Librai editori a Napoli nel XVIII secolo. Michele e Gabriele Stasi e il circolo filangieriano

Table of contents :
Copertina #1,-4,-100Frontespizio
Copyright
Indice
Abbreviazioni
Premessa
Capitolo I – Ascesa e consolidamento di una famiglia di librai
Capitolo II – La ditta Michele Stasi
Capitolo III – Protezioni e profitti
Capitolo IV – Produzione libraria e circolazione delle idee
Capitolo V – Gabriele Stasi
Capitolo VI – La circolazione libraria
Conclusioni
Tavole
Indice dei nomi

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Universita` degli Studi di Napoli «Federico II» Pubblicazioni del Dipartimento di Discipline Storiche 16

Flavia Luise

Librai editori a Napoli nel XVIII secolo Michele e Gabriele Stasi e il circolo filangieriano

Liguori Editore

Questa opera è protetta dalla Legge 22 aprile 1941 n. 633 e successive modificazioni. L’utilizzo del libro elettronico costituisce accettazione dei termini e delle condizioni stabilite nel Contratto di licenza consultabile sul sito dell’Editore all’indirizzo Internet http://www.liguori.it/ebook.asp/areadownload/eBookLicenza. Tutti i diritti, in particolare quelli relativi alla traduzione, alla citazione, alla riproduzione in qualsiasi forma, all’uso delle illustrazioni, delle tabelle e del materiale software a corredo, alla trasmissione radiofonica o televisiva, alla pubblicazione e diffusione attraverso la rete Internet sono riservati. La duplicazione digitale dell’opera, anche se parziale è vietata. Il regolamento per l’uso dei contenuti e dei servizi presenti sul sito della Casa Editrice Liguori è disponibile all’indirizzo Internet http://www.liguori.it/politiche_contatti/default.asp?c=legal Liguori Editore, Via Posillipo 394 - I 80123 Napoli NA http://www.liguori.it/ © 2001 by Liguori Editore, S.r.l. Tutti i diritti sono riservati Prima edizione italiana Dicembre 2001 Luise, Flavia : Librai editori a Napoli nel XVIII secolo/Flavia Luise Dipartimento discipline storiche Napoli : Liguori, 2001 ISBN-13 978 - 88 - 207 - 6097 - 7 1. Storia del libro

2. Editoria

I. Titolo

II. Collana

III. Serie

Aggiornamenti: ————————————————————————————————————————— 13 12 11 10 09 08 07 06 05 04 03 02 01 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

Indice

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Abbreviazioni

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Premessa

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Capitolo primo Ascesa e consolidamento di una famiglia di librai 1. Da Polignano a Napoli: insediamento familiare e formazione professionale 7; 2. La societa` di Gregorio e Michele Stasi e la sua politica editoriale 15; 3. Il patriziato napoletano e gli Stasi 25.

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Capitolo secondo La ditta Michele Stasi 1. Lo scioglimento della societa` e la morte di Gregorio Stasi 35; 2. La nuova linea editoriale 38; 3. Governatore della chiesa di S. Biagio Maggiore 45.

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Capitolo terzo Protezioni e profitti 1. L’avvocato Francesco Santangelo 53; 2. Il canonico Salvatore Ruggiero 62; 3. Gaetano Filangieri 66; 4. Francesco Saverio Salfi 72; 5. Prestiti e affari 75; 6. Vasto e i legami commerciali con l’Abruzzo marittimo 85.

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Indice

Capitolo quarto Produzione libraria e circolazione delle idee 1. Gli inizi 91; 2. Lo spartiacque editoriale degli anni Settanta 96; 3. «L’utile e l’onesto» 100; 4. Le edizioni scientifiche 110; 5. La crisi giansenista dopo il Concilio di Pistoia 119; 6. Gli amici del circolo filangieriano 124; 7. Economia, geografia e storia 132.

137

Capitolo quinto Gabriele Stasi 1. La successione 137; 2. L’impegno politico di Gabriele 143; 3. Nella prima restaurazione: protezioni e investimenti 151; 4. Nel decurionato cittadino (1806-1808) 163; 5. L’eredita` di Gabriele Stasi: libri e debiti 169.

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Capitolo sesto La circolazione libraria 1. Il mercato del libro usato 174; 2. I libri fuori del Regno 191; 3. Lettori e associati 220.

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Conclusioni

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Tavole

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Indice dei nomi

Abbreviazioni Archivio di Stato di Napoli — ASN Archivio Storico del Banco di Napoli — ASBN Archivio comunale di Bassano del Grappa — ACBG Archivio parrocchiale della Chiesa SS. Filippo e Giacomo — APCSSFG Archivio privato d’Avalos — APD Archivio notarile distrettuale di Napoli — ANDN Archivio Storico diocesano di Napoli — ASDN Archivio Storico Gaetano Filangieri — ASGF Archivio della conservatoria del registro di Napoli — ACRN Archivio di Stato di Campobasso — ASC Biblioteca Nazionale di Napoli — BNN Biblioteca della Societa` Nazionale di Storia Patria — BNSPN Biblioteca Universitaria di Napoli — BUN Biblioteca Universitaria di Padova — BUP Biblioteca dell’Archivio di Stato di Napoli — BASN Biblioteca comunale di Siena — BCS

A Fabio e Benedetta per il tempo che non ho dato. Ai miei genitori per tutto quello che mi hanno dato.

Premessa

Nel XVIII secolo, negli angusti spazi delle botteghe librarie, tra i banchi ricolmi di testi a stampa o manoscritti, incisioni e pergamene, tra chincaglieria e oggettistica varia, si muove un eterogeneo universo di lettori. Sono uomini di legge, religiosi, scrittori, professori universitari, soci di illustri accademie, agenti di ricche famiglie feudali e nobili di provincia, che si incontrano, discutono e trasformano occasionali conoscenze in piu` saldi vincoli di amicizia. Questo ceto intellettuale, che percorre comuni itinerari culturali, ansioso di contribuire al «bene pubblico» e alla «felicita` generale», ma soprattutto determinato a sostenere le proprie aspirazioni socio-economiche con l’aiuto di un piu` ampio sapere, che intreccia gli interessi per la politica e le riforme con quelli per la fede e la scienza, non puo` non convergere verso un’identica rete editoriale e privilegiare gli stampatori e i librai impegnati a promuovere dibattiti eruditi. I librai, in particolare quelli che, investendo propri capitali, delineano la moderna figura dell’editore, sono partecipi della straordinaria comunione d’idee, suggeriscono libri, ascoltano opinioni e consigli, cercano protezione per i loro affari, e nello stesso tempo offrono una totale disponibilita` economica con l’apertura di crediti e prestiti e ricevono in cambio notizie utili per l’acquisto di libri rari e di biblioteche in svendita. Nella sociabilita` di questa ´elite colta si riflette anche la realta` quotidiana di uno spazio urbano particolare, qual e` quello di S. Biagio dei Librai, dove gli interessi commerciali dei librai convergono in quelli dei negozianti del vicino borgo degli orefici, si legano a quelli degli uomini di legge, impegnati nelle sedi giudiziarie concentrate intorno alla Vicaria, e con quelli dei docenti dell’Universita` degli Studi, raccolti nel ben noto edificio del Collegio del Salvatore. Tutti, secondo modalita` e tempi di-

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Librai editori a Napoli nel XVIII secolo

versi, ricorrono all’aiuto dei librai, che con pubblici assegni bancari garantiscono anticipatamente le loro spese o il denaro preso a prestito. Tale forma di convivenza sociale, finora poco approfondita, emerge con connotati di particolare rilievo culturale dallo studio di una famiglia, gli Stasi, che nel XVIII secolo investe a Napoli ogni sforzo economico e intellettivo nel settore della stampa. L’«ottimo»1 e «molto onoratissimo»2 Michele, dal quale prendera` poi nome la ditta, e` inizialmente un modesto venditore di libri. Fiducioso nelle nuove dottrine che assimila dai clienti, da` una svolta alla sua vita con un forte impegno morale e intellettuale, con un’esperienza duratura, a volte contrastata, improntata ad ambizione e dedizione. Persuaso che l’individuo possa sciogliere i vincoli delle gerarchie sociali attraverso l’uguaglianza culturale, intesse un dialogo collettivo con i membri della sua «arte», accettando cariche di responsabilita` nelle confraternite laicali, inserite nel quartiere dove lavora e risiede. Michele partecipa direttamente e indirettamente agli eventi che scandiscono la seconda meta` del XVIII secolo, dagli ultimi bagliori di un tardo giansenismo, al tramonto del monopolio intellettuale gesuitico, alla diffusione della massoneria, alla costituzione delle societa` patriottiche. Ad avvenimenti storici di cosı` forte incidenza sono indissolubilmente legati i vantaggi economici e le simpatie politiche che intersecano la sua attivita`. Dal crinale degli anni ’50, quando giovanissimo inizia l’attivita` libraria e editoriale, fino agli ultimi anni del ’700, Michele e` testimone dell’incontro-scontro tra illuminismo e esigenze di riforma religiosa, tra realta` istituzionali e stimoli morali piu` rigorosi, ispirati dalla «regolata devozione» muratoriana e dall’ideale giansenistico di una primitiva comunita` cristiana3. Pervaso da quella «illumi1 G. L. Schmidt, L’editore, in Principj della legislazione Universale. Prima edizione milanese accresciuta di nuove annotazioni, Milano, presso Aniello Nobile libraio-stampatore, 1805-1807, I, p. XXII. 2 L. Giustiniani, Saggio storico-critico sulla tipografia del Regno di Napoli, in Napoli, MDCCXCIII, nella stamperia di Vincenzo Orsini, a spese del libraio Vincenzo Altobelli, p. 212. Michele Stasi e` l’ultimo libraio segnalato dall’autore, che lo definisce «molto onoratissimo negoziante di libri nella piazza napoletana». 3 M. Rosa, Il giansenismo, in Storia dell’Italia religiosa, II, L’eta` moderna, a cura di G. De Rosa e T. Gregory, Bari, Laterza, 1994, pp. 231-269; G. Giarrizzo, Illuminismo e religione. L’Italia religiosa alla fine del Settecento, ivi, pp. 477-521.

Premessa

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nata pieta`»4 che contraddistingue il secolo, il libraio percorre tutta la parabola del cattolicesimo settecentesco, sventolando di volta in volta, attraverso gli scritti da lui pubblicati, la bandiera della critica storicoerudita dei Maurini, quella della polemica antimolinistica, articolata attraverso il linguaggio della dottrina agostiniana e della tradizione patristica, quella dello scientismo newtoniano e della filosofia lockiana, condividendo quella che e` stata definita «una visione della societa` permeata di un cristianesimo evangelico, umanitario e solidaristico»5, che nel suo caso sfocera` in una personale adesione agli ideali della massoneria6. Lo Stasi non trascura il mondo degli affari, fatto di pratiche quotidiane, di rigorosa contabilita`, d’incerti investimenti. Lo assilla il problema della liquidita` monetaria e per fronteggiare la concorrenza in un mercato librario in fase di espansione si inserisce, secondo la logica del profitto, nel circuito del sistema creditizio. In linea con l’economia del tempo, che consentiva ai privati di sostituirsi all’attivita` dei banchi pubblici, efficienti nella capitale ma del tutto inesistenti sulle altre piazze commerciali del Regno, il libraio svolge operazioni di cambio monetario. Sfruttando il divario strutturale fra Napoli e le province, dove si concentrava un’enorme massa di denaro a causa del complesso apparato finanziario, lo Stasi agisce sulle oscillazioni dei tassi d’interesse, che si aggiravano tra il 2 e il 4% rispetto al 5 e l’8% degli altri centri commerciali di Salerno, Foggia, Gallipoli, Taranto, nonche´ dell’Abruzzo. Per quest’attivita` collaterale, che si concretava in riscossioni su quote di arrendamenti, in mutui, in agevolazioni, prestiti, in investimenti di varia natura a tassi maggiorati rispetto alla citta`, lo Stasi penetra, anche attraverso un’abile politica matrimoniale, nella sfera del ceto mercantile abruzzese e pugliese, costituito da banchieri, ecclesiastici d’alto rango, notabili delle amministrazioni pro4

M. Rosa, Il giansenismo, cit., pp. 246-253. Ivi, p. 239. 6 Per una storia della massoneria europea cfr. G. Giarrizzo, Massoneria e Illuminismo nell’Europa del Settecento, Venezia, Marsilio, 1994. Per l’area napoletana cfr. V. Ferrone, I profeti dell’Illuminismo. Le metamorfosi della ragione nel tardo settecento italiano, Roma-Bari, Laterza, 1989; E. Chiosi, Lo spirito del secolo. Politica e religione a Napoli nell’eta` dell’illuminismo, Napoli, Giannini, 1992. Recentemente il tema e` stato dibattuto da A.M. Rao, Comprendere il Settecento: massoneria e illuminismo, in Societa` e Storia», 1996, n. 73, pp. 627-640 e G.M. Cazzaniga, Massoneria e illuminismo, ivi, pp. 641-650. 5

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Librai editori a Napoli nel XVIII secolo

vinciali, ai quali puo` offrire, oltre all’apporto di somme necessarie, aggiornati testi di dottrine economiche. Muore improvvisamente, intorno alla fine del secolo, lasciando il giovane erede Gabriele ad affrontare, quasi da solo, le difficolta` editoriali della ditta. Il sogno massonico di eguaglianza sociale coltivato dal padre si concreta per lui in una totale adesione agli ideali repubblicani, che gli costeranno il carcere nei primi anni della repressione borbonica. Con i suoi meriti risale i gradini professionali, tanto da divenire il maggior fornitore della Reale Biblioteca borbonica. Si risvegliano in lui gli interessi politici nel 1806 quando, con l’arrivo dei francesi, diventa uno dei membri del decurionato cittadino. Scompare anch’egli inaspettatamente, a soli trentasette anni, lasciando un inventario copiosissimo della bottega, composto di libri francesi, inglesi e rarissime cinquecentine. Non e` stato facile ritagliare notizie sulla loro vita privata, sulle affinita` intellettuali e sulle aspirazioni politiche, vissute in una stretta comunione di amici e parenti, scartare e saldare tronconi biografici con stralci della loro politica editoriale e infine riannodarli al loro credo religioso. I ritratti che abbiamo ricostruito, sono quelli di due individui che aderiscono alle esperienze culturali del tempo, mantenendosi sempre fedeli alle proprie idee e convinzioni, fino alle soluzioni estreme, in pieno rispetto dei principi morali del cattolicesimo. La loro ferma condotta concorda con un cristianesimo esigente e le loro attese, in seguito, coincidono negli ideali economici e politici diffusi dall’Illuminismo, di cui elaborano valori e contenuti sulla base di esperienze personali, mediante un serrato confronto con studiosi, colti ecclesiastici e eminenti riformatori. Questa pubblicazione si riannoda a un mio saggio presentato al convegno tenuto a Napoli nel dicembre del 1996, organizzato dall’Istituto Universitario Orientale, dalla Societa` Italiana di Studi sul secolo XVIII e dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici con la collaborazione di eminenti accademici e studiosi, sul tema «Editoria e cultura a Napoli nel XVIII secolo». La ricerca, condotta all’interno del gruppo di studio finanziato dal CNR, e` finalizzata alla conoscenza piu` approfondita della ` un tassello, al circolazione del libro e delle idee nel secolo dei Lumi. E quale si aggiungera` altro materiale documentario con l’elaborazione dei dati, nella prospettiva di nuove indagini relative alle corrispondenze stra-

Premessa

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niere di letterati e bibliofili che animarono il nostro Settecento e alle ricostruzioni di antiche biblioteche per un raffronto sul livello culturale dei possessori, sulle modalita` di fruizione e di accesso ai testi.

Il lavoro ha richiesto anni di ricerche presso l’Archivio Storico del Banco di Napoli, l’Archivio Notarile Distrettuale e l’Archivio di Stato di Napoli. Si `e avvalso della preziosa collaborazione di archivisti e bibliotecari, tra cui Umberto Mendia, Cornelia Del Mercato e Enzo Trombetta, per un’attenta ricostruzione delle vicende che offrirono alla ditta Stasi l’opportunita` di affermarsi prima nell’ambito della stampa e in seguito in quello del ceto culturale dell’epoca. Elvira Chiosi e Maria Consiglia Napoli, nelle difficolta` incontrate nell’acquisizione dei dati, hanno generosamente facilitato il lavoro, condividendo interesse e riflessioni. Un debito di riconoscenza `e per Renato Pasta, che con opportune segnalazioni e consigli mi ha indicato la strada per studiare il commercio librario fuori del regno, incentivando la mia conoscenza su fonti francesi, ginevrine e olandesi. Ringrazio in modo particolare Anna Maria Rao, che ha orientato, suggerito e seguito la stampa di questo volume, secondo un suo progetto che mira alla «conferma dell’importanza della storia dell’editoria come chiave d’accesso alla storia sociale della cultura napoletana nel Settecento».

Capitolo I Ascesa e consolidamento di una famiglia di librai

1. Da Polignano a Napoli: insediamento familiare e formazione professionale La ricostruzione biografica della famiglia Stasi e dei membri dei loro nuclei familiari mettono a nudo, attraverso le vicende personali e le carriere socio-professionali, un universo di letterati e di uomini di cultura che ricorrono nel tempo alle loro esperienze nel settore editoriale, e contribuiscono a studiare la mobilita` sociale delle ´elites urbane e la nascita di nuovi gruppi dirigenti nel loro lungo cammino di formazione e trasformazione verso il XIX secolo1. Il capostipite e` Marco Antonio che, insieme al fratello Giuseppe, da Polignano, in provincia di Bari, nella seconda meta` del XVII secolo si trasferisce nella capitale in cerca di lavoro. Nonostante gli Stasi siano artigiani specializzati nel settore dell’editoria2, lento e difficile e` il loro 1

Cfr. P. Macry, Le ´elites urbane: stratificazione e mobilita` sociale, le forme del potere locale e la cultura dei ceti emergenti, in Il Mezzogiorno preunitario. Economia, societa` e istituzioni, a cura di A. Massafra, Bari, Dedalo, 1988, pp. 813-815. 2 ASDN, Processetti Matrimoniali, a. 1713, n. 267, e a. 1721, n. 1297, in cui i fratelli Giuseppe e Marco Antonio, figli del libraio Gregorio Stasi, dichiarano di essere nativi di Polignano e di risiedere da molti anni nella capitale. A Polignano era attiva una stamperia, come attesta G.M. Galanti, Della descrizione geografica e politica delle Sicilie, a cura di F. Assante e D. Demarco, Napoli, ESI, 1969, II, p. 564-565: «una picciola ed assai meschina stamperia trovasi in Polignano, dove da Trani si mandano ad imprimere gli ordini del Re che si divulgano nella provincia. Il guasto delle parole e` tale che piuttosto si dovrebbe credere di essere fatti nella Lapponia».

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Librai editori a Napoli nel XVIII secolo

processo di integrazione nel mercato librario. Marco Antonio, il maggiore, lavora come stampatore di rame a S. Liguoro3; Giuseppe e` libraio con propria bottega al largo del Castello4. Le nozze testimoniano gli sforzi compiuti da entrambi per migliorare i rapporti sociali e ampliare gli orizzonti del loro spazio urbano. Un’endogamia geografica e professionale li induce a realizzare unioni con consorti originarie del medesimo paese di provenienza, scelte nelle famiglie dei colleghi di lavoro. Cosı` Marco Antonio sposa in seconde nozze la figlia di un lavorante di rame romano, mentre Giuseppe s’inserisce nel nucleo familiare del libraio Giacomo Antonio Troise, anch’egli nativo di Polignano, sposando dapprima la nipote e poi la figlia. Le condizioni economiche sono modeste e disagiato e` il tenore di 5 vita . L’occasione per l’ascesa socio-economica si presenta nella meta` degli anni ’50 del XVIII secolo, quando il figlio di Marco Antonio, Gregorio, approfittando dell’eccezionale sviluppo commerciale del sito di S. Biagio dei Librai e del momento particolarmente favorevole all’editoria6, inaugura una piccola bottega di vendita di libri e di stampe di fronte alla Chiesa di S. Liguoro nella strada di S. Gregorio Armeno. Contribuiscono alla decisione circostanze particolari e personali, quali la nascita della Stamperia reale7, l’accanita concorrenza degli stampatori di nomina regia8, l’accelerato processo di stratificazione professionale, il prestigio 3

ASDN, Processetti Matrimoniali, a. 1727, n. 1297. Ivi, a. 1713, n. 267. 5 ASDN, notaio Carlo Catalano, 1754, Conventio et cessio mobilium pro Agnello Miotti, cc. 93v.-107. Nell’atto si accenna ai beni che Marco Antonio lascio` alla vedova Nicoletta Miotta, sua seconda moglie, in conto della dote. Sono rami di figure, alcuni mobili e pochi vestiti, che dopo la scomparsa di Nicoletta, avvenuta nell’aprile del 1753, sono regalati dagli eredi ad alcuni nipoti, che vivevano in condizioni di totale indigenza. 6 Cfr. M. Risolo, Stampatori e librai della Parrocchia di San Gennaro all’Olmo ai primi del ’700, in Editoria e cultura a Napoli nel XVIII secolo, Atti del Convegno organizzato dall’Istituto Universitario Orientale, dalla Societa` Italiana di Studi sul secolo XVIII e dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli 5-7 dicembre 1996, a cura di A.M. Rao, Napoli, Liguori, 1998, pp. 97-115. 7 Cfr. A. D’Iorio, La Stamperia reale dei Borbone di Napoli: origini e consolidamento, in Editoria e cultura, cit., pp. 353-390. 8 Cfr. R. D’Anto`, I Flauto, una famiglia di stampatori regi del secondo Settecento, in Editoria e cultura, cit., pp. 529-538; M.G. Mansi, La produzione dei Flauto, in Editoria e cultura, cit., pp. 539-566. 4

Ascesa e consolidamento di una famiglia di librai

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della famiglia Remondini particolarmente accresciutosi nel Regno9, ma soprattutto la rassicurante presenza di una base finanziaria. Gregorio, infatti, vedovo di Flavia de Angelis10, sposa, a pochi mesi di distanza dalle morti della moglie e dell’ultimo figlioletto Antonio11, avvenute nel 1749, Anna de Vivo12 che porta in dote oltre 300 ducati in contanti13. Michele e` il primogenito di Gregorio. Trascorre gli anni dell’infanzia insieme con i congiunti nel quartiere dei Vergini, tra i popolosi vicoli dei Cristallini14. Dopo la scomparsa della madre, mentre i fratelli si trasferiscono negli angusti locali a ridosso del complesso monastico di S. Paolo Maggiore15, presi in affitto dal padre per la famiglia accresciuta dalla

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Cfr. L’editoria del ’700 e i Remondini, a cura di M. Infelise e P. Marini, Bassano del Grappa, Ghedina e Tassotti, 1992. 10 ASDN, Processetti Matrimoniali, a. 1736, Inter Gregorium Stasi et Flaviam de Angelis. 11 APCSSFG, Libro X dei battesimi, 1725-1769, f. 112, in cui e` registrata la nascita nel giugno 1749 del piccolo Antonio, figlio di Gregorio e Flavia de Angelis. Nel medesimo volume, precisamente al f. 122, e` riportata la nascita nel novembre 1751 di Antonio Saverio, figlio di Anna de Vivo e Gregorio Stasi. 12 ASDN, Processetti Matrimoniali, a. 1750, Inter Annam de Vivo et Gregorium Stasi. Il primo matrimonio risale al 1736 con Flavia de Angelis. 13 ANDN, notaio Carlo Catalano, 1750, Conventio inter Gregorium Stasi et Geronimam de Leone, cc. 48-51. In data 24 febbraio 1750 dal notaio Giovanni Bottigliero sono registrati i capitoli matrimoniali tra Anna de Vivo e Gregorio, in cui si promettono per le doti della futura sposa, oltre a 96 ducati di beni mobili, 304 ducati in contanti. Nel marzo dello stesso anno si stipula un altro atto, presso lo stesso notaio, tra Geronima de Leone, madre di Anna, e Gregorio, in cui il futuro sposo accetta invece dei contanti una quota di arrendamenti. Ma nel maggio 1750 presso il notaio Carlo Catalano le parti si ripresentano e dichiarano che «avendo maturamente, seriamente, e meglio considerato e riflettuto delle cose contenute, asserite et espresse, e convenute» nei precedenti atti, «per alcuni loro fini non intendono affatto di quello [...] servirsene» e ritornano a ribadire gli accordi del primo contratto. 14 ASN, Processi Antichi, Pandetta Nuovissima, f. 578, fs. 9706. Gregorio, tra il giugno e il luglio del 1760, e` pigionante in una casa con giardino al vico S. Maria dell’Imbrecciata alla Sanita` di proprieta` di Giovan Leonardo Pastena. Si rivolge al regio magistrato Salvatore Caruso affinche´ si elevi un muro con la confinante proprieta` della famiglia Cangiani, «domandando darsi riparo alli sconcerti potevano nascere per causa del casino e gioco di palle che si e` posto nel convicino giardino, da dove si svicola dentro il giardino e casa che dal medesimo si tiene in affitto». 15 I contratti d’affitto stipulati da Gregorio Stasi, pagati tramite polizze bancarie da Michele, impiegato del padre nel ruolo di ragioniere della piccola azienda, segnalano la precarieta` delle residenze e la convenienza di operare sempre nella medesima area ur-

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Librai editori a Napoli nel XVIII secolo

nascita di altri figli di secondo letto, e` avviato giovanissimo, all’eta` di quattordici anni, all’attivita` libraria. Per sei anni svolge l’apprendistato nella bottega di Giuseppe Buono16 e al termine e` subito impiegato nella piccola libreria a gestione familiare. Il giovane ventenne, benche´ non ancora emancipato, si fa carico di tutti i pesi lavorativi e avvia contatti con i librai veneziani dai quali si rifornisce, poiche´ il padre, abile stampatore di figure, si e` dedicato alla professione libraria soltanto da pochi anni. Stringe, infatti, rapporti anche con gli agenti che operano sulle coste adriatiche, e provvede alle operazioni bancarie presso i banchi pubblici della capitale, sviluppando in breve tempo iniziative editoriali. Michele e` rispettoso delle convenzioni commerciali, osservate fin dai rapporti iniziali: corretto nei pagamenti, che versa anticipatamente per non tradire la fiducia dei fornitori, accorto nel costruire una fitta rete di collaboratori, che da Manfredonia o da altri centri marittimi si adoperano per recapitare le balle inviategli dalla Serenissima, fermamente ambizioso di affermarsi sulla piazza di S. Biagio. Per queste qualita` e` apprezzato dal vescovo di S. Agata dei Goti, bana. Dopo aver lasciato il retrobottega del negozio di S. Gregorio Armeno, dal 1759 al 1767 Gregorio e` instancabile nel mutare domicilio e nello scegliere locali nel quartiere dei Vergini o nelle immediate vicinanze, stipulando atti d’affitto della durata di un anno. La famiglia Stasi si sposta via via dalla casa al vico degli Scaroni, a quella del vico della Maresca, vicino la chiesa di S. Maria alla Sanita`, a quella nelle immediate vicinanze della chiesa di S. Maria della Vita, fuori del borgo dei Vergini, ai locali presi in subaffitto al vico dei Maiorani, giungendo a risiedere finalmente negli spazi commerciali dei librai e degli stampatori. Nel 1767 avviene la separazione dei nuclei familiari: Michele sceglie come suo domicilio un appartamento al vico dei Maiorani, Gregorio fissa la sua residenza al vico dell’Acquafresca di S. Paolo Maggiore. Cfr. ASBN, giornale copiapolizze di cassa del Banco del Popolo (d’ora in poi g. c. BP), partita di 11. 3. 6 Ø, del 24 luglio 1759, m. 1534, p. 612; ivi, partita di 11. 3. 6 ducati, del 19 giugno 1761, m. 1592, p. 480; ivi, partita di 200 ducati, del 7 ottobre 1762, m. 1669, p.188; ivi, partita di 20 ducati, del 4 febbraio 1763, m. 1698, p. 288; ivi, partita di 20 ducati, del 14 febbraio 1764, m. 1733, p. 278; ivi, partita di 18. 1. 13 ducati, del 9 maggio 1765, m. 1764, pp. 680-681; ivi, partita di 18. 1. 13 ducati, del 12 ottobre 1765, m. 1781, p. 289; ivi, partita di 6. 1. 5 ducati, del 22 agosto 1766, m. 1789, p. 70; ivi, partita di 25 ducati, del 18 maggio 1767, m. 1835, p. 590. Michele dichiara di essere affittuario della casa al secondo piano del vico dei Maiorani di proprieta` del duca di S. Valentino: cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 13. 1. 13 Ø, del 5 maggio 1766, m. 1804, p. 622. 16 ANDN, notaio Carlo Catalano, 1751, Locatio servitionum pro D. no d. Iosepho Buono, cc.1-3v.

Ascesa e consolidamento di una famiglia di librai

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Alfonso Maria de’ Liguori17. L’eminente religioso, da tempo preoccupato della diffusione della sua dottrina attraverso la stampa, e` dal 1755 in contatto con i Remondini a Venezia18 per pubblicare a loro spese la Teologia Morale19. Desideroso di realizzare il testo nella migliore edizione,

17 Cfr. A. Caprio, Gli editori napoletani di S. Alfonso Maria De Liguori, in Alfonso M. de’ Liguori e la societa` civile del suo tempo. Atti del Convegno Internazionale per il Bicentenario della morte del santo (1787-1987), Napoli S. Agata dei Goti Salerno, Pagani 15-19 maggio 1988, a cura di P. Giannantonio, Firenze, Olschki, 1990, pp. 323-350, in particolare pp. 336 sgg. Notizie biografiche di S. Alfonso sono state curate dai contemporanei e dagli scrittori del suo ordine. Cfr. A. Tannoia, Della Vita ed Istituto del Venerabile Servo di Dio Alfonso M. de’ Liguori, Vescovo di S. Agata de’ Goti e Fondatore della Congregazione de’ Preti Missionari del SS. Redentore, Napoli, 1798-1802, 4 voll.; R. Telleria, S. Alfonso Maria de Ligorio, fundador obipso y doctor, Madrid, 1950-1951, 2 voll.; T. Rey-Mermet, Il santo del secolo dei lumi Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), Roma, Citta` Nuova Editrice, 1983; Studia et subsidis de vita et operibus S. Alfonsi Mariae de’ Liguori (1696-1787), Romae, Collegium S. Alfonsi de Urbe, 1990; G. De Rosa, La figura e l’opera di Sant’Alfonso nell’evoluzione storica, in La recezione del pensiero alfonsiano nelle Chiesa, Atti del congresso in occasione del terzo centenario della nascita di S. Alfonso Maria de’ Liguori, Roma 5-7 marzo 1997, in «Specilegium Historicum» C. SS. R. [«S.H.»], XLV (1997), pp. 210 sgg.; M. Campanelli, L’esperienza episcopale, in La figura di Alfonso de’ Liguori nel Sannio, a cura di A. De Spirito, Milano, Ancora, 1999, pp. 93-128. 18 Cfr. Lettere di S. Alfonso Maria de’ Liguori Fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore Vescovo di S. Agata de’ Goti e Dottore di Santa Chiesa, Roma, Societa` S. Giovanni, Descle´e, Lefebvre e Cia, Editori Pontifici, 1887, III, pp. 19-21. L’epistolario e` strumento utilissimo per approfondire l’universo librario a Napoli nel ’700. Infatti, oltre a raccogliere lettere di devozione spirituale rivolte a religiosi e suggerimenti episcopali, un’ampia sezione del carteggio concerne i rapporti del santo con la famiglia Remondini, sia con Giuseppe sia con Gianbattista, famosi editori veneziani, che dalla seconda meta` fino agli anni ’80 del XVIII secolo curano la stampa delle opere di sant’Alfonso. La lunga corrispondenza tra gli editori e il santo, qui soprattutto in veste di autore, merita un’attenzione particolare: le esperienze di sant’Alfonso con gli stampatori napoletani, le difficolta` incontrate per ottenere l’approvazione dei suoi scritti dalla Camera di S. Chiara, la preoccupazione di sollecitare i librai a reclamizzare i suoi testi presso i lettori, le lusinghe agli editori stranieri di continue richieste da parte del pubblico, le notizie sui prezzi non sono solo la cronaca di esperienze letterarie, ma soprattutto lo specchio di una realta` culturale, che la capitale di un giovane Regno stava vivendo. In questo clima s’inseriscono il contributo e la pratica esperta di Michele, segnalato fin dalla seconda lettera, datata 15 febbraio 1756, in margine di un post scriptum, in cui sant’Alfonso dichiara di voler imitare l’abate Antonini, autore napoletano di un dizionario francese stampato a Venezia da Francesco Pitteri. 19 Alfonso M. de’ Liguori, Theologia Moralis, nunc pluribus partibus aucta a R. P. D. Alphonso de Ligorio accedit Franc. Antonii Zachariae dissertatio de causuisticae theologiae originibus, locis

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suggerisce di imitare l’iniziativa di Francesco Pitteri, che inviava presso alcuni autori napoletani le bozze man mano che erano corrette dai revisori. Raccomanda pertanto Michele, «suo conoscente»20, che puo` agire da destinatario nella capitale. Comincia cosı` un’amicizia ventennale, vissuta con reciproca stima, nonostante le differenti esigenze di riforma religiosa avvertite da Michele e da Alfonso Maria de’ Liguori. Sincera e` la devozione per i padri redentoristi sia da parte del libraio che della famiglia, che regalera` ai religiosi del convento di Nocera di Pagani, per volonta` testamentaria dello Stasi, un consistente patrimonio librario21. Alfonso Maria de’ Liguori, per smaltire le copie ripetutamente richieste per le missioni cittadine e per i corsi di teologia, si affida anche ad un altro giovane libraio, Orazio Aiello, con bottega al seggio di Nido, fornitore anch’egli dei Remondini22. Quando questi muore, nel marzo del 1757, la solidarieta` familiare e professionale, e la logica dei profitti, inducono il ventenne Michele al matrimonio con la giovane vedova Anna Maria Aiello23, figlia di Felice Visconti, agente del libraio veneziano Giovanni Manfre` e di Brigida Troise, nipote dello zio Giuseppe Stasi. La

atque praestantia, Romae, sumptibus Remondianis, 1757. Sulla diffusione degli scritti alfonsiani cfr. M. Campanelli, Agiografia e devozione nell’editoria napoletana del Settecento in Editoria e cultura, cit., pp. 447-475. 20 Cfr. Lettere, cit., III, p. 21. La via commerciale prescelta e` quella di Manfredonia, ove opera un agente ben noto a Michele, Matteo Ermandez. Purtroppo i lunghi ritardi nella consegna preoccupano fortemente il religioso, che finisce col preferire i percorsi alternativi di Roma e di Foggia, (cfr. ivi, pp. 29, 31). Per il recapito di balle, scatole e libri inviati da Venezia a Napoli la fiduciosa incombenza rimane affidata a Michele (cfr. ivi, pp. 48 e 54). 21 ANDN, notaio Pasquale Rinaldi, 1794, cc. 230v.-238. Tra le clausole testamentarie Michele Stasi dispone pro una tantum 100 ducati alla Congregazione di sant’Alfonso de’ Liguori, in Nocera di Pagani, «accio` li padri di detta Congregazione pregano il Signor Iddio per l’anima mia». Le ultime volonta` del libraio furono prontamente rispettate dall’erede, il figlio Gabriele, che, come attesta la dichiarazione del rettore del Collegio di S. Michele della Consolazione del SS. Redentore dopo pochi mesi, nel giugno del 1795, consegna, «per sua devozione ed affetto», la cifra offerta dal padre e vi aggiunge di suo altri 10 ducati. 22 Cfr. Lettere, cit., III, p. 56. 23 ASDN, Processetti Matrimoniali, a. 1751, Inter Horatium d’Ajello et Annam Mariam Visconti.

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decisione di Michele, presa per salvaguardare con le nozze24 l’integrita` della dote della donna, e tutelare l’eredita` dei due orfani, Giovan Battista e Brigida, non si rivelera` vantaggiosa: i beni che la sposa apporta per sostenere gli oneri del matrimonio sono investiti in acquisti librari a Venezia. Le insolvenze del defunto con i Remondini e soprattutto la perdita di un carico a causa di un atto di pirateria nelle acque adriatiche25, avvenuto nell’aprile dello stesso anno, ricadono, quindi, sugli Stasi. Per ricercare nuove entrate, nel 1758 Michele decide di stampare a sue spese, senza l’autorizzazione dell’autore, presso il tipografo Giuseppe Di Domenico, nominato dal tribunale della Vicaria tutore dei due figli di Anna Maria Visconti, l’undicesima edizione delle Visite del SS. Sacramento ed a Maria Santissima per tutti i giorni del mese26, proponendone nel tempo nuove27. Nel 1759, Michele pubblica anche la Pratica28 del santo, anch’essa priva del consenso dell’autore, e come l’opera precedente, la realizza con caratteri sporchi e su carta di poco pregio29. Cosı` gli Stasi risollevano le sorti della libreria con i facili guadagni ottenuti con testi di piccolo formato e a basso costo di tiratura, facilmente smerciabili per l’insistente domanda del mercato da parte dei religiosi, e soprattutto molto redditizi per l’assenza di diritti da pagare alla Camera di S. Chiara. Padre e figlio aggirano ogni contenzioso con i 24

Ivi, a. 1757, Inter Michaelem Stasi et Annam Mariam Visconti. Tra le carte richieste dal parroco e` inclusa la copia del certificato di decesso di Orazio, registrato in data 10 marzo 1757 nel libro dei morti della chiesa parrocchiale di S. Maria della Rotonda. Vi apprendiamo che l’Aiello morı` dopo sei anni di matrimonio, ad appena ventisei anni, e che fu sepolto in S. Maria dell’Ospedaletto. 25 Cfr. F. Luise, Michele Stasi. Un libraio-editore del XVIII secolo, in Editoria e cultura, cit., pp. 602-603n. 26 Circa le edizioni stasiane di quest’opera di sant’Alfonso cfr. M. De Meulemeester, Bibliographie ge´ne´rale des ´ecrivains re´denpto´ristes, Premie`re Partie. Bibliographie de S. Alphonse-M. De Liguori, Louvain, Imprimerie S. Alphonse, 1933, I, p. 56-57. 27 Cfr. A. Caprio, Gli editori di S. Alfonso, cit., p. 338. 28 Per le edizioni stasiane di quest’opera cfr. M. De Meulemeester, Bibliographie ge´ne´rale, cit., I, p. 107. 29 Cfr. Lettere, cit., III, p. 106. Circa il disappunto espresso da sant’Alfonso cfr. ASN, Camera di S. Chiara, Cartone XVII, f. 56, c. 43v, in cui lamenta i torti che subiva da parte dei librai napoletani per le continue ristampe delle sue opere. Questi «giornaliermente me le ristampano di cattivissima stampa e carta e pieni di errori, cosa che gli fa poco onore».

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Remondini30 verso i quali sono ancora debitori per i crediti vantati sull’eredita` del defunto Orazio Aiello, e possono rinsaldare la «primiera» amicizia. Nel 1759, infatti, presenti Giuseppe Di Domenico, tutore degli orfani, e Giovan Francesco Ventiquattro, procuratore scelto dai librai veneziani con atto legale registrato a Bassano, per comporre la controversia, rimasta sospesa a Napoli, Michele ottiene il condono di circa settecento ducati, riconosciutigli quale dote della consorte. Con tale detrazione gli Stasi si impegnano a onorare entro sei anni i rimanenti debiti dell’Aiello, fissati in 650 ducati31. Urge la necessita` di acquisire capitali freschi e gli Stasi decidono di seguire la strada gia` intrapresa con altre edizioni di testi religiosi. Chi scegliere, se non Alfonso Maria de’ Liguori, i cui scritti sono dei veri best sellers per l’epoca? Cosı` nell’ottobre del 1760 Michele stampa anche La vera sposa di Gesu` Cristo32, testo molto richiesto dalle monache, con l’obiettivo di aprirsi un’altra strada presso i religiosi. «La mancanza di denari»33 purtroppo, lo costringe a interrompere, nel gennaio 1761, la pubblicazione del secondo tomo dell’opera, che uscira` dopo quattro mesi. 30 ANDN, notaio Pietro Emilio Marinelli, 1759, cc. 37v-44v. Il debito di Orazio con la ditta Remondini e` di 1.358 ducati, corrispondenti a 11.320 lire veneziane. L’importo, che comprende le spedizioni di libri da Venezia, alla morte di Orazio, entra nell’asse ereditario della vedova e dei suoi figli. Nonostante le giuste proteste dei veneziani, che chiedono di essere saldati, ottiene ragione la forte opposizione di Anna Maria Visconti, che pretende soddisfazione dei suoi diritti dotali. Infatti, consapevole di quanto «avrebbe a soffrire per recupero del credito il suo principale», il procuratore dei Remondini, «avendo anche riguardo delle cautele» degli Stasi, che si offrono quali garanti dei futuri pagamenti, accondiscende a un nuovo accordo. Secondo quanto registrato dal notaio Marinelli, Michele e Gregorio si impegnano a pagare a rate 650 ducati in sei anni, con alcune clausole riguardanti l’ultima rimessa di libri, sfortunatamente depredati da un’incursione di un bastimento corsaro. «Per non essersi solito pagarsi l’assicurazione», il debito ricade interamente sul committente, in questo caso sul piccolo Giovan Battista, erede di Orazio, e su Michele suo patrigno. «Essendoci speranza di recuperare detti ultimi libri rimessi», Michele insiste a dichiarare nell’atto notorio «che in qualsiasi parte si ritrovera` sia sempre salva come roba propria» e a precisare che sara` tenuto alla sola spesa erogata per il recupero. 31 M. Infelise, Gli scambi librari veneto-napoletani. Fonti e tendenze, in Editoria e cultura, cit., pp. 237-250, in particolare p. 247n. 32 Alfonso M. de’ Liguori, La vera sposa di Gesu` Cristo cioe` la Monaca santa per mezzo delle virtu` proprie d’una religiosa, Napoli, nella stamperia di Giuseppe Di Domenico, 1760, 2 voll. 33 Cfr. Lettere, cit., III, p. 122.

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Michele, all’atto della pubblicazione della Pratica, non aveva avuto l’attenzione di darne copia all’autore, ne´ di fargli rivedere il testo, pur essendo privo di qualsiasi privilegio regio. Comportamenti ed eventi aspramente criticati da Alfonso Maria de’ Liguori, che confida ai Remondini: «Questi librai son tutti pezzenti. Si tratta ora che hanno ristampate le opere mie di cartaccia ordinaria e le vendono per niente»34. Nonostante il giudizio sia poco lusinghiero, il vescovo di S. Agata dei Goti, per le forti pressioni ricevute, concede loro di godere in esclusiva la privativa sui suoi scritti. Accondiscende a condizione che i testi stampati non siano esportati fuori del Regno, perche´ potrebbero danneggiare gli interessi dei librai veneziani, con i quali ha concordato la ristampa di altre edizioni35. Purtroppo, ne´ la domanda inviata alla Regia Camera, che la respinge per errata prassi burocratica36, ne´ la richiesta corretta di Michele37 ottengono l’approvazione regia, non essendo gli scritti giudicati di alcun interesse letterario.

2. La societa` di Gregorio e Michele Stasi e la sua politica editoriale Per superare le difficolta` economiche e saldare i debiti con i Remondini, Michele stringe buoni rapporti anche con i Pezzana, altra famiglia di librai veneti, in particolare con il loro agente veneziano a Napoli, Francesco Zane38. Difficile comprendere la natura dei loro rapporti, stabilire se l’amicizia, consolidatasi attraverso vincoli di una parentela spirituale39, 34

Ibidem. Ivi, III, pp. 123-124. 36 ASN, Camera di S. Chiara, Consulte di stato, f. 56, c. 43v. 37 Ivi, f. 58, c. 133v. La motivazione e` che «non merita l’esponente il privilegio di sopra richiesto [...] perche´ li libri dal medesimo descritti [...] non sono di nessuna levatura». 38 M. Infelise, L’Editoria veneziana nel ’700, Milano, F. Angeli, 1989. La prima polizza bancaria, in cui e` testimoniata la relazione tra gli Stasi e lo Zane e il ruolo di quest’ultimo quale agente del libraio Niccolo` Pezzana e` in ASBN, g. c. BP, partita di 170 ducati, del 29 novembre 1758, m. 1507, p. 485. 39 Lo Zane fu scelto da Niccolo` Pezzana come suo vicario nel ruolo di padrino alla cerimonia di battesimo della primogenita di Michele: cfr. ASDN, Processetti Matrimoniali, a. 1779, Inter D. Franciscum Antonium Santangelo et D. Flaviam Stasi. Tra i certificati prodotti vi 35

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fosse improntata a valori di solidarieta` professionale o alla strategia commerciale di quell’epoca, utile ad una piccola impresa libraria, da poco in ` significativo, comunque, che negli esercizio sul mercato napoletano. E anni dell’acceso dibattito anticlericale ed antigesuitico le politiche editoriali dei due librai si orientino verso una medesima direzione, e che, dopo la scomparsa di Zane dalla scena editoriale napoletana, gli Stasi continuino a calcarne le orme, seguendo lo stesso cammino. I lavori intrapresi in comunione d’intenti sia dallo Zane che dagli Stasi — come i documenti notarili e le polizze bancarie consentono di evidenziare — sono le riedizioni di opere seicentesche al centro di profonde discussioni per le loro tematiche gianseniste, e quelle dei testi che, recuperando le fonti originarie della chiesa primitiva, possono confutare, con motivazioni piu` aggiornate, il dibattito sul molinismo. Dal 1759 al 1761 lo Zane e` instancabile sia nel mantenere vivi i rapporti con gli stampatori veneziani, sia nell’acquistare libri editi a Napoli40. La convulsa attivita` gli impedisce di seguire e controllare di persona le condizioni dei volumi comprati e, per questa imprudenza, incorre in uno spiacevole incidente. Finiscono, infatti, in deposito in un luogo inadatto i volumi dell’opera di monsignor Giovanni della Casa acquistati dallo stampatore Stefano de Turris41, che «maltrattati e macchiati» non possono essere messi in commercio. I librai Raffaele Gessari, Domenico Terres, Tommaso Alfano, convocati in qualita` di periti, spiegano davanti ai giudici che il danno era stato provocato «per mala guida di non essersi con e` anche quello di battesimo, che secondo le scritture della chiesa di S. Maria dei Vergini fu celebrato l’8 settembre 1758, quando la primogenita di Michele fu «tenuta al sacro fonte da D. Nicola Pezzana con procura in testa del Sig.r D. Francesco Zane». 40 BNSPN, «Gazzetta di Napoli», n. 23, 5 giugno 1759, ove si segnala per la prima volta la presenza dello Zane a Napoli per la vendita delle opere del P. Luigi Salas della Compagnia di Gesu`. Il Salas, celebre oratore, e` autore di Prediche Quaresimali, Panegirici, Sermoni e soprattutto di una raccolta di Lezioni sulla Spiegazione della Santa Scrittura. A spese dello Zane era gia` stata pubblicata La vita del servo di Dio P. Lodovico Fiorillo dell’Ordine de’ PP. Predicatori, defunto anni addietro nella citta` di Avellino. 41 L’edizione del De Turris ando` presumibilmente perduta. A Napoli l’ultima edizione dell’opera risale alla prima meta` del Settecento. Cfr. G. Della Casa, Opere di Monsignor Giovanni Della Casa Dopo l’edizione di Florenza del MDCCVII e di Venezia del MDCCXXVIII. Molto illustrate e di cose inedite accresciute, in Napoli, con licenza de’ Superiori, e privilegio, 1733, t. 6 in 3 voll.

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cautela conservati in luogo proprio»42. Non potendo saldare il debito, lo Zane e` rinchiuso nelle carceri dei Cordari43. Anche altri creditori incalzano: Giuseppe Raimondi avanza le sue richieste, chiedendo al Supremo Magistrato di Commercio che gli venga riconosciuto il pagamento dei lavori commissionatigli44. Secondo accordi stilati in carcere, in presenza del notaio che li accompagna, gli Stasi riscattano le lettere «esecutoriali» intestate a Francesco Zane e con un giro di polizze gli consegnano la cifra di 250 ducati, corrispondente al valore di altri libri stampati dal Raimondi, e di cui entrano in possesso insieme ai diritti di stampa sulla raccolta delle opere di sant’Agostino, gia` sotto i torchi di Giovan Battista Albrizzi a Venezia45. Dal fallimento economico dello Zane ha inizio l’ascesa editoriale della societa` Gregorio e Michele Stasi che, traendo ispirazione dalla linea editoriale dell’amico veneziano, si alimentano in un primo momento delle opere gia` avviate da lui, specialmente dell’edizione agostiniana curata dall’Albrizzi46. La raccolta degli scritti del vescovo di Ippona era stata pubblicata la prima volta a Parigi tra il 1679 e il 1700, quando, su proposta dell’Arnauld, che reputava imperfetta l’edizione delle opere di sant’Agostino curata dai dottori di Lovanio, i monaci benedettini della Congregazione di S. Mauro avevano affidato il compito a Franc¸ois Delfau. Questi nel 1670 aveva invitato tutte le case dell’ordine a segnalargli i loro manoscritti e a collaborare alla stesura, ma a causa della condanna da lui espressa circa gli abusi dei benefici e delle rendite secolari, la direzione dell’opera fu affidata a Tommaso Blampin, portata a termine, nonostante la vivace polemica ingaggiata dai gesuiti, che lo accusavano di favorire le dottrine di Giansenio. 42

ASN, Processi Antichi, Pandetta Nuovissima, f. 68, fs. 1276. ANDN, notaio Carlo Catalano, 1761, Conventio, cc. 105v-106v. 44 F. Luise, Michele Stasi, cit., p. 608n. 45 BNSPN, «Gazzetta di Napoli», n. 31, 31 luglio 1759. 46 L’edizione dell’Albrizzi da noi segnalata e` la seconda, avendo la prima vista la luce tra il 1729 e il 1735. Cfr. A. Augustinus, Opera; post Lovaniensium Theologorum recensionem castigatus denuo ad manuscriptos codices Gallicanos, Vaticanos, Anglicanos, Belgicos etc., nec non ad editiones antiquiores et castigatiores. Opera et studio monachorum Ordinis Sancti benedicti e Congregatione Sancti Mauri, Venetiis, excudebat Jo. Baptista Albrizzi Hieron. Fil. Venetus typographus, 1756-1767, 12 voll. 43

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Il primo a tentare la ristampa nel Regno era stato il libraio napoletano Giuseppe Ponzelli, che aveva affidato nel 1753 l’incarico allo stampatore Giuseppe Raimondi47. Nonostante i primi volumi fossero realizzati «in ottima carta, e caratteri, in quarto reale, pel solo prezzo agli Associati d’undici carlini napoletani il tomo»48, l’editore era stato costretto a sospendere il lavoro, probabilmente a causa di una vendita «a un prezzo troppo basso»49. Nel 1759 Francesco Zane informa i lettori che condiscendendo alle continue premure fattegli da’ Signori Associati alle Opere di sant’Agostino dell’Edizione Napoletana, anni addietro, intrapresa dal Librajo Signor Giuseppe Ponzelli, col suo manifesto gia` pubblicato si ha assunto l’impegno di proseguir la ristampa delle suddette Opere, incominciandola dal Quinto Tomo in avanti per solo utile e vantaggio di essi Associati, che son stati finora fuor di speranza del di loro proseguimento, e di averne l’opera interamente compiuta»50. Per rendere piu` pregevole il lavoro, lo Zane ricorre ai torchi di Giovan Battista Albrizzi di Venezia, che gia` tra il 1729 e il 1735 aveva realizzato la prima edizione. Nel 1761, al momento dell’arresto dello Zane, la ristampa era giunta al sesto volume e solo grazie alle spese sostenute dagli Stasi finalmente termina nel 176951. 47 BNSPN, «Gazzetta di Napoli», n. 1, 2 gennaio 1753. Cfr. A. Augustini, Operum tomus primus [quartus (pars prima [...] et pars secunda)] post Lavaniensium theologorum recensionem castigatus [...] Opera et studio monachorum ordinis S. Mauri Prima editio neapolitana, Neapoli, expensis Josephi Ponzelli, 1753-1757, 5 voll. 48 Ibidem. 49 Ibidem. 50 BNSPN, «Gazzetta di Napoli», n. 31, 31 luglio 1759. 51 ASBN, g. c. BP, partita di 200 ducati, del 7 ottobre 1762, m. 1669, p. 188, in cui Michele paga l’agente dell’Albrizzi, Giacomo Moschini, «per tanti che il medesimo deve per suo conto rimettere in Venezia a Giovan Battista Albrizzi quondam Girolamo, marchese [sic] di libri, e sono per caparra di un negozio di libri contratto col medesimo Albrizzi quale ce li ave da mandare all’ordine del detto Moschini da Venezia i libri in Napoli e sia esso tenuto di contare il ricevuto per resto della somma che ascendera` la nota». In effetti da Venezia erano state spedite gia` sette balle di libri, contenenti le duecento copie del tomo ottavo degli scritti di S. Agostino. Michele, per il «tresorio di libri contratto a distanza [...] e quali libri esso ha ancora da ricevere», firma anche delle cambiali in piu` riprese che sommano a 560 ducati, la cifra richiesta dall’Albrizzi. Cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 35 ducati, del 14 dicembre 1762, p. 509. Altri pagamenti sono

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Gli Stasi, inoltre, saldando il Raimondi, entrano in possesso anche di cinquecento copie in folio e centocinquanta in ottavo della Theologia moralis52 del gesuita Nicola Mazzotta, stampata dallo stesso tipografo, con approvazione del Cappellano maggiore e della Camera di S. Chiara in data 21 agosto 176053. L’opera e` la riedizione di uno scritto gia` edito nel 1748 dai torchi di Giuseppe Antonio Elia, e pubblicato successivamente a Venezia, Padova e persino a Cracovia, per figurare, infine, nella seconda meta` del secolo, nel catalogo dei Remondini a Bassano con l’aggiunta di un quinto tomo comprensivo d’indice generale e alfabetico curato dal Sassi. La riedizione napoletana del Raimondi, in quattro tomi, con dedica al cardinale Antonio Sersale, riporta la lettera d’invito al lettore scritta personalmente dall’autore. Quando nel 1763 il parlamento di Parigi si esprime contro l’introduzione del Mazzotta54, violento e` il biasimo regio nell’apprendere che era stata concessa licenza di stampa a un’opera di tal genere e ancora piu` palese e` la disapprovazione nei confronti del Raimondi che, incurante delle critiche, ha il coraggio di chiedere il permesso di pubblicare un altro scritto, nella cui prefazione ritorna «a far elogj» delle opere del Mazzotta. Nel timore che si continuino a rendere pubbliche «opinioni sediziose e contrarie alle leggi di Nostro Signore Gesu` Cristo e alla tranquillita` dello Stato», con dispaccio della Segreteria di Stato del marchese Tanucci, il 17 marzo 1764, e` convocato il delegato della regia giurisdizione, il marchese Vargas Macciucca, affinche´ «veda con diligenza, e esamini in tal materia». Fatte le debite indagini, il delegato riferisce di aver intimato allo stampatore e all’autore di sopprimere la discussa prefazione e che per maggiore sicu-

ivi, partita di 80 ducati, del 13 settembre 1766, m. 1821, p. 171; ivi, partita di 60 ducati, del 27 giugno 1767, m. 1838, p. 396. 52 N. Mazzotta, Theologia moralis Editio altera Neapolitana operis postumi in quatuor tomos destributa, in qua accuranda quod ex Epistola ad auctorem patet, illud propositum fuit, ut vivi Auctoris partes explorentur, Neapoli, 1760, excudebat Typographus J. Raimondi, t. I-II. L’opera e` dedicata al cardinale Antonio Sersale, vescovo di Napoli. 53 ASN, Camera di S. Chiara, cartone XVII, Consulte di Stato, f. 58, c. 20 sgg. Era stato proprio Francesco Zane a chiedere e ad ottenere la privativa dell’opera, come anche quella della Theologia del Berti. 54 Cfr. sotto la voce Nicola Mazzotta in Bibliothe`que de la Compagnie de Je´sus par le Pe`res Augustin et Aloys De Backer novelle ´edition, Bruxelles-Paris, 1890, tome V, pp. 851-853.

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rezza aveva sequestrato tutte le copie, circa quattrocentocinquanta, aggiungendo che «cosı` un tal libro non correra` nel pubblico con la disapprovata prefazione dove si davano lodi improprie alla Theologia del Mazzotta»55. Probabilmente s’inizia da questo momento la lunga collaborazione con il Raimondi: la comunione di idee incentiva gli Stasi, che si avviano a pubblicare in proprio, ricorrendo spesso e con fiducia alle prestazioni della stamperia raimondiana. Le loro scelte cadono su testi classici della 55

ASN, Delegazione della Real Giurisdizione, f. 1085, fs. 261, cc. 3 nn.; ivi, Camera di S. Chiara, Consulte di stato, cartone XVII, f. 67, cc. 50v-51v: «In vista della pubblica condanna che i Tribunali di Parigi fecero l’anno scorso della Teologia del P. Mazzotta stampata in Napoli dal Raimondi, si compiacque la M.V. far sentire a questa Real Camera la sua Real disapprovazione in aver la medesima accordata la licenza all’edizion di questo libro: essendosi in seguito alla M. V. denunciato un libro nuovamente pubblicato dalla stamperia stessa del Raimondi col titolo de’ Discorsi Sagri, in onore della Passione del Divin Redentore dell’Arcidiacono Dr. Paolo Sofri, nella lettera che pone in fronte dell’Opera il suddetto stampatore Rajmondi si e` riparato che senza avere il libro nulla che fare colla Teologia del Mazzotta si entra affettatamente a far elogj della medesima, portandosi cosı` anzi in trionfo la prima edizione di quella opera, preferendola come genuino parto dell’Autore alle posteriori edizioni, e dicendosi quella fatta in virtu` di R.le Diploma e Privilegio; quanto quella fu appunto presa in mira nella suddetta condanna di Parigi, e sulla medesima cadde la disapprovazione di V.M., e perche´ si e` riconosciuta accidianza in lasciar correre una tal lettera, la quale potrebbe interpretarsi per una tacita ritrattazione della suddetta disapprovazione in tal occorrenza; percio` si e` degnata V. M. con Sovrano Dispaccio per Segreteria di Stato del Marchese Tanucci del 17 del passato mese di marzo avvertirlo alla Real Camera, affinche´ veda con diligenza esamini e riferisca la provvidenza che convenga darsi, per togliersi qualsiasi inconveniente in tal materia, e non si permetta pubblicarsi opinioni sediziose e contrarie alle leggi del Nostro Signore Gesu` Cristo, ed alla tranquillita` dello Stato. Questa Regia Camera in tal Sovrano comando, avendo partecipato al Delegato della regia Giurisdizione, egli informatosi dell’affare ha rilevato, e riferito in questa regia camera, che sebbene si sia terminata l’edizione di detti discorsi, ne’ quali vi si legge la disapprovata prefazione, pure non se ne sono pubblicate che poche copie: onde incontinente fece ingiungere ordine all’Autore, ed allo stampatore, che il libro non si pubblicasse, se non ve ne sara` tolta e soppressa l’enunciata prefazione, a’ qual effetto se ne ha fatto consegnare tutte le copie in numero di circa 450. E cosı` un tal libro non correra` nel pubblico senza la disapprovata prefazione, dove si davano lodi improprie alla Teologia del Mazzotta. Che e` quanto deve questa R. Camera umiliarsi a V.M. su l’assunto predetto. Da la Real Camera li 10 Aprile 1764. Di V.M. Umilissimi Vassalli Baldassarre Cito Presidente, Fiori, Vargas, Salvatore Spiriti segretario». Non tutte le copie del testo del Mazzotta dovettero essere sequestrate, se nel catalogo di vendita di Michele Stasi del 1782 il testo e` ancora proposto in vendita ai lettori.

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patristica, con l’obiettivo di attingere alle fonti ecclesiastiche per contrastare la tradizione scolastico-aristotelica e acquisire cognizioni soddisfacenti atte a confutare la penetrazione delle teorie deiste. Tra il 1762 e il 1770 curano la Summa Teologica56 di san Tommaso d’Aquino, stampata dal Raimondi e finanziata da un’anziana nobildonna, la contessa Luisa Cagnani, del patriziato aquilano. Sempre nell’ottica di sicuri investimenti e immediati guadagni, Gregorio e Michele Stasi curano l’edizione di un testo di aritmetica di Pietro Di Martino57, un manuale di semplici operazioni di calcolo. Immediato e` il sequestro da parte del regio delegato, il cavaliere Francesco Vargas Macciucca, che in data primo agosto 1763 ordina la consegna delle 700 copie pubblicate, con l’obbligo a Giuseppe Antonio Elia «di tenerle in suo potere conservate, e quelle non barattarle, ne´ consegnarle a persona alcuna ed esibirle ad ogni ordine di esso signor Cavaliere»58. La scelta dell’Elia puo` essere motivata dalla circostanza che Paolo e Nicola de Simone avevano gia` pubblicato nel 1755, a spese di Stefano Elia, lo stesso testo edito nel 1739 da Carlo Felice Mosca. Evidentemente non erano ancora scaduti i termini previsti dal diritto di reimprimatur e gli Stasi, che ne avevano gia` pagato il privilegio, restano danneggiati. Dopo questa esperienza, quando nel 1769 chiedono di ristampare l’opera diplomatica di Jean Mabillon59, godendo della concessione del 56

S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologica S. Thomae Aquinatis Quinti et Angelici Ecclesiae Doctoris Ordinis Praedicatorum Editio recens Partenopeja ceteris cunctis accuratius a mendis expurgata, Appendicibus pro Ecclesia Sancta Dei Venerabilis P. Seraphini Capponi a Porrecta, notis historicis ac dogmaticis P. Joahnnis Nicolaji, Dissertationibus critico-apologeticis P. Bernardi Mariae de Rubeis Eiusdemque Annotationibus variantem alicubi Textus lectionem signantibus, nec non Iudicibus copiosissimis, et appositissimis aucta, ornata, illustrata, Neapoli, MDCCLXII, expensis Gregorii et Michaelis Stasi, typis Iosephi Raymundi, Superiorum facultate, ac privilegio, 15 voll. L’approvazione della Camera di S. Chiara e` in ASN, Camera di S. Chiara, Bozze di Consulta, f. 259, c. 22. 57 P. Di Martino, Nuove istituzioni di Aritmetica pratica, in Napoli, MDCCLV, nella stamperia di Paolo e Nicola de Simone, a spese del libraio Stefano Elia. L’opera e` dedicata alla famiglia Cargnana. 58 ` allegata una ASN, Delegazione della Real Giurisdizione, f. 1080, fs. 1082, c. 1 nn. E breve nota delle spese sostenute, che ci ragguaglia circa i costi di questa infelice edizione. Il danno procurato agli Stasi per il sequestro fu di 59. 15 ducati. 59 Sui progetti presentati da vari editori e sulle fortune di quest’opera cfr. L. De Matteo, L’editoria napoletana tra «arte» e industria, in Editoria e cultura, cit., p. 71.

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reimprimatur sull’esemplare edito a Parigi nel 1709, gli Stasi sono pronti a difendere i loro interessi e, in considerazione dell’alto costo della stampa e dell’uso della carta reale di Pioraco, chiedono la grazia di essere dispensati «per ragioni particolarissime» dall’obbligo di dare gratis «copia alcuna dell’opera suddetta, fuorche´ quella dovuta alla Reale Libreria Palatina»60. Il sovrano acconsente alla richiesta, precisando che resti un caso unico e non diventi una regola fissa. ` un gesto di benevolenza regia oppure il nome degli Stasi e` gia` E noto agli organi preposti al controllo dell’editoria? Nel febbraio del 1765 il cavaliere Vargas Macciucca affida a Michele il compito di farsi consegnare dai librai e dagli stampatori della capitale tutti i testi che erano sotto i torchi. In base ad un decreto emanato dal marchese Salvatore Spiriti, in esecuzione della decisione della Camera di S. Chiara del 6 luglio 1764, che si appellava alla Prammatica del 16 aprile 1753, corre l’obbligo agli stampatori di consegnare gli esemplari de’ libri, che si stampano, o si ristampano a coloro a cui spettano, secondo il solito. [...] Per gli esemplari, i quali debbano darsi a’ SS. Ministri di detta real Camera, ed a altri a chi spettano [corre l’obbligo] di non esporsi alla vendita, se prima i detti stampatori e librari non li portano in potere del regio attuarlo d. Giovan Tommaso Attanasio, affinche´ il medesimo possa distribuirli»61. Successivamente Michele e Gregorio Stasi diventano editori di scrittori antimolinisti, avversi ad un’interpretazione gesuitica sulla predestinazione, e le cui opere confinano e sconfinano nel giansenismo. Da qui la decisione di associarsi ad altri librai per pubblicare il De Theologicis disciplina62 dell’agosti-

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ASN, Delegazione della Real Giurisdizione, f. 1213, fs. 1455, cc. 2 nn. Cfr. M.G. Mansi, La produzione dei Flauto, in Editoria e cultura, cit., p. 540n. 61 ASN, Delegazione della Real Giurisdizione, f. 1100, fs. 56. A c. 2r-v e` allegata la lista dei 44 nomi, che tra librai e stampatori devono consegnare i loro testi a Michele Stasi. 62 G.L. Berti, Opus de theologicis disciplinis, nunc primum septem voluminibus comprehensium, et praeter uberrimum, generalemque rerum indicem ad calcem appositum Nec non apologeticas omnes ejusdem dissertationes complectens. Editio Novissima, Venetiis, ex typographia Raimondiana, 1760, 3 voll.

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niano Giovanlorenzo Berti63, amico di Gaspare Cerati, che gli aveva offerto la cattedra di storia ecclesiastica dell’Universita` di Pisa, difensore del giuspatronato della Repubblica di Lucca contro le pretese di Clemente XIII sulla mensa arcivescovile di quella citta`, e infine teologo imperiale, che partecipo` alla riforma del Tribunale dell’Inquisizione in Toscana64. Il manuale, oggetto di adesioni, ma anche di violenti attacchi, era stato denunciato al Sant’Officio per sospetto giansenismo, ma era stato assolto per la cauta politica di Benedetto XIV, che temeva una frattura irrimediabile all’interno della Chiesa, se fosse stato messo in discussione il sistema teologico agostiniano. Dopo la cacciata dei gesuiti la ditta Stasi esce allo scoperto, decisa a colmare i vuoti lasciati dal precedente sistema educativo. Si assicura, infatti, la privativa di libri scolastici, tra i quali il manuale di fisica del Musschenbroek65, inserito nei programmi del regio collegio ferdinandeo66, testi classici di autori latini, tra cui Orazio67, nonche´ il testo di geografia 63

ASN, Camera di S. Chiara, cartone XVII, Consulte di Stato, f. 76, cc. 101r-v. La privativa e` concessa ai librai Domenico Terres, Andrea Migliaccio e a Michele Stasi, che come confermano le polizze bancarie ne godranno i profitti ciascuno per un terzo. In ASBN, g. c. BP, 24 agosto 1767, m. 1852, p. 54, si fa riferimento all’atto di societa` stipulato dal notaio Filippo d’Errico in data 20 maggio 1767, in cui Michele dichiara di essersi accordato con i due soci di condividere le spese di stampa e i profitti nella misura di un terzo. 64 Per ripercorrere brevemente la polemica giansenista in Italia, inquadrare il ruolo dell’ordine agostiniano, e chiarirne le posizioni teologiche, cfr. la voce Belelli Fulgenzio, curata da M. Rosa, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1965, VII, pp. 624-627, e ivi la voce Gianlorenzo Berti, curata da G. Pignatelli, IX, 1967, pp. 516-521. 65 P. Van Musschenbroek, Elementa phisicae conscripta in usus Academicos a Pietro Van Musschenbroek quibus nunc primum in gratia studuiosae Juventutis accedunt ab alienis manibus ubique auctaria et notae, disputatio Phisico-Historica de rerum corporearum origine, ac demum de rebus Coelestibus Tractatus. Editio tertia Neapolitana, Neapoli, MDCCLXXI, ex typographia Jahannis Francisci Paci expensis Gregorii et Micaeli Stasi Superiorum permissu, ac privilegio praefatio Auctoris, tomus primis-secundus. Sull’opera cfr. V. Ferrone, Scienza natura religione. Mondo newtoniano e cultura italiana nel primo Settecento, Napoli, Jovine, 1982, pp. 609-610. 66 Cfr. A.M. Rao, La stampa francese a Napoli negli anni della rivoluzione, in Me´langes de l’Ecole Franc¸aise de Rome, t. 102, 1990, 2, p. 476n. 67 Quinti Horatii Flacci, Opera interpretatione et notis illustravit Ludovicus Desprez Cardinalitius Sicius ac Rhetor Emeritus, jussu Christianissimi Regis, in usum Serenissimi Delphini ac Serenissimorum principum Burgundiae, Andium, Biturigum, Neapoli, MDCCLXXIV, apud fratres Raymundos impensis Michaelis Stasi, publica auctoritate et privilegio, t. 2. Il testo e` dedicato al marchese Tanucci e reca incise da A. Zaballi le due antiporte: quella a sinistra raffi-

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del Bouffier68 e le opere principali di monsignor de’ Liguori69. Michele, ormai emancipato dal padre e con lui associatosi, puo` manifestare apertamente i suoi interessi filogiansenistici e riproporre scritti di autori che, conciliando l’eloquenza sacra con messaggi di carita`, si presentano come fautori delle riforme religiose e della politica gallicana. I loro nomi sono quelli di Du Pin, L’Aubespine, Thomassin e Bossuet, personalita` complesse, che dominano la scena editoriale italiana ed europea di tutto il Settecento con le loro traduzioni, fornendo materia di dibattito ai giansenisti italiani e a quanti vivono la crisi delle coscienze. In quattordici tomi, dieci del Thomassin70, due del Bossuet71, ed uno ciascuno per L’Aube-

gura in alto il Parnaso con le muse ed in basso la leggenda sorretta da due satiri con la trascrizione del titolo dell’opera; l’altra riporta in forma epigrafica la dedica al Tanucci. La privativa e` in ASN, Camera di S. Chiara, Consulte di Stato, f. 84, cc. 172 r-v. 68 C. Bouffier, Geografia universale esposta in differenti modi che possono abbreviare lo studio e facilitare l’uso di questa scienza, Napoli, 1782, G. Migliaccio. 69 ASN, Regia Camera di Santa Chiara, cartone XVII, c. 172 r-v. Si concede la privativa a Gregorio e Michele Stasi per «la Fisica di Musschenbroek tomi 2 con figure in rame, ligati in pergamena e tasselli a carlini 6 il tomo, Geografia di Bouffer con 19 figure in pergamena e tasselli d’oro, a carlini 3, prezzi assai inferiori a quelli che conviene erogare, le opere principali di mons. De Liguori tomi 2 a grana 15 in pergamena, La monaca santa tomi 2 a grana 30, La gloria di Maria tomi 2 a grana 20, Esercizj a preti tomi 2 a carlini 4, L’apparecchio alla morte a grana 2. Si e` considerato che l’autore di queste opere ha fatto premura al libraio Stasi d’ottenerne il richiesto privilegio, nel qual caso questa R. Camera alla domanda degli autori e` stata solita di non dilegarlo viste e approvate, tanto piu` che si sono offerti di dare ad altrj librarj e stampatori, quante volte lo ricercassero, le suddette opere, rilasciando loro del fissato prezzo il dieci per cento». Poco dopo altre privative consolidano l’editoria stasiana. Sono quelle approvate in data 26 febbraio 1771 per «la Summa Teologica di S. Tommaso, Epistole ed Orazioni di Cicerone, Epistole ed Orazioni di Marco Antonio Mureto, Il Catechismo Romano, I Colloqui di Ludovico Vives, Le Riflessioni sopra la Bibbia, Le vite degli Uomini Illustri di Cornelio Nipote». Cfr. ASN, Camera di S. Chiara, cartone XVII, f. 86, c. 20v: «Le opere sono viste e approvate tanto piu` che si sono offerti di dar ad altri librarj e stampatori, quante volte lo ricercassero, le suddette opere, rilasciando loro del passato prezzo il dieci per cento». 70 L. Thomassin, Vetus et nova Ecclesiae disciplina circa beneficia, et beneficiarios, in tres partes distributa. Variisque Animadversionibus locupletata; auctore, eodemque interprete Ludovico Thomassino Oratorii Gallicani Presbytero; editio omnium novissima et accurate emendata, cui adjectus est Tractatus de beneficiarius Fr. Caesarei Mariae Sguanin pro indemniter salvandis Juribus Sanctae Matris Ecclesiae quoad Beneficia Ecclesiastica, Neapoli, MDCCLXIX expensis Gregorii P. et Michaelis F. Stasi ex Typographia Raymundiana, Publica auctoritate, et privilegio. 71 J.B. Bossuet, Defensio declarationis conventus Cleri Gallicani An. 1682. De Ecclesiastica

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spine72 e il Du Pin73, lo Stasi offre la summa del pensiero dottrinale gallicano, con l’ambizione di contribuire a creare le condizioni per accelerare il processo di separazione da Roma. In questi anni il libraio sviluppa la sua formazione ideologica, assimila la politica anticlericale di questi autori, incanalando gli interessi culturali e gli impegni editoriali in questa direzione. Conseguentemente le sue opere avranno, infatti, il respiro e l’incidenza di un fedele regalista, come dimostra la selezione dei testi segnalati nei tre cataloghi da lui stampati negli anni ’80 e ’90 del XVIII secolo74.

3. Il patriziato napoletano e gli Stasi Altri anelli biografici, che aiutano a ricostruire l’evoluzione della personalita` di Michele Stasi nei primi decenni della sua carriera, sono i contatti con i finanziatori, con l’ambiente sociale ed economico che gravita intorno al settore dell’editoria, soprattutto con i membri del patriziato napoletano, che, sotto lo stimolo di motivazioni diverse, investono capitali in un’impresa giudicata da loro presumibilmente trainante. Il primo finanziatore degli Stasi e` il barone di Casignano, Domenico Potestate Auctore Illustriss. ac reverendiss. D. Jacobo Benigno Bossuet, Episcopo Meldensi, cum nonnullis Notis. Tomus primus-secundus, Neapoli, MDCCLXX expensis Gregorii P. et Michaelis F., ex typographia Josephi de Dominicis. Publica auctoritate, et privilegio. 72 G. Albaspinaei, Opera omnia. I De veteribus Ecclesiae ritibus, Observationum libri II. II Notae in Concilium Eliberitanum, quosdam alios antiquos Canones, et aliquot Tertulliani libros. III L’Ancienne Police de l’Eglise sur l’administration de l’Eucharestie, et sur les circostances de la Messe. Divise´e en deux livres. Notae et observationes in optatum inter optati opus reperuntur. Accedit ejusdem Albaspinaei, auctore Carolo Paulino, Neapoli MDCCLXX, expensis Gregorii P. et Michaeli F. Stasi, ex typographia Josephi de Dominicis publica auctoritate et privilegio. 73 E. Du Pin, De Antiqua Ecclesiae Disciplina Dissertatio Historica, Neapoli, 1769. 74 I cataloghi di Michele Stasi, da noi rinvenuti, sono tre. Il piu` antico e` presso la BUN, Supplemento al Catalogo de’ libri che si ritrovano vendibili nella libreria di Michele Stasi con i loro ristretti prezzi a moneta di Napoli, Napoli per l’anno 1782; ivi, Supplemento al Catalogo de’ libri, Napoli per l’anno 1784, entrambi segnalatimi da Vincenzo Trombetta; l’ultimo presso BUP, Catalogo Generale de’ libri che si ritrovano vendibili nella libreria di Michele Stasi con i loro ristretti prezzi a moneta di Napoli, Napoli, per l’Anno 1794, e 1795, segnalatomi da Anna Scannapieco. Per i cataloghi di Michele Stasi cfr. V. Trombetta, La circolazione dei saperi nella seconda meta` del Settecento, in Editoria e cultura, cit., pp. 805-807.

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Ronchi75, che contribuisce alla stampa delle opere agostiniane pubblicate a Venezia dall’Albrizzi. I pagamenti, infatti, registrati sul giornale copiapolizze del Banco di S. Maria del Popolo, attestano che il libraio «per esimere dalle sue urgenze» l’amico Francesco Zane76, rinchiuso in prigione per debiti, e rilevare i diritti di pubblicazione dei volumi gia` in corso di stampa a Venezia, salda a rate il debito contratto con il nobile creditore. L’aristocratico napoletano, fratello del vescovo di Cosenza, impegnato in importanti cariche amministrative, tra cui quella di governatore di Aversa, e` uomo versato nelle lettere, autore di scritti, come quello riguardante una medaglia del re Ruggiero, inserito nel tomo primo delle Antichita` Italiane del Muratori, edite a Napoli dal Terres77, e di una biografia su Matteo Egizio78. Anche il genero del Ronchi, marito della figlia Francesca, Giovanni Adimari, barone di Bomba79, si distingue nella repubblica delle lettere, per l’impegno con cui cura, ad opera di Vin75

Sul Ronchi cfr. C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel regno di Napoli, Napoli, tip. dell’Aquila, 1844, p. 187. Sulla famiglia Ronchi nel Settecento cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, Napoli, Vincenzo Manfredi, 1797, III, pp. 262-263, ove descrivendo Casignano, un casale di Aversa in Terra di Lavoro, accenna alla morte di Luigi Ronchi, avvenuta nel 1745 e di una clamorosa lite che si trascino` per anni tra gli eredi, non essendo definita la natura feudale di Casignano. 76 ASBN, g. c. BP, partita di 50 ducati, dell’8 novembre 1762, m. 1666, p. 654; ivi, partita di 50 ducati, del 10 gennaio 1764, m. 1731, pp. 93-94; ivi, partita di 20 ducati, del 6 ottobre 1764, m. 1754, p. 206. La cifra che gli Stasi versano e` di 140 ducati in piu` rate, «transatti dalla somma di ducati 215 al detto Barone dovutili da D. Francesco Zane per resto di maggior somma». 77 L. Giustiniani, Saggio storico-critico sulla tipografia, cit., p. 222. Il breve scritto, intitolato [D. Ronchi], Non avendo l’eruditissimo Autore nella Dissertazione XXVII fatta menzione di una medaglia del Re Ruggieri, perche´ forse non era a sua notizia, non rapportandola ne´ il Vergara, che registra le medaglie de’ Re di Napoli, ne´ il Paruta tra quelle della Sicilia; detta medaglia, ritrovandosi in mano del Signor Barone D. Domenico Ronchi, dal medesimo con lettera diretta al M.R.P.D. Giuseppe Pancrazio Teatino `e stata illustrata; quale lettera si `e stimata di qui allogarsi per soddisfazione de’ Leggitori e` in L.A. Muratori, Dissertazioni sopra le Antichita` Italiane, gia` composte e pubblicate in Latino dal preposto Lodovico Antonio Muratori, e da esso poscia compendiate e trasportate nell’Italiana favella, opera postuma data in luce dal preposto Gianfrancesco Soli Muratori suo nipote, in Napoli, MDCCLII, a spese di Domenico Terres, presso Giuseppe Raimondi, I, pp. 488-492. 78 C. Minieri Riccio, Memorie, cit., p. 187. 79 Cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato, cit., II, pp. 309-310, ove l’autore conferma che dopo la morte di Giovanni Adimari il comune, sito in Principato Citra presso Lanciano, fu devoluto alla Regia Corte.

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cenzo Orsini, l’edizione napoletana del De re diplomatica del Mabillon80, un’opera di paleografia, fondamentale in un clima di forte passione antiquaria81. La personalita` del barone finanziatore acquista contorni piu` netti e la natura dei suoi interessi diventa ancora piu` trasparente mediante la lettura del testamento, stilato nel 178682, vent’anni dopo i primi contatti con il libraio. Rispettoso delle norme, che lo obbligano alla tutela del patrimonio familiare, il nobile ripete nei protocolli notarili le formule consuete e trasmette titolo e ricchezze al primogenito Michele, duca di S. Martino. Assegna al secondogenito Luigi un vitalizio di mille ducati annui, piu` un donativo di mille e quattrocento ducati entro tre anni dalla sua scomparsa. Per esternare ulteriormente i propri sentimenti nei suoi confronti, il Ronchi, che era fortemente attratto dagli studi sulle civilta` classiche e dal fascino del collezionismo, gli lascia anche il piccolo museo di monete, raccolte con tanta passione. La partecipazione alla moda antiquaria, diffusa in tutta Europa nel ’700, non aveva rappresentato per il barone di Casignano, membro del-

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J. Mabillon, De re diplomatica libri VI in quibus quidquid ad veterum instrumentorum antiquitatem, materiam, scripturam et stilum, quidquid ad sigilla, monogrammata, subscriptores ac notas chronologicas, quidquid inde ad antiquariam, historicam, forensemque disciplinam pertinet, explicatur. Accedunt Commentarius de antiquis regum Francorum palatiis. Veterum scripturarum varia specimina, tabulis LX comprehensa. Nova ducentorum, et amplius, monumentorum collectio. Opera et studio Domini Johannis Mabillon [...] Tertia atque nova editio dissertationibus variorum locupletata, notisque nunc primum inlustrata a marchione Bembae Johannae Adimari, Neapoli, ex typographia Vincentii Orsini, 1789, 2 voll. 81 Sull’antiquaria e sul collezionismo a Napoli cfr. A.M. Rao, Tra erudizione e scienze: l’antiquaria a Napoli alla fine del Settecento, in L’incidenza dell’antico. Studi in memoria di Ettore Lepore, a cura di C. Montepaone, Napoli, Luciano, 1996, III, pp. 91-135; R. Cioffi, La riscoperta dell’antico e la massoneria del settecento, in Filosofia e storia della cultura. Studi in onore di F. Tessitore, a cura di G. Cacciatore, M. Martirano, E. Massimilla, Napoli Morano, 1997, pp. 305-323. 82 ASN, Processi Antichi, Pandetta corrente, f. 794, in cui sono raccolti il certificato di morte e la copia del testamento. Domenico Ronchi muore il 2 novembre 1786, all’eta` di 86 anni. Per sua volonta` e` sepolto nella cappella di famiglia nella chiesa di S. Domenico Maggiore, insieme alla madre, alla moglie, la baronessa Grazia de Simone, e alla figlia Gaetana. Per il riconoscimento del patrimonio si avvia l’atto di preambolo presso la Gran Corte della Vicaria da parte del procuratore, nominato dall’erede Michele Ronchi, e il 12 novembre si procede all’apertura del testamento.

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l’Accademia di Scienze e Belle Lettere e socio di quella ercolanese83, il semplice passatempo di un cortigiano erudito. L’accorato appello rivolto nei fogli testamentari all’amico marchese Ottavio Avena, fidato esecutore testamentario, rivela tutta l’angoscia che le scoperte archeologiche di Pompei e di Ercolano avevano risvegliato in lui. Nel timore del ripetersi dei tragici eventi, consapevole dell’impotenza umana di fronte alle catastrofi naturali, impone agli eredi clausole ben precise. Concede loro piena liberta` di acquistare annue entrate, censi e stabili per la cifra di quattrocento ducati, ma esclude ogni forma di investimento su case e territori, «quali siano vicino alla montagna del Vesuvio»84, a condizione che «la lontananza sia di miglia dieci dalla sommita` del vulcano, e di miglia cinque da Pozzuoli e suo distretto»85. Consiglia, invece, le colline di Napoli, in particolare quelle di Posillipo, Vomero, Antignano, Camaldoli, Arenella, Orsolone, Santacroce e manifesta una particolare preferenza per quelle di Capodimonte, Miradois, Piscinola, Capodichino, Giugliano. La scelta dell’Avena e` in carattere con l’ambiente culturale frequentato: il marchese nell’ultimo decennio del secolo e` uno dei soci nelle imprese editoriali piu` famose della ditta Stasi, e risulta inserito in una fitta rete di personalita` «affratellate» da simpatie massoniche. Altro sostegno economico perviene da Luisa Cagnani, frequentata dallo Stasi in quegli anni. La nobildonna impegna 200 ducati in contanti, senza interessi, nell’acquisto dei primi cinque tomi dell’opera di sant’Agostino e in seguito investe anche nell’edizione di san Tommaso d’Aquino86. Dopo pochi anni dalla pubblicazione delle opere, scompare l’anziana finanziatrice, molto esigente nella revisione dei conti. I contatti, 83

E. Chiosi, La Reale Accademia Ercolanese. Bernardo Tanucci fra politica e antiquaria, in Bernardo Tanucci letterato giurista, Atti del Convegno Internazionale di studi per il secondo centenario 1783-1983, a cura di Raffaele Ajello e Mario D’Addio, Napoli, Jovene, 1986, II, pp. 493-517; Id., «Humanitates» e scienze. La Reale Accademia napoletana di Ferdinando IV: storia di un progetto, «Studi storici», XXX, 1989, pp. 435-456 e ora Id., Lo spirito del secolo, cit., pp. 107-142. 84 ASN, Processi Antichi, Pandetta corrente, f. 794. 85 Ibidem. 86 ANDN, notaio Benedetto Padovano, 1770, cc. 397v-404. Nell’atto di conventio il notaio riassume la storia della ristampa del testo, «scritto dall’angelico Dottore», e il lungo contenzioso affrontato dalle parti per giungere ad un accordo.

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puramente economici e commerciali, pregiudicati da contenziosi legali, proseguono nella figura del conte Carlo Cagnani, suo fratello. Nel 1762, al momento della ristampa, era sorta una controversia circa la contabilita` degli introiti e delle spese. La famiglia Stasi e la contessa Cagnani avevano convenuto di numerare tutti i volumi e sulla base dei profitti «di eguagliare la rata delle spese tra l’una e l’altra parte»87. Il rendiconto, pero`, non aveva soddisfatto la contessa, che aveva rifiutato il passivo, riportato nel bilancio sotto la voce dei libri dati gratis o dei volumi difettosi e privi di fogli. Morta la sorella, il conte Carlo Cagnani aveva presentato istanza al Sacro Regio Consiglio e chiesto il costo particolareggiato di ciascun tomo e quello generale di tutta la spesa. Per volonta` del regio consigliere Ippolito Porcinari e` convocato, in qualita` di perito, «il negoziante di stampa» Paolo de Simone, «per riconoscere il conto esibito dagli Stasi, farne relazione e numerare nuovamente i corpi dei libri». Agli Stasi, invece, e` imposta la consegna del registro degli associati. Un accordo tra le parti in lite pone fine al contenzioso: persuase che «la causa non porta meno dispendio, che del molto incomodo», viene cancellato l’atto di societa` precedentemente stipulato. Il conte rinuncia ai 200 ducati versati dalla sorella e alla sua quota di guadagni sulle associazioni; la ditta Stasi conserva il privilegio di stampa e il diritto di vendere l’opera, di cui acquista tutte le copie al prezzo di 2.700 ducati, da pagare a rate entro sei anni. Come garanzia il nobile creditore pretende la consegna di tutti i volumi, che restituira` di volta in volta, in ragione del valore del saldo d’ogni rata. Su richiesta di Michele e Gregorio Stasi, che insistono per una localita` asciutta, «accio` non patissero in tenuta», viene scelto il convento di S. Caterina a Formiello88. Nel 1779 la contessa Carolina Ana87

Ibidem. ` allegato un attestato del padre Angiolo Basilio Gonzalez, che dichiara di Ibidem. E aver ricevuto nel suo convento dai signori Stasi 50 balle delle opere di S. Tommaso, e precisamente trenta in quarto e venti balle in dodicesimo. In totale i corpi consegnati sono quattrocento numerati e contati. Eppure il religioso non manca di precisare che «non essendo passato il registro sotto il suo occhio, ed essendo potuto accadere qualche sbaglio di fogli, quinterni, o anche tomi, se in qualche balla si ritrovassero simili mancanze, o per difetto delle tavole, le imballature venissero tarlate, non sia tenuto esso depositario al risarcimento degli intieri corpi, ma solamente restituirli alli predetti signori Stasi cosı` come si ritroveranno». 88

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stasi, figlia del conte Carlo, certifica che Michele Stasi ha saldato il conto e gli sono stati restituiti tutti i libri trattenuti a conferma degli accordi stipulati. Profondamente diversi, invece, i rapporti stabilitisi tra il giovane Stasi e Michele Selvaggi89, fratello di Giulio Lorenzo Selvaggi, socio e finanziatore delle opere di scrittori filogiansenistici pubblicate agli inizi degli anni ’70 del XVIII secolo90: nessuna contesa giudiziaria tra le parti, eppure i costi della stampa non sono indifferenti; nessun mediatore esterno, eppure le opere restano purtroppo invendute; nessuna richiesta di garanzie particolari, anzi regali e cortesie reciproche. La stima di cui gode Michele Selvaggi nel mondo dell’editoria, e la generosita` con cui concede mutui e dilazioni, lo qualificano come il migliore dei finanziatori, comprensivo verso le difficolta` incontrate dai librai, interessato piu` alla diffusione dei testi che ai profitti delle vendite. Concorde il consenso di cui gode nel microcosmo dell’editoria napoletana: amico fidato e valido collaboratore di librai e editori, apprezzato per la sua intelligenza, e` un’autorita` tra gli operatori della fabbrica del libro, che confidano nella sua riconosciuta esperienza e cultura per risolvere ogni genere di problema attinente sia alla sfera privata che pubblica. Esemplare il testamento del libraio Giuseppe Antonio Elia che non solo lo nomina esecutore delle sue ultime disposizioni91, ma ricordando il Selvaggi come suo «caro amico e confi89

Michele Selvaggi, marito di Marianna Angelini, e` figlio di Filippo Selvaggi e Agata Maiello, genitori anche del reverendo Giulio Lorenzo. Altro religioso della famiglia era stato Massimo Selvaggi, fondatore di una cappellania perpetua e gentilizia. Cfr. ANDN, notaio Nicola Domenico Fusco, 19 settembre 1761. 90 ANDN, notaio Tommaso Summonte, 1770, cc. 79v-84v. 91 Ivi, notaio Giuseppe Severino, 1783, Testamento, cc. 143-154v. L’atto, stilato il 15 settembre nella sua bottega al largo di S. Biagio dei Librai, in presenza di alcuni testimoni, tra cui Michele Stasi e Giovan Battista Aiello, non esprime solamente le ultime volonta` del libraio, ma rappresenta l’ultima fase di una lunga divisione patrimoniale iniziata alcune settimane prima. In data 24 agosto dello stesso anno, infatti, Giuseppe Antonio Elia aveva liquidato due dei suoi sette figli, Gabriele e Michele: l’anziano genitore, patriarca di un’estesa famiglia, per la mediazione di comuni amici e per le reiterate preghiere dei figli, aveva acconsentito a concedere il «complimento» delle loro quote patrimoniali, «nonostante non fosse obbligato ad assegnare in vita quanto spetta di loro porzione». «Onde potessero indipendentemente esercitare il negozio di libraio e con questo decentemente sostenere le di loro rispettive famiglie», l’Elia «avendo riguardo del numero de’ figli, e de’ pesi per compiacerli e concorrere sempre piu` con paterno affetto

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dente», lo prega di accettare l’incarico di consulente finanziario delle rendite, che perverranno ai suoi eredi dalla vendita del vocabolario della Crusca92. Michele Selvaggi, uomo di profonda carita` cristiana, provato dal dolore per la malferma salute del figlio Domenico Antonio, debole di mente, incapace di gestire i beni assegnatigli e quindi sottoposti alla tutela della madre e del fratello reverendo Gaspare Maria, crede fortemente, come dimostrano le sue letture rinvenute nell’inventario dei beni post mortem93, che ogni controversia si possa risolvere grazie ad un’intensa spiritualita`. Il suo desiderio di pace e di serena convivenza si riflette al decoroso sostentamento di essi [...] e abilitarli maggiormente al decente sostegno proprio e delle loro mogli», aveva inventariato tutte le mercanzie che possedeva, compresi i testi editi a Venezia e quelli a Napoli, e assegnato a ciascuno 3.113. 30 ducati. Dopo l’estate Giuseppe Antonio porta a termine la spartizione del capitale tra gli altri tre figli, il primogenito Raffaele, nominato erede universale, il reverendo Gaetano, e Cristoforo, vedovo di Maria Antonietta Maresca, cui assegna la sua stamperia, stimata del valore di 2.500 ducati, nella quale erano stati investiti anche i mille ducati portati dalla consorte. Le due figlie, Maria Teresa ed Elisabetta, ricevono 2.500 ducati ciascuna per le loro nozze. Desta meraviglia l’assenza di liquidita`: i crediti che i figli vantano sull’asse ereditario paterno sono fondati sui profitti delle future vendite di alcuni testi, la cui contabilita` e` affidata a Michele Selvaggi, confratello nella Congregazione della Santissima Trinita` dei Pellegrini. 92 ANDN, notaio Giuseppe Severino, 1783, cc. 121-126. 93 Ivi, notaio Filippo Rinaldi, 1785, cc. 102v-103v. Nel testamento il padre mette sotto tutela il figlio diciottenne Domenico Antonio, dichiarando: «con mio dispiacere non l’ho reputato capace di un tal incarico, anzi fino ai 25 anni restera` sotto tutela del fratello e della madre in riguardo della sua debolezza de’ suoi talenti, e poca entita`». Per l’altro figlio, Gaspare Maria, cfr. B. Croce, Don Gaspare Selvaggi, in Scritti di storia letteraria e civile, 38, seconda serie, Bari, Laterza, 1949, pp. 211-223. La fonte notarile ci ragguaglia sui vincoli parentali della famiglia Selvaggi: Gaspare Maria perpetua il nome dall’avo paterno, morto il 3 settembre 1739, che aveva scelto quale erede il figlio Filippo, e concesso alla figlia suor Dorotea, con rinnovati codicilli, di disporre della cifra di 500 ducati. Il 22 dicembre 1785 suor Dorotea, in punto di morte, assegna 300 ducati ai pronipoti e nomina d. Gaspare suo esecutore (cfr. ANDN, notaio Filippo Rinaldi, 1785). A D. Gaspare Maria pervengono anche 32 ducati quale quota del sacro patrimonio, secondo atto notarile del 1776 presso Filippo Rinaldi, nonche´ ducati 40, sempre con atto registrato presso il medesimo Rinaldi, in data 1777, per diritti di iuspatronato sulla cappellania fondata dai nonni. Queste ultime notizie sono copiosamente e puntualmente riferite nel testamento di Michele Selvaggi, che dichiara al notaio anche l’elenco delle proprieta` e gli atti di famiglia, registrati nel tempo presso altri notai. Sul patrimonio sacro assegnato a Gaspare Maria Selvaggi cfr. ASDN, Sacri Patrimoni, 1784, n. 1125.

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anche nello stesso ambiente familiare, dove in occasione della stesura del testamento, dopo aver invocato la benedizione divina, esorta i congiunti a non lasciarsi trascinare dai parenti in inutili contenziosi giudiziari, a vivere in «piena armonia e fraterna corrispondenza», con reciproco amore ed obbedienza. «Facendo cio`, saranno molto agiati e potranno con maggior commodo e decoro mantenersi»94. Anche i rapporti di lavoro, fondati sui valori di onesta` e rispetto, sono conformi alle virtu` e alla fama acquisita. I suoi molti interessi e le precarie condizioni di salute, infatti, lo inducono nel 1780 a concludere i rapporti di affari con Michele Stasi, al quale, in dieci anni, aveva concesso, con tre atti diversi95, ripetuti prestiti e dilazioni. Tra le righe delle stereotipate formule notarili traspare il profondo legame di simpatia e di amicizia che li lega e che e` suggellato da reciproci scambi di regali. In realta` l’impresa editoriale non ha consentito ai soci di rientrare nelle spese, ne´ di accrescerne i profitti96. Dei 3.052 ducati e 52 grana, che e` la cifra totale investita dal Selvaggi nella stampa delle opere, si sono recupe94

ANDN, notaio Filippo Rinaldi, 1785. ANDN, notaio Tommaso Summonte, 1770, cc. 79v-84v; ivi, 1772, cc. 7v-14v; ivi, 1780, cc. 327-334v. I primi due documenti vedono la partecipazione di Gregorio; nell’ultimo e` presente solo Michele, essendo il padre defunto nel 1773. 96 La convenzione tra Michele Selvaggi, Gregorio e Michele e` datata 4 marzo 1770. Secondo gli accordi, registrati in presenza del notaio, si prevedeva che la ripartizione delle spese fosse per i due terzi a carico del Selvaggi, e per un terzo degli Stasi. I profitti, invece, una volta rientrati nella cifra investita, sarebbero stati divisi a meta`: «tal vantaggio sia lor ricompensa dell’incomodo nella stampa e nella vendita, o altro incomodo che possano incorrere». Il guadagno, pero`, si sarebbe calcolato solo al termine delle vendite, quando pareggiate le spese, fatti i conti, visto l’introito e l’esito, «di tutti detti tomi non restera` nessun corpo». Al momento della registrazione dell’atto notarile gli Stasi avevano provveduto a stampare gia` un tomo del Du Pin di 50 fogli ed il primo e secondo del Thomassin, rispettivamente di 51 e 80 fogli. Per le edizioni erano occorse due risme di carta fina da stampa al prezzo di 10 carlini la risma e 5 grana per fogli mancanti e «soverchi», piu` cinque quinterni di carta reale al prezzo di 28 carlini la risma, nonche´ per composizione, tiratura e lucro 5 ducati e 20 grana per ogni foglio, che sono in tutto 941 ducati e 20 grana. Erano intervenute anche altre spese: 18 ducati versati per spedire il privilegio della Regia Camera di S. Chiara, che aveva concesso lo ius prohibendi di non immettersi nel regno tali testi, ne´ che altri potessero stamparli; 15 ducati e 6 grana «per mettere insieme detti tre tomi», «registratura e ballatura alla ragione di grana 4 la risma». Ai costi cosı` aumentati a 974 ducati e 80 grana andavano detratti i 169 ducati e 80 grana delle associazioni e spettavano agli Stasi 268 ducati e 55 grana, mentre a Michele Selvaggi 537 ducati e 10 grana. 95

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rati, tra vendite e associazioni, solo 1.307 ducati; tuttavia Michele, «per fargli cosa grata», accetta «di prendersi i libri come venduti». Gli paga «per il lucro che avrebbe potuto fare dalla vendita», per un «qualche guadagno dal denaro che ha per tanto tempo tenuto impedito nelle opere suddette», oltre alla cifra rimanente delle spese ascendente a 1.745 ducati, anche altri 745 ducati di presunti profitti, per un totale di 2.500 ducati, da suddividersi in rate annue dell’importo di 250 ducati. Il finanziatore, per riconoscenza, consapevole di aver introitato «l’intero prezzo delle opere», e che allo Stasi «sono rimasti molti tomi invenduti e di niun uso, perche´ spari», conscio «del difficile smaltimento» dei testi a causa della spietata concorrenza, «essendosi fatte di tali opere varie altri edizioni», gli condona 25 ducati sull’ultima rata dei pagamenti. Inoltre, «passando tra loro stretta amicizia», «per fare cosa grata e vantaggiosa»97, consegna a Michele dieci corpi dell’opera del fratello Giulio Lorenzo Selvaggi intitolata Antiquitatum Christianarum Institutiones98, composto ciascun corpo di sei tomi sciolti in carta reale in ottavo, al prezzo complessivo di 25 ducati, «nonostante che quelli valessero molto di piu`»99.

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ANDN, notaio Filippo Rinaldi, 1780, cit. G.L. Selvaggi, Antiquitatum Christianarum Instituziones, nova methodo in quattuor libros tributae, ad usum Seminari Neapolitani, Neapoli, 1772-1774, expensis Josephi de Dominicis, t. 6. 99 ANDN, notaio Filippo Rinaldi, 1780, cit. 98

Capitolo II La ditta Michele Stasi

1. Lo scioglimento della societa` e la morte di Gregorio Stasi Nel 1773 Michele si libera di un altro infruttuoso sodalizio: stanco di pagare i debiti del padre, preoccupato dei conti in rosso della ditta, desideroso di recuperare la sua quota patrimoniale, mette fine alla societa`1. Il 4 aprile liquida il fratello Giuseppe, al quale, nel 1762, al momento delle nozze, era stata affidata per logica professionale e per ramificazione familiare un’altra bottega libraria, sempre nell’ottina di S. Gennaro all’Olmo in via S. Biagio dei Librai, di fronte al palazzo del Principe della Riccia. La sua gestione era controllata, amministrata e finanziata dalla Societa` Gregorio e Michele Stasi. Sciolto ormai il sodalizio, «poco o null’altro spetto` ad esso Giuseppe [...] e in tal guisa il tal negozio fu intieramente ceduto a Michele»2.

1 Mancano fonti dirette sulla nascita e sullo scioglimento della societa` editoriale di Gregorio e Michele Stasi, perche´ i protocolli del notaio Carlo Catalano, presso il quale in quegli anni rogarono molti operatori della fabbrica del libro residenti nell’area di S. Biagio dei Librai, presentano ampi vuoti cronologici. Fortunatamente i documenti stilati dall’erede di Michele o da altri membri della famiglia e le polizze bancarie fanno precisi e dettagliati riferimenti agli atti registrati dal Catalano, per noi irreperibili. 2 ANDN, notaio Pasquale Rinaldi, 1795, cc. 75v-81. Come era consuetudine presso il ceto dei librai Giuseppe aveva avuto come dote 600 ducati corrispondenti al valore di testi a stampa e al momento delle nozze con Anna Maria Alfano, figlia del libraio Tommaso, 500 ducati in contanti. Anche la moglie aveva contribuito al sostegno fami-

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Questi, infatti, nell’agosto del 1773 dichiara, alla presenza del notaio Carlo Catalano, che «avendo apparato i conti col detto suo padre, e disciolta la societa` di negozio contratta col medesimo, restarono per suo conto solo tutti li libri che eran in detta societa` come anco tutti i debiti»3. Fin dal giorno dello scioglimento della societa`, Michele si assume le responsabilita` morali e materiali del nucleo familiare del padre, che muore dopo pochi mesi, lasciando un testamento stilato «esclusivamente per suo decoro, e non gia` perche´ avesse avuto maniera alcuna di testare, giacche´ non aveva di che testare»4. Sebbene ricusi il testamento, Michele, per tutelare la sua reputazione sulle piazze librarie, salda gradualmente «colle negoziazioni di librajo» tutti i debiti5. Propenso, infatti, a conservare buoni rapporti commerciali con i librai stranieri paga dapprima i loro agenti, versando l’importo corrispondente alle fedi di credito utilizzate per il cambio bancario, e regola solo in un secondo momento i conti con i creditori napoletani, dai quali aveva avuto forse delle dilazioni piu` lunghe6. Nonostante la ditta sia fortemente gravata da debiti, persino da ingiunzioni legali, Michele, persuaso che il giovane fratello Antonio, nato dal secondo matrimonio di Gregorio con Anna de Vivo, e` incapace di provvedere alla madre ed alla sorella Teresa, e che l’altro fratello Giuseppe, trasferitosi a Castellammare, non puo` averne cura, prende su di se´ l’incarico di «alimentare la vedova e i suoi figli e di dar loro con le sue sostanze una qualche competente sistemazione»7. Lo inducono al geneliare con la sua dote, di cui si era fatto garante Gregorio. Morto l’anziano Stasi, nonostante le difficolta` finanziarie, Michele, per rispettare la volonta` paterna, assegno` a Gabriella e a Pasquale, figli di Giuseppe, 600 ducati ciascuno. 3 La notizia e` costantemente ripetuta nelle polizze bancarie di Michele, anche dopo la scomparsa di Gregorio, e confermata dai fratelli Stasi, Giuseppe ed Antonio. Su quest’ultimo cfr. ANDN, notaio Tommaso Summonte, 1777, cc. 527v-530 e ivi, 1779, cc. 390v-397. 4 Per le dichiarazioni di Antonio cfr. ANDN, notaio T. Summonte, 1777, cit. 5 Ibidem. 6 Nel 1776 e successivamente nel 1778 Aniello e Gregorio Lieto, nonche´ Giuseppe di Mauro ricevono finalmente quanto spetta loro, per la vendita a Gregorio Stasi delle risme di carta da stampa e «per libri tra loro negoziati». 7 ANDN, Notaio Pasquale Rinaldi, 1795, cit.

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roso gesto principi morali, ma soprattutto la preoccupazione di evitare ogni contenzioso con i congiunti circa la titolarita` della libreria. Cosı` «per non vedere Antonio disapplicato e per situarlo nella migliore maniera possibile, nonostante che il medesimo non avea tale obbligo, tanto piu` che in tempo vivea detto quondam D. Gregorio, Antonio consumo` circa ducati cinquecento della casa del detto Gregorio comune Padre in pregiudizio di Michele», lo dota di 300 ducati «in tante mercanzie di libri di prezzi giusti correnti sulla piazza di S. Biase, quali se li negoziera` in Calabria». Di piu`, «a titolo gratuito e di vera affezione», Michele gli compra articoli di biancheria e di prima necessita` del valore di 100 ducati, di cui non pretende alcun rimborso8. Perche´ Antonio rimanga lontano da Napoli e riconosca la legalita` degli atti notarili relativi alla ditta, nel 1779 Michele sovvenziona economicamente il fratello, che apre una bottega a Monteleone e lo aiuta non solo rifornendolo dei volumi necessari, ma concedendogli mutui e dilazioni9. Prima di mandare Antonio in Calabria, Michele colloca la sorella Gaetana nel monastero dei santi Gennaro e Clemente10, cosı` come anni prima aveva dignitosamente sistemato Brigida Aiello, la figlia di primo letto della moglie Anna Maria Visconti11.

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Ivi, notaio T. Summonte, 1777, cit. Ivi, 1779, cit. Per l’attivita` libraria, che svolge a Monteleone, Antonio necessita di continue spedizioni, fatte da Michele a sue spese. Contrae debiti per ottocento ducati, che paga a Michele in quattro rate di duecento ducati annui. 10 Ivi, 1775, cc. 318v-324. Gaetana «si e` risoluta entrare nel monastero per poi nel medesimo monacarsi qual figliuola del luogo». Il fratello si impegna a somministrarle tutto il «bisognevole de’ vitto, vestito ed altro occorrente per il suo proprio mantenimento». Le fissa, inoltre, dieci ducati annui «per la stanza, passeggiatura ed altro ancora le sara` necessario», finche´ non diventera` monaca. Solo allora la cifra aumentera` a 12 ducati annui. Al documento e` allegata la nota degli oggetti e della biancheria, che costituiscono il corredo di Gaetana. 11 ASBN, g. b. BP, partita di 10 ducati, del 5 maggio 1773, m. 2015, p. 366, pagata da Gregorio e Michele Stasi ai governatori del Conservatorio di S. Gennaro a Materedei, come quota di un semestre anticipato, e con decorrenza dal primo aprile 1774, a favore della «figliola orfana» Brigida Aiello, «fintanto che non sara` subentrata nel luogo delle figliole dell’opera». Sempre ivi, partita di 9 ducati, 5 marzo 1776, m. 2112, p. 229, pagata per Brigida, che Michele aveva ricevuto dal Monte della Pieta`, corrispostagli da Giuseppe d’Errico per «la sua spettanza di Natale». 9

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2. La nuova linea editoriale Lo sfavorevole bilancio della libreria, a quel tempo improduttiva, e il quadro finanziario delineatosi non preoccupano Michele che, a trentasei anni, finalmente indipendente, puo` dirigere la ditta secondo le proprie scelte. Pochi anni gli occorrono per risollevarne le sorti e riorganizzare l’attivita` editoriale, approfittando dei grandi mutamenti in corso. Il clima politico e` caratterizzato da eventi particolari e importanti: scompare dalla scena politica la figura di Bernardo Tanucci12, si afferma il partito filoaustriaco, si inaugura la nuova sede universitaria nell’ex collegio gesuitico del Salvatore13 e nasce la regia Accademia di Scienze e Belle Lettere14. Lo Stasi ha, quindi, la possibilita` di inserirsi nel circuito internazionale del commercio librario e recuperare un’attivita` gia` tentata nei primi anni, quella di agente di cambio. Dal 1760 Michele era a contatto con i grandi negozianti di grano e appaltatori di forniture regie, quali Giovanni Lembo, Carmine Ventapane, Francesco Saverio Manes, i fratelli Lignola15, di cui si serviva per pagare i debiti contratti con i librai veneziani. Quando amplia il suo giro d’affari nella meta` degli anni ’70 del XVIII secolo, si affida alle societa` commerciali gestite da appaltatori e imprenditori italiani e stranieri, per saldare, attraverso un lungo giro di lettere di cambio, le spese librarie insolute sulle piazze italiane, francesi e svizzere. I suoi interessi lo portano, anche, verso l’Abruzzo marittimo16, dove nel centro portuale di Manfredonia e nello scalo di Vasto svolge operazioni di cambio monetario con gli espo-

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Cfr. Bernardo Tanucci statista letterato giurista, cit. Cfr. C. Belli, La fondazione del Collegio dei Nobili di Napoli, in Chiesa, assistenza e societa` nel Mezzogiorno moderno, a cura di C. Russo, Galatina, Congedo, 1994 pp. 183-280. 14 E. Chiosi, «Humanitates» e scienze. La Reale Accademia napoletana di Ferdinando IV, cit. 15 P. Macry, Mercato e societa` nel regno di Napoli. Commercio del grano e politica economica del ’700, Napoli, Guida, 1974, pp. 325-367. 16 M.A. Visceglia, Il commercio dei porti pugliesi nel ’700. Ipotesi di ricerca in Economia e classi sociali nella Puglia moderna, a cura di P. Villani, Napoli, Guida, 1974, pp. 187-218; C. Felice, Porti e scafi. Politica ed economia sul litorale abruzzese-molisano (1000-1980), Vasto, Cannarsa, 1983, pp. 57-90; I porti di mare. Il Regno di Napoli, a cura di G. Simoncini, Firenze, Olschki, 1993, 2 voll. 13

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nenti locali dei ceti piu` produttivi, siano essi semplici negozianti, agenti di signorie feudali, nobili o aristocratici in cerca di una perduta identita`. Le consistenti entrate, che gli pervengono da quest’ultima iniziativa, diventano il sostegno economico delle sue imprese editoriali, rinvigorite dalla modernita` del suo pensiero, che conquista il pubblico dei lettori e le simpatie degli altri librai. I pregi attribuitigli dai colleghi di lavoro e le attestazioni di riconoscenza dei parenti, che con espressioni di intenso affetto, nelle aride pagine notarili, confrontano il benessere raggiunto ad opera di Michele con le ristrettezze passate17, testimoniano le sue qualita` intellettuali, la cui etica e` conforme ai principi religiosi del tempo. Dalla diffusione delle nuove idee nascono le simpatie del libraio per le correnti di rinnovamento economico del liberismo manifatturiero e commerciale e le attenzioni per le istituzioni civili, politiche e religiose. La sua spiritualita`, fondata su una sincera adesione a una religione naturale, trova nuovo vigore attraverso la lotta dell’Illuminismo contro la Chiesa cattolica e le sue istituzioni, ormai retaggio del passato, contro l’ateismo e le superstizioni, maturando in lui un felice equilibrio tra natura e progresso, tra scienza e verita` innate. Comprensibile il suo coinvolgimento nel dibattito sullo sviluppo dell’agricoltura e sul valore della ripresa commerciale nel Regno di Napoli. Nel 1774, infatti, il foglio straordinario della «Gazzetta di Napoli» del 21 gennaio segnala la vendita nella libreria Stasi delle Istituzioni delle leggi della Regia Dogana di Foggia di 17

Cfr. ANDN, notaio Filippo Rinaldi, 1783, cc. 19-22. Significative le parole riportate dal figliastro Giovan Battista in presenza della madre e del cognato Francesco Santangelo. Prossimo alle nozze con Colomba Portanova, figlia di un agiato negoziante speziale, rifiuta l’assegnazione della quota dotale promessagli dal patrigno, consistente in 1.400 ducati, corrispondenti al valore di tanti libri «che corrono sulla piazza di S. Biase» e accetta, invece, un vitalizio di dieci ducati al mese, con l’obbligo delle spese di vitto e alloggio a carico del patrigno. Sentimenti di profonda riconoscenza giustificano il gesto. Rimasto, infatti, orfano del padre Orazio Aiello all’eta` di appena due anni e mezzo, «essendosi la madre risposata con Michele, questi ha pensato ad alimentare esso Giovan Battista e la di lui sorella secondo la loro condizione, e loro ha dato la confacente educazione, avendo ben anche pensato alla loro onesta sistemazione. Tant’e` cio` vero che d. Brigida, sorella d’esso Giovan Battista, merce´ l’industria, alimenti e spese del medesimo d. Michele trovasi gia` oblata nel venerabile conservatorio di S. Gennaro a Materdei, come e` vero che li suddetti d. Brigida e d. Giovan Battista non avevano cosa alcuna del quondam loro padre, cosı` riconoscono tutto il di loro essere della bonta` ed affetto del detto d. Michele».

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Salvatore Grana18, opera «utilissima per quelli che sono versati nel Foro e che a`nno interesse in esse Regie Doane»19, testo caposaldo della questione agraria, perche´ offre il primo spunto polemico ai riformatori illuministi negli ultimi decenni del XVIII secolo contro le antiquate istituzioni del Regno20. Spontanea e` anche la partecipazione dello Stasi all’analisi delle istituzioni e allo studio della religione, come possiamo leggere nei periodici editi a Napoli in questo periodo21, che annunciano la vendita nella sua bottega dello Spirito delle Leggi del Montesquieu nella traduzione curata da Ermenegildo Persone`22. In questa fase di crescita ideologica il libraio getta le basi del futuro successo editoriale, concludendo la sua adesione alle nuove idee in maniera creativa e sistematica. Il punto di partenza e` il 1778, quando Michele Stasi decide di stampare le opere di Francesco Redi, uomo di grande cultura, accademico della Crusca, la cui preparazione intellettuale e scientifica, come stimava Luca Magnanima, non era certamente inferiore a quella dei piu` famosi filosofi francesi23. Per la stampa di quest’autore, pero`, entra in conflitto 18

S. Grana, Istituzioni delle leggi della Regia Dogana di Foggia, Napoli, stamperia Raimondiana, 1770. 19 BASN, «Gazzetta di Napoli», n. 3, 21 Gennaio 1774. Foglio Straordinario. 20 Cfr. Il Tavoliere di Puglia banco di prova dei rifornimenti e degli scrittori economici del secondo Settecento in Illuminismo meridionale e comunita` locali, a cura di E. Narciso, Napoli, Guida, 1988, pp. 149-186; J. Marino, L’economia pastorale nel Regno di Napoli, Napoli, Guida, 1992, pp. 421-447. In particolare ivi, pp. 491-492, sono elencati in appendice gli scritti dei riformatori che affrontarono il tema della dogana di Foggia dalla carestia del 1764 all’abolizione della stessa dogana nel 1806. 21 BASN, «Gazzetta di Napoli», n. 34, 19 agosto 1777. 22 C.L. de Montesquieu de Secondat, Lo spirito delle leggi, Napoli, Terres, 1777, 4 voll. Cfr. P. Berselli Ambri, L’opera di Montesquieu nel Settecento Italiano, Firenze, Olschki, 1960, in particolare pp. 145-169 sulla diffusione delle opere di Montesquieu nel Regno di Napoli e p. 153 sgg. sul Persone`. Ancora nel 1777 vede la luce a Napoli «un libricino in ottavo», di cui e` autore il Persone`, sulla Diceosina dell’Abate Genovesi diviso in tre lettere, come si legge in BASN, «Gazzetta di Napoli», n. 35, 26 agosto 1777. 23 F. Venturi, Nota introduttiva a Luca Magnamina, in Illuministi italiani, tomo VII, Riformatori delle antiche repubbliche, dei ducati, dello Stato Pontificio e delle isole, Milano-Napoli, Ricciardi, 1965, p. 788. Nel 1765 il Magnanima, pubblicando Il saggio sopra la questione se la nostra lingua sia suscettibile o no di stile filosofico, a spese di Antonio Santini, si interrogava sul perche´ gli italiani non avrebbero potuto per lingua e per tradizioni essere alla pari di tanti valenti uomini, come ad esempio Voltaire. Nella cultura italiana erano presenti personaggi che meritavano altrettanta stima e apprezzamento, come Galileo e Redi. Giudizi positivi sul Redi sono espressi anche da un personaggio emblematico e complesso,

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con Giuseppe Onorato Berte e la Societa` Letteraria e Tipografica dell’avvocato Giuseppe Maria Galanti24, che al pari dello Stasi ne chiedono la privativa25. Da maggio a settembre, entrambi si appellano alla Camera di S. Chiara, rivendicando la priorita` della domanda di imprimatur26 e della diffusione del manifesto di avviso ai lettori27, insistendo sulla pessima qualita` della carta, dei caratteri, delle incisioni della rispettiva controparte e ciascuno accusando l’altro di agire «per fare dispetto» o spinto «da livore»28. La Camera di S. Chiara si esprime a favore di Michele Stasi. In realta`, approfondendo la lettura delle carte raccolte nelle bozze di consulta della Camera di S. Chiara, si rileva che la lite era il risultato di uno scontro complesso e articolato di due mondi distinti, quello del diritto e della giurisprudenza contro l’universo non corporativo, ma solidale, dell’arte della stampa, tra la cavillosita` delle leggi e le esperienze quotidiane dei lavoratori della fabbrica del libro. La sicurezza, infatti, quale fu Giuseppe Gorani. Il Gorani scrive un elogio del Redi, in cui, senza abbandonare «le sue idee fisiocratiche, ne´ l’entusiasmo per la mentalita` scientifica e enciclopedica dei filosofi francesi», lo celebra come «l’uomo raro che tolse l’innumerevole e vilipeso popolo degli insetti dall’oscurita`, che con molteplici esperienze ne dichiaro` la nobile origine e la storia piena di dettagli ingegnosissimi e veri». Su Giuseppe Gorani cfr. Riformatori lombardi, piemontesi e toscani, in Illuministi italiani, cit., tomo III, Milano-Napoli, Ricciardi, 1958, pp. 481-494, in particolare 490-491; sul Redi cfr. A. Borrelli, Francesco D’Andrea. Lettere a G. Baglivi, A. Baldigiani, A. Magliabechi, M. Malpighi, A. Marchetti, F. Redi, L. Porzio 1671-1692, in «Archivio Storico per le Province Napoletane», CXV (1997), pp. 113-218, in particolare pp. 117-123, 117n. 24 M.L. Perna, Giuseppe Maria Galanti, in Miscellanea Walter Maturi, Istituto di Storia moderna e del Risorgimento, Torino, G. Giappichelli, 1966, pp. 221-258. 25 ASN, Camera di S. Chiara, Bozze di Consulta, f. 424, cc. 418r-466. La Societa` Letteraria e Tipografica asseriva di godere fin dal 20 settembre 1787 il diritto di reimprimatur di tale scritto, sua prima impresa editoriale. Dichiarava, inoltre, di aver gia` stilato la dedica a Sua Maesta`, fatto fondere nuovi caratteri a Lione e di aver commissionato il lavoro per i rami all’incisore Cimarelli. 26 Ivi, cc. 418r-v. In data 3 settembre 1778 la consulta accordo` a Michele il privilegio di privativa per la ristampa delle opere del Redi. Giuseppe Onorato Berte, a nome della Societa` Letteraria e Tipografica, si oppone e, in data 17 ottobre per mezzo della Segreteria dell’Ecclesiastico, il ricorso e` sottoposto all’attenzione della Regia Camera che si rimette a Sua Maesta`. 27 Ivi, cc. 419-421v. 28 Ibidem. Un’accusa specifica era rivolta al libraio Stasi che, «per far dispetto al ricorrente», aveva distribuito un manifesto ai lettori senza data, rendendo noto al pubblico il proprio impegno.

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ostentata dall’avvocato Giuseppe Maria Galanti nel rivendicare la licenza di reimprimatur, precedentemente concessagli dalla Delegazione della Regia giurisdizione nell’ottobre del 1777, crolla solo quando apprende «con sorpresa»29 di essere stato sconfitto. Michele, da vent’anni attivo sulla piazza di S. Biagio, al primo ricorso mosso contro di lui in data 18 luglio dal Berte30, il 24 dello stesso mese corre ai ripari: nomina suo avvocato di fiducia un giovane legale, Francesco Santangelo31; si procura immediatamente le prove testimoniali di librai e stampatori, quali Stefano Manfredi, Giuseppe Lieto, Gennaro Migliaccio, che attestano il suo impegno da piu` di due anni nel pubblicare le opere del Redi32 e confermano gli acquisti gia` fatti dei rami necessari alla stampa. Non ancora tranquillo, si fa rilasciare da Giuseppe di Domenico e Giovanni Marciano, nonche´ dallo stesso avvocato Santangelo, una comune dichiarazione che il Galanti e` suo debitore per circa 32 ducati, ossia la somma corrispondente a quanto gli doveva per la vendita di alcuni libri e per l’opera di associazione svolta dallo Stasi33. Non soddisfatte le parti si affrontano con strumenti leciti e illeciti. La Societa` Letteraria e Tipografica fa abbondante uso di carta bollata, presentando ricorsi contro tutti, contro lo Stasi naturalmente, ma anche contro altri librai da tempo sulla piazza di S. Biagio, come Giuseppe di Domenico e Donato Campo, per altre opere quali ad esempio la Pratica del Riccio34. Nello stesso periodo le parti in causa tentano «maliziosamente» di anticipare la stampa delle rispettive

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Ivi, cc. 437-438v. Ivi, c. 423. 31 Ivi, c. 428. 32 Ivi, c. 429. Stefano Manfredi, Giuseppe Lieto, Gennaro Migliaccio, Beniamino Rinaldi, Giovanni Marciano, Gaetano Migliaccio e Vincenzo Aloysio dichiarano che Michele Stasi «da due anni e mezzo indietro vuol ristampare l’opere di Francesco Redi, e da circa tale tempo ha fatto acquisti di rami, che si rattrovano nel corso dell’opera». 33 Ivi, c. 430. 34 Ivi, c. 424; cfr. L. Riccio, Praxeos formulariae judicii executivi, et ordinarii in quatuor libros distributae cum adnotationibus Philippi Ferdinandi de Caro, in hac novissima editione quamplurimis regiis pragmaticis ac rescriptis auctae et ilustratae a Xaverio Gratiano. Adcessit praxis supremi magistratus commercii et delegationis cambiorum nunc primum, deprompta ex eorundem tribunalium monumentis, Neapoli, ex typographia J. de Dominicis, 1778-1780, 4 voll. 30

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edizioni, senza averne avuto alcuna concessione35. Non manca neppure un tentativo di conciliazione tra il libraio e l’avvocato Galanti con la mediazione di un comune conoscente, il legale Adamo Santella36. Non e` facile stabilire se quest’ultima iniziativa fosse una consuetudine oppure un’astuta strategia dello Stasi. Certo e` che il Galanti, tanto fiducioso di risolvere la causa a suo favore, si concede il lusso di assentarsi da Napoli proprio nel mese di agosto, quando il protomedico Francesco Serao, a cui la Consulta aveva affidato la perizia, invia da Ischia in data 23 agosto il suo parere favorevole espresso pero` sui soli fogli a stampa ricevuti, ossia quelli inviatigli dallo Stasi37. Ai primi di settembre la Camera di Santa Chiara prende atto del giudizio positivo del Serao38 e lo conferma. Il libraio, uscito vincitore, rifiuta naturalmente di sottoscrivere qualsiasi accordo. Finalmente nessun ostacolo si frappone alla stampa delle opere del

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Ivi, c. 431, in cui Michele denuncia l’avvocato G.M. Galanti di aver «cominciato a far maliziosamente stampare le opere di Francesco Redi nella Stamperia dei fratelli Raimondi, cominciando dal quarto tomo delle Rime»; ivi, cc. 435-436, in cui il Galanti lamenta che lo Stasi stava stampando senza licenza e supplica le autorita` di ordinargli di astenersi dal pubblicare. 36 Ivi, cc. 437-438v. In un primo momento Michele non condivide la decisione di affidare la revisione dei rami al Serao, che si trova a Ischia. Il libraio ha gia` stampato il primo tomo «e per i suoi interessi, dee subito pubblicarlo, anche perche´ gli Associati strepitano». Il Berte alla fine di luglio, mentre la Regia Camera stima necessario il parere di un esperto, che si esprima sulla nitidezza dei caratteri e sulle correzioni apportate rispetto alla precedente edizione di Firenze, trascura di seguire nel caldo mese di agosto la causa e nomina suo procuratore l’avvocato Girolamo Palomba. Infine il Galanti, fiducioso di concludere una trattativa privata con lo Stasi, cerca un accordo tramite la mediazione dell’avvocato Adamo Santella, amico di entrambe le parti, e trascura di presentare la sua difesa, non inviando al Serao i suoi rami gia` lavorati e corretti da Giuseppe Greco. 37 Ibidem. 38 Ivi, c. 427, in cui il protomedico Serao in data 23 agosto 1778 afferma: «in seguito all’ordine della Real Camera, avendo fatto le accurate diligenze sopra l’edizione delle opere di Francesco Redi intrapresa da Michele Stasi, coll’incisione delle figure in rame, fatte da Filippo del Grado, ho trovato che i caratteri e l’accuratezza o sia correzione della stampa siano commendabili; i Rami, poi, benche´ non cosı` magnifici e contornati, come quelli dell’edizione di Firenze, sieno tuttavia al proposito dell’opera, e piu` che sufficienti per lume e istruzione dei Lettori: sicche´, a mio giudizio, si puo` permettere, e sciogliere da ogni vincolo l’edizione suddetta».

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Redi39, che lo Stasi dedica a Gian Domenico Berio, patrizio genovese, marchese di Salsa, che concilia affari e ascesa sociale, e delle cui ditte commerciali il libraio si serve in quegli anni. Apprezzamenti gli vengono dai revisori, in particolare dal reverendo Salvatore Ruggiero, che esprime una profonda gratitudine verso Michele, per aver intrapreso a sue spese la ristampa dello scritto. Nel manifestare il suo parere positivo dichiara «leggo con infinito piacere, perche´ v’apprendo dottissime osservazioni attinenti a cose naturali, come v’ammiro una purita` di stile, che non puo` ridirsi». Nella premessa intitolata Al cortese lettore Michele Stasi coglie l’occasione per rispondere personalmente a tutte le accuse mossegli durante il dibattito avviato nella Regia Camera di S. Chiara. Dopo aver riassunto brevemente le fortune delle precedenti edizioni napoletane del Redi, la prima ad opera della stamperia di Giacomo Raillard e la seconda piu` recente del 1760, pubblicata da Raffaele Gessari, ricorda il suo impegno nel raccogliere ogni ulteriore notizia sull’accademico aretino attraverso una fitta corrispondenza con Gabriele Hertz a Venezia. Soprattutto confuta i pregi, vantati dal Berte e dalla societa` tipografica nei mesi precedenti circa la qualita` dei piombi comprati a Lione per la stamperia raimondiana, che avrebbe dovuto eseguire il lavoro, elogiando invece la propria edizione «piu` delle altre ordinata», «mondata» dagli errori tipografici, presenti invece in quella veneziana, «accresciuta di un indice delle cose notabili» e «disposto in miglior ordine», «con i rami nitidi e ben impressi», per lui curati da Antonio Zaballi. L’articolo si conclude con una secca replica a quanti potevano sospettare di un suo comportamento scorretto: «Io ho sempre sacrificato alla verita` e all’onesta`: la frode e la malizia non hanno mai regnato nel mio cuore»40.

39 F. Redi, Opere di Francesco Redi Gentiluomo aretino, Accademico della Crusca, Seconda edizione napoletana corretta e migliorata, Napoli MDCCLXXVIII, a spese di Michele Stasi. La dedica e` rivolta a Gian Domenico Berio. Sulla figura e l’opera dello scienziato e poeta aretino cfr. F. Redi. Un protagonista della scienza moderna. Documenti, esperimenti, immagini, a cura di W. Bernardi e L. Guerrini, Fiorente, Firenze, Olschki, 1999. 40 F. Redi, Opere, cit., p. VI.

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3. Governatore della chiesa di S. Biagio Maggiore Il successo ottenuto procura all’editore notevoli profitti, non esclusiva` definitivo il suo riconoscimento nell’ambito profesmente economici. E sionale della categoria, che negli anni ’80 del XVIII secolo lo sceglie come uno dei governatori della chiesa di S. Biagio Maggiore. Dal 1755, infatti, il tempio, dedicato al santo protettore dei librai, e` retto da quattro governatori, che durano in carica due anni, eletti da tredici deputati, di cui sette nominati dal ceto civile, quattro da quello dei librai, e gli ultimi due in rappresentanza degli stampatori e dei venditori di carta, a condizione che siano residenti nell’ottina di san Gennaro all’Olmo41. Negli anni ’70 lo stato economico della chiesa non sembra soddisfacente: nei libri maggiori dei banchi napoletani non vi e` traccia di movimenti bancari e solo pochi spiccioli sono riportati sul conto intestato sul Banco di S. Maria del Popolo. La situazione cambia radicalmente quando Michele e` chiamato ad assumerne la carica di tesoriere. Amministratore dal 1770 della Confraternita di S. Maria della Pace42, collocata al primo piano della chiesa di S. Michele degli Arcamoni, a cui e` iscritto fin dall’inizio della sua attivita`43 e dove sono sepolti gli antenati44, ne gestiva con profitto le 41 ASN, Segreteria dell’Ecclesiastico, Espedienti, f. 1237, I, fs. 3. Ringrazio Maria Consiglia Napoli per la segnalazione. 42 ASBN, g. c. BP, partita di 12 ducati, del 30 luglio 1770, m. 1917, p. 153, in cui paga a nome dei confratelli della venerabile congregazione di S. Maria della Pace, in qualita` di tesoriere, il semestre che si deve a D. Vincenzo Fiorillo, confessore della chiesa di S. Michele degli Arcamoni. Nel 1773 e` ancora tesoriere della Congregazione, in ASBN, g. c. BP, 3 giugno 1773, m. 2006, p. 576, partita di 3 ducati lo ritroviamo impegnato a riscuotere le pigioni di alcune casette attigue alla chiesa e intestate alla confraternita. 43 ASDN, Fondo Confraternite, II numerazione, VIII, 25, a. 1704-1774. Sotto il priorato di Gaetano Rossano il notaio Castrese Palumbo registra le iscrizioni di Gregorio e Michele: si pagano «per l’entratura del fratello Gregorio Stasi ducati sette», «per l’entratura del fratello Michele Stasi carlini venti». 44 Nel 1720 Marco Antonio Stasi, padre di Gregorio, per adempiere alle volonta` della consorte, fa tumulare la salma nella chiesa di S. Michele Arcangelo, al vico detto dell’Angiolillo, «sotto il collegio Massimo dei gesuiti alla calata del Gesu` Vecchio». Nel 1794 Michele, in punto di morte, chiedera` d’essere sepolto nel medesimo luogo. Cfr. ASDN, Processetti Matrimoniali, 1721, Inter Marcum Antonium Stasi et Nicolettam Ioannam Miotta, n. 1297, in cui e` riportato il certificato estratto dalla chiesa attestante che «dopo aver ricevuto li sacramenti Marta Coppola e` sepolta di sua volonta` nella congregazione di S. Angiolo del Gesu` Vecchio» e ANDN, Notaio Pasquale Rinaldi, 1793-1794, cc. 230-234.

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poche entrate, che pervenivano dalle misere proprieta` di alcune abitazioni terranee. Nella carica di governatore presso la chiesa di S. Biagio Michele rivela un carattere tenace e risoluto, che rifiuta ruoli puramente formali e si prefigge realizzazioni immediate. Profondamente convinto di poter restituire fama, onori e dignita` alla decaduta confraternita e, quindi, all’intera comunita` del mondo dell’editoria45, ne promuove con ogni mezzo la rinascita. Confidando nel raccoglimento collettivo, reso da una comunione di credenti, rinnova i riti e le cerimonie del santo patrono, al fine di consolidare, attraverso gli atti di culto esteriori, la loro coscienza di gruppo. Come primo passo inserisce persone di fiducia, persino suoi parenti, all’interno dell’organizzazione della Confraternita. La scelta cade sul notaio Giovanni Bottigliero, al quale negli anni passati aveva affidato l’incarico di pagare a suo nome l’affitto della casa, dove risiedevano il padre Gregorio, e l’accorto avvocato Francesco Santangelo, divenuto dal 1779 suo genero, avendo sposato la figlia primogenita Flavia46. Con il loro aiuto recupera gli atti di possesso di alcune case, andati perduti perche´, non registrati dal notaio Sclavo nei suoi protocolli47. La ricerca delle scritture, risalenti al primo ventennio del XVII secolo, e che testimoniavano gli acquisti di due appartamenti ceduti da privati a favore della chiesa, richiede un lungo lavoro d’indagine che i due collaboratori pazientemente portano a termine. Il notaio, in qualita` di amministratore della chiesa, presenta istanza al Regio Consiglio per ottenere la licenza di accedere agli atti originali e consegna il memoriale delle sue conclusioni, rilegato in cartapecora, perche´ sia conservato tra i libri della chiesa48. 45

Sullo stato d’agitazione e malcontento che serpeggiava in quegli anni tra i librai e gli stampatori cfr. A. M. Rao, Introduzione, in Editoria e cultura, cit., p. 19. 46 ANDN, notaio Tommaso Summonte, 1779, Capitoli Matrimoniali, cc. 516-528; ASDN, Processetti Matrimoniali, 1779, Inter D. Franciscum Antonium Santangelo et D. Flaviam Stasi. 47 Il notaio Bartolomeo Sclavo rogo` a Napoli nel XVII secolo. I suoi protocolli sono conservati in ASN, Notai antichi, scheda n. 33, anni 1603-1611. L’atto a cui si fa riferimento e` una copia dell’istrumento di acquisto di una casa ubicata a S. Biagio dei Librai, venduta alla chiesa da Giovan Leonardo Cipollaro in data 15 maggio 1612. Cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 4. 2. 10 ducati, del 30 giugno 1781, m. 2249, p. 670. 48 ASBN, g. c. BP, partita di 3. 1 ducati, del 17 agosto 1781, m. 2264, pp. 39-40.

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Inoltre svolge attente ricerche presso l’archivio del Banco della Pieta` e presso la conservatoria dei registri notarili per ottenere le copie dei documenti perduti. Non poche sono le spese da affrontare e le norme burocratiche da rispettare, quali ad esempio la domanda rivolta al mastrodatti dei notai, affinche´ conceda il permesso «di estrarsi diverse copie antiche», e la trascrizione da parte del «conservatario» delle scritture notarili. Talvolta, al fine di accelerare la pratica, si interviene con piccole somme di denaro, come la mancia regalata al giovane «che ha interpretato le matrici dell’istrumento della casa e l’atto di possesso»49. Finalmente soddisfatti del riconoscimento legittimo dei loro averi, i governatori di S. Biagio Maggiore procedono anche ai lavori di consolidamento e ristrutturazione dei locali, che terminano nel giugno 1781. Come attestavano le lettere, a quel tempo conservate presso la chiesa e di cui da` notizia la polizza bancaria da noi trovata50, gli «accomodi» sono eseguiti dal «mastro fabbricatore» Antonio Zappa e approvati dal regio ingegnere Antonio De Sio. La fonte, molto eloquente nella descrizione dei lavori intrapresi e dei costi sostenuti, e` avara nel illustrare l’uso a cui gli spazi dovevano essere in seguito destinati. «Tompagnati a calce i locali», un tempo adibiti a stamperia, tra le due porte d’ingresso al finestrone superiore, gli operai costruiscono un arco a volta all’altezza della porta, che era stata chiusa e creano un nuovo passaggio. Il recupero dei vani fu un ampliamento dell’appartamento da destinare ai riti religiosi della Confraternita o un investimento redditizio per pretendere un affitto ` certo piu` elevato? A quest’interrogativo non abbiamo trovato risposta. E che dall’anno successivo, il 1782, la chiesa di S. Biagio e` in grado non solo di pagare regolarmente gli stipendi annui di 60 ducati a Saverio Oria, per le sue funzioni di cappellano e di sacrestano51, di 8 ducati al notaio Giovanni Bottigliero per il lavoro di economo52, ma rassicurata anche dalla presenza dell’avvocato Francesco Santangelo, eletto alla carica

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Ibidem. Ivi, partita di 8. 1. 10 ducati, m. 2249, del 10 luglio 1781, p. 683. 51 Ivi, partita di 30 ducati, m. 2298, del 12 settembre 1782, p. 109-110. 52 Ivi, partita di 3 ducati, del 13 marzo 1786, m. 2405, p. 732 ed ivi, partita di 6 ducati, del 24 aprile 1786, m. 2408, p. 828. 50

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di procuratore53, puo` festeggiare pomposamente la ricorrenza del santo patrono, che cade il 3 febbraio. Per quella data i governatori organizzano una sfarzosa e solenne cerimonia. La chiesa, gia` abbellita di lussuosi addobbi montati all’interno e all’esterno, illuminata dalle luci delle candele «incoppate» di carta turchina54, luccicante degli argenti, presi a prestito, e distribuiti sui tre altarini55, innalza un palco con baldacchino56, da cui sono offerti al popolo i taralli preparati dalle religiose del monastero di S. Gregorio Armeno57. Dopo i riti dell’ottavario si giunge al giorno della festa e, in quella occasione, sfilano due processioni con innanzi il gonfalone e dodici fanciulli vestiti da cherubini, seguiti dal clero dell’Annunziata58 e da una banda di musici che allietano le cerimonie59. L’ossequio religioso al santo 53 Ivi, partita di 15. 3. 3 ducati, del 21 febbraio 1784, m. 2335, p. 392 e ivi, partita di 4. 1. 10 ducati, del 13 marzo 1786, m. 2405, p. 732. 54 Ivi, partita di 26. 2. 4 ducati, del 25 marzo 1783, m. 2314, p. 781: «sono a complimento di ducati 52 per intiero prezzo di libra 150 di cera bianca lavorata e per lui venduta alla ragione di ducati 38 la libra e consegnata alla detta chiesa in tempo della festa del Glorioso Santo celebrata in febbraio 1783, atteso li restanti ducati 32. 3. 16 a complimento di 52 li ha ricevute in prezzo di libre 19 di mozzoni, vendutoli a grana 36 la libra e li restanti ducati due a complimento di ducati 26. 2. 4 sono per prezzo di rolola cinque a lui venduti a grana 40 il rotolo per porto di esso e per carta turchina per incopparli». 55 Ivi, partita di 4 ducati, del 2 maggio 1784, m. 2336, p. 773; ivi, partita di 4 ducati, del 27 aprile 1785, m. 2369, p. 159; ivi, partita di 34. 1. 6 ducati, del 24 luglio 1786, m. 2403, p. 197; ivi, partita di 4 ducati, del 18 febbraio 1788, m. 2469, p. 257. 56 Ivi, partita di 9. 2. 10 ducati, del 27 aprile 1785, m. 2369, p. 410: «pagate a Pietro Saggese per l’apparato dentro e fuori la nostra chiesa e del palco e dossetto in tempo della festa del detto Glorioso Santo celebrata nel corrente febbraio». Precedentemente ivi, g. c. BP, partita di 9. 2. 10 ducati, del 20 febbraio 1784, m. 2341, p. 496 e successivamente ivi, partita di 9. 2. 10 ducati, del 16 aprile 1787, m. 2432, p. 759, si specifica «per il dossetto per buttare i taralli al popolo per tutto l’ottavario». 57 Ivi, partita di 12. 1 ducati, del 27 aprile 1785, m. 2369, p. 410: «pagate a Giovan Battista Aiello per prezzo di un cantaro e rotola 83 di taralli a ragione di ducati 6 e grana 66 2/3 il cantaro da lui fatti manifatturare nel monastero di S. Gregorio Armeno per uso della nostra chiesa nella festa ut supra». 58 Ivi, partita di 10 ducati, 29 maggio 1782, m. 2282, p. 762; ivi, partita di 10 ducati, 7 maggio 1783, m. 2311, p. 556; ivi, partita di 10 ducati, 2 marzo 1784, m. 2341, p. 516. 59 Per la «flotta di musici di canto e per dodici angeli con vesti ricche e confaloni serviti per due processioni fatte in tempo della festa di S. Biagio» i governatori spendono ogni anno 5 ducati, mentre ne versano dieci per il clero dell’Annunziata della citta` di Napoli, che accompagna le due processioni in occasione dei festeggiamenti di S. Biagio.

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protettore si rinnova ogni anno, si mantiene e resta costante il donativo dei taralli60. Gli obblighi assunti da Michele, quale rappresentante del suo gruppo sociale, non si limitano soltanto all’acquisto di arredi sacri o alla realizzazione di scenografiche cerimonie, che comunque rientrano nelle funzioni di tesoriere di S. Biagio dei Librai. La carica accettata lo vincola al ruolo di garante della comunita` editoriale, di cui verifica la condotta e accerta il rispetto delle norme, che la categoria stessa si e` data. Per assicurare una tranquilla convivenza, lo Stasi interviene nelle proteste dei lavoratori sui prezzi delle prestazioni professionali e nelle controversie legali. La sua presenza e` particolarmente richiesta dagli operatori piu` deboli e indifesi, dagli stampatori, i piu` umili nella gerarchia professionale, dalle vedove desiderose di tutelare al meglio l’eredita` dei pupilli. Non mancano anche coloro che lo chiamano a testimone delle proprie disavventure, come affermati librai e avvocati, scelti per la correzione di bozze o l’elaborazione degli indici di opere famose. Dalle testimonianze rese da Michele emerge un universo fervido d’iniziative, animato da un denso traffico commerciale, che rivela il grado di coesione di una pluralita` di persone, bisognose di controllo e protezione. In tale comunita` eventi imprevisti, casi dolorosi, dispute economiche non sono episodi occasionali. ` il caso nel 1779 di Candida Alfano, che, vedova del libraio MiE chele Guarracino, non si consuma nel dolore e nelle gramaglie. Rimasta sola, vive nella costante preoccupazione di evitare errori che possano compromettere l’eredita` dei figli. Con la speranza di agire nella migliore e corretta maniera, si rivolge subito agli uomini di legge e agli amici del coniuge defunto. Accettato il consiglio del legale, l’avvocato Antonio Sarnelli, prende la decisione di cedere l’esercizio commerciale e disfarsi della bottega61. Dopo aver fatto apprezzare i volumi dal libraio Altobelli, pro60 Le polizze del Banco di S. Maria del Popolo certificano il quantitativo dei taralli, che si aggira intorno ad un tomolo e mezzo. Cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 12. 3. 15 ducati, del 15 febbraio 1783, m. 2313, p. 238 per un cantaro e 70 tomoli di taralli; ivi, partita di 11. 8 ducati, 17 febbraio 1784, m. 2342, pp. 331-332 per un cantaro e 54 rotola di taralli; ivi, 27 aprile 1785, m. 2369, p. 410, partita di 12. 1 ducati per un cantaro e 83 rotola di taralli; ivi, partita di 12 ducati, del 10 aprile 1788, m. 2469, p. 397 per 180 rotola di taralli. 61 ANDN, notaio Donato Caputo, 31 marzo 1779, cc. 184v-191.

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cede alla svendita nei locali della libreria stessa. «Tutto il di piu` dei libri che rimasero invenduti» e` acquistato da un altro libraio, Nicola Cirillo, al prezzo convenuto con lo sconto di un quarto del valore totale della merce. Dopo aver perfezionato l’atto di vendita, il Cirillo, temendo di «essere stato pregiudicato», minaccia un’azione per lesioni e frode contro gli eredi Guarracino. Le parti, per essere «liberi dall’inquietudine della lite, e dalle spese che per necessita` portava seco la lite stessa», decidono di rimettersi amichevolmente all’arbitrato di altri librai. Tutti, dopo aver letto il catalogo dei libri venduti al Cirillo, concordano nel suggerire di «fermare il contratto», e di aumentare lo sconto a favore del compratore. Il certificato di stima, firmato da Michele Stasi soddisfa particolarmente il Cirillo, non solo per la scrupolosita` con cui e` stato visto e rivisto l’elenco dei libri da parte di una persona che gode di grande stima nella comunita`, ma anche per l’obiettivita` con cui Michele ha valutato e apprezzato la merce62. Nel 1784, invece, i conti non tornano tra Giuseppe Di Domenico e Felice de Massis, rispettivamente libraio stampatore e avvocato civile. Entrambi rivendicano la somma dovuta a saldo delle loro prestazioni: il de Massis per le correzioni delle bozze del terzo e quarto tomo della Pratica del Riccio63 e dell’indice generale dell’opera, e dell’Educazione dei

` allegato all’atto il certificato di stima firmato da Michele Stasi e autenticato Ibidem. E dal notaio Carlo Catalano: «Nicola Cirillo si compiacque rimettersi a’ mio giudizio e coscienza, ed avendo io con attenzione vista, letta e riletta la nota suddetta son di parere che con tutto il detto rilascio a tenore de’ prezzi che vi sono tassati, e per essere un residuo di libreria e per conseguenza smunta de’ migliori corpi, che agevolavano la vendita de’ cattivi, onde il detto Cirillo per potersi procacciare le sue fatighe, se li deve almeno rilasciare il terzo di tutta la somma. Ne´ piu` di tal prezzo se ne sarebbe potuto ritrovare vendendosi a librari tutti i libri in una volta e questo e` il mio parere, sicche´ da ducati 865. 50 diventa 575, potendo assicurare che va` meglio il venditore che il compratore». 63 L. Riccio, Praxeos formulariae judicii executivi, et ordinarii in quatuor libros distributae cum adnotationibus Philippi Ferdinandi de Caro, in hac novissima editione quamplurimis regiis pragmaticis ac rescriptis auctae et ilustratae a Xaverio Gratiano. Adcessit praxis supremi magistratus commercii et dele gationis cambiorum nunc primum, deprompta ex eorundem tribunalium monumentis, Neapoli, ex typographia J. de Dominicis, 1778-1780, 4 voll. 62

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fanciulli di John Locke64; il Di Domenico per la stampa di due allegazioni forensi, di cui una e` ancora sotto i torchi65. Michele fa da mediatore tra le parti, stabilisce il lucro che spetta loro, raccoglie anche le loro attestazioni. Dal tono delle dichiarazioni traspare il significativo contrasto di mentalita` tra la concretezza dello stampatore, che per il suo lavoro chiede una retribuzione immediata, e l’attitudine al compromesso dell’uomo di legge, che, abituato a cavillare su tutto, intende saldare il debito con il di Domenico solo quando questi gli procurera` un altro lavoro di correttore66. Un incidente di percorso puo` capitare anche a librai professionisti, come Giuseppe e Raffaele Porcelli, rispettivamente padre e figlio, che nel 1784 comprano a nome della ditta Colobelli 435 copie dei Salmi di Saverio Mattei67 al prezzo di 1.552 ducati. Purtroppo, dopo aver sballato la merce dalle casse, si accorgono che i volumi sono sporchi «di macchie inveterate e non gia` di fresco fatte, originate fin dal tempo in cui furono 64

ANDN, notaio Tommaso Summonte, 1784, cc. 4-5. «Per la soddisfazione di detta correzione e per l’indice» Felice si reco` da Michele Stasi, il quale volle «accordare la sua pretensione e disse che si fusse pagata la correzione alla ragione di due carlini il foglio e l’indice di ducati dieci; per la correzione di Lok, Educazione de’ fanciulli fu convenuto di pagar con il lucro che perveniva dalla dedica». Il testo, infatti, di J. Locke, Educazione de’ fanciulli Prima edizione napoletana. Aggiuntavi al tomo terzo l’Istruzione per l’Educazione de’ fanciulli, e delle Giovanette del signor Carlo Rollin, tomo I-III, in Napoli MDCCLXXXI a spese di Giuseppe De Domenico, riporta alle pp. III-VI la dedica al Principe Urbano Colonna di Sciarra Barberini, firmata in data 20 marzo 1781 da Felice de Massis. L’impegno assunto dall’avvocato de Massis con il libraio stampatore Giuseppe di Domenico e` pubblicamente confessato a p. IV della dedica stessa: «questa e` la prima edizione, che n’esce per gli torchi dello stampatore e Librajo Giuseppe Di Domenico, il quale tiene a me dato da piu` tempo l’incarico d’alcune correzioni ed Addizioni nell’Opere che pubblica la sua Stamperia». 65 ANDN, notaio Tommaso Summonte, cit. Il Di Domenico si fa pagare 12 ducati per la stampa delle allegazioni. 66 Ibidem. Lo Stasi riferisce davanti al notaio le dichiarazioni di entrambe le parti: Felice de Massis asserisce: «il piu` che andro` dovendo al signor de Dominicis per lo scritto che va facendo lo scontero`, allorquando esso mi fara` fare altre correzioni»; lo stampatore per conto suo soggiunge: «quando compiro` detto scritto, volea essere pagato, mentre occorrendogli cosa da correggere, allora lo pagaro`». 67 S. Mattei, I Libri Poetici della Bibbia, o sia la traduzione dei Salmi, e Cantici, Napoli, 1780, t. 2. Sul ruolo di questo scritto e del suo autore cfr. G. Giarrizzo, Illuminismo e religione, cit., p. 494, che stima il Mattei «buon tramite negli anni Settanta della ricerca religiosa tra “illuminismo cattolico” e “illuminismo massonico” avviata nel decennio precedente».

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fatte»68. Prima di avviare una causa, si rivolgono a Michele e gli chiedono di raccogliere le loro dichiarazioni69. Non solo i librai possono rimanere vittime di imprevisti economici, ma incorrere in situazioni onerose per incaute valutazioni. Succede a Vincenzo Orsini, stampatore attento, che pretende da tempo di essere pagato da Michele Marotta per il suo lavoro di stampa. Il credito e` di 500 ducati, ma il Marotta intende saldarlo pagando 200 ducati in contanti e aprendo sui 300 restanti un mutuo intestato al tipografo, sul quale gravano gli interessi del 5%. Michele interviene suggerendo all’Orsini, che aveva gia` accettato, di ritirare soltanto i contanti, e di non firmare alcun atto davanti al notaio circa il mutuo, perche´ per assurdo avrebbe dovuto pagare gli interessi sul proprio denaro. Cosı` lo stampatore registra un atto di protesta, e dichiara di voler ricorrere alla legge70.

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ANDN, notaio Tommaso Summonte, 8 aprile 1784, cc. 28v-30. Ibidem. 70 Ivi, notaio Filippo Rinaldi, 25 ottobre 1785, cc. 131v-133v. Michele Marotta aveva commissionato all’Orsini la stampa dell’Istoria di ogni Filosofia del P. Buonafede, divisa in 7 tomi in dodicesimo, in numero di 400 copie e le Meditazioni sopra la verita` composta da un curato della diocesi di Lione, divisa in 5 tomi in dodicesimo, in numero di 825 copie. La stampa, iniziata a febbraio, termino` nel mese di settembre e le opere furono interamente consegnate. Il conto presentato al committente era di 526. 95 ducati, esclusa la carta alla quale aveva provveduto il Marotta. «Dopo infinite richieste fattoli fare non meno dal Sig. d. Michele Stasi, che dalli Sig.ri Avvocati D. Raffaele di Stefano e D. Francesco Doti», il debitore propose di voler pagare solo 200 ducati a compimento di 238. 45 ducati e i rimanenti 300 ducati a mutuo entro due anni. 69

Capitolo III Protezioni e profitti

1. L’avvocato Francesco Santangelo In concomitanza con l’ascesa professionale, un crescente numero di persone si muove intorno a Michele, attratto dalla comunione di idee e dalla disponibilita` del «negoziante di libri» a concedere finanziamenti e prestiti. In questo gruppo, folto e eterogeneo, ciascuno ricopre un proprio ruolo da protagonista, e occupa di volta in volta, conformemente al momento storico particolare, una posizione di preminenza. Ogni personaggio rivela particolarita` di carattere e la sua presenza sulla scena testimonia un momento basilare nella vicenda esistenziale del libraio. Il primo, in ordine cronologico, e` l’avvocato Francesco Santangelo, figlio del notaio Nicola, nato a Busso, piccolo centro nei pressi di Campobasso in provincia del contado del Molise. Famiglia di notai, quella dei Santangelo: il padre di Francesco aveva rogato nella piccola universita`, dal 1753 al 1774, e altri congiunti, Ramiro e Domenico, avevano continuato la medesima professione nella vicina piazza di Gildone1. Lenta e proficua la scalata sociale intrapresa nella prima meta` del XVIII secolo. Le origini sono umili e modeste: nel catasto di Busso del 1743 leggiamo che i figli di Marcello Santangelo e di Vittoria del Greco, Francesco e Domenico, sono registrati con la qualifica di semplici muratori, che con1

ASC, Fondo notarile, notaio Nicola Santangelo, Busso 1753-1774; notaio Ramiro Santangelo, Gildone, 1755-1784; notaio Domenico Santangelo, Gildone, 1792-1795.

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ducono un intimo menage familiare, convivendo tutti insieme con rispettivi mogli e figli nella stessa casa2. Proprio attraverso gli atti preliminari del catasto e` possibile ricostruire il grado di alfabetizzazione e l’accelerato processo di acculturazione, che si verificano in quegli anni. Nonostante il capofamiglia risulti un analfabeta che firma col segno di croce, il figlio minore Nicola e` registrato come studente, e l’altro, Eleuterio, e` cancelliere, incaricato di raccogliere tutte le informazioni di stima sui beni mobili e immobili, di annotarle e descriverle nel catasto. Nel 1753, a conclusione della ripartizione delle once e delle tasse dei fuochi, la firma del cancelliere risulta sostituita con quella del cugino Ramiro, figlio del muratore Domenico3. Dal matrimonio di Margherita Mayo e di Nicola, diventato notaio, nascono due figli: Francesco, che porta il nome del nonno, e Carlo Andrea. Il giovane Francesco, venuto a Napoli per motivi di studio, prende casa al vico delle Zite, nel cuore della vecchia Vicaria, a ridosso del complesso universitario del Salvatore. Stringe amicizie con altri studenti, anch’essi provinciali di agiate condizioni economiche, mantenuti dalle famiglie nella capitale per intraprendere l’attivita` forense. L’incontro con Michele avviene probabilmente intorno al 1775, quando convince lo Stasi a stampare una nuova edizione delle poesie del conte Luigi Savioli, da lui apprezzato quale novello «Anacreonte», che gode dell’elogio di tutti i letterati. Il «diligente librajo», essendo divenute rare le altre edizioni degli Amori stampate nelle principali citta` italiane4, si assume l’onere del2

ASN, Catasti Onciari, f. 7362: nel fuoco intestato a Francesco Santangelo, muratore di anni 57, sono riportati due nuclei familiari. Francesco e il fratello minore Domenico, anch’egli muratore di anni 44, convivono con le consorti e i loro figli, pagando ciascuno ` da segnalare anche che le per se´ e per il proprio figlio maggiore una tassa di 14 once. E cognate sono le sorelle Lucia ed Eufemia Picciano. I Santangelo possiedono due vigne e sei terreni con querce di varia quadratura, piu` vari animali da soma. 3 Ibidem. 4 L. Savioli, Amori, in Napoli, MDCCLXXV, a spese di Michele Stasi, con licenza de’ superiori. L’opera e` dedicata a Cesare Pignatelli, cfr. ivi, pp. V-VIII, mentre a pp. IX-XI e` l’invito Al lettore, in cui il Santangelo informa dei tentativi dell’editore di arricchire l’edizione napoletana «di qualche nuova poesia del degno autore». Nonostante l’interessamento di «persona che lo conosceva da tempo», il Savioli risponde di essere occupato nella «realizzazione della Storia della Patria ne’ tempi che da repubblica comandava a buona parte della Romagna e che ha dismesso qualunque pensiero di poesia». Pertanto l’editore si rassegna a curare la nitidezza dei caratteri e la correzione degli errori tipogra-

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l’iniziativa. Nello stesso anno il giovane studente che continua a coltivare la passione per la poesia, compone una canzone per l’infante duca di Puglia5. In seguito, terminati gli studi, affronta le prime esperienze legali, curando gli interessi del libraio. Dapprima e` chiamato a conciliare gli accordi economici tra i fratelli Michele ed Antonio Stasi6, e a regolare i conti con Michele Selvaggi7. Presente anche nel procedimento di Giuseppe Maria Galanti, non si limita a svolgere la semplice funzione di procuratore, ma e` tra i testimoni che denunciano le insolvenze del letterato e uomo di legge8. L’inserimento nel nucleo familiare dello Stasi attraverso le nozze con Flavia, figlia del libraio e di Anna Maria Visconti, avvenute nel 17799, rafforza un’intesa profonda, basata su comuni aspirazioni, su un’identica visione della realta` politica e consolida la collaborazione tra due persone che scoprono di perseguire gli stessi ideali. Una corrispondenza di interessi e un’identita` di obiettivi che proseguiranno ininterrotti anche dopo la morte di Michele, con i cognati Gabriele e Giovan Battista. La prima pagina di questo connubio si apre con l’insediamento della giovane fami-

fici. Nel 1790 lo Stasi stampa un’altra edizione degli Amori del Signor Conte Savioli Senator Bolognese, con aggiunta di altre poesie, e di alcune lettere critiche sopra gli Amori, Napoli, MDCCXC, a spese di Michele Stasi, ma il testo, privo dei bei fregi della precedente edizione, e` arricchito di un dizionario alfabetico dei personaggi mitologici e, da pp. I-CLXII, di lettere critiche di una dama e di un suo amico inviate ad uno stampatore di Bassano del Grappa. 5 F. Santangelo, Canzone per la solennita` delle feste fatte in Napoli per la nascita del Reale Infante duca di Puglia, [Napoli], 1775. 6 ANDN, notaio Tommaso Summonte, 1755, cc. 527v-530; ivi, 1779, cc. 390v-397. 7 Ivi, 1770, cc. 79v-84v; ivi, 1772, cc. 7v-14v; ivi, 1780, cc. 327-334v. 8 ASN, Camera di S. Chiara, Bozze di Consulta, f. 424, c. 430. 9 ASDN, Processetti Matrimoniali, a. 1779, Matrimonialia inter D. Franciscum Antonium Santangelo et D. Flaviam Stasi, cit. Sono testimoni al processetto la nonna di Flavia, Anna de Vivo, seconda moglie di Gregorio Stasi, il sacerdote Arcangelo Poppiti, e l’avvocato Felice de Massis, amico dello sposo. Cfr. ANDN, notaio Summonte, a. 1779, Capitoli matrimoniali di Francesco Santangelo e Flavia Stasi, cit. Alla registrazione dell’atto notarile sono presenti solo Francesco e il fratello, il reverendo Carlo Andrea Santangelo, «procuratore di sua madre». La dote di Flavia e` di 1.500 ducati, di cui 400 ducati pagati in contanti, 100 consegnati in testi a stampa del valore corrispondente e il resto versato a rate entro sei anni.

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glia Santangelo nello stesso stabile, al vico dei Maiorani10, dove abita Michele, il quale, secondo gli accordi matrimoniali, si impegna a sostenere le spese di vitto e alloggio del genero11. Accordo che sara` rispettato fedelmente fino alla morte, avvenuta nel 1794. Solo in seguito a tale circostanza l’avvocato prendera` la decisione di cambiare residenza e trasferirsi nella piu` centrale via S. Biagio dei Librai. Le tracce della loro cooperazione proseguono con l’inserimento dell’avvocato nelle strutture della confraternita di S. Biagio Maggiore, dove, lavorando come procuratore, diventa ben presto consulente legale di molti operatori della fabbrica del libro e garante di piccoli prestiti presso i piu` bisognosi artigiani12. Sempre testimone nelle controversie mediate dallo Stasi, lo ritroviamo nel 1790 tra i delegati del ceto civile che eleggono i governatori della chiesa13 del popoloso rione. 10

Catalogo de’ legali del foro napoletano con le notizie delle case ove essi abitano, per uso e comodo del pubblico per l’anno 1784 fino a’ 4 Maggio 1785, stampato per ordine della Regal Camera di Santa Chiara dall’uffiziale D. Gabriele Saccares, Napoli, Vincenzo Flauto, 1784, p. 113. 11 ASBN, g. c. BP, partita di 400 ducati, del 24 novembre 1779, m. 2203, p. 613: «[Michele] si e` obbligato di dare e prestare a d. Francesco ed alla futura sposa d. Flavia Stasi sua figlia tanto l’abitazione, quanto li cibarie nella sua propria abitazione e menza». 12 Ivi, partita di 20 ducati, del 25 febbraio 1786, m. 2398, p. 320: l’avvocato presta tale ammontare al mastro falegname Gennaro Giordano, «accio` possa con detta somma ajutarsi nelle spese, che deve fare per il matrimonio della sua figlia Gelsomina», con l’impegno di restituirli alla ragione di carlini cinque la settimana, ivi, g. c. BP, partita di 80 ducati del 13 luglio 1786, m. 2408, p. 1371. Con gli ottanta ducati versati dal legale e altri presi a prestito da Giacinto Cipriani, Vincenzo Orsini salda Gregorio Lieto «in conto della carta che ho preso dalla sua carteria». Sul prestito concesso non grava alcun interesse, ma la restituzione deve avvenire non oltre i due anni. 13 ASN, Segreteria dell’Ecclesiastico, Espedienti, f. 1237, I, fs. III. In seguito a alcuni decessi e cambi di residenza Raffaele Porcelli, capitano dell’ottina di S. Gennaro all’Olmo, sottopone nel 1790, alla Regia Camera le terne dei nuovi candidati. Ricorda che la chiesa di S. Biagio dei Librai per regio ordine del 7 giugno 1755 era retta da quattro governatori biennali eletti da tredici deputati, di cui sette scelti dal ceto civile, quattro dal ceto dei librai, uno dagli stampatori ed un altro dai negozianti di carta. Nel 1790 mancano quattro deputati del ceto civile, per i quali si propone l’avvocato Francesco Santangelo e anche quattro deputati per i librai. I candidati scelti sono Michele Stasi, Giuseppe Lieto, Raffaele Porcelli e Michele Elia. In data 28 agosto la segreteria dell’Ecclesiastico sottopone il caso alla Regia Camera, che consulta il delegato dei librai, il consigliere Celano, il quale, raccolte le dichiarazioni dei librai e dell’economo della chiesa, riferisce che per disposizione del presidente, il marchese Danza, i deputati hanno il solo «diritto d’intervento sulla visura dei conti».

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Soprattutto li unisce una profonda comunione di rapporti finanziari e commerciali: Michele anticipa al genero, all’inizio della carriera, le somme di denaro che l’avvocato deve in qualita` di procuratore legale ai suoi clienti14. Francesco, a sua volta, lo propone ai colleghi di lavoro per l’acquisto di testi idonei alla loro professione15. Entrambi volgono lo sguardo alle vicende socio-economiche dell’Abruzzo: Michele a causa dell’attivita` creditizia adottata in sostituzione degli inesistenti banchi pubblici fuori della capitale; Francesco per i vincoli familiari mai interrotti e la peculiarita` della clientela esclusivamente molisana o abruzzese. Fin dagli anni giovanili, durante gli studi universitari, il Santangelo non trascura i legami di amicizia con i suoi conterranei, che non mancano di segnalarlo ad altri concittadini. Il primo lavoro come legale riguarda proprio gli eredi di una famiglia aquilana, i Piccinocchi. A conferma dei vincoli con la terra natia, dopo la morte di Michele de Massis, procuratore del marchese di Preturo, e zio di quel Felice, «strettissimo amico» chiamato a testimone da Francesco nel processetto matrimoniale con Flavia Stasi, il Santangelo subentra nell’incarico. Provvede subito a recuperare, in nome degli eredi del defunto avvocato, quanto restava ancora da conseguire per cinque annate di onorari, per servizi resi di «fatiche ordinarie e straordinarie, allegazioni, notamenti e sfogli di processi»16.

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Nel 1784 l’avvocato Santangelo chiude una lunga causa, che si era assunto fin dai primi anni della sua pratica forense: salda definitivamente le spettanze di Carmina Tedesco, vedova di Annibale Piccinocchi, cfr. ANDN, notaio Filippo Rinaldi, 1784, cc. 461v-495v, alla quale per anni paga, a nome del nipote Giovan Tommaso Piccinocchi, la rendita annua del suo vitalizio. La famiglia Piccinocchi e` originaria di Castropignano, provincia del contado di Molise, e spesso Michele ha cura di pagare anticipatamente a suo nome la vedova, in attesa di rivalersi sul genero, come ad esempio in ASBN, g. c. BP, partita di 5 ducati, 5 gennaio 1781, m. 2248, pp. 97-98. 15 ASBN, g. c. BP, partita di 18 ducati, del 12 settembre 1782, m. 2296, pp. 109-110. Vito de Massis, amico di famiglia del Santangelo, dopo essere stato pagato da questi per conto del marchese di Preturo, versa immediatamente nella stessa giornata, utilizzando la stessa polizza in seconda girata, l’importo appena ricevuto al libraio Michele Stasi «a saldo e final pagamento di tutti li libri vendutimi». Altri clienti del Santangelo che gli pagano, oltre l’onorario, anche quanto devono per libri ricevuti, sono i fratelli Aulisa. Cfr. ivi, partita di 35 ducati, del 12 novembre 1788, m. 2480, pp. 378-379. 16 Ibidem. Sulla famiglia De Massis cfr. ASN, Processi Antichi, Pandetta nuova, f. 82, fs. 10; ivi, Pandetta nuova, f. 1544, fs. 4; ivi, Pandetta Prima Istanza, f. 33, fs. 10.

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Per qualche anno l’avvocato cura con diligenza gli interessi della famiglia Quinzi, marchesi di Preturo, che gode da tempo immemorabile i piu` alti gradi nobiliari della citta` de L’Aquila17. Dopo aver avocato a se´ tutte le pratiche, salda gradualmente gli onorari e i palmari dei precedenti procuratori. Soprattutto con la mediazione di amici e nobili illustri, i cui contatti influiranno nel tempo anche sulle vicende di Michele Stasi, conclude procedimenti giudiziari rimasti pendenti. Significativa e` la causa del patrimonio di Cocco, portata a termine con i «favori» del marchese Giovan Battista Dragonetti, definito «compositore di tutte le controversie» e curata per la controparte dall’avvocato Berardino de Massis, fratello del gia` nominato Felice18. «In nome e parte del Marchese», il Santangelo provvede a pagamenti di varia natura, che spesso esegue con denaro proprio, salvo a rivalersene sul nobile aquilano. I versamenti effettuati hanno motivazioni e destinatari diversi: si va dal pagamento dell’affitto di un appartamento a Napoli, di proprieta` dei padri carmelitani di S. Maria della Concordia, consistente in tre stanze a Montecalvario19, alla tassa di buonatenenza che pretende l’Universita` di Preturo, in base al calcolo di ripartimento delle once dei beni posseduti dal marchese20, al vitalizio delle figlie Maria Maddalena e Leandra, alloggiate in attesa di monacazione, presso le monache di S. Basilio a L’Aquila21, alle rate di un debito di 2.000 ducati contratto nel 177022. Il Santangelo segue a Napoli, nei primi anni dell’attivita` professionale, anche un altro procedimento giudiziario, quello riguardante il patrimonio di Carlo de Nardis23, iniziato a Vasto intorno alla meta` del secolo, 17 V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Bologna, Forni, 1969, tomo V, pp. 5667-5668. 18 ASBN, g. c. BP, partita di 9. 2 ducati, del 28 dicembre 1783, m. 2321, p. 1133. 19 Ivi, partita di 6 ducati, del 22 settembre 1781, m. 2264, p. 262. 20 Ivi, partita di 61. 3. 2 ducati, del 13 novembre 1781, m. 2264, pp. 429-430. 21 Ivi, g. b. BP, partita di 70 ducati, del 6 febbraio 1783, m. 2316, pp. 75-76. 22 Ivi, g. c. BP, partita di 50 ducati, del 18 maggio 1784, m. 2339, p. 976. 23 ASN, Processi Antichi, Pandetta Corrente, f. 8778, Mag. ci D. Caroli Cappelli cum Mag. cis Curat. et creditoribus Patrimonii Mag. ci D. Philippi de Nardis. Nel 1752 muore il negoziante di Vasto Carlo de Nardis, lasciando eredi il figlio Biase e vari nipoti. Ad uno di questi, Filippo, affida il compito di amministrare tutto il patrimonio, conservando la titolarita` della ditta Carlo de Nardis. Nel 1776 Filippo dichiara fallimento e tra i creditori figura il nome di Carlo Cappelli, che vanta un credito nei suoi confronti di circa 2.000

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poi ripreso nella capitale, fino a giungere ad una prima sentenza nel 1784, emessa dal presidente Francesco Peccheneda24. Tra istanze, repliche e appelli, l’avvocato provvede a pagare gli obblighi legali degli eredi de Nardis e a seguire il conto cautelare dei convenuti25. Nel frattempo gli stimoli culturali, che respira nell’ambiente editoriale quotidianamente frequentato, ne influenzano la carriera forense. A contatto, infatti, con gli intellettuali che visitano la libreria del suocero, e con la realta` pastorale abruzzese, che analizza attraverso i procedimenti giudiziari, avverte l’esigenza di trasformazioni istituzionali e di radicali cambiamenti socio-economici. In quest’ottica riversa le sue speranze di rinnovamento negli elogi dedicati alla regina Maria Carolina, in occasione della morte della madre Maria Teresa26, e al segretario della real Accademia di Scienze e Belle Lettere, don Ferdinando de Leon27, quali promotori della ripresa culturale del Regno. Restano per lui indissolubili gli interessi letterari e i legami con la sua terra, dove si inserira` a pieno titolo tra i ducati per la vendita di olio. Dopo una attenta valutazione sulla circostanza se il debito dovesse gravare sul patrimonio di Filippo, comunque incluso in quello dell’avo, o separatamente, nel 1785 e` decretata l’esecuzione del pagamento a favore del Cappelli per 1.805 ducati. All’istanza del creditore che chiede di mettere in vendita i fondaci perche´ sono i beni piu` vendibili, i debitori si oppongono, preferendo saldarlo con le rendite degli affitti degli stabili inclusi nel patrimonio. Il 17 agosto 1787, dopo tre anni di contenzioso, il Sacro Consiglio ordina, «senza piu` dare ascolto alle cavillose invenzioni dei debitori», di eseguire la sentenza e di vendere i magazzini. I de Nardis a questo punto si richiamano a una sentenza gia` emessa dal Sacro Regio Consiglio, con cui era stato concesso a una religiosa loro parente di ricavare il suo vitalizio in L’Aquila ove risiedeva, dalle rendite del palazzo di famiglia a Vasto. Bloccata cosı` l’azione di sequestro, nel 1813 Agostino Cappelli tenta di riprendere la causa presso il Tribunale di prima istanza, ma solo dopo lungo tempo e` «richiamata» nel maggio 1842 con nuove citazioni. 24 Su Francesco Peccheneda, tenace anticurialista, segretario della Real Camera di S. Chiara, membro della Giunta degli Abusi, deputato del Tribunale misto, presidente della Regia Camera della Sommaria, e consigliere della regia Camera di S. Chiara, cfr. E. Chiosi, Andrea Serrao, Apologia e crisi del regalismo nel Settecento napoletano, Napoli, Jovene, 1981, p. 192; D. Ambrasi, Riformatori e ribelli a Napoli nella seconda meta` del Settecento. Ricerche sul giansenismo napoletano, Napoli, Regina, 1979, pp. 41, 202. 25 ASBN, g. c. BP, partita di 42 ducati, del l7 gennaio 1784, m. 2336, p. 165; ivi, partita di 42 ducati, del 23 febbraio 1784, m. 2336, p. 1433; ivi, partita di 7 ducati, del 15 febbraio 1788, m. 2467, p. 295. 26 F. Santangelo, Sonetti, s. d. 27 Id., Inno per lo Vicepresidente della Regale Accademia delle Scienze e Belle Lettere di Napoli, d. Ferdinando de Leon, Avvocato Fiscale del Regal Patrimonio, Napoli, 1778.

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membri dell’oligarchia intellettuale e finanziaria, tra i rappresentanti piu` produttivi e speculativi della nuova classe dirigente borghese. Attraverso le numerose carte bancarie che svelano, anno dopo anno, i profitti della sua attivita`, e` possibile conoscere la fisionomia sociale della clientela che il Santangelo assiste, leggerne il percorso formativo e mettere ulteriormente in rilievo la fase di transizione socio-economica dall’antico al nuovo regime ottocentesco. Con la reputazione raggiunta il Santangelo diventa il legale di antiche famiglie feudali, come nel caso dei Quinzi, impegnate in lunghi e cavillosi procedimenti giudiziari per ritardare i pagamenti, o dei d’Avalos28, sempre in cerca di prestiti periodicamente rinnovati, che minacciano di erodere il patrimonio familiare, fino all’estinzione della dinastia degli Amblingh29, e di famiglie che vivono un lento e inarrestabile declino, ma desiderose di conservare il loro «livello» sociale, quali i Caracciolo di Santo Buono30. A questo lavoro impegnativo svolto per l’aristocrazia tradizionale va aggiunto quello per le piu` dinamiche universita` molisane e abruzzesi, per le quali il Santangelo e` da Napoli un concreto e valido punto di riferimento, e che chiedono alla Regia Camera la revisione dei conti della buonatenenza non pagata dai «loro signori»31. 28

ASBN, g. c. BP, partita di 2.000 ducati, dell’11 marzo 1788, m. 2462, p. 316. Ivi, partita di 100 ducati, del 7 maggio 1787, m. 2432, pp. 911-912 ed ivi, partita di 100 ducati, del 31 maggio 1787, m. 2432, p. 1071. Notizie sulla famiglia Amblingh sono in L. Marchesani, Storia di Vasto citta` in Apruzzo Citeriore, Napoli, da’ torchi dell’osservatore medico, 1878, p. 52. Guglielmo Amblingh, figlio di Giovan Guglielmo di Graz in Austria, giunge a Vasto da Vienna al seguito di Cesare d’Avalos nel 1707, insieme alla moglie Anna Maria Bruswin. Cesare d’Avalos gli concede il governo del contado di Monteodorisio ed in suffeudo il tenimento di Casalbordino. Ebbe anche il titolo di barone di S. Oncino. Non ebbe successori. 30 ASBN, g. c. BP, partita di ducati 50, del 7 settembre 1787, m. 2449, p. 157: con una serie di girate sono versati all’abate d. Baldassarre Caracciolo di Santo Buono 604. 42 ducati in conto di ducati 1.000 «per tanti assegnati annualmente a detto nostro figlio per il suo livello». La cifra, come e` specificato nella polizza, proviene dalla vendita del grano «del nostro stato» e con valuta ricevuta e cambiata in Roma dal machese Girolamo Belloni. 31 Numerosi pagamenti effettuati sul Banco di S. Maria del Popolo, utilizzato dall’avvocato, attestano la sua clientela. Cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 10 ducati del 23 agosto 1786, m. 2422, p. 44 e ivi, partita di 10 ducati, del 24 agosto 1787, m. 2456, p. 138 per l’Universita` di Lupara; ivi, partita di 61. 3. 2 ducati del 13 novembre 1781, m. 2264, pp. 429-430 per Preturo; ivi, partita di ducati 30 del 29 ottobre 1783, m. 2321, p. 753 ed ivi, partita di 4 ducati del 4 gennaio 1784, m. 2340, p. 18 per Pescolanciano; ivi, partita di 29

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In realta` le rivendicazioni nei confronti dei feudatari hanno motivazioni e origini diverse. Il processo di privatizzazione delle terre demaniali in fase di attuazione, non solo ad opera di nobili locali32, ma soprattutto da parte di una borghesia urbana in ascesa33, favorisce la nascita di quella accennata oligarchia finanziaria, che nel nome di una battaglia antifeudale, coniuga trasformazioni agrarie con speculazioni commerciali e «protoindustriali». Questo ceto emergente, che in seguito conquistera` anche un titolo nobiliare, avverte la necessita` di avere al suo fianco figure prestigiose di togati e di intellettuali a sostegno e protezione del ruolo intrapreso. In questa nuova societa` sono cooptati il libraio e l’avvocato, che fin dagli anni ’80 entrano in contatto con i rappresentanti di queste famiglie, svolgendo in parallelo un’azione di collaborazione economica e culturale. Cosı`, i due accumulano i crediti degli aristocratici insolventi, e contemporaneamente stringono rapporti con il marchese Giovan Battista ducati 20, del 27 agosto 1784, m. 2358, p. 13 e ivi, partita di 10 ducati del 15 settembre 1784, m. 2358, p. 167-168 per Cantalupo; ivi, partita di 20 ducati del 5 dicembre 1788, m. 2482, p. 812 per l’universita` di S. Salvo; ivi, partita di 15 ducati, del 7 settembre 1787, m. 2429, p. 157. 32 ASN, Regia Camera della Sommaria, Ordinamento Zeni, f. 73, fs. 17, in cui tra il 1780 e il 1786 l’universita` di Preturo accusa ripetutamente il marchese Quinzi di usurpare i terreni prativi di quell’universita`. 33 Le carte giudiziarie settecentesche riportano costantemente gli atti avviati dai rappresentanti delle universita`, che, mentre lamentano l’oppressione signorile, si appropriano delle terre incolte, ove impiantano vigneti e altre colture. Portiamo a esempio proprio le cause delle universita`, che sono clienti del Santangelo. Cfr. ASN, Processi Antichi, Pandetta nuova, f. 2308, fs. 9, in cui si lamenta che i cittadini di Casal Cipriano nel contado di Molise hanno piantato le loro vigne nei terreni demaniali, «senza pagare somma veruna per diritti di entratura e di possesso». Rapporti con i residenti di questa universita` sono mantenuti anche da Michele Stasi, che interviene personalmente e paga, per decreto del regio consigliere Gregorio Bisogni, il conto cautelare di Costanzo Cerrone nella causa iniziata dall’universita` per recuperare il suggello, i libri ed altre scritture, di cui era stata ritardata la consegna da parte del Cerrone, in ASBN, g. c. BP, partita di 30 ducati, del 6 settembre 1788, m. 2479, pp. 324-325. Altro esempio: il feudo di Cantalupo, della terra di Ielsi, dove secondo le antiche leggi i coloni non possono seminare ne´ introdurre buoi, se non da aratro, ne´ incidere o tagliare gli alberi da frutto «dalla croce in basso», ma soltanto scuoterli. Incuranti delle sentenze della regia udienza di Ielsi e della corte locale, i contadini della terra di Cantalupo ricusano il bando e si dichiarano liberi di tagliare gli alberi e di utilizzare i loro pascoli, in ASN, Processi Antichi, Pandetta nuova, f. 186, fs. 15. Cfr. G. Corona, Demani ed individualismo agrario nel Regno di Napoli (1780-1806), Napoli, E.S.I., 1995.

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Dragonetti34 de L’Aquila, il barone Antonio Nolli, presidente della Societa` patriottica di Chieti35, l’avvocato Amodio Ricciardi di Palato36, il barone Vencislao Mayo di Vasto37, nomi rappresentativi di un «notabiliato [...] protagonista del nuovo clima affaristico», che associa erudizione e speculazione38.

2. Il canonico Salvatore Ruggiero Un altro interprete che meglio esprime il clima culturale degli anni ’80 del XVIII secolo, e` il reverendo Salvatore Ruggiero, gia` incontrato come revisore delle opere del Redi, pubblicate dallo Stasi nel 1779. Celebre per le sue doti intellettuali, socio dell’Accademia di Scienze e Belle Lettere39, professore della Regia Universita` degli Studi di Napoli40, di elevato rango sociale, e` l’economo della chiesa cattedrale della capitale. Sul suo libro paga

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Cfr. R. Colapietra, Abruzzo citeriore-Abruzzo ulteriore-Molise, in Storia del Mezzogiorno, VI, Le Province del Mezzogiorno, Roma, Edizione del Sole, 1986, pp. 150-151. 35 Ivi, pp. 149, 156. 36 Ivi, p. 145. Circa la figura di Amodio Ricciardi (Palata, 1756-Napoli, 1835) e il suo impegno politico durante la rivoluzione napoletana cfr. A.M. Rao, Esuli. L’emigrazione politica italiana in Francia (1792-1802), Napoli, Guida, 1992, pp. 441n., 442. Per gli anni del decennio francese fino alla sua morte cfr. P. Borrelli, Elogio dedicato alla memoria di Amodio Ricciardi consigliere della Corte Suprema di Giustizia e Presidente della Gran Corte Civile di Aquila, Napoli, 1835. 37 L. Marchesani, Storia di Vasto, cit., pp. 330, 336-337: «poeta, membro corrispondente della Real Societa` Patriotica di Chieti, peritissimo in legge, e Conte dai figli onorato con nobil marmoreo sarcofago» diede alla stampa molti componimenti poetici e un progetto sull’abolizione dei regi stucchi. 38 R. Colapietra, Abruzzo, cit., p. 145. 39 Cfr. A. Borrelli, Istituzioni e attrezzature scientifiche, cit., pp. 146-161, 146n. 40 A. Zazo, L’ultimo periodo Borbonico, in Storia dell’Universita` di Napoli, Napoli, Ricciardi, 1924, pp. 469-588, ed in particolare pp. 498-552. Su Salvatore Ruggiero cfr. ivi, p. 498. Ancora sul Ruggiero docente universitario di Teologia Dogmatica cfr. Calendario e Notiziario della Corte per l’anno 1797, Napoli, nella Stamperia Reale, p. 115; A.M. Rao, Universita` e politica: un progetto di riforma borbonico del 1799, in Filosofia e Storia della cultura. Studi in onore di Fulvio Tessitore, a cura di G. Cacciatore, M. Martirano, E. Massimilla, Napoli, Morano, 1994, pp. 523-527.

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sono iscritti l’avvocato Baldassarre Imbimbo41, e il notaio Giuseppe Cantilena, originario di Cava dove la famiglia possiede alcune cartiere, e che raccogliera` a voce le ultime volonta` del cardinale Serafino Filangieri42. Le radici della famiglia Ruggiero penetrano in realta` nei piu` produttivi settori commerciali della capitale. Il padre Giorgio, console del Supremo Tribunale del Commercio43, aveva riposto ogni speranza nel primogenito Gaetano44, al quale, dopo la sua emancipazione avvenuta nel 41

Cfr. F. Luise, La biblioteca di un avvocato napoletano nel XVIII secolo. Baldassarre Imbimbo, in «Archivio storico per le Province Napoletane», CXI, 1993, pp. 363-419. Il fratello minore di Baldassarre, il giovane Emanuele, divenne membro della municipalita` durante la Repubblica napoletana del ’99. In seguito, durante l’esilio, fu corrispondente dalla Francia di Gaspare Maria Selvaggi, figlio di Michele, socio dello Stasi nelle opere filogianseniste. Su Emanuele Imbimbo, noto compositore, coinvolto nelle congiure del 1794-1795, cfr. A. Simioni, Le origini del risorgimento politico dell’Italia meridionale, Messina-Napoli, Principato, [Palermo, F. Sauro], 1925, II, pp. 191, 222; F. Scandone, Storia di Avellino, Avellino, Pergola, 1947-1950, III, p. 255; Id., Cronache del giacobinismo irpino, in «Atti della societa` storica del Sannio», anno III, 1925 n. 11, p. 76. 42 Monsignor Filangieri aveva raccolto i fondi sulla Bolla della Crociata. Per questa cfr. G. Orlandi, I Redentoristi napoletani tra rivoluzione e restaurazione, in Il Mezzogiorno e la Basilicata fra l’eta` giacobina e il decennio francese, Atti del Convegno di Maratea 8-10 giugno 1990, a cura di A. Cestaro e A. Lerra, Osanna, Venosa, 1992, pp. 211-213. 43 ASN, Camera di S. Chiara, Consulte di stato, f. 111, c. 55v. Rinveniamo notizie sull’immenso patrimonio di Giorgio Ruggiero e sui debiti successivamente contratti dall’erede nei banchi pubblici napoletani. Cfr. ASBN, Patrimonialia del Banco dei Poveri, busta 2, n. 607, Atti relativi a debiti contratti dal Signor Ruggiero quondam Giorgio col Monte dei Poveri anni 1795-’98 e 1800 e in ASN, Processi Antichi, Pandetta Corrente, f. 5462, Atti di interposizione per d. Gaetano Ruggiero. La ditta Giorgio Ruggiero, fino alla morte del titolare, vantava solide basi economiche. Difficile fu per gli eredi riscuotere i crediti dai debitori, quali ad esempio il principe di S. Severo, che doveva restituire 6.000 ducati, o Andrea Federici, che ne doveva 4.000. Inoltre, i lavori di ristrutturazione di due fabbricati, acquistati dal fratello Gaetano, preventivati per circa 9.000 ducati, aumentarono nel tempo a 36.000 ducati. Per i debiti accumulati e per gli interessi maturati, che gravano sui nipoti Giovanni e Giuseppe, il reverendo Bartolomeo e il canonico Salvatore cederanno negli anni ’90 del XVIII secolo in solidum la loro quota ereditaria, consistente in una partita d’arrendamento sulla seta, acquistata dal genitore nel 1766 dai fratelli Bettinelli. Cfr. ASBN, Patrimonialia, busta 1, n. 3, Atti relativi al debito di Salvatore e Bartolomeo Ruggiero e dei loro nipoti Giovanni e Giuseppe, figli del fratello Gaetano. 44 ASN, Processi Antichi, Pandetta Corrente, f. 5462, cit. Nell’atto e` allegata copia del testamento di Giorgio Ruggiero, rogato 17 ottobre 1786 presso il notaio Giuseppe Pinto, cc. 9-18. Il testatore disponeva che un terzo del patrimonio spettava a Gaetano e gli altri due terzi andavano divisi tra i tre figli Bartolomeo, Salvatore e Tommaso, i quali dovevano alla loro morte cedere la meta` dei beni a beneficio dei figli maschi di Gaetano.

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1768, aveva affidato una societa` commerciale insieme a Gaetano Ricciardo. Il socio, a causa di debiti contratti per molte migliaia di ducati, gli cede ben presto la sua quota, che si accresce poco dopo per un’ulteriore donazione paterna di 100.000 ducati45. Sono, invece, avviati alla carriera ecclesiastica gli altri tre figli, sia quelli nati dal matrimonio con Lucia Cerio, sia l’ultimo e piu` giovane Tommaso, avuto da Rachela Spasiano, sua seconda moglie. Il prelato Bartolomeo non disdegna le attivita` lucrative: nel 1784 lo ritroviamo socio per la quota di un terzo con Raffaele Petrone e i suoi figli nella vendita di merci seriche di produzione regnicola e straniera nel fondaco collocato sotto il palazzo del duca di Maddaloni46. Anche l’ultimo, il giovane Tommaso, si dedica allo smercio di mercanzie varie. Michele Stasi e` suo fedele cliente e spende un centinaio di ducati per realizzare il corredo della figlia Maria Rosaria47, che sposa nel 1791 Matteo Proto48, un imprenditore di Atrani, col quale si assocera` in seguito nel commercio della lana49. Il reverendo Salvatore e` il solo a essere attratto dal mondo della cultura, incline ad investire la sua erudizione storica e filosofica nel settore dell’editoria50. Solo nel 1788 giunsero a un accordo per la difficolta` di calcolare esattamente l’ammontare dei beni e riscuotere dai debitori gli ingenti crediti. 45 Ibidem. 46 ANDN, notaio Carlo Catalano, 29 ottobre 1784, c. 67. 47 ASBN, g. c. BP, partita di 107 ducati, del 20 aprile 1792, m. 2504, p. 472. 48 Le nozze furono celebrate l’8 giugno 1791, ed e` testimone per la sposa il fratello Giovan Battista. Cfr. APSSFG, Liber matrimoniorum Parrociae S. Ianuaris ad Ulmum, 1791-1879, f. 1v. I capitoli matrimoniali erano stati registrati il 14 aprile dello stesso anno presso il notaio Angelo Alfiero Gargano e, sempre presso il Gargano, il 10 giugno fu fatto atto di quietanza e rinuncia sull’eredita` paterna da parte della giovane coppia. Cfr. ASBN, bancale BP, estinta il 10 giugno 1791, del valore di 1.500 ducati. 49 La famiglia Proto commercia in lana, che compra dal barone Cesare Michelangelo Donnaperna. Michele provvede ogni anno a pagare a nome dei compratori il maestro di casa del nobile, precisando nei versamenti la qualita` della merce e la provenienza. Cfr. ASBN, bancale BP, estinta il 18 agosto 1791, di 177. 21 ducati e ivi, partita di 369 ducati, del 31 marzo 1793, m. 2594, p. 317. 50 ASN, Processi Antichi, Pandetta corrente, f. 2089, Creditori del Patrimonio del Reverendo Canonico Salvatore Ruggiero. Nel 1806 Tommaso Ruggiero chiede che gli sia saldato un credito di oltre 1.500 ducati, per sostenere le spese mediche del fratello Salvatore, che era caduto gravemente ammalato dopo l’esilio a Montevergine, dove era stato mandato

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Un’affinita` di pensiero, idonea a far superare ogni divario culturale e barriera sociale, lega il «mercante di libri al colto ecclesiastico» e, in seguito, a personaggi ancora piu` illustri del ’700 riformatore napoletano. Il loro sodalizio, nato dalla comune difesa di una fede cristiana, tanto «maltrattata» dagli scettici e da «falsi filosofi», nonche´ dalle medesime simpatie per la storia naturale e per le scienze, si consolida attraverso una comunione di interessi letterari, non disgiunti da quelli economici. Solo una piena corrispondenza intellettiva puo` spiegare l’incontro e l’affiatamento tra due forti personalita` provenienti da esperienze profondamente diverse: il libraio, uomo di umili origini, in quegli anni rappresentante emergente del ceto editoriale, impegnato in investimenti economici, e il canonico Ruggiero, celebre maestro di Giuseppe Cestari per il triennio di filosofia presso il seminario napoletano51. Abile oratore celebro` le onoranze funebri dell’amico Nicola Borgia, vescovo di Cava e di Aversa52, aggregato all’Ordine delle Apostoliche Missioni, «un’anima sola dal sovrano insieme all’arcivescovo Zurlo in seguito ai tragici eventi della Repubblica napoletana. Nel gennaio del 1802 il religioso fu colpito da «male apoplettico, ad ore due di notte, e per piu` mesi fu curato dai primari medici D. Antonio Villani, D. Vincenzo Petagna, D. Tiberio Gambajoli, ed assistito giornaliermente dal fu Angiolo Ferretti, Dottor D. Francesco Ricca, Dottor D. Saverio Macrı`. Siccome il morbo lo restituı` di sensi, e lo privo` di mezzavita», ebbe bisogno di continua assistenza, di persone attive giorno e notte per rigirarlo nel letto. «Niente pero` si profitto` per lo riaccquisto di mezzavita ammortizzata», e su parere dei medici fu accompagnato dapprima a Pozzuoli, poi ad Ischia per i bagni minerali, e furono profuse esorbitanti spese per cure, assistenza e alloggio di tante persone». Tommaso, provvedendo a tutte le necessita` con proprio denaro, porto` l’infermo anche nei mesi estivi a respirare l’aria di Boscotrecase, che gli permise di riacquistare in parte l’uso delle membra. Quando Salvatore, erede e coerede di Bartolomeo e Gaetano, muore nel 1806, il fratello Tommaso vanta i crediti sul patrimonio dei Ruggiero, dalle spese per medicine a quelle dei funerali, cc. 13-14. Cfr. BNN, «Monitore napoletano», 28 marzo 1806, n. 9: «Il dı` corrente passo` a miglior vita d’un colpo d’apoplessia il sig. Salvatore Ruggieri canonico della Metropolitana di Napoli, e Professore Primario di Teologia Dommatica nell’Universita` degli Studj. Egli ha lasciato gran desiderio di se in tutti gli uomini dabbene. Le sue fatiche letterarie, le sue virtu` cristiane e civili rendono illustre e caro alla patria il suo nome». Pochi mesi dopo scompare anche l’arcivescovo Zurlo. Cfr. ivi, «Monitore napoletano», 8 luglio 1806, n. 38. 51 D. Ambrasi, Riformatori e ribelli a Napoli, cit., p. 174. 52 N. Borgia fu vescovo di Cava dal 1751 al 1765, succedendo a Domenico de’ Liguori. Cfr. S. Ruggiero, Orazione ed iscrizioni per li funerali di Monsignor D. Nicola Borgia Vescovo di Aversa celebrati nella Chiesa del Ritiro di S. Vincenzo. La stima di sant’Alfonso

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con sant’Alfonso»53, e lesse nel 1782 nel duomo l’elogio funebre da lui scritto per l’arcivescovo Serafino Filangieri54. La loro collaborazione risale senza dubbio a sant’Alfonso, delle cui opere il canonico fu critico revisore55, e lo Stasi tra gli editori piu` apprezzati; si rafforza negli anni ’80 intorno alla figura altrettanto prestigiosa di Gaetano Filangieri; si salda nel tempo in una totale adesione al credo giansenista e anticuriale, inteso come slancio di rinnovamento sociale e morale. Un percorso chiaramente leggibile nella produzione editoriale stasiana, piu` avanti analizzata.

3. Gaetano Filangieri Protagonista indiscusso delle vicende della famiglia Stasi e` proprio il riformatore napoletano Gaetano Filangieri. Dai versamenti bancari di Michele si evidenziano i primi approcci al circolo filangieriano napoletano. La scelta di inserire nel suo catalogo di vendita le opere di monsignor Luca de Luca, precettore del Filangieri, vendute personalmente dal fratello Vincenzo de Luca, e l’acquisto della biblioteca dell’illustre arcivescovo napoletano, ceduta dal principe di Arianiello56, non possono essere verso il Borgia e` testimoniata nella sua corrispondenza, ove lo definisce «uomo di Dio, prudente, ed inteso bene di guida d’anime» (cfr. Lettere, cit., I, p. 308), strumento divino perche´ «Dio, per mezzo suo, puo` dirsi che ha stabilita la Congregazione» (ivi, p. 541). Per incarico, infatti, del cardinale Spinelli, insieme ai canonici Simioli, Blaschi, e Testa, aveva esaminato e dato il suo voto favorevole sulle regole della Congregazione, (ivi, II, p. 332n.). 53 Cfr. A. M. Tannoia, Vita ed istituto di S. Alfonso Maria de’ Liguori, cit., libro II, cap. 41. 54 S. Ruggiero, Pompa funebre celebrata nella chiesa di questa metropoli in occasione della morte dell’Eccellentiss. e Reverendiss. d. Serafino Filangieri Arcivescovo di Napoli seguita il dı` 18 settembre 1782, Napoli, nella stamperia Raimondiana, 1782. 55 Cfr. R. De Maio, Religiosita` a Napoli (1656-1799), Napoli, Esi, 1997, p. 200. Sulle divergenze tra sant’Alfonso e il Ruggiero cfr. Lettere, cit., III, p. 479, in cui il santo si rivolge nel luglio 1776 al Simioli per contestare la posizione del canonico Ruggiero circa la dottrina di S. Tommaso; e pp. 480-482, in cui il vescovo di S. Agata dei Goti, ancora nel luglio dello stesso anno, replica al canonico Salvatore Ruggiero, revisore ecclesiastico delle sue Dissertazioni Teologiche, per aver stimato oggetto di equivoche interpretazioni le tesi sull’amore dell’anima, e quella sui bambini premorti al battesimo. 56 ASBN, g. c. BP, partita di 205 ducati, del 4 luglio 1784, m. 2336, p. 1250.

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` l’incarico di curatore della Scienza contatti e circostanze occasionali. E della Legislazione, commissionatogli tramite il Ruggiero57, a sancire definitivamente l’ingresso dello Stasi nell’e´lite intellettuale napoletana, che lo riconosce indiscusso esponente della sua categoria. Fino alla morte del giurista napoletano, ed anche dopo, la libreria Stasi, sotto la guida di Michele e successivamente di Gabriele suo figlio, cura gli interessi editoriali della famiglia Filangieri, compiacendosi di secondare ogni richiesta, come ad esempio l’acquisto delle letture rousseauniane58 o dei testi pubblicati dalla «vecchia» societa` tipografica del Galanti59. Michele provvede a raccogliere i profitti delle vendite della Scienza, i cui volumi gli sono consegnati materialmente dal Ruggiero, che a sua volta con tali entrate paga a rate, a nome dell’illustre filosofo, le spese necessarie per la stampa. Il religioso, infatti, riporta fedelmente in ogni operazione bancaria da lui eseguita la formula «da me si pagano a nome e di denaro proprio del Signor Cavaliere D. Gaetano Filangieri». Quando il Filangieri e` chiamato a ricoprire la carica di membro del Consiglio delle Finanze e da Cava, dove ha vissuto durante questi anni, rientra a Napoli, i rapporti tra il libraio ed il filosofo si fanno piu` stretti: regolati i costi delle pubblicazioni, cessata la funzione del mediatore, Michele e` a totale disposizione del cavaliere, stornando, secondo decisioni improvvise del Filangieri, piccole somme dal conto che hanno in comune. Michele Stasi dunque e` l’unica fonte della rinascita tipografica del 57 La conferma del suo lavoro di intermediario e` in ASBN, g. c. BP, partita di 24. 2. 18 ducati, del 22 agosto 1786, m. 2421, p. 116, in cui si rileva che il Ruggiero s’interesso` anche della vendita di un tometto in dodicesimo Compendio dell’Educazione Cristiana stampato a spese di D. Domenico de Curtis e dal medesimo pubblicato in numero di cinquecento copie, offerto al pubblico nella bottega del libraio Michele Stasi al prezzo di grana 20 la copia, mentre quelle pergamenate a grana 24, in numero di 173 esemplari. La famiglia de Curtis, originaria di Cava, e` presente negli ambienti degli studi napoletani fin dal XVI secolo con le illustre figure di Giovan Andrea e dei suoi figli Mario e Camillo, per le quali cfr. N. Cortese, L’eta` spagnola, in Storia dell’Universita` di Napoli, Napoli, Ricciardi, 1924, rispettivamente pp. 223, 328 e 321. 58 Ivi, partita di 14. 2 ducati, del 29 ottobre 1787, m. 2454, p. 350. 59 Nel 1786 Michele liquida Giuseppe Maria Galanti e salda tutti «li libri che il cavaliere d. Gaetano Filangieri si prese». L’importo di ducati 34 e` girato a Gregorio Lieto, negoziante di carta e libraio, «in conto di restante somma alla mia stamperia e a d. Giuseppe De Bonis direttore della medesima». Cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 34 ducati, del 9 ottobre 1786, m. 2422, p. 332.

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capolavoro filangieriano. L’autore, infatti, dopo le due precedenti edizioni napoletane dell’opera, stanco di discutere con gli operatori del settore editoriale, insoddisfatto della pubblicazione del testo per gli errori di stampa, di ortografia e per la scarsa nitidezza dei caratteri, come egli stesso confessa agli editori stranieri, si disinteressa materialmente delle successive edizioni napoletane60. Prossimo a divenire padre e costretto, quindi, a rimanere a Cava insieme alla consorte Carolina Frendel, e` ansioso come ogni autore di ricavare profitti dalla sua opera61. Confida nel libraio e nel Ruggiero, che provvedono a tutto, dall’acquisto delle risme di carta ordinate al cartaio Giuseppe di Mauro, originario di Cava, alla consegna presso la stamperia raimondiana. Non versano alcun acconto: con i profitti delle prime vendite, com’era consuetudine, il religioso salda tra il 1785 e il 1786 il fornitore della carta, girandogli due polizze bancarie, una in data 9 settembre 1785 di 453. 40 ducati «per l’intero importo della 60 La storia delle edizioni della Scienza della Legislazione e` ampiamente ricostruita da F. Venturi, Nota introduttiva a Gaetano Filangieri, in Illuministi italiani, tomo 5, Riformatori Napoletani, Milano-Napoli, Ricciardi, 1962, p. 661, che ha evidenziato come il giurista napoletano finisse col perdere interesse per le sorti editoriali della sua opera, nonostante vi avesse investito il proprio denaro, perche´ avvilito di discutere con l’editore e gli stampatori circa la nitidezza dei caratteri e le scarse attenzioni nelle correzioni. Nella lettera dell’ottobre 1781 indirizzata a Marco Lastri, noto studioso di argomenti agricoli, che chiedeva l’autorizzazione ad una riedizione toscana del suo scritto, Filangieri rispondeva segnalando l’errata corrige riportata alla fine del secondo volume e raccomandava di utilizzarla per il nuovo lavoro. Nel dicembre dello stesso anno il filosofo scriveva ai curatori di un’edizione veneta, ringraziandoli del libro inviatogli in visione: «Io non mi sarei lusingato di veder tanta nitidezza, accoppiata a un’esattezza di correzione. V. E. ha ben declamato contro le due edizioni napoletane, ma non ha mai detto quanto bisognava dire. Alla poca diligenza degli editori si e` per mia disgrazia unita l’ignoranza e la mala fede dello stampatore, ed io debbo ad uno straniero quello che io non ho potuto ottenere dai miei concittadini. Le giuro che non ardisco di leggere ne pure una pagina delle mie edizioni per non turbarmi». 61 Presumibilmente indirizzata allo Stasi e` la lettera conservata presso ACBG, Carteggio Gamba, II D 6, datata Cava 27 Aprile 1784 a NN. «Carissimo Amico Ritrovandosi in mia casa parecchi miei parenti per l’imminente parto di mia moglie, non ho tempo di venirvi di mia mano, avvalendomi percio` di alieno carattere, che vi prego di condonare. Mi fareste sommo favore, se avendo venduti li miei Libri, mi compiaceste di inviarmene subito il denaro. Mi esibisco infine ai cari vostri comandi, e colla solita cordialissima stima scrivomi Vostro. Caro Amico ti do’ mille abbracci e ti prego di compatire l’alieno carattere, per la ragione che il suddetto ti ha indicata. Affezionatissimo Amico di cuore Gaetano Filangieri».

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carta da lui somministrata dei primi quattro volumi dell’opera»62 e l’altra in data 2 maggio 1786 di 205 ducati «a soddisfazione e final pagamento di tutta la carta fornita per la stampa dei volumi del Cavalier Filangieri». Non e` noto, invece, il compenso convenuto con lo stampatore, che accetta solo retribuzioni frazionate. La conferma e` nei versamenti effettuati da Michele anche negli anni successivi alla morte del Filangieri. La vedova Carolina Frendel, cui la Camera di Santa Chiara riconosce i diritti di stampa sulle opere del defunto marito63, vive a S. Giorgio a Cremano, lontano dal suo appartamento di via Calabritto64, in una casa «palaziata» con giardino65, per meglio occuparsi dei giovanissimi figli66. A suo nome l’editore cura la pubblicazione del tomo ottavo postumo e la ristampa della Scienza della Legislazione67. Infatti, per la precisione con cui Michele registra 62

ASBN, g. c. BP, partita di 9. 3 ducati, del 26 settembre 1785, m. 2382, p. 340. ASN, Camera di S. Chiara, Consulte di Stato, f. 242, cc. 44-45. 64 ASBN, g. c. Banco S. Giacomo e Vittoria, partita di 105 ducati, del 25 ottobre 1790, m. 2664, p. 183: «A D. Carolina Frendel Filangieri ducati 105 notata fede del 13 dicembre 1798 per un trimestre di pigione al duca di Calabritto, per il quale paga annui ducati 315, per il secondo appartamento delle sue case site fuori l’abbattuta porta di Chiaia». 65 ` il versamento Ivi, partita di 26. 3. 7 ducati, del 3 novembre 1790, m. 2677, p. 551. E per un trimestre di pigione pagato a Teresa Rogadeo, madre e tutrice di Eustacchio Rogadeo, «per l’affitto di un casino palaziato preso da me in affitto con i suoi membri e comodi, col giardino unito a detto casino esistente nel casale di S. Giorgio a Cremano». 66 Ivi, partita del 29 gennaio 1793, m. 2311, p. 33; ivi, partita del 27 febbraio 1793, m. 2810, p. 198. Nel 1792 Carolina Frendel Filangieri paga il dottor Giuseppe Mirro, «medico ordinario di sua casa» e fra’ Giuseppe Di Martino «per l’intiera soddisfazione de’ medicamenti che ha somministrato suor Teresa di Paola, come da sua nota esibitami de 15 dicembre 1791 al 7 aprile 1792». 67 L’avviso dell’imminente pubblicazione del tomo ottavo postumo della Scienza della legislazione e` riportato in BASN, «Notizie del mondo», n. 5, 15 gennaio 1791. Infatti nel 1791-1792, dai torchi di Filippo Raimondi, escono il volume annunziato e la ristampa del tomo primo e secondo del capolavoro filangieriano. Le polizze del libraio confermano l’impegno della vedova nel pubblicare lo scritto del marito e forniscono notizie utili sul costo della carta, che fu di 142. 10 ducati per le 98 risme di carta realella occorse, e sulle prestazioni del Raimondi, che pretese per il lavoro 80 ducati. Infine e` da sottolineare che l’opera era segnalata nelle causali dei versamenti bancari con il titolo Legislazione Universale. Cfr. ASBN, bancale BP, partita di 20 ducati, del primo luglio 1791; ancora ivi, bancale di 30 ducati, del 18 agosto 1791, ivi, bancale di 15 ducati, del 3 ottobre 1791, ivi, bancale di 70 ducati, del 22 ottobre 1791, ivi, bancale di 15 ducati, del 9 dicembre 1791; ivi, g. c. BP, partita di 22 ducati, del 13 agosto 1792, m. 2522, ivi, partita di 18. 12 ducati, del 25 giugno 1792, m. 2505, p. 898, ivi, 50 ducati, del 24 marzo 1792, m. 2507, p. 434. I primi guadagni consegnati dal libraio alla Frendel risalgono al 1794, cfr. ivi, partita di 70 ducati, del 17 63

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le operazioni bancarie, veniamo a conoscenza che i Raimondi rifiutano i pagamenti terminali, e chiedono per il costo della manodopera e della tiratura dei fogli un compenso rateale. In tal modo siamo anche informati che occorsero per i lavori tipografici del tomo ottavo postumo 93. 20 ducati «per lo prezzo di stampatura di fogli sedici in numero di 1.100, alla ragione di carlini 27 il foglio»68. E per «final pagamento della stampa dei tomi primo e secondo della Legislazione» si richiesero 118. 12. Ô ducati per «fogli 43 ã di copie 1.100 per ogni foglio, alla ragione di carlini 27 per la sola stampata»69. La progressione cronologica delle pubblicazioni ci favorisce anche nell’apprendere che Gaetano Raimondi collaboro` ai primi quattro volumi, mentre per i successivi intervenne suo fratello Filippo. Questa circostanza consente quasi di veder nascere i volumi, dall’invio del materiale cartaceo presso lo stampatore alla composizione tipografica, di soffermarci sulle caratteristiche dei formati, sulla tipologia della carta, sui costi di impaginazione; di seguire in parallelo, attraverso la serie cronologica dei pagamenti, la continuita` delle edizioni e le vicende personali della famiglia Filangieri. Le girate del canonico Ruggiero sui documenti bancari dal 1794 al 1796 confermano la sua mansione di intermediario tra il giurista, lontano da Napoli in quegli anni, e gli operatori del settore editoriale. L’ultima operazione si riferisce singolarmente al primo versamento all’autore dei suoi guadagni70. La firma poi di Gaetano Filangieri sulle fedi di credito testimonia il suo rientro a Napoli dal 1787 al 1788 per partecipare alla vita pubblica del Regno. L’ultimo autografo del Filangieri sui documenti bancari e` datato un mese prima della sua scomparsa, mentre l’estinzione della polizza risale a due giorni prima della morte71. La successiva girataria dei pagamenti dello Stasi sara` Carolina Frendel, in qualita` di madre e tutrice dei figli ed eredi legittimi del Cavaliere72. L’affaire editoriale della Scienza della Legislazione procuro` all’autore soddisfacenti profitti? Le scrupolose trascrizioni del libraio, che, per seguire gennaio 1794, m. 2591, p. 131. 68 ASBN, bancale BP, partita di 8. 20 ducati, del 23 marzo 1790. 69 Ivi, g. c. BP, partita di 118. 12. Ô ducati del 25 giugno 1792, m. 2505, p. 898. 70 Ivi, partita di 60 ducati, del 30 ottobre 1786, m. 2424, p. 264. 71 Ivi, partita di 100 ducati, datata 6 maggio 1788, estinta il 19 giugno 1788, m. 2462, p. 808. 72 Ivi, partita di 50 ducati, dell’1 settembre 1788, m. 2489, p. 93.

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meglio la contabilita` riporta in ogni operazione bancaria la somma delle entrate provenienti dalle vendite e la cifra totale dei guadagni, confermano l’enorme successo a Napoli dell’opera filangieriana e la sua diffusione. Nel 1789, l’anno seguente a quello della morte dell’illustre riformatore, lo Stasi riferisce alla vedova che l’acquisto dei volumi da parte dei 73 lettori ha fruttato in tutto 1.987 ducati . L’apice delle vendite e` l’anno 1786, quando gli introiti passano di colpo da 615 a 1.452. 4. 5 ducati. In realta` ne´ il Filangieri, ne´ la moglie videro mai tale cifra. Detratte le spese occorse per le edizioni, i soldi incassati direttamente dall’autore sono solo 400 ducati, a cui si aggiungono altri 100 consegnati alla vedova, in tutto 500 ducati, quasi un quarto del ricavato delle vendite.

Grafico 1 – Profitti della vendita della Scienza della legislazione.

Veri profitti ricavano Michele Stasi e quanti collaborarono con lui alla realizzazione dell’opera, come ad esempio il fornitore di carta Giuseppe di Mauro, che puo` permettersi in quel periodo il lusso di rifiutare un’eredita` a favore di altri eredi, essendo migliorato il suo tenore di 73

Ivi, bancale BP, partita di 50 ducati, del volume di bancali del 27 e 30 giugno 1789, p. 126.

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vita74. Non e` stato possibile conoscere quale fosse la percentuale convenuta con il libraio-editore per la sua collaborazione, ma e` certo che gli investimenti finanziari dello Stasi, registrati presso il suo notaio in quegli anni, risultano considerevolmente aumentati.

4. Francesco Saverio Salfi Senza dubbio le cospicue entrate migliorano la situazione economica della libreria, che trae vantaggi anche dalla notorieta` raggiunta a causa dei rapporti con il Filangieri. Infatti, non solo la stima verso la ditta Stasi cresce notevolmente nell’opinione pubblica, ma il libraio raccoglie intorno a se´ una consorteria di eruditi, composta di giovani intellettuali, uniti dal credo genovesiano, esponenti dell’e´lite culturale napoletana palesemente iscritti alla massoneria, membri delle societa` patriottiche abruzzesi75. Le loro speranze e i loro progetti attirano lo Stasi in una spirale ideologica e politica, a cui lo strappera` soltanto la morte, avvenuta nel 1794. Non vi sono testimonianze dirette dell’adesione di Michele al gruppo, ma l’attenta ricostruzione biografica e bibliografica ha rivelato le simpatie nutrite dall’editore, svelato i contatti personali, le connessioni economiche, la serrata trama di protezioni e favori, ha soprattutto sollevato un velo sui legami fondati sui principi di fratellanza massonica, evidenziati dalle scritture notarili, con la ripetitivita` delle formule. Ancora un altro personaggio autorevole si affaccia nell’esistenza di Michele Stasi, influenzandone lo spirito giansenista con il programma ` Franmassonico di «perfezione morale e sociale della spezie umana»76. E 74

ANDN, notaio Filippo Rinaldi, 1784, cc. 255v-257. Cfr. V. Ferrone, I profeti dell’Illuminismo, cit. L’impegno di questi eruditi nel vivificare speranze e finalizzare obiettivi rafforzano il giudizio di G. Giarrizzo, Massoneria e Illuminismo nell’Europa del Settecento, Venezia, Marsilio, 1994, che le voci massoniche e illuministiche erano nel XVIII secolo frutto della medesima societa` e parte integrante della medesima cultura. 76 Cfr. F. S. Salfi, Della utilita` della F. Massoneria sotto il rapporto filantropico e morale. Discorso di F. Salfi coronato dalla R. L. Napoleone all’o. di Livorno, da tipi del G. O. d’Italia, 1811, p. 11: «Il fine speciale che si propone la Franca Massoneria e` fare che sia il perfezionare l’individuo, la societa` civile, la spezie umana». 75

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cesco Saverio Salfi, letterato calabrese, che giunge a Napoli nell’autunno del 1785 in un clima di fiduciosa aspettativa per le trasformazioni sociali, istituzionali e economiche, che accomunano riformatori e massoni. Dagli illuminati calabresi e` raccomandato all’editore che, secondo le note dei biografi, l’«albergava» in casa sua77. Nella capitale trova un momento particolare della vita intellettuale napoletana: e` scomparso Michele Selvaggi, vecchia guida dei circoli culturali, Gaetano Filangieri a Cava sta portando a termine il suo capolavoro, il gran maestro dell’ordine massonico Friedrich Mu¨nter in visita a Napoli per la prima volta78 viene a contatto con i principali affiliati alla loggia. Successivamente il Salfi trova alloggio nel vicolo dei Maiorani, al terzo piano di un edificio di proprieta` dell’Azienda gesuitica79 e vi trascorre gran parte del soggiorno napoletano, frequentando la libreria di Michele e i suoi parenti. Secondo Gingue´ne´80, Salfi incontra l’abate Galiani in una libreria, ne ascolta i saggi

77 L. M. Greco, Vita Letteraria, ossia analisi delle opere di F. S. Salfi, Cosenza, Migliaccio, 1839, p. 18. Sul Salfi cfr. inoltre B. Alfonzetti, Teatro e Tremuoto. Gli anni napoletani di Francesco Saverio Salfi 1787-1794, Milano, F. Angeli, 1994. 78 Cfr. G. Giarrizzo, Massoneria e Illuminismo, cit., p. 284: tra il 20 e il 24 marzo 1786 F. Mu¨nter incontra Gaetano Filangieri insieme a Melchiorre Delfico; e p. 345: «a Napoli [...] era la grande occasione: personalita` di rango intellettuale (G. Filangieri, M. Pagano, P. Baffi, D. Tommasi ecc.) e muratorio (K. Caracciolo, D. Naselli) attendono in avida attesa di passare il guado verso nuove esperienze e sapranno trovare negli Illuminati e nel modello dell’Alleanza Eclettica risposte ancora suggestive alla crisi e alle inquietudini». 79 ASBN, bancale BP, di 10 ducati estinta il 19 agosto 1791: «Al Signor D. Francesco Saverio Salfi ducati dieci e per me li sopradetti ducati dieci li pagherete al Signor D. Paolo Trombaccia. Dite che sono per il terzo di pigione maturato a 4 maggio del corrente anno alla ragione di ducati trenta l’anno per l’affitto fattomi del terzo appartamento delle case dell’Azienda Gesuitica site al vicolo della Majorana, come dalla polizza d’affitto, alla quale mi rimetto e con detto pagamento resta il detto signor D. Paolo Trombaccia interamente soddisfatto di detto terzo. Napoli 10 giugno 1791 Francesco Saverio Salfi. E per me li retroscritti ducati dieci li pagarete al Signor D. Giovanni de Majo Depositario Generale dell’Esazione delli Piggioni delle Case della Regia Azienda d’Educazione e sono per la retroscritta causa». 80 F. Galiani, Correspondance inedite pre´cede´e d’une notice historique sur la vie et les ouvrages de l’auteur par feu Gingue´ne´, avec des notes par M. Salfi, Paris, 1818, tome I, p. XXII. Cfr. Scritti vari e inediti, a cura di F. Diaz, in Opere di Ferdinando Galiani, in Illuministi Italiani, cit., tomo VI, Milano Napoli, Ricciardi, 1975, pp. 748-762.

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consigli e discute probabilmente con lui sul terremoto in Calabria81. Quale libreria puo` essere, se non quella di Michele Stasi, che nel 1786 tratta personalmente con Ferdinando Galiani per acquistare alcune copie delle sue opere82? Il contributo intellettuale del Salfi e l’abilita` professionale dello Stasi si fondono per dar vita a una creativa collaborazione: il libraio mette a disposizione la sua esperienza con gli stampatori e le conoscenze nel settore; il letterato scrive per l’amico gli avvisi, le prefazioni e le note, che per un decennio saranno pubblicate a spese di Michele. Il sodalizio contribuisce a mutare le sue scelte editoriali: dopo decenni di monopolio di testi di tema religioso, l’editore propone ai lettori una nuova e piu` moderna produzione, che meglio risponde alla dinamica circolazione delle idee settecentesche, e che soddisfa lo spirito critico della clientela. Anche il legame con il letterato calabrese, esteso ai membri di tutta la famiglia Stasi, e` un vincolo che supera ogni barriera intellettuale, e che sopravvive a difficolta` d’ogni genere. Un’amicizia mantenutasi salda nel corso degli anni e rinnovata ai congiunti di Michele dopo la sua morte, e che vengono ricordati con sincero affetto dal Salfi nelle lettere inviate a Napoli, in circostanze storiche particolari83. 81 C. Nardi, La vita e le opere di Francesco Saverio Salfi (1759-1832), Genova, Libreria Editrice Moderna, 1925, p. 4. 82 ASBN, g. c. BP, partita di 11 ducati, del 22 marzo 1786, m. 2399, pp. 579-580: «a don Michele Stasi ducati 111 notata fede 27 gennaio 1786 li pagate a monsignor d. Ferdinando Galiani e sono per prezzo di tanti libri sciolti dal medesimo venduti di comune consenso il prezzo stabilito, cioe` corpi 180 del libro de Le monete alla ragione di grana 45 la copia a complimento di ducati 81, e corpi 40 del libro intitolato Doveri de’ Principi Neutrali alla ragione di grana 75 la copia a complimento di ducati 30, che in unum fanno la somma di ducati 111». 83 Nel carteggio del Salfi e` ricorrente l’affettuoso ricordo degli amici napoletani, tra i quali i congiunti di Michele Stasi. Cfr. Salfi tra Napoli e Parigi. Carteggio 1792-1832, a cura di R. Froio, Napoli, Macchiaroli, 1997, p. 170, in cui il Salfi, in data 19 aprile 1820, rispondendo a una lettera di Vincenzo Anastasio, dopo averlo pregato di dare sue notizie al fratello Pietro, soggiunge: «Vi sarei obbligatissimo se porterete i miei saluti alla famiglia Stasi, della cui amicizia non mi dimentichero` giammai», in BNN, Ms. XX, c. 59. Ancora a p. 171n., in un’altra lettera inviata successivamente sempre a Vincenzo Anastasio, datata 13 dicembre 1820, che lo invitava a rientrare in patria in occasione dei moti del 1820, il Salfi replica dandogli una risposta negativa. Termina la lettera con un affettuoso saluto: «Saluto Stasi, Nobile e tutti gli amici, cui raccomando la piu` grande saviezza e fermezza di cui sono capaci», in BNN, Ms. XX, 65, c. 63r.

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5. Prestiti e aVari Il ruolo quasi egemone assunto dallo Stasi nel settore dell’editoria, la completa disponibilita` economica, la rassicurante presenza del genero, che garantisce la legalita` degli atti, richiamano nei locali della libreria gli amici del Filangieri e quanti simpatizzano con le sue idee. Primo fra tutti e` il canonico Ruggiero, con il quale la famiglia dell’editore stringe duraturi legami: Michele, nominato garante delle doti della futura nuora Colomba Portanova, promessa sposa del figliastro Giovan Battista Aiello, sceglie il canonico come suo testimone presso il Pio Monte di S. Pietro in Vinculis appartenente al ceto dei mercanti speziali, droghieri e manuali84. Il religioso, a sua volta, nell’aprile dell’anno successivo chiama a testimoni delle nozze della nipote Anna Maria Ruggiero, figlia di Giovanni, sia Giovan Battista che l’avvocato Santangelo85. Un mese dopo il canonico ricorre nuovamente a Michele e a Giovan Battista, perche´ siano presenti all’accordo che stipula con il reverendo Carlo Mazzacane86, per realizzare la pubblicazione di un’opera scientifica di J. Priestley87. E chiede ancora la loro partecipazione al momento di pagare il debito di circa 250 ducati contratto con Antonia Cappelletti e che salda nel 178888. Anche per un altro prestito si era rivolto a Michele e a Giovan Battista, perche´ certificassero con la loro presenza la concessione fatta a Gaetano Carcani di accordargli per otto anni senza interesse un capitale di 1.200 ducati89. 84

ANDN, notaio Filippo Rinaldi, 1783, cc. 96-97. Ivi, notaio Filippo Rinaldi, 1784, cc. 348-352. 86 Ivi, cc. 359v-364. Sulla figura di Carlo Mazzacane cfr. P. Guillaume, Essai Historique sur l’Abbaye de Cava, Cava dei Tirreni, Abbaye des RR. Peres Benedictinis, 1877. Carlo Mazzacane, nato a Salerno nel 1740 da una famiglia patrizia, morı` a Cava nel 1830. Amico carissimo del Filangieri gli fu vicino anche negli ultimi tempi, quando l’illuminista napoletano si ritiro` a Vico Equense. Rimase in ottimi rapporti con la vedova Carolina Frendel, come testimoniano le lettere conservate presso ASGF, cartone 28, c. 26, e cartone 29, c. 49. Cfr. C. Francovich, Storia della massoneria in Italia dalle origini alla Rivoluzione francese, Milano, La Nuova Italia, 1974, p. 351. 87 J. Priestley, Sperienze, ed osservazioni sopra diverse specie d’aria. Opera del signor Priestley Dottore in legge, Membro della Societa` Reale di Londra, Napoli, nella stamperia A. Cons, 1784. L’opera e` dedicata dal traduttore a Serafino Filangieri, «studioso di fisica». 88 ANDN, notaio Filippo Rinaldi, 1788, cc. 132r-v. 89 Ivi, 1787, cc. 132-134. 85

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Scavando tra prestiti ed investimenti, ricollegando nuclei familiari e linee di discendenza, s’intuisce che le manifestazioni di stima finora descritte non sono avvenimenti fortuiti, bensı` momenti specifici della rete di relazioni, che Michele e` riuscito a tessere con acume e perspicacia intorno al circolo filangieriano. Le nozze, infatti, di Giovan Battista non inseriscono solo il laborioso collaboratore di Michele nell’agiata famiglia dei Portanova, ma legano altresı` il libraio, attraverso i vincoli parentali degli affini acquisiti, al ricchissimo imprenditore Gennaro Maldacea: discendente del canonico e vicario reverendo Orazio Maldacea, socio in affari con il religioso Angelo del Verme, amico della famiglia Selvaggi, nonche´ intimo di Serafino Filangieri, tanto da essere scelto come testimone all’atto di donazione di 15.000 ducati da parte dell’arcivescovo napoletano a favore del principe di Arianiello90. L’ingresso in questo ceto sociale dischiude allo Stasi nuovi orizzonti economici, gli offre l’opportunita` di stringere legami con ecclesiastici di elevata cultura, quale il sacerdote secolare Gaetano Carcani, direttore della Stamperia Reale e, in seguito nel 1799, della Stamperia Nazionale, e con il canonico Carlo Mazzacane, sincero confidente di Gaetano Filangieri e della consorte Carolina Frendel, la cui famiglia e` indiscutibilmente iscritta alla massoneria. Fra tutti gli eruditi che lo Stasi frequenta, risulta che soltanto il Ruggiero ed il Mazzacane rispettano gli impegni finanziari concordati. Nessun altro letterato, tra coloro che stipulano convenzioni con Michele, promettendo la registrazione del saldo definitivo del debito a margine del documento, avrebbe poi mantenuto fede alla parola data: manca, infatti, ogni traccia dei loro versamenti bancari, ne´ vi sono cenni di certificazioni notarili. Vi sono amici poco corretti, come Pietro Napoli Signorelli, che, qualificatosi presso il notaio Filippo Rinaldi come «poeta di Sua Maesta` cattolica in Madrid», abusa dell’amicizia del libraio. Rientrato a Napoli dalla capitale spagnola, non consegna a Michele l’importo di 328. 40 ducati corrispondente al valore di alcuni libri inviati dallo Stasi al collega Antonio Baylo su sua richiesta. Michele si vede consegnare solo 180 ducati, di cui 140 in contanti e gli altri 40 ducati in polizza bancaria; il 90

Ivi, 1781, cc. 177-184.

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resto e` stato speso dal Signorelli per «sue urgenze». Con il valido sostegno del Santangelo, che da sempre cura i suoi interessi, «in nome della grande amicizia che confessa di avere nei suoi confronti», Michele gli accorda una dilazione di altri sei mesi, ma pretende tra le garanzie generali le case che possiede a Madrid e a Napoli, e i diritti sulla quota che l’autore ha sulla Storia della cultura stampata dai Flauto91. Di altro spessore e` l’amicizia con Francesco Saverio Salfi. Il solido affetto che lo lega al letterato induce lo Stasi ad accogliere ogni richiesta, senza riflettere sulle proprie disponibilita` finanziarie. Nel 1792 nonostante il libraio «si rattrova nelle scarsezze di denaro e nello stesso tempo volendo favorire al predetto signor abate Francesco Saverio Salfi per le preghiere dateli», firma una cambiale «sopra se medesimo» per un valore di 200 ducati all’ordine dell’amico, pagabile entro 4 mesi, «accio` possa esso signor abate don Francesco Saverio Salfi farne quell’uso che gli pare e piace»92. Quasi certamente quei duecento ducati servono al letterato calabrese per costituire la prima quota della dote di sua sorella Chiara, andata sposa a Don Giovanni Luigi Albi alcuni mesi prima. In agosto lo stesso notaio Rinaldi aveva registrato a Napoli i capitoli matrimoniali dei futuri sposi, consegnati dall’agente Domenico Palazzo al fratello, che ne aveva «letto e riletto la copia dell’istrumento»93. Nel 1788 da parte dello Stasi «si rilasciano e si donano» a Don Giuseppe Zurlo, noto massone e funzionario borbonico94, 40 ducati, su un importo di 440 ducati. L’operazione viene giustificata come una semplice riduzione concessa da Michele su un elenco di libri venduti, e del cui prezzo il compratore si dichiara «ben contento e soddisfatto»95. Se la cospicua detrazione dal conto puo` essere interpretata come una prassi commerciale, non lascia dubbi sugli stretti vincoli di fratellanza il debito di 1.129 ducati realizzato nel 1792, accresciuto per la spesa di altri libri e 91

Ivi, 1784, cc. 407-411. Ivi, notaio Pasquale Rinaldi, 1791, cc. 142v-146. 93 Ivi, cc. 119v-121. 94 P. Villani, Giuseppe Zurlo La crisi dell’antico regime e la crisi della ricostruzione dello Stato, in Id., Mezzogiorno tra riforme e rivoluzione, Bari, Laterza, 1973, pp. 280-281, 148n., 151n. 95 ANDN, notaio Filippo Rinaldi, 1788, cc. 162-163v. Nel documento e` allegata anche la nota dei testi giuridici venduti in data 1 luglio 1788. 92

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per alcune commissioni fatte dal libraio a suo nome a Catanzaro e mai estinto96. Nuovi amici si aggiungono a coloro che fino alla morte del Filangieri frequentano la libreria: non solo letterati e uomini di cultura, ma anche esponenti del foro napoletano, alti rappresentanti delle istituzioni giudiziarie nelle loro funzioni di regi consiglieri, membri delle amministrazioni provinciali, forestieri di elevato grado sociale e letterario con cui e` in contatto tra Roma, Firenze e Milano. Assidui sono soprattutto i religiosi, rassicurati dalla sua fibra morale e dall’amicizia con il Ruggiero. I legami con l’universo giudiziario sono sollecitati dal ruolo che Michele va assumendo nel decennio degli anni ’80 quale «garante» per la sua attivita` di pubblico negoziante dei depositi cautelari richiesti dai tribunali e dalla pratica legale del genero, l’avvocato Francesco Santangelo. Il vincolo affettivo, intellettuale ed economico tra il libraio e l’uomo di legge si riannoda in questi anni in una compatta trama, che si snoda intorno ai nuovi amici del genero, e ai vecchi conoscenti del Ruggiero, tra circoli letterari e procedimenti giudiziari. Risale al 1788 la familiarita` di Michele con il giovane avvocato molisano Amodio Ricciardi, per il quale l’editore paga a suo nome le spese legali della causa intentata dalla famiglia Salomone per l’eredita` di Grazia Salomone97. Ancora per suo conto acquista ripetutamente oggetti alla moda, come orologi di produzione svizzera o francese98. Nei fili purtroppo perduti di questa relazione emerge il lavoro di Michele, chiamato a curare l’inventario della biblioteca privata del regio consigliere Nicola Salomone, a stamparne il catalogo di vendita, impegnato a provvedere perfino alla legatura dei cataloghi e alla loro diffusione99. La vendita, invece, non ricade sullo Stasi che, dopo aver acquistato i testi migliori, 96

Ivi, 1792, pp. 52v-56. ASBN, g. c. BP, partita di 40 ducati, del 5 giugno 1788, m. 2465, p. 941. 98 Ivi, bancale BP, di 47. 10 ducati estinta il 27 febbraio 1789, c. 61, datata 22 dicembre 1788: la spesa e` per un orologio, ivi, g. c. BP, partita di 50 ducati, del 19 settembre 1794, m. 2607, p. 2607. 99 Ivi, g. c. BP, partita di 206. 3. 5 ducati, del 9 febbraio 1793, m. 2551, pp. 286-287: sono riportati tutti i dettagli del suo lavoro, mentre in data 28 settembre 1790 Michele acquista per se´ alcuni testi della biblioteca del Salomone. 97

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consiglia ai clienti di rivolgersi ai fratelli Terres o a Vincenzo Altobelli. La stima e le affinita` col Ricciardi sono particolarmente coltivate dal Santangelo, col quale Amodio dividera` le esperienze rivoluzionarie del ’99 e quelle del decennio francese, quando scegliera` il figlio di Francesco Santangelo, il giovane Felice, come suo segretario personale. Una concordia di idee e di affetti confermata nell’elogio funebre resogli nel 1835 dal ministro Nicola Santangelo, primogenito di Francesco100. Altro illustre legale con cui lo Stasi entra in contatto e` l’avvocato Emanuele Sorge, figlio del giurista Giuseppe Sorge, un creditore dell’arcivescovo Serafino Filangieri, che nel 1785 affitta al libraio un vasto appartamento di cinque vani con servizi, affinche´ lo possa utilizzare come magazzino e deposito di libri101. La pigione e` irrisoria, in quanto Michele gli ha concesso un generoso mutuo, quale anticipo di numerosi versamenti102, a condizione di conservare immutato nel tempo il canone dell’affitto. L’avvocato Michelangelo Spada e` l’uomo di legge che cura gli interessi della famiglia Mazzacane. Se si getta uno sguardo alle allegazioni del legale stampate negli anni Ottanta e conservate presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, non desta meraviglia il fatto che nel 1791 Michele pubblichi un suo scritto intitolato L’uomo alla felicita`103. I nomi, infatti, dei capiruota e dei commissari della Real Camera di Santa Chiara che giudicano le sue cause risultano essere anche quelli di alcuni clienti del libraio, che in quegli anni vende loro testi o acquista le raccolte private, e che sono in rapporti di lavoro e di collaborazione con l’avvocato Santangelo. Sono i casi delle famiglie del marchese Avena104, del marchese Danza105, 100

P. Borrelli, Elogio, cit., pp. 20, 23n. ASBN, g. c. BP, partita di 42 ducati, del 3 ottobre 1785, m. 2385, p. 584: l’affitto iniziale e` di ducati 42 annui, come attesta anche un’altra polizza, ivi, 10 febbraio 1786, m. 2399, p. 355. 102 Ivi, partita di 126 ducati, del 28 luglio 1786, m. 2405, p. 1929: Michele concede il prestito all’avvocato Sorge a condizione che siano «defalcati di un terzo ogni trimestre». 103 M. Spada, L’uomo alla felicita`, Napoli, MDCCXCI, presso M. Stasi, t. 6. 104 Id., Pe’ Nobili aggregati contra gli antichi Nobili di Gaeta nella Real Camera di Santa Chiara. Relazione dell’Illustre Signor Marchese e Spettabile Caporuota D. Domenicantonio d’Avena Giudice Commissario, Napoli, 1783. 105 Id., Memoria pel Barone Orinetti contra la Mensa di Aversa l’illustre Signor Marchese Danza Consigliere Commissario, Napoli, [1782]. 101

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del Principe Pignone del Carretto106, dell’avvocato Francesco Coiro107. Michele concede ancora prestiti a una ristretta cerchia di regi consiglieri, tutti intensamente partecipi in quegli anni al dibattito sulla feudalita`. Si va da Antonio Brancia108, a Gennaro Pallante109, Giuseppe de Sanctis110 a Scipione Patrizi111. Alcuni di essi, come Gennaro Pallante, non sono in grado di far fronte ai loro debiti. Per ottenere un secondo prestito il Pallante chiede dapprima l’intercessione di comuni amici avvocati, quale il Santella che Michele aveva conosciuto in occasione della causa contro il Galanti, e infine decide di ricorrere a nomi piu` prestigiosi, e cioe` all’avvocato primario Saverio Monterisi, e per procurarsi altro denaro, vende le sue quote d’arrendamento della dogana di Puglia112. Tra gli amici del Ruggiero bussa per primo alle finanze del libraio il reverendo Angelo del Verme, lontano parente del canonico, il quale, per ristrutturare il palazzo avito, tra spese di operai e materiali edili spende circa 600 ducati. L’intero ammontare gli viene dato da Michele nel novembre del 1788, in cambio dell’acquisto di una partita d’arrendamento sul sale marittimo113. Vincenzo Vitagliani, invece, e` l’arciprete di Lucera che, mentre si trovava di passaggio per Napoli, «ha pregato e fatto pregare l’istesso Sig. Stasi a volerli compiacere d’importarli» la somma di 600 ducati114. Non v’e` alcun dubbio che a raccomandarlo nel dicembre del 1791 e` proprio Salvatore Ruggiero, che aveva personal106

Id., Sommario per la decisione della Causa de’ Fratelli di Toscano coll’illustre Principe di Alessandria [Alessandro Pignone del Carretto] Il regio Consigliere Signor D. Filippo Villani Scrivano Daniele in Banca Quaranta, Napoli, 1785. 107 Id., Per d. Pasquale Fionda con l’insigne Real Monistero di Montecassino nella G. C. della Vicaria. Il signor D. Francesco Coiro meritassimo Giudice Commissario, Napoli, 1784. 108 ANDN, notaio Filippo Rinaldi, 1787, cc. 37v.-38: riceve da Michele un mutuo di 200 ducati al 4 per cento. 109 Ivi, cc. 30-36: 200 ducati al 3 per cento; ivi, 1787, cc. 75v.-78: altri 200 ducati sempre al 3 per cento. 110 ASBN, bancale BP, del 29 agosto 1789, c. 107; ivi, bancale BP, del 27 febbraio 1789, c. 60; ivi, bancale BP, del 25 settembre 1789, c. 431. 111 Ivi, bancale BP, di 120 ducati, del 26 aprile 1790 e ivi bancale di 150 ducati, del 20 luglio 1790. 112 Ivi, bancale BP, di 500 ducati, del 9 gennaio 1789, cc. 1v.-3v. 113 Ivi, g. c. BP, partita di 600 ducati, del 26 novembre 1788, m. 2491, pp. 242-243. 114 Ivi, bancale BP, del 9 dicembre 1791, di 600 ducati.

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mente elogiato un’edizione del Vitagliani sull’educazione dei giovinetti, stampata a Napoli dai Flauto nel 1784, in cui era inserita sotto forma di una lettera ad un amico il positivo giudizio del canonico su detta opera115. Al 1791 risalgono altri due versamenti operati da Michele sul Banco di S. Maria del Popolo: uno di 1.000 ducati a favore del reverendo Giuseppe Manzo116 e l’altro di 200 ducati concesso all’abate Francesco Saverio Salfi117. Dal Manzo nel gennaio 1791 Michele recupera in parte il capitale, accettando quote di arrendamenti sulle sete di Calabria e su quelle del sale, ma non sembra che recuperi il credito dal Salfi. Eppure, aveva fatto di tutto per compiacere l’amico, tanto da impegnare «se medesimo per una cambiale», pagabile entro il mese di dicembre 1791. A questa lista di colti ecclesiastici si possono ancora aggiungere l’abate Giovan Lorenzo Zoccoli, e il vicario generale di Fasano, Arcangelo Poppiti118, a cui concede altri mutui. Non e` da meno l’avvocato Santangelo, che nel 1792 presenta a Michele il regio professore Francesco Martorelli, suo concittadino di Busso. Lo zio, l’abate Gervasio Martorelli, amministratore delle terre della duchessa di Orutino e del duca Giuseppe Giordano, deve per la sua carica restituire la somma di 1.700 ducati ai signori locali, e non e` in grado di far fronte all’impegno. Il nipote chiede, quindi, tramite il Santangelo due mutui, che garantisce con i suoi beni in Busso e con quote della cassa militare119. Neppure l’altro genero, Matteo 115

Giudizio della presente opera esposto in una lettera ad un Amico di confidenza dal Signor D. Salvatore Ruggiero Canonico della Cattedrale di Napoli in V. Vitagliani, Riflessioni sull’educazione della gioventu` esposte dall’Arciprete Vincenzo Vitagliani, in Napoli, MDCCLXXXIV, per Vincenzo Flauto, con Licenza de’ Superiori, pp. IX-XIV. 116 ASBN, bancale BP, del 27 gennaio 1791, di ducati 1.000, registrata dal notaio Filippo Rinaldi. Cfr. ANDN, Filippo Rinaldi, Cessio, 1791, cc. 11-12v. 117 Ivi, g. c. BP, partita di 200 ducati, del 17 febbraio 1792, m. 2499, p. 433. 118 Ivi, bancale BP, partita di 147. 80 ducati, del 22 aprile 1790 che gli paga tramite Giuseppe Bari con una cambiale girata in testa a Michele da Orazio Panzini, proveniente da Monopoli; altri versamenti regolari sono ivi, g. c. BP, partita di 100 ducati, del 20 luglio 1793, m. 2552, p. 1008; ivi, partita di 30 ducati, del 28 novembre 1794, m. 2619, p. 847. 119 Ivi, g. c. BP, partita di 800 ducati, del 27 marzo 1792, m. 2516, pp. 220-221; ivi, partita di 800 ducati, del 17 aprile 1793, m. 2557, pp. 418-419; ivi, partita di altri 800 ducati, dell’8 luglio 1793, m. 2560, pp. 806-807. Sono tutti pagati con l’interesse del 6%.

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Proto, marito della figlia Maria Rosaria, che da Napoli si e` trasferito ad Atrani, si lascia sfuggire l’occasione di una raccomandazione al suocero, perorando la causa del locale monastero di S. Rosalia. Nell’ottobre del 1793 Giuseppe Proto, zio di Matteo, riceve dal libraio, e a suo nome versa alla madre badessa Maria Luisa Pisano 90 ducati, che «graziosamente se l’imprestano»120. La notorieta` dello Stasi nel settore creditizio e il suo talento per gli affari sono tali che persino conventi o monasteri si appellano a lui per impiegare i loro capitali in rendite piu` produttive o per affrontare immediate difficolta`. Cosı` il convento di S. Agostino Maggiore a Napoli gli affida la somma di 500 ducati, perche´ ne faccia liberi investimenti «con legge che esso Venerabile convento debba rendere [il libraio] indenne e illeso da ogni molestia che mai si potrebbe dare da Persone si regolari che Secolari, che potrebbero aver dritto su tal denaro»121. Il libraio pone tra gli accordi la clausola di non dover subire alcuna interferenza da parte dei religiosi, ne´ che alcuno possa muovergli causa in merito al suo operato. Il monastero di S. Maria del Carmine di Buccino, ottenuto il beneplacito della Regia Camera di S. Chiara, nel 1794 necessita di 300 ducati «per ovviare a vari bisogni, soddisfare alcuni debiti forzosi, fare delle necessarie riparazioni al monastero medesimo». I frati, «fatte varie diligenze», «li e` riuscito con persona del suddetto D. Michele Stasi», a beneficio del quale pagano interessi che maturano su un loro deposito bancario amministrato dalla Casa Santa dell’Annunziata e sui beni in natura dei loro terreni122. I rapporti tra le parti devono essere stati soddisfacenti, se a distanza di pochi mesi Michele accorda loro un altro mutuo di 300 ducati123. Infine, anche vecchi conoscenti o altri pubblici negozianti propongono affari o sollecitano prestiti. Tra questi la ditta di Vincenzo Colella e figli, che nel giugno 1788 accetta di pagare un interesse del cinque e mezzo per cento su una somma di 800 ducati concessa da 120

Ivi, g. c. BP, partita di 90 ducati, del 21 ottobre 1793, m. 2567, p. 295. Ivi, bancale BP di 500 ducati, estinta il 22 maggio 1789. 122 Ivi, g. c. BP, partita di 300 ducati, del 6 marzo 1794, pp. 214-216; ANDN, Pasquale Rinaldi, 28 febbraio 1794, cc. 19v.-30. 123 Ivi, g. c. BP, partita di 300 ducati dell’1 agosto 1794, m. 2615, pp. 196-198. 121

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Michele Stasi e versata sul Banco della Pieta`124. Tra gli amici di vecchia data, invece, vanno annoverati il notaio Rinaldi e l’ufficiale del Monte dei Pegni del Banco di S. Maria del Popolo, Ferdinando Sesti, persona nota al padre Gregorio e testimone per gli Stasi alle nozze di Giuseppe. Entrambi, in maniere diverse, propongono a Michele nuove occasioni di guadagni. I notai Rinaldi, padre e figlio, segnalano al libraio i loro clienti, che necessitano di immediate soluzioni economiche, come avviene nel caso della delicata e «indifesa» Rosa Maldacea, il cui padre Gennaro per anni aveva apprezzato la professionalita` dell’anziano notaio Filippo, ricordandolo addirittura nel suo testamento per «la sua onoratezza, puntualita`, e disinteresse»125. Nel 1785 Rosa, «infermiccia [...] bisognosa di assistenza, [...] di anni 32 circa», resta orfana e priva dell’appoggio di qualcuno di cui fidarsi. Non puo`, come riferisce il padre nel suo testamento, convivere con il fratello Vincenzo «e molto meno con D. Teresa Lanzetta di lui moglie», poiche´ una lunga ed agitata lite, mossa contro il padre, aveva inasprito i legami familiari. Sul letto di morte l’angosciato genitore si appella a parenti e a religiosi, affinche´ abbiano cura della figlia, della cui integrita` morale non ha dubbi, ma per la quale teme che rimanga «priva di assistenza di persona onesta ed impegnata». Difatti ne´ l’avvocato Giuseppe Radice, nipote del defunto, al quale «in combenso delli favori dal medesimo prestati in tutti li affari forensi» il Maldacea lascia alcuni terreni, ne´ il sacerdote Pietro Cosenza, a cui e` concesso un lascito di 17 ducati circa all’anno «per l’assistenza che ha fatto in tutti gli affari domestici», affrontano e risolvono le immediate e quotidiane difficolta` di Rosa ` , invece, Michele a provvedere col suo dopo il funerale del padre. E denaro in contanti a saldare i debiti testamentari, a pagare il medico, i domestici e persino il sacerdote celebrante le messe di suffragio per il defunto. Secondo gli accordi registrati davanti al notaio lo Stasi compra dalla giovane Rosa una rendita annua di circa 50 ducati su un capitale da lei posseduto di 1.450 con gli interessi fissati al 3 per cento annui. Altri mutui le concedera` nel tempo, aumentando di volta in volta i profitti. 124 125

ANDN, notaio Filippo Rinaldi, 10 giugno 1788, cc. 133-136. Ivi, 1785, cit.

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Altro nome certamente raccomandato dallo studio notarile Rinaldi e` quello di Nicola Pollio, figlio di Andrea. In seguito alla morte degli zii e alla divisione del loro patrimonio, il Pollio ne diventa l’erede in forza degli atti legali stilati presso Pasquale Rinaldi nel 1791. Nell’agosto dell’anno seguente Nicola ricorre allo Stasi per un prestito di 500 ducati all’interesse del 5 per cento, sui quali garantisce con partite d’arrendamenti dei sali e soprattutto con i beni ereditati126. Altre volte, e` il notaio ad impegnarsi per un prestito con il libraio: infatti, nel giugno del 1793 Michele accetta una sua lettera di cambio a garanzia di un mutuo di 30 ducati, da restituirsi entro due mesi senza alcun interesse127. Ferdinando Sesti, invece, introduce il libraio in un nuovo settore da lui ancora inesplorato: le vendite all’asta di gioielli impegnati, non riscattati dai proprietari e messi all’incanto sulla piazza degli Orefici. Diamanti, orologi, smeraldi ed altre pietre dure negli ultimi anni della sua vita sono gli acquisti operati da Michele, che ha cura di far trasformare i gioielli secondo i suoi gusti, aggiungendovi altri preziosi, arricchendo di fermagli d’oro collane e bracciali, incidendo iniziali sugli anelli. Le lunghe liste degli articoli comprati, precise nella descrizione come nella segnalazione delle rispettive stime, sono accuratamente trascritte nei documenti bancari, e testimoniano i contatti con gli orafi, le mance e i premi promessi agli operatori delle vendite all’incanto. In questa ambiziosa rincorsa ai simboli piu` esteriori di una compiuta ascesa sociale si aggiunge la passione del libraio nel collezionare orologi, bastoni d’argento, nel circondarsi di un arredo raffinato come le scrivanie impiallacciate con lamine preziose128 e i comodini eseguiti da ottimi ebanisti129. Divenuto piu` ricercato anche nell’abbigliamento, compra tessuti francesi, scrupolosamente descritti nei disegni e nei colori nelle polizze di pagamento. A conferma del nuovo status sociale Michele Stasi abbandona la vecchia residenza di vico dei Maiorani e si trasferisce a Capodimonte, nella zona residenziale vicina alla reggia dei sovrani, dove puo` respirare un’aria piu` salubre e godere di una maggiore serenita`. 126 127 128 129

ASBN, g. c. BP, partita di 35 ducati, dell’11 agosto 1792, m. 2521. Ivi, partita di 30 ducati, del 15 giugno 1793, m. 2540, p. 790. Ivi, partita di 54 ducati, dell’11 maggio 1793, m. 2549, pp. 714-715. Ivi, partita di 12. 2. 6 ducati, del 12 giugno 1794, m. 2593, p. 627.

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6. Vasto e i legami commerciali con l’Abruzzo marittimo Da dove provengono tante entrate che gli consentono finalmente un elevato tenore di vita e un’autonomia editoriale non indifferente? Sul finire degli anni ’80 del Settecento, verso Michele si sono rivolti tutti gli sguardi degli ambienti culturali e dei circoli scientifici delle province: dopo un decennio di rapporti commerciali e` riuscito a imporre la propria presenza di mediatore bancario ed operatore culturale in regioni, come l’Abruzzo marittimo, che maggiormente erano state stimolate dalla lezione filangieriana, per aver vissuto in prima persona gli anni di transizione delle terre del Tavoliere130, e aver affrontato le difficolta` giudiziarie delle amministrazioni provinciali e dei fori doganali. In queste regioni i ceti piu` «sensibili», i monopolisti del grano, gli agenti dei grandi signori feudali, gli aristocratici di recente nobilta` sono da tempo alla ricerca di un piu` specifico e definito ruolo imprenditoriale. L’adesione ad associazioni politico-ideologiche, quali sono le societa` agrarie, giova nell’ultimo ventennio del XVIII secolo a questo nucleo ancora frammen` tario, consentendogli di realizzare una comunita` omogenea e compatta. E proprio la famiglia Stasi a svolgere l’opera di assistenza finanziaria nella capitale e a trattare a loro nome ogni questione. Michele e in seguito il genero Santangelo ed il figlio Gabriele, sostengono una precisa funzione di collegamento lungo la via commerciale che, parte da Vasto, si collega a Chieti, a L’Aquila e prosegue fuori dai confini del Regno attraverso i territori di Civita Ducale nello Stato Pontificio. Non e` occasionale che il punto di partenza sia il centro portuale di Vasto131. L’universita` molisana, priva di scalo doganale, ma molto attiva per la 130 Cfr. C. Minieri Riccio, Biblioteca storico-topografica degli Abruzzi, Napoli Lanciano, Carrabba Priggiobba, 1866-1891, 2 voll.; R. Colapietra, Transumanza e societa`: aspetti e problemi del mondo pastorale nell’Abruzzo in epoca moderna, L’Aquila, A. Polla, 1993; Id., Per una rilettura socio-antropologica dell’Abruzzo giacobino e sanfedista, Napoli, La citta` del Sole, 1995; C. Felice, Sud tra mercati e contesto. Abruzzo e Molise dal Medioevo all’Unita`, Milano, F. Angeli, 1996. 131 Cfr. L. Marchesani, Storia di Vasto, cit. Il testo e` dedicato al Cavaliere Felice Santangelo, figlio dell’avvocato Francesco Santangelo, «Soprintendente Generale del Real Albergo dei Poveri, degli Ospizi e Stabilimenti Riuniti». Dell’opera del Marchesani vi e` una piu` recente ristampa a cura di Luigi Murolo, Pescara, Arte della stampa, 1982. A testimonianza degli interessi per Vasto cfr. V. Anelli, Histonium ed il Vasto, Vasto, Cannarsa, 1992.

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presenza di copiosi caricatoi di grano e per il commercio oleario, e` scossa da tempo per le prevaricazioni del partito nobiliare nel decurionato locale132. Quando i d’Avalos, dopo lungo contenzioso con il regio fisco e con vecchi creditori, tornano in possesso dei loro beni133, nel 1774 impongono sul territorio la figura del loro agente Vencislao Mayo, figlio di Giuseppe e nipote di Giovan Battista Mayo134. I Mayo, per i servigi prestati a Cesare Michelangelo d’Avalos, sono da sempre al servizio del nobile casato, e da questi pienamente ricompensati, come era avvenuto, ad esempio, per il nonno di Vencislao nominato conte palatino durante la dominazione austriaca. Insediatisi tra Baranello e Cantalupo, Vencislao e i figli realizzano in breve un’ascesa sociale ed economica non indifferente. Riescono a imparentarsi con una delle piu` ricche famiglie locali135, e avviare un’attivita` mercantile nota in tutto l’Adriatico. Una politica matrimoniale che si protrarra` anche nella prima meta` del XIX secolo, quando un discendente di Vencislao, divenuto ricco notabile, sposera` la nipote dell’avvocato Santangelo136. Un’altra nobilta` di origine non regnicola si era insediata nel centro vastese intorno alla prima meta` del secolo: i Tiberi137, che nel biennio 1778-1779 si rivolgono al tribunale per il riconoscimento della loro titolarita`138. In quest’epoca hanno inizio i rapporti tra Michele, il conte Giu132

Cfr. ASN, Processi Antichi, Pandetta Nuova IV, f. 2316, fs. 3. La notizia e` riportata nell’atto di procura concesso a Vencislao Mayo. Cfr. ANDN, notaio Giuseppe di Grado, 1774, cc. 133v-136v. 134 L. Marchesani, Storia di Vasto, cit., pp. 330, 336-337. Vencislao Mayo nacque a Baranello nel 1738 e morı` a Vasto nel 1811. Sposo` in prime nozze Eutropia Cardone, appena giunse a Vasto. In seguito nel 1778 «ammogliato in Vasto [con la figlia di Francesco Leone] merito` generosamente il titolo di cittadino col disinteresse, con la penna e con numerosa ragguardevol prole». Fu «conte dai figli onorato con nobil marmoreo sarcofago». Ringrazio per le notizie offertomi sui Mayo e la cortese disponibilita` Luigi Murolo. 135 L. Marchesani, Storia di Vasto, cit., pp. 334-335. 136 Flavia Santangelo, figlia del Ministro Nicola e di Carolina Castriota Scanderberg, e` moglie di Quindino Mayo, figlio di Levino. La ricostruzione della composizione della famiglia Santangelo nel XIX secolo e` in ANDN, notaio Raffaele Merola, 1892, I semestre, Divisione di eredita` del Marchese Nicola Santangelo, cc. 313-338v. Altra copia e` in ACRN, notaio Raffaele Merola, 21 aprile 1892, Divisione e concessione in enfiteusi, cc. nn. 137 L. Marchesani, Storia di Vasto, cit., pp. 342-345. 138 ASN, Processi Antichi, Pandetta Nuova, f. 958, fs. 2. In data 9 gennaio 1780 il conte Giuseppe Tiberi, residente a Vasto, per autenticare una lettera, avvia un procedimento di riconoscimento di firma presso la gran Corte della Vicaria. Si affida per gli atti legali al suo procuratore Giovan Battista Girardi, cui concede un atto di delega fin dal 1778. Il 133

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seppe Tiberi139 e Francesco Santangelo: il libraio, a suo nome, ordina testi, cura la stampa di spartiti musicali, compra argenti lavorati ed in seguito, negli anni ’90, quando il conte assume la carica di viceammiraglio, collabora ai versamenti nella capitale delle entrate del monopolio del lotto. Precedentemente il legame tra gli Stasi e Vasto si era ulteriormente rafforzato e nel 1785 Vencislao Mayo aveva nominato l’avvocato Santangelo suo procuratore nella capitale. Una scelta dettata non solo dai vincoli di amicizia, che risalgono agli anni ’80, quando il giovane avvocato documento, la cui scrittura e «comparazione dei caratteri» e` affidata a due mastrodatti e ai piu` probi ed esperti, e` una missiva del Principe di Santo Buono, che risale al 1711. In quell’anno Nicola Tiberi, zio paterno di Giuseppe, «avendo avuto bisogno di una commendatizia presso il cardinale Acquaviva in Roma, l’ottenne dal principe di Santo Buono», residente a Venezia in qualita` d’ambasciatore di Filippo V. Il cardinale pretese informazioni anche sulla famiglia Tiberi, della quale il principe fornı` tutti i dati che pote´ raccogliere in Venezia, essendo il casato originario di Cesena, una citta` dello stato veneto. Giuseppe, erede di Francesco Tiberi, fratello di Nicola, vuole utilizzare la carta pervenutagli per legittimare le sue nobili origini. Tra le testimonianze allegate spiccano le dichiarazioni di Luigi Caracciolo, figlio del principe di Santo Buono, che in data 10 settembre 1769 «accetta per vera» la lettera del padre, e quelle di altri nobili cittadini della citta` del Vasto, tra cui il barone Matteo Genova. Nella missiva si affermava, infatti, che il Papa Clemente XI per i meriti del capitan colonnello Federico de Tiberi, «morto valorosamente durante l’ultimo blocco» di Ferrara, concesse il titolo di conte al cugino Niccolo` de Tiberi, essendosi estinta l’altra linea di discendenza. Un chiaro albero genealogico, inserito nelle carte giudiziarie, spiega la trasmissione del titolo e chiarisce la casualita` dell’insediamento di questa famiglia nella citta` di Vasto. 139 Giuseppe Tiberi fu vice-ammiraglio, conte, membro corrispondente della real societa` patriottica di Chieti, e socio corrispondente della Reale Accademia di Storia e dell’Antichita`, avvocato, Cloneso Licio tra gli Arcadi, letterato antiquario, amante della musica e delle incisioni, appassionato bibliofilo. Segnalato nell’ottobre del 1784 da Melchiorre Delfico a Michele Torcia come persona «istruita specialmente sullo stato antico e moderno» della sua patria (cfr. V. Clemente, Rinascenza teramana e Riformismo napoletano (1777-1798), Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1981, p. 168), ricoprı` un ruolo non secondario nella seconda meta` del ’700 nel coordinare «le forze intellettuali della periferia adriatica» (cfr. A. R. Savino, Le opere teatrali nell’«Archivio Tiberi» di Vasto, in La letteratura drammatica in Abruzzo dal medioevo sacro all’eredita` dannunziana, a cura di G. Oliva e V. Moretti, Roma, Bulzoni, 1995, p. 467). Allievo del Genovesi, dopo gli studi giuridici nella capitale rientro` a Vasto, dove continuo` occasionali rapporti epistolari con il maestro (cfr. ivi, p. 469). Sensibile alle novita` culturali, fu attratto oltre che dalle conoscenze scientifiche, anche dalla poesia, quale strumento per promuovere «un’educazione artistica e filosofico-morale della societa`» (cfr. ivi, p. 471 e L. Murolo, Le Muse fra i negozi. Letteratura e cultura in un centro dell’Italia meridionale, Roma, Bulzoni, 1992, pp. 291-292).

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insieme con altri amanti della poesia, tra cui lo stesso conte Tiberi, si era cimentato in componimenti poetici per le nozze di Vencislao, scrivendo un’ode dedicata alla sposa140, ma anche dai legami di parentela, essendo la madre del Santangelo anch’essa una Mayo. Incide soprattutto il ruolo che svolge Michele come referente del Nolli, del Ricciardi, del Dragonetti, del Ruoti, tutte famiglie abruzzesi di recente imprenditorialita`. A lui saranno versati negli anni ’90 i profitti dell’arrendamento dell’olio e del sapone della citta` di Chieti141, dell’affitto della posta di Campobasso142, e del lotto della Capitanata143, e sempre con lui avranno rapporti di affari Prosdocimo Rotondo144 e Giovanni Ravizza145. Il cognome Stasi e` ormai una valida garanzia sulle piazze creditrici. Esempi che testimoniano la stima acquisita e la ferma volonta` di tutelare ad ogni costo la propria immagine di uomo retto e di forti principi morali, si trovano nelle polizze. Girolamo Portanova chiede ed ottiene da Michele di garantire con la sua firma una fede di credito bloccata a Livorno presso Vincenzo Cerrapico146, e a sua volta il libraio, che non vuole rischiare la reputazione, torna a pagare nuovamente una polizza firmata dal padre venti anni prima, ratealmente saldata, e di cui purtroppo non possiede la ricevuta147. 140 Nella Giacinteide alla nobile sposa D. Giacinta Leone, in Napoli MDCCLXXIX presso Domenico Sangiacomo, il conte Giuseppe Tiberi, «raccoglitore» dell’opera, include anche l’Ode di Francesco Santangelo, stampata a pp. 28-29. 141 ASBN, bancale BP, di 891 ducati, del 5 marzo 1791. 142 Ivi, g. c. BP, partita di 30 ducati, dell’11 febbraio 1793, m. 2552, p. 277. 143 Ivi, partita di 20 ducati, del 29 aprile 1794, m. 2595, p. 605. 144 Ivi, partita di 148. 2. 10, del 31 agosto 1793, m. 2569, pp. 155-156. 145 Ivi, bancale BP, di 50 ducati, del 24 novembre 1790. 146 Ivi, bancale BP di 110. 49 ducati, del 26 febbraio 1791. 147 Ivi, g. c. BP, partita di 50 ducati, del 25 maggio 1792, m. 2503, p. 504. Michele paga per salvare il buon nome della famiglia. La cifra di mille ducati e` pretesa dal procuratore del real Ospizio dei SS. Pietro e Gennaro, che alla morte di Gennaro e Carmine Gioia subentra nella loro eredita`. Tra le carte si era trovata una cambiale, datata 23 giugno 1768, non saldata, sottoscritta da Michele e Gregorio Stasi a favore di Carmine Gioia. Il libraio napoletano dichiara nella causale del versamento, effettuato piu` di vent’anni dopo, che l’importo era stato utilizzato per un mutuo, e che il debito era stato saldato in diverse rate, ma non avevano mai avuto la restituzione della carta. «Sebbene si potesse da me produrre prove ed argomenti sufficienti per l’intera soddisfazione del suddetto debito da me fatto nella buona fede a detto Gioja dal quale non fu restutuita

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detta cambiale, e perche´ disse di averla dispersa, pur tuttavolta non trovando ora carte di poter mettere a giorno l’affare suddetto per essere passati molti anni, onde per evitare il dispendio di un lungo litigio mi contendo di fare di buona voglia il presente pagamento, per effetto del quale mi sia restituita laurata la detta cambiale, ben inteso che da oggi ogni altra carta o scrittura pubblica o privata avesse detto debito debba intendersi lassa, irrita e cassa e di nessun vigore, non avendo esso Gioja altro da me a conseguire. Con dichiarazione che sebbene tal cambiale sia firmata da me e dal fu Gregorio Stasi mio padre, pure malgrado ch’io non sia suo erede, fo’ per onore tal pagamento». Pertanto Michele paga la cifra a Diodato Targiani, caporuota della Real Camera di S. Chiara, consigliere di Sicilia e prefetto dell’Annona. Sono state rinvenuti, invece, nei giornali copiapolizze del Banco gli effettivi versamenti degli Stasi al Gioia: erano pagamenti rateali per aver anticipato il Gioia alcune lettere di cambio da essi firmate e varie partite di banco. Le spese erano servite ai librai per comprare alcuni volumi da G. Manfre` e dai fratelli Baglioni a Venezia. Le fedi di credito, che confermano il saldo di Michele e Gregorio, sono in ASBN, g.c. BP, partita di 26 ducati, del 27 agosto 1772, m. 1999, p. 96; ivi, partita di 120 ducati, del 18 dicembre 1733, m. 2029, pp. 405-406; ivi, partita di 500 ducati, dell’11 gennaio 1774, m. 2039, p. 66.

Capitolo IV Produzione libraria e circolazione delle idee

1. Gli inizi Le attivita` professionali di Michele Stasi consentono di acquisire copiose informazioni circa le sue convinzioni politiche, economiche e religiose. Seguendo in parallelo gli impegni profusi nel lavoro e l’evoluzione delle scelte editoriali, si colgono gli stimoli intellettuali e le inquietudini eticoculturali che contagiarono il negoziante napoletano per circa quarant’anni. La crescita sociale e il lento perfezionarsi delle idee dell’intraprendente libraio mettono a nudo i suoi rapporti con i membri delle accademie, con gli scrittori coevi, con l’eterogeneo universo dei lettori e lasciano intravedere quanto il rinnovamento, che l’illuminismo promosse nelle coscienze e nella societa` settecentesca, abbia inciso sulla diffusione dei fermenti letterari, vissuti nel Regno di Napoli. Un invisibile filo unisce i testi stampati a spese di Michele Stasi, i volumi proposti sulle gazzette in vendita nella bottega, e gli acquisti librari fatti a Napoli negli ultimi anni della sua attivita`, con i frequenti nomi dei revisori. Personaggi come Salvatore Ruggiero, Luigi Serio, Francesco Conforti e altri ci conducono, una volta di piu`, in quell’ambito regalista, giansenista e riformatore dell’ultimo ventennio del XVIII secolo, che le vicende personali del libraio ci avevano parzialmente mostrato. A Napoli, nella seconda meta` del XVIII secolo, il mercato editoriale riflette il clima della realta` meridionale, che si dibatte tra la crisi econo-

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mica degli anni ’601 e quella istituzionale dei rapporti tra Stato e Chiesa2, falliti dopo la «strategia» concordataria, e identificata dalle classi colte nella polemica religiosa tra illuminismo e cattolicesimo. Michele e` partecipe di tale precarieta`: nei primi anni di lavoro sperimenta la sfiducia degli agenti librari veneziani, che esigono il pagamento anticipato della merce, e ai quali, talvolta, per l’improvvisa scomparsa dell’intermediario, paga nuovamente l’importo dei libri, essendo i versamenti bancari bloccati dal Supremo Tribunale di commercio e da quello ` vittima, anche, di marinai forestieri che contrabbandano, dei cambi3. E con la complicita` di alcuni religiosi, le gazzette non ancora consegnate ai Flauto4, rendendo incerta e incostante la linea editoriale, limitata la varieta` dei libri offerti in vendita. Durante il periodo di associazione con il padre, come gia` si e` accennato, Michele stampa libretti di argomento religioso, che consentono alla piccola impresa di sopravvivere. In seguito, le migliorate condizioni economiche gli permettono di approfondire i 1

Sugli «anni della fame» e sull’azione riformatrice, che mirava a promuovere «la pubblica felicita`», cfr. E. Chiosi, Il regno dal 1734 al 1799 in Storia del Mezzogiorno, cit., IV**, Il regno dagli Angioini ai Borboni, Roma, Edizioni del Sole, 1986, pp. 421-425. Sulla terribile carestia del 1764 e sull’epidemia che ne seguı` cfr. F. Venturi, 1764: Napoli nell’anno della fame, in «Rivista storica italiana», LXXXV, 1973, pp. 394-472; P. Villani, Una battaglia politica di Bernardo Tanucci. La carestia del 1764 e la questione annonaria a Napoli, in Studi in onore di Nino Cortese, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Roma, 1976, pp. 611-666. Ma gia` i contemporanei avevano colto la gravita` dell’evento: cfr. T. Fasano, Della febbre epidemica sofferta in Napoli anno 1764 libri III, Napoli, 1765. 2 L. Mascilli Migliorini, Chiesa e Stato, in Storia del Mezzogiorno, cit., IX**, Aspetti e Problemi del Medioevo e dell’eta` moderna, Salerno, 1993, pp. 328-336. 3 ASBN, g. b. BP, partita di 152. 3. 4 ducati del 28 luglio 1756, m. 1472, pp. 963-966. Nel 1756 muore improvvisamente Abraham Sandal, procuratore a Napoli dei Remondini. Su istanza dei creditori il suo patrimonio e` sequestrato dal Supremo Magistrato di Commercio e tra le polizze vi sono anche assegni che gli Stasi gli avevano consegnato per l’acquisto fatto di «tanta stampa e figure». I librai, per conservare i buoni rapporti con i veneziani, pagarono nuovamente l’importo al nuovo agente Michele Aurisicchio. 4 ASN, Regia Camera della Sommaria, ordinamento Zeni, f. 94, fs. 3. I librai Cristoforo Migliaccio e Gregorio Stasi, insieme agli «sportellari Bartolomeo Lanzetta e Antonio Bentivoglia», sono chiamati in data 7 gennaio 1762 a testimoniare presso l’attuario Nicola Migliore, ubicato a S. Lorenzo Maggiore. Dai loro interrogatori emerge la conferma delle accuse mosse da Vincenzo Flauto circa la violazione del suo ius prohibendi sugli «avvisi, diari, calendari e chiaravalli, nonche´ ogni altra cosa astronomica». Dichiarano, infatti, che un marinaio con l’aiuto di un religioso di S. Chiara vendeva per strada gli avvisi che da tempo i negozianti aspettavano dal Flauto.

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temi di storia sociale, le indagini storico-geografiche, i dibattiti di teologia. Vende nella capitale, affollata sede di contese giudiziarie, aggiornati testi di diritto, come quelli del Ricucci5, del Borrelli6 e del Maradei7. Non mancano sugli scaffali volumi di argomento storico-geografico: ricordiamo quello di Arcangelo Leonti sulle condizioni della Sicilia moderna8.

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C. Ricucci, Moderna praxis civilis ordinaria et summaria: pars prima [...] secunda, cum observationibus, et meliorationibus theorico practis, Neapoli, ex typis Cajetani Roselli, t. 3. Cfr. L. Giustiniani, Memorie istoriche degli Scrittori legali del Regno di Napoli, in Napoli, MDCCXXXVIII, nella Stamperia Simoniana, III, p. 110; BASN, «Gazzetta di Napoli», n. 25, 21 giugno 1763. Scritto da Cristoforo Ricucci il testo fu riprodotto con le note e le osservazioni del figlio Biagio, sacerdote secolare: «Poiche´ si era resa molto rara, tanto piu` si sono indotti i detti Signori Stasi per la nuova aggiunta fattaci dal figlio dell’Autore della detta Prattica. L’aggiunta suddetta sorpassa di molto alla primera Opera essendo fornitissima delle moderne Costituzioni, formole, e Prammatiche emanate fino a questo giorno con un metodo nuovo, e singolare per comodo, e utilita` de’ Professori. L’Opera intera sara` divisa in due volumi in foglio di eccellente Stampa, e carta, e con la maggior brevita` si va stampando. Per chi si assocera`, si e` stabilito il prezzo carlini dieci per ogni tomo, pagandone anticipatamente uno, (giusto lo stile delle associazioni); chi dunque vuol provvedere facci capo nel negozio de’ suddetti Librari Stasi [...], avvertendo che finita l’opera anzidetta il suo ristretto prezzo sara` di carlini dodici il tomo, non potendosi sostenere al prezzo che godono gli associati, essendosi di giusto, che questi siino contradistinti per l’esborso anticipato, che fanno in aggiunto delle Stampe, che molto e` dispendiosa, e di fatiga, tanto si promette». 6 N. M. Borrelli, Pratica civile quotidiana degli Uffiziali Baronali o sia metodo di attuare nelle cause civili nelle quali chiaramente si tratta della maniera di libellare, replicare, o decretare, con tutte le formole degli atti, ed altro, necessario a formare il giudizio civile, colla ragione dell’operato, in Napoli, 1768, a spese di Giuseppe Stasi. Cfr. L. Giustiniani, Memorie istoriche degli Scrittori legali, cit., I, p. 136; Cfr. BASN, «Gazzetta di Napoli», n. 24, 9 giugno 1769 foglio straordinario: «Si fa noto a’ Signori Professori di legge essersi di gia` dato alla pubblica luce due delli tre tomi della Pratica Civile composta dal Dottor D. Nicola Borrelli in polito ed elegante idioma toscano. Chiunque volesse provvedersi di quella, si portasse nella Libreria di d. Giuseppe Stasi in S. Biagio rimpetto al Palazzo dell’Eccellentissimo Principe della Riccia, ove si vende a carlini sei per ogni tomo legato». 7 BASN, «Gazzetta di Napoli», n. 10, 9 marzo 1770, foglio straordinario: «Si avvisa come si e` ristampata la lettera di Claristo Licenteo, in cui si esaminano due luoghi delle opere del Maradei, in occasione della sospensione proposta in persona del Consigliere Grimaldi dal Procuratore delle Province dell’abolita Compagnia. Si vende nella Libreria de’ Signori Stasi, incontro la Chiesa di S. Gregorio Armeno, volgarmente chiamata di S. Liguoro, al prezzo di grana 25 legata in cartoncino, e grana 30 legata in pergamena, ove chi la desidera potra` comprarla». 8 A. Leonti, Lo stato presente della Sicilia, o sia breve e distinta descrizione di essa, Palermo, Francesco Valenza, 1761, 2 voll. Cfr. BASN, «Gazzetta di Napoli», n. 41, 11 ottobre

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Circa la polemica religiosa l’orientamento culturale e personale di Michele sembra influenzato, di volta in volta, dai personaggi e dagli autori con i quali viene in contatto, e che contribuiscono ad alimentare in lui una graduale evoluzione della pieta` religiosa. Il libraio passa, infatti, dai testi commerciali di sant’Alfonso, alle opere filogianseniste di Giovanlorenzo Berti9, a edizioni che confutano l’opinione sul probabilismo del vescovo redentorista10. Contemporaneamente inizia a pubblicare in societa` con il padre i testi di sant’Agostino e san Tommaso, testimonianze dell’esigenza di equilibrio morale di Michele e della domanda del mercato.

1763: «Essendo uscito alla luce la Vera Storia dello Stato presente di tutta la Sicilia scritta dal Celebre Sig. Abbate Leonti Siciliano, divisa in due volumi, in ottavo con 40 famose figure incise, in rame e ben stampata, pertanto si partecipa a’ Signori Letterati, ed amanti della Storia a provvedersene, che potranno favorire nella Libreria del Sig. Michele Stasi a S. Biase de’ Librari, e proprio dirimpetto il Palazzo del Principe della Riccia, essendosi il prezzo ristretto a carlini sei per ogni tomo, il tutto carlini dodici legati in cartoncino bianco». 9 Cfr. B. Van Luijk, Gian Lorenzo Berti agostiniano (1696-1766), in «Rivista di Storia della Chiesa in Italia», XIV, 1960, pp. 236-262, 383-410. 10 BASN, «Gazzetta di Napoli», n. 5, 29 gennaio 1765: «E` uscito alla luce un libro importante, dal seguente titolo: La causa del Probabilismo, richiamata all’esame da Monsignor D. Alfonso Maria de’ Liguori, e convinta notevolmente di falsita` da Adelfo Dasiteo. Si aggiunge in questa Edizione, oltre la Breve Dissertazione dell’uso moderato dell’opinione probabile pienamente confutato con la presente Risposta, una Lettera Edificante del Sig. Abbate Du Barail, ratificata dal reverendissimo P. Dela-Velette` in Testimonio della Pieta` e Religione del Monsignor Vescovo di Soissons contro le calunnie sparse dai suoi detrattori. Raccolta dedicata all’Eccellentissimo e reverendissimo Monsignor D. Marcello Pampiniano Cusani gia` Arcivescovo di Palermo. Le copie si vendono da’ Librari Sig. Michele Stasi, e Sig. Antonio Cervone a tre carlini legati in carta pecora, e sciolti a grana 25». La risposta, che confuta la tesi sul probabilismo di S. Alfonso, e` scritta dal giansenista Giovan Vincenzo Patuzzi. Nell’epistolario di S. Alfonso con i Remondini, piu` precisamente in Lettere, cit., p. 233, sono evidenti i primi segni di incrinatura nei rapporti dell’esimio religioso con il libraio napoletano e la sfiducia che inizia a nutrire verso Michele a causa delle simpatie gianseniste, che il libraio andava manifestando: «Non si fidi pero` di questa cosa di Stasi; perche´ Stasi e` tutt’uno col monaco, che ha fatta stampare in Napoli la Risposta del Patuzzi». Gianvincenzo Patuzzi e` insigne collega del Concina, curatore della dottrina cristiana del Me´senguy, pubblicata a Venezia nel 1761, posteriore all’edizione napoletana messa all’Indice, e successivamente ristampata in tutta l’Italia (cfr. Atti e Decreti del Concilio Diocesano di Pistoia dell’anno 1786. Introduzione storica e documenti inediti, a cura di P. Stella, Firenze Olschki, 1986, 2 voll., p. 23).

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Michele, dopo la cacciata dei gesuiti, dei quali cura, insieme ai colleghi Altobelli e Porcelli, l’inventario della biblioteca e delle raccolte librarie dei religiosi conservate presso il Collegio massimo del Salvatore11, incontra l’erudito Michele Selvaggi, fratello del dotto Giulio Lorenzo, che finanzia, in societa` con gli Stasi, le opere piu` dibattute della chiesa gallicana. Il clima di fiduciosa attesa giova al mercato librario napoletano, che si apre a quello nazionale e internazionale. Hanno inizio, quindi, gli acquisti del libraio presso altri esercenti che lo riforniscono di piccole partite di libri di scrittori italiani. Secondo una nota a noi pervenuta12, compra da Pasquale Caruso e da Girolamo Toscano «Italia sacra13 Ughelli, tomi nove, Bellarmino tomi quattro14, Arpreta Institutiones tomi quattro, Caldero, Decisiones tomi due15, Tommaso Del Bene De Inquisitione tomi due16, Van Espen tomi tre, Tommasino Disciplina tomi tre17, Menochio

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BASN, Sezione Manoscritti, 284, Inventario delli libri della Libreria della Casa Professa detta del Gesu` Nuovo, e di quelli ritrovati nelle stanze de’ rispettivi PP. della medesima, che sono stati riposti nelle stessa libreria separatamente, fatto da noi sottoscritti pubblici Librari di questa citta`, coll’assistenza dell’Illustrissimo Signor Presidente D. Gennaro de Ferdinando Ministro destinato all’espulsione de’ Gesuiti di essa e de’ suoi subalterni Francesco Altobelli, Giuseppe Porcelli, Michele Stasi. Il manoscritto e` composto di ff. 471. 12 ASBN, g. c. BP, partita di 31 ducati estinta il 28 marzo 1767, m. 1836, p. 367. Michele acquista in blocco i libri per la cifra complessiva di 34. 40 ducati. 13 F. Ughelli, Italia sacra; sive de episcopis Italiae et insularum adjacentium rebusque ab iis praeclare gestis, deducta serie ad nostram usque aetatem. Opus singulare provinciis XX distinctum, in quo ecclesiarum origines, urbium conditiones, principum donationes, recondita monumenta in lucem proferuntur, Editio secunda, aucta et emendata, cura et studio Nicolai Coleti, Venetiis, 1717-1722, 8 voll. 14 R. Bellarmino, Disputatio de controversiis christianae fidei adversus hujus temporis haereticos, quatuor tomis comprehesarium, Mediolani, ex typographia Haeredum Dominici Bellagattae, 1721, 4 voll. 15 M. De Caldero`, Sacri Regij Criminalis Concilij Cathaloniae Decisiones cum annotationibus, Venetiis, 1724. 16 T. Del Bene, De officio S. Inquisitionis circa haeresim: cum bullis, tam veteribus quam recentioribus ad eandem materiam, seu ad idem officium spectantibus; et locis theologicis in ordine ad qualificandas propositiones, Lugduni, sumptibus L. Arnaud, P. Borde, J. et P. Arnaud, 1680, 2 voll. 17 L. Thomassin, Vetus et nova Ecclesiae disciplina circa beneficia et beneficiarios in tres partes distributa variisque animadversionibus locupleta, Venetiis, ex typographia Balleoniana, 1766, 3 voll.

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tomi tre spari18, Cirillo Consulti medici19due tomi spari, Seneca due tometti, Farinaccio20 un tometto, e tomo uno di Battaglini che tratta Storia de’ Concilii»21. Quest’attivita` conferma il suo interesse verso ampi mercati di livello nazionale. Gli investimenti sono ancora limitati a circostanze impreviste, e occasionali, fondate su calcoli d’immediata convenienza economica. Michele ricerca i volumi, soprattutto su richiesta specifica dei clienti, approfittando della morte di un collega o delle contese giudiziarie di eredi nelle successioni patrimoniali. Impiega il denaro per assicurarsi in genere la raccolta completa di un autore, un’opera enciclopedica o un libro in via di esaurimento, e soltanto un testo singolo su richiesta di un bibliofilo. Diversamente e` la convenienza dei prezzi ad attirarlo verso l’acquisto dei libri messi in vendita dagli eredi dell’anziano libraio Bartolomeo Roselli22 o dalla vedova di Michele Guarracino in occasione della liquidazione della sua bottega23.

2. Lo spartiacque editoriale degli anni Settanta Nel 1773, spartiacque indicativo della politica editoriale dello Stasi, che coincide con lo scioglimento della societa` avviata insieme con il padre, nonche´ con la scomparsa di Gregorio, Michele non procede a un’immediata e definitiva unificazione delle due attivita`. Ampliata la circolazione libraria, che tocca anche i mercati svizzeri, francesi, inglesi e olandesi, 18

G. S. Menochio, Commentarii totius Sacrae Scripturae ex optimis quibusque auctoribus collecti, locupletissimo supplemento locupletati a Renato Josepho Tournemine [...] atque in tres tomos distributi, Venetiis, ex typographia Remondiana, 1758, 3 voll. 19 N. Cirillo, Consulti medici, Venetia, presso Pitteri, 1756, 2 voll. 20 L’opera non e` facilmente identificabile. Prospero Farinacci fu celebre avvocato e giureconsulto penalista romano, che si distinse come il piu` grande uomo di legge del suo tempo. Vissuto a cavallo del XVI e XVII secolo, fu nominato per volonta` del Papa Paolo V consigliere della Sacra Consulta e procuratore generale fiscale della Camera Apostolica. 21 M. Battaglini, Istoria universale di tutti i Concili generali e particolari celebrati nella Chiesa, Venezia, A. Poletti, 1704, 2 voll. 22 ANDN, notaio Francesco Fiorentino, 1761, Quetatio haereditatis, cc. 66v-65v. 23 Ivi, notaio Donato Caputo, cc. 184v-198.

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ogni sforzo e` teso ad accumulare denaro, che gli consenta di risollevare le sorti della bottega. Mentre avvia la nuova impresa di intermediazione finanziaria nelle province abruzzesi, riordina le librerie, che il padre aveva affidato ai due figli, e ne concentra la gestione nel negozio sito ai numeri 26 e 27 di via S. Biagio, di fronte alla chiesa di S. Liguoro. Forse lo spingono a questa decisione motivazioni affettive. L’ubicazione della libreria era stata una scelta del genitore, che aveva privilegiato i locali dello stabile dove risiedeva l’anziano capostipite Marco Antonio, ed era stata anche un’iniziativa paterna la sistemazione dei vani, i cui lavori di adattamento erano stati affidati al mastro Gennaro Punzo24. Negli anni ’80 del XVIII secolo Michele interviene sulla disposizione dei locali, che necessitano di ampio spazio per la maggiore merce da esporre o da conservare. Affitta un appartamento con l’ingresso all’interno dello stabile, rendendolo comunicante con il negozio, che affaccia sulla strada, e vi trasferisce i volumi destinati a deposito. Ben presto, pero`, anche le modifiche apportate non risultano sufficienti a soddisfare le necessita` di sviluppo della libreria, e decide di occupare anche i vani sovrastanti la bottega. In seguito sottoscrive nuovi contratti d’affitto per diversi locali ubicati nelle strade adiacenti, avendo cura di scegliere sempre stanze disposte ai primi piani e mai nei sottoscala25. Per

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ASBN, g. b. BP, partita di 13. 1. 6 ducati, del 20. 9. 1757, m. 1483, p. 374. La cifra e` a saldo di 16. 3. 6 ducati, di cui 29 carlini e mezzo furono «pagati a Gennaro Punzo mastro fabbricatore per alcuni accomodi fatti nella bottega e casa che da esso [Gregorio Stasi] si abita nella strada de’ Librari, quali accomodi fatti nel mese di ottobre 1754 si sono fatti col permesso dell’illustrissimo marchese di Gagliati, e dal medesimo poi osservati». In altri versamenti e` segnalato con maggiore precisione che la bottega era sita a S. Biagio dei Librai dirimpetto la Chiesa di S. Liguoro (cfr. ivi, m. 1483, pp. 375-376). 25 Michele Stasi registra un contratto con l’avvocato Emanuele Sorge per l’affitto del secondo appartamento delle sue case, sito al vico degli Zuroli, al prezzo di 14 ducati annui. Sulla famiglia Sorge e in particolare su Giuseppe, padre di Emanuele, cfr. L. Giustiniani, Memorie Istoriche degli Scrittori Legali, cit., III, pp. 178-180. Altri vani locati, in seguito, dal libraio sono quelli del marchese della Petina, Carlo Confalone, dal quale prende in affitto due stanze a destra del cortile del palazzo nobiliare, destinate a magazzino di libri, al prezzo di 18 ducati a trimestre e infine, nel marzo 1793, i vani cedutigli da Gaetano Pandolfelli al prezzo di 6. 3. 6 ducati a trimestre, consistenti in due stanze e cucina al civico 32 del vico de’ Carboni, a cui si accedeva dall’interno del palazzo, salendo pochi scalini.

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il trasporto dei libri da conservare o consegnare alla clientela si fornisce di una «timonella», che adatta con ogni cura secondo le esigenze26. Una volta affermatosi, incrementa in piena liberta` l’impegno librario. Soprattutto dopo l’adesione ad un’e´lite imprenditrice, lo Stasi concilia le attivita`, incanalando i profitti verso la gestione della bottega, che assume i caratteri di una vera ditta. Titolare unico dell’azienda, si dedica in prima persona a controllare la produzione e lo scambio delle merci in maniera articolata, decidendo sempre scelte che proteggano i suoi investimenti. Seleziona la manodopera tipografica, ad esempio, secondo parametri di professionalita` o di convenienza economica: ripone grande fiducia nella tipografia di Giuseppe Di Domenico fino agli anni ’70 del ’700, per poi sostituirla con le prestigiose ditte a gestione familiare dei Flauto, degli Orsini, dei Raimondi, dei Porcelli, mentre si serve solo per gli opuscoli religiosi di quella meno articolata di Giovanni Riccio. Definisce anche le norme dell’impresa libraria: fissa la quota spettante alla ditta per il lavoro di associazione dei testi nella cifra del 10% del costo, e conferma il medesimo valore percentuale in tutti gli altri casi in cui e` interessato alla vendita di opere consegnate dai privati e edite a loro spese. Acquista tempestivamente i libri piu` aggiornati presso i colleghi o personalmente dagli autori, utilizza le moderne tecniche di accumulazione delle merci che, acquistate all’ingrosso, lo agevolano nel ribasso dei prezzi. Non piu`

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ASBN, g. c. BP, partita di 5. 2. 10 ducati del 26. 4. 1783, m. 2306, p. 849. Il pagamento e` girato al mastro Vincenzo Vitale, al quale aveva gia` anticipato due ducati, giustificando cosı` la spesa nella causale del versamento: per «averli guarnito una porta di avanti di velluto cremose della sua timonella, dove ha anche posto due pezze alla parte del mantice, fatto un trajno dietro, con la sua portella, ed a rinettato due cignioni nuovi da capo a capo, per aver altresı` fatto due porta stanghe con tre cuciture, ad agio di palmi quattro lunghi l’una, e due manette guarnite alle punte, per aver ancor tinto, ed innessato il coriame, e pulito l’ottone, per aver infuscato il paccalello del sellone, e postali due palmi di rinetto nuove alle coperte, e quattro palmi di fustaglie nuove alli cignioni delle stanghe, e fatta una braca nuova di sommacco lunga palmi sei, con crini e vestite le retine del capezzone, per tutto l’altro di fatiche e robba secondo la nota da lui presentata ascendeva a ducati 13. 3 poi di comune consenso si e` abbassato il compenso dal console dei guarnamentari Onofrio Mundo». Per il deposito della carrozza affitta, poi, un appartamento a S. Giovanni a Teduccio, ove puo` usufruire di «due stanze, cucina, retrocucina ed il comodo di riponere un cavallo ed una rimorchia» (cfr. ivi, partita di 8. 3. 6 ducati, del 9 maggio 1783, m. 2312, p. 780).

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decine, ma centinaia di copie riempiono gli scaffali, consentendogli di avere i diritti esclusivi sulle opere. L’obiettivo perseguito dal libraio e` trasparente e gli esempi non mancano. Gli Elementa juris civilis secundum ordinem Institutionum di Johann Gottlieb Heinecke sono nel Settecento la summa del sapere giuridico, cosı` come per anni, a partire dalla seconda meta` di detto secolo, lo sono nel settore religioso i tre volumi Institutionum Canonicarum27 di Giulio Lorenzo Selvaggi. L’interesse a Napoli per J. G. Heinecke e` testimoniato oltre che dalle edizioni parziali pubblicate da Giuseppe Di Domenico28 e da Michele Elia29, anche da un’edizione completa, edita tra il 1759-1777 a spese di Donato Campo30. Michele, consapevole delle profonde cognizioni giuridiche e storiche del libro, compra nel 1784 da Giuseppe Lebotte 64 corpi, ogni opera composta di dodici tomi in quarto31. Quando nel 1796, in seguito alle volonta` testamentarie di Michele, si provvede alla restituzione delle doti di Anna Maria Alfano, moglie di Giuseppe Stasi, l’erede consegna come quota spettante un blocco di libri, composto di testi pubblicati dalla ditta e di altri volumi, che stima di sua esclusiva gestione. Tra questi vi e` un’unica copia dell’Heinecke32. Ripete la stessa strategia con le opere di monsignor de Luca. Acquistato un esemplare nel 1784, certamente per le amicizie che lo legano all’autore, compra in seguito dal fratello del religioso33 550 copie dei tomi primo,

27 G.L. Selvaggi, Institutionum Canonicarum libri tres ad usum studiosae juventutis, Neapolis, MDCCLXVI excudebat Josephi de Dominicis, 2 voll. 28 J.G. Heinecke, Elementa juris civilis secundum ordinem Institutionum, Neapoli, J. de Dominicis, 1770-1771, 2 voll. 29 Id., Elementa juris naturae et gentium, Neapoli, M. Elia, 1783. 30 Id., Operum ad universum iuris prudentium philosophium et litteres humaniores pertinentium, Neapoli, Donati Campi, 1759-1777, 11 voll. 31 ASBN, g. c. BP, partita di 230. 2 ducati, del 31. 3. 1784, m. 2340, p. 410. 32 L’appartenenza del testo alla famiglia Stasi risale al 1779, quando l’avvocato Santangelo aveva chiesto ed ottenuto che una parte della dote della futura moglie fosse composta di libri. In prima fila nell’elenco e` l’opera dell’Heinecke. Cfr. ANDN, notaio T. Summonte, 1779, Capitoli matrimoniali di Francesco Santangelo e Flavia Stasi, cit., ove il notaio raccoglie la dichiarazione dell’avvocato Santangelo di aver gia` ricevuto «ducati 100 di corpi di libri». 33 ASBN, g. c. BP, partita di 24. 3. 10 ducati, dell’8 marzo 1784, m. 2335, p. 470.

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secondo e terzo dei Libri Santi di Salomone34. Anche questi sono inseriti nella quota restituita all’Alfano35.

3. «L’utile e l’onesto» Per incrementare i profitti e mantenersi al passo con le mode culturali del momento accetta i suggerimenti dei parenti e degli amici, soggiogato dal loro acume letterario. Senza dubbio il primo a stimolare le qualita` intellettuali di Michele e` l’avvocato Francesco Santangelo, che, fin dalla meta` degli anni ’70, lo avvicina alle opere letterarie, ritenute dei veri e propri strumenti pedagogici, «indispensabili per uniformare le azioni umane all’ordine dell’universo». Attraverso la poesia e la prosa e` possibile fornire «l’utile e l’onesto»36 ai giovani, «che tra l’arti della mollezza abusano del loro tempo, e rendono frodate le comune speranze»37. Michele avverte profondamente il ruolo primario della letteratura, e nel 1774 offre in vendita ai lettori le raccolte di poesie e sonetti scritte da Nicola Parrilli, pubblicate postume dal figlio Francesco38. L’anno successivo, stimolato proprio dal Santangelo, stampa gli Amori39 del conte Savioli. Nel

34 L.N. De Luca, I Santi Libri di Salomone interpretate da Monsignor de Luca vescovo di Muro. Illustrate di note critico-filologiche che ne sviluppano il testo, e di dimostrazioni filosofiche che riguardano la religione, la morale, la politica, Napoli, stamperia Pergeriana, 1782-1791, 11 voll. 35 ANDN, notaio Pasquale Rinaldi, 1795-1796, Quetatio Haereditatis quondam Michaeli Stasi, cc. 75v-81. 36 L’Editore a chi vorra` leggere, in Lo studente e il letterato alla moda. Poemetti, a’ quali prende un discorso sull’origine, e sul progresso della satira, con alcuni precetti, che riguardano il suo sistema morale per renderlo utile, Napoli, MDCCLXXXV, presso Michele Stasi con licenza de’ Superiori, pp. 7-8. L’opera e` dedicata a Domenico Orsini, principe di Solofra e duca di Gravina, modello di «Giovin Signore, che ebbe il coraggio di istruirsi sotto il peso della fatica, in mezzo agli agi dell’opulenza». 37 Ibidem. 38 BASN, «Gazzetta di Napoli», 5 dicembre 1774, n. 49. 39 L. Savioli, Amori, cit. La dedica e` rivolta a Cesare Pignatelli. In questa edizione e` presente a pp. IX-XI l’invito Al Lettore scritto dal Santangelo, che elogia l’editore definendolo «il diligente librajo Michele Stasi». Nell’edizione del 1814, quando l’avvocato e` all’apice della carriera legale, viene soppresso il suo breve scritto.

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1781 si rifornisce delle opere dell’autore piu` ricercato del Settecento, il Metastasio, comprandone 400 corpi40. Nel clima di entusiasmo suscitato dall’apertura dell’Accademia di Scienze e Belle Lettere, Michele pubblica nel 1783 il Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia Critica de’ Teatri e di Risposta all’Autore del Saggio Apologetico, di Pietro Napoli Signorelli41, chiamato alla carica di segretario della regia Accademia. Favorevolmente giudicato dal canonico Salvatore Ruggiero nella sua veste di revisore, il testo e` apprezzato per le repliche esposte dall’autore, definito «lodato valentuomo»42 per le sue sagaci confutazioni, che non oltrepassano «in menoma parte i limiti d’una disputa meramente letteraria»43. Due anni piu` tardi, nel 1785, il libraio pubblica un Dizionario mitologico, opera dell’abate De Claustre44 che, come e` trascritto nel frontespizio, e` utilissimo a’ Professori della Poesia, Pittura, Scultura, agli Antiquarj, ed ad ogni ceto di Persona Amante di vaga e bella Erudizione, sı` per le spiegazioni in esso contenuta della Storia Favolosa, de’ monumenti Storici, delle Medaglie, e statue, de’ Quadri, e Bassirilievi,

` ASBN, g. c. BP, partita di 110 ducati, del 26 aprile 1781, m. 2245, p. 532. E difficile stabilire a quale edizione faccia riferimento la polizza bancaria. A Napoli nel 1780 sia Domenico Terres che i fratelli De Bonis intraprendono la stampa delle opere di Pietro Metastasio. Il Terres porta a termine l’impresa prima del collega, nel 1784, raccogliendone gli scritti in dieci tomi, che dedica al patrizio genovese e accademico onorario dell’Accademia di Scienze e Belle Lettere, Giandomenico Berio, marchese di Salsa. I fratelli De Bonis presentano un’edizione piu` raffinata, curata nei caratteri e arricchita di stampe incise da Antonio Zaballi. La raccolta dei sedici tomi ha termine nel 1785. Nell’ultimo tomo sono aggiunti le dissertazioni di Leopoldo Camillo Volta, prefetto e socio dell’Accademia di Mantova, e i giudizi di Giovanni Andre´s, altro socio della real Accademia di Mantova. 41 P. Napoli Signorelli, Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia Critica de’ Teatri e di Risposta all’Autore del Saggio Apologetico, in Napoli, MDCCLXXXIII, nella stamperia di Amato Cons, a spese di Michele Stasi. 42 Ivi, p. 4 nn. 43 Ibidem. 44 A. de Claustre, Dizionario mitologico ovvero della Favola, poetico-storico. In cui esattamente si spiega l’origine degli Dei, de’ Semidei, e degli Eroi dell’Antico Gentilesimo, i misterj, i dogmi, il culto, i sagrifizj, i giuochi, le feste, e tutto cio` che appartiene alla Religione de’ Gentili. Opera tradotta dal Francese, in Napoli, MDCCLXXXV, a spese di Michele Stasi, 3 voll. 40

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sı` ancora per l’accurata descrizione delle varie rappresentazioni, degli Emblemi, e della maniera di vestire delle antiche Divinita`45. Il testo, tradotto dal francese, e` realizzato per la prima volta a Napoli dai Flauto, che per volonta` dell’editore lo arricchiscono di figure «tratte da vere fonti»46, «con somma diligenza intagliate»47 dalla mano sapiente di quel «regio incisore» Antonio Zaballi, che collabora spesso con Michele. La finalita` pedagogica del dizionario, auspicata dal libraio, convince anche i revisori. «La mitologia e` troppo necessaria per intendere gli antichi classici Autorj; per restarne informato di essa, e` utilissimo un Dizionario, che tutti ne abbracci i termini e le voci»48: cosı` si esprime Gaetano Durelli nella sua approvazione censoria. Con gli stessi toni si dilunga Luigi Serio: «e` Opera per le belle arti utilissima, e specialmente per aiutare i giovanetti a intender bene que’ libri, da il buon gusto si forma, e la vera eloquenza si apprende»49. A meta` degli anni ’80 lo Stasi rivolge la sua attenzione verso le istituzioni religiose, curando un indirizzo editoriale che, sviluppato in parallelo con quello letterario, mette in luce le opere di alcuni autori, i quali con i loro scritti possono forgiare la coscienza etica dei cittadini e indurli alla perfezione. Matura, infatti, in Michele un consapevole interesse per la pastorale giansenista, che trova sostegno, alla sua diffusione nel Regno, nel clima anticurialista della corte napoletana e nell’affermazione dei principi neonaturalistici, ispirati dai valori illuministici promossi dai nuovi amici: il canonico Salvatore Ruggiero, l’abate Francesco Saverio Salfi e il riformatore napoletano Gaetano Filangieri. Le idee politiche e religiose che Michele va assimilando lo portano a trascurare in parte i problemi economici. Nel momento in cui la strategia speculativa gli consente di raggiungere considerevoli guadagni e un’ambita ascesa sociale, attua una selezione libraria coincidente con le sue ideologie, che lentamente affiorano nelle prefazioni, nelle dediche, nei garbati inviti ai lettori 45 46 47 48 49

Ibidem. Ibidem. Ibidem. Ivi, cc. 3 nn. Ibidem.

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delle opere edite in quegli anni, dove lascia la sua impronta morale e filosofica. Nell’ultimo ventennio del XVIII secolo la sua formazione intellettuale, permeata di valori illuministici, si modella sui principi della filosofia massonica. Michele, infatti, rassicurato dalla protezione censoria del Ruggiero, e dai suoi suggerimenti culturali, sedotto dalle affinita` politico-religiose dei membri del circolo filangieriano, e in particolare dal Salfi, che lo avvia all’osservazione della realta` naturalistica, da fedele credente giansenista segue con la massima attenzione gli indirizzi letterari suggeriti prima e dopo il Sinodo di Pistoia del 178850. Nell’ultimo periodo della vita, lo Stasi — che si spegnera` poco piu` di un lustro dalla scomparsa del Filangieri — e` sempre attento nel «soccorrere» le verita` della fede e combattere il «paganesimo dilagante»51, confidando nelle riforme52. Scorrendo l’elenco delle edizioni, stampate a sue spese in quegli anni, si coglie la volonta` di contribuire, con la sua personalita`, al processo di modernizzazione culturale del secolo. Nonostante la diversita` dei temi trattati negli scritti da lui pubblicati — si va dai testi religiosi a manuali di storia e geografia, dai dizionari alle traduzioni di famosi fisiocrati stranieri — la politica editoriale denuncia l’appassionata adesione vissuta da Michele in quegli anni. Il suo pensiero, ormai maturo, e` il prodotto delle sollecitazioni culturali assorbite a contatto con gli amici, rielaborate sulla base di personali convinzioni religiose. Michele percorre tutto il «problematico» viaggio intellettivo «del vero credente giansenista»53, soffermandosi alle tappe obbligate dei maggiori modelli religiosi del tempo54, per arrestarsi, catturato e affascinato dal grande sogno filosofico-religioso espresso da Gaetano Filangieri nella Scienza della Legislazione. Dopo la stampa delle opere agostiniane e dei piu` autorevoli scrittori gallicani, — primi sintomi degli stimoli morali dell’editore, e autorevoli testimonianze delle «nuove istanze devozionali impregnate di forti ap50

Cfr. Atti e decreti del Concilio Diocesano di Pistoia dell’anno 1786, a cura di P. Stella, Firenze, Olschki, 1986, 2 voll. 51 M. Rosa Il giansenismo, cit., p. 237. 52 Ivi, p. 241. 53 M. Rosa, Il giansenismo, cit., p. 267. 54 Ivi, p. 242.

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porti biblico-patristici»55, riconducibili al giansenismo della prima meta` del ’700 —, Michele interviene negli anni ’70 a difesa della Chiesa cristiana contro il «nuovo paganesimo»56. Pubblica, infatti, nel 1771 la quarta edizione del testo di Antonino Valsecchi Dei fondamenti della religione e dei fonti dell’empieta`57 e ne ristampa nel 1776 la sesta edizione. La fortuna a Napoli di quest’opera e` merito soprattutto delle simpatie che incontra presso il cardinale Serafino Filangieri58. L’edizione napoletana, uscita dai torchi di Giuseppe di Domenico, con in appendice l’opuscolo di «un autore assai sospetto»59, e le note del traduttore francese60 non e` gradita dall’autore, che si rivolge al cardinale Carafa di Traetto, affinche´, come mediatore della congregazione dei religiosi, ne proibisca la diffusione. Il Carafa, poco accetto alla corte borbonica per la sua politica curialista, chiede con varie missive al Filangieri che un’«Opera cotanto insigne da Antidoto al maggior male alla moda [...] non passi alla classe dei veleni piu` potenti»61. Purtroppo non ci sono pervenute tracce delle risposte dell’arcivescovo napoletano, ma la libera circolazione dello scritto nel Regno lascia credere che non vi furono provvedimenti di censura62. Nella prefazione del libro lo Stasi esprime chiaramente il suo intento di spezzare una lancia in difesa della religione «rivelata e naturale», minacciata dagli attacchi degli empi libertini francesi. I libri che scritti di la` da monti scendono qual falda di neve sciolta dal Sole ad inondar le nostre contrade, sono gia` macchiati d’un 55

Ivi, p. 234. M. Rosa, Il giansenismo, cit., p. 237 57 A. Valsecchi, Dei fondamenti della religione e dei fonti dell’empieta` , in Napoli, ` dedicato MDCCLXXI, stamperia di Giuseppe di Domenico, a spese di Michele Stasi. E a monsignor Baldassarre Vulcano, vescovo di Sessa, che il libraio saluta per «la degnazione somma colla quale V. E. Reverendissima accordommi di godere il primo nel mio ceto». Su A. Valsecchi cfr. A. Prandi, Cristianesimo offeso e difeso. Deismo e apologetica cristiana nel secondo Settecento, Bologna, Il Mulino, 1975, pp. 245-314. 58 D. Ambrasi, Riformatori e ribelli a Napoli, cit., pp. 332-343. 59 ASDN, SS. Visite del Cardinale Serafino Filangieri, Lettera I del cardinale Francesco Carafa all’Arcivescovo Serafino Filangieri, datata 23 agosto 1776. 60 Ivi, Lettera II, datata 30 agosto 1776. 61 Ivi, Lettera I, cit. 62 D. Ambrasi, Riformatori e ribelli a Napoli, cit., pp. 340-341. 56

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qualche privato errore, con cui a guisa delle antiche Eresie, or questo or quell’altro dogma particolare contrastino; volgon essi gli audaci sforzi contra tutti i nostri Misteri, contra la Rivelazione, contro la Provvidenza, contra l’Esistenza stessa di Dio, vale a dire, tutta si argomentano di svellere fino dalle radice la Religione e rivelata e naturale. [...] Se tutto dı`, i Libertini producono in scena sotto nuove sembianze l’errore, e perche´ non dovra` sostenersi con sempre nuovo calore la verita`?63. Per rinsaldare e fortificare questa verita` Michele, da sempre desideroso di eccellere nelle sue opere, inserendo i commenti di qualche dotto uomo di lettere, pone in appendice le riflessioni tanto contestate del barone tedesco Van Haller64, studioso di filosofia, fisiologo e anatomista di chiara fama, presidente dell’Accademia delle Scienze di Gottinga. Proprio in quegli anni andava rivelando, attraverso i suoi romanzi, le simpatie per una forma di governo aristocratico-repubblicano. Inoltre, l’editore riporta anche la trascrizione delle note del traduttore francese Seigneaux Correvon, che rende omaggio alle testimonianze di fede teologica espresse da J. Locke, I. Newton e C.L. de Montesquieu. Nel 1779, pubblicando Della Filosapria moderna. Dissertazione critico-eclettica65, dedicata al confessore della regina, monsignor Antonio Bernardo Gu¨rtler66, Michele insiste sulla difesa della religione e sulla condanna dei libri «chiamati alla moda, iniziando dai meno conosciuti ai piu` famosi»67. Vi ravvisa solo «imposture, scherzi satirici, eloquenze francesi, sofismi, 63

A chi legge, in A. Valsecchi, Dei fondamenti, cit., pp. I, IV, VI. ` emerito, naturalista, poeta. Albrecht von Haller nasce nel 1708, muore nel 1777. E Uomo di cultura enciclopedica, medico insigne, consigliere del re d’Inghilterra e del Supremo Consiglio della Repubblica di Berna, fondo` la dottrina dell’irritabilita` e il metodo sperimentale in fisiologia. Meno noto come romanziere compose tre romanzi tra il 1771 e il 1774. 65 Della filosapria moderna. Dissertazione critico-eclettica di D.C.D., in Napoli, MDCCLXXIX, a spese di Michele Stasi. L’autore, distinguendo tra filosofi e filosofanti, conia il termine filosapria per indicare la filosofia moderna, coltivata dagli amanti della menzogna, dello sproposito, del libertinaggio e dell’empieta`. Secondo l’anonimo scrittore la loro filosofia e` «un errore dell’intelletto, e una corruzione della volonta`, le quali tirano l’uomo sempre al peggio, e lo fanno scegliere cio` ch’e` di sommo danno a se stesso», ivi, p. III. 66 Ivi, pp. III-VI. 67 Ivi, p. VII. 64

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senza che vi fosse nemmeno uno jota di verita`»68, ritenendo indegni di lode anche quei maestri che inducono gli scolari ad un ibrido filosofare, trasformati in «sciolotti a la moda»69. La ricerca della verita`, rivelata attraverso la meditazione, e accompagnata da una savia ragione, e` il suggerimento dell’autore, che trova oltremodo consenziente Salvatore Ruggiero, chiamato a revisionare lo scritto70. Per il religioso l’opera e` «ripiena di sana dottrina»71 e, con la confutazione degli errori che «spargonsi dagli increduli de’ nostri giorni»72, l’autore offre «una somma pieta` e non volgare erudizione»73. Negli anni ’80 del Settecento, mentre la riforma giansenista, all’apice della sua diffusione nella penisola, muove contro una Chiesa «oscurata dalla luminosita` originaria, in conseguenza dell’estensione della giurisdizione papale e degli interventi curiali a danno delle chiese locali, [...] del gesuitismo, ma anche dell’enorme sviluppo [...] degli Ordini regolari, soprattutto mendicanti»74, Michele mostra di assorbire il discorso sull’episcopalismo e sull’immagine del vescovo della primitiva Chiesa cristiana75. Con accurata determinazione stampa le lettere di monsignor Antonio de Malvin de Montazet, arcivescovo di Lione, particolarmente apprezzato per le sue pastorali presso i circoli giansenisti italiani, e manifesta di schierarsi a favore dei colti ecclesiastici anticurialisti e giurisdizionalisti e di simpatizzare per le loro scelte politiche. Per elogiarne l’impegno, nel 1781 si rivolge, da «umilissimo devotissimo obbligatissimo servidore», a monsignor Serafino Filangieri, cui dedica la stampa delle Due Lettere Pastorali tradotte dal francese76: 68

Ibidem. Ivi, p. IX. 70 Ivi. Il giudizio del revisore e` in pp. nn. 71 Ibidem. 72 Ibidem. 73 Ibidem. 74 M. Rosa, Il giansenismo, cit., pp. 242, 249. 75 Cfr. M. Rosa, Tra cristianesimo e lumi. L’immagine del vescovo nel ’700 italiano, in «Rivista di Storia e Letteratura religiosa», XXIII, 1987, pp. 240-278. 76 A. de Malvin de Montazet, Due Lettere Pastorali pubblicate in occasione della Quaresima dell’anno 1768 e 1769. Da Monsignore Antonio De Malvin de Montazet Arcivescovo di Lione. Continenti utilissimi istruzioni, l’una sopra la Penitenza, e l’altra sopra il Digiuno Quaresimale. Traduzione dal Francese, in Napoli, MDCCLXXXI, presso Michele Stasi. Il testo e` dedicato 69

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Mi si aprirebbe un largo campo per diffondermi in rivelare lo zelo infaticabile per l’esatta educazione della gioventu` Ecclesiastica, la provvida vigilanza per la dottrina e santita` del Clero, la cura continua pel catechismo de’ fanciulli, le tante istruzioni pastorali date fuori per insinuare al popolo i doveri della nostra Religione, gli abusi riformati ed i salutari stabilimenti procurati mediante un fedele adempimento del ministero Episcopale77. Dopo la morte dell’arcivescovo napoletano, avvenuta nel 1782, lo Stasi innesta sulle convinzioni religiose i fermenti filosofici suggeritigli dalla diffusione del capolavoro filangeriano della Scienza della Legislazione e «mette radici in una grande utopia politico-religiosa»78, che la vivacita` delle successive edizioni confermano. Infatti, nel 1785 lo Stasi, attento lettore dei testi di Beaufort79 e del Vertot80, che ha acquistato in numerose copie, stampa la Storia Romana81 dell’Echard in cui, con i toni di una «nostalgia giansenisticheggiante»82 di ritorno al passato per illustrare l’avvenire della societa`, esprime le proprie simpatie per il mito della liberta` repubblicana, illustrando soprattutto l’organizzazione delle antiche civilta` e le origini della piu` antica forma di governo. Nel 1787 persevera nel difendere la religione «la piu` sublime di tutte le scienze», accettando di stampare anonimi tre poemetti in versi sciolti del vescovo De Luca,

«A sua Ecc. Reverendiss. Monsignor Serafino Filangieri Arcivescovo di Napoli». Su Malvin de Montazet cfr. M. Rosa, Il giansenismo, cit., pp. 242-243, in cui l’autore sottolinea le nuove preferenze per «quei presuli francesi contemporanei, rigoristi o “ giansenisti” che meglio sapevano incarnare la figura da proporre nel nuovo contesto» settecentesco. 77 A. de Malvin de Montazet, Due lettere Pastorali, cit., p. 6. 78 G. Giarrizzo, Illuminismo e religione, cit., p. 513. 79 Sulla diffusione degli scritti di L. Beaufort cfr. G. Giarrizzo, Louis de Beaufort a Napoli, in «Rivista Storica Italiana», CII, 1990, pp. 358-374. 80 R. Vertot, Istoria delle rivoluzioni accadute nel governo della Repubblica Romana dell’Abate Di Vertot della Regia Accademia delle iscrizioni e Belle Lettere novellamente volgarizzate dalla terza edizione francese aumentata di una dissertazione dell’Autore sopra il Senato Romano, in Napoli, MDCCLXXXII, a spese di Michele Elia, 3 voll. 81 L. Echard, Storia Romana, dalla fondazione di Roma persino alla Traslazione dell’Imperio sotto Costantino: scritta nell’idioma francese dall’Abate Delle Fontane, sopra l’originale inglese e trasportata nell’Italiano, in Napoli, MDCCLXXXIV, a spese di Michele Stasi, 4 voll. 82 M. Rosa, Il giansenismo, cit., p. 240.

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intitolati Lo Studente e Il Letterato alla moda83 e Il Pensatore alla moda84. L’autore, ispirandosi al suo «maestro» il dotto Fe´nelon, si propone con tali scritti di «dispargere le piu` sode ragioni in difesa della Santa Religione, della sana morale e della vera politica, essendo le tre forme basi che possono sostenere il Culto Divino, il trono de’ Re e la felicita` de’ popoli»85. Nei lunghi discorsi che precedono i poemetti il vescovo De Luca, pur dimostrando il suo profondo interesse per i temi sociali e politici dell’Illuminismo, formula un giudizio negativo sui valori della fede manifestata sia da Voltaire, di cui confuta l’incredulita` sulle rivelazioni divine che ispirarono i libri sacri di Salomone, sia dal Montesquieu, di cui condanna il pensiero religioso. Mentre mette in vendita nel suo negozio di S. Biagio l’opera teologica Augustinus86 scritta dal confessore del principe ereditario, Emanuele Pignone del Carretto87, scelto da Ferdinando IV come precettore spirituale e professore di etica del delfino, Michele, fedele ai propri ideali, si associa nel 1788 ai librai francesi Hermill e al libraio-stampatore Giovanni Riccio per pubblicare lo scritto di Vincenzo Troisi Nel conflitto

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L. N. De Luca, Lo studente e ’l letterato alla moda. Poemetti a’ quali precede un discorso sull’origine, e sul progresso della satira, con alcuni precetti, che riguardano ’l suo sistema morale per renderla utile, Napoli, a spese di Michele Stasi, 1785. Cfr. p. 4. 84 L. N. De Luca, Il pensatore alla moda rapporto alla religione Poemetto a cui precede una dissertazione, nella quale si fa vedere che nella difesa della religione bisogna che si tenga conto de’talenti degl’increduli, de’ quali abusarono, ed in cui si sviluppa l’ironia di Socrate, e come `e giusto, che si serbi nella confutazione che si fa de’ miscredenti, Napoli, MDCCLVII, presso Michele Stasi con licenza de’ Superiori. Nelle pp. 261-262 sono riportati i giudizi dei revisori Alessio Aurelio Pelliccia e Andrea Labini, che dichiarano: «Il Parnaso italiano fa un felice acquisto. I Lettori [...] ammireranno accoppiata all’eleganza del verso una vasta erudizione, e quindi potranno facilmente scoprire nell’autore un glorioso emulatore de’ Petavj, de’ Lamy, de’ Morini, degli Erizzj, i quali dopo essersi ingolfati ne’ piu` serj, e profondi studj, non isdegnarono ancora di conversare colle allegre sı`, ma modeste Muse». 85 P. Albino, Biografie e Ritratti degli Uomini Illustri della Provincia di Molise, Distretto di Campobasso, Campobasso, Salomone, 1865, II, p. 67-86. 86 E. Pignone del Carretto, Augustinus sui interpres in explicanda gratia creaturae innocenti necessaria ad bene agendum Dissertatio a P. Emmanuele Maria Pignone del Carretto ordinis S. Aug. ac Serenissimi Regii Principis Siciliarum a sacris confessionibus edita, Neapoli, MDCCLXXXVI, ex typographia Simoniana. Sono revisori, in data settembre 1785, Francesco Conforti e Aloysio Elefante. 87 BASN, «Notizie dal mondo», 28 aprile 1786, n. 34.

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secolare fra la Potesta` secolare e l’Autorita` Ecclesiastica Regole di Obbedienza88. In un testo che comprova le illusioni del giansenismo napoletano di legare «l’episcopalismo al giurisdizionalismo e all’anticurialismo della politica ecclesiastica dei Borbone»89, non desta meraviglia la dedica degli editori all’illustrissimo monsignor Ildefonso Ortiz Cortes, vescovo di Mottola, uno dei massimi esponenti anticurialisti napoletani, di notevole formazione culturale90, destinato dal sovrano alla guida di una giunta, composta da ministri e teologi, per giudicare la decisione della curia arcivescovile circa la causa di nullita` del contratto di matrimonio tra il duca di Maddaloni e l’unica figlia del conte di Aversa. Anche il nome dell’abate Troisi e` indicativo del clima culturale del tempo: giansenista, amico di Gennaro Cestari, aderisce alla rivoluzione napoletana del 1799 quale membro della Commissione ecclesiastica, subendo in seguito il martirio della reazione borbonica91. Di questa figura non manca il ricordo nelle opere dello stesso F. S. Salfi che, elogiando gli scrittori che condivisero il rimpianto per la scomparsa del Filangieri, lo descrive come «cristiano, il piu` sincero e il piu` conseguente, sempre in corrispondenza coi piu` celebri giansenisti dell’eta` sua. Autore di alcuni 88 V. Troisi, Nel conflitto fra` la Potesta` secolare e l’Autorita` Ecclesiastica Regole di Obbedienza, Napoli, 1788, a spese di Hermill, Riccio e Stasi. Significativo e` l’acquisto della biblioteca del vescovo di Mottola da parte di Michele Stasi nel 1788. Cfr. per la causa di nullita` matrimoniale Il viaggio dell’internunzio ossia memoria su lo scioglimento di un Matrimonio. Con un sonetto al Re. Il Troisi aveva aderito anche al dibattito sulle nomine regie dei vescovi, (cfr. Lettera di un Amico di Napoli ad un amico di Roma su la pretesa Chinea, e la Consegrazione de’ Vescovi. Terza Edizione). Su V. Troisi vedi B. Croce, Uomini e cose della vecchia Italia, II, Bari, 1956, pp. 142-154 e sul clero napoletano D. Ambrasi, Il clero napoletano del 1799 tra rivoluzione e reazione, in Mezzogiorno e la Basilicata, cit., pp. 184-208. 89 M. Rosa, Il giansenismo, cit., p. 250. 90 I. Ortiz Cortes, Preghiere cristiane pubblicate per uso della sua Chiesa dall’Illustrissimo e Reverendissimo in Cristo Padre Monsignor Ildefonso Ortiz Cortes vescovo di Mottola, Napoli, MDCCLXXXIX, presso Cristoforo Elia. Il revisore Francesco Conforti, concedendo la sua approvazione, dichiara: «Ho letto con indicibile piacere qua` e la` sparse nelle Preghiere medesime quelle Dottrine Evangeliche, che stabiliscono l’autorita` divina de’ Re, e rendono cara e accettevole a Dio, giusta e necessaria, la sommissione e l’obedienza de’ sudditi». 91 Il nome di V. Troisi e` legato anche a quello di Scipione de’ Ricci. Cfr. M. Vaussard, Correspondance Scipione de’ Ricci Henri Gregoire (1796-1807), Firenze, Sansoni, 1963, pp. 76-81.

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opuscoli le sue virtu` furono piu` edificanti delle sue scritture. Credette che il governo repubblicano fosse piu` conforme allo spirito dell’Evangelo. Quest’opinione gli costo` ben cara; fu suppliziato allo stesso tempo che il Conforti»92.

4. Le edizioni scientifiche In seguito alla familiarita` dei rapporti con tanti intellettuali che frequentano la sua bottega, in particolare colti ecclesiastici come il Ruggiero e il Mazzacane, giansenisti e massoni, Michele estende lentamente la sfera degli interessi dai temi religiosi — comunque mai del tutto abbandonati — a quelli scientifici. Nel difficile cammino evolutivo il suo pensiero si apre ai valori della fratellanza universale e dell’armonia sociale. Diventa cosı` per lui imperiosa l’esigenza di combattere quelli che ritiene i mali del tempo, l’ignoranza e la dannata «indifferenza», utilizzando i piu` ag` affascinato dalle scienze naturali per la giornati strumenti cognitivi. E loro interpretazione della realta` organica e inorganica, studiata nella totalita` dei fenomeni interattivi, sottoposta a leggi regolate da un sistema logico, l’unico che puo` sconfiggere la sciocca superstizione e la pigra riflessione. Il libraio ricorre al sapere scientifico per diffondere una teologia popolare che meglio avvicini i credenti alla magnificenza del Creatore, per inculcare negli uomini ideali che migliorino la societa`, con la speranza di risollevare le risorse economiche e di realizzare un piu` organico ordinamento e un piu` moderno sistema legislativo. Cosı` all’amicizia del canonico Ruggiero, dotto e religioso naturalista, associa quella del Salfi, che poco dopo l’arrivo a Napoli realizza nel 1787, a spese dello Stasi, il Saggio di Fenomeni Antropologici relativi al tremuoto ovvero Riflessioni sopra alcuni oppinioni pregiudiziali alla pubblica o privata pubblicita` fatte per occasion de’ tremuoti avvenuti nelle Calabrie l’anno 1783 e seguiti dall’Ab. Salfi 93, approvato dai revisori Bernardo della Torre e Luigi

92 93

F. S. Salfi, Elogio di Gaetano Filangieri, Napoli, E. Rocco, 1860, p. 74. V. Ferrone, I profeti dell’Illuminismo, cit., pp. 275-276.

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Serio. Il testo sul tragico evento e` di profondo stimolo anche per lo stesso libraio che, attratto dalle idee illuministiche, trova nelle scienze non tanto un nuovo mezzo per combattere la devozione popolare, degenerata nella fede della magia e nel mito dell’occulto, quanto per sottrarre le povere masse ignare alla nefasta influenza della vecchia scuola gesuitica, che le strumentalizzava a suo piacere nelle manifestazioni «miracolistiche»94. L’acceso dibattito in corso in quegli anni tra gli illuministi, il clero e le autorita` ecclesiastiche sulle manifestazioni del divino in forma del «miracoloso», trova conferma nell’abbandono da parte dello Stasi della linea editoriale dell’anticurialismo, e nell’interesse per il settore scientifico e naturalistico. Tra il 1787 e il 1788 Michele si trova a pubblicare le ultime opere di argomento regalistico e a seguire le tracce dei piu` autorevoli scrittori naturalistici. Nonostante la condanna dello Stasi contro tutti coloro che, rifiutandosi di affrontare i problemi reali che affliggono la societa`, cercano la soluzione nell’occulto e nella cabala, il tono del discorso riportato nelle prefazioni e negli avvisi ai lettori e` pacato, per nulla polemico. Si compiace di proporre «attraverso il nesso inscindibile esistente tra la rappresentazione dell’ordine naturale e quello dell’ordine sociale» un sistema, in cui siano definitivamente cancellati il mistero e l’occulto e sia possibile «trovare la vera felicita`». L’evoluzione del suo pensiero e` leggibile nelle edizioni del Bonnet, dello Sturm, del Candiota e dello Schmidt d’Avenstein, che pubblica in una rapida successione cronologica, a distanza di pochi anni le une dalle altre. Queste opere evidenziano come le nozioni scientifiche fossero viste quali sorgenti primarie del sapere umano, e l’acquisizione da parte dell’uomo potesse avvenire soltanto attraverso la percezione dei fenomeni. La contemplazione della Natura di Carlo Bonnet, «in un secolo in cui fa tanti progressi l’utile e delizioso studio della Natura»95, e`, come dichiara il revisore Serio, 94

Ivi, p. 33; e piu` approfonditamente pp. 19-34 sull’Illuminismo e sull’universo ma-

gico. 95

L’editore Michele Stasi Ai cortesi Lettori, in C. Bonnet, La contemplazione della Natura del Signor Carlo Bonnet [...] Tradotta in Italiano Ritenuta la versione del testo fatta dal sig. Ab. Spallanzani in tutto cio` ch’era componibile colle insigni aggiunte, e variazioni fatte dall’Autore nell’ultima edizione in tre volumi, in Napoli, MDCCLVII, per Vincenzo Flauto a spese di Michele Stasi, 3 voll. Il libro e` dedicato all’«Eccellentissimo ed Ornatissimo Signor D. Diodato Targiani, caporuota del

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«la produzione di un profondo filosofo, che nella Storia Naturale ha sparso nuovi prodigiosi lumi»96. Secondo l’editore, che si vanta di presentare l’opera ai lettori «ornata di un nuovo luminoso corredo, di cui ha voluto arricchirla l’autore medesimo»97, lo scritto e` risultato il sublime lavoro, in cui esponesi colla piu` amena eleganza, come in un gran quadro, quanto si e` compiaciuta la natura in tutti i tempi svelare di piu` bello e di piu` magnifico agli Uomini Osservatori; e si additano nel tempo stesso le traccie, onde avanzarsi sempre meglio proposto di costituire un trattato di educazione nello scoprimento di tant’altro tra gl’infiniti Misteri, che tuttavia ci rimangono occulti, o non vediamo che in barlume98. Se nel testo del Bonnet la natura e` vista in relazione con la perfezione del Divino Autore, che manifesta agli uomini la sua presenza attraverso la creazione degli esseri viventi, nelle Considerazioni sopra le opere di Dio nel regno della Natura e della Providenza per tutti i giorni dell’anno99 dello Sturm, pubblicate nel 1789 con la libera traduzione di Girolamo Pangelli, e dedicate al marchese Giovan Battista Dragonetti100, ritorna il concetto dell’ordine dell’universo, che, uniformando le azioni umane, puo` fornire un’eccellente educazione morale. Il testo, e` finalizzato soprattutto a quella moltitudine «che e` del tutto all’oscuro delle cose della natura»101. L’autore «trasceSacro Regio Consiglio e consigliere della real Camera di S. Chiara, consultore della Suprema Giunta di Sicilia, avvocato della real Corona delle Due Sicilie, prefetto della regia Annona», I, pp. 4 nn. 96 C. Bonnet, La contemplazione della natura, cit., I, p. XIX. 97 Ivi, I, p. VII. 98 Ivi, I, p. VIII. 99 C. C. Sturm, Considerazioni sopra le opere di Dio nel regno della Natura e della Providenza per tutti i giorni dell’anno Libera traduzione di Girolamo Pangelli, in Napoli, MDCCLXXXIX, nella stamperia di Vincenzo Orsini, a spese di Michele Stasi, 12 voll. 100 Ivi, I, pp. I-IV: «Il pubblico e` consapevole del lustro che decora la di lei famiglia, delle cognizioni che adornano il di lui spirito, e dello zelo che la distingue nel disimpegno in cui l’ha collocata il Governo; gareggiando nobimente colla integrita` del Suo degnissimo Fratello e regio consigliere D. Giacinto. Ed oltre a cio` sono anch’io consapevole delle obbliganti maniere ch’Ella esercita verso coloro, che hanno la sorte di conoscerla piu` da vicino; fra i quali mi glorio di essere con tanto maggior ragione, quanto sono stati piu` frequenti i favori, che ne ho graziosamente ritratto». 101 Ivi, I, p. VI.

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gliendo dal vastissimo spettacolo della Creazione quanto puo` vivamente muovere ed utilmente esercitare lo spirito e il cuore, ha saputo riunire tutto cio`, che di piu` essenziale vi ha da sapersi riguardo agli oggetti, che Iddio ci offrisce della Natura»102. Il lavoro termina nell’ultimo tomo con un’epistola del traduttore ad un’ignota damigella103, che offre all’autore l’occasione di un lungo discorso sulla natura. Tra le tante virtu` che la «maestra» natura puo` insegnare, tra i tanti vantaggi che si possono ricavare dalla sua conoscenza, dalla contemplazione del Creatore agli affetti umani, dalle leggi dell’economia ai modelli dell’estetica, piu` di ogni altro vale l’apprendimento di certi accidenti che passano per miracolosi, certi fenomeni aerei, certe apparizioni nell’atmosfera, le quali perciocche´ escono un poco dall’ordinario, si reputano soprannaturali, cagionerebbero, siccome quasi sempre fanno, nello spirito della moltitudine tanto spavento, e fomenterebbero in cosiffatto modo la superstizione, qualora si avesse un po’ piu` 104 conoscenza della costituzione, della varieta` e delle forze della Natura . L’augurio dello Sturm che il suo testo risvegli dalla «letargia» intellettiva e induca a profonde riflessioni e` accolto da Michele, che pubblica nel 1790 Gli Elementi di Fisica per uso del Real Convitto di Bari di Onorato Candiota Professore di Filosofia e di Matematica105. Stampato dal Raimondi e revisionato come il precedente dal Ruggiero, l’editore inspiegabilmente resta ignoto e il suo nome non compare nel frontespizio dell’opera, ma le indagini sui versamenti bancari a Gaetano Raimondi, con l’indicazione precisa del numero delle pagine, delle copie e del prezzo per ogni foglio, provano la paternita` editoriale dello Stasi106.

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Ivi, I, pp. VI-VII. Lettera del traduttore a Madamigella M***P***, in C. C. Sturm, Considerazioni, cit., XII. 104 Ivi, XII, pp. 209, 220. 105 O. Candiota, Elementi di fisica per uso del Real Convitto di Bari, Napoli, MDCCXC, nella stamperia di Gaetano Raimondi, 2 voll. 106 ASBN, bancale BP, partita di 20 ducati, estinta il 9 gennaio 1790; ivi, bancale BP, partita di 25. 55 ducati estinta il 6 febbraio 1790: nella causale e` specificato che il versamento riguarda il tomo primo dell’opera, che costo` all’editore 47. 20 ducati, ossia il 103

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Accettando di pubblicare la Fisica del Candiota, l’editore mostra quanto siano stati incisivi gli influssi rousseauniani e lockiani sulla sua formazione intellettiva e quanto siano duraturi e inscindibili i legami con il canonico Ruggiero. Le riflessioni del docente di filosofia e matematica sulla natura e la sua proposta di un sistema filosofico fondato sulla ragione e sui sensi sono elogiate dal regio revisore e dal canonico Giuseppe Rossi. Se quest’ultimo manifesta totalmente le sue simpatie per «il chiarissimo Scrittore [...] il quale, in volgar lingua, con facile ed equabile stile sı` dottamente tratta le materie filosofiche, che ne apre a tutti come che` di mezzano ingegno l’intelligenza»107, il Ruggiero si dilunga nell’elogiare il sovrano, sotto i cui auspici le lettere, la filosofia e le scienze sono progredite108. Per merito di tale benigna protezione e` dato alle stampe un testo che non solo le antiche dottrine comprende e spiega tutte per indagare il vero, ma le moderne espone ancora mirabilmente, e nella spiegazione de’ vari fenomeni della natura con accurata inchiesta ne va rintracciando e prendendo la ragione; e cio` in una maniera cosı` pulita, facile e limpida, che intellegibili e chiare rende le piu` nascoste e profonde speculazioni109. L’interesse per la natura sollecitato dal Candiota, «solleva l’animo verso la cognizione dell’Eterno Facitore, della cui sovrana sapienza se ne ravvisa negli esseri sensibili impressi i luminosi caratteri»110. «Falso mini-

prezzo per 600 copie al prezzo di carlini 16 il foglio per 29 fogli e mezzo; ivi, bancale BP, partita di 23. 70 ducati estinta il 21 agosto 1790. 107 O. Candiota, Elementi di fisica, cit. Nel secondo tomo, dopo l’indice, sono riportati i pareri dei revisori, datati rispettivamente, quello del Rossi, il 24 aprile e, quello del Ruggiero, il 10 maggio. 108 Ivi, II, cc. nn. «Lo splendore con cui sono pervenute le Lettere e soprattutto le Scienze Fisiche sotto i grandi auspicj della Maesta` Vostra, piu` tosto da me puo` ammirarsi che ridirsi. Le Accademie Militari e i Collegj dalla Sovrana Vostra provvidenza istituiti, dove con abbondevol corredo di esatte macchine, e col saggio di ben istruite esperienze s’istruisce la nobil gioventu` come nello studio delle belle lettere, cosı` principalmente ancora in quello della Filosofia, sono i monumenti chiarissimi del vigor infuso alle scienze da’ benefici influssi del vostro salutare Astro e benigno». 109 Ibidem. 110 Ibidem.

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stro o mendace interprete»111 e` colui che «rinnega la funzione cognitiva della Natura»112: La Natura chiama a se´ l’uomo per farsi oggetto della sua contemplazione con muoverlo alla sensibilita` di un intimo piacere. Quegli annojato per la lunga durata di un solo, l’altro ricerca; e cosı` dall’uno all’altro passando trascorre e con i sensi e col pensiero la Terra e il Cielo. Quindi a parte a parte delle cose corporee ne considera i generi, divisi e suddivisi nelle proprie specie, e queste ne’ di loro individui, di cui le vari e progressioni e leggi, varieta`, generazioni, e corruzioni, vicende, armonie, fenomeni cagioni, forze ed azioni fanno il sistema mondano. Su questo ordina 113il suo sistema che Scienza della Natura o Fisica e` stato chiamato . Gli antichi, purtroppo, come osserva il Candiota, hanno fatto cattivo uso delle scienze naturali e, creando «mille illusioni de’ sensi e della fantasia»114, non hanno contribuito a grandi progressi nelle arti e nelle scienze115. Il moderno metodo sperimentale, invece, e` al servizio della verita` e per questo necessario agli studi dei giovani116, a cui e` proposto in lingua volgare, «perche´ pervenisse comunemente nelle mani di tutti»117. 111

Prefazione, in O. Candiota, Elementi di Fisica, cit., I, p. IV. Ivi, p. III: «La Natura e` il grande oggetto dell’umana contemplazione. Essa a se attira gli sguardi dell’uomo, onde questo ne diviene sensibile, e quindi riflessivo. Dalle meditazioni e ricerche sugli effetti e le cagioni, infatti, su i fini, relazioni, ed usi degli oggetti sensibili ne risente non sa quale inesprimibile volutta`, cui fa servire al proprio, e quindi all’utile comune per accrescerne il suo. Il delinearsi in se l’anima le prime immagini delle cose e` il primo effetto dell’Operatrice Natura in rapporto all’uomo. Questi sempre piu` sviluppandosi nelle facolta` naturali, rendesi piu` capace a cambiare un proporzionato numero d’idee, per cui la ragione calcolatrice altre ne discopre, le quali colla ` quindi la riflessione ci conducono a’ piu` profondi e reconditi arcani della Natura. E scienza naturale la prima sorgente dell’umano sapere. Questa ci mena alla conoscenza del Supremo Essere, di noi stessi considerati nello stato isolato, e sociale, e del rapporto che abbiamo coll’Eterno principio da cui dipendiamo». 113 Ivi, pp. III-IV. 114 Ivi, p. IV. 115 Ibidem. 116 Ivi, p. VII-VIII. 117 Ivi, p. VIII: «Grazia per altro al secolo, in cui oggi si vedono i nostri Italiani comunicare con ragione a premere le orme degli antichi Greci, e Latini, e di tante altre viventi coltissime Nazioni, le quali a miglior senno stimano non che indifferente, anzi 112

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L’essere umano, spettatore dei fenomeni terrestri, osservatore della volta celeste e delle forze degli elementi, artefice della propria felicita`, e` il soggetto dei Principj della Legislazione Universale del Signor Schmidt118, opera tra le piu` importanti pubblicate dallo Stasi e dedicata a Giuseppe Palmieri119, promotore della traduzione e della stampa. Il lavoro vede la luce «nonostante i molti ostacoli», e la diversa opinione dello stesso Palmieri sul valore della fisiocrazia120. La celerita` della pubblicazione e` merito soprattutto dell’«ottimo librajo»121 Michele Stasi, che, durante la composizione dei caratteri e l’impaginazione dei fogli presso la bottega dei Flauto, riceve per mezzo del conte Giuseppe Gorani, fondatore di una loggia massonica a Tilsit, le note «sugose e rilevantissime»122 dell’autore ancora vivente123. Per Michele Stasi «la luce della filosofia a` finalmente necessario esprimere nel proprio natio idioma, i pensieri e i sentimenti dell’animo, per piu` facilmente comprendersi, specialmente da quei della propria Nazione». 118 G. L. Schimdt d’Avenstein, Principj della Legislazione Universale del Signor Schmidt. Traduzione dal francese ed in questa prima edizione Napoletana riveduta e corretta sull’originale, ed accresciuta di piu` note dell’autore medesimo non ancora pubblicate, Napoli, MDCCXCI, a spese di Michele Stasi, 4 voll. Notizie sull’opera sono in C. Nardi, La vita e le opere di Francesco Saverio Salfi, cit., p. 11. 119 Dedica a Sua Eccellenza il Signor D. Giuseppe Palmieri Marchese di Martignano all’attuale servizio degli Eserciti di Sua Maesta` e Consigliere del Supremo Consiglio delle Reali Finanze, in G. L. Schimdt d’Avenstein, Principj della Legislazione Universale, cit., I, p. II: «Se l’elvetico scrittore a` fatto chiaramente vedere, che non nella storia, non ne’ sistemi prodotti da una riscaldata fantasia, ma nella natura stessa dell’uomo deggiano rintracciarsi i principj di una pubblica Legislazione, Voi avete mostrato dal canto vostro, che nel mestiero dell’armi a cui vi destinaste da’ vostri primi anni, possono opportunamente innestarsi gli studi pacifici dell’agricoltura e della politica economica». 120 F. Venturi, Nota introduttiva, a Giuseppe Palmieri, in Illuministi italiani, tomo V, Riformatori napoletani, cit, p. 1105. 121 L’editore in G. L. Schimdt d’Avenstein, Principj della Legislazione Universale Prima edizione milanese accresciuta di nuove annotazioni, Milano, 1805-1807, presso Aniello Nobile libraio-stampatore, I, p. XXI. In questa edizione Aniello Nobile dedica lo scritto a Melchiorre Delfico. Vi era stata un’altra pubblicazione dello Schmidt a Napoli pochi anni dopo quella dello Stasi, curata dai fratelli Marotta nel 1795, dedicata a Nicola Codronchi, consigliere del Supremo Consiglio delle Finanze. 122 G. L. Schimdt d’Avenstein, Principj della legislazione Universale, cit., I, p. XI. 123 Ivi, p. XII: «Coll’efficacia di un onesto cittadino, che e` generosamente concorso alla mia intrapresa, e che altra cura non a’ che di diffondere le piu` utili conoscenze alla nazione, si sono avute delle sugose e rilevantissime note dall’autore medesimo, il quale ancor vive, per raccogliere i giusti applausi delle sue onorate fatiche, e che col mezzo del

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rischiarato» la societa`, «per dove era tutto imboscato di pregiudizjj e di errori»124. E ancora ribadisce che l’uomo, abbandonatosi sempre a diverse inclinazioni prima della scoperta delle scienze, non e` mai stato in grado di trovare la sua felicita`, attraverso la «contemplazione» di se stesso, anzi «la scienza piu` utile e necessaria fu sempre il funesto maneggio della cabala e del pedantismo e l’argomento piu` certo della comune ignoranza»125. Lo Schmidt tenta di «aprirsi una strada» per «fabbricare un sistema filosofico fondato sui rapporti conosciuti della natura»: era riservato al solo Schimdt di fabbricare sugli altrui primi tentati, e dentro le altrui rovine il disegno meglio assortito di una legislazione universale, evitando le frequenti aberrazioni degli uni, e le vote declamazioni degli altri. Il senso e la osservazione formano la sola guida del chiarissimo autore, che a questi limitando tutte le cognizioni, che l’uomo riguardano, abbrevia un cammino creduto prima interminabile, distrugge tutte le astrazioni che tenevano il luogo della realta`, e sdegna di trattenere il lettore in quelle lunghe ciarle, che, quando altro pregiudizio non arrecassero, il sollecito acquisto impediscono della verita`. Perloche´ da piu` solidi principj si vedono scorrere le conseguenze piu` interessanti, le quali ancorche´ non esposte possono agevolmente aguirsi: e quindi la scienza della legislazione non e` piu` un mistero, ed un gergo inintellegibile, ma l’operazione piu` facile ad eseguirsi, come quella, che semplicemente si fonda su’ rapporti piu` sensibili, che legano l’uomo con tutti gli esseri della natura126. Nonostante le premesse e le precisazioni dell’editore di voler rima-

signor Conte Gorani, tanto benemerito degli studi politici e filosofici, li a’ fatto a me pervenire, onde la presente edizione arricchirne». Su Giuseppe Gorani cfr. Nota Introduttiva a Riformatori lombardi piemontesi e toscani, cit., tomo III, in Illuministi italiani, pp. 481-494. 124 L’editore, in G. L. Schimdt d’Avenstein, Principj della Legislazione Universale, cit., I, pp. VI, VII. 125 Ivi, p. V: «Ora l’aspetto de’ cieli, ora i fenomeni della terra, ora la natura degli elementi, ora l’origine e le leggi del moto; ma non mai giunse a fissarlo la contemplazione di se stesso, onde la sua felicita` poteva solo ricavare od accrescere». 126 Ivi, pp. VIII-IX.

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nere «unicamente in quei confini» cui lo conduce la ragione127, e di non voler razionalizzare la religione, in quanto le ricerche circa la rivelazione appartengono esclusivamente alla teologia128, l’opera desta «scandalo»129. L’inquietudine suscitata presso i lettori, anche per la nuova politica regia nei confronti della Chiesa e dello Stato Pontificio, e il timore di pregiudicare «l’onore de’ censori»130, in questo caso Francesco Conforti131 e il 127

Ivi, p. IX. Ivi, pp. IX-X. «Il filosofo fabbrica i suoi sistemi su’ rapporti conosciuti della natura, in cui spesso lo abbandona la semplice e nuda ragione. Con queste idee bisogna intendere il nostro autore, ove ragiona della poligamia, del matrimonio, e di simili articoli, considerati unicamente secondo i rapporti semplicissimi della pura natura. E sarebbe una calunnia manifestamente assurda ed ingiusta il volere interpretare sinistramente tale idee». 129 Ivi, III, p. I. 130 Ibidem: «E` vero che [una specie di uomini, destinati a scandalizzarsi di quello che si dovrebbero edificare] per ordinario o non leggono i libri, cui debbon combattere e spesso calunniare, o che se a`nno talvolta la pazienza di leggerli, non a`nno insieme la fortuna di ben intenderli, pure potevano usare almeno qualche riguardo per coloro, che avevano la presente opera esaminata minutamente, e grandemente commendata». Nonostante «l’ispezione censoria» dell’edizione stasiana lo scritto ebbe notevole successo, come riassume il libraio-stampatore Aniello Nobile nelle pagine introduttive della sua edizione milanese. Cfr. L’editore, in G. L. Schmidt d’Avenstein, Principj della Legislazione Universale Prima edizione milanese accresciuta di nuove annotazioni, Milano 1805-1806, presso Aniello Nobile libraio-stampatore, I, pp. I-XXIV. In particolare il Nobile, dopo aver ricordato la storia delle scienze politiche in Italia e i sospetti insinuati da alcuni, che calunniarono il Filangieri per aver copiato la Scienza della legislazione dallo Schimidt, informa il lettore di aver purgato la sua edizione di qualche nota «che si era dovuta in altre precedenti inserire per soggiogare i latrati di que’ Cerberi, che senza questa specie di ossa ci avrebbero attraversato il cammino della verita`», ivi, p. XXI. Aniello Nobile ricorda, quindi, l’edizione curata da Michele Stasi, ivi, p. XXII: «Egli [Stasi] non ebbe il tempo di raccogliere le ultime giunte, del cui destino non abbiamo saputo piu` nulla; ma trasmise altre picciole annotazioni, che alle precedenti mancavano, e di cui la napoletana a preferenza delle altre comparve arricchita. Ebbe per questa le sue vicende per mezzo di coloro, che non soffrono la luce del vero, ma queste non servirono a farla vieppiu` proteggere da’ magistrati piu` zelanti di quella nazione, fra quali si distinse particolarmente il marchese Giuseppe Palmieri, che fu poi Direttore generale del Supremo Consiglio delle Finanze, e noto per le sue opere intorno all’arte della guerra, e ad pubblica economia». Successivamente «l’edizione stasiana era stata sulla stessa forma alcun tempo dopo adulterata in Napoli, ed accresciuta di nuovi difetti e scorrezioni». 131 Ivi, I, pp. XVIII-XIX. Il giudizio del Conforti e` inserito dopo la domanda dello stampatore Vincenzo Flauto: «Vi si dettano i principj, ne’ quali si fondano le leggi politiche e civili; e s’istruiscono i cittadini a rispettarle, come quelle che producono la loro felicita`». 128

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canonico Salvatore Ruggiero132, inducono Michele ad abbandonare i temi naturalistici e ritornare alla via genovesiana degli studi storici e geografici, di letteratura e soprattutto ai testi di una moderna e semplice devozione.

5. La crisi giansenista dopo il Concilio di Pistoia I segni della crisi che incalza a fine secolo nella «sclerotica» e inadeguata societa` meridionale133, la paura di nuocere non solo agli amici, ma anche alla ditta suggeriscono al libraio un nuovo cambio di rotta. I contraccolpi politici, religiosi e istituzionali degli anni ’90 sono ampiamente avvertiti dal mercato editoriale napoletano, e in particolare da qualificati operatori — come lo Stasi — che si erano personalmente esposti, manifestando apertamente le loro simpatie verso i riformatori. Problematiche, quindi, le scelte e incerto l’atteggiamento da seguire. Michele non imbocca una strada lineare e scorrevole, ma di volta in volta affronta un dedalo di percorsi, che gli evitano di chiudersi in uno schema statico e obbligato. Sul piano dell’editoria religiosa, dopo il fallimento del Concilio di Pistoia, e` consigliabile un cauto ripiegamento dalle posizioni anticlericali e un graduale decrescere dello slancio riformatore giansenista. Un atteggiamento di austera devozione e` piu` conforme agli spiriti tormentati che, dopo aver vissuto la nascita dei primi circoli giansenistici in Italia e aver aderito alle proposte riformatrici del Ricci di democrazia ecclesiale, sperando in una corrispettiva democrazia politica, devono fare i conti con la crisi generale del riformismo illuministico. Cosı` gia` prima del Sinodo di Pistoia, Michele sottopone ai clienti la

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Ivi, I, p. XV: «Se la felicita` delle nazioni riconosce la sua natia sorgente nella bonta` delle leggi, dobbiamo saper grado a coloro che internandosi nello studio della natura dell’uomo, e degli esseri, che lo circondano procurano di sviluppare e stabilire i principj su cui debba fondarsi la legislazione relativa a’ rapporti, che a` l’uomo colla natura e colla societa`. Di questa fama e` l’opera, che dal francese recata in italiano fu negli anni scorsi stampata in Siena e in Massa, ed ora comparisce al pubblico corretta ed arricchita di annotazioni dell’autore, e di qualche osservazione per rettificare il giusto senso di qualche sentimento, che potrebbe soffrire sinistra interpretazione». 133 V. Ferrone, I profeti dell’Illuminismo, cit., p. 5.

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lettura Del gran mezzo della preghiera134 di sant’Alfonso, e Avvento e Quaresimali per le monache del padre Gianfelice Rolla135, testi stampati da Giovanni Riccio a sue spese. A questi associa le Riflessioni sull’Antico e Nuovo Testamento di Nicolas Fontaine136, che riafferma «l’importanza della lettura e della meditazione delle Sacre Scritture soprattutto da parte del semplice popolo»137. Nel 1789 torna a elogiare la figura vescovile, pubblicando a sue spese Succinte notizie intorno alla facciata della Chiesa Cattedrale Napoletana dell’oratoriano Pietro d’Onofri138, opera dedicata a Giuseppe Maria Capece Zurlo, successore di Serafino Filangieri alla carica arcivescovile dal 1782. L’occasione favorevole per rendere un pubblico plauso allo Zurlo nasce non solo dalla sua indiscutibile attivita` di promozione della religione presso il popolo, ma dalla circostanza di aver accresciuto il decoro esteriore del Duomo metropolitano, con i lavori di restauro della facciata tra il 1787 e il 1788. L’autore si rivolge al «savio lettore», dal quale si aspetta comprensione per gli errori e i «difetti»139 che riscontrera` nella lettura, destinata soprattutto a uomini eruditi e alla moda, «che a di’ 134 Alfonso M. de’ Liguori, Del gran mezzo della preghiera per conseguire la salute eterna e tutte le grazie che desideriamo da Dio, Napoli, 1770. 135 G. Rolla, Avvento e Quaresimale per le monache del padre Gianfelice Rolla de’ Chierici Regolari Ministri degl’Infermi, Napoli, a spese di G. Argenio, 1845. Non abbiamo trovata l’edizione stasiana, ma nel catalogo destinato alla diffusione dei testi vendibili presso la sua bottega, posta in appendice, e` segnalata a p. 99 l’edizione napoletana del 1787. Michele paga 46 ducati, in due rate, a Giovanni Riccio per la stampa di 30 fogli impressi in numero di 1.100 copie per ogni foglio. Cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 23 ducati, del 9 maggio 1787, m. 2433, p. 583 e ivi, altra partita di 23 ducati, del 4 luglio 1787, m. 2430, p. 1313. 136 ASBN, g. c. BP, partita di 4. 2. 10 ducati, 14 luglio 1787, m. 2439, p. 1140. N. Fontaine, storiografo e teologo, copio` gli scritti di A. Arnauld, del P. Nicole e L. I. Le Maistre de Sacy, del quale fu un fedele seguace. Per il suo giansenismo fu rinchiuso alla Bastiglia dal 1664 al 1668. 137 M. Rosa, Il giansenismo, cit., p. 256. 138 P. D’Onofri, Succinte notizie intorno alla facciata della Chiesa Cattedrale Napoletana nelle quali si da contezza dell’antica speciosa sua porta e del ripulimento sı` dell’una, che dell’altra fattosi in quest’anno 1788 da sua Eminenza Reverendissima D. Giuseppe Maria de’ Principi Capece Zurlo per la misericordia di Dio della Santa Romana Chiesa Prete Cardinale col titolo di S. Bernardo alle terme, de’ Chierici Regolari, Arcivescovo di Napoli, Commissario Generale della Crociata, e Gran Croce del Reale, e Militare Ordine Costantiniano, all’istessa sua reverendissima rispettosamente dedicata Seconda edizione, Napoli, 1789, a spese di Michele Stasi, per istanza de’ Forestieri. 139 Avvertimenti da leggersi, in P. D’Onofri, Succinte notizie intorno alla facciata della Chiesa Cattedrale Napoletana, cit., cc. nn.

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nostri bisognano di opere di spirito, lusinghieri e brillanti140, e` parendogli che stian mala, con un tocco di penna da se stesso potranno guarirle»141. Nel clima di tensione degli anni ’90 lo Stasi continua a seguire fiducioso i consigli del canonico Ruggiero e a confidare nelle indicazioni letterarie degli amici. Nel 1792 conclude il lavoro di associazione propostogli dal reverendo Ignazio Castellano per il Catechismo del Borgovino142, i cui scritti dovevano destare particolare interesse nel canonico. Infatti, sfogliando un’altra opera dello stesso autore, La legge di Dio e della Chiesa143, si ritrova il nominativo del Ruggiero segnalato nel catalogo degli associati144. Nonostante l’apparente fallimento di un tale indirizzo transalpino, che secondo gli spiriti conservatori aveva gettato il seme della rivoluzione in Francia, trapelano nella cultura religiosa italiana ancora fermenti giansenisti. Michele e` pronto a rispondere alla domanda del mercato e mette in vendita un lavoro attribuito all’oratoriano della Vallicella, Carlo Massini, Vite de santi per tutto l’anno145, in realta` una traduzione letterale della Histoire de la vie de nostre seigneur Jesus Christ di Nicolas Le Tour140

Ibidem. Avvertimenti II, in P. D’Onofri, Succinte notizie intorno alla facciata della Chiesa Cattedrale Napoletana, cit. 142 ASBN, g. c. BP, partita di 98. 3. 4 ducati, del 26 settembre 1792, m. 2531. L’importo consegnato dallo Stasi al reverendo Ignazio Castellano e` di 98 ducati «per saldo e final pagamento di tutto il denaro sin oggi per suo conto introitato nella vendita di copie e tomi dell’opera di Borgovino Catechismo del detto reverendo d. Ignazio per suo conto stampati ed a me dati porzioni di tomi per distribuirli all’associati da me fatti per suo conto fino al presente pagamento». 143 G. A. Borgovino, La legge di Dio e della Chiesa del sacerdote della dottrina cristiana Piemontese, in IX tomi spiegata, in Napoli, 1789, presso Domenico Sangiacomo. 144 Ivi, II, pp. 362-366. L’associazione del Ruggiero e` segnalata a p. 363. 145 Gli interessi per questo tema religioso sono confermati dall’elenco dei libri a stampa, che si ritrovano annotati come vendibili presso la sua bottega sita «accosto la porta piccola di S. Liguoro» e riportati con l’indicazione dei prezzi nel tomo settimo, in pagina non numerata e posta dopo l’indice, de Il Vangelo secondo la concordanza de Quattro Evangelisti esposto in Meditazioni e distribuito per tutti i giorni dell’anno dell’abbate Duquesne tradotto dal francese, Napoli, 1794, a spese di Saverio d’Onofrio, presso Giuseppe Maria Porcelli libraio e stampatore della R. Accademia Militare. Tra le edizioni curate nel 1794, anno della prima congiura massonica e giacobina, si segnalano gli scritti di Francesco Soave, educatore e pedagogista di Alessandro Manzoni, e l’opera di Gaspare Morardo, L’Uomo guidato dalla Ragione, etica dimostrativa, Napoli, 3 voll. 141

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neux146. Sulla scia di questi interessi non dimentica di proporre ai lettori Vite de’ Santi e de’ Personaggi Illustri dell’Antico Testamento di Andrea Micheli147, acquistato in numero di cento copie dal libraio editore Saverio d’Onofrio148. Il testo e` l’edizione napoletana di uno scritto pubblicato dalla stamperia romana Pagliarini nel 1786149, con l’approvazione censoria dell’agostiniano M. C. Marulli, professore di sacre scritture alla Sapienza di Roma, di A. de Pretis dell’ordine dei predicatori e maestro in Sacra Teologia. I tipi napoletani sono di Giuseppe Maria Porcelli, anch’egli libraio oltre che stampatore della regia Accademia militare. Il libro e` frutto di un’intensa collaborazione del Massini e di Andrea Micheli, suo confratello romano, che, schivo e riservato, rifiuta all’editore napoletano di scrivere l’elogio del Massini, per lo stile di vita da lui giudicato «assai poco ridondante». Per cogliere il «ripiegamento»150 del movimento giansenista e` interessante soffermarci sul pensiero dello scrittore, che cosı` si esprime nell’invito rivolto al «devoto lettore», pubblicato fin dalla prima edizione del 1786, auspicando che quest’opera sia utile, quanto piu` fosse possibile, al comune de’ fedeli concio` siacche´ essa non sia fatta per le persone scienziate, atte 146

P. Stella, L’editoria giansenista e antigiansenista in Italia, in «La Fabbrica del Libro Bollettino di storia dell’editoria in Italia», Napoli, 1995, n. 2, pp. 8-11. 147 Vite de’ Santi e de’ Personaggi Illustri dell’Antico Testamento ovvero Istoria dell’Antico Testamento divisa per le Vite de’ Santi, e de’ Personaggi Illustri che in esso fiorirono. Prima Edizione Napoletana tomo I-VI, Napoli, 1792, a spese di Saverio d’Onofrio, presso Giuseppe Maria Porcelli libraio stampatore della R. Accademia Militare. Nell’ultimo foglio del primo tomo e` riportato L’editore a chi legge: «Essendomi stato detto da un distinto personaggio che il P. Micheli stava facendo l’Elogio del fu P. Massini, e volendolo io inserire in quest’opera, ho scritto al medesimo a Roma se voleva favorirmelo per stamparlo in fronte a questo primo tomo ed il medesimo si e` compiaciuto cosı` di rispondermi». 148 ASBN, g. c. BP, partita di 15 ducati, del 15 dicembre 1792, m. 2533, pp. 637-638 e quella di altri 15 ducati del 27 aprile 1793, m. 2555, pp. 797-798. Il costo dei tre tomi che compongono l’opera e` di 30 ducati. 149 Vite de’ Santi e de’ Personaggi Illustri dell’Antico Testamento divisa per le vite de’ Santi, e de’ personaggi illustri, che in esso fiorirono, in Roma, nella Stamperia Pagliarini, MDCCLXXXVI, 6 voll. Sulla storia della famiglia Pagliarini e il loro ruolo di librai-stampatori cfr. M. P. Donato, Gli “strumenti” della politica di Benedetto XIV: il «Giornale de’ Letterati» (1742-1759), in Dall’erudizione alla politica. Giornali, giornalisti ed editori a Roma tra XVII e XX secolo, a cura di M. Caffiero-G. Monsagrati, Milano, F. Angeli, 1997, pp. 42-43, 54n. 150 M. Rosa, Il giansenismo, cit., p. 265.

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a penetrare con lo studio, col soccorso di molti libri, e con l’acume della loro mente, ne’ sagri arcani delle divine Scritture151. Nel 1792 con lo stesso tono Andrea Micheli replica all’editore napoletano, che sperava di inserire una sua prefazione nel primo tomo del suo lavoro: Potrei parlare delle opere da lui Carlo Massini fatte per la coltura della cristiana pieta`, tra le quali tengono il primo posto le due raccolte delle Vite de Santi, perche´ in esse si possono riguardare come comuni a lui e a me. Ma oltre che cio`, mi dee essere motivo di tacere, piuttosto che di parlarne, che cosa si puo` dire delle Vite medesime non risulti assai chiaramente? Il pubblico ne ha dato un troppo manifesto giudizio152. Altrettanto indicativa del clima vissuto in questo periodo dall’editoria napoletana e` la decisione dello stampatore Porcelli di rinunciare a qualsiasi elogio nei confronti del Massini, sostituendo le parole dell’encomio verso il religioso con un indice degli associati, che include le piu` elevate categorie sociali. Non destano meraviglia i nomi dei religiosi che occupano ruoli importanti nelle alte gerarchie ecclesiastiche, come ad esempio il rettore del seminario di Bari, il rettore del seminario di Tricarico, il vescovo di Catanzaro, il padre guardiano dei PP. Riformati di Catanzaro, il padre procuratore dei Vergini, ai quali si aggiungono quelli dei nobili come il duca di Capalbio, il barone Franci, il principe di Morroi, il marchese di Cecerano, e quelli dei militari come il tenente colonnello Vincenzo Stantur. Attrae l’attenzione la presenza, anche se in numero limitatissimo, di personaggi femminili, quali Celestina di Majo, Cilla Pignatelli, Enrichetta Leonessa e Teresina Ferrante, ma soprattutto la partecipazione di canonici prestigiosi, incontrati spesso in questi anni nel ruolo di revisori, quali il Porpora, il Caruso, e il nostro Ruggiero. Tra gli ultimi acquisti di Michele e` l’opera Dell’istoria e dell’indole di 151

A. Micheli, Vite de’ Santi, cit., p. XII. L’editore a chi legge, in Vite de’ Santi e de’ Personaggi Illustri dell’Antico Testamento, cit., I, p. nn. 152

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ogni filosofia di Appiano Buonafede, un benedettino noto soprattutto come letterato iscritto tra gli Arcadi con il pseudonimo di Agatopisto Cromazio. Famoso antigiansenista, ha probabilmente agli occhi dell’editore il merito di aver composto tra il 1761 e 1781 un capolavoro di storia della filosofia, che segue in gran parte l’Historia153 di J. J. Brucker, autore delle prime opere di tal genere apparse154 in Europa, e di avervi esaltato la verita` dei padri della Chiesa contro gli errori dei filosofi. Ancora lo Stasi si occupa in prima persona della stampa di scritti, i cui autori sono esponenti significativi dell’episcopalismo ortodosso, come ad esempio La vita devota di san Francesco di Sales, pubblicata a sue spese presso i Flauto155. Nel 1793 pubblica ancora presso i Flauto testi di tema penitenziale quali Le notti di Maria Maddalena156 e Le veglie di S. Agostino157. Ne e` revisore il Ruggiero.

6. Gli amici del circolo filangieriano L’incertezza politica degli ultimi anni ottanta induce l’editore a riannodare i rapporti con Giuseppe Palmieri158, che, confidando nelle sue qualita` editoriali, gli affida, come lo Schmidt, la stampa delle Osservazioni su

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J. J. Brucker, Historia critica philosophiae a mundi incunabilis ad nostram usque aetatem deducta, Lipsiae, impensis haer. Waidemann et Reichii, 1767. 154 J. J. Brucker, Historia philosophica doctrinae de ideis quam tum veterum imprimis graecorum tum recentiorum philosophorum placita enarrantur, Augustae Kindelicorum, apud D.R. Mertz Mayer, 1723. 155 ASBN, g. c. BP, partita di 105. 10 ducati del 24 luglio 1794, m. 2589, p. 1007. 156 G. D. Giulio, Le notti di Maria Maddalena penitente. Meditazioni, in Napoli, MDCCXCIII, per Vincenzo Flauto a spese di Michele Stasi. 157 Id., Le veglie di S. Agostino vescovo di Bona dell’autore delle notti di S. Maria Maddalena penitente, in Napoli, MDCCXCIII, per Vincenzo Flauto. 158 F. Venturi, Nota introduttiva a Giuseppe Palmieri, in Illuministi italiani, tomo V, Riformatori Napoletani, cit. p. 1105. Come scrive F. S. Salfi, nel 1791 il Palmieri stesso aveva favorito, contro molteplici ostacoli, la pubblicazione a Napoli presso il suo editore di una traduzione di quel libro. Alle pp. 1113-1114, nella nota bibliografica si legge che F. S. Salfi aveva raccolto tutte le carte del Palmieri per tesserne un elogio storico, e che purtroppo andarono disperse in seguito alle vicissitudini della rivoluzione del 1799.

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varj articoli riguardanti la pubblica economia159 con le note manoscritte160. Lo Stasi si accosta nuovamente ai testi educativi, ritenuti idonei «acciocche´ la gioventu`, che s’esercita in tali studi, possa farlo con maggior facilita` e sicurezza»161. Mentre intraprende la ristampa dei primi volumi della Scienza, si indirizza nuovamente ai valori pedagogici e pubblica nel 1790 l’Ortografia Moderna Italiana del Facciolati, uno studioso a lui ben noto per averlo inserito da anni nei cataloghi di vendita e con il quale condivide il valore dell’istruzione e della riflessione intellettuale. L’autore raccomanda che per coltivare «i semi della sapienza»162 e «produrre ben altri frutti, che quelli che nascono dalle lunghe e curiose dispute»163, e` necessario «cercare piu` di essere che di parere»164 e che le apparenze appagano solo gli spiriti superficiali, e «facilmente si dilegnano»165. L’augurio gia` espresso anche in altri libri dall’autore, fatto proprio dall’editore, e` che non manchera` ai curatori di un tale scritto «la consolazione di averli opportunamente [...] per buoni sentieri indirizzati»166. Nel 1792, dopo i successi conseguiti con le opere scientifiche, Mi159 G. Palmieri, Osservazioni su varj articoli riguardanti la pubblica economia, in Napoli, MDCCXC, per Vincenzo Flauto, a spese di Michele Stasi. 160 ASBN, g. c. BP, partita di 100 ducati, del 21 giugno 1788, m. 2464, p. 1075: «A D. Michele Stasi ducati cento notata fede 16 maggio 1788 pagate a d. Vincenzo Flauto pubblico stampatore a complimento di ducati duecentosettanta, di cui ducati centosettanta sono stati gia` pagati per il medesimo vostro Banco. Sono per il prezzo della stampa fattami di due opere a mio conto cioe` Bonnet Contemplazione tiratane per lucro, Palmieri Riflessioni (tomo otto) composizione secondo la sua nota, restando soddisfatto». Anche il Salfi accenna alle note del Palmieri nel suo Elogio: «[Palmieri] dettava i suoi pensieri passeggiando, con un’estrema facilita`. Raccolti e trascritti a questo modo da qualcuno de’ suoi amici, furono stampati e pubblicati in Napoli. Non vi si trova tutta la correzione e tutta la precisione necessaria, ma gli uomini dabbene come il Palmieri non avevano altra intenzione fuorche´ quella di ammaestrare i loro contemporanei e di raccomandar loro il bene che essi non potevano compiere». 161 I. Facciolati, Ortografia Moderna Italiana per uso del Seminario di Padova [...] Nuova edizione napoletana accresciuta, e ricorretta, in Napoli, MDCCXC, per Vincenzo Flauto a spese di Michele Stasi. 162 Id., Il giovan cittadino istruito nella scienza civile e nelle leggi dell’amicizia, in Napoli, MDCCXL, nella stamperia Muziana. 163 Ibidem. 164 Ibidem. 165 Ibidem. 166 Ibidem.

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chele, tornato al genere letterario, sceglie un altro dizionario di portata senza dubbio impegnativa. Nonostante la scarsa disponibilita` monetaria, confessata gia` nel 1791, aderisce con entusiasmo alla traduzione dal francese in italiano di un dizionario storico portatile, opera del benedettino Louis Mayeul Chaudon, pubblicato per la prima volta in Francia nel 1766 con un falso luogo d’edizione e senza alcuna indicazione dell’autore, che, per eludere l’approvazione della sua congregazione, preferı` rimanere anonimo e attribuire il lavoro ad una falsa societa` di letterati. La moderazione e l’imparzialita` degli argomenti, gia` riconosciute dai critici francesi, e l’apprezzamento dell’Enciclopedia di Ginevra, che l’utilizzo` per aggiornare alcune voci bibliografiche, stimolano a Napoli uomini di cultura che riprendono la raccolta, ampliando e arricchendo la sesta edizione francese con le note dei piu` illustri eruditi italiani. Nel maggio del 1791 viene stipulato una societa` tra Michele Stasi, il marchese Ottavio Avena e Pompeo Patrelli, in cui si fissano la divisione delle competenze, la ripartizione delle quote sociali, l’importo del capitale, la rateizzazione delle spese167. Al libraio, per fargli «cosa grata», e` concessa una dilazione di sei mesi per versare la sua quota del fondo capitale. L’impresa editoriale prevede un investimento di circa 1.000 ducati, di cui 250 versati dallo Stasi e altrettanti dall’Avena, mentre 500 sono a carico di Pompeo Patrelli, che ha anche il peso degli oneri della stampa. Nel 1793, aumentati i costi della stampa, Michele contribuisce sulla base delle sue quote con altri 150 ducati168. Nel tomo undicesimo del dizionario, la voce del Filangieri e` opera di Carlo Mazzacane169. Un anno prima lo Stasi aveva avuto l’opportunita` di ristampare l’Elogio storico del cavaliere Gaetano Filangieri 170 di Donato Tommasi. Nell’invito ` ASBN, g. c. BP, partita di 250 ducati, del 4 maggio 1792, m. 2505, p. 679. E significativo che anche il marchese Avena sia iscritto in una loggia massonica e che delle copie rinvenute nelle biblioteche napoletane un’edizione si trovi presso il fondo Lucchesi Palli, come testo personale della famiglia, anch’essa di radici massoniche. Cfr. C. Francovich, Storia della massoneria, cit. p. 350; E. Stolper, La massoneria settecentesca nel Regno di Napoli, in «Rivista massonica», 65, 1974, p. 432. 168 Ivi, g. c. BP, partita di 15 ducati, del 27 aprile 1793, m. 2555, p. 782. 169 F. Venturi, Nota Introduttiva a Gaetano Filangieri, in Illuministi italiani, cit., tomo V, Riformatori napoletani, p. 657. 170 D. Tommasi, Elogio storico del Cavaliere Gaetano Filangieri di Donato Tommasi, Napoli, MDCCXCII, a spese di Michele Stasi. 167

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dell’editore intitolato A’ Signori Letterati, Michele riassume la storia del testo, che in prima edizione era stato pubblicato a Napoli presso i Raimondi dopo soli tre mesi dalla morte del filosofo, scritto «da uno de’ piu` inconsolabili, e degni amici del defunto»171. Il plauso universale con cui venne accolto e` testimoniato dalla traduzione tedesca per mano di Federico Mu¨nter, professore di teologia dell’Universita` di Copenaghen e dal compendio del Fabroni nel tomo XV delle Vite Latine degl’illustri Italiani di questo secolo172, pubblicato a Pisa. Una iniziativa di successo che vide esaurite tutte le scorte e le pressanti richieste dei lettori indussero Michele alla ristampa del testo e, contattato l’autore, ne ottenne la perso` possibile leggere, nell’elenco delle personalita` che elonale revisione. E giarono il cavaliere Gaetano Filangieri, anche il nome dell’avvocato Francesco Santangelo, che, insieme ad altri amici, tra cui Mattia Galdi, aveva composto alcune poesie per il funesto «rincontro». Francesco Santangelo e` presente anche nell’Elogio scritto da Francesco Saverio Salfi, che lo nomina tra coloro che, lasciata testimonianza «de’ loro sentimenti sulla morte di Filangieri», «meritavano particolarmente di essere menzionati, perche´ professavano i principi di colui onde piangevano la perdita». Rammentava, «con la piu` dolce soddisfazione», l’avvocato Francesco Santangelo, tra quanti «allora giovani hanno di poi mantenuto le speranze che si erano concepite del loro ingegno»173. Se il Santangelo e` acclamato tra i membri del circolo filangieriano, piu` discreta e riservata e` la presenza del libraio, che per queste qualita` merita la completa fiducia della vedova Carolina Frendel e del fraterno amico Francesco Saverio Salfi. Una stima reciproca matura anche con l’abate Jerocades174 che nelle gazzette napoletane consiglia esclusivamente 171

Ibidem. A. Fabroni, Elogi d’illustri italiani, Pisa, presso L. Raffaelli, 1786-1789, 2 voll. 173 F.S. Salfi, Elogio, cit., p. 68. Sul Santangelo si vedano anche le lettere di Gabriele Rossetti a Giuseppe Zurlo e Francesco Saverio Salfi, rispettivamente in G. Rossetti, Carteggi (1809-1825), a cura di T. Toscano, Napoli, Loffredo, 1984, I, p. 23; Id., Carteggi (1826-1831), a cura di P.H. Horne, T. Toscano, J.R. Woodhouse, Napoli, Loffredo, 1988, II, pp. 35-36n. 174 Cfr. Antonio Jerocades nella cultura del Settecento, Atti del Convegno tenuto a Parghelia 8 settembre 1996, Reggio Calabria, Falzea, 1998; F. Tigani Sava, Antonio Jerocades. Contributo bibliografico, in La Calabria dalle riforme alla restaurazione, Atti del VI Congresso storico calabrese (Catanzaro, 29 ottobre-1 novembre 1977), Catanzaro, Societa` editrice la meridionale, 1981, 2 voll., pp. 638-639. 172

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la libreria Stasi per l’acquisto della Lira focense175. Il giornalista vi «indirizzava» i lettori, «senza che si andasse ricercando la casa dell’Autore»176, sottintendendo quasi che la bottega di Michele fosse il domicilio personale dello scrittore massone. Dopo la scomparsa di Gaetano Filangieri lo Stasi intreccia nuovi rapporti anche con personaggi che partecipano in quegli anni attivamente ai dibattiti sulle scienze, sulle istituzioni, sull’economia. L’interesse per le conoscenze scientifiche e la volonta` di contribuire ad un approfondimento di una materia legata a discutibili preconcetti, lo inducono a non trascurare la vendita del testo del Marugi sulla iettatura, materia stimata alla stregua di altri temi di studio sul processo di razionalizzazione dei fenomeni naturali177. Ma soprattutto, per distinguersi nel clima della nuova stagione culturale e non uniformarsi alle tendenze mercantili di altri librai, mette in vendita l’opera del filosofo inglese John Locke De Intellectu humano, presentando l’ultima edizione, curata dal dottore pugliese Giovan Lorenzo Marugi con le note del religioso Francesco Soave, originario di Lugano e maestro del Manzoni, con le aggiunte dello stesso Marugi178. Con l’uscita di questa edizione l’attenzione dello Stasi si fa piu` immediata e concreta. Assimilato il concetto che la conoscenza umana si acquisisce con le forze intellettive, diventa fondamentale per lui difendere 175 A. Jerocades, Lira focense, Napoli, s.d. e s.t.; cfr. A.M. Rao, Antonio Jerocades nella cultura napoletana del Settecento, in Antonio Jerocades nella cultura del Settecento, cit., pp. 23-52, in particolare p. 51n. 176 BASN, «Gazzetta Civica Napoletana», n. 40, 6 ottobre 1787: «Chiunque desiderasse di fare acquisto delle poesie del Sig. Abate Jerocades da noi accennato nel num. 38, senza che andasse ricercando la casa dell’Autore, potra` indirizzarsi alla libreria di D. Michele Stasi a S. Biagio de’ Librari ove si trovano vendibili pel prezzo di carlini 4 per cadauna ligati in cartoncino». 177 Cfr. V. Ferrone, I profeti dell’Illuminismo, cit., pp. 129-37; A.M. Rao, Note sulla stampa periodica napoletana alla fine del ’700, in «Prospettive Settanta», n. s. X, 1988, pp. 333-366, in particolare pp. 340 sgg. 178 J. Locke, Johannis Lockii Armigeri Libri IV De Intellectu Humano Denuo ex novissima editione idiomatis Anglicani, longe accuratiori in puriorem stylum translati: notis criticis Domini Gottelf Henrici Thiele, accedunt nonnullae meditationes Doct. Iohannis Leonardi Marugj ad textum illustrationesque accomodatae. Tomus primus-quintus, Neapoli, ex officina Vincentii Manfredii, MDCCXCI, 5 voll. L’elogio del Marugi al Locke e` in Lectori Benevolo, pp. 3-6.

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un’opera filosofica, non solo fondata sui principi dell’empirismo, ma che riconosce l’esistenza di elementi che «oltrepassano il razionalismo tradizionale e consentono agli uomini di non cadere nel sensismo e nel materialismo». Cosı`, dal gennaio del 1789 promuove l’associazione al primo volume al prezzo di grana 40 il tomo, offerto in carta realella con buoni caratteri, secondo l’invito riportato negli avvisi librari delle gazzette179. Per assicurarsi la prosecuzione delle vendite e` pronto nel novembre dello stesso anno a versare un anticipo sui tomi successivi180, che l’autore gli consegna personalmente nel 1792 in numero di 310 corpi completi ed in piu` 30 tomi «spari»181. In effetti, gli esemplari acquistati dallo Stasi per circa 193 ducati sono i libri rimasti invenduti del Marugi, che tramite il lavoro di associazione ha venduto solo 31 corpi della sua opera, come il dottore pugliese scrive nella quietanza bancaria del libraio. Nonostante l’iniziale insuccesso editoriale del Marugi, Michele e` ben determinato nel proseguire sulla linea tracciata. Il versamento dell’anticipo per il De intellectu humano e` quasi contemporaneo al pagamento allo stampatore Gaetano Raimondi per il tomo primo182 e secondo183 della Fisica del Candiota, e per il tomo ottavo postumo del capolavoro filangieriano184, «tanto sospirato» perche´ «rida` le leggi appartenenti alla religione»185, nonche´ la ristampa dei tomi primo e secondo della Legislazione stessa186, che i curatori intestano Legislazione Universale. Un altro autore che lo Stasi tiene in gran conto e` il reverendo Giovanni Selvaggi, che, per alleggerire le spese di stampa, gli cede nel 1789, in cambio del saldo allo stampatore Amato Cons, 50 copie degli 179

BASN, «Notizie dal mondo», n. 8, 27 gennaio 1789. Michele raccoglie l’associazione del tomo «legato in abrusce in carta realella e buoni caratteri». Nello stesso numero e` segnalato un altro testo I capricci della Jettatura, venduto dallo Stasi a 20 grana. 180 ASBN, bancale BP, partita di 10 ducati, del 9 gennaio 1790. 181 Ivi, g. c. BP, partita di 193. 1 ducati, del 2 maggio 1792, n. 2504, pp. 655-656. 182 Ivi, bancale BP, partita di 25. 55 ducati, del 6 febbraio 1790. 183 Ivi, bancale BP, partita di 33. 70 ducati, del 21 agosto 1790. 184 Ivi, bancale BP, partita di 93. 20 ducati, del 23 marzo 1790. 185 BASN, «Notizie dal mondo», n. 5, 15 gennaio 1791. 186 ASBN, bancale BP, partita di 30 ducati, del 18 agosto 1791; ivi, partita di 20 ducati, del primo luglio 1791; ivi, partita di 15 ducati, del 3 ottobre 1791. Il titolo di Legislazione universale e` riportato dal libraio ivi, bancale BP, partita di 15 ducati, del 9 dicembre 1791.

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scritti del Sarpi da lui commentati187. Il testo, che trasuda di spunti e di aneliti di liberta`, ha l’approvazione censoria di Francesco Conforti. Il Selvaggi, con grande abilita`, delinea la figura del Sarpi quale «oracolo del Partito repubblicano», e scrittore regalista, che compose l’opera «per servire di regola alla coscienza del Sovrano, e per fortificarla contra lo avento de’ fulmini del Vaticano»188. Particolarmente interessante e` l’intervento del dottor Gherardo Capobianco, segretario del Sacro Regio Consiglio, che ha offerto l’esemplare ritrovato nella sua biblioteca, e «che ha avuto il piacere di unire tutte le opere e varie notizie spettanti al nostro autore»189. ` un impegno costante del Selvaggi la ricerca di scrittori che uniE scano esigenze di pensiero teologico e viva sensibilita` verso il problema della conoscenza. Per queste motivazioni non si lascia sfuggire l’occasione di assicurarsi altre opere di un autore come il Sarpi, che, animato da una grande ansia di accrescere il suo sapere, aveva coltivato anche lo sperimentalismo scientifico190. Certamente sotto la spinta di tali interessi si affida a Michele, che a suo nome compra dal libraio Gregorio Lieto sei corpi delle opere del Sarpi e 17 copie della Storia del Concilio191. Lo Stasi non tralascia di acquistare testi, che destano particolare cu187 Raccolta delle opere di F. Paolo Sarpi dell’Ordine de’ Servi di Maria, Teologo Consultore della Repubblica di Venezia Migliorate, ed accresciute di varie osservazioni Storico-Critche secondo la vera disciplina della Chiesa, e Polizia Civile da Giovanni Selvaggi, Napoli, MDCCLXXXIX, 3 voll. L’opera e` segnalata in BASN, «Notizie del mondo», n. 27, 4 aprile 1789, in cui il giornalista avvisa i lettori che il mercante Onorato Berte e i suoi soci hanno intrapreso la pubblicazione degli scritti del Sarpi curata da Giovanni Selvaggi. 188 Prefazione, in Raccolta delle opere di F. Paolo Sarpi, cit., I, p. XII. 189 Ivi, p. XIX: «Egli a vantaggio delle Lettere e dello Stato ha posposto il privato interesse, gradendo di sacrificare alla Tipografica negligenza questa copia, ed ogni altro che potrebbe contribuire alla perfezione della nostra intrapresa. Senza traccia d’ingratitudine non ho potuto trasandare questa verita`, in riconoscenza di un pubblico benefizio a tal ragguardevole personaggio». 190 V. Ferrone, I profeti dell’Illuminismo, cit., p. 46. 191 P. Sarpi, Istoria el Concilio Tridentino di Fra Paolo Sarpi dell’Ordine de’ Servi Teologo Consultore della Repubblica di Venezia, s.l., MDCCLXXXIX-XXXX, 6 voll., si vendono presso Giuseppe Onorato Berte nella strada di S. Chiara, vicino Santa Marta. L’opera si completa con P. Sarpi, Annotazioni critiche, istoriche, e teologiche di Pietro Francesco le Courayer dottore in teologia dell’Universita` di Oxforte, e canonico regolare, ed antico Bibiotecario dell’Abbadia di S. Genovesa di Parigi su la Istoria de’ Concilio tridentino di Fra Paolo Sarpi dell’ordine de’ Servi tomo settimo-ottavo, s.l., MDCCLXXXIX.

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riosita` sulla piazza libraria per i meriti dell’autore e per la modernita` dei dibattiti. Nel 1787 compra da Vincenzo Orsini «le scorte dell’opera da lui stampata» del Salvini i Discorsi Accademici192, composta in sei tomi in ottavo per 154 ducati193. Il libro, visionato da Luigi Serio e Nicola Rossi194, era stato suggerito allo stampatore dal «letterato gentiluomo e dotto giureconsulto»195 Domenico Diodati. Nonostante il grande impegno dell’Orsini, a causa dell’accanita concorrenza di un altro libraio196, che intraprende la stampa del medesimo lavoro, lo scritto e` considerato la riproduzione di una precedente edizione, poco corretta. Probabilmente, per l’interessamento del Diodati e per gli scopi che il testo si propone, lo Stasi si assicura vari esemplari. Compra ancora nel 1789 per 50 ducati197 250 copie delle Memorie degli storici del regno di Napoli del Soria198, revisionate da Domenico Cavallario e Salvatore Ruggiero.

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A. M. Salvini, Discorsi Accademici di Anton Maria Salvini Gentiluomo Fiorentino Lettore di Lettere Greche nello Studio di Firenze e Accademico della Crusca sopra alcuni dubbj proposti nell’Accademia degli Apatisti. Prima Edizione Napoletana, in Napoli MDCCLXXXVI presso Vincenzo Orsini, 6 voll. 193 ASBN, g. c. BP, partita di 154 ducati, del 9 luglio 1787, m. 2434, p. 1043. 194 A. M. Salvini, Discorsi Accademici, cit, I, pp. 4 nn. 195 A chi legge, in A. M. Salvini, Discorsi Accademici, cit., I, p. VII. 196 L’editore a chi legge, in A. M. Salvini, Discorsi Accademici, cit., VI, pp. I-VII. Mentre l’Orsini stampa l’ultimo tomo, esce una nuova edizione dei Discorsi Accademici, pubblicati da Vincenzo d’Aloisio. L’Orsini replica all’«offesa» dapprima con un avviso pubblico e poi con un invito ai lettori, che riporta nella prefazione del sesto tomo. «Questa mia difesa ho bramato che nota a voi fosse benigno lettore», ivi p. VII. Con toni molto accesi, usando un linguaggio poco moderato, ricco di frasi proverbiali, di detti classici, riportati sia in greco che in latino, chiama il rivale «un guastamestieri che ha cotal vaghezza di accattar brighe con chicchessia», ivi p. I. Conclude che lo rasserena solamente la risposta del canonico Angelo M. Bandini, regio bibliotecario della MediceoLaurenziana e pubblica Marucelliana di Firenze all’avvocato Diodati, che tramite la marchesa Rinuccini gli aveva fatto pervenire la sua edizione napoletana. Su segnalazione del canonico esce un articolo sulle «Novelle Letterarie di Firenze», numero 5 del febbraio 1787, pp. VII-VIII. 197 ASBN, bancale BP, partita di 50 ducati, del 5 ottobre 1789, p. 958. 198 F. Soria, Memorie storico-critiche degli Storici napoletani, in Napoli MDCCLXXXI, nella stamperia Simoniana, 2 voll. Dopo la prefazione, a pp. III-X, sono riportati i pareri dei revisori.

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Michele e Gabriele Stasi librai editori del XVIII secolo

7. Economia, geografia e storia Sempre vincolato ai principi pedagogici che il grande filosofo napoletano aveva affermato nel quarto libro della Scienza, Michele continua a interessarsi di letteratura e, mentre ha in corso di stampa con i Flauto l’Ortografia Italiana, compra nello stesso anno da Antonio Canfora 400 copie delle opere di Virgilio199. Nel contempo affida al figliastro Giovan Battista la vendita di «una raccolta di ottimi ed eleganti romanzi morali e moderni dei migliori Autori [...] per passatempo delle persone, che amano siffatta lettura»200 e acquista personalmente dal Vinaccia ben 2.520 tometti di romanzi201. Bisogna attendere il 1794 per vederlo nuovamente impegnato nell’acquisto di altri testi letterari. Il 2 ottobre 1794, mentre il Salfi sta mettendo in opera scritti teatrali di forte impegno politico, Michele compra alcune copie delle tragedie dell’Alfieri, pronto a restituire subito al fornitore gli esemplari rimasti invenduti202. Di maggiore interesse sono le ricerche storiche e geografiche e gli studi sulle riforme economiche. Ad affascinarlo su quest’ultimo tema e` l’opera dell’avvocato Luigi Diodati sulle monete. Nel 1790 un’accurata recensione della gazzetta «Notizie del Mondo»203 ci informa che per tre carlini Michele metteva in vendita il volume da lui pubblicato in ottavo grande del trattato Dello stato presente della moneta nel Regno di Napoli. Il libraio, che proprio negli ultimi anni intensifica la rete distributiva diramatasi in Italia e all’estero per il suo ruolo di intermediario finanziario,

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ASBN, bancale BP, partita di 100 ducati, del 19 gennaio 1790. BASN, «Notizie del mondo», n. 20, 19 marzo 1790. Michele Stasi aveva pubblicato a sue spese nel 1785 un romanzo scritto secondo lo stile dei testi curati dal Chiari, cfr. P. Galano, Il figlio delle disgrazie o sia avventure di Eduardo conte di Kirton, in Napoli, MDCCLXXXVI, a spese di Michele Stasi. Sul romanzo moderno cfr. C. Bertoni, Editoria e romanzo tra Venezia e Napoli nella seconda meta` del Settecento, in Editoria e cultura a Napoli, cit., pp. 697-722. 201 ASBN, bancale BP, partita di 100 ducati, del 9 febbraio 1790 e ivi, bancale BP, partita di 60 ducati, del 22 aprile 1790. 202 Ivi, g. c. BP, partita di 8. 10 ducati, del 2 ottobre 1794, m. 2618, p. 463. 203 BASN, «Notizie dal mondo», n. 19, 5 marzo 1790. 200

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non puo` mancare di leggere e a sua volta proporre ai lettori un testo simile. L’opera, che «e` dovuta costare infinita fatica all’Autore», viene a sostenere proprio i problemi di cambio monetario, a ragguagliare sulla valuta, sulla lega, sul peso dei metalli preziosi, un tempo adeguati alla loro funzione monetaria. Soprattutto, sottolineando lo «sbilancio» subito dal prezzo dell’oro e di tutte le monete coniate con tale metallo e quindi la decadenza del commercio napoletano, si propone di calcolare la perdita dei profitti sofferti dalla nazione e l’importo dei maggiori guadagni, che deriverebbero dall’aumento204. Il suo interesse per le materie storico-geografiche, dopo la Storia Romana dello Echard del 1784, si risveglia nel 1793, quando cura il lavoro di associazione di uno scritto del Rollin Storia Antica205, tradotto in italiano dal duca di Gravina in dieci volumi in ottavo, venduti per associazione al prezzo di grana 30 il tomo. Consegnati dal regio professore Filippo Gordi, fruttano al libraio, «per il suo incommodo», il dieci per cento dei profitti sulle trentaquattro associazioni fatte. All’autore, inoltre, va detratto un altro dieci per cento, destinato «come e` costume»206 ai librai sulla piazza di S. Biagio, a cui sono affidate per la vendita altre copie. Nel 1789, nel clima di esaltazione per la casa d’Austria, lo Stasi ristampa un testo compendioso sull’Impero, sugli elettori e sulla Bolla d’oro con l’aggiunta di una tavola genealogica dei sovrani asburgici207. Nel 1794, mentre i Flauto stampano per lui la Geografia del Cellario con le tavole lavorate dal regio incisore Antonio Zaballi, decide di comprare qualcosa di piu`

204 L. Diodati, Dello stato presente della moneta nel Regno di Napoli e della necessita` di un alzamento libri due, Napoli, Michele Stasi, M. Migliaccio, 1790. L’opera e` segnalata in BASN, «Notizie del mondo», n. 19, 5 marzo 1790. 205 C. Rollin, Storia Antica degli Egizj, de’ Cartaginesi, degli Assiri, de’ Babilonesi, de’ Medi, de’ Persiani, de’ Macedoni, e de’ Greci. Traduzione dal francese Ed in questa nuova Edizione accuratamente ricorretta Tomo primo-decimoquarto, in Napoli, MDCCLXXXVII-MDCCLXXXIX, a spese di Luigi Migliaccio e Giuseppe di Bisogno, 14 voll. 206 ASBN, g. c. BP, partita di 46. 8 ducati, del 2 settembre 1793, m. 2570, p. 327-328. 207 Compendiosa notizia dell’Impero, del Collegio degli Elettori, del modo di eleggere l’Imperatore, della Bolla d’oro volgarizzata, e della Cronologia genealogica degli Imperatori da Carlo Magno a Giuseppe II, con una nuova giunta infine della genealogia della Casa d’Austria, Napoli, 1789. Cfr. BASN, «Notizie del mondo», n. 21, 12 marzo 1790.

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attinente alla storia della sua citta`, scegliendo le Notizie208 del Celano, che acquista nel luglio dal collega Salvatore Palermo209. Un altro investimento viene fatto nei cinquanta corpi della Fisica geometrica del Marrano, acquistati da Tommaso Chiappari al prezzo di circa 34 ducati210. ` ipotizzabile che ci sia stato qualche contatto con Francesco LonE gano, che in quel periodo andava studiando la realta` molisana e pugliese211. Tra i pagamenti del libraio ritroviamo la ricevuta di un versamento fatto all’illustre riformatore212. Invece, i legami con il Galanti non si sono mai interrotti. Michele paga ripetutamente i soci della Societa` Letteraria per i libri che vi acquista e spedisce a Giuseppe Tiberi a Vasto o a colti ecclesiastici a Roma213. Del 1793 e` la traduzione a sue spese dell’opera di W. Robertson Ricerche Istoriche su la conoscenza che gli antichi ebbero dell’India214. Michele raccoglie gli stimoli culturali degli studiosi, volgendo 208 C. Celano, Delle notizie del bello, dell’antico e del curioso della citta` di Napoli per gli signori forestieri raccolte dal canonico Carlo Celano Napoletano, divise in dieci giornate in ognuna delle quali si assegnano le Strade, per dove assi a camminare. Quarta edizione, in cui si `e aggiunto tutto cio, ` che si `e di nuovo fatto in Napoli ne’ nostri tempi, e colla contezza delle Regali Ville alla citta` adiacenti, con infine, un ristretto della vita dell’Autore, Napoli, MDCCXCII, a spese di Salvatore Palermo, 4 voll. Il libro e` dedicato a «Sua Eccellenza il Signor d. Luigi de’ Medici». In L’editore nella presente edizione a’ Lettori, pp. XI-XII, Salvatore Palermo illustra l’impegno che ha richiesto la ristampa del libro del Celano: l’altissimo costo della stampa, e in particolare la quantita` dei rami da incidere lo avevano dapprima scoraggiato dall’intraprendere un cosı` costoso investimento. Le continue richieste soprattutto da parte dei forestieri lo avevano indotto ad affrontare l’impresa. Cfr. BASN, «Notizie del mondo», n. 12, 23 marzo 1792. 209 ASBN, g. c. BP, partita di 72 ducati, del 12 luglio 1794, m. 2583, p. 1135. 210 Ivi, g. c. BP, partita di 34. 2. 10 ducati, del 28 settembre 1794, m. 2617, p. 343. 211 F. Venturi, Nota Introduttiva a Francesco Longano, in Illuministi italiani, tomo V, Riformatori napoletani, cit., pp. 334-346; G.A. Arena, La rivolta di un abate, Francesco Longano, Napoli, Liguori, 1971. Sul Longano massone cfr. E. Stolper, La massoneria settecentesca nel Regno di Napoli, in «Rivista massonica», 66 (1975), p. 420. Sul pensiero religioso del Longano, concittadino del De Luca e allievo dello Zurlo a Baranello, cfr. E. Chiosi, L’Evangelo della ragione. Il pensiero religioso di Francesco Longano, in «Rivista Storica Italiana», CIV, 1992, pp. 155-182. 212 ASBN, g. c. BP, partita di 30 ducati, del 30 aprile 1794, m. 2596, p. 198. 213 Ivi, partita di 12. 8 ducati, del 30 ottobre 1794, m. 2602, p. 438-439. 214 W. Robertson, Ricerche Istoriche su la conoscenza che gli antichi ebbero dell’India e su progressi del commercio con questa regione, prima della scoperta del passaggio per il Capo di Buona Speranza: Con un’appendice su lo stato civile, le leggi, i giudizj, le arti, le scienze, i riti religiosi degl’Indiani. Composti in inglese dal dottore Guglielmo Robertson e tradotte in italiano dal dottor Angelo Guerrieri, in Napoli, MDCCXCIII, per Vincenzo Flauto, a spese di Michele Stasi, 2 voll. I revisori

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lo sguardo a regioni geograficamente lontane, «ma straordinariamente prossimi per interesse e affinita` alle questioni italiane»215 e vi ricerca «quella “forza morale” indispensabile per creare una societa` e una “legge civile”»216. Non sono quindi casuali la dedica rivolta dall’editore a «sua Eccellenza il Signor Nicola Codronchi, Cavaliere dell’Ordine di S. Stefano e consigliere del Supremo Consiglio delle Finanze», e gli elogi per i suoi talenti, per essersi distinto «nello stabilimento delle Societa` 217 Patriottiche, dirette a promuovere l’agricoltura, le scienze, le arti» .

Grafico 2 – Produzione editoriale di Michele Stasi.

Negli ultimi momenti della sua vita, mentre sempre piu` freneticamente si impegna a costituire societa` finanziarie, e accumulare ricchezze per consolidare l’ascesa sociale e economica, che gli consente un’autosono il canonico Ignazio Falanga e Nicola Valletta. Cfr. G. Tarabuzzi, Le traduzioni italiane settecentesche delle opere di William Robertson, in «Rivista storica italiana», CXI, 1979, pp. 486-509, in particolare pp. 507n., 508; A. M. Rao, L’‘‘amaro della feudalita`’’. La devoluzione di Arnone e la questione feudale a Napoli alla fine del ’700, Napoli, Guida, 1984, pp. 220-222n. 215 V. Ferrone, I profeti dell’Illuminismo, cit., p. 164. 216 Ivi, p. 332. 217 W. Robertson, Ricerche Istoriche su la conoscenza che gli antichi ebbero dell’India, cit., pp. III-IV.

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nomia editoriale non indifferente nei difficili anni ’90, cerca conforto nei testi di sant’Alfonso. Quando muore improvvisamente nel novembre 1794, senza lasciare alcun testamento morale ne´ l’inventario delle sue ricchezze, mostra di essere in pace con se stesso. Appellandosi al genero Francesco Santangelo, «sapendo quanto sia grande il suo amore, ed efficacia verso di me e mia casa»218, e` fiducioso che la salda unione familiare non distruggera` quanto con grande abilita` ha costruito. Con una donazione di cento ducati in beni librari alla congregazione di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, sita a Nocera de’ Pagani, e con le preghiere dei redentoristi acquieta anche la sua coscienza, che aveva alimentato con la passione per le scienza e le sollecitazioni letterarie.

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ANDN, notaio Pasquale Rinaldi, 1794, Testamento, cit.

Capitolo V Gabriele Stasi

1. La successione Nel rispetto delle volonta` testamentarie la guida della libreria passa nelle mani del giovane erede Gabriele. Unico figlio maschio, nato nel 1771 dall’unione di Michele Stasi con Anna Maria Visconti, Gabriele sposa nel 1792 una coetanea di agiate condizioni, Chiara Galise, e assicura con la nascita del piccolo Ferdinando la continuita` della famiglia. Resta titolare dell’impresa libraria e editoriale dal 1794 fino all’agosto del 1808, quando ` un periodo della storia muore improvvisamente a soli trentasette anni. E di Napoli particolarmente difficile per il fallimento delle attese riformatrici, per l’infelice tentativo repubblicano del 1799 e la crudele repressione borbonica, per la conquista del Regno ad opera dell’esercito francese. Lo affianca, coordinando il lavoro nelle botteghe librarie di via S. Gregorio Armeno, il fratello Giovan Battista Aiello, figlio di prime nozze della madre, cresciuto con affetto dagli Stasi, tanto da acquisirne anche il cognome. Nonostante la favorevole opportunita` offertagli dal patrigno di gestire una propria bottega, alla quale aveva rinunciato, Giovan Battista mette la sua lunga esperienza a disposizione di Gabriele, da cui lo separano quattordici anni di differenza. Il ricordo di Michele Stasi e dei suoi meriti non condiziona solo gli atteggiamenti di quanti avevano lavorato con lui. Lo stesso Gabriele, emancipato dall’autorita` paterna con la scomparsa del genitore, mai iscritto sul libro paga dell’azienda, ne´ associato nelle iniziative editoriali,

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assente negli atti notarili, neppure segnalato come testimone, prolunga il suo anonimato, conservando il nome di Michele Stasi come editore nei frontespizi dei testi, che stampa a sue spese. La scelta di Gabriele di celare la propria identita` non nasce dal rifiuto di assumersi improvvise e gravose responsabilita`, bensı` e` la logica decisione scaturita fin dai primi momenti della nuova gestione. Per garantire la continuita` della ditta, il ventitreenne Gabriele si sottrae alla notorieta` indiretta di cui avrebbe goduto e preferisce evidenziare la politica editoriale promossa dal genitore. Cosı`, mentre vanta con orgoglio la titolarita` dell’azienda presso i librai veneziani1, porta a termine le pubblicazioni avviate dal padre e rimaste incompiute sotto i torchi degli stampatori, presentandole ancora sotto la veste editoriale della ditta Michele Stasi. Coltiva gli ordinari rapporti con gli operatori librari, dai fornitori di carta2, ai tipografi3, agli incisori4, ai legatori5. Manda avanti ogni iniziativa avviata precedentemente e tutto pro1

ASBN, g. c. BP, partita di 100 ducati, del 16 ottobre 1795, m. 2659, p. 322 pagata ad Alessandro Pepoli; ivi, partita di 150 ducati, del 14 agosto 1795, m. 2650, p. 56, ivi, partita di 72 ducati, del 22 settembre 1795, m. 2657, p. 157, e di 60 ducati, del 24 ottobre 1795, m. 2650, p. 322 tutte pagate ad Antonio Zatta; ivi, partita di 367. 1. 12 ducati, del 9 settembre 1795, m. 2650, p. 155 pagata ai Remondini; ivi, partita di 180 ducati, del 5 dicembre 1795, m. 2650, p. 471 pagata a Francesco Pezzana, figlio di Niccolo`; ivi, partita di 131 ducati, dell’11 marzo 1796, m. 2674, p. 322 pagata alla ditta Foresti e Bettinelli. 2 Ivi, partita di 47. 2. 10, del 16 gennaio 1795, m. 2635, p. 21; ivi, partita di 69 ducati, del 9 aprile 1795, m. 2627, p 532; ivi, partita di 28. 2. 10, del 18 giugno 1795, m. 2628, p. 872; ivi, partita di 142 ducati, del 1 luglio 1795, m. 2637, p. 794; ivi, partita di ducati 160. 2, del 6 ottobre 1795, m. 2652, p. 344. 3 Ivi, partita di 34. 3. 16 ducati, del 17 luglio 1795, m. 2634, p. 957 pagata a Paolo De Simone; ivi, partita di 100 ducati, del 14 agosto 1795, m. 2650, p. 56 pagata a Vincenzo Flauto e quella di 72 ducati, del 22 settembre 1795, m. 2657, p. 157; ivi, partita di 64 ducati, del 7 marzo 1795, m. 2640, p. 181 pagata a Girolamo Flauto; ivi, partita di 160. 2 ducati, del 6 ottobre 1795, m. 2652, p. 344 pagata a Michele Morelli; ivi, partita di un ducato, del 26 novembre 1796, m. 2691, p. 383 pagata a Gabriele Porcelli. 4 Ivi, partita di 12 ducati, del 13 agosto 1795, m. 2649, p. 40 pagata all’incisore di fiducia degli Stasi Antonio Zaballi. 5 Ivi, partita di 15 ducati, del 20 luglio 1796, m. 2673, p. 851; ivi, partita di 5 ducati, del 19 agosto 1796, m. 2689, p. 219; ivi, partita di 5 ducati, del 27 agosto 1796, m. 2697, p. 32; ivi, partita di 4 ducati, del 10 settembre 1796, m. 2700, p. 306; ivi, partita di 7 ducati, del 2 dicembre 1796, m. 2705, p. 451.

Gabriele Stasi

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segue senza difficolta`. Consolida l’attivita` di cambio monetario, restando il principale intermediario finanziario del mercato creditizio della dorsale adriatica, con le appendici di Roma e Venezia. Le persone di fiducia sono ancora quelle che avevano collaborato con il vecchio editore, come Antonio Nolli a Chieti, Vencislao Mayo a Vasto, Vincenzo Ricciardi a Palata. Soltanto qualche nome nuovo allunga la lista dei collaboratori. Alcune imprese commerciali scompaiono; sono ora punto di riferimento i Gibbs, i Falconet, i Piatti, i Berio e i Ventapane. Immutati i cognomi dei corrispondenti veneziani: sono figli succeduti ai padri, quindi i Remondini, i Pezzana, i Pepoli e gli Zatta. Il settore creditizio si estende, nonostante il periodo particolarmente critico per l’economia del Regno. La politica dei prestiti si amplia: necessitano del denaro degli Stasi i membri del ceto forense, come ad esempio l’avvocato Amodio Ricciardi6, esponenti dell’alta aristocrazia, quali le famiglie d’Avalos7 e Leonessa8, e quanti aspirano alla carriera militare, pensando di «stabilirsi in una situazione confacente», come Giambattista Cuomo, che vuole acquistare il titolo di secondo tenente nel regio reggimento di cavalleria denominato Carolina9. Ma soprattutto il meccanismo dei prestiti concessi a vecchi amici del padre consente a Gabriele di stringere piu` forti legami di amicizia e protezione: cosı` concede piena fiducia a Giuseppe Quattromani10, divenuto amministratore generale della dogana di Puglia, o al canonico Lo6

Ivi, partita di 50 ducati, del 7 settembre 1795, m. 2648, p. 458. Ivi, partita di 10.000 ducati, del 4 giugno 1796, m. 2672, pp. 940-941. 8 Ivi, partita di 2.500 ducati, dell’8 giugno 1795, m. 2635, pp. 647-647. 9 Ivi, partita di 2.370 ducati, del 7 giugno 1797, m. 2725, pp. 710-713; cfr. ANDN, notaio Andrea Di Lauro, 1796-1797, Mutuum pro Iannelli, Cuomo, et Giorgio a Stasi, cc. 72-85. Per il prestito di 2.370 ducati la vedova di Pietro Cuomo, Antonia Iannelli, e la nuora Rosa Giorgi si fanno garanti presso il libraio con i loro beni dotali investiti in stabili urbani, che superano i 10.000 ducati. La somma e` destinata al marchese Girolamo Palmieri, al quale devono versare 2.870 ducati per la «seconda tenenzia» del regio reggimento Carolina, ancora da equipaggiare, venduta a Giambattista Cuomo, figlio di Antonia e marito di Rosa. Infatti, Giambattista «seriamente pensando a stabilirsi in una situazione confacente alla sua condizione risolve´, in congiuntura della formazione di parecchi nuovi reggimenti di Cavalleria, comprarsi una piazza di ufficiale, e quindi fu [...] che venne a convenzione con il Marchese Palmieri merce` istrumento de 17 marzo ultimo scorso presso il notaio Giovanni Cervelli». 10 ASBN, partita di 32 ducati, del 9 giugno 1795, m. 2636, pp. 764-765. 7

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renzo Zoccoli11, che, dopo essersi assicurato l’affitto della regia posta e del «procaccio di Salerno e sue adiacenze per sei anni»12, chiede nel 1795 altri finanziamenti per sostenere i costi dell’appalto della «riattazione delle regie strade della Basilicata fino alla Calabria». Offre ancora la sua amicizia al cassiere dei regi lotti napoletani, Gennaro Cestari, al quale, in nome del comune conoscente il canonico Salvatore Ruggiero13, sono versate le entrate che provengono dalla provincia di Capitanata per l’agenzia del lotto numero 66114. Non manca di saldare i piccoli conti rimasti sospesi in seguito alla scomparsa del padre e di rispettare i lasciti testamentari. Gli anni 1795 e 1796 sono dedicati a un intenso lavoro di contabilita`, tra gli obblighi morali di provvedere al sostentamento della zia Gaetana15, collocata nel conservatorio dei santi Gennaro e Clemente, e quelli economici di restituzione dei capitali portati in dote dalle cognate e dalle zie16. In questo intenso lavoro amministrativo, nulla viene a turbare la concordia familiare, fondata sull’equa divisione degli impegni economici, sulla comunanza delle affinita` ideologiche, sul reciproco sostegno nei momenti inquieti e dolorosi fra tutti i membri. La frammentazione dei 11 Ivi, partita di 50 ducati, del 27 febbraio 1795, m. 2632, p. 373 e partita di 30 ducati, del 1 dicembre 1795, m. 2620, p. 933. 12 ANDN, notaio Giuseppe Maria Mastrocinque, 1790, Indennitas et obligatio, cc. 284v-289. L’abate Zoccoli della citta` di Polla si associa con Angelo Mango, maggior offerente per l’affitto della regia posta e procaccio di Salerno e sue adiacenze, per il termine di sei anni a decorrere dal primo settembre 1789, pagando entrambi 4.410 ducati annui. 13 ASBN, g. c. BP, partita di 23. 3. 9 ducati, del 24 dicembre 1795, m. 2636, p. 588. 14 Sul gioco del lotto cfr. P. Macry, Giocare la vita. Storia del lotto a Napoli tra Sette e Ottocento, Roma, Donzelli, 1997. 15 Ivi, g. c. BP, partita di 6 ducati, del 13 agosto 1795, m. 2649, p. 2. Gabriele, rispettoso del rogito notarile firmato dal padre presso il notaio Filippo Morvillo nel luglio del 1775, paga puntualmente al Conservatorio dei SS. Gennaro e Clemente 6 ducati all’anno. Nel marzo 1796 la zia Gaetana muore e il nipote salda ogni conto (ASBN, g. c. BP, partita di 4 ducati, del 20 luglio 1796, m. 2673, pp. 822-823). 16 Gabriele esegue le volonta` paterne: per l’aumento di dote previsto da Michele per le figlie consegna a Maria Rosaria, sposata con Matteo Proto di Atrani, la cifra di 500 ducati (ASBN, g. c. BP, partita di 500 ducati, del 24 febbraio 1796, m. 2676, pp. 248-249); restituisce le doti investite come capitale nell’azienda e rispetta i lasciti. Nelle causali delle polizze bancali come nei rogiti notarili sono trascritti i versamenti e le quietanze operate da Gabriele con Giovan Battista Aiello e sua moglie Colomba Portanova (ASBN, g. c. BP, partita di 200 ducati, del 4 marzo 1795, m. 2636, p. 402).

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nuclei familiari che gravitavano intorno a quello di Michele Stasi, rispondente alla naturale logica dei decessi, non allenta i vincoli affettivi tra coloro che vivono nella capitale, e quelli che risiedono in provincia. La famiglia del cognato Matteo Proto, insediatasi ad Atrani, sceglie Gabriele quale persona di fiducia a Napoli e nel tempo continua a chiedergli di eseguire a suo nome acquisti di preziosi presso i gioiellieri piu` attivi sulla piazza degli orefici17, impegnandolo in versamenti monetari sui banchi pubblici18. Giovan Battista e` l’unico che rimane al vico dei Maiorani, essendo per il vitto e l’alloggio ancora a carico del fratello, secondo le disposizioni testamentarie di Michele. L’esigenza, invece, di nuovi spazi e, soprattutto la cessazione del diritto al sussidio di vitto e alloggio accordato nei capitoli matrimoniali, inducono Francesco Santangelo a traslocare, dopo vent’anni di residenza, dal vicolo dei Maiorani. Trova casa, fin dagli ultimi mesi del 1794, nella principale via di S. Biagio dei Librai, mentre Gabriele «licenzia» il contratto d’affitto per l’abitazione che aveva a Capodimonte, al numero 12 della salita della Riccia, e ritorna nel quartiere d’origine, occupando la casa del cognato. Dopo solo un anno firma pero` un nuovo contratto restituendo l’appartamento ai religiosi del monastero di S. Lorenzo Maggiore, che ne erano i proprietari, eccetto un vano che aggrega alla casa paterna, dove risiedevano ancora la madre e le sorelle nubili. Si riserva anche un basso che affaccia sulla strada e lo destina a deposito di libri. Dal gennaio 1797 approda anch’egli a via S. Biagio, al secondo piano del palazzo di proprieta` delle religiose del monastero del Divino Amore. La presenza contemporanea di Gabriele e dell’avvocato Santangelo nell’area commerciale di S. Biagio e dei tribunali, assicurera` al libraio protezione

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ASBN, g. c. BP, partita di 500 ducati, del 22 luglio 1798, m. 2798, p. 873. Nel luglio 1798 Gabriele acquista dal pubblico incantatore Nicola Marchitelli gioielli di notevole valore a nome del cognato Matteo Proto. Per 551. 77 ducati compra una «figarola» di brillanti, composta di 382 brillanti a concia d’Olanda, del peso di 82 grani e mezzo. Prezzo convenuto: ducati 6 e grana 70 per ogni grano di brillante grande e piccolo. 18 Matteo Proto colloca la sorella Nicoletta come educanda nel monastero dei santi Giovanni e Teresa e paga ducati 60 annui. Gabriele e` incaricato di provvedere ai versamenti semestrali. Cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 30 ducati, del 7 ottobre 1797, m. 2741, p. 182.

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politica e lucrativi investimenti, grazie anche all’alta professionalita` del cognato. Gabriele, garante della serieta` e del prestigio della ditta, acquisiti per l’ingegnosa attivita` del fondatore, trascorre i primi anni a onorare gli impegni del padre, portando a termine le edizioni avviate. In mano ai tipografi erano rimasti da comporre e stampare tre testi, che attestavano lo sforzo dell’editore di proporre ai lettori una varieta` di conoscenze che andavano dalla geografia all’architettura, alla religione. Nel 1795 prosegue i contatti con i Flauto e gli Orsini, mettendo finalmente in vendita la Grammatica Geografica19 del Gordon, un compendio di architettura del Vignola, intitolato Le regole de’ cinque ordini di architettura civile20 e il Catechismus Romanus21 approvato dal Concilio Tridentino. Il testo di geografia esce a Napoli nel luglio 1795, dopo aver seguito l’iter tradizionale dell’approvazione censoria. Presentata domanda nel settembre 1794 presso il Cappellano Maggiore, lo stampatore deve attendere l’approvazione della Camera di Santa Chiara, che gli viene concessa nel luglio 1795 da Gaetano Giannattasio. Il revisore stima l’opera valida in quanto vi scorge «un metodo facile per apprendere una Scienza tanto necessaria». Nella prefazione l’editore sottolinea il suo intento di aggiornare l’opera, scritta purtroppo all’inizio del secolo, rivedendone la ste19 P. Gordon, Grammatica geografica, ovvero Analisi breve ed esatta dell’intero corpo della geografia moderna, tradotta dall’inglese del Signor Gordon, ed in questa decima ottava edizione accuratamente riveduta, ampliata, e corretta, In Napoli, MDCCXCV, per Vincenzo Flauto, con licenza de’ Superiori, a spese di Michele Stasi. 20 J. Barozzi da Vignola, Le regole de’ cinque ordini di Architettura civile di M. Jacopo Barozzio da Vignola, corredate delle aggiunte fattevi nell’edizione romana dell’anno 1770. Dagli architetti Giovan Batista Spampani e Carlo Antonini, che comprendono un Saggio di Geometria; il Comento al Testo; il Parallelo delle proporzioni degli Ordini, secondo il vario sistema de’ principali Architetti; un Vocabolario de’ Termini di Architettura; e le due Regole di Prospettiva Pratica dello Stesso Barozzio, colle note del P. Gaudio; ed in questa ultima Edizione Napoletana ricorrette, ed accresciute di una Dissertazione intorno a’ medesimi Ordini Architettonici, Napoli, MDCCXCV, presso Vincenzo Orsini, a spese di Michele Stasi, Con licenza de’ Superiori. 21 Catechismus Romanus Ex Decreto Sacrosancto Concilii Tridentini Jussu Pii V Pontificis Maximi editus, in capita et sectiones distinctus variisque SS. Patrum Sententiis, et utriusque tum novi, tum veteris Testamenti Auctoritatibus munitus, et omni cura emendata. Cui etiam duo Indices adjecti Alter earum rerum, quae ad Evangelia Dominicalia, et aliquot Festorum accommodari possunt. Alter earum quae in toto opere continentur, Neapoli, MDCCXCV, ex Typographia Vincentii Flauto, sumptibus Michaelis Stasi.

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sura, correggendo le carte con altre piu` moderne, presentando un corretto catalogo dei vescovadi presenti nel mondo cattolico, secondo le pubblicazioni della Cancelleria Romana. Soprattutto si esprime contro le relazioni dei viaggiatori, che narravano esperienze «favolose e assurde» e, debitore «dello spirito indagatore e filosofico», vuole offrire un quadro storico politico e geografico di molte «contrade» dell’Europa e dell’America, evolutosi notevolmente rispetto all’originaria descrizione dello scrittore inglese22. Motivazioni culturali sono espresse anche nell’invito Al Lettore23 dell’opera del Barozzi. Destinato ai professori e ai pratici esecutori di una tale disciplina, e` un testo di facile comprensione, elegante per la grafica dei disegni, che riprendono i modelli dell’antichita` classica. La scelta di ristampare l’edizione romana del 1770 e` giustificata con la ricchezza dei commentari, con lo studio delle proporzioni, con il trattato della prospettiva. Corretti gli errori d’incisione, cambiata l’impaginazione con l’aiuto di abili professori, «per maggior comodo de’ studiosi» vengono aggiunte denominazioni a lato delle figure, «per agevolarne la ricordanza». Nuove incisioni sono incluse, e in luogo della prefazione romana si pubblica un saggio dell’architetto Leonardo Olivieri sulle regole intorno agli ordini architettonici con annessa nuova tavola sull’origine dell’architettura. Nonostante gli auspici del libraio di stampare altre opere di questo genere, l’ultimo testo che porta il nome di Michele Stasi e` quello del Catechismo Romano, uno scritto ovviamente di tema religioso, in cui l’impronta della ditta e` segnata ancora una volta dalla presenza dei rami dello Zaballi.

2. L’impegno politico di Gabriele Portate a termine queste edizioni, la ditta Stasi cessa di mantenere una linea editoriale moderata. Dal biennio 1797-1798, con fermezza e costanza di carattere, Gabriele assume un impegno politico piu` diretto, che testimoniera` personalmente durante la rivoluzione del 1799 e nei primi 22 23

P. Gordon, Geografia, cit., pp. VII-VIII. J. Barozzi, Le regole de’ cinque ordini d’Architettura, cit., p. 1.

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anni del decennio francese. Le prime tracce sono visibili negli investimenti e nella circolazione libraria di quegli anni. Non sono acquisti casuali le copie di Beaufort sulla Repubblica Romana24, che da tempo progetta di arricchire di nuovi rami commissionati ancora una volta allo Zaballi25, ne´ la diffusione di volumi importati soprattutto da Venezia, anche per conto dei colleghi. Il contrabbando di libri, trasportati per via mare da marinai che dichiarano alla dogana di doverli consegnare al «libraro Stasi»26, rende ancora piu` incisivo il ritratto appena abbozzato di questo giovane e la qualita` degli interessi che coltiva. Le spese, poi, per l’acquisto di risme di carta e l’importo dei versa24

Nel testo Il traduttore a’ Lettori, pp XV-XVI, e` riassunta la storia dell’opera, la cui prima copia giunse a Napoli nel 1767. L’anonimo traduttore ricorda i consigli e il parere espressi dal barone Domenico Ronchi «uomo come si sa dottissimo nella storia, nelle antichita` greche e romane, e di esquitissimo giudizio in questo genere di Lettere. Assicurato da lui del merito dell’opera, ne fei subito l’acquisto, ed avendola letta la trovai infatti cosı` eccellente, che sin da allora mi venne voglia di metterla in italiano». Il barone Ronchi era stato uno dei finanziatori di Michele Stasi. Cfr. G. Giarrizzo, Louis de Beaufort a Napoli, cit. 25 ASBN, g. c. BP, partita di 12 ducati, del 13 agosto 1795, m. 2649, p. 40, in cui Gabriele salda Antonio Zaballi per compenso delle sue prestazioni. L’incisore, infatti, aveva preteso la cifra di 15 ducati «per lo prezzo e valore di 9 rami [...] per l’opera di Beaufort compreso anche il prezzo della rame». 26 ASN, Esteri, f. 4642: «Il Maresciallo Forteguerri a 13 giugno 1796 restituisce una relazione dell’Amministratore generale della Regia Dogana, il quale in data de’ 31 di marzo diede conto di esser stato arrestato un marinaro del Real Pacchetto il Leone, il quale marinaro senza manifesto asportava un involto di libri pel libraro Stasi, oltre d’un libro vecchio, e di ritrovarsi in Dogana tali libri, non meno che un altro, che dallo stesso Pacchetto si calo` in sotto, e ch’era il Contratto Sociale di Rousseau e dice di aver passato l’ordine a’ Comandanti de’ Pacchetti di non imbarcare libri di sorta alcuna». Il capitano della regia Dogana, Giuseppe Migliore, conferma nel suo rapporto l’episodio avvenuto nel marzo 1796: «Nel porto del Fortino dell’Immaculatella si e` arrestato un marinaro del Real Pacchetto giorni addietro pervenuto da Palermo, che senza manifesto asportava un pacchetto in carta, ed un libro vecchio stampato. A tale rapporto non ho punto esitato di interessare il Mastrodatti di questa Dogana a prenderne conto, siccome ha eseguito, e mi ha rapportato, che il marinaro arrestato si chiama Angelo Garzia di nazione Pantelleresca, marinaro fisso del real pacchetto il Leone, dal quale si e` asserito, che a circa l’ore diciannove l’e` stato ordinato da D. Mariano di Natale primo pilota di detto real pacchetto, di portare il detto involto al secondo pilota, e che questo conteneva libri diretti al Negoziante Libraro D. Michele Stasi, segnato col numero 110, ma come non sapeva che anche per li libri doveva precedere il manifesto, percio` senz’altro fare ha calato a terra l’accennato paccotto per portarlo ove l’era stato ordinato».

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menti allo stampatore Michele Morelli27 confermano l’ingente sforzo editoriale avviato con la pubblicazione di quel Dizionario degli uomini illustri iniziato nel 1791 da Michele28 e giunto a conclusione nel 1798 proprio per merito di Gabriele, che realizza a sue spese anche altre opere a stampa, purtroppo senza lasciarci indicazioni precise dei testi. Solo le dichiarazioni nelle causali delle polizze bancarie accennano a stampe pubblicate presso Antonio Raimondi e Girolamo Flauto su ordine del giovane Stasi fino al 179829. ` soprattutto merito personale di Gabriele l’acquisto del privilegio E dell’opera filangieriana della Scienza della Legislazione. Nel 1797 la vedova Carolina Frendel propone allo Stasi la vendita dei volumi rimasti in suo possesso30. Nel gennaio dell’anno successivo, conclude l’accordo cedendogli ogni diritto sullo scritto del marito, per il prezzo convenuto di 610. 52 ducati31. Per Gabriele e` un ottimo investimento: gli Stasi, infatti, vantavano ancora dalla famiglia Filangieri un credito di 260. 52 ducati 27

ASBN, g. c. BP, partita di 160. 2 ducati, del 6 ottobre 1795, m. 2652, p. 344. Cfr. F. Luise, Librerie e sociabilita` alla fine del ’700: Michele Stasi, in «Culture del testo», 8, maggio-agosto 1997, pp. 61-85. 29 ASBN, g. c. BP, partita di 20 ducati, del 12 aprile 1797, m. 2725, p. 490: «in conto delle stampe che il medesimo sta facendo per conto mio»; ivi, partita di 40 ducati, del 23 maggio 1797, m. 2727, p. 232, «a conto di varie stampe che si stanno facendo nella di lui stamperia per conto mio». I versamenti fatti a favore degli stampatori non recano i titoli delle opere a stampa. Tentando una possibile identificazione e` stato consultato il catalogo della BNN. Un solo scritto e` attribuito a Antonio Raimondi, una tragedia di Gaetano Labonia, (G. Labonia, La Giuditta, Napoli, MDCCXCVI, presso Antonio Raimondi), la cui famiglia utilizza negli stessi anni la ditta Stasi per cambi monetari. Cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 50 ducati, del 9 agosto 1797, m. 2736, p. 94. Anche i Flauto in quegli anni stampano quasi esclusivamente testi di tragedie. Del resto anche Michele Stasi aveva acquistato tra il 1792-1794, per metterle in vendita nella bottega, i testi delle tragedie alfieriane. Sul ruolo della tragedia nella formazione morale, politica e intellettuale dei futuri rivoluzionari sono significative le pagine di F.S. Salfi, Dell’uso del teatro in Fenelon ovvero Le monache di Cambrai tragedia in cinque atti del cittadino Chenier, Deputato alla Convenzione Nazionale, Rappresentata la prima volta in Parigi a 9 Febbrajo 1793. Tradotta dal cittadino Franco Salfi, in Napoli MDCCXCIX, nella stamperia Flautina, pp. 3-16. 30 ASBN, g. c. BP, partita di 100 ducati, del 23 maggio 1797, m. 2727, p. 552: «A Gabriele Stasi ducati 100 [...] pagate all’Eccellentissima Signora D. Carolina Frendel Filangieri, sono in conto della vendita che la medesima Signora propone farmi delle opere del fu Cavaliere d. Gaetano Filangieri, e cosı` pagherete, Napoli 16 aprile 1797». 31 Ivi, partita di 350 ducati, del 5 marzo 1798, m. 2769, pp. 373-374. 28

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per la «rendita» del defunto Michele, per le copie conservate nel loro magazzino, per somme di denaro versate anticipatamente in varie polizze, nonche´ per le spese di ristampa del tomo ottavo e dei primi tre tomi mai saldate32. Con questa transazione il libraio si assicura i profitti che gli perverranno dalla vendita dell’opera e soprattutto il privilegio regio, concesso nel 1789 alla vedova di Gaetano Filangieri33, e ora ceduto dalla stessa a suo favore con decorrenza immediata. Entra quindi in possesso di 46 copie del tomo terzo, di 20 copie del quarto, di 297 esemplari del quinto, sesto, e settimo tomo, nonche´ di 505 copie dell’ottavo. Diventano sue anche le 1.100 copie dei primi tre tomi dell’ultima edizione, che era stata stampata dai Raimondi, e attende la consegna entro un anno di altri 25 esemplari della Scienza della Legislazione. Gli eredi del Filangieri condividono gli accordi presi, e non pretendono altro, ne´ gli anticipi «sborzati» dalla vedova sulla vendita fatta nella bottega dello Stasi, ne´ il diritto di «magazzinaggio» delle copie rimaste invendute34. 32

Ibidem, «A Gabriele Stasi ducati 350, fede 31 gennaio 1798 E per me a D. Carolina Frendel Filangieri vedova del fu Cavaliere D. Gaetano Filangieri, e madre, e tutrice dei di lei figli, sono a complimento di ducati 610. 52 attesi i mancanti ducati 260. 52 me li era rimasti dovendo la detta signora secondo il conto tra di noi visto, rivisto ed aggiustato della rendita del fu` mio padre, e poi da me fatta delle copie nel nostro Magazzino consegnata di tutta l’opera della Legislazione del detto fu` cavaliere D. Gaetano Filangieri, e del denaro in varie partite pagato, e di quello speso per la ristampa del tomo ottavo, e per la ristampa dei primi tre tomi». 33 ASN, Real Camera di S. Chiara, Consulte di Stato, f. 242, cc. 44-45. 34 ASBN, g. c. BP, partita di 350 ducati del 5 marzo 1798, cit.: «La detta D. Carolina Frendel non ha da me piu` che pretendere per la ragione de predetti conti, ne´ per lo prezzo de predette copie a me rimaste vendute, da ora col privilegio, siccome dall’altra parte non ho io che pretendere altro dalla suddetta D. Carolina non solo per resto che potesse apparire mai da detti conti, quali maturamente aggiustati, visti, e rivisti si abbiano per sempre come lassi, irriti, e nulli, senza che ne´ per parte mia, ne´ per parte della suddetta Signora se ne possa mai addimandare revisione, ma neppure rimane a me nient’altro che pretendere da detta Signora per qualunque altra cosa, la quale non fusse mai o’ per interesse di avere per causa della suddetta Signora sborzato denaro anticipatamente sulla suddetta vendita che nel mio magazzino si faceva per suo conto della suddetta opera della Legislazione o’ per diritto di magazzinaggio per le copie che sono rimaste invendute, ed ora vendute a me come si e` detto; e per qualsivoglia mai altra ragione, qualunque ne stabilisse il presente pagamento, si e` avuto quanto il compenso di qualunque pretensione o’ ragione cosı` dell’una che dell’altra parte».

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I sentimenti di profonda amicizia e di stima che legano da tempo gli Stasi ai membri della famiglia Filangieri, trovano in tale gesto un’ulteriore conferma. Non sono soltanto motivazioni economiche che spingono Gabriele all’acquisto dei diritti sulla Scienza della Legislazione. Ben altri principi lo portano a tutelare la circolazione di un’opera che, stampata per l’interessamento del padre, non ancora era stata messa in commercio35. Le 1.100 copie dei tre tomi dell’ultima ristampa, infatti, giacevano abbandonate nel magazzino. La certezza di condividere i medesimi ideali e la fratellanza con uomini colti, ansiosi di trasformazioni, inducono Gabriele a tale investimento. Da parte della vedova Filangieri la fiducia «verso i devoti ed efficienti librai Stasi» la persuadono a ricorrere loro in momenti particolarmente delicati della storia della sua famiglia. Dal 1796, infatti, la Frendel ha necessita` di denaro contante: al prezzo di 2.000 ducati aveva acquistato dal duca di Roccaromana, colonnello del reggimento di cavalleria Principe Leopoldo, due «impieghi di Secondo Tenente» a beneficio dei figli Carlo e Roberto36. In base agli accordi sottoscritti presso il regio notaio Luigi Bozzaotra, aveva versato solo meta` della somma e si era impegnata a pagare il resto dell’importo a rate, quando fossero state spedite le patenti comprate37. Probabilmente, 35 La cifra di 1.100 copie per ognuno dei tre tomi dell’ultima ristampa coincide con quella riportata nelle polizze di pagamento di Michele Stasi versate alla stamperia raimondiana. 36 La notizia si ricava da una fede di credito, che durante la rivoluzione napoletana del 1799 il ministro delle finanze in data 24 aprile impone di «rimettere» alla vedova di Gaetano Filangieri. Sul biglietto d’accompagnamento della fede e` cosı` precisato: «quantunque questa [fede] abbia in dorso tutte siffatte girate, pure la rinnoverete, e la metterete in testa alla suddetta cittadina Filangieri, perche´ di sua pertinenza e perche´ cosı` ha disposto il governo». I governatori del banco eseguono e restituiscono alla Frendel la cifra, che con varie girate era stata pagata al Roccaromana. Cfr. ASBN, bancale di banco del Banco di S. Giacomo e Vittoria, del 26 aprile 1799 di 1.000 ducati. Circa il ruolo dell’esercito cfr. F. Della Peruta, Esercito e societa` nell’Italia Napoleonica. Dalla Cisalpina al Regno d’Italia, Milano, F. Angeli, 1988; A.M. Rao, Esercito e societa` nell’eta` rivoluzionaria e napoleonica, Napoli, Morano, 1990; Id., Organizzazione militare e modelli politici a Napoli fra Illuminismo e rivoluzione, in Modelli nella storia del pensiero politico, II, a cura di V. I. Comparato, Firenze, Olschki, 1989, pp. 39-60. 37 Le notizie sull’atto notarile sono sempre in ASBN, bancale di banco del Banco di S. Giacomo e Vittoria, 26 aprile 1799, di 1.000 ducati. «Alla signora Donna Carolina Frendel Filangieri e per me Donna Carolina Frendel Filangieri li sopraddetti ducati 1.000 li pagarete all’illustre Signor Duca di Roccaromana, come Colonnello del nuovo regimento di cavalleria, che porta il nome di Principe Leopoldo, e dite sono a saldo, e compimento di ducati

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poiche´ era prossima la campagna militare contro i francesi38 avendo il Roccaromana formato gia` due reggimenti, Carolina Frendel, spinta dall’urgenza, si rivolge nel 1798 al fidato libraio, l’unico che le puo` assicurare un’immediata liquidita`. Cosı` nel settembre dello stesso anno salda i restanti 1.000 ducati «interamente et in unica soluzione»39, a condizione, pero`, che il pagamento bancario sia annotato a margine dell’atto notarile, 2.000 prezzo convenuto tra me, e il signor duca per due impieghi di Secondi Tenenti, in favore e beneficio di d. Carlo e d. Roberto Filangieri miei figli, in uno de’ due regimenti di cavalleria, che egli ha avuto facolta` e permesso da S. M. (Dio Guardi) di formare, sicome apparisce da pubblico istrumento di convenzione tra me e il medesimo signore duca rogato per mano del regio notaro Luigi Bozzaotra di Napoli, sotto il dı` 29 dicembre 1796, dei quali ducati 2.000 egli se ne riceve´ ducati 1.000 per il Banco di S. Eligio in data 19 dicembre 1796 e gli altri ducati 1.000 mi obbligai pagarli fra lo spazio di mesi ventiquattro alla ragione di ducati 44 al mese, da decorrere dal dı` che erano spediti le patenti a favore de suddetti d. Carlo, e d. Roberto Filangieri, ed entrambi messi al godimento di soldo di Secondi Tenenti, e che ora interamente et unica soluzione si soddisfano col presente final pagamento, restando rotto e casso l’obbligo suddetto del pagamento, a ragione di ducati 44 al mese contenuto nel sovra citato istrumento quali ducati 1.000, allora li pagherete quando li suddetti d. Carlo e d. Roberto Filangieri miei figli avranno ricevuto la soprannominata patente di Secondo Tenenti in uno di due regimenti di cavalleria formati dal Sig. Duca di Roccaromana, e dopo che si sara` notato in margine di esso istrumento di essere stato esso signor duca interamente soddisfatto e pagato e pendente la spedizione di dette patenti, restino suddetti ducati 1.000 in Vostro Banco a rischio, e pericolo del nominato illustre Sig. Duca di Rocca Romana. Cosı` pagherete e non altrimenti. Napoli 13 settembre 1798 Carolina Frendel Filangieri». 38 La carica nella milizia era un impiego confacente per le famiglie nobili con numerosa prole. Anche il cugino di Carlo e Roberto, Riccardo Filangieri, figlio del principe di Arianiello Giovan Francesco e di Giovanna Galluccio, intraprende la carriera militare per alleviare il carico economico del suo casato. «Avendo considerato che li suddetti genitori ritrovansi carichi di pesi, vitalizi e figli e che se si avesse aperta la strada di spendere ora una somma per un figlio, ora per un altro sarebbe restata la Casa esausta di rendite ed oberata di pesi totalmente che il primogenito, che doveva necessariamente aprire la casa, non avrebbe potuto incontrare quel partito vantaggioso, che si sarebbe sperato, e che per conseguenza si sarebbe svantaggiato il lustro della casa e famiglia», chiede ai genitori nel 1798 di comprargli l’impiego di primo tenente nelle truppe regie, spendendo non piu` di 3.000 ducati. (Cfr. ANDN, notaio Giovanni Cervelli, 1798, Renunciatio pro Riccardo Filangieri, cc. 199-205v). Il principe di Arianiello, pur gravato di debiti (cfr. ivi, 1798, Costitutione debiti pro Giovan Francesco Filangieri, cc. 188-198; ivi, 1798, Venditio annui introiti pro Giovan Francesco Filangieri, cc. 241-254; ivi, 1799, Mutuo, cc. 89-95; ivi, 1799, Quetatio, cc. 475-477), consente alla moglie di vendere il 5 luglio 1798 un capitale di 2.378. 47 ducati ad annue entrate al negoziante Nicola Aloggia di Bona per comprare la patente al figlio. 39 ASBN, bancale di banco del Banco di S. Giacomo e Vittoria, del 26 aprile 1799 di 1.000 ducati.

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«quando li detti Carlo e Roberto avranno ricevuto la soprannominata patente»40. Purtroppo la Frendel, per il precipitare degli eventi, e` costretta in seguito a non far rispettare la clausola da lei stessa imposta. Ritiratasi a Vico Equense, l’11 gennaio 1799, alla vigilia della tregua di Sparanise, e essendole finalmente pervenute le tanto attese patenti, concede ai governatori del Banco di S. Giacomo e Vittoria di pagare liberamente la somma, «stante l’impossibilita` di poter seguire il detto notamento»41 e quindi di non procedere alla concordata trascrizione dell’atto. Un anno dopo a Napoli scoppia la rivoluzione. La libreria Stasi si distingue per la vendita dei testi della nuova Costituzione42 e del «Giornale letterario di Napoli»43. Gabriele diviene membro della municipalita` cittadina44 e il cognato Francesco Santangelo e` chiamato nell’aprile 1799 a far 40

Ibidem. Ibidem. La polizza riporta, dopo la prima girata fatta a favore della duchessa di Roccaromana rimessa alla reale Giunta degli Eccellentissimi Generali di Cavalleria, «a complimento di ducati 6.370 per la causa contenuta nella fede del Banco dello Spirito Santo del 17 dicembre in testa del duca di ducati 1.170», una nota scritta dalla vedova del Filangieri: «Avendo ricevuto le due patenti enunciate nella sopraddetta girata mi contento io sottoscritta che li rescritti ducati 1.000 si paghino liberamente non ostante il vincolo opposto in detta girata, che non si pagassero se prima non fosse seguita il notamento alla margine del citato istrumento de 29 dicembre 1796 rogato per mano del regio Notaio Luigi Bozzaotra, stante l’impossibilita` di poter seguire detto notamento, e cosı` mi contento e do’ il pieno e assoluto mio consenso, che li suddetti ducati 1.000 si paghino liberi e espliciti senza aversi ragione delli due vincoli apposti in detta giunta e cosı` pagherete. Vico Equense, li 11 gennaro 1799». 42 Il Monitore Napoletano 1799, a cura di M. Battaglini, Napoli, Guida editore, 1974, p. 236: «al discreto prezzo di grana venti, non ostante, che sia in due lingue, e di sufficiente volume» si vendeva nelle librerie Stasi la Costituzione della Repubblica Francese una ed indivisibile pubblicata a Parigi il primo vendemmiale, l’anno quarto della Repubblica Ristampata la prima volta in Napoli con la traduzione italiana accanto, Napoli, 1799, nella stamperia Flautina. 43 Ivi, p. 322: «E` uscito il Volume CXV del Giornale letterario di Napoli. Si dispensa in Napoli al negozio di Michele Stasi, in Roma da Vincenzo Imperiali, ed in Firenze da Giuseppe Molini». Il periodico, fondato da Aniello Nobile nel 1793, era stato soppresso nel 1797. Probabilmente questo e` un fascicoletto singolo. Ancora ivi, p. 411 del Monitore, curato da M. Battaglini, e` la segnalazione libraria della traduzione del Candido di Voltaire edito presso la stamperia Flautina, proposta al pubblico dei lettori al prezzo di due carlini la copia. L’edizione pero` non fu realizzata. 44 M. Battaglini, Atti, Leggi, Proclami ed altre carte della Repubblica Napoletana 1798-1799, Catanzaro, Societa` Editrice meridionale, 1983, 3 voll. Ivi, a p. 1331 e` segnalato il nome di Gabriello Stasi come membro della Municipalita` del Cantone Masaniello. 41

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parte della repubblica come membro della commissione per la revisione della contribuzione45 insieme all’ex duca di Ielsi, Luigi Carafa, e a Domenico Mastelloni46. In quella stessa data si inaugura la Commissione legislativa, tra i cui membri e` scelto Michele Filangieri, fratello di Gaetano47. La vedova Carolina Frendel gode della protezione del Governo Provvisorio. Il ministro delle Finanze dispone che le sia rimessa la fede di credito del valore di 1.000 ducati, girata al Roccaromana, con la quale in data 11 gennaio 1799 aveva «interamente et in unica soluzione», contravvenendo alle clausole notarili, pagato gli altri 1.000 ducati48. 45

Sulla nomina del Santangelo cfr. C. De Nicola, Diario Napoletano, cit., I, p. 108. Tra le polizze bancarie vi e` una fede di credito di Francesco Santangelo, emessa durante la rivoluzione, che comprova la sua attiva partecipazione. Cfr. ASBN, g. b. BP, partita di 48 ducati, del 30 aprile 1799, m. 2830, pp. 378-379: «Al cittadino Francesco Santangelo ducati 48 e per esso alla Camera dei Conti Nazionali, in virtu` del retroscritto invito, e sono della fede di credito de 8 agosto 1798, che dice esserci di sopra: “Liberta`, Eguaglianza Cittadini Governatori ed Ufficiali del Banco del Popolo saprete come dal procaccio della Provincia di Otranto cittadino Andrea Lambiasi si rimisero per il procaccio numero 36 fedi di credito per il Vostro Banco nella somma di ducati 1.588 sotto il dı` 28 dicembre 1798, li quali fedi dal detto Percettore erano state girate all’infrascritto Cittadino Ippolito Porcinari Presidente delle Camera de Conti Nazionali per conto della tassa dell’ultima reclutazione spettanti a questa Repubblica, cioe` Fede de 8 agosto 1798 a pro` di Francesco S. Angelo di ducati 48 [...] e come restano da venire altre numero 27 stante 17 luglio a pro` di d. Tommaso Palmieri ducati 20 fede del 17 luglio 1798, e ne restano da venire altre numero 8 tutto dicembre 1798. E siccome le dette fedi si sono disperse nell’ufficio del procaccio percio` siete invitati che della detta somma ne facciate fedi di credito in testa della Camera de Conti Nazionali per indi passarsi al Comitato di Finanze, restando irrite e nulle le suddette fedi nel caso si rimettessero; atteso con decreto di questo sottoscritto giorno precedente istanza del Fisco nazionale in piedi di relazione del Cittadino Razionale del Banco Giannoccoli, e Catalano, a tale uopo fatto e` stato determinato. Salute e Fratellanza dalla Camera de Conti Nazionale. Ippolito Porcinari, Giuseppe Pucci, Gabriele Giannoccoli Razionale, Gaetano Cuomi Prorazionale. Visto del Fisco Nazionale in conto di credito». 46 Cfr. E. Tortora, Nuovi documenti per la storia del Banco di Napoli, Napoli, Bellisario, 1890, p. 358, in cui si segnala la creazione in data 22 maggio 1799 di una commissione per la vendita dei beni dell’Azienda Gesuitica ed Allodiale con lo scopo di coprire il vuoto dei banchi napoletani. Ne faceva parte Francesco Santangelo. 47 C. De Nicola, Diario Napoletano, cit. I, p. 108. 48 ASBN, Volume di bancale di banco del Banco di S. Giacomo e Vittoria del 26 aprile 1799: «Liberta`-Repubblica Napoletana-Governo provvisorio- Eguaglianza Napoli 5 Florile anno della Liberta` 24 aprile N.S. Il Ministro di Finanze a’ Governatori di S. Giacomo: Cittadini Vi si rimette una fede di credito del nostro banco della data de 5 settembre 1798 in testa di Francesco Salo` della somma di ducati 1.000 girata alla citta-

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3. Nella prima restaurazione: protezioni e investimenti Crollata la repubblica, Gabriele e` vittima della reazione e deve fuggire. I suoi beni sono sequestrati il primo luglio 1799 dalla regia corte49. Di lui si hanno notizie solo un anno dopo, quando, concesso l’indulto generale, lascia la localita` dove si era rifugiato e torna alla vita pubblica. Tre giorni dopo, ai primi di giugno 1800, nonostante le regie disposizioni, viene ugualmente arrestato50. La detenzione dura piu` di un anno: trasportato con altri detenuti all’isola di S. Stefano, viene poi ricondotto a Napoli. Mentre i suoi compagni di sventura sono imprigionati nell’isola d’Ischia, Gabriele e` trasferito nel quartiere della marina alla darsena, dove e` consegnato per reati civili al conte di Thurn51. Nel settembre dello stesso

dina Frendel Filangieri, ed a essa rigirata all’ex Duca di Roccaromana. Questa quantunque abbia in dorso tutte siffatte girate, pure la rinnoverete, e la metterete in testa alla suddetta cittadina Filangieri, perche´ di sua pertinenza, e perche´ ha cosı` disposto il governo. Salute ed Amicizia — Macedonio Ministro. Si conservi, e si esegui colle debite formalita` della Valle dalla Segreteria del Banco di S. Giacomo li 26 aprile 1799». 49 Il conto bancario di Gabriele Stasi e` registrato nel primo semestre 1799 del libro maggiore del Banco del Popolo ai fogli 10.372, 11.620, 11.621. Dal secondo semestre dell’anno 1798 e` riportata la cifra di 11.336. 1. 1 ducati, che aumenta da gennaio a febbraio del 1799 a 11.902. 1. 16. In seguito da marzo a giugno le entrate diminuiscono, e restano infine in cassa 9. 283. 9 ducati. Quando il conto e` dissequestrato nel 1801, l’importo e` di pochi ducati. 50 Le notizie sulla data dell’arresto non corrispondono. Cfr. C. De Nicola, Diario Napoletano, cit., I, p. 473, dove l’autore, soffermandosi sugli avvenimenti accaduti il dieci giugno 1800, scrive «Martedı`, 10 giugno 1800. La notte scorsa sono seguite molte carcerazioni di rei latitanti usciti, o per dir meglio, comparsi dopo la pubblicazione dell’indulto. Si contano tra questi Adamo Santella e il libraio Gabriele Stasi. Si dice che tanto si arrestavano perche´ citati non erano comparsi, e quindi non devono considerarsi come semplici latitanti. Cio` sara` vero, ma e` vero pure che l’indulto dispone di dover cessare le inquisizioni colla pubblicazione di quello». Il libraio, invece, afferma nella supplica destinata al Sovrano, che «pubblicato il Real Indulto de’ 30 maggio del passato anno 1800 ricolmo` di benedizioni la Vostra Augusta Persona, e la Real Famiglia, e mentre riposava sulla fede del Vostro Real Indulto fu tre giorni dopo dal medesimo per ordine del Direttor di Polizia in una notte arrestato» (cfr. ASN, Ministero della Polizia Generale, Parte prima, f. 135, fs. 142, cc. 2 nn.). 51 ASN, Ministero della Polizia Generale, Parte prima, cit.: «Condotto con altri sei prima nell’isola di S. Stefano, e poi mentre gli altri cinque furono mandati nell’isola d’Ischia fu esso condotto nel Quartier della Marina alla darsena e consegnato colla caratteristica di preso civile al Conte di Thurn ed ivi attualmente si ritrova».

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anno presenta appello, insistendo sull’omonimia con la famiglia De Stasio, coinvolta attivamente nella rivoluzione. Inoltre chiede che gli sia riconosciuto il conto bancario a lui intestato sul Banco di S. Maria del Popolo52. Nel marzo 1801 implora ancora la scarcerazione in nome del secondo editto regio emesso a favore di tutti i detenuti «per la materia di Stato»53. Finalmente, anche per il valido interessamento del cognato Francesco Santangelo che, per niente sfiorato dalla repressione borbonica, ha notevoli appoggi a corte54, il cavalier Ferrante gli concede nel settembre del 1801 di recuperare i diritti civili55. 52

Il Banco di S. Maria del Popolo rifiutava il pagamento delle fedi di credito intestate a Gabriele, confondendole con quelle dei fratelli de Stasio di Mugnano. Cfr. ASN, Fondo Amministrazione dei Beni dei Rei di Stato, Suppliche 1799-1800, f. 21, fs. 24; ivi, f. 67, I, fs. 230. Finalmente «a dı` 3 settembre del 1800 si scriva al Banco, che attesa la differenze delle persone dei Fratelli Stasio di Mugnano contro de quali trovasi ordinato il sequestro, si permetta che le polizze del Signor Gabriele Stasi liberamente paghino». Su Gennaro De Stasio cfr. ivi, f. 43. Ringrazio per la segnalazione Biancamaria Soprani. 53 ASN, Ministero della Polizia Generale, Parte prima, cit.: «Pubblicato l’ultimo nuovo Reale Indulto con cui la M.V. ha versato la Sovrana Clemenza sopra i rei tutti detenuti, e fino su di quelli, che si ritrovano condannati per truglio, credea l’oratore di poter godere de’ beneficj, tanto piu` che la sua vita presente, passata, ed anche in tempo dell’Anarchia e` stata come lo e` di suddito della M.V. fedelissimo; ma non ostante la lettura chiara e manifesta del Vostro Reale Indulto, non ostante la palese Clemenza della M.V., non ostante la sua innocente condotta, e l’insistenza continua che si fa dalla sua infelice famiglia al Direttor di Polizia, pure non ha potuto fino a questo punto sperimentare gli effetti della sovrana indulgenza». 54 La carriera legale dell’avvocato Santangelo nell’ultimo decennio del XVIII secolo era stata dedicata a un intenso lavoro di collaborazione con alcuni membri del ceto nobiliare, che lo interpellavano oltre che per perizie giuridiche anche per operazioni di mutuo. Nel dicembre del 1798, ad esempio, aveva concesso un prestito di 4.000 ducati a Vincenzo Ruffo, duca di Baranello, e a suo figlio Francesco, principe della Motta, che ritirarono l’importo presso il Banco del Popolo durante i mesi della rivoluzione. Cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 4.000 ducati estinta il 16 marzo 1799, m. 2808, pp. 557-561. Altri affari con la famiglia Ruffo continuarono nel 1801 tra il duca Vincenzo Ruffo e il fratello dell’avvocato Santangelo, il reverendo Carlo Andrea, per la vendita e l’acquisto di grano. Cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 600 ducati, del 2 gennaio 1801, m. 2903, pp. 56-57. Nel 1799 collaboro` con il governo rivoluzionario insieme a Luigi Carafa, duca di Ielsi, maestro ed elemosiniere della Gran Loggia napoletana controllata dal Naselli. Cfr. C. Francovich, Storia della massoneria in Italia, cit., p. 348. 55 La notizia si ricava dal conto di Gabriele presso il Banco di S. Maria del Popolo. Il cavalier Ferrante coadiuvato dall’uditore Passarelli concede «per quanto e` della mia ispezione» di sbloccare il conto e di eseguire i pagamenti. Cfr. ASBN, g. c. BP, polizza di 24 ducati, del 25 agosto 1800, m. 2856, p.744.

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Ben diversa esperienza vive il fratellastro Giovan Battista Aiello che, piu` anziano e avanti negli anni, deve affrontare da solo e in momenti particolarmente difficili il peso delle librerie Stasi, dalla custodia e difesa dei depositi, al mantenimento della cognata durante l’esilio e la prigionia di Gabriele. Un divario esisteva fra i due gia` negli anni che precedettero la rivoluzione, come si puo` riscontrare dalla differente diffusione dei libri piu` richiesti del momento: l’Istoria del Vertot e la Repubblica Romana del Beaufort. Il primo testo in vendita nella bottega curata da Giovan Battista, l’altro ripetutamente acquistato da Gabriele presso il collega Gregorio Lieto56. Una diversita` generazionale quella tra Gabriele e Giovan Battista, che deve essere stata forte e incisiva. L’uno partecipa al grande evento del 1799 con spirito entusiasta, come era da attendersi da un giovane che aveva respirato le idee riformiste del padre, senza per altro trascurare il quotidiano gioco del lotto57. L’altro, per le diverse esperienze familiari e personali, per le tante fatiche svolte durante gli anni al servizio del patrigno, per l’attenzione con cui ha seguito gli affari delle botteghe, non dimentica, neanche durante i giorni piu` critici della rivoluzione, di tutelare il buon nome della ditta. Soprattutto ha a cuore la stampa e la conservazione di quell’opera iniziata da Michele Stasi, il Dizionario degli uomini illustri, per la quale ha provveduto anche al lavoro di associazione. Nell’aprile del 1799 paga il socio Pompeo Patrelli e salda i conti, che ascendono alla cifra di 8.183. 3 ducati. In tale importo sono inclusi le spese per il fitto del magazzino, dove era stata messa a deposito l’intera edizione del Dizionario, quelle per l’acquisto delle risme di carta comprate da Pasquale Ruggiero, i costi per la rilegatura dei volumi, e gli introiti raccolti a nome della societa` interessata alla pubblicazione58. 56

Su R. Vertot, Istoria delle rivoluzioni accadute nel governo della Repubblica Romana, cit., vedi G. Giarrizzo, Louis de Beaufort, cit., in particolare pp. 369-373. 57 ASBN, g. c. BP, partita di -2.2 del 2 settembre 1800, emessa l’11 aprile 1799, m. 2863, p.1010. 58 ASBN, g. b. BP, partita di 90. 2. 1 ducati, del 5 ottobre 1799, m. 2853, p. 327-328: «A Giovan Battista Aiello ducati 90. 2. 1 fede del 17 aprile 1799 li pagate al signor d. Pompeo Patrelli sono a complimento di ducati 8.183. 3 atteso li mancanti ducati 8.092. 53 gl’ha ricevuti da me nella seguente maniera, cioe` ducati 6.760. 36 con diversi pagamenti per l’istesso vostro Banco, ducati 36. 65 da me pagati della pigione fin oggi del

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Nel 1801 Gabriele, Francesco Santangelo e Pompeo Patrelli, moralmente obbligati nei suoi confronti e grati dell’impegno assunto nel tutelare il lavoro editoriale, lo ammettono come socio in una quota di mezzo carato messa in vendita da un sottocaratario, «per dargli un attestato della nostra riconoscente amicizia per le cure che egli ha` messo nella conservazione e regesto dell’opera nel magazzino»59. Nel versamento fatto da Gabriele a favore del fratello e` riassunta brevemente la storia editoriale del Dizionario degli uomini illustri. La societa` era stata fondata nel 1791 dall’«ottimo» Michele Stasi, da Pompeo Patrelli e dal marchese Ottavio Avena. Era stata divisa in dieci quote, ogni quota del valore di 410 ducati, avendo investito una cifra di 4.100 ducati. In seguito nella quota del marchese erano subentrati Francesco Santangelo e Giovan Battista Aiello. Il maggiore azionista rimaneva il Patrelli per cinque carati e mezzo; due carati e mezzo spettavano agli Stasi, uno al Santangelo e l’altro all’Aiello. Negli accordi scritti nel loro «albarano» Michele aveva concesso ai soci la facolta` di avere dei sottocaratari, a condizione «pero` non fosse tenuto [...] a riconoscerli come tali, e percio` non fosse obbligato a dar lor conto di cio` che ha` rapporto con la societa`»60. Al termine della stampa il Patrelli aveva avuto richiesta da parte di un suo sottocaratario, «interessato per un mezzo carato ossia per una vigesima parte»61, di vendere la sua azione. I soci interpellati, per liberarlo da tale «incomodo», avevano acconsentito di acquistare a loro nome la quota, e di assegnarla a Giovan Battista «benche´ non eroghi capitale»62. Il Magazzino dove e` rimasta la Edizione del Nuovo Dizionario Storia degl’Uomini Illustri; ducati 187. 42 per risme 110, e quinterni 5 carta realella alla ragione di 1. 70 la risma, comprata da Pasquale Ruggiero con notata fede del Vostro Banco in data de 28 settembre 1798; ducati 108. 10 per ligatura di tomi 6.757 alla ragione di ducati 1. 60 il cento, e i rimanenti ducati 1.000 in numero 20 fedi di credito di ducati 50 l’una dello stesso vostro banco e colla stessa data della prima fede di credito da me oggi consegnatagli. E tutti li suddetti ducati 8.183. 3 sono in conto delle spese da esso fatte nella stampa del suddetto Nuovo Dizionario Storico degli Uomini Illustri tradotto dal francese che da me se ne fa l’associazione e sono anche l’introito da me fatto sino alla presente giornata per conto ed ordine della societa` interessata in detta stampa del Dizionario suddetto». 59 ASBN, g. c. BP, partita di 220 ducati, del 23 novembre 1801, m. 2918, p. 410. 60 Ibidem. 61 Ibidem. 62 Ibidem.

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prezzo della mezza azione era stato inizialmente di 205 ducati, al momento della rivendita e` salito a 330 ducati, pagati in parti uguali da Gabriele, Pompeo Patrelli e Francesco Santangelo. I rapporti tra i soci sono sempre ottimi. Gabriele concede spesso piccoli prestiti al Patrelli, sicuro della rendita che gli proviene dalla vendita dei libri63. La certezza dei profitti lo indurra`, infatti, ad assicurarsi nel tempo il monopolio editoriale del Dizionario. Quando nel dicembre 1805 la societa` si scioglie, Gabriele liquida i soci. Al Patrelli paga la cifra di 280 ducati: l’importo include il saldo di tutti i conti e la consegna a suo beneficio dei volumi appartenenti alla porzione del socio64. Nel 1806 e` la volta di Giovan Battista. Gabriele gli versa in tutto 580 ducati a saldo di 880: con tale somma si chiudono tutte le spettanze rimaste in sospeso tra loro per l’edizione dell’opera, e riceve 108 tomi dispari toccati in porzione al fratello al prezzo di grana 10 l’uno e 144 copie complete65. Dopo pochi giorni Gabriele giunge ad un accordo anche con il Santangelo e fissa la quota spettante al cognato sull’edizione napoletana del Dizionario Storico. Lo liquida con la somma di 1.007. 18 ducati. Entra cosı` in possesso di 125 tomi dispari, ceduti a 10 grana l’uno, e di 168 copie per un prezzo di 6 ducati la copia66. Altri librai e rinomati stampatori, vittime della reazione borbonica, non superarono altrettanto facilmente l’esperienza rivoluzionaria. Costretti all’esilio, lasciarono le famiglie in gravi situazioni economiche, subendo anche il sequestro dei beni, in particolare quello degli strumenti di lavoro. Antonia Torino, ad esempio, moglie di Domenico Sangiacomo nel settembre 1800 si associa a Raffaele e Michele Trilicio per tentare di comprare la stamperia un tempo gestita dal marito, ubicata a S. Giuseppe dei Ruffi. I diritti sull’impresa tipografica risalivano ai fratelli Pietro, Giuseppe e Stefano Bianchi, che per mancanza di liquidita` li 63

ASBN, g. c. BP, partita di 20 ducati, del 1 dicembre 1803, m. 2970, p. 335: «sono un grazioso impronto da restituirmi esso Pompeo su le prime somme dei sue spettanze che introitero` dalla rendita ed esecuzione dell’opera Dizionario Storico degli Uomini Illustri 8 tomi 28 Napoli». 64 Ivi, partita di 10 ducati, del 21 dicembre 1805, m. 3021, p. 945. 65 Ivi, partita di 13 ducati, del 13 maggio 1806, m. 3024, p. 785. 66 Ivi, partita di 378.1 ducati, del 7 maggio 1806, m. 3028, p. 858.

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avevano ceduti a Vincenzo Montuoro. Questi, per recuperare la somma di 1.064 ducati, era stato costretto a vendere la stamperia a Francesco Mazzarella Farao, che aveva anticipato soltanto 200 ducati, senza saldare il resto dell’importo. Messa sotto sequestro, la tipografia era stata ceduta a Marco Mazzarella, ben presto anch’egli incarcerato per debiti. Si era ricorso nuovamente alla custodia giudiziaria anche quando la piccola impresa era esercitata da Domenico Sangiacomo. Nell’aprile del 1799 Vincenzo Montuoro aveva accettato dal Sangiacomo la cifra di 309 ducati in «carte e polizze bancarie». Per il credito che ancora vantava, ottiene in data 8 agosto il diritto di farsi consegnare merce per il valore corrispondente al debito. Mentre lo scrivano della causa si recava nell’officina insieme a due periti, il Migliaccio e l’Orsini, i Trilicio e la signora Antonia «con le loro preghiere» ottengono dal titolare la vendita della tipografia. «Vincenzo, compassionando lo stato infelice della suddetta Antonia Torino, moglie di Sangiacomo assente, carica di numerosa famiglia» decide di non proseguire nella causa iscritta presso la regia corte e accondiscende a un pagamento rateale in sei annualita` all’interesse del 6%67. Diverse difficolta` economiche dichiara, invece, Giuseppe Campo, figlio di Donato, che lamenta una perdita di profitti a causa del moto rivoluzionario. Il 14 agosto 1800 la prima ruota della Regia Camera aveva accolto il ricorso di Donato Campo che chiedeva di non pagare l’importo dell’«estaglio» per l’affitto della stampa dei diari e calendari, beneficio che gli era stato riconosciuto dalla Segreteria di Stato e di Azienda per la cifra di 155 ducati fin dal febbraio 179668. Secondo i 67

ANDN, notaio Michelangelo Vignola, 1800-1801, cc. 72-78, Emptio Typographiae pro d. Michaele et d. Raphaele Trilicio, et Magnifica Antonia Torino. 68 Per il diritto di privativa, accordatogli dalla regia Camera, Donato Campo pianifica fin dal febbraio 1796 il lavoro di stampa. Stipula, infatti, un atto con Gennaro Reale, qualificatosi come «stampatore di caratteri», cfr. ANDN, notaio Michelangelo Vignola, Conventio inter d. Donatum Campo et Ianuarium Reale, 18 febbraio 1796, cc. 26v-32v. Per rispettare gli impegni, che prevedevano la stampa e la vendita entro il 1796 dei calendari dell’anno seguente, Gennaro Reale gli fornisce la carta necessaria al prezzo di 10 carlini la risma. A partire dal gennaio 1797 il Reale deve consegnare e vendere i calendari acquistati dal Campo al prezzo di 12 carlini la risma. Se restano invenduti, li restituira` al Campo che gli versera` 20 carlini per ogni risma invenduta, «perche´ non deve stampare esso Campo carta superflua piu` del bisogno del regno». Il calendario dei lavori prevede che ad aprile si avvii l’opera di stampa, e che prosegua settimana per settimana, di modo che anche il fornitore consegni la merce settimana dopo settimana. L’accordo con Gen-

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giudici le «perdite sofferte» durante la rivoluzione del 1799 giustificavano una tale decisione. Il Campo, infatti, aveva dichiarato nel suo esposto «che per l’invasione de’ Francesi, e per la Rivoluzione accaduta fu obbligato da detti Francesi, e sedicenti Patriotti abbruggiare tutti gli Diarj, e Calendarj che aveva stampati, senza che ne avesse venduto neppur uno»69. In verita` e` difficile credere che a meta` gennaio 1799 lo stampatore non avesse smaltito una merce messa in vendita fin dagli ultimi mesi del 1798. Piu` accreditata sembra l’ipotesi di un bonifico operato dalla regia corte per compensare i conti tra le entrate annue dei 155 ducati e i crediti rivendicati. Nel luglio 1801, infatti, Donato Campo era ancora in attesa d’incassare la somma di 380 ducati per la stampa di numerosi editti e per i cataloghi curati per la biblioteca reale70, in piu` rivendicava altri 270 ducati per i lavori svolti presso la medesima biblioteca, la cui risoluzione era pendente presso il Supremo Consiglio delle Finanze dal 1798. Nel 1804 l’«estaglio» non risulta versato. Il figlio Giuseppe deve ancora essere pagato per la stampa dei vari dispacci al prezzo di 193 ducati e per «l’attrasso» di pensione concessagli, nonche´ per altre commesse di lettere circolari71. Giuseppe Campo nel 1804 insiste per naro Reale si rinnova ancora nel 1801, cfr. ANDN, notaio Michelangelo Vignola, Conventio inter d. Donatum Campo et Ianuarium Reale, cc. 26-32. Su Donato Campo cfr. A.M. Rao, Mercato e privilegi: la stampa periodica, in Editoria e cultura a Napoli, cit., pp. 173-200; Id., La stampa francese a Napoli negli anni della rivoluzione, in «Me´langes de l’Ecole Franc¸aise de Rome. Italie et Me´diterrane´e», 102, 1990, pp. 469-520. 69 Ibidem. 70 ASN, Regia Camera della Sommaria, Ordinamento Zeni, f. 159, fs. 24. La cifra di 380 ducati comprende: il lavoro di Donato Campo per aver stampato 4.400 esemplari dell’editto pubblico, inviati a tutte le universita` del Regno, circa l’esibizione delle polizze emesse dalla Repubblica napoletana per il prezzo di 44 ducati; la stampa di 2.600 ordini, trasmessi a tutte le universita` del Regno, relativi al transito delle truppe per i rispettivi luoghi, e l’importo di 300 note, relative ai giorni, nei quali si reggeva il Tribunale della Regia Camera nell’anno 1801 al costo di 36 ducati; la pubblicazione di molti cataloghi, e di altre stampe occorse alla biblioteca reale, tra le quali quelle presentate al sovrano dai bibliotecari Andrea Belli e Antonio Perrotta in data 15 maggio 1800, al costo di 300 ducati. 71 Ibidem. La cifra di 195 ducati include le spese per 4.600 bandi riguardanti l’esibizione di certificati delle compere dei beni dei luoghi pii al prezzo di 36.80 ducati; le spese per le note delle giornate di tribunale nella Regia Camera per l’anno 1802 al prezzo di 26 ducati; le spese per le stesse note relative all’anno 1803 al prezzo di 26 ducati; le spese per 5.600 editti circa le comunicazioni spedite alle universita` al prezzo di 44. 80 ducati;

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ottenere dal tribunale della Regia Camera la liquidazione del conto paterno72. La solidarieta` familiare e` di grande aiuto materiale e morale per Gabriele durante il periodo dell’esilio e della detenzione. Giovan Battista, nonostante le preoccupazioni per le malferme condizioni di salute della consorte, Colomba Portanova, ospitata dal cognato Matteo Proto ad Atrani nella vana speranza di un qualche miglioramento dovuto al cambiamento di clima73, non trascura di provvedere al nucleo familiare del fratello74. Dopo la riabilitazione, con la protezione e assistenza di Francesco Santangelo, Gabriele si inserisce nuovamente nel circuito delle operazioni di cambio tra Vasto e Napoli. Per risparmiare su alcune spese disdice il contratto per il deposito di libri, preso in affitto dal marchese della Petina, al vico degli Zuroli75, e trasferisce la residenza per un anno «alla salita dell’arco della Mirella propriamente di rimpetto i Padri Benedettini»76. In seguito, si avvicina con l’abitazione all’avvocato Santangelo,

le spese per 2.500 editti circa l’esibizione delle polizze repubblicane al prezzo di 22 ducati; le spese per 2.800 editti circa i contratti fatti nell’anno 1803 per vettovaglie nel mese di maggio; le spese per 2.500 copie di dispacci circa la distribuzione delle forze armate nel regno al prezzo di 15 ducati. Il Campo vantava ancora 250 ducati per la pensione accordatagli dal sovrano e 100 ducati per le commesse di stampa di calendari relativi ai giorni in cui si teneva tribunale della Regia Camera e lettere circolari stampate. 72 Ivi, f. 159, fs. 24: Conto del Magnifico D. Donato Campo affittatore della stampa de’ Diarj, Calendarj ed ogni altra cosa astronomica, eccetto il notiziario del Regno dell’anno da primo gennaro per tutto dicembre 1798. La liquidazione di Donato Campo risaliva al 1798 ed era stata rivendicata dal medesimo presso la prima ruota della Regia Camera in un lungo memoriale, allegato alle carte del razionale Pietro Antonio Molinari fin dal 1801. Disperse purtroppo le carte, tracce dei suoi presunti crediti sono segnalate nella liquidazione che il figlio Giuseppe pretende dal tribunale. La protezione regia, comunque, non gli viene mai meno: nel 1805 la «Gazzetta Civica Commerciale», diretta da Giuseppe Campo, e` scelta come strumento d’informazione dei tribunali di Napoli per reclamizzare le aste pubbliche. Cfr. ASN, Ministero della Polizia generale, Parte prima, f. 125, fs. 105. 73 ASDN, Processetti Matrimoniali, Matrimonialia inter Ioannem Paptistam Ajello et Catharinam Gatta, anno 1804. Nel certificato di morte della prima moglie di Giovan Battista, allegato al processetto matrimoniale, si legge che Colomba Portanova era morta nel 1801 in casa del cognato Matteo Proto ad Atrani per apoplessia ed ivi era stata sepolta. 74 Durante i mesi di latitanza, Giovan Battista provvede ai versamenti per l’affitto di casa di Gabriele ed altre spese necessarie al nucleo familiare del fratello. 75 ASBN, g. c. BP, partita di 18 ducati, del 23 dicembre 1801, m. 2919, p. 523. 76 Ivi, partita di 26. 3. 6 ducati, del 10 novembre 1802, m. 2942, p. 618.

Gabriele Stasi

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che, trasferitosi dalla zona di S. Biagio dei Librai, aveva trovato alloggio al largo delle Pigne a Foria, al numero civico 89, in un ampio appartamento di proprieta` dell’Accademia di Scienze e Belle Lettere. Gabriele sceglie come residenza, dapprima, un appartamento sito nel «palazzo grande» di proprieta` di Domenico de Ruggiero, ubicato sulla strada maestra sopra la Salute77, e poi un «appartamento nobile» locatogli da Girolamo Quattromani78. La casa di stile rustico, ricavata sopra una masseria, offre molti servizi: «suppigno», rimessa, stalla e ha una stanza a forma di torre79. Vi rimane fino al 1807, quando compra una proprieta` agricola a Casoria. Proprio gli immobili rappresentano i suoi costanti investimenti. Per alcune incaute operazioni svolte dal fratello della moglie Gaetano Galise, Gabriele, temendo un sequestro che avrebbe vanificato i prestiti concessigli, acquista nel 1804, al prezzo di 1.255 ducati, una casa del cognato sita al quartiere Pendino, al numero 13 del vico Canalone della Fontana delle Serpi, alle spalle della Vicaria80, ristrutturata dal mastro Francesco Massa. Parte della somma, circa 170 ducati, era stata anticipata da Gabriele81; altri 150 ducati erano stati presi a prestito da Gioacchino Altobelli all’interesse del 6%82. Non solo il Galise non aveva pagato la prima rata del prestito e degli interessi, ma si era fatto coinvolgere in un contenzioso giudiziario. Aveva subaffittato a suo nome ad Antonio Carabatta un’abitazione di proprieta` del Monastero di S. Maria Visitapoveri senza esservi autorizzato. Altri, ricorrendo alla forza, avevano occupato l’appartamento e Gabriele aveva dovuto saldare di tasca propria il risarcimento preteso dal Carabatta83 e il prestito dell’Altobelli. Vantando tali crediti dal cognato, in seguito gli detrae l’importo dall’acquisto della casa. 77

Ivi, partita di 19. 15 ducati, del 30 ottobre 1804, m. 2991, p. 594. Ivi, partita di 3 ducati, del 23 dicembre 1806, m. 3036, p. 643. 79 Ivi, partita di 37 ducati, del 14 gennaio 1806, m. 3024, p. 80. 80 Ivi, partita di 8 ducati, del 3 gennaio 1804, m. 2977, p. 24. L’immobile e` elencato e brevemente descritto nell’inventario dei beni di Gabriele in ASN, Processi Antichi, Pan` segnalato come un «casotto consistente in un antruono e tre detta Corrente, f. 2261. E piani superiori, acquistato da Gaetano Galise ceduto dal medesimo con mobili esistenti nella casa e casino». 81 Ivi, partita di 11. 2 ducati, del 3 settembre 1802, m. 2947, p. 33. 82 Ivi, partita di 30 ducati, del 26 agosto 1803, m. 2969, pp. 9-10. 83 Ivi, partita di 22 ducati, del 5 aprile 1803, m. 2953, p. 852. 78

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Prosegue intanto l’attivita` libraria ed editoriale. Il 17 marzo 1802 monsignor Gervasio, arcivescovo di Capua e presidente del Cappellano Maggiore, rinnova le risoluzioni regie del 1786, confermando le prammatiche precedenti in materia di stampa, e aggiunge «nuove norme per impedire ogni abuso in tal materia»84. Mentre lentamente riprende la vita culturale del Regno, e si riaprono le accademie85 e i gabinetti letterari86, il settore editoriale, nel timore di incorrere in gravose sanzioni, non da` segni di ripresa. Nei primi mesi dell’anno, un tema importante scuote il dibattito culturale: il trattato chimico ed economico sopra i vini scritto da Jean Antoine Chaptal, membro dell’Istituto Nazionale di Parigi. L’opera, tradotta dal francese, e` inserita nel tomo ottavo delle Memorie per i curiosi di agricoltura e di Economia rurale87. L’interesse per la chimica aveva gia` indotto Gabriele nel settembre 1801 ad acquistare dai fratelli Hermill88 il testo originario in francese della chimica del Fourcroy89. La sensibilita` nel cogliere gli argomenti piu` dibattuti del momento lo induce nel 1804, un anno dopo la pubblicazione dei Precetti Grammaticali curati da Donato Sarnelli90, a promuovere la ristampa presso i Flauto di un altro testo di Francesco Soave Istradamento all’esercizio delle traduzioni, lavoro gia` curato dalla ditta nel 1788, e proposto in vendita al pubblico nella sua bottega91, come si legge sul frontespizio. La circolazione del mercato librario stimolata dalla nascita della bi-

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BNN, «Gazzetta Napoletana Civica Commerciale», n. 1, 22 maggio 1802, p. 2. Ivi, p. 4, dove si segnala l’apertura dell’accademia in casa del Barone Francesco Mollo. 86 Ivi, n. 8, 15 giugno 1802, p. 60: «Si riapre il Gabinetto Letterario al terzo piano del Palazzo del Duca di Casamassima ai SS. Cosmo e Damiano». 87 Ivi, n. 2, 25 maggio 1802, p. 11. 88 ASBN, g. c. BP, partita di 12 ducati, del 28 settembre 1801, m. 2919, p. 215. 89 ´ le´ments d’histoire naturelle et de chimie, Paris, Cuchet, 1794; Id., Syste`me A. F. Fourcroy, E des connaissances chimiques, Paris, Baudauin Levrault, 1801. Cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 12 ducati, del 28 settembre 1801, m. 2919, p. 215. 90 BNN, «Gazzetta Napoletana Civica-Commerciale», n. 69, 27 agosto 1803. 91 F. Soave, Istradamento all’esercizio delle traduzioni in seguito alla grammatica delle due lingue italiana, latina di Francesco Soave con un piccolo trattato della versificazione latina, e italiana, in Napoli, MDCCLXXXVIII, per Vincenzo Flauto, con licenza de’ superiori, presso Michele Stasi. 85

Gabriele Stasi

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blioteca reale, e affidata alla guida del marchese Taccone92, risolleva notevolmente l’economia della ditta. Gabriele Stasi e` tra gli editori il piu` interpellato: svolge servizi di ogni genere, dalle operazioni di cambio librario93 alla fornitura di testi stranieri94, al trasporto dei volumi prove` il maggior creditore della regia biblionienti dai monasteri soppressi95. E teca. Nel giugno 1805 vanta la cifra di 5.950 ducati per libri venduti, rispetto ai quasi 1.300 del Porcelli e ai circa 800 dei fratelli Marotta. In considerazione di tale impegno, culturale ed economico, quando nella riunione della giunta del 20 gennaio 1803 e` avanzata la proposta di selezionare persone idonee a svolgere mansioni di contatti con il pubblico96, viene assunto Gaetano Aiello, figlio di Giovan Battista, con la qualifica di custode della biblioteca reale. Lo stipendio iniziale e` di 15 ducati mensili, con un’ulteriore gratifica in occasione delle festivita` pasquali e natalizie. Dall’agosto 1805 la paga e` aumentata a 24 ducati mensili97. Anche le raccolte librarie private, da tempo assenti sul mercato, forse nella speranza di essere acquistate dalla regia giunta della biblioteca pala-

92 V. Trombetta, Storia della Biblioteca Universitaria di Napoli dal Viceregno Spagnolo all’Unita` d’Italia, Napoli, Vivarium, 1995, pp. 96-100. 93 Ivi, p. 99n. 94 Ivi, p. 100. Cfr. anche ASBN, g. c. BP, partita di 445 ducati, del 24 settembre 1802, m. 2945, p. 179. 95 Cfr. V. Trombetta, Storia della Biblioteca Universitaria di Napoli, cit., p. 99. 96 BNN, Manoscritti, IX AA 43. Nel verbale del 20 gennaio 1803 si sottopone alla regale attenzione che, «dovendosi aprire la biblioteca al pubblico uso, vi occorrono delle persone, che prendano, portino, e rimettono i libri che si schederanno dagli studiosi. Si e` considerato, che a tal maneggio i piu` atti sono i libraj, i quali per la pratica che hanno di libri sanno con facilta` trovarli dove sono, e riporli nel loro ordine. Si e` considerato, che prendendo delle persone d’una classe superiore difficilmente si piegherebbero a montar, e smontar dalle scale, come il servizio richiede; e prendendole d’inferiore, mancherebbe loro la capacita` necessaria. Si e` quindi conchiuso di proporre a S.M. per tale servizio d. ` da Gaetano Manfredi, d. Gaetano Stasi, d. Gabriele Porcelli col titolo di custodi». E notare che i nomi proposti sono quelli di figli di librai e che Gaetano in un primo momento si e` preferito segnalarlo col cognome dello zio, avendo Michele Stasi concesso il doppio cognome a Giovan Battista Aiello. 97 Ibidem. Gaetano Aiello subira` un processo per malversazione, mentre l’altro fratello Giuseppe chiedera` anch’egli di essere assunto presso la biblioteca reale. Cfr. Salfi tra Napoli e Parigi, cit., p. 132n.

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tina, sono nuovamente offerte in vendita98. Tralasciato del tutto il settore creditizio, che aveva assicurato negli anni Novanta del ’700 un proficuo cespite, Gabriele indirizza ora gli investimenti verso l’acquisto di due biblioteche private. La prima, la preziosa raccolta del marchese Bernardo Targiani, e` comprata al prezzo di 3.000 ducati, come registrato nei protocolli del notaio Andrea Cinque99. La seconda gli viene ceduta dagli eredi del giudice di polizia Pasquale Martinez, che alienano «le scansie dei libri paterni, vari riparti, due stipetti di noce ed uno piu` picciolo con marmo bigio al di sopra» per 430 ducati100. Per la sua esperienza Gabriele e` chiamato anche a inventariare la collezione di incunaboli esistenti presso la biblioteca del duca di Cassano Serra, risalenti al XV secolo, di cui stampa un catalogo a Napoli nel 1807101. Il tenore economico raggiunto dalla famiglia consente a Gabriele, nel settembre 1803, di sposare la sorella Maria Luigia con Nicola Lanzilli della terra di Moio, in provincia di Salerno102, assegnandole una dote di 4.000 ducati, di cui 2.000 come dono personale. L’altra meta` era stata destinata dal padre nel testamento con una precisa clausola: 1.500 ducati quale dote di paraggio, cosı` come aveva stabilito anche per le altre due figlie, Flavia e Maria Rosaria, e un lascito di 500 ducati per aumento di 98

F. Luise, La memoria perduta: le librerie in vendita, in «Quaderni dell’Archivio Storico del Banco di Napoli», Napoli, Giannini, 1998, pp. 79-99. 99 ANDN, notaio Andrea Cinque, 15 aprile 1803, Emptio pro d. Gabriele Stasi, cc. 59v-61; ASBN, g. c. BP, partita di 328 ducati, del 30 settembre 1805, m. 3019, p. 423 e ivi, partita di 102 ducati, del 14 ottobre 1805, m. 3017, pp. 411-412. 100 ASBN, g. c. BP, partita di 328 ducati, del 30 settembre 1805, m. 3019, p. 423; ivi, partita di 102 ducati, del 14 ottobre 1805, m. 3017, pp. 411-412. 101 Catalogo delle edizioni del sec. XV esistenti nella Biblioteca del Duca di Cassano Serra. Cfr. V. Trombetta, Storia della Biblioteca Universitaria di Napoli, cit., p. 107n. 102 La famiglia Lanzilli e` originaria di Moio, in provincia di Salerno. Annunziato Lanzilli aveva soggiornato a Napoli, ma non aveva mai interrotto i legami con i congiunti. Nel 1796 commissiona a Gaetano e Raimondo Belli, «artefici marmorari», un baldacchino di marmo per la Chiesa Madre della terra di Moio, sotto il titolo di S. Veneranda. Il lavoro iniziato ad ottobre doveva, secondo gli accordi registrati in presenza di un regio notaio, terminare entro dicembre dello stesso anno nella loro bottega. Il prezzo convenuto era 10 ducati d’anticipo e altri trenta durante i lavori a piacere del committente. Una dettagliata descrizione del disegno e del materiale da utilizzare e` in ANDN, notaio Michelangelo Vignola, 1796, Conventio inter D. Cajetanum et D. Raymundum Belli et D. Annuntiatum Lanzulli, cc. 133-135.

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capitale103. Pochi mesi dopo, nel dicembre 1803, colloca nel monastero dei santi Bernardo e Margherita l’ultima sorella Maria Giuseppa novizia corista, con una dote di 1.000 ducati104.

4. Nel decurionato cittadino (1806-1808) Politica ed economia non sono mai disgiunte nella storia della famiglia Stasi. L’arrivo a Napoli nel 1806 delle truppe francesi e l’adesione di Francesco Santangelo e di Gabriele ai programmi proposti dai napoleonidi e` l’occasione di un nuovo trampolino di lancio della libreria. Fino al 1808, anno della sua morte, mentre e` sindaco della citta` Michele Filangieri, Gabriele e` membro del decurionato cittadino. Francesco Santangelo, invece, e` nominato in data 5 settembre 1806 consigliere dell’Intendenza di Napoli105. Ufficio che regge per breve tempo; nel 1809 diviene membro del tribunale di Prima Istanza106 e anche uno dei quindici componenti della Camera di Disciplina degli avvocati di Napoli107. 103

ANDN, notaio Michelangelo Vignola, 22 settembre 1803, Capitula Matrimonialia, cc. 91-99v; nel 1804 gli sposi acquietano lo Stasi firmando un atto di rinuncia da parte di Maria Luigia a favore di Gabriele, ivi, notaio Michelangelo Vignola, 6 febbraio 1804, Quetatio pro Gabriele Stasi, cc. 108-117v. 104 ASBN, g. b. BP, partita di 100 ducati, del 5 gennaio 1804, m. 2986, pp. 14-17. 105 ASN, Leggi e decreti originali, f. 2, c. 328. Insieme al Santangelo sono nominati consiglieri anche Domenico Mastelloni e Onofrio Sersale. 106 BASN, Almanacco Reale dell’anno MDCCXC, Napoli, nella Stamperia del Corriere, p. 321-322. Si legge a p. 325 che alla prima sezione, dove risiedeva abitualmente il presidente, spettavano le questioni «riguardanti i pareri de’ parenti, le interdizioni, le immissioni in possesso de’ beni degli assenti, l’autorizzazioni delle mogli per causa di assenso o di rifiuto de’ loro mariti, la riparazione degli errori negli atti dello stato civile, ed altre della stessa natura e quelle che interessano il governo, li Comuni e i pubblici stabilimenti, non escluse altre cause civili». 107 Ivi, p. 328. La Camera di disciplina degli avvocati di Napoli fu istituita con la legge del 15 luglio 1809 per esercitare la censura sulla condotta degli avvocati, per prevenire e conciliare tutte le controversie che sorgevano in materia del loro esercizio tra essi e i loro clienti, per esporre il proprio giudizio nei casi di mancata conciliazione, quando sorgevano difficolta` nel tassare le spese giudiziarie, per il compenso dovuto agli avvocati e ai patrocinatori, per difendere gratuitamente i poveri, per concorrere all’esame e approvazione dei legali, «per rappresentare tutto il loro ordine in cio` che riguarda gli interessi comuni».

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Ancora una volta sono le residenze a denunciare il livello sociale raggiunto. Gabriele, desideroso di ampi spazi e di aria piu` salubre, coglie una favorevole occasione e acquista all’asta una masseria a Casoria, di proprieta` di Nicola Maria Mormile, duca di Castelpagano, e del figlio Ottavio, duca di Campochiaro, ministro di Casa Reale e consigliere di Stato, da anni clienti del Santangelo. I Mormile, per «accrescere e vantaggiare» i loro beni con l’acquisto di qualche fondo, approfittano di una serie di leggi emanate nel 1806, secondo le quali sono messi in vendita dieci milioni di effetti dell’Azienda allodiale, dei luoghi pii, benefici e badie. Ai compratori e` data facolta` di pagare i tre quarti del prezzo con partite di arrendamenti e frutti arretrati e l’altro quarto in denaro contante. Non avendo disponibile la necessaria liquidita`, Nicola Mormile chiede ed ottiene dalla regia corte di poter vendere la masseria di Casoria, posta sotto fidecommesso dall’avo, il barone Orazio De Luca, per acquistare le tenute di Albertini e Cacciabella, apprezzate per 246.400 ducati. La proprieta` in localita` detta il Campo a Casoria, ha un’estensione di 41 moggia e mezzo di terreno, di cui due e mezzo ad uso di giardino. Oltre ai terreni e` inclusa anche una casa «palaziata con cellaro, cantina e tre bassi per comodi rurali ed un appartamento nobile a due braccia posto a fronte della Regia Strada», valutati dal regio tavolario Francesco Romano per 23.415 ducati. Gabriele Stasi, venuto a conoscenza, forse tramite il Santangelo, che c’e` la possibilita` di entrare in possesso della masseria, il 5 febbraio del 1807, davanti al notaio Michelangelo Vignola, presenta la sua offerta e stipula un atto con i Mormile, impegnandosi a pagare il prezzo fissato dal regio tavolario. Nell’accordo viene precisato che, qualora la masseria sia ceduta ad altri, resta assicurata allo Stasi la vendita della casa, che gli e` «donata» al prezzo di 320 ducati, da pagare «entro quattro mesi in danaro libero ed esplicito, senza interessi e senz’altro pretendere»108. Due giorni dopo, presente sempre lo stesso notaio, il libraio napoletano concede a Nicola Mormile un prestito di 2.000 ducati senza interessi da saldare entro un mese in moneta liquida109. La ` somma e` destinata all’acquisto delle tenute di Albertini e Cacciabella. E 108

ANDN, notaio Michelangelo Vignola, 1807-1808, 5 febbraio 1807, Conventio, cc.

1-4v. 109

Ivi, 7 febbraio 1807, Mutuo, cc. 5-9v.

Gabriele Stasi

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evidente la finalita` del prestito. Poiche´ Gabriele ha presentato la sua offerta per l’asta, i 2.000 ducati saranno detratti dalla somma stabilita per l’acquisto. Nell’eventualita` che le cose vadano in maniera diversa, potra` rivalersi sui primi versamenti del nuovo acquirente. Il 28 febbraio entra finalmente in possesso della masseria, acquistata per 23.430 ducati, e stipula l’atto di compravendita presso il notaio Vignola con le seguenti condizioni di pagamento. Al momento di registrare l’atto Gabriele versa per decreto del regio tavolario 240 ducati, da pagarsi a 7. 20 ducati annui, e la cifra di 6.000 ducati in contanti, comprensivi dei duemila gia` concessi a mutuo. Entro quattro mesi, senza interessi, paghera` in tre rate di duemila ciascuna, altri 6.000 ducati e, un mese dopo, ancora senza interessi e in una sola volta, 4.430 ducati. Il resto dell’importo, circa 6.480 ducati, dovra` saldarlo entro due anni in piu` rate, sulle quali in caso di mora paghera` l’interesse del 5%110. Purtroppo Gabriele Stasi godra` per poco tempo, circa un anno, l’esperienza di una vita in campagna. Muore ai primi di agosto del 1808. Al notaio Orazio de Stefano111, mandato urgentemente a chiamare, detta le ultime volonta`, secondo l’impostazione testamentaria del padre112. Appellandosi anch’egli al «carissimo cognato», l’avvocato Santangelo, lo prega, «per l’amore che sempre ne ha portato», di assumersi il peso della tutela dei suoi tre figli Ferdinando, Angelina e Michelina. Anche altri due membri della famiglia sono scelti come tutori, con esplicito riferimento all’erede universale Ferdinando, minorenne: sono Anna Maria Visconti, madre di Gabriele, e la giovane vedova Chiara Galise. Nel testamento Gabriele manifesta il suo affetto per Giovan Battista, il fratello uterino, riconfermando le disposizioni del padre attinenti alle librerie. Impone «con legge pero`, che debba prestare la sua assistenza, come la sta attualmente prestando nelle sue librerie, fino a che piacera` a detto suo erede Ferdinando»113. Con altrettanto affetto dispone a favore di Rosa Aiello la 110

Ivi, 28 febbraio 1807, Compra di masseria, cc. 18-28. Il documento notarile e` allegato all’atto di preambolo presentato alla Vicaria. Cfr. ASN, Processi Antichi, Pandetta Corrente, f. 2310, Acta preamboli quondam Gabrielis Stasi Acquario D. Fazio, cc. 2-4v. 112 ANDN, notaio Pasquale Rinaldi, 1794, Testamento, cit. 113 ASN, Processi Antichi, Pandetta Corrente, f. 2310, Acta preamboli quondam Gabrielis Stasi, cit. 111

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cifra di 500 ducati, perche´ costituiscano la dote al momento delle sue nozze. All’altro nipote Gaetano Aiello, «in grazia di Giovan Battista suo padre»114, condona le somme che gli deve. Non dimentica gli altri congiunti: la vedova, a cui concede, qualora non voglia convivere con il figlio Ferdinando, un vitalizio di 300 ducati annui, la zia Teresa, a cui offre l’opportunita` di vivere anch’ella separata dall’erede, con un ulteriore lascito di venti carlini annui, ne´ la sorella, ora suor Maria Concetta Stasi, monaca professa nel monastero dei santi Bernardo e Margherita, che deve ricevere ogni anno 90 ducati come vitalizio. Anche per il caro amico Donato Gigli ha un affettuoso pensiero: gli regala l’opera sulla Grecia che si trova in suo possesso. Soprattutto non tralascia di segnalare il debito che ha con il cognato Santangelo per la cifra di 700 ducati, «quali sono notati nelli libri di suo negozio». Per la sepoltura si affida alla volonta` degli eredi. Il testamento, registrato in data 11 agosto, e` consegnato dal notaio in quattro copie. Il 19 agosto e` avviata richiesta di preambolo alla Gran Corte della Vicaria. In un primo momento e` nominato procuratore dei tutori designati l’avvocato Vincenzo Scacchi115. In seguito i tutori eleggono come loro procuratore Felice Santangelo, figlio dell’avvocato Santangelo116 e, seguendo alla lettera le disposizioni testamentarie, affidano l’intera amministrazione delle librerie a Giovan Battista, «ripromettendosi dalla conosciuta onesta`, proibita` e religione di detto Giovan Battista tutto il vantaggio e il bene dei pupilli»117. Per disposizione del giudice D’Andrea, con decreto del 27 agosto 1808, si da` inizio all’inventario delle librerie Stasi, che si conclude nel mese di dicembre. Giovan Battista, al termine di circa 200 carte di accurata trascrizione118, appone la sua firma, dichiarando in virtu` di consegna fattami dai signori Francesco Santangelo, D. Anna Maria Visconti, e D. Chiara Galise di tenere presso di se´ tutti 114 115 116 117 118

Ibidem. Ivi, c. 10. Ivi, c. 11. Ivi, c. 8. Ivi, cc. 12-247.

Gabriele Stasi

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li libri di negoziato di esso signore Stasi rimasti nella sua eredita`, e descritti nel notamento fatto dal Signor D. Ambrogio Fazio, Attuario della causa coll’intervento de’ tutori suddetti, in conformita` del decreto interposto dal signor giudice D’Andrea a’ 27 agosto 1808 e col mio intervento qual’Amministratore destinato da tutori medesimi, per proseguire il negoziato de’ libri suddetti. E in 119 obbligo di darne conto sempre che a tutori suddetti parera` e piacera` . Purtroppo, dopo aver proceduto all’inventario generale dei beni, e` necessario avanzare una nuova istanza presso la Vicaria. Gravi difficolta` economiche incombono sulla famiglia Stasi: e` urgente versare in contanti entro febbraio 1809 la rata di 3.070 ducati al duca di Castelpagano per la masseria di Casoria. Il pagamento stesso e` vincolato da alcune clausole notarili, che prevedono di girare l’importo a nome del duca a favore della regia corte. Nel gennaio 1809 i tutori sono in grado di pagare a Raimondo Pisacane, vicario generale del duca di Campochiaro, solo 700 ducati120. Timorosi di un sequestro sui beni del minorenne Ferdinando, propongono alla regia corte di vendere una parte dei terreni della masseria, di alienare tempestivamente annue entrate, o di contrarre nuovi mutui121. Come si sia sviluppata la vicenda immobiliare non e` dato sapere. Le fonti sono mute al riguardo, ma non e` azzardato ritenere che vi siano stati momenti di grossi impegni finanziari. Nel 1810 Giovan Battista Aiello, fedele amministratore dei beni del nipote Ferdinando, denuncia ancora le difficolta` che deve affrontare, dichiarando all’amico Francesco Saverio Salfi: «trovasi il mio spirito angustiato da tante sciagure un dopo l’altra, che dovrei farvene un catalogo, che vi annojerebbe sicuramente, ma spero narrarvelo a voce, subito che avero` il contento di abbracciarvi»122. 119

Ibidem. ANDN, notaio Michelangelo Vignola, 1807-1808, Compra di masseria, cit. A margine iniziale dell’atto e` scritto che i tutori di Ferdinando Stasi versano, in data 27 gennaio 1809, 700 ducati dei 3.078 dovuti per l’ultima rata del prezzo della masseria. 121 ASN, Processi Antichi, Pandetta corrente, f. 2261, Pro tutoribus D. Ferdinando Stasi. 122 BNN, Carteggio Salfi, ms. XX 98, c. 22, Napoli, 10 Agosto 1810: Giovan Battista ringrazia il Salfi della lettera ricevuta per le condoglianze della morte della madre Anna Maria Visconti, vedova di Michele Stasi. Ivi, ms. XX 98, c. 22, Napoli 17 giugno 1814, lettera in cui Giovan Battista continua il dialogo col Salfi circa la possibilita` di ottenere un impiego a Napoli. Nonostante le premure di Francesco Santangelo e la protezione del 120

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In verita` niente aveva fatto presagire «un tale sconcio»123. La politica economica della ditta Stasi, durante la gestione di Gabriele, era proseguita sulle orme del padre: gli investimenti, certamente consigliati dal cognato Francesco Santangelo, erano stati incanalati verso strumenti di credito, come dimostrano quelli gia` indicati a favore di famiglie di illustre lignaggio, quali d’Avalos e Leonessa, da anni clienti dell’avvocato, o altri a favore del regio Senato per la vendita di azioni della Lotteria regia124. Solo in seguito a circostanze familiari, il libraio si era ritrovato proprietario di un fabbricato nella capitale, mentre era stato un passo azzardato, ma giustificato dalla protezione politica di cui godeva, l’acquisto della masseria in campagna. Gabriele Stasi aveva riposto ogni impegno esclusivamente nella realizzazione di un consistente patrimonio librario. Purtroppo la generale assenza di liquidita`125 e i numerosi crediti non riscossi dal padre126,

ministro dell’Interno il libraio consiglia all’amico di rientrare in patria per meglio conseguire il suo «intento». Gli offre ogni disponibilita`: «Per ora non posso indicarvi l’abitazione che sono per trovarvi. Mi dispiace moltissimo di non potervi offrire la mia, giacche´ mi trovo strettissimo; del resto allorche´ giungerete qui, dirigetevi a dirittura nella mia solita casa sita al vico de’ Majorani numero 43, dove vi riposerete per qualche giorno, per poi passarvene all’alloggio che vi avro` trovato». 123 ASN, Processi Antichi, Pandetta corrente, f. 2261. 124 Oltre che dall’inventario il credito a favore del regio Senato e` testimoniato dalla polizza bancaria in ASBN, g. c. BP, partita di 125 ducati, del 14 dicembre 1803, m. 2970, p. 360. 125 Cronica e` l’emergenza della liquidita`. Fin dai tardi anni ’90 del XVIII secolo i banchi napoletani sono costretti a far stampare una maggiore quantita` di fedi di credito, ossia di moneta cartacea. Cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 8 ducati, del 10 gennaio 1798, m. 2766, p. 42: «ducati 6 a Gaetano Raimondi per la solita regalia che a lista di spesa si e` pagata in fine di ogni anno per l’obbligo tiene somministrare il color nero e l’olio di lino alle officine del Fedista e Notatore in fede, per li bolli ed altri ducati 2 sono per un compenso che se gli da’ in questo anno, in cui ha dovuto somministrare quantita` maggiore delli descritti generi per l’eccessivo numero delle fedi di credito e per le notate fedi che nelle passate emergenze sono occorse». 126 ASN, Processi Antichi, Pandetta Corrente, f. 2261. Ambrogio Fazio elenca sotto la voce dei crediti nell’Inventario de’ beni rimasti nell’eredita` del fu Gabriele Stasi alcune cedole del valore di 2.000 ducati pervenuti dalla liquidita` di alcune partite di arrendamento della Farina di Romer, del Sale dei Quattro fondaci e altri della regia Dogana di Puglia; un capitale di 320 ducati, con gli interessi annui di 13. 33 ducati dovuti dal duca di Rodi con l’assegnamento sui fiscali di Miola; 32 ducati di canone annuo per censo attivo su un capitale di 1.000 ducati sopra un territorio paludoso sito nel circondario presso il

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divenuti nel tempo oggetti di vertenze legali presso la Vicaria127, avevano aggravato la situazione.

5. L’eredita` di Gabriele Stasi: libri e debiti Sfogliando l’inventario dei beni lasciati in eredita`, trascritto dal notaio Pasquale Rinaldi128, la cui famiglia curava da tempo gli interessi del libraio, troviamo conferma che l’andamento di vita degli Stasi era dignitoso, privo di eccessi, ispirato ai toni di un’esistenza modesta e riservata. Nelle residenze urbane ed extraurbane si trovano tracce di un decoroso tenore sociale e di una intima religiosita`. In due pagine il notaio riassume l’elenco del mobilio disposto in ogni stanza e della biancheria conservata negli armadi. Di certo non mancano articoli di lusso nell’abitazione napoletana, come le cristalliere con suppellettili di cristallo, i lampadari anch’essi di cristallo, i servizi di porcellana, e gli orologi da tavolo. Un parato a righe «color paglino» adorna le pareti della stanza adibita a galleria, mentre trenta quadri, alcuni di soggetto paesaggistico ed altri con immagini di santi, abbelliscono le mura della casa. La disposizione dei vani lascia intuire l’ampia disponibilita` dell’alloggio destinato ad accogliere numerose persone: ad eccezione della sala,

ponte della Maddalena; un credito di 1.129 ducati con l’interesse annuo di 45. 10 ducati dovuto dal regio consigliere di Stato Giuseppe Zurlo; un credito di 500 ducati con interessi annui di 37. 50 ducati dovuti da Nicola Pollio; un capitale di 600 ducati con gli interessi annui di 24 ducati dovuto dal monastero di S. Maria del Carmine di Bovino; un capitale di 500 ducati con gli interessi annui di 22. 50 ducati annui prestato a Rosa Maldacea; la cifra di 300 ducati dovuti dal principe di Supino; il mutuo di 10.000 ducati concesso con gli interessi annui di 500 ducati, aumentati in seguito a 650 agli eredi del marchese del Vasto; infine un mutuo di 125 ducati al regio Senato di Napoli per l’acquisto di alcune azioni della Lotteria regia. 127 Nell’elenco dei crediti inventariati si legge che erano stati avviati vari contenziosi giudiziari alla Gran Corte della Vicaria presso il mastrodatti Ambrogio Fazio. Le cause vertevano sulla restituzione del capitale di 500 ducati concesso a Nicola Pollio con gli interessi annui di 37. 50 ducati; su un’altra somma di 600 ducati con gli interessi annui di 24 ducati al monastero di S. Maria del Carmine a Bovino, e sul capitale di 500 ducati con gli interessi annui di 22. 50 ducati prestato a Rosa Maldacea. 128 ASN, Processi Antichi, Pandetta Corrente, f. 2261.

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dell’anticamera, della galleria e della cucina, lettini di ferro e materassi, forse per le necessita` degli apprendisti o degli ospiti, sono disseminati dovunque, nella camera da letto, nei due stanzini e nell’anticucina. Anche gli armadi di varie dimensioni e i bauli contengono gli attrezzi di casa, dalle posate ai pezzi di rame, dalla biancheria ai cuscini. Un corredo domestico non sfarzoso, ma ben conservato. Rustica appare la casa di campagna, arredata sobriamente. Nelle sei stanze di cui e` composta, vi sono solo nove quadri, niente cristalliere, ne´ parati. I servizi sono due: uno di terracotta e un altro di porcellana, adibiti ad uso giornaliero. Armadi e letti abbondano. Le due residenze hanno in comune la presenza di una cappella privata, che in citta` e` situata nell’anticamera e in campagna nella prima stanza dell’abitazione. Entrambe sono fornite di tutto il necessario per celebrare messe: camici, pinete, calici, patene e candelabri d’argento. Quella di citta`, descritta piu` ampiamente, e` senza dubbio la piu` ricca nel corredo e negli arredi sacri. Una convincente risposta circa le cause della deficitaria economia della libreria Stasi la si trova proprio nelle carte dell’inventario, che rivelano come tutti i prestiti, concessi negli anni ’80 e ’90 del XVIII secolo dal padre di Gabriele, non erano mai stati riscossi. Era ancora in corso di giudizio presso la Vicaria civile la rivendicazione di due crediti, quello di 500 ducati da riscuotere da Nicola Pollio e quello di 600 ducati dal monastero del Carmine, invece presso il Sacro Regio Consiglio la vertenza riguardava un credito di 500 ducati, concesso a Rosa Maldacea129. Un’altra riflessione sulle condizioni economiche della famiglia Stasi e` possibile dedurre dalla contabilita` delle librerie. Visionando con attenzione gli ultimi fogli dell’inventario, dove sono trascritti i testi accantonati nei magazzini130, e` possibile constatare con sorpresa le smisurate pile dei volumi delle edizioni stasiane rimaste invendute.

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Ibidem. Ricordiamo che i locali, nel corso del tempo trasformati da abitazione privata a vani destinati alla conservazione dei volumi, situati nelle strade prossime alla libreria, erano il magazzino ubicato nel vico dei Maiorani al primo piano del numero civico 43, adattato a tale scopo alla fine degli anni ’90 del XVIII secolo e l’altro al secondo piano al vico degli Zuroli. 130

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Nei depositi risultano conservate anche numerosissime copie di opere di cui la ditta si era assicurata l’esclusiva delle vendite. Nelle librerie di S. Gregorio Armeno erano esposti al pubblico volumi italiani, francesi, inglesi e una selezionata rassegna di incunaboli, proposti in un’unica copia, raramente in piu` di un esemplare. Nei locali di custodia erano accumulate decine di testi, che evidentemente non avevano suscitato interresse nei lettori. L’elencazione evidenzia un particolare importante: tra i libri in giacenza spiccano proprio quelle edizioni in cui Michele Stasi aveva maggiormente profuso, con dedizione e orgoglio, professionalita` imprenditoriale, impegno finanziario e energie culturali, ottenendo apprezzamenti dagli operatori del settore e dagli intellettuali ` il caso dei libri di tema religioso, come quelli di sant’Aldell’epoca. E fonso Maria de’ Liguori, di cui rimanevano addirittura 2.000 tomi dell’Apparecchio alla morte pubblicato in 24o131, 1.200 della Messa strapazzata ancora di sant’Alfonso132, 1.600 della Vita devota di san Francesco di Sales133, 1.200 dei Devotissimi esercizi134. Sorte non diversa, come rileviamo dall’inventario, avevano avuto gli scritti letterari accumulati nei depositi: 1.060 tomi dell’Ortografia del Facciolati135, 1.000 dell’Ortografia Latina del Cellario136. Anche i testi classici sono presenti con 700 copie di Cornelio Nepote137, o altri volumi di grande interesse politico e economico, quali 710 de La pubblica felicita` del Palmieri138, 500 dell’Altieri, in tre tomi di tema filosofico139, e persino 700 del Catechismo del Fleury140. Identico destino per le edizioni curate da Gabriele. Alla data del 1808 risultano invenduti 1.000 volumi del Cervellino intitolati Guida alle Universita` del

131 132 133 134 135 136 137 138 139 140

ASN, Processi Antichi, Pandetta Corrente, f. 2261, c. 247r. Ibidem. Ivi, c. 242 v. Ivi, c. 245 r. Ivi, c. 241 v. Ivi, c. 245 r. Ivi, c. 239 v. Ivi, c. 246 v. Ivi, c. 237 r. Ivi, c. 240 v.

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regno141, 500 del Dizionario degli uomini illustri142, 1.300 della Grammatica geografica del Gordon143. Della Scienza della Legislazione, lo scritto a cui Michele e Gabriele avevano dedicato molti anni della loro attivita` libraria e del quale si erano assicurati l’esclusiva da Carolina Frendel, restavano 400 esemplari nei depositi, di cui l’inventario non indica il numero dei tomi144.

Grafico 3 – Produzione editoriale dal 1760 al 1804.

141 142 143 144

Ivi, Ivi, Ivi, Ivi,

c. c. c. c.

245 239 245 240

r. v. v. r.

Capitolo VI La circolazione libraria

Non e` stato possibile reperire la corrispondenza commerciale della ditta Stasi. Le uniche fonti idonee a ricostruire l’ampia rete di circolazione libraria avviata da Michele fin dall’inaugurazione della bottega, e continuata dal figlio Gabriele, sono i cataloghi di vendita a stampa, l’inventario stilato dal notaio Pasquale Rinaldi nel 1808 per l’erede Ferdinando Stasi, e le polizze dei versamenti rinvenuti sui loro conti e trascritti sui giornali copiapolizze del Banco di S. Maria del Popolo. Per corredare il negozio di letture d’ogni genere e accrescere le scorte, Michele utilizza diversi canali d’acquisto che, nonostante la varieta` delle merci offerte, mostrano un’indubbia complementarita` con gli indirizzi tematici e le scelte culturali dell’editore. Le vie del libro seguono, infatti, percorsi privati ristretti all’ambito urbano e al circuito del mercato dell’usato, o itinerari internazionali che spaziano dai piu` attivi centri culturali della penisola al triangolo commerciale Francia, Svizzera e Olanda, per toccare persino le coste dell’Inghilterra. In questi casi il libraio necessita della figura di un mediatore, sia che si tratti di un semplice amico e conoscente, oppure di grandi ditte straniere, famose per il monopolio della distribuzione libraria. Gli Stasi non privilegiano alcuno dei due sistemi di approvvigionamento, anche se l’apertura al mercato transalpino risale intorno alla meta` degli anni ’70, mentre la strategia per incrementare il capitale si colloca negli anni ’50-’60 attraverso l’acquisto delle raccolte private, messe in vendita dai

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possessori e dai loro eredi, o affidate alle aste pubbliche per intervento dei tribunali regi1.

1. Il mercato del libro usato Il settore librario e` in costante ascesa fin dall’inizio del secolo per la penetrazione e la diffusione attraverso la stampa delle teorie illuministiche, e prosegue ininterrottamente fino agli anni ’90, quando per la crisi politica e la depressione economica della monarchia borbonica si avvia verso un lungo periodo di ristagno. Riprende a pieno ritmo nel decennio francese: l’esigenza di partecipare a una vita culturale sia pure subordinata ai gusti di una letteratura straniera e la richiesta delle traduzioni e della divulgazione delle nuove norme legislative consentono alla fabbrica del libro di avviarsi nuovamente verso la ripresa. Durante il XVIII secolo esponenti autorevoli dei gruppi sociali piu` elevati, che necessitano di nuove e piu` dinamiche entrate per sostenere in modo adeguato i simboli esteriori del loro ceto, si inseriscono nel circuito della vendita libraria. Costretti a perpetuare il prestigio della famiglia e a rispettarne le volonta` testamentarie, non volendo rinunciare alla dignita` del loro rango, pressati dai debiti, immettono sul mercato le raccolte librarie accumulate per generazioni e si trasformano in mercanti di libri. Il duca di Marzano Domenico Lagni, organizza un vero e proprio commercio di testi francesi, inviando a Parigi il giovane Carlo Vespasiano per gli acquisti. Al suo rientro a Napoli, rimessi tutti i volumi nelle mani del duca, Giuseppe Palomba, agente del Lagni, li fa visionare da Michele Stasi. «Visti, rivisti, considerati e contati al numero di settecentocinquantadue, giusta la nota da me sottoscritta, e della loro qualita`, bonta`, prezzi e numerazione me ne sono chiamato e chiamo ben contento»: cosı` dichiara nella polizza di pagamento il negoziante, che versa a Costantino Vespasiano, padre di Carlo2, i 475 ducati concordati. 1 F. Luise, La memoria perduta: le librerie in vendita, cit. Sulle raccolte librarie cfr. M. I. Palazzolo, Le raccolte librarie private nel Settecento romano, in «Roma moderna e contemporanea», Roma, 1966, pp. 561-576. 2 ASBN, g. c. BP, partita di 427 ducati, del 25 maggio 1765, m. 2073, pp. 341-342.

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Non sempre, pero`, il commercio dei libri e` una scelta volontaria: in caso di controversie o d’indebitamento, infatti, i consiglieri regi che curano i procedimenti giudiziari indicono pubbliche aste delle raccolte librarie, testimoniando come le biblioteche di famiglia siano parte integrante del patrimonio3. Cosı` e` il tribunale a convocare i librai, per affidar loro l’incarico di stimare, elencare e vendere i testi. Nell’agosto del 1774 il regio consigliere Salvatore Caruso affida a Michele Stasi la vendita della libreria di Girolamo Maria Sersale, duca di Cerisano, nipote del cardinale Giuseppe Spinelli e plenipotenziario della Corte di Napoli presso lo Stato Pontificio4. Il libraio si riserva di esibire, di volta in volta, la nota delle vendite e solo quando trovera` gli acquirenti, presentera` il rendiconto completo. Nell’ottobre del 1782 e` ancora impegnato a versare al Caruso parte dei profitti e a segnalargli altri volumi5 che rimangono «in suo potere». Attraverso canali ufficiali e ufficiosi si possono conoscere le vendite imminenti. La diffusione delle notizie avviene tramite i bandi emessi dal tribunale della Vicaria, che segnalano al pubblico la necessita` di mettere all’asta parte di un patrimonio, in cui sono inclusi anche beni librari. Ma l’informazione e` soprattutto orale, e le notizie provengono da clienti e amici che operano negli uffici pubblici non lontano dal rione dei librai: sono avvocati che si riforniscono puntualmente presso le botteghe, ufficiali del Monte dei pegni dei banchi pubblici, o membri della stessa famiglia interessata alla vendita. Sia l’acquirente che il venditore traggono profitto dal meccanismo del procedimento. Il libraio, attratto dalla convenienza dei prezzi, sui quali e` praticata una percentuale di sconto dai privati, dopo un accurato controllo della lista inventariata, ottiene quasi sempre un’ulteriore detrazione per la ricorrente ingiustificata scomparsa di alcuni testi segnalati nell’elenco. Il privato, invece, e` pungolato dall’esigenza di reperire denaro in contante per soddisfare impegni assunti e 3

ANDN, notaio Leonardo Marinelli, 1748, cc. 402-410: Gualtiero Paterno`, figlio del marchese Ludovico, luogotenente della Regia Camera della Sommaria, nel 1748 si rifiuta di firmare il documento di successione fino a quando il fratello maggiore Lorenzo, giudice della Gran Corte della Vicaria, ed erede del titolo nobiliare, non acconsentira` all’inventario dello studio e della libreria paterna. 4 R. De Maio, Religiosita` a Napoli, cit., p. 198. 5 ASBN, g. c. BP, partita di 60 ducati, del 13 ottobre 1782, m. 2303, pp. 158-159.

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accetta di convertire i beni librari in moneta, sopportandone consapevolmente le perdite. I personaggi che ricorrono alla vendita del patrimonio librario sono membri di famiglie benestanti, esponenti dell’aristocrazia, alti funzionari dello Stato, ecclesiastici impegnati sul piano culturale e politico, avvocati e giudici, detentori d’ingenti beni soggetti a vincoli legali, e che devono prontamente saldare debiti o sostenere con decoro il loro livello sociale. L’esordio degli Stasi nel mercato del libro usato e` databile 1756, quando Gregorio acquista da Marianna Fiorentino per 51 ducati «alcuni libri e lo scangro»6 e prosegue, in modo saltuario, fino alla prima meta` degli anni ’70, epoca in cui Michele scioglie la societa` realizzata con il padre. Poco prima della scomparsa di Gregorio, gli Stasi investono nell’acquisto di «libri ereditarj»7 venduti dagli eredi Roselli, e di due raccolte librarie, che a stento riescono in seguito a saldare. La prima e` quella del defunto duca di Polignano, Gregorio Lieto, che il figlio Filippo nel 1773 affida a un’asta pubblica8 per ricavare nuove entrate e sostenere alcune spese, come i lavori di ristrutturazione del palazzo avito in via Toledo9. Il desiderio di riscattare il loro passato di poveri lavoratori, costretti a trasferirsi nella capitale da Polignano, loro terra d’origine, induce gli Stasi a sopportare ogni sforzo e far fronte faticosamente al prezzo fissato di 830 ducati. La raccolta, in verita`, era stata stimata dal libraio Stefano Elia per 773. 3 ducati, ma pur di assicurarsela Gregorio e Michele depositano prontamente 300 ducati presso il regio consigliere Salvatore Caruso. Quando, in data primo maggio 1773, se l’aggiudicano insieme allo «stiglio», concordano di pagare i rimanenti 530 ducati entro sei mesi. 6

Ivi, partita di 51 ducati, del 30 luglio 1756, m. 1445, p. 902. Ivi, partita di 30 ducati, del 7 novembre 1761, m. 1625, p. 593-594. Gli Stasi spesero 334 ducati, pagati ai fratelli Gennaro, Antonio, Guglielmo, Anna e Francesca Roselli e a Nunzia Ippolita, coeredi di Bartolomeo Roselli. 8 Ivi, partita di 270 ducati, del 5 ottobre 1773, m. 2026, p. 153 pagata a Rosa Lieto, moglie del defunto duca Gregorio; ivi, partita di 80 ducati, dell’11 agosto 1774, m. 2063, pp. 1-2; ivi, partita di ducati 200, p. 6 pagati al Monte del fu Scipione Caracciolo di Ciarletta; ivi, partita di 180 ducati, del 24 luglio 1775, m. 2069, del 7 luglio 1775, m. 2077, p. 971 pagati a Filippo Lieto. 9 L. Catalani, I palazzi di Napoli. Ristampa dell’antica e rara edizione del 1845, Napoli, Colonnese, 1968, p. 72. 7

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Nel mese di settembre dello stesso anno, «ad estinto di candela», cioe` alla asta, comprano per 730 ducati la libreria con gli «stigli di legname» appartenuta a Giovanni Ferraro, messa in vendita dall’erede fiduciario Filippo Sabatini d’Anfora. Le difficolta` economiche suggeriscono di anticipare solo 600 ducati e di chiedere una dilazione nel pagamento, che il Sabatini accorda per la malleveria prestata a loro favore dal finanziatore Michele Selvaggi. Un biglietto di cautela firmato dall’amico e il buono di circa dieci ducati, corrispondente al valore «di alcuni libri presosi da detta libreria il detto Sabatini»10, appagano il venditore, che ricevera` la somma solo nel 1780. Michele nel 1775 riprende ad acquistare libri usati, ricorrendo alle segnalazioni di comuni amici, come avviene per i volumi del defunto Nicola Iommelli, vendutigli dal fratello Ignazio, religioso agostiniano11. Dall’aprile 1779 al gennaio 1780, godendo del ruolo di governatore nella congregazione di S. Biagio dei Librai, sfrutta a proprio vantaggio le sfavorevoli circostanze di alcuni colleghi e acquista i fondi librari delle loro «dismesse» botteghe. Investe cosı` circa 68 ducati presso gli eredi del libraio Michele Guarracino12 e ben 200 presso Domenico Terres, che gli rivende quanto e` rimasto del negozio di Stefano Elia13. Nuove conoscenze e altre potenti protezioni gli consentono in seguito di incanalare le scelte verso raccolte librarie, specializzate in testi giuridici o di diritto canonico. Una fitta rete di relazioni unisce con un filo, apparentemente invisibile, i nomi dei possessori delle raccolte librarie acquistate da Michele e da suo figlio Gabriele. La complessa trama delle vicende si snoda non solo attraverso le comuni esigenze di trovare liquidita` finanziaria, ma ancora una volta si ricollega a quei personaggi che, per prestigio e per influenza, favoriscono l’attivita` della ditta Stasi. A sottoporre all’attenzione di Michele la vendita delle biblioteche private dell’arcivescovo Serafino Filangieri e quella del vescovo di Mottola monsignor Ortiz Cortes, ambite per l’eccellenza dei defunti possessori e per l’importanza del loro impegno religioso e culturale, non puo` essere stato

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ASBN, g. c. BP, partita di 37 ducati, del 18 settembre 1780, m. 2205, p. 221. Ivi, partita di 57 ducati, del 2 gennaio 1775, m. 2067, p. 140. Ivi, partita di 68. 1. 5 ducati, del 16 aprile 1779, m. 2200, p. 300. Ivi, partita di 200 ducati, del 5 gennaio 1780, m. 2219, p. 64.

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che il canonico Salvatore Ruggiero, ben introdotto nei circoli giansenisti napoletani. Nel 1784, infatti, Giovan Francesco Filangieri e` tutto preso dai lavori di costruzione del suo nuovo palazzo, i cui progetti e disegni, nonche´ le note delle spese sostenute, sono conservati presso gli atti del notaio Donato Antonio Cervelli, legale di fiducia della famiglia. Per queste incombenti necessita` il principe non esita a cancellare ogni traccia degli interessi culturali del casato, vendendo per la modica cifra di 205 ducati i libri raccolti dallo zio Serafino14. Nel 1791, Michele compra per 112 ducati le «robbe» e i libri di monsignor Ildefonso Ortiz Cortes, uno dei massimi esponenti anticurialisti napoletani, al quale Vincenzo Troisi aveva dedicato l’opera Nel conflitto secolare fra la Potesta` secolare e l’Autorita` Ecclesiastica Regole di Obbedienza, pubblicata a sue spese insieme ai librai francesi Hermill15. Versa l’importo a Gabriele Saccares, che lo deposita presso la Camera di Santa Chiara nell’ufficio delle vacanze e degli spogli16. Con l’inserimento del genero Francesco Santangelo nel 1779 nella famiglia Stasi si presenta al libraio anche la possibilita` di introdursi nelle vendite di librerie legali, appartenenti a personaggi che gravitano nell’ambiente giudiziario. Michele, dopo cinque anni dal matrimonio della figlia Flavia, nel registrare presso il notaio Tommaso Summonte l’atto di rinuncia della giovane coppia all’eredita` degli Stasi, giustifica con le eccezionali qualita` del genero l’assegnazione della dote direttamente agli sposi e non ai parenti del Santangelo, come previsto dai capitoli matrimoniali: «avendo conosciuto l’abilita` di esso Francesco, che il medesimo fa dell’acquisto non solo colla professione legale, ma anche col negozio, percio` mi sono contentato pagarli ad essi signori coniugi, escludendo essa madre e fratello»17. Elogio che pubblicamente ripetono negli atti testamentari sia Michele che il figlio Gabriele, quando lodano le «cure» manifestate da Francesco 14

Ivi, partita di 205 ducati, del 14 luglio 1784, m. 2336, p. 1250. Cfr. V. Troisi, Nel conflitto fra` la Potesta` secolare e l’Autorita` Ecclesiastica, cit.; D. Ambrasi, Il clero napoletano del 1799 tra rivoluzione e reazione, cit. 16 ASBN, bancale BP, di 118. 55 ducati, del 12 maggio 1791. 17 Ivi, g. c. BP, polizza di 618 ducati, del 25 settembre 1784, m. 2355, pp. 175-176. 15

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verso le loro famiglie. Un comportamento pieno di sollecitudine, di premurosa e solerte attenzione e` senza dubbio quello del Santangelo, che lo spinge a tutelare anche gli interessi della ditta Stasi. Si impegna a fondo nel coinvolgere i parenti della moglie nelle sue attivita`: durante gli anni della carriera forense raccoglie notizie sulle vendite delle raccolte librarie con i cui possessori defunti ha avuto stretti legami professionali. Non e` certamente un caso che nel 1780 Michele spenda 200 ducati per acquistare dalla vedova Gaetana de Curo «una libreria legale usata»18, di cui si ignorano prezzo ed elenco dei libri. E sono ancora librerie legali quelle vendute dagli eredi degli avvocati Tarsia, Parisi e Bisogni, comprate da Michele in quegli anni. Sempre nel 1784 sono messi in vendita i libri ereditari dell’avvocato Simeone Tarsia19, costati allo Stasi 145 ducati. Nonostante l’asse ereditario, a causa della presenza di minori, fosse affidato all’amministrazione del regio «razionale», Giovan Battista Boccacciari, Gaetano Tarsia, figlio primogenito del defunto avvocato, e fratello di Alessandro, procuratore di Giuseppe Maria Spinola, duca di Galatina, chiede di intervenire sui beni paterni. A sua difesa dichiara che «oggi piu` che mai esso Gaetano ha bisogno di molto denaro per talune sue urgenze»20. Anche altre librerie legali sono cedute dagli eredi di autorevoli e impegnati uomini di legge. Per 1.680 ducati Maria, Serafina e Cassandra Parisi, figlie dell’avvocato Ignazio, consegnano al libraio i volumi apprezzati dal compratore, insieme a 18 scansie di noce con diversi vasi di ottone. I libri sono stimati per un valore di 1.500 ducati, e le scansie per 18 ducati ciascuna21. Il fratello e il figlio dell’avvocato Vincenzo Bisogni, dopo la valutazione fatta dal libraio Raffaele Morelli di una raccolta libraria del valore di 1.000 ducati, scelgono Michele Stasi come loro acquirente, praticandogli lo sconto del 25 per cento22. L’amicizia di Francesco Santangelo con l’avvocato Carlo Iazeolla age18 19 20 21

Ivi, partita di 170 ducati, del 16 dicembre 1780, m. 2232, p. 656. Ivi, partita di 145 ducati, del 30 giugno 1784, m. 2346, p. 951. ANDN, notaio Ranieri Renta, 14 aprile 1784, cc. 98-103. ASBN, g. c. BP, partita di 1.507. 1. 10 ducati, del 13 settembre 1786, m. 2365, p.

408. 22

Ivi, partita di 740 ducati, del 13 settembre 1786, m. 2420, p. 246.

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vola Michele nell’acquisto della raccolta libraria di Ferdinando de Leon, avvocato del regio fisco, segretario dell’Accademia di Scienze e Belle Lettere, esponente di spicco del regalismo napoletano23. Alla morte dello zio i nipoti Francesco Saverio e Giuseppe de Leon, figli di Melchiorre, fratello di Ferdinando, incominciano a vendere alcuni libri, finche´ nell’agosto del 1783 cedono a Michele Stasi quelli rimasti per la cifra di 356. 30 ducati. Rispetto alla valutazione fatta dal libraio Vincenzo Altobelli praticano un ulteriore sconto del 10 per cento, in considerazione che e` l’ultimo scarto e che la famiglia de Leon ha contratto da tempo debiti con gli Stasi, che hanno provveduto anche alla stampa di due cataloghi «per la vendita che si fece in casa di detti eredi delli libri»24. Altri testi dell’eredita` de Leon sono recuperati presso l’avvocato Iazeolla, che a sua volta nel 1784 «si fa vendere» 19 tomi dell’opera del Fleury25, «a final pagamento dei volumi ceduti a Michele nell’aprile 1783». Il nome di Carlo Iazeolla ricorre spesso nelle vicende dell’avvocato Santangelo. Non solo condividono le stesse ideologie repubblicane, essendo Carlo nel 1799 membro della municipalita` napoletana26, ma sono anche partecipi in svariate operazioni commerciali e in diversificati investimenti. Entrambi associano affari e professione legale. Lo Iazeolla si afferma soprattutto sul mercato molisano e pugliese per la vendita e il trasporto fuori del Regno di generi alimentari, come nel caso della vendita delle carrube, esportate sulle piazze di Venezia e Trieste27. «Partitario» dell’arrendamento della regia dogana di Foggia28, investe nel 1803 23

Cfr. E. Chiosi, Lo spirito del secolo, cit.; A.M. Rao, L’“amaro della feudalita`”, cit.; R. De Maio, Religiosita` a Napoli, cit., p. 289. 24 ASBN, g. c. BP, partita di 150 ducati, del 21 agosto 1783, m. 2324, p. 73; ivi, partita di 301. 2. 10 ducati, del 14 novembre 1783, m. 2320, p. 453. 25 Ivi, partita di 62 ducati, del 28 maggio 1784, m. 2334, pp. 1284-1285. 26 Cfr. A.M. Rao-P. Villani, Napoli 1799-1815. Dalla repubblica alla monarchia amministrativa, Napoli, Edizioni del Sole, 1994, p. 37. 27 ASN, Processi Antichi, Pandetta Nuova III, f. 910. Nel 1804 Carlo e` coinvolto in un procedimento giudiziario presso il Supremo Tribunale di Commercio per alcune cambiali scadute. La sentenza e` emessa a suo favore: i creditori gli devono 3.141. 22 ducati. 28 Ivi, f. 260: lo Iazeolla rivendica nel 1809 da monsignor Filippo Aprile, vescovo di Melfi e Rapolla, amministratore di quella mensa, un credito di 1.000 ducati, che in seguito alla liquidazione della dogana di Foggia, furono ritirati dal vescovo insieme alle cedole.

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nell’appalto del ferro per le province di Abruzzo, del contado del Molise, e della Capitanata. L’anno successivo ricorre al sostegno economico dell’amico Santangelo che, «sapendo che Carlo tiene ed esercita vari negoziati, e specialmente si trova dal primo maggio passato anno 1803 impegnato con la regia corte per l’affitto del ferro per sei anni», decide di concedergli un prestito di 7.000 ducati29. Lo Iazeolla, invero, avendo dovuto sostenere varie spese per acquisti di ferro fuori del Regno, necessita della somma per aumentare il capitale investito nell’appalto. Garantisce il mutuo con i suoi beni, tra i quali alcune carte bancarie del vecchio conto, impegnate presso la regia corte per il valore di 90.000 ducati, partite di arrendamento del vino per 5.000 ducati, crediti per 14.000 ducati e un terreno di moggia 100 coltivato a oliveto, a S. Giorgio la Molara in provincia di Principato Ultra. Le spese sostenute da Michele e Gabriele Stasi presso le famiglie Quattromani, Carafa, Caracciolo, Danza, Targiani, rientrano, invece, nella sfera dei rapporti di lavoro svolti dall’avvocato Santangelo entro una ristretta ´elite nobiliare. L’amicizia che l’uomo di legge ha con Vencislao Mayo, i loro comuni interessi nel commercio del grano, la stima acquisita presso i circoli culturali molisani per le conoscenze con i membri del circolo filangieriano, lo agevolano nella carriera professionale, che culmina nei primi anni dell’800 con la nomina a vicario generale dell’autorevole e potente famiglia dei d’Avalos30. Dopo rapporti di reciproca stima il marchese del Vasto Tommaso d’Avalos gli affida, prima di seguire i ` certo che al momento Borbone in Sicilia, questo delicato incarico. E della morte di Tommaso d’Avalos, avvenuta nel 1806 a Palermo, non solo Francesco, ma anche i figli Nicola e Felice collaborano col padre nelle pratiche successorie e nell’inventario dell’immenso patrimonio, in 29

ANDN, notaio Michelangelo Vignola, 1804, Mutuum, cc. 28v-34v. In un memoriale gentilmente datomi in consultazione dal principe Francesco d’Avalos ho trovato notizia di questa carica. Cfr. APD, Istoria delle cose piu` rilevanti, accadute nell’amministrazione della Casa del Vasto, dopo la partenza per la Sicilia del Marchese Tommaso d’Avalos, d’Aquino, d’Aragona: «destino` il Marchese per suo Vicario Generale, il Sig.re D. Francesco Santangelo, in cui concorrevano tutt’i numeri di sperimentata onoratezza, e di somma saviezza, e di conosciuta amicizia, ed attaccamento alla Casa di esso Marchese. Al detto suo Vicario Generale dava le piu` ampie facolta`, che comunico` con istromento del mentovato Notar Vignola». 30

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un momento storico particolare per il trapasso al nuovo regime napoleonico, dimostrando di meritare degnamente la fiducia dei membri del nobile casato31. La profonda conoscenza degli affari dei d’Avalos32, il credito accordatogli nell’accedere all’archivio familiare33 e il particolare rapporto che l’antica famiglia da sempre coltiva con i suoi procuratori, ai 31 Ivi, notaio Michelangelo Vignola, Procuratio, 1806, cc. 89-90v; ivi, Adhitio haereditatis, cc. 91-96v; ASN, Processi antichi, Pandetta corrente, f. 332, fs. 21, Testamento, cc. 4-15. Tommaso d’Avalos (1752-Palermo 1806), principe del Sacro Romano Impero, marchese di Pescara e Vasto, principe di Francavilla, di Montesarchio, di Troia, di Vitulano, conte di Monteodorisio, sposo` nel 1769 Maria Francesca Caracciolo, figlia di Nicola, principe di Torella, da cui ebbe un unico figlio Diego, morto nel 1797 all’eta` di ventiquattro anni. Dalle nozze di Diego con Eleonora Doria Panphili Landi, principessa di Montesarchio, erano nati tre maschi, Ferdinando, Alfonso e Giuseppe, sui quali il marchese «riverso` ogni affetto», soprattutto nella speranza di perpetuare la discendenza del casato. Per la fedelta` manifestata verso la casa regnante nell’aprile 1800 Tommaso fu nominato Primo Titolo e Primo Barone del regno di Napoli. Quando nel 1806 Tommaso muore improvvisamente a Palermo, dove aveva seguito il sovrano in esilio, grande e` lo «sconcerto» dei familiari. I Santangelo prestano ogni assistenza all’erede Ferdinando, che e` ancora sotto la tutela della madre Eleonora: Nicola Santangelo e` il procuratore della giovane vedova, il fratello Felice e` uno dei legali iscritti a vita sul libro paga dei d’Avalos, e il padre Francesco si presta a operazioni d’ogni genere per salvaguardare il patrimonio. 32 Il legame che unisce Francesco Santangelo e Tommaso d’Avalos non e` fondato solo su impegni professionali, ma su una reciproca stima, che andava oltre le convinzioni ` possibile trovare tale riscontro nelle carte allegate all’inventario, dove si politiche. E esprime la totale fiducia nell’onorabilita` dell’avvocato e degli Stasi, cui affidava il pagamento delle lettere di cambio e delle polizze, che pervenivano dai suoi possedimenti. Nel memoriale ho trovato conferma di tali legami: cfr. APD, Istoria delle cose piu` rilevanti, accadute nell’amministrazione della Casa del Vasto, cit. L’amore per la poesia e per il collezionismo unirono anche i loro rispettivi discendenti: intorno agli anni ’60 dell’Ottocento, dopo aver vissuto un’epoca di grande prestigio, Alfonso d’Avalos e Michele Santangelo lasciarono, al Museo Nazionale di Napoli quanto restava delle quadrerie di famiglia. Per la raccolta privata d’Avalos cfr. Fulgidi amori, ameni siti e perigliose cacce, Catalogo della mostra a cura di V. Martini, Padula 1993, Napoli, 1993; I tesori dei d’Avalos. Committenza e collezionismo di una grande famiglia napoletana, Catalogo della mostra, Napoli, 1994. Sulla raccolta privata dei Santangelo cfr. A. Milanesi, Il museo Santangelo: storia delle raccolte di antichita`, in I Greci in Occidente, Catalogo della mostra, Napoli 1996, pp. 171-180; P. Fardella, L’arte ‘‘moderna” nella raccolta Santangelo, in «OttoNovecento», n. 2/3, 1997, pp. 5-13. 33 Cfr. APD, Istoria delle cose piu` rilevanti, accadute nell’amministrazione della Casa del Vasto, cit., c. 5nn: «Si raccomanda ad esso Vicario con gelosia massima l’Archivio, ed e` incaricato a volerne custodire le chiavi, di usar tutta la massima diligenza nel caso, che bisogni osservare qualche carta; e dovendone estrarre qualche carta, se ne faccia il notamento, e si dica a chi si e` consegnata, con farne fare il ricevo».

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quali continua a pagare loro per tutta la vita lo stipendio, nonostante la promozione a altre prestigiose carriere statali34, consentono al Santangelo di segnalare al suocero la vendita delle raccolte librarie di illustri personaggi. Sono, infatti, i nomi di congiunti dei d’Avalos con i quali sono sorte controversie, quelli di avvocati per anni dediti a curare i loro interessi o di giudici che hanno sentenziato nei loro contenziosi, a figurare per un ventennio negli acquisti fatti dalla ditta Stasi. Michele nel 1781 e` il miglior offerente nella vendita della raccolta libraria promossa dagli eredi del regio consigliere e caporuota Vincenzo Quattromani, proponendo la cifra di 1.200 ducati. All’atto della consegna, una gran quantita` di volumi risulta mancante e altre opere non sono complete, sicche´ ai nipoti Quattromani versa un assegno di soli 1.000 ducati35. Prima di avviarsi alla carriera giudiziaria, Vincenzo Quattromani era stato fedele avvocato della famiglia d’Avalos negli anni difficili dell’insediamento della dinastia borbonica, quando la nuova casa regnante non aveva manifestato grande simpatia verso uno dei piu` eminenti personaggi del Regno per la devozione di Cesare Michelangelo d’Avalos alla causa austriaca. Il legale aveva affrontato l’opposizione del regio fisco, le rivendicazioni di molti creditori italiani e viennesi sul patrimonio tramandato da Cesare Michelangelo ai parenti della moglie, altro ramo della famiglia, e soprattutto il contenzioso tra i membri del casato contro i Celenza, e fronteggiato le liti tra i fratelli Giovan Battista e Diego d’Avalos. Eppure nel 1809 le sue parcelle non risultavano ancora saldate, dal momento che i suoi eredi ricevevano dai tutori di Ferdinando d’Avalos 200 ducati «per intiera soddisfazione e compenso di tutte le fatighe da detto quondam D. Vincenzo in tempo della sua avvocazia per la casa del Signor Marchese di Pescara e Vasto per molti giudizj agitati dall’anno 1736 fino all’anno 1745»36. 34 Cfr. ASN, Processi antichi, Pandetta corrente, f. 332, cit., Tommaso d’Avalos, nello scegliere il regio consigliere Bernardo Navarro e il presidente del Supremo Tribunale di Commercio Nicola Vivenzio quali tutori dei nipoti, afferma nel testamento che e` consuetudine di sua casa continuare a versare l’onorario a coloro che avevano svolto uffici legali per il casato. Quindi dispone che al Navarro, nel quale ripone «ragionevolmente» tutta la sua fiducia, siano assegnati a vita i 50 ducati, che percepiva come avvocato. 35 ASBN, g. c. BP, partita di 1.000 ducati, del 22 dicembre 1781, m. 2265, p. 752. 36 ANDN, notaio Michelangelo Vignola, 1809, Quetatio, cc. 7-10.

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Non solo la professione legale, ma certamente anche quella giudiziaria avevano contribuito all’ascesa di Vincenzo Quattromani, che aveva elevato il suo tenore sociale sposando in seconde nozze Luisa de Vera d’Aragona, che porto` una dote di 15.000 ducati e dalla quale ebbe tre figlie. In occasione del matrimonio aveva istituito un maggiorascato di 37.000 ducati di capitale, con rendite annue di 1.500 ducati, a favore della moglie e di eventuali eredi maschi. Legato al piu` giovane fratello Giovan Battista, lo diede poi in matrimonio a Maria Antonia Folliero, figlia di primo letto della moglie. Privo di discendenti maschi, il caporuota riverso` in seguito tutti gli affetti e le aspirazioni sui nipoti Giuseppe, Luigi e Vincenzo: nelle volonta` testamentarie manifesto` l’intenzione di trasmettere ai tre figli di Giovan Battista, e in particolare al nipote che avesse atteso ai regi tribunali, oltre ai mobili, l’argento lavorato, le carrozze, i cavalli, anche la libreria, inventariata per mano del dottor Antonio Carpentiero37. Purtroppo, nell’arco di due generazioni sbiadisce la memoria del regio caporuota, e non sono piu` onorate le sue volonta`: una dubbia interpretazione dei lasciti testamentari permette di aggirare ogni ostacolo. Soprattutto il concorde consenso dei fratelli da` la possibilita` agli eredi di procedere alla vendita dei libri. Nel 1781, in presenza del notaio Tommaso Summonte, cosı` motivano la loro decisione: si e` considerato che per uso del Foro una porzione soltanto di quei libri fosse necessaria, e che tutto il resto portasse ad essi l’obbligo di tener impegnate piu` stanze per la loro conservazione, come altresı` a farli continuamente pulire per non tarlarsi o in altra maniera maltrattarsi e finalmente che tal genere fosse continuamente soggetto a furti ed a deteriorazione. Percio` dopo un maturo esame han ritenuto che ritenendosi dalla detta libreria quella quantita` di libri, che esso d. Vincenzo stimasse necessaria per uso del Foro, tutto il resto si vendesse, anche per lo bisogno che hanno di denaro38.

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Ivi, notaio Leonardo Marinelli, 1748, cc. 449-452. Ivi, notaio Tommaso Summonte, 1781, cc. 429v-433v.

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La vendita non basta a sanare le finanze familiari39 e nel 1787 i discendenti di Vincenzo Quattromani hanno nuovamente necessita` di denaro: hanno avviato una causa di reintegrazione della famiglia nella «illustre piazza di Capuana» e sono prossime le nozze del maggiore dei tre fratelli, Giuseppe Maria, con Giuseppa Porcinari, figlia del marchese regio consigliere e presidente della Regia Camera: «essendo egli il primogenito, deve aprire la sua casa»40. Nel 1786 Michele compra la libreria del principe di Marano, Francesco Caracciolo41, apprezzata per 1.483 ducati, e ceduta con lo sconto del 40 per cento, per 890 ducati42. A Ippolito Porcinari «ministro economico della casa del principe di Marano»43, giratario della polizza emessa da Michele, il libraio dichiara di essere ben contento dell’importo, ricordandogli anche «le fatiche e altro fattovi in detta libreria»44. Anche il Porcinari e` legato ai d’Avalos non solo attraverso i Caracciolo, che sono inseriti nel lungo elenco di famiglie con le quali i grandi del Regno rinvigoriscono la discendenza e praticano le strategie patrimoniali e successorie45, ma anche per l’esercizio del suo ufficio giudiziario. A lui e` affidata, infatti, la causa di ipotecare il patrimonio di Tommaso d’Avalos, vincolato a fedecommesso, secondo le chiare volonta` degli antenati, per costituire la dote di 50.000 ducati alla figlia Giovanna, nata dalle sue

39 Nel 1783 la famiglia Quattromani contrae un mutuo di 4.000 ducati con il Banco dei Poveri e due anni dopo chiede un altro prestito al medesimo banco per 5.000 ducati, offrendo in entrambi i casi a titolo di garanzia gli interessi annui che provengono dal fedecommesso dell’avo Vincenzo. Cfr. ASBN, Banco dei Poveri, Patrimoniale, Busta 610, f. 2, fs. 4. 40 ANDN, notaio Donato Antonio Cervelli, 1787, cc. 612v-618. Ulteriori notizie sui Quattromani sono in F. Luise, La memoria perduta, cit., pp. 93-95. 41 Cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., V, p. 351: «D. Francesco Caracciolo de’ Principi di Marano, da me conosciuto, pero`, in tempo di mia giovinezza, uomo di erudizione, e che aveasi formata una buona libreria, raccolse tutti quei monumenti di antichita` ritrovati nel territorio Maranese». 42 ASBN, g. c. BP, partita di 890 ducati, del 16 novembre 1786, m. 2430, p. 233. 43 Ibidem. 44 Ibidem. 45 Nel XVIII secolo Giovanna Caracciolo sposa Niccolo`, Cosmantonia Caracciolo dei duchi di Celenza sposa Andrea nel 1726, e Maria Francesca Caracciolo sposa Tommaso d’Avalos nel 1769.

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nozze con Maria Francesca Caracciolo, e promessa sposa al duca di S. Arpino, Alonzo Sanchez de Luna46. Un’altra libreria di provenienza nobiliare messa in vendita nel 1787 e` quella del duca di Tolve, Francesco Saverio Carafa, comprata da Michele Stasi per 620 ducati47. Un lungo contenzioso aveva impegnato per anni la casa d’Avalos con la famiglia Carafa e il loro monte dei maritaggi, poiche´ dopo la morte di Silvia Spinelli, prima moglie di Giovan Battista, figlia di Carlo Francesco principe di Tarsia e di Giulia Carafa, non essendo nati figli, il coniuge ritardava a rispettare le clausole testamentarie della defunta marchesa e a restituire la dote al monte48. Le vicende della famiglia Carafa s’intrecciano nel corso degli anni con quelle dell’avvocato Santangelo. Francesco Carafa, nipote del principe di Colubrano e di Faustina Pignatelli, duchessa di Tolve, ultimo discendente del casato, visse l’esperienza rivoluzionaria del 1799. Eletto nel sedile di Nido e quindi membro della municipalita` napoletana, gode´ dei favori elargiti dai napo46

La strategia di Tommaso d’Avalos di voler costituire le doti delle figlie vendendo parte del patrimonio familiare, soggetto a fedecommesso, era stata avviata fin dal 1790, quando si era appellato alla Gran Corte della Vicaria per assegnare la dote alla figlia Eleonora, sposata con il marchese di Ciro` Vincenzo Maria Spinelli. Nel settembre 1797 torna a chiedere il permesso di ipotecare il capitale, giustificando le nozze dell’altra figlia Giovanna. Entrambe le segnalazioni sono riportate in cc. 4 nn. allegate al testamento di Diego d’Avalos in ANDN, notaio Giuseppe di Grado, 1776, cc. 56-60v. I matrimoni sono registrati presso il notaio Carlo Narici. 47 ASBN, g. c. BP, partita di 620 ducati, del 16 febbraio 1787, m. 2433, p. 296. 48 ASN, Processi Antichi, Pandetta Corrente, f. 4008. L’incartamento e` composto di sette fascicoli: fs. 1: Acta Illustris Marchionis Piscarae, et Vasti d. Ioannis Baptistae d’Avalos d’Aquino de Aragona cum Illuistre Principe Tarsiae d. Ferdinando Vincentio Spinelli super haereditate quondam Illustrae marchionissae Piscarae et Vasti d. Silviae Spinelli; fs. 2: Illustri Principis Tarsiae d. Ferdinandi Vincentij Spinelli cum Illustre principe Troiae et Montis Erculis; fs. 3: Sententia originalis Illustris Marchionis Piscarae, et Vasti d. Ioannis Baptistae d’Avalos d’Aquino de Aragona cum Illustre Principe Tarsiae d. Ferdinando Vincentij Spinelli super haereditate quondam Illustrae Marchionissae Piscarae et Vasti d. Silviae Spinelli Regio Consigliere Pietro Sambiase; fs. 4: Sententia originalis Illustris Marchionis Piscarae, et Vasti d. Ioannis Baptistae d’Avalos d’Aquino de Aragona cum Illustre Principe Tarsiae d. Ferdinando Vincentij Spinelli super haereditate quondam Illustrae Marchionissae Piscarae et Vasti d. Silviae Spinelli Regio Consigliere Michele Cuggia; fs. 5: Processum Illustris Principis Montis Erculis, et Troiae cum Illustre Principe Tarsiae et aliis Regio Consigliere Ludovico Paterno`; fs. 6: Originalia Mag. d. Ferdinandi Mastocinque Civitatis Troiae cum Illustre Marchione Vasti d. Ioanno Baptista d’Avalos d’Aquino de Aragona et successore Principessa Tarsiae; fs. 7: Magnifici Pacalis Solitario cum Illustre Marchione Vasti regio Consigliere Marchese Francesco Rocca e Pietro Sambiase.

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leonidi dopo la persecuzione sofferta sotto i Borbone49. Uomo colto e amante dell’arte, utilizzato in azioni diplomatiche, ministro napoletano in Baviera e in Austria, morı` a Vienna nel 1813. Un anno dopo il Santangelo ne acquistera` il palazzo avito in via S. Biagio dei Librai al numero civico 121, trasformando alcuni locali per sistemarvi una preziosa collezione privata50. Nel marzo 1791 lo Stasi si aggiudica la raccolta libraria del regio consigliere Francesco Saverio Danza51, due anni dopo la sua morte52. Nato nel 1727, vanta personaggi illustri tra i membri del suo casato. La famiglia, tra le piu` nobili e antiche della citta` di Saponara53, nel Principato Citeriore, si distingue non solo per la figura del padre Carlo, presidente del Sacro Regio Consiglio, iscritto dal 1751 nel seggio di Portanova della citta` di Trani e in quello di Capua, ma anche per il prestigio degli zii Flaminio e Gennaro, rispettivamente vescovo di S. Agata dei Goti e vescovo di Calvi. Scandisce la sua esistenza una carriera ricca di onori, favorita dal privilegio della nascita, come appare dalla brevita` degli studi universitari54, dall’ascesa costante presso i tribunali del Regno, fino a conseguire ruoli importanti nei principali organi di governo55. Una famiglia ben nota sia agli Stasi che al Santangelo. Nel 1766 Gregorio e Michele avevano fatto ricorso all’assistenza dell’avvocato Giovanni Severino per stilare i capitoli matrimoniali di Giuseppe Stasi con Anna Maria Alfano. Nel saldare l’onorario Michele precisa, nelle motiva49

G. Ceci, Il palazzo dei Carafa di Maddaloni poi di Colubrano, in «Napoli Nobilissima Rivista di Topografia ed Arte Napoletana», Napoli, Berisio, 1969, II, p. 170. 50 ASN, Catasto Francese dei Fabbricati in Napoli e Provincia, Quartiere Pendino, f. 141, c. 904r. Nel 1818 la rendita dell’immobile era fissata in 1.168. 65 lire. Dalla registrazione dei vani si evince che il palazzo con ingresso sulla via di S. Biagio dei Librai aveva al primo piano un appartamento a destra di 5 vani e a sinistra di 9, mentre al secondo piano vi era un unico spazio composto di 19 vani. Una bottega e molti bassi, soprattutto nel vico dei santi Filippo e Giacomo, circondavano il fabbricato. 51 ASBN, bancale BP, partita di 700 ducati, del 5 marzo 1791. 52 ANDN, notaio Gaetano Saracco, 1789, Testamento, cc. 197v-200v. 53 Cfr. L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato, cit., VIII, pp. 334-341. 54 ASN, Collegio dei Dottori, f. 80, fs.70. Francesco Saverio, iscritto nel novembre 1740, si laurea il 2 giugno 1744, «non ostante l’eta` e le matricole, che li mancano prescritte dalla legge». 55 Sulle vicende della famiglia Danza in seguito alla morte di Saverio e alla dispersione del patrimonio cfr. F. Luise, La memoria perduta, cit., pp. 89-92.

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zioni del versamento, di avere pagato anche quanto gli doveva per le fatiche di procuratore profuse nella loro causa e negli accordi firmati con il marchese Saverio Danza, «delegato dei librai presso l’attuario assistente Gennaro Davino»56. Probabilmente il procedimento al quale si fa riferimento e` il contenzioso sorto tra il libraio e gli eredi della contessa Cagnani57, finanziatrice negli anni ’60 degli Stasi, e conclusosi con una scrittura privata in presenza di un regio notaio, restando «irriti, cassi e nulli i patti avanti il regio consigliere Danza»58. Ma il marchese Danza e` ancor piu` noto all’avvocato Santangelo per aver seguito il lunghissimo processo tra Tommaso d’Avalos e i discendenti di Isabella d’Avalos duchessa di Martina, figlia di Giovanna Caracciolo e sorella di Giovan Battista, assegnato dal tribunale proprio al marchese Saverio Danza59. La duchessa, rimasta vedova del duca di Martina, affida «al suo savio»60 i capitoli matrimoniali stilati a suo nome nel 1731 dal fratello Giovan Battista. Dall’analisi delle carte emerge non solo che i crediti vantati per la costituzione della dote, fissata in 60.000 ducati, non corrispondono a quelli assegnati all’altra sorella Giulia d’Avalos, principessa d’Avellino, ma sono persino soggetti a maggiorascato, perche´ provenienti dall’eredita` dello zio Cesare Michelangelo. Pretende pertanto dal nipote Tommaso, secondo i calcoli fatti dai suoi contabili, la cifra di 143.510 ducati61. Decisa e` la replica del marchese del Vasto, che chiede la prescrizione della causa, essendo trascorsi oltre cinquant’anni dall’inizio della vicenda62. 56

ASBN, g. c. BP, partita di 12 ducati, del 30 luglio 1766, m. 1808, p. 742. Cfr. in questo testo p. 28 sgg. 58 ASBN, partita di 12 ducati, del 30 luglio 1766, m. 1808, p. 742. 59 ASN, Processi Antichi, Pandetta corrente, f. 7764. Il processo e` articolato in 4 fascicoli: fs. 1: Acta Illustris Ducissae Martinae d. Isabellae d’Avalos contra Illustrem Marchionem Vasti d. Thomam d’Avalos de Aquino; fs. 2: Acta Illustris Ducis Atri et Monteleonis Cambaliorum, Illustris Ducis Martinae d. Placidi Caracciolo contra Illustrem Marchionem Vasti, et Pescariae d. Thomam d’Avalos d’Aquino de Aragona; fs. 3: Acta ad instantiam Illustris Marchionis Vasti et Pescariae d. Thomae d’Aquino cum Illustrem Ducem Martinae d. Francisco Caracciolo et Illustrem Comitem d. Petracone Caracciolo; fs. 4: Processum originalis Illustris Ducis Martinae d. Petraconis Caracciolo viri, et legitimi administratorij d. Isabellae d’Avalos d’Aquino Ducissae Martinae cum Illustrem Marchionem Vasti d. Didaco d’Avalos, d’Aquino de Aragona. 60 Ivi, fs. I, cc. 22-23. 61 Ivi, cc. 213-215. 62 Ivi, c. 270 r-v. 57

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Ancora un contenzioso avviato dalla famiglia d’Avalos e` il legame per l’acquisto della libreria privata del marchese Bernardo Targiani da parte di Gabriele Stasi. Dopo anni di trascurati investimenti in questo settore la ditta riprende a comprare testi usati. Nell’aprile del 1803 Gabriele sottoscrive presso il notaio Andrea Cinque, sospettato di reita` di stato durante gli anni della reazione borbonica63, l’atto di compravendita della libreria Targiani64. Paga anticipatamente 3.000 ducati, versati sia in contanti con «moneta sonante d’argento», sia con varie polizze del Banco del Popolo. La preoccupazione di una regolare e corretta contabilita` gli suggerisce di pretendere «il notamento a margine dell’istrumento della soddisfazione degli interi 3.000 ducati». Tra gli incartamenti studiati dal marchese Bernardo Targiani, nella sua carica di regio commissario, era passata anche la causa di Tommaso d’Avalos contro Placido Caracciolo duca di Martina, analizzata e giudicata anche dal Danza, che vedra` la conclusione solo nel 1803 per la mediazione dell’avvocato Santangelo65. Altre amicizie personali di Francesco Santangelo agevolano gli Stasi nel reperire e comprare librerie in vendita. Nell’ottobre del 1790 l’alfiere Francesco Buonocore cede la libreria paterna, ubicata a Ischia, a Michele Stasi66 che, dopo una breve trattativa privata, superando con la sua offerta la concorrenza di altri colleghi, se l’aggiudica al prezzo di 1.000 ducati. La polizza del versamento riporta, in seconda girata, la firma di Desiderio Gargiulo, procuratore scelto da Francesco Buonocore nell’aprile del 1789, in sostituzione del precedente Giacomo Lentini. Questi, da anni esattore della casa Buonocore, non aveva adempiuto ai pagamenti di alcuni creditori, che erano ricorsi alla giustizia, chiedendo atti di 63

Ivi, Rei di Stato, f. 46, fs. 27, 28, 29, 30, 31. ANDN, notaio Andrea Cinque, 15 aprile 1803, Emptio pro Gabriele Stasi, cc. 59v-61; ASBN, g. c. BP partita di 10 ducati del 9 agosto 1804, m. 2988, pp. 7-8. 65 ASN, Processi Antichi, Pandetta Corrente, f. 7764, fs. 2. 66 Francesco Buonocore (1769-1799), figlio di Crescenzo, capitano graduato, fu durante la Repubblica napoletana del 1799 il comandante del castello dell’isola d’Ischia. Il suo nome compare nell’elenco dei rei di Stato. Ringrazio per la segnalazione Biancamaria Soprani, che sta curando insieme alla dott. Carla Belli, la schedatura e la catalogazione delle carte del Fondo dei Rei di Stato. Cfr. ASN, Rei di Stato, f. 7, fs. 1; f. 20, fs. 8 e 17; f. 25, fs. 21; f. 26, fs. 11; f. 30, fs. 30; f. 38, fs. 2; f. 42, fs. 2; f. 46, fs. 27, 28, 30 e 31; f. 56, fs. 1 e 2; f. 57, fs. 37; f. 85, fs. 1; f. 86, fs. 7; f. 88, fs. 12. 64

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sequestro sugli affitti di alcuni immobili. Il Gargiulo aveva dovuto «riparare» agli errori del predecessore, e con le amplissime facolta` ottenute risollevare lo stato delle finanze. Aveva preso diverse somme di denaro a mutuo da privati, da luoghi pii, e dai proventi delle proprieta` d’Ischia. Fino al 15 aprile 1790 risultavano erogate per le spese occorse a Francesco Buonocore, sia in Napoli che nel casino di Portici, 11.754 ducati. Il Gargiulo ne aveva messi insieme 11.684 ducati, vantando un credito di 70 ducati, che il Buonocore promette di pagargli entro dicembre 179067. ` quindi evidente l’urgenza del Buonocore di vendere prima di tale data E la raccolta libraria del padre Crescenzo, conservata nella residenza avita. Nel 1818 Francesco Santangelo acquistera` da Marianna Buonocore, vedova di Francesco, vittima della reazione monarchica, per trecento ducati un dipinto di Van Dyck, raffigurante un Cristo sorretto dagli angeli68. Anche il re Ferdinando I di Borbone era interessato all’acquisto, ma la famiglia preferı` cedere il quadro a un privato, quale il Santangelo, molto noto in quegli anni per la sua attivita` di collezionista, e profondamente legato agli antichi amici giacobini. Anche vincoli massonici offrono a Michele Stasi la possibilita` di acquistare librerie private, messe in vendita da nobili famiglie napoletane prive purtroppo di discendenza diretta. Probabilmente tramite il marchese Ottavio Avena, legato al libraio da rapporti culturali ed economici69, si assicura per 510 ducati i volumi venduti dalla contessa Ginevra Grati, colpita dal grave lutto per la morte dell’unico figlio maschio Gennaro. La contessa, dama di una delle quaranta famiglie senatorie di Bolo-

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ANDN, notaio Gioacchino Parascandolo, 1789-1790, 2 maggio 1790, cc. 141-145. Il quadro, citato nell’inventario del 1887, non risulta in collezione dal 1912. Ringrazio Paola Fardella, che mi ha consentito di consultare la sua tesi di dottorato: P. Fardella, Del collezionismo privato di dipinti a Napoli 1799-1860, Dottorato di ricerca in Discipline Storiche dell’Arte Medioevale, Moderna e Contemporanea. Storia e Critica delle Arti Figurative nell’Italia meridionale, 10o ciclo, pp. 143-192. Sulla pinacoteca Santangelo cfr. A. Milanesi, Il museo Santangelo: storia delle raccolte di antichita`, cit., e P. Fardella, L’arte” moderna” nella raccolta Santangelo, cit. 69 Sugli impegni editoriali del marchese con il libraio Michele Stasi cfr. F. Luise, Michele Stasi un libraio editore del XVIII secolo, cit., pp. 595-626. Sull’Avena e le sue radici massoniche cfr. E. Stolper, La massoneria settecentesca nel regno di Napoli, in «Rivista massonica», 65 (1974), p. 432. 68

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gna,70 e` figlia del defunto conte Gaetano, e vedova dell’illustre Giovan Andrea Basile. Rimasta sola con tre figlie si affida ai consigli del suo procuratore generale Vincenzo Enrichelli, per scegliere persone idonee a riscuotere gli affitti dei suoi pigionanti o liberarsi di terreni divenuti infruttuosi71. Nel 1790 vende all’amico Ottavio Avena un terreno tra Casoria e Casavatore, dove un tempo esisteva un’osteria con uso di cisterna, sommersa dai lapilli72 a causa di un’eruzione. L’ultima spesa sostenuta dalla ditta Stasi per l’acquisto di libri usati risale al 1805. Gli eredi di Pasquale Martinez, per molti anni avvocato al servizio della giunta economica dell’Accademia di Scienze e Belle Lettere presieduta dal marchese del Vasto, in seguito giudice di polizia, tramite i procuratori Antonio Palmieri e il sacerdote Francesco Agnara, alienano «le scansie dei libri paterni, vari riparti, due stipetti di noce ed uno piu` picciolo con marmo bigio al di sopra» al prezzo convenuto di 430 ducati. La necessita` di reperire denaro liquido e` intuibile nelle causali dei due versamenti operati da Gabriele: parte del denaro versato dal libraio e` destinato al padrone della casa ubicata in localita` Cavone a Napoli, ove risiede la famiglia Martinez73.

2. I libri fuori del Regno A fronte di un mercato del libro usato, utile soprattutto a soddisfare la domanda di testi antichi, che le raccolte librarie di antichi casati possono offrire, e di quelli giuridici, sempre attuali in una metropoli come Napoli, capitale di un Regno e sede giudiziaria di tutti i contenziosi civili e penali, i negozianti di libri, per rispondere alle richieste della clientela, 70

Cfr. Famiglie senatorie e istituzioni cittadine a Bologna nel Settecento, Atti del I Colloquio Bologna 2-3 febbraio 1980, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1980; Produzione e circolazione libraria a Bologna nel Settecento. Avvio di un’indagine, Bologna, Istituto di Storia di Bologna, 1987; sulla vita politica e culturale di Bologna cfr. Storia di Bologna, a cura di A. Ferri-G. Roversi, Bologna, Alfa stampa, 1978, (II edizione Bologna 1984). 71 ANDN, notaio Giuseppe Maddalena, 1790, cc. 363-366v. 72 Ivi, cc. 381-382v. 73 ASBN, g. c. BP, partita di 102 ducati del 14 ottobre 1805, m. 3017, pp. 411-412; ivi, partita di 328 ducati, del 30 settembre 1805, m. 3019, p. 423.

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devono riempire gli scaffali delle piu` recenti edizioni italiane e straniere. I lettori, infatti, nonostante un capillare sistema di informazione praticato attraverso le gazzette cittadine e la diffusione dei manifesti che propongono l’associazione dei volumi a stampa, hanno difficolta` a stringere relazioni con gli editori stranieri. Soprattutto l’elevato costo del sistema postale e l’incertezza dei tempi di consegna li sconsigliano dal prendere privatamente contatti con i librai, che non risiedono nella loro citta`. Ancora una volta e` la rete di amicizie il punto di partenza per avviare le prime relazioni. Nell’ottobre del 1765 il cavaliere Giovanni Antonio Pecci indirizza da Siena la sua richiesta di associazione al libraio napoletano Antonio Cervone per l’eruditissima Storia Ecclesiastica di Claude Fleury, motivando cosı` il ritardo della sua domanda: non prima, per mezzo delle Novelle Letterarie Fiorentine, mi e` comparso sotto gli occhi, che in questa corrente settimana, il di Lei manifesto in data del primo prossimo scorso su` la stampa intrapresa alla traduzione della dotta Storia Ecclesiastica del celebre Fleuri, che se avanti mi fosse stata nota, non avrei mancato, conforme eseguisco adesso, a palesargli il mio nome, e la mia intenzione per l’associazione. Quando dunque voglia Ella accettare la mia esibizione, la prego a registrarmi nel novero degli associati, ma poiche´ non e` cosı` frequente l’occasione del trasporto de’ libri da codesta citta` a questa mia, accio` non dovessi io soffrire la spesa della Posta, che riuscirebbe troppo gravosa, e forse maggiore del costo dei libri stessi, la pregherei a farmeli pervenire per mezzo di taluno, che da Napoli in Toscana si portasse, conforme sono soliti i Monaci Olivetani o altri religiosi, e persone, non importerebbe che li mandasse a uno a uno, ma potrebbe mandarne sei, otto, o piu` o come le piacesse, che io, tosto, per mezzo di cambiale, gli restituirei il denaro alla ragione di carlini quattro per ciascun tomo, conforme Ella esibisce. La supplico dunque a` darmi su tal proposito qualche risposta, la quale con desiderio attendendo, mi porgera` largo campo di contestarle la mia servitu`, dicendomi pieno di stima. Siena, 23 ottobre 1765 Devotissimo Obbligatissimo Servitor Cavaliere Giovanni Antonio Pecci74. 74

BCS, Giornale copiapolizze di Giovan Antonio Pecci, IV, «Lettere di proposta e risposta

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Pure il cavaliere Gaetano Filangieri economizza sul servizio postale: nel 1784 si affida ad un amico, il confessore delle principesse reali, che gode del privilegio di essere esente da ogni spesa, per farsi recapitare a Cava, «nel silenzio della sua dimora», le gazzette del Porcelli75. Non solo le spese eccessive, ma anche l’insicurezza dei trasporti affidati ai procacci sono oggetto di lamentele da parte dei letterati. Nel 1756 Alfonso Maria de’ Liguori e` scontento del sistema postale che pratica con la ditta Remondini di Bassano del Grappa. Nella sua corrispondenza accenna ai continui disagi provati nel ricevere le bozze degli scritti ancora sotto i torchi veneziani. Per evitare i lunghi ritardi, che danneggerebbero la stampa delle sue opere, preferisce «trovare un conoscente che ha parenti negozianti fuori del Regno»76 e affidarsi a lui. Elogia, quindi, il servizio di recapito garantito dal libraio Michele Stasi, che, fidando nella collaborazione di alcuni suoi agenti, utilizza in quegli anni le vie commerciali dei centri rivieraschi dell’Adriatico77. Sono proprio le vie marittime, anche se pericolose, soggette persino alle ruberie dei predoni saraceni, come capitato allo stesso Stasi nelle

inviate da me cav. G. A. Pecci a diversi amici letterati», c. 7v. Sul patrizio senese cfr. G. A. Pecci, Memorie storico-critiche della citta` di Siena che servono alla vita civile di Pandolfo Petrucci dal MCCCCLXXX al MDXII raccolte dal signor cavaliere Gio. Antonio Pecci patrizio senese. Parte prima. Pubblicate da Vincenzo Pazzini Carli, in Siena, nella Stamperia di Agostino Bindi, MDCCLV; Castelnuovo e Podesteria da “Lo Stato di Siena antico, e moderno”, a cura di M. De Gregorio, Castelnuovo Berardenga, 1992; M. De Gregorio, «Allora si ripopoleranno le colline, e le pianure». Il progetto de “Lo Stato di Siena antico, e moderno” del nobile cavalier Pecci, in «Ricerche storiche», Napoli, ESI, XXII, 1992, pp. 553-577. 75 ACBG, Carteggio Gamba, II D 6. 76 Lettere, cit., III, p. 32-33: lettera datata 7 luglio 1756. 77 Ivi, pp. 21-22: lettera del 15 febbraio 1756: «mentre questi [Michele Stasi] mi farebbe pervenire i fogli, la correzione fatta da me riuscirebbe perfetta, e il libro riuscirebbe molto piu` gradito, tanto piu` correggendosi costı` il libro, ci avrebbe da assistere una persona molto dotta e pratica, e diligente per le aggiunte, e le chiamate che vi sono; e penso che costı` difficilmente la trovera` che si prenda questo fastidio e che possa usar la diligenza meglio di me; maggiormente perche´ venendo il libro d’altra edizione e dovendosi mutare le pagine, se uno non e` diligentissimo, facilmente abbagliera`». Ivi, p. 48, lettera del 18 dicembre 1756; ivi, p. 85, lettera del 31 dicembre 1758; e ivi, p. 87, lettera del 15 febbraio 1759, in cui il religioso insiste nel segnalare il nome di Michele Stasi come destinatario della posta inviatagli da Venezia, perche´ nutre profonda sfiducia negli agenti raccomandati dai Remondini.

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acque adriatiche78, i percorsi preferiti dai librai, per importare testi stranieri. Questi trasporti via mare, nonostante le avversita`, assicurano ai fornitori napoletani la consegna della merce richiesta entro tempi ragionevoli. Poco fiduciosi anch’essi dei canali ufficiali della posta, sperimentano un sistema di scambi librari fondato sulla conoscenza di grandi ditte commerciali e di prestigiosi banchieri, che collaborano al cambio monetario. Foggia negli anni ’50, Manfredonia, Bari, Barletta e Monopoli negli anni seguenti, e senza dubbio anche Vasto, nonostante il piccolo centro sia privo di scalo doganale, sono i porti da cui entrano nel Regno i libri comprati presso i mercanti veneziani. Sulla base delle polizze di pagamento e` difficile dire se i nomi degli agenti locali, a cui Michele versa il denaro, siano impegnati esclusivamente nell’ufficio di cambio di valuta, o anche nella cura del trasferi` certo che il vescovo di S. mento delle balle dei libri fino a Napoli. E Agata, nel lamentarsi della lentezza degli agenti consigliati dai Remondini79, preferisce il «canale postale» di Ermandez, utilizzato da Michele nella sua rete di girate bancarie80. Sono referenti dello Stasi a Manfredonia Domenico Cimino, Vincenzo Guerra, e Oronzo Noe`; a Bari Giuseppe Varese e Rocco Caradonna; a Monopoli Giuseppe Bari. A Vasto tutta la rete di amicizie intessuta da Francesco Santangelo collabora con l’editore: da Vencislao Mayo, a Giuseppe Tiberi, Domenico Romanelli, al barone Matteo Genova. I contatti e gli acquisti della ditta Stasi presso i librai veneziani sono testimoniati dalle causali registrate sulle polizze bancali, che, dettagliate nel riferire gli importi e i prezzi stimati nel cambio, tralasciano, invece, di 78 ` una notizia ben nota, accennata nelle polizze bancarie di Michele e riferita da E Alfonso Maria de’ Liguori, quando scrive a Giuseppe Remondini nella lettera del 23 maggio 1757, riportata nelle Lettere, cit., III, p. 57: «Ho inteso che il bastimento, dove venivano i vostri libri al signor Michele Stasi, sia andato in mano de’ Turchi, onde il signor Michele mi ha raccomandato ch’io pregassi V. S. illustrissima di fargli qualche carita` in aspettarlo per detta perdita fatta, essendo la sua perdita, come dice, di docati settecento; perche´ sulla barca vi erano anche i libri, che gli venivano da Pezzana: onde la prego ad usargli quella carita` che puo`». 79 Lettere, cit., III, pp. 21-22. 80 ASBN, g. c. BP, partita di 13 ducati, del 15 febbraio 1759, m. 1531, pp. 596-597; ivi, partita di 10 ducati, del 24 gennaio 1760, m. 1554, p. 233, e ivi, partita di 10 ducati, del 20 settembre 1760, m. 1577, pp. 225-226.

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annotare l’elenco della merce81. Ma i loro nominativi, nonche´ la precisa segnalazione dei giratari, indicati come mercanti librari, non lasciano dubbi sull’ininterrotta circolazione di testi veneziani nel Regno di Napoli. Durante gli anni della gestione di Michele e Gabriele il traffico tra Napoli e Venezia e` costante. Anche i «residenti», che di biennio in biennio si alternano presso la corte borbonica, evidenziano un mercato librario tra la citta` veneta e il capoluogo napoletano, da essi stessi favorito. Nel 1768 il nobile Giovan Antonio Gabriel e` l’intermediario dei pagamenti tra il «mercante di libri» Lorenzo Baseggio a Venezia82 e la ditta Stasi, che con lettere di cambio salda, in diverse partite di conto, una cifra di circa 143 ducati. Purtroppo non siamo in grado di confermare le affermazioni di Mario Infelise, convalidate da fonti diplomatiche e dalle relazioni dei riformatori dello studio di Padova, sul meccanismo di importazione di testi pubblicati a Napoli a basso costo, esportati a Venezia, e rivenduti a prezzi maggiorati83. Il legame degli Stasi con lo Zane84 e la strategia di stampare opuscoli religiosi di piccolo formato durante gli anni ’50 e ’60, come e` denunciata da Alfonso Maria de’ Liguori85, puo`

` la documentazione piu` Le polizze del Banco di S. Maria del Popolo sono 170. E copiosa, rispetto a quella degli altri centri culturali, a cui i librai napoletani si rivolgono in quegli anni per comprare nuovi testi. Gli importi sulle causali, pero`, non sono indicativi del totale delle spese sostenute, perche´ vi si accenna spesso che sono rate di somme d’importo superiore. Resta comunque indiscutibile la vivacita` degli scambi, fondati anche sui vincoli di rapporti strettamente personali. 82 ASBN, g. c. BP, del 22 aprile 1768, m. 1866, p. 518; ivi, partita di 16 ducati, del 23 novembre 1769, m. 1915, p. 477. Le notizie su G. A. Gabriel a Napoli sono in ASN, Esteri, Legazioni del governo di Venezia a Napoli, f. 2287, 1765-1770. Gabriel succede a Giovanni Gobbi a Napoli nel maggio 1767. Quando nel 1769 da Palazzo S. Marco si comunica la scadenza del biennio, e` segnalato anche il nome del nuovo residente, Simone Cavalli. Al momento del congedo, durante l’udienza a corte, Giovan Antonio Gabriel regala al sovrano una «cortina di diamantes» del valore di 900 ducati. Ottenuto il permesso di rientrare in patria con carrozza e cavalli, lascia Napoli il 27 giugno 1770. 83 M. Infelise, L’editoria veneziana nel ’700, cit., pp. 244-245. 84 Ivi, p. 249, in cui si accenna ai sospetti sullo Zane da parte dei riformatori dello studio di Padova circa le frequenti contraffazioni napoletane di testi veneziani. 85 Lettere, cit., III, p. 101, lettera dell’ 8 ottobre 1759: «qui in Napoli ve ne sono tante stampe e ristampe, ch’e` una confusione; e torno a dire che in quanto alle ristampe, io non ci ho alcuna parte (parlo dei libri miei); ma sono i librari, i quali, volendo che i miei libri hanno molto smaltimento, tutto giorno li ristampano, ed io non ci posso rimediare; 81

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alimentare qualche sospetto sul decollo delle fortune degli Stasi, al momento privo di conferma. ` indubbio che l’editoria veneziana, vista attraverso la lente del comE mercio librario nel Regno di Napoli, tendente a un lento declino soltanto nell’ultimo decennio del secolo e durante la prima restaurazione borbonica, assorbe piu` della meta` delle spese della ditta Stasi. Stabili sono soprattutto i rapporti con la ditta Remondini e con una cordata di librai caratterizzati dall’impronta moderna che hanno dato alla loro bottega. Scomparso, infatti, l’antico modello di impresa editoriale, fondato sulla figura dello stampatore-libraio86, le grandi librerie veneziane si trasformano in aziende commerciali, in grado di rifornire ancora per tutto il secolo il mercato napoletano87. E Michele, che si distingue per l’attenzione che pone verso le trasformazioni dell’universo editoriale, pronto a cogliere e a mettere in pratica ogni forma innovativa, soprattutto nel separare nettamente il settore tipografico da quello delle vendite, contatta esclusivamente le case veneziane piu` favorevoli alla soppressione dei privilegi, e aperte a una maggiore circolazione dei testi. I nomi dei Pezzana, Baseggio, Baglioni, Pompeati, Coleti, Foresti e Bettinelli, principali fornitori degli Stasi, sopravvivono a lungo rafforzati dalla stretta collaborazione con i Remondini nella ferma opposizione alla «perpetuita` dei privilegi»88. Lentamente tramonta la «vecchia casa» dei Manfre´, primo punto di partenza della bottega napoletana, e dalla meta` degli anni ’70 del XVIII secolo scompare del tutto dalla scena commerciale. Dal 1755 fino agli anni ’90 le spese presso i mercanti veneziani sono condizionate di volta in volta, nonostante le agevolazioni rateali e i pagamenti posticipati, dalle disponibilita` economiche dei librai napoletani. Negli anni di maggiore indebitamento o di costanti investimenti nel settore editoriale, lo scarso capitale e` utilizzato per fronteggiare le difficolta` piu` immediate e il meccanismo di rifornimento librario usufruisce delle vendite delle raccolte private. Talvolta a distogliere l’attenzione dall’ediperche´ sopra i miei libri io non vi ho spedito privilegio, ne´ me lo si poteva spedire, perche´ qui in Napoli non si concede privilegio sopra i libri piccioli». 86 M. Infelise, L’editoria veneziana nel ’700, cit., p. 133. 87 Ivi, p. 247. 88 Ivi, p. 331.

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toria veneziana sono le spese praticate presso altre librerie italiane e straniere. Invece, negli anni di profonda collaborazione con Gaetano Filangieri e nel periodo 1790-1795 si registra il picco piu` elevato, in particolare relativo all’ultimo triennio 1793-1795, tanto che gli investimenti per l’ac89 quisto di libri editi a Venezia superano anche i 1.000 ducati annui .

Grafico 4 – Commercio librario.

A causa della difficile situazione politica in Italia e in Europa il mercato del libro subisce, come ogni altro settore economico, una fortissima contrazione: scarsi movimenti commerciali si avvertono all’interno 90 del Regno prima del tracollo subı`to alla vigilia della rivoluzione . Solo nel 1803 si notano segni tangibili di ripresa dei traffici commerciali: una maggiore liquidita`, resa possibile dai rapporti con la biblioteca reale, e la attivita` finanziaria con Vasto, riaprono a Gabriele dapprima le porte del 89

Nonostante l’aridita` delle cifre si legge il percorso dei rapporti commerciali delle ditte veneziane attraverso i versamenti bancari. 90 Vale la pena di ricordare che invece, proprio in questi anni, Gabriele Stasi compra da Carolina Frendel Filangieri le ultime copie della Scienza della Legislazione.

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mercato del libro usato e poi nuovamente quelle della Serenissima. La ditta di Antonio Zatta e` l’unica sopravvissuta al lungo elenco di librai, fornitori degli Stasi91. I vuoti cronologici registrati negli investimenti presso i librai veneziani sono colmati da altri impieghi di danaro presso le aziende dei centri culturali reclamizzati in quegli anni dall’informazione letteraria. In seguito a un generale processo di sprovincializzazione e a una piu` diffusa richiesta, gli Stasi, per soddisfare i clienti, avidi di notizie sulla moderna ricerca storica e scientifica, raggiungono gli altri poli culturali della penisola come Roma, Siena, Livorno, Firenze, estremi confini italiani della repubblica delle lettere. A Roma e` punto di riferimento il religioso Michelangelo Bova, agente del banchiere Belloni92; e quando questi intorno agli anni ’90 si ritira dall’attivita`, e` sostituito da Luigi Camillo Digni. 91

ASBN, g. c. BP, partita di 120 ducati, del 7 ottobre 1803, m. 2971, p. 335; ivi, partita di 50 ducati, del 7 settembre 1804, m. 2988, p. 213; ivi, partita di 50 ducati, del 3 agosto 1805, m. 3017, p. 51. Nell’Avvertimento introdutivo, riportato sotto l’indice per materie del catalogo di vendite stampato nel 1794 dal libraio napoletano, si legge: «Si avvisa inoltre, che nelle mie librerie si fa l’associazione di tutte le edizioni del Sig. Antonio Zatta e Figli di Venezia, Carte Geografiche del medesimo, Figure, Giornale, ec. ec. ec. Parimente presso di me si associa anche a tutte le edizioni della Ditta Alessandro Pepoli di Venezia, Giornali Letterari, e di Medicina ec.». 92 Le fortune della famiglia hanno origine a Codogno nella bassa Lodigiana, ove nel giro di due secoli i Belloni acquistano una notevole posizione nell’agricoltura, nel commercio e nelle arti liberali. Si affermano a Bologna tra il XVII e XVIII secolo con Giovanangelo che consolida la sua posizione di appaltatore dello spaccio del tabacco, dell’affitto di terreni, della gestione della «gabella grossa» e del «dazio del quattrino» tanto da ottenere riconoscimenti pubblici. In seguito alla caduta dei mercanti genovesi, a cui la Camera Apostolica aveva affidato l’appalto del tabacco, e` chiamato a Roma, ove si trasferisce nel 1713 insieme al nipote Girolamo. Questi unisce, oltre alle qualita` affaristiche dello zio, anche una preparazione intellettuale, che gli consente di conseguire notevoli successi nella vita pubblica romana. Consigliere, operatore e progettista della Camera Apostolica sotto Clemente XII, diventa in breve tra gli ispiratori della politica economica pontificia e in seguito occupa una posizione preminente presso il pontefice. Abbandonata l’attivita` dei regi appalti, si dedica esclusivamente ai cambi e ai prestiti, conseguendo anche un titolo nobiliare. Per la sua esperienza nel commercio, per le relazioni politiche che instaura e per la preparazione culturale, sollecitato dall’editore Pagliarini scrive un saggio intitolato Del commercio, dedicato a Benedetto XIV stampato nel 1757, che incontra notevole successo in campo internazionale e presso i contemporanei. Muore nel 1760 lasciando all’unico erede maschio una casa bancaria molto potente.

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Il cammino procede con Siena, con i contatti con la libreria di Vincenzo Pazzini Carli93. Nella seconda meta` del XVIII secolo la ditta e` affidata ai giovani figli di Vincenzo, Giuseppe e Giovanni, che godono della protezione del principe Pietro Leopoldo94. La protezione attira nel negozio una notevole clientela, affascinata anche dalla fama di vero e proprio «salotto» culturale, frequentato da letterati e docenti senesi. Un quadro d’interessi culturali95 che il vecchio Vincenzo aveva saputo offrire anche attraverso il particolare arredo delle sale ricche di stampe, medaglie, e rari volumi esposti nella sua stessa casa. «Le diverse anime operanti all’interno di un’intera generazione di intellettuali toscani»96 lo avevano stimolato nello svolgere per circa vent’anni un’intensa attivita` editoriale, centrata sulle ristampe di classici antichi, di una limitata produzione

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Ringrazio per le segnalazioni sulla famiglia Pazzini Carli, sulla sua produzione editoriale e sul ruolo della censura a Siena nella seconda meta` del XVIII secolo Mario De Gregorio. 94 A. Wandruszka, Pietro Leopoldo. Un grande riformatore, Firenze, Olschki, 1968. I rapporti tra il principe illuminato e gli stampatori senesi vanno inquadrati in una prospettiva piu` ampia: intesi a limitare le competenze della Chiesa in materia di stampa gli editti di Francesco Stefano di Lorena e di Piero Leopoldo mirano sostanzialmente a frenare le ingerenze del S. Uffizio. Ma gli stampatori, trovando piu` larghe le maglie della censura preventiva, ne approfittano, in particolare quelli che lavorano a Siena e a Livorno, perche´ piu` lontani dagli organi governativi di Firenze. Cfr. M.A. Morelli Timpanaro, Legge sulla stampa e attivita` editoriale a Firenze nel secondo Settecento, in «Rassegna degli archivi di stato», XXIX, 1969, pp. 613-688. Sulle stamperie senesi sono ancora valide le primitive Notizie istoriche degl’intagliatori. Opera di Giovanni Gardellini Sanese, Siena, presso Vincenzo Pazzini Carli e Figli, MDCCLXXI, 3 voll., e il manoscritto presso la BCS, S. Bichi Borghesi, Tipografie senesi. Tomo I, ms. P IV 3. 95 Sul «salotto» Pazzini Carli cfr. N. Mengozzi, Il Monte dei Paschi e le aziende in esse riunite. Note storiche raccolte e pubblicate per ordine della Deputazione e ad iniziativa del gia` presidente conte Niccolo` Piccolomini, VI, I due Monti durante il Granducato di Pietro Leopoldo, Siena, Stabilimento arti grafiche Lazzeri, 1900, p. 420n. 96 M. De Gregorio, Editori e tipografi fra due secoli, in Storia di Siena, II, Dal Granducato all’Unita`, a cura di R. Barzanti, G. Catoni, M. De Gregorio, Alsaba, Siena, 1996, pp. 193-206; Id., «Le bindolerie pazzine». L’editio princeps delle Tragedie alfieriane e la tipografia Pazzini Carli, in «Studi Settecenteschi», 9, 1988, p. 70; Id., Le periferie di Clio. L’editoria senese nel catalogo dei libri italiani dell’Ottocento, in «Rivista di Letteratura italiana», Pisa, 1993, XI, n. 1-2, pp. 305-322; M. De Gregorio-S. Landi, I torchi del Granduca. Editoria e opinione pubblica a Siena nell’eta` delle riforma, in «Bollettino Senese di Storia Patria», IC, 1992, Siena, Accademia Senese degli Intronati, 1994, pp. 163-192.

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encomiastica e d’occasione, sulla pubblicazione di scritti, i cui autori erano ancora sconosciuti o estranei ai circuiti culturali cittadini97. Sotto la gestione del figlio Giuseppe Pazzini Carli98 la libreria continua nell’impegno commerciale, dando l’impressione di perpetuarne «l’immagine prestigiosa, che si era venuta sedimentando nel corso di qualche decennio»99. Segnalata dal «Giornale letterario di Siena»100, come fornitrice di libri oltremontani, l’azienda, invece, dal 1775 punta per proprio conto al settore editoriale101, influenzata dalla nuova «operosita`» degli studi102, dall’affermazione dell’Accademia dei Fisiocritici103 e in generale dal clima culturale, vivacizzato dai dibattiti tra vecchie tendenze conservatrici e nuove spinte riformatrici104. Giuseppe, fiducioso della ripresa editoriale senese, contrariamente alla tendenza generale della seconda meta` del secolo, si ritaglia il ruolo

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Circa la produzione di V. Pazzini Carli cfr. M. De Gregorio, «Le bindolerie pazzine», cit., pp. 71n., 72n., e 73n. 98 In relazione alla morte di Vincenzo, avvenuta nel 1765, cfr. Della malattia e susseguente la morte di Vincenzo Pazzini Carli mercadante libraio sanese. Commentario di Francesco Caluri, in Siena, nella Stamperia di Luigi, e Benedetto Bindi, MDCCLXIX. 99 M. De Gregorio, «Le bindolerie pazzine», cit., p. 78. 100 Giornale letterario di Siena per l’anno MDCCLXXVI, Tomo primo, in Siena, presso Vincenzo Pazzini Carli e Figli, [1776], p. III. Cfr. R. Pasta, Il «Giornale letterario» di Siena (1776-1777) ed i suoi compilatori, in «Rassegna storica toscana», XXIV, 1978, 1, pp. 100-111; M. De Gregorio «Le bindolerie pazzine», cit., p. 78n. e 79n. 101 Non e` possibile datare prima la nascita dell’officina tipografica testimoniata da Giuseppe Ciaccheri, primo bibliotecario della Sapienza a Siena. Cfr. M. De Gregorio, «Le bindolerie pazzine», cit., p. 77. 102 G. Catoni, Stampa e universita` nella Siena dei lumi, in «Studi Senesi», XCI, 1979, p. 103 sgg. Sulle origini della biblioteca dello Studio senese e sui rapporti tra S. Bandini e G. Ciaccheri cfr. rispettivamente M. De Gregorio, Prima di Bandini. Tentativi di Biblioteca Universitaria, in «Societa` e Storia», Milano, n. 72, 1996, pp. 253-281 e D. Bruschettini, Il carteggio di Giuseppe Ciaccheri nella biblioteca Comunale di Siena, in «Bollettino Senese di Storia Patria», Siena, 1979, LXXXVI, pp.144-205. 103 C. Sanquirico, Vicende dell’Accademia dei Fisiocritici, Siena, 1891; i numerosi contributi di G. Tramontano Guerritore, in «Atti dell’Accademia dei Fisiocritici di Siena», X, 1928-1929, e di C. Ricci, Universita`, Accademia dei Fisiocritici e ‘‘grande anatomia” di Paolo Mascagni, in Documenti per una storia della scienza senese, Siena, Accademia dei Fisiocritici, 1985, pp. 221-239. 104 Cfr. E. Cochrane, Tradition and Englightenment in the Tuscan Academies: 1690-1800, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1961.

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del libraio stampatore, pubblicando numerosissime edizioni sostenute dalla «legislazione asburgico-lorenese in favore della tipografia»105. «L’orientamento imprenditoriale, volto alla stampa tempestiva e concorrenziale di traduzioni di opere significative in ambito francese e inglese»106, nonostante gli scarsi profitti tamponati dalle sovvenzioni granducali107, e i contatti personali ed epistolari con famosi corrispondenti, accresce la credibilita` dell’azienda presso il libraio napoletano. Dal 1777 al 1786 Michele Stasi investe circa ottocento ducati per acquistarne i testi108.

105 R. Pasta, Il «Giornale letterario» di Siena, cit., p. 127. La benevolenza di Pietro Leopoldo nei confronti dei fratelli Pazzini Carli si concretizza in un prestito statale di 1.500 scudi del 1775 per la stampa del Missale Romanum, terminato solo nel 1779, e in altri sussidi utilizzati da Giuseppe e Giovanni per saldare i debiti contratti nel tempo con alcuni librai fiorentini e altri privati. A comprova della disastrata politica della tipografia sono la dichiarazione di fallimento e l’atto di liquidazione dei debitori, avvenuti dopo la morte di Giuseppe. 106 M. De Gregorio, «Le bindolerie pazzine», cit., p. 81 e 81n. 107 Circa la personalita` di Giuseppe Pazzini Carli e i presunti meriti nella gestione dell’azienda, che subı` i contraccolpi della deficiente politica editoriale, sono valide fonti l’epistolario alfieriano e un libello antileopoldino, stampato a Milano nel 1796, cfr. [F. Beccatini], Vita pubblica e privata di Pietro Leopoldo d’Austria granduca di Toscana poi Imperatore Leopoldo II, [Milano], 1796, p. 120. F. Zacchiroli in occasione del matrimonio del libraio-stampatore esprime parole di elogio nelle sue Poesie per le nozze del signor Giuseppe Pazzini Carli e della signora Teresa Taddei, Firenze, per lo Stecchi e Pagani, MDCCLXXVI, lodandone nella dedica la «sceltissima libreria» composta di cinquemila volumi e l’«egregia» stamperia. Con ben altri termini invece lo ricorda Vittorio Alfieri nella corrispondenza con i suoi piu` cari amici. L’ironico Alfieri, che gli aveva affidato la stampa delle Tragedie, purtroppo mal riuscita per le incapacita` editoriali lo chiama: «bindolo, briccone, negligentaccio». Sulle Tragedie di Vittorio Alfieri da Asti, in Siena, presso Vincenzo Pazzini Carli e figli, MDCCLXXXIII, 3 voll., e` indispensabile lo studio di M. De Gregorio e l’ampia bibliografia offerta nel suo lavoro, «Le bindolerie pazzine», cit., p. 59-65, che giustificano la scelta dell’astigiano per la casa editrice senese. Altre ombre offuscano, pero`, la personalita` del libraio editore: su di lui grava il sospetto di aver «sfruttato» le grazie della giovane consorte per ottenere le sovvenzioni pubbliche. 108 ASBN, g. c. BP, partita di 50. 3. 6 ducati, del 16 luglio 1777, m. 2135, p. 826-827; ivi, partita di 100 ducati, del 21 febbraio 1778, m. 2160, p. 292; ivi, partita di 50 ducati, del 18 maggio 1778, m. 2165, p. 510; ivi, partita di 64 ducati, del 14 aprile 1778, m. 2158, p. 550; ivi, partita di 150 ducati, del 7 maggio 1779, m. 2196, p. 644; ivi, partita di 61. 2. 15 ducati, del 12 giugno 1780, m. 2206, p. 342: ivi, partita di 55 ducati, del 12 giugno 1780, m. 2219, p. 997; ivi, partita di 80 ducati, del 10 gennaio 1781, m. 2250, p. 56; ivi, partita di 40 ducati, del 1 giugno 1781, m. 2252, p. 820; ivi, partita di 40 ducati, del 16 aprile 1783, m. 2311, p. 520; ivi, partita di 20 ducati, del 17 marzo 1786, m. 2438, p. 521.

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Scorrendo gli annali della tipografia109, sulla base delle tematiche curate dallo Stasi, e` facile comprendere le edizioni che possono aver richiamato la sua attenzione, e stimolato il suo fiuto di intraprendente editore. Sono i testi ecclesiastici sottratti alle privative del mercato editoriale veneziano, quale il Missale Romanum110, la monumentale Storia ecclesiastica di indirizzo galllicano di Claude Fleury, ristampata dall’edizione veneziana curata da Gasparo Gozzi, gli Atti dell’Accademia delle Scienze di Siena, e soprattutto la traduzione dal francese dei Principes de la legislation universelle di Georges Louis Schmidt, stampato nel 1777, e che Michele negli anni ’90 pubblichera` a Napoli a sue spese, nonche´ la prima edizione delle tragedie alfieriane. Nel decennio in cui Michele intrattiene rapporti commerciali con Siena, il giro degli affari si estende anche agli altri due centri culturali del granducato: Firenze e Livorno. Ma mentre per Siena la parabola degli acquisti scende rapidamente dopo i primi anni del decollo della ditta Pazzini Carli, per Livorno le spese si prolungano fino agli ultimi anni di vita di Michele111. Purtroppo non e` stato possibile identificare l’intermediario degli Stasi, tale Filippo Zacchelli, con il quale mantiene i contatti in quel periodo112. Sono certi il suo ruolo di agente nel centro portuale di 109 M. De Gregorio-S. Landi, I torchi del granduca, cit., pp. 180-182; S. Landi, Editoria, potere, opinione pubblica in Toscana nell’eta` delle riforme. Il caso senese, in «Ricerche storiche», 1990, pp. 295-338; Id., Il governo delle opinioni. Censura e formazione del consenso nella Toscana del Settecento, Bologna, Il Mulino, 2000. 110 Missale romanum ex decreto Sacrosanti Concilii Tridentini restitum S. Pii V Pontificis Maximi iussu editum Clementis VIII et Urbani VIII auctoritate recognitum, in quo omnia accurate suis locis disposita sunt, et Missae novissimae Sanctorum adiecta, Senis, Excudebant Filii Vincentii Pazzini Carli presidium facultate, MDCCLXXIX. L’investimento risulto` «deludente»: «pel troppo prezzo trovo` non poca difficolta` nella vendita, e per lungo tempo gli esemplari restarono nei magazzini per salvaguardia del debito che non fu mai pagato», in [F. Beccatini], Vita pubblica e privata di Pietro Leopoldo, cit., pp. 120-121. 111 ASBN, g. c. BP, partita di 37. 4. 6 ducati, del 27 novembre 1779, m. 2205, p. 561; ivi, partita di 130. 1. 10 ducati, del 23 aprile 1782, m. 2276, p. 443; ivi, partita di 131. 1. 14 ducati, del 21 gennaio 1784, m. 2334, p. 203; ivi, partita di 15. 4. 6 ducati, del 10 dicembre 1792, m. 2530, p. 603; ivi, partita di 67. 1. 4 ducati, del 30 aprile 1794, m. 2596, p. 500; ivi, partita di 249 ducati, del 28 febbraio 1794, m. 2590, p. 382, ivi, 24. 3. 4 ducati, del 6 febbraio 1794, m. 2587, p. 205-206; ivi, partita di 320 ducati, del 17 gennaio 1794, m. 2591, p. 131. 112 Ringrazio il prof. Carlo Mangio e la dott. Previti per la loro collaborazione nel difficile lavoro d’identificazione del personaggio.

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Livorno113 e il suo legame con altri operatori fiorentini, utilizzando in questi rapporti di lavoro la ditta di Giovan Francesco Fenzi114, che cura il trasporto dei libri da Tolone al porto toscano e poi alla capitale del granducato115. Del resto, Livorno, come Siena, e in misura forse maggiore rispetto a Firenze, e` un vero «porto di idee»116 e di proposte editoriali, che non possono non attrarre un operatore del settore, come Michele, sempre attento a seguire il mercato delle vendite. L’editoria livornese, risvegliatasi nella seconda meta` del ’700117, priva di una struttura corporativa, deve la sua ripresa ad alcune figure di librai stampatori, che, come Marco Coltellini118 e il nipote Tommaso Masi119, ne rilanciano l’immagine a livello internazionale. Non solo sono famose le loro edizioni curate con particolare impegno – quali l’editio princeps del trat113

ASBN, g. c. BP, partita di 37. 4. 6 ducati, del 27 novembre 1779, m. 2205, p. 561. A. Volpi, Note sulla formazione del mercato finanziario toscano. Il ruolo dei Fenzi, in «Rassegna storica toscana», 1992, 1, pp. 22-25; R. P. Coppini, Il Granducato di Toscana. Dagli ‘‘anni francesi” all’unita` , Torino, Utet, 1993; L. Dal Pane, Industria e commercio nel Granducato di Toscana nell’eta` del Risorgimento, Bologna, R. Patron, 1973; M. Sanacore, Alle origini delle anonime livornesi di assicurazione: dalla rinascita del 1827 alla crisi del 1833, Livorno, Sindacato nazionale assicuratori, 1993; R. Ricciardello, Il mercato dei capitali nella Livorno lorenese, in «Studi Livornesi», VI, 1991, p. 28. 115 ASBN, g. c. BP, partita di 10. 3. 4 ducati, del 18 giugno 1781, m. 2250, p. 905. 116 S. Corrieri, Marco Coltellini e la sua stamperia nella Toscana del Settecento, in «Nuovi Studi Livornesi», 1993, I, p. 164. 117 G. Chiappini, L’arte della stampa a Livorno, Livorno, Belforte, 1903. S. Burgalassi, Problemi di interazione culturale: l’editoria a Livorno, Lucca, e Pisa, in «Bollettino storico pisano», XLIII, 1974, p. 355; C. Luschi, Le biblioteche pubbliche a Livorno nei secoli XVIII e XIX, in «Comune notizie», 1994, n. 10, pp. 45-54; F. Marchet, L’attivita` tipografico-editoriale di Mons. Angelo Fabroni (Pisa 1771-1803), in «La Bibliofilia», LXXXII, 1980, I, p. 57; E. Levi-Malvano, Les ´editions toscanes de l’“Encyclope´die” in «Revue de litte´rature compare´e», III, 1923, pp. 211-256; A. Lay, Un editore illuminista: Giuseppe Aubert nel carteggio con Beccaria e Verri, Torino, Accademia delle scienze, 1973; P. Bellucci, Le edizioni toscane dell’“Enciclopedia”, in «Rassegna storica toscana», XXXIV, 2, 1988, pp. 189-223; Le origini della massoneria in Toscana (1730-1890), a cura di Z. Ciuffoletti, Foggia, 1989; P. E. Fornaciari, La fortuna del “Dizionario Universale delle Arti e delle Scienze” di Efraim Chambers a Livorno, in «Studi livornesi», VII, 1992, pp. 137-140; G. Benucci, Le edizioni toscane dell’Encyclope´die e la questione delle note. Un confronto, in «Nuovi studi livornesi», III, 1995, pp. 59-91; A Fabroni, Elogi d’illustri italiani, Pisa, presso Luigi Raffaelli, 1786-1789. 118 S. Corrieri, Marco Coltellini, cit., pp. 161-172. 119 F. Repetti, Attivita` editoriale a Livorno fra Settecento ed Ottocento: la stamperia di Tommaso Masi, in «Nuovi Studi Livornesi», 1995, III, pp. 93-125. 114

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tato di Cesare Beccaria Dei delitti e delle pene e la terza edizione realizzata nel Settecento dell’Encyclope´die, – ma anche la bottega libraria annessa alla stamperia, «un importante polo di collegamento con la produzione letteraria straniera, simbolo del piu` acceso illuminismo francese»120. Valgono ad esempio le opere quali il De l’esprit di Helve´tius, Le dictionnaire Philosophique portatif, Le Saul e Le Cantique di Voltaire, nonche´ Il contratto sociale di Jean Jacques Rousseau e le Lettere diverse dello stesso autore, che sono denunciate dal Vicario del Santo Uffizio all’arcivescovo di Livorno121. Inoltre Livorno e` l’unico centro italiano, dopo Lucca, dove tra il 1770 e il 1778 viene segnalata l’ultima ristampa in folio dell’Encyclope´die122. Michele, interessato all’acquisto dell’opera, tramite la ditta Pazzini Carli di Siena, con lettera di cambio pagata alla societa` Cutler e Heigelin, versa nel 1780 a Giuseppe Aubert un anticipo di 55 ducati123. Piu` limitati gli investimenti librari a Firenze: alla fine degli anni ’70, infatti, Michele spende oltre un centinaio di ducati presso la ditta Stecchi associata con lo stampatore Ranieri del Vivo124. Nonostante la brevita` delle segnalazioni bancarie siamo certi che la ditta Stecchi, a cui le polizze fanno riferimento, non e` quella gestita dall’anziano tipografo Giovan Battista associato con il nipote Anton Giuseppe Pagani125, bensı` quella del figlio Fi` vero che lippo, che inizia giovanissimo una propria attivita` editoriale126. E l’arco cronologico include sia gli ultimi anni della produzione dell’anziano Giovan Battista che quelli del decollo del giovane Stecchi, ma il nome di Ranieri del Vivo sui versamenti bancari conferma che il libraio con cui Michele Stasi ebbe contatti a Firenze fosse proprio Filippo. «Presentatosi 120

S. Corrieri, Marco Coltellini, cit., p. 164. Biblioteca Nazionale di Firenze, Carteggio Vannucci, collezione Tordi, 546. 90. 122 R. Darnton, Il Grande Affare dei Lumi. Storia editoriale dell’Encyclope´die 1775-1800, Milano, S. Bonnard, 1998, p. 36. 123 ASBN, g. c. BP, partita di 55 ducati, del 12 giugno 1780, m. 2219, p. 997. 124 Ivi, partita di 62. 17 ducati, del 27 luglio 1779, m. 2196, p. 1078; ivi, partita di 40 ducati, del 26 marzo 1781, m. 2245, p. 417; ivi, partita di 40 ducati, del 5 marzo 1781, m. 2252, p. 369. 125 Cfr. V. Baldacci, Filippo Stecchi un editore fiorentino del Settecento fra riformismo e rivoluzione, Firenze, Olschki, 1989, p. 12; M. A. Morelli Timpanaro, Per una storia della stamperia Stecchi e Pagani (Firenze 1766-1798), in «Archivio Storico Italiano», CLI, 1973, pp. 87-219. 126 V. Baldacci, Filippo Stecchi, cit., p. 14. 121

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con un’iniziativa clamorosa [...] destinata ad attirare l’attenzione degli uomini di cultura e degli uomini politici toscani»127, il libraio fiorentino pubblica, infatti, nel 1778 il primo quaderno degli Annali politici, civili e letterari del secolo decimottavo composti dal Linguet. Tradotti da Luigi Semplici128, i quaderni, usciti nell’edizione fiorentina con una scadenza quindicinale, raccolgono le riflessioni e i commenti dell’avvocato Linguet sugli avvenimenti politici europei e in particolare francesi, privi pero` di organicita`. I temi inizialmente affrontati sono note sulla chirurgia applicata alla guerra, aneddoti sui viaggi, problemi di morale, lettere sul teatro inglese, e sostituiti in seguito con articoli politici e riflessioni su argomenti ben piu` importanti, come la stampa e l’editoria. Il successo presso il pubblico dei lettori e il consenso iniziale del granduca suggeriscono allo Stecchi altri investimenti editoriali, quali Gl’Incas o distruzione dell’Impero del Peru` del Marmontel129, L’elogio del Signor di Voltaire composto dal Palissot130 e la Storia della decadenza e rovina dell’Impero Romano di Gibbon131. Incontrate varie difficolta` e coinvolto nell’acquisto di alcuni disegni dei Carracci «di contenuto licenzioso [...] e di dubbia autenticita`», fatto tramite l’intermediario Francesco Zacchiroli nel 1779 presso il conte senese Giovanni Nerucci132, Filippo, per rilanciare la sua immagine e dare altri sbocchi alla sua attivita`, si associa con un altro stampatore Ranieri del Vivo133. Insieme presentano il Prospetto del Magazzino Universale Istorico, Politico, Lette127

Ibidem. Su Luigi Semplici «abile e piacevole letterato, autore di libretti d’opera», costretto a lasciare Firenze e la Toscana per il dissenso con il governo in materia di politica ecclesiastica cfr. M. A. Morelli Timpanaro, Persone e momenti del giornalismo politico a Firenze dal 1766 al 1799 in alcuni documenti dell’Archivio di Stato di Firenze, in «Rassegna degli Archivi di Stato», XXXI, 1971, p. 430 sgg.; Id., Su alcuni ‘‘semi-letterati” fiorentini del secolo XVIII, in «Critica storica», XXVI, 1989, pp. 289-292. Cfr. ancora F. Venturi, Settecento riformatore, Torino, Einaudi, 1984, IV/1, p. 389 sgg.; M. A. Morelli Timpanaro, Per una storia della stamperia Stecchi e Pagani (Firenze, 1766-1798), cit., pp. 185-193; Id., Autori, stampatori, librai. Per una storia dell’editoria in Firenze nel secolo XVIII, Firenze, Olschki, 1999. 129 V. Baldacci, Filippo Stecchi, cit., p. 26. 130 Ivi, p. 27. 131 Ibidem. 132 Ivi, p. 36. 133 Ivi, p. 40n. 128

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rario e realizzano l’iniziativa editoriale, che dall’entourage politico e culturale della corte «e` giudicata estremamente negativa: sprezzante, irridente»134. Comunque l’impresa e` da considerarsi «non ignobile, non inferiore a tante altre iniziative del tempo, caratterizzate da analoghe fragilita` finanziarie, ambiguita` culturali, incertezze di programmazione, ma che costituiscono un tessuto non disprezzabile su cui si muove la cultura toscana dell’eta` Leopoldina»135. Ma soprattutto lo Stecchi da` «indubbiamente un contributo fondamentale, portandovi una concezione dell’attivita` editoriale come servizio pubblico, che manterra` per tutta la vita, e che vedremo riemergere periodicamente in tutte le sue successive iniziative»136. Tra il 1780 e il 1781 Stecchi e Del Vivo pubblicano testi di attualita` di notevole interesse137, ragionamenti sul commercio, opere filosofiche, elogi e descrizioni geografiche, che raccolgono grande consenso presso il pubblico138. Improvvisa e a noi sconosciuta la causa della rottura della societa` avvenuta nel 1781, lo stesso anno in cui lo Stasi da Napoli cessa di avere contatti con gli editori fiorentini139. Agli inizi degli anni ’70 del XVIII secolo, mentre la crisi editoriale agita l’arte della stampa a Venezia, il libraio napoletano, per soddisfare le curiosita` della clientela, volge lo sguardo oltre i confini della penisola, all’Olanda, alla Svizzera, alla Francia, da cui importa le opere letterarie, storiche o scientifiche, in lingua originaria o tradotte, insistentemente richieste. In Olanda si appoggia alla ditta Wetstein di Leida140. I Wetstein, affermati sul piano librario internazionale, da circa mezzo secolo lavorano ad Amsterdam141. In seguito alla morte del fondatore Heinrich, e dopo l’unificazione dei due rami in cui si divideva l’azienda, i figli Rudolph e Gerhard ne accrescono la solidita` e con cospicui capitali ricomprano le edizioni delle opere di Bacone e il fondo delle edizioni greche e latine del 134

Ivi, p. 46. Ivi, p. 54. 136 Ibidem. 137 Ivi, p. 55. 138 Ivi, p. 56. 139 Ivi, p. 58. 140 Cfr. A. Rotondo`, Stampa periodica olandese e opinione pubblica europea nel Settecento. La “Bibliothe`que Raisonne´e” (1728-1753), in «Rivista storica italiana», Napoli, 1998, I, pp. 166-221. 141 Ivi, p. 178n. 135

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libraio Fritch. Insieme con i beni paterni hanno ereditato soprattutto la stima e l’apprezzamento dei circoli culturali internazionali. La libreria Wetstein diventa celebre per essersi trasformata in un accogliente luogo d’incontro per quegli intellettuali europei, «guardati con sospetto in patria e fuori»142. Heinrich, dotto editore, amico di John Locke, di Ph. Van Limborch, e di Jean Le Clerc, aveva pubblicato la Theologia Christiana e l’Historia Inquisitionis143, opere che avevano suscitato grande interesse per la trattazione del tema della tolleranza e della persecuzione religiosa. «L’impronta culturale e religiosa», impressa dal fondatore alla ditta144, e` incancellabile: anche dopo la sua scomparsa, infatti, i figli ne perpetuano l’immagine, stampando la «Bibliothe`que raisonne´e», un periodico in lingua francese, che «si colloco` sulla linea che aveva caratterizzato fortemente l’azienda nei quarantotto anni in cui era stata guidata da Heinrich Wetstein»145. Gli studi sulla storia del testo e della tradizione religiosa testamentaria, ampiamente documentati nel catalogo della raccolta libraria messa in vendita dai figli nel 1726, sono proseguiti dal nipote Johann Jacob Wetstein, grande filologo di Basilea, che rifugiatosi ad Amsterdam, subentro` nell’insegnamento a Jean Le Clerc. I congiunti, Rudolph e Jacob, ne pubblicano i Prolegomena, e gli affidano la revisione dell’edizione del Novum Testamentum Graecum del 1711146. Jacob rimane ad Amsterdam fino al 1757, poi e` a Leida fino al 1777. Realizza ancora delle pregevoli edizioni147 insieme con il figlio Rudolf Hemdrik che, dopo la sua morte, prende le redini dell’azienda e vi lavora dal 1775 al 1783148. Gli interessi 142

Ivi, p. 179. Ivi, p. 180n. 144 Ivi, p. 181. 145 Ivi, p. 178. 146 Ivi, p. 183. 147 A Parigi presso la Bibliothe`que Nationale de France sono i cataloghi di vendita della ditta Wetstein: un Catalogus librorum, tam Graecorum quam latinorum, qui venales prostant, Lugduni-Batavorum apud Wetstenium. 1760, pp. 71; e un Catalogue d’une partie choisie de livres grecs, latins, franc¸ois, etc. tires du fonds de Jacques de Wetstein. Qui les exposera en vente parmi les libraires le 22 Aouˆt 1768, a Leide, chez J. De Wetstein, 1768, pp. [4], 64. 148 Altre notizie biografiche sul personaggio non si sono rinvenute. Possibile materiale e` nell’Archivio municipale di Amsterdam, come e` menzionato in I. H. Van Eeghen, De Amsterdamse boekhandel, 1680-1725, Amsterdam, Scheltema & Holkema, 1960-1978, 5 voll., p. 182. Ringrazio per i suggerimenti sulle fonti e per l’aiuto nella ricerca i prof. Otto S. Lankhorst e Antonio Rotondo`. 143

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culturali della ditta Wetstein, proiettati sui discendenti del celebre fondatore, attraggono ancora alla fine del XVIII secolo una clientela molto selezionata. Dal 1778 al 1791, Michele, fornitore di fiducia di clienti eruditi e di colti collezionisti, le commissiona testi, che sono spediti a Napoli per vie marittime. I due versamenti di cui abbiamo testimonianze presso i banchi napoletani accennano alle casse di libri che la libreria di Leida, pagata anticipatamente con cambiali, affida a ditte commerciali o al bastimento del capitano De Graef per farle giungere a Napoli. Il trasporto richiede non meno di due mesi, ossia il tempo che intercorre tra il pagamento dello Stasi e lo sdoganamento della merce nel porto napoletano149. Il circuito commerciale prosegue con la Svizzera, tra i due centri di Ginevra150 e Losanna151. Il diagramma degli acquisti iniziati negli anni ’70 presso le principali librerie svizzere, segue l’andamento delle loro fortune economiche nel XVIII secolo. Fin dall’inizio della sua attivita` Michele, ha contatti con librai ginevrini e le prime spese sono datate 1773, quando ordina alla ditta Falconet un quantitativo di libri, che gli sono prontamente spediti a Napoli, per mezzo di due balle alla volta152. Dalla meta` del decennio si affida ai fratelli De Tournes, famosi fornitori ginevrini153, che inviano nella capitale i volumi sistemati in pacchi, in apparenti buone 149

Le fonti bancarie consistono in due sole polizze, precise nel segnalare le ditte che operano da Leida a Napoli. Cfr. ASBN, g. c. BP, partita di 164. 4. 6 ducati del 12 maggio 1778, m. 2161, p. 456; ivi, bancale BP, di 171. 59 ducati, del 9 febbraio 1791. 150 Cfr. J. R. Kleinschmidt, Les Imprimeurs et libraires de la Re´publique de Gene`ve, Gene`ve, A. Jullien, 1948. 151 Le livre a` Lausanne: cinq siecles ` d’e´dition et d’imprimerie: 1493-1993, a cura di S. Corsini, Lausanne, Payot, 1993; S. Corsini, L’e´dition franc¸aise hors des frontie`res du royaume: les presses lausannoises sous la loupe, in «Revue franc¸aise d’histoire du livre», Bordeaux, Socie´te´ des bibliophiles de Guyenne, 1989, pp. 94-119; Id., Quand Amsterdam rime avec Lausanne: impressions date´es des Pays-Bas, in Le magasin de l’univers: the Dutch republic as the centre of the European book trade, testi degli interventi al Colloquio Internazionale, tenutosi a Wassernaar, 5-7 luglio 1990, Leide, New York, E. J. Brill, 1992; Id., Recueil d’ornements grave´s sur bois principalement dans des imprime´s lausannois parus de 1770 a` 1774, Lausanne, Bibliothe`que Cantonale et Universitaire, 1979. 152 ASBN, g. c. BP, partita di 80 ducati, del 19 agosto 1773, m. 2024, p. 66; ivi, partita di 80 ducati, del 14 maggio 1774, m. 2044, p. 667. 153 Cfr. L. Braida, Il commercio delle idee. Editoria e circolazione del libro nella Torino del Settecento, Firenze, Olschki, 1995, pp. 142, 143, 178.

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condizioni, su cui sono riportate le iniziali del corrispondente destinatario napoletano da ritirare alla dogana154. I De Tournes, antica famiglia di librai stampatori, insediatisi a Ginevra intorno al 1585, si erano estesi anche a Lione e godevano del titolo e del privilegio di «Imprimeurs de la Re´publique et de l’Acade´mie», tramandato da padre in figlio da diverse generazioni. Negli anni dei contatti con Napoli, Samuel III e Jean II De Tournes si trovano al termine della loro attivita` di stampatori-editori: cedono i fondi della stamperia nel 1775 a due stranieri Jean Abraham Nouffer e Jean Franc¸ois Bassompierre, e restituiscono due anni dopo agli organi del consiglio anche l’ambito privilegio ottenuto circa due secoli prima. Samuel non abbandona la libreria e si associa con Gabriel Cramer e il libraio parigino Charles Joseph Panckoucke per realizzare l’imponente produzione del Dictionnaire Encyclope´dique. La sua carriera termina con la sfortunata esperienza di accomandante nella partecipazione alla Socie´te´ Rousseau, costituita per provvedere alle spese considerevoli delle edizioni delle Opere complete di Jean Jacques Rousseau, avviate nel 1779 dalla Societa` Typographique De Boin, D’Ivernois et Bassompierre. Quattro anni dopo D’Ivernois e` mandato in esilio e la societa` si scioglie. Negli anni ’80, invece, referente svizzero di Michele Stasi e` la ditta Grasset di Losanna, che dapprima lo rifornisce attraverso la compagnia commerciale dei Vieusseux, Raymond e Co., e in seguito utilizzza quella dei Raby, Ferrari e Diesebenthal155. Le operazioni di pagamento si presentano con aspetti diversi: nei primi momenti il libraio napoletano anticipa fiducioso l’importo alle ditte straniere, che provvedono a rivalersi sul fornitore svizzero156; successivamente, forse anche per le spese editoriali e per gli investimenti finanziari intrapresi, paga alla consegna157. 154 ASBN, g. c. BP, partita di 318. 3 ducati, del 18 ottobre 1775, m. 2191, p. 487; ivi, partita di 121. 1 ducati, del 15 aprile 1776, m. 2105, p. 423; ivi, partita di 187. 4. 12 ducati del 21 luglio 1777, m. 2130, p. 842. 155 Ivi, partita di 195. 12 ducati del 18 settembre 1783, m. 2354, p. 209; ivi, partita di 144 ducati, del 24 ottobre 1785 m. 2354, p. 529; ivi, partita di 12. 6 ducati, del 4 giugno 1787, m. 2435, p. 885; ivi, partita di 81. 1. 7 ducati, del 19 luglio 1787, m. 2430, p. 1390. 156 Ivi, partita di 195. 12 ducati, del 12 settembre 1783, cit. Michele Stasi dichiara nella polizza di pagamento, riferendosi alla ditta Vieusseux, Raymond e Co.: «fra loro se la sentiranno». 157 Ivi, partita di 26. 2 ducati, del 4 giugno 1787, cit.

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L’«ingegnoso» libraio Franc¸ois Grasset si era inserito, non senza difficolta`, nel mondo editoriale della citta` di Losanna. Figlio della nutrice dei fratelli Philibert e Gabriel Cramer, era stato assunto da costoro come «commesso» a Ginevra. Nella stessa azienda prestava servizio anche il fratello Gabriel Grasset, con compiti di direttore della stamperia158. Gli incartamenti di un procedimento giudiziario conservati nella serie dei processi criminali dell’archivio di Stato di quella citta`, accuratamente studiati dal Candaux159, consentono di ricostruire, in qualche misura, la singolare personalita` di questo libraio e soprattutto di sottolinearne l’audace risolutezza. Dalle carte, attraverso la dichiarazione di Philibert Cramer, grande amico di Voltaire, chiamato a testimoniare davanti ai magistrati, emerge, infatti, il comportamento fraudolento di Franc¸ois Grasset, fervido di iniziative, incline a travalicare i limiti del diritto, a superare ogni scrupolo per assicurarsi vantaggi economici. Nella prima meta` degli anni ’50 ruba sistematicamente dai magazzini dei fratelli Cramer a lui affidati ` sorprenrisme di carta e libri, che rivende a privati e a librai stranieri. E dente la rete di relazioni che riesce a tessere segretamente, a danno dei padroni, con altri centri, come Lione, Parigi, Francoforte, Marsiglia, Santo Domingo, Zurigo, Neuchaˆtel, vendendo di nascosto le loro edizioni o promettendo una collaborazione di intermediario. Scoperta casualmente la sua «infedelta`», ottiene, forse per l’intercessione del fratello Gabriele, il perdono dei Cramer, ai quali si dice pentito delle malefatte. I Cramer, pur di superare una situazione incresciosa, gli impongono di apprendere nella contea di Neuchaˆtel il mestiere di orologiaio, per il quale aveva mostrato altre volte gradimento, di lasciare Ginevra e di non ritornarvi senza il loro permesso, con l’impegno di non «mischiarsi giammai» nel commercio dei libri. Un mese piu` tardi i Cramer ricevono da Parigi, dove invece si era trasferito Francois Grasset, una lettera nella quale l’infedele dipendente implora la protezione dei vecchi padroni, si dichiara riconoscente della loro benevolenza, supplica di voler tornare nelle loro grazie, di aiutarlo in considerazione che ha moglie, due figli e versa in gravi difficolta` 158

Cfr. J.R. Kleinschmidt, Les imprimeurs et libraires de la Re´publique, cit., pp. 131-132. J.D. Candaux, Les De´buts de Franc¸ois Grasset, in «Studies on Voltaire and the eighteenth century», t. 18, 1961, pp. 197-235. 159

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economiche. Scrive, inoltre, di aver preso contatti con l’ambiente di alcuni librai loro clienti, e chiede di essere appoggiato nell’iniziativa di poter vendere le loro edizioni. I Cramer non rispondono a questa lettera, ne´ ad altre lettere successive, ma, dopo poco, sono costretti a offrire la loro testimonianza sul giovane alle autorita` giudiziarie. Franc¸ois Grasset, infatti, divenuto commesso di Marc Michel Bousquet, non si sa in quale occasione, era rientrato a Ginevra, dove era stato arrestato il 26 giugno 1755 per un «violento alterco» avuto con Voltaire circa «l’affaire du manuscrit de la Pulcelle»160, un poema in versi in cui lo storico letterato condannava il fanatismo religioso con espressioni considerate offensive. I documenti conservati nell’incartamento giudiziario, pur accennando alla breve prigionia del libraio, ordinata dalle autorita` cittadine perche´ trovato in possesso di sedici versi del manoscritto incriminato, non permettono di ricostruire il ruolo dei due protagonisti. Voltaire, con la protezione del consigliere Tronchin, disconosce il manoscritto e pretende la condanna dai membri del consiglio cittadino, che lo giudicano «blasfemo e contrario ai piu` sacri principi della religione cristiana». Tre mesi dopo Voltaire si appella nuovamente al consiglio ginevrino: denuncia la diffusione di un testo intitolato Pulcelle, «empio e licenzioso», stampato in Olanda, e chiede di proibirne la diffusione. Grasset, invece, in una nota corrispondenza con il suo nuovo padrone, due giorni dopo la scarcerazione, da` una diversa versione dei fatti, piu` confacente alla sua difesa. Tuttavia questi incidenti di percorso non impediranno al vecchio commesso dei Cramer di affermarsi nella sua attivita`, di stabilirsi in seguito a Losanna e divenire uno dei piu` importanti librai-stampatori della Svizzera nella seconda meta` del XVIII secolo161. Nel 1758 Grasset lascia la ditta Bousquet e, dopo vari tentativi, si associa a Sigismond D’Arnay e Abraham-Louis Tarin, un giovane borghese di Losanna, perfezionatosi in Inghilterra162. Esule poi in Francia per aver stampato libri con falso luogo di edizione, arruolato in forza nell’esercito, nel 1766 lo ritroviamo impegnato a Losanna, dove acquista i fondi librari di Bou160 161 162

Ivi, pp. 223-232. Cfr. Le livre a` Lausanne, cit. Ivi, p. 53.

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squet e D’Arnay163. Un anno dopo, ottenuta finalmente la patente di stampatore, e` nuovamente associato per i due terzi con il Tarin, un’unione che durera` fino al 1782, quando gli rivendera` la sua quota. Muore nel 1789, lasciando tutto nelle mani del genero Gabriel Dufournet164. Grasset approfitta della «piccola eta` dell’oro»165 della editoria losannese, concentrata nella prima meta` del secolo sulla produzione di trattati matematici e scientifici e sulla ristampa di grande opere giuridiche e teologiche, destinate principalmente ai collegi cattolici del sud dell’Europa, Italia, Spagna e Portogallo. La sua attivita` si lega alle fortune dell’editoria francese, un mercato nel quale si inserisce, stampando sotto i suoi quattro torchi la collezione completa delle opere di Voltaire dal 1770 al 1782, in cinquantasette volumi, in prevalenza con luogo di edizione Londra166. Precedentemente aveva tentato anche la ristampa di gazzette d’informazione in un periodo relativamente breve, come la «Gazette litte´raire et universelle de l’Europe» dal 1768 al 1769167, «Le Mercure historique et politique» di La Haye dal 1768 al 1773 e le «Annales politiques civiles et litte´raries du XVIIIe sie`cle» di Linguet dal 1778 al 1780168. La lista degli associati riportata nel tomo 35 delle Opere di Voltaire, stampate a Losanna, e segnalata da Silvio Corsini169, aiuta a comprendere la fortuna di questa impresa editoriale nel secolo dei Lumi e la sua diffusione sul mercato internazionale. Napoli, come i grandi centri europei di Parigi, Ginevra, Bordeaux, Lione, Strasburgo, Venezia, Neuchaˆtel, Bologna, Berlino e` particolarmente interessata alla lettura di questa collana. I fratelli Hermill, infatti, soci in quegli anni di Michele nella stampa di libri di impronta regalista, ne richiedono dozzine di copie e non e` escluso che lo stesso Stasi potrebbe essere stato indotto a investire in scritti di tal genere. L’estremo confine commerciale transalpino e` il triangolo francese 163 164 165 166 167 168 169

Ibidem. Ibidem. Ivi, pp. 51-75. Ivi, pp. 54, 61. Ivi, p. 169. Ivi, p. 170. Ivi, p. 61.

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costituito da Lione, Tolone e Marsiglia. La nostra ricostruzione della circolazione libraria in questa area conferma il lento declino dei centri meridionali in Francia negli ultimi decenni del secolo rispetto alla grande capitale170. I primi versamenti fatti da Michele in Francia sono a favore dei librai lionesi; i successivi pagamenti dal 1787 al 1792171, sono intestati ai banchieri parigini De Lessert. Dalla seconda meta` del XVIII secolo i De Lessert si trasformano da commercianti di seterie in moderni banchieri e fondano nella capitale una Caisse d’escompte. La famiglia, di origine svizzera, nativa di Vaud, realizza in breve tempo una rapida ascesa sociale: da coltivatori a militari, a ricchi borghesi residenti a Ginevra, fino a fondare nel 1723 un’azienda produttrice di seterie a Lione. GabrielEtienne, figlio di Benjamin, nato a Lione nel 1735, rileva l’impresa dal padre e nel 1775 si trasferisce a Parigi, dove prosegue l’attivita` di commercio serico per poi trasformarsi in banchiere. Entra nei circoli e nei salotti culturali della capitale, diventa amico di Rousseau, Necker, Clavie`re e Roland e forse anche fornitore dei loro libri172. 170 Ringrazio per le informazioni e le segnalazioni bibliografiche Dominique Varry dell’Ecole Nationale Supe´rieure des Sciences de l’Information et des Bibliothe`ques, che ha messo a mia disposizione i dati del suo lavoro prosografico sull’editoria lionese intitolato Gens du Livre a` Lyon au XVIIIe siecle ` di prossima pubblicazione, articolato secondo una precisa schedatura alfabetica dei librai lionesi. Sul declino della produzione editoriale in provincia cfr. R. Chartier, Livre et espace: circuits commerciaux et ge´ographie culturelle de la librairie lyonnaise au XVIIIe siecle, ` in «Revue franc¸aise d’Histoire du livre», Bordeaux, 1971, n. 1-2, pp. 77-108; sui rapporti commerciali delle librerie e stamperie lionesi cfr. L. Moule, Rapport sur le commerce de la librairie et l’imprimerie de Lyon en 1763, in «Revue d’histoire de Lyon», XIII, 1914, pp. 51-65; circa le marche tipografiche dei librai stampatori lionesi cfr. R. Laurent-Vibert-M. Audin, Les Marques de libraires et d’imprimeurs en France aux XVIIe et XVIIIe sie´cle, Paris, 1925. 171 ASBN, g. c. BP, partita di 17. 2. 10 ducati, del 28 settembre 1792, m. 2533, p. 192; ivi, partita di 536. 1. 13 ducati, del 5 novembre 1792, m. 2525, p. 410; ivi, partita di 53. 3 ducati, del 17 marzo 1793, m. 2555, p. 282; partita di 154. 2. 4 ducati, del 26 aprile 1781, m. 2245, p. 532; ivi, partita di 376. 4. 11 ducati, dell’11 ottobre 1787, m. 2454, p. 253; ivi, partita di 176. 2 ducati, del 21 giugno 1788, m. 2464, p. 1075; ivi, partita di 212. 3. 7 del 29 novembre 1788, m. 2479, p. 737; ivi, bancale di 112. 82 ducati, del 20 settembre 1790; ivi, bancale di 190 ducati, del 22 settembre 1791; ivi, partita di 58. 2. 18 ducati, del 20 giugno 1792, m. 2499, p. 1059; ivi, partita di 123. 3. 13 ducati, del 10 luglio 1792, m. 2500, p. 887; ivi, partita di 215. 4. 7 ducati, del 10 dicembre 1792, m. 2530, p. 603. 172 Ringrazio Sabrine Juratic per le informazioni gentilmente offertemi. La voce De Lessert e` in Dictionnaire de Biographie franc¸aise, a cura di Pre´vost et Roman d’Amat, Paris, Letouzey Ane´, 1965, X, pp. 804-806.

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I primi contatti degli Stasi con i mercanti librai lionesi sono datati 1781, quando Michele versa a Piestre e Cormon centocinquanta ducati173, pagati a suo nome attraverso un’altra grande ditta commerciale molto nota a Napoli in quegli anni, i Meuricroffe174. Etienne Piestre svolge la sua attivita` professionale dal 1779 al 1798. Nel 1784 si associa con Edme-Martin Cormon, altro libraio attivo a Lione dal 1779 al 1789, con il quale raccoglie i fondi dei libri latini e spagnoli della bottega dei fratelli De Tournes, noti negozianti ginevrini. Per la loro societa` ottengono il permesso di stampa di un’opera di Ippocrate175. Quando il Piestre si associa successivamente con Jean Baptiste Delamolie`re176, Michele lo interpella nuovamente nel 1789, ordinandogli, a piu` riprese, volumi per una cifra di 500 ducati. La fama della societa` e`, infatti, notevolmente accresciuta in seguito all’acquisto fatto dai due soci dell’intera bottega libraria dei fratelli De Tournes, che fa del loro negozio quello tra i piu` prosperi e degni di ammirazione a Lione. Contemporaneamente Michele non manca di comprare altri testi dalla ditta Bruyset e agli inizi degli anni ’90 dai Deville.

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Piestre e` segnalato in Almanach de la ville de Lyon dal 1779 al 1791, Cormon dal 1779 al 1787. 174 Il nome della famiglia Meuricroffe e` legato ad attivita` commerciali, bancarie e mecenatizie. Nella seconda meta` del XVIII secolo Federico Roberto, figlio di un mercante svizzero residente a Lione dall’inizio del secolo, si trasferisce a Napoli per fondare una banca. Lo affianca in seguito negli affari il nipote Giovan Giorgio, che sposa nel 1792 Celeste Coltellini, una delle piu` celebri cantanti del tempo, da cui ebbe tre figli Achille, Georges e Augusto. Cfr. G. De Muralt, La casa Meuricroffe, in «Napoli Nobilissima», XV, 1906, pp. 60-61; Id., I Meuricroffe e i primi circoli in Napoli, ivi, pp. 79; B. Gruber Meuricroffe, Die familie Meuricroffe in Neapel, 1970. La pinacoteca della famiglia e` stata recentemente oggetto di studio da parte di P. Fardella nella sua tesi di dottorato Del collezionismo privato di dipinti a Napoli, cit., pp. 94-97. 175 Cfr. R. L. Dawson, The French booktrade and “permission simple” of 1777: copyright and public domain, with an edition of the permit registers, Oxford, The Voltaire Foundation, 1992, p. 512. 176 Nel 1789 i De Tournes cedono ai vecchi committenti Piestre e Delamolie`re il loro negozio librario trasformandolo in «la plus belle imprimerie de Lyon». Il filologo Chardon de la Rochette affida loro nel 1792 l’edizione di una traduzione di Apollonio, cfr. L. Trenard, Lyon de l’Encyclope´die au Pre´romantisme, Paris, 1958, p. 130. Nella biblioteca municipale di Lione e` un catalogo di vendita Supplementum II catalogi librorum omnium facult. Vanales prostant. Apud Piestre et Delamoliere, Bibliopolas, Lyon, Piestre et Delamolie`re, 1789.

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Il fondatore della ditta Bruyset e` Jean-Marie177, figlio di Jacques e di Catherine Servant, che opera dal 1744 al 1791. In data 25 marzo 1744, infatti, secondo le volonta` testamentarie paterne, eredita il negozio e i fondi librari della bottega. Dal 1755 al 1788 e` segnalato come imprimeurlibraire possessore di quattro torchi, di cui uno destinato esclusivamente a stampare le bozze178. Sposato con Madeleine Couturier, ha due figli JeanMarie e Pierre-Marie. Come stampatore pubblica opere di Simon Andre´ Tissot179, Pierre Louis Moreau de Maupertius180, di John Milton181, e ottiene in seguito il permesso di stampa per opere come quelle dello Chaudon182, del Cusson183, del Mariani184, del Miege185, del Fleury186, del de Graffigny187, del Tasso188. Famoso stampatore del parti philosophique a Lione collabora al Dictionnaire di Chaudon e Delandine, nonche´ al «Journal e´tranger» dell’Arnaud189. Denunciato in numerosi processi verbali durante le visite di controllo dei libri nei magazzini della ditta, gode dal 1763 della particolare protezione regia, che gli consente di avviare un florido commercio librario. Corrispondente con Cramer a Ginevra in

177 J.-M. Bruyset, Me´moire pour les libraires de Lyon, conservato nella Bibliothe`que Nationale de France, Fonds franc¸ais mss. 22 128, cc. 271-272. Esistono quattro cataloghi di vendita della ditta Bruyset nella biblioteca municipale di Lione. 178 Bibliothe`que Nationale de France, mss. Fonds Franc¸ais 22128, collection Anisson Duperron, t. LXVIII, Rapport de Claude Bourgelat sur le commerse de la Librairie et de l’imprimerie a` Lyon en 1763, cc. 291-302. C. Bourgelat fu scudiero alla corte francese, veterinario, amante delle scienze, diresse a Lione la prima scuola di veterinaria d’Europa. Per il successo ottenuto merito` il brevetto reale e la nomina a direttore e ispettore delle scuole di Francia. Impegnato in attivita` organizzative, non tralascio` la ricerca, curando opere di anatomia e zoognostica. 179 Cfr., Catalogue de la bibliothe`que de Voltaire, n. 3306. 180 Ivi, n. 2363. 181 J. Milton, Le Paradis perdu, Lyon, 1754. 182 Cfr. R. L. Dawson, The French booktrade, cit., p. 441. 183 Ivi, p. 464. 184 Ivi, p. 534. 185 Ivi, p. 542. 186 Ivi, p. 483. 187 Ivi, p. 500. 188 Ivi, p. 587. 189 L. Trenard, Lyon de l’Encyclope´die au Pre´romantisme, cit., p. 132.

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merito alla nuova edizione delle opere di Voltaire190, ha un giro di affari che vanno da Avignone a Parigi, dall’Inghilterra alla Spagna e all’Italia. Nel 1788 diviene direttore della stamperia della Lotteria reale. Le fonti archivistiche sulla famiglia Bruyset segnalate scrupolosamente nella scheda elaborata da Dominique Varry e le note bibliografiche, coscienziosamente raccolte, introducono lo studioso in un settore produttivo lionese in notevole fermento, tra librai che arricchiscono le proprie botteghe acquistando i fondi di librerie di altri colleghi191, in contatto con altri negozianti rinchiusi nella Bastiglia per la stampa de mauvais livres, e in forte concorrenza per la pubblicazione di testi che godono di permesso tacito. Al di la` della carriera professionale, ricca di testimonianze dirette192 e di segnalazioni epistolari193, colpisce l’interesse coltivato dalla famiglia per le opere cosiddette filosofiche e l’adesione dei membri del casato agli ideali massonici. Circostanze non casuali, che condizionano certamente le preferenze di Michele Stasi nell’acquisto di testi presso la loro ditta. Soprattutto le personalita` dei figli Jean-Marie e Pierre-Marie, entrambi massoni e partecipi delle vicende politiche della loro citta`, richiamano la nostra attenzione sul percorso intellettuale vissuto in parallelo in quegli anni dalle rispettive case editrici, quella napoletana e quella francese, sulle medesime esperienze associative e politiche, che sfoceranno sia per i Bruyset che per gli Stasi in un’adesione agli ideali repubblicani. JeanMarie junior, nato a Lione nel febbraio 1749 e formatosi alla scuola del collegio de la Trinite´, dal 1774 al 1791 e` associato insieme con il padre e dal 1787 al 1793 con il fratello Pierre-Marie. Stampatore regio nel 1784, 190

Cfr. Voltaire en son temps, a cura di R. Pomeau, Oxford, Voltaire Foundation, 1995; D. Varry, La diffusion sous le manteau: la Socie´te´ typographique de Neuchaˆtel et les Lyonnais, in L’Europe e le livre. Re´seaux et pratiques du ne´goce de librairie XVIe-XIXe siecles, a cura di F. ` Barbier, S. Juratic. D. Varry, Paris, Klincksieck, 1996, pp. 309-332; Voltaire, Correspondence, Paris, Gallimard, 1980, t. V, lettera n. 5833. 191 Jean-Jacques Bruyset padre compra libri da Lions, da Briasson, da Anisson, dalla vedova Boudet, da Degoin. 192 Biblioteca Municipale di Lione, mss. 1623, Notes sur la vie de J. M. Bruyset. 193 Cfr. Biliothe`que publique et universitaire de Neuchaˆtel, Socie´te´ typographique de Neuchaˆtel, mss. 1129, cc. 5-7, due lettere del 17 novembre 1769 e 9 settembre 1770 con sigle massoniche.

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carica rimasta vacante in seguito alla morte del Valfray, socio delle accademie di Lione e di Berlino, e` membro della municipalita` di Lione nel marzo 1790, stampatore del Dipartimento del Rhoˆne-et-Loire dal 1790 al 1793 e capitano della milizia borghese. Ma soprattutto e` iscritto dal 1768 alle logge massoniche e dal 1773 ammesso alla loggia Les deux Re´unies, e in seguito componente del direttorio scozzese d’Alvernia, e dal 1776 della loggia della Beneficenza194. Identico percorso massonico e` seguito dal fratello Pierre-Marie, col quale condivide anche i tragici momenti dell’assedio di Lione del 1793. Commissario della segreteria generale, firmatario dei proclami del generale Pre´cy, imprigionato con suo fratello malato, e` condannato alla ghigliottina dal tribunale rivoluzionario in sostituzione di Jean-Marie, perche´ sospettato di essere tra gli artefici dei «billets obsidionaux»195. Non solo le esperienze politiche di Jean-Marie e di Pierre-Marie a Lione ricordano la partecipazione di Gabriele Stasi alla Repubblica napoletana, ma anche le scelte editoriali testimoniano la comunanza degli ideali massonici. Il tentativo di realizzare il sogno di trasformazione e di rinnovamento della societa` civile si concretizza per entrambi nella pubblicazione di testi di indirizzo storico e persino nella traduzione dei medesimi libri come il Dizionario Storico di Chaudon. Nel 1790 Michele Stasi ordina partite di libri ai Deville, una famiglia impegnata nel settore editoriale fin dal XVII secolo196. I figli ed eredi dello stampatore libraio Nicolas Deville, Jean, Pierre e Roch, nel 1748 in seguito alle insolvenze dei debitori sono costretti a dichiarare fallimento197. Roch si

194 A. Ladret, 1793, Lyon contre la Convention. Les Francs-Mac¸ons sur l’e´chafaud, Lyon, E. Bellier, 1987, p. 137. 195 ´ tude historique et critique de la Re´volution franc¸aise. Tableau des victimes de la A. Portallier, E Re´volution en Lyonnais, Forez et Beaujolais, specialement sous le re´gime de la Terreur, Saint-Etienne, G. Thomas, 1911, p. 67; M. Ray-J. Payen, Souvenirs iconographiques de la Re´volution franc¸aise a` Lyon, Lyon, 1989, p. 103; W.D. Emonds, Jacobinism and the revolt of Lyon 1789-1793, Oxford, The Clarendon Press, 1990, p. 312. 196 M. Garden, Lyon et les lyonnais au XVIIIe siecle, ` Paris, Socie´te´ d’Ed. Les Belles-Lettres, 1970. 197 Ivi, p. 378; cfr. Biblioteca Municipale di Lione, Traite´ contenant abandonne´ment de biens par Roch, Pierre et Jean Deville freres, ` cidevant imprimeurs libraires a` Lyon, a` leurs cre´anciers. Union des dits cre´anciers, et nomination de syndics pour la re´gie et direction des dits biens abandonne´s, Paris, 1748.

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trasferisce a Madrid198, Pierre s’impiega come proto presso Pierre Valfray, solo Jean continua l’attivita` a Lione. Nel 1780 lo troviamo impegnato esclusivamente come mercante di libri e iscritto nella borghesia lionese. Presso la sua bottega sono in vendita gli avvisi lionesi199, il «Journal des dames» e alcuni testi rinvenuti anche nel catalogo della biblioteca di Voltaire, come Le notti di E. Young, tradotte dall’inglese da Le Tourneur200. Nel 1792 la ditta Stasi torna nuovamente sul mercato lionese e prende contatto con i Delamolie`re, in quegli anni sotto la guida di Jean-Baptiste, nato nel 1759 e morto nel 1793201. Editore di Voltaire e stampatore del «Journal de Lyon»202, cura nel 1783 la stampa del Santo Evangelo di Antoine Le Boissieu203. Gli acquisti non superano i 220 ducati. Per il trasporto dei libri sono utilizzati come porti d’imbarco due centri della Francia meridionale, Tolone e Marsiglia, dove con la mediazione di altri due agenti, il Palomba204 e il Pierro205, sono spediti, presumibilmente per i contatti di Michele con compagnie commerciali locali, via mare a Genova206, a Livorno e, infine, dopo aver attraversato lo Stato Pontificio, a Napoli. 198

Sui rapporti con il mercato spagnolo cfr. Biblioteca Municipale di Lione Catalogo de los libros espanoles que se hallan en casa de Deville Hermanos y Chalmette de Leon de Francia, Lyon, fre´res Deville et Chalmette, 1733. Sono conservati nella stessa biblioteca di Lione altri dieci cataloghi di vendita di testi di diritto canonico e civile, di teologia e di medicina dal 1733 al 1748. 199 Cfr. M Gasc, La Naissance de la presse pe´riodique locale a` Lyon. “Les Affiches de Lyon, annonces et avis divers”, [Ville urbaine], Enseb, 1977. 200 Cfr. Catalogue de la bibliothe`que de Voltaire, n. 3859. Per le altre opere cfr. Catalogue, cit., n. 2409, n. 1996. 201 Cfr. A. Portallier, Etude historique et critique de la Re´volution franc¸aise, cit. 202 L. Trunel, Charles-Joseph Mathon de la Cour et le “Journal de Lyon” (1784-1791), [Ville urbaine], Dea Enssib, 1994. 203 Cfr. R.L. Dawson, The French booktrade, cit., p. 432. 204 ASBN, g. c. BP, partita di 40 ducati, del 13 febbraio 1781, m. 2250, p. 231. 205 Ivi, partita di 10. 3. 4 ducati, del 18 gennaio 1781, m. 2250, p. 905. 206 Ivi, partita di 7. 3 ducati, del 20 giugno 1781, m. 2252, p. 1020. Il pagamento e` effettuato tramite i fratelli Lignola alla societa` Maffone e Avanzini, ricchi borghesi dediti ad attivita` mercantili ed armatoriali. Nel novembre 1763 la societa` vanta un capitale di 1.286.401 lire, cfr. (Archivio di Stato di Genova, Notai, notaio Ignazio Bonelli, filza 11.826, atto n. 100 del 21 novembre 1763). Sulla «compagnia di negozio», che «lavorava soprattutto nel Mediterraneo occidentale» cfr. G. Felloni, Gli investimenti finanziari genovesi in Europa tra il Seicento e la Restaurazione, Milano, Giuffre`, 1971, pp. 73-74. Ringrazio Calogero Farinella per le informazioni bibliografiche fornitemi e il paziente lavoro di identificazione dei nominativi.

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I rapporti con Roma, ricostruiti sempre attraverso i versamenti bancari207, sembrano limitarsi ad operazioni di cambio monetario; manca, infatti, qualsiasi traccia di nominativi di librai, con i quali la ditta Stasi baratta o importa volumi. Tra le aride formule delle lettere di cambio208, nei lunghi passaggi delle girate bancarie a favore di famose ditte commerciali italiane, come quelle di Francesco Maria Berio, o di Domenico Piatti e di Giovan Battista Dragonetti, o straniere come quelle dei Reymond, viene fuori soltanto il pagamento fatto da Michele a nome dei soci del Gabinetto Letterario, eseguito sulla piazza di Roma da Luigi Camillo Digni nel 1794209. Dopo la scomparsa del padre, Gabriele continua a coltivare i legami con Roma, in particolare con una folta schiera di religiosi, quali il vescovo di Conversano monsignor De Ritis, il canonico Giovanni Chinno, il padre filippino Telosforo Boninfanti, il lettore padre Francesco Capitani dell’ordine dei Predicatori, che gli affidano incombenze finanziarie, ordinate anche per lettera.

207 Ivi, g. c. BP, partita di 81. 1. 7 ducati, del 19 luglio 1787, m. 2430, p. 390; ivi, bancale di 10 ducati, dell’8 aprile 1790; ivi, partita di 31. 42 ducati, del 14 aprile 1792, m. 2507, p. 527; ivi, partita di 73. 49 ducati, del 30 maggio 1792, m. 2503, p. 659; ivi, partita di ducati 96. 2. 8, del 25 ottobre 1792, m. 2532, p. 455; ivi, partita di 46 ducati, del 13 settembre 1793, m. 2563, p. 279; ivi, partita di 80 ducati, del 17 marzo 1793, m. 2555, p. 340; ivi, partita di 30 ducati, del 6 marzo 1793, m. 2540, p. 337; ivi, partita di 32 ducati, del 7 giugno 1793, m. 2550, p. 780; ivi, partita di 127 ducati, del 27 giugno 1793, m. 2550, p. 780; ivi, partita di 80 ducati, del 9 luglio 1793, m. 2543, p. 915; ivi, partita di 63. 2. 10 del 30 aprile 1794, p. 443; ivi, partita di 17. 3 ducati, del 25 novembre 1794, m. 2519, p. 794; ivi, partita di 50 ducati, del 9 agosto 1794, m. 2603, p. 80; ivi, partita di 12 ducati, del 20 settembre 1794, m. 2607, p. 652; ivi, partita di 48. 3. 1 ducati, del 27 ottobre 1794, m. 2615, p. 277. 208 Sulle lettere di cambio cfr. R. De Roover, L’evolution de la lettre de change, Paris, Sevpen, 1953; P. Harsin, Le probleme de l’escompte des lettres de change en France aux XVIIe et XVIIIe siecles, in Credito, banche e investimenti, Atti della quarta settimana di studi dell’Isti` tuto Internazionale per gli Studi Economici F. Datini. Prato, 14-21 aprile 1972, a cura di A. Vannini-Marx, Firenze, Le Monnier, 1985, pp. 63-67. 209 ASBN, g. c. BP, partita di 12. 8 ducati, del 30 ottobre 1794, m. p. 438.

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3. Lettori e associati Ma chi sono i destinatari delle opere italiane e straniere commissionate ai librai? Quali i nomi dei clienti della bottega di S. Gregorio Armeno, finora sconosciuti? Deboli tracce della loro presenza si sono trovate in due liste di associati, di persone cioe` che per motivi di studi, di condizione sociale o di professione avevano aderito al prospetto delle opere stasiane inviato dall’editore e sottoscritto la scheda di associazione, godendo del piccolo ribasso del prezzo, che l’iniziale copertura dell’investimento garantiva. Tali committenze risalgono a momenti editoriali estremamente diversi della produzione di Michele Stasi: la prima lista manoscritta, inserita tra le carte del notaio Tommaso Summonte, e` allegata a un atto stilato nel 1780 tra il libraio e il finanziatore Michele Selvaggi, in cui regolano i loro conti210, e l’altra pubblicata a stampa, in appendice al tomo undicesimo del Dizionario degli uomini Illustri, curato da Michele e in seguito da Gabriele tra il 1791 e il 1798. La distanza cronologica che separa il primo gruppo di sottoscrittori da quello successivo e` assai indicativa per cogliere l’adesione dei lettori ai gusti letterari del secolo, i loro interessi specifici per determinate discipline, e in alcuni casi confermare il cammino della loro formazione intellettuale. Le liste consentono anche di individuare la distribuzione geografica del testo, e il successo conseguito nella repubblica delle lettere, senza dimenticare il cammino culturale dello stesso editore, influenzato di volta in volta dagli intellettuali con cui viene a contatto, sempre alla ricerca di consensi finanziari e di riconoscimenti per le scelte letterarie che opera. Inoltre, la diversa dimensione dei due gruppi di associati non solo aiuta a recuperare gli articolati rapporti tra il libraio e i clienti in momenti particolari della storia del Regno di Napoli, ma testimonia la partecipazione di ambienti diversi alle imprese editoriali dello Stasi, – e per questo motivo e` una fonte estremamente importante – consentendo di individuare il peso innovativo che le iniziative ebbero presso il pubblico. L’elenco degli associati, ricavato dalla lista di sottoscrizione alle opere filogianseniste edite da Michele con il finanziamento del Selvaggi211, coin210 211

ANDN, notaio Tommaso Summonte, 1780, cit. Ibidem.

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cide con un ristretto ambiente culturale fortemente interessato ai temi delle opere.

Nota degli associati 1. D. Giovanni Bernardino Tarsia, ass[ociato] cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] 2. D. Angelo Cafeli cons[egnato] il 3o pag[ato] 3. R. do P. Mo Agostino Migliore cons[egnato] carta reale pag[ato] il 3o 2: 31 4. D. Nicola Maldacea carta reale cons[egnato] il 1o e il 2˚pag[ato]. il 3 5. D. Filippo Lagelotto, ass[ociato] 6. D. Gerardo Centomani, ass[ociato] con[segnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 7. D. Andrea de Filippo ass[ociato] cartareale cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 8. D. Domenico Politi cons[egnato] 1o e pag[ato] il 2o 9. D. Vincenzo La Cananea cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 10. D. Giulio Gualtieri cons[egnato] il 1˚e pag[ato] il 2o 11. D. Romualdo Medici cons[egnato] il 1˚e pag[ato] il 2o 12. D. Gius. Danese con[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 13. D. Gio. Batt. Montaruli carte reali cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 14. D. Dom. Pullo senza anticipazione cons[egnato] il 1o 15. D. Gennaro Dentale cons[egnato] 1o e pag[ato] il 3o 16. D. Gius. Cusano cons[egnato]1o e pag[ato] il 2o 17. D. Ferdinando Buccolaro cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o carta reale 18. Mr. Mattei cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 19. D. Tomaso Ametrano carta reale cons[egnato] il 1o deve pagare 20. D. Francesco Giannattasio cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o

1: 14 1: 17 2.: 31 2: 31 =: 57 1: 71 2: 31 1: 14 1: 71 1: 1: 1: 2:

14 14 71 31

=: 57 1: 71 1: 14 2: 31 1: 71 = 1: 71

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21. D. Gennaro Pandolci senza anticipazione cons[egnato] il 1oe il 2o e pag[ato] il 3o 22. D. Gius. Maria de Vera cons[egnato] il 1o e pag[ato] il 2o 23. Can[onico] Errico carta reale senza anticipazione cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] 24. D. Luca Porretti cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 25. D. Adamo Del Vecchio cons[egnato] il 1˚ e pag[ato] il 2 26. D. Nicola Caracciolo senza antic[ipo] cons[egnato] il 1o 27. D. Vincenzo de Senione cons[egnato] il 1˚ senza anticipo 28. D. Simeone Tarsia as[sociato] senza anticipo cons[egnato] il 1o 29. D. Giosue` Colonna cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 30. [nome non leggibile nella piega della nota] Tuono cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 31. D. Vincenzo Carlucci cons[egnato] il 1o e pag[ato] il 3o 32. D. Dom[enico] Prinipoli cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 33. D. Vincenzo Onorato cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 34.=========== 35. Can[onico] D. Franc[esco] Norcella as[sociato] ed ave pagato l’anticipo 36. D. Orazio Spina cons[egnato] il 1o e pag[ato] il 2o e il 3o 37. D. Antonio Pignataro cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il3o 38. D. Antonio de Simone cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 39. D. Fran[cesco] Saverio Fede carta reale cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] 40. D. Decio Barbante cons[egnato]il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 41. D. Andrea Serrao cons[egnato] il 1o e pag[ato] il 2o carta reale 42. D. Saverio Loffredi cons[egnato] il 1o e pag[ato] il 2o 43. D. Ignazio Falanga cons[egnato] il 1o e pag[ato] il 2o

1: 71 1: 14 1: 54 1: 71 1: 14 =: 57 1: 14 =: 05 1: 71 1: 71 1: 71 1: 71 1: 71 = =: 57 1: 71 1: 71 1: 71 1: 54 1: 71 1: 54 1: 14 1: 14

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44. Can[nonico] Calefati carta reale cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 45. D. Giuseppe Porcelli cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 46. D. Eligio de Leonardis cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 47. D. Giacinto Bassi as[sociato] cons [egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 48. D. Nicola Brunetti carta reale cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 49. D. Nicola Triolo carta reale cons[egnato] il 1o e pag[ato] il 2o 50. D. Michele Passero cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 51. D. Nicola Monda cons[egnato] il 1o pag[ato] il 2o 52. D. Michele Signorile cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 53. D. Pietro Can[nonico] Lucarelli carta reale cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 54. D. Antonio Bonami carta reale cons[egnato] il 1o e pag[ato] il 2o 55. D. Biagio Sanseverino cons[egnato] il 1o e pag[ato] il 2o 56. D. Giacomo Murria senza anticipo cons[egnato] il 1o e il 2o 57. D. Gio. De Luca cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 58. D. Gennaro Perreja cons[egnato] il 1o e pag[ato] il 2o 59. D. Pasquale Pesante cons[egnato] il 1o e il 2˚e pag[ato] il 3o 60. D. Giuseppe Cammarota carta reale cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 61. D. Ciro Saverio Minervino il solo Tomasino cons[egnato] carta reale il 1o e pag[ato] il 2o 62. D. Saverio Graziano carta reale cons[egnato] il 1o e 2o 63. D. Maurizio d’Alessio cons[egnato] il 1o e Pag[ato] il 2o 64. D. Pasquale Terrini cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] 65. D. Gabriello Somma cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 66. D. Girolomo Pandolfelli cons[egato] il 1o e pag[ato] il 2o 67. D. Gio Battista ass[ociato] Caravita cons[egnato] 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 68. D. Michele Pisano cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o

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2: 31 1: 71 1: 71 1: 71 2: 31 1: 54 1: 71 1: 14 1: 71 2: 31 1: 54 1: 1: 1: 1: 1: 2:

14 14 71 14 71 31

1: 54 1: 1: 1: 1: 1: 1:

54 14 71 71 71 71

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69. D. Rocco Soave cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 70. D. Francesco Seminari cons[egnato] il 1 o e il 2 o e pag[ato] il 3o 71. D. Giovanni Crispo cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 72. D. Anselmo Pennarelli cons[egnato] il 1 o e il 2 o e pag[ato] il 3o 73. D. Tommaso Cervone per dieci cioe` nove di carta fina piccola cons[egnato] il 1o e il 2o, pag[ato] il 3o 83. D. Vegeslao Maddaloni cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 84. D. Pietro Fr[ancesco] de Cicco cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 85. D. Domenico Coppola cons[egnato] il 1o e il 2o, pag[ato] il 3o 86. D. Nicola Arietti cons[egnato]il 1o e pag[ato] il 2o 87. D. Vito Nicola Vacca cons[egnato] il 1˚ e il 2o, pag[ato] il 3o 88. Mr. Vultorosa carta reale cons[egnato] il 1o e pag[ato] il 2o 89. Mr. Amoroso cons[egnato] il 1o e il 2o pag[ato] il 3o 90. D. Emidio Marchetti cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 91. D. Saverio Gualtieri cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 92. D. Dom. Antonio Tersitari cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 93. D. Giulio Recupero cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 94. D. Antonio Marcone carta reale cons[egato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o 95. D. Giovanni Tucci cons[egnato] il 1o e il 2o e pag[ato] il 3o D. Giulio Selvaggi as[sociato] p[er] dieci cons[egnato] il 1o e il 2o, pag[ato] il 3o Giuseppe Domenico as[sociato] p[er] 4 cons[egnato] il 1o e il 2o senza anticipazione

1: 71 1: 71 1: 71 1: 71 1: 71 1: 71 1: 71 1: 71 1: 14 1: 71 1: 71 1: 71 1: 71 1: 71 1: 71 1: 71 1: 71 1: 71 17: 10 4: 52 169.15

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Non e` difficile individuare un ceto compatto composto di colti religiosi, come Ignazio Falanga, rettore del seminario dal 1792 al 1798212, Giulio Lorenzo Selvaggi, membro dell’Accademia Arcivescovile213, Giuseppe Calefati, biografo del Selvaggi214, che hanno una chiara formazione illuminista, il regalista e filogiansenista Giovanni Andrea Serrao di scuola genovesiana215, il prete Michele Passero, membro della commissione per la creazione di un catechismo morale durante la Repubblica napoletana del 1799216, e ancora l’erudito francescano Giovanni De Luca, autore veneziano di scritti devozionali mariani217, nonche´ una folta schiera di canonici. A questi vanno aggiunti avvocati e procuratori gia` clienti dello Stasi, che abbiamo incontrato nelle vendite librarie, come ad esempio i Tarsia, o in operazioni di piccoli prestiti alla casa editrice in quegli anni, quando la ditta non era all’apice del successo, come i Danese, i Maldacea, le cui vicende economiche si intrecciano negli anni ’80 e ’90 con quelle di Michele. Normale la presenza di librai amici dello Stasi quali Giuseppe di Domenico e Tommaso Cervone, che ordinano, con la pratica dell’associazione libraria, rispettivamente quattro e nove copie delle opere per i loro clienti. Solo Giuseppe Porcelli chiede un unico esemplare. Priva di qualsiasi carattere di ufficialita` e di segni distintivi di una protezione politica e` anche la seconda lista composta di oltre quattrocento associati, che propone un universo di lettori numericamente piu` folto e di origine diversa, segnalato per ordine alfabetico, spesso arricchito del titolo o del grado sociale, ma di spessore culturale talvolta elevato, che testimonia l’evoluzione dei discepoli genovesiani. Nell’elenco salta agli occhi l’adesione dei membri del circolo filangieriano, con i nomi del «fraterno» amico Francesco Saverio Salfi, del canonico Salvatore Ruggiero, degli avvocati Francesco Santangelo e Pompeo Patrelli, del marchese Giuseppe Palmieri, del marchese Ottavio Avena, di uomini 212 213 214 215 216 217

Cfr. R. De Maio, Religiosita` a Napoli, cit., p. 222. Ivi, pp. 223, 224, 260, 263, 267, 304. Ivi, pp. 223, 224, 245, 256, 260, 263, 264, 304. Ivi, p. 168, 245, 256. Cfr. E. Chiosi, Andrea Serrao, cit. Cfr. R. De Maio, Religiosita` a Napoli, cit., p. 245. Ivi, p. 331n.

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politicamente impegnati come Giuseppe Albanese, Francesco Conforti, Gaetano Carcani, monsignor Forges Davanzati, Giuseppe Logoteta, Antonio Ruggi, che aderiranno pienamente alla Repubblica napoletana del 1799. Emergono tre sole figure femminili, di elevato rango sociale: la principessa di Villafranca, la principessa di San Severo e la duchessa Carafa Lavello. Lunga e` la lista di nobili: il duca di Baranello, il marchese Ferdinando Corradino, il duca di Campochiaro, il duca di S. Cipriano, il barone Casotti, il barone Francesco Bernardino Cicala, il principe di Cursi, il barone di Rocca Sicura Filippo D’Eboli, il barone di San Donato, il marchese Doria Colonna, il marchese Onorio Galli, il duca di Gravina, il marchesino Granito, il duca di Sermoneta, il conte Garimberti, il duca di Laviano, il principe di Campofiero, il principe Lambertini, il barone Massa, il principe di Marano, il marchese Francesco Mazzarotta, il marchese Nuzzi, il duca di San Demetrio, il marchese Ippolito Porcinari, il conte Giuseppe Tiberi, il marchese Venuti. Ben lontani dal voler ricercare una distribuzione qualitativa e quantitativa dei lettori, l’attenzione si concentra sulla compresenza di ceti e gruppi sociali differenziati, che convergono verso l’edizione del Dizionario per l’influenza ancora profonda del pensiero filangieriano e per i rapporti personali con i promotori dell’opera. Sono scrittori e filosofi come Giuseppe Capocasale e Ludovico Vuoli, che compongono catechismi civili e religiosi di forte incidenza presso il pubblico nei momenti critici della fase rivoluzionaria a Napoli218, Gaetano Lotti, autore di una memoria degli eventi rivoluzionari, stampata da Vincenzo Mazzola Vocola nel 1799,219 uomini di scienze come Cosimo Moschettini220 e Francesco Serao221. Si distinguono i religiosi di elevata preparazione culturale, canonici, tra cui emerge Giuseppe Rossi, professore di teologia del seminario arcivescovile, confessore dei sovrani borbonici, canonico metropolitano e 218

Cfr. P. Matarazzo, I catechismi degli stati di vita alla fine del Settecento, in Editoria e cultura, cit., pp. 520n., 525n. 219 M. Battaglini, Tipografie e librerie nella Repubblica Napoletana, in Editoria e cultura, cit., p. 634. 220 M.G. Mansi, La produzione dei Flauto, in Editoria e cultura, cit., p. 553. 221 A. Borrelli, Editoria scientifica e professione medica nel secondo Settecento, in Editoria e cultura, cit. pp. 741, 747.

La circolazione libraria

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poi arcivescovo di Nicosia222, prevosti, lettori universitari, monsignori, persino il vescovo di Patti monsignor Moncada e l’arcivescovo di Trani, il padre provinciale dei chierici regolari, Scipione Turboli. Intervengono anche intere comunita` di religiosi sia cittadine, come il monastero di S. Lorenzo Maggiore e di S. Pietro Martire che provinciali, come il monastero di Maddaloni. Le istituzioni pubbliche e private sono rappresentate dalla biblioteca di Sant’Angelo a Nido di Napoli e da due straniere, la Biblioteca reale di Parma e quella ducale di Modena. Sono presenti alti funzionari dell’apparato statale: Nicola Vivenzio, avvocato del regio fisco, il segretario dell’ecclesiastico marchese Saverio Simonetti, il segretario della Regia Camera Pietro Rivellino, il luogotenente della Regia Camera Filippo Mazzocchi, il governatore Rocco Pecori, il fiscale di Trani Matteo Corabi. Non mancano gli uomini di legge, sia nel ruolo di avvocati, come Adamo Santella e Paolo Sarnelli, gia` incontrati negli impegni di lavoro dell’editore, che di giudici, come i capiruota Gregorio Bisogni, Francesco Peccheneda, Domenico Potenza, Basilio Palmieri. Innovativa, invece, la presenza di militari, assenti nella lista precedente, quali il tenente colonnello Alessandro Coquemont, il capitano Uberto Panans. Rappresentante del settore editoriale Girolamo Flauto, erede della famosa stamperia, che e` l’unico interessato ad associarsi. Anche la partecipazione di qualificati letterati conferma il successo delle edizioni proposte e la fiducia verso l’editore da parte del mondo della cultura. Tra costoro figurano Gaetano d’Ancora, dotto ebraista, grecista, matematico, docente di lingua greca presso l’Universita` degli Studi di Napoli223, Nicola Ignarra, canonico della chiesa metropolitana, caro al Mazzocchi, e direttore della Stamperia Palatina224, Domenico Diodati, avvocato iscritto a varie accademie sia del Regno che straniere225, lo storico e poeta Orazio Lupis226, il professore Leonardo Gambino di Ca-

222 223 224 225 226

C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel regno di Napoli, cit., p. 307. Ivi, pp. 19-20. Ivi, pp. 164-165. Ivi, p. 116. Ivi, p. 185.

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tania, lo scrittore Nicola Fiorentino227, Ignazio Falconieri228, l’erudito filippino Vincenzo Ungano229, l’accademico Domenico Tata230, professore di fisica e matematica. Una circolazione di idee che si snoda, soprattutto entro i confini del Regno. Fatta eccezione per gli ordini di acquisti commissionati da Parma e Modena, non vi e` traccia di una committenza straniera. Ancora una volta sono legami di amicizia e di lavoro, rapporti clientelari a contribuire alla segnalazione di un testo, a offrire l’occasione per divulgare ideologie riformatrici, proporre nuove nozioni. Non passano inosservati i nominativi di Michelangelo Bova e di Luigi Camillo Digni, che trattano nell’ultimo decennio del secolo gli scambi monetari di Michele sulle piazze di Roma e della Toscana e che sono utilizzati da altri librai, come i Pazzini Carli di Siena per il servizio postale e presumibilmente anche per il trasporto di libri. Una rete di segnalazioni e di protezioni, massoniche o letterarie, che e` leggibile nell’unico documento epistolare trovato. Nel 1791 Luigi Brugnatelli e` in contatto da Pavia con l’amico Melchiorre Delfico, che gli aveva sottoposto alcuni quesiti sui metalli. Per chiarirgli ogni dubbio gli segnala alcuni articoli e le note da lui inserite nello scritto che ha realizzato. Lo informa, inoltre, di essere gia` in contatto con Michele Stasi, al quale, non appena terminera` la stampa, «si spedira` un numero di copie del primo volume dei miei Annali Chimici»231.

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F. Venturi, Napoli capitale nel pensiero dei riformatori illuministi, in Storia di Napoli, Napoli, E.S.I., 1971, p. 58. 228 C. Minieri Riccio, Memorie storiche, cit., p. 122. 229 Ivi, p. 361. 230 Ivi, p. 348. 231 Opere complete di Melchiorre Delfico, a cura di G. Pannella e L. Saverini, Teramo, Fabbri editore, IV, pp. 179-180: «Lettera di L. Brugnatelli a M. Delfico, Pavia 23 del 1791».

Conclusioni

Con la morte di Gabriele Stasi si chiude questa ricerca. Nuovo titolare della ditta e` Ferdinando, unico erede maschio, ancora minorenne. La gestione e` affidata allo zio Giovan Battista Aiello che si trova ad operare in un periodo segnato da tumultuosi eventi storici. Soltanto alla maggiore eta`, nel 1814, il giovane Stasi prende la guida dell’impresa paterna. Ma il figlio Giuseppe, procuratore legale, battera` altre strade: lo ritroviamo nel periodo sabaudo come «savio» nella spartizione dell’asse ereditario del ministro Nicola Santangelo, figlio di Francesco, giunta a conclusione nel 1892 con la scomparsa di alcuni coeredi1. Non abbiamo raccolto altri dati per conoscere le ulteriori produzioni editoriali di Giovan Battista e di Ferdinando. Questa curiosita` non rientra nella nostra indagine: diverse sono le domande alle quali abbiamo cercato di dare risposta. Nel corso di questo studio abbiamo ricostruito le varie fasi dell’attivita` libraria degli Stasi, le tappe del loro percorso sociale, culturale e 1

ANDN, notaio Raffaele Merola, 1892, cit. Giuseppe Stasi interviene come procuratore di Mario e Luigi Santangelo, figli di Nicola senior, nella divisione del patrimonio familiare in seguito alla morte del marchese Santangelo. Nel testamento olografo del 21 settembre 1838 (ANDN, notaio Gaetano D’Arienzo, 1851, Testamento di Nicola Santangelo, cc. 976-978) il genitore lascia la meta` dei beni al primogenito Francesco e l’altra meta` a Mario e a Luigi. Affida poi la tutela dei sette figli, tre maschi e quattro femmine, Flavia, Angiolina, Adelaide e Marianna, alla moglie Carolina Castriota Scanderberg coadiuvata dai cognati Felice e Michele. Alla morte della madre, avvenuta il 26 aprile 1877, i figli provvedono solo all’inventario dei beni mobili della defunta trovati nella camera da letto (ANDN, notaio Francesco Mele, Inventario, cc. 701-734). Soltanto nel 1892, dopo alcune azioni legali presso i tribunali cittadini e la perizia svolta dall’architetto Giovanni Buonabitacolo, si procede in casa dell’avvocato Michele Corigliano alla divisione dei beni e del palazzo ubicato in via S. Biagio dei Librai 121.

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economico, la dedizione professionale verso un lavoro, che li porto` a essere partecipi di grandi mutamenti. Al fine di dare un senso compiuto alla nostra indagine non ci soffermeremo su questi argomenti, ampiamente documentati e analizzati, ma cercheremo di completarli con altre considerazioni. Quale valutazione esprimere sul contributo dato dagli Stasi nel processo di divulgazione del libro come strumento di diffusione delle idee? In qual modo risposero alle esigenze dei lettori con le loro iniziative editoriali? Goderono di privilegi e particolari protezioni? Il loro impegno richiese indubbiamente risorse economiche, intuizione commerciale e notevoli capacita`, risulta evidente dal volume e dalla qualita` delle opere stampate, dal rilievo dei testi importati dai diversi centri culturali del Nord, nonche´ dalla scelta degli autori. Figure di notevole spessore intellettuale, tra cui sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Michele Selvaggi, Gaetano Filangieri, Francesco Saverio Salfi, influenzarono l’indirizzo editoriale della ditta attraverso pubblicazioni di volta in volta piu` coincidenti con le tendenze culturali del momento e consentirono agli Stasi di assicurarsi una posizione di notorieta` tra i librai-editori napoletani, ponendosi sullo stesso piano dei piu` quotati. Le loro realizzazioni furono senza dubbio adeguate ai gusti di una clientela disponibile a recepire la diffusione di una cultura, che interpretava le aspirazioni e le esigenze di profondi cambiamenti. Rappresentative sono le personalita` di eruditi che investirono capitali nella stampa di opere e che, talvolta, non sempre soddisfatti degli accordi stipulati o degli scarsi risultati rimunerativi, imboccarono le vie legali, affrontando un lungo contenzioso, risolto spesso dagli eredi, desiderosi di chiudere la vertenza. Questa indagine, inoltre, ci ha consentito un’articolata conoscenza dell’associazione libraria adottata dagli Stasi, dei metodi utilizzati per il finanziamento, i meccanismi delle quote di adesione, e soprattutto di evidenziare il rapporto fiduciario che legava l’autore all’editore e questi al composito mondo degli associati. Nomi che testimoniano il livello sociale della clientela, in prevalenza esponenti di ambienti ecclesiastici, giudiziari, nobiliari e personalita` di fede massonica. Una fiducia dettata dal prestigio dell’autore, dall’argomento proposto nei testi, ma anche dall’esperienza tipografica e editoriale degli Stasi, ricordata in varie occasioni per la nitidezza dei caratteri, per lo stile e l’accorta impaginazione dei volumi stampati. Resta da sottolineare che gli Stasi, partiti dalla pubblicazione di

Conclusioni

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manuali catechistici, di opuscoli di natura religiosa e di libri scolastici, estesero poi l’interesse culturale verso edizioni di piu` ampio respiro filosofico e scientifico, grazie al sostegno di amici e intellettuali del tempo. Un quadro di produttivita` sfociato anche nell’acquisto delle piu` ambite raccolte librarie, messe in vendita dallo Stato, dagli eredi di nobili famiglie e di professionisti. Talvolta per assicurarsi un patrimonio librario, sia pure gia` selezionato da altri concorrenti, ricorrevano a prestiti e all’indebitamento. Un dato emerso dalla ricerca ha messo in evidenza che nelle librerie Stasi non compaiono pubblicazioni di racconti scandalosi o romanzi pornografici, clandestinamente giunte a Napoli, come in altre citta`, e vendute con accorti sotterfugi. Forse la formazione morale e religiosa di Michele e Gabriele Stasi costituı` un insuperabile limite all’interesse verso testi osceni e proibiti. Come anche e` da supporre che non volessero incorrere nei rigori dei censori, in considerazione del controllo imposto dal potere ecclesiastico e politico. Non abbiamo notizie della struttura e dell’organizzazione artigianale della ditta Stasi, del numero degli apprendisti e dei commessi, nonche´ di altre informazioni inerenti al processo di lavorazione del libro. Abbiamo conosciuto, invece, con quali mezzi economici diedero vita alla loro attivita`, i contatti finanziari con l’Abruzzo e le Puglie, l’incidenza dei costi e dei profitti, nonche´ le vie di comunicazione utilizzate per l’importazione e la diffusione delle opere. Va ancora riconosciuto a Michele Stasi il merito di essere riuscito, per le oculate scelte editoriali e per la tempestivita` delle decisioni, a superare difficolta` e cavilli legali, aprendosi la strada alla protezione del regio revisore il canonico Salvatore Ruggiero, che gli garantı` a lungo una tranquilla attivita`. Non gode´ di altri privilegi se non la parentela con il giovane promettente avvocato Francesco Santangelo, l’amicizia con Gaetano Filangieri e Francesco Saverio Salfi, che gli permisero di suggellare i rapporti economici con gli ideali riformistici. I benefici di questa strategia, condotta con risoluta determinazione, non corrisposero sul piano economico: alla morte di Gabriele la ditta risulta in precarie condizioni, come lo era stata all’inizio. Giacevano invendute nei depositi edizioni particolarmente curate, mentre molti prestiti concessi rimanevano insolvibili: un patrimonio fondato sulla carta stampata e gravato da debiti. Lo scopo di questa ricerca non e` stato rivolto soltanto all’obiettivo

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di chiarire l’attivita` di un libraio-editore, inserito nella vita culturale del XVIII secolo con un ruolo particolarmente preminente, ma ha avuto la finalita` di mettere in risalto il clima di rinnovamento dell’eta` dei Lumi, che si riflette´ positivamente sul mercato librario, in un periodo di floridezza commerciale e di notevole espansione. Gli operatori del libro si inserirono con tempestivita` nel movimento riformistico, mettendo a profitto un capitale di iniziative non sempre con una visione particolaristica, ma anche in una logica di assimilazione e di diffusione delle nuove idee. Non e` stato facile ricostruire la qualita` dei rapporti degli Stasi con gli altri membri del ceto editoriale, ne´ annotare con un profilo omogeneo il microcosmo dei mercanti di libri a Napoli nella seconda meta` del XVIII secolo. I librai, sorretti dai consistenti guadagni ottenuti per il basso costo della mano d’opera tipografica, non protetti dalle norme di una corporazione, erano, tuttavia, rispettosi di un codice professionale, che li rendeva solidali solo nei momenti di necessaria coesione contro la minaccia di interferenze esterne. Il pericolo maggiore per loro non sempre proveniva dallo Stato, che emanava ripetutamente dispacci e prammatiche per evitare la circolazione degli ideali illuministici che, nonostante tutto, riuscivano in vari modi a filtrare le maglie della censura. A insidiare soprattutto il loro lavoro era, talvolta, l’apertura di nuove botteghe da parte di stranieri, trasferitisi nella capitale con il proposito di ricavare vantaggiosi guadagni, instaurando una situazione di concorrenza commerciale non sempre lecita. I librai, per non essere sopraffatti, ricorrevano a aggregazioni improvvise, che finivano per sfociare in contenziosi legali contro i nuovi colleghi per il loro comportamento deviante. ` esemplare l’episodio avvenuto nel 1777, quando numerosi negoE zianti della piazza di S. Biagio, guidati da Domenico Terres, si opposero agli eredi di Giovanni Gravier, che non rispettavano l’ordine regio, con cui veniva proibita la vendita all’asta dei libri. La licenza sovrana, concessa nel 1770 a Giovanni Gravier, che introduceva la «novita`» di vendere all’incanto2, aveva pregiudicato gli altri librai, che dopo un ricorso 2

ASN, Tribunale della Deputazione della Real Giurisdizione, f. 1212, fs. 1365. Il Gravier aveva presentato nel novembre 1769 supplica al sovrano «di poter vendere come vuole e quel che vuole de’ suoi libri». Ottenuta l’approvazione, immediata e` la risposta del ceto librario: trascorsa una settimana il delegato Vargas Macciucca chiede che si vieti la licitazione del catalogo di vendita del libraio Gravier. Due mesi dopo e` ufficiale la

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alla Giunta degli Abusi ne avevano ottenuto la sospensione3. Nonostante il divieto, il Gravier aveva rinnovato nel 1773 la domanda, utilizzando come prestanome un suo compatriota il libraio Andrea Montergeon. Anche questa volta la richiesta era stata respinta. Ma il 3 luglio del 1777 il notaio Raffaele d’Errico certificava, su sollecitazione di Ferdinando Primicerio procuratore di un gruppo di librai, di aver visto personalmente come l’ordine regio venisse disatteso. Recatosi insieme al legale nella residenza di Giovanni Gravier, al primo piano del palazzo del principe di Belvedere, adiacente al monastero di S. Girolamo, aveva constatato che il libraio stava vendendo i libri di sua mercanzia a moltissime persone ivi accorse per farne compra, giacche´ esso signor Gravier aveva cacciato fuori il manifesto di voler fare tale vendita a forma, e con atto di pubblico incanto. Come de’ fatto, essendoci ivi per poco trattenuti, abbiamo osservato e veduto che in tal guisa e forma vendeva i suoj libri e quelli liberava al piu` offerente, con esserci accorti benissimo [che] in ciascuna vendita di libro, al prezzo che se li offeriva dal compratore, vi era persona, che offeriva prezzo maggiore, ed in tal guisa faceva tal vendita4. Anche dopo la morte del padre gli eredi, in virtu` di un permesso concesso dal Supremo Magistrato di Commercio, tentarono di negoziare all’asta i libri paterni5, ma ferma fu l’opposizione della categoria, tanto da costringerli a rinunciare. E sono sempre stranieri i librai che attraggono l’attenzione delle istituzioni preposte al controllo della stampa in seguito alla denuncia dei proibizione «del nuovo sistema di vendita di libri per licitazione introdotto da Giovanni Gravier». 3 Ivi, f. 1409, fs. 1525, c. 3r-v. 4 Ivi, c. 9r-v. 5 Ivi, c. 5r-v. Il procuratore degli eredi Gravier, nel presentare la richiesta dei suoi clienti, dichiarava esplicitamente che l’ostacolo nasceva per l’opposizione di Domenico Terres che «servendosi del nome di piu` librai della Piazza, e tacendo i fatti esposti, cioe` che la vendita, che i suoi principali facevan all’incanto era appunto la novita` di vendere, che la Maesta` del Re sin dal 1773 non si compiacque accordare al defunto Padre. [...] Ma trattandosi di una vendita di eredi, che dimettono e alienano l’asse ereditario per tal negozio di libri [...] non li puo` essere impedito».

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cittadini, soprattutto personalita` religiose, che lamentano la vendita nelle ` proprio il sacerdote botteghe di testi proibiti o inadatti alla morale. E Nunzio de Novellis, che aveva comprato dal libraio Giuseppe Roland alcuni libretti immorali, a denunciare il giorno successivo all’acquisto il giovane, consegnando anche gli opuscoli incriminati al delegato della real giurisdizione. Scattate le misure restrittive, Giuseppe, figlio del libraio Gabriel Roland, il 17 aprile 1771 viene rinchiuso nel carcere di San Felice e dalla sua confessione emerge il facile meccanismo d’introduzione di libri stranieri nel Regno ad opera di marittimi di nazionalita` francese. Son venti giorni che venne da me un Patrone di bastimento francese, portandomi un pacchettino di libri, chiedendomi che questi l’avessi venduti acconto suo. Io non sapendo la qualita` de’ libri per mia poca esperienza, ne´ essendovi mio padre in bottega, ricevei il suddetto pacchetto. Capito` in suddetta mia bottega il prete d. Nunzio de Novellis, al quale mostrai i libri, dimondandovi che cosa erano, ed egli rispose esser libri cattivi. Mi fece il medesimo la richiesta di una copia di quei libri, ed io vedendo esser un prete di eta` avanzata non ebbi riparo di venderli. Pero` altre due copie che formavano il pacchetto volli restituirli al Patrone, dicendo che avesse egli pensato a vendersi i libri, non potendosi permettere di vendere in mia bottega6. Nel timore che «simili empie produzioni di spiriti forti» potessero essere distribuite da altri negozianti, si sollecitava il delegato Vargas Macciucca «a ricavare col suo zelo dal carcerato e da chi altro convenga le notizie sugli altri esemplari introdotti»7. In seguito, «per non averli trovati in nota de’ proibiti»8, il sovrano riconosce a Giuseppe Roland di aver agito «non per malizia, ma per ignorarne la qualita`»9 e ne ordina la scarcerazione. Sempre al «controbando» di libri francesi e` improntata la denuncia di Francesco Saverio Stabile, vescovo di Venafro e vicario generale della Curia arcivescovile di Napoli, che 6

Ivi, f. 1256, fs. 744: Disposizioni per lo libraro Giuseppe Roland e il prete d. Nunzio de Novellis per libri empi, c. 1. 7 Ivi, c. 2. 8 Ivi, c. 8r-v. 9 Ivi, c. 9r-v.

Conclusioni

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rappresenta i pregiudizj gravi, che si recano in questa nostra Dominante alla savia nostra religione, e che col tempo possono anche essere dello Stato. Da qualche tempo in qua si sono introdotti e s’introducono alla giornata in questa capitale molti libri, che mettono in derisione la nostra santa Fede, e le verita` principali rivelatici da Dio, di alcuni de’ quali libri unisce qui la nota per non essere troppo lungo, e questi sono ricercati, e si vendono a carissimo prezzo. Le prime conseguenze, che da questi libri sono per nascere, sı` per la religione, che per il Regno, S. M. con la mente sua illuminatissima potra` facilmente comprenderle; al supplicante basta rappresentarle, che alcun de’ libri qui introdotti non sono stati tollerati dalli stessi eretici10. Non essendo risultata adeguata l’azione dei revisori per combattere la vendita illegale di libri «perniciosi», perche´ osceni o irreligiosi, sono emessi dispacci regi, che ordinano al delegato della Real Giurisdizione e al Cappellano Maggiore di compiere di sorpresa controlli nelle botteghe librarie della capitale. Nel 1774, nel 1777 e nel 1789 i librai ricevono visite inattese, affidate al marchese Vargas Macciucca, di cui erano stimati lo zelo e i mezzi adoperati anche in altre precedenti operazioni, quando all’improvviso e di persona si era recato nei negozi, sequestrando i libri e conservandoli nella sede della delegazione11. Particolarmente interessante e dettagliata la visita compiuta nel 1789, in seguito alla segnalazione fatta fin dall’agosto 1788 dal regio revisore di libri esteri Francesco Conforti al Vargas, nelle botteghe di tre librai, sospettati di aver introdotto libri empi e lascivi. In particolare si accusava il libraio romano Nava, che aveva intrapreso l’attivita` a Napoli, di aver curato due diversi cataloghi di vendita, uno ufficiale a stampa, e l’altro dattiloscritto, in cui erano segnalati solo libri sconci12. Purtroppo per la morte del marchese Vargas Macciucca l’intervento non era stato immediato. Quando nel 10

Ivi, f. 1158, fs. 1386: Per li libri che s’introducono di perniciosa dottrina, cc. 2 nn. Alla denuncia e` allegata una lista di testi francesi, ma l’autore non manca di aggiungere che esistono ancora «altri libri empj anche in lingua italiana, e disonestissimi». Cfr. M. C. Napoli, Editoria clandestina e censura ecclesiastica a Napoli all’inizio del Settecento, in Editoria e cultura, cit., pp. 333-352. 11 Ivi, f. 1388, fs. 35; f. 1652, fs. 1525. 12 Ivi, f. 1652, fs. 1525, c. 7r-v.

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maggio del 1789 il Conforti su ordine del Peccheneda, nuovo delegato13, programma l’ispezione, il libraio Nava si era allontanato dalla citta` e aveva chiuso il negozio. Accompagnato, infatti, dal soprintendente e dal cancelliere della delegazione, scoperto che il Nava era ormai irreperibile, il Conforti rivolge la sua attenzione alle librerie di Luigi Coltellini e di Vincenzo Aloisio, all’interno e all’esterno delle quali impone la presenza di guardie armate. Al minuzioso controllo del revisore, che visiono` «la gran copia di libri che vi si contenevano», nulla sfugge. Osservate attentamente tutte le scansie, non rinviene testi prescritti. Eppure vi toglie le opere annotate nella carta scritte dallo stesso Coltellini, e cifrata da me, dal soprintendente de’ deputati e dal cancelliere. Codeste opere non sono divietate dalle nostre prammatiche. Ma poiche´ in quelle si disseminano massime contrarie alla religione, allo stato, e alla santita` de’ costumi ho creduto esser bene toglierle al pubblico traffico, avvertendo il libraro che si restasse d’immetterne altre copie che fossero presenti14. Negativa e` invece la visita nella libreria di Vincenzo Aloisio: negli scaffali non vi erano libri proibiti, ne´ testi che «sebbene non ancora proscritti possano essere dannevoli alla chiesa, allo stato e al costume». Ma in questo microcosmo professionale non mancavano quanti godevano della protezione particolare del sovrano, stabilendo un rapporto fondato su reciproci vantaggi e benefici. Antonio Cervone nel 1769 chiede ed ottiene sovvenzioni economiche per mantenere la numerosa famiglia15. Nella domanda sottolinea l’impegno da lui profuso fin dal 1749 nella ristampa di testi editi fuori dal regno16, «a vantaggio che non si debbia piu` esportare denaro fuori, e a prezzi convenienti». Ma soprattutto insiste sul fatto di aver tenuto a deposito nel suo magazzino tutti i libri stranieri introdotti nel Regno, che andavano assoggettati alla «visi13

Ivi, Ivi, francesi, 15 Ivi, 16 Ivi, 14

c. 4r. c. 1r-v. L’elenco dei libri sequestrati e` a c. 3r. Le opere erano testi di autori quali Rousseau, Voltaire e Raynal. f. 1204, fs. 844, cc. 3-4. c. 1.

Conclusioni

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ta»17. Nominato, infatti, insieme a Giuseppe Antonio Elia e Paolo de Simone, deputato alla revisione delle balle dei libri, provenienti soprattutto da Venezia, aveva dato in affitto, secondo l’urgenza delle direttive regie, i suoi locali «per l’interesse de’ librai e stampatori Napoletani», che, ottenuto il privilegio regio delle loro edizioni, impedivano tramite loro rappresentanti l’importazione dei rispettivi testi stranieri18. Infine va segnalata la minaccia rappresentata non dalle istituzioni statali e dal rigore dei controlli, bensı` dalla penna di coloro che su giornali e periodici erano in grado di influenzare l’opinione pubblica e incidere sulla diffusione di un libro e quindi sui profitti delle vendite. Non e` un caso che Michele Stasi non riesca a completare l’opera dello Schmidt per i «latrati» dei critici, che mettevano in cattiva luce l’opera censoria dell’amico Salvatore Ruggiero. Cosı` si esprimeva lo stesso Ruggiero: non mancan mai de’ ruvidi inciprigniti, amari, ed inesorabili critici, i quali cercando col fustellino sottilizzano su tutte le cose, e con indiscreta maniera vogliono saggiare il tutto colla bilancia dell’orafo; e comecche´ siano di facile contentatura nelle loro non per tanto nelle fatture altrui sono duri e difficili. [...] Ma che direm poi di quegli che amando di fondare sul discreto degli altri il credito loro, tutto disprezzano, tutto biasimano, han tutto per niente; ne´ ritrovando nelle composizioni altrui attacco per la critica, s’appigliano a quella usata cantilena: roba trascritta, pensieri rubati; oh quanto meglio l’avrei fatto io. Messi pero` costoro al cimento fan conoscere che sono piu` aridi della pomice19.

17

Ivi, c. 2. Ivi, f. 1146, fs. 238: Ordine a’ librari per il luogo dove situarsi le balle de’ libri, che vengono da fuori Regno, c. 1 nn. 19 S. Ruggiero, Orazione ed iscrizioni per li funerali di Monsignor D. Nicola Borgia, cit., p. IV. 18

Tavole

Indice dei nomi

Adimari, Giovanni, barone di Bomba, 26, 26n. Agnara, Francesco, 191 Agostino, santo, 17, 17n., 18, 18n., 28, 94, 124, 124n. Aiello, Anna Maria, moglie di Orazio e in seconde nozze di Michele Stasi, vedi Visconti, Anna Maria Aiello, Brigida, figlia di Orazio e di Anna Maria Visconti, 13, 37, 37n., 39n. Aiello, Gaetano, figlio di Giovan Battista e di Colomba Portanova, 161, 161n., 166 Aiello, Giovan Battista, figlio di Orazio e di Anna Maria Visconti, libraio, 13, 14n., 30n., 39n., 48n., 55, 64n., 75, 76, 132, 137, 140n., 141, 153, 153n., 154, 155, 158, 158n., 161, 161n., 165, 166, 167, 229 Aiello, Giuseppe, figlio di Giovan Battista, 161n. Aiello, Orazio, primo marito di Anna Maria Visconti, libraio, 12, 12n., 13n., 14, 14n., 39n. Aiello, Rosa, figlia di Giovan Battista e Colomba Portanova, 165 Ajello, Raffaele, 28n. Albanese, Giuseppe, 226 Albino, P., 108n. Albi, Giovanni Luigi, 77 Albrizzi, Giambattista, stampatore, 17, 17n., 18, 18n., 26 Alfano, Anna Maria, figlia di Tommaso,

moglie di Giuseppe Stasi, 35n., 99, 100, 187 Alfano, Candida, moglie di Michele Guarracino, 49 Alfano, Tommaso, libraio editore, 16, 35n. Alfieri, Vittorio 132, 201n. Alfonzetti, Beatrice, 73n. Alfonso Maria de’ Liguori, santo, 11, 11n., 12, 12n., 13n., 14, 14n., 15, 24, 24n., 65n., 66, 66n., 94, 94n., 120, 120n., 136, 171, 193, 194n., 195, 195n., 230 Aloggia, Nicola, 148n. Aloysio, (o Aloisio) Vincenzo, 42n., 131n., 236 Altieri, Lorenzo, 171 Altobelli, Francesco, libraio, 95n. Altobelli, Gioacchino, 159 Altobelli, Vincenzo, libraio editore, 2n., 49, 79, 180 Amblingh, Guglielmo, 60, 60n. Ambrasi, Domenico, 59n., 65n., 104n., 109n., 178n. Ametrano, Tommaso, 221 Amoroso, Onofrio, marchese, 221 Anastasi, Carolina, contessa, 29, 30 Anastasio, Vincenzo, 74n. Andre´s, Giovanni, 101n. Andrea, Carlo, sacerdote, 152n. Anelli, Vittorio, 85n. Angelini, Marianna, moglie di Michele Selvaggi, 30n. Antonini, abate, 11n.

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Indice dei nomi

Aprile, Filippo, vescovo di Melfi e Rapolla, 180n. Aragona (d’) de Vera, Luisa, 184 Arena, Giuseppe Antonio, 134n. Arietti, Nicola, 224 Arnaud, Franc¸ois Thomas Marie De Baculard (d’), 215 Arnauld, Antoine, 17, 120n., Assante, Franca, 7n. Attanasio, Giovan Tommaso, stampatore, 22 Aubert, Giuseppe, editore, 203n., 204 Audin, Marius, 213n. Aulisa, Tomaso, 57n. Aulisa, Vincenzo, 57n. Aurisicchio, Michele, 92n. Avalos de, Alfonso, figlio di Diego e di Eleonora Doria Pamphili, 182n. Avalos de, Andrea, 185n. Avalos de, Cesare Michelangelo, marchese del Vasto, 60n., 86, 183, 188 Avalos de, Diego, figlio di Nicola, 183, 186n. Avalos de, Diego, figlio di Tommaso e Maria Francesca Caracciolo, 182n. Avalos de, Eleonora, figlia di Tommaso e Maria Francesca Caracciolo, 186n. Avalos de, famiglia, 60, 86, 139, 168, 181, 181n., 182, 183, 185, 186, 189n. Avalos de, Ferdinando, figlio di Diego e di Eleonora Doria Pamphili, 182n., 183 Avalos de, Francesco, principe, 181n. Avalos de, Giovan Battista, figlio di Nicola, 183, 186n., 188 Avalos de, Giovanna, figlia di Tommaso e Maria Francesca Caracciolo, 186n. Avalos de, Giulia figlia di Nicola, sorella di Giovan Battista e di Diego senior, principessa di Avellino, 188 Avalos de, Giuseppe, figlio di Diego e di Eleonora Doria Pamphili, 182n. Avalos de, Isabella, duchessa di Martina, 188, 188n. Avalos de, Tommaso, marito di Maria Francesca Caracciolo, marchese del Vasto, 181, 181n., 182n., 183n., 185, 186n., 188, 188n., 189

Avena, Ottavio, marchese, 28, 154, 190, 191, 225 Baffi, Pasquale, 73n. Baglioni, tipografi e librai veneziani, 89n., 196 Baglivi, Giorgio, 41n. Baldacci, Valentino, 204n., 205n. Baldigiani, Antonio, 41n. Bandini, Angelo Maria, canonico, 131n. Bandini, Sallustio Antonio, 200n. Barbante, Decio, 222 Barbier, Fre´de´ric, 216n. Bari, Giuseppe, 81n., 194 Barozzi, Jacopo, detto il Vignola, 142, 142n., 143, 143n. Barzanti, Roberto, 199n. Baseggio, Lorenzo, libraio, 195, 196 Basile, Giovan Andrea, 191 Basile, Gennaro, 190 Bassi, Giacinto, 223 Bassompierre, Jean Franc¸ois, 209 Battaglini, Mario, 96, 96n., 149n., 226n. Baylo, Antonio, 76 Beaufort, Louis de, 107, 107n., 144, 144n., 153, 153n. Beccaria, Cesare, 204 Beccatini, Francesco, 201n. Belelli, Fulgenzio, 23n. Bellarmino, Roberto 95, 95n. Belli, Andrea 157n. Belli, Carla 30n., 38n., 189n. Belli, Gaetano, 162n. Belli, Raimondo, 162n. Belloni, Giovanangelo, 198n. Belloni, Girolamo, marchese, 60n., 198, 198n. Bellucci, Paolo, 203n. Bentivoglia, Antonio, 92n. Benucci, Giovan Battista, 203n. Berio, Francesco Maria, 219 Berio, Giovan Domenico, marchese di Salsa, 44, 44n., 101n., 139 Bernardi, Walter, 44n. Berselli Ambri, Paola, 40n. Berte, Giuseppe Onorato, libraio, 41, 41n., 42, 43n., 44, 130n.

Indice dei nomi Berti, Gianlorenzo, 22n., 23, 23n., 94, 94n. Bertoni, Clotilde, 132n. Bettinelli, Giuseppe e Tommaso, 63n., 196 Bianchi, Pietro, 155 Bianchi, Giuseppe, 155 Bianchi, Stefano, 155 Bichi Borghesi, S., 199n. Bindi, Agostino, 193n. Bindi, Benedetto, stampatore, 200n. Bindi, Luigi, stampatore, 200n. Bisogni, Gregorio, 61n., 227 Bisogni, Vincenzo, 179 Blampin, Tommaso, 17 Boccacciari, Giovan Battista, 179 Bonami, Antonio, 223 Bonelli, Ignazio, notaio, 218n. Boninfanti, Telosforo, 219 Bonnet, Carlo, 111, 111n., 112, 112n., 125n. Borgia, Nicola, vescovo di Cava e di Aversa, 65, 65n., 66n., 237n. Borgovini, Giovanni Antonio, 121, 121n. Borrelli, Antonio, 41n., 226n. Borrelli, Nicola, 93, 93n. Borrelli, Pasquale, 62n., 83n. Bossuet, Jacques Be´nigne, 24, 24n., 25n. Bottigliero, Giovanni, notaio, 9n., 46 Bouffier, Claude, 24, 24n. Bourgelat, Claude, 215n. Bousquet, Marc Michel, 211, 212 Bova, Michelangelo, 198, 228 Bozzaotra, Luigi, notaio, 147, 148n., 149n. Braida, Lodovica, 208n. Brancia, Antonio, 80, 80n. Brucker, Johann Jakob, 124, 124n. Brugnatelli, Luigi, 228, 228n. Brunetti, Nicola, 223 Bruschettini, Daniela, 200n. Bruswin, Anna Maria, 60n. Bruyset, ditta, 214 Bruyset, Jean Marie, 215, 215n., 216, 217 Bruyset, Jacques, 215 Bruyset, Jean-Jacques, 215 Bruyset Pierre-Marie, 215, 216, 217

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Buccolaro, Ferdinando, 221 Buonabitacolo, Giovanni, 229n. Buonafede, Appiano, 52n., 124 Buono, Giuseppe, libraio, 10, 10n. Buonocore, Crescenzo, 189, 189n., 190 Buonocore, Francesco, 189, 189n., 190 Buonocore, Marianna, 190 Burgalassi, Silvano, 203n. Cacciatore, Giuseppe, 27n., 62n. Cafeli, Angelo, 221 Caffiero, Marina, 122n. Cagnani, Carlo, conte, 29, 30 Cagnani, Luisa, contessa, 21, 28, 29, 188 Caldero de, Miguel, 95, 95n. Calefati, Alessandro Maria 223, 225 Caluri, Francesco, 200n. Cammarota, Giuseppe, 223 Campanelli, Marcella, 11n., 12n. Campo, Donato, stampatore libraio, 42, 99, 99n., 156, 156n., 157, 157n., 158n. Campo, Giuseppe, figlio di Donato, stampatore libraio, 156, 157, 158n. Candaux, Jean-Daniel, 210, 210n. Candiota, Onorato, 111, 113, 113n., 114, 114n., 115, 115n., 129 Canfora, Antonio, 132 Cangiani, famiglia, 9n. Cantilena, Giuseppe, notaio, 63 Capalbio, duca, 123 Capitani, Francesco, 219 Capobianco, Gherardo, 130 Capocasale, Giuseppe, 226 Cappelletti, Antonia, 75 Cappelli, Agostino, 59n. Cappelli, Carlo, 58n. Caprio, Alfonso, 11n., 13n. Caputo, Donato, notaio, 49n., 96n. Carabatta, Antonio, 159 Caracciolo di Santo Buono, Baldassarre 60, 60n. Caracciolo di Santo Buono, Luigi 87n. Caracciolo, Cosmantonia, 185n. Caracciolo, Giovanna, moglie di Niccolo` d’Avalos, duchessa di Celenza, 185n., 186, 188

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Indice dei nomi

Caracciolo, Francesco, principe di Marano, 185, 185n. Caracciolo, Francesco, duca di Martina, 185n., 188 Caracciolo, Kilien, 73n. Caracciolo, Maria Francesca, moglie di Tommaso d’Avalos, 182n., 185n., 186 Caracciolo, Nicola, principe di Torella 182n., 222 Caracciolo, Petracone, 188n. Caracciolo, Placido, duca di Martina, 188n., 189 Caracciolo di Ciarletta, Scipione, 176n. Caradonna, Rocco, 194 Carafa di Traetto, Francesco, cardinale, 104, 104n. Carafa Francesco, nipote del principe di Colubrano, 186 Carafa, Francesco Saverio, duca di Tolve, 186 Carafa, Luigi, duca di Ielsi, 150, 152n. Carafa, Giulia, moglie Carlo Francesco Spinelli, principe di Tarsia, 186 Caravita, Giovan Battista, 223 Carcani, Gaetano, 76, 226 Cardone, Eutropia, 86n. Cargnana, famiglia, 9n., 21n. Carlucci, Vincenzo, 222 Carpentiero, Antonio, 184 Carracci, Agostino, 205 Carracci, Annibale, 205 Caruso, Pasquale, 95, 123 Caruso, Salvatore, 9n. 175, 176 Cassano Serra, duca, 162, 162n. Castellano, Ignazio, 121, 121n. Castriota Scanderberg, Carolina, marchesa, moglie di Nicola Santangelo, 86n., 229n. Catalani, Luigi, 176n. Catalano, Carlo, notaio, 8n., 9n., 10n., 17n., 35n., 36, 50n., 64n. Catoni, Gabriele, 199n., 200n. Cavallario, Domenico, 131 Cavalli, Simone, 195n. Cazzaniga, Gian Mario, 3n. Ceci, Giacomo, 187n. Celano, Carlo 56n., 134, 134n.

Celenza, famiglia, 183, 185n. Cellario, Cristoforo, 133, 171 Centomani, Gerardo, 221 Cerati, Gaspare, 23 Cerio, Lucia, 64 Cerrapico, Vincenzo, 88, 88n. Cerrone, Costanzo, 61n. Cervelli, Donato Antonio, notaio, 178, 185n. Cervelli, Giovanni, notaio, 139n., 148n. Cervellino, Lorenzo, 171 Cervone, Antonio, libraio, 94n., 192, 236 Cervone, Tommaso, 224, 225 Cestari, Gennaro, 65, 109, 140 Chaptal, Jean Antoine Claude, 160 Chardon de La Rochette, filologo, 214n. Chartier, Roger, 213n. Chaudon, Louis Mayeul, 126, 215, 217 Chiappari, Tommaso, 134, 134n. Chiappino, Gaetano, 203n. Chiari, Pietro, 132n. Chinno, Giovanni, 219 Chiosi, Elvira, 3n., 5, 28n., 38n., 59n., 92n., 134n., 180n., 225n. Ciaccheri, Giuseppe, 200n. Cicala, Francesco Bernardino, barone, 226 Cicerone, Marco Tullio, 24n. Cimarelli, Francesco, incisore, 41n. Cimino, Domenico, 194 Cinque, Andrea, notaio, 162, 162n., 189, 189n. Cioffi, Rosanna, 27n. Cipollaro, Giovan Leonardo, 46n. Cipriani, Giacinto, 56n. Cirillo, Nicola, 50, 50n., 96, 96n. Cito, Baldassarre, 20n. Ciuffoletti, Zeffiro, 203n. Clemente, Vincenzo, 87n. Cochrane, Eric, 200n. Codronchi, Nicola, 116n., 135 Coiro, Francesco, avvocato, 80, 80n. Colapietra, Raffaele, 62n., 85n. Colella, Vincenzo e figli, 82 Coleti, librai veneti, 196 Colonna Barberini Urbano, principe di Sciarra, 51n. Colonna, Giosue`, 222

Indice dei nomi Coltellini, Celeste, moglie di Giovan Giorgio Meuricroffe, 214n. Coltellini, Luigi, 236 Coltellini, Marco, 203, 203n., 204n. Comparato, Vittor Ivo, 147n. Confalone, Carlo, marchese della Petina, 97n. Conforti, Francesco, 91, 108n., 109n., 110, 119n., 118, 118n., 130, 226, 235, 236 Cons, Amato, stampatore, 75n., 101n., 129 Coppini, Romano Paolo, 203n. Coppola, Domenico, 224 Coppola, Marta, prima moglie di Marco Antonio Stasi, 45n. Coquemont, Alessandro, 227 Corabi, Matteo, 227 Corigliano Michele, notaio, 229n. Cormon, Edme-Martin, libraio di Lione, 214, 214n. Corradino, Ferdinando, marchese, 226 Corrieri, Susanna, 203n., 204n. Corsini, Silvio, 208n., 212 Cortese, Nino, 67n., 92n. Cosenza, Pietro, 83 Couturier, Madeleine, 215 Cramer, Gabriel e Philibert, librai ginevrini, 209, 210, 211, 215 Crispo, Giovanni, 224 Croce, Benedetto, 31n., 109n. Cromazio, Agatopisto, vedi Buonafede Appiano Cuggia, Michele, 186n. Cuomi, Gaetano, 150n. Cuomo, Giovanbattista, 139, 139n. Cuomo Pietro, 139n. Cusano, Giuseppe, 221 Cusson, Jean-Baptiste, 215 Cutler-Heigelin, 204 D’Addio, Mario, 28n. D’Alessio, Maurizio, 223 D’Aloisio, Vincenzo, 131n. D’Amat, Roman, 213n. D’Ancora, Gaetano, 227 D’Andrea, Francesco, 41n. D’Andrea, Giovanni, giudice, 166, 167 D’Anto`, Rosa, 8n.

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D’Arienzo, Gaetano, notaio, 229n. D’Avena, Domenicantonio, 79n. D’Arnay, Sigismond, 211, 212 D’Errico, Filippo, notaio, 23n. D’Errico, Giuseppe, 37n. D’Errico, Raffaele, notaio, 233 D’Iorio, Aniello, 8n. D’Ivernois, societa` tipografica, 209 D’Onofri, Pietro, 120, 120n., 121n. D’Onofrio, Saverio, 121n. 122, 122n. Dal Pane, Luigi, 203n. Danese, Giuseppe, 221 Danza, Carlo, marchese, 56n., 79n., 187 Danza, Flaminio, vescovo di S. Agata dei Goti, 187 Danza, Francesco Saverio, figlio del marchese, Carlo 56n., 187, 187n., 188, 189 Danza, Gennaro, vescovo di Calvi, 187 Darnton, Robert, 204n. Davino, Gennaro, 188 Dawson, Robert, L. 214n., 215n., 218n. De Angelis, Flavia, prima moglie di Gregorio Stasi, madre di Michele Stasi, 9, 9n. De Boin, 209 De Bonis, Giuseppe, 67n., 101n. De Cicco, Pietro Francesco, 224 De Claustre, Andre´, 101, 101n. De Curo, Gaetana, 179 De Curtis, Camillo, 67n. De Curtis, Domenico, 67n. De Curtis, Giovan Andrea, 67n. De Curtis, Mario, 67n. De Filippo, Andrea, 221 De Gregorio, Mario, 193n., 199n., 200n., 201n., 202n. De Leon, Ferdinando, avvocato del regio fisco, 59, 59n., 180 De Leon, Francesco Saverio, 180 De Leon, Giuseppe, 180 De Leon, Melchiorre, 180 De Leonardis, Eligio, 223 De Leone, Geronima, madre di Anna de Vivo, 9n. De Lessert, banchieri parigini, 213, 213n. De Luca, Giovanni, 223, 225

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Indice dei nomi

De Luca, Luca, vescovo, 66, 99, 100n., 107, 108, 108n., 134n. De Luca, Vincenzo, 66 De Luca, Orazio, barone, 164 De Luna Sanchez, Alonzo, duca di S. Arpino, 186, 194 De Maio, Romeo, 66n., 175n., 180n., 225n. De Majo, Giovanni, 73n. De Malvin de’ Montazet, Antonio, arcivescovo di Lione, 106, 106n., 107n. De Massis, Berardino, avvocato, 58 De Massis, Felice, avvocato, 50, 51n., 55n., 57, 58 De Massis, Michele, 57 De Massis, Vito, 57n. De Matteo, Luigi, 22n. De Meulemeester, Maurice, 13n. De Muralt, Giovanni, 214n. De Nardis, Biase 58n. De Nardis, Carlo, 58, 58n. De Nardis, Filippo, 58n., 59n. De Nicola, Carlo, 150n., 151n. De Novellis, Nunzio, 234, 234n. De Pretis, Alessandro, 122 De Ritis, vescovo di Conversano, 219 De Roover, Raymond, 219n. De Rosa, Gabriele, 2n., 11n. De Ruggiero, Domenico, 159 De Sanctis, Giuseppe, 80 De Senione, Vincenzo, 222 De Simone, Antonio, 222 De Simone, Grazia, baronessa, moglie di Domenico Ronchi, 27n. De Simone, Nicola, stampatore, 21, 21n. De Simone, Paolo, stampatore, 21, 21n., 29, 138n., 237 De Sio, Antonio, 47 De Spirito, Angelomichele, 11n. De Stasio, famiglia, 152, 152n. De Stasio, Gennaro, 152n. De Stefano, Orazio, notaio, 165, 165n. De Tournes, famiglia di librai ginevrini, 208, 209, 214, 214n. De Turris, Stefano, stampatore, 16, 16n. De Vera, Giuseppe Maria, 222

De Vivo, Anna, 9, 9n., 36, 55n. Del Bene, Tommaso, 95, 95n. Del Grado, Filippo, incisore, 43n. Del Greco, Vittoria, moglie di Marcello Santangelo, 53 Del Mercato, Cornelia, 5 Del Vecchio, Adamo, religioso, 222 Del Verme, Angelo, 76, 80 Del Vivo, Ranieri, stampatore, 204, 205, 206 Delamonie`re, Jean Baptiste, 214, 214n., 218 Delandine, Antoine-Franc¸ois, 215 Delfau, Franc¸ois, 17 Delfico, Melchiorre, 73n., 87n., 116n., 228, 228n. Della Casa, Giovanni, 16, 16n. Della Peruta, Franco, 147n. Della Torre, Bernardo, 110 Demarco, Domenico, 7n. Del Vecchio, Adamo, 222 Dentale, Gennaro, 221 Deville, ditta, 214 Deville, Jean 217, 217n., 218n. Deville, Nicolas, 217, Deville, Pierre, 217, 217n., 218n., Deville, Roch, 217, 217n., 218n. Di Bisogno, Giuseppe, stampatore, 133n. Di Domenico, Giuseppe, libraio, 13, 14, 14n., 25n., 33n., 42 ,50, 50n., 51, 51n., 98, 99, 99n., 104, 104n., 224, 225n. Di Grado, Giuseppe, notaio, 86n., 186n. Di Lauro, Andrea, notaio, 139n. Di Lieto, Giuseppe, libraio, 42, 42n. Di Majo, Celestina, 123 Di Martino, Giuseppe, 69n. Di Martino, Pietro, 21, 21n. Di Mauro, Giuseppe, fornitore di carta di Cava, 36n., 68, 71. Di Natale, Mariano, 144n. Di Paola, Teresa, religiosa, 69n. Di Stefano, Raffaele, avvocato, 52n. Diaz, Furio, 73n. Diesebenthal, ditta, 209 Digni, Luigi, Camillo, 198, 219, 228 Diodati, Domenico, 131, 131n., 227

Indice dei nomi Diodati, Luigi, 132, 133n. Donato, Maria Pia, 122n. Donnaperna, Cesare Michelangelo, 64n. Doria Panphili Landi, Eleonora, principessa di Montesarchio, 182n. Doti, Francesco, avvocato, 52n. Dragonetti, Giacinto, 112n. Dragonetti, Giovan Battista, marchese, 58, 62, 88, 112n., 219 Du Pin, Andre´ Marie Jean Jacques, 24, 25, 25n., 32n. Durelli, Gaetano, 102 Dufournet, Gabriel, 212 Echard, Laurence, 107, 107n., 133 Emonds, William D., 217n. Eeghen, Isabella H. van, 207n. Egizio, Matteo, 26, 26n. Elefante, Aloysio, 108n. Elia, Cristoforo, figlio di Giuseppe Antonio, stampatore, 109n. Elia, Elisabetta, figlia di Giuseppe Antonio, 31n. Elia, Gabriele, figlio di Giuseppe Antonio, libraio, 30n. Elia, Gaetano, figlio di Giuseppe Antonio, religioso, 31n. Elia, Giuseppe Antonio, libraio, 19, 21, 30, 30n., 31n., 237 Elia, Maria Teresa, figlia di Giuseppe Antonio, 31n. Elia, Michele, figlio di Giuseppe Antonio, libraio, 30n., 56n., 99, 99n., 107n. Elia, Raffaele, figlio di Giuseppe Antonio, libraio, 31n. Elia, Stefano, libraio, 21, 21n., 176, 177 Ermandez, Matteo, 12n., 194 Enrichelli, Vincenzo, 191 Errico, canonico, 222 Espen, Bernard van, 95 Fabroni, Angelo, 127, 127n., 203n. Facciolati, Jacopo, 125, 125n., 171 Falanga, Ignazio, 135n., 222, 225 Falconet, 139 Falconieri, Ignazio, 228

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Fardella, Paola, 182n., 190n., 214n. Farinacci, Prospero, 96, 96n. Farinella, Calogero, 218n. Fasano, Tommaso, 92n. Fazio, Ambrogio, 167, 168, 169n. Fede, Saverio Francesco, 222 Federici, Andrea, 63n. Felice, Costantino, 38n., 85n. Fe´nelon de Salignac de La Mothe, Franc¸ois, 108 Fenzi, Giovan Francesco, 203 Ferrante, Ignazio, 152, 152n. Ferrante, Teresina, 123 Ferrari, ditta, 209 Ferraro, Giovanni, libraio, 177 Ferretti, Angiolo, 65n. Ferrone, Vincenzo, 3n., 23n., 72n., 110n., 119n., 128n., 130n., 135n. Filangieri, Carlo, 147, 148n., 149 Filangieri, Gaetano, 66, 67, 67n., 68n., 69, 70, 71, 72, 73, 73n., 75, 75n., 76, 78, 102, 103, 109, 118n., 126n., 127, 128, 145n., 146, 146n., 147n., 150, 193, 197, 230, 231 Filangieri, Giovan Francesco, principe di Arianiello, 66, 76, 148n., 178 Filangieri, Michele, 150, 163 Filangieri, Riccardo, 148n. Filangieri, Roberto, 147, 148n., 149 Filangieri, Serafino, arcivescovo, 63, 63n., 66, 66n., 75n., 76, 79, 104, 106, 107n., 120, 177, 178 Fiorentino, Francesco, notaio, 96n. Fiorentino, Marianna, 176 Fiorentino, Nicola, 228, 228n. Fiorillo, Vincenzo, 45n. Flauto, Girolamo, stampatore, 138n., 145, 227 Flauto, Vincenzo, libraio editore, 56n., 81, 81n., 92n., 111n., 118n., 124n., 125n., 134n., 138n., 142n., 160n. Fleury, Claude, 171, 180, 192, 202, 215 Folliero, Maria Antonia, 184 Fontaine, Nicolas, 120, 120n. Foresti e Bettinelli, librai, 138n., 196 Forges Davanzati, Domenico, 226

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Indice dei nomi

Fornaciari, Paolo Eduardo, 203n. Fourcroy, Antoine Franc¸ois, 160, 160n. Francesco di Sales, santo, 124, 171 Francovich, Carlo, 75n., 126n., 152n. Frendel, Carolina, moglie di Gaetano Filangieri, 68, 69, 69n., 70n., 71, 75n., 76, 127, 145, 145n., 146, 146n., 147, 147n., 148, 148n., 149, 149n., 150, 151n., 197n. Froio, Rocco, 74n. Fusco, Nicola Domenico, notaio, 30n. Gabriel, Giovan Antonio, 195, 195n. Galano, Pasquale, 132n., 132n. Galanti, Giuseppe Maria, 7n., 41, 41n., 42, 43, 43n., 55, 67, 67n., 134 Galdi, Mattia, 127 Galano, Pasquale, 132n. Galiani, Ferdinando, 73, 74, 74n. Galilei, Galileo, 40n. Galise, Chiara, moglie di Gabriele Stasi, 137, 165 Galise, Gaetano, 159, 159n. Galli, Onorio, marchese, 226 Galluccio, Giovanna, principessa di Arianiello, 148n. Gambajoli, Tiberio, 65n. Gambino, Leonardo, 227 Gardellini, Giovanni, 199n. Garden, Maurice, 217n. Gargano, Angelo Alfiero, notaio, 64n. Gargiulo, Desiderio, 189, 190 Garzia, Angelo, 144n. Genova, Matteo, barone, 87, 194 Genovesi, Antonio, 40n., 87n. Gessari, Raffaele, libraio, 16, 44 Giannantonio, Pompeo, 11n. Giannattasio, Francesco, 221 Giannattasio, Gaetano, 142 Giannoccoli, Gabriele, 150n. Giarrizzo, Giuseppe, 2n., 3n., 51n., 72n., 73n., 107n., 144n., 153n. Gibbon, Edward, 205 Gibbs, ditta, 139 Gigli, Donato, 166 Gingue´ne´, Pierre-Louis, 73, 73n.

Gioia, Carmine, 89n. Gioia, Gennaro, 89n. Giordano, Gelsomina, 56n. Giordano, Gennaro, 56n. Giordano, Giuseppe, 81 Giorgi, Rosa, 139n. Girardi, Giovanbattista, avvocato, 86n. Giulio, Giovan Domenico, 124n. Giustiniani, Lorenzo, 2n., 26n., 93n., 97n., 187n. Gobbi, Giovanni, 195n. Gonzalez, Angiolo Basilio, 29n. Gorani, Giuseppe, conte, 41n., 116, 117n. Gordi, Filippo, 133 Gordon, Patrick, 142, 142n., 143n., 172 Gozzi, Gasparo, 202 Graffigny de, Franc¸oise, 215 Grana, Salvatore, 40, 40n. Grasset, Franc¸ois, libraio stampatore, 209, 210, 211, 212 Grasset, Gabriel, 210 Grati, Gaetano, conte, 191 Grati, Ginevra, contessa, 190 Gravier, Giovanni, libraio editore, 232, 232n., 233, 233n. Graziano, Saverio, 223 Greco, Luigi Maria, 73n. Greco, Giuseppe, 43n. Gregory, Tullio, 2n. Gualtieri, Giulio, 221 Gualtieri, Saverio, 224 Guarracino, Michele, libraio, 49, 50, 96, 177 Guerra, Vincenzo, 194 Guerrieri, Angelo, 134n. Guerrini, Luigi, 44n. Guillaume, Paul, 75n. Gu¨rtler, Antonio Bernardo, 105 Haller, Albrecht van, 105, 105n. Heinecke, Johan Gottlie 99, 99n. Helve´tius, 204 Hermill, Antonio, libraio, 108, 109n., 160, 178, 212 Hertz, Gabriele, libraio stampatore, 44 Horne, Philip H., 127n.

Indice dei nomi Iannelli, Antonia, 139n. Iazzeolla, Carlo, 179, 180, 180n., 181 Ignarra, Nicola, 227 Imbimbo, Baldassarre, 63, 63n. Imbimbo, Emanuele, 63n. Imperiali, Vincenzo, 149n. Infelise, Mario, 14n.,15n., 195, 196n. Iommelli, Ignazio, religioso, 177 Iommelli, Nicola, 177 Ippolita, Nunzia, 176n. Jerocades, Antonio, 127, 127n., 128n. Juratic, Sabrine, 213n., 216n. Kleinschmidt, John R., 208n., 210n. L’Aubespine, Gabriel, 24, 25n. La Cananea, Vincenzo, 221 Labini, Andrea, 108n. Labonia, Gaetano, 145n. Ladret, Albert, 217n. Lagellotto, Filippo, 221 Lagni, Domenico, duca di Marzano, 174 Lambiasi, Andrea, 150n. Landi, Sandro, 199n., 202n. Lankhorst, Otto, S. 207n. Lanzetta, Bartolomeo, 92n. Lanzetta, Teresa, 83 Lanzilli, Annunziato, 162n. Lanzilli, Nicola, 162 Lastri, Marco, 68n. Laurent-Vibert, R., 213n. Lay, Adriana, 203n. Le Boissieu, Antoine, 218, 218n. Le Clerc, Jean, 207 Le Maistre De Sacy, Isaac Louis, 120n. Le Tourneux, Nicolas, 121 Le Tourneur, Nicolas, 226, 226n. Lebotte, Giuseppe, 99 Lembo, Giovanni, 38 Lentini, Giacomo, 189 Leone, Francesco, 86n. Leone, Giacinta, 86n. Leonessa, famiglia, 139, 168 Leonessa, Enrichetta, 123

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Leonti, Arcangelo, 93, 93n., 94n. Levi Malvano, Ettore, 203n. Lieto, Aniello, 36n. Lieto, Giuseppe, 42, 42n., 56n. Lieto, Gregorio, libraio, 36n., 56n., 67n., 130, 153 Lieto, Gregorio, duca di Polignano, 176 Lieto, Filippo, 176, 176n. Lieto, Rosa, duchessa, 123, 176n. Lignola, ditta commerciale, 38, 38n., 218n. Liguori, Domenico de, 65n. Limborch, Philips van, 207 Linguet, Simon Nicolas Henry 205 Locke, John, 51, 51n., 105, 128, 128n., 207 Loffredi, Saverio, 222 Logoteta, Giuseppe, 226 Longano, Francesco, 134, 134n. Lotti, Gaetano, 226 Luijk, Benignus van, 98n. Lucarelli, Pietro, canonico, 223 Luise, Flavia 13n., 17n., 21n., 63n., 145n., 162n., 174n., 185n., 187n., 190n. Lupis, Orazio, 227 Mabilllon, Jean, 21, 27, 27n. Macrı`, Saverio, 65n. Macry, Paolo, 7n., 38n., 140n. Maddalena, Giuseppe, notaio, 191n. Maddaloni, Vegeslao, 224 Maffone e Avanzini, armatori liguri, 218n. Magliabechi, Antonio, 41n. Magnanima, Luca, 40, 40n. Maiello, Agata, moglie di Filippo Selvaggi, 30n. Maldacea, Gennaro, 76, 83 Maldacea, Nicola, 221 Maldacea, Orazio, 76 Maldacea, Rosa, 83, 169n., 170 Maldacea, Vincenzo, 83 Malpighi, Marcello, 41n. Manes, Francesco Saverio, 38 Manfre` , Giovanni, libraio veneziano, 12, 89n., 196 Manfredi, Gaetano, 161n. Manfredi, Stefano, stampatore libraio, 42, 42n.

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Indice dei nomi

Manfredi, Vincenzo, 26n., 128n. Mangio, Carlo, 202n. Mango, Angelo, 140n. Mansi, Maria Gabriella, 8n., 22n., 226n. Manzo, Giuseppe, 81, 81n. Manzoni, Alessandro, 121n., 128 Maradei, Francesco, 93, 93n. Marchesani, Luigi, 60n., 85n., 86n. Marchet, Fiorella, 203n. Marchetti, Alessandro, 41n. Marchetti, Emidio, 224 Marchitelli, Nicola, 141n. Marciano, Giovanni, 42, 42n. Marcone, Antonio, 224 Maresca, Maria Antonietta, moglie di Cristoforo Elia, 31n. Mariani, Giovan Ambrogio, conte di Caylus, 215 Marinelli, Leonardo, notaio, 175n., 184n. Marinelli, Pietro Emilio, notaio, 14n. Marini, Paola, 9n. Marino, John, 40n. Marmontel, Jean-Franc¸ois, 205 Marotta, Michele, 52, 52n., 116n., 161 Marrano, Ludovico, 134 Martinez, Pasquale, 162, 191 Martini, Vela de, 182n. Martorelli, Francesco, 81 Martorelli, Gervasio, 81 Marugi, Giovan Lorenzo, 128, 128n., 129 Marulli, Michelangelo Cesare, 122 Mascagni, Paolo, 200n. Mascilli Migliorini, Luigi 92n. Masi, Tommaso, 203, 203n. Massa, Francesco, 159 Massafra, Angelo, 7n. Massini, Carlo, 121, 122, 122n., 123 Massimilla, E., 27n., 62n. Mastelloni, Domenico, 150, 163n. Mastocinque, Ferdinando, 186n. Mastrocinque, Giuseppe Maria, notaio, 140n. Matarazzo, Pasquale, 226n. Mattei, Saverio, 51, 51n. Maupertius, Pierre Luois Moureau de, 215, 215n. Mayo, Giovan Battista, 86

Mayo, Giuseppe, 86 Mayo, Levino, 86n. Mayo, Margherita, madre di Francesco Santangelo, 54 Mayo, Quindino, 86n. Mayo, Vencislao, 62, 62n., 86, 86n., 87, 88, 139, 181, 194 Mazzacane, Carlo, 75, 75n., 76, 79, 110, 126 Mazzarella Farao, Francesco, 156 Mazzarella, Marco, 156 Mazzarotta, Francesco, marchese, 226 Mazzocchi, Filippo, 227 Mazzola Vocola, Vincenzo, 226 Mazzotta, Nicola, 19, 19n., 20, 20n. Medici, Romualdo, 221 Mele, Francesco, notaio, 229n. Mendia, Umberto, 5 Mengozzi, Narciso, 199n. Menochio, Giovanni Stefano, 95, 96n. Merola, Raffaele, notaio, 86n., 229n Metastasio, Pietro, 101, 101n. Meuricroffe, famiglia di banchieri, 214, 214n. Meuricroffe, Achille, 214n. Meuricroffe, Augusto, 214n. Meuricroffe, Federico Roberto, 214n. Meuricroffe, Georges, 214n. Meuricroffe, Gruber, 214n. Micheli, Andrea, 122, 122n., 123, 123n. Miege, Guy, 215 Migliaccio, Andrea, libraio, 23n. Migliaccio, Cristoforo, stampatore libraio, 92n., 156 Migliaccio, Gaetano, 42n. Migliaccio, Gennaro, stampatore libraio, 42, 42n. Migliaccio, Luigi, 133n. Migliaccio, Michele, 133n. Migliore, Agostino, 221 Migliore, Giuseppe, 144n. Migliore, Nicola, 92n. Milanesi, Andrea, 182n., 190n. Milton, John, 215, 215n. Minervino, Ciro Saverio, 223 Minieri Riccio, Camillo, 26n., 85n., 227n., 228n.

Indice dei nomi Miotta, Nicoletta, seconda moglie di Marco Antonio Stasi, 8n., 45n. Mirro, Giuseppe, 69n. Molinari, Pietro Antonio, 158n. Molini, Giuseppe, 149n. Mollo, Francesco, barone, 160n. Monda, Nicola, 223 Monsagrati, G. 122n. Montaruli, Giovan Battista 221 Montergeon, Andrea, 233 Monterisi, Saverio, 80 Montesquieu, Charles-Louis de Secondat, barone di La Bre`de, 40, 40n., 105, 108 Montuoro, Vincenzo, 156 Morardo, Gaspare, 121n. Morelli, Michele, stampatore, 138n., 145 Morelli, Raffaele, libraio, 179 Morelli Timpanaro, Maria Augusta 199n., 204n., 205n. Mormile, Nicola Maria, duca di Castelpagano, 164 Mormile, Ottavio, duca di Campochiaro, 164, 226 Morvillo, Filippo, notaio, 140n. Mosca, Carlo Felice, libraio, 21 Moschettini, Cosimo, 226 Moschini, Giacomo, 18n. Mundo, Onofrio, 98n. Mu¨nter, Friedrich, 73, 73n., 127 Muratori, Ludovico Antonio, 26, 26n. Mureto, Marco Antonio, 24n. Murolo, Luigi 85n., 86n., 87n. Murria, Giacomo, 223 Musschenbrock, Peter van, 23, 23n., 24n. Napoli Signorelli, Pietro 76, 77, 101, 101n. Napoli, Maria Consiglia, 5, 45n., 235n. Nardi, Carlo 74n., 116n. Narici, Carlo, notaio, 186n. Naselli, Diego, 73n., 152n. Nava, Pietro, libraio, 236 Navarro, Bernardo, 183n. Necker, Jacques, 213 Nepote, Cornelio, 24n., 171 Nerucci, Giovanni, conte, 205

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Newton, Jsaac, 105 Nicole, religioso, 120n. Nobile, Aniello, libraio stampatore, 2n., 74, 116n., 118n. 149n. Nobile, famiglia di librai, 75n. Noe`, Oronzo, 194 Nolli, Antonio, 62, 88, 139 Norcella, Francesco, canonico, 222 Onorato, Vincenzo, 222 Orazio, Flacco Quinto, 23, 23n. Oria, Saverio, 47 Orlandi, Giuseppe, 63n. Orsini, Domenico, principe di Solofra e duca di Gravina, 100n. Orsini, Vincenzo, libraio, 2n., 27, 27n., 52, 52n., 98, 112n., 131, 131n., 142, 142n., 156 Ortiz Cortes, Ildefonso, vescovo di Mottola, 109, 109n., 177, 178 Paci, Giovan Francesco, 23n. Padovano, Benedetto, notaio, 28n. Pagani, Anton Giuseppe, 204, 204n. Pagani, Giovan Battista, stampatore, 201n., 204 Pagano, Mario, 73n. Pagliarini, stampatore editore, 122, 126, 126n., 198n. Palazzo, Domenico, 77 Palazzolo, Maria Jolanda, 174n. Palermo, Salvatore, 134, 134n. Palissot De Montenoy, Charles, 205 Pallante, Gennaro, 80 Palmieri, Antonio, 191 Palmieri, Basilio, 227 Palmieri, Girolamo, marchese, 139n. Palmieri, Giuseppe, 116, 116n., 118n., 124, 124n., 125n., 171, 225 Palmieri, Tommaso, 150n. Palomba, Girolamo, 43n. Palomba, Giuseppe, 174, 218 Palumbo, Castrese, notaio, 45n. Pampiniano Cusani, Marcello, arcivescovo di Palermo, 94n. Panans, Uberto, 227

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Indice dei nomi

Panckoucke, Charles Joseph, 209 Pandolci, Gennaro, 222 Pandolfelli, Gaetano, 97n. Pandolfelli, Girolamo, 223 Pangelli, Girolamo, 112, 112n. Pannella, Giacinto, 228n. Panzini, Orazio, 81n. Parascandolo, Gioacchino, notaio, 190n. Parisi, Cassandra, 179 Parisi, Ignazio, 179 Parisi, Maria, 179 Parisi, Serafina, 179 Parrilli, Francesco, 100 Parrilli, Nicola, 100 Passero, Michele, 223, 225 Pasta, Renato, 5, 200, 201n. Pastena, Giovan Leonardo, 9n. Paterno`, Gualtiero, 175n. Paterno`, Lorenzo, 175n. Paterno`, Ludovico, 175n., 186n. Patrelli, Pompeo, 126, 153, 153n., 154, 155, 155n., 225 Patrizi, Scipione, 80 Patuzzi, Giovan Vincenzo, 94n. Payen, Jaques, 217n. Pazzini Carli, Giovanni, libraio, 199, 201n. Pazzini Carli, Giuseppe, libraio, 199, 200, 201n. Pazzini Carli, Vincenzo, libraio, 193n., 199, 199n., 200n., 201n., 202, 202n. Peccheneda, Francesco, 59, 59n., 227, 236 Pecci, Giovanni Antonio, 192, 192n., 193n. Pecori, Rocco, 227 Pelliccia, Alessio Aurelio, 108n. Pennarelli, Anselmo, 224 Pepoli, Alessandro, libraio, 138n., 139, 198n. Perna, Maria Luisa, 41n. Perreja, Gennaro, 223 Perrotta, Antonio, 157n. Persone`, Ermenegildo, 40, 40n. Pesante, Pasquale, 223 Petagna, Vincenzo, 65n. Petrone, Raffaele, 64 Pezzana, Francesco, libraio, 138n.

Pezzana, Niccolo` , libraio, 15, 15n., 16n., 138n., 139, 194n., 196 Piatti, Domenico, 219 Picciano, Eufemia, 54n. Picciano, Lucia, 54n. Piccinocchi, Annibale, 57, 57n. Piccinocchi, Giovan Tommaso 57, 57n. Piccolomini, Niccolo`, 199n. Piestre, Etienne, libraio, 214, 214n. Pietro Leopoldo d’Asburgo di Lorena, granduca di Toscana, 199, 199n. Pignataro, Antonio, 222 Pignatelli, Cesare, 54n., 100n. Pignatelli, Giuseppe, 23n. Pignatelli, Cilla, 123 Pignatelli, Faustina, duchessa di Tolve, 186 Pignone del Carretto, Alessandro, 80, 80n. Pignone del Carretto, Emanuele, 108, 108n. Pinto, Giuseppe, notaio, 63n. Pisacane, Raimondo, 167 Pisano, Maria Luisa, religiosa, 82, 82n. Pisano, Michele, 223 Pitteri, Francesco, stampatore, 11n., 12 Politi, Domenico, 221 Pollio, Andrea, 84 Pollio, Nicola, 84,169n., 170 Pompeati, librai veneziani, 196 Ponzelli, Giuseppe, libraio editore, 18, 18n., 22 Poppiti, Arcangelo, sacerdote, 55n., 81, 81n. Porcelli, Gabriele, figlio di Giuseppe Maria, libraio, 138n., 161, 161n., Porcelli, Giuseppe Maria, stampatore libraio, 51, 95, 95n., 98, 121n., 122, 122n., 123, 161, 161n., 193, 223, 225 Porcelli, Raffaele figlio di Giuseppe Maria, stampatore libraio 51, 56n. Porcinari, Giuseppa, 185 Porcinari, Ippolito, marchese, 29, 150n., 185, 226 Porpora, Nicola, 123 Porretti, Luca, 222 Portallier, Antonin, 217n., 218n. Portanova, Colomba, 39n., 75, 140n., 158, 158n.

Indice dei nomi Portanova, Girolamo, 88 Porzio, Lucantonio, 41n. Potenza, Domenico, 227 Prandi, Alfonso, 104n. Previti, 202n. Prevost, Antoine-Franc¸ois, 213n. Priestley, Joseph, 75, 75n. Primicerio, Ferdinando, 233 Prinipoli, Domenico, 222 Proto, Giuseppe, 82 Proto, Matteo, 64, 64n., 82, 140n. 141, 141n., 158, 158n. Proto, Nicoletta, 141n. Pucci, Giuseppe, 150n. Pullo, Domenico, 221 Punzo, Gennaro, 97, 97n. Quattromani, Giovan Battista, 184 Quattromani, Girolamo, 159 Quattromani, Giuseppe Maria, 139, 184, 185 Quattromani, Luigi, 184 Quattromani, Vincenzo, 183, 184, 185, 185n. Quattromani, Vincenzo, figlio di Giovanbattista, 184 Quinzi, Alessandro, marchese di Preturo, 57n., 58, 60, 61n. Quinzi, Leandra, 58 Quinzi, Maria Maddalena, 58 Radice, Giuseppe, 83 Raffaelli, Luigi, 127n., 203n. Raillard, Giacomo, 44 Raimondi, fratelli, stampatori, 23n., 24n., 43n., 70, 98, 127, 146 Raimondi, Antonio, stampatore, 145, 145n. Raimondi, Filippo, stampatore, 69n., 70 Raimondi, Gaetano, stampatore, 66n., 70, 113, 113n., 129 Raimondi, Giuseppe, stampatore, 17, 18, 19, 19n., 20, 20n., 21n., 26n. Rao, Anna Maria, 3n., 5, 8n., 23n., 27n., 46n., 62n., 128n., 135n., 147n., 180n. Ravizza, Giovanni, 88, 88n. Ray, Monique, 217n. Raynal, Guillaume-Thomas, 236n.

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Reale, Gennaro, stampatore, 156n. Recupero, Giulio, 224 Redi, Francesco, 40, 40n., 41n., 42n., 43n., 44, 44n., 62 Remondini, librai veneziani, 9, 11, 11n., 12, 13, 14, 14n., 15, 19, 92n., 94n., 138n., 139, 193n., 194, 194n., 196 Renta, Ranieri, notaio, 179n. Repetti, Francesco, 203n. Rey-Mermet, The´odule, 11n. Reymond e Co., 219 Ricca, Francesco, 65n. Ricci, Carlo, 200n. Ricci, Scipione de’, vescovo di Pistoia e Prato, 119 Ricciardi, Amodio, 62, 62n., 78, 79, 88, 139 Ricciardi, Vincenzo, 139 Ricciardo, Gaetano, 64 Riccio, Giovanni, 98, 108, 109n., 120, 120n. Riccio, Leonardo, 42, 42n., 50, 50n. Ricucci, Biagio, 93n. Ricucci Cristoforo, 93, 93n. Rinaldi, Beniamino, 42n. Rinaldi, Filippo notaio, 31n., 33n., 39n., 52n., 57n., 72n., 75n., 76, 80n., 81n., 83, 83n. Rinaldi, Pasquale, notaio, 12n., 35n., 36n., 45n., 77, 77n., 82n., 83, 84, 100n., 136n., 165n., 169, 173 Rinuccini, marchesa, 131n. Risolo, Maria, 8n. Rivellino, Pietro 227 Robertson, William, 134, 134n., 135n. Rocca, Francesco, marchese, 186n. Rogadeo, Teresa, 69n. Rogadeo, Eustacchio, 69n. Roland, Gabriele, 234 Roland, Giuseppe, 234, 234n. Rolla, Gianfelice 120, 120n. Rollin, Charles, 51n., 133, 133n. Romanelli, Domenico, 194 Romano, Francesco, 164 Ronchi, Domenico, barone di Casignano, 26, 26n., 27, 27n., 144n.

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Indice dei nomi

Ronchi, Francesca, moglie di Giovanni Adimari, barone di Bomba, 26 Ronchi, Gaetana, 27n. Ronchi, Luigi, 26n., 27 Ronchi, Michele, duca di S. Martino, 27, 27n. Rosa, Mario, 2n., 3n., 23n., 103n., 104n., 106n., 107n., 109n., 120n., 122n. Roselli, Anna, 176, 176n. Roselli, Antonio, 176, 176n. Roselli, Bartolomeo, stampatore, 96, 176, 176n. Roselli, Francesca, 176, 176n. Roselli, Gaetano, 93n. Roselli, Gennaro, 176, 176n. Roselli Guglielmo, 176, 176n. Rossano, Gaetano, 45n. Rossetti, Gabriele, 127n. Rossi, Giuseppe, 114, 114n., 226 Rossi, Nicola, 131 Rotondo`, Antonio, 206n., 207n. Rotondo, Prosdocimo, 88, 88n. Rousseau, Jean Jacques, 144n., 204, 209, 213, 236n. Roversi, Giancarlo, 191n. Ruffo, Francesco, principe della Motta, 152n. Ruffo, Vincenzo, duca di Baranello, 152n., 226 Ruggi, Antonio, 226 Ruggiero, Anna Maria, figlia di Giovanni, 75 Ruggiero, Bartolomeo, figlio di Giorgio, 63n., 64, 65n. Ruggiero, Gaetano, figlio di Giorgio, 63, 63n., 65n. Ruggiero, Giorgio, 63, 63n. Ruggiero, Giovanni, figlio di Gaetano, 63n., 75 Ruggiero, Giuseppe, figlio di Gaetano, 63n. Ruggiero, Pasquale, cartaio, 153, 154n. Ruggiero, Salvatore, figlio di Giorgio, canonico, 44, 62, 62n., 63n., 64, 64n., 65, 65n., 66n., 67, 67n., 68, 70, 75, 76, 78, 81, 81n., 91, 101, 102, 103, 106, 110, 114, 114n., 119, 121, 123, 124, 131, 178, 225, 231, 237, 237n.

Ruggiero, Tommaso, figlio di Giorgio, 63n., 64, 64n., 65n. Ruoti, Francesco, 88 Sabatini d’Anfora, Filippo, 177 Saccares, Gabriele, 56n., 178 Saggese, Pietro, 48n. Salas, Luigi, 16n. Salfi, Chiara, 77 Salfi, Francesco Saverio, 72, 72n., 73, 73n., 74, 74n., 77, 81, 102, 103, 109, 110, 110n., 116n., 124n., 125n., 127, 127n., 132, 145n., 167, 167n., 225, 230, 231 Salfi, Pietro, 74n. Salo`, Francesco, 150n. Salomone, famiglia, 78 Salomone, Grazia, 78, 78n. Salomone, Nicola, 78, 78n. Salvini, Antonio Maria, 131, 131n. Sanbiase, Pietro, 186n. Sanacore, Massimo, 203n. Sanchez, De Luna Alonzo, duca di S. Arpino, 186 Sandal, Abraham, 92n. Sangiacomo, Domenico, stampatore, 88n., 121n., 155, 156 Sanquirico, Carlo, 200n. Sanseverino, Biagio, 223 Santangelo, famiglia, 56, 86n. Santangelo, Adelaide, figlia del ministro Nicola e di Carolina Castriota Scanderberg, 229n. Santangelo, Angiolina, figlia del ministro Nicola e di Carolina Castriota Scanderberg, 229n. Santangelo, Carlo Andrea, fratello dell’avvocato Francesco, 54, 55n., 152n. Santangelo, Domenico, muratore, 53, 54, 54n. Santangelo, Domenico, notaio 53, 53n. Santangelo, Eleuterio, figlio di Francesco, muratore, 54 Santangelo, Felice, figlio di Francesco e Flavia Stasi, 79, 85n., 176, 181, 182n., 229n.

Indice dei nomi Santangelo, Flavia, figlia di Michele Stasi e Anna Maria Visconti, moglie dell’avvocato Francesco, vedi Stasi Flavia Santangelo, Flavia, nipote dell’avvocato Francesco e figlia del marchese Nicola, e moglie di Quindino Mayo, 86n., 229n. Santangelo, Francesco, muratore, 53, 54n. Santangelo, Francesco, avvocato, 15n., 39n., 42, 46, 46n., 47, 53, 54, 55n., 56, 56n., 57, 57n., 58, 59n., 60, 61n.,75, 78, 79, 81, 85, 85n., 86, 87, 88, 88n., 99n., 100, 127,136, 141, 149, 150n., 152, 152n., 154, 155n., 158, 163, 163n., 168, 178, 179, 180, 181, 181n., 183, 186, 187, 188, 189, 190, 225, 229 Santangelo, Francesco, figlio del ministro Nicola e di Carolina Castriota Scanderberg, 229n. Santangelo, Luigi, figlio del ministro Nicola e di Carolina Castriota Scanderberg, 229n. Santangelo, Marcello, padre di Francesco e di Domenico muratori, 53 Santangelo, Marianna, figlia del ministro Nicola e di Carolina Castriota Scanderberg, 229n. Santangelo, Mario, figlio del ministro Nicola e di Carolina Castriota Sanderberg, 229n. Santangelo, Michele, figlio dell’avvocato Francesco, 182n., 229n. Santangelo, Nicola, padre di Francesco avvocato, notaio, 53, 53n., 54 Santangelo, Nicola, figlio dell’avvocato Francesco, ministro, 79, 86n., 181, 182n., 229, 229n. Santangelo, Ramiro, figlio di Domenico, notaio, 53, 53n., 54 Santella, Adamo, 43, 43n., 80, 151n., 227 Santini, Antonio, 40n. Saracco, Gaetano, notaio, 187n. Sarnelli Antonio, 49 Sarnelli, Donato, 160 Sarnelli, Paolo, 227 Sarpi, Paolo, 130, 130n. Sassi, Giuseppe Antonio, 19

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Savino, Anna Rita, 87n. Savioli, Luigi, conte, 54, 54n., 55n., 100, 100n. Scacchi, Vincenzo, avvocato, 166 Scandone, Francesco, 63n. Scannapieco, Anna, 25n. Schmidt d’Avenstein, Georges Louis, 2n., 111, 116, 116n., 117, 117n., 118n., 124, 202, 237 Sclavo, Bartolomeo, notaio, 46, 46n. Selvaggi Dorotea, religiosa, figlia di Gaspare Maria e sorella di Filippo, 31n. Selvaggi, famiglia, 31n., 76 Selvaggi, Agata, vedi Maiello Agata, moglie di Filippo Selvaggi Selvaggi, Domenico Antonio, figlio di Michele e di Marianna Angelini, 31, 31n. Selvaggi, Filippo, marito di Agata Maiello, padre di Michele e Giulio Lorenzo, 30n., 31n. Selvaggi, Gaspare Maria figlio di Michele, 31, 31n., 63n. Selvaggi, Gaspare Maria, padre di Filippo e di Dorotea, 31n. Selvaggi, Giovanni, 129, 130, 130n. Selvaggi, Giulio Lorenzo, fratello di Michele, religioso, 30, 30n., 33, 33n., 95, 99, 99n., 224, 225 Selvaggi, Marianna, vedi Angelini Selvaggi, Massimo, religioso, 30n. Selvaggi, Michele, figlio di Filippo, 30, 30n., 31, 31n., 32, 32n., 55, 63n., 95, 177, 220, 230 Seminari, Francesco, 224 Semplici, Luigi, 205, 205n. Seneca, Lucio Anneo, 96 Serao, Francesco, 43, 43n., 226 Serio, Luigi, 91, 102, 131, 111, 134 Serrao, Giovanni Andrea, 59n., 225 Sersale, Antonio, cardinale, 19, 19n. Sersale, Girolamo Maria, duca di Cerisano, 175 Sersale, Onofrio, 163n. Servant, Catherine, 215 Sesti, Ferdinando, 83, 84 Severino, Giovanni, avvocato, 187

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Indice dei nomi

Severino, Giuseppe, notaio, 30n. Signorile, Michele, 223 Simioli, Giuseppe, 66n. Simioni, Attilio, 63n. Simonetti, Saverio, marchese, 227 Soave, Francesco, 121n., 128, 160, 160n. Soave, Rocco, 224 Societa` letteraria e tipografica, 41n., 42 Sofri, Paolo, 20n. Somma, Gabriello 223 Soprani, Biancamaria 152n.,189n. Sorge, Emanuele 79, 97n. Sorge, Giuseppe, 79, 97n. Soria, Francesco Antonio, 131, 131n. Spada, Michelangelo, 79, 79n., 80n. Spallanzani, Lazzaro, 111n. Spasiano, Rachela, 64 Spina, Orazio, 222 Spinelli, Carlo Francesco, principe di Tarsia, 186 Spinelli Ferdinando Vincenzo, principe di Tarsia, 186n. Spinelli, Giuseppe, cardinale, 66n., 175 Spinelli, Silvia, marchesa, prima moglie di Giovan Battista d’Avalos, 186, 186n. Spinelli, Vincenzo Maria, marchese di Ciro`, 186n. Spinola, Giuseppe Maria, duca di Galatina, 179 Spiriti, Salvatore, marchese, 20n., 22 Spreti, Vincenzo, 58n. Stabile, Francesco Saverio, vescovo di Venafro, 234 Stamperia Flautina, 22n., 77, 102, 116, 124, 132, 142, 145n., 149n., 160, 227 Stamperia Muziana, 125n. Stamperia Pagliarini, 122, 122n. Stamperia Pergeriana, 100n. Stamperia Raimondiana, 20, 40n., 43n., 66n. Stamperia Reale, 8, 8n., 76 Stamperia Simoniana, 93n. Stamperia Stecchi Pagani, 204n., 205n. Stantur, Vincenzo, 123 Stasi, famiglia 74, 74n., 178 Stasi, Angelina, figlia di Gabriele e Chiara Galise, 165

Stasi, Anna, seconda moglie di Gregorio, vedi de Vivo, Anna Stasi, Anna Maria, moglie di Michele, vedi Visconti, Anna Maria Stasi, Anna Maria Emanuela, moglie di Giuseppe Gennaro Saverio Maria, vedi Alfano, Anna Maria Stasi, Antonio, figlio di Gregorio e Anna de Vivo, 37, 55 Stasi, Antonio, figlio di Gregorio e Flavia de Angelis (m. 1749), 9, 9n. Stasi, Ferdinando, figlio di Gabriele e Chiara Galise, 137, 165, 166, 167n., 173, 229 Stasi, Flavia, figlia di Michele e Anna Maria Visconti moglie di Francesco Santangelo, 15n., 46, 46n., 55, 55n., 56n., 57, 99n., 162, 178 Stasi, Gabriele di Michele e Anna Maria Visconti, libraio editore, 12n., 55, 67, 85, 137, 138, 139, 140n., 141, 142, 143, 144, 144n. , 145, 147, 149, 149n., 151, 151n., 152n., 153, 154, 155, 158, 159n., 161, 162, 162n., 163, 163n., 165, 165n., 168, 168n., 170, 171, 173, 178, 181, 189, 191, 195, 197, 197n., 217, 219, 220, 229 Stasi, Gaetana, figlia di Gregorio e Flavia de Angelis, religiosa, 37, 37n., 140, 140n. Stasi, Giuseppe, fratello di Marco Antonio, libraio, 7, 8, 12 Stasi, Giuseppe, figlio di Ferdinando, avvocato, 229, 229n. Stasi, Giuseppe Gennaro Saverio Maria, figlio di Gregorio e Flavia de Angelis, 35, 36n., 93n., 99, 187 Stasi, Gregorio, padre di Giuseppe e Marco Antonio, libraio, 7n. Stasi, Gregorio, figlio di Marco Antonio, 8, 9, 36, 36n., 37, 37n., 45n., 46, 55n., 83, 89n., 92n., 96, 97n., 176, 187 Stasi, Gregorio e Michele, ditta, 15, 16, 17, 20, 21, 22, 23, 25n., 35 Stasi, Marco Antonio, 7, 8, 97 Stasi, Maria Concetta, al secolo Maria Giuseppa figlia di Michele e Anna Maria Visconti, religiosa, 173, 176

Indice dei nomi Stasi, Maria Gabriella, figlia di Giuseppe Gennaro Saverio Maria e Anna Maria Alfano, 36n. Stasi, Maria Giuseppa, figlia di Michele e Anna Maria Visconti, vedi Stasi, Maria Concetta, religiosa Stasi, Maria Luigia, figlia di Gregorio e Anna de Vivo, moglie di Nicola Lanzilli, 162, 163n. Stasi, Maria Rosaria, figlia di Michele e Anna Maria Visconti, moglie di Matteo Proto, 64, 64n., 82, 140n., 162 Stasi, Michele, figlio di Gregorio e di Flavia de Angelis, libraio editore, 2, 2n., 9, 9n., 10n., 13, 15, 15n., 25, 28, 29, 32, 32n., 33, 37, 38, 39n., 40, 41, 41n., 42, 43, 44, 49, 50, 51n., 52, 54n., 55, 56n., 57, 58, 64, 66, 67n., 68, 68n., 70, 71, 72, 73, 74, 74n.,75, 76, 77, 78, 79, 79n., 80, 80n., 81, 82, 83, 84, 85, 88, 89n., 91, 92, 93n., 94, 96, 100, 100n., 101n., 103, 104, 104n., 105n., 108n., 109n., 110, 111, 112n., 113, 116, 116n.,118n., 119, 120n., 121, 121n., 124, 124n., 125, 125n., 126, 126n., 128, 128n., 129, 129n., 130, 131, 132, 132n.,133, 133n., 134, 134n., 137, 138, 140n., 141, 142n. , 143, 144n., 145, 145n., 146, 153, 160n., 161n., 171, 173, 174, 175, 176, 177, 178, 179, 180, 181, 185, 187, 189, 190, 190n., 193, 193n., 194n., 195, 201, 202, 204, 209, 212, 216, 217, 220, 228, 237 Stasi, Michelina, figlia di Gabriele e Chiara Calice, 165 Stasi, Nicoletta, vedi Miotta Nicoletta Stasi, Pasquale, figlio di Giuseppe Gennaro Saverio Maria e Anna Maria Alfano, 36n. Stasi, Teresa, figlia di Gregorio e di Anna Maria de Vivo, 36, 166 Stecchi, Filippo, 201n., 204, 204n., 205, 205n., 206 Stella, Pietro 94n., 103n., 122n. Stolper, Edward, 126n., 134n., 190n. Sturm, Christoph Christian, 111, 112, 112n., 113, 113n.

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Summonte, Tommaso, notaio, 30n., 32n., 36n., 37n., 27n., 46n., 51n., 52n., 55n., 99n., 178, 184, 184n., 220, 220n. Taccone, marchese, 161 Taddei, Teresa, 201n. Tannoia, Antonio Maria, 11n., 66n. Tanucci, Bernardo, marchese, 19, 20n., 23n., 24n., 28n., 38, 38n., 92n. Tarabuzzi, Gianfranco, 135n. Targiani, Bernardo, marchese, 162, 189 Targiani, Diodato, 89n., 111n. Tarin, Abraham-Louis, 211, 212 Tarsia, Alessandro, 179, 225 Tarsia, Gaetano, 179, 225 Tarsia, Giovanni Bernardino, 221, 225 Tarsia, Simeone, 179, 222, 225 Tasso, Torquato, 215 Tata, Domenico, 228 Tedesco, Carmina, moglie di Annibale Piccinocchi, 57n. Telleria, Raimundo, 11n. Terres, Domenico, libraio editore, 16, 23n. , 26, 26n., 101n., 177, 232, 233n. Terres, fratelli, librai editori, 79 Terrini, Pasquale, 223 Tersitari, Domenico Antonio, 224 Thomassin, Ludovico, 24, 24n., 32n., 95, 95n., Thurn, conte, 151, 151n. Tiberi, famiglia, 86 Tiberi, Federico, colonnello, 87n. Tiberi, Francesco 87n. Tiberi, Giuseppe, conte, 86, 86n. 87, 87n., 88, 88n., 134, 194, 226 Tiberi, Nicola, conte, 87n. Tigani Sava, Francesco, 127n. Tissot, Simon Andre`, 215 Tommasi, Donato, 73n., 126, 126n. Tommaso d’Aquino, santo, 21, 21n., 24n., 28, 28n. , 29n., 66n., 94 Torcia, Michele, 87n. Torino, Antonia, 156, 156n. Tortora, Eugenio, 150n. Toscano, Girolamo, 95 Toscano, Tobia, 127n.

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Indice dei nomi

Tramontano Guerritore, G. 200n. Trenard, Louis, 214n., 215n. Trilicio, Michele, stampatore, 155, 156, 156n. Trilicio, Raffaele, 155, 156, 156n. Triolo, Nicola, 223 Troise, Brigida, madre di Anna Maria Visconti, 12 Troise, Giacomo Antonio, libraio, 8 Troisi, Vincenzo, 108, 109, 109n., 178, 178n. Trombaccia, Paolo, 73n. Trombetta, Vincenzo, 5, 25n., 161n., 162n. Tronchin, Franc¸ois, 211 Tucci, Giovanni, 224 Turboli, Scipione, 227 Ughelli, Ferdinando, 95, 95n. Ungano, Vincenzo, 228 Vacca, Vito Nicola, 224 Valfray, Pierre, 217, 218 Valletta, Nicola, 135n. Valsecchi, Antonino, 104, 105n. Varese, Giuseppe, 194 Vargas Macciucca, Francesco, 19, 20n., 21, 22, 232n., 235 Varry, Dominique, 213n., 216, 216n. Vaussard, Maurice, 109n. Ventapane, Carmine, 38, 139 Ventiquattro, Giovan Francesco, avvocato, 14 Venturi, Franco, 40n., 68n., 92n., 116n., 124n., 126n., 134n., 205n., 228n. Vertot, Rene´ Aubert de, 107, 107n., 153, 153n. Vespasiano, Carlo, 174 Vespasiano, Costantino, 174 Vieusseux, Raymond e Co., 209, 209n. Vignola, Michelangelo, notaio, 156n., 157n., 162n., 163n., 164, 164n., 165, 167n., 181n., 182n. 183n. Villani, Antonio, 65n.

Villani, Filippo, 80n. Villani, Pasquale, 38n., 77n., 92n., 180n. Vinaccia, Antonio, stampatore libraio, 132 Virgilio, Marone Publio, 132 Visceglia, Maria Antonietta, 38n. Visconti, Anna Maria, 12, 12n., 13, 13n., 14n., 37, 55, 137, 165 Visconti, Felice, agente del libraio veneziano Giovanni Manfre`, 12 Vitagliani, Vincenzo, 80, 81, 81n. Vitale, Vincenzo, 98n. Vivenzio, Nicola, 183n., 227 Volpi, A., 203n. Voltaire, Franc¸ ois Marie Arouet, 40n., 108, 149n., 204, 205, 210, 210n., 211, 212, 214, 215n., 216, 216n., 218, 236n. Vulcano, Baldassarre, 104n. Vuoli, Ludovico, 226 Vultorosa, Mr., 224 Wandruszka, Adam, 199n. Wetstein, ditta, 206, 207n., 208 Wetstein, Gerard, libraio, 206 Wetstein, Heinrich, editore, 206, 207 Wetstein, Jacques, 207n. Wetstein, Johann Jacob, 207 Wetstein, Rudolph, libraio, 206 Woodhouse, John R., 127n. Young, Edward, 218 Zaballi, Antonio, incisore, 23n., 44, 101n., 102, 133, 138n., 143, 144, 144n. Zacchelli, Filippo, 202 Zacchiroli, Francesco, 201n., 205 Zane, Francesco, libraio, 15, 15n., 16, 16n., 17, 18, 19n., 26, 26n., 195, 195n. Zappa, Antonio, 47 Zatta, Antonio, 138n., 139, 198, 198n. Zazo, Alfredo, 62n. Zoccoli, Giovan Lorenzo, abate, 81, 139, 140, 140n. Zurlo, Giuseppe, 77, 77n., 127n., 169n. Zurlo, Capece Giuseppe Maria, arcivescovo di Napoli, 65n., 120, 120n., 134n.

Pubblicazioni del Dipartimento di Discipline Storiche Università di Napoli “Federico II”

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25.

L. Guidi, L’onore in pericolo. Carità e reclusione femminile nell’Ottocento napoletano R. Ciappa, Storia e teologia. L’itinerario intellettuale di Alfred Loisy (1883-1903) M. A. Pavone, Pittori napoletani del ’700. Nuovi documenti Venanzio Fortunato, Epitaphium Vilithutae (IV 26) (a cura di P. Santorelli) D. L. Caglioti, Associazionismo e sociabilità d’élite a Napoli nel XIX secolo A. D’Onofrio, Ruralismo e storia nel Terzo Reich. Il caso “Odal” M. Armiero, Il territorio come risorsa. Comunità, economie e istituzioni nei boschi abruzzesi (1806-1860) N. Valenza Mele, Ricerche nella Brettia-Nocera Terinese H. Hüffer, La Repubblica Napoletana del 1799 (a cura di R. De Lorenzo) A. Storchi Marino, Numa e Pitagora. Sapientia constituendae civitatis R. Pilone, Guida alla serie «Beneficiorum». Archivio del Consiglio Collaterale conservato nell’Archivio di Stato di Napoli (1593-1731) M. Cedronio, Giochi d’ombra L. Valenzi, Donne, medici e poliziotti a Napoli nell’Ottocento. La prostituzione tra repressione e tolleranza R. Ciappa, Rivelazione e Storia. Il problema ermeneutico nel carteggio tra Alfred Loisy e Maurice Blondel (febbraio-marzo 1903) L. A. Scatozza Höricht, Materiali votivi e luoghi di culto nel territorio di Avella F. Luise, Librai editori a Napoli nel XVIII secolo. Michele e Gabriele Stasi e il circolo filangieriano Italo M. Iasiello, Il collezionismo di antichità nella Napoli dei Viceré G. Cigliano, Liberalismo e rivoluzione in Russia. Il 1905 nell’esperienza di M.M. Kovalevskij P. Totaro, Da Sullo a De Mita. La costruzione del potere democristiano in Irpinia Quando crolla lo Stato, Studi sull’Italia preunitaria (a cura di Paolo Macry) M. E. Masci, Documenti per la storia del collezionismo di vasi antichi nel XVIII secolo. Lettere ad Anton Francesco Gori (Firenze, 1691-1757) L. Covino, I baroni del «buon governo». Istruzioni della nobiltà feudale nel Mezzogiorno moderno G. Bruno, Risorse per lo sviluppo. L’industria elettrica meridionale dagli esordi alla nazionalizzazione D. Coppola, Anemoi. Morfologia dei venti nell’immaginario della Grecia arcaica Museo Archeologico di Denizli-Hierapolis. Catalogo delle iscrizioni greche e latine (a cura di T. Ritti. Testi di E. Miranda e F. Guizzi)