altri ai margini, costituito e corretto da Eusebio e Pamfìlo, e che come μετελήφθη senz’altro indicava il testo principale intero, così τταρετέθη le aggiunte

1 Isaías, p. 370 e 50. Middeldokpf , p. 508, arbitrariamente (giacoliè nel ms. Ambrosiano non c’ è interpunzione dopo SnopB.) chiuse fra parentesi o-SmpBióa-avTo, quasi che èx t ì ?s ’Qpiy. fosse complemento della proposizione prin­ cipale èypàri···, e significasse la biblioteca di Cesarea dal suo fondo principale, e non propriamente e direttamente la biblioteca di Origene conservata in essa.

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I - DI VARIE ANTICHISSIM E SOTTOSCRIZIONI A CODICI ESAPI.ARI

marginali, quasi fossero due termini di cui non occorreva esprimere il soggetto,, comunemente sottinteso, e τταρετέθη non potesse signi­ ficare altro. Confesso che per me questo è del tutto dubbio, anzi poco proba­ bile, e per crederlo mi occorrerebbero esempi chiari, ineccepibili. I l soggetto dei due verbi coordinati essendo il medesimo evidente­ mente, se καί 7ταρετέθη non è semplice pleonasmo, poco a proposito in una brevissima sottoscrizione, ma dice alcun che di più ,1 non può dirlo se non dello stesso soggetto di μετελήφθη, cioè di Isaia, o Esaplo o Tetraplo o altro che fu. Ma, lasciando per il momento in disparte Isaia, quella intelligenza è applicabile almeno al comma εξ ων καί τταρετεθη nei primi tre casi enumerati? Per la medesima ragione direi di no, e più forte, in quanto che l’annotatore col farvi una pro­ posizione propria, sebbene secondaria, pare abbia voluto fermarvi sopra vie più l’attenzione del lettore. La questione è del soggetto, non del verbo, del quale uno potè benissimo servirsi a significare non solo l’aggiunta delle varianti in margine quali si veggono nella Siroesaplare e in tanti codici greci, ma anche l’aggiunta delle versioni stesse intere, in colonne parallele a quella dei L X X , se questa, secondo una credenza anticamente difElisissima, egli considerò ùn’opera d’inspirazione divina e quindi la versione p r i n c i p a l e e sola autentica, e le altre un puro sus­ sidio di comodità per l’uso accorto dei passi contro gli Ebrei; e potè servirsene pure a significare l’apposizione o aggiunta pura e semplice a quel punto, senza dir altro connotativamente. Onde la necessità di un complemento adatto,2 che determini la cosa « apposta », se dessa non è quella stessissima nominata immediatamente prima. Pertanto o ritenere il comma un puro riempitivo che nello stesso brevissimo periodo d’una riga sgraziatamente ripete 1’έγράφη έκ τών...; o ammettere che in realtà n’è caduto il soggetto, qualunque abbia potuto essere: varianti d’altri interpreti, scoli, 3 interpretazioni di nomi esotici o glosse, ecc.; o finalmente vedere se le sottoscrizioni

1 Non direi impossibile che ne abbia avuto sentore il traduttore della sottoscrizione di Daniele che rese τα ρετέθη col verbo significante collazionare. Nelle sottoscrizioni il copista o il correttore teneva a dichiarare che la copia era stata collazionata coll’originale e corretta, come si vede in buona parte di quelle che ci occupano in questo studio; ciò serviva a commendatizia dell’esemplare venale, ed era secondo la volontà degli autori, che supplicavano perchè si collazionassero le copie. Cf. la stringente preghiera di S. I reneo riferita e poi fatta sua da E use ­ bio , Hist. eccl., V, 20, 2: ορκίζω σε... Iva άντιβάλί]5 ο μετεγράψω, καί κατορθώστε αυτό irpòs τ ο άντίγραφον το ΰ το, δθεν μετεγράφω, επιμελώς ' καί τον όρκον τούτον ομοίως μεταγράφεις καί θήσεις έν τ ω αντιγράφω. Cf. Gardthau SEN, Oriech. Palaeographie2,

II, 425. 2 Quale, ad es., c’ è nella sottoscrizione dei Profeti minori (v. sotto, p. 46). 3 Menzionati, ad es., nelle sottoscrizioni ai Proverbi e ad Ezechiele (v. p. 11 e 44).

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SUL SIGNIFICATO DI ALCUNE SOTTOSCRIZIONI

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per avventura siano solo apparentemente incomplete per la poca intelligenza di copisti, i quali ne abbiano esteriormente distaccato il vero soggetto e con ciò costretto i lettori a pigliare il -rraperédri nel senso particolare di apporre di fianco o in margine, e non in un altro senso determinato dal soggetto. Ora precisamente questo distacco esteriore direi avvenuto nelle tre sottoscrizioni, come sembra avvenuto nel frammento di Origene sopra le versioni greche anonime V a e V I a, che fece a me dapprima tanta difficoltà e fu ben capito da Ed. Schwartz,1 ma la cui sem­ plicissima integrazione mi venne in mente dopo le osservazioni dello Schwartz, e venne pure in mente a Eb. Nestle, che ne fece una buona nota; 2 e come similmente è avvenuto in uno scolio pubblicato col nome di Evagrio dal Tischendorf. 3 Vediamo alla prova se tale blanda spiegazione calzi meglio ne’ tre casi nostri, o per lo meno in più di uno evidentemente. 1) Alla sottoscrizione dei Treni si avrebbe semplicemente da riat­ taccare VèmaToXrì lepepiov che segue immediatamente sotto forma di titolo del testo successivo, e v i si direbbe che Geremia « fu (tra)scritto dalle Esaple, dalle quali anche fu apposta (aggiunta, 1’ ) epi­ stola di Geremia ». Così imperédri si riferirebbe non già a quello che precedeva come èypàcpp, ma al testo affatto diverso che seguiva, e il comma darebbe un senso nuovo pieno. D ’una tale sottoscrizione è facile indovinare il motivo. Non essen­ dovi testo ebraico dell’epistola, composta originariamente in greco, e non essendovene per conseguenza le versioni nuove del secolo il, l’epistola era un’anomalia nelle Esaple, ed Origene ve l ’avrebbe

1 Zur Geschichte der Hexapla in Nachrichten von der K gl. Gesellschaft der Wiss. zu Göttingen, 1903, 097 sg. 2 Zeitsch r. f ü r die altt. W iss., 26 (1906), 168.«Il frammento era: e' εκδοσιε iìv ευρον tv Νικοπόλει rfj irpòs ’A ktlois. τα Se παρακείμενα αυτί] εστιν οσα εναλλάσσει πα ρ’ αυτήν. 9ri, e perciò non suppongo che stesse irapeTeOriiaav) nel greco; ma seguita il soggetto ^ che bene esprime i molti estratti o lezioni varianti delle altre versioni e che niente vietava e niente dispensava dal costruire con irapeTédt] ove si doveva e vo­ leva indicare l’aggiunta di quelle in margine. Sembra dunque confermato dalla maggioranza degli esempi discussi, che nei codici esaplari irape-réOt] per sé solo non è punto detto delle le­ zioni marginali degli altri interpreti, e che quando il copista o il cor­ rettore volle appunto indicarle, sentì la necessità di nominarle aper­ tamente con una espressione appropriata.

^Nell’atto di licenziare per sempre codeste umili testimonianze dell’amore e delle cure con cui nell’Oriente cristiano dal secolo in al v i i si trattarono e diffusero i libri sacri del Vecchio Testamento, non sarà inutile rilevare il fatto, già osservato in passando, che esse appariscono di due tipi per lo meno, assai distinti. Le une, brevissime, indicano solo la fonte o l’originale della copia, quali in Giobbe e ne’ Profeti maggiori: di esse il ms. Chigiano (88)per buona fortuna ci ha salvato nel tenore originario alcune incomplete solo apparentemente, se non mi sono ingannato a commentarle. Le altre, più minuziose, indicano i vari sussidi adoperati, ne riportano più volte le sottoscri­ zioni e segnatamente le firme o autenticazioni dei curatori dell’esem­ plare S. Parafilo ed Eusebio: così quelle all’Esodo, Giosuè, l ’ ut, I I I e IV Regn., Prov., Eccl., Cant., e Profeti minori della Siroesaplare, e similmente a Esdra e ad Ester nel codice veduto da CPam del ms. Sinaitico, e ad Isaia ed Ezechiele nel codice, di cui ebbe copia o di­ retta o mediata il correttore del Marchaliano. Ora, se è manifesto che le seconde non possono derivare dalle prime, sembra pure certo, a giudicare da quelle ad Ezechiele e ad Isaia superstiti di ambo i tipi, che le prime non sono un accorcia­ mento o compendio delle altre. E poiché non è verosimile che uno stesso intelligente editore abbia agito tanto diversamente in una ypeuf>ov] entsprechend der Ausgabe [anche qui nel ms. c’è il segno del plurale] der Tetrapla ».

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I - ni VARIE ANTICHISSIM E SOTTOSCRIZIONI A CODICI ESAPUARI

medesima edizione, sembra dovrersi riconoscere almeno due diverse edizioni, di cui risaliva a Pamfìlo, Antonino ed Eusebio quella con le sottoscrizioni ampie 1 e l’altra ad un editore più tardo, perchè vi fu riprodotto in Isaia un esemplare corretto da Eusebio e Pamfìlo. Quindi l’esemplare greco della Siroesaplare, che già per dichia­ razioni espresse appariva preso qua dal Tetraplo, là dall’Esaplo, altrove da un esemplare dei L X X soli, perciò di una disuguaglianza originaria nell’intera sua costituzione e complessione, risulta per di più proveniente da due edizioni: di S. Pamfìlo e compagni ne’ libri sapienziali e in vari degli storici; in .Giobbe e ne’ Profeti mag­ giori da un’altra, a cui risale anche il Chigiano. E poiché nel Chigiano mancano quasi affatto le varianti marginali degli altri inter­ preti, mentre quelle della Siroesaplare hanno riscontro con le va­ rianti aggiunte al Marchaliano, resterebbe da vedere inoltre se la edizione di Pamfìlo fu una riproduzione dei L X X e delle altre ver­ sioni accanto, come l’aveva fatta Origene, ovvero un’edizione dei soli L X X con varianti degli altri ai margini, e, in questa seconda ipotesi, se l ’ed. posteriore riprodusse od ebbe a fondamento la scelta di Pamfìlo, ovvero v i si f ece. direttamente, sulle due grandi opere bibliche (non dico sugli originali) di Origene, un’altra indipendente scelta, la quale per forza delle cose non avrebbe potuto non avere in comune la massima parte delle varianti stesse, salvo a differire talvolta nell’ordine delle sigle e delle varianti e nella ricchezza — numero, estensione — degli estratti. La cosa sarà avvenuta o perchè non si ebbe alle mani un’edizione omogenea intera, o perchè le diverse copie si credettero su per giù uguali di contenuto e da potersi usare quasi indifferentemente. Se a tali disparità si aggiunga l’altro fatto, pure all’occasione messo in rilievo, della distanza di più che un grado, che s’intravvede fra gli esemplari greci adoperati da Paolo e gli originali o le copie antiche conservate nella biblioteca di Cesarea, — e lo stesso fu osservato a riguardo dei codici di Apolinario cenobiarca e di CPam — apparirà ingenuo trattare i laceri avanzi delle Esaple e delle Tetraple e delle traduzioni nuove in esse contenute, quasi ci fossero per­ venuti per « direttissima » o poco manca, da uno stesso punto di partenza, e non da più, ed attraverso parecchie stazioni, quando non giunsero per le diverse lunghe, franate e poco conosciute giravolte delle citazioni, a grande stento e con gli immaginabili accidenti che vi sogliono capitare. Questa, chiuderemo col solito ritornello, una delle principali cause per cui i problemi della trasmissione delle reliquie esaplari e tetraplari sono complicati e scabrosi. 1 Ma nemmeno queste vengono da una persona medesima, osservandosi una diversità considerevole di linguaggio fra le sottoscrizioni riportate sul Marcha­ liano e sul Sinaitico ad es. (v. p. 15, n. 1),

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II PER L’APOCRITICO DI MACARIO MAGNETE UNA TAVOLA DEI CAPI DEI LIBRI I, II E III Siccome negli ultimi decenni da parecchi1 sono state raccontate le vicende non liete dei codici dell'Apocritico di Macario Magnete, è inutile ripeterle. Basti rammentare che sulla fine del secolo x v nella sola penisola Salentina ne esistevano ancora per lo meno due 2

1 G. Schalkhausser , Zu den Schriften des Makarios von Magnesia (Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literatur, 31, 4, 1907), 5-112; A. H arnack , K ritik des Neuen Testaments von einem griechischen Philosophen des 3. Jahrhunderts eco. (Texte u. Unters., 37, 3, 1911), 1-6; T. W. Crafer , The Apocriticus of Macarius Magnes, London 1919 (non visto); 0. B ardenhewer , Geschichte der altkirchlichen Literatur, IV (1923), 189 sgg.; G. Bardy nel Dictionnaire de théologie catholique, I X (1927), 1456-9; D örries in Paulys Tteal-Encyclopädie der Classischen Altertumswissenschaft, X I V (1928), 627 sg. Delle pubbli­ cazioni anteriori non riferisco il titolo se non dell’edizione: Macarii Magnetis quae supersunt ex inedito codice edidit C. Blondel , Parisiis 1876. 2 Veduti nel 1492 da Giano Laskaris, Tulio a Corigliano presso un prete Gior­ gio, e l’altro a Montesardo, situato fra Alessano Corsano e Gagliano quasi alla estremità della penisola Salentina, presso l ’abbate. V. gli appunti del Lask. editi da K . K . M üller , Neue Mittheilungen über Janos Laskaris und die Mediceische Bibliothek nel Centralblatt für Bibliothekswesen, I (1884), 403 e 404. H arnack , K ritik, p. 2, n. 3, non avvertendo che fra Galatina e Melpignano, non lungi da Montesardo, c’è Corigliano d’ Otranto, da cui si crede provengano i mss. Paris. gr. 121 e 122, Vatican. gr. 1262 e 1267, e Vallicelliano C 97 (ci. A . V accari, La Grecia nelVItalia meridionale in Orientalin Christiana, I I I , p. 310), affermò contro Schalk hausser che si tratta di Corigliano presso Rossano, e ricordò che nel 1879 non v i aveva ritrovato alcun manoscritto greco. Ma l’ordine stesso del viaggio del Laskaris in cerca di codici da acquistare: Apulia, Coriolano, Montesardo, pare che escluda Corigliano Calabro, e se anche non l’escludesse, che ragione si avrebbe di pensare ad esso più che all’altro? — Piuttosto importa osservare che, siccome il Lask. a p. 404, dopo avere al secondo luogo riprodotto il titolo delVApocritico tal quale è a p. 403, ritorna a discorrere del codice di Efestione notato per primo presso l’abbate di Montesardo, a considerare questa r i p r e s a dell’Efestione e l’i d e n t i t à p e r f e t t a del titolo di Macario può venire il sospetto che Giano, avendo trovato o per l ’argomento o per la rarità sua oltremodo notevole VApo­ critico di Corigliano, ne avesse ricopiato il titolo anche a sè nel mezzo della carta bianca di fronte (f. 81r) per tenerlo meglio presente e più facilmente trovarlo, ma passato di poi a Montesardo, nel continuare gli appunti non ne abbia tenuto conto cominciando dalla pagina come se fosse vuota del tutto, sicuro che non ne avrebbe mai preso abbaglio grazie alla sua buona memoria. Così non due ma imo solo sa­ rebbe stato il ms. di Macario veduto dal Laskaris. È una possibilità che non oserei escludere del tutto e perciò faccio presente. 4

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I l - PER I/AL'OCRITICO DI MACARIO MAGNETE

e forse già stava a Venezia un te rzo ,1 il codice colà indubbiamente registrato nel 1524 e da Francesco Torres (o Turriano) usato nel 1552, e che di nessuno dei tre dopo que’ tempi s’è avuto notizia, onde si credono irreparabilmente perduti. Anche il manoscritto, certa­ mente diverso dal Veneto,2 che venne fuori una settantina di anni fa dall’Epiro ad Atene, e del resto mancava d’una metà circa del­ l’opera, è scomparso, dopo che C. Blondel ne aveva fortunatamente preso copia, e s’ignora dove sia, se pure veramente esiste ancora. 3 1 Schalkhausser , p. 102, lancia l’ipotesi che il Veneto potè essere uno dei due ms. veduti dal Laskaris, essendo egli stato ambasciatore di Francia a Venezia dal 1503 al 1509. Ma in questa ipotesi, se il titolo ’AitospiTiKos fu veramente così chiaro in ambo i codici, male si capisce che il Turriano non labbia osservato nel ms. Veneto e non se ne sia valso, mentre fabbricò titoli dell’opera tanto in greco quanto in latino, come appare dallo Schalkh ., p. 31 sg. — A lle menzioni del codice nei cataloghi (ib. 102 sg.) aggiungo quella dell’indice alfabetico ricopiato dal P. Alfonso Chacon (t 1599) nel cod. Chigiano E I I 62, f. 67, lett. « M. Graeca:... Magnetis contra Graecos. 14. A . », che risponde nella segnatura e nel titolo all’in ­ ventario del 1545 (p. 103). L ’indice v i è intitolato così: « Ex Bibliotheca s. Marci Senatus Veneti et illi coniuncta Bessarionis E.mi cardinalis Niceni librorum Graecorum et Latinorum manuscriptorum rariorum aliquot index, ut per armaria sua sunt inibi digesti ». Sul eit. Chigiano v. Studi e Testi, 68, ai luoghi indicati a p. 339. 2 Schalkhausser, p. 109-113. Date le frequenti relazioni della Terra d’ Otranto con l’Albania, le isole Ioniche e l ’Epiro, non si può dire improbabile del tutto che il codice epirota sia venuto dall’opposta sponda. — Due minuzie non del tutto indifferenti sembrano non rilevate nel codice Ateniese. L ’una è che sette fogli a principio, quanti certo non bastarono a contenere, non che il libro I, forse nem­ meno i primi sei capi del II, se non erano semplicemente spostati sono caduti, in un secondo tempo, o molto o poco dopo che erano caduti i fogli precedenti, come risulta dai numeri 8-23, scritti di mano recente sulle carte 1-16, secondo che annotarono gli editori ai singoli fogli. L ’altra è che di mano pur recente v ’erano aggiunte delle note esegetiche e teologiche -—- forse che autografe? — sottoscritte MeXerios e già guaste in parte dall’umidità, quindi probabilmente di un certo tempo (v. p. 29, n. 1, con un ir. f, che non capisco; 34, 11; 35, 25; 38, 11 e 19; 40, 15 e 27); inoltre una sottoscritta Maicàptos (p. 65, n. 23) che si direbbe del Magnete medesimo, e altre, ora almeno, anonime (v. p. 28, n. 21; 56, 16; 58, 2 ecc.). La que­ stione è del valore da dare a « recente », che nel linguaggio degli editori designava tutte le correzioni n on d i p r i m a m a n o (v. p. v i) e distinguendovisi solo dalla «hodierna » (v., ad es., p. 78, n. 2; 102, 3), cioè la mano della 2a metà del se­ colo xix, può valere per tutti i secoli dal x v in poi, se al x v potè risalire il codice. Purtroppo gli editori furono di un laconismo soverchio, a cui non si potrà rimediare finché non ricompaia il codice; e quindi conviene rinunziare a indovi­ nare se il Melezio fu uno dei famosi dei secoli x v i -x v ii o un altro qualunque. Anche le note « Quat. I (f. 1), I I (f. 2), I I I (f. 10) e IV (f. 18: dopo non compariscono più) » sono da prendere come note degli editori, non del codice, il quale le avrebbe avute in greco; gli editori avrebbero di certo riferito in nota le segnature greche, se ci fos­ sero state, come riferiscono i « custodi ». Del resto il codice, se mai ebbe i fascicoli numerati, ne ebbe certamente parecchi prima di quello, ora ridotto a un solo foglio, che gli editori segnarono I. 3 H arnack , Porphyrius, « Gegen die Christen », 15 Bücher: Zeugnisse, Frag­ mente und Befernte, (Abhandlungen der Figl. Preussischen Akademie der Wissen­ schaften, 1916. Philos.-historische Klasse, Nr. 1), p. 15, n. 2, assicurò nel 1916 che il ms. esisteva ancora: «... es ist mir aber, Dank den Bemühungen eines griechi-

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UNA TAVOLA DEI CAPI DEI LIBRI I, I I E I I I

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Così nella critica del testo i dotti non hanno più alla mano altro che la stampa di Blondel e Foucart, bella ma con una magrissima intro­ duzione e senza gl’indici più utili, delle citazioni e delle parole. In conseguenza ora ha tanto maggior pregio di prima qualunque pur piccolo avanzo dell’opera e deve essere rilevato e sfruttato al possibile, perchè l ’opera di Macario, sebbene giudicata in se di valore molto mediocre non ostante l ’antichità e rarità sua, è tuttavia pre­ giata assai per i molti e considerevoli frammenti che riproduce di un’opera pagana di propaganda contro il Cristianesimo, risalente alla fine incirca del secolo n i 1 e ricavata in buona parte, forse total­ mente secondo A. Harnack, dai famosi x v libri di Porfirio contro i Cristiani.2 Anche minuzie affatto secondarie e, per così dire, este­ riori, nemmeno risalenti all’origine, come certe triviali note margi­ nali che altrimenti neanche si penserebbe di ricordare, importa di farsele presenti per raffigurarsi in qualche modo la faccia e la con­ dizione dei manoscritti non più accessibili. Quindi non tornerà sgradito l ’aneddoto che finalmente m’induco a pubblicare. Sebbene di non molte linee, e di un testo non continuo giacché consiste nella tavola dei capi dei libri I, I I e I I I , nondimeno, per ciò stesso sarà più istruttivo ed utile, facendoci conoscere gli argomenti trattati nella parte perduta a principio dell’opera, vale a dire nel libro I intero e nel primo terzo del libro I I di Macario e, mediatamente, i singoli detti e fatti evangelici e punti di dottrina cristiana attaccati nella prima metà incirca del libro I (se Harnack bene indovinò) dell’ignoto pagano, e così premunendoci da con­ getture non felici sul contenuto e l’ordine delle due opere, guidan­

schen Freundes, gelungen, f e s t z u s t e l l e n , dass sie noch existiert. Hoffentlich geht dieser kostbare Schatz nicht wieder unter. Ich habe den Verdacht, dass sie noch heute der Oeffentlichkeit aus kirchlichen Gründen entzogen wird, wie ich n i c h t z w e i f l e , dass der Untergang der Makariushandschriften in der Neuzeit aus eben diesen Gründen zu erklären ist ». Io invece, considerate le vicende di tante piccole e grandi raccolte di mss. dal secolo x v i a noi, ne dubito assai e penserei piuttosto ad accidenti e a m otivi molto più umili, almeno per l’ Occidente, dove i sommi ripetuti elogi, che ne fece qucH’ortodossissimo e ardentissimo apolo­ gista del P. Torres S. I.,se conosciuti, avrebbero dovuto indurre piuttosto a ricer­ care e salvare l ’opera come oltremodo preziosa e non già pericolosa. Che poi oggidì nella Grecia ortodossa, segnatamente in Atene, degli ecclesiastici capaci di leggere e intendere il manoscritto ignorino che l ’opera fu stampata, o abbiano degli scru­ poli a far vedere il codice e s’illudano di tenerlo nascosto a lungo, stento a crederlo, pur non dubitando punto che Harnack, un critico per eccellenza, abbia ricevuto le assicurazioni più ampie dall’innominato suo amico greco, il quale dovette appa­ rirgli persona superiore ad ogni eccezione. 1 H arnack , K ritik ecc., 20-95, ne ha riuniti tutti i frammenti. 2 H arnack , Porphyrius ecc., 43, indica tutti i passi àell’Apocritico che crede derivati da Porfirio, e che poi riproduce a suo luogo. —· Gli scritti più recenti sul­ l ’argomento sono indicati da L . V aganay nel cit. Dictionnaire de ihéol. catti., X I I , 2588 sgg.

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Il -

PER L ’ AI'OCIUTICO DI MACARIO MAGNETE

doci nella ricerca delle stesse obbiezioni, e possibilmente di nuovi frammenti dell’opera pagana fondamentale, presso gli antichi apolo­ gisti, e dandoci a comprendere, per toccare un piccolo punto, come mai l’unico frammento conosciuto del libro I cadesse nel capitolo da cui si sapeva estratto. Anche il manoscritto Ateniese presentava la tavola dei capi al principio dei libri I I I e IV ; le avrà quindi avute, secondo ogni vero­ simiglianza, pure negli altri tre libri, o per lo meno ve le avrà avute l’archetipo; e poiché nella parte della tavola del libro I I I comune ad esso e al nostro codice il numero e le divisioni dei capi ed il tenore dei lemmi sono indubbiamente gli stessi, v ’è ragione di credere che pur nel rimanente fossero uguali, e di supporre non senza probabi­ lità che essi risalgano all’origine dell’opera ossia all’autore, come insinuò Harnack.1 In tutte le opere d’una certa mole, e segnatamente in quelle di un contenuto vario e senza un ordine indovinabile qual’è VApocritico di Macario, o una tavola generale dei capi o tavole parziali ad ogni libro (come sono nei libri ad Quirinum di S. Cipriano) erano una necessità, e nessuno meglio dell’autore poteva sentirla e soddisfarla ponendovi in risalto gli argomenti che più gli premevano e che aveva inteso di trattare: difatti al declinare del­ l’antichità l’uso, perpetuatosi dipoi lungo i secoli fino ad oggi, n’era abbastanza comune e si osserva negli stessi codici biblici, ed anche ad opere che non avevano dall’origine un pinax o l’avevano perduto, correttori e recensori lo supplirono talvolta nelle officine librarie. La tavola che ho detto rimane alla fine di un codice Vaticano tutt’altro che ignoto: il Vat. gr. 1650, dell’anno 1036 c., contenente gli A tti e le lettere degli Apostoli, ora segnato nella serie dei codici del Vuovo Testamento greco col n. 623, ma prima quale 156° degli A tti e 190° delle lettere di 8. Paolo, e dal von Soden notato a 173;2

1 K ritik , p. 8, n. 2: « Der Annahme, dass der Index von Macarius selbst herriihrt, steht m. E. nichts in W ege ». E lo riterrei, oltre che per ragioni interne, per l’altra, ohe YApocritico, a quanto appare, non ha goduto voga e non deve essere stato molto ricopiato e letto. N ’è prova il fatto che s. Niceforo non ne aveva sen­ tito mai parlare e penò a ritrovarlo, e più ancora l ’altro fatto che nelle catene ese­ getiche non se ne fece uso alcuno — almeno non v ’è stato notato da Karo-Lietzmann, Sickenherger, Staab, — mentre, per una gran parte non è se non la difesa e l’esposizione di passi difficili del Nuovo Testamento, dei vangeli specialmente, difesa ed esposizione che non vale molto, è vero, ma che non vale meno di tante altre accolte nelle catene. Il Macario, dal quale furono ricavati molti e non piccoli estratti per la catena a S. Luca, sarebbe un altro: Macario il vecchio (dello stesso tempo circa del Magnete), secondo J. Siokenbf.rger, Die Lulcaskatene des Nilcetas von Heràkleia (Texte und Untersuckungen, X X I I, 4), p. 90 s. e 107, che però giu­ stamente aggiunse un punto interrogativo, essendo una questione da trattare ancora quella dell’origine (luogo, tempo, autore) e del valore di quelle esposizioni. 2 Greg ory , Die griechischen Handschriften des Neuen Testaments, 1908, p. 69; Vaccari, o. c., p. 314 e 317.

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UNA TAVOLA DEI CAPI DEI LIBRI I, I I E I I I

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codice veduto da L. Allacci, A. L. Zaccagni, A. Scholz, L. Duchesne, O. von Gebhardt, C. E. G regory1 e P. B attitoi,2 e del quale, perchè antico e di tempo e luogo e copista certi, hanno dato un facsimile P. Franchi de’ Cavalieri e EL Lietzmann 3 e sette — nientemeno! — i Signori L ak e.4 È un manoscritto signorile relativamente al luogo e al tempo, riputato allora una bellezza rara se — com’è naturale supporre non ostante le varie frasi che sembrano riguardare piutto­ sto un « evangelion » 5 — spettano proprio ad esso i due carmi in let­

1 V. Archives des Missione scientifiques et littéraires, I I I e Sér., I l i , 435-437;

Gregory, Prolegomena al N. T. del Tischendorf, p. 634; Texikritil· des N . T., I, 277. 2 La Vaticane depili» Paul I I I , in Renne des questione historiques, X L V (1889), 212 sg. Egli dai caratteri di alcune postille argomentò che i mss. Vaticani greci 1595, 1650 e 1673 si trovarono insieme prima del secolo x iii nel monastero, d’al­ tronde non conosciuto e scomparso da secoli, του θ ε ο ύ Λόγου della diocesi di Reg­ gio, che ne L ’Abbaye de Rossano, p. 93, n. 4, ricordando l’altro codice di colà ora Vat. gr. 1574, pone a S. Giovanni in Motta. Ma direi che per lo meno il 1650 aveva prima appartenuto all’episcopio o cattedrale di Reggio-Calabria: attestan­ doci le sue sottoscrizioni che l’ha commesso un arcivescovo di colà, senza indicare per chi o per quale chiesa, sembra ovvio sottintendere che lo commise per sè o per la sua propria cattedrale. — P. B attffol, L ’Abbaye de Rossano (1891 ), p. 87, frain­ tendendo il senso di ε χ ρ α φ ε β ί β λ ο ν e di κ τ ή τ ω ρ della ό ε λ τ ο ς , riputò l’arcivescovo autore del commento a S. Paolo, e l’attribuzione è stata diffusa dalla Geschichte der byzantinischen Litteratur del K rumbacher2, § 51, 3 (p. 133), ma esso non è che il commento del Crisostomo in epitome. V. la nota seguente. 3 Specimina codicum graecorum Vativanorum2 (1929), p. x n e tab. 22. Ivi è detto meno esattamente che il codice fu scritto in Sicilia, mentre non risulta, e che contiene il Nuovo Testamento e di S. Giovanni Crisostomo « hom. in Acta Apost. ». Invece degli A tti non v ’è che il testo, e mancano i Vangeli e l ’Apocalisse: e del Crisostomo c’è il commento alle sole lettere di S. Paolo, e compendiato, come si dichiara più o meno variamente nelle ventitré iscrizioni che lo precedono e seguono alle singole lettere (é(C tìjs irpòs 'Ρ ω μ α ί ο υ ς κατά λ έ ξ ι ν έ ρ μ η ν ε ία ς Ί ω . ε π ί σ κ ο π ο ν èv ε π ι τ ο μ ή τ ω ν ά ν α χ κ α ι ο τ έ ρ ω ν έ κ λ ο χ ή , εκ του κ α τ ά π λ ά τ ο υ ς υ π ο μ ν ή μ α τ ο ς ... έκλογαι, ec,c.) e nella sottoscrizione finale (f. 185Γ): έ π λ η ρ ώ θ η σ α ν σ υ ν θείο a l έ κ λ ο χ α 'ι τ ο υ υ π ο μ ν ή ­ μ α τ ο ς Ί ω . α ρ χ ι ε π ι σ κ ό π ο υ Κ ω ν σ τ α ν τ ι ν ο υ π ό λ ε ω ς ε ις τ ο ν α π ό σ τ ο λ ο ν : έκ του κ α τ α π λ ά τ ο υ ς υ π ο μ ν ή μ α τ ο ς èv ε π ι τ ο μ ή . — Anche L . A llacci , De Theodoris in Ma i , Nova Patrum biblioth., VI, 2, p. 185, dicendo che il codice scritto da Teodoro Siculo conteneva « evangeliorum concordiam cum expositionibus », darebbe a credere che egL si riferisca ad altro codice e non al 1650, ma il tenore preciso della sottoscrizione ultima έ χ ρ ά φ η eco. che riporta non lascia dubbio alcuno circa l’identità di quello col nostro. Egli, credo, si lasciò sviare dal secondo carme di dedica (vedi Append. I), che può sembrare scritto per un codice di un’armonia evangelica. 4 Monumenta Palaeographica Vetera. First Series. Dated tìreek Minuscule Manuscripts to thè Year 1200 edited by K irsopp L ake and Silv a L ake , V II (Boston, 1937), Pf. 510-516. 5 Cf. 1, V. 2 ( Χ ρ ί σ τ ο υ φ ε ρ ο υ σ α τ ο υ ς Θ ε ο φ θ ό χ χ ο ν ς λ ό χ ο υ ς ) e 13; 2, V. 5 sgg. che mi pare accennino ad un evangeliario ben adorno, anziché ad un’armonia evan­ gelica con commento come intese l’Allacci, (ευαγγελιστώμ τοΰϊ θ ε ό π ν ε υ σ τ ο υ ς λ ό χ ο υ ς | τ ο μ ά ί ς ο ι α ιρ ε θ έ ν τ α ς ε ΰ ε π ι β ό λ ο ι ς | καί τ ή $ ε β ί β λ ω τ ε χ ν ι κ ω ς ή ρ μ ο σ μ έ ν ο υ ς |... κ α ι κ α λ λ ι ε ρ χ η σ α ν τ α κ ό σ μ ο ις π ο ι κ ί λ ο ι ς ), dovuto allo stesso arcivescovo Nicola, di cui si fa il nome nella sottoscrizione come di committente. Forse a causa di questi versi alcuno ha creduto che il ms. contenga anche i vangeli, e perciò il N. T. quasi intero (v. sopra, n. 3 ). Io dapprima sospettai che i due carmi fossero

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I l - PER L ’ APOCRITICO DI MACARIO MAGNETE

tere maiuscole a lode del committente M cola arcivescovo di BeggioCalabria, che colla solita prosaica sottoscrizione del copista Teodoro chierico siceliota ne formano il « colophon » . *1 I l codice entrò nella Vaticana sotto Paolo V, da Grottaferrata, ma alla badia basiliana era pervenuto dallTtalia meridionale, dove s’è visto che nel 1492 si trovavano due codici appunto dell 'A p o litic o , e donde sono pur venuti tanto il Vaticano greco, detto male di Pio I I 22, che per la fine del c. 13 (q ' ) del libro I I I fornisce qualche lezione singolare non considerata dallo Schalkhausser,2 quanto il Vatic. gr. 2022, già Basiliano L X I, con l’estratto — l’unico veramente genuino dei parecchi estratti sul Genesi attribuiti a Macario — T op

s e m p l i c e m e n t e ricopiati ad elogio del committente, il quale avesse fatto scrivere anche un altro codice oltre il presente Vatic. gr. 1650; oppure che a questo fossero stati adattati senza modificarne le frasi traditrici; o infine che esso originariamente in una parte prima, con numerazione propria dei fascicoli, contenesse i quattro evangeli o le pericopi evangeliche, ed a tale prima parte come principale si riferissero le frasi; perciò, senza escludere del tutto tali sup­ posizioni e specialmente l’ultima, avevo scritto che il nostro codice doveva aver fatto il paio con un perduto evangeliario commesso dal medesimo arcivescovo. 1 L o pubblicò, non senza errori e come fosse tutto un solo pezzo in prosa, I. M. A . Scholz, Biblisch -lcritisnhe Beige, 1823, p. 99 s. B a t if f o i ., L ’Abbaye eie Bossano, p. 155, ne ha dato i soli primi sette versi, con la più volte stampata sottoscrizione ultima: έ γ ρ ά φ η α υ τ ή ή δ έ λ τ ο ς . . . Si vegga il tutto nell’appendice I. 2 E gli a p. 119, n. 2, indica l’edizione del P it r a , Analeeta saera et classica Spicilegio Solesmensi parata (1888), p. 32 sg., e il frammento dell’Apocritico ma senza dirne verbo, mentre altrove si vale abilmente di ciò che serve a stimare la autorità del codice Ateniese e a ristabilire il testo. Pare adunque che col codice greco 22 di Pio I I debba leggersi: a p. 89, 10 è v τ ω σ υ σ σ ε ι σ μ ώ (ed. σ ε ι σ μ φ ) ; ib. 15 sg. λ έ γ ε ι σ υ σ σ ε ι σ μ ο ν τ ο ν μ ω σ α ϊ κ ο ν ν ό μ ο ν (così il ms., checché noti il Pitra), δ σ τ ι ς τ η ν ο ικ ο υ μ έ ν η ν ά π ο τ ω ν π ρ α γ μ ά τ ω ν (ed. π ρ ο σ τ α γ μ ά τ ω ν ) φ η μ ι ζ ό μ ε ν ο ς έ σ ε ι ε ν (ed. έ σ ε ι σ ε ); ib. 20 τ ό τ ε δ ε τ η ν τ ω ν Χ α ν α ν α ί ω ν και τ η ν τ ω ν Π α λ α ι σ τ ί ν ω ν χ ώ ρ α ν ε ΐπ ε ν [direi ε ΐπ ε ν in ­ terpolato]; ib. 25 φ ω ν ή ν δ ε τ ο ν θ ε ό ν Λόγοι» έ ν α υ τ ή (da correggersi ε ν α ύ τ φ coll’ed.) δ ι δ ά σ κ ο ν τ α , secondo il senso e secondo anche il codice Ateniese, il quale non qui ma al primo φ ω ν ή ν (lin. 23) presenta pur esso δ ε τ ο ν θ ε ό ν λόγοι», quantunque scan­ cellato perchè scritto anzi tempo. Altre varianti, che a primo aspetto possono sembrare buone, forse sono solo speciose. Così lin. 11-14: ά κ ο ν σ ο ν γ ά ρ σ α φ ώ ς καί ω δε τ ω ν τ ε σ σ ά ρ ω ν ο π τ α σ ιώ ν τ ο κύριον (ed. τον κ α ι ρ ό ν , domandato dal contesto)' ir ν ε ύ μ α γ ά ρ κ ρ α τ α ι ο ν τ ο ν π α τ ρ ι α ρ χ η κ ο ν τ ή ς ε ΰ σ ε β ε ια ς (ed. θ ε ο σ ε β ε ί α ς ) λόγον ύ π α ι ν ί τ τ ε τ α ι , os τ η ν ό λ έ τ ρ ι ο ν (θΛ. ο ρ ε ι ο ν ) τ ο ΰ δ α ΐμ ο ν ο ς θ ρ η σ κ ε ί α ν δ ι έ λ υ σ ε ν κ α ί π ε τ ρ ώ ν α γ ά λ μ α τ α ... σ ν ν έ τ ρ ι ψ ε ν , giacché si vuole proprio spiegare la successione nel tempo delle quat­ tro cose vedute, e con la meno piana lezione δ ρ ε ι ο ν si richiama il π ν ε ύ μ α κ ρ α τ α ι ό ν δ ι α λ ν ο ν ο ρ η del contesto, come ciò che segue risponde a καί σ υ ν τ ρ ί β ο ν π έ τ ρ α ς . •—-Nel codice, in margine al titoletto ά π ο φ ω ν ή ς τ ο ύ Μ ά γ ν η τ ο ς c’è la nota pedan­ tesca: μ ά γ ν η ς |μ ά γ ν η τ ο ς . Il frammento che v i succede su Exod. 23, 19 avendo in lettere così cospicue come neU’cnrò φ ω ν ή ς τ ο ν μ ά γ ν . del fr. I un titolo proprio: άλλο κ ε φ ά λ α ι ο ν senza altro, e venendo dopo quello un altro estratto che nessuno attri­ buirà a Macario, Υ ε ρ μ η ν ε ί α τ ή ς ζ ω δ ή ς τ ω ν φ ώ τ ω ν , possiamo noi dire con sicurezza che a quell’ò ^ o κ ε φ ά λ α ι ο ν vada sottinteso il Magnete; in altri termini, che il fr. I I è di Macario come il I? Comunque sia, in esso, a p. 33 (ed. Pitra), linea antepen., leggasi τ ο ύ τ ο δ ε λ έ γ ε ι ο τ ι (e non το), e la n. 10 si corregga: « Cod. έ μ β η θ λ ε έ μ (non έ κ B ) . »

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UNA TAVOLA DEI CAPI DEI LIBRI I, l i E I I I

55

Μακαρίου Máyvpros ¿κ του ιζ ' λόγου τον eis την Γένβσιν,1 fosse poi veramente quello la 17a delle omilie di lui sul Genesi come intese lo Schalkhausser, o piuttosto il discorso o libro 17° di altra opera sua, nel quale si trattasse sia del Genesi in generale sia del capo 3 o del v. 21 soltanto, secondo che ritenne il Bardenkewer, troppe sembrando 17 omilie per tre capitoli non interi. 1 2 I l codice, di formato grande, in f., con .187 carte scritte a due colonne di 43-44 righe ciascuna, ora comprende 24 fascicoli, ma n’è caduto il primo, col testo degli A tti I, 1-V, 4 e comincia dal secondo (B, f. l r), come appare dalle segnature originali nell’angolo supe­ riore della prima pagina di ciascuno a destra. I fascicoli sono tutti di 8 fogli, eccetto l’ultimo che ne ha tre ma di certo n’ebbe in origine un quarto e fu binione. A giudicare dall’aspetto delle facciate estreme, che sono macchiate e più scure, le perdite del principio e della fine sono antiche assai: in ogni caso precedettero di parecchio all’entrata nella Vaticana, dove il codice fu subito, sotto Gregorio X V , nobil­ mente rilegato. E la formazione di un semplice binione all’ultimo e le sottoscri­ zioni solenni, interamente a lettere maiuscole e con fregi, mostrano all’evidenza che per il committente e per il copista il codice era finito e non doveva contenere altra opera:3 anzi v ’erano sopra­ vanzate e furono lasciate bianche una colonna e cinque facciate intere, che naturalmente non tardarono molto ad essere riempite da una mano punto calligrafica dello stesso secolo xi, assai meno posata e regolare, e poco corretta. V i scrisse almeno cinque piccoli pezzi, che forse giudicando principalmente dai primi due parvero abbastanza comuni e di poca o niuna importanza, e probabilmente per questo e per la poca attrattiva della scrittura e per i vizi con­ tro l ’ortografìa non furono curati, ma hanno invece quasi tutti un qualche interesse biblico più o meno. Sono i seguenti.

1 P u r a , o. c., 34 sg. Un indizio della provenienza di esso codice v. in Studi 68, 207 sg. 2 Schalkhausser , p. 137-139; B ardenhewer , 1. c. 3 L ’ osservazione sta se anche fosse vero e non solamente «possible that the part of the volume before f. 161 recto was not originally the same manu­ script; at this point the ruling type changes and also the character of the parchement. Moreover the gatherings are not numbered beyond f. 160 verso» { L ake , p. 15). L ’unità del codice tuttavia è abbastanza sicura, perchè «la mede­ sima m ano... ricorre in ambo le p arti» (ib.) e l’ opera dal f. 160 al 161 continua naturalmente: ora non è molto probabile che se ne sia perduta subito la conti­ nuazione e dovuto immediatamente o quasi supplirvi i ff. 161-187. Direi piutto­ sto che, terminatasi col f. 160 la provvista di pergamena ben preparata, per il seguito si dovette ripiegare alla meglio con altra pergamena quale si riuscì ad avere. e T e s ti ,

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Il -

56

PER

l ’ a POCRITICO

DI MACARIO MAGNETE

1) Una rubrica (per usare il termine della liturgia romana) che dichiara in quale ordine, lungo l’anno ecclesiastico, vengono letti i quattro evangeli nella Chiesa greco-bizantina.1 2) Una ÙKoXovOeia eis èyicaivia indicante i versetti e le lezioni proprie dell’ufficiatura per la dedica di una chiesa: versetti e lezioni che quasi tutti compariscono qua e colà nel tipico patriarcale del secolo ix -x ai giorni anniversari della dedica delle varie chiese di Costantinopoli,2 e che in parte si recitano tuttora, come appare dai Menei al 13 settembre, anniversario dell’encenie dell’Anastasi di Gerusalemme. 3 Poiché fornisce, completo nella sua brevità, il « comune » per tali funzioni, ed attesta, come di tempo e di luogo pre­ ciso, la conformità della metropoli Eeggina nel secolo x i all’uso della capitale bizantina in quella ufficiatura, l ’acolutia sarà riprodotta nell’appendice II. A i due pezzetti liturgici succedono due canoni biblici. 3) I l notissimo estratto dalla 39a lettera festale di S. Atanasio, col canone Alessandrino del Vecchio e del Nuovo Testamento,4 ma qui accresciuto ad ogni libro sacro, come in parecchie liste antiche dei libri canonici ed ecclesiastici,5 del numero degli stichi in esso con­ tenuti, in modo tale da impacciare quasi dappertutto o la sintassi o il

1

Χρή

κής τ ο υ

γ ι ν ώ σ κ ε ιν ά τ ι ά ν α γ ι ν ώ σ κ ε τ α ι ά π ο

πάσχα

βιβλίον άριθμοΰνται, στιλ ^ διακοσίων ν’.

35

erra

Ήσαΐας, στιλ /γω~, Ιερεμίας, στιλ /γω~,

Βαρούχ, jyv~* καί Θρήνοι, */ξ~ ' κα'ι επιστολή, τν~. καί μετά ταϋτα Ιεζεκιήλ, στιλ* Ν χίλιοι, και Δανιήλ, στιλ φ κ-,

40

"Δχρι τούτων τα τ fjs παλαιάς διαθήκης ϊσταται. τα δε της καινής πάλιν ούκ όκνητεον είπεΐν * e στι δε ταϋτα. (δύαγγελία δ * α- κατά Ματθαίον, στιλ βχ~, κατά Μάρκον, αχ~, κατά Δούκαν, β οκτακόσιων,

45

κατά Ιωάννην, β λ ε ΐτ α

μ εν τ α ϋ τ α .

Π ρ ά ξε ις

τώ ν

.

άπ οστόλω ν,

βω

\

22 marg. Δ', non 9 ', nè va più oltre questa numerazione marginale. — 24,βφ ' εξ., φ~ è cancellato. Ho segnato lacuna: appare saltata una linea, da supplire così: τρίτον |(σ τ ίχ . t βφ . τέταρτον σ τίχ .'} | εξακ. Cf. sopra, ρ. 58, η. 1. — 25 Così, senza legame con la lin. 24 e in ordine invertito per interpolare a ciascun libro la sticometria. Vi segno lacuna. Il ms. usato dall’interpolatore forse ebbe: το μεν πρώτον (lin. 22) καί το β ' eis εν βιβλίον (?) άριθμεΐται' το δε τρίτον καί το τέταρτον ομοίως εις εν σνναριΘμεΐται, con lievissime differenze da ν. — 26παραλιπομενων, COSÌ senza πρώτον. — 27 δεϋτερα e βιβλία così. — 28 Anche qui manca πρώτος. — 30 Altra lacuna: saltata una linea con στίχ. ye o ,ep' e col titolo dei Proverbi. Cf. sopra, p. 58, η. 1.— così:

εκλησιαστησ. — 32 σνς' così. Forse fu scambiato N con Π. La Synopsis S. Script, in ambedue i codici Barberiniani e Anania attribuiscono alla Cant. 286 versi e i ms. Frisingense e Begin. con Niceforo 280. — 33 χ~, così, senza il millesimo. V. sopra, p. 58, n. 2. — 37 Manca στίχ. avanti le tre sticometrie. Le due prime sono impos­ sibili e vanno corrette in tv ' e τ ξ '. V, p. 58, n. 3. — 38 Numero informe del mille­ simo. Attese le sticometrie dei compagni soliti del nostro, probabilmente v i fu ,Δ di forma antiquata (v. sopra, p. 58, n. 3). — 39 ψκ, così senza il migliaio. V. p. 58, n. 2. — 4 3 -4 5 La numerazione progressiva dei vangeli non continua, nè v i si ripete στίχ. avanti le sticometrie. — 43 ,αχ', così anche Anania, il Claromontano, e il Vatic. gr. 356. — 45 II 2° numero della sticometria che sembra un λ ' dovrebbe essere τ ', avendo Anania, Barberin., Nicef., il Begin. e altri 2300 (Frising. 2350). 31

— 46 Anche qui è om.

στίχ.

22-25 το μεν-αριθμειται : ets ev βιβλίον άριθμεΐται, το

ών

(Zahn;

κα\ τούτων

Preusch.) το

μεν πρώτον καί δεύτερον

δε τρίτον καί τέταρτον ομοίως εις εν V. — 26-27παραλιπομενων-βιβλια παλιν: παραλειπ. a καί β ' ομοίως εις εν βιβλίον V. 28 πρώτος ho suppl. da ν.

— 30-31φ α λ μ ω ν - ε π ε ι τ α

: ψ .κ α 'ι έ ξ η ς π α ρ ο ι μ ί α ι

ρ ο υ χ -ε π ι σ τ ο λ η : καί σ υ ν α ύ τ ώ

* ε ΐ τ α (Copt.)

β α ρ ο ύ χ , θ ρ ή ν ο ι, ε π ι σ τ ο λ ή

V.

V. —

— 34 ά ρ ι θ μ ο ύ μ ε ν ο ι 38 μ ε τ ά

ν. — 41 δ ε (anche Zahn col Sir. e alcuni mss. greci): om. v. — 46 μ ε ν : μ ε τ ά ν. — τ ω ν : om. ν.

α ύ τώ ν)

yàp

— 37 β α (ο Preuschen. — 42 a ': τα υτα ;

V.

μ ε τ ’ α ύ τον

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I l - PER L ’ APOCRITICO DI MACARIO MAGNETE. APPENDICI

80

κα'ι έ π ι σ τ ο λ α 'ι β , ε ΐτ α

50

κ α θ ο λ ικ α 'ι

Ίω άννου

γ '

στι*

ζ ,

κα'ι Ιο ύ δ α

χ ιλ ίω ν

τ κ ',

ούτω ς'

a'

π ρ ο ς τ ο ύ τ ο ι ς Π α ύ λ ο υ α π ο σ τ ό λ ο υ ε ί σ ι ν έ π ι σ τ ο λ α 'ι ιδ , σ τ ι

β

7r p o s

η~

κα\ π ρ ο ς προς

δε

'Ε β ρ α ί ο υ ς '

α",

Τ ίτ ο ν

κα'ι π ά λ ι ν Τ α ϋ τα

’ !ώ .

π η γ α 'ι τ ο υ

κα'ι ε ύ θ ν ς π ρ ο ς

κα'ι τ ε λ ε υ τ α ί α

Ά π ο κ ά λ υ ψ ις σ τ ι

σ ω τ η ρ ίο υ , ώ σ τ ε

τ ο ύ τ ο ι ς λ ο γ ι ώ ν . τ ο ύ τ ο ι ς μ ό ν ο ις τ ο ζ ε τ α ι . μ η δε'ις τ ο ύ τ ο ι ς

60

ο

(F. 187r)

Ί ο υ δ α ίο ις π α ρ ρ ν ε ι'

«

ένεκα

ά κ ρ ιβ ε ία ς

δε

π λ ε ίο ν ο ς

έτερα

β ιβ λ ία

ά γ ιω ν π α τ έ ρ ω ν

65

έ π ιβ α λ λ έ τω

τον

της

Ίησοϋ

και

Έ σθηρ,

κα'ι

Ιο υ δ ίθ ,

ετ'



π pos

Ρ ω μ α ίο υ ς ,

και

Ύ ω β ία ς ,

σ τι^

*

roTs

στι

*

έ μ φ ο ρ ε ίσ θ α ι τ ω ν

έ μ φ ο ρ ισ θ έ ν τ ω ν

κα'ι ε ύ σ ε β ε ία ς δ ι δ α σ κ α λ ε ΐο ν

ά φ α ιρ ε ίσ θ ω

Π λ α ν α σ θ ε μη

τ ι . π ε ρ 'ι γ ά ρ

ε ίδ ό τες τ ά ς

έν

ε υ α γ γ ε λ ί­

τ ω ν το ιο ύ τω ν

γραφ άς »,

τοίs δ ε ».

κα'ι

τούτο

γράφ ω ν

κ α ν ο ν ιζό μ ε ν α

μεν,

ά ν α γ κ α ίω ς

τετυ π ω μ ένα

ώς

ότι

έ σ τ 'ι

δε

υπό

τω ν

τ '.

σ τ ι % β ω ',

τ ',

σ τ ι ' φ ν~, κ αλούμένη σ τ ι ν· νρ~

δε

·:·

V

δ ιψ ώ ν τ α

φ ν~, χ ιλ ίω ν

κα'ι Δ ι δ α χ ή

τω ν

ά ιτ ο σ τ ό λ ω ν ,

τούς

στι

*

σ ',

·:·

κ ά κ ε ίν ω ν κ α ν ο ν ι ζ ο μ έ ν ω ν κα'ι τ ο ύ τ ω ν

κα'ι π ρ ο σ τ ι θ έ ν τ ω ν

εκ τ ο ύ τ ο υ

β ,

ά ρ τ ι π ρ ο σ ε ρ χ ο μ έ \ ν ο ις και β ο υ λ ο μ έ ν ο ις κ α τ η χ έ ϊσ θ α ι

χ ιλ ίω ν

Σ ιρ ά χ ,

κα'ι Π ο ιμ η ν ,

χ α ρ ιζο μ έ ν ω ν

χ ιλ ίω ν



Ε φ ε σ ίο υ ς ,

*

ν ιο ϋ

στι

ού

ά π ο κ ρ ύ φ ω ν μ νημ η , ά λ λ ’ α ιρ ε τικ ώ ν

ά π α τα ν

*

Φ ίλ η μ ο ν ά ,

σ ω τ η ρ ία ς

π ρ ο σ τ ίθ η μ ι

ά ν α γ ιν ώ σ κ ε σ θ α ι

Κα'ι ό μ ω ς , ά γ α π η τ ο ί , τω ν

Π έτρον

γ ρ α φ ά ς , ό τ ι α ύ τ α ί ε ί σ ι ν α ι μ α ρ τ υ ρ ο ϋ σ α ι π ε ρ 'ι έ μ ο ΰ

έξω θ εν

Σ ολομ ώ ντος,

Σ ο φ ία

70

τού τω ν

*

μηδέ τ ο ύ τ ω ν

Ε ρ ευ ν ά τε τά ς

ε ύ σ ε β ε ία ς λ ό γ ο ν

Σ ο φ ία

75

τη ς

Τ ιμ ό θ ε ο ν

προς

τον

Κ ύ ρ ιο ς Σ α δ δ ο υ κ α ί ο ν ς έ δ υ σ ώ π ε ι λ έ γ ω ν

κα'ι

μ έ ν α ',

Κ ο ρ ιν θ ίο υ ς ,

γ" σ κα'ι μ ε τ ά τ α ύ τ α ή 7r p o s Γ α λ ά τ α ς , κα'ι έ ξ η ς ή π ρ ο ς 6' ς~ έ π ε ι τ α π p o s Φ ι λ ι π π η σ ί ο υ ς , κα\ π p o s Κ ο λ α σ σ α ή ε ι ς ’ ζ~ και μ ε τ ά τ α ϋ τ α π ρ ο ς θ ε σ σ α λ ο ν ι κ ε ΐ ς β , 55

Ια κ ώ β ο υ

α '.

ε π ίν ο ια γ ρ α φ ό ν τ ω ν

α ύ το Ίς χ ρ ό ν ο υ ς ,

ά ν α γ ιν ω σ κ ο μ έ ν ω ν , μ εν

ο τι

ϊν ’ ώ ς π α λ α ιά

ονδαμώ ς

θ έ λ ο υ σ ι ν ε ις α ύ τ ά ,

π ροφ έροντες

έ χ ω σ ιν

α κ ε ρ α ίο υ ς .

47 Cf. Kegin. che ha CC XX (senzail millesimo I e un C), e Niceforó α τ . — 49 er' con Niceforo. — 478*50 Così, senza δ ύ ο dopo, possibilmente a causa del β ’ marginale.— 5 1 -54 La numerazione progressiva previa fu posta con poca attenzione. — 52 κ ο λ α σ σ α η ε ι σ così. — 53 τ ε σ σ α λ ω ν ί κ η ς C O S Ì. — 54 ε ύ θ η σ . — 56 α π ο κ ά λ υ ψ ή ς . — , α υ ' con Niceforo e il Frising. — 58 τ η ς corr. da τ ο υ . — δ ι δ α σ κ ά λ ιο ν . — 61 π α ρ ο ί ν ε ι . — 66 La sticometria più vicina di numero, ma non di scrittura, è α σ ν ' della Syn. Barber. — 67 υγμϋ così, per υ ι ο υ . — 69 ή ϊο υ δ Ί θ . — χ ϊ λ ί α ν così. — 71 σ ' così, con Niceforo, ma il n. sembra troppo basso. — 72 L a sticometria forse fu δρ' (v. sopra, p. 58, n. 3 e il PS. a p. 81-82).

47 κ α θ ο λ ικ α ι (Copt.): κ α θ ο λ ικ ο ί κ α λ ο ύ μ ε ν ο ι τ ω ν ά π ο σ τ ό λ ω ν V. — Ια κ . μ ε ν : μ έ ν ' Ί α κ . 48 π ε τ ρ ο υ ; π . δ ε ν (che suppone Ί α κ . μ έ ν ). — κ, Ιο ύ δ α (Copt.): κ α ί μ ε τ ά τ α ύ τ α ς 7.

V. ν.

— —

49-55 La numerazione progressiva delle lettere, che è un’aggiunta marginale, non c’è in v. — 49 ι δ : δ ε κ α τ έ σ σ α ρ ε ς τ ρ τ ά ξ ε ι γ ρ α φ ό μ ε ν ο ι ο ύ τ ω ς V . — 50 π ρ ο ς κ ο ρ .: ε ΐ τ α π . κ ο ρ . β ' ν . 51τ αυτα: ταύτας ν. — ή 1° e 2°: om. ν. — 52 εΐτα ν (Copt.). — κολασσαεΐς ν. — 53 μετά τα ϋ τα : μ. ταύτας ν (Copt.; om. Preuschen). — 5i προς εβρ.: ή προς Εβρ. V. — προς μέν τιμ. V. — 55 π pos φιλ. : ή προς φιλήμονα μία V. — 57 εμφωρέΐσθαι τ. εμφορεισθέντων (viventium Sir., της ζωής Preusch.) - λογιών: των εν τούτοις εμφορέΐσθα λογιών V. — 58 τούτοις μ.; εν τούτοις μ. V. — σωτήριας και om, ν. — 59*γαρ (Copt.): δέ V. — τοιούτων: τούτων ν. — 00 σαδδουκαιους: σαδδ. μέν ν. — 61αύταί ν. — 62 ενεκα δε (δε Copt.): άλλ’ ένεκά γε ν. — κ. τ ο ύ τ ο : δή τ. ν. — ως οτι: espungerei ως (om. da 3 mss. greci, e ripetizione della desinenza di άναγκαίως) anziché (col Preuschen) — 63-64υπο τ. αγ. πάτερων: παρά των πατέρων V. — 67 σ. ιησού υγιου ( υιου anche Copt. Sir.) σιραχ : καί σοφία σ. ν. — 72 κ. ο π. ν. — 73 ούδαμοϋ ν. — ·74 άλλα ν. — επινόια (così): εστιν επίν. ν. — οτι-eis αυτα: ότε θέλ. αυτά ν. — 75 εχωσιν ( προφασιν caduto a causa di προφέροντες ?): πρόφασιν έχ. ν. ότι.

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I l i - POST SCRIPTUM : PER LA STICOMETRIA DEL « PASTORE ))

81

Post scriptum: Per la sticometria del « Pastore * ». A principio del codice Barberinia.no greco 474 (ol. IV, 56), del sec. xix, veduto ma non esaminato per mancanza di tempo da B. Klostermann,*1 c’è un resto — cinque fogli appena — di una copia della Synopsis Scripturae sacrae attribuita a S. Atanasio, cbe, per distinguerla dall’altro ms. di essa, pure Barberin. gr. 317 (ol. I l i, 36), fatto conoscere dal Klostermann 2 e solito a citarsi Barber. senz’altro, segnerò B2. Non vi è che la parte rela­ tiva al Vecchio Testamento, e questa con una grande lacuna che si estende dalle parole τ ο ι α ϋ τ α λέγει ■ τ ά δ ι χ η λ ο Ο ι 'τ α ό π Χ η ν del capo sul Levitico alle parole del c. sul Salterio έ π ν γ ρ ά φ ο τ α ι Se μ ό ν ο ν τ ο ν Δ α β ί δ inclusivamente ( Pa trol. gr., X X V III, 300C-332C). L ’ordine dei libri varia da quello di B, in quanto ha, come l’edizione, Giobbe fra la Càntica e i Profeti minori, 3 mentre B lo pone fra il Salterio e i Proverbi e dopo la Cantica mette invece le due Sapienze, che B2 tra­ lascia del tutto e l ’edizione pone all’ultimo luogo dei libri letti ma non canonici del Vecchio Testamento. Inoltre B2 ha Giuditta prima di Tobia coll’edizione, mentre B termina il V. T. con Giuditta, anche qui come sopra discorde dall’ordine qual è segnato a principio nella stampa (P. G., t. c., 289). B2 presenta pur egli alla fine delle singole notizie o capi superstiti la sticometria del libro e concorda in esse ordinariamente con l ’altro B, eccettuate le poche volte in cui o da una parte o dall’altra fu scambiato uno dei numeri con un numero di figura vicina: 4 altri giudichi, se questo tratto comune, di segnare la somma degli stichi, risalga all’autore primi­ tivo — così diligente e minuzioso — dell’opera. Evidentemente non era in quei capi superstiti del ms. che poteva trovarsi la sticometria del Pastore : essa viene fuori in una chiusa di poche linee, che nel primo periodo si direbbe propria della parte prima riguar­ dante il Vecchio Testamento, ma nei successivi considera anche il Nuovo e perciò l ’avrei detta una chiusa dell’opera intera, se anche in B alla fine

* V. sopra, p. 58, n. 3, e 80, lin. 72. 1 Analeota, p. 80. Cf. K aro -L ie tzm a n n , Catenarum graecarum, catal., 15. Fu già di Niccolò Niccoli, poi di S. Marco di Firenze, e venne donato al card. Francesco Barberini dal noto senator fiorentino Carlo Strozzi con altri non pochi. Su costui v. C. Gu a sti , Le carte Strozziane del R. Archivio di Stato in Firenze, I, p. v sgg.; D. F a v a , L a Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (1939), 62 sgg. Ma rimane un capitolo intero da scrivere sulla corrispondenza di lui col card. Barberini e sui doni, tutt’altro che disinteressati, di preziosi codici che gl’inviava. Tra i soli mss. greci Barberiniani ne ho notati almeno 52! e di essi vari del Niccoli, poi di S. Marco (e. gr., i n1. 158, 462, 528, oltre il nostro 474 e probabilmente anche il 336, il ce­ lebre Eucologio del secolo IX ). 2 Anal., 80-100. Il ms. fu già di S. Maria del Patire (v. Studi e Testi, 6 8 , 311). 3 È l’ordine che B medesimo ricorda nella chiusa del V. T. pubblicata ib., p. 92. 4 Nel Gen. B 2 ha _Stv' contro la lezione comune , dnj', nell’Eccl. i/oj' (sembra) c-ì/rv' di B Nicef.,nei Profeti m inori, z'I'v' (sic) c. , 71 /ry' di B, in Is. ,yu>v' c. ,y(oic‘ di B Chis. e Anania, in Dan. _a\jrr\' c. , a\pK' di B Frising. ed , a\\rv' di Anania e del Vatopedino. 6

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82

I l - PEIi T/APOCRITICO DI MACARIO MAGNETE. APPENDICI

del V. T. non si osservasse nn capitolo così fatto, ma senza sticometrie, che nel tratto ultimo riguarda pure il il. T . 1 Ecco la chiusa, in cui inaspettatamente compare la sticometria dell ’intera Sacra Scrittura, compreso il Pastore, non ostante che nel ms. non preceda alcuna sticometria dei libri del Ν'. T. ”£ τ ε \ ε ι ώ θ η Έ σθήρ κης

ο!

π ά ντα

καί

τά

β ιβ λ ία

Ί ο υ δ ή θ καί

μ εν σ υ ν ά γ ο υ σ ιν

ε ις λ

ή τ ο ι π α ρ α κ ε ίμ ε ν α

'

καί ρ κ δ

μ ετά

τής

Τ ω β ή τ.

δε τ ο υ

τή ς

π α λ α ιό ς τα

ώς

γουν

δ ια θ ή χ η ε π ά ντα

τά

ύ π ο τ έ τα κ τα ι,

οι

θ ε ία ς γ ρ α φ ή ς

Π ο ιμ ε ν ο ς

όμοΰ

β ιβ λ ία

συντα σσ όμ ενα β ιβ λ ία δε

της

ε ις ί; . ο !

όμοΰ

σ τ ί χ ο υ ς μ υ ρ ιά δ α ς

Ο τ ίχ ο ν ς δέκα,

β ιβ λ ία

π α λ α ια ς δε

ε ις

κβ ,

χ ω ρ ίς

καί

κ α ιν ή ς

οβ

. 2* ε χ ε ι

μ υ ρ ιά δ α ς

τη ς

δ ια θ ή ­ δε

τά

θ ', χ ι λ ι ά δ α ς

ς ',

καί ρ κ δ .

Dunque al Pastore dovettero essere assegnati 4000 stichi, — quanti precisamente gliene attribuisce il catalogo Olaromontano, — in quella lista del E. e Y. T. che ebbe sotto gli occhi lo scrittore di questa chiusa, o forse anche nella continuazione della Synopsis medesima. La cifra sarà tonda, ma il testo e la scrittura non lasciano luogo a dubbi. Invece chi sa quanti dubbi sorgerebbero se si andasse a cercare come e da quali elementi fu ottenuta la somma totale degli stichi della Bibbia: 96124, e come vada spartita. La somma totale di Anania, che è la più vicina, è di 97720, ma vi mancano gli stichi dell’Apocalissi e ve ne sono di libri, come i Maccabaici, assenti dalla Syn. Atanasiana·, per quanto appare. Inutile e qui fuori dello scopo sarebbe cercar altro.

IY

L’INDICE DEI 60 LIBRI DEL V. E N. TESTAMENTO Γ νίίι(τις τ ή ς

ί :β ί β λ ο υ

ώ ς ά π ό κ ε ιν τ α ι έν τ β τής

έ ν ο ρ δ ίν ω ς '

κ α τ ’ ά κ ρ ίβ ε ια ν ,

βγουν

ή π α λ α ιά ,

β ίβ λ ο ι

δ ε ν έ α ς ε ί σ ί ν β ί β λ ο ι κ γ '.

Γ έ ν ε σ ις

δ

καθώς ύ π οτέτα κ τα ι

δ έλτψ

κόσμου

α'

Γ έ ν ε σ ις

β

"θ ξ ο δ ο ς

γ '

’Α ρ ι θ μ ο ί ,

δ

Δ ε υ τ ε ρ ο ν ο μ ίο υ .

άρχόμενος

του

κ τ ί σ τ ο υ καί θ ε ο ύ η μ ώ ν δ ι α π λ ά τ τ ο ν ( τ ο ς } τ ά π ο ι ή μ α τ α .

κόσμου, Α ίγ υ π τ ο υ ,

1 γ ν ώ σ η ς . — 2 ή π α λ α ι ά , così. — β ί β λ ο ι : segue un vuoto per il numero mancante. — 4*ά ρ χ ό μ ε ν ο ς e δ ι α π λ ά τ τ ο ν , così!—■ 7 γ ', così! è saltato il Levitico: perciò il copista dovette mutare il numero progressivo dei successivi libri dell’ Ottateuco, se non fu egli a introdurre la numerazione. — α ρ ιθ μ ι (!), fu corr. da -/ιών. — 8 δ ε υ τ ε ρ ο ν ο μ ίο ν .

1 L o si vegga in Anal. cit., 92 sg. La spiegazione della divagazione è data alla fine: καί τ α ΰ τ α μ ε ν ώ ς έ κ π α ρ ό δ ο υ π ε ρ ί τ ο ύ ά ρ ι θ μ ο ΰ τ ω ν β ι β λ ί ω ν . . . 2 Cf. Anal. cit. La Syn. di B evidentemente è impiantata sulla lista dei 72 libri, come appare dalla numerazione progressiva dei libri, l’ultimo dei quali è π ρ ο ς τίτον o ' (il resto è perduto): 45 sono i libri del V. T. (l’ultimo, Iudith, v i ha il η. μ ε ' ) e 27 quelli del Nuovo. Come si ottenesse anche presso i Latin i e altri­ menti il n. 72, con cui « fit totius librae (al. « lib r i» ) competens et gloriosa per­ fectio » (C assiodor.), v. in Z ahn , Gesch. d. neutest. Kanons, II , 271, 285, 342. Come si contassero 30 soli, v. Anal., p. 93; e come 60, si vedrà nell’Appendice se­ guente, ma non apparì chiaro all’autore del capitolo.

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IV -

10

ο

τον

Β α σ ιλ ε ιώ ν

α '.

θ

Β α σ ιλ ε ιώ ν

β

Γ

Β α σ ιλ ε ιώ ν

y .

ic r

Β α σ ιλ ε ιώ ν

δ~.

ιβ

Π α ρ α λ ε ιπ ό μ ε ν α

iy

"θ σ δ ρ α ς

ε'

Ίησονς

C

Κ ρ ιτα ί.

ζ~ η

15

*

83

,

Ή ι δ α 'ι

.

β

.

,

β

Ισ τ ο ρ ία

τον

Ψ α λ τ η ρ ίο ν ,

Π α ρ ο ιμ ία ι Σ ο λ ο μ ώ ν τ ο ς ,

ιη '

"Α σ μ α

no veramente scritte nel codice. 3 Accenno ad essa, perchè il R. P. R evilla , p. 27, n. 1, informava che « A fo r­ tunadamente la Comisión de la Vulgata està preparando y no tardará en publi­ car, según nos ha comunicado el P. Cottineau, miembro de la misma Comisión [allora, nel 1920; morto nel 1936], una edición esmerada de todas las notas mar­ ginales del L e g . 2 ». V i attendeva già nel 1910 il De Bruyne (cf. R ahxfs, Se­ ptuaginta-Studien, 3, p. 160, n. 2). 1

2

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V ALCUNI APPUNTI AD UN SAGGIO NOVISSIMO DI CRITICA TESTUALE DEI LXX Dello studio notevole, pervenutomi a lavoro finito, che il ch.m0 S.r Alessandro Sperber ha pubblicato col titolo New Testament and Septuaginta nel Journal of Biblical Literature, L I X , Part I I (giugno 1940), .193-293, sebbene contenga un’intera sezione sulle «Esaple di Origene » (pp. 205-248), ed un capo « I L X X in Latino » (c. X Y I , pp. 272-278), potrei fare una pura e semplice menzione toccandovisi quasi nulla di quanto ho scritto nelle memorie I e IY , e solo ben diversi trasparendovi il prospetto e lo sfondo, non che per la diver­ sità dell’oggetto, per la differenza del modo di vedere e di apprez­ zare. Nondimeno, siccome lo Sperber, ingolfatosi nel problema di somma importanza: la restituzione delle versioni greche precristiane della B ibbia1 come mezzo di raggiungere il testo ebraico più antico

1 P. K ahle ed A . B aumstark e scolari ne suppongono varie del Penta­ teuco specialmente, e che quella detta dei L X X sia la revisione di una fra esse compiuta circa l’anno 100 a. secondo un testo ebraico, venuto di Palestina, assai diverso da quello più u ri ì n liberamente riprodotto nelle interpretazioni anteriori e più vicino al m isvetieo; revisione che si cercò d’imporre agli ellenisti ricorrendo anche all’eäpeile ite lillà falsa lettera di Aristea per eliminare glialtri testi antichi ma senza riuscirvi pienamente, tanto che ne giunsero ancora agli autori del Nuovo Testamento e a l altri scrittori ellenisti e cristiani antichissimi. Anzi per il Baumstark le stesse nuove traduzioni greche di Aquila, Simmaco, Teodozione ed anonime «sind eben tatsächlich keine reinen Neuübersetzungen, son­ dern wiederum Kodifikationen in der Targumtradition schon bisher vorhan­ dener Strömungen, wenn auch Kodifikationen, denen die bewusste Eigenwillig­ keit ihrer Verfasser eine ungleich stärkere Einheitlichkeit des Textbildes gegeben hat, als der Text der angeblichen « Siebzig » sie aufweist. Dass die Dinge hier so und nicht anders liegen, erhellt aus der bekannten Tatsache, dass charakterische Elemente, die später in jenen jüngeren griechischen Uebersetzungstexten wieder­ kehren, schon früher in Zitationen ältesten christlichen Schrifttums auftauchen » (Neue orientalistische Probleme biblischer Textg 'schichte, in Zeitschrift der Deutschen Morgenländischen Gesellschaft, 89, 1935, p. 99). Non ostante questo, pubblicando ora in una collezione di Studi sopra altre materie per la massima parte, come per­ ciò mi sono astenuto quasi sempre dalle sigle ecc. abituali fra i critici, cosi v i ado­ pero i termini « versione, recensione, esaplare » ecc. secondo l’uso un po’ vago da lungo invalso, senza annettervi una precisione e sfumatura qualsiasi di senso in conformità o in contrasto a nuove opinioni, fossero anche più vicine al vero.

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V -

AP P U N TI AD UN SAGGIO NOVISSIMO

possibile, continuerà a ripetere i suoi attacchi, cominciati nel 1929, contro le prevalse teorie di P. de Lagarde nominatamente1 e le appli­ cazioni fattene nelle edizioni dei L X X e a dar nuovi saggi critici dello stampo dei precedenti, io interessato alle Esaple, delle quali mi sembra che non si raffiguri del tutto esattamente la composizione e non apprezzi abbastanza l ’influsso mediato su quella tradizione da cui trae argomenti e ricava lezioni di misconosciute traduzioni antichissime dall’Ebraico, credo bene di esporre qualcuno dei dubbi venutimi in leggendo per dargli l’occasione di scioglierli se gli sem­ breranno non del tutto vani, o pur solo di chiarire un poco più al riguardo il suo pensiero. Egli, perchè impedito dall’avversità degli nomini, di pubblicare intera ed unita l ’opera sui Septuaginta-Pro­ bleme, che nella sua pienezza avrebbe forse fatto impressione mag­ giore, ha dovuto sperderne qua e colà le parti, diffondendo bensì in tal modo più largamente le sue idee, ma con l’incomodo ed il per­ ditempo suo di riassumere ogni volta il già detto altrove rimandan­ dovi per la dimostrazione, e con l ’incomodo non minore di chi studia e non ha tutte le parti alla mano e, se anche le abbia lette a suo tempo,, deve rileggerle per rinfrescarne la memoria e magari per meglio ca­ pirle e pesarle. Come ho detto, intendendo io soltanto di esprimere qualche dub­ bio e non di giudicare la sua teoria, non mi occorre di esporla con

1 Contro il presupposto Lagardiano di un archetipo unico, a cui farebbe capo l’intera superstite tradizione della versione alessandrina, e similmente del testo ebraico, stanno tracce ed avanzi non rari di lezioni indipendenti, segna­ late da V. A ptowitzer, Das Schriftwort in àer rabbinischen Literatur (Wien 1906-1915, in cinque parti); P. K ahle, in Theol. Studien und Kritiken, 1915, p. 399 sgg., e Masoreten des Westens, I I (1930), 6* sgg.; A. B aumstark, in Z eitsohriit der Deutschen Morgenl. Gesellschaft, 89 (1935), 98 sg. e vari artic. iv i citati; Cu r i P eters, in Le Muséon, X L V I1 I (1935), 39 sgg., e altri; cf. J. Reider , Prolegomenato aGreek-Hebrew and Hebrew-Greek Indexto Aquila (1916), p. 81 sgg.;. Hempel, in Zeitschr. fiir die alttest. Wissenschaft, 48 (1930), 188 sg., 198 sg.; Joh. F ischer, in Biblica, 15 (1934), 8 8 sg. Ma che quelle lezioni particolari, anche se anteriori al secolo n i e n, siano di una traduzione alessandrina dei l i b r i rispettivi diversa da quella raccolta nel Vecchio Testamento detto dei L X X , e non di una forma di questa, o più vicina o più lontana dall’originaria, e che esse rappresentino più volte una scrittura dell’ebraico diversa, come non deve escludersi « a priori », neppure si ha da ammettere, almeno per ora, se non dove falliscano le altre spiegazioni più ovvie; e ciò per riguardo al carattere targumico (passi la parola) della versione, alle difficoltà letterarie e alle preoc­ cupazioni religiose ed etniche ed ai procedimenti singolari, incoerenti e dispe­ rati, di quei primi traduttori e dei Giudei che in seguito, fino alla distruzione del tempio e oltre, poterono ritoccarne qua e là il testo tanto in senso più libero quanto in senso giudai co più rigido. Comunque, in pratica, coi mezzi che restano, non sembra molta la speranza di giungere ad ima restituzione note­ volmente migliore del testo per vie diverse da quelle, intricatissime e difficili, finora battute, sia pure incespicando e con deviazioni e smarrimenti, dai cri­ tici più stimati.

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DI CRITICA TESTUALE DEI L X X

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la pienezza conveniente: mi basterà di accennare volta per volta il punto che in leggendo, ripeto, e non in un esame a fondo dello scritto, mi è parso debole o meno soddisfacentemente trattato. 1 - Sperber sostiene che il famoso passo di S. Girolamo sulle tre concorrenti edizioni di Luciano, Esichio ed Origene-Eusebio (la Palestinense) fu compreso male dal Lagarde, il quale si sviò veden­ dovi soltanto recensioni di una traduzione unica, dei L X X , trasfor­ mata da aggiunte, omissioni e mutamenti stilistici, e procedendo in conformità di tale persuasione alla ricerca e classificazione dei codici greci e delle versioni antiche e al riconoscimento e ricupero delle tre recensioni. Esse invece, secondo lui, furono nuove in d i ­ p e n d e n t i t r a d u z i o n i d a l l ’ e b r a i c o , ed hanno un testo i n t e r a m e n t e diverso.1 Che Luciano ed Esichio abbiano lavorato indipendentemente, si può ben credere, non ostante la mancanza di notizie attendibili e le oscurità che tuttora avvolgono Esichio e l ’opera sua. Xon è forse del tutto impossibile, ma è scarsissimamente, per non dire punto credibile23che essi abbiano ignorato o sdegnato di usare i lavori di Origene, comunque pensassero di lui: e per ciò stesso non si può escludere senz’altro che siansi giovati delle altre versioni dell’Ebraico raccolte nelle Esaple e nelle Tetraple da Origene, versioni di cui taluna poterono forse avere anche in copia separata e di tradizione indipendente da quella Origeniana. Xemmeno direi impossibile che Luciano, ad es., se conobbe l ’ebraico come ne fu lodato, abbia talora tradotto o fattosi tradurre da un Ebreo tale parola o frase di cui gli sembrasse sospetta o non soddisfacente la interpretazione in corso, ed abbia sostituito a questa un’altra che più gli piacque. Se mai essi realmente così fecero, le loro edizioni non sarebbero dav­ vero pure recensioni nel senso stretto, quali si professano sul titolo con « recensuit » le moderne edizioni critiche, che mirano a dare nella sua integrità originaria, per quanto è raggiungibile, il testo di una opera qualsiasi, anche la più selvaggia, v. gr., di Gregorio di Tours o di Andrea del Soratte, con tutti i suoi orrori.

1 Journal oj Bibl. Lit., L IX , 206 sg.: « ...Lucian and Hesychius represent two independent translations of the Hebrew Bible into Greek, and not two Greek recensions of one and the same translation according to Lagarde’s theory ». E nel­ l’articolo The Problems of the Septuagint Recensions, ib., L I V (1935), 80: « ...do not represent two recensions of one single Greek text (a meaning connected with the word recension), but two entirely different texts ». 3 Di Luciano lo si riconosce: v., ad es., Z iegler, Isaías, p. 60, 83 sg. Ma anche in Egitto e nel secolo iv continuarono a trovarsi opere di Origene, come è apparso da un indice su papiro, di codici membranacei, in cui fra 15 titoli ancora leggibili v i compariscono 2 mss. di Origene. V. C. H. R oberts, Two Oxford Papyri in Zeitschr. f. neutest. Wise., 37, 186 sg.

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V -

A P P U N T I AD U N

S A G G IO

N O V IS S IM O

Ma neppure si potrebbero dire nuove traduzioni, ed. a prote­ stare sarebbero i primi S. Luciano ed Esichio ed altrettali revisori, e S. Girolamo stesso, il quale nettamente dichiara in che senso egli dicesse Esichio e Luciano autori dei rispettivi esemplari. Nelle parole di lu i:1 «Alexandria et Aegyptus in S e p t u a g i n t a s u i s Hesychium laudat auctorem, Constantinopolis usque Antiochiam Luciani martyris exemplaria probat », il complemento « in Septuaginta » è forse un pleonasmo che nulla dice? e se dice qualche cosa, non si vede che possa dir altro se non che erano autori di un’edizione della versione dei L X X e non di una traduzione nuova dalFEbraico. Se fosse vera l’interpretazione dello Sperber, si dovrebbe conchiudere che le Chiese di lingua greca col secolo iv cambiarono nell’uso pub­ blico la versione del Vecchio Testamento, abbandonando l’antica, data alla Chiesa dagli uomini apostolici ed usata per oltre due secoli, che i più credevano inspirata da Dio stesso; cosa per me affatto incre­ dibile: le edizioni di Luciano e di Esichio in tanto vennero accolte in quanto furono considerate un’edizione purgata e migliorata della versione ricevuta dai padri, che si era col tempo più o meno inqui­ nata di errori, e che v i si riputava conservata nella sostanza e nel carattere generale: X è Esichio nè Luciano, credo, pensarono mai di fare una nuova traduzione propria dell’Ebraico, come, ad es., la fecero Aquila e Simmaco, da sostituire all’antica soppiantandola nell’uso delle Chiese, nè ritennero di alterare questa coi loro proce­ dimenti, ma di restituirla a quella lezione che supponevano origi­ naria dei L X X come più fedele all’originale ebraico direttamente 0 indirettamente noto ad essi, e di farla insieme alquanto più leggibile e intelligibile ai contemporanei e ai posteri. X è si dica che S. Girolamo accennò alle tre edizioni come p r e d o ­ m i n a n t i nel rispettivo grande patriarcato e in Palestina p r e s s o 1 p r i v a t i e non nell’uso ecclesiastico: perchè nelle sue parole non v ’è nulla che le restringa a questo senso meno naturale; inoltre per­ chè i privati possessori e lettori delle sacre Scritture — non molti di certo neanche allora tra i laici e la comune dei chierici — avranno naturalmente usato il testo ordinario, letto nelle Chiese della propria regione e più facile a trovarvisi, e solo qualche vero e proprio studioso della Bibbia avrà pensato a procurarsene delle altre edizioni, e, ad ogni modo, il fatto non sarebbe stato così rilevante e patente, come lo pongono le vivaci espressioni del Santo: « Alexandria et Aegyptus ... laudat ... Constantinopolis usque Antiochiam ... probat. Mediae inter has provinciae Palaestinos codices legu n t... totusque orbis hac inter se trifaria varietate compugnat »; finalmente perchè egli, sia pure esagerando, scrisse a S. Agostino che si trovava appena l ’uno o l’altro codice dei L X X senza, non dirò alla lettera, gli aste­

1

Patr. lat., X X V III , 1392 sg.;