Nicopolis d'Epiro: Nuovi studi sulla zecca e sulla produzione monetale 9781407307725, 9781407337661

The city of Nicopolis (Epirus, northern Greece) was founded by Augustus to mark his victory over Mark Antony and Cleopat

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Nicopolis d'Epiro: Nuovi studi sulla zecca e sulla produzione monetale
 9781407307725, 9781407337661

Table of contents :
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Title Page
Copyright
PREFAZIONE
PREMESSA
RINGRAZIAMENTI
I. LE PROVINCE GRECHE. QUADRO STORICO ED ECONOMICO
II. ACTIA NICOPOLIS
III. LA MONETAZIONE DI NICOPOLIS
IV. STORIA DELLA ZECCA E DELLA PRODUZIONE MONETALE
V. CIRCOLAZIONE MONETA LE E TESAURIZZAZIONE
VI. CITTÀ, MONETA E IDENTITÀ CIVICA
VII. SUMMARY

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BAR S2214 2011

Nicopolis d’Epiro Nuovi studi sulla zecca e sulla produzione monetale

CALOMINO

Dario Calomino

NICOPOLIS D’EPIRO

B A R

BAR International Series 2214 2011

Nicopolis d’Epiro Nuovi studi sulla zecca e sulla produzione monetale Dario Calomino

BAR International Series 2214 2011

Published in 2016 by BAR Publishing, Oxford BAR International Series 2214 Nicopolis d’Epiro: Nuovi studi sulla zecca e sulla produzione monetale © D Calomino and the Publisher 2011 COVER IMAGE

Bronzo di Nicopolis per Caracalla (211-217 d.C.); al rovescio, Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma (Napoli, Museo Archeologico Nazionale. Collezione Fiorelli, n. 6816) The author's moral rights under the 1988 UK Copyright, Designs and Patents Act are hereby expressly asserted. All rights reserved. No part of this work may be copied, reproduced, stored, sold, distributed, scanned, saved in any form of digital format or transmitted in any form digitally, without the written permission of the Publisher.

ISBN 9781407307725 paperback ISBN 9781407337661 e-format DOI https://doi.org/10.30861/9781407307725 A catalogue record for this book is available from the British Library BAR Publishing is the trading name of British Archaeological Reports (Oxford) Ltd. British Archaeological Reports was first incorporated in 1974 to publish the BAR Series, International and British. In 1992 Hadrian Books Ltd became part of the BAR group. This volume was originally published by Archaeopress in conjunction with British Archaeological Reports (Oxford) Ltd / Hadrian Books Ltd, the Series principal publisher, in 2011. This present volume is published by BAR Publishing, 2016.

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BAR Publishing 122 Banbury Rd, Oxford, OX2 7BP, UK [email protected] +44 (0)1865 310431 +44 (0)1865 316916 www.barpublishing.com

INDICE

INDICE DELLE TAVOLE FUORI TESTO

p. 6

PREFAZIONE (Andrew Burnett)

p. 7

PREMESSA

p. 9

RINGRAZIAMENTI

p. 13

I. LE PROVINCE GRECHE. QUADRO STORICO ED ECONOMICO

p. 15

I.1 IL CONTESTO POLITICO E ISTITUZIONALE La divisione dei territori: dall’Achaea all’Epiro, p. 15 - Aspetti giuridico-amministrativi, p. 17 I.2 IL CONTESTO ECONOMICO E MONETARIO Il quadro economico, p. 19 - La moneta romana provinciale, p. 20 - Autorità emittenti e autonomia locale, p. 23 - Denominazioni monetali e rapporti di cambio, p. 24

II. ACTIA NICOPOLIS

p. 27

II.1 LA FONDAZIONE DI AUGUSTO Azio, Nicopolis e i Giochi Aziaci, p. 27 - Popolazione e statuto amministrativo, p. 30 II.2 SVILUPPO E MONUMENTALIZZAZIONE La città di Nicopolis tra il I e il VI sec. d.C., p. 35 - I porti cittadini e le attività commerciali, p. 36 - Le evidenze archeologiche della monumentalizzazione cittadina, p. 38

III. LA MONETAZIONE DI NICOPOLIS III.1 STORIA DEGLI STUDI SULLA ZECCA Il catalogo di Oikonomidou nel panorama degli studi sulla moneta romana provinciale, p. 41 - La revisione di Kraay e il Roman Provincial Coinage, p. 42 III.2 CATALOGO DELLE SERIE MONETALI Criteri di redazione del catalogo, p. 43 - Abbreviazioni: collezioni museali, ritrovamenti monetali di scavo e listini d’asta, p. 45 - Sillogi numismatiche e corpora, p. 47 - Catalogo, p. 49 III.3 CATALOGO DEGLI ESEMPLARI Monete edite e addenda inediti, p. 200

p. 41

IV. STORIA DELLA ZECCA E DELLA PRODUZIONE MONETALE IV.1 L’APERTURA DELLA ZECCA (27 A.C.-14 D.C.) La monetazione inaugurale, p. 219 - La denominazione principale augustea, p. 220 Gli altri nominali del sistema monetario, p. 221 - L’ideologia post-aziaca e l’omaggio ad Agrippa, p. 222 - Le emissioni “pseudo-autonome”, p. 224 IV.2 LA CHIUSURA TEMPORANEA DELLA ZECCA (14-98 D.C.) L’interruzione delle emissioni nel I sec. d.C., p. 227 - L’intermezzo neroniano, p. 229 “Nerononicopolis”, p. 230 - Aspetti cronologici delle emissioni neroniane, p. 231 IV.3 RIPRESA E FIORITURA DELLA PRODUZIONE MONETALE (98-161 D.C.) La riapertura della zecca sotto Traiano, p. 234 - La monetazione traianea, p. 235 - Il nuovo repertorio tipologico della zecca, p. 236 - Le serie monetali di Adriano, Antinoo ed Elio Cesare, p. 237 - Adriano a Nicopolis, p. 239 - La zecca di Nicopolis nel quadro provinciale greco della prima metà del II sec. d.C., p. 241 - Le serie commemorative (98-138 d.C.), p. 242 - Le emissioni “pseudo-autonome” di epoca adrianea-antoniniana, p. 245 IV.4 L’ETÀ DEGLI ANTONINI (161-192 D.C.) Le emissioni monetali di Antonino Pio e Diva Faustina per i Giochi Aziaci, p. 249 - Il sistema monetario di età antoniniana, p. 251 - Le serie commemorative e “pseudoautonome” (161-192 d.C.), p. 254 - L’evoluzione della zecca nel contesto epirota, p. 255 - La monetazione di Marco Aurelio, p. 256 - Le serie “armeniache” e le emissioni in nome di Faustina II, p. 258 - Le emissioni di epoca commodiana, p. 259 IV.5 LA MASSIMA FIORITURA DELLA ZECCA (193-217 D.C.) La dinastia dei Severi, p. 263 - I Giochi Aziaci nella produzione severiana e i rapporti con la monetazione di Corcyra, p. 265 - Le zecche greche al tempo di Caracalla, p. 270 - La monetazione di Caracalla, p. 271 IV.6 LA CRISI ECONOMICO-MILITARE E L’ULTIMA FASE PRODUTTIVA DELLA ZECCA (218 - 268 D.C.) Dai Severi a Gordiano III (218-244 d.C.), p. 277 - Da Filippo a Treboniano Gallo (244253 d.C.), p. 279 - Valeriano e Gallieno: l’ultimo picco di produzione, p. 282 - La monetazione di Gallieno e Salonina con marche di valore, p. 284 IV.7 IL SISTEMA MONETARIO DELLA ZECCA (27 A.C.-268 D.C.) Problemi e metodi, p. 288 - L’evoluzione del sistema monetario a Nicopolis, p. 291

p. 219

V. CIRCOLAZIONE MONETALE E TESAURIZZAZIONE

p. 295

V.1 LA CIRCOLAZIONE MONETALE A NICOPOLIS Introduzione, p. 295 - Il campione documentario, p. 295 - Il quadro cronologico, p. 297 - Valuta locale e valuta “straniera”: le diverse classi di numerario circolanti in città, p. 300 V.2 LA DIFFUSIONE DELLA MONETA DI NICOPOLIS Ritrovamenti extra-urbani ed extra-regionali, p. 307 - Il quadro cronologico, p. 310 Diffusione della moneta provinciale nelle città greche: alcuni dati a confronto, p. 312 V.3 LA TESAURIZZAZIONE MONETALE Elenco dei ripostigli, p. 314 - Analisi dei ripostigli, p. 316 - Il quadro della tesaurizzazione di III sec. d.C. nelle province greche, p. 318 - Appendice I. Catalogo dei pezzi del ripostiglio di Vathy, p. 320 - Appendice II. Un possibile ripostiglio di monete di Nicopolis conservato nel gabinetto numismatico dei Musei Civici di Udine, p. 321

VI. CITTÀ, MONETA E IDENTITÀ CIVICA

p. 329

VI.1 LA MONETAZIONE E LA ZECCA: PROBLEMI INTERPRETATIVI E RIFLESSIONI CONCLUSIVE La funzione della moneta civica, p. 329 - L’evoluzione del ruolo della zecca, p. 331 VI.2 MONETAZIONE E IDENTITÀ CULTURALE A NICOPOLIS D’EPIRO Doppia comunità, duplice identità, p. 335 - La componente ellenica, p. 335 La componente romana, p. 337

VII. SUMMARY

p. 343

NICOPOLIS OF EPIRUS. NEW STUDIES ON THE MINT AND THE COIN PRODUCTION Introduction, p. 343 - The City and the Mint, p. 343 - The Coinage and the Monetary System, p. 345 - Coinage and Identity in Nicopolis of Epirus, p. 348

BIBLIOGRAFIA p. 351  Abbreviazioni: periodici, collane, corpora, volumi enciclopedici e collettanei, p. 351 Bibliografia per autore, p. 353

INDICI INDICE DEI NOMI INDICE DEI LUOGHI

p. 36 p. 3

INDICE DELLE TAVOLE FUORI TESTO Tav. 1: I. Emissioni augustee di Nicopolis - multiplo dell’assarion. II. Emissioni di Agrippa e Ottaviano Augusto. III. Emissioni di Agrippa con testa nuda o corona rostrata

p. 226

Tav. 2: I. Zecche attive in Achaea nella seconda metà del I sec. d.C.. II. Emissioni di Nerone per l’ “adventus” in Achaea e per le vittorie negli agoni

p. 233

Tav. 3: I. Tipi monetali traianei a confronto: mensa agonistica e “adventus”. II. Emissioni adrianee per i Giochi Aziaci

p. 246

Tav. 4: I. Emissioni commemorative dell’epoca di Traiano. II. Principali emissioni commemorative dell’epoca di Adriano

p. 247

Tav. 5: I. Analogie e legami di conio tra emissioni adrianee, commemorative e “pseudo-autonome”. II. Il tipo adrianeo della porta urbica sulla corona di Nicopolis delle serie “pseudo-autonome"

p. 248

Tav. 6: I. Il tipo monetale della mensa agonistica sulle lucerne di Nicopolis. II Emissioni in argento di Nicopolis e quinari imperiali di Antonino Pio e Diva Faustina. III. Emissioni con busti di Antonino Pio e Marco Aurelio di Nicopolis (o Corcyra?) e di Cyprus. IV. Analogie e legami di conio tra le emissioni di Antonino Pio e Marco Aurelio(?)

p. 261

Tav. 7: I. Emissioni antoniniane di Nicopolis e Corcyra a confronto. II. Serie “armeniache” di Nicopolis e possibili modelli

p. 262

Tav. 8: I. Emissioni parallele di Nicopolis per la famiglia dei Severi. II. Emissioni di Nicopolis e Corcyra col tipo del tempio corinzio. III. Analogie di conio di dritto tra emissioni severiane di Nicopolis e Corcyra

p. 276

Tavola. 9: I. Emissioni provinciali di Gallieno in Achaea da 8 assaria. II. Emissioni provinciali di Gallieno in Achaea e in Macedonia da 4 assaria. III. Doppi sesterzi romani imperiali. IV. Emissioni di Gallieno a Nicopolis da 4 e 3(?) assaria

p. 287

Tav. 10: I. Emissioni del nominale maggiore del sistema accomunate dal tipo di Asclepio al rovescio. II. Composizione metallografica delle monete di Nicopolis

p. 293

Tav. 11: I. Monete provinciali rinvenute a Nicopolis. II. Assi romani imperiali spezzati di età giulioclaudia. III. Bronzi romani provinciali spezzati di età giulio-claudia

p. 306

Tav. 12. Ripostiglio di Vathy - Preveza: emissioni di Settimio Severo per Caracalla, Plautilla e Geta; Caracalla imperatore per sé e per Giulia Domna

p. 323

Tav. 13. Ripostiglio di Vathy - Preveza: emissioni di Caracalla per Giulia Domna; Elagabalo per Giulia Mesa; Severo Alessandro per sé e per Giulia Mamea; Gordiano III; Filippo l’Arabo; Treboniano Gallo per sé e per Volusiano; emissioni “pseudo-autonome”

p. 324

Tav. 14. Monete di Nicopolis dei Musei Civici di Udine, collezione De Brandis: emissioni di Settimio Severo per sé e per Giulia Domna, Caracalla, Plautilla e Geta; Caracalla imperatore

p. 325

Tav. 15. Monete di Nicopolis dei Musei Civici di Udine, collezione De Brandis: emissioni di Caracalla imperatore per sé e per Giulia Domna; Elagabalo per sé e per Giulia Mesa

p. 326

Tav. 16. Monete di Nicopolis dei Musei Civici di Udine, collezione De Brandis: emissioni di Gordiano III; Filippo l’Arabo per sé e per Filippo junior; Treboniano Gallo; Valeriano e Gallieno, per sé e per Salonina; Gallieno imperatore con marca Δ

p. 327

Tav. 17: I. La componente ellenica: i giochi aziaci. II. La componente ellenica: tipi monetali ripresi nella decorazione delle lucerne. III. La componente ellenica: Hestia Boule e la personificazione di Nicopolis

p. 341

Tav. 18: I. La componente romana: tipi “navali” e propaganda augustea. II. La componente romana; tipi “equestri” e serie commemorative

p. 342



PREFAZIONE

The city of Nicopolis in Greece was founded by Augustus to mark his victory over Mark Antony and Cleopatra in 31 BC at the nearby Battle of Actium. The city flourished during the period of the Roman empire and its civic coinage was one of the most important and most interesting of the empire. It continued in production for over 250 years from the reign of Augustus to that of Gallienus. It has many unusual features, such as the very rare silver coins produced for the emperor Antoninus Pius and his wife Faustina, and, more particularly, the long series of coins with the name and portrait of Augustus. It was originally thought that they were all produced during Augusts’ reign, but we now know that, even though their exact chronology is difficult, they were minted for most of the time that the mint was active. A monograph about the mint was published by Mando Oeconomides in 1975 and an important study of its chronology was published by Colin Kraay in 1976. This new book by Dario Calomino builds on their work but establishes a new level of understanding of the mint. He has been able to find many new specimens of the coinage, often with previously unknown designs, and has found much new important material which was previously unknown in both Italian and Greek museums. The new collection of material is incorporated in a new and well-illustrated catalogue. The catalogue is accompanied by a series of analytical chapters that place the coinage very securely in the context of our literary and archaeological knowledge of Nicopolis, and which analyse how it can contribute to our understanding of Roman provincial coinage – its rhythm of production, its extent of circulation, its pattern of denominations and its iconography. The discussion is based on a very full understanding of the coinage and of the literature concerning other provincial coinages. It will make a very lasting contribution, not just to our understanding of the coinage of Nicopolis and of ancient Achaea, but also of the problems and issues of the Roman provincial coinage more generally.

Andrew Burnett British Museum - London, December 2010

Me Nicopoli Cesare ha fondato, Me Sacra per l’Aziaca vittoria, Febo Apollo Signore ringraziando (da una poesia greca dell’Ottocento)

PREMESSA «This is not the place to attempt, even in outline, a historical commentary on the coinage of Nicopolis…»: con queste parole, nel Numismatic Chronicle del 1976, C.M. Kraay concludeva la sua recensione del volume monografico /H Nomismatokop…a tÁj NikopÒlewj, pubblicato da M.K. Oikonomidou nel 1975. Il commento scientifico di Kraay, interessato a riformulare la cronologia di alcune emissioni monetali della zecca di Nicopolis d’Epiro, non poteva estendersi, per necessità di selezione degli argomenti, ad una disamina approfondita del contesto politico ed economico in cui operava una delle più importanti zecche provinciali della Grecia continentale, che avrebbe sicuramente meritato una specifica sede di trattazione. Da allora, nel corso degli ultimi trent’anni, l’orientamento della ricerca numismatica ha affrontato con sempre maggiore interesse il settore di studi afferente alla monetazione romano-provinciale, producendo preziose pubblicazioni sia a carattere monografico, riguardanti l’attività delle singole zecche, sia a carattere più generale, come il monumentale corpus del Roman Provincial Coinage, concepito con l’ambizioso proposito di redigere un catalogo esaustivo delle serie monetali coniate da tutte le zecche attive nelle province dell’Impero romano dalla morte di Giulio Cesare fino all’età di Diocleziano (circa 44 a.C.-96 d.C.). Prendendo idealmente spunto dal rimando (e forse anche dall’implicito invito) di Kraay a procedere ad un’analisi più organica e contestualizzata della monetazione di Nicopolis (in tal senso credo che si possa interpretare il riferimento a un historical commentary), e proprio alla luce dell’evoluzione degli studi di settore, che offrono un panorama di casi di confronto sempre più ampio e referenziato, questo studio si propone una rilettura in chiave storico-economica della produzione monetale nicopolitana, facendo ricorso, da un lato, alla combinazione delle informazioni desumibili dal dato numismatico con quelle provenienti dall’analisi comparata delle fonti storiche, epigrafiche ed archeologiche; dall’altro, all’integrazione del repertorio già noto delle attestazioni numismatiche della zecca con nuove testimonianze, attingibili in parte dalle sillogi di più recente pubblicazione, in parte dai ritrovamenti archeologici (circa 500 esemplari inediti) e dalle segnalazioni nei listini d’asta di monete circolanti sul mercato antiquario internazionale, in parte, infine, dalla ricognizione delle principali collezioni pubbliche e

private, italiane e straniere, non ancora studiate. Proprio la ricerca diretta di esemplari inediti all’interno dei gabinetti numismatici dei maggiori musei italiani, generata dall’effettiva necessità di conoscere quanto materiale attendesse ancora di essere individuato e catalogato, ha rappresentato il punto di partenza di questo progetto; fortunatamente esso si è rivelato in corso d’opera l’aspetto più sorprendente e proficuo del lavoro, grazie all’entità e alla varietà degli esemplari monetali che si sono potuti archiviare nel corso della ricognizione (circa 800), favorendo in alcuni casi l’individuazione di rare varianti rispetto alle tipologie note dai maggiori repertori. La riscoperta di una parte, pur così settoriale, del patrimonio numismatico italiano di collezione rappresenta al tempo stesso il motore e, si auspica, il principale valore documentario di questa ricerca, soprattutto alla luce del fatto che in Italia non esiste una scuola di studi che si occupi nello specifico della monetazione romano-provinciale, la quale pertanto rimane un terreno di indagine ancora tutto da esplorare.1 Esposto dunque lo scopo primario del mio lavoro, devo subito aggiungere che sin dal principio esso ha incontrato alcune perplessità di fondo negli ambienti scientifici con cui mi sono confrontato, dovute alla scelta di riprendere a trent’anni di distanza un argomento già trattato, documentato con un corpus di monete assai rilevante e in parte rivisto in forma critica ad opera di studiosi di primo piano nel panorama numismatico internazionale. Non sono mancate le obiezioni da parte di chi vi ha ravvisato un proposito di rivisitazione del lavoro altrui a scopo puramente speculativo, poco più che un tentativo di “fare le pulci” a un’opera sostanzialmente già completa. In realtà, potendo esplicitamente avvalersi dei risultati raggiunti in passato, questo studio non si è mai posto l’obiettivo di mettere in discussione le ricerche che lo hanno preceduto, ma piuttosto di integrare con nuove acquisizioni e nuovi argomenti le lacune che precedentemente erano rimaste in sospeso per diverse ragioni: per semplici motivi di opportunità scientifica nel caso di Kraay, che mirava effettivamente a una revisione critica di alcuni aspetti tecnici della materia, non certo a una sua completa riscrittura; per oggettive difficoltà 1

L’eccezione più significativa in questo panorama è costituita dalla scuola “milanese” presieduta da Adriano Savio, che in questi anni si è occupata specificamente della monetazione provinciale di Alessandria d’Egitto, raggiungendo risultati scientifici di indiscusso valore in ambito internazionale.

logistiche nel caso di Oikonomidou, cui va riconosciuto l’indiscusso merito di aver raccolto un’imponente mole documentaria attingendo dai principali istituti di tutto il mondo (senza l’ausilio dei moderni strumenti di ricerca informatizzata e di fotografia digitale del materiale), e che non ebbe l’opportunità di constatare l’effettiva consistenza del patrimonio italiano, impossibile da quantificare ancor oggi senza un apposito sopralluogo da parte del ricercatore. In Italia, infatti, la maggior parte delle istituzioni museali non può avvalersi della presenza di un curatore specializzato per la sezione numismatica, rendendo di fatto impossibile la catalogazione di ingenti quantità di materiale che, per la sua stessa natura, risulta penalizzato in sede di musealizzazione e viene perciò sacrificato prima di molte altre classi di manufatti in grado di esercitare maggior interesse nei visitatori. Se non adeguatamente ricatalogato con un moderno database informatizzato (situazione assai rara da incontrare in Italia), il materiale numismatico può presentarsi nella migliore delle ipotesi schedato in forma cartacea, nella peggiore trovarsi ancora depositato promiscuamente, in attesa di essere classificato. Ne deriva tuttora la necessità di controllare di persona le singole collezioni, spesso nella prospettiva di dover passare in rassegna interi lotti di migliaia di pezzi, prima di riuscire a individuare a volte non più di un paio di esemplari, a volte centinaia, a volte nessuno. A queste difficoltà si aggiunga lo specifico caso delle monete romano-provinciali, che erano e continuano ad essere meno considerate dagli schedatori, soprattutto in Italia, dove si privilegiano abitualmente i corpora di monete romane repubblicane e imperiali o tutt’al più quelli delle zecche magno greche. Nella nostra penisola, infatti, queste emissioni non circolavano se non in percentuali irrisorie e risultano quasi impossibili da reperire in sede di scavo. Per la loro natura “ibrida”, esse risultano inoltre di incerta collocazione nei medaglieri tradizionali (talvolta all’interno della serie greca, dopo le ultime emissioni delle zecche autonome divise per aree geografiche, talvolta all’interno della serie romana, mescolate alle emissioni della zecca di Roma, divise per imperatori in ordine cronologico) e spesso furono trascurate nella catalogazione “storica” dei primi curatori museali. Solo in virtù delle opportunità di studio e di mobilità offerte da un dottorato di ricerca, dunque, mi è stato possibile integrare il corpus di Oikonomidou con tutta quella documentazione che, ancora oggi, molti studiosi stranieri di monetazione romana-provinciale sono costretti a tralasciare, non potendo appurare personalmente quanto materiale inedito si trovi nei musei italiani (basti pensare che lo stesso progetto del Roman Provincial Coinage deve, per forza di cose, escludere dalla propria ricognizione gran parte delle istituzioni museali in cui ho rinvenuto la nuova documentazione presentata in questo libro).

contestualizzando i dati numismatici in un orizzonte economico, politico e culturale più articolato. Particolare attenzione è riservata alla produzione della zecca nel panorama delle province greche dell’impero; con questa opzione, si è cercato di circoscrivere il campo di indagine a una realtà ben delimitata (che escludesse il mondo delle zecche asiatiche), e al tempo stesso di estendere il quadro storico di confronto non solo alla regione (poi anche provincia autonoma) dell’Epiro, ma anche alla più ampia compagine amministrativa di appartenenza, l’Achaea, con la dovuta attenzione ad alcuni aspetti della produzione delle zecche macedoni.2 Per quanto possibile, questo tipo di approccio metodologico si ripropone nelle diverse sezioni del libro, sia nella prima parte introduttiva, funzionale a una contestualizzazione storica della città di Nicopolis nel panorama greco provinciale, sia in quel commento storico-economico (e culturale) della monetazione nicopolitana che Kraay auspicava, sia nella sezione dedicata alle conclusioni. La quinta parte si occupa della rielaborazione dei dati del catalogo relativi alle monete provenienti dagli scavi, per prospettare un quadro organico della circolazione e della tesaurizzazione della moneta nicopolitana, all’interno e all’esterno del sito; anche in questa sezione si è cercato di inserire il caso di studio in un contesto più ampio, ma sempre forzatamente condizionato dalla limitatezza del materiale di scavo relativo alle province greche finora pubblicato. Il riassunto finale in inglese degli argomenti trattati nel volume è volutamente ampio e articolato in tematiche principali, al fine di rendere più fruibile all’interesse degli studiosi stranieri una materia che, come si è anticipato, purtroppo non gode ancora di grande seguito in Italia. Considerate queste premesse, per quanto riguarda i propositi di completamento degli studi precedenti va chiarito che questo lavoro non può ancora aspirare all’esaustività, poiché il materiale di studio qui esaminato, per quanto sia ampio e vario, non è completo. In primo luogo, infatti, bisogna purtroppo riconoscere l’oggettiva impossibilità di disporre di un campione documentario esaustivo, a causa sia del difficile accesso a molte collezioni, sia della incompletezza dei dati di scavo. In alcuni casi è stato necessario rinunciare a visitare medaglieri italiani e stranieri per problemi logistici e burocratici; questa lacuna riguarda anche il materiale di scavo in Grecia, perché interi lotti di monete inaccessibili attendono ancora una prima schedatura, mentre altre consistenti quantità di esemplari rinvenuti a Nicopolis (e pertanto sicuramente afferenti alle emissioni della zecca cittadina) sono escluse dalla concessione di

Infine, proprio grazie a una piattaforma di partenza così ampia e documentata, quale è quella offerta dall’apporto dei due studi precedenti, si è profilata l’opportunità di estendere il mio interesse di ricerca oltre la mera compilazione di un nuovo catalogo, nella prospettiva di analizzare le varie fasi e i diversi aspetti di questa produzione monetale finora meno approfonditi,

2 Rimane sostanzialmente esclusa da questo ambito di studio la produzione monetale delle zecche cretesi, non solo perché afferenti a un’entità politico-amministrativa separata e associata alla compagine territoriale nord-africana (provincia di Creta et Cyrenaica), ma anche perché operanti all’interno di un realtà economica e culturale, quella isolana, per sua stessa natura a sé stante e dotata di caratteri del tutto peculiari.



studio, in virtù del legittimo diritto di prelazione esercitato dai ricercatori che stanno scavando nel sito.3

così un’analisi globale e maggiormente contestualizzata della monetazione civica, ad una più mirata e forse più approfondita. Da ciò è scaturita anche la necessità di operare delle scelte, talvolta molto sofferte, nella selezione dei temi della ricerca da affrontare, sacrificando su tutti lo studio della sequenza completa dei conii. Si tratta di un aspetto che riveste un’importanza non certo secondaria nell’economia di una ricerca numismatica a carattere monografico, ma che, per quanto concerne una zecca longeva e, in certe fasi, molto produttiva, come quella di Nicopolis, costituisce un impegno scientifico di grande spessore. Tale studio, che risulta peraltro ulteriormente complicato dallo stato di conservazione e dalla rarità di gran parte del materiale, è al momento reso inattuabile proprio da queste carenze documentarie; se per determinate fasi cronologiche della monetazione la sequenza sarebbe senz’altro ricostruibile (si pensi ad esempio all’età giulio-claudia), per l’intera attività della zecca gli anelli mancanti della catena sono ancora troppi.

In secondo luogo, va registrata l’inevitabile limitatezza della documentazione depositata nei musei o rimasta in circolazione sui mercati del collezionismo privato (oggi in continua espansione grazie all’utilizzo dei canali di comunicazione informatici - figg. 1-2, ma comunque difficilmente sottoponibili a un controllo sistematico),4 rispetto a quella che ancora è destinata ad affiorare dagli scavi: chiunque visiti oggi il sito archeologico di Nicopolis può infatti constatare che forse non più del 20% della superficie della città romana è stato finora portato alla luce, e può provare così a stimare quanto sia grande, in proporzione, la quantità di monete potenzialmente rintracciabili nelle ricerche future. Pensare di poter stilare oggi un catalogo definitivo delle monete di Nicopolis è probabilmente prematuro. Queste difficoltà sono state in parte accresciute dal fatto che, in questa sede, si è scelto di prendere in esame l’intero arco di produzione della zecca, anziché, ad esempio, una fase cronologica circoscritta, privilegiando

Potrebbe senz’altro essere questo un nuovo importante punto di partenza per il prossimo studio sulla produzione monetale di Nicopolis.

Fig. 1. Lotto di monete dell’Epiro in vendita sul sito di CNG Coins, che include un esemplare di Nicopolis per Caracalla, di cui è visibile solo il dritto (CNG145, lot 426)

Fig. 2. Lotto di monete romane provinciali in vendita sul sito di CNG Coins, che include un esemplare di Nicopolis di cui è visibile solo il rovescio col tipo: A entro corona di giunchi (CNG175, lot 345)

3 Per un elenco dettagliato dei siti di cui è stato possibile studiare il materiale affiorato e di quelli le cui monete non sono invece qui catalogate per mancata autorizzazione, si rimanda al capitolo sulla circolazione monetale. 4 Per esemplificare quanto imprevedibili possano risultare a volte questi canali del collezionismo antiquario, basti accennare alla assoluta casualità con cui mi sono imbattuto in un esemplare di Nicopolis, catalogato come bronzo della Bitinia, su uno dei tanti banchetti di espositori presenti alla Fiera numismatica di Verona nel maggio 2008; un episodio del genere, tanto fortunato quanto fortuito, solleva non pochi interrogativi su quanti altri esemplari si possano annidare nelle centinaia di fiere che si tengono annualmente in tutto il mondo, senza che la maggior parte del materiale venduto sia rintracciabile attraverso la pubblicazione di listini d’asta ufficiali.

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RINGRAZIAMENTI Mi resta, infine, da ringraziare tutti coloro che, in diversa maniera, hanno contribuito alla realizzazione di questo lavoro. Il prof. Giovanni Gorini (Università degli Studi di Padova), supervisore sempre attento e critico di ogni fase della ricerca, dal quale credo e spero di aver acquisito quel metodo scientifico di approccio allo studio della numismatica, che è un patrimonio condiviso da tutti gli allievi della sua Scuola e pienamente riconosciuto in campo internazionale. Tutti gli studiosi che, da molto più tempo di me, di questa Scuola fanno parte a pieno titolo, i quali, ciascuno in maniera diversa, mi hanno aiutato con i loro suggerimenti e incoraggiato nel mio percorso; oltre ai professori Andrea Saccocci e Bruno Callegher, vorrei ricordare particolarmente Michele Asolati, che ha avuto la pazienza di esaminare il mio lavoro in fase post-redazionale, rendendosi sempre estremamente disponibile a fornirmi importanti indicazioni scientifiche e metodologiche, frutto della sua profonda competenza anche in ambiti della materia che esulano dalla sfera dei suoi studi specifici; e Marcella Pavoni, che in questi anni mi ha accolto come suo cultore della materia all’Università degli Studi di Verona, dimostrando interesse per il mio lavoro con osservazioni sempre attente e puntuali. L’Università di Verona ha reso possibile il completamento di questo studio nell’ambito del Dottorato di Ricerca in Scienze Storiche e Antropologiche, che ho svolto nel corso del triennio 2006-2008. All’interno del Collegio Docenti voglio ricordare il prof. Alfredo Buonopane, mio tutor scientifico nella ricerca di dottorato, paziente consigliere soprattutto nella scelta degli approcci metodologici e nell’escursione delle fonti storico-epigrafiche, disponibile a confrontarsi in ogni momento con una materia diversa da quella di sua specifica pertinenza. Insieme a lui ringrazio Elizabeth Deniaux (Professeur d'Histoire Romaine, Université de Paris X), che mi ha gentilmente offerto preziosi suggerimenti nella revisione dell’introduzione storicoepigrafica, frutto della sua profonda esperienza di studi sull’Epiro nell’antichità. Ringrazio ancora il collegio del Consiglio di Dottorato, per avermi sempre sostenuto e stimolato con interrogativi originati da esperienze di ricerca completamente diverse dalle mie, e per questo sempre estremamente proficui; su tutti vorrei ricordare il coordinatore, Giampaolo Romagnani, Patrizia Basso e Gianmaria Varanini. Ringrazio poi tutti i direttori o curatori delle istituzioni museali che mi hanno consentito di accedere alle loro collezioni per studiare e pubblicare il materiale qui illustrato, o che semplicemente mi hanno fornito informazioni sul materiale da loro custodito, pur non possedendo esemplari che interessassero la mia ricerca.

Meritano però una menzione del tutto speciale i responsabili del British Museum, a cominciare da Andrew Burnett (Deputy Director), che ha accettato di leggere e discutere con me i risultati di questa ricerca, rendendomi partecipe della sua profonda esperienza scientifica in materia di monetazione romana provinciale; gli sono particolarmente grato per aver acconsentito a partecipare alla mia dissertazione di dottorato in qualità di membro esperto della commissione giudicatrice e per aver caldamente appoggiato questa pubblicazione. Ringrazio anche i curatori del Department of Coins and Medals, Richard Abdy (Curator of Roman Coins) e Amelia Dowler (Curator of Greek Coins), per avermi accolto con grande cordialità e avermi concesso la possibilità di esaminare la collezione numismatica, supportando il mio lavoro con professionalità e disponibilità eccezionali. In particolare voglio ricordare con profonda riconoscenza e amicizia Sam Moorhead (Find Adviser for Iron Age and Roman Coins presso il Department of Portable Antiquities and Treasure), per il grande interesse dimostrato nei confronti della mia ricerca e per il suo costante sostegno scientifico e morale: devo alla sua generosità se la Royal Numismatic Society di Londra mi ha offerto la prestigiosa opportunità di tenere un seminario sugli argomenti al centro della mia tesi, un onore del quale gli sarò sempre grato. Un sentito ringraziamento va anche a Michel Amandry (Paris, Bibliothèque Nationale de France - Cabinet de Médailles), per l’eccezionale disponibilità con cui mi ha concesso il materiale di studio conservato a Parigi e mi ha consentito di confrontare il mio catalogo con le bozze del corpus di Nicopolis per il RPC III, a cui sta lavorando. Voglio ricordare quindi Christopher Howgego e Volker Heuchert (Heberden Coin Room - Ashmolean Museum, Oxford), curatori del RPC IV, un catalogo on-line ancora in corso di compilazione, totalmente accessibile al pubblico anche per l’eventuale aggiunta di varianti inedite sconosciute agli autori; si tratta di un preziosissimo strumento di ricerca di cui ho usufruito assiduamente durante tutta l’elaborazione di questo lavoro e dal quale mi hanno generosamente autorizzato ad attingere immagini e informazioni indispensabili. Non meno importante è stata la possibilità di utilizzare immagini di monete (sia di Nicopolis, sia di altre zecche per confronto) scaricate dal Web, dai siti di case d’asta e di archivi informatizzati; tra questi desidero in particolare ricordare i responsabili di CNG Coins, soprattutto Massimilano Tursi, per avermi concesso di attingere materiale liberamente dal loro database. Una parte fondamentale di questo lavoro è rappresentata dall’analisi dei materiali inediti di scavo provenienti dal sito archeologico di Nicopolis. Per questo desidero

esprimere la più sincera gratitudine a Georgios Riginos (New Archaeological Museum of Nicopolis, 33rd Ephorate of Prehistoric and Classical Antiquities of Preveza-Arta), che mi ha ospitato nell’estate del 2008, offrendomi la massima disponibilità possibile per lo studio del materiale; ai membri dell’Archaeological Institute of Epirote Studies, per avermi concesso l’opportunità di studiare e pubblicare una significativa percentuale delle monete finora rinvenute, in particolare a Konstantinos Zachos (Archaeological Museum of Ioannina, 12th Ephorate of Prehistoric and Classical Antiquities of Ioannina); a Despoina Evgenidou, Eva Apostolou, Panagiotis Tselekas e Alexander Andreou (Numismatic Museum, Athens), per avermi accolto con grande cordialità e avermi permesso di accedere agli esemplari di scavo e di collezione conservati ad Atene; infine alla prof.ssa Katherine Liampi (University of Ioannina), di cui ricordo sempre con affetto la grandissima disponibilità e la squisita gentilezza durante il mio soggiorno in Epiro.

Nazionale), Rossella Pera (Genova, Palazzo Rosso), Georgia Pliakou (12th Ephorate of Prehistoric and Classical Antiquities of Ioannina), Rosa Vitale (Università di Lecce), Rodolfo Martini (Milano, Raccolte Artistiche - Gabinetto Numismatico e Medagliere), Ermanno Winsemann Falghera (Milano), Peter Franke (München), Elisabetta Giove (Napoli, Museo Archeologico Nazionale), Roberta Parise (Padova, Museo Bottacin), Maria Bernabò Brea e Anna Rita Marchi (Parma, Museo di Antichità), Sara Santoro (Università di Parma), Georgia Alexopoulou (7th Ephorate of Prehistoric and Classical Antiquities, Patras), Annamaria Carini (Piacenza, Museo Civico di Palazzo Farnese), Roberto Macellari, (Reggio Emilia, Musei Civici), Maria Cristina Molinari, Micaela Perrone e Claudio Parisi Presicce (Roma, Musei Capitolini), Rita Paris, Silvana Balbi De Caro e Gabriella Angeli Bufalini (Roma, Medagliere del Museo Nazionale Romano), Barbara Maurina (Museo Civico di Rovereto), Marie-Astrid Voisin (Stockholm, Royal Cabinet of Coins and Medals), Shpresa Gjongecaj (Tirana, Istituti i Arkeologïsë - Sheshi “Nënë Tereza”), Luisa Brecciaroli Taborelli e Federico Barello (Torino, Museo di Antichità), Alessandra Guerrini e Federico Barello (Torino, Armeria Reale), Enrica Pagella e Simonetta Castronovo (Torino, Museo Civico di Palazzo Madama), Franco Marzatico e Roberta Zuech (Trento, Castello del Buonconsiglio), Andrea Bellini (Treviso, Museo Civico Bailo), Adriano Dugulin e Marzia Vidulli (Trieste, Musei Civici), Giancarlo Alteri e Marco Buonocore (Città del Vaticano, Gabinetto Numismatico della Biblioteca Vaticana), Giovanna Nepi Scirè e Maria Cristina Dossi (Venezia, Museo Archeologico Nazionale), Giandomenico Romanelli e Cristina Crisafulli (Venezia, Musei Civico Correr), Paola Marini e Denise Modonesi (Verona, Musei Civici), Maurizio Buora e Massimo Lavarone (Udine, Civiche Raccolte), Paul Beliën (Utrecht, Geldmuseum), William Metcalf (Yale University Collection), Michael Alram (Wien, Kunsthistorische Museum - Münzkabinett).

Un pensiero speciale va infine a Mando Oikonomidou, che non ho ancora avuto il privilegio di conoscere di persona, ma con la quale ho intrattenuto un gradevolissimo scambio epistolare in cui ha espresso vivo interesse e approvazione per la mia ricerca, dimostrando grande generosità e infinita cortesia. Ringrazio quindi: Basil Demetriadi (Athens), Dimitri Doukas (Athens), Elena Papageorgiadou-Bani e Athena Iakovidou (Athens, KERMA), Dimitra Tsangari (Athens, Alpha Bank Collection), Irene Marathaki (Agora Excavations of the American School of Classical Studies at Athens) Giuliana Enricani e Donata Grandesso (Bassano del Grappa, Museo Civico), Bernhard Weisser and Reinhard Saczewski (Berlin, Staatliche Museen Münzkabinett), Paola Giovetti e Daniela Picchi (Bologna, Museo Civico Archeologico), Francesca Morandini (Brescia, Museo Civico di Santa Giulia), François de Callataÿ (Bruxelles, Royal Library of Belgium), Mark Blackburn e Adrian Popescu (Cambridge, Fitzwilliam Museum), Elena Bonelou (8th Ephorate of Prehistoric and Classical Antiquitites, Corfu), Orestes H. Zervos (Corinth, Excavations of the American School of Classical Studies at Athens), Marina Volonté (Cremona, Museo Civico Ala Ponzone), Carlotta Cianferoni e Fiorenzo Catalli (Firenze, Museo Archeologico

Desidero infine ringraziare chi mi è sempre stato vicino, soprattutto nelle difficoltà, con affetto e fiducia incondizionata, la mia splendida famiglia: mamma, papà, la nonna e mia moglie Elena (il piccolo Giulio per fortuna non è ancora in grado di comprendere tutto ciò…), ai quali dedico con tutto il cuore questa mia fatica.

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I. LE PROVINCE GRECHE. QUADRO STORICO ED ECONOMICO I.1 IL CONTESTO POLITICO E ISTITUZIONALE La divisione dei territori: dall’Achaea all’Epiro La provincia senatoria di Achaea venne istituita nel 27 a.C., nell’ambito della riforma amministrativa dei territori posti sotto il controllo di Roma decretata da Ottaviano Augusto in seguito alla fondazione del principato.1 La definizione di questa nuova entità politica e amministrativa fu attuata attraverso una bipartizione della preesistente provincia di Macedonia, entro la quale era stato accorpato l’intero comprensorio della Grecia continentale e peninsulare all’indomani della fine della terza guerra macedonica e della distruzione di Corinto nel 146 a.C., in due distinte compagini territoriali.2 Alla Macedonia furono assegnate tutta la regione estesa a nord del fiume Nestos (presso la città di Neapolis, odierna Kavala)3 e quella costiera dell’Illiria, verosimilmente per affidare a un unico governatore il controllo dell’intero percorso della Via Egnazia, la fondamentale arteria stradale romana realizzata nel 146 a.C. nella Grecia settentrionale, che congiungeva direttamente il porto adriatico di Dyrrachium a quello di Byzantium sul Bosforo.4 Sotto la denominazione di Achaea furono accorpate invece le principali regioni appartenenti alla penisola greca centro-meridionale, vale a dire l’Epiro e le isole Ionie, la Tessaglia e il distretto dell’Etolo-Acarnania, l’Attica e l’Eubea, e naturalmente tutto il Peloponneso insieme alle isole Egee.5 Rimase invece esclusa da questa provincia l’isola di Creta, culturalmente legata al mondo ellenico ma commercialmente ed economicamente più vicina alla Cirenaica, con la quale continuò a costituire una compagine amministrativa a sé stante nel corso di tutta l’età imperiale. Ugualmente separata era la Tracia, che rimase formalmente un regno autonomo sotto il protettorato romano fino alla morte dell’ultimo re nel 4546 d.C., quando il territorio situato a est del fiume Nestos assunse a tutti gli effetti lo statuto provinciale.6 Come capitale della provincia di Macedonia fu confermata Thessalonica, che così mantenne il ruolo politico di primo piano assunto sin dal 146 a.C.; per la capitale della nuova provincia di Achaea la designazione cadde su Corinto, che era stata rifondata come colonia nel 44 a.C. (Colonia Laus Iulia Corinthus) e che fu preferita ad Atene sia per la sua favorevole posizione geografica, al centro delle comunicazioni tra l’Asia Minore e la penisola italica, sia per la fiorente attività dei due porti di Lechaeum e Chenchreae, ubicati rispettivamente sul 1

LARSEN 1938, p. 438. Per un quadro amministrativo complessivo cfr. LARSEN 1938, pp. 306-325. Cfr. SARTRE 1991, p. 41; BEJOR 1993, p. 479. 4 LARSEN 1938, p. 438; BEJOR 1993, pp. 481-482. Sulla Via Egnazia si veda da ultimo FASOLO 2003. 5 LARSEN 1938, p. 439; BEJOR 1993, p. 479. 6 PTOL., III, 12, 6. 2 3

Golfo corinzio e su quello del Saronico.7 Corinto poté inoltre avvantaggiarsi indirettamente del vuoto lasciato dal tracollo economico di Delo dopo le devastazioni di Mitridate, approfittando di una convergenza di interessi politici ed economici che ne favorirono la prosperità.8 Questo assetto subì tuttavia continue modifiche nel corso degli anni,9 comportando talora il passaggio di intere regioni sotto il controllo amministrativo di un’altra provincia. Il caso più significativo è rappresentato dal temporaneo trasferimento delle competenze amministrative di entrambe le province greche sotto il controllo del legato imperiale della Mesia, probabilmente al fine di alleggerire gli oneri di competenza del governo proconsolare in una fase di particolare difficoltà; secondo Tacito, il provvedimento fu attuato da Tiberio nel 15 d.C., in seguito alle incessanti richieste di alleviamento della pressione fiscale avanzate dalla popolazione,10 ma venne presto revocato da Claudio, che ripristinò lo status precedente forse nel 44 d.C..11 Un provvedimento a carattere definitivo interessò invece la Tessaglia, che fu scorporata dall’Achaea per essere annessa alla Macedonia probabilmente nel 67 d.C.;12 questa regione poté tuttavia avvalersi di uno statuto autonomo privilegiato, come si evince anche dal fatto che le fu consentito di mantenere un’organizzazione amministrativa interna sottoposta alle direttive del Koinon federale, il cui sinedrio si riuniva nella capitale Larissa.13 A questo stesso periodo (66-67 d.C.) si data il celebre viaggio di Nerone in Grecia, ricordato da tutte le fonti per la lunga permanenza dell’imperatore nella regione (quindici mesi in tutto), per la sua partecipazione a numerosi Festivals panellenici, anche in veste di concorrente nelle competizioni, ma soprattutto per il demagogico intervento ai Giochi Istmici, in occasione del quale concesse la libertà a tutte le città elleniche, emulando lo storico precedente stabilito da Tito Quinto Flaminino nel 197 a.C.;14 tale concessione comportava 7

STRAB., VIII, 6, 23. ALCOCK 1993, pp. 36-37; CABANES 1998, p. 308, con bibliografia precedente. 9 In queste dinamiche territoriali trova conferma il giudizio di Strabone, che dei Romani elogiava soprattutto la peculiare capacità politica di adeguare la propria amministrazione alle circostanze del momento; STRAB., III, 4, 19. 10 TAC., Ann., I, 76, 2-4; cfr. ALCOCK 1993, p. 48. 11 SUET., Claud., XXV, 3; CASS. DIO, LVIII, 25, 4; LX, 24, 1; LARSEN 1938, p. 438; JACQUES, SHEID 1990, p. 217; ALCOCK 1993, pp. 38-39. 12 SARTRE 1991, p. 121; BEJOR 1993, p. 479. Per una diversa datazione in epoca antoniniana, si veda LEVICK 2000, p. 627. 13 LARSEN 1959, pp. 127-129. Si pensi al significativo episodio verificatosi sotto il principato di Tiberio, quando il governatore della provincia, Poppeo Sabino, chiamato a dirimere una controversia tra due città tessale, preferì rimettere il caso al giudizio del sinedrio federale; cfr. IG, IX, 2, 261. 14 SUET., Nero, XXIV; PLIN., Nat., IV, 22; CASS. DIO, LXIII, 11, 1; PAUS., VII, 17, 3; PHILOSTR., V. A., V, 41. Cfr. ALCOCK 1993, pp. 3235; CABANES 1998, p. 305. 8

NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

infatti, oltre alla libertas, anche l’immunitas, cioè l’esenzione fiscale totale.15 Tuttavia il provvedimento sarebbe risultato alla lunga troppo oneroso per le casse del governo centrale e, alla prima occasione propizia, offerta da un pretesto punitivo in seguito a disordini locali, Vespasiano lo revocò ripristinando la tassazione ordinaria (72 d.C.).16

quindi trovare la sua giusta collocazione nel quadro di una riforma amministrativa promossa da Traiano e mirata a risollevare una regione ancora in difficoltà dopo la fine della Repubblica, nonostante i tentativi di promuoverne lo sviluppo compiuti da Augusto con la fondazione della città di Nicopolis. Il periodo che intercorre tra il principato di Traiano e quello di Adriano fu in generale di grande sviluppo per le province greche (cfr. fig. 3). Il primo cercò di promuovere in particolare la ripresa economica delle aree più disagiate, tra cui spiccava proprio l’Epiro, che, nonostante le grandi potenzialità offerte dall’affaccio marittimo diretto sulla costa ionico-adriatica, aveva a lungo risentito di una pesante penalizzazione politica ed economica, retaggio delle devastazioni e delle deportazioni subite all’indomani della battaglia di Pidna nel 168 a.C.;25 in questa prospettiva va dunque interpretata la costituzione della nuova compagine provinciale indipendente. Ad Adriano, invece, che effettuò tre viaggi in Grecia durante il suo mandato,26 spetta il merito della rinascita soprattutto culturale e artistica di Atene, attraverso la concessione di cospicue elargizioni e del patrocinio alla realizzazione di opere pubbliche e monumentali; la città venne inoltre designata come sede del Panellenio (131-132 d.C.), la Lega rappresentativa di tutte le comunità elleniche del Mediterraneo orientale, il cui consiglio indiceva le grandi feste quadriennali.27

Dopo la Tessaglia, anche l’Epiro ottenne il privilegio di uno statuto amministrativo autonomo; la regione fu anch’essa scorporata dall’Achaea, ma, anziché subire l’annessione alla Macedonia, divenne a tutti gli effetti una nuova provincia procuratoria a sé stante. Diverse sono le posizioni degli studiosi in merito alla determinazione cronologica di questa riforma: la datazione oscilla infatti tra l’epoca di Nerone (67 d.C.)17 e una fase decisamente più tarda, risalente alla reggenza di Domiziano18 o addirittura al periodo compreso tra il principato di Adriano e quello di Antonino Pio.19 Tra le diverse ipotesi, quella che attualmente gode di maggior credito tende a datare tale provvedimento all’età di Traiano;20 sotto questo imperatore, verosimilmente nel 108 d.C. o comunque tra il 103 e il 114 d.C.,21 l’Epiro sarebbe quindi divenuto provincia procuratoria autonoma con capitale Nicopolis.22 I confini di questa nuova entità amministrativa inglobavano l’Acarnania fino all’altezza del fiume Acheloo a sud e i monti dell’Athamania a est, oltre alle vicine isole dell’Adriatico, Corcyra, Leucade, Itaca, Cefalonia e Zacinto.23 A Traiano si deve inoltre l’istituzione della figura del corrector, una sorta di controllore senatoriale di nomina imperiale incaricato di prevenire o denunciare eventuali irregolarità nella gestione degli appalti, soprattutto nell’ambito dell’edilizia pubblica; tali figure furono particolarmente attive nelle città libere dell’Achaea, intervenendo di volta in volta a dirimere controversie e soprattutto a ripristinare lo stato di legalità amministrativa, ove esso fosse stato travalicato da un eccesso di autonomia gestionale da parte delle singole comunità.24 Questo provvedimento sembrerebbe

Fig. 3. Sesterzio di Adriano della serie RESTITVTORI ACHAIAE SC - Roma, 134-138 d.C., RIC II, 938 var. CNG789065)

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ALCOCK 1993, p. 40. 16 PAUS., VII, 17, 3-4; ALCOCK 1993, p. 40; CABANES 1998, p. 305. 17 CHERF 1987, p. 135; JACQUES, SHEID 1990, p. 223. 18 SARTRE 1991, p. 21. 19 LARSEN 1938, p. 439; BUCCI 1998, p. 95; LEVICK 2000, p. 627. 20 MOMMSEN 1962, p. 329, nota 4; CABANES 1997, p. 120. 21 Il 108 d.C. costituisce un terminus post quem per l’istituzione della provincia: Arriano (Epict. Disst., III, 4) riferisce infatti di un episodio avvenuto in quell’anno nel teatro di Nicopolis, quando un attore contestò pubblicamente un procuratore d’Epiro (ἐpίtropoj tῆj ᾽Hpeίrou), il quale poteva essere Cn. Cornelius Pulcher, che governò la regione fino al 114 d.C. (PIR2, II, 1424); SARIKAKIS 1966b, pp. 200201; CABANES 1987, pp. 153-154; CABANES 1998, pp. 305-306. Oltre a quello di Pulcher, si conoscono i nomi di alcuni altri governatori dell’Epiro, tra cui Sex. Pompeius Sabinus (121-128 d.C.), A. Ofellius Maior Macedo (175-185 d.C.) e L. Titinius Clodianus (244-249 d.C.); SARIKAKIS 1966b, pp. 200-211; CABANES 1997, p. 126. 22 SARIKAKIS 1966b, p. 195; ALCOCK 1993, p. 201; BEJOR 1993, p. 484; KARATZENI 2001, p. 164. 23 PTOL., III, 12-14; LARSEN 1938, p. 439; BEJOR 1993, p. 484; BUCCI 1998, pp. 95-96. 24 Cfr. JACQUES, SCHEID 1990, p. 229, 269; BUCCI 1998, pp. 72-73. Un corrector delle città libere (diorqwt»j tîn ἐleuqšrwn pÒlewn; ARR., Epict. Disst., III, 7) sarebbe stato Sex. Quinctilius Valerius Maximus, che fu inviato come «missus in provinciam Achaiam…ad ordinandum statum liberarum civitatium» (PLIN., Epist., VIII, 24, 2-4) in seguito all’istituzione della provincia procuratoria dell’Epiro sotto Traiano;

Sotto questi due imperatori si diede un fondamentale impulso all’ampliamento e al rinnovamento di opere infrastrutturali, come la realizzazione o il completamento di importanti arterie stradali: nel 115 d.C. Traiano fece realizzare una strada che attraversava il nord del Peloponneso tra l’Elide e la Trifilia, mentre Adriano (o forse ancora Traiano) fece ultimare il collegamento stradale tra l’Epiro (e in particolare Nicopolis) e i principali centri del Peloponneso, Corinto e Patrasso.28 Questi interventi andavano a integrare un quadro di riassestamento generale della rete viaria della provincia, incentrato sulla ristrutturazione della Via Egnazia in SARIKAKIS 1966b, pp. 197-198; CABANES 1987, p. 153; CABANES 1998, p. 305. 25 ALCOCK 1993, p. 35. 26 CABANES 1987, p. 154. 27 ALCOCK 1993, p. 41; LEVICK 2000, pp. 620-627. Cfr. anche THORNTON 1975, pp. 446-453. 28 RIZAKIS 1996, pp. 262-265.

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funzione della guerra contro i Parti.29 L’età “aurea” proseguì sotto gli Antonini, anche in virtù del sostanziale mantenimento della pax augustea, fatta eccezione per l’isolato episodio dell’invasione dei Costoboci nel 170 d.C., che interessò in particolare l’Attica e portò alla rovina del santuario di Eleusi.30

Diocleziano, che, assegnando le province greche alla Diocesi V Moesiarum della prefettura dell’Illirico, comportò una nuova suddivisione territoriale nelle province di Macedonia, Tessaglia, Epirus Novus (coincidente con l’Illirico, con capitale a Dyrrachium), Epirus Vetus (ancora con capitale a Nicopolis)37 e Achaea, mentre le Cicladi con le altre isole egee furono annesse alla Diocesi III Asiana.

L’inizio del declino della regione si fece sentire con le conseguenze della crisi economica e monetaria manifestatasi tra l’età di Commodo e quella dei Severi, cui fece seguito nel secondo quarto del III sec. d.C. la fine della stabilità politica e militare anche di queste province. Nel 246-247 d.C. la Macedonia fu interessata prima dal passaggio della tribù dacia dei Carpi, poi da quello dei Goti, che discesero dalla Tracia e arrivarono ad assediare due volte Thessalonica tra il 254 e il 268 d.C. (insieme a Cassandrea); infine, nello stesso 268 d.C., gli Eruli e i Goti invasero l’Egeo passando per Lemno, Sciro ed Egina, quindi devastarono il Peloponneso e l’Attica saccheggiando anche le grandi città di Sparta, Atene (forse anche Eleusi), Argo e Corinto.31 Questi drammatici eventi portarono, se non altro, a una rinnovata attenzione di Roma verso le province greche, in particolare la Macedonia. Truppe militari ausiliarie (vexillationes) della II e della III legione cominciarono ad essere spostate dall’Italia e dalla Numidia in questa regione nel 261 d.C., al seguito del nuovo governatore Valente, per rinforzare i presidi disposti lungo la via Egnazia e il porto di Thessalonica.32 L’Achaea invece, dove non erano mai stati fatti regolari arruolamenti (a parte forse sporadiche coscrizioni ai tempi di Marco Aurelio e di Caracalla),33 rimase priva di truppe come tutte le province senatorie; in questa fase poi la regione fu visitata da Gallieno, che si trattenne per alcuni mesi in Illiria (264 d.C.) e sicuramente nelle regioni greche vere e proprie, visto che nel 265 d.C. ad Atene fu nominato arconte eponimo e venne iniziato ai misteri eleusini.34 Del resto, l’evidenza archeologica delle invasioni e degli assedi ha restituito non solo i resti delle distruzioni e degli incendi, ma anche quelli degli interventi di difesa preventiva dagli assalti nemici che molte città greche misero in atto; si assiste infatti in questi stessi anni a una diffusa opera di costruzione o ristrutturazione e rafforzamento delle mura urbiche, di cui probabilmente rimane traccia a Edessa, Filippi, Dyrrachium, Nicopolis, Tebe in Phtiotide, Olimpia, Atene, oltre che alle Termopili e nell’area dell’Istmo.35 Questi eventi sconvolsero definitivamente l’equilibrio interno della penisola greca, solo temporaneamente ristabilito dall’intervento di Claudio II, prima, e di Probo successivamente.36 L’ultima significativa modifica di questo assetto provinciale fu apportata dalla radicale riforma amministrativa e burocratica promossa da

Aspetti giuridico-amministrativi È difficile determinare quale fosse il grado di autonomia di questi territori e in particolare delle pÒleij sotto il dominio di Roma in età imperiale; d’altra parte, per quanto restrittivo potesse apparire il controllo del governo centrale sulle province greche, esso aveva garantito per la prima volta nella storia una fisionomia unitaria dal punto di vista amministrativo alla realtà tradizionalmente frammentaria del mondo ellenico. Roma non si accontentava di mantenere gli abitanti delle province in uno stato di passiva soggezione, ma cercava di coinvolgerli direttamente nel conseguimento degli interessi imperiali nel mondo greco; per questo, la concessione delle autonomie locali era sempre mirata a favorire il processo di formazione di una classe dirigente provinciale, disposta ad aderire al programma politico ed economico di romanizzazione del territorio.38 Come in tutte le province assegnate al Senato, la gestione amministrativa di Achaea e Macedonia era affidata a un governatore di rango pretorio, che assumeva il titolo di proconsole e rimaneva in carica per un anno, con la prospettiva di una eventuale proroga. Nonostante fosse abilitato a esercitare un imperium militare come i consoli, in queste province inermes egli non aveva a disposizione una legione, bensì un esiguo contingente per il mantenimento dell’ordine pubblico (e forse in Achaea anche per la sorveglianza delle cave imperiali di marmo).39 I suoi erano pertanto compiti di carattere prevalentemente amministrativo e giudiziario, che poteva svolgere spostandosi frequentemente nei diversi territori di sua competenza a seconda delle esigenze.40 Per le incombenze di carattere burocratico-amministrativo veniva affiancato da un legato propretore, mentre, come di consueto, l’addetto alla gestione degli aspetti finanziari era il questore.41 Di fatto, la maggior parte delle questioni giuridico-amministrative che riguardavano le comunità del mondo greco imperiale era gestita autonomamente dalle città stesse e dai loro diretti rappresentanti, cui veniva delegata la possibilità di deliberare in materia di politica locale, di organizzazione culturale e religiosa, di edilizia pubblica, e ovviamente in materia economica attraverso la monetazione civica. Il diritto di coniare moneta locale fu forse la più importante forma di

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ALCOCK 1993, p. 176. STANTON 1975, pp. 512-513; LEVICK 2000, p. 631; BIRLEY 2000, pp. 164-165. 31 Cfr. da ultima l’efficace sintesi prospettata in TOURATSOGLOU 2006, pp. 138-154. 32 TOURATSOGLOU 2006, p. 138. 33 ALCOCK 1993, p. 42, con bibliografia precedente. 34 ARMSTRONG 1987, pp. 235-258. 35 Cfr. TOURATSOGLOU 2006, pp. 143-149. 36 Cfr. CABANES 2001, p. 100. 30

37

Cfr. BEJOR 1993, p. 485; CABANES 2001, pp. 100-102. BOWERSOCK 1990, pp. 409-410. Cfr. anche JONES 1974, pp. 90-97. 39 ALCOCK 1993, p. 42. 40 BOWERSOCK 1990, pp. 417-418. 41 Per un resoconto più approfondito sull’amministrazione delle province senatoriali si rimanda a MILLAR 1966; LO CASCIO 1990, pp. 119-140. 38



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stipula di un Foedus di alleanza con Roma.47 In queste città sopravvivevano le magistrature locali di epoca preromana, come gli arconti e gli strateghi, insieme agli organi decisionali tradizionali come il DÁmoj e soprattutto la Boul»; l’importanza di quest’ultima nell’amministrazione civica è testimoniata dalla frequenza delle attestazioni epigrafiche che fanno riferimento ai suoi decreti (le cui ratifiche, da parte del Demos, avevano valore puramente formale) e alle sue concessioni nei confronti tanto dei cittadini quanto dell’autorità romana. La Boule era di fatto l’organo istituzionale assimilabile all’ordine dei decurioni, il senato cittadino della tradizione occidentale, di cui facevano parte a vita gli esponenti più in vista delle élites provinciali.48

indipendenza dal potere centrale che le città provinciali ebbero la possibilità di esercitare, e al tempo stesso la maggiore concessione fatta all’orgoglioso sentimento ellenico di preservazione della propria identità culturale.42 A tale proposito, un motivo di forte rivendicazione della tradizione politica ed etnica del mondo ellenico era costituito dalla sopravvivenza di forme micro-statali di autogestione all’interno delle realtà provinciali, come le federazioni di città-stato che avevano incontrato grande fortuna già in età ellenistica. Oltre al citato esempio della Tessaglia, una serie di altri importanti Koin£ regionali furono rivitalizzati in Achaea dopo l’istituzione della provincia: si ricordano soprattutto le Federazioni dei Magneti, della Beozia, della Focide, dell’Arcadia e dell’Achaia, oltre naturalmente al Koinon di Macedonia, che ricopriva un ruolo politico di prim’ordine nell’altra compagine provinciale del mondo greco.43 Al di là di queste prerogative, le autonomie cittadine erano svuotate di qualsiasi contenuto politico non subordinato alle decisioni del governo centrale e la tipologia dei diritti e dei privilegi di cui ciascuna comunità poteva usufruire dipendeva dallo statuto giuridico-amministrativo assegnatole. Molte città fondate ex novo o rifondate dopo un periodo di declino o una distruzione, ricevettero il titolo di colonie romane, poste sotto il governo della tradizionale magistratura duovirale (fig. 4). In Macedonia esse erano spesso rifondazioni di Bruto e di Antonio (42-41 a.C.), dislocate lungo il tratto della via Egnazia che collegava la costa adriatica con lo Stretto dei Dardanelli, mentre in Achaea erano per lo più rifondazioni o deduzioni cesariane finalizzate all’assegnamento di terre alla clientela e si posizionavano nei punti di più diretta comunicazione con Roma e la penisola italica;44 in entrambi i casi esse divennero poi a pieno titolo colonie augustee in seguito allo stanziamento di veterani reduci da Azio.45 Tra le città greche vi erano poi casi particolarmente privilegiati, in cui le città potevano essere dichiarate “libere”, formalmente, dalla giurisdizione del governatore, o “libere e immuni”, cioè beneficiarie anche dell’esenzione tributaria,46 oppure “alleate”, se godevano di speciali clausole sancite giuridicamente attraverso la

Fig. 4. Colonie e fondazioni romane in Grecia (ALCOCK 1993) 42

MILLAR 1993, pp. 243-247. LARSEN 1938, pp. 441-442; LARSEN 1959, pp. 126-130; CABANES 1998, pp. 306-307. 44 Sulla distinzione tra il carattere “militare” delle colonie macedoni e quello “commerciale” delle fondazioni achee, si veda un’efficace sintesi in PAPAGEORGIADOU-BANI 2004b, pp. 21-23. 45 Tra queste si ricordano: Corinto (44 a.C.), Patrasso (fondata dai veterani dopo Azio o nel 14 a.C.) e Dyme nel Peloponneso; Buthrotum (44 a.C.) in Epiro; Pella (30 a.C.), Filippi (popolata con veterani di Antonio nel 42-41 a.C. dopo la vittoria sui cesaricidi, e poi con nuovi coloni di Augusto - dal 27 a.C. Colonia Iulia Augusta Philippensis), Dium (di età augustea), Cassandrea (fondata dal proconsole Hortensius nel 44-43 a.C. e poi rifondata nel 30 a.C. come Colonia Iulia Augusta Cassandrea) in Macedonia; Dyrrachium (30 a.C., ma forse Antonio vi aveva già insediato dei coloni nel decennio precedente), Byllis (30 a.C.) in Illiria. Cfr. LARSEN 1938, p. 446; CABANES 1998, pp. 308-309. Sulle colonie della Achaea romana in generale si veda RIZAKIS 1997. 46 Cfr. MILLAR 1999. Sul tema delle città libere nel mondo romano si rimanda agli atti di due convegni pubblicati in Mediterraneo Antico. Economie, società, culture, rispettivamente: Anno II/1, 1999 e Anno XI/1-2, 2008. 43

47

Tra le città libere o libere e immuni in Grecia (STRAB., VII, fr. 8) c’erano Corcyra (PLIN., Nat., IV, 52-53), Cefalonia e Zacinto in Epiro, Apollonia in Illiria, Abe, Amphissa e Delfi in Focide, Farsalo in Tessaglia, Tanagra e Tespie in Beozia, Sparta in Laconia, Egina in Attica, Thessalonica e Amphipolis in Macedonia (PLIN., Nat., IV, 3638). Cfr. LARSEN 1938, pp. 446-447; SARTRE 1991, pp. 205-207; BUCCI 1998, pp. 73-74; CABANES 1998, pp. 309-310. L’unico caso di un municipio nel mondo greco è rappresentato da Stobi in Macedonia. Sulle città della Macedonia romana si veda PAPAZOGLOU 1988. Cfr. in generale ABBOTT, JOHNSON 1926, pp. 39-42. Tra le città foederatae si annoverano Atene (TAC., Ann., II, 53, 3), Epidauro (112 d.C.) e Trezene in Argolide, Nicopolis in Epiro, TyrreXP (94 d.C.) in Acarnania. Cfr. LARSEN 1938, p. 446; SARTRE 1991, pp. 205-207; CABANES 1998, p. 309. 48 LARSEN 1959, pp. 123-124; OLIVER 1972, pp. 192-197; MILLAR 1993, pp. 240-241; GLEASON 2006, pp. 232-233.



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I.2 IL CONTESTO ECONOMICO E MONETARIO dietro esplicita richiesta. Inoltre, sembra che gli introiti fiscali delle province greche, soprattutto quelli dell’Achaea, ritornassero nella circolazione locale attraverso distribuzioni inique, che favorivano ancora le comunità privilegiate e quelle in cui si concentravano le élites municipali più vicine agli interessi imperiali; queste, a loro volta, potevano alleviare la pressione esercitata sui concittadini meno abbienti attraverso forme di evergetismo privato.53 Le imposte dirette erano applicate prevalentemente alle rendite della proprietà terriera, mentre quelle indirette gravavano sui dazi e sulle vendite;54 in ogni caso il ricavato complessivo non era certamente cospicuo e, quando rischiava di diventare troppo oneroso per l’economia locale, le città non esitavano a sollevare le loro rimostranze presso le autorità, come il già citato episodio di età tiberiana può testimoniare.

Il quadro economico Dal punto di vista economico le province greche, e l’Achea in particolare, versavano in condizioni di minore ricchezza rispetto a quelle asiatiche o della costa nordafricana. La scarsità di risorse, tanto agricole quanto minerarie, rispetto alle regioni più esotiche del Mediterraneo, che potevano fondare le loro economie anche sul commercio di beni di lusso come tessuti pregiati, spezie, animali da spettacolo e schiavi, fu sicuramente la ragione primaria della loro “arretratezza” rispetto alle altre province. Le miniere d’oro e d’argento macedoni erano ormai poco produttive, mentre le cave di marmo dell’Attica e delle isole erano prevalentemente di proprietà della famiglia imperiale;49 d’altro canto, per questi stessi motivi, tali province non erano sede di stanziamenti legionari permanenti e pertanto restavano escluse dalla straordinaria quantità di risorse necessarie all’approvvigionamento delle truppe, che in altri paesi costituivano una voce importante del quadro economico.50 Se si considera che la diffusione del latifondo a scapito della piccola proprietà divenne un fenomeno dilagante, la base di sviluppo e di mantenimento di questi territori si fondava essenzialmente sulla manifattura locale (ad esempio sull’industria tessile, con la lavorazione della porpora) e sul commercio;51 non a caso i provvedimenti imperiali, sin dalla costituzione dello statuto augusteo, mirarono a potenziare la rete di comunicazione stradale e marittima delle città greche più proiettate verso la penisola italica, come Corinto e Patrasso sull’Istmo e come il sistema di centri portuali impiantati sulla costa adriatica e ionica della Grecia.52

Da ultimo, non va dimenticato lo stato di grave rovina e impoverimento in cui fu lasciata l’Achaea, e la regione epirota in particolare, dopo la terza e la quarta guerra macedonica, che avevano comportato fenomeni di spopolamento, abbandono delle campagne e in alcuni casi saccheggi e devastazioni. L’insistenza di alcune fonti letterarie su questo quadro di desolazione generale, nostalgicamente confrontato con la grandezza del passato, divenne quasi un topos letterario,55 assimilato e tramandato talora in maniera acritica dalla storiografia moderna.56 Le ricerche archeologiche più recenti hanno contribuito a formulare un’immagine senz’altro meno catastrofica di questa provincia, evidenziandone comunque la vitalità attraverso la distribuzione dei materiali nelle ricerche di superficie e il censimento degli insediamenti minori, soprattutto a carattere rurale.57

Risulta tuttora difficile inquadrare un aspetto fondamentale dell’economia provinciale, in gran parte dipendente dal grado di autonomia locale rispetto al governo centrale: la tassazione. Nel bilancio dell’amministrazione cittadina questa voce poteva assumere un peso specifico determinante per la gestione finanziaria, ma poteva variare da una località all’altra. La pressione fiscale introdotta dopo il 146 a.C., ad esempio, fu probabilmente più gravosa per le comunità che dovevano essere punite per l’ostilità dimostrata contro Roma, che per le altre. Si ritiene che il sistema di riscossione, dopo il 27 a.C., da una parte fu uniformato e regolarizzato (i pagamenti in natura furono infatti del tutto soppiantati da quelli in denaro), dall’altra portò probabilmente ad accentuare la differenza di trattamento da una città all’altra, accrescendo lo sbilanciamento dei privilegi a favore di centri storici, come Atene e Sparta, che pagavano prevalentemente contributi “amichevoli”

Cionondimeno, se guardiamo alla produzione monetale delle zecche elleniche in età imperiale, per quanto ci appaia significativa e ragguardevole per qualità, quantità e varietà, essa denuncia comunque un ruolo palesemente secondario rispetto a quella dell’oriente asiatico o delle regioni limitrofe, dove erano di stanza le legioni.

53

ALCOCK 1993, pp. 45-51. Cfr. anche le tasse sulla manomissione degli schiavi; LARSEN 1938, pp. 452-460; LARSEN 1959, pp. 127-128; ALCOCK 1993, p. 47. 55 In particolare vanno ricordate le pagine in cui Polibio denuncia l’incapacità, da parte dei suoi compatrioti, di uscire dalla grave crisi demografica seguita al periodo di devastazioni, epidemie e carestie (POL., XXXVI, 17, 5-11) ; cfr. CABANES 1998, pp. 310-313. 56 Peraltro, si è anche rilevato giustamente come i principali autori che contribuirono a tramandare l’immagine di una Grecia impoverita in età augustea fossero originari dell’Asia Minore (Strabone del Ponto, Dione di Prusa della Bitinia), e come, di conseguenza, la negatività della loro visione potesse dipendere anche dal confronto che essi implicitamente facevano con la realtà più florida da cui provenivano; CABANES 1998, p. 310. 57 Queste tematiche sono affrontate dettagliatamente da ALCOCK 1989 e ALCOCK 1993. 54

49 LARSEN 1938, pp. 460-465; BEJOR 1993, pp. 480-483; ALCOCK 2007, pp. 684-686. 50 ALCOCK 1993, p. 42. 51 DE MARTINO 1980, pp. 470-475; ALCOCK 1993, pp. 154-163; ALCOCK 2007, p. 684. 52 ALCOCK 1993, pp. 196-200; BEJOR 1993, pp. 479-485, 497-500.



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regionale di pertinenza,64 e che, di conseguenza, la penetrazione di moneta “straniera” all’interno del perimetro cittadino fosse assai scarsa, come i ritrovamenti monetali tendono a confermare.65 L’utilizzo di questo numerario prevalentemente in ambito cittadino e per sopperire alle spese quotidiane doveva essere per forza di cose limitato a una gamma ristretta di attività. La modesta quantità di testimonianze letterarie ed epigrafiche specificamente riconducibili alla realtà provinciale impedisce di comprendere appieno per quali ordini di spesa venisse coniata la moneta locale. Le iscrizioni che fanno riferimento a pagamenti, tributi e sanzioni nell’ambito delle province, utilizzano infatti nella maggior parte dei casi il denario imperiale, mentre il ricorso al termine ass£rion risulta spesso generico e a volte di ambigua interpretazione, visto che il vocabolo poteva essere usato sia per designare il numerario locale, sia per tradurre letteralmente in greco il latino “as”.66 In alcuni casi si fa anche menzione dell’assarion in argento, una valuta che non esisteva di fatto, ma che virtualmente veniva adottata come unità di conto di riferimento in alternativa al denario stesso, la quale presupponeva per una moneta in bronzo provinciale un valore di cambio pari a 1/16 di denario in argento.67 In altri casi, l’uso di un termine piuttosto di un altro poteva essere dettato dal parlato comune e non corrispondere alla realtà delle denominazioni, così come è intesa dagli studiosi: per esempio ad Atene, ancora agli inizi del II sec. d.C., si prescrivevano pagamenti in leptoà dracm¦j, facendo però riferimento con questa espressione a frazioni bronzee del denario.68

La moneta romana provinciale L’economia delle province orientali e della provincia d’Egitto presentava un assetto monetario di ben diversa portata rispetto a quello delle province greche tout-court, anche perché una parte rilevante della loro produzione (soprattutto quella in argento) poteva essere connessa con le spese militari.58 I territori delle province greche usufruivano invece di potenzialità e di risorse sicuramente più limitate, cui corrispondeva un’economia monetale strutturata su una scala di grandezza minore, così come numericamente inferiori erano le zecche operanti nel territorio e più modesto il loro volume di produzione complessivo (fig. 5). L’evidenza dei dati quantitativi contribuisce indirettamente a confermare il quadro di una circolazione imperniata sulla moneta romana imperiale d’argento anche nei territori provinciali, poiché il volume di produzione della moneta bronzea che si è potuto quantificare per le officine monetali locali, anche le più prolifiche (su tutte spiccano quelle di Corinto e Patrasso nel Peloponneso, della Lega Tessalica nella Grecia centrale e di Thessalonica in Macedonia), è risultato sostanzialmente modesto rispetto agli standard di emissione registrati dalla zecca imperiale.59 Il caso di studio meglio conosciuto in Achaea è quello condotto da Amandry sulla monetazione di Corinto, che è senza dubbio la zecca più ragguardevole di tutta la provincia e probabilmente una delle maggiori in assoluto nell’intero mondo ellenico-orientale per continuità e abbondanza di emissioni. Nel periodo in cui si protrassero le serie duovirali (circa un secolo, compreso tra il 44 a.C. e il 69 d.C.), è stato calcolato che la zecca coniò moneta bronzea in quantità pari al valore nominale approssimativo di 500.000 denari, vale a dire circa 4.500-5.000 denari all’anno:60 una somma estremamente contenuta, se confrontata con una qualsiasi delle voci di spesa pubblica sostenute dall’impero nello stesso arco di tempo, e se si pensa che corrisponde alla metà del costo annuale di una singola legione.61

Harl ha provato a sintetizzare le varie possibilità di impiego della moneta civica principalmente in tre ordini di spesa: il pagamento dei tributi, gli oneri amministrativi delle autorità cittadine e l’attività dei banchieri e dei cambiavalute.69 Se nel computo delle spese relative alla prima voce va forse attribuita una maggiore incidenza al denario romano o tutt’al più al numerario provinciale in argento,70 che andavano corrisposti direttamente agli esattori governativi, per quanto concerne le altre due voci 64

Jones ha provato a quantificare in miglia l’area di diffusione della moneta locale e, sulla base di alcuni esempi di studio, ha dedotto che il numerario romano provinciale tendeva a circolare prevalentemente entro un raggio di 50 miglia di distanza dalla zecca di origine; cfr. JONES 1963, pp. 313-324. 65 Sono noti ad esempio i casi di Sardi e Tarso, ma la dipendenza delle città dalla propria valuta poteva variare a seconda dei differenti contesti; BURNETT 1993, p. 148; HARL 1996, pp. 108-113. In alcune circostanze si è perfino teorizzata la possibilità di identificare una città sulla base dei suoi ritrovamenti monetali; cfr. ROBERT 1966. L’eccezione maggiormente nota a questa “regola” è rappresentata dall’anomalo ritrovamento di cospicue quantità di moneta severiana (prevalentemente di Plautilla) prodotte da zecche greche, soprattutto peloponnesiache, in Siria e in particolare a Dura Europos; il fenomeno è stato attribuito al trasporto di moneta delle zecche elleniche al seguito di truppe arruolate nel Peloponneso da Caracalla per rinforzare i contingenti impiegati nelle campagne partiche; cfr. SEYRIG 1957; JONES 1963, pp. 328-333; CRAWFORD 1975, p. 572, nota 55; HOWGEGO 1985, pp. 25-27. Cfr. anche HOWGEGO 1994, p. 13. 66 Cfr. per la Macedonia KREMYDI-SICILIANOU 2004, p. 36, nota 27. 67 Cfr. MELVILLE JONES 1971, p. 100; MCDONALD 1989, p. 120, entrambi in riferimento a un’iscrizione traianea rinvenuta a Efeso. 68 IG II2, 1368. Cfr. HOWGEGO 1985, p. 55. 69 Cfr. HARL 1997, pp. 223-229. 70 Cfr. HARL 1997, pp. 223-227.

Una produzione su scala ridotta lascia supporre che il numerario bronzeo romano provinciale fosse coniato prevalentemente per soddisfare le esigenze primarie del mercato e della circolazione locali, in alternativa (ma in alcuni casi anche in concomitanza) con la moneta romana, fungendo quindi da moneta spicciola (comunemente chiamata kšrma o leptÒn calkÒn)62 soprattutto nelle transazioni quotidiane.63 Si ritiene pertanto che la circolazione di questa moneta fosse abitualmente limitata all’area limitrofa alla sede della zecca emittente, o tutt’al più al suo comprensorio

58

Cfr. RPC I, pp. 8-9, 14. In generale, sulle relazioni esistenti tra la monetazione civica e le spese militari si veda HOWGEGO 1985, pp. 17-31. BURNETT 1993, pp. 146-148. 60 HOWGEGO 1989, p. 199. 61 Cfr. RPC I, p. 16; BURNETT 1993, pp. 147-148. 62 RPC I/1, p. 30. 63 Cfr. BURNETT 1987, pp. 37-49; RPC 1/I, pp. 6-30. 59



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di spesa è più verosimile pensare che, rientrando nelle questioni di pertinenza politico-economica strettamente locale, fossero assolte per mezzo della moneta coniata in loco. La gestione delle finanze civiche da parte dell’ordine dei decurioni purtroppo è spesso di difficile ricostruzione, mentre dalle testimonianze epigrafiche sembra emergere soprattutto l’incidenza esercitata sull’economia monetaria locale dall’attività di cambio, che consentiva la conversione della moneta romana imperiale o di quella delle altre zecche provinciali con la moneta vigente in città al momento dell’arrivo o della partenza di visitatori, commercianti, pellegrini, ecc.71

A questo dato va aggiunto anche un altro fattore (forse oggi ancora in gran parte da indagare) se non di guadagno, perlomeno di beneficio a favore della comunità, che può essere messo in relazione con la produzione di moneta: l’evergetismo privato. Come accadeva regolarmente per ogni altra opera o infrastruttura pubblica, infatti, anche la coniazione di un determinato quantitativo di emissioni monetali poteva essere finanziata da facoltosi cittadini privati attraverso l’espletamento di una speciale liturgia. Questa ulteriore forma di contribuzione, che cumulava onori e oneri, era regolamentata da specifiche normative e concessa come una speciale ™pimšleia a pagamento, attestata tanto da epigrafi, quanto da legende monetali che riportano la classica formula anšqhke associata al nome di un privato cittadino o di un magistrato. Si è dedotto pertanto che l’irregolarità delle emissioni provinciali potesse dipendere anche dalla difficoltà di trovare, a seconda delle occasioni, personaggi di rango disposti ad accollarsi i costi delle operazioni di coniazione.79

Il lavoro svolto dai cambiavalute per conto della pubblica amministrazione era perciò di rilevante importanza, in quanto essi avrebbero avuto la facoltà di acquistare ufficialmente moneta coniata dalla zecca per rimetterla in circolazione e soddisfare così il bisogno quotidiano di numerario corrente da spendere nelle transazioni locali.72 Questa attività doveva essere non solo di estrema utilità pratica per la comunità e per chi, sia pure temporaneamente, entrava a farne parte, ma forse anche indirettamente correlata al bilancio delle entrate cittadine. A prescindere dalla comodità di poter utilizzare la stessa moneta negli scambi quotidiani senza dover di volta in volta ricorrere a complicati sistemi di conversione, pare che l’erario cittadino ricavasse un margine di utile appaltando la licenza di esercitare l’attività di cambiavalute a singoli o a gruppi di appaltatori. Siccome la gestione di queste licenze era sottoposta al monopolio dell’autorità civica, il ricavato, anche se molto contenuto, era regolare.73 Dall’operazione di cambio tra due diverse valute risultava sempre un pur minimo profitto dato dalla percentuale di aggio che gli addetti al servizio trattenevano per conto della zecca.74 Un noto editto di epoca adrianea rinvenuto a Pergamo75 puniva gli abusi di questi cambiavalute, che, praticando sconti sulla tariffa ufficiale di cambio tra la valuta imperiale e quella provinciale per monete molto usurate, di fatto recavano un danno economico alla città.76 Secondo questo documento, il rapporto tra denario e assarion era di 1:16, cioè a titolo nominale equivalente a quello esistente tra la moneta romana d’argento e l’asse in rame battuto dalle zecche imperiali; in virtù dell’aggio che i cambiavalute trattenevano per la conversione da un metallo all’altro, però, un denario veniva venduto a 17 assaria e acquistato a 18.77 Si ritiene quindi che la commissione pagata nel cambio di valuta (kÒlluboj) costituisse una vera e propria tassa a favore dell’erario cittadino, una pratica, questa, che nella provincia d’Egitto fungeva da tassazione sistematica a vantaggio delle finanze statali.78

In conclusione, si è giunti a sostenere che le ragioni per cui veniva coniata la moneta civica possono ricercarsi non solo nel necessario rifornimento di moneta spicciola, destinata alla circolazione sui mercati locali e alle varie transazioni quotidiane, ma anche nel profitto che la città ne ricavava.80 Questa posizione, che di fatto si pone in contrasto con le tesi sostenute da Crawford negli anni Settanta,81 è oggi condivisa da tutti i principali studiosi di monetazione romana provinciale; essa necessita forse di ulteriori evidenze epigrafiche per assumere contorni più netti e specifici, ma trova già riscontro in un altro importante ordine di argomentazioni. Nelle iscrizioni finora rinvenute si dà conto, infatti, di un’altra motivazione che, oltre al profitto, spingeva le comunità provinciali a reclamare il diritto di conio di fronte all’autorità imperiale: il “ritorno” in termini di prestigio per la zecca emittente. Ci si riferisce in particolare a una nota epigrafe ellenistica di Sestos, nell’Ellesponto, che pone all’origine della decisione del Demos di emettere moneta civica proprio la diretta associazione tra profitto e prestigio.82 Soprattutto per le città greche di più antica fondazione, l’opportunità di poter mantenere vivo il proprio patrimonio culturale e religioso attraverso la monetazione civica era motivo di orgoglio e, in alcuni casi (soprattutto tra le comunità dell’Asia Minore), anche di aperta competizione.83 Il più recente filone di studi numismatici sul contesto romano provinciale, di segno prettamente socio-culturale, ha analizzato il fenomeno ponendo in evidenza la reale portata del diffuso sentimento di rivendicazione dell’identità culturale locale attraverso la monetazione,

71

BURNETT 1987, p. 102. RPC I, p. 16. 73 HOWGEGO 1985, pp. 92-93, con specifico riferimento alle iscrizioni rinvenute a Mylasa (OGIS 515) e a Pergamo (OGIS 484). 74 HOWGEGO 1985, pp. 92-94; BURNETT 1987, pp. 102-103; BUTCHER 1988, pp. 23-28; RPC I, p. 16. 75 Si tratta del già citato OGIS 484. 76 BURNETT 1987, pp. 102-103. 77 Cfr. HARL 1997, pp. 223-225. La tematica è trattata approfonditamente ancora in: MELVILLE JONES 1971; MCDONALD 1989. 78 LO CASCIO 1981, p. 78; BURNETT 1993, p. 146; HARL 1997, pp. 226227; BURNETT 2005, pp. 174-176. 72

79 Cfr. HOWGEGO 1985, pp. 85, 90-91; HARL 1987, p. 32; BUTCHER 1988, pp. 24-25; RPC I, pp. 3, 16. Un caso molto rappresentativo si rileva a Paestum; cfr. CRAWFORD 1973. 80 RPC I, p. 16. Cfr. anche SAVIO 2001, pp. 18-19. 81 Cfr. HOWGEGO 1985, pp. 92, nota 70 e soprattutto HOWGEGO 1990, che rivede le teorie esposte in CRAWFORD 1970. Cfr. anche MILLAR 2004, p. 97. 82 OGIS 339; cfr. HOWGEGO 1985, p. 85, nota 17; BUTCHER 1988, pp. 24-25; RPC I, pp. 16-17. 83 HOWGEGO 2005, p. 2; cfr. anche GLEASON 2006, pp. 246-247.



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soprattutto tenendo conto del diverso atteggiamento tenuto a questo riguardo dalle città orientali e da quelle occidentali. Nel caso di queste ultime, Burnett si è chiesto quanto possa aver influito il desiderio di conseguire una piena integrazione con le élites romanizzate sulla decisione di dismettere la produzione monetale civica a favore dell’adozione della valuta romana imperiale, di fatto ribaltando le precedenti teorie che avevano invece addebitato a un’imposizione del potere centrale la fine della monetazione a Occidente.84 Per contro, le comunità orientali continuarono a manifestare un’aspirazione generalizzata al mantenimento dell’autonomia non solo economica, ma anche culturale, attraverso l’uso della moneta di propria coniazione.85 Burnett ha efficacemente rimarcato due aspetti complementari di questo fenomeno, evidenziando, in primo luogo, come il quadro delle testimonianze epigrafiche provenienti dalle province asiatiche faccia spesso riferimento a Roma come a un potere straniero,86 non per questo necessariamente ostile, ma estraneo alla tradizione culturale ellenica, che

manteneva la sua storica superiorità anche sotto il giogo imperiale; e secondariamente rilevando come, in conformità a un medesimo atteggiamento, anche il complesso delle iscrizioni concernenti nello specifico l’uso della moneta in questi territori lasci trapelare una sottile volontà di marcare una distinzione tra il numerario di produzione propria, civica, e quello romano imperiale (spesso etichettato anche come “italico”), che in certi casi era considerato a tutti gli effetti straniero.87 Segnali di questo ordine di rivendicazioni si ravvisano soprattutto in diverse categorie di emissioni a carattere sostanzialmente celebrativo o commemorativo di eventi di particolare prestigio per la comunità, come l’organizzazione di feste religiose e di competizioni agonistiche, la dedica o l’inaugurazione di templi (soprattutto per la concessione della newkor…a) o di edifici pubblici, e infine la stessa visita di un imperatore in città, che costituiva motivo di vanto nei confronti delle comunità “rivali”.88

Fig. 5. Le zecche delle province greche in età augustea e giulio-claudia (RPC I/1)

84

87

BURNETT 2005, pp. 177-178. Cfr. anche HOWGEGO 2005, p. 14. 86 Di segno opposto era invece l’atteggiamento tenuto verso Roma dai re-clienti orientali, che ovviamente aspiravano a essere integrati nella classe dirigente imperiale, come facevano i maggiorenti locali delle città dell’occidente romano; BURNETT 2005, p. 178. Su questo tema si veda anche HARL 1987, pp. 21-30.

Cfr. BURNETT 2005, pp. 173-176, che ricorda in particolare l’uso dell’epiteto romaikon o italikon, in associazione al denario o all’asse e in contrapposizione alla dracma locale, rispettivamente in un’epigrafe flavia di Cybra (IGR IV, 915) e in una nota iscrizione del II sec. d.C. rinvenuta a Palmira, che riporta una lettera di Germanico a un ufficiale o procuratore siriano (IGR III, 1056 = OGIS 629). 88 HARL 1996, pp. 110-111; HARL 1997, pp. 227-229; HOWGEGO 2005, p. 2.

85



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nella monetazione di Larissa (che emetteva moneta per conto della Lega tessalica) ricorre quello dello strathgÒj, che rappresentava la massima autorità amministrativa locale anche in epoca imperiale;94 altrettanto importante è la figura dell’¥rcwn, che ricorre in alcune emissioni di Melo.95 Tuttavia tali indicazioni potevano anche semplicemente fungere da formule di datazione dell’emissione, in riferimento all’anno di carica dei rappresentanti del potere locale. Questo quadro è ulteriormente arricchito anche dai dati relativi all’utilizzo delle contromarche, che, pur nella loro peculiarità, rappresentano sempre un segno di convalida del numerario apposto dall’autorità. La casistica offerta dalla documentazione greca fa registrare una prevalenza di sigilli impressi dalle città o dalle autorità locali rispetto a quelli che recano il nome o il titolo dell’imperatore, così come rispetto a quelli di matrice legionaria, più frequenti nella monetazione delle province occidentali o in alcuni grandi centri asiatici; possiamo ricordare a titolo esemplificativo la contromarca apposta per decreto dei decurioni a Corinto (DDCO) e quella impressa forse dalle autorità religiose del tempio di Zeus Kasios a Corcyra (DIOKA, KACIO).96

Autorità emittenti e autonomia locale Per quanto concerne la gestione della moneta locale nelle province orientali, in particolare quelle greche, la documentazione numismatica testimonia un quadro di maggiore autonomia rispetto al panorama dei centri di produzione occidentali. Se si considera specificamente la documentazione relativa alla produzione delle zecche elleniche, le indicazioni ricavabili dall’analisi delle legende monetali sono purtroppo molto più sporadiche rispetto a quelle di provenienza micro-asiatica. In casi per lo più isolati (ad esempio a Calcide in età augustea), sulle emissioni compare il nome del proconsole in carica nella provincia (ANQUPATOC).89 Ma, in linea di massima, tanto nell’area ellenica quanto negli altri territori provinciali, l’evidenza principale dell’autorità emittente, peraltro non sempre associata alla titolatura imperiale, è offerta dai nomi dei magistrati municipali. Sono molto importanti, a tal proposito, le attestazioni della gestione amministrativa della monetazione civica nelle emissioni delle colonie romane, che riportano i nomi dei duoviri quinquennali nelle legende monetali redatte in lingua latina. I casi più rappresentativi sono offerti dalle emissioni di Corinto, Buthrotum e Dyme in Achaea, di Pella e forse di Dium in Macedonia,90 oltre alle importanti serie che citano i nomi dei magistrati di Cnosso a Creta. Per Corinto Amandry ha supposto che fino all’epoca di Galba, quando sulla monetazione cittadina comparve il primo riferimento all’autorizzazione dei decurioni a battere moneta, i duoviri potessero coniare in autonomia, mentre in seguito dovessero ottenere l’approvazione del senato locale; ma Howgego ha puntualizzato che la mancata indicazione dei nomi dei decurioni non implica necessariamente che essi non intervenissero nelle attività della zecca.91 Una conferma indiretta si può ricavare dalle serie monetali della città epirota di Butrinto; qui le legende che ricordano i nomi dei duoviri si trovano indifferentemente da sole o associate a quelle che fanno esplicito riferimento al decreto o al consenso dell’ordine dei decurioni (EX DD o EX CONSENSV D).92 Tra le emissioni di questa zecca nel periodo triumvirale, si segnala inoltre la singolare menzione di un supposto quaestor aerarii (sulla base dello scioglimento della sigla QA), che, se confermata, rivelerebbe una significativa rilevanza di questa magistratura nella gestione della moneta.93

A prescindere dall’indiscussa autonomia amministrativa dei magistrati locali, va però ricordato che in ogni momento l’imperatore poteva intervenire con provvedimenti di qualsiasi genere in merito alla concessione di battere moneta provinciale. Per quanto riguarda l’Achaea, risulta a tal proposito esemplare il già citato episodio legato alla revoca da parte di Vespasiano delle libertà civiche e tributarie concesse ai Greci da Nerone nel 66-67 d.C; tale manovra comportò, come la stessa evidenza numismatica può certificare, il ritiro dell’autorizzazione a battere moneta concessa alle zecche della provincia. Il provvedimento fu poi gradualmente abrogato, in un primo momento solo su esplicita richiesta da parte delle singole comunità, come attestano le legende monetali MONETA IMPETRATA INDVLGENTIA AVG97 e PERM IMP98 delle serie domizianee coniate rispettivamente a Patrasso e a Corinto (fig. 6).99 Si tratta sicuramente del più rilevante episodio a noi noto di ingerenza dell’autorità imperiale nella gestione della moneta locale,100 che sembra però rappresentare una sostanziale eccezione alla regola. Una conferma viene dalla documentazione relativa alla cosiddetta monetazione “pseudo-autonoma”, che in Achaea conosce alcuni dei suoi paradigmi di maggior rilievo. Si tratta della discussa categoria di monete caratterizzate dall’adozione al dritto di personificazioni

I riferimenti ai magistrati responsabili sono invece più sporadici nella monetazione delle città propriamente greche. All’interno della produzione di alcune zecche come Sparta e Tebe può comparire il nome proprio del magistrato, come l’ºgemèn o il polšmarcoj, mentre

94

RPC I, pp. 247, 268, 281. Nelle emissioni delle zecche orientali figurano con frequenza anche riferimenti a cariche sacerdotali e a titoli onorifici conferiti a evergeti e benefattori della comunità; cfr. RPC I, p. 4. 95 RPC IV, 4704-4705, 7948-7949 (nell’ultimo esemplare il nome del magistrato è associato al dritto alla personificazione della Boule). 96 HOWGEGO 1985, pp. 3-7, Cmks 589, 532, 544, 613. Indicativo è anche il monogramma di Zeus contomarcato probabilmente nel santuario di Olimpia su monete di Patrasso; cfr. Cmk 614, p. 227. 97 RPC 219. 98 RPC 101-106. 99 RPC I, p. 18; RPC II, pp. 55-63. 100 Per esempi analoghi, cfr. WEISS 2005, pp. 58-61.

89

RPC I, pp. 269-271. Si considerano solo le emissioni databili all’epoca propriamente imperiale, escludendo quelle coniate durante la guerra civile a nome dei consoli o dei generali al servizio di Antonio o di Ottaviano. 90 RPC I, pp. 244-310. 91 Cfr. AMANDRY 1988, pp. 9-10; HOWGEGO 1989, p. 200. 92 RPC I, 1380, 1395-1414, pp. 277-279. 93 RPC I, 1378, pp. 275-276. Cfr. anche ABDY 2011, in corso di stampa.



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della città emittente o raffigurazioni di divinità e di simboli attinenti all’identità politica e culturale delle comunità locali, al posto del busto imperiale.101 Abitualmente esse erano coniate (e pertanto tollerate?) in quantità contenute, parallelamente alle serie ufficiali, ma nei casi del tutto atipici di Rodi, Chio e Tiro esse costituiscono la forma prevalente di emissione monetale prodotta sotto l’impero, e ad Atene addirittura l’unica, certo in virtù di concessioni speciali che Roma rilasciava forse come tributo onorifico al glorioso passato storico e culturale di queste città.102 In merito a questa tipologia di monete, il dibattito scientifico si è sviluppato intorno alla possibilità di stabilire una connessione tra lo statuto giuridico-amministrativo delle città emittenti e la loro facoltà di coniare moneta priva dell’effige imperiale; i risultati sono stati finora poco convincenti, poiché se è vero che molte città libere emisero anche solo occasionalmente questo tipo di serie monetali, ne esistono altrettante che non conobbero affatto questo genere di produzione. Si è provato anche a trovare una spiegazione di carattere puramente monetario al fenomeno, ma ancora tutt’altro che esaustiva: l’emissione di queste serie, spesso riservata alle denominazioni minori del sistema metrologico adottato dalle zecche, poteva forse far parte di un disegno mirato a facilitare il riconoscimento dei nominali sulla base del tipo monetale di diritto, in cui le denominazioni maggiori recavano il busto dell’imperatore e le intermedie quello delle auguste.103 A prescindere dalla validità di queste considerazioni, sembra comunque che non si possa spiegare l’origine della monetazione “pseudo-autonoma” se non presupponendo un maggiore grado di libertà decisionale concesso dalle autorità alle zecche provinciali; come si vedrà, proprio il caso di Nicopolis può offrire una testimonianza significativa in tal senso.

Denominazioni monetali e rapporti di cambio Il quadro generale delle valute locali adottate nel mondo greco-orientale appare abbastanza variegato, in quanto si registra un principio di sostanziale autonomia sottesa all’adozione del sistema monetario da parte delle singole officine monetali;104 nel panorama delle zecche dell’Asia Minore (quelle finora studiate più approfonditamente da questo punto di vista), si riscontra in linea di massima una differenza di comportamento tra le colonie, che si uniformavano maggiormente al sistema romano imperiale (con nominali da 1/2, 1, 2 e 4 assaria), e le città greche, che invece seguivano standard più articolati (con una maggiore varietà di frazioni e multipli anche da 1 e mezzo, 3 e 6 assaria),105 una distinzione che sembra riproporsi anche nel mondo greco. In secondo luogo, si è dovuta accettare la sostanziale impossibilità di stabilire con certezza il reale valore nominale di molte di queste denominazioni in assenza di inequivocabili elementi di riconoscimento, quali potrebbero essere eventuali marche o contromarche di valore (solitamente espresse in lettere dell’alfabeto greco in funzione di numeri).106 Da questo punto di vista, l’Achaea presenta molte difficoltà d’indagine, perché ha offerto pochi esempi di contromarche di valore anche nella fase in cui proliferarono nella monetazione delle province orientali, durante la crisi economica del III sec. d.C.; inoltre, anche le attestazioni di marche di valore incise su conio sono molto rare.107 Un importante caso di studio è fornito della zecca di Aegium, che riporta il valore nominale di due denominazioni: HMIOBELIN (emiobolo) su alcune serie “pseudo-autonome” pre-imperiali e Ac G (per 3 assaria) su certi bronzi del II sec. d.C..108 Questi dati permettono di osservare la graduale evoluzione da un sistema monetario prettamente greco, ancora in vigore in piena età imperiale, a uno di matrice più propriamente romana, facendo registrare un processo di “romanizzazione” metrologica abbastanza lento. Si tratta ovviamente di una mera semplificazione della complessità di un quadro monetario in cui, da una parte, i nominali greci stentavano a cedere il passo alla nuova moneta, ma, dall’altra, le due valute erano facilmente rapportabili tra loro per analoghe caratteristiche metrologiche.109 Il valore dell’emiobolo e quello dell’assarion erano infatti approssimativamente assimilabili sulla base del loro rapporto di cambio con le rispettive monete d’argento di riferimento: se il primo valeva 1/12 di dracma (secondo il sistema ponderale attico),110 il secondo valeva 1/16 di denario. In sostanza, quindi, l’obolo equivaleva a 2 assaria, ma il dato di maggior rilievo risiede nell’analogia del rapporto di conversione (1:16) 104

Fig. 6. Serie monetali di Corinto e Patrasso per Domiziano che ricordano l’autorizzazione dell’imperatore a riprendere le emissioni civiche nelle rispettive zecche (RPC II, 104, 219)

BURNETT 1993, p. 149; JOHNSTON 2007, p. 240. JOHNSTON 2007, pp. 236-238. 106 RPC I, p. 30. 107 JOHNSTON 2007, pp. 219-221. 108 KROLL 1996, pp. 49-50. 109 BURNETT 1993, p. 149; KROLL 1997b; BURNETT 2005, p. 176. 110 Sussisteva ancora la tradizionale divisione della dracma in 6 oboli, ciascuno dei quali era a sua volta divisibile in sottomultipli di bronzo, i chalkoi (12 secondo il sistema ponderale egineta, 8 secondo quello attico); KROLL 1996, pp. 54-56. 105

101

Cfr. JOHNSTON 1985b; RPC I, pp. 41-42. BURNETT 1993, pp. 146-147; HOWGEGO 2005, p. 15. 103 Cfr. RPC I, pp. 41-42; BURNETT 1993, p. 147; HOWGEGO 2005, p. 15. 102



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dall’argento al bronzo tra il sistema romano imperiale e quello provinciale, che faceva sì che l’assarion venisse comunemente assimilato all’asse.111 A completamento del quadro di compatibilità tra i due sistemi in Asia Minore, esisteva ugualmente un rapporto di cambio tra il denario imperiale e le altre principali monete in argento romano-provinciali, in base al quale il nominale romano valeva rispettivamente 1/3 di cistoforo e 1/4 di tetradramma.112

monetario locale e quello di Roma, tale da attribuire ai nominali principali il valore dell’asse e del semisse, nonostante risultassero di peso medio nettamente inferiore rispetto agli standard della zecca centrale.116 Si potrebbe pensare che, per associazione, questi parametri venissero poi estesi anche alle zecche greche che coniavano su valori metrologici analoghi, ma è stato dimostrato che in realtà fu piuttosto la monetazione coloniale ad adattarsi agli standard greci preesistenti.117 La conferma più importante viene dai rari casi in cui sono attestate marche o contromarche di valore, che riportano, per citare solo il caso più rappresentativo di Corinto, la A per l’asse, la S(E) per il semisse e i 3 punti per il quadrante (RPC 1118-1120).118 Per contro, il quadro delle principali zecche della Macedonia (in particolare a Filippi, la più “romana” delle sue città)119 sembra registrare l’adozione di uno standard metrologico di partenza fondato su monete più pesanti e con tondello di diametro maggiore, quindi ancora più facile da associare al modello imperiale di riferimento.120 È probabile che questa opzione mirasse proprio a cercare di instaurare, fin dalla sua introduzione, un sistema monetario di segno marcatamente romano, a dimostrazione forse di una più diretta influenza economica del potere centrale su questa provincia.121

Dall’Achaea provengono due delle più importanti testimonianze epigrafiche relative alla graduale transizione da un sistema all’altro; le direttive a cui si fa riferimento dimostrano infatti che, fatta salva la sostanziale compatibilità tra valute differenti, le autorità premevano per vincere una persistente riluttanza a dismettere la moneta locale negli atti ufficiali di valore giuridico e amministrativo. La prima testimonianza è offerta da una iscrizione della prima età imperiale rinvenuta a Messene, che prescriveva il pagamento delle imposte in denari;113 la seconda è costituita dal cosiddetto diÒrqwma augusteo della Tessaglia (Phere), una sorta di editto (letteralmente “correzione”, “riforma”) che imponeva una revisione nel sistema di pagamento della tassa di manomissione degli schiavi, convertendo ufficialmente la valuta usata, dallo statere locale al denario (secondo l’equazione: 1 statere = 1 denario e mezzo).114 Ancora una volta, però, entrambe le attestazioni documentano la coesistenza dei due sistemi, perché come sottomultipli del denario fanno ancora riferimento a oboli e a chalkoi.115

In generale, comunque, sembra che si possa riscontrare una tendenza generalizzata in grado di confermare quella emersa dallo studio di Aegium, secondo la quale le officine monetali furono portate a modificare gradualmente il proprio sistema metrologico verso standard maggiori a partire dalla seconda metà del II sec. d.C., e anche verso valori nominali più alti nella fase più acuta della crisi economica del III sec. d.C., a testimonianza di una più compiuta (ancorché tardiva) romanizzazione.

D’altra parte, anche nelle province greche, come in quelle asiatiche, la monetazione delle colonie risulta di più facile decifrazione (in Achaea si possono citare i casi di Corinto, Patrasso, Dyme e Buthrotum), poiché al suo interno vigeva un criterio di equiparazione tra il sistema

111

KLOSE 1986. BURNETT 1993, pp. 148-149. 113 IG V, 1432. Va ricordata ancora a tal riguardo la lettera di Germanico rinvenuta a Palmira, che raccomandava l’uso degli assaria italici (quindi degli assi imperiali) nel versamento dei tributi; IG III, 1056 = OGIS 629. 114 IG IX 2, 415; cfr. in particolare HELLY 1997. Cfr. anche SEG 1984, pp. 177-178, nn. 599-604. 115 Cfr. HOWGEGO 1985, p. 56; RPC I, pp. 31-32. Si pensi del resto che a Nicopolis di Siria è attestata l’adozione di un sistema monetario non romano, fondato sull’uso dei chalkoi, ancora nel III sec. d.C.; cfr. BURNETT 1993, p. 149. 112

116

Cfr. RPC I, p. 246. Cfr. AMANDRY 1997. 118 Cfr. AMANDRY 1988, pp. 124-127; RPC I, p. 32. 119 KREMYDI-SICILIANOU 2005, p. 97. 120 Cfr. RPC I, pp. 287-288. 121 BURNETT 2000, pp. 97-98. L’ipotesi è supportata anche dalla documentazione epigrafica, in cui, tra i riferimenti alla moneta usata nella provincia, le attestazioni dei denari superano nettamente quelle degli assaria; cfr. KREMYDI-SICILIANOU 2005, p. 97. 117



II. ACTIA NICOPOLIS II.1 LA FONDAZIONE DI AUGUSTO Azio, Nicopolis e i Giochi Aziaci La fondazione di Nicopolis è storicamente considerata la più importante tra quelle promosse da Augusto in Grecia, sia perché legata alla sua vittoria più memorabile, sia perché egli conferì alla città uno statuto e un ruolo politico di indiscusso prestigio nel panorama ellenico. Concepita probabilmente (come le tante “città della vittoria” diffuse nel Mediterraneo) nel solco dell’imitatio Alexandri, ad emulazione della prima fondazione di Nicopolis in Siria che celebrava lo storico trionfo macedone nella battaglia di Isso,1 si distingueva dalle altre col toponimo di Actia Nicopolis, come ancora è ricordata nell’Itinerarium Antonini (325.2) e nella Tabula Peutingeriana (VI, 3-4; cfr. fig. 10). La devastazione dell’Epiro, cui si è già fatto riferimento, rappresenta sicuramente una delle pagine che maggiormente hanno contribuito a consolidare l’immagine di una Grecia in ginocchio, sottomessa e umiliata dal dominatore romano, incapace di risollevarsi dalle sue macerie e di recuperare lo splendore perduto. A Strabone2 in particolare si deve la vivida descrizione della regione epirota reduce dalle devastazioni successive alla sconfitta di Pidna del 168 a.C., disposte da Lucio Emilio Paolo per punire severamente il “tradimento” delle popolazioni della Grecia centrale, alleatesi con Perseo contro Roma, e la loro strenua resistenza. La memorabile rappresaglia romana del 167 a.C. comportò che 70 oppida venissero abbandonati al saccheggio, alla devastazione e all’incendio, e che 150.000 abitanti fossero deportati e venduti come schiavi.3 Nella descrizione lasciataci dal geografo di età augustea, riguardante in particolare la porzione sud-occidentale dell’Epiro, quella tradizionalmente amministrata dalla Confederazione epirota e maggiormente colpita, la regione appare come una landa desolata e quasi disabitata (il termine impiegato è ºrem…a, “desolazione”),4 tanto più che, tra la fine delle guerre macedoniche e i tempi in cui egli scriveva, questi territori erano stati anche il teatro dei successivi conflitti tra Silla e Mitridate e delle guerre civili, prima tra Cesare e Pompeo, poi tra Antonio e i Cesaricidi.5 La centralità della regione negli equilibri politici tra Oriente e Occidente portò infine Ottaviano e Antonio ad affrontarsi nello scontro decisivo sulla costa epirota a Capo Azio, nella battaglia navale svoltasi all’imbocco del 1 STRAB., XIV, 5, 19. Cfr. ELLIS JONES 1987, pp. 104-107; KRINZINGER 1987, p. 112; CRESCI MARRONE 1993, pp. 25-26. 2 STRAB., VII, 7, 6 e X, 2, 2. 3 LIV., XLV, 34, 6; PLIN., Nat., IV, 39; PLUT., Emil.P., XXIX; APP., Ill., IX. 4 Cfr. ISAGER 2001; KARATZENI 2001. 5 Cfr. ALCOCK 1993, pp. 197-200; CABANES 1997, pp. 117-118; CABANES 1998, pp. 311-312.

Golfo di Ambracia il 2 Settembre del 31 a.C.,6 che diede la supremazia ad Ottaviano (fig. 7). In questo contesto si colloca la fondazione di Nicopolis. Due sono le fonti letterarie che parlano in maniera dettagliata della fondazione augustea. Cassio Dione offre il resoconto più completo: «Questa fu la battaglia navale tra di loro [Ottaviano e Antonio] che ebbe luogo il 2 settembre. Dico ciò non senza motivo (infatti non lo faccio abitualmente), ma perché da allora per la prima volta Cesare detenne da solo tutto il potere, tanto che il conto degli anni del suo regno si fa partire proprio da quel giorno. Per onorare quel giorno dedicò ad Apollo Azio una trireme, una quadrireme e altre imbarcazioni in successione fino a dieci ordini di remi tratte dal bottino delle navi catturate. Costruì anche un tempio più grande e istituì un agone penteterico sacro (così infatti chiamano quei giochi in cui si distribuisce cibo ai cittadini) con gare ginniche e musicali e corse di cavalli, che chiamò Giochi Aziaci. Fondò anche una città sul luogo dove si trovava l’accampamento, radunando alcuni degli abitanti dei dintorni e mandandone via altri, e le diede nome Nicopolis. Lastricò poi con pietre quadrangolari il punto esatto dove si trovava la sua tenda e lo adornò coi rostri strappati al nemico, fondandovi un tempio col tetto aperto dedicato ad Apollo».7 Sostanzialmente analoga è la testimonianza di Svetonio, il quale dichiara più sinteticamente: «Affinché la memoria della vittoria aziaca fosse più celebrata e tramandata ai posteri, [Ottaviano] fondò vicino ad Azio la città di Nicopolis e vi istituì giochi quinquennali e, ampliato l’antico tempio di Apollo, consacrò a Marte e a Nettuno il luogo in cui sorgeva l’accampamento da lui utilizzato, decorato con le spoglie navali».8 Il centro epirota sorse dunque ai piedi della collina di Michalitsi, dove Ottaviano aveva piantato il suo quartier 6

CASS. DIO., LI, 1, 1. CASS. DIO., LI, 1, 1-3: «ToiaÚth tij ¹ naumac…a aÙtîn tÍ deutšrv toà Septembr…ou ™gšneto. toàto d oÙk ¥llwj e‹pon (oÙdg¦r e‡wqa aÙtÕ poie‹n) ¢ll' Óti tÒte prîton Ð Ka‹sar tÕ kr£toj p©n mÒnoj œscen, éste kaˆ t¾n ¢par…qmhsin tîn tÁj monarc…aj aÙtoà ™tîn ¢p' ™ke…nhj tÁj ¹mšraj ¢kriboàsqai. kaˆ ™p' aÙtÍ tù te 'ApÒllwni tù 'Akt…J tri»rh te kaˆ tetr»rh, t£ te ¥lla t¦ ˜xÁj mšcri dek»rouj, ™k tîn a„cmalètwn neîn ¢nšqhke, kaˆ naÕn me…zw òkodÒmhsen, ¢gîn£ tš tina kaˆ gumnikÕn kaˆ mousikÁj ƒppodrom…aj te pentethrikÕn ƒerÒn (oÛtw g¦r toÝj t¾n s…thsin œcontaj Ñnom£zousi) katšdeixen, ”Aktia aÙtÕn prosagoreÚsaj. pÒlin tš tina ™n tù toà stratopšdou tÒpJ, toÝj men sunage…raj toÝj d' ¢nast»saj tîn plhsiocèrwn, sunókise, NikÒpolin Ônoma aÙtÍ doÚj. tÒ te cwr…on ™n ú ™sk»nhse, l…qoij te tetrapšdoij ™krhp…dwse kaˆ to‹j ¡loàsin ™mbÒloij ™kÒsmhsen, › doj ti ™n aÙtù toà 'ApÒllwnoj Øpa…qrion ƒdrus£menoj». 8 SUET. Aug., XVIII: «Quoque Actiacae victoriae memoria celebratior et in posterum esset, urbem Nicopolim apud Actium condidit ludosque illic quinquennales constituit et ampliato uetere Apollinis templo locum castrorum, quibus fuerat usus, exornatum naualibus spoliis Neptuno ac Marti consecrauit». 7

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generale, sullo stretto lembo di terra che chiude il golfo di Ambracia e culmina nel promontorio che oggi ospita il centro portuale di Preveza, immediatamente a nord di Capo Azio. L’intento celebrativo della vittoria si coniugava perfettamente con la sacralità del luogo, che ospitava l’antico tempio dedicato ad Apollo Aziaco,9 che Virgilio ricorderà narrando l’approdo di Enea sulla costa epirota.10

Antonio; in secondo luogo, il ripristino degli ”Aktia (da allora noti anche come Nša ”Aktia), un antico concorso sacro locale degli Acarnani, che sin dal IV sec. a.C. veniva celebrato all’interno dello stesso santuario di Apollo Azio.12 Le edizioni dei nuovi giochi furono però trasferite poco a nord di Nicopolis, precisamente all’interno di un quartiere suburbano ubicato alle pendici della collina di Michalitsi, che Strabone definisce pro£steion;13 Augusto consacrò l’intera area boschiva circostante ad Apollo e vi concentrò gli edifici che ospitavano le competizioni, tra i quali il teatro, il ginnasio e lo stadio. In un primo momento, la direzione di queste manifestazioni fu affidata a Sparta14 come forma di ringraziamento personale di Augusto ai Lacedemoni, che si erano schierati con lui contro Antonio, e in particolare al suo condottiero (e dinasta) Eurycles, il quale aveva combattuto al suo fianco ad Azio.15 I nuovi agoni erano penteterici (cioè, secondo il computo latino, si disputavano ogni quattro anni), isolimpici16 (cioè di fatto equiparati agli altri giochi panellenici e pertanto integrati nel cosiddetto per…odoj, il ciclo “aureo” che includeva, oltre alle stesse Olimpiadi, i Giochi Pitici, gli Istmici e le Nemee)17 e stefanita… (competizioni in cui ai vincitori era elargita in premio una ghirlanda di foglie anziché una somma di denaro); infatti gli aktionikai vincevano una caratteristica corona di giunchi.18 La loro rinomanza si estese così a tutte le province dell’impero, da cui affluivano atleti e artisti per partecipare alle gare, così come gli spettatori che vi assistevano. Il catalogo dei vincitori dei Giochi Aziaci ha offerto infatti un prezioso spaccato della realtà delle competizioni agonistiche nel mondo greco imperiale, che illustra la varietà e la specializzazione delle discipline (dalle gare di atletica alle corse coi carri, dagli agoni teatrali e musicali alle naumachie) e la rigida suddivisione dei partecipanti per fasce di età. L’aspetto più interessante, tuttavia, riguarda la grande eterogeneità dei luoghi di provenienza dei concorrenti, che, da quando i Giochi furono inseriti nel prestigioso novero del periodos delle competizioni panelleniche, accorrevano da tutte le province per prendervi parte. Scorrendo l’elenco delle città di provenienza si trovano atleti di Creta, Tenos, Cos, Cipro, Magnesia al Meandro, Laodicea, Nicomedia, Mitilene, Pergamo, Efeso, Afrodisia, Smirne, Alessandria, Sardi, Magnesia al Sipilo, Kibyra, Ermopoli, Antiochia, Sinope, Mileto e Xantos, a testimonianza di una netta prevalenza di aktionikai originari dell’Asia Minore.19 Per quanto riguarda le attestazioni di città

Fig. 7. Disposizione degli schieramenti nella battaglia di Azio (CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001)

Sin dalla sua prima pianificazione, quindi, la fondazione augustea trovò nel sito una collocazione ideale, sia dal punto di vista della posizione geografica di rilievo strategico nelle comunicazioni con la penisola italica, sia sotto il profilo del suo inquadramento nella programmazione ideologico-propagandistica del futuro princeps, mirata alla legittimazione del suo nuovo ruolo nello Stato romano attraverso un pieno inserimento nel solco delle tradizioni, tanto quelle romane repubblicane del mondo italico, quanto quelle greco-ellenistiche dei territori di conquista. In quest’ottica vanno interpretati innanzitutto l’ampliamento dell’antico tempio di Apollo a Capo Azio (cui venne affiancato un arsenale con le ricostruzioni delle navi che avevano partecipato alla battaglia),11 nume tutelare di Ottaviano nel corso del conflitto, anche ideologico, che lo aveva opposto ad

OIKONOMIDOU 1975, p. 184. In questo stesso santuario, dal III sec. a.C., aveva sede anche il luogo di culto federale degli Acarnani; SARIKAKIS 1966a, p. 146; TZOUVARA-SOULI 2001, pp. 241-242. Peraltro, la tradizione romana faceva risalire l’origine dei Giochi ancora ad un’iniziativa di Enea: VERG., Aen., III, 279-283. Cfr. PASCHALIS 1987, pp. 64-65; TZOUVARA-SOULI 2001, pp. 241-242. 13 STRAB., VII, 7, 6. 14 STRAB., VII, 7, 6. 15 Cfr. BOWERSOCK 1961, pp. 112-113; ROMEO 1998, pp. 27-28. 16 STRAB., VII, 7, 6. Questo comportava che, come alle Olimpiadi, i vincitori avevano diritto al mantenimento a vita a spese pubbliche nel Pritaneo; SARIKAKIS 1966a, p. 150. Cfr. SPAWFORTH 1989. 17 Cfr. CIG 4472; SARIKAKIS 1966a, p. 146; LÄMMER 1987, pp. 30-31. 18 SARIKAKIS 1966a, p. 150; LÄMMER 1987, p. 30. 19 SARIKAKIS 1966a, pp. 146-156; LÄMMER 1987, p. 30. 12

9

CASS. DIO, L, 12, 7; cfr. LÄMMER 1987, p. 28. VERG., Aen., III, 275-288. Cfr. PASCHALIS 1987, pp. 62-63. 11 Le navi andarono poi distrutte in un incendio; cfr. «STRAB., VII, 7, 6: kaˆ ƒerÕn toà 'Akt…ou 'ApÒllwnoj ™ntaàq£ ™sti plhs…on toà stÒmatoj, lÒfoj tij ™f' ú Ð neèj, kaˆ Øp' aÙtù ped…on ¥lsoj œcon kaˆ neèria, ™n oŒj ¢nšqhke Ka‹sar t¾n dekanaan ¢kroq…nion, ¢pÕ monokrÒtou mšcri dek»rouj· ØpÕ purÕj d' ºfan…sqai kaˆ oƒ neèsoikoi lšgontai kaˆ t¦ plo‹a». Probabilmente alle strutture del santuario erette in epoca augustea appartengono significativi resti in opus reticulatum individuati in situ nel corso delle indagini più recenti; cfr. MALACRINO 2006, p. 146, con bibliografia precedente. 10



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greche, solo due atleti provengono da Sparta (forse, non a caso, entrambi di età augustea, quando l’organizzazione dei Giochi era stata inizialmente affidata agli Spartani),20 uno da Corinto,21 due da Argo e due dalla stessa Nicopolis.22 Da questo quadro emerge la grande vitalità del capoluogo epirota, già centro portuale di grande importanza, naturalmente predisposto ad accogliere viaggiatori stranieri, che ogni quattro anni diventava a tutti gli effetti una città cosmopolita. Un ultimo dato di rilievo è offerto dalla cronologia delle epigrafi funerarie che ricordano questi atleti, le quali si datano, quasi senza soluzione di continuità, dall’età augustea all’epoca di Aureliano (circa 275 d.C.). Precisamente, su un campione di 56 attestazioni (considerando quelle la cui datazione è più attendibile), se ne contano 6 augustee, 6 giulioclaudie, 3 flavie,23 7 traianee, 3 adrianee, 10 antoniniane, 8 severiane e infine 5 databili tra il regno di Gordiano e quello di Aureliano;24 la fase che fa registrare il maggior calo di testimonianze, quindi, si colloca nella parte centrale e finale del I sec. d.C., quando gli agoni furono sicuramente sospesi almeno per un’edizione, sotto Caligola, e quando, come si vedrà, la zecca cittadina interruppe temporaneamente la produzione monetale.

riscontri nelle indagini archeologiche condotte sulla sommità della collina di Michalitsi, nel punto in cui sorgeva l’accampamento, che hanno portato alla luce il cosiddetto “Memoriale di Nicopolis” in località Smirtoula (cfr. fig. 9). Il complesso era costituito da due massicci muri di contenimento in opera quadrata, eretti a sostegno di grandi terrazze panoramiche aperte a sud sulla città; la più alta ospitava una stoa doppia con colonne di ordine ionico (evidentemente il tempio a cielo aperto citato da Dione),29 disposta a p-greco a chiusura dei versanti nord, est e ovest della piazza quadrangolare, al centro della quale si ergevano tre statue30 e un altare monumentale decorato con un fregio marmoreo continuo, raffigurante un’Amazzonomachia, il trionfo aziaco e una scena di sacrificio. Del monumento rimangono la grande terrazza principale e, soprattutto, le sagome scavate nel muro di contenimento da trentasei rostri di navi affondate alla flotta di Antonio, che erano stati infissi per metà nella parete e da essa aggettavano con l’estremità acuminata (attualmente si conservano circa sei chili e mezzo di frammenti di bronzo appartenuti ad uno solo di essi).31 Di fondamentale importanza per contestualizzare e datare il monumento, risulta poi la testimonianza epigrafica dell’iscrizione scolpita alla sommità del muro di contenimento della stessa terrazza, il cui testo integrale è stato così ricostruito:

Sulla data dell’inaugurazione dei nuovi Giochi si è dibattuto a lungo.25 Sembra ormai accantonata l’ipotesi che faceva risalire le prime feste al 28 a.C., in base a una possibile coincidenza con le edizioni delle Olimpiadi dopo Azio,26 a favore di una comune convergenza verso il 2 settembre del 27 a.C., cioè nel giorno esatto del quarto anniversario della vittoria navale e nello stesso anno in cui ricorrevano due importanti manifestazioni agonistiche del mondo romano, che insieme agli Aktia costituivano un trittico prestigioso al quale i concorrenti potevano ambire a partecipare in sequenza (in luglio i Capitolia di Roma, in agosto i Sebasta di Napoli e in settembre gli Aktia).27

vacat [IMP·CAESA]R·DIV[I·IVLI·]F·VICT[ORIAM· CONSECVTVS·BELL]O·QVOD·PRO[·R]E[·] P[V]BLIC[A]·GES[SI]T·IN·HAC·REGION[E· CONS]VL[·QVINTVM·I]MPERAT[OR·SE]PTIMVM· PACE[·]PARTA·TERRA[·MARIQVE·MA]RTI· NEPTVNO[QVE·C]ASTRA[·EX·]QVIBV[S·AD· HOSTEM·IN]SEQ[VENDVM·EGR]ESSV[S·EST· NAVALIBUS·SPOLI]IS[·EXORNA]TA· C[ONSACRAVIT] vacat.32 La titolatura finale consente di datare ad annum l’erezione del trofeo, che potrebbe essere stato realizzato in occasione della visita di Ottaviano, di ritorno dall’Egitto, al suo vecchio accampamento militare, nell’estate del 29 a.C..33

Se, dunque, con l’istituzione dei Nuovi Giochi Aziaci Ottaviano operò nel segno della continuità col consolidato patrimonio culturale e religioso locale, più marcatamente celebrativa della sua personale vittoria militare fu la realizzazione del monumentale santuario consacrato a Marte e a Nettuno (oltre che ad Apollo, cui era dedicato l’intero proasteion)28 e decorato con i trofei navali della vittoria, come ricorda anche Svetonio. La puntualità della descrizione ha trovato eccezionali

29

Cfr. MURRAY, PETSAS 1988, p. 32. Si ipotizza che si trattasse delle statue raffiguranti Eutychos e il suo asino Nikon, che, secondo il racconto di Plutarco (Ant., 65, 3), Ottaviano incontrò la mattina della battaglia e interpretò come presagio favorevole per l’esito dello scontro; dopo la vittoria dedicò loro dei simulacri. Cfr. CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 54; ZACHOS 2003, pp. 81-82, nota 13. 31 Il monumento fu scoperto nel corso delle prime ricognizioni archeologiche condotte nella città nel 1913; indagini sistematiche effettuate tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta, hanno portato alla completa decifrazione dell’iscrizione dedicatoria e alla ricostruzione virtuale del complesso architettonico monumentale. MURRAY, PETSAS 1988, pp. 28-35; MURRAY, PETSAS 1989, pp. 9-121; ZACHOS 2001a, pp. 29-39; ZACHOS 2001b; ZACHOS 2003. 32 Cfr. CARTER 1977, pp. 229-230; OLIVER 1969, pp. 180-181. La versione qui riportata è quella riveduta alla luce degli studi più recenti: cfr. MURRAY, PETSAS 1988, p. 35; MURRAY, PETSAS 1989, pp. 62-78; SCHÄFER 1993, p. 240; ZACHOS 2001a, pp. 40-42. 33 Si considera come termine post quem l’11 gennaio del 29 a.C., giorno della chiusura ufficiale delle porte del tempio di Giano (alla quale farebbe riferimento l’espressione pace parta terra marique); inoltre, in quello stesso mese Ottaviano assunse il suo quinto consolato in coppia con Sesto Apuleio (cfr. BICKERMAN 1980, p. 152). Il termine ante quem è stato fissato al 16 gennaio del 27 a.C., data del conferimento del titolo di Augusto (cfr. BICKERMAN 1980, p. 201), che non è ancora adottato nella titolatura dell’iscrizione; a questo stesso anno risale la settima 30

20

Cfr. SARIKAKIS 1966a, nn. 20, 30, pp. 159-160. Cfr. VENDRIES 1999, pp. 279-285. Cfr. SARIKAKIS 1966a, nn. 15, 33, 37, pp. 158-161; ZACHOS 1994, pp. 445-446. 23 Cfr. ZACHOS 1994, pp. 445-448. 24 Cfr. SARIKAKIS 1966a, pp. 157-162. 25 In effetti anche le fonti discordano sull’anno di inizio dei Giochi: Cassiodoro lo data al 30 a.C., San Gerolamo al 29 a.C., Eusebio al 28 a.C.; cfr. RE, Nikopolis, col. 516; MORETTI 1953, p. 205; SARIKAKIS 1966a, p. 147. 26 Cfr. RE, Aktia, col. 1213; GAGÉ 1937, pp. 92-94. 27 L’ipotesi è scaturita dalla lettura di un passo di Stazio (Silv., II, 2, 6), in cui si fa riferimento alla consuetudine diffusa tra i poeti di accorrere «ad Ambracias conversa gymnade frondes» subito dopo aver partecipato agli agoni partenopei, che si tenevano negli anni pari non divisibili per quattro della nostra era; cfr. TIDMAN 1950, pp. 123-125; MORETTI 1953, pp. 205-206; SARIKAKIS 1966a, pp. 146-156; RIEKS 1970; LÄMMER 1987, pp. 29-30; SCHÄFER 1993, p. 243. 28 Cfr. ZACHOS 2003, p. 65. 21 22



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Sulla base del confronto incrociato dei dati relativi all’inaugurazione dei Ludi Aziaci e all’erezione del Memoriale di Ottaviano, si è cercato di ricostruire la cronologia della fondazione della città, che non figura mai esplicitamente in nessuna delle fonti citate. L’arco di tempo ipotizzato è compreso necessariamente tra il 29 e il 27 a.C.: si tende infatti a far coincidere la data della fondazione con quella in cui ebbe luogo l'uno o l'altro dei due eventi di maggiore rilevanza simbolica e celebrativa per la comunità;34 altri propongono la data del 28 a.C..35 Non manca tuttavia chi ha ipotizzato di poter anticipare l’evento fino al 30 a.C., in un momento cronologicamente più vicino all’esito della battaglia; a tal proposito, va forse tenuta in maggiore considerazione la testimonianza indiretta offerta da Cassio Dione, il quale, ponendo l’accento sull’anteriorità cronologica della nascita della città epirota rispetto a quella di Nicopolis d’Egitto (nota anche come Iuliopolis), fondata da Augusto dopo la presa di Alessandria,36 di fatto offrirebbe l’opportunità di fissare all’estate del 30 a.C. il termine ante quem per la datazione dell’evento, durante un possibile ritorno del princeps in Epiro in occasione della sua permanenza a Brindisi all’inizio dello stesso anno.37 D’altra parte, sapendo che in età augustea, quando scrive Strabone, l’organizzazione dei Giochi Aziaci era affidata agli Spartani, si è avanzata l’ipotesi che la decisione di assegnare a una comunità straniera la curatela di una manifestazione così importante per la città epirota, potesse essere giustificata dal fatto che all’epoca della prima edizione dei Ludi (27 a.C.) gli edifici da spettacolo e le strutture agonistiche che dovevano ospitarli non fossero ancora stati completati, il che porterebbe a supporre che la città non possa essere stata fondata troppo tempo prima.38

che vi faceva seguito dovessero per forza tenersi quando la costruzione della città era già stata portata a termine, anzi è verosimile pensare che sia trascorso un certo lasso di tempo tra i due eventi, attraverso vari passaggi graduali che portarono, come vedremo, al popolamento attuato tramite sinecismo.39 Per questo sembra possibile che, dopo la cerimonia di fondazione nel 30 a.C., quella di inaugurazione effettiva abbia avuto luogo in occasione della dedica del Memoriale nel 29 a.C.,40 quando sicuramente Ottaviano ritornò per la seconda volta a Nicopolis, prima di entrare a Roma in agosto per celebrare il triplice trionfo (illirico, aziaco ed egizio).41 Negli anni successivi si sarebbe effettivamente proceduto al graduale processo di pianificazione e di urbanizzazione della nuova città, che due anni dopo, all’edizione inaugurale degli Aktia, poteva essere in gran parte ultimata e abitata, fatta forse eccezione per alcuni edifici da spettacolo. Oltre all’epigrafe dedicatoria del monumento alla vittoria aziaca di Ottaviano, merita di essere menzionata una serie di iscrizioni onorarie incise su basi di ex voto o su altari marmorei rinvenuti in città e negli immediati dintorni, che attestano come numerose comunità del mondo grecoorientale resero omaggio al princeps trionfatore. La formula dedicatoria è essenziale e ripetitiva, evidentemente in conformità con uno schema preordinato: alla titolatura imperiale AUTOKRATORI KAISARI QEOU UIWI SEBASTWI (in cui sebastos permette di fissare al 27 a.C. il terminus post quem per la cronologia delle epigrafi) fa seguito il nominativo plurale dell’etnico della comunità dedicante. Tra quelle che conservano ancora interamente leggibile il nome dei cittadini offerenti, si ricordano ad esempio gli AIGEIOI (da Aegae in Macedonia o in Cilicia), i MALLWTAI (da Mallos in Cilicia)42 e i GAZAIOI (da Gaza in Siria), che testimoniano la prevalenza delle dediche da parte delle comunità dell’Oriente greco.43

In ogni caso, credo debbano essere fissati due punti fermi su questo argomento: in primo luogo, non va necessariamente postulata una coincidenza cronologica tra la fondazione della città e un altro evento di grande rilievo per la comunità; in secondo luogo, non è detto che l’atto simbolico-sacrale della fondazione e la cerimonia

Il resto della documentazione epigrafica che riporta dediche imperiali rientra nella sfera sacrale, poiché attesta i casi in cui alcuni dei principali culti di carattere ufficiale o locale furono dedicati alle figure dei regnanti. L’ultima testimonianza di età augustea è ancora in latino e reca la dedica di un altare al princeps e ai LARIBVS AVGVSTIS ET GENIO CAESARIS, consentendo così di datare l’epigrafe dopo il 12 a.C, quando questo culto fu istituito ufficialmente in tutti i territori dell’impero.44

acclamazione imperatoria di Ottaviano. CASS. DIO, LI, 20-21. Cfr. SCHÄFER 1993, pp. 241-247; ZACHOS 2001, p. 39. 34 Propendono per una coincidenza tra la fondazione della città e l’erezione del Memoriale nel 29 a.C.: CARTER 1977, p. 227; MURRAY, PETSAS 1988, p. 32; MURRAY, PETSAS 1989, pp. 128-129. Di diversa opinione è Schäfer, che ha proposto di posticiparla al 2 settembre del 27 a.C., in concomitanza con la prima celebrazione dei Giochi; SCHÄFER 1993, pp. 247. 35 GAGÉ 1937, p. 95; KONSTANTAKI, SKANDALI, SYNESIOU 2003, p. 14. 36 CASS. DIO, LI, 18. Cfr. anche MURRAY, PETSAS 1989, p. 126; CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 11; LANGE 2009, pp. 98-99. 37 Cfr. RE, Nikopolis, col. 516; KIENAST 1969, p. 448; Der kleine Pauly 1979, p. 124; HOEPFNER 1987, pp. 131-132; CABANES 1993, p. 309. Particolarmente efficace sembra la ricostruzione degli spostamenti di Ottaviano compresi tra la battaglia di Azio e la presa di Alessandria, prospettata in MURRAY, PETSAS 1989, pp. 125-126; egli infatti si mosse prima in Macedonia e in Grecia centrale per premiare o punire le popolazioni locali a seconda dello schieramento che avevano tenuto durante lo scontro; poi andò ad Atene, dove fu iniziato ai Misteri eleusini; quindi, spostatosi a Samo, fu richiamato in Italia durante l’inverno per risolvere problemi con i veterani a Brindisi (CASS. DIO, LI, 4), per poi rivolgersi finalmente all’Oriente e all’Egitto nel corso dell’estate. 38 SARIKAKIS 1966a, p. 147. Una parte del sacro recinto del santuario di Apollo Azio era occupata da un ginnasio e da uno stadio, dove i Giochi venivano celebrati. STRAB., VII, 7, 6; cfr. PASCHALIS 1987, p. 68; KRINZINGER 1987, pp. 117-119.

Popolazione e statuto amministrativo Un aspetto di grande interesse storico, ma ancora problematico nell’interpretazione delle fonti letterarie, concerne le modalità attuative della fondazione e il suo 39

Cfr. anche MURRAY, PETSAS 1989, p. 127; BARBANTANI 1998, pp. 312-313. Cfr. MURRAY, PETSAS 1989, p. 129 e, recentemente, LANGE 2009, p. 100. 41 MURRAY, PETSAS 1989, pp. 127-129; cfr. CASS. DIO, LI, 21. 42 CIG II, 1810. 43 Cfr. SAMSARI 1994, nn. 3-9, pp. 154-158. 44 ILGR 159; cfr. SAMSARI 1994, n. 10, pp. 158-159. 40



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statuto amministrativo nel panorama provinciale greco. Come è sommariamente accennato nel passo di Cassio Dione, la fondazione di Nicopolis fu realizzata attraverso un’operazione di sinecismo a carattere regionale, che comportò il trasferimento di abitanti da città dell’Epiro, dell’Acarnania e dell’Etolia;45 solo un altro caso di questo tipo è noto nella provincia, quello di Patrasso, che però era a tutti gli effetti una colonia romana.46 La città epirota accolse un certo numero di veterani reduci da Azio, ma la maggior parte della sua popolazione era composta da cittadini affluiti dalle aree maggiormente colpite dalle deportazioni del II sec. a.C., per i quali essa si prospettò come nuovo centro urbano di raccolta e di riferimento politico e culturale.

competenza molto ampio, forse con lo scopo di garantirle un adeguato supporto finanziario per la sua gestione amministrativa;53 ancora Strabone elenca numerose città acarnane (tra cui Anaktorion, che fungeva da emporio commerciale del centro nicopolitano, Alyzia, Palaerus, Stratos, Oinaia, Amphilochicum e Leukas) ed epirote (tra le quali spiccano Ambracia, ormai declassata a centro di secondaria importanza, Cassope e forse Dodona, dove il santuario di Zeus era già decaduto all’epoca in cui il geografo scriveva), che erano alle sue dirette dipendenze (fig. 8).54 Questo provvedimento rientrava nel quadro della politica romana regionale, che mirava ad alimentare la crescita di pochi centri popolosi, ubicati in aree di particolare interesse strategico, piuttosto che a cercare di far sopravvivere tanti piccoli centri satelliti di scarsa importanza.55

Il sinecismo era quindi fondamentalmente inserito nel quadro della politica demografica della regione, tanto che Grant proponeva di attribuirne l’effettiva attuazione a C. Proculeius,47 cavaliere e intimo amico di Ottaviano che operò stabilmente in questi territori dalla battaglia di Azio in avanti, come attesta anche la monetazione battuta in suo nome a Cephallenia tra il 30 e il 28 a.C..48 Il progetto di ripopolamento dell’Epiro mirava a rivitalizzare un territorio completamente deurbanizzato proprio attraverso la fondazione di Nicopolis. Strabone ricorda infatti che la città era popolosa (eÙ£ndrei), con un ampio territorio sotto il suo controllo e numerose città epirote e acarnane che fungevano da centri satelliti (peripoil…oi katoik…ai), in un contesto caratterizzato da una generale desolazione (ºrem…a).49 Guardata dal punto di vista della programmazione politica nella provincia, tutta questa operazione era permeata, come sempre, da una studiata strategia propagandistica al fine di acquisire una base di consenso più ampia possibile: la soluzione sinecistica, profondamente radicata nella tradizione culturale locale, poteva essere accolta più favorevolmente rispetto alla deduzione coatta di coloni romani.50 Ufficialmente, quindi, la fondazione nicopolitana doveva trasmettere quel messaggio di esaltazione degli ideali di riconciliazione, promossi da Augusto dopo Azio, e di conclusione del periodo di guerre civili, che la formula pace parta terra marique iscritta sul monumento commemorativo della vittoria esprimeva trionfalmente.51 In realtà, l’enfasi con cui si celebrava la fondazione serviva anche a mascherare il fatto che, in alcuni casi, si dovette procedere a trasferimenti forzosi di cittadini dalle città limitrofe a Nicopolis, o addirittura a diffuse demolizioni perpetrate nei loro centri d’origine, con conseguenti espropriazioni di ricchezze e di opere d’arte, forse anche per scoraggiare eventuali tentativi di rimpatrio.52 Il sinecismo attribuì alla città un territorio di

Fig. 8. Il sinecismo regionale all’origine della fondazione di Nicopolis (CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001)

Emerge, quindi, la presenza di una matrice fondamentalmente ellenica nella composizione etnica della cittadinanza nicopolitana; essa contribuì da subito ad imprimere una fisionomia greca a tutti i più disparati aspetti della vita culturale e religiosa della comunità, che si riflettevano a loro volta tanto nelle testimonianze epigrafiche, quanto soprattutto nella monetazione civica.56 Il repertorio delle iscrizioni onorarie dedicate a privati cittadini nicopolitani, sebbene sia ancora quantitativamente modesto, evidenzia ad esempio il ruolo della Boule, massimo organo decisionale locale, che viene spesso menzionata insieme al Demos (la comunità nel suo insieme);57 quasi tutte le iscrizioni che ricordano

45

BOWERSOCK 1965, pp. 93-94. BOWERSOCK 1965, pp. 92-93; sul tema cfr. RIZAKIS 1989 GRANT 1946, p. 343. 48 A Proculeius Ottaviano aveva assegnato il compito di rintracciare Antonio e Cleopatra subito dopo Azio e di riportare in patria la regina viva come prigioniera. Cfr. RPC I, 1359-1362. 49 STRAB., VII, 7, 6 e X, 2, 2. Cfr. ISAGER 2001. 50 Cfr. PURCELL 1987; KIRSTEN 1987. 51 Cfr. RE, Nikopolis, col. 517; ELLIS JONES 1987, pp. 104-105. 52 PAUS., VII, 18, 8-9; XI, 12; HOEPFNER 1987, pp. 130-132; ALCOCK 1993, pp. 195-196. 46 47

53

LARSEN 1938, pp. 467-470. STRAB., X, 2, 2, 450; Anth. Pal., IX, 553. 55 ALCOCK 1993, pp. 197-201. 56 BOWERSOCK 1965, p. 93. 57 Cfr. ad esempio SEG 1987, p. 169, n. 526. 54



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il conferimento di onorificenze ai privati, per speciali benemerenze civili, sociali e soprattutto di devozione religiosa (eÙsšbeia), attribuiscono la delibera di questi provvedimenti al consiglio cittadino, che continua ad essere attestato fino al III sec. d.C..58

BOULEUETHS, che presiedeva alle riunioni del senato locale (o del GRAMMATEUS THS BOULHS),65 o dell’AGWNOQETHS dei Grandi Giochi Aziaci (una figura a cui, a cadenza quadriennale, erano affidati incarichi di eccezionale portata),66 o infine quella di membro della delegazione nicopolitana presso il Consiglio dell’Anfizionia Delfica (AMFIKTUONES), che poteva fregiarsi di epiteti particolarmente rappresentativi della devozione nei confronti del principato, come FILOKAISAR o FILOPATRIS. Molto diffuse e prestigiose erano poi le cariche sacerdotali, legate prevalentemente al culto imperiale (IEREUS o ARCIEREUS TWN SEBASTWN) o responsabili del culto (IEREIA) o della manutenzione del tempio di Artemide Kelkaia (EPIMELHTHS o UPODIAKONOS TOU NAOU THS ARTEMHS KELKAIAS).67 Si suppone che, come nella maggior parte delle comunità greche, la società fosse gerarchicamente divisa in classi di censo su base timocratica e che alle cariche di maggior prestigio, spesso trasmesse per via ereditaria, avessero accesso prevalentemente le élites aristocratiche della cittadinanza. Del resto è stato giustamente evidenziato che, sebbene i cittadini romani fossero in minoranza sul totale della popolazione, tra coloro che ricoprivano cariche di rilievo (e soprattutto tra gli anfizionici) essi rappresentavano la netta maggioranza (oltre il 75%).68

La documentazione epigrafica più consistente, offerta dalle testimonianze funerarie e dall’instrumentum domesticum iscritto (laterizi, tegole, lucerne), è ancora abbastanza povera di informazioni sugli aspetti che rivestono maggiore importanza per la ricostruzione storica delle magistrature civiche che afferivano al cursus honorum, o delle attività economiche intraprese dagli abitanti di Nicopolis. L’utilità di questi repertori risiede piuttosto nel loro valore di indicizzazione demografica: ad esempio possiamo conoscere la composizione etnica della città attraverso l’onomastica dei suoi abitanti, che rivela per quasi il 70% un’origine greca e per il restante 30% un’origine romana.59 Il dato, che conferma il sostrato profondamente ellenico della popolazione a seguito del sinecismo augusteo, trova un importante supporto culturale anche nella lingua utilizzata dalle iscrizioni, che è quasi esclusivamente il greco, ad esclusione, come si è visto, delle epigrafi imperiali di particolare prestigio o delle dediche che ricordano cariche sacerdotali o militari di tradizione prettamente latina, come quella di un marinaio appartenente alla classe praetoria ravennate;60 fa eccezione una importante iscrizione onoraria dedicata ad Aulus Ofellius Maior Macedo, procuratore dell’Epiro (nonchè di Ponto e Bitinia) per nomina imperiale (EPITROPW APO TWN APOLAUSEWN SEBASTOU), probabilmente databile al II sec. d.C., che è redatta in greco.61 Infine, dalla scarsa diffusione dei tria nomina all’interno del repertorio onomastico (solo il 17%), si ricava che la percentuale di coloro che beneficiavano della cittadinanza romana era abbastanza bassa.62

Per comprendere appieno di quale prestigio fosse investito un cittadino nicopolitano che ricopriva il ruolo di anfizionico, va rimarcato che Augusto conferì un peso eccezionale ai voti dei rappresentanti cittadini nel Consiglio Anfizionico di Delfi, la più importante delle Leghe regionali che sovrintendevano ai culti celebrati nei principali santuari greci. Egli stabilì infatti che la sola città di Nicopolis avesse ben 10 membri votanti sui 24 totali, essendole stati attribuiti i voti dei Magneti, dei Dolopi, degli Achei Ftioti, degli Eniani e dei Malieni.69 Pausania scrive inoltre che ancora al suo tempo (II sec. d.C.) essa manteneva un ruolo preminente nel Consiglio, con 6 membri su 30 (al pari della rappresentanza concessa a intere regioni greche, quali la Macedonia e la Tessaglia), rimanendo di fatto l’unica comunità, insieme ad Atene e a Delfi, che poteva vantare una propria delegazione.70 La città godette dunque di un trattamento privilegiato e fu concepita probabilmente sin dall’origine come un centro strategico di controllo della politica romana negli affari panellenici. Lo statuto giuridico-amministrativo della città, su cui, come si diceva, si è molto discusso, rivela però un quadro particolarmente complesso, che si fatica a definire con certezza sulla base delle testimonianze letterarie. Svetonio dice genericamente che Ottaviano «urbem Nicopolim apud Actium condidit»,71 mentre Cassio Dione

Sarikakis ha poi efficacemente raccolto questa messe di testimonianze in alcuni studi prosopografici di grande valore scientifico, combinando le testimonianze letterarie con le iscrizioni provenienti dal resto del mondo romano per ricostruire, per quanto possibile, la carriera dei cittadini nicopolitani che ricoprirono le cariche pubbliche di maggiore prestigio,63 oppure per conoscere il profilo dei vincitori dei Giochi Aziaci affluiti in città da tutte le parti del Mediterraneo.64 Il repertorio prosopografico offre uno spaccato molto interessante delle principali cariche politiche o amministrative ricoperte dai Nicopolitani. L’arcontato è senz’altro quella più diffusa e importante: gli arconti sono ricordati come massima autorità amministrativa, spesso onorati con statue per delibera della Boule, ed erano frequentemente scelti per ricoprire anche altre cariche di rilievo, come quella del

65

SAMSARI 1994, p. 149. Cfr. GLEASON 2006, pp. 235-237, 247-249. 67 SARIKAKIS 1971; SAMSARI 1994, pp. 50-53. 68 Cfr. SAMSARI 1994, p. 52. 69 PAUS., X, 8, 3-5; RE, Nikopolis, col. 516; BOWERSOCK 1965, p. 98; ELLIS JONES 1987, pp. 101-108. 70 SARTRE 1991, pp. 208-209; CABANES 1998, p. 310. La composizione del Consiglio fu probabilmente modificata sia da Nerone che da Adriano; cfr. BIRLEY 1997, pp. 186-187 71 SUET. Aug., XVIII. 66

58

Cfr. SAMSARI 1994, nn. 25-32, pp. 170-178. Cfr. SAMSARI 1994, pp. 65-70; RUSCU 2006, p. 253. 60 ILGR 160; cfr. SARIKAKIS 1968, n. 1, pp. 178-179. 61 CIG II, Add., n. 1813b. La cronologia è molto dibattuta; cfr. SAMSARI 1994, n. 26, pp. 171-174 con bibliografia precedente 62 SARIKAKIS 1971, p. 67. 63 SARIKAKIS 1971. 64 SARIKAKIS 1966a. 59



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che questo tipo di coesistenza può trovare un efficace esempio di riferimento nella doppia comunità di Patrasso. Il silenzio o l’incertezza delle fonti sull’esistenza di una componente romana-coloniale nella compagine cittadina sarebbero giustificati dal fatto che essa era comunque numericamente molto inferiore a quella ellenica, dalla quale sarebbe stata pertanto gradualmente “assorbita”.80 Le opinioni degli studiosi convergono comunque su un punto fondamentale: la capitale epirota era senz’altro una città libera, come sostiene Plinio, e verosimilmente anche immune, cioè esentata dagli oneri tributari;81 d’altra parte, si concorda in linea di massima anche nel ritenere che potesse usufruire di uno statuto peculiare, forse non perfettamente assimilabile a quello delle altre città libere, ma creato ad hoc per una realtà affatto diversa da tutte quelle già esistenti nel mondo greco e fondato su privilegi eccezionali, come confermerebbe il fatto stesso che le fonti letterarie abbiano restituito indicazioni così ambigue e discordanti.

fa più esplicito riferimento al sinecismo: «pÒlin tš tina ™n tù toà stratopšdou tÒpJ ... sunókise, NikÒpolin Ônoma aÙtÍ doÚj».72 Strabone invece offre una prima indicazione utile, parlando di «TÕ toà Sebastoà Ka…saroj kt…sma, t¾n NikÒpolin»;73 è significativo infatti l’uso del termine kt…sma, letteralmente ‘fondazione’, al posto di apoikίa, che corrispondeva al latino colonia,74 in quanto dà adito a ritenere che non si sarebbe trattato di una deduzione coloniale, come nelle città di diritto latino. L’uso pressoché esclusivo della lingua greca nella documentazione ufficiale cittadina (e in particolare nelle legende monetali) non fa che confermare tale ipotesi di lettura. Per questo motivo sono in molti ad accogliere con riserva il passo di Tacito che menziona una Nicopolim Romanam coloniam,75 anche perché è in contraddizione con uno precedente in cui si parla di urbem Achaiae Nicopolim.76 In realtà tale ambiguità può essere riletta in una chiave differente alla luce della testimonianza (più precisa, e pertanto ritenuta più attendibile, anche in virtù della nota scrupolosità dell’autore) lasciataci da Plinio il Vecchio; questi infatti, nominando la «colonia Augusti Actium cum templo Apollinis nobili ac civitate libera Nicopolitana»,77 sembra alludere a una distinzione (non altrimenti attestata dalle fonti) tra due diversi nuclei urbani, una colonia impiantata ad Azio e una città libera fondata a Nicopolis, che permetterebbe di risolvere la dicotomia scaturita dal passo di Tacito. L’assenza di evidenze archeologiche, epigrafiche e numismatiche a supporto dell’esistenza di una colonia dedotta ad Azio ha indotto alcuni studiosi a contestare l’ipotesi di un doppio insediamento e a spiegare l’espressione pliniana come un tentativo di conciliare la natura indiscutibilmente ellenica della città con la politica coloniale augustea.78 Altri accettano invece questa lettura interpretativa e prospettano la coesistenza di una piccola comunità di veterani (o comunque di commercianti e imprenditori romani) con quella greca all’interno dello stesso centro urbano; tale ricostruzione sarebbe in effetti compatibile con il quadro composito di una fondazione che, pur rispettando ed esaltando l’identità greca della popolazione autoctona, al tempo stesso giocasse un ruolo rilevante nella strategia politica ed economica dell’Impero.79 Da ultima, Ruscu ha addotto anche nuove argomentazioni a favore di questa ipotesi ed è giunta alla conclusione (credo condivisibile)

In effetti esiste un’ulteriore testimonianza che consente di annoverare Nicopolis all’interno di una categoria ancora più selezionata di città greche beneficiarie di speciali privilegi amministrativi, le cosiddette città alleate (o foederatae),82 cioè quelle comunità che avevano stipulato un trattato specifico con Roma.83 Si tratta di un passo del commentario di Servio all’Eneide, in cui si dice che «is (Ottaviano) enim cum in Epiro Nicopolim conderet, cavit in foedere civitatis ipsius, ut cognati observarentur a Romanis»,84 alludendo esplicitamente alla stipula di un trattato speciale, per così dire adattato alle specifiche esigenze della popolazione locale, che ne garantisse il rispetto e la tutela da parte dei cittadini romani.85 Verrebbe avvalorata in tal caso l’ipotesi dell’esistenza di due comunità, verosimilmente coabitanti nella medesima cerchia urbana piuttosto che in due insediamenti diversi, come invece il brano di Plinio lascerebbe intendere. Sebbene la testimonianza di Servio sia in assoluto la più tarda, di qualche secolo posteriore alla fondazione, si è propensi comunque a ritenere che sin dall’inizio la città godesse dello statuto privilegiato di civitas foederata 80

Tra le argomentazioni addotte, la più convincente sembra quella per cui non ci si dovrebbe aspettare di rinvenire un agro centuriato come quello nicopolitano in assenza di una deduzione coloniale; le testimonianze epigrafiche che potrebbero fare riferimento alla città come a una colonia sono invece soggette a interpretazione e condizionate da lacune nel testo; sulle considerazioni di carattere numismatico si ritornerà più avanti. RUSCU 2006. 81 BOWERSOCK 1965, pp. 93, 98; LARSEN 1938, p. 459. 82 LARSEN 1938, p. 445-446; JONES 1940, p. 131; ACCAME 1946, p. 109-110; PURCELL 1987, p. 86; SARTRE 1991, p. 205. 83 A differenza delle città libere, il cui statuto era sancito da una lex o da un senatoconsulto che potevano sempre essere revocati, si pensa che il trattato stipulato tra Roma e le città alleate fosse inalterabile; cfr. ACCAME 1946, p. 46. 84 SERV. Aen., III 501. In un altro passo (III 274) si dice genericamente: «prope paeninsula, in promunctorio Epiri iuxta Ambraciam et sinum et civitatem, quam Augustus Nicopolim appellavit victis illic Antonio et Cleopatra». 85 L’amministrazione delle città alleate si sottraeva di fatto all’autorità diretta del governatore e le clausole del trattato servivano da una parte a tutelare i diritti dei privati cittadini greci presso l’autorità romana, dall’altra a regolare la giurisdizione civile e criminale dei cittadini romani nelle province; solo nelle questioni di ambito militare il governo centrale aveva facoltà di scavalcare i privilegi e l’autonomia concessi alle città per trattato. ACCAME 1946, pp. 75-77.

72

CASS. DIO. LI 1, 1-3. STRAB. VII 7, 5. 74 Cfr. ELLIS JONES 1987, p. 103. 75 TAC. Ann., V 10, 3-4 (l’espressione ricorre a proposito della visita del governatore provinciale C. PoppDeus Sabinus nel 31-32 d.C.). Cfr. MOMMSEN 1962, pp. 308, 337; BOWERSOCK 1965, p. 94, nota 4; SARTRE 1991, p. 202; CABANES 1998, p. 309; CABANES 2001, p. 91. Nicopolis risulta invece annoverata tra le colonie in BUCCI 1998, p. 121. Si consideri anche che nelle Res Gestae Divi Augusti non viene fatta alcuna menzione della fondazione di Nicopolis tra le deduzioni coloniali di veterani augustei; cfr. ELLIS JONES 1987, p. 102. 76 TAC. Ann., II 53, 1 (questo passo si riferisce invece alla visita di Germanico nel 18 d.C.). 77 PLIN. Nat., IV 5. È questo l’unico caso in cui Plinio associa il termine libera (altrimenti riferito esclusivamente a oppida o a populi) a quello di civitas; cfr. MILLAR 1999, p. 104. 78 Cfr. SARIKAKIS 1970, pp. 92-93; ELLIS JONES 1987, p. 103. 79 PURCELL 1987, pp. 87-90; MILLAR 1993, pp. 239-240. 73



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(titolo che, dal II sec. a.C., verosimilmente implicava che fosse anche libera e immune),86 come pochissimi altri casi attestati nella Grecia romana.87 Inoltre, essendo l’unica neo-fondazione di Augusto in territorio greco, la città epirota sarebbe stata anche la sola destinataria di un trattato stipulato effettivamente in età augustea, dal momento che le altre comunità alleate, come Epidauro, Trezene, Tyrreum in Acarnania e soprattutto Atene, beneficiavano di foedera databili tra la fine del II e gli inizi del I sec. a.C..88 È quindi logico pensare che un trattato di questo tipo potesse essere molto più direttamente correlato, nei suoi principi costitutivi, alla realtà imperiale di recente istituzione.

Naturalmente non ci è dato di conoscere i termini di tali trattati, nemmeno in forma generica, ma occorrerà sempre tener conto d’ora in avanti dell’alta probabilità che la città fosse esentata dal versamento di tributi diretti e in gran parte anche dalle tasse straordinarie che periodicamente venivano imposte anche alle città immuni.89 È facile comprendere quali riflessi un tale privilegio potesse produrre sul bilancio complessivo delle finanze cittadine e, come diretta conseguenza, in qual misura potesse ridursi il bisogno periodico di moneta locale da convertire in denari imperiali per pagare le tasse, nonché il volume complessivo della produzione monetale della zecca.

Fig. 9. Monumento della Vittoria di Ottaviano sulla collina di Michalitsi. In alto: ricostruzione assonometrica del complesso (MURRAY, PETSAS 1989). In basso: a s., restituzione grafica dei rostri inseriti nel muro di contenimento della terrazza superiore (MURRAY, PETSAS 1989); a d., incavo di un rostro nella facciata del muro (foto D.C.) 86

Cfr. ACCAME 1946, p. 75. LARSEN 1938, p. 446; ACCAME 1946, pp. 109-110; OIKONOMIDOU 1975, p. 182; SARTRE 1991, pp. 205-207; CABANES 1998, p. 309. 88 CABANES 1998, p. 309. Per lo specifico caso di Atene, si rinvia a Tac. ann., II 53, 3 (Athenas, foederique sociae et vetustae urbis datum) e a Plin. Nat., IV 24, che non fa menzione di città alleate in Grecia, ma la annovera semplicemente tra le città libere. Per approfondimenti, cfr. GRAINDOR 1927, pp. 95-110; ACCAME 1946, pp. 163-165, 182-183; DAY 1942, pp. 118-128; GEAGAN 1979, pp. 373-374. 87

89



LARSEN 1938, pp. 458-459.

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II.2 SVILUPPO E MONUMENTALIZZAZIONE anzitutto nel 110-111 d.C., prima di diventare imperatore, quando, in occasione del viaggio che lo avrebbe condotto ad Atene (dove fu nominato arconte), salpato da Brindisi, compì la tradizionale traversata che faceva tappa obbligata nel porto epirota, sulla via del golfo di Corinto; successivamente forse nel 125, questa volta di ritorno dal Peloponneso, in occasione del suo celebre viaggio in Grecia e in Oriente del 124-130 d.C..98 In queste due circostanze avrebbe fatto visita al filosofo stoico Epitteto, di cui era seguace, il quale si era rifugiato in città dopo che Domiziano lo aveva esiliato da Roma (circa 90-94 d.C.):99 qui aveva fondato la sua prestigiosa scuola di pensiero stoico e rimase per il resto della sua vita.100 Questa istituzione fu senz’altro motivo di grande fama e prestigio per la città epirota, perché ad essa affluivano da ogni parte del mondo romano giovani allievi per apprendere l’insegnamento del maestro, e filosofi e intellettuali per confrontarsi con le sue dottrine.101 Durante il suo secondo soggiorno a Nicopolis, Adriano dovette elargire alla comunità cittadina grandi benefici e importanti interventi di evergetismo, come si evince dallo spazio riservato all’edilizia pubblica nella sua monetazione nicopolitana. Le numerose attestazioni del culto imperiale dedicato al princeps e a Sabina augusta nel repertorio epigrafico locale si datano invece al 128 d.C., anno in cui evidentemente Adriano tornò per la terza volta in città, accompagnato da Sabina;102 le dediche attestano l’assimilazione dell’imperatore e della moglie a due delle divinità più importanti della tradizione religiosa epirota, come eccezionale titolo di onorificenza e segno è celebrato come di gratitudine.103 Adriano AUTOKRATORI KAISARI ADRIANWI SEBASTWI OLUMPIWI DII DWDWNAIWI, quindi la sua figura era associata al culto secolare di Zeus Olimpio che aveva sede nel santuario oracolare di Dodona;104 Sabina è venerata come SABEINHI SEBASTHI ARTEMIDI KELKAIAI, la romana Diana Celceitis, un’altra delle divinità più attestate tra le dediche sacre epirote e alla quale era riservato un ordine sacerdotale femminile di grande prestigio.105

La città di Nicopolis tra il I e il VI sec. d.C. Le testimonianze relative alle vicende storiche di Nicopolis nei secoli successivi alla sua fondazione sono purtroppo estremamente sporadiche e frammentarie. Esse fanno per lo più riferimento a episodi di particolare prestigio per la comunità ma di scarsa pregnanza dal punto di vista della ricostruzione storica. Ancora all’età augustea risale, per esempio, l’opera di evergetismo promossa da Erode I, re di Giudea, di cui beneficiarono diverse città greche, tra cui la neofondazione nicopolitana.90 In particolare, però, le fonti ricordano con enfasi le visite dei membri della famiglia imperiale alla città, sicuramente attratti, come tanti altri normali viaggiatori, dal fascino che la fondazione di Augusto doveva esercitare, soprattutto per i suoi diretti discendenti.91 Tra questi spicca senz’altro la figura di Germanico, che entrò in carica nel suo secondo consolato proprio con la visita alla città epirota, nel 18 d.C.;92 Tacito descrive vari momenti del suo soggiorno, che era dichiaratamente mirato a rivivere in prima persona i luoghi in cui si era consumata la battaglia finale tra il prozio materno, Ottaviano, e suo nonno Antonio.93 Va poi rimarcata una notizia di Svetonio, secondo il quale Caligola, nel suo intento di riabilitare il ricordo dell’avo Antonio a scapito di quello di Augusto, avrebbe fatto cancellare le celebrazioni della vittoria di Azio;94 il passo è stato interpretato come un’attestazione del fatto che sotto il principato di Caligola sarebbero stati temporaneamente sospesi anche i Giochi Aziaci.95 Un momento importante fu segnato dal viaggio di Nerone in Grecia, che previde sicuramente il passaggio dell’imperatore in città, come è attestato dal Chronicon di Eusebio, dove è registrata una sua vittoria ai Giochi Aziaci del 67 d.C.,96 e come conferma soprattutto la ricca documentazione numismatica provinciale, compresa quella della zecca epirota, che ricorda questi eventi, offrendo molte indicazioni utili ad approfondirne la conoscenza.

Pur rimanendo riferimenti storici isolati, di certo tutti questi episodi “di prestigio” contribuiscono a delineare il quadro di un centro cosmopolita, di grande vitalità culturale e di marcato rilievo politico regionale, almeno per buona parte del II sec. d.C., quando verosimilmente divenne la capitale della provincia procuratoria autonoma d’Epiro. L’assenza di segnalazioni relative a interventi di

In seguito la menzione del centro epirota ricorre nelle fonti ancora più sporadicamente e sempre in riferimento a visite di imperatori o di altre personalità di spicco del mondo politico e culturale romano. Si ricordano quindi il probabile passaggio in città di San Paolo all’epoca di Nerone (64-66 d.C.)97 e soprattutto le visite di Adriano, il quale probabilmente sostò a Nicopolis almeno tre volte:

98

Cfr. BIRLEY 1997, pp. 58-61, 187-188. CABANES 1987, p. 153. ARR., Epict. Disst., III, 9, 14; IV, 1, 14; GELL., Noct. Att, XV, 11, 5. 101 CABANES 1987, pp. 153-154. 102 CABANES 1987, p. 155. 103 Riguardo a questo argomento, su cui si tornerà anche più avanti, si rimanda a CABANES 1987. 104 IG II, 1822; SEG 34 (1984), 592; SEG (1985), 674. Cfr. SAMSARI 1994, nn. 11-15, pp. 159-161. Sull’introduzione del culto imperiale associato a Zeus Olimpio, cfr. THORNTON 1975, pp. 458-459. 105 CIG II, 1947; CIL III, 315a. 99

90

100

IOS., Bell. Iud., I, 21, 11; cfr. BOWERSOCK 1965, p. 55. Cfr. ISAGER 2007, pp. 30-32 92 Cfr. BICKERMAN 1980, pp. 154, 203. 93 TAC., Ann., II, 53. 94 SUET., Cal., XXIII: «Actiacas Siculasque victorias, ut funestas P.R et calamitosas, vetuit sollemnibus feriis celebrari». 95 SARIKAKIS 1966a, p. 155. 96 EUS., Chron., p. 156 (ed. SCHÖNE). 97 RE, Nikopolis, col. 517; CHRYSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 13. 91



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carattere militare o a controversie anche solo di portata locale, sembra testimoniare che la città godette di un lungo periodo di tranquillità interna, la quale non poté che favorire il benessere economico dell’intera comunità.106 La più grave lacuna documentaria si riferisce all’epoca severiana, una fase estremamente interessante dal punto di vista economico e monetario, di cui purtroppo non ci rimane alcuna testimonianza, poiché le fonti si concentrano soprattutto sul resoconto dell’evoluzione politica e militare delle province asiatiche o nord-africane.

testimoniano le possenti mura urbiche giustinianee (circa 540 d.C.) e le splendide basiliche cristiane di V-VI secolo, prima di subire numerose invasioni in successione, da parte degli Slavi, dei Goti, degli Arabi e quindi dei Bulgari, che segnarono il definitivo abbandono della città antica.110

I porti cittadini e le attività commerciali Da un punto di vista economico, la vocazione della città sin dalla sua fondazione sembra essere stata inequivocabilmente quella portuale-commerciale.111 Come si è potuto evidenziare, la posizione privilegiata sulla costa ionica settentrionale della Grecia ne faceva uno scalo pressoché obbligato per chi, partendo da Brindisi e facendo tappa a Corcyra, volesse costeggiare il litorale fino a raggiungere i grandi centri commerciali del nord del Peloponneso. Per questo è stato giustamente rimarcato il piano lungimirante di Augusto nel propugnare la crescita, su tutti, dei due soli centri costituiti per sinecismo nel quadro dell’urbanizzazione della provincia, Nicopolis e Patrasso: entrambi dotati di un ampio e popoloso territorio amministrativo, rientravano nel progetto di promozione delle città costiere e di quelle operanti nell’Istmo con più naturale proiezione verso i contatti economici e commerciali con l’occidente romano.112

Il territorio nicopolitano risulta poi indirettamente coinvolto nel diffuso clima di crisi politica generato dall’invasione dei Goti e degli Eruli, che attraversarono la Macedonia e l’Achaea in due riprese, tra il 259 d.C. e il 268 d.C., portando devastazioni e generando allarme anche nei centri non direttamente attaccati, compresa la città epirota, dove per l’occasione si provvide a restaurare il sistema delle mura difensive.107 Che la città mantenesse un ruolo politico di primo piano ancora alla fine del III secolo è attestato dalla conferma del suo status di capitale provinciale dell’Epirus Vetus nell’ambito del nuovo assetto amministrativo imposto da Diocleziano.108 Nel IV secolo il centro epirota attraversò sicuramente una fase di difficoltà, come risulta da un passo del panegirico del governatore dell’Illirico Claudius Mamertinus (362 d.C.), che denuncia lo stato di rovina di molti edifici privati e pubblici. Il pronto intervento dell’imperatore Giuliano promosse il restauro delle strutture più importanti, soprattutto l’acquedotto cittadino, la diminuzione dei gravami fiscali e la rivitalizzazione della massima istituzione pagana cittadina, i Giochi Aziaci.109

Le indagini archeologiche hanno dimostrato che la città epirota aveva due o tre porti cittadini, quello di Komaros a sud-ovest (odierna Mitikas) sul Mar Ionio, quello di Vathy a sud, vicino a Preveza, e, probabilmente, quello situato sulla laguna orientale di Mazoma verso il Golfo di Ambracia,113 mentre ad Anattorio era attivo un emporio “di servizio” dello stesso centro nicopolitano (fig. 11);114 verso l’entroterra, poi, le comunicazioni erano agevolate dalla presenza di due fiumi navigabili, il Louros e l’Arachtos.115 Di certo, queste condizioni privilegiate favorirono l’afflusso costante di uomini e merci in transito per la città e, conseguentemente, di consistenti introiti derivanti dal pagamento dei dazi doganali portuali da parte delle imbarcazioni che necessitavano di attraccare a Nicopolis.116 Contribuirono a favorire le comunicazioni con i principali centri ellenici anche i già ricordati interventi di completamento delle arterie stradali attuati da Traiano e Adriano: un miliare traianeo (forse del 114-115 d.C.), uno di Massimino il Trace (235-238 d.C.) e uno di Caro, Carino e Numeriano (282-285 d.C.), rinvenuti nel territorio etolo-acarnano, fanno riferimento

Fig. 10. Act(i)a Nicopoli(s) nell’itinerario stradale della Tabula Peutingeriana (VI, 3-4)

110

Cfr. RE, Nikopolis, coll. 517-518; BEJOR 1993, p. 485; KEFALLONITOU 2001, p. 16; KONSTANTAKI, CHRUSOSTOMOU, SKANDALI, SYNESIOU 2003, p. 18. Per un quadro generale del graduale declino di Nicopolis, progressivamente soppiantata dalla moderna città di Preveza, si rimanda a PHOURIKI 2007. 111 Cfr. SAMSARI 1994, pp. 45-46; CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, pp. 10-11. 112 ALCOCK 1993, pp. 187-201. 113 Cfr. KONSTANTAKI, SKANDALI, SYNESIOU 2003, pp. 12-13. 114 STRAB., VII, 7, 5. 115 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, p. 7; CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 16. 116 Cfr. SAMSARI 1994, p. 46.

La città conobbe infine una notevole rifioritura economica e politica in epoca bizantina, come 106

Cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. 10-11. Cfr. KARATZENI 2001, pp. 164, 171; CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 14; ZACHOS 2007. 108 RE, Nikopolis, col. 517; KARATZENI 2001, p. 164; CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 15. 109 Cfr. RE, Nikopolis, col. 517; BEJOR 1993, p. 485; CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 16; KONSTANTAKI, SKANDALI, SYNESIOU 2003, p. 18. 107



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alle opere di completamento e di manutenzione, nei secoli successivi, dell’importantissima arteria stradale che congiungeva l’Illirico con Corinto, mettendo in collegamento diretto proprio i due centri nevralgici del versante greco occidentale, Nicopolis e Patrasso.117

Direttamente connesse con la vocazione marittimacommerciale della comunità nicopolitana erano invece la pesca e la piscicoltura (quest’ultima favorita anche dalla vicinanza della laguna di Mazoma a est del centro urbano),123 attività che forse includevano anche la pesca dei molluschi per la produzione della porpora; è nota infatti una pur isolata testimonianza epigrafica di un curator purpurarum dell’Achaea, dell’Epiro e della Tessaglia, risalente al III sec. d.C..124

Purtroppo, poco è ancora noto sulla qualità e sulla portata dei traffici commerciali in cui la città era coinvolta; i primi studi sistematici sulla documentazione dei ritrovamenti ceramici e anforacei hanno rivelato uno spaccato parziale dell’economia del territorio nicopolitano. Dai risultati preliminari del Nikopolis Survey Project (un progetto di ricerca congiunto grecostatunitense),118 condotto in diversi siti-campione dell’Epiro meridionale, è emerso in particolare che la metà del materiale di epoca romana rinvenuto era di importazione. Rientrano interamente in questa categoria le anfore, utilizzate per importare vino italico e olio nordafricano, che sono state rintracciate solamente in alcuni insediamenti costieri e nelle ville. Lo stesso tipo di distribuzione limitata è attestato per la ceramica da mensa di pregio, la sigillata italica e l’africana red slip di II-III sec. d.C., la cui diffusione alimentò anche una significativa produzione locale d’imitazione; tutte e tre le tipologie ceramiche sono attestate a Nicopolis.119 L’importanza dell’artigianato locale è confermata soprattutto dalla documentazione relativa alla ceramica da cucina, che risulta interamente prodotta in Epiro e diffusa capillarmente in tutte le categorie di siti indagati.120 Questo dato consente di definire l’esistenza di due distinti circuiti di circolazione delle merci: un circuito elitario di beni di lusso d’importazione, abbastanza limitato e destinato a rifornire le residenze signorili e i centri portuali di smistamento, e un circuito ordinario legato all’economia di sussistenza, fondato sulla produzione ceramica autoctona.121

Fig. 11. Il centro portuale di Nicopolis nell’Epiro meridionale (CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001 - rielaborata)

Un’altra importante attestazione del ruolo ricoperto dall’artigianato locale è emersa dagli scavi condotti negli ultimi anni proprio a Nicopolis, che hanno rivelato l’esistenza di botteghe cittadine che producevano lucerne fittili tra il I e il III sec. d.C.; anche in questo caso, però, il quadro dei ritrovamenti ha fatto registrare una significativa percentuale di materiale d’importazione, come è attestato dalle numerose lucerne fabbricate a Patrasso e a Corinto.122

Di certo, però, la povertà di risorse naturali della regione epirota non favoriva lo sviluppo di altri settori economici, in particolare l’agricoltura. Le pianure di una certa estensione erano circoscritte alla costa e la cerealicoltura era spesso sacrificata a favore del maggese o limitata per destinare i prati al pascolo delle greggi. Ancora più di frequente le terre erano soggette allo sfruttamento latifondistico,125 che era stato propiziato dalle vaste confische cesariane a favore dei nuovi coloni e dall’ampia disponibilità di manodopera servile, provocando di fatto la scomparsa delle piccole proprietà terriere a gestione familiare.126 Il primato per l’esportazione di prodotti agricoli nella Grecia centrale, e di grano in particolare, spettava poi senz’altro alla vicina Tessaglia, mentre in Epiro erano incoraggiate sia la viticoltura che l’olivicoltura (anche se, come si è detto,

117 Cfr. KAHRSTEDT 1950; AXIOTI 1986; PETROPOULOS 2007. Da Cassope viene invece la più tarda attestazione di un rifacimento della rete viaria regionale, un miliario disposto lungo la strada di collegamento con la capitale epirota, che risale all’epoca dell’imperatore Giuliano (361-363 d.C.); cfr. HAMMOND 1967, p. 740; SAMSARI 1994, n. 157, pp. 245-246. Nel II secolo l’entroterra epirota fu servito anche da due nuove arterie, una da Ambracia a Gomphoi, l’altra da Apollonia al Pindos, nel bacino di Ioannina, che attraversava la valle del Drilon passando per la neo-fondazione di Hadrianopolis; cfr. CABANES 1997, p. 127. 118 Cfr. Landscape Archaeology in Southern Epirus, Greece: Nikopolis Project, v. 1 (Hesperia Supplement) 32, eds. J. Wiseman, K. Zachos, Athens 2003. 119 Cfr. ANGHELI 2007. 120 Cfr. MOORE 2001, pp. 80-82. 121 Cfr. MOORE 2001, p. 86. 122 PLIAKOU 2007.

123

Cfr. SAMSARI 1994, p. 46; CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 11. CIL III, 536; cfr. SAMSARI 1994, p. 44. 125 Si pensi al noto caso di Tito Pomponio Attico, proprietario di terre e di una lussuosa villa a Buthrotum (CIC., Att., I, 5; I, 13; I, 16); Cfr. KARATZENI 2001, pp. 170-172. 126 Cfr. CABANES 1997, pp. 126-127. 124



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vini e oli pregiati erano importati regolarmente).127 Più fiorente era l’allevamento del bestiame (soprattutto ovino, bovino e suino) per la produzione di latte e carne, specialmente in alcuni settori di nicchia come l’allevamento dei cavalli, per cui l’Epiro era famoso ancora nel I sec. a.C..128 Dal grado di disboscamento dei rilievi montuosi presenti nella regione si è invece dedotto che la lavorazione e l’esportazione del legno potessero costituire un importante fattore di sviluppo, forse con possibili opportunità di applicazione nel campo dell’ingegneria navale, che avrebbe trovato terreno fertile nel contesto portuale cittadino.129

A sud della collina di Michalitsi si sviluppava il pro£steion, dove erano ubicati gli edifici da spettacolo deputati a ospitare i giochi quadriennali. Le strutture meglio conservate appartengono al teatro, adagiato sul pendio naturale del colle e direttamente collegato da scalinate al santuario superiore; l’edificio, sicuramente realizzato nell’ambito del programma edilizio augusteo, presenta tracce di importanti interventi di ristrutturazione e rifacimento risalenti al II sec. d.C..135 Immediatamente a ovest sorgeva lo stadio,136 di cui sono ancora visibili le strutture portanti delle tribune, e poco oltre si trovava l’area riservata al ginnasio, che in età augustea fu dedicato da esponenti dell’aristocrazia locale (tutti insigniti col titolo di gumnas…arcoj) TOIS QEOIS (PASI) KAI TAI POLEI.137 Il quarto edificio cittadino dedicato agli spettacoli, l’odeion, era invece ubicato all’interno del perimetro urbano, nei pressi del Foro; la sua posizione così centrale ha fatto supporre che potesse fungere anche da sala di riunioni (bouleuterion).138 Risalente probabilmente all’età augustea-neroniana,139 poi ristrutturato tra il II e il III sec. d. C., esso è uno dei monumenti cittadini indagati più a fondo e dal quale, durante i restauri condotti nei primi anni Settanta, affiorarono circa 400 monete, che ad oggi costituiscono il lotto più cospicuo rinvenuto in un unico contesto di scavo urbano.140

Non risulta infine che nel territorio vi fossero cave di marmo o d’argilla, né tanto meno giacimenti metalliferi;130 va supposto, quindi, che, tanto per il materiale edilizio, quanto per la lega metallica impiegata nella produzione monetale, la città dipendesse dalle importazioni.131

Le evidenze archeologiche della monumentalizzazione cittadina Le prime campagne archeologiche nel sito di Nicopolis furono condotte tra il 1913 e il 1921 sulla collina di Michalitsi da parte di A. Philadelpheus, che per primo portò alla luce le strutture del monumento di Ottaviano, pensando che appartenessero a un grande tempio corinzio.132 Negli anni Settanta e Ottanta gli scavi furono ripresi da M. Petsas e in seguito le indagini coinvolsero l’équipe statunitense di F. Murray, che arrivò a completare la ricomposizione dell’iscrizione monumentale e a proporre la ricostruzione assonometrica del complesso santuariale.133 Attualmente il monumento è ancora al centro di ricerche specifiche dirette da K. Zachos, mirate al perfezionamento della rilevazione planimetrica e della ricostruzione dell’intero complesso, ma soprattutto alla ricomposizione del rilievo decorativo dell’altare collocato al centro della terrazza superiore, che raffigurava lo spettacolare corteo trionfale di Ottaviano a celebrazione della vittoria aziaca.134

La città antica vera e propria, circondata da un cinta muraria lunga oltre 5 km, con funzione più rappresentativa che effettivamente difensiva, si estende su un’ampia superficie di circa 1.300 ettari, ancora prevalentemente non indagata (fig. 12).141 Le mura si conservano per lo più a livello di fondazioni (nei tratti meglio preservati raggiungono m 4.50 di altezza), dato che la maggior parte dei mattoni di cui erano costituite fu reimpiegata nell’erezione della cortina muraria bizantina.142 Sono state per ora riconosciute cinque porte urbiche principali, due delle quali, la sud-occidentale e la settentrionale, sono state oggetto di indagine, ma la meglio conservata è quella occidentale, con facciata a tre fornici fiancheggiata da due torri semicircolari.143 L’impianto urbanistico è impostato sull’incrocio di tracciati viari ortogonali paralleli ai due assi principali, di cui l’arteria che congiungeva le due porte monumentali a ovest e a est (il cosiddetto decumano massimo) costituisce il cardine del sistema. All’incrocio degli assi sorgeva il Foro, di cui ancora si conosce poco: la piazza,

Negli ultimi trent’anni l’Eforia locale ha esteso le ricerche archeologiche anche alla città vera e propria, indagando sia l’area extramuraria che il centro storico vero e proprio.

135

Cfr. KONTOGIANNI 2007, pp. 367-368. CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, pp. 51-52. Non si conosce ancora l’ubicazione dell’ippodromo, certamente da ricercarsi all’interno del quartiere; cfr. CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 52. 137 Cfr. ZACHOS 1994, pp. 443-450; FAKLARI 2007. 138 Cfr. CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 28. 139 Cfr. ANTONATOS 2007, p. 358. 140 Cfr. AD 25 (1970), pp. 310-314.; AD 27 (1972), pp. 453-454.; VOKOTOPOULOU 1987. 141 Cfr. MALACRINO 2004, p. 107; KYRKOU 2006, p. 17; ZACHOS 2007. Le tracce della centuriazione del territorio circostante (diviso in lotti di due centurie - 20x40 actus - ciascuno) sono ancora visibili sul terreno; cfr. DOUKELLIS 1988; ALCOCK 1993, pp. 139-140. 142 CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 18. 143 CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, pp. 18-20.

127

136

Cfr. LARSEN 1938, pp. 478-479. Fino alla fine dell’età repubblicana, la Tessaglia è ricordata dalle fonti per la fertilità dei suoi campi di grano, che avevano indotto i negotiatores italici a operare stabilmente nelle principali città tessale; la prosperità della regione si fondava anche sullo sfruttamento delle miniere di rame e di marmo; cfr. PAPAGEORGIADOU-BANI 2004a. 128 Cfr. LARSEN 1938, pp. 468-469. 129 Cfr. SAMSARI 1994, p. 44. 130 Tra le risorse minerali disponibili si ricordano le saline del Golfo di Ambracia e i bitume di Apollonia; cfr. CABANES 1997, pp. 126-127. 131 Cfr. SAMSARI 1994, pp. 44-45. 132 AEph (1913), p. 235; PAE (1913), pp. 84-112; PAE (1921), pp. 11-12, 44. 133 MURRAY, PETSAS 1989. 134 Cfr. ZACHOS 2001a; ZACHOS 2001b; ZACHOS 2003; ZACHOS 2007.



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ricca domus urbana, che si estendeva per circa 3.400 mq ed era anch’essa dotata di terme private, si inquadra ancora agli inizi del II sec. d.C.,152 a conferma del fatto che in questa fase la comunità attraversò un momento di particolare benessere. Nel settore orientale del centro urbano si conservano i resti di un’altra sontuosa residenza, che, per ubicazione, dimensioni e ricchezza dell’apparato decorativo, si pensa possa essere stata la sede cittadina del governatore provinciale, prima, e poi anche del vescovo, data la prossimità dell’edificio con la basilica paleocristiana A.153

parzialmente porticata, ospitava per certo edifici templari e forse una basilica.144 Non si dispone ancora di una cronologia attendibile, relativa al programma di monumentalizzazione edilizia della città: la maggior parte degli edifici oggi esistenti si data forse a partire dal II sec. d.C. (fig. 13). Tra di essi spiccano le grandi terme centrali nel settore orientale e altri due bagni pubblici individuati rispettivamente presso il Foro e nel quartiere sud-occidentale, tutti ancora in corso di scavo.145 Le ricerche archeologiche hanno portato alla luce anche tre ninfei monumentali, il più importante dei quali, noto col nome di Boufi, fungeva da fondale scenico ai lati della strada nel tratto adiacente alla porta occidentale.146

Infine si segnalano cospicue testimonianze anche di ambito funerario: si conoscono cinque necropoli ubicate ai lati delle strade principali in uscita dalle porte cittadine. Ovviamente risultano indagate più estesamente quelle dislocate in prossimità delle tre porte urbiche finora scavate. La necropoli occidentale si disponeva ai margini della strada che, seguendo la direttrice del decumano massimo cittadino, raggiungeva a ovest il porto di Komaros e a est la laguna di Mazoma; le necropoli a nord154 e a sud fiancheggiavano invece l’arteria di collegamento impostata sul tracciato del cardine massimo, che partiva dal porto meridionale di Vathy e proseguiva a nord della città verso il proasteion.155 Entrambe risultano utilizzate fino almeno al III sec. d.C. e, in base all’analisi dei corredi, sembra che si possa profilare una distinzione nella composizione dei ceti sociali dei defunti, in quanto quella sud-occidentale presenta sepolture più povere (con molte tombe a cappuccina o con copertura a fondo di anfora), mentre la necropoli sud-orientale ospitava un maggior numero di mausolei riservati alle famiglie più agiate della città.156

Insieme a questi edifici, almeno un altro grande impianto termale di carattere pubblico, ubicato nell’area suburbana settentrionale e noto col nome di Bendenia (probabilmente utilizzato dagli atleti che partecipavano ai giochi)147 e diverse terme private inserite all’interno delle ricche domus cittadine erano alimentate dal costante approvvigionamento idrico garantito dall’imponente acquedotto nicopolitano, il più importante della regione, che fu ultimato probabilmente in età adrianea.148 La struttura, lunga 70 km, nasceva a nord-est della città in località Hagios Georghios da una fonte ancora oggi attiva, nei pressi del fiume Louros.149 Se ne può seguire il tracciato originario attraverso gli affioramenti delle imponenti rovine delle arcate portanti, fino alle mura della città nel punto in cui andava ad allacciarsi proprio al grande ninfeo eretto nei pressi della porta occidentale; quindi l’acqua veniva diramata lungo il perimetro meridionale da dove era convogliata in città nei grandi edifici termali, nelle fontane e nelle grandi cisterne di immagazzinamento idrico, in particolare quelle note col nome locale di Vaghenia, nei quartieri nordoccidentali.150 L’importanza di Nicopolis quale punto terminale del percorso del grande acquedotto che serviva anche i territori circostanti, compreso quello afferente all’antica città di Cassope, ne esaltò la centralità regionale dopo la costituzione della provincia procuratoria epirota. Tra le testimonianze dell’edilizia residenziale cittadina spicca la cosiddetta villa di Manio Antonino, dal nome del proprietario (iscritto su un mosaico decorativo)151 che la fece restaurare tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C (fase a cui si data la maggior parte della ceramica e delle monete rinvenute); la prima fase abitativa di questa

La città conobbe un’importante fase edilizia tardo-antica (V-VI sec. d.C.), che vide la realizzazione di sei sontuose basiliche paleocristiane e dell’imponente cinta muraria bizantina, ancora perfettamente conservata, che, correndo lungo il settore nord-orientale della città antica, delimitò una sorta di acropoli di soli 25 ettari di superficie.157 Prima di essere smantellata proprio per reimpiegare il materiale di costruzione nell’erezione di queste strutture, però, anche la cinta muraria augustea aveva subito rifacimenti e rinforzi, verosimilmente all’epoca di Gallieno, quando le invasioni dei Goti e degli Eruli in tutta la Grecia imposero il ricorso a urgenti interventi di munizione difensiva dei centri urbani.158

152

Cfr. KYRKOU 2006, pp. 67-72; KYRKOU 2007. CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, pp. 47-48; KONSTANTAKI, SKANDALI, SYNESIOU 2003, pp. 23-24. 154 Cfr. GEORGIOU 2007. 155 Cfr. CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 20. 156 CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, pp. 25-26. Sull’architettura funeraria a Nicopolis, cfr. FLÄMIG 2007, pp. 146-150. 157 CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, pp. 33-47, pp. 20-23. Sulle mura cfr. BOWDEN 2003, pp. 89-103 158 CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, pp. 18-19 153

144

CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 25. CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 49. 146 CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, pp. 29-31. 147 CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 50. 148 MALACRINO 2004; ZACHOS 2007. 149 CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 31. 150 CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, pp. 48-49. 151 SEG 27 (1977), 239. 145



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Fig. 12. Pianta del sito di Nicopolis e del proasteion con indicazione dell’impianto urbanistico (NikÒpolij B//II)

Fig. 13. Pianta del sito di Nicopolis e del proasteion con indicazione delle principali evidenze archeologiche: la cinta muraria e le porte, all’interno l’odeion e il ninfeo; all’esterno, le necropoli, le terme e gli edifici del quartiere settentrionale: lo stadio, il ginnasio, il teatro e il monumento di Augusto (NikÒpolij B//II)



III. LA MONETAZIONE DI NICOPOLIS III.1 STORIA DEGLI STUDI SULLA ZECCA Il catalogo di Oikonomidou nel panorama degli studi sulla moneta romana provinciale

44 a.C. e il 96 d.C.,14 nonché la monetazione di Gordiano III relativa alle sole zecche asiatiche.15

Nel corso degli ultimi trent’anni, la ricerca numismatica ha visto un notevole incremento degli studi scientifici dedicati allo specifico settore della monetazione romanoprovinciale, già denominata greco-imperiale.1 Lavori specialistici di grande rilievo scientifico hanno affrontato l’argomento con studi di carattere monografico concernenti la storia e la produzione delle singole zecche. Vanno qui ricordati in particolare alcuni importanti lavori dedicati alle zecche delle province greche, come Corinto,2 Sparta,3 Atene,4 la Lega tessalica5 e, per quel che riguarda le zecche macedoni, Thessalonica,6 Dium,7 Edessa,8 Stobi;9 accanto a questi vanno menzionati, anche se non sono confluiti in volumi monografici, i numerosi e autorevoli studi sistematici condotti su singole realtà territoriali come Aegium,10 Dyme,11 Filippi,12 Corcyra,13 per citare solo i più noti. Contemporaneamente, attraverso una collaborazione scientifica internazionale, è stata avviata la compilazione del primo grande corpus sistematico, il Roman Provincial Coinage, comprensivo di tutte le emissioni monetali coniate dalle zecche provinciali ordinate secondo la successione cronologica degli imperatori. I tre volumi finora editi (dei dieci previsti) hanno coperto l’arco cronologico compreso tra il

La produzione monetale della zecca di Nicopolis d’Epiro va senz’altro considerata una tra le più importanti del mondo greco in epoca imperiale; in primo luogo per il ruolo politico e per il valore simbolico e ideologico della città nel quadro del controllo amministrativo romano della regione; in secondo luogo per la continuità dell’attività di coniazione della zecca, che si protrasse dall’età di Augusto a quella di Gallieno (con una interruzione in età giulio-claudia e flavia), per il volume di produzione del numerario bronzeo (cui si aggiunge un’isolata serie in argento) in alcune fasi di particolare fioritura e infine per la varietà iconografica dei tipi monetali. La storia degli studi dedicati a questa monetazione si inserisce a pieno titolo nel quadro della ricerca numismatica romano-provinciale che abbiamo fin qui delineato, poiché annovera un esauriente catalogo e successivi studi di revisione e approfondimento cui proprio gli autori del RPC hanno da ultimi contribuito. Alle saltuarie menzioni della zecca fatte negli storici lavori di Imhoof-Blumer16 e Head,17 non fece seguito alcun approfondimento fino all’ultimo quarto del secolo scorso; nella fondamentale opera di Franke dedicata alla monetazione dell’Epiro,18 la zecca nicopolitana non era ancora considerata, in quanto il piano generale dello studioso tedesco prendeva in esame la storia monetaria della regione geografica cui Nicopolis apparteneva, ma contestualmente al sostrato ellenico e pre-romano dell’orizzonte culturale greco, di fatto escludendola dai termini cronologici dell’indagine.

 1

Cfr. ad esempio il primo manuale introduttivo dedicato alla materia: K. BUTCHER, Roman Provincial Coins: an introduction to the Greek Imperials, London 1988. 2 M. AMANDRY, Le monnayage des duoviri corinthiens, Athénes 1988. 3 S. GRUNAUER-VON HOERSCHELMANN, Die Münzprägung der Lakedaimonier, Berlin 1978. 4 J.H. KROLL, A.S. WALKER, The Athenian Agora. Results of Excavations conducted by the American School of Classical Studies at Athens. Volume XXVI, The Greek Coins, Princeton 1993; J.H. KROLL, The Athenian imperials: results of recent study, in Nomismata 1997, pp. 61-73. 5 E. ROGERS, The Copper Coinage of Thessaly, London 1932; F. BURRER, Münzpragung und Geschichte des Thessalischen Bundes in der Römischen Kaiserzeit bis auf Hadrian (31 v. Chr. - 138 n. Chr.), München 1993. 6 I. TOURATSOGLOU, Die Münzstätte von Thessaloniki in der römischen Kaiserzeit (32/31 v. Chr. bis 268 n. Chr.), Berlin-New York 1988. 7 S. KREMYDI-SICILIANOU, The Coinage of the Roman Colony of Dion, Athens 1996. 8 E.G. PAPAEFTHYMIOU, Édessa de Macédoine: étude historique et numismatique, Athènes 2002. 9 P. JOSIFOSKI, Roman mint of Stobi, Skopje 2001. 10 J.H. KROLL, Hemiobols to Assaria: the Bronze Coinage of Roman Aigion, in NC, 156, 1996, pp. 49-78. 11 M. AMANDRY, Le monnayage de Dymé (Colonia Dumaeorum) en Achaïe. Corpus, in RN, 23, 1981, pp. 45-67. 12 M. AMANDRY, Le monnayage de la Res Publica Coloniae Philippensium, in Stephanos nomismatikos. Edith Schönert-Geiss zum 65. Geburtstag, her. von U. Peter, Berlin, 1988, pp. 23-31. 13 G. MOUCHARTE, Le monnayage de Corcyre sous les empereurs romains, in Liber amicorum 2007, pp. 275-329.

Il lavoro dedicato allo studio della zecca epirota nel 1975 da parte di Mando Karamessini Oikonomidou (`H Nomismatokop…a tÁj NikopÒlewj), già direttrice del Museo Numismatico di Atene, fu dunque non solo innovativo, ma si presentò subito come una ricerca pionieristica nel panorama degli studi numismatici degli anni Settanta, in cui certamente occupò un posto di primo piano lo studio di Kraft sul sistema delle zecche dell’Asia



 

A. BURNETT, M. AMANDRY, P.P. RIPOLLÈS, Roman Provincial Coinage I. From the Death of Caesar to the Death of Vitellius (44 BC – AD 69), London-Paris 1992 (con due supplementi, uno del 1998, l’altro Roman del 2006); A. BURNETT, M. AMANDRY, I. CARRADICE, Provincial Coinage II. From Vespasian to Domitian (AD 69 – 96), London-Paris 1999. A questi si aggiunge il database del RPC IV, in cui è raccolto il materiale che confluirà nel volume IV. The Antonines, eds. V. Heuchert, C. Howgego (http://rpc.ashmus.ox.ac.uk). 15 M . SPOERRI BUTCHER, Roman Provincial Coinage VII: de Gordien Ier à Gordien III (238-244 après J.-C.), 1. Province d'Asie, ParisLondon 2006. 16 IMHOOF-BLUMER 1883, p. 141. 17 HEAD 1932, p. 321. 18 P.R. FRANKE, Die antiken Miinzen von Epirus, Wiesbaden 1961. 14

1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

Minore;19 del resto, l’opera della studiosa greca assunse la forma sostanzialmente inedita della monografia dedicata a una singola zecca romana provinciale. Una prima parte di questo studio vide la luce con la pubblicazione della moneta nicopolitana di ripostiglio in due numeri della rivista Arcaiologik» efhmer…j,20 cui seguì l’edizione finale del corpus complessivo degli esemplari di scavo e di collezione (circa 1.400 pezzi), corredato da un apparato fotografico di immagini di buona qualità. Il volume monografico si avvaleva inoltre di un’introduzione a carattere storico-archeologico sulla città e di un commento alla monetazione della zecca articolato in tre parti: caratteri generali, aspetti tecnici, parametri metrologici e repertorio tipologico diviso per categorie iconografiche (riferimenti alla fondazione della città, divinità e rimandi mitologici, edifici architettonici, ecc.). Il merito di questo lavoro fu senz’altro quello di fare luce su una realtà provinciale ancora poco conosciuta, proponendo uno dei primi esempi di ricognizione sistematica di questo materiale, che per certi aspetti rimane tuttora di riferimento, prima che la tematica iniziasse a suscitare uno specifico interesse da parte tanto della comunità scientifica, quanto dei collezionisti; d’altro canto va constatato che una raccolta così cospicua di documentazione lasciò forse uno spazio relativamente limitato al commento del catalogo e all’approfondimento della storia della zecca.

procedimento fu applicato nello studio delle emissioni “pseudo-autonome”, dalle quali Kraay scorporò un sostanzioso nucleo di serie coniate nel II-III sec. d.C., sulla base di osservazioni stilistiche e tipologiche dell’impronta oltre che delle diverse grafie delle legende monetali24 La revisione di Kraay comportò una sostanziale riformulazione cronologica di una parte della produzione monetale della zecca, che sarà integralmente accettata nel capitolo dedicato a Nicopolis del primo volume del Roman Provincial Coinage,25 dando al contempo nuova linfa alle possibilità di sviluppo e di approfondimento delle tematiche di studio relative alle zecche romane provinciali, che spesso la sola redazione del catalogo delle emissioni non ha la possibilità di esaurire. Le più recenti pubblicazioni degli anni Ottanta hanno affrontato, da una parte, la trattazione di alcuni aspetti iconografici della monetazione nicopolitana,26 dall’altra l’analisi di un ristretto nucleo di emissioni monetali risalenti all’epoca neroniana, che hanno presentato complessi problemi di attribuzione. Si tratta in particolare di alcune serie che, non riportando l’etnico della città, furono tradizionalmente assegnate alla produzione di Apollonia d’Illyria nelle principali sillogi,27 sulla base di riferimenti alla figura di Apollo, ideologicamente associata a quella di Nerone, sia nei tipi che nelle legende. Il dibattito ha visto confrontarsi su due diversi ordini di posizioni Brooks Emmons Levy, da una parte, che ritineva di poter giustificare l’eterogeneità di queste emissioni attribuendone la paternità al concorso di diverse zecche provinciali (compresa quella epirota) in una speciale produzione federale achea, commemorativa della venuta dell’imperatore in Grecia;28 dall’altra Andrew Burnett, la cui ipotesi è stata poi abbracciata collegialmente dagli altri autori del RPC,29 e che si è scelto di seguire anche nel presente studio, il quale sosteneva invece di poter far risalire questa intera produzione alla zecca di Nicopolis, sulla base di condivisioni di conio e analogie stilistiche con alcune serie sicuramente prodotte dalle officine epirote.30

La revisione di Kraay e il Roman Provincial Coinage Nel 1976, l’anno dopo l’uscita della monografia, Colin Kraay pubblicò una recensione sul Numismatic Chronicle, che di fatto risultò essere una fondamentale revisione del volume.21 Dopo una prima emendazione di alcune errate attribuzioni alla zecca epirota,22 lo studioso propose un’analisi puntuale delle serie monetali incluse nella prima fase di produzione della zecca, le cosiddette “pseudo-autonome” e le augustee. Partendo dalla constatazione dell’eterogeneità stilistica di emissioni teoricamente contemporanee, egli riconobbe analogie, e in alcuni casi anche identità di conii, tra i rovesci di alcune di queste serie e quelli di diverse emissioni di epoca posteriore, che pure al diritto recavano il busto di Augusto e la legenda che lo celebrava. Il passo successivo di questa analisi lo portò a rivedere l’intera cronologia di queste serie monetali, distinguendo le emissioni augustee tout-court da emissioni postume commemorative del princeps, che si estendono dall’epoca di Traiano fino a quella di Gallieno.23 Lo stesso

Tra le pubblicazioni più recenti che hanno riservato alla monetazione della zecca epirota un’attenzione significativa, va ricordato lo studio condotto sulle indagini metallografiche comparate di un campione di monete scelte tra la produzione di Nicopolis e quella di Thessalonica,31 in cui si prospetta uno spaccato importante, anche se molto limitato, della composizione della lega bronzea delle emissioni della zecca e delle sue variazioni nel tempo.





Augusto potevano essere postume e risalire all’età gallienica; OIKONOMIDOU 1975, p. 23. 24 KRAAY 1976, pp. 242-244. 25 RPC I, pp. 272-273. 26 OIKONOMIDOU 1976; OIKONOMIDOU 1987; OIKONOMIDOU 2000. 27 Cfr. BMC Illyria, 84-85. 28 LEVY 1985; LEVY 1989. 29 RPC I, pp. 273-274. 30 BURNETT 1984. 31 KALLISTRATAS-KONTOS, KATSANOS, ARAVANTINOS, OIKONOMIDES, TOURATSOGLOU, 1993; cfr. la tabella riprodotta in questo volume nella tav. 10.II, p. 293.

K. KRAFT, Das System der Kaiserzeitlichen Münzprägung in Kleinasien, Berlin 1972. 20 M.K. OIKONOMIDOU 1968, Sumbol¾ e„j t¾n melšthn tÁj Nomismatokop…aj tÁj NikopÒlewj. Perigraf¾ dÚo qhsaurîn, «AE» (1967), pp. 91-114 ; M.K. OIKONOMIDOU 1972, EÛrhma NikopÒlewj, «AE» (1971), pp. 42-51. 21 C.M. KRAAY, The Coinage of Nicopolis, in NC, 136, pp. 235-247. 22 KRAAY 1976, pp. 236-238 23 KRAAY 1976, pp. 238-242. Una prima intuizione del valore postumo di queste emissioni si trova già in GRANT 1946, p. 333, nota 9. Oikonomidou aveva riconosciuto che le emissioni nn. 88-90, tav. 10 di 19





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III.2 CATALOGO DELLE SERIE MONETALI drappeggiato, laureato, radiato, diademato per le auguste) o da una diversa formula della legenda monetale. A differenza del criterio adottato nel RPC, si è deciso di riprodurre le legende rispettando il più possibile le spezzature originali (anziché ricomporle secondo la divisione delle parole (ad es: QEAFAU-CTEINA anziché QEA FAUCTEINA). Le varianti minime di spezzatura della legenda e di grafia di alcune lettere (ad es: W o w, S o C) sono accorpate sotto la stessa serie e riportate tra parentesi tonde - ad es: NERW-NOS (o NERw-NOC), soprattutto nei casi in cui il pessimo stato di conservazione e leggibilità degli esemplari superstiti rende impossibile accertare quanti pezzi appartengano a un’opzione e quanti all’altra. Se di una serie monetale esistono minime varianti di legenda o varianti minori del tipo di rovescio (ad esempio la divinità con la testa rivolta a sinistra anziche a destra, o con testa diademata anziché turrita o con mano sollevata anziché protesa), esse vengono classificate sotto il medesimo numero progressivo con l’aggiunta di una lettera maiuscola dell’alfabeto latino (ad esempio 1A e 1B). Come si è detto, non è contemplata l’illustrazione di tutti gli esemplari esistenti per ciascuna serie monetale. In alcuni casi, tuttavia, si è scelto di riprodurre più di un pezzo (fino a un massimo di 5) appartenente alla medesima emissione, prevalentemente al fine di rendere conto delle maggiori diversità stilistiche tra conii della stessa tipologia di ritratto imperiale o di immagine del rovescio (soprattutto qualora ne esistano parecchi); in questi casi la scheda della serie monetale viene ripetuta senza alcuna distinzione per ogni esemplare, fatta eccezione per la numerazione progressiva, cui viene fatto seguire un numero da 1 a 5 preceduto da una barra di separazione (ad es: 50/1, 50/2, 50/3), e per l’indicazione della sede di provenienza della foto di ciascun pezzo riprodotto.

Criteri di redazione del catalogo Per la compilazione del catalogo sono state adottate le impostazioni generali dei volumi del Roman Provincial Coinage,32 il progetto editoriale che rappresenta il modello di riferimento obbligato di questa ricerca. Inoltre, in considerazione dell’esistenza di un precedente bibliografico altrettanto imprescindibile, il corpus monografico curato da M. Oikonomidou, che era strutturato secondo i parametri tradizionali delle sillogi numismatiche, si è scelto un metodo di catalogazione impostato sulla classificazione delle serie monetali, attraverso l’integrazione del materiale già edito con l’inedito qui presentato, piuttosto che sull’elencazione di tutti gli esemplari noti. Il catalogo è pertanto strutturato in due parti. Nella prima si trova l’elenco di tutte le serie monetali della zecca ad oggi conosciute, ordinato secondo numerazione progressiva. Come criterio di impaginazione delle schede si è scelto di adottare il modello del Roman Provincial Coinage IV (The Antonines, eds. V. Heuchert, C. Howgego), che, rispetto al formato dei volumi stampati, presenta una formula innovativa di più diretta fruizione, in cui la descrizione dell’emissione è direttamente associata alla sua immagine.33 Le schede sono ordinate cronologicamente per imperatore secondo una sequenza basata, per quanto sia stato possibile ricostruire, sulla successione dei conii di dritto. All’interno di ciascun gruppo di emissioni coniate da uno stesso imperatore, l’ordinamento segue (fatte salve alcune eccezioni) la seguente successione di categorie: serie ufficiali, serie commemorative, serie “pseudoautonome”,34 quindi le serie battute a nome e con l’effige degli altri membri della famiglia imperiale. In ciascuna di queste sequenze, infine, le monete sono ordinate per denominazioni, dalla maggiore alla minore35 e, in base a quanto è possibile ricavare dall’evoluzione del ritratto imperiale o da altri elementi di datazione, in ordine cronologico dalla più antica alla più recente.

La sequenza verticale dei campi di compilazione di ciascuna scheda presenta le seguenti informazioni divise per righe, dall’alto verso il basso: I: numero progressivo della serie monetale II: autorità emittente III: legenda monetale del dritto IV: descrizione sintetica del tipo del dritto V: legenda monetale del rovescio VI: descrizione sintetica del tipo del rovescio VII: metallo coniato, media del peso, media del modulo e andamento del conio calcolati sul computo degli esemplari conosciuti VIII: bibliografia essenziale di riferimento (cataloghi Oikonomidou e RPC) IX: computo degli esemplari complessivi conosciuti e dei conii di dritto e di rovescio che è stato possibile distinguere per ciascuna serie. La ricostruzione della sequenza completa dei conii è ancora resa impossibile da lacune documentarie dovute alla non totale accessibilità del materiale di scavo e al pessimo stato di conservazione

Ciascuna serie è classificata sulla base della combinazione di un determinato tipo monetale di rovescio con il ritratto e la titolatura imperiali del diritto, perciò si avranno emissioni distinte anche per un medesimo tipo monetale, se caratterizzate ciascuna da una specifica categoria di busto (ad esempio nudo,

 32

Cfr. anche RPC I, p. 55-57. http://rpc.ashmus.ox.ac.uk. 34 Si è scelto di fare seguire immediatamente le serie commemorative a quelle ufficiali per porre in più diretta connessione tra loro le analogie o le identità dei conii di rovescio che le accomunano; le serie “pseudoautonome” precedono i membri della famiglia in conformità con i criteri del RPC. 35 Nell’unico caso in cui sono attestate, le emissioni in argento precedono le emissioni in bronzo. 33

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

La seconda parte del corpus è costituita dal catalogo degli esemplari noti per ciascuna serie monetale.37 I pezzi già editi sono enumerati sinteticamente con bibliografia di riferimento, come in RPC I; degli addenda inediti rispetto al corpus RPC e soprattutto a quello di Oikonomidou viene invece fornita la schedatura completa, costituita dalla sigla indicativa della sede di provenienza, seguita dal numero di inventario (o da quello assegnato provvisoriamente dall’autore ove esso non fosse stato ancora attribuito all’epoca della ricognizione del materiale)38 e dalla sequenza di peso, diametro e asse del conio.

di molti esemplari indispensabili per il riconoscimento di alcuni legami fondamentali.36 Cionondimeno si è cercato costantemente di ricomporre la sequenza originaria attraverso lo studio degli esemplari e di riprodurla nell’ordinamento delle serie monetali; a tale scopo è funzionale il conteggio dei conii che è stato possibile isolare con certezza e l’indicazione schematica dei legami essenziali tra conii di dritto e di rovescio. Questi sono indicati con il segno = seguito dal numero progressivo della serie monetale recante il primo conio con cui esiste una connessione; la medesima indicazione è impiegata anche nel caso in cui vi siano due o più legami tra i conii di diverse serie monetali, che sono segnalati con l’elencazione dei rispettivi numeri di catalogo separati da una barra (ad es: Conii: D/ 2=75/78). La voce finale “Foto” seguita da un’abbreviazione (il cui scioglimento è indicato nell’elenco che precede il catalogo) fa riferimento alla sede museale o allo scavo o al listino d’asta da cui proviene l’esemplare riprodotto in foto; in alcuni casi, al fine di offrire la maggiore leggibilità possibile di ciascuna faccia della serie catalogata, si è scelto di illustrare il dritto di un esemplare e il rovescio di un altro, privilegiando quelli meglio conservati (in questi casi sono riportate le abbreviazioni di estrambe le sedi di provenienza dei pezzi, separate da una barra, ad es: TAR/P).

La silloge Oikonomidou include la schedatura più o meno integrale delle monete facenti parte delle seguenti collezioni numismatiche: Athens (Numismatic Museum), Athens (Basil Demetriadi Collection), Berlin (Staatliche Museen), Bologna (Museo Archeologico), Boston (Museum of Fine Arts), Cambridge (Fitzwilliam Museum), Città del Vaticano (Biblioteca Vaticana), Copenhagen (Danish National Museum), Glasgow (Hunter Coin Cabinet), Heidelberg (Universitäts Sammlung), Leningrad - St Petersburg (Hermitage), London (British Museum), München (Staatliche Museen), München (Peter Franke Collection), Napoli (Museo Archeologico Nazionale), New York (American Numismatic Society), Oxford (Ashmolean Museum), Paris (Cabinet des Médailles), Vienna (Kunsthistorische Museum), Vienna (Münzsammlung Hollschek), Winterthur (Münzkabinett der Stadt). La maggior parte di questo materiale già pubblicato non è stato quindi da me riesaminato di persona (eccezion fatta per le monete dei musei italiani e per quelle del British Museum) e le foto degli esemplari riprodotte in questa sede sono direttamente tratte dalle tavole del volume di M. Oikonomidou. Gli esemplari appartenenti a tali collezioni che non furono inseriti nel corpus della studiosa greca sono invece stati aggiunti tra gli addenda; le immagini che riproducono questi e tutti gli altri pezzi inediti del catalogo sono opera dall’autore o sono state fornite dalle rispettive sedi museali previa formale autorizzazione dei curatori responsabili, come è dettagliatamente accreditato nella sezione dei ringraziamenti di questo volume.

I principali segni diacritici utilizzati sono: []: proposta di integrazione di legenda monetale lacunosa; ogni punto entro parentesi [.] indica la presenza di una lettera illeggibile (): scioglimento di legenda monetale (?): dubbio di attribuzione relativo a: zecca di produzione (in alternativa a Nicopolis); autorità emittente; interpretazione di un tipo monetale; integrazione di una legenda monetale; riconoscimento dei legami di conio tra due o più emissioni monetali /: dato (relativo al peso, al modulo o all’andamento del conio di un esemplare) non pervenuto

 37

Nella serie dei volumi RPC a stampa, questa parte del catalogo, insieme all’apparato critico essenziale, è presentata insieme all’elenco delle emissioni, mentre le immagini sono nel volume dedicato alle tavole; nel catalogo on-line, invece, essa è consultabile attraverso l’apertura di un’apposita finestra che dà accesso a una pagina web distinta ad integrazione delle singole schede. In questa sede si è preferito presentare a parte questo apparato anziché farlo seguire immediatamente alla rispettiva scheda, per non rallentare la consultazione diretta del catalogo. 38 Si tratta sostanzialmente degli esemplari di scavo conservati a Preveza e di quelli provenienti dell’odeion del 1971 (custoditi nel Museo Numismatico di Atene fino al 2008); essendo tutti privi di numero d’inventario, ho assegnato una numerazione progressiva distinta per ciascuno dei due lotti. Anche per quanto concerne le monete del Museo Archeologico di Ioannina non disponevo del numero d’inventario e ho pertanto fatto riferimento a quello dell’esposizione museale.

 36

Riguardo a questa problematica, si veda anche la premessa del volume.





III. LA MONETAZIONE DI NICOPOLIS

Abbreviazioni: collezioni museali, ritrovamenti monetali di scavo e listini d’asta AAB AAex

AAG ADk ADm AEv ANM AR B Bank-Leu BCD BE BEY BO BR BS BUT B&V C CNG CO COP COR

DC Dorotheum

FI

Athens, Alpha Bank Collection Athens, Agora Excavations of the American School of Classical Studies at Athens = parte in KROLL, WALKER 1993 Auctiones AG - S. A. Basel Athens, Dukas Private Collection Athens, Demetriadi Private Collection Athens, Collection Réna H. Evelpidis = SNG Evelpidis Athens, Numismatic Museum39 Arta, Archaeological Museum Berlin, Staatliche Museen. Münzkabinett Bank Leu- Numismatik AG BCD Private Collection Berna, Bernischen Historischen Museum40 = SNG Schweiz Beyrouth, Musee National Bologna, Museo Civico Archeologico = parte in CALOMINO 2011 Brescia, Museo Civico di Santa Giulia Boston, Museum of Fine Arts Butrint Excavations, UEA/Butrint Foundation = parte in MOORHEAD, GJONGECAJ, ABDY 2007 Bonham, W. & F.C., & Sons Ltd. - Italo Vecchi Cambridge, Fitzwilliam Museum Department of Coins and Medals = GROSE 1926 Classical Numismatic Group Inc. Como, Musei Civici Copenhagen, Danish National Museum. Royal Collection of Coins and Medals = SNG Copenhagen Corinth, Excavations of the American School of Classical Studies at Athens = parte in EDWARDS 1933, HARRIS 1941, HOHLFELDER 1978, ZERVOS 1986 Dario Calomino (esemplare di proprietà dell’autore) Dorotheum Wien41

G G&M Hirsch HJB HN IAM J JE Kagan Künker L Lanz LEU

Lindgren M MI

MIWF M&M MO MZ NA

                                                                                                                          39

All’interno di questa denominazione, si distinguono dal nucleo storico del medagliere tre collezioni minori: ANMCh = collezione Christomanos; ANMe = collezione Empedokles (inedita); ANMSo = collezione Soutzos. 40 All’interno di questa denominazione è inclusa la Collezione Righetti. 41 L’asta Dorotheum dell’8-9 giugno 1956 vendette una parte della storica collezione di Apostolo Zeno (1668-1750), in cui erano incluse in tutto 18 monete in bronzo di Nicopolis (lotti 3618-3619). Purtroppo la descrizione sommaria dei pezzi non consente una classificazione sicura e ho scelto pertanto di non includerli nel catalogo. Si riportano tuttavia i nomi delle autorità emittenti: Augusto (2, impossibile stabilire se effettivamente augustee o postume), Adriano (1), Antonino Pio e Faustina (2), Marco Aurelio (1), Commodo (1), Giulia Domna (2), Caracalla (3), Alessandro (2), Gordiano III (2), Filippo II (1), Salonina (1); cfr. Sonder-Mnzaukion. Sammlung Apostolo Zeno, 1668-1750. II, Wien 1956.  

NY NYS O

                                                                                                                          42

   

Firenze, Monetiere del Museo Archeologico Nazionale = parte in CALOMINO 2008a Glasgow, Hunterian Collection. University of Glasgow = MACDONALD 1899-1905; SNG Glasgow Gorny & Mosch. Giessener Münzhandlung Hirsch. Münzen und Medallien Harlan J. Berk, LTD Helios Numismatik, Münzen & Antike Kunst. München Ioannina, Archaeological Museum42 Paul Francis Jacquier Numismatique Antique, Kehl am Rhein Jean Elsen & ses Fils s.a. New York, Jonathan Kagan Private Collection Künker. Münzen und Goldhandel. Auktionen Für Münzen und Medallien London, British Museum Department of Coins and Medals = BMC; HOLZER 1969 Numismatik Lanz, München Leukas Excavations - Philosophon Street, 2001 (12th Ephorate of Prehistoric & Classical Antiquities, Ioannina)43 San Francisco, Henry Lindgren Private Collection = LINDGREN 1989; LINDGREN 1993 Munich, Staatliche Münzsammlung = SNG München Milano, Raccolte Artistiche. Gabinetto Numismatico e Medagliere = parte in CALOMINO 2008a, 2008b, 2010a, 2010b, 2011 Milano, Collezione privata Winsemann Falghera = parte in MARTINI 1992; VISMARA 1992 Münzen und Medallien GmbH Modena, Collezione Missere Fontana = MISSERE, FONTANA 1999 Münz Zentrum. Albrecht & Hoffmann Napoli, Medagliere del Museo Archeologico Nazionale = FIORELLI 1866; FIORELLI 1870 New York, American Numismatic Society The New York Sale Oxford, Ashmolean Museum Heberden Coin Room

45

Tra le monete del Museo di Ionannina si segnalano con la sigla IAMMg quelle rivenute nei recenti scavi effettuati in località Megalo Gardiki. 43 Non disponendo dei numeri d’inventario di queste monete, le ho numerate progressivamente da 1 a 29.  

NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

P PA PAT PD PH PO PR R Rauch Santamaria Seaby SP ST TAN TAR

Paris, Bibliothèque Nationale de France. Cabinet des Médailles Parma, Museo Archeologico Nazionale44 Patras Excavations = AGALLOPOULOU 1994 Padova, Museo Civico Bottacin Phoenice Excavations = GJONGECAJ 2004; GJONGECAJ 2007 Ancienne Collection Pozzi Preveza, Nicopolis Archaeological Museum45 Roma, Medagliere del Museo Nazionale Romano Auktionen HD Rauch Casa Numismatica P. & P. Santamaria Seaby’s Coins and Medals, London St. Petersburg, The State Hermitage Museum Coin Cabinet Stockholm, National Museum of Monetary History = SNG Sweden Torino, Museo di Antichità46 = FABRETTI, ROSSI, LANZONE 1883 Torino, Medagliere dell’Armeria Reale = parte in CALOMINO 2008a, 2008b, 2010a, 2010b, 2011

TN TS TU UD UT V VAR VAT VC Vecchi VI VR

Y W

Repertori e database di case d’asta on-line AncientImports http://www.ancientimports.com/ ACsearch http://www.acsearch.info/index.html/ Arminius Numismatics http://www.arminiusnumismatics.com/index.html/ CNGCoins http://www.cngcoins.com/ CoinArchives http://www.coinarchives.com/a/ CoinProject http://www.coinproject.com/ ForumAncient Coins http://www.forumancientcoins.com/ Sixbid http://www.sixbid.com/ Vcoins http://www.vcoins.com/ancient/ WildWinds http://www.wildwinds.com/coins/

                                                                                                                          44

Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Archivio Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna. 45 Sotto questa dicitura sono annoverati i ritrovamenti monetali provenienti dal sito di Nicopolis e dai sui dintorni, ora conservati al nuovo museo archeologico di Preveza; gli esemplari facenti parte della vecchia esposizione museale sono catalogati con la sigla PRex. 46 Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Archivio Soprintendenza per i Beni Archeologici ed Etnoantropologici del Piemonte.

 

46

Trento, Castello del Buonconsiglio Trieste, Musei Civici Tübingen, Münzsammlung der Universität = SNG Tübingen Udine, Musei Civici del Castello di Udine = parte in CALOMINO 2011 Utrecht, Geldmuseum Vienna-Wien, Kunsthistorische Museum. Münzkabinett Venezia, Medagliere del Museo Archeologico Nazionale = parte in CALOMINO 2011 Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana Venezia, Medagliere del Museo Civico Correr Italo Vecchi Nummorum Auctiones, London Vicenza, Musei Civici = parte in BERNARDELLI, GORINI, SACCOCCI 1998 Verona, Museo Civico di Castelvecchio. Gabinetto Numismatico = parte in CALOMINO 2005a, 2005b, 2008b Yale University Art Gallery (ex prof. Peter Franke collection) Winterthur, Münzakabinett der Stadt = BLOESCH 1987

III. LA MONETAZIONE DI NICOPOLIS

Sillogi numismatiche e corpora     BERNARDELLI, GORINI, SACCOCCI 1998 BLOESCH 1987 BMC FABRETTI, ROSSI, LANZONE 1883 FIORELLI 1866 FIORELLI 1870 GROSE 1926 GJONGECAJ 2004 HOLZER 1969 KROLL, WALKER 1993 LINDGREN 1989 LINDGREN 1993 MACDONALD 1899-1905 MARTINI 1992a MARTINI 1992b MIONNET 1807-1824 MISSERE, FONTANA 1999 MOORHEAD, GJONGECAJ, ABDY 2007 Münzen von Korinth Pozzi RPC I RPC II

A. BERNARDELLI, G. GORINI, A. SACCOCCI, Le monete romane imperiali da Augusto a Vitellio. Musei Civici di Vicenza, Padova 1998. H. BLOESCH, Griechische Münzen in Winterthur (Spanien, Gallien, Italien, Sizilien, Moesien, Dakien, Sarmatien, Thrakien, Makedonien, Hellas Inseln). Textband I, Tafelband I, Winterthur 1987. Catalogue of Greek Coins. The British Museum Collection. Vol. 7, Thessaly to Aetolia, ed. P. Gardner, London 1883.47 A. FABRETTI, F. ROSSI, R.V. LANZONE, Regio Museo di Torino. Monete greche, Torino 1883. A. FIORELLI, Catalogo del Museo Nazionale di Napoli. Collezione Santangelo, Napoli 1866. A. FIORELLI, Catalogo del Museo Nazionale di Napoli. Medagliere. I. Monete Greche, Napoli 1870. S. W. GROSE, Fitzwilliam Museum. Catalogue of the McClean Collection of Greek Coins, II. The Greek Mainland, the Aegean Islands, Crete, Cambridge 1926. S. GJONGECAJ, Nuovi dati numismatici da Phoinike (scavi 2001-2003), in Phoinike III. Rapporto preliminare sulla campagna di scavi e ricerche 2002-2003, a cura di S. De Maria e S. Gjongecaj, Bologna, pp. 161-179. H. HOLZER, The Thomas Ollive Mabbot Collection, part One. Coins of the Greek World (New York, June 6th-11th 1969), New York 1969. J.H. KROLL, A.S. WALKER, The Athenian Agora. Results of Excavations conducted by the American School of Classical Studies at Athens. Volume XXVI, The Greek Coins, Princeton. H.C LINDGREN, Ancient Greek Bronze Coins. European Mints from the Lindgren Collection, San Mateo. H.C LINDGREN, Lindgren III. Ancient Greek Bronze Coins from the Lindgren Collection, Quarryville. G. MACDONALD, Catalogue of Greek coins in the Hunterian collection, University of Glasgow, Glasgow 1899-1905. M. MARTINI, Monetazione provinciale romana. II. Collezione Winsemann Falghera. 1, Augustus - Vitellius, Milano 1992. M. MARTINI, Monetazione provinciale romana. II. Collezione Winsemann Falghera. 2, Vespasianus - Commodus, Milano 1992. T. E. MIONNET, Description des Médailles Antiques, Grecques et Romaines, I/II et Suppl. III, Paris 1807-1824. G. MISSERE, F. MISSERE FONTANA, La collezione Missere di monete romane provinciali, Modena 1999. S. MOORHEAD, S. GJONGECAJ, R. ABDY, Coins from the excavations at Butrint, Diaporit and the Vrina Plain, in Roman Butrint. An assessment, eds. I.L. Hansen, R. Hodges, Oxford, pp. 78-94. Auktion 105. Münzen von Korinth - Sammlung BCD, 26. November 2001, im Luitpoldblock - München (Numismatik Lanz München), 2001 Catalogue des Monnaies grecques antiques de l’ancienne collection Pozzi. Par S. Boutin. Monnaies frappées en Europe, I (Texte), pp. 165-171, II (Planches), pl. CXXXII-CXXXVI, Maastricht 1979. A. BURNETT, M. AMANDRY, P.P. RIPOLLÈS, Roman Provincial Coinage I. From the Death of Caesar to the Death of Vitellius (44 BC – AD 69), Voll. I-II, London-Paris 1992. A. BURNETT, M. AMANDRY, I. CARRADICE, Roman Provincial Coinage II. From Vespasian to Domitian (AD 69 –96), Voll. I-II, London-Paris 1999.

                                                                                                                          47

I riferimenti bibliografici riportati nel testo che riguardano emissioni di zecche greche o provinciali non incluse in questo volume sono citati con l’abbreviazione BMC (voll. 1-29, London 1873-1929) seguita dalle iniziali della provincia o della regione di appartenenza.

   

47

NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

RPC supp. 1 RPC supp. 2 RPC IV RPC VII SCHLOSSER 1893 SNG Aahrus SNG Christomanos SNG Copenhagen SNG Evelpidis SNG Fitzwilliam SNG Glasgow SNG Lewis SNG Lockett SNG München SNG Schweiz SNG Soutzos SNG Sweden SNG Tübingen SUTHERLAND, KRAAY 1975 VISMARA 1992

A. BURNETT, M. AMANDRY, P.P. RIPOLLÈS, Roman Provincial Coinage, supplement 1, London - Paris 1999. A. BURNETT, M. AMANDRY, I. CARRADICE, Roman Provincial Coinage, supplement 2 (www.uv.es/=ripolles/rpc_s2), 2006 C.J. HOWGEGO, V. HEUCHERT, Roman Provincial Coinage IV. The Antonines, http://rpc.ashmus.ox.ac.uk. M. SPOERRI BUTCHER, Roman Provincial Coinage VII: de Gordien Ier à Gordien III (238-244 après J.-C.), 1. Province d'Asie, Paris-London 2006. J. W. SCHLOSSER, Beschreibung der altgriechischen Münzen, I, Thessalien, Illyrien, Dalmatien und die Inseln des Adriatischen Meeres, Epeiros, Wien 1893. Sylloge Nummorum Graecorum. Denmark. Aahrus University, edited by H.E. Mathiesen, Copenhagen 1986. Sylloge Nummorum Graecorum. Greece 3, Musée Numismatique d’Athènes. Collection Antoine Christomanos, Athènes. Première partie: Italie - Eubée, par Mando Oeconomidès, Athènes 2004. Sylloge Nummorum Graecorum. The Royal Collection of coins and medals. Danish National Museum, vol. III, Greece: Thessaly to Aegean islands, Copenhagen 1943.48 Sylloge Nummorum Graecorum. Greece, collection René H. Evelpidis, Athènes. Deuxième partie: Thessalye, Illyrie, Epire, Corcyre, Louvain 1975. Sylloge Nummorum Graecorum. Leake and General Collections of the Fitzwilliam Museum, voll. I-VI, Cambridge 1940-1971. Sylloge Nummorum Graecorum. Volume XII, the Hunterian Museum, University of Glasgow: Part II, Roman and Provincial Coins: Cyprus-Egypt, Oxford 2007. Sylloge Nummorum Graecorum. VI, The Lewis Collection in Corpus Christi College, Cambridge. Vol. 2, Greek Imperial Coins, Oxford - London 1992. Sylloge Nummorum Graecorum. III, The Lockett Collection. Part IV, PeloponneseAeolis (gold and silver), London 1946. Sylloge Nummorum Graecorum. Deutschland: Staatliche Münzsammlung München. 12. Heft, Thessalien, Illyrien, Epirus, Korkyra. Nr. 1-701, bearbeitet von Katerini Liampi, München 2007. Sylloge Nummorum Graecorum. Schweiz II, Münzen der Antike. Katalog der Sammlung Jean-Pierre Righetti im Bernischen Historischen Museum, Bern-StuttgartWien 1993. Sylloge Nummorum Graecorum. Greece 5. Numismatic museum, Athens, The A.G. Soutzos Collection, eds. Eos Tsourti, Maria Daniela Trifirò, Athens 2007. Sylloge Nummorum Graecorum. Sweden, II, The Collection of the Royal coin cabinet, National Museum of Monetary History, P2, Thrace-Euboia, Stockholm 1980. Sylloge Nummorum Graecorum. Deutschland, Műnzsammlung der Universität Tűbingen. 2 Heft, Taurische Chersones-Korkyra, NR 731-1542, Berlin 1982. C.H.V. SUTHERLAND, C.M. KRAAY, Catalogue of Coins of the Roman Empire in the Ashmolean Museum. Part I, Augustus c.31 B.C.-A.D. 14, Oxford 1975. N. VISMARA, Monetazione provinciale romana. II. Collezione Winsemann Falghera. 3, septimius Severus - Severus Alexander, Milano 1992.

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I riferimenti bibliografici riportati nel testo che riguardano emissioni di zecche greche o provinciali non incluse in questo volume sono citati con l’abbreviazione SNG Copenhagen (voll. 1-44, Copenhagen 1942-2002) seguita dalle iniziali della provincia o della regione di appartenenza.

 

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Catalogo

AUGUSTO (27 a.C. – 14 d.C.) SERIE 1A/1 Augusto D/ KTISMA SEBASTOU Testa di Augusto a d. R/ NIKOP-OLIS IE-RA Caduceo alato incrociato a un fulmine AE: g 14.44; mm 33; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 41-42, tav. 7; RPC 1363 Esemplari: 5; Conii: D/ 3 R/ 2; Foto: TAR/P SERIE 1A/2 Augusto D/ KTISMA SEBASTOU Testa di Augusto a d. R/ NIKOP-OLIS IE-RA Caduceo alato incrociato a un fulmine AE: g 14.44; mm 33; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 41-42, tav. 7; RPC 1363 Esemplari: 5; Conii: D/ 3 R/ 2; Foto: CNG SERIE 1B (esemplare con sospetti di rilavoratura) Augusto D/ KTISTOU SEBASTOU Testa di Augusto a d. R/ NIKOP-OLIS IE-RA Caduceo alato incrociato a un fulmine AE: g 18.48; mm 34; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU -

Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VR SERIE 2/1 Augusto D/ KTISMA SEBASTOU Testa di Augusto a d. R/ NIKOPO-LIS IERA Nike incedente a s. con ghirlanda AE: g 5.44; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1-40, tavv. 5-7; E2; ST2-5; RPC 1364 Esemplari: 109; Conii: D/ 17 R/ 19; Foto: ADk SERIE 2/2 Augusto D/ KTISMA SEBASTOU Testa di Augusto a d. R/ NIKOPO-LIS IERA Nike incedente a s. con ghirlanda AE: g 5.44; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1-40, tavv. 5-7; E2; ST2-5; RPC 1364 Esemplari: 109; Conii: D/ 17 R/ 19; Foto: IAM



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SERIE 3 “Pseudo-autonoma” D/ NIKOPOLIS IERA Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ KTISMA SEBASTOU Tripode decorato con nastri AE: g 6.63; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 11-13, tavv. 1-2; RPC 1365 Esemplari: 4; Conii: D/ 3 R/ 4; Foto: L SERIE 4 Augusto per Agrippa D/ KTISMA SEBASTOU Testa di Agrippa a s. R/ NIKOPOLIS IERA Acrostolion entro corona rostrata(?) AE: g 7.94; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 11; RPC 1366 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: P SERIE 5 Augusto per Agrippa D/ KTISMA SEBASTOU Testa di Agrippa a s. R/ NIKOPOLIS IERA Delfino avvinghiato a un tridente AE: g 2.92; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 2-5, tav. 11; RPC 1367 Esemplari: 26; Conii: D/ 1 R/ 5; Foto: VR

NERONE (66 – 68 d.C.)9 SERIE 6A “Pseudo-autonoma” D/ NERWNONIKOPOLISHPROSAKT Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ NERWNWS AUTOKRA SEBA(CT) in alto EPIFANIA Galea con remi e vela a d. AE: g 8.07; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1-3, tavv. 11-12; RPC 1368 Esemplari: 13; Conii: D/ 3 R/ 2; Foto: MI SERIE 6B “Pseudo-autonoma” D/ NERWNONIKOPOLISHPROSAKT Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ NERCEBACT EPIFAN[EIA] Galea con remi e vela a d. AE: g 10.12; mm 27; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC supp. 2, 1368 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=6A R/ 1; Foto: PD



9 Nella catalogazione delle serie monetali attribuite all’epoca neroniana si è cercato di mantenere sostanzialmente immutato l’ordinamento adottato in RPC I; solo in questo caso, quindi, le emissioni “pseudo-autonome” (le uniche che certificano nella legenda la pertinenza alla monetazione di Nicopolis) precedono quelle che recano il busto imperiale, cui seguono le discusse “pseudo-autonome” che ricordano la celebrazione della Grecia.



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SERIE 7 “Pseudo-autonoma” D/ NERWNONIKOPOLISHPROSAKT Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ NERWNWC EPIFANIA Galea con remi e vela a s. AE: g 10.72; mm 25; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 4, tav. 12; RPC 1369 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=6A R/ 1; Foto: NY SERIE 8 “Pseudo-autonoma” D/ NERWNONIKOPOLISHPROSAKT Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ NERW-NWS Nike stante a s. con ghirlanda AE: g / ; mm 25; h / Bibl.: OIKONOMIDOU 5, tav. 12; RPC 1370 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=6A R/ 1; Foto: Seaby SERIE 9 “Pseudo-autonoma” D/ NERW(w)NIAPOLLW(w)NIKTICTH Nerone stante a d. come Apollo citaredo R/ NERW(w)-NOS(C) Nike stante a s. con ghirlanda AE: g 9.70; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC 1371 Esemplari: 10; Conii: D/ 3 R/ 2=8; Foto: L SERIE 10 Nerone D/ NERw[…]LLwNI Busto drappeggiato di Nerone a d., a d. lira R/ NERwNOS Nike stante a s. con ghirlanda AE: g 9.22; mm 26; h / Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC 1372 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1=9 ; Foto: L SERIE 11 Nerone D/ NERWNI APOLLwNIKTICTH Testa laureata di Nerone a d. R/ NERW-NOS(C) (NIKH) Nike stante a s. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 11.23; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC 1373 Esemplari: 7; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: NY

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 12 Nerone D/ NERWNIAPOL-LWNIKTICTH Testa laureata di Nerone a d. R/ NERWNOS NIKH Nike incedente a s. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 9.61; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC 1374 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=11 R/ 1; Foto: NY SERIE 13 Nerone D/ NERWNIAPOL-LWNIKTICTH Testa laureata di Nerone a d. R/ NERW-NOS retrograda Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 10.07; mm 25; h / Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC 1375 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=11 R/ 1; Foto: V SERIE 14 “Pseudo-autonoma” D/ NERWNIAPOLLWNIKTISTH Nerone stante a d. come Apollo citaredo R/ NERwNIDHMOCIwPATRwNIELLADOC Eleutheria stante di fronte e rivolta a d. con pileus e patera AE: g 11.48; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC 1376 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=9? R/ 1; Foto: L SERIE 15 “Pseudo-autonoma” D/ NERWNI PATRW Nerone stante a s. in edicola votiva con braccio levato R/ NERWNIPATRWNIELLADOS Eleutheria stante di fronte e rivolta a d. con pileus e patera AE: g 9.64; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC 1377 Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 16 “Pseudo-autonoma” D/ NERWNI PATRW Nerone stante a s. in edicola votiva con braccio levato R/ NERWNIELE-UQERIWPATR Eleutheria stante di fronte e rivolta a d. con pileus e patera AE: g 9.64; mm 25; h Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC supp. 1, 1377A Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: Vecchi



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TRAIANO (98 – 117 d.C.) SERIE 17 Traiano D/ AUTOTRAIANOCCwTHRPOLEwC Testa laureata di Traiano a d. R/ NEIKOPOLIC Nike incedente a s. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 5.37; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 13, 22, tav. 13 Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: VAR SERIE 18 Traiano D/ AUTOTRAIANOCCwTHRPOLEwC Testa laureata di Traiano a d. R/ Mensa agonistica con corona di giunchi e premi (?); sotto, anfora/brocca AE: g 6.93; mm 22.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 3; Conii: D/ 2=17 R/ 2; Foto: VAR SERIE 19 Traiano D/ AUTOTRAIANOCCwTHRPOLEwC Testa laureata di Traiano a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 6.49; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 15-20, tav. 13; 23, tav. 16 Esemplari: 12; Conii: D/ 3=17 R/ 5; Foto: VAR SERIE 20 Traiano D/ AUTOTRAIANOCCwTHRPOLwC Testa laureata di Traiano a d.E R/ Galea con remi a d.; in alto AUGOU-CTOC AE: g 6.50; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 14, tav. 13 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=17 R/ 1; Foto: V SERIE 21 Traiano D/ AUTOTRAIANOCCwTHRPOLwC Testa laureata di Traiano a d. R/ APOLLwN(retrograda)LEUKATHC Statua di Apollo Leukates a s. su podio con arco, faretra e torcia/freccia(?) AE: g 9.47; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 21, tav. 13 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=17 R/ 1; Foto: B

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 22 Traiano D/ AUTOTRAIANOCCwTHRPOLwC Testa laureata di Traiano a d. R/ APO[LLwN AKTIOC?] Apollo Azio(?) vestito di chitone stante a s. con cetra AE: g 6.52; mm 23; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=17 R/ 1; Foto: OD SERIE 23 Traiano D/ AUTOTRAIANOCCwTHRPOLwC Testa laureata di Traiano a d. R/ Mensa agonistica con brocca, elmo(?) e corona di giunchi AE: g 8.26; mm 21.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1=22 R/ 1; Foto: OD SERIE 24 Traiano D/ [AUTOTRAIANOCCwTHRPOLEwC] Testa laureata di Traiano a d. R/ A entro corona di edera(?) AE: g 6.86; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VC SERIE 25 Traiano D/ AUTOTRAIANOCCwTHRPOLEwC Testa laureata di Traiano a d. R/ [NEIKO-POLIC?] Rostro di nave a s. AE: g 6.94; mm 24; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD SERIE 26A Traiano D/ AUT-TRAIANOCCwTHRTHCPO-LEOC (sic) Busto laureato di Traiano a d. con piccola egida sulla spalla R/ NEIKO-POLIC (o NEI-KO-POLIC) Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 3.85; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 23-27, 34a tavv. 13-14 Esemplari: 13; Conii: D/ 2 R/ 5; Foto: TAR



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SERIE 26B/1 Traiano D/ AUTTRAIANOC- (o AUTTRAINNOC-sic-)-CwTHRPOLEOC (sic) o AUTOTRAIANOCCwTHR-POLEwC Busto laureato di Traiano a d. con piccola egida sulla spalla R/ NEIKO-POLIC (o NEI-KO-POLIC o NEIKOPO-LIC) Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 3.88; mm 18.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 28-37, 40, tavv. 13-14, 17; Q1 Esemplari: 44; Conii: D/ 10 R/ 10=26A; Foto: PR SERIE 26B/2 Traiano D/ AUTTRAIANOC- (o AUTTRAINNOC-sic-)-CwTHRPOLEOC (sic) o AUTOTRAIANOCCwTHR-POLEwC Busto laureato di Traiano a d. con piccola egida sulla spalla R/ NEIKO-POLIC (o NEI-KO-POLIC o NEIKOPO-LIC) Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 3.88; mm 18.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 28-37, 40, tavv. 13-14, 17; Q1 Esemplari: 44; Conii: D/ 10 R/ 10=26A; Foto: MI SERIE 27 Traiano D/ AUTOTRAIANOCCwTHRPOLEwC (o AUTTRAIANOCCwTHRPOLEOC - sic - o AUTTRAIANOCCwTHRPOLE-OC - sic) Testa laureata di Traiano a d. R/ NIKO-POLEwC Rostro di nave a s. AE: g 3.43; mm 16; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 38-41, tav. 14 Esemplari: 19; Conii: D/ 7=26B R/ 6; Foto: OD SERIE 28 Traiano D/ [AUTTRAIANOC]CwTHRPOLE-OC (sic) Testa laureata di Traiano a d. R/ NIKO-POLEwC Prua a forma di testa di cinghiale a d. AE: g 3.71; mm 16; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=26B R/ 1; Foto: TAR SERIE 29 Traiano D/ AUTOKAICARTRAIANOC Testa laureata di Traiano a d. R/ NIKOPOLIC Bue a d. AE: g 3.61; mm 20; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 10, tav. 12 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: COP

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 30 Traiano D/ AUTOKAICARTRAIANOC Testa laureata di Traiano a d. R/ FINAIOC Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 4.18; mm 20; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 11, tav. 12 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=29 R/ 1; Foto: B SERIE 31/1 Traiano D/ AUTOKAICARTRAIANOC (o AUTOKAICAR-OCTRAIANOC) Testa laureata di Traiano a d. R/ [NEIKOPO-LEwC?] Prua a forma di testa di cinghiale con ancora a s. AE: g 3.95; mm 18.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 42-43, tav. 14 Esemplari: 4; Conii: D/ 3=29 R/ 2; Foto: TAR SERIE 31/2 Traiano D/ AUTOKAICARTRAIANOC (o AUTOKAICAR-OCTRAIANOC) Testa laureata di Traiano a d. R/ [NEIKOPO-LEwC?] Prua a forma di testa di cinghiale con ancora a s. AE: g 3.95; mm 18.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 42-43, tav. 14 Esemplari: 4; Conii: D/ 3=29 R/ 2; Foto: NY SERIE 32 Traiano D/ AUTOKAICAR-OCTRAIANOC Testa laureata di Traiano a d. R/ NEIKOPO-LEwC Delfino avvinghiato a un tridente AE: g 3.38; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 12, tav. 12 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=31 R/ 1; Foto: L SERIE 33A Traiano D/ TRAIANOCAUTOKRATWRKAICAR Busto laureato e drappeggiato di Traiano a d. R/ NEIKOPOLICIERA Busto turrito e alato di Nicopolis a d. AE: g 3.87; mm 19; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 6-9, tav. 12; Z2 Esemplari: 10; Conii: D/ 2 R/ 3; Foto: OD



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SERIE 33B Traiano D/ TRAIANOCAUTOKRATWRKAICAR Busto laureato e drappeggiato di Traiano a d. R/ NEIKOPOLICIERA Busto diademato e alato di Nicopolis a d. AE: g 5.02; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=33A R/ 1; Foto: Kagan SERIE 34 Traiano D/ TRAIANOCAUTOKRATWRKAICAR Busto laureato e drappeggiato di Traiano a d. R/ […] Figura femminile(?) drappeggiata stante a s. con scettro(?) AE: g 3.69; mm 19.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=33A R/ 1; Foto: OD SERIE 35A Traiano D/ TRAIANOCAUTOKRATWRKAICAR Busto laureato e drappeggiato di Traiano a d. R/ […] Hermes(?) stante a s. con clamide e caduceo(?) AE: g 3.69; mm 16; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=33A R/ 1; Foto: OD SERIE 35B Traiano D/ [AUTOKR-ATRAIANOC] Busto laureato e drappeggiato di Traiano a d. R/ NEIKOPOLEwC Hermes stante a s. con clamide, caduceo e borsa(?) AE: g 3.67; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 4, tav. 12 Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 36 Traiano D/ [AUTOKR-ATRAIANOC] Busto laureato e drappeggiato di Traiano a d. R/NEIKOPO-LEOC (sic) Asclepio seduto in trono a s. con scettro e patera(?); davanti, un serpente AE: g 3.17; mm 17.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 12 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=35B R/ 1; Foto: OD

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 37 Traiano D/ AUTOKR-ATRAIANOC Busto laureato e drappeggiato di Traiano a d. R/ NEIKOPO-LEwC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 3.99; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 2, tav. 12 Esemplari: 7; Conii: D/ 3=35B R/ 2; Foto: B SERIE 38 Traiano D/ AUTOKR-ATRAIANOC Busto laureato e drappeggiato di Traiano a d. R/NEIKOPO-LEOC (sic) Artemide con clamide incedente a d. con arco50 AE: g 3.28; mm 17.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 5, tav. 12 Esemplari: 5; Conii: D/ 1=35B R/ 1; Foto: MI SERIE 39 Traiano D/ AUTOKR-ATRAIANOC Busto laureato e drappeggiato di Traiano a d. R/ […] Tyche(?) stante frontalmente con cornucopia e scettro(?) AE: g 3.80; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=35B R/ 1; Foto: OD SERIE 40 Traiano D/ AUTOKR-ATRAIANOC Busto laureato e drappeggiato di Traiano a d. R/ ARICTOC ,mperatore al galoppoFRQFODPLGH a d. AE: g 3.62; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=35B R/ 2; Foto: OD SERIE 41 Traiano D/ […KAI]ICAR-TRAIANOC Busto laureato e drappeggiato di Traiano a d. R/ ARICTOC ,mperatore al galoppoFRQFODPLGH a d. AE: g 3.21; mm 17; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 5; Conii: D/ 2? R/ 2=40; Foto: OD





50 Nella silloge Evelpidis (p. XLIX, n. 1800), Hackens corregge Oikonomidou interpretando la figura in questione come Hermes, poiché intravede dei calzari decorati con ali; entrambi gli esemplari conservati a Milano, da me personalmente visionati (uno dei quali è qui illustrato), possono lasciare intravedere una qualche peculiarità nell’ornamento dei calzari (non necessariamente delle ali), ma è indubbio che il soggetto tenga con una mano un arco e si accinga a estrarre con l’altra una freccia dalla faretra; si tratta quindi di Artemide.



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SERIE 42 Traiano D/ AUTOKR-ATRAIANOC Busto laureato di Traiano a d. R/ NEIKOPOLEwC Nike alla guida di una biga in corsa a d. AE: g 3.80; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 3, tav. 12 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=35B R/ 1; Foto: B SERIE 43 Traiano D/ […KAI]ICAR-TRAIANOC Busto laureato e drappeggiato di Traiano a d. R/ NEIKOPOLEwC Nike alla guida di una biga in corsa a d. AE: g 3.32; mm 17; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 4; Conii: D/ 1=41 R/ 1; Foto: OD SERIE 44 Traiano in memoria di Augusto D/ CEBACTOUKTICMA Testa laureata di Augusto a d. R/ NEIKOPO-[LIC] Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 4.63; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1=26B; Foto: OD SERIE 45 Traiano in memoria di Augusto D/ CEBACTOUKTICMA Testa laureata di Augusto a d. R/ NIKOPOLIC Bue a d. AE: g 4.04; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 67-69, tav. 9 (sotto Augusto) Esemplari: 8; Conii: D/ 2=44 R/ 2=29; Foto: OD SERIE 46 Traiano in memoria di Augusto D/ CEBACTOUKTICMA Testa laureata di Augusto a d. R/NEIKOPO-L-EwC Delfino avvinghiato a un’ancora AE: g 3.79; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 70, tav. 9 (sotto Augusto) Esemplari: 5; Conii: D/ 1=44 R/ 2=32; Foto: TAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 47/1 Traiano in memoria di Augusto D/ CEBACTOUKTICMA (o CEBACTOUK-TICMA) Testa laureata di Augusto a d. R/ NEIKOPO-LEwC Prua di nave a forma di testa di cinghiale con ancora a s. AE: g 3.70; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 58-60, tav. 8 (sotto Augusto) Esemplari: 7; Conii: D/ 2=44 R/ 2=31?; Foto: OD SERIE 47/2 Traiano in memoria di Augusto D/ CEBACTOUKTICMA (o CEBACTOUK-TICMA) Testa laureata di Augusto a d. R/ NEIKOPO-LEwC Prua di nave a forma di testa di cinghiale con ancora a s. AE: g 3.70; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 58-60, tav. 8 (sotto Augusto) Esemplari: 7; Conii: D/ 2=44 R/ 1=31?; Foto: SP SERIE 48 Traiano in memoria di Augusto D/ CEBACTOUK-TICMA Testa laureata di Augusto a d. R/ FINAIOC Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 3.28; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 48, tav. 8 (sotto Augusto) Esemplari: 5; Conii: D/ 2 R/ 1=30; Foto: OD SERIE 49/1 Traiano in memoria di Augusto D/ CEBACTOUKTICMA Testa laureata di Augusto a d. R/ NEIKOP-OLICIERA Busto turrito e alato di Nicopolis a d. AE: g 3.92; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 46-47, tav. 7 (sotto Augusto) Esemplari: 9; Conii: D/ 3=48 R/ 2=33A; Foto: VAR SERIE 49/2 Traiano in memoria di Augusto D/ CEBACTOU KTICMA Testa laureata di Augusto a d. R/ NEIKOP-OLICIERA Busto turrito e alato di Nicopolis a d. AE: g 3.92; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 46-47, tav. 7 (sotto Augusto) Esemplari: 9; Conii: D/ 3=48 R/ 2=33A; Foto: R



,,,/$021(7$=,21(',1,&232/,6

ADRIANO (117 – 138 d.C.) SERIE 50 Adriano D/ KAICAR ADRIANO-C Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. A entro corona di edera, su cui è inscritto AY(?) AE: g 5.94; mm 23; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 15-22, tav. 15 Esemplari: 20; Conii: D/ 6 R/ 3; Foto: ANMe SERIE 51 Adriano D/ KAICAR ADRIANO-C Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/ Mensa agonistica con vaso, elmo e corona di giunchi; a s. (o su ambo i lati) ramo di palma, all’esergo AKTIA AE: g 5.24; mm 22.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 11-12, tav. 15 Esemplari: 8; Conii: D/ 3=50 R/ 2; Foto: MI SERIE 52 Adriano D/ KAICAR ADRIANO-C Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 5.65; mm 23; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 13, tav. 15 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=50 R/ 1; Foto: L SERIE 53/1 Adriano D/ KAICAR ADRIANO-C Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 5.47; mm 23; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 33, tav. 16 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=50 R/ 2; Foto: TAR SERIE 53/2 Adriano D/ KAICAR ADRIANO-C Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 5.47; mm 23; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 33, tav. 16 Esemplari: 4 ; Conii: D/ 2=50 R/ 2; Foto: L

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 54 Adriano D/ KAICAR ADRIANO-C Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/ A tra G e L entro corona di giunchi AE: g 6.07; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AAG/TAR SERIE 55/1 Adriano D/ KAICAR ADRIANO-C Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Iside stante frontalmente con scettro e vaso rituale AE: g 5.47; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 34-35, tav. 16 Esemplari: 10; Conii: D/ 3=50/54 R/ 3; Foto: TAR SERIE 55/2 Adriano D/ KAICAR ADRIANO-C Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Iside stante frontalmente con moggio sul capo, scettro e vaso rituale AE: g 5.47; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 34-35, tav. 16 Esemplari: 10; Conii: D/ 3=50/54 R/ 3; Foto: OD SERIE 56 Adriano D/ KAICAR ADRIANO-C Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEITwN Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 4.74; mm 23; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 14, tav. 15 Esemplari: 2 ; Conii: D/ 2=55 R/ 1; Foto: VC SERIE 57 Adriano D/ KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/ AUGOUCTO-C Imperatore con clamide su cavallo al galoppo a d. AE: g 5.44; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 24, tav. 16 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=56 R/ 3; Foto: VAR



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SERIE 58 Adriano D/ KAICAR ADRIANO-C Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/ NEIKOPO-LEwC Aktia(?) seduta a s. con vaso agonistico e scettro(?) AE: g 5.33; mm 23; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 59 Adriano D/ [KAICAR ADRIANO-C?] Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/ [NEIKOPOLEwC?] Nike incedente a s. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 4.52; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: PR SERIE 60 Adriano D/ KAICAR [ADRIANOC] Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/ [NEIKOPO-LEwC?] Nike alla guida di una biga in corsa a d. AE: g 6.24; mm 22; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD SERIE 61 Adriano D/ [AUT?]KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/ NEIKO-POLEwC Hermes stante a s. con clamide e caduceo; a s. ariete(?) AE: g 5.40; mm 20; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 25, tav. 16 Esemplari: 4; Conii: D/ 3 R/ 1; Foto: OD SERIE 62 Adriano D/ [AUT?]KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/ [NEIKOPOLwC?] Nike incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 6.48; mm 21; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 39, tav. 16 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=61 R/ 1; Foto: OD

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 63 Adriano D/ KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPOLEwC Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 3.46; mm 17.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 8, tav. 15 Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 64 Adriano D/ KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 3.39; mm 17; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 9, tav. 15 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=63 R/ 1; Foto: TAR/L SERIE 65 Adriano D/ KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPOLEwC Prua di nave a forma di testa di cinghiale a d. con ancora AE: g 3.37; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 5-6, tav. 15 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=63 R/ 1; Foto: L SERIE 66 Adriano D/ KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/AUGOUCTOC Galea con remi e figura stante con braccio alzato a s. AE: g 2.98; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 10, tav. 15; Z3 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=63 R/ 1; Foto: OD/P SERIE 67 Adriano D/ KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Artemide(?) stante a d. con corto chitone, arco freccia e faretra in spalla AE: g 3.03; mm 16.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1=63 R/ 2; Foto: OD



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SERIE 68 Adriano D/ KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Figura stante frontalmente (Asclepio?) AE: g 3.04; mm 18; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU 7, tav. 15 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=63 R/ 1; Foto: B SERIE 69/1 Adriano D/ KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Fontana-ninfeo monumentale (sul modello “Meta Sudans”) AE: g 3.31; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 30, tav. 16; H1, tav. 71 Esemplari: 6; Conii: D/ 2=63/68 R/ 2; Foto: OD SERIE 69/2 Adriano D/ KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Fontana-ninfeo monumentale (sul modello “Meta Sudans”) AE: g 3.29; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 30, tav. 16; H1, tav. 71 Esemplari: 6; Conii: D/ 2=63/68 R/ 2; Foto: OD SERIE 70/1 Adriano D/ KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Tempietto rotondo a due piani, con figura stante a s. nel piano inferiore AE: g 3.75; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 26, tav. 16 Esemplari: 5; Conii: D/ 3=63/69 R/ 1; Foto: TAR SERIE 70/2 Adriano D/ KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Tempietto rotondo a due piani, con figura stante a s. nel piano inferiore AE: g 3.75; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 26, tav. 16 Esemplari: 5; Conii: D/ 3=63/69 R/ 1; Foto: TAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 71 Adriano D/ KAICAR ADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/ [NEIKOPO-LEwC?] Cinghiale in corsa a d. AE: g 4.86; mm 19; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: BUT SERIE 72 Adriano D/ ADRIANOC KAICAR Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Tempietto rotondo a due piani, con figura stante a s. nel piano inferiore AE: g 3.29; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 2=70; Foto: MIWF SERIE 73 Adriano D/ ADRIANOC KAICAR Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/AUGOUCTOC?] Galea con remi e figura stante con braccio alzato a s. AE: g 2.87; mm 16.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1=72 R/ 1; Foto: VR SERIE 74 Adriano D/ ADRIANOC KAICAR Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Artemide stante a d. con corto chitone, arco freccia e faretra in spalla; ai suoi piedi, un cane a d. AE: g 3.20; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 27, tav. 16 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=72 R/ 1; Foto: V SERIE 75 Adriano D/ ADRIANOC KAICAR Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Fontana-ninfeo monumentale (sul modello “Meta Sudans”) AE: g 3.29; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 29, tav. 16 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 2=69; Foto: V



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SERIE 76 Adriano D/ ADRIANOC KAICAR Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPOLEwC Hermes stante a s. con clamide e caduceo AE: g 4.27; mm 19; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 3; Conii: D/ 2=72 R/ 1; Foto: ANM SERIE 77/1 Adriano D/ ADRIANOC KAICAR Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 3.45; mm 17; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 31-32, tav. 16 Esemplari: 5; Conii: D/ 3=72/75 R/ 2; Foto: OD SERIE 77/2 Adriano D/ ADRIANOC KAICAR Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 3.45; mm 17; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 31-32, tav. 16 Esemplari: 5; Conii: D/ 2=72/75 R/ 2; Foto: TAR SERIE 78 Adriano D/ ADRIANOC KAICAR Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Atena stante a d. con elmo e lancia AE: g 3.25; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 28, tav. 16 Esemplari: 6; Conii: D/ 2=73/77 R/ 1; Foto: OD SERIE 79 Adriano D/ ADRIANOC KAICAR Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPOLEwC Prua di nave a forma di testa di cinghiale a d. con ancora AE: g 2.82; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 3-4, tavv. 14-15 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=78 R/ 2; Foto: OD

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 80/1 Adriano D/ ADRIANOC KAICAR Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKO-POLEwC Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 3.68; mm 19; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 36-38, tav. 16 Esemplari: 8; Conii: D/ 3=78 R/ 2; Foto: O SERIE 80/2 Adriano D/ [ADRIANOC KAICAR?] Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOP-OLEwC Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 3.68; mm 19; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 36-38, tav. 16 Esemplari: 8; Conii: D/ 3 R/ 2; Foto: L SERIE 80/3 Adriano D/ ADRIANOC KAICAR Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKO-POLEwC Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 3.68; mm 19; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 36-38, tav. 16 Esemplari: 8; Conii: D/ 3 R/ 2; Foto: OD SERIE 81 Adriano D/ ADRIANOC KAICAR Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Artemide incedente a d. con corto chitone, arco e freccia AE: g 3.22; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1-2, tav. 14 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=78/80 R/ 2; Foto: B SERIE 82 Adriano D/ AUT KAICARADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPO-LEwC Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 3.50; mm 18; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD



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SERIE 83 Adriano D/ AUT KAICARADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPOLICIERAC Busto alato e turrito (con porta urbica) di Nicopolis a d. AE: g 3.73; mm 20; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 44, tav. 17 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=82 R/ 1; Foto: P SERIE 84 Adriano D/ AUT KAICARADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/NEIKOPOLEwC Apollo seduto a s. su roccia, rivolto a d. con arco AE: g 3.98; mm 19; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 45-46, tav. 17 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=82 R/ 1; Foto: B SERIE 85 Adriano D/ AUT KAICARADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/IERACNEIKOPOL-EwC Porta urbica a tre arcate con due torri laterali AE: g 5.05; mm 19; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 42-43, tav. 17 Esemplari: 11; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD SERIE 86 Adriano D/ AUT KAICARADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/ [IERA?]NEIKOPOLIC Falce lunare con stella AE: g 4.88; mm 18.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 41, tav. 17 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=82 R/ 1; Foto: W SERIE 87 Adriano D/ AUT KAICARADRIANOC Busto laureato e drappeggiato di Adriano a d. R/ [IERAC?]NEI-KO-POLEwC Mensa agonistica con corona di giunchi ed elmo AE: g 5.31; mm /; h / Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=82 R/ 1; Foto: AAG

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 88 Adriano in memoria di Augusto D/ KTICMA CEBACTOU Testa di Augusto a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 5.53; mm 22.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 44, tav. 7 (sotto Augusto) Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1=19; Foto: B SERIE 89 Adriano in memoria di Augusto D/ KTICMA CEBACTOU Testa di Augusto a d. R/AUGOUCTO-C Imperatore con clamide su cavallo al galoppo a d. AE: g 7.39; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 43, tav. 7 (sotto Augusto) Esemplari: 3; Conii: D/ 1=88 R/ 2; Foto: MI SERIE 90 Adriano in memoria di Augusto D/ KTICMA CEBACTOU Testa di Augusto a d. R/NEIKOP-OLEwC Nike alla guida di una biga in corsa a d. AE: g 5.57; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 3; Conii: D/ 1=88 R/ 2; Foto: TAR SERIE 91 Adriano in memoria di Augusto D/ KTICMA CEBACTOU Testa di Augusto a d. R/ [NEIKOPOLEwC?] Aktia seduta a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 6.18; mm 22; h 7 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=88 R/ 1; Foto: J SERIE 92 Adriano in memoria di Augusto D/ KTICTHCAUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/ NEIKOPOLEwC Iside stante frontalmente con moggio sul capo, scettro e vaso rituale AE: g 5.70; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 75, tav. 9 (sotto Augusto) Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1=55; Foto: MI



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SERIE 93 Adriano in memoria di Augusto D/ KTICTHC AUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/ [AUGOUCTOC?] KTICTHC Imperatore con clamide su cavallo al galoppo a d. AE: g 6.57; mm 22.5; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=92 R/ 1; Foto: Y SERIE 94 Adriano in memoria di Augusto D/ KTICTHC AUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/NEIKOPOLEwC?] Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 5.65; mm 22.4; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1=53; Foto: OD SERIE 95 Adriano in memoria di Augusto D/ KTICTHC AUGOUCTOC  Testa di Augusto a d. R/ Mensa agonistica con vaso, elmo e corona di giunchi; a s. ramo di palma, all’esergo AKTIA AE: g 4.03; mm 21.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 3; Conii: D/ 2=94 R/ 1=51?; Foto: OD SERIE 96 Adriano in memoria di Augusto D/ KTICTHCAU-GOUCTOC  Testa di Augusto a d. R/A entro corona di edera con inscritto AY(?) AE: g 6.11; mm 21.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 45, tav. 7 (sotto Augusto) Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1=50; Foto: B SERIE 97 Adriano in memoria di Augusto D/ AUGOUCTOC KTICTHC Busto drappeggiato di Augusto a d. R/ A entro ghirlanda di foglie di quercia(?) AE: g 6.75; mm 21; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 98 Adriano in memoria di Augusto D/ AUGOUCTOC KTICTHC Busto drappeggiato di Augusto a d. R/ [NEIKOPOLEwC?] Aktia seduta a s. con vaso agonistico e scettro AE: g 7.41; mm 24; h 11 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=97 R/ 1; Foto: VR SERIE 99 Adriano in memoria di Augusto D/ KTICTHCAUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/NEIKOPOLEwC Prua di nave a forma di testa di cinghiale a d. AE: g 3.22; mm 19; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 56-57, tav. 8 (sotto Augusto) Esemplari: 6; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: AR SERIE 100 Adriano in memoria di Augusto D/ KTICTHCAUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/NEIKOPOLEwC Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 3.15; mm 19.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 55, tav. 8 (sotto Augusto) Esemplari: 1; Conii: D/ 1=99 R/ 1=80?; Foto: V SERIE 101A Adriano in memoria di Augusto D/ KTICTHCAUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/NEIKOPOLEwC Artemide stante a d. con corto chitone, arco, freccia e faretra in spalla; ai suoi piedi, un cane a d. AE: g 3.00; mm 17.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 61, tav. 8 (sotto Augusto) Esemplari: 3; Conii: D/ 2=99 R/ 1=74; Foto: L SERIE 102 Adriano in memoria di Augusto D/ AUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/NEIKOPOLEwC Artemide stante a d. con corto chitone, arco, freccia e faretra in spalla; ai suoi piedi, un cane a d. AE: g 3.62; mm 17; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 62, tav. 8 (sotto Augusto) Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1=101; Foto: OD

 

In fase di seconde bozze mi è stato segnalato un esemplare inedito rinvenuto a Leucade (LEU) che combina il D/ della serie 99 con il R/ della serie adrianea 81, in cui Artemide, anzichè tendere l’arco, regge arco e freccia tenendo le braccia divaricate (cfr. addenda, 101B).



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SERIE 103 Adriano in memoria di Augusto D/ AUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/NEIKOPOLEwC Prua di nave a forma di testa di cinghiale a d. AE: g 3.06; mm 17; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 3; Conii: D/ 1=102 R/ 1=65/99; Foto: OD SERIE 104 Adriano in memoria di Augusto D/ AUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/NEIKOPOLEwC Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 2.80; mm 16.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 53, tav. 8 (sotto Augusto) Esemplari: 3; Conii: D/ 1=102 R/ 1=62; Foto: BS SERIE 105 Adriano in memoria di Augusto D/ AUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/NEIKOPOLEwC Hermes stante a s. con clamide e caduceo; a s. ariete AE: g 3.92; mm 18.5; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU 65-66, tavv. 8-9 (sotto Augusto) Esemplari: 4; Conii: D/ 2=102 R/ 1=76; Foto: TAR SERIE 106 Adriano in memoria di Augusto D/ AUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/NEIKOPOLEwC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 3.08; mm 16.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 63, tav. 8 (sotto Augusto) Esemplari: 1; Conii: D/ 1=102 R/ 1=77?; Foto: COP SERIE 107 Adriano in memoria di Augusto D/ AUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/NEIKOPOLEwC Tempietto rotondo a due piani, con figura stante a s. nel piano inferiore AE: g 3.59; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 64, tav. 8 (sotto Augusto) Esemplari: 2; Conii: D/ 1=102 R/ 1=70; Foto: R

 



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SERIE 108 Adriano in memoria di Augusto D/ AUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/NEIKOPOLEwC Fontana-ninfeo monumentale (sul modello “Meta Sudans”) AE: g 3.73; mm 17; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=105? R/ 1=75; Foto: OD SERIE 109 Adriano in memoria di Augusto(?) D/ […] Testa di Augusto a d. R/ […] Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico (?) AE: g 4.62; mm 19; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1=91?; Foto: OD SERIE 110 Adriano in memoria di Augusto(?) D/ [KTICMA CEBACTOU?]  Testa di Augusto a d. R/ [NEIKOPOLEwC?] Gaela con remi e figura armata a s. AE: g 4.89; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AR SERIE 111 Adriano in memoria di Augusto(?) D/ CEBACTOU KTICMA Testa di Augusto a d. R/ [NEIKOPOLEwC?] Fulmine su globo AE: g 3.66; mm 16; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 112 “Pseudo-autonoma” (età adrianea-antoniniana?) D/ NIKOPOLI-SIERA Busto turrito (con porta urbica) e alato di Nicopolis a s. R/ CEBACTOU KTICMA Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 7.96, mm 25, h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 60-61, tav. 4 Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: MI



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SERIE 113 “Pseudo-autonoma” (età adrianea-antoniniana?) D/ NIKOPOLI-SIERA Busto turrito (con porta urbica) e alato di Nicopolis a s. R/ CEBAC-TOU-KTICMA Poseidone stante a s. con tridente e delfino AE: g 9.68; mm 24.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 10, tav. 1 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=109 R/ 1; Foto: TAR SERIE 114 “Pseudo-autonoma” (età adrianea-antoniniana?) D/ NIKOPOLI-SIERA Busto turrito (con porta urbica) e alato di Nicopolis a s. R/ NIKOPOL-EwCIERAC Statua(?) di Eracle (tipo “Farnese”) stante di fronte con clava (e cane) entro edicola distila AE: g 9.45; mm 24; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU 5, tav. 1 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=109 R/ 1; Foto: B SERIE 115 “Pseudo-autonoma” (età adrianea-antoniniana?) D/ NIK[OPOLIS IERA] Busto turrito e alato di Nicopolis a s. R/ [CEBACTOU KTICMA?] Iside stante frontalmente con moggio sul capo, scettro e vaso rituale AE: g 6.62; mm 24; h 7 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VC SERIE 116 “Pseudo-autonoma” (età adrianea-antoniniana?) D/ NIKOPOLI-SIERA Busto turrito e alato di Nicopolis a s. R/ CEBACTOU KTICMA Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 8.57; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 54-59, tav. 4; RPC 4217 Esemplari: 17; Conii: D/ 2 R/ 3; Foto: VC SERIE 117 “Pseudo-autonoma” (età adrianea-antoniniana?) D/ NIKOPOLEwC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ IE-RAC Fontana-ninfeo monumentale (sul modello “Meta Sudans”) AE: g 2.20; mm 17; h 7 Bibl.: OIKONOMIDOU 64, tav. 4 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AAG

 



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SERIE 118 “Pseudo-autonoma” (età adrianea-antoniniana?) D/ NIKOPOLEwC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ IERAC Mensa agonistica con premi AE: g 3.21; mm 16.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 65, tav. 4 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=117 R/ 1; Foto: OD SERIE 119 “Pseudo-autonoma” (età adrianea-antoniniana?) D/ NIKOPOLEwC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ […] Cinghiale in corsa a d. AE: g 3.25; mm 17.5; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 67, tav. 4 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=117 R/ 1=71?; Foto: V SERIE 120 “Pseudo-autonoma” (età adrianea-antoniniana?) D/ NIKOP-OLEwC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ IE-RAC Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 3.36; mm 17; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 62-63, tav. 4 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=117 R/ 1; Foto: TAR SERIE 121 “Pseudo-autonoma” (età adrianea-antoniniana?) D/ NIKOPOLEwC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ IER-AC Hermes stante a s. con clamide e caduceo AE: g 3.83; mm 15; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 66, tav. 4 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=117/120 R/ 1; Foto: TAR SERIE 122 “Pseudo-autonoma” (età adrianea-antoniniana?) D/ NIKOPO-LICIER Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ CEBAC-TOUKTICMA Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 2.50, mm 15, h 1 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AAB



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SERIE 123 “Pseudo-autonoma” (età adrianea-antoniniana?) D/ NIKOPO-LICIER Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ CEBACT-OUKTICMA Prua di nave a forma di testa di cinghiale con ancora a d. AE: g 2.74, mm 14.5, h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=122 R/ 1; Foto: MI SERIE 124 “Pseudo-autonoma” (età adrianea-antoniniana?) D/ NIKOPOLEwC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ IE-RAC Fulmine su globo AE: g 2.78, mm 16, h 7 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: PR SERIE 125 Adriano in nome di Antinoo D/ ANTINOON QEON Testa di Antinoo a d. R/NEIKOP-OLEwC Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 3.73; mm 19; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 59-60, tav. 18 Esemplari: 4; Conii: D/ 1 R/ 1=82; Foto: AR SERIE 126 Adriano in nome di Antinoo D/ ANTINOON QEON Testa di Antinoo a d. R/NEI]KOP-O[LEwC IERAC] Busto alato e turrito di Nicopolis a d. AE: g 4.95; mm 19.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 57, tav. 18 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=125 R/ 1=83; Foto: P SERIE 127 Adriano in nome di Antinoo D/ ANTINOON QEON Testa di Antinoo a d. R/NEIKOP-OLEwC Apollo seduto a s. su roccia, rivolto a d. con arco AE: g 3.42; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 58, tav. 18 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=125 R/ 1=84; Foto: TAR

 



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SERIE 128 Adriano in nome di Antinoo D/ ANTINOON QEON Testa di Antinoo a d. R/NEIKOP-OLEwC Sacerdotessa di Artemide Lafria su biga trainata da due cerve a d. AE: g 3.57; mm 19; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 61-62, tav. 18 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=125 R/ 1; Foto: IAM SERIE 129 Adriano in nome di Antinoo D/ ANTINO-ONQEON Busto nudo di Antinoo a d. R/ IERACNE-IKOPOLE-wC Porta urbica a tre arcate con due torrette laterali AE: g 4.69; mm 19; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 51-55, tavv. 17-18 Esemplari: 12; Conii: D/ 2 R/ 1=85; Foto: COP SERIE 130 Adriano in nome di Antinoo D/ ANTINO-ONQEON Busto nudo di Antinoo a d. R/NEIKOPOLIC Falce lunare con stella AE: g 4.66; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 47-50, tav. 17 Esemplari: 11; Conii: D/ 2=129 R/ 2=86; Foto: CNG SERIE 131 Adriano in nome di Antinoo D/ ANTINO-ONQEON Busto nudo di Antinoo a d. R/ NEIKOPO-LEwC all’esergo IERAC Altare monumentale acceso decorato con ghirlande; ai lati due figure AE: g 4.30; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 56, tav. 18 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=129 R/ 1; Foto: B SERIE 132 Adriano in nome di Elio Cesare D/ AILIOC KAICAR Busto drappeggiato di Elio Cesare a d. R/NIKOPO[-LEwC?] Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 25.08; mm 32; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; SNG Fitzwilliam 4047 (sotto “Nicopolis nel Ponto”) Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: C



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SERIE 133 Adriano in nome di Elio Cesare D/ AILIOC KAICAR Busto drappeggiato di Elio Cesare a d. R/NIKOPOL[EwC IEPAC?] Aktia seduta a s. con vaso agonistico e scettro AE: g 21.51; mm 33; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 18 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=132 R/ 1; Foto: P SERIE 134(?) Adriano in nome di Elio Cesare D/ AILIOC KAICAR Busto drappeggiato di Elio Cesare a d. R/NIKOPO-LEwC Dioniso stante frontalmente rivolto a s. con lungo tirso e kantharos; ai suoi piedi a s., pantera AE: g 10.77; mm 30.5; h / Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: Lanz SERIE 135 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Busto drappeggiato di Elio Cesare a d. R/NIKOP-OLEwC Atena elmata stante a s. con Nike e scudo con lancia AE: g 7.64; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 5-6, tavv. 18-19 Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: OD SERIE 136 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Busto drappeggiato di Elio Cesare a d. R/NIKOPO-LEwC Nike incedente a s. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 7.49; mm 23; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 7, tav. 19 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=135 R/ 1; Foto: PR SERIE 137 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Busto drappeggiato di Elio Cesare a d. R/NIKOPO-LEwC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 8.37, mm 24, h 7 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=135? R/ 1; Foto: TAR

 



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SERIE 138 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Busto drappeggiato di Elio Cesare a d. R/NIKOPO-LEwC Tyche stante a s. con patera e cornucopia AE: g 7.68; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 23, tav. 19 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 139 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Busto drappeggiato di Elio Cesare a d. R/NIKOPO-LEwC Nike alla guida di una biga in corsa a d. AE: g 7.69; mm 23; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 4, tav. 18 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=138 R/ 1; Foto: OD SERIE 140 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Testa di Elio Cesare a d. R/NIKOPO-LEwC Atena elmata stante a s. con Nike e scudo con lancia AE: g 8.76; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 4; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD SERIE 141 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Testa di Elio Cesare a d. R/NIKOPO-LEwC Nike incedente a s. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 8.59; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 2, tav. 18 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=140 R/ 2; Foto: VAR SERIE 142 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Testa di Elio Cesare a d. R/NIKOPO-LEwC Nike alla guida di una biga in corsa a d. AE: g 5.28, mm 23, h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=140 R/ 1; Foto: VC



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SERIE 143 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Testa di Elio Cesare a d. R/NIKOPO-LEwC Nike alla guida di una biga in corsa a s. AE: g 6.49; mm 24.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 3, tav. 18 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=140 R/ 1; Foto: B SERIE 144 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Testa di Elio Cesare a d. R/N(E)IKOPOLEwC Tyche stante a s. con patera e cornucopia AE: g 7.26; mm 24; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 3; Conii: D/ 2=140 R/ 2; Foto: IAM SERIE 145 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Testa di Elio Cesare a d. R/NIKOP-OLEwC Iside stante frontalmente con moggio sul capo, scettro e vaso rituale AE: g 4.22; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 9-11, tav. 19 Esemplari: 11; Conii: D/ 3 R/ 2; Foto: PR SERIE 146 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Testa di Elio Cesare a d. R/NIKOPOLEwC Galea con remi e figura armata stante a s. AE: g 3.88; mm 18.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 12-15, tav. 19 Esemplari: 12; Conii: D/ 3=145 R/ 2=110?; Foto: OD SERIE 147 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Testa di Elio Cesare a d. R/NIKOPOLEwC Prua di nave a forma di testa di cinghiale con ancora a s. AE: g 3.69; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 16-21, tav. 19 Esemplari: 11; Conii: D/ 3=145 R/ 2; Foto: OD

 



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SERIE 148 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Testa di Elio Cesare a d. R/NIKOPOLEwC Statua femminile con patera stante frontalmente su colonna AE: g 4.30; mm 17.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 8, tav. 19 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=145 R/ 1; Foto: V SERIE 149 Adriano in nome di Elio Cesare D/ LAILIOC KAICAR Testa di Elio Cesare a d. R/ [NIKOPOLEwC?] Imperatore(?) con clamide su cavallo al galoppo a d. AE: g 3.53; mm 17.5; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AR

ANTONINO PIO (138 – 161 d.C.) SERIE 150 Antonino Pio D/ AUTANTwNINOC CEBEUCUPG Testa laureata di Antonino Pio a d. R/ AKTIA entro corona di giunchi AR: g 1.62; mm 15; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 12-14, tav. 20; RPC 4177 Esemplari: 7; Conii: D/ 2 R/ 3; Foto: VAR SERIE 151 Antonino Pio D/ AUTAIL (o AUTAILIOC) KAIANTwN[…] Testa di Antonino Pio a d. R/ NIKOPO-LEwC Nike incedente a d. con palma e ghirlanda AE: g 8.60; mm 24; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 6, 8, tav. 30; RPC 4171 Esemplari: 2; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: Y SERIE 152 Antonino Pio D/ [AUTAIL KAIANTwN …?] Testa di Antonino Pio a d. R/ [NIKOPO]-LEwC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 6.54; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1=151? R/ 1; Foto: MI



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SERIE 153 Antonino Pio D/ AILANTwNINO[…] Busto laureato e drappeggiato di Antonino Pio a d. R/ NIKOPO-L-E-WC IERAC Tyche(?) seduta in trono a s. con Nike e cornucopia AE: g 8.20; mm 25; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: IAM SERIE 154 Antonino Pio D/ AILANTwNINO[…] Busto laureato e drappeggiato di Antonino Pio a d. R/ NIKOPOLEWC IERAC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 11.71; mm 25; h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1=153 R/ 1; Foto: OD SERIE 155 Antonino Pio (?) D/ […] Testa laureata di Antonino Pio a d. R/ [NIKOPOLEwC] IERAC Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 7.53; mm 23.4; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: MI SERIE 156 Antonino Pio D/ KAICARAN-TwNINOC Busto laureato e drappeggiato di Antonino Pio a d. R/ AKTIA entro corona di giunchi AE: g 6.76; mm 21; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: VAR SERIE 157 Antonino Pio D/ KAICARAN-TwNINOC Busto laureato e drappeggiato di Antonino Pio a d. R/ NIK-OPOLEwC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 6.41; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 3, tav. 20; RPC 4169 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=156 R/ 1; Foto: PR

 



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SERIE 158 $QWRQLQR3LR D/ KAICARAN-TwNINOC Busto laureato e drappeggiato di $QWRQLQR3LR a d. R/ NIKO-P-OLEwC Nike alla guida di una biga in corsa a s. AE: g 6.40; mm 21; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1-2, tav. 20; RPC 9527 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=156 R/ 2; Foto: TAR/P SERIE 159 Antonino Pio D/ KAICARANT-wNINOC Testa laureata di Antonino Pio a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 6.63; mm 23.5; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 15, tav. 20; RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: AAB SERIE 160 Antonino Pio D/ KAICARANT-wNINOC Testa laureata di Antonino Pio a d. R/ IERAN NIKOPO[LIN?] Nike incedente a d. con palma e ghirlanda AE: g 6.35; mm 21; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 7, tav. 20; RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 1=159 R/ 1; Foto: AR SERIE 161 Antonino Pio D/ AUTOKRAKAIANTwNINOC Busto laureato e drappeggiato di Antonino Pio a d. R/ [IERAN NIKOPOLIN?] Nike incedente a d. con palma e ghirlanda AE: g 4.75; mm 21; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 9, tav. 20; RPC 4174 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: V SERIE 162 Antonino Pio D/ AUTOKRA[…] Busto laureato e drappeggiato di Antonino Pio a d. R/ [NI]KOPOL[EwC?] A entro corona di giunchi AE: g 5.40; mm 19; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 25, tav. 21; RPC 4181 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: L



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SERIE 163(?) Antonino Pio D/ AUKAIAN-TwNINOCEUC(?) Testa laureata di Antonino Pio a d. R/ MAURH-LIOCKAICAR Testa di Marco Aurelio giovane a d. AE: g 5.85; mm 22.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC 3985 (sotto “uncertain”) Esemplari: 6; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: OD SERIE 164/1 Antonino Pio D/ AILIOCAN-TwNEINOC (o AILIOC ANTwNEINOC) Testa laureata di Antonino Pio a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 3.09; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 16-22, 24, tavv. 20-21; RPC Esemplari: 30; Conii: D/ 7 R/ 10; Foto: ADm SERIE 164/2 Antonino Pio D/ AILIOCAN-TwNEINOC (o AILIOC ANTwNEINOC) Testa laureata di Antonino Pio a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 3.09; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 16-22, 24, tavv. 20-21; RPC Esemplari: 30; Conii: D/ 7 R/ 10; Foto: TAR SERIE 165 Antonino Pio D/ AILIOC ANTwNEINOC Testa laureata di Antonino Pio a d. R/ Corona d’alloro AE: g 3.62; mm 16.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 26-29, tav. 21; B2, tav. 71; RPC Esemplari: 11; Conii: D/ 4=164 R/ 3; Foto: TAR SERIE 166 Antonino Pio D/ AUTOKRAKAI ANTwNINOC Testa laureata di Antonino Pio a d. R/ NIKOP-OLEwC Nike incedente a s. con palma e ghirlanda AE: g 3.82; mm 14.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 167 Antonino Pio D/ AUTOKRAKAI ANTwNINOC Testa laureata di Antonino Pio a d. R/ NIKOPO-LEwC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 2.76; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 13, tav. 22 (sotto Marco Aurelio); RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1=166 R/ 1; Foto: O SERIE 168 Antonino Pio D/ AUTOKRAKAI ANTwNINOC Testa laureata di Antonino Pio a d. R/ NIKOPO-LEwC Iside stante frontalmente rivolta a d. con moggio sul capo, scettro e vaso rituale AE: g 3.11; mm 15; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 4; Conii: D/ 1=166 R/ 1; Foto: ANMe/OD SERIE 169 Antonino Pio D/ […] Testa laureata di Antonino Pio a d. R/ [NIKOPOLEwC?] Galea a d. AE: g 2.80; mm 16.5; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 11, tav. 20; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 170 Antonino Pio in memoria di Augusto D/ KTICMA CEBACTOU Testa laureata di Augusto a d. R/ IERAC NEIKOPOLEwC Naumachia tra due galee con tre figure di armati in quella superiore, una in quella inferiore AE: g 15.14; mm 31; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 83-87, tav. 10 (sotto Augusto); RPC 4229 Esemplari: 20; Conii: D/ 7 R/ 5; Foto: VC/TAR SERIE 171 Antonino Pio in memoria di Augusto D/ KTICMA CEBACTOU Testa laureata di Augusto a d. R/ IERA NIKOPOLIC Busto turrito, alato e drappeggiato di Nicopolis a d. AE: g 10.32; mm 25.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 77-80, tav. 9 (sotto Augusto); RPC Esemplari: 11; Conii: D/ 6 R/ 5; Foto: TAR



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SERIE 172 Antonino Pio in memoria di Augusto D/ KTICMA CEBACTOU Testa laureata di Augusto a d. R/ [IERANI]-KOPOLIC Nike stante a s. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 10.23; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 76, tav. 9 (sotto Augusto); RPC Esemplari: 4; Conii: D/ 2=171 R/ 2; Foto: VR/MI SERIE 173 Antonino Pio in memoria di Augusto D/ KTICMA CEBACTOU Testa laureata di Augusto a d. R/ [IERAC NIKOPOLEwC] Figura armata stante di fronte su galea a d. AE: g 8.65; mm 26; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU 81, tav. 9 (sotto Augusto); RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1=171 R/ 1; Foto: V SERIE 174 Antonino Pio in memoria di Augusto D/ KTICMA CEBACTOU Testa laureata di Augusto a d. R/ NIKOPOL-EW-C IERAC Atena elmata stante a s. con Nike, lancia e scudo AE: g 11.56; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 82, tav. 9 (sotto Augusto); RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 2=171 R/ 1; Foto: OD SERIE 175 “Pseudo-autonoma” (età antoniniana?) D/ NIKOPOLIC IERA Busto drappeggiato turrito e alato di Nicopolis a d. R/ NIKOPOL-EW-C IERAC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 10.81; mm 25; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU 4, tav. 1; RPC 4212 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1=174; Foto: PR SERIE 176 “Pseudo-autonoma” (età antoniniana?) D/ NIKOPOLI-CIERA Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ CEBAC-TOUKTIC-MA Tripode decorato con nastri AE: g 12.04; mm 25; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 177 “Pseudo-autonoma” (età antoniniana?) D/ NIKOPOLI-CIERA Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ CEBACTO-UKTICMA Dioniso stante a s. con kantaros e tirso; a s., pantera ai suoi piedi AE: g 8.03; mm 26; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 17; tav. 2; RPC 4214 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: P SERIE 178/1 “Pseudo-autonoma” (età antoniniana?) D/ NIKOPOLI-CIERA Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ CEBACTOU KTICMA (o CEBACT-OU KTICMA) Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 9.37; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 18-19, tav. 2, E1; RPC Esemplari: 10; Conii: D/ 5=177 R/ 5; Foto: OD SERIE 178/2 “Pseudo-autonoma” (età antoniniana?) D/ NIKOPOLI-CIERA Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ CEBACTOU KTICMA (o CEBACT-OU KTICMA) Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 9.37; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 18-19, tav. 2, E1; RPC Esemplari: 10; Conii: D/ 5=177 R/ 5; Foto: OD SERIE 179 “Pseudo-autonoma” (età antoniniana?) D/ NIKOPOLIC IERA Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ SEBASTOU KTISMA Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 9.47; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 22, 35; tav. 2-3; RPC 4215 Esemplari: 7; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: L SERIE 180 “Pseudo-autonoma” (età antoniniana?) D/ […] Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ […] Aktia seduta in trono a s. di fronte a Nike stante a d. AE: g 9.12; mm 24.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 8; tav. 1; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B



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SERIE 181 Antonino Pio in nome della Diva Faustina D/ QEAFAU-CTEINA Busto drappeggiato della Diva Faustina a d. R/ AKTIA entro corona di giunchi AR: g 1.40; mm 15; h 1 Bibl.: OIKONOMIDOU 30-31, tav. 21; RPC 4184 Esemplari: 14; Conii: D/ 1 R/ 2=15; Foto: IAM SERIE 182 Antonino Pio in nome della Diva Faustina D/ QEAFAU-CTEINA Busto drappeggiato della Diva Faustina a d. R/ NIKOPO-LEwC Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 6.81; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 33, tav. 21; RPC 4185 Esemplari: 9; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: VR SERIE 183 Antonino Pio in nome della Diva Faustina D/ QEAFAU-CTEINA Busto drappeggiato della Diva Faustina a d. R/ NIKO-POLEwC Fulmine su globo AE: g 1.83; mm 14; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 38, tav. 21 Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: TAR SERIE 184 Antonino Pio in nome della Diva Faustina D/ QEAFAU-CTEINA Busto drappeggiato della Diva Faustina a d. R/ NIKOP-OLEwC Caduceo AE: g 1.61; mm 14; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 34-37, tav. 21 Esemplari: 8; Conii: D/ 12=183 R/ 2; Foto: OD SERIE 185 Antonino Pio in nome di Marco Aurelio D/ KAICAR AURHLIOC Testa di Marco Aurelio a d. R/ NIKO-POLIC Nike incedente a s. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 2.71; mm 16; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 22; RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 186 Antonino Pio in nome di Marco Aurelio D/ KAICAR AURHLIOC Testa di Marco Aurelio a d. R/ NIKOPO-LEwC Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 3.22; mm 16; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1=185 R/ 1; Foto: OD SERIE 187 Antonino Pio in nome di Marco Aurelio D/ KAICAR AURHLIOC Testa di Marco Aurelio a d. R/ NIKOPO-LEwC Iside stante frontalmente rivolta a d. con moggio sul capo, scettro e vaso rituale AE: g 1.70; mm 15; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 2 R/ 1=168; Foto: OD SERIE 188 Antonino Pio in nome di Marco Aurelio D/ KAICAR AURHLIOC Testa di Marco Aurelio a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 3.09; mm 17; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 2, tav. 22; RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 1=187 R/ 1; Foto: TAR SERIE 189 Antonino Pio in nome di Marco Aurelio D/ KAICAR AURHLIOC Testa di Marco Aurelio a d. R/ NIKO-POLEwC Galea con remi a d. AE: g 2.58; mm 16; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 6, tav. 22; RPC Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD SERIE 190 Antonino Pio in nome di Marco Aurelio (?) D/ MAURHLIOC KAIARC Testa laureata di Marco Aurelio a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 2.54; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 11, tav. 22; RPC 9298 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: V



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SERIE 191 Antonino Pio in nome di Marco Aurelio (?) D/ […] Testa (laureata?) di Marco Aurelio a d. R/ Corona d’alloro AE: g 5.40; mm 19.5; h 7 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD SERIE 192 Antonino Pio in memoria di Augusto D/ K-TICTHC AUGOUCTO-C Testa di Augusto a d. R/ NIKOPO-LEwC Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 2.75; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 49, tav. 8 (sotto Augusto); RPC 4218 Esemplari: 9; Conii: D/ 1 R/ 1=186?; Foto: ANM SERIE 193 Antonino Pio in memoria di Augusto D/ K-TICTHC AUGOUCTO-C Testa di Augusto a d. R/ NIKOPO-LEwC Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 3.11; mm 18; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 51-52, tav. 8 (sotto Augusto); RPC 4220 Esemplari: 6; Conii: D/ 1=192 R/ 2; Foto: L SERIE 194 Antonino Pio in memoria di Augusto D/ K-TICTHC AUGOUCTO-C Testa di Augusto a d. R/ NIKOPO-LEwC Tyche stante a s. con patera e cornucopia AE: g 2.78; mm 18; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 54, tav. 8 (sotto Augusto); RPC 4222 Esemplari: 10; Conii: D/ 1=192 R/ 2; Foto: OD SERIE 195 Antonino Pio in memoria di Augusto D/ K-TICTHC AUGOUCTO-C Testa di Augusto a d. R/ NIKOPO-LEwC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 2.86; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 50, tav. 8 (sotto Augusto); RPC 4219 Esemplari: 5; Conii: D/ 1=192 R/ 1; Foto: IAM

 



 1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

MARCO AURELIO (161 – 180 d.C.) SERIE 196 Marco Aurelio D/[…]KAICΑΡMARAURH ANTwNINOC Busto laureato e drappeggiato di Marco Aurelio a d. R/ IERACNI-KOPOLEwC Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 22.90; mm 38; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC 8880 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: L SERIE 197 Marco Aurelio(?) D/ MAILANTwNI-NOC KAICAR Testa laureata di Marco Aurelio a d. R/ NIKOPOL-EW-C IERAC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 6.97; mm 25; h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU 5, tav. 20 (sotto Antonino Pio); RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1=174/175 Foto: P SERIE 198A Marco Aurelio D/ […] Testa laureata a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 3.44; mm 16; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 10, tav. 22; RPC 7936 Esemplari: 3; Conii: D/ 2? R/ 1; Foto: P/PR SERIE 198B Marco Aurelio D/ […] Testa laureata a d. R/ Corona di giunchi(?) AE: g 2.58; mm 16; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 10, tav. 22; RPC 7936 (?) Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 199 (segni di rilavorazione?) Marco Aurelio D/ M[…] ANTwNEIN[..] Testa laureata a d. R/ […R M?] Nike incedente a d. con palma AE: g 3.75; mm 18; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC 9092 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=198B? R/ 1; Foto: P



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SERIE 200 Marco Aurelio D/ AUTOKRATw-RANTwN[…] Busto laureato e drappeggiato di Marco Aurelio a d. R/ NIKOPO-LEwC Asclepio stante a d. con bastone e serpente attorcigliato; al suo fianco Igea AE: g 3.98; mm 20.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 8, tav. 22; RPC Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: TAR SERIE 201 Marco Aurelio D/ AUTOKRATw-RANTwN[…] Busto laureato e drappeggiato di Marco Aurelio a d. R/ KTICMA CBACTOU Atena elmata stante a s. con Nike, lancia e scudo AE: g 4.87; mm 20; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 7, tav. 22; RPC Esemplari: 3; Conii: D/ 2=200? R/ 1; Foto: TAR SERIE 202 Marco Aurelio D/ […] Testa laureata di Marco Aurelio a d. R/ NIKO[…] Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 5.63; mm 18; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 203(?) Marco Aurelio D/ AUTOKRAT-wRANTwN[…] Busto laureato e drappeggiato di Marco Aurelio a d. R/ TR Iw Nike stante a s. su base con ghirlanda e trofeo militare(?); davanti e dietro ai suoi piedi due figure supplicanti(?) AE: g 7.38; mm 21; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC 7952 (sotto “uncertain”) Esemplari: 3; Conii: D/ 1=200? R/ 1; Foto: V SERIE 204(?) Marco Aurelio D/ AUTOKRATw-RANTw […] Testa laureata di Marco Aurelio a d. R/ TR Iw Nike stante a s. su base con ghirlanda e trofeo militare(?); davanti e dietro ai suoi piedi due figure supplicanti(?) AE: g 4.82; mm 20; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC 7951 (sotto “uncertain”) Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: P

 



 1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 205 Marco Aurelio(?) D/ […]ΑΥ ΚΑΙ[?] ΑΝΤwΝEΙΝ[ΟC] (?) Testa laureata di Marco Aurelio a d. R/ NIKOPOLEwC Atena o Hera stante a s. con lancia/scettro e patera(?) AE: g 3.40; mm 17; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 12, tav. 22; RPC 4197 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: V SERIE 206 Marco Aurelio D/ MAURHAN-TwNINO(C?) Busto laureato e drappeggiato di Marco Aurelio a d. R/ NIKOPO-LEw-C Artemide stante a d. con corto chitone, arco, freccia e faretra in spalla AE: g 4.58; mm 16; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU G1, tav. 71; RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 207/1 Marco Aurelio D/ MAURHAN-TwNINO(C?) Busto laureato e drappeggiato di Marco Aurelio a d. R/ K[.]I ARM [?] Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 3.52; mm 15.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: OD SERIE 207/2 Marco Aurelio D/ MAURHAN-TwNINO(C?) Busto laureato e drappeggiato di Marco Aurelio a d. R/ K[.]I ARM [?] Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 3.52; mm 15.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: PR SERIE 208 Marco Aurelio D/ MAURHAN-TwNINO(C?) Busto laureato e drappeggiato di Marco Aurelio a d. R/ NIKOPO-LEw-C Nike stante a s. che incorona un trofeo d’armi AE: g 3.12; mm 16; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC 3987 (sotto “uncertain”) Esemplari: 4; Conii - D/: 2=207 R/: 1; Foto: OD



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SERIE 209 Marco Aurelio D/ MAURHAN-TwNINO(C?) Busto laureato e drappeggiato di Marco Aurelio a d. R/ […] RM Trofeo d’armi con prigionieri legati ai lati AE: g 3.50; mm 15.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1=208 R/ 1; Foto: PR SERIE 210 Marco Aurelio D/ MAURHAN-TwNINO(C?) Busto laureato e drappeggiato di Marco Aurelio a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 3.08; mm 16; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 3-4, tav. 22; RPC Esemplari: 8; Conii: D/ 3=207/208/209 R/ 2; Foto: VC SERIE 211 Marco Aurelio o Lucio Vero D/ […] Busto laureato e drappeggiato di Marco Aurelio a d. R/ Corona d’alloro AE: g 3.5, mm 15.5, h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: UD SERIE 212 Marco Aurelio in nome di Lucio Vero D/ LOU[…]HR[…] Busto laureato e drappeggiato di Lucio Vero a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 3.51; mm 16.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 25, tav. 23; RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: VAR SERIE 213 Marco Aurelio in nome di Lucio Vero D/ LOU[…] Busto drappeggiato di Lucio Vero a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 3.52; mm 16; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 23-24, tav. 23; RPC Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: OD

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 214 Marco Aurelio in nome di Lucio Vero(?) D/ […] Busto drappeggiato di Lucio Vero(?) a d. R/ […] Nike stante a d. che incorona un trofeo d’armi AE: g 3.58, mm 15, h 11 Bibl.: OIKONOMIDOU - ; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: PR SERIE 215 Marco Aurelio in nome di Faustina II D/ CEBACTH FAUCTEINA Busto drappeggiato di Faustina II a d. R/ AKTIA entro corona di giunchi AE: g 2.49; mm 15; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 14-16, tav. 23; RPC Esemplari: 13; Conii: D/ 3 R/ 1; Foto: VAR SERIE 216 Marco Aurelio in nome di Faustina II D/ CEBACTH FAUCTEINA Busto drappeggiato di Faustina II a d. R/ NIKO-POLEwC Tempietto rotondo a due piani, con statua stante al piano inferiore AE: g 3.29; mm 15; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 18-21, tav. 23; RPC 4201 Esemplari: 14; Conii: D/ 4=215 R/ 2; Foto: R SERIE 217 Marco Aurelio in nome di Faustina II D/ CEBACTH FAUCTEINA Busto drappeggiato di Faustina II a d. R/ NIKOPO-LEwC Artemide Lafria alla guida di una biga trainata da cerve a s. AE: g 2.47; mm 14.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 22, tav. 23; RPC 4202 Esemplari: 6; Conii: D/ 2=215/216 R/ 1; Foto: PR SERIE 218 Marco Aurelio in nome di Faustina II D/ CEBACTH FAUCTEINA Busto drappeggiato di Faustina II a d. R/ NIKO-POLEwC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 1.92; mm 13; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 17, tav. 23; RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 2=215 R/ 1; Foto: IAM



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SERIE 219(?) Marco Aurelio in nome di Faustina II D/ […] Busto drappeggiato di Faustina II a d. R/ NIK[OPOLEwC?] Afrodite stante di fornte rivolta a d. con pomo e velo sollevato(?) AE: g 2.33; mm 15; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU -; RPC Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VAR

COMMODO (177/180 – 192 d.C. ) SERIE 220/1 Commodo D/ AKAICAR AURKOMO Busto laureato e drappeggiato di Commodo a d. R/ NIKOP-O-LEw-C (o NIKO-POL-Ew-C) Nike incedente a s. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 4.87; mm 21; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1-8, 10, tav. 24; RPC Esemplari: 30; Conii: D/ 5 R/ 5; Foto: OD/VAR SERIE 220/2 Commodo D/ AKAICAR AURKOMO Busto laureato e drappeggiato di Commodo a d. R/ NIKOP-O-LEw-C (o NIKO-POL-Ew-C) Nike incedente a s. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 4.87; mm 21; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1-8, 10 tav. 24; RPC Esemplari: 30; Conii: D/ 5 R/ 5; Foto: VR SERIE 221 Commodo D/ AKAICAR AURKOMO Busto laureato e drappeggiato di Commodo a d. R/ NIKOP-OLEwC (o NIKO-POLEwC) Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 5.23; mm 21; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 11-13, tav. 24; RPC Esemplari: 14; Conii: D/ 3=220 R/ 3; Foto: PR/MI SERIE 222 Commodo D/ KAICARMA-KOMOD[OC?] Testa laureata di Commodo a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 1.93; mm 13; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 16, tav. 25; RPC 5760 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 223 Commodo D/ KAICARMA-KOMOD[OC?] Testa laureata di Commodo a d. R/ NI-KO-POLEwC Prua di nave a forma di testa di cinghiale a d. AE: g 1.55; mm 13; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 17, 19 tav. 25; RPC 4208 Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: OD SERIE 224 Commodo D/ AKA-KOMODOC Testa laureata di Commodo a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 1.91; mm 13; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 15, tav. 25; B3, tav. 71; IA1; RPC 4207 Esemplari: 7; Conii: D/ 3 R/ 2; Foto: PA SERIE 225 Commodo D/ AKA-KOMODOC Testa laureata di Commodo a d. R/ NI-KO-POLEwC Prua di nave a forma di testa di cinghiale a d. AE: g 2.69; mm 13; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 18, tav. 25; RPC Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 1=223; Foto: FI SERIE 22652 Commodo in nome di Crispina D/ CEBACTH KRICPINA Busto diademato e drappeggiato di Crispina a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 2.43; mm 14.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 21, tav. 25; RPC 4210 Esemplari: 5; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 227 Commodo in nome di Crispina D/ CEBACTH KRICPINA Busto diademato e drappeggiato di Crispina a d. R/ NI-KO-POLEwC Prua di nave a forma di testa di cinghiale a d. AE: g 2.28; mm 14; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 22-24, tav. 25; RPC 4211 Esemplari: 13; Conii: D/ 2=226 R/ 1; Foto: MI

 52

In questo caso si è scelto di schedare le serie commemorative e quelle “pseudo-autonome” dopo le emissioni dell’augusta (anziché prima, come nel resto del catalogo) per mettere in associazione diretta i nominali minori di Commodo e Crispina, che presentano caratteristiche e tipologie analoghe.



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SERIE 228 Commodo in memoria di Augusto D/ KTICTHC AUGOUCT-OC Testa di Augusto a d. R/ NIKOPO-LEwC Nike incedente a d. con ghirlanda e ramo di palma AE: g 4.13; mm 19; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 74, tav. 9 (sotto Augusto); RPC Esemplari: 7; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: MI/OD SERIE 229 Commodo in memoria di Augusto D/ KTICTHC AUGOUCT-OC Testa di Augusto a d. R/ NI-KOPOLEwC Imperatore(?) su cavallo al galoppo a d. AE: g 3.45; mm 18.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 73, tav. 9 (sotto Augusto); RPC Esemplari: 6; Conii: D/ 1=228 R/ 1; Foto: TAR SERIE 230A/1 “Pseudo-autonoma” (età antoniniana-severiana?) D/ IERA NIKOPOLIC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ CEBACTOU KTICMA Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 6.55; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 20-34, 36-52, tavv. 2-4, B1, ST1, Z1; RPC Esemplari: 86; Conii: D/ 23 R/ 19; Foto: VAR SERIE 230A/2 “Pseudo-autonoma” (età antoniniana-severiana?) D/ IERA NIKOPOLIC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ CEBACTOU KTICMA Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 6.55; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 20-34, 36-52, tavv. 2-4, B1, ST1, Z1; RPC Esemplari: 86; Conii: D/ 23 R/ 19; Foto: L SERIE 230A/3 “Pseudo-autonoma” (età antoniniana-severiana?) D/ IERA NIKOPOLIC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ CEBACTOU KTICMA Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 6.55; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 20-34, 36-52, tavv. 2-4, B1, ST1, Z1; RPC Esemplari: 86; Conii: D/ 23 R/ 19; Foto: PR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 230A/4 “Pseudo-autonoma” (età antoniniana-severiana?) D/ IERA NIKOPOLIC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ CEBACTOU KTICMA Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 6.55; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 20-34, 36-52, tavv. 2-4, B1, ST1, Z1; RPC Esemplari: 86; Conii: D/ 23 R/ 19; Foto: OD SERIE 230A/5 “Pseudo-autonoma” D/ [IERA NIKOPOLIC?] (età antoniniana-severiana?) Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ CEBACTOU KTICMA Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 6.55; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 20-34, 36-52, tavv. 2-4, B1, ST1, Z1; RPC Esemplari: 86; Conii: D/ 23 R/ 19; Foto: B SERIE 230B “Pseudo-autonoma” (età antoniniana-severiana?) D/ [IERA NIKOPOLIC?] Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ CEBACTOU KTICMA Aktia seduta in trono a d. con scettro e vaso agonistico AE: g 6.09; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 53, tav. 4; RPC Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 231A/1 “Pseudo-autonoma” (età antoniniana-severiana?) D/ [IERA NIKOPOLIC?] Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ SEBASTOU KTISMA Tripode sacro AE: g 8.49; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 15-16, tav. 2 Esemplari: 7; Conii: D/ 2=177? R/ 2; Foto: MI SERIE 231A/2 “Pseudo-autonoma” (età antoniniana-severiana?) D/ [IERA NIKOPOLIC?] Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ SEBASTOU KTISMA Tripode sacro AE: g 8.49; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 15-16, tav. 2 Esemplari: 7; Conii: D/ 2=230A R/ 2; Foto: VAR



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SERIE 231B “Pseudo-autonoma” (età antoniniana-severiana?) D/ […] Busto turrito (e alato?) di Nicopolis a s. R/ […] Tripode sacro AE: g 5.95, mm 24, h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD

SETTIMIO SEVERO (193 – 211 d.C.) SERIE 232 Settimio Severo D/ AUKLCEP CE[BHROC?] Busto laureato e drappeggiato di Settimio Severo a d. R/ [IE-]RAC; all’esergo [NEIK]OPOLE[wC] Tempio corinzio visto di tre quarti con statua di Aktia in trono AE: g 18.35; mm 32; h 7 Bibl.: OIKONOMIDOU 20, tav. 27 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: L SERIE 233/1 Settimio Severo D/ AU:K LCEP:CEBH-ROCCEB (o AU[K] LCEP:CEBH-RON[…]) Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 13.92; mm 32; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 16, tav. 26 Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: B SERIE 233/2 Settimio Severo D/ AU:K LCEP:CEBH-ROCCEB (o AU[K] LCEP:CEBH-RON[…]) Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 13.92; mm 32; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 16, tav. 26 Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: VC SERIE 234 Settimio Severo D/ AU:K LCEP:CEBH-ROCCEB Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ [NEIKOPOLEWC?]; all’esergo IERAC Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo AE: g 13.89; mm 32; h 7 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=233 R/ 1; Foto: MI

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 23553 Settimio Severo D/ […]CEP-CEBHROCP[…] Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACNEI-KO-POLEWC Tyche stante frontalmente rivolta a s. con scettro e cornucopia AE: g 15.00; mm 33; h 1 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 237 Settimio Severo D/ L:CE:CEBH-ROC:P:CE Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ NEIK-OPOLEWC Nike (turrita?) incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 6.59; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 9, tav. 26; 2, tav. 69 Esemplari: 5; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 238 Settimio Severo D/ L:CE:CEBH-ROC:P:CE Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ NEIKOPO-LEWC in basso IER-AC Helios (l’imperatore?) con clamide e lancia alla guida di una quadriga a d. AE: g 6.80; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 14-15, tav. 26 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=237 R/ 1; Foto: OD SERIE 239 Settimio Severo D/ L:CE:CEBH ROC:P:CE Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ NEIKOPO-LEWC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 5.21; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 13, tav. 26 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=237 R/ 1; Foto: AR SERIE 240 Settimio Severo D/ LCEPCEBHR […] Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ NEIKOP-OLEWC all’esergo IERAC Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo AE: g 8.05; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD



53 Esiste un’altra emissione di questa denominazione, finora attestata in un solo esmplare rinvenuto a Patrasso e catalogata nella Tesi di Dottorato inedita di Agallopoulou (cfr. commento); il pezzo, che presenta legende illeggibili e reca al R/ il tipo con Helios alla guida di una quadriga a d. (cfr. Caracalla, serie 354, Oikonomidou 93), non è roproducibile in questa sede ed è schedato tra gli addenda sotto la serie 236, che qui è stata omessa.



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SERIE 241 Settimio Severo D/ LCEPCEBHR […] Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ NEIKO-P-OLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 6.55; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 12, tav. 26 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=237? R/ 1; Foto: P SERIE 242 Settimio Severo D/ [LCEPT] CE[BHROCP] Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ […] Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.17; mm 23.5; h 1 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD SERIE 243 Settimio Severo D/ [LCEPT CEBHROCP] Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERAC in basso NEI-KOPOL-EWC Nike alla guida di una biga in corsa a d. AE: g 6.28; mm 23; h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=242 R/ 1; Foto: OD SERIE 244 Settimio Severo D/ LCEPT CEBHRONP Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia; a s. corona di giunchi AE: g 6.71; mm 24; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 245 Settimio Severo D/ LCEPT [CEBHRONP] Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ [IERAC NEIK]OP[OLEWC] Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo; a s. corona di giunchi AE: g 6.71; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 25 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=244 R/ 1; Foto: IAM/TAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 246 Settimio Severo D/ […] Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ [?] Corona di giunchi entro corona d’alloro AE: g 5.64; mm 23; h 1 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VR SERIE 247 Settimio Severo D/ LCEPTCE-BHROCP Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACN-[EIKO]POLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato; a d. corona di giunchi AE: g 7.13; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VC SERIE 248/1 Settimio Severo D/ LCEPTICE-BHROCP Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACNEIK-O-P-OLEWC (o IERACNE-IK-OPOLEWC) Nike incedente a s. con ramo di palma e ghirlanda; a s. corona di giunchi AE: g 6.74; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 2-4, tav. 25 Esemplari: 5; Conii: D/ 2=247 R/ 2; Foto: OD SERIE 248/2 Settimio Severo D/ LCEPTICE-BHROCP Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACNEIK-O-P-OLEWC (o IERACNE-IK-OPOLEWC) Nike incedente a s. con ramo di palma e ghirlanda; a s. corona di giunchi AE: g 6.74; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 2-4, tav. 25 Esemplari: 5; Conii: D/ 2=247 R/ 2; Foto: B SERIE 249 Settimio Severo D/ LCEPTICE-BHROCP Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACNEIK-OP-OLEWC Nike (turrita?) incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.11; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 6-8, tav. 26 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=247 R/ 1; Foto: UD



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SERIE 250 Settimio Severo D/ LCEPTICE-BHROCP Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACNEIKOPO-L-EWC Aktia seduta a s. con scettro e vaso agonistico; a d. corona di giunchi AE: g 7.69; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 2=248 R/ 1; Foto: TAR SERIE 251 Settimio Severo D/ LCEPTI CEBHROCP Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACNEIK-O-POLEWC (o IEPACNEIK-O-P-OLEWC) Nike incedente a s. con ramo di palma e ghirlanda; a s. corona di giunchi AE: g 6.83; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 5; Conii: D/ 1 R/ 2=248; Foto: VAR SERIE 252 Settimio Severo D/ LCEPTI CEBHROCP Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACNEIKOPO-L-EWC Aktia seduta a s. con scettro e vaso agonistico; a d. corona di giunchi AE: g 7.69; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 18-19, tavv. 26-27 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=251 R/ 1=250; Foto: TAR/ADk SERIE 253 Settimio Severo D/ LCEPTI CEBHROCP Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia; a s. corona di giunchi AE: g 6.68; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1=251 R/ 1; Foto: TAR SERIE 254 Settimio Severo D/ LCEPTI CEBHROCP Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ [IERAC NEIKOPOLEWC?] Busto alato e turrito di Nicopolis a d. AE: g 6.16; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 17, tav. 26 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AEv

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 255 Settimio Severo D/ LCEPCE-BHROCP Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Nike (turrita?) incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda; a d. corona di giunchi(?) AE: g 6.24; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 10, tav. 26 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=254 R/ 1; Foto: UD SERIE 256 Settimio Severo D/ LCEPCE-BHROCP Testa laureata di Settimio Severo a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia; a s. corona di giunchi AE: g 6.57; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 11, tav. 26 Esemplari: 8; Conii: D/ 1=254 R/ 1; Foto: VAR SERIE 257 Settimio Severo D/ LCECEB-HRONP Testa radiata di Settimio Severo a d. R/ NEIK-O-POLE-[WC] Nike incedente a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 5.39; mm 22.5; 9 Bibl.: OIKONOMIDOU 5, tav. 26 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: P SERIE 258 Settimio Severo in memoria di Augusto(?) D/ [CEBACTOU KTICMA?] Testa (laureata?) di Augusto a d. R/ [IERAC all’esergo NIKOPOLEwC?] Tempio corinzio visto di tre quarti con statua di Aktia seduta in trono AE: g 16.87; mm 30; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1=232; Foto: PR SERIE 259 Settimio Severo in memoria di Augusto D/ KTICTHC AUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/ A entro corona di edera AE: g 4.57; mm 19; h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU 72, tav. 9 (sotto Augusto) Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: ADm



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SERIE 260 Settimio Severo in memoria di Augusto D/ KTICTHC AUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/ NIKOPOLEwC Nike alla guida di una biga in corsa a d. AE: g 5.53; mm 18; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 71, tav. 9 (sotto Augusto) Esemplari: 2; Conii: D/ 1=259 R/ 1; Foto: PR SERIE 261 Settimio Severo in memoria di Augusto D/ KTICTHC AUGOUCTOC Testa di Augusto a d. R/ [NIKOPOLEwC] Mensa agonistica con corona e palme; in basso vaso agonistico AE: g 4.40; mm 20.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD SERIE 262 Settimio Severo in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACE Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Nike (turrita?) incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda; a d. corona di giunchi AE: g 6.16; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 25, tav. 27 Esemplari: 4; Conii - D/: 1 R/: 1=255?; Foto: VC/IAM SERIE 263 Settimio Severo in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACE Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACNE-IK-O-POLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia; a s. corona di giunchi AE: g 5.80; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 28-29, tav. 27-28 Esemplari: 6; Conii: D/ 1=262 R/ 1=256; Foto: VC/IAM SERIE 264 Settimio Severo in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACE Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato; a s. corona di giunchi AE: g 6.21; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 23, tav. 27 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=262 R/ 1; Foto: VAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 265 Settimio Severo in nome di Giulia Domna D/ [IOULIA DOMNACE] Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ NEIK-OP-OLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 5.74; mm 26; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 54, tav. 30; E4 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AR SERIE 266 Settimio Severo in nome di Giulia Domna D/ [IOULIA DOMNACE] Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ NEIKOPO-LEWC Tyche seduta a s. con cornucopia e patera AE: g 6.85; mm 24.5; h 4 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=265 R/ 1=239?; Foto: VAR SERIE 267 Settimio Severo in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACE Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ [IERAC NEIKOPOLEWC?] Demetra (?) stante frontalmente rivolta a d. con scettro e torcia(?); a s. corona di giunchi AE: g 5.43; mm 25; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 24, tav. 27 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AR SERIE 268 Settimio Severo in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNAC Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ NEIKOPO-LEWC Nike incedente a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 3.72; mm 19; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 57-58, tav. 30 Esemplari: 5; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 269 Settimio Severo in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNAC Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ A-KTI-A entro corona di giunchi AE: g 4.00; mm 18.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 59, tav. 30 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=268 R/ 1; Foto: TAR



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SERIE 270 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ ANTwNEI-NOCCEBACTOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-OPOLEwC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 7.99; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 30 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD SERIE 271 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ ANTwNEI-NOCCEBACTOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERAN-EIKOPOLIC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. AE: g 7.23; mm 25.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 2, tav. 30 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=270 R/ 1; Foto: TAR SERIE 272 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ ANTwNEI-NOCCEBACTOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEIKOPO-[LEwC] Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 7.41; mm 26; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU IA2, tav. 71 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=270 R/ 1; Foto: ADm SERIE 273 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ ANTwNEI-NOCEBAC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ AKTIA entro corona di giunchi AE: g 4.57; mm 21; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 3, tav. 31 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: P SERIE 274 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAUAN-TWNEINONK Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ NEIKO-P-OLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.08; mm 25; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 16, tav. 31 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 275 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKM[AU-ANTWNEINOC?] Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ NEIKO-POLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.45; mm 25; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 20, tav. 44 (sotto Geta) Esemplari: 1: Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: V SERIE 276 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTWNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ [IERACNEI-KOPOLEWC?] Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato; a s. corona di giunchi(?) AE: g 5.92; mm 24; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1=264; Foto: AR SERIE 277/1 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTWNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Nike (turrita?) incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda; a d. corona di giunchi AE: g 6.51; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 17-18, tavv. 31-32 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=276 R/ 2; Foto: TAR SERIE 277/2 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTWNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Nike (turrita?) incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda; a d. corona di giunchi AE: g 6.51; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 17-18, tavv. 31-32 Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 2=255; Foto: AAEx SERIE 278/1 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTWNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-O-POLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia; a s. corona di giunchi AE: g 6.94; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 21-22, tav. 32 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=276/277 R/ 2=256; Foto: AAEx



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SERIE 278/2 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTWNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-O-POLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia; a s. corona di giunchi AE: g 6.94; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 21-22, tav. 32 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=276/277 R/ 2=256; Foto: IAM SERIE 279/1 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTWNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNE-IKOPOLEWC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 6.83; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 20, tav. 32 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=276/277 R/ 2; Foto: UD SERIE 279/2 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTWNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEI-K-OPOLEWC Tyche stante a s. con timone e cornucopia; a d. corona di giunchi AE: g 6.83; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 20, tav. 32 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=276/277 R/ 2; Foto: AAG SERIE 280/1 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTWNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ NEIKOPO-LEWC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia; a s. corona in alto di giunchi AE: g 6.73; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 23, tav. 32 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=276/277 R/ 2; Foto: MI SERIE 280/2 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTWNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEIKOP-OLEWC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia; a s. corona in alto di giunchi AE: g 6.73; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 23, tav. 32 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=276/277 R/ 2; Foto: OD

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 281 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTWNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNIKO-POLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato; a d. corona di giunchi AE: g 6.70; mm 25; h 4 Bibl.: OIKONOMIDOU 11, tav. 45 (sotto Elagabalo) Esemplari: 1; Conii: D/ 1=277 R/ 1; Foto: SP SERIE 282 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ [AKMAU]-ANTW[NEINOC] Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ [IERAC?] in basso NEI-KOPOLEWC Nike alla guida di una biga in corsa con ramo di palma a d. AE: g 5.20; mm 22.5; h 1 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=277? R/ 1; Foto: TAR SERIE 283 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AUKAN-TwNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ NEIKOPO-LEwC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 3.02; mm 19; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 45 (sotto Elagabalo) Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VR SERIE 284 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ (AK?)MAU-ANTwNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ NEIKOPO-LEwC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 3.54; mm 19.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 2, tav. 45 (sotto Elagabalo) Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: Y SERIE 285 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTwNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ A entro corona di edera AE: g 4.45; mm 20; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 15, tav. 31 Esemplari: 2; Conii: D/ 2 R/ 1=259; Foto: P



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SERIE 286 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTwNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ NEIKO-POLIC Nike alla guida di una biga in corsa con ramo di palma a d. AE: g 5.69; mm 20.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 13, tav. 31 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 287(?) Settimio Severo in nome di Caracalla D/ [AKMAU-ANTwNE]INOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ […]PO […] Apollo(?) stante a s. davanti a una colonnina AE: g 3.77; mm 20; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=286? R/ 1; Foto: VAR SERIE 288 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTwNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ NEIKO-PO all’esergo LEWC Mensa agonistica con corona di giunchi (in cui è inscritta A) e palme; in basso, vaso agonistico AE: g 4.65; mm 20.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 14, tav. 31 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=285 R/ 1; Foto: TAR SERIE 289 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTwNEINOC Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKOP- all’esergo O-LEw-C Asclepio(?) seduto in trono con scettro a s.; davanti, un serpente AE: g 4.04; mm 18.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 2=285 R/ 1; Foto: TAR SERIE 290/1 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTwNEINOC (o AUMAU-ANTwNEINOC) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ NEIKOP- all’esergo -O- LEwC (o NEIKO-POLEwC o NEIKOPO-LEwC) Imperatore a cavallo a d. con braccio levato AE: g 5.37; mm 22.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 4-12, 24-25, tavv. 31-32; 6-10, tav. 45 (sotto Elagabalo); 4, tav. 69 Esemplari: 43; Conii: D/ 5 R/ 4; Foto: VAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 290/2 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAU-ANTwNEINOC (o AUMAU-ANTwNEINOC) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ NEIKOP- all’esergo -O- LEwC (o NEIKO-POLEwC o NEIKOPO-LEwC) Imperatore a cavallo a d. con braccio levato AE: g 5.37; mm 22.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 4-12, 24-25, tavv. 31-32; 6-10, tav. 45 (sotto Elagabalo); 4, tav. 69 Esemplari: 43; Conii: D/ 5 R/ 4; Foto: MI SERIE 291 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AKMAUANTW-NEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Carcalla a d. R/ [IERACN-EIKOPO]LEWC Nike incedente a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 5.58; mm 25; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU 36, tav. 33 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AR SERIE 292 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ [AKMAUAN-TWNEINON] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNE-IKOPOLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 6.68; mm 22.5; h 8 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1= 291? R/ 1; Foto: PR SERIE 293 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ [AKMAUAN-TWNEINON] Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEI[-KOPOLEWC?] Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo; a s. corona di giunchi AE: g 6.75; mm 23.5; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: PR SERIE 294A Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AU:K:MA:AAN-TWNEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKOPO-L-EWC Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 6.03; mm 24; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VR/BO



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SERIE 294B Settimio Severo in nome di Caracalla D/ AU:K:MA:AAN-TWNEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato; a d. corona di giunchi AE: g 6.89; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 2=294A R/ 1; Foto: TAN SERIE 295 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ MAUAN-TWNEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-O-P-OLEWC Nike incedente a s. con ramo di palma e ghirlanda; a s. corona AE: g 6.50; mm 24.5; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1=291?; Foto: VI SERIE 296 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ M:AU:AN-TWNEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKO-P-OLEWC Zeus/Asclepio(?) seduto in trono a s. con scettro; ai suoi piedi un altare(?) AE: g 6.77; mm 25; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 30, tav. 33 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 297 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ M:AU:AN-TWNEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKOP-O-LEWC Zeus stante di fronte rivolto a d. con fulmine AE: g 4.74; mm 25; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1= 296 R/ 1; Foto: BO SERIE 298 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ M:AU:AN-TWNEINON (o MAUANT-WNEINON) Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKO-P-OLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 6.91; mm 25.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 26, 49, tavv. 32, 34; 7, tav. 70 Esemplari: 5; Conii: D/ 3= 296 R/ 2=274?; Foto: NA

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 299A Settimio Severo in nome di Caracalla D/ M:AU:AN-TWNEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKOPOL-EWC Figura femminile(?) stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 6.15; mm 26; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU 28, tav. 32 Esemplari: 1; Conii: D/ 1= 296 R/ 1; Foto: AR SERIE 299B Settimio Severo in nome di Caracalla D/ M:AU:AN-TWNEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKO-P-OLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 6.56; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 27, 33, tavv. 32-33 Esemplari: 6; Conii: D/ 1= 296? R/ 2; Foto: VR SERIE 300 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ M:AU:AN-TWNEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIK-OPOLWC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.27; mm 23; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1= 296? R/ 1; Foto: UD SERIE 301 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ M:AU:AN-TWNEINON (o MAUANT-WNEINON) Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERAN-EIKOPOLIC (o IERANE-IKOPOLIC) Busto alato e turrito di Nicopolis a d. AE: g 7.13; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 31, tav. 33; 5, tav. 69 Esemplari: 6; Conii: D/ 3=296 R/ 2; Foto: IAM SERIE 302 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ M:AU:AN-TWNEINON (o AU:K:MAU:AN-TWNEINON) Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERAC-NEIKOPOLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato; a s. corona di giunchi AE: g 5.93; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 35, tav. 33; 2, tav. 64 Esemplari: 7; Conii: D/ 3=296? R/ 2; Foto: UD



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SERIE 303 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ MAUAN-TWNEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERANEI-KO-POL-IC Busto alato e turrito di Nopolis(?) di fronte con scettro e torcia AE: g 8.82; mm 27; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 54, tav. 34 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 304 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ [MAUAN-TWNEINON?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ [IERACN-EIKOPOLEWC?] Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 5.99; mm 24.5; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 38, tav. 33 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AR SERIE 305 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ [MAUAN-TWNEINON?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ [IERACN-EIKOPOLEWC?] Nike incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 6.13; mm 25; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 39, tav. 33 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AR SERIE 306 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ MAUANT-WNEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKOP-OLEWC (o NEIKOP-OLEWC) Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 6.86; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 48, tav. 34 Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: NA SERIE 307 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ MAUAN-TWNEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Carcalla a d. R/ NEIKO-POLEWC Apollo stante a s. con torcia, arco e faretra AE: g 7.42; mm 25; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 308 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ MAUAN-TWNEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKO- in basso -POLEWC Nike alla guida di una biga in corsa a d. con ghirlanda AE: g 6.90; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 29, 32, tavv. 32-33 Esemplari: 6; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: TAR SERIE 309 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ MAUAN-TWNEINON Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKOPO-[LEWC] Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 6.78, mm 23.5, h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 310 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ [MAUANT-WNEINON?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEI-K-OPOLEWC Atena elmata stante a s. con Nike, lancia e scudo AE: g 5.16; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 4; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: BO SERIE 311 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ MAUANT-WNEINON(?) Testa laureata di Carcalla a d. R/ NEIKO-PO-LEWC Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 6,57; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 41, 45, tavv. 33-34; 10, tav. 70; IA2 Esemplari: 5; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: C SERIE 312 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ MAUANT-WNEINON(?) Testa laureata di Carcalla a d. R/ NEIK-OP-OLEWC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 6.16; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 42, tav. 33 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=311 R/ 1; Foto: UD



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SERIE 313 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ MAUANT-WNEINON(?) Testa laureata di Carcalla a d. R/ NEIKOP-O-LEWC Afrodite stante a s. con scettro e mela AE: g 6.43; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 43, tav. 34; 9, tav. 70 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=310 R/ 2; Foto: VI SERIE 314 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ MAUANT-WNEINON(?) Testa laureata di Carcalla a d. R/ NEIKOP-O-LEWC Tyche stante a s. con cornucopia e patera AE: g 6.25; mm 25; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU 44, tav. 34 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=311 R/ 1; Foto: B SERIE 315 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ MAUANT-WNEINON(?) Testa laureata di Carcalla a d. R/ IERAN-EIKOPOLIC Busto alato e turrito di Nicopolis a d. AE: g 6.30; mm 25; h 1 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=311? R/ 1; Foto: IAM SERIE 316 Settimio Severo in nome di Caracalla D/ MAUANT-WNEINON(?) Testa laureata di Carcalla a d. R/ [NEIKOPOLEWC?] Nike alla guida di una biga in corsa a s. AE: g 5.08; mm 25; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 34, tav. 33 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 317 (autenticità sospetta) Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ I-E-RAC all’esergo NEIKOPOLE-wC Tempio corinzio visto di tre quarti con statua di Aktia in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 14.53; mm 32; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 176, tav. 42 Esemplari: 4; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: L

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 318 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ IERACNEIKOP-O-LEwC Tyche(?) seduta in trono a s. con patera e cornucopia AE: g 17.46; mm 32.5; h 11 Bibl.: OIKONOMIDOU 177, tav. 42 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=317 R/ 1; Foto: C SERIE 319/1 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ NEIKOPO-LEwC Tyche seduta in trono a s. con patera e cornucopia AE: g 6.26; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 180, tav. 42; G5 Esemplari: 5; Conii: D/ 2 R/ 3; Foto: ANMSo SERIE 319/2 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ NEIKOPO-LEwC Tyche seduta in trono a s. con patera e cornucopia AE: g 6.26; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 180, tav. 42; G5 Esemplari: 5; Conii: D/ 2 R/ 3; Foto: IAM SERIE 320 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ [NEIKOPOLEwC?] Nike incedente d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 5.38; mm 23; h 11 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=319 R/ 1; Foto: MIWF SERIE 321 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ IERACNEIKOPO-LEwC Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 9.30; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 179, tav. 42 Esemplari: 2; Conii - D/: 1=319 R/: 1; Foto: B



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SERIE 322/1 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ IERACNEIKOP-O-LEwC (o NEIKOPO-LEwC IERACNEIKO-PO-LEwC) Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 7.36; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 181-185, tav. 42; 16-17, tav. 70 Esemplari: 14; Conii: D/ 5=319 R/ 6; Foto: C SERIE 322/2 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ IERACNEIKOP-O-LEwC (o NEIKOPO-LEwC IERACNEIKO-PO-LEwC) Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 7.36; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 181-185, tav. 42; 16-17, tav. 70 Esemplari: 14; Conii: D/ 5=319 R/ 6; Foto: VI/IAM SERIE 322/3 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ IERACNEIKOP-O-LEwC (o NEIKOPO-LEwC IERACNEIKO-PO-LEwC) Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 7.36; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 181-185, tav. 42 Esemplari: 14; Conii: D/ 5=319 R/ 5; Foto: OD SERIE 323 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ IERACNEI-KOPOLEwC Ares stante di fronte rivolto a d. con lancia AE: g 5.97; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 187, tav. 43 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=322 R/ 1; Foto: TAR SERIE 324 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ NEIKO-P-OLEwC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 6.84; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 7; Conii: D/ 3=319/322 R/ 3; Foto: TAR/VAR

 



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1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 325 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ NEIKOP-OLEwC Atena elmata stante a s. con Nike, lancia e scudo AE: g 6.50; mm 24.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 178, tav. 42 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=324 R/ 1; Foto: V SERIE 326 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ NEIK-OP-O-LE-retrograda all’esergo -wC Tempio tetrastilo con statua di Asclepio stante di fronte rivolta a d. con bastone attorcigliato AE: g 6.38; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 186, tav. 43 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=324 R/ 1; Foto: TAR SERIE 327 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTILL-ACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ IERCANEIK-OPOLEwC (o IERCANEIKO-POLEwC) Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 6.77; mm 24; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU E5 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=322 R/ 2; Foto: BO SERIE 328 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ [NEIKOPOLEwC?] Poseidone stante a s. con tridente e delfino AE: g 7.06; mm 24; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 329 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ IERANIKO-POLIC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. AE: g 8.56; mm 25; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR



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SERIE 330 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ IERACNEI-K-OP-OLEwC Demetra(?) stante di fronte rivolta a d. con scettro e torcia(?) AE: g 5.48; mm 24; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 188, tav. 43 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 331 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUTIL-LACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ […] Figura femminile incedente a d rivolta indietro con braccia aperte AE: g 6.07; mm 22; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 332 Settimio Severo in nome di Plautilla D/ PLAUT-ILLACEBACTH Busto drappeggiato di Plautilla a d. R/ NEIKOPO-LEwC Nike incedente d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 4.26; mm 19.5; h 4 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: Y SERIE 333 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPT-I:GETAC:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ IERACNE-I-KO-POLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia; a s. corona AE: g 6.63; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 334 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPT-I:GETAC:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ IERACNEI-KO-POLEWC Afrodite stante a d. con scettro e pomo; a s. corona di giunchi AE: g 6.53; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 43 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=333 R/ 1; Foto: B

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 335 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPT-I:GETAC:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia; a s. corona di giunchi AE: g 7.75; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 3, tav. 43 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=333 R/ 1; Foto: IAM SERIE 336 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPT-I:GETAC:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Nike incedente d. con ramo di palma e ghirlanda; a d. corona di giunchi(?) AE: g 6.57; mm 24; h 8 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=333 R/ 1=237?; Foto: VC SERIE 337 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPT-I:GETAC:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato; a s. corona di giunchi AE: g 6.79; mm 26; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU 2, tav. 43 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=333 R/ 1; Foto: B SERIE 338/1 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CE:P-GETAC:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ NEIK-OPOLEW-C (o NEIKO-P-OLE- all’esergo -WC) Imperatore a cavallo a d. con braccio levato AE: g 4.61; mm 21.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 9; Conii: D/ 4 R/ 4; Foto: OD SERIE 338/2 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CE:P-GETAC:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ NEIK-OPOLEW-C (o NEIKO-P-OLE- all’esergo -WC) Imperatore a cavallo a d. con braccio levato AE: g 4.61; mm 21.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 9; Conii: D/ 4 R/ 4; Foto: MI



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SERIE 339 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPTIMI:GETAN:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ NEIKO-P-OLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.49; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 4, 9, tav. 43 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: IAM SERIE 340 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPTIMI:GETAN:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ [NEIKOPO-LEWC] Nike incedente s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 5.43; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 5, tav. 43 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=339 R/ 1; Foto: VR SERIE 341 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPTIMI:GETAN:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ NEIKOPO-LEWC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 6.63; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 8, tav. 43 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=339 R/ 1; Foto: BS SERIE 342 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPTIMI:GETAN:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ NEIKOPO-LEWC ErDcle con leontè stante a d. a riposo su clava appoggiata su roccia AE: g 6.02; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 6, tav. 43 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=339 R/ 1; Foto: TAR/NA SERIE 343 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPTIMI:GETAN:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ NEIKOPO-LEWC Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo AE: g 5.72; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 21, tav. 45 (sotto Elagabalo) Esemplari: 4; Conii: D/ 1=342 R/ 1; Foto: VAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 344 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPTIMI:GETAN:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ IERANEIKOPOLIC Busto alato e turrito di Nicopolis a d. AE: g 5.53; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=342 R/ 1; Foto: VAR SERIE 345 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPTIMI:GETAN:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ NEIKOP-OLEWC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 7.52; mm 24.5; h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU 18, tav. 44 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=342 R/ 1; Foto: P SERIE 346 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPTIMI:GETAN:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ NEIKO-P-OLEWC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 5.57; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 19, tav. 44 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=342 R/ 1; Foto: B SERIE 347 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEPTIMI:GETAN:K Busto drappeggiato di Geta a d. R/ NEIKOPO-LEWC Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 4.40; mm 24; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=342 R/ 1; Foto: OD SERIE 348/1 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEP:-GETAN:K (o L:CEPTI:-GETAN:KE) Busto drappeggiato e corazzato di Geta a d. R/ NEIK-OPOL-EWC (o NEIKO-POLE- all’esergoWC) Imperatore a cavallo a d. con braccio levato e mantello AE: g 4.90; mm 21.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 10-16, tavv. 43-44; 4, tav. 45 (sotto Elagabalo); E6 Esemplari: 20; Conii: D/ 5 R/ 4; Foto: VAR



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SERIE 348/2 Settimio Severo in nome di Geta D/ L:CEP:-GETAN:K (o L:CEPTI:-GETAN:KE) Busto drappeggiato e corazzato di Geta a d. R/ NEIK-OPOL-EWC (o NEIKO-POLE- all’esergoWC) Imperatore a cavallo a d. con braccio levato e mantello AE: g 4.90; mm 21.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 10-16, tavv. 43-44; 4, tav. 45 (sotto Elagabalo); E6 Esemplari: 20; Conii: D/ 5 R/ 4; Foto: TAR SERIE 349 Settimio Severo in nome di Geta D/ AUKL:CEPT-IGETAC Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Geta a d. R/ IERAC-NEIKOPOLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato; a s. corona di giunchi AE: g 6.88; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 21, tav. 44 Esemplari: 6; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: MI SERIE 350 Settimio Severo in nome di Geta D/ AUKL:CEPT-IGETAC Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Geta a d. R/ in alto IERAC; in basso NEIKOPOLE-WC Nike alla guida di una biga in corsa a d. con ghirlanda AE: g 6.73; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 22, tav. 44 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=349 R/ 1=; Foto: TAR SERIE 351 Settimio Severo in nome di Geta D/ AUKL:CEPT-IGETAC Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Geta a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC ErDcle con leontè stante a d. a riposo su clava appoggiata su roccia; a s. corona di giunchi AE: g 7.33; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 23, tav. 44 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=349 R/ 1; Foto: FI SERIE 352 Settimio Severo in nome di Geta D/ AULCEPT-IGETAC Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Geta a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 7.47; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 24, tav. 44 Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: VAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 353 Settimio Severo in nome di Geta D/ AULCEPT-IGETAC Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Geta a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato; a s. corona di giunchi AE: g 6.66; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 25-26, tav. 44 Esemplari: 6; Conii: D/ 2=352 R/ 2; Foto: TAR SERIE 354 Settimio Severo in nome di Geta D/ [AUKLCEPT-IGETAC?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Geta a d. R/ NEIKO-P-OLEWC IERAC (o IERACNEI-K-OPOLEWC) Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 5.60; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 28, tav. 44 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR/AR

CARACALLA (211 – 217 d.C.) SERIE 355/1 Caracalla D/ A:K:MA:ANT-WNEINOCE[U] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Carcalla a d. R/ in alto NEIKOPO-LEWC in basso IERAC L’imperatore/Helios(?) con clamide e lancia alla guida di una quadriga in corsa a d. AE: g 17.94; mm 34; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 93, tav. 37 Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: TAR SERIE 355/2 Caracalla D/ A:K:MA:ANT-WNEINOCE[U] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Carcalla a d. R/ in alto NEIKOPO-LEWC in basso IERAC L’imperatore/Helios(?) con clamide e lancia alla guida di una quadriga in corsa a d. AE: g 17.94; mm 34; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 93, tav. 37 Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: OD SERIE 356 Caracalla D/ A:K:MA:ANT-W[NEINOCEU] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ [IERACNEIKO-]POLEWC L’imperatore con clamide e lancia incombente a cavallo a d. su una figura inginocchiata di fronte a un prigioniero AE: g 10.07; mm 36; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 94, tav. 37 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: V



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SERIE 357 Caracalla D/ A:K:MA:ANT-WN[EINOCEU] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-O-POLEWC Tyche stante a s. con scettro e cornucopia AE: g 19.14; mm 34.5; h 4 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=356 R/ 1; Foto: FI SERIE 358/1 Caracalla D/ [AKMAAANT-WNEINOC…] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEI-[KO-POLEWC all’esergo IERAC] Statua di Artemide Efesina con cerve incoronata da Tyche stante a s. con corona e cornucopia AE: g 20.11; mm 34; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 87, tav. 37 Esemplari: 2; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: B SERIE 358/2 Caracalla D/ AKMAAANT-WNEINOC[…] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEI-KO-POLEWC all’esergo IERAC Statua di Artemide Efesina con cerve incoronata da Tyche stante a s. con corona e cornucopia AE: g 20.11; mm 34; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 87, tav. 37 Esemplari: 2; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: HN SERIE 359 Caracalla D/ [AKMAA]-ANTWNINOCEU Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ [IERAC]NEIK[OPOLEWC] Apollo/Imperatore(?) con tunica stante a d. con quadriga, ai lati fanciulli(?) AE: g 13.12; mm 32.5; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU 106, tav. 38 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: SP SERIE 360 Caracalla D/ AKMAAN-TWNEINOC(B) Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-O-POLEWC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 6.97; mm 25; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 40, tav. 33 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: C

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 361 Caracalla D/ A(U)KMAAN-TWNEINOC(B) Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-O-POLEWC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 6.92; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 46, 51, tav. 34 Esemplari: 3; Conii: D/ 3 R/ 2; Foto: TAR SERIE 362 Caracalla D/ AKMAAN-TWNEINOC(B) Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKO-POLEWC all’esergo IERAC Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo AE: g 6.65; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 47, 58, tavv. 34-35 Esemplari: 7; Conii: D/ 4=360? R/ 2; Foto: TAR SERIE 363 Caracalla D/ A(U)KMAAN-TWNEINOC(B) Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ […] Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 7.12; mm 24.5; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 56, tav. 35 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=360? R/ 1; Foto: AR SERIE 364 Caracalla D/ AKMAAN-TWNEINOCB Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIKOPOLEWC Busto alato e turrito di Nicopolis a d. AE: g 7.12; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 2=360 R/ 1; Foto: UD SERIE 365 Caracalla D/ A(U)KMAANT-WNEINOC(B) Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IER-AC all’esergo NEIKOPO-LEWC Statua di Artemide Efesina incoronata da Tyche stante a s. con cornucopia e ghirlanda AE: g 6.79; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 52-53, 59 tavv. 34-35; G4 Esemplari: 6; Conii: D/ 2=360 R/ 1; Foto: ANM/SP



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SERIE 366 Caracalla D/ A(U)KMAAN-TWNEINOC(B) Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. D/ IERACNEI-KOPOLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 8.16; mm 26; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 57, tav. 35 Esemplari: 4; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: PA SERIE 367 Caracalla D/ [A(U)K?]MAANT-WNEINOCBR Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 7.92; mm 24.5; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1=366; Foto: TAR SERIE 368 Caracalla D/ A(U)KMAAN-TWNEINOC(B) Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 6.31; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 55, 60, tavv. 34-35 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=360? R/ 1; Foto: ANM SERIE 369 Caracalla D/ AKMAANT-WNEINO[CB?] Testa laureata di Caracalla a d. R/ [IERAC NEIKOPOL]EWC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 8.48; mm 23; h 1 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VAR SERIE 370 Caracalla D/ AKMAANT-WNEINOCB Testa laureata di Caracalla a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 6.05; mm 24.5; h 8 Bibl.: OIKONOMIDOU 65, 69, tavv. 35-36 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1=368?; Foto: AEv

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 371/1 Caracalla D/ AKMAANT-WNEINOCB Testa laureata di Caracalla a d. R/ NEIKOP-OLEWC (o NEI-KOPOLEWC) all’esergo IERAC Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo AE: g 7.22; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 61-63, tav. 35 Esemplari: 5; Conii: D/ 3=370 R/ 1; Foto: TAR SERIE 371/2 Caracalla D/ AKMAANT-WNEINOCB Testa laureata di Caracalla a d. R/ NEIKOP-OLEWC (o NEI-KOPOLEWC) all’esergo IERAC Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo AE: g 7.22; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 61-63, tav. 35 Esemplari: 5; Conii: D/ 3=370 R/ 1; Foto: B SERIE 372 Caracalla D/ AKMAANT-WNEINOCB Testa laureata di Caracalla a d. R/ IERACN-EI-K-OPOLEWC Nike (turrita?) incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.96; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 64, 67, tav. 35 Esemplari: 6; Conii: D/ 2=370 R/ 2; Foto: NA SERIE 373 Caracalla D/ AKMAANT-WNEINOCB Testa laureata di Caracalla a d. R/ IERACNE-IKOPOLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 8.43; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 68, tav. 36; 3, tav. 64; OIKONOMIDOU 1972, 11, tav. 15 Esemplari: 5; Conii: D/ 3=370 R/ 1; Foto: PA SERIE 374 Caracalla D/ AKMAANT-WNEINOCB Testa laureata di Caracalla a d. R/ NEIKOPOL-EWC all’esergo IERAC Statua di Artemide Efesina incoronata da Tyche stante a s. con cornucopia e ghirlanda AE: g 8.13; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 70, tav. 35 Esemplari: 5; Conii: D/ 3=370 R/ 2; Foto: VR



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SERIE 375 Caracalla D/ AKMAANT-WNEINOCB Testa laureata di Caracalla a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Statua(?) di Apollo su piedistallo stante a s. con torcia e arco; a s. corona di giunchi AE: g 8.30; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 73, tav. 36 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=370? R/ 1; Foto: TAR SERIE 376 Caracalla D/ AKMAANT-WNEINOCB Testa laureata di Caracalla a d. R/ IERACNEI-KO-POLEWC (o IERACNEI-K-OPOL-EWC) Apollo stante di fronte rivolto a s. con arco, faretra e torcia AE: g 7.53; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 4; Conii: D/ 2=370/373 R/ 1; Foto: OD SERIE 377 Caracalla D/ AKMAANT-WNEINOCB Testa laureata di Caracalla a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 7.56; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 66, tav. 35 Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: OD SERIE 378 Caracalla D/ AKMAANT-WNEINOCB Testa laureata di Caracalla a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 6.15; mm 25; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 72, tav. 36 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AR SERIE 379 Caracalla D/ AKMAANT-WNEINOCB Testa laureata di Caracalla a d. R/ NEIKOPOLEWC all’esergo IERAC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 7.05; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: PR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 380 Caracalla D/ AKMAANT-WNEINOCB Testa laureata di Caracalla a d. R/ IERACNEI-KOPOLE- all’esergo -WC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 7.38; mm 23.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=371 R/ 1; Foto: TAR SERIE 381 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO Testa laureata di Caracalla a d. R/ NEIKO-POLEWC (all’esergo IERAC?) Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo AE: g 5.66; mm 26; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 77, tav. 36 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 382 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO Testa laureata di Caracalla a d. R/ NEIKOPO-LEWC all’esergo IERAC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 6.86; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 78, tav. 36; 4, tav. 64 Esemplari: 6; Conii: D/ 1=381 R/ 2; Foto: TAR SERIE 383 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO Testa laureata di Caracalla a d. R/ NEIKO-POLEWC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 5.76; mm 23; h 8 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=381 R/ 1; Foto: UD SERIE 384 Caracalla D/ [AKMAUA-NTWNEINO?] Testa laureata di Caracalla a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Statua(?) di Apollo su piedistallo stante a s. con torcia e arco; a s. corona di giunchi AE: g 7.18; mm 25; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 74, tav. 36 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AR



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SERIE 385 Caracalla D/ AKMAU-ANTWNEINO Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIK-OP-OLEWC all’esergo IERAC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 8.22; mm 24.5; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 139, tav. 40 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: Y SERIE 386 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERAC NEIK-O-POLEWC (o IERACNEIKO-POLEWC) Tyche seduta a s. patera e cornucopia AE: g 7.01; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 79-80, 86, tav. 36 Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 3; Foto: VC SERIE 387 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ [IERAC?]NEIKO-POLEWC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 8.99; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 168, tav. 41 Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 2=383?; Foto: OD/VAR SERIE 388 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIKO-P-OLEWC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 8.72; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 103, tav. 38 Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 389 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Statua(?) di Apollo su piedistallo stante a s. con torcia e arco; a s. corona di giunchi AE: g 6.85; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 76, tav. 36 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1=384?; Foto: OD

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 390 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIKO-PO-LEWC Poseidone stante a s. con tridente e delfino AE: g 7.98; mm 26; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU 81, tav. 36 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=388 R/ 1; Foto: P SERIE 391/1 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIKO-PO-LEWC Nike incedente a d. con ghirlanda; a d. ramo di palma AE: g 6.46; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 85, 98 tavv. 36-37 Esemplari: 8; Conii: D/ 2=388 R/ 3; Foto: VC SERIE 391/2 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIKO-PO-LEWC Nike incedente a d. con ghirlanda; a d. ramo di palma AE: g 6.46; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 85, tav. 36 Esemplari: 8; Conii: D/ 2=388 R/ 3; Foto: VI SERIE 392 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC ErDcle con leontè stante a d. a riposo su clava appoggiata su roccia AE: g 6.09; mm 26; h 7 Bibl.: OIKONOMIDOU 84, tav. 36 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=389 R/ 1; Foto: B SERIE 393 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Eracle(o atleta ?) stante di fronte rivolto a d. con clava (o asta?) AE: g 6.87; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1=391 R/ 1; Foto: VR



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SERIE 394 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Eracle stante di fronte rivolto a s. con arco e clava AE: g 6.95; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 82-83, tav. 36 Esemplari: 6; Conii: D/ 2=388 R/ 2; Foto: R SERIE 395 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo AE: g 6.48; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 100, 105, tav. 38; 12, tav. 70 Esemplari: 5; Conii: D/ 2=391 R/ 2; Foto: VR SERIE 396 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Aktia seduta in trono a s. scettro e vaso agonistico AE: g 5.18; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1=391? R/ 1; Foto: MI SERIE 397 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 7.61; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 101, tav. 38 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=391? R/ 1; Foto: TAR SERIE 398 Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Tyche stante a s. con scettro e cornucopia AE: g 8.17; mm 24; h 8 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VC

 



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SERIE 399 Caracalla D/ [AKMAUAN]-TWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ [IERACN]-EIKOPO[LEWC] Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 8.91; mm 24; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: UD SERIE 400 Caracalla D/ AKMAUAN-TWNEINO[C?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACN-EIKOPOLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 7.51; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 99, tav. 38; OIKONOMIDOU 1972, 12, tav. 15 Esemplari: 5; Conii: D/ 2 R/ 3; Foto: ANM SERIE 401 Caracalla D/ AKMAUAN-TWNEINOC Busto laureato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKOPO-LEWC all’esergo IERAC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 8.26; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 88, tav. 37 Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VC SERIE 402 Caracalla D/ AKMAUAN-TWNEINOC Busto laureato e corazzato di Carcalla a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Eracle stante a s. rivolto a d. con arco e clava AE: g 6.56; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 89, tav. 37; G2-3 Esemplari: 6; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: ANM SERIE 403 Caracalla D/ AKMAUAN-TWNEINOC Busto laureato e corazzato di Carcalla a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Statua di Apollo su piedistallo stante a s. con torcia e arco; a s. corona di giunchi AE: g 6.78; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 90, tav. 37 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=402 R/ 1; Foto: IAM



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SERIE 404 Caracalla D/ AKMAUAN-TWNEINOC Busto laureato e corazzato di Carcalla a d. R/ [NEIKOPOLEWC all’esergo IERAC] Statua di Artemide Efesina incoronata da Tyche stante a s. con ghirlanda e cornucopia AE: g 7.66; mm 23.5; h 7 Bibl.: OIKONOMIDOU 92, tav. 37 Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD SERIE 405 Caracalla D/ AKMAUAN-TWNEINOC Busto laureato e corazzato di Carcalla a d. R/ […] Aktia seduta a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 5.41; mm 24; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU 91, tav. 37; OIKONOMIDOU 1968, 84, tav. 9 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AR SERIE 406 Caracalla D/ AKMAUAN-TWNEINOC Busto laureato e corazzato di Carcalla a d. R/ NEIKOPO-LEWC [IERAC?] Tyche stante a s. con patera e scettro AE: g 5.89; mm 24; h 8 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=404? R/ 1; Foto: UD SERIE 407 Caracalla D/ AKMAUA-NTWN[INOC?] Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Artemide stante di fronte rivolta a d. con scettro e freccia AE: g 6.16; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 104, tav. 38 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: IAM SERIE 408 Caracalla D/ A:K:M:AU-ANTwNEINOC Testa laureata di Caracalla a d. R/ IERAC-NI-KOPOLEwC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.41; mm 26; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU IA3 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: ADm

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 409 Caracalla D/ A:K:M:AU-ANTwNEINOC Testa laureata di Caracalla a d. R/ IERAC-NIKOPOLEwC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 7.56; mm 25; h 4 Bibl.: OIKONOMIDOU 169, tav. 41 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=408 R/ 1; Foto: ANM SERIE 410 Caracalla D/ AKMA-ANTWNINO[CEU?] Testa laureata di Caracalla a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Statua di Apollo su piedistallo stante a s. con torcia e arco; a s. corona di giunchi AE: g 7.97; mm 25; h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: MI SERIE 411 Caracalla D/ AKMA-ANTWNINO[CEU?] Testa laureata di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-OP-OLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 6.11; mm 25; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 95, tav. 37 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=410 R/ 1; Foto: B SERIE 412 Caracalla D/ AKMAANT-WNINOCEU Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Statua di Apollo su piedistallo stante a s. con torcia e arco; a s. corona di giunchi AE: g 8.14; mm 26; h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU 97, tav. 37 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 413 Caracalla D/ AKMAANT-WNINOCEU Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.13; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 96, tav. 37 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=412 R/ 1; Foto: VR



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SERIE 414 Caracalla D/ AKMAANT-WNINOCEU Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ [NEIKOPOLEWC] all’esergo ERAC Statua di Artemide Efesina con due cerve incoronata da Nike o Nicopolis (?) stante a s. con ghirlanda e cornucopia AE: g 7.95; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1=412 R/ 1; Foto: UD SERIE 415 Caracalla D/ AKMAANT-WNINOCEU Busto laureato e drappeggiato di Carcalla a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Eracle stante di fronte rivolto a d. con clava e arco AE: g 6.25; mm 24; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 11, tav. 70 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=412 R/ 1=402; Foto: ANM SERIE 416A Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACN(E)IK-O-POLEWC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda (in alto) AE: g 7.07; mm 25.5; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 129, 141, 164, tavv. 39-41; ST6 Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: L SERIE 416B Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACN-EI-KOPOLE-WC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda (in basso) AE: g 6.54; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 128, tav. 39; OIKONOMIDOU 1972, 1819, tav. 15 Esemplari: 8; Conii: D/ 3=416A R/ 2; Foto: TAR SERIE 417 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERAC-NE-IKOPOLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.01; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 130, 160, tavv. 39, 41; 8, tav. 70 Esemplari: 6; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: PR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 418/1 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERANEIK-OPOLIC Busto alato e turrito di Nicopolis a d. AE: g 6.48; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 124-127, tav. 39; 6, tav. 69 Esemplari: 19; Conii: D/ 5=417 R/ 5; Foto: TAR SERIE 418/2 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERANEIK-OPOLIC Busto alato e turrito di Nicopolis a d. AE: g 6.48; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 124-127, tav. 39; 6, tav. 69 Esemplari: 19; Conii: D/ 5=417 R/ 5; Foto: OD SERIE 419 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 7.03; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 131, tav. 39 Esemplari: 4; Conii: D/ 3=416 R/ 2; Foto: OD/MI SERIE 420/1 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERAC-NEI-K-OPOLEWC (o IERACNEIK-O-POLEWC, o IERACNEI-KOPOLEWC, o IERAC NEI-K-OPOLEWC) Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 6.75; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 110, 113, 134-138, 140, tavv. 38, 40; OIKONOMIDOU 1972, 21, tav. 16 Esemplari: 15; Conii: D/ 6=416 R/ 5; Foto: IAM SERIE 420/2 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERAC-NEI-K-OPOLEWC (o IERACNEIK-O-POLEWC, o IERACNEI-KOPOLEWC, o IERAC NEI-K-OPOLEWC) Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 6.75; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 110, 113, 134-138, 140, tavv. 38, 40; OIKONOMIDOU 1972, 21, tav. 16 Esemplari: 15; Conii: D/ 6=416 R/ 5; Foto: OD



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SERIE 421 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEI-K-OPOLEWC Tyche velata(?) seduta a s. con mano sul volto e cornucopia AE: g 6.20; mm 24; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU 161, tav. 41 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=416 R/ 1; Foto: AEv SERIE 422/1 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Tyche stante a s. con patera e cornucopia AE: g 6.56; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 165-167, tav. 41 Esemplari: 10; Conii: D/ 5=391/409/416 R/ 4; Foto: UD/TAR SERIE 422/2 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Tyche stante a s. con patera e cornucopia AE: g 6.56; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 165-167, tav. 41 Esemplari: 10; Conii: D/ 5=391/409/416 R/ 4; Foto: OD SERIE 423 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 6.73; mm 26.5; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: OD SERIE 424 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERAC-N-EIKOPOLEWC (o IERAC-N-E-IKOPOLEWC) Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 7.35; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 159, tav. 41; 15, tav. 70 Esemplari: 6; Conii: D/ 2=422 R/ 2; Foto: TAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 425/1 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACN-E-IKO-POLEWC Busto alato e turrito di Nicopolis di fronte con torcia e cornucpopia AE: g 6.93; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 132-133, tav. 40 Esemplari: 7; Conii: D/ 3 R/ 2; Foto: TAR SERIE 425/2 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACN-E-IKO-POLEWC Busto alato e turrito di Nicopolis di fronte con torcia e cornucopia AE: g 6.93; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 132-133, tav. 40 Esemplari: 7; Conii: D/ 3 R/ 2; Foto: L 4 SERIE 426 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Eracle stante di fronte rivolto a s. con clava e arco AE: g 7.43; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 163, tav. 41 Esemplari: 5; Conii: D/ 2=417 R/ 1; Foto: TAR SERIE 427 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ NEIK-OPOLEWC all’esergo IERAC Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo AE: g 6.40; mm 25; h 4 Bibl.: OIKONOMIDOU 162, tav. 41 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: Y SERIE 428A/1 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 6.76; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 114, 118, 142, 151, tavv. 38-41 Esemplari: 11; Conii: D/ 4=418/420/422/425 R/ 3; Foto: AAB

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“Aquiletta” contromarcata nel campo a s. del D/ dell’esemplare del British Museum; cfr. il commento (cap. IV.5).



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SERIE 428A/2 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 6.76; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 114, 118, 142, 151, tavv. 38-41 Esemplari: 11; Conii: D/ 4=418/420/422/425 R/ 3; Foto: VC SERIE 428B/1 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ NEIKO-POLEWC (o NEIKO-P-OLEWC) ; all’esergo IERAC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 6.49; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 111-112, 115-117, 119-123, 143-150, 152, tavv. 38-41; OIKONOMIDOU 1972, 15-16, tav. 15 Esemplari: 43; Conii: D/ 13=416/417/422 R/ 11; Foto: OD SERIE 428B/2 Caracalla D/ AUKMA(U)A-NTWNEINO(C) (o AUKMAN-TWNEINO(C) Busto laureato e drappeggiato di Caracalla a d. R/ NEIKO-POLEWC (o NEIKO-P-OLEWC) ; all’esergo IERAC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 6.49; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 111-112, 115-117, 119-123, 143-150, 152, tavv. 38-41; OIKONOMIDOU 1972, 15-16, tav. 15 Esemplari: 43; Conii: D/ 13=416/417/422 R/ 11; Foto: IAM SERIE 429A Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINOC Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKOPO-LEWC Imperatore a cavallo a d. con braccio levato AE: g 5.12, mm 23, h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VR SERIE 429B Caracalla D/ AKMAUA-NTWNEINOC Busto laureato, drappeggiato e corazzato di Caracalla a d. R/ NEIKO-POLEWC all’esergo IERAC Imperatore a cavallo a d. con braccio levato AE: g 5.08; mm 21; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 6; Conii: D/ 3 R/ 4; Foto: OD

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 430 Caracalla D/ AKMAA-NTWN[EINOC?] Busto laureato e drappeggiato di Carcalla a d. R/ N[EIKOPOLEWC?] Imperatore a cavallo a d. con braccio levato AE: g 4.94; mm 22.5; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 50, tav. 34 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: M SERIE 431 Caracalla D/ AUKMA-NTWNEI Busto laureato e drappeggiato di Carcalla a d. R/ NEIKOP-O-LE-WC Imperatore a cavallo a d. con braccio levato AE: g 5.15; mm 21; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU 8, tav. 64 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: BEY SERIE 432 “Pseudo-autonoma” (epoca di Caracalla?) D/ NEIKOPOLIC IERA Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Statua di Apollo stante su piedistallo a s. don torcia e arco; a s. corona di giunchi AE: g 8.62; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 1 Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: L/TAR SERIE 433 “Pseudo-autonoma” (epoca di Caracalla?) D/ NEIKOPOLIC IERA Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ IERACNE-I-KO-POLEWC Statua di Apollo stante frontalmente rivolta a s. a braccia aperte con torcia e arco; a s. corona di giunchi AE: g 7.55; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU I1, tav. 71 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=432 R/ 1; Foto: PA SERIE 434 “Pseudo-autonoma” (epoca di Caracalla?) D/ NEIKOPOLIC IERA Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ [IERAC-NEIKO-POLEWC] Ercole con leontè stante a d. a riposo su clava appoggiata su roccia; a s. corona di giunchi(?) AE: g 7.41; mm 23; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 7, tav. 1 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: P



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SERIE 435 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOU:DOMNA:CEBACTH:CE Busto drappeggiato di Giulia Domna con cornucopia a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC ErDcle con leontè stante a d. a riposo su clava appoggiata su roccia AE: g 7.50; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VAR SERIE 436 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOU:DOMNA:CEBACTH:CE Busto drappeggiato di Giulia Domna con cornucopia a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Nike (turrita?) incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 6.79; mm 26.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 27, tav. 27 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=435 R/ 1; Foto: IAM SERIE 437 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOU:DOMNA:CEBACTH:CE Busto drappeggiato di Giulia Domna con cornucopia a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 7.46; mm 26.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 32-33, tav. 28 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=435 R/ 1; Foto: AEv SERIE 438 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOU:DOMNA:CEBACTH:CE Busto drappeggiato di Giulia Domna con cornucopia a d. R/ in mezzo N-EI-KO- all’esergo -POLEWC Statua di Artemide Efesina incoronata da Tyche stante a s. con corona e cornucopia AE: g 7.03; mm 25.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 35-36, tav. 28 Esemplari: 8; Conii: D/ 2=435 R/ 2; Foto: PA SERIE 439 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOU:DOMNA:CEBACTH:CE Busto drappeggiato di Giulia Domna con cornucopia a d. R/ IERACNEI-K-OPO-LEWC Apollo stante di fronte rivolto a s. con torcia e arco AE: g 5.74; mm 26; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 37, tav. 28 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=435 R/ 1; Foto: O

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 440 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOU:DOMNA:CEBACTH:CE Busto drappeggiato di Giulia Domna con cornucopia a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 6.63; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 39, tav. 28 Esemplari: 7; Conii: D/ 1=435 R/ 1; Foto: TAR SERIE 441 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOU:DOMNA:CEBACTH:CE Busto drappeggiato di Giulia Domna con cornucopia a d. R/ NEIKO-POLEWC all’esergo IERAC Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo AE: g 7.18; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 40-42, tav. 29 Esemplari: 9; Conii: D/ 2=435 R/ 2; Foto: TAR SERIE 442/1 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOU:DOMNA:CEBACTH:CE Busto drappeggiato di Giulia Domna con cornucopia a d. R/ IERACNEIK-O-POLEWC Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 8.43; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 3; Conii: D/ 2=435 R/ 2; Foto: TAR SERIE 442/2 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOU:DOMNA:CEBACTH:CE Busto drappeggiato di Giulia Domna con cornucopia a d. R/ IERACNEIK-O-POLEWC Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 8.43; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 3; Conii: D/ 2=435 R/ 2; Foto: TAR SERIE 443 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOU:DOMNA:CEBACTH:CE Busto drappeggiato di Giulia Domna con cornucopia a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 5.44; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 50, tav. 29 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=435 R/ 1; Foto: VAR



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SERIE 444 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOU:DOMNA:CEBACTH:CE Busto drappeggiato di Giulia Domna con cornucopia a d. R/ IERACN-E-I-KOPOLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirllanda AE: g 6.25; mm 24; h 4 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 445 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ NEIK-O-POLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e corona AE: g 7.11; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 53, tav. 30 Esemplari: 4; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: TAR SERIE 446/1 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACN-EIKOPOLEWC Statua di Apollo stante su base a s. con torcia e arco AE: g 7.12; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 47-49, tav. 29 Esemplari: 3; Conii: D/ 3=445 R/ 1; Foto: B SERIE 446/2 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACN-EIKOPOLEWC Statua di Apollo stante su base a s. con torcia e arco AE: g 7.12; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 47-49, tav. 29 Esemplari: 3; Conii: D/ 3=445 R/ 1; Foto: ANM SERIE 446/3 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACN-EIKOPOLEWC Statua di Apollo stante su base a s. con torcia e arco AE: g 7.12; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 47-49, tav. 29 Esemplari: 3; Conii: D/ 3=445 R/ 1; Foto: NA

 



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SERIE 447 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna con cornucopia a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 8.12; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 51-52, tav. 29 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=446 R/ 1; Foto: P SERIE 448 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ NEIKO-PO-LEWC Afrodite stante a s. con pomo e scettro AE: g 6.11; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 55, tav. 30 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=446 R/ 1; Foto: TAR SERIE 449/1 Caracalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACNEIK-O-POLEWC (o IERACNEIKO-POLEWC) Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 7.59; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 31, 34 tav. 28 Esemplari: 5; Conii: D/ 3=448 R/ 2; Foto: TAR SERIE 449/2 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACNEIK-O-POLEWC (o IERACNEIKO-POLEWC) Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 7.59; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 31, 34, tav. 28 Esemplari: 5; Conii: D/ 3=448 R/ 2; Foto: OD SERIE 450/1 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 6.87; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 30, tav. 28 Esemplari: 7; Conii: D/ 3=447/448/449 R/ 3; Foto: UD



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SERIE 450/2 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 6.87; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 30, tav. 28 Esemplari: 7; Conii: D/ 3=447/448/449 R/ 3; Foto: TAR SERIE 450/3 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 6.87; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 30, tav. 28 Esemplari: 7; Conii: D/ 3=447/448/449 R/ 3; Foto: OD/VAR SERIE 451/1 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACNEI-KO-POLEWC (o IERACNEIK-O-POLEWC) Nike incedente a d. con ramo di palma e corona AE: g 7.16; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 26, tav. 27 Esemplari: 5; Conii: D/ 3=445/447/449 R/ 3; Foto: UD/TAR SERIE 451/2 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACNEI-KO-POLEWC (o IERACNEIK-O-POLEWC) Nike incedente a d. con ramo di palma e corona AE: g 7.16; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 26, tav. 27 Esemplari: 5; Conii: D/ 3=445/447/449 R/ 3; Foto: VAR SERIE 452/1 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC (o IERACNEI-KOPOLEWC) Eracle stante di fronte rivolto a s. con clava AE: g 7.38; mm 26; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 44, tav. 29 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=449 R/ 2; Foto: VAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 452/2 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC (o IERACNEI-KOPOLEWC) Eracle stante di fronte rivolto a s. con clava AE: g 7.38; mm 26; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 44, tav. 29 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=449 R/ 2; Foto: TAR SERIE 453 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ NEIKO-POLEWC Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo AE: g 6.30; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 43, tav. 29 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=449 R/ 1; Foto: ANM SERIE 454 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ [IERANEIKOPOLIC?] Busto alato e turrito di Nicopolis a d. AE: g 5.34; mm 23.5; h 8 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=449 R/ 1; Foto: PR SERIE 455A Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACEB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACNEI-K-OPOLEWC Statua di Artemide Efesina con cerve incoronata da Nike stante a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.30; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 45, tav. 29 Esemplari: 7; Conii: D/ 1=449 R/ 1; Foto: ADk SERIE 455B/1 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ NEIKO-PO-LEWC all’esergo IERAC Statua di Artemide Efesina con cerve incoronata da Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.23; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 46, tav. 29 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=448 R/ 1; Foto: OD



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SERIE 455B/2 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ NEIKO-PO-LEWC all’esergo IERAC Statua di Artemide Efesina con cerve incoronata da Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.23; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 46, tav. 29 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=448 R/ 1; Foto: VAR SERIE 456 Carcalla in nome di Giulia Domna D/ IOULIA DOMNACB Busto drappeggiato di Giulia Domna a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 8.82; mm 25; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=448? R/ 1; Foto: MIWF

ELAGABALO (218-222 d.C.) SERIE 457 Elagabalo D/ AKMAAN-TwNEINOC[…] Busto laureato e drappeggiato di Elagabalo a d. R/ NEIKO-POLEwC [IERAC?] Naumachia tra due galee con rematori AE: g 19.05; mm 32; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 458 Elagabalo D/ AKMAANTwNEINOCQUIOC Busto laureato e drappeggiato di Elagabalo a d. R/ NEIKOPOLE-in basso -wC Galea a d. con nocchiero, rematori e stendardi AE: g 6.64; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 12-16, 18-20, tav. 45; 28, tav. 50 (sotto Gordiano); 9, tav. 65 Esemplari: 16; Conii: D/ 3 R/ 4; Foto: NA SERIE 459 Elagabalo D/ [..AK]MAUANTwNEINOC Busto laureato e drappeggiato di Elagabalo a d. R/ NEI-KOPO- in basso -LEwC Galea a d. con nocchiero, rematori e vele AE: g 5.91; mm 22; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 17, tav. 45 Esemplari: 5; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: PR/VAR

 



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SERIE 460 Elagabalo in nome di Giulia Semia D/ IOULIACOAIMIACEB Busto drappeggiato di Giulia Semia a d. R/ NEIKOPOL-in basso -EwC Galea a d. con nocchiero e rematori AE: g 6.37; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 24, tav. 46 Esemplari: 5; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: VAR/TAR SERIE 461 Elagabalo in nome di Giulia Mesa D/ IOULIAMAICACEB Busto drappeggiato di Giulia Mesa a d. R/ NEIKOPOLE-in basso -wC Galea a d. con nocchiero, rematori e stendardi AE: g 6.39; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 25-28, tav. 46; 27, tav. 49 (sotto Gordiano) Esemplari: 18; Conii: D/ 4 R/ 6=458?; Foto: PR SERIE 462/1 Elagabalo D/ AKMAANTwNEINOC[…] Busto laureato e drappeggiato di Elagabalo a d. R/ A KTI-A (o A-KTIA?) entro corona di giunchi AE: g 3.64; mm 17.5; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: VAR SERIE 462/2 Elagabalo D/ AKMAANTwNEINOC[…] Busto laureato e drappeggiato di Elagabalo a d. R/ A KTI-A (o A-KTIA?) entro corona di giunchi AE: g 3.64; mm 17.5; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: TAR SERIE 463 Elagabalo in nome di Giulia Paula D/ IOULIA [PAU]LACE Busto laureato e drappeggiato di Giulia Paula a d. R/ A KTI-A entro corona di giunchi AE: g 3.24; mm 19; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU 22, tav. 46 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1=462; Foto: COP



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ALESSANDRO SEVERO (222-235 d.C.) SERIE 464/1 Alessandro Severo D/ AKMAUCEBALEXANDROC Busto laureato e drappeggiato di Alessandro Severo a d. R/ IERACN-EIKOPOLE- all’esergo -wC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 5.99; mm 22.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 47 Esemplari: 5; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: B SERIE 464/2 Alessandro Severo D/ AKMAUCEBALEXANDROC Busto laureato e drappeggiato di Alessandro Severo a d. R/ IERACN-EIKOPOLE- all’esergo -wC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 5.99; mm 22.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 47 Esemplari: 5; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: TAR SERIE 465 Alessandro Severo D/ AKMAUCEBALEXANDROC Busto laureato e drappeggiato di Alessandro Severo a d. R/ IERACNEIKO-POLEwC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 9.45; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 2, tav. 47 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 466 Alessandro Severo D/ AKMAUCEBALEXANDROC Busto laureato e drappeggiato di Alessandro Severo a d. R/ IERACNEIK-OPOLEwC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 6.38; mm 22.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 7, tav. 47; 30, tav. 50 (sotto Gordiano) Esemplari: 5; Conii: D/ 2=464 R/ 2; Foto: MI SERIE 467 Alessandro Severo D/ AKMAUCEBALEXANDROC Busto laureato e drappeggiato di Alessandro Severo a d. R/ IERACNE-I-KOPOLEwC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 5.58; mm 22.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 4, tav. 47; 22, tav. 49 (sotto Gordiano) Esemplari: 3; Conii: D/ 2=466 R/ 1; Foto: NY

 



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SERIE 468 Alessandro Severo D/ AKMAUCEBALEXANDROC Busto laureato e drappeggiato di Alessandro Severo a d. R/ IERACNE-IKOPOLEwC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 6.45; mm 22.5; h 11 Bibl.: OIKONOMIDOU 3, tav. 47 Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: VAR SERIE 469/1 Alessandro Severo D/ AKMAUCEBALEXANDROC Busto laureato e drappeggiato di Alessandro Severo a d. R/ IERACNE-I-KOPOLEwC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghrlanda AE: g 6.83; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 5-6, tav. 47; 10, tav. 65 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=468 R/ 2; Foto: Y SERIE 469/2 Alessandro Severo D/ AKMAUCEBALEXANDROC Busto laureato e drappeggiato di Alessandro Severo a d. R/ IERACNE-I-KOPOLEwC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghrlanda AE: g 6.83; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 5-6, tav. 47 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=468 R/ 1; Foto: TAR SERIE 470 Alessandro Severo D/ AKMAUCEBALEXANDROC Busto laureato e drappeggiato di Alessandro Severo a d. R/ IERACNEI-KO-PO- all’esergo -LEwC Imperatore a cavallo a d. con braccio levato AE: g 5.07; mm 20; h 4 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: ArminiusNumismatics SERIE 471 Alessandro Severo in nome di Giulia Mamea D/ IOULIAMAMAIACEB Busto diademato e drappeggiato di Giulia Mamea a d. R/ IERACNEIKOPOLE- all’esergo -wC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 6.32; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 8, tav. 47; 12, tav. 65 Esemplari: 5; Conii: D/ 1 R/ 2=464; Foto: ANM



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SERIE 472 Alessandro Severo in nome di Giulia Mamea D/ IOULIAMAMAIACEB Busto diademato e drappeggiato di Giulia Mamea a d. R/ IERAC-N-EIKOPOLEwC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 6.88; mm 23.5; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 9, tav. 47 Esemplari: 5; Conii: D/ 1=471 R/ 2; Foto: TAR SERIE 473 Alessandro Severo in nome di Giulia Mamea D/ IOULIAMAMAIACEB Busto drappeggiato di Giulia Mamea a d. R/ IERAC-N-EIKOPOLEwC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 4.90; mm 23; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU 13, tav. 65 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: BEY SERIE 474 Alessandro Severo in nome di Giulia Mamea D/ IOULIAMAMAIACEB Busto diademato e drappeggiato di Giulia Mamea a d. R/ IERACNEIKOPOLEwC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 6.50; mm 23; h 8 Bibl.: OIKONOMIDOU 10, tav. 47 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=471 R/ 1=456; Foto: VR SERIE 475 Alessandro Severo in nome di Giulia Mamea D/ IOULIAMAMAIACEB Busto drappeggiato di Giulia Mamea a d. R/ IERACNEIKOPOLEwC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 5.52; mm 22.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 11, tav. 47; 30, tav. 46 (sotto Giulia Mesa) Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: IAM/PR SERIE 476 Alessandro Severo in nome di Giulia Mamea D/ IOULIAMAMAIACEB Busto diademato e drappeggiato di Giulia Mamea a d. R/ IERAC-NEI-K-OPOLEwC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 6.70; mm 25; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 12, tav. 47 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=474 R/ 1; Foto: V

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 477 Alessandro Severo in nome di Giulia Mamea D/ IOULIAMAMAIACEB Busto drappeggiato di Giulia Mamea a d. R/ IERAC-NEI-K-OPOLEwC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 5.78; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 13, tav. 47; 29, tav. 46 (sotto Giulia Mesa) Esemplari: 4; Conii: D/ 1=475 R/ 1=465; Foto: L SERIE 478 Alessandro Severo in nome di Giulia Mamea D/ IOULIAMAMAIACEB Busto diademato e drappeggiato di Giulia Mamea a d. R/ IERACNEIK-OPOLEwC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 6.82; mm 22; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=473 R/ 1; Foto: TAR

GORDIANO III (238-244 d.C.) SERIE 479 Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ IERACN-EIKOPOLEWC Nike incedente a s. con ramo di palma e ghrlanda AE: g 6.80; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 3-5, tav. 48; 15, tav. 65 Esemplari: 4; Conii: D/ 4 R/ 4; Foto: AR SERIE 480/1 Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ IERACN-EIK-OPOLEWC (o IERACN-E-IKOPOLEWC) Nike incedente a d. con ramo di palma e ghrlanda AE: g 6.72; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 6-15, tavv. 48-49 Esemplari: 25; Conii: D/ 7 R/ 6; Foto: ANM SERIE 480/2 Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ IERACN-EIK-OPOLEWC (o IERACN-E-IKOPOLEWC) Nike incedente a d. con ramo di palma e ghrlanda AE: g 6.72; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 6-15, tavv. 48-49 Esemplari: 25; Conii: D/ 7 R/ 6; Foto: VAR



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SERIE 480/3 Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ IERACN-EIK-OPOLEWC (o IERACN-E-IKOPOLEWC) Nike incedente a d. con ramo di palma e ghrlanda AE: g 6.72; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 6-15, tavv. 48-49 Esemplari: 25; Conii: D/ 7 R/ 6; Foto: TAR SERIE 481A Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 6.08; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 16, 18-19, tav. 49; 14, tav. 65 Esemplari: 7; Conii: D/ 2 R/ 3; Foto: TAR SERIE 481B Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ NEIKO-POLEWC all’esergo IERAC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 6.70; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 17, tav. 49 Esemplari: 7; Conii: D/ 2=480 R/ 1; Foto: PR SERIE 482 Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ IERACNEIKOPOLEWC Corona di giunchi entro corona d’alloro AE: g 6.85; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 20, tav. 49 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=480/481A R/ 3; Foto: TAR SERIE 483 Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ IERACN-EIKOPOLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 6.10; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 21, 23-24, tav. 49; 16, tav. 65 Esemplari: 7; Conii: D/ 4=480/482 R/ 3; Foto: PR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 484 Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 6.52; mm 23; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 25, tav. 49 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AR SERIE 485 Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ IERA-CNEI-K-OPOLE-all’esergo -WC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 6.53; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 29, tav. 50 Esemplari: 6; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: ANM SERIE 486 Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ NEIKOP-OLEWC all’esergo IERAC Tempio tetrastilo con statua di Asclepio con bastone e serpente attorcigliato AE: g 6.55; mm 22; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 33, tav. 50 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=485 R/ 1; Foto: OD SERIE 487/1 Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ NEIKO-POLEWC (o NEIK-OPOLEWC) all’esergo IERAC Imperatore a cavallo a d. con braccio levato AE: g 4.47; mm 20; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 31-32, tav. 50 Esemplari: 7; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: TAR SERIE 487/2 Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ NEIKO-POLEWC (o NEIK-OPOLEWC) all’esergo IERAC Imperatore a cavallo a d. con braccio levato AE: g 4.47; mm 20; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 31-32, tav. 50 Esemplari: 7; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: TAR



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SERIE 488 Gordiano III D/ AUKMAANGORDIANOCC Busto laureato e drappeggiato di Gordiano III a d. R/ NEIKO-P-OLEWC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghrlanda AE: g 3.17, mm 19, h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR

FILIPPO L’ARABO (244 – 249 d.C.) SERIE 489 Filippo l’Arabo D/ AUTMAIOUFILIPPOCCEBA Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Tyche o Aktia seduta a s. con vaso (agonistico?) da cui sgorga acqua(?); sotto, tre figure umane abbracciate AE: g 15.22; mm 34; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 21-22, tavv. 51-52 Esemplari: 6; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: TAR SERIE 490 Filippo l’Arabo D/ AUTMAIOUFILIPPOCCEBA Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Apollo seduto su roccia a s. con arco(?); sotto, un cane a s. e protome di un cavallo a d. affrontati, in mezzo testa di cinghiale AE: g 15.10; mm 34.5; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU 23, tav. 52 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: L SERIE 491 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCCEB Testa radiata di Filippo a d. R/ I-ERACNEIK-OPOLEWC Atena elmata stante a s. con lancia e scudo AE: g 6.89; mm 25; h 8 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 492 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCCEB Testa radiata di Filippo a d. R/ I-ERACNEI-KO-POLEWC L’imperatore stante a s. su galea a d. con timoniere e Nike stante a s. che lo incorona AE: g 7.01; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 2-4, tav. 50 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=491 R/ 2; Foto: TAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 493 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCCEB Testa radiata di Filippo a d. R/ IERAN-EIKOPOLIC Busto alato e turrito di Nicopolis a d. AE: g 7.24; mm 23; h 7 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: UD SERIE 494 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCCEB Testa radiata di Filippo a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Ipsipile(?) incedente a s. rivolta indietro verso Archemoro (?) a terra aggredito da un serpente a s.; in alto a d., stella AE: g 6.80; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 20, tav. 51 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=491/493 R/ 1; Foto: VR/BO SERIE 495 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCCEB Testa radiata di Filippo a d. R/ IERACNEIKOPOLEWC A entro corona di giunchi AE: g 5.25; mm 24.5; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 12, tav. 51 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=493 R/ 1; Foto: ANM SERIE 496 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCCEB Tetsa radiata di Filippo a d. R/ IERACNEIK-OP-OLEWC Zeus stante a d. con scettro corto e aquila AE: g 4.40; mm 24; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 27, tav. 52 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=495 R/ 1; Foto: Y SERIE 497 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Atena stante a s. con Nike, lancia e scudo AE: g 7.71; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 17, tav. 51 Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: TAR/B



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SERIE 498 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ [I-ERACNEI-KO-POLEWC?] L’imperatore stante a s. su galea a d. con timoniere e Nike stante a s. che lo incorona AE: g 3.97; mm 24; h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 50 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 499 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ [IERANEI-KO]POLIC Busto alato e turrito di Nicopolis a d. AE: g 5.14; mm 22; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 500 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Ipsipile(?) incedente a s. rivolta indietro verso Archemoro(?) a terra aggredito da un serpente; in alto a d., stella AE: g 6.62; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 18, tav. 51; 21, tav. 65 Esemplari: 5; Conii: D/ 2=497 R/ 1=494; Foto: BEY SERIE 501 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOU FILIPPOCC Busto laureato e corazzato di Filippo a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 7.75; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 13, tav. 51; 22, tav. 65 Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: BEY SERIE 502 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 8.40; mm 23; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 14, tav. 51 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: PR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 503 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOU FILIPPOCC Busto laureato e corazzato di Filippo a d. R/ IERACNEIKOPOLEWC A entro corona di giunchi AE: g 9.17; mm 23; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU 9-10, tav. 51 Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 504 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACNEIKOPOLEWC A entro corona di giunchi AE: g 7.61; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 11, tav. 51; 17-18, tav. 65 Esemplari: 6; Conii: D/ 2 R/ 2=495/503; Foto: TAR SERIE 505 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOU FILIPPOCC Busto laureato e corazzato di Filippo a d. R/ IERACN-EI-KOPOLWC Tripode scaro con serpente attorcigliato AE: g 7.40; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 8, tav. 51 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=503 R/ 1; Foto: B SERIE 506 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Tripode scaro con serpente attorcigliato AE: g 7.42; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 5-7, tav. 50; 37, tav. 53 (sotto Filippo II) Esemplari: 13; Conii: D/ 3=504 R/ 3; Foto: PR SERIE 507 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 5.71; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 15, tav. 51 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VC



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SERIE 508 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Tyche stante a s. con scettro e cornucopia AE: g 5.26; mm 22.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 16, tav. 51 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=497 R/ 1; Foto: TAR SERIE 509 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACN-EI-K-OPOLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 5.42; mm 22; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 19, tav. 65 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=507 R/ 1; Foto: BEY SERIE 510 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Zeus stante a d. con scettro corto e aquila AE: g 6.76; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 25-26, tav. 52 Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 1=496; Foto: TAR SERIE 511 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IER-ACNEIKO-POLEW-C Nike alla guida di una biga in corsa a d. AE: g 7.42; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 24, tav. 52; 18, tav. 70 Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: ANM SERIE 512 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Poseidone(?) stante a s. con tridente(?) AE: g 7.69; mm 23; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR

 



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SERIE 513 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Eracle stante con leontè a d. appoggiato su clava sopra una roccia AE: g 5.88; mm 22; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: IAM SERIE 514A Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACNE-I-KOPOLEWC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 8.31; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1=503? R/ 1; Foto: TAR SERIE 514B Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFI-LIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Nike incedente a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.85; mm 23; h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU 20, tav. 70 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: ANM SERIE 515 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOU-FILIPPOCC(E) Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACN-EIKOPOLEWC Tyche stante a s. con timone e cornucopia AE: g 6.21; mm 22.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 19, tav. 70 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: ANM SERIE 516 Filippo l’Arabo D/ AUTMIOUFILIPPOCCEB Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACN-EIKOPOLEWC Poseidone(?) stante a d. con tridente e delfino(?) AE: g 6.94; mm 21.5; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR



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SERIE 517 Filippo l’Arabo D/ [..U]FI-LIPPOC[…] Busto laureato e drappeggiato di Filippo a d. R/ IERACNEI-KO-POL-EWC Galea con remi a d. AE: g 5.36; mm 19; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 518 Filippo l’Arabo in nome di Ottacilia Severa D/ MARKOTAKCEBHERACEB Busto diademato e drappeggiato di Ottacilia Severa a d. R/ IERACNEI-K-OPOLEWC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda; in alto a d., stella AE: g 6.67; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 28-29, tav. 52; 23, tav. 66; 23, tav. 46 (sotto Aquilia Severa) Esemplari: 9; Conii: D/ 3 R/ 2; Foto: OD SERIE 519/1 Filippo l’Arabo in nome di Ottacilia Severa D/ MARKOTAKCEBHERACEB Busto diademato e drappeggiato di Ottacilia Severa a d. R/ IERAC-NEI-KOPOLEWC (o IERAC-N-EIKOPOLEWC o IERAC-NEIKOPOLE-WC) Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 6.97; mm 22; h 1 Bibl.: OIKONOMIDOU 31-34, tav. 53; 21, tav. 70 Esemplari: 8; Conii: D/ 3=518 R/ 4; Foto: IAM SERIE 519/2 Filippo l’Arabo in nome di Ottacilia Severa D/ MARKOTAKCEBHERACEB Busto diademato e drappeggiato di Ottacilia Severa a d. R/ IERAC-NEI-KOPOLEWC (o IERAC-N-EIKOPOLEWC o IERAC-NEIKOPOLE-WC) Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 6.97; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 31-34, tav. 53; 21, tav. 70 Esemplari: 8; Conii: D/ 3=518 R/ 4; Foto: VR SERIE 520 Filippo l’Arabo in nome di Ottacilia Severa D/ MARKOTAKCEBHERACEB Busto diademato e drappeggiato di Ottacilia Severa a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Atena elmata stante a s. con lancia e scudo AE: g 7,47; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1=519 R/ 1; Foto: TAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 521 Filippo l’Arabo in nome di Ottacilia Severa D/ MARKOTAKILCEBHERACEB Busto diademato e drappeggiato di Ottacilia Severa a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 6.84; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 30, tav. 52 Esemplari: 8; Conii: D/ 3 R/ 2; Foto: TAR SERIE 522 Filippo l’Arabo in nome di Ottacilia Severa D/ MARKOTAKILCEBHERACEB Busto diademato e drappeggiato di Ottacilia Severa a d. R/ IERAC-NEIKOP-OLEW-C Nike alla guida di una biga in corsa a d. AE: g 10.46; mm 24; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=511 R/ 1; Foto: VC SERIE 523 Filippo l’Arabo in nome di Ottacilia Severa D/ MARKOTAKCEBHERACEB Busto diademato e drappeggiato di Ottacilia Severa a d. R/ IERACNE-IKOPOLEWC Tyche stante a s. con patera e cornucopia AE: g 7.31; mm 22; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 35, tav. 53 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: IAM SERIE 524 Filippo l’Arabo in nome di Filippo iunior D/ MIOUFILIPPOCKAIC Busto corazzato di Filippo iunior a d. R/ IERACN-EIK-OPOLEW-C Poseidone(?) stante a d. con tridente e delfino(?) AE: g 5.09; mm 22; h 1 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: UD SERIE 525 Filippo l’Arabo in nome di Filippo iunior D/ AUTMIOUFILIPPOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Filippo iunior a d. R/ IERACNEIK-OPO-L- tra le gambe del tripode -EWC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 6.34; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 38-39, tav. 53 Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AEv



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SERIE 526 Filippo l’Arabo in nome di Filippo iunior D/ AUTMIOUFILIPPOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Filippo iunior a d. R/ IERACN-EIKOPOLEWC Apollo Azio stante a s. con torcia e arco AE: g 5.76; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 45, tav. 54 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: IAM/V SERIE 527 Filippo l’Arabo in nome di Filippo iunior D/ AUTMIOUFILIPPOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Filippo iunior a d. R/ IERACNEIKOPOLEWC A entro corona di giunchi AE: g 6.01; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 42, tav. 54 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=526 R/ 1; Foto: SP SERIE 528 Filippo l’Arabo in nome di Filippo iunior D/ AUTMIOUFILIPPOCC(B) Busto laureato e drappeggiato di Filippo iunior a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Atena elmata stante a s. con lancia e scudo AE: g 7.62; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 40, tav. 53 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=526 R/ 1; Foto: PA SERIE 529 Filippo l’Arabo in nome di Filippo iunior D/ AUTMIOUFILIPPOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Filippo iunior a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC L’imperatore stante a s. su galea a d. con timoniere e Nike stante a s. che lo incorona AE: g 8.85; mm 25; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 41, tav. 54 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=526 R/ 1; Foto: L SERIE 530 Filippo l’Arabo in nome di Filippo iunior D/ AUTMIOUFILIPPOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Filippo iunior a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Zeus seduto in trono a s. con scettro; in alto a s., stella AE: g 6.68; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1=526 R/ 1; Foto: TAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 531 Filippo l’Arabo in nome di Filippo iunior D/ AUTMIOUFILIPPOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Filippo iunior a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Eracle con leontè stante a d. a riposo su clava sopra una roccia AE: g 6.22; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 46-47, tav. 54 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=526 R/ 1; Foto: TAR/C SERIE 532 Filippo l’Arabo in nome di Filippo iunior D/ AUTMIOUFILIPPOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Filippo iunior a d. R/ IERACNEI-K-OPOLEWC Nike stante a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 8.03; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 2=531 R/ 1; Foto: TAR SERIE 533 Filippo l’Arabo in nome di Filippo iunior D/ AUTMIOUFILIPPOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Filippo iunior a d. R/ IERACN-EI-K-OPOLEWC Eracle con clava stante a d. entro tempio visto di fronte AE: g 6.49; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 44, tav. 54 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=532 R/ 1; Foto: UD SERIE 534 Filippo l’Arabo in nome di Filippo iunior D/ AUTMIOUFILIPPOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Filippo iunior a d. R/ IE-RACNEIK-OPOLEW-C Eracle stante a s. rivolto indietro con clava e leontè AE: g 6.35; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 43, tav. 53 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=526 R/ 1; Foto: O SERIE 535 Filippo l’Arabo in nome di Filippo iunior D/ AUTMIOUFILIPPOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Filippo iunior a d. R/ IER-AC-NEIKOP-OLEW-C Nike alla guida di una biga in corsa a d. AE: g 7.97; mm 24; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=526 R/ 1; Foto: VAR



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SERIE 536 Filippo l’Arabo in nome di Filippo iunior D/ MIOUFI-LIPPOCK Busto laureato e drappeggiato di Filippo iunior a d. R/ IERAC-N-EI-KOPO-LEWC Imperatore a cavallo a d. con mano levata AE: g 4.80; mm 19.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: UD

TREBONIANO GALLO (251 – 253 d.C.) SERIE 537 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 7.24; mm 23.5; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 538 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ [IERANEIKOPOLIC?] Busto alato e turrito di Nicopolis a d. AE: g 6.79; mm 25; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 7, tav. 55 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=537 R/ 1; Foto: ANM SERIE 539 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Eracle con leontè stante a d. a riposo su clava sopra una roccia AE: g 7.25; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 2, tav. 54 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=537 R/ 2; Foto: ANM SERIE 540/1 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 6.16; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 4-6, 9, tavv. 54-55 Esemplari: 6; Conii: D/ 2=537 R/ 2; Foto: IAM

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 540/2 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Atena elmata stante a s. con Nike, lancia e scudo AE: g 6.16; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 4-6, 9, tavv. 54-55 Esemplari: 6; Conii: D/ 2=537 R/ 2; Foto: IAM SERIE 541 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ IERACNEI-KOPO- all’esergo -LEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 7.29; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 3, tav. 54 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=537 R/ 1; Foto: UD SERIE 542 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ [IERACNEIKOPOLEWC] Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 5.70; mm 23; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/1=537 R/ 1; Foto: PR SERIE 543 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Eracle stante a s con arco nell’atto di scagliare la clava AE: g 5.24; mm 23; h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU 24, tav. 66 Esemplari: 1; Conii: D/1=537 R/ 1; Foto: BEY SERIE 544/1 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ IERACNE-IKO-PO-LEWC Afrodite stante a s. con pomo e scettro AE: g 8.02; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 8, tav. 55; 25, tav. 57 (sotto Valeriano) Esemplari: 5; Conii: D/3=540 R/ 2; Foto: ANM



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SERIE 544/2 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ IERACNE-IKO-PO-LEWC Afrodite stante a s. con pomo e scettro AE: g 8.04; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 8, tav. 55; 25, tav. 57 (sotto Valeriano) Esemplari: 5; Conii: D/3=540 R/ 2; Foto: TAR SERIE 544/3 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ IERACNE-IKO-PO-LEWC Afrodite stante a s. con pomo e scettro AE: g 8.04; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 8, tav. 55; 25, tav. 57 (sotto Valeriano) Esemplari: 5; Conii: D/3=540 R/ 2; Foto: VAR SERIE 545 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ [IERACNEIKOPOLEWC] Galea con remi a d. AE: g 7.26; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 54 Esemplari: 2; Conii: D/1=544 R/ 2; Foto: TAR SERIE 546 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ in alto IERAC in basso NEI-KOPOLEWC Nike alla guida di una biga ina corsa a d. AE: g 7.25; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/2 R/ 1; Foto: TAR SERIE 547 Treboniano Gallo D/ AU[T?](o A[UK?])BIB[TREB?] GALLOC Busto laureato e drappeggiato di Treboniano Gallo a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 8.81; mm 23; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 10, tav. 55 Esemplari: 1; Conii: D/1 R/ 1; Foto: ANM

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 548/1 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ IERACN-EIKO all’esergo POLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 7.41; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 11, tav. 55; 25, tav. 66 Esemplari: 9; Conii: D/3 R/ 2; Foto: DC SERIE 548/2 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ IERACN-EIKO all’esergo POLEWC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 7.41; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 11, tav. 55; 25, tav. 66 Esemplari: 9; Conii: D/3 R/ 2; Foto: MI SERIE 549 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ in alto IERAC in basso NEI-KOPOLE-WC Nike alla guida di una biga in corsa a d. AE: g 6.70; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 12, tav. 55 Esemplari: 2; Conii: D/2=548 R/ 1; Foto: B SERIE 550 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ [ECTIA] BOULHC Hestia Boule seduta di fronte rivolta a d. AE: g 6.60; mm 25; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 13, tav. 55 Esemplari: 1; Conii: D/1=548 R/ 1; Foto: ANM SERIE 551 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ [IERANEIKOPOLIC?] Busto alato e turrito di Nicopolis a d. AE: g 5.80; mm 25; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 15, tav. 55; 23, tav. 70; 2, tav. 48 (sotto Gordiano III) Esemplari: 3; Conii: D/ 1=548 R/ 2; Foto: P



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SERIE 552 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ IERACNEIKO-POLE-WC Artemide(?) stante frontalmente rivolta a d. con scettro e arco(?) AE: g 7.40; mm 23.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 17, tav. 55 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=548 R/ 1; Foto: O SERIE 553 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ in alto [IERAC-NEIKOPO]-LEWC Cinghiale a s. e cane a d. affrontati AE: g 9.26; mm 23; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=548 R/ 1; Foto: TAR SERIE 554/1 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ IERACNE-I-KOPOLEWC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 7.91; mm 23.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 22, tav. 70 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=548 R/ 1; Foto: ANM SERIE 554/2 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ IERACNE-I-KOPOLEWC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 7.91; mm 23.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 22, tav. 70 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=548 R/ 1; Foto: PR SERIE 555 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ A entro corona di giunchi AE: g 8.47; mm 25.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 14, tav. 55 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=554 R/ 1; Foto: AEv

 



NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

SERIE 556 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ IERACN-EI-KOPOLEWC Nike stante a s. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.08; mm 23; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 16, tav. 55 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=554 R/ 1; Foto: B SERIE 557 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Tyche stante a d. con scettro e cornucopia AE: g 8.47; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 26, tav. 66 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=554 R/ 1; Foto: BEY SERIE 558 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ […] Eracle stante a s. con arco e clava AE: g 8.68; mm 25; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 48 (sotto Gordiano III) Esemplari: 1; Conii: D/ 1=554 R/ 1; Foto: AR SERIE 559 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ IERACNEIKOPO-LEWC Afrodite stante a s. con scettro e pomo AE: g 6.55; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 27, tav. 66; Z4, tav. 71 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=548 R/ 1; Foto: BEY SERIE 560 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ […] Nike stante a s. (su globo?) con ramo di palma e ghirlanda AE: g 6.73; mm 22.5; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=559 R/ 1; Foto: VC

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SERIE 561 Treboniano Gallo in nome di Volusiano D/ [AK?]BIAFGALLOCBEBOLOUC[?] Busto laureato e drappeggiato di Volusiano a d. R/ […] Eracle stante a d. con arco e clava(?) AE: g 8.94; mm 22; h 7 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: PR

VALERIANO (253 – 260 d.C.) SERIE 562 Valeriano D/ POLIK BALERIANOC Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 20.93; mm 33; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 16, tav. 57 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: ANMCh SERIE 563 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Poseidone stante a d. con tridente e delfino AE: g 5.10; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 1, tav. 56 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: B SERIE 564 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Zeus(?) stante di fronte rivolto a d. con scettro AE: g 6.74; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 4-6, tav. 56 Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: AR SERIE 565 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERACNEI-K-OPOLEWC Zeus(?) stante a d. nell’atto di scagliare un fulmine AE: g 8.34; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 2-3, tav. 56; 12-13, tav. 58 (sotto Gallieno) Esemplari: 5; Conii: D/ 2=564 R/ 2; Foto: VAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 566/1 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERACN-EIKOPOL-EWC (o IERAC-NEIKO-POLEWC) Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 8.40; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 10-11, tav. 56; 29, tav. 66; 24, tav. 70 Esemplari: 6; Conii: D/ 3=564 R/ 2; Foto: AR SERIE 566/2 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERACN-EIKOPOL-EWC (o IERAC-NEIKO-POLEWC) Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 8.40; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 10-11, tav. 56; 29, tav. 66; 24, tav. 70 Esemplari: 6; Conii: D/ 3=564 R/ 2; Foto: C SERIE 566/3 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERACN-EIKOPOL-EWC (o IERAC-NEIKO-POLEWC) Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 8.40; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 10-11, tav. 56; 29, tav. 66; 24, tav. 70 Esemplari: 6; Conii: D/ 3=564 R/ 2; Foto: B SERIE 567/1 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 9.20; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 8-9, tav. 56; 28, tav. 66 Esemplari: 6; Conii: D/ 2=566 R/ 2; Foto: IAM SERIE 567/2 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 9.20; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 8-9, tav. 56; 28, tav. 66 Esemplari: 6; Conii: D/ 2=566 R/ 2; Foto: TAR



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SERIE 568 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERAC-NEIKOPO-LEWC (o IERACNEIKO-POLEWC) Galea con nocchiero e rematori a d. AE: g 7.96; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 14-15, tav. 57; 1, tav. 58 (sotto Gallieno) Esemplari: 8; Conii: D/ 2=567 R/ 3; Foto: TAR SERIE 569 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Statua di Artemide Efesina con sostegni incoronata da Tyche stante a s. con cornucopia e ghirlanda AE: g 5.58; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 23-24, tav. 57 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=567 R/ 1; Foto: V SERIE 570 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ ECTIA BOULHC Hestia Boule seduta di fronte rivolta a d. AE: g 7.03; mm 24.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 21-22, tav. 57 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=567 R/ 1; Foto: AR SERIE 571 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERACNEI-KOPOLE-WC Atena elmata stante a s. con Nike, lancia e scudo AE: g 6.89; mm 24.5; h 1 Bibl.: OIKONOMIDOU 12, tav. 56 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VC SERIE 572A Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ NEIKOPOLEWC all’esergo IERAC Nike alla guida di una quadriga a d. con ghirlanda(?) AE: g 7.21; mm 24; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 19, tav. 57 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=566 R/ 1; Foto: TAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 572B Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ NEIKOPOLEWC all’esergo IERAC Helios (imperatore?) alla guida di una quadriga a d. con lancia AE: g 7.97; mm 24; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 17-18, tav. 57 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=564 R/ 1; Foto: AR SERIE 573 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Aktia seduta in trono a s. con scettro e vaso agonistico AE: g 8.61; mm 23.5; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 2=566 R/ 1; Foto: MI SERIE 574 Valeriano D/ POLIKBALERIANOCCE(B) Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ [IERACNEI-KOPOLEWC?] A entro corona di giunchi AE: g 8.40; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 20, tav. 57 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=572B R/ 1; Foto: AR SERIE 575 Valeriano(?) D/ […] Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.24; mm 24; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 13, tav. 57 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VAR SERIE 576 Valeriano D/ […]KBALERIANO[…] Busto laureato e drappeggiato di Valeriano a d. R/ NEI-KO-POLEWC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 3.71; mm 22; h 11 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR



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SERIE 577 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 21.40; mm 36; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU 5, tav. 58 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1=562; Foto: B SERIE 578A Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC[CEB?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 8.39; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 6-8, tav. 58; 33, tav. 66 Esemplari: ; Conii: D/ 3 R/ 2; Foto: ANMe SERIE 578B Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC[CEB?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 9.28; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: TAR/UD SERIE 579 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC[CEB?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACN-EIKOPOLE-WC Zeus(?) stante di fronte rivolto a d. con scettro AE: g 7.81; mm 23; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 2-3, tav. 58; 7, tav. 56, (sotto Valeriano); 30-31, tav. 66 Esemplari: 8; Conii: D/ 3=578B R/ 2=564; Foto: PA/OD SERIE 580 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC[CEB?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ [IERACNEI-KOPOLEWC?] Statua di Artemide Efesina con sostegni incoronata da Tyche stante a s. con cornucopia e ghirlanda AE: g 8.67; mm 24; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 32, tav. 66 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=579 R/ 1; Foto: BEY

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 581 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC[CEB?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERAC-NI-KOPOLE-WC Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo AE: g 8.36; mm 23.5; h 1 Bibl.: OIKONOMIDOU 16, tav. 59 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=578B R/ 1=571?; Foto: TAR SERIE 582 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC[CEB?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNEI-KOPOLE-WC Asclepio stante di fronte rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato dentro un tempio distilo AE: g 7.13; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 4, tav. 58 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=578B R/ 1; Foto: TAR SERIE 583 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC[CEB?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACN-EIK-O-POLE-WC Afrodite stante a s. con scettro e pomo AE: g 8.08; mm 23; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 10-11, tav. 58; 34, tav. 66 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=578A/B R/ 1; Foto: TAR SERIE 584 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC[CEB?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERAC-N-EIKOPOLEWC Ipsipile(?) incedente a s. rivolta indietro verso Archemoro(?) a terra aggredito da un serpente a s. AE: g 11.56; mm 23.5; h 1 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VAR SERIE 585 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC[CEB?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo AE: g 8.72; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 9, tav. 58 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=578A R/ 1; Foto: TAR



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SERIE 586A Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC[CEB?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Galea con imperatore stante a s. e Nike(?) stante a d. che lo incorona AE: g 7.26; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 15, tav. 58 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=578B R/ 1; Foto: AEv/TAR SERIE 586B Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIK-GALLIH Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNEIKO-P-OLEWC Galea con rematori a d. AE: g 8.09; mm 23.5; h 8 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: FI SERIE 587 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Atena elmata stante a s. con lancia e scudo AE: g 9.98; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 17-18, tav. 59 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1=567; Foto: NY SERIE 588 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Aktia seduta a s. con vaso agonistico e scettro AE: g 8.49; mm 24; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 19, tav. 59 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=587 R/ 1=573?; Foto: M SERIE 589/1 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC (o POLIK-GALLIH) Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC (o IERAC-NEIKO-POLEWC) Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 8.40; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 24, tav. 70 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=587 R/ 2; Foto: TAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 589/2 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIKGALLIHNOC (o POLIK-GALLIH) Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC (o IERAC-NEIKO-POLEWC) Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 8.40; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 24, tav. 70 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=587 R/ 2; Foto: MIWF SERIE 590 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIK-GALLIH Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERAC-NEIKOPO-[LEWC?] Nike incedente a d. con ramo di palma e corona AE: g 7.70; mm 24; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU 14, tav. 58 Esemplari: 2; Conii: D/ 1=589 R/ 1; Foto: P SERIE 591 Gallieno co-reggente di Valeriano D/ POLIK-GALLIH Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC A entro corona di giunchi AE: g 6.73; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 3; Conii: D/ 2=589 R/ 2; Foto: TAR SERIE 592 Valeriano e Gallieno in memoria di Augusto D/ KTICTHCCEBACTOC Testa di Augusto a d. R/ IERACNEIKOPOLEWC Galea con rematori a d. AE: g 8.44; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 88, tav. 10; 1, tav. 64 (sotto Augusto) Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: BEY SERIE 593 Valeriano e Gallieno in memoria di Augusto D/ KTICTHCCEBACTOC Testa di Augusto a d. R/ IERACNEI-K-O-[POLEWC] Nike alla guida di una biga in corsa con frustino(?) a d. AE: g 7.57; mm 24.5; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 90, tav. 10 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=592 R/ 1; Foto: AR



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SERIE 594 Valeriano e Gallieno in memoria di Augusto D/ KTICTHCCEBACTOC Testa di Augusto a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 14.97; mm 24.5; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU 89, tav. 10 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=592 R/ 1=578A; Foto: AEv SERIE 595 “Pseudo-autonoma” (epoca di Caracalla-Gallieno?) D/ [IERAC?] NEIKOPOLEWC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ […] Ipsipile(?) stante a s. rivolta indietro(?) verso Archemoro a terra aggredito da un serpente a s.(?) AE: g 9.47; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 6, tav. 1 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=432? R/ 1; Foto: VAR SERIE 596 “Pseudo-autonoma” (epoca di Caracalla-Gallieno?) D/ IERA NEIKOPOLIC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ [IERAC]NEI-KOPO-LEWC Tyche seduta a s. con patera e cornucopia AE: g 9.47; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 2, tav. 1 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=432?/595 R/ 1; Foto: BO SERIE 597 “Pseudo-autonoma” (epoca di Caracalla-Gallieno?) D/ IERA NEIKOPOLIC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ sopra IERACNEIK-OPO- all’esergo -LEWC Cinghiale a s. e cane a d. affrontati AE: g 7.29; mm 25; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU 3, tav. 1 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=432 R/ 1; Foto: ANM SERIE 598 “Pseudo-autonoma” (epoca di Caracalla-Gallieno?) D/ IERA NEIKOPOLIC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Asclepio stante rivolto a d. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 9.17; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=432/597 R/ 1; Foto: MI

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 599 “Pseudo-autonoma” (epoca di Caracalla-Gallieno?) D/ IERAN-EIKOPOLIC Busto turrito e alato di Nicopolis a d. R/ IERACNEI-KOPOL-EWC Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 12.24; mm 23; h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=432/597 R/ 1; Foto: TAR SERIE 600 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw-NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNEIKOPOLEWC A entro corona di giunchi AE: g 8.00; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 74-77, tav. 62 Esemplari: 10; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: IAM SERIE 601 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw-NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNEIKOPO-LEWC Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo AE: g 9.99; mm 24; h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=600 R/ 1; Foto: TAR SERIE 602/1 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw-NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Efesto stante a d. con tenaglie e martello AE: g 8.22; mm 22.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 26, tav. 71 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=600 R/ 1; Foto: TAR SERIE 602/2 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw-NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNEI-KOPOLEWC Efesto stante a d. con tenaglie e martello AE: g 8.22; mm 22.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 26, tav. 71 Esemplari: 4; Conii: D/ 2=600 R/ 1; Foto: UD



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SERIE 603 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw-NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNEIKO-POLEWC Eracle stante a s. a con clava e leontè AE: g 7.78; mm 22; h / Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=602 R/ 1; Foto: R SERIE 604/1 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw-NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC (o IERACNE-IKOPOLE-WC o IERAC-NEIKOP-OLEWC) Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 7.93; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 68-72, tav. 62; 76, tav. 68 Esemplari: 8; Conii: D/ 3=600 R/ 3; Foto: Y SERIE 604/2 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNEIK-OPOLEWC (o IERACNE-IKOPOLE-WC o IERAC-NEIKOP-OLEWC) Tripode sacro con serpente attorcigliato AE: g 7.93; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 68-72, tav. 62; 76, tav. 68 Esemplari: 8; Conii: D/ 3=600 R/ 3; Foto: V SERIE 605 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw-NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNEIKO-P-OLEWC Galea a d. con rematori AE: g 7.80; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 65, tav. 62 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=604 R/ 2=586B; Foto: R SERIE 606/1 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw-NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERAC-NEIKOPOL-EWC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.70; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 66-67, tav. 62 Esemplari: 3; Conii: D/ 3=600/604 R/ 1; Foto: TAR

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 606/2 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw-NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERAC-NEIKOPOL-EWC Nike incedente a d. con ramo di palma e ghirlanda AE: g 7.70; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 66-67, tav. 62 Esemplari: 3; Conii: D/ 3=600/604 R/ 2; Foto: ANM SERIE 607 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw-NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ in alto IERACNEIK-OPOLEWC all’esergo testa di bue(?) Cinghiale a d. e cane a s. affrontati AE: g 7.05; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 73, tav. 62 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: B SERIE 608 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw-NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ NEIKOPO-LEWC all’esergo IERAC Helios/Imperatore(?) con clamide alla guida di una quadriga a d. AE: g 9.03; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 79, tav. 63 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=603 R/ 1; Foto: VAR SERIE 609 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw-NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ [IERACNEIKOPOLEWC] Zeus stante a d. nell’atto di scagliare un fulmine AE: g 7.21; mm 24; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 80, tav. 63 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: P SERIE 610 Valeriano e Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALw-NEINACEB(A) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACN-EIKOPOLEWC Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato AE: g 7.58; mm 22; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: VC



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GALLIENO (260 – 268 d.C.) SERIE 611/1 Gallieno D/ POVLIKGALLIHNOC[AV?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACN-IKOPOLIC (sic) Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato; a d. H AE: g 21.21; mm 32; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 41, tav. 60; 39, tav. 67 Esemplari: 2; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: P SERIE 611/2 Gallieno D/ POVLIKGALLIHNOC[AV?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERAC-N-IKOPOLIC (sic) Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato; a s. H AE: g 21.21; mm 32; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 41, tav. 60; 39, tav. 67 Esemplari: 2; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: BEY SERIE 612 Gallieno D/ POVLIKGALLIHNOC[AV?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERANIK-O-POLIC (sic) Nike incedente a s. con ramo di palma e ghirlanda; a s. H AE: g 16.95; mm 28.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 36, tav. 67 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: BE SERIE 613 Gallieno D/ POVLIKGALLIHNOC[AV?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNIKOPOLIC (sic) Tyche stante a s. con timone e cornucopia; a s. H AE: g 20.0; mm 28; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 37, tav. 67 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=612 R/ 1; Foto: BEY SERIE 614 Gallieno D/ POVLIKGALLIHNOC[AV?] Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ [IERACNIKOPOLIC? (sic)] Nike(?) alla guida di una quadriga in corsa a d.; in basso H AE: g 17.36; mm 30; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU 35, tav. 67 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: BEY

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 615 Gallieno D/ POLIKGALLI-HNOCCE Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACNI-KOPOLIC (sic) Asclepio stante rivolto a s. con bastone sacro e serpente attorcigliato; a s. D AE: g 8.70; mm 22.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 46, tav. 67 Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: IAM/UD SERIE 616 Gallieno D/ POLIKGALLI-HNOCCE Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACNIKOPOLIC (sic) Dioniso stante a s. con cantaro e corno potorio; a s. D AE: g 8.74; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 20-22, tav. 59 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=615 R/ 2; Foto: B SERIE 617A Gallieno D/ POLIKGALLI-HNOCCE Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERAC-NIKOPOLIC (sic) Tripode sacro con serpente attorcigliato; in alto D AE: g 7.22; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=615 R/ 2; Foto: IAM SERIE 617B Gallieno D/ POLIKGALLI-HNOCCE Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACNIKOPOLIC Tripode sacro con serpente attorcigliato; a s. D AE: g 7.22; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 25, tav. 59 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=615 R/ 2; Foto: L SERIE 618 Gallieno D/ POLIKGALLI-HNOCC Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERAC-NIKOPOLIC (sic) Galea con rematori a d.; in alto D AE: g 5.77; mm 21; h 6 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 1; Conii: D/ 1=615 R/ 1; Foto: TAR



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SERIE 619 Gallieno D/ POLIKGALLI-HNOCCE Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACN-IKOPOLIC (sic) A entro corona di giunchi entro corona d’alloro; in alto D AE: g 7.65; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 23, tav. 59; 40-42, tav. 67 Esemplari: 6; Conii: D/ 1=615 R/ 2; Foto: ANM SERIE 620 Gallieno D/ POLIKGALLI-HNOCCE Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACN-IKOPOLIC (sic) Efesto stante a s. con martello e tenaglie; a s. D AE: g 7.28; mm 23; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 25, tav. 70 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=615? R/ 1; Foto: ANM SERIE 621/1 Gallieno D/ POLIKGALLI-HNOCCE (o POLIKGAL-LIHNOC) Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACNI-KOPOLIC (sic) Poseidone stante a s. con tridente e delfino; a s. D AE: g 8.47; mm 21; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 28-30, tav. 59; 47, tav. 67 Esemplari: 9; Conii: D/ 2=615 R/ 3; Foto: UD SERIE 621/2 Gallieno D/ POLIKGALLI-HNOCCE (o POLIKGAL-LIHNOC) Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACNI-KOPOLIC (sic) Poseidone stante a s. con tridente e delfino; a s. D AE: g 8.47; mm 21; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 28-30, tav. 59; 47, tav. 67 Esemplari: 9; Conii: D/ 2=615 R/ 3; Foto: UD SERIE 622 Gallieno D/ POLIKGAL-LIHNOC Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACNIK-OPOLIC Atena elmata stante a s. con civetta e lancia con scudo; a s. D AE: g 8.34; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 31, tav. 59; 43-44, tav. 67 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=621 R/ 2; Foto: AEv

 



NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

SERIE 623 Gallieno D/ POLIKGAL-LIHNOC Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACNI-KOPOLIC (sic) Zeus(?) stante a d. nell’atto di scagliare un fulmine; a d. D AE: g 8.59; mm 21; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 32, tav. 59 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=621 R/ 1; Foto: B SERIE 624 Gallieno D/ POLIKGAL-LIHNOC Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACNIKOPOLIC (sic) Eracle con leontè stante a d. a riposo su clava; a s. D AE: g 9.87; mm 22; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 33-34, tavv. 59-60; 45, tav. 67 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=621 R/ 2; Foto: AEv SERIE 625 Gallieno D/ POLIKGALLIHNO Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACNIKOPOLIC (sic) Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo; in basso D AE: g 8.41; mm 23.5; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU 26-27, tav. 59 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: AEv SERIE 626 Gallieno D/ POLIKGALLI-HNO Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACN-IKOPOLIC (sic) Nike incedente a s. con ramo di palma e ghirlanda; a s. D AE: g 10.10; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 36-37, tav. 60; 50, tav. 67 Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: AEv SERIE 627 Gallieno D/ POLIKGALLIHNO Testa laureata di Gallieno a d. R/ A entro corona di giunchi; in alto D IERACN-IKOPOLIC (sic) AE: g 8.21; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 24, tav. 59; 48, tav. 67 Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: AAG

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SERIE 628 Gallieno D/ POLIKGALLIHNO Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERAC NIKOPOLIC (o IERAC NEKOPOLIC - sic -?) Tripode sacro attorcigliato; in alto D AE: g 8.56; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 35, tav. 60; 49, tav. 67 Esemplari: 5; Conii: D/ 1=627 R/ 2; Foto: TAR SERIE 629 Gallieno D/ [POLIKGALLIHNO?] Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERAC NIKOPOLIC (o IERAC NEKOPOLIC - sic -?) Tyche seduta a s. con patera e cornucopia; a s. D AE: g 7.04; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 51-52, tav. 67 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: BEY SERIE 630 Gallieno D/ POVLIKGALLHNO (sic) Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACNI-KOPOLIC (sic) Zeus stante a d. nell’atto di scagliare un fulmine; a d. D AE: g 9.13; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 44-45, tav. 60; 56-59, tav. 68 Esemplari: 8; Conii: D/ 3 R/ 3; Foto: BEY SERIE 631 Gallieno D/ POVLIKGALLHNO (sic) Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERANIK-OPOL-IC Nike alla guida di una biga in corsa a d.; in alto D AE: g 9.15; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 42-43, tav. 60; 54-55, tav. 68 Esemplari: 5; Conii: D/ 1=630 R/ 2; Foto: ANM SERIE 632 Gallieno D/ […] Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACN-IKOPOLIC (sic) Atena elmata stante a s. con Nike e lancia con scudo; a s. D AE: g 11.09; mm 22.5; h 4 Bibl.: OIKONOMIDOU 61, tav. 68 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: BEY

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 633 Gallieno D/ POVLIK GALLHNO C (sic) Testa laureata di Gallieno a d. R/ IERACNI-KOPOLIC (sic) Eracle con leontè stante a d. appoggiato su clava; a s. D AE: g 9.00; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 46, tav. 60; 60, tav. 68 Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: ANM SERIE 634 Gallieno D/ POVLIK GALLHNO C (sic) Testa laureata di Gallieno a d. R/ NIK-O-POLI-C Busto turrito e alato di Nicopolis a d.; a d. D AE: g 11.84; mm 25; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU 47, tav. 61 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=633 R/ 1; Foto: C SERIE 635 Gallieno D/ POVLIK GALLHNO [C?] (sic) Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ NIK-O-POLI C Busto turrito e alato di Nicopolis a d.; a d. D AE: g 8.43; mm 24; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU 48, tav. 61; 62-65, tav. 68 Esemplari: 6; Conii: D/ 2 R/ 2=634; Foto: ANM SERIE 636 Gallieno D/ POVLIK GALLHNO [C?] (sic) Busto laureato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACN-IKOPOLIC (sic) Apollo stante a s. con arco e torcia; a s. D AE: g 9.31; mm 21; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 49, tav. 61 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=635 R/ 1; Foto: ANM SERIE 637 Gallieno D/ POVLIKGALLINOC (sic) Testa radiata di Gallieno a d. R/ IERACNI-KOPOLIC (sic) Poseidone stante a s. con tridente e delfino; a s. D AE: g 8.13; mm 22; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 39-40, tav. 60; 53, tav. 68 Esemplari: 5; Conii: D/ 2 R/ 1=621; Foto: UD



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SERIE 638 Gallieno D/ POVLIKGALLINOC (sic) Testa radiata di Gallieno a d. R/ IERAC NIKOPOLIC (sic) Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo; a d. D AE: g 8.17; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 59, tav. 61 Esemplari: 2; Conii: D/ 1= 637? R/ 1; Foto: ANM SERIE 639A Gallieno D/ POVLIKGALLINOC (sic) Busto radiato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACN-IKOPOLIC (sic) Corona d’alloro; in alto D AE: g 9.30; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 50-51, tav. 61; 67-69, tav. 68 Esemplari: 5; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: NY SERIE 639B Gallieno D/ POVLIKGALLINOC (sic) Busto radiato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNIKOPOLIC (sic) D entro corona d’alloro AE: g 9.85; mm 25; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 52-53, tav. 61 Esemplari: 3; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: AEv SERIE 640A Gallieno D/ POVLIKGALLHNOC (sic) Busto radiato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACN-IKOPOLIC (sic) A entro corona di giunchi; in alto D AE: g 11.26; mm 25; h 2 Bibl.: OIKONOMIDOU 54, tav. 61 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: AEv SERIE 640B Gallieno D/ POVLIKGALLHNOC (sic) Busto radiato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNIKOPOLIC (sic) A entro corona di giunchi; in basso D AE: g 10.12; mm 24; h 7 Bibl.: OIKONOMIDOU 55, tav. 61; 70, tav. 68 Esemplari: 2; Conii: D/ 2=640A R/ 1; Foto: ANM

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 641 Gallieno D/ POVLIKGALLHNOC (sic) Busto radiato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNI-KOPOLIC (sic) Tyche stante a s. con patera e cornucopia; a s. D AE: g 9.26; mm 23; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU Esemplari: 2; Conii: D/ 1=640A R/ 1; Foto: TAR SERIE 642 Gallieno D/ POVLIKGALLHNOC (sic) Busto radiato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERAC NIKOPOLIC (sic) Tripode sacro attorcigliato; in alto D AE: g 8.73; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 58, tav. 61; 71-74, tav. 68 Esemplari: 5; Conii: D/ 1=640A R/ 1=628; Foto: P SERIE 643 Gallieno D/ POVLIKGALLHNOC (sic) Busto radiato e drappeggiato di Gallieno a d. R/ IERACNIKOPOLIC (sic) Artemide incedente a d. con corto chitone arco e freccia; a d. D AE: g 8.20; mm 22.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 57, tav. 61 Esemplari: 6; Conii: D/ 1=640A R/ 2; Foto: PR/VC SERIE 644 Gallieno in nome di Valeriano II/Salonino (?) D/ […]NO Busto radiato e drappeggiato di Valeriano II/Salonino (?) a d. R/ IERACN-I-KOPOLIC (sic) Galea con rematori a d.; in alto G (?) AE: g 4.95; mm 22; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU 75, tav. 68 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: BEY SERIE 645A Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALW(w)NINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNI-KOPOLIC (sic) Corona d’alloro; in alto D AE: g 7.47; mm 22; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 29, tav. 71 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: ANM



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SERIE 645B Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALW(w)NINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNIKOPOLIC (sic) D entro corona d’alloro AE: g 6.35; mm 22; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 81, tav. 63 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: V SERIE 646 Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALW(w)NINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACN-IKOPOLIC (sic) Dioniso stante a s. con cantaro e corno potorio; a s. D AE: g 8.03; mm 23; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 97-98, tav. 64; 98-99, tav. 69 Esemplari: 5; Conii: D/ 2 R/ 1; Foto: ANM SERIE 647 Gallieno in nome di Salonina D/ KORCALWNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNI-KOPOLIC (sic) Nike incedente a s. con ramo di palma e ghirlanda; a s. D AE: g 9.23; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 96, tav. 64; 82-83, tav. 68 Esemplari: 10; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: M SERIE 648 Gallieno in nome di Salonina D/ KORNHCALwNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNIKOPOLIC (sic) Tripode sacro attorcigliato; in alto D AE: g 11.41; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 90-92, tav. 63 Esemplari: 3; Conii: D/ 1 R/ 2; Foto: ANM SERIE 649 Gallieno in nome di Salonina D/ KORNHCALwNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ [IERACNIKOPOLIC? (sic)] A entro corona di giunchi; in basso D AE: g 9.53; mm 25; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 78, tav. 62 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=648? R/ 1; Foto: ANM

 



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

SERIE 650 Gallieno in nome di Salonina D/ KORNHCALwNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNIKOP-OLIC (sic) Eracle stante di fronte rivolto a s. con clava appoggiata sulle spalle e leontè; a s. D

AE: g 7.77; mm 22; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 93-94, tav. 63; 91-95, tav. 69 Esemplari: 9; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: ANM/TAR SERIE 651 Gallieno in nome di Salonina D/ KORNHCALwNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNI-KOPOLIC (sic) Poseidone stante a s. con tridente e delfino; a s. D AE: g 5.69; mm 22; h 9 Bibl.: OIKONOMIDOU 95, tav. 64; 96-97, tav. 69 Esemplari: 3; Conii: D/ 1=650 R/ 1=637; Foto: AEv SERIE 652 Gallieno in nome di Salonina D/ KORNHCALwNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACN-IKOPOLIC (sic) Apollo stante a s. con arco e torcia; a s. D AE: g 7.87; mm 23.5; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 87-88, tav. 63; 90, tav. 69 Esemplari: 4; Conii: D/ 1 R/ 1=636; Foto: ANM SERIE 653 Gallieno in nome di Salonina D/ KORC[ALwN]INA(?) Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERAC NIKOPOLIC (sic) Cibele seduta su leone a d. rivolta indietro con tamburo; a d. D AE: g 7.89; mm 20; h 10 Bibl.: OIKONOMIDOU 100, tav. 69 Esemplari: 1; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: BEY SERIE 654 Gallieno in nome di Salonina D/ KORNHCALwNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNI-KOPOLIC (sic) Eracle con leontè stante a d. appoggiato su clava sopra una roccia; a s. D AE: g 9.22; mm 22; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 86, tav. 63; 78-79, tav. 68 Esemplari: 4; Conii: D/ 2 R/ 2=624; Foto: ANM SERIE 655A Gallieno in nome di Salonina D/ KORNHCALwNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNIK-OPOLIC (sic) Atena stante a s. con civetta e lancia con scudo; a s. D AE: g 8.87; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 84, tav. 63; 77, tav. 68 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=654 R/ 1=622; Foto: BEY



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SERIE 655B Gallieno in nome di Salonina D/ KORNHCALwNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNI-KOPOLIC (sic) Atena stante a s. con Nike e lancia con scudo; a s. D AE: g 8.01; mm 23; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 85, tav. 63 Esemplari: 4; Conii: D/ 1=654 R/ 1; Foto: IAM SERIE 656 Gallieno in nome di Salonina D/ KORNHCALwNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACN-IKOPOLIC (sic) Efesto stante a s. con tenaglie e martello; a s. D AE: g 9.26; mm 22; h 5 Bibl.: OIKONOMIDOU 80, tav. 68 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=654 R/ 1; Foto: BEY SERIE 657 Gallieno in nome di Salonina D/ KORNHCALwNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERAC-NIKOPOLIC (sic) Cinghiale a d. e cane a s. affrontati; in alto D AE: g 7.47; mm 22; h 12 Bibl.: OIKONOMIDOU 82, tav. 63 Esemplari: 1; Conii: D/ 1=654 R/ 1; Foto: ANM SERIE 658 Gallieno in nome di Salonina D/ KORNHCALwNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNIKOPOLIC (sic) Busto turrito e alato di Nicopolis a d.; a d. D AE: g 7.97; mm 22; h 3 Bibl.: OIKONOMIDOU 83, tav. 63; 28, tav. 71 Esemplari: 3; Conii: D/ 2=654 R/ 1; Foto: ANM SERIE 659 Gallieno in nome di Salonina D/ KORNHCALwNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACNIKOPO-LIC (sic) Galea con rematori a d.; in alto D AE: g 7.35; mm 21; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 27, tav. 71 Esemplari: 2; Conii: D/ 1 R/ 1; Foto: TAR SERIE 660 Gallieno in nome di Salonina D/ KORNHCALwNINA Busto diademato e drappeggiato di Salonina a d. R/ IERACN-IKOPOLIC (sic) Tyche seduta a s. con patera e cornucopia; a s. D AE: g 7.82; mm 24; asse del conio variabile Bibl.: OIKONOMIDOU 89, tav. 63; 84-89; tav. 69 Esemplari: 8; Conii: D/ 2 R/ 2; Foto: AEv

 



NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

III.3 CATALOGO DEGLI ESEMPLARI Monete edite e addenda inediti ove questo riporti segnalazioni di pezzi inediti rispetto a Oikonomidou 1975, ne viene data la descrizione completa. Tutti gli esemplari non presenti in questi volumi o database, in alcuni casi pubblicati nella serie della Sylloge Nummorum Graecorum o in altri testi dopo il 1975, oppure del tutto privi di rimando bibliografico, sono qui raccolti tra gli addenda, numerati progressivamente di seguito agli editi e catalogati con indicazione di peso, modulo e asse del conio. .

I pezzi sono numerati progressivamente ed evidenziati in grassetto. Di quelli già editi in Oikonomidou 1975 e in RPC I viene indicata solo la quantità, seguita dal riferimento bibliografico tra parentesi. Per le monete degli Antonini (138-192 d.C.) si aggiunge anche il rimando al catalogo on-line di RPC IV, che però, essendo ancora in corso di compilazione, va considerato incompleto e suscettibile di variazioni; per tale motivo,

AUGUSTO 1 1A 2

3 4 5

1-3. (OIKONOMIDOU 41-42, tav. 7; RPC 1363); 4. TAR20446: g 16.32, mm 31.5, h 3; 5. CNG1216 (may 2008, ex Patrick Villemur collection): g 9.09, mm 27, h 2 1. VR71202: g 18.44, mm 34, h 5 1-67. (OIKONOMIDOU 1-40, tavv. 5-7; E2; ST2-5; RPC 1364); 68. ADk1: g 6.07, mm 23, h 8; 69. NM191213ITH3: g 4.10, mm 23, h 6; 70. ANMe2: g 4.76, mm 21.5, h 12; 71. ANMe3: g 4.33, mm 21.5, h 11; 72. AR1: g 5.53, mm 22, h 3; 73. BE (SNG Schweiz, n. 413): g 4.94, mm 22.5, h 2; 74. BO21137: g 5.26, mm 22; h 9; 75. CNG185, lot 179 (ex J.S. Wagner collection): g 7.10, mm 23, h 1; 76. CNG245, lot 253: g 4.48, mm 21, h 9; 77. CNG1217 (may 2008, ex Patrick Villemur collection): g 5.15, mm 22, h 11; 78. CNG1218 (may 2008, ex Patrick Villemur collection): g 4.59, mm 22, h 2; 79. F2088: g 4.99, mm 22, h 11; 80. IAM1: g 5.16, mm 22, h 9; 81. IAM2: g 4.76, mm 22, h 12; 82. IAMMg235: g 6.08, mm 23, h 1; 83. IAMMg234: g 6.60, mm 22, h 3; 84. Lindgren (LINDGREN 1989, p. 69, n. 1439, pl. 69): g 4.57, mm 22, h /; 85. MI274: g 5.05, mm 21, h 11; 86. MI275: g 4.80, mm 21. 5, h 9; 87. MIWF2: g 6.56, mm 23, h 1; 88. MIWF3: g 5.95, mm 22, h 1; 89. OD58: g 3.59, mm 21.5, h 9; 90. PA2437: 6.11 g, 23.2 mm, h 12; 91-93. PO (Pozzi, nn. 2975-2977): /; 94. PR50: g 3.66, mm 24, h 6; 95. PRex1: 6.62, mm 24, h 12; 96. R109424: g 5.15, mm 22, /; 97. R109425: g 3.96, mm 21, /; 98. R109426: g 6.14, mm 22, h /; 99. ST1390 (SNG Sweden n. 1390, p. 38): g 6.21, mm 22, h /; 100. TAR20445: g 5.76, mm 23, h 9; 101. UD160-8: g 2.57, mm 22, h 10; 102. UD161-22: g 6.09, mm 22.5, h 8; 103. UT-GR03441: g 5.90, mm 23, h 9; 104. VC2/13: g 4.28, mm 21, h 3; 105. VC6/24b: g 4.88, mm 23, h 7; 106. VC160: g 5.44, mm 23, h 8; 107. VI210 (Vicenza, n. 210, pp. 51, 70): g 7.66, mm 22.5, h 3; 108. VR71201: g 6.90, mm 23, h 11; 109. (esemplare proveniente dal Monumento di Augusto, Michalitsi - Nicopolis) 1-4. (OIKONOMIDOU 11-13, tavv. 1-2; RPC 1365) 1-2. (OIKONOMIDOU 1, tav. 11; RPC 1366) 1-16. (OIKONOMIDOU 2-5, tav. 11; RPC 1367; RPC supp. 2, 1367); 17. ANM387: g 2.65, mm 17, h 7; 18. ANMe1: g 4.03, mm 16, h 7; 19. BCD1: g 2.12, mm 16.5, h 4; 20. CNG1220 (may 2008, ex Patrick Villemur collection): g 2.71, mm 18, h 1; 21. IAM4: g 3.09, mm 18, h 12; 22. Lindgren (LINDGREN 1989, p. 69, n. 1440, pl. 69): g 1.74, mm 16, h /; 23. PO (Pozzi, n. 2978): /; 24. TAR20441: g 3.00, mm 16, h 6; 25. VR 71204: g 3.46, mm 18, h 9; 26. Y1834: g 3.48, mm 17.5, h 5

NERONE

6A 6B 7 8 9 10 11 12

1-9. (OIKONOMIDOU 1-3, tavv. 11-12; RPC 1368); 10. ADk2: g 9.40, mm 25, h 7; 11. MI1459: g 10.22, mm 26, h 8; 12. MI1460: g 4.84, mm 24, h 6; 13. MO (MISSERE, FONTANA 1999, p. 14, n. 148): g 10.4, mm 25.5, h 12 1. (RPC supp. 2, 1368); PD248: g 10.12, mm 27, h 9 1. (OIKONOMIDOU 4, tav. 12; RPC 1369) 1. (OIKONOMIDOU 5, tav. 12; RPC 1370) 1-10. (RPC 1371; RPC supp. 2, 1371) 1. (RPC 1372) 1-7. (RPC 1373) 1-2. (RPC 1374; RPC supp. 2, 1374)

200

III. LA MONETAZIONE DI NICOPOLIS

13 14 15. 16.

1. (RPC 1375) 1. (RPC 1376) 1-3. (RPC 1377) 1. (RPC supp. 1, 1377A)

TRAIANO

17 18 19 20 21 22 23 24 25 26A 26B

27

28 29 30 31 32 33A 33B 34 35A 35B 36 37

1-2. (OIKONOMIDOU 13, 22, tav. 13); 3. OD247: g 5.23, mm 22, h 12; 4. VAR6356: g 5.91, mm 25, h 6 1. PA2435: 5.08 g, 20.5 mm, h 6; 2. TAR20459: g 8.25, mm 24.5, h 6; 3. VAR5749: g 7.47, mm 23.5, h 6 1-7. (OIKONOMIDOU 15-20, tav. 13; 23, tav. 16); 8. MI2321: g 7.60, mm 22, h 12; 9. PR113: g 5.47, mm 21, h 4; 10. TAR20456: g 7.60, mm 21.5, h 6; 11. TAR20457: g 7.56, mm 23.5, h 6; 12. VAR4066: g 5.73, mm 26, h 6 1. (OIKONOMIDOU 14, tav. 13) 1-2. (OIKONOMIDOU 21, tav. 13); OD367: g 11.50, mm 23, h 6 1. OD254: g 6.52, mm 23, h 6 1. NY54.18.198: g 9.60, /; 2. OD255: g 6.93, mm 21, h 6 1. VC2/2: g 6.86, mm 22, h 6 1. OD214: g 6.94, mm 24, h 10 1-6. (OIKONOMIDOU 23-27, 34a tavv. 13-14); 7. ANM1937a: g 3.81, mm 16, h 6; 8. Mabbott769 (june 1969, HOLZER 1969, n. 769): /, 9. MI12381: g 4.55, mm 19, h 6; 10. NA34678: g 3.90, mm 16, h 6; 11. OD61: g 3.25, mm 19, h 6; 12. OD236: g 5.07, mm 20, h 6; 13. TAR20454: g 4.00, mm 18, h 6 1-16. (OIKONOMIDOU 28-37, 40, tavv. 13-14, 17; Q1);55 17. ADk3: g 3.39, mm 18.5, h 6; 18. FI2089: g 3.94; mm 17.5; h 6; 19. IAM6: g 3.25, mm 22, h 6; 20. IAM7: g 4.43, mm 19, h 12; 21. MI2322: g 3.56, mm 19.5, h 7; 22. MI3001, g 3.24, mm 16.5, h 6; 23. MI15645, g 3.62, mm 18, h 6; 24. OD216: g 4.61, mm 18.5, h 6; 25. OD231: g 3.96, mm 5.5, h 6; 26. OD234: g 3.20, mm 17.5, h 6; 27. OD235: g 3.35, mm 16, h 6; 28. OD238: g 3.49, mm 19, h 6; 29. OD239: g 3.81, mm 17.5, h 6; 30. OD241: g 3.34, mm 18, h 6; 31. OD244: g 3.90, mm 17, h 6; 32. OD257: g 5.08, mm 19, h 6; 33. PR29: g 3.77, mm 19.5, h 6; 34. PAT-BE169 (AGALLOPOULOU 1994, p. 115, n. 2): /; 35. PAT-BE170 (AGALLOPOULOU 1994, p. 115, n. 1, tav. 17): /; 36. PR70: g 3.76, mm 19.5, h 6; 37. PR115: g 3.83, mm 19, h 6; 38. PR127: g 3.71, mm 16.5, h 6; 39. TAR20453: g 3.03, mm 22, h 7; 40. UT-SC02535: g 4.25, mm 22, h 7; 41. VC2/25: g 3.27, mm 19.5, h 6; 42. VR71205: g 4.16, mm 18, h; 43. VR71206: g 4.48, mm 17, h 7; 44. Wildwinds (february 2010, ex Lindgren collection): / 1-4. (OIKONOMIDOU 38-41, tav. 14); 5. L (dubbia): g 2.30, /; 6. Mabbott770 (june 1969, HOLZER 1969, n. 770): /; 7. OD213: g 2.30, mm 15.5, h 6; 8. OD215: g 3.37, mm 15, h 6; 9. OD217: g 3.69, mm 16, h 6; 10. OD219: g 4.18, mm 16, h 6; 11. OD220: g 3.56, mm 16, h 6; 12. OD221: g 2.68, mm 15, h 6; 13. OD222: g 4.23, mm 15, h 6; 14. OD223: g 1.89, mm 15, h 5; 15. OD365: g 3.48, mm 16, h 6; 16. TAR20462: g 3.30, mm 16.5, h 12; 17. TAR20463: g 5.07, mm 17, h 6; 18. TAR20464: g 2.40, mm 15, h 5; 19. UD161-26: g 3.13, mm 17, h 6 1. TAR20461: g 3.71, mm 16, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 10, tav. 12) 1-2. (OIKONOMIDOU 11, tav. 12) 1-2. (OIKONOMIDOU 42-43, tav. 14); 3. TAR20460: g 4.19, mm 19, h 6; 4. UT-SC02534: g 4.48, mm 17, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 12, tav. 12) 1-5. (OIKONOMIDOU 6-9, tav. 12; Z2); 6. FI2090: g 4.58, mm 17.5, h 6; 7. OD248: g 4.00, mm 17, h 6; 8. OD256: g 3.30, mm 19.5, h 6; 9. TAR20451: g 5.06, mm 18, h 6; 10. VAR4082: g 4.45, mm 18, h 6 1. Kagan (ex Lindgren collection, LINDGREN 1989, p. 69, n. 1441, pl. 69): g 5.02, / 1. OD224: g 3.69, mm 16, h 6 1. OD237: g 3.69, mm 19.5, h 6 2. (OIKONOMIDOU 4, tav. 12); 3. MZ124, lot 302 (january 2005): g 3.79, / 1. (OIKONOMIDOU 1, tav. 12); 2. OD57: g 2.74, mm 16, h 6 1-3. (OIKONOMIDOU 2, tav. 12); 4. OD232: g 3.85, mm 16, h 6: 5. OD250: g 3.07, mm 15.5, h 6; 6. OD286: g 3.90, mm 19, h 6; 7. TAR20452: g 3.45, mm 17, h 6

55

Nell’esemplare conservato a Parigi (P182) la legenda di rovescio è ritoccata in IMEIKOPOLIC; ringrazio molto M. Amandry per avermi fornito questa informazione.

201

NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49

1. (OIKONOMIDOU 5, tav. 12); 2. MI2323: g 3.46, mm 17, h 6; 3. MI2324: g 3.35, mm 17, h 6; 4. OD226: g 3.06, mm 18, h /; 5. OD229: g 3.17, mm 17.5, h 6 1. OD218: g 3.80, mm 18, h 6 1. OD252: g 3.88, mm 17, h 7 1. AAex14359 (KROLL, WALKER 1993, n. 553): g 3.37, mm 17, h 6; 2. OD230: g 3.53, mm 16.5, h 6; 3. P427/2007: /; 4. V19567 (sotto “Sardes”): g 3.74, /, h 6; 5. V19568 (sotto “Sardes”): g 2.36, /, h 6 1. (OIKONOMIDOU 3, tav. 12) 1. NY1949.172.28: g 3.58, /; 2. OD225: g 3.51, mm 18, h 6; 3. OD233: g 3.12, mm 15, h /; 4. OD354: g 2.99, mm 15, h 6 1. OD349: g 4.63, mm 18, h 6 1-4. (OIKONOMIDOU 67-69, tav. 9); 5. CNG1219 (may 2008, ex Patrick Villemur collection): g 2.80, mm 16, h 6; 6. OD347: g 4.11, mm 17, h 5; 7. OD386: g 3.59, mm 18, h 6; 8. TAR20442: g 4.53, mm 17.5, h 5 1. (OIKONOMIDOU 70, tav. 9); 2. AR7: g 3.68, mm 20, h 11; 3. TAR20443: g 4.27, mm 16.5, h 5; 4. VAR6302: g 5.53, mm 19, h 12; 5. VR71932: g 2.89, mm 17, h 11 1-4. (OIKONOMIDOU 58-60, tav. 8); 5. OD372: g 4.27, mm 19, h 6; 6. PR40: g 3.33, mm 17.5, h 6; 7. R109428: g 3.07, mm 18, h / 1. (OIKONOMIDOU 48, tav. 8); 2. OD159: g 3.38, mm 17, h 6; 3. OD370: g 2.34, mm 16.5, h 6; 4. OD375: g 3.22, mm 19, h 6; 5. OD380: g 3.84, mm 17.5, h 6 1-5 (OIKONOMIDOU 46-47, tav. 7); 6. OD382: g 3.32, mm 18, h 6; 7. R109430: g 4.13, mm 17; 8. VAR3909: g 3.94, mm 18, h 6; 9. VAR6327: g 2.56, mm16.5, h 6

ADRIANO

50

51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70

1-10. (OIKONOMIDOU 15-22, tav. 15); 11. ANMe7: g 6.22, mm 22, h 6; 12. IAM10: g 4.71, mm 21, h 6; 13. MI2897, g 3.67, mm 22, h 6; 14. MO (MISSERE, FONTANA 1999, n. 149, p. 14): g 4.42, mm 20, h 6; 15. OD93: g 4.33, mm 22, h /; 16. OD162: g 6.32, mm 22, h 6; 17. OD280: g 5.51, mm 22, h 6; 18. OD281: g 5.98, mm 23, h /; 19. Santamaria - Magnaguti III, lot 680 (june 1950): g 4.45, /; 20. V14259 (sotto “Argos”): g 7.08, / 1-4. (OIKONOMIDOU 11-12, tav. 15); 5. IAM13: 5.04, mm 22, h 6; 6. MI2236:g 6.38, mm 22, h 6; 7. TAR20472: g 5.74, mm 22, h 6; 8. VAR6020: g 4.49, mm 22, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 13, tav. 15) 1. (OIKONOMIDOU 33, tav. 16); 2. OD72: g 5.43, mm 24, h 6; 3. PR4: g 4.74, mm 21.5, h 6; 4. TAR20467: g 4.59, mm 22, h 6 1. AAG271 (June 2003, ex J.P. Righetti collection): g 4.87, /; 2. TAR20471: g 6.07, mm 22, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 34-35, tav. 16); 3. BO21140: g 6.49, mm 22.5; h 5; 4. LEU1: /; 5. MI2896: g 5.01, mm 21.5, h 6; 6. OD169: g 4.96, mm 21, h 6; 7. OD275: g 5.73, mm 21.5, h 6; 8. OD289: g 4.01, mm 22.5, h 6; 9. OD371: g 4.26, mm 21.5, h 6; 10. TAR20465: g 6.11, mm 23, h 6 1. (OIKONOMIDOU 14, tav. 15); 2. VC22/22 304: g 4.82, mm 22, h 6 1. (OIKONOMIDOU 24, tav. 16); 2. VAR4120: g 4.97, mm 21.5, h 5; 3. VAR6018: g 3.98, mm 22, h 5 1. TAR20466: g 5.33, mm 23, h 6 1. OD91: g 5.31, mm 22, h 6; 2. PR47: g 3.74, mm 22, h 6 1. OD70: g 6.60, mm 22, h 6; 2. VAR5992: g 5.89, mm 22, h 6 1. (OIKONOMIDOU 25, tav. 16); 2. BUT-SF0014 (MOORHEAD, GJONGECAJ, ABDY 2007, p. 84, fig. 6.18): g 6.66, mm 21, h 6; 3. OD269: g 4.99, mm 20.5, h 6; 4. OD356: g 5.01, mm 18, h 6 1. (OIKONOMIDOU 39, tav. 16); 2. OD270: g 6.45, mm 20.5, h 6; 3. OD277: g 5.70, mm 22, h 6 1. (OIKONOMIDOU 8, tav. 15); 2. AR2: g 3.67, mm 16.6, h 5; 3. TAR20469: g 3.99, mm 17, h 5 1. (OIKONOMIDOU 9, tav. 15); 2. BUT-SF0197: g 3.76, mm 19, h 6; 3. OD272: g 4.47, mm 17, h 6; 4. TAR20468: g 3.50, mm 17, h 6 1-4. (OIKONOMIDOU 5-6, tav. 15) 1-2. (OIKONOMIDOU 10, tav. 15; Z3); 3. OD271: g 3.42, mm 18, h 4; 4. OD363: g 3.62, mm 17, h 11 1. OD242: g 2.92, mm 16, h 6; 2. OD278: g 3.15, mm 17, h 6 1. (OIKONOMIDOU 7, tav. 15) 1-2. (OIKONOMIDOU 30, tav. 16; H1, tav. 71); 3. BUT-SF0950: g 3.09, mm 18, h 12; 4. IAM12: g 3.43, mm 18, h 12; 5. OD284: g 3.48, mm 16.5, h 11; 6. OD285: g 3.20, mm 18, h 12 1. (OIKONOMIDOU 26, tav. 16); 2. OD364: g 4.57, mm 17, h 6; 3. PR114: g 3.82, mm 16, h 5; 4. TAR20475: g 3.02, mm 15.5, h 5; 5. TAR20476: g 3.72, mm 17, h 6

202

III. LA MONETAZIONE DI NICOPOLIS

71 72 73 74 75 76 77 78 79 80

81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101A 101B 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115

1. BUT-SF0331: g 4.86, mm 19, h 6 1. MIWF786 (MARTINI 1992/2, p. 377, n. 786, tav. XIII): g 2.68, mm 19, h 6 1. PRex3: g 2.84, mm 16, h 6; 2. VR72509: g 2.91, mm 16.5, h 5 1. (OIKONOMIDOU 27, tav. 16); 2. IAM11: g 3.16, mm 17, h 6 1. (OIKONOMIDOU 29, tav. 16) 1. ANM1912-13ITH1: g 3.17, mm 17, h 6; 2. OD288: g 2.89, mm 17, h 5; 3. OD359: g 3.38, mm 16, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 31-32, tav. 16); 3. AAex36982 (KROLL, WALKER 1993, n. 554): g 2.68, mm 17.5, h 5; 4. OD290: g 3.81, mm 17, h 6; 5. TAR20470: g 2.73, mm 17.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 28, tav. 16); 2. AR16: g 3.63, mm 17, h 5; 3. BUT-SF0217: g 3.27, mm 18, h 6; 4. Lindgren (LINDGREN 1989, p. 69, n. 1442, pl. 69): g 3.04, mm 16, h /; 5. OD353: g 3.19, mm 17, h 6; 6. PR83: g 2.93, mm 17, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 3-4, tavv. 14-15); 3. OD287: g 2.72, mm 17, h 6; 4. VAR20455: g 2.51, mm 16, h 5 1-3. (OIKONOMIDOU 36-38, tav. 16); 4. BUT-SF0129 (MOORHEAD, GJONGECAJ, ABDY 2007, p. 84): g 3.74, mm 16, h /; 5. OD266: g 2.99, mm 15, h /; 6. OD276: g 2.82, mm 18, h 6; 7. OD360: g 2.41, mm 16, h 5; 8. PR45: g 2.14, mm 17, h 5); 1-2. (OIKONOMIDOU 1-2, tav. 14) 1. BUT-SF2873 (MOORHEAD, GJONGECAJ, ABDY 2007, p. 84): g 2.97, mm 17, h /; 2. OD273: g 3.50, mm 18, h 5 1. (OIKONOMIDOU 44, tav. 17) 1-2. (OIKONOMIDOU 45-46, tav. 17); 3. M-Bd.II,S.65 (SNG München, n. 549): g 4.27, mm 22, h / 1-6. (OIKONOMIDOU 42-43, tav. 17); 7. C-HUAM1981.74.300: g 3.78, /; 8. OD274: g 6.59, mm 20, h 12; 9. TAR20473: g 4.52, mm 17.5, h 6; 10. VAR4118: g 4.39, mm 17, h 12; 11. VAR4119: g 5.62, mm 19, h 12 1. (OIKONOMIDOU 41, tav. 17); 2. LEU2: /; 3. OD282: g 4.92, mm 18, h 6; 4. TAR20474: g 5.09, mm 18, h 12 1. AAG272 (june 2003, ex J.P. Righetti collection, acquistato dal prof. Peter Franke): g 5.31, /, h 6 1. (OIKONOMIDOU 44, tav. 7) 1. (OIKONOMIDOU 43, tav. 7); 2. MI277: g 8.20, mm 23, h 6; 3. PD249: g 5.78 g, mm 22, h 6 1. BE (SNG Schweiz, n. 414): g 4.85, mm 21.5, h 6; 2. NY (sotto “unattributed”): g 5.76, mm 22, h 6; 3. TAR20434: g 6.11, mm 22.5, h 6 1. J249 (sommer 2006): g 6.18, mm 22, h 7 1. (OIKONOMIDOU 75, tav. 9); 2. MI276: g 6.73, mm 23, h 6; 3. OD387: g 5.49, mm 22, h 6 1. Y1837: g 6.57; mm 22.5; h 5 1. MI280: g 4.77, mm 22, h 6; 2. OD83: g 6.54, mm 23, h 6 1. OD183: g 3.57, mm 21, h 6; 2. TAR20449: g 4.49, mm 20.5, h 6; 3. TAR20500: g 4.50, mm 22.5, h 2 1. (OIKONOMIDOU 45, tav. 7) 1. OD369: g 6.75, mm 21, h 6 1. VR72508: g 7.41, mm 24, h 11 1-4. (OIKONOMIDOU 56-57, tav. 8); 5. AR11: g 2.50, mm 16.5, h 6; 6. TAR20444: g 3.56, mm 18, h 5 1. (OIKONOMIDOU 55, tav. 8) 1-2. (OIKONOMIDOU 61, tav. 8); 3. OD374: g 2.61, mm 17.5, h 6 1. LEU3: / (esemplare aggiunto in fase di bozze; combinazione inedita di D/ 99 e R/ 81) 1. (OIKONOMIDOU 62, tav. 8); 2. OD172: g 4.06, mm 16, h 6 1. AAex13013 (KROLL, WALKER 1993: 555): g 3.01, mm 16, h 6; 2. OD345: g 3.44, mm 18, h 6; 3. OD381: g 2.73, mm 17, h 6 1. (OIKONOMIDOU 53, tav. 8); 2. PRex2: g 2.54, mm 16, h 6; 3. PR41: g 2.59, mm 17, h 5; 1-3. (OIKONOMIDOU 65-66, tavv. 8-9); 4. TAR20438: g 3.79, mm 18, h 5 1. (OIKONOMIDOU 63, tav. 8) 1. (OIKONOMIDOU 64, tav. 8); 2. R109429: g 3.92, mm 18, h / 1. OD361: g 3.73, mm 17, h 6 1. OD376: g 4.62, mm 19, h 6 1. AR17: g 4.89, mm 18, h 6 1. TAR20450: g 3.66, mm 16, h 12 1-2. (OIKONOMIDOU 60-61, tav. 4); 3. MI1454: g 7.96, mm 25, h 6 1. (OIKONOMIDOU 10, tav. 1); 2. TAR20423: g 9.30, mm 25, h 6 1. (OIKONOMIDOU 5, tav. 1) 1. VC2/12: g 6.62, mm 24, h 7

203

1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

116

117 118 119 120 121 123 122 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145

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147 148 149

1-8 (OIKONOMIDOU 54-59, tav. 4; RPC 4217); 9. BO21135: g 9.34, mm 24.5, h 6; 10. IAM68: g 6.20, mm 22, h 6; 11. IAM69 g 10.61, mm 25, h 11; 12. OD29: g 10.16, mm 24, h 6; 13. OD45: g 11.07, mm 24, h 6; 14. PR16: g 7.11, mm 23, h 12; 15. VC7/2: g 5.20, mm 23, h 6; 16. VC164: g 8.86, mm 24, h 7; 17. Y1834: g 9.36, mm 25.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 64, tav. 4); 2. AAG270 (june 2003, ex J.P. Righetti collection): g 1.99, mm 18, h / 1. (OIKONOMIDOU 65, tav. 4); 2. OD43: g 2.71, mm 14, h 7; 3. TAR20430: g 3.81, mm 14, h 8 1. (OIKONOMIDOU 67, tav. 4) 1-2. (OIKONOMIDOU 62-63, tav. 4); 3. TAR20427: g 3.50, mm 16.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 66, tav. 4); 2. TAR20425: g 4.41, mm 14.5, h 6 1. MI1458: g 2.74, mm 14.5, h 12 1. AAb4207: g 2.50, mm 15, h 1 1. PR134: g 2.78, mm 16, h 7 1-2. (OIKONOMIDOU 59-60, tav. 18); 3. AR5: g 3.14, mm 19, h 5; 4. OD291: g 3.07, mm 19, h 5 1. (OIKONOMIDOU 57, tav. 18) 1. (OIKONOMIDOU 58, tav. 18); 2. TAR20477: g 4.05, mm 18, h 5 1-2. (OIKONOMIDOU 61-62, tav. 18) 1-10. (OIKONOMIDOU 51-55, tavv. 17-18); 11. MIWF786 (MARTINI 1992/2, p. 377, n. 787, tav. XIII): g 4.63, mm 18, h 7; 12. OD292: g 4.35, mm 19, h 5 1-8. (OIKONOMIDOU 47-50, tav. 17); 9. CNG715 (january 2005, ex Triton VII, lot 715, January 2005): g 4.24, mm 18, h 10; 10. OD293: g 3.94, mm 18, h 1; 11. R109431: g 4.80, mm 18, h / 1. (OIKONOMIDOU 56, tav. 18); 2. CNG-MBS37, lot 1035 (march 1996): g 3.96, /; 3. OD294: g 4.66, mm 16, h 7 1. C (SNG Fitzwilliam Part VI, Asia Minor-Phrygia pl. LXXIII, n. 4047, sotto “Nicopolis nel Ponto”): g 25.08, mm 32, h 6 1. (OIKONOMIDOU 1, tav. 18) 1. Lanz92, lot 624 (june 1999): g 10.77, mm 29.5, h / 1-3. (OIKONOMIDOU 5-6, tavv. 18-19); 4. OD366: g 8.75, mm 24.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 7, tav. 19); 2. IAM17: g 6.76, mm 23, h 6; 3. PRex7: g 8.23, mm 23, h 6 1. TAR20486: g 8.37, mm 24, h 7 1. (OIKONOMIDOU 23, tav. 19); 2. TAR20482: g 9.48, mm 24, h 6 1. (OIKONOMIDOU 4, tav. 18); 2. OD300: g 7.73, mm 22.5, h 6 1. OD73: g 9.86, mm 25, h 12; 2. OD301: g 8.46, mm 24, h 6; 3. PRex6: g 10.36, mm 23, h 12; 4. TAR20481: g 6.46, mm 25.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 2, tav. 18); 2. TAR20479: g 10.51, mm 25.5, h 6; 3. TAR20480: g 6.90, mm 23, h 6; 4. VAR4133: g 9.03, mm 24, h 12 1. VC2/15: g 5.28, mm 23, h 5 1. (OIKONOMIDOU 3, tav. 18); 2. TAR20478: g 4.59, mm 24.5, h 6 1. ANM PK102-2: g 6.08, mm 24, h 6; 2. IAM19: 8.44, mm 24, h 6; 3. VR71208 : g 7.53, mm 23.5, h 5 1-5. (OIKONOMIDOU 9-11, tav. 19); 6.OD295: g 4.24, mm 17, h 6; 7. PRex8: g 3.76, mm 16, h 3; 8. R109437: g 4.60, mm 18; 9. TAR20483: g 4.78, mm 19, h 6; 10. TAR20484: g 3.70, mm 17.5, h 6; 11. TAR20485: g 4.23, mm 18.5, h 6 1-6. (OIKONOMIDOU 12-15, tav. 19); 7. AAex47373 (KROLL, WALKER 1993: 556): g 3.19, mm 17, h 5; 8. IAM18: g 3.20, mm 18, h 6; 9. OD296: g 4.45, mm 18.5, h 6; 10. OD297: g 4.47, mm 19, h 6; 11. PA2434; 3.29 g, 17.5 mm, h 5; 12. VR71207: g 2.93, mm 17, h 6 1-6. (OIKONOMIDOU 16-21, tav. 19); 7. MI3251: g 4.29, mm 18, h 6; 8. OD298: g 3.44, mm 18, h 6; 9. OD357: g 3.25, mm 18, h 6; 10. PR121: g 3.26, mm 17.5, h 6; 11. TAR20487: g 4.71, mm 18, h 6 1. (OIKONOMIDOU 8, tav. 19) 1. AR8: g 3.53, mm 17.5, h 5

ANTONINO PIO

150 151 152 153 154

1-5. (OIKONOMIDOU 12-14, tav. 20; RPC 4177); 6. TU (SNG Tübingen, n. 1518): g 1.50, mm 15, h /; 7. VAR4181: g 1.55, mm 13, h 12 1-2. (OIKONOMIDOU 6, 8, tav. 30; RPC 4171) 1. MI3562: g 6.54; mm 22; h 6 1. IAM26: g 8.20; mm 25; h 6 1. OD279: g 11.71; mm 25; h 2



III. LA MONETAZIONE DI NICOPOLIS

155 156 157 158 159 160 161 162 163 164

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172 173 174 175 176 177 178

179 180 181 182 183

1. MI5640: g 7.53; mm 23.5; h 12 1. TAR20490: g 7.26, mm 22, h 7; 2. VAR4179: g 6.27, mm 20, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 3, tav. 20; RPC 4169, include: B-Löbb sotto “Nicea di Bitinia”, n. 112: g 6.40, mm 20, h 6); 3. TAR20488: g 5.02, mm 21, h 6; 4. Y1841: g 6.36; mm 21.5; h 6 1-3. (OIKONOMIDOU 1-2, tav. 20; RPC 9527, include: Y1841: g 6.40, mm 21, h 6); 4. PR68: g 6.46, mm 22, h 12 1. (OIKONOMIDOU 15, tav. 20); 2. AAb2966: g 5.47; mm 23; h 12 1. (OIKONOMIDOU 7, tav. 20); 2. AR3: g 6.03, mm 20, h 6 1. (OIKONOMIDOU 9, tav. 20; RPC 4174) 1. (OIKONOMIDOU 25, tav. 21; RPC 4181) 1-2. (RPC 3985: L sotto “unidentified”: g 5.55, mm 22, h 6; P sotto “Cyprus”: g 5.82, mm 21, h 6); 3. OD85: g 6.49, mm 23, h 6; 4. OD88: g 5.57, mm 23.5, h 6; 5. VAR4183: g 4.60, mm 22, h 6; (6. OD199?: g 6.07, mm 23, h 6) 1-9. (OIKONOMIDOU 16-22, 24, tavv. 20-21); 10. ADm1: g 2.76, mm 15, h /; 11. ANMe12: g 2.76, mm 17.5, h 5; 12. AR18: g 2.88, mm 16, h 11; 13. BUT-SF2745: g 2.73, mm 17, h 6; 14. IAM23: g 2.96; mm 15; h 6; 15. OD187: g 4.15, mm 17.5, h 6; 16. OD193: g 3.16, mm 15.5, h 6; 17. OD194: g 2.91, mm 17, h 4; 18. OD198: g 2.47, mm 16.5, h 6; 19. OD299: g 3.27, mm 17, h 5; 20. TAR20491: g 4.07, mm 16, h 6; 21. TAR20492: g 4.09, mm 17.5, h 6; 22. TAR20493: g 3.40, mm 18.5, h 6; 23. TAR20494: g 3.82, mm 17, h 11; 24. TAR20495: g 3.27, mm 16, h 5; 25. TAR20497: g 3.00, mm 15, h 6; 26. VAR4166: g 2.42, mm 17, h 5; 27. VC2/16: g 3.02, mm 17, h 6; 28. VC153: g 3.22, mm 15.5, h 5; 29. VR71209: g 2.03, mm 17, h 5; 30. Wildwinds (january 2010, Marie Surber collection): / 1-4. (OIKONOMIDOU 26-29, tav. 21; B2, tav. 71); 5. OD191: g 4.20, mm 16, h 12; 6. OD195: g 3.93, mm 16, h 12; 7. OD197: g 3.54, mm 16.5, h 6; 8. PRex4: g 3.43, mm 15, h 5; 9. TAR20496: g 3.04, mm 16.5, h 12; 10. UD161-29: g 3.42, mm 15, h 6; 11. VAR6289: g 3.00, mm 16.5, h 6 1. IAM9: g 3.76; mm 13; h 12; 2. OD206: g 3.89, mm 15.5, h 12 1. (OIKONOMIDOU 13, tav. 22) 1. ANMe5: g 42.31, mm 14.5, h 6; 2. OD82: g 4.56; mm 14.5; h 12; 3. TAR20506: g 2.43, mm 14.5, h 8; 4. VAR6318 g 2.34, mm 16, h 7 1. (OIKONOMIDOU 11, tav. 20) 1-9. (OIKONOMIDOU 83-87, tav. 10; RPC 4229); 10. MI279, g 13.95, mm 30, h 12; 11. MI16314, g 10.27, mm 30, h 12; 12. MIWF140 (MARTINI 1992/1, p. 116, n. 140, tav. XIII); g 17.59, mm 31.5, h 11; 13. OD74: g 21.59, mm 3, h 3; 14. OD342: g 14.54, mm 30.5, h 11; 15. PA2442; g 11.72, mm 25.0, h 6; 16. TAR20447: g 19.26, mm 31, h 6; 17. VAR6225: g 10.45, mm 30, h 11; 18. VAR6325: g 18.78, mm 31, h 5; 19. VC3/17: g 21.09, mm 33, h 6; 20. VR71797: g 17.43, mm 31, h 12 1-5. (OIKONOMIDOU 77-80, tav. 9); 6. OD160: g 10.34, mm 24, h 7; 7. OD168: g 11.44, mm 24, h 1; 8. OD344: g 10.99, mm 25, h 1; 9. TAR20432: g 10.77, mm 27, h 12; 10. TAR20433: g 11.68, mm 26.5, h 3; 11. VC3/7: g 8.26, mm 26, h 9 1. (OIKONOMIDOU 76, tav. 9); 2 MI278, g 10.75, mm 26, h 9; 3. OD190: g 9.23, mm 25.5, h 11; 4. VR72510: g 12.09, mm 23.5, h 5 1. (OIKONOMIDOU 81, tav. 9) 1. (OIKONOMIDOU 82, tav. 9); 2. OD161: g 12.06, mm 25, h 9 1. (OIKONOMIDOU 4, tav. 1; RPC 4212) 1. OD44: g 12.04, mm 25, h 6 1. (OIKONOMIDOU 17; tav. 2; RPC 4214); 2. UT-KAG2245: g 12.11, mm 26, h 12 1-3. (OIKONOMIDOU 18-19, tav. 2, E1); 4. MI1455, g 10.69, mm 26, h 6; 5. OD24: g 8.99, mm 25, h 3; 6. OD25: g 6.44, mm 21.5, h 12; 7. OD35: g 10.47, mm 25.5, h 6; 8. OD39: g 8.42, mm 24, h 11; 9. PA2441: g 12.47, mm 23.0, h 8; 10. TAR20422: g 11.01, mm 24, h 11 1. (OIKONOMIDOU 22, 35, tavv. 2-3; RPC 4215); 3. FI2087; g 9.24; mm 24; h 6; 4. OD31: g 8.87, mm 25, h 6; 5. OD157: g 10.46, mm 25, h 6; 6. OD158: g 9.34, mm 25, h 6; 7. PRex14: g 8.87, mm 24.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 8, tav. 1) 1-11. (OIKONOMIDOU 30-31, tav. 21; RPC 4184, include: M6: g 1.34, mm 16, h 12; P sotto “uncertain”: g 1.46, mm 14, h 6); 12. IAM20=LEU4: g 1.33, mm 15, h 1; 13. MI3892, g 1.37, mm 14, h 12; 14. VR71210: g 1.16, mm 15, h 1 1-4. (OIKONOMIDOU 33, tav. 21; RPC 4185, include: Y1842: g 7.63; mm 23.5; h 6); 5. ANMe4: g 5.72, mm 21, h 6; 6. OD200: g 5.62, mm 21, h /; 7. OD201: g 5.23, mm 21.5, h 6; 8. TAR20499: g 7.02, mm 22, h 6; 9. VR71211: g 6.07, mm 22 h 5 1. (OIKONOMIDOU 38, tav. 21); 2. PR66: g 1.82, mm 13, h 12; 3. PR122: g 1.77, mm 14, h 12; 4. TAR20501: g 1.63, mm 14, h 12

205

1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194

195

1-5. (OIKONOMIDOU 34-37, tav. 21); 6. OD202: g 1.71, mm 12, h 6; 7. OD212: g 1.90, mm 14, h 6; 8. TAR20502: g 1.11, mm 12, h 6 1. (OIKONOMIDOU 1, tav. 22); 2. AR4: g 2.24, mm 15, h 11 1. OD209: g 3.22, mm 16, h 12 1. OD388: g 2.46, mm 14.5, h 6; 2. TAR20525: g 1.95, mm 15, h 6 1. (OIKONOMIDOU 2, tav. 22); 2. TAR20508: g 3.41, mm 16, h 12 1. (OIKONOMIDOU 6, tav. 22); 2. LEU5: /; 3. OD205: g 2.58, mm 16, h 12 1. (OIKONOMIDOU 11, tav. 22; RPC 9298); 2. PR53: g 3.66, mm 15, h 6 1. OD208: g 5.40, mm 19.5, h 7 1-6. (OIKONOMIDOU 49, tav. 8; RPC 4218); 7. OD377: g 2.54, mm 17, h 6; 8. PH323 (GJONGECAJ 2004, n. 323, p. 175): g 2.95, mm 17, h /; 9. TAR20439: g 2.80, mm 16.5, h 6 1-3. (OIKONOMIDOU 51-52, tav. 8; RPC 4220); 4. TAR20437: g 3.42, mm 18, h 6; 5. VAR6346 g 2.69, mm 16, h 12; 6. VC2/17: g 2.63, mm 16, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 54, tav. 8; RPC 4222); 3. MI15657, g 2.54, mm 16.5, h 6; 4. OD343: g 3.13, mm 16, h 12; 5. OD368: g 3.93, mm 18, h 6; 6. OD373: g 4.11, mm 16.5, h 6; 7. OD 384: g 2.78, mm 17.5, h /; 8. OD385: g 2.73, mm 16, h 12; 9. PR38: g 3.00, mm 16.5, h 6; 10. TAR20435: g 2.80, mm 15.5, h 12 1-3. (OIKONOMIDOU 50, tav. 8; RPC 4219); 4. IAM4: g 3.09; mm 18; h 12; 5.. TAR20436: g 3.98, mm 17, h 6

MARCO AURELIO

196 197 198A 198B 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216

217 218 219

1-2. (RPC 8880, include: C: g 19.01; mm 39; h 6; L1983-3-34-1, HOLZER 1969, p. 34, n. 772: g 26.79, mm 36, h 7) 1. (OIKONOMIDOU 5, tav. 20: BE - SNG Schweiz, n. 415 = P, ex Boutin: g 6.97, mm 24.2, h 2) 1-2. (OIKONOMIDOU 10, tav. 22; RPC 7936, include: P144 sotto “Argos”: g 2.45, mm 16, h 1); 3. PR116: g 4.26, mm 15.5, h 1 1. TAR20498: g 2.58, mm 16, h 6 1. (RPC 9092, include P sotto “unidentified”: g 3.75, mm 18, h 12) 1. (OIKONOMIDOU 8, tav. 22); 2. LEU6: /; 3. OD52: g 4.44, mm 20, h 6; 4. TAR20503: g 4.59, mm 19.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 7, tav. 22); 2. TAR20505: g 5.31, mm 19, h 6; 3. VAR6008: g 4.37, mm 19, h / 1. TAR20518: g 5.63, mm 18, h 5 1-3. (RPC 7952, include: P436 (under ‘Syros’): g 5.97, mm 20, h 6; V27335/132 sotto “uncertain”: 5.45g, 20mm, 6h; B7682JF sotto “unidentified”: g 10.71, mm 23, h 6) 1. (RPC 7951, include: P435 sotto “Syros”: g 4.82, mm 20, h 6); 2. OD80(?): 3.30g, 18.5mm, 6h 1. (OIKONOMIDOU 12, tav. 22; RPC 4197) 1. (OIKONOMIDOU G1, tav. 71); 2. TAR20507: 4.58, mm 16, h 12 1. OD203: g 3.25, mm 15, h 12; 2. PR22: g 3.80, mm 16, h 12 1. (RPC 3987, include: L sotto “unidentified, Marcus Aurelius”: g 3.01, mm 17, h 6); 2. OD204: g 3.79, mm 16, h 12; 3. OD211: g 3.45, mm 15.5, h /; 4. PR111: g 2.13, mm 17, h 6 1. PR26: g 3.5, mm 15.5, h 6 1-4. (OIKONOMIDOU 3-4, tav. 22); 5. MI2239: g 3.23, mm 16, h 6; 6. R109432: g 2.43, mm 15, h /; 7. UD161-15: g 3.29, mm 15, h 12; 8. VC3/18: g 1.91, mm 14, h 12 1. UD161-18: g 2.36, mm 17, h 12 1. (OIKONOMIDOU 25, tav. 23); 2. VAR6338: g 3.01, mm 16, h 12 1-2. (OIKONOMIDOU 23-24, tav. 23); 3. OD207: g 4.11, mm 15.5, h 6 1. PR79: g 3.58, mm 15, h 11 1-9 (OIKONOMIDOU 14-16, tav. 23); 10. MO (MISSERE, FONTANA 1999, p. 14, n. 151): g 2.62, mm 15, h 8; 11. TAR20516: g 1.46, mm 13, h 6; 12. TAR20517: g 2.22, mm 14.5, h 6; 13. VAR4220: g 1.97, mm 13.5, h 6 1-8. (OIKONOMIDOU 18-21, tav. 23; RPC 4201, include: G593=SNG Glasgow, n. 593, pl. XLI: g 3.54, mm 15, h 6); 9. TAR20513: g 2.66, mm 14, h 6; 10. TAR20514: g 2.31, mm 15, h 6; 11. PR43: g 2.90, mm 14, h 6; 21; 12. R109435: g 3.01, mm 15, h /; 14. R109436: g 3.91, mm 15, h / 1-2. (OIKONOMIDOU 22, tav. 23; RPC 4202, include: O: g 1.56, mm 16, h 6); 3. OD163: g 2.37, mm 14, h 6; 4. PRex5: g 2.43; mm 14; h 10; 5. TAR20510: g 2.57, mm 14, h 7; 6. VAR6317: g 2.90, mm 14, h 9 1-2. (OIKONOMIDOU 17, tav. 23) 1. VAR6093: g 2.33, mm 15, h 6



III. LA MONETAZIONE DI NICOPOLIS

COMMODO

220

221

222 223 224 225 226 227

228 229 230A

230B 231A 231B

1-16. (OIKONOMIDOU 1-8, 10, tav. 24); 17. NM1912-12ITH5: g 6.43, mm 21, h 6; 18. ANMe11 g 4.82, mm 21, h 6; 19. MI4936, g 4.63, mm 21, h 6; 20. MI4937, g 3.60, mm 20.5, h 6; 21. OD165: g 4.33, mm 20, h 6; 22. OD262: g 5.14, mm 21, h 6; 23. PA2436: g 3.6, mm 20.0, h 6; 24. PR85: g 4.39, mm 21, h 6; 25. TAR20528: g 4.48, mm 20.5, h 6; 26. TAR20529: g 4.50, mm 21, h 6; 27. VAR4937, g 3.60, mm 20.5, h 6; 28. VAR4243: g 4.80, mm 19.5, h 6; 29. Y1845: g 6.22; mm 21.5; h 6; 30. VR71212: g 5.77, mm 21, h 7 1-7. (OIKONOMIDOU 11-13, tav. 24); 8. MI21294, g 5.13, mm 20.5, h 6; 9. MI4938, g 4.04, mm 19.5, h 6; 10. OD66: g 6.30, mm 20.5, h 6; 11. OD261: g 5.09, mm 21, h 6; 12. PR48: g 4.01, mm 21, h 7; 13. R109438: g 5.03, mm 20, h/; 14. TAR20524: g 5.70, mm 21, h 6 1. (OIKONOMIDOU 16, tav. 25; RPC 5760); 2. OD259: g 2.33, mm 13, h 12 1-2. (OIKONOMIDOU 17, 19 tav. 25; RPC 4208); 3. OD264: g 1.82, mm 12, h 6 1-4. (OIKONOMIDOU 15, tav. 25; B3, tav. 71; IA1; RPC 4207, include M6aa: g 1.57, mm 13, h 7); 5. ADk4: g 1.69, mm 12, h 7; 6. BS68506: g 1.61, mm 13, h 7; 7. PA2433; 1.76 g, 12 mm, h 7 1. (OIKONOMIDOU 18, tav. 25); 2. FI2093: g 2.05; mm 12; h 6; 3. OD263: g 1.43, mm 12, h 6 1. (OIKONOMIDOU 21, tav. 25; RPC 4210); 2. PR133: g 2.52, mm 14, h 1; 3. TAR20515: g 2.34, mm 14.5, h 7; 4. TAR20530: g 2.95, mm 14.5, h 12; 5. VAR6260: g 2.24, mm 14, h 12 1-5. (OIKONOMIDOU 22-24, tav. 25; RPC 4211, include: M4b-12448: g 3.09, mm 16, h 6); 6. IAM24: g 1.47, mm 15, h 6; 7. MI5124, g 1.97, mm 14, h 6; 8. OD265: g 3.29, mm 14, h 6; 9. PA2439; 2.11 g, 13.5 mm, h 6; 10. PR128: g 1.88, mm 14, h 6; 11. TAR20511: g 1.97, mm 14, h 6; 12. TAR20512: g 2.74, mm 14, h 6; 13. VAR6316: g 2.54, mm 14, h 12 1. (OIKONOMIDOU 74, tav. 9); 2. MI281: g 3.79, mm 18, h 6; 3. MI282: g 3.74, mm 18, h 6; 4. OD383: g 3.28, mm 19, h 6; 5. PA2438: g 6.02, mm 19.0, h 6; 6. PR25: g 1.83, mm 17.5, h 7; 7. VAR4243: g 4.80, mm 19.5, h 6 1-3. (OIKONOMIDOU 73, tav. 9); 4. PR7: g 3.23, mm 18, h 6; 5. TAR20440: g 3.42, mm 19, h 6; 6. TAR20448: g 3.34, mm 19, h 6 1-35. (OIKONOMIDOU 20-34, 36-52, tavv. 2-4, B1, ST1, Z1); 36. IAM66: g 6.20, mm 22, h 6; 37. IAM67: g 6.00, mm 24, h 1; 38-42. LEU7-11: /; 43. Lindgren (LINDGREN 1989, p. 69, n. 1438, pl. 69): g 6.63, mm 24, h /; 44. MI1456, g 7.32, mm 24.5, h 7; 45. MI2234: g 6.54, mm 25, h 10; 46. OD13: g 4.80, mm 23.5, h12; 47. OD14: g 5.91, mm 23, h /; 48. OD15: g 5.95, mm 22.5, h /; 49. OD16: g 4.84, mm 22.5, h 5.5; 50. OD17: g 3.13, mm 22.6, h /; 51. OD18: g 5.04, mm 22.5, h /; 52. OD19: g 6.25, mm 21, h /; 53. OD20: g 6.50, mm 24, h 10; 54. OD21: g 6.95, mm 23, h /; 55. OD22: g 7.50, mm 22, h /; 56. OD23: g 5.83, mm 24, h 1; 57. OD24: g 8.99, mm 24, h 3; 58. OD26: g 10.42, mm 23, h 11; 59. OD27: g 6.65, mm 24, h 9; 60. OD28: g 7.06, mm 23, h 6; 61. OD29: g 10.16, mm 24, h 6; 62. OD30: g 6.22, mm 22, h 5; 63. OD33: g 6.03, mm 23, h 11; 64. OD34: g 6.27, mm 24, h 6; 65. OD36: g 8.33, mm 24, h 3; 66. OD37: g 8.58, mm 24.5, h 8; 67. OD38: g 5.89, mm 22.5, h 6; 68. OD40: g 7.91, mm 25, h 6; 69. OD41: g 6.82, mm 23.5, h 9; 70. OD42: g 7.12, mm 23, h 2; 71. OD59: g 7.25, mm 24, h /; 72. OD65: 6.05, mm 22.5, h /; 73. OD71: g 4.35, mm 22, h /; 74. OD156: g 5.32, mm 20.5, h 1; 75. OD165: g 4.33, mm 20, h 6; 76. PR8: g 7.98, mm 23, h 2; 2; 77. PR18: g 6.65, mm 22, h 2; 78. PR82: g 5.03, mm 22, h /; 79. PR429: g 7.01, mm 22.5, h 2; 80. PR430: g 4.84, mm 22.5, h /; 81. PR431: g 4.37, mm 22.5, h /; 82. TAR20419: g 7.74, mm 24, h 1; 83. TAR20420: g 7.23, mm 24, h 5; 84. VAR6134: g 8.43, mm 25, h 3; 85. VC: 3/4: g 8.49, mm 23.5, h 4; 86. VR72507: g 7.33, mm 24, h 12 1-2. (OIKONOMIDOU 53, tav. 4) 1-4. (OIKONOMIDOU 15-16, tav. 2); 5. MI1457: g 10.33, mm 25, h 6; 6. TAR20429: g 5.91, mm 23.5, h 6; 7. VAR6133: g 8.88, mm 23.5, h 6 1. OD32: g 5.95, mm 24, h 6

SETTIMIO SEVERO

232 233 234 235 236 237

1. (OIKONOMIDOU 20, tav. 27) 1. (OIKONOMIDOU 16, tav. 26); 2. TAR20542: g 10.29, mm 32, h 3; 3. VC383: g 14.65, mm 33, h 10 1. MI2240: g 13.89, mm 32, h 7 1. TAR20543: g 15.00, mm 33, h 1 1. PAT-BE142 (AGALLOPOULOU 1994, p. 115, n. 3, tav. 17): / 1-2. (OIKONOMIDOU 9, tav. 26; 2, tav. 69); 3. TAR20546: g 7.44, mm 24, h 4; 4. TAR20547: g 5.82, mm 24, h 5; 5. TAR20548: g 6.53, mm 24, h 12

207

NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285

1-2. (OIKONOMIDOU 14-15, tav. 26); 3. OD258: g 8.07, mm 24, h 10; 4. TAR20532: g 7.35, mm 24.5, 1 1-3. (OIKONOMIDOU 13, tav. 26) 1. OD174: g 8.31, mm 24.5, h 3; 2. TAR20533: g 7.62, mm 25.5, h 1; 3. TAR20540: g 8.22, mm 24.5, h 4 1. (OIKONOMIDOU 12, tav. 26); 2. PR67: g 6.27, mm 24, h 1; 12 1. OD173: g 7.17, mm 23.5, h 1 1. OD175: g 6.28, mm 23, h 2 1. TAR20538: g 6.71, mm 24, h 6 1. (OIKONOMIDOU 1, tav. 25); 2. TAR20541: g 5.72, mm 24, h 9 1. VR72511: g 5.64, mm 23, h 1 1. TAR20549: g 7.15, mm 23.5, h 11; 2. VC3/15: g 7.11, mm 25, h 9 1-4. (OIKONOMIDOU 2-4, tav. 25); 5. OD283: g 7.76, mm 24, h 5 1-3. (OIKONOMIDOU 6-8, tav. 26); 4. UD161-17: g 7.89, mm 23.5, h 9 1. TAR20534: g 6.36, mm 24, h 1 1. G594 (SNG Glasgow, n. 594, pl. XLI): g 6.46, mm 22.5, h 12; 2. LEU12: /; 3. TAR20544: g 6.74, mm 23, h 3; 4. TAR20545: g 6.98, mm 23.5, h 1; 5. VAR4277: g 7.16, mm 23, h 10 1-2. (OIKONOMIDOU 18-19, tavv. 26-27); 3. ADk5: g 8.95, mm 23.5, h 1; 4. TAR20536: g 6.37, mm 24, h 5 1. MI5312, g 5.52, mm 24, h 4; 2. TAR20535: g 7.84, mm 23, h 3 1. (OIKONOMIDOU 17, tav. 26); 2. TAR20531: g 5.55, mm 23, h 3 1. (OIKONOMIDOU 10, tav. 26); 2. UD160-42: g 7.18, mm 25, h 2 1-3. (OIKONOMIDOU 11, tav. 26); 4. TAR20537: g 6.58, mm 24, h 1; 5. TAR20539: g 4.79, mm 23, h 10; 6. UD161-12: g 7.40, mm 23.5, h 3; 7. VAR4267: g 6.16, mm 23.5, h 8; 8. VAR4275: g 8.34, mm 23, h 12 1. (OIKONOMIDOU 5, tav. 26) 1. PR9: g 16.87, mm 30, h 6 1. (OIKONOMIDOU 72, tav. 9) 1. (OIKONOMIDOU 71, tav. 9); 2. OD378: g 5.28, mm 17, h 12 1. OD351: g 4.40, mm 20.5, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 25, tav. 27); 3. IAM29: g 7.05, mm 22, h 10; 4. VC2/18: g 6.69, mm 24, h 12 1-2. (OIKONOMIDOU 28-29, tavv. 27-28); 3. AR13: g 5.40, mm 22, h 3; 4. TAR20563: g 5.97, mm 23.5, h 10; 5. TAR20565: g 5.68, mm 22.5, h 3; 6. TAR20653: g 5.98, mm 23.5, h 3 1. (OIKONOMIDOU 23, tav. 27); 2. VAR6011: g 5.28, mm 23, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 54, tav. 30; E4) 1. VAR4298: g 6.85, mm 24.5, h 4 1. (OIKONOMIDOU 24, tav. 27); 2. Lindgren (LINDGREN 1989, p. 69, n. 1443, pl. 69): g 6.55, mm 23, h / 1-3. (OIKONOMIDOU 57-58, tav. 30); 4. TAR20570: g 3.55, mm 18, h 8; 5. TAR20571: g 3.54, mm 18.5, h 8 1. (OIKONOMIDOU 59, tav. 30); 2. TAR20572: g 4.40, mm 18, h 9 1. (OIKONOMIDOU 1, tav. 30); 2. OD325: g 8.04, mm 25.5, h 4 1. (OIKONOMIDOU 2, tav. 30); 2. TAR20639: g 6.91, mm 25.5, h 3; 3. VC3/12: g 6.36, mm 26, h 2 1. (OIKONOMIDOU IA2, tav. 71); 2. ADm2: g 7.41, mm 26, h 9 1-2. (OIKONOMIDOU 3, tav. 31) 1. (OIKONOMIDOU 16, tav. 31) 1. (OIKONOMIDOU 20, tav. 44) 1. AR10: g 5.92, mm 24, h 5 1-2. (OIKONOMIDOU 17-18, tavv. 31-32); 2. AAex28906 (KROLL, WALKER 1993, n. 559): g 6.81, mm 25, h 12; 3. BO51156: 6.14, mm 24.5, h 2; 4. LEU13: /; 5. TAR20641: g 6.96, mm 24, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 21-22, tav. 32); 3. AAex50611 (KROLL, WALKER 1993, n. 558): g 7.86, mm 23, h 5 1. (OIKONOMIDOU 20, tav. 32); 2. AAG275 (june 2003, ex J.P. Righetti collection): g 5.88, mm 24, h /; 3. UD160-14: g 7.83, mm 24, h 9; 4. VI218: g 6.32, mm 24, h 10 1. (OIKONOMIDOU 23, tav. 32); 2. Lindgren (LINDGREN 1993, p. 7, n. 110, pl. 7): g 6.78, /; 3. MI6251: g 7.27, mm 22, h 3; 4. OD337: g 6.54, mm 25, h 2 1. (OIKONOMIDOU 11, tav. 45) 1. TAR20615: g 5.20, mm 22.5, h 1 1. (OIKONOMIDOU 1, tav. 45); 2. VR71225: g 3.09, mm 19, h 7 1. (OIKONOMIDOU 2, tav. 45); 2. Y1843: g 3.22, mm 19.5, h 7 1. (OIKONOMIDOU 15, tav. 31); 2. MI2238: g 4.40, mm 21, h 4

208

III. LA MONETAZIONE DI NICOPOLIS

286 287 288 289 290

291 292 293 294A 294B 295 296 297 298 299A 299B 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321

1. (OIKONOMIDOU 13, tav. 31) 1. VAR6079: g 3.77, mm 19, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 14, tav. 31); 3. COR1955-1: g 3.69, mm 19, h /; 4. TAR20645: g 5.47, mm 22, h 6 1. TAR20522: g 4.50, mm 19, h 1; 2. TAR20644: g 3.59, mm 18, h 5 1-19. (OIKONOMIDOU 4-12, 24-25, tavv. 31-32; 6-10, tav. 45; 4, tav. 69); 20. AAG273 (june 2009, ex J.P. Righetti collection): g 3.80, mm /, h /; 21. IAM34: g 3.92, mm 22, h 6; 22. IAM52: g 5.18, mm 20, h 12; 23. MI5796: g 6.57, mm 21, h 10; 24. MI6250: g 6.00, mm 22, h 2; 25. OD60: g 6.46, mm 22, h 12; 26. OD303: g 5.33, mm 22.5, h 2; 27. OD316: g 6.73, mm 23, h 3; 28. OD317: g 4.41, mm 21, h 12; 29. PR28: g 4.46, mm 20.5, h 6; 30. PR52: g 7.72, mm 21, h 5; 31. PR78: g 5.10, mm 21, h 12; 32. PR140: g 5.13, mm 22.5, h 6; 33. TAR20520: g 4.36, mm 21, h 12; 34. TAR20521: g 5.76, mm 22, h 9; 35. TAR20648: g 5.13, mm 22, h 6; 36. TAR20649: g 4.13, mm 23, h 2; 37. TAR20650: g 5.72, mm 21, h 12; 38. TAR20651: g 5.40, mm 23, h 6; 39. UD160-21: g 6.49; mm 23, h 11; 40. VAR4446: g 6.45, mm 22.5, h 7; 41. VC2/20: g 7.08, mm 23, h 10; 42. VC2/23: g 5.27, mm 22, h 7; 43. VR71213: g 4.06, mm 23, h 12 1. (OIKONOMIDOU 36, tav. 33) 1. LEU14(?): /; 2. PR424: g 6.68, mm 22.5, h 8 1. PR409: g 6.75, mm 23.5, h 3 1. BO21141: g 6.03, mm 24, h 3 1. TAN25202: g 6.84, mm 24, h 10; 2. VR71221: g 6.94, mm 23.5, h 8 1. VI109: g 6.56, mm 24, h 5 1. (OIKONOMIDOU 30, tav. 33); 2. TAR20580: g 7.19, mm 24, h 12 1. BO21142: g 4.74, mm 25, h 3 1-3. (OIKONOMIDOU 26, 49, tavv. 32, 34; 7, tav. 70); 4. AncientImports (march 2010): g 6.20, mm 25, /; 5. OD315: g 7.29, mm 25, h 11 1. (OIKONOMIDOU 28, tav. 32) 1-3. (OIKONOMIDOU 27, 33, tavv. 32-33); 4. MI5801: g 6.54, mm 24.5, h 5; 5. TAR20643: g 6.37, mm 26, h 12; 6. VR71215: g 7.02, mm 24.5, h 9 1. UD160-39: g 7.27; mm 23; h 9 1-3. (OIKONOMIDOU 31, tav. 33; 5, tav. 69); 4. IAM42: g 6.04, mm 24, h 9; 5. TAR20574:g 6.03, mm 25, h 6; 6. TAR20652: g 7.13, mm 24, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 35, tav. 33; 2, tav. 64); 3. MI1914: g 5.91, mm 21, h 6; 4. TAR20646: g 7.83, mm 23.5, h 6; 5. UD161-5: g 5.04, mm 21.5, h 6; 6. Y1859: g 5.63, mm 24, h 8; 7. W (SNG Winterthur, n. 1784): g 4.91, mm 22, h 7 1. (OIKONOMIDOU 54, tav. 34) 1. (OIKONOMIDOU 38, tav. 33); 2. TAR20600: g 6.24, mm 24, h 10 1. (OIKONOMIDOU 39, tav. 33) 1. (OIKONOMIDOU 48, tav. 34); 2. PA2559: 6.82 g, 25.5 mm, h 12; 3. TAR20594: g 6.48, mm 24, h 3; 4. TAR20595: g 6.73, mm 23.5, h 1 1. TAR20588: g 7.42, mm 25, h 9 1-5. (OIKONOMIDOU 29, 32, tavv. 32-33); 6. TAR20640: g 8.93, mm 24.5, h 3 1. TAR20581: g 6.78, mm 23.5, h 2 1. BO21139: g 5.61, mm 25, h 12; 2. MI5793, g 5.78, mm 24, h 4; 3. TAR20576: g 8.93, mm 25, h 4; 4. TAR20577: g 4.09, mm 23.5, h 3 1-4. (OIKONOMIDOU 41, 45, tavv. 33-34; 10, tav. 70; IA2); 5. AAex62023 (KROLL, WALKER 1993, n. 560): g 6.38, mm 23.5, h 8 1. (OIKONOMIDOU 42, tav. 33); 2. UD160-24: g 4.12; mm 25; h 11 1-2. (OIKONOMIDOU 43, tav. 34; 9, tav. 70); 3. IAM36: g 6.03, mm 24, h 3; 4. VI112: g 6.50, mm 24.5, h 12 1. (OIKONOMIDOU 44, tav. 34) 1. IAM41: g 6.30, mm 25, h 1 1. (OIKONOMIDOU 34, tav. 33) 1-3. (OIKONOMIDOU 176, tav. 42); 4. MO (MISSERE, FONTANA 1999, p. 15, n. 153): g 14.7, mm 31.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 177, tav. 42) 1-2. (OIKONOMIDOU 180, tav. 42; G5); 3. ANMs (SNG Soutzos, n. 444, pl. 35): g 5.63, mm 23.5, h 9; 4. TAR20619: g 5.47, mm 25.5, h 6; 5. VC3/2: g 5.03, mm 23, h 8 1. MIWF5: g 5.38, mm 23, h 11 1. (OIKONOMIDOU 179, tav. 42); 2. TAR20618: g 7.51, mm 23.5, h 3

209

NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

322

323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348

349 350 351 352 353 354

1-8. (OIKONOMIDOU 181-185, tav. 42; 16-17, tav. 70); 9. IAM48: g 6.68, mm 25, h 3; 10. OD339: g 7.75, mm 23, h 6; 11. TAR20624: g 10.53, mm 24, h 2; 12. VC7/6: g 4.58, mm 23.5, h 3; 13. VC154: g 6.90, mm 24, h 3; 14. VI110c: g 5.86, mm 24, h 3 1. (OIKONOMIDOU 187, tav. 43); 2. TAR20620: g 7.40, mm 23.5, h 9 1. MI5982: g 9.10, mm 24, h 2; 2. OD340: g 7.56, mm 23, h 2; 3. PR406: g 6.27, mm 25, h 2; 4. TAR20509: g 6.16, mm 25, h 10; 5. TAR20622: g 6.78, mm 23, h 5; 6. UD160-15: g 6.44, mm 24, h 5; 7. VAR4394: g 5.59, mm 25, h 6 1. (OIKONOMIDOU 178, tav. 42) 1-2. (OIKONOMIDOU 186, tav. 43); 3. TAR20625: g 6.69, mm 24, h 10; 4. TAR20626: g 4.97, mm 23.5, h 9 1. (OIKONOMIDOU E5); 2. BO21144: g 8.67, mm 24, h 10 1. TAR20621: g 7.06, mm 24, h 12 1. TAR20617: g 8.56, mm 25, h 6 1. (OIKONOMIDOU 188, tav. 43) 1. TAR20623: g 6.07, mm 22, h 3 1. Y1852: g 4.26, mm 19.5, h 4 1. TAR20634: g 6.29, mm 25, h 6; 2. TAR20635: g 6.95, mm 23, h 10 1-2. (OIKONOMIDOU 1, tav. 43) 1. (OIKONOMIDOU 3, tav. 43) 1. VC3/3: g 6.57, mm 24, h 8 1. (OIKONOMIDOU 2, tav. 43) 1. BE (SNG Schweiz, n. 416): g 4.85, mm 22, h 2; 2. MI6067: g 3.96, mm 21.5, h 8; 3. OD178: g 5.19, mm 21.5, h 7; 4. OD181: g 3.20, mm 20.5, h /; 5. OD243: g 3.47, mm 21, h 4; 6. OD308: g 4.40, mm 22, h 12; 7. TAR20636: g 6.25, mm 22, h 4; 8. UD161-25: g 4.88, mm 21.5, h 6; 9. VR71224: g 5.55, mm 22, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 4, 9, tav. 43) 1. (OIKONOMIDOU 5, tav. 43); 2. VR72513: g 5.70, mm 24, h 5 1-2. (OIKONOMIDOU 8, tav. 43); 3. TAR20629: g 6.67, mm 25.5, h 2 1. (OIKONOMIDOU 6, tav. 43); 2. TAR20630: g 4.72, mm 24, h 3 1. (OIKONOMIDOU 21, tav. 45); 2. IAM53: g 5.52, mm 21, h 12; 3. VAR5651: g 6.55, mm 25, h 9; 4. VAR5652: g 4.52, mm 22, h 8 1. VAR6320: g 5.51, mm 24, h 7 1. (OIKONOMIDOU 18, tav. 44) 1. (OIKONOMIDOU 19, tav. 44); 2. TAR20633: g 4.71, mm 24, h 6 1. OD182: g 4.40, mm 24, h 10 1-10. (OIKONOMIDOU 10-16, tavv. 43-44; 4, tav. 45; E6); 11. MI6064, g 6.04, mm 22, h 5; 12. OD166: g 4.93, mm 22, h 4; 13. OD179: g 4.91, mm 21, h 10; 14. PR23: g 3.42, mm 21, h 2; 15. PR44: g 5.24, mm 21, h 4; 16. PR73: g 4.23, mm 22, h 8; 17. PR433: g 3.34, mm 17.5, h 4; 18. TAR20636: g 6.25, mm 22, h 4; 19. TAR20638: g 5.73, mm 21, h 10; 20. 20. VAR4404: g 5.99, mm 21, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 21, tav. 44); 3. MI1914: g 5.91, mm 21, h 2; 4. MI6066: g 6.24, mm 23, h 3; 5. OD180: g 6.48, mm 24, h 7; 6. (?)PAT-BE743 (AGALLOPOULOU 1994, p. 116, n. 6): / 1. (OIKONOMIDOU 22, tav. 44); 2. MI5798, g 4.42, mm 23.5, h 5; 3. TAR20627: g 7.13, mm 24, h 6; 4. TAR20628: g 7.53, mm 24, h 6 1. (OIKONOMIDOU 23, tav. 44); 2. FI2094: g 8.26; mm 24; h 12; 3. LEU15: / 1-2. (OIKONOMIDOU 24, tav. 44); 3. VAR4402: g 6.34, mm 23, h 4 1-3. (OIKONOMIDOU 25-26, tav. 44); 4. PR410: g 5.61, mm 23, h 2; 5. TAR20631: g 6.76, mm 23.5, h 4; 6. TAR20632: g 7.31, mm 23, h 9 1. (OIKONOMIDOU 28, tav. 44); 2. TAR20643: g 6.37, mm 26, h 12

CARACALLA

355 356 357 358 359

1-2. (OIKONOMIDOU 93, tav. 37); 3. TAR20578: g 13.15, mm 34, h 6 1. (OIKONOMIDOU 94, tav. 37) 1. FI2095: g 19.14; mm 34.5; h 4 1. (OIKONOMIDOU 87, tav. 37); 2. HN5 (june 2010, ex C. Fontana collection): g 21.97, / 1. (OIKONOMIDOU 106, tav. 38)

210

III. LA MONETAZIONE DI NICOPOLIS

360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404

1. (OIKONOMIDOU 40, tav. 33) 1-2. (OIKONOMIDOU 46, 51, tav. 34); 3. TAR20583: g 8.65, mm25, h 10 1-2. (OIKONOMIDOU 47, 58, tavv. 34-35); 3. PA2564: g 7.83, mm 24, h 5; 4. TAR20608: g 7.84, mm 23.5, h 7; 5. TAR20609: g 5.65, mm 25, h 9; 6. UD160/25: g 6.63; mm 24.5; h 1; 7. VC2/8: g 3.81, mm 23.5, h 5 1. (OIKONOMIDOU 56, tav. 35) 1. TAR20575:g 6.53, mm 25, h 10; 2. UD161-11: g 7.72, mm 25.5, h 8 1-5. (OIKONOMIDOU 52-53, 59 tavv. 34-35; G4); 6. IAM37: g 5.46, mm 23, h 12 1-2. (OIKONOMIDOU 57, tav. 35); 3. MI5805: g 9.77, mm 25, h 9; 4. PA2560: g 9.50, mm 26, h 12 1. TAR20599: g 7.92, mm 24.5, h 3 1-2. (OIKONOMIDOU 55, 60, tavv. 34-35); 3. ANM1940a: g 6.89, mm 24, h 2; 4. UD160-27: g 6.55; mm 25; h 9 1. VAR5036: g 8.48, mm 23, h 1 1-2. (OIKONOMIDOU 65, 69, tavv. 35-36) 1-3. (OIKONOMIDOU 61-63, tav. 35); 4. TAR20607: g 6.93, mm 24, h 7; 5. VAR6369: g 7.31, mm 24, h 1 1-3. (OIKONOMIDOU 64, 67, tav. 35); 4. OD318: g 7.49, mm 25, h 6; 5. OD322: g 7.70, mm 25.5, h 10; 6. TAR20603: g 8.74, mm 25, h 11 1-3. (OIKONOMIDOU 68, tav. 36; 3, tav. 64; OIKONOMIDOU 1972, 11, tav. 15); 4. PA2561; 7.81 g, 25.5 mm, h 6; 5. VC155: g 6.76, mm 24.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 70, tav. 35); 2. PA2562; 8.19 g, 24 mm, h 2; 3. TAN25199: g 9.06, mm 24, h 12; 4. VC3/1: g 7.49, mm 24.5, h 6; 5. VR71216: g 8,28, mm 24.5, h 11 1. (OIKONOMIDOU 73, tav. 36); 2. TAR20589: g 10.18, mm 25.5, h 11; 1. OD307: g 8.78, mm 24, h 11; 2. PR13: g 5.10, mm 22.5, h 9; 3. TAR20598: g 7.70, mm 25, h 6; 4. TS1580: g 8.57, mm 25, h 10 1. (OIKONOMIDOU 66, tav. 35); 2. MI5802: g 6.02, mm 23.5, h 10; 3. OD304: g 7.96, mm 25, h 6; 4. UD160- 21: g 6.49; mm 23, h 11 1. (OIKONOMIDOU 72, tav. 36) 1. PR416: g 6.36, mm 23, h 12 1. TAR20584: g 7.38, mm 23.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 77, tav. 36) 1-3. (OIKONOMIDOU 78, tav. 36; 4, tav. 64); 4. TAR20579: g 5.90, mm 24, h 3; 5. TAR20582: g 8.00, mm 24, h 1; 6. VAR6466: g 6.59, mm 25, h 1; 1. UD160-32: g 5.76; mm 23; h 8; 1. (OIKONOMIDOU 74, tav. 36) 1. (OIKONOMIDOU 139, tav. 40) 1-3. (OIKONOMIDOU 79-80, 86, tav. 36); 4. VC2/14: g 8.12, mm 24, h 1 1. (OIKONOMIDOU 168, tav. 41); 2. OD305: g 10.2, mm 24.5, h 12; 3. VAR5036 g 8.48, mm 23, h 1 1. (OIKONOMIDOU 103, tav. 38); 2. TAR20592: g 7.62, mm 24.5, h 4; 3. TAR20596: g 7.53, mm 25, h 7 1. (OIKONOMIDOU 76, tav. 36); 2. OD327: g 6.22, mm 24, h 5 1. (OIKONOMIDOU 81, tav. 36) 1-2. (OIKONOMIDOU 85, 98 tavv. 36-37); 3. LEU16: /; 4. PR426: g 7.36, mm 24, h 4; 5. TAR20602: g 7.63, mm 24.5, h 12; 6. VC7/8: g 6.38, mm 24, h 3; 7. VI110a: g 4.82, mm 24, h 5; 8. VR71220: g 5.98, mm 24.5, h 7 1. (OIKONOMIDOU 84, tav. 36) 1. VC2/19: g 5.20, mm 25, h 9; 2. VR71218: g 8.54, mm 25, h 10 1-2. (OIKONOMIDOU 82-83, tav. 36); 3. Lindgren (LINDGREN 1993, p. 92, n. 109a, pl. 92): 4. OD314: g 8.58, mm 23.5, h 12; 5. PR27: g 5.51, mm 23, h 3; 6. R109439: g 8.32, mm 23, h / 1-3. (OIKONOMIDOU 100, 105, tav. 38; 12, tav. 70); 4. MI5797, g 5.29, mm 25, h 9; 5. VR71222: g 6.84, mm 25, h 9 1. MI5803: g 7.56, mm 25, h 11; 2. PR30: g 2.81, mm 22, h 9 1. (OIKONOMIDOU 101, tav. 38); 2. TAR20590: g 8.93, mm 25, h 3 1. VC3/5: g 8.17, mm 24, h 8 1. UD160-40: g 8.91; mm 24; h 9 1-2. (OIKONOMIDOU 99, tav. 38; OIKONOMIDOU 1972, 12, tav. 15); 3. ANM1912-13ITH6: g 7.46, mm 24, h 7; 4. ANMe10: g 7.98, mm 25, h 4; 5. MIWF9: g 6.85, mm 25, h 11 1. (OIKONOMIDOU 88, tav. 37); 2. PR427: g 7.17, mm 24, h 12; 3.VC3/16: g 9.51, mm 25, h 10 1-4. (OIKONOMIDOU 89, tav. 37; G2-3); 5. IAM39: g 5.84, mm 24, h 1; 6. TAR20587: g 7.32, mm 24.5, h 7 1. (OIKONOMIDOU 90, tav. 37) 1. (OIKONOMIDOU 92, tav. 37); 2. LEU17: /; 3. OD320: g 7.66, mm 23.5, h 7

211

NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416A 416B

417 418

419 420

421 422

423 424 425 426 427 428A

428B

429A 429B 430

1. (OIKONOMIDOU 91, tav. 37; OIKONOMIDOU 1968, 84, tav. 9) 1. UD160-19: g 5.89, mm 24, h 8 1-2. (OIKONOMIDOU 104, tav. 38) 1. (OIKONOMIDOU IA3) 1. (OIKONOMIDOU 169, tav. 41) 1. MI5792: g 7.97, mm 25, h 2 1. (OIKONOMIDOU 95, tav. 37) 1. (OIKONOMIDOU 97, tav. 37) 1. (OIKONOMIDOU 96, tav. 37); 2. VR71219: g 7.04, mm 24.5, h 1 1. UD160-20: g 8.15, mm 25, h 9; 2. VR71217: g 7.76, mm 25, h 4 1. (OIKONOMIDOU 11, tav. 70); 2. OD323: g 7.01, mm 24, h 6; 1-4. (OIKONOMIDOU 129, 141, 164, tavv. 39-41; ST6) 1-4. (OIKONOMIDOU 128, tav. 39; OIKONOMIDOU 1972, 18-19, tav. 15); 5. AAex51637 (KROLL, WALKER 1993, n. 561): g 6.48, mm 23.5, h 9; 6. Lindgren (LINDGREN 1989, p. 69, n. 1445, pl. 69): g 7.12, mm 24, /; 7. PR20: g 8.10, mm 23, h 11; 8. TAR20604: g 5.91, mm 22, h 8 1-3. (OIKONOMIDOU 130, 160, tavv. 39, 41; 8, tav. 70); 4. AR14 g 7.51, mm 23, h 8; 5. PRex10: g 9.50, mm 24, h 11; 6. VI110b: g 4.88, mm 24.5, h 3 1-10. (OIKONOMIDOU 124-127, tav. 39; 6, tav. 69); 11. MI5799: g 6.38, mm 22.5, h 10; 12. TAN25201: g 6.38, mm 23, h 8; 13. TAR20573: g 7.24, mm 24, h 3; 14. UD160-38: g 7.61, mm 23, h 10; 15. VAR6243: g 5.22, mm 23, h 1; 16. VAR6423: g 6.78, mm 23.5, h 6; 17. VC3/9: g 7.00, mm 24, h 8; 18. VR72512: g 5.57, mm 24.5, h 4; 19. W (SNG Winterthur, n. 1783): g 6.27, mm 23.5, h 10 1. (OIKONOMIDOU 131, tav. 39); 2. MI5806, g 8.98, mm 24, h 10; 3. OD334: g 7.84, mm 24, h 11; 4. OD335: g 5.99, mm 22.5, h 9 1-9. (OIKONOMIDOU 110, 113, 134-138, 140, tavv. 38, 40; OIKONOMIDOU 1972, 21, tav. 16); 10. AR15: g 7.32, mm 23.5, h 9; 11. OD312: g 6.91, mm 24, h 11; 12. OD331: g 6.11, mm 24, h 6; 13. OD333: g 8.04, mm 26, h 6; 14. VAR5708: g 7.63, mm 24, h 9; 15. VAR5953: g 7.23, mm 25.5, h 1 1. (OIKONOMIDOU 161, tav. 41) 1-3. (OIKONOMIDOU 165-167, tav. 41); 4. IAM64: g 10.40, mm 23, h 5; 5. LEU18: /; 6. MI5804, g 6.75, mm 24, h 9; 7. OD306: g 6.13, mm 23, h 3; 8. TAR20593: g 4.08, mm 23, h 1; 9. UD160-31: g 6.43, mm 24.5, h 6; 10. UD160-33: g 7.20; mm 23; h 8 1. OD338: g 6.73, mm 26.5, h 3 1-2. (OIKONOMIDOU 159, tav. 41; 15, tav. 70); 3. OD309: g 8.97, mm 23.5, h 4; 4. OD311: g 6.16, mm 23, h 12; 5. PR418: g 5.61, mm 23, h 10; 6. TAR20597: g 7.06, mm 23, h 1 1-3. (OIKONOMIDOU 132-133, tav. 40);56 4. Lanz829 (1999): g 6.17, mm 24, h /; 5. MO (MISSERE, FONTANA 1999, p. 14, n. 152): g 5.20, mm 24, h 3; 6. TAR20591: g 6.79, mm 23, h 2; 7. UD160-34: g 7.45, mm 24, h 9 1-2. (OIKONOMIDOU 163, tav. 41); 3. PR407: g 6.80, mm 23, h 6; 4. TAR20586: g 7.58, mm 23.5, h 2; 5. VC2/21: g 7.28, mm 23.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 162, tav. 41) 1-4. (OIKONOMIDOU 114, 118, 142, 151, tavv. 38-41); 5. AAb187: g 6.54, mm 22, h 10; 6. OD313: g 7.45, mm 24, h 5; 7. PR1: g 5.81, mm 24.5, h 4; 8. TAR20612: g 4.14, mm 25, h 2; 9. UD160-26: g 6.93; mm 23.5; h 9; 10. VC3/8: g 7.55, mm 24, h 12; 11. VC156: g 8.56, mm 24.5, h 8 1-27. (OIKONOMIDOU 111-112, 115-117, 119-123, 143-150, 152, tavv. 38-41; OIKONOMIDOU 1972, 1516, tav. 15); 28. ANMe10: g 7.98, mm 25, h 6; 29. HJB1220 (january 2005): g 6.90, mm 23, h /; 30. MI5791, g 6.22, mm 23.5, h 6; 31. OD310: g 5.74, mm 24.5, h 11; 32. OD329: g 9.68, mm 25, h 11; 33. OD332: g 7.03, mm 24, h 11; 34. PAT-BE739 (AGALLOPOULOU 1994, p. 116, n. 5): /; 35. PAT-BE822 (AGALLOPOULOU 1994, p. 116, n. 4): /; 36. PR422: g 6.08, mm 24, h 11; 37. TAN25200: g 6.05, mm 23, h 9; 38. TAR20613: g 5.83, mm 23, h 9; 39. TAR20614: g 6.21, mm 23, 2; 40. UD160-29: g 4.93; mm 23; h 7; 41. VC157: g 4.95, mm 23, h 7; 42. VC161: g 9.07, mm 24.5, h 5; 43. VR71223: g 6.58, mm 24.5, h 7 1. VR71214: g 5.12, mm 23, h 12 1. OD319: g 6.17, mm 22, h 12; 2. OD321: g 4.89, mm 22.5, h 9; 3. OD324: g 4.84, mm 20, h 3; 4. OD328: g 4.31, mm 20.5, h /; 5. PR46: g 5.43, mm 20.5, h 12; 6. VC158: g 5.10, mm 20, h 4; 1-2. (OIKONOMIDOU 50, tav. 34)

56

L’esemplare del British Museum è contromarcato al D/ con la cosiddetta “aquiletta” che ne certifica la provenienza dalla collezione degli Estensi o dei Gonzaga; cfr. il commento (cap. IV.5, pp. 272-273).

212

III. LA MONETAZIONE DI NICOPOLIS

431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455A 455B 456

1. (OIKONOMIDOU 8, tav. 64) 1-2. (OIKONOMIDOU 1, tav. 1); 3. TAR20424: g 6.89, mm 23, h 10 1. (OIKONOMIDOU I1, tav. 71); 2. CO-RA205: g 5.42, mm 22.5, h 8; 3. PA2440: g 12.47, mm 23, h 8 1. (OIKONOMIDOU 7, tav. 1) 1. TAR20560: g 7.49, mm 26, h 1; 2. VAR4306: g 7.50, mm 24, h 2 1-4. (OIKONOMIDOU 27, tav. 27); 4. TAR20692: g 7.58, mm 24.5, h 8 1-2. (OIKONOMIDOU 32-33, tav. 28); 3. IAM21: g 6.72, mm 24, h 11 1-5. (OIKONOMIDOU 35-36, tav. 28); 6. OD67: g 9.36, mm 25.5, h 4; 7. PA2444: 7.89 g, 25 mm, h 6; 8. TAR20551: g 6.37, mm 25, h 9 1. (OIKONOMIDOU 37, tav. 28) 1-4. (OIKONOMIDOU 39, tav. 28); 5. LEU19: /; 6. TAR20566: g 6.68, mm 24, h 5; 7. VAR4459: g 6.68, mm 25.5, h 7 1-5. (OIKONOMIDOU 40-42, tav. 29); 6. LEU20: /; 7. MI6459: g 6.40, mm 24, h 4; 8. TAR20556: g 8.13, mm 25, h 8; 9. TAR20557: g 6.86, mm 25, h 12 1. PR413: g 8.97, mm 23, h 11; 2. TAR20553: g 7.23, mm 23.5, h 2; 3. TAR20554: g 9.09, mm 25, h 9 1. (OIKONOMIDOU 50, tav. 29); 2. VAR6246: g 5.73, mm 24, h 3 1. TAR20567: g 6.25, mm 24, h 4 1. (OIKONOMIDOU 53, tav. 30); 2. PR420: g 6.02, mm 25.5, h 4; 3. TAR20568: g 7.45, mm 24, h 9; 4. VAR6452: g 6.77, mm 24, h 7 1-3. (OIKONOMIDOU 47-49, tav. 29) 1-2. (OIKONOMIDOU 51-52, tav. 29) 1. (OIKONOMIDOU 55, tav. 30); 2. TAR20562: g 7.15, mm 24.5, h 3 1-2. (OIKONOMIDOU 31, 34, tav. 28); 3. Lindgren (LINDGREN 1989, p. 69, n. 1444, pl. 69): g 5.72, mm 24, /; 4. OD177: g 8.15, mm 25, h 1; 5. TAR20555: g 7.55, mm 26, h 9 1-2. (OIKONOMIDOU 30, tav. 28); 3. OD176: g 6.18, mm 25, h 8; 4. TAR20564: g 7.13, mm 25, h 3; 5. UD160-18: g 7.79, mm 24, h 3; 6. VAR4292: g 5.65, mm 23, h 7; 7. VAR4308: g 7.63, mm 24, h 11 1. (OIKONOMIDOU 26, tav. 27); 2. TAR20569: g 7.48, mm 24, h 11; 3. VAR5735: g 6.93, mm 24, h 6; 4. UD160-22: g 8,14; mm 25, h 6; 5. VAR6314: g 6.58, mm 23, h 11 1. (OIKONOMIDOU 44, tav. 29); 2. PRex9: g 6.91, mm 25, h 1; 3. VAR4305: g 7.66, mm 26, h 12; 4. TAR20559: g 6.17, mm 24, h 4 1. (OIKONOMIDOU 43, tav. 29); 2. AAex3092 (KROLL, WALKER 1993, n. 557): g 5.65, mm 22.5, h 1; 3. ANMe9: g 4.65, mm 25.5, h 9 1. PR432: g 5.34, mm 23.5, h 8 1-3. (OIKONOMIDOU 45, tav. 29); 4. ADk6: g 8.26, mm 25.5, h 10; 5. PA2443; 7.12 g, 24.0 mm, h 3; 6. TAR20555: g 7.55, mm 26, h 9; 7. TAR20558: g 6.13, mm 23, h 7 1. (OIKONOMIDOU 46, tav. 29); 2. OD69: g 7.51, mm 24.5, h 1; 3. VAR4315: g 7.94, mm 24, h 10 1. MIWF8: 8.82, mm, 25, h 5

ELAGABALO

457 458 459 460 461

462 463

1. TAR20610: g 19.05, mm 32, h 3 1-12. (OIKONOMIDOU 12-16, 18-20, tav. 45; 28, tav. 50; 9, tav. 65); 13. LEU21: /; 14. MI2241, g 4.34, mm 23, h 12; 15. OD96: g 6.28, mm 24.5, h 12; 16. UD161-42: g 6.22, mm 22, h 6 1. (OIKONOMIDOU 17, tav. 45); 2. AAex4155 (KROLL, WALKER 1993, n. 562): g 4.56, mm 22, h 5; 3. PR123: g 5.27, mm 21, h 11; 4. TAR20647: g 4.91, mm 20, h 11; 5. VAR4388: g 8.17, mm 21, h 11 1. (OIKONOMIDOU 24, tav. 46); 2. TAR20660: g 8.22, mm 25.5, h 12; 3. TAR20661: g 5.52, mm 24, h 11; 4. TAR20662: g 4.32, mm 25, h 6; 5. VAR4456: g 6.70, mm 25, h 5 1-7. (OIKONOMIDOU 25-28, tav. 46; 27, tav. 49); 8. BO51157: 6.46, mm 24, h 7; 9. MI5983: g 5.33, mm 23.5, h 6; 10. PR419: g 6.21, mm 24, h 6; 11. TAR20654: g 6.94, mm 25.5, h 10; 12. TAR20655: g 7.46, mm 22.5, h 5; 13. TAR20656: g 5.82, mm 23.5, h 4; 14. TAR20657: g 6.60, mm 23, h 12; 15. TAR20558: g 5.45, mm 21.5, h 5; 16. UD160-37: g 7.53, mm 24, h 6; 17. VAR6304: g 6.75, mm 23.5, h 11; 18. VR71226: g 6.50, mm 24, h 5 1. TAR20616: g 3.63, mm 18, h 5; 2. VAR6072: g 3.64, mm 17, h 5 1. (OIKONOMIDOU 22, tav. 46)

213

1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

ALESSANDRO SEVERO

464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478

1. (OIKONOMIDOU 1, tav. 47); 2. TAR20611: g 5.57, mm 23.5, h 11; 3. TAR20673: g 6.44, mm 23, h 12; 4. TAR20674: g 6.25, mm 21.5, h 12; 5. TAR20676: g 5.68, mm 21.5, h 12 1. (OIKONOMIDOU 2, tav. 47); 2. TAR20666: g 10.98, mm 23.5, h 12 1-2. (OIKONOMIDOU 7, tav. 47; 30, tav. 50); 3. MI6629: g 5.54, mm 22, h 6; 4. TAR20523: g 6.75, mm 22.5, h 5; 5. VC163: g 6.35, mm 20.5, h 1 1-2. (OIKONOMIDOU 4, tav. 47; 22, tav. 49); 3. TAR20668: g 7.21, mm 21.5, h 5 1. (OIKONOMIDOU 3, tav. 47); 2. OD167: g 6.61, mm 23, h 11; 3. TAR20667: g 6.12, mm 22, h 11; 4. VAR4483: g 7.25, mm 22, h 11 1-3. (OIKONOMIDOU 5-6, tav. 47; 10, tav. 65); 4. TAR20665: g 6.87, mm 23, h 6 1. Arminius Numismatics4339: g 4.51, mm 19.5, /; 2. TAR20672: g 5.63, mm 21, h 4 1-3. (OIKONOMIDOU 8, tav. 47; 12, tav. 65); 4. ANMe6: g 7.07, mm 23, h 5; 5. TAR20685: g 7.67, mm 23, h 6 1-3. (OIKONOMIDOU 9, tav. 47); 4. TAR20681: g 4.59, mm 22.5, h 12; 5. TAR20682: g 7.80, mm 23.5, h 12 1. (OIKONOMIDOU 13, tav. 65) 1. (OIKONOMIDOU 10, tav. 47); 2. TAR20680: g 6.35, mm 23, h 8; 3. VR71227: g 7.89, mm 23, h 8 1-2. (OIKONOMIDOU 11, tav. 47; 30, tav. 46); 3. PR414: g 5.57, mm 21, h 9 1. (OIKONOMIDOU 12, tav. 47) 1-3. (OIKONOMIDOU 13, tav. 47; 29, tav. 46); 4. TAR20679: g 5.43, mm 22, h 10 1. TAR20678: g 6.82, mm 22, h 12

GORDIANO III

479 480

481A 481B 482 483 484 485 486 487 488

1-4. (OIKONOMIDOU 3-5, tav. 48; 15, tav. 65) 1-15. (OIKONOMIDOU 6-15, tavv. 48-49); 16. MI7279, g 7.37, mm 24, h 6; 17. PA2447: 5.20 g, 24.0 mm, h 12; 18. TAR20601: g 5.55, mm 24, h 12; 19. TAR20687: g 6.58, mm 24, h 11; 20. TAR20745: g 6.21, mm 22.5, h 12; 21. UD161-2: g 7.91, mm 23.5, h 6; 22. VAR4558: g 6.30, mm 23, h 12; 23. VC3/6: g 7.23, mm 23, h 6; 24. VC384: g 6.81, mm 20.5, h 5; 25. Y1856: g 5.46, mm 23.5, h 12 1-4. (OIKONOMIDOU 16, 18-19, tav. 49; 14, tav. 65); 5. BE (SNG Schweiz, n. 417): g 5.94, mm 22, h 10; 6. BO21145: g 5.96, mm 23, h 4; 7. TAR20526: g 6.55, mm 22.5, h 12 1-4. (OIKONOMIDOU 17, tav. 49); 5. PR421: g 5.78, mm 23.5, h 11; 6. TAR20684: g 8.83, mm 24, h 11; 7. VC3/11: g 5.11, mm 24.5, h 11 1-2. (OIKONOMIDOU 20, tav. 49); 3. TAR20686: g 7.84, mm 23, h 6; 4. VC 3/10: g 7.52, mm 23, h 6 1-4. (OIKONOMIDOU 21, 23-24, tav. 49; 16, tav. 65); 5. AEv (SNG Evelpidis, n. 1825): g 6.35, mm 23, h 4; 6. PR415: g 8.32, mm 23, h 12; 7. TAR20691: g 5.62, mm 23, h 12 1. (OIKONOMIDOU 25, tav. 49); 2. TAR20690: g 6.77, mm 23, h 12 1-3. (OIKONOMIDOU 29, tav. 50); 4. TAR20689: g 6.50, mm 24, h 11; 5. VC162: g 8.10, mm 24, h 11; 6. Wildwinds (ex Lindgren collection, LINDGREN 1993, p. 7, n. 111, pl. 7): g 5.87, mm 23, / 1. (OIKONOMIDOU 33, tav. 50); 2. OD164: g 5.75, mm 22, h 5 1-2. (OIKONOMIDOU 31-32, tav. 50); 3. BO21138: g 3.71, mm 20; h 6; 4. TAR20670: g 4.52, mm 19, h 11; 5. TAR20671: g 4.22, mm 19.5, h 6; 6. TAR20683: g 5.01, mm 20, h 12; 7. VC8/18: g 4.83, mm 20, h 12 1. TAR20688: g 3.17, mm 19, h 12

FILIPPO L’ARABO

489 490 491 492 493

1-5. (OIKONOMIDOU 21-22, tavv. 51-52); 6. TAR20699: g 15.13, mm 33, h 8 1. (OIKONOMIDOU 23, tav. 52) 1. TAR20701: g 6.89, mm 25, h 8 1-3. (OIKONOMIDOU 2-4, tav. 50); 4. TAR20702: g 7.91, mm 23, h 12 1. UD160-10: g 7.24, mm 23, h 7



,,,/$021(7$=,21(',1,&232/,6

494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506

507 508 509 510 511 512 513 514A 514B 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536

1. (OIKONOMIDOU 20, tav. 51); 2. BO21146: g 8.00, mm 22, h 10; 3. TAR20714: g 7.96, mm 22.5, h 6; 4. VR71229: g 5.99, mm 23, h 5 1. (OIKONOMIDOU 12, tav. 51) 1. (OIKONOMIDOU 27, tav. 52) 1-2. (OIKONOMIDOU 17, tav. 51); 3. TAR20705: g 10.63, mm 23, h 5 1. (OIKONOMIDOU 1, tav. 50) 1. TAR20712: g 5.14, mm 22, h 9 1-3. (OIKONOMIDOU 18, tav. 51; 21, tav. 65); 4. TAR20698: g 4.48, mm 24, h 8; 5. TAR20713: g 9.36, mm 22, h 8 1-2. (OIKONOMIDOU 13, tav. 51; 22, tav. 65); 3. LEU22: / 1. (OIKONOMIDOU 14, tav. 51); 2. PR69: g 7.25, mm 22, h 1 1-2. (OIKONOMIDOU 9-10, tav. 51); 3. TU (SNG Tübingen, n. 1519): g 9.31, mm 23, h / 1-4. (OIKONOMIDOU 11, tav. 51; 17-18, tav. 65); 5. IAM55: g 6.98, mm 22, h 11; 6. TAR20704: g 7.51, mm 22, h 10 1. (OIKONOMIDOU 8, tav. 51); 2. VR71228: g 6.73, mm 21, h 1 1-6. (OIKONOMIDOU 5-7, tav. 50; 37, tav. 53); 7. BO21147: g 5.06, mm 23, h 1; 8. Coinproject-PHIL1.13: g 7.19, mm 24, /; 9. IAM54: g 11.56, mm 21, h 6; 10. PR423: g 8.09, mm 23.5, h 4; 11. TAR20703: g 5.43, mm 23, h 5; 12. VAR6331:g 7.98, mm 21.5, h 1; 13. VAR4617; g 9.09, mm 23, h 5; 1. (OIKONOMIDOU 15, tav. 51); 2. VC2/22: g 6.22, mm 24, h 1 1. (OIKONOMIDOU 16, tav. 51); 2. G595 (SNG Glasgow, n. 595, pl. XLI): g 7.10, mm 23, h 6; 3. TAR20697: g 5.75, mm 21.5, h 7 1. (OIKONOMIDOU 19, tav. 65) 1-3. (OIKONOMIDOU 25-26, tav. 52); 4. TAR20642: g 6.21, mm 24, h 1 1-2. (OIKONOMIDOU 24, tav. 52; 18, tav. 70); 3. TAR20720: g 6.14, mm 22, h 6 1. TAR20695: g 7.69, mm 23, h 12 1. BO51159: g 5.01, mm 22, h 11; 2. IAM57: g 5.71, mm 21, h 1; 3. TAR20489: g 6.93, mm 23, h 12 1. TAR20694: g 8.82, mm 25, h 5; 2. VC3/14: g 7.80, mm 24, h 6 1. (OIKONOMIDOU 20, tav. 70) 1. (OIKONOMIDOU 19, tav. 70); 2. TAR20716: g 6.94, mm 22, h 10 1. TAR20715: g 5.44, mm 21.5, h 11; 2. TAR20696: g 8.44, mm 22, h 12 1. TAR20722: g 5.36, mm 19, h 10 1-5. (OIKONOMIDOU 28-29, tav. 52; 23, tav. 66; 23, tav. 46); 6. OD185: g 5.77, mm 21, h 9; 7. TAR20663: g 4.62, mm 22, h 10; 8. TAR20708: g 6.43, mm 22, h 9; 9. VAR6313: g 6.24, mm 23, h 8 1-5. (OIKONOMIDOU 31-34, tav. 53; 21, tav. 70); 6. IAM59: g 5.71, mm 22, h 1; 7. TAR20709: g 7.49, mm 22, h 10; 8. VR71230: g 5.86, mm 22, h 11 1. TAR20710: g 6.68, mm 25, h 1; 2. TAR20711: g 8.27, mm 23.5, h 8 1-4. (OIKONOMIDOU 30, tav. 52); 5. TAR20659: g 5.82, mm 23, h 1; 6. TAR20706: g 6.19, mm 23.5, h 3; 7. TAR20707: g 7.13, mm 24, h 7; . VAR4601: g 7.28, mm 23.5, h 11 1. VC7/13: g 10.46, mm 24, h 3 1. (OIKONOMIDOU 35, tav. 53); 2. IAM58: g 6.76, mm 21, h 12 1. UD161-23: g 5.09, mm 22, h 1 1-2. (OIKONOMIDOU 38-39, tav. 53); 3. TAR20721: g 5.98, mm 22.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 45, tav. 54); 2. IAM56: g 5.77, mm 24, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 42, tav. 54) 3. TAR20723: g 7.64, mm 23, h 12 1. (OIKONOMIDOU 40, tav. 53); 2. PA20445: 5.39 g, 21.5 mm, h 1 1. (OIKONOMIDOU 41, tav. 54) 1. TAR20718: g 5.86, mm 24, h 5; 2. TAR20737: g 7.51, mm 23, h 8 1-2. (OIKONOMIDOU 46-47, tav. 54); 3. TAR20717: g 7.71, mm 22, h 5 1. TAR20700: g 9.67, mm 26, h 9; 2. TAR20719: g 6.40, mm 22.5, h 8 1-2. (OIKONOMIDOU 44, tav. 54); 3. UD161-6: g 5.03, mm 21.5, h 7 1. (OIKONOMIDOU 43, tav. 53); 2. VAR5645: g 5.26, mm 22, h 11 1. VAR4612: g 7.97, mm 24, h 12 1. UD161-24: g 4.80, mm 19.5, h 6



NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

TREBONIANO GALLO

537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548

549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561

1. TAR20728: g 7.24, mm 23.5, h 10 1. (OIKONOMIDOU 7, tav. 55) 1-2. (OIKONOMIDOU 2, tav. 54); 3. VAR6370: g 8.38, mm 23.5, h 10 1-4. (OIKONOMIDOU 4-6, 9, tavv. 54-55); 5. PR408: g 5.94, mm 23.5, h 12; 6. PR436: g 4.97, mm 22.5, h 12 1. (OIKONOMIDOU 3, tav. 54); 2. TAR20727: g 6.60, mm 23, h 3; 3. UD161-20: g 7.93, mm 23, h 9 1. PR412: g 5.70, mm 23, h 9 1. (OIKONOMIDOU 24, tav. 66) 1-2. (OIKONOMIDOU 8, tav. 55; 25, tav. 57); 3. TAR20730: g 6.53, mm 22, h 12; ; 4. TAR20731: g 6.88, mm 23, h 9; 5. VAR5789: g 6.45, mm 23, h 5 1. (OIKONOMIDOU 1, tav. 54); 2. TAR20726: g 7.88, mm 23, h 11 1. TAR20725: g 7.48, mm 23, h 11; 2. TN36A/85: g 7.71, mm 22.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 10, tav. 55) 1-2. (OIKONOMIDOU 11, tav. 55; 25, tav. 66); 3. AR9: g 6.38, mm 23.5, h 12; 4. Calomino:57 g 8.13, mm 22.5, h 1; 5. Lindgren (LINDGREN 1989, p. 69, n. 1446, pl. 69): g 5.49, mm 22; 6. MI8977: g 7.05, mm 23.5, h 12; 7. PR105: g 7.62, mm 23.5, h 1; 8. TAR20675: g 6.66, mm 22, h 8; 9. VI91: g 7.06, mm 22, h 10 1. (OIKONOMIDOU 12, tav. 55); 2. TAR20664: g 6.59, mm 23, h 12 1. (OIKONOMIDOU 13, tav. 55) 1-3. (OIKONOMIDOU 15, tav. 55; 23, tav. 70; 2, tav. 48) 1. (OIKONOMIDOU 17, tav. 55) 1. TAR20742: g 9.26, mm 23, h 12 1. (OIKONOMIDOU 22, tav. 70); 2. PR411: g 6.67, mm 23, h 6 1. (OIKONOMIDOU 14, tav. 55) 1. (OIKONOMIDOU 16, tav. 55) 1. (OIKONOMIDOU 26, tav. 66); 2. PR417: g 9.81, mm 22.5, h 9; 3. TAR20729: g 7.25, mm 23.5, h 10 1. (OIKONOMIDOU 1, tav. 48) 1-2. (OIKONOMIDOU 27, tav. 66; Z4, tav. 71); 3. IAM60: g 5.80, mm 23, h 3; 4. PR21: g 4.92, mm 22.5, h 1 1. VC5/24: g 6.73, mm 22.5, h 3 1. PR19: g 8.94, mm 22, h 7

VALERIANO

562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572A 572B 573 574 575 57

1. (OIKONOMIDOU 16, tav. 57); 2. ANMc (SNG Christomanos, n. 592, pl. 31): g 21.44, mm 33, h 12 1. (OIKONOMIDOU 1, tav. 56) 1-4. (OIKONOMIDOU 4-6, tav. 56) 1-4. (OIKONOMIDOU 2-3, tav. 56; 12-13, tav. 58); 5. VAR6056: g 8.16, mm 22.5, h 12 1-4. (OIKONOMIDOU 10-11, tav. 56; 29, tav. 66; 24, tav. 70); 5. MI8339: g 8.15, mm 23.5, h 7; 6. TAR20751: g 9.50, mm 23, h 4 1-4. (OIKONOMIDOU 8-9, tav. 56; 28, tav. 66); 5. IAM61: g 9.07, mm 22, h 9; 6. TAR20736: g 7.94, mm 23, h 1 1-3. (OIKONOMIDOU 14-15, tav. 57; 1, tav. 58); 4. AncientImports18233: g 6.62, mm 23, /; 5. MI8340: g 12.15, mm 22, h 1; 6. TAR20733: g 5.85, mm 23.5, h 1; 7. VAR6255: g 6.38, mm 23.5, h 1; 8. VAR6303: g 8.45, mm 24, h 6 1-2. (OIKONOMIDOU 23-24, tav. 57) 1-2. (OIKONOMIDOU 21-22, tav. 57) 1. (OIKONOMIDOU 12, tav. 56); 2. VC5/22: g 6.97, mm 23, h 1 1. (OIKONOMIDOU 19, tav. 57); 2. TAR20732: g 7.02, mm 23, h 12 1-2. (OIKONOMIDOU 17-18, tav. 57) 1. BR10: g 8.84, mm 23.5, h 12; 2. MI8341: g 8.38, mm 23, h 12 1. (OIKONOMIDOU 20, tav. 57); 2. LEU23(?): / 1. (OIKONOMIDOU 13, tav. 57); 2. VAR5694: g 7.24, mm 24, h 12

Esemplare di proprietà dell’autore (acquistato a Verona-FIL nel maggio 2008 dalla ditta Numismatica 2000-Rimini).

216

III. LA MONETAZIONE DI NICOPOLIS

576 577 578A 578B 579 580 581 582 583 584 585 586A 586B 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 603 604 605 606 607 608 609 610

1. TAR20734: g 3.71, mm 22, h 11 1. (OIKONOMIDOU 5, tav. 58) 1-4. (OIKONOMIDOU 6-8, tav. 58; 33, tav. 66); 5. ANMe8: g 9.47, mm 23, h 1; 6. TAR20740: g 8.35, mm 23, h 7; 7. UD60-4: g 8.85, mm 24, h 12;58 8. UD161-7: g 7.88; mm 22.5, h 6; 9. UD161-14: g 8.41, mm 23.5, h 6 1. TAR20738: g 8.76, mm 23.5, h 11; 2. TAR20754: g 11.21, mm 23, h 12; 3. UD160-41: g 7.89, mm 23, h 12 1-6. (OIKONOMIDOU 2-3, tav. 58; 7, tav. 56; 30-31, tav. 66); 7. OD186: g 8.73, mm 23, h 12; 8. PA2446: g 6.22, mm 21, h 12 1. (OIKONOMIDOU 32, tav. 66) 1. (OIKONOMIDOU 16, tav. 59); 2. TAR20739: g 8.11, mm 24, h 1; 3. TAR20755: g 10.69, mm 23, h 1; 4. TAR20756: g 6.33, mm 23, h 1 1. (OIKONOMIDOU 4, tav. 58); 2. TAR20746: g 6.78, mm 22, h 12; 3. TAR20747: g 7.72, mm 23, h 12 1-3. (OIKONOMIDOU 10-11, tav. 58; 34, tav. 66); 4. TAR20741: g 6.90, mm 23, h 6 1. VAR4678 g 11.56, mm 23.5, h 1 1-2. (OIKONOMIDOU 9, tav. 58); 3. Lindgren (LINDGREN 1989, p. 69, n. 1447, pl. 69): g 11.81, mm 23; 4. MI8338: g 6.80, mm 22, h 12 1. (OIKONOMIDOU 15, tav. 58); 2. TAR20669: g 7.23, mm 23, h 7 1. FI2096: g 8.09; mm 23.5; h 8; 2. Wildwinds (february 2008): g 8.50, mm 23, / 1-2. (OIKONOMIDOU 17-18, tav. 59) 1. (OIKONOMIDOU 19, tav. 59) 1. (OIKONOMIDOU 24, tav. 70); 2. MIWF6: g 7.32, mm 21, h 9; 3. TAR20735: g 9.44, mm 23, h 9; 4. VAR5550: g 8.95, mm 23, h 9 1. (OIKONOMIDOU 14, tav. 58); 2. MI8337: g 7.16, mm 21.5, h / 1. TAR20752: g 6.30, mm 22.5, h 10; 2. TAR20753: g 7.66, mm 24, h 5; 3. TAR20766: g 6.21, mm 23, h 7 1-3. (OIKONOMIDOU 88, tav. 10; 1, tav. 64) 1. (OIKONOMIDOU 90, tav. 10) 1. (OIKONOMIDOU 89, tav. 10) 1. (OIKONOMIDOU 6, tav. 1); 2. VAR6129: g 8.86, mm 23, h 5 1. (OIKONOMIDOU 2, tav. 1); 2. BO21136: g 6.56, mm 24; h 4 1. (OIKONOMIDOU 3, tav. 1) 1. MI1451: g 9.17, mm 22, h 6 1. TAR20428: g 12.24, mm 23, h 2 1-6. (OIKONOMIDOU 74-77, tav. 62); 7. Coinproject22029: g 9.39, mm 23, h 5; 8. TAR20764: g 5.36, mm 22.5, h 12; 9. TAR20765: g 8.79, mm 23, h 8; 10. VC2/24: g 7.56, mm 23, h 7 1. TAR20758: g 9.99, mm 24, h 2 1. (OIKONOMIDOU 26, tav. 71); 2. LEU24: /; 3. UD161-9: g 9.03; mm 22.5, h 3; 4. TAR20759: g 7.67, mm 22, h 5 1. R109440: g 7.78, mm 22 1-6. (OIKONOMIDOU 68-72, tav. 62; 76, tav. 68); 7. VAR6311; g 7.68, mm 23.5, h 10; 8. VI91c: g 6.60, mm 22.5, h 6 1-3. (OIKONOMIDOU 65, tav. 62); 4. AAG277 (june 2003, ex J.P. Righetti collection): g 7.83, mm /, h / 1-2. (OIKONOMIDOU 66-67, tav. 62); 3. TAR20768: g 6.55, mm 23, h 6 1. (OIKONOMIDOU 73, tav. 62); 2. TAR20762: g 7.16, mm 21, h 11 1. (OIKONOMIDOU 79, tav. 63); 2. VAR6382: g 9.76, mm 22.5, h 7 1. (OIKONOMIDOU 80, tav. 63) 1. VC386: g 7.58, mm 22, h 7

GALLIENO

611 612 613 614 615

1-2. (OIKONOMIDOU 41, tav. 60; 39, tav. 67) 1. (OIKONOMIDOU 36, tav. 67); 2. BE (SNG Schweiz, n. 418): g 19.41, mm 29.5, h 10 1. (OIKONOMIDOU 37, tav. 67) 1. (OIKONOMIDOU 35, tav. 67) 1. (OIKONOMIDOU 46, tav. 67); 2. IAM62: g 7.85, mm 23, h 11; 3. UD161-3: g 9.69, mm 22.5, h 1

58

L’esemplare, appartenente alla collezione Antonini, è pesantemente ritoccato su entrambe le facce. Sul dritto, al ritratto di Gallieno è stata aggiunta una barba e la legenda è stata rilavorata in […]NIGROU...OUCT[…]; si intendeva così contraffare il pezzo per farlo apparire risalente al regno di Pescennio Nigro (193-194 d.C.).

217

1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

616 617A 617B 618 619 620 621 622 623 624 625 626 627 628 629 630 631 632 633 634 635 636 637 638 639A 639B 640A 640B 641 642 643 644 645A 645B 646 647 648 649 650 651 652 653 654 655A 655B 656 657 658 659 660

1-3. (OIKONOMIDOU 20-22, tav. 59) 1. IAM63: g 6.59, mm 25, h 3 1. (OIKONOMIDOU 25, tav. 59) 1. TAR20748: g 5.77, mm 21, h 6 1-5. (OIKONOMIDOU 23, tav. 59; 40-42, tav. 67); 6. LEU25: / 1. (OIKONOMIDOU 25, tav. 70) 1-5. (OIKONOMIDOU 28-30, tav. 59; 47, tav. 67); 6. UD160-35: g 9.04; mm 21; h 6; 7. UD161-28: g 8.62, mm 20, h 6; 8. VAR5655 g 6.93, mm 21, h 11; 9. VAR6368 g 8.03, mm 20, h 5 1-3. (OIKONOMIDOU 31, tav. 59; 43-44, tav. 67) 1. (OIKONOMIDOU 32, tav. 59) 1-4. (OIKONOMIDOU 33-34, tavv. 59-60; 45, tav. 67) 1-2. (OIKONOMIDOU 26-27, tav. 59) 1-3. (OIKONOMIDOU 36-37, tav. 60; 50, tav. 67) 1-2. (OIKONOMIDOU 24, tav. 59; 48, tav. 67); 3. AAG276 (june 2003, ex J.P. Righetti collection): g 7.34, mm /; h /; 4. UD161-13: g 8.17, mm 23, h 1 1-3. (OIKONOMIDOU 35, tav. 60; 49, tav. 67); 4. TAR20749: g 7.49, mm 23, h 11; 5. TAR20750: g 7.37, mm 25, h 9 1-2. (OIKONOMIDOU 51-52, tav. 67) 1-8. (OIKONOMIDOU 44-45, tav. 60; 56-59, tav. 68) 1-5. (OIKONOMIDOU 42-43, tav. 60; 54-55, tav. 68) 1. (OIKONOMIDOU 61, tav. 68) 1-3. (OIKONOMIDOU 46, tav. 60; 60, tav. 68) 1. (OIKONOMIDOU 47, tav. 61) 1-6. (OIKONOMIDOU 48, tav. 61; 62-65, tav. 68) 1. (OIKONOMIDOU 49, tav. 61) 1-3. (OIKONOMIDOU 39-40, tav. 60; 53, tav. 68); 4. LEU26: /; 5. UD160-13: g 9.63, mm 21, h 7 1-2. (OIKONOMIDOU 59, tav. 61) 1-5. (OIKONOMIDOU 50-51, tav. 61; 67-69, tav. 68) 1-3. (OIKONOMIDOU 52-53, tav. 61) 1. (OIKONOMIDOU 54, tav. 61) 1-2. (OIKONOMIDOU 55, tav. 61; 70, tav. 68) 1. LEU27(?): /; 2. TAR20742: g 9.26, mm 23, h 12 1-5. (OIKONOMIDOU 58, tav. 61; 71-74, tav. 68) 1-3. (OIKONOMIDOU 57, tav. 61); 4. ANM1940e: g 7.33, mm 21, h 11; 5. TAR20743: g 5.32, mm 20, h 6; 6. VC3/24: g 8.84, mm 22, h 9 1. (OIKONOMIDOU 75, tav. 68) 1. (OIKONOMIDOU 29, tav. 71) 1-2. (OIKONOMIDOU 81, tav. 63) 1-4. (OIKONOMIDOU 97-98, tav. 64; 98-99, tav. 69); 5. LEU28(?): / 1-9. (OIKONOMIDOU 96, tav. 64; 82-83, tav. 68); 10. AAex12640 (KROLL, WALKER 1993, n. 563): g 5.55, mm 21.5, h 7 1-3. (OIKONOMIDOU 90-92, tav. 63) 1. (OIKONOMIDOU 78, tav. 62) 1-8. (OIKONOMIDOU 93-94, tav. 63; 91-95, tav. 69); 9. TAR20767: g 8.40, mm 22, h 2 1-3. (OIKONOMIDOU 95, tav. 64; 96-97, tav. 69) 1-3. (OIKONOMIDOU 87-88, tav. 63; 90, tav. 69); 4. VC346: g 4.99, mm 24, h 9 1. (OIKONOMIDOU 100, tav. 69) 1-4. (OIKONOMIDOU 86, tav. 63; 78-79, tav. 68) 1-4. (OIKONOMIDOU 84, tav. 63; 77, tav. 68) 1. (OIKONOMIDOU 85, tav. 63); 2. IAM64: g 10.40, mm 23, h 5; 3. TAR20760: g 9.11, mm 23, h 4; 4. VAR5956 g 5.19, mm 22.5, h 6 1. (OIKONOMIDOU 80, tav. 68) 1. (OIKONOMIDOU 82, tav. 63) 1-2. (OIKONOMIDOU 83, tav. 63; 28, tav. 71); 3. LEU29: / 1. (OIKONOMIDOU 27, tav. 71); 2. TAR20763: g 6.57, mm 20, h 9 1-7. (OIKONOMIDOU 89, tav. 63; 84-89; tav. 69); 8. TAR20761: g 7.00, mm 24, h 12



IV. STORIA DELLA ZECCA E DELLA PRODUZIONE MONETALE IV.1 L’APERTURA DELLA ZECCA (27 A.C.-14 D.C.) La monetazione inaugurale In seguito alla revisione operata da Kraay1 nell’attribuzione delle serie monetali emesse a nome di Augusto dopo la sua morte e delle serie “pseudoautonome” (da considerarsi ugualmente post-augustee in base ad analogie o ad identità di conii di rovescio con emissioni di imperatori posteriori), si contano ad oggi solo cinque serie pertinenti alla fase iniziale dell’attività della zecca, tutte accettate dagli autori del Roman Provincial Coinage e inserite nel catalogo. Si tratta di due emissioni recanti il busto dell’imperatore, altre due raffiguranti quello di Agrippa e una emissione “pseudoautonoma” con il busto della città al dritto e il tripode sacro al rovescio.2 Tutte queste serie monetali riportano la medesima combinazione di legende di dritto e di rovescio: in associazione con i busti ricorre la legenda SEBASTOU KTISMA (fondazione di Augusto), mentre al rovescio compare la legenda NIKOPOLIS IERA (sacra Nicopolis), fatta eccezione per la serie “pseudoauonoma”, in cui tale combinazione è invertita. Questo quadro uniforme permette, allo stato delle nostre conoscenze attuali, di escludere l’intrusione di altre emissioni non recanti l’epiteto sebastos, trasposizione in greco del titolo onorifico di augustus, assunto da Ottaviano a partire dal 16 gennaio del 27 a.C.;3 il dato consente di fissare un sicuro termine post quem per l’inizio delle emissioni monetali di epoca augustea, così come per la stessa inaugurazione della zecca cittadina. Il quadro precedentemente delineato da Oikonomidou, che includeva anche emissioni “pseudo-autonome” prive del titolo augusteo,4 prospettava di conseguenza un lasso di tempo più ampio per la definizione cronologica di questa fase, che si faceva iniziare nel periodo immediatamente successivo alla fondazione della città; questi erronei presupposti indussero quindi la studiosa a datare le prime emissioni alla fine del 28 a.C..5 Indipendentemente dalle oggettive difficoltà esistenti nell’inquadrare con precisione la fondazione augustea (sulla quale, come si è visto, esistono ipotesi divergenti), un “ritardo” di tre anni dell’inizio delle emissioni monetali rispetto alla più alta datazione che si possa assumere per la nascita della città (30 a.C.) è perfettamente compatibile col quadro fin qui delineato. Considerando, infatti, che l’atto giuridico-rituale di

fondazione doveva aver necessariamente preceduto la fine della sistemazione urbanistica e monumentale del sito, e che, come ipotizzato da Sarikakis, la testimonianza di Strabone in merito all’affidamento della curatela dei Giochi Aziaci agli Spartani in età augustea può essere interpretata come una prova del fatto che la città non fosse ancora adeguatamente attrezzata per ospitare le competizioni e l’afflusso di spettatori che ne sarebbe conseguito, l’inaugurazione della zecca può facilmente inquadrarsi nel 27 a.C..6 Inoltre, queste condizioni si adattano meglio all’ipotesi originariamente formulata da Oikonomidou riguardo alla circostanza storica in cui questo evento si sarebbe potuto realizzare, vale a dire in concomitanza con la riapertura ufficiale dei Giochi promossa da Augusto,7 nel giorno del quarto anniversario della vittoria di Azio (2 settembre 27 a.C.), circa sette mesi e mezzo dopo l’assunzione del titolo di sebastos da parte del princeps. Si può facilmente immaginare come questa occasione potesse offrire la cornice ideale per rendere noto il ritratto del nuovo sovrano attraverso le monete e per diffonderlo tra la grande folla accorsa per l’evento, insieme al “nome” ufficiale con cui sarebbe stato chiamato nel mondo greco da quel momento in avanti. Nondimeno, un’occasione di tale richiamo, non solo per la comunità nicopolitana, ma anche e soprattutto per le popolazioni della regione epirota e (come si evince dalla provenienza dei partecipanti agli agoni) dell’intero mondo greco-orientale, non poteva di certo trovare la comunità impreparata a gestire un indotto economico di quella portata senza disporre di una propria moneta corrente da utilizzare nelle transazioni quotidiane. Infine vale la pena di ritornare in questa sede su un dibattito sviluppatosi negli anni Settanta del secolo scorso in merito alla possibilità di assegnare alcune serie di denari post-aziache alla zecca di Nicopolis. Fu Kraft ad avanzare l’ipotesi sulla base dell’analisi tipologica di un’emissione in particolare, quella recante la testa di Apollo al dritto e una tipica scena di fondazione di città al rovescio (RIC 272; fig. 14). Lo studioso puntualizzava che nella divinità andava riconosciuto Apollo Azio, nume tutelare dell’atto di fondazione, e nella figura capite velato che guidava i buoi aggiogati all’aratro, Ottaviano in persona, ritratto come «den zweiten Gründer Roms, als neuen Romulus», mentre tracciava il solco primigenio non di Roma o di una città indefinita, bensì della stessa Nicopolis.8 L’ipotesi fu sostanzialmente accettata,9 così come la possibilità di inquadrare nel medesimo contesto produttivo e

1

KRAAY 1976, p. 240. RPC I, nn. 1363-1367, pp. 272-273, tav. 69. 3 SUET., Aug., VII; cfr. KIENAST 1996, p. 63. 4 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. 63-64, nn. 1-3, 6-7 (serie 432-434 e 595-599 di questo catalogo). 5 OIKONOMIDOU 1975, pp. 18-19. 2

6

SARIKAKIS 1966a, p. 147. OIKONOMIDOU 1975, p. 19. 8 Cfr. KRAFT 1978, pp. 298-300, che riprendeva un suo articolo di pochi anni antecedente. 9 SUTHERLAND 1976, p. 52, nota 86; GIARD 1988, p. 72, nn. 92-97. 7

1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

cronologico altre due serie che raffigurano rispettivamente Artemide/tempio con trofeo navale e triscele (RIC 273) e Marte Ultore/scudo col sidus Iulium (RIC 274); i tre denari afferivano alle celebrazioni postaziache e commemoravano le vittorie conseguite in altrettante battaglie cruciali per il trionfo di Ottaviano, precisamente Azio (31 a.C.), Nauloco (36 a.C.) e Filippi (42 a.C.). Sulla scorta di queste argomentazioni, Kraft assegnò le serie alla produzione di una zecca greca, precisamente a Nicopolis d’Epiro.

riconoscibilità delle diverse denominazioni, per mezzo di una diretta associazione con tipologie iconografiche ripetitive, era senz’altro funzionale a facilitare l’accettazione della nuova moneta locale e di conseguenza anche la sua libera circolazione. Il sistema metrologico risulta chiaramente ripartito in tre denominazioni di peso e dimensioni nettamente distinguibili l’una dall’altra. La denominazione intermedia (peso medio di circa g 5.50, diametro medio di mm 23) è però l’unica coniata con sistematicità e in quantità considerevoli, soprattutto nella serie “ufficiale” col busto di Augusto (che non figura mai laureato) al dritto e il tipo “parlante” della Nike alata incedente a sinistra con ghirlanda protesa in avanti al rovescio (serie 2); si contano infatti 17 conii di dritto e 19 conii di rovescio, per un totale di 109 esemplari noti.12 Per parametri metrologici, livelli di produzione e rappresentatività tipologica, questa è sicuramente la denominazione fondante del sistema monetale cittadino, verosimilmente l’assarion.

Sutherland rigettò decisamente la proposta riattribuendo le emissioni alla produzione post-aziaca di un atelier italico;10 nel RIC poi, dove esse figurano a tutti gli effetti tra le serie coniate a Roma o a Brundisium tra il 29 e il 27 a.C., smentiva definitivamente l’ipotesi definendole «Italian in style, and also in fabric».11 I dati in nostro possesso in merito al contesto storicoculturale in cui fu inaugurata la zecca epirota consentono di confermare la lettura definitiva proposta dall’autore britannico. L’ipotesi di Kraft sarebbe accettabile forse solo ipotizzando l’esistenza di un atelier itinerante al seguito dell’esercito rimasto in Epiro dopo la fine delle ostilità, che non avrebbe avuto nulla a che fare con l’officina monetale successivamente installata nella città; infatti non si può non concordare con l’analisi stilistica dei pezzi, i quali appaiono di matrice decisamente romano-italica, a fronte dello stile adottato nelle monete provinciali, che è di impronta marcatamente locale. Sussiste nondimeno il valore dell’interpretazione (di fatto indimostrabile ma ugualmente molto suggestiva) del tipo di rovescio, che restituisce appieno l’importanza a livello simbolico e propagandistico della fondazione augustea di Nicopolis fino a farne un paradigma iconografico; aspetti, questi, che trovano puntuale conferma nei caratteri essenziali della monetazione bronzea locale.

L’evidente disparità di peso e dimensioni che si riscontra tra gli assaria prodotti nel mondo greco e i coevi assi imperiali, cui teoricamente avrebbero dovuto essere equiparati, è palese soprattutto nella fase di apertura delle zecche dell’Achaea,13 quando la moneta locale greca era ancora molto presente nel territorio e pertanto si cercava di adottare dei parametri metrologici non troppo dissimili da quelli pre-romani;14 l’asse di Corinto (è verisimile che così venisse chiamato nella colonia romana, visto che la marca e la contromarca apposta sulle sue frazioni era la “S” di semisse),15 certamente il più diffuso nella provincia e quello prodotto in maggiori quantità,16 pesava in media g 7, come in pratica tutti gli altri esempi a noi noti, battuti dalle zecche achee dell’epoca. Si noti in particolare che l’assarion nicopolitano risulta essere il più leggero in assoluto tra quelli prodotti nella provincia in epoca giulio-claudia, anche se, forse proprio per compensazione, presenta il modulo del tondello più largo (mm 23 anziché mm 19-21 della media generale);17 in questo caso, comunque, la differenza ponderale rispetto all’asse imperiale è ancor più marcata, visto che il nominale della zecca epirota equivaleva in pratica alla metà del peso dei bronzi romani. Nondimeno, la media ponderale calibrata sugli esemplari coniati a nome di Augusto è molto al di sotto di quello che doveva essere verosimilmente il peso teorico originario. La serie principale infatti è quella che presenta gli esemplari rimasti più a lungo in circolazione e pertanto maggiormente usurati; i valori ponderali più bassi toccano g 3.88, 3.48 e addirittura 2.48 di un esemplare

Fig. 14. Denario di Ottaviano con, al rovescio, scena di fondazione di Nicopolis?); Roma/Brundisium, 29-27 a.C. (RIC 272; ingrandimento, CNG82, lot 964)

La denominazione principale augustea 12

OIKONOMIDOU 1975, nn. 1-40, pp. 68-70, tavv. 5-7. Altro discorso va fatto per le zecche della Macedonia; come si è già accennato nel capitolo introduttivo, la media ponderale dell’assarion in questa provincia è sensibilmente più alta (g 8-10) e assimilabile a quella dell’asse romano, cui evidentemente si voleva conformare; cfr. RPC I, p. 288; BURNETT 2000, pp. 97-98; KREMYDI-SICILIANOU 2005, p. 97. 14 Si veda il caso degli emioboli di Aigion prodotti fino all’età degli Antonini, come modello di confronto; cfr. KROLL 1996. 15 RPC I, p. 32. 16 AMANDRY 1988, pp. 93-99. 17 RPC I, p. 246. 13

Tra gli aspetti che caratterizzano la monetazione augustea, quelli che risultano di maggior rilievo sono senz’altro la sobria essenzialità del sistema monetario e l’assoluta fissità tipologica delle emissioni. I due fattori vanno correlati tra loro, perché l’immediata 10 11

SUTHERLAND 1976, p. 52, nota 86; GIARD 1988, p. 72, nn. 92-97. RIC I2, pp. 60-61, nota 272.



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conservato a Napoli (Fiorelli n. 6811),18 ma si conservano anche dei pezzi molto più vicini a quello che doveva essere in realtà il peso teorico iniziale, i quali raggiungono g 7.20 e 7.45.19 Il dato è definitivamente confermato dalle medie ponderali registrate per le altre due rarissime serie dell’assarion nicopolitano: la serie “pseudo-autonoma” (serie 3), con busto turrito e alato di Nicopolis a destra e tripode sacro al rovescio (media ponderale di g 6.69, calcolata su quattro pezzi noti),20 raggiunge g 8.43 nell’esemplare di Vienna;21 la serie coniata per Agrippa, col busto del generale al dritto e un acrostolion entro ghirlanda al rovescio (4), è nota invece in due soli pezzi di g 6.40 e 9.48 (peso medio di g 7.94).22 Considerando che le tre serie afferenti alla medesima denominazione presentano la stessa misura media di diametro (mm 23), non c’è motivo di dubitare che nel piano operativo iniziale della zecca anche la media ponderale originaria fosse tarata su uno standard uniforme, oscillante tra g 7 e 8.

finora segnalati (g 13.63, per mm 31 di diametro) può difficilmente essere considerata attendibile, perché sicuramente pregiudicata da una eccessiva oscillazione di valori. Si possono individuare all’interno di questa serie due classi di emissioni distinte: la prima è caratterizzata da una particolare purezza stilistica dell’incisione, tanto per il ritratto idealizzante di Augusto, quanto per la resa dei dettagli del tipo di rovescio; la seconda sembra invece meno curata nella fattura dei conii e risulta sensibilmente sottopeso rispetto alla precedente. Alla prima appartengono i tre esemplari più pesanti finora rinvenuti, rispettivamente di g 18.44, g 16.32 e g 14.87. Il primo (serie 1B) rappresenta un caso a sé stante, perché offre ottime condizioni di conservazione e perché costituisce un unicum in virtù della variante epigrafica nella dicitura della legenda del dritto (KTISTOU SEBASTOU);24 si tratta di un pezzo eccezionale, sulla cui totale genuinità grava però tuttora qualche sospetto.25 Gli altri due pezzi (serie 1A: Parigi, g 14.87;26 Torino, g 16.32), che mostrano identità di conio sia di diritto che di rovescio, presentano notevoli tracce di usura, le quali lasciano supporre ancora una volta che ci sia stata una sensibile perdita di peso rispetto a uno standard teorico che poteva aggirarsi intorno a g 17-18. Il valore nominale di queste emissioni non può essere determinato con certezza, poiché rimane sempre un margine di dubbio nell’operare la trasposizione dal sistema di conto romano imperiale a quello romano-provinciale; escludendo che si trattasse di dupondi (o doppi assaria), potrebbero essere assimilati piuttosto ai sesterzi in virtù delle dimensioni del tondello, ma il notevole scarto di peso teorico tra le denominazioni dei due sistemi (rispettivamente g 31 e g 18) induce ad accettare un’oscillazione di valori tra un multiplo da 4 assaria e uno da 3, che è effettivamente attestato nel mondo greco imperiale.27

In base a tali elementi possiamo trarre due ordini di conclusioni: in primo luogo, l’assarion emesso in questa prima fase dalla zecca nicopolitana doveva essere più facile da assimilare agli assaria prodotti nelle altre zecche provinciali greche in età augustea, rispetto a quanto lascerebbe intendere la sua media ponderale; in secondo luogo, le monete della serie principale recanti il ritratto augusteo dovettero costituire il nominale su cui era fondata l’intera produzione del numerario circolante in città e nel suo territorio; infatti, a giudicare dalle condizioni di usura e di forte perdita di peso degli esemplari sopravvissuti, esso rimase a lungo in circolazione, verosimilmente molto oltre i 41 anni di regno del princeps.

Gli altri nominali del sistema monetario Gli esemplari appartenenti alla seconda classe hanno origine da conii differenti e, come si è detto, stilisticamente meno curati; uno su tre pesa ancora g 14.00,28 mentre gli altri due presentano caratteristiche

Le altre due denominazioni augustee sono rappresentate ciascuna da una singola serie monetale, coniata in quantità molto più contenute rispetto all’assarion. La prima, estremamente rara, costituisce il multiplo del nominale di base (serie 1; tav. 1.I); fungendo di fatto da emissione di maggior rappresentatività, essa doveva necessariamente raffigurare l’imperatore, che è ancora privo di corona, ma il cui busto è incluso in una ghirlanda d’alloro (più verosimilmente che di quercia),23 mentre al rovescio campeggia un intreccio di elementi simbolici strettamente legati ai concetti di potere sovrano (il fulmine di Zeus) e di pax augustea (il caduceo alato e decorato con nastri). Anche in questo caso, la media ponderale calcolata su un campione di soli sei esemplari

24 L’esemplare è conservato nel Museo Civico di Castelvecchio a Verona, n. 71202; CALOMINO 2005a. 25 Michel Amandry mi ha infatti confidato le sue perplessità sull’autenticità della variante di conio, sulla base di un esame fotografico dell’esemplare; Andrew Burnett, che lo ha visionato di persona, ha confermato questi dubbi e mi ha suggerito di sospendere il giudizio, trattando il pezzo con particolare cautela. In precedenza, anche sulla base di una perizia numismatica qualificata da parte di un esperto veronese (sig. Eugenio Fornoni), che ha esaminato di persona la moneta, avevo potuto verificare che il tondello sembra senz’altro originale anche se l’analisi della superficie rivela effettivamente delle minime rilavorazioni, mirate però forse a far risaltare i contorni della legenda (per farla apparire meglio conservata), non necessariamente a manipolarla. Certamente i sospetti permangono e, se l’esemplare fosse autentico, andrebbe considerato come una sorta di prototipo, forse una prova di conio recante una dicitura subito abbandonata in favore della formula poi ufficialmente adottata dalla zecca, e pertanto mai entrato realmente in circolazione. 26 RPC 1363/1. 27 Questa è anche la posizione assunta dagli autori del RPC I, p. 246, che suggeriscono in termini interrogativi l’attribuzione del valore di 4 assaria e lasciano “in sospeso” diverse altre denominazioni intermedie delle principali zecche della provincia. 28 RPC 1363/2 (Vienna).

18

OIKONOMIDOU 1975, nn. 15, 5, 30, pp. 68-69. OIKONOMIDOU 1975, nn. 17, 29, pp. 68-69. 20 RPC I, p. 273. 21 OIKONOMIDOU 1975, nn. 11-14, pp. 64-65, tavv. 1-2; RPC I, p. 273. 22 OIKONOMIDOU 1975, nn. 1ab, p. 76, tav. 11. 23 Se la corona d’alloro va ovviamente associata al culto di Apollo, quella di quercia si riallaccia al culto di Zeus Dodoneo, ma soprattutto alla corona civica conferita ad Augusto dal Senato; cfr. alcune osservazioni in CALOMINO 2005b, pp. 187-188. 19



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metrologiche sensibilmente diverse dai primi, non solo per l’alleggerimento ponderale (g 9.09-9.06), che potrebbe essere dovuto esclusivamente alla notevole usura superficiale, ma soprattutto per le dimensioni del modulo, che oscilla tra mm 28 e mm 27, risultando così di ben 4 mm al di sotto della media. Pertanto sembrerebbe possibile individuare un nuovo nominale intermedio tra l’assarion e il suo multiplo principale da 3-4 assaria, cui si dovrebbe attribuire un valore nominale di un assarion e mezzo o di due assaria. Quindi si configurerebbe una nuova articolazione del sistema monetario augusteo, relativamente all’assarion e ai suoi multipli, caratterizzato da tre nominali di misura e valore crescente a intervalli regolari: g 5.5/9.0/13.6, mm 23/27/31. Tuttavia, se questo quadro può apparire plausibile per le medie ponderali e soprattutto per le misure medie dei moduli, risulta meno convincente quando lo si rapporti al calcolo del peso teorico di ciascun nominale. Inoltre, la base documentaria a nostra disposizione è ancora troppo limitata per poter sostenere senza incertezze questo nuovo prospetto; è stato possibile, infatti, il riscontro fotografico effettivo di uno solo dei due pezzi in questione (CNG Coins 1216 maggio 2008), ma non del secondo esemplare, appartenente a una collezione privata parigina29.

o quelli ideali (ed è questo il caso qui considerato); è probabile che questo espediente potesse servire in effetti a facilitare la distinzione immediata tra nominali. Del resto, gli stessi parametri metrologici (g 2.92, mm 1718,32 con peso teorico che doveva attestarsi intorno a g 3.3)33 garantivano che tali emissioni fossero facilmente distinguibili dalle denominazioni maggiori; difficile è invece attribuire loro, come per i multipli, un valore esatto in termini di frazione dell’assarion, forse oscillante tra 1/2 o 1/3 della moneta cardine del sistema (un dichalkon o un trichalkon).34 Si tratta evidentemente degli spiccioli utilizzati nella circolazione locale, il cui impiego, per quanto si può desumere dall’entità della loro produzione (26 pezzi noti, prodotti da un unico conio di diritto finora individuato e da cinque di rovescio), doveva essere molto contenuto. Si vedrà poi come questo assetto della monetazione cittadina andrà modificandosi con le emissioni degli imperatori successivi, alla luce di un mutamento significativo nel quadro dell’economia monetaria regionale.

L’ideologia post-aziaca e l’omaggio ad Agrippa Complessivamente, la monetazione augustea presenta, potremmo dire, i caratteri della sperimentazione; è infatti una produzione inaugurale, mirata a promuovere il nuovo numerario a livello locale, distinguendo con grande chiarezza i parametri metrologici delle tre denominazioni per non ingenerare confusione nei cittadini; ma è anche strutturata su standard assolutamente originali rispetto alle altre zecche coeve, peraltro inficiati da una eccessiva oscillazione dei pesi. Di fatto il sistema monetario cittadino va considerato mono-nominale, anche se formalmente strutturato su tre valori differenti di numerario. Le frazioni sono coniate in scarse quantità; i multipli sono rarissimi e anch’essi di peso molto variabile.

In attesa di ulteriori esempi di confronto, rimane la sensazione di un quadro non ancora pienamente definito (forse dovuto alla rarità delle testimonianze e di conseguenza alla lacunosità della nostra ricostruzione), in cui, a parte la serie primaria dei multipli di peso maggiore, si registra la presenza di esemplari ibridi, forse coniati in un primo momento su standard troppo leggeri e pertanto in seguito rimpiazzati da emissioni di taglio e peso maggiore, da immettere sul mercato a titolo definitivo; ma è lecito anche avanzare l’ipotesi opposta, cioè che alle serie inaugurali più pesanti e stilisticamente più curate siano seguite emissioni “meno curate” e più leggere.

In merito a quest’ultima categoria di nominali va aggiunto un ulteriore dato di eccezionalità nel quadro provinciale; Nicopolis è infatti l’unica zecca a produrli in Achaea durante tutta l’età giulio-claudia, con la sola eccezione delle serie neroniane del Koinon dei Tessali;35 anche in Macedonia, dove pure il sistema monetario filoromano poteva concepire la produzione sistematica del “sesterzio”, le attestazioni sono sporadiche e ugualmente concentrate sotto Nerone.36 È possibile che la città epirota volesse introdurre una denominazione di grosso taglio per imitare da vicino il sistema imperiale, ma, alla luce del modestissimo volume di produzione di queste monete, va forse dedotto che la coniazione dei multipli fosse dettata

La terza categoria di nominali è costituita dai sottomultipli dell’assarion. In questo caso la documentazione ci ha restituito un’unica e omogenea serie monetale, emessa esclusivamente col ritratto del generale Agrippa (ma sempre in nome di Augusto), associato al rovescio ai simboli della vittoria navale da lui conseguita, il delfino avvinghiato al tridente (serie 5).30 Come si è riscontrato anche in altri sistemi monetari romano-provinciali del mondo greco, ad esempio in quello delle zecche macedoni,31 si instaura nella monetazione di Nicopolis una consuetudine che verrà mantenuta in alcune altre fasi della sua storia evolutiva, in particolare sotto gli Antonini e i Severi: le denominazioni minori vengono riservate (o forse relegate) alla raffigurazione dei membri della famiglia imperiale, come le auguste o come i successori designati

32

RPC I, n. 1367, p. 273, tav. 69. OIKONOMIDOU 1975, nn. 2-5, p. 76, tav. 11. Cfr. RPC I, p. 273. Il peso medio della frazione oscilla infatti tra 1/4 e 1/6 di obolo (pressappoco assimilabile a un valore intermedio tra il semisse e il quadrante); cfr. RPC 1/I, p. 246; KROLL 1996, pp. 54-59. In realtà, se ci si dovesse attenere rigidamente all’equazione: 1 obolo=2 assaria (che però è puramente nominale), allora, considerando che in un obolo ci sono 8 chalkoi, dovremmo dedurre che 1 assarion=4 chalkoi, ½ assarion=1 dichalkon e ¼ di assarion=1 chalkon. 35 Cfr. RPC I, p. 246. 36 Cfr. RPC I, p. 288. 33 34

29

RPC 1363/3. La celebrazione personale del vero artefice della vittoria aziaca ben si coniugava con la notorietà che naturalmente gli conferiva l’alta carica istituzionale da lui ricoperta all’epoca di queste emissioni, il consolato come collega dello stesso Augusto (28-27 a.C.); cfr. RPC I, p. 49. 31 Cfr. BURNETT 1993, p. 147; BURNETT 2000, p. 95, in cui si analizzano gli esempi di Thessalonica e di Anfipoli. 30



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da intenti celebrativi piuttosto che da reali esigenze economiche. L’associazione di tali emissioni con l’inaugurazione della zecca e dei Giochi cittadini può giustificare questa interpretazione, che è poi confermata dalla documentazione successiva, da cui risulta evidente che i multipli stentarono ancora a lungo ad affermarsi.

certo condividere questa proposta cronologica, ma sulla base di un diverso ordine di argomentazioni. Infatti la corona rostrata non può essere considerata un fattore discriminante per considerare postume le serie battute in suo nome, soprattutto nelle province (tav. 1.IIIII).43 Ad esempio va rimarcato che i diffusissimi bronzi coniati a Nemausus, in cui Agrippa è ritratto insieme a Ottaviano con la corona rostrata, risalgono almeno in parte al 27 a.C. e forse anche al 16-15 a.C., quando il generale (morto nel 12 a.C.) era ancora in vita (RPC 522523). Anche nel repertorio monetale delle province orientali, in cui la sua figura è ritratta molto raramente e sempre postuma, questa regola non vale e, ad esempio, ad Apamea di Bitinia Agrippa è ricordato post-mortem senza corona (RPC 2011). Nondimeno, nella serie nicopolitana dell’assarion con Agrippa, la ghirlanda entro cui è iscritto l’acrostolion (il prolungamento decorato della prua)44 ha una forma molto insolita, che la fa rassomigliare a una serie di rostri giustapposti (serie 4), proprio come la corona raffigurata sulle emissioni asiatiche del cosiddetto “CA coinage” per Augusto (RPC 2227-2228, 2234); pertanto la corona navalis è presente anche a Nicopolis, seppure non sul capo del generale. Secondo il ragionamento di Kraay, questo potrebbe provare che l’emissione, come pure le frazioni, che presentano uno stile incisorio identico, furono prodotte dopo la morte del generale. Sembra chiaro invece che le monete nicopolitane non possano essere state battute molto dopo il 27 a.C. e di certo non a distanza di quasi quindici anni da quando si presume siano state prodotte le serie inaugurali di Augusto; infatti possiamo ragionevolmente supporre che sin dalle origini il sistema monetario cittadino fosse strutturato in maniera uniforme su tre distinte denominazioni coniate contemporaneamente.

Più in generale, va sottolineato il carattere fortemente ideologico e propagandistico della monetazione di una città che poteva gloriarsi di essere stata fondata dal fondatore dell’impero per consacrare la propria affermazione, oltre che la sua stessa persona. La legenda monetale KTISMA SEBASTOU,37 un unicum nel repertorio romano-provinciale,38 imprime un marchio di assoluta originalità a queste emissioni, esaltandone il valore celebrativo della fondazione per eccellenza di Augusto, l’unica sua neofondazione in Grecia, per di più beneficiaria di uno statuto amministrativo privilegiato e di un ruolo politico di grande spessore nella provincia. I tipi iconografici prescelti confermano questa fisionomia della monetazione, ravvisabile, più che nella Nike degli assaria, proprio nella denominazione maggiore, dove si sintetizzano gli ideali di riconciliazione post-aziaci associando il fulmine al caduceo;39 questi simboli sembrano tradurre in immagini la proclamazione ecumenica pace parta terra marique dell’iscrizione infissa sul monumento della vittoria di Ottaviano, non a caso parafrasata più tardi da Livio (post bellum Actiacum ab imperatore Caesare Augusto pace terra marique parta).40 La celebrazione personale di Agrippa, associato ai simboli della battaglia navale, rientra in questo contesto; in città il generale doveva essere molto ben ricordato (soprattutto dai veterani) e celebrato con statue e iscrizioni.41 Secondo Kraay, le serie nicopolitane non vanno considerate postume poiché Agrippa non vi è raffigurato con la corona navalis (decorata coi rostri), che abitualmente gli cinge il capo negli assi di Caligola emessi a suo nome (RIC 58).42 Mi sembra che si possa di

Non meno importante è, infine, la conferma che viene dal confronto con la ritrattistica scultorea; il modello a cui le emissioni epirote va associato è infatti il più antico a noi noto per Agrippa, vale a dire il tipo “Vibo ValentiaGabii”, dai tratti giovanili con sopracciglia aggettate e mento pesante (fig. 15). Le monete di Nicopolis sono in assoluto le prime a diffondere un ritratto fisiognomico dopo le rappresentazioni stereotipate di Agrippa in coppia con Ottaviano sulle coniazioni del periodo in cui furono colleghi di consolato (28-27 a.C.)45 ed è possibile che costituiscano la testimonianza più antica a nostra disposizione, anteriore anche alla documentazione scultorea.46

37

Si noti il passo in cui Strabone, nel nominare la città epirota, sembra quasi parafrasare la legenda monetale: «TÕ toà Sebastoà Ka…saroj kt…sma,t¾n NikÒpolin» (STRAB., VII, 7, 5). 38 LESCHHORN, FRANKE 2002, p. 179. Nelle legende monetali romanoprovinciali si fa frequente riferimento all’eroe eponimo fondatore della città; i rari casi in cui il fondatore è effettivamente un imperatore attestano in realtà solo la rifondazione di una città già esistente, per lo più a titolo simbolico e celebrativo, ma anche con concreti interventi edilizi in circostanze eccezionali, come a seguito di un cataclisma naturale. Esclusivamente in questa accezione l’epiteto viene riferito anche ad Ottaviano, l’unico imperatore che viene celebrato con la formula completa di SEBASTOS KTISTHS, cioè come neo-fondatore di Clazomene e Teo, due città limitrofe distrutte dai violenti terremoti che colpirono la regione anatolica nel I sec. a.C.; cfr. RPC I, nn. 2494-5 e 2511-5; LESCHHORN, FRANKE 2002, pp. 179-180. 39 Cfr. ELLIS JONES 1987, pp. 104-105. Per un’ulteriore analisi degli aspetti ideologici di queste emissioni, si rimanda ancora a CALOMINO 2005b, pp. 187-188. 40 LIV., I, 19. 41 Una testa marmorea rinvenuta nel sito e tradizionalmente attribuita ad Agrippa (cfr. da ultimi CHRUSOSTOMOU, KEFALLONITOU 2001, p. 8, con bibliografia di riferimento) pare in realtà che ritragga un personaggio ignoto di età tiberiana; cfr. ROMEO 1998, p. 63. Dopo Azio le immagini di Agrippa si diffusero in tutto l’Epiro; cfr. VERMEULE 1968, pp. 173-176. 42 KRAAY 1976, p. 240.

43

Per un quadro esaustivo delle emissioni monetali che ritraggono Agrippa, sia a Roma che nelle province, si rimanda a cfr. ROMEO 1998, pp. 19-45. 44 L’acrostolion è associato alla celebrazione di Agrippa anche nelle serie coniate a Gades; RPC 76-84. 45 Cfr. le emissioni di Parium (RPC 2260) e Cnosso (RPC 976); ROMEO 1998, p. 23. 46 Cfr. ROMEO 1998, pp. 47-48, 60-62, 119, 171.



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una zecca non produceva tali emissioni, non per questo si deve concludere che la città emittente godesse di minore libertà; lo dimostra perfettamente il caso della città libera di Afrodisia che, forse in virtù dei suoi stretti legami con Roma, coniò sistematicamente emissioni che recavano il busto al dritto imperiale.49 A causa dell’oggettiva impossibilità di stabilire una “legge” capace di inquadrare questo fenomeno entro rigide categorie di classificazione, si è arrivati a negare qualsiasi tipo di relazione diretta tra l’adozione delle serie “pseudo-autonome” e lo statuto cittadino, a tal punto che si tende ormai a evitare di chiamarle così, preferendo piuttosto definirle usando la perifrasi “coins without emperor’s head”;50 io credo che questa posizione sia troppo restrittiva, e che una qualche relazione tra queste emissioni e l’autonomia della zecca dovesse esserci, poiché la discrezionalità di cui godevano le autorità emittenti non poteva essere tale da permettere di scavalcare in toto il controllo imperiale, soprattutto in determinati casi che presentano chiari caratteri di eccezionalità. Un esempio sicuramente unico è rappresentato dalla monetazione di Atene, città “alleata” come Nicopolis (cioè beneficiaria di uno statuto privilegiato sancito da un trattato con Roma), che dovette verosimilmente usufruire di un permesso straordinario da parte del governo centrale per potersi esimere dal riportare l’effige imperiale su tutta la sua produzione, protrattasi a intervalli dall’età augustea a quella adrianea, fino a quella di Gallieno.51

Fig. 15. Ritratto di Agrippa da Vibo Valentia, Museo Archeologico Statale (ROMEO 1998)

Pertanto la supposta presenza della corona rostrata, che non cinge la testa del generale ma è raffigurata a sé stante come un premio per la sua vittoria, non indica che l’emissione sia postuma; credo anzi che lo spazio riservato ad Agrippa e alla simbologia marittima sulle monete rientri a pieno titolo nel programma ideologico delle serie inaugurali (che commemoravano tanto la fondazione della città, quanto la vittoria navale che l’aveva propiziata) e sia una forma di ringraziamento personale rivolta al generale, al pari delle serie spartane con Agrippa al dritto e caduceo al rovescio che furono volute da Eurycles per ricambiare i favori concessi dal princeps alla città (RPC 1106).

Sembra quindi più accettabile la moderata apertura degli autori del RPC alla possibilità che ci potesse essere almeno una «partial connection» tra queste emissioni e il grado di autonomia delle città libere;52 d’altra parte si deve senz’altro concordare sul fatto che risulta impossibile stabilire di che tipo di connessione si trattasse, forse proprio perché il diritto di conio rientrava nel quadro dell’autonomia operativa concessa alle città greche, ed era quindi soggetto alla discrezionalità delle singole comunità e condizionato dalle loro vicende storico-politiche, o dalle loro più immediate necessità economiche. Si è notato ad esempio che in alcuni casi l’impiego dei tipi “pseudo-autonomi”, di immediata riconoscibilità, poteva servire a distinguere facilmente una denominazione da un’altra; spesso infatti essi erano scelti per le denominazioni minori, così come nella produzione imperiale i semissi e i quadranti non recavano quasi mai il ritratto imperiale.53

Le emissioni “pseudo-autonome” Gli studi specifici di Johnston47 prima, e degli autori del Roman Provincial Coinage successivamente,48 hanno tentato di definire e soprattutto di spiegare il fenomeno della cosiddetta monetazione “pseudo-autonoma”. Come si è già anticipato nel capitolo introduttivo, a questa categoria appartengono le emissioni che riportano un tipo monetale “di rovescio” anche al conio di diritto, al posto del consueto ritratto imperiale; il prefisso “pseudo” è stato quindi coniato dalla dottrina tradizionale per distinguere questa produzione peculiare della monetazione romana provinciale, in quanto attesterebbe un grado di relativa indipendenza dalle disposizioni ufficiali del governo centrale, rispetto alla produzione autonoma tout-court delle zecche greche prima della dominazione romana. Che la facoltà di emettere queste monete, anche solo in maniera non sistematica, scaturisse dal conferimento di una speciale autorizzazione alle città da parte dell’autorità imperiale o provinciale è sicuramente plausibile, ed è normale pensare che tale presupposto potesse rispecchiare in termini di autonomia monetaria la concessione di uno statuto giuridico privilegiato alle città emittenti. Ma è anche vero che, se 47 48

La produzione di questa categoria di monete all’interno della monetazione di Nicopolis assume di certo un valore specifico, sia per la continuità delle emissioni nel tempo, sia per gli aspetti ideologici e culturali sottesi alla natura stessa della fondazione augustea che sono espressi attraverso il repertorio monetale.54 Per queste ragioni, oltre che per motivi di pura praticità da un punto di vista terminologico, in questo lavoro si è scelto di chiamare 49

RPC I, pp. 41-42. JOHNSTON 1985b, p. 106. Cfr. anche PAPAEFTHYMIOU 2002, pp. 163-164. 51 Cfr. KROLL, WALKER 1993; KROLL 1997a. 52 RPC I, p. 42. 53 RPC I, p. 41. 54 Su questo tema cfr. CALOMINO 2010a. 50

JOHNSTON 1985b. RPC I, pp. 41-42.



IV. STORIA DELLA ZECCA E DELLA PRODUZIONE MONETALE

“pseudo-autonome” le serie monetali a cui si fa genericamente riferimento (anche nello stesso RPC) con la dicitura di monete “senza ritratto imperiale”.

La zecca continuò infatti a produrre emissioni “pseudoautonome”, per così dire “commemorative” di quelle inaugurali, anche nel II e nel III secolo, e in percentuali sicuramente molto più cospicue rispetto alle prime, per quanto è lecito dedurre dal volume di attestazioni a noi note. Questa è senz’altro una prova di forte continuità nell’intera storia della sua monetazione e, di riflesso, anche della città stessa; in quest’ottica possiamo infatti avvicinare la realtà nicopolitana a quella ateniese, sua “gemella” nella rivendicazione di uno statuto amministrativo (o anche solamente ideologico e culturale) di rango privilegiato attraverso la monetazione “pseudo-autonoma” di tutta l’età imperiale.

Le uniche emissioni “pseudo-autonome” nicopolitane fatte risalire da Kraay a questa fase, sulla base di stringenti analogie stilistiche con la produzione coeva e soprattutto delle analogie epigrafiche dei caratteri della legenda (su tutte l’impiego della S barrata tradizionale invece di quella semilunata C, che è indice di posteriorità delle emissioni),55 rappresentano un importante tributo onorifico alla città; non solo, infatti, celebrano la fondazione augustea (titolo che in questo unico caso è impresso al rovescio, anziché al dritto), ma anche l’identità greca di Nicopolis, massima espressione delle tradizioni culturali regionali e della sacralità del luogo su cui sorgeva (da cui l’epiteto IERA che campeggia al diritto). A tal proposito serve ricordare che la città epirota vantava il primato assoluto di membri votanti all’interno del Consiglio dell’Anfizionia di Delfi, il più accreditato organo amministrativo dei culti e dei santuari ellenici, anche in epoca romana; in quanto sede ufficiale del culto di Apollo Azio, cui faceva riferimento probabilmente il tripode sacro raffigurato proprio su queste emissioni,56 Nicopolis rappresentava in un certo senso la depositaria più autorevole del culto prediletto da Augusto, attraverso il quale egli si era presentato ai Greci come “vincitore in patria”, anziché come conquistatore straniero. Forse è possibile che il princeps avesse uomini fidati nelle élites nicopolitane, che gli consentissero, grazie all’eccezionale numero di voti concessi ai loro rappresentanti, di indirizzare facilmente a buon fine le decisioni collegiali prese in materia di affari panellenici di suo interesse.57

Sembra evidente che questa produzione in età augustea non ricoprisse quella funzione “pratica” di distinzione tra denominazioni riscontrata dagli studiosi in certe monetazioni provinciali,58 visto che era adottata per lo stesso nominale, l’assarion, in cui erano coniate le altre serie, e in quantità estremamente ridotte. La funzione di queste emissioni, quindi, doveva essere ancora prettamente auto-celebrativa e mirata ad esaltare l’autonomia della fondazione augustea, nonché l’alta rappresentatività del suo spirito ellenico. Se si considera che nel novero della città alleate (oltre ad Atene, Epidauro, Trezene e Tyrreum in Acarnania)59 Nicopolis rappresentava l’unico caso in cui il foedus con Roma era stato stipulato in età imperiale, è verisimile che il centro epirota godesse di speciali prerogative inerenti al suo statuto di autonomia amministrativa rispetto alla nuova realtà provinciale; si può supporre (ma non ne avremo mai la controprova) che, tra queste, l’autorizzazione a battere moneta locale con l’obbligo di imprimere il ritratto dell’autorità centrale andasse regolamentata tanto quanto lo spazio riservato alle emissioni “pseudo-autonome”, che di questa concessione rappresentavano la manifestazione più concreta.

Oltre al messaggio contenuto nella legenda monetale, anche la scelta dei tipi iconografici di queste serie è permeata da un forte spessore ideologico, che non trova confronti nel quadro romano-provinciale. Se infatti la figura che campeggia sulle serie ateniesi è la tradizionale divinità tutelare a cui la città era consacrata, l’Atena elmata che di fatto recupera con orgoglio conservatore il tipo storico della monetazione pre-romana, Nicopolis si distingue invece per una sua caratteristica personificazione della città stessa: si associano infatti nel busto femminile del dritto i tratti tipici della Tyche (tradizionalmente assimilati all’iconografia monetale della città attraverso l’adozione della corona turrita, che ricorda appunto le mura urbiche) con quelli peculiari del tipo più rappresentativo di Nicopolis, le ali della Nike (fig. 16). Questo unicum iconografico, associato alla legenda già ricordata, si contraddistingue come una sorta di marchio di fabbrica della zecca, tramite il quale la città sembra rivendicare orgogliosamente uno statuto di libertà e di originalità culturale che rimarrà inalterato sotto i successori di Augusto.

Fig. 16. Busto alato e turrito di Nicopolis in una emissione “pseudo-autonoma” di età augustea (ingrandimento, OIKONOMIDOU 1975)

55

KRAAY 1976, p. 242. Il tripode era propriamente attributo di Apollo pitico; cfr. OIKONOMIDOU 1975, p. 59. 57 Come si è evidenziato nell’introduzione, gli Anfizionici nicopolitani godevano quasi tutti della cittadinanza romana, e potevano essere ricordati nelle iscrizioni come philokaisaroi; SAMSARI 1994, p. 52. 56

58

Cfr. JOHNSTON 1985b, p. 102. A parte Atene, di cui non si conosce la data in cui acquisì il titolo onorifico di città alleata, gli altri centri ottennero questo statuto tra il II e il I sec. a.C.; cfr. LARSEN 1938, p. 46.

59

225

NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

Tav. 1.I. Emissioni augustee di Nicopolis, il multiplo dell’assarion: A-B-C. Augusto (TAR20446-V11890-CNG78, lot 1216). Tav. 1.II. Emissioni di Agrippa e Ottaviano Augusto: D. Parium per Ottaviano e Agrippa, post 28-27 a.C. (RPC 2260, CNG52, lot 84); E. Nicopolis per Agrippa, 27 a.C. (P, OIKONOMIDOU 1); F. Asia CA per Augusto, 25 a.C. (RPC 2234). Tav. 1.III. Emissioni di Agrippa con testa nuda o corona rostrata: G. Nemausus per Ottaviano e Agrippa, 27 a.C. (RPC 522); H. Apamea per Agrippa e Agrippa Postumo, post 12 a.C. (RPC 2010); I. Roma - Caligola in memoria di Agrippa, 37-41 d.C (RIC 58, CNG770547)

226

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IV.2 LA CHIUSURA TEMPORANEA DELLA ZECCA (14-98 D.C.) dopo il picco toccato nell’età augustea, che rappresentò una fase di eccezionale produttività, prevalentemente in conseguenza del fatto che straordinaria fu la durata del primo principato, non confrontabile con quella di nessuno dei suoi successori;67 si può forse aggiungere che la fioritura simultanea di monetazioni civiche in tutti i territori provinciali fosse un tributo onorifico pressoché obbligato nei confronti del princeps che aveva fondato l’impero, oltre che un fenomeno connaturato all’introduzione della monetazione romana provinciale. Cionondimeno, se la brevità del regno può avere inciso sulla cessazione della produzione sotto Caligola, le emissioni continuarono sotto Tiberio nella metà delle zecche attive durante l’epoca augustea, e sotto Claudio in un terzo del numero iniziale;68 tra queste, Corinto figura come un caso a parte, eccezionale per continuità e massa di numerario coniato, ma spiccano anche Patrasso e ancora la Lega Tessalica, la cui moneta circolava nell’area limitrofa a quella su cui Nicopolis esercitava il suo controllo. Un dato che colpisce ancora di più è offerto dal caso della monetazione della zecca di Buthrotum. Durante la fase di interruzione delle emissioni nicopolitane, infatti, nello stesso ambito regionale dell’Epiro, un ruolo di considerevole rilievo fu ricoperto dalla moneta bronzea prodotta da una zecca sicuramente di minor importanza, appunto quella operante nella colonia cesariana. La monetazione di Buthrotum, che chiuderà con una cospicua produzione sotto Nerone la sua intera attività, coniò con grande regolarità durante il duovirato di almeno otto coppie di magistrati di epoca augustea, e, dopo una pausa sotto Tiberio e Caligola, riprese a coniare già con Claudio.69

L’interruzione delle emissioni nel I sec. d.C. Come è stato ricordato nel capitolo introduttivo sulla storia della provincia, la seconda metà del I secolo è segnata dal viaggio di Nerone in Grecia del 66-67 d.C., che culminò con la clamorosa concessione della libertà e soprattutto dell’esenzione tributaria alle città dell’Achaea.60 Con l’ascesa di Vespasiano, questo privilegio fu rapidamente revocato (probabilmente nel 72 d.C.), evidentemente insieme alla stessa autorizzazione a coniare moneta civica nell’intera provincia, dove la produzione si interruppe bruscamente fino all’età di Domiziano.61 Questi per primo autorizzò alcune città a riprendere l’attività della zecca su esplicita richiesta delle singole comunità;62 il caso più noto è rappresentato senz’altro da Patrasso, che ricominciò a battere moneta, recante la legenda INDVLGENTIAE AVG MONETA IMPETRATA (RPC 219), forse nell’85-86 d.C.,63 a cui fece seguito, forse un anno più tardi, Corinto con le serie PERM IMP (RPC 101-106).64 Mentre dunque in Macedonia la produzione monetale delle zecche principali (Thessalonica, Cassandrea, Anfipoli, Filippi, Stobi, oltre alla zecca federale) rimase abbastanza regolare e costante per tutta l’età flavia,65 in Achaea si registra una generale rarefazione delle emissioni monetali anche dopo la ripresa domizianea. Sono in tutto quattro le zecche che battono moneta sotto questo imperatore, oltre a quelle peloponnesiache già citate, ma l’unica a poter vantare una produzione significativa è quella della Lega Tessalica, che di fatto mantiene un ruolo di primaria importanza nell’ambito della Grecia centrale (tav. 2.I).66 In questo contesto sembra verosimile che una zecca pur importante, come Nicopolis, potesse per qualche ragione non riuscire a recuperare il diritto di battere moneta precedentemente esercitato, e che riprendesse a produrre solo dopo Domiziano e Nerva, cioè con il nuovo corso della politica imperiale nella provincia, e dell’Epiro in particolare, promosso da Traiano.

Quanto alla zecca nicopolitana, una volta emendata da Kraay la sola attribuzione proposta da Oikonomidou relativamente all’epoca tiberiana,70 la monetazione si riduce di fatto alle emissioni augustee già trattate in precedenza, e non offre nuove attestazioni risalenti ai principati di Tiberio, Caligola e Claudio; solamente sotto Nerone si registrano delle rare e peculiari serie monetali, che rappresentano però, per diversi aspetti, un episodio del tutto isolato, cui fa seguito il vuoto documentario sotto i Flavi.

L’anomalia di questa fase della storia della zecca consiste piuttosto nell’assenza di emissioni monetali per quasi tutta l’epoca giulio-claudia, cioè ben prima del provvedimento di Vespasiano e durante un periodo in cui diverse altre zecche achee avevano continuato a coniare moneta con maggiore regolarità. Il quadro generale delle zecche attive durante tutta la prima metà del I sec. d.C., quale emerge dalla ricognizione del Roman Provincial Coinage, testimonia un calo diffuso della produzione

Per spiegare questa lacuna si dovrebbe forse ipotizzare che un numerario bronzeo “straniero” avesse colmato il vuoto lasciato dall’interruzione della monetazione cittadina, e che la produzione delle due zecche più vicine rimaste in attività, appunto Butrinto e Larissa, avesse in qualche modo soppiantato la moneta nicopolitana, “invadendone” l’area di circolazione al punto da indurre le autorità a cessare la produzione; ma, come si potrà verificare nel prossimo capitolo, il quadro dei

60

SUET., Nero, XXIV; PLUT., Flam., 12-13. Cfr. ALCOCK 1993, pp. 3240; CABANES 1998, p. 305. 61 RPC I, p. 21. 62 PAUS., VII, 17, 3-4; ALCOCK 1993, p. 40; CABANES 1998, p. 305. 63 Cfr. GRANT 1958, p. 77; RPC II, pp. 1, 63. 64 RPC II, p. 1. 65 RPC II, p. 70. 66 Le altre tre sono Syros, Tespie e la Lega dei Magneti; cfr. RPC II, pp. 66-69.

67

Cfr. JOHNSTON 1985a, pp. 240-242; RPC I, pp. 17-18. Cfr. il quadro delle zecche operanti in rapporto al numero di esemplari noti dalle collezioni; RPC I, p. 17. 69 RPC I, pp. 274-279. 70 KRAAY 1976, p. 236. 68



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partire dal 2 settembre del 27 a.C.,74 in tutti gli anni pari non divisibili per quattro della nostra era, l’edizione soppressa dall’editto di Caligola sarebbe stata la 17a, quella del 38 d.C.. Estremizzando questa visione del contesto storico in questione, si potrebbe pensare che l’avversione di Caligola nei confronti della celebrazione di Azio non potesse non estendersi anche alla città fondata da Augusto proprio per commemorare la vittoria navale, un luogo intriso di memorie e di simbolismi convergenti nell’esaltazione del vincitore a scapito del perdente, Antonio; in tal caso, nessuna misura sarebbe stata più efficace che ordinare la chiusura della zecca nicopolitana. Del resto, Caligola fece chiudere moltissime zecche provinciali che coniavano in argento e in mistura, per cercare di arginare gli effetti della crisi risparmiando metallo prezioso, ed estese questi provvedimenti anche alle zecche che battevano in bronzo, forse per favorire l’afflusso di metallo vile alla zecca centrale di Roma.75 Va però precisato che Nicopolis aveva già smesso di coniare moneta sotto Tiberio, il quale non aveva particolari motivi per mettere in atto delle ritorsioni contro la città epirota.

ritrovamenti monetali del sito di Nicopolis è regolarmente caratterizzato dall’assoluta prevalenza della moneta coniata dalla zecca civica su quella affluita dai territori circostanti e, sul campione documentario che è stato possibile esaminare, le testimonianze monetali prodotte tanto da Buthrotum, quanto dalla Lega Tessalica, sono sostanzialmente insignificanti.71 Considerato poi che nello stesso periodo il quadro generale della provincia e dei territori confinanti con quello di Nicopolis denota, almeno nei centri principali, una tendenza alla continuità della produzione monetale locale, non c’è ragione di cercare spiegazioni fondate su problemi strutturali dell’economia imperiale (si pensi alla crisi finanziaria del 33 d.C., e alla conseguente oculatezza della politica monetaria tenuta da Tiberio e da Caligola nella gestione del numerario d’argento),72 poiché se ne sarebbero riscontrate conseguenze molto più evidenti e generalizzate. La gestione della coniazione da parte della zecca cittadina era in linea di massima appannaggio esclusivo delle autorità locali, pertanto è impossibile, in assenza di attestazioni epigrafiche precise, riuscire a determinare per quali ragioni, forse legate a necessità amministrative contingenti, la monetazione di questo periodo fosse discontinua. Una testimonianza letteraria potrebbe parzialmente far luce su questo vuoto documentario. Si tratta del già menzionato passo di Svetonio in cui si ricorda, tra gli eccessi del giovane Caligola, un suo editto che vietava la celebrazione delle più importanti vittorie di Augusto, reo di aver offuscato col suo trionfo la memoria dell’avo Antonio: «Actiacas Siculasque victorias, ut funestas P.R. et calamitosas, vetuit sollemnibus feriis celebrari» (SUET., Cal., XXIII). L’imperatore avrebbe quindi vietato di commemorare la vittoria actiaca con quelle solenni festività che, trattandosi di Nicopolis, non potevano che coincidere con la celebrazione dei più noti e importanti agoni cittadini: se l’interpretazione del brano è corretta, si avrebbe la testimonianza indiretta che l’edizione degli Aktia prevista durante il regno di Caligola non sarebbe stata celebrata.73 In una fase di interruzione delle emissioni, che si protraeva ormai dall’inizio del principato di Tiberio, un tale provvedimento avrebbe potuto costituire un danno economico per la città, oltre che un motivo di grave disonore. Se poi accettiamo l’ipotesi che la zecca sia stata inaugurata contemporaneamente agli agoni cittadini, e che ogni edizione a cadenza quadriennale potesse offrire un’occasione propizia per immettere nuovo numerario in circolazione, si può immaginare che un evento di questo tipo potesse scoraggiare qualsiasi velleità di ripresa della monetazione. Secondo il criterio di conteggio proposto da Moretti, in base al quale i Giochi si sarebbero tenuti, a

La più logica spiegazione di questo problema si può forse trovare, allora, nell’evidenza stessa della documentazione a noi pervenuta, che per il centro nicopolitano si riduce alle sole testimonianze augustee. Considerando che queste monete furono prodotte in quantità significative (anche se non comparabili al volume complessivo di zecche come Corinto, che però fa statistica a parte) e che per certi versi la monetazione augustea nel suo insieme presenta caratteri di “sperimentazione” (come attestano alcune serie coniate in quantità limitatissime e su standard ponderali non sempre stabili), si può pensare che, alla fine del regno di Augusto, le autorità cittadine avessero constatato che non c’era una reale necessità di nuove coniazioni sul mercato locale; forse il volume di produzione degli assaria augustei aveva soddisfatto la domanda effettiva di numerario bronzeo, arrivando per così dire a saturarne la circolazione per quel che riguardava le transazioni economiche minute, di carattere quotidiano. Possono essere addotti tre ordini di argomentazioni a favore di questa proposta. In primo luogo, la notevole usura di molti pezzi conservati nelle collezioni museali, che, come si è detto, risultano pesare in alcuni casi anche meno di 1/3 di quello che si suppone potesse essere il loro peso teorico, potrebbe confermare che la gran parte di questo numerario sia rimasto in circolazione molto a lungo. Secondariamente, come vedremo in maniera più approfondita nel prossimo paragrafo, la pur contenuta e isolata produzione neroniana dovette in parte corroborare la circolazione bronzea locale, immettendo tra l’altro denominazioni maggiori, che quindi potevano compensare l’eventuale carenza di nuove coniazioni grazie ad un potere di acquisto superiore a quello del comune assarion.

71

È possibile, per contro, che l’assenza di numerario civico di nuovo conio abbia favorito l’afflusso di moneta straniera, anche se in quantità limitate, a compensazione della carenza di circolante; come si vedrà, il quadro dei ritrovamenti dall’area urbana di età giulio-claudia tende a confermare questa ipotesi. 72 Su questo argomento si vedano in particolare le analisi di RODEWALD 1976, pp. 1-17; SAVIO 1988, pp. 36-51; DUNCAN-JONES 1994, pp. 23-25. 73 SARIKAKIS 1966a, p. 155.

74 75



MORETTI 1953, pp. 205-206. Cfr. SAVIO 1988, pp. 41-44.

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unica che presentano solo minime varianti epigrafiche di legenda. Le serie che risultano chiaramente riferibili alla produzione della zecca, su basi epigrafiche, tipologiche e di legami di conio, sono tre (le uniche già schedate in Oikonomidou)80 e afferiscono tutte alla produzione delle serie “pseudo-autonome”. La prima (serie 6A) è la più peculiare, con il classico busto femminile turrito e alato al dritto e la legenda NERWNONIKOPOLIS H PROS AKT, e una galea a destra al rovescio, con legenda NERWNWS AUTOKRA SEBA EPIFANIA, nota anche in una variante conservata a Padova con legenda NER CEBACT (serie 6B);81 la seconda serie (serie 7) reca al rovescio una galea a sinistra e la legenda NERWNWC EPIFANIA;82 la terza (serie 8) si lega alla precedente per il conio di dritto, mentre al rovescio reca la classica Nike stante a sinistra con ghirlanda e legenda NERWNWS.

Bisogna infine tener conto della possibile presenza di altre categorie di numerario bronzeo che potevano circolare promiscuamente alla moneta cittadina a livello locale. Tra queste va considerata in primo luogo la moneta greca rimasta in circolazione, che, in particolare in alcune aree del mondo greco, continuò a costituire la “riserva” fondamentale di moneta spicciola negli scambi minuti, non solo per tutta l’età tardo-repubblicana, ma, in alcuni casi testimoniati dalle ricerche archeologiche (comprese alcune aree dell’Epiro settentrionale), anche fino alla piena età tiberiana.76 Del resto, un ruolo di non minore importanza può aver rivestito la moneta bronzea romana imperiale, che, pur essendo affluita con un certo ritardo, rappresentava la concorrente più diretta del numerario prodotto localmente; nel capitolo relativo alla circolazione monetale nel sito si presenterà l’opportunità di verificare adeguatamente queste supposizioni.

Delle altre otto serie accomunate dall’assenza del nome della zecca, quattro recano l’effige imperiale al dritto e quattro rientrano ancora nella categoria delle “pseudoautonome”, in quanto raffigurano due tipi di rovescio su entrambe le facce. Come ha dimostrato Burnett, le emissioni con il busto di Nerone (RPC 1372-1375) condividono tra loro il conio di dritto o presentano chiare similitudini, così come i conii di rovescio, che ripropongono la Nike stante a sinistra (serie 10-11, RPC 1372-1373) o incedente a sinistra (serie 12, RPC 1374) o a destra (serie 13, RPC 1375) con legenda NERW(w)NOS o NERWNOS(C) NIKH, e quindi furono senz’altro battute a Nicopolis.

L’intermezzo neroniano La monetazione di Nerone (54-68 d.C.) ha suscitato notevoli problemi di attribuzione, dal momento che, rispetto al catalogo Oikonomidou, più recentemente si è proposto di inserire all’interno della produzione nicopolitana alcune serie che, omettendo l’etnico di riferimento alla zecca di appartenenza, non offrono chiare indicazioni di classificazione. Come si è accennato nella parte introduttiva, il fronte degli studiosi si è diviso tra i sostenitori di Levy, che proprio a causa dell’assenza del nome della zecca nella legenda (fatto insolito per le officine monetali di Nicopolis) ha ipotizzato che esse siano state battute da un sistema di zecche achee confederate, compresa la stessa Nicopolis,77 in occasione della celebrazione del viaggio di Nerone in Grecia;78 e, dall’altro lato, gli autori del Roman Provincial Coinage, i quali, seguendo la posizione di Burnett, hanno assegnato queste emissioni in toto alla zecca epirota.79

Le rimanenti emissioni prive del busto imperiale rappresentano al dritto Nerone a figura intera, che suona la lira in veste di Apollo (NERWNI APOLLW(w)NI KTIS(C)TH, serie 9, 14), o come Patrono liberatore della Grecia all’interno di un’edicola votiva (serie 15-16), e al rovescio, in un caso ancora la Nike, negli altri Eleutheria con pileus e patera e legenda NERWNI (DHMOCIw) PATRWNI ELLADOS(C) o NERWNI ELEUQERIW PATR (serie 14-16).83 Anche in questo caso c’è una serie (RPC 1371), quella con la Nike, peraltro la seconda per numero di attestazioni (10),84 che fa da anello di congiunzione tra le due categorie di emissioni, dato che si lega alla serie “pseudo-autonoma” con busto turrito della città per il rovescio, e alle altre per il dritto che raffigura Nerone-Apollo citaredo.

Il RPC ha attribuito a Nicopolis complessivamente dodici serie monetali, di cui solo una è attestata in più di 10 esemplari (RPC 1368) e tra le quali sono inclusi degli 76

Si veda al riguardo l’analisi relativa a ritrovamenti erratici a Dodona, nella regione di Ioannina e in Albania, in RODEWALD 1976, p. 61, nota 493. Interessante è anche il quadro dei ritrovamenti sparsi e fortuiti dalle campagne, che rivela una netta prevalenza di monete greche prodotte da zecche locali o limitrofe; cfr. HAMMOND 1967, pp. 717-725. Un caso di eccezionale rappresentatività da questo punto di vista è quello costituito dagli scavi di Corinto; cfr. HARRIS 1941, pp. 143-144, con bibliografia precedente. 77 LEVY 1989, p. 67. 78 LEVY 1985; LEVY 1989. 79 BURNETT 1984; RPC I, pp. 273-274. Va precisato che tali serie sono estremamente rare (prevalentemente note in un solo esemplare ciascuna) e in più spesso catalogate nelle collezioni sotto zecche differenti (abitualmente sotto quella di Apollonia d’Illyria; cfr. BMC Illyria, 8485). Questo ha complicato la mia ricerca specialmente tra i lotti di materiale non sottoposto a recenti classificazioni nei musei italiani; al termine della mia ricognizione ho potuto identificare solo 5 pezzi nuovi, purtroppo tutti afferenti alla medesima serie, già nota e che non crea alcun problema di attribuzione. Di conseguenza non dispongo di basi documentarie sufficienti per poter aggiungere nuovi elementi di riflessione a favore dell’una o dell’altra ipotesi e mi limiterò a seguire la linea di indirizzo che mi è sembrata maggiormente plausibile, vale a dire la seconda.

Sembra quindi perfettamente verosimile l’attribuzione dell’intera produzione neroniana a Nicopolis, pur considerando alcune anomalie, come l’impiego contemporaneo di due versioni epigrafiche differenti sia per la S che per la E e per la W85 (che però sono già presenti nella serie 1369 come varianti della 1368, 80 OIKONOMIDOU 1985, nn. 1-5. In realtà nel catalogo compare una quarta serie (nn. 6-7), però espunta e riattribuita alla zecca di Smirne già in KRAAY 1976, p. 236. 81 Cfr. RPC supp II, n. 1368, p. 35. 82 Nel catalogo RPC è segnalata solo la variante di legenda, non quella tipologica; cfr. RPC I, n. 1369, p. 273. 83 Cfr. RPC supp I, n. 1377A, p. 19. 84 Cfr. RPC I, n. 1371, p. 273. 85 Cfr. LEVY 1985, p. 38.



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Nicopolis riprese a coniare moneta dopo circa cinquant’anni di inattività. È possibile che questa decisione sia stata presa dalle autorità cittadine per ricominciare a rifornire la circolazione locale di numerario di nuovo conio, visto che le vecchie monete augustee potevano risultare molto usurate o non essere più in grado di soddisfare la richiesta sul mercato. Ma la fisionomia delle nuove emissioni non sembra rispondere effettivamente a questo tipo di necessità.

entrambe di sicura pertinenza della zecca), o come l’assenza di legende che riportino il nome della città (in parte compensato dall’associazione della legenda NERWNOS al tipo della Nike, che nel loro insieme rievocano il nome della rifondazione neroniana). Per spiegare questo secondo problema credo si debba dimostrare l’eccezionalità di queste serie monetali, emesse in un’occasione speciale per la Grecia, ma per la città in particolare.

Per la prima volta la zecca coniò moneta in un’unica nuova denominazione, più grande e più pesante dell’assarion augusteo (circa mm 25, g 9.76)92 e quindi forse di valore maggiore o doppio (1 e ½ o 2 assaria); inoltre, come abbiamo visto, queste serie furono prodotte in quantità contenute, apparentemente non sufficienti a rivitalizzare un’economia monetaria in affanno. Se poi si valuta la portata di questo provvedimento alla luce della successiva ripresa delle coniazioni di epoca traianea, che vedrà un provvedimento di segno nettamente opposto, cioè l’immissione nella circolazione di grandi quantità di moneta spicciola di piccolo taglio, sembra più corretto affermare che la monetazione neroniana non rientrasse in un piano propriamente economico, quanto piuttosto in un programma di carattere celebrativo, come le rare serie di multipli coniate durante il principato augusteo.

“Nerononicopolis” Nel 66-67 d.C. Nerone fece il suo celebre viaggio nella regione ellenica, scandito da visite ai luoghi più significativi del paese e dalla partecipazione a diversi agoni in veste di concorrente, che culminò nella proclamazione della libertà e dell’esenzione fiscale delle città greche, durante i Giochi Istmici, in segno di dichiarata emulazione dello storico gesto compiuto da Tito Quinzio Flaminino in un’analoga circostanza nel 196 a.C..86 L’evento ebbe naturalmente grande risonanza in tutto il mondo greco-romano e le fonti non mancano di descriverne i momenti più significativi;87 l’eco di questi avvenimenti è ben evidente nella documentazione numismatica provinciale, che vide in questa occasione una notevole fioritura di emissioni celebrative, facendo toccare un nuovo picco di attestazioni dopo gli anni di rarefazione produttiva delle zecche operanti sotto i successori di Augusto.88 Facendo una rapida carrellata di queste emissioni si notano, ad esempio, delle serie monetali prodotte da officine che raramente batterono moneta al di fuori di questa circostanza, come Melo, Caristo e Phoenice (tav. 2.I),89 che inaugurò la zecca per l’occasione; eccezionali coniazioni di serie celebrative da 3 o 4 assaria si ebbero da parte della Lega Tessalica (fig. 17),90 precedentemente battute solo da Nicopolis all’apertura della zecca, e infine troviamo serie speciali coniate in cospicue quantità, come quelle di Buthrotum e naturalmente di Corinto e di Patrasso.91

Fig. 17. Emissione della Lega Tessalica per Nerone in occasione del viaggio in Grecia (66-67 d.C.); al R/, Apollo seduto che suona la lira (RPC 1444; CNG143, lot 126)

Forse è per questo motivo che per la produzione di queste monete fu utilizzato uno stock di metallo differente da quello impiegato in precedenza, cioè il rame al posto del bronzo, come in pochissimi altri casi attestati in Grecia durante la dinastia giulio-claudia (precisamente nelle emissioni post-augustee di Patrasso e in quelle claudie di Sparta, oltre che a Thessalonica, a Filippi e nelle emissioni del Koinon in Macedonia).93 L’impiego di rame pressoché puro, in associazione all’adozione di un nuovo standard ponderale metrologicamente molto vicino a quello dell’asse imperiale in quasi tutti i casi citati, ha fatto ipotizzare agli autori del RPC che in queste città si fosse tentato l’esperimento, evidentemente poi fallito, di promuovere una riforma monetaria impostata sull’assimilazione delle denominazioni provinciali a quelle propriamente romane.94 Personalmente trovo difficile accettare l’ipotesi che una riforma di questa portata fosse stata avviata in momenti differenti nelle varie officine anziché essere coordinata da un’unica autorità emittente e ritengo soprattutto che avrebbe dovuto estendersi a tutte le zecche della provincia, o perlomeno a quelle più importanti, il che non spiegherebbe l’esclusione di due delle officine più produttive in Achaea, quelle di Corinto e della Lega Tessalica, dal novero dei centri interessati. In ogni modo, l’eccezionalità dei parametri tecnici adottati per la coniazione delle emissioni neroniane è evidente. Dal punto di vista del messaggio politico e propagandistico che esse trasmettevano attraverso il repertorio di legende e di tipi scelti per l’occasione, la

86

PLUT., Flamininus, 10-12. SUET., Nero, XXIV; CASS. DIO, LXIII, 11, 1. 88 Cfr. LEVY 1991; PAPAEFTHYMIOU 2005. 89 RPC I, pp. 263-280. 90 RPC I, p. 283. 91 Diverso è il quadro macedone, dove in pratica solo la zecca principale, Thessalonica, emise delle serie monetali significative e in quantità cospicue; cfr. RPC 1590-1600. 87

92

Cfr. RPC I, pp. 246, 273. Cfr. RPC I, p. 246. 94 Cfr. RPC I, pp. 246-247. 93



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produzione nicopolitana presenta probabilmente i caratteri di maggiore originalità nel panorama greco. Come già puntualizzato da Kraay, l’emissione principale, con il busto della città e la galea, testimonia chiaramente di un’effettiva visita dell’imperatore alla città.95 La legenda di dritto rappresenta l’unica attestazione epigrafica rimastaci della rifondazione del centro epirota, per l’occasione rinominato “Nerononicopolis”, cioè “città della vittoria di Nerone”; il rovescio rappresenta una galea cerimoniale in associazione a una legenda che esalta la epiphania dell’imperatore, cioè la sua effettiva “apparizione” in città. Che in questa fase l’autorità imperiale abbia in qualche modo presieduto alla definizione di un repertorio iconografico coordinato tra le diverse zecche, in relazione ai tipi celebrativi della visita di Nerone, appare evidente dallo stretto parallelo offerto dalle monete di Patrasso; questo centro è l’unico, oltre a Nicopolis, in cui le legende monetali registrano una rifondazione a nome del princeps (GENIVS COL NER PATR, RPC 1258-1262) e anche qui, come nella città epirota e a Corinto,96 il passaggio dell’imperatore sulla via di Olimpia fu ricordato con una serie recante al rovescio la legenda ADVENTVS, traduzione latina di epiphania, associata ancora a una galea (RPC 1271-1274; tav. 2.II).97

cioè riferimento alla città della vittoria ottenuta presso Azio per distinguerla dalle altre.99 Nel quadro di questa interpretazione va puntualizzato che anche le emissioni che ritraggono Nerone a figura intera come Apollo citaredo, celebrato dalla legenda NERWNI APOLLWNI KTISTH (Nerone-Apollo fondatore), non si riferiscono soltanto a un’ulteriore immedesimazione dell’imperatore con la figura del nume tutelare di Augusto, il fondatore per antonomasia,100 ma anche a quella che era la sua grande passione, l’esibizione in pubblico cantando o recitando al suono della lira. Egli conseguì numerose vittorie in questa specialità (grazie, chiaramente, all’ossequiosa accondiscendenza delle giurie), prima a Roma e a Napoli, e poi in tutta la Grecia;101 e infatti, proprio al modello iconografico di una celebre emissione imperiale in bronzo, che ritrae Nerone come Apollo citaredo (RIC 211; tav. 2.II),102 è di certo ispirata la serie nicopolitana, così come, ancora una volta, un’analoga serie coniata a Patrasso (RPC 1275), e probabilmente una terza emessa dalla Lega Tessalica (RPC 1439). A Nicopolis Nerone avrebbe potuto effettivamente conseguire una vittoria anche in questa disciplina, come sembra confermare la versione armena del testo di Eusebio, che recita: «Rursum Nero (in) Isthmiis et Pythiis et Actiis et musicos et tragoedos et citharistas dedit et coronavit».103

D’altro canto, il Chronicon di Eusebio menziona la circostanza esatta in cui Nerone sarebbe sicuramente venuto a Nicopolis, quando partecipò ai Giochi Aziaci e fu incoronato vincitore alle corse coi carri (™stefanoàto k»ruxin ἅrmati pwlikῷ kaὶ tῷ teleίῳ kaὶ dekapώlῳ);98 l’importanza di questa tradizione va valutata proprio alla luce della documentazione numismatica, perché credo che essa induca a leggere il messaggio della legenda monetale NERWNONIKOPOLIS in una chiave storica ben precisa. La rifondazione della città a nome di Nerone andrebbe intesa certamente come una sua personalizzazione della più importante vittoria di Augusto, per mezzo della quale l’imperatore avrebbe legittimato il suo principato proponendosi come ideale successore del fondatore della città e dell’impero stesso. Ma, al fine di giustificare più pienamente questa sua “appropriazione” della vittoria di Augusto, Nerone avrebbe potuto fare di Nicopolis anche la sede di una sua personale vittoria, quella conseguita ai Giochi; e visto che, come le fonti tramandano, egli non vinse solo agli Aktia, ma anche agli Istmici, ai Pitici e alle Olimpiadi, nella monetazione della zecca epirota si sarebbe sentita la necessità di aggiungere la formula H PROS AKT (letteralmente “quella presso Azio”), facendo

Tutti questi indizi lasciano supporre che la monetazione nicopolitana celebrasse, oltre alla venuta dell’imperatore, anche le sue vittorie ai Giochi, che avrebbero ulteriormente legittimato la sua audace decisione di rinominare la città augustea “Nerononicopolis”.

Aspetti cronologici delle emissioni neroniane La terza serie principale, che esalta il valore della Eleutheria e proclama l’imperatore DHMOCIw PATRwNI ELLADOS o ELEUQERIW PATRWNI, va chiaramente messa in relazione con la concessione della libertà alle città greche, tanto che gli autori del RPC sono giunti a ipotizzare che Nerone avesse annunciato il suo editto, oltre che ai Giochi Istmici, come ricordano le fonti, anche ai Giochi Aziaci e alle Olimpiadi.104 Va

99 L’interesse di Nerone per il significato ideologico e propagandistico della vittoria di Azio è confermato indirettamente anche da una testimonianza di Tacito, secondo il quale l’imperatore, per enfatizzare pubblicamente la gioia provata per la nascita della figlia nata dall’unione con Poppea, «commendaverat dis votaque publice susceperat…et additae supplicationes templumque fecunditatis et certamen ad exemplar Actiacae religionis decretum…»; TAC., Ann., XV, 23, 2. 100 Cfr. BURNETT 1984, p. 84. 101 Nerone fece una vera e propria tournée musicale in Grecia e indisse musicum agona perfino a Olimpia, contro la secolare tradizione dei Giochi, appositamente per esibirsi come cantante; cfr. SUET., Nero, XXIII-XXIV. 102 Cfr. SUET., Nero, XXV. 103 Così anche nella versione di San Gerolamo: «Rursum Nero Isthmia Pythia Actia celebrans inter cerycas tragoedos et chitaristas coronatur». Cfr. EUS., Chron. (cfr. SCHÖNE 1999, pp. 156-157). 104 BURNETT 1984, pp. 82-85; RPC I, p. 273.

95

KRAAY 1976, p. 238. A conforto di questa ipotesi si possono addurre anche probabili testimonianze di interventi edilizi neroniani nel santuario della vittoria di Michalitsi; cfr. MALACRINO 2007, pp. 380, 387. 96 Stranamente, nella monetazione di Corinto, capitale provinciale e sede organizzativa dei Giochi dell’Istmo, dove Nerone tenne il suo famoso discorso, l’adventus e la stessa adlocutio imperiale alla folla sono ricordati in tono minore e molto meno enfatizzato rispetto ai casi di Nicopolis e Patrasso; RPC 1203-1206. 97 Cfr. RPC I, p. 259. 98 EUS., Chron. (cfr. SCHÖNE 1999, p. 156); cfr. SARIKAKIS 1966a, p. 152, n. 31, p. 160.



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

sarebbero tenuti nel settembre del 67 d.C..105 Tuttavia questa indicazione stenta a collimare con le testimonianze delle fonti, le quali affermano che l’itinerario marittimo della galea imperiale, partita dall’Italia, comportò una prima sosta a Corcyra, dove Nerone andò a cantare di fronte all’altare di Zeus a &assLope, per poi andare a partecipare a tutti i concorsi;106 la logica vorrebbe che il proseguimento della navigazione lo avesse portato direttamente sulla costa epirota a Nicopolis, quindi già nell’autunno del 66 d.C..107 La validità di questa ricostruzione è peraltro compatibile con il computo delle edizioni degli Aktia formulato da Moretti108 secondo il quale essi si sarebbero celebrati nel settembre di quell’anno (teoricamente sarebbe stata la 24a edizione); Eusebio, del resto, non è sempre ritenuto molto attendibile, e la stessa versione armena accorpa tutte le competizioni a cui Nerone avrebbe partecipato tra il 67 e il 68 d.C., quando invece egli doveva necessariamente essere tornato a Roma.109

rimarcato, infatti, che l’imperatore è ricordato come Iuppiter Liberator, oltre che a Sicione (RPC 1238-1244), ancora a Patrasso (RPC 1279-1280), anche se in forma più generica tra le serie dedicate alle diverse divinità; la stretta correlazione in questa fase tra le emissioni di Nicopolis e quelle delle principali città dell’Istmo indica che la città epirota godette di speciali favori da parte di Nerone, essendo l’unica al di fuori del Peloponneso a restituire chiare testimonianze della visita dell’imperatore e di una diretta influenza del suo entourage sulla monetazione locale. In quest’ottica, peraltro, è ancora più agevole giustificare il fatto che in queste serie finali manchi ogni riferimento al nome della zecca (compresa la velata allusione che associava Nerone alla Nike), poiché esse celebravano un evento di portata non più solo locale, bensì provinciale, la liberazione della Grecia intera. In definitiva si possono trarre le seguenti conclusioni: Nerone nutrì un interesse particolare per la città epirota, forse in virtù del fascino esercitato dalla fondazione di Augusto, e sicuramente vi soggiornò, conseguendo delle vittorie nelle competizioni degli Aktia, durante i quali forse annunciò nuovamente la liberazione delle città elleniche; rifondò la città rinominandola per commemorare le vittorie da lui conseguite e per legare il suo nome a quello della città della vittoria aziaca e indirettamente anche a quello di Augusto; come in quasi tutta la provincia, e soprattutto nelle città dell’Istmo, anche a Nicopolis fece coniare delle emissioni monetali speciali, appositamente per ricordare il suo viaggio, le sue vittorie e il suo ruolo di patrono delle libertà elleniche, per cui la monetazione nicopolitana di questa fase va considerata di carattere marcatamente propagandistico.

La monetazione nicopolitana andrebbe dunque datata verso la fine del 66 e gli inizi del 67 d.C..110 Questa datazione risulta maggiormente compatibile con una proposta cronologica avanzata in particolare da alcuni studiosi su basi numismatiche, che anticiperebbe la data della cerimonia in cui l’imperatore proclamò la libertà delle città greche al 28 novembre del 66 d.C., anziché nello stesso giorno dell’anno successivo.111 In tal modo si ridurrebbe notevolmente l’intervallo di tempo intercorso tra le prime serie nicopolitane, coniate già alla fine del 66 d.C., che celebravano solo la vittoria di Nerone negli agoni cittadini senza fare menzione della contemporanea liberazione dell’Achaea, e le più recenti serie della eleutheria, ovviamente successive alla proclamazione di quell’editto, le quali sarebbero state emesse solo qualche mese dopo le prime, piuttosto che oltre un anno più tardi.

Rimane problematica la datazione di queste emissioni. Se fosse corretta la segnalazione di Eusebio riguardo all’anno in cui Nerone vinse i Giochi Aziaci, questi si

105

Cfr. EUS., Chron. (cfr. SCHOENE 1999, pp. 156-157, 235); OIKONOMIDOU 1975, p. 10, nota 5. 106 Cfr. SUET., Nero, XXII. 107 Cfr. HALFMANN 1986, pp. 173-177; AMANDRY 1988, pp. 14-21. 108 Cfr. TIDMAN 1950, pp. 123-125; MORETTI 1953, pp. 205-206, 790795; SARIKAKIS 1966a, p. 160. Va ricordato, peraltro, che se una o più edizioni dei Giochi fossero saltate tra l’età di Caligola e l’epoca neroniana, questo computo potrebbe mutare sensibilmente. 109 Cfr. EUS., Chron. (cfr. SCHOENE 1999, pp. 156-157, 235). 110 Pertanto non mi sento di condividere quanto scritto da Papaefthymiou (PAPAEFTHYMIOU 2005), la cui analisi, peraltro, non tiene conto della revisione di Kraay e del RPC in merito all’attribuzione delle serie neroniane Oikonomidou 6-7 (cfr. PAPAEFTHYMIOU 2005, nota 7, p. 915) a Smirne, anziché a Nicopolis (RPC I, p. 273). La studiosa data le emissioni di Oikonomidou 1-5 al 66/67 d.C. e, accettando la datazione tradizionale dell’edizione dei giochi e della liberazione dell’Achaea al 67 d.C., non può ovviamente considerare la legenda NERWNONIKOPOLIS come conseguenza della vittoria di Nerone agli Aktia; per questo omette di spiegarne il significato e giustifica l’impiego della Nike con legenda NERWNOC (RPC 1370) semplicemente in virtù dell’utilizzo della Vittoria come tipo parlante della zecca; PAPAEFTHYMIOU 2005, p. 918. 111 Cfr. in particolare AMANDRY 1988, pp. 14-26 e LEVY 1991, con ampia bibliografia relativa alla tradizionale datazione al 67 d.C.. Kienast considera possibili entrambe le datazioni; cfr. KIENAST 1996, p. 97.



IV. STORIA DELLA ZECCA E DELLA PRODUZIONE MONETALE

Tav. 2.I. Distribuzione delle zecche attive in Achaea prima e dopo la revoca del diritto di conio da parte di Vespasiano (RPC I/1 rielaborate): A. Epoca di Nerone (54-68 d.C.); B. Epoca di Domiziano (81-96 d.C.). Tav.2.II. Emissioni di Nerone per l’ “adventus” in Achaea: C. Nicopolis (MI1459); D. Patrae (RPC 1264; CNG186, lot 78). Emissioni di Nerone per le vittorie negli agoni: E. Nicopolis (RPC 1371); F. Roma, 64 d.C. (RIC 211; CNG837999)

233

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IV.3 RIPRESA E FIORITURA DELLA PRODUZIONE MONETALE (98-161 D. C.) provinciale complessiva)113 e rende verosimile l’ipotesi che, in assenza di un esplicito riferimento epigrafico a possibili interventi di evergetismo o di finanziamento di opere pubbliche da parte dell’autorità centrale, il titolo di “salvatore della città” tributasse a Traiano i giusti onori proprio per aver riconosciuto a Nicopolis il ruolo che essa avrebbe dovuto ricoprire nei piani originari di Augusto, ma che forse non aveva mai pienamente acquisito.114 In relazione al quadro monetale, che rappresenta la nostra fonte di conoscenza primaria, l’interruzione delle emissioni durante quasi tutto il secolo precedente può infatti testimoniare una fase di scarsa vitalità dell’economia monetaria locale, che evidentemente, a causa di una modesta domanda di numerario nuovo sul mercato, doveva essere in grado di reggersi sulla moneta bronzea coniata nei decenni precedenti e rimasta ancora in circolazione. In questo senso, la “salvezza” cui allude la legenda può significare che la città era stata risollevata da un lungo periodo di stallo, o forse addirittura di declino politico ed economico.

La riapertura della zecca sotto Traiano Dopo oltre ottant’anni di cessazione quasi totale delle attività di coniazione, la zecca di Nicopolis ricominciò a battere moneta regolarmente sotto il principato di Traiano (98-117 d.C.), con un significativo flusso di emissioni che andò crescendo durante tutta la prima metà del II sec. d.C., fino a toccare uno dei suoi massimi livelli di produzione. Alcuni elementi di riflessione consentono di attribuire il merito di questa vera e propria rinascita a un’iniziativa mirata dello stesso Traiano. Il primo è un dato di natura storico-politica, poiché il quadro della ripresa delle emissioni si colloca in quel contesto di riforme amministrative promosse dall’imperatore ispanico relativamente alla provincia di Achaea, che, come si è visto, comportò la costituzione della provincia autonoma dell’Epiro. Il nuovo statuto governativo prevedeva una ridefinizione confinaria della regione epirota, che, separandosi dalla Tessaglia, accorpava i territori a cui era stata storicamente più legata, come le isole, l’Etolia e l’Acarnania, e ne accentrava ulteriormente la gestione amministrativa sotto l’autorità della capitale designata, la città di Nicopolis; di fatto veniva così sancita a livello politico ed economico quell’unificazione etnico-culturale a cui proprio il sinecismo all’origine della fondazione augustea aveva dato impulso. Per quanto le fonti a nostra disposizione non facciano riferimento esplicito ad alcun provvedimento preso dall’imperatore nei confronti della capitale, è lecito pensare che una riforma di questa portata, mirata alla crescita del ruolo specifico della regione epirota, puntasse anzitutto alla rivitalizzazione di un centro portuale di primo piano, attraverso il potenziamento delle comunicazioni per via terrestre col Peloponneso (compresa la strada che congiungeva Nicopolis con Corinto e Patrasso)112 e l’incremento dei contatti per via marittima con la penisola italica sulle rotte adriatiche. In questo nuovo assetto era indispensabile che la capitale disponesse di una propria monetazione da immettere sul mercato locale, soprattutto per approvvigionare la circolazione della valuta corrente e facilitare così il cambio con la moneta straniera. Un dato ulteriore, che sembra confermare questa analisi, si ricava dalla monetazione stessa di Traiano per la città nicopolitana: il riscontro oggettivo della gratitudine esternata dalla comunità all’imperatore per la sua benevolenza è espresso attraverso la legenda monetale del dritto della maggior parte delle emissioni; in associazione al busto imperiale campeggia infatti la titolatura (THC) AUTO(KRATOR) TRAIANOC CwTHR POLwC. Questo indubbio riconoscimento di merito nei confronti del nuovo imperatore costituisce un unicum in tutta la produzione monetale cittadina (oltre che in quella 112

Cfr. AXIOTI 1986; ALCOCK 1993, p. 176.



Un terzo elemento di peculiarità di questa monetazione, che pure concorre a delineare un quadro di generale rivitalizzazione economico-culturale dell’Epiro sotto l’egida di Nicopolis in epoca traianea, è offerto da due rarissime emissioni monetali della denominazione principale della zecca, che recano al rovescio due tipi distinti ma tra loro complementari (fig. 18). La prima presenta la raffigurazione dell’Apollo venerato nella vicina isola di Leucade (una statua su piedistallo, con braccio destro alzato a sorreggere una torcia), finora nota in un unico esemplare berlinese115 e oggi anche in un nuovo pezzo emerso dagli scavi dell’odeion (serie 21); la legenda (per metà retrograda) APOLLwN LEUKATHC costituisce uno dei rari casi a noi noti in cui nella produzione nicopolitana non viene fatto alcun riferimento alla zecca emittente. La seconda emissione è invece rappresentata da un altro pezzo proveniente dall’odeion (serie 22) e qui pubblicato per la prima volta, che raffigura il dio Apollo vestito con un lungo himation nell’atto di suonare la cetra; della legenda, purtroppo in gran parte erasa, rimane solo la parte iniziale APO[…], che in base al riscontro iconografico del rovescio proporrei di integrare come APOLLwN AKTIOC. Tradizionalmente, infatti, l’iconografia del dio con arco e torcia raffigurata nella prima emissione appartiene effettivamente all’Apollo di Leucade, mentre l’immagine del dio ritratto nella veste di citaredo, che canta la vittoria di Augusto e presiede ai concorsi musicali dei Giochi Aziaci, va senz’altro riferita all’Apollo Azio.116 D’altra

113

Cfr. IMHOOF-BLUMER 1883, p. 141; LESCHHORN, FRANKE 2002, p. 289. Si osservi, inoltre, che l’epiteto soter è abitualmente riferito solo a divinità (Asclepio, Zeus, Dioniso, Eracle). 114 Cfr. AXIOTI 1986, p. 190; KARATZENI 2001, p. 164. 115 OIKONOMIDOU 1975, n. 21, p. 80, tav. 13. 116 Cfr. GAGÉ 1937, pp. 48-51, 93. Come ulteriore conferma, si consideri che, nella monetazione neroniana di Alessandria d’Egitto, il

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parte, è stato anche rilevato come questa distinzione potesse a volte essere molto labile, soprattutto nel linguaggio di uso comune che portava a chiamare indifferentemente con l’uno o con l’altro appellativo la divinità (OVID., Her., XV, 165-166), raffigurata prevalentemente nella sua veste iconografica più rappresentativa, cioè nuda con arco e freccia o torcia.117 A partire dall’epoca severiana, infatti, sulle monete ritorna proprio questa versione iconografica per rappresentare il dio (per lo più ancora come statua su piedistallo), spesso in associazione nel campo a una corona di giunchi in miniatura, simbolo dei Giochi Aziaci e quindi di Azio;118 la legenda in questi casi non specifica a quale culto si faccia riferimento, ma è possibile che questo tipo monetale fondesse in un’unica raffigurazione del dio nudo, con arco e torcia, associato alla corona di giunchi, le due tradizioni parallele. Ciò non esclude però che, a livello locale, in epoca traianea (quindi più vicina al ricordo delle celebrazioni post-aziache) vi fosse una maggiore sensibilità verso la distinzione iconografica originaria, come credo che proprio queste due serie possano dimostrare.

La monetazione traianea La produzione traianea presenta un volume di emissioni di discreta entità, ma comunque nettamente inferiore rispetto a quella che verrà coniata durante il regno di Adriano (che annovera anche le ben più cospicue emissioni commemorative e quelle a nome di Antinoo e di Elio Cesare). Visto che il computo degli anni di regno di ciascuno dei due imperatori è quasi equivalente, questo dato potrebbe significare che il primo cominciò a coniare più tardi rispetto all’inizio del suo principato, forse non molto prima della costituzione della provincia autonoma epirota, che, come si è detto, verosimilmente fu attuata intorno al 108 d.C..120 Questo quadro cronologico può essere in parte confermato anche dalla sequenza della tipologia dei ritratti traianei, che sembra essere influenzata dall’evoluzione della ritrattistica ufficiale nella monetazione della zecca centrale. I busti laureati e nudi con taglio del collo molto ridotto, che caratterizzano l’intera produzione del nominale principale nicopolitano (serie 17-25), rispecchiano il modello delle emissioni imperiali degli anni 98-104 d.C.; ma il tipo impiegato nelle più cospicue serie del nominale minore, con al rovescio la Nike (serie 26A-B), sembra piuttosto ricalcare il modello cronologicamente successivo della produzione romana, databile al 105-107 d.C., poiché entrambi raffigurano un taglio del collo più basso e soprattutto il particolare di un piccolo drappeggio sulla spalla sinistra dell’imperatore.121 Ciò potrebbe indurre a datare l’inizio della coniazione delle prime serie di entrambi i nominali, che sono accomunate dalla stessa titolatura di dritto (AUTOKRATORTRAIANOC CwTHR POLwC), ad un periodo pressappoco compreso tra il 104 e il 107 d.C., tenendo conto anche del fisiologico ritardo con cui probabilmente i modelli della ritrattistica ufficiale venivano diffusi nelle province.

Si tratterebbe quindi di due emissioni parallele di carattere celebrativo (e per questo forse coniate in tiratura molto limitata), che, facendo appello ai due culti più rappresentativi della regione compresa tra Leucade, Capo Azio e Anattorio (i cui abitanti erano confluiti nel sinecismo nicopolitano),119 fondono insieme la tradizione religiosa epirota-acarnana e la sua attualizzazione in chiave ideologica di matrice propriamente romana imperiale. Può darsi che la loro emissione fosse stata fatta coincidere con una particolare occasione di festa locale, che possiamo immaginare promossa nell’ambito della generale rivitalizzazione della regione ad opera di Traiano, e pertanto commemorata esclusivamente sulla monetazione della capitale provinciale.

Si contano ad oggi complessivamente 30 serie ufficiali (cioè recanti il busto e la titolatura imperiali, escludendo le commemorative) emesse durante il principato di Traiano. Il sistema monetario è impostato sui due nominali già menzionati, poiché la coniazione del multiplo dell’assarion, già emesso in quantità molto limitate sotto Augusto, sembra (allo stato attuale della nostra documentazione) cessare definitivamente per tutta questa fase. I parametri metrologici delle denominazioni fanno registrare delle sensibili variazioni. Il nominale principale aumenta lievemente le canoniche dimensioni del tondello (mm 23-24) e mostra un incremento degno di nota anche nella media ponderale (circa g 6.70 a fronte di g 5.60 per le emissioni augustee); anche la frazione è caratterizzata da un significativo aumento tanto nella misura del modulo (mm 18 anziché mm 17), quanto nel peso (g 3.75 anziché g 2.90-3.00). Possiamo in realtà

Fig. 18. Emissioni traianee di Nicopolis che celebrano il culto di Apollo: A. Apollo Leukates su piedistallo con arco, faretra e freccia o torcia (R/ di B, OIKONOMIDOU 21); B. Apollo Aktios(?) con chitone e cetra (R/ di OD254)

busto di Apollo Azio è drappeggiato con faretra, peraltro in tutto analogo a quello di Apollo Pitico; cfr. RPC I, nn. 5301-5302, p. 710, tav. 189. 117 Cfr. OIKONOMIDOU 1987, p. 200, con bibliografia precedente; TZOUVARA-SOULI 1987, pp. 173-178; BARBANTANI 1998, pp. 313-315; TZOUVARA-SOULI 1999; TZOUVARA-SOULI 2001, pp. 242-243. Cfr. anche LIMC II, Apollon, pp. 322-323. 118 OIKONOMIDOU 1975, nn. 47-48, 73-74, tavv. 29, 36. 119 OIKONOMIDOU 1975, pp. 46-47.

120

CABANES 1998, pp. 305-306. Queste indicazioni cronologiche sono conformi ai dati pubblicati nella più aggiornata monografia sulla monetazione imperiale di Traiano, dove i due modelli di ritratto che abbiamo descritto vengono classificati come B2 e B3; cfr. BESOMBES 2008, pp. 12-18. 121



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pensare che questi aumenti di dimensioni non corrispondessero a un mutamento di valore nelle rispettive denominazioni (verosimilmente ancora l’assarion e un suo sottomultiplo), ma che siano semplicemente più aderenti a quelli che dovevano essere il peso e il diametro teorici di partenza rispetto soprattutto alla media ponderale dell’assarion augusteo, che, come si è appositamente rimarcato, risulta molto sottostimata a causa del notevole stato di usura in cui si presenta la maggior parte degli esemplari giunti fino a noi. Gli assaria traianei, invece, appaiono molto meno usurati di quelli del I secolo e toccano facilmente punte di g 7.567.60 o addirittura g 8.25 (TAR20457, TAR20456, TAR20459); le frazioni, poi, arrivano a volte a pesare anche g 5.06 (TAR20451), e in certi casi necessitano di essere distinte dai rispettivi multipli più sulla base del modulo (o meglio delle dimensioni dell’impronta nel tondello)122 che su quella del peso.123

né tantomeno quello di Nerone, che coniò un unico nominale (di incerto valore) più vicino agli standard ponderali della zecca centrale. Si registra invece la sopravvivenza di un modello ancora decisamente improntato a parametri greci, dominato dalla moneta spicciola, come conferma il fatto che le frazioni dell’obolo di bronzo in Epiro costituivano la base del circolante in età tardo repubblicana, e probabilmente ancora in piena età alto-imperiale.125

Il nuovo repertorio tipologico della zecca La serie monetale di gran lunga più attestata è quella recante ancora il tradizionale tipo monetale “parlante” della Vittoria nicopolitana nella denominazione minore (serie 26), che occupa da sola quasi la metà della documentazione giunta fino a noi. Rispetto alla silloge Oikonomidou si è scelto, però, di anticiparne la collocazione nel catalogo rispetto alle altre emissioni di sottomultipli, poiché essa reca esclusivamente la già ricordata titolatura imperiale AUTO TRAIANOC CwTHR POLwC, che figura anche in tutte le serie coniate per il nominale maggiore. Ritenendo verosimile che la zecca aprisse la monetazione con la denominazione più importante e rappresentativa (anche considerando la presenza delle speciali emissioni celebrative in onore di Apollo), ne consegue che pure i sottomultipli prodotti contemporaneamente o poco dopo dovessero riportare la medesima legenda del dritto. All’evoluzione nel trattamento del busto imperiale, che, come si è già detto, è raffigurato nudo nelle prime emissioni e drappeggiato in quelle successive, si accompagna la graduale comparsa delle legende recanti la titolatura imperiale più comune: AUTO KAICAR TRAIANOC, TRAIANOC AUTOKRATOR KAICAR, AUTOKRA TRAIANOC. Il repertorio dei rovesci presenta per la prima volta l’alternanza di legende che fanno riferimento al nome della città al nominativo o al genitivo (NEIKOPOLIC/NEIKOPOLEwC, a volte anche nell’anomala grafia NEIKOPOLEOC), e con la doppia dicitura NEIK-/NIK-, che di fatto accompagnerà tutta la produzione monetale successiva; salvo rare eccezioni, inoltre, la sigma semilunata prevale su quella tradizionale.

D’altro canto tali variazioni si accompagnano a una netta inversione di tendenza nel volume di produzione delle rispettive denominazioni, in quanto l’assarion, prodotto in 9 serie (e attestato complessivamente da 29 esemplari; serie 18-26), perde il ruolo primario tradizionale a scapito del suo sottomultiplo, di cui si possono contare 21 serie monetali (e 125 esemplari complessivi; serie 26-43). In questo senso va forse interpretato anche l’aumento di dimensioni del numerario di piccolo taglio, che, avendo acquisito una posizione di grande rilievo nell’economia monetaria cittadina, doveva suscitare maggiore fiducia nei risparmiatori, forse anche in ragione di un maggiore potere d’acquisto. Si può anche ipotizzare, infatti, che almeno da questa fase in avanti tali nominali valessero effettivamente mezzo assarion (piuttosto che un terzo, come si è sospettato), anche se non è possibile addurre alcuna prova ulteriore al riguardo. Questo quadro denota pertanto che la circolazione locale necessitava di una maggiore disponibilità di moneta spicciola per le transazioni quotidiane, rispetto a quello che era stato indiscutibilmente il nominale cardine del sistema l’economia monetaria nicopolitana augusteo;124 manteneva così una fisionomia ancora fortemente legata alle esigenze dei mercati regionali, ma acquisiva senz’altro un maggiore dinamismo. D’altro canto, non sembrano aver attecchito, forse in risposta alle reali esigenze della popolazione, né il tentativo promosso da Augusto all’apertura della zecca di introdurre un sistema monetario dalla struttura simile a quella romana (fondato cioè, per quanto riguarda il numerario bronzeo, sostanzialmente sui corrispettivi dell’asse e del sesterzio),

La più significativa innovazione di questa fase rispetto all’impostazione degli esordi è rappresentata dalla grande varietà iconografica dei tipi monetali legati alle tradizioni locali (in coerenza col programma di rivitalizzazione culturale del territorio), di certo resa possibile dall’aumento esponenziale delle serie monetali, soprattutto della denominazione minore; nel sistema augusteo, la rigida fissità tipologica era forse un espediente per facilitare il riconoscimento immediato dei nominali, che qui viene abbandonato completamente. Nella denominazione maggiore, oltre ancora alla Nike con ghirlanda e ramo di palma (serie 17), compaiono per

122 In diversi casi, infatti, gli esemplari della denominazione minore appaiono per così dire “extra-size”, in quanto coniati su tondelli molto ampi (fino a 20-21 mm); solo le reali dimensioni dell’impronta, comprensiva del tipo e del contorno perlinato, che occupano complessivamente un diametro molto inferiore, possono offrire i giusti parametri di distinzione dei nominali. 123 Purtroppo queste vistose oscillazioni possono generare confusione nella distinzione dei nominali e potrebbero indurre a pensare che a ciascuna categoria di numerario venisse così attribuito un valore doppio rispetto al passato; credo, invece, che tale mutamento si sia verificato solo alla fine del II sec. d.C.. 124 Questa tendenza è confermata dalla fisionomia dei ritrovamenti monetali, cui è dedicata un’attenzione specifica nel prossimo capitolo.

125

Cfr. RODEWALD 1976, p. 61, nota 493; PAPAGEORGIADOU-BANI 1999, pp. 115-118; per un confronto con l’Illiria, cfr. GJONGECAJ, PICARD 1999, pp. 95, 98.



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provinciale: FINAIOC (serie 30).132 L’epiteto è riferito a una tradizione mitologica minore, evidentemente molto diffusa in ambito locale,133 riguardante probabilmente la tragica vicenda del re trace Fineo, che, accecato da Era per aver lui per primo inflitto lo stesso supplizio ai figli, avrebbe poi riacquistato la vista grazie all’intervento guaritore del dio della medicina.134 A Nicopolis esisteva senz’altro un tempio di Asclepio, come testimonia il ritrovamento di un altare cilindrico dedicato al suo culto nei pressi della basilica B (dove l’affioramento di capitelli corinzi e di elementi architettonici fa pensare che l’edificio potesse essere ubicato), e come confermano anche le raffigurazioni dell’edificio su alcune monete del III sec. d.C., fase in cui la rappresentazione del dio diventa una delle più frequenti nel repertorio tipologico della zecca.135 Va infine segnalata l’introduzione nel repertorio monetale dei tipi raffiguranti divinitàpersonificazioni di origine ellenistica, come la TycheFortuna (serie 37); questa è l’identificazione, abbastanza generica, che possiamo proporre per le figure, stanti o sedute, contraddistinte da attributi quali la cornucopia e, in alternativa, la patera o il timone, che ricorreranno con grande frequenza da qui in avanti. In altri casi, a causa della rarità delle attestazioni e della scarsa leggibilità dei pezzi superstiti, si è preferito sospendere il giudizio su soggetti analoghi ma contraddistinti da diversi attributi, come ad esempio lo scettro (serie 34, 39), che pure può appartenere alle prerogative della dea.136  

la prima volta i tipi “agonistici”, quelli cioè direttamente legati alla celebrazione dei Giochi Aziaci, come la mensa su cui sono esposti i premi in palio per le gare (serie 18, 23), in cui è adottato uno schema iconografico molto simile a quello impresso nei semissi traianei coniati a Roma (RIC 685-688), che potevano pertanto rappresentare un modello di riferimento per gli incisori nicopolitani (tav. 3.I). Il tipo agonistico più importante è però il premio per eccellenza, la corona di giunchi (che diventerà il tipo-simbolo della monetazione civica in età antoniniana, serie 19), o quella di foglie d’edera (serie 24),126 al cui interno campeggia l’iniziale A del nome degli Aktia.127 Cominciano a figurare in entrambe le denominazioni anche i tipi “navali”, come la prua rostrata (inclusa quella estremamente peculiare a forma di testa di cinghiale con ancora, serie 28, 31),128 e come la galea, che in una rarissima serie reca la legenda AUGOUCTOC (serie 20), verosimilmente in riferimento alla nave su cui viaggiava l’imperatore; come nel caso delle emissioni neroniane, è lecito pensare che anche queste monete celebrassero il passaggio dell’imperatore in città. Un termine di confronto significativo si può trovare in un’emissione adrianea di Corinto che, al tipo della galea, associa anche la legenda COL L IVL COR ADV AVG, facendo esplicito riferimento all’ “adventus” per mare dell’imperatore in città (tav. 3.I).129 Ancora alla celebrazione della figura imperiale va certamente associato un altro tipo di rovescio molto originale, non tanto per la scelta iconografica che ritrae un cavaliere (per l’appunto Traiano) al galoppo con clamide, quanto per la legenda che la accompagna: ARICTOC (serie 40-41). Si tratta della trasposizione diretta in greco del latino OPTIMVS, che, abitualmente associato a PRINCEPS, rappresenta forse l’appellativo più caratteristico della titolatura imperiale di Traiano e Adriano sulle monete coniate a Roma; un altro tributo personale all’autorità centrale, che appare tanto più originale se si considera che è quasi un unicum nella produzione provinciale.130

Le serie monetali di Adriano, Antinoo ed Elio Cesare La monetazione a nome di Adriano (117-138 d.C.) mantiene una sostanziale continuità con quella della fase immediatamente precedente, sia nell’impianto metrologico generale che negli intenti di promozione politico-culturale della città nel più ampio programma di rilancio dell’Epiro.

Ma la vera novità è rappresentata dalla proliferazione di tipi legati alla sfera cultuale e religiosa epirota nel nominale minore: compare qui un’ampia gamma di divinità appartenenti alla tradizione greco-ellenistica, da Zeus, a Hermes, ad Artemide131 (serie 34-39), fino alla classica raffigurazione del dio Asclepio col tradizionale bastone cui è avvinghiato il serpente sacro, che viene però associata a una legenda del tutto atipica e sostanzialmente inedita nel repertorio romano

L’impostazione del sistema monetario conferma il quadro delineato per la monetazione traianea, con una significativa produzione di assaria, affiancata da una più cospicua coniazione della sua frazione. Come si è anticipato, però, il volume di produzione aumenta

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Cfr. LESCHHORN, FRANKE 2002, p. 310. L’epiteto Phinaios è probabilmente una variante di Phinakos, cui è dedicata una base votiva del II sec. d.C. rinvenuta a Vonista, in Acarnania; cfr. AAA 4 (1971), pp. 190-191; SEG 36 (1986), p. 533; TZOUVARA-SOULI 1987, pp. 180-181; SAMSARI 1994, n. 169, pp. 252254. Uno studio specifico sul culto di Asclepio nella monetazione epirota è in corso da parte di B. Weisser, curatore del Münzkabinett dello Staatliche Museen di Berlino. Nel corso del suo intervento alla 1st International Conference on Numismatic and Economic History in Epirus during the Antiquity (Ioannina, 3-7 October 2007), egli ha testimoniato, attraverso la documentazione monetale, la diffusione del culto di Asclepio in tutta la regione (oltre a Nicopolis, anche a Corcyra, Buthrotum e &assope) e ha ipotizzato che l’importanza riservatagli nelle monete di Nicopolis possa attestare che nella capitale epirota ci fosse un importante centro di raccolta dei fedeli. 134 RIZZO 2002, p. 60. Cfr. LIMC II, Asklepios, p. 864. 135 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. 47-48; TZOUVARA-SOULI 1987, pp. 180-181. 136 Cfr. LIMC VIII, Tyche/Fortuna, pp. 115-141 e soprattutto pp. 119-132. 133

126 Oikonomidou vi riconosceva invece una ghirlanda di mele, il premio offerto ai vincitori delle Pitiche; cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. 42-43. 127 Cfr. OIKONOMIDOU 1987, pp. 198-199; TZOUVARA-SOULI 1987, pp. 180-183. 128 Questo tipo di prua era caratteristico delle navi samie dell’epoca di Policrate, ma si diffuse successivamente anche nei cantieri navali del resto del mondo greco e romano; è verosimile che la sua raffigurazione sulle monete di Nicopolis possa indicare che era stato adottato anche dalle navi da guerra di Agrippa; cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. 44-45. 129 Cfr. Münzen von Korinth, n. 601, p. 84. 130 L’unico altro uso finora censito appartiene alla produzione di Nicea di Bitinia dell’epoca di Valeriano e Gallieno; cfr. LESCHHORN, FRANKE 2002, p. 49. 131 L’iconografia di Artemide con corto chitone, arco e freccia (o fiaccola) è già propria della versione cacciatrice della Diana romanoitaliaca; cfr. LIMC II, Artemis/Diana, nn. 242-245, p. 827.



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considerevolmente, forse in virtù di una più lunga e regolare operatività della zecca; tra le emissioni ufficiali dell’imperatore si possono contare 13 serie monetali della denominazione principale (serie 50-62, per un totale di 62 esemplari), e 25 della denominazione minore (63-87, per 85 esemplari complessivi). Rispetto alla produzione traianea si rileva inoltre una maggiore regolarità nei ritmi di coniazione, forse frutto di una programmazione più attenta e studiata, propria di una zecca già avviata e che aveva ormai assorbito il lungo periodo di inattività.

considerati. Secondariamente, anche alcuni aspetti stilistici della legenda di rovescio e del tipo monetale (Dioniso è un soggetto che figura assai raramente nel repertorio della zecca) fanno insorgere qualche dubbio di attribuzione a Nicopolis; in ogni caso, non essendo possibile l’esame autoptico del pezzo (che è stato battuto a un’asta di Lanz del 1999), lo si può inserire nel catalogo con la dovuta attenzione a questi problemi interpretativi. Nel complesso tali esemplari offrono ancora testimonianze sporadiche relative agli ultimi anni di regno di Adriano, che sembra siano state coniate esclusivamente per il suo successore designato alla guida dell’impero, forse per tributargli una adeguata propaganda di presentazione attraverso le serie più prestigiose della monetazione provinciale. L’eccezionalità di queste serie non altera affatto l’impostazione sostanzialmente binominale su cui era fondato il sistema monetario nicopolitano, che trova riscontro nel resto della produzione monetale di Elio Cesare, di certo rilevante benché concentrata nel breve lasso di tempo di regno, compreso tra il 136 e il 138 d.C..

A queste cifre va infine sommata la pur contenuta serie di emissioni in nome di Antinoo divinizzato post mortem, e pertanto posteriore al 130 d.C.137 (serie 125-131); questo dato cronologico permette di inquadrare nell’ultima fase di produzione adrianea le emissioni che recano i tipi monetali e i rispettivi conii di rovescio condivisi con le serie coniate per il giovane bitinio, come l’Asclepio (serie 82 e 125), il busto di Nicopolis (serie 83 e 126), l’Apollo seduto su roccia (serie 84 e 127), la porta urbica (serie 85 e 129) e la falce di luna (serie 86 e 130). Come nella tradizione inaugurata da Augusto, la celebrazione dei membri della famiglia imperiale è circoscritta alla denominazione minore; la monetazione che commemora Antinoo è prodotta in 7 serie monetali, di cui si contano ad oggi 35 pezzi (e di fatto tre soli conii di dritto, nelle varianti iconografiche a mezzo busto e a torso nudo). Lo standard ponderale fa registrare una media abbastanza bassa negli esemplari del nominale maggiore, che pesa mediamente g 5.55 per mm 23 di modulo, e per contro un incremento progressivo del nominale minore, che arriva ad attestarsi intorno a 4-5 g (ma il diametro è ancora ridotto, di circa mm 18-19) proprio nelle ultime serie, sia in quelle emesse in nome di Adriano che in quelle di Antinoo. Pertanto in questa fase la differenza tra le due categorie di numerario si assottiglia, rendendone in alcuni casi ancora più difficile la distinzione, se non ricorrendo alla misura del tondello monetale, o piuttosto della sua impronta. È difficile stabilire esattamente a quale denominazione queste monete afferiscano; si può solo ipotizzare che alcune emissioni finali avessero subito una diminuzione di peso e modulo, una tendenza che ritroveremo in alcune serie antoniniane e poi in tutto il III secolo.

Va segnalata in prima istanza una particolare sistematicità nell’organizzazione delle emissioni monetali di questo imperatore co-reggente, che, a differenza della produzione propriamente adrianea, rivela degli espedienti innovativi per marcare con regolarità le serie monetali e la distinzione tra le due denominazioni. Emerge infatti un rigido schematismo dei tipi monetali di rovescio, che sono replicati simmetricamente in due serie parallele coniate nei parametri dell’assarion, una recante il busto imperiale drappeggiato, l’altra quello nudo; i tipi della denominazione inferiore, invece, quasi tutti differenti rispetto ai precedenti, sono associati esclusivamente alla testa laureata senza drappeggio. Le serie dell’assarion sono in tutto 10 (serie 135-144), con 4 tipi attestati ciascuno nella doppia versione di ritratti del dritto (Nike, Atena, Tyche stante e biga a destra) e due tipi per così dire “spaiati”, associati ciascuno a una sola delle due tipologie di busti (Tyche seduta con busto drappeggiato e biga a sinistra con busto nudo), ma è verosimile pensare che questa “asimmetria” sia dovuta esclusivamente a una lacuna di documentazione; della frazione conosciamo 5 serie (serie 145-149), che recano i tipi di Iside, galea con figura di armato, prua a forma di testa di cinghiale, statua su colonna e cavaliere al galoppo. Il computo complessivo dei conii identificati, allo stato attuale della nostra documentazione, è ancora basso, ma, tenendo conto della breve durata delle emissioni, il volume di produzione (certificato dall’esistenza di 63 esemplari noti) è abbastanza significativo. Logicamente, le emissioni di Elio Cesare si inquadrano nell’ultimissima fase della monetazione adrianea, ma non sembrano esserci significative connessioni tra le sue emissioni e quelle dell’imperatore; non si riscontrano quindi possibili legami di conio tra i rispettivi tipi di rovescio (se non forse nella seconda serie adrianea, con galea e figura armata con braccio levato), in conseguenza sia della fisionomia peculiare della produzione di Elio, sia dell’introduzione nelle sue serie di nuovi soggetti iconografici. Va invece annotato un dato molto interessante in merito alle medie ponderali, che fanno

Sono noti ad oggi solo tre esemplari del multiplo dell’assarion coniati in età adrianea e tutti in nome di Elio Cesare (serie 132-134). I primi due presentano standard metrologici uniformi (mm 32-33, per g 21-25) e adottano due tipologie che risulteranno particolarmente frequenti nella monetazione civica e sistematicamente associate alla denominazione maggiore tra il II e il III sec. d.C., la dea Aktia, personificazione dei Giochi, e Asclepio. La terza attestazione (serie 134), che per la prima volta introduce la figura di Dioniso nel repertorio della zecca, presenta caratteristiche anomale, in primo luogo per il modulo ridotto (mm 30.5) e soprattutto per il peso molto basso (soli g 10.77), che indurrebbero a considerarla o eccezionalmente usurata, o afferente a un nominale diverso, di valore intermedio tra quelli finora

137

KIENAST 1996, p. 133.



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registrare, al contrario delle ultime emissioni adrianee, una significativa divaricazione di valori tra le due denominazioni: quella inferiore si attesta stabilmente sui 3.5-4.20 g, mentre quella intermedia sale a 6.50-8.30 g. Mai come in queste serie, quindi, è possibile distinguere immediatamente le due categorie di nominali, che risultano anche coniate su moduli molto regolari e nettamente differenziati (rispettivamente mm 18 e 24).

rinascita culturale e politica della Grecità; profondamente greca nello spirito e al tempo stesso fortemente legata alla personalità del fondatore della casa imperiale, famosa come sede di giochi panellenici di grande popolarità e, nel corso della prima metà del II sec. d. C., centro di irradiazione di una scuola filosofica di straordinario impatto culturale come quella stoica di Epitteto, Nicopolis non poteva non godere dei favori di questo imperatore.

In ragione di tutte le considerazioni proposte, è possibile sostenere che la monetazione di Elio Cesare costituisca in un certo senso un episodio a sé stante nella produzione dell’epoca, tanto per il ritorno alla tripartizione del sistema monetario, quanto per l’omogeneità dei parametri metrologici e per l’originalità dei tipi monetali; si potrebbe quindi ipotizzare che, negli ultimi due anni di principato di Adriano, la zecca abbia prodotto numerario di nuovo conio esclusivamente a nome di Elio Cesare.

Il ricordo dell’interesse adrianeo per la città vive in buona parte del repertorio tipologico della sua monetazione cittadina, che, non a caso, inaugura per la prima volta una serie di tipi raffiguranti edifici monumentali,140 verosimilmente fatti erigere o ristrutturare in città sotto la benevola egida imperiale. Su tutti spicca il tipo della porta urbica a tre arcate (serie 85), che appartiene, come si sa, a una categoria di edifici monumentali particolarmente cari al princeps e diffusi soprattutto nel mondo greco (si ricordino gli esempi di Atene e di Antalia);141 la porta ritratta su queste monete sarebbe quella occidentale della città,142 dalla quale passava il decumano massimo che attraversava l’impianto urbanistico trasversalmente da ovest a est. Come l’intera cortina muraria, essa sarebbe stata realizzata in epoca augustea, ma è probabile che sotto Adriano si sia provveduto a completarla o a ristrutturarla; secondo Zachos, l’intervento adrianeo, mirato soprattutto alla costruzione del grande acquedotto cittadino, avrebbe comportato il rifacimento della porta per consentire all’impianto di approvvigionamento idrico di connettersi direttamente al livello superiore delle arcate, dove si sarebbe fatta passare l’acqua in ingresso in città (secondo il noto modello di Porta Maggiore a Roma).

Adriano a Nicopolis Il quadro complessivo della produzione monetale adrianea risulta quindi di grande spessore, sia per volume e continuità di emissioni, in grado di segnare la ripresa a pieno ritmo dell’attività della zecca avviata in età traianea, sia per l’attenzione riservata alla storia e alle tradizioni locali nel repertorio assai vario di tipologie monetali adottate. Se a Traiano si deve una generale rivalutazione dell’Epiro come provincia autonoma, nel caso di Adriano disponiamo di svariate testimonianze di un interesse specifico per la città di Nicopolis. Dopo averla visitata prima ancora di salire al potere, continuò a recarvisi ogni qualvolta andava in Grecia, forse con l’intento anzitutto di incontrare Epitteto e rendergli omaggio. Il confronto incrociato tra fonti letterarie ed epigrafiche consente di ipotizzare che fece tappa nella capitale epirota almeno due volte, nel 124-125 d.C.138 e dopo il 128 d.C., quando furono eretti in suo onore altari dedicati ad ADRIANWI SEBASTWI OLUMPIOI DII DWDWNAIWI (Adriano Augusto Zeus Olimpio Dodoneo),139 come a nessun altro dei suoi successori. Alcune monete, poi, riportano esplicitamente la legenda di rovescio AUGOUCTOC, associata, come per Traiano, sia alla galea imperiale (serie 66) sia al cavaliere al galoppo (serie 57), forse proprio a commemorazione del suo arrivo in città. I suoi provvedimenti in materia di edilizia e infrastrutture di pubblica utilità lasciarono un segno in tutta la regione epirota, con il completamento della strada di comunicazione con l’Argolide attraverso la regione etoloacarnana e con probabili interventi di ristrutturazione dell’imponente acquedotto nicopolitano. La capitale beneficiò forse di un suo programma di diffusa monumentalizzazione, comune in questa fase ai grandi centri urbani del mondo ellenico, dato che, come Atene, anch’essa doveva assumere un ruolo di guida della

138 139

In questo stesso progetto va collocato anche l’edificio interpretato sulle monete come faro portuale,143 ma in cui si è riconosciuto in realtà un ninfeo monumentale costruito sul modello della meta sudans (serie 69, 75),144 che sarebbe stato quindi realizzato contestualmente alle altre infrastrutture atte a distribuire il costante rifornimento d’acqua condotto in città. A proposito di questo monumento, alla luce dei più recenti scavi condotti a Roma nella valle del Colosseo, sono state formulate nuove ipotesi interpretative che rendono particolarmente interessante la sua adozione come tipo monetale a Nicopolis. È emerso infatti che il saliente tradizionalmente descritto come una struttura conica, anche sulla base dell’iconografia monetale di epoca flavia, nella sua forma originaria di epoca augustea era a tutti gli effetti un betilo affusolato, di fatto un cippo 140 Uno studio specifico sul rapporto tra la raffigurazione di edifici monumentali nella monetazione nicopolitana e i loro possibili modelli all’interno della città è in corso di svolgimento da parte di K. Zachos, responsabile degli scavi nel sito archeologico per conto dell’Eforia di Ioannina; alcune delle ipotesi qui riportate sono state da lui esposte in occasione della 1st International Conference on Numismatic and Economic History in Epirus during the Antiquity (Ioannina, 3-7 October 2007), di cui ancora si attende la pubblicazione degli atti. 141 Cfr. GROS 2001, pp. 91-99. 142 Cfr. EAA, Nicopoli d’Epiro, pp. 13-14. 143 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, p. 55. 144 Cfr. EAA, Nicopoli d’Epiro, p. 13; PRICE, TRELL 1977, pp. 44-45, 61; GROS 2001, p. 474.

Cfr. HALFMANN 1986, p. 192. CABANES 1987, pp. 154-158.



NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

monumentale di forma conico-cilindrica.145 Il modello andrebbe ricercato proprio nel contesto culturale e cultuale della regione greca adriatica, dove tale immagine aniconica è indissolubilmente legata al culto di Apollo, soprattutto nell’accezione identificata con l’appellativo di Aigieus, protettore delle strade; la sua diffusione spazia da Ambracia in Epiro, dove esso costituisce il tipo monetale più rappresentativo (fig. 19),146 ad Apollonia in Illiria, dove il giovane Ottaviano aveva studiato fino alla morte di Cesare e aveva coltivato quella particolare devozione per il dio a cui in seguito si ispirarono i capisaldi della sua propaganda ideologica e del suo programma edilizio monumentale.147 Da qui trarrebbe quindi origine la prima versione della meta sudans romana (antecedente, cioè, il rifacimento post-incendio del 64 d.C.); in quest’ottica, considerando l’eccezionale pregnanza simbolica della città epirota per Augusto e il suo legame secolare con il culto di Apollo, la versione nicopolitana dell’edificio riprodotta sulle monete di Adriano assumerebbe i contorni di un dichiarato “ritorno alle origini”.148

verosimilmente di un altare monumentale che richiama, per certi aspetti, la struttura di una pira funeraria, forse associabile alle celebrazioni per la morte del giovinetto;150 non escluderei però la possibilità che si tratti della sepoltura vera e propria di Antinoo, una sorta di mausoleo monumentale (proprio sul modello adrianeo di Roma) o piuttosto un luogo di culto, una sorta di heroon, a lui dedicato.151 Per quanto concerne la sfera cultuale, cui è dedicata gran parte del repertorio tipologico di questa fase, alle divinità già celebrate nella monetazione traianea si aggiungono ora, in particolare, Iside con scettro e vaso rituale (serie 55, 145), forse legata alla moda “egittizzante” di età adrianea,152 Atena (serie 78, 135, 140), che ritornerà costantemente sotto gli imperatori successivi, e soprattutto Artemide, il cui culto è attestato sia nella versione tradizionale, con arco e freccia (serie 74, 81), sia nella variante di Artemide Lafria,153 su carro trainato da due cerve (serie 128). Si tratta di un culto di matrice regionale originario dell’Etolia, forzatamente esportato sull’acropoli di Patrasso (dove era associato a quello di Augusto) dopo la distruzione di Calidone e il trasferimento dei suoi abitanti a Nicopolis in occasione del sinecismo di fondazione.154 Ad Artemide Kelkaia, invece, veniva riservata una speciale venerazione in città, che ne era forse il principale centro di culto nella Grecia romana, e ancor più dopo che ad essa fu assimilata la figura divinizzata della moglie dell’imperatore, Sabina, verosimilmente in occasione del suo soggiorno a Nicopolis al seguito di Adriano nel 128 d.C.; in questa circostanza le furono dedicati i quattro altari votivi a SABEINH SEBASTH ARTEMIDI KELKAIA (Sabina Augusta Artemide Kelkaia) rinvenuti in Epiro.155

Fig. 19. Emissione in AR di Ambracia raffigurante il betilo di Apollo, circa 238-168 a.C.; BMC 1, pl. XVIII (ingrandimento, VR71190; CALOMINO 2005a)

Ugualmente legati all’esperienza adrianea sono i tipi monetali che ritraggono edifici sacri. Il primo esempio è offerto dal tipo raffigurante un tempietto rotondo all’interno del quale si intravede la statua di una divinità di impossibile identificazione (serie 70, 72), il che di fatto impedisce di stabilire con certezza a quale culto questo edificio potesse essere dedicato: tanto l’ipotesi di un tempio di Afrodite149 quanto quella di una possibile attribuzione ad Artemide Kelkaia (proposta da Zachos) sono plausibili. Il secondo, per ora testimoniato solo da un’emissione di Antinoo, è offerto da un edificio di più difficile interpretazione, una struttura con base apparentemente cilindrica a due livelli, decorato con ghirlande, su cui brucia una fiamma: ai lati si distinguono due figure di incerta interpretazione, due statue o piuttosto due sacerdoti officianti (serie 131). Si tratta

Persiste ancora una particolare attenzione al culto di Asclepio, cui sono dedicate due serie distinte nella denominazione principale di Adriano (serie 52, 56), tipologicamente identiche ma distinguibili tra loro sulla base esclusiva di una variante di legenda: alla comune formula col genitivo del nome della città NEIKOPOLEwC, si alterna qui per la prima e unica volta il genitivo plurale dell’etnico dei cittadini NEIKOPOLEITwN, una anomalia che credo debba indurre a mantenere un atteggiamento di grande cautela nel fondare le attribuzioni cronologiche delle emissioni monetali sul principio secondo il quale non è verosimile che la zecca adottasse contemporaneamente due versioni 150

Cfr. OIKONOMIDOU 1975, p. 87. Cfr. EAA, Nicopoli d’Epiro, p. 13. 152 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, p. 85, nota 1, in cui si ipotizza di poter datare l’emissione dopo il 130 d.C., anno in cui Adriano viaggiò in Egitto. Tuttavia il culto di Iside, pienamente diffuso nel mondo romano ben prima dell’età adrianea, era stato forse importato dalla vicina Ambracia (cfr. TZOUVARA-SOULI 1987, p. 194), e le serie monetali che lo attestano sono sicuramente precedenti. 153 OIKONOMIDOU 1975, p. 49. 154 Cfr. ALCOCK 1993, pp. 195-196. Proprio a Patrasso, nel corso delle cerimonie annuali dedicate ad Artemide Lafria, la sacerdotessa, vestita come la dea, arrivava in processione alla guida di un carro trainato da cerve; LIMC II, Artemis, nn. 1201-1203, pp. 714-715. 155 Cfr. SARIKAKIS 1966b, pp. 180-181; OIKONOMIDOU 1975, p. 48; CABANES 1987, pp. 156-167.

145

151

ZEGGIO, PARDINI 2007, pp. 12-17. 146 BMC Thessaly to Aetolia, figg. 1-2, pl. XVIII. 147 Cfr. ZANKER 1989, pp. 48-62. Basti pensare che il betilo figura nel programma decorativo augusteo delle lastre campana provenienti dal tempio di Apollo sul Palatino. Il quadro così delineato acquisterebbe ulteriore credito se venisse confermata anche l’ipotesi ricostruttiva della vasca al cui interno poggiava il saliente; questa avrebbe avuto forma trapezoidale a guisa di prua di nave, come confermerebbe il ritrovamento di un parapetto esterno decorato con un occhio apotropaico, esattamente come la base del trofeo riprodotto sulla serie di denari post-aziaci RIC 265a. ZEGGIO, PARDINI 2007, pp. 11-12, 17-20. 148 Un betilo lapideo è stato rinvenuto, oltre che ad Apollonia, anche a Nicopolis; TZOUVARA-SOULI 2001, pp. 233-245. 149 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. 55-56.

240

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epigrafiche differenti nel repertorio delle legende.156 L’impressione generale che si ricava da queste emissioni accomunate dalla tematica cultuale-religiosa, è che esse siano non tanto una diretta espressione dell’interesse o della devozione dell’imperatore verso alcune divinità in particolare, quanto piuttosto una testimonianza della volontà di celebrare l’intero patrimonio di tradizioni sacre cittadine e locali passando in rassegna tutte le divinità del pantheon nicopolitano.

pensi, ad esempio, a quella che cadeva sotto il regno di Caligola, teoricamente la 17a, e che venne soppressa dal giovane imperatore;160 ugualmente è possibile che durante l’età flavia, quando la zecca non aveva più l’autorizzazione a battere moneta, la città abbia attraversato una fase di difficoltà o di stagnazione economica, che avrebbe indotto le autorità cittadine a non organizzare o a posticipare qualche edizione dei Giochi. Questo conteggio non può dunque essere considerato pienamente attendibile e non si può escludere l’ipotesi che la 33a edizione dei Giochi si sia effettivamente tenuta in questo periodo. Sulla base di questa interpretazione, si potrebbe pensare che tali emissioni rientrassero tra quelle inaugurali (o comunque tra le prime) del regno di Adriano. D’altra parte, se fossero state coniate in coincidenza con la venuta in città dell’imperatore, tra il 124 e il 128 d.C., non sarebbero di certo inaugurali e, per di più, vorrebbe dire che la sequenza delle edizioni dei Giochi sarebbe stata sfasata rispetto al computo degli anni fin qui considerato (secondo il quale sarebbero dovute cadere nel 122 e nel 126 d.C.). In ogni caso, tutte queste considerazioni rimangono fondate su basi ancora fortemente ipotetiche e non sarà possibile formulare una cronologia più attendibile senza l’apporto di nuove e più consistenti prove documentarie.

Per quanto riguarda i tipi agonistici, tra i quali si segnala quello della Nike che guida una biga di cavalli, particolarmente accurato nei conii di Elio Cesare (139, 142-143), merita una menzione speciale il tipo della corona contenente la lettera A (iniziale di Aktia), inaugurato da Traiano; con Adriano ritorna la variante con una ghirlanda differente, intrecciata con foglie d’edera, che reca inscritto il monogramma AU, verosimilmente scioglibile come AUGOUCTOC (serie 50). Inoltre viene coniata una rara variante del tipo con corona di giunchi (due esemplari noti), caratterizzata dalla presenza di due lettere greche, precisamente G e L, poste ai lati della A (serie 54; tav. 3.II). Il significato di queste lettere è di ardua interpretazione: escludendo che si possa trattare di simboli di zecca o di riferimenti ai magistrati monetali, potrebbero essere a loro volta le iniziali di due parole associate in qualche modo al nome dei Giochi Aziaci (magari due specialità di gare, ma finora non si è trovata alcuna forma di associazione plausibile).157 In alternativa, esse potrebbero essere state utilizzate come cifre, il 3 e il 30: associate tra loro, quindi, comporrebbero il numero 33, dato che nella numerazione greca l’unità può precedere il decimale.158 Non potendo evidentemente trattarsi di una data di computo degli anni di regno (secondo l’uso alessandrino), visto che Adriano rimase al potere per 21 anni, il 33 potrebbe più verosimilmente fare riferimento al numero di edizioni dei Giochi che si erano tenute fino a quel momento; in tal caso, la 33a sarebbe stata ricordata forse in un’occasione speciale durante il principato adrianeo. Seguendo il criterio proposto da Tidman e Moretti per il computo degli anni in cui si tenevano i Giochi (gli anni pari della nostra era non divisibili per quattro, a partire dal 2 d.C.),159 la 33a edizione sarebbe dovuta cadere nel 102 d.C. (quindi ancora sotto Traiano), mentre la prima celebrazione sotto Adriano sarebbe stata la 37a (nel 118 d.C.). Va considerato però che, per vari motivi, qualche tornata dei Giochi potrebbe non aver avuto corso: si

La zecca di Nicopolis nel quadro provinciale greco della prima metà del II sec. d.C. Se si analizza globalmente la produzione monetale di questo periodo nel contesto della provincia, risulta evidente che la monetazione nicopolitana assume per la prima volta un ruolo di primo piano dal punto di vista del volume e della varietà delle emissioni. A livello regionale il dato più significativo è rappresentato dalla chiusura della zecca di Buthrotum, potenziale concorrente diretta della capitale, soprattutto dopo il significativo volume di emissioni di età neroniana. D’altro canto, continuano a essere prodotte delle rarissime emissioni di Phoenice, che fanno registrare l’impiego di coni di dritto traianei stilisticamente molto simili a quelli della denominazione minore di Nicopolis;161 se un più ampio campione documentario confermasse queste analogie, il fenomeno potrebbe risultare assai interessante, perché potrebbe significare che gli incisori facevano parte delle stesse maestranze che operavano nelle officine nicopolitane, certamente molto più attrezzate e collaudate.162

156

Cfr. KRAAY 1976, pp. 242-245; questa considerazione va tenuta presente soprattutto nell’analisi delle serie “pseudo-autonome”. 157 M. Amandry, che ringrazio per la grande disponibilità, mi ha suggerito che le lettere possano essere le iniziali di Gaio e Lucio cesari. L’ipotesi, molto suggestiva, inquadrerebbe tale emissione nel contesto di una celebrazione congiunta dei giochi e della famiglia di Augusto (cui, peraltro, si fa probabilmente riferimento nella serie 50); purtroppo non è possibile trovare riscontri di questo tipo nelle fonti ed è inevitabile sospendere il giudizio al riguardo. 158 Un caso di confronto concreto tratto dalla documentazione numismatica, in cui l’unità viene anteposta al decimale, è offerto dalla monetazione romano-provinciale in bronzo di Antiochia di Siria, che adottò un sistema di numerazione per indicare il computo degli anni di regno degli imperatori; cfr. RPC I, pp. 625-630. 159 Cfr. TIDMAN 1950, pp. 123-125; MORETTI 1953, pp. 205-206.

160

SARIKAKIS 1966, p. 155. GJONGECAJ 2007, p. 175. Cfr. SNG Copenhagen, n. 88, pl.2. 162 Gjongecaj ha ipotizzato che, a partire da Traiano, Phoenice avesse acquisito un grado di maggiore autonomia, dato che, rispetto alle emissioni precedenti, sui conii di quest’epoca viene emendata dalla legenda la specificazione finale FOINEIKAEWN APO HPEIROU, che contraddistingue l’appartenenza alla regione o alla provincia; cfr. GJONGECAJ 2004, pp. 163-164; GJONGECAJ 2007, pp. 173-174. 161



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

assarion leggero, oltre che su una rara frazione.166 Queste considerazioni rimangono comunque sempre nel campo delle ipotesi, in assenza di marche di valore che confermino inequivocabilmente l’appartenenza a una denominazione piuttosto che a un’altra.167 Va inoltre considerato il fatto che, anche se operavano in regioni limitrofe (in questo caso pertinenti anche a due province differenti), le zecche disponevano di piena autonomia (anche perché il numerario non era prodotto per circolare al di fuori dei confini regionali), e potevano quindi adottare standard non necessariamente compatibili tra loro; forse, allora, per trovare una chiave di lettura più oggettiva, sarebbe preferibile studiare lo sviluppo interno e diacronico del sistema monetario di una singola zecca e della sua monetazione, piuttosto che cercare di livellare, talora forzatamente, realtà coeve ma di natura differente.

Altre due zecche di rilievo operanti nella Grecia settentrionale, come Apollonia sulla costa163 e quella della Lega Tessalica nell’interno, che rientravano però nella sfera amministrativa macedone, non sembrano mantenere standard produttivi elevati. Soprattutto la seconda, che vantava un cospicuo volume di emissioni sia sotto Nerone che sotto Domiziano alla ripresa delle attività di zecca, cessò di produrre con Traiano, per poi riprendere a coniare per Adriano praticamente in un’unica serie monetale; si tratta infatti di una monetazione quasi mono-nominale a tipo fisso (Atena con lancia e scudo), con peso medio oscillante tra 4 e 5 g e diametro medio di mm 21-22, a cui Burrer assegna il valore di 2 assaria.164 In effetti queste monete sono molto più leggere e più piccole dei supposti diassaria domizianei (g 8.5, mm 23)165 e credo vadano piuttosto considerate degli assaria. Il quadro complessivo del sistema metrologico provinciale in questa fase appare in generale abbastanza complesso. Gli stessi autori del RPC II, relativo all’età dei Flavi, pur riconoscendo che le denominazioni del Koinon dei Tessali appartengono a un «second pattern» rispetto a quello di Corinto e Patrasso, che presentano diassaria di peso nettamente superiore (quelli di Corinto si attestano su g 14) o di diametro decisamente maggiore (quelli di Patrasso misurano in media mm 25-26), hanno inquadrato le emissioni tessale nella stessa griglia metrologica peloponnesiaca. Ritengo invece che la monetazione della Grecia centrale fosse impostata su valori pondometrici differenti, che seguivano sostanzialmente quelli introdotti in epoca giulio-claudia, con lievi aumenti di peso e modulo.

Quello che preme evidenziare in questa sede è che la zecca di Nicopolis sembra assumere un ruolo di notevole spessore in qualità di capitale della provincia procuratoria epirota, in cui di fatto rappresenta l’unico centro di produzione anche perché soppianta l’attività di altre officine monetali che precedentemente avevano operato a livello locale; perfino rispetto alle principali zecche della Grecia centrale e a quelle del Peloponneso, il volume di produzione nicopolitano diventa uno dei più considerevoli in assoluto (Corinto, ad esempio, fa registrare un vistoso calo con Traiano)168 e il grado di rappresentatività della sua monetazione nel panorama imperiale è testimoniato dallo spazio specifico riservato anche alle figure “minori” della famiglia imperiale, come Elio Cesare e Antinoo.

Il caso nicopolitano, che purtroppo non offre confronti per l’epoca flavia, potrebbe, a nostro parere, avvalorare questa tesi per quanto riguarda la ripresa traianea e adrianea. Confrontando i nominali di questa fase con quelli augustei, sembra veramente arduo pensare che degli assaria coniati su standard sostanzialmente analoghi ai precedenti raddoppiassero il loro valore nominale; mi sembra eventualmente più praticabile l’ipotesi che le frazioni, di cui c’era evidentemente bisogno, passassero da un valore nominale di 1/3 di assarion (una denominazione ancora di tradizione greca) a quello di ½ assarion (quindi un semisse più propriamente romano) e per questo aumentassero sensibilmente in peso e diametro. In riferimento a questo quadro, è possibile che tutto il sistema metrologico domizianeo della zecca di Larissa vada ri-tarato su standard locali, con le tre categorie di denominazioni afferenti a 1 assarion, ½ assarion e ¼ di assarion, e ugualmente che la produzione adrianea si fondasse su un

Le serie commemorative (98-138 d.C.) Le emissioni commemorative, individuate da Kraay dopo un’attenta analisi delle analogie e delle identità di conio (e secondariamente sulla base di similitudini stilistiche ed epigrafiche) con le serie imperiali della zecca coniate tra il II e il III sec. d.C., rappresentano senza dubbio l’aspetto più autentico e originale della produzione monetale della zecca di Nicopolis. Allo stato attuale delle nostre 166 Si può trovare un confronto significativo ancora nella coeva produzione di Apollonia, dove vengono coniate due denominazioni rispettivamente di g 12.40 e g 3.80, alle quali gli studiosi hanno attribuito il valore di due assaria, alla prima, e di ½ assarion alla seconda; cfr. GJONGECAJ, PICARD 2004, p. 138. Un’altra conferma potrebbe venire dalla documentazione emersa dagli scavi più recenti di Phoenice: la monetazione di età traianea annovera infatti, oltre ai già noti nominali da g 2.70-3.50, anche denominazioni maggiori, di cui sono noti però solo due o tre esemplari, uno per ciascun tipo monetale, che presentano anomale oscillazioni di peso (da g 6.10 a g 10.92) e necessitano quindi di maggiori riscontri; cfr. GJONGECAJ 2004, nn. 338-340, p. 177. 167 Va detto che il sistema nominale della zecca definito da Burrer prende spunto dall’equazione 1 obolo=2 assaria, posta all’origine della conversione della valuta locale dalla monetazione greca a quella romana provinciale; tuttavia, queste denominazioni presentano notevoli variazioni di modulo, cui corrispondono però oscillazioni di peso non chiaramente comprensibili, che anche gli autori del RPC I hanno faticato a inquadrare in una griglia generale, arrivando sostanzialmente a sospendere il giudizio definitivo su questa materia; cfr. RPC I, pp. 246, 281; BURRER 1993, pp. 61-65. 168 Cfr. Münzen von Korinth, p. 80.

163 La monetazione di Apollonia conobbe una lunga interruzione della produzione dopo Nerone, che si protrasse fino all’età adrianea, quando si ebbe una timida ripresa; cfr. GJONGECAJ, PICARD 2004. 164 Una seconda denominazione, scarsamente attestata, cui Burrer assegna il valore di un assarion (BURRER 1993, pp. 180-197), con peso medio oscillante tra i 2 e i 3 g e modulo estremamente variabile (in una serie si aggira su mm 13-14, in un’altra su mm 15-17), penso vada senz’altro considerata una frazione. Cfr. anche JOHNSTON 2007, p. 223. 165 RPC II, p. 55.



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conoscenze, non esiste altrove una simile continuità e sistematicità nella celebrazione postuma di un imperatore, e nello specifico di Augusto, che pure nella monetazione romana imperiale fu ricordato saltuariamente anche a secoli di distanza dalla sua morte, come nella celebre serie della CONSECRATIO coniata da Traiano Decio alla metà del III sec. d.C..169

augustee. Inoltre tali emissioni riportano al rovescio gli stessi tipi monetali adottati per le serie regolari e sono dunque coniate con l’intento di circolare parallelamente alle altre, per lo più nella loro stessa denominazione. Traiano inaugurò questa fortunata tradizione in un clima, come abbiamo visto, di grande rinnovamento e rilancio della città e della sua zecca; a prescindere dal tributo dovuto al princeps nella sua città più rappresentativa, è probabile che all’origine di questa scelta ci fosse un evento traumatico, che avesse in qualche maniera offuscato la memoria di Augusto. Si è già detto dell’intervento di Caligola, mirato proprio a cancellare il ricordo delle gesta del fondatore di Nicopolis con la soppressione delle festività aziache; si aggiunga, inoltre, che anche l’episodio neroniano, che vide la rifondazione cittadina proprio attraverso la manipolazione della storica legenda KTISMA SEBASTOU, adattata a NERWNONIKOPOLIS per consentire a Nerone di fare proprio il trionfo augusteo, era di fatto un oltraggio alla memoria del princeps, soprattutto dopo che il suo successore subì la damnatio memoriae post mortem.176 L’intervento di Traiano, dunque, era probabilmente mirato anche a risarcire la figura di Augusto restituendole gli onori dovuti e mantenendone quanto mai vivo il ricordo come legittimo e unico fondatore della città. Si può forse riconoscere in questa istanza anche il gusto tipicamente flavio e poi traianeo per il recupero del passato, che nella monetazione imperiale trova piena espressione nell’adozione delle emissioni di restituzione.177

Nel repertorio romano-provinciale, lo studio più sistematico del fenomeno della commemorazione del princeps rimane ancora quello di Grant,170 anche se parzialmente rivisto in tempi più recenti,171 cui va riconosciuto il merito di aver per primo segnalato che molte delle emissioni poi catalogate da Oikonomidou come augustee, sono di fatto posteriori. Anche se alla luce della revisione di Kraay molte delle attribuzioni cronologiche proposte da Grant risultano errate,172 la sua ricognizione rimane di grande utilità per la definizione di un quadro generale delle serie monetali postume nel mondo greco-orientale. Emergono infatti due elementi essenzialmente comuni in questo repertorio: in primo luogo, la maggior parte delle serie postume risale all’epoca giulio-claudia, rappresenta cioè il dovuto ricordo tributato dagli immediati discendenti ad Augusto a pochi anni dalla sua morte; in secondo luogo, la massima concentrazione di queste emissioni si trova nella produzione delle zecche asiatiche.173 Nella nostra analisi non si considerano, ovviamente, le numerosissime emissioni che, analogamente alle serie romane imperiali, celebrano esplicitamente il Divus Augustus, raffigurato quasi sempre con corona radiata e al rovescio della moneta, in associazione al ritratto dell’imperatore reggente al dritto; queste sono infatti diffusissime indistintamente in tutte le parti dell’impero anche tra le serie romane provinciali.174

Lo studio di Kraay relativo a queste serie si è limitato a individuarle, isolarle e assegnarle alla produzione di una precisa autorità imperiale, o, in alcuni casi, a una dinastia, in assenza di elementi più precisi utili all’attribuzione. Un lavoro mirato a una datazione più puntuale, in grado di dirimere i dubbi lasciati in sospeso dallo studioso inglese, non è ancora possibile; molti esemplari, compresi diversi inediti che vengono presentati in questa sede, sono noti in una sola attestazione per ciascuno e lo stato di conservazione non consente non solo un sicuro raffronto dei conii, ma neanche una chiara lettura del tipo e della legenda in particolare. Si cercherà pertanto di riordinare le serie, inserendole all’interno della produzione regolare di ciascun imperatore, seguendo le linee guida tracciate da Kraay, ma apportando alcune significative modifiche fondate in parte sulla base della nuova documentazione esaminata, in parte anche su criteri di classificazione differenti, che saranno esposti qui in forma sostanzialmente propositiva, in quanto suscettibili di revisioni future.

A Nicopolis Augusto era stato fatto oggetto di culto imperiale, cui era riservato uno specifico ordine sacerdotale, quando ancora era in vita,175 ma nelle monete, come nella maggior parte della documentazione romana-provinciale, è ricordato al dritto di emissioni che recano un normale tipo di rovescio ed è frequentemente ritratto senza corona e senza l’appellativo qeόj, che ne certificherebbe la divinizzazione post mortem. Ciò che contraddistingue la monetazione nicopolitana è quindi, da un lato, la continuità di questa tradizione fino almeno agli inizi del III sec. d.C., con una ripresa finale gallienica; dall’altro l’uso prevalente di legende monetali che fanno ancora riferimento alla fondazione della città, a partire da quella ben nota KTISMA SEBASTOU, che conferma il valore fortemente rappresentativo di questo “titolo”, di cui la città continuò a fregiarsi forse proprio per distinguersi orgogliosamente dalle altre fondazioni

176

BURNETT 1984, p. 85. La monetazione neroniana di Phoenice, del resto, ha restituito interessanti casi di erasione intenzionale del ritratto del princeps in segno di damnatio memoriae; cfr. GJONGECAJ 2004, pp. 163-164. Forse anche nella monetazione di Buthrotum l’apposizione sistematica di una contromarca, probabilmente indicante il nome della colonia (BAV, per lo più sciolta come Buthrotum Augusta; cfr CIG 579, RPC I, pp. 276, 278-279), su quasi tutta la produzione neroniana sarebbe servita a garantire corso legale a un numerario che, dopo la damnatio memoriae, poteva suscitare diffidenza nei cittadini; è strano però che non si riscontri alcun provvedimento di segno analogo nelle coeve emissioni nicopolitane. 177 Su questa categoria di emissioni si vedano KOMNICK 2001 e, per quanto riguarda Traiano, BESOMBES 2008, pp. 22-25.

169

RIC IV, 3, pp. 113, 130-133. GRANT 1946, pp. 328-334. 171 Si è infatti dimostrato che Grant ha ecceduto nel riconoscere circa un centinaio di casi di emissioni postume col busto di Augusto da parte di una cinquantina di zecche differenti; BURNETT, WALKER 1981, pp. 23-26. 172 GRANT 1946, pp. 467-468. 173 GRANT 1946, pp. 328-334. 174 Cfr. RPC I, pp. 790, 797. 175 TZOUVARA-SOULI 1987, pp. 191-192. 170



NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

Nella fase cronologica presa in esame in questa sezione, si sono individuate complessivamente 30 serie commemorative. Di queste, 6 vanno riferite a Traiano (serie 44-49), le restanti 24 ad Adriano (serie 88-111). Tuttavia questa distinzione non va assunta come categorica: non tutti i legami di conio con le emissioni imperiali regolari sono verificabili con certezza, e in alcuni casi le attribuzioni si fondano su analogie tipologiche o stilistiche; va ammessa pertanto una certa elasticità.

che forse rinviano all’edizione dei Giochi. Si trova poi la corona d’edera, tipica della monetazione adrianea, e una corona apparentemente diversa dalle precedenti, forse con foglie di quercia (serie 97). Un altro tipo legato ai Giochi, oltre alla mensa agonistica, è rappresentato dalla dea Aktia di tradizione acarnana, personificazione degli agoni con scettro e vaso-premio (serie 91), che fa la sua prima comparsa in queste emissioni, mentre in quelle col busto imperiale figura, come si è visto, sotto Elio Cesare e poi solo in età antoniniana;180 l’attribuzione a questo periodo si fonda quindi sulle analogie di conio di dritto con le serie di sicura pertinenza alla produzione adrianea.

Le serie traianee (tav. 4.I) appartengono esclusivamente alla denominazione minore (g 3.70-4.60 per mm 18). Le prime quattro (serie 44-47), legate da un conio comune di dritto, presentano un ritratto di Augusto molto simile a quello delle prime emissioni ufficiali di Traiano, con busto non drappeggiato. I tipi di rovescio trovano ciascuno un diretto parallelo nelle serie regolari: Nike, prua a forma di cinghiale, bue e delfino avvinghiato a un’ancora, che presentano sicure identità di conio con le serie regolari. Quest’ultimo tipo riesuma quello adottato nelle serie augustee dedicate ad Agrippa, in forma di vera e propria restituzione monetale (serie 46). Si può quindi ipotizzare che le prime serie commemorative venissero battute in concomitanza con le ultime emissioni traianee della Nike e si affiancassero alle serie “centrali” della monetazione, contraddistinte dal busto nudo dell’imperatore. Le ultime due serie (48-49) presentano invece un ritratto di Augusto molto più elegante (sempre di conio comune) e assimilabile a quello delle prime serie commemorative di Adriano; potrebbero essere pertanto le più recenti, quelle utilizzate a cavallo tra la fine del principato traianeo e l’inizio del regno successivo. I tipi di rovescio riprendono l’Asclepio Phinaios (serie 48), un unicum traianeo, e il busto della città con legenda IERA NEIKOPOLIC (serie 49), un caso singolare di ripresa della monetazione “pseudo-autonoma” nella monetazione commemorativa. Quest’ultima emissione fa in un certo senso da trait d’union con la produzione adrianea, poiché il tipo viene ripreso nelle serie regolari di questo imperatore (anche se si distingue dalle precedenti per la forma della corona turrita, in cui si riconosce una porta urbica, forse quella donata da Adriano alla cittadinanza).178

Fig. 20. Emissione in argento di Anattorio raffigurante la testa della dea Aktia con legenda AKTIAS, post 350 a.C. (ingrandimento, BMC 6, pl. XXXI)

La produzione commemorativa adrianea (tav. 4.II, 5.I) è molto più cospicua della precedente; il dato forse è riconducibile ancora al ritardo con cui la zecca avrebbe iniziato a coniare sotto Traiano, a seguito della riforma amministrativa provinciale. Si contano quindi 11 emissioni da 1 assarion (serie 88-98) e 13 della frazione di assarion (serie 99-111). Con le legende KTICTHC   AUGOUCTOC e AUGOUCTOC   KTICTHC, si introducono delle varianti alla tradizionale legenda della fondazione (KTICMA   CEBACTOU), che celebrano più direttamente Augusto come fondatore. Per la maggior parte dei tipi si riscontrano legami diretti di conio con le serie regolari; tra quelli con la lettera A entro ghirlanda, l’esemplare con la corona di giunchi (serie 88) potrebbe essere stato prodotto, come suggerisce Kraay, da un conio traianeo,179 visto che l’unico tipo analogo emesso sotto Adriano è quello contraddistinto dalle lettere-numerali 178 179

KRAAY 1976, pp. 240-241. KRAAY 1976, p. 241.

244

Quasi tutte le 13 serie monetali del probabile valore di ½ assarion si combinano con i corrispettivi tipi di rovescio tratti dall’ampio repertorio iconografico adrianeo, dalle divinità alla raffigurazione degli edifici pubblici fatti costruire o restaurare in questo periodo. Gli ultimi tre, tutti noti in un unico pezzo, sono quelli che destano i maggiori problemi di classificazione, a causa della scarsa leggibilità dell’impronta. Il numero 109 ripresenta ancora il tipo della dea Aktia, ma il busto di dritto è stilisticamente anomalo rispetto ai parametri delle altre serie e pertanto la sua collocazione in questa fascia cronologica non si può fondare su basi sicure. Il 110 è purtroppo molto usurato al dritto, mentre il rovescio con galea e figura armata sembra più assimilabile al conio delle emissioni di Elio Cesare che a quelle di Adriano. Infine alla serie 111 afferisce il pezzo che suscita più perplessità tra i tre; al rovescio campeggia infatti un tipo, il fulmine su globo, che troviamo solamente nelle coeve serie “pseudo-autonome” (una attestazione) e poi solo nelle emissioni di Faustina sotto il principato di Antonino Pio (serie 180). Il ritratto di Augusto è però stilisticamente vicino a quelli di età adrianea e soprattutto non trova confronti tra le serie commemorative di Antonino Pio, che furono coniate esclusivamente nella denominazione di taglio maggiore del sistema; si può supporre, quindi, che, come per le ultime serie traianee, anche in questo caso si tratti di una emissione, per così dire, di passaggio dalla fase finale della produzione adrianea a quella iniziale degli Antonini.

180

La prima attestazione monetale della dea protettrice dei Giochi si trova nella monetazione in argento della zecca acarnana di Anattorio del IV sec. a.C. e raffigura una testa femminile con legenda AKTIAS (fig. 20); cfr. BMC Corinth, nn. 6-7, tav XXXI. Cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. 26, 41.

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personificazione cittadina è rivolto a sinistra ed è caratterizzato da una corona turrita composta da tre merli, oltre che da una vistosa collana al collo. Per quanto riguarda le prime tre, in particolare, la presenza della porta urbica all’interno della corona turrita, che si è già riscontrata in una serie adrianea, può rappresentare, come osserva Kraay, l’indizio più importante per decretarne l’appartenenza a questa fase (serie 112-114);181 questo è dunque il criterio fondamentale che consente di isolare un primo gruppo omogeneo, caratterizzato da una sostanziale coerenza stilistica interna (tav. 5.II). Il tipo di rovescio principale è la rappresentazione della dea Aktia, che diventerà il soggetto quasi esclusivo delle serie “pseudo-autonome” nella produzione successiva; le altre due emissioni raffigurano invece Poseidone (serie 113, l’unico noto in due pezzi) e una versione inedita dell’Ercole Farnese, all’interno di un’edicola con un cane ai suoi piedi (serie 114). Questi ultimi due tipi non appartengono al repertorio tipologico adrianeo, anzi non faranno la loro comparsa nella produzione regolare cittadina prima dell’epoca severiana; per questo motivo non si può escludere che la cronologia delle emissioni abbracciasse un arco di tempo più ampio di quello scandito dalla durata del principato, come si è già prospettato per le serie commemorative, e che quindi anche queste serie possano essere state battute a cavallo tra l’epoca adrianea e gli inizi di quella degli Antonini.182 La stessa considerazione va fatta anche per le altre due serie, nelle quali il busto rimane molto simile ai precedenti, ma dalle tre torri della corona scompare la porta urbica. Tuttavia, esse sono stilisticamente molto simili alle prime, e se la serie 115 è un unicum per questa categoria di emissioni, col tipo di rovescio raffigurante Iside con scettro e vaso rituale, introdotto da Adriano ma poi ripreso anche da Antonino Pio, la 116 ripropone il modello della dea protettrice dei Giochi.

Le emissioni “pseudo-autonome” di epoca adrianea-antoniniana All’interno della categoria delle serie commemorative vanno annoverate, in un certo senso, anche le emissioni “pseudo-autonome”, perché di fatto riprendono nel tipo di dritto il busto turrito e alato di Nicopolis, commemorando lo storico modello tratto dalle sporadiche serie col tripode di età augustea; esse inoltre ricalcano le serie inaugurali della zecca anche nella legenda monetale, che conserva quasi sempre la formula KTICMA CEBACTOU, associata alla celebrazione di IERA NIKOPOLIC. L’intento ideologico sotteso al messaggio espresso da queste emissioni è quindi sempre molto evidente e strettamente associato alla celebrazione delle tradizioni cittadine, ma può anche essere letto come una ulteriore forma di “risarcimento” tributata alla memoria del fondatore, dopo la spiacevole parentesi giulio-claudia. Per la prima volta, però, queste emissioni rivestono anche una funzione specifica nel sistema monetario cittadino, visto che le troviamo coniate in due distinte denominazioni e in più serie monetali rispetto al passato, anche se ancora in quantità assai contenute. I problemi di attribuzione che si incontrano nella classificazione delle emissioni commemorative si ripresentano amplificati nello studio di queste monete, che non offrono alcun appiglio di ordine cronologico attraverso legami o analogie di conio con le serie regolari, visto che recano tipi di rovescio esclusivi di questa categoria di emissioni, mentre il busto di dritto non è ovviamente associabile ad alcun ritratto imperiale. Ci si deve basare, pertanto, su analogie stilistiche nell’incisione dei coni, o su possibili elementi di compatibilità col repertorio tipologico ufficiale; meno indicativo sembra, invece, uno dei criteri adottati da Kraay per individuare dei fattori di differenziazione cronologica tra queste serie, vale a dire la grafia e il formulario delle legende monetali, in quanto capita troppo frequentemente di riscontrare l’uso promiscuo di versioni epigrafiche differenti, così come l’alternanza continua tra il nominativo e il genitivo dell’etnico della città, per poter stabilire dei rigidi parametri di classificazione. In ragione di queste considerazioni, bisogna tenere presente che le attribuzioni qui proposte non possono essere riferite a un arco cronologico ben circoscritto e che è invece possibile che la produzione di queste emissioni si sia protratta a cavallo di due principati consecutivi; l’uso di conii privi del busto imperiale, infatti, impedisce di agganciare la loro cronologia al regno di un imperatore in particolare, e suggerisce piuttosto di inquadrarle entro i limiti di tempo di una dinastia.

I problemi di inquadramento cronologico permangono ovviamente anche nella classificazione delle emissioni appartenenti alla frazione di assarion; sono in tutto 8 serie (117-124), note in 14 esemplari e prodotte da almeno cinque conii di dritto differenti e accomunati da una stringente coerenza stilistica (il busto della città è rivolto sempre a destra e la corona presenta tre torri; tav. 5.II). Caratteristica, nella maggior parte di esse, è la spezzatura della legenda NIKOPOLEwC-IERAC tra il dritto e il rovescio, a causa di evidenti problemi di spazio ridotto sul tondello. Kraay assegna questi esemplari all’epoca traianea in base alle analogie stilistiche tra il tipo con Nike, qui attestato in tre esemplari (serie 120), e le numerose serie di Traiano recanti la stessa figura;183 tuttavia i conii traianei e quelli impiegati per queste serie “pseudo-autonome” sono completamente diversi (le rispettive legende sono NEIKOPOLIC nei primi e appunto IERAC nelle seconde), il che esclude una relazione diretta tra loro. Un legame evidente sembra invece riscontrabile nel tipo del cinghiale, tra la serie 119 e l’analoga serie di Adriano n. 71, un unicum proveniente

Le serie qui considerate, complessivamente 13 (112-124), possono quindi essere assegnate come terminus post quem all’età adrianea, ma non si può escludere, ad esempio, che le ultime in ordine di tempo siano state coniate sotto Antonino Pio. Le prime cinque afferiscono alla denominazione maggiore e sono accomunate da due principali elementi distintivi: il busto della

181

KRAAY 1976, pp. 242-243. KRAAY 1976, pp. 242-243. 183 KRAAY 1976, p. 243. 182



NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

dagli scavi di Butrinto (SF0331); nonostante l’identità dei conii di rovescio non sia certa, poiché entrambi i pezzi sono molto usurati, il soggetto è attestato in questo solo caso e pertanto la serie va datata necessariamente in età adrianea. Anche il tipo della meta sudans, interpretato forse a ragione da Oikonomidou come il betilo sacro di Apollo (117),184 e quelli della mensa agonistica (118) e della prua a forma di testa di cinghiale (123) sono strettamente legati al repertorio iconografico adrianeo (cfr. le serie 69, 87, 65). Le serie restanti recano tipi abbastanza comuni (Hermes e Tyche), mentre l’ultima qui catalogata raffigura un tipo che ritroveremo solo nelle emissioni della stessa denominazione coniate da Antonino Pio per la Diva Faustina, il fulmine su globo (serie 124). Quest’ultimo elemento di distinzione induce a collocare questa produzione “pseudoautonoma” nella fase finale della monetazione adrianea, a cavallo con le prime emissioni di Antonino Pio; si noti poi che il medesimo tipo del fulmine su globo si ritrova anche su una emissione commemorativa già esaminata, che abbiamo collocato proprio in coda alle serie commemorative di Adriano.

Bisogna infine trattare l’aspetto più problematico di queste emissioni, cioè il loro inquadramento nel sistema metrologico generale. Sia il nominale maggiore che quello minore si attestano infatti su standard differenti da quelli delle coeve emissioni adrianee: il primo presenta una media ponderale di g 7.50-9.50 per mm 24.5 di diametro e sembrerebbe quindi appartenere ad una denominazione maggiore dell’assarion, un multiplo da 1 e ½ o da 2; il secondo pesa in media g 3.45 per mm 17 di diametro, e potrebbe pertanto afferire a una frazione minore del ½ assarion, pari forse a un suo terzo o a un suo quarto. Questi dati sono però calcolati su un numero ancora esiguo di pezzi e rappresentano pertanto un campione del tutto isolato nel panorama adrianeo; per contro, gli esemplari in questione sono assimilabili a due categorie di nominali che verranno coniate sotto gli Antonini, per cui possono a ragione essere considerati alla stregua di emissioni speciali (limitate alla categoria delle “pseudo-autonome”), per così dire “di prova”, pertinenti alla tarda epoca adrianea e alla prima fase del regno di Antonino Pio. .

Tav. 3.I. Tipi monetali traianei a confronto. Mensa agonistica: A. Nicopolis (OD255); B. Roma, 98-102 d.C. (RIC 697; CNG214, lot 394) Galea con “adventus”: C. Nicopolis (V, Schlosser24); D. Corinthus per Adriano (Lanz105, 2001, n. 601). Tav. 3.II. Emissioni adrianee di Nicopolis per i Giochi Aziaci (ingrandimenti): E. Serie 50 (NMAe7); F. Serie 54 (TAR20471) 184

Infatti, alla luce di quanto si è detto in precedenza in merito alla forma originaria della meta sudans romana e alla sua derivazione dal modello architettonico e culturale del betilo di Apollo, è lecito domandarsi quale sia la restituzione più attendibile del monumento nicopolitano, se quella conica delle serie adrianee o quella cilindrico-conica delle (coeve?) emissioni “pseudo-autonome”.

246

IV. STORIA DELLA ZECCA E DELLA PRODUZIONE MONETALE

Tav. 4.I. Emissioni commemorative traianee: A. OD241/OD349; B. SNG Copenhagen, 63/OD386; C. L1908/AR7; D. TAR20460/OD372; E. B (OIKONOMIDOU 11)/OD159; F. VAR4082/R109430. Tav. 4.II. Emissioni commemorative adrianee: G. TAR20456/B5376; H. VAR4120/MI277; I; VAR5992/TAR20434; J. TAR20466/J213; K. BO21140/MI276; L. MI2236/OD183

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NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

Tav. 5.I. Emissioni con busto imperiale, commemorative e “pseudo-autonome” di età adrianea-antoniniana: A. L (OIKONOMIDOU 5)/OD345/MI458; B. OD285/OD361/AAG270; C. OD288/TAR20438/TAR20425; D. TAR20475/R109429; E. V (OIKONOMIDOU 27)/OD172; F. AAG272/OD43; G. BUTSF0331/V (OIKONOMIDOU 67); H. TAR20450/PR134/PR66. Tav. 5.II. Il tipo della porta urbica: I. Adriano (OD274); Antinoo (SNG Copenhagen, 67); “pseudo-autonoma” (TAR20423)

248

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IV.4 L’ETÀ DEGLI ANTONINI (161-192 D. C.) assaria.185 I giochi nicopolitani erano stephanitai, cioè mettevano in palio non premi in denaro ma corone della vittoria; dalla testimonianza di Cassio Dione si evince inoltre che ai vincitori era garantita «t¾n s…thsin»,186 vale a dire il mantenimento a vita nel pritaneo a spese pubbliche.187 Ciò implica che la moneta battuta dalla zecca non era utilizzata in forma di premio pecuniario, ma non esclude affatto che, soprattutto i nominali di taglio maggiore, potessero fungere da emissioni-donativo. In questo contesto, appare comunque evidente come gli Aktia assumano un ruolo di primissimo piano nella monetazione civica a partire dal regno di Antonino Pio (138-161 d.C.); se è infatti logico supporre che potesse esistere un legame diretto tra le tipologie monetali adottate dalla zecca e le occasioni (o le ragioni) per cui la moneta veniva coniata, l’assoluta (e quasi esclusiva) predominanza dei tipi che fanno riferimento ai Giochi nella monetazione antoniniana può indicare che queste emissioni erano prodotte appositamente per gli Aktia.

Le emissioni monetali di Antonino Pio e Diva Faustina per i Giochi Aziaci La monetazione di epoca antoniniana offre lo spaccato economico di una città fiorente, estremamente vitale e dinamica, che purtroppo trova ancora scarsi elementi di confronto nelle fonti archeologiche ed epigrafiche finora pubblicate, mentre nessun riscontro proviene dalle fonti letterarie relative a questo periodo. Possiamo immaginare che la vera e propria rinascita registratasi nel quarantennio immediatamente precedente avesse posto le basi per un pieno rilancio delle attività su cui la comunità nicopolitana fondava il proprio benessere, sempre che la lunga fase di interruzione delle emissioni monetali avesse effettivamente causato una stagnazione dell’economia. Questo periodo ci restituisce in realtà un quadro monetario per certi versi molto articolato, impostato su un sistema a cinque o addirittura sei denominazioni, ma per altri caratterizzato da un netto calo del volume di produzione della zecca; l’impressione d’insieme è che in questi anni l’economia monetaria cittadina vivesse di rendita, grazie alla cospicua mole di numerario immessa sul mercato sotto i due imperatori precedenti, limitandosi a coniare, in parte, moneta di relativa “utilità” di mercato, spiccioli con scarso potere d’acquisto, e in parte serie speciali di grosso taglio o addirittura in metallo pregiato, atte a celebrare la nuova dinastia regnante e, come sempre, la città stessa, con il suo blasone e le sue tradizioni.

La documentazione numismatica restituisce un quadro interamente pervaso dai tipi agonistici, nei quali spicca in particolare l’emblema della corona di giunchi introdotta sulle monete da Traiano, che, come si è detto, è il segno distintivo degli agoni nicopolitani; la forma sottile e appuntita dei giunchi intrecciati in queste ghirlande, infatti, conferisce una fisionomia estremamente peculiare all’iconografia del tipo monetale, per certi versi unico nel panorama delle zecche greche e appunto per questo un sicuro motivo di distinzione e di autocelebrazione.188 La corona di giunchi divenne infatti un simbolo proprio ed esclusivo della città di Nicopolis: la troviamo raffigurata per esempio, nell’identica foggia adottata nei tipi monetali, a coronamento dell’iscrizione AKTIA, nell’epigrafe funebre di un nicopolitano sepolto a Beroea, in Macedonia alla metà del II sec. d.C. (fig. 21);189 e poi ancora, in una splendida restituzione, su alcune lucerne della prima metà del II sec. d.C. emerse dagli scavi delle necropoli di Nicopolis e molto probabilmente prodotte dalla fornace di un atelier ceramico cittadino.190 Le due lucerne recano impressa l’immagine della ghirlanda sulla mensa agonistica insieme ai premi assegnati ai vincitori dei Giochi, secondo uno schema iconografico espressamente ispirato al tipo monetale nicopolitano già visto sotto Traiano e Adriano. Di pregiata fattura è in

Tra queste, i Giochi Aziaci hanno sempre ricoperto un ruolo importante; l’indotto che ogni quattro anni doveva generare l’afflusso di partecipanti alle gare, spettatori o semplici visitatori, era sicuramente un fondamentale impulso all’economia cittadina, che si andava ad aggiungere al normale traffico di uomini e merci transitanti dal centro nicopolitano e dai suoi porti. Possiamo inoltre supporre che le spese organizzative fossero coperte quasi interamente dall’evergetismo privato, che trovava in queste occasioni di pubblica visibilità la sua espressione privilegiata; infine, in un momento di così intenso afflusso di viaggiatori stranieri che necessitavano di convertire la loro valuta, anche solo l’attività dei cambiavalute della zecca poteva contribuire a “movimentare” l’economia locale e così a incrementare le entrate cittadine. Coniare moneta nuova in queste occasioni era quindi indispensabile, per rifornire la circolazione locale della moneta spicciola di cui necessitava per le transazioni giornaliere; d’altro canto era diffusa l’abitudine, soprattutto nelle città orientali dell’impero, di battere moneta in occasione dei grandi Festivals, non solo per soddisfare il fabbisogno cittadino di circolante, ma anche per “rifornire” i giochi veri e propri, sia con i premi in denaro, sia con le distribuzioni alla folla in forma di donativi, prevalentemente in denominazioni di valore eccezionale, fino a 6 o 8

185

HARL 1996, pp. 110-111; HARL 1997, pp. 227-229. CASS. DIO, LI, 1, 2. Cfr. SARIKAKIS 1966a, p. 150; LÄMMER 1987, p. 30. In realtà il termine potrebbe significare letteralmente anche solo “distribuzione di cibo” e nel passo non è specificato se questa prerogativa fosse appannaggio dei vincitori dei Giochi o del pubblico; sembra tuttavia più plausibile l’ipotesi interpretativa sostenuta dalla letteratura scientifica. 188 Ogni agone aveva la sua ghirlanda distintiva: Olimpia quella d’olivo, Delfi quella d’alloro, Corinto quella di quercia, Nemea quella di sedano; cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. . 189 Dimensioni della stele: cm 83x45x10. Cfr. CORMACK 1945, pp. 107108; SARIKAKIS 1966a, n. 37, p. 161; GOUNAROPOULOU, HATZOPOULOU 1998, n. 373, p. 336. 190 Cfr. anche EpChron 26 (1984), pp. 18-20. 186 187



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particolare la lucerna n. 106 (Nikopolis Museum n. 1173; cm 10.88x8.75x2.9), che rappresenta una grande corona di giunchi sulla tavola e una brocca al di sotto; in basso, in posizione di “esergo” rispetto alla raffigurazione, si trova l’epigrafe AKTIAKA (tav. 6.I).191 È chiaro dunque che queste raffigurazioni si uniformavano a un modello iconografico comune, che doveva essere necessariamente dettato dai tipi monetali.

Antonino Pio laureato (7 esemplari), l’altra il busto di QEA FAUCTEINA drappeggiato e diademato (14 esemplari). Si conoscono due conii di dritto per la prima serie e uno per la seconda, e in totale quattro conii di rovescio, che rappresentano la legenda AKTIA all’interno della corona di giunchi (serie 150, 181); nasce così il tipo monetale a legenda intera, che sarà ripreso solo più tardi da Marco Aurelio e sporadicamente dai Severi, e al quale si ispira la riproduzione sulla lapide macedone sopra citata. L’eccezionalità di queste emissioni ha ovviamente attirato già in passato l’attenzione degli studiosi. Kraay annotava la perfezione formale dello stile di incisione dei conii, definendoli di «purely roman style»;193 Walker riprendeva tale spunto e riconosceva la matrice dichiaratamente romana di questa produzione, arrivando perfino a ipotizzare l’impiego di conii prodotti dalla zecca di Roma e utilizzati nella capitale o trasferiti a Nicopolis per la coniazione. L’analisi metrologica dei pezzi consentiva infine allo studioso di attribuire loro il valore del quinario (equivalente approssimativamente alla emidracma in argento romana-provinciale);194 il peso medio di g 1.50 per mm 15 di modulo definiscono infatti dei parametri equiparabili a meno della metà del denario imperiale coevo, con un’altissima percentuale di fino (circa il 94%).195 Un aspetto che non è stato rimarcato fino ad ora, invece, è rappresentato dalle indicazioni offerte dalla legenda di dritto delle emissioni dell’imperatore. Se infatti l’epiteto QEA riferito a Faustina offre un ovvio terminus post quem per la datazione di queste serie, il 141 d.C.,196 anno della morte dell’augusta, molto più importante è la parte finale della titolatura di Antonino Pio, AUT ANTwNINOC CEB EUC UPG, dove UP G va sciolto in UPATOS/UPATEIA G, vale a dire “consolato III”, carica che l’imperatore assunse nel 140 d.C. ed esercitò fino al 144 d.C..197 Si tratta quindi della prima e unica indicazione cronologica espressa da una legenda monetale in tutta la storia della zecca, a conferma ancora dell’eccezionalità di queste serie e del fatto che venissero coniate sotto il controllo dell’autorità imperiale. Si può quindi perlomeno ipotizzare l’intervento di maestranze di alto livello nell’incisione dei conii, di provenienza o di estrazione romano-italica, se non proprio l’utilizzo di conii effettivamente importati da Roma, come supposto da Walker. Va però rimarcato un dato tutt’altro che secondario: a Roma in questa fase il quinario d’argento fu coniato solo sporadicamente e nelle più basse percentuali in rapporto al corrispettivo nominale aureo di tutto il II secolo. Addirittura, rifacendosi ai rovesci di sicura datazione, risulta che la zecca centrale non ne produsse prima del 145 d.C., quindi, se la nostra ricostruzione è corretta, più tardi rispetto a Nicopolis. Forse allora è

Fig. 21. Stele funeraria di Spedios Satyros Neikopoleites (Museo di Beroea); in alto a sx l’epigrafe AKT-IA entro corona di giunchi (GOUNAROPOULOU - HATZOPOULOU 1998)

Le corone date in premio ai vincitori erano effettivamente di giunchi, fatte salve alcune occasioni di eccezionale prestigio, per le quali venivano forgiate delle corone in argento da conferire ai vincitori più meritevoli; è il caso, ad esempio, di un attore efesino di grande successo, Tiberios Ioulios Apolaustus, che fu premiato per le sue interpretazioni sceniche con una “¢rguršJ stef£nJ”, come è testimoniato da una nota epigrafe funeraria di età commodiana.192 Ed eccezionalmente in argento furono coniate anche le prime e più rappresentative serie monetali emesse per gli Aktia in questa fase. Si tratta di una produzione di estrema rarità, nota complessivamente in 19 esemplari distribuiti in due serie parallele, una raffigurante

193

KRAAY 1976, p. 238. Cfr. anche BUTCHER 1988, p. 15. 195 Cfr. WALKER 1977, p. 65. 196 Questa data tende in generale a prevalere sul 140 d.C. (sostenuta invece ancora in KIENAST 1996, p. 136) nelle opinioni degli storici. Cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. 20-21; GRANT 1994, p. 13; KING 2007, p. 113; si veda da ultima anche la datazione nella prima metà del 141 d.C. accettata in RPC IV: http://rpc.ashmus.ox.ac.uk/imperial/faustina-i/. 197 RIC IV, p. 21; KIENAST 1996, p. 134. 194

191 Cfr. PLIAKOU 2007, pp. 540-541, 557-559, 385, nn. 98, 106. Ringrazio la dott.ssa Pliakou per la gentile concessione dell’immagine della lucerna n. 106 e per la consulenza sul materiale da lei studiato. 192 MERKELBACH, NOLLÉ 1980, pp. 53-55, nn. 2070-2071. Cfr. SARIKAKIS 1966a, n. 24, p. 159; LÄMMER 1987, p. 30; KLOSE 2005, p. 128.



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lecito ipotizzare che l’incisione dei conii fosse eseguita in Epiro piuttosto che a Roma, dove nello stesso periodo questi nominali non venivano prodotti nemmeno per la monetazione imperiale, ma che le maestranze intervenute in Grecia fossero di certo “italiche”. Del resto, sulla base di un raffronto stilistico dei pezzi romani e di quelli nicopolitani, il parallelo più diretto con le serie nicopolitane è offerto dalle emissioni imperiali per Diva Faustina, alcune delle quali si daterebbero al 141 d.C. (cfr. tav. 6.II).198

limitato, certo non destinato alle transazioni quotidiane dei mercati locali. Come è noto, il mondo greco non conosce in pratica l’emissione di moneta in argento sotto l’impero e l’unico dato di confronto ricavabile da una realtà affine al mondo ellenico continentale è offerto dalla monetazione di Creta. Che la fisionomia della monetazione cretese costituisca un caso a parte rispetto all’ambito d’indagine considerato in questo studio, a prescindere dalla peculiarità già insita nella realtà insulare sospesa tra due versanti opposti del Mediterraneo, è provato proprio dalla continuità con cui si coniarono dracme, tridracme e tetradracme nella zecca centrale del Koinon a Gortina in tutta l’età giulio-claudia e poi ancora dracme sotto Traiano, anche se probabilmente nelle officine monetali di Antiochia di Siria.199 Lo studio di questa produzione ha rivelato che le monete in argento tendevano a non circolare al di fuori dell’isola, analogamente a quanto accadeva in Egitto, forse a causa della loro sopravvalutazione rispetto al denario romano, al cui sistema erano equiparate nonostante pesassero di meno.200 Il caso nicopolitano, nella evidente limitatezza del campione statistico che è in grado di offrire, fornisce tuttavia la testimonianza del ritrovamento di uno di questi quinari di Faustina nell’isola di Leucade,201 quindi ampiamente al di fuori del perimetro urbano, anche se all’interno dell’area di influenza esercitata dal numerario della zecca; pur disponendo di un dato così interessante, è difficile dire se il valore nominale di queste monete ne favorisse una circolazione a più ampio raggio e all’interno di circuiti di livello “superiore”.

L’aura di “romanità” che caratterizza tali emissioni, credo vada interpretata come testimonianza di una visita dell’imperatore a Nicopolis in occasione dell’edizione dei Giochi Aziaci che si tenne a ridosso della morte di Faustina e durante il suo terzo mandato come console, verosimilmente nel 142 d.C.; risulta altrimenti difficile giustificare una tale convergenza di elementi di eccezionalità nell’unica serie in argento della zecca, celebrativa dei Giochi Aziaci nel tipo di rovescio. Questa datazione confermerebbe l’ipotetica sequenza dei Giochi formulata sulla base della proposta di conteggio di Moretti (in base alla quale potremmo supporre che in quell’anno fosse caduta un’edizione tra la 40a e la 43a). A ulteriore conferma dell’eccezionalità di queste emissioni, va rimarcata la loro unicità non solo per la zecca epirota, ma in tutto il repertorio delle coeve zecche provinciali greche. Una rapida ricognizione della moneta in argento coniata dalla dinastia degli Antonini nelle province romane, effettuabile attraverso il database del RPC IV, consente di individuare solo altre otto produzioni di questo tipo, tutte, a differenza della nostra (e forse di quella di Cesarea), di matrice chiaramente provinciale: oltre ad Alessandria d’Egitto, Antiochia di Siria e Cesarea di Cappadocia, si contano Amisus nel Ponto, due zecche cilicie (Mopsus e Seleucia ad Calycadnum) e due mesopotamiche (Edessa e forse Carre). Il fenomeno risulta quindi confinato alle zecche per così dire “ufficiali” e a poche altre eccezioni, ma in generale il contesto di provenienza è quello asiaticoalessandrino, non certo quello propriamente greco. Peraltro, anche nel quadro complessivo delle zecche provinciali, le serie nicopolitane presentano un caso unico, vale a dire la dedica di una emissione specifica alla memoria di Faustina I, che viene altrimenti celebrata solamente al rovescio di alcune serie alessandrine. Anche questo dato può far riflettere sulla possibile esistenza di un rapporto personale di Antonino Pio e Faustina con la città epirota, senza il quale difficilmente si spiegherebbe perché la zecca avrebbe dovuto riservare una tale attenzione alla coppia imperiale, e soprattutto perché l’autorità imperiale avrebbe dovuto caldeggiare, nonché verosimilmente co-produrre, delle monete di questo tipo. Emissioni ancora una volta, quindi, dal marcato carattere celebrativo, ma ovviamente entrate in circolazione, pur in quantità limitatissime, con un valore nominale più alto di qualsiasi emissione bronzea mai prodotta dalla zecca locale. Impossibile dire che ruolo possa aver ricoperto un numerario di questo genere e per un lasso di tempo così 198

Il sistema monetario di età antoniniana Per quanto riguarda la monetazione bronzea, nelle serie ordinarie recanti l’effige imperiale ritroviamo la bipartizione tra le emissioni di Antonino Pio e quelle di Faustina su cui è impostata la produzione in argento, con l’aggiunta delle serie coniate a nome di Marco Aurelio cesare. Dall’analisi di questa produzione emergono alcuni problemi nella definizione del sistema metrologico; le difficoltà sono dovute soprattutto alla molteplicità di categorie di nominali esistenti, considerando anche le emissioni commemorative e “pseudo-autonome”, che risultano spesso di non facile inquadramento. Un aspetto anomalo è rappresentato in particolare dalla diminuzione di peso delle frazioni, che rimangono il nominale prodotto con maggiore sistematicità. Le frazioni, infatti, rappresentano la moneta cardine della circolazione, in continuità con quanto è evidenziato dal quadro della monetazione della prima metà del II sec. d.C. Esse presentano una fissità tipologica funzionale a un immediato riconoscimento, che peraltro è garantito da uno scarto di peso e di modulo abbastanza netto rispetto ai loro multipli: le due serie principali, a nome 199

Cfr. WALKER 1976, pp. 47-51, 65-66; BUTCHER 2004, pp. 87-91, fig. 26. Per la monetazione cretese di epoca imperiale si rimanda in generale a J. SVORONOS, Numismatique de la Crète ancienne, Macon, 1890, pp. 334-356. 200 Cfr. WALKER 1976, p. 51. 201 Cfr. Ioannina Archaeological Museum, n. 20.

Cfr. KING 2007, pp. 113-116.



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dell’imperatore (AILIOC ANTwNEINOC), recano la tradizionale A entro corona di giunchi (serie 164) e la corona d’alloro vuota al centro (serie 165), simbolo di vittoria per eccellenza da non confondersi con la ghirlanda tipica degli Aktia, e pesano rispettivamente in media g 3.10 (30 esemplari) e g 3.60 (11 esemplari). Altre tre serie, note in soli otto pezzi complessivi, con i tipi della Vittoria, di Asclepio, di Iside e della galea e titolatura AUTOKRA KAI ANTwNINOC (serie 166169), si attestano ancora intorno ai 3.5 g di peso, che rappresenta la media complessiva di questi nominali di circa mm 16 di diametro; ma, come si è verificato anche nella fase precedente, i pezzi presentano anomale oscillazioni del tondello, dai 14 ai 20 mm, e soprattutto di peso, che si abbassa sensibilmente con le ultime due emissioni intorno a g 2.6-2.8. Un calo ponderale di tale entità è senz’altro problematico, ma non sembra sufficiente a giustificare l’attribuzione di queste monete a una denominazione differente.

È dunque lecito supporre che queste denominazioni corrispondessero a 1/3 o a ¼ di assarion; in un sistema di tipo romano, esse potevano fungere da quadranti e quelle di misura immediatamente superiore da semissi. Si tratta di un valore irrisorio, così come assai scarso doveva essere il potere di acquisto di queste monete di piccolo taglio; del resto, la prevalenza dei sottomultipli da 3-4 g nel bilancio complessivo della monetazione antoniniana non lascia dubbi riguardo al tipo di numerario che veniva maggiormente richiesto sul mercato: gli spiccioli. L’esistenza di denominazioni di così basso valore nominale non conosce molti riscontri nel mondo greco in questa fase; si possono ricordare, ad esempio, alcune sporadiche serie “pseudo-autonome” coniate a Zacinto e a Tanagra (entrambe di mm 14 di modulo, e rispettivamente di g 2.68 e g 1.74),203 oltre alle più cospicue emissioni di Atene. A questa significativa mole di monetine da 11-12 mm di diametro e peso medio oscillante tra g 1.50 e 2, Kroll attribuisce il valore dell’emiobolo bronzeo, che nel II-III sec. d.C. corrispondeva proprio a una frazione compresa tra il quadrante e il sestante.204

Alla stessa media sembrano allinearsi le cinque emissioni della medesima denominazione battute a nome di Marco Aurelio cesare (titolo assunto dal 139 d.C.),202 con legenda KAICAR AURHLIOC e ritratto nelle tipiche fattezze giovanili (serie 185-189; circa g 2.55 su 9 esemplari), che condividono due tipi e forse i rispettivi conii di rovescio (raffiguranti Iside e Asclepio) con quelle corrispondenti di Antonino Pio. È dunque possibile che le emissioni antoniniane diverse dalle serie con ghirlanda risalgano alla seconda fase del principato (quando, probabilmente con un leggero ritardo “fisiologico”, la zecca iniziò a raffigurare sulle monete anche il giovane cesare), che vide un graduale abbassamento della media ponderale e in generale un calo del volume di produzione, come è confermato anche dal computo dei conii attestati. Sembrano cronologicamente più recenti due serie note in tre esemplari complessivi, che presentano un ritratto leggermente più maturo (o comunque stilisticamente diverso) e i tipi della corona di giunchi e di quella d’alloro (serie 190-191).

I problemi di classificazione permangono anche quando si considerano le denominazioni maggiori nicopolitane di epoca antoniniana, a causa principalmente della carenza di documentazione in grado di offrire un campione pienamente attendibile e ancora dell’oscillazione delle medie ponderali. La denominazione immediatamente superiore al mezzo assarion nella griglia metrologica fin qui delineata, che corrisponde all’assarion vero e proprio (circa g 6.50 per mm 21-22), è rappresentata da due gruppi di emissioni tipologicamente differenti. Il primo, attestato da tre serie molto omogenee tra loro (il busto di dritto è sempre drappeggiato), suscita qualche dubbio di attribuzione dovuto alla somiglianza tra i ritratti di Antonino Pio e il giovane Marco Aurelio. Tale ambiguità è stata portata alla luce per la prima volta ancora da Kraay, che segnalò nella titolatura imperiale di queste serie la presenza della lettera M all’interno della legenda KAICAR M ANTwNINOC, scioglibile unicamente come iniziale del prenome Marcus.205 Secondo la sua lettura, le tre serie, recanti rispettivamente il tipo inedito della legenda AKTIA riportata per esteso entro corona di giunchi (una ripresa delle serie in argento), la Nike su biga e la Tyche (serie 156-158), andrebbero pertanto assegnate agli inizi del regno di Marco Aurelio. Kraay giustificava l’ambiguità del ritratto, ancora legato alle sembianze dell’imperatore precedente, come conseguenza della fretta di raffigurare il nuovo princeps senza conoscerne ancora le reali fattezze. In realtà, a una più attenta lettura dei singoli esemplari finora censiti (in tutto 10), si evince che la supposta M altro non è che il risultato di una sorta di legatura tra la A e la N, cui infatti poi fa seguito direttamente la T di ANTwNINOC;

Un discorso a parte va fatto per la monetazione bronzea in memoria della Diva Faustina (quindi tutta coniata dopo il 141 d.C., come quella in argento), che include sporadiche attestazioni di una denominazione impostata su parametri metrologici ancora inferiori rispetto alle precedenti: g 1.63 di peso per mm 13 di diametro. Sembra inevitabile allora attribuire a queste monete, coniate in due sole serie (caduceo e fulmine su globo; 183-184) e note in 12 esemplari complessivamente, un valore nominale più basso rispetto alle altre, piuttosto che pensare a un’ulteriore riduzione ponderale: in primo luogo, perché è presumibile che siano state prodotte nella fase iniziale della monetazione di Antonino Pio, insieme alle prime emissioni in argento; in secondo luogo, perché esse rappresentano gli unici esemplari battuti in questa denominazione, in un certo senso “riservata” alla produzione di Faustina.

202

203

RPC IV, 5248, 5057. KROLL, WALKER 1993, nn. 213-247, pp. 135-139. Si vedano per confronto gli standard delle denominazioni di età giulio-claudia, quando alcune zecche achee coniarono piccoli bronzi di questo taglio, classificati per l’appunto come quadranti o sestanti; cfr. RPC I, p. 246. 205 Cfr. KRAAY 1976, p. 236. 204

Cfr. KIENAST 1996, p. 137.



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esemplari.208 Tuttavia, ad un’analisi più attenta, emergono discrepanze sia di tipo stilistico sia metrologico (tav. 6.III); inoltre, tra i ritrovamenti monetali dell’isola finora pubblicati non compaiono pezzi analoghi ai nostri.209 Pur con le dovute cautele e in attesa di nuovi riscontri di scavo, si può quindi proporre di attribuirle alla zecca nicopolitana o a un altro centro di produzione epirota attivo in questa stessa fase storica, che potrebbe essere solamente quello di Corcyra.210

l’equivoco è generato dal fatto che la grafia è molto poco chiara in corrispondenza con la spezzatura della legenda dovuta alla presenza della testa imperiale. Nei pezzi meglio conservati (ad esempio TAR20488 della serie 158), si può leggere abbastanza nitidamente la spezzatura KAICARAN-TwNINOC, che dovrebbe fugare ogni dubbio. Il secondo gruppo è costituito da quattro serie tra loro altrettanto omogenee dal punto di vista stilistico, con legenda AUTOKRA KAI ANTwNINOC, e associate a due precisi tipi monetali: A entro corona di giunchi e Nike (serie 159-162); i parametri metrologici (in media g 5.70 e mm 21-22) non possono che afferire ancora all’assarion, ma stupisce la scarsità di attestazioni (solo 6 esemplari noti, prodotti da 3 conii di dritto e 5 di rovescio) per quello che si suppone fosse il nominale di base del sistema monetario. Su questo standard è battuta anche una serie a nome della Diva Faustina, che reca al rovescio il tipo fisso della dea Aktia su trono con scettro e vaso-premio (182); il peso medio è sensibilmente più alto (g 6.80 per mm 22-23 calcolati su 9 esemplari), ma queste emissioni sembrano ugualmente afferire all’assarion.

Ancora a una diversa denominazione sembra appartenere un gruppo di monete scarsamente attestato e di cattiva conservazione, che crea non pochi problemi interpretativi. Vanno isolate innanzitutto due serie, note in soli tre pezzi, che presentano un busto non laureato al dritto, a differenza delle precedenti, e ancora i tipi della Nike e di Atena al rovescio (serie 151-152); queste monete si attestano su valori maggiori rispetto alle precedenti, con una media intorno a g 8.70 per mm 25. La conferma del fatto che vadano catalogate all’interno di una diversa categoria di nominali viene da altri tre pezzi, degli unica afferenti ciascuno a una serie monetale, che presentano un busto drappeggiato con ritratto differente (prodotto da un conio comune di dritto), assimilabile a quello delle prime emissioni di Marco Aurelio come augusto.211 Essi pesano tra g 7.53 e g 11.76 per 24 mm di modulo e recano sul rovescio, oltre ai consueti tipi di Atena e Aktia, un soggetto inedito nella monetazione nicopolitana, la Tyche(?) seduta in trono con cornucopia e Nike sulla mano (serie 153-155). Per riassumere, stando a quanto è possibile ricostruire sulla base di poche serie e per di più assai scarsamente attestate, queste emissioni pesano in media 3 g più dell’assarion e presentano un tondello più ampio; probabilmente la forte usura incide molto nella definizione di una media ponderale attendibile su un campione documentario così scarno, ma si può pensare che il peso teorico di queste monete toccasse stabilmente i 10 g. Credo quindi che esse afferiscano a un’altra denominazione, evidentemente da 1 assarion e mezzo o più probabilmente da due assaria, che si può assimilare per caratteristiche metrologiche alle emissioni neroniane, che pesavano infatti di media tra 9 e 11 g, e alle prime serie “pseudo-autonome” adrianee.

Va considerata a parte una serie di dubbia attribuzione (163), che presenta associati sulle due facce delle monete rispettivamente il busto di Antonino Pio e quello di Marco Aurelio cesare, che fu ritratto nei rovesci delle emissioni imperiali a partire dal 140 d.C. (ma ad Alessandria non prima del 144-145 d.C.).206 Queste monete non riportano alcun riferimento alla zecca di provenienza e nel RPC IV (n. 3895) gli unici due esemplari noti da collezioni, rispettivamente a Londra e a Parigi, a cui possiamo aggiungere un inedito del Museo Archeologico di Venezia (VAR4183) figurano come “non classificabili”. Anche se le legende (AU KAI ANTwNINOC EUC e M AURHLIOC KAICAR) sono anomale per il repertorio della zecca nicopolitana e i ritratti non offrono alcun legame di conio con le serie coeve, si può tuttavia pensare di assegnarle a Nicopolis in quanto ben due esemplari di questo tipo (a cui forse ne va sommato un terzo di più incerta lettura)207 sono affiorati dagli scavi dell’odeion; in virtù del principio che abbiamo già ricordato in sede introduttiva, secondo il quale il numerario bronzeo provinciale era sostanzialmente coniato per le esigenze locali e pertanto solo raramente circolava al di fuori del territorio della zecca, è logico supporre che questi pezzi fossero stati emessi in città o tutt’al più nel comprensorio regionale. D’altra parte, sulla base della catalogazione del RPC IV, sono state individuate con certezza sei zecche provinciali che coniarono emissioni per Antonino Pio insieme a Marco Aurelio cesare: Alessandria d’Egitto, Aelia Capitolina, Antiochia ad Orontem, Nicomedia in Bitinia e Cipro. Proprio a Cipro si registra una produzione di questo tipo di monete che presenta caratteri comuni a quelli dei nostri

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Non a caso al momento dell’acquisizione l’esemplare conservato a Parigi era schedato sotto Cipro: Cabinet de Médailles, coll. Chandon de Briailles 1540. 209 Cfr. AMANDRY 1993, pp. 16-17; PARKS 2004, pp. 106-108. 210 Per una trattazione più approfondita di questo caso di studio, si rimanda a CALOMINO 2010b. 211 In effetti l’attribuzione è dubbia, perché i ritratti di Antonino e Marco Aurelio in questa fase tendono ad assomigliarsi fino quasi a sovrapporsi e il busto drappeggiato potrebbe benissimo essere associato a quello di Marco Aurelio con barba corta; tuttavia la legenda, purtroppo molto poco leggibile in tutti e tre gli esemplari, sembra riportare la titolatura AIL(IOC) ANTwNINOC, propria di Antonino Pio; Marco Aurelio è invece ricordato da cesare con la legenda KAICAR AURHLIOC, mentre nella titolatura da augusto non manca mai la lettera M del prenome.

Cfr. http://rpc.ashmus.ox.ac.uk/imperial/marcus-aurelius/. OD199: g 6.07, mm 23, h 6.



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scudo (174) e la serie regolare corrispondente di Antonino Pio (154), oltre che con una serie “pseudoautonoma” (175). Dal momento che un conio quasi identico a questo è impiegato in una delle prime emissioni di Marco Aurelio (serie 197), è possibile inquadrare queste serie a cavallo tra la parte conclusiva del regno di Antonino Pio e l’inizio della monetazione aureliana (tav. 6.IV).

Le serie commemorative e “pseudo-autonome” (161-192 d.C.) Questi dati vanno poi integrati con la significativa documentazione appartenente alle serie commemorative e “pseudo-autonome”, che, rispetto a quelle risalenti all’epoca traianea e adrianea, occupano una posizione di assoluto rilievo all’interno del sistema nominale antoniniano. Esse infatti sono attestate in tre differenti denominazioni e risultano essere quelle coniate con maggiore continuità, oltre che le uniche in cui era battuto il multiplo da 3 o 4 assaria.

Uno spazio privilegiato tra le emissioni commemorative è infine riservato alla categoria dei nominali di maggior peso e modulo, i corrispettivi del sesterzio romano, che pesano in media circa g 15 (ma ancora con evidenti oscillazioni ponderali, da un minimo di g 10.27 a un massimo di addirittura g 21.59) per mm 32 di diametro (serie 170). Il dato più sorprendente di questa denominazione è offerto dalla relativa abbondanza di attestazioni a noi pervenuta (20 esemplari di un’unica serie), che attesta la continuità con cui queste monete furono coniate e segna un picco senza precedenti nella storia della zecca, eguagliato solo sotto i Severi, i quali però le distribuirono su molte serie differenti. Come sempre, poi, questi nominali di grande rappresentatività svolgevano un ruolo primario dal punto di vista del messaggio ideologico che erano deputati a trasmettere: in questo caso specifico, al busto di Augusto al dritto con la canonica legenda KTICMA CEBACTOU, è associata una scena di battaglia tra due galee, una rievocazione della battaglia di Azio e probabilmente anche una raffigurazione delle naumachie che si tenevano durante i Giochi, proprio a commemorazione dello storico scontro navale.212 Si osservi in particolare la ricercata somiglianza, quanto mai evidente in queste emissioni dall’ampio modulo, tra il ritratto di Augusto e quello di Antonino Pio, l’imperatore regnante che veniva così più strettamente associato alla figura del fondatore, di cui si professava legittimo successore.213

La prima categoria di queste emissioni celebra Augusto come KTICTHC AUGOUCTOC ed è prodotta in parallelo alle emissioni di Marco Aurelio cesare (alle cui sembianze è infatti assimilabile il ritratto di Augusto) anziché a quelle dell’imperatore (serie 192-195); le monete di questa serie sono coniate nella medesima denominazione delle monete del giovane cesare, che abbiamo ipotizzato fosse un mezzo assarion. Si contano in tutto quattro serie monetali di cui rimangono 30 esemplari, un lotto non di poco conto se si considera la scarsità di testimonianze delle altre emissioni. Si registrano possibili identità di conio tra la serie 192, raffigurante Asclepio, e la corrispondente tipologia nella serie 186 di Marco Aurelio, a dimostrazione della correlazione esistente con le serie ufficiali; le altre tre serie raffigurano le tipologie più frequenti in assoluto in questa fase: Tyche, Nike e Atena. Le restanti due categorie di emissioni commemorative coniate durante il regno di Antonino Pio afferiscono ai multipli dell’assarion, il probabile diassarion fin qui trattato e il tri- o il tetrassarion, che riesuma la serie dei grossi nominali coniati nelle emissioni inaugurali da Augusto e di fatto sospesi fino a tutta la prima metà del II sec. d.C.. Il ritratto del princeps (solo in queste serie con corona d’alloro) è chiaramente modellato su quello di Antonino Pio e le legende monetali di dritto e rovescio sono quelle tradizionali della monetazione augustea, rispettivamente KTICMA CEBACTOU e IERAC NEIKOPOLEwC o IERA NIKOPOLIC, in segno di pieno recupero del passato storico-culturale della zecca.

Per quanto concerne le emissioni “pseudo-autonome” (serie 175-180), va ribadita l’oggettiva difficoltà di inquadrarle in una precisa fase cronologica a causa della sostanziale mancanza di agganci alle emissioni ufficiali; l’unico legame molto probabile, già ricordato, è offerto dalla serie 175, che condivide il conio di rovescio con un’emissione di Antonino Pio e con una sua commemorativa per Augusto.214

La prima delle due categorie è quella meglio rappresentata, poiché risulta prodotta in quattro serie monetali differenti (171-174), nelle varianti tipologiche con busto di Nicopolis, Atena, Nike stante e figura armata su galea. Il peso medio si aggira intorno a g 10.5, restituendo così un quadro più fedele del parametro di base su cui doveva essere impostata questa denominazione anche nelle serie regolari. Si conoscono complessivamente 18 esemplari (i conii di dritto sono almeno sei), cioè una quantità maggiore del totale delle attestazioni nelle serie regolari del medesimo nominale, a conferma dell’importanza attribuita alla monetazione commemorativa in questa fase. Il dato più interessante per la definizione cronologica di queste emissioni è l’esistenza di una molto probabile identità di conio, che si rileva tra il rovescio del tipo di Atena elmata con lancia e

Partendo da questo punto fermo, si è scelto di distinguere le altre serie su base prevalentemente stilistica. Rispetto alle emissioni di età adrianea, il discrimine principale è dato dalla presenza di quattro torri anziché tre nella corona della personificazione della città, che è rivolta a destra invece che a sinistra; le serie 176-179 sono anche le più vicine stilisticamente a quelle assegnate alla fase precedente, sia per la cura dei dettagli del busto di 212 La testimonianza di queste celebrazioni è tramandata da Stefano di Bisanzio; cfr. SARIKAKIS 1966a, p. 152; HARRIS 1972, pp. 127-129; OIKONOMIDOU 1975, p. 44. 213 Cfr. anche KRAAY 1976, p. 241. 214 Cfr. KRAAY 1976, p. 239, che ricorda unicamente il legame di conio con l’esemplare di Antonino Pio schedato da Oikonomidou col n. 5, tav. 20, riattribuito invece in questa sede a Marco Aurelio.



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Nicopolis (si vedano le ali e l’acconciatura dei capelli, raccolti dietro la nuca) sia nei caratteri della legenda. L’unica eccezione è offerta dalla serie 179, che, abbastanza inspiegabilmente, recupera nella legenda di rovescio la grafia SEBASTOU KTISMA con la lettera sigma sbarrata al posto di quella semilunata, di cui altrimenti in questa fase si fa uso esclusivo. In base al principio sostenuto da Kraay, per il quale non è verosimile che emissioni contemporanee adottassero grafie diverse, questa serie andrebbe assegnata al lotto precedente, che abbiamo definito di età “adrianeaantoniniana”, in cui compariva al dritto la sigma sbarrata in NIKOPOLIS IERA. Mi sembrano tuttavia più significative le discrepanze stilistiche che non la possibile affinità grafica, anche perché al dritto della stessa serie 179 ritroviamo la sigma lunata di NIKOPOLIC IERA. In tal senso, la scelta di recuperare in un’unica emissione la versione della sigma che era in uso ai tempi di Augusto, può essere dovuta a una voluta tendenza “arcaizzante” (limitata però solo a una specifica serie), che nel contesto della monetazione “pseudo-autonoma” e commemorativa si può ben giustificare. Sempre in un’ottica di recupero del passato va letta, del resto, anche l’adozione del tripode al rovescio della serie 176, che riprende il tipo delle emissioni augustee inaugurali. Nella serie 177, invece, ritorna un tipo rarissimo all’interno del repertorio iconografico della zecca, il Dioniso con cantaro e pantera che era stato precedentemente adottato solo in una moneta di Elio Cesare. A questa serie si lega infine per identità di conio del dritto la 178, che ripropone al rovescio il classico tipo di Aktia in trono; una variante del tutto inedita e unica è rappresentata dalla serie 180, dove una Nike stante a destra incorona(?) la dea protettrice dei giochi seduta a sinistra.

fondato su una supposta assimilazione del sistema locale al modello romano imperiale, che è tutt’altro che scontata, soprattutto in considerazione del fatto che le medie di peso e di diametro qui riassunte sono calcolate su standard estremamente variabili. L’elemento di maggior rilievo è rappresentato dall’evoluzione del sistema verso una struttura senz’altro più complessa di quella delle epoche precedenti. Il significato di questo processo evolutivo è però di difficile interpretazione. Il volume di produzione complessivo non è molto consistente e sorprende soprattutto la limitata presenza della denominazione intermedia, teoricamente quella centrale dell’intero sistema; se, infatti, la divisione qui proposta è esatta, rimangono in tutto 7 o 8 serie monetali dell’assarion, a fronte di 15 serie da due assaria e 16 da mezzo assarion. Si può certamente supporre che il quadro delle testimonianze presenti delle lacune, ma bisogna anche considerare l’alta probabilità che buona parte della cospicua produzione dei due nominali principali battuta nel corso della prima metà del secolo fosse ancora in circolazione. In quest’ottica si può pensare che la produzione di età antoniniana servisse soprattutto a “integrare” il numerario già esistente, mirando a soddisfare le reali esigenze del mercato, sia con gli spiccioli delle minori denominazioni, sia con emissioni di più alto valore nominale. Nondimeno, la monetazione “agonistica” svolse senz’altro un ruolo importante in questa fase produttiva e il repertorio tipologico pervaso da raffigurazioni connesse con i Giochi Aziaci (la ghirlanda della vittoria, quasi esclusivamente fatta di giunchi, e la dea Aktia) può essere il segnale più evidente del fatto che gran parte di queste monete erano immesse sul mercato in funzione degli agoni cittadini. La coniazione di un'unica serie da 4 assaria, per quanto il numero di esemplari rimasti ne attesti l’incremento notevole del volume di produzione rispetto alle isolate emissioni di Augusto ed Elio Cesare, solo in parte poteva rispondere a un reale bisogno sul mercato di un nominale di questo valore, poiché di certo rientrava in un disegno celebrativo di un evento di grande significato per la comunità, come per l’appunto un’edizione degli agoni cittadini. Nelle zecche orientali emissioni straordinarie, addirittura da 6 e 8 assaria, erano prodotte per le distribuzioni alla folla; va rimarcato, a tal proposito, che un’altra serie emessa a Nicopolis in questo periodo a carattere del tutto eccezionale, quella in argento, se effettivamente aveva il valore del quinario romano imperiale (in base al rapporto di conversione di 1:16 tra denario e assarion), equivaleva nominalmente proprio a un bronzo da 8 assaria. La monetazione di Antonino Pio, quindi, appare strettamente legata ai Giochi cittadini e si limitava a saturare una circolazione presumibilmente ancora ricca di numerario delle epoche precedenti; questi indizi suggeriscono in ogni modo che la città continuasse ancora a beneficiare della fase di slancio economico inaugurata con la ripresa delle attività di zecca sotto Traiano e Adriano.

L’elemento di maggiore uniformità che accomuna queste emissioni è rappresentato dall’appartenenza alla stessa denominazione, il probabile diassarion-dupondio che si attesta sui 9.5 g di media, ma che arriva superare i 12 g in diversi esemplari. Si tratta di 6 serie monetali attestate in 32 esemplari, a conferma che la produzione di emissioni in questo nominale rivestì un ruolo molto importante, soprattutto se raffrontato all’esiguità di testimonianze relative alla produzione dei più tradizionali assaria.

L’evoluzione della zecca nel contesto epirota Il quadro complessivo della monetazione antoniniana appare quindi molto articolato e non sempre di facile lettura, a causa di alcune carenze documentarie che rischiano di incidere negativamente sulla piena comprensione del periodo interessato. Il sistema monetario sembra impostato su sei denominazioni: una emidracma-quinario in argento (g 1.5-mm 15) e una sequenza di cinque categorie di moneta bronzea, probabilmente composta da ¼ di assarion-quadrante (g 1.5-mm 14), ½ assarion-semisse (g 3.5-mm 18), un assarion-asse (g 6.5-mm 22), un diassarion-dupondio (g 9.5-mm 25) e un tetrassarion-sesterzio (g 14.5-mm 32). Naturalmente questo tentativo di semplificazione è



NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

Nel quadro provinciale, prima ancora che regionale, l’epoca di Antonino Pio è segnata da un evento di grande rilevanza per l’economia monetaria epirota: l’inizio della produzione di moneta romana provinciale da parte della zecca di Corcyra. L’importante centro isolano, in realtà, forse non smise mai completamente di battere moneta dopo la riforma amministrativa augustea, ma le emissioni note di quel periodo sono poche e di inquadramento cronologico assai difficile, a causa dell’assenza del busto imperiale al dritto per quasi due secoli.215 Dopo il vuoto lasciato dalla chiusura delle officine di Buthrotum, è possibile che durante la prima metà del II secolo il versante settentrionale della regione, non compreso nel territorio inglobato dal sinecismo nicopolitano, abbia compensato la mancanza di numerario di nuovo conio in parte con la vecchia moneta neroniana, in parte con quella che affluiva dalle città più vicine, a nord da Apollonia e a sud da Nicopolis (fig. 22).

corcirese; si tratta di indizi ancora poco rilevanti, ma credo che se ne debba tener conto soprattutto alla luce degli sviluppi dell’età severiana, in cui le analogie di conio diventano del tutto evidenti.

La necessità della presenza di un nuovo centro di produzione si fece evidentemente sentire intorno alla metà del secolo, fase a cui si suppone di poter far risalire le prime emissioni “pseudo-autonome” della zecca corcirese.216 Con Antonino Pio le officine monetali dell’isola iniziarono a battere moneta in discrete quantità e in un’unica denominazione di g 5.85-9.98 e mm 19-23 (forse un assarion mediamente più pesante di quello nicopolitano), nota in circa una cinquantina di esemplari. È sicuramente difficile provare l’esistenza di una relazione diretta tra la produzione corcirese a carattere mono-nominale di questa fase e la coeva monetazione nicopolitana, che abbracciava uno spettro molto ampio di denominazioni, riservando, però, apparentemente, uno scarso volume di produzione proprio all’assarion; tuttavia, ritengo inevitabile che due realtà così vicine venissero a contatto e che una zecca di recente riapertura dovesse rapportarsi al centro di coniazione regionale. Risulta comunque impossibile stabilire se e quali tipi di relazioni potessero intercorrere tra le due officine monetali.

Fig. 22. Le zecche provinciali in Achaea, Epirus e Macedonia sotto gli Antonini (Coinage and Identity)

La monetazione di Marco Aurelio La monetazione della fase finale del regno di Antonino Pio fa registrare dei chiari segnali di cambiamento nelle modalità di produzione della zecca, che risultano amplificati nelle monete coniate sotto Marco Aurelio. L’aspetto più evidente di questa evoluzione è rappresentato da un ulteriore calo delle emissioni, cui si accompagna un evidente scadimento della qualità dei conii; nell’arco di un ventennio, infatti, si assiste al passaggio dal più alto livello di raffinatezza stilistica, toccato con le emissioni in argento (che a maggior ragione vanno attribuite a maestranze esterne intervenute appositamente per l’occasione), alle ultime serie in bronzo di difficile lettura a causa della scarsa accuratezza dell’incisione dei conii e forse anche dell’impiego di un metallo più scadente dal punto di vista qualitativo, che ne ha favorito un maggiore deterioramento. Questo fenomeno è evidente tanto nei nominali maggiori, rarissimi e di incerta attribuzione anche per via di una generale omologazione dei tratti somatici di Antonino Pio e di Marco Aurelio, quanto soprattutto nei nominali di piccolo taglio, in cui la legenda risulta spesso illeggibile e le fisionomie di Marco Aurelio e Lucio Vero sono quasi indistinguibili tra loro.

Eventuali analogie stilistiche nella lavorazione dei conii potrebbero provare l’impiego di maestranze comuni, appartenenti agli stessi ateliers di formazione. Si noti, allora, puramente a titolo di spunto di partenza per una riflessione su questo tema, l’analogia tra i conii di dritto di Antonino Pio delle serie nicopolitane 153-155 e il busto corcirese classificato come D1 nel recente catalogo pubblicato da Moucharte; tale suggestione è accresciuta dal fatto che al rovescio delle prime ricorre la figura di Aktia (o di Tyche) seduta a sinistra, in quello delle seconde prevale il tipo di Zeus Kasios in trono a sinistra, con posa del tutto analoga alla precedente (cfr. tav. 7.I).217 Un’impressione dello stesso genere può venire dall’accostamento del conio di dritto impiegato nelle serie 151-152 col busto Moucharte-D2 della zecca isolana. Non si dimentichi infine il caso della serie 163 con l’associazione del ritratto di Antonino al dritto e Marco Aurelio al rovescio, che potrebbe afferire alla produzione 215

HEAD 1932, pp. 327-328. Cfr. RPC I, p. 274. 217 MOUCHARTE 2007, pp. 276, 321. 216

256

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Il quadro di questa fase è complicato dalla quasi totale assenza di testimonianze relative ai nominali maggiori; si è già parlato dei due pezzi (serie 153-154) di dubbio inquadramento a causa della scarsa leggibilità della legenda, potenzialmente assegnabili sia ad Antonino Pio che a Marco Aurelio cesare, ma un caso ancora più problematico è offerto da un unico esemplare che probabilmente raffigura Antonino in età matura, legato per conio di rovescio (Atena) a una serie commemorativa e a una “pseudo-autonoma”, ma che sembra riportare già l’iniziale M nel nome imperiale (197). Sulla base dello stesso criterio sostenuto da Kraay (che non ha commentato questo esemplare) la titolatura M AIL ANTwNINOC KAICAR va attribuita a Marco (Elio) Aurelio, nonostante il ritratto sembri ancora quello del suo predecessore.

significative, raffigurano in particolare un’inedita associazione di Asclepio e Igea (serie 200), oltre alla più comune Atena (serie 201). In questo lotto si collocano anche due serie accomunate da un medesimo tipo di rovescio, che si distinguono solo per la diversa tipologia di busto imperiale, con o senza drappeggio (serie 203-204). Il tipo, catalogato nelle collezioni come “non identificato” (RPC IV, 7951-7952), è del tutto insolito, poiché ritrae una Nike su piedistallo che porta una ghirlanda e forse un trofeo o uno stendardo militare, mentre due figure minori stanno ai lati del podio in atteggiamento apparentemente supplice. Ancora più oscura è la legenda, costituita da due coppie di lettere disposte ai lati del gruppo centrale, rispettivamente TR a sinistra e Iw a destra. Come per altri due casi citati in precedenza, l’assenza dell’indicazione di zecca causa gravi problemi di attribuzione a Nicopolis, che tuttavia può essere sostenuta in base a tre ordini di ragioni: le stringenti analogie (se non identità) rispetto al conio di dritto della serie 200; il tipo di rovescio, che richiama ancora il simbolo della città, la Vittoria; il ritrovamento di un esemplare di questa serie tra le monete affiorate dall’odeion (OD80). Questi elementi consentono di suggerirne un’appartenenza molto probabile alla monetazione nicopolitana, sebbene permanga un riserbo non di poco conto dovuto all’oggettiva impossibilità di interpretare la legenda: escludendo che la parola TRIw possa far riferimento alle iniziali del valore nominale dei pezzi (sia che si riferisca a un triobolo, sia a un triassarion, non corrisponderebbe ai parametri metrologici effettivi delle emissioni), si può supporre che TR- stia per TROPAION (riferito al trofeo d’armi imbracciato dalla Nike), ma in tal caso rimarrebbe inspiegabile la seconda parte della legenda; oppure va ipotizzato che le lettere richiamino dei marchi di zecca, o dei numerali o delle iniziali di nomi propri (dei monetieri cittadini?), che per noi è del tutto impossibile comprendere (tav. 7.IV).220

Anche le serie 198-199 del nominale minore creano problemi cronologici, perché la titolatura imperiale è quasi illeggibile e il ritratto con barba corta sembra ancora giovanile, anche se sicuramente posteriore alle emissioni per Marco Aurelio cesare che abbiamo già esaminato; pertanto risulta difficile stabilire con certezza se furono battute sotto Antonino Pio o dopo la sua morte. Due di esse, inoltre, presentano anche difficoltà interpretative in merito all’identificazione del tipo di rovescio. La serie 198B sembra recare una corona di giunchi priva della solita A che ricorda i giochi cittadini, ma la lettura è incerta. La serie 199 è invece rappresentata da un esemplare conservato a Parigi tra gli inclassificabili, che riporta segni di ritocco su entrambe le facce (RPC IV, 9092). La legenda del rovescio è quasi indecifrabile, ma anche solo in virtù dell’analogia del conio di dritto con la serie 198 e del tipo canonico della Nike, si può attribuire a Nicopolis.218 Per individuare le prime monete sicuramente assegnabili a Marco Aurelio augusto (161-180 d.C.; la proclamazione avvenne solo dopo la morte del padre adottivo),219 sulla base di un ritratto fedele (la legenda è sempre di difficile decifrazione, ma le versioni prevalenti sembrano essere e AURHLIOC AUTOKRATOR ANTwNINOC ANTwNINOC), bisogna considerare le rare serie di dimensioni medie o piccole (200-210), la cui attribuzione a un nominale piuttosto che a un altro diventa in questo contesto veramente difficile. Sia per peso che per diametro esse si collocano infatti approssimativamente tra l’assarion e la sua frazione, oscillando da g 5.63 a g 3.98 per mm 16-20, ma la scarsità di esemplari attestati (al massimo due per ogni serie) e la marcata instabilità del peso impediscono una classificazione sicura; senza dubbio la media ponderale è più vicina ai valori della frazione che a quelli dell’assarion, ma si possono riconoscere forse cinque emissioni di diametro maggiore (18-20.5 mm) e attestate approssimativamente intorno a g 5.3, le quali potrebbero essere degli assaria che vanno gradualmente perdendo peso rispetto agli standard tradizionali (200-204). Due delle tre serie, le più

In questo quadro generale di difficile lettura e abbastanza scarno di testimonianze, dal quale non emerge chiaramente la struttura di un sistema monetario organico e in cui spicca piuttosto un generale scadimento qualitativo della produzione, non è facile collocare una serie appartenente alla denominazione maggiore della zecca, coniata a nome di Marco Aurelio su una media ponderale molto alta (g 22.90) e nota in due esemplari battuti su tondelli larghissimi di 36 e 39 mm.221 Si tratta ancora una volta di emissioni a carattere straordinario, prodotte in un’occasione di speciale prestigio per la città, come gli agoni aziaci; il tipo di rovescio conferma ancora questa lettura, dato che riprende la figura della dea Aktia su trono con scettro e vaso-premio (serie 193), che non a caso campeggiava anche su un multiplo da 3-4 assaria emesso sotto Adriano a nome di Elio Cesare.

220 Anche per quanto concerne questo caso di studio, si rimanda a CALOMINO 2010b. 221 Gli esemplari sono conservati rispettivamente a Londra e a Cambridge; cfr. RPC 8880.

218

Per una trattazione più approfondita di questo caso di studio, si rimanda a CALOMINO 2010b. 219 Cfr. KIENAST 1996, pp. 134-137.



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Il dato è sorprendente, non soltanto perché un messaggio di tale rilievo propagandistico risulta relegato a delle denominazioni di scarsissima visibilità, ma soprattutto per il valore storico-documentario di queste emissioni nell’ambito sia della monetazione civica che di quella provinciale. Le serie “armeniache” sono attestate infatti nel repertorio numismatico romano-provinciale tra le serie d’argento battute a nome di Marco Aurelio e Lucio Vero solo ad Alessandria (con l’analogo tipo del prigioniero sotto un trofeo d’armi)223 e a Edessa o a Carre in Mesopotamia, che ricalcano nel tipo (Armenia seduta con trofeo), ma con legenda in greco,224 la serie ufficiale dei denari imperiali (fig. 23).225

Se si eccettua questo caso isolato, la monetazione di Marco Aurelio restituisce un quadro di scarsa attività della zecca, in una fase di possibile stallo della produzione, forse a causa di difficoltà economiche anche nel reperimento del metallo, considerando il generale calo di peso delle emissioni e la loro scarsa frequenza. Forse a questo momento critico poteva essersi accompagnato un cambio delle maestranze deputate alle operazioni di coniazione, a giudicare dallo scadimento qualitativo dei conii.

Le serie “armeniache” e le emissioni in nome di Faustina II Le altre serie di incerto valore nominale rientrano nel novero degli spiccioli di piccolo taglio, che continuano a predominare sul mercato: si possono isolare 6 serie di sicura attribuzione a Marco Aurelio (205-210) e 4 probabilmente riferibili a Lucio Vero (211-214), a nome del quale non vengono coniate altre monete al di fuori di queste testimonianze del tutto inconsistenti (di fatto egli non beneficia di una monetazione a lui appositamente dedicata, ma le sue emissioni sono una pura appendice delle serie aureliane). A dimostrazione della povertà della documentazione pervenutaci, basti calcolare che delle dieci serie riconosciute sono noti in tutto 28 esemplari, che pesano mediamente tra g 2.13 e g 3.80 e misurano approssimativamente mm 15.5: ancora il mezzo assarion, quindi, anch’esso sensibilmente sottopeso.

Fig. 23. Emissioni in AR di Marco Aurelio per la conquista dell’Armenia: A. Roma, 164 d.C. (RIC 82a; CNG733649); B. Carre-Edessa di Mesopotamia, 164-169 d.C. (RPC IV, 6495; BMC 6, pl. XIX)

In secondo luogo, queste monete, proprio come le serie imperiali e le altre provinciali, offrono un prezioso termine cronologico post quem, fissato al 163-164 d.C.,226 ed è anche verosimile che siano state coniate prima della morte di Lucio Vero (169 d.C.). Inoltre la versione nicopolitana con Nike che incorona il trofeo, più che una ripresa della tradizionale tipologia ispirata al vittoriato repubblicano, va interpretata come una rilettura in chiave locale delle serie imperiali dell’Armenia, adattata con originalità al repertorio numismatico cittadino, che associa la vittoria iscritta nel nome stesso della città al tipo del trofeo, una forma di personale omaggio della comunità al trionfo imperiale (tav. 7.IV).

Come si diceva, la scarsa qualità dei conii e la ridotta misura del tondello consentono a stento di riconoscere i tipi monetali, ancor meno di decifrare le legende. Tuttavia questa produzione si contraddistingue, al di là della consueta prevalenza dei tipi con corona di giunchi o d’alloro (serie 210-213), per la presenza di tre nuovi tipi a soggetto militare. Ricorre infatti il tema della vittoria raffigurata da sola, come il tradizionale tipo-parlante della zecca (serie 207), o ritratta nell’atto di incoronare un trofeo d’armi (serie 208, 214); oppure campeggia il solo trofeo, probabilmente con un prigioniero legato ai piedi, secondo la classica iconografia del “captivus” (serie 209); in almeno due casi nel campo a destra si leggono abbastanza distintamente due lettere, RM, forse precedute a sinistra dalle lettere KAI (cfr. 207, 209): pensando anche alla tipica iconografia ricorrente nelle serie imperiali aureliane che celebrano la presa dell’Armenia (e la conseguente assunzione del titolo trionfale Armeniacus da parte dell’imperatore), risulta plausibile uno scioglimento della legenda qui ricostruita come ARMENIA o forse ARMENIAKOC, se preceduta da una K iniziale di KAICAR. Se ne venisse confermata l’attribuzione a Nicopolis, anche la serie 199, che reca due lettere simili a RM nel campo a destra, e le serie 203-204, con la Nike che sembra portare un trofeo tra due figure supplicanti, potrebbero essere inquadrate nello stesso contesto storico delle cosiddette serie “armeniache”.222

222

Il quadro delle denominazioni minori di questa fase è chiuso da cinque serie emesse a nome di Faustina II (147175 d.C.) nei tipi con AKTIA entro corona di giunchi, Asclepio, tempietto rotondo, Artemide alla guida di una biga di cerve (questi ultimi due ripresi dal repertorio monetale adrianeo) e Afrodite (serie 215-219).227 Come sempre, la media ponderale oscilla notevolmente (da g 1.92 a g 3.27) e si attesta su valori approssimativi di g 2.45 per 15 mm di diametro, in base ai quali dovrebbe rientrare entro i parametri della frazione minore dell’assarion, a cui abbiamo proposto di assegnare il valore del quadrante, anche se pesa sensibilmente di più rispetto alle corrispondenti serie di Faustina senior. D’altro canto, proprio in virtù del fatto che su questa 223

Cfr. RPC 14082, 14116, 14177, 14501-14503, 15193, 16199. Cfr. RPC 6495, 8031, 8035, 8630. 225 Cfr. RIC 78-86 (Marco Aurelio) e 498-506 (Lucio Vero). 226 Cfr. KIENAST 1996, p. 144. 227 Pur non essendo stato possibile un riscontro autoptico, si è scelto di espungere l’esemplare di Faustina contromarcato, edito in MISSERE, FONTANA 1999, n. 150, p. 14, in quanto non sembra pertinente alla produzione della zecca. 224

Cfr. CALOMINO 2010b.



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categoria di monete veniva ritratto solamente il busto drappeggiato delle auguste, si può ipotizzare che esse afferissero alla medesima denominazione, e che anzi l’adozione dell’effigie femminile fosse un espediente per distinguere il nominale dagli altri, come si usava fare in molte zecche romane provinciali. Risulta però difficile assegnare queste emissioni a una fase cronologica precisa, in quanto potrebbero risalire tanto alla fase finale del regno di Antonino Pio (147-161 d.C., quando la figlia era già divenuta augusta),228 quanto agli anni centrali del regno di Marco Aurelio (161-175 d.C.); la seconda ipotesi è però più probabile, sia per lo scarto ponderale rispetto alle analoghe serie di Faustina senior, sia per la minore accuratezza del livello stilistico dell’incisione dei conii rispetto a quelli della madre, in conformità con le emissioni di Marco Aurelio augusto e Lucio Vero.

(31 esemplari noti), la seconda di g 5.25 per mm 21 (14 esemplari noti).230 Anche se risulta sensibilmente sotto peso rispetto ai pochi esemplari emessi a nome di Antonino Pio e di Marco Aurelio all’esordio della monetazione di Commodo (a conferma di una tendenza già rilevata nella monetazione aureliana), per dimensioni del tondello e caratteri generali questa produzione sembra sicuramente rapportabile al valore dell’assarion, di cui evidentemente la circolazione necessitava dopo una lunga fase di emissioni prevalentemente dedicate ai suoi multipli e sottomultipli. La conferma può venire dalla ripresa delle emissioni commemorative, battute ancora in due serie parallele (Nike a destra, anziché a sinistra come nelle serie regolari, e imperatore su cavallo in corsa, 228-229) che risultano mediamente ancora più leggere delle precedenti (rispettivamente g 4.13 per mm 19 e g 3.45 per mm 18.5). In questa fase tali oscillazioni possono essere considerate quasi fisiologiche e la perdita di peso è visibile già nelle serie ordinarie, ma rimane il dubbio se attribuirle alla loro stessa denominazione o alla sua frazione; considerando quanto si è rimarcato in merito al progressivo alleggerimento di peso del nominale principale, la prima ipotesi sembra preferibile.

Le emissioni di epoca commodiana Non è facile rendere compatibile il quadro generale dell’età di Marco Aurelio con la monetazione di Commodo (175-192 d.C.), che presenta, al contrario della precedente, caratteri di maggiore regolarità e accuratezza stilistica. La gran parte delle sue emissioni lo ritraggono con busto giovanile laureato e drappeggiato e la titolatura A KAICAR AUR KOMO (in cui la A potrebbe far riferimento sia ad AUTOKRATWR sia ad AUGOUCTOC) può anche risalire agli anni della co-reggenza col padre (175-180 d.C.). Tuttavia anche nelle emissioni che recano il ritratto maturo e barbato, sicuramente successive, la titolatura imperiale non cambia in maniera significativa (KAICAR MA KOMOD - A KA KOMODOC) e non costituisce pertanto un elemento davvero discriminante. In generale, le differenze tecniche e stilistiche rispetto alla monetazione aureliana sembrano troppo evidenti per poter considerare le due produzioni coeve; pertanto la pur limitata documentazione commodiana appare a tutti gli effetti come il tentativo di avviare un nuovo corso della monetazione cittadina, forse dopo una fase di difficoltà; pertanto, anche se nel catalogo si è preferito proporre una datazione a partire dal 177 d.C. (anno in cui diventò augusto, subito prima di sposare Crispina),229 è più probabile che le emissioni di Commodo vadano interamente assegnate agli anni di regno come unico imperatore (180-192 d.C.).

Anche le frazioni minori, da ¼ o ½ assarion, continuano ad essere battute parallelamente ai nominali principali, ancora con grande regolarità, in sei serie parallele: quattro a nome di Commodo ormai maturo (in due ritratti barbati successivi, ciascuno associato a due serie), di g 1.90 mm 13 (222-225) e due a nome di Crispina (178-192 d.C.),231 di g 2.30 per mm 14-15 (226-227). Dubbia è la cronologia delle serie della augusta, che fu ripudiata ed esiliata a Capri nel 182, o, meno probabilmente, nel 187 d.C..232 Ciò indurrebbe a proporre una datazione alta, agli inizi del regno di Commodo; ma le tre coppie di emissioni del nominale minore per l’imperatore e la moglie risultano concepite all’interno di un unico programma monetale, dal momento che ognuna è regolarmente divisa in due emissioni, una col tipo della A entro corona di giunchi, l’altra con quello della prua a forma di testa di cinghiale, ancora un recupero dal repertorio adrianeo: non si può escludere, quindi che vadano datate tutte agli anni centrali del regno. Nel quadro di stabilizzazione del sistema avviato con gli assaria “giovanili” di Commodo, questi spiccioli andavano a rifornire i canali della circolazione minuta; anch’essi sembrano infine far registrare una graduale diminuzione di peso verso la fine del regno, riscontrabile tra le serie dell’augusta e quelle dell’imperatore.

Un altro elemento che concorre a supportare questa ipotesi è offerto dai caratteri metrologici delle serie in questione, che finalmente presentano grande uniformità. Si registra innanzitutto la ripresa sistematica della coniazione di una denominazione principale, dalla media ponderale abbastanza stabile, che funge da cardine del sistema: questi pezzi sono prodotti in due serie parallele (Nike e Tyche, 220-221), la prima di g 4.90 per mm 21

L’ultima categoria di emissioni (inquadrabile, però, più genericamente, nella seconda fase dell’età antoniniana) è rappresentata dalla monetazione “pseudo-autonoma”, che 230 Si noti, inoltre, che l’andamento dei conii di queste serie è estremamente regolare e, fatta qualche eccezione, prevale l’orientamento dell’asse a h 6 su quasi tutti gli esemplari noti (36 su 45 totali) di entrambe le serie monetali; cfr. anche OIKONOMIDOU 1975, pp. 98-99. 231 Cfr. KIENAST 1996, pp. 150-151. 232 http://rpc.ashmus.ox.ac.uk/imperial/crispina/.

228

Faustina II divenne infatti augusta già nel 147 d.C.; cfr. KIENAST 1996, p. 141. Ad Alessandria si coniò moneta in suo nome dal 147/148 d.C. al 174/175 d.C.; http://rpc.ashmus.ox.ac.uk/imperial/faustina-ii/. 229 La monetazione per Commodo iniziò a Roma nel 175 d.C., ad Alessandria d’Egitto tra il 175 e il 176 d.C.; cfr. http://rpc.ashmus.ox.ac.uk/imperial/commodus/.



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continua ad essere battuta nei parametri del multiplo dell’assarion (g 7.30-8.25, mm 24-25). I criteri di distinzione di queste serie dalle precedenti si fanno sempre più labili, poiché la tipologia di rovescio si riduce pressoché esclusivamente alla raffigurazione della dea Aktia e non si riesce a riconoscere altri validi parametri di classificazione al di fuori degli elementi stilistici dei conii; pertanto, i termini cronologici di queste emissioni possono abbracciare un arco di tempo esteso almeno dall’epoca di Marco Aurelio fino agli inizi della dinastia severiana.

risorse senza precedenti, forse in concomitanza con una visita imperiale ai Giochi cittadini. Tale intervento sembrava preludere a una più sistematica programmazione della produzione monetale della zecca, per la prima volta impostata su un sistema monetario apparentemente ispirato al modello romano, in quanto strutturato sul bimetallismo e su una griglia di cinque denominazioni bronzee differenti, teoricamente rapportabili alle categorie tradizionali del sistema romano imperiale (sesterzio, dupondio, asse, semisse e quadrante). In realtà questo progetto si rivela, viceversa, molto povero di risultati concreti sin dalla sua impostazione iniziale, poiché il volume di produzione appare da subito molto ridotto e improntato, in primo luogo, a mantenere viva l’esaltazione dei Giochi cittadini nella monetazione; in secondo luogo, a integrare una massa di circolante rimasto sul mercato dagli anni precedenti ancora in grandi quantità. In questo periodo più che mai è pertanto possibile ipotizzare che la zecca coniasse quasi solo in occasione degli Aktia quadriennali, poiché l’economia locale non necessitava di significative immissioni di numerario di nuovo conio per i bisogni di scambio quotidiani.

Le serie “pseudo-autonome” con Aktia qui isolate sono due (in una delle quali la dea è seduta a destra anziché a sinistra), ma esse includono almeno cinque tipi di emissioni differenti per caratteristiche stilistiche, di cui si è cercato di rendere conto nel catalogo, illustrandoli separatamente in sequenza; la costante che le accomuna è il graduale scadimento qualitativo dei conii, ravvisabile prima nei caratteri della legenda, che si fanno stilizzati, sfasati e distanziati in maniera irregolare tra loro, poi anche nei tratti del busto della città turrita, sempre meno accurato nei particolari del volto (le torri della corona si assottigliano, la testa e il tronco diventano due blocchi distinti tenuti insieme da un collo cilindrico) e della veste (serie 230A-B). Altre due serie, molto più rare, che si distinguono solo per l’alternanza del busto di dritto a destra e a sinistra, riportano infine il tipo del tripode (231A-B). In merito alla n. 231A, va annotato un dato di scavo molto rilevante; almeno un esemplare afferente a tale emissione (l’unico rimasto leggibile) apparteneva al ripostiglio di Plakanida-Arta (di cui si parlerà diffusamente nel prossimo capitolo), che conteneva esclusivamente bronzi nicopolitani databili fino all’età di Gallieno, ma in gran prevalenza risalenti all’epoca severiana. Ciò potrebbe indurre a inquadrarla cronologicamente già nel III sec. d.C., ma, considerando che essa presenta un legame di conio di dritto con la n. 230A (tipo 5), che sembra afferire complessivamente a un contesto (di poco?) anteriore, è parso più opportuno collocarla in questa fase della monetazione civica, classificandola con la dicitura “antoniniana-severiana”.

Che a questi fattori si sia aggiunta la presenza di un centro di produzione sostanzialmente nuovo, molto vicino e da subito estremamente attivo, come quello di Corcyra, in grado forse di esercitare un’influenza importante sui mercati locali precedentemente monopolizzati dalla moneta nicopolitana, è assai probabile. Durante i regni di Marco Aurelio, Lucio Vero e Commodo, infatti, il volume di produzione della zecca isolana si mantiene costante e su livelli sia ponderali che qualitativi decisamente alti,233 tali da poter fare concorrenza alla contemporanea moneta bronzea di Nicopolis, se non addirittura da arrivare a rimpiazzarla sul mercato locale e regionale in alcune fasi di particolare difficoltà, come proprio nel periodo 161-180 d.C.. A tal proposito giova rimarcare che anche in età commodiana si registrano delle analogie di conio di dritto veramente notevoli tra serie nicopolitane e serie corciresi, le quali non possono che confermare l’impressione suscitata dalle forti similitudini stilistiche tra la produzione delle due zecche epirote cha avevamo già segnalato con riferimento all’epoca di Antonino Pio. Se sotto Marco Aurelio la monetazione di Nicopolis è troppo inconsistente e di scarsa qualità anche solo per offrire un termine di confronto attendibile, nell’ultima fase della produzione di Commodo, vale a dire nelle serie del nominale minore prodotte anche per Crispina, il ritratto dell’imperatore barbato e la titolatura della legenda offrono marcate analogie con quelli adottati nella denominazione principale corcirese (tav. 7.I); anche in questo caso, dunque, sarebbe lecito ipotizzare l’esistenza di forme di cooperazione tra le rispettive officine, che potrebbero aver comportato, ad esempio, il coinvolgimento delle stesse maestranze.

La parte finale di questo periodo fa registrare quindi una tendenza apparentemente opposta rispetto a quella degli inizi della dinastia antoniniana, forse provocata da oggettive difficoltà economiche della città oppure da una fase critica nella gestione delle officine monetali della zecca, la quale probabilmente attraversò un momento di riorganizzazione interna. Quello che si può dedurre dalla documentazione monetale è che un evidente calo produttivo, cui si accompagnò un generale scadimento qualitativo della coniazione, interessò la monetazione cittadina a partire dalla fine del regno di Antonino Pio. Questo si era aperto con propositi ben diversi, di celebrazione della dinastia attraverso un dispiego di

233



Cfr. MOUCHARTE 2007, pp.

IV. STORIA DELLA ZECCA E DELLA PRODUZIONE MONETALE

Tav. 6.I. A. Lucerna rinvenuta a Nicopolis raffigurante la corona di giunchi su mensa e incisa con l’iscrizione AKTIAKA (riduzione, NikÒpolij B/). Monete bronzee di Nicopolis raffiguranti la mensa agonistica al R/ (ingrandimenti): B. VAR5749 (Traiano); C. MI2236 (Adriano). Tav. 6.II. Serie in AR di Antonino Pio e Diva Faustina: D. Nicopolis (L, BMC 8, pl. XIX); E. Roma, 145-161 d.C. (KING 19); F. Nicopolis (L, OIKONOMIDOU 30); G. Roma, 141 d.C. (KING 36). Tav. 6.III. Serie con busti di Antonino Pio e Marco Aurelio: Nicopolis(?): H. OD85; I. OD199; J. Cyprus: PARKS 21 (CNG237, lot 164). Tav. 6.IV. Serie antoniniane di Nicopolis con analogie e legami di conio: K. OD279; L. OD161; M. PRex12; N. P (OIKONOMIDOU 5)

261

NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

Tav. 7.I Emissioni antoniniane di Nicopolis e Corcyra a confronto: A. Nicopolis: Y1844; B. Corcyra: L (BMC 2, pl. XXVI); C. Nicopolis: VAR5640; D. Corcyra: MI3564 (MOUCHARTE 1-7); E. Nicopolis; M (OIKONOMIDOU 15); F. Corcyra: MI4961 (MOUCHARTE 73-76). 7.II. Serie “armeniache” di Nicopolis e possibili modelli: G. Roma, 163-164 d.C. (RIC 891, Triton V, 1993); H. Nicopolis? (B7682JF); I. Alexandria, 164-165 d.C. (RPC 14116; CNG85, lot 76); J. Nicopolis: PR26; K. Roma, 165-166 d.C. (cfr. RIC 1448); L. Nicopolis: OD204

262

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IV.5 LA MASSIMA FIORITURA DELLA ZECCA (193-217 D.C.) fatti registrare dalle epoche precedenti, troviamo una sola fase in grado di attestare un analogo livello di produttività, quella adrianea (durata quattro anni in più), alla quale afferiscono in tutto 94 serie monetali, di cui 34 dell’imperatore, 7 per Antinoo, 16 di Elio Cesare, oltre a 24 commemorative (alcune delle quali di non sicura identificazione) e 13 “pseudo-autonome” che, come si è detto, potrebbero in parte slittare all’epoca successiva. Il computo dei conii conferma il quadro di una produzione sistematica e ininterrotta, per un totale complessivo di 393 esemplari noti.

La dinastia dei Severi Dopo una prima esperienza sotto gli Antonini, con l’età dei Severi si afferma definitivamente una monetazione che potremmo definire di impianto “dinastico”, strutturata cioè secondo una distribuzione organica delle emissioni tra i diversi membri della famiglia imperiale; alla base è possibile riconoscere un’attenta pianificazione della struttura portante del sistema monetario, che ritorna ad essere imperniato definitivamente su tre denominazioni. Per la classificazione di questa cospicua sezione di materiale, si è scelto di dividere la produzione in due gruppi principali, che dovrebbero rispecchiare più fedelmente l’effettiva successione cronologica delle serie monetali, costituiti rispettivamente dalle emissioni di Settimio Severo, prima, e di Caracalla poi, a nome loro e dei diversi familiari, piuttosto che accorpare in nuclei distinti tutte le monete coniate per ciascun membro della dinastia.234 Non mancano tuttavia le difficoltà nel definire una precisa scansione cronologica delle emissioni recanti il busto dei figli o della moglie dell’imperatore; pertanto le attribuzioni proposte nel catalogo lasciano aperti diversi interrogativi.

La vera novità della monetazione severiana risiede però, come già si anticipava, nella produzione sistematica di emissioni parallele per ciascuno dei diversi membri della famiglia imperiale, che, se è normale nel quadro dell’attività della zecca di Roma, assume una più marcata valenza ideologica nell’ambito della monetazione romana-provinciale, dove la presenza sistematica di tutti gli esponenti della casa regnante nella monetazione locale è la probabile conseguenza di una politica improntata a una maggiore influenza (se non a un più diretto controllo) dell’autorità centrale sulle zecche di provincia, oppure di una aperta volontà delle élites cittadine di ingraziarsi e omaggiare la famiglia imperiale. Del resto è possibile che questa prima dinastia di estrazione pienamente provinciale (nord-africana e siriana) sentisse il bisogno di marcare più sistematicamente la propria presenza negli affari delle province orientali, anche se questi erano di natura prevalentemente militare.

All’interno della monetazione classificata sotto le emissioni di Settimio Severo (193-211 d.C.) si inquadrano quindi una parte delle monete coniate a nome della moglie Giulia Domna e del figlio Caracalla (augusto a partire dal 197 d.C.),235 insieme all’intera produzione in onore della nuora Plautilla (che fu ripudiata dal marito nel 205 d.C.)236 e del secondogenito Geta (morto nel 211 d.C., pochi mesi dopo il padre).237 In questo lotto (serie 232-354) sono incluse infine le uniche emissioni commemorative di epoca severiana, che si possono attribuire al medesimo orizzonte temporale in base ad analogie di conio che le legano ad alcune serie battute per il giovane Caracalla e, molto probabilmente, ad una di Settimio Severo. Il computo complessivo delle emissioni di questa prima fase della dinastia offre una significativa testimonianza del cospicuo aumento di produzione che caratterizza l’intero periodo: omettendo per il momento la distinzione per denominazioni monetali, abbiamo isolato 26 serie dell’imperatore, 8 dell’augusta, 49 di Caracalla, 16 di Plautilla, 22 di Geta, oltre a 4 serie commemorative di Augusto fondatore, per un totale complessivo di 125 serie monetali. Di queste, solo le emissioni di Settimio Severo, Geta e Plautilla possono essere attribuite per intero e con certezza a questo arco cronologico, mentre, come si diceva, la distribuzione delle serie di Giulia Domna e Caracalla tra questa fase e la successiva è suscettibile di variazioni. In ogni caso, se confrontiamo da un punto di vista quantitativo il dato del totale delle emissioni relativo a questo primo periodo con i valori

Che nella gestione della zecca nicopolitana si registri l’inizio di un nuovo corso è evidente anzitutto dalla qualità della produzione della moneta bronzea, di livello nettamente superiore rispetto al palese scadimento qualitativo riscontrabile nella seconda parte dell’epoca antoniniana. In alcune emissioni si registra l’adozione di una innovazione tecnologica: è infatti possibile riconoscere una leggera depressione circolare al centro del tondello, sulla faccia del rovescio (cfr. ad esempio le serie 233, 240-241, 245 di Settimio Severo), che potrebbe forse testimoniare l’impiego di un sistema di punzonatura finalizzato al trattenimento del flan durante l’operazione di battitura, rendendo così più preciso l’intero processo di coniazione. Ma la perizia dell’incisione dei conii emerge soprattutto dall’attenzione riservata alla ritrattistica imperiale, che, dopo i segnali di trascuratezza della produzione antecedente (nella quale risulta spesso difficile distinguere un imperatore da un altro, anche a causa dell’adozione di modelli di riferimento ancora legati all’effige di Antonino Pio per riprodurre l’immagine del primo Marco Aurelio), permette ora di apprezzare la maturazione e il graduale invecchiamento del volto dei singoli personaggi ritratti. Questo fattore rappresenta senz’altro un importante criterio di seriazione delle emissioni monetali, che riduce in parte i problemi di

234

Questo è il criterio adottato invece in OIKONOMIDOU 1975. KIENAST 1996, p. 162. KIENAST 1996, pp. 164-165. 237 KIENAST 1996, p. 166. Contra Mattingly, in BMCRE cxciii. 235 236



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

classificazione generati proprio dalla difficoltà di riuscire ad attribuire, all’interno della produzione dinastica, la titolarità delle emissioni dei familiari di Settimio Severo al suo regno, piuttosto che a quello del figlio.

importanti analogie stilistiche tra le serie di Caracalla col tipo della Tyche seduta e del tripode sacro (280-281) e quelle corrispondenti di Plautilla (319, 322), che consentono di comprovare la contemporaneità delle rispettive produzioni monetali (cfr. tav. 8.I).241 In sostanza, possiamo inquadrare l’intero gruppo di emissioni coeve di Settimio Severo e di tutti i membri della sua famiglia negli anni compresi tra il 202 e il 205 d.C., quelli corrispondenti alla durata del matrimonio tra Caracalla e Plautilla.242

Il criterio fisiognomico è utile prima di tutto proprio per determinare la successione delle emissioni di Severo. In conformità con quanto si riscontra nella monetazione romana imperiale, il più evidente indice di invecchiamento del ritratto del capostipite della dinastia sembra essere offerto dalla foggia della barba, che con l’età va progressivamente allungandosi e dividendosi in due o più cuspidi, come si può apprezzare nei ritratti degli ultimi anni della sua vita238 e in quelli postumi del Divo Pio Severo, in cui questo aspetto è più evidente.239 Si possono quindi individuare 5 principali tipologie di ritratto, che, ordinate in sequenza sulla base di questo criterio, vedono un’evoluzione abbastanza lineare del busto imperiale, dalla versione più austera, con barba corta (serie 237-241), adottata contemporaneamente anche nelle uniche emissioni della denominazione minore (che possiamo immaginare fossero coniate sin dalla fase inaugurale della monetazione di ciascun imperatore; serie 257), alle versioni intermedie (serie 242-250), a quella dall’espressione man mano più serena e caratterizzata dalla tipica barba lunga, bifida e riccioluta dell’imperatore in età più avanzata (serie 251-253 e 254256). In quest’ultima categoria va isolato in particolare un ristretto gruppo accumunato dallo stesso conio di dritto e riprodotto in tre serie (254-256), che offre riferimenti fondamentali per stabilire delle relazioni di conio con le emissioni parallele di Giulia Domna e dei figli; le serie 255 e 256 condividono anche il conio di rovescio con le prime due emissioni dell’augusta di questa fase, recanti i tipi della Nike (o forse più precisamente di Nicopolis, visto che la Vittoria sembra indossare una corona turrita) incedente a destra, e della Tyche stante a destra (262263). Gli stessi conii ritornano in due emissioni di Caracalla (serie 277-278), così come una moneta col tipo di Asclepio (serie 276) potrebbe provenire dal medesimo conio di rovescio con cui fu prodotta la terza serie di Giulia Domna presente in questo gruppo (264). Ancora i tipi di Tyche, Nike e Asclepio vengono riproposti nelle serie 333, 336-337 di Geta, con chiare analogie stilistiche e possibili identità di conio rispetto alle precedenti; ad esse si aggiungono i tipi di Afrodite e Tyche seduta (serie 334-335), adottati contemporaneamente anche nelle monete di Giulia Domna (serie 266-267) e di Caracalla (serie 280).240

Questi legami consentono di estrapolare degli elementi utili a sancire la contemporaneità delle quattro monetazioni parallele, che rappresentano un punto fermo nella definizione della griglia cronologica di questa fase della produzione monetale della zecca. È chiaro dalle caratteristiche del ritratto di Settimio Severo che esse risalgono a un momento avanzato della sua monetazione e il dato è confermato dalle sembianze del figlio Caracalla nelle emissioni coeve, che presenta una fisionomia meno fanciullesca rispetto alle prime serie battute in suo nome. Sulla base di questi presupposti si può trarre anche un altro importante ordine di conclusioni: mentre l’esistenza di emissioni di Caracalla anteriori a questo nucleo dimostra che la zecca iniziò a battere moneta per il primogenito dell’imperatore abbastanza presto, forse insieme o solo pochi anni dopo l’inizio delle serie di Settimio Severo (verosimilmente dopo il 197-198 d.C., visto che il titolo di sebastos compare sin dalle prime emissioni di Caracalla; cfr. serie 270-273),243 le prime emissioni in nome di Giulia Domna e di Geta sono leggermente più tarde, in quanto coeve a questo stesso nucleo.244 Per quanto concerne l’augusta, infatti, non si ravvisano serie monetali antecedenti a queste emissioni, poiché esse sono le uniche in cui porta la tradizionale acconciatura di prima maniera, coi capelli raccolti dietro la nuca, mentre tutte le altre monete a suo nome la ritraggono con la tipica acconciatura severiana a capelli riuniti in trecce cadenti sulle spalle, che lanciarono una moda diffusissima tra le matrone romane nei decenni a seguire. Dato che questo stile di capigliatura non compare nella monetazione romana imperiale prima della morte di Settimio Severo, ma a partire dalle emissioni di Caracalla per la madre,245 ne consegue che le serie 262-269 di Giulia Domna sono le uniche sicuramente risalenti agli anni di regno del marito. Un’ulteriore conferma si può ricavare dalla constatazione che anche le rare serie dell’augusta afferenti alla denominazione minore (268269), che, come si è detto, venivano abitualmente prodotte insieme alle emissioni inaugurali delle

Un ultimo prezioso supporto per datare con più precisione il cospicuo lotto di emissioni monetali a nome di tutti i membri della dinastia severiana viene dall’incrocio di alcune monete di Caracalla con quelle coniate a nome della moglie Plautilla: non si riesce a individuare legami di conio sicuri, ma si ravvisano

241 Si possono quindi teoricamente individuare almeno cinque tipi di rovescio accomunati dalle emissioni parallele che celebravano contemporaneamente Settimio Severo, Giulia Domna, Caracalla, Plautilla e Geta; questi dati sono conformi al quadro delineato per le zecche greco-orientali in JONES 1963, pp. 328-333. 242 KIENAST 1996, pp. 162-164. 243 Cfr. nelle emissioni romane imperiali, RIC IV/1, pp. 74-75. 244 Diversamente a Roma le prime emissioni dell’augusta risalgono già agli inizi del regno; cfr. RIC IV/1, pp. 63-63, 73; HILL 1964, p. 171. 245 Cfr. RIC IV/1, pp. 272-275.

238

Cfr. RIC IV/1, pp. 196-199, tav. X, nn. 8-19. Si veda anche HILL 1978. 239 RIC 191. 240 Si vedano in particolare le possibili identità di conio tra Caracalla, serie 278, 280 e Geta, serie 333, 335 (tipi di Tyche stante con scettro e Tyche seduta con patera).



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denominazioni maggiori, risalgono sicuramente a questa fase, come certificano le analogie del ritratto e della capigliatura. Certo, risulta difficile spiegare perché durante il regno di Settimio Severo venisse dedicata una monetazione così limitata alla moglie. D’altra parte questo dato è perfettamente compatibile col quadro offerto dalla monetazione dei figli, che è quantitativamente ben più cospicua di quella del padre e della madre; ciò indurrebbe a supporre che da un certo momento in avanti (sicuramente posteriore al 205 d.C.) la zecca avesse smesso di coniare monete per Settimio Severo, a favore di una produzione riservata a Caracalla e Geta (rispettivamente, le serie 291-316 e 339-354, che esamineremo più avanti).

viene quasi del tutto abbandonando il tipo-simbolo della zecca di epoca antoniniana: la corona di giunchi. Non è certo un caso che questo simbolo, senz’altro il più caratteristico della produzione monetale nicopolitana, venga in qualche modo recuperato in alcune serie severiane della denominazione intermedia come elemento accessorio del tipo monetale di rovescio (precisamente in 11 serie su 26 dell’imperatore; C232-244). La ghirlanda, infatti, rimpicciolita a tal punto da non poter più contenere né la legenda AKTIA né la sua iniziale A, viene collocata nel campo vicino ai margini del tondello e, perso il suo ruolo tradizionale di tipo a sé stante, diviene appunto un particolare del rovescio dissociato dalla figura principale (sia essa una divinità o un oggetto carico di valore sacrale, come il tripode col serpente); la funzione della piccola corona nella nuova versione severiana non è però puramente esornativa, ma sembra piuttosto compensativa dell’abbandono delle tematiche agonistiche come repertorio principale della monetazione.

I Giochi Aziaci nella produzione severiana e i rapporti con la monetazione di Corcyra Nella grande varietà tipologica che caratterizza come sempre il repertorio monetale della zecca, va annotato un elemento estremamente chiaro e significativo, che appare tanto più marcato quanto più si accosta il quadro severiano a quello di epoca antoniniana, all’interno del quale spiccava la netta preponderanza dei temi legati alla celebrazione dei Giochi Aziaci: i tipi che fanno più esplicito riferimento agli agoni scompaiono infatti quasi del tutto dalle denominazioni maggiori e risultano sistematicamente relegati alle rare serie della denominazione minore.246 Questa è rappresentata complessivamente da 16 serie monetali, di cui una di Settimio Severo (257),247 3 commemorative (259-261),248 2 di Giulia Domna (268-269), 8 di Caracalla (283-290), una di Plautilla (332) e due di Geta (338, 348); sul totale qui elencato si contano 2 raffigurazioni della corona di edera, 2 della mensa agonistica e 2 della tradizionale corona di giunchi in cui è inscritta la legenda AKTIA. Quanto rimane delle tipologie agonistiche è quindi solo uno scarno retaggio della tradizione passata, limitato alle serie minori, attestate al massimo in due esemplari ciascuna. Nella denominazione intermedia rimane solo la figura della dea Aktia, ormai entrata a far parte a pieno titolo del pantheon cittadino, mentre ricorre con maggiore frequenza il tipo della Nike alla guida della biga, indirettamente associato all’ambito dei giochi sacri. In ogni caso è evidente proprio da questo punto di vista il cambiamento posto in atto nella scelta del repertorio tematico della monetazione cittadina, che rimane sostanzialmente incentrato sul patrimonio cultuale della comunità, mentre

Questa ghirlanda svolge inoltre un ruolo identificativo fungendo a tutti gli effetti da marchio di zecca, la quale risulta così riconoscibile dalla sola apposizione del suo simbolo più caratteristico e rappresentativo all’interno del tondello monetale. Ne è la prova una singolare serie di Settimio Severo, nota in un solo esemplare (VR72511), che riporta la corona di giunchi rimpicciolita al centro del rovescio, come tipo monetale indipendente, contenuta all’interno di una corona d’alloro (chiaramente distinguibile per la classica forma lanceolata delle foglie), che funge invece da elemento decorativo di cornice (serie 246); l’originalità della scelta (oltre che la presenza di possibili legami col conio di diritto della serie 247, e comunque di evidenti analogie stilistiche con i ritratti delle serie vicine) consente di attribuire senza margini di dubbio l’emissione alla zecca nicopolitana, anche in assenza (o in caso di completa erasione?) della legenda monetale. Un marchio di riconoscimento della zecca, quindi, associato al ricordo dei Giochi Aziaci nella fase in cui la loro commemorazione nella monetazione cittadina tocca i minimi storici. Se per la fase antoniniana è sembrato logico associare la proliferazione delle serie agonistiche alla produzione di moneta in funzione delle festività aziache, va conseguentemente ipotizzato che il cambiamento in corso nella monetazione severiana sia il risultato di una nuova politica monetaria cittadina, non più prevalentemente funzionale al rifornimento della circolazione locale in occasione dei Giochi, ma piuttosto a una più costante e sistematica immissione sul mercato di numerario bronzeo, come l’aumento del volume di produzione sembra certificare. D’altra parte, gli anni di regno di Settimio Severo furono caratterizzati da importanti occasioni celebrative, dai ludi sacri ai decennalia dell’imperatore, che si potevano prestare a emissioni speciali di moneta.249 In ambito locale non si faceva esplicito riferimento a queste ricorrenze, ma è possibile che eventi di particolare risonanza nell’impero,

246

Questi argomenti sono trattati anche in CALOMINO 2007, in corso di stampa. Si noti che questa serie, nota in un unico esemplare, reca il busto radiato dell’imperatore per la prima volta nella monetazione nicopolitana; l’adozione di questa tipologia di dritto nella denominazione minore del sistema, dimostra inequivocabilmente che non era utilizzata per contrassegnare il valore nominale doppio della moneta bronzea, come si usava fare per convenzione nella monetazione romana imperiale. 248 In questa fase le serie commemorative sono confinate quasi esclusivamente alla denominazione minore emessa in parallelo a quelle battute a nome di Caracalla cesare, con cui condividono i tipi (A entro corona di edera, Nike alla guida di una biga e mensa agonistica; serie 259-261 e 285-286, 288) e, in un caso, forse anche il conio di rovescio (serie 259 e 285); cfr. anche KRAAY 1976, p. 242. 247

249



Cfr. HILL 1964, pp. 174-188.

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soprattutto se cadevano in concomitanza con le edizioni dei Giochi, rappresentassero uno stimolo a coniare anche per le zecche provinciali. Nel nostro caso, le emissioni più importanti sono forse ancora le serie battute contemporaneamente per tutti i membri della famiglia imperiale (tav. 8.I.). È ipotizzabile che questo gruppo unitario di emissioni risalisse a un’edizione speciale dei Giochi, che sarebbe dovuta cadere intorno al 202-205 d.C.: secondo il nostro conteggio, potrebbe essere esattamente quella del settembre 202 d.C., cioè nello stesso anno in cui, in aprile, si erano celebrate le nozze di Caracalla e Plautilla, forse un’occasione propizia (e anche l’ultima possibile) per esaltare l’armonia familiare in concomitanza con le festività cittadine.

dedica o dalla ristrutturazione di un edificio templare; il fatto che la raffigurazione del tempio corinzio compaia per la prima volta solo nelle tipologie di età severiana fa ovviamente propendere per la seconda possibilità.253 In passato, anche sulla base di questa specifica testimonianza numismatica, gli studiosi hanno tentato invano di identificare i resti di un tempio corinzio nelle strutture monumentali del santuario costruito da Ottaviano sulla collina di Michalitsi, che era invece, come le indagini archeologiche hanno dimostrato, un themenos a cielo aperto.254 Dato che le strutture del tempio di Apollo Azio, pertinenti al grande santuario ampliato e decorato con le navi di Antonio da parte di potrebbero essere effettivamente Ottaviano,255 rintracciabili sul promontorio che chiudeva a sud il Golfo di Ambracia (dove si trovano resti di opus reticulatum scoperti nell’Ottocento e ripresi in esame dalle indagini più recenti),256 non credo sia sbagliato pensare che il tempio corinzio ritratto sulle monete, nella sua fase edilizia severiana, potesse essere proprio questo.

A tal proposito, si può osservare che in una serie della denominazione maggiore coniata per Plautilla campeggia una divinità seduta a sinistra, ma, al posto della canonica Aktia con scettro e vaso (abitualmente adottata proprio nei nominali di maggior valore e rappresentatività), troviamo il tipo della Tyche seduta, con patera e cornucopia. In realtà, in questa figura così ricorrente nel repertorio monetale cittadino si possono riconoscere, più che mai in questo contesto, gli attributi della Concordia, adottata nella monetazione romana sia di Giulia Domna che di Plautilla,250 simbolo della coesione tra i membri della famiglia imperiale come tra i sudditi dell’impero. A un momento di particolare condivisione degli ideali comunitari che legavano la municipalità nicopolitana al suo ampio distretto amministrativo va probabilmente associata anche l’emissione delle serie forse più rappresentative dell’età severiana, quelle che raffigurano al rovescio una restituzione architettonica, con prospetto di tre quarti, di un grande tempio corinzio dettagliatamente riprodotto; l’edificio è perittero, con tetto a due spioventi decorato da eleganti acroteri e soffitto interno con volta a botte, sette colonne sui lati lunghi e la fronte aperta sul pronao per rendere visibile una statua colossale della dea Aktia seduta in trono con scettro e vaso-premio, in conformità con l’ormai classica iconografia monetale (tav. 8.II). Conosciamo tre serie monetali di questo tipo, tutte coniate nella denominazione maggiore della zecca: infatti, alle già note emissioni di Settimio Severo (serie 232) e di Plautilla (serie 317),251 si può aggiungere ora un nuovo esemplare, che al dritto reca un ritratto non assimilabile a nessuno degli imperatori regnanti e che riteniamo di poter ascrivere (nonostante la completa cancellazione della legenda) alla categoria delle serie commemorative (serie 258).252

Quello che non è stato ancora sufficientemente rimarcato in merito a tali monete è, invece, la stringente analogia, sia nella scelta del soggetto sia nello stile di incisione dei conii, con alcune emissioni della zecca di Corcyra per Plautilla257 afferenti alla stessa denominazione, che raffigurano il medesimo tempio corinzio, in una serie visto di tre quarti (con sei colonne anziché sette), in un’altra di fronte (tav. 8.II). La differenza fondamentale consiste nel fatto che la statua di culto, in tali monete, rappresenta chiaramente Apollo, stante a sinistra, probabilmente con un ramo di palma in mano.258 Quindi si è messa in discussione la possibilità che l’edificio ritratto nelle monete nicopolitane potesse essere dedicato alla dea Aktia, il cui culto, per la verità, non è confermato da alcuna testimonianza effettiva al di fuori delle tipologie monetali;259 forse anche su questa base, Moucharte ipotizza che nelle monetazioni di entrambe le zecche sia raffigurato Apollo,260 ma il tipo iconografico a figura seduta con vaso-premio e soprattutto con scettro non è altrimenti noto in riferimento al dio. Credo si possano avanzare allora due ipotesi interpretative in merito al tempio corinzio di queste emissioni: potrebbe trattarsi di due diversi edifici di culto, ubicati uno a Nicopolis e l’altro a Corcyra, e dedicati a due divinità differenti; oppure di un santuario comune alle due città, verosimilmente di importanza regionale, in cui erano venerate entrambe le figure divine rappresentate sulle monete. In assenza di riscontri archeologici o epigrafici non è possibile sciogliere il dubbio, ma il dato specificamente numismatico suggerisce di inquadrare il fenomeno in una prospettiva culturale peculiare, vale a

È difficile dire se l’occasione in cui si coniarono queste monete possa essere stata offerta da un’edizione dei Giochi in cui si celebrasse con particolare solennità il culto della loro divinità protettrice, o non piuttosto dalla

253

TZOUVARA-SOULI 1987, p. 173. Cfr. OIKONOMIDOU 1974a, p. 14; OIKONOMIDOU 1975, pp. 56-57. 255 STRAB., VII, 7, 6; SUET. Aug., XVIII; PLIN. Nat., IV 5; CASS. DIO., LI, 1, 1-3. Cfr. GAGÉ 1936, pp. 45-46, 93. 256 Cfr. MALACRINO 2006, p. 146; MALACRINO 2007, pp. 377-378. 257 Cfr. OIKONOMIDOU 1987, pp. 203. 258 Cfr. MOUCHARTE 2007, 414-421, pp. 292-293, 327. 259 Cfr. TZOUVARA-SOULI 1987, p. 173. 260 Cfr. MOUCHARTE 2007, p. 293, nota 14.

250

254

Cfr. RIC 637, 370-372. 251 BMC 30, 39, pp. 105-107, tav. XIX, 14. 252 L’attribuzione non può essere comprovata con sicurezza in quanto l’esemplare, proveniente dagli scavi, è molto usurato. Il ritratto potrebbe eventualmente richiamare la fisionomia di Augusto nelle serie commemorative di Antonino Pio, ma il conio di rovescio sembra lo stesso dell’esemplare severiano conservato al British Museum; cfr. BMC 30, p. 105.



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dire quella di una celebrazione collettiva in cui potevano confluire le varie comunità epirote in occasione di una grande festività a carattere religioso.261 A prescindere, infatti, che si trattasse di edifici distinti o di un unico santuario, il fatto che il tipo sia commemorato sulle emissioni di entrambe le zecche della provincia epirota dimostra che le officine monetali dei rispettivi centri di produzione in questa fase operavano in stretta collaborazione, sotto disposizioni che provenivano evidentemente dal governo centrale o almeno da quello provinciale. Un santuario deputato ad ospitare un evento di tale portata poteva essere proprio quello di Capo Azio, dove venivano celebrati i Giochi prima del loro trasferimento a Nicopolis, forse ristrutturato o ricostruito sotto l’egida di Settimio Severo; è difficile dire, però, se vi si potesse celebrare non solo il culto di Apollo, ma anche quello della dea protettrice degli agoni sacri. Proprio la loro celebrazione nell’anno del matrimonio di Caracalla e Plautilla poteva aver offerto l’occasione per l’emissione di queste serie congiunte a nome della giovane augusta, nella stessa fase a cui, come si è detto, dovrebbero risalire anche le serie nicopolitane coniate contemporaneamente per tutti i membri della dinastia severiana e recanti la corona di giunchi come marchio della zecca (tav. 8.I). Cronologicamente anteriori dovrebbero essere invece sia l’emissione di Settimio Severo, il cui ritratto con barba corta pare assimilabile a quelli appartenenti alle supposte serie iniziali, sia quella commemorativa, che potrebbe essere stata prodotta dallo stesso conio di rovescio della precedente; si può supporre, allora, che esse siano state battute proprio in conseguenza dell’inaugurazione del nuovo edificio templare.

Certamente, l’esistenza di emissioni analoghe prodotte a Corcyra, la cui genuinità non è controversa, potrebbe giocare a favore dell’autenticità di tutta questa produzione;265 per contro, in caso di contraffazione, le monete corciresi avrebbero potuto fungere da modello per gli ipotetici falsificatori. Tutte queste considerazioni ripropongono il tema dei rapporti esistenti tra le officine monetali di Nicopolis e quelle di Corcyra a partire dall’epoca di Antonino Pio, quando cioè la zecca isolana iniziò a battere moneta romana-provinciale. Per l’età antoniniana si sono potute evidenziare alcune sporadiche similitudini stilistiche e si è ipotizzato che il calo di produzione nicopolitano potesse essere in parte compensato dall’immissione nella circolazione locale di numerario di peso e metallo più apprezzabili da parte del nuovo centro di coniazione epirota. A prescindere dallo specifico caso rappresentato dalle eccezionali emissioni di Plautilla, analogie di conio anche più evidenti si sono ravvisate in parte delle serie monetali battute in parallelo dalle due officine sotto gli stessi imperatori. Per la fase qui considerata, Moucharte ha addirittura proposto l’individuazione di identità di conio di dritto tra alcune emissioni di Settimio Severo, di Caracalla e di Plautilla, che però non sembra possibile accettare.266 Vistose analogie di conio si riscontrano d’altronde tra le rispettive monete di Caracalla e Geta augusti, forse coniate negli anni a cavallo della morte del padre; ma anche nei conii di dritto di Caracalla, che sembrano in tutto e per tutto identici a quelli corciresi (in particolare le serie 294-302), la titolatura è MAUANTWNEINON, anziché AKMAANTWNEINOC (cfr. tav. 8.III). Quindi, nonostante le macroscopiche analogie ravvisabili tanto nello stile dei ritratti, ispirati certamente a un medesimo modello comune, quanto nelle legende monetali, che condividono l’uso di alcuni caratteri epigrafici assai peculiari come la sigma semilunata a forma squadrata, si possono sempre riconoscere pur minime ma decisive differenze.

È superfluo dire che tutte queste ipotesi, fondate quasi esclusivamente sui dati numismatici, necessitano di essere comprovate o smentite dalle future ricerche archeologiche ed epigrafiche; peraltro, anche il dato numismatico può essere legittimamente messo in discussione, oltre che nel merito delle scelte interpretative, anche per il fatto che, dei tre pezzi nicopolitani di Plautilla, i due conservati rispettivamente a Londra e a Cambridge262 hanno suscitato negli studiosi dubbi di autenticità mai del tutto risolti.263 All’esame autoptico, l’esemplare londinese può apparire forse rilavorato ai fini di una maggiore valorizzazione, ma apparentemente non modificato; le caratteristiche di un quarto pezzo conservato a Modena, che purtroppo non si è potuto esaminare di persona, sembrerebbero confermare l’impressione di una sostanziale autenticità, ma non siamo ancora in grado di dirimere le perplessità.264

Moucharte è così arrivata a chiedersi se sia possibile che i due ateliers fossero unificati in un unico centro di produzione che coniava contemporaneamente per entrambe le città; l’ipotesi è plausibile, ma forse è più facile pensare che le officine monetali, pur distinte e dislocate ciascuna nel proprio nucleo urbano, operassero congiuntamente sotto la direzione di due amministrazioni coordinate e con le medesime maestranze artigianali. In merito al quadro delle emissioni severiane nel 265 Del resto, anche l’altra serie di Plautilla, recante il tipo della Tyche, sembra prodotta dal medesimo conio di dritto delle precedenti, e non ha suscitato sospetti di contraffazione (serie 318). 266 Considerando solo le serie che vengono trattate in questo paragrafo, non risultano identici D3 di Corcyra e D2 di Nicopolis per Settimio Severo, dato che la titolatura è differente (nel primo caso la titolatura è AKLCEPC E BHROCPE, nel secondo LCEPTCE BHROCP); lo stesso dicasi per D1 di Corcyra e D17 di Nicopolis (che è completamente differente) per Caracalla giovane. Per quanto riguarda Plautilla, oltre alle discrepanze nei particolari fisiognomici del volto, molto più eleganti nelle serie nicopolitane, la dimensione delle lettere della legenda è più grande nelle serie corciresi (Moucharte propone identità tra D10 e D13 del suo catalogo, rispettivamente con D112 e D113 di Oikonomidou). Cfr. MOUCHARTE 2007, p. 313.

261

Si pensi, per confronto, alle emissioni nicopolitane di Traiano che commemoravano parallelamente il culto di Apollo Leucade e quello, probabilmente, di Apollo Azio, forse nell’ambito di una festività religiosa che interessava le diverse comunità epirote. 262 London, BMC 39; Cambridge, Leake Collection, n. 8617. Il terzo esemplare è conservato a Vienna; cfr. OIKONOMIDOU 1975, n. 176g, p. 128. 263 Gli studiosi che hanno esaminato di persona i tre esemplari ipotizzano che si tratti per tutti del medesimo conio, il che confermerebbe l’ipotesi di Kraay secondo la quale si tratterebbe di copie, forse generate a partire dall’esemplare di Cambridge; cfr. KRAAY 1976, p. 237. 264 MISSERE, FONTANA 1999, 153, pp. 14-15.



NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

Peloponneso, che pure fanno registrare chiare analogie stilistiche ma non identità di conio reciproche, GrunauerVon Hoerschelmann ha avanzato una terza possibile ipotesi, secondo la quale un atelier itinerante avrebbe coniato moneta su richiesta spostandosi da una zecca all’altra;267 non sembra questo il nostro caso, visto che entrambe le zecche epirote operavano sistematicamente da decenni e in teoria non avevano bisogno di appoggiarsi al lavoro di officine mobili, ma è possibile che la condivisione di maestranze monetali comportasse una certa mobilità dei modelli dei busti imperiali e delle attrezzature di coniazione da un’officina all’altra. Non si riscontra comunque in tutta la monetazione romanoprovinciale dell’Epiro un sistema di zecche correlate e cooperanti paragonabile a quello studiato da Kraft e Johnston per l’area dell’Asia Minore, proprio a partire dall’epoca severiana, che era fondato sull’impiego di conii di dritto comuni (die sharing) e di tipologie di rovescio specifiche di ciascuna città emittente.268

nicopolitane di apporre un marchio distintivo di zecca (la ghirlanda) su alcune serie monetali di questo periodo, fosse dovuta proprio a una volontà di rimarcare e, in un certo senso, di rivendicare la tradizione e l’identità culturali della zecca nei confronti della “alleata”, ma al tempo stesso sempre potenziale rivale, corcirese.272

Vanno infine rilevate, nell’ambito della stessa attività di coniazione, alcune fasi in cui i due stili divergono palesemente: si pensi, ad esempio, alle serie nicopolitane di Settimio Severo con la barba lunga e riccioluta, che non trovano equivalenti nella monetazione isolana. Ancora più anomale sono, del resto, le macroscopiche discrepanze stilistiche rintracciabili nella stessa produzione della zecca corcirese e nell’ambito della produzione di un unico imperatore; è emblematico al riguardo il brusco passaggio del ritratto di Settimio Severo dal tipo D1 di prima maniera, tipologicamente afferente a una scuola incisoria completamente estranea alla tradizione epirota e assimilabile piuttosto a uno stile di matrice “peloponnesiaca” (che si riconosce ad esempio nelle serie di Megara e Pagae; fig. 24),269 a quello delle serie D2-D6, caratterizzate da una chiara coerenza stilistica interna, improntata a principi di finezza e accuratezza nettamente superiori.270

Fig. 24. Tipologie di busti imperiali di Settimio Severo a confronto (ingrandimenti): A. Megara (SNG Copenhagen, 490); B. Corcyra (MOUCHARTE 2007, nn. 94-95)

Ulteriori osservazioni vanno fatte in merito alla monetazione di Settimio Severo per Caracalla e Geta. La produzione di Caracalla offre pochi punti di riferimento per la definizione di una sequenza cronologica compiuta, poiché la titolatura imperiale fa registrare un’unica significativa modificazione dopo che da un primissimo ANTwNEINOC CEBACTOC delle serie 270-272 (e della coeva 273 della denominazione minore) si passa al pressoché definitivo A K MA(U) ANTwNEINOC(N) K, che rimane di fatto immutato (eccettuate minime variazioni epigrafiche) per tutto l’arco della produzione emessa a suo nome dal padre e di quella successiva coniata sotto il suo stesso regno. Nell’evoluzione del ritratto si riscontrano due tipologie giovanili molto peculiari (serie 275-282), probabilmente risalenti agli anni di matrimonio con Plautilla. Dalla serie 291 alla 316, il ritratto assume una grande eleganza formale e facilmente assimilabile (anche nelle sembianze giovanili) al modello adottato nella ritrattistica contemporanea del fratello Geta; alcune serie recano ancora saltuariamente il marchio della corona di giunchi (293-295, 302 e 349, 351 per Geta). L’unica variazione di rilievo si riscontra nel lotto 311-316, che riporta un busto laureato non più drappeggiato, ma lo stile incisorio è il medesimo e il ritratto rimane sostanzialmente analogo al precedente. Si è scelto pertanto di includere anche tutto questo gruppo di emissioni negli anni di regno di Settimio Severo e di assegnare invece i primi ritratti, che denotano una maggiore maturità del volto (rimarcata soprattutto dalla

In conclusione, si possono riconoscere in questa fase elementi che suggeriscono l’esistenza di rapporti di cooperazione tra le due zecche, ma nel mantenimento della rispettiva autonomia di gestione, soprattutto in relazione alle scelte del repertorio iconografico, che a Corcyra è improntato a una certa fissità tipologica, mentre a Nicopolis è fondato sulla tradizionale varietà di soggetti.271 È possibile anche ipotizzare che la scelta particolarmente originale delle autorità emittenti 267

GRUNAUER-VON HOERSCHELMANN 1983, p. 42. Cfr. KRAFT 1972; JOHNSTON 1974; JOHNSTON 1983. 269 Cfr. BMC Attica, Megaris, Aegina, 4-11, tav. XXII. 270 Le stesse discrepanze si registrano anche nel passaggio dal ritratto D1 al ritratto D2 di Giulia Domna; cfr. MOUCHARTE 2007, p. 322. Da notare inoltre che a questo processo di evoluzione stilistica dei conii si accompagna anche un’innovazione “tecnologica” nella produzione monetale: il dato più evidente che contraddistingue le nuove monete è rappresentato dall’aumento di spessore del tondello monetale e dalla modificazione della sua forma, che diventa più dilatata e presenta spigoli vivi e squadrati. 271 L’unica possibile “contaminazione” tra i repertori delle due zecche si può forse intravedere nel tipo di Ares con lancia nella serie 323 di Plautilla, un unicum nicopolitano che è invece assai frequente nella produzione corcirese (cfr. MOUCHARTE 2007, p. 325); di questo modello isolano esso sembra anche ricalcare la tipica postura del dio. 268

272

Per un’analisi specifica delle tematiche relative all’uso della corona di giunchi come marchio di zecca in età severiana e, in generale, al ruolo svolto dai Giochi Aziaci nella monetazione cittadina, rimando al mio contributo in CALOMINO 2007, ancora in corso di stampa, all’interno degli atti della 1st International Conference on Numismatic and Economic History in Epirus during the Antiquity (Ioannina, 3-7 October 2007).

268

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crescita della barba), al periodo successivo. Tuttavia, tale distinzione non può essere considerata tassativa ed è suscettibile di spostamenti da un gruppo all’altro, anche in considerazione del fatto che, nella fase di transizione immediatamente successiva alla morte di Severo, non è detto che i vecchi conii venissero tempestivamente dismessi e rimpiazzati da quelli nuovi.

nicopolitane Cibele è a seduta sul dorso del leone (C222, C227). Questo schema iconografico, con minime varianti (lo scettro e/o il fulmine al posto del cembalo) è comune al modello adottato per l’immagine della Dea Caelestis nei denari imperiali (e in alcuni bronzi provinciali) severiani276 e a quello che ritrae Athargatis nelle emissioni provinciali di Hierapolis di Syria;277 si tratta infatti in entrambi i casi di divinità a cui Cibele è facilmente associabile in quanto preposta ai medesimi ambiti di competenza (la regalità, la sfera celeste e la fecondità) e che traggono origine da un comune sostrato culturale nord-africano (come i Severi) e fenicio-punico in particolare, che risale al culto di Tanit e Astarte (fig. 25).278

Per quanto concerne Geta, le tipologie di ritratto sono molto più uniformi e la successione delle emissioni sembra pertanto più facile da ricostruire, anche perché la morte prematura del secondogenito di Settimio Severo consente di inquadrare tutta la monetazione a suo nome entro il regno del padre. Le prime serie appartengono al nucleo di monete coniate insieme a quelle del resto della famiglia tra il 202 e il 205 d.C. (333-338); seguono le serie di secondo stile, che, come per Caracalla, recano un busto (sempre drappeggiato) più piccolo ed elegante (339-348). Fino alla serie 348 Geta è indiscutibilmente ancora cesare, come confermano le legende L CEPTI GETAC K(AICAR) e L CEPTIMI GETAN K(AICAR); la nomina ad augusto è sancita, oltre che dall’esplicito cambio di titolatura, AU(GOUCTOC) L CEPTI GETAC, anche dall’adozione del busto laureato, che permette di datare le serie 349-354 al biennio 209-211 d.C., durante il quale Geta rimase in carica come co-reggente del regno.273

Del tutto aderente alla tradizione monetale romana imperiale è invece il tipo che ritrae l’imperatore nella posa tradizionale della statua equestre, cioè a cavallo e col braccio levato in segno di saluto alla folla; l’iconografia ricalca il modello dell’adventus dell’imperatore in città,279 un omaggio esplicito all’autorità che fa per la prima volta la sua comparsa nella monetazione cittadina.280 Da una parte, il dato conferma l’aumento dell’influenza esercitata dal nuovo corso del governo centrale sulla zecca; dall’altra va rimarcato che il tipo ricorre con bassissima frequenza nel repertorio iconografico ed è sistematicamente confinato nelle rare serie della denominazione di minor valore (290, 338, 348).

Tra le tipologie di nuova introduzione merita una menzione speciale il tripode sacro attorno al quale è avvinghiato un serpente (serie 292, 302, 322, 349), un’immagine-simbolo della sacralità della città finora adottato solo in alcune rare emissioni “pseudo-autonome” (ma senza serpente) e che diventa da questa fase in avanti uno dei soggetti più ricorrenti in assoluto in tutta la monetazione civica. È difficile interpretarne appieno il significato (probabilmente un rimando ad Apollo pitico),274 ma quel che più conta è che esso diventa l’unico tipo “inanimato” del repertorio nicopolitano, di fatto soppiantando la corona di giunchi (che sarà raffigurata sempre più di rado e che ricorre spesso associata al tripode in forma di “marchio di zecca”) come oggetto rappresentativo della IERA NIKOPOLIS di tradizione augustea. Questo è sicuramente un portato del mutamento dei tempi conseguente all’ascesa al potere di una dinastia “orientalizzante”, foriera di tradizioni e di culti esotici, estranei tanto alla tradizione italica quanto a quella epirota locale.

Fig. 25. Modelli iconografici del tipo di Cibele ripresi nelle emissioni severiane di Nicopolis. A. Dea Caelestis: denario di Settimio Severo - Roma, 203 d.C. (ingrandimento, RIC 266; CNG824460); B. Athargatis: bronzo di Filippo l’Arabo Hierapolis di Siria, 247-249 d.C. (SNG Copenhagen, Syria, 6364; CNG172, lot 102)

Al patrimonio religioso orientale appartiene ad esempio un culto introdotto nella monetazione di Settimio Severo e della sua famiglia, quello di Cibele; la divinità di origine frigia cesserà infatti di essere celebrata nelle monete della città subito dopo la fine del regno di Caracalla e conoscerà solo un’effimera ripresa sotto Gallieno. Rispetto all’iconografia adottata nella monetazione romana imperiale per la Mater Deum, che ritrae la dea seduta su un carro trainato da una quadriga di leoni o in trono con due leoni ai lati,275 nelle emissioni

276

Cfr. RIC 130, 266-267. BMC Syria, 57; SNG Copenhagen, Syria, 63-64. Cfr. Storia delle religioni, pp. 250-251. 279 Cfr. RIC 718-719. 280 Cfr. su questo tema nella monetazione provinciale del Peloponneso GRUNAUER-VON HOERSCHELMANN 1983, p. 44; per le zecche dell’Asia Minore cfr. HARL 1987, pp. 53-54, pl. 22. 277 278

273

KIENAST 1996, p. 166. Cfr. OIKONOMIDOU 1975, p. 59. 275 Cfr. RIC 562-565. 274



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le caratteristiche emissioni “pseudo-autonome” cessarono forse già dalla fine dell’età antoniniana).289

Le zecche greche al tempo di Caracalla In tutto il mondo greco-orientale, la prima età severiana segnò una fase di sovrapproduzione monetaria che fece toccare il più alto picco di emissioni romanoprovinciali;281 in particolare per quanto riguarda le zecche dell’Asia Minore, un notevole incentivo a coniare moneta locale fu costituito senz’altro dalla presenza pressoché costante dell’imperatore e delle legioni sul fronte partico.282 Crawford ha osservato che questo quadro, lungi dal restituire il semplice spaccato di un benessere generalizzato, può attestare anche che il governo centrale, in una fase di crisi economica incipiente, aggravata dalla continua insicurezza dei confini dell’impero, iniziò ad esercitare una maggiore pressione sui territori periferici interessati da problemi di ordine militare, soprattutto in termini di tassazione. Il fenomeno, infatti, riguarda in special modo il comprensorio dei Balcani, il Ponto, la Bitinia e la Siria, cioè le aree più direttamente interessate dai movimenti e dai dislocamenti di truppe, dove il numerario locale doveva supplire alle crescenti necessità di moneta bronzea che la zecca di Roma non poteva più garantire come in precedenza a causa dei problemi di svalutazione del denario imperiale.283 Howgego si è mostrato critico nei confronti delle posizioni che tendono a generalizzare l’imposizione di coniazioni a fini militari da parte dell’Impero, soprattutto perché molte zecche in Asia Minore continuarono a battere moneta regolarmente e in cospicue quantità per tutta la prima metà del III secolo, a prescindere dalle emergenze di carattere bellico, e perché, come abbiamo ricordato, le città delle province orientali aspiravano a poter battere moneta per ragioni di prestigio, oltre che ovviamente per rifornire la circolazione di numerario nuovo, e non avevano quindi bisogno di essere forzate a farlo.284

Questo dato può essere interpretato come una prova del fatto che la maggior parte delle zecche, in questa fase, coniava moneta su esplicita richiesta (o imposizione) del governo centrale, altrimenti si faticherebbe a spiegare la brusca cessazione della produzione, a fronte della proliferazione delle emissioni nel resto del panorama orientale fino almeno a Gordiano III e Filippo l’Arabo; e proprio in virtù del principio, puntualizzato da Howgego, secondo il quale le zecche in primis ambivano alla concessione di battere moneta civica per i propri interessi, la loro chiusura sembra addebitabile alla revoca di questo diritto da parte del governo centrale. Gli studiosi concordano, del resto, nel collocare le ultime emissioni monetali severiane delle zecche elleniche nel quadro della politica bellica imperiale sul fronte partico. Si pensa infatti che le cospicue quantità di moneta severiana coniate nel Peloponneso e rinvenute in Siria, possano essere state battute (da parte di zecche altrimenti non operative) appositamente per pagare i soldati arruolati nelle truppe ausiliarie elleniche nella guerra contro i Parti, e che viaggiassero nei territori dell’Asia Minore al seguito dell’esercito.290 Ciò attesterebbe che in Grecia le autorità imperiali usavano imporre, di fatto come una forma di tassazione indiretta, la produzione di moneta locale per sopperire alla carenza di numerario bronzeo imperiale, a seconda delle proprie necessità.291 Diverso è invece il quadro macedone, dove quasi tutte le zecche (in particolare Anfipoli,292 Pella,293 Dium,294 Edessa,295 Stobi296) continuarono a coniare moneta con regolarità, e dove la capitale Thessalonica detenne una leadership assoluta,297 mantenendo un volume di produzione senza confronti in tutto il mondo greco, che rimarrà sostanzialmente invariato durante tutto il periodo rimanente della sua attività, fino alla chiusura di epoca gallienica.

Cionondimeno, anche se il volume di produzione rimase molto alto rispetto al picco severiano, il quadro delle zecche attive all’epoca di Caracalla vide una netta rarefazione delle officine operative in alcune regioni dell’impero, come si può riscontrare dal prospetto monetario dell’Achaea. Se consideriamo l’intero Peloponneso, vale a dire la regione con la più alta densità di officine monetali, si passa da una vera e propria esplosione di monetazioni a nome di tutti i membri della famiglia severiana (in tutto 40 zecche, delle quali solo ¼ aveva battuto moneta anche precedentemente), alla produzione di una sola zecca, quella di Patrasso,285 a nome di Caracalla imperatore.286 Corinto, la capitale provinciale dove aveva sede la più importante zecca achea,287 non coniò più numerario dopo il 211 d.C. Altri centri di grande spessore economico e culturale, come Sparta288 e, fuori dal Peloponneso, Atene, interruppero la produzione monetale fino all’epoca di Gallieno (ad Atene

Dal momento che sia Nicopolis, sia la zecca del Koinon tessalo298 e in parte quella di Apollonia299 nelle regioni limitrofe, fanno registrare in questo periodo un significativo volume di produzione, bisogna dedurre che tutta la Grecia centro-settentrionale, da un lato, attraversasse una fase di grande fioritura dell’economia monetaria locale rispetto alle zecche dei territori meridionali; dall’altro, che fosse coinvolta in circuiti economico-monetari a più ampio raggio, forse più 289

KROLL 1997a, p. 61, tav. IV. Cfr. BELLINGER 1949, pp. 101-107, 207; SEYRIG 1957. 291 Per una discussione sull’argomento si rimanda in particolare a JONES 1963, pp. 328-333; CRAWFORD 1975, p. 572, nota 55; HOWGEGO 1985, pp. 25-27. 292 SNG Evelpidis, nn. 1189-1202; 293 SNG Evelpidis, nn. 1266-1272; 294 KREMYDI-SICILIANOU 1996, pp. 205-212, tav. 14-15. 295 PAPAEFTHYMIOU 2002, pp. 52-66 e, per la successiva produzione da Macrino a Filippo l’Arabo, pp. 67-90. 296 JOSIFOVSKI 2001, pp. 189-327. 297 TOURATSOGLOU 1988, pp. 208-223. 298 ROGERS 1932, pp. 44-49. Sporadiche serie monetali sono emesse in questa fase in Tessaglia anche da parte del Koinon dei Magneti, che continuerà a produrre fino all’epoca di Valeriano; cfr. PAPAEFTHYMIOU 2004. 299 GJONGECAJ, PICARD 2004, pp. 139-145. 290

281

Cfr. JOHNSTON 1985b, pp. 240-246. Cfr. HARL 1987, pp. 54-58, pl. 23; BURNETT 1987, p. 60; HOWGEGO 2002, pp. 94-95. 283 CRAWFORD 1975, pp. 572-575. Cfr. anche CALLU 1969, p. 28. 284 Cfr. HOWGEGO 1985, p. 25. 285 Cfr. BMC Peloponnesus, 46-54. 286 GRUNAUER-VON HOERSCHELMANN 1983, pp. 40-46. 287 Cfr. BMC Peloponnesus, 660-676; Münzen von Korinth, pp. 132-142. 288 GRUNAUER VON-HOERSCHELMANN 1978, pp. 90-92, 192-193, tav. 28. 282



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direttamente legati agli spostamenti e agli stanziamenti delle truppe (nello specifico, soprattutto a quelle che operavano tra i Balcani e il limes danubiano), i quali rientravano direttamente nella gestione amministrativa dell’impero.

La monetazione di Caracalla Il quadro dei ritmi di produzione in questa fase si può ricavare sia dal computo delle emissioni sia dal numero degli esemplari finora noti: considerando solo le serie attribuite in questa sede al periodo in cui Caracalla regnò da solo, dal 211 al 217 d.C. (quindi nell’arco di appena sei anni), si contano 81 emissioni monetali (serie 355431), delle quali 5 della denominazione maggiore, 3 di quella minore e 73 della denominazione intermedia, per un totale di 306 esemplari noti. A queste vanno sommate le serie coniate per la madre Giulia Domna e assegnate a questa fase in virtù delle caratteristiche dell’acconciatura, in totale 22 (435-456), e le “pseudo-autonome” (432434), che ammontano verosimilmente a 3 serie (ma la cronologia potrebbe estendersi fino a toccare i decenni successivi del III sec. d.C.). In totale gli esemplari noti che siamo riusciti a schedare sono oltre 400.

Un discorso a parte va fatto per la zecca di Corcyra, di cui abbiamo sottolineato il notevole volume produttivo e il ruolo svolto nell’economia monetaria della regione epirota, in concorrenza o in cooperazione con Nicopolis, durante il principato di Settimio Severo. Il catalogo aggiornato di Moucharte ha restituito un quadro organico della scansione dei conii impiegati nelle diverse serie monetali, ma manca ancora un approfondimento di carattere storico ed economico su questa importante monetazione provinciale. Un dato significativo che si può ricavare dall’analisi della catalogazione delle emissioni riguarda in particolare le monete di Caracalla con ritratto “maturo”, che dovrebbero risalire agli anni successivi alla morte del padre; sulla base delle caratteristiche dei conii di dritto, però, non sembra che possano essere datate ad una fase di produzione molto più tarda rispetto alle emissioni di Geta, che fu assassinato nel 211 d.C..300 Proprio le fattezze dei rispettivi ritratti, sostanzialmente identiche, suggeriscono che si tratti di due produzioni pressappoco coeve. Confrontando il numero dei conii di dritto della denominazione intermedia, la più diffusa, il rapporto tra le attestazioni di Caracalla (D5-18) e quelle di Geta (D9-10) è di 14 a 2; d’altra parte il rapporto tra il numero di esemplari noti è di 109 a 27, vale a dire solo di 4:1. Quindi le coniazioni di Caracalla sono sicuramente più cospicue, come è lecito aspettarsi per l’imperatore in carica, ma apparentemente non così copiose da far pensare che la zecca avesse continuato a produrre a pieno regime per i successivi sei anni di regno, che, in altre zecche (inclusa Nicopolis), fanno registrare livelli di produttività eccezionali. Infine anche la titolatura imperiale delle legende, che, in entrambi i casi, riporta sistematicamente l’epiteto “Britannicus”, che fu acquisito già nel 209-210 d.C., sembra confermare questa impressione. Credo pertanto che le officine monetali di Corcyra cessarono di coniare subito o poco dopo il 211 d.C., esattamente come la maggior parte delle zecche del Peloponneso;301 Nicopolis divenne così l’unico centro di produzione dell’Epiro e il suo numerario rappresentò in pratica la sola valuta rimasta in circolazione nel comprensorio greco nord-occidentale (il che giustifica ulteriormente la straordinaria quantità di moneta battuta nei restanti anni di regno di Caracalla). Sembra quindi che la regione epirota, mantenendo gli alti ritmi di produzione della prima età severiana, partecipi pienamente a questa fase di grande attività di coniazione; nel contesto nicopolitano, in particolare, la monetazione di Caracalla rappresenta il picco massimo di produzione nella storia della zecca.

Per quanto riguarda la produzione a nome di Caracalla, si possono raggruppare diverse categorie del ritratto dell’imperatore, che, come nella fase precedente, è riprodotto con grande attenzione ai particolari fisiognomici, variando tanto nei caratteri somatici quanto negli elementi dell’espressività del volto. Cionondimeno, non è possibile stabilire un criterio oggettivo per la definizione di una sequenza cronologica precisa delle emissioni attraverso l’indice di invecchiamento del ritratto, e, d’altra parte, la grande varietà tipologica non aiuta a ricostruire una seriazione compiuta dei conii di rovescio. La sequenza proposta nel catalogo presenta un processo evolutivo in 8 tipologie di ritratti differenti: il primo tipo, con busto drappeggiato (serie 360-368) è il più simile alle fattezze giovanili delle emissioni battute sotto Settimio Severo e riporta nella legenda A K MA(U) ANTWNEINOC B302 il titolo di Britannicus, che Caracalla assunse nel 210 d.C.,303 senza però adottarlo nella monetazione bronzea imperiale prima del 211 d.C.,304 ragione per cui è lecito inquadrare queste emissioni all’inizio del suo regno; il secondo tipo di busto (serie 369-380) è sempre nudo, mantiene di fatto inalterata la titolatura ed è forse il più fedele al modello della ritrattistica ufficiale del princeps; il terzo (serie 381-384) e il quarto (serie 385-400) condividono un ritratto più sobrio e maturo, prima nudo e poi drappeggiato, ed eliminano la B di Britannicus dalla titolatura; la quinta tipologia è senz’altro la più singolare, in quanto raffigura un busto corazzato, finemente tratteggiato, che costituisce un unicum in tutta la monetazione nicopolitana (serie 401-406/7); la sesta e la settima alternano ancora il busto nudo a quello drappeggiato e aggiungono alla fine della titolatura imperiale le iniziali -EU di EUCEBEIOC (serie 408-411 e 412-415), traduzione letterale dell’epiteto Pius, che però Caracalla aveva assunto addirittura nel 198 d.C.305, risultando pertanto ininfluenti ai fini della datazione; l’ultimo tipo di ritratto, apparentemente quello di età più matura (sempre considerando il fatto che

300

Cfr. MOUCHARTE 2007, nn. 572-866, 704-709, pp. 322-323. Del resto mi sembra che anche l’unico esemplare noto di Corcyra di epoca successiva, coniato addirittura per Gordiano I (MOUCHARTE 2007, n. 944, pp. 307, 323), risulti abbastanza dubbio, sia per la chiara somiglianza del ritratto con quelli di Caracalla e Geta, sia per l’anomala grafia delle lettere, che potrebbero essere state ritoccate. 301

302

Si veda anche la variante MAU ANTWNEINOC BR nella serie 367. KIENAST 1996, pp. 162-163. Cfr. HILL 1978, p. 35. 305 KIENAST 1996, p. 161. 303 304



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(serie 358, 365, 404, 438) o da una Nike (serie 414, 455), entrambe interpretabili, credo, come personificazioni della città;307 la scena simboleggia quindi il tributo di omaggio che la comunità nicopolitana offre al culto della dea, o eventualmente alla stessa città di Efeso, secondo lo schema iconografico tipico delle emissioni di homonoia particolarmente diffuse nelle zecche dell’Asia Minore.308 Queste monete potrebbero quindi attestare semplicemente che in città era riservato un culto importante alla divinità orientale (non altrimenti testimoniato dalla documentazione epigrafica nota), soprattutto in considerazione del fatto che il tipo è raffigurato anche in una serie della denominazione maggiore della zecca (358) e che ritorna nella decorazione figurata di alcune lucerne di terracotta prodotte localmente;309 oppure che addirittura esistessero rapporti di gemellaggio tra Nicopolis ed Efeso, a livello religioso ed eventualmente economico.310 L’unico dato che si può addurre (a puro titolo di integrazione di questa ipotesi, non certo di supporto della sua validità) è offerto dalle attestazioni funerarie di atleti vincitori dei Giochi Aziaci, i quali, nella grande maggioranza, provenivano dalle città dell’Asia Minore, compresa Efeso.311 È possibile, quindi, che la comunità epirota, a stretto contatto con cittadini provenienti da quella zona dell’impero, accogliesse con crescente partecipazione le loro tradizioni cultuali e culturali, soprattutto tra la fine del II e gli inizi del III sec. d.C..

l’imperatore morì ad appena 31 anni), è anche quello che vanta il maggior numero di esemplari finora documentati (serie 416-428). A prescindere dal tasso di affidabilità della ricostruzione di una sequenza monetale sulla base dell’evoluzione del ritratto, che crea comunque grandi difficoltà di seriazione soprattutto se si ha una tale concentrazione di varianti in un arco di tempo così limitato, questi dati dimostrano inequivocabilmente che le maestranze della zecca disponevano di un numero crescente di incisori (da cui derivano conii stilisticamente molto diversi) e di una gamma di modelli di riferimento, per riprodurre le fattezze dell’imperatore, molto ampia e soggetta a continui aggiornamenti, quindi molto più direttamente dipendente dalle direttive dell’autorità centrale rispetto al passato. Anche per Giulia Domna è attestato un repertorio abbastanza differenziato, seppure meno ampio, di tipologie di ritratto. Proprio il passaggio dalla prima alla seconda tipologia di acconciatura dell’augusta ha rappresentato, in sede di catalogazione, il fattore discriminante per stabilire una ipotetica cesura tra la fine della monetazione di Settimio Severo per la moglie e l’inizio della produzione a nome di Giulia Domna sotto il figlio Caracalla (serie 435-456). All’interno di questo lotto possiamo distinguere altri due grandi gruppi: nel primo (serie 435-444) l’augusta porta i capelli più corti e morbidi, lo stile è di estrema eleganza e al busto drappeggiato è appuntata una piccola cornucopia (simbolo di abbondanza e fertilità, forse un omaggio del figlio alla genitrice della dinastia); nel secondo (serie 445-456) i capelli sono più lunghi e acconciati plasticamente nella caratteristica foggia a “calottina”.306 Un altro importante criterio di distinzione è offerto poi dalla presenza di alcune tipologie (Artemide Efesina - serie 438, 455, Eracle con lunga clava - serie 452, statua di Apollo Azio - serie 439, 445-446) che compaiono parallelamente solo nella monetazione di Caracalla imperatore.

Il patrimonio tipologico legato alla celebrazione delle divinità greche venerate in città rimane comunque ricchissimo e sostanzialmente inalterato. Spicca, tra le poche innovazioni, una originale raffigurazione del busto intero di Nicopolis ritratto frontalmente (serie 425); oltre alla visuale del tutto inusuale, colpiscono gli attributi, la torcia e la cornucopia, che normalmente non caratterizzano la personificazione cittadina. Per questo la figura è stata alternativamente interpretata come Πνεύματος τής Πόλεως,312 per certi versi assimilabile a un Genius Coloniae, o alla Tyche,313 forse anche in virtù della corona turrita, la quale è comunque allo stesso modo prerogativa di Nicopolis; ma a tal proposito la presenza delle ali rimane sempre un fattore discriminante che credo avvalori l’identificazione con la più comune personificazione cittadina,314 peraltro già apparsa in

Il repertorio tipologico della monetazione civica presenta alcune caratteristiche che sono del tutto peculiari di questa fase: come si è anticipato in merito alla produzione di Settimio Severo, all’interno di un patrimonio ancora eccezionalmente variegato e popolato quasi esclusivamente da tipi che celebrano culti di tradizione greca o locale, registriamo ora l’introduzione di modelli iconografici estranei al patrimonio culturale e monetale della città. Essi vanno distinti in tipi di ascendenza orientale, forse alimentati dalla diffusione dei culti praticati soprattutto nelle province del vicino Oriente, e tipi legati piuttosto alla tradizione romana imperiale e alla celebrazione dell’impero. Tra i primi, dopo Cibele, merita una menzione il tipo della statua di Artemide Efesina, dettagliatamente riprodotta con i suoi attributi più rappresentativi (il kalathos, i simboli di fertilità, i sostegni con le due cerve ai lati), incoronata da una Tyche

307

Cfr. OIKONOMIDOU 1975, p. 49, 51. Per uno studio approfondito sull’argomento si rimanda a P.R. FRANKE, M.K. NOLLÉ, Die Homonoia-Münzen Kleinasiens und der Thrakischen Randgebiete, I, Saarbrücken 1997. 309 Cfr. PLIAKOU 2007, n. 109, pp. 559-560, 386. 310 Del resto è stato rimarcato anche che, dopo aver rappresentato nei primi due secoli dell’impero la testimonianza concreta dell’esistenza di rapporti ufficiali di Homonoia, soprattutto tra città confinanti, nel III secolo l’uso di coniare queste emissioni tra città spesso geograficamente molto distanti tra loro è probabilmente da addebitarsi a una moda priva di qualsiasi reale significato politico o economico; cfr. PERA 1984, pp. 127-136. 311 Cfr. SARIKAKIS 1966a, 10, 24, pp. 158-159. Tra i ritrovamenti monetali del sito di Nicopolis si trova anche una moneta di Augusto probabilmente afferente alle serie CA (che sta forse per Commune Asiae), che si pensa fossero coniate a Efeso; si rimanda alla sezione del volume dedicata ai ritrovamenti monetali per approfondimenti sul tema. 312 OIKONOMIDOU 1975, p. 124, nn. 132-133. 313 MISSERE, FONTANA 1999, n. 152, p. 14. 314 Di questo avviso sono anche gli autori del BMC, n. 35, p. 106. Si noti che l’esemplare del British Museum è contromarcato al dritto con la nota “aquiletta”, simbolo utilizzato dai Gonzaga o dagli Estensi per 308

306

Purtroppo le titolature IOULIA DOMNA CEB o IOU DOMNA CEBACTH CE non presentano sostanziali variazioni utili a scandire meglio la successione delle emissioni e sono prive dell’epiteto corrispondente al latino PIA FELIX, che contraddistingue le serie imperiali post-severiane; cfr. MATTINGLY 1932, pp. 193-195.



IV. STORIA DELLA ZECCA E DELLA PRODUZIONE MONETALE

inaspettate quanto isolate varianti, come nel caso del busto diademato coniato sotto Traiano (33B).

rappresentato dalle sporadiche attestazioni della corona di giunchi in qualità di marchio della zecca, anche se, più che da “segnale di demarcazione”, essa funge appunto da elemento commemorativo delle tradizioni della zecca cittadina. La piccola ghirlanda figura ancora nel campo monetale del rovescio solamente nelle serie recanti il tipo della statua di Apollo Azio su piedistallo, che, come si diceva in precedenza, viene di fatto assimilato all’iconografia dell’Apollo di Leucade, nudo con torcia e arco (serie 375-376, 384, 389, 410, 412, 432-433, 439, 446); esso è associato sia al busto di Caracalla, sia a quello di Giulia Domna, oltre a due delle tre serie “pseudo-autonome” attribuibili a questo periodo.

Alle tipologie legate ai temi della propaganda romana appartengono, invece, le raffigurazioni equestri di Caracalla, sia nell’iconografia dell’adventus a cavallo, sia nella sua versione al galoppo, in cui l’imperatore armato di lancia incombe su una figura inginocchiata di fronte a un prigioniero (serie 356), che, attingendo alla tradizione iconografica alessandrina del re impegnato nella caccia, esalta le virtù eroiche e militari del princeps.315 Il tipo campeggia su una serie della denominazione maggiore, cui erano dedicate verosimilmente le emissioni più importanti e rappresentative della zecca, e per le quali era d’obbligo una più attenta selezione delle tipologie monetali. In altre due di queste serie troviamo ancora dei tipi che potrebbero essere indirettamente correlati allo stesso genere di tradizione celebrativa: la figura togata o nuda con clamide raffigurata alla guida di una quadriga di cavalli (serie 355, 359) potrebbe infatti essere lo stesso imperatore, e il tipo si riallaccerebbe così al tema della rappresentazione delle sue abilità agonistiche-militari.316 Soprattutto il tipo della serie 355, che ricalca l’iconografia della quadriga del sole guidata da Helios,317 sembra in realtà assimilabile alla stessa figura eroica dell’imperatore incombente a cavallo sui nemici, dato che non indossa la corona radiata del dio solare e tiene invece in mano una lancia, che non è contemplata tra gli attributi del dio. Più che a un generico riferimento alle corse dei carri nei Giochi cittadini,318 il tipo sembra rinviare a una forma di esaltazione personale dell’imperatore, che, per la prima volta, invade il repertorio iconografico di rovescio della monetazione della zecca, a dimostrazione del fatto che potevano esserci maggiori ingerenze dell’autorità centrale nella politica monetaria locale.

Fig. 26. Il tipo monetale di Apollo Aziaco con corona di giunchi. A. Caracalla: TAR20589; B. “Pseudo-autonoma”: L, BMC 5 (OIKONOMIDOU 1)

Insieme alle altre testimonianze dell’evoluzione del repertorio tipologico nicopolitano, verosimilmente collegate a mutamenti della politica monetaria della zecca dovuti a una maggiore influenza del governo centrale sulla gestione locale, l’interruzione delle tipologie agonistiche è forse il dato più rilevante, in quanto conferma che la produzione monetale non era più strettamente correlata alle necessità economiche delle manifestazioni agonistiche cittadine. Klose ha esaminato il fenomeno della monetazione agonistica nella produzione romana provinciale, cercando di evidenziarne le costanti più significative. Il quadro da lui delineato consente in particolare di rilevare che la frequenza e la diffusione delle tipologie e delle legende monetali attinenti ai giochi e ai Festivals assunsero proporzioni considerevoli sostanzialmente solo con il regno di Commodo, per poi raggiungere i picchi massimi di attestazioni nel periodo compreso tra la dinastia dei Severi e il regno di Gordiano III, in concomitanza con l’intensificarsi delle visite degli imperatori alle città provinciali e delle spedizioni militari contro i Parti.319 Soprattutto le zecche asiatiche, quindi, anche se maggiormente soggette al controllo imperiale nella gestione della moneta, fecero in modo di conciliare l’obbligo di

In questo medesimo contesto si inquadra ancora il tema della dismissione delle tipologie agonistiche nella produzione cittadina. Rispetto alla monetazione di Settimio Severo, scompare qualsiasi riferimento ai Giochi (la quadriga è l’unico possibile tipo agonistico di questa fase) anche dalle denominazioni minori, dove l’immagine dell’imperatore a cavallo è anzi assunta come tipo esclusivo di riconoscimento del valore nominale (serie 429-431); la stessa raffigurazione della dea Aktia, bandita dalle denominazioni maggiori, è trattata a tutti gli effetti come una tra le tante divinità del pantheon cittadino. L’ultimo retaggio delle tipologie agonistiche è quindi

contrassegnare i pezzi della loro collezione; sull’esatta attribuzione di questo marchio all’una o all’altra famiglia il dibattito è aperto, per cui si rimanda a RIVA, SIMONETTA 1983; POGGI 2005. 315 Cfr. sul tema HARL 1987, pp. 42-44, pl. 15-17; PAPAGEORGIADOUBANI 2004b, pp. 45-46. 316 La serie 359 purtroppo è nota in un singolo esemplare mal conservato dell’Hermitage, che non si è potuto verificare autopticamente; il ritratto di Caracalla è assimilabile all’ultima categoria di busti della zecca, mentre il rovescio è insolito e stilisticamente poco affine al resto della produzione nicopolitana. La figura dell’auriga togato (e velato?) associata a due figure minori a fianco dei cavalli, potrebbe aderire forse al modello dell’imperatore in trionfo (cfr. HARL 1987, pp. 42-48, pl. 17-19), ma l’usura del pezzo pregiudica una lettura sicura del tipo. 317 Cfr. OIKONOMIDOU 2000. 318 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. 43-44.

319

KLOSE 2005, pp. 130-131. Secondo Leshorn, l’inflazione, che provocò un vistoso aumento del circolante bronzeo nei territori provinciali del III secolo, va considerata una delle cause dell’incremento delle emissioni agonistiche nelle monetazioni greco-orientali di questo periodo; cfr. LESHHORN 1997, pp. 89-91.

273

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conformarsi alle direttive governative con le loro esigenze di autocelebrazione e di competizione reciproca.

precedenza. Già Kraay riteneva che pochissime serie fossero attribuibili al III secolo, solo quelle che presentano legami o analogie di conio di dritto proprio con la 432, la quale si lega appunto alla monetazione di Caracalla imperatore.322 Lo studioso escludeva invece molte altre serie, da considerarsi stilisticamente più affini alle emissioni della fine dell’età antoniniana, soprattutto in virtù dell’adozione della dicitura NEIKO- anziché NIKOPOLIC per il nome della zecca, altrimenti raramente attestata sotto i Severi.323

Per quanto la realtà del continente greco fosse differente, a fronte di questa tendenza generalizzata il caso nicopolitano non può non apparire come un’anomalia, visto che la rarefazione delle emissioni agonistiche si colloca proprio nel periodo compreso tra il regno di Settimio Severo e quelli di Filippo e di Gallieno, in forte discontinuità con la consolidata tradizione cittadina. Va peraltro ricordato come le testimonianze epigrafiche certifichino indiscutibilmente che i Giochi Aziaci continuarono ad essere celebrati fino al IV secolo inoltrato, e che anzi a questa fase si data la maggioranza della documentazione conservata.320 Se dunque gli agoni continuavano ad essere celebrati regolarmente, si può pensare che essi non fossero più il principale “motore economico” della città e che forse avessero perso il prestigio e l’importanza di un tempo agli occhi della nuova dinastia regnante. In questi dati possiamo provare a leggere, dunque, un segno di discontinuità ideologica da parte dei Severi nei confronti delle tradizioni e del passato storico della zecca, come riflesso di una nuova politica cittadina, in conseguenza delle mutate condizioni politiche ed economiche della regione e dell’intera provincia.

Anche se in questa sede si è scelto di seguire Kraay, va ricordato che alcune delle monete che abbiamo assegnato agli Antonini (recanti i tipi di Aktia e del tripode, serie 230-231)324 sono state rinvenute sia nel ripostiglio di Vathy (31 pezzi), che nel più cospicuo ripostiglio di Plakanida (180 pezzi), che, come si vedrà più avanti, si chiudono tra il regno di Treboniano Gallo e quello di Gallieno, ma non contengono monete più antiche dell’epoca di Settimio Severo; non essendo comprese né emissioni “pseudo-autonome” anteriori, né serie monetali regolari a nome degli Antonini, è lecito sospettare che le emissioni in questione vadano inquadrate nella prima età severiana o, per lo meno, a cavallo tra la fine di una dinastia e l’inizio dell’altra. Sulla base di questa ipotesi potremmo pensare di datare le serie “pseudo-autonome” di questa fase (432-434) al regno di Caracalla, quindi in un momento successivo (anche se di poco) rispetto alle precedenti, ma tutto ciò rimane al momento indimostrabile. Del resto uno o due conii di dritto di quest’ultimo lotto risultano associati ad altrettanti conii di rovescio delle ultime emissioni “pseudo-autonome” della zecca, che vanno assegnate all’epoca di Treboniano Gallo e Gallieno in base a legami accertati con emissioni recanti i busti di questi due imperatori; ciò implica che alcuni conii di dritto potrebbero essere rimasti in uso per alcuni decenni, legandosi a emissioni battute da autorità distanti tra loro nel tempo. Il quadro è quindi molto complesso e tutte queste ipotesi andranno ancora vagliate alla luce di nuovo materiale. Oggettivamente si possono comunque associare con sicurezza i due tipi di Apollo Azio (con braccio lungo il corpo e con braccia aperte) e il tipo di Eracle a riposo su clava (sul modello dell’Ercole Farnese, particolarmente frequente sotto i Severi),325 alle serie regolari di Caracalla e di Giulia Domna.

Un’ultima importante conferma di questa tendenza verso una cesura col passato della zecca è offerta dalla soppressione di un’altra consolidata tradizione della monetazione epirota, la coniazione delle serie monetali commemorative del fondatore Augusto. Come si è visto, queste emissioni erano state per tutto il II sec. d.C. una costante di grande spessore ideologico nel repertorio monetale della zecca, ma anche di specifico valore monetario, essendo prodotte in quantità anche cospicue parallelamente alle serie regolari. Questa tradizione così peculiare della monetazione nicopolitana venne quindi interrotta, per poi riprendere in pratica solo con Gallieno, il quale, non a caso, restituì il giusto credito anche agli Aktia con alcune significative serie ad essi dedicate. In questo quadro di rottura col passato dei Giochi, non è casuale che l’unica emissione recante ancora la piccola ghirlanda nel campo del rovescio condivida il tipo monetale (come già detto, quello di Apollo Azio), oltre che evidenti analogie di conio, con una delle poche emissioni “pseudo-autonome” ancora prodotte in questa fase (serie 432),321 quasi a voler concentrare l’ultimo omaggio ufficiale alla tradizione storica della zecca, altrimenti del tutto obliterata, nell’associazione diretta del dio a cui gli agoni erano consacrati con la personificazione della città e con la ghirlanda caratteristica degli Aktia nicopolitani (fig. 26).

Dal punto di vista del sistema metrologico, in età severiana si registrano dei cambiamenti molto importanti che, se da una parte producono una semplificazione generale, riconducendo l’impostazione del sistema a tre denominazioni fondamentali, dall’altra rendono difficoltoso interpretare in maniera univoca il problema di gran lunga più spinoso di questo aspetto degli studi sulla monetazione provinciale, vale a dire quale fosse il valore assegnato a ciascun nominale.

In merito alla categoria delle “pseudo-autonome”, si ripropongono i problemi cronologici anticipati in 320 Sono molte, infatti, le iscrizioni agonistiche nicopolitane che si datano tra la fine del II sec. d.C. e la metà del III; cfr. SARIKAKIS 1966a, nn. 6, 7, 11, 12, 14, 15, 16, 17 (275 d.C.), 18, 19, 32, 35, 37 (con ghirlanda), 50, 51, 52. 321 La ghirlanda figura nel campo anche nell’emissione “pseudoautonoma” che reca il tipo di Apollo Azio con le braccia aperte (C412), a differenza delle serie corrispondenti con i busti di Caracalla e Giulia Domna, dove la corona non è presente.

322

Cfr. KRAAY 1976, pp. 238-239. Cfr. KRAAY 1976, pp. 242-244. Cfr. OIKONOMIDOU 1968; OIKONOMIDOU 1972. 325 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. 53-54. 323 324



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Disponiamo di due dati oggettivi da cui può partire questa analisi: in primo luogo, la ripresa sistematica e, forse per la prima volta, anche seriale del multiplo maggiore dell’assarion, cioè quella categoria di emissioni solitamente molto rara, coniata in una o due serie al massimo per ciascun imperatore, che presenta un diametro medio di mm 33-34 e un peso medio (come sempre molto oscillante) di circa 14-16 g. Facendo un bilancio complessivo della produzione di questi nominali da parte della zecca, troviamo una serie augustea sicuramente attestata (circa 6 esemplari noti), poi in tutto il II sec. d.C. complessivamente sei serie monetali, di cui cinque rarissime (un esemplare per ciascuna serie di Elio Cesare e due di Marco Aurelio) e una commemorativa di Antonino Pio, coniata eccezionalmente in buone quantità (20 pezzi attestati); emissioni quindi di carattere senz’altro celebrativo o battute in circostanze straordinarie, di cui verosimilmente la circolazione locale non sentiva un effettivo bisogno, se non forse a partire dall’ultimo quarto del II secolo. Nell’ambito del ventennio severiano si contano invece 8 serie monetali emesse durante il regno di Settimio Severo (incluse la serie commemorativa e le due serie per Plautilla), di cui rimangono ad oggi 13 esemplari (quelli dell’imperatore coniati da almeno cinque conii di dritto differenti), e 5 serie coniate da Caracalla, testimoniate finora da 8 esemplari prodotti da almeno sei conii di dritto differenti. Non si tratta quindi di un volume di produzione significativamente alto, ma è comunque evidente che questa categoria di nominali rivestì nella monetazione un ruolo specifico che non aveva mai avuto in precedenza, assumendo forse per la prima volta una funzione monetaria concreta in risposta a mutate esigenze economiche locali.

incrementando il volume denominazioni maggiori.327

di

emissione

delle

Il secondo dato oggettivo che caratterizza la monetazione di questa fase, cioè la rarefazione della denominazione minore del sistema, è un’altra diretta conseguenza del processo inflativo sopra descritto, che, causando la svalutazione del numerario, rendeva di fatto inutilizzabili i nominali minori, i quali avevano un potere d’acquisto troppo modesto per riuscire a ricoprire un ruolo di rilievo nella circolazione provinciale.328 Nella produzione di Settimio Severo si contano complessivamente 17 serie monetali di questa categoria su 125 totali, vale a dire intorno al 13%. Tutte queste emissioni, inoltre, sono note ciascuna in tre esemplari al massimo (di quattro di esse esiste una sola attestazione), fatta eccezione per le due serie dell’adventus imperiale a cavallo di Caracalla e Geta (serie 290 e 348), delle quali si conservano fino a 40 esemplari. Nel quadro della monetazione di Caracalla questo fenomeno raggiunge proporzioni ancora più considerevoli, dato che si riconoscono solamente 3 serie monetali del nominale minore (a nome dell’imperatore e ancora contraddistinte dal medesimo tipo monetale; serie 429-431), attestate complessivamente in 10 esemplari, su un totale di 81, se consideriamo solo quelle che recano il busto imperiale, o addirittura di 104 serie se contiamo anche le emissioni a nome di Giulia Domna, per una percentuale inferiore al 3%. La percentuale in cui queste monete venivano prodotte a partire dall’età di Caracalla in avanti divenne del tutto irrisoria, in assoluto inferiore perfino alle emissioni della denominazione maggiore, potremmo dire di fatto scomparendo dalla circolazione. Alla luce di tutte queste considerazioni, il sistema a tre denominazioni su cui era impostata la monetazione a partire dall’età severiana sembra aver dismesso definitivamente la frazione dell’assarion, che, per i suddetti problemi inflativi, doveva aver perso completamente potere d’acquisto; l’assarion stesso, ugualmente deprezzato, veniva prodotto in percentuali sempre più scarse, mentre la denominazione portante del sistema era di fatto il suo multiplo intermedio, che a questo punto potremmo verosimilmente chiamare diassarion, un dupondio; il multiplo maggiore, il tetrassarion, assumeva così un ruolo monetario più importante rispetto al passato, ma neppure minimamente paragonabile a quello svolto dal sesterzio imperiale, dato che era coniato sempre in quantità irrisorie.

Diversi studi scientifici negli ultimi anni hanno evidenziato come i riflessi della crisi inflativa che colpì l’economia imperiale tra la fine del II sec. d.C. e gli inizi del III trovi riscontro su scala minore anche nella realtà delle zecche romane provinciali, che in questi anni modificarono quasi simultaneamente la struttura delle loro monetazioni per cercare di far fronte alle difficoltà del mercato. La svalutazione della moneta d’argento, che richiese l’aumento esponenziale dell’impiego del metallo vile tanto nei denari sviliti quanto nella coniazione di bronzi imperiali, contribuì alla perdita di potere d’acquisto del numerario corrente; come diretta conseguenza, alla progressiva scomparsa dei sottomultipli dell’asse, come il quadrante e il semisse, intorno alla metà del II sec. d.C., si accompagnò paradossalmente l’aumento di emissioni eccezionali come i medaglioni, che, pur nascendo come donativi destinati alle alte sfere militari e amministrative dell’impero, erano di fatto Allo stesso modo, nelle multipli del sesterzio.326 province, dove si registra una sovrapproduzione monetale probabilmente legata proprio alla crisi della monetazione bronzea imperiale, si ricorre sistematicamente al tentativo di fronteggiare la perdita del potere d’acquisto della moneta (e l’aumento incontrollato dei prezzi di mercato)

327 Su questo fenomeno generalizzato a partire dalla fine del II sec. d.C., si vedano: CALLU 1975, pp. 597-598; HARL 1987, pp. 19-20; BURNETT 1987, pp. 63-65, 105-115; HOWGEGO 2002, pp. 126-134; PAPAGEORGIADOU-BANI 2004b, pp. 86-87, 94-96; JOHNSTON 2007, pp. 7-10. Per una prima analisi dei processi inflativi nel caso nicopolitano, si rimanda a CALOMINO 2008. 328 Cfr. HOWGEGO 2002, p. 134; JOHNSTON 2007, p. 8. Per esempi specifici tratti dalla realtà dell’Asia Minore e della Mesia, cfr. JOHNSTON 1997, pp. 209-217; ZIEGLER 1992, pp. 192-207.

326

Cfr. CRAWFORD 1975, pp. 560-569; BURNETT 1987, pp. 108-111; DUNCAN-JONES 1994, pp. 97-112; HOWGEGO 2002, pp. 133-134.



NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

Tav. 8.I. Emissioni parallele per la famiglia dei Severi: A. VAR4275; B. ANM1908/9/57; C. IAM35; D. TAR20635; E. TAR20624. Tav. 8.II. Il tipo del tempio corinzio: Nicopolis, Settimio Severo: F. L (BMC 30); G. PR9 (commemorativa?); Nicopolis, Plautilla: HL, BMC 39; Corcyra, Plautilla: I. TAR21073 (MOUCHARTE 415); J. TAR21072 (MOUCHARTE 420). Tav. 8.III: Analogie di conio di D/ tra emissioni severiane di Nicopolis e Corcyra. K. MI2240/MI5317; L. IAM47/MI5986; M. BO21142/VR71170; N. MI6066/MI6071

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IV.6 LA CRISI ECONOMICO-MILITARE E L’ULTIMA FASE PRODUTTIVA DELLA ZECCA (218-268 D.C.) rematori e nocchiero o condottiero stante con braccio levato (458), in una versione disegnata anche con le vele spiegate (459), ricorre qui per la prima e ultima volta (eccetto sporadiche attestazioni sotto Filippo, Treboniano e Gallieno) e la sua adozione potrebbe essere stata influenzata dalla monetazione corcirese, che, per il volume della sua produzione, costituiva un modello obbligato in Epiro (fig. 27).333 Il tema è implicitamente richiamato anche nella denominazione maggiore, dove le imbarcazioni sono due e si affrontano nella naumachia (serie 457) che riprende il modello delle serie commemorative coniate sotto Antonino Pio e legate al ricordo della battaglia di Azio.

Dai Severi a Gordiano III (218-244 d.C.) Rispetto ai dati quantitativi del primo ventennio severiano, il secondo quarto del III secolo fa registrare un deciso ridimensionamento del volume di produzione della zecca; va tuttavia fatta una distinzione tra la fine della dinastia severiana, durante la quale questa tendenza è più evidente, e il ventennio successivo, che vede invece un nuovo significativo incremento dei ritmi di coniazione. Il regno di ElDgabalo (218-222 d.C.), in particolare, denota un vero e proprio crollo delle emissioni monetali. Spesso la classificazione di questi esemplari, soprattutto nell’ambito della monetazione romana provinciale, è resa problematica dal fatto che il giovane imperatore scelse di adottare, in segno di continuità con la linea di discendenza della dinastia severiana dopo la parentesi di Macrino (217-218 d.C.), lo stesso nome di Caracalla. Questo comportò che la titolatura della legenda monetale di dritto risultasse pressoché identica a quella del suo predecessore,329 e che, in aggiunta, lo stesso ritratto imperiale venisse esplicitamente modellato sulle sembianze giovanili di Caracalla, per far sì che le due figure potessero essere più facilmente assimilate.330 Forse in base all’analogia delle titolature, nel catalogo Oikonomidou si erano assegnate alle monetazioni dei due diversi imperatori emissioni monetali del tutto simili.331 Alcuni dubbi sicuramente permangono, ma in questa sede è sembrato opportuno operare una distinzione più netta, di fatto riattribuendo alla prima fase della produzione di Caracalla la maggior parte delle serie classificate sotto Elagabalo.332

Fig. 27. Il tipo della galea nella monetazione di Corcyra e Nicopolis (ingrandimenti del R/): A. Corcyra per Caracalla, BMC 689 (VR71174; CALOMINO 2005a); B. Nicopolis per Elagabalo (VAR4388)

Stupisce l’adozione dell’insolita titolatura che asserisce la discendenza divina di Elagabalo Q[EOU] UIOC nella legenda di dritto della serie 458 (A K MA ANTwNEINOC Q UIOC), a differenza della canonica A K MAU ANTwNEINOC utilizzata nelle altre emissioni e per l’appunto originata dall’assunzione del nome di Caracalla. Il dato risponde verosimilmente al tentativo di Elagabalo di spacciarsi sin dalla sua proclamazione come figlio di Caracalla334 (per il quale a Roma furono coniate emissioni postume di consecratio con legenda DIVO ANTONINO MAGNO da parte di Alessandro Severo,335 o forse proprio di Elagabalo336), e trova conferma in alcune testimonianze epigrafiche in cui l’imperatore è esplicitamente ricordato come Divi Magni Antonini filius.337 È meno probabile, invece, che la legenda faccia riferimento a una discendenza dal dio solare di Emesa, del cui culto egli era sacerdote, come ricordano le note serie di denari con legenda SANCTO DEO SOLI ELAGABAL.338 In ogni caso, questa attestazione è senz’altro eccezionale e suona ancora più inusuale nel contesto nicopolitano, che verosimilmente non aveva motivo di tributare un simile omaggio (unico in tutta la

Alla produzione elegabaliana a nome dell’imperatore si assegnano quindi solo quattro serie monetali (457-459, 462), una per la denominazione maggiore, una per la minore e due per quella intermedia. I criteri fondamentali di accorpamento di queste emissioni sono la sostanziale omogeneità stilistica del ritratto giovanile e sorridente dell’imperatore e l’uniformità tipologica dei rovesci. Infatti, considerando anche le serie coniate a nome delle auguste, per la prima volta nella storia della zecca, dopo l’inaugurazione augustea, la denominazione principale presenta una fissità tipologica assoluta; il tipo navale della galea, non più con una figura armata ma con 329

Cfr. MARTINI 1992, p. 721. Su questo problema, cfr. HOWGEGO 1981; JOHNSTON 1982; BUTCHER 1988, p. 43. 331 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. 134-136. 332 Nello specifico, tra le emissioni attribuite a Elagabalo, gli esemplari Oikonomidou 6-10 e 11 tav. 45 afferiscono rispettivamente alle serie 412 tav. 31 (serie 290) e 22-23, tav. 32 (serie 281, con corona di giunchi) di Caracalla; gli esemplari 4 e 21, tav. 45, fanno parte invece della produzione di Geta cesare classificata in Oikonomidou 10-14 e 4-9, tavv. 43-44 (rispettivamente serie 338 e 343). I dubbi si riferiscono invece agli esemplari 1-2, tav. 45 di Oikonomidou (serie 283-284), molto poco leggibili e stilisticamente non del tutto omogenei al resto delle serie di Caracalla soprattutto perché il busto imperiale è più piccolo rispetto a quello delle altre emissioni. 330

333

Cfr. MOUCHARTE 2007, pp. 293-301. Cfr. H.A., Elagabalus, I-II. 335 RIC 717-719. 336 BMCRE, p. ccxxxi. 337 CIL, VI, 40677-40678. 338 RIC 131, 195; BMCRE, 211, 286, p. ccxliii. 334



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storia della monetazione civica) a un imperatore così estraneo alle tradizioni elleniche.

dell’adventus a cavallo (570), caratteristico di questa categoria di nominali come nella monetazione di Settimio Severo e Caracalla. La produzione di Alessandro e di Giulia Mamea è ancora strutturata su emissioni parallele con conii di rovescio in parte condivisi. I tipi monetali comuni sono quattro: il tripode, la Tyche seduta con patera e la Tyche stante sia nella versione con timone sia in quella con scettro (serie 464/471 e 466/478, 467468/472-475). L’imperatore è associato anche ai tipi di Asclepio (serie 465) e della Nike incedente (serie 469), l’augusta a quello della Nike stante (serie 476-477). Complessivamente si tratta di una monetazione dai caratteri tradizionali, sia nelle scelte tematiche del repertorio tipologico, sia nell’impostazione fondamentale della distribuzione delle emissioni tra i due membri della famiglia imperiale, che conta un totale complessivo di 48 esemplari noti.

La denominazione minore della monetazione nicopolitana è attestata in due serie parallele (462-463) coniate una a nome di Elagabalo, l’altra a nome dell’augusta Giulia Paula (probabilmente sposata e ripudiata dall’imperatore nello stesso 220 d.C.),339 le quali, in continuità con la prima fase severiana, sono rarissime e note complessivamente in tre esemplari; esse sono accomunate dalla seconda tipologia di rovescio (prodotta da soli due conii) presente nel repertorio di questa fase, la legenda AKTIA entro corona di giunchi, che viene così recuperata dal patrimonio della tradizione locale e riservata, come nelle serie precedenti, ai nominali minori. La giovane augusta è celebrata quindi solo in questa categoria di denominazioni, mentre nel nominale principale vengono coniate le due serie dedicate alle auguste maggiori, Giulia Semia (218-222 d.C.) e Giulia Mesa (218-224 d.C.),340 la madre e la nonna dell’imperatore (469-461). Come per le emissioni di Caracalla in nome di Giulia Domna, la zecca riserva una significativa attenzione a queste figure di matrone al potere e conserva l’impostazione “dinastica” conferita alla monetazione sin dall’ascesa dei Severi. Permane inoltre il principio di uniformità tipologica che caratterizza questa fase, in base al quale le serie della stessa denominazione recano tutte il medesimo tipo identificativo: la galea con rematori per il nominale principale, la corona di giunchi per la sua frazione.341

Durante il regno di Massimino il Trace (235-238 d.C.) la zecca fa registrare la seconda fase di interruzione della produzione dopo l’intermezzo dell’effimera reggenza di Macrino (la terza, se si considerano i mesi di travaglio militare che portarono all’acclamazione di Settimio Severo), ma il quadro che emerge fin dall’inizio dell’epoca della cosiddetta anarchia militare è comunque di sostanziale continuità, all’insegna di una grande incertezza e di una graduale rarefazione delle ultime officine monetali attive. Gli anni che videro l’avvicendamento di Gordiano III e di Filippo l’Arabo sono invece caratterizzati da un progressivo incremento della produzione della zecca, preludio a quello che sarà l’ultimo picco sotto Gallieno.342

Nell’insieme la produzione di Elagabalo risulta essere la più modesta di tutta la monetazione della zecca, con 13 conii di dritto attestati e 14 o 15 di rovescio (alcuni in comune tra la serie con galea di Giulia Mesa e quella dell’imperatore), per un totale di 45 esemplari identificabili. Diversi fattori possono aver concorso a determinare questo quadro: la brevità del regno, la straordinaria massa di numerario rimasto in circolazione dall’epoca di Caracalla e, non ultima, forse anche la damnatio memoriae che colpì tutti i membri della famiglia a breve distanza di tempo dalla loro ascesa al potere, favorendo forse il ritiro precoce del numerario che li celebrava.

Per il giovane Gordiano (238-244 d.C.) furono coniate, allo stato delle nostre conoscenze, 11 serie monetali (479488), tra le quali, secondo la tradizione inaugurata sotto Settimio Severo, quella col tipo dell’imperatore a cavallo (487) e una seconda serie con Nike nota in un unico pezzo (488), afferiscono alla denominazione minore. Il computo delle emissioni, dei conii riconoscibili e degli esemplari noti (71) attesta un significativo incremento dei ritmi di produzione, considerando che essa si concentra in soli sei anni di regno.343 All’interno di una monetazione che denota ancora un’apprezzabile qualità stilistica dei conii, risaltano, oltre alle tradizionali tipologie portanti del repertorio della zecca (in particolare la Nike e il tripode), alcuni soggetti originali, come la corona di giunchi al centro del tondello incorniciata da una corona d’alloro (serie 482), che riprende l’unicum severiano citato in precedenza (serie 244); l’esistenza di queste emissioni conferma definitivamente l’appartenenza della moneta di Settimio Severo alla zecca nicopolitana, visto che negli esemplari di Gordiano è leggibile a chiare lettere l’etnico della legenda che risulta eraso od omesso nel modello di

Non molto differente è il quadro della monetazione battuta a nome di Alessandro Severo e della madre Giulia Mamea nel periodo 222-235 d.C., in quanto l’aumento di produttività di questa fase sembra essere una conseguenza della maggiore durata del regno dell’ultimo Severo rispetto alla “parentesi” di Elagabalo. La documentazione a noi pervenuta restituisce 14 serie monetali della denominazione principale, di cui 6 emesse a nome dell’imperatore (464-469) e 8 a nome della madre (471478), nella doppia versione del busto con o senza diadema sul capo, oltre a una sola serie della frazione attestata in un unico esemplare, riconoscibile dal tipo

342

Anche le zecche dell’Asia Minore attestano una produzione maggiore per Gordiano III che per Massimino e Filippo; cfr. SPOERRIBUTCHER 2007, p. 57. 343 Rispetto al catalogo Oikonomidou vanno espunti e riattribuiti i nn. 1-2, 26, tavv. 48-49 (Volusiano, serie 558, 551 e 555), 22 e 30, tavv. 4950 (Alessandro Severo, serie 467 e 466) e nn. 27, 28, tavv. 49-50 (Giulia Semia 460 ed Elagabalo 458); non sembra pertinente alla produzione della zecca il n. 34, tav. 50.

339 KIENAST 1996, pp. 173-174. L’esemplare Oikonomidou n. 23, tav. 46, attribuito ad Aquilia Severa, seconda moglie di Elagabalo, sembra invece afferire alla serie 518 di Ottacilia Severa. 340 KIENAST 1996, pp. 175-181. 341 Gli esemplari Oikonomidou nn. 29-30, tav. 46, assegnati a Giulia Mesa, appartengono alla produzione di Giulia Mamea (serie 477, 475).



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riferimento. Anche in questa circostanza si può constatare come il tema dei Giochi Aziaci non trovi più un suo spazio specifico all’interno della monetazione, bensì figuri come un generico omaggio alla tradizione. Un secondo soggetto originale è poi rappresentato dal tempietto votivo contenente la statua di Asclepio (serie 486), che conferma l’esistenza di un edificio sacro riservato a uno dei culti di maggior rilievo per la comunità.

precedenti, e che è nota in due serie con 7 esemplari di peso medio intorno a g 15.20. Entrambe presentano tipologie assolutamente inedite per il repertorio della zecca cittadina, che raffigurano scene mitologiche di non facile interpretazione. La prima, prodotta da due conii di dritto e, apparentemente, da due conii di rovescio (6 esemplari attestati), rappresenta una figura femminile turrita, seduta e con un ramo in mano, vicino a un vaso a forma di oinochoe o di anfora; sotto di lei stanno a mezzo busto tre figure abbracciate (serie 489). Oikonomidou ha proposto l’ipotesi forse più plausibile per identificare queste tre enigmatiche figure (difficile stabilire se siano maschili o femminili), suggerendo che possano personificare i porti della città348 anziché i fiumi,349 dato che questi erano solamente due. È probabile infatti che questa Tyche di tradizione iconografica orientale, che trova forse il confronto più convincente nel coevo tipo adottato dalla zecca di Samosata (Commagene; fig. 28),350 rappresenti la città di Nicopolis; se così fosse, il fatto che essa non sia più ritratta come la caratteristica Tyche alata delle emissioni “pseudo-autonome” testimonierebbe una progressiva omologazione ai modelli iconografici convenzionali rispetto a quelli legati alla tradizione della monetazione locale.

Guardando al panorama dell’intera Grecia centrosettentrionale, si nota inoltre che, dopo le cospicue serie di Caracalla, anche la zecca del Koinon di Tessaglia interrompe una significativa tradizione di continuità produttiva protrattasi dagli Antonini ai Severi, per riprendere a coniare con delle serie isolate a nome di Massimino il Trace,344 e infine emettere le ultime monete al tempo di Gallieno. In questi dati si può leggere lo spaccato di una politica economica che, già dal secondo quarto del secolo, era tendenzialmente improntata, parafrasando Callu, alla fine del pluralismo monetario,345 almeno per quanto concerne le zecche provinciali greche, mentre in Macedonia, in Tracia e in Asia Minore la produzione rimarrà ancora diffusamente consistente.346 Chiuse le officine di Corcyra, sul territorio greco si profila un definitivo bipolarismo tra Nicopolis in Epiro e Larissa nella Macedonia meridionale, che vede comunque un primato netto della città epirota e che potrebbe far pensare anche a una forma di ricercata sincronia produttiva, eventualmente gestita a livello centralizzato dalle autorità provinciali e imperiali, nella coordinazione tra le fasi di interruzione monetaria di un centro e l’attività dell’altro (si pensi alla parentesi di Massimino il Trace, in cui il numerario tessalo sembra quasi supplire alla mancanza di quello nicopolitano). Tuttavia emerge chiaramente una tendenza alla riduzione progressiva della coniazione della moneta locale, ristretta ormai a pochi centri di produzione principali, forse in conseguenza dell’aumento della presenza di numerario romano imperiale in circolazione, favorito dalla diffusione dell’antoniniano, come evidenziano i ripostigli interrati in questo periodo.347

Fig. 28. Emissione di Samosata di Commagene per Filippo l’Arabo (244-249 d.C.). Al R/ Tyche seduta a s. con aquila sopra la personificazione del fiume Eufrate (BMC Galatia, 64; CNG732478)

Altrettanto problematica è la tipologia della seconda serie di questa denominazione (490), un unicum in cui una figura virile è seduta su roccia con braccio reclinato all’indietro, in una posa assimilabile al tipo delle emissioni adrianee raffiguranti Apollo (serie 84, 127); tuttavia, l’arco di cui si fa menzione nel catalogo del British Museum,351 che ovviamente giocherebbe a favore dell’identificazione con Apollo, non è chiaramente distinguibile. Anche il dio Pan, del resto, è ritratto abitualmente in una posizione simile;352 pertanto, in mancanza di attributi aggiuntivi che permettano di identificare meglio questi soggetti, non possiamo determinare con certezza di chi si tratti. Nel campo in basso si trovano inoltre un cane e un cavallo affrontati e in mezzo un bucranio o una testa di cinghiale, elementi di

Da Filippo a Treboniano Gallo (244-253 d.C.) La zecca nicopolitana mantiene invece i suoi livelli di produzione su valori molto regolari, e anzi la fase del regno di Filippo l’Arabo (244-249 d.C.) fa segnare un incremento delle emissioni, dovuto anche al fatto che le autorità emittenti riprendono a coniare serie differenti per ciascun membro della famiglia imperiale (serie 489-536). La documentazione di cui possiamo disporre offre anche nuove attestazioni della denominazione da 4 assaria, di cui non rimangono testimonianze per gli imperatori

348 Il terzo porto potrebbe essere quello della laguna di Mazoma, oppure l’emporio di Anattorio. Cfr. OIKONOMIDOU 1975, p. 52. 349 SNG Copenhagen, n. 83, tav. 2. 350 BMC, Galatia, pp. 122-123. 351 Cfr. BMC, n. 42, fig. 16, tav. XIX; OIKONOMIDOU 1975, n. 23, p. 146, tav. 52. 352 Cfr. ad esempio le emissioni di Filippo a Pella (SNG Copenhagen, Syria, n. 228), dove l’identificazione di Pan è suggerita dalla presenza della siringa.

344

Cfr. ROGERS 1932, pp. 50-52, e, da ultimo, TOURATSOGLOU 2006, pp. 11-12, 107-118. La Lega dei Magneti sembra emettere serie regolari, anche se in quantità molto ridotte, dall’età dei Severi all’epoca di Valeriano; PAPAEFTHYMIOU 2004. 345 Cfr. CALLU 1969. 346 Cfr. CALLU 1969, pp. 11-110. Per un quadro organico delle emissioni dei Gordiani in Asia, cfr. SPOERRI-BUTCHER 2007. 347 Cfr. TOURATSOGLOU 2006, p. 158.



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contorno che suggeriscono un’ambientazione “agreste” (di certo più facile da associare a Pan che ad Apollo), ma la cui valenza simbolica risulta alquanto oscura.

K(AICAR), che egli detenne fino al 247 d.C., quando fu elevato al rango di augusto.354 Con la fine della dinastia di Filippo e di suo figlio, la produzione della zecca fa registrare un nuovo breve intervallo, che interessa i tre anni di regno di Traiano Decio, per poi riprendere già con Treboniano Gallo (251253 d.C.). Questa ultima ripresa dell’attività di coniazione segna un palese mutamento nella gestione dell’officina monetale, che avrà delle ripercussioni anche sulla successiva produzione di Valeriano e Gallieno. L’aspetto più evidente di questa svolta, rispetto a tutta la fase precedente, è rappresentato dal netto scadimento della qualità dei conii impiegati nelle emissioni, che presentano una resa più approssimativa sia del ritratto imperiale che, soprattutto, della legenda; è difficile stabilire se possa aver concorso ad accentuare questo processo anche un eventuale deterioramento del metallo usato, determinando una peggiore conservazione delle monete,355 ma l’impressione è che la ragione principale vada addebitata al cambiamento delle maestranze addette alle operazioni di coniazione.

Oltre al recupero del tipo con la A entro corona di giunchi nelle serie parallele della zecca per Filippo padre, (495, 503-504) e per Filippo figlio (527), il repertorio della monetazione riserva ancora qualche altra novità di rilievo. Si segnalano la raffigurazione di un nuovo tempio, probabilmente un luogo di culto cittadino, che ospita la statua di Ercole a riposo (cosiddetto “tipo Farnese”, serie 533), ricorrente con frequenza in tutta la produzione severiana, e una scena mitologica in cui compaiono una figura femminile e un fanciullo assalito da un serpente, probabilmente (come è stato interpretato da Oikonomidou) Ipsipile e Archemoro (serie 494, 500), la cui vicenda era tradizionalmente legata all’origine dei Giochi Nemei.353 Dall’altro canto ritorna anche la figura dell’imperatore, ritratto come sempre nell’adventus a cavallo della denominazione minore (serie 536), e sulla galea mentre viene incoronato da una Nike, come forma di omaggio onorifico tributato dalla città della vittoria a Filippo (serie 492, 498, 529), forse anche nel nominale minore, poco leggibile (serie 517). La rinnovata varietà tipologica di questa fase della monetazione è però favorita dal considerevole volume di produzione, che, come si è anticipato, va incrementandosi sensibilmente verso la metà del III sec. d.C.. La nostra documentazione consta di 46 serie monetali della denominazione intermedia, così suddivise: 27 di Filippo (491-516), 7 di Ottacilia Severa (518-523) e 12 di Filippo il giovane (524-535). Ad esse vanno aggiunte due serie della denominazione minore, una in nome dell’imperatore e l’altra del figlio (517, 536), come sempre attestate ciascuna in un unico esemplare, oltre ovviamente alle 2 serie della denominazione maggiore già trattate; complessivamente si contano quindi 50 serie monetali, per un totale di 138 esemplari finora noti.

Risulta quindi estremamente difficoltoso ricostruire la titolatura completa dell’imperatore e di suo figlio Volusiano, che non è interamente leggibile in nessuno degli esemplari esaminati personalmente né in quelli studiati sui cataloghi fotografici. Nel primo caso vanno comunque espunte dalle legende AU K F BI GALLOC o A K BI AF GALLOC, proposte in Oikonomidou,356 le iniziali AF di Afinius, che non appartengono al nome di Caius Vibius Trebonianus, bensì a quello del figlio Caius Vibius Afinius Gallus Veldumianus Volusianus.357 Pertanto le legende proposte nelle rispettive emissioni sono da interpretare come A(U) K BI GALLOC e (A) BI AF GALLOC BE BOLOUCIANOC, anche se, come si diceva, minime varianti vanno considerate probabili. Nonostante queste premesse, il volume di produzione è ancora consistente, con 25 serie attestate complessivamente (537-561), 11 a nome di Gallo (537547) e 14 a nome di Volusiano (548-561), per un totale di 57 esemplari finora accertati. Per la prima volta nella storia della zecca (eccetto la parentesi neroniana), non si conosce nemmeno un esemplare afferente né alla denominazione maggiore né a quella minore del sistema monetario cittadino, che presenta così a tutti gli effetti una fisionomia mono-nominale da 2 assaria. Questa circostanza potrebbe rispecchiare una semplice lacuna documentaria per quanto concerne i bronzi da 4 assaria, che infatti vennero coniati sistematicamente sia nella fase precedente (sotto Filippo), sia in quella successiva (sotto Valeriano e Gallieno), ma è molto probabile che rifletta un cambiamento definitivo nel sistema metrologico per

Va segnalato che, dopo il primo caso isolato di una serie di Settimio Severo, viene adottata in questa produzione per la prima volta la corona radiata per alcune serie dell’imperatore (491-496), che presentano lo stesso peso medio delle emissioni col busto laureato e non dovrebbero essere accreditate di un valore doppio rispetto alle altre, a meno che non si ipotizzi che l’uso di questa iconografia implicasse una forma di sopravvalutazione nominale del numerario bronzeo. Notevole è anche la diversificazione in busti imperiali radiati e laureati con corazza o con drappeggio. La monetazione di Filippo il giovane si distingue da quella del padre sulla sola base delle sembianze del ritratto, visto che la titolatura imperiale di entrambi riporta la formula AUT M IOU FILIPPOC CE(B), fatta eccezione per un’isolata serie (536) in cui il figlio è raffigurato senza la corona laureata e con il titolo

354

KEINAST 1996, p. 200. Dal campione di esemplari analizzati non traspaiono particolari differenze nella composizione della lega metallica di questa fase, a parte l’aumento della percentuale di piombo, che però sembra caratteristica di tutta la monetazione del III sec. d.C.; cfr. KALLISTRATAS-KONTOS, KATSANOS, ARAVANTINOS, OIKONOMIDES, TOURATSOGLOU 1993, p. 271. 356 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, p. 29. 357 Cfr. MARTINI 1992, pp. 993-1029; KIENAST 1996, pp. 209-210. 355

353 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, p. 54, con riferimento a esempi di confronto nella monetazione di Corinto e di Argo. Cfr. LIMC Suppl., Hypsipiles, nn. 11-12, p. 648 e pp. 645-647 sull’origine del mito.



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tutta l’epoca imperiale.364 Riveste un significato di rilievo, quindi, l’ideazione di un tipo inedito e così legato alla tradizione politica e culturale greca della città in una fase tarda della storia della zecca, tanto più se si considera che abitualmente la testa velata della Boule costituisce il tipo di dritto delle emissioni “pseudoautonome” (alla stessa stregua di figure quali il Demos e il Senato),365 mentre in questo caso la personificazione è ritratta a figura intera sul rovescio come una divinità, poiché lo spazio riservato alle tradizioni locali sul dritto rimane sempre appannaggio esclusivo del busto di Nicopolis.

quel che riguarda l’assarion, confermato dal fatto che anche in tutta la produzione successiva le frazioni non verranno più coniate. Nel repertorio tematico della produzione monetale di questo triennio di attività si segnalano due aspetti di particolare interesse: il primo è il mantenimento del tipo con la A entro corona di giunchi (serie 537, 555), in una iconografia molto simile al modello del II sec. d.C., con giunchi più appuntiti e affusolati rispetto alla versione abbastanza stilizzata della monetazione di Filippo. Nello stesso solco dell’adesione alle tradizioni locali più radicate si inserisce anche l’introduzione di una tipologia completamente nuova, che presenta caratteri di grande originalità sia nel soggetto, sia nella legenda, sia infine nel disegno iconografico. Si tratta del tipo che ritrae una figura femminile con una lunga veste, seduta in trono e vista da un insolito prospetto frontale, con la testa rivolta a destra e sostenuta dalla mano che poggia col gomito sul ginocchio, in atteggiamento meditativo (serie 550). La legenda, ricostruita integralmente da Oikonomidou358 attraverso il riscontro incrociato dei soli tre esemplari finora noti (due dei quali emessi però sotto Valeriano),359 unicum recita un inedito ECTIA BOULHC,360 un assoluto. Oikonomidou ritiene che la figura rappresenti la personificazione della Boule, piuttosto che la statua di Hestia che veniva abitualmente esposta nel Bouleuterion, poiché questa è sempre velata, mentre la donna ritratta sulla moneta pare piuttosto laureata; d’altra parte, come la stessa studiosa riconosce, l’iconografia monetale della Boule (fig. 29), quasi sempre ritratta a mezzo busto, prevede in eguale misura tanto la corona d’alloro quanto il velo,361 che pare anzi l’attributo prevalente nella documentazione numismatica provinciale, quasi esclusivamente delle zecche asiatiche.362 Sempre sui bronzi provinciali compaiono i rari esempi in cui la personificazione è ritratta a figura intera, seduta, mentre lascia cadere sassolini in un vaso, cioè nell’atto di votare; si tratta pertanto della Boule come personificazione dell’organo politico e amministrativo per eccellenza della città greca.363 Sembra quindi più giusto ravvisare nella figura femminile nicopolitana un’iconografia del tutto nuova, che associa, in un’unica personificazione, la divinità protettrice del focolare domestico (e, per estensione, dello Stato, come la Vesta romana) e il più importante organo decisionale della città greca anche per

Fig. 29. Iconografia di Boule nella monetazione provinciale. A. Mezzo busto velato: Docimeium di Phrygia (Asia), circa III sec. d.C. (SNG Copenhagen, Phrygia, n. 352; CNG224, lot 418). B. Figura velata seduta nell’atto di votare: Anazarbus (Cilicia), 94-95 d.C. (RPC 1755; CNG169, lot 129)

A tal proposito va annotata l’introduzione di una terza tipologia inedita nella produzione di Volusiano, finora nota esclusivamente in un’emissione di Salonina, che raffigura al rovescio un cane e un cinghiale affrontati (serie 553). Il dato più importante è costituito dal fatto che questo tipo di rovescio è adottato anche in una delle ultime serie “pseudo-autonome” della zecca, che di conseguenza Kraay datava all’età gallienica.366 Il pessimo stato di conservazione dell’esemplare di Volusiano (TAR20742) non consente di stabilire se esista un legame di conio con la serie “pseudo-autonoma”, pertanto si è preferito includerlo in un unico gruppo di questa categoria di emissioni alla fine della produzione della zecca, nel quale sono comprese anche quelle di Gallieno. Ciò non toglie che, come si è ipotizzato per i secoli precedenti, la produzione delle “pseudo-autonome” possa collocarsi a cavallo di due regni, in questo caso tra quello di Treboniano Gallo (anche in considerazione della brevità del suo mandato) e quello di Gallieno. Del resto, come si è visto, anche il peculiare tipo della Boule accomuna le due monetazioni e, soprattutto, la coerenza

358

Cfr. OIKONOMIDOU 1976. L’esemplare di Volusiano fa parte del ripostiglio di Plakanida (Arta); cfr. OIKONOMIDOU 1975, n. 13, p. 151. 360 Ricorrono infatti prevalentemente le legende IERA BOULHC o semplicemente BOULH, spesso seguita dall’etnico della città; cfr. LESCHHORN, FRANKE 2002, pp. 72-74. 361 L’esempio migliore è offerto dalla monetazione di Melo, che raffigura, come personificazione della Boule, una donna velata nel I sec. d.C. (RPC I, 1298) e un giovane drappeggiato e laureato nel II sec. d.C. (RPC IV, 7949). 362 Oltre agli esempi addotti in OIKONOMIDOU 1976, p. 41, si vedano RPC I, 2929 (Laodicea), BMC Phrygia, n. 26, tav. II, n. 10 (Acmoneia), BMC Caria and the Islands, n. 43 (Aphrodisia). 363 Si vedano in particolare le serie di I sec. d.C. di Anazarbus di Cilicia (RPC I, 4063) e le “pseudo autonome” di I-III sec. d.C. di Antiochia di Siria. 359

364 Giova ricordare ad esempio l’epigrafe nicopolitana conservata a Venezia e datata genericamente all’età imperiale, che testimonia la concessione di un monumento onorario a una privata cittadina per decisione della Boule; CIG II, 1, 1811; SAMSARI 1994, n. 31, pp. 177178. 365 Cfr. JOHNSTON 1985b, pp. 91-94. Per una rassegna di queste tipologie a confronto, si veda MISSERE 1990. 366 Cfr. KRAAY 1976, p. 239.



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tesoro più cospicuo fu interrato a Eleusi)369 e dovette pertanto scomparire abbastanza presto dalla circolazione. Kroll ha quindi giustamente ipotizzato che all’origine di questa eccezionale produzione vi fossero possibili disposizioni e finanziamenti imperiali, sanciti dalla effettiva visita di Gallieno in città, anche se non esclude che gran parte del sovvenzionamento economico di un’operazione di tale portata dovesse contare sull’appoggio dell’iniziativa locale. Dato poi che i centri di produzione attivi oltre ad Atene erano così pochi, lo studioso ha anche cautamente considerato la possibilità che la zecca della capitale attica in questa fase coniasse numerario in grandi quantità per rifornire anche le regioni circostanti, ma tale supposizione è ovviamente soggetta al riscontro dei dati di scavo, ancora troppo limitati.370

stilistica riscontrabile tra le rispettive produzioni monetali dimostra che ci fu un rapporto di continuità diretta nella gestione della zecca in queste due fasi, segnato dall’inizio di un nuovo corso con Treboniano.

Valeriano e Gallieno: l’ultimo picco di produzione La sostanziale continuità di produzione che si registra nell’ultima parte della fase storico-economica trattata in precedenza fa da preludio alla cospicua monetazione dell’ultimo scorcio della metà del III secolo, quando la zecca conobbe una vera e propria rifioritura finale, prima della chiusura definitiva.

Alla luce di questa analisi, vogliamo invece valutare la possibilità di inquadrare anche la monetazione delle altre zecche attive in questo periodo nel medesimo contesto politico-economico di emergenza che interessò gran parte della Grecia, e di poterle così fare rientrare all’interno di un piano di intervento unitario, coordinato dall’autorità centrale. Non mancano, in effetti, le analogie tra le monetazioni di queste zecche nella fase critica che precedette l’invasione gotica, della Macedonia prima (Thessalonica fu assediata già nel 254 d.C.) e poi dell’Achaea, cui seguì il sacco, tra le altre città, proprio di Atene e Sparta. In particolare, la produzione della zecca laconica, come di quella ateniese, fu avviata appositamente per l’occasione, dato che le emissioni erano state interrotte alla morte di Settimio Severo;371 i due centri di produzione della Grecia centrosettentrionale, la Lega Tessalica in Macedonia e soprattutto Nicopolis in Epiro, anche se con discontinuità, avevano invece mantenuto attive le officine monetali. Questi dati confermano il quadro monetario descritto nel capitolo precedente, relativo al periodo iniziato con l’avvento al trono di Caracalla, che aveva visto il generale declino delle zecche peloponnesiache a fronte della fiorente produzione dei centri della Grecia continentale. Dobbiamo allora supporre che, se si avvertiva la necessità di coniare con urgenza ingenti quantitativi di moneta bronzea per bisogni strettamente localizzati sul territorio, fosse logico fare affidamento, ove possibile, su centri di produzione già ampiamente avviati e che non avevano interrotto la loro monetazione da molto tempo. La scelta della capitale epirota e di Larissa, quindi, sarebbe stata quasi obbligata, anche in considerazione del fatto che si trattava di due nuclei nevralgici di controllo del territorio, dislocati a presidio di aree strategiche di grande importanza, così come lo erano Sparta in Peloponneso e Atene in Attica.

Fortunatamente, il quadro delle testimonianze monetali delle province greche relativo all’età di Gallieno è abbastanza uniforme e relativamente circoscritto, e consente pertanto di fissare alcuni parametri comuni nella produzione delle officine monetali ancora attive: Atene, Argo, Sparta, Larissa per la Lega Tessalica e Nicopolis. L’analisi proposta da Kroll in merito alla monetazione ateniese di questo periodo, contestualizzata nel quadro ellenico complessivo,367 offre degli spunti di riflessione che si rivelano utili a far luce sull’analoga realtà nicopolitana. La zecca di Atene riprese a coniare moneta dopo un’interruzione lunga quasi un secolo, per poi chiudere definitivamente le officine, in adempimento alle disposizioni dell’autorità imperiale; è chiaro quindi che si trattava di una produzione monetale mirata appositamente a rispondere ad esigenze economiche contingenti, causate da circostanze particolari. Una monetazione di questo tipo si può collocare nel contesto storico-politico dell’epoca, che vide il viaggio e la permanenza dell’imperatore Gallieno ad Atene, verosimilmente anche in vista della preparazione delle difese militari contro l’imminente attacco dei Goti e degli Eruli nella regione. È dunque logico pensare che la produzione monetale della zecca civica in questo frangente servisse prevalentemente a finanziare i lavori di ripristino e rinforzamento delle mura urbiche e probabilmente anche a rifornire il mercato locale del numerario necessario a provvedere al mantenimento, all’equipaggiamento militare e al reclutamento stesso delle truppe stanziate per l’occasione.368 Si tratta di una massa di numerario di proporzioni assolutamente eccezionali (addirittura oltre 280 conii di dritto e 550 di rovescio), che non conosce eguali forse in tutta la monetazione romana provinciale, considerando anche il breve lasso di tempo in cui fu coniata (264-267 d.C.). Di conseguenza queste monete, battute in condizioni di emergenza, risultano di fattura più scadente (con frequenti errori di battitura) e di peso e dimensioni inferiori rispetto alle epoche precedenti. Paradossalmente, poi, proprio a causa della gravità della situazione politica in cui fu battuto, questo numerario venne tesaurizzato massicciamente in tutta la regione (il

Un aspetto in particolare accomuna la produzione bronzea delle zecche di Nicopolis e di Larissa in questa fase: l’apposizione di marche di valore al rovescio delle emissioni monetali (che incrementavano il valore nominale di ciascuna denominazione), un provvedimento 369

Cfr. KROLL 1973. KROLL 1997a, pp. 62-63. 371 GRUNAUER VON-HOERSCHELMANN 1978, pp. 193-198.

367

370

KROLL 1997a, pp. 61-63. 368 Cfr. ARMSTRONG 1987; WILKES 1989, 189-192.



IV. STORIA DELLA ZECCA E DELLA PRODUZIONE MONETALE

adottato anche ad Argo372 e soprattutto nella produzione di Sparta, ma già a partire dall’età commodiana (tav. 9.III).373 In quest’ottica è possibile che anche la contemporanea omologazione del sistema monetario di quattro delle cinque zecche ancora operative fosse il frutto di disposizioni superiori, mirate a promuovere un intervento economico coordinato. L’impressione è confermata dal fatto che le marche di valore vennero mantenute anche a Thessalonica (dove erano in uso dall’epoca sevriana),374 principale zecca macedone e città direttamente investita dalle invasioni, che per l’occasione fece riparare le mura urbiche.375

frettolose e approssimative e non è forse casuale che si concentrino entrambi in questo periodo, quando è verosimile che nuove maestranze, meno esperte e specializzate, siano subentrate a quelle che lavoravano nelle officine prima dell’interruzione della produzione sotto Traiano Decio. Le emissioni marcate, tuttavia, si presentano in condizioni ancora peggiori, con legende quasi illeggibili e, come si è detto, non prive di errori, a dimostrazione del fatto che le ultime serie furono battute in condizioni di urgenza e di stringente necessità di numerario di nuovo conio. Anche gli esiti di queste cospicue coniazioni portarono a fenomeni analoghi a quelli riscontrati per i bronzi ateniesi, poiché esse vennero massicciamente tesaurizzate e sottratte alla circolazione, evidentemente ancora in vista del pericolo di un’invasione imminente. Non abbiamo testimonianze letterarie o epigrafiche che certifichino l’interessamento diretto del governo centrale in merito a stanziamenti di truppe o a provvedimenti atti a garantire la sicurezza della città, ma, come ad Atene, anche a Nicopolis la documentazione archeologica sembra attestare che vennero intraprese opere di rafforzamento delle mura difensive del perimetro urbano.378 Di certo in questa fase il territorio nicopolitano poté essere teatro di manovre militari (visto che dall’Italia e dalla Numidia alcune legioni furono trasferite a presidio della Via Egnazia)379 e i suoi porti poterono fungere da snodo marittimo per ogni tipo di operazione mirata a garantire il supporto e la protezione delle regioni limitrofe; in questo contesto si può giustificare la necessità di nuovi rifornimenti di moneta bronzea locale da emettere in tempi estremamente brevi e in considerevoli quantità.

Per quanto concerne specificamente la monetazione nicopolitana contrassegnata dalle marche di valore, si riscontra un aspetto peculiare che la accomuna a quella coeva ateniese, la fisionomia propria di una produzione d’emergenza. Lo stile di incisione dei conii è molto poco curato, i ritratti imperiali approssimativi e le figure rappresentate al rovescio estremamente stilizzate, ai limiti della schematizzazione del corpo umano; le stesse legende monetali presentano errori grammaticali (come la combinazione al R/ del genitivo IERAC con il nominativo NIKOPOLIC) o epigrafici (P OU LIK GALLHNOC e P OU LIK GALLINOC); queste caratteristiche rappresentano il risultato finale di quel processo di scadimento della qualità della monetazione civica iniziato con Treboniano Gallo e proseguito con le prime serie non marcate emesse a nome di Gallieno e di sua moglie Salonina. A titolo puramente esemplificativo possiamo addurre due singoli esempi della monetazione di questa fase che offrono le prime testimonianze di “errori” tecnici di coniazione in tutta la storia della zecca. Un esemplare di Volusiano conservato a Parigi376 costituisce l’unico caso in cui l’impronta monetale risulta sdoppiata a causa dello slittamento del tondello in sede di battitura del martello; un secondo pezzo di Valeriano facente parte del ripostiglio di Plakanida,377 presenta invece il solo esempio noto di impronta di dritto ripetuta anche al rovescio e incusa per accidente (brockage; fig. 30).

La monetazione di Valeriano, Gallieno e Salonina è quella che Kraay ha esaminato con maggiore attenzione nella sua recensione al volume di Oikonomidou, formulando una seriazione pressoché esaustiva delle emissioni del periodo 253-268 d.C., così suddivise: emissioni di Valeriano (I), di Gallieno e Salonina non marcate (II-III), di Gallieno marcate D (del valore di 4 assaria) con busto laureato e «Roman head» (IV), di Gallieno in due denominazioni da 4 e 8 assaria, marcate rispettivamente D e H, con busto laureato o drappeggiato (V), di Gallieno marcate D con corona radiata (VI) e di Salonina marcate D (VII).380 Come ha ben evidenziato lo studioso britannico, è abbastanza chiara l’appartenenza dei primi tre nuclei di emissioni al periodo di regno congiunto di Valeriano e del figlio Gallieno (253-260 d.C.), da subito associato all’impero come augusto, in base alle sostanziali analogie stilistiche dei ritratti (compresi quelli di Salonina), che creano anzi problemi di distinzione tra padre e figlio nei casi in cui, non essendo leggibile la legenda, le fattezze del volto, plasmate a immagine di un modello comune per propagandare una ricercata identità tra i due legittimi

Fig. 30. Esemplare di Nicopolis per Valeriano rinvenuto nel ripostiglio di Plakanida (Arta), con doppio ritratto imperiale dovuto a brockage - rovescio incuso per accidente (OIKONOMIDOU 27).

Pur essendo due esempi isolati, questi casi testimoniano che le operazioni di coniazione si facevano via via più 372

JOHNSTON 2007, p. 231. GRUNAUER VON-HOERSCHELMANN 1978, pp. 190-192. 374 TOURATSOGLOU 1988, pp. 97-101; JOHNSTON 2007, pp. 224-225. 375 TOURATSOGLOU 2006, pp. 148. 376 OIKONOMIDOU 1975, n. 15, p. 151, tav. 55. 377 OIKONOMIDOU 1975, n. 27, p. 155, tav. 57. 373

378

Cfr. ISAGER 2001, p. 164; TOURATSOGLOU 2006, pp. 148-149. TOURATSOGLOU 2006, p. 145. 380 Cfr. KRAAY 1976, p. 245. 379

283

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detentori del potere, si confondono totalmente. La conferma viene da alcune identità di conio, bene illustrate nelle pubblicazioni precedenti, tra le emissioni dei due augusti, a cominciare da quella che probabilmente lega i rovesci col tipo di Asclepio della denominazione maggiore (serie 562 e 577) e proseguendo nella denominazione intermedia con i tipi di Zeus con lo scettro (serie 564 e 579) e di Atena (serie 567, 571 e 581, 587); analogamente vi sono possibili legami nei tipi della quadriga (serie 572 e 608), della Tyche seduta (serie 573 e 588) e della galea (serie 586B e 605) tra le emissioni degli imperatori e quelle di Salonina, mentre non sembra possibile accettare la supposta identità tra conii recanti il tipo di Zeus che scaglia il fulmine (serie 565), semplicemente perché gli esemplari superstiti, molto poco leggibili, paiono tutti afferire alla monetazione di Valeriano.

formale di età severiana (strano è soprattutto il seggio della Tyche, completamente inclinato all’indietro). Permangono ancora, però, i dubbi interpretativi dovuti ai probabili legami di conio di dritto tra queste emissioni e quelle severiane trattate in precedenza, che a loro volta si legano alle serie di Caracalla e Giulia Domna per i conii di rovescio; risulta impossibile, quindi, datare con precisione l’intero lotto, ma potrebbe essere così confermata l’usanza di riutilizzare, anche ad alcuni decenni di distanza, un medesimo conio di dritto per diverse emissioni. Molto più semplice è inquadrare in età gallienica anche l’ultima produzione commemorativa di Augusto come KTICTHC CBACTOC,382 grazie alle evidenti analogie di conio riscontrabili con le corrispondenti emissioni di Valeriano e Gallieno per i tipi della biga e della galea (serie 592-593), oltre a una sicura identità di conio per il tipo di Asclepio (serie 594 con 578A). La ripresa della coniazione delle due categorie di emissioni più caratteristiche della tradizione monetale della zecca nell’ultima fase della sua attività,383 insieme all’incremento delle serie con la corona di giunchi (anche nelle emissioni con la marca di valore), sono un segno di recupero ideologico del passato, forse in risposta a un diffuso sentimento di richiamo nostalgico all’età d’oro della città in un momento di crisi politica, oltre che di auto-legittimazione dell’autorità imperiale nella fase di anarchia dovuta alle continue nomine per acclamazione militare e in presenza dell’imminente invasione delle popolazioni “barbariche”.

A questa fase risalgono dunque 15 serie a nome di Valeriano (562-576, 48 esemplari), 17 a nome di Gallieno (577-591, 52 esemplari) e 11 a nome di Salonina (serie 600-610, 35 esemplari). Non tutti i tipi monetali sono comuni alle produzioni dei rispettivi membri della famiglia imperiale: in particolare, nella monetazione di Valeriano si segnalano ancora la serie della Boule (570), prodotta da un conio sicuramente diverso rispetto a quello impiegato nell’analoga emissione di Volusiano, e quella che recupera la serie severiana con la Tyche che incorona la statua di Artemide Efesina (569); analogamente nella produzione di Gallieno ritornano un tipo propriamente severiano, Cibele su leone (serie 585), e uno introdotto invece da Filippo, con Ipsipile e Archemoro (serie 584), oltre alle serie che celebrano il culto probabilmente più importante in città, quello di Asclepio (serie 578A-B); nelle serie dell’augusta Salonina spiccano infine la prima serie che ritrae Efesto con martello e tenaglie (serie 602), suoi caratteristici attributi, e quella con cinghiale e cane affrontati (serie 607), già introdotta con Volusiano.

La monetazione di Gallieno e Salonina con marche di valore A questo punto della storia economica della città, la crisi inflativa che abbiamo precedentemente descritto doveva aver raggiunto proporzioni tali da indurre a ricorrere alla sopravvalutazione, che oggi definiremmo “forzosa”, della moneta bronzea; il modello è del resto ben evidente nella produzione romana imperiale con l’introduzione del doppio sesterzio con busto radiato e il contemporaneo abbandono delle frazioni dell’asse, prima sotto Traiano Decio e poi sotto lo stesso Gallieno e Postumo nelle Gallie (tav. 9.III). Tra i provvedimenti dei due imperatori va fatta però una distinzione, segnalando il tentativo, almeno iniziale, di Traiano Decio di coniare monete effettivamente più pesanti dei normali sesterzi,384 subito abbandonato (perché troppo dispendioso) da Gallieno, che si limitò ad aggiungere la corona radiata per certificare quella che era una sopravvalutazione puramente nominalmente di bronzi dello stesso peso di

Alcune di queste emissioni offrono inoltre degli elementi tipologici di riferimento che permettono di inquadrare le ultime serie “pseudo-autonome” della zecca in una fase compresa tra Filippo l’Arabo e Gallieno. Troviamo infatti proprio i tipi di Ipsipile (serie 595; solo così sembra possibile identificare la figura femminile principale, anche se l’usura dei due esemplari noti è tale da non consentire di distinguere la sagoma di Archemoro) e del cinghiale col cane (serie 597), che sono peculiari solo delle emissioni battute in questo arco di tempo. I più comuni tipi di Asclepio (serie 598) e del tripode (serie 599) afferiscono alla produzione di questa fase cronologica sulla base, invece, di analogie stilistiche con le tipologie corrispettive delle serie regolari. Rispetto a Kraay, quindi, che, non potendo disporre di tutta la documentazione a noi nota, faceva risalire tutte queste emissioni all’età severiana, tranne quella con il cane e il cinghiale,381 possiamo datare all’ultima produzione della zecca tali emissioni, includendo anche il tipo della Tyche seduta (serie 596), che, pur non ricorrendo nelle serie gallieniche, appare stilisticamente lontano dalla cura 381

382

Cfr. KRAAY 1976, pp. 239-240. Naturalmente entrambe le categorie di emissioni risalgono all’epoca del regno congiunto di Valeriano e Gallieno, dato che al rovescio non riportano la marca di valore caratteristica della produzione successiva. 384 L’eccezionale emissione di Decio per la zecca di Roma pesava effettivamente il doppio dei coevi sesterzi (rispettivamente in media 37.78 g e 18.09 g); cfr. BASTIEN 1967, p. 26. 383

Cfr. KRAAY 1976, p. 239.



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quelli tradizionali.385 In ambito romano-provinciale, dove l’adozione del busto radiato non implicava il raddoppiamento di valore, questa funzione era assolta invece dalle marche numerali.386

2) Segue una serie di busti con o senza drappeggio, leggermente meno curati ma ancora simili al modello “romano”, in cui la corta barba è ancora ben visibile (serie 630-639A). In questo gruppo ci sono alcuni tipi, quali Zeus che scaglia il fulmine (serie 630), Eracle (serie 633) e Atena con civetta (serie 632), che riprendono le analoghe serie 623, 624 (in questo caso potrebbe esserci identità di conio) e 622 del lotto precedente. Gli ultimi esempi di questa categoria di ritratti riportano la corona radiata, come appunto la serie 637 associata alla figura di Poseidone. 3) Il terzo e ultimo gruppo reca solo busti radiati, la testa è di dimensioni inferiori rispetto alle precedenti e qualsiasi tratto somatico assimilabile al volto di Gallieno va completamente perduto in un ritratto del tutto fittizio e schematizzato, che dovrebbe rientrare nell’ultima e più deteriorata produzione monetale della zecca (serie 639B644); se si eccettua la già citata serie del tripode (642), tra questo gruppo e i primi due non si rilevano significative analogie tipologiche. Da un punto di vista epigrafico, in queste serie si rileva la presenza delle maggiori anomalie nelle legende, purtroppo non verificabili in tutti gli esemplari a causa della pessima qualità dei conii e del cattivo stato di conservazione. Nelle ultime titolature di Gallieno si leggono le già citate diciture POLIKGALLHNO(C) e POLIKGALLINOC, che si devono verosimilmente a vere e proprie sviste epigrafiche.

La definizione cronologica dei gruppi di emissioni nicopolitane con marche di valore risulta più complessa rispetto a quella delle precedenti; di certo i gruppi IV-VII della classificazione di Kraay vanno necessariamente datati agli anni successivi alla morte di Valeriano, durante i quali Gallieno regnò da solo (260-268 d.C.). Operata la fondamentale distinzione fra le tre tipologie di ritratto di Gallieno, corrispondenti ad altrettante fasi della produzione monetaria, non è possibile definire senza margini di dubbio l’esatta successione cronologica di queste serie; la documentazione inedita in nostro possesso è sfortunatamente abbastanza scarna, poiché la maggior parte delle testimonianze monetali relative a questo periodo vengono dai ripostigli, ma si possono comunque evidenziare alcuni nuovi elementi di discussione. Kraay individuava legami di conio solo tra il gruppo IV (caratterizzato dal ritratto di tipo romano) e il gruppo VI (con busto radiato), mentre considerava il gruppo V (l’unico che comprende le rare denominazioni maggiori) a sé stante e verosimilmente l’ultimo ad essere prodotto dalla zecca. Esistono tuttavia delle incongruenze che meritano di essere trattate per riconsiderare questa interpretazione. Anche sulla base dei rilievi di Oikonomidou, Kraay segnalava un unico legame diretto tra il gruppo IV e il gruppo VI nel tipo del tripode delle serie 628 e 642. Egli stabiliva poi un secondo legame tra questi stessi due gruppi nel tipo di Poseidone delle serie 621 e 637,387 emissione che aveva però precedentemente incluso nel gruppo V (Oikonomidou nn. 39-40).388 L’errore dello studioso non è casuale, poiché il busto di 637, pur essendo radiato (e dovendo quindi appartenere al gruppo VI della sua classificazione) è stilisticamente molto diverso dagli altri, in quanto non è drappeggiato e assomiglia molto ai busti laureati del gruppo V.

Un discorso a parte va fatto in merito all’unico esemplare noto della serie 644, che presenta caratteri metrologici e tipologici peculiari.389 La moneta pesa g 4.95 e misura mm 22 di modulo; tali parametri sono decisamente inferiori a quelli sui cui erano impostati i nominali marcati D (4 assaria), ma l’anomalia potrebbe essere dovuta a fattori accidentali, come l’usura e la perdita di peso. Ciò che più colpisce in questo esemplare è, da una parte, il busto di dritto, drappeggiato e radiato ma non barbato, e di proporzioni ridotte rispetto ai suoi simili; dall’altra la marca del rovescio, che campeggia al limite alto del tondello, risultando in parte illeggibile, ma che non assomiglia tanto a una D, quanto piuttosto a una G. Possiamo quindi ipotizzare in forma del tutto interrogativa che il pezzo, afferente a una denominazione minore, corrispondente per peso e diametro al vecchio assarion (ulteriormente alleggerito) ma del valore nominale di 3 assaria, appartenesse a una serie forse coniata da Gallieno a nome di uno dei suoi figli (come le sembianze giovanili del ritratto sembrano suggerire), Valeriano II (255-258 d.C.) o Salonino (253-260 d.C.);390 purtroppo la proposta va verificata alla luce di materiale nuovo e meglio conservato, anche perché la legenda di dritto del nostro esemplare risulta indecifrabile (tav. 9.IV).

Credo allora che la divisione in gruppi vada leggermente riformulata, sulla base non solo della corona raffigurata sulla testa dell’imperatore, ma soprattutto dell’evoluzione stilistica dei ritratti, che sembra seguire un percorso abbastanza lineare verso un progressivo peggioramento della resa fisiognomica. Possiamo individuare 3 gruppi. 1) Il gruppo IV di Kraay (615-629) è indubbiamente il primo in ordine cronologico, perché il ritratto romano barbato è quello più attento a riprodurre le effettive sembianze dell’imperatore.

385

Cfr. YONGE 1979, p. 50, in disaccordo con RIC V/1, pp. 35 e 164, nota 2. Anche i doppi sesterzi coniati da Postumo non rispettavano il rapporto effettivo tra peso e valore nominale, al punto che gran parte degli esemplari fu riconiata su vecchi sesterzi; cfr. RIC V/2, p. 334; CALLU 1975, pp. 598-599; BASTIEN 1982, pp. 266-267; HOWGEGO 2002, pp. 150-152. 386 Cfr. HOWGEGO 1985, pp. 8-10 e pp. 259-293; ZIEGLER 1992, pp. 190-207; JOHNSTON 1997, pp. 208-217; RPC 7/I, pp. 87-90; HOWGEGO 2002, pp. 134, 153. 387 Cfr. KRAAY 1976, p. 246. 388 Cfr. KRAAY 1976, p. 245.

389

OIKONOMIDOU 1975, n. 75, p. 175, tav. 68. KIENAST 1996, pp. 220-222. Si tratterebbe, evidentemente, di emissioni postume, dato che le serie marcate iniziarono dopo la morte di Valeriano nel 260 d.C.; del primogenito divinizzato sono note anche delle serie imperiali di consecratio post mortem (RIC 7-10, 24-28, 31, 35, 41-43). 390



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In ogni caso, sulla base di questa sequenza, risulta anche più agevole inquadrare il processo di introduzione delle marche di valore, attraverso le quali le autorità emittenti intervennero per la prima volta sul sistema monetario della zecca attuando una sopravvalutazione dei nominali (per aumentarne un potere d’acquisto che ormai da alcuni decenni andava progressivamente diminuendo), verosimilmente per gli effetti dell’aumento dei prezzi di mercato.391 La marca D, che contrassegna il valore di 4 assaria per la denominazione principale, figura indistintamente in tutti e tre i gruppi di emissioni. Diversamente, la marca H, del valore di 8 assaria, venne introdotta in alcuni nuovi e rari pezzi della denominazione maggiore (4 serie note in appena 6 esemplari) solo in un secondo momento, insieme al secondo gruppo di emissioni, con il quale condivide palesemente lo stile del ritratto, laureato e drappeggiato (cfr. le serie 611-614 con le corrispettive 630-634).

valore non vide sin dall’inizio l’emissione contemporanea di entrambe le denominazioni sopravvalutate, ma si realizzò attraverso un processo graduale, dettato più dall’aggravarsi della crisi che da un progetto preordinato; d’altro canto, sempre secondo l’ipotesi di Kraay, ciò sarebbe avvenuto immediatamente prima della chiusura della zecca. Lo stesso Kraay sottolineava infine come l’aggiunta della corona radiata sulla testa di Gallieno nonServisse a contrassegnare il raddoppiamento del nominale, come per il dupondio romano, anche in considerazione del fatto che la media ponderale degli esemplari laureati e radiati rimane invariata. Tutt’al più possiamo pensare che il busto radiato fosse un elemento aggiuntivo impiegato dalla zecca per contraddistinguere i nuovi nominali, forse per dare ulteriore validità al provvedimento di sopravvalutazione. Quanto alle 18 serie marcate di Salonina (645-660), esse presentano legami di conio con tutti e tre i gruppi di monete battute a nome del marito, perciò si può supporre che la loro produzione iniziasse con le ultime serie del gruppo IV e si protraesse fino alla chiusura della zecca. Possibili legami o analogie di conio sono riconoscibili in particolare nelle emissioni 651 (Poseidone), 652 (Apollo Azio), 653 (Cibele), 654 (Eracle) e 655A (Atena). Il volume complessivo della produzione monetaria marcata di Gallieno è ancora molto cospicuo ed è addirittura nettamente superiore a quello delle emissioni congiunte con Valeriano, a dimostrazione del fatto che il ritmo di coniazione crebbe ulteriormente, anche se concentrato nell’arco di pochi anni (probabilmente molto meno degli otto anni di regno effettivi): si contano infatti 37 serie di Gallieno, con 109 esemplari attestati, e 17 serie di Salonina, con 64 esemplari attestati.

Probabilmente la prima fase di coniazione delle serie marcate servì a sperimentare la riforma del sistema monetario, e solo in un secondo momento, dopo aver saggiato la reazione dei cittadini a un provvedimento economico completamente nuovo e che poteva suscitare un’iniziale diffidenza, si decise di corroborare ulteriormente la circolazione locale con monete di valore ancora maggiore, che forse avrebbero convinto definitivamente i risparmiatori nella fase più acuta della crisi economica e nel momento in cui il pericolo dell’invasione dei Goti e degli Eruli sembrava più incombente. L’aspetto più anomalo di questa ricostruzione risiede nel fatto che la “riforma” del sistema monetario attuata attraverso l’apposizione delle marche di

391 Si ritiene che solo a partire dalla metà del secolo l’aumento dei prezzi avesse raggiunto proporzioni tali da causare seri scompensi nell’intero sistema monetario romano; cfr. JOHNSTON 2007, p. 8, con bibliografia precedente.



IV. STORIA DELLA ZECCA E DELLA PRODUZIONE MONETALE

Tavola. 9.I. 8 assaria: A. Nicopolis (BEY, OIKONOMIDOU 37); B. Sparta (GRUNAUER LVI, 5-6; CNG81, lot 2868). Tav. 9.II. 4 assaria: C. Nicopolis (VC3.24); D. Lega Tessala (ROGERS fig. 50); E. Sparta (GRUNAUER LVIII, 1; CNG81, lot 2869); F. Thessalonica (TOURATSOGLOU tav. 46). Tav. 9.III. Doppi sesterzi: G. Traiano Decio: Roma, 259 d.C. (RIC 115; CNG 774053); H. Postumo: Treviri, 261 d.C. (RIC 106; CNG 810325); I. Gallieno: Roma, 268 d.C. (RIC 2; Triton IX, 1568). Tav. 9.IV. Serie marcate di Nicopolis: J. Gallieno - D (TAR 20748); K. Salonina - D (TAR 20763); L. Valeriano II(?) - G(?) (BEY, OIKONOMIDOU 75)

287

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IV.7 IL SISTEMA MONETARIO DELLA ZECCA (27 A.C.-268 D.C.) greche, che mantengono parametri a sé stanti.397 In secondo luogo, emergono modelli di gestione del tutto autonomi, secondo i quali, come riconoscono sia Howgego che la stessa Johnston, a valori ponderali analoghi corrisponde un’estrema libertà delle zecche nella scelta della dimensione dei diametri, che rispecchia un quadro di differenziazione regionale dei sistemi monetari.398 In generale, e a maggior ragione dovendo analizzare una produzione monetale sviluppatasi nell’arco di oltre tre secoli, senza l’aiuto di marche di valore per quasi tutta la durata del periodo, si riscontra un primo fondamentale ordine di problemi, oltre a quello legato all’assegnazione del valore nominale a ciascuna categoria di numerario: la divisione del sistema in denominazioni ben definite, nelle diverse fasi della storia monetaria, è una procedura tutt’altro che scontata.

Problemi e metodi Come ha dimostrato l’ultimo autorevole studio di Johnston,392 l’individuazione di una corrispondenza diretta tra i parametri metrologici delle denominazioni all’interno di un sistema monetario e un preciso valore nominale è un problema che rimane aperto, anche quando si può fondare su una comparazione sistematica di svariati casi documentari. La presenza di marche di valore su una parte limitata della produzione monetale di una zecca, pur costituendo un valido supporto oggettivo, non è comunque sempre risolutiva ai fini della comprensione dei rapporti nominali vigenti nel resto della monetazione, come lo stesso caso nicopolitano può confermare. L’indagine condotta dalla studiosa britannica sui sistemi metrologici provinciali nelle zecche dell’Asia Minore ha esposto un prospetto generale delle denominazioni in uso nel periodo 200-270 d.C., dedicando una sezione minore del suo lavoro al confronto con le altre realtà provinciali note. Per quanto concerne le province greche, Johnston ha analizzato solo i casi in cui si è attestato l’impiego di marche di valore che offrano un punto di riferimento sicuro per ricostruire l’intera struttura monetale di ciascuna zecca; come abbiamo visto nel paragrafo precedente, tra queste figurano Sparta, Argo, la Lega Tessalica, Aegium e la stessa Nicopolis, l’unica peraltro (insieme ad Argo, la cui documentazione marcata presenta però molti problemi di interpretazione)393 che non è in grado di offrire dati oggettivi relativi a tutta la prima metà del III sec. d.C., dal momento che le marche di valore fanno la loro prima comparsa sui bronzi cittadini all’epoca di Gallieno. Dal confronto tra i diversi casi di epoca severiana emerge un quadro abbastanza eterogeneo, in cui Sparta presenta tre nominali di 4, 6 e 8 assaria (marcati rispettivamente D, C, H),394 Aegium tre nominali, di cui il maggiore (marcato G) del valore di 3 assaria,395 la Lega Tessalica quattro nominali, di cui i maggiori (marcati G e D) del valore di 3 e 4 assaria.396

Per quanto concerne il sistema monetario della zecca epirota, le proposte interpretative avanzate in sede di commento mantengono insoluti ancora diversi dubbi, fondamentalmente originati dall’incostanza delle medie ponderali, che induce facilmente a confondere le denominazioni tra loro. Altri fattori “fisiologici”, come le lacune documentarie, il diverso grado di usura dei pezzi conservati, o infine i processi evolutivi della monetazione nell’arco di tre secoli di storia, che possono causare sensibili spostamenti nella definizione dei parametri metrologici, contribuiscono a configurare un quadro complessivo ancora problematico. A tal proposito va rimarcato che il parametro più affidabile per distinguere le diverse denominazioni nella monetazione nicopolitana, considerando la possibile inattendibilità di certe oscillazioni ponderali,399 non è tanto la misura dei diametri, che in alcune fasi possono essere molto simili o addirittura coincidere, quanto piuttosto la dimensione dell’impronta (soprattutto quella dei busti imperiali), che di solito restituisce in maniera abbastanza fedele la diversità delle proporzioni tra nominali differenti, offrendo forse un più oggettivo criterio di discriminazione.

Risulta subito evidente che non è possibile rendere questi sistemi compatibili col modello romano, vista la presenza di denominazioni anomale che non trovano confronto nella realtà monetaria imperiale; si conferma, forse, in tal senso, la differenza di comportamento tra la monetazione delle colonie, più aderente anche nei valori ponderali ai bronzi coniati a Roma, e quella delle zecche propriamente

La zecca, dal canto suo, sembra aver adottato alcuni dei tradizionali espedienti mirati a facilitare la distinzione delle denominazioni, che, se interpretati correttamente, possono in parte facilitare anche il nostro lavoro. In età augustea, quando peraltro i parametri metrologici erano così nettamente differenziati da non richiedere l’ausilio di uno specifico sistema di riconoscimento, si ricorreva alla 397 Johnston riscontra questa situazione nel contesto delle zecche dell’Asia Minore, che nella realtà greca trova corrispondenza soprattutto a Corinto; cfr. JOHNSTON 2007, pp. 236-237. 398 HOWGEGO 1985, p. 60; JOHNSTON 2007, pp. 240-241. 399 Si tenga conto del fatto che l’usura dei pezzi tende a far emergere delle medie ponderali probabilmente molto lontane dal peso teorico su cui le denominazioni avrebbero dovuto essere effettivamente calibrate, e che il processo di pesatura dei tondelli monetali nelle zecche provinciali sembra essere stato molto meno rigoroso e controllato rispetto a quanto si verificava nelle officine romane.

392

JOHNSTON 2007. Cfr. JOHNSTON 2007, pp. 230-231. 394 GRUNAUER-VON HOERSCHELMANN 1978, pp. 190-194. 395 KROLL 1996, pp. 72-78. 396 ROGERS 1932, pp. 44-52. Anche le rare serie dei Magneti per Caracalla recano la marca G e successivamente introdurranno la marca B nelle emissioni di Alessandro Severo e Massimino; cfr. PAPAEFTHYMIOU 2004, p. 66. 393



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fissità tipologica per caratterizzare ciascun nominale; il tipo “parlante” della Nike, il più rappresentativo, serviva a marcare il numerario di uso più frequente nelle transazioni quotidiane. Dagli Antonini in avanti, con l’introduzione della monetazione a impianto “dinastico”, interviene anche il principio della differenziazione dei nominali attraverso l’impiego dei busti dei diversi membri della famiglia imperiale, riservando alle auguste le denominazioni minori (Faustina II e Crispina in particolare), anche se, tanto per Faustina madre, quanto per le mogli dei Severi, i ritratti femminili compaiono saltuariamente anche nelle altre categorie di nominali. Il fatto che nei rari nominali di grosso taglio del sistema ricorra con frequenza il tipo di Asclepio, sotto Elio Cesare, Settimio Severo, Valeriano e Gallieno, credo rappresenti solo una forma di omaggio privilegiato alla divinità, la quale certo godeva di grande seguito in città (tav. 10.I); essendo però attestati abbastanza indistintamente altri tipi per la stessa denominazione, non sembra possibile ravvisare in tali ricorrenze una forma di identificazione della moneta di maggior valore del sistema.

ponderale approssimativa, calcolata nei casi in cui il range di oscillazione massima di peso non superi il grammo (ad esempio, un peso medio di g 3.5 calcolato tra g 3.2 e g 3.8), oppure prospettando un intervallo di 2-3 g di oscillazione (ad esempio da g 6.5 a g 9.5), che esclude i picchi massimi o minimi rappresentati dai casi più isolati, come taluni esemplari “limite” di g 5, da una parte, o di g 11, dall’altra. Dalla tabella emergono alcuni dati indicativi della struttura organizzativa del sistema in base alla separazione delle diverse categorie nominali. La griglia metrologica presenta una fondamentale tripartizione in denominazioni, che può ridursi a un singolo nominale in fasi di monetazione intermittente o transitoria (come sotto Nerone e Treboniano Gallo), oppure sfociare in un sistema molto più articolato (come quello degli Antonini), in cui si possono riconoscere addirittura cinque nominali bronzei e uno in argento. Una volta individuati i parametri di riconoscimento delle diverse denominazioni, però, rimane sempre il problema di riuscire ad assegnare a ciascun pezzo un valore nominale plausibile. Fatta eccezione per le marche di valore adottate solo alla fine del regno di Gallieno (260-268 d.C.), non disponiamo infatti di indicazioni oggettive per risolvere questo problema.

Diverso è l’esempio rappresentato dall’adozione di un tipo distintivo delle denominazioni di minor valore, come quello dell’adventus imperiale a cavallo, che si afferma in tutto il III sec. d.C, da Caracalla ad Alessandro Severo, da Gordiano III fino a Filippo. É questo ad oggi l’unico esempio in cui tale espediente risulta attestato con sistematicità nella produzione nicopolitana, e non è forse un caso che sia stato applicato a una categoria di nominali che, da un lato, tendeva quasi a scomparire, dall’altro appare spesso impostata su valori ponderali particolarmente “ambigui”, che pertanto forse richiedevano un sistema agevolato di distinzione rispetto alle altre monete. A tal riguardo va rimarcato, infine, che se le marche di valore furono introdotte solo alla fine della monetazione (più tardi di quanto avvenne in tutte le altre zecche greche che le adottarono) e in circostanze eccezionali, ciò significa evidentemente che, in un modo o nell’altro, i fruitori di queste monete erano comunque in grado di riconoscere quale tipo di nominale stessero utilizzando, a meno che non fosse stata attuata una vera e propria riforma monetaria a livello locale, che rischiava di far vacillare le loro certezze.

Particolarmente problematico è cercare di stabilire se il sistema monetario in uso a Nicopolis fosse di tipo, per così dire, “greco” o “romano”. Dato che la città non era una colonia, che le istituzioni in vigore erano greche e che la lingua scritta ufficiale era il greco, sembra ovvio supporre che le unità di misura ponderali e monetarie adottate fossero ugualmente greche. Potrebbe confermarlo anche una isolata testimonianza epigrafica dell’ultimo quarto del III sec. d.C. rinvenuta in frammenti all’interno della città antica, che riporta un editto della Boule in materia di appalti per i lavori di erezione di un edificio pubblico, in cui si fa riferimento esplicito a ΔΡΑΧΜΑΣ, anziché a denari, come unità di conto;401 se si contava in dracme ancora alla fine del secolo, quando la zecca aveva cessato di coniare, questa testimonianza lascerebbe supporre a maggior ragione che sin dall’età augustea il sistema monetario e la terminologia utilizzata per definire i nominali che ne facevano parte fossero di tipo greco. Quindi è verosimile che la moneta bronzea fosse valutata in assaria, piuttosto che in assi come nelle colonie, ed è possibile (ma non necessario) che il sistema concepisse nominali anomali per la monetazione romana, come quelli da 1 assarion e mezzo e da tre assaria; non credo si possa escludere che queste “anomalie” potessero fare parte del sistema nicopolitano fino al 260 d.C. solo in virtù del fatto che le marche di valore da 4 e da 8 assaria, adottate dopo quella data, ricalcano denominazioni romane (effettive o teoriche).

Cercando di sfruttare anche tutti questi indizi, è stato possibile definire una griglia metrologica fondamentalmente uniforme e organica in grado di riassumere la fisionomia sostanziale del sistema monetario nicopolitano, provando a restituire i processi evolutivi che lo attraversarono nel corso dei tre secoli di attività della zecca. La tabella elaborata in margine a questo paragrafo (fig. 31) propone un quadro ricostruttivo delle denominazioni,400 indicando, ove possibile, la media

400 Le interpretazioni avanzate in questa tabella (che serve a completare e in parte a rivedere le attribuzioni proposte in CALOMINO 2008, alla luce di un’analisi elaborata su un lotto molto più cospicuo e ordinato di testimonianze documentarie) rimangono comunque in forma prevalentemente interrogativa. Così si spiegano i punti di domanda posti tra parentesi tonde nella tabella, i quali servono a segnalare che possono sussistere dei dubbi in merito all’assegnazione di una determinata

categoria di numerario a un nominale, piuttosto che a quello immediatamente successivo, all’interno della griglia metrologica. 401 SAMSARI 1994, n. 1, pp. 149-151, con bibliografia precedente.



NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

PARAMETRI METROLOGICI DELLE DENOMINAZIONI

EMISSIONI ¼ Assarion? Augusto e Agrippa Nerone Traiano e commemorative Adriano Commemorative e “pseudo-autonome” Elio Cesare

Marco Aurelio ces. e commemorative Marco Aurelio e Lucio Vero Faustina II Commodo Crispina Commemorative e “pseudo-autonome” Settimio Severo e Giulia Domna Commemorative Caracalla, Geta (Severo imp.) Plautilla (Severo imp.) Caracalla

1 Assarion?

g 3.00 mm 17

g 5.50 mm 23

g 3.80 mm 17-18 g 3.70-4.30 mm 17-19 g 3-3.95 mm16-18 g 4.00 mm 18 g 3.40 mm 16-17

g 6.50 mm 23-24 g 5.70 mm 22-23 g 5.50-7.30 mm 22-23 g 7.50 mm 23-24 g 5.40-6.60 mm 22-23

g 2.50-3.30 mm 15-17

g 1.70 mm 14(?) g 2.80 mm 17-18 g 3.50 mm 15-16 g 2.50 mm 13-15(?) g 1.90 mm 13(?) g 2.30 mm 14-15(?)

g 5.30-6.40 mm 20-21

Quinario Emidracma?

g 14.50-16 mm 33

g 7.50-9.50 mm 24-25(?) g 21.5-25 mm 32-33 g 6.50-8.60 mm 23-24 g 9.50-11 mm 25-26

g 1.60 mm 15 g 15.15 mm 31 g 1.40 mm 15

g 7.00 mm 25(?)

g 22.90 mm 38

g 4.80-5.30 mm 21 g 3.45-4.15 mm 18-19(?) g 3.70-5.30 mm 19-22 g 4.40-5.50 mm 18-20 g 4-5.30 mm 20-21 g 4.20 mm 19-20 g 5.10 mm 21

“Pseudo-autonome”

Filippo, Ottacilia Severa , Filippo II Treboniano Gallo e Volusiano Valeriano, Gallieno e Salonina Commemorative e “pseudo-autonome” Gallieno e Salonina (marcate)

3-4 Assaria?

g 6.80 mm 24(?)

Giulia Domna

Elagabalo, Giulia Semia-Mesa-Paula Alessandro Severo Giulia Mamea Gordiano III

1 ½ Assarion - 2 Assaria?

g 8-10 mm 25

Antonino Pio Commemorative e "pseudo-autonome" Faustina

½ Assarion?

g 3.45 mm 18 g 4.50-5.60 mm 20 g 3.70-4.50 mm 19-20 g 4.80 mm 19-20

g 3.70 mm 22 g 4.95 mm 22 3 assaria (G) (?)

g 6.50-8.25 mm 23-24.5(?) g 5.60-7.30 mm 23-24

g 14-18 mm 32 g 16.90 mm 30

g 5.70-7.40 mm 25 g 5.90-8.50 g 14.50-17.45 mm 24 mm 32 g 6.40-8 g 17.95-18.25 mm 24-25 mm 34 g 5.70-7.80 mm 25 g 7.40-8.60 mm 23-24(?) g 5.90-6.60 g 19.05 mm 23-24 mm 32 g 5.90-6.80 mm 23 g 6.60 mm 23 g 5.40-7.80 g 15.15 mm 22-24 mm 34 g 6.50-8.40 mm 23-24 g 6.50-9 g 21.10 mm 23.5-25(?) mm 34 g 7.50-9.50 mm 24-25(?) g 7.20-9.30 g 18-20 mm 23 mm 30 4 assaria (D) 8 assaria (H)

Fig. 31. Parametri delle denominazioni nel sistema monetario di Nicopolis da Augusto a Gallieno (27 a.C.-268 d.C.)

290

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Le difficoltà nell’inquadrare con certezza e precisione questo cambiamento sono due: in primo luogo la sporadicità di testimonianze del diassarion prima dell’epoca severiana, poiché in questa denominazione erano coniate inizialmente solo le serie “pseudoautonome” (forse già dalla fine del regno di Adriano), che, come abbiamo ribadito più volte, sono molto difficili da datare; in secondo luogo, l’esiguo scarto ponderale che si registra tra la denominazione minore (di cui è difficile fare un calcolo statistico attendibile, a causa della penuria di attestazioni) e quella intermedia (infatti in diversi casi gli esemplari del supposto assarion arrivano a pesare più del suo doppio). I parametri dell’assarion nel III secolo sono infatti ancora molto variabili: il diametro varia dai 18 ai 23 mm e il peso oscilla tra g 3.50 e 5.50, quindi si attestano in media sui 20-21 mm per circa g 4.55. Questi dati tendono in realtà a semplificare un quadro molto più complesso, in cui alcune serie in particolare, vale a dire proprio quelle col tipo equestre maggiormente frequenti, annoverano spesso esemplari di largo modulo e di peso che supera anche i 6.5 g;404 a volte risulta quindi incerta anche la loro catalogazione e non è escluso che vadano assegnate alla denominazione intermedia, anziché a quella minore.

L’evoluzione del sistema monetario a Nicopolis Sin dall’età augustea il sistema monetario nicopolitano era impostato su tre denominazioni e, anche considerando l’esistenza di probabili lacune documentarie all’interno del corpus fin qui raccolto, è lecito supporre che si sia mantenuto tale per quasi tutta la durata della monetazione civica, fatta eccezione per alcuni periodi in cui il sistema si ridusse eccezionalmente a un solo nominale (Nerone) o forse a due (da Treboniano Gallo o da Valeriano a Gallieno) o invece salì a 5-6 nominali (Antonino Pio). Tra la fase finale dell’età antonininana e l’epoca severiana si riscontrano i maggiori cambiamenti strutturali, verosimilmente collegati agli effetti della crisi economica generale, che comportarono la rarefazione o la dismissione dei nominali inferiori svalutati (di cui peraltro la tabella non può rendere conto in maniera sufficiente, poiché questi nominali continuarono ad essere prodotti, ma in serie limitatissime e in quantità irrisorie rispetto alle altre categorie di numerario). Possiamo supporre che abbia influito negativamente sull’economia provinciale e locale soprattutto l’aumento generalizzato dei prezzi. Ciò è forse parzialmente riscontrabile anche nei dati relativi alla composizione della lega bronzea delle monete (tav. 10.II). Non sembrerebbe possibile che nel III secolo la zecca avesse gravi problemi di reperimento del metallo, visto che coniò in quantità superiori, forse, a qualunque altra officina regionale e achea. Ma è possibile che la disponibilità di materia prima fosse favorita dal fatto che in questa fase la lega utilizzata era maggiormente adulterata; dall’analisi non distruttiva ai raggi X, condotta su un campione di monete in bronzo coniate dalla zecca durante tutto il periodo della sua attività, è emerso infatti che tra i regni di Settimio Severo e Caracalla si registra la più alta percentuale di impiego di piombo e antimonio nella lega col rame, per lo più in sostituzione dello stagno, che aveva un costo assai superiore sul mercato.402

Il nominale centrale del sistema, quello intermedio, ritorna così a ricoprire il ruolo primario nella monetazione civica, potremmo dire in effetti dopo quasi due secoli, poiché, dopo l’età augustea, per tutto il II sec. d.C. il nominale minore era stato quello coniato in percentuali più alte. I parametri metrologici di questa categoria di monete, che occupano una percentuale variabile tra l’85% e il 95% del numerario battuto in epoca severiana, sono ancora abbastanza difficili da definire: il diametro oscilla tra mm 23 e 26, il peso tra g 5.60 e 8.70, quindi i valori medi si aggirano intorno ai 24.5 mm e ai 7.15 g. Il sistema monetario risulta così impostato quasi esclusivamente sul nominale da due assaria, a scapito dell’assarion, che tende sostanzialmente a scomparire già sotto Caracalla. Il provvedimento si può ben inquadrare nell’ambito della crisi inflativa: la necessità di aumentare il potere d’acquisto del numerario bronzeo avrebbe infatti giustificato la cessazione delle emissioni minori e l’incremento proporzionale di quelle maggiori. Certamente stupisce il ruolo di centralità assegnato al diassarion, che non vanta una tradizione ben radicata nel sistema nicopolitano, in quanto poco più che “sperimentato” sotto Nerone e ancora privo di un ruolo ben definito nella produzione antoniniana, che, allo stato molto lacunoso della nostra documentazione, annovera rare serie col busto imperiale e alcune serie commemorative, oltre alle “pseudo-autonome” di ardua datazione. Se facciamo riferimento al sistema imperiale romano, è difficile riconoscere al dupondio una tale importanza anche nel corso del terzo secolo, quando l’asse perse in effetti di valore, ma a vantaggio del

A prescindere da queste considerazioni, come diretta conseguenza dei fenomeni inflativi, nella monetazione di Nicopolis si registra uno “slittamento” di valore tra denominazioni, che comportò l’acquisizione di un ruolo di assoluta centralità nel sistema da parte del diassarion a scapito dell’assarion;403 tale mutamento è certificato dalla sensibile perdita di peso nella media di ciascuna categoria di nominali, verificabile soprattutto in alcune fasi specifiche della storia della zecca, come la seconda età severiana e quella di Gordiano III, a fronte di una certa “ripresa” tra il regno di Filippo e quello di Gallieno. 402

Cfr. KALLISTRATAS-KONTOS, KATSANOS, ARAVANTINOS, OIKONOMIDES, TOURATSOGLOU 1993, pp. 265-278. Sull’argomento si rimanda ancora a CALOMINO 2008. 403 Di fatto, anche in questo caso, non vi è alcuna certezza che i valori assegnati ai nominali fossero proprio questi. L’unico raffronto epirota risalente alla prima età severiana è offerto dalla documentazione corcirese, che presenta un quadro monetario molto simile a quello nicopolitano, e per il quale Moucharte ha recentemente sospeso il giudizio, di fatto proponendo di assegnare ai tre nominali il valore generico rispettivamente dell’unità, della sua metà e del suo doppio. Cfr. MOUCHARTE 2007, pp. 309-311.

404

Cfr.: MI5796: g 6.57, mm 21, h 10; MI6250: g 6.00, mm 22, h 2; OD 260: g 6.46, mm 22, h 12; OD 316: g 6.73, mm 23, h 3; UD160-21: g 6.49; mm 23, h 11; VAR4446: g 6.45, mm 22.5, h 7; VC2/20: g 7.08, mm 23, h 10.



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sesterzio; pertanto questo tipo di impostazione sembra di matrice prettamente provinciale.405

accertate dalle marche di valore (per quanto ci è dato sapere, Nicopolis può non aver mai coniato nominali da 3 assaria),407 ma anche perché il principio stesso per cui queste marche furono adottate in alcune zecche e in altre no, presuppone che in determinate regioni si sentì il bisogno di contrassegnare il valore nominale di alcune monete, forse sopravvalutandole, in una situazione di incertezza o di disordine economico, mentre in altre questa necessità non fu avvertita prima della seconda metà del secolo, evidentemente perché le condizioni economiche delle città erano ancora molto favorevoli.

Rimangono alcuni dubbi solo in merito a quale sia stata la fase iniziale del passaggio dal sistema impostato sull’assarion a quello impostato sul suo doppio, dubbi legati soprattutto alla corretta definizione dei nominali del II sec. d.C.. Credo infatti che sussistano ancora problemi di assegnazione del valore del ½ assarion e dell’assarion anziché dell’assarion e del diassarion alle due denominazioni centrali del sistema tra l’età di Traiano e quella di Adriano; solo l’attesa pubblicazione del RPC III sarà forse in grado di restituire un quadro monetario sufficientemente esaustivo che consenta, attraverso confronti incrociati con la monetazione di altre zecche, di dirimere queste perplessità.

Il riferimento obbligato va rapportato innanzitutto alla realtà tessala, che presenta marche di valore mirate probabilmente a operare distinzioni e sopravvalutazioni nominali del numerario, dato che le medie delle denominazioni da 3 e da 4 assaria sono molto basse;408 ma va anche ricordato che questa zecca, sebbene relativamente prossima all’Epiro, rientrava nella gestione amministrativa di un’altra provincia, la Macedonia. Il fatto che le altre zecche attive (oltre a Larissa, in particolare Sparta) avessero già adottato tale sistema in età severiana, non va addotto, a mio parere, come argomentazione a sostegno dell’ipotesi che anche a Nicopolis il provvedimento fosse cronologicamente anteriore; al contrario, se la zecca epirota si distingue in questo dalle altre (in una fase in cui, come si è detto, è ipotizzabile una più incisiva azione di coordinamento del governo centrale sulle poche officine operanti), è proprio perché, in virtù di una situazione finanziaria ancora florida, non necessitò fino all’ultimo di ricorrere alla sopravvalutazione del numerario, e solo quando vi fu costretta sancì la riforma con l’apposizione delle marche di valore. Pur nelle condizioni di emergenza in cui le officine si trovarono a dover coniare numerario nuovo, le autorità emittenti avrebbero così pianificato l’introduzione delle marche solo in funzione di una riforma monetale vera e propria, tale da necessitare di essere chiaramente convalidata col sigillo dell’ufficialità per essere accettata dai cittadini. Infatti non si scelse di contromarcare il numerario già in circolazione, ma fu presa a priori la decisione di far incidere tale sistema di demarcazione già nei conii di rovescio.

Relativamente all’ultima fase della monetazione della zecca, il problema della definizione di una griglia metrologica delle denominazioni è chiaramente semplificato dall’introduzione delle marche di valore. Si è già detto come, dall’età di Treboniano Gallo, con la quale sembra sia intervenuto un cambio di maestranze o di gestione della zecca, si assista probabilmente a una svolta di rilievo nella configurazione del sistema monetario, che non è più fondato su tre nominali, bensì su due; il nominale minore non è più coniato neanche nelle bassissime percentuali di età severiana e scompare definitivamente. Ammettendo che l’assenza di esemplari della denominazione maggiore per Gallo e Volusiano possa invece essere dovuta a una pura lacuna documentaria, si suppone che il sistema si sia mantenuto bi-nominale da questo momento fino alla conclusione delle attività. I due nominali (in media uno di g 7-9 e mm 22-24, l’altro, attestato solo da Valeriano in avanti, di g 18-20.30 e mm 28-33) dovrebbero valere rispettivamente 2 e 4 assaria. Tuttavia Johnston non ha escluso che, almeno sin dalle prime emissioni a nome di Valeriano e Gallieno augusti, la zecca avesse già sopravvalutato il numerario duplicandone il potere d’acquisto, e che le marche sarebbero state apposte solo in un secondo momento perché il numerario del solo Gallieno era di qualità più scadente e poteva ingenerare confusione o diffidenza.406 In effetti, già dalle emissioni di Treboniano Gallo si assiste a un sensibile incremento di peso del nominale principale rispetto alle serie di Filippo (che si attestano in media sui 6-7 g), cui potrebbe corrispondere una maggiorazione del valore nominale, ma un analogo aumento ponderale non è visibile invece nelle medie dei rari nominali maggiori. Il confronto con le altre monetazioni locali è difficile da sostenere, non solo per la diversità di denominazioni

In ogni caso, considero plausibile anche l’ipotesi avanzata da Johnston e non penso sia possibile giungere a una posizione univoca senza mantenere un significativo margine di dubbio; nell’affrontare queste problematiche, comunque, è opportuno associare un approccio, come quello della studiosa, che contempli un arco di tempo ristretto e si fondi sull’analisi incrociata dei dati relativi a diverse zecche operanti contemporaneamente, con quello adottato in questa sede, che abbraccia la storia complessiva del sistema monetario della zecca nicopolitana, pur tenendo conto della sua evoluzione diacronica e all’interno del più ampio contesto economico provinciale.

405

Cfr. BURNETT 1987, p. 58. La stessa Johnston, del resto, che parla di «unanswered questions», tende a considerare questa ipotesi meno probabile, peraltro generata, a suo dire, da un’analoga lettura proposta da Kraay (JOHNSTON 2007, p. 232); ma in realtà Kraay non afferma in nessun punto della sua analisi che le marche sarebbero state una pura ratifica di un provvedimento già adottato precedentemente, limitandosi a constatare che, nonostante la crisi economica generale, la media ponderale rimase sostanzialmente stabile anche durante i regni di Valeriano e Gallieno (KRAAY 1976, p. 247). Cfr. anche CALLU 1969, p. 65. 406

407 Farebbe eccezione solo l’esemplare di difficile lettura forse marcato G, che abbiamo trattato in precedenza, ma ancora non disponiamo di elementi sufficienti per giudicare l’attendibilità di questa testimonianza isolata. 408 Cfr. ROGERS 1932, pp. 44-52; JOHNSTON 2007, pp. 222-223.



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Tav. 10.I. Emissioni del nominale maggiore col tipo di Asclepio: A. Elio Cesare (SNG Fitzwilliam 4047); B. Settimio Severo (B, Oikonomidou 16); C. Valeriano e Gallieno (NMAc, SNG Christomanos 592); Gallieno unico imperatore (P, Oikonomidou 41). Tav. 10.II. Tabella: composizione metallografica di un campione di monete di Nicopolis analizzate col metodo non-distruttivo delle emissioni di raggi X indotte da protoni (PIXE). L’autorità emittente di ciascuna emissione è indicata con una sigla composta dalla lettera N (di Nicopolis) unita alle iniziali del nome dell’imperatore o della rispettiva augusta (si noti che sotto la dicitura “NAUG” figurano anche monete postume di Augusto e “pseudo autonome”). I metalli di cui sono riportate le percentuali sono: Rame (Cu), Stagno (Sn), Piombo (Pb), Zinco (Zn), Zolfo (S), Cloro (Cl), Ferro (Fe), Nickel (Ni), Arsenico (As), Argento (Ag) e Antimonio (Sb) (KALLISTRATAS-KONTOS, KATSANOS, ARAVANTINOS, OIKONOMIDES, TOURATSOGLOU, 1993)



V. CIRCOLAZIONE MONETALE E TESAURIZZAZIONE V.1 LA CIRCOLAZIONE MONETALE A NICOPOLIS Introduzione

Il campione documentario

Rispetto all’analisi degli esemplari di collezione, lo studio del materiale rinvenuto negli scavi archeologici ha il pregio di fornire un dato di fondamentale importanza per la ricostruzione del quadro produttivo della zecca: il La contesto in cui la moneta circolava.1 contestualizzazione topografica e cronologica di questi pezzi fornisce infatti un contributo indispensabile alla conoscenza del ruolo effettivo che la moneta di Nicopolis ricopriva nell’economia cittadina e regionale, o addirittura in quella provinciale, sia nelle sue diverse fasi evolutive, sia nel confronto con le altre forme di numerario che circolavano contemporaneamente nell’area di influenza della zecca. Purtroppo non è stato possibile esaminare l’intero complesso del materiale di ritrovamento (di cui peraltro non è dato conoscere nemmeno l’esatto ammontare) poiché al momento non è consentito lo studio dei lotti di monete affiorate da alcuni scavi ancora in corso (precisamente quelli del Monumento di Augusto, della Necropoli Nord, della villa di Manio Antonino e delle cisterne di Vaghenia), che saranno pubblicate dai rispettivi responsabili delle indagini archeologiche.

Le monete della zecca di Nicopolis rinvenute entro le mura della città antica e nei suoi immediati sobborghi vengono considerate a parte rispetto al materiale scoperto in altre località, in quanto attestazioni della circolazione monetale cittadina e dell’uso che in città si faceva della moneta di bronzo di produzione locale. L’importanza documentaria di questo materiale non risiede solamente nell’contributo che gli esemplari inediti offrono alla compilazione del catalogo, ma nel dato percentuale ricavabile dal rapporto tra le attestazioni di moneta cittadina e quelle delle altre categorie di numerario presenti nell’area abitata. Di conseguenza, per ottenere un quadro organico della circolazione monetale nel sito, è stato necessario isolare un nucleo omogeneo costituito dalle sole monete di ritrovamento attualmente custodite nel Nuovo Museo di Nicopolis, insieme a quelle emerse dagli scavi condotti da I. Vokotopoulou nel 1971 in concomitanza con i lavori di consolidamento dell’odeion, che nel 2008, quando furono da me studiate, erano ancora conservate al Museo Numismatico di Atene. Di questi lotti ho infatti potuto verificare l’integrità originaria del contesto di rinvenimento, dato che le monete erano state archiviate insieme a tutte le altre categorie di numerario affiorate dal medesimo scavo. Esse costituiscono un campione complessivo di 798 esemplari, inclusi quelli romani imperiali e romano-provinciali di altre zecche; si tratta unicamente di ritrovamenti erratici, mentre i ripostigli, che, in quanto pertinenti a un diverso contesto di ritrovamento, potrebbero alterare i risultati della nostra indagine statistica, non vengono considerati in questa sede.

La documentazione della zecca già pubblicata e quella in gran parte inedita considerate in questa sede costituiscono pertanto solo un campione rappresentativo, che per la sua entità complessiva di 1054 pezzi, assume tuttavia un significativo valore statistico. Questo lavoro sarà ovviamente suscettibile di integrazioni ed eventuali correzioni quando il materiale restante e quello degli scavi futuri sarà pubblicato. Questa sezione è suddivisa in tre sottocapitoli che affrontano diversi aspetti dei ritrovamenti monetali. Il primo analizza il quadro di tutte le monete rinvenute nel sito nelle diverse fasi cronologiche, mettendo a confronto la valuta locale con quelle coniate da altre zecche. Nel secondo sottocapitolo sono state considerate le monete di Nicopolis rinvenute fuori dal contesto territoriale e dalla sfera di influenza economica della città, cioè all’interno dei ritrovamenti monetali affiorati dagli scavi condotti in altre città dell’Epiro o della Grecia; esse vengono esaminate per valutare l’indice di diffusione di questo numerario nel resto del mondo greco-provinciale. Tra i contesti di ritrovamento si considerano infine in un sottocapitolo a parte i quattro ripostigli finora venuti alla luce, per dedicare un’attenzione specifica a questa classe di materiale, anche se in gran parte già edito negli studi passati (solo uno di essi viene presentato in questa sede per la prima volta). 1 Sullo stato della ricerca numismatica in funzione dello studio e della comprensione dei contesti di scavo, si rimanda in particolare a ROTROFF 1997; WALKER 1997; GORINI 2007.

Tra i 798 pezzi non sono inclusi nella nostra analisi 14 esemplari coniati dalle zecche greche prima della conquista romana (e in particolare del 27 a.C., che segna l’inizio delle emissioni provinciali) e 242 tra antoniniani di mistura e bronzi romano-imperiali che si datano dopo il 268 d.C., data della chiusura della zecca di Nicopolis; si rende così possibile un confronto diretto tra le percentuali di numerario che circolarono contemporaneamente in città (non è sicuro, infatti, che le monete greche fossero rimaste in circolazione fino all’epoca romana), per tutto il lasso di tempo in cui la zecca continuò a operare. La base documentaria di emissioni comprese tra l’epoca augustea e quella di Gallieno su cui è possibile elaborare uno studio statistico organico consta quindi di 542 monete, di cui (escludendo 15 pezzi di incerta classificazione) 401 appartengono alla monetazione di Nicopolis. Una menzione speciale meritano i ritrovamenti degli scavi dell’odeion del 1971, che ammontano a 375 e includono ben 291 pezzi dalla zecca cittadina. Si tratta di un lotto

NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

veramente cospicuo, rimasto finora quasi totalmente inedito,2 che, stando alle scarne relazioni di scavo pervenuteci, sembra essere affiorato interamente dal settore compreso tra il proscenio e lo stretto corridoio ipogeo della scena; un simile contesto di ritrovamento indurrebbe in prima istanza a supporre la presenza di un ripostiglio, ma non disponiamo di alcuna segnalazione al riguardo (pare anzi che le monete fossero rinvenute insieme a grandi quantità di materiale ceramico in un punto non precisamente localizzato).3 L’analisi dei reperti numismatici sembrerebbe escludere questa possibilità, poiché le emissioni abbracciano un arco cronologico forse troppo ampio per la composizione di un unico tesoro; nondimeno è possibile (ma ovviamente indimostrabile) che almeno una porzione del lotto facesse parte di uno o forse più ripostigli, di cui comunque non si può più ricostruire la composizione originaria. Le altre monete vengono da una campionatura abbastanza ampia di siti cittadini: le porte nord, sud e sud-ovest delle mura urbiche (nei pressi delle quali si sviluppavano due delle necropoli cittadine), le terme centrali, il ninfeo Boufi, le basiliche B e D, ancora l’odeion, oltre a vari settori dell’acquedotto e della cloaca principale; a questi lotti si aggiungono i ritrovamenti del proasteion, relativi al teatro, al ginnasio e allo stadio, e quelli non chiaramente localizzati nel territorio dell’agro circostante o di provenienza sconosciuta (fig. 33).

non è quello di elaborare una cronologia delle fasi di utilizzazione e frequentazione dei siti indagati sulla base della documentazione numismatica, bensì ricostruire le fasi di produzione e circolazione della moneta nicopolitana;4 naturalmente tale impostazione renderà alcune nostre considerazioni suscettibili di mutamenti di interpretazione alla luce della pubblicazione delle relazioni di scavo, ma si può ritenere che nella sostanza la campionatura dei siti e della fasi a cui il materiale va riferito sia sufficientemente varia e attendibile. La tabella (fig. 32) espone il prospetto complessivo degli esemplari da ritrovamento, a cominciare da quelli relativi alla produzione della zecca di Nicopolis, sia quelle contestualizzate che quelle decontestualizzate, nella prima colonna di sinistra. Le altre colonne rapportano, ove possibile, i dati riguardanti le emissioni civiche alle altre classi di numerario; tale confronto statistico è possibile solo per gli scavi condotti nel sito che ho potuto esaminare e per una minima parte di quelli condotti entro il suo territorio di competenza, che afferiscono alla voce “suburbani”, oltre ovviamente ai ripostigli, che offrono lo spaccato di un altro tipo di contesto chiuso. Nel computo delle monete forse impropriamente definite “fuori contesto” sono annoverati i ritrovamenti effettuati fuori dal territorio di competenza della città, che saranno trattati specificamente nel prossimo paragrafo, e quelli facenti parte di esposizioni museali o già inseriti nel corpus di Oikonomidou; essi infatti non possono più essere rapportati al loro contesto originario di ritrovamento e vengono conteggiati a parte solo come campione documentario di moneta nicopolitana, non confrontabile percentualmente con le altre classi di numerario affiorate dai medesimi contesti di scavo.

Bisogna puntualizzare che non si conoscono i dati stratigrafici a cui tali ritrovamenti vanno relazionati, né peraltro rientrerebbe nel piano metodologico di questo studio prenderli in considerazione, poiché il nostro obiettivo

CLASSI DI NUMERARIO RITROVAMENTI

Nicopolis

Imp. AE

Imp. AR

Ant. ante268

Provinciali

Greche

AE post268

Nicopolis-sparsi

110

Nicopolis-odeion 1971

291

Totale sito di Nicopolis Territorio di Nicopolis contestualizzati Ripostigli

Incerte

Tot

30

2

12

10

6

226

3

399

32

19

7

14

8

16

12

399

401

62

21

19

24

14

242

15

798

18

1

1

/

/

/

/

/

20

423

/

/

/

1

/

/

/

424

Totale da Nicopolis e dal suo territorio Fuori contesto

842 212

63 _

22 _

19 _

25 _

14 _

242 _

15 _

1242 212

Totali complessivi

1054

63

22

19

25

14

242

15

1454

Fig. 32. Tabella: riepilogo dei ritrovamenti monetali nel sito di Nicopolis e delle attestazioni di moneta nicopolitana in Grecia 2 Desidero esprimere uno speciale ringraziamento alla dott.ssa Despina Eugenidou, Direttrice del Museo Numismatico di Atene, e al dott. Georghios Riginos, Direttore dell’Eforia di Preveza, per avermi concesso di comune accordo l’autorizzazione a studiare e pubblicare queste monete. Il materiale fu portato alla luce troppo tardi per essere integralmente inserito nel catalogo Oikonomidou, in cui figurano solo alcuni pezzi, specialmente negli addenda finali. La dott.ssa Oikonomidou si riprometteva di esaminare l’intero lotto, definito di circa 400 esemplari, dopo aver dato alle stampe il suo volume monografico, ma da allora le monete non sono state più studiate e al momento della mia visita al museo nell’estate 2008 risultavano ancora prive di numero d’inventario. Cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. ί, 22, 179, tav. 71; OIKONOMIDOU 2000.

3

Vokotopoulou riporta la cifra esatta di 403 monete affiorate dallo scavo, insieme a lucerne di III secolo, utensili da casa, frammenti architettonici e scultorei di marmo; AD 27 (1972), pp. 453-454. 4 Alla luce dei dati di scavo, però, sarebbe stato interessante considerare ad esempio i rinvenimenti di monete greche in contesti deposizionali romani imperiali, per valutarne il grado di sopravvivenza in circolazione dopo la loro emissione.

296

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Fig. 33. Pianta della città di Nicopolis (perimetro urbano e proasteion settentrionale) con indicazione dei siti da cui provengono le monete considerate (ZACHOS 2003 - rielaborata)

monete di Nicopolis rinvenute all’interno del sito è possibile delineare un quadro cronologico dell’attività della zecca e della circolazione monetale cittadina. Il campione documentario complessivo ammonta a 454 esemplari5 così suddivisi per emissioni:

Il quadro cronologico Una prima analisi di questo materiale consente di classificare il numerario per fasi cronologiche; isolando le Augusto: 4 = 0.88% Augusto per Agrippa: 1 = 0.22% Traiano: 58 = 12.77% Traiano/commemorative: 11 = 2.42% Adriano: 53 = 11.67% Adriano/commemorative: 18 = 3.96% “Pseudo-autonome”: 9 = 1.98% Antinoo: 6 = 1.32% Elio Cesare: 21 = 4.62% Antonino Pio: 22 = 4.84% Antonino Pio/commemorative: 7 = 1.54% “Pseudo-autonome”: 18 = 3.96% Faustina: 6 = 1.32% Marco Aurelio cesare: 4 = 0.88% Marco Aurelio cesare/commemorative: 9 = 1.98% Marco Aurelio: 11 = 2.42% Lucio Vero: 2 = 0.44% Faustina II: 4 = 0.88% Commodo: 10 = 2.20% Commodo/commemorative: 5 = 1.10%

Crispina: 4 = 0.88% “Pseudo-autonome”: 39 = 8.59% Settimio Severo: 7 = 1.54% Settimio Severo/commemorative: 2 = 0.44% Caracalla: 23 = 5.06% Plautilla: 3 = 0.66% Geta: 12 = 2.64% Caracalla imperatore: 50 = 11.13% Giulia Domna (sotto Caracalla): 6 = 1.32% Elagabalo: 2 = 0.44% Alessandro Severo: 2 = 0.44% Gordiano: 2 = 0.44% Filippo l’Arabo: 4 = 0.88% Ottacilia: 1 = 0.25% Treboniano Gallo: 1 = 0.25% Volusiano = 4 - 0.88% Valeriano con Gallieno: 1 = 0.25% Gallieno con Valeriano: 1 = 0.25% Gallieno imperatore con marca D: 3 = 0.66% Incerte: 8 = 1.76%

5 Questo totale comprende, oltre ai rinvenimenti conservati a Preveza e ad Atene (401) che ho studiato personalmente, anche tutti i pezzi provenienti dal sito conservati a Ioannina (28) e segnalati da Oikonomidou (18) o in altre relazioni di scavo (7).



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Fig. 34. Grafico: computo delle monete di Nicopolis rinvenute nel sito divise per autorità emittenti

Fig. 35. Grafico: andamento-percentuale dei ritrovamenti di moneta di Nicopolis nel sito divisi per autorità emittenti



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Dal quadro dei ritrovamenti (figg. 34-35) emerge una notevole prevalenza di emissioni della prima metà del II sec. d.C., sotto Traiano e Adriano (le cui attestazioni toccano il primato assoluto, in virtù soprattutto di un cospicuo lotto di esemplari rinvenuti nell’odeion), che, considerando anche gli esemplari di Antinoo ed Elio Cesare e soprattutto le serie commemorative coniate sotto i rispettivi regni, raggiungono il 36.76% del totale. L’altro picco di presenze è costituito dalle emissioni di Settimio Severo per sé e la sua famiglia e da quelle di Caracalla, che coprono complessivamente il 22.79% delle attestazioni. Questi dati concordano con l’analisi della documentazione da collezione, la quale attesta che la prima grande fioritura della zecca coincise con la ripresa delle emissioni nel II sec. d.C. e che la monetazione del primo ventennio del III sec. d.C. fu in assoluto la più copiosa e regolare. Va inoltre considerato che una grossa fetta del circolante emesso sotto i Severi fu tesaurizzato, e che quindi se sommassimo gli esemplari di ripostiglio (160) ai ritrovamenti isolati, le attestazioni del III secolo supererebbero di gran lunga quelle delle altre fasi di produzione. Rimane sempre lo spinoso problema interpretativo legato alla cronologia delle emissioni “pseudo-autonome”, che i dati di scavo a nostra disposizione non consentono di chiarire ulteriormente rispetto a quanto è già stato esposto nei capitoli precedenti. Nel complesso queste monete costituiscono un cospicuo lotto di 66 attestazioni, la maggior parte delle quali afferenti alle serie di più incerta datazione, tra la fine del II e gli inizi del III sec. d.C.; assegnandole ai Severi non si altererebbe di molto il quadro fin qui delineato, mentre attribuendole in toto alla monetazione degli Antonini forse si riuscirebbero a spiegare alcuni degli aspetti meno chiari della produzione epirota nella seconda metà del II secolo.

provinciale a fronte della riforma monetale di Aureliano, e una conseguente opera di rifusione degli ultimi esemplari rimasti in circolazione. Se la totale assenza di monete di Nerone nel sito è giustificabile dalla rarità di tali emissioni ed, eventualmente, da un possibile provvedimento di ritiro e rifusione del numerario dopo la caduta in disgrazia dell’imperatore, tutt’altro discorso va fatto in merito alla monetazione augustea, di cui sono note solo 4 attestazioni provenienti dagli scavi condotti a Nicopolis.6 L’abbondanza di queste emissioni è comprovata dal computo degli esemplari e dei conii di collezione,7 che dimostrano che l’assarion augusteo fu prodotto all’interno di un sistema metrologico quasi uninominale e secondo parametri tipologici estremamente ripetitivi, allo scopo di fungere da unico numerario bronzeo in circolazione. Dato che l’evidenza dei ripostigli non ha ancora restituito casi di tesaurizzazione di questa moneta, dobbiamo ipotizzare che essa sia scomparsa dalla circolazione per altri motivi. Si è già affrontato il problema della cessazione della produzione monetale della zecca dopo Augusto, per tutto il primo secolo d.C. fatta eccezione per le emissioni di Nerone. Come si è detto, questo fenomeno potrebbe essere spiegato come la conseguenza di una “sovrapproduzione monetaria” della fase di apertura della zecca (e forse anche della permanenza in circolazione del numerario bronzeo di epoca ellenistica), che le avrebbe consentito di cessare temporaneamente la coniazione;8 forse si può avvalorare questa ipotesi mettendo in relazione diretta l’interruzione delle emissioni e la scomparsa delle monete augustee dalla circolazione. Se è possibile che il numerario augusteo fosse stato coniato in quantità tali da soddisfare le esigenze del mercato locale, fino a consentire l’interruzione della produzione monetale per alcuni decenni successivi, è lecito anche supporre che questa moneta bronzea, rimasta così a lungo in circolazione, risultasse notevolmente usurata e svilita

Emergono, d’altro canto, alcuni indici di percentuale la cui scarsissima incidenza era difficile da preventivare sulla base della documentazione da collezione: si tratta delle attestazioni relative sia al I secolo della produzione della zecca, soprattutto quella augustea, sia alla fase finale, in particolare quella gallienica.

6

I pezzi vengono rispettivamente dal monumento di Ottaviano (AD 2001, c.s.), dall’odeion (n. 58) e dallo stadio (Nicopolis Museum n. 50); del quarto, facente parte della vecchia esposizione del museo di Preveza, non ho potuto reperire l’esatto luogo di provenienza. 7 Cfr. RPC I, p. 273 e il catalogo in questo volume, dal quale emerge chiaramente che l’assarion augusteo, in quanto prodotto in un’unica serie, è quello di cui esistono più conii ed attestazioni in tutta la monetazione della zecca. Si è giustamente osservato che il computo degli esemplari conservati nelle collezioni museali può non essere necessariamente un indice attendibile della effettiva mole di numerario prodotto da una zecca, poiché nella formazione dei medaglieri storici, così come nel collezionismo contemporaneo, si tendeva a raccogliere prevalentemente un esemplare per ogni variante di ciascuna serie monetale, piuttosto che acquisire lotti di monete tutte uguali appartenenti alla medesima emissione; questo criterio tendeva senz’altro a privilegiare nelle collezioni le zecche che vantavano una grande varietà di tipi monetali, anche se non erano state necessariamente molto produttive. Per alcuni casi di studio, però, la varietà iconografica può accompagnarsi anche a una cospicua produttività quantitativa (si pensi alla zecca di Corinto). Nel caso di Nicopolis, del resto, proprio la marcata ripetitività iconografica delle emissioni augustee dovrebbe garantire l’attendibilità statistica del campione di studio ricavabile dalle collezioni. Cfr. sull’argomento RPC I, pp. 17, 55-57. 8 Sul tema della permanenza in circolazione di moneta di vecchio conio, si rimanda in particolare a HOWGEGO 1990, pp. 11-15; HOWGEGO 1992, pp. 1-2.

L’esigua presenza di monete di Gallieno va verosimilmente spiegata con la massiccia tesaurizzazione verificatasi nel periodo di massima crisi politica ed economica dell’intera regione; i 152 pezzi emersi dai ripostigli finora conosciuti (per lo più recanti marca di valore), che costituiscono un campione già di per sé attendibile, forse rappresentano una parte limitata del numerario effettivamente sottratto alla circolazione spicciola, di cui, va ricordato, i ritrovamenti erratici forniscono un quadro solo parziale. Non è forse casuale che, come si vedrà più specificamente nel paragrafo successivo, perfino gli sparuti esemplari marcati di Gallieno rinvenuti al di fuori della città (4) superino quantitativamente quelli scoperti entro le mura (3), forse perché scampati alla tesaurizzazione essendo fuoriusciti dalla circolazione locale. In seconda istanza può anche avere influito la fine della produzione monetale della zecca dopo Gallieno, che potrebbe aver causato la graduale demonetizzazione della vecchia moneta



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(come testimonia lo stato dei rari esemplari di ritrovamento, sotto-peso e al limite della leggibilità), al punto da indurre infine le autorità a ritirarla per rifonderla e riciclarne il metallo in vista della ripresa delle emissioni monetali.9 Ciò spiegherebbe la pressoché totale scomparsa di tali emissioni dal sito, a fronte di una loro maggiore (seppure comunque molto ridotta) sopravvivenza al di fuori del perimetro urbano, che si può verificare attraverso i rinvenimenti extra-sito. Sebbene sia di fatto indimostrabile, bisognerebbe pensare che le monete augustee presenti in grande quantità nelle collezioni non provenissero tanto dal sito di Nicopolis, quanto piuttosto dai territori esterni alla città, dove il provvedimento di ritiro del numerario sarebbe potuto risultare di efficacia scarsa o nulla, come sembra suggerire lo spaccato offerto dalla documentazione di ritrovamento. In effetti, tra tutti gli esemplari catalogati da Oikonomidou, gli unici quattro di cui è possibile conoscere la provenienza, poiché non fanno parte di collezioni ma vengono da contesti di scavo, furono rinvenuti fuori dalla città, precisamente a Dodona e ad Arta; considerando anche le monete non pubblicate da Oikonomidou e quelle indite, il prospetto complessivo dei ritrovamenti extra-sito fa registrare una maggiore quantità di pezzi di Augusto (in totale 8, di cui 2 da Ioannina, 3 da Arta e 3 da Dodona) rispetto a quelli scoperti a Nicopolis.10 Questa proposta interpretativa può trovare ulteriore fondamento attraverso l’analisi comparata della restante moneta bronzea rinvenuta negli scavi, risalente alla medesima fase cronologica qui considerata.

monetazione romana provinciale, dai quali è emerso che la moneta civica tendeva prevalentemente a dominare la circolazione locale fino a relegare (o addirittura ad escludere) l’afflusso delle altre valute. 11 I restanti 141 pezzi rinvenuti negli scavi urbani vanno così suddivisi: 102 monete romane imperiali e 24 romane provinciali, pari rispettivamente al 18.81% e al 4.42% del totale, oltre a 15 bronzi di incerta classificazione. Di fatto la penetrazione del numerario della zecca di Roma nella circolazione cittadina era abbastanza contenuta e quella delle zecche confinanti o circostanti pressoché occasionale (si consideri peraltro che nella metà dei casi le monete provinciali qui considerate risultano illeggibili, pertanto la loro attribuzione è fondata solo su parametri metrologici parzialmente indicativi).12 Gli esemplari di moneta provinciale “straniera” di sicura classificazione appartengono alle seguenti zecche (tav. 11.I): 1 di Buthrotum (Nerone),13 2 di Corcyra, (Caracalla)14 3 di Corinto (Antonino Pio, Commodo e tessera di II sec. d.C.),15 4 di Patrasso (Claudio, Nerone, Domiziano),16 3 di Thessalonica (tra le quali una di Augusto e una “pseudo-autonoma” della fine del II sec.d d.C.)17 e una della serie CA (Commune Asiae?) di Augusto, verosimilmente coniata ad Efeso.18 Ad essi si sommano almeno altre due monete di Adriano (una forse di Sestos, l’altra probabilmente dell’Asia Minore) e una di Marco Aurelio, inclassificabili.19 L’esiguità di questi ritrovamenti rende impossibile un’analisi statistica approfondita; risulta soprattutto arduo, su una base documentaria così scarna, disporre di elementi utili a riflettere sul reale significato di questi ritrovamenti: se rappresentino solo quel fisiologico “residuo” di numerario che viaggiava al seguito dei visitatori della città, o se siano il frutto di una effettiva circolazione ad ampio raggio, la quale attesterebbe che la moneta straniera, pur in bassissime percentuali, poteva essere

Valuta locale e valuta “straniera”: le diverse classi di numerario circolanti in città Analizzando ora solo le monete trovate nel sito di cui è stato possibile verificare il contesto originario di rinvenimento, si può rapportarle alle altre categorie di numerario contestualizzate (figg. 36-37). Per il periodo considerato (27 a.C.-268 d.C.) disponiamo di 542 esemplari, di cui 401 risultano coniati dalla zecca di Nicopolis, pari al 73.98% del circolante. Questo dato configura un quadro inequivocabilmente fondato sulla preminenza del numerario locale nell’economia cittadina, confermato anche dagli scarni dati relativi ai rinvenimenti dal territorio contestualizzati (odierna prefettura di Arta), che portano a 419 su 562 le emissioni della zecca; Nicopolis rientra pertanto nella casistica finora maggiormente rappresentata dagli studi sulla

11 Cfr. BURNETT 1987, pp. 37-38, 51-53, 58-63; RPC I/1, pp. 6-30; BURNETT 1993, pp. 146-148; HOWGEGO 2002, pp. 110-112; HARL 1996, pp. 108-113. 12 Si contano infatti 17 esemplari di cui è sostanzialmente impossibile riconoscere la zecca di provenienza; sulla base dell’identificazione del busto di dritto, però, 3 di questi sono databili tra l’età di Traiano e quella di Adriano, 4 in epoca antonininana. 13 PR106: g 5.22, mm 17.5, h 1; RPC 1405 (?). 14 OD95: g 8.60, mm 26, h 9; SNG Evelpidis 2033-2034; OD89: g 7.77, mm 23, h 4; SNG Evelpidis 2037. 15 PR65: g 6.71, mm 20, h 9; RPC IV, 5081(?). OD350: g 3.04, mm 15, h 6; SNG Copenhagen, Corinth, 354, pl. 8; OD362: 5.78, mm 19; AMANDRY 1988, 2a, pp. 247-248, tav. LVIII. 16 PR58: g 4.29, mm 24.5, h 7; RPC 1256; OD123: g 9.43, mm 24, h 8; RPC 1265; OD105: g 5.41, mm 19.5, h 4; RPC 234-235; OD94: g 6.61, mm 21, h 6 (?). 17 PR117: g 3.86, mm 22.5, h 9; RPC 1557. OD75: g 7.63, mm 20.5, h 12; TOURATSOGLOU 1988, J16, p. 333, tav. 51. A questi vanno sommati altri due pezzi qui non conteggiati che non si è potuto esaminare, ma di cui si attesta l’esistenza nel registro dei ritrovamenti del museo di Preveza. Una conferma della penetrazione della monetazione delle zecche macedoni in età imperiale si può ricavare dal quadro dei ritrovamenti epiroti conservati al Museo di Ioannina, dove si segnalano esemplari giulio-claudi di Anfipoli e ancora di Thessalonica; cfr. HAMMOND 1967, p. 730. 18 PR124: g 4.29, mm 21.5, h /; RPC 2235 (la serie è classificata in RIC I, p. 81, n. 486, sotto la produzione della zecca di Pergamo). 19 OD92: g 2.03, mm 16, h 7; OD90: g 6.07, mm 21, h 4; OD86: g 7.45, mm 22, h 12.

9 Secondo questa interpretazione, troverebbe ulteriore conferma anche l’ipotesi che abbiamo avanzato in merito all’origine delle serie commemorative inaugurate sotto Traiano. L’iniziativa, infatti, forse mirata anche a riabilitare la memoria del fondatore Augusto dopo il periodo di offuscamento durante i principati di Caligola e Nerone, avrebbe trovato ulteriore giustificazione nella necessità di ripristinare la figura del princeps sulla monete locali, dopo che quelle che lo ritraevano erano state ritirate o rifuse, quasi come in conseguenza di una damnatio memoriae. 10 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. 68-70, nn. 10g, 26d, 27st (Dodona, 1959), n. 32 (Arta, 1969); a questi si aggiungono: Museo di Arta (area del teatro di Ambracia, n. 12-A.E. 2506, 20-07-1982); Arta 1991 (IAM 2); Ioannina, Megalo Gardiki nn. 234-235.



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accettata. La prima ipotesi è senz’altro la più probabile, ma non possiamo escludere che soprattutto la moneta emessa dalle zecche più vicine a Nicopolis finisse per essere tollerata nelle transazioni quotidiane insieme agli altri spiccioli in bronzo. Del resto si evince anche che, fatta eccezione per l’influsso esercitato dalle principali zecche operanti a livello regionale, l’unico numerario in grado di raggiungere l’Epiro era quello emesso dai centri più produttivi dell’Achaea, nel Peloponneso, e della Macedonia: questo dato non sembra indicare che la città fosse frequentata più assiduamente da visitatori provenienti da Corinto, Patrasso e Thessalonica che da qualsiasi altro centro del mondo romano, ma piuttosto che le monete “forti”, cioè quelle prodotte in grandi quantità da tali zecche, avevano maggiori probabilità di raggiungere Nicopolis e di esservi accettate, circolando lungo le direttrici principali di comunicazione.

a dominare il mercato bronzeo anche dopo la conquista romana (per l’argento, a parte sporadiche testimonianze di III e II sec. a.C.,23 le prime significative attestazioni risalgono ai denari legionari di Marco Antonio, giunti nel corso del primo trentennio del I sec. a.C. e per lo più rinvenuti nei ripostigli interrati in vista della battaglia di Azio).24 Si tratta quindi della seconda categoria di esemplari spezzati classificata da Buttrey, gli assi giulioclaudi emessi soprattutto sotto Tiberio, che venivano spezzati per sopperire alla carenza di divisionali bronzei (in particolare di semissi, che furono infatti reintrodotti da Nerone per risolvere il problema) soprattutto lungo il limes germanico sul Reno.25 Purtroppo la maggior parte dei nostri esemplari è illeggibile e in molti casi risulterebbe azzardata un’attribuzione cronologica al II piuttosto che al I sec. d.C. solamente sulla base dei parametri metrologici (tav. 11.II). Tra quelli su cui è possibile avanzare ipotesi di riconoscimento abbastanza sicure, se ne contano 2 di Augusto (verosimilmente entrambi delle serie triumvirali),26 1 di Tiberio (serie provident),27 3 di Caligola28 (di cui 1 della serie commemorativa per Agrippa),29 2 di Claudio (di cui 1 per Germanico),30 1 giulio-claudio,31 1 dupondio di Vespasiano;32 di sei esemplari è difficile stabilire l’appartenenza a emissioni imperiali o piuttosto provinciali.33 Per quanto è possibile accertare, quindi, il fenomeno sembra svilupparsi soprattutto nel corso della prima metà del I secolo, con isolati attardamenti inquadrabili nel cinquantennio successivo. Non va dimenticato, però, che in un quadro economico fondamentalmente autosufficiente, così come quello che si è finora configurato, la penetrazione di moneta romana potrebbe essersi realizzata in tempi graduali e con un certo ritardo rispetto all’effettiva epoca di emissione da parte della zecca centrale. Alla luce delle considerazioni emerse in precedenza dall’analisi dei ritrovamenti di moneta bronzea nicopolitana in città, si può supporre che la fase più intensa di ricorso al frazionamento sia coincisa con il periodo successivo alla

La monetazione romana imperiale nel sito è composta da 62 bronzi, 21 monete d’argento e 19 antoniniani di argento svilito o di mistura (gli esemplari di sicura classificazione appartengono a Gordiano III, Filippo, Traiano Decio e Gallieno). La moneta in bronzo merita una particolare attenzione, essendo di fatto il più immediato sostituto di quella coniata dalla zecca cittadina. Come è stato sottolineato in precedenza, si ritiene che il potere di acquisto del numerario delle zecche provinciali greche fosse in pratica equiparato a quello dell’asse romano, benché pesasse sensibilmente di meno, probabilmente per facilitare la libera circolazione promiscua delle due categorie di moneta bronzea nei territori provinciali.20 Ciononostante, come è possibile rilevare grazie al confronto con altri casi di studio, la sua incidenza sull’economia monetaria cittadina poteva variare considerevolmente; nel nostro caso essa era senz’altro limitata, anche se superava di gran lunga la percentuale di monete romane provinciali straniere presenti nel sito. Questo dato può certamente dimostrare che il numerario coniato a Roma godeva del giusto credito dovuto alla moneta ufficiale, ma anche che il suo ruolo nella circolazione locale era nettamente secondario rispetto a quello della valuta cittadina.

23

Cfr. PAPAGEORGIADOU-BANI 1999, pp. 115-118. Cfr. CHRUSOSTOMOU 1987. Anche in questo caso la documentazione relativa alla vicina Illiria conferma sostanzialmente il quadro epirota, fatta eccezione per sopradici ritrovamenti di denari che risalgono fino al 133 a.C., mentre un afflusso più sistematico comincia a registrarsi all’epoca delle guerre civili; GJONGECAJ, PICARD 1999, p. 95, 98. Questo quadro può essere esteso in pratica all’intero territorio greco, dove non si rileva la penetrazione del numerario romano repubblicano prima dell’età di Silla; cfr. CRAWFORD 1985, pp. 116-132; PAPAGEORGIADOU-BANI 2004a, p. 57. 25 BUTTREY 1972, pp. 42, 46-47. 26 PR5: g 4.43, mm 25.5, h /; PR88: g 5.13, mm 26.5, h 6. Cfr. BUTTREY 1972, p. 37. 27 PR89: g 5.13, mm 26.5, h 6; RIC 81. Cfr. BUTTREY 1972, p. 38. 28 PR90: g 4.02, mm 28, h 6; RIC 38. 29 PR87: g 3.68, mm 28, h 6; RIC 58. 30 PR91: g 4.62, mm 26, h 7; RIC 106. 31 PR4: g 4.53, mm 28.5, h 1. 32 OD6: g 3.83, mm 27, h /. 33 I seguenti esemplari risultano completamente illeggibili: OD1: g 2.90, mm 28, h /; OD2: g 4.89, mm 25, h /; OD3: g 3.21, mm 19, h /; OD4: g 4.05, mm 23, h /; OD5: g 3.04, mm 26, h /; OD7: g 3.81, mm 26, h /; OD8: g 7.60, mm 28, h /; OD9: g 2.43, mm 19, h /; OD11: g 4.15, mm 23, h /; OD12: g 4.05, mm 26.5, h /; PR54: g 2.97, mm 25, h /; PR55: g 6.48, mm 26.5, h /; PR56: g 4.11, mm 26, h /; PR57: g 3.66, mm 27, h /; PR135: g 5.09, mm 26, h /; PR138: g 4.35, mm 24, h /. 24

Un dato di particolare interesse nella nostra documentazione è offerto dalla notevole percentuale di assi romani intenzionalmente dimezzati o frazionati, che si distribuiscono indifferentemente tanto tra i ritrovamenti sparsi quanto tra quelli concentrati nell’odeion; si tratta di 22 pezzi sui 62 totali, pari al 35.5%. In riferimento al noto studio di Buttrey sulla portata e sul significato di questo fenomeno nel mondo romano,21 va specificato che gli esemplari in questione non provengono dal frazionamento dei pesanti assi sestantali o unciali tardorepubblicani, che nemmeno in questa forma arrivano a penetrare nella regione,22 dove la moneta locale continuò 20

Cfr. da ultima l’analisi di KREMYDI-SICILIANOU 2004, pp. 36-37. BUTTREY 1972. Anche nella regione illirica, che a partire dall’età imperiale conosce un copioso afflusso di moneta romana in bronzo, le testimonianze di assi repubblicani sono rarissime, perché la moneta locale riusciva a soddisfare anche le esigenze della circolazione bronzea; GJONGECAJ, PICARD 1999, p. 95, 98. 21 22



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spezzata, venisse valutata sulla base del peso effettivo o in virtù del suo teorico valore nominale di mezzo asseassarion; il peso medio di g 4 non equivale esattamente a nessuna delle denominazioni presenti nel sistema metrologico della monetazione cittadina, collocandosi in posizione intermedia tra la frazione (g 2.92) e l’assarion (g 5.66) che circolavano in età augustea. Considerando che la moneta rimasta sul mercato per tutto il primo secolo era l’assarion, si può supporre che gli assi imperiali dimezzati equivalessero a un assarion locale, mentre gli assaria stranieri frazionati corrispondessero ai nominali minori, che erano stati coniati in quantità veramente irrisorie e la cui percentuale alla ripresa delle produzione della zecca sotto Traiano aumentò considerevolmente. Certamente in Epiro, come nelle province settentrionali del’impero, il frazionamento della moneta bronzea sembra essere richiesto da un maggiore bisogno di divisionali rispetto agli standard produttivi della zecca;39 non a caso in età traianea e adrianea le officine nicopolitane avrebbero iniziato a coniare in grandi quantità una denominazione minore del peso medio di g 3.76 (abbastanza vicino a quello degli assi spezzati) a fianco di un assarion da g 6.70. Per le ragioni addotte (la carenza di numerario di nuovo conio e di emissioni divisionali), ritengo quindi che queste monete non arrivassero già frazionate dalla penisola italica o dalle province del Nord Europa,40 ma venissero spezzate in situ; si tratterebbe sostanzialmente di un fenomeno locale, legato a esigenze contingenti e che, in queste proporzioni, non sembra trovare confronti tra i casi finora studiati in altre città della Grecia.41

fine della monetazione augustea, durante il quale la zecca cessò temporaneamente di coniare moneta. Forse, dopo un primo periodo in cui il numerario augusteo rimasto in circolazione bastò effettivamente a soddisfare il fabbisogno cittadino di moneta bronzea, a distanza di qualche decennio è possibile che cominciasse a farsi sentire la mancanza di nuova moneta spicciola; il fenomeno potrebbe quindi collocarsi cronologicamente tra la fine della dinastia giulio-claudia e l’età flavia. In questo periodo sappiamo che la zecca non coniò nuove emissioni, in un primo momento forse perché viveva di rendita con il vecchio numerario rimasto in circolazione, dopo la parentesi neroniana sicuramente perché i Flavi revocarono il diritto di battere moneta nella provincia. Almeno per quanto concerne questa specifica fase storica si può dunque pensare che la città avesse temporaneamente perso la sua autosufficienza monetaria e necessitasse di approvvigionamenti dall’esterno per sopperire alla carenza di moneta nuova.34 La portata di questo processo risulta ulteriormente amplificata dalla presenza di altri 7 bronzi spezzati, che rientrano tra le emissioni di altre zecche romane provinciali che abbiamo precedentemente elencato: è possibile identificare con sicurezza solo le due monete augustee di Thessalonica35 e di Efeso36 e quella di Claudio emessa a Patrasso,37 che si inquadrano pertanto nel medesimo orizzonte cronologico in cui possiamo ipotizzare che sia avvenuto il sistematico frazionamento dei bronzi romani imperiali (tav. 11.III). Il computo complessivo degli esemplari spezzati rinvenuti nel sito sale così a 29 (9 dall’odeion, 20 dal resto della città) sugli 86 bronzi totali, pari al 33.72% dell’intera documentazione monetale non coniata dalla zecca cittadina; il fenomeno, oltre ad assumere proporzioni considerevoli, allo stato attuale delle nostre conoscenze riguarda esclusivamente i nominali “stranieri”, sembra cioè riservato alla moneta non prodotta a Nicopolis.

Un altro dato certo che si può ricavare da queste riflessioni è che, a parte la moneta ufficiale dell’impero romano, se necessario anche la valuta straniera delle altre zecche provinciali poteva essere accettata e utilizzata entro le mura cittadine. È logico infatti che tali monete non erano state smarrite senza aver mai realmente

Questo significa principalmente che l’espediente del frazionamento serviva a integrare nella circolazione cittadina delle monete che non erano state concepite per esservi immesse; in tal modo, o si adattava il numerario di peso e modulo maggiore a quello locale conformandolo al sistema monetario vigente, o si creavano nuovi sottomultipli della denominazione principale a partire da esemplari di peso e modulo analoghi a quelli nicopolitani.38 Il sistematico frazionamento di assi e assaria generava un numerario di peso oscillante tra g 2.43 e g 5.48, ma che si aggirava nella maggior parte dei casi campionati intorno ai 4 g, con una media ponderale complessiva di g 4.05 calcolata su 26 esemplari. Risulta difficile stabilire se la moneta circolante in città, non coniata dalla zecca e per di più

39

Qualche caso di confronto tra i ritrovamenti monetali delle province orientali si trova in LEONARD JR 1993, pp. 364-370. Merita una citazione anche un esemplare isolato contenuto in uno dei ripostigli di bronzi romano-provinciali rinvenuti nel santuario di Zeus Olimpio a Dium: un bronzo di Faustina frazionato, la cui presenza in un contesto di tesaurizzazione dimostra come queste forme monetali potessero costituire pur minime riserve di ricchezza da conservare insieme al numerario ufficiale. Cfr. KREMYDI-SICILIANOU 2004, p. 121, n. 1566, tav. 10, fig. 114. 40 Questa ipotesi interpretativa mi è stata gentilmente proposta da John Casey in occasione di un incontro tenutosi nel gennaio 2009 alla Royal Numismatic Society di Londra, dove ho avuto l’opportunità di rendere noti i risultati preliminari del mio studio e di esporre questo problema. Non mi sembra tuttavia plausibile che una discreta quantità di moneta romana imperiale già spezzata (e che quindi teoricamente poteva aver perso potere liberatorio) potesse viaggiare (o circolare) su distanze così ampie e concentrarsi prevalentemente in un unico sito, a meno che non facesse parte di un lotto unitario o di un ripostiglio; ma, come si è anticipato, le monete provengono da diversi siti sparsi nella città antica. 41 Mi riferisco in particolare al quadro dei ritrovamenti monetali della vicina Butrinto: su un totale di esemplari complessivamente più alto rispetto a quello nicopolitano, è attestato finora un solo caso di moneta frazionata, molto usurata, che forse potrebbe essere proprio un’emissione “pseudo-autonoma” della zecca di Nicopolis (ringrazio Richard Abdy e Sam Moorhead, responsabili della documentazione numismatica nel sito di Butrinto per conto del British Museum Department of Coins and Medals, per le preziose informazioni sul materiale ancora inedito).

34

Cfr. HOWGEGO 1990, pp. 11-12. PR142: g 4.22, mm 25, h 9; RPC 1557. 36 PR124: g 4.29, mm 21.5, h /; RPC 2235, RIC 486. Un caso analogo è segnalato anche a Dodona; PAE (1955) 1960, p. 179. Sulla frequenza con cui venivano dimezzate queste monete, cfr. BUTTREY 1981, p. 129, nota 3, pl. 3, n. 3. 37 PR58: g 4.29, mm 24.5, h 7; RPC 1256. 38 Cfr. BUTTREY, MCPHEE 1997, pp. 7-8. 35



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circolato nel comprensorio nicopolitano, poiché non ci si sarebbe premurati di dimezzarle se non col fine di spenderle correntemente; in condizioni di emergenza, quindi, anche la moneta non coniata dalla zecca civica, per quanto “modificata”, non era demonetizzata ma assumeva nuovo valore legale e si poteva tollerare più facilmente che circolasse in città.42 Del resto, non solo tra le monete provinciali dimezzate ma anche tra quelle rinvenute integre, le emissioni di età giulio-claudia e flavia costituiscono un lotto significativo, a conferma del fatto che, nella fase in cui mancavano nuove coniazioni civiche, la necessità di spiccioli inducesse a ricorrere con più frequenza all’accettazione della valuta straniera. Per quanto concerne i bronzi romani imperiali, invece, se gli esemplari spezzati si concentrano esclusivamente in età giulio-claudia, tra quelli con tondello intero si nota una discreta percentuale di emissioni databili tra l’età di Galba e quella di Nerva (13 attestazioni), nel periodo in cui la zecca non produsse per quasi un secolo e la maggior parte delle altre officine monetali greche furono costrette a chiudere; un altro picco di presenze si inquadra sotto Traiano e Adriano (19 pezzi), cioè tra l’inizio della ripresa e la rifioritura economica della città, mentre le testimonianze di moneta romana imperiale calano notevolmente fino quasi a scomparire dall’epoca dei Severi in poi, vale a dire nella fase di massima produttività della zecca, durante la quale la città aveva ormai sicuramente riacquisito una piena autosufficienza monetaria.

produzione monetaria la sua manifestazione privilegiata. Si è detto come questo sentimento fosse avvertito con maggiore intensità nelle province greco-orientali che in quelle occidentali, e come la documentazione numismatica e le stesse attestazioni epigrafiche sembrino definire un quadro in cui l’autorità imperiale poteva essere percepita come un “potere straniero”;45 tale atteggiamento poteva essere rivolto a tutte le categorie di moneta non coniate dalla zecca cittadina, sia quelle straniere, sia quella di Roma. Finora tra i ritrovamenti esaminati si è considerata solamente la moneta bronzea; si tratta purtroppo di una scelta obbligata, dovuta all’impossibilità di studiare le monete in argento affiorate dagli scavi, che al tempo in cui la ricerca è stata condotta erano ancora depositate presso la Banca Nazionale di Ioannina, in attesa di essere trasferite al Museo di Nicopolis. La mancanza di questo dato rappresenta sicuramente una lacuna importante nella ricostruzione complessiva dell’economia cittadina, perché si è potuto dimostrare che la circolazione bronzea si fondava quasi esclusivamente sul numerario della zecca, utilizzato per le spese quotidiane dei consumatori nell’ambito locale, ma si dovrebbe poter adeguatamente certificare altresì quanto fosse determinante il ruolo giocato dal denario nelle province per il pagamento dei tributi, per gli scambi commerciali ad ampio raggio e per tutte le altre forme di pagamento di carattere ufficiale. Inoltre, nel novero delle monete d’argento rinvenute negli scavi, di cui qui si offre solo una minima testimonianza, meriterebbero una specifica attenzione gli esemplari appartenenti alle rare serie in metallo pregiato emesse da Antonino Pio e Faustina, che certo rivestirono un ruolo molto più marginale rispetto al resto del circolante, ma purtroppo ancora impossibile da quantificare.

Dall’esame di questo materiale può scaturire un altro ordine di considerazioni, che afferisce alla sfera dei rapporti socio-culturali all’interno della cittadinanza. Se infatti da un campione statistico parziale, ma pur sempre consistente, di 401 monete nicopolitane rinvenute nel sito, non emerge una sola attestazione di frazionamento intenzionale della moneta bronzea, mentre tale pratica è attestata per 1/3 del numerario non coniato dalla zecca cittadina, è evidente che la moneta da spezzare veniva selezionata in base a criteri ben definiti. Anche se in questo fenomeno i fattori economici e monetari che abbiamo descritto giocarono certamente un ruolo primario,43 forse è anche lecito supporre che i cittadini nutrissero una forma di predilezione per la moneta civica, e preferissero pertanto sottoporre le altre valute, piuttosto che la propria, a queste pratiche di “mutilazione”.44 La scelta di salvaguardare l’integrità del numerario nicopolitano poteva essere una forma di rivendicazione dell’identità culturale cittadina, che trovava nella

A livello puramente statistico è possibile valutare l’incidenza della moneta d’argento coniata a Roma sulla circolazione locale basandosi solo su un campione molto ristretto di ritrovamenti, da considerarsi dunque relativamente rappresentativo, del quale (a differenza del resto del materiale sottoposto preventivamente a una selezione per metalli) si è conservata l’integrità del nucleo originario, così come venne archiviato dopo la fine degli scavi: si tratta ancora del lotto affiorato dall’odeion nel corso della campagna del 1971. I 399 ritrovamenti monetali si suddividono in 291 emissioni nicopolitane, 58 romane imperiali, 14 romane provinciali (alle quali vanno aggiunti altri 12 bronzi non chiaramente attribuibili all’una o all’altra categoria), oltre a 8 greche e 16 tardo-antiche. Tra le monete imperiali si contano 32 bronzi, 11 assi spezzati e 19 monete d’argento, 14 denari e 5 quinari (tra i quali se ne riconoscono 1 di Vespasiano, 1 di Tito, 1 di Nerva, 4 di Traiano, 5 di Adriano, 2 di Antonino Pio), oltre a 7 antoniniani, di cui tre a nome di Gallieno. Ricapitolando, sulla base di questo simbolico campione di ritrovamenti, la circolazione monetale a Nicopolis tra I e III sec. d.C. appare così configurata: 72.93% di moneta bronzea della zecca, 14.53% di moneta bronzea coniata da altre zecche (di cui almeno l’8.02% di

42

Questo dato era già emerso, del resto, dallo studio sulle contromarche nella monetazione provinciale, soprattutto in Asia Minore; cfr. HOWGEGO 1985, pp. 32-37; HOWGEGO 1990, p. 12. 43 Naturalmente il frazionamento riguardava le altre categorie di numerario in primo luogo perché, in assenza di nuove emissioni da parte della zecca, esse garantivano un surplus in grado di colmare le lacune dell’economia monetaria locale. D’altro canto, se era probabilmente necessario ricorrere al dimezzamento di assi imperiali per ricavarne due assaria provinciali, dal frazionamento delle monete delle altre zecche si ottenevano piuttosto divisionali dell’assarion; lo stesso risultato sarebbe scaturito spezzando, nel primo caso, i grandi (benché rari) bronzi nicopolitani, nel secondo, lo stesso assarion nicopolitano. 44 Per uno studio sul fenomeno della frammentazione della moneta anche dal punto di vista rituale, si veda KIERNAN 2001.

45



Cfr. BURNETT 2005, pp. 173-178.

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moneta in bronzo romana imperiale e il 3.50% di romana provinciale) e 6.51% di moneta in argento o mistura.

pratica rituale funeraria della comunità nicopolitana. Su un campione puramente simbolico di 29 esemplari rinvenuti in tomba, ben 19 sono emissioni bronzee della zecca cittadina; tra le restanti 10 monete si contano un solo asse imperiale integro di Tiberio, un assarion, due dei bronzi dimezzati che abbiamo trattato in precedenza, e per il resto monete romane imperiali della seconda metà del III sec. d.C. o di epoca tardoantica, quindi più tarde rispetto al contesto cronologico qui considerato. Sostanzialmente si ha un’ulteriore conferma dell’uso sistematico del numerario locale come principale, se non unica moneta circolante, anche quando destinata a usi para-monetali avulsi dalla sfera economica vera e propria. Si aggiunga inoltre che i pezzi deposti nelle sepolture (spesso associati in piccoli gruzzoli all’interno di ciascuna di esse) appartengono tutti a un orizzonte cronologico molto omogeneo, compreso tra l’età di Traiano e quella di Marco Aurelio (che però può essere però determinato semplicemente dalla cronologia delle sepolture), e soprattutto rientrano esclusivamente nella denominazione minore (diametro massimo di mm 17, peso medio oscillante tra g 2.5 e g 3); in alcuni casi si tratta degli spiccioli ancora più piccoli, coniati dalla zecca in epoca antoniniana a nome di Faustina, Faustina II e Crispina (mm 14, g 1.6-1.7). Una tale uniformità di attestazioni, pur all’interno di una documentazione ridotta e frammentaria, non può che essere ricondotta a una pratica diffusa e consolidata all’interno della comunità, quella cioè di deporre nelle tombe solo la denominazione bronzea di minor valore del sistema monetario, in pratica uno spicciolo “residuo”.

Un’ultima nota va aggiunta a questo quadro, riguardo ai contesti di ritrovamento del numerario. Trattandosi di materiale ancora inedito e non potendo disporre delle relazioni di scavo, non è stato possibile rapportare la cronologia delle emissioni al contesto stratigrafico in cui esso è stato portato alla luce. In parte per il medesimo motivo, in parte per l’esiguità del campione documentario relativo a certi contesti di provenienza, sarebbe ugualmente sterile una discussione sulla tipologia dei siti da cui le monete provengono; si tratta peraltro solo di edifici o aree di frequentazione a carattere pubblico, come edifici da spettacolo, basiliche o terme, o per lo più aree aperte, come il circuito delle mura e delle porte urbiche, l’area dell’acquedotto e della cloaca. Mancano invece le testimonianze relative ai contesti di edilizia residenziale, di cui la villa di Manio Antonino46 rappresenterebbe senz’altro un esempio notevole, mentre disponiamo di sparute testimonianze riguardanti ville rustiche ubicate in Epiro. Rimane però un dato indicativo, per quanto sempre estremamente parziale a causa dell’impossibilità di studiare un altro importante lotto di materiale (quello della necropoli nord), relativo alle monete rinvenute nelle necropoli come deposizioni in tomba.47 Per quanto è stato possibile esaminare della documentazione rinvenuta nelle necropoli sud, sud-ovest e nord-ovest, la tradizione del cosiddetto obolo di Caronte era fortemente radicata nella

46

Come si è detto, la documentazione relativa a questo complesso non è accessibile. Tuttavia, in base a quanto è stato già pubblicato in merito agli scavi dell’abitazione, pare che la grande maggioranza delle monete rinvenute sia di epoca tardo-antica; cfr. BCH 98 (1974), p. 633=AAA 6 (1973), pp. 222-229; KYRKOU 2006, pp. 70-72. 47 Le monete rinvenute in tomba sono quelle maggiormente segnalate nelle relazioni di scavo, anche se, purtroppo, spesso viene riportata solo l’autorità emittente, senza riferimenti al tipo di R/; cfr. BCH 99 (1975), p. 635=AD 26 (1971), pp. 335-337; EpChron 26 (1984), pp. 20-21, 2637; EpChron 31 (1994), pp. 30-31. In alcuni casi ho potuto rintracciare i pezzi segnalati tra quelli che ho effettivamente esaminato e schedato, in altri non è stato possibile. Cfr. tre monete provenienti dal sepolcreto sud-occidentale: una commemorativa emessa da Adriano (OIKONOMIDOU 1975, n 60, p. 72) e depositata nella tomba a camera 9 è presente nel nostro catalogo, mentre le altre due, una deposta nella tomba 22, l’altra forse smarrita all’interno del sito, non erano presenti nella documentazione conservata al museo; si tratta di altre due emissioni commemorative di Adriano, la prima del tipo OIKONOMIDOU 1975, n. 44, p. 70, la seconda identica alla precedente. Cfr. CHRUSOSTOMOU 1984, pp. 20-26.



9&,5&2/$=,21(021(7$/((7(6$85,==$=,21(

Autorità emittenti Augusto

MONETE ROMANE IMPERIALI E PROVINCIALI RINVENUTE A NICOPOLIS Den Quin Sester Dup As Quad Ant AE prov S O S O S O S O S O S O S O S O 3*

Caligola Claudio Nerone Galba Vespasiano Tito Domiziano Nerva Traiano Adriano

Totali % Totali complessivi

2

1

Patr* Buthr

1 1 1

1

1 2 2

2 4

1

1

1

1

2

3

1

3

1 2

3 3 3 1 4 1 8 1 6 15

Patr

Patr(2) 1

2

Sestos? Ind.

1

Cor

4 1 3 4

1 2

1? Cor(2) Thes Corcy(2)

1

1 1 1

1

4

1

14

1

AR = 21 14.90

3 1

2

5

4

5

2 7*

1

T O T 7

1

Antonino Pio Faustina Marco Aurelio Commodo Caracalla Alex Severo Gordiano III Filippo Traiano Decio Gallieno Non identificabili Parziali

AE O

2Thes* CA* Ind

1 1* 3* 1

Tiberio

S

3 8*

3

1

8 14 3 14* 8* AE-IMP = 40+22* 44.60 Monete romane imperiali: 82 = 73%

2

1 5 3

3 3

2

12

7

Mi = 19 13.50

2 1*

Cor? 2*

5 12 5* 2* AE-PR = 17+7* 16.90 Provinciali: 24=16.90%

3

12

3

12

2 1 4 2 1 8 57

141 AE=15

10.10 AE 10.1%

100 %

Fig. 36. Tabella: quadro dei ritrovamenti di monete romane imperiali e provinciali nel sito di Nicopolis (abbreviazioni dei nomi delle zecche: Buthr=Buthrotum, CA=Commune Asiae(?), Cor=Corinto, Corcy=Corcyra, Ind=indeterminata, Patr=Patrasso, Thes=Thessalonica); i numeri seguiti da asterisco (*) indicano esemplari dimezzati o spezzati

Fig. 37. Grafico: percentuali delle diverse categorie di numerario presenti a Nicopolis



NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

Tav. 11.I. Monete romane provinciali: A. Buthrotum (RPC 1405); B. Corcyra (SNG Evelpidis 2037); C. Corcyra (SNG Evelpidis 2033-2034); D. Thessalonica (TOURATSOGLOU J16); Corinthus: E. (RPC 1405?); F. (AMANDRY 2a); G. (SNG Copenhagen 354); Patrae: H. (RPC 1265); I. (RPC II 234-235). Tav. 11.II. Assi imperiali spezzati: J. Augusto (RIC?); K. Tiberio per Divus Augustus (RIC 81); L. Caligola (RIC?); M. Caligola per Agrippa (RIC 38); N. Caligola (RIC 58). Tav. 11.III. Bronzi provinciali spezzati: O. Thessalonica (RPC 1557?); P. Asia CA (RPC 2235=RIC 486); Q. Patrae (RPC 1256).

306

9&,5&2/$=,21(021(7$/((7(6$85,==$=,21(

V.2 LA DIFFUSIONE DELLA MONETA DI NICOPOLIS oltre i confini regionali della zecca di appartenenza, fatta eccezione per isolate segnalazioni sparse e per qualche significativa concentrazione di ritrovamenti in alcuni grandi centri economici e culturali del mondo greco imperiale, come Corinto e Atene, evidentemente in grado di attirare una considerevole parte del numerario bronzeo “importato” dalle più disparate aree periferiche del paese ed eventualmente anche di assorbirla all’interno della propria circolazione cittadina.

Ritrovamenti extra-urbani ed extra-regionali La circolazione della moneta nicopolitana al di fuori dell’area urbana rappresenta un altro importante aspetto della monetazione cittadina che merita uno specifico approfondimento. La documentazione al riguardo, abbastanza contenuta, consta di 135 esemplari di sicura provenienza e classificazione (fig. 38), che costituiscono un campione documentario pari a circa 1/7 del totale degli esemplari rinvenuti a Nicopolis (includendo i ripostigli). Questo dato va imputato a due diversi ordini di motivazioni.

A tal riguardo, risulta sempre difficile riuscire a distinguere i ritrovamenti monetali che attestino una effettiva circolazione di numerario, da quelli che testimoniano piuttosto una semplice circolazione di individui, che smarrivano accidentalmente delle monete nel corso della loro permanenza in altre città.51 Sembra logico pensare che quanto più aumentava il flusso di visitatori che un centro urbano era in grado di accogliere, tanto maggiori diventassero di conseguenza sia la quantità di moneta che si spostava al seguito dei viaggiatori, sia le probabilità che essa venisse persa, o effettivamente spesa e immessa nella circolazione locale; naturalmente doveva trattarsi di una percentuale comunque minoritaria, rispetto alla ben più cospicua massa di numerario bronzeo che veniva cambiata con la valuta ufficiale all’ingresso in città. Forse il dato più attendibile in base al quale si può provare a operare una distinzione tra le due categorie di ritrovamenti, è rappresentato proprio dal grado di concentrazione nel tempo del numerario della zecca in ciascuna delle città ubicate al di fuori della sua area di influenza diretta; rispetto ai rinvenimenti isolati, infatti, dei lotti più consistenti di esemplari possono attestare che alcune categorie di monete venissero accettate più facilmente anche oltre il loro normale bacino di circolazione.

In parte dipende dall’incompletezza delle segnalazioni a noi pervenute: pochissimi sono ad oggi i casi di studio e di pubblicazione sistematici del materiale numismatico rinvenuto all’interno di un sito archeologico in Grecia (alcuni dei quali risalenti addirittura agli anni Trenta del secolo scorso) e gran parte della documentazione di scavo depositata nelle sedi delle Eforie e dei musei non risulta disponibile poiché dichiarata ancora in corso di catalogazione o di studio da parte dei responsabili di scavo.48 Ugualmente inaccessibile ai ricercatori è il registro dei ritrovamenti e della circolazione monetale in Grecia depositato preso il Museo Numismatico Nazionale di Atene, un preziosissimo archivio di tutti gli esemplari catalogati, che è stato aggiornato anno dopo anno dai curatori dell’istituto e che potrebbe senz’altro offrire un quadro organico e globale dell’economia monetaria dell’intero paese nelle sue diverse fasi evolutive.49 In secondo luogo, la carenza di rinvenimenti monetali della zecca al di fuori della sua immediata e più diretta area di influenza non può che essere interpretata come conseguenza di una scarsa circolazione del numerario locale oltre i limiti del perimetro urbano.50 In conformità col quadro generale della monetazione romanoprovinciale, la diffusione di questa moneta va infatti rarefacendosi progressivamente con il graduale allontanamento dalla città, fino a scomparire del tutto

Prendendo ad esempio il caso di studio più rappresentativo nel mondo greco provinciale, quello della monetazione di Corinto (in cui si dispone di un campione statistico di 372 esemplari provenienti da altri siti), vediamo infatti che l’autore ha interpretato come numerario a tutti gli effetti circolante quello rinvenuto in percentuali significative soprattutto in Peloponneso e nelle regioni limitrofe della Grecia continentale, come l’Attica, la Beozia e la Focide; i ritrovamenti isolati, in particolare quelli segnalati al di fuori del territorio ellenico (in Italia o addirittura nelle regioni transalpine), sono invece considerati testimonianze «de la circulation des individus et non de la monnaie».52

48

Il materiale proveniente da scavi condotti al di fuori del sito di Nicopolis che viene qui presentato è sicuramente solo una piccola percentuale di quello effettivamente esistente. Esso è stato ricavato dalle pubblicazioni o dalle segnalazioni di ritrovamenti inediti da parte di responsabili di scavi ancora in corso. Inoltrando richieste di informazioni su eventuali ritrovamenti di monete di Nicopolis, solo in qualche caso ho ricevuto un riscontro; alcuni (che qui ringrazio sentitamente) mi hanno riferito che non ci sono nuovi ritrovamenti oltre a quelli già editi nei territori di loro competenza, come quelli di Patrasso ed Elide (dott.ssa G. Alexopoulou), Creta (dott. K. Sidiropoulos); altri non sono stati in grado di fornirmi informazioni perché il materiale deve ancora essere studiato, come nei casi di Etolia-Acarnania (dott. M. Stauropoulou) o, in Albania, quelli di Durazzo (dott. E. Shehi) e del sito di Adrianopolis (dott. M. Perna). 49 Cfr PAPAGEORGIADOU-BANI 2004b, p. 94, nota 316, che lo poté consultare su permesso straordinario a me non concesso. 50 Sul tema dei fattori di ordine economico e politico che potevano limitare la circolazione monetale ad ampio raggio, cfr. HOWGEGO 1994, pp. 11-12. Su questo tema, in riferimento all’orizzonte ellenico, si veda da ultima PAPAGEORGIADOU-BANI 2004b, pp. 96-99.

Anche se non può contare su una base documentaria così ampia, il nostro caso di studio consente di verificare un quadro abbastanza simile (figg. 38-39). Dal territorio di

51 Sul tema cfr. HOWGEGO 1994, pp. 7-8. In generale, sul problema della corretta interpretazione dei meccanismi sottesi alla circolazione monetale nel mondo antico, si rimanda da ultimo a GORINI 2007. 52 Cfr. AMANDRY 1988, pp. 93-97.



NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

più immediata pertinenza della città di Nicopolis proviene un primo significativo lotto di monete, in totale 24. Tra queste si contano 2 pezzi rinvenuti in località Aidonia, a nord di Preveza,53 e 22 dalla provincia di Arta (dove sorgeva l’antica Ambracia), delle quali 6 provenienti da scavi urbani di emergenza o non meglio segnalati in bibliografia,54 5 dal sito di Plot Theodorou Street Kommenou (dove è stato individuato un impianto per la torchiatura delle olive) e 11 dalla villa rustica in località Sellades.55 A questi si aggiungano ben 29 esemplari, compreso uno in argento, attestati a Leucade.56 La maggioranza dei rinvenimenti (complessivamente 53 o 55) si localizza nei principali siti dell’Epiro settentrionale. Oltre a 2 pezzi provenienti dal sito di Megalo Gardiki, nella provincia nord-occidentale di Ioannina,57 si contano ben 35 esemplari affiorati dagli scavi della antica città di Dodona tra gli anni Cinquanta e Novanta (tra questi 8 dall’area del teatro, 4 da quella del bouleuterion e uno dal prytaneion).58 I limiti del comprensorio così delineato dalla distribuzione dei ritrovamenti inglobano territori appartenuti a città greche dal grande passato (Ambracia, Leukas e Dodona), che di fatto decaddero tra l’età ellenistica e l’inizio della dominazione romana, cessando così di coniare moneta autonomamente; in questo quadro si spiega la significativa presenza del numerario bronzeo nicopolitano entro un’area in cui doveva assumere la funzione di moneta dominante nella circolazione locale.

discreto rilievo in epoca romana, e soprattutto dotati di una propria zecca operante, si registra invece un vistoso calo delle segnalazioni di moneta nicopolitana: 8 esemplari rinvenuti a Buthrotum (cui se ne aggiungono 2 di non sicura attribuzione)59 e solo uno accertato a Phoenice.60 Ben 7 ritrovamenti si segnalano a Corcyra,61 la più lontana delle due isole maggiormente coinvolte nei contatti con i porti di Nicopolis lungo la rotta marittima che fiancheggiava il litorale adriatico, ma sicuramente quella che intrattenne i rapporti più diretti con la zecca epirota, forse proprio di cooperazione nella produzione monetale, soprattutto in epoca antoniniana e severiana; credo non sia azzardato ipotizzare che la pubblicazione dei ritrovamenti futuri rivelerà una percentuale maggiore di attestazioni di moneta nicopolitana a Corcyra e forse anche di moneta corcirese a Nicopolis.

Spostandoci in territori non molto più lontani nell’Epiro del nord, ma soggetti al controllo diretto di due centri di

59

Infine si registrano altri tre ritrovamenti isolati extraregionali già pubblicati da Oikonomidou: a Olimpia in Elide,62 a Kabeiros in Beozia63 e a Pagae in Megaride,64 evidentemente casi eccezionali di circolazione monetale oltre i normali circuiti di diffusione, utili ai soli fini statistici. Sono invece maggiormente significativi i più cospicui campioni documentari raccolti nei principali centri economici e culturali del mondo greco in epoca imperiale: si segnalano 9 pezzi a Patrasso,65 8 a Corinto (otre a due incerti)66 e 11 ad Atene.67 Anche se rimane percentualmente molto modesto in rapporto a MOORHEAD, GJONGECAJ, ABDY 2007, SF 2873, SF 0014, SF 0129, p. 84; SF 0197, SF 0217, SF 0331, SF 0950, SF 2745 (inedite); si tratta di 7 monete di Adriano e di una di Antonino Pio. Se ne contano inoltre una forse attribuibile a Nerone (SF Forum 0613) e una forse “pseudoautonoma” dimezzata; cfr. Abdy 2011, in corso di stampa. I dati relativi a queste monete, 6 delle quali sono ancora inedite, mi sono stati gentilmente forniti ancora da Richard Abdy e Sam Moorhead. 60 GJONGECAJ 2004, n. 323, p. 175, n. 341, p. 177 (non pertinente alla produzione della zecca). Per questi dati ringrazio la prof.ssa Shpresa Gjongecaj, che mi ha confermato che tra il materiale inedito non sono state trovate finora altre monete di Nicopolis. 61 N. 274, Kassiopi 1970 (Adriano); cfr. OIKONOMIDOU 1975, 42e, p. 86; n. 281, Kassiopi 1970 (Caracalla); n. 282, Mon Repos Roman Baths 1965 (Marco Aurelio); n. 4414, Voutselas 1982 (Adriano) [Exhibition no.103]; n. 5947, Gatou field excavation, Kassiopi 1980 (Commodo); n. 11986, Field Tata, 2000 (Plautilla, Nicopolis o Corcyra); n. 11987, Field Tata, 2000 (Traiano). Ringrazio la dott.ssa Elena Bonelou, responsabile dello studio dei ritrovamenti monetali dell’antica Corfù, che mi ha gentilmente fornito i dati qui pubblicati, frutto di una prima recensione effettuata su migliaia di pezzi inventariati, attualmente in corso di catalogazione in forma digitale. 62 Atene, scavi di Olimpia (26.1.1877), n. 1594. OIKONOMIDOU 1975, n. 63, p. 162. 63 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, p. 16. 64 AD 24 (1969), B1, p. 10, n. 12 (g 11.98, h 6); OIKONOMIDOU 1975, p. 17, nota 1. 65 OIKONOMIDOU 1975, n. 1b, p. 63; n. 20, p. 99 (n. 525); n. 5b, p. 152. AGALLOPOULOU 1994, nn., 1-6, pp. 115-116, tav. 17 (l’esemplare n. 6 è attribuito a Geta con incertezza). 66 EDWARDS 1933, nn. 254a-b, 255, 256, p. 44. OIKONOMIDOU 1975, n. Q1, p. 180. Scavi dell’antica agorà-1937: HARRIS 1941, p. 148; OIKONOMIDOU 1975, n. 15g, p. 96; n. 27d, p. 104; SHEAR 1931, n. 20, p. 150. Ringrazio il responsabile numismatico degli scavi della American School of Athens a Corinto, dott. Orestes Zervos, per avermi fornito notizie sul materiale già edito e i calchi di una moneta inedita: Caracalla giovane, n. 1955-1. 67 Scavi dell’agora-1931: nn. N14359, N13013; 1932: N12640; 1934: N3092; 1936: N51637; 1937: N62023; 1938: N28906; 1939: N36982, N4155; 1948: N47373; 1959: N50611. KROLL, WALKER 1993, 553-563, pp. 197-199. Ringrazio la responsabile del settore numismatico degli scavi della American School of Athens nell’agora di Atene, dott.ssa Irene Marathaki, per avermi permesso di esaminare e fotografare di persona le monete degli scavi.

53

Le monete sono state rinvenute da un privato, N. Martakis, e consegnate al Museo Numismatico di Atene; ringrazio Yannis Stoyas per avermi fornito le notizie in corso di stampa in AD 1999-2000 in merito a questi due esemplari (di Elio Cesare e Antonino Pio) e a un terzo (di Caracalla) confiscato a privati, di cui però non è nota la provenienza. 54 Due monete sono conservate al Museo Archeologico di Ioannina (IAM 3 = Augusto; IAM 5 = Agrippa; ringrazio K. Zachos, direttore del museo, per avermi gentilmente fornito questi dati); una fu rinvenuta negli scavi del 1969; OIKONOMIDOU 1975, n. 32, p. 69. 55 Questi ultimi due scavi sono stati condotti rispettivamente dalle dott.sse Anthi Angheli e Ypatia Faklari, che ne hanno presentato i risultati nel corso del Convegno di Ioannina del 2007, e che qui ringrazio per la gentile autorizzazione allo studio delle monete. 56 Per le informazioni relative a queste monete ringrazio Elena Bonelou (8th Ephorate of Corfu) e Georgia Pliakou (12th Ephorate of Ioannina), responsabile dello scavo da cui sono affiorate (Philosophon Street 2001). 57 M.Gardiki nn. 28-29. I dati relativi alle monete rinvenute nel sito sono stati gentilmente forniti da G. Pliakou, che ringrazio molto per la disponibilità, e tratti dalla sua tesi di Dottorato inedita The basin of Ioannina and the wider area of Molossia in central Epirus. Archaeological remains, settlement patterns and economy (unpublished Diss. University of Thessaloniki 2007); essi saranno pubblicati in The basin of Ioannina after the Roman Conquest. The evidence of the excavation coins, negli atti del convegno 1st International Conference. Numismatic History and Economy in Epirus during antiquity, University of Ioannina, October 3rd-7th 2007. 58 Scavi di Dodona-1954: OIKONOMIDOU 1975, n. 53b, p. 66; n. 27g, p. 104. Scavi di Dodona-1955: OIKONOMIDOU 1975, n. 8, p. 95; n. 18, p. 109; n. 144, p. 125; cfr. PAE (1955) 1960, p. 176, tav. 60. Scavi del teatro-1959, OIKONOMIDOU 1975, n. 10g, p. 68; nn. 26d-27st, p. 69; n. 13, p. 79; n. 34b, p. 81; n. 62, p. 88; n. 1, p. 100; n. 11, p. 138. Scavi del bouleuterion-1969: OIKONOMIDOU 1975, n. 15g, p. 90; n. 143, p. 125; n. 184, p. 129 cfr. PAE (1968) 1970, p. 51. Scavi del bouleuterion 1971: OIKONOMIDOU 1975, n. H1, p. 180. Scavi di Berlino-1173/1912: OIKONOMIDOU 1975, nn. 3-4a, p. 78; n. 13a, p. 83; n. 24, p. 84; n. 128a, p. 123; n. 5, p. 130; n. 5, p. 150. IAM: nn. 1, 7, 11-12, 29, 39, 54, 56, 58, 64. Dodona-South of Prytaneion 1996-1997 (AD 1997).

308

V. CIRCOLAZIONE MONETALE E TESAURIZZAZIONE

un campione complessivo di migliaia di ritrovamenti, questo dato testimonia una pur minima incidenza del numerario nicopolitano all’interno della circolazione di persone e monete ad ampio raggio,68 che gravitavano attorno ai principali poli di

ACHAEA

EPIRO del Nord

EPIRO del Sud

SITI ARCHEOLOGICI Aidonia-Preveza Arta Arta-Theodorou st. Arta-Sellades Leucade Megalo Gardiki Dodona Buthrotum Phoenice Corcyra Olimpia Pagae Kabeiros(1?) PATRASSO CORINTO ATENE Totale

Aug

Nero

AUTORITÁ EMITTENTI Sep Car Severi Fil

Tra

Adr 1 1

1

1 3 3

2 2 7+1 AR

5

7 7

1

2

2 1(1) 1 2

4

2 4

attrazione economica e culturale del mondo greco. La tabella (fig. 38) consente di definire una griglia cronologica dei ritrovamenti allo stato attuale delle nostre conoscenze.69

(1)

Ant 1

1 4

1 3 5

1 1

1

5

6

1

3

1

1

Treb

Gal

1 7 1

1

1 1

10

(1)

2 1 1 11

1 1(2) 3 28

22(3)

1 1 3 16

4 5 2 27

1 1 4

4

2

1 11

Tot. 2 5 5 11 29 2 35 8(2) 1 7 1 1 1 9 8(2) 11 135(4)

Fig. 38. Tabella: quadro dei ritrovamenti di monete di Nicopolis in Epiro e nel resto della Grecia

Fig. 39. Distribuzione dei ritrovamenti della moneta di Nicopolis in Grecia; i numeri indicano la quantità di esemplari rinvenuti in ciascun sito 68 Trattandosi di sporadici rinvenimenti e per di più di moneta in bronzo, è probabile che la diffusione di queste monete si debba addebitare a movimenti di persone più che a veri e propri traffici di beni di scambio; cfr. HOWGEGO 1985, p. 33.

69

Gli esemplari tra parentesi sono di incerta attribuzione; la cronologia di alcuni pezzi è stata omessa se non ricavabile dalla bibliografia.

309

1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

Il quadro cronologico Le fasi di maggiore diffusione del numerario bronzeo nicopolitano corrispondono all’epoca adrianea, quando la capitale divenne il centro di produzione primario della provincia epirota, e a quella di Settimio Severo e Caracalla, quando molte zecche greche-provinciali cessarono del tutto di battere moneta; queste sono le due fasi che in assoluto fanno toccare anche i picchi più alti di coniazione, con l’eccezione delle monetazioni di età augustea e gallienica, di cui rimangono invece, per le ragioni spiegate in precedenza, scarse attestazioni tra i ritrovamenti sparsi. La documentazione relativa ai siti più prossimi al territorio di Nicopolis è distribuita in maniera abbastanza uniforme lungo tutto l’arco cronologico di attività della zecca, soprattutto a Dodona e a Leucade, che vantano il maggior numero di attestazioni. In quest’area e nei territori pertinenti alle altre principali città epirote la diffusione dei pezzi sembra tuttavia maggiormente concentrata nei primi due secoli dell’impero e, con il II sec. d.C. in particolare, essa si estende dall’Epiro meridionale ai centri dell’Epiro settentrionale, dove, in alcuni casi, si può chiaramente distinguere una specifica incidenza della moneta nicopolitana nella circolazione monetale locale, anche quando essa rientri nella sfera di influenza di un’altra zecca. A Buthrotum, in particolare, risulta evidente la presenza del numerario di Nicopolis nella fase successiva alla fine del principato di Nerone, quando cessò la produzione monetale della colonia cesariana, a compensazione della carenza di moneta bronzea cittadina; considerando infatti che in epoca flavia venne a mancare un centro di produzione attivo in questa zona, non può essere casuale il fatto che sette delle otto monete sicuramente nicopolitane affiorate nel sito risalgano all’età adrianea (l’ottava è di Antonino Pio). D’altro canto, si potrebbe individuare un fenomeno di reciproca integrazione dei rispettivi sistemi monetari nelle pur sporadiche attestazioni dell’afflusso di numerario neroniano di Buthrotum a Nicopolis, vale a dire nel periodo in cui la zecca della fondazione augustea aveva temporaneamente interrotto l’attività di coniazione. A Phoenice l’unica testimonianza di moneta nicopolitana risalente alla fase successiva alla chiusura della zecca locale è troppo esigua per costituire un campione attendibile, mentre merita una specifica attenzione il nominale in argento rinvenuto a Leucade, uno dei rari esemplari emessi da Antonino Pio in memoria di Faustina, che è stato assimilato su base metrologica al quinario. La circolazione di questa moneta al di fuori del comprensorio cittadino avvalora l’ipotesi che potesse effettivamente essere equiparata al numerario d’argento del sistema denariale, a prescindere dal valore intrinseco che lo distingueva dal numerario comune. Per quanto riguarda la documentazione relativa ad Atene, Patrasso e Corinto, va evidenziata una certa concentrazione di ritrovamenti emessi tra la fine del II e la prima metà del III sec. d.C., in particolare con



esemplari di Caracalla e di Gallieno; in contrasto con la tendenza registrata nei siti della regione epirota ed etoloacarnana, il numerario nicopolitano sembra conoscere maggiore diffusione ad ampio raggio a partire dall’epoca severiana, in parte per il notevole incremento di produzione di moneta di buon peso e metallo in questa fase, in parte per l’esigenza di numerario bronzeo nella regione corinzia sotto il regno di Gallieno, quando quasi tutte le zecche locali avevano già cessato la loro produzione. In questo lotto di ritrovamenti spicca in particolare un esemplare di Caracalla facente parte di un ripostiglio di 29 bronzi interrato nel teatro di Corinto all’epoca di Gallieno; si verifica in questo caso la situazione che potremo rilevare nei tesoretti rinvenuti a Nicopolis, cioè la tesaurizzazione di moneta severiana rimasta in circolazione fino alla seconda metà del III secolo, associata ai bronzi di più recente emissione. L’aspetto più interessante di questa associazione risiede nella sua composizione estremamente eterogenea, che comprende monete romane imperiali (antoniniani) solo dell’età di Gallieno,70 mentre tutti gli altri esemplari di epoca severiana appartengono in piccola parte alla produzione corinzia e in misura maggiore alla produzione di altre zecche provinciali. Si tratta di zecche operanti nelle regioni immediatamente limitrofe al territorio di Corinto, tutte ubicate nel Peloponneso, come Aegium e Aegira in Achaia, Argo e Sicione in Argolide, Orcomeno, Phigalia e Heraea in Arcadia, e infine Sparta in Laconia;71 l’unica eccezione è rappresentata proprio dall’attestazione di Nicopolis, che si colloca nettamente al di fuori di questa area di circolazione regionale. Questo caso, finora isolato, di tesaurizzazione del numerario nicopolitano come moneta “straniera”, si spiega forse nel contesto dell’economia monetaria di questo periodo, in cui, dopo la chiusura della zecca dominante di Corinto e in virtù del crollo della percentuale di fino nella moneta d’argento, prossima alla definitiva scomparsa, il bisogno di numerario nella circolazione locale facilitò la sopravvivenza dei bronzi emessi nel cinquantennio precedente anche dalle zecche meno vicine e influenti, a tal punto da ridimensionare anche il ruolo della valuta principale; in tale contesto la copiosa produzione bronzea severiana della zecca epirota dovette favorire una più ampia diffusione (o forse, più propriamente, una più lunga sopravvivenza nella circolazione) di questo numerario rispetto alle epoche precedenti. A completamento di queste considerazioni possiamo proporre una tabella comparativa del quadro dei ritrovamenti di cinque dei siti qui considerati (fig. 40), Nicopolis, i due centri epiroti di Buthrotum e Phoenice e tre città “metropolitane” come Atene, Corinto e Patrasso, per confrontare, sia su scala regionale che su scala extraregionale, le percentuali di incidenza delle diverse 70

Anche in un altro ripostiglio interrato nell’agorà di Corinto in età gallieniana prevalgono le emissioni imperiali, perché la zecca cittadina aveva cessato di battere moneta; cfr. HARRIS 1941, p. 145. 71 SHEAR 1931, pp. 146-151. Howgego ha giustamente osservato che la composizione di questo ripostiglio è molto simile alla selezione di emissioni peloponnesiache rinvenute in Siria e rispecchia le ultime categorie di numerario civico coniato nella regione e rimasto pertanto in circolazione fino all’epoca di Gallieno; cfr. HOWGEGO 1985, p. 26.

9&,5&2/$=,21(021(7$/((7(6$85,==$=,21(

zecche operanti nelle province greche sulle rispettive economie monetali (gli esemplari tra parentesi sono di

incerta attribuzione).

SITI ARCHEOLOGICI ZECCHE Nicopolis Phoenice Buthrotum Romane Imperiali 104 17 32 Nicopolis 41972 1 8 (2) Buthrotum 1 12 8 PhoHnice 17 Corcyra / Zacinto 2/0 Koinon Tessalico / Magnete Atene Calcide Corinto 3 Patrasso 4 Megara Pagae Egina Sicione Tenea Methana Argo Epidauro Nemea Phlius Hermione Trezene Dyme Boura Aegium Aegira Tanagra Tespie Delfi Cleonae Elide Megalopoli Orcomeno Heraea / Phigalia / Kleitor Pheneus / Thelpusa Tegea / Psophis Messene Cyparissiae Pylos Mothone Thouria Gythium Sparta Andros / Melo / Siro / Peparethus Apollonia 1 1 Koinon Macedone 1 Anfipoli / Dium / Filippi Thessalonica 3 1 Creta / Cipro 1/0 Tracia 1(?) Asia Minore 1 3 Alessandria d’Egitto Africa del Nord /+LVSDQLD0 / 1 Incerte 15 41 4 Totale 544 92 52

Atene 1137 11

Corinto 446 8 (2) 1

7/1 6361 3 78 7 7 1 1 3 1 1 2

3 (1) / 0 19 3 (1) 795 (1) 27 5 1

1 1 1 3 8 4 3 1 3

1/0 1/0

6 2 74 (1) 3 2 1 1 4

2 1 1 6 1 3 3 3 1/1/0 0/3 0/1 2

Patrasso 223 9

2/1 1/0 4 110 361 3 1 1 1

3

1 2 6 6 1

1 1 1

0/0/1 1/0

1 1 1 8 0/3/0/1 3 2/1/3 5 2/0 6 76 8 2/0 15 7785

1 3 4 1 17 0/0/1/0

2 1/0/0/0

3

2

4 0/1 3 18 7

10 4

12 1506

9 767

Fig. 40. Tabella: quadro comparativo dei ritrovamenti monetali imperiali e provinciali in 5 siti greci campione (44 a.C.-268 d.C.) 72

In questo novero si sono sommati ai 401 esemplari rinvenuti nel sito, gli altri 18 affiorati dagli scavi di Arta che sono rapportabili all’intero contesto originario di ritrovamento, dato che anche per gli altri casi di studio qui riportati il materiale non proviene esclusivamente dal centro cittadino.



1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

sempre la metà delle attestazioni, ma la moneta romana imperiale affluisce con un’incidenza nettamente maggiore rispetto alle altre città. Lo conferma anche il picco di testimonianze monetali provinciali, pari a oltre il 16% a fronte di uno scarso 5% degli altri casi, che attesta una diversa ricettività economica e commerciale del sito. A Patrasso riscontriamo la stessa situazione e, anzi, il ruolo giocato dal numerario delle altre zecche provinciali, che supera il 20%, è ancora più determinante. D’altra parte va rimarcato che nel computo dei dati relativi a Corinto non si considera la moneta bronzea maggiormente presente nell’agora (579 pezzi), i piccoli nominali del tipo pegasotridente che furono emessi fino al 146 a.C., ma che dai contesti di ritrovamento sembra continuassero a circolare come moneta spicciola almeno fino al I sec. d.C.. Sommando questi esemplari al numerario prodotto dalla zecca cittadina, la percentuale del numerario locale risulterebbe anche in questo sito nettamente prevalente.73

Diffusione della moneta provinciale nelle città greche: alcuni dati a confronto Tenendo presente la ovvia disparità tra i campioni documentari di cui si dispone, provenienti ora da siti di centrale importanza scavati già dagli inizi del secolo scorso e il cui materiale è in gran parte edito, ora da siti certamente di minor rilievo strategico ma non per questo di minor importanza storica, nei quali le recenti indagini ancora in corso di svolgimento hanno prodotto solo rapporti preliminari sul materiale portato alla luce, è possibile estrapolare alcuni dati essenziali dal prospetto qui proposto. In primo luogo va riscontrato il divario tra i siti epiroti e i due centri “metropolitani” nella varietà di attestazioni di zecche straniere, divario che testimonia l’appartenenza a due circuiti economici strutturati su scale di grandezza completamente differenti. Al di là della ricchezza di testimonianze monetali provenienti da tutte le principali città delle province greche, basta considerare il consistente afflusso di numerario emesso dalle zecche asiatiche per apprezzare l’apertura di Corinto e Atene ai contatti marittimi extra-regionali e addirittura extracontinentali. Si consideri, per confronto, il quadro nicopolitano, in cui ad oggi si registra la presenza di una sola moneta emessa da una zecca asiatica (probabilmente Efeso); dato che l’afflusso di cittadini provenienti dalle province orientali nella capitale epirota era tutt’altro che sporadico, come si evince dal quadro delle città d’origine della grande maggioranza dei partecipanti ai Giochi Aziaci ricordati nelle epigrafi, dobbiamo supporre che la differenza di testimonianze numismatiche rispetto ai grandi centri urbani sopra menzionati non sia da addebitare tanto alla circolazione di individui, quanto piuttosto alla circolazione monetale vera e propria.

Si possono aggiungere, a titolo esemplificativo, i dati relativi a un altro sito di rilievo nell’Achaea romana. Lo spaccato che emerge da un contenuto lotto di ritrovamenti provenienti da Olimpia, infatti, offre una ulteriore conferma del panorama monetario greco, da cui riemerge la netta preponderanza della moneta romana provinciale bronzea nelle transazioni quotidiane: su 50 monete risalenti al periodo compreso tra l’età augustea e quella di Gallieno, si contano 8 emissioni romane imperiali (16%) e 33 emissioni romane provinciali (66%), di cui 15 della zecca cittadina (30%), 10 di Patrasso (20%), 1 di Corinto e 2 di Asine in Messenia.74 Per quanto riguarda la situazione registrabile nei due siti epiroti minori, Buthrotum e Phoenice, pur ribadendo la necessità di disporre di un campione documentario di maggior consistenza per poter delineare un quadro più attendibile, si può concludere che nel primo caso la moneta romana imperiale predomina nella circolazione cittadina a scapito del numerario locale (64% contro il 18% delle emissioni civiche e il 14% di quelle straniere),75 mentre nel secondo il circolante risulta equamente diviso tra i bronzi coniati dalle zecche straniere, le emissioni romane imperiali e quelle prodotte dalla zecca civica (circa il 18%); entrambi i casi possono essere spiegati con l’estrema irregolarità delle emissioni prodotte da ciascuna zecca cittadina. A Buthrotum il quadro della documentazione è sicuramente alterato da un vistoso sbilanciamento verso l’età tardoantica, che non è considerata nell’ambito di questa ricerca;76 nel caso di Phoenice, dove prevale invece la documentazione dell’epoca pre-romana (e che peraltro non conosce una vera e propria monetazione romano-

In secondo luogo, anche se sulla base di campioni statistici differenti, possiamo valutare la percentuale di incidenza del numerario prodotto da ciascuna zecca sulla circolazione locale in rapporto alla moneta romana imperiale e a quella emessa dalle altre zecche romanoprovinciali. I dati più attendibili, in quanto fondati su una base di campionatura più ampia, provengono dai quattro siti-guida: Nicopolis = 76.36% - 18.54% - 5.10%; Atene = 81.70% - 14.60% - 3.70%; Corinto = 52.75% - 29.65% - 17.80%; Patrasso = 47.07% - 29.07% - 23.86%. L’economia monetale dei centri in cui opera sistematicamente una zecca cittadina è fondata sulla preminenza del numerario bronzeo locale; questa percentuale è decisamente più alta a Nicopolis e ad Atene, dove varia tra il 75 e l’80% del totale, mentre la moneta romana imperiale mostra un’incidenza sulla circolazione pari sostanzialmente al 15%. La fisionomia di Corinto, il più fiorente emporio greco sotto l’impero romano, giustifica evidentemente un quadro sensibilmente più equilibrato tra le due categorie principali di numerario; la moneta della zecca supera

73

Cfr. HARRIS 1941, pp. 143-144, con bibliografia precedente. MOUSTAKA 1999, nn. 466-526, pp. 176-179. 75 Si tratta, ripetiamo, di dati estremamente parziali; ingenti lotti di materiali sono ancora in corso di catalogazione e uno studio organico sul quadro economico e monetale del sito è in corso di pubblicazione in PAPAGEORGIADOU-BANI, GJONGECAJ c.s.; cfr. quanto anticipato al riguardo in KREMYDI-SICILIANOU 2004, p. 51. 76 Cfr. MOORHEAD, GJONGECAJ, ABDY 2007. 74

studio qui riportati il materiale non proviene esclusivamente dal centro cittadino.



9&,5&2/$=,21(021(7$/((7(6$85,==$=,21(

provinciale, ma solo sporadiche serie monetali),77 un ruolo primario nella circolazione è svolto dal numerario di Buthrotum, il quale vanta addirittura più attestazioni qui che entro le mura cittadine e nella cui sfera economica dobbiamo di fatto pensare che Phoenice gravitasse.78 In questi due siti il numerario nicopolitano va a colmare le lacune lasciate dalla produzione locale, ma non sembra però rivestire un ruolo veramente determinante. Un interessante esempio di confronto, in cui dai ritrovamenti sparsi è emersa invece una significativa prevalenza della moneta romana imperiale su quella locale, nonostante la zecca cittadina fosse rimasta operativa fino all’età severiana, è offerto dal centro di Apollonia in Illiria, una regione ubicata immediatamente a nord di quella qui considerata, dove però la stretta vicinanza con la costa adriatica della penisola italica poteva fortemente influenzare la circolazione locale. Su 125 esemplari catalogati, solo 44 appartengono alle emissioni della zecca cittadina, mentre i rimanenti 81 sono denari, antoniniani e soprattutto bronzi romani imperiali (complessivamente pari al 64.8% dell’intera documentazione);79 non esistono invece attestazioni di altre zecche romano-provinciali, inclusa Nicopolis. Riconsiderando, alla luce di questi altri casi di studio, il quadro della diffusione della moneta bronzea di Nicopolis, si evince che questo numerario si concentrava all’interno dei confini epiroti, ma poteva raggiungere anche le più fiorenti città delle altre regioni greche, in percentuali pur sempre irrisorie, ma superiori a quelle di quasi tutte le altre zecche attestate: ad Atene, ad esempio, dopo il primato della zecca locale e dopo le attestazioni di quella di Corinto, le testimonianze di Nicopolis sono le più consistenti di tutte; nella stessa Corinto il numerario epirota è il più attestato tra quello dei centri di produzione che operavano al di fuori del Peloponneso, eccetto Atene; anche a Patrasso, infine, le monete nicopolitane sono le più numerose (insieme ai pezzi provenienti dalle vicine Dyme e Aegium) dopo quelle emesse dalla zecca civica e quelle di Corinto. In tutti e tre i siti sembra che la monetazione severiana della zecca di Nicopolis abbia conosciuto un’affluenza più significativa, che, come suggerisce anche il quadro dei ripostigli, dovette aumentare soprattutto verso la metà del III sec. d.C., quando la moneta nicopolitana entrò a far parte del numerario romano provinciale maggiormente rimasto in circolazione.

tra il II e il III secolo la moneta di Nicopolis divenne la più diffusa in Epiro e, come valuta straniera, una delle più presenti in Attica e nel Peloponneso, anche rispetto al numerario della zecca federale di Larissa81 e di quello di Thessalonica,82 che produssero sempre con regolarità e in grandi quantità. Per quanto riguarda la circolazione a più corto raggio, rimangono purtroppo gravi lacune documentarie che ci impediscono di prospettare un quadro completo della situazione. Non siamo ancora in grado, infatti, di determinare l’incidenza che avrebbe potuto esercitare la moneta nicopolitana sulle due regioni limitrofe a quella epirota, la Tessaglia a est e l’Illiria a nord. Della prima abbiamo testimonianze relative solamente all’epoca romana repubblicana,83 mentre per la fase imperiale disponiamo soltanto delle monete rinvenute nei ripostigli;84 quanto alla seconda, come già accennato, si può fare riferimento allo spaccato limitato alla città di Apollonia, la cui proiezione verso la penisola italica può forse in parte spiegare l’assenza di emissioni epirote, ma manca ancora uno studio ampio e sistematico della regione. In generale non disponiamo di testimonianze del numerario di Nicopolis in tutta la Macedonia, la cui circolazione risulta dominata dalle emissioni delle zecche locali e, secondariamente, dalla moneta romana imperiale.85 Non esistono ad oggi, infine, attestazioni di penetrazione della moneta nicopolitana lungo le rotte marittime, non solo su quelle orientali dirette nelle province asiatiche, ma anche su quelle occidentali dell’Adriatico, dove gli unici ritrovamenti segnalati vengono dalle vicine isole di Corcyra e Leucade. Considerando la tradizione di secolari contatti tra la sponda italica e quella greca di questo tratto di mare, testimoniati anche dai ritrovamenti di moneta greca nell’Italia meridionale e di moneta magno-greca nelle regioni elleniche occidentali (incluso ovviamente l’Epiro),86 sarebbe lecito aspettarsi testimonianze monetali epirote perlomeno nel territorio pugliese anche in epoca romana; purtroppo questo materiale è in gran parte ancora inedito e inaccessibile e, per quanto concerne i dati ricavabili dalla bibliografia e dalle informazioni, ancora parziali, fornite dagli studiosi che operano in questa regione, non si rileva alcuna segnalazione al riguardo.87

81

Le attestazioni della moneta del Koinon tessalico si concentrano infatti prevalentemente in Macedonia e nel resto della Grecia non superano i 3 esemplari per ciascun sito; BURRER 1993, pp. 79-81. 82 Si contano in tutto 9 esemplari di Thessalonica tra i ritrovamenti di Atene e Corinto (cfr. la tabella). Per un quadro generale della circolazione di queste monete, cfr. TOURATSOGLOU 1988, pp. 117-134. 83 Per un quadro generale si rimanda a PAPAGEORGIADOU-BANI 2004a. 84 Cfr. TOURATSOGLOU 2006. 85 Non si rilevano, ad esempio, ritrovamenti di monete di Corinto, il centro più prolifico dell’Achaea, né in Tessaglia né nel resto della Macedonia settentrionale; cfr. AMANDRY 1988, pp. 93-95. 86 Cfr., per una riflessione generale, CRAWFORD 1978 e, per una quadro sommario dei ritrovamenti, HAMMOND 1967, pp. 718-719; CRAWFORD 1985, pp. 319-325. 87 Cfr. TRAVAGLINI 1982; ringrazio la dott.ssa Rosa Vitale e il dott. Alessandro Crispino (Università del Salento) per le informazioni gentilmente fornite su alcuni lotti di materiali rinvenuti nella regione.

Di fatto queste statistiche sembrano dimostrare che, pur nell’estrema limitatezza delle testimonianze accertate,80

77

Per uno studio più organico sulla zecca e sull’economia monetale di Phoinice nelle sue diverse fasi evolutive si rimanda a: GJONGECAJ 2001; GJONGECAJ 2004; GJONGECAJ 2007. 78 GJONGECAJ 2001, p. 137. 79 GJONGECAJ, PICARD 1999, pp. 95-98. 80 Del resto, anche le attestazioni di monete di Corinto al di fuori dell’Argolide, dell’Elide, della Beozia e dell’Attica, non superano mai i 5 esemplari per sito; cfr. AMANDRY 1988, pp. 94-95.



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V.3 LA TESAURIZZAZIONE MONETALE Si tratta del più consistente ripostiglio di monete nicopolitane finora documentato: consta infatti di 180 pezzi, pubblicati da Oikonomidou nel 1968, purtroppo con diverse lacune a causa del cattivo stato di conservazione di molti esemplari.95 Rimangono 150 monete così suddivise: 7 di Settimio Severo, 16 di Giulia Domna, 67 di Caracalla, 1 di Plautilla, 8 di Geta, 3 di Elagabalo, 3 di Alessandro Severo, 2 di Giulia Mamea, 1 di Giulia Semia, 7 di Gordiano III, 4 di Filippo, 1 di Ottacilia Severa, 1 di Volusiano, 14 di Valeriano, 4 di Gallieno (compresa 1 commemorativa), 1 di Salonina, 21 “pseudo-autonome”, 10 di incerta attribuzione.96

Elenco dei ripostigli Sono noti fino ad ora quattro ripostigli di monete di Nicopolis, tre dei quali già pubblicati e un quarto qui presentato per la prima volta; si veda nel dettaglio la composizione di ciascuno di essi. 1. RIPOSTIGLIO DI ATENE-BE,RUT88 Si tratta di un lotto di 154 monete, frutto della ricomposizione di due nuclei che erano stati smembrati e venduti separatamente sul mercato antiquario al momento del ritrovamento.

3. RIPOSTIGLIO DI PROVENIENZA SCONOSCIUTA97

Il primo, proveniente dall’Epiro e sequestrato alla dogana del Pireo nel 1934,89 venne portato al Museo Numismatico di Atene, dove fu identificato e segnalato dall’allora direttore K. Konstantopulos (fig. 43);90 rimase conservato in una cassa imballata nei magazzini dell’edificio fino al 1971, quando fu riscoperto da Mando Oikonomidou, che lo identifica come “ritrovamento di Nicopolis”.91 Questo nucleo è costituito da 54 monete bronzee di Nicopolis così suddivise: 1 di Settimio Severo, 1 di Giulia Domna, 2 di Plautilla, 18 di Caracalla, 3 di Filippo, 2 di Ottacilia, 2 di Volusiano, 2 di Valeriano, 14 di Gallieno (comprese due commemorative), 9 di Salonina, 1 “pseudo-autonoma”.

Questo gruzzolo di monete, chiamato da Oikonomidou “vecchio ritrovamento”, fu scoperto fortuitamente nel 1967 nelle casse del vecchio Museo Archeologico di Preveza. Verosimilmente doveva provenire dai dintorni della città, anche se di fatto è privo di indicazioni di archivio.98 In base alla patina superficiale e alla composizione degli esemplari, la studiosa vi ha giustamente riconosciuto un ripostiglio di 60 monete, così suddivise: 2 di Settimio Severo, 1 di Giulia Domna, 1 di Plautilla, 8 di Caracalla, 1 di Giulia Mamea, 3 di Gordiano, 1 di Filippo, 1 di Ottacilia Severa, 7 di Treboniano Gallo, 2 di Valeriano, 19 di Gallieno, 13 di Salonina, 1 di Gallieno per il Koinon dei Tessali.99

Il secondo nucleo è invece conservato al Museo archeologico di BeLrut, in Libano, a cui fu donato nel 1931 dal prof. H. Seyrig dopo averlo acquistato nella capitale libanese da un antiquario greco, che lo aveva a sua volta comperato ad Atene nel 1929. Grazie alla segnalazione di Seyrig, Oikonomidou ebbe la possibilità di ricostruire le vicende del gruzzolo e inserire il catalogo dei pezzi nell’appendice della sua monografia.92 Questo nucleo è composto da 100 monete bronzee di Nicopolis così suddivise: 7 di Caracalla, 1 di Elagabalo, 2 di Alessandro Severo, 2 di Giulia Mamea, 3 di Gordiano III, 5 di Filippo, 2 di Ottacilia, 1 di Treboniano Gallo, 3 di Volusiano, 2 di Valeriano, 47 di Gallieno (compresa una commemorativa), 25 di Salonina.

4. RIPOSTIGLIO DI VATHY L’ultimo lotto di monete nicopolitane a noi noto è stato rinvenuto nel 2007, nel corso di una ricognizione condotta in località Aghios Phaneromene Vathy, a sud di Nicopolis, nei pressi della quinta basilica cittadina, dove probabilmente sorgeva uno dei tre porti della città. Le circostanze del ritrovamento sono abbastanza singolari: una prima parte del gruzzolo, di soli 5 pezzi, fu trovata il 13 marzo, occultata sotto una tegola a m 0.97 di 95

La perdita di alcuni dati relativi a questo ripostiglio sembra irreparabile; in occasione della mia ricerca presso il museo di Nicopolis, infatti, ho provato a riesaminare il lotto, la cui integrità però risulta irrimediabilmente compromessa a causa dei danni subiti dal metallo delle monete in seguito ad un infausto tentativo di restauro eseguito negli anni passati. Gli stessi curatori del nuovo allestimento, da cui ho ricevuto queste informazioni, sono riusciti a salvare poche decine di pezzi per l’esposizione museale; per il riconoscimento del materiale rimanente devono ricorrere alla consultazione delle foto pubblicate negli anni Sessanta, piuttosto che esaminare direttamente le monete. Tra le 30 monete non edite da Oikonomidou, poiché giudicate inclassificabili a causa dell’eccessiva usura, ad esempio, l’autrice descrive un tipo di rovescio diverso dagli altri, con l’imperatore al galoppo incombente su due prigionieri, che tuttora risulta di impossibile decifrazione; cfr. OIKONOMIDOU 1968, p. 107. 96 OIKONOMIDOU 1968, p. 94, nn. 23-24: si tratta di due pezzi di g 10.72-10.74, attribuiti con qualche incertezza ad Antonino Pio, con rovescio illeggibile; purtroppo mancano le immagini. 97 TOURATSOGLOU 2006, n. 446. 98 OIKONOMIDOU 1968, pp. 107-114, tavv. 12-14. 99 Cfr. OIKONOMIDOU 1968, n. 47, tav. 14; OIKONOMIDOU 1975, n. 38, tav. 60; KRAAY 1976, p. 238.

2. RIPOSTIGLIO DI PLAKANIDA93 Questo tesoretto fu rinvenuto nel gennaio del 1967 in località Phloriada-Valtos, Plakanida, al confine tra le province di Arta e di Etolia-Acarnania, interrato ai margini di una stradina di campagna.94

88

TOURATSOGLOU 2006, n. 448. BCH 59 (1935), p. 243, n. 13. NOE 1935, n. 397. 91 OIKONOMIDOU 1972 e OIKONOMIDOU 1975, pp. 176-178, tavv. 69-71. 92 OIKONOMIDOU 1972, p. 42; OIKONOMIDOU 1975, pp. 169-176, tavv. 64-69. 93 TOURATSOGLOU 2006, n. 447. 94 OIKONOMIDOU 1968, pp. 91-107, tavv. 7-11. 89 90



9&,5&2/$=,21(021(7$/((7(6$85,==$=,21(

Alessandro Severo, 1 di *LXOLD0HVa, 1 di Giulia Mamea, 2 di Gordiano III, 1 di Filippo, 3 di Treboniano Gallo, 2 di Volusiano, 4 “pseudo-autonome”.

profondità; al di sotto di questo primo deposito, il 16 marzo fu rinvenuta una seconda tegola, che sigillava a sua volta l’interramento di un secondo lotto di 26 monete, a m 1.275 di profondità.100 L’intero gruzzolo ammonta quindi a 31 monete, così suddivise: 10 di Caracalla, 2 di Geta, 1 di Plautilla, 3 di Giulia Domna, 1 di

253-268 d.C.

212-253 d.C.

193-211 d.C.

Emissioni Settimio Severo Severo per Caracalla Severo per Geta Severo per Plautilla Severo per Giulia Domna Caracalla Caracalla per Giulia Domna “Pseudo-autonome”(?) Totale Elagabalo Giulia Semia Giulia Mesa Alessandro Severo Giulia Mamea Gordiano III Filippo l’Arabo Ottacilia Severa Treboniano Gallo Volusiano Totale Valeriano Gallieno Salonina Gallieno marcate Salonina marcate Commemorative Altre zecche Totale Non determinate Totali

Per un riepilogo complessivo della composizione e della cronologia dei ripostigli, si consideri la relativa tabella (fig. 41).

Plakanida 7 7 8 1 4 39 12 21 99 3 1 / 3 2 7 4 1 / 1 22 14 3 1 / / 1 / 19 40 180

Atene-BeLrut 1 6 / 2 / 18 1 1 29 1 / / 2 2 3 9 3 1 5 26 4 8 2 50 32 3 / 99 / 154

Fig. 41. Tabella: composizione dei ripostigli contenenti monete di Nicopolis

100 Le notizie relative alle circostanze di rinvenimento mi sono state gentilmente riferite dai curatori del nuovo allestimento del Museo di Nicopolis, Dimitris Sakkas e Matina Gioti, che ringrazio per la gentile assistenza durante lo studio delle monete, in attesa che una completa relazione di scavo sia pubblicata dai responsabili del ritrovamento. L’autorizzazione a pubblicare questo materiale assolutamente inedito è stata cortesemente concessa dal dott. Georgios Riginos, che ringrazio ancora per la sua straordinaria disponibilità.



Prov. Ignota 2 / / 1 / 8 1 / 12 / / / / 1 3 1 1 7 / 13 2 / / 19 13 / (1 Lega Tessali) 34 (1) / 59

Vathy / 2 2 1 / 8 3 4 20 / / 1 1 1 2 1 / 3 2 11 / / / / / / / / / 31

Totale 10 15 10 5 4 73 17 26 160 4 1 1 6 6 15 15 5 11 8 72 20 11 3 69 45 4 (1) 152 40 424

1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

il passaggio dei popoli invasori prima dell’approdo alla costa adriatica e al Peloponneso.102

Analisi dei ripostigli Il prospetto complessivo di questa documentazione consente di cogliere alcuni elementi di fondamentale omogeneità nella formazione dei depositi: fattore, questo, che rappresenta al tempo stesso un limite insito nel campione documentario disponibile (perché riferibile a una fase cronologica estremamente circoscritta), ma anche un suo pregio, in quanto è in grado di offrire uno spaccato molto indicativo delle condizioni in cui versava l’economia monetaria cittadina nella specifica fase interessata. Si possono individuare tre caratteristiche comuni nella configurazione di questi ripostigli, che afferiscono rispettivamente alle categorie essenziali per la definizione del fenomeno di tesaurizzazione, vale a dire la composizione, la cronologia e la localizzazione topografica: a) il fenomeno interessa esclusivamente il numerario bronzeo emesso dalla zecca di Nicopolis, con una sola eccezione costituita da una moneta della Confederazione tessala; b) si inquadra cronologicamente entro il terzo quarto del III sec. d.C.; c) ove siano note le circostanze del ritrovamento, esso si colloca topograficamente al di fuori del perimetro urbano ed entro i confini della regione epirota (fig. 42).

Due eventi particolarmente critici segnarono i territori ellenici: il primo assedio di Thessalonica da parte dei Goti, nel 254 d.C., e le devastazioni perpetrate dagli Eruli in Laconia, Argolide e Attica nel 268 d.C., anno in cui peraltro la capitale macedone subì un secondo assedio.103 Se la sua storicità non fosse alquanto dubbia, sarebbe da prendere in considerazione anche un terzo evento che avrebbe di certo portato gravi sconvolgimenti nella regione. Tra i vari usurpatori di età gallienica citati nell’Historia Augusta, spicca infatti un certo Pisone, che sarebbe stato inviato da Macriano in Tessaglia a fronteggiare Valente, governatore di Achaea (e forse di Macedonia) per conto di Gallieno;104 è facile immaginare che, se mai fosse avvenuto, un ipotetico scontro tra gli eserciti delle due fazioni avrebbe interessato i territori della Grecia centrale, causando gravi disordini. Ma, attenendoci ai dati storici sicuri, bisogna tener conto unicamente delle invasioni barbariche. Considerando che l’Epiro potrebbe essere stato interessato dal passaggio di Goti ed Eruli diretti a nord, di ritorno dal Peloponneso e dall’Attica tra 267 e 268 d.C., è assai probabile che la formazione di questi tesoretti fosse originata da una situazione di grave instabilità politica, tale da suscitare il panico tra le comunità epirote, spingendo i risparmiatori a cercare di occultare grandi somme di denaro nel minor tempo possibile. Si tratta quindi sostanzialmente di depositi di emergenza, accumuli non sistematici di numerario bronzeo, la cui stessa composizione li configura come ripostigli “di circolazione”;105 l’arco cronologico coperto dalle emissioni è di media durata, circa 50-60 anni, probabilmente il frutto di una precipitosa raccolta della moneta rimasta in circolazione al momento dell’interramento, piuttosto che di un accumulo di nominali selezionati e messi da parte gradualmente nel tempo. Quanto abbiamo evidenziato precedentemente in merito alla fisionomia della monetazione severiana, caratterizzata da un notevole incremento di produzione di moneta di buon peso e di ottima qualità (anche durante il regno di Caracalla, che vide la chiusura della maggior parte delle officine monetali greche), trova conferma nella composizione di questi ripostigli: l’alta percentuale di emissioni severiane insieme a quelle più recenti di Gallieno, le ultime prodotte dalla zecca, attesta infatti che questo numerario godette di ottima fortuna e rimase a lungo in circolazione. All’interno dei quattro ripostigli, il totale degli esemplari emessi durante i regni di Settimio Severo (44) e di Caracalla (73 più 17 di Giulia Domna probabilmente coevi) superano il 31% del totale (424). Ad essi vanno aggiunte inoltre le 26 monete delle serie “pseudoautonome” (230A/231A), che, come si è già spiegato, proponiamo di inquadrare tra la fine dell’età degli

Fig. 42. Carta di distribuzione dei ripostigli monetali di III sec. d.C. finora scoperti in Epiro. Bronzi di Nicopolis: 1. AteneBeLrut (proveniente dall’Epiro), 2. Plakanida (Arta), 3. Provenienza ignota (Preveza), Vathy (Preveza); monete romane imperiali: A. Anthochori (Ioannina)

Il fenomeno della tesaurizzazione dei bronzi nicopolitani si inserisce pienamente nel contesto storico-politico che si delineò nel terzo quarto del III sec. d.C. in seguito all’invasione della regione balcanica da parte degli Eruli e dei Goti, che investirono le province greche soprattutto negli ultimi anni di regno di Gallieno.101 L’interramento di un grandissimo numero di ripostigli, tanto di moneta romana provinciale quanto di moneta imperiale, approssimativamente tra il 265 e il 267 d.C., è un fenomeno ampiamente studiato, che interessa non solo le province greche di Achaea e Macedonia, ma anche, e più diffusamente, a partire dal decennio precedente, l’intera area orientale dell’impero: dalla Pannonia alla Dacia, con picchi di incremento in Mesia e in Tracia, dove si verificò 101

102 Una monografia esaustiva e aggiornata su questo argomento è stata pubblicata in TOURATSOGLOU 2006. 103 Cfr. TOURATSOGLOU 2006, pp. 141-143. 104 H.A., Tyranni triginta, XIX-XXI. 105 Per una classificazione delle diverse tipologie di ripostigli note dallo studio dei ritrovamenti monetali, cfr. GORINI 2007, pp. 439-440.

Cfr. OIKONOMIDOU 1975, pp. 11-12.



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Il tesoretto di Atene-BeLrut (fig. 43) rappresenta, da questo punto di vista, un caso paradigmatico, poiché contiene 77 monete marcate D e ben 5 dei grandi bronzi marcati H finora conosciuti, del valore di 8 assaria ciascuno;109 si tratta quindi del lotto che, pur non contenendo il maggior numero di esemplari in assoluto, raggiunge il più alto valore nominale, pari complessivamente a 276 assaria (circa 17 dei vecchi denari d’argento, ancora in uso come unità di conto).110 Nel ripostiglio di provenienza ignota, inoltre, spicca la presenza di un esemplare marcato D, come gli altri, ma emesso dalla zecca del Koinon dei Tessali,111 che in questa fase coniava anche nominali da tre assaria marcati G.112 Benché isolato, il dato è di estremo interesse, perché certifica la circolazione promiscua di numerario prodotto in regioni distinte, anche se limitrofe, sulla base di un’analoga demarcazione nominale, mirata alla sopravvalutazione del numerario svalutato, forse (come si è ipotizzato in precedenza) in virtù di un intervento coordinato a livello centrale.

Antonini e la prima età dei Severi proprio perché sono le uniche presenti nei tesoretti interrati all’epoca di Gallieno e in uno stato di notevole usura, probabilmente a causa di una lunga permanenza in circolazione;106 in totale le attestazioni di epoca severiana diventano quindi 160, pari al 37.6% del totale, e arrivano a superare la somma di tutte le monete di più recente emissione all’epoca dell’interramento, cioè quelle di Valeriano, Gallieno e Salonina (155). Questo dato attesta quindi che negli anni Sessanta del III secolo, più di 1/3 del numerario in circolazione risaliva all’età dei primi Severi, in conseguenza della sovrapproduzione e dell’incremento dell’emissione di nominali con più alto potere d’acquisto che essi promossero per far fronte alla crisi. Considerando più attentamente la distribuzione delle emissioni nei ripostigli, possiamo però rilevare alcune sensibili diversità tra deposito e deposito. Il ripostiglio di Atene-BeLrut e quello di incerta provenienza in Epiro presentano più analogie; sono i depositi che si avvicinano maggiormente al modello del tesoretto “di circolazione”, poiché contengono in prevalenza numerario emesso durante i regni di Valeriano e Gallieno:107 99 pezzi nel primo, pari al 64.2%, 35 nel secondo, pari al 58.3%. Inoltre, si registra una netta prevalenza delle emissioni marcate di Gallieno e Salonina, le ultime ad essere prodotte dalla zecca, che consente di asserire che questi due lotti furono interrati più tardi degli altri: in entrambi i ripostigli esse superano da sole la metà del totale delle monete, attestandosi intorno al 53.3%. Nel capitolo dedicato all’evoluzione della monetazione cittadina si è già rimarcata la valenza sopravvalutata e di fatto “fiduciaria” delle emissioni marcate di Gallieno; è lecito supporre che questo provvedimento, preso sicuramente dopo il 260 d.C., in un momento di aggravamento della crisi economica e dell’incombere della minaccia di invasione, potesse indurre da subito i risparmiatori a tesaurizzare (o, per lo meno, a mettere da parte) del numerario bronzeo che aveva acquisito dall’oggi al domani un valore doppio rispetto a quello rimasto in circolazione, in conformità con la cosiddetta Legge di Gresham.108 Si può quindi forse riconoscere un fattore aggiuntivo che concorse, insieme al timore dell’arrivo dei popoli invasori, a determinare la composizione di questi ripostigli, vale a dire l’alto valore nominale delle ultime emissioni.

Fig. 43. Monete del ripostiglio di Atene-BeLrut conservate al Museo Numismatico di Atene (foto D.C.)

Diverso è il quadro che restituisce il ripostiglio di Plakanida, di cui purtroppo non possiamo ricostruire interamente la composizione originaria a causa di alcune gravi lacune nella documentazione a noi pervenuta.113 Sebbene anche questo tesoretto si chiuda all’età di Gallieno, la data di interramento è sicuramente precedente rispetto agli altri. Sempre cospicua è la quantità di emissioni risalenti all’inizio del secolo: il 44% delle monete appartiene alla produzione severiana (il 55%, se contiamo anche le serie “pseudo-autonome”) e di queste il 21.6% è costituito da sole emissioni di Caracalla; queste percentuali, già alte, crescerebbero

106 Per contro va detto che in questi ripostigli non sembrano essere presenti le serie “pseudo-autonome” che, in base ad analogie o a identità di conii con le emissioni regolari, vanno datate sicuramente tra l’epoca di Caracalla e quella di Gallieno (582-586); la grave lacuna documentaria relativa agli esemplari del tesoretto di Plakanida, i più numerosi in assoluto, impedisce di avere un quadro più chiaro riguardo a questa categoria di monete. 107 In questa analisi si contano separatamente le emissioni di Valeriano e quelle non marcate di Gallieno, anche se di fatto coniate durante il regno congiunto di padre e figlio, come è dimostrato in KRAAY 1976, pp. 245-247, e nel capitolo precedente di questo studio. 108 Come è noto la legge prevede che il numerario peggiore scacci dalla circolazione quello migliore, che tende ad essere tesaurizzato dai risparmiatori in virtù del maggior contenuto di metallo, vile o prezioso che sia. Sul tema si rimanda da ultimo al volume I ritrovamenti monetali e la Legge di Gresham, a cura di M.Asolati, G.Gorini, Padova 2007.

109 Cfr. OIKONOMIDOU 1975, p. 173, tav. 67, nn. 35-39. In questo lotto va annoverato anche l’esemplare n. 75, tav. 68 del catalogo Oikonomidou, nel quale ci sembra di leggere una marca di valore G da tre assaria, non attestata altrimenti. Dato che i nominali maggiori coniati all’epoca dei Severi (da 3-4 assaria) risultano assenti dai ripostigli interrati nella seconda metà del secolo, è probabile che anch’essi fossero stati in gran parte sottratti alla circolazione e tesaurizzati nei decenni precedenti il regno di Gallieno. 110 Cfr. TOURATSOGLOU 2006, p. 159. 111 ROGERS 1932, n. 126, p. 54. 112 ROGERS 1932, pp. 53-57. 113 Le percentuali qui riportate sono calcolate su un totale di soli 150 pezzi, tra i quali comunque si contano altri esemplari di dubbia attribuzione.



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esponenzialmente se rapportate al totale dei soli esemplari classificabili, che sono in tutto 140, a fronte di 40 pezzi di impossibile riconoscimento. In questo lotto si registra poi una maggiore presenza di emissioni di Settimio Severo coniate per sé e per la moglie, della quale altrimenti si conservano unicamente le serie battute durante il regno di Caracalla. Le emissioni di Valeriano, Gallieno e Salonina sono invece solamente 19 e non annoverano alcuna delle emissioni marcate di Gallieno. Questo dato, di grande importanza, denota che il deposito fu occultato qualche anno prima dei due ripostigli precedentemente trattati, forse addirittura ancora prima della morte di Valeriano (260 d.C.), comunque prima che le nuove emissioni marcate entrassero in circolazione; sembra altrimenti difficile spiegare l’assenza delle serie monetali più recenti di Gallieno e Salonina che, proprio per il loro valore nominale superiore, sarebbero state tesaurizzate per prime. A tal proposito aggiungerei che la netta prevalenza di emissioni severiane su quelle più recenti può rappresentare un dato a sostegno dell’ipotesi che la monetazione congiunta di Valeriano e Gallieno, qui attestata in scarse quantità, non fosse stata sopravvalutata già prima dell’introduzione delle marche numeriche sui rovesci (come ipotizzato da Johnston),114 altrimenti la troveremmo tesaurizzata in percentuali superiori, in virtù del suo valore doppio. Dal momento che la data di occultamento del tesoretto potrebbe essere di poco posteriore o addirittura anteriore al 260 d.C. e che le emissioni più recenti costituiscono la percentuale minoritaria del totale, è possibile che questo deposito non sia stato assemblato in breve tempo solo per timore delle invasioni, ma che fosse una semplice riserva di numerario accumulato già nel corso della prima metà del III secolo.

il proprietario non riuscì a recuperare per ragioni del tutto accidentali.115 In alternativa, proprio per la natura apparentemente “non sistematica” di questo accumulo di numerario, possiamo però ipotizzare anche che l’assenza di emissioni più recenti dell’età di Treboniano Gallo vada addebitata unicamente a un mancato incremento di moneta, e che, in realtà, il ripostiglio sia stato occultato all’età di Gallieno come gli altri; a favore di questa ipotesi gioca la notevole usura della maggior parte degli esemplari, compresi i più recenti (408, 411-412, 417, 436), che sembrano aver circolato per più di tre anni, prima di essere interrati.116 È quindi possibile che anche questo gruzzoletto, pur essendosi formato in circostanze e secondo modalità diverse dagli altri, sia stato ugualmente abbandonato negli anni della crisi militare, durante il regno di Gallieno.

Il quadro della tesaurizzazione di III sec. d.C. nelle province greche Rapportando questo quadro locale al più ampio panorama di tesaurizzazione del III secolo nelle province greche, si notano delle discrepanze che consentono di distinguere tre distinte linee di tendenza. In Epiro, dove la documentazione è molto più modesta, si configura una situazione abbastanza simile a quella che abbiamo potuto verificare attraverso l’esame dei ritrovamenti sparsi nel precedente paragrafo; considerando l’intero arco dell’epoca imperiale, l’economia della regione risulta di fatto fondata sulla moneta bronzea emessa dalla zecca nicopolitana, e caratterizzata da una scarsa penetrazione di numerario romano imperiale o di altre zecche provinciali.117 La realtà epirota infatti ha restituito finora solo ripostigli di bronzi di Nicopolis, con l’eccezione di un unico caso di tesaurizzazione in argento rappresentata da un piccolo gruzzolo di composizione mista (denari, un antoniniano e 18 sesterzi) costituito da numerario romano imperiale

Di tutt’altra consistenza e fisionomia è l’ultimo dei quattro ripostigli di moneta di Nicopolis. Il tesoretto di Vathy è l’unico che sembrerebbe presentare una data di chiusura anteriore all’età di Gallieno, in quanto le ultime emissioni si inquadrano sotto il regno di Treboniano Gallo e del figlio Volusiano (251-253 d.C.). Anche in questo lotto, nonostante l’assenza di monete di Settimio Severo, l’età severiana è quella maggiormente rappresentata nelle emissioni, con 10 esemplari di Caracalla; per i restanti 20 pezzi la composizione è molto eterogenea, con uno o pochi esemplari al massimo in rappresentanza di ciascuna delle autorità emittenti attestate. Considerando la scarsa entità del gruzzolo e l’interramento in una fase non contraddistinta da particolari emergenze militari, questo deposito presenta i caratteri dell’occasionalità e potrebbe essere stato abbandonato in circostanze fortuite. La peculiarità del contesto di ritrovamento sembrerebbe avvalorare questa lettura; la divisione in due gruzzoletti, il primo dei quali composto da soli sei pezzi, e ciascuno occultato sotto una tegola l’uno sopra l’altro, fa pensare a un ingenuo nascondiglio per piccoli risparmi (si pensi che il lotto include anche dei rari esemplari della denominazione minore, uno di Geta - 433, e forse due, purtroppo illeggibili al rovescio, di Caracalla - 434/435) accresciuto di volta in volta con aggiunte di modesta entità, che forse 114

115 Purtroppo non è stato possibile ricostruire l’esatta distribuzione delle emissioni nei due differenti gruzzoli, che avrebbe consentito di definire la cronologia relativa alla sequenza delle rispettive deposizioni. 116 Un significativo caso di confronto potrebbe essere offerto da un ripostiglio di sesterzi imperiali rinvenuto a Bordeaux, che si ipotizza potesse essere stato interrato all’epoca di Postumo (260-268 d.C.), sebbene l’ultima emissione fosse di Settimio Severo, proprio perché quest’ultima risultava estremamente usurata. Lo studioso ha giustificato l’interpretazione contestualizzando il ritrovamento nel quadro generalizzato dei ripostigli di moneta bronzea scoperti in Gallia; lo scarso afflusso di numerario nella regione durante il III sec. d.C. spiegherebbe la prevalenza di monete del II sec. d.C. molto usurate all’interno dei tesoretti, anche se depositati dopo la metà del secolo; cfr. BUTTREY JR. 1972, pp. 45-50. 117 Su questa analisi può però incidere semplicemente anche un fattore di casualità, dal momento che non sono stati finora segnalati significativi ritrovamenti di tesoretti di moneta d’argento in un’area, come quella epirota, meno intensamente indagata rispetto a quella macedone.

Cfr. JOHNSTON 2007, p. 232.



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imperiale (10 distribuiti tra Atene, Delfi, Patrasso,125 Corinto e Sparta),126 tanto denari e antoniniani quanto bronzi, soprattutto sesterzi, prevalgono nettamente su quelli composti da numerario romano provinciale (solo 3, due a Eleusi, commisti a moneta bronzea imperiale, e uno a Sparta).127 Ne emerge un quadro sicuramente più articolato, con una circolazione maggiormente variegata e interessata dalla tesaurizzazione separata o promiscua della moneta ufficiale e di quella romana provinciale, che si deve sostanzialmente a una economia trainata da alcuni grandi centri commerciali, politici e culturali come Corinto,128 Patrasso, Atene e Sparta, più direttamente coinvolti tanto nei contatti con il centro del potere, quanto in quelli con le fiorenti città dell’Asia Minore.129 Del resto è pienamente lecito aspettarsi che in queste regioni i ripostigli di età gallienica contenessero quasi esclusivamente antoniniani e denari, dal momento che la maggior parte delle zecche locali avevano cessato di coniare moneta bronzea all’epoca di Caracalla.

dell’epoca di Gordiano III e rinvenuto ad Anthochori, nel settore orientale della prefettura di Ioannina (fig. 42).118 La situazione finora delineatasi in Macedonia, dove pure si registra una significativa fioritura di ripostigli contenenti bronzi emessi dalle zecche locali (in prevalenza di Thessalonica e del Koinon dei Macedoni,119 e poi anche di Dium, Edessa, Pella), interrati negli ultimi anni del regno di Gallieno (267-268 d.C.), è differente; infatti sono attestati almeno altrettanti ripostigli composti da sola moneta imperiale in argento o mistura, per lo più antoniniani emessi a partire da Gordiano III, ma anche denari risalenti fino all’età flavia.120 Gli stessi tesoretti di moneta romano-provinciale differiscono da quelli epiroti (che sono tutti composti da monete emesse nell’arco di 50-60 anni, sostanzialmente a ridosso del momento dell’interramento) per l’ampissimo arco cronologico abbracciato dalle emissioni, che risalgono in qualche caso addirittura fino all’epoca tardo-ellenistica e repubblicana.121 L’economia monetaria macedone risulta ugualmente fondata sulla produzione delle zecche locali per quanto riguarda la moneta in bronzo, che sembra essere stata coniata su standard metrologici assai simili a quelli adottati nel sistema imperiale,122 forse proprio per prenderne il posto nella circolazione;123 ma questo fattore potrebbe anche aver favorito la maggiore permeabilità dell’economia monetaria macedone alla penetrazione di moneta imperiale in argento, poiché l’esistenza di un sistema metrologico analogo a quello ufficiale avrebbe potuto semplificare il cambio di valuta tra monete coniate in metalli diversi. Probabilmente per queste ragioni e in virtù di un maggiore coinvolgimento all’interno dei circuiti in cui viaggiava il numerario al seguito delle truppe nei territori orientali,124 questa provincia fa registrare una maggiore tesaurizzazione (e di conseguenza anche circolazione?) di moneta imperiale in metallo pregiato.

Nel quadro generale delle province greche è forse possibile riconoscere due livelli distinti di circolazione: uno più “alto”, riservato alla moneta in argento e alle maggiori denominazioni romane imperiali in bronzo (sesterzi e dupondi), che troviamo tesaurizzate come accumulo di valore, e uno più “basso”, che interessa il numerario locale.130 Man mano che ci si allontana dalle aree di più intensa attività economica e commerciale (o, per altri versi, militare), la tesaurizzazione, tanto nei momenti di tranquillità politica (come testimoniano i ripostigli del santuario di Zeus Olimpio a Dium, di età antonina),131 quanto nelle fasi di grave crisi (come è dimostrato dai numerosi depositi di età gallieniana), riguarda in percentuale crescente anche la moneta bronzea provinciale.132 Risulta infine di più difficile definizione la situazione della vicina regione tessalica, che presenta caratteri

Ancora differente è il panorama che si delinea in questa stessa fase nel sud della penisola ellenica, tra l’Attica e il Peloponneso, dove i ripostigli contenenti moneta romana

125 I dati non ancora pubblicati relativi ai ritrovamenti di Patrasso attestano che i sei ripostigli rinvenuti nel sito contengono esclusivamente moneta di bronzo romana imperiale, eccetto due soli esemplari coniati dalla zecca; cfr. AGALLOUPOULOU 1994, pp. 53-72, 204-214; PAPAGEORGIADOU-BANI 2004b, p. 95; TOURATSOGLOU 2006, nn. 454-455, p. 207. 126 Cfr. TOURATSOGLOU 2006, nn. 451-459, 461 pp. 206-207. 127 Cfr. TOURATSOGLOU 2006, nn. 449-450, 460, pp. 206-207. 128 Non a caso a Corinto si registrano quattro ripostigli contenenti insieme monete romane imperiali e provinciali; cfr. da ultima PAPAGEORGIADOU-BANI 2004b, pp. 94-95. 129 Per quanto riguarda la Grecia meridionale, è estremamente indicativa l’analisi della composizione dei numerosi ripostigli rinvenuti in vari siti della provincia (oltre ad Atene e Corinto, anche Sicione, Tebe, Sparta), che contengono sesterzi e dupondi compresi tra l’età flavia e, al più tardi, l’epoca di Gordiano III e Traiano Decio; per un riepilogo cfr. TOURATSOGLOU 1993, pp. 22, nota 21; KREMYDI-SICILIANOU 2004, pp. 50-51, nota 67. Cfr. infine TOURATSOGLOU 2006, pp. 158-160 e nn. 12, 94-96, 225-227, 311, 329, 353, 373, 374-376, 446-456, 458-464, pp. 175-207, in cui si segnalano anche diversi ripostigli rinvenuti a Creta, che sembra logicamente assumere una posizione “intermedia” tra Peloponneso e Nord Africa (cfr. p. 159). 130 Cfr. anche PAPAGEORGIADOU-BANI 2004, pp. 95-96. 131 Tra i ripostigli di Dium, infatti, la presenza di bronzi romani imperiali è un fatto eccezionale; cfr. KREMYDI-SICILIANOU 2004, pp. 49-50, che aggiorna TOURATSOGLOU 1993, p. 38. 132 Come ultimo esempio si ricordi ancora il ripostiglio del teatro di Corinto; cfr. SHEAR 1931.

118

Cfr. BCH 1939, p. 288; TOURATSOGLOU 1993, p. 43; TOURATSOGLOU 2006, n. 94, p. 181. 119 In generale, oltre la metà del numerario provinciale interrato nei ripostigli macedoni di età imperiale era composto da emissioni di Thessalonica e del Koinon; cfr. TOURATSOGLOU 1988, pp. 124-134; TOURATSOGLOU 1993, pp. 34-35; KREMIDI-SICILIANOU 1996, pp. 131141; PAPAEFHTYMIOU 2002, pp. 221-240; KREMIDI-SICILIANOU 2004, pp. 45-49; PAPAGEORGIADOU-BANI 2004, pp. 98-99. 120 Cfr. TOURATSOGLOU 2006, pp. 205-206. 121 Cfr. KREMYDI-SICILIANOU 2004, pp. 44-45; TOURATSOGLOU 2006, nn. 441-442, p. 205. 122 Gli standard ponderali adottati dalle zecche macedoni per la coniazione del bronzo sono infatti più alti rispetto a quelli diffusi in Achaea, e più simili, di conseguenza, a quelli romani; cfr. BURNETT 2000, p. 97. 123 Cfr. TOURATSOGLOU 2006, pp. 158-159 e il catalogo completo dei ripostigli: nn. 90, 92-93, 223-224, 352, 374, 438-445, 457(?), pp. 175-207. 124 Cfr. la natura dei ripostigli occultati tra l’epoca di Gordiano III e Filippo, in TOURATSOGLOU 1993, p. 41. Sul carattere militare delle fondazioni coloniali macedoni, a fronte della fisionomia marcatamente commerciale delle fondazioni coloniali in Achaea, si veda PAPAGEORGIADOU-BANI 2004b, p. 23.



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comuni sia con il quadro epirota sia con quello propriamente macedone (nel quale peraltro rientrava dal punto di vista amministrativo), evidentemente in virtù della sua posizione intermedia tra le due realtà territoriali; mancano però ancora significativi riscontri dagli scavi per una ricostruzione affidabile dell’economia monetaria. Per quanto concerne la documentazione dei ripostigli, la cospicua presenza di bronzi della Lega del Koinon tessalo coniati nella capitale Larissa, all’interno di tesoretti del II sec. d.C. interrati a Dium133 e a Sevasta di Pieria134 in Macedonia, porta a ritenere che l’economia monetale di questa regione fosse maggiormente proiettata verso i confini settentrionali, almeno fino a tutta l’età degli Antonini, quando fu incorporata nella provincia macedone.135 Le testimonianze relative al III sec. d.C. sembrano, invece, evidenziare una tendenza differente: disponiamo infatti dell’importante ritrovamento, effettuato a Larissa nel 1992, di un tesoro di 362 monete insieme a un ricco corredo di gioielleria d’oro, che offre uno spaccato significativo della circolazione regionale.136 La composizione, caratterizzata da un’assoluta prevalenza di moneta bronzea locale (ben 357 esemplari databili tra i regni di Marco Aurelio e Massimino il Trace, sotto il quale il deposito fu interrato), prospetta un quadro molto simile a quello che abbiamo descritto per l’Epiro. Si noti inoltre che le 11 monete romane imperiali facenti parte del complesso (6 denari e 5 bronzi) sono i pezzi più antichi, compresi tra l’età traianea e quella di Marco Aurelio, quasi a testimonianza di un’evoluzione nella struttura della circolazione a cavallo tra la fine del II sec. d.C. e gli inizi del III. Lo può confermare la presenza del già ricordato esemplare marcato del Koinon emesso per Gallieno in uno dei ripostigli nicopolitani, che induce ad accostare la situazione della Tessaglia al quadro epirota, soprattutto nella fase cruciale della metà del III secolo, anche in termini di proiezione dell’economia monetaria nicopolitana verso le regioni confinanti.

Appendice I. Catalogo dei pezzi del ripostiglio di Vathy (tavv. 12-13) Per rispettare l’integrità del contesto associativo del ripostiglio, si è scelto di riportare di seguito il catalogo delle monete con l’annesso repertorio di immagini. VATHY THESAURON137 Marzo 2007. Museo Archeologico di Nicopolis (Preveza): nn. d’inventario 407-436 1. 409 = Settimio Severo per Caracalla; g 6.75, mm 23.5, h 3 (serie 293) 2. 424 = Settimio Severo per Caracalla; g 6.68, mm 22.5, h 8 (serie 292) 3. 406 = Settimio Severo per Plautilla; g 6.27, mm 25, h 2 (serie 324) 4. 410 = Settimio Severo per Geta; g 5.61, mm 23, h 2 (serie 353) 5. 433 = Settimio Severo per Geta; g 3.34, mm 17.5, h 4 (serie 348) 6. 416 = Caracalla; g 6.36, mm 23, h 12 (serie 379) 7. 427 = Caracalla; g 7.17, mm 24, h 2 (serie 398) 8. 426 = Caracalla; g 7.36, mm 24, h 4 (serie 391) 9. 418 = Caracalla; g 5.61, mm 23, h 10 (serie 424) 10. 407 = Caracalla; g 6.80, mm 23, h 6 (serie 426) 11. 422 = Caracalla; g 6.08, mm 24, h 11 (serie 428B) 12. 434 = Caracalla; g 2.11, mm 19, h ? (?) 13. 435 = Caracalla; g 4.31, mm 20, h ? (?) 14. 413 = Caracalla per Giulia Domna; g 8.97, mm 23, h 11 (serie 442) 15. 420 = Caracalla per Giulia Domna; g 6.02, mm 25.5, h 4 (serie 445) 16. 432 = Caracalla per Giulia Domna; g 5.34, mm 23.5, h 8 (serie 454) 17. 419 = Elagabalo per Giulia Mesa; g 6.21, mm 24, h 6 (serie 461) 18. 425 = Severo Alessandro; g 5.77, mm 21.5, h 6 (serie 464) 19. 414 = Severo Alessandro per Giulia Mamea; g 5.57, mm 21, h 9 (serie 475) 20. 421 = Gordiano III; g 5.78, mm 23.5, h 11 (serie 481B) 21. 415 = Gordiano III; g 8.32, mm 23, h 12 (serie 483) 22. 423 = Filippo; g 8.09, mm 23.5, h 4 (serie 506) 23. 408 = Treboniano Gallo; g 5.94, mm 23.5, h 12 (serie 540) 24. 436 = Treboniano Gallo; g 4.97, mm 22.5, h 12; 4 (serie 540) 25. 412 = Treboniano Gallo; g 5.70, mm 23, h 9 (serie 542) 26. 417 = Treboniano Gallo per Volusiano; g 9.81, mm 22.5, h 9 (serie 557) 27. 411 = Treboniano Gallo per Volusiano; g 6.67, mm 23, h 6 (serie 554)

137

Gli esemplari nel catalogo sono disposti in ordine cronologico delle emissioni; la numerazione progressiva da 1 a 31 (in grassetto) è seguita dal numero di inventario del Museo di Preveza; alla fine della descrizione di ogni pezzo è riportato tra parentesi il numero della serie monetale corrispondente nel catalogo complessivo di questo volume.

133

KREMYDI-SICILIANOU 2004, pp. 45-47. 134 KREMYDI-SICILIANOU 1996, n. 12, p. 135. 135 Cfr. BOWERSOCK 1965, pp. 282-298. 136 TOURATSOGLOU 2006, pp. 11-16, 104-136.



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28. 429 = “Pseudo-autonoma”; g 7.01, mm 22.5, h 2 (serie 230A) 29. 430 = “Pseudo-autonoma”; g 4.84, mm 22.5, h ? (serie 230A) 30. 428 = “Pseudo-autonoma”?; g 4.49, mm 23.5, h ? (serie 230A?) 31. 431 = “Pseudo-autonoma”; g 4.37, mm 22.5, h (?)

del gruzzolo, sia dal punto di vista cronologico sia da quello dello stato di conservazione e della qualità della patina superficiale,140 attesta la provenienza da un contesto deposizionale comune e fa seriamente supporre che si trattasse di un ripostiglio sepolto in antico, dissotterrato agli inizi del secolo scorso per essere commercializzato sul mercato antiquario. Si può altresì sospettare che il gruzzolo sia stato smembrato e che se ne sia persa pertanto l’integrità originaria.

Appendice II. Un possibile ripostiglio di monete di Nicopolis conservato nel gabinetto numismatico dei Musei Civici di Udine (tavv. 14-16)

Non sarebbe certo questo un caso isolato di riconoscimento di un ripostiglio all’interno di una collezione, dopo essere stato acquistato come lotto omogeneo di cui si possa certificare l’identificazione anche al di fuori del suo contesto di ritrovamento.141 Nel nostro caso, la proposta può essere avvalorata dal notevole precedente rappresentato dal gruzzolo di AteneBeLrut “ricomposto” da Oikonomidou, che suggerisce una possibile concomitanza temporale tra il periodo del ritrovamento di alcuni ripostigli di moneta nicopolitana e quello della costituzione della collezione numismatica di Udine.

In appendice alla trattazione dei ripostigli, merita una menzione particolare un lotto di monete da collezione che presenta alcune peculiarità apparentemente riferibili a un originario tesoretto. Si tratta di un nucleo depositato presso i Civici Musei di Udine, all’interno del quale si riconoscono 52 esemplari della zecca di Nicopolis: tra questi ci sono 50 pezzi appartenenti alla collezione De Brandis, due alla collezione Antonini.138 Il primo gruppo, oltre ad essere molto consistente, presenta una composizione piuttosto singolare. Abitualmente le collezioni di monete greche venivano costituite seguendo l’ordine delle zecche, attraverso una accurata selezione dei pezzi più significativi, inventariati secondo un criterio cronologico dall’età arcaica fino al dominio romano, e ciascuna serie veniva completata con le emissioni romano-provinciali, raccogliendo uno o due degli esemplari più interessanti coniati da ciascun imperatore. Il nucleo in questione è invece composto da solo sette monete risalenti ai primi due secoli dell’impero, mentre i restanti 43 pezzi rientrano nelle emissioni della prima metà del III sec. d.C.. Tra questi si contano 4 monete di Settimio Severo, 3 della moglie Giulia Domna e ben 20 esemplari di Caracalla, a cui ne vanno aggiunti 1 di Plautilla, 1 di Geta, 1 di Elagabalo, 1 di Giulia Mesa, 1 di Gordiano III, 1 di Filippo padre e 3 del figlio, 1 di Treboniano Gallo e infine 8 di Gallieno e 1 di Salonina. Si prospetta pertanto un quadro di emissioni molto poco variegato, con quasi la metà dei pezzi ascrivibili a un unico imperatore e per lo più recanti al rovescio una ristretta gamma di tipologie, che non sembra il prodotto di una raccolta selettiva di pezzi da parte di un collezionista, quanto piuttosto il risultato dell’acquisizione di un lotto di monete precostituito. Si aggiunga che gli esemplari facenti parte della serie presentano per la maggior parte uno stato di conservazione cattivo o addirittura al limite della leggibilità dell’impronta e della legenda monetale. Tutte queste indicazioni consentono di ipotizzare che il lotto di monete costituisse un nucleo omogeneo di ritrovamenti, prelevato direttamente da uno scavo archeologico e immesso sul mercato antiquario:139 la coerenza interna

Il conte Augusto De Brandis, proprietario della collezione di cui fanno parte i 50 esemplari, servì la Regia Marina nei decenni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, prima di ritirarsi, nel 1921, per dedicarsi a tempo pieno ai suoi interessi antiquari, che gli fruttarono una cospicua raccolta di monete, terrecotte e vasi antichi. Non è possibile reperire notizie esaurienti in merito alla formazione della sua raccolta, ma sappiamo che acquisì oltre 19.000 monete, rilevando dapprima (1922) la collezione appartenuta a Celestino Schiaparelli, professore di lingua araba all’Università di Roma “La Sapienza”, deceduto tre anni prima, e successivamente (1927) un nucleo della raccolta Giustiniani a Venezia.

antiche (2 di Augusto, 1 di Traiano, 2 di Antonino Pio e 2 di Lucio Vero), rimaste in circolazione senza essere ritirate o rifuse dalle autorità in virtù del loro immutato valore intrinseco; oppure potrebbe trattarsi di un nucleo indipendente dal contesto del ripostiglio e ad esso accorpato solo al momento della costituzione della collezione, in base all’appartenenza alla produzione della medesima zecca provinciale. Questa possibilità sembra senz’altro preferibile, sia per il confronto con la composizione degli altri ripostigli, sia perché gli esemplari più antichi sono bronzi di piccolo diametro e di peso medio nettamente inferiore alle emissioni successive, il che costituirebbe un’eccezione alla nota legge economica detta “di Gresham”, in quanto è meno probabile che si conservassero sul mercato per oltre due secoli degli spiccioli di valore inferiore rispetto alla principale denominazione della moneta corrente. 140 Molti esemplari mantengono una patina molto omogenea, verde con diffuse tracce superficiali di depositi sabbiosi, mentre altre monete presentano una patina brunita molto più sottile o in alcuni casi l’hanno persa quasi completamente mostrando direttamente l’anima del metallo (come la n. 1 di Augusto e la n. 37 di Filippo l’Arabo), forse dopo essere state sottoposte a pulitura o a qualche trattamento con sostanze acide da parte del collezionista o di un curatore museale. 141 Per rimanere nelle collezioni dell’Italia settentrionale, ad esempio, si può citare la segnalazione di un tesoretto di monete magnogreche di IIIII sec. a.C. nel gabinetto numismatico del Museo Civico di Vicenza, isolato sulla base della coerenza cronologica delle emissioni, dell’omogeneità dello stato di conservazione dei pezzi, della vicinanza topografica della maggior parte delle zecche di provenienza (Bruttium), che potrebbe coincidere anche col luogo di interramento; tali indicazioni risultano poi rafforzate dal fatto che l’intero lotto fu depositato al Museo all’interno di un unico sacchetto di cartoncino, acquisito tra fine Ottocento e inizi Novecento. BERNARDELLI 2001.

138 Sulla formazione della collezione numismatica De Brandis si rimanda a BUORA 1998; per la collezione Antonini si veda BON 1999. 139 La presenza delle sette monete di Nicopolis risalenti ai primi due secoli dell’impero può essere spiegata secondo due diverse chiavi di lettura: esse potevano far parte dell’intero tesoretto, che, benché interrato intorno al 268 d.C., avrebbe incluso emissioni molto più



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Non sappiamo invece se avesse reperito parte del suo patrimonio numismatico nel corso dei suoi numerosi viaggi nel Mediterraneo durante gli anni di servizio, e in particolare durante il lungo periodo di stanza nel porto di Taranto, dove, insieme alla copiosa raccolta di ceramiche magnogreche, potrebbe aver comperato anche monete provenienti dalla vicina costa greca dell’Adriatico. Considerando che la collezione De Brandis, lasciata in donazione ai Musei Civici di Udine per via testamentaria alla morte del conte nel 1928, continuò ad essere alimentata da acquisizioni di monete fino almeno al 1927, il nucleo di monete di Nicopolis che ne fa parte potrebbe essere stato incorporato entro un arco di tempo molto prossimo alla probabile data di rinvenimento dei ripostigli di Atene-BeLrut sopraccitati, il cui terminus ante quem è il 1929, quando uno dei due nuclei era già stato messo in vendita al Pireo. Questo dato consente di ipotizzare in via del tutto congetturale che anche il “ripostiglio” di monete di Nicopolis che abbiamo isolato nella collezione di Udine potesse far parte originariamente di un unico grande ritrovamento di quasi 200 pezzi (si sommino ai 43 del nucleo De Brandis i 154 dei due tesoretti già riconosciuti), asportato dal sito archeologico epirota verso la seconda metà degli anni Venti e smembrato per essere rivenduto sul mercato antiquario; in tal caso, il gruzzolo di Udine sarebbe stato imbarcato direttamente sulla costa adriatica e trasportato a Venezia, mentre il lotto maggiore sarebbe approdato ad Atene e qui in parte trasferito in Libano, in parte trattenuto alla dogana portuale prima di raggiungere un’ulteriore destinazione nel Mediterraneo.

Caracalla: UD161-5 = O2, tav. 64 e UD160-26 = O114115, tav. 38 (tripode, serie 297 e 416, stesso conio di D/ e di R/?); UD161-21 = O4, tav. 69 (imperatore a cavallo, serie 285, stesso conio di D/ e di R/?); UD160-38 = O6, tav. 69 (busto turrito, serie 407, stesso conio di R/?). Elagabalo: UD152-42 = O9, tav. 65 (galea, serie 446, stesso conio di D/ e di R/?). Gallieno (con Valeriano): UD161-14 e UD161-7 = O33, tav. 66 (Asclepio, serie 565A, stesso conio di R/). Salonina (con Valeriano): UD161-9 = O26, tav. 71 (Efesto, serie 589, stesso conio di D/ e di R/?). Gallieno con marca D: UD160-13 = O53, tav. 68 (Poseidone, serie 624, stesso conio di D/ e R/); UD160-35 e UD161-28 = O47, tav. 67 (Poseidone, 608/12, stesso conio di D/ e di R/); UD161-3 = O46, tav. 67 (Asclepio, serie 602, stesso conio di D/ e di R/); UD161-13 = O48, tav. 67 (A in corona di giunchi, serie 614, stesso conio di D/ e di R/). Come si può notare, le possibili identità di conio, addirittura sia di dritto che di rovescio, aumentano tra le emissioni marcate di Gallieno, che furono emesse in tempi molto ravvicinati e poco dopo tesaurizzate; in questi casi cresce anche la probabilità che fossero state sottratte dalla circolazione in veri e propri lotti omogenei, freschi di coniazione. Altri esemplari di Udine presentano semplicemente identità di conii di dritto con monete del ripostiglio Atene-BeLrut afferenti a serie monetali diverse: Caracalla UD160-24 = O9-10, tav. 70; UD160-20 = O11, tav. 70 Plautilla: UD160-15 = O16, tav. 70; Treboniano Gallo: UD161-20 = O24, tav. 66.

A supporto di questa ipotesi possiamo addurre alcuni elementi indiziari che evidenziano delle similarità nella composizione del ripostiglio di Atene-BeLrut e del nostro supposto tesoretto di Udine. Si registrano infatti diverse analogie tipologiche che attestano l’appartenenza alle medesime serie monetali di esemplari presenti in entrambi i lotti di monete, con possibili identità di conio.142

In definitiva, esistono delle basi concrete, di carattere numismatico oltre che di storia antiquaria, per sostenere che il lotto conservato nella collezione friulana possa costituire una delle parti in cui fu smembrato il nucleo unitario del ripostiglio di Atene-BeLrut, forse il più cospicuo deposito di monete bronzee nicopolitane finora venuto alla luce.

142

Esclusivamente in questa circostanza si è scelto di indicare i tipi corrispondenti del catalogo Oikonomidou 1975 con l’iniziale maiuscola “O” seguita dal numero dell’immagine e della tavola.



V. CIRCOLAZIONE MONETALE E TESAURIZZAZIONE

Tav. 12. Ripostiglio di Vathy - Preveza: emissioni di Settimio Severo per Caracalla, Plautilla e Geta; Caracalla imperatore per sé e per Giulia Domna

323

NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

Tav. 13. Ripostiglio di Vathy - Preveza: emissioni di Caracalla per Giulia Domna; Elagabalo per Giulia Mesa; Severo Alessandro per sé e per Giulia Mamea; Gordiano III; Filippo l’Arabo; Treboniano Gallo per sé e per Volusiano; emissioni “pseudo-autonome”

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V. CIRCOLAZIONE MONETALE E TESAURIZZAZIONE

Tav. 14. Monete di Nicopolis dei Musei Civici di Udine, collezione De Brandis: emissioni di Settimio Severo per sé e per Giulia Domna, Caracalla, Plautilla e Geta; Caracalla imperatore

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NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

Tav. 15. Monete di Nicopolis dei Musei Civici di Udine, collezione De Brandis: emissioni di Caracalla imperatore per sé e per Giulia Domna; Elagabalo per sé e per Giulia Mesa

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V. CIRCOLAZIONE MONETALE E TESAURIZZAZIONE

Tav. 16. Monete di Nicopolis dei Musei Civici di Udine, collezione De Brandis: emissioni di Gordiano III; Filippo l’Arabo per sé e per Filippo junior; Treboniano Gallo; Valeriano e Gallieno, per sé e per Salonina; Gallieno imperatore con marca Δ

327

VI. CITTÀ, MONETA E IDENTITÀ CIVICA VI.1 LA MONETAZIONE E LA ZECCA: PROBLEMI INTERPRETATIVI E RIFLESSIONI CONCLUSIVE

La funzione della moneta civica «Nicopoli rimase, relativamente ad altre città, popolosa e fiorente, siccome è dimostrato dalle molte rovine e dalle numerose monete; ma i suoi cittadini non pare che abbiano coltivato con particolare attività il commercio, l'industria o altro».1 Con questa asserzione, Theodor Mommsen intendeva forse esprimere l’impotenza dello storico di fronte alla carenza di fonti documentarie (in primo luogo letterarie, ma anche epigrafiche) capaci di restituire uno spaccato soddisfacente della vita economica di una città provinciale come Nicopolis d’Epiro; il senso di frustrazione è alimentato dall’evidente contrasto tra il silenzio degli autori antichi e, da una parte, la “muta” imponenza delle rovine monumentali, dall’altra, la ricchezza delle testimonianze numismatiche a noi pervenute. Oggi possediamo maggiori (anche se sempre insufficienti) elementi di confronto che ci permettono di escludere che i cittadini nicopolitani non fossero dediti al commercio e all’industria, ma gli interrogativi di fondo rimangono gli stessi e ugualmente scaturiscono dall’incapacità di inquadrare in un contesto storicoeconomico adeguato il dato monetale, che pure rappresenta la nostra fonte di conoscenza primaria della storia della città. Il quadro complessivo della produzione monetale nicopolitana che si è fin qui delineato rimane quindi ancora un punto di partenza, piuttosto che di arrivo, lungo il percorso di ricerca che dovrebbe portare a conoscere in modo più completo e approfondito i diversi aspetti che caratterizzavano questa realtà provinciale, come pure molte altre ad essa analoghe. A prescindere, infatti, dai problemi strettamente legati all’analisi numismatica, come i dubbi sulla cronologia o addirittura l’attribuzione di alcune emissioni (si pensi alle serie prive di ritratto imperiale o a quelle di incerta lettura di età antoniniana), rimangono molti quesiti irrisolti di fondamentale importanza che potrebbero forse trovare risposta solo grazie al supporto documentario offerto da altre fonti, soprattutto quelle epigrafiche. I dubbi avanzati in sede introduttiva su alcuni punti cruciali della ricerca numismatica romana provinciale, come l’individuazione dei magistrati preposti alla gestione della zecca e della monetazione cittadina, la definizione delle loro competenze e dalla loro autonomia operativa, la funzione della moneta locale e le circostanze o gli eventi per cui era prodotta, il suo valore nominale e il suo rapporto con le altre valute, si ripropongono nella fase interpretativa di tutti i dati raccolti ed elaborati, ma sono destinati a trovare soluzioni solo ipotetiche in assenza di testi 1

MOMMSEN 1962, p. 310.

epigrafici che restituiscano uno spaccato più dettagliato dell’organizzazione politica, civile e sociale della comunità. Certi di avere individuato le giuste domande, il nostro compito rimane comunque quello di provare a formulare delle risposte plausibili. In sede di commento si è più volte supposto, come per la maggior parte delle emissioni monetali delle province, che alla base della produzione nicopolitana si possa riconoscere una funzione prevalentemente celebrativa della città e commemorativa degli eventi che rivestivano particolare interesse per la comunità: in una parola, il prestigio, che, in base alle testimonianze epigrafiche che vi fanno esplicito riferimento, gli studiosi considerano uno dei principali motivi per cui queste zecche battevano moneta. L’importanza della città, il suo statuto amministrativo privilegiato, il suo ruolo politico di primo piano negli affari panellenici, la funzione di garante del patrimonio culturale ellenico occidentale (acquisita grazie al processo di sinecismo), ma soprattutto l’ineguagliabile valore simbolico e ideologico insito nella sua fondazione, rappresentano senz’altro valide argomentazioni a favore di questa ipotesi e indurrebbero a ritenere che di fatto l’orgoglio civico fosse il motore principale di gran parte della produzione monetale di Nicopolis. D’altra parte sarebbe scorretto e fuorviante sovrastimare l’importanza di questo fattore nel bilancio complessivo dell’attività della zecca, rischiando di sottovalutare le inevitabili ragioni economiche sottese a qualsiasi coniazione monetale, come in effetti è stato opportunamente precisato anche dagli autori del RPC.2 La tendenza a ricercare il motivo per cui si batteva moneta in fattori per così dire “esterni” di più immediata identificazione per gli studiosi, come eventi speciali e ricorrenze ufficiali (festività, agoni, visite imperiali), è sicuramente dettata dalla necessità di individuare dei punti di riferimento in grado di compensare la carenza di informazioni ricavabili dalle fonti documentarie complementari a quelle numismatiche; dovendo basare le nostre ricostruzioni prevalentemente sui soggetti adottati nei tipi monetali, è inevitabile imbattersi sempre in riferimenti a occasioni di particolare prestigio e visibilità per la comunità, piuttosto che alle necessità pratiche che richiedevano la produzione di numerario da spendere nelle transazioni quotidiane. In secondo luogo, pensare a coniazioni fatte in circostanze speciali rappresenta al momento il modo più convincente di giustificare la grande discontinuità delle emissioni provinciali, anche quelle di una zecca come

2

RPC I, p. 16, nota 56.

1,&232/,6' (3,521829,678',68//$=(&&$(68//$352'8=,21(021(7$/(

svolgere questa funzione.5 Considerando poi quanto potesse essere stretta la connessione tra le emissioni monetali e le edizioni dei Giochi Aziaci, anche l’agonothetes doveva verosimilmente ricoprire questo incarico durante il suo mandato; e infine, tenendo conto della frequenza con cui ricorreva il tipo di Artemide nel repertorio iconografico della zecca, è possibile supporre che pure l’epimeletes del tempio di Artemide Kelkaia fosse stato più o meno indirettamente coinvolto nelle attività di coniazione, al pari di altri responsabili della gestione degli edifici sacri e delle cerimonie religiose legate a quei culti che venivano celebrati sulle monete (si pensi ad esempio alla diffusione del tipo di Asclepio durante tutto il II e III sec. d.C., soprattutto sui nominali maggiori). Alcune di queste figure, come ad esempio l’agonothetes, potevano rientrare in quelle categorie di cariche ufficiali che avevano l’obbligo di accollarsi le spese di coniazione. Altri probabili candidati erano infine gli anfizionici, i quali vengono celebrati nelle iscrizioni con titoli quali philokaisar e philopatris,6 che figurano tra quelli esplicitamente adottati nelle legende monetali di varie emissioni provinciali proprio in qualità di cittadini privati responsabili della coniazione.7 Ovviamente anche il contributo volontario o coatto di questi personaggi alle spese di produzione doveva costituire un significativo beneficio per le casse cittadine, anche se la proposta di Howgego, in linea di principio condivisibile, di annoverare tra le cause della discontinuità delle emissioni provinciali anche la difficoltà di reperire evergeti locali disposti ad accollarsi tali costi,8 rischia forse di far sopravvalutare una variabile di cui ancora non ci sono del tutto chiari i meccanismi di funzionamento.

Nicopolis, che produsse con discreta regolarità per buona parte della sua attività. In effetti questo dato deve far riflettere sulla reale incidenza dell’altro principio che, oltre al prestigio, è stato riconosciuto all’origine della produzione monetale delle zecche provinciali: il profitto. Se infatti, come si evince dalla documentazione epigrafica, la coniazione portava un qualche tipo di guadagno alla città attraverso l’attività dei cambiavalute, non si spiega perché questa non avrebbe cercato di produrre moneta con continuità e in grandi quantità; certamente a Nicopolis la necessità di convertire la valuta straniera in moneta locale doveva essere assai pressante, ma ciò non implica necessariamente che l’effettivo vantaggio economico che la città ne poteva ricavare (cospicuo o modesto che fosse) potesse essere garantito solo dalla sistematica emissione di numerario di nuovo conio. Il limitato volume di produzione e la discontinuità delle emissioni ci devono infatti indurre a supporre che la moneta coniata rimanesse per lungo tempo in circolazione (emblematico è il caso dei bronzi di età augustea a Nicopolis), prima che la zecca si decidesse a batterne di nuova, peraltro senza dover necessariamente ritirare quella vecchia.3 Questo non avrebbe inficiato l’utilità del lavoro dei cambiavalute, né il loro personale guadagno, né tantomeno quello della città stessa, se derivava in gran parte dal pagamento delle licenze che ad essi aveva affittato. Se di profitto si può parlare, quindi, esso derivava da ogni transazione economica fatta in città, non dal ricambio continuo di numerario coniato. Allo stesso modo anche il ruolo che avrebbero potuto svolgere potenziali maggiorenti locali, sovvenzionando a proprie spese la produzione di una o più emissioni monetali come forma di liturgia o di evergetismo privato, rimane impossibile da definire allo stato attuale delle nostre conoscenze. Nessun esempio di onomastica pertinente sia ai magistrati monetari sia a un qualsiasi altro cittadino figura nel repertorio delle legende monetali nicopolitane, e nei rari pezzi in cui si trovano lettere greche nel campo (cfr. le serie di Adriano e le serie di Marco Aurelio) è difficile (e comunque indimostrabile) che si tratti di iniziali di nomi propri.

La carenza di testimonianze letterarie o epigrafiche che permettano di conoscere più a fondo quegli aspetti della vita economica e sociale che sicuramente richiedevano l’uso della moneta ci impedisce quindi di sapere per quali ordini di spesa essa veniva prodotta e utilizzata nel tempo, rimanendo in circolazione. Procedendo per esclusione, si può però cominciare a eliminare quasi interamente dal bilancio finanziario dell’amministrazione civica due voci di bilancio che avrebbero altrimenti gravato in maniera determinante sull’erario, richiedendo la produzione di un volume di emissioni monetali nettamente più cospicuo: anzitutto le spese indirettamente legate alle attività e alla presenza dell’esercito, dal momento che, dopo la fine delle guerre civili, l’Epiro divenne un fronte sostanzialmente tranquillo e privo di guarnigioni; in secondo luogo, i tributi, se si accetta l’opinione pressoché unanime degli studiosi in merito all’immunitas di cui la città avrebbe beneficiato, in virtù del suo statuto giuridico (civitas

Almeno in questo caso, però, la documentazione epigrafica può essere indirettamente di aiuto perché, anche se non riporta alcun riferimento esplicito alla coniazione di moneta in città, tramanda le cariche e, in alcuni casi, i nomi, di chi a vario titolo avrebbe potuto detenere l’autorità di occuparsene. Il confronto con la documentazione numismatica di altre zecche romane provinciali del mondo greco-orientale consente di sostenere che sia l’archon, sia soprattutto il grammateus della Boule4 (nel repertorio prosopografico nicopolitano figura anche il bouleuetes) potessero avere facoltà di

5

Cfr. RPC I, p. 787. Va però ribadito che la menzione del nome dell’arconte o di un altro magistrato sulle monete poteva essere adottata anche solo come metodo di datazione ad annum; cfr. BUTCHER 1988, pp. 25-26. 6 Per un caso di Agonoteta dei Giochi Aziaci (P. Memmius Leon) celebrato in un’epigrafe di Dodona del III secolo come philopatris, cfr. SEG 1987, p. 165 n. 512. 7 RPC I, pp. 3-4, 787. 8 HOWGEGO 1985, p. 90.

3

Cfr. HOWGEGO 1990, pp. 11-15. Il fatto che l’epigrafe in cui questa autorità è menzionata risalga probabilmente all’ultimo quarto del III sec. d.C. (SAMSARI 1994, p. 149), quando la zecca aveva ormai cessato di coniare, non implica che la carica non esistesse anche nelle epoche precedenti e che quindi non fosse coinvolta nel processo di coniazione. 4



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libera o foederata) del tutto privilegiato. Potendo escludere due voci di bilancio così onerose, la necessità di un rifornimento regolare di numerario si riduceva notevolmente e bisogna quindi pensare che la zecca coniasse moneta, oltre appunto che per particolari intenti celebrativi, per sopperire alle normali necessità di ordine economico e amministrativo.

fenomeno si verificò solo in momenti di particolare urgenza di nuovi rifornimenti di moneta spicciola, in cui le denominazioni romane (di maggior peso e valore) ma anche le altre provinciali, verosimilmente equiparabili a quelle cittadine, venivano ritariffate e, per così dire, adattate al sistema monetario locale; l’ultima conclusione, di ordine socio-culturale più che economico, è che si preferiva sempre e comunque frammentare i bronzi non coniati in città, sebbene anche da questi si sarebbero potuti ricavare nuovi spiccioli (tanto dai multipli che dagli assaria), a dimostrazione del fatto che forse in virtù di un particolare sentimento di orgoglio civico si tendeva a sacrificare e a “mutilare” le valute straniere piuttosto che la propria.

Gli studiosi ritengono, a ragione, che la vocazione economica della città epirota fosse prevalentemente emporica, in virtù della posizione geografica indubbiamente vantaggiosa che venne scelta per la fondazione augustea. Le attività congiunte di tre o quattro porti (includendo anche il centro satellite di Anattorio), che servivano le imbarcazioni di passaggio da Nicopolis, dovevano fungere da vero e proprio motore dell’economia cittadina, alimentando un importante indotto anche a livello locale e regionale e garantendo entrate regolari alle casse della comunità, derivate in primo luogo dal pagamento dei dazi e degli affitti e secondariamente dall’espletamento dei servizi che la comunità poteva offrire ai commercianti, ai visitatori o ai semplici viaggiatori di passaggio. L’afflusso di beni e di merci di scambio alimentava non solo l’economia cittadina ma anche l’attività dei mercati regionali. Tuttavia non siamo ancora in grado di stabilire se il centro epirota avesse un’ampia disponibilità di prodotti locali da esportare (provenienti tanto dall’agricoltura, quanto dall’allevamento e dall’artigianato), a causa della relativa modestia di risorse naturali che offriva il territorio, mentre sappiamo per certo che era costretto a importare determinate categorie di prodotti agricoli (l’olio e soprattutto il vino pregiato) e di manufatti afferenti ai circuiti dei beni di lusso, richiesti dai ricchi proprietari dei latifondi e delle ville costiere che appartenevano all’aristocrazia locale.

Tra i numerosi visitatori occasionali della fondazione di Augusto, celebre in tutto il mondo romano per i suoi santuari e per il glorioso monumento della Vittoria, vi erano poi ovviamente coloro che accorrevano ogni quattro anni per assistere o per partecipare ai Giochi Aziaci. Dalla provenienza dei vincitori si è potuta apprezzare l’altissima percentuale di cittadini stranieri arrivati in città per l’evento, che ancora un volta necessitavano di cambiare la loro moneta con quella locale, garantendo un guadagno aggiuntivo derivato dall’incremento delle transazioni quotidiane e dei servizi abitualmente offerti ai viaggiatori, che in queste occasioni erano eccezionalmente ampliati. L’occasione ideale per coniare era offerta quindi, verosimilmente, proprio dalle principali festività locali, oltre che da eventi di grande interesse religioso o culturale per la comunità, o forse anche da ricorrenze imperiali, come, in alcuni casi, le visite dei membri della dinastia regnante in città; infatti erano di certo queste le circostanze in cui il prestigio, il profitto e soprattutto le necessità quotidiane di numerario per le transazioni locali, collegati in diverso modo alla produzione monetale, trovavano una piena coincidenza. Il contesto privilegiato era indubbiamente offerto dai Giochi Aziaci, la cui rilevanza per la vita sociale ed economica nicopolitana era tale che si potrebbe addirittura ipotizzare che la scansione dei ritmi di emissione monetale seguisse, almeno nei momenti in cui non vi erano reali necessità di battere moneta di nuovo conio, una cadenza quadriennale; questa ipotesi è ovviamente difficile da dimostrare, ma la quantità di emissioni note per alcuni imperatori potrebbe essere in effetti compatibile con una frequenza produttiva di questo tipo almeno in determinate fasi di coniazione.

A prescindere dal problema del profitto per la città, come si è detto, rimane comunque innegabile che la moneta locale servisse quotidianamente per il cambio di valuta cui erano obbligati gli “stranieri” di passaggio o che si fermavano per soggiornarvi. Il quadro dei ritrovamenti urbani e suburbani ha infatti confermato l’assioma generalmente valido per tutti i casi di economia monetaria romana provinciale finora studiati, vale a dire che la circolazione in ambito regionale era dominata dalla moneta bronzea prodotta dalle zecche locali più importanti, ciascuna delle quali, a sua volta, monopolizzava la circolazione nel proprio territorio di pertinenza. Solo il 25% del numerario rinvenuto a Nicopolis non appartiene alle emissioni della zecca civica e, di questo, meno del 10% risulta coniato da altre zecche provinciali. Nondimeno, anche se non poteva sostanzialmente circolare all’interno del perimetro urbano, la moneta straniera, inclusa quella romana imperiale, era soggetta a fenomeni di riuso (come il frazionamento) che non sembrano attestati per il numerario locale. Questo induce a trarre tre ordini di conclusioni: la prima è che almeno una parte del numerario non nicopolitano era effettivamente speso anche entro le mura domestiche, altrimenti non sarebbe stato intenzionalmente spezzato; la seconda è che questo

L’evoluzione del ruolo della zecca Una produzione monetale destinata alla circolazione locale e scandita secondo ritmi blandi, probabilmente in coincidenza con le edizioni dei Giochi Aziaci: così si spiega probabilmente la fisionomia della monetazione augustea di Nicopolis, che per oltre un secolo si fondò su un sistema monetario sostanzialmente mono-nominale, imperniato su una moneta cardine che faceva le veci dell’asse romano. Occasioni di grande risonanza propagandistica nel panorama ellenico, come



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l’inaugurazione dei Nea Aktia (magari sotto il patrocinio di Augusto in persona), o come la visita di Nerone e le sue vittorie nelle competizioni locali, offrivano l’opportunità di coniare emissioni eccezionali, come le serie della denominazione maggiore augustea, o quelle che ricordavano la rifondazione della città a nome di Nerone e la sua concessione della libertà alle città greche, ma si trattava di produzioni effimere e di carattere prevalentemente celebrativo. Quale fosse la loro effettiva incidenza sulla circolazione locale si può dedurre dal fatto che l’economia monetaria cittadina riuscì comunque a reggersi solamente sull’uso del vecchio numerario fino all’età traianea.

augusteo quindi conobbe una circolazione limitata, tutt’al più fungendo da valuta principale nei piccoli centri dell’Epiro centrale e meridionale, dove la sua diffusione sembra discretamente attestata. La riforma amministrativa traianea, che fece dell’Epiro una provincia procuratoria a sé stante, giovò alla ripresa politica ed economica della nuova capitale provinciale, rivitalizzata dalla costruzione di infrastrutture e dal completamento di importanti arterie di collegamento con gli snodi principali del continente greco. Al rilancio dell’economia si accompagnò un rinnovato primato politico e amministrativo (è verosimile che il governatore provinciale risiedesse in città) e una fase di particolare vitalità culturale, propiziata dalla fondazione della celebre scuola filosofica di Epitteto.

In epoca flavia, però, quando Vespasiano revocò il diritto di coniazione alle zecche achee, è probabile che si cominciasse ad avvertire il bisogno di un reale ricambio di circolante e si ricorse allora anche al riuso della moneta straniera per supplire alla mancanza di nuove emissioni;9 i rinvenimenti di questo numerario (di Patrasso, Buthrotum, Thessalonica e probabilmente Efeso per le serie CA) entro il perimetro urbano si datano infatti prevalentemente in epoca giulio-claudia. Si fece sentire inoltre l’esigenza di disporre di frazioni dell’asse, che la zecca aveva prodotto in quantità limitatissime, e per sopperirvi sia le monete straniere sia i bronzi romani imperiali vennero frequentemente spezzati per produrre semissi-sottomultipli del nominale principale e forse anche assi “leggeri” ricavati dal dimezzamento delle monete romane più pesanti; tutti gli esemplari frazionati rinvenuti nel sito si datano all’epoca giulio-claudia.

La ripresa dell’attività della zecca comportò, con ogni probabilità, il ritiro dei vecchi bronzi augustei (oggi quasi introvabili all’interno del sito), ormai usuratissimi e sottopeso, contemporaneamente all’inizio delle emissioni commemorative del fondatore, che miravano forse proprio a compensare la demonetizzazione del numerario precedente e a perpetuare la memoria di Augusto. In risposta alla richiesta di moneta divisionale sul mercato, la nuova monetazione fu impostata su una netta prevalenza del nominale minore, forse corrispondente alla frazione dell’assarion, e su volumi di produzione molto più elevati per tutta la fase traianea e adrianea, indici di una grande fioritura dell’economia monetaria cittadina. Non è un caso che nel II sec. d.C. si inquadri una fase di generale monumentalizzazione del centro urbano sulla base delle evidenze archeologiche nel sito. Con la contemporanea chiusura della zecca di Buthrotum, la capitale epirota divenne a tutti gli effetti il primo centro di coniazione della regione, superando probabilmente anche la stessa Larissa, che non emise moneta sotto Traiano. Il numerario battuto in questo arco di tempo circolò capillarmente in tutto l’Epiro, estendendosi anche al versante settentrionale della regione, e andando a rifornire le comunità sprovviste di una zecca operativa nel territorio di competenza, come confermano i significativi ritrovamenti di moneta nicopolitana fatti a Leucade, Dodona, Corcyra, Phoenice e ancora Butrinto. La fisionomia di questa fase della monetazione cittadina sembra quindi rispecchiare una funzione monetaria concreta, non necessariamente connessa con le edizioni dei Giochi. L’abbondante produzione della prima metà del secolo riuscì a saturare efficacemente la circolazione, dato che la successiva monetazione antoniniana appare funzionale più a integrare il numerario rimasto sul mercato che a soddisfarne le reali esigenze. Le emissioni che contraddistinguono tutta la seconda metà del secolo rientrano infatti o nel novero delle coniazioni celebrative per eventi speciali, o delle serie legate ai Giochi, testimoniando una fase di benessere e prosperità della comunità epirota.

Il piano monetario provinciale ideato da Augusto non sortì evidentemente i risultati sperati, visto che la maggior parte delle zecche attive in Grecia cessò di coniare sotto i suoi immediati successori e che, a giudicare dal volume di produzione, la monetazione inaugurale nicopolitana non raggiunse certo livelli paragonabili all’altezza di quel ruolo di città-guida dell’economia monetaria regionale, che forse nelle intenzioni del suo fondatore avrebbe dovuto ricoprire.10 Prima che la Tessaglia venisse annessa alla Macedonia, la zecca federale di Larissa fu verosimilmente il centro di produzione più importante della Grecia centro-settentrionale, a scapito della stessa Nicopolis,11 forse in quanto grande serbatoio naturale di grano da cui si rifornivano i principali centri ellenici, compresa la vicina Atene.12 L’assarion nicopolitano 9

Cfr. HOWGEGO 1990, pp. 11-12. Di questo avviso era già Mommsen; cfr. MOMMSEN 1962, pp. 309310. Per comprendere le reali proporzioni del volume di produzione monetale di Nicopolis in età augustea, si consideri il confronto del computo dei conii di dritto con le emissioni coeve di Corinto, la zecca più prolifica dell’Achaea: si contano approssimativamente 25 conii di dritto per il centro epirota, a fronte di circa 61 del centro peloponnesiaco, di cui peraltro sono attestati almeno altri 190 conii per le serie monetali del resto dell’età giulio-claudia, durante la quale l’economia monetaria nicopolitana si resse in pratica solo sul vecchio numerario rimasto in circolazione; cfr. AMANDRY 1988, p. 92. 11 La produzione monetale augustea della lega Tessalica fa registrare 25 conii di dritto e 90 di rovescio, per un totale di circa 280 esemplari noti (cfr. BURRER 1993, pp. 68-69, 105-122), a fronte di 25 conii di dritto e 31 di rovescio (per un totale di 148 esemplari noti) della zecca nicopolitana. 12 LARSEN 1938, pp. 478-479; PAPAGEORGIADOU-BANI 2004a. 10

L’ostentazione del prestigio civico ritorna a svolgere un ruolo fondamentale nel processo di coniazione della moneta locale, soprattutto con le eccezionali serie in argento di Antonino Pio, battute di certo in occasione di



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un’importante ricorrenza per la famiglia imperiale, forse ancora in concomitanza con un’edizione dei Giochi. In questa circostanza si riscontra per la prima volta un’oggettiva “presenza” dell’autorità imperiale, che contribuì fattivamente alla coniazione di queste emissioni, un evento che indubbiamente costituì un motivo di vanto per la città. Non è possibile stabilire se, al di là dell’eccezionalità dell’evento, il coinvolgimento della zecca centrale mirasse anche a sperimentare l’immissione sul mercato epirota di una moneta locale ad alto valore intrinseco e nominale per rispondere ad effettive esigenze economiche locali (per il pagamento di speciali tributi o il finanziamento di opere pubbliche) e se esso fosse stato pensato nella prospettiva di ripetere l’esperimento in futuro a intervalli più o meno regolari. La documentazione a nostra disposizione indica che l’episodio rimase isolato, che le monete furono coniate in quantità molto limitate (a prescindere dalla possibilità che molti pezzi siano stati fusi per recuperare l’argento) e che circolarono solo a livello locale (l’unico pezzo rinvenuto fuori città proviene da Leucade).

che era stato toccato il massimo picco di produzione durante il regno del padre;13 ma è stato per contro rimarcato che nel III secolo ormai in tutte le città dell’impero ampie fasce della popolazione già godevano della cittadinanza romana e che pertanto il provvedimento riguardò solo alcune categorie di persone piuttosto che intere comunità.14 D’altronde, se è vero, come insinua Cassio Dione,15 che la riforma mirava in realtà proprio a estendere a una base demografica più ampia possibile quelle tasse cui erano soggetti tutti i cittadini romani e che Caracalla aveva appositamente inasprito (come le imposte sulle successioni e sulle manumissioni),16 è presumibile che soprattutto le zecche di provincia risentissero per prime di questo provvedimento. Vennero inoltre incrementate tutte quelle forme di tassazione a carattere eccezionale richieste in circostanze di emergenza, come le campagne militari, o di contribuzione “volontaria”, come l’aurum coronarium (divenuta annuale), cui le comunità non potevano sottrarsi.17 È probabile, quindi, che la monetazione provinciale assumesse in questa fase una funzione molto più direttamente correlata alla necessità di espletare gli oneri di pagamento (di natura fiscale o militare) richiesti in misura crescente dallo stato, tentando di compensare la carenza di numerario imperiale (sia d’argento che di bronzo) con una sovrapproduzione di moneta locale, che finiva però inevitabilmente per alimentare quello stesso fenomeno inflativo che era all’origine della crisi economica dell’epoca.18 Se tale ipotesi è corretta, questo cambiamento nella gestione della moneta provinciale a Nicopolis sarebbe avvenuto già all’inizio dell’età severiana.

Un valore celebrativo avevano di certo anche le emissioni delle denominazioni maggiori, interamente riservate alle serie commemorative e alle “pseudo-autonome” della zecca, che in questa fase toccano il volume massimo di produzione, ma la loro coniazione segna anche l’inizio di quel processo di immissione nella circolazione di bronzi con maggior potere di acquisto (forse in risposta a reali necessità del mercato) che marcherà più nettamente l’epoca severiana. Nelle serie per così dire “regolari”, cioè quelle afferenti ai nominali minori e prodotti in maggior quantità, dominava il tema della corona di giunchi, simbolo della città e dei giochi isolimpici che la rendevano famosa in tutto il mondo romano; se si considera anche la frequenza del tipo che ritrae la dea Aktia nelle emissioni “pseudo-autonome”, bisogna concludere che questa è la fase in cui il legame tra la monetazione civica e la celebrazione degli agoni appare più diretto ed evidente, forse perché le edizioni dei Giochi che si disputarono furono particolarmente fastose e richiamarono un eccezionale numero di concorrenti e visitatori, richiedendo l’emissione di apposite serie agonistiche. A conforto di queste asserzioni fondate sull’analisi del repertorio iconografico della zecca, si possono addurre altre tipologie di dati: non è forse un caso che al II secolo, e soprattutto all’età degli Antonini, si dati la maggior parte delle epigrafi dei vincitori dei Giochi finora scoperte; a questo stesso periodo si datano inoltre diverse monete romane provinciali rinvenute nel sito, alcune purtroppo di impossibile attribuzione, altre sicuramente coniate a Corinto, che confermano come la città attraversasse una fase di particolare vitalità.

Il caso nicopolitano offre infatti chiari segnali di svolta, in quanto sotto Settimio Severo la zecca epirota assunse ritmi di produzione molto elevati e, al contrario delle officine monetali peloponnesiache, li mantenne fino a toccare il suo picco massimo di produzione durante il regno di Caracalla. Per l’appunto questo dato non implica che Nicopolis, la quale probabilmente non fu mai una città stipendiaria, avesse perso i suoi tradizionali privilegi in materia di esenzione fiscale,19 ma si deve comunque ritenere verosimile che coniasse moneta per fronteggiare le crescenti necessità di numerario richieste anche dalle imposte di nuova introduzione e che da questo momento la gestione della zecca fosse sottoposta a una più diretta pressione da parte dell’autorità provinciale, nell’ambito della nuova politica imperiale nell’Oriente greco. Questa ipotesi trova supporto in una serie di elementi indiziari di significativa importanza: in primo luogo, l’aumento della produzione, attestato sia dal volume di moneta coniata, sia dalla sistematicità e dalla frequenza delle emissioni in un arco cronologico relativamente compresso (venti anni, considerando i regni successivi di Settimio Severo e Caracalla), che, almeno in questa fase, non potevano di

La concessione della cittadinanza romana a tutti i sudditi dell’impero, sancita dalla Constitutio Antoniniana del 212 d.C., estese l’esenzione dagli oneri fiscali alle comunità che ancora non godevano di uno statuto paritario rispetto alle città di diritto romano. Questa riforma è stata interpretata come uno dei possibili motivi per cui molte zecche greche, non più obbligate a pagare tributi, cessarono di battere moneta sotto Caracalla dopo

13

Cfr. GRUNAUER-VON HOERSCHELMANN 1983, p. 46. Cfr. JACQUES, SCHEID 1990, p. 281; HOWGEGO 2005, p. 16. CASS. DIO, LXXVII, 9, 2-5. 16 Cfr. LO CASCIO 1990, p. 730; JACQUES, SCHEID 1990, pp. 281-287. 17 Cfr. LETTA 1990, p. 676. 18 Cfr. CRAWFORD 1975. 19 LARSEN 1938, p. 459. 14 15



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certo essere scandite ai supposti intervalli di quattro anni in cui avevano luogo i Giochi.

numerario spicciolo, privo di un potere d’acquisto sufficiente a farlo sopravvivere nella circolazione locale. Possiamo in sintesi affermare che in epoca severiana Nicopolis diventa una delle zecche più produttive e importanti delle province greche. Durante il regno di Settimio Severo con i figli, il panorama regionale è caratterizzato da un inedito dualismo tra i principali centri di produzione epiroti, Corcyra a nord e per l’appunto Nicopolis a sud, che sembrano coniare moneta sotto una gestione coordinata, forse a livello provinciale, probabilmente attraverso l’impiego di maestranze comuni; confermano questo quadro i ritrovamenti incrociati di moneta prodotta da ciascuna delle due zecche nel territorio di competenza dell’altra.

In secondo luogo, va tenuta presente la proiezione della realtà monetaria nicopolitana nel contesto provinciale della Grecia centro-settentrionale (Epiro e Macedonia), che sotto Caracalla restituisce uno spaccato di forte continuità produttiva, a fronte del crollo generalizzato della monetazione civica della Grecia peloponnesiaca e meridionale. Se tale diversità di conduzione delle zecche è la conseguenza di una convergenza di interessi imperiali in una precisa area strategica provinciale, bisogna supporre che la capitale epirota ne fosse più o meno direttamente condizionata. Va ricordato, a tal proposito, che Patrasso, l’unico importante centro monetario del Peloponneso ancora attivo, era posto in diretta comunicazione con la costa dell’Epiro attraverso importanti arterie di collegamento; il porto di Nicopolis, quindi, era il nucleo di raccordo con l’Illiria, da cui partiva la Via Egnatia, fondamentale strada di arroccamento militare dei Balcani, diretta a Thessalonica e ai Dardanelli.

Col regno di Caracalla la zecca della capitale assume un primato incontrastato, che manterrà a livello regionale per il successivo cinquantennio del III secolo, durante il quale continuerà a battere moneta. Anche se con ritmi di produzione meno sostenuti, tra la seconda età severiana e il regno di Gallieno le emissioni monetali nicopolitane denotano una regolarità che non trova confronti nemmeno nella monetazione dell’unico polo economico alternativo della Grecia centrale, quello di Larissa, nonostante l’aggravarsi della crisi economico-militare.

Infine, un dato altrettanto indicativo può essere offerto dall’evoluzione del repertorio tipologico monetale verso tematiche meno legate al patrimonio della tradizione locale e più vicine agli aspetti ideologici del potere centrale: non è un caso che in questo contesto si debba registrare il sostanziale abbandono di quelle che finora erano state le prerogative più peculiari della monetazione nicopolitana, le emissioni commemorative del fondatore Augusto e le serie agonistiche celebrative degli Aktia (oltre alle serie “pseudo-autonome”, che non si possono datare con precisione ma che probabilmente conobbero una notevole diminuzione).

Questa tendenza è definitivamente confermata dall’ultimo eccezionale picco di produzione che si registra con Valeriano e Gallieno; i segnali della crisi sono ravvisabili solo nell’ultimissima fase che precedette la chiusura delle officine, quando, per arginare la svalutazione, si ricorse alle marche numeriche per rivalutare la moneta bronzea, e, forse al fine di finanziare provvedimenti difensivi (il restauro delle mura e un possibile arruolamento eccezionale di truppe) in vista dell’invasione gotica, si coniò con urgenza e scarsissima perizia tecnica e stilistica. Come ad Atene (e forse anche a Sparta e a Thessalonica, dove le marche di valore ricorrono ugualmente), possiamo ipotizzare che anche a Nicopolis in questo frangente si battesse moneta in condizioni di emergenza e per necessità impellenti dettate dalla crisi politica dei Balcani, verosimilmente su mandato diretto dell’autorità centrale.

La breve ma intensa fase severiana segna quindi una svolta nella politica monetaria cittadina, che appare sempre meno vincolata alle necessità economiche contingenti legate alle scadenze agonistiche, e mirata invece a immettere in circolazione quantità notevolmente maggiori di numerario di nuovo conio, funzionali forse a un diverso ordine di transazioni economiche. Questo quadro è confermato in parte dal lieve incremento percentuale di ritrovamenti della moneta nicopolitana al di fuori del territorio urbano, a testimonianza del fatto che probabilmente il numerario della zecca godeva di maggior credito; ma soprattutto dall’evoluzione del sistema monetario, che si stabilizza definitivamente su una divisione in tre denominazioni, di cui il nominale minore, sul quale in precedenza si era fondata la monetazione cittadina, tende ad essere quasi completamente dismesso. Si tratta di una diretta conseguenza della svalutazione monetaria e della crisi inflativa del III sec. d.C., che, facendo lievitare i prezzi e il costo della vita, avevano di fatto reso inutilizzabile il

L’esplosione del fenomeno della tesaurizzazione offre infine due ulteriori elementi di riflessione: il ruolo nevralgico svolto dal numerario severiano, ancora pienamente in circolazione dopo la metà del secolo e sistematicamente presente in tutti i ripostigli dell’Epiro (addirittura, in un caso, a Corinto), e l’assoluta predominanza della moneta bronzea locale in questa delicata fase economica, che non ha ancora restituito significative testimonianze di tesaurizzazione di numerario romano imperiale, né in bronzo né tanto meno in argento.



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VI. 2 MONETAZIONE E IDENTITÀ CULTURALE A NICOPOLIS D’EPIRO Doppia comunità, duplice identità

La componente ellenica

Come mezzo di espressione dell’identità culturale di una città e della sua comunità, la moneta antica può acquisire un valore documentario importante quanto quello derivante dalla funzione economica che ricopriva. Il più recente filone di studi dedicati alla monetazione romana provinciale ha cercato di indagare nelle sue diverse sfaccettature questo particolare aspetto, che conosce sviluppi di estrema originalità proprio nel contesto del sincretismo socio-culturale venutosi a creare con la fusione tra tradizione locale e romanizzazione.20

La componente ellenica dell’identità cittadina trova riscontro principalmente in due aspetti della produzione della zecca: il repertorio tipologico estrapolato dalla tradizione culturale greca e locale e la cosiddetta monetazione “pseudo-autonoma”. Il primo si fonda su quel principio di orgogliosa rivendicazione dell’identità etnica e civica che contraddistingue la politica delle zecche greco-orientali, e si esplica principalmente nelle tipologie monetali legate alla sfera cultuale. Nicopolis era un centro santuariale di grande prestigio, connesso non solamente con il culto di Apollo Azio e gli Agoni sacri, ma anche con molti altri templi e sacelli che dovevano animare la vita religiosa della città, come le testimonianze epigrafiche ci permettono di apprezzare. L’evidenza numismatica è però la fonte più preziosa al riguardo, e l’epiteto IERA che si accompagna sistematicamente al nome della città nelle legende di tutta la sua produzione monetale rende pienamente giustizia alla vocazione naturale di quella che doveva essere la più importante “città sacra” della Grecia occidentale. Il campionario iconografico della zecca spicca infatti per l’eccezionale ricchezza e varietà come forse pochi altri casi nella Grecia romana; praticamente tutte le divinità sono rappresentate, anche in più emissioni e varianti, da Zeus ad Atena, da Apollo ad Artemide, da Poseidone a Efesto, da Hermes a Dioniso, da Afrodite ad Ares, da Eracle ad Asclepio; ricorrono spessissimo anche Nike, il tipo parlante e simbolo della città, e Tyche; infine trovano spazio episodico figure mitologiche secondarie, come Igea e probabilmente Ipsipile e Archemoro. Non rientra nell’impostazione generale di questa ricerca la compilazione di una rassegna dei soggetti raffigurati nei tipi di rovescio delle monete, che peraltro è già stata proposta in maniera esaustiva negli studi passati;21 meritano però una menzione speciale alcune serie che sono l’espressione più genuina di tradizioni tipicamente locali, all’interno di un repertorio comunque popolato quasi esclusivamente da divinità appartenenti al pantheon olimpico di epoca classica ed ellenistica.

La monetazione nicopolitana costituisce per certi versi un paradigma esemplare di questo processo di integrazione, attraverso la perfetta combinazione tra un repertorio iconografico di eccezionale varietà e un apparato ideologico di forte rappresentatività. Nell’introduzione storica di questo lavoro si è cercato di evidenziare la compresenza di due componenti, opposte ma complementari, che concorsero a imprimere una precisa fisionomia culturale alla città sin dalle circostanze stesse che presiedettero alla sua fondazione, a tal punto che l’ipotesi secondo cui una vera e propria doppia comunità coesistesse al suo interno è considerata la più plausibile anche da parte di chi scrive, soprattutto alla luce dello studio della monetazione civica. Da una parte, la componente dichiaratamente greca del nucleo primigenio della comunità cittadina, presente tanto nella composizione etnica della popolazione, aggregata per sinecismo regionale, quanto nel sostrato linguistico attestato dalla documentazione epigrafica e onomastica, quanto infine nella condivisione di un profondo patrimonio di tradizioni religiose e culturali ereditate dal secolare passato pre-romano, che trovava la sua più alta espressione nella celebrazione dei Giochi Aziaci; dall’altra, la componente romana, che si manifesta non solo nella costante presenza dell’autorità imperiale e dei suoi simboli, ma soprattutto in un vero e proprio culto del princeps fondatore, la cui memoria sulle monete è perpetuata nel nome (sebastos-augoustos), che diverrà poi il titolo con cui i suoi successori verranno designati. La sintesi ideale di queste due diverse anime della città si raggiunge proprio nella monetazione civica, che presenta inequivocabili prerogative di unicità nel panorama grecoprovinciale; del resto, si è rimarcata la forte valenza celebrativa di una larga parte della produzione monetale nicopolitana, attraverso la quale questi aspetti emergono in maniera più palese.

In epoca traianea vanno segnalate, da una parte, le mirabili serie parallele dedicate ad Apollo nella doppia veste iconografica associata rispettivamente al culto di Leucade (nudo con arco e torcia) e verosimilmente a quello di Azio (citaredo con chitone), che restituiscono fedelmente uno spaccato del clima di sincretismo religioso generato dall’operazione sinecistica augustea; dall’altra, l’inedito epiteto di Phinaios con cui si fa riferimento ad Asclepio, che non trova riscontri nell’intero panorama greco-orientale, a testimonianza di una tradizione cultuale di matrice ancora squisitamente locale. Non è un caso che, all’interno di un repertorio di

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Cfr. Coinage and Identity in the Roman Provinces, HOWGEGO C., HEUCHERT V., BURNETT A. eds., New York 2005, all’interno del quale si segnala in particolare il contributo di Kremydi-Sicilianou in merito alla realtà macedone (“Belonging to Rome”, “Remaining” Greek: Roman Macedonia, pp. 95-106), che analizza attentamente proprio il rapporto tra il patrimonio culturale tradizionale e l’apporto romano imperiale nella monetazione provinciale.

21

OIKONOMIDOU 1975, pp. 39-57; OIKONOMIDOU 1976; OIKONOMIDOU 1987; OIKONOMIDOU 2000.



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legende monetali improntato a una rigida ripetitività, entrambe le serie traianee presentino delle titolature assolutamente originali, che ne sottolineano il carattere di ricercata eccezionalità.

diffusamente ai modelli delle decorazioni figurate dai tipi monetali della zecca, sia per quanto concerne appunto i temi agonistici (cfr. la mensa con i premi e la corona), sia per le divinità (si vedano ad esempio Asclepio e Artemide Efesina; tav. 17.II).23

Particolarmente significativa è poi la presenza costante dei riferimenti ai Ludi cittadini (tav. 17.I), che dominano nel repertorio di tutta la produzione monetale del II sec. d.C. e ritornano saltuariamente anche in alcune serie del III secolo, da Gordiano III a Filippo, fino a Gallieno. Tra tutte le tipologie più o meno direttamente legate al tema della vittoria nelle competizioni (si pensi alla più generica raffigurazione della biga o della quadriga guidate dalla Vittoria), spiccano i tipi che espongono i premi agonistici e soprattutto la corona di giunchi. Se è stato ben evidenziato dagli studi di settore il ruolo primario svolto dalle emissioni agonistiche sia nell’economia monetaria delle città provinciali, sia soprattutto nell’ambito delle espressioni più autentiche dell’identità culturale grecaorientale attraverso la monetazione,22 il caso nicopolitano offre un esempio quanto mai emblematico dell’ambizione della comunità a distinguersi dalle città rivali, salvaguardando la propria originalità non solo in chiave di rievocazione del glorioso passato panellenico dei giochi isolimpici, ma anche nell’ottica dell’autocelebrazione del presente in aperta concorrenza con le altre città che ospitavano le competizioni del periodon.

Alla stessa epoca severiana appartengono le rare serie della denominazione maggiore che raffigurano un edificio templare (potrebbe trattarsi del santuario di Apollo Azio), la cui importanza risiede, più che in una possibile ricostruzione architettonica del monumento su base iconografica, proprio nell’analogia tipologica del rovescio con le serie coeve della vicina Corcyra: un’attestazione ulteriore di “gemellaggio” o di condivisione del patrimonio culturale regionale, che poteva implicare l’esistenza di un inconsueto coordinamento tra officine monetali. Infine, un posto speciale in questo quadro è occupato dalle serie di Treboniano Gallo e Valeriano dedicate al “culto” di Hestia Boule (tav. 17.III), eloquente celebrazione del più importante e tradizionale organo decisionale cittadino, la cui rilevanza è accresciuta dal fatto che questo tributo di omaggio fa la sua prima comparsa sulla monetazione solo nell’ultima fase del ciclo produttivo della zecca, a testimonianza della tenace sopravvivenza della memoria delle origini della comunità ancora alle soglie dell’età tardoantica. La cosiddetta monetazione “pseudo-autonoma”, del resto, costituisce in questo campionario iconografico un capitolo a parte, poiché presenta nuovi spunti di grande originalità all’interno di tutto il panorama romanoprovinciale. Ad esempio, la personalizzazione della canonica figura femminile turrita che simboleggia la città, attraverso l’apposizione delle ali della Nike, è ancora un segnale di forte rivendicazione dell’identità locale (tav. 17.III); al rovescio di queste emissioni si associano il tripode sacro, forse il tipo maggiormente ricorrente insieme alla corona di giunchi nella monetazione recante il busto imperiale, e poi quasi esclusivamente la dea Aktia, altra personificazione di matrice genuinamente nicopolitana, che rimanda ancora alla celebrazione dei Giochi Aziaci (tav. 17.I). Tuttavia, la peculiarità di questa produzione va ravvisata anche nella continuità e nell’abbondanza delle emissioni, inaugurate da Augusto, riprese in chiave personalistica da Nerone e poi perpetuate da Adriano, dagli Antonini e dai Severi fino a Gallieno. Per quanto la storia degli studi abbia dimostrato su base statistica come non sia possibile individuare in questo tipo di produzione una mera conseguenza della concessione di uno speciale statuto amministrativo alla città,24 non mi sembra appropriato mettere sullo stesso piano il carattere sistematico delle emissioni nicopolitane e quello di molte altre zecche che coniarono monete senza il ritratto imperiale solo saltuariamente, senza valutare la possibilità che una simile prerogativa tragga origine perlomeno da una condizione privilegiata. Di certo questa produzione non è legata a fattori di carattere

La corona di giunchi in cui è iscritta la A iniziale degli AKTIA appare infatti come un simbolo di immediato riconoscimento, molto più peculiare di quanto non fossero le tradizionali ghirlande dei Giochi Pitici o degli Istmici, che recano la classica legenda per intero lungo il bordo circolare del tondello o all’interno della corona; essa è unica a tal punto da acquisire in età severiana una funzione ancora una volta del tutto inedita, quella di marchio di zecca, un elemento iconografico accessorio al tipo principale di rovescio, che certifica l’appartenenza della moneta alle officine monetali della città. Questo fenomeno si verifica quasi esclusivamente sotto Settimio Severo, quando le zecche di Nicopolis e Corcyra collaborarono o forse operarono parallelamente in diverse emissioni monetali (soprattutto in quelle battute a nome di Caracalla e Geta giovani), il che farebbe supporre che tale marchio di zecca servisse quasi a enfatizzare (più che a distinguere, dato che legende e tipi di rovescio erano differenti) la produzione della capitale rispetto a quella isolana, a conferma di quanto preziosa fosse la salvaguardia della propria specificità culturale per la comunità epirota. L’indiscussa rappresentatività della corona di giunchi trova conferma nell’adozione del modello iconografico monetale anche al di fuori della documentazione numismatica. Gli esempi più significativi sono offerti da una stele funeraria di un vincitore dei giochi, dove all’epigrafe si accompagna un rilievo raffigurante la ghirlanda contenente l’iscrizione AKTIA, proprio come sulle monete; e soprattutto dalle lucerne di terracotta rinvenute negli scavi cittadini e verosimilmente di produzione locale, che credo attingano

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Cfr. da ultimo KLOSE 2005.



Cfr. PLIAKOU 2007, pp. 556-560, 384-386, nn. 91, 98, 106, 109. Cfr. JOHNSTON 1985b; RPC I, pp. 41-42.

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metrologico, come è stato dimostrato per altri casi di studio;25 può essere facilmente esclusa, infatti, l’ipotesi che le serie “pseudo-autonome” nicopolitane fossero adottate per distinguere un nominale da un altro, visto che le troviamo coniate, a turno, in tutti i nominali, ma, nella maggior parte dei casi, nella denominazione principale e più diffusa, sia essa l’assarion o il suo doppio, in parallelo alle serie ordinarie emesse con lo stesso valore. Rimane quindi indiscutibile la valenza fortemente autocelebrativa della città, che non a caso non si esprime attraverso la raffigurazione al dritto di una divinità protettrice, o di un organo amministrativo come il demos, la gerousia o la stessa boule, né tanto meno come il Senato romano, che denoterebbe casomai una propensione alla dipendenza da Roma e all’adulazione nei confronti del potere centrale.

comunque, a seconda del messaggio che si intendeva veicolare, della sua specifica identità culturale; non mi sento di concordare, quindi, con la categorica asserzione di Johnston, secondo la quale queste emissioni andrebbero considerate «no different from any other Greek Imperials», proprio in virtù di un assunto antitetico a quello formulato dalla studiosa,26 vale a dire che nulla era mai lasciato al caso nella scelta di un tipo monetale (sia esso anche il più banale agli occhi dello studioso contemporaneo) da parte di una zecca che per suo tramite intendeva manifestare il sentimento identitario di un’intera comunità agli occhi delle autorità che la governavano. Coniare moneta nella Grecia romana era un’ambizione locale, non un’imposizione dello Stato, e questo aspetto della monetazione nicopolitana, insieme a tutti gli altri finora elencati, dimostra che nella capitale epirota tale sentimento era quanto mai presente.

Le legende monetali della zecca epirota, viceversa, associano indissolubilmente la sacralità della città alla memoria del suo fondatore, ancora nel pieno III sec. d.C.; nella celebrazione dell’identità storica e culturale della comunità, sembra quindi irrinunciabile il riferimento alla fondazione augustea, che lascia supporre l’esistenza di una stretta relazione tra la condizione di privilegio concessa a Nicopolis sin dalla sua nascita e l’esaltazione della personificazione cittadina. Ciò non implica ovviamente che la zecca fosse autorizzata per statuto a coniare emissioni prive del busto dell’imperatore con questa continuità e in quantità maggiori rispetto alle altre, ma consente di ipotizzare che tale libertà rientrasse tra le condizioni di straordinaria autonomia e le agevolazioni di cui il centro epirota aveva sempre goduto. La città beneficiava di una posizione di assoluto privilegio in quanto era l’unica effettiva fondazione augustea in Grecia, l’unica città libera federata (e verosimilmente immune) istituita in età imperiale, oltre che la più autorevole rappresentante dell’intera Lega Anfizionica e la capitale politica della regione.

La componente romana Gli studiosi che hanno analizzato i diversi aspetti della realtà storica nicopolitana, non ultima Oikonomidou, hanno giustamente rimarcato il carattere prettamente greco della comunità epirota e della sua identità culturale; la componente ellenica è di certo prevalente nella genesi della monetazione civica, ma anche la componente romana esercita un’influenza fondamentale sulla sua specifica fisionomia, aggiungendovi un ulteriore apporto di originalità. Questo dato può sembrare apparentemente in antitesi con l’immagine della città finora delineata, quale espressione del più autentico spirito ellenico di fronte (e per certi versi anche in opposizione) al dominio romano, ma in realtà esso è solo l’altra faccia di una stessa medaglia, in cui sono rappresentati in egual misura i due connotati fondamentali della storia e della cultura di Nicopolis. Per quanto greca nel carattere e nell’impronta culturale, la città rimane pur sempre, infatti, una fondazione romana, anzi, come abbiamo ripetuto più volte, la fondazione per eccellenza di Augusto, il fondatore per eccellenza. L’insistenza quasi ossessiva di questo messaggio, afferente a un modello di propaganda di segno squisitamente augusteo, non credo vada interpretata come un’imposizione dell’autorità imperiale ai magistrati cittadini e ai responsabili della zecca, né come una forma di adulazione del potere da parte delle élites filo-augustee che certamente il princeps aveva “insediato” tra i maggiorenti locali, ma piuttosto come l’orgogliosa professione di uno statuto privilegiato, la rivendicazione di un primato su tutte le altre colonie o città greche, che in fondo non erano altro che ri-fondazioni di centri preesistenti. Nell’ottica della rivalità tra le tante città provinciali (soprattutto di area asiatica), che gareggiavano

Se dunque è vero che non esisteva un codice di regolamentazione della produzione “pseudo-autonoma” commisurato al grado di autonomia amministrativa delle comunità, non credo tuttavia che si possa immaginare una realtà cittadina in cui le autorità responsabili delle zecche potessero coniare in totale libertà di scelta senza dover rendere conto della loro attività agli organi di controllo superiori; altrimenti dovremmo aspettarci che la maggior parte delle officine monetali preferisse raffigurare la propria divinità tutelare o la personificazione della città anziché il busto dell’imperatore. Questo doveva valere a maggior ragione per i casi di particolare prestigio, come quello di Atene, per la quale è impensabile che una monetazione consistente in sole emissioni “pseudoautonome” durante tutta l’epoca imperiale non fosse il frutto di una concessione speciale, e verosimilmente anche come quello di Nicopolis. In sintesi, se l’autonomia cittadina non implicava necessariamente che la città coniasse emissioni “pseudo-autonome”, ciò non esclude il contrario, cioè che tali emissioni fossero una forma privilegiata di espressione dell’autonomia cittadina o 25

26 «The “pseudo-autonomous” Greek Imperials are no different from any other Greek Imperials and their types have nothing to do with autonomy. It would be better if they were referred to simply as “coins without imperial heads” until a handy descriptive term is formulated. The ultimate moral of the tale is surely a good for numismatists to keep in mind: there is not necessarily a deep significance lurking behind every coin type»; JOHNSTON 1985b, p. 106.

BURNETT 1993, pp. 146-147.



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tra loro nella conquista del consenso da parte del potere imperiale, questa prerogativa non sminuiva in nessun modo, nella comunità epirota, il senso di appartenenza alla più genuina tradizione della grecità, ma in più le consentiva di fregiarsi di un titolo di prestigio senza eguali (KTISMA SEBASTOU), sistematicamente celebrato nelle legende monetali commemorative.

su tutte quella che riproduce uno scontro tra due navi nella serie speciale della maggiore denominazione di Antonino Pio, che commemorava al tempo stesso la battaglia navale presso Azio e, verosimilmente, le naumachie che a loro volta la facevano rivivere durante i Giochi Aziaci. In alcune emissioni eccezionali (si pensi in particolare ai casi di Nerone, Traiano e Adriano), inoltre, il tipo della galea con legende EPIFANEIA o AUGOUCTOC allude certamente all’imbarcazione imperiale e, più o meno apertamente, alla visita dell’imperatore nella capitale epirota.

In secondo luogo va ricordato che, soprattutto nel quadro di una doppia comunità, una percentuale, pur nettamente minoritaria, di “coloni” romani, sia che fossero veterani di Azio o negotiatores trasferitisi in Grecia per lavoro, doveva esercitare una qualche forma di influenza culturale sulla comunità, che poteva trovare riscontri nella monetazione. Un segno di deliberata adesione alla romanitas da parte delle élites locali, in chiave di “autoromanizzazione”, è stato riconosciuto nella precoce diffusione dell’opus reticulatum nell’edilizia cittadina, soprattutto nel santuario di Michalitsi;27 ma questa scelta, che senz’altro rientrava nel quadro del programma edilizio e architettonico augusteo per le città provinciali di neo-fondazione (o ri-fondazione), comportò l’impiego sul posto di maestranze specializzate di estrazione romano-italica che, eventualmente, avrebbero potuto stabilirsi a Nicopolis e contribuire ad arricchire ulteriormente la componente culturale romana della comunità fondatrice.

La raffigurazione degli edifici architettonici sulla monetazione è probabilmente correlata alla coniazione di emissioni mirate a finanziare la costruzione o la ristrutturazione di un monumento cittadino; è facile ipotizzare che in questi casi il sovvenzionamento dei privati, soprattutto per quanto riguarda i templi e i santuari, giocasse un ruolo primario. Nello specifico caso nicopolitano, però, il ricordo della monumentalizzazione urbana sulle monete sembra rinviare all’intervento diretto dell’autorità imperiale, piuttosto che all’evergetismo privato, limitatamente ai tipi che si concentrano in una fase ben precisa della storia della zecca, il principato di Adriano. L’imperatore soggiornò a più riprese in città e la sua munificenza diede impulso, evidentemente, alla realizzazione dei monumenti. Si tratta del resto di edifici afferenti a tipologie architettoniche tipicamente romane, come la porta urbica e la fontana monumentale sul modello della meta sudans, oppure strettamente collegate al gusto ellenizzante e al vissuto personale di Adriano, come il tempietto a tholos e l’altare-mausoleo monumentale; la loro raffigurazione sulle monete è quindi da considerarsi il dovuto ringraziamento della comunità alla generosità dell’imperatore e, a tutti gli effetti, un chiaro “segno del potere” in città.29

In relazione al repertorio iconografico monetale, come si è anticipato, l’impronta che si potrebbe ascrivere alla componente romana della comunità è di portata limitata. Potremmo circoscriverla a tre categorie di tipi monetali: i tipi navali, i tipi architettonici e i tipi militari. I primi fanno riferimento alla vittoria di Azio e vanno pertanto ascritti alla celebrazione della romanità come segno di conquista, ma anche di pacificazione dei territori sotto l’egida di Roma. In questa categoria si annoverano le prue rostrate (anche nella variante a forma di testa di cinghiale), chiaro riferimento alle spoglie delle navi di Antonio che erano esposte nel santuario della vittoria, e il tridente con il delfino e l’aplustre, associati soprattutto ad Agrippa nelle decorazioni del monumento della vittoria di Ottaviano (tav. 18.I). Del resto non si può non sospettare che proprio lo spazio riservato sulle monete alla celebrazione personale di Agrippa fosse un modo per dare ascolto alle istanze dei veterani di Azio che verosimilmente facevano parte della comunità; l’esempio offerto dai bronzi di Nemausus per Ottaviano e Agrippa, sui quali si scelse di adottare un tipo “anomalo” come il coccodrillo del Nilo incatenato, forse proprio per soddisfare le esigenze dei veterani insediati nella colonia gallica che avevano combattuto ad Alessandria, può offrire un suggestivo confronto di riferimento.28

Nei cosiddetti “tipi militari”, infine, l’influenza dell’ideologia imperiale è quanto mai evidente; attraverso di essi, il potere di Roma fa sentire in maniera tangibile la sua presenza, ritraendo per la prima volta l’imperatore a figura intera sul rovescio delle monete. Il primo caso risale al regno di Traiano, che è ritratto su cavallo a galoppo in associazione alla inedita legenda ARICTOC, l’optimus princeps latino che caratterizza la gran parte della sua titolatura ufficiale (tav. 18.II). Nel filone dei tipi monetali “equestri” si ricorda soprattutto quello in cui il princeps è ritratto a cavallo nella classica posa dell’adventus, l’ingresso trionfale in città, molto diffuso in tutta la produzione provinciale (tav. 18.II). É difficile dire se anche questo soggetto iconografico fosse utilizzato per celebrare le visite imperiali, che erano notoriamente un’occasione di prestigio particolarmente appropriata per la coniazione di moneta. Va detto

A queste categorie di tipi afferiscono anche le varie versioni della galea con armati (in parte espressione della vocazione marittima dell’intera regione, come conferma la diffusione del tipo nelle emissioni di Corcyra); spicca 27 28

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Gli edifici templari riprodotti nelle emissioni successive (tanto il santuario severiano dedicato ad Aktia, che abbiamo già ricordato, quanto quelli legati ai culti di Asclepio e di Eracle, che ricorrono nelle monete di Plautilla, di Gordiano III e di Filippo), possono ugualmente essere stati eretti o ristrutturati grazie alla munificenza imperiale, ma la loro commemorazione nelle monete si inserisce più propriamente all’interno del programma di affermazione dell’identità culturale cittadina.

Cfr. MALACRINO 2007, pp. 371-374, 387. Cfr. GRANT 1946, pp. 70-79, 114-115; RPC I/1, pp. 152-153.



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piuttosto che questo tipo venne introdotto solo in epoca severiana, e rientra quindi nel repertorio ideologico e propagandistico che accompagnò l’affermazione della dinastia nord-africana. Questa fase, e il regno di Caracalla in particolare (durante il quale, non a caso, le raffigurazioni dell’imperatore incombente a cavallo o su quadriga trionfale campeggiano nelle emissioni di taglio maggiore, tav. 18.II), vide il quasi completo abbandono di alcuni temi tradizionalmente legati al patrimonio culturale autoctono, a cominciare da quello dell’esaltazione dei Giochi cittadini, e nello stesso tempo l’introduzione di tipi monetali celebrativi di culti stranieri di origine orientale (Artemide Efesina e Cibele), i primi estranei alla tradizione religiosa locale oltre a quello di Iside, che era stato a sua volta introdotto e impiegato unicamente durante l’età adrianea, di certo per adesione alla moda “egittizzante” lanciata dall’imperatore ispanico. D’altra parte, la scelta di “relegare” il tipo dell’adventus esclusivamente ai rari nominali minori del sistema monetario sotto quasi tutti gli imperatori del III secolo (Settimio Severo, Caracalla, Alessandro, Gordiano, Filippo e Treboniano Gallo), può essere letta come una sorta di affermazione di autonomia della zecca, mirata in un certo senso a sminuire la presenza dell’autorità centrale nella rassegna tipologica (e nella gestione?) della monetazione civica.

una forma di perpetuazione del ricordo del fondatore, la cui figura rappresentava un ideale punto di riferimento per la cittadinanza: dobbiamo supporre che potersi definire cittadini della fondazione augustea più rappresentativa in tutto il mondo greco fosse un sicuro motivo di orgoglio. Si può parlare in questo caso di un vero e proprio culto della personalità sulla monetazione civica, che però, va rimarcato, non raffigurò mai Augusto come divinizzato post mortem, con la corona radiata che ne è il tipico emblema;30 d’altra parte, il princeps non figura quasi mai coronato d’alloro, nemmeno nella monetazione di epoca propriamente augustea, in ciò distinguendosi da tutti gli altri imperatori, ciascuno dei quali, almeno in una versione del busto imperiale, è raffigurato con ghirlanda sulla testa.31 Ciò può significare che Augusto fosse celebrato non tanto come imperatore, quanto come una sorta di eroe fondatore, secondo il retaggio della tradizione greca arcaica piuttosto che sulla scorta dell’iconografia del dinasta ellenistico; in tal senso, l’omaggio tributato ad Augusto sulle monete nicopolitane può essere accostato sul piano ideologico a quello che veniva dedicato ad Alessandro Magno nella monetazione “pseudoautonoma” del Koinon macedone nel III sec. d.C., che lo ricordava come “eroe fondatore” nonché capostipite del regno.32 Questo accostamento tra grandi figure di condottieri del passato, fondatori di città e di imperi, effigiati sul dritto di alcune serie monetali, potrebbe indurre ad annoverare le emissioni commemorative di Augusto nella categoria delle emissioni “pseudoautonome”, come supposto da Johnston.33 Tuttavia, rispetto al condottiero macedone, la figura del princeps, cronologicamente molto più vicina al presente della città, offriva il vantaggio di appartenere allo stesso contesto politico e culturale a cui afferivano queste serie monetali, il contesto romano imperiale; sembra pertanto più corretto considerarle per quello che sono, emissioni postume commemorative, anche alla luce del significato che esse acquisivano nella linea di successone del principato. Del resto, se Alessandro fu il modello dichiarato del giovane Ottaviano nella scelta del nome stesso della fondazione, coniato ad imitazione della Nicopolis di Isso, la figura genuinamente romana a cui egli si ispirava era Romolo, l’augure-fondatore per eccellenza, che probabilmente è all’origine dell’etimologia del nome Augustus.34 In tal modo,

Ancora più episodici e limitati sono, infine, gli echi della politica imperiale nella produzione epirota, che è altrimenti assolutamente pervasa da riferimenti ad “affari” locali. Oltre alle già citate monete di Agrippa, che rimandano indirettamente ad Azio, abbiamo già ricordato l’importanza dei quinari-emidracme di Antonino Pio e Faustina, sia per tutte le ragioni suddette, sia perché riportano l’unica titolatura imperiale ufficiale che sia in grado di fornire una datazione assoluta (141144 d.C.) in tutta la storia della zecca. Forse ancora più eccezionali sono le serie che abbiamo definito “armeniache”, sulla base della lettura estremamente lacunosa delle legende sopravvissute, che di certo necessiteranno di nuovi riscontri futuri per una conferma ulteriore. Se infatti le emissioni in argento possono verosimilmente essere legate comunque a un evento cittadino (i Giochi, cui poteva aver presenziato l’imperatore), i tipi militari adottati in questi piccoli bronzi di scarsissimo pregio (il trofeo militare con prigioniero o incoronato da Nike), sembra che rimandino alle campagne militari in Oriente, con le quali la comunità non doveva avere nulla a che fare, a meno che non vi siano stati speciali arruolamenti tra i cittadini, di cui però non ci è pervenuta alcuna notizia.

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Non si fa menzione della divinizzazione di Augusto nemmeno nella documentazione epigrafica finora rinvenuta a Nicopolis, a differenza, ad esempio, di Adriano e Sabina, che vennero assimilati in vita alle divinità locali, o di Faustina, che nella stessa monetazione civica è divinizzata post mortem. 31 Fanno eccezione solamente i cesari, come Elio Cesare, Lucio Vero o Geta. 32 SNG Evelpidis, nn. 1492-1507; SNG Copenhagen, Macedonia, nn. 1353-1375. Sulla valenza culturale e ideologica di queste emissioni, cfr. da ultima KREMYDI-SICILIANOU 2005, pp. 102-103. 33 JOHNSTON 1985b, p. 94. 34 La parola latina deriva dal verbo augere (“aumentare”, “accrescere”, “magnificare”), da cui scaturisce anche il fondamentale concetto di auctoritas, e assume così il significato di “maestoso”, “venerabile”, ”sublime”. Dalla stessa radice etimologica del verbo e del corrispondente aggettivo sostantivato deriva però anche il termine “augur”, appellativo del sacerdote che traeva gli auspici dall’ornitomanzia in occasioni di particolare rilievo politico e sociale per la comunità, tra le quali l’espletamento dei riti propiziatori

Nel bilancio complessivo del repertorio iconografico della zecca, quindi, la componente romana è nettamente minoritaria rispetto a quella ellenica, mentre la più profonda e originale impronta dell’autorità imperiale è visibile, come si diceva, nella raffigurazione di Augusto al dritto delle emissioni commemorative. La produzione continua di queste serie durante tutto il II sec. d.C. e parte del III rappresenta senz’altro il più peculiare segno di distinzione della monetazione epirota nel panorama romano-provinciale. Essa si spiega in primo luogo come



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complesso edilizio rappresentato dal Memoriale della vittoria di Azio, che incombeva sulla piana di Nicopolis con il suo imponente santuario e con l’iscrizione dedicatoria che ricordava l’impresa del giovane Ottaviano; questo ricordo si manteneva ben vivo nell’immaginario collettivo della posterità, se è vero che il fascino esercitato dalla città della vittoria attirava visitatori illustri come Germanico, ansiosi di conoscere il luogo da cui aveva preso origine l’impero. Era logico, pertanto, che i discendenti di Augusto si impegnassero a ricordarlo anche nella monetazione cittadina.

l’appellativo di sebastos, nato come traduzione in greco del nome del princeps, divenne presto un titolo onorifico, alla stessa stregua dello ktistes presente sulle emissioni commemorative.35 Da questo punto di vista, anche le emissioni “pseudoautonome” possono essere accolte nel novero delle serie commemorative, poiché mantenevano vivo il ricordo non più solo del fondatore, ma soprattutto della sua fondazione, spostando l’accento dalla commemorazione di Augusto a quella della stessa città di Nicopolis.36 In alcuni casi, inoltre, recuperando la tipologia delle prime serie analoghe di epoca augustea, recanti il tipo del tripode, esse fungevano quasi da serie di restituzione della monetazione passata. In sostanza, queste emissioni miravano a ricordare il fondatore della città conservando intatto il forte valore simbolico che egli per primo aveva conferito alla sua fondazione, così come alla monetazione inaugurale della zecca.

In quest’ottica possiamo spingerci fino a ipotizzare anche la presenza di una più sottile ideologia propagandistica, sottesa al disegno di coniazione delle emissioni commemorative. Queste serie venivano emesse e circolavano contemporaneamente a quelle ordinarie, che recavano il busto dell’imperatore reggente. Esse furono inaugurate con Traiano (il primo di una serie di imperatori eletti in base al principio di adozione) e proseguirono ininterrottamente sotto i regni di Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio e Commodo; furono sospese nel III secolo, dopo che i Severi, che, come si è visto, avevano introdotto una politica di generale rottura (o di semplice rinnovamento) rispetto alle tradizioni culturali del passato, e vennero rivitalizzate in extremis durante il regno di Gallieno. Se in ciascuna di queste serie è evidente la volontà di commemorazione del princeps, non sfugge il tentativo di assimilarne il ritratto postumo a quello dell’imperatore in carica al tempo in cui le monete erano emesse. Si assiste così a un’attenta evoluzione della ritrattistica postuma augustea, che si adatta di volta in volta ai tratti più peculiari di ciascuno dei suoi successori, tanto negli augusti, quanto addirittura nei cesari, come nel caso di Marco Aurelio giovane, sulla cui fisionomia è chiaramente modellato il volto di Augusto nelle emissioni che lo commemorano (tav. 18.II). In questo caso il messaggio propagandistico è estremamente chiaro: ricordando il fondatore dell’impero, si inducevano i cittadini ad assimilare (più o meno consapevolmente) la sua immagine a quella dei suoi successori come se fossero suoi eredi diretti, legittimandone la discendenza in virtù della comune appartenenza alla grande famiglia dei Cesari. Questo intento è ravvisabile anche nelle rare emissioni commemorative dell’ultimo imperatore che coniò moneta, Gallieno, il quale ripristinò questa tradizione nel momento di massima crisi politica dell’impero e, di conseguenza, della città, quando cioè il bisogno di auto-legittimazione richiedeva il più alto grado di consenso possibile;38 con lui si chiudeva idealmente la linea di discendenza augustea.

Come appendice alle considerazioni fin qui esposte, si potrebbe provare ad avanzare una proposta interpretativa circa l’origine delle serie commemorative, fondata sull’analisi dei ritrovamenti monetali del sito. Se è corretto spiegare la quasi totale assenza di moneta augustea nel perimetro urbano come la conseguenza di un ritiro del vecchio numerario rimasto a lungo in circolazione, si può ipotizzare che la coniazione di queste emissioni fosse un provvedimento mirato anzitutto a rifornire il mercato di monete che preservassero il ricordo del princeps. Paradossalmente, infatti, pur dentro un contesto di grande esaltazione e devozione al fondatore della città e dell’impero, la decisione di demonetizzare dopo la sua morte le emissioni che lo raffiguravano poteva apparire quasi come una disposizione di damnatio memoriae. Non dimentichiamo, inoltre, che Caligola aveva cercato di obliterare il ricordo della vittoria aziaca e che sotto Nerone la città aveva temporaneamente cambiato nome e la nuova legenda monetale NERWNONIKOPOLIS aveva soppiantato il glorioso appellativo di “fondazione di Augusto”, a favore della celebrazione della “città della vittoria di Nerone”, che doveva apparire assai meno degna di vanto agli occhi dei cittadini, soprattutto dopo la caduta in disgrazia dell’imperatore.37 Più in generale, il legame tra la città e la figura di Augusto era preservato dal monumentale preliminari alla fondazione di una città; pertanto nel titolo di Augustus si riconoscono anche le prerogative dell’augure-fondatore. Cfr. VON GONZENBACH 1968, pp. 89-91; KRAFT 1978, p. 298; ZANKER 1989, pp. 105-106. Su questo tema, in relazione alla monetazione augustea di Nicopolis, si rimanda anche a CALOMINO 2005b. 35 Questo termine (usato in alternativa a o„kist»j) è connotato da una forte valenza sacrale, in quanto abitualmente riferito a dei o a eroi eponimi venerati post mortem. RE, Ktistes, pp. 2084-2087; Lexikon der alten Welt, Ktistes, pp. 1633-1634; Der kleine Pauly, Ktistes, pp. 370-371. 36 Ribalterei in tal senso, quindi, l’interpretazione proposta da Johnston cui alludevo in precedenza, ritenendo più compatibile con il quadro fin qui delineato la presenza di emissioni “pseudo-autonome” con valenza commemorativa, che di serie commemorative riferibili alla categoria delle “pseudo-autonome”. 37 Non è da escludere, in effetti, che l’assenza di testimonianze epigrafiche relative alla rifondazione neroniana (eccetto quelle monetali) sia dovuta anche a una vera e propria damnatio memoriae decretata nei suoi confronti.

In conclusione, la fisionomia dell’identità culturale della città di Nicopolis che emerge dal prospetto della documentazione numismatica, configura un quadro di bilanciamento tra le due istanze che animarono la vita di 38

Lo stesso significato aveva probabilmente per la Lega Macedone ancora l’emissione delle serie “pseudo-autonome” che rivitalizzavano il ricordo di Alessandro Magno, artefice della storica vittoria sull’impero persiano, nel momento in cui era richiesta la massima coesione interna di fronte alla minaccia rappresentata dai Parti, discendenti ideali degli Achemenidi; cfr. KREMYDI-SICILIANOU 2005, pp. 102-103.



VI. CITTÀ, MONETA E IDENTITÀ CIVICA

questo centro dalla sua fondazione fino all’inizio del suo declino: l’immagine di città greca, da sempre fortemente enfatizzata nella storia degli studi39 e, per determinati aspetti, pienamente accettata e riconosciuta in questo lavoro, può risultare riduttiva se disgiunta dalla fondamentale componente di romanità che la pervade. Non si può valutare adeguatamente l’esaltazione dell’identità culturale che traspare dalla monetazione

della zecca se non si evidenzia l’importanza del ruolo politico e ideologico che la città ricopriva sin dal disegno della fondazione augustea; la rivendicazione dell’importanza storica di questa fondazione romana in territorio greco era parte integrante di quella ambizione al prestigio culturale che stimolava le zecche provinciali a contendersene il primato.

Tav. 17.I. I giochi aziaci: A. R/ di Marco Aurelio (TAR20508); B. R/ di Antonino Pio (VAR4179); C. R/ di Settimio Severo (Adk5); D. R/ di Gordiano III (TAR20686). Tav. 17.II. Tipi monetali nelle lucerne di Nicopolis: E. Asclepio: lucerna (PLIAKOU 91)-R/ di Settimio Severo (B, OIKONOMIDOU 16); F. Artemide efesina: lucerna (PLIAKOU 109)-R/ di Giulia Domna (OD69). Tav. 17.III. G. Hestia Boule: R/ di Volusiano (ANM, OIKONOMIDOU 13); personificazione di Nicopolis: H. R/ commemorativa di Antonino Pio (TAR20433); I. R/ di Settimio Severo (TAR20547); J. D/ “pseudo-autonoma” di II sec. d.C.(OD45) 39

Cfr. SARIKAKIS 1970.

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NICOPOLIS D'EPIRO. NUOVI STUDI SULLA ZECCA E SULLA PRODUZIONE MONETALE

Tav. 18.I. Tipi “navali” (ingrandimenti): A. Prua rostrata: rilievo d’altare marmoreo dal monumento di Ottaviano (ZACHOS 2001a)R/ di Traiano (OD222); B. Aplustre: rilievo d’altare marmoreo dal monumento di Ottaviano (ZACHOS 2001a)-R/ di Agrippa (ANMe1); C. Delfino: sima in terracotta dal monumento di Ottaviano (ZACHOS 2001a)-R/ di Agrippa (P, OIKONOMIDOU 1). Tav. 18.II. Tipi “equestri” (ingrandimenti): D. Sesterzio di Traiano - Roma, 103-111 d.C. (cfr. RIC 534; CNG224, lot 530); E. Nicopolis (OD252); F. R/ di Caracalla (TAR20578); G. R/ di Caracalla (VAR4446); ritratti imperiali e commemorativi (ingrandimenti): H. TAR20460/OD386; I. Y1844/VR71797; J. AR4/OD368; K. VR71212/B (OIKONOMIDOU 73); TAR20735/AEv (OIKONOMIDOU 89)

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VII. SUMMARY NICOPOLIS OF EPIRUS. NEW STUDIES ON THE MINT AND THE COIN PRODUCTION Introduction “This is not the place to attempt, even in outline, a historical commentary of the coinage of Nicopolis…”. With these words, C.M. Kraay concluded his review of M. Oikonomidou’s monograph `H Nomismatokop…a tÁj NikopÒlewj in the 1976 Numismatic Chronicle, almost suggesting (and possibly wishing?) that further studies could deepen this topic with a full commentary on the mint history. Taking such suggestion as ideal starting point, the aims of this study are basically two: updating the catalogue with unpublished specimens, mostly from Italian numismatic collections (over 800), and partly from old and new excavations in Epirus and in Greece (almost 500); attempting a still missing historical commentary on the city coinage, based both on the assumption of previous authoritative studies and on new thoughts, that can be now (mostly due to the Roman Provincial Coinage project acquisitions) better contextualized in the global picture of the Greek provinces. The catalogue follows the RPC guidelines; the Oxford (Ashmolean Museum) RPC IV on-line database has been taken as layout-model, associating each issue with the corresponding picture in the same page (chapter III.2); following this scheme, the list of both already published (preceded by bibliographic reference to Oikonomidou or to RPC) and unpublished specimens (addenda) of each issue is given separately at the end of the catalogue (chapter III.3). Among the essential information concerning every issue, the number of known dies (or, at least, of those that can be actually identified) and of basic die-links are reported, but an analytical study of the die sequence cannot be undertaken yet. Indeed, even if the sequence could be reconstructed for some periods of regular minting (such as the Augustan age), a not welldefined part of documentation is still lacking, because an exhaustive study of the whole known material from excavations in Greece has not been permitted yet. Moreover, too many issues are still represented by just a single specimen (often in poor condition) and this prevents from finding every possible die-link and from making the entire mint production dies collection. Apart from this, still much light needs to be shed on some other specific features of the civic coinage, such as the exact attribution and chronology of some controversial issues (for instance some coins of the Antonines and the so-called “pseudo-autonomous” issues) and a more wellgrounded definition of the denomination system. Moreover, Nicopolis is a widespread archaeological site, the majority of which still awaits to be investigated, so that most of the ancient buildings has not been brought to light yet; one can logically expect that a huge amount of

new coins still has to be found by future archaeological researches and that the present study will need to be updated as well. For these reasons, far from aspiring to arise as a definitive study on the coinage of Nicopolis, this monograph aims to propose a likely reconstruction of the mint coin production in close relationship with the economic, political and cultural history of the town and possibly in the wider framework of Epirus and Greece under the Roman Empire. A further purpose of this research could finally be trying to re-evaluate the huge and still almost entirely unknown Italian Collections heritage of Roman Provincial Coins; when available to numismatists all over the world and shared within the international scientific community, this unpublished patrimony will offer a remarkable contribution to the studies on the Ancient world.

The City and the Mint Authoritative studies have demonstrated that most of the Roman provincial mints, especially in the Greek world, frequently issued for celebrative purposes, to honour the city, the gods and institutions, and to commemorate the most important events for the community; in other words, “prestige” was one of the main reason to mint. A large part of the coinage of Nicopolis can surely be considered as a celebrative production as well. The city had many remarkable reasons to emphasize her civic pride: a privileged administrative statute (as civitas libera and much probably foederata, too); a preeminent political role in Pan-Hellenic affairs (boasting the absolute majority of voting members in the Delphic Amphictiony) and in the province (as capital of Epirus, after gaining administrative autonomy from Achaea and Macedonia in the 2nd century AD); a cultural supremacy in Epirus and in western Greece (as “guardian” of Hellenic traditions and ethnic integrity, based on a paradigmatic process of interregional synoecism); an undisputed symbolic role for the Roman policy in Greece (as the only proper Greek foundation of Augustus, born to celebrate his most representative victory at Actium, that ratified the foundation of the Roman Empire). On the other side, it is difficult to determine whether such figure can be realistic or not, since our still largely inadequate knowledge of the community economic and social life possibly returns an altered picture of the actual function of civic coinage; so we can only try to connect coin issues to any known historical event, or rather to special civic and local occasions, but we must logically think that prestige was only one of the reason why the

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mint issued and that coins were basically an essential medium of payment and exchange in everyday life.

compared to the volume of production of other Greek mints (for instance Corinth and Thessalonica), in some periods of minting the Nicopolis’s output scale was so small that one must necessarily assume that coins used to remain in circulation for a long time before being withdrawn, as most of the extremely worn Augustan bronzes attests; this would have not reduced either the moneylenders commission on every transaction or the city’s profit itself.

As far as it is attested by literary and epigraphic sources, one can likely exclude from the civic financial budget two onerous items of fixed charge, namely taxes (since Nicopolis probably profited by immunitas) and army expenditures (because Epirus had become a substantially quiet region after the end of the Civil wars). In fact, the number of known dies attests that mint production scale was hardly ever abundant (no more than one or two dies are known for the great majority of issues) and not always regular. On the other hand, the coin finds picture shows that civic coinage played a predominant role in local circulation, as other currencies used to be changed into Nicopolis bronze coins before entering the city and even the “official” imperial currency did not circulate much within the site. On a total amount of ca. 540 specimens which I have studied (chapter IV.1), the civic issues account for about 74%, whereas Roman imperial coins about 19% (of which 11% are bronzes) and Roman provincial coins of other mints about 4%; if we also consider the hoard evidence, the coins of Nicopolis are over 85% of the total, the Roman imperial specimens are 12% and the other provincial bronzes are just 3%. Then single finds and hoards so far known from Epirus include almost exclusively Nicopolis coins, but these coins can be rarely found outside Epirus (chapter IV.2-3); it follows that civic bronze currency used to be struck for the local and regional economy and not for circulating much beyond these borders.

Another important feature of the Nicopolis coin production is still obscure, due to the lack of epigraphic and archaeological evidence; it is the role of private contributions to the coinage. As many citizens surely sponsored public works, they could have likely borne the cost of minting new issues, too. No evidence of provision of civic coinage as form of epimeleia has been found yet, but many inscriptions mention the names of magistrates who could likely perform such office, like the archon, and the grammateus of Boule. It is also possible that the agonothetes, superintending the sacred games, was involved in the mint activity and in the provision of coinage, as it seems that a very close relationship existed between many Nicopolis issues and the Aktian Games. Moreover, the amphictiones elected to represent the city in the sacred council of Delphi, who were frequently commended on local inscriptions by epithets like philopatris or philokaisar, could likely undertake this office, too. Our knowledge of this issue is still much incomplete, but if the private contribution was an important source of provision of civic coinage, then the difficulty to find rich citizens who were inclined to undertake responsibilities and costs of minting could well be another reason why the coin production was not always regular.

Such data confirm that even an important and long lasting provincial mint could issue modest quantities of coins and, above all, only in bronze, primarily for everyday use in the city and in the local villages and markets; coins were currently struck for attending economic and administrative needs and for carrying out transactions of any kind, as well as for commemorating exceptional happenings, like special celebrations or periodical festivals.

In conclusion, as it has been claimed by the authors of Roman Provincial Coinage, there must not be a dichotomy between the political and the economic role of the civic coinage; prestige and profit were remarkable complementary reasons for minting, even though probably just the most visible for historians and archaeologists.

Due to the strategic position of the city on the Ionian Epirotan coast and the joint activity of its harbours (no fewer than two or three of them are attested, besides the nearby Anactorium), one can logically suppose that the most regular income was provided by the payment of customs duties and rents, and secondly by public services provided to merchants, visitors and pilgrims passing through. In order to attend every kind of expenditure, this people also needed to change Roman denarii or their own bronze provincial coins into the local currency; since the general assumption about roman provincial coinage is that profit coming from the moneylenders activity was another reason for minting (after prestige), this should have counted for Nicopolis as well. It is actually attested that the commission payable on daily exchanges was a source of profit, as the right to practise was regularly leased to moneychangers by the city authorities. But this concept of “profit” is more directly linked to the cut taken from every single transaction than to the minting activity itself, otherwise we should expect the city to strike coins in much larger quantity than what it actually did. If

As far as it concerns prestige and profit as reasons for minting in Nicopolis, one can likely reckon that the most prestigious and profitable circumstance for producing brand new issues could be offered by the greatest events that involved the entire city and many other communities all over the country: the Actian Games. The epigraphic evidence has revealed that people coming from the whole Greek world (and mostly from Asia Minor cities) used to stream to Actia Nicopolis every four years, in order to participate to several typologies of competitions (athletics, chariot races, poetical and musical contests); in addition, many more visitors surely added up just to watch the show or to visit the sanctuaries of the city. It follows that a definitely larger amount of foreign money needed to be changed into the local currency and that the daily services offered to the pilgrims used to remarkably increase. As a consequence, striking coins for every edition of the Games not only could be necessary to provide the



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