Miscellanea Giovanni Mercati. Bibbia. Letteratura cristiana antica [Vol. 1]
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STUDI E TESTI 121

MISCELLANEA GIOVANNI MERCATI V

olum e

I.

BIBBIA - LETTERATURA CRISTIANA ANTICA

CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MGMXIiYI

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M ISC E L L A N E A G IO V A N N I M E R C A T I PUBBLICATA SU A

SOTTO S A N T IT À

GLI P IO

AUSPICI

DI

X II

1ST OCCASIONE D E L L ’ OTTANTESIMO N A T AL IZ IO DELL’E.MO CARDINALE BIBLIOTECARIO E ARCHIVISTA D I SANTA ROMANA CHIESA

V

olum e

I.

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STUDI E TESTI 121

MISCELLANEA GIOVANNI MERCATI V

olum e

I.

BIBBIA - LETTERATURA CRISTIANA ANTICA

CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA M CM XLVI

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R IST A M PA A N A ST A T IC A 1973

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DIL E CT O FILIO NOSTRO J 0 ANNI

DIAC. CARD. MERCATI

S. R. E. B I B L I O T H E C A R I O

P I U S PP. X I I

Dilecte F ili N oster, salutem et Apostolicam Benedictionem. Dulcis profecto senectus, cum vivax esi, cum impigra, cum consilii non modo, sed operae etiam potens; quod procu l dubio de te hodie asseverari potest, dum octogesimus laboriosae tuae vitae annus in eo jam est ut compleatur. Si diuturni huius cursus re­ volutos annos consideras, certe memoriae tuae innumera occurrunt dilargita tibi divi­ nae gratiae beneficia; at pjaene innumeri etiam menti' non occu rrere non possunt indefaticabilis laboris tui fructus, quibus supernis mu­ neribus nullo non tempore respondere stu­ duisti. Quibus de uberibus fructibus placet Nobis, fausta hac opportunitate data, aliquid

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scribendo delibare. Alii e x virtute tua eximia oriuntur: modestia nempe animique simplici­ tas, quae in Romanae Purpurae majestate magis enitet, quaeque te ju b et hominum plau­ sum frequentiamque refugere; cui quidem modestiae sacerdotalis pietas conjungitur, fides officii tenacissima, ac generosa caritas. Alii vero e x doctrina ac sapientia tua profici­ scuntur, quam, libris inhaerens totus, inde a pueritia tantopere adamasti; quamque « pa­ ratus semper d oceris ( Cfi De imitat. Oh., L i IV , c. 18, V . 4), quemadmodum tuo gen­ tilitatis insigni inscribere voluisti, p er totius tuae vitae cursum adaugere quam maxime enisus es. Multa volumina, quae guttembergia arte usus edidisti, quaeque doctis hominibus studio admirationique sunt, id testantur lu­ culentissime. Haud miramur igitur si non modo ii omnes, equi in concredito munere tibi assident, non modo amici tuaeque virtutis aestimatores p er hanc faustitatem excupiunt gratulationes suas suaque tibi significare omina, sed multi etiam fere e x omnibus Na ­ tionibus viri, humanis divinisque disciplinis praestantes, utilissimis hanc in rem vulgatis scriptis, hunc eventum memoriae tradere exoptant. His Nos omnibus p er has litteras

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quasi praeire volumus, tibi a Deo Optimo Maximo ominantes precantesque, ut bona, qua uteris, senectus in seros usque annos, integris animi corporisque viribus, vigescat; detque tibi, in Ecclesiae humanaeque culturae decus utilitatemque, indefessi studii constantisque navitatis tuae novos colligere fructus. Quorum sil auspex ac conciliatrix Apostolica Benedictio, quam tibi, Dilecte F ili N oster, luisque omnibus, qieculiaris benevolentiae N o­ strae testem effuso animo impertimus. Datum Romae, aqmd sanctum P e­ trum, die V III m,ensis Decembris, anno M D C C C C X X X X V I , Pontificatus N ostri octavo. P I U S P P . X II.

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La figura scientifica dell’Eminentissimo Giovanni Mer­ cati Cardinale Bibliotecario e Archivista della Santa Chiesa Romana è troppo largamente nota nel mondo della cultura intemazionale perché occorra illustrarla qui. Da mezzo secolo questo vero Principe della erudizione sacra e umanistica attende infaticabilmente a dissodare i campi che fino dalla giovinezza egli ha eletto come propri e gli altri contigui che via via si sono aperti alla sua ricerca. Rato il 17 dicembre 1866 a Villa Gàida, un paese della provincia di Reggio Em i­ lia, non lontano dalla patria di Ludovico Antonio Muratori, dopo una prima dimora in Roma per il compimento dei suoi studi teologici, tornò per qualche anno in patria, pre­ parando e dando in luce i suoi più antichi saggi letterari, che nel 1893 gli davano adito alla storica e doviziosa Biblio­ teca Ambrosiana di Milano, dove trovò prefetto il dottis­ simo Antonio Maria Ceriani e collega Achille Ratti, prede­ stinato alla suprema dignità. Sono di questi anni, brevi e intensi, scoperte e studi fondamentali i quali divulgarono il nome del giovane don Giovanni Mercati come quello di uno degli indagatori più sagaci della letteratura biblica e patristica. Il 14 aprile 1898 egli era nominato Scrittore per la lingua greca della Biblioteca Apostolica Vaticana, ufficio nel quale sarebbe rimasto un ventennio, prefetti il padre

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X

Francesco Ehrle e dal 1914 Monsignor Achille Ratti. A que­ sto, inviato Visitatore Apostolico nella Polonia, egli successe nel maggio 1918 come Pro Prefetto, e definitivamente nel­ l ’ottobre 1919. La creazione cardinalizia del 15 giugno 1936, singolare onore reso agli studi umanistici e segno di antica stima e benevolenza dell’antico Collega salito al trono papale con il nome di Pio X I , lo trovò ancora nel primo ufficio della Biblioteca Apostolica e tra il non mai cessato fervore eru­ dito; e qui, rivestito dello splendore della Porpora romana e della maggiore dignità, egli è rimasto, continuando ancora come un tempo la quotidiana consuetudine con gli amati studi e il commercio con gli eruditi di ogni paese, che non hanno cessato di ricorrere a lui, sempre liberalissimo del suo. sapere e dei tesori della Biblioteca Pontificia commessi alla sua tutela (1). Il compimento dell’ottantesimo natalizio del dotto illu­ stre e del Cardinale Bibliotecario della Santa Chiesa Romana non poteva essere trascurato. Sebbene ardesse ancora la guerra e per quanto fossero facilmente prevedibili le ripu­ gnanze che la sua esemplare modestia avrebbe opposto, la direzione della Biblioteca Apostolica deliberò di celebrare la fausta data del 17 dicembre 1946 con tutta l’ampiezza con­ sentita dai tempi, predisponendo l’allestimento di una Mi­ scellanea di studi, forma di omaggio tradizionale per tali eventi. Era del resto la stessa storia domestica e recente a fornire un esempio e un incoraggiamento a un’impresa del genere: la vasta Miscellanea Francesco Ehrle pubblicata a opera della Biblioteca Apostolica appena dopo qualche anno il termine della prima guerra mondiale, commemorò

(1) La bibliografìa degli scritti (fino alla prima metà del 1941) e i dati biografici sono contenuti nel volume V delle sue Opere minori raccolte in occa­ sione del settantesimo natalizio, sotto gli auspici di 8. S. Pio X I . Città del Vati­ cano, 1937-41, nella collezione «Studi e testi», 76-80.

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infatti una medesima ricorrenza di un altro Uomo insigne, anch’egli antico Prefetto e più tardi amato Cardinale Biblio­ tecario. E giova ricordare come fu proprio il Prefetto del tempo, Mons. Giovanni Mercati, ad adoperarsi con il più alacre zelo a indire e a preparare quel tributo, riuscito degnissimo. Il Sommo Pontefice Pio X I I felicemente regnante, alla lettera con cui la direzione della Biblioteca Vaticana Lo informava, al principio, del celebrando genetliaco, faceva rispondere prontamente dalla Sua Segreteria di Stato india sembrare « più adatto che la pubblicazione della Miscel­ lanea » e si degnava confortare della Sua più ampia ap­ provazione «un lavoro che riuscirà certamente degno dell’Uomo che si vuole onorare e della Biblioteca che di queste onoranze prende la bene auspicata iniziativa ». In un’altra lettera, inviata dalla stessa Segreteria di Stato il 26 agosto 1946 al Prefetto della Vaticana, Egli significava ancora il Suo animo per l’intrapreso lavoro, «tributo di ammirazione e di riconoscenza che il Santo Padre è lieto di coronare con la Sua parola di compiacimento e di appro­ vazione ». E prendeva occasione di rilevare e illustrare am­ piamente, facendoli propri, i motivi ispiratori di esso, ordi­ nando di scrivere: « La Santità Sua infatti reputa meritevole del ricordo e dell’omaggio collettivo di valenti uomini di studio la mole di lavoro che per lo spazio di circa cinquant’anni l’umile e illustre studioso, già Prefetto della Biblioteca Vaticana ora Bibliotecario della Santa Romana Chiesa, è venuto accumu­ lando con insonne attività e con una vastità di erudizione, pari alla modestia onde l’insigne Porporato ebbe sempre cura di proteggere la sua diuturna fatica a servizio della scienza e a onore della Santa Sede e del nome cristiano. « L ’omaggio pertanto che il mondo della coltura si appre­ sta a rendere a questo venerando campione dei più forti

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XII

studi, e, nella sua persona, al Pontificato Romano, che gli aperse largo il campo del lavoro, e lo ha tuttora luminare fedele del suo pensiero e delle sue dottrine, è omaggio che si risolve in chiara testimonianza dell’opera culturale della Chiesa; e di quest’opera viene ad affermare ancora una volta la sicura continuità, anche in mezzo a tante perturbazioni morali e sociali e in tanto variare di eventi e in così incerto anelito di ordine nuovo ». Finalmente, con la bella Lettera latina in forma di Breve che apre questa raccolta, il Sommo Pontefice Pio X I I si è degnato di annoverarsi graziosamente Egli stesso tra i suoi collaboratori, Con auspici dei quali non potrebbero deside­ rarsi i più alti e i più degni. Con l’augusta esortazione del Sommo

Pontefice, un

Comitato direttivo e di redazione fu costituito al principio del 1945. Per le condizioni dei tempi, esso venne ristretto ai membri del Congresso della Biblioteca Vaticana, Em.mo Cardinale Eugenio Tisserant, Don Anseimo M. Albareda Pre­ fetto, Monsignori Enrico Carusi e Augusto Pelzer Scrittori; al Prefetto e Vice Prefetto dell’Archivio Segreto, Monsignori Angelo Mercati e Pietro Guidi, ai Conservatori del Museo Cristiano, del Museo Profano e del Gabinetto Numismatico, rispettivamente S. E. Nob. Pio Franchi de’ Cavalieri, Barone Bartolomeo Nogara e Marchese Camillo Serafini. Questa cerchia domestica restò così limitata ai capi delle istituzioni sottoposte all’alta protezione del Cardinale Bibliotecario e Archivista. Ma in cambio si mirò, fino dal principio, a una collaborazione nazionalmente quanto più rappresentativa possibile; e poiché in quel momento non poteva prevedersi il termine del conflitto e non si intendeva di escludere gli studiosi di una parte ancora vasta di Europa, si concepì allora l’idea di pubblicare la Miscellanea Giovanni Mercati in due serie, formate l’una dagli scritti degli eruditi

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X III

dimoranti in quelle parti d’Italia e nei Paesi con cui le comu­ nicazioni da Roma erano allora in qualche maniera aperte e l’altra da quelli dei residenti nelle Nazioni tuttora precluse. La prima delle quali si voleva in ogni maniera pubblicare per la data giubilare; la seconda, non appena le circostanze generali lo avessero consentito. La cessazione dell’immane lotta dei popoli, che entro pochi mesi fortunatamente si produsse, e la pronta acco­ glienza in ogni parte incontrata, quasi a redimere il tempo, hanno permesso invece di riunire quelle che sarebbero state membra disiecta di un corpo naturalmente formato per l’unità, non soltanto in senso materiale. Di lieto auspicio morale è apparsa infatti questa occasione di riunire forse per la prima volta, all’indomani della seconda guerra mondiale i rappre­ sentanti di popoli già schierati in opposti campi, per omaggio a un Principe della Chiesa, Madre Universale e fautrice di civiltà. Anche più ampia sarebbe stata desiderata, a questo riguardo, la partecipazione, se non fosse stato il prolun­ garsi, in tristo retaggio del conflitto, di chiusure ermetiche e il doloroso perdurare in diversi Paesi di illiberali condizioni politiche. Come di uso in queste occasioni, sono stati officiati ordi­ nariamente gli studiosi che per il genere dei loro studi sono stati più vicini ai campi molteplici di lavoro coltivati dal­ l’Eminentissimo Cardinale e hanno avuto maniera di entrare con lui in personali relazioni, spesso risalenti lontano nel tempo; ma anche a questo riguardo dobbiamo rammari­ carci che le ardue circostanze abbiano prodotto alcune as­ senze riuscite altrettanto dolorose a noi che alle persone le quali per antico legame con il Festeggiato avrebbero sicu­ ramente desiderato di partecipare all’omaggio. Non ostante questo, possiamo tuttavia rallegrarci del numero e del valore rappresentativo dei collaboratori, sommanti a cento quarantasette. In una bella e significativa varietà, riuscita nel senso

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X IV

originale della parola veramente cattolica, si sono qui adunati cultori della scienza appartenenti a una ventina di Nazioni e a diverse confessioni religiose, lieti di associarsi in quella « patria », per usare parole di Pio X I , « immensa e nobilis­ sima, dove gli amori si sublimano in un solo amore, dove i linguaggi si fondono in un solo linguaggio, l’amore e il lin­ guaggio della verità ». L ’unanime ammirazione e devozione verso la persona cara e venerata a più generazioni di studiosi delPEminentissimo Cardinale ha trovato in questa occa­ sione una larga, talvolta commovente espressione. Secondo l’ordine di materia, concepito fino dal prin­ cipio ma ampliato durante la composizione della raccolta, i lavori sono stati nei limiti del possibile distribuiti per argo­ mento. X e sono così risultati sei volumi, i quali contengono rispettivamente : I, Bibbia e Letteratura cristiana II, Letteratura medioevale;

antica;

III, Letteratura e storia bizan­

tina ; IV , Letteratura classica e umanistica; V , Storia eccle­ siastica e diritto ; V I, Paleografìa, bibliografìa, e varia. Per ultimo dobbiamo far rilevare che le circostanze di guerra e dell’immediato dopoguerra, tra cui si è svolta la preparazione della Miscellanea, hanno necessariamente fatto risentire qualche effetto. Diversi eruditi, invitati a colla­ borare, non sono riusciti a inviare in tempo utile i loro lavori, rimasti quindi esclusi dalla raccolta. Le difficoltà e irrego­ larità nel corrispondere con diversi Paesi hanno inoltre fatto che la revisione delle bozze da parte degli autori non ha potuto essere eseguita quante volte avrebbero desiderato. La morte di qualche collaboratore, avvenuta nel corso di preparazione o di stampa della raccolta, induce a notarne qui piamente i nomi. Primo a scomparire è stato un membro del Comitato, lo Scrittore della Biblioteca Vaticana Monsi­ gnor Enrico Carusi antico Collega dell’Eminentissimo Por­ porato, defunto il 14 dicembre 1945. A meno di due mesi di distanza, 11 febbraio 3 946, lo seguì l’illustre erudito

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XV

Doni Germain Morin O. S. B., che inviando tra i primi le pagine del suo contributo si dichiarava grato « de m’avoir fourni l’occasion d’acquitter ma dette de gratitude envers l’éminent savant auquel je suis redevable de tant de bien­ faits, depuis 50 ans (1895) que j ’ai eu l’honneur d’entrer en relations toujours plus intimes avec lui ». Il 1° marzo 1946 morì anche un altro collaboratore della nostra Miscellanea, il canonico Victor Leroquais, egregio illustratore di codici liturgici. Finalmente è debito per noi fare memoria dell’illu­ stre Prof. Edward Kennard Band della Harvard University U. S. A ., passato di vita il 28 ottobre 1945, che aveva accet­ tato con viva cordialità l’invito di partecipare alla raccolta « in honor of our beloved and respected friend » il Cardinale Mercati, a cui lo legavano antichi vincoli; e attese fino al­ l ’ultimo, non ostante le gravi condizioni di salute, al lavoro promesso, «A n unrecognized Sacramentary of Tours (Paris B E Lat. 2296) », che restò purtroppo incompleto sopra il suo tavolo di lavoro. Tutti costoro, che pur non hanno po­ tuto vedere il compimento della pubblicazione giubilare, sono idealmente presenti in essa. La Direzione della Biblioteca Vaticana e il Comitato promotore della M iscellanea Giovanni Mercati esprimono in fine le più ampie grazie a quanti hanno partecipato in varia maniera all’allestimento di questo vasto corpus con la loro collaborazione scientifica e con l’opera di prepara­ zione e di revisione. Tutti si sono adoperati con animo lieto e fervido, mossi dal desiderio di rendere onore all’Uomo illu­ stre e venerato. « Quod bonum faustum felix fortunatumque sit ». B ib lioteca A p o sto lica Vaticana, D icem bre 1946.

A nselmo M. A lbareda m. b. Prefetto.

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I NDI CE

Sperber, A lexander (The Jewish theological seminary of America, ïfew York city). The Codex Vaticanus B (Septuagint) ........................................................................Pag.

1-18

W eber, E obert, O. S. B. (Abbaye pontificale de St. Jérôme de Urbe). Les interpolations du livre de Samuel dans les manuscrits de la V u lg a te ........................................................

19-39

Cassetto, Umberto (Prof. nell’Università, ebraica di Gerusa­ lemme). L ’ordinamento del libro di E z e c h ie le ......................

40-51

A bel, Félix Marie, O. P. (Prof, à l’ École biblique de Jéru­ salem). Simon de la tribu de B i l g a .........................................

52-58

Y osté, Jacques Marie, O. P. (Secrétaire de la Commission pontificale pour les études bibliques, Eome). La Pcsitta de M ossoul et la révision catholique des anciennes versions orientales de la B i b l e ............................................................

59-94

Morin, Germain, O. S. B. (f 11 février 1946). Indices de provenance illyrienne du livre d’Evangiles q ..........................

95-102

Salmon, Pierre, O. S. B. (Abbé de l’Abbaye pontificale de St. Jérôme de Urbe). Le texte biblique de VEvangéliaire de S. D enis (M s. lat. 256 de la B . N . de P a r i s ) ...................

103-106

Cerfatjx, Lucien (Prof, à l’Université de Louvain). Le cha­ pitre X F e du, livre dès Actes à la lumière de la littérature a n c i e n n e ..................................................................................

107-126

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XVIII

INDICE

Ghellinck, Joseph de, S. I. (Prof, à la Faculté de théologie du Collège philosophique et théologique S. I., Louvain). Qui sont les ως tlvîç λέγουσιν de la lettre d’ A riu s? . . Pag.

127-144

Lebon, Joseph (Chanoine, prof, à l’Université de Louvain). Sur quelques fragments de lettres attribuées à saint Épiphane .......................................................................... de Salamine

145-174

V accaei, Alberto, S. I. (Vice-Rettore del Pont. Istituto Biblico, Roma). In margine al commento di Teodoro M opsuesteno ai Salmi ......................................................................

175-198

Baedy, Gustave (Chanoine, prof, au Grand Séminaire de Dijon). J7« Expositio fidei » attribuée à saint Ambroise . . .

199-218

Capelle, Beenaed, O. S. B. (Abbé de l’Abbaye du Mont César, Louvain). X’« Exultct » pascal, œuvre de saint A m ­ broise ............................... ... ..........................................

219-246

Lambot, Cyeille, O. S. B. (Abbaye de Maredsons). Sermon démembré de saint A u gu stin .............................................. .

247-264

Madoz, José, S. I. (Decano y profesor en la Facultad de Teo­ logia, Ona, Burgos). Varios enigmas de la « Regia » de San Leandro deseifrados por el estudio de sus fuentes . .

265-295

V an L antsohoot, Aenold, O. Can. Praemonstr. (Scriptor de la Bibliothèque Vaticane). Fragments coptes d’ une homélie de Jean de Paralios contre les livres h érétiq u es .................... 296-326 X ibeeta, Baetolomé Feancisco Maeia, O. Carm. (Tarrasa, Spagna). D e controversiis divistologicis aevo pa­ tristico .........................................................................................

327-354

Peteeson. E eik (Prof, am Papstlichen Institut für Christliche Archaologie, Rom). C h ristian u s ............................................

355-372

QuAsten, Johannes (Professor in the Catholic University of America, Washington, D. C.). Der Cute H irte in fruhchristlicher Totenliturgie und Grabeslcunst (mit 1 Abbildung). .

373-406

B ischoff, Beenhabd (Planegg bei München). N eue Materialien zum Bestand und zur Geschichte der altlateinischen B ibelü b ersetzu n g en .............................................................. . .

407-436

M ohbmann, Cheistine (Nijmegen). Quelques traits caractéri­ stiques du latin des c h r é t i e n s ...............................................

437-466

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INDICE

XIX

K lauser, Theodor (Universitâtsprofessor, Bonn). Der Uebergang der rômischen Kirclie von der griechischen sur lateinischen Liturgiespraclie ...............................................................Pag. 467-482

Altaner, Berthold (Universitâtsprofessor, Würzburg). D er Stand der patrologiselien Wissenschajt und das Problem einer neuen aUchristlichen L itera tu rgescliich te ....................

483-520

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ALEXANDER

SPE E B E E

TH E C O D EX VATICANUS (B) (SEPTUAGINT)

The importance of the Septuagint for the interpretation of the Hebrew Bible is an established fact, generally recognized b y B i­ blical scholars. But this relationship might also be reversed; I think the Hebrew Bible is indispensable for the understanding of the Septuagint. For quite some time I was engaged in an exami­ nation of Codex B from this point of view. The results of these studies could be presented either in the form of a running commen­ tary to the different Biblical books according to Codex B, or b y way of dealing with the various problems separately and in a more comprehensive form. This latter method has been chosen tenta­ tively for the present paper, which is meant to serve as a prospectus of m y project. a) The B

a s ic

H

ebrew

B

ib l e

of

Cod ex B .

The following examples are derived from the second book of Samuel; only those chapters and verses are represented here, which have their parallel in the first book of Chronicles; cf. m y “ Biblical Exegesis; p. 86 f. For chapter 22 in 2 Samuel, the parallel is Ps 18. 5 .2 :

B: είσηγούμενος =

5 . 17 : ίΓΠ!7ί3: B: κέχριστοα = :

T

= I Chr 11 .2 . -

:

·

= 1 Chr 14 .8 .

5 . 19 : 03£|ΓΐΓΤ: B: καί παραδώσεις αυτούς = 5 —1: OrpS^y: B: τούς θεούς αύτώυ = 5 .2 3 : ΠΠ>“ΐΠΧ ^5$: B·- άπ’ αύτών =

= 1 Chr 14 . 10 . = 1 Chr 14 . 12 . = 1 Chr 14 . 14 .

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2

M iscella n ea G io v a n n i M e r c a t i . I.

D’X3 3 : B: τοϋ κλαυθμώνος = 2 ’Χ3 3 Π = 1 Chr 14 . 14 . •τ

5 .2 5 :

:

·

i

: ■

missing in Β = 1 Chr 14 . 16 . Β: “πό Γαβαων -- p‘ppi|3 = 1 Chr 14 . 16 .

6 .3 ,4 : ΠΡ3 3 3 W X; 3 “Κ’ 3 Χ η ’ 3 » ϊΐίψ ? ]: ΠΕΗΓ! missing in B = 1 Chr 13 .7 .

6.6:

HW Π ^ . 1 : B adds: = την χείρα αύτοϋ =

6 ·9 :

“ΐρΧ·, 1’ Β: λέγων = ·ή3 Χ*? = 1 Chr 13 . 12 .

p{$ = 1 Chr 13 .9 .

6 . 10 : (*pp) Sp: B: εις = SjjÇ= 1 Chr 13 . 13 .

6.11:

1n»3 *73

ΠΝ'ι

DIX 13P nx= B:

δλον τον οίκον Άβεδδαρα καί πάντα τά αύτοϋ

= 1*7 -|£*Χ *73 ΠΚ) D I X 1 3 Ρ Ρ ’ 3 *73 Γ\$ = 1 Chr 13 . 14 . 6 . 16 : Π’Π1: Β: καί έγένετο = Ifpl = 1 Chr 15 .2 9 . τ τ :

· :-

3 1 1 1 » : Β: εως πύλεως Λαυειδ = *p*j *ρρ *jp = 1 Chr 15 .2 9 . • Τ

6 . 19 : Γ)ΠΧ · · 1 ΠΧ ■· ΠΠΧ missing in Β = I

V

7 V

1 Chr 16 .3 .

7 ·5 :

ΠΡ 1ΝΠ: Β: ού σύ = ΠΠΧ * 6 = 1 Chr 17.4 1 ~7 ~

7 ·7 :

(^XltP’ ) ’ 3 3 missing in Β = 1 Chr 17 .6 .

7 . 11 :

Β: άπό των ήμερων = D’P’ P1? = 1 Chr 17 . 10 . Π1ΓΡ (“1*1 ΠΪΡΓ): Β: καί έσται = ,-ρΠ1 = 1 Chr 17 . 11 .

7 . 13 : Π1 3 ,: Β: οικοδομήσει μοι = I1·) Π3 3 ’ = 7 Chr 17 . 12 .

iFlSbûû XD 3 : Β: τον θρόνον αύτοϋ = ÌKP3 = 1 Chr 17 . 12 . 7 . 15 : 31 D’ Xb: Β: ούκ άποστήσω = "|>ρ$$ χ^ = 1 Chr 17 . 13 .

Ί φ χ ‘piXIP D3 » : Β: άφ’ ών = ·ηρή*ρ = 1 Chr 17 . 13 . 7 . 16 : ïj^pp: Β: καί ό θρόνος αύτοϋ = ÌXp 3 ) = 7 Chr 17 . 14 . 7 . 19 : 2 3 missing in Β = 1 Chr 17 . 17 .

(D’D) ^

B : ύπέρ = *7|? = 1 Chr 17 . 17 .

7 .2 1 : Τ["|3 1 : Β: τον δοϋλόν σου = pïjpp = 1 Chr 17 . 19 .

7.23: ^NIÎP’S: Β: Ισραήλ = 1Κ3ΪΡ’ = 1 Chr 17.21. ·· τ : · : 7 : ' ÛP^): Β: λαόν = QP = ί Chr 17.21. Ì*7 Dittai Β: τοϋ θέσθαι σε = ï|^> Qî|jp^ = 1 Chr 17.21. ι; Β: τοϋ έκβαλεϊν = 7 .2 5 : Dp.lT Β: πίστωσον = 7 .2 8 : (^*1 3 Ρ)

= 1 Chr 17 . 21 . = 1 Chr 17 .2 3 .

Β: ύπέρ = ^>ρ = 1 Chr 17 .2 6 .

8 .3 :

“ΐίϊ?“ΠΠ: Β: Άδρααζαρ = 3 Ϊ$?3 "ΙΠ — 1 Chr 18 .3 . Idem ν. ν. 5 , 7 , 9 , 10 ,

8 .4 :

F j^ : Β = adds: άρματα = ρρ·^ = 1 Chr 18 .4 .

10 . 16 , 19 .

nixa SD#*

B: καί έπτά χιλιάδας =

nîîptpl =

1 Chr 18 . 4 .

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A . Sperber , T h e C o d e x V a tica n u s (B )

B·' feti = bV =

3

8 .7:

(H 3 Î ? )

8-8:

*7KÛ Π 3 ΊΠ : B a d d s: έν αύτω έποίησεν Σ α λ ω μ ω ν την θάλασσαν τήν χαλκήν καί

1 Olir 18.7.

τούς στύλους καί τούς λουτήρας καί πάντα τ α n ^ a n *?3 8.9:

□ H ’i a y n π ^ ι η ^ Γ φ π

îÿp|: Β : Θουου =

=

d’

σκεύη = ΠΝ ΓΪΙΰ^ΙΡ Π & Ρ c l3 Τ Τ

τ

= 1 C hr 18·8.

1 Clir 18.9.

8 .1 0 : Q- φ : B : Ίεδδουραν, c fr . Ο Τ Π Π : 1 C h r 18.10. τ

τ

8 .1 2 :

B : έκ τής Ίδουμ αίας =

=

8 .1 3 : in ia n- a..· · Β : έπάταξεν = (“ |3Π j . = Π ΊΧ : Β : Ίδουμαίαν =

1 C hr 18.11.

1 C h r 18.12.

= 1 C h r 18.12.

8 .1 4 : >Π’ Ί: Β : καί έγένοντο = spfp·) = 8 .1 5 : *Τ]*7 (ή-ρΐ) m issin g in Β =

1 C h r 18.13.

1 Chr 1 8.14.

8 .1 8 : D’ J iiS : Β : αύλάρχαι; cfr. Τ Ι^ Π Τ>“? Ο ^ ΙΦ Χ ΊΓ Ί: 1 C hr 18.17. 10.2:

(V 3 K )

10.5:

*Τ|·Λ

10.6:

Τ Π 3 : Β : ό λαός Δαυειδ = “p ïj Q ÿ ; e rro n e o u s v o c a liz a tio n o f th e o r ig in a l:

: τ :

Β : περί = —

=

1 Chr 19.2.

B a d d s: υπέρ τω ν άνδρών = 0> φ 3Χ Π bV = · τ ·*: τ

•i :

~

1 C hr. 19.5.

· τ

T13 DS? = 1 C hr 19.6. 10.17: T H n t o p b D1Î? *D*}I7*V Β : καί π αρετάξατο Δαυειδ απέναντι Συρίας = T p I^ I D * $ Π Ν Ι ^ 171 = 1 C hr 19.17. 2 3 .8 :

njj.Dt? bV- B p r a e m ittit: οΰτος έσπάσατο την ρομφαίαν αΰτοϋ, c f . “|“Π’Ρ iWH in ’jq

D i?: 1 C hr. 11.11.

2 3 .1 3 : Γ)·ήΤ|: Β : καί τά γ μ α = ΠΰΠΰΊ =

1 C hr 11.15.

2 3 .1 7 : ìr w V Q : Β : τοϋ ποιήσαι = ΓΓίΦΪΐρ =

1 C h r 11.19.

ΟΓ)ΪΓξ333: Β a d d s: πίομαι = | -φ ψ χ = 1 Chr 11.19. 2 3 .2 1 : ΓΙ’ 3Π: Β a d d s: ώ ς ξύλον διαβάθρας = ο ^ ή χ "Ì3D3 = 2 4 .1 2 : 2 4 .1 3 :

Β a d d s: λέγων - V

Β : τρία =

Τ

2 4 .1 4 : Π^)03: Β : έμπεσοϋμαι = τ

: ·

- ιή ρ χ ^ =

=

1 C hr 11.23.

1 C hr 2 1.10.

1 Chr 2 1 .1 2 . τ : V

=

1 C hr 2 1 .1 3 .

I’ D f l l D’ 3*V Β ad d s: σφόδρα = “f x p = 1 C h r„2 1 .1 3 . 2 4 .2 4 :

Β : ολοκαύτωμα = Π^Ι’Ρ =

1 Chr 2 1.24.

Τ

2 2 .1 2 : 7 ^ Π : Β a d d s: άποκρυφής αΰτοϋ = "j*)p)p = P s 18.12. D Ì 3 D : Β : ή σκηνή αΰτοϋ = ÌCI3D = Τ *.

n i t r i r Β : σκότος = Γ ΰ φ Π = B s

P s 18.12. 18.12.

2 2 .1 5 : Κ : ΠΡ|-|η, Q : Π ΓΡΊ: Β : καί έξέστησεν αυτούς = ο ρ π η = K = P s 18.15. 2 2 .1 6 : !)^!)): Β : καί άπεκαλύφθη = 2 2 .2 5 :

>133:

= P s 18.16.

Β : κατά την καθαριότητα τω ν χειρών

μου = >*]»

— Ρ*

18.25.

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4

Miscellanea G i o v a n n i M e r c a t i . 1.

2 2 .2 6 : “1Ì3·;: B: άνδρός = 2 2 .3 9 :

= Ps 18 .2 6 .

missing in B = Ps 18 . 3 9 .

2 2 .4 2 : î|P^i>: B: βοήσονται =

= Ps 18 .4 2 .

2 2 .4 3 : DîMlX missing in B = Ps 18 . 4 3 .

The result may be summed up as follows: while translating the second book of Samuel, Codex B very frequently offers a translation of the Hebrew text of the parallel source. This clearly points to the fact that at the time, when the Greek translation underlying Codex B was made, the two recensions of the Hebrew A n n a les (cf. m y “ New Testament and Septuagint ” , p. 283 f.) Avere not yet finally assigned to Samuel and Chronicles, respectively, as they appear now. “ The final redaction of these books must have taken place at a later pe­ riod ” (ib., p. 284). b) C o d e x B

the

R

esu lt of

V

a r io u s

T r a n s l a t io n s .

It is apparent that the V orlagen of Codex B were collated with other Septuagint manuscripts, and variant readings were noted therein. The combination of the original reading with such variants is called doublets; cf. NTS p. 222 f. Only a very detailed examina­ tion may sometimes reveal, which of the two components of the doublet is the genuine reading of the V orlage, cf. NTS p. 235 f. The examples offered here are taken from 2 Samuel, too. It will be noted that with the instances from chapter 6, which have their parallel in 1 Chronicles, one component is a translation of the Chronicles-passage, while the other one translates the Samuel text. Two vertical strokes ( || ) separate the two components of a doublet. 1 . 19 : ï|>£)iQ3

): B: υπέρ των τεθνηκότων ( = ïpfliî bV) li επί τα ύψη σου.

1 .2 3 : Π Ί 5 3 &Ô 0111051 Dnw.D3 OOff^ny Β: ωραίοι ού διακεχωρισμένοι (hence,

D ir m i 0Π” Γα is left untranslated) ||ευπρεπείς εν τη ζωή αύτών, καί έν τω • 9-ανάτω ού διεχωρίσθησαν. Β: έκ τής παρεμβολής ( = ΟΟΠΟΟ) II εί? Μαναεμ; cf. ν. 12: Ο’ ΙΠΟΟ =

2.8:

Β: έκ Μαναειμ; ν. 29 : D’ jflO1 Β: εις τήν παρεμβολήν. 2 . 16:

Β: τη χειρί ( = *ρϊ}) ||τήν κεφαλήν.

2 .3 0 :

Β: όπισθεν ||άπό.

5 . 20 : νρΝ

Β: τούς εχθρούς ||αλλοφύλους ( = D’PIÇ^B)·

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Λ. SpKHBKi!, ΊΊ η* Codex Yatiennus (B)

rrfrpnS B: εν άναβάσει ( ---- n n ir a ■·-= 1 Ohr 13 .li) ; τοϋ άναγαγεϊν. (i.5 :

C-C’laa

H33: B: εν όργάνο'.ς ήρμοσμένο'.ς Ί εν ίσχύι καί έν ώδαϊς ( — “133

D'TÇ'3 ' IV - 1 * -in* 13 . 8 ). 0 .6 :

(13) 'nSB·' B: κατχσχεΐν (χυτήν) (

ijlNp ~ 1 Chr 13 .9 ) ' καί έκρχτησεν (αυ­

τήν); at the ensi of the verse, του κατχσχεΐν αυτήν is a repetition of the Chr component of this doublet. 0 .7 :

Q'li^Xn ρ'ΊΝ DP= Β: παρά τήν κιβωτόν του κυρίου ( = ,-ρΓρ ρ-ιχ CP) Üένώ-

7 . 1:

2 ' 3 DÎJ: B : κύκλω... jj ...των κύκλω.

πιον τοϋ θεοϋ (;·= QipSjç} ’ “2*7 = i t.’hr 13 . 10 ).

7 . 13 : "fp: B: έως | |εις.

B: v.y\ κχτεσμικούν&ην jl μικρόν.

7 . 19 :

7 .2 0 : ΠΓ1Χ 1: B: καί νυν ( - -- rtflïp) ·! 3 (3 pp): Β: (άνθ’ ών) οτι.

12 .3 0 : D3 PP: Β: ΛΙελχολ ( = £33*7.3) i τοϋ βασίλειο; αυτών. 13.20

aaaS: Β: τοϋ λαλήσαι ( = 33 rt?) !|εις -ο ρήμα.

13 .3 3 : Κ : QJt 13, Q: >3: Β: οτι (— Q) :j αλλ’ ή (■--■■■ Κ). 15 . 10 : 7J*7P: Β: βεβασίλευκεν ;|βασιλεύς 15 . 18 : Β offers the verse in a threefold translation. 15 .2 0 : ?;φρ ï[p’; s

Di-’ ΠΙ ï|Kl3 ^iûpi: Β: εΐ εχθές παραγέγονας καί σήμερον κινήσω

σε μεθ’ ήμών ||... εχθές ή έξέλευσίς σου καί σήμερον μετακινήσω σε μεθ’ ημών. 15 .2 3 : ρ'ηηρ *7Πΰρ: Β: έν τώ χειμάρρω των Κέδρων | |... τον χειμάρρουν Κέδρων. 17 .8 :

Πΐψ 3

3 1 ?: Β: ώς άρκος ήτεκνωμένη εν αγρώ

καί ιός ϋς τραχεία έν τώ

πεδίιο. 17 . 13 : "[J): Β: έως | |εις: 17 .2 8 : 3 3 ÇÎÇ: Β: κοιτάς | |καί αμφιτάπους. 18 .3 :

"Τί?Ρ^: Β: βοήθεια ( = 3 'Ρ) ·|τοϋ βοηθεϊν.

1 8 .8 :

DP3: Β: έκ τοϋ λαοϋ j] ... έν τώ λαώ.

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6

M iscella n ea G io v a n n i M e r c a t i . T.

18 . 14 : Π^ΡίΚ JJ. K1?: B: τοtiro έγώ άρξομχι |j ούχ ούτως μενώ. 18 . 17 : νΠ 2Π ΠΠΘΠ 18 . 18 :

Β: εΐε Χάσμα μέγα |·; ... εις τον βόθυνον τον μέγαν.

Β: έλήμφθη |ί ... λαβεϊν.

Ι-*

Β: έστησεν |{ ... έστήλωσεν. 18 .2 2 : Π3 ^ : Β: δεΰρο | |... σοι. 19 . 8 :

ϊ]^ ΠΡΊν Β: και έπίγνωθι σεχυτω ( = “Λ ΠΡΙ5!) li καί κακόν σοι.

19 . 10 : P|3 Q: Β: έκ χειρος |j άπό πάντων ( = ^ 3 3 )· 19 . 14 : ΠΡΙΝ: Β: Τ Τ

19 . 19 :

συ IIκαί νϋν (=

D’à

ΠΡίΡ)· Τ -

ΠΊ3 ΡΠ ΠΊ?!?]: Β: καί έλειτούργησχν τήν λειτουργίαν

( = m a g r i n a g i) τοϋ διαβιβάσχι τον βασιλέα (π ' 3 is missing) |j καί διέβη ή τ

-: τ

: τ :

'' '

^

διάβασις έξεγεϊραι τον οίκον τοϋ βασιλέως. 19 .2 3 : EVÿ: Β: τίς ||άνήρ. 19 .2 5 :

τ : ~

19 .2 8 :

η ν ν nbv Β: καί ούκ έθεράπευσεν τούς πόδας αύτοϋ [; ουδέ ώνυχίσατο. τ τ

:

3 ΤΪ2Π ΠίΡΡΐ: Β: έποίησεν το καλόν ενώπιον... |! καί ποίησον το αγαθόν

Ιν όφθαλμοϊς σου. 19 .2 9 : QX >3 : Β: άλλ’ ή I1 ° ' 1 · ( = ’ 3 )· 19 .3 6 : J)*^: Β: καί κακοϋ | |εις πονηρόν. τ:

19 .4 3 : tfjÿj ΠΝ'ίΡΰ ΟΚ: Β: ή δόμα έδωκεν | |ή άρσιν^ήρεν, 19 .4 4 : W$Ì5

ΥΠ 3 DHì: Β: καί πρωτότοκος ( = “VÎ3 3 ) έγώ ή σύ II καί γε έν τφ

Δαυείδ είμι ύπερ σε. 2 0 .6 :

ΠΡΙΝ: Β: καί νϋν ( = ΠΡίΡ) II «ύ· Τ Τ -

2 0 .8 :

ΝΙΠν Β: καί ή μάχαιρα έξήλθεν |ί καί αύτή έξήλθεν.

2 0 . 18 : !)3 ΠΠ p i ^3 Ν3 ^ Ν Γ ’ VlNîP: Β: ήρωτημένος ήρωτήθη έν τη Άβελ καί έν

Δαν ( = p·]) εί έξέλιπον ( = ϊ)3 ΠΠ) II ··· έρώντες έπερωτήσουσιν ένα έν Άβελ καί ούτως εί έξέλιπον. 2 0 . 19 :

>jiûN

Β: ά έθεντο (= !) 0 tP) °'L μιστοί τοϋ ’Ισραήλ (in Β erro­

neously added to verse· 18 ) ||... ειρηνικά των στηριγμάτων ’Ισραήλ. 2 0 . 2 2 : ΟΡΠ ^ 3 ^Ν ΠΦΝΠ Ν3 Ρ11: Β: καί είσήλθεν ή γυνή προς πάντα τόν λαόν | |καί Τ

Τ

Τ

V

Τ · Τ

Τ -

έλάλησεν προς πάσαν τήν πόλιν ( = ηΐρπ ^ 3 ^>Ν “I3 “tpll)· “|ΙΡΠ bVfà'· Β: άπό τής πόλεως ||άπ’ αύτοϋ ( = v ^ΤrΤa·*) · * Τ — ·· 2 1 . 1:

V

Β: δια το αυτόν ||...περί où.

2 1 .2 :

ΟΝ 13: Β: δτι ( = 13) II άλλ’ ή.

2 1 .5 :

Β: έξολεθρεϋσαι ήμάς

(=

IIάφανίσωμεν

αύτόν

(=

2 1 . 12 : Ι^Ρ3 : Β: των άνδρών | |υιών ( = rjt|)· 2 1 .2 2 :

Β: έτέχθησαν ||άπόγονοι (— >^>).

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A . S p e k b e r , T h e Cortex V a tica n u s (B )

.7

ΠΒΊΓ6: B: των γιγάντων ||... τω 'Ραφα. τ

τ τ :

*

Β: έν Γε9· ij ...οίκος ( = p|’ 2 )· 22.11: >3$}: Β: έπάχυνεν |, έν νεφέλαις. " Τ

23.14:

Π’ 3 ÎK

SîtüT

Β: καί το ύπόστημα των άλλοφύλων τότε έν

Βαιθλεεμ ||... (erroneously added to verse 15:) το δέ σύστεμα των άλλοφύλων τότε έν Βαιθλεεμ. 23.24: ÌTj^: Β: Δουδει ||πατραδέλφου αύτοΰ. 24.24: >3: Β: οτι ||αλλά.

c) L e n g t h y P a s s a g e s

in

T wo

T r a n s l a t io n s

in

Co d ex

B.

The Septuagint does not always follow the arrangement of the Biblical mate ial as offered by the Masoretie Text. Not only are the prophetic sections of Jeremiah differently arranged, but even the narrative sometimes follows a different order. So e. g. has Codex B the first chapter in Numbers thus: v. v. 23, 26-37, 24, 25, 38; N um ­ bers 26 runs: 14, 19-27, 15-18, 44-47, 28-43, 48. But it also occurs that groups of verses are found in Codex B twice: where they belong according to the Masoretie Text, and else­ where. The variant readings, which a comparison of these two occur­ rences reveals, prove that they originate in two different translations, and are not the result of scribe’s erroneous y copying the same source twice. The current editions of Codex B by Swete and B rooke-M c Lean treat these two occurrences differently: one (but not necessarily the first) is identified as the genuine translation b y applying to it the numbers of the corresponding Hebrew verses, while the other one is stigmatized as mere repetition b y the application of the letters a, b, c (and so on) to the numeral cited immediately preceding it. These doublets may be found either in close proxim ity to one another (in the same chapter), or set far apart. I follow' the Masoretic Text in quoting chapter and verse of the Hebrew passage, and B rooke-M c Lean for Codex B. Consistently I omit the accent of proper names, unless they are in an inflected form according to Greek declension. The Hebrew Text will help us identify the two Greek columns as two different translations. But it goes without saying that it does not eo ip so claim to be the basic Hebrew V orlage of these translations. Hebrew and Greek are arranged in corresponding lines; in the case of a different order, I indicate by arrows in the Greek columns their corresponding Hebrew lines.

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s

.\lÌMTÌI;m«*a G i ovanni Μι;κ' Λΐί. ί.

-’ Λ " : Καί έν ττύ έτι Λ χυειδ “ ήν ένετειλχτο τ ώ Σκλιυμύν λέ­ γων . "P ? TO Ì

«Ύ* P

*?rv

P P .n

p.

c p n jp T P p

x'n'

“ V P : -? ? P p ç^

c ip = :;π 5



τ ;

N in i

pN ppp ρ η - ’ ,η 'T î p ç p i •CNp H M 'C PPPN

CN

*p n ? ■ n p ;m P n n p r i ΠΠΝ c cT n I T I

P 'N '3· n p iï!

•'P n p p n

ip N

nN

p n n ln i ir p T

πν

:ή ΐ χ ρ c n ç

2. ' : i\x:. ιδού μετά σοϋ

‘ [ίου μετά σοϋ

Σεμεει υιό: i 'ήρα

Σεμεει υίοε Γήρα.

/ / , : τού Ίεμεινει

υιό; τού σπέρματος τού Ί ε μείνε!.

έκ Βχχί>ουρειμ.

έκ Χ ε^ ρ ω ν

καί αύτος κατ^ράσατο ν.ε

ού εο; κχτηρχσχτό με

κV.τάρ αV ό^υνηρ αν

κχτάρχν όδυνηρχν

τή ήμερα ή έπορευόμην

έν ή ήμερα έπορευόμην

είε πχρεμβολχ:,

εί: πχρεμβολχς·

καί χ ύ τό; κχτέβη

·:Λ« : καί χ υ τό; κατεβχινεν

εί: άτεχνεήν μου

εις ά ~ αν τήν μοι

εΐς τον Ίορδχνην,

έττί τον Ίορδχνην,

κχΐ ώ μ οσχ χύτω

καί ώ μ οσχ χϋτω

εν Κυρίω λέγων

κατά τού κυρίου λέγουν

Ιό! θανατώσου σε

EÌ θχνχτωθ-ή,σεται

έν ρομφαία.

έν ρομφαία.

καί ού μή ά 9 ω ώ σ η ; χυτόν.

:|ΰ'5 : καί νυν μή χ θ ω ώ σ η ; χυτόν,

ότι άνήρ σ ο ο ο ; εϊ σύ,

ότι άνήρ φρόνιμος σύ,

κ.χι γνώση

καί γνώση

X ποιήσει: χ υ τ ό '

X ποιήσει; χύτω,·

καί κχτχξει;

καί κχτάςει;

τήν πολιάν χύτου

τήν πολιάν χύτου

έν χιμάει εί: όίδου-

έν χΐμχτι εί: χδου.

! Ki P r i e n ;n n e u t r i n ic p p p n 7 p ç n n ;n p D 'P r p ? JH #

] *>.·***: Καί ήν ήγόυμενο; πάντων των βασιλέων

2.46Î) ; καί Σ χ λ ω μ ω ν ήν αρχών έν πάσαις ταις βασιλεία'.;

από τού ποταμού καί έ ω ; γής αλλοφύλων

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Λ. Sp.T:i!i!i:ii. 'Ilie Codex Viitieanus (B) Sia? 1 " ]

il

7.7.1 zcoi ορίων Αίγυπτου. καί ήσαν προσ-ρέροντε; δώρα

n n ;2 c n ? &

καί έδούλευον τ ω Σ α λω μ ω ν

r iü lr n^t n 'i z i ’ i

πάσας τά ς ήμερα; της ζω ή ς

î r n >2 ’ Ì 3 4 .--: καί ταύτα τά δέοντα τ 3 α -

χύτου. Κίε ; καί τούτο το άριστον Τω

/.(ον. ων

Σ α λω μ ω ν,

n^D 1 3 D i r l e

τριάκοντα κόροι σεμιδάλεως

τριάκοντα κόροι σεμιδάλεως

: - 3|3 1 3 D'ÇTl

καί εξήκοντα κόροι αλεύρου

καί έξήκοντα κόροι αλεύρου

r i s l r e n 1? 'n i ΤΠΧ D l l

έν ή μέρα μια.

κεκοπανισμένου,

κεκοττχνισμένου,

D'X3 3 1 J5 3 Π3 Γ 3’

24; καί δέκα μόσχοι εκλεκτοί

δέκα μόσχοι εκλεκτοί

καί είκοσι βόες νομάδες

καί είκοσι βόες νομάδες

fS Ï IN ^l

καί έκατόν πρόβατα,

καί έκατόν πρόβατα

tyffî 1 3 “:

έκτος

έκτος

έλάφων καί δορκάδων

έλάφων καί δορκάδων

*3)3 3|33 Β'ΐίΤΓ

3 3 2 Π1 '3 1 1

: d ' d =q ì ? D n j i j i

καί ορνίθων εκλεκτών, σιτευτά.

n i l sin '3 3 ,1 3,1 3 3 3 * *733

-1 : οτι ήν αρχοον πέραν του ποταμού,

καί ορνίθων εκλεκτών νομάδων. 4*5/ ; ούκ ήν αρχών έν τταντί τέραν του ττοταμου άπό 'Ραφεί έω ς Γ ά ζη ς,

in ? tin π ρ β ρ ι

έν πάσιν τοίς βασιλεϋσιν πέραν τού ποταμού.

3 Π5Π 3 3 3

i l π’π o l i c i 1 3 3 1 ? ‘7 3 3

: 3 ' 3 D3 ιτ ιΐ’ s r i Π3 3 ί *7X3 3 *1 1IB3 nnn c*'x

in:xpi n n m I?3 t? 3 K3 3 I?7 f1 3 M ó i # ’ 3 ’ *73

καί ήν αύτώ ειρήνη

θ '> : καί ήσαν τ ω Σ α λ ω μ ω ν τεσσεράκοντα χιλιάδες

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12

MÌm' i‘Ì1.!]U\> «ilOV.-WM MtKi'ATi. i

π“ '£·;χ rjSn κ1?'! 3 ,7 $

■:ορευεσΙ>αι εις Σωφειρ, τορεύεσ ί>αι έπί το χρυσίου καί ούκ έπορεύίίη. ϋτι συνετρίβη

«') ί-13ψ; ’3 :η?| |1’VT3 m»;s 1 SK ÎN* 3 ΚΠΝ [5 =ιπ;?πχ: ÏÏD ilCh'n’: *?N H3Î? Op’ ~

7

ή ναϋς έν Γασ'.ων Γαβτρ

>0

7

: τότε είπεν βασιλεύς Ισ ρ α ή λ π .ό ς Ί ω σ α φ α ί) Έ Ε απ οστελώ τούς παίδάς σου

î]’*|nr; dp ni’iNs •i: i ÎESCriiT: Π3Ν S1?!: ÏÏDtÿirt’: 33ΓΊ _ : ·rri3i? or vn3£ or i3[5-H Ί3Κ T;1 “Ιψ3

καί τά παιδάριά μου έν τή νηί.

·>':

τ ι

ciln; ψψη :ι»ςιπρι 1:3

καί ούκ έβούλετο ΊωσαφαΙΚ

-

7 1

i i

καί έκοιμή$η

-SA ; καί έκοιμή!>η Ί ω σ α φ α θ

μετά των πατέρων αϋτοϋ ,

μετά τω ν πατέρων αϋτοϋ

καί έτάφη έν πόλε'. Λαυειδ τοϋ πατρός

έν πόλει Λαυειδ.

αϋτοϋ. καί έβασίλευσεν Ί ω ρ α μ

καί έβασίλευσεν Ί ω ρ α μ

υιός αϋτοϋ άντ’ αϋτοϋ.

υιός αϋτοϋ άντ’ αϋτοϋ.

2 Κί

3κπν i : is ) Dtlnn i · ^ηψ’ ip ’jbo pp ti3 niipp njatp η:Γ3 ιτρπ’ a erin i

3 ,1 : Κ αί Ί ω ρ α μ υιός Ά χ α α β

1

:

καί Ί ω ρ α μ υιός Ά χ α α β

V

-p&l

:n;tf mfcrç? : Ρ1 Π πψν*] mn’ ’:’V3 ‘ xi pi 1SN31 V3N3

έβασίλευσεν έν Ισ ρ α ή λ

βασιλεύει έπί Ισ ρ α ή λ έν Σαμαρεία

έν έτει οκτωκαιδεκάτω

έν ετει οκτω καιδεκάτω Iojoapai) βασιλέω ς Ίου δα .

Ί ω σ α φ α θ βασιλει Ίου δα , καί έβασίλευσεν δώδεκα έτη. 2 ; καί έποίησεν το πονηρόν

έτη δέκα δύο

ι*'!» :

έν ύοθαλμοις Κυρίου,

ενώπιον Κυρίου.

πλήν ούχ

πλήν ούχ

ώ ς ό πατήρ αϋτοϋ καί ούχ

ώ ς οί αδελφοί αϋτοϋ ούδέ

ώ ς ή μήτηρ αϋτοϋ

npp ipsn ro-va nx

καί έποίησεν τύ πονηρόν

καί μετέστησεν τάς στήλας τοΰ Βααλ

ώ ς ή μήτηρ αϋτοϋ. 1Ί·

καί άπέστειλεν τάς στήλας τοϋ Βααλ

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A . S pe r b e ü , T h e C o d e x V a tic a n u s (B )

&c έπίησεν ό πατήρ αύτοϋ.

ηψν

13

ας έποίησεν ό πατήρ αύτοϋ καί συνέτριψεν αύτάς.

».

3 : ττλήν έν τη αμαρτία

mstsns p i

Ίεροβοαμ υίοϋ Ναβατ

v i : ?3 ο ρ η τ

x ’m ~ “ φκ ‘Γ'ΝΊψ) Dis* pan :ns£? “ip xb

πλήν έν ταίς άμαρτίαις ο’ίκου Ίεροβοαμ

δς έξήμαρτεν

ος έξήμαρτεν

τον ’ Ισραήλ

τον ’Ισραήλ

έκολλήθη.

έκολλήθη,

ούκ χπίστη άπ’ αύτής.

ούκ άπέστη άπ’ αυτών.

d ) C o d e x Β in C h r o n ic l e s h a s P a s s a g e s f r o m K in g s and

V ic e V e r s a

Certain narratives, which are contained in the Hebrew Bible in Kings only, but not in Chronicles, appear in Codex B in Chronicles in an obviously new translation (and vice versa). Having no corre­ sponding text in Hebrew, these verses are identified as a, b, r (and so on) of the last preceding verse in Brooke-M c Lean’s edition. 2 Ki 23 23 ,21;

2 Ki 23

η ϋ κ πt n Vs D~in:

23 ,2t; καί γε τούς Οελητάς

2 Chr 35 19« : καί τούς ένγαστριμύθους

n’jr ^ n η*η

καί τούς γνωριστάς

καί τούς γνώστας

η’εηηπ nsi D’^an ngn

καί τά θεραφείν

καί τά θαραφείν

καί τά είδωλα

καί τά είδωλα

καί πάντα τά προσοχΟ-ίσματα

καί τά καρασείμ

τά γεγονότα

ά ήν

έν γη Ίουδα

έν γή Ίουδα

καί έν ’Ιερουσαλήμ

καί έν ’Ιερουσαλήμ

έξήρεν Ίωσείας, ϊνα στήση

ένεπύρισεν ό βασιλεύς Ίω σείας ϊνα στήση

τούς λόγους τοϋ νόμου

τούς λόγους τοϋ νόμου

τούς γεγραμμένους έπί τφ βιβλίω οδ εδρεν

τούς γεγραμμένους έπί τοϋ βιβλίου οδ εδρεν

D’ppp'n b 3 ΓΤΤΙΠ’ p.8| ·- τ

·

ìnpps’ iva □>ρπ

minn τ ~ n33 ·· : · ns Ίρρπ bv_ D’pnsn K ïü i m

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• χελκείας ό ίερεύς έν οϊκω Κυρίου.

χελκείας ό ίερεύς έν τφ οϊκω Κυρίου.

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14

M iscella n ea G i o v a n n i M

,τπ ττ >6 irinni τ: ins*? Π1Π’ *?!
a P e s itta d e M ossou l

Éminence, Vous savez que l’imprimerie de la Mission Dominicaine de Mossoul t ravaille depuis trois ans à l’impression d’une Bible Chaldéenne selon l’an­ cienne version dite de la Pschitta, telle qu’elle est en usage dans les Églises durit chaldéen. Le premier volume de cette Bible est terminé, à part les livres des Paralipomènes. Cinq livres du second volume sont •également terminés, à savoir: Job, les Psaumes, l’Ecclésiaste et le Can­ tique des Cantiques. L’impression de cette Bible est arrêtée aujourd’hui pour les raisons •suivantes: La version de la Pschitta est incomplète en beaucoup d’endroits des livres dont nous n’avons pas encore commencé l’impression. Sa Grandeur Ill.me Mgr Altmayer, Délégué Apostolique, demande l ’insertion, dans ces livres, des passages manquants de la Pschitta. Mais alin de distinguer le texte primitif de la Pschitta d’avec les passages supplémentaires, ceux-ci seraient imprimés entre parenthèses. Cette méthode aurait le double avantage de conserver le texte primitif dans son intégrité, et de donner aux Églises le texte complet des Livres Saints. Ci-joint un fac-similé de ces insertions. Sur l’injonction qui nous fut faite par Monseigneur Altmayer d’insérer les passages manquants de la Pschitta, j ’invitai Monseigneur Clément David, Archevêque de Damas, correcteur et réviseur de l’ouvrage, à traduire ces passages, et pour lui laisser le temps de faire ce travail difficile il fallut suspendre l’impression de la Bible et renvoyer les manuscrits à Damas. Monseigneur Clément répondit d’abord qu’il fallait consulter S. B. Mgr le Patriarche Chaldéen39. Celui-ci, interrogé sur l’opportunité de l’inser­ tion entre parenthèses des passages omis de la Pschitta, répondit qu’il la verrait avec plaisir. Mais quand je lui demandai la permission de me servir de l’autorité de son opinion auprès de l’Archevêque de Damas, Sa Béati­ tude n’y consentit pas, prétextant qu’il fallait d’abord consulter Mgr Abedjesu Chayath. J’ai interrogé également Monseigneur Benni, 40 qui AI.

G

o o k .m a c h t i g i i ,

r e lig ie u x d e la p r o v in c e d e B e lg iq u e , n é le 9 a v r il 1843 à

D o ttig n ie s (c a n to n d e M o u s cr o n , F la n d r e O c c id .), m o r t à L iè g e le 27 a v r il 1920; c fr . A n n é e D o m in ica in e 1920, p p . 1 8 3 -1 8 7 .

89 P i e m

ie

É

l ie

ΧΓΙ

A

b o l y o n a n



à

M o s s o u l en 1840; e n v o y é a u C ollèg e

•de la P r o p a g a n d e en 1855, il d u t re n tre r à M o s s o u l d e u x a n s p lu s ta r d p o u r ra is o n •de s a n té ; é lu p a tr ia r c h e le 28 ju ille t 1878, c o n fir m é p a r L é o n X I I I le 28 fé v rie r 1879; m o r t d a n s la n u it d u 2 6 -2 7 ju in 1894. Cfr. F r . D iet. d ’ H ist. et dé G éogr. ecclés. I, c o l. 1 4 3 -1 4 4 ;

40

B ehnam

B

e n n i

T

T

f in k d j i

o u r n e b iz e

,

,

A b o lio n a n ,

o p . eit., p . 1 6 -1 7 .

n é le 14 a o û t 1831; é tu d ia a u C o llè g e d e la P r o p a g a n d e

d e 1847 à 1856; a r c h e v ê q u e s y r ie n d e M o s s o u l d e 1862 à 1893; é lu p a tr ia r ch e d es S y r ie n s d ’ A n tio c h e le

12

o c t . 1893; m o r t le 13 s e p t. 1897. C fr. C.

K

o r o l e v s k ij

,

H e n n i B eh nam , D iet. d 'H ist. et de G éogr. eeelés. V I I , c o l. 1 3 5 2 -1 3 6 0 .

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72

M iscellan ea G i o v a n n i M

e r c a t i.

I.

opine que l’insertion entre parenthèses des passages manquants de la Pschitta est chose utile et convenable; utile, parce qu’elle donne aux Évêques et aux Prêtres un texte complet et sûr des Livres Sacrés; conve­ nable, parce que cette édition de la Bible Chaldéenne est la première qui sorte d’ateliers catholiques et qui soit approuvée par une autorité catho­ lique. Après plusieurs semaines d’explications réciproques Mgr Clément répond définitivement à la date du 16 juillet écoulé 41 : 1° Que dans certaines parties de la Bible, ex. gr. dans Tobier l’Ecclésiastique, les Machabées, la traduction des passages manquants de la Pschitta est chose impossible. 2° Qu’il réprouve personnellement cette insertion de passages étrangers dans le texte de la Pschitta. 3° Qu’il est certain que l’Épiscopat chaldéen, le premier intéressé dans cette affaire, n’aime pas que l’unité et la pureté du texte de la Biblede son Église soient rompues et déformées. 4° Qu’il tient pour certain que le Saint-Siège veut que le texte de la Pschitta reste dans son intégrité sans additions étrangères. Cepen­ dant, ajoute-t-il, comme je puis me tromper sur cette dernière raison,, pour trancher définitivement et irrévocablement la question, je crois devoir conseiller de recourir au jugement du Saint-Siège. 5° Il avoue ne pouvoir entreprendre le travail de traduction des passages manquants de la Pschitta, quand bien même le Saint-Siège déci­ derait l’opportunité de l’insertion de ces passages, et il prie d’avoir recours à un traducteur plus habile que lui. Permettez donc, Éminence, de recourir en Votre Personne à l’autorité du Siège Apostolique pour la décision de cette grave et délicate question. Dans tous les livres de la Bible imprimés jusqu’aujourd’hui, il n’y a que 7 ou 8 versets manquants. Encore leur place a-t-elle été laissée vide et l’endroit numéroté. Il est donc possible de les insérer. Pour les livres qui restent à imprimer Sa Grandeur Mgr Allmayer exige comme condition de son approbation l’insertion entre parenthèses, des passages manquants de la Pschitta. Mgr Clément David déclare la traduction de ces passages impos­ sible et condamne leur insertion. Pour ne pas suspendre le travail de l’imprimerie, nous avons été obligés de faire traduire à Mossoul, par le moine Cas Eremia, du consen­ tement de Mgr le Délégué et de S. B. le Patriarche Chaldéen, les passages,. 41

C ette le ttr e n o n d a té e d u P .

G

o o r m a c h t ig h

s e m b le d o n c ê tre d e la fin

ju ille t o u d u c o m m e n c e m e n t d ’ a o û t. L a p o s te n ’ é ta it p a s très r a p id e , en c e te m p s , e n tre D a m a s e t M o sso u l sép arées p a r le d é s e rt, q u e n os m ission n a ires m e t ta ie n t q u a t r e sem a in es e n v ir o n à tra v erser.

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de

J.-M. V o s t ê , La Pesitta de Mot*Mil

73

omis dans le Cantique des Cantiques et dans le livre de l’Eeclésiaste. Cette traduction a été dûment revue et corrigée au Patriarcat Chaldéen. Aujourd’hui le travail d’impression de la Bible est complètement suspendu. C’est avec confiance et soumission que nous attendons, Éminence, le jugement que vous porterez; et dans les sentiments du plus humble respect j ’ai l’honneur de me dire d e V o t r e E m in e n c e

R e v e re n d is s im e

le très h u m b le s e r v ite u r

fr .

Bernard M.

G o o e m a c h t ig h

V ie . S. O. P . M iss. A p .

Quelques semaines plus tard, le 6 septembre 1884, le même écrivait de Mossoul au Cardinal Préfet de la Propagande au sujet du IIIe livre des Maehabées, que l’on trouve dans la plupart ries manuscrits de la Pesitta. Éminence, Une nouvelle difficulté s’élève pour l’édition de la Bible Chaldéenne;. permettez-moi de vous la soumettre. Je transcris un passage de Mgr Clément du 13 août dernier. « U y a une autre question qui doit être décidée par le Saint-Siège. « La voici: Dans la version Pschitta sous le titre des Maehabées on trouve, « outre les deux livres reçus en grec et en latin, un troisième livre qui est « un abrégé du livre de Josèphe sur les antiquités des Juifs. Faudra-t-il «insérer ce troisième livre des Maehabées! Monseigneur Ebedjesus « Khaïath le veut; moi je préfère le contraire. Borne décidera ». Je prie votre Éminence de vouloir bien nous faire connaître son jugement et d’accepter les hommages les plus respectueux qu’offre à V o t r e É m in e n c e R e v e re n d is s im e v o t r e très h u m b le s e r v ite u r in C .°

fr. B e r n a r d

M.

G o o e m a c h t ig h

V ie . S . O. P . M iss. A p .

La sacrée Congrégation de la Propagande pour les Affaires du Bite oriental demanda au sujet de ces difficultés l’avis du Père Augus­ tin Oiasca O. E. S. A. 42, interprète et consulteur éminent par sa 42

L e P . A u g u s tin

C

ia s c a

n é a P o lig n a n o a M a re (p r o v . B a ri) le 7 m a i 1835;

p r o fe s s e u r d ’ h é b re u a u c o llè g e u rb a in d e P r o p a g a n d e d e 1866 à 1876; p r it p a r t a u C o n c ile d u V a tic a n à titr e d e t h é o lo g ie n et d ’ in te rp rè te d es É v ê q u e s o r ie n t a u x ; e n 1872 c o n s u lte u r d e la C o n g ré g a tio n d e la P r o p a g a n d e p o u r les A ffa ires d u rit

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74

M iscella n ea G i o

v a ssi

M e r c a t i. I.

science universelle et son bon jugement ecclésiastique, ainsi que de Mgr Georges Ebediesus Khayyath, Archevêque de Diarbékir 43, rési­ dant à ce moment à Rome pour l’édition du bréviaire chaldéen 44. V otu m du P. ClASCA, 1 2 n ovem bre 1 8 8 4 . — Après avoir loué l’activité typographique de la mission dominicaine de Mossoul et le dessein d’imprimer la Pesittff « di cui i Protestanti avevano solo « il monopolio non solo in Oriente, ma pur anco in Occidente », le P. Ciasca retrace à grands traits l’histoire de la PesittS pour en faire ressortir l’autorité. «È da dolersi per altro, che, non ostante l’im« portanza di questa versione, e l’uso non mai interrotto che ne hanno «fatto le genti aramaiche, essa non sia stata mai cattolicamente e « completamente pubblicata per le stampe ». Les éditions protes­ tantes de l’Ancien Testament n’ont ni les livres ni les passages deutérocanoniques. Les polyglottes de Londres et de Paris sont complètes, mais inaccessibles pour la plupart. «D al fin qui detto agevolmente si potrà comprendere quanto « sia deplorevole in proposito la condizione dei cattolici, massime « aramaici, e quanto siano benemeriti della religione e della scienza « i RR. PP. Domenicani di Mossul per avere intrapresa una nuova « ed ortodossa edizione della più volte nominata versione P scitta , « come si ha nei codici nestoriani o caldei ». Puisque l’édition de Sa­ muel Lee (1823-1826) est épuisée, et que la Société Biblique de Londres se propose de faire une nouvelle édition plus critique, sur le conseil et avec la collaboration de quelques Orientalistes le P. Ciasca recueille depuis quelque temps le matériel nécessaire pour

o r ie n t a l e t « s c r i p t o r » d e la B ib lio t h è q u e V a tic a n e ; en 1879 v is it e u r e n É g y p te , P a le s tin e et S y rie; en 1881 a r c h e v ê q u e tit.

a p o s to liq u e

d e L a r is s e e t p r é fe t d es

A r ch iv e s se crètes d u V a tic a n ; en c e t t e m ê m e a n n ée il p résid a le s y n o d e ru th èn e d e L é o p o l; n o m m é en 1892 s e cré ta ire d e la P r o p a g a n d e , i l fu t cré é C a rd in a l en 1899; m o u r u t le

6

fé v rie r 1902. « L e

c a r d in a l C ia sca a é té u n d es th é o lo g ie n s et

« d es o rie n ta lis te s les p lu s s a v a n ts d e n os jo u r s », é c rit A . oath ., I I , 2, c o l. 2 4 7 2 -3 . p p . 7 6 6 -7 ; A . 43 E

P

e r in i

b e d ie s u s

,

V

C fr. a u ssi J .

B

a l e s t r i,

P

a l m ie r i

,

D ie t . T héol.

T he catholic en cyclop ed ia I I I ,

S tud io bio-b ibliografico sul Card. A g . C iasca (1903). K

h a y y a t h

,

su cce s se u r d u p a tr ia r ch e

A

b o l y o n a n

.

Né à

M o s s o u l en 1828, fu t é lè v e d u c o llè g e u rb a in d e P r o p a g a n d e d e 1845 à l8 5 3 ; sa cré é v ê q u e d ’ A m a d ia (A ra d e n ) le 23 se p t. 1860; v ic a ir e p a tr ia r c a l g én é ra l d e 1863 à 1872; tra n s fé ré en 1874 à D ia r b é k ir (A m id a ); é lu p a tr ia r c h e le 28 c c t . 1894 et c o n fir m é le 28 m a rs 1895; m o r t à B a g d a d le 6 n o v e m b r e 1899. C fr.

T

p in k d ij

,

c it., p . 17.

44 Cfr.

Orientalia Christiana periodica X I, 1 9 4 5 , pp. 63 -6 4 .

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op .

•T.- Μ . T

o ste

, L a P e s ittâ d e M ossou l

75

uno édition critique de la Pesata afin de prévenir les Protestants 45. Sur ces entrefaites il reçut de la part de la Propagande « un foglio « di un P. Domenicano di Mossul, da cui ho appreso essersi colà « incominciata la stampa della desiderata edizione. Dopo ciò si è « desistito da qualunque pensiero di preparare la progettata edizione ». Ici le P. Ciasca expose les difficultés rencontrées par les D o­ minicains dans l’impression de la Pesitta d’après les lettres du Père B. Goormachtigh. Il fait voir les multiples et graves inconvénient s île la proposition du Délégué Apostolique, et émet enfin son propre avis: c’est la partie la plus intéressante du votum du docte moine, que je copie maintenant jusqu’à la fin. Portata la questione a questo punto, il Direttore della tipografia si rivolge all’Emo Sign. Card. Prefetto di Propaganda, affinché si compiaccia di pronunziarne l’autorevole e definitivo giudizio. Intanto egli, dietro il consenso del Delegato e del Patriarca, ha fatto tradurre dal Monaco cal­ deo P. Geremia i passi mancanti del Cantico dei Cantici e dell’Ecclesiaste; le quali traduzioni sono state rivedute e corrette al Patriarcato caldeo. Inoltre ha mandato, come saggio, un foglio stampato, contenente i primi 13 versetti del Cap. I dell’Eccesiastico, redatto nel modo voluto dal Delegato Ap., ed approvato dal Patriarca. E perché si possa conoscere a colpo d’occhio l’alterazione profonda che s’indurrebbe nella Pscitta , e per conseguenza l’importanza della questione, si pone qui tradotta lette­ ralmente con le parentesi una parte del detto saggio. L ib e r I e su

f il ii

A s î r â (S i r a c h )

Caput I.

1. Omnis sapientia a Domino [Deo] est: et cum ilio est a saeculo {et est ante aevum]. 2. Arenam maris, et. pluviae guttas, et dies saeculi quis dinumerare potest ? Altitudinem caeli, et latitudinem terrae, et abyssum magnam quis dimensus est ? 3. [Sapientiam Dei praecedentem omnia quis investigavit ?] 4. Ante haec omnia creata est sapientia, et roborata est fides. 5. [Fons sapientiae verbum Dei in excelsis, et ingressus ipsius man­ data aeterna]. 6 . Radices sapientiae cui revelatae sunt ab initio, et arcana pruden­ tiae quis agnovit ? ,r’ Le P . Aurelio P parle de cette édition critique de la Pesittâ projetée par Aug. C , pour laquelle celui-ci avait recueilli les «variantes lectiones » du Nouveau Testament; op. cit., pp. 41-47. e r in i

ia s c a

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76

M iscella n ea G i o v a n n i M e s c a t i . I.

7. [Disciplina sapientiae cui revelata est et manifestata ? et multi­ plicationem ingressus illius quis intellexit 1 ] 8 . Unus est [altissimus Creator omnipotens et Eex potens], et me­ tuendus solus [Dominus] Deus dominans super omnes thesauros illius. 9. Creavit illam [in Spiritu Sancto], ct vidit illam et dinumeravit eam, et tradidit illam. Da questo piccolo saggio evidentemente si scorge, che le parole, frasi o versetti che inesattamente si dicono mancanti nella versione siriaca, lo sono del pari nel testo greco, da cui quella deriva, e perciò-piuttostocliè un difetto, esse confermano la fedeltà della stessa versione: si scorge inoltre,, che rincominciata edizione di Mossul mentre non rappresenterebbe nella sua purezza la veneranda Pscitta, ancorché le addizioni dovessero rima­ nere sempre in parentesi, non potrebbe dirsi neppure espressione della Volgata latina a cagione delle gravissime varianti anche in quelle parti che sono comuni a tutte le due versioni. Quindi sarebbe una versione sui generis, priva affatto di ogni critica importanza, ed utile a nessuna altra Chiesa all’infuori della Caldea, se pure tutti i Vescovi ed Ecclesiastici clic la compongono vorranno seguire ed approvare una si grave innovazione. Mons. Daud al num. 3 della sua risposta ne dubita, anzi dice esser cerio che l’Episcopato Caldeo non ami, che sia deformata l’unità e la purità del testo biblico della Pscitta. A ciò si potrebbe aggiungere, che, dato pure che l’Episcopato caldeo volesse la pretesa inserzione, esso non sarebbe in facoltà di averla, ed eccone la ragione. Come è noto, fra breve si metterà mano alla stampa del Breviario caldeo: in esso non solo vi sono indicate,, ma si trovano per extensum tutte le sezioni scritturali da recitarsi quoti­ dianamente dai Sacerdoti, le quali sezioni sono prese dalla pura e genuina Pscitta. Ciò posto, potrà l’Episcopato caldeo lasciare nelle mani del Chie­ rico un testo biblico non conforme a quello che si trova nel Breviario ΐ Potrà esso permettere, che il laicato, ignorante è vero, ma proclive al so­ fisma, senta dalla bocca del Sacerdote un testo scritturale più o meno· esteso da quello che egli legge nel testo della Bibbia ? Saranno tutti i fedeli non solo, ma molti degli ecclesiastici alla portata di rendersi ragionedei significato di quelle parentesi, appena tollerabili in un libro scientifico ? E poi, potrà sperarsi, che in’altra edizione più o meno lontana si con­ servino le dette parentesi ? La storia della critica sacra c’insegna, che la maggior parte delle varianti esistenti nel sacro testo e nelle versioni ripete appunto l’origine dell’essersi inserite nel testo le glosse od altre annota­ zioni poste primieramente in margine o fra parentesi. Ma, posto pure che per la Chiesa Caldea non debba temersi alcuno· degli inconvenienti accennati, è d’uopo considerare, che la versione in discorso non è una privativa di quella Chiesa, essa è sostanzialmente comune ai cattolici Siri e Maroniti, ed agli scismatici Nestori ani e Monofisiti; essa costituisce ancora per tutti i cultori delle scienze bibliche un

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.T.-M. V osté, La l’ csitta de Mossoul

77

autorevole documento per la critica sacra. Onde pertanto possa la mede­ sima servire a sì diversi popoli ed a scopi altrettanto varii, è necessario die sia una ed identica presso tutti. Se ciò non fosse, si costringerebbero le altre Chiese orientali cattoliche, usanti la stessa lingua, a procurarsi un’altra edizione; si darebbe occasione ai dissidenti di calunniare i catto­ lici come corruttori della S. Scrittura; la stessa calunnia, od almeno sospetto potrebbe ingenerarsi nella mente dei critici, i quali piuttosto che una critica edizione della Pscitta, si vedrebbero nelle inani una specie di rap­ sodia·, e finalmente si concederebbe libero il campo ai protestanti di potere a loro comodo preparare e diffondere una più esatta ed accurata edizione della stessa versione. Per impedire simili inconvenienti la S. Congregazione nella Generale Adunanza del 5 maggio 1879, trattandosi del Breviario siro redatto da Mons. Daud, dispose, che le parti scritturali da inserirsi nello stesso Bre­ viario fossero esclusivamente prese dalla pura e genuina Pscitta senza veruna alterazione. Il vero, che il caso oggi si presenta sotto un diverso aspetto, ma gl'inconvenienti che seco porta sono i medesimi, epperciò richiede identica sentenza. Allora si trattava principalmente della recen­ sione del Salterio, fatto dal sullodato Vescovo di Damasco il quale aveva avuto il cattivo pensiero di conformare l’antica versione siriaca al testo ebraico ed alla Volgata latina, e con ciò, volendola a suo parere migliorare aveva corrotta la Pscitta. Oggi si dice volersi conservare il testo di questa, aggiungendo però dalla Volgata latina alcune parole e frasi che in quella mancano, come mancano negli archetipi da cui deriva, vale a dire, dai testi ebraico e greco. Se dunque allora non venne permesso di ricorrere al testo ebraico ed alla Volgata per la ragione intrinseca di non alterare la versione siriaca, e per la estrinseca di conservare fra tutte e tre le Chiese sire, Caldea, Sira e Maronita, un testo identico della S. Scrittura, e per non dare occasione ai dissidenti di calunniare i cattolici, lo stesso divieto parrebbe doversi ripetere nella presente questione, sussistenti le medesime ed identiche ragioni. Nel! atto pertanto che si dovessero encomiare i PP. Domenicani per l’utile e necessario lavoro intrapreso, potrebbonsi richiamare alla loro mente i seguenti canoni: 1. Stampare il solo testo della Pscitta contenuto nei più antichi e più accurati manoscritti che si possano avere. 2 . Non alterare minimamente lo stesso anche in m in im is senza un’evidente ragione, e sempre coll’autorità dei codici più autorevoli. 3. Nei dubbi per la discrepazione dei codici ricorrere al testo contenuto nelle Liturgie, perché si suppone il meglio conservato, quan tunque in quanto ai codici nestoriani possa forse dubitarsi. 4. Se neppure colle Liturgie potranno sciogliersi i dubbi, consul­ tare gli Scrittori che hanno citato la versione sira κατά γράμμα.

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78

M iscellan ea O i o v v n n i M k k c a t i . I.

δ. Non aggiungere cosa alcuna, ancorché tra parentesi, se tutti i codici della P s c i i t a non la contengono. 6. Se non si potesse, o non si volesse seguire questo metodo, sarebbe molto meglio, che si desistesse dalla pubblicazione della più volte nomi­ nata versione, affinchè rimanesse salvo il decoro dei Missionarii e del Rappresentante della S. Sede. L i 12 N o v e m b r e 1884.

fr.

Agostino

Cia s c a .

Quant à la question s’il fallait, oui ou non, reproduire le 3" livre des Machabées, le P. Oiasca répondit comme suit dans une lettre adressée à Mgr Serafino Cretoni, Secrétaire pour les Affaires Orien­ tales de la Propagande. Monsignore Ill.mo e R.mo, Il 3° libro dei Maccabei, di cui si parla nella lettera del P. Goormachtigh, da Lei rimessami per esprimere in proposito il mio subordinato parere, non è stato mai riconosciuto come canonico dalla Chiesa Cattolica. È vero ch’esso trovasi in quasi tutte le Bibbie greche, ed anche in alcune edizioni latine, come, ad esempio, nella Tigurina; come pure è fuor di dubbio che lo stesso venne annoverato fra le SS. Scritture dalla S inopsi Atanasiana, e dal canone 85 Apostolico, come oggi lo è presso la Chiesa greca e russa scismatica, ma moltissimi dei Padri Greci e quasi tutt’i latini hanno sempre considerato il detto libro come apocrifo, e perciò nella nostra Volgata latina non è stato posto neppure alla fine di tutti i libri, ove trovansi il terzo e quarto di Esdra46. I manoscritti siri lo hanno, ma non si può dire con fondamento che le chiese sire l’abbiano considerato come canonico. L’edizione dei Prote­ stanti lo ha rigettato una al primo e secondo dei Maccabei; Tischendorf lo ha messo coi due primi al calce della sua edizione greca dei Settanta, però segnato con asterisco per indicarne la non canonicità. Ciò posto, egli è evidente non potersi questo libro collocare fra le Scritture canoniche in una edizione cattolica della Pscitta·, però ciò non toglie che si possa conservare come monumento storico. Sarei pertanto di avviso, salvo miglior consiglio, che il detto libro venga stampato e collocato in fine del Nuovo Testamento col seguente o consimile avveri i-1 6 16

C o m m e il y a p lu sieu rs é crits a p o c r y p h e s d its d es M a c h a b é e s d a n s les

d iffé re n te s v e rs io n s b ib liq u e s , - le P . C ia s c a f a u t v o ir p lu s b a s c e q u e le P . C o m e ly

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mento: Questo libro trovasi nei manoscritti siri, ma non è riconosciuto come canonico dalla Chiesa Cattolica. Ciò sarebbe conforme all’operato della S. Sede nella edizione Clementina riguardo all’Orazione di Manasse ed al terzo e quarto di Esdra, ai quali, collocati dopo l’Apocalisse, è pre­ messa la seguente nota « Oratio M anassac, necnon libri duo qui sub libri ^tertii et quarti Esdrae nomine circumferuntur, hoc in loco, extra scilicet

■iseriem canonicorum librorum, quos Sancta Tridentina Synodus suscepit, et ST

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P e s itta

«le M o s c o u !

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«le Trente, que ce,s passages appartiennent réellement aux livres canoniques et soient inspirés, puisqu’ils constituent à peu près le tiers du livre. « An vero syriace exstent, écrit le P. Cornely, nescio; earum « versionem syriacam hucusque nec ipse vidi nec usquam allegatam «inveni; etiam de earum canonicitate quid sentiant Xestoriani, «ignoro; Monophysitas autem saltem olim eas canonicas habuisse, « concludere possumus ex eo, quod ineunte saec. 7. per Paulum Te« lensem septuagintaviralem textum syriace reddendum curaverint, « ut novam hanc versionem, in usum ecclesiae reciperent; iam hexa« piaris Origenis textus, quem Paulus Telensis vertit, etiam addita« menta Estheris continuit; at hexaplaris illa libri Estheris versio « syriaca videtur interasse. Fieri tamen potest, ut sive haec sive «altera antiquior additamentorum versio in syriacis codicibus adhuc «lateat; inquirendum ergo est; si vero non inveniantur, nova addita« mentorum versio erit adornanda, ne satis magna parte libri cano« nici careat Ecclesia illa ». Dans ce cas le P. Cornely conseille de mettre ces passages à leur place logique, comme dans les Septante, plutôt que de les réunir en forme d’appendice au bout du livre. 3. Quant à n o t r e livre de Baruch il n’est pas certain que les iSTestoriens l’aient inséré dans leur canon, quoi qu’en dise Assem ani51. L ’épître de Baruch, dont Ebediesus parle à cet endroit, est probablement l’épître apocryphe de ce' nom, faite par un chré­ tien, que l’on trouve dans les Polyglottes. Tandis que pour les Monophysites notre livre de Baruch est bien canonique. Le texte syriaque, qui se trouve dans les Polyglottes, suit fidèlement le grec. 4. T r o is passa ges évangéliques sont proprement appelés deutérocanoniques (Mc. X Y I, 9-20; Le. X X II, 43-44; loan. VII, 53— V ili, 11); et il n’est pas douteux que les Pères du Concile de Trente ont eu en vue ces passages, quand ils ont défini que tous les livres,, qu’ils venaient d’énumérer, « cu m om n ib u s su is p artibu s, prout in « Ecclesia catholica legi consueverunt et in vetere Vulgata latina « editione habentur » doivent être tenus pour sacrés et canoniques. Or la finale de Marc et Luc X X II, 43-44 se trouvent dans la Peâitta; il n’en est pas de même de l’histoire de la femme adultère. « Ex uno tamen codice, in quo reperiebatur, recepta est in Polyglotta « Londinensia; editio quoque, quae in usum Ecclesiae Maronitarum 8 1

81

B ib l. O r., Ι Ι Γ , 2, p . 236; ofr. ΓΓΙ, 1, p .

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la n. 3.

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M is a e lliiiK v i G io v a n n i M b u c a x i.

I.

« i ussu S. Congregationis de Prop. Μ . prodiit (Bonnie 1703) eam «exhibet, sed asteriscis ab initio et in fine notatam; item illae « protestanticae editiones, quae in usum Monophysitarum (Lendini « 1826) et fiestorianorum (Urmiae 1852) impressae sunt, eam admi« serunt. A fortiori igitur in nova editione catholica omitti nequit ». Mais le P. Comely ne recommande pas les astérisques, qui suggèrent un doute. Que si on les employait ici pour distinguer la Pesiti a historique ancienne de la Pt s itta ecclésiastique, alors il faudrait orner des livres entiers de ces astérisques, à savoir ceux qui n’ap­ partiennent pas à la Pesiti a primitive traduite de l’hébreu. 5. Enfin à propos du com m a ioa n n eu m (I loan. Y , 7), qui n’ap­ partient certainement pas à la PeSitta primitive, le P. Comely semble d’abord indécis; mais à la fin il est bien d ’avis qu’il ne faut pas l’in­ sérer dans cette nouvelle édition, comme il n’a pas été inséré dans l’édition faite en 1703 par la Propagande à l’ usage des Maronites: «Illud unum dico: quum post an. 1703 nulla nova definitio Ecclesiae « de hoc textu prodierit, illo autem anno editores Bomani textum « in sua editione syriaca omiserint, me non videre, qua ratione ob ii« gari possint editores novae editionis, ut eum recipiant, si, id quod «omnes consentire puto, ab omnibus mutationibus et additionibus « n on absolute n ecessariis abstinere debeant ». Pendant que l’on rédigeait, avec le concours du P. Comely, la relation de ces vota destinée aux Cardinaux de la Propagande, deux questions préjudicielles furent soulevées, qui faillirent tenir en échec la généreuse entreprise des Dominicains de Mossoul. Pauvres missionnaires ! ils né s’en sont certainement jamais doutés; cepen­ dant les résolutions de la Plénière, qui leur seront officiellement com­ muniquées, y feront clairement allusion, et seraient inintelligibles si l’on n’en prenait pas connaissance. Grâce au sens pratique de la Propagande qui ne fait pas de science pour la science, mais évan­ gélise toutes les nations, selon l’ordre du Christ, ces difficultés furent aussitôt et sagement résolues, et la PeSitta de Mossoul - toujours notre seule édition catholique ! - fut sauvée. La première question, plutôt d’ordre scientifique, fut soulevée et chaudement défendue par le P. Cornely. Puisque la Pisittâ est le texte sacré officiel des Maronites, Syriens et Chaldéens, ne convientil pas que le Saint-Siège prépare lui-même d’abord un texte authen­ tique, comme il a fait, après le Concile de Trente, pour la Yulgate latine, et comme Sixte Y fit pour la version grecque des Septante ?

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J .- M . V o st é . L a

P e s is t a

d e M asso n i

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Entreprise honorable pour le Saint-Siège autant qu’utile, à laquelle le glorieux nom de Léon X III resterait attaché, comme le nom de Sixte Y reste attaché à l’ édition romaine des Septante, et celui de Clément V III à la Vulgate authentique. «Inter antiquas Scriptura« rum versiones très eminent: graeca V. T., qua iam usi sunt Apo« stoli, Vulgata nostra latina, et syriaca Peschito, quae antiquitate « sua, quum saltem 2° saeculo iam sit exorta, maiorem Vulgatae « nostrae partem, imo forte integram, superat. Nonne igitur opus « dignum erit Leone X III, si eodem modo, quo Sixtus V graecae, «e t Clemens V III latinae versionibus, ipse Annerando illi syriaco « textui, qui hucusque neglectus iacet, puritatem et unitatem resti« t u e t ? Postquam de studiis philosophicis et historicis tam mirifice « meruit, nonne meritis suis quasi coronam imponet, si accurata «