La lingua della divulgazione astronomica oggi
 9788862276818, 9788862276825

Table of contents :
SOMMARIO
INTRODUZIONE
i. TESTUALITÀ
ii. SINTASSI
iii. TECNICISMI
iv. MORFOLOGIA LESSICALE
v. ELEMENTI DI DIVULGAZIONE
vi. APPUNTI SULLA TRADUZIONE
Conclusioni
BIBLIOGRAFIA

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ITALIANA pe r la sto r i a de lla l i n g ua s c r itta in italia co l la na diretta da luc a serianni *   8.

LA LI N GUA D E L LA DIV ULGAZ IO N E A STRONOMIC A O G GI M ICH E LE O R T OR E

PISA · ROMA F A B R I Z I O S E R R A E D IT ORE MMXI V

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SOMMARIO 11

Introduzione i. TESTUALITÀ Ripetizione Sostituzione Segnali discorsivi demarcativi Segnali discorsivi con altri scopi pragmatici Forme di rimando Paragrafi riepilogativi Riprese informative Esplicitazione degli snodi concettuali Esplicitazione dei termini operativi Interrogative ed esclamative dirette

21 23 25 27 29 31 33 33 34 36

ii. SINTASSI Nominalizzazione Stile nominale Uso del verbo Uso del congiuntivo Uso degli altri modi verbali Uso dei tempi verbali Uso della forma passiva Uso delle persone verbali Uso dei pronomi personali Catene di complementi Uso dell’articolo Uso dell’aggettivo Uso dell’avverbio Ordine delle parole e fenomeni sintatticamente marcati

43 48 49 52 52 53 55 58 60 61 62 62 63 64

iii. TECNICISMI Tecnicismi specifici Tecnicismi specifici esclusivi Tecnicismi specifici esclusivi attestati nei dizionari dell’uso Tecnicismi specifici esclusivi non attestati nei dizionari comuni Tecnicismi specifici esclusivi non attestati in alcun dizionario Tecnicismi specifici per rideterminazione

77 78 78 80 82 85

8

sommario

Rideterminazioni non attestate nei vocabolari dell’uso Rideterminazioni non attestate in alcun dizionario Tecnicismi attestati nei dizionari dell’uso con un’accezione diversa rispetto a quella del corpus Serie sinonimiche specifiche Aggettivi di relazione Serie derivative Transcategorizzazioni Travasi Tecnicismi collaterali Serie sinonimiche Nomi generali Tecnicismi collaterali lessicali Tecnicismi collaterali morfosintattici e microsintattici Eponimi Conversione Derivazione Composizione – Polirematiche Glosse Acronimi e sigle Sigle motivate Sigle e acronimi attestati nei dizionari Polirematiche Transcategorizzazioni Glosse di scioglimento o traduzione Usi brachilogici con gli eponimi Usi ellittici e brachilologici Forestierismi Forestierismi adattati Calchi traduzione Calchi semantici Forestierismi non adattati attestati nei dizionari comuni Forestierismi non adattati non attestati Forestierismi non inglesi Glosse di traduzione Latinismi Varianti formali

91 97 109 113 117 121 121 122 124 125 128 129 135 140 141 141 142 145 145 146 147 149 150 150 150 151 151 153 153 154 157 159 161 161 162 162

iv. MORFOLOGIA LESSICALE Derivazione Prefissi Prefissi locativi Il prefisso anti- Il prefisso s- Altri prefissi Suffissi

167 167 168 169 170 170 174

sommario Suffissi alterativi Il suffisso -tore La coppia di suffissi -one / -trone Il suffisso -ino Suffissi dei nomina actionis Il suffisso -ale Il suffisso -izzare Il suffisso -ità Composizione Composti Uso compositivo di lettere o elementi alfanumerici Polirematiche Composizione neoclassica Prefissoidi Suffissoidi

9 175 177 178 182 182 183 184 184 185 185 186 187 196 197 201

v. ELEMENTI DI DIVULGAZIONE Tipologia delle glosse Coordinazione Esplicative Forme denominative Verbo essere e perifrasi verbali Giustapposizione Apposizioni esplicative Parentesi Riformulazione esplicita Stile della definizione Metafore e similitudini esplicative Glosse metalinguistiche Figuralità Rideterminazioni e termini divulgativi in funzione tecnica Altre scelte lessicali proprie della divulgazione Fraseologia colloquiale Strategie retoriche ricorrenti Elementi narrativi Ironia Paratesto e cotesto

205 207 207 209 211 212 212 212 214 214 215 219 220 229 234 236 237 240 242 242

vi. APPUNTI SULLA TRADUZIONE Conclusioni Bibliografia

253 259

INTRODUZIONE

P

rendendo spunto dal Calvino delle Lezioni americane, Altieri Biagi attribuiva parte del fascino che la scienza esercita oggi sulla mentalità collettiva alla sua capacità di coniugare il peso della logica e del rigore del metodo con la leggerezza dell’intuizione. 1 Basterebbe già quest’osservazione per motivare uno studio sulla lingua scientifica : peso del metodo e leggerezza dell’intuizione non possono non interessare il campo della linguistica, che proprio fra queste due stesse forze polari si muove. Ci sono in realtà motivi ben precisi che spingono all’attenzione verso i linguaggi tecnico-scientifici :  





« Dai primi anni del Novecento [...] fino ai giorni nostri, il ruolo che la scienza ha svolto come causa di trasformazioni economiche e sociali e, parallelamente, come fonte di suggestioni culturali e linguistiche, si è fatto sempre più importante. Essa ha agito direttamente, attraverso l’imposizione di modelli prestigiosi, e indirettamente, attraverso la modifica del tipo di percezione e, quindi, del sistema linguistico in cui questo si esprime ». (Altieri Biagi 1990a : 342)  





La lingua scientifica, quindi, ha guadagnato negli ultimi decenni un’assoluta centralità non solo nel panorama dei linguaggi settoriali, ma nel quadro generale del nostro sistema linguistico ; e lo ha fatto grazie ad uno dei vettori più importanti del cambiamento sociolinguistico, che è appunto il prestigio :  



« Nel Novecento, e in particolare negli ultimi decenni, il linguaggio scientifico non solo ha continuato a dare, come da secoli, un consistente contributo terminologico alla lingua comune, ma ha cominciato ad essere percepito, dagli anni settanta in poi, non solo in Italia, come registro di prestigio (affiancando e in parte sostituendo soprattutto la lingua letteraria) ». (Gualdo-Telve 2011 : 231)  





Mentre il modello stilistico (ad esempio lo stile nominale) di certa prosa novecentesca rimane relegato a una lettura comunque aristocratica, « è vastissima la risonanza e quindi la diffusione di moduli appartenenti al livello tecnico-scientifico. Sia che questi vengano recepiti direttamente dall’uomo di oggi [...] ; sia che questi vengano mediati dai mezzi di comunicazione di massa : stampa quotidiana e periodica, radio, cinema, televisione. Non c’è bisogno di pensare ad articoli o a trasmissioni di argomento “scientifico”, a livello più o meno divulgativo. La scienza e il linguaggio della scienza penetrano, grazie al loro prestigio, in ambiti sempre meno specifici ». 2 Proprio il ruolo dei media permette quindi di ampliare enormemente l’area di contatto fra linguaggi specialistici e lingua comune, rendendo interessante lo studio di quelle forme testuali che si propongono come mediazione fra i due livelli e che compongono la letteratura scientifica divulgativa. Questa ricerca si occuperà della lingua della divulgazione astronomica contemporanea. La scelta di questo specifico campo è stata motivata dalle seguenti considerazioni :  











a) Escludendo due lingue specialistiche come quelle della medicina e del diritto, più esposte all’attenzione e al contatto diretto con il pubblico perché afferenti a campi con possibili ricadute personali, la lingua dell’astronomia mostra di essere quella più capace di sollecitare la curiosità dei non esperti :  

« Poco spazio ha la scienza meno implicata, o apparentemente meno implicata, con la società [...] :  



1

  Cfr. Altieri Biagi 1990 : 7.  

  Altieri Biagi 1990a : 343-344.

2



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la lingua della divulgazione astronomica oggi

questo settore appare disomogeneo e tendenzialmente dominato dall’astrofisica ». (Gualdo-Telve : 190-191)  



Rispetto al pubblico della divulgazione medica, chi si avvicina alla divulgazione astronomica è di solito mosso da una curiosità soprattutto intellettuale. Non è un caso se abbiamo diversi esempi di uomini di lettere che si mostrano ricettivi e sensibili allo studio dell’universo : basti pensare all’importanza delle perifrasi astronomiche nella Commedia dantesca ; o a Giacomo Leopardi, che nel 1813, a soli quindici anni, scrisse la Storia dell’Astronomia dalla sua origine sino all’anno 1813. 1 Ancor prima di far dire al suo pastore errante che fai tu, luna, in ciel ?, Leopardi già tesseva un vero e proprio elogio di questa scienza :  









« La più amabile, la più nobile tra le Fisiche scienze ella è senza dubbio l’Astronomia. L’uomo s’innalza per mezzo di essa come al di sopra di se medesimo, e giunge a conoscere la causa dei fenomeni più straordinari ».  



Venendo ad anni a noi più vicini, Zublena 2002 : 105-108 ha mostrato l’importanza del lessico e delle tematiche cosmologiche nel Calvino delle Cosmicomiche vecchie e nuove ; in particolare si sottolinea come, oltre alla citazione esplicita nei cappelli scientifici che introducono la cosmicomica L’implosione, le letture astronomiche divulgative di Calvino 2 agiscano in profondità nello sviluppo del testo artistico.  





b) Proprio perché l’astronomia è una scienza non socialmente implicata, ma ricca di stimoli filosofici, la lingua che le fa da veicolo diventa ulteriormente significativa :  

« quando la ricerca scientifica è concepita come filo-sofia, nel senso sei-settecentesco della parola [...], anche la lingua che l’autore usa per « discorrere » con se stesso e per « comunicare » con gli altri non è strumento inerte, ma mezzo con cui la mente cerca di dare ordine a se stessa : i termini sono perimetri concettuali, la sintassi è capacità di strutturazione logica del ragionamento, lo stile è anche stile di pensiero ». (Altieri Biagi 1990 : 8)  















L’analisi dei tratti linguistici ricorrenti, oltre a permettere la descrizione di una realizzazione specifica della lingua scientifica, potrà quindi dare indicazioni utili anche sull’importanza di alcuni processi mentali soggiacenti e sulle conseguenze che le abitudini cognitive di uno scienziato hanno sull’organizzazione testuale. L’astronomia, avendo come oggetto una maggioranza di aspetti del reale senza immediati riscontri pratici, e trovandosi nel nostro periodo storico ad affrontare problemi che implicano spesso un importante approccio matematico e logico-deduttivo oltre che sperimentale, 3 si presta particolarmente ad essere definita, come direbbe Altieri Biagi, un’avventura della mente : la complessità delle operazioni logiche (e quindi linguistiche) in gioco « si coglie meglio in periodi in cui la scienza, pur aspirando alla “scoperta” e non sottovalutando le applicazioni tecnologiche di essa, è soprattutto “discorso”, strategia della conoscenza, avventura della mente ». 4 Ciò è tanto più vero per il contesto divulgativo, in cui l’autore deve ricorrere ad un particolare sforzo di chiarezza (sintattica, testuale, lessicale) nell’esplicitare i passaggi delle argomentazioni, evitando di scoraggiare il lettore comune chiedendogli eccessive inferenze.  









c) Il discorso astronomico ha implicazioni particolarmente vaste, che coinvolgono molte altre aree tecnico-scientifiche : ovviamente la fisica, ma anche la biologia, la matemati 

1   Oggi ripubblicata, assieme ad una seconda parte scritta da Margherita Hack che conduce la ricostruzione storica fino ai giorni nostri, in Storia dell’astronomia. Dalle origini ai giorni nostri, Roma, Edizioni dell’Altana, 2011. 2   Ad esempio la rivista « L’astronomia » ed il libro di Paolo Maffei I mostri del cielo. 3   Su quest’aspetto cfr. quanto si dirà nel cap. 2 (in particolare § 1 e 2) e nel cap. 5. 4   Altieri Biagi 1990 : 7.  





introduzione

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ca, l’informatica (nelle simulazioni delle configurazioni planetarie, ad esempio), l’ottica, l’ingegneria. La sinergia e la convergenza di più rami specialistici è ormai una realtà che caratterizza la maggior parte della ricerca ; nell’astronomia tuttavia questa caratteristica è particolarmente evidente. Studiare la lingua astronomica, quindi, significa avere la possibilità di cogliere, attraverso i prestiti o i travasi, alcuni fenomeni significativi anche di altre lingue specialistiche. Avendo nominato la fisica, faccio subito una precisazione molto importante, che riguarda lo status stesso della lingua astronomica : la fisica ne costituisce infatti gran parte dell’architettura teorica e lessicale, 1 e di ciò non si potrà non tenere conto ; penso soprattutto all’analisi dei tecnicismi, che vengono formati con lo stesso procedimento dominante in fisica, cioè quello della rideterminazione di parole del vocabolario comune. Nel caso dei lemmi desunti dalla fisica ma utilizzati per referenti prettamente astronomici, il confine fra travaso e uso estensivo sarà quindi molto sottile. Ciò non vuol dire che non esistano tratti tipici e distintivi della lingua astronomica, che saranno messi in adeguata evidenza. Il corpus sul quale mi sono fondato è costituito da dieci testi divulgativi pubblicati fra il 2007 e il 2012. 2 Le uniche eccezioni sono costituite dai due testi tradotti dall’inglese, Dal Big Bang ai buchi neri e L’universo elegante, le cui prime edizioni italiane risalgono rispettivamente al 1988 e al 2000 : ho deciso di inserirli nel corpus perché si tratta di best seller il cui modello può essere stato di particolare importanza per i libri successivi, sia nella scelta delle strategie divulgative, sia nella diffusione di alcuni tecnicismi. Un’ulteriore specificazione va fatta per L’universo elegante : il libro di Brian Greene, infatti, avendo come argomento la teoria delle stringhe, ovvero una teoria che ambisce a diventare Teoria del Tutto, non può essere considerato di tema strettamente astronomico, sebbene ampie sezioni della trattazione, per evidenti motivi, parlino dell’universo e di cosmologia ; di questo ho tenuto conto nel mio spoglio, inserendo nei regesti lessicali soltanto i tecnicismi astronomici o quelli afferenti alla fisica quantistica che avevano rilievo anche negli altri testi del corpus. Nell’ultimo capitolo si dedicherà qualche riflessione specifica alle scelte traduttive. Tutti gli autori dei libri sono anche astronomi di professione.  















UE = Brian Greene, L’universo elegante. Superstringhe, dimensioni nascoste e la ricerca della teoria ultima, Torino, Einaudi, 2003. DNS = Margherita Hack, Dove nascono le stelle, Milano, Panorama, 2007. OCS = Alessandra Celletti ed Ettore Pirozzi, Ordine e caos nel sistema solare, Torino, utet, 2007. MBB = Amedeo Balbi, La musica del Big Bang. Come la radiazione cosmica di fondo ci ha svelato i segreti dell’universo, Milano, Springer-Verlag Italia, 2007. UTM = Margherita Hack, L’universo nel terzo millennio. Nuova edizione aggiornata, Padova, bur, 2010. SG = Alessandro Boselli, Alla scoperta delle galassie, Milano, Springer-Verlag Italia, 2010. OU = Paolo de Bernardis, Osservare l’universo, Bologna, il Mulino, 2010. BOS = Amedeo Balbi, Il buio oltre le stelle. L’esplorazione dei lati oscuri dell’universo, Torino, Codice edizioni, 2011. 1   Al riguardo c’è addirittura chi ha pensato, come ci ricorda De Mauro, di poter ricondurre ogni linguaggio scientifico a sottoinsieme di quello fisico : « il linguaggio fisicale, il fisicalese (die physikalische Sprache), assumeva così il ruolo di linguaggio capace di mediare tra tutti gli altri particolari linguaggi che, anzi, nella loro disponibilità a tale mediazione e traduzione, nella loro riducibilità al fisicalese, trovavano la prova della loro non metafisicità e scientificità » (De Mauro 1994 : 314). Il riferimento è a Rudolf Carnap, Die physikalische Sprache als Universalsprache der Wissenschaft, « Erkenntnis », ii (1931), pp. 432-435. 2   UTM è l’edizione aggiornata della prima edizione del 1992 ; DNS è invece un’edizione su licenza della Sperling & Kupfer Editori, che aveva pubblicato la prima edizione nel 2005.  













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la lingua della divulgazione astronomica oggi

CU = Corrado Lamberti, Capire l’universo, Milano, Springer-Verlag Italia, 2011. BBN = Stephen W. Hawking, Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo, Bergamo, BUR, 2011. Il testo originale di BBN è BHT = Stephen Hawking, A brief history of time, London, Bantam, 1989. Il testo originale di UE è TEU = Brian Greene, The elegant universe, New York, Vintage Books, 2000. Questo studio si propone sia di trarre dall’analisi del corpus una descrizione della lingua astronomica divulgativa, sia di dedurre dalla riformulazione divulgativa alcune caratteristiche che potrebbero essere proprie della lingua astronomica in toto : tenendo ben presente che, a livello di scritto specialistico, la lingua degli astronomi è quasi esclusivamente l’inglese, e che quindi queste caratteristiche generali andrebbero piuttosto cercate nella vasta gamma di contesti comunicativi intermedi. 1 Letteratura primaria e secondaria non vanno infatti immaginate come rigidamente polari : « all’osservazione linguistica, la comunicazione scientifica appare [...] al suo interno molto più graduata di quanto un’opposizione netta tra testi specialistici da una parte e testi divulgativi dall’altra lascerebbe supporre ». 2 Si aggiunga anche il fatto che, negli ultimi anni, alcuni tratti della divulgazione (come la ricerca di un contatto più diretto con il lettore o la presenza di scelte lessicali enfatiche) si stanno diffondendo negli articoli delle riviste scientifiche, dove è diventato più frequente l’affacciarsi di strategie promozionali. Un altro aspetto che rende quasi impossibile una scansione netta della dimensione verticale 3 di un linguaggio specialistico (cioè della sua variabilità diafasica) è la testualità mista : nel nostro corpus tutti i testi sono « caratterizzati dalla mescidanza tra forme del parlato, cioè dell’interazione dialogica, e forme dello scritto, tra tecniche compositive e discorsive varie e tra diversi campi di conoscenze ». 4 Come si sottolineerà più volte nel corso di questo studio, la dimensione quantitativa di un certo fenomeno linguistico proprio della comunicazione scientifica non va quindi considerato l’unico fattore dirimente nella valutazione del livello specialistico di un testo :  























« Il fenomeno dei testi misti suggerisce che, di là da tendenze di massima, tra livelli specialistici e livelli divulgativi il divario sia meno netto di quanto si possa pensare, e soprattutto, [...] che questa sequenza [di livelli espositivi] non sia caratterizzata da un aumento o da una diminuzione progressiva e uniforme dei tratti linguistici che sono ritenuti caratterizzanti dell’uno o dell’altro polo ». (GualdoTelve 2011 : 238)  





Anche la classificazione di Sabatini basata sul grado di vincolatività dei testi non aiuta a fare definitiva chiarezza : infatti non sempre si può stabilire quanto un testo sia vincolante nella sua interezza ; spesso è necessario ridurre la valutazione a singole partizioni omogenee. 5 La struttura interna dei testi del corpus è molto varia, poiché si alternano sezioni in cui sono preminenti le funzioni descrittive ed argomentative ad altre prevalentemente narrative e dialogiche, cioè « parti che comportano massima restrizione interpretativa (come nel caso di formule e definizioni) e parti che invece implicano un basso vincolo ». 6  











1   Riportiamo qui una delle ultime classificazioni proposte dei vari tipi di comunicazione scientifica : discorso scientifico specialistico ; discorso di semidivulgazione scientifica ; discorso divulgativo-scientifico ; discorso scientifico-pedagogico ; discorso del tipo “tesi universitaria” ; discorso scientifico-ufficiale, rivolto ad amministratori e politici (cfr. Dardano 2008 : 151). 2   Gualdo-Telve 2011 : 253. 3   Cfr. Dardano 1987 : 137 e Cortelazzo 1994. 4 5   Gualdo-Telve 2011 : 238.   Cfr. Gualdo-Telve 2011 : 239. 6   Gualdo-Telve 2011 : 239. La testualità mista è stata segnalata da Porro anche negli articoli di biologia molecolare : « all’articolazione più propriamente biochimica, o comunque formalizzata, della biologia molecolare – fatta di  



























introduzione

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Il lavoro è stato impostato secondo una prospettiva il più possibile aperta alla caratterizzazione della scrittura scientifica come sistema linguistico complesso. Oltre agli aspetti lessicali e morfologici (al lessico tecnico è dedicato il cap. 3, alla formazione delle parole il cap. 4), si è dato quindi ampio spazio alla descrizione delle strutture testuali e sintattiche (capp. 1 e 2), individuando in queste due aree strettamente congiunte sia i tratti tipici della lingua scientifica (che, quando è stato possibile, abbiamo formalizzato in riscontri quantitativi da confrontare con quelli, non molti in realtà, già disponibili in letteratura per altri linguaggi specialistici) sia gli stilemi propri della divulgazione. Nel cap. 5 diamo conto degli strumenti principali tramite cui avviene la riformulazione divulgativa : da quello più evidente e caratterizzante, cioè il ricorso frequente alle glosse esplicative, a più vaste strategie organizzative del testo, come la presenza di precise scelte figurali (in particolare, l’elaborazione di modelli semplificativi che forniscano un riscontro concreto alle nozioni scientifiche più complesse), gli elementi di narratività, il ruolo di paratesto e cotesto. Infine, come abbiamo detto, nel cap. 6 proponiamo alcune osservazioni su luoghi significativi delle traduzioni, che possono aiutare ad interpretare particolari aspetti messi in luce nei capitoli precedenti. Il lavoro lessicografico ha seguito una direzione prevalentemente sincronica (tranne alcuni casi in cui ho cercato dei primi approssimativi riscontri a singoli processi di lessicalizzazione attraverso delle ricerche sul web, o per le parole la cui storia fosse illustrativa dei rapporti tra lingua scientifica e lingua letteraria o comune, come nel caso di spiraleggiare). Anche in questo caso gli obiettivi erano multipli : il confronto con le fonti lessicografiche specialistiche e comuni serve sia a verificare il grado di specializzazione dei singoli testi, sia a inquadrare la vitalità lessicale della lingua astronomica (e quanto di questa eventuale vitalità è registrata dalla lessicografia), sia a saggiare il livello di diffusione dei tecnicismi nella lingua comune. I due dizionari specialistici di riferimento sono stati il Dizionario di astronomia di Philippe de La Cotardière (d’ora in poi DA) e l’omonimo a cura di Walter Ferreri (D), a cui è stato necessario aggiungere altri strumenti, vista la scarsità dei lemmi registrati. Mi sono rivolto in primis all’Enciclopedia di astronomia e cosmologia Garzanti a cura di John Gribbin (AC) ; per i lemmi assenti anche da questa risorsa, ho consultato il settimo volume 1 (Dizionario) dell’Enciclopedia delle scienze fisiche Treccani (ESF) o, infine, il Dizionario tecnico scientifico della lingua italiana Hoepli (H). Si consideri che, avendo ESF e AC una struttura enciclopedica, ho segnalato come attestati anche quei termini non lemmatizzati ma evidenziati come polirematiche all’interno delle singole voci : indico la voce specifica soltanto quando quest’ultima è diversa dalla testa della polirematica. Passando ai dizionari dell’uso, mi sono avvalso di tre fonti : due opere molto ampie come il Vocabolario della lingua italiana Treccani 2 (TR) e il Grande Dizionario Italiano dell’Uso a cura di De Mauro (GRADIT), oltre al Devoto-Oli 2013 (DO). La scelta non è caduta sullo Zanichelli perché si è preferito privilegiare la maggiore selettività nei confronti dei tecnicismi, così che la  













formule, di termini tecnici, di procedure logico-deduttive, ecc. – si integra e spesso si giustappone una fortissima componente descrittiva, che spesso scivola in aperta narratività [...]. Non si tratta, com’è evidente, di un fenomeno che riguardi la sola biologia molecolare, ma in essa la fenomenologia è così variegata e scissa da ipercaratterizzare l’intero contesto ». (Porro 2012 : 253) 1   Il volume raccoglie non solo il lessico usato nelle voci degli altri volumi dell’enciclopedia, ma anche molti altri termini della fisica. Nello studio specifico esplicitamente i casi in cui, pur usando ugualmente la sigla ESF, si fa riferimento alle voci di altri volumi. 2   « nel panorama lessicografico del nostro paese il Vocabolario della lingua italiana Treccani è senz’altro un punto di riferimento per la trattazione del lessico scientifico e può autorevolmente affiancarsi – proprio in virtù dell’espansione in senso enciclopedico dei lemmi – alle maggiori imprese lessicografiche internazionali », Del Bello-GualdoTarsitani 1994 : 14.  









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la lingua della divulgazione astronomica oggi

presenza di un lemma tecnico nella fonte lessicografica fosse più significativa della sua circolazione, vera o presumibile, nell’uso reale. Strumento di supporto sono stati il Dizionario Etimologico Cortelazzo-Zolli (DELI), il Grande Dizionario della Lingua Italiana (GDLI) e la Letteratura Italiana Zanichelli (LIZ). Per quanto riguarda il confronto con l’inglese, ho utilizzato L’inglese tecnico e scientifico Zanichelli, il Dizionario di inglese Garzanti-Hazon (H), l’Oxford English Dictionary (OED) e la Banca dati terminologica multilingue dell’UE IATE. Lo studio lessicale e lessicografico delle lingue scientifiche assume importanza soprattutto in relazione al ruolo di controllo che i linguisti possono avere rispetto all’uso che la lingua comune fa della terminologia specialistica :  

« La sempre maggiore importanza delle tecnologie, del sapere specialistico, nella nostra vita quotidiana rende necessario rafforzare i rapporti tra linguaggio comune e linguaggi tecnico-scientifici, rendere più trasparenti le loro connessioni ». (De Palo 1994 : 42).  





Spesso, infatti, oltre all’inevitabile banalizzazione che il termine scientifico subisce quando entra stabilmente nella lingua comune, 1 il tentativo di usare vocaboli ritenuti più prestigiosi o più precisi nel descrivere la contemporaneità dà luogo a veri e propri fraintendimenti. Vittorio Sermonti, in un’intervista concessa alla Repubblica sul tema del rapporto dei giovani con l’autorità, dichiarava : « a questo disastro socio-politico si è aggiunta poi la slavina delle nanotecnologie, che hanno messo un bambino di sei anni in condizione di insegnare a me cose molto più importanti di quante gliene possa insegnare io ». 2 Ipotizzando che Sermonti si riferisse alla diffusione di tecnologie ad alta complessità e di piccola dimensione come i-pod, smartphone o tablet, e che invece non abbia conoscenza diretta di piccoli e precoci ingegneri in possesso dell’ ‘insieme di tecniche e conoscenze fisiche e chimiche che permettono di manipolare la materia a livello atomico per dar luogo a strutture le cui dimensioni siano nell’ordine di grandezza del nanometro’, 3 abbiamo un esempio diretto dell’alta frequenza con cui può capitare, anche a parlanti colti e assolutamente consapevoli, di usare impropriamente un vocabolo tecnico-scientifico, dopo averlo orecchiato e riportato senza verifiche a un sistema di conoscenze presumibilmente in grado di interpretarlo (in questo caso è stato decisivo il suffisso nano-, interpretato nel senso generico di ‘piccolo’). Proprio riguardo al rapporto fra umanisti e scrittori e linguaggio scientifico, ho sfruttato il motore di ricerca del Primo Tesoro della Lingua Letteraria Italiana del Novecento per avere un’idea della presenza dei tecnicismi fisico-astronomici nei romanzi recenti della letteratura italiana (ricordo che il corpus del Tesoro è costituito dai finalisti del Premio Strega). Si tratta ovviamente di una veduta a volo d’uccello, asistematica, basata sulla ricerca di alcuni dei tecnicismi che mi sono sembrati più importanti, stabili e circolanti o nella lingua comune o nel parlato della didattica di qualsiasi scuola superiore in cui si studi geografia astronomica : ne emerge, tuttavia, un’incisività del lessico scientifico ridottissima. Registriamo tre attestazioni di meteorite: 4 nelle Nozze di Cadmo e Armonia di Calasso (1989), nel libro di un autore in cui i termini scientifici non possono stupire, ovvero le Novelle dal ducato in fiamme di Gadda (1953) e in Procedura di Salvatore Mannuzzu (1989). Nessuna attestazione di buco nero nell’accezione astronomica, né dei nomi indicanti i vari tipi di stella, come supernova, nana, gigante. In La tregua di Levi (1963) troviamo l’unica occorrenza della parola asteroide. Nessuna occorrenza di gravitazionale. Fotone ricorre sette volte, ma tutte in un’unica porzione testuale di Caos Calmo di Veronesi (2006). Big bang : tre occorrenze in  

















1   Cfr. Nencioni 1994 : 8 e Fochi 2012. 2   « La Repubblica », anno 36 n. 257, 29 ottobre 2011, 3   Questa la definizione di nanotecnologia del DO. 4

p. 52.

  In questo e nei seguenti casi s’intende anche l’occorrenza al plurale.

introduzione

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Danubio (1987) e una in Microcosmi (1997), entrambi di Magris ; una in Via Gemito (2001) di Starnone. Una sola occorrenza di radiazione nell’accezione scientifica più generica, nell’Occhio del gatto di Bevilacqua (1968). Sempre nell’Occhio del gatto abbiamo un’occorrenza di galassia e un riferimento puntuale al linguaggio astronomico, visto che si specifica anche il codice di classificazione usato dagli scienziati : « Avanti, guarda, comincio : la nostra galassia è di tipo sb. Il sole, continuo, si trova a trentamila anni luce dal centro della galassia ». Oltre ad altre cinque occorrenze nello stesso libro, galassia compare una volta in A caso di Landolfi (1975), in Per voce sola della Tamaro (1991), nel Serpente di Malerba (1966) e nella Dismissione di Rea (2002). Un’occorrenza di parallassi nel Gattopardo (1959), una di sincrotrone in Danubio di Magris (1987). Magris conferma di essere uno dei pochi autori sensibili all’immaginario scientifico, come dimostra il seguente passo da Danubio, in cui troviamo sia raggi infrarossi o ultravioletti sia elettroni :  











« Attraversando i luoghi segnati in quelle epiche cronache di trent’anni fa, si ha l’impressione di squarciare sottili pareti invisibili, strati di realtà diverse, ancora presenti anche se non afferrabili a occhio nudo, raggi infrarossi o ultravioletti della storia, immagini e attimi che non possono ora impressionare una pellicola ma che ci sono, che esistono al pari degli elettroni inattingibili per l’esperienza sensibile ».  



Tra i tecnicismi ricercati, alcuni sono addirittura ottocenteschi (meteorite 1869, asteroide 1829), ma nonostante la loro lunga permanenza nella lingua italiana e nonostante l’accezione non particolarmente specialistica, le tracce lasciate nella prosa romanzesca sono pochissime : sembrerebbe confermarsi, insomma, un certo disinteresse della maggioranza degli umanisti e degli scrittori per l’ambito scientifico. Eppure, oltre a vette come quelle di Dante e Leopardi, e oltre alle eccezioni segnalate dal già citato Zublena 2002 (Del Giudice oltre a Calvino e Gadda), anche autori europei come il poeta-matematico francese Yves Bonnefoy o Raymond Queneau, e italiani recentissimi come Alberto Casadei, 1 dimostrano quanto sarebbe importante per la letteratura italiana colmare questo iato, e quante energie creative e metodologiche si potrebbero trarre da un’assiduità maggiore degli umanisti con la letteratura scientifica, anche soltanto divulgativa. Come disse Elio Vittorini in un’intervista del 1965 citata in Zublena 2002 : 11, 2  







« È l’umanesimo tradizionale che deve smobilitare, deve cedere il passo, deve togliersi dalla scena. Deve essere distrutto culturalmente per far posto alla cultura scientifica, ad una cultura scientifica che sia però [...] capace di assumere un ruolo umanistico. Perché in realtà la cultura è sempre basata sulla scienza. Sempre contiene la scienza ».  



1   Si veda la sua recente raccolta di poesie Le sostanze, Atelier, Borgomanero, 2011 o il saggio Poetiche della creatività. Letteratura e scienze della mente, Bruno Mondadori, Milano, 2011. 2   Zublena, in realtà, attribuisce a questa dichiarazione sia la menda di « una troppo ruvida semplificazione sul piano teoretico » sia di « una visibile contraddizione tra queste parole e la prassi scrittoria del Vittorini narratore (soprattutto di quello più giovane) », caratterizzata da un indubbio lirismo. Non mi sembra, però, che la scarsa familiarità dello stile vittoriniano con la scienza possa sminuire la forza polemica della sua affermazione ; è innegabile, invece, che gli umanisti che partecipavano al dibattito con gli scienziati in quegli anni condividessero « l’estraneità, per mentalità e formazione, alla prassi della scienza, e quindi – per ovvia conseguenza – alla lingua scientifica » (Zublena 2002 : 12). Una constatazione che, direi, rimane valida anche per molti nostri contemporanei.  















i. TESTUALITÀ

P

er molti anni, in Italia, l’approccio lessicalista ai linguaggi settoriali è stato quello dominante :  

« La definizione tradizionale di linguaggio scientifico vede infatti la particolarità di tale linguaggio quasi esclusivamente nella presenza di un lessico fortemente differenziato rispetto a quello della lingua comune : è nell’univocità semantica dei termini, accompagnata dal ricorso talvolta massiccio a neologismi e neoformazioni dal greco e del latino, che viene rintracciato il carattere di scientificità proprio di tale uso linguistico». (Casadei 1991 : 411)  





Tuttavia, ci si è gradualmente accorti che « se ci si pone in una prospettiva meramente lessicalista non si dà conto delle scienze più strutturate, della coerenza interna dei testi delle scienze più dure [...]. Una lingua speciale è una sottolingua di una lingua tutta intera e come tale deve essere studiata in tutti i suoi aspetti ». 1 In effetti, proprio la maggior attenzione rivolta alla lingua delle scienze dure 2 ha permesso di ampliare l’analisi alle strutture sintattiche e, in particolare, testuali : « il piano testuale pare essere, dopo quello lessicale, il livello che più differenzia le lingue speciali sia tra di loro, sia nei confronti della lingua comune, sia anche nei confronti delle lingue speciali straniere ». 3 Quello della fisica, ci conferma Giovanardi, è fra i linguaggi specialistici che « affidano la propria peculiarità alla morfosintassi e alla testualità »: 4 il discorso sarà quindi senz’altro valido anche per la lingua dell’astronomia, che sull’architettura teorica e linguistica della fisica si fonda ; il testo divulgativo, quello che qui ci interessa, pur presentando qualità proprie, riflette molte delle caratteristiche testuali del linguaggio specialistico di riferimento. Nella divulgazione non ci sono gli schemi vincolanti e altamente prevedibili dell’articolo scientifico specialistico, 5 ma è comunque possibile individuare quegli aspetti testuali tipici di quasi tutta la comunicazione scientifica : « caratteristica di un testo scientifico è in genere una struttura esplicativo-dimostrativa che si esprime mediante : determinati tipi di collegamento tra le parti, suddivisioni interne, formule d’introduzione, di presupposizione e di dipendenza [...], la ripetizione degli stessi vocaboli e sintagmi a breve distanza ». 6 Inoltre, come vedremo nei seguenti paragrafi, « la funzione esplicativa e dimostrativa è resa con strutture testuali di vario tipo : elenchi, scansioni dimostrative, evidenziazione e illustrazione di concetti, principi, tesi, leggi ecc. mediante artifici grafici variamente attuati ». 7 Parliamo subito di alcuni aspetti più evidenti. Poiché nel testo scientifico « la coerenza è sottolineata dalla tendenza a connettere tra loro in maniera esplicita, più di quanto avvenga in altri testi, le frasi e le varie porzioni del testo con connettivi frasali e connettivi testuali », 8 non stupisce l’abbondanza dei principali nessi di causalità (perciò, poiché, in conseguenza di, a causa di), delle relazioni ipotetiche (se...allora), limitative (a condizione che, se e solo se), argomentative (dunque, così, infatti, in effetti). In questo caso non forniamo esempi, che sarebbero reperibili ad apertura di libro.  

















































1   De Palo 1994 : 41-42. 2   Cfr. il già citato Casadei 3   Cortelazzo 1994 : 19. 5

1991 e Gualdo 1998 per il caso della fisica.

4   Giovanardi 2006 : 2206.   Si intendono quelle fasi obbligate nella costruzione del testo, come la presentazione dell’articolo, la presentazio6   Dardano 1994 : 498. ne dei dati sperimentali, la loro interpretazione, le conclusioni. 7 8   Dardano 2008 : 155.   Cortelazzo 2004 : 187.  







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la lingua della divulgazione astronomica oggi

Molto frequenti, come si è già detto, sono le presupposizioni e formule introduttive o di dipendenza (è noto, dato che, ammesso che, ne segue, grazie a, da X dipende Y): 1  

« Così grazie al caso e agli errori di copiatura ha inizio l’evoluzione per selezione naturale » (DNS : 32), « Ne segue che la maggiore o minore diffusione della vita nell’universo [...] » (DNS : 33), « Ma è noto dalla geometria elementare che quando di un triangolo si conoscono un lato e due angoli si possono ricavare tutti gli altri elementi » (DNS : 79), « Dal momento che la distanza fra le galassie aumenta con il passare del tempo, esse in passato devono essere state più vicine » (MBB : 14), « Data la grande quantità di gas atomico presente nelle galassie a spirale » (SG : 58), « poiché ci sono forze che non obbediscono alla simmetria T, ne segue che [...] tali forze potrebbero causare la trasformazione di più antielettroni in quark » (BBN : 94), « è noto che una goccia d’acqua in rotazione tende a “schiacciarsi” » (OCS : 28).  









































Tipico è anche il ricorso ai deittici testuali, « che hanno la funzione di evidenziare alcuni elementi dell’esposizione » (Dardano 2008 : 156). Nei testi dello spoglio è soltanto qui ad essere usato con questa funzione :  







« Dalla misura della radioattività si risale al numero di neutrini. E qui sono cominciati i problemi » (DNS : 91), « La Luna dista dal centro della Terra circa 60 volte di più della superficie terrestre [...]. Qui abbiamo due masse che si attraggono reciprocamente » (OU : 18), , « il parametro z vale z = 0,000609 e, se le velocità non sono troppo elevate, rappresenta la frazione della velocità della luce a cui la sorgente si muove. Qui la velocità della stella è modesta » (CU : 25), « Da qui la necessità di individuare altre candele-standard » (CU : 176), « La Nebulosa Granchio [...] è il resto di una supernova esplosa nel 1054. Qui la materia è stata espulsa con una velocità di circa 2000 km/s » (SG : 116), « devono perciò essere stati i processi fisici avvenuti dopo l’inflazione a stabilire la massa e la dimensione tipica di una galassia o di un ammasso di galassie. Ed è qui che entrano in gioco i parametri che introduciamo nei nostri modelli » (BOS : 121).  



































A livello più ampio, è da segnalare la frequenza delle correlazioni e delle strutture binarie, che il divulgatore cerca di rendere ulteriormente chiare utilizzando formule ricorrenti nei parallelismi (del tipo X può essere A o B. A consiste in..., B consiste in...). La frequenza di queste strutture è dovuta sia all’esigenza di semplicità e simmetria, e dunque a polarizzare la descrizione o la classificazione dei fenomeni, sia alla necessità di trovare soluzioni testuali che possano esprimere, senza ricorrere a formulazioni matematiche o a quantificazioni troppo precise, i rapporti di proporzionalità fra le grandezze. « I metodi possibili si dividono in diretti e indiretti. Il primo metodo consiste nell’osservare direttamente l’immagine del pianeta. [...] I metodi indiretti consistono nel rilevare le perturbazioni al moto della stella » (DNS 37), « Lontano dalle masse, [...] un oggetto di prova non sarà accelerato [...]. Vicino a una massa, invece, ci sarà un’accelerazione dell’oggetto di prova » (OU : 55), « l’effetto è tanto più marcato quanto maggiore è il cammino che la luce percorre in atmosfera » (SG : 87), « I grani più grossi raggiungono l’equilibrio termico con la radiazione : tanta è l’energia che assorbono nell’ultravioletto, tanta è quella che riemettono nel lontano infrarosso » (SG : 96), « quanto più il motore è potente tanto maggiore è l’accelerazione, ma quanto più pesante è la macchina tanto minore è l’accelerazione per lo stesso motore » (BBN : 25).  





























Un esempio più esteso di parallelismo, in cui, oltre alla costruzione di frase puntualmente simmetrica, si reiterano anche le parentesi, contenenti in entrambi i casi una causale :  

« In un Universo a curvatura positiva, quindi, gli angoli misurati sembrano sempre un po’ più grandi che in un Universo piatto (perché i fotoni che usate per misurare gli angoli curvano verso l’interno lungo il tragitto), mentre in un Universo a curvatura negativa sembrano sempre un po’ più piccoli (perché in questo caso i fotoni curvano verso l’esterno) ». (MBB : 155)  





1   Cfr. Dardano 1994 : 498 e Dardano 2008 : 156. Si veda anche Cortelazzo 1994 : 17, secondo cui queste forme cristallizzate mostrano la frequenza nella lingua scientifica delle forme nominali del verbo (cfr. cap. 2 § 1).  





testualità

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La fisionomia saliente della testualità scientifica, dunque, consiste nel « descrivere e [...] argomentare mantenendo fortemente compatto il concatenamento logico del discorso, che si sviluppa more geometrico »; 1 la sinergia fra questi e gli altri strumenti della testualità di cui parleremo « porta a uno sviluppo guidato del ragionamento ». 2  











1. Ripetizione Nella sequenza degli enunciati di un testo specialistico, la coesione grammaticale e la chiarezza delle referenze sono garantite soprattutto dalla ripetizione : « la ripetizione degli stessi vocaboli o sintagmi a breve distanza distingue i linguaggi scientifici rispetto a vari linguaggi formali (letterario, burocratico, ufficiale), per i quali vige la regola dettata dalla scuola, di variare l’espressione mediante sinonimi e perifrasi ». 3 L’alta frequenza della ripetizione è legata all’esigenza di monoreferenzialità dei testi scientifici : « L’assenza - o l’elusione - dei sinonimi ha come conseguenza l’uso ripetuto dello stesso termine [...] : lo stesso termine è reiterato, nello stesso testo, tutte le volte che si vuole esprimere quel determinato concetto. È stato calcolato che la frequenza con cui lo stesso termine si ripete in un testo scientifico è da 8 a 20 volte la frequenza con cui si ripete in un testo letterario ». 4 Questa incidenza si conferma altissima anche nel nostro corpus : la comunicazione scientifica divulgativa, pur tendendo alla narrazione e, a volte, perfino al romanzesco, mantiene l’esigenza di rendere evidenti i referenti, senza farsi influenzare dal gusto della variatio. L’espediente della ripetizione è dunque generalmente preferito sia alle possibilità sinonimiche, che nel linguaggio scientifico sono (o dovrebbero essere : vedi cap. 3 p.) ridotte, sia alle altre « forme anaforiche sostitutive (per esempio i pronomi), che potrebbero offrire occasione di equivoco o fraintendimento ». 5 Di queste alternative daremo conto nel paragrafo successivo. Il lemma può essere ripetuto nella stessa funzione logica della frase precedente (soggetto-soggetto, oggetto-oggetto) oppure essere ripreso con una diversa funzione (soggettooggetto, complemento di luogo-complemento di specificazione) ; tuttavia le ripetizioni si presentano molto spesso in serie, quindi le funzioni logiche dell’elemento ripetuto si alternano e combinano in diversi modi. Di frequente la ripresa dello stesso sostantivo è realizzata con il dimostrativo. L’abbondanza degli esempi darà un’idea della continuità del fenomeno, che accomuna tutti i testi dello spoglio, senza differenze significative fra i vari livelli di divulgazione (corsivi miei) :  































« Dunque grazie a queste osservazioni oggi sappiamo che i dischi protoplanetari sono una realtà. Sappiamo anche che fra queste stelle neonate alcune hanno il loro disco, mentre altre no. Si stima che il disco sparisca nel giro di circa 5 milioni di anni » (DNS : 35), « La polvere è costituita dagli elementi pesanti [...] generati dalla nucleosintesi stellare. Come si è già detto, la polvere è composta da grani » (SG : 93), « Per certe orbite, la lunghezza dell’orbita corrispondeva a un numero intero [...]. Per queste orbite la cresta dell’onda veniva a trovarsi nella stessa posizione [...] : queste orbite corrispondevano alle orbite consentite di Bohr. Nel caso di orbite la cui lunghezza non era un multiplo intero [...] l’onda finiva con l’essere cancellata da un ventre ; queste orbite non erano permesse » (BBN : 74), « strumenti sensibili a tutte le lunghezze d’onda, anche a quelle infrarosse che i nostri occhi non raccolgono. I moderni telescopi infrarossi mostrano che anche nell’infrarosso la luminosità del cielo notturno non è infinita » (OU : 41), « possiamo immaginare di portarle tutte a una stessa distanza standard e calcolarne lo splendore intrinseco [...]. Lo splendore intrinseco è la spia di ciò che succede all’interno della stella » (UTM : 60), « Addirittura, potremmo riceverle anche da sorgenti che sono rimaste sempre  

























1   4









Gualdo-Telve 2011 : 246.   Sobrero 1993 : 246.  



2

  Dardano 2008 : 156.  

3   5

Dardano 2008 : 158.   D’Acunti 1998 : 35.  





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la lingua della divulgazione astronomica oggi

al di là della sfera di Hubble, e che lo sono tuttora. L’apparante paradosso è spiegabile considerando che la sfera di Hubble [...] » (CU : 118) « Ogni particella elementare è composta da un’unica stringa - cioè, ogni particella è una stringa - e tutte le stringhe sono assolutamente identiche » (UE : 126).  









La ripresa può dar vita a un poliptoto verbale :  

« Sebbene la vita sulla Terra sia probabilmente apparsa un miliardi di anni dopo la formazione del pianeta, i mammiferi sono apparsi un centinaio di milioni di anni fa » (DNS : 43), « le galassie più massicce hanno trasformato la maggior parte del loro gas in stelle nel passato, mentre gli oggetti di piccola massa continuano a trasformare il gas in stelle » (SG : 145), « Ciò non perché l’universo vari con la distanza, ma perché varia col tempo » (UTM : 7).  

















Nel corpus è molto attestata anche la ripresa parziale, ovvero la ripetizione di vocaboli aventi la stessa base. Il caso senza dubbio più frequente rilevato dallo spoglio è la nominalizzazione del verbo della frase precedente: 1    

« la stella oscilla periodicamente attorno a questo cammino rettilineo, facendoci capire che c’è un altro corpo che ne perturba il cammino. Dalla periodicità delle oscillazioni si ricava il periodo di rivoluzione » (DNS : 38, con ripresa anche avverbio-sostantivo periodicamente-periodicità), « Noi possiamo determinare la presente rapidità di espansione misurando [...] le velocità con cui le altre galassie stanno allontanandosi da noi. Questa misurazione può essere eseguita in modo molto accurato » (BBN : 59), « la turbolenza atmosferica [...] può quindi degradare le immagini [...]. Il degrado delle immagini è chiamato [...] » (SG : 51), « un atomo di gallio [...] si trasforma in un isotopo del germanio [...]. Questa trasformazione avviene con neutrini di energia più bassa » (UTM : 84), « La radiazione elettromagnetica è il modo che la natura ha escogitato per trasportare energia da un punto all’altro [...]. Questo trasporto avviene attraverso la propagazione di onde » (MBB : 41).  





























A volte la ripetizione coinvolge un intero sintagma, anche complesso ; questi casi vanno ovviamente distinti dalla ripetizione di quei sintagmi considerabili come polirematiche tecnicizzate (luminosità apparente, galassie a spirale, ecc.) :  



« Oparin aveva supposto che il nostro antenato sarebbe stato un microrganismo incapace di sintetizzare le molecole organiche necessarie alla sua vita [...]. Oggi, però, sembra più probabile che i primi sistemi viventi siano stati capaci di sintetizzare le molecole organiche necessarie » (DNS : 31, con ripresa derivativa incapace-capace), « quando guardiamo il centro del disco solare riceviamo luce da strati in media più profondi, più caldi e più luminosi, mentre quando guardiamo il bordo del disco riceviamo luce solo dagli strati superficiali meno caldi e meno luminosi » (DNS : 94, in cui i due sintagmi sono resi antitetici dall’avverbio), « troviamo che negli spettri stellari mancano certi colori molto specifici [...]. Sapendo che ogni elemento chimica assorbe una serie caratteristica di colori molto specifici [...] » (BBN : 50), « Se il mondo fosse stato creato senza il principio di esclusione, i quark non formerebbero protoni e neutroni separati, ben definiti. Né questi, assieme agli elettroni, formerebbero atomi separati, ben definiti » (BBN : 82), « La conoscenza dell’universo come un tutto, della sua origine ed evoluzione, costituisce la cosmologia. Essa oggi si basa sulla conoscenza dell’origine ed evoluzione di quelle cellule che costituiscono l’universo » (UTM : 6).  





























A conferma del legame stretto fra ripetizione ed esigenze di chiarezza e monoreferenzialità, nello spoglio (in particolare in OU) abbiamo individuato alcune spiegazioni o definizioni che, se si esclude qualche verbo e qualche connettivo, sono basate sulla ripetizione (parziale o meno) di un nucleo ristretto di parole: 2    

« Da tempo si sa che la Terra è sferica e che la forza di gravità è approssimatamente la stessa in tutti i punti della sua superficie. L’unico punto che ha la proprietà di essere alla stessa distanza da tutti i punti  

1   Per Gualdo-Telve 2011 : 126 nei testi specialistici molto spesso la funzione degli incapsulatori « è svolta da nomi 2   Corsivi miei. che hanno la stessa radice del verbo principale della frase precedente o seguente ».  





testualità

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della superficie è il centro della Terra, e quindi se la forza di gravità deve dipendere dalla distanza può dipendere solo dalla distanza dal centro della Terra » (OU : 18), « Il continuo movimento casuale degli elettroni comporta piccole fluttuazioni di carica e quindi piccole differenze di potenziale casuali, che vengono amplificate dall’amplificatore e che generano un segnale in uscita fluttuante casualmente che si sovrappone al segnale da misurare » (OU : 93).  









Sempre per chiarezza e simmetria esplicativa, le iterazioni di lemmi diversi possono tendere a disporsi in serie parallele o chiastiche :  

« Il tempo impiegato per scendere dal massimo al minimo è tanto maggiore quanto maggiore è lo splendore al massimo. La maggioranza di questi eventi ha lo stesso splendore assoluto al massimo » (DNS : 76, in cui alla prima distribuzione chiastica segue la ripetizione del primo termine e la ripresa parziale del secondo : maggiore-maggioranza), « a qualche scopo è utile pensare le particelle come onde, mentre ad altri fini è utile pensare alle onde come particelle » (BBN : 71), « Il gruppo di Cambridge dimostrò che [...] il numero delle sorgenti deboli era molto maggiore di quello delle sorgenti intense. Essi interpretarono le sorgenti deboli come quelle più lontane e quelle più intense come quelle più vicine. Risultò allora che, per volume unitario di spazio, il numero delle sorgenti vicine è minore di quello delle sorgenti lontane » (BBN : 61-62).  



















Non sempre, ovviamente, la ripetizione ha le stesse motivazioni ; può capitare, seppur molto più raramente, che l’insistenza sullo stesso termine abbia scopi espressivi, come nel caso seguente, in cui l’autore vuole sottolineare l’illusione (ma anche il pericolo scientifico) dell’antropocentrismo : « Una barriera, ancora una volta, legata al nostro essere ancorati a questo pianeta a prima vista insignificante, ai margini di una insignificante galassia » (BOS : 43-44).  









2. Sostituzione Oltre alla ripetizione, la coesione anaforica può realizzarsi tramite sostituzioni lessicali. Passiamo in rassegna le alternative principali, che sono per gran parte comuni a qualsiasi tipo di scrittura: 1    

a) Sostituzione tramite sinonimo, sia sfruttando le normali alternative della lingua comune (come nei casi determinare-misurare e metodo-tecnica), sia sfruttando le risorse della lingua scientifica, che in alcuni casi non ancora standardizzati fornisce, in contraddizione con le ambite caratteristiche di monoreferenzialità, anche più di un’alternativa per lo stesso significato tecnico (vedi cap. 3 pp. 113-117 e pp. 125-128) :  

« la temperatura del Sole diminuisce verso l’esterno. A causa della parziale opacità del gas, quando guardiamo il centro del disco solare riceviamo luce [...] » (DNS : 94), « egli aveva bisogno di determinare le distanze di queste altre galassie [...]. Hubble fu perciò costretto, per misurarne le distanze [...] » (BBN : 48), « Nel corso delle occultazioni [...] la luminosità totale del sistema cala per tutta la durata della sovrapposizione prospettica dei dischi » (CU : 43), « Un fondo di radiazione onnipresente [...]. Questo residuo fossile del Big Bang era esattamente la causa del fastidioso fruscio » (BOS : 52), « La forza del metodo introdotto da Poincarè è quella di riuscire a descrivere le proprietà dinamiche generali di un sistema [...]. Una tecnica che è stata nel tempo migliorata grazie all’uso dei moderni computer » (OCS : 45), « La parte di maggiore luminosità corrisponde al centro galattico. Il bulge è facilmente riconoscibile nell’immagine » (SG : 66), « L’Universo attuale è tutt’altro che semplice. I pianeti, le stelle, le galassie [...] sono una testimonianza dell’estrema complessità raggiunta dal Cosmo » (MBB : 71).  









































1   Sono più specifici della scrittura specialistica il tipo b), legato alla presenza dei tecnicismi, e il tipo e), legato alla frequenza delle glosse. Negli esempi seguenti i corsivi sono miei.

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

b) Sostituzione di un tecnicismo con un lessema più generale, o viceversa ; sostituzione tramite iperonimi: 1  

   

« Sappiamo in effetti che la radiazione dev’essere giunta fino a noi percorrendo la maggior parte dell’universo osservabile [...]. Oggi sappiamo che [...] questo rumore non varia mai più di una parte su diecimila ». (BBN : 54) « Essa dipende soltanto dalla frequenza delle oscillazioni acustiche [...] : anche questa è una quantità che si può calcolare facilmente ». (MBB : 157) « I risultati ottenuti usando gli ammassi di galassie come lenti gravitazionali hanno confermato che la massa totale contenuta in queste gigantesche strutture ». (BOS : 134) « Il comportamento delle particelle più piccole, come le PAH, è diverso : le dimensioni di una molecola sono talmente piccole che la probabilità di essere colpita da un fotone è molto bassa ». (SG : 55) « I bosoni W+, W- e Zo acquisterebbero una grande massa [...], gli acceleratori di particelle non erano abbastanza potenti per raggiungere le energie [...] che si richiedevano per produrre particelle reali W+, W- e Zo ». (BBN : 87) « siamo dunque continuamente immersi nel residuo invisibile dell’antico splendore del Big Bang, una luce fossile che ci raggiunge dall’origine dell’universo. [...] anche questo segnale elettromagnetico ci mette in contatto con eventi lontani nello spazio e nel tempo ». (BOS : 52-53)  







































d) Sostituzione con termini di massima ampiezza semantica, che nei testi scientifici sono, più spesso che in altri linguaggi, 2 parole « semanticamente neutre, non connotate »: 3  





   

condizione : « la polvere si mette in equilibrio termico con la radiazione. In queste condizioni, la polvere ha una sua propria energia termica che emette come un corpo nero ». (SG : 55) dato : « queste tecniche necessitano solo di una misura cinematica e di un’immagine nel visibile, o nel vicino infrarosso [...], dati assai semplici da rilevare per vasti campioni di galassie ». (SG : 126) fatto : « si è quindi in presenza di una risonanza multipla. Un fatto evidenziato dall’astronomo francese Pierre Simon de Laplace ». (OCS : 65) fenomeno : « Il degrado delle immagini è chiamato in gergo scientifico seeing. Il fenomeno che abbiamo appena descritto [...] ». (SG 51) oggetto : « gli asteroidi si concentrano nella fascia principale [...]. Esistono delle lacune, cioè delle regioni quasi spopolate di oggetti ». (OCS : 59)  





































Va notato che, visto l’ampio ricorso degli autori a parafrasi o paragoni estesi per spiegare le nozioni tecniche, è più facile che questi termini svolgano la funzione di incapsulatori generici della parte precedente di testo (in particolare per fenomeno e oggetto cfr. gli iperonimi citati nel cap. 3 pp. 128-129) piuttosto che, come nei casi precedenti, sostituiscano un referente individuato da un’unica parola. e) Sostituzione tramite l’alternativa figurale 4 introdotta dalla glossa o da un paragone (corsivi miei) :  



« [...] sono i planetesimali, i veri e propri mattoni da cui si formeranno i pianeti. [...] ci sarebbero dunque state molte centinaia di miliardi di planetesimali che [...] si sarebbero continuamente urtati, dando luogo a planetesimali sempre più grossi [...]. Quando i mattoni, nelle vicinanze del protopianeta [...] ». (DNS : 36)  





1   « L’uso di questo seguito da iperonimo risulta, insieme alle nominalizzazioni con funzione anaforica, tra i meccanismi di coesione testuale più usati in ambito scientifico » (Gualdo-Telve 2011 : 247). 2   Cfr. Colosimo 1988 su come l’incapsulazione degli elementi precedenti può, a volte surrettiziamente, influenza3   Gualdo-Telve 2011 : 125. re la comprensione di un testo. 4   Per le rideterminazioni e gli usi metaforici della divulgazione che tendono alla lessicalizzazione, cfr. cap. 5 § 3.  







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« Si dice che il corpo crea attorno a sé una buca di potenziale [...]. La boccia modifica la superficie originariamente piatta del materasso, scavando una concavità di forma simile a quella di una campana rovesciata. [...] se all’interno di una buca di potenziale conferiamo alla biglia una velocità in direzione tangenziale, in assenza di attrito, questa continuerà a muoversi in circolo sulle pareti della campana rovesciata ». (SG : 140) 1 « Il plasma primordiale e i fotoni erano mischiati fra loro fino a formare un unico fluido con una temperatura comune, come il latte e il caffè in un cappuccino. Per capire che fine fa questo cappuccino cosmico dobbiamo ritornare a quello che sappiamo sull’evoluzione dell’Universo ». (MBB : 49)  













Ovviamente, sostituzione e ripetizione non possono quasi mai essere enucleate dalla generale tenuta coesiva del testo : la concatenazione del discorso avviene proprio attraverso un loro uso alternato, che si appoggia da una parte sulla monoreferenzialità della lingua scientifica, dall’altra parte sulle sue risorse alternative. Nel caso seguente si sfruttano le possibilità sinonimiche del tecnicismo, concentrate nella parte sostantivale, mentre la ripetizione dell’aggettivo di relazione gravitazionale garantisce la chiarezza del referente, che è sempre lo stesso :  



« Se però spostiamo la nostra catapulta sulla Luna, che ha una massa più piccola della Terra, il legame gravitazionale esercitato sul sasso sarebbe più debole [...]. Il sasso non riuscirebbe a separarsi dall’influsso gravitazionale del pianeta [...]. Per il nostro Universo in espansione, le cose vanno in maniera molto simile. Qualsiasi porzione di materia contenuta al suo interno esercita infatti un’influenza gravitazionale su tutto il resto della materia. [...] l’effetto complessivo della sua attrazione gravitazionale sarà quello di portare l’espansione a rallentare ». (MBB : 22, corsivi miei)  





La ripetizione e i vari tipi di sostituzione anaforica cooperano ad una progressione tematica controllata ed alla concatenazione lineare di tema e rema : cfr. Gualdo-Telve 2011 : 246-247.  



3. Segnali discorsivi demarcativi I segnali discorsivi possono essere definiti e classificati in moltissimi modi, a seconda della prospettiva con cui si vogliono inquadrare questi fenomeni testuali, frequentissimi nel parlato ma ben presenti anche nello scritto controllato. Converrà partire da una definizione molto inclusiva : « I segnali discorsivi (detti anche marcatori di discorso) sono elementi linguistici (parole, espressioni, frasi), di natura tipicamente pragmatica, diffusi in specie nella lingua parlata, che, a partire dal significato originario, assumono ulteriori funzioni nel discorso a seconda del contesto ». 2 Non si tratta, dunque, di una categoria morfologica, bensì funzionale, che può comprendere espressioni verbali così come congiunzioni o locuzioni di diverso tipo. D’Acunti 3 riprende dal Lichem 4 la categoria dei segnali discorsivi demarcativi, ovvero quei segnali di apertura o chiusura posti all’inizio o alla fine di un testo o di una sua porzione. Fra questi, « vengono indicati come demarcativi seriali quegli elementi che servono a delimitare porzioni di testo, come i numeri o i titoli di capitoli o paragrafi, le sequenze numeriche, le rientranze tipografiche, ecc. ». 5 Sui titoli di capitoli e paragrafi e sulla loro  

















1   È interessante che, poche righe dopo l’esempio citato, termine tecnico e alternativa figurale diano vita a una forma composita : « la forma più o meno ripida della buca a campana ». 2 3   Bazzanella 2011 : 1303.   Cfr. D’Acunti 1998 : 38-39. 4   Klaus Lichem, Connettivi e demarcativi. Aspetti diacronici preliminari, in L. Agostiniani - P. Bellucci Maffei - M. Paoli (a cura di), Linguistica storica e cambiamento linguistico, Bulzoni, Roma, 1985, pp. 211-223. 5   D’Acunti 1998 : 39.  











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possibile funzione denotativa o connotativa ci soffermeremo nel capitolo dedicato agli elementi di divulgazione. In ogni caso, la divisione del testo in capitoli, paragrafi e sottoparagrafi, con le relative titolazioni, è senz’altro il principale segnale degli snodi discorsivi in tutti i testi del corpus, cui si devono aggiungere sia i rientri a inizio riga sia, nel caso di SG, la spaziatura interna fra i paragrafi. Un altro tipo di demarcativi utili a ordinare le informazioni del testo sono gli elenchi puntati o costruiti con numeri e lettere. Tuttavia nel nostro spoglio non sono risultati così frequenti come si potrebbe immaginare. È possibile che questa forma particolarmente esplicita di gerarchizzazione discorsiva sia troppo legata, nella memoria sia degli autori sia dei lettori, alla struttura dei manuali e dei libri didattici, e che perciò i divulgatori preferiscano ordinare le nozioni trasmesse ricorrendo, come vedremo, ad altri tipi di coesivi. Sulla scarsità di elenchi influisce ovviamente anche la forte narratività di testi maggiormente divulgativi come BBN, UE e BOS. Proprio per questo, però, è significativo che le attestazioni siano del tutto assenti anche in SG e OU, più vicini al livello specialistico : gli autori preferiscono affidarsi più alle partizioni in paragrafi che alla schematicità evidente degli elenchi. Indico di seguito il numero di elenchi presenti in ogni testo del corpus : MBB= 1, OCS = 5, BBN = 1, CU = 4, SG = 0, BOS = 0, UTM = 3, OU = 0, DNS = 1, UE = 0.  



Soltanto un paio di esempi :  

« Shapley riuscì a ricostruire grosso modo le orbite di molte decine di globulari, ricavandone un quadro che lo convinse fermamente : a) che il sistema degli ammassi globulari si estendeva per almeno 300mila anni luce b) che le orbite calcolate risultavano sostanzialmente concentriche [...] c) che tale punto doveva essere considerato a tutti gli effetti come il centro dinamico della Galassia d) che il Sole era discosto da quel punto di almeno 60 mila anni luce ». (CU : 46) « Ecco l’elenco dei vari processi generatori di raggi gamma : a) L’interazione fra due protoni [...] b) Quando un elettrone di alta energia interagisce con un fotone di bassa energia [...] c) Un elettrone, interagendo con un protone o altro nucleo, è frenato dal campo elettrico [...] d) Analogamente, un elettrone molto veloce che venga frenato da un campo magnetico emette [...] e) Infine, anche se meno probabile, si può avere l’interazione fra elettrone e positrone [...] ». (UTM : 26)  















In uno dei casi di OCS, l’elenco ha una funzione maggiormente espressiva, essendo presentato a mo’ di ricetta (notare, infatti, il tipico ricorso all’infinito iussivo) :  

« Non fu quindi difficile accorgersi che i valori delle distanze dei pianeti dal Sole potevano essere dedotti per via puramente numerica. Bastava applicare la seguente “ricetta” : 1. prendere la serie di numeri 0, 3, 6, 12, 24, 48, 96 : 2. aggiungere 4 a ogni numero della serie ; 3. dividerli tutti per 10 ». (OCS : 110)  











Sono considerati coesivi demarcativi seriali anche sintagmi come in primo luogo, in secondo luogo, prima di tutto e altre forme di suddivisione. 1 Proprio a questo tipo di coesivi si ricorre per gerarchizzare l’informazione evitando la forma più schematica dell’elenco numerato: 2  



« Le particelle portatrici di forze possono essere raggruppate in quattro categorie a seconda dell’in 

1   Cfr. D’Acunti 1998 : 39. In Gualdo-Telve 2011 : 125 si usa invece la definizione di connettivi di enumerazione, i quali « possono trasformarsi in elenchi puntati e numerati per esigenze di chiarezza simbolica e gerarchica ». 2   Negli esempi di questo e del successivo paragrafo i corsivi sono miei.  







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tensità della forza che trasportano e delle particelle con cui interagiscono. [...] / La prima categoria è la forza gravitazionale. [...] / La categoria successiva è quella della forza elettromagnetica [...]. / La terza categoria è chiamata la forza nucleare debole [...]. / La quarta categoria è la forza nucleare forte [...] ». (BBN : 84-87, in questo caso i comparti testuali sono puntualmente scanditi anche dal rientro del paragrafo, che ho indicato con la barretta) « proveremo a formulare qualche ipotesi ragionevole e ne tratteremo le logiche conseguenze. La prima ipotesi che faremo è che, su grande scala, l’Universo sia isotropo [...]. La seconda congettura che faremo ha un carattere più filosofico [...]. La terza ipotesi potrebbe persino non essere considerata tale, nel senso che non è indipendente dalle prime due, ma in qualche modo ne consegue ». (CU : 80-81) « Per studiarne l’entità, procediamo a piccoli passi. Supponiamo innanzitutto di eliminare idealmente Giove dal nostro modello [...]. Il passo successivo consiste nel mettere al posto del “vero” Giove un oggetto molto piccolo [...]. Procediamo quindi sostituendo il pallone con oggetti di massa via via maggiore ». (OCS : 42-43)  















Il seguente caso è una sorta di ibrido fra l’elenco puntato e le soluzioni coesive alternative ; si ricorre alle forme di suddivisione e all’accapo con rientro (indicato qui con la sbarra), ma si scandiscono le due ipotesi per semplice giustapposizione nominale, come se fossero appunto le titolazioni dei punti di un elenco :  



« il risultato è diverso a seconda che la materia oscura sia formata da neutrini o da WIMP. / Nel primo caso, universo dominato da neutrini, le fluttuazioni di massa inferiori a un valore critico [...] verrebbero disperse dai neutrini [...]. / Nel secondo caso, universo dominato dalle WIMP, [...] le fluttuazioni di densità vengono preservate ». (DNS : 156)  





Segnali discorsivi con altri scopi pragmatici Oltre ai segnali discorsivi di cui si è parlato finora, utili soprattutto alla struttura argomentativa dei testi, vanno segnalati anche quelli con funzioni meno specifiche, ma particolarmente utili al contesto comunicativo della divulgazione : nella letteratura primaria, data la loro informalità, sono sicuramente una risorsa meno (o per nulla) disponibile. Elenco di seguito alcuni casi ricorrenti. La schematizzazione è soltanto indicativa, sia perché spesso i diversi usi si intrecciano, sia perché l’estrema duttilità di questa categoria funzionale rende problematica ogni sintesi troppo rigida (cfr. Bazzanella 2011).  

a) Si sottolinea una ripetizione, per chiarire le nozioni più importanti ma anche per sancire il distacco fra lo specialista che sa e il lettore-discente che ha bisogno dell’insistenza sullo stesso concetto :  

« E, in ogni caso, rimarchiamolo ancora, ciò che si misura non è la velocità spaziale di una stella, ma solo la sua componente radiale » (CU : 25), « Quindi – ripetiamolo – la forza aumenta non solo perché lo prevede la teoria classica » (UE : 153).  











b) Si ricorre a diversi segnali che servono a colmare la distanza dal lettore, stabilendo un rapporto di colloquialità ed empatia (“Se ci pensate”, “in fondo”, puntini di sospensione) 1 e introducendo una frase di carattere divulgativo, sia essa di sintesi, semplificazione o figuralità ; spesso questi segnali discorsivi danno al testo anche un’intonazione orale. Esempi :  





« In pratica, conoscendo la temperatura della sorgente, si può calcolare a che lunghezza d’onda emette la maggior parte della sua radiazione (OU : 38), « In pratica si deve partire da un universo  



1



  Cfr. Dardano 2008 : 153-154.  

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iniziale quasi perfettamente omogeneo » (OU : 81), « In pratica non si fanno misure assolute, ma si confronta la posizione di una stella » (UTM : 60), « In pratica, la misura sfruttava direttamente la curvatura della superficie terrestre » (BOS : 7), « In pratica significa aver trovato un metodo moderno per affrontare un problema antico » (OCS : 29). « In breve, arriverà un momento in cui il nocciolo è costituito essenzialmente di nuclei di ferro ». (UTM : 75) « In parole povere, una lampadina distante il doppio di un’altra identica ci sembra quattro volte meno luminosa ». (MBB : 33) « A ben vedere, la legge di Hubble portava con sé anche una conseguenza ancora più profonda, di cui non è difficile rendersi conto » (MBB : 14), « A ben pensarci, si sarebbe dovuto comprendere che quest’interpretazione era illogica e da scartare » (CU : 44). « A dire il vero, le galassie che fanno parte del gruppo compatto sono solamente quattro » (SG : 173), « A dire il vero, bisogna ammettere che non è sempre piacevole incontrare delle singolarità, poiché spesso si rivelano un ostacolo in grado di complicare notevolmente le teorie matematiche » (OCS : 138). « E sì che la delta Cephei è una delle Cefeidi più vicine : per tutte le altre, va ancora peggio. Niente parallasse, niente distanza ». (CU : 35, in cui il valore pragmatico del segnale discorsivo potrebbe essere riformulato in una locuzione interazionale come “E pensate che...”. L’oralità di questa frase è rafforzata anche dalla sintassi nominale della chiusa) « Be’, a un certo punto i cosmologi si sono accorti che l’Universo è un po’ troppo uniforme » (MBB : 88), « Se credete che si sarebbe potuti giungere alla stessa conclusione valutanto in maniera diretta il contenuto totale [...], be’, ripensateci » (BOS : 81-82). « Certo si possono fare infinite ipotesi sul numero, grado di sviluppo, distanza di altre civiltà » (UTM : 120), « Certo, l’osservazione dell’allontanamento delle galassie non si poteva più mettere in discussione, e quindi lo spazio doveva espandersi » (BBN : 68). « Ecco, se potessimo raccogliere in una mostra di un immaginario museo cosmico tutti i tipi di stelle [...], troveremmo una varietà ancora maggiore ». (UTM : 121) « Proprio così : se puntiamo un’antenna in grado di ricevere un segnale molto flebile e alle giuste frequenze, possiamo ascoltare l’eco del Big Bang ». (MBB : 58)  







































































































c) Segnali discorsivi che, in posizione iniziale, focalizzano l’importanza della frase seguente e fungono più o meno evidentemente da demarcatori, indicando il procedere del ragionamento. Anche in questi casi, il segnale dà alla frase un’intonazione orale :  

« Se le distanze tipiche tra galassie sono nell’ordine di milioni di anni luce, dovremo mediare almeno su volumi di centinaia di milioni di anni luce di lato. Bene, la relatività generale permette di studiare quantitativamente l’universo schematizzato come un fluido con densità e composizione uniforme » (OU : 57), « Ora, stabilire quali sono le proprietà geometriche dell’Universo equivale a chiedersi : come si modifica questo sistema di coordinate quando reintroduciamo di nuovo tutta la materia ? » (MBB : 27), « aggiungiamo che, ebbene sì, essendo tempo e spazio indissolubilmente legati, nel modello del Big Bang anche il tempo nasce con l’Universo » (MBB : 31), « Non ci sono dubbi : l’Universo prima della ricombinazione era in effetti attraversato da onde sonore » (MBB : 171), « Così l’energia totale dell’universo è zero. Ora, il doppio di zero è sempre zero» (BBN : 148).  









   





















d) Segnali discorsivi che svolgono funzione interazionale : si chiamano in causa i lettori e si esplicitano le inferenze attese. Esempi :  



« Abbiamo visto prima che esistono tre modi possibili in cui l’Universo può espandersi ; adesso sappiamo anche che esso può assumere tre possibili geometrie. Come potreste avere intuito, le due cose sono in effetti legate ». (MBB : 30)  







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« Inoltre, prima che i più svelti si pongano la domanda, aggiungiamo che [...] ». (MBB : 31, a simulare una dinamica scolastica) « Come è ben noto, le supernovae sono esplosioni stellari di inaudita potenza ». (CU : 182) « Ora, come qualcuno starà forse sospettando, la sparizione delle particelle supersimmetriche potrebbe non essere stata completa ». (BOS : 125)  

















Nel caso seguente, il cumulo dei segnali discorsivi Alla fine e comunque serve a chiudere una parte del testo ritenuta più impegnativa per il lettore, alleggerendo e spostando il tono del discorso verso la colloquialità, come conferma anche il verbo alla quinta persona :  

« Alla fine, comunque, il risultato di questi esercizi mentali dovrebbe essere quello di convincervi che il modo più sensato di interpretare la fuga delle galassie è quello di attribuire il movimento non alle singole galassie, ma allo spazio che le contiene ». (MBB : 13)  





4. Forme di rimando Fra le caratteristiche testuali dei testi scientifici « che ricorrono con frequenza decisamente più alta che nell’italiano comune », 1 Sobrero cita la referenza anaforica o cataforica (data da locuzioni o sintagmi come “la legge ora chiamata”, “l’esperimento che si è descritto”, “come si vedrà poi”). Infatti « nei testi scientifici moderni, al fine di assicurare al tempo stesso un maggior grado di coesione e di esplicitazione, sono d’impiego comune forme di rimando, come le locuzioni di richiamo di porzioni di testo precedenti o di anticipazione di parti successive ». 2 Esempi dal corpus, distinti a seconda delle forme verbali usate nel rimando :  













- Verba dicendi :  

Forme di rimando anaforiche : « Abbiamo parlato ripetutamente di resti di supernovae, testimoni di esplosioni storiche » (DNS : 68), « Usando la dualità onda-particella di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente » (BBN : 80), « Come si è già detto nei precedenti paragrafi, la luce emessa dalle stelle [...] » (SG : 86), « Come si è già detto, la polvere è composta da grani » (GS : 93), « Abbiamo più sopra parlato di velocità stellari e allora chiariamo come possono essere misurate » (CU : 23), « quel meccanismo termostatico di cui abbiamo parlato prima » (UTM : 79). Cataforiche : « alcune straordinarie galassie, dette quasar, di cui parleremo in seguito ». (DNS : 119)  













































- In particolare, col verbo vedere :  

Anaforiche : « Abbiamo visto prima che esistono tre modi possibili in cui l’universo può espandersi » (MBB : 30), « Finora abbiamo visto come si svolge la vita delle stelle e come fra esse vi siano vari tipi, diversi per massa, luminosità, temperatura » (DNS : 77), « Come abbiamo visto nel capitolo precedente, la meccanica quantistica ci dice che tutte le particelle sono in realtà onde » (BBN :80), « Abbiamo visto nei capitoli precedenti che le galassie che popolano l’Universo [...] » (SG : 148), « Abbiamo visto che l’esplosione della supernova nella Grande Nube di Magellano ha in gran parte confermato le nostre aspettative » (UTM : 82). Cataforiche : « Ma vedremo più avanti nel corso di questo libro che esistono anche modi un po’ più ragionevoli per misurare la curvatura dell’universo » (MBB : 29-30), « come vedremo tale singolarità potrà sparire qualora si tenga conto di effetti quantistici » (BBN : 65), « Come vedremo, la spettroscopia fornirà i dati fondamentali anche per la nascita della cosmologia moderna » (OU : 21), « vedremo come del grande osservatore inglese egli seppe rivitalizzare il programma dei “conteggi stellari” » (CU : 26).  

























































1

  Sobrero 1993 : 252.  

2

  D’Acunti 1998 : 40.  

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- Altre forme verbali :  

Anaforiche : « la panspermia, un’ipotesi che, come ricordiamo, era già stata immaginata da Anassagora, e riproposta dal fisico chimico svedese Svante Arrhenius » (DNS : 27), « Come abbiamo cercato di mostrare nelle parti precedenti di questo capitolo » (MBB : 32), « Come indicato nei capitoli precedenti, è possibile in seguito utilizzare queste quantità » (SG : 143), « il risultato dell’evoluzione catastrofica di stelle di grande massa, che abbiamo descritto sopra » (UTM : 77). Cataforiche : « La velocità di una galassia, per ragioni che saranno più chiare nel corso di questo libro, spesso non è interamente dovuta all’espansione dell’Universo » (MBB : 33), « Alla descrizione di questa teoria, la meccanica quantistica, passeremo nel capitolo seguente, prima di volgerci agli sforzi per combinare le due teorie parziali in una singola teoria quantistica della gravità » (BBN : 66), « Recentemente sono stati compiuti tentativi riusciti di unificare tre delle quattro categorie di forza, tentativi che descriverò in questo capitolo. Rimanderemo invece a più avanti il tentativo dell’unificazione della categoria restante, la gravità » (BBN : 84), « Tranne situazioni peculiari, che tratteremo più avanti » (OU : 20), « in conseguenza di un meccanismo su cui ritorneremo parlando delle cosiddette stelle novae » (UTM : 77).  

























































Le forme di rimando cataforiche sono particolarmente frequenti in BBN, in cui Hawking anticipa sistematicamente lo sviluppo del capitolo stesso e rimanda determinati argomenti ai successivi. Ovviamente, le locuzioni di rimando possono interagire con i demarcativi seriali, riferendosi a un certo capitolo o paragrafo o a uno dei punti di un elenco precedente :  

« è detta materia oscura (in inglese dark matter, si veda il capitolo 4) » (SG : 6), « Questa teoria era una buona teoria scientifica, nel senso descritto nel capitolo 1 : essa era semplice e faceva predizioni ben precise che potevano essere verificate per mezzo dell’osservazione » (BBN : 61), « L’accessibilità della Luna ad esempio è stata rivoluzionata dal concetto di “weak stability boundary” che verrà descritto nel capitolo 8 » (OCS : 105), « le osservazioni di Hubble e Wirtz degli anni Venti (vedi il cap. 3) » (OU : 41).  

























Alcune forme di rimando mostrano con particolare efficacia lo sforzo del divulgatore di chiarire il nesso fra le partizioni testuali e l’organizzazione informativa. Una delle caratteristiche del discorso scientifico, infatti, (come vedremo a p. 33) è quella di scandire con evidenza lo sviluppo del testo : è possibile, in particolare, che si sottolinei una lacuna lasciata aperta dai paragrafi precedenti per introdurre l’informazione che la colmerà. Esempi del genere sarebbero forse difficili da trovare in quei contesti, anche divulgativi, in cui il gusto dell’organicità prevale su quello della chiarezza e della razionalizzazione, e dove ci si limiterebbe ad aggiungere l’informazione o la precisazione mancante evitando la marcatura testuale e affidandosi all’inferenza del lettore :  



« dobbiamo capire un po’ meglio quello che accade al contenuto dell’Universo durante l’espansione, una cosa che l’esposizione fatta nel capitolo precedente non teneva in nessuna considerazione ». (MBB : 38) « Quando nel capitolo 2 abbiamo parlato dei fotoni come dei mattoni fondamentali della luce e abbiamo detto che il loro comportamento può sempre essere equiparato anche a quello di un’onda, abbiamo tralasciato un aspetto piuttosto importante ». (MBB : 194) « Più sopra si è dato per scontato che l’osservatore fosse fermo e che fosse la stella a muoversi : in linea di principio, potrebbe anche capitare il contrario, con la stella ferma e l’osservatore in moto, oppure una combinazione delle due situazioni ». (CU : 25) « Per inciso, si sarà notata l’implicita assunzione che abbiamo fatto : che vi sia una sostanziale omogeneità di comportamento tra le Cefeidi della Via Lattea e quelle della Piccola Nube di Magellano. Su questo ci sarebbe da discutere, ma, almeno in prima approssimazione, si può accettare che sia così ». (CU : 36)  



























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Tra le forme di rimando possono essere di particolare importanza quelle riepilogative, che « riallacciandosi a quanto è stato detto fino a quel punto, preparano l’introduzione di un’informazione nuova ». 1 Nel nostro corpus sono abbondantemente attestate :  







« Siamo riusciti a intuire come il contenuto di materia influenzi le proprietà di espansione dell’Universo basandoci su un’analogia intuitiva (quella del sasso lanciato in aria) che un fisico dei tempi di Newton sarebbe sicuramente stato in grado di comprendere con le conoscenze a sua disposizione. Non c’è niente di strano, infatti, nel concludere che l’attrazione gravitazionale esercitata da tutta la materia contenuta nell’Universo possa in qualche modo influenzare il moto complessivo della materia stessa. Perché Friedmann aveva dovuto ricorrere alla relatività generale per formulare il suo modello di Universo in espansione ? ». (MBB : 24-25)  

   



Il divulgatore non si limita alla sintesi delle porzioni testuali precedenti, in cui ricorreva all’analogia del lancio del sasso per spiegare l’espansione dell’universo e il concetto di densità critica ; come negli esempi visti poco fa, si enuclea ed esplicita l’elemento mancante del procedimento ragionativo, 2 introducendo poi con l’interrogativa retorica la successiva saturazione della lacuna informativa. Altri esempi, in cui la prima parte del paragrafo rimanda alle parti precedenti e le riepiloga, mentre le frasi finali introducono i successivi sviluppi informativi :  





« Oggi sappiamo che l’universo ha avuto un’evoluzione, e che guardando sempre più lontano guardiamo sempre più indietro nel tempo [...]. La semplice osservazione del cielo notturno, corredata da una logica deduzione, ci porta a concludere che l’universo deve avere un’età finita, che non è esistito da sempre [...]. Non ci dice nulla sull’estensione dell’universo [...], ma comincia a crollare l’idea dell’universo eterno e immutabile che tanto piaceva a Newton e che tanto piacerà a Einstein ». (OU : 41) « Il lungo viaggio che ci ha portato dagli studi più recenti sull’obliquità dei pianeti a scoprire l’origine delle costellazioni ha consentito di guardare alla meccanica celeste in una prospettiva storica. A questo proposito si può dire che la precessione degli equinozi segna il confine che separa la moderna astronomia dall’antica astrologia. È un esercizio interessante cercare allora di scoprire dove e quando i due cammini hanno cominciato a divergere ». (OCS : 98)  











Il divulgatore può anche scegliere di anticipare in sede di introduzione la struttura e i contenuti del libro. È quanto succede in MBB, nel cui prologo l’autore sintetizza i sei successivi capitoli del libro, chiudendo ogni paragrafo con la corrispondente forma di rimando :  

« Il modello cosmologico basato sul Big Bang è straordinariamente efficace nel descrivere l’evoluzione dell’intero Universo [...]. I punti fondamentali del modello cosmologico del Big Bang sono illustrati nel capitolo 1 di questo libro » (MBB : 3), « Nelle sue primissime fasi di vita, l’intero Universo era incredibilmente caldo e luminoso. [...] A una spiegazione dettagliata della sua origine e al racconto della scoperta è dedicato il capitolo 2 » (MBB : 4).  











5. Paragrafi riepilogativi Nei testi del corpus capita spesso, come potrebbe succedere in un manuale didattico, che alcuni paragrafi abbiano lo scopo specifico di riepilogare quanto detto in precedenza e di chiudere una più o meno ampia porzione testuale. Rispetto alle forme di rimando di 1   2

D’Acunti 1998 : 41.   L’influenza dell’attrazione gravitazionale sull’espansione dell’universo, per com’è stata presentata fino a quel momento, sembrerebbe spiegabile in termini esclusivamente newtoniani, senza necessità di chiamare in causa lo spaziotempo dinamico e la relatività ristretta, teorie da cui il paragrafo era partito.  

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cui si è già parlato, i paragrafi riepilogativi si distinguono proprio perché non servono a introdurre un nuovo snodo concettuale, ma soltanto a chiudere quello precedente. In essi agiscono con particolare efficacia sia i coesivi demarcativi sia diversi tipi di connettivi argomentativi. MBB : 12-13, dopo aver usato il modello di un elastico e poi quello di un panettone in lievitazione per spiegare la fuga delle galassie, e dopo aver già esplicitato lo scopo illustrativo dei due esempi (« convincervi che il modo più sensato di interpretare la fuga delle galassie è quello di attribuire il movimento non alle singole galassie, ma allo spazio che le contiene »), chiude l’argomento ripetendo ulteriormente l’informazione centrale di questa porzione testuale (è lo spazio ad estendersi, non le galassie a muoversi) e la sua relazione logico-figurale con i due modelli :  







« Le galassie sono in realtà ferme nella loro posizione nello spazio, mentre è lo spazio stesso, “crescendo”, che le allontana una dall’altra, proprio come l’elastico, estendendosi, fa muovere i nodi, o la pasta, lievitando, trascina con sé l’uvetta »  



Si noti, tra l’altro, la funzione ulteriormente chiarificatrice dei due connettivi con sfumatura avversativa in realtà e mentre. Altri esempi :  

« In conclusione, il clima terrestre è un sistema molto complesso, correlato in maniera ancora non ben compresa all’attività solare. Così pure siamo ancora lontani da poter fare previsioni sulla meteorologia spaziale. È un campo di grande interesse per le future attività spaziali e che richiede una più completa conoscenza dell’ambiente in cui sono immersi il Sole e la Terra ». (DNS : 104) « In questo capitolo abbiamo visto come si sia trasformata, in meno di mezzo secolo, la concezione che l’uomo ha dell’universo, formatasi nel corso di millenni. La scoperta di Hubble [...] e la presa di coscienza dell’insignificanza del nostro pianeta [...] furono solo il punto di partenza. All’aumentare delle prove sperimentali e teoriche, divenne sempre più chiaro che l’universo doveva avere avuto un inizio nel tempo, fino a quando questa tesi fu finalmente dimostrata, nel 1970, da Penrose e da me sulla base della teoria generale della relatività di Einstein ». (BBN : 65) « Materia oscura, energia oscura, inflazione sono quasi certamente misteri interconnessi. Il giorno in cui scopriremo la causa dell’espansione accelerata, con ogni probabilità comprenderemo anche il meccanismo dell’inflazione, inquadreremo sotto una luce nuova il problema dell’energia del vuoto e ci troveremo a fare i conti con nuove particelle, [...] nuovi schemi interpretativi, nuovi concetti. E magari, come pensano i fautori della teoria delle stringhe, anche nuove dimensioni spaziali ». (CU : 208)  

















Fra i paragrafi riepilogativi rivestono particolare importanza i veri e propri sunti conclusivi del libro :  

« Siamo così arrivati alla fine del nostro viaggio a ritroso del tempo : dalla vita, ai pianeti e alle stelle, ai primissimi istanti dell’universo e alle congetture sul perché l’universo ha le proprietà che hanno permesso tutto lo sviluppo che possiamo osservare oggi, fino ai tentativi di rispondere all’ultima delle domande : come è venuto in esistenza l’universo, e anche gli eventuali altri universi ? ». (DNS : 182) « Questo libro ha trattato di uno dei modi più potenti e ingegnosi che i cosmologi hanno escogitato per comprendere l’Universo : l’osservazione del debole segnale proveniente dai primordi della creazione, il tenue bagliore lasciato dall’immensa luce che pervadeva il Cosmo primordiale. [...] L’esistenza stessa della radiazione cosmica di fondo è una delle più forti evidenze (forse, la più forte) che il modello del Big Bang è valido [...]. La presenza di minuscole increspature nella luce primordiale ci ha permesso di mappare la distribuzione di materia nell’Universo delle origini [...]. L’analisi di  





   







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questi suoni, di queste partiture fossili, ci ha permesso di capire meglio la natura fisica del nostro Universo ». (MBB : 210)  



6. Riprese informative Per facilitare la comprensione e la memorizzazione, un’informazione può essere ripetuta quasi allo stesso modo e a breve distanza, senza che l’iterazione sia segnalata da una marca testuale :  

« Un carattere notevole del primo tipo di modello di Fridman è che in esso [...] la gravità è così forte che lo spazio si incurva su se stesso, venendo ad assomigliare in qualche misura alla superficie della Terra » (BBN : 58), « Nel primo tipo di modello di Fridman, in cui la fase di espansione sarà seguita da una fase di collasso, lo spazio è richiuso su se stesso, come la superficie della Terra (BBN : 58). « Nel 1938 Pierre Auger scopre gli sciami di particelle nell’atmosfera prodotti dall’impatto con i raggi cosmici. Queste particelle secondarie [...] possono eccitare le molecole atmosferiche che perciò irraggiano radiazione ultravioletta che può essere osservata dai telescopi » (DNS : 148), « fisici americani ed europei stanno progettando un collettore della luce proveniente da ampie regioni della nostra atmosfera eccitata da sciami di particelle altamente energetiche prodotte da raggi cosmici ancora più energetici » (DNS : 149). « Tutte e cinque le teorie di stringa, inseme con la M-teoria, risultano così duali l’una all’altra, interconnesse da un unico schema teorico : altro non sono che cinque maniere diverse di descrivere la medesima fisica » (UE : 288), « Ma la fisica che descrivono è esattamente la stessa » (UE : 289).  



































L’iterazione informativa rivela spesso una particolare attenzione per l’aspetto tassonomico, soprattutto nei testi meno divulgativi ; in questi casi, i componenti del gruppo concettuale più esteso vengono ricordati fra parentesi :  



« Solo le galassie che ospitano la formazione stellare (spirali, irregolari, starburst) » (SG : 60), « come per tutti i sistemi autogravitanti (nubi molecolari, ammassi globulari, galassie, ammassi di galassie) » (SG : 139), « porre limiti [...] sul contenuto di gas (atomico, molecolare, ionizzato...) » (SG : 146), « La materia ordinaria (molecole, atomi, particelle elementari) presente nell’universo » (OU : 120).  























Altre volte, invece, la ripetizione è segnalata dalla forma di rimando :  

« Come si è già detto, la polvere è composta da grani di dimensioni, forma e composizione diverse : ci sono gli idrocarburi policiclici aromatici (PAH), i grani molto piccoli (VSG) e i grani grossi (BG) » (SG : 93, che riprende, con maggior sintesi, la stessa classificazione di SG : 54).  









7. Esplicitazione degli snodi concettuali Come abbiamo già anticipato nel § 4, una delle caratteristiche del linguaggio scientifico è quella di scandire in modo evidente le diverse fasi di un ragionamento o di una descrizione, rendendo esplicita la programmazione testuale. Questa caratteristica è più rara in quei testi che più dissimulano l’impianto didascalico nell’architettura narrativa, come BOS e UE. Nella maggioranza dei casi l’esplicitazione degli snodi concettuali avviene con proposizioni espresse alla quarta persona e, più raramente, con dipendenti al gerundio o locuzioni preposizionali. a) Locuzioni preposizionali o gerundio :  

« Per quel che riguarda gli ostacoli alla teoria, [...] è comunque istruttivo parlarne prima a livello generale » (UE : 127), « Tornando alle anisotropie della CBR » (CU : 170), « Tornando alla meccanica celeste » (OCS : 90).  

















34

la lingua della divulgazione astronomica oggi

b) Quarta persona :  

« vediamo cosa ci hanno detto di più di COBE gli esperimenti analoghi, ma aventi una maggiore capacità di risolvere dettagli molto più piccoli dei 7 gradi » (DNS : 157), « Ma ora vogliamo passare in rassegna altri oggetti ancora più strani, quali le stelle di neutroni e le pulsar » (UTM : 121), « Cerchiamo di capire meglio questo concetto importantissimo e il motivo per cui esso si applica allo stato fisico dell’Universo primordiale » (MBB : 47), « Il modellino [...] ci torna comodo per puntualizzare il concetto di distanza e per inquadrare meglio anche la legge di Hubble » (CU : 108), « Continuiamo a seguire l’espansione dell’universo, e il suo raffreddamento » (OU : 71), « Torniamo ora alla teoria delle stringhe, [...] ed esaminiamo le possibili energie di stringa in un esempio specifico » (UE : 215).  



































Eccezionalmente si può ricorrere all’impersonale : « ancora una volta si cerca di svelare l’effetto stabilizzante delle risonanze studiando in dettaglio il caso specifico » (OCS : 66).  







Anche l’esplicitazione degli snodi concettuali si combina spesso con i rimandi anaforici o cataforici :  

« Possiamo adesso tornare al punto da cui siamo partiti, e cioè al fatto che la geometria dell’Universo è determinata dal suo contenuto di materia, e fare un importante collegamento con quello che abbiamo appreso in precedenza sull’espansione dell’Universo ». (MBB : 30) « Nel capitolo 3 spiegheremo come vengono create le polveri. Ora però vogliamo concentrarci sul processo di emissione, grazie al quale possiamo osservarle ». (SG : 54)  











L’esplicitazione può essere accompagnata da elementi letterari, evocativi, che hanno la funzione di coinvolgere il lettore non solo nella scansione logica del testo, ma anche nella sua implicita forza immaginativa :  

« Ritorniamo per un momento a volare sopra l’Universo e ad abbracciare con lo sguardo la mappa del mondo. Da là fuori rivolgiamo la nostra attenzione alla Via Lattea e a una galassia che, per un astronomo terrestre, ha un redshift z = 0,2 ». (CU : 115) « Proseguendo allora nel nostro viaggio a ritroso nel tempo, andiamo a vedere dove nascono le stelle, quali sono le loro caratteristiche, e come si svolge la loro vita ». (DNS : 50)  











Non bisogna, infine, dimenticare l’opzione più frequente, quella paragrafematica : l’esplicitazione degli snodi può avvenire semplicemente attraverso l’accapo.  

8. Esplicitazione dei termini operativi Una delle procedure linguistiche propedeutiche all’esistenza stessa di un linguaggio scientifico è, secondo De Mauro, 1 l’operazione con cui si esplicitano i criteri di definizione dei termini e si sceglie il piano di riferimento. Come suggerisce Dardano, è qui che « appare il discrimine tra tecnica e scienza ; rispetto alla prima la seconda ha qualcosa in più : rende espliciti i criteri e i termini con i quali essa opera, per esempio, mediante inserimenti metalinguistici di questo tenore : “proponiamo di definire questo fenomeno xy” ». 2 Se nella divulgazione si cerca di evitare il riferimento a formule matematiche complesse, è anche vero che il lettore va comunque introdotto alla dimensione quantitativa del ragionamento fisico e astronomico : i testi del corpus in cui questo tipo di inserimenti metalinguistici è più presente sono dunque quelli in cui il cotesto simbolico-matematico ha più spazio (CU, OU). 3 Nell’esplicitazione dei termini operativi si ricorre di frequente al tecnicismo collate 

















1   3

2 Cfr. De Mauro 1994b : 334-337.   Dardano 1994 : 501.   Viceversa, sono quasi assenti in libri come BBN o MBB, dove il riferimento al codice simbolico è raro.  



testualità

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rale descrivere (vedi cap. 3 pp. 133-134) o ad altri verbi semanticamente neutri (esprimere, indicare, rappresentare) e alle forme denominative (si indica con, è detto, è chiamato, è definito). « Un’altra proprietà degli acidi nucleici e delle proteine è che possono esistere in due configurazioni, l’una immagine speculare dell’altra [...], simmetriche ma non sovrapponibili, indicate con L (levogiro) e D (destrogiro) ». (DNS : 26) « In questa equazione il primo termine esprime l’energia cinetica dovuta al movimento [...], mentre il secondo termine descrive l’energia potenziale dovuta alla gravitazione [...]. La somma di queste due energie è uguale a una costante, che viene chiamata K e che compare al secondo membro dell’equazione ». (OU : 59) « perciò Hohmann introdusse una nuova quantità : il ∆V (delta-V), definito come la somma dei cambiamenti di velocità provocati dall’accensione dei motori di una sonda spaziale » (OCS : 208) « un’operazione detta coniugazione di carica, che si indica con il simbolo C. [...] questa operazione è chiamata parità e si indica con il simbolo P ». (BOS : 108)  

























Altre volte, come accade più di frequente nei testi di livello specialistico, il simbolo è integrato senza segnali testuali nella definizione della formula :  

« [...] una stretta relazione tra rotazione e orbita che può essere descritta introducendo due quantità : il periodo di tempo Trev impiegato da un corpo celeste per compiere una rivoluzione completa attorno al proprio corpo centrale e il periodo di tempo Trot necessario per completare una rotazione completa su se stesso ». (OCS : 74) « se si vuole determinare la massa M della nostra stella, basta misurare il raggio R dell’orbita di un pianeta [...], moltiplicarlo per il quadrato della velocità orbitale V e dividerlo per la costante di gravitazione universale G ». (SG : 140)  













Quando l’esplicitazione segue il cotesto simbolico, di frequente è introdotta dall’avverbio di luogo ; in questo caso l’esplicitazione avviene sempre con il verbo essere :  



« dove H è una costante, che ha lo stesso valore ovunque nell’universo » (OU : 59), « dove dt è l’intervallo di tempo infinitesimale che separa i due eventi e c è la velocità della luce » (CU : 87), « dove P è la pressione, r è la densità e w è una costante di proporzionalità ; c è la velocità della luce » (CU : 94), « dove h è la costante di Planck [...] e v è la frequenza » (SG : 84), « dove Ho è la costante di Hubble » (SG : 128).  































Un caso (insolito più che particolare) in cui siamo incorsi nello spoglio è la curiosa equazione di Drake per la stima del numero di possibili civiltà tecnologiche nella nostra galassia ; una vera processione di incognite che costringe la Hack a dedicare un paragrafo soltanto all’esplicitazione dei termini: 1  



« Essa è data da N= R x S x P x V x E x I x T x D, dove R è il numero di stelle che si forma ogni anno nella Via lattea, S rappresenta la frazione di R di stelle di tipo simile al Sole, P la frazione di stelle con pianeti, V la frazione di pianeti a una distanza tale dalla stella da essere adatta all’apparire della vita (e cioè temperature che permettano l’esistenza di acqua allo stato liquido), E la frazione in cui la vita è realmente esistente, I la frazione in cui si è sviluppata vita intelligente, T la frazione in cui la vita intelligente è anche tecnologicamente avanzata, D la durata di questa civiltà tecnologicamente avanzata, espressa in anni ». (DNS : 48)  





La generalità dei concetti chiamati in causa (tipo di stelle simili al Sole, temperature che permettano lo stato liquido dell’acqua, frazione di pianeti in cui la vita è effettivamente presente) permette al lettore di afferrare il significato di un’equazione soltanto apparentemente ostica ; ciò è ovviamente dovuto anche al fatto che quella di Drake è una stima volta più a stuzzicare la fantasia che a fornire un dato scientificamente rilevante (la stessa  

1

  In OCS : 269 l’esplicitazione dei termini dell’equazione di Drake è invece affidata ad un elenco puntato.  

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

Hack, del resto, presenta la formula così : « Drake si divertì a scrivere un’equazione piena di incognite »).  





9. Interrogative ed esclamative dirette Poiché nella divulgazione così come nella didattica « si tende alla “narrativizzazione” dei concetti », 1 fra le conseguenze linguistiche c’è anche un aumento « delle interrogative dirette, che hanno funzione di apertura e di chiusura discorsiva ». 2 Ricordiamo che le interrogative didascaliche 3 sono fra i tratti che distinguono la letteratura secondaria da quella primaria. Sulla base di Dardano 2008 : 157, da cui attingiamo i tipi a) e b), è possibile provare a individuare diverse funzioni testuali che le interrogative dirette svolgono nel corpus, con la consapevolezza che non poche volte queste funzioni si sovrappongono :  

















a) Funzione introduttiva. In questo caso le interrogative tendono spesso a distribuirsi in serie :  

« cosa si può dire circa la stabilità globale del sistema ? Come si collega il caos alla stabilità ? Un regime caotico conduce inevitabilmente all’instabilità ? » (OCS : 46), « Quale è la frazione di energia emessa da ogni componente [...] di una galassia ? Le proporzioni cambiano a seconda del tipo morfologico ? Gli astronomi si pongono queste domande [...] e la ricostruzione della distribuzione spettrale d’energia è uno strumento tra i più efficaci per poter dare una risposta » (SG : 84), « In che senso l’Universo può essere caldo, oppure freddo ? Cos’è e come si può misurare la sua temperatura ? » (CU : 137), « La domanda alla quale cercheremo di rispondere è la seguente : il fatto che nell’universo vi siano stringhe oppure particelle puntiformi modifica in maniera significativa le caratteristiche geometriche e fisiche di questo collasso cosmico (UE : 209).  





   



















   







b) Interrogative “dinamiche”, che hanno il fine di far avanzare rapidamente il discorso :  

« la stella per mantenersi in equilibrio termico deve dissipare molto più efficacemente l’energia prodotta. E come può farlo ? Aumentando la propria superficie più di 10.000 volte » (DNS : 59), « Le immagini multibanda analizzate finora si riferiscono alle galassie a spirale. Come sono quelle degli altri tipi di galassie ? » (SG : 78), « La domanda è quindi : quali sono le particelle veramente elementari, i mattoni fondamentali da cui è composta ogni cosa ? » (BBN : 80), « [...] Perché invece le stelle restano apparentemente fisse sulla sfera celeste ? » (OU : 21), « Ma arriverà un momento in cui tutto l’idrogeno del nocciolo centrale sarà trasformato in elio. E allora cosa succede ? E quando questo succede ? » (UTM : 73), « Cosa significa unificare le interazioni ? L’idea di fondo è che le forze di natura ci appaiono diverse solo perché le osserviamo operare in un contesto [...] » (CU : 143).  



   













   

   











   











Molte delle interrogative dinamiche sono introdotte dalla congiunzione testuale ma :  

« Ma come scoprire un pianeta in orbita attorno a una stella [...] ? » (DNS : 37), « ma è possibile guardare direttamente il momento in cui l’Universo è venuto alla luce ? » (MBB : 4), « Ma allora perché, di notte, tra una stella e l’altra, il cielo è buio ? » (OU : 34), « Ma come spiegare che sono meno numerosi di quanto si poteva prevedere ? » (UTM : 84), « Ma in che senso la massa-energia determina la geometria dello spaziotempo ? » (CU : 89).  

   



   

   

   

   

















c) Altre interrogative o esclamative dirette realizzano in modo più specifico una dramma1   2

Dardano 2008 : 152.   Dardano 2008 : 152. Cfr. anche Gualdo-Telve 2011 : 199 (« La chiave di volta nella divulgazione, sia essa scritta, orale o audiovisiva, sembrerebbe dunque essere, oggi, nella narrazione e nella dialogicità »). 3   In Serianni 1988 : 438 sono definite didascaliche quelle interrogative dirette « con le quali chi sta trattando un certo argomento davanti a un uditorio, reale o immaginario, rivolge a sé stesso una domanda per vivacizzare l’esposizione, quasi fingendo che l’interrogazione proceda dal pubblico ».  















testualità

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tizzazione del testo : oltre al coinvolgimento illocutivo del lettore, questi enunciati possono in alcuni casi servire a dare una forma dialogica, personificata o comunque più concreta ai concetti meno facilmente afferrabili :  



« l’esistenza della legge di Hubble [...] dovrebbe come minimo portarci a considerare con sospetto la nostra posizione nell’Universo : tutte le altre galassie starebbero infatti fuggendo disperatamente dal posto che a noi è toccato di occupare ! ». (MBB : 12) « Se ogni nodo potesse parlare, penserebbe di trovarsi al centro esatto della fuga di tutti gli altri nodi, e finirebbe col chiedersi : “che cosa ho che non va ?” ». (MBB : 12) « Il modo migliore per rispondere alla domanda : “Dove è avvenuto il Big Bang ?” è “Ovunque !” ». (MBB : 31) « Ricordate quando Einstein cercava disperatamente di trovare una soluzione delle sue equazioni che gli permettesse di descrivere un Universo statico ? Sapete cosa fece il buon vecchio Albert ? ». (MBB : 162) « Il principio antropico sembra però a molti una via di mezzo tra una banale constatazione e un modo per evitare di trovare una risposta al problema (“Papà, perché il Sole brilla ?” “Perché altrimenti non si vedrebbe niente. Adesso zitto e finisci gli spinaci”) ». (MBB : 182) « Potrebbero esistere interi antimondi e antipersone composti da antiparticelle. Se però incontri il tuo anti-io non stringergli la mano ! Svanireste infatti entrambi in un grande lampo di luce ». (BBN : 83) « Metodo complesso ? No certo, anzi è persino banale ». (CU : 30) « Che strano ! Come è possibile che al mondo esista un cerchio che viola una legge nota già agli antichi Greci [...] ? ». (UE : 55)  



   





























   















   













   



Il testo più ricco di interrogative del tipo c), come si è potuto intuire dagli esempi, è senz’altro MBB, che insieme a BBN opta per uno stile divulgativo più interazionale e spesso ammiccante agli stereotipi della lingua comune.

ii. SINTASSI

C

ome abbiamo già detto introducendo lo scorso capitolo, l’approccio dominante ai linguaggi scientifici è stato a lungo quello lessicale-terminologico e stilistico-retorico. Altieri Biagi 1990 : 35 faceva notare come, per quanto riguarda la lingua di Galileo, « basterebbe trasferire il discorso al piano sintattico, ancora inesplorato, per constatare che non si è andati molto al di là dei giudizi intuitivi di tipo estetico, per definire questo aspetto fondamentale della prosa galileiana e, più in generale, della prosa scientifica ». Oggi l’attenzione agli aspetti sintattici è stata in buona parte recuperata, come testimoniano gli studi che verranno citati nella nostra analisi. Non si tratta soltanto di giungere a una descrizione più organica e completa di un linguaggio specialistico, considerandolo una manifestazione linguistica con peculiarità strutturali e non confinate ad un unico aspetto ; poiché « la costruzione sintattica è la spia più significativa dell’organizzazione logica del pensiero », 1 si tratta soprattutto di cogliere tracce e segni della cognitività logico-scientifica che precede la scrittura, materiale utile sia per un’analisi funzionale di più ampia portata, sia per individuare quei procedimenti logici che possono essere comuni alla scrittura argomentativa anche di contenuto non scientifico. Va detto subito che « al livello morfosintattico, ancor più che al livello lessicale, le lingue specialistiche non sono caratterizzate da fenomeni specifici, ma dalla particolare frequenza di certi fenomeni, che esistono anche nella lingua comune ». 2 Fra i tratti linguistici che potremmo rintracciare in qualsiasi tipo di scrittura, ma che nella comunicazione scientifica assumono un’incisività determinante, ci sono innanzitutto la preminenza sintattica e semantica del nome e la frequenza delle forme passive. Proprio per la continuità di questi fenomeni con la lingua comune, però, nel contesto divulgativo ci si potrà trovare davanti ad uno scenario diverso : « Di norma, i fenomeni linguistici osservati nel polo alto della scrittura scientifica sono tali perché hanno un’incidenza bassa o trascurabile nella scrittura divulgativa. Sia la nominalizzazione, sia il passivo – per soffermarci sui due aspetti più importanti del linguaggio scientifico – sono infatti presenti in misura nettamente minore nei testi destinati al largo pubblico ». 3 Nei paragrafi successivi proveremo a fornire alcuni parziali riscontri quantitativi, sia per verificare l’effettiva variazione diafasica cui questi tratti sono soggetti, sia per individuare eventuali caratteristiche specifiche della lingua astronomica. Cominciamo da alcune osservazioni generali. I testi del corpus condividono una sintassi piana, semplice, la cui tendenza assoluta è la linearità : gli incisi sono rari, così come scarsa è la profondità ipotattica. Nella maggior parte dei casi gli autori scelgono un periodare breve, con il ragionamento scandito chiaramente da punti e connettivi :  































« Il deuterio invece viene distrutto nelle stelle. Quindi lo si deve cercare in nubi di gas dove ancora le stelle non si sono formate. A tale scopo si usano nubi di idrogeno posizionate al di fuori della nostra galassia, nello spazio intergalattico ». (OU : 75) « In realtà l’esistenza della nube di Oort spiega solo parzialmente l’origine delle comete. Il meccanismo dinamico descritto nel paragrafo precedente funziona bene per generare orbite di alta eccentricità e inclinazione. La maggioranza delle comete di corto periodo possiede invece orbite caratterizzate da eccentricità moderate e distanze dal sole relativamente piccole ». (OCS : 124)  









1

  Altieri Biagi 1990 : 36.  

2

  Sobrero 1993 : 249.  



3

  Gualdo-Telve 2011 : 253.  

40

la lingua della divulgazione astronomica oggi

« L’idrogeno atomico assomma a circa il 76% della massa dell’Universo. Costituisce, con l’elio, la componente uscita dalla nucleosintesi del Big Bang, che, dal collasso delle nubi primordiali, formò le stelle che oggi compongono le galassie. Nel suo stato atomico neutro, tipico di un gas freddo a bassa densità, l’idrogeno può essere facilmente osservato grazie a una riga di emissione a 21 cm (nelle onde radio) : tale riga si genera in un processo chiamato inversione di spin, che ha luogo nelle condizioni fisiche tipiche del mezzo interstellare delle galassie ». (SG : 58)  







Molto raramente si supera il secondo grado di subordinazione. Di seguito due casi in cui si arriva al terzo e al quarto (indico fra parentesi quadre la gerarchia subordinativa e tralascio di rilevare la presenza di coordinate) :  

« Le ultime tre possono essere combinate nelle cosiddette grandi teorie unificate, o GTU, [i] che non sono ancora molto soddisfacenti [ii] perché non includono la gravità e perché contengono un certo numero di quantità, come la massa relativa di varie particelle, [iii] che non possono essere predette sulla base della teoria, ma che devono essere scelte ad hoc [iv] per concordare con le osservazioni ». (BBN : 174) « Il sogno di una teoria fisica in grado di prevedere con ragionevole certezza il valore delle costanti fondamentali [...] sembra andare completamente in frantumi di fronte a una visione [i] in cui il nostro mondo ha avuto origine da un sottoinsieme particolare di condizioni, [ii] che non hanno alle spalle nessuna ragione particolare [iii] se non quella che scaturisce dalla fondamentale indeterminazione del mondo quantistico ». (BOS : 206)  











Fra le subordinate dominano le relative, le causali e le ipotetiche. In particolare, data la particolarità epistemologica dell’astronomia, che rispetto ad altre scienze può avere un’importante prima fase di studio non strettamente sperimentale, con la formulazione di ipotesi teoriche non sempre verificabili nell’immediato, 1 sono frequenti i periodi ipotetici di ogni tipo, anche dell’irrealtà :  



« Se infatti il valore dell’energia del vuoto fosse quello (sbagliato) che sembrano suggerire le stime teoriche, l’universo avrebbe dovuto entrare nella fase accelerata molto prima ». (BOS : 188)  





La semplificazione della sintassi, oltre che attraverso la generale ricerca della chiarezza e della frase breve, avviene anche – come abbiamo già accennato – con il « potenziamento del ruolo svolto dal sostantivo e con il rispettivo depotenziamento di quello svolto dal verbo ». 2 Della nominalizzazione parleremo più diffusamente nel § 1, ma approfittiamo di questo spunto per osservare subito che « la presenza ridotta della subordinazione non significa necessariamente minore complessità sintattica ». 3 I rapporti ipotattici possono cioè essere sostituiti da legami sintagmatici che, pur non ricorrendo ai connettivi subordinanti, chiedono comunque al lettore un alto impegno inferenziale o decodificante :  













« i linguaggi specialistici sono più semplici dal punto di vista della struttura lineare e [...] la complessità dei concetti trattati viene quindi espressa dalle relazioni di tipo sintattico e semantico interne ai gruppi nominali presenti nella frase. [...] quindi, anche se la struttura superficiale risulta semplificata, la più alta densità lessicale della frase e la più complessa strutturazione dei sintagmi nominali ne rende comunque impegnativa la decodificazione ». (Gotti 1991 : 83)  





Diremo successivamente di come la semplificazione della sintassi e la maggior densità 1   Si pensi, ad esempio, alle ipotesi sull’evoluzione finale dell’universo, o a quelle sulla composizione della materia oscura. Su questa particolarità della scienza astronomica e sulle sue conseguenze linguistiche si tornerà più volte nel corso di questo capitolo. 2 3   Altieri Biagi 1990a : 342.   Viale 2009 : 651.  



sintassi

41

semantica siano ottenute, oltre che con la nominalizzazione, anche con l’uso dei modi verbali indefiniti (cfr. pp. 49-53). I testi del corpus possono a buon diritto rientrare in quelle che Ferrari 2007 definisce scritture comunicative odierne. Il presupposto teorico di questo studio è molto importante e può descrivere con particolare efficacia le esigenze che danno forma alla lingua della divulgazione scientifica. La sintassi odierna è senz’altro più vicina al parlato rispetto al passato. Tuttavia, nota la Ferrari, già nel Seicento e nel Settecento si era iniziato a diffondere un atteggiamento di maggior libertà di fronte al serbatoio di possibilità sintattiche della lingua italiana :  

« ciò che è cambiato effettivamente negli ultimi trenta-quarant’anni è [...] l’atteggiamento riguardo alle motivazioni profonde che guidano le scelte sintattiche di chi scrive. Parallelamente al parlato, lo scritto odierno regola e controlla la lingua, e in particolare la sintassi, in base a fattori funzionali di tipo comunicativo [...]. Negli ultimi trenta-quarant’anni si è insomma indebolito, in certi casi fino a scomparire, l’atteggiamento estetico e ‘pseudorazionale’ insito nella norma ‘tradizionale’ della scrittura. Più precisamente, al giorno d’oggi, anche nella scrittura, le scelte sintattiche risentono di una generale maggiore sensibilità nei confronti delle loro implicazioni funzionali di carattere illocutivo, testuale e informativo : è in questo che sta la chiave per la comprensione dell’avvicinamento odierno dello scritto al parlato, e delle variegate geometrie estensionali che questo nuovo fenomeno comporta ». (Ferrari 2007 : 69)  







Proprio alla luce di questa sintassi parzialmente eterodiretta, cioè nel nostro caso finalizzata alla chiarezza comunicativa e alla messa in evidenza delle informazioni più importanti, si possono interpretare i fenomeni marcati di cui si dà conto nel § 9 : il ricorso alle frasi scisse, ad esempio, non è tanto un ammiccamento al parlato, quanto un efficace meccanismo per indicare al pubblico l’importanza del contenuto rematico. Oltre a questa considerazione più generale, Ferrari parla di due tendenze della sintassi contemporanea che, un po’ come la nominalizzazione, pur non intaccando il dominio paratattico possono complicare la linearità del discorso. Il mancato « isomorfismo tra la profondità del livello di subordinazione e la profondità dell’organizzazione del pensiero nel testo » 1 è dovuto al fatto che nel regime paratattico può inserirsi « l’interruzione della continuità sintattica per inserzione o estrazione interpuntiva di materiale linguistico ». 2 L’inserzione e l’estrazione sono due meccanismi di ampliamento discorsivo che nella scrittura comunicativa contemporanea appaiono con maggior frequenza e centralità. 3 Tuttavia nel nostro corpus anche queste forme di complessità sintattica sono tutto sommato rare, confermando che lo sviluppo lineare e “assistito” del ragionamento è il primo obiettivo, molto spesso raggiunto, degli autori. Vediamo comunque qualche caso di inserzione ed estrazione, che nel nostro campione si realizzano soprattutto attraverso le parentesi. Partiamo da un’inserzione :  

















« tornando ai neutrini, [...] andavano trattati in maniera molto simile alla radiazione elettromagnetica (i fotoni, che compongono la radiazione elettromagnetica e si muovono sempre esattamente alla velocità della luce, sono totalmente privi di massa) ». (BOS : 115)  





Oltre alla presenza stessa dell’inserzione fra parentesi, la piena comprensione del passo è resa meno semplice anche dalla necessaria inferenza chiesta al lettore : i fotoni sono una  

1   3

2 Ferrari 2007 : 66.   Ferrari 2007 : 79.   « Il fenomeno è quantitativo, ma anche qualitativo, nella misura in cui, rispetto al passato, sembrano essersi allargate anche le possibilità espressive dei due meccanismi linguistici. Per quanto riguarda l’inserzione sintattica, vi è stato un ampliamento delle unità sintattiche coinvolte nel fenomeno [...]. Nella lingua comunicativa del passato l’inserzione sintattica riguardava infatti soprattutto la subordinazione frasale e tendeva a collocarsi entro i confini sintagmatici maggiori della frase » (Ferrari 2007 : 76-77).  









42

la lingua della divulgazione astronomica oggi

manifestazione della radiazione elettromagnetica e come i neutrini non hanno massa ; per questo è possibile trattarli in modo simile. Altri esempi di estrazione e inserzione :  



« l’emissione è massima alle lunghezze d’onda della luce visibile (non è un caso che l’occhio umano si sia adattato nel corso dell’evoluzione ad essere sensibile proprio dove c’è più luce) ». (OU : 83) « La misura [...] era stata possibile grazie alla larga banda di frequenze che i bolometri possono ricevere simultaneamente (a differenza dei radiometri, che possono amplificare solo una banda di frequenze abbastanza ristretta intorno alla frequenza osservata), all’estrema sensibilità di questi ricevitori [...] e all’assenza di effetti di disturbo ». (OU : 101) « Vi si dovrà poi incollare a mano (un processo delicatissimo, fatto al microscopio, usando macchine micromanipolatrici) un sensore di temperatura ». (OU : 116) « Agli inizi, i calcolatori riuscivano a seguire le interazioni gravitazionali tra poche migliaia di punti in un volume relativamente piccolo (ogni punto rappresenta una concentrazione di massa abbastanza grande da avere una rilevanza cosmica, per esempio una galassia) ». (BOS : 120) « quasi tutte le particelle supersimmetriche si sono estinte, sparendo dall’universo senza lasciare traccia (un destino simile, sebbene realizzato in maniera completamente diversa, a quello cui andarono incontro le particelle di antimateria) ». (BOS : 125)  





























Torniamo alle caratteristiche specifiche della lingua scientifica. Con una prima visione generale sui fenomeni di cui parleremo in questo capitolo, una riformulazione esplicita ci permetterà di vedere nel concreto come l’esigenza di impersonalità del testo scientifico agisca sulla sintassi e in particolare sui verbi :  

« Noi osserviamo un’immagine dell’universo che è partita circa 14 miliardi di anni fa e quindi guardiamo a una distanza di 14 miliardi di anni luce (più esattamente dovremmo dire : ammesso per l’età dell’universo 14 miliardi di anni, noi osserviamo la luce partita 14 miliardi meno 400.000 anni fa, da una distanza di 13,9996 miliardi di anni luce) ». (DNS : 153)  







Nella riformulazione scompaiono la relativa esplicita e la coordinata conclusiva, a favore di un’unica proposizione preceduta da una presupposizione che svolge il ruolo della relativa nella prima frase ; al posto della conclusiva esplicita si ricorre al solo complemento di luogo. Inoltre, la tendenza alla nominalizzazione dei verbi fa sì che al posto dei verbi finiti è partita e guardiamo si preferisca l’impersonale ammesso e il participio partita. Ci saremmo potuti aspettare, per completare il passaggio all’impersonalità, anche l’uso del si passivante (si osserva), ma in questo caso ciò non avviene.  

Un altro esempio di riformulazione esplicita :  

« l’interazione nucleare debole riuscirebbe ad accorgersi del cambiamento. (Nel gergo dei fisici si dice che l’interazione debole non è simmetrica rispetto all’operazione C) ». (BOS : 108)  





Nella prima formulazione il verbo fraseologico e con valore semantico non neutro è il predicato di un soggetto che consiste in un ente fisico (in questo caso una delle quattro forze fondamentali) : si tratta di un’animazione, e dunque di un enunciato non ancora pienamente scientifico. Con la riformulazione – escludendo sul piano lessicale il riferimento tassonomico operazione C, un tecnicismo comunque glossato in precedenza – il soggetto rimane lo stesso (e si mantiene, dunque, la centralità tematica del fenomeno) ma in più lo svuotamento semantico del verbo, che diventa copula, realizza un enunciato nominale e deagentivizzato. 1  



1   Per Cortelazzo 2004 : 190-191 la piena scientificità astraente si raggiunge, a livello linguistico, proprio attribuendo il ruolo di referente a una relazione e non a un oggetto.  

sintassi

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1. Nominalizzazione Altieri Biagi ha notato come già nell’uso linguistico di Galileo « la delega al nome (o meglio, a forme che rientrano nella classe morfologica del nome) di funzioni che, nella sintassi pre-secentesca, erano affidate specificamente o prevalentemente al verbo è fenomeno evidente ». 1 Sull’asse diacronico la nominalizzazione si estende con continuità : « Le frasi nominali, che con Galilei cominciano ad affiorare, dall’Ottocento entrano stabilmente e non in modo occasionale a far parte delle strategie stilistiche del discorso scientifico e si consolidano nei testi contemporanei ». 2 Il trasferimento a sostantivi e aggettivi delle funzioni solitamente svolte dal verbo è dunque uno dei tratti « che più caratterizzano la lingua della scienza e della tecnica nel nostro secolo ». 3 A livello concreto, accade che il sostantivo si assume « responsabilità sintattica », soprattutto se riesce a svincolarsi dal verbo essere ed a reggere autonomamente una frase subordinata, come nel seguente esempio: 4  























   

Scoprì che anche altre coppie di cromosomi possono essere eteromorfe Scoprì la possibile eteromorfia di altre coppie di cromosomi Il sintagma verbale (anche altre coppie di cromosomi possono essere eteromorfe) si trasforma in sintagma nominale (la possibile eteromorfia di altre coppie di cromosomi), annullando l’ipotassi. Lo scopo principale della nominalizzazione, tuttavia, non è soltanto la semplificazione sintattica : « Il ricorso alla nominalizzazione non avviene infatti tanto per ragioni di economia e brevità espositiva [...], quanto perché consente la rimozione dell’agente (deagentivizzazione) e della temporalità, cosa che sottrae l’evento descritto a variabili esterne ed estranee alla mentalità scientifica quali il tempo e la persona ». 5 Vediamo un esempio dal corpus :  









« La dipendenza della distanza di luminosità da queste due variabili, z e q, oltre che da H0, viene prevista in tutti i modelli FRW ». (CU : 126)  





Un equivalente sintagma non nominalizzato sarebbe potuto essere :  

Tutti i modelli FRW prevedono che la distanza di luminosità dipenda da queste due variabili... La seconda versione ha un grado di impersonalità inferiore : sebbene il soggetto non sia animato (i modelli FRW), si ha comunque un’astrazione minore rispetto alla prima frase, in cui l’agente del predicato viene prevista non era indicato e il soggetto era costituito da una relazione matematica.  

Per tornare alle parole di Altieri Biagi, la preferenza per il nome è quindi dovuta al fatto che « il verbo non ha quella costanza formale e concettuale che sarebbe necessaria a significare i processi astratti, irrelati al tempo, intersoggettivi, a cui la scienza perviene per induzione dai fenomeni particolari ». 6 Attraverso il nome, dunque, deagentivizzazione e atemporalità si realizzano all’interno di un contesto sintattico semplificato : ma, come  







1   3   5

Altieri Biagi 1990 : 37. Altieri Biagi 1990a : 341.   Gualdo-Telve 2011 : 251.  





2   4   6

Viale 2009 : 656. Cfr. Sobrero 1993 : 249.   Altieri Biagi 1990a : 341.  





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la lingua della divulgazione astronomica oggi

abbiamo già detto, alla semplificazione sintattica non corrisponde necessariamente una maggior immediatezza. La concentrazione di sostantivi, infatti, ha come conseguenza l’alta densità semantica della frase e il maggior impegno chiesto al lettore nell’interpretazione dei rapporti logici impliciti. Quanto si è detto finora sulla nominalizzazione vale soprattutto per i testi specialistici. Nella riformulazione divulgativa del testo scientifico il fenomeno è segnalato come molto meno incidente :  

« Si può quindi affermare che la redazione di un testo di argomento scientifico o tecnico a scopi divulgativi è di norma caratterizzata da un ricorso alla nominalizzazione di gran lunga meno frequente rispetto al testo specialistico, del quale l’alta frequenza di questo costrutto, costituisce un tratto distintivo ». (Garzone 2007 : 166)  





La valutazione di Garzone nasce da un rilievo quantitativo : confrontando un articolo specialistico e la relativa riscrittura divulgativa, è emersa una diminuzione dei sintagmi nominali piuttosto netta (nello specifico, da 21 a 9). Nel nostro spoglio abbiamo individuato un numero molto alto di unità sintattiche complesse a dominio nominale. Se ci è impossibile fare una stima quantitativa, essendo i testi del campione monografici e non potendo quindi confrontarli con una fonte specifica nella letteratura primaria, dal punto di vista qualitativo l’importanza della nominalizzazione nell’architettura linguistica dei libri del corpus è evidente. Trovandoci di fronte a testi misti, le nominalizzazioni scandiscono l’alternarsi tra i paragrafi aneddotici e narrativi (in cui sono molto rare) e quelli più descrittivi e vincolanti (in cui la loro frequenza aumenta nettamente). L’abbondanza degli esempi servirà a dar conto dell’ampio ventaglio di occorrenze :  



« Al procedere del collasso, al centro si determina un progressivo aumento della densità e anche della temperatura del gas ». (SG : 97) « Il confronto tra i valori della lunghezza d’onda e della forma del profilo della riga di una galassia con quelli della stessa riga misurata in un laboratorio terrestre può essere utilizzato nello studio della cinematica delle galassie ». (SG : 130) « la quantità che controlla la variazione di frequenza è il rapporto tra la velocità della sorgente e la velocità di propagazione dell’onda ». (MBB : 45, si noti il verbo attivo, semanticamente generico, riferito a un soggetto inanimato ed esprimente una relazione 1) « Nelle regioni in cui la densità era leggermente maggiore della media si sarebbe avuto un rallentamento dell’espansione per opera dell’attrazione gravitazionale della massa extra ». (BBN : 168, la frase è sostenuta quasi esclusivamente dalla parte sostantivale, avendo due forme verbali semanticamente povere come era maggiore e l’impersonale si sarebbe avuto) « La proposta dell’assenza di un confine per l’universo predice l’esistenza di una freccia del tempo termodinamica ben definita perché l’universo deve cominciare in uno stato omogeneo e ordinato ». (BBN : 172) « il verificarsi delle risonanze spin-orbita implica la ripetizione di determinate configurazioni geometriche ». (OCS : 76) « I metodi perturbativi speciali applicano delle procedure di risoluzione numerica di equazioni differenziali ordinaria ». (OCS : 108, l’unico verbo dell’enunciato è strumentale, ovvero semanticamente povero : anche in questo caso, cfr. § 2) « sarebbe potuta avvenire una lenta trasformazione dei composti di carbonio in sistemi viventi molto semplici ». (DNS : 27)  



















































1

  Cfr. § 2.

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45

« Dalla misura degli spostamenti delle righe si determina la variazione della velocità orbitale, o meglio della sua componente lungo la direzione stella-osservatore ». (DNS : 71) « Dal disaccoppiamento dei neutrini e dalla successiva sparizione delle coppie elettroni-positroni fino all’inizio della nucleosintesi primordiale trascorsero circa 3 minuti ». (CU : 159)  











L’alta frequenza della nominalizzazione, pur se ridotta rispetto al testo specialistico, conferma come la prevalenza del nome possa essere considerata per diversi aspetti un epifenomeno della cognitività scientifica. Casadei 1991, oltre a confermarci che sarebbe riduttivo parlare di nominalizzazione come semplice fattore di semplificazione sintattica (« la ragione prevalente di tali riduzioni non è tanto economica o stilistica, quanto, potremmo dire, epistemologica »), osserva come il motivo dell’importanza del processo nominalizzante stia « essenzialmente nell’adeguatezza dello strumento linguistico ai contenuti e alle procedure della scienza ». 1 La nominalizzazione rappresenta insomma un compimento linguistico, uno specchio di quella che nel metodo scientifico è la centralità del fenomeno : nel passaggio da la particella viene localizzata a la localizzazione della particella, l’impersonalità (già presente nella prima formulazione, in cui il passivo è senza agente) viene portata a un grado ulteriore di astrazione, in cui è l’esperienza stessa ad essere assunta come soggetto. 2 Non c’è dubbio, comunque, che nella divulgazione la nominalizzazione si presenti in modo più desultorio : non solo per la natura mista del testo divulgativo e quindi per le differenze stilistiche a volte molto rilevanti fra un paragrafo e l’altro, ma anche per oscillazioni intrinseche. Il seguente esempio è tratto da una porzione di testo altamente vincolante, tipologicamente vicina alla lingua del livello specialistico : anche all’interno dello stesso periodo, le scelte nominalizzanti possano coesistere con quelle non marcate.  

















« Al proseguire dell’espansione dell’universo e del calo della sua temperatura, il ritmo con cui si producevano coppie elettrone-antielettrone nelle collisioni dovette scendere al di sotto del ritmo con cui esse venivano distrutte per annichilazione ». (BBN : 134)  





La prima frase, separata dalla virgola, è pienamente nominalizzata : nel primo sintagma, si preferisce una subordinata temporale con modo verbale non finito e il nomen actionis (al proseguire dell’espansione piuttosto che quando l’universo continua a espandersi) ; nel secondo sintagma si sceglie il deverbale a suffisso zero specificato dal complemento invece di un’analoga frase esplicita (quando la sua temperatura cala). La parte del periodo che segue la virgola, invece, non è marcata nominalmente, come dimostrano le tre forme verbali esplicite. Se l’autore avesse voluto renderla omogenea alla prima, avremmo potuto avere : « il ritmo di produzione delle coppie elettrone-antielettrone nelle collisioni dovette scendere al di sotto del loro ritmo di distruzione per annichilazione ». La rilevanza della nominalizzazione nella lingua scientifica è confermata dalla storia del lessico. Cortelazzo 1994 : 18 cita diversi casi in cui il nomen actionis è attestato prima della sua virtuale base derivativa. Ne indichiamo soltanto due : ozonizzazione 1908, ozonizzare 1950 ; traslitterazione 1891, traslitterare 1961. Il ruolo dei nomina actionis nel processo nominalizzante è senza dubbio centrale. I deverbali sostituiscono un’equivalente frase con predicato, come nel seguente exemplum fictum :  

















Con la riduzione dei gas serra si potrebbe ottenere una limitazione del surriscaldamento globale Se riduciamo i gas serra potremmo limitare il surriscaldamento globale 1

  Questa e la precedente citazione : Casadei 1991 : 413.  



2

  Cfr. Casadei 1991 : 415.  

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

Il nome d’azione, più “controllabile” del verbo e delle sue ampie possibilità di coniugazione, può comunque riprodurne diverse proprietà grazie all’uso dei modificatori : persona (con aggettivo possessivo), tempo (con aggettivi o preposizione), sfumature modali (con aggettivi). 1 Elenco di seguito diversi sintagmi in cui prevale il gruppo nominale e in cui i nomina actionis si distribuiscono in modo diverso : o all’interno della frase nucleare o nelle espansioni.  





- Nomina actionis nucleari :  

« Questa azione di frenamento esercitata dalle forze mareali sulle masse liquide provoca un riscaldamento per attrito ». (DNS : 22, si noti, oltre alla perifrasi “azione di + nomen actionis”, il participio esercitata e l’indicazione non verbale della causa attraverso il complemento) « La determinazione della distanza delle galassie è un passaggio obbligato per lo studio delle loro proprietà fisiche ». (SG : 121) « Il trasferimento di materia verso il centro può anche aumentare la dimensione del bulge ». (SG : 138) « L’incorporazione della teoria delle stringhe all’interno del modello cosmologico sta appena muovendo i primi incerti passi ». (MBB : 205) « I due effetti più importanti [...] sono una progressiva rotazione dell’orbita nel suo stesso piano e una contemporanea variazione dell’orientazione dell’orbita nello spazio ». (OCS : 29) « In pratica significa aver trovato un metodo moderno per affrontare un problema antico : la determinazione della forma della Terra ». (OCS : 29, in questo caso il nomen agentis svolge la funzione di oggetto appositivo) « mentre avveniva il cambiamento del ritmo di dilatazione dell’universo ». (BOS : 192) « L’ingrandimento del’immagine prodotto da un telescopio kepleriano aumenta con la distanza focale dell’obiettivo ». (OU : 26)  

















































- Nomina actionis extranucleari « Questo metodo può quindi essere utilizzato solo per la determinazione della distanza delle galassie dell’Universo locale ». (SG : 124) « Il passaggio da una galassia normale a una barrata (e viceversa) sarebbe allora dovuto all’accrescimento di gas dall’esterno ». (SG : 138) « Si tratta sostanzialmente di risolvere un problema di determinazione orbitale di alta precisione di satelliti in orbita attorno alla Terra ». (OCS : 29) « un altro metodo che sembra estremamente interessante è quello basato sullo sfruttamento dell’effetto di lente gravitazionale ». (BOS : 192)  























Cortelazzo 2004 : 194 solleva dubbi sul fatto che la nominalizzazione caratterizzi tutti i tipi di testi scientifici : « la nominalizzazione non si presenta, dunque, come un fenomeno generalizzato a tutti i testi scientifici, contrariamente a quanto si legge nella letteratura, non solo italiana, sull’argomento. Nei testi che tematizzano azioni e processi, tuttavia, azioni e processi sono rappresentati in misura notevole da nomi. Però, le nominalizzazioni ricoprono di preferenza ruoli sintattici extranucleari (cioè non richiesti obbligatoriamente dal verbo), e non ruoli nucleari : le nominalizzazioni che ricoprono il ruolo di soggetto non superano il 9% ». La statistica di Cortelazzo è realizzata contando i nomina actionis in -zione  









1

  Cfr. Gualdo-Telve 2011 : 245-246.  

sintassi

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e in -mento in un campione di testi di logica matematica. 1 Abbiamo provato a realizzarne una analoga sul nostro corpus: 2  



Libro

MBB DNS OU SG BBN OCS UTM BOS UE CU

Nomina actionis soggetto

Nomina actionis non soggetto

12 (20,69 %) 14 (40,00%)   7 (29,20%) 21 (38,18%)   8 (50%) 14 (38,89%) 22 (31,43%) 20 (33,90%)   9 (26,47%) 16 (30,61%)

46 (79,31%) 21 (60,00%) 17 (70,80%) 34 (61,82%)   8 (50%) 22 (61,11%) 48 (68,57%) 59 (66,10%) 25 (73,53%) 34 (69,39%)

Sebbene il rapporto fra espressioni verbali e nomi d’azione sia largamente favorevole alle prime, confermando la minore importanza del processo nominalizzante nel contesto divulgativo, il ruolo di questi nomi – relativamente all’astronomia – sembrerebbe comunque centrale : la percentuale di nomina actionis in funzione di soggetto è sempre largamente superiore al 9% rilevato da Cortelazzo ; bisogna considerare, poi, che nelle percentuali dei nomina actionis che qui occupano la seconda colonna della tabella, una quota significativa svolgeva il ruolo nucleare di complemento oggetto. Contribuiscono alla frequenza dei sostantivi anche alcuni moduli nominali, ampiamente attestati nella lingua comune, ma particolarmente disponibili per la lingua scientifica : « è infatti la stessa scrittura scientifica ad avvantaggiarsi di soluzioni che sottraggano la comunicazione al dinamismo dei tempi e alle modulazioni affettive dei modi verbali ». 3 È il caso delle subordinate nominali, « cioè quelle in cui la congiunzione si applica a un nome, a un aggettivo o a un participio ». 4 La familiarità del modulo non necessiterà di più di un paio d’esempi :  



















« nonostante le brillanti conclusioni dedotte dalle osservazioni delle supernovae » (MBB : 172), « benché in posizione leggermente discosta dal centro ». (CU : 13)  











Oltre a quanto si è detto finora, la nominalizzazione svolge anche la funzione di coesivo : « Il ricorso alla nominalizzazione, infatti, favorendo la ripresa di un concetto in chiave tematica, consente un passaggio più naturale delle informazioni dalla condizione di nuove a quella di date e facilita quindi la progressione a livello testuale ». 5 Al riguardo, cfr. i casi di ripresa parziale citati a p. 22. Per concludere, se è vero che rispetto alla specificità della nominalizzazione nella lingua tecnico-scientifica bisogna mantenere alcune cautele, essendo essa anche il riflesso di un fenomeno che investe campi linguistici più larghi (basti pensare all’importanza della sintassi nominale nel giornalismo), è anche vero che « la specificità di un fenomeno può  









1   Non vengono considerate, nella statistica di Cortelazzo così come nella nostra, le nominalizzazioni nelle quali il legame con il verbo si è ormai opacizzato, come nel caso di reazione. 2 3   Su un campione del 10% per ogni libro.   Altieri Biagi 1990 : 40. 4   Altieri Biagi 1990 : 40. Qualche esempio tratto da Galileo : “dove che le parti di mezzo, benché piene di valli e monti”, “benché non intelligente di calcoli astronomici”, “come di fabbrica anfrattuosa”. 5   Gotti 1991 : 78.  







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la lingua della divulgazione astronomica oggi

essere riaffermata se, interpretando quel fenomeno all’interno dei diversi “sottocodici”, risultino diverse le sue motivazioni ». 1 E nel caso della lingua tecnico-scientifica, dice sempre Altieri Biagi, le motivazioni della nominalizzazione non sono, come in altri contesti, economiche o stilistiche, ma tipicamente « referenziali ».  







Stile nominale L’aumento dei costrutti nominali nella lingua comune scritta è, come abbiamo detto, una tendenza generale : la testimoniano anche diversi casi attestati nel corpus, non riconducibili a una nominalizzazione con scopi referenziali. Trattandosi di divulgazione, è molto probabile che alcuni autori abbiano sentito anche l’influenza delle ampie risorse nominali della lingua giornalistica. Per Ferrari 2011 : 1402 lo stile nominale è caratterizzato dalla maggior disponibilità delle « locuzioni preposizionali e congiuntive che hanno al centro un nome : a causa di, ad opera di, alla luce di, in attesa di, a condizione che, al fine di, ecc » : la frequenza nel corpus di questi connettivi è verificabile ad apertura di libro. Andando più nello specifico, l’esigenza di tematizzare stati o processi fisici ha come corollario la particolare frequenza della locuzione introduttiva il fatto che :  













« Il fatto che nell’universo oggi esista materia [...] richiede che a quell’epoca [...] » (OU : 69), « Il fatto che le stelle possano generare enormi quantità di energia [...] » (OU : 72), « il fatto che l’universo avesse un’età compresa tra dieci e i venti miliardi di anni implicava che la sua densità non fosse troppo lontana dal valore critico » (BOS : 82), « il fatto che un universo con un’evoluzione simile al nostro debba necessariamente avere una curvatura irragionevolmente piccola divenne noto come problema della piattezza » (BOS : 83), « Il fatto che basti una deviazione così piccola dalla sfericità per provocare effetti dinamici così grandi, permette di usare il moto orbitale [...] » (OCS : 29), « Il fatto che l’universo si espande va interpretato nella seguente maniera » (MBB : 49), « il fatto che l’espansione dell’Universo altera la lunghezza d’onda della radiazione elettromagnetica » (MBB : 50).  









































Sono particolarmente frequenti i sintagmi appositivi che commentano o ampliano l’unità sintattica precedente :  

« lo spettacolo che si presenta al nostro sguardo è sbalorditivo. Stelle a perdita d’occhio, in ogni direzione » (MBB : 8), « avevano trovato ciò che lui cercava da anni : la luce prodotta nell’universo primordiale [...]. Una prova fondamentale a favore del Big Bang caldo » (OU : 94), « I cosmologi hanno trovato una misura di riferimento imbattibile : la dimensione tipica delle zone più fredde e più calde della media osservate sulla fotosfera cosmica » (BOS : 81), « una supernova si riesce a vedere a distanze enormemente più grandi. Il sogno di ogni cosmologo » (BOS : 165), « una collisione ha un significato profondo che coinvolge entità particolari, come lo zero e l’infinito. Un argomento altrettanto delicato per l’astronomia soprattutto a causa del rinnovato interesse per la popolazione dei Near-Earth-Objects » (OCS : 136), « L’evoluzione biologica ha prodotto l’enorme varietà di specie presenti sulla Terra [...]. Differenze enormi a livello macroscopico. Ma se guardiamo i sistemi viventi al microscopio vediamo che sono tutti fatti di cellule » (DNS : 25).  







































Il sintagma nominale appositivo può anche avere un legame più complesso con la frase precedente. In questo caso, ad esempio, c’è un implicito rapporto di consequenzialità :  

« A quel punto, se l’osservazione è confermata, si hanno una distanza e un redshift. Un punto nel diagramma di Hubble ». (BOS : 165)  





Molto più raramente la frase nominale precede la principale :  

1

  Altieri Biagi 1990a : 341.  

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« Da Euclide, a Gauss, ad Einstein, per tornare indietro a Euclide : il percorso fatto per determinare la geometria dell’universo può sembrare un po’ deludente ». (BOS : 81)  







Lo stile nominale può radicalizzarsi e, per determinati scopi espressivi, frammentare la sintassi :  

« Allora, cerchiamo di immaginarcelo, questo film. Buio in sala. Sipario ». (MBB : 61)  





2. Uso del verbo Il riflesso della nominalizzazione è, come abbiamo detto, lo scadimento del ruolo del verbo. Si ha così la « riduzione dei tempi, modi, persone verbali, con schiacciante prevalenza della terza persona dell’indicativo presente (anche al passivo e all’impersonale) ». 1 Rispetto al testo specialistico, però, nella divulgazione « è stato notato un uso più variegato delle forme verbali ». 2 Vediamo alcune delle più frequenti. Sobrero 1993 : 358-359, parlando della divulgazione economica, individua tre modalità verbali che possono essere applicate anche al nostro corpus. A queste ne aggiungiamo una quarta :  















a) Modalità predittiva, caratterizzata dal tempo futuro :  

« poi le galassie cominceranno a muoversi l’una verso l’altra e l’universo entrerà in una fase di contrazione » (BBN : 56), « a quel tempo, se la nostra civiltà non sarà già andata a colonizzare regioni esterne al sistema solare, l’umanità sarà già scomparsa da molto tempo, estinta assieme al nostro Sole » (BBN : 60), « Man mano che la temperatura sale, però gli oggetti cominceranno a fondersi, perderanno la loro individualità e finiranno per mescolarsi in un unico magma incandescente » (MBB : 49), « La luce delle galassie sullo sfondo dovrà attraversare l’ammasso per raggiungerci ; nel farlo, verrà curvata dalla concentrazione di materia che forma l’ammasso » (BOS : 134).  

























b) Modalità probabilistica, caratterizzata dal verbo dovere al condizionale :  

« Se si partisse da densità esattamente uguali di particelle e antiparticelle, dovrebbe rimanere solo la luce » (OU : 69), « i buchi neri non rotanti dovrebbero essere molto semplici, perfettamente sferici e le loro dimensioni dovrebbero dipendere solo dalla loro massa, tanto che due buchi neri non rotanti con la stessa massa sarebbero identici » (BBN : 107), « l’universo dovrebbe seguitare a espandere sempre più rarefatto » (UTM : 288).  

















c) Modalità ipotetica, caratterizzata dal verbo potere al condizionale :  

« A seconda del tipo di energia oscura che esso contiene, un Universo piatto potrebbe continuare ad espandersi all’infinito, ma potrebbe anche a un certo punto invertire l’espansione » (MBB : 183), « potrebbero esistere buchi neri primordiali con una massa molto piccola [...]. Questi buchi neri avrebbero una temperatura molto più elevata ed emetterebbero radiazione a un ritmo molto maggiore » (BBN : 125), « Una transizione futura potrebbe cambiare lo stato di falso vuoto, oppure il campo potrebbe passare da un falso vuoto a un altro a energia diversa » (BOS : 191).  

















d) Modalità inferenziale. Dallo spoglio è emersa un’altissima frequenza degli enunciati retti dal verbo dovere al presente, tutti riconducibili alla sfera delle inferenze. Si tratta nuovamente di una caratteristica che, con questa incidenza, è probabilmente tipica della lingua dell’astronomia (e in particolare della cosmologia), legata all’importanza della 1

  Cortelazzo 1994 : 17.  

2

  Cortelazzo 1994 : 21.  

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

fase matematico-deduttiva, che rispetto ad altre scienze – e soprattutto in alcuni campi dell’astronomia – ha uno spazio maggiore. Esempi :  

« Dal momento che la distanza fra le galassie aumenta con il passare del tempo, esse in passato devono essere state più vicine e [...] ci deve essere stato un istante nel quale tutte le distanze reciproche si annullarono » (MBB : 13), « Il passaggio attraverso una fase inflazionaria deve aver lasciato tracce profonde nella storia cosmica » (MBB : 98), « in qualche periodo del passato [...] la distanza fra galassie vicine dev’essere stata nulla » (BBN : 60), « L’universo nel suo complesso deve aver continuato a espandersi e a raffreddarsi, ma in regioni leggermente più dense dalla media l’espansione dev’essere stata rallentata » (BBN : 136), « si deve dedurre che la sorgente d’energia capace di sprigionare una tale luminosità dev’essere estremamente efficiente » (SG : 42), « L’ultima previsione della teoria inflazionaria è che insieme a perturbazioni di densità, si devono generare anche onde gravitazionali » (OU : 112), « Il fatto stesso di osservare piccole quantità di deuterio nell’universo è una prova che esso deve essere stato prodotto nelle fasi calde successive al Big Bang » (BOS : 104), « Si deduce che, subito dopo il Big Bang, ogni cento milioni di coppie particella-antiparticella, doveva esserci all’incirca una particella spaiata » (BOS : 108), « indica che la regione emittente deve avere un’estensione non superiore al cammino che la luce percorre in quel tempo » (UTM : 125), « si presenta in cielo con un’estensione angolare paragonabile a quella di dieci Lune Piene, deve avere dimensioni lineari davvero smisurate » (CU : 17).  



























































Un’alternativa molto meno frequente al verbo dovere inferenziale è il verbo richiedere :  

« Il fatto che nell’universo oggi esista materia, fatta di barioni, richiede che a quell’epoca ci fosse più materia che antimateria » (OU : 69), « Perché l’universo avesse origine, non c’era bisogno di richiedere condizioni iniziali particolari » (BOS : 203).  











Nel testo specialistico, come già detto in § 1, si attuano strategie sintattiche che, riflettendosi sul ruolo del verbo, hanno come obiettivo il raggiungimento di un’esposizione atemporale e il più possibile impersonale. Ciò avviene anche tramite « la deagentivizzazione, legata alla cancellazione della soggettività e al conseguente orientamento al processo. La messa in secondo piano, se non la completa cancellazione, dell’agente delle azioni rappresentate nel testo trasforma in processi gli eventi rappresentati, anche quelli che nel discorso non scientifico verrebbero rappresentati come azioni ». 1 Nella divulgazione questa « messa in secondo piano » avviene solo in parte attraverso la frequenza dei passivi senza agente espresso (cfr. pp. 55-58). La deagentivizzazione del testo divulgativo sta soprattutto in un’altra caratteristica che, diversamente dall’uso del passivo, la letteratura secondaria assorbe senza filtri da quella primaria : si tratta della « predilezione per i verbi copulativi essere, diventare, costituire, rappresentare », 2 cui vanno aggiunte, con Casadei 1991 : 415, Sobrero 1993 : 250 e Cortelazzo 2004 : 189, altre forme definite strumentali, di funzionamento, semanticamente generiche o polivalenti come consistere, significare, avvenire, comportare, dipendere, riferirsi. La riduzione delle funzioni del verbo si manifesta quindi non soltanto nella semplificazione dei modi e dei tempi, ma anche nella presenza massiccia di forme verbali povere sul piano semantico, di cui non forniamo un’esemplificazione specifica, essendo facilmente rintracciabile in moltissime delle citazioni dal corpus fornite in questo studio. Andando quindi più nel particolare, si può notare che « tali verbi ricorrono per lo più in sintagmi formati da un verbo più un sostantivo, nei quali il nucleo semantico è costituito dalla parte sostantivale ». 3 La conseguenza è una riduzione della frequenza dei tecnicismi verbali, poiché sono questi e altri verbi di significato generico a sostenere la nominalizzazione portatrice del tecnicismo. 4 Esempi (corsivi miei) :  































1   3



Cortelazzo 2004 : 188.   Cortelazzo 2004 : 189-190.  



2   4

Giovanardi 2006 : 2207.   Cfr. Casadei 1991 : 415.  



sintassi

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« La loro emissione presenta un picco nell’ultravioletto » (SG : 53), « la combinazione dei loro campi d’attrazione produce una buca di potenziale » (SG : 170), « In futuro telescopi più potenti, forse messi in orbita nello spazio [...] » (BOS : 191), « queste variazioni periodiche causano oscillazioni » (BOS : 77), « i brillamenti danno luogo a emissione di particelle cariche » (DNS : 98), « una carica elettrica in modo produce onde elettromagnetiche » (UTM : 143), « ma la radiazione esercita una pressione » (CU : 186).  









































La deagentivizzazione è rafforzata dal fatto che, anche quando i verbi sono attivi, essi sono spesso il predicato di soggetti inanimati :  

« L’analisi della funzione di luminosità indica che il numero di galassie aumenta al diminuire della luminosità » (SG : 149), « I modelli di formazione monolitica delle galassie ipotizzano che le regioni a densità di materia oscura [...] » (SG : 219), « è proprio questo rapporto, infatti, che stabilisce il momento dell’evoluzione cosmica [...] » (MBB : 139), « La dispersione dei risultati non dipende dalla sensibilità degli strumenti di misura » (OU : 75), « queste variazioni periodiche causano oscillazioni di piccola ampiezza » (OCS : 77), « oggi abbiamo una misura indipendente della densità di atomi nell’universo [...]. Essa usa, ancora una volta, le osservazioni delle fluttuazioni di temperatura » (BOS : 105), « La relazione fra la massa e la luminosità indica invece che l’intervallo entro cui variano le masse è assai più ristretto » (DNS : 87).  









































Si sarà notato che negli esempi precedenti i soggetti inanimati indicano, più precisamente, relazioni oppure misure e analisi matematiche. Come abbiamo già detto, per Cortelazzo 2004 : 190-191 questa caratteristica è propria delle formulazioni pienamente scientifiche. Nei frequenti casi in cui la frase tematizza un oggetto fisico, siamo di fronte a un’animazione : si tratta di una strategia indispensabile della divulgazione, che in questo modo fa uso di enunciati meno rigorosi sul piano dell’astrazione scientifica, ma più immediati e chiari per il lettore non specialista. L’animazione è più marcata quando un predicato verbale ha anche il tratto [+umano], come nel primo dei seguenti esempi :  





« Le WIMP, per loro natura, interagiscono in modo talmente debole da non potersi accorgere degli eventi catastrofici che si consumano attorno a loro ». (BOS : 136, accorgere è [+umano]) « L’inflazione, quindi, non soltanto si è dimostrata capace di “spianare” la curvatura dell’Universo [...] : ha anche introdotto, ai primordi dell’evoluzione cosmica, piccolissime rugosità nello spaziotempo [...]. Questo è probabilmente il più grande successo dell’inflazione ». (MBB : 97) « i fotoni presenti viaggiano su brevi linee rette tra una diffusione e la successiva ». (OU : 76) « La luce finalmente si libera dall’abbraccio vischioso della materia, propagandosi senza ulteriori interazioni nell’universo ». (OU : 77) « quando due protoni passano l’uno accanto all’altro e risentono vicendevolmente della forza elettrica repulsiva ». (CU : 142) « Il più comune neutrino, detto neutrino elettronico, potrebbe trasformarsi negli altri due tipi di neutrini di massa maggiore ». (DNS : 91)  





































Con un estratto più vasto possiamo trovare conferma di come, nel contesto divulgativo, la deagentivizzazione e « l’orientamento al processo » si realizzino secondo modalità particolari. La frequenza meno marcata rispetto alla letteratura scientifica primaria delle forme passive, con o senza agente, è compensata da precise scelte semantiche : 1  



   

1   « Quando i testi scientifici primari vengono riformulati come testi divulgativi [...], cambia l’incidenza proprio dei procedimenti che realizzano la deagentivizzazione con mezzi sintattici, mentre resta sostanzialmente stabile l’incidenza dei mezzi semantici ». Questa differente incidenza può essere la « riprova che passivazione e nominalizzazione sono davvero caratteri linguistici propri della testualità scientifica, tali da distinguere, a livello di incidenza statistica, i testi scientifici primari dagli altri tipi di testo, anche quelli più affini » (Cortelazzo 2004 : 195).  









52

la lingua della divulgazione astronomica oggi

« Nel 1951 si rivela per la prima volta la radiazione di spin-flip dell’idrogeno nella nostra galassia. Le osservazioni dimostrano che l’idrogeno nella galassia è contenuto in un disco sottile, alto circa 1.000 anni luce, lungo le braccia a spirale. Questa attività rappresenta ancora oggi un metodo fondamentale di studio della struttura e dei moti delle galassie, e dimostra la necessità, da una parte, di una profonda conoscenza della fisica della materia per innovare la ricerca astrofisica teorica, dall’altra di tecniche sperimentali più aggiornate per innovare le osservazioni e confermare (o a volte anticipare) la teoria ». (OU : 87-88)  





La deagentivizzazione di questo passo è realizzata solo parzialmente con mezzi sintattici (l’uso del si passivante in si rivela e il passivo è contenuto). Il fattore decisivo è invece la scelta sistematica di verbi copulativi o strumentali (dimostrano, rappresenta, dimostra) che predicano soggetti dall’altrettanto ampia latitudine semantica (le osservazioni, questa attività). Questi verbi sono circondati da una costellazione di tecnicismi collaterali (cfr. cap. 3 pp. 128-129) e sostantivi neutri (struttura, metodo, tecniche, necessità, conoscenza, ricerca), così che l’elemento frasale più connotato è il verbo innovare. Uso del congiuntivo Nei testi specialistici « l’uso del congiuntivo appare nel complesso saldo, sia come espressione di modalità (è conservato sempre nelle ipotetiche della irrealtà) sia come marca di dipendenza, anche se in quest’ultimo caso si notano delle oscillazioni ». 1 La particolare frequenza dei periodi ipotetici, dovuti alla fase speculativa dell’astronomia, aumenta ulteriormente le attestazioni di tutti i tempi del congiuntivo. Riguardo alle oscillazioni di cui parla Dardano, va dunque segnalato soltanto qualche caso di mancato congiuntivo nelle completive :  







« Si pensò allora che anche le onde radio provenienti dall’universo si riflettono [...] sulla ionosfera, e quindi tornano nello spazio da cui provengono e non arrivano mai a Terra » (OU : 83), « Van de Hulst [...] stimò che il processo di spin-flip ha l’energia giusta per emettere onde radio » (OU : 86), « il fatto che l’espansione dell’Universo altera la lunghezza d’onda della radiazione elettromagnetica » (MBB : 50).  

















Uso degli altri modi verbali Oltre all’indicativo e al congiuntivo, sono ben attestati anche gli altri modi verbali ; in particolare, sempre per l’esigenza di impersonalità, i modi indefiniti. « Le costruzioni infinitive, gerundive e participiali hanno inoltre come risultato una maggiore condensazione sintattica e la complicazione della subordinazione (ottenuta senza connettivi) », 2 essendo spesso portatrici degli schemi e dei nessi logici del discorso. Qualche esempio delle numerose subordinate implicite, con sfumatura temporale o causale :  









« Al verificarsi delle congiunzioni i due corpi celesti si trovano alla loro minima distanza » (OCS : 66), « Con il proseguire della contrazione il nocciolo diventa degenerato » (DNS : 61), « Col perdurare dell’espansione, la temperatura scende a circa 3.000 K » (OU : 76), « Col diminuire della temperatura, [...] forze sempre più deboli hanno potuto vincere » (OU : 78), « l’energia dei fotoni [...] decresce al crescere della lunghezza d’onda » (SG : 49), « al decrescere della frequenza della luce si raggiunge un punto in cui la velocità degli elettroni si annulla » (UE : 81).  



































Come accade generalmente nello scritto controllato, il participio presente può prendere il posto (anche solo per variatio) della subordinata relativa o di un connettivo :  

1

  Dardano 1994a : 414.  

2

  Casadei 1991 : 416-417.  

sintassi

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« se si provava a calcolare la forza di gravità agente su un punto arbitrario dello spazio » (BOS : 130), « quantità di carbonio radioattivo contenuta negli anelli di crescita degli alberi, confermanti la mancanza di attività solare » (DNS : 95), « Poiché in un quadrato di cielo avente un grado di lato ci sono centinaia di stelle e galassie » (UTM : 30), « in un buco nero ruotante è un anello giacente in un piano perpendicolare all’asse di rotazione » (UTM : 133).  























L’imperativo è ben attestato. Può essere usato quando il divulgatore invita il pubblico ad un esperimento concreto :  

« Per capirlo, iniziamo con un semplice esperimento. Prendete un elastico molto lungo e fategli una serie di nodi a distanze regolari [...]. Adesso stirate l’elastico [...]. Bene : ora, guardate di nuovo la cosa dal punto di vista di uno qualsiasi dei nodi » (MBB : 12), « Lasciate perdere il vostro manuale degli origami [...] prima costruite un cilindro [...] ; poi incollate le due estremità del cilindro » (MBB : 188), « Provate ad aprire la valvola di una bombola di gas compresso » (OU : 66).  





















Oppure, quando il pubblico viene incluso nel discorso con modalità dialogiche simili a quelle della didattica :  

« Pensate allo spazio vuoto come a un grosso telo elastico ». (MBB : 18)  





Uso dei tempi verbali Tutti gli studiosi della lingua scientifica sono d’accordo sul fatto che « la preferenza per l’indicativo presente nel testo scientifico contemporaneo rispetto ai testi del Sei- e Settecento rientra in un progressivo affermarsi delle esigenze di atemporalità ». 1 La prevalenza dell’indicativo presente nella letteratura primaria è in effetti indubitabile. Nel contesto della divulgazione sincronica il presente si conferma il tempo verbale largamente maggioritario, ma ciò non esclude soluzioni alternative. La prospettiva storica di cui si fanno carico praticamente tutti i testi del corpus, con l’obiettivo di raccontare al lettore i momenti fondamentali attraverso cui si giunge alla scienza altamente formalizzata che è l’astronomia dei nostri giorni, produce una maggior varietà nelle realizzazioni temporali. Questa varietà verbale, corollario della narratività e tipica della letteratura divulgativa, può affacciarsi anche nei testi specialistici di singole scienze, come Porro ha segnalato accadere in biologia molecolare :  







« In biologia molecolare – come in altre discipline biologiche – il componente narrativo può diventare dominante, rispetto agli altri livelli, tutte le volte che risulti necessario ripercorrere il filo dell’evoluzione : il che, mi pare, capita con una certa frequenza sia su grandi che su minimi scenari. Ecco allora che, con il componente narrativo, rientra nei linguaggi scientifici quella prospettiva temporale con tutte le sue marche linguistiche che sembrava, in altri contesti, essersi irrimediabilmente perduta. Il verbo riconquista quel ruolo che la sintassi prevalentemente nominalizzata gli aveva tolto e ritrova la bella compagnia di tutte le sue articolazioni passate e future ». (Porro 2012 : 258)  







L’alta frequenza del presente è dovuta sia alla sua capacità di rispondere alle esigenze di atemporalità e astrazione scientifica, sia alla sua elasticità funzionale, grazie a cui può svolgere diversi ruoli. Vediamo i principali :  

a) Presentare i contenuti di un’ipotesi, anche nelle sequenze narrative in cui solitamente si ricorre ai tempi passati :  

« secondo lui la materia primordiale, ruotando tutta insieme come un fluido, forma dei vortici ». (DNS : 34)  





1

  Viale 2009 : 657.  

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

« Con la rivoluzione copernicana, le leggi di Keplero e la teoria della gravitazione universale, la Terra perde il suo ruolo centrale, le orbite diventano ellittiche e viene individuato un “motore” non più di origine divina che guida il moto dei corpi celesti ». (OCS : 109-110) « Il comportamento delle orbite planetarie, secondo il modello di Keplero e Newton, è piuttosto semplice : i pianeti più esterni ruotano più lentamente, perché altrimenti la forza centrifuga li strapperebbe dall’orbita. Quelli più interni, invece, sono più legati al Sole e possono quindi muoversi a velocità maggiori ». (BOS : 90)  













b) Descrivere uno stato o un fenomeno fisico del passato :  

« L’universo uscito dall’età della “ricombinazione” [...] è un universo scuro, privo di sorgenti luminose. Le stelle e le galassie non si sono ancora formate e non c’è alcuna sorgente d’energia in grado di eccitare il gas ». (DNS : 154) « Terminata la nucleosintesi sono passati circa 3 minuti dal Big Bang, e il risultato di tutti i processi che abbiamo descritto è un universo caldissimo [...]. In questa fase l’universo è completamente opaco. Un fotone che vi si propaga trova continuamente sul suo cammino elettroni o protoni liberi, che al suo arrivo oscillano e lo deviano [...]. Quindi i fotoni presenti viaggiano su brevi linee rette tra una diffusione e la successiva ». (OU : 76) « Il mare di fotoni che pervade l’Universo primordiale, infatti, ostacola i tentativi compiuti dalla forza di gravità di far collassare la materia intorno a una regione più densa della media. [...] La resistenza opposta dai fotoni [...] mette quindi in moto delle oscillazioni nel plasma primordiale. Ogni perturbazione di densità pulsa ritmicamente, combattuta tra la spinta gravitazionale che la porta a diventare ancora più densa, e la pressione della radiazione elettromagnetica che la spinge a espandersi verso l’esterno ». (MBB : 124)  

















c) Presente storico :  

« Nel 1954 Arno Penzias, appena laureato in fisica, svolge il servizio militare come ufficiale radarista. Al suo congedo lavora per il dottorato di ricerca alla Columbia University [...]. Qui conosce Robert Wilson, e insieme progettano di osservare l’emissione a microonde di Cassiopea A ». (OU : 88) « Siamo nell’antica Grecia nel quarto secolo avanti Cristo, il re di Macedonia chiede al suo poeta preferito, Arato di Soli [...], di tradurre in parole più semplici il trattato di astronomia di Eudosso di Cnido ». (OCS : 96) « Nel 1933 Carl David Anderson scopre fra i raggi cosmici le prime particelle di antimateria [...]. Nel 1938 Pierre Auger scopre gli sciami di particelle ». (DNS : 148)  

















Abbiamo già visto nel § 2 come il futuro sia ben attestato e serva a descrivere il contenuto predittivo di molte teorie. Ricorre con discreta frequenza il passato prossimo, che per influenza della lingua parlata è a volte usato anche quando ci si riferisce al lontano (lontanissimo) passato :  

« Ma dopo poche centinaia di migliaia di anni l’Universo è diventato trasparente, e la luce ha potuto finalmente diffondersi ». (MBB : 4) « Fondamentale per questa ipotesi è stato l’esperimento di Stanley Miller nel 1953 » (DNS : 30-31), « i mammiferi sono apparsi un centinaio di milioni di anni fa ». (DNS : 43) « a causa dell’espansione dell’universo, forze sempre più deboli hanno potuto vincere l’azione disgregante dell’agitazione termica, e hanno iniziato a formare strutture : prima la forza forte ha permesso di formare barioni e nuclei, poi quella elettrica ha permesso di formare gli atomi. (OU : 78)  























L’imperfetto può trovarsi in alternativa al presente nella descrizione degli stati fisici del passato :  

sintassi

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« Le energie dopo il Big Bang erano così alte che coppie di particelle e antiparticelle potevano venire create in continuazione, spontaneamente. Per ogni coppia che si cancellava, un’altra se ne produceva da qualche parte, e tutto si manteneva in equilibrio ». (BOS : 107) « dal momento che l’Universo primordiale era riempito di un plasma composto proprio di particelle cariche, i fotoni rimbalzavano senza sosta da un elettrone all’altro in un percorso che assomigliava a quello delle macchinine in autoscontro. La luce non riusciva a propagarsi a grandi distanze in queste condizioni e restava intrappolata nella densa nube di materia ». (MBB : 55)  











Tuttavia, e questo è senz’altro un tratto quasi esclusivo dei testi divulgativi (o didattici), le sequenze storico-narrative contribuiscono ad un alto numero di attestazioni anche del passato remoto :  

« Quando finalmente iniziarono ad osservare il cielo con il loro radiotelescopio, rilevarono un segnale costante ». (OU : 93) « Una teoria coerente del modo in cui la gravità incide sulla luce si ebbe solo quando Einstein propose la relatività generale nel 1915. E anche dopo di allora dovette passare molto tempo prima che si comprendessero le implicazioni ». (BBN : 97) « Non sappiamo se Arato riuscì a rendere la meccanica celeste più affascinante per il re di Macedonia riscrivendo il trattato di Eudosso ; ma sappiamo che il globo e il libro di Eudosso andarono perduti, mentre il poema di Arato sopravvisse e fu studiato da Ipparco ». (OCS : 97) « Il modello di Friedmann dovette vincere enormi resistenze prima di essere accettato. Lo stesso Einstein si dimostrò ostile nei confronti delle idee del giovane collega, e inizialmente sostenne che i calcoli alla base del modello erano errati. In seguito, ammise che non c’erano errori ». (MBB : 20) « I primi limiti all’esistenza di un’anisotropia di dipolo furono posti da David Wilkinson e da Bruce Partridge nel 1967 : nel 1969 Edward Conklin trovò la prima evidenza di un’anisotropia di dipolo ». (MBB : 82)  

































Molto meno spesso il passato remoto entra in concorrenza con il presente per descrivere i fenomeni del passato :  

« La maggior parte del gas di tale nube andò a formare il Sole o si disperse, mentre una piccola quantità degli elementi più pesanti si raccolse assieme a formare i pianeti ». (BBN : 138) « Secondo lo scenario inflazionario, in una fase primordiale dell’evoluzione cosmica, una regione di spazio minuscola ed estremamente uniforme si espanse improvvisamente [...]. Questo periodo di espansione forsennata fu talmente efficiente che [...] la regione interessata crebbe di 1060 volte. Dopo questa breve fase concitata, l’espansione riprese il suo corso normale ». (MBB : 92)  











Uso della forma passiva Insieme alla nominalizzazione, l’alta frequenza delle forme passive è l’altro aspetto più importante e caratterizzante del linguaggio scientifico: 1  

« L’ampio uso della forma passiva è spiegabile con la sua particolare attitudine a soddisfare le esigenze di spersonalizzazione del discorso dello specialista, il quale è in genere più interessato a mettere in evidenza gli effetti o risultati di un’azione piuttosto che a porre in risalto chi ha effettuato tale azione o cosa l’ha determinata ». (Gotti 1991 : 97)  





La « spersonalizzazione » è rafforzata dal fatto che spesso la forma passiva non è accompagnata dall’indicazione dell’agente : « si constata, in linea generale, che il passivo dei testi  





1



  Cfr. Gualdo-Telve 2011 : 253.  

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

scientifici è perlopiù privo di agente ». 1 Cortelazzo 2004 : 194 ha rilevato che i passivi senza espressione dell’agente in un testo specialistico di chimica rappresentavano il 90% circa dei passivi individuati. Anche stavolta abbiamo realizzato una statistica simile sul nostro corpus, 2 aspettandoci senz’altro risultati diversi, vista la differenza del contesto comunicativo :  









Libro MBB DNS OU SG BBN OCS UTM BOS UE CU

Attivi

Attivi impersonali

84,85% 81,71% 73,94% 74,80% 84,60% 70,75% 78,33% 82,3% 90,95% 85,04%

2,88% 3,71% 6,32% 3,56% 3,73% 3,88% 4,16% 2,89% 1% 2,45%

Passivi con agente espresso 4,09% 6% 6,32% 6,58% 4,38% 8,95% 6,05% 6,32% 3,58% 5,08%

Passivi senza agente espresso   6,98%   7,53%   8,95% 12,05%   5,35% 11,94% 8,69%   7,4%   3,80%   5,84%

Si passivanti 1,20% 2% 4,47% 3,01% 1,94% 4,48% 2,77% 1,09% 0,67% 1,59%

Limitandoci ai titoli con la maggior frequenza di passivi : in OCS i senza agente sono il 47,06% dei passivi totali, in SG il 55,70%, in OU il 45,33%.  

Dall’analisi dei dati possiamo trarre almeno tre osservazioni interessanti :  

1) Se ordiniamo i titoli del corpus in base alla percentuale di verbi attivi, otteniamo una scala che corrisponde quasi esattamente a quella con cui avremmo definito, senza dati oggettivi e con una valutazione soltanto olistica, il grado di divulgazione dei vari testi. I testi in assoluto più accessibili sono infatti gli anglosassoni tradotti UE e BBN, che nella tabella hanno le percentuali più alte di verbi attivi (91,95% e 88,33%), seguiti a breve distanza da MBB (87,73%) ; mentre i titoli più vicini al livello specialistico sarebbero stati OU e SG, che nella statistica hanno in effetti i livelli più alti di verbi passivi (rispettivamente 19,74% e 21,64%) dopo OCS (25,37%). Proprio il dato di OCS è l’unico a sembrare in disaccordo con l’impostazione data al libro, che si presenta ben accessibile ai lettori non esperti : ma l’impressione è probabilmente favorita dalla spiccata testualità mista di OCS, in cui paragrafi aneddotici e narrativi si alternano ad altri di intensa nominalizzazione e deagentivizzazione. In generale, quindi, i dati della tabella confermano lo stretto legame che c’è tra frequenza delle forme passive e il grado di specializzazione di un testo. Ciò non toglie che il primo indice di specialismo rimanga, banalmente, l’incisività del cotesto matematico : l’esplicitazione dei termini operativi (vd. cap. 1 § 8) può infatti aumentare la percentuale di forme attive (con enunciati del tipo m indica la massa), come accade in CU (87,49%), ma evidentemente in questi casi il risultato è comunque un testo di più difficile interpretazione.  





2) Il passivo privo di agente si conferma un tratto peculiare del testo specialistico, essendo più frequente nei testi rivolti a un pubblico più esperto. Anche la percentuale sul totale dei passivi raggiunge in alcuni casi quote alte (oltre ai già citati, anche UTM : 49,64%), sebbene sensibilmente inferiori a quelle rilevate dall’indagine di Cortelazzo 2004.  

1

  Gualdo-Telve 2011 : 251.  

2

  Campione del 10% di ogni libro.

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3) La percentuale dominante di forme attive non è dovuta soltanto alla riformulazione della lingua divulgativa. Si tratta in realtà anche di un tratto distintivo dell’astronomia e legato, ancora una volta, al fatto che stiamo trattando una scienza meno sperimentale di altre (ma su questo vd. la nota seguente) ; l’astronomia vive, rispetto alla media del paradigma scientifico contemporaneo, di una fase speculativa più influente. Infatti, rispetto al dominio dei passivi negli altri linguaggi scientifici,  

« Il quadro risulterebbe [...] sensibilmente diverso per le scienze non sperimentali. In astrofisica, ad esempio, il discorso scientifico si fonda su argomentazioni logiche sviluppate sulla base di dati osservati e su procedimenti condivisi, e il passivo ricorre meno di frequente rispetto alle forme attive del verbo e in misura pressoché equivalente alle espressioni in cui l’agente figura esplicitamente alla 4a persona (noi), che viene preferito là dove gli autori dichiarano di operare scelte personali. Il passivo sarebbe usato invece, di là da eventuali condizionamenti sintattici, soprattutto quando gli autori adottano una procedura standardizzata e nota alla comunità scientifica e fanno riferimenti ai lavori altrui o ai propri lavori futuri ». (Gualdo-Telve 2011 : 252). 1  







Tarone et alii 1998, infatti, sulla base di due articoli astronomici specialistici scritti in inglese, hanno dimostrato che « we plus an active verb occurs at least as frequently as the passive in both articles ». 2 Nei due articoli di riferimento, il totale delle forme attive si attesta all’88,5% e all’81,4% : siamo di fronte al paradosso per cui i testi specialistici inglesi hanno una frequenza di attivi più alta della maggior parte dei testi del campione divulgativo italiano. Per Tarone et alii 1998 : 113, gli articoli di astronomia individuano una tipologia particolare di testo scientifico scritto :  











« we find that astrophysics papers typify a previously unidentified type of research article, the logical argument scientific paper ; in this type of paper, the rhetoric structure is quite different from that of the ‘standard scientific’ experimental paper »  





In questa specifica struttura retorica possiamo inserire anche l’alta frequenza della modalità verbale inferenziale, di cui si è detto in § 2. Dal punto di vista funzionale è molto interessante – sebbene in questo caso sia impossibile il paragone con i testi divulgativi – che le forme passive ricorrano quando si descrivono le ricerche altrui in disaccordo con le proprie ; al contrario, si usano quelle attive citando studi che sostengono le proprie ipotesi.  

1   Anche in Cortelazzo 2004 : 194 leggiamo un’annotazione simile : « nei testi relativi ad aree scientifiche di tipo sperimentale (quelle alle quali, forse inconsapevolmente, si fa più specifico riferimento quando si allude a testi scientifici) la presenza di passivi è considerevolmente più ampia che in altri testi ». Già in Matarrese 1993 : 73-74 l’astronomia del Settecento viene accostata alla matematica come scienza pura, separandola dal piano della fisica sperimentale. In realtà, definire l’astrofisica contemporanea (ma il discorso sarebbe probabilmente valido anche per quella generalmente post-galileiana) sic et simpliciter una scienza non sperimentale rischia di essere fuorviante. Il fatto che non si tratti di una scienza laboratoriale, come probabilmente intendevano gli studiosi citati, non esclude infatti che le teorie e le previsioni astronomiche si basino su dati empirici, seppure spesso indiretti : non siamo così distanti, insomma, da quanto accade anche in fisica quantistica, dove l’ormai celebre bosone di Higgs fu teorizzato quasi cinquant’anni prima della recentissima prova sperimentale della sua esistenza, resa possibile soltanto dalle alte energie dell’acceleratore LHC. Su questa questione ho trovato utile chiedere il parere di un astronomo di professione, Amedeo Balbi, che ringrazio per questo e altri preziosi consigli. Ne riporto le parole : « L’astronomia è una scienza empirica a tutti gli effetti, fondata completamente sull’evidenza. Si potrebbe parlare di scienza “osservativa” se la si volesse distinguere dalle scienze “sperimentali”. Ma questa distinzione è sfumata, perché l’astrofisica è pur sempre una branca della fisica, che applica tutto il corpus di conoscenze fisiche note e messe alla prova in laboratorio a situazioni fuori dalla possibilità di intervento dello sperimentatore, ma pur sempre osservabili ». Problematizzare questo aspetto non significa negare le particolarità scientifiche e linguistiche dell’astronomia, che come diremo ci sono senz’altro, ma favorirne la possibile sussunzione rispetto al più ampio panorama della scienza contemporanea. Sarebbe interessante, ad esempio, uno studio comparativo sugli articoli divulgativi delle scienze che prevedono un ampio uso delle prove indirette, come appunto l’astronomia o la fisica quantistica, e quelli delle scienze più strettamente laboratoriali e accessibili sperimen2   Tarone et alii 1998 : 113. talmente, come la chimica o la genetica.  



















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la lingua della divulgazione astronomica oggi

Un altro dato significativo è che, sempre tra i testi nella statistica di Cortelazzo 2004, il tasso più basso di passivi era rappresentato dal 22,24% del testo divulgativo : una percentuale che, sulla scala del nostro corpus, è più alta anche di SG e OU, che come abbiamo detto sono i libri più vicini alla dimensione specialistica.  

Parallelamente a quanto si è visto nel § 1 per la nominalizzazione, anche la forma passiva ha inoltre « una importante funzione dal punto di vista testuale, in quanto essa viene comunemente utilizzata per tematizzare il processo, il fatto o l’azione di cui si è trattato nella frase precedente, garantendo quindi una più funzionale e naturale progressione del flusso delle informazioni. L’uso della forma passiva consente infatti di far coincidere l’elemento tematico con le informazioni note ». 1 Un paio di esempi :  







« La figura 4.15 mostra la relazione tra un parametro legato al tasso di nascita di stelle [...]. Questo parametro è definito come [...] » (SG : 144-145), « Finora, tuttavia, non sono state raccolte prove dirette dell’esistenza di queste onde. Secondo gli studi teorici, onde gravitazionali molto deboli potrebbero essere state prodotte nell’Universo anche durante l’inflazione » (MBB : 197).  











Uso delle persone verbali Le preferenze nell’uso delle persone verbali nelle lingue specialistiche sono particolarmente soggette alla variabilità diacronica : se nel passato si preferiva l’impersonale, di recente la situazione è cambiata :  



« Una gradualità nell’uso del passivo e, per converso, delle forme attive e personali sembrerebbe riscontrabile anche in relazione al passare del tempo. In tempi recenti è stato osservato infatti un incremento delle forme personali (pronomi personali come noi) nelle discipline umanistiche, e in queste, come anche nelle scienze naturali, emergono espedienti orali ricorrenti per accentuare l’espressione del proprio pensiero ». (Gualdo-Telve 2011 : 252)  





La diffusione della comunicazione scientifica sui media ha quindi favorito l’emergere di strategie pragmatiche, tramite cui si cerca un contatto maggiore con il destinatario :  

« è infatti possibile rintracciare altre consuetudini espositive che sono abitualmente ritenute, perlomeno in astratto, estranee o distanti rispetto alla lingua specialistica scientifica, come in particolare quelle che mirano a stabilire e a rafforzare il contatto col lettore : oltre ai pronomi di 1a e di 4a (il noi inclusivo), si segnalano [...] le forme di dialogo implicito (immaginiamo, supponiamo) ». (GualdoTelve 2011 : 252).  







Le forme di dialogo implicito segnalate da Gualdo-Telve sono in effetti frequentissime :  

« Immaginiamo una stella di una galassia che attraversi ad alte velocità un’altra galassia » (SG : 160), « Se supponiamo che la luminosità di una galassia sia proporzionale alla sua massa » (SG : 147), « Se consideriamo un corpo celeste come un oggetto di dimensioni finite » (OCS : 74), « Supponiamo che il pendolo si trovi in un ambiente ideale » (OCS : 90), « Immaginiamo per esempio di invertire il segno delle cariche » (BOS : 108), « Immaginiamo di svuotare l’universo di tutto il suo contenuto » (MBB : 26), « Supponiamo di aver misurato come varia la sua temperatura » (MBB : 128), « Immaginiamo invece che la materia riempia in modo uniforme un volume infinito » (OU : 21), « Supponiamo infatti che una stella sia in equilibrio » (OU : 22), « Immaginiamo per un attimo di avere a che fare con acqua e non luce » (UE : 85).  



























































La quarta persona è largamente attestata anche al di là di questi costrutti particolari. Nei 1

  Gotti 1991 : 98.  

sintassi

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testi divulgativi essa assume « valore inclusivo ». 1 Per Casadei 1989 : 416 « poiché il ruolo del divulgatore è principalmente quello di mediatore fra la comunità degli specialisti e il lettore profano, il noi serve ad accomunare scrittore e lettore in opposizione a loro, gli scienziati » : ciò non è vero nel nostro caso, poiché gli autori sono sempre anche scienziati che si impegnano nell’accoglienza del lettore profano nel loro campo d’indagine.  













« In realtà, ci vengono in aiuto alcune considerazioni. Prima di tutto, stiamo tentando di stabilire le proprietà geometriche dell’Universo ». (MBB : 27) « Mettiamoci nei panni di Penzias e Wilson, puntiamo la nostra antenna diritto davanti a noi e misuriamo la temperatura della radiazione di fondo. Poi giriamoci di 180° e ripetiamo la misura : troviamo più o meno la stessa temperatura ». (MBB : 90) « Conosciamo quattro tipi di forze ». (OU : 50) « Se assumiamo che la velocità della luce sia la stessa in tutti i sistemi di riferimento, possiamo idealmente costruire un orologio basato sulla luce ». (OU : 52) « in tal caso dovremmo osservare bande di ossigeno, acqua e anidride carbonica. Con un telescopio di 16-20 metri [...] dovremmo riuscire a scorgere questi segnali di vita ». (UTM : 107) « Perché, se riusciamo a spingere un muone fino al 99,5 per cento della velocità della luce, non possiamo spingerlo ancora un po’ fino ad arrivare al 99,9 ». (UE : 44) « Ciò che ci turba nella figura 4.8 è il fatto che pensiamo che un elettrone passi attraverso la fenditura destra oppure da quella sinistra, ed è per questo che ci aspetteremmo la figura 4.6 ». (UE : 93)  











































L’uso della prima persona nella maggior parte dei testi del corpus è eccezionale :  

« Non so voi, ma io trovo l’idea di un Universo infinito estremamente fastidiosa » (MBB : 187), « Se il problema vi sembra complesso, ho due notizie, la prima cattiva, la seconda buona » (BOS : 77), « Il fatto che io all’epoca facessi parte del team di MAXIMA mi rende piuttosto orgoglioso ». (BOS : 81)  

















La prima persona è invece molto più frequente in BBN e UE, in cui gli autori non disdegnano le inserzioni autobiografiche ; la maggior disponibilità a “dire io” sembrerebbe quindi essere un tratto che dirime lo stile divulgativo anglosassone da quello italiano :  



« Nonostante ciò ho scommesso con Kip Thorne [...] che in realtà il sistema Cygnus X-1 non contiene un buco nero ! Questa è per me una sorta di polizza di assicurazione. Io ho lavorato molto sui buchi neri e sarebbe tutto tempo sprecato se risultasse che i buchi neri non esistono. In tal caso avrei però la consolazione di aver vinto la scommessa, cosa che mi porterebbe quattro anni di abbonamento alla rivista “Private Eye” ». (BBN : 111-112) « poco tempo dopo la nascita di mia figlia Lucy, cominciai però a riflettere su buchi neri mentre mi preparavo per andare a letto. La mia invalidità rende le operazioni relative piuttosto lente, cosicché avevo molto tempo per pensare ». (BBN : 116) « Nell’ottobre 1981 mi recai a Mosca [...]. Dopo il congresso tenni un seminario [...]. In precedenza facevo pronunciare le mie lezioni da qualcun altro [...]. Ma non ci fu il tempo di preparare questo seminario, e lo tenni personalmente ». (BBN : 149-150) « È un punto talmente importante che voglio ripeterlo, con sentimento ». (UE : 180) « Negli anni immediatamente successivi al 1987, capitò di tanto in tanto che Yau mi incoraggiasse a pensare alle possibili incarnazioni fisiche delle transizioni attraverso flop descritte da lui e Tian. Non gli diedi retta. Mi sembrava che i flop fossero soltanto astrazioni matematiche ». (UE : 242) « Mentre eravamo intenti a raccontarci l’un l’altro le ultime novità delle nostre vite, Paul mi chiese se avevo in mente qualche nuova idea su cui lavorare. Gli risposi di sì, e gli raccontai quanto ritenessi importante dimostrare che [...] ». (UE : 246)  



































1

  Gualdo-Telve : 119.  



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la lingua della divulgazione astronomica oggi

La seconda persona, 1 come di norma nello scritto sorvegliato, si conferma rarissima, perché ritenuta troppo confidenziale :  



« Se però incontri il tuo anti-io non stringergli la mano ! ». (BBN : 83)  

   



Molto interessante è l’uso della quinta persona, non solo perché si lega ovviamente a un coinvolgimento diretto dei lettori, ma perché può declinarsi in un riferimento hic et nunc (o, dovremmo forse dire, illic et nunc) che ricorda l’inevitabile e costante immersione dell’uomo nell’azione delle leggi fisiche: 2    

« Considerate la stanza in cui vi trovate in questo momento. Siete immersi nella radiazione elettromagnetica che arriva da qualche sorgente luminosa, sia essa il Sole o una comune lampadina ». (MBB : 47)  





La quinta persona ricorre in molti altri casi, con un numero totale di attestazioni molto alto (e, pur non avendo a disposizione dati statistici specifici, si direbbe che questa quantità vada ben oltre quella « appena più frequente » rispetto ai testi specialistici rilevata da Casadei 1989 : 416) :  







« Se conoscete la velocità di propagazione dell’onda nello spazio potete dividerla per la frequenza ». (MBB : 41) « Se prendete in mano due oggetti qualsiasi, non riuscirete a percepire l’effetto della loro attrazione gravitazionale ». (MBB : 73) « Se poteste tenere un elettrone in ciascuna mano ». (MBB : 73) « voi sapete perfettamente dove si trova la poltrona su cui siete seduti e che velocità ha, vero ? Ma con le particelle elementari, la situazione è completamente diversa. Se misurate la loro posizione non riuscite a determinarne precisamente la velocità, e viceversa ». (MBB : 95) « Provate a disegnare un triangolo con una base tanto più piccola degli altri due lati e vi renderete conto che [...] ». (DNS : 80) « Immaginiamo di essere nel 2050. Siete un famoso esperto di esplosivi che lavora per l’Fbi, e avete appena ricevuto una chiamata concitata ». (UE : 51) « se pensate ai corpuscoli luminosi come a pallini sparati contro la barriera ». (UE : 85)  











































3. Uso dei pronomi personali Nella scelta dei pronomi personali soggetto prevale la regola scolastica tradizionale, per una sorta di pudore linguistico dello scienziato, che cade in qualche timore reverenziale di fronte alla presunta norma. - egli/ella In UTM e MBB il pronome maschile soggetto è esclusivamente egli ; così come nella traduzione dall’inglese di BBN. Due sole attestazioni, in CU, di ella (sulla quasi assenza di quest’ultimo però pesa la rarità storica, e sembrerebbe anche attuale, di astronome) :  



« Egli concluse che le galassie potevano essere delle ottime lenti gravitazionali » (UTM : 224), « Smoot era certo di poter rilevare la presenza di un’anisotropia [...]. Egli era quindi interessato soprattutto a verificare» (MBB : 83), « Newton conosceva gli studi di Galileo sul moto dei proiettili [...]. Egli considera un proiettile lanciato orizzontalmente » (OU : 17), « per migliorare la fruibilità dei cataloghi che ella aveva compilato assieme al padre » (CU : 19), « gelosa custode di un’immagine idealizzata che ella si era creata » (CU : 59), « egli poteva farsi un quadro della distribuzione dei globulari » (CU : 45).  

































1   Per quanto riguarda BBN e UE, i testi tradotti dall’inglese, la scelta fra la seconda e la quarta persona sono ovvia2   Cfr. cap. 5 § 6. mente da ascrivere al traduttore : cfr. cap. 6.  

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- lui / lei soggetto « Vara Rubin (ancora lei) in collaborazione con Kent Ford » (MBB : 100), « non mancava di porre lei stessa l’occhio all’oculare » (CU : 19), « lui, con disappunto, restava sempre a Kant Grant » (CU : 62), « Spiega che lui aveva dipinto una mucca che mangiava l’erba » (UTM : 307).  























La necessità di riferirsi a fenomeni e oggetti inanimati garantisce una frequenza ben maggiore rispetto al livello medio degli scritti sorvegliati anche del pronome anaforico esso/ essa, « che risulta essere una modalità di collegamento di facile uso ; è usato di frequente per rendere, nelle traduzioni, il pronome neutro inglese it »: 1  



   



« Se la scala ha anche un solo gradino ballerino, essa diventa inservibile » (MBB : 34), « Il principio di indeterminazione, applicato al minuscolo Cosmo prima dell’inflazione, implica che esso si trovava sotto il dominio di una sorta di “caos quantistico” » (MBB : 96), « il telescopio europeo dell’emisfero australe [...]. Esso è composto da quattro specchi » (DNS : 37), « Sebbene la misura delle variazioni luminose abbia avuto finora molto meno successo di quella delle velocità radiali, essa è di gran lunga la più sensibile » (DNS : 45), « se la galassia satellite è anch’essa ricca di gas » (SG : 167).  





























- essi / loro soggetto Essi si riferisce spesso anche a soggetti animati :  

« Hubble e Humason annunciarono di aver fatto un’altra scoperta [...]. essi erano riusciti a determinare [...] » (MBB : 10), « l’eccesso di temperatura misurato da Penzias e Wilson non dipendeva dalla direzione in cui essi puntavano la loro antenna » (MBB : 76), « Essi hanno osservato delle pulsazioni quasi periodiche » (UTM : 45), « Essi non cercavano la radiazione fossile, ma stavano cercando di capire quali fossero le cause di rumore » (UTM : 251).  























Rarissime le attestazioni di loro :  

« mentre loro hanno armeggiato per un intero secolo » (CU : 38), « loro l’hanno fatto e, riducendo i dati, hanno ottenuto dimensioni tipiche » (CU : 206).  











4. Catene di complementi La nominalizzazione e il « lavoro di traduzione dall’espressione verbale a quella simbolicomatematica e viceversa » 2 possono portare ad enunciati costituiti da una serie più o meno lunga di complementi incardinati su un verbo. Quest’agglomerazione è favorita anche dal fatto che fra i costituenti della frase possono esserci unità lessicali superiori già comprendenti al loro interno un complemento :  







« non danno esattamente la massa del pianeta, ma la massa moltiplicata per il seno dell’angolo fra la visuale dell’osservatore e la perpendicolare al piano dell’orbita ». (DNS : 44) « essa è proporzionale al quadrato della temperatura del gas e inversamente proporzionale alla radice quadrata della densità ». (DNS : 51) « la lunghezza d’onda delle righe osservate varia, a causa dell’effetto Doppler, in misura proporzionale alla componente radiale della velocità della sorgente relativa all’osservatore ». (SG : 130) « l’area dell’orizzonte degli eventi del buco nero finale sarebbe maggiore o uguale alla somma delle aree degli orizzonti degli eventi dei buchi neri originari ». (BBN : 118) « l’entropia del sistema combinato è maggiore della somma delle entropie dei singoli sistemi ». (BBN : 119)  





























1

  Dardano 2008 : 156.  

2

  Gualdo-Telve 2011 : 245.  

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

« i quadrati dei periodi di rivoluzione dei pianeti sono direttamente proporzionali ai cubi dei semiassi maggiori delle loro orbite». (OU : 19)  



Alcune volte gli autori, per sottolineare l’enormità delle grandezze coinvolte nel discorso astronomico, decidono di descrivere un numero non solo attraverso la notazione matematica (10x), ma con una lunga serie di complementi di specificazione :  

« esso impiegherebbe, per evaporare completamente, circa un milione di milioni di milioni di milioni di milioni di milioni di milioni di milioni di milioni di milioni di milioni di milioni di anni (1 seguito da sessantasei zeri) » (BBN : 125) « è pressappoco cento miliardi di miliardi di miliardi di volte più piccola della densità dell’acqua » (MBB : 23) « sarebbe immensamente più forte della loro attrazione gravitazionale : circa un milione di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi (1042) di volte più forte». (MBB : 73)  

















5. Uso dell’articolo Analizzando la lingua della medicina, Serianni ha segnalato « l’omissione dell’articolo indeterminativo (talvolta sostituibile con il determinativo) in oggetti, soggetti e nomi del predicato in posizione postverbale al singolare [...] oppure in complementi indiretti retti da preposizione (ciò può comportare il parallelo uso di preposizioni semplici anziché articolate) ». 1 Già Gotti 1991 : 66 aveva notato come, per esigenze di sinteticità, nei testi specialistici « l’articolo viene spesso omesso, proprio per rendere più compatto il testo ». L’omissione di articoli e preposizioni avviene comunemente anche nei manuali di istruzioni. 2 L’omissione dell’articolo o del partitivo, che potrebbe quindi essere considerata un tecnicismo collaterale microsintattico, non avviene con frequenza significativa nel corpus divulgativo. Fra i pochi casi :  















« Per ridurre lo spessore di~ atmosfera attraversato dalle microonde » (OU : 95), « lavorando da ~ pallone stratosferico » (OU : 113), « C’è ~ evidenza sperimentale molto forte che il quadro delineato dal modello del Big Bang » (MBB : 199).  

















Il caso più frequente è l’assenza dell’articolo, cristallizzata dalla tecnicizzazione, nei sintagmi riferiti al corpo nero : « distribuzione di corpo nero » (MBB : 111), « una radiazione fossile di corpo nero » (OU : 94), « contrariamente all’emissione di corpo nero » (SG : 57).  



















6. Uso dell’aggettivo Il ricorso ad un’aggettivazione frequente e connotativa dovrebbe risultare escluso dalla comunicazione scientifica. Tuttavia il divulgatore può optare, in sezioni di testo più o meno larghe, per uno stile accattivante e letterario, in cui gli aggettivi si discostano molto dal ruolo denotativo che hanno usualmente nella lingua scientifica e svolgono funzioni espressive di diverso tipo :  

« L’Harmonices Mundi, a cui Keplero attribuiva un’importanza ben maggiore che a ogni sua altra opera, appare agli occhi di uno scienziato moderno un insieme difficilmente digeribile di speculazioni filosofiche e divagazioni misticheggianti, in cui precise tavole numeriche basate su indagini approfondite sono intervallate a bizzarre partiture musicali, e visioni fantastiche sono interrotte da lucide deduzioni matematiche ». (MBB : 114, corsivi miei)  





In questo caso, oltre alla particolarità delle scelte lessicali e alla frequenza dell’attribuzione, l’autore mostra la sua padronanza della scrittura espressiva incardinando il periodo 1

  Serianni 2005 : 132-133.  

2

  Gotti 1991 : 67.  

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sulla dicotomia di cui vive l’Harmonices mundi : l’opposizione fra il contenuto logico-razionale e quello prescientifico si riflette sulla serie degli aggettivi, che tendono a polarizzarsi sotto l’aspetto semantico (moderno, precise, approfondite da una parte ; difficilmente digeribile, filosofiche, misticheggianti dall’altra), com’è particolarmente evidente dalla specularità delle ultime due distribuzioni ad occhiale : bizzarre partiture musicali e lucide deduzioni scientifiche. Dallo spoglio sono emersi diversi casi di anteposizione dell’aggettivo, come tradizionale momento di maggior espressività :  







« Inizialmente, la sua luce non poteva fare molta strada, ostacolata com’era dalla densa nube di materia che pervadeva il Cosmo » (MBB : 4), « una traccia dell’immenso bagliore iniziale continua a giungere fino a noi » (MBB : 4), « la fase immediatamente successiva a una tremenda collisione » (BOS : 132), « lo spazio sarebbe rimasto pervaso dall’indistruttibile e ineliminabile etere » (BOS : 171), « abbiamo scoperto sempre nuovi, insospettati aspetti del mondo in cui viviamo » (BOS : 207), « questo pazzo, vorticoso scontro descritto da Eddington » (DNS : 54), « il mezzo interstellare, come una sottile nebbia » (UTM : 155).  









































7. Uso dell’avverbio Oltre ai frequenti avverbi nei tecnicismi polirematici, o a quelli di significato generico ma la cui topologia costante contribuisce alla specificità tecnica della scrittura (cfr. cap. 3 p. 139) nei testi del corpus troviamo anche diverse forme avverbiali che rispondono a necessità di enfasi o di animazione (corsivi miei) :  

« Nelle sue primissime fasi di vita, l’intero Universo era incredibilmente caldo e luminoso » (MBB : 4), « era però drammaticamente chiaro che non c’era alcuna fluttuazione nella temperatura » (MBB : 98), « Le osservazioni compiute [...] ce lo confermano in modo chiaro e sommamente spettacolare » (CU : 92), « Una notte terribilmente fredda e secca del 1972 » (OU : 97), « L’universo è oggi molto complicato : praticamente vuoto in alcuni punti, e incredibilmente strutturato in altri » (BOS : 118), « gli atomi di idrogeno [...] avevano dovuto soltanto seguire pigramente la via tracciata dalla materia oscura » (BOS : 131), « Era stata una battaglia lunga [...] con equazioni che sembravano andare cocciutamente nella direzione sbagliata » (BOS : 144).  











































Un tratto linguistico che non avrebbe un’analoga frequenza nella letteratura primaria sono gli avverbi e locuzioni avverbiali attenuativi e approssimanti, utili per introdurre e segnalare le semplificazioni o imprecisioni divulgative :  

- un po’ « La situazione assomiglia un po’ a quella di un palloncino » (BBN : 55), « la radiazione di fondo apparirà un po’ più calda se è partita da una zona dell’Universo che era un po’ più densa della media, e viceversa » (MBB : 77), « lo spaziotempo della Relatività è però uno spazio un po’ particolare » (CU : 87), « in una zona inizialmente un po’ più densa della media » (BOS : 57), « la particella misteriosa deve essere stata in giro nel cosmo per un bel po’ di tempo » (BOS : 112), « la Luna viaggia un po’ più velocemente » (OCS : 77).  



































- più o meno « un unico vasto agglomerato, che ha più o meno la forma di un disco spesso » (MBB : 8), « La cosa è più o meno come localizzare e contare uno per uno i granelli di sabbia di tutte le spiagge del mondo » (BOS : 118), « gli ammassi aperti, tutti più o meno concentrati sul disco » (DNS : 121).  

















- abbastanza « sarà un miscuglio abbastanza uniforme di molecole » (BBN : 120), « sono formati da un numero  







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la lingua della divulgazione astronomica oggi

molto minore di stelle [...], abbastanza disperse, tanto che a volte è difficile stabilire la loro appartenenza all’ammasso » (DNS : 121), « rendendo le misure abbastanza grossolane » (OU : 90).  









- grosso modo « cosparsa di minuscole macchie chiare e scure, di forma grosso modo esagonale » (DNS : 94), « oltre al disco è costituita da un alone grosso modo sferico » (DNS : 113), « Forse, di tutti i modelli che erano grosso modo simili all’universo reale, solo quelli di Fridman contenevano una singolarità del big bang » (BBN : 62), « grosso modo sufficiente ad alimentare un piccolo scaldino elettrico » (BBN : 106).  























- per così dire (si tratta propriamente di una locuzione verbale) « i protoni ed elettroni alle enormi densità [...] sono per così dire conficcati insieme » (DNS : 63), « Quando ciò accadde, esse vennero per così dire “congelate” ». (MBB : 96)  











- perlopiù (univerbato e non) « Le loro popolazioni stellari sono perlopiù vecchie » (SG : 194), « una sconfinata distesa di galassie, perlopiù organizzate in ammassi » (CU : 79), « Sono state scoperte decine di nuovi satelliti – per lo più di piccole dimensioni » (OCS : 104).  

















- pressoché, pressappoco (e relative varianti grafiche) « è pressappoco cento miliardi di miliardi di miliardi di volte più piccola della densità dell’acqua » (MBB : 23), « la sua energia risulterà essere pressoché costante » (MBB : 96), « si trovino in numero press’a poco uguale nelle due metà » (BBN : 119), « una durata di vita press’a poco uguale all’età attuale dell’universo » (BBN : 125-126), « la velocità restava pressappoco costante » (BOS : 90), « la distribuzione delle stelle sembrava pressoché statica » (BOS : 144).  



































- piuttosto « l’intensità di questo segnale cosmico era piuttosto bassa » (OU : 93), « I buchi neri sono uno dei casi piuttosto rari nella storia della scienza » (BBN : 109), « Questo implica da un lato che essa abbia una massa (e, come vedremo più avanti, anche piuttosto grande) » (BOS : 112), « una massa piccola implica anche che la gravità abbia una presa piuttosto debole su di loro » (BOS : 118), « l’emissione radio è enormemente più estesa [...] e piuttosto allungata lungo l’asse nord-sud » (SG : 44).  





























Qualche occorrenza anche per gli avverbi di luogo ivi e ove, ormai percepiti come antiquati e forse usati per ricerca di un vago sentore letterario : « rimane elastica anche alle temperature estremamente basse ivi presenti » (OU : 98), « generalmente osservabili nelle galassie ove è in corso la formazione stellare » (SG : 58), « è distribuita principalmente lungo il piano galattico, ove occupa una regione relativamente sottile » (SG : 66). Per quanto riguarda la variante grafica ci/vi, è largamente dominante l’alternativa più diffusa nella lingua comune. La preferenza per quella più ricercata è rara e mai sistematica :  





















« poiché non v’è motivo di pensare che una metà si allunghi più dell’altra » (CU : 103), « vi avrebbe lasciato, ionizzando gli atomi del cristallo, una dose di energia » (OU : 115), « e quindi senza depositarvi energia » (OU : 115), « Vi si dovrà poi incollare a mano [...] un sensore di temperatura » (OU : 116), « v’è anche una forte concentrazione nel nucleo » (SG : 71).  





























8. Ordine delle parole e fenomeni sintatticamente marcati Nei testi specialistici si segnala « un più frequente rispetto, in confronto sia alla lingua comune sia ad altre lingue speciali, degli ordini non marcati delle parole, con conseguente stretta successione di tema e rema ». 1 Nel contesto divulgativo le deviazioni dall’ordine non  





1

  Cortelazzo 1994 : 11.  

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marcato S V O sono più frequenti, in particolare quando si coniugano ai meccanismi di focalizzazione, strumento utile per evidenziare le informazioni più importanti realizzando al contempo uno stile comunicativo colloquiale e immediato. Facciamo prima un paio di esempi generali, il primo O V S e il secondo V O S :  

« A trasportare l’energia luminosa sono i fotoni » (OU : 36, in questo caso siamo di fronte a una frase scissa implicita) « Alla fine degli anni Cinquanta negli Stati Uniti eseguivano lanci di palloni stratosferici la marina e l’aeronautica ». (OU : 98)  











Molto rara l’anticipazione del predicato nominale :  

« Sono quattro le interazioni fondamentali a cui, in ultima analisi, possono essere riferite tutte le forze presenti ». (CU : 142)  





Un tratto sintattico comune alla lingua del giornalismo 1 è una certa frequenza del referente cataforico, anticipato da uno o più coesivi (principalmente pronomi) :  



« è estremamente difficile notarlo nei cieli inquinati delle nostre città, ma ogni stella ha un suo colore caratteristico ». (MBB : 46) « Così, quando i fisici capirono che dovevano cercare una particella neutra, stabile, sfuggente e di tipo non atomico, tutti i sospetti si appuntarono su qualcuno che avevano già a portata di mano e che sembrava rispondere perfettamente all’identikit : il neutrino ». (BOS : 113) « I Greci [...] ipotizzarono l’esistenza di un quinto elemento, oltre ai quattro che costituivano il mondo materiale. Una sostanza di natura sottile, elastica, invisibile e inafferrabile che pervadeva tutto lo spazio : l’etere ». (BOS : 169) « Lo intuì padre Secchi e lo dimostrarono fisici e chimici verso la fine dell’800 : in quelle strisce colorate solcate da righe scure [...] era la chiave per capire ». (UTM : 61)  





























In BOS una posticipazione del referente si trova a fine capitolo, rinviando al successivo lo “svelamento”. Si tratta di una comune strategia di suspense, mutuata sia dai documentari divulgativi (che possono, ad esempio, rimandare lo svelamento del referente a dopo uno stacco pubblicitario) sia dai libri di narrativa: 2    

« mentre tutti gli sforzi di fisici e cosmologi erano concentrati nel portare a casa risultati su questo fronte, se ne è aperto uno nuovo, che ha l’aria di essere ancora più duro. Un rompicapo sconcertante, in grado di mettere in ulteriore difficoltà le nostre idee sulla natura dell’universo. [fine capitolo] ». (BOS : 139)  





La frequenza delle scelte sintatticamente marcate è comunque un fenomeno che riguarda la scrittura comunicativa 3 in generale :  



« l’opzione, sempre più diffusa, della marcatezza – anticipazione o posticipazione dei costituenti con eco pronominale del loro spostamento – dal punto di vista morfosintattico è certamente il segno di una nuova complessità ; tuttavia, dal punto di vista sintattico-informativo, la frequenza delle dislocazioni costituisce invece una semplificazione, poiché tutte le dislocate segnalano in modo trasparente la funzione di Topic, ed evitano che uno stesso costituente nella stessa posizione concentri in sé e contemporaneamente più funzioni (Ferrari 2007 : 66)  





Sulle dislocazioni a sinistra, nonostante esse abbiano un buon numero di occorrenze nel 1   « Il tipo di rinvio oggi clamorosamente in voga nelle cronache giornalistiche di ogni sorta e argomento è la catafora » (Mortara Garavelli 1993 : 382). 2   Già Bice Mortara Garavelli, parlando di “ellissi cataforica del tema”, aveva notato come « alle radici di tale procedura stanno le tecniche narrative della suspense » (Mortara Garavelli 1993 : 384). 3   Intendiamo, con questo termine, la categoria stabilita da Ferrari 2007. Sull’influenza di oralità e giornalismo sulla didattica e la divulgazione scientifica, rinviamo innanzitutto a Dardano 2008 : 146-153.  













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corpus, sembrerebbe comunque esserci un controllo maggiore rispetto ad altri fenomeni marcati, come le frasi scisse di cui diremo tra poco. Esempi :  

« Un particolare interesse lo rivestono alcune classi di variabili » (DNS : 74), « La notizia era sorprendente perché fino ad allora di stelle radioemittenti non se ne era trovata nemmeno una » (DNS : 140-141), « Oggi questa radiazione [...] la osserviamo spostata verso il rosso » (SG : 218), « La ragione la troviamo nella Relatività Generale » (CU : 90), « La prima correzione l’aveva introdotta Baade nel 1952 » (CU : 178), « La mossa decisiva la fece la NASA » (MBB : 106), « Questo istante lo chiamiamo Big Bang » (OU : 63), « Se le WIMP riempiono l’universo, qualche traccia devono lasciarla » (BOS : 137), « di monopoli magnetici non se ne era mai trovato nemmeno uno » (BOS : 179), « Cosa significassero quelle righe scure lo si cominciò a capire verso la fine del secolo » (UTM : 61), « Una riprova della presenza di queste stelle la dà il satellite Spitzer » (UTM : 153).  

































































Le dislocazioni a destra, avvertite più distintamente come un fenomeno orale e per questo meno tollerate (cfr. Reutner 2009 : 1417), sono rarissime :  



« Il succo è sempre quello : confronto tra ciò che appare e ciò che sappiamo essere com’è. Ma dobbiamo saperlo com’è, e saperlo per certo ! » (CU : 30), « cerchiamo di immaginarcelo, questo film » (MBB : 61), « ne è passata di acqua sotto i ponti » (MBB : 174).  



   















Qualche caso in cui, per evidenziare il focus frasale, si ha l’anticipazione del complemento :  

« In effetti il nostro universo tangibile è fatto di materia. Di materia siamo costituiti noi, la Terra, le stelle e le galassie » (OU : 70), « Penzias e Wilson avevano anche bisogno di un ricevitore estremamente stabile. Dal residuo della supernova Cassiopea si aspettavano radiazione di tipo continuo » (OU : 90), « Alla ricombinazione sappiamo che ci sono delle perturbazioni di densità » (OU : 140).  

















Rarissima è la posticipazione del soggetto (s’intende quella non condizionata da vincoli grammaticali), a mimare alcune situazioni del parlato :  

« Ci sono questi fotoni ? ». (OU : 71)  

   



Sono invece piuttosto frequenti le frasi scisse, 1 che evidenziano il soggetto rematico all’inizio della frase, con chiari vantaggi di immediatezza comunicativa (molte attestazioni soprattutto in DNS) :  



« è il valore della frequenza che stabilisce con esattezza quale sarà il tono che ascoltiamo » (MBB : 118), « è proprio questo rapporto, infatti, che stabilisce il momento dell’evoluzione cosmica in cui la radiazione diventa ininfluente » (MBB : 139), « è la gravità che stabilisce la cornice complessiva » (MBB : 202), « Non sono le galassie che si muovono, ma è il sistema di riferimento » (OU : 61), « Sono i neutrini [...] che trasportano l’energia elettromagnetica » (DNS : 54), « non sono le galassie che si allontanano, ma è lo stesso spazio che le contiene che si espande » (DNS : 109), « è la scala dell’universo che cambia » (DNS : 174), « è l’energia del vuoto che fa scattare l’analogo della molla compressa » (DNS : 174), « è la misura dello spettro della radiazione cosmica di fondo nelle microonde, che fornisce [...] » (CU : 81).  





















































Ben attestata anche la frase scissa implicita :  

« Fu il fisico Max Planck a calcolare per primo la forma corretta » (MBB : 46), « è il fatto che la corda sia fissata alle estremità a imporre vincoli molto precisi alla frequenza delle armoniche » (MBB : 130), « Fu Marteen Schmidt [...] ad avere un lampo di genio » (UTM : 210), « Ma fu Lord Rosse [...] a scoprire nel 1845 che alcune delle nebulose bianche avevano una struttura a spirale » (DNS : 123), « Fu Shapley a demolire la vecchia interpretazione » (CU : 44).  





























1   La frase scissa è ritenuta un tratto ormai entrato nel neostandard, sebbene il campione di linguisti di Reutner 2009 : 1418 si divida quasi esattamente a metà fra la scelta di evitarla o meno.  

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Si segnala, non di rado, il costrutto presentativo, che segmenta la frase in due unità entrambe rematiche :  

« C’era anche una forma di energia che pervadeva omogeneamente il tessuto dello spazio » (BOS : 167), « Se c’è una cosa che lo studio dell’universo ci ha insegnato » (BOS : 207), « In particolare c’è un evento osservabile che consente di risalire all’orientazione dell’asse di rotazione del nostro pianeta » (OCS : 95), « facendoci capire che c’è un altro corpo che ne perturba il cammino » (DNS : 38), « c’è qualche altra ragione, oltre all’evidenza empirica, che ci autorizza [...] » (CU : 90), « c’è però una sottile asimmetria che i fisici e i cosmologi non sanno del tutto spiegare » (CU : 155).  



































A volte un segno di pausa forte separa dal periodo precedente un’espansione o una subordinata che secondo la norma non potrebbero costituire una frase indipendente. La sintassi franta è un’altra marca stilistica che può essersi estesa dal giornalismo e dalla narrativa contemporanea alla comunicazione scientifica :  

« Le cose si rivelarono ancora più strane quando Hubble mise la velocità delle galassie e la loro distanza in un grafico (figura 1.1). Tentando di stabilire una relazione tra le due quantità. » (MBB : 10), « Sono arrivati al punto di rimuovere con le proprie mani “un materiale dielettrico bianco” [...] che alcuni piccioni hanno depositato nella loro antenna. Senza risultato » (MBB : 65), « Sovrapponendo la mappa di WMAP a quella di COBE, la struttura coincide perfettamente. Con una piccola differenza. La mappa di COBE sembra [...] » (MBB : 170), « la densità media di materia oscura nell’universo dovrebbe essere intorno al 25% della densità critica. Ammesso che questa materia oscura esista davvero » (OU : 122).  























Pur non trattandosi propriamente di un fenomeno sintatticamente marcato, anche le fasi in cui i periodi scanditi dalla punteggiatura diventano particolarmente brevi, fino a coincidere con la frase nucleare, possono essere accostati alla sintassi cronachistica dei giornali. Questo accade soprattutto nelle opere di Balbi, quindi MBB e BOS. Un paio di esempi :  

« La luce primordiale poté quindi iniziare a propagarsi liberamente, brillando in tutti gli angoli del Cosmo. L’Universo divenne trasparente. Gli atomi e i fotoni si dissero addio. La luce si separò dalla materia ». (MBB : 57) « Quindi anche la forza di pressione diminuisce bruscamente e non è più in grado di contrastare la forza di gravità. La massa sovrastante il nocciolo precipita verso il centro. La temperatura aumenta in tutti gli strati superficiali [...]. Si scatena una serie di reazioni nucleari incontrollate ». (DNS : 62)  











iii. TECNICISMI

C

om’è già capitato di dire introducendo gli scorsi capitoli, soltanto di recente gli studi linguistici italiani si sono avviati al superamento della prospettiva esclusivamente lessicalista nell’analisi dei linguaggi specialistici. Ciò non significa, ovviamente, sottovalutare la forte caratterizzazione che il sistema di un linguaggio settoriale, nel nostro caso quello scientifico, riceve soprattutto dalle sue componenti lessicali :  

« la scoperta di una specificità, che si estende anche ad altri livelli di analisi, ha comportato, negli ultimi anni, una critica della prospettiva “lessicalista”, la quale in ogni modo rimane un punto di riferimento certo nella prima individuazione dei linguaggi scientifici. A questi ultimi infatti si continuano ad attribuire quei “contrassegni di qualità” che rendono conto del loro carattere specifico : il riferimento a un settore particolare di conoscenze, la definitezza, la sistematicità, l’esattezza, l’univocità, la referenzialità. La storia dei vocabolari scientifici non è tanto storia di parole, quanto piuttosto del funzionamento di tali vocabolari : cioè dell’insieme di rapporti che le parole e i concetti possono avere tra loro ». (Dardano 2008 : 158)  









La ricerca del rapporto univoco fra parola e referente, dunque, rimane lo strumento principale con cui si realizza la vincolatività del testo scientifico :  

« Alla vaghezza (indeterminatezza semantica) e alla polisemia (possibilità di diversi significati per una singola parola), e alla conseguente fioritura di accezioni e sinonimi, proprie delle parole del linguaggio comune, corrisponde nel linguaggio scientifico la necessità di una determinazione univoca del significato dei termini [...]. Caratteristica dell’uso linguistico scientifico è il non tollerare variazioni, nella produzione e nella ricezione di un significato, che si collochino al di fuori dell’accordo convenzionale stabilito per quel significato ». (Casadei 1994 : 49)  





La garanzia di un sistema monoreferenziale può esserci soltanto se la scienza in questione è stata in grado di dotarsi di una costellazione lessicale complessa, di linee paradigmatiche che soltanto nella rete di rapporti reciproci fra i singoli termini può individuare stabilmente i referenti :  

« un termine tecnico è tendenzialmente monosemico, o meglio monoreferenziale, punta cioè a fissare un rapporto di biunivocità con il concetto o l’oggetto che designa. Sotto quest’aspetto (e solo sotto quest’aspetto), il termine specialistico non subisce alcun influsso dal contesto sintagmatico in cui è inserito, mentre è in relazione bilaterale o multilaterale con tutti gli altri termini del vocabolario della disciplina di riferimento, e la sua specificità è data proprio dai suoi rapporti con la costellazione di quei termini ». (Gualdo-Telve 2011 : 80)  





Nel caso della lingua della fisica e dell’astronomia l’accordo convenzionale che stabilisce il significato di una parola al di là di qualsiasi ambiguità è particolarmente importante. Infatti, mentre la medicina o la chimica costruiscono il loro patrimonio di tecnicismi ricorrendo ad un insieme di elementi formanti caratteristici e spesso di trafila greco-latina, affissi e confissi che organizzano una tassonomia ben analizzabile morfologicamente, 1 la fisica fin  

1   « Problema centrale della neologia è l’analizzabilità delle forme (motivazione), cioè la possibilità che il parlante riconduca una parola – attraverso associazioni formali o semantiche – al proprio lessico mentale, cioè all’insieme delle parole presenti nella sua memoria » (Gualdo-Telve 2011 : 92). In chimica, ad esempio, dopo la riorganizzazione di Lavoisier, « i suffissi contraddistinguono composti di valenza superiore (-ico ; nitrico) rispetto a composti dello stesso elemento con valenza inferiore (-oso) » (Gualdo-Telve 2011 : 228).  













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la lingua della divulgazione astronomica oggi

dai tempi di Galilei agisce molto più frequentemente sul significato che sul significante, risemantizzando parole di uso comune (campo, energia, onda). 1 Capita molto spesso, quindi, che i tecnicismi medici abbiano la faccia irsuta; 2 tuttavia non bisognerebbe lasciarsi ingannare dall’apparente “amichevolezza” di quelli fisici. Innanzitutto perché rinunciando alla derivazione e, in parte, alla composizione, si rinuncia alla stratificazione esplicita di informazioni già note e alla possibilità di serie lessicali aperte. Inoltre, la rideterminazione può essere soltanto il primo passo di un processo di tecnificazione che arriverà a coinvolgere anche la morfologia :  





« riteniamo che si possa parlare di diversi gradi di tecnificazione : alla rideterminazione semantica, che è il primo, segue la specializzazione morfologica, attraverso la combinazione con altre parole in forme libere o legate e poi attraverso la conversione, e infine la trasformazione mediante affissi e confissi ; si producono così i tecnicismi specifici, spesso immediatamente riconoscibili prima per la loro forma insolita che per il loro significato ». (Gualdo-Telve 2011 : 82)  









Sia Casadei 1994 sia Gualdo-Telve 2011 hanno poi messo in luce come le risemantizzazioni della fisica possano creare nel significato di un termine divaricazioni più o meno ampie dalla lingua comune : se del moto uniforme quasi tutti possono avere una nozione generale, il significato della relatività einsteiniana rimane precluso a quei parlanti, pur in possesso della nozione comune della parola, che non abbiano almeno studiato fisica alle scuole superiori. Serianni 2003 : 22 fa l’esempio di lavoro nell’accezione comune e fisica, notando che « da questo punto di vista è molto più economico (in quanto tendenzialmente monosemico) il linguaggio medico, con la sua selva proverbialmente intricata di grecismi che però sono fondati su meccanismi di composizione abbastanza regolari e ricorrenti ».  







Tornando ad una descrizione più generale, Giovanardi 2006 : 2206-2207 distingue quattro modalità di realizzazione dei termini tecnico-scientifici, di cui nei prossimi paragrafi descriveremo gli esiti nel contesto astronomico :  



1) Prestito linguistico, sotto forma di prestiti non integrati (hardware) o di calchi e traduzioni (disco rigido) 2) Neologia, in particolare con affissazione e composizione 3) Rideterminazione semantica di una parola della lingua comune o di un altro linguaggio specialistico 4) Sigle e acronimi Giovanardi considera a parte il transfert, che noi chiameremo travaso : un nuovo linguaggio specialistico può cioè formare il proprio lessico acquisendo la terminologia di un altro linguaggio settoriale e risemantizzandola (in genetica molecolare ad esempio si acquisiscono i termini della teoria dell’informazione : alfabeto, codice, decodificare, messaggio). Un’altra precisazione terminologica : nei prossimi paragrafi saranno definiti tecnicismi specifici esclu 





1   Questa classificazione non va comunque vista come una netta dicotomia. Si è fatto notare, ad esempio, come anche in medicina, soprattutto in epoca passata, possa agire il processo metaforico delle rideterminazioni : « In epoche in cui non esisteva la diagnostica per immagini, il ricorso alla metafora ha rappresentato il metodo più economico per comunicare nuove acquisizioni descrittive » (Serianni 2005 : 265). Esempi tratti dallo stesso studio : muso di tinca, ma anche termini figurali usati ancora oggi nei referti, come cuore a scarpa, lesioni polmonari a vetro smerigliato. 2   Quest’espressione è utilizzata da Casadei 1994 e ripresa anche da Gualdo-Telve 2011.  









tecnicismi

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sivi quelli che Gualdo-Telve 2011 chiamano soltanto tecnicismi specifici, quelli cioè riconoscibili da alcuni tratti morfologici e in generale dalla scarsa trasparenza del significante ; in questo modo possiamo distinguerli, insieme ai tecnicismi specifici per rideterminazione, dai tecnicismi collaterali, di cui si parlerà in § 2.  

Analizzando un corpus di testi fisici specialistici, « è risultato che in media il 60% del vocabolario dei testi è costituito da parole che fanno parte del vocabolario di base ». 1 Il risultato non cambia di molto se si analizzano testi divulgativi :  







« sia nelle percentuali di vocabolario di base che in quelle di vocabolario non di base, le differenze di comportamento dei testi divulgativi e di quelli specialistici non sono tanto ampie quanto ci si sarebbe aspettati dato il livello fortemente differenziato a cui i testi si collocano ». (Casadei 1994 : 57)  





Ciò testimonia la difficile parafrasabilità delle rideterminazioni : non basta sostituire nella definizione del tecnicismo una parola del linguaggio comune ad una più ardua. Il compito della divulgazione sarà allora più sottile :  



« è necessario verificare in che modo [i tecnismi] vengano introdotti, resi oggetto di una definizione o comunque di un chiarimento del loro significato, e quale sia la relazione che in tale chiarimento si stabilisce (se ciò avviene) tra il termine tecnico e la sua espressione sinonima o parafrasi del linguaggio comune [...]. Solo a questo ulteriore livello di analisi è possibile avere un quadro chiaro delle diverse strategie linguistiche dei testi, che si configurano essenzialmente come strategie di ricostruzione (divulgativa o specialistica) del contenuto semantico ». (Casadei 1994 : 68)  





Rinviamo l’analisi di queste strategie al cap. 5, mentre scegliamo per questo capitolo un approccio soprattutto lessicografico, per verificare quanto e in che modo i tecnicismi astronomici, e in parte fisici, siano penetrati nel lessico comune :  

« Possiamo assumere che i termini specialistici registrati da un dizionario generale sono quelli che hanno un’influenza maggiore sul linguaggio comune. Se le cose stanno così, analizzare il lemmario di un grande dizionario per stabilire la percentuale dei termini specialistici che esso registra significa valutare con una buona approssimazione l’incidenza dei linguaggi specialistici nel lessico di una lingua ». (De Palo 1994 : 28)  





Il riscontro lessicografico può dare informazioni utili anche sullo stato interno di un linguaggio specialistico, poiché « nell’accogliere un tecnicismo settoriale i dizionari dell’uso normalmente valutano soprattutto una variabile : la frequenza e la stabilità d’uso in un dominio settoriale ». 2 Vanno tuttavia considerati alcuni limiti generali del trattamento lessicografico della lingua scientifica. Sulla mancata presenza dei tecnicismi nei dizionari dell’uso, Serianni 2003 : 19 cita le parole con cui Policarpo Petrocchi introduceva, nel 1884, il suo Nòvo dizionàrio universale della lingua italiana :  











« I vocaboli scientifici e d’ogni arte nessun vocabolario generale può assumersi la briga e la responsabilità di citarli non dico nella totalità, ma in buona parte »  



Si tratta di « un’affermazione sottoscrivibile ancora oggi », commenta Serianni : « la terminologia scientifica non può che entrare a piccole dosi in un dizionario dell’uso ». 3 Per valutare con maggior realismo la diffusione nella lingua comune di un tecnicismo scientifico, si dovrà quindi tener conto anche di alcuni settori fondamentali : l’orizzonte di nozioni richiesto a uno studente di scuola media, la dignità epistemologica e la rappresentatività del vocabolo in una determinata scienza. Un certo ritardo lessicografico nella descrizione della vitalità scientifica contemporanea è comunque effettivo e preoccupante (e nel nostro  









1

  Casadei 1994 : 56.  

2

  Serianni 2003 : 23.  

3

  Serianni 2003 : 20.  





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la lingua della divulgazione astronomica oggi

caso è confermato dall’alto numero di tecnicismi non attestati, soprattutto di rideterminazioni) :  

« il problema di verificare l’uso effettivo vigente nelle singole aree disciplinari non riguarda solo la medicina. La quota di lessico che resta tagliato fuori dai dizionari dell’uso, non esclusi quelli di mole e impegno più ragguardevoli, è mediamente (e direi preoccupantemente) alta anche assumendo punti di vista tutt’altro che iper-specialistici ». (Serianni 2003 : 32)  





A volte lo sguardo lessicografico può essere sfocato per il problema opposto. Sempre Serianni 2003 : 23 ha rilevato come in un campione di sette dizionari dell’uso nessuno rinunci a lemmatizzare almeno uno di due tecnicismi medici in concorrenza, carfologia e crocidismo, indicanti entrambi il ‘movimento involontario delle mani di malati in delirio o in agonia, che sembrano afferrare delle piume sospese in aria’, sebbene abbiano un ambito ristretto e siano privi di « qualsiasi vitalità nella lingua comune ». In questo caso il problema è che diversi dizionari dell’uso accolgono anche una buona quota di tecnicismi medici cui non corrisponde un’effettiva diffusione nell’ambito specialistico, 1 rendendo così tanto evidente la pletora di lemmi medici registrati, che diversi dizionari specialistici si rivelano più selettivi di quelli comuni : da questi ultimi finisce così per emergere una falsa immagine tardoottocentesca della terminologia medica. 2 I termini iper-specialistici della fisica subiscono invece un trattamento diverso, e sono in generale meno attestati : cfr. Del Bello-GualdoTarsitani : 17. Pur partendo quindi dalla considerazione di queste problematicità, forniamo ora alcuni dati generali, ottenuti attraverso il sistema di interrogazione complessa del GRADIT. I lemmi totali con marca d’uso tecnica e astronomica sono 1079. La grande incidenza delle polirematiche, già segnalata da Casadei 1994 per la fisica, 3 è confermata dal fatto che esse costituiscono poco meno della metà del totale, cioè 536. Per quanto riguarda l’aspetto diacronico, nel GRADIT la data di prima attestazione delle polirematiche non è quasi mai registrata ; riducendo quindi la ricerca alle forme monorematiche, 210 sono successive al 1950, 59 sono successive al 1980. Ciò vuol dire che il 49,53% dei tecnicismi astronomici del GRADIT sono successivi al 1950, testimoniando il grande dinamismo lessicale di questo campo scientifico e lo sforzo lessicografico (come vedremo e come abbiamo già anticipato, spesso non sufficiente) di darne conto. Un aspetto interessante emerso dall’analisi del corpus è la sensibilità metalinguistica 4 di diversi divulgatori. Alcune digressioni presenti nei testi, infatti, testimoniano un problema già messo in luce da diversi studiosi, cioè il fatto che una razionalizzazione linguistica effettiva è in realtà spesso difficile anche nel contesto tecnico-scientifico : « persino le nomenclature e le tassonomie di discipline che si sono dotate, nel tempo, di criteri rigidi per la formazione del lessico, presentano lacune, debolezze e incoerenze interne, e anche la precisione e il rigore terminologico delle cosiddette scienze dure valgono con ben definite  

























1   Le fonti lessicografiche accolgono tecnicismi tra i quali molti o « apparirebbero reliquati arcaizzanti (perlopiù rientranti in quello che potremmo chiamare un certo modernariato terminologico risalente ai decenni tra Otto e Novecento) » oppure si rivelano « frutto di singole iniziative di scienziati non accolte dalla comunità scientifica o di astratte sistemazioni nosografiche, di scarsa utilità operativa ». (Serianni 2003 : 24). 2   Cfr. Serianni 2003 : 27-28. A questa presenza sovradimensionata fa però da contraltare « una porzione significativa dei termini effettivamente adoperati in ambito medico, scritto e orale », che « non riesce a varcare la soglia del dizionario, nemmeno di quello specialistico ». (Serianni 2003 : 31). 3   « è infatti riduttivo e fuorviante applicare la nozione di tecnicismo al singolo vocabolo e basarsi, per individuarlo, solo su una segmentazione in parole, isolando analiticamente in questa unità un processo di significazione fondato in realtà su unità più ampie della parola ». (Casadei 1994 : 58). 4   « La riflessione metalinguistica fa quindi parte dell’attività dello scienziato, e noi vediamo in realtà come ogni sviluppo decisivo, nella scienza, comporti una crisi della comunicazione scientifica » (Altieri Biagi 1990a : 374).  

































tecnicismi

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restrizioni », 1 ovvero soltanto sul piano strettamente sincronico e all’interno della stessa scuola di pensiero. 2 Un fattore importante di questa instabilità è la stratificazione nel tempo di più tecnicismi riferiti allo stesso designatum. Già Galileo Galilei ragionava metalinguisticamente sul termine nebulosa :  







« nebulose è un termine che Galileo accetta dalla tradizione, benché il nome gli deva sembrare inadeguato ed equivoco a definire quelli che con il “moderno occhiale” gli sono apparsi “drappelli di stelle”. Sicché, quando usa la parola, non manca mai di sottolineare “quel che siano” effettivamente queste nebulose, sottolineando l’errore scientifico sotteso all’ “imposizione del nome” ». (Altieri Biagi 1990a : 381)  





Anche nel nostro corpus, come dicevamo, gli scienziati si mostrano attenti all’evoluzione diacronica del significato di alcuni tecnicismi :  

« [...] sistemi in tutto simili alla Via lattea e molto lontani da essa. Furono chiamate “nebulose extragalattiche”, poi “universi isole”, infine “galassie” » (DNS : 108), « la riedizione di un vecchio concetto, che la fisica aveva abbandonato all’inizio del novecento, ma che la scoperta della radiazione di fondo riproponeva in versione aggiornata : l’etere » (MBB : 80), « I picchi nello spettro furono per lungo tempo chiamati picchi Doppler dai cosmologi, in maniera del tutto inappropriata, in quanto essi non hanno nulla a che fare con l’effetto Doppler. Oggi, vengon chiamati comunemente, e correttamente, picchi acustici » (MBB : 134), « Herschel [...] comprese correttamente che il Sole faceva parte di una vasta isola cosmica – una galassia, diremmo oggi – formata da moltissime altre stelle » (BOS : 15), « Ritter chiamò questi nuovi raggi invisibili raggi chimici. Aveva in realtà scoperto la radiazione ultravioletta » (BOS : 34).  































Qualche altro esempio di cenni metalinguistici. Hawking, riferendosi ai nomi metaforici 3 dei vari tipi di quark, li rapporta a un cambiamento generale nella formazione dei tecnicismi nell’inglese scientifico :  



« Quest’uso linguistico dipende solo dal fatto che i fisici moderni sembrano avere un’immaginazione più ricca di quella dei loro colleghi anteriori nel trovare nomi per nuove particelle e nuovi fenomeni : non si limitano più a cercare i nomi nella lingua greca ! ». (BBN : 79)  



   



Dal seguente esempio emerge invece una consapevolezza non banale dell’arbitrarietà del segno linguistico ; infatti potremmo dire che ci si spinge addirittura oltre il senso saussuriano del termine, collegando l’arbitrarietà ad una dimensione cognitiva, ovvero alla prospettiva antropica :  



« Se ci fosse stato un eccesso di antiquark anziché di quark, noi avremmo semplicemente chiamato gli antiquark quark, e i quark antiquark ». (BBN : 94)  





C’è consapevolezza anche della sovrabbondanza o non ineludibilità di alcuni tecnicismi, che diventa motivo d’ironia :  

« Toro è il nome che i matematici danno a quello che tutti gli altri esseri umani chiamano ciambella (chissà poi perché). Io, da piccolo, al mare usavo una ciambella. I miei amici matematici usavano un toro ». (MBB : 188)  





L’ironia, nell’esempio seguente, riguarda la duplicità semantica di un vocabolo, usato nella stessa frase sia nel significato della lingua comune sia in quello tecnico :  

« Hawking e Thorne scommettono che l’informazione catturata da un buco nero vada perduta per  

1   3

2 Gualdo-Telve 2011 : 80.   Cfr. anche Cortelazzo 1994 : 11.   Il caso dei nomi dei quark è uno di quelli in cui la metafora che produce il tecnicismo è in realtà talmente poco trasparente da far parlare quasi di arbitrarietà : si pensi al quark charm (‘elegante’) o al quark strange (‘strano’).  





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sempre, mentre Preskill scommette, al contrario, che l’informazione riemerga a mano a mano che il buco nero irradia e si contrae. E la posta ? Sempre informazione : “Chi vince riceverà da chi perde un’enciclopedia a sua scelta” ». (UE : 320)  







Prima di passare ai regesti dei tecnicismi rilevati dallo spoglio, diamo conto di un ultimo e importante aspetto soggiacente all’attività di nominazione degli scienziati. Dopo il fallimento di diversi tentativi storici di costruire per la scienza una lingua naturale di simboli, liberata dai vincoli linguistici e del tutto adiacente all’empiria, in cui ad ogni termine corrispondesse esattamente l’oggetto significato (sulla scorta di Bacone, ci provarono John Wilkins, George Dalgarno, Francis Lolowick 1), oggi « i filosofi della scienza accettano come dato di fatto la necessità di referenti teorici non rimandabili all’osservazione per costruire anche le più semplici teorie fisiche e prendono atto del ruolo importante delle metafore nell’evoluzione delle discipline scientifiche ». 2 La funzione euristica della metafora è quindi fondamentale sia nella comprensione stessa di nuovi fenomeni fisici (ne parleremo più diffusamente nel cap. 5) sia, per riflesso, nella nascita dei tecnicismi e, più precisamente, delle rideterminazioni (si noti che le rideterminazioni possono coinvolgere anche un tecnicismo specifico esclusivo, come diremo tra poco per fotosfera cosmica o come succede quando avviene un travaso lessicale fra due lingue specialistiche, cfr. § 1.8). Il ricorso alla metafora è utile soprattutto per le scienze che più hanno a che fare con oggetti di studio dallo status ancora incerto :  









« gli scienziati devono ricorrere per esprimere tesi teoriche a metafore che diventano così in qualche modo costitutive delle teorie stesse e per le quali non si conosce alcuna parafrasi letterale adeguata. Tali metafore diventano indispensabili perché forniscono un modo per introdurre una terminologia per aspetti del mondo la cui esistenza sembra probabile ma delle cui proprietà fondamentali molte rimangono ancora da scoprire ». (Pascolini 2004 : 8)  





Il discorso è tanto più vero per la cosmologia e l’astronomia, che come abbiamo già detto più volte riguardo ad alcuni aspetti sintattici 3 sono in questo momento scienze meno sperimentali di altre: 4  



« è normale per gli scienziati costruire immagini visuali del particolare fenomeno su cui stanno lavorando come se questo esistesse veramente su una scala accessibile alle impressioni sensoriali, anche quando – ed è sempre più frequente nelle scienze mature – la struttura interna di tali sistemi è in principio inaccessibile alla percezione diretta ». (Pascolini 2004 : 7)  





Quindi, come sottolinea ancora Pascolini con un’efficace metafora, « gli scienziati sembrano lavorare ai bordi di un vulcano sempre attivo che trabocca di novità che impongono neologismi e catacresi ad un ritmo sempre crescente ». 5 Nel corpus siamo occorsi nel caso di un tecnicismo che può essere paradigmatico, perché testimonia quasi in diretta l’”attività vulcanica” di cui parla Pascolini. Si tratta di fotosfera cosmica, 6 ovvero ‘la superficie che la radiazione cosmica di fondo è riuscita ad attraversare, portando impressa su di sé un’immagine di quell’epoca, quando l’universo ha perso la sua opacità’. Quest’espressione nasce  







1   3

2 Cfr. Pascolini 2004 : 5-7.   Pascolini 2004 : 7.   La frequenza del verbo dovere inferenziale (cfr. cap. 2 § 2) o la diversa distribuzione, rispetto ad altre scienze, dell’attivo e del passivo (cfr. cap. 2 pp. 55-58). 4   Per non parlare della teoria delle stringhe, alla cui descrizione è quasi interamente dedicato UE : questa teoria, infatti, è quasi interamente costruita su modelli matematici che per lunghissimo tempo non saranno direttamente 5   Pascolini 2004 : 8. verificabili sperimentalmente. 6   « The surface z=1000 is sometimes called the cosmic photosphere, in comparison with the photosphere (apparent surface) of the Sun. It is the surface from which the cosmic background photons last scattered before coming to us. The light coming from this cosmic photosphere (surface of last scattering) can be used to make an image of the early Universe », cito da http ://aether.lbl.gov/www/science/cmb.html.  













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da un’estensione metaforica del tecnicismo specifico fotosfera, ‘strato esterno di una stella da cui proviene la maggior parte della radiazione e che costituisce l’unica parte visibile dell’astro, poiché gli strati più interni, molto più caldi e densi, sono anche opachi’. L’unico testo in cui si ricorre a fotosfera cosmica come ad un vero e proprio tecnicismo è BOS. La prima volta il sintagma viene introdotto figuralmente, infatti è preceduto dalla marca testuale una sorta di :  

« Questa sorta di fotosfera cosmica da cui provengono i fotoni primordiali ci avvolge completamente e, se potessimo osservarla con i nostri occhi, ci mostrerebbe il volto dell’universo com’era quando diventò per la prima volta trasparente alla radiazione ». (BOS : 53)  





Nelle occorrenze seguenti, viene invece introdotto come un vero e proprio tecnicismo :  

« Quando i fotoni lasciarono la fotosfera cosmica per iniziare il loro lungo viaggio verso di noi » (BOS : 57), « la fotosfera cosmica è situata quasi ai confini dell’universo osservabile » (BOS : 80), « Il confronto fra le previsioni teoriche e la dimensione caratteristica delle macchie sulla fotosfera cosmica » (BOS : 81).  

















Il modo in cui i diversi testi del corpus affrontano il concetto espresso da questo tecnicismo può mostrarci come, attraverso un procedimento consolidato dell’epistemologia scientifica, si possa arrivare alla tecnificazione di un iniziale passaggio logico-metaforico. Lo stesso Balbi, in MBB (che è precedente di quattro anni rispetto a BOS, essendo del 2007) non si riferisce al fenomeno con un tecnicismo specifico, ma si limita a descriverlo :  

« Oltre la superficie da cui ci appaiono giungere i suoi fotoni non possiamo guardare : sarebbe come voler guardare “dentro” una stella, o attraverso una spessa coltre di nuvole ». (MBB : 59)  







In SG si descrive la stessa fase evolutiva dell’universo, stavolta con una descrizione puntuale che non accenna paragoni né ricorre a scarti figurali :  

« A quel punto, il calo di densità degli elettroni liberi, che interagiscono così efficacemente con i fotoni da “imprigionarli”, impedendo loro di diffondersi liberamente, rese l’Universo trasparente alla luce : i fotoni erano finalmente in grado di attraversare tutto l’Universo. La radiazione emessa prima dell’era della ricombinazione, quando l’Universo era ancora opaco, e che, trovandosi in equilibrio termico con il plasma cosmico, aveva le proprietà di un corpo nero, poté diffondersi dappertutto ». (SG : 218)  







Anche la Hack in DNS non usa fotosfera cosmica, ma ricorre ad una metafora (muro di luce) :  

« Come possiamo osservare le galassie più lontane, [...] così potremo osservare l’aspetto dell’universo all’età di circa 400.000 anni. Un vero e proprio muro di luce ci preclude dunque l’osservazione diretta a età anteriori ». (DNS : 151, corsivo mio)  





Anche in OU, come in DNS, torna la metafora del muro, e anche stavolta (come già in MBB) per spiegare il concetto si fa riferimento alle stelle (Sarebbe un po’ come cercare di osservare dentro il Sole ; in MBB era sarebbe come voler guardare “dentro” una stella) :  



« Se osserviamo talmente lontano da ricevere i fotoni rilasciati alla ricombinazione, abbiamo raggiunto un limite invalicabile, di tipo fisico, che inibisce la nostra ambizione di osservare l’inizio dell’universo. Non possiamo osservare più lontano, perché osserveremmo regioni di universo nelle quali l’universo era ancora ionizzato, e quindi opaco alla luce. Sarebbe un po’ come cercare di osservare dentro il Sole. Di quest’ultimo vediamo la superficie (abbagliante) ma non vediamo l’interno, che è talmente caldo da essere ionizzato, e quindi opaco. Nello stesso modo, dell’universo primordiale possiamo vedere fino all’epoca (380000 anni dopo il Big Bang) in cui l’universo è divenuto trasparente alla luce. Qui si erge un muro di fuoco ». (OU : 77)  





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Particolarmente importante è il passaggio di CU : 139, che preferisce parlare di superficie dell’ultimo scattering , ma che la paragona esplicitamente alla fotosfera opaca di una stella (torna, nuovamente, anche la metafora del muro) :  



« La CBR che oggi osserviamo proviene da lì, da quella sorta di “muraglia” incandescente posta a z = 1090, calda come la fotosfera di una stella rossa, che è opaca alla radiazione e che il nostro sguardo non può penetrare. Cogliamo i fotoni che l’hanno varcata, ma non quelli che se ne stanno appena al di là e che ne restano prigionieri [...] ; i cosmologi la chiamano “superficie dell’ultimo scattering”, una superficie sferica che tappezza l’intera volta celeste sulla quale avvenne l’ultima interazione con il plasma da parte dei fotoni che da quel momento in poi conquistavano la propria libertà »  





Da una ricerca del tecnicismo su internet troviamo ulteriori informazioni interessanti. Fotosfera cosmica compare già nel 2007 in Keplero,1 il blog divulgativo di Amedeo Balbi (l’autore di MBB e BOS) ; è anche in una presentazione divulgativa 2 del 2006 di Paolo de Bernardis, reperibile in un sito collegato al Dipartimento di Fisica della Sapienza (de Bernardis quindi usa il tecnicismo già quattro anni prima di OU, dove non compare), e in un’altra dello stesso autore del 2009; 3 la prima attestazione, tuttavia, è in un documento datato 2000 dell’Associazione Reggiana di Astronomia. 4 Attraverso le funzioni di Google Ricerca Libri Avanzata (GRL) 5 possiamo verificare la presenza di questo tecnicismo anche nella vastissima base dati di monografie e riviste offerta dal motore di ricerca. Si può così retrodatare la prima attestazione al 1987, viste le 6 occorrenze in Livio Gratton, Cosmologia. La visione scientifica del mondo attraverso i secoli, Bologna, Zanichelli. Si tratta di un libro di taglio storico-divulgativo, ma che si assesta su un livello molto più specialistico 6 rispetto a tutti i testi del nostro corpus. Cito la prima attestazione a p. 550, in cui il sintagma una specie di serve ad introdurre, come capita spesso (vd. cap. 5), l’estensione metaforica : « Verso qualunque direzione si punti un’antenna come quella di Penzias e Wilson si devono perciò captare fotoni emessi dal plasma nell’istante in cui è avvenuta la ricombinazione, come se il nostro punto d’osservazione fosse circondato da ogni parte da una specie di enorme fotosfera cosmica ». Anche in una successiva attestazione, a p. 608, Gratton ricorre ad una marca testuale per attenuare l’introduzione del tecnicismo, usando la prima persona (quella che ho chiamato), quasi sottolineando l’arbitrarietà della denominazione ; ciò conferma che l’autore aveva a che fare con un neologismo recente : « [...] comprende tutta la parte di universo a cui si estendono le nostre osservazioni, inclusa anche quella che ho chiamato la fotosfera cosmica ». In italiano GRL fornisce un solo altro risultato, forse meno significativo perché inserito in una figura, in Origini, 7 traduzione del 1990 di una pubblicazione del 1988 della Cambridge University Press. Il contributo specifico è di Martin J. Rees e s’intitola Origine dell’Universo : a p. 32 un’immagine rappresenta gli stadi fondamentali dell’evoluzione dell’universo, e accanto alla fase detta ricombinazione l’autore giustappone, fra parentesi, il nostro tecnicismo. Il modello inglese cosmic photosphere ha moltissime attestazioni. Una delle più recenti è nel blog divulgativo di Peter Coles, un professore di astrofisica teoretica dell’università di  





























1   http ://www.keplero.org/2007/07/il-tempo-e-la-radiazione-di-fondo.html. Ultimo accesso a questo e ai seguenti link : 9 novembre 2013. 2   http ://oberon.roma1.infn.it/lezioni/mercoledi_astrofisica_2006/pdb_stampati.pdf. 3   http ://www.mat.unimi.it/lezioniEnriques/2009/20091130_Milano_PdB.pdf. 4   http ://www.astroara.org/meteo/report/pdf/tabelleunite.pdf. 5   Su questo nuovo ma fondamentale strumento della ricerca linguistica sono importanti le indicazioni e le cautele procedurali suggerite da Gomez Gane 2008. 6   Gratton fa ampio ricorso al codice matematico, a rappresentazioni simboliche e a dati quantitativi. 7   Origini, a cura di A. C. Fabian, Bari, Edizioni Dedalo, 1990.  









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Sussex 1 (2012) ; è in diversi articoli specialistici, fra cui indichiamo uno del 1995, 2 uno del 1996 3 e uno del 2001 4 (altre attestazioni specialistiche sono presenti dalla fine degli anni Ottanta in poi) ; ma compare anche in un libro divulgativo del 1998 5 e, infine, in una pubblicazione dell’università di Cambridge del 1985, in cui è usato (soltanto nella prima occorrenza) fra virgolette (« The microwave photons were last scattered as a “cosmic photosphere” » 6). Proprio quest’ultima è, allo stato attuale, 7 la prima attestazione reperibile da Google e da GRL : è di due anni precedente al testo originale di Origini, ed è significativamente accomunata ad esso per la provenienza dalla Cambridge University. Il fatto che il tecnicismo, diversamente da tutti gli altri casi inglesi, sia usato con la marca testuale delle virgolette può essere il segnale di una riconoscibilità del sintagma ancora ridotta, e dunque di una creazione neologica recente. Ricapitolando, il termine cosmic photosphere potrebbe essere nato alla metà degli anni Ottanta nell’ambiente della ricerca universitaria di Cambridge, essere stato ben presto recepito dagli studiosi in Italia e all’occorrenza tradotto nei testi specialistici (attestazioni del 1987 e del 1990), per poi diffondersi, più lentamente, anche nella divulgazione. Una ricerca in rete come questa non ci fornisce abbastanza elementi, ovviamente, per stabilire con precisione certa quando il termine inglese, modello del nostro calco traduzione, sia apparso e soprattutto quando sia entrato stabilmente nel lessico specialistico. Ma può comunque essere utile a trarre delle osservazioni generali, che andrebbero verificate con ricerche più ampie ed estese alla (rara) produzione specialistica astronomica in italiano : a) Abbiamo innanzitutto la conferma di come il potere euristico del modello e della graduale estensione di modelli più piccoli a modelli più grandi agisca nel ruolo predominante della metafora nei tecnicismi astronomici (cfr. cap. 5) b) I passaggi metaforici avvengono nella lingua dominante, cioè l’inglese, dove anche la tecnificazione è riconosciuta prima dalla comunità scientifica ; soltanto poi il neologismo entra in italiano sulla base del modello straniero c) Il nuovo tecnicismo viene introdotto nella lingua divulgativa, sebbene sia ispirato al modello inglese già pienamente affermato, attraverso una fase intermedia in cui il passaggio metaforico non viene subito concretizzato nel tecnicismo, ma si specifica ed affina nel tempo. Almeno nel nostro caso, insomma, è come se il processo metaforico venisse “riavviato” in italiano, dandogli il tempo necessario per affermarsi fino alla lessicalizzazione.  



























1. Tecnicismi specifici I tecnicismi specifici presenti nel corpus sono quasi sempre glossati : nelle seguenti liste, dunque, segnalerò soltanto l’eventuale assenza della glossa. Per maggior chiarezza, ogni volta che è possibile scelgo come primo esempio un estratto che contenga anche una definizione puntuale del tecnicismo. Indico la data di prima attestazione nel GRADIT quando è presente e quando è significativa per quell’accezione (evito di farlo ad esempio nel caso di nube, perché non sarebbe utile la prima attestazione trecentesca del significato comune).  

1   http ://telescoper.wordpress.com/2012/03/20/cosmology-escher-and-the-field-of-screams/. 2   http ://arxiv.org/pdf/astro-ph/9502066.pdf. 3   http ://www.cita.utoronto.ca/~bond/papers/houches/rmp96.pdf. 4   http ://web.mit.edu/edbert/vivek.pdf. 5   Craig J. Hogan, The little book of the Big Bang, Springer-Verlag, New York, pag. 79. 6

  Gary W. Gibbons, Stephen Hawking, S. T. C. Siklos, The very early universe : proceedings of the Nuffield Workshop, Press Syndicate of the University of Cambridge, Cambridge, pag. 43. 7   Ricordo infatti che la base dati di GRL è in costante aggiornamento, grazie alle digitalizzazioni del materiale cartaceo in corso in molte delle più importanti biblioteche del mondo.  

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la lingua della divulgazione astronomica oggi Tecnicismi specifici esclusivi

Escludo dai seguenti regesti i lemmi astronomici ampiamente prevedibili anche in un contesto divulgativo, come afelio, apogeo, attrazione gravitazionale e gli altri tecnicismi attestati in tutti i dizionari dell’uso. Segnalo invece sia quelli non attestati in uno o due dei tre dizionari dell’uso utilizzati per questa ricerca, sia quelli in cui ci siano delle sinonimie, delle differenze nelle accezioni o altre oscillazioni lessicografiche da far notare. Nel GRADIT i vocaboli seguenti sono segnalati dalla marca d’uso di tecnicismo astronomico o fisico ; nelle singole voci mi limito ad indicare solo il dizionario in cui il lemma è mancante.  

Tecnicismi specifici esclusivi attestati nei dizionari dell’uso aberrazione della luce : ‘spostamento apparente della posizione di un astro sulla volta celeste a causa dei moti della Terra’ « dell’aberrazione della luce (cambiamento delle direzioni apparenti di arrivo dei fotoni quando provengono da una sorgente in moto) » (OU : 105). Nel TR e nel DO è registrato come tecnicismo astronomico nell’accezione da noi indicata, mentre il GRADIT si limita all’accezione ottica. 1 In alternativa aberrazione luminosa : « James Bradley notò che le stelle variavano lievemente di posizione durante l’anno, un effetto che interpretò come una manifestazione della cosiddetta aberrazione luminosa, dovuta proprio alla finitezza della velocità della luce ». (BOS : 24)  

















assione : [1989] ‘ipotetica particella elementare che potrebbe essere un residuo del Big Bang’ « particelle esotiche come l’assione » (MBB : 103). Registrato soltanto dal GRADIT e, nei dizionari specialistici, da AC ed ESF. Segnaliamo la radicale discordanza etimologica fra il GRADIT, che indica soltanto un’ipotetica derivazione dal greco (da áksios, ‘giusto, valido’), senza indicare il modello inglese, e l’indicazione di ESF, che ci sembra più probabile, ovvero un adattamento dell’inglese axion, composto di axial ‘assiale’ e del tipico suffisso delle particelle nucleari -on.  







blueshift : [1983] ‘spostamento verso il blu’ « Quando la sorgente si avvicina a noi, riceviamo la luce che ha emesso con lunghezze d’onda più brevi (che percepiamo come un colore più blu : spostamento verso il blu, o blueshift » (OU : 47), « I redshift delle galassie sarebbero diventati blueshift, spostamenti verso il blu » (BOS : 185). Non presente in TR.  















diametro angolare : ‘la misura dell’angolo sotto cui l’astro è visto dall’osservatore terrestre’ « il diametro angolare di Venere varia con la fase » (DNS : 20). GRADIT e TR riportano soltanto l’accezione tecnica astronomica da noi indicata ; il DO ne dà invece una più generica, ‘angolo col vertice nel punto di osservazione sotteso dal diametro di un oggetto’.  









eliosincrono : [1987] ‘sincrono al movimento del sole’ « Queste orbite “eliosincrone” permettono di osservare la superficie terrestre sempre nelle stesse condizioni di illuminazione » (OCS : 204). Assente in DO.  







fotino : [1989] ‘particella elementare’ « devono esistere i partner a spin zero del neutrino e dei quark [...], per il fotone il fotino » (UE : 150). Assente in DO.  





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  ‘spostamento apparente della posizione angolare di un corpo dovuto al movimento dell’osservatore’.

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gluino : [1994] ‘particella elementare’ Derivato di gluone, con sostituzione del suffisso in analogia con fotone-fotino o neutrone-neutrino. Va considerato un forestierismo adattato, vista la base glue (‘colla’) : « devono esistere [...] i partner a spin zero delle particelle mediatrici : per i gluoni i gluini » (UE : 150). Non attestato in DO.  











linea degli apsidi : ‘linea che congiunge gli apsidi’, ad esempio, nel caso della Luna, apogeo e perigeo : « coinvolgono il moto della linea degli apsidi » (OCS : 61). In GRADIT solo apside ; registrato dal TR e dal DO.  











mese anomalistico : ‘intervallo di tempo che intercorre fra due passaggi della luna al perigeo’ « Il mese anomalistico [...] è l’intervallo di tempo fra due passaggi successivi della Luna al perigeo » (OCS : 177). Assente in DO. Considero questo vocabolo un tecnicismo specifico esclusivo in virtù del suffisso -istico, che serve a distinguerlo dal comune anomalo.  







oblato : [1864] ‘schiacciato ai poli’ « il moto di una sonda attorno ad un pianeta oblato » (OCS : 28). La base della parola viene dal latino latus ‘largo’. Non registrato dal DO, in cui troviamo solo l’omonimo oblato derivante da oblatus, participio passato di offerre.  







pallone stratosferico : ‘pallone usato per misurazioni nella stratosfera, dove si è liberi dal filtro dell’atmosfera sulla radiazione’ « Il lancio di un pallone stratosferico » (MBB : 148). Non registrato in DO.  







parallasse annua o parallasse trigonometrica : ‘spostamento apparente di un astro sulla volta celeste rispetto a un osservatore terrestre, dovuto al moto di rivoluzione’ « Si definisce parallasse annua l’angolo sotto cui da una stella si vede il semiasse dell’orbita terrestre » (DNS : 79), « parallassi annue (dette anche trigonometriche) » (DNS : 81). I due sinonimi sono trattati in modo opposto dai dizionari comuni ; infatti parallasse annua è attestato in tutti i dizionari, mentre parallasse trigonometrica è sempre assente. Il secondo è presente nello specialistico AC.  















planetesimo : [1980] ‘piccoli corpi celesti che concorsero per aggregazione alla formazione dei pianeti del Sistema Solare’ « all’interno della quale si andarono aggregando corpi celesti delle dimensioni di qualche chilometro (i planetesimi) » (OCS : 82). Non presente in DO. Molto interessante è l’etimologia della parola : il GRADIT, infatti, indica come formante il suffisso -esimo, oggi minoritario rispetto all’allomorfo -ismo, e usato tipicamente nella formazione di sostantivi astratti. In realtà, però, non c’è alcuna irregolarità : il vocabolo infatti è nato in maniera diversa, ovvero secondo un procedimento simile a quello indicato, sempre nel GRADIT, per il sinonimo planetesimale 1 (cfr. pp. 114-115), composto di planeto- e (infinit)esimale ; nel nostro caso, dunque, si tratta di un composto dello stesso confisso e dell’aggettivo (infinit)esimo. La sovrapposizione tra infinitesimo, usato nella lingua scientifica sia come sostantivo sia come aggettivo, ed infinitesimale, usato solo come aggettivo, spiega quindi l’origine della duplice possibilità sinonimica di questo tecnicismo.  















polarizzazione del vuoto : ‘particolare disposizione magnetica delle coppie di particelle generate dal vuoto’ « è dovuto a un processo noto come polarizzazione del vuoto, per cui cop 



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  L’etimologia di TR è invece corretta.

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

pie di particelle e antiparticelle di carica opposta, prodotte spontaneamente prendendo in prestito energia dal vuoto, si orientano intorno a una particella in modo da schermarne parzialmente la carica » (BOS : 174). Attestato in TR.  



rinormalizzazione : ‘procedimento di calcolo volto ad eliminare gli infiniti nelle equazioni elettrodinamiche quantistiche’ « per mezzo di un procedimento chiamato rinormalizzazione. Questo procedimento implica la cancellazione degli infiniti per mezzo dell’introduzione di altri infiniti » (BBN : 175). Assente in DO.  







saros : [1838] ‘periodo di ricorrenza delle eclissi, che dura circa 18 anni’ « Saros significa “ripetizione” e indica un intervallo di tempo pari a 6.585,277 giorni » (OCS : 176). Assente nel DO. Si tratta di un grecismo (sáros, che il TR segnala come voce di origine orientale)  







selettrone : [1994] ‘particella partner dell’elettrone prevista dalla supersimmetria’ « deve esistere un partner con spin zero dell’elettrone, una particella ipotetica battezzata con il nome di selettrone (contrazione di “elettrone supersimmetrico”) » (UE : 150). Si noti che l’etimologia indicata in TR, ovvero la contrazione di (to) sel(ect) 1 electron, è in contraddizione con l’informazione desunta da UE, che suggerisce la contrazione da s(upersimmetric) electron. La voce di GRADIT in questo caso non è utile, perché si limita a rimandare al modello inglese selectron. Come vedremo nel cap. 4 p. 170, il prefisso s- si specializza in fisica, apposto ai nomi di particelle già conosciute, nell’indicare i loro partner supersimmetrici (vedi squark). Considerando che lo stesso TR per squark indica l’etimo s(upersymmetric) quark, si tratta effettivamente di una contraddizione lessicografica.  









simmetria P / T / C : ‘tre tipi fondamentali di simmetria che le leggi fisiche possono seguire’ « La simmetria C significa che le leggi sono uguali per particelle e antiparticelle. La simmetria P significa che le leggi sono uguali per ogni situazione e per la sua immagine speculare [...]. La simmetria T significa che, se si inverte la direzione del moto di tutte le particelle e antiparticelle, il sistema dovrebbe tornare a ciò che era ai primordi dell’universo » (BBN : 93). Queste polirematiche formate attraverso l’acronimo sono attestate solamente in TR.  







squark : [1994] ‘particella prevista dalla supersimmetria’ « devono esistere i partner a spin zero del neutrino e del quark, detti sneutrino e squark » (UE : 150). Assente in DO.  







tauone, tauonico : [1961] ‘particella subatomica’ « reazioni che coinvolgevano [...] il tauone » (BOS : 114), « altri due tipi di neutrini di massa maggiore, [...] il tauonico » (DNS : 91). Assente in DO.  













valvola termoionica : ‘tubo termoelettrico in cui la corrente è costituita da ioni’ « il debole segnale captato dall’antenna usando le valvole termoioniche » (OU : 85). Non attestato in DO.  







Tecnicismi specifici esclusivi non attestati nei dizionari comuni bariogenesi : ‘processo primordiale di formazione dei barioni, cioè della materia ordinaria’ « Con l’espansione la temperatura scende abbastanza da permettere la formazione di parti 



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  ‘scegliere’.

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celle e antiparticelle composte [...]. È la bariogenesi » (OU : 69). Attestato solamente in ESF. Composto di bario(ne) e genesi, secondo l’ordine allogeno determinante+determinato.  



neutralino : ‘partner supersimmetrico di carica nulla e con la massa minore’ « Questa particella, che nella maggior parte dei modelli supersimmetrici si chiama neutralino » (BOS : 125). Attestato soltanto in ESF.  







Tra le polirematiche :  

anisotropia di dipolo : Anisotropia, registrata in tutti i vocabolari comuni, è assente in tutti i dizionari specialistici astronomici. In ESF troviamo anisotropia e, all’interno della voce, si parla di anisotropia cosmologica con « una componente di dipolo ». Nel GRADIT è registrata la più specifica definizione di anisotropia del fondo cosmico, che è il fenomeno di cui si parla nel primo esempio citato. « Questo tipo di anisotropia viene chiamata di dipolo, proprio perché è costituita da due poli in direzione opposta, uno più caldo e uno più freddo. [...] l’osservazione dell’anisotropia di dipolo avrebbe potuto fornire un modo per misurare il moto della Terra » (MBB : 82), « qual è il significato fisico dell’anisotropia di dipolo ? » (OU : 105).  



















anisotropia di quadrupolo : Si fa riferimento indiretto a questa polirematica soltanto in ESF « con una componente di quadrupolo » (cfr. anisotropia di dipolo). « la cosiddetta anisotropia di quadrupolo, nella quale ci sono due massimi di intensità collocati a 180° di distanza » (OU : 140)  











costante cosmologica : ‘termine introdotto da Einstein nelle sue equazioni per ottenere un modello statico di universo’ « Einstein arrivò a modificare arbitrariamente le sue equazioni, inserendo un termine (la cosiddetta costante cosmologica) che rendesse possibile la staticità dell’universo » (OU : 62), « Fu perciò che Einstein ipotizzò l’esistenza di una “costante cosmologica” » (UTM : 198). Registrata da AC.  













instabilità gravitazionale : ‘tendenza di una piccola irregolarità in una nube di materiale a crescere a causa della gravità, così che qualsiasi regione leggermente più densa della media diventerà ancora più densa attraendo materiale dall’ambiente circostante’ « poterono servire da semi per iniziare la formazione di strutture secondo il meccanismo dell’instabilità gravitazionale » (MBB : 96). Registrato in DA e AC, assente in D.  







nucleosintesi stellare : ‘produzione degli elementi pesanti attraverso il ciclo nucleare delle stelle’ « gli elementi più pesanti dell’elio prodotti dalla nucleosintesi stellare, come il carbonio, l’ossigeno, lo zolfo, l’azoto e il ferro » (SG : 58). L’aggettivo di relazione stellare serve per disambiguare il referente dalla prima nucleosintesi avvenuta nell’universo, che fu quella del Big Bang. I dizionari dell’uso segnalano soltanto l’accezione generica : ad esempio in GRADIT la definizione è ‘insieme dei processi che hanno portato alla formazione dei nuclei degli elementi a partire dall’idrogeno primordiale’. L’accezione specifica della polirematica è invece sottolineata da AC e DA, in entrambi i casi all’interno della voce nucleosintesi.  









parallasse spettroscopica : ‘metodo di misura della distanza attraverso lo splendore apparente’ « Misurandone lo splendore apparente, che sarà tanto più basso quanto maggiore è la distanza da noi, si può determinare quest’ultima. Il metodo, detto anche delle parallassi spettroscopiche » (DNS : 81). Registrato solamente in DA.  







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punto lagrangiano di equilibrio : ‘punto di stabilità nel piano orbitale di un sistema di due corpi’. Usato spesso sinteticamente soltanto con i primi due elementi della polirematica (soprattutto al plurale : punti lagrangiani) : « I punti dello spazio che soddisfano questi requisiti sono noti con il nome di punti lagrangiani di equilibrio » (OCS : 37), « I punti lagrangiani rappresentano delle comode geometrie di riferimento » (OCS : 39). Altre volte invece è usato in una polirematica comprendente anche l’aggettivo triangolare : « attorno ai punti lagrangiani triangolari di equilibrio » (OCS : 62), « in uno qualsiasi dei punti lagrangiani triangolari » (OCS : 62). In AC e DA troviamo punti lagrangiani.  































Tecnicismi specifici esclusivi non attestati in alcun dizionario brana : Neologismo della teoria delle stringhe, dall’inglese brane. 1 Si tratta di una parcellizzazione da membrane, secondo un procedimento approssimabile nella seguente maniera : le stringhe (microscopici oggetti fisici unidimensionali, costituenti fondamentali della materia) possono formare delle membrane bidimensionali ; nel momento in cui si ipotizzò l’esistenza di membrane tridimensionali, quadrimensionali, o con un numero ancor superiore di dimensioni, con una sorta di paraetimologia volontaria si identificò la prima parte della parola membrana con un significato simile a quello del prefisso bi-, coniando di conseguenza per le membrane tri- e quadrimensionali i termini tre-brana, quattro-brana e così via, associando un numero cardinale progressivo ad ogni dimensione. 2 A questo punto il termine brana si generalizza per indicare qualsiasi struttura basata sulle stringhe : con quella che potremmo definire retroattività, anche le membrane diventano allora due-brane e le stringhe delle uno-brane. 3 « Ma qual è l’aspetto di una tale configurazione di brana ? » (UE : 307), « le equazioni che governano le brane » (UE : 307), « L’idea si basa sulla collisione tra due spazi tridimensionali immersi in uno spazio di dimensioni maggiori. Uno dei due spazi tridimensionali (una “brana” nel gergo dei fisici teorici) sarebbe proprio il nostro universo. Visto che tutte le interazioni [...] sarebbero confinate sulla nostra brana, non avremmo nessuna evidenza diretta dell’esistenza dell’altra brana tridimensionale » (BOS : 199).  

































coalescenza : ‘unione’ « eventi astrofisici (come la coalescenza di due stelle compatte [...]) » (OU : 138). I dizionari non registrano l’uso astrofisico del termine, che può anche essere occasionale, avendo una sola attestazione nel corpus. Questo latinismo (da coalescere, ‘unirsi’) è comunque disponibile per più di un linguaggio specialistico, avendo nel GRADIT tre accezioni tecniche : una fisica (‘fenomeno per cui le gocce di un liquido disperso in uno non miscibile tendono ad aggregarsi alle più grandi’), una medica (‘fusione di due o più organi’) e una fonica (‘fusione di due vocali vicine in una nuova’).  









criovulcanismo : ‘attività vulcanica a bassa temperatura’ « il “criovulcanismo” – un nuovo termine introdotto per indicare l’attività vulcanica a bassa temperatura indotta dalle maree ». (OCS : 85)  







ipernova : ‘fase finale di una stella, ancor più grande e catastrofica di una supernova’ « Potrebbe trattarsi di una super supernova, perciò detta “ipernova”, soggetta a un’esplosione  

1   2



Anche in inglese brane è un neologismo.   « la teoria delle stringhe [...] prevede l’esistenza di oggetti estesi con un numero qualsiasi di dimensioni spaziali. I fisici hanno coniato il termine “tre-brana” per designare gli oggetti estesi aventi tre dimensioni spaziali, “quattrobrana” per quelli aventi quattro dimensioni spaziali e così di seguito, fino ad arrivare alle “nove-brane” ». (UE : 292). 3   « A volte, usando questa terminologia, le stringhe sono chiamate “uno-brane” e le membrane “due-brane” ». (UE : 292).  











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tanto violenta da non lasciare come residuo una stella di neutroni, ma un buco nero » (DNS : 147), « associati a supernovae o “ipernovae” » (UTM : 49). È presente nell’enciclopedia Treccani on line. Un articolo del Corriere della Sera del 10 gennaio 1999 può indicarci la data di prima attestazione : si descrive, infatti, un evento astronomico osservato il 25 aprile 1998, usando ipernova in forma ibrida, a metà fra nome proprio riferito allo specifico oggetto celeste e tipologia generalizzante : « Spiegherebbe l’origine dei lampi di raggi gamma Ipernova, nuovo tipo di astro che lancia materia nel cosmo. [...] Questa supernova si trova nei bracci a spirale di una galassia che dista da noi più di 120 milioni di anni luce. La sua peculiarità consiste nel fatto di possedere enormi energie ottiche e radio che sono dalla 10 alle 100 volte maggiori di quelle emesse dalle normali supernovae. Per questo motivo è stato coniato il nome di “ipernova” ». 1 In inglese si usa la forma con y greca, hypernova. 2  





















modello ekpirotico : ‘modello cosmologico alternativo a quello inflazionario’ « Un modello molto discusso [...] fa uso delle dimensioni extra previste dalla teoria delle stringhe [...]. Il modello proposto inizialmente da Steinhard e Turok, chiamato modello ekpirotico » (BOS : 199). Assente da tutti i dizionari ; in internet il termine è attestato solo in inglese (ekpyrotic universe). Si tratta del recupero di un vocabolo della filosofia stoica, ekpyrosis, riferito al contrarsi dell’universo in una grande fiammata.  









nebulosa protoplanetaria : ‘nebulosa da cui, per contrazione gravitazionale, ha origine prima una stella centrale e poi, dalla nube di materiale rimasta attorno ad essa, i pianeti’ « L’ipotesi della nebulosa protoplanetaria » (DNS : 34). Nei dizionari troviamo nebulosa planetaria, ma nel diverso significato di ‘nebulosa che ricorda per l’aspetto il disco di un pianeta’. L’accezione del corpus è riferita, sia da AC sia da DA, al lemma protopianeta : ‘Pianeta in formazione in seguito a contrazione gravitazionale, all’interno del disco di gas e di polveri che circondano una stella dopo che questa si è condensata all’interno di una nebulosa’.  









parametro cosmologico : ‘una delle costanti naturali dell’universo’ « La determinazione accurata dei parametri cosmologici, ossia della manciata di numeri che caratterizzano il nostro Universo » (MBB : 36). Molte attestazioni su internet, in contesti specialistici che dimostrano la stabilità e l’importanza di questo tecnicismo : in un documento sul sito dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, 3 nelle dispense di un corso del dipartimento di Astronomia di Padova, 4 in una tesi in fisica discussa all’università Federico II di Napoli, 5 in un bando dell’INFN. 6  

















regione di fotodissociazione : « Le regioni di transizione dove il gas è solo parzialmente dissociato sono generalmente chiamate regioni di fotodissociazione » (SG : 96). Anche questa polirematica, come altre di SG, non sembra affermata : una sola attestazione sul web, nel curriculum di un ricercatore. 7  











1   http ://archiviostorico.corriere.it/1999/gennaio/10/Ipernova_nuovo_tipo_astro_che_co_0_990110283.shtml. Ultimo accesso a questo e ai seguenti link : 10 novembre 2013. 2   http ://www.universetoday.com/52721/hypernova/, che retrodata la prima attestazione (almeno in inglese) al 1982 : « This word appeared in the astronomical literature at least as early as 1982 ». 3   http ://www.inaf.it/it/sedi/sede-centrale-nuova/presidenza/piano-triennale/annessopt20092011GalassieeCosmologia.pdf. 4   http ://www.astro.unipd.it/franceschini/CorsoTriennale/10CostanteCosmologica.pdf. 5   http ://people.na.infn.it/~astropar/doc/tesiale.pdf. 6   http ://bandi.miur.it/bandi.php/public/fellowship/id_fellow/25266. 7   http ://www.arcetri.astro.it/~lt/projects/cvs_ita.pdf.  





















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la lingua della divulgazione astronomica oggi

reionizzazione : ‘seconda ionizzazione dell’idrogeno, ad opera delle prime stelle nate nell’universo primordiale’ « I processi che hanno portato [...] all’accensione delle prime stelle e galassie, hanno comportato un forte rilascio di energia : questa energia ha fatto balzare via gli elettroni dagli atomi di idrogeno sparsi nell’Universo. Gli astrofisici chiamano questo processo reionizzazione » (MBB : 198), « si potrebbe determinare con maggiore sicurezza l’epoca della reionizzazione » (MBB : 199). Il tecnicismo è ben attestato su internet : in un articolo su Le Scienze, 1 nel notiziario dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, 2 nella presentazione di una tesi di dottorato del dipartimento di Astrofisica di Padova. 3 GRL ci segnala tre libri divulgativi pubblicati di recente in italiano in cui compare questo termine : uno del 2009 4 e due traduzioni del 2010 5 e del 2011. 6  































riga rotazionale, riga vibrazionale : « il risultato è l’emissione di righe nel vicino o nel medio infrarosso (righe rotazionali e vibrazionali) ». (SG : 60)  







satellite geodetico : ‘satelliti lanciati con l’obiettivo di studiare la forma della Terra o di un altro pianeta’ « Nel prossimo futuro satelliti geodetici di nuova generazione analizzeranno la forma della Terra [...] e quello che è stato fatto per il nostro pianeta verrà replicato su altri corpi celesti » (OCS : 30). Cfr. geodesia spaziale a p. 112.  







selenita : « anche se la Luna mostra sempre la stessa faccia alla Terra, ciò non significa che sulla sua superficie non vi sia la classica alternanza giorno-notte. A causa della risonanza sincrona il giorno lunare, scandito dalle fasi, è pari al mese sinodico e quindi per una “selenita” i periodi di illuminazione e di oscurità durano ciascuno circa 14 giorni terrestri » (OCS : 190). I dizionari comuni registrano soltanto l’accezione di ‘ipotetico abitante della luna’. 7 Nessuna attestazione su internet. Potrebbe trattarsi sia di un neologismo occasionale il cui significato non è chiaro dal contesto, sia dell’effettiva accezione registrata dai dizionari (ovvero, parafrasando : per una abitante della Luna il giorno e la notte durano rispettivamente 14 giorni terrestri) ; questo secondo caso sarebbe più che curioso, sia perché nella porzione testuale in questione il registro non è ironico, sia per l’uso del femminile.  













sneutrino : ‘particella partner del neutrino prevista dalla supersimmetria’ « devono esistere i partner a spin zero del neutrino e del quark, detti sneutrino e squark » (UE : 150), « dovrebbero esistere [...] gli sneutrini (i partner dei neutrini) » (BOS : 124). Per l’uso del prefisso s- cfr. cap. 4 p. 170.  













wino : ‘partner supersimmetrico del bosone w’ « i winos ». (UE : 150)  







zino : ‘partner supersimmetrico del bosone z’ « gli zinos ». (UE : 150)  







1   http ://www.lescienze.it/news/2012/09/10/news/radiazione_cosmica_fondo_reionizzazione-1245120/. 2   http ://www.media.inaf.it/2013/01/10/la-reionizzazione-merito-delle-galassie/. 3   http ://dipastro.pd.astro.it/dottorandi/didattica/stiavelli_2.pdf. 4

  Angelo Peruzzi, Sofia Talas, Il futuro di Galileo : scienza e tecnica dal Seicento al terzo millennio, Milano, Skira, 2009. Il libro non è disponibile in anteprima su GRL e non è quindi possibile conoscere il numero di occorrenze. 5   Alain Mazure, Stéphane Basa, Superstelle in esplosione : Fare cosmologia con le supernovae e i gamma-ray burst, Milano, Springer-Verlag Italia, 2010. Occorrenze : 2. 6   Joanne Baker, 50 grandi idee. Universo, Bari, Dedalo, 2011. Occorrenze : 2. 7   Il GRADIT cita anche un esempio pascoliano : e più di noi sereno / vedrà la luce il primo Selenita.  









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Tecnicismi specifici per rideterminazione Il lessico delle discipline affini alla fisica si basa su un nucleo di rideterminazioni ormai consolidate da secoli :  

« parole plurisecolari, cariche di storia, come forza, resistenza, energia, potenza, densità, ecc. : parole che hanno resistito a tutti i tentativi di espunzione per scarsa referenzialità» (Altieri Biagi 1990a : 361)  





I tecnicismi specifici ottenuti tramite rideterminazione di una parola condivisa dalla lingua comune potrebbero anche essere definiti un travaso verticale, un fenomeno di contatto fra lingua comune e lingua specialistica che si amplia e ramifica nel tempo : proprio per la complessità delle implicazioni linguistiche è necessario, nel contesto di un’analisi generale, mettere da parte la direzionalità di questo contatto. 1 Per questo motivo inseriamo nel seguente elenco alcuni lemmi che sono entrati in italiano come tecnicismi, e che soltanto successivamente sono diventati disponibili anche per il lessico comune in un’accezione più o meno banalizzata. Per aberrazione, ad esempio, il DELI indica come data di prima attestazione il 1750 per il significato specialistico medico di ‘irregolarità di organi e di funzioni’, mentre il 1824 per quello comune di ‘deviazione morale, smarrimento’. La rideterminazione segue, come abbiamo detto, criteri principalmente metaforici : si tratta di una caratteristica propria della lingua della scienza, legata alla sua epistemologia e ad una precisa tendenza euristica. 2 La lingua del diritto, ad esempio, si comporta diversamente : « la rideterminazione avviene spesso recuperando o enfatizzando il valore etimologico della parola ». 3 Nel nostro contesto invece il recupero della semantica etimologica non avviene praticamente mai. D’altra parte sarebbe sbagliato credere che la rideterminazione scientifica possa essere ricondotta ad un processo metaforico del tutto sovrapponibile a quello letterario, cioè basato sulla selezione di un tratto semantico del vocabolo nella lingua comune e sull’estensione di quel segmento semantico ad un campo diverso da quello di appartenenza. Le risemantizzazioni che i ricercatori scelgono nel loro lavoro di approssimazione alla realtà sono spesso legate all’esigenza di nominare oggetti dallo statuto scientifico incerto o continuamente revisionabile : la complessità e l’irriducibilità delle associazioni mentali soggiacenti a questa nominazione è la stessa che la metafora mostra in tanti altri campi della comunicazione ; perciò l’evoluzione dei referenti scientifici di una certa parola va studiata, con cautela, caso per caso, tenendo conto del « grado di restrizione semantica/metaforica applicata al termine (eventualmente nelle parti che lo compongono) ». 4 Sia Casadei 1994 : 62 sia Gualdo-Telve 2011 : 241, ad esempio, dirimono i tecnicismi della fisica in base al grado di trasparenza e di opacità che le rideterminazioni assumono rispetto alla lingua comune. È bene notare di nuovo, infatti, come l’”amichevolezza” delle risemantizzazioni possa essere solo apparente : il primo compito del divulgatore sarà allora quello di fornire al lettore una rete basilare di informazioni da cui dedurre i rapporti di esclusione, inclusione, antitesi, ecc. che non sono esplicitati morfologicamente nei tecnicismi rideterminati. Un’altra possibile difficoltà nella decodifica di questo tipo di tecnicismi nasce dal loro accumularsi in serie, senza il tempo di stabilizzarsi in un significato condiviso perfino tra gli stessi addetti ai lavori, soprattutto nelle fasi di particolare dinamismo scientifico : « è opportuno osservare che determinati settori della fisica contemporanea, in particolare l’astrofisica e la fisica delle particelle, attraversano un  



































1   « Poiché per stabilire quale sia l’orientamento vettoriale occorre un esame raffinato, che tenga conto di dati storico-etimologici, semantici, sociolinguistici, che non può avere spazio in una trattazione generale » (Gualdo-Telve 2   Cfr. cap. 5. 2011 : 421). 3 4   Gualdo-Telve 2011 : 424.   Gualdo-Telve 2011 : 242.  









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momento di espansione particolarmente rapida e intensa e ciò non può non riflettersi in qualche modo sul lessico tecnico ». 1 Un altro aspetto che distingue la metafora scientifica da quella letteraria è che, mentre in ambito artistico la metafora rimane strettamente legata all’originalità della voce individuale di un certo autore, e soltanto in alcuni casi di particolare successo può acquisire un’identità propria fino a diventare stereotipica (ad esempio l’uomo è fragile come una foglia in autunno, da Soldati di Ungaretti), nella scienza una metafora si dimostra efficace ed epistemologicamente valida soltanto quando diventa patrimonio comune della comunità, concetto universalmente acquisito che giunge così alla lessicalizzazione (vedi l’esempio di fotosfera cosmica citato in § 1). Infine, mentre una metafora letteraria può trasmettersi quasi per osmosi a diversi elementi lessicali, in ambito scientifico, anche quando esiste un dominio che comprende più tecnicismi, il controllo razionale sui significati e sull’estensione della metafora rimane sempre molto alto: 2  





« Le metafore scientifiche [...] formano reti concettuali che a loro volta si associano in categorie e domini, e appunto per questo sono vitali e produttive, in continua espansione ; e tuttavia, a differenza delle metafore poetiche, funzionano solo grazie a una selezione semantica, alla definizione selettiva di un vincolo stabile tra il concetto descritto dalla metafora e l’immagine scelta per descriverlo : un’onda di luce, per esempio, non bagna gli oggetti con i quali viene in contatto, mentre in poesia si può parlare di luce che piove, scorre a fiumi e rigagnoli e così via ». (Gualdo-Telve 2011 : 86)  









Gli scienziati, confermando una certa sensibilità metalinguistica, possono essere ben consapevoli del dominio metaforico che agisce dietro una serie di tecnicismi. Si veda la seguente porzione di testo di OCS, in cui gli autori individuano il dominio dei tecnicismi legati alle comete :  

« Si è trattato di un lungo cammino, iniziato alla fine del sedicesimo secolo da Tycho Brahe, che per primo aveva dimostrato che le comete non erano fenomeni meteorologici ma corpi celesti in viaggio nello spazio interplanetario. È curioso però constatare che una sorta di analogia “meteorologica” è rimasta in termini ormai di uso comune quali palle di neve sporche, nube di Oort e piogge di meteore... ». (OCS : 127)  





Cominciamo senz’altro la nostra rassegna da alcune rideterminazioni più comuni e attestate nei dizionari (per tutte le altre polirematiche, ordinate in base ai costituenti morfologici, cfr. cap. 4 pp. 187-196 ; per i sintagmi in cui il nome comune è reso tecnico dall’aggettivo di relazione, cfr. pp. 117-121). Nei seguenti regesti inserisco i lemmi con gli stessi criteri già spiegati alle pp. 177-178. 3 Considero risemantizzazioni non solo i vocaboli con un altro significato nella lingua comune, ma anche quelli esclusivamente tecnici che vengono rideterminati attraverso usi estensivi (emissione di sincrotrone).  



anello : Attestato nel corpus in due accezioni più frequenti. a) ‘piccoli materiali che orbitando attorno ad un pianeta formano una struttura ad anello’ (riferito in particolare a  

1   2

Gualdo-Telve 2011 : 231.   In campo divulgativo la capacità dell’autore di ricorrere a modelli illustrativi capaci di comprendere in un’unica rappresentazione metaforica più elementi possibili di un fenomeno è fondamentale per la qualità didattica del testo (cfr. cap. 5). Tuttavia anche in quei casi l’estensione figurale non è paragonabile a quanto potrebbe accadere in una prosa artistica, proprio perché rimane alto e solitamente esplicito il controllo dei referenti, e la scansione delle metafore è solitamente accompagnata da apposite marche testuali (anche soltanto le virgolette). 3   Fra i tecnicismi che non inserisco perché attestati in tutti i dizionari ci sono ad esempio buco nero, ammasso, coda, chioma.  

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Saturno) « la stabilità di un anello solido » (OCS : 228) b) uso più estensivo, ‘oggetti celesti in rotazione attorno a un centro’ « oltre l’orbita di Plutone il Sole è circondato da un largo anello di mondi ghiacciati ». (OCS : 242). L’accezione b) non è registrata nei dizionari, al contrario della a) che è in tutte le fonti consultate. In GRADIT è presente soltanto la polirematica anelli di Saturno.  











configurazione : ‘disposizione di corpi celesti o artificiali in un sistema orbitale’ « è stato ripetutamente mostrato come le risonanze prevengano pericolose configurazioni tra corpi celesti » (OCS : 67), « supponendo che la maggior parte delle stelle visibili si trovino in una singola configurazione in forma di disco » (OU : 47). Frequente soprattutto configurazione dinamica : « L’inaspettata varietà delle configurazioni dinamiche trovate ha colto gli astronomi di sorpresa » (OCS : 255). Nei dizionari comuni è registrato configurazione planetaria in un’accezione più ristretta, ‘posizione della Luna o di un pianeta rispetto al sole e alla Terra’.  





















confinamento : ‘impossibilità di separare un quark dagli altri costituenti di un adrone’ « la forza nucleare forte ha una curiosa proprietà chiamata confinamento : essa lega sempre assieme delle particelle in combinazioni che non hanno alcun colore » (BBN : 88). Sia in GRADIT sia in TR troviamo, in questa accezione, confinamento dei quark. Assente in DO.  









disco : ‘formazione lenticolare che circonda il nucleo di una galassia’ « Il disco galattico è pervaso da una polvere finissima » (MBB : 105), « l’idrogeno nella galassia è contenuto in un disco sottile » (OU : 88). Registrato disco in GRADIT e TR, disco galattico in DO.  













estinzione : ‘assorbimento e conseguente dileguo della radiazione’ « causano una notevole estinzione della radiazione in questa banda » (SG : 86), « la luce emessa dalle stelle [...] può essere in parte assorbita dalla polvere del mezzo interstellare prima che raggiunga l’osservatore terrestre. [...] Tutte le misure devono dunque essere corrette per questo effetto, comunemente chiamato estinzione » (SG : 86). Attestato in GRADIT e TR (che rimandano anche ad assorbimento), nel DO troviamo solo l’accezione più ristretta di estinzione atmosferica, limitata cioè all’assorbimento della luce da parte dell’atmosfera terrestre.  













famiglia : Tecnicismo comune ad altri campi specialistici (nel GRADIT è indicato come tecnicismo in chimica, botanica, zoologia, tipografia, matematica, filologia, musica) ‘gruppo omogeneo di elementi’ « individuazione di alcune “famiglie” di asteroidi, ovvero di gruppi di oggetti che hanno orbite talmente simili da far pensare a un’origine comune » (OCS : 129), « è stato possibile trovare delle “famiglie” di orbite periodiche dalle caratteristiche molto simili » (OCS : 180), « c’è una particolare famiglia di storie » (BBN : 158), « non spiegava il motivo della presenza di tre famiglie leptoniche » (BOS : 23), « famiglia di galassie molto più grandi dei gruppi » (DNS : 130). Anche in TR e DO si citano diversi usi tecnici del termine, ma non si registra alcuno degli usi astronomici.  































impacchettato : Riferito ai componenti nucleari dell’atomo, ‘tenuti assieme a formare il nucleo’ « la forza nucleare forte mantiene impacchettati i protoni all’interno dei nuclei atomici » (MBB : 72), « Secondo le leggi dell’elettromagnetismo, i protoni, avendo carica elettrica positiva, avrebbero dovuto respingersi tra loro. Come era possibile allora che essi restassero impacchettati nel minuscolo volume dei nuclei atomici ? » (BOS : 99), « La forza nucleare forte teneva impacchettati i protoni all’interno dei nuclei » (BOS : 99). In TR e GRADIT troviamo impacchettamento : ‘concentrazione di un materiale o di particelle in un volume più piccolo di quello da esse originariamente occupato’.  























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nube : ‘massa di materia cosmica assorbente’. « la grande quantità di nubi di polvere presenti tra noi e il centro galattico » (OU : 86), « diverse nubi di gas che orbitano insieme alle stelle nella nostra galassia » (OU : 87), « i gas idrogeno ed elio presenti nelle galassie si frazionarono in nubi minori che cominciarono a collassare sotto l’azione della propria gravità » (BBN : 137). In tutti i casi il tecnicismo metaforico non è glossato, probabilmente perché ritenuto di immediata evidenza. Nei dizionari comuni troviamo nube cosmica.  



















secolare : ‘In astronomia, di fenomeno periodico caratterizzato da un periodo molto lungo rispetto al tempo tipico di evoluzione del sistema di riferimento’. « Se accade che le precessioni delle linee degli apsidi di due o più pianeti siano commensurabili si è in presenza di una risonanza secolare. Queste risonanze hanno in genere un periodo molto più lungo delle risonanze di moto medio (da cui il termine “secolare”) » (OCS : 61), « la precessione secolare del perielio di Plutone » (OCS : 68). Attestato nelle polirematiche con risonanza e precessione. Assente dal GRADIT (che però registra la polirematica accelerazione secolare della luna), mentre è presente nel TR e nel DO. Tra i dizionari specialistici, presente solo in DA.  













supersimmetria : [1980] ‘teoria fisica basata sull’esistenza di partner delle particelle attualmente conosciute’ « Uno dei tentativi più promettenti sembrava essere quello basato sull’esistenza di una supersimmetria. La simmetria è un concetto di fondamentale importanza in fisica, che permette di trovare regolarità nelle leggi naturali e di spiegare in maniera unificata fenomeni apparentemente diversi fra loro » (BOS : 123). Non registrato in DO.  







Tra le polirematiche :  

freccia del tempo : ‘nozione introdotta per indicare l’irreversibilità dei fenomeni fisici verso un aumento dell’entropia’ « L’aumento col tempo del disordine o dell’entropia è un esempio della cosiddetta freccia del tempo, qualcosa che distingue il passato dal futuro, dando al tempo una direzione ben precisa » (BBN : 164). Non attestata nel DO. Ai tre tipi di frecce del tempo descritti da Hawking in BBN corrispondono altrettante polirematiche, tutte non attestate in alcun dizionario : « Esse sono la freccia termodinamica : la direzione del tempo in cui aumenta il disordine ; la freccia psicologica : la direzione del tempo in cui ricordiamo il passato e non il futuro ; e la freccia cosmologica : la direzione del tempo in cui l’universo si espande anziché contrarsi ». (BBN : 172)  

























Grande Attrattore : ‘grande ammasso di galassie da cui sono attratte quelle del gruppo locale’ « Uno di questi immensi coaguli di materia, detto Grande Attrattore, si trova più o meno al centro del superammasso della Vergine » (MBB : 85), « tutto il gruppo locale di galassie si muove verso un “grande attrattore” lontano» (OU : 105). Attestato soltanto nel GRADIT.  











grande unificazione : « I fisici teorici iniziarono a studiare la possibilità che tutte le forze fossero in realtà unificate, ad energie ancora più alte (grande unificazione) ». (OU : 109). Non attestato nel DO.  







gruppo locale : ‘insieme di galassie prossime alla Via Lattea’ « La Via Lattea fa parte [...] di un sistema tenuto fortemente legato dalla forza di gravità : il cosiddetto Gruppo Locale » (MBB : 83), « alla cui periferia si trova la Via lattea con il gruppo locale ». (DNS : 131). Assente dal DO. Cfr. il più generico gruppo di galassie : « se più galassie vicine formano un sistema  



















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dinamicamente stabile al quale ciascuna di esse resta legata, quel sistema prende il nome di gruppo di galassie ». (SG : 172)  



interazione mareale : ‘interazione di corpi celesti in cui la forza gravitazionale provoca deformazioni’ « le conseguenze dell’interazione mareale sono a noi familiari » (OCS : 31), « lo stato finale di un sistema in interazione mareale » (OCS : 81). In TR e GRADIT non c’è né l’accezione più genericamente astronomica di marea (cioè non riferita soltanto al sistema Terra-Luna) né l’aggettivo di relazione mareale. Si distingue il DO, che registra forza di marea e, segnalandolo come tecnicismo astronomico, ne dà una corretta definizione estensiva : ‘forza gravitazionale che, avendo intensità e direzioni diverse in punti diversi dello spazio, induce deformazioni sui corpi’.  















linea dei nodi : ‘linea che unisce i punti in cui l’orbita interseca l’ellittica’ « lungo la loro comune linea dei nodi » (OCS : 12). GRADIT indica come sinonimo la forma con aggettivo di relazione linea nodale ; anche il DO registra entrambe le forme.  









mese siderale : ‘tempo impiegato dalla Luna a compiere una rivoluzione completa attorno alla Terra’ « pari a un mese siderale, cioè il tempo impiegato dalla Luna per compiere un’intera orbita » (OCS : 75). Assente dal DO.  







morte termica : ‘nell’ipotesi di universo isolato e finito, stato di equilibrio termico irreversibile causato dal raggiungimento del massimo di entropia’ « portò molti scienziati alla conclusione che tutto il contenuto dell’universo fosse condannato a una lenta estinzione, la cosiddetta morte termica » (BOS : 184). Non registrata in DO.  







nodo ascendente : ‘nodo relativo a un corpo celeste la cui direzione è dall’emisfero australe a quello boreale’ « longitudine del nodo ascendente ». (OCS : 168). Assente in DO.  







orbita periodica : ‘moti orbitali che si ripetono a intervalli regolari di tempo’ « vengono perciò chiamate orbite periodiche » (OCS : 40). Assente in DO.  







orizzonte degli eventi : ‘confine di un buco nero, oltre cui la gravità impedisce la fuga anche alla luce’ « Questa regione è ciò che noi oggi chiamiamo un buco nero. Il suo confine è noto come l’orizzonte degli eventi e coincide con le traiettorie di raggi di luce che sono quasi sul punto di riuscire a fuggire dal buco nero » (BBN : 103), « si producono vicino al “bordo” di un buco nero (il cosiddetto orizzonte degli eventi, quello da cui neanche la luce riesce a sfuggire) » (BOS : 174). Fra i dizionari comuni è attestato solamente in DO, mentre è in tutti quelli specialistici.  













pioggia di meteore : « Queste periodiche piogge di meteore sono comunemente note come “stelle cadenti” » (OCS : 141). In GRADIT e DO pioggia meteorica, in TR pioggia di stelle cadenti.  







polvere interstellare : ‘particelle che costituiscono, assieme ai gas, la materia interstellare’ « potevano penetrare gli strati di polvere interstellare » (OU : 85), « visto che la polvere viene scaldata principalmente dalle stelle più giovani e calde » (SG : 71). Non attestato in DO.  













pressione dinamica : ‘pressione dovuta al movimento di un fluido’ « prende il nome di pressione dinamica. [...] l’impatto del gas caldo e denso dell’ammasso sulle galassie che si muo 



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vono in esso ad alta velocità può esercitare una pressione sul loro mezzo interstellare fino a sospingerlo fuori dal disco » (SG : 182). Non presente in DO.  



pressione di radiazione : ‘pressione esercitata dalla radiazione’ « forze non-gravitazionali come la pressione di radiazione » (OCS : 196). Non presente in DO.  







principio antropico : ‘principio in base al quale i valori assunti da alcune costanti fondamentali non possono essere se non vicini a quelli che noi osserviamo, perché in caso contrario non si sarebbero sviluppati esseri in grado di compiere queste osservazioni’ « applicazione del cosiddetto principio antropico » (BBN : 142). Non registrato in DO. Presenti nel corpus anche le due polirematiche principio antropico debole (« Il principio antropico debole dice che [...] le condizioni necessarie per lo sviluppo della vita intelligente si troveranno solo in certe regioni che sono limitate nello spazio e nel tempo », BBN : 142) e principio antropico forte, che consiste nella definizione principale di principio antropico. 1 Un’attestazione dell’alternativa argomento antropico : « L’idea fa riferimento al cosiddetto argomento antropico » (BOS : 204).  























raggi cosmici : ‘radiazioni che provengono dal cosmo’ « a partire dalla sua esposizione ai raggi cosmici – radiazioni e particelle energetiche che interagendo con la superficie di un corpo celeste ne alterano la composizione chimica » (OCS : 130-131). Non registrato in TR. Il DO registra anche raggi cosmici secondari (non attestato nel corpus), quelli cioè originati nell’atmosfera per reazione coi raggi cosmici provenienti dallo spazio, mostrandosi in quest’occasione più ricettivo alla terminologia specifica rispetto a TR e GRADIT.  







risoluzione angolare : ‘potere risolutivo riferito alla distanza angolare fra più punti del campo di osservazione’ « Dovendo fare i conti con telescopi di sensibilità e risoluzione angolare (la risoluzione angolare è la capacità di separare due sorgenti vicine) ancora assai limitate » (SG : 66). Presente in TR.  







satellite pastore : Riferito in particolare ai satelliti di Saturno, ‘satellite che permette la stabilità degli anelli costituiti da corpuscoli materiali che circondano i pianeti solari esterni’. « Prometeo e Pandora, proprio per l’effetto di ricondurre al loro posto le particelle che altrimenti tenderebbero ad allontanarsi per effetto delle perturbazioni indotte dai grandi satelliti di Saturno, vengono soprannominati i “pastori” dell’anello » (OCS : 51). Non attestato in DO. Troviamo anche l’alternativa sinonimica lune pastore, in cui va segnalato il mancato accordo sostantivo-aggettivo, provocato dalla scarsa disponibilità in italiano del femminile pastoressa o *pastora : « lune pastore si osservano frequentemente » (OCS : 227).  















teorie perturbative : ‘metodo di calcolo approssimato’ « un metodo per studiare la stabilità di un sistema quasi-integrabile, laddove le teorie perturbative cominciano ad avere dei problemi » (OCS : 47). Nel GRADIT è registrato teoria delle perturbazioni, con un’accezione corrispondente a quella trovata nel corpus, ovvero ‘tecnica di calcolo approssimato delle soluzioni delle equazioni di un sistema dinamico perturbato da piccole forze’. In TR si riferisce teoria delle perturbazioni allo specifico campo astronomico, mentre le teorie perturbative  







1   O almeno così sembrerebbe dal passo citato di BBN. In realtà, secondo i dizionari specialistici e diverse fonti del web, il principio antropico forte è quello per cui nell’universo deve necessariamente svilupparsi, ad un certo momento dell’evoluzione, una forma di vita intelligente.

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sono ascritte alla meccanica quantistica. 1 In AC troviamo metodo delle perturbazioni, nell’accezione coerente col corpus di ‘procedimento matematico per la risoluzione approssimata di equazioni che non ammettono soluzioni esatte’. Siamo insomma di fronte a un tecnicismo in cui l’alternanza tra l’aggettivo di relazione e il complemento di specificazione, unita all’oscillazione metodo/teoria, 2 lascia pericolosi margini di ambiguità.  



stato stazionario : ‘ipotesi secondo cui l’universo è eterno e fermo’ « Il modello del Big Bang doveva inoltre ormai confrontarsi con un rivale temibile, il modello di stato stazionario » (MBB : 67), « la cosiddetta teoria dello stato stazionario » (BBN : 61). Non presente in DO.  













tempo immaginario : ‘tempo definito matematicamente con l’uso di numeri immaginari’ « nelle somme per storie di Feynman, si deve usare il tempo immaginario. In altri termini, ai fini del calcolo si deve misurare il tempo usando numeri immaginari, piuttosto che numeri reali » (BBN : 154), « una singolarità nel tempo immaginario » (BBN : 156). Quest’uso dell’aggettivo immaginario è attestato in tutti i dizionari, anche se non è registrata la specifica polirematica (al contrario sono presenti spazio immaginario, asse immaginario).  













vela solare : ‘dispositivo per la propulsione nello spazio, che sfrutta la pressione della radiazione solare su una grande superficie artificiale’ « Le “vele solari” [...] : dispiegare nello spazio un tessuto appositamente studiato per sfruttare la pressione della radiazione proveniente dal Sole » (OCS : 226). Non registrato in DO e GRADIT.  









velocità peculiare : ‘velocità di un oggetto celeste rispetto al sistema cui appartiene’ « le galassie interessate dalla presenza di questi giganti cosmici avrebbero avuto una velocità peculiare, cioè un moto proprio slegato dall’andamento medio dell’Universo » (MBB : 84). Più inclusiva la definizione di TR, mentre il GRADIT riferisce il tecnicismo soltanto alla velocità di una stella rispetto alla galassia cui appartiene. Assente in DO.  







Rideterminazioni non attestate nei vocabolari dell’uso curvatura : ‘distorsione dello spazio-tempo dovuta alla presenza di massa, che dà origine alla forza di gravità’ « Lo spaziotempo subisce una curvatura per effetto della materia in esso contenuta » (MBB : 18), « in un Universo a curvatura positiva » (MBB : 155). Attestato in AC (curvatura dello spazio-tempo) e in DA, assente in D.  













disaccoppiamento : ‘separazione tra materia e radiazione alle origini dell’universo’ « i fotoni che al momento del disaccoppiamento si trovavano [...] » (MBB : 78). Assente in GRADIT e TR, in DO non è lemmatizzato il nomen actionis. Attestato in AC.  







informazione : ‘messaggio sullo stato di un ente fisico trasmesso dalla natura alla velocità della luce’. Si tratta di un tecnicismo d’importanza capitale quanto meno per l’astrofisica e la fisica quantistica. L’unica definizione che potrebbe attagliarsi all’uso astratto che si  

1   ‘I metodi matematici di calcolo sviluppati nell’ambito di questa teoria [la teoria delle perturbazioni] (calcoli perturbativi) sono estesi e applicati, in meccanica quantistica, in quelle teorie dei campi (dette teorie perturbative) nelle quali le interazioni tra i campi possono essere introdotte come perturbazioni (ossia piccole correzioni) alle equazioni che descrivono il comportamento dei campi non interagenti’. 2   In AC la distinzione è più chiara : ‘i principi che si impiegano nel metodo [delle perturbazioni] vengono studiati dalla teoria delle perturbazioni’.  

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fa del termine nel corpus 1 (ma anche in diverse delle voci dei dizionari astronomici, che però non la lemmatizzano) è quella inserita nella voce Informazione e organismi viventi 2 del volume III di ESF :  





« Per giustificare la tesi che una descrizione o spiegazione degli organismi viventi possa farsi in modo esauriente (o esclusivo) ricorrendo al concetto di informazione, è opportuno chiarire che cosa s’intende qui con questa parola così vaga e così compromessa in tanti contesti diversi. In termini generalissimi, si può dire che l’informazione sta nelle differenze : la minima quantità d’informazione è la minima differenza capace di causare a sua volta una differenza. L’informazione è sempre legata a (contenuta in) un supporto materiale, ma non coincide con questo supporto ».  





Due osservazioni. In primis, l’autore della voce deve premettere una sorta di presa di distanza cautelativa nei confronti di una parola così vaga e così compromessa, testimoniando quindi un uso del termine di cui la lessicografia non è riuscita a dare conto. Secondo : non è un caso se abbiamo dovuto rivolgerci ad una definizione lontana dai contesti cui fanno riferimento la maggior parte delle accezioni registrate nei dizionari (cioè il campo delle telecomunicazioni, della teoria della comunicazione o dell’informatica) ; l’utilizzo del concetto di informazione in campo biologico 3 rivela infatti lo stesso procedimento astraente con cui il vocabolo è usato in fisica ed in astronomia. Alleghiamo alcuni esempi dal corpus per chiarire la semantica del termine :  







« Come ha fatto l’informazione su quale doveva essere la condizione “media” dell’Universo a viaggiare più velocemente della luce [...] ? » (MBB : 90), « Planck è stato pensato per ottenere essenzialmente tutta l’informazione contenuta nello spettro » (MBB : 178), « Dovremo usare altri vettori di informazione, capaci di attraversare indenni il gas incandescente primordiale » (OU : 77), « è ciò che accade per eventi separati nel tempo diciamo da 1 secondo, che accadono ad una distanza maggiore di 1 secondo luce : tra i due eventi non può esserci stato interscambio di informazione ». (CU : 88)  

   























Conferma la distanza dal significato della lingua comune il fatto che informazione sia usato quasi sempre al singolare, 4 anche se su quest’aspetto avrà avuto la sua solita influenza l’inglese, dove information è un non contabile.  

metallo, metallicità : ‘tutti gli elementi chimici più pesanti dell’elio prodotti dalle stelle’ « Nel gergo degli astronomi sono detti “metalli” (terminologia impropria, che non corrisponde alla definizione chimica), gli elementi più pesanti dell’elio prodotti dalla nucleosintesi stellare, come il carbonio, l’ossigeno, lo zolfo, l’azoto e il ferro » (SG : 58), « dalla metallicità della popolazione stellare che compone la galassia (ossia, dall’abbondanza media di elementi pesanti, quelli che gli astronomi chiamano “metalli”) » (SG : 64). Metallo è registrato con questo significato in DA e AC (anche metallicità). AC, in particolare, fa notare come SG l’improprietà dell’accezione astronomica : ‘termine usato, forse tropo disinvoltamente, dagli astronomi per indicare tutti gli elementi tranne l’idrogeno e l’elio’.  















ricombinazione : ‘evento primordiale che portò alla formazione dei primi atomi elettricamente neutri’. « I cosmologi si riferiscono a questo momento cruciale con il nome di ricom 



1   Cfr. anche l’accezione genericamente scientifica riportata da TR, che però fa riferimento ad un’imprevedibilità a nostro avviso non inclusa nella semantica delle occorrenze nel corpus (l’informazione proveniente da un oggetto celeste, infatti, può benissimo essere prevedibile) : ‘Nel linguaggio scientifico, in senso ampio, il contenuto di novità e d’imprevedibilità di un messaggio intercorrente fra sistemi in relazione’. 2   Voce redatta da Giuseppe Longo. 3   Nel GRADIT troviamo informazione genetica, ‘insieme dei messaggi ereditari contenuti nei geni’. 4   Tra le poche eccezioni : « Come hanno fatto due regioni dell’Universo che 300 mila anni dopo il Big Bang erano completamente fuori dai rispettivi orizzonti a comunicarsi informazioni sul loro stato fisico ? » (MBB : 90).  





   



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binazione » (MBB : 56), « Con la ricombinazione, la luce può iniziare a propagarsi liberamente nell’universo » (OU : 78). In OU il tecnicismo è introdotto, soltanto la prima volta, nella forma estesa ricombinazione dell’idrogeno : « Col perdurare dell’espansione, la temperatura scende a 3.000 K, e l’energia delle particelle e dei fotoni diventa sufficientemente bassa da permettere la formazione dei primi atomi, quelli di idrogeno. Questo evento viene chiamato, in modo un po’ fuorviante, “ricombinazione dell’idrogeno” » (OU : 77). La spiegazione del perché il tecnicismo possa rivelarsi fuorviante ci è data dall’unico dizionario in cui è attestato, AC, che aggiunge un’ulteriore informazione utile : « Non essendo mai esistiti prima atomi neutri, questa fu in realtà una “combinazione”, non una “ricombinazione”. Il nome deriva però da studi su plasmi, i quali vengono prima riscaldati sino alla formazione di ioni e poi lasciati raffreddare e ricombinarsi ». La contraddittorietà del prefisso è dunque dovuta all’appropriazione astronomica del termine tramite un travaso orizzontale ; anche se, come abbiamo già detto, i campi della fisica e dell’astronomia-astrofisica-cosmologia sono così contigui da rendere più appropriato parlare di uso estensivo piuttosto che di travaso.  

























risonanza : ‘in astronomia, situazione nella quale esiste un rapporto semplice tra i periodi di due corpi orbitanti’ « un fenomeno noto con il nome di “risonanza orbitale” (OCS : 9), « non cambia il periodo orbitale, conservando così la risonanza » (OCS : 77). Presente in D e in DA, non in AC. In ESF troviamo risonanza di orbite. Il fatto che un tecnicismo così importante per la meccanica celeste (ha numerosissime attestazioni in OCS, dove compone diverse polirematiche) non sia registrato in un’enciclopedia astronomica d’impianto generale come AC mostra come la parcellizzazione dei campi di studio, e del lessico relativo, sia molto calcata anche all’interno dello stesso dominio astronomico.  











superammasso : ‘ammasso di ammassi di galassie’ « I superammassi di galassie » (SG : 176). Presente in DA e AC.  







Troiano : ‘asteroide il cui moto è sincrono rispetto a quello di Giove’ « mitologia a parte, i corpi celesti situati in uno qualsiasi dei punti lagrangiani triangolari vengono ormai comunemente chiamati “Troiani” » (OCS : 62). In AC gruppo troiano, in DA troiano  







Passiamo alle polirematiche :  

candela standard : ‘stella di luminosità nota presa come termine di riferimento per misurare la distanza di altri corpi celesti’ « se cioè abbiamo quello che gli astronomi chiamano una candela standard, possiamo determinarne facilmente la distanza » (MBB : 33), « Quindi queste stelle sono delle candele standard » (OU : 124).  













catastrofe ultravioletta : ‘paradosso secondo cui un corpo nero in equilibrio termico emetterebbe energia infinita’ « l’elettromagnetismo classico risponde che questa energia è infinita, perché ci sono infinite onde di breve lunghezza d’onda che possono essere presenti all’interno della cavità (è la cosiddetta “catastrofe ultravioletta”) » (OU : 39). Presente soltanto in ESF.  







censura cosmica : ‘ipotesi secondo cui esiste una legge fisica che impedisce ad una singolarità di potersi rivelare ad un osservatore’ « condusse Roger Penrose a proporre l’ipotesi della censura cosmica » (BBN : 104). Presente soltanto in AC, che cita proprio BBN, a confer 







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ma dell’importanza del libro nella diffusione dei tecnicismi coniati nel campo di studi di Hawking. cirro, cirro interstellare : ‘nubi di gas e polvere visibili nella via Lattea’ « Si scopre l’esistenza di tenui nuvole di polvere cosmica, i cirri interstellari » (OU : 100), « La polvere più fredda [...] può essere osservata anche nelle regioni tra i bracci e nelle parti esterne del disco ottico, in particolare strutture che sono dette cirri » (SG : 93). In AC troviamo cirri infrarossi ; l’aggettivo è spiegabile col fatto che i cirri « irradiano nella parte infrarossa dello spettro ».  



















cono di luce : ‘rappresentazione geometrica del movimento di un lampo di luce nello spaziotempo’ « la luce che si diffonde da un evento verso l’esterno forma un cono tridimensionale nello spazio-tempo quadrimensionale. Questo cono è chiamato il cono di luce » (BBN : 36). Attestato solo in AC, che anche in questo caso si mostra ricettivo ai tecnicismi diffusi da Hawking in BBN.  







cratere da impatto : ‘cratere formato sulla superficie della luna o di un altro corpo celeste dall’impatto con un meteorite’ « superfici di tipo lunare cosparse di crateri da impatto » (OCS : 74), « spesso i crateri da impatto sono stati coperti da flussi di materiale proveniente dall’interno » (OCS : 85). Registrato da ESF. 1 In DA si trova il sinonimo cratere meteoritico. In DO non è lemmatizzato, ma è usato nella definizione di craterizzazione. 2  

















densità critica : ‘valore della densità che l’universo dovrebbe avere oggi per essere esattamente piatto’ « Se la densità media dell’Universo è pari esattamente a un certo valore, chiamato densità critica, esso [...] arresterà la sua espansione, ma solo dopo che sarà trascorso un tempo infinito » (MBB : 23), « Si chiama densità critica quella per cui si ha perfetto equilibrio fra forza di gravitazione e forza di espansione » (UTM : 198). Presente in AC.  













emissione di sincrotrone : ‘radiazione prodotta da alcuni oggetti celesti e simile a quella dei sincrotroni artificiali’ « identificarono l’emissione di sincrotrone come un efficace meccanismo di emissione di radioonde » (OU : 85), « per un processo fisico che è detto emissione di sincrotrone. Questo processo è dovuta alla perdita di energia di elettroni relativistici in moto dentro campi magnetici deboli » (SG : 56). In AC è registrato radiazione di sincrotrone, in DA irraggiamento da sincrotrone. ESF registra come sinonimi sia emissione di sincrotrone sia luce di sincrotrone.  













energia oscura : ‘forma sconosciuta di energia che potrebbe motivare l’accelerazione dell’espansione dell’universo’ « la costante cosmologica non è che uno dei tanti tipi di energia oscura » (MBB : 183), « si è cominciato a parlare di energia oscura : ovvero, una qualunque forma di energia sconosciuta il cui unico effetto osservabile sia quello di portare l’espansione dell’universo ad accelerare nell’epoca attuale » (BOS : 189). Attestato soltanto in D.  















fluttuazione quantistica : ‘apparizione dal vuoto di piccole quantità di energia, coerenti con il principio di indeterminazione’ « Quelle microscopiche fluttuazioni quantistiche dovute al principio di indeterminazione » (MBB : 96), « La regione in cui abbiamo fatto il vuoto continuerà a pullulare, a livello microscopico, di materia ed energia, e non possiamo farci  





1   2





Nella voce meteorite.   « In astronomia, il fenomeno consistente nella presenza di crateri da impatto sulle superfici planetarie ».  



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assolutamente niente. Queste cosiddette fluttuazioni quantistiche del vuoto faranno parte immancabilmente dello scenario » (BOS : 172). Attestato in AC.  



funzione di luminosità : ‘funzione che lega luminosità e numero delle galassie’ « Il parametro usato più frequentemente è la funzione di luminosità, una funzione che esprime il numero di galassie per intervallo di luminosità in un dato volume spaziale » (SG : 149). Presente solo in ESF.  







galassia blu compatta : « le galassie blu compatte » (SG : 19). Galassia compatta è registrato da AC ma segnalato come in disuso. L’intera polirematica è attestata soltanto due volte su internet, escludendo due risultati riferiti allo stesso SG.  







galassie interagenti : ‘galassie che si deformano reciprocamente per effetto dei loro campi gravitazionali’ « una coppia di galassie interagenti » (UTM : 87). Presente in DA.  







lente gravitazionale : ‘effetto ottico provocato da un astro di grande massa che, per effetto della sua attrazione gravitazionale, devia la luce proveniente da astri più lontani’ « I raggi provenienti da una lontana sorgente che passano in vicinanza di una grossa massa (la lente gravitazionale) subiscono una deviazione » (DNS : 144), « Ne scaturiscono fenomeni altamente spettacolari, come le lenti gravitazionali : [...] il potenziale dell’ammasso è capace di modificare la geometria dello spazio circostante, e di curvare la traiettoria della luce » (SG : 174). Attestato in tutti i dizionari specialistici. Nel TR il fenomeno viene illustrato nella tavola Relatività, ma non si fa riferimento al tecnicismo. L’origine metaforica del lessema è resa evidente da un passo in cui non si ricorre ancora al termine specialistico : « la curvatura dell’Universo agisce come una sorta di gigantesca lente deformante : a causa della deviazione del cammino dei raggi luminosi, lo stesso oggetto visto da lontano ci sembrerà più grande in un Universo chiuso che in un Universo aperto » (MBB : 156).  

























mezzo interstellare : ‘materiale costituito di gas e polvere che si trova nelle galassie’ « Queste particelle, insieme al gas diffuso delle galassie, costituiscono il messo interstellare » (SG : 54) ; « Il mezzo interstellare, come una sottile nebbia » (UTM : 155). Registrato da AC, che rimanda a materia interstellare, e da D. GRADIT e TR registrano soltanto il sinonimo materia interstellare.  















modello a palla di neve sporca : ‘descrizione dovuta a Fred Lawrence Whipple del nucleo di una cometa composto di ghiaccio e polvere’ « ciò conferma il modello “a palla di neve sporca” » (OCS : 125). Palla di neve sporca in DA e AC.  







nube molecolare gigante : ‘nubi molecolari che hanno le più grandi masse individuali della Galassia’ « corpi massicci, quali stelle o nubi molecolari giganti » (OCS : 246), « esistono zone da dieci a cento volte più dense, relativamente ben circoscritte e spesso autogravitanti, che sono dette nubi molecolari giganti » (SG : 92), « Sono le nubi molecolari giganti » (UTM : 176). Presente soltanto in AC.  



















onda di densità : ‘fluttuazioni della densità che abbiano qualche carattere di regolarità nello spazio e nel tempo, fino ad avere un vero e proprio carattere ondoso’ « La teoria delle onde di densità può spiegarne l’origine e la natura. [...] Come per un’onda, si creano creste e gole, con colonne di gas [...] ora più dense, ora più diradate » (SG : 137). Attestato in DA ed ESF.  







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problema dell’orizzonte : ‘apparente paradosso rappresentato dal fatto che l’universo presenta condizioni omogenee anche in zone troppo distanti per essersi mai potute scambiare informazione’ « i due punti sono separati da una distanza maggiore dell’orizzonte cosmologico, e quindi non hanno mai potuto essere in contatto fisico fra loro prima d’ora. Com’è possibile che la loro temperatura sia già così simile ? [...] Il problema divenne noto come problema dell’orizzonte » (BOS : 83). Attestato soltanto in AC. In OU troviamo il sinonimo paradosso degli orizzonti : « Per risolvere questo paradosso degli orizzonti » (OU : 108).  

















problema della piattezza : ‘problema sollevato dal fatto che l’universo ha una densità identica o vicina a quella critica, facendo sì che la sua geometria sia euclidea’ « Il problema dell’estrema vicinanza della densità al valore critico, detto anche problema della piattezza » (MBB : 88). Registrato in AC.  







relazione del piano fondamentale : « è una semplice generalizzazione di una relazione ancora meglio definita, e valida per le galassie ellittiche, conosciuta come relazione del piano fondamentale. Essa lega la dispersione di velocità a due parametri strutturali caratteristici delle galassie ellittiche, il diametro e la brillanza superficiale » (SG : 148). In ESF si registra piano fondamentale : ‘il piano del circolo massimo assunto come fondamentale in un sistema di coordinate celesti’.  









riga proibita : ‘righe che non si producono in laboratorio, corrispondendo a transizioni proibite, e che non si osservano di solito negli spettri stellari’ « Generalmente chiamate “righe proibite” [...] : sono “proibite” nel senso che non sono osservabili in condizioni normali » (SG : 62), « viene riemessa nell’infrarosso nelle righe proibite » (SG : 97). Registrato in AC e DA.  















rottura della simmetria : rottura lenta « l’idea di fondo di una rottura lenta della simmetria era molto buona » (BBN : 150) ; rottura spontanea (le marche testuali con cui è introdotta negli esempi ne testimoniano una maggior lessicalizzazione) « la teoria di Weinberg-Salam presenta una proprietà nota come rottura spontanea della simmetria » (BBN : 86), « L’idea era quella di modificare lo stato di vuoto [...] della teoria, in modo che esso avesse una simmetria diversa al variare dell’energia, processo noto come rottura spontanea di simmetria » (BOS : 177). Rottura spontanea di simmetria è in ESF e TR, rottura lenta non è in nessun dizionario.  





















singolarità nuda : ‘singolarità non nascosta da un orizzonte degli eventi’ « Ci sono alcune soluzioni delle equazioni della relatività generale in cui per il nostro astronauta è possibile vedere una singolarità nuda » (BBN : 105). Presente soltanto in AC, che ancora una volta si mostra particolarmente ricettivo ai tecnicismi introdotti (o diffusi) da Hawking in BBN.  







sistema binario : ‘sistema gravitazionale composto da due stelle, in cui la più piccola orbita attorno alla più grande’ « le sorgenti X sono soprattutto giovani stelle in sistemi binari » (SG : 77), « più della metà delle stelle appartiene a sistemi binari » (DNS : 43). DO registra l’accezione generica ‘sistema comprendente due elementi’. Il GRADIT e TR registrano soltanto l’accezione matematica riferita al sistema di numerazione ; entrambi registrano però stelle binarie. Registrato in DA e D, in AC soltanto stelle binarie.  















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specchio primario : ‘specchio principale di un telescopio, che raccoglie la luce proveniente dalle sorgenti osservate’ « il diametro dell’apertura (lo specchio primario) che raccoglie le onde elettromagnetiche » (OU : 89). Presente in DA.  







splendore intrinseco / apparente : ‘luminosità intrinseca/apparente’ « Un particolare interesse lo rivestono alcune classi di variabili il cui splendore intrinseco è determinabile con buona precisione e pertanto dalla semplice misura dello splendore apparente è possibile risalire alla distanza della stella » (DNS : 74). Attestato solo in DA, che lo indica come sinonimo di luminosità.  







universo oscillante : « L’universo poteva espandere all’infinito oppure collassare su se stesso ed eventualmente espandere di nuovo e andare incontro ad altre successive fasi di collasso ed espansione (universo oscillante) » (DNS : 164). Presente soltanto in AC.  







velocità di recessione : ‘velocità dell’allontanamento delle galassie rilevabile dal redshift’ « la velocità di recessione di una galassia può essere facilmente determinata [...] » (SG : 128), « Usando la legge di Hubble, questa velocità di recessione portava a una conclusione sconvolgente » (BOS : 42). Attestato in ESF.  













vuoto cosmico : ‘regioni dell’universo a bassa densità di galassie’ « I filamenti contornano e delimitano le regioni meno dense dell’Universo, chiamate vuoti cosmici, dove la densità è circa cinque volte più bassa di quella media dell’Universo » (SG : 176). In AC troviamo vuoti ‘termine usato per designare regioni dell’universo che non contengono molte galassie luminose visibili’.  







Rideterminazioni non attestate in alcun dizionario aberrazione fuori asse : « Si ha quindi una perdita di nitidezza del telescopio ai bordi del campo di vista. Questo difetto viene chiamato “aberrazione fuori asse” ». (OU : 27)  







altrove : ‘regione dello spaziotempo con cui l’osservatore non potrà mai venire in relazione’ « l’altrove è la regione dello spazio-tempo che non si trova nei coni di luce del futuro o del passato di P » (BBN : 39). Calco dell’inglese elsewhere, non viene lemmatizzato in alcun dizionario, anche se in AC è usato all’interno della voce cono di luce. È uno dei rarissimi casi in cui la lingua scientifica ridetermina un avverbio (nelle polirematiche del tipo atomo elettricamente carico lo scarto semantico rispetto alla lingua comune è molto minore). In AC non è lemmatizzato, ma è usato all’interno della voce cono di luce.  







ammasso / stella proiettile – galassia bersaglio : Proiettile è riferito ad una ‘stella o galassia in movimento all’interno di un’altra galassia’, mentre galassia bersaglio sta per ‘galassia attraversata da un altro corpo celeste ad essa estraneo’.  

« Immaginiamo una stella di una galassia che attraversi ad alta velocità un’altra galassia [...]. Nel tempo necessario ad addensare le stelle perturbate, la stella proiettile si starà già allontanando dalla regione [...]. È come se la stella subisse una sorta d’attrito ad opera delle stelle della galassia bersaglio » (SG : 160-161), « Una recente osservazione dell’ammasso di galassie [...] detto anche Bullet Cluster (ammasso proiettile) » (OU : 122), « Questa immagine sbalorditiva [...] fu soprannominata dagli astronomi bullet cluster (ammasso proiettile) » (BOS : 132).  

















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Su queste metafore avrà avuto influenza il fatto che sia proiettile sia bersaglio sono anche tecnicismi della fisica particellare : fanno parte dello stesso campo semantico per cui si chiamano bombardamenti gli esperimenti realizzati negli acceleratori attraverso fasci controllati di particelle. Una ricerca su internet confermerebbe per stella proiettile (attestato anche con il trattino) sia l’uso divulgativo, 1 sia la tendenza alla lessicalizzazione tecnica. 2 Il modello inglese bullet star conferma il possibile processo di tecnicizzazione, essendo usato su un sito autorevole come quello della nasa. 3 Anche per galassia bersaglio si può ipotizzare la lessicalizzazione : il motore di ricerca ne segnala la presenza non solo in alcuni contesti divulgativi, ma anche, significativamente, in una tesi di laurea di un corso in Fisica. 4 Target galaxy ha molte attestazioni anche in articoli specialistici. 5 Bullet cluster, o ammasso proiettile, è senz’altro la forma più stabile, come dimostrano anche i due esempi dal corpus : tuttavia, rispetto agli altri vocaboli, indica un preciso oggetto cosmico 6 fotografato da un telescopio. Al momento, quindi, è utilizzato più come un nome proprio che come un effettivo tecnicismo, nonostante ne sia facilmente prevedibile l’estensione antonomastica a tutti i casi paragonabili all’ammasso in questione che saranno scoperti in futuro.  

















anello geostazionario : ‘anello di satelliti artificiali che circonda la Terra’ « corrispondente all’anello geostazionario di satelliti per telecomunicazioni » (OCS : 153). L’assenza di questo vocabolo dai dizionari è particolarmente rappresentativa delle lacune che sono presenti nel trattamento lessicografico, specialistico e non, dei tecnicismi astronomici. In questo caso, infatti, abbiamo una prova recentissima dell’importanza e della vitalità di questa polirematica : la notizia largamente circolata nei media nazionali del passaggio di un meteorite, il 15 febbraio 2013, in prossimità dell’orbita terrestre. Ha destato scalpore, in particolare, il fatto che il meteorite sia passato addirittura all’interno della cintura di satelliti che circonda la terra : l’anello geostazionario, appunto. La polirematica è presente in un gran numero di articoli dedicati al tema, fra cui il seguente dell’ansa : « Passerà anche dentro l’anello geostazionario, ossia all’interno dell’orbita nella quale si trovano molti satelliti per le telecomunicazioni ». 7 È presente anche in un articolo sulla Stampa 8 ed in uno su Rainews24 : 9 in entrambi i casi, all’interno dei discorsi riportati di astronomi.  





















   

assistenza gravitazionale: 10 ‘tecnica secondo cui si sfrutta la gravità di un pianeta per controllare il moto di una sonda’ « quando si vuole sfruttare la massa dei pianeti per accelerare il moto di una sonda interplanetaria – una tecnica nota con il nome di “assistenza gravitazionale” » (OCS : 11).  







1   Attestato in un articolo sul periodico Focus : http ://blog.focus.it/una-finestra-sull-universo/2011/01/27/unastella-proiettile/. 2   È usato nel titolo di un articolo in http ://omegacentauri.it/post/728736409, tradotto da un comunicato stampa in inglese. 3   http ://www.nasa.gov/mission_pages/galex/galex-20070815.html. 4   http ://www.itp.uzh.ch/~fiacconi/Davide_Fiacconis_web_page/Home_files/Bachelor.pdf : « un’onda radiale di densità che si propaga attraverso il disco della galassia bersaglio », p. 6. 5   Ad esempio in http ://www.naic.edu/~gibson/asph405/dry/drylab.pdf. 6   Precisamente, l’ ammasso 1E0657-56. 7   http ://wwww.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2013/02/11/avvicina-asteroide-2012DA14_8224805.html. 8   http ://www.lastampa.it/2013/02/15/cultura/domande-e-risposte/arriva-l-asteroide-che-cosa-si-vedra-0BEpcRaN4VNUMXqpcbrsPL/pagina.html. 9   http ://www.rainews24.rai.it/it/news.php ?newsid=174954. 10   In H troviamo assistenza della gravità.  

























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bombardamento meteoritico : ‘scontri fra meteoriti e la superficie di un pianeta’. « esistono satelliti la cui attività geologica è ormai estinta da tempo e che portano quindi inalterate le tracce di un lungo bombardamento meteoritico » (OCS : 82). Nei dizionari comuni si registra solo bombardamento come tecnicismo della fisica; 1 in questo caso però, più che di un uso estensivo dell’accezione fisica, è più probabile che si tratti di un travaso verticale dalla lingua comune.  









buco dell’acqua : ‘nello spettro radio, zona senza rumore di fondo, in cui si ricevono soltanto le emissioni dell’idrogeno e della molecola OH’ L’assenza dei dizionari è spiegabile per l’origine gergale del termine : « Questa regione è stata scherzosamente chiamata “il buco dell’acqua”, buco di calma fra due regioni fortemente emittenti, dell’acqua perché OH + H dà H2O » (DNS : 46).  









coda di marea : ‘regioni di una galassia che si allontanano dal corpo principale per effetto dell’attrazione di un’altra galassia’ « le parti più esterne del disco possono essere perturbate al punto di disperdere nello spazio lunghe “code di marea”, regioni di bassa brillanza superficiale composte di stelle e gas strappati al corpo della galassia » (SG : 156).  







cometa dormiente : ‘cometa in cui l’attività cometaria, cioè la sublimazione delle sostanze volatili che danno vita a chioma e coda, è ferma’ « le molecole più pesanti [...] si depositano sulla superficie del nucleo ricoprendola di uno strato scuro e a lungo andare possono impedire alla cometa di “riaccendersi” (si parla allora di “comete dormienti”) » (OCS : 125).  







commensurabilità, commensurabile : ‘rapporto tra parametri orbitali esprimibile come frazione di numeri interi’ « non sono le sole “commensurabilità” possibili – dove con questo termine si estende il concetto di risonanza a una qualsiasi relazione tra parametri orbitali, esprimibile come frazione di numeri interi » (OCS : 61), « esiste cioè una commensurabilità [...] tra il moto orbitale della Terra e quello della Luna » (OCS : 171), « corrispondono a moti commensurabili » (OCS : 235). Si tratta di un uso estensivo dell’accezione matematica : ‘di grandezze omogenee, che ammettono un sottomultiplo comune, cioè il cui rapporto è un numero razionale’.  





















configurazione a specchio : ‘configurazione di un sistema celeste che permetterà una futura simmetria’ « l’evoluzione futura del sistema sarà una immagine speculare di quella passata. Queste “configurazioni a specchio” hanno una caratteristica comune » (OCS : 41). In rete questa polirematica è presente in diversi contesti specialistici, soprattutto tecnici, con diverse accezioni : in un articolo finanziario, 2 in una tesi universitaria di microelettronica, 3 nel programma di un corso universitario di elettrotecnica, 4 nella descrizione di una stampante per computer. 5  

















1   ‘processo mediante il quale vengono diretti contro un elettrodo, un corpo, una sostanza e sim., particelle alfa, beta, nuclei atomici, ecc., fortemente accelerati’. Tuttavia in un caso nel corpus si usa il termine anche in un contesto in cui il bombardamento di particelle non è artificiale : « se in una qualche zona si formasse un addensamento di materia, il bombardamento di un enorme numero di fotoni lo distruggerebbe immediatamente » (OU : 78). 2   http ://www.intradewetrust.com/news.php ?extend.131.1. 3   http ://tesi.cab.unipd.it/25130/1/Realizzazione_di_film_sottili_in_rame_mediante_Magnetron_Sputtering.pdf. 4   http ://www.ing.unipd.it/index.php ?page=DettagliInsegnamento10&ins=5315. 5   http ://www.pubblitec.info/2012/06/la-nuova-nata-di-casa-roland-versaart-re-640/.  



















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la lingua della divulgazione astronomica oggi

corsa alla Luna : Pur non trattandosi di un’espressione tecnica, è significativo notare che nessun dizionario la registri, al contrario di una polirematica simile come corsa agli armamenti, presente in tutti i dizionari. « Dopo la corsa alla Luna, un’impresa che portò il primo uomo a camminare sulla superficie del nostro satellite nel Luglio 1969 » (OCS : 79).  







corteccia : Questo termine è usato occasionalmente dalla Hack come sinonimo di crosta o strato esterno, riferito alla struttura di un pianeta : « miliardi di planetesimali [...] formati da un nucleo ghiacciato circondato da una corteccia di materiale organico » (DNS : 30).  









dinamica del volo spaziale : ‘studio del moto di corpi artificiali nello spazio’ « La dinamica del volo spaziale si presenta dunque non solo come un’applicazione pratica della meccanica celeste » (OCS : 195). Come al solito, anche uso sintetico senza la coda : « la dinamica del volo ha attinto a piene mani dagli studi di meccanica celeste » (OCS : 200).  















divisioni : ‘spazi vuoti fra gli anelli di un pianeta’ « La presenza delle divisioni, zone apparentemente vuote che separano gli anelli principali » (OCS : 51, riferito a Saturno).  







energia del vuoto : ‘energia dovuta alle fluttuazioni quantistiche del vuoto’ « l’energia del vuoto ha un comportamento completamente diverso » (MBB : 181), « una energia del vuoto che rappresenterebbe una proprietà intrinseca dello spazio » (UTM : 120). Sull’assenza di questo tecnicismo da ESF, solitamente attenta alle parole nate dal campo quantistico, può aver pesato il fatto che si tratti di un’espressione nata da teorie cosmologiche recenti (ESF è del 1996).  













energia della grande unificazione : ‘livello di energia a cui la forza nucleare debole, la forza nucleare forte e la forza elettromagnetica si unificano’ « in corrispondenza di una qualche energia molto elevata, chiamata l’energia della grande unificazione, queste tre forze verrebbero ad avere tutt’e tre la stessa intensità » (BBN : 89). Grande unificazione è in GRADIT, Teorie di grande unificazione in TR, nessuna forma attestata in DO. In ESF c’è soltanto massa di grande unificazione.  







era speculativa : ‘età vicina all’origine dell’universo e attualmente impossibile da conoscere anche per via sperimentale e indiretta’ « Avvicinandoci ancora di più al Big Bang, entriamo in quella che abbiamo chiamato era speculativa, in quanto le energie sono troppo alte per poterle riprodurre in laboratorio e quindi sperimentare direttamente le condizioni dell’universo » (DNS : 172).  







esperimento : Registriamo alcuni usi, tutti concentrati in OU, non nel solito senso di ‘insieme di operazioni volte a misurare un dato fenomeno’, ma intendendo ‘lo strumento stesso con cui si effettua l’esperimento’ : « appendendo l’esperimento a un grande pallone stratosferico » (OU : 97), « è possibile lanciare esperimenti, farli operare nella stratosfera per ore » (OU : 98), « l’esperimento Dmr, dello stesso Smoot, che volerà a bordo del satellite Cobe » (OU : 104). Assente da tutti i dizionari in questa accezione ; si tratta probabilmente di un uso tecnico-gergale e potremmo considerare anch’esso un esempio di espressione brachilogica o ellittica (cfr. § 5).  























evaporare : Riferito a un buco nero, ‘ridursi di massa per ogni assorbimento di energia’. Il verbo nasce dalla teorizzazione di Stephen Hawking del processo di evaporazione dei buchi  

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neri : « esso impiegherebbe, per evaporare completamente » (BBN : 125), « buchi neri primordiali di massa iniziale inferiore sarebbero già evaporati completamente » (BBN : 126), « il buco nero, assieme a ogni singolarità eventualmente contenuta in esso, dovrebbe evaporare e infine sparire completamente » (BBN : 132), « una diminuzione della massa del buco nero che, quindi, dovrebbe lentamente “evaporare” » (BOS : 174). AC, pur parlando di questo fenomeno all’interno della voce dedicata ad Hawking, non recepisce questo elemento lessicale : « nel caso di un piccolo buco nero può farlo rimpicciolire fino a sparire ». Su internet il verbo in questa accezione è ben attestato. 1  

































evoluzione a scatola chiusa : Espressione notevole perché modifica il senso proverbiale di a scatola chiusa nella lingua comune, dove significa ‘fidandosi del prodotto acquistato, senza controllare’, in ‘escluso da interazioni con l’esterno’ : « Per rappresentare l’evoluzione di una galassia, in prima battuta potremmo immaginarla come un oggetto isolato, che non subisce alcuna interazione con l’ambiente circostante. Questa semplice rappresentazione è chiamata dagli astronomi “evoluzione a scatola chiusa” » (SG : 118).  









evoluzione passiva o secolare : ‘Ipotesi secondo cui le grandi strutture dell’universo si sono formate per lenta aggregazione gravitazionale’ « non si parla più di evoluzione monolitica, bensì di evoluzione passiva o secolare » (SG : 221). È il corrispondente dell’espressione inglese che si utilizza sia in OU sia in BOS per descrivere questo tipo di evoluzione dell’universo, cioè bottom-up.  







falso vuoto : ‘particolare stato che, pochi attimi dopo il Big Bang, permise l’inflazione’ « Era uno stato che i fisici chiamano falso vuoto : uno stato di apparente equilibrio in cui, però, il sistema si trova lontano dalla sua condizione naturale, quella di minima energia » (BOS : 179).  









fasato : ‘messo in un determinato ciclo di fasi’ « ciò vuol dire che un satellite “fasato” in questo modo passa periodicamente al di sopra delle stesse aree geografiche » (OCS : 204). Fasare è assente da tutti i dizionari.  







finestra temporale : ‘probabile sfasatura cronologica tra due civiltà evolute su pianeti diversi, visti i lunghi tempi necessari ad arrivare a conoscenze scientifiche tali da poter inviare un messaggio nello spazio’ « il problema della finestra temporale è il più grave di tutti. Infatti una civiltà avanzata, come la nostra, è iniziata da più di 4 o 5000 anni. [...] Basterebbe un piccolo sfasamento nel grado di civiltà raggiunto da terrestri ed extraterrestri per non poter captare i rispettivi segnali » (DNS : 25). L’uso di finestra nel senso di ‘interruzione, spazio vuoto di’ è produttivo in più di un linguaggio specialistico : ESF riporta finestra ottica e finestra atmosferica in radioastronomia, finestra di un sistema ottico.  









fluido oscuro : ‘ipotetico componente fisico dell’universo che unisca le caratteristiche di materia ed energia oscura’ « La libertà consentita da questo tipo di scenari ha portato addirittura a esplorare la possibilità che esista un’unica componente, un fluido oscuro, che possa giocare allo stesso tempo il ruolo di materia oscura [...] e di energia oscura ». (BOS : 190)  







formazione monolitica : « I modelli di formazione monolitica delle galassie ipotizzano che le regioni a densità di materia oscura relativamente più elevata si siano “sconnesse” dall’espansione dell’Universo per costituire le protogalassie ». (SG : 219)  







1   Ad esempio sul sito della rivista Le Scienze : http ://www.lescienze.it/news/2010/09/29/news/un_analogo_della_radiazione_che_fa_evaporare_i_buchi_neri-554568/  



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frizione dinamica : ‘attrito che una stella subisce da parte di una galassia quando si trova ad attraversarla’ « le perturbazioni indotte dalla frizione dinamica » (SG : 161).  







fuga delle galassie : ‘allontanamento reciproco delle galassie’ « questa apparente fuga delle galassie » (MBB : 11), « Hubble sospettò che non si trattasse proprio di una “fuga delle galassie” » (DNS : 109). In GRADIT e in DA, con la stessa accezione, troviamo recessione, in AC recessione delle galassie.  













galassia di campo : ‘galassia situata in un vuoto cosmico’ « Sono dette galassie di campo quelle presenti in regioni poco dense, come i vuoti cosmici e le strutture filamentose dei superammassi » (SG : 178). Assente da tutti i dizionari, sembrerebbe sovrapporsi a galassia isolata, anche questo non attestato nei dizionari, usato fra l’altro nello stesso libro e non ad eccessiva distanza : « Le galassie situate nei vuoti cosmici [...] sono dette galassie isolate » (SG : 154).  















galassia centrale dominante : « Negli ammassi più ricchi [...] al centro troneggia una galassia che è detta centrale dominante » (SG : 174). Tre sole attestazioni su internet : non sembra, quindi, una nomenclatura affermata.  









galassia irregolare nana : « questi oggetti vengono genericamente classificati come galassie irregolari nane » (SG : 19). In TR e DO soltanto galassia irregolare ; in AC soltanto galassie irregolari e galassie nane.  









galassia satellite : « il passaggio ravvicinato di una galassia satellite » (SG : 137). Soltanto AC dà conto dell’uso estensivo (ma in realtà più preciso) di satellite, pur non riportando questo esempio specifico : « qualsiasi corpo in orbita intorno a un altro corpo. Impropriamente viene usato per analogia anche il termine “lune” [...] ; a rigore, però, anche i pianeti sono satelliti di stelle ; e ci sono anche satelliti di altre galassie (per esempio le Nubi di Magellano sono satelliti della nostra galassia) ».  

















gluepalla : ‘particella composta unicamente di gluoni’ « una particella instabile detta gluepalla » (BBN : 88). L’anglicismo originale usato in BHT : 78 è glueball, attestato solamente in ESF. Il traduttore ha deciso di tradurre soltanto il secondo elemento del composto per rendere la parola coerente con gli altri derivati della base inglese glue (‘colla’) presenti nella fisica delle particelle, cioè gluino e gluone. Rispetto agli altri due forestierismi adattati, in questo caso si mantiene la vocale di congiunzione, rendendo più evidente la base allogena.  









Grande Muraglia : ‘enorme struttura cosmica, molto più grande di un superammasso’ « Tale struttura, che prosegue nel senso delle ascensioni rette anche al di là dei due ammassi, data la sua forma prende il nome di “Grande Muraglia” » (SG : 209). In HT e AC troviamo l’alternativa Grande parete. Molte attestazioni su internet. 1  









grani molto piccoli e grani grandi : ‘classificazioni dei componenti della polvere interstellare di diverse dimensioni’. « grani fini tridimensionali composti principalmente da grafite, con  



1

  Ad esempio sulla rivista Focus : http ://www.focus.it/Galassie_54591_C38.aspx.  



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dimensioni tra 10 e 200 A, denominati “grani molto piccoli” [...], accanto ad altri di maggiori dimensioni (superiori a 200 A), denominati “grani grandi” » (SG : 54).  



gruppo allargato o gruppo disperso : ‘gruppo di galassie situate a grande distanza’ « se la distanza media tra i sistemi che lo compongono è relativamente importante si è in presenza di un gruppo allargato, o disperso » (SG : 172).  







inviluppo : ‘strato esterno, materiale o gassoso, di un corpo celeste’ « Le immagini date dalle sonde Voyager e Galileo fanno ritenere che l’inviluppo ghiacciato esterno sia separato dall’interno roccioso da un oceano di acqua liquida » (DNS : 22), « Ogni volta che viene esaurito un tipo di combustibile nucleare la stella va soggetta a contrazione del nocciolo ed espansione dell’inviluppo » (DNS : 61), « L’inviluppo espulso dalla stella nel corso dell’esplosione forma una nube grosso modo sferica » (DNS : 62), « Quegli inviluppi di gas in espansione » (UTM : 76). Assente con quest’accezione (il significato scientifico principale è matematico, ‘insieme di curve’) sia dai dizionari specialistici sia da quelli comuni. Nel corpus è presente soltanto nei due libri della Hack. Ben attestato su internet in contesti specialistici astronomici : segnaliamo, in particolare, il sito dell’Osservatorio Astronomico di Teramo, 1 la descrizione di un’unità didattica in un corso universitario astronomico dell’università di Padova, 2 un documento del laboratorio di astrofisica di RomaTre. 3  

































ipotesi collisionale : ‘ipotesi secondo cui la Luna è nata dalla Terra in fase di formazione, in seguito ad un impatto’ « distaccatasi da una prototerra ancora fluida a seguito di una collisione catastrofica con un oggetto vagante di grandi dimensioni (ipotesi collisionale) » (OCS : 184). Nel DO e in TR non è lemmatizzato l’aggettivo collisionale.  







ipotesi cosmogonica : ‘ipotesi secondo cui la Luna si è formata accanto alla Terra senza necessità di distacchi violenti dovuti a impatti asteroidali’ « formatasi contemporaneamente accanto alla Terra, come avvenuto per la maggioranza dei satelliti naturali dei pianeti (ipotesi cosmogonica) » (OCS : 184).  







ipotesi della cattura : ‘ipotesi secondo cui la Luna si è formata lontano dal nostro pianeta e solo successivamente è entrata in orbita’ « catturata in tempi remoti dal campo gravitazionale del nostro pianeta (ipotesi della cattura) » (OCS : 184).  







lobo : ‘zone individuate nell’immagine spettrale di una galassia’ « la sua emissione radio segnala un getto che esce dal nucleo, con due lobi molto pronunciati ed estesi lungo l’asse perpendicolare » (SG : 42), « non era una sorgente interna alla Via Lattea : [...] si vide che l’emissione radio proveniva da due regioni distinte, due lobi che sembravano avere un’origine comune » (BOS : 40-41).  















massa dinamica e massa luminosa : ‘massa calcolata rispettivamente in base alla velocità e alla luminosità’ « Confrontando la massa calcolata a partire dalle velocità (massa dinamica) con quella stimata a partire dalla luminosità (massa luminosa) » (SG : 141).  







mese nodico : « Il mese nodico [...] è l’intervallo di tempo tra due passaggi della Luna al nodo  



1   http ://www.oa-teramo.inaf.it/ita/index.php ?Itemid=72&id=41&option=com_content&task=view. 2   http ://www.astro.unipd.it/progettoeducativo/Didattica/UnitaDidattiche/UniDid_4.pdf. 3

  http ://webusers.fis.uniroma3.it/bernieri/pdf/Distanze_1.pdf.  

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ascendente della sua orbita » (OCS : 178). Assente in tutti i dizionari, in cui non viene mai lemmatizzato nodico.  



migrazione delle orbite : ‘spostamento dell’orbita di uno o più pianeti’ « la cosiddetta “migrazione delle orbite” : probabilmente i pianeti esterni si sono formati più vicino al Sole di quanto non lo siano adesso » (OCS : 115). La polirematica è assente da tutti i dizionari ; tuttavia nei linguaggi specialistici l’uso metaforico di migrazione è ampiamente attestato : in chimica significa ‘spostamento degli ioni per effetto della corrente’ ; la polirematica migrazione di una cellula è usata in medicina (‘spostamento dalla sede normale’), in geologia si dice migrazione degli idrocarburi per ‘spostamento dalla roccia madre alla roccia serbatoio’.  















nana bruna : ‘tipo di stella che non attiva la fusione nucleare’ « il pianeta orbita attorno a una nana bruna, un tipo di stella molto debole che non innesca la fusione nucleare » (OCS : 266). Ben attestato in internet.  







nana nera : ‘ultimo stadio della vita di una stella’ « andrà pian piano raffreddandosi fino a diventare una nana nera » (DNS : 61). Come il precedente nana bruna, è ben attestato sul web.  







orbita a ferro di cavallo : ‘orbita a forma di ferro di cavallo’ « Le orbite a ferro di cavallo sono sufficientemente stabili » (OCS : 39).  







orbita ad alone : ‘orbite che permettono ad una sonda il mantenimento costante di un ponte radio con la Terra’ « Si trattava delle prime orbite ad alone » (OCS : 198).  







orbita di corotazione : « l’orbita di corotazione, il cui semiasse maggiore corrisponde a un periodo di rivoluzione pari al periodo di rotazione del pianeta » (OCS : 233).  







orizzonte causale : « in modo da poter risolvere bene gli orizzonti causali all’epoca della ricombinazione » (OU : 113), « vere e proprie mappe, nelle quali gli orizzonti causali sono ben visibili » (OU : 119). Non glossato in entrambi gli esempi.  













orizzonte cosmico : ‘dimensione dell’universo osservabile, corrispondente allo spazio che la luce può aver percorso dalla nascita dell’universo, cioè 13,7 miliardi di anni luce’ « L’orizzonte cosmico si trova quindi a una distanza immensa da noi, ma pur sempre finita » (MBB : 89). Spesso, nella stessa accezione, si usa solo il sostantivo orizzonte : « l’Universo potrebbe contenere soltanto perturbazioni di raggio minore dell’orizzonte » (MBB : 94). In BOS : 83 orizzonte cosmologico (la sinonimia è significativa dell’instabilità, o della non elevata cura per l’uniformità dei termini, perché l’autore è lo stesso degli esempi citati di MBB) : « una distanza maggiore dell’orizzonte cosmologico ». Assente da tutti i dizionari, sebbene AC registri problema dell’orizzonte, nozione che implicitamente definisce anche l’orizzonte cosmico.  























pivot : Francesismo, ‘perno’ ; insieme a rendez-vous sono gli unici del corpus. « si decide di far ruotare intorno alla verticale la navicella intera, grazie a un pivot che contiene un cuscinetto reggispinta e isola la navicella dalle rotazioni del pallone » (OU : 118). Assente da tutti i dizionari (dove è registrato soltanto nell’accezione sportiva relativa alla pallacanestro o al pattinaggio), compreso HT. Tuttavia, tutti i dizionari comuni registrano pivotante, 1 adatta 











1

  Per GRADIT prima attestazione recente (1993), tuttavia il DO lo retrodata al 1976.

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mento del participio presente del francese pivoter, ‘ruotare su un asse’, che ha un’accezione compatibile con l’esempio del corpus : ‘organo meccanico, che è montato su un perno e può muoversi in ogni direzione girando attorno a un asse verticale o subverticale’.  

quintessenza : ‘componente ipotetica dell’universo, assimilabile all’energia oscura’. Risemantizzazione del termine aristotelico e poi alchemico, come si spiega nella nota in una delle attestazioni. 1 « Una nuova componente, chiamata anche quintessenza. Questa componente, una specie di fluido cosmico diffuso omogeneamente in tutto l’Universo, avrebbe caratteristiche molto simili a quelle di una costante cosmologica » (MBB : 182), « Ipotesi ancora più complesse, come l’evocativa quintessenza, che si modifica con l’evoluzione dell’universo » (OU : 126). Attestata anche la polirematica campo di quintessenza : « L’ipotesi basata sul campo di quintessenza allevia il problema della strana coincidenza tra l’epoca attuale e l’inizio della fase accelerata » (BOS : 189). Assente da tutti i dizionari. Diverse attestazioni su internet : in altri libri divulgativi, 2 nel blog scientifico di un astronomo, 3 in una tesi in cosmologia discussa all’università Alma Mater di Bologna. 4  































riga rotazionale, riga vibrazionale : « il risultato è l’emissione di righe nel vicino o nel medio infrarosso (righe rotazionali e vibrazionali) ». (SG : 60)  







righello standard : ‘oggetto dalle dimensioni note utilizzato come termine di confronto’ « abbiamo bisogno di oggetti standard dei quali si sappia a priori [...] la dimensione fisica (righelli standard) » (OU : 44).  







risonanza di moto medio : « le risonanze di moto medio sono relativamente facili da comprendere » (OCS : 61). Assente da tutti i dizionari, anche se nella voce enciclopedica meccanica celeste in ESF si spiega la dimensione matematica del fenomeno.  







risonanza multipla : « anche i periodi di Io e Ganimede sono commensurabili [...] e si è quindi in presenza di una risonanza multipla ». (OCS : 65)  







risonanza sincrona : « è in risonanza 1 :1 ovvero in risonanza sincrona ». (OCS : 75)  









ritorni risonanti : « Questi “ritorni risonanti” in prossimità della Terra ». (OCS : 164)  







segregazione morfologica : « Questo fenomeno, noto come segregazione morfologica, è la prova più chiara che l’ambiente ha avuto un ruolo importante nell’evoluzione delle galassie : le regioni di più alta densità evidentemente favoriscono la formazione di galassie ellittiche e lenticolari, mentre quelle meno dense ospitano sistemi che ruotano ordinatamente ». (SG : 178).  









storia e somma delle storie : ‘insieme delle onde di probabilità quantistica relative ad un ente fisico’ « la proposta di Feynman di formulare la teoria quantistica nei termini di una somma  



1   « Il nome quintessenza deriva dal quinto elemento postulato da Aristotele, secondo il presupposto che la natura aborre il vuoto » (MBB : 182). 2   Ad esempio Tom Siegfried, L’universo strano, Bari, Dedalo (8 occorrenze) e Dan Hooper, Il lato oscuro dell’universo, Bari, Dedalo (4 occorrenze), visualizzabili entrambi in GRL. 3   http ://astronomicamens.wordpress.com/tag/quintessenza/. 4   http ://www.mpe.mpg.de/~umaio/laurea_fancy_tesi.pdf.  









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delle storie. In questa impostazione, una particella non ha una singola storia, come nella teoria classica. Essa dovrebbe invece seguire ogni possibile traiettoria nello spazio-tempo, e a ciascuna di queste storie è associata una coppia di numeri » (BBN : 153), « Si devono sommare le onde per storie di particelle che non si trovano nel tempo “reale ». (BBN : 154). L’unica fonte lessicografica a registrare un’accezione di storia parzialmente coerente con questo esempio di BBN è ESF : ‘Le vicende fisico-chimiche di un sistema materiale in momenti precedenti a quello in cui viene esaminato, la cui conoscenza è sempre utile e spesso indispensabile [...] per interpretare correttamente il suo stato presente e prevedere il suo comportamento futuro’. Segnaliamo l’alternativa sinonimica, utilizzata in UE, cioè somma sui cammini (per l’oscillazione della preposizione, vedi cap. 6) : « Questo metodo è noto come “somma sui cammini” (o “integrale di Feynman”) » (UE : 95).  



















spiraleggiare : [1914] Riferito ad un oggetto celeste o, più spesso, ad un elemento subatomico, significa ‘muoversi secondo una traiettoria a spirale’. « il lento spiraleggiare verso l’esterno di una sonda a propulsione elettrica in allontanamento dalla Terra » (OCS : 225), « avrebbe l’effetto di far immettere la Terra su una traiettoria spiraleggiante » (BBN : 183), « gli elettroni o sfuggirebbero del tutto alle forze attrattive dell’atomo o cadrebbero spiraleggiando nel nucleo » (BBN : 183), « in grado di addensarsi in strutture e spiraleggiare in vortici » (BOS : 170). Quest’accezione tecnica del denominale con suffisso frequentativo non è registrata in GRADIT e TR (il lemma è assente in DO). Stando ai risultati di Google, l’uso scientifico del termine nell’accezione del corpus è oggi diffusissimo. Citiamo, fra le tante attestazioni astronomiche e fisiche, quella relativa ad un buco nero su Focus, 1 quella riferita alle stelle di neutroni in una tesi di laurea, 2 quella a metà tra letteratura specialistica e divulgativa nella rubrica Spigolature astronomiche sul Giornale di astronomia. 3 Ma la notevole estensione del termine in contesti tecnici è testimoniata anche da due attestazioni meteorologiche, 4 in cui sono i venti a spiraleggiare. Siamo di fronte ad un caso interessante che dimostra come i criteri del linguaggio scientifico e le esigenze di quello letterario possano a volte convergere in modo sorprendente sulla stessa parola. Infatti il GRADIT indica come prima attestazione un’opera di Marinetti, L’aeroplano del Papa. Il GDLI fornisce due esempi : con il primo ci dà un’ulteriore attestazione marinettiana, molto successiva a quella del GRADIT (1969), in La grande Milano tradizionale e futurista ; con il secondo testimonia un uso astronomico del termine già nel 1989. Più precisamente, si tratta di un articolo dalla Stampa del 21 giugno a firma di A. Curir. Ecco il passo citato : « L’ipotesi più semplice e plausibile è quella della formazione di un disco nel piano equatoriale dell’oggetto centrale [della galassia] : la materia in accrescimento spiraleggia lentamente verso le regioni interne del disco stesso ». GRL ci permette di retrodatare il termine al 1904, confermando però la paternità marinettiana. Nella raccolta di poesie La conquista delle stelle infatti si legge : « [...] e il suo corpo / anellato d’oro spiraleggiava nel vuoto ! ». 5 Ci permettiamo di prolungare la digressione per fare un altro passo verso l’origine di questa parola. È noto che Marinetti scrisse le sue prime opere in francese. Nell’originale La conquête des Étoiles, pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1902 dalle Éditions de « La Plume », e ristampato da un altro edi 















































   









1   http ://blog.focus.it/una-finestra-sull-universo/2009/05/31/un-buco-nero-visto-da-vicino/. Ultimo accesso a questo e ai seguenti link : 12 novembre 2013. 2   http ://www.tesionline.it/__PDF/19895/19895p.pdf 3   http ://www.bo.astro.it/sait/spigolature/spigo305avanzato.html 4   http ://www.meteo.it/articolo/in-meteorologia-non-esistono-draghi-3324.shtml e http ://www.astrogeo.va.it/ dizionar/invers.htm 5   Filippo Tommaso Marinetti, La conquista delle stelle, traduzione di Decio Cinti, Milano, Sonzogno, p. 102.  











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tore nel 1904, 1 la rispettiva porzione di testo è la seguente : « [...] et son corps annelé d’or / volutant dans le vide ». 2 La scelta di rendere volutant come spiraleggiavano si deve a Decio Cinti, segretario e traduttore di Marinetti 3 fin quando quest’ultimo, nato e cresciuto ad Alessandria d’Egitto e poi vissuto a Parigi, non cominciò ad avere maggiore dimestichezza con l’italiano. Anche L’aereoplano del Papa è la traduzione di un originale francese del 1912 (Le monoplan du Pape) : pur non essendo indicato l’autore della traduzione, 4 è ragionevole credere che si tratti dello stesso Cinti. Marinetti, quindi, usò cinquant’anni dopo, nella Grande Milano, un termine scelto (o coniato, stando agli attuali risultati di GRL) da Decio Cinti e che doveva aver apprezzato supervisionando le due traduzioni. Ma ben prima di lui, nell’ottobre del 1922, furono Prampolini, Pannaggi e Paladini ad utilizzare spiraleggiare in uno dei più importanti manifesti futuristi, L’arte meccanica: 5 « i loro [delle macchine] smisurati cuori in cui spiraleggiano le dinamiche architetture ». Spiraleggiare, in effetti, anche in quanto denominale, 6 ben doveva attagliarsi all’indole linguistica dei futuristi : ce lo suggeriscono indirettamente anche le attestazioni – comprese tra il 1917 e il 1940 – in tre libri d’argomento aviatorio, 7 contesto in cui la retorica e l’esaltazione futurista della tecnica avevano trovato una fonte d’ispirazione e un humus ideale. Con le attestazioni successive segnalate da GRL facciamo un salto di un decennio, spostandoci agli anni Cinquanta ; ma soprattutto abbiamo prova dei primi usi tecnico-scientifici del termine. Lo troviamo due volte, infatti, in una pubblicazione del 1955 dell’Osservatorio Astrofisico di Catania : i soggetti del predicato sono un’orbita ed un satellite. Nel 1957 abbiamo tre attestazioni nella rivista Coelum (volumi xxv-xxvi), anche stavolta riferite ad orbite di oggetti celesti e satelliti. Nel 1959 troviamo il verbo nelle Conferenze del seminario di matematica pubblicate dall’Università di Bari (edizioni 43-69) ; si tratta dell’unico caso fin qui reperito in cui il verbo è usato come transitivo (‘rendere a forma di spirale’) : « le traiettorie nel caso di un ciclo limite spiraleggiano il ciclo dall’interno e dall’esterno » (p. 9). Siamo quindi di fronte a una parola che nasce a inizio Novecento nel contesto letterario del futurismo e, attraverso l’uso nel linguaggio aeronautico, diventa poi disponibile anche per altri linguaggi tecnico-scientifici (in particolare fisico e astronomico) dagli anni Cinquanta in poi. Sembra confermare questa ricostruzione un sondaggio sui dizionari dei neologismi dell’epoca: 8 le  









































1   È quest’ultima l’edizione che ho avuto modo di consultare. Vd. nota seguente. 2   Idem, La conquête des Étoiles, Paris, E. Sansot. 3   Ma anche lessicografo e autore del Dizionario dei sinonimi e dei contrari De Agostini. 4

  Il testo è integralmente disponibile on line grazie al Progetto Gutenberg : http ://www.gutenberg.org/cache/ epub/17838/pg17838.html 5   Vinicio Paladini, Ivo Pannaggi, Enrico Prampolini, L’arte meccanica : manifesto futurista, « Il futurismo : rivista sintetica illustrata », viii, 1923. 6   Marinetti, nella sua irriverente polemica contro il linguaggio poetico tradizionale, rivendicò la necessità di una lingua nominalizzante, capace di dare espressione artistica alla modernità attraverso analogie basate sulle giustapposizioni nominali, ma anche preferendo l’infinito sostantivato alle forme verbali declinate. Cfr. Porro 1973 : 182 : « Marinetti propone dunque di abolire la coniugazione del verbo e con essa ogni specificazione temporale e storica : [...] una posizione privilegiata, invece, si riserva al sostantivo [...]. L’intuizione marinettiana di neoformazioni a base sostantivale, a parte il legame per analogia, sarà, come vedremo, gravida di futuro per la lingua comune ». In qualche modo, quindi, il fondatore del movimento futurista aveva intuito quella che già era, ma sarebbe stata sempre di più, una caratteristica non solo della lingua comune, ma anche del linguaggio moderno per antonomasia, cioè quello scientifico. 7   Si tratta di un articolo pubblicato sulla rivista nazionalista (pubblicata in America) Il Carroccio (1917), di Lotte e vittorie sul mare e nel cielo (1931) e di Il volo in Italia : presentimento scienza e pratica nel pensiero nell’arte, nella letteratura e nelle cronache dagli antichi tempi ai giorni nostri (1939). 8   Ho consultato, oltre al Dizionario moderno di Panzini (1918) e alle Parole nuove di Migliorini (pubblicate per la prima volta in appendice all’edizione del 1942 del Dizionario Moderno, e poi autonomamente ristampate, come noto, nel 1963), anche le edizioni del 1954 e del 1960 di Parole al vaglio di Messina e, per un confronto più vicino all’oggi, il Dizionario di parole nuove di Cortelazzo e Cardinaletti.  















   





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Parole nuove di Migliorini (1942), l’unico dizionario a registrare il termine, indicano proprio l’accezione aeronautica di ‘volare a spirale’. Tornando al corpus, in UTM segnaliamo l’uso con la stessa accezione del verbo spiralare, 1 attestato nel GRADIT [1960] con la marca di basso uso : « elettroni a velocità prossima a quella della luce espulsi dal centro galattico subiscono spiralando in un campo magnetico » (UTM : 174), « Infatti la materia spiralante » (UTM : 172). Anche in questo caso la parola andrebbe retrodatata, 2 perché già il Novissimo dizionario della lingua italiana di Fernando Palazzi (1939) registra il termine, che così come spiraleggiare ha in questo periodo un’accezione aeronautica (‘discendere di un aereo descrivendo una spirale’) e che il lessicografo censura : « è un brutto neologismo da evitare ».  























spirale stocastica : « Queste galassie sono chiamate spirali stocastiche ». (SG : 135)  







stella blu : « Le stelle blu, per esempio, la cui temperatura è molto elevata [...], sono generalmente giovani » (SG : 53). Attestato su internet : è lemmatizzata da wikipedia 3 come categoria stellare contenente diversi sottotipi (nane blu, giganti blu, ecc.).  











strategia di mitigazione : ‘strategia per limitare i danni di un impatto tra la Terra e un asteroide’ « per la prima volta nella storia dell’umanità si possono mettere in pratica strategie di mitigazione per scongiurare catastrofici impatti con la Terra » (OCS : 137), « le strategie di mitigazione prevedono la possibilità di una rimozione completa del problema » (OCS : 162). Assente in quest’accezione dai dizionari comuni ; nei dizionari specialistici non è lemmatizzato mitigazione. Su internet molte attestazioni di questa polirematica riguardano il problema dei cambiamenti climatici. Aggiungendo alla ricerca la parola chiave asteroide si ottengono soltanto un paio di risultati : non sembra, quindi, un tecnicismo particolarmente diffuso.  

















teoria della luce stanca : « una spiegazione che tirava in ballo una variazione di frequenza dei fotoni emessi dalle galassie, indotta dalla forza di gravità (la cosiddetta teoria della luce stanca [...]) » (BOS : 89). Alcune attestazioni su internet, ma mai in contesti specialistici ufficiali.  







trattore gravitazionale : ‘tecnica che prevede la deviazione di un asteroide sfruttando la gravità di una sonda artificiale’ « una sonda sufficientemente massiva da riuscire a spostare lentamente l’asteroide dalla sua traiettoria di collisione (“trattore gravitazionale”) » (OCS : 163). Molte attestazioni in rete, in contesti specialistici e divulgativi : su Focus, 4 in un sito per gli appassionati, 5 nell’edizione italiana della rivista del MIT, 6 in un articolo del 13 marzo 2007 del Corriere della Sera. 7  

















turbolenza : Uso estensivo dell’accezione della fisica : ‘movimento irregolare delle particelle di un liquido o di un gas caratterizzato da forti fluttuazioni della velocità e da moti vor 



1   2

Il participio passato spiralato nel GRADIT ha la marca d’uso scientifica, ‘disposto a forma di spirale’.   Stavolta però GRL non fornisce attestazioni utili : è un’altra dimostrazione che questo strumento di ricerca, per la sua natura di corpus testuale aperto, rende azzardato qualsiasi argumentum ex silentio. 3   http ://it.wikipedia.org/wiki/Stella_blu. 4   http ://www.focus.it/scienza/tecnologia/Asteroide_in_arrivo_Lo_spostiamo_col_trattore_280731_1056_C12. aspx 5   http ://www.astronomia.com/2011/05/16/paura-degli-asteroidi-scaldiamoli/. 6   Il Massachussets Institute of Technology : http ://www.technologyreview.it/index.php ?p=article&a=688. 7   http ://archiviostorico.corriere.it/2007/marzo/13/Piu_ecolog ico_mio_trattore_gravitazionale_ co_9_070313030.shtml.  















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ticosi’ : « La frizione del gas interstellare delle due galassie può indurre turbolenze locali » (SG : 160), « La turbolenza indotta dalle collisioni delle nubi molecolari può innescare la formazione stellare al centro della galassia » (SG : 180), « Si possono creare turbolenze indotte dalla frizione dinamica tra i due mezzi » (SG : 182). Gli viene quasi sempre preferita l’alternativa più generica perturbazione.  



















Tecnicismi attestati nei dizionari dell’uso con un’accezione diversa rispetto a quella del corpus craterizzato : ‘superficie caratterizzata dalla presenza di crateri da impatto’. Assente dal TR, in DO troviamo soltanto il nomen agentis craterizzazione. « mostrano delle superfici densamente craterizzate » (OCS : 82), « Le superfici densamente craterizzate di corpi solidi quali la Luna » (OCS : 116). Nel GRADIT è lemmatizzato craterizzazione, ma come tecnicismo metallurgico : ‘fenomeno che si riscontra su pezzi metallici sottoposti all’azione di scintille elettriche consistente nella formazione di piccoli crateri’  















libertà asintotica : « la forza elettromagnetica e la forza debole, che non hanno la libertà asintotica, diventano invece più forti » (BBN : 89). Assente nel DO ; registrato dal GRADIT nell’accezione coerente con l’esempio dal corpus (‘proprietà delle interazioni forti per la quale l’intensità delle interazioni tra i quark diventa sempre più piccola quanto più ci si avvicina a essi, per cui asintoticamente possono essere trattati come particelle libere’). Nel TR invece la definizione è più generica : ‘di una teoria è la proprietà che essa ha di diventare una teoria libera, cioè senza interazioni, per certi valori limite di determinate grandezze, per es. per grandi energie’.  











modello standard : Se ne segnala un uso antonomastico non registrato dal GRADIT e dal DO, 1 che preferiscono l’accezione generalmente scientifica di ‘modello di riferimento’ : il modello standard della fisica delle particelle 2 è ormai indicato spesso senza ulteriori specificazioni come modello standard. Un paio di esempi : « spiegazioni assai più complete e convincenti del modello standard » (UE : 121), « Oltre al fatto che non include la gravità, il modello standard ha un grosso difetto » (UE : 123). Lo confermano diverse attestazioni su internet, tra cui segnaliamo il sito dell’INFN di Milano 3 e la pagina wikipedia lemmatizzata semplicemente come modello standard. 4 Significativo della stabilità del referente antonomastico anche il fatto che spesso si usino le lettere maiuscole (Modello Standard) 5 e che più volte si indichi l’acronimo MS. 6  





























panspermia : [av. 1775] « l’ipotesi, proposta nel 1906 dal fisico-chimico svedese Svante August Arrhenius [...], che la vita sia giunta sulla Terra dallo spazio interstellare sotto forma di microrganismi trasportati da minuscole particelle solide, forse frammenti di meteoriti. Questa ipotesi – detta “panspermia” » (DNS : 13). Attestato in tutti i dizionari dell’uso. Segnaliamo una possibile ambiguità nella definizione del GRADIT, ‘teoria biologica del xix  





1   2



Invece TR lo definisce un modello ‘che riguarda le interazioni elettrodeboli e forti’.   Rari nel corpus gli esempi di dizione estesa, fra cui il seguente : « Steven Weinberg, uno dei creatori del modello standard della fisica delle particelle » (BOS : 116). Fa eccezione CU, in cui più volte si specifica la contingenza dello standard : « se fosse corretto il modello standard che si assume al momento in cui si scrive questo libro » (CU : 114). 3   http ://www.mi.infn.it/~troncon/viaggioalcern/modelloStandard.php. 4   http ://it.wikipedia.org/wiki/Modello_standard. 5   Ad esempio in questa dispensa universitaria del dipartimento di Fisica dell’università di Padova : http ://www. df.unipi.it/~guada/PLSF/MAST_files/CHIA.pdf. 6   http ://atlas.physicsmasterclasses.org/it/zpath_sm.htm.  

























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sec., secondo la quale la vita ha origine da germi vitali sparsi in tutto il mondo, che si sviluppano solo in condizioni favorevoli’, in cui mondo potrebbe suggerire una panspermia limitata al nostro pianeta. In TR non si fa riferimento al trasporto delle molecole organiche viventi attraverso comete o meteoriti, e in più si riferisce la teoria, come già nel GRADIT, al secolo xix (mentre DNS e AC concordano sul 1906 come data di formalizzazione della teoria da parte del chimico Arrhenius) : ‘Teoria biologica del sec. 19°, (proposta a sostegno della generazione spontanea) secondo la quale i germi della vita si spargerebbero per tutto il cosmo, sviluppandosi tuttavia soltanto in presenza di condizioni ambientali favorevoli’. Più aderente alla definizione di AC e del corpus DO : ‘Teoria scientifica secondo la quale le forme di vita più semplici si diffonderebbero in tutto il cosmo, trasportate dalle comete e da altri corpi celesti, per svilupparsi ovunque trovino condizioni ambientali favorevoli’. È probabile quindi che GRADIT e TR descrivano la panspermia sulla base di una formulazione più generale ottocentesca, mentre DO riceva quella più specifica e citata nel corpus di Svante Arrhenius : di nuovo, nonostante la diversità d’ambizione lessicografica rispetto ad opere molto più estese come GRADIT e TR, il DO si mostra più accogliente e puntuale su alcune voci scientifiche.  





singolarità : ‘zona puntiforme o estesa dello spazio-tempo in cui le leggi della fisica quali le conosciamo perdono la loro validità, perché alcune grandezze fisiche assumono valori infiniti’. Nel nostro contesto, sono singolarità sia il momento del Big Bang sia il centro puntiforme di un buco nero : « si parla matematicamente di singolarità » (OCS : 138), « il collasso gravitazionale avrebbe infine formato una singolarità » (BBN : 64). Nel GRADIT l’accezione matematica ‘caratteristica di un ente avente un comportamento diverso dal normale’, non è abbastanza specifica. Il TR invece registra singolarità gravitazionale e ne dà quindi una definizione più ristretta : ‘punto dello spazio-tempo in cui il campo gravitazionale ha un valore infinito, per es. i buchi neri’. Il DO è il dizionario dell’uso che fornisce la descrizione più adeguata e comprensiva, anche se il riferimento al caso principale dei buchi neri sarebbe stato ulteriormente chiarificatore : ‘In fisica, regione dello spazio-tempo dove alcune grandezze fisiche, come la pressione, la densità o la temperatura assumono valori infiniti’. Attestato in AC e D, assente in DA.  



















I seguenti tecnicismi sono registrati nel GRADIT con marca d’uso astronomica ma, come i precedenti, la fonte lessicografica presenta un’accezione non coerente con il corpus. Soprattutto alcuni dei seguenti casi provano il dinamismo della scienza astronomica degli ultimi anni, cui fa seguito un dinamismo lessicale di cui i vocabolari non sempre riescono a dare conto. alone : Nello spoglio sono emerse due accezioni principali di questo tecnicismo, probabilmente sovrapponibili, ma non distinte con chiarezza dai testi del corpus.  

a) ‘regione di spazio che circonda le galassie spirali e in cui si concentrano gli ammassi globulari’ « Tutte queste componenti sono immerse in un alone molto esteso, le cui stelle sono estremamente vecchie » (SG : 6), « Le stelle dell’alone sono sistematicamente più povere di elementi più pesanti dell’idrogeno ed elio che non quelle del disco » (DNS : 121), « una fondamentale differenza di popolazione fra disco e alone » (DNS : 122). Non attestato in TR ; DO e GRADIT registrano alone galattico nell’accezione indicata.  



















b) ‘struttura di materia oscura che circonda una galassia’ « L’esistenza delle galassie a spirale [...] sembrava una palese sfida alle leggi della fisica. Per risolvere la contraddizione,  

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Peebles e Ostriker si erano allora visti costretti a immaginare che il disco delle galassie fosse incastonato all’interno di una struttura sferica molto più grande, e non visibile. Questi cosiddetti aloni – che avrebbero potuto essere decine di volte più estesi della parte visibile delle galassie – avrebbero fornito il necessario cemento gravitazionale » (BOS : 92), « La materia oscura [...] deve formare una struttura sferica, detta alone, estesa molto al di là del confine visibile delle galassie. Gli aloni delle galassie a spirale possono contenere decine di volte più massa di quella visibile sotto forma di stelle » (MBB : 101), « L’esistenza stessa di questa complicata gerarchia di strutture era difficile da spiegare senza ipotizzare la presenza di grandi quantità di materia oscura non solo negli aloni galattici, ma anche in tutte le strutture tenute insieme dalla gravità » (MBB : 101), « le intense emissioni di fotoni [...] derivanti dalle annichilazioni tra l’alone di materia di una galassia e l’alone di antimateria dell’altra galassia » (OU : 70). Quest’accezione non è attestata nei dizionari.  





















Dicevamo che a) e b) sono probabilmente sovrapponibili : l’alone di materia oscura, cioè, sarebbe una grande estensione dell’alone parzialmente visibile dove risiedono le stelle antiche della galassia. La conferma ci viene dalla definizione del lessema in AC : ‘termine usato in origine per indicare la regione sferica che circonda una galassia a disco, nella quale si muovono gli ammassi globulari e qualche singola stella. Più recentemente il termine è stato ampliato e include la regione sferica molto più estesa, dominata dall’influenza gravitazionale della materia oscura, nella quale si pensa siano comprese le galassie’. Tuttavia, per un lettore che non abbia la possibilità di attingere a fonti esterne ai testi, quest’informazione rimane decisamente ardua da dedurre. Soltanto il seguente esempio in MBB offrirebbe un suggerimento : « Gli aloni galattici, dunque, non possono essere fatti soltanto di stelle troppo deboli per essere viste, o di pianeti enormi e pesantissimi ma per loro natura invisibili » (MBB : 102). La scarsa attenzione che i divulgatori impiegano nel dirimere il significato che attribuiscono alla parola alone sarà forse dovuta ad una cautela scientifica verso un costituente misterioso dell’universo, la materia oscura, su cui sarebbe fin troppo facile essere imprecisi : evitare le affermazioni troppo dettagliate preserva quindi da errori interpretativi nei confronti di un oggetto di ricerca ancora inafferrabile ; allo stesso tempo, però, consegna al lettore una nozione ambigua del tecnicismo.  















deferente : [1282] ‘secondo il sistema tolemaico, circonferenza lungo la quale si credeva che si muovesse il centro dell’orbita di ogni pianeta’ « il centro di tale circonferenza percorre, sempre con velocità costante, un’orbita circolare attorno al Sole – il deferente » (OCS : 7). Nel GRADIT e nel TR è registrata l’accezione indicata. Nel DO invece il cerchio deferente è definito soltanto eccentrico, lasciando ambigua la definizione.  







filamento : In GRADIT, DO e TR è presente soltanto nell’accezione di filamento solare, 1 mentre nei testi del corpus indica frequentemente le diramazioni della macrostruttura dell’universo. In quest’uso è senz’altro ancora forte la componente metaforica ; tuttavia la stabilità del referente in testi di tre autori diversi suggerisce un grado si specializzazione avanzata: 2 « gli ammassi di galassie si trovano nei punti d’intersezione dei filamenti di galassie che costituiscono le più grandi strutture cosmiche. Questi filamenti sembrano essere superfici bidimensionali » (SG : 176), « I filamenti hanno dimensioni comprese tra qualche decina e un centinaio di Mpc » (SG : 176), « la materia si distribuisce nell’Universo in una maniera che  





















1   ‘In astronomia, le protuberanze del Sole allorché si proiettano sul disco di questo assumendo l’aspetto di lunghe linee sinuose’. 2   Lo conferma wikipedia, che dedica una voce apposita a filamento in astronomia, nell’accezione da noi indicata.

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ricorda molto una schiuma : [...] filamenti che congiungono nodi di densità più elevata » (MBB : 85), « ammassi organizzati in una ragnatela di filamenti e piani di galassie » (OU : 78).  











geodesia spaziale : ‘disciplina che studia la forma della Terra o di un altro corpo celeste’ « lo scopo della geodesia spaziale è quello di analizzare la complessa interazione tra la forma di un corpo celeste e la distribuzione della massa al suo interno » (OCS : 29). Non attestato in AC. Nel GRADIT geodesia spaziale è indicato come tecnicismo geografico : ‘geodesia che per misurare le distanze utilizza un punto di riferimento esterno alla Terra’. TR, GRADIT e gli specialistici DA e ESF registrano geodesia astronomica, con l’accezione di ‘disciplina che si occupa specificamente del problema della determinazione delle coordinate geografiche e della loro variazione nel tempo’, dunque un significato più ristretto rispetto a quello con cui il lemma viene usato in OCS.  









geosincrono : [1987] « Affinché un satellite artificiale sia geosincrono deve quindi avere un periodo orbitale di 24 ore [...]. Se, in aggiunta, l’orbita è anche circolare e non è inclinata rispetto all’equatore, allora il satellite si dice geostazionario perché appare fermo nel cielo quando viene osservato dalla superficie terrestre » (OCS : 86). TR e GRADIT registrano il termine come sinonimo di geostazionario, senza le distinzioni indicate da OCS.  







librazione : [1630-31] Nel GRADIT è registrato come tecnicismo astronomico ma riferito specificatamente alla Luna : ‘fenomeno per cui la Luna, a causa dei suoi moti di rotazione e rivoluzione, non mostra a un osservatore terrestre esattamente sempre la stessa superficie dell’emisfero visibile’. Oltre a quest’accezione, regolarmente attestata nel corpus (« oscillazioni di piccola ampiezza della Luna attorno alla retta che unisce il suo centro con quello della Terra chiamate librazioni », OCS : 77), in un paio di casi librazione è invece usato in un modo che lo rende molto vicino a un tecnicismo collaterale alternativo a oscillazione (cioè l’accezione non tecnica del GRADIT, indicata come di basso uso) « orbite caratterizzate da librazioni di varia ampiezza » (OCS : 64), « le librazioni tipo Troiani o quelle a ferro di cavallo possono essere considerate come stati di transizione verso orbite caotiche oppure può avvenire l’opposto » (OCS : 64).  





















grano : ‘componente della polvere interstellare’. In TR e DO è attestato soltanto il tecnicismo astronomico grani di Baily, un fenomeno legato alle eclissi totali di Sole. In GRADIT è registrato più genericamente come tecnicismo scientifico : ‘forma o struttura granulare’. Attestato nell’accezione corretta in ESF, dove troviamo grani interstellari. Assente in AC e DA. « La polvere interstellare è composta da grani di dimensioni e composizione assai varia » (SG : 54), « Esistono inoltre grani fini tridimensionali composti principalmente da grafite » (SG : 54), « quando la luce colpisce un grano di polvere gli trasferisce la sua energia scaldandolo » (SG : 55).  





















ombra e penombra : ‘parte più interna e parte più esterna di una macchia solare’ « Le macchie sono composte dalla parte più interna e scura, la cosiddetta “ombra” e una parte circostante meno scura, la “penombra” » (DNS : 94). Penombra in tutti i dizionari dell’uso è attestato come tecnicismo astronomico, ma soltanto nel significato di ‘regione che circonda il cono d’ombra in un’eclissi’. In DA sono registrate entrambe le accezioni (‘zona che circonda il cono d’ombra di un astro’ e ‘parte periferica di una macchia solare’).  







popolazione : ‘gruppo di oggetti celesti omogenei’. Il GRADIT registra come tecnicismo astronomico popolazione stellare : ‘classificazione introdotta nel 1944 dall’astronomo statu 



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nitense W. Baade che indica una categoria di stelle di una galassia con proprietà e caratteristiche comuni quali età, composizione chimica o grandezza cinematica’. Quest’accezione è senza’altro dominante nel corpus : « la prima popolazione stellare comparsa dopo la formazione delle galassie » (SG : 6). Oggi però l’uso sembra essersi esteso anche a comprendere qualsiasi gruppo di oggetti celesti omogenei. Esempi : « La fascia principale degli asteroidi è la regione di spazio tra Marte e Giove [...]. Il primo membro di questa popolazione, Cerere » (OCS : 58), « i primi membri della popolazione dei transnettuniani » (OCS : 18).  





















Serie sinonimiche specifiche La presenza di sinonimi non dovrebbe essere compatibile con le esigenze di monoreferenzialità dei linguaggi scientifici. Dallo spoglio si registra invece la frequenza di alternative sinonimiche che in singoli casi (radiazione cosmica di fondo) si dispongono in ventagli di possibilità di ampiezza inusuale perfino per la lingua comune. A volte la sinonimia può interpretarsi come non piena standardizzazione di un tecnicismo recente ; altre, però, sembra riflettere una generale carenza di attenzione dei divulgatori sul problema. L’apparente immediata riconoscibilità di alcuni sinonimi (come nel caso di fascia/cintura asteroidale) può infatti far sottovalutare la difficoltà, forse non insormontabile, ma del tutto gratuita, che un lettore non esperto si trova ad affrontare se i testi divulgativi ricorrono ad una facilmente evitabile pletora di parole per indicare lo stesso referente tecnico. A volte gli scienziati del corpus mostrano infatti di essere perfettamente consapevoli della proliferazione sinonimica (vedi il passo di DNS citato per radiazione di fondo), sfruttandone anche adeguatamente alcune risorse nella struttura testuale (cfr. cap. 1 § 2), tuttavia non fanno quasi mai scelte nette per evitare le instabilità d’uso. Questa sorta di pigrizia e di superficialità ha comunque dei confini molto precisi, e si limita al campo della nominazione : come vedremo nel cap. 5, e come abbiamo già visto nei capitoli precedenti, i divulgatori sono tutt’altro che inerti nell’elaborare strategie linguistiche di ampio respiro che permettano a qualsiasi lettore di appropriarsi di informazioni basilari e ben scandite, supportando in vari modi l’interpretazione del testo ; proprio per questo, però, sarebbe interessante capire come mai non si dedichi altrettanta attenzione alle ambiguità che inevitabilmente nascono dalle sinonimie troppo frequenti. In parte, come abbiamo già detto, forse si sottovaluta la parziale opacità che sinonimi anche facilmente decifrabili danno al testo, soprattutto se si tratta di un testo scientifico ; in parte, la sostanziale diglossia degli astronomi (inglese per la comunicazione scientifica specialistica, italiano per la comunicazione rivolta al grande pubblico) potrebbe aver concentrato l’attenzione alla monoreferenzialità verso l’inglese, sottovalutando quest’aspetto nella riformulazione divulgativa dei testi scientifici in italiano. 1 In questo senso è senz’altro auspicabile una collaborazione interdisciplinare : « Il lessicografo e il terminologo possono solo intervenire di concerto per segnalare i casi di omonimie nascosti da un’apparente polisemia e soprattutto per regolarizzare le serie morfologiche ricollocando le eccezioni nel loro status, appunto, di eccezioni ». 2 Ricordiamo che, oltre alle sinonimie elencate di seguito, vanno anche considerate quelle cui si è fatto riferimento nelle voci dedicate ai singoli tecnicismi nei paragrafi precedenti.  

















- universo / cosmo Registriamo il mantenimento di questa sinonimia di durata secolare : proprio per la fami 

1   Al riguardo sarebbe indicativo trovare qualche riscontro sulla presenza dei sinonimi nella minoritaria produzione 2   Del Bello-Gualdo-Tarsitani 1994 : 20. scientifica astronomica in lingua italiana.  

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liarità a qualsiasi parlante italiano, si tratta di un’interscambiabilità che non costituisce un rischio per la monoreferenzialità scientifica. universo : È la forma di gran lunga dominante. Un solo esempio : « la temperatura dell’Universo » (CU : 81).  









cosmo : È in minoranza ma ha comunque numerose attestazioni : « descriveremo come si distribuiscono in tutto il cosmo » (SG : 187), « estrema complessità raggiunta dal Cosmo » (MBB : 71), « spargersi in ogni angolo del Cosmo » (MBB : 90).  





















- attrazione / forza / legame / vincolo gravitazionale In questa serie è l’aggettivo a portare il significato tecnico principale, mentre il sostantivo è più disponibile per la sostituzione sinonimica: 1 si tratta cioè di uno dei frequenti casi in cui la stabilità dell’aggettivo di relazione produce una serie lessicale particolarmente produttiva ; ma rispetto ai tecnicismi che elencheremo alle pp. 119-121, in cui la generalità dei sostantivi modificati dallo stesso aggettivo di relazione individua comunque referenti diversi, stavolta siamo di fronte a una vera e propria serie sinonimica.  



attrazione gravitazionale : « tenuti insieme da una forte attrazione gravitazionale ». (MBB : 14)  







forza gravitazionale : « il concetto stesso di forza gravitazionale ». (CU : 92)  







legame gravitazionale : « il legame gravitazionale esercitato sul sasso sarebbe più debole » (MBB : 22)  







vincolo gravitazionale : « dovevano essere legate da un vincolo gravitazionale ». (CU : 10)  







- nebulosa protoplanetaria / nebulosa primordiale / disco protoplanetario Per la definizione, vedi nebulosa protoplanetaria a p. 83. nebulosa primordiale : « avrebbe avuto l’effetto di spezzare via il gas residuo della nebulosa primordiale ». (UTM : 102)  







disco protoplanetario : « grazie a queste osservazioni oggi sappiamo che i dischi protoplanetari sono una realtà ». (DNS : 35)  







- spazio interstellare / spazio intersiderale spazio interstellare : È l’opzione assolutamente dominante : « molecole atomiche presenti nello spazio interstellare » (MBB : 63), « perderci nello spazio interstellare » (OCS : 107).  















spazio intersiderale : Una sola attestazione : « Le radiazioni elettromagnetiche viaggiano nei vuoti spazi intersiderali » (UTM : 7).  









- planetesimo / planetesimale In questo caso l’allomorfia nasce, come abbiamo detto in § 1.1.1, dall’adiaforia dei secondi elementi dei due composti, ovvero infinitesimo e infinitesimale. planetesimo : Vedi p. 79.  

1

  Cfr. il caso di sostituzione in cap. 1 § 2.

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planetesimale : « miliardi di planetesimali (piccoli nuclei di materia presenti nella nebulosa protoplanetaria, briciole rimaste dopo che la maggior parte si è aggregata a formare i pianeti) » (DNS : 30), « sono i planetesimali, i veri e propri mattoni da cui si formeranno i pianeti » (DNS : 36). In GRADIT, TR e in AC planetesimale è registrato solo come aggettivo, riferito ad una teoria cosmogonica che prevede la formazione dei pianeti del sistema solare dal passaggio di un’altra stella vicina al sole, cui quest’ultima avrebbe sottratto materia ; planetesimale come sostantivo è invece registrato in DA.  















- radiazione fossile / radiazione a microonde / radiazione cosmica di fondo / radiazione del fondo cosmico / radiazione cosmica di fondo a microonde / fondo cosmico / fondo cosmico a microonde / fondo a microonde / fondo di microonde / fondo cosmico di microonde / fondo cosmico di radiazione a microonde / radiazione cosmica di fondo a microonde / radiazione cosmica a microonde È il tecnicismo con più possibilità sinonimiche (dodici forme totali), che sembrano equamente distribuite, spesso anche all’interno dello stesso testo o della stessa pagina. La serie di alternative è resa particolarmente lunga dall’intrecciarsi di forme propriamente sinonimiche e di semplici varianti formali (fondo cosmico a microonde / fondo cosmico di microonde). Qualche alternativa può essere considerata la versione sintetica di un’altra (radiazione di fondo - radiazione del fondo cosmico), ma anche questo contribuisce ad un’instabilità d’uso che rischia di rendere più opaca la comunicazione a un non esperto. Gli scienziati sono consapevoli della torma di alternative sinonimiche, tanto che la Hack ne elenca alcune in un unico paragrafo : « La radiazione a microonde fu anche chiamata “radiazione fossile”, in quanto è il residuo della radiazione altamente energetica [...]. Oppure è spesso indicata come la radiazione del fondo cosmico, in quanto non proviene da singoli oggetti ma da tutto lo spazio. È anche chiamata la radiazione a 3 K [...] con riferimento alla sua intensità e distribuzione tipica di un corpo nero a 3 gradi assoluti di temperatura » (DNS : 152). Fra queste alternative, l’unica che non ha attestazioni nel corpus è radiazione a 3 K.  







radiazione fossile : « la possibilità di misurare la radiazione fossile prevista da Gamow » (MBB : 64), « aveva [...] concluso che dall’universo primordiale dovesse provenire una radiazione fossile di corpo nero » (OU : 94).  













radiazione (cosmica) di fondo : « la distribuzione energetica dei fotoni della radiazione di fondo » (MBB : 108), « osservare la radiazione cosmica di fondo dallo spazio » (MBB : 108).  













radiazione (cosmica) di fondo a microonde : « perché la temperatura della radiazione di fondo a microonde è così simile [...] ? » (BBN : 139), « questo segnale fossile rimasto dai primi istanti di vita dell’Universo si chiama perciò radiazione cosmica di fondo a microonde » (MBB : 58).  















radiazione del (di) fondo cosmico : « Oggi questa radiazione, che prende il nome di radiazione di fondo cosmico » (SG : 218).  







fondo cosmico : « in accordo con le osservazioni del fondo cosmico » (SG : 222), « i fotoni del fondo cosmico » (MBB : 82).  













fondo (cosmico) a microonde : « si tratta dei fotoni del fondo cosmico a microonde » (OU : 71), « la flebile radiazione scoperta da Penzias e Wilson venne denominata “fondo cosmico a microonde” (Cosmic microwave background, Cmb) » (OU : 94), « all’epoca del rilascio del fondo a microonde » (OU : 119).  



















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fondo (cosmico) di microonde : « trasformata in un debole fondo di microonde dall’espansione dell’universo » (OU : 94), « le osservazioni del fondo cosmico di microonde » (BOS : 95).  













fondo cosmico di radiazione a microonde : « lievi fluttuazioni di temperatura nel fondo cosmico di radiazione a microonde ». (BOS : 130)  







radiazione cosmica a microonde : « minuscole fluttuazioni nella temperatura della radiazione cosmica a microonde ». (MBB : 109)  







- Cratere / cratere da impatto Per la definizione, vedi cratere da impatto a p. 94. cratere : « La grande depressione denominata Noerdlingen-Ries è composta da due crateri ». (OCS : 146)  







cratere da impatto : vedi p. 94.  

- Spostamento verso il rosso / spostamento spettrale cosmologico / redshift / redshift cosmologico TR e GRADIT registrano la forma red shift, mentre il DO sceglie quella univerbata. Le alternative sono equamente distribuite : l’unico autore che evita sistematicamente il forestierismo è Margherita Hack in DNS e UTM.  

spostamento verso il rosso : « per misurare lo spostamento verso il rosso di una galassia » (SG : 63), « misurare lo spostamento verso il rosso » (DNS : 136).  













spostamento spettrale cosmologico : « lo spostamento spettrale cosmologico, comunemente chiamato redshift ». (SG : 128)  







redshift : « il redshift dedotto per questo quasar era del trentasette per cento ». (BOS : 42)  







redshift cosmologico : « il redshift cosmologico sposta questa riga dalla regione ultravioletta fino alla regione ottica dello spettro ». (SG : 63)  







- traiettoria / ellisse traiettoria di trasferimento : « la prima manovra [...] modifica l’orbita di partenza della sonda trasformandola in un’ellisse – la cosiddetta “traiettoria di trasferimento” ». (OCS : 209-210)  







ellisse di trasferimento : « percorrendo l’altro ramo dell’ellisse di trasferimento » (OCS : 210), « all’apocentro dell’ellisse di trasferimento » (OCS : 210).  













traiettoria di Hohmann : « si vogliono utilizzare le traiettorie di Hohmann ». (OCS : 213)  







ellisse di Hohmann : « Non basta infatti imboccare nuovamente l’ellisse di Hohmann ». (OCS : 214)  







- satelliti / lune satelliti : « Molti asteroidi possiedono satelliti ». (OCS : 85)  







lune: « perché le superfici delle tante lune che popolano il nostro Sistema Solare sono così 1





1

  L’accezione estensiva, cioè ‘satellite naturale di un qualsiasi pianeta’, è registrata nel GRADIT.

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diverse tra di loro ? » (OCS : 81), « le brillanti superfici ghiacciate di molte lune di Saturno, Urano e Nettuno » (OCS : 85).  











Anche in questo caso i due sinonimi possono presentarsi successivamente per variatio : « ci ha mostrato il volto di una miriade di altre “lune”. I satelliti galileiani di Giove [...] » (OCS : 167).  







- comete di corto periodo / comete periodiche comete di corto periodo : « comete di corto periodo ». (OCS : 141)  







comete periodiche : « spettacolari immagini di Halley e di altre comete periodiche » (OCS : 125), « è associato alla cometa periodica Swift-Tuttle » (OCS : 132).  













- fascia principale / fascia asteroidale / fascia principale asteroidale / cintura principale / cintura asteroidale ‘fascia compresa fra Marte e Giove in cui si trova la maggior parte degli asteroidi del sistema solare’. Tutte le alternative sono assenti dai dizionari dell’uso. La proliferazione di alternative sinonimiche nasce, come vedremo succederà spesso per le varianti formali, dalla traduzione dell’equivalente termine inglese. Cercando la traduzione multilingua nei linguaggi scientifici di fascia all’interno della banca dati IATE, infatti, si può verificare come fascia degli asteroidi in inglese sia asteroid belt. Di fronte alla sfasatura italiano-inglese nella selezione della parola da rideterminare con una metafora spaziale, in OCS si sceglie alternativamente sia una traduzione che rifletta l’uso italiano più frequente (scrivendo quindi fascia), sia un parziale calco sinonimico (cintura ; calco parziale perché in italiano l’uso metaforico spaziale è possibile, anche se meno frequente rispetto a fascia, cfr. l’esempio la cintura dei monti riportato in GRADIT).  

fascia principale : « asteroidi di fascia principale ». (OCS : 128)  







fascia asteroidale : « una delle più profonde lacune della fascia asteroidale » (OCS : 60)  







fascia principale asteroidale : « giunti nel sistema solare interno direttamente dalla fascia principale asteroidale ». (OCS : 133)  







cintura principale : « le ipotesi sull’origine della cintura principale degli asteroidi ». (OCS : 128) cintura asteroidale : « all’interno della cintura asteroidale ». (OCS : 223)  















Aggettivi di relazione Molte volte è l’aggettivo di relazione a specializzare il significato del nome precedente, anche quando quest’ultimo è già un tecnicismo (come in eccentricità orbitale). Siamo di fronte ad un tratto comune a più di un linguaggio specialistico. Luca Serianni, notando l’incidenza di questa costruzione nella lingua medica, la rapportava anche alla lingua del diritto : « L’esigenza di astrazione propria anche di altri linguaggi settoriali (per esempio, quello giuridico) porta al forte sviluppo degli aggettivi di relazione : caratteristico il sintagma nome generico + aggettivo di relazione portatore dell’informazione effettiva in luogo di un sostantivo specifico ». 1  







1



  Luca Serianni, Medicina, Grossman-Rainer 2004 : 587.  

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

banda fotometrica : « sono riportate immagini della Via Lattea in dieci diverse bande fotometriche ». (SG : 66)  







banda molecolare : « In stelle più fredde dominavano le righe del calcio ionizzato una volta e bande molecolari ». (DNS : 83)  







centro galattico : « in direzione del centro galattico ». (OU : 85)  







ciclo lunare : « grazie alla scoperta dei cosiddetti cicli lunari, regole numerologiche che hanno permesso per lungo tempo di predire eventi quali le fasi o le eclissi ». (OCS : 169)  







congiunzione solare : « quando il nostro satellite passa la congiunzione solare ». (OCS : 80)  







costellazione satellitare : « messa in orbita delle costellazioni satellitari : decine di satelliti identici su orbite studiate appositamente ». (OCS : 203)  









distanza focale : « Queste configurazioni a due specchi consentono di ottenere una lunga distanza focale ». (OU : 29)  







equilibrio idrostatico: « è il perfetto equilibrio tra la forza di gravità che tenderebbe a schiacciare la stella sotto il proprio peso e la forza di pressione che tenderebbe a disperderla che mantiene la stella stabile per miliardi di anni. Questa situazione di equilibrio (detto equilibrio idrostatico) ». (DNS : 52) 1









frammentazione cometaria : « un evento di frammentazione cometaria ». (OCS : 126)  







giorno siderale : « è il giorno siderale, leggermente più breve del giorno solare di 24 ore, a causa della rivoluzione della Terra intorno al Sole ». (OU : 84)  







luce zodiacale : « è la luce zodiacale, una luminescenza che si osserva nel cielo durante notti limpide e serene ». (OCS : 64)  







massa inerziale : « proporzionale alla sua massa inerziale ». (OU : 55)  







mese lunare : « il mese lunare misura sia il periodo di rivoluzione [...] ». (OCS : 80)  







metodo perturbativo : « risultati ottenibili con i metodi perturbativi generali ». (OCS : 109) Cfr. teorie perturbative a p. 90-91.  







nube molecolare : « Le stelle si formano nelle nubi molecolari » (SG : 97), « dense nubi molecolari presenti negli spazi interstellari » (DNS : 30). Attestato in tutti i dizionari dell’uso.  













nucleo cometario : « nuclei cometari che non esibiscono attività ». (OCS : 143)  







nucleo galattico : « godere del magnifico spettacolo che sarebbe rappresentato dalla visione diretta del nucleo galattico ». (MBB : 106)  







onda gravitazionale : « La teoria della gravitazione di Einstein prevede l’esistenza di elusive onde gravitazionali » (MBB : 197), « Era la riprova dell’esistenza delle onde gravitazionali, che potremmo visualizzare come increspature dello spazio propagantesi alla velocità della luce » (DNS : 73). Attestato in tutti i dizionari dell’uso.  













parametro cosmologico : « la possibilità di determinare con grande precisione il valore dei parametri cosmologici ». (MBB : 134)  







1

  Attestato solo nel GRADIT.

tecnicismi

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parametro perturbativo : « viene chiamato appunto parametro perturbativo ». (OCS : 43)  







potere risolutivo : « il limitato potere risolutivo del suo telescopio ». (OCS : 49)  







perturbazione solare : « le perturbazioni solari cambiano altrettanto velocemente l’orientazione nello spazio dell’orbita della Luna ». (OCS : 177)  







piano galattico : « su tutto il piano galattico ». (DNS : 117)  







principio cosmologico : ‘teoria secondo cui l’universo è omogeneo su larga scala’ « un’assunzione molto semplice, nota con il nome di principio cosmologico : l’Universo deve apparire più o meno lo stesso in qualunque direzione lo si guardi » (MBB : 19). Presente in tutti i dizionari dell’uso.  









radiazione solare : « la radiazione solare raggiunge differenti regioni ». (OCS : 91)  







risoluzione spettrale : « l’ottima risoluzione spettrale che si può ottenere con osservazioni radio ». (SG : 58)  







sciame meteorico : « Il caso più famoso è quello dello sciame meteorico delle Perseidi » (OCS : 132). Nei dizionari dell’uso si registra sia questa forma sia quella con complemento, sciame di meteore. In AC sciami di meteore, in DA sciame.  







sistema galattico : « in altri sistemi galattici a distanze enormi dal nostro ». (MBB : 164)  







spettro coronale : « fanno sì che lo spettro coronale mostri righe di gas altamente ionizzati ». (DNS : 99)  







vento solare e vento stellare : ‘flusso di materia o di particelle proveniente dal sole o un’altra stella’ « percorso da poche particelle di vento solare » (OU : 65), « un flusso di materia, detto vento stellare, costituito da atomi ed elettroni, e una gran quantità di neutrini » (DNS : 77). Attestati in tutti i dizionari.  













In una lingua che ricorre raramente alla derivazione per formare il proprio lessico, le famiglie concettuali sono individuate da serie lessicali compositive. Rispetto alla modularità informativa che la lingua della medicina realizza con gli affissi (ad esempio ipocalorico e ipercalorico) e le serie derivative, nella lingua della fisica e dell’astronomia questa modularità si esprime nella composizione. Oltre all’accumulazione nelle polirematiche (Cfr. sia i paragrafi dedicati ai tecnicismi in questo capitolo, sia cap. 4 pp. 187-196), una serie di tecnicismi afferenti allo stesso campo concettuale si identifica nella ricorrenza dello stesso aggettivo di relazione. Tra queste serie, è particolarmente produttiva quella determinata dall’aggettivo orbitale :  

determinazione orbitale : « Il processo di risalire alla traiettoria di un corpo celeste nello spazio a partire da poche osservazioni effettuate da Terra si chiama determinazione orbitale ». (OCS : 21)  







eccentricità orbitale : « l’eccentricità orbitale può invece aumentare ». (OCS : 11)  







evoluzione orbitale : « non potremo mai ricostruire in dettaglio l’evoluzione orbitale del nostro pianeta ». (OCS : 107)  







gestione orbitale : « una sorta di “codice etico” nella gestione orbitale delle missioni ». (OCS : 207)  







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la lingua della divulgazione astronomica oggi

manovra orbitale : « Dopo aver effettuato una piccola manovra orbitale [...] la sonda MVM sorvolò effettivamente il pianeta ». (OCS : 69)  







parametro orbitale : « per determinare rapidamente dei parametri orbitali ». (OCS : 153)  







periodo orbitale : « una particolare relazione (di risonanza) tra i periodi orbitali ». (OCS : 56)  







propagazione orbitale : « predire la posizione di un corpo celeste – sia che lo si voglia proiettare nel futuro, sia che si indaghi sulla sua storia passata. Tale procedimento viene chiamato “propagazione orbitale” ». (OCS : 20)  







regime orbitale : « una inedita varietà di regimi orbitali ». (OCS : 105)  







traiettoria orbitale : « corpi celesti le cui traiettorie orbitali passano vicine a quella del nostro pianeta ». (OCS : 133)  







Altrettanto produttiva la serie basata su mareale :  

attrito mareale : « l’attrito mareale diventa un argomento prioritario ». (OCS : 85)  







coda mareale : « con la formazione di lunghe code mareali ». (SG : 160)  







deformazione mareale : « sulla Terra i continenti subiscono deformazioni mareali ». (OCS : 31)  







distorsione mareale : « in conseguenza di incontri ravvicinati e distorsioni mareali ». (DNS : 132)  







evoluzione mareale : « Il sistema Terra-Luna invece è ancora in piena evoluzione mareale ». (OCS : 81)  







forza mareale : « forze mareali esercitate da un pianeta ». (OCS : 232)  







interazione mareale : vedi p. 89.  

rigonfiamento mareale : « l’attrito provocato dal rigonfiamento mareale si oppone alla rotazione di un corpo celeste e quindi lo rallenta ». (OCS : 32)  







Diverse attestazioni anche di tecnicismi con l’aggettivo di relazione planetario :  

anello planetario : « la fenomenologia degli anelli planetari ». (OCS : 229)  







geologia planetaria : « la geologia planetaria ha iniziato a studiare il “criovulcanismo” ». (OCS : 85)  







nebulosa planetaria : « Il Sole si avvia a diventare una “nebulosa planetaria”, cioè una stellina piccola e calda – una nana bianca – circondata da una bolla di gas ». (DNS : 61)  







sistema planetario : « il nostro sistema planetario ». (OCS : 82)  







Un’altra serie è individuata da osservativo :  

campagna osservativa : « bisognerebbe osservare ampie porzioni di cielo con opportune campagne osservative. (OCS : 63)  





condizione osservativa : « per minimizzare il disturbo dovuto all’atmosfera e operare in condizioni osservative normali. (MBB : 147)  





tecnicismi

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cosmologo osservativo : « il compito di misurare le distanze degli oggetti celesti più lontani è in assoluto uno dei più ardui per un cosmologo osservativo». (MBB : 33)  





Serie derivative Le serie derivative non hanno un ruolo importante nella caratterizzazione scientifica della lingua del corpus. Un solo esempio di discreta importanza in OCS :  

caos / caotico / caoticità : ‘carattere di sistemi complessi in quanto sensibili a variazioni anche minime delle condizioni iniziali, sicché non sono prevedibili deterministicamente gli stati successivi del sistema’  

caos : « L’evoluzione orbitale a lungo termine dei NEA è dominata dal caos ». (OCS : 151)  







caotico : « mostrano un corpo celeste [...] in rotazione caotica » (OCS : 89), « su orbite caotiche » (OCS : 140).  













caoticità : « una misura della caoticità di un’orbita ». (OCS : 117)  







Transcategorizzazioni Frequentissima in tutti i linguaggi settoriali è la sostantivizzazione degli aggettivi 1 (ad esempio, in matematica, algebra delle osservabili). Si tratta di un fenomeno conseguente alla densità semantica della lingua scientifica : « L’ellissi può dar luogo a una conversione grammaticale o transcategorizzazione, cioè al passaggio da una classe morfologica a un’altra senza alcun mutamento formale. Il caso più frequente è la trasformazione di un aggettivo o di un participio in un sostantivo ». Le conversioni per ellissi sono « un procedimento assai produttivo nella lingua italiana contemporanea, e molto apprezzato nei linguaggi specialistici per la sua sinteticità ». 2  













Nel corpus è frequentissima soprattutto la sostantivizzazione dell’aggettivo riferito ai vari tipi di galassia. Si noti che, per evitare ambiguità, si sostantivizza l’aggettivo spirali solo quando è riferito alle galassie, non alle braccia (braccia spirali) ; inoltre si usa l’aggettivo sostantivato anche quando, come nel caso di SG, la variante formale preferita è galassie a spirale (cfr. § 8) ; dunque l’aggettivo sostantivato ha già acquisito una certa autonomia rispetto al sostantivo di riferimento. Esempi :  





« le ellittiche hanno pochi gas e polveri » (SG : 15), « il bulge delle spirali e le galassie ellittiche sono dominati da stelle vecchie » (SG : 54), « galassie ove è in corso la formazione stellare, come le spirali o le irregolari » (SG : 58), « le nane blu compatte sono generalmente sistemi molto giovani » (SG : 96), « Le Sd e le Sm sono spirali in cui manca quasi o completamente il nucleo centrale » (DNS : 124).  





























Altri casi di uso sostantivato degli aggettivi :  

congiungente : (retta congiungente) « il satellite oscilla avanti e indietro attorno alla congiungente con il pianeta». (OCS : 90)  





gigante rossa : (stella gigante rossa) « il Sole è diventato una “gigante rossa” » (DNS : 59), « si ha la cosiddetta gigante rossa » (UTM : 75). La forma sostantivata è lemmatizzata da tutti i dizionari.  





1   2





Cfr. Del Bello-Gualdo-Tarsitani 1994 : 25.   Entrambe le citazioni : Gualdo-Telve 2011 : 89.  









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la lingua della divulgazione astronomica oggi

infrarosso : (spettro infrarosso) « anche nell’infrarosso la luminosità del cielo notturno non è infinita. (OU : 41)  





ottico : (spettro ottico) « Quando vengono osservati nelle onde radio, spesso mostrano d’essere più estesi che nell’ottico » (SG : 41), « In ottico si scorge una galassia ellittica normale ». (SG : 44)  













radio : (spettro radio) « emette anche in altri intervalli di lunghezze d’onda, come nell’infrarosso e nel radio ». (SG : 50)  







transnettuniano : (oggetto transnettuniano) « i primi membri della popolazione dei transnettuniani ». (OCS : 18)  







ultravioletto : « trasformandoli in fotoni X, poi in ultravioletti ». (OU : 70)  







variabile : (stella variabile) « Le cefeidi sono variabili che prendono il nome dalla prima scoperta ». (DNS : 74)  







Travasi Nei linguaggi tecnico-scientifici « fenomeno centrale è il transfert linguistico, vale a dire il trasferimento di termini, rideterminati semanticamente, dall’uno all’altro settore del lessico ». 1 In questo caso si parla di travaso orizzontale, perché avviene senza uscire dal livello specialistico. Un esempio di linguaggio specialistico che costruisce il proprio lessico travasandolo da un campo limitrofo è quello aerospaziale, in cui vocaboli come crociera, equipaggio, cabina provengono dall’aeronautica e ancor prima dal linguaggio navale. Nel corpus è attestato soltanto crociera :  







crociera : « Il sistema, partito a temperatura ambiente, viene raffreddato durante la fase di crociera ». (OU : 132)  







Alcuni esempi di travasi verticali (cioè di passaggio di termini dei linguaggi specialistici alla lingua comune) sono invece in Sobrero 1993 : 274. Come abbiamo già detto, possono essere considerati travasi verticali “dal basso verso l’alto” tutti quei tecnicismi in cui un vocabolo della lingua comune è rideterminato, anche attraverso l’aggiunta di un aggettivo o di un altro determinante (traiettoria orbitale, volo spaziale). Citiamo due vocaboli presenti nel corpus che si sono diffusi nella lingua comune (quindi “dall’alto verso il basso”) in un significato banalizzato :  



fase : Questo tecnicismo specifico di matrice greca (phásis, ‘apparizione’), che nel suo significato tecnico è da intendere come ‘aspetto mostrato dalla Luna o da un pianeta in funzione del suo moto e della sua porzione illuminata dal Sole’, è da tempo entrato stabilmente nella lingua comune, banalizzandosi nell’accezione di ‘momento di uno svolgimento continuo’.  

misure di precisione : « Se l’incertezza invece è dell’ordine o inferiore all’1%, si parla di misure di precisione » (OU : 90). Anche questa polirematica è reperibile nella lingua comune, dove indica misure accurate al di là dell’effettivo margine di errore.  







Di seguito elenco i travasi orizzontali rilevati nello spoglio. Alcuni sono entrati stabilmen1

  Dardano 1994a : 427.  

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te nella lingua astronomica (inflazione, collassare) ; altri sono usati soprattutto metaforicamente (anello evolutivo, bilancio energetico), ma sembrano abbastanza coerenti per potersi affermare nel nuovo contesto :  



anello evolutivo : [biologia] : « I Centauri sono rilevanti [...] perché rappresentano l’anello evolutivo mancante tra gli EKBO e le comete di corto periodo ». (OCS : 250)  









bilancio energetico [economia] : « l’emissione radio del Sole rappresenta una percentuale minima nel bilancio energetico globale dello stesso ». (DNS : 100)  







capitale energetico [economia] : « sono stelle povere di capitale energetico. (UTM : 73)  





collassare, collasso [medicina] : « la quantità di materia che collassa per formare una stella » (DNS : 56), « i gas idrogeno ed elio presenti nelle galassie si frazionarono in nubi minori che cominciarono a collassare sotto l’azione della propria gravità » (BBN : 137), « il nostro sistema planetario si è formato in seguito al collasso gravitazionale di una nebulosa » (OCS : 82).  



















galassia anemica [medicina] : In questo caso è difficile stabilire se si tratti di un travaso orizzontale o verticale, vista la frequenza nella lingua comune dell’uso figurato del vocabolo : « Le spirali d’ammasso sono meno attive di quelle isolate : per questa ragione sono chiamate “galassie anemiche” » (SG : 180).  











guadagno [economia] : Il termine è stato acquisito stabilmente dalla lingua dell’elettronica. Il GRADIT lo segnala come calco semantico dell’inglese gain : il vero e proprio travaso, quindi, non è avvenuto in italiano. « Il guadagno (G) è il rapporto tra l’ampiezza del segnale in uscita dal ricevitore e l’intensità dell’onda elettromagnetica raccolta dall’antenna ». (OU : 90)  









inflazione [economia] : In questo caso il travaso orizzontale si intreccia a quello verticale : il termine si è diffuso nella lingua comune e indica genericamente ‘eccesso di, grande crescita di’ (c’è stata un’inflazione di grillini), mentre in astronomia è il nome di un importante fenomeno avvenuto nell’universo primordiale. « un meccanismo battezzato dai cosmologi con il termine inflazione » (MBB : 91). Si noti che i derivati aggettivali tendono a specializzarsi per rimediare all’ambiguità creata dal travaso : così l’aggettivo dominante relativo all’inflazione economica è inflattivo ; quello relativo all’inflazione astronomica è inflazionario (« Secondo lo scenario inflazionario » MBB : 91, « a seguito della strepitosa crescita inflazionaria », MBB : 95).  

























modulazione, modulare [musica] : È un travaso usato soprattutto in MBB per descrivere l’analisi della radiazione cosmica di fondo (cfr. timbro) : « è proprio da questo effetto che nasce la modulazione nell’altezza dei picchi » (MBB : 139), « modulando il timbro delle onde acustiche primordiali in milioni di modi diversi » (MBB : 140).  















prendere in prestito [economia] : È l’espressione usata quasi sempre quando ci si riferisce all’apparizione effimera di particelle ed antiparticelle dal vuoto : « continueranno a esistere particelle venute alla luce sfruttando l’incertezza quantistica, prendendo “in prestito” la quantità di energia consentita dal principio di indeterminazione » (BOS : 172), « coppie di particelle e antiparticelle di carica opposta, prodotte spontaneamente prendendo in prestito energia dal vuoto » (BOS : 173-174), « Possiamo addirittura creare particelle prendendo in prestito l’energia necessaria letteralmente dal nulla, a patto che esse vivano per un istante talmente breve da non essere osservabili » (MBB : 96).  





















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regolite lunare : [geologia 1] ‘materiale incoerente granulare che ricopre il sostrato roccioso sulla Luna e su Marte’ « Dalla regolite lunare, cioè dallo strato di polveri e detriti che copre gran parte della superficie lunare » (OCS : 191). Registrato in AC e DA ; nel DO manca il lemma regolite.  











sintetizzare [chimica, biologia 2] : ‘produrre un elemento chimico’. Cfr. il tecnicismo nucleosintesi stellare. « permettono l’identificazione di certi elementi pesanti sintetizzati dalle stelle nel corso della loro evoluzione » (SG : 58), « le loro stelle non hanno avuto abbastanza tempo per sintetizzare metalli in abbondanza e riversarli nello spazio » (SG : 96), « Il deuterio è un elemento che non viene sintetizzato all’interno delle stelle » (BOS : 104).  





















tenere sotto osservazione [medicina] : « la sua orbita ad alone permette di tenere costantemente il Sole sotto osservazione ». (OCS : 198)  







timbro [acustica] : Segnalato dal GRADIT anche come tecnicismo fisico, è usato in MBB per parlare dell’analisi dello spettro delle fluttuazioni della radiazione cosmica di fondo. « Variando i parametri cosmologici, si ottengono spettri molto diversi : ogni Universo suona con un suo “timbro” caratteristico » (MBB : 135), « I picchi a partire dal quarto sono considerevolmente attenuati, e non contribuiscono al timbro complessivo » (MBB : 135).  















2. Tecnicismi collaterali I tecnicismi collaterali sono « particolari espressioni stereotipiche, non necessarie, a rigore, alle esigenze della denotatività scientifica, ma preferite per la loro connotazione tecnica ». 3 Questi tecnicismi non servono soltanto a creare uno iato fra lingua degli specialisti e lingua comune, e non si limitano a svolgere la funzione di marca identitaria, sebbene spesso siano stati ridotti ad essa (si pensi al cosiddetto burocratese). La loro importanza strutturale e il loro contributo alla costruzione di un ragionamento fine sono stati messi in evidenza da Serianni con una metafora anatomica :  







« rispetto ai tecnicismi specifici, i tecnicismi collaterali svolgono una funzione simile a quella che, in anatomia, il tessuto connettivo svolge rispetto ai singoli organi : funzione di riempimento degli interstizi tra organo e organo, ma anche di sostegno, protezione, nutrimento. Analogamente, il linguaggio medico – così come quello di altri settori specialistici – non può fondarsi solo su termini come deltoide o granuloma, ma ha necessità di poggiare su un’impalcatura di termini a debole tasso di tecnicità (e tuttavia inusuali nel parlare d’ogni giorno), i quali colleghino le varie parti in un insieme di registro omogeneo ». (Serianni 2005 : 128)  







Anche se questa categoria linguistica è stata coniata a partire dalla lingua medica, dove negli ultimi due secoli ha acquisito un’incisività preponderante, i tecnicismi collaterali sono stati studiati anche nel campo del diritto (e, come abbiamo detto, nella sua manifestazione degenerata, il burocratese). Infatti, « mentre i tecnicismi specifici rimandano in modo puntuale a una determinata sfera specialistica [...], i tecnicismi collaterali possono ricorrere in più ambiti settoriali ». 4 Non altrettanto studiata è stata invece la presenza dei tecnicismi collaterali nelle scienze pure, di cui daremo conto in questo paragrafo.  





Per Serianni 2005 : 140, i tecnicismi collaterali lessicali della medicina possono essere distinti in tre gruppi :  



1   In geologia regolite significa ‘mantello di detriti che ricopre la roccia’. 2   Per quanto riguarda il tecnicismo in biologia, si pensi alla sintesi delle proteine. 3 4

  Serianni 1989 : 103.  

  Serianni 2005 : 129.  

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a) nomi generali, ovvero termini « di estrema latitudine semantica » ;  





b) sinonimi di registro più elevato rispetto a un vocabolo corrente (inibire invece di impedire, pregresso invece di precedente) ; sono quelli che in Gualdo-Telve 2011 : 425 1 sono definiti prassismi, ovvero varianti o sinonimi diffusi per prassi di scrittura ed esigenze di innalzamento del registro ;  







c) termini con scarto semantico rispetto alla lingua comune, che potrebbe risultare ambiguo o equivoco per il comune paziente ;  

Riprenderemo esplicitamente la categoria a), mentre negli altri paragrafi, ricorrendo a una classificazione più generale, faremo notare caso per caso quando il tecnicismo può essere considerato un prassismo e quando invece rivela particolari tendenze distributive o motivi d’uso : il prestigio dell’inglese, ad esempio, favorisce la scelta di varianti influenzate semanticamente dal corrispondente anglicismo. Riguardo all’aspetto lessicografico, la situazione è in generale la stessa rilevata nella medicina : « I tecnicismi collaterali [...] sono generalmente trascurati dai lessicografi nella lemmatizzazione, ma vengono impiegati ampiamente nelle definizioni, che in gran parte sono controllate (se non originariamente redatte) dai singoli specialisti ». 2  









Serie sinonimiche Prima di passare in rassegna singolarmente i tecnicismi collaterali, soffermiamoci su quelli di essi che sono in concorrenza con forme alternative. In alcuni casi tutti i membri della serie (o coppia) sinonimica possono essere definiti tecnicismi collaterali, e la distribuzione potrà rispondere sia a semplici esigenze di variatio, sia a criteri sintagmatici (indurre-innescare). In altri casi, invece, la concorrenza è fra un termine più marcato tecnicamente (e dunque un prassismo) e altre scelte condivise dalla lingua comune (abbondanza-quantità). 3  

- abbondanza / quantità L’accezione tecnica di abbondanza 4 come ‘quantità’ produce uno scarto semantico che potrebbe risultare ambiguo per il lettore comune. Questa forma è dominante in OU, ma anche negli altri libri la sua frequenza è sempre paragonabile e spesso maggiore a quella dell’alternativa comune. La rideterminazione causa anche la frequenza del plurale abbondanze, inusuale in italiano. Per variatio entrambi i sinonimi possono ricorrere a poche righe di distanza : « una misura estremamente accurata dell’abbondanza cosmica di barioni [...], mentre la misura della quantità di barioni ottenuta da WMAP » (MBB : 173).  









abbondanza : « quali dovrebbero essere oggi le abbondanze delle specie prodotte durante la nucleosintesi primordiale » (MBB : 53), « le stime sulle abbondanze degli elementi leggeri » (MBB : 102), « basterebbe stabilire se le abbondanze dei diversi elementi leggeri » (OU : 74), « un’abbondanza di elio intorno al 25% » (OU : 74), « riflettono più da vicino le abbondanze  



























1   Che a loro volta riprendono la definizione da Maria Vittoria Dell’Anna, Il lessico giuridico italiano. Proposta di descrizione, « Lingua Nostra », 69, 2008, pp. 98-110. 2 3   Serianni 2003 : 40.   Cfr. per la medicina Serianni 2005 : 139. 4   Definizione del TR : ‘Nel linguaggio scientifico, il termine è talora adoperato con valore relativo, per indicare la presenza percentuale di determinati oggetti rispetto all’ambiente, o a un campione’. Presente anche in DO. L’accezione tecnica non è registrata nel GRADIT.  









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cosmiche primordiali » (CU : 160), « La misura delle abbondanze di questi nuclei leggeri » (BOS : 103).  









quantità : « riguarda la quantità di materia presente nell’Universo » (MBB : 135), « in base alla quantità di materia luminosa presente nella galassia » (CU : 168).  













- fluttuazione / oscillazione Entrambi i termini sono usati in contesti tecnici ; tuttavia il primo sembrerebbe più marcato: 1  



fluttuazione : « il motivo per cui le fluttuazioni di temperatura » (MBB : 105), « le fluttuazioni della radiazione cosmica di fondo » (MBB : 183), « L’unico modo di ridurre queste fluttuazioni, che altrimenti coprirebbero quelle dovute all’arrivo dei fotoni » (OU : 116), « alla fine dell’inflazione, queste fluttuazioni si sono ritrovate ingigantite su scale microscopiche » (BOS : 121).  

























oscillazione : « mette quindi in moto delle oscillazioni nel plasma primordiale » (MBB : 124), « la natura delle oscillazioni che hanno luogo nel plasma primordiale » (MBB : 125).  













- indurre / innescare :  

innescare : ‘dare l’avvio a una reazione’, quasi sempre nucleare : « la pressione esercitata dai venti stellari [...] aumenta la turbolenza del mezzo interstellare innescando sempre nuovi episodi di formazione stellare » (SG : 135), « potrebbe aver innescato l’aumento significativo dell’attività di formazione stellare » (SG : 158), « livelli di pressione e di temperatura sufficientemente alti da innescare e mantenere reazioni di fusione nucleare » (OCS : 259), « la temperatura del gas saliva, diventando infine abbastanza alta per innescare l’inizio di reazioni di fusione nucleare » (BBN : 137).  



























indurre : rispetto ad innescare riflette un uso più generico e può introdurre diversi tipi di conseguenze di un’interazione : « la frizione dinamica che esse esercitano reciprocamente può indurre importanti perturbazioni sul loro moto » (SG : 160), « la turbolenza indotta dalle collisioni delle nubi molecolari » (SG : 180), « la luce viene deviata nel suo cammino dalla curvatura indotta nello spaziotempo dalla presenza di grandi concentrazioni di massa » (MBB : 102), « tensioni indotte sulla superficie dalle forze mareali » (OCS : 84). Sporadicamente, si riferisce anche alle reazioni nucleari, entrando in concorrenza diretta con innescare : « inducendo la formazione di nuove stelle » (SG : 156). A volte, invece, è innescare a sovrapporsi all’uso più generico di indurre : « I grandi pianeti [...] sono invece ancora abbastanza caldi da innescare circolazioni atmosferiche a grande scala » (OCS : 82), « Se l’ampiezza delle librazioni aumenta, si può innescare il regime di circolazione » (OCS : 90). Il modo in cui i due tecnicismi collaterali tendono a distribuirsi con regolarità in SG può essere ben esemplificato dalla seguente frase, in cui vengono utilizzati entrambi, il primo per la reazione nucleare, il secondo per l’interazione più generica : « La frizione del gas interstellare delle due galassie può indurre turbolenze locali, con un aumento della pressione e della densità del gas che può innescare la formazione di nuove stelle » (SG : 160).  

























































1   Infatti il GRADIT registra quattro accezioni tecniche (in quattro settori diversi) su sei per fluttuazione, mentre una su quattro per oscillazione.

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- giacere / adagiarsi Entrambe le forme sono prassismi, preferiti al comune trovarsi. Largamente prevalente è giacere. giacere : ‘trovarsi su un piano’ « in questo caso invece la visuale giace sul piano dell’orbita » (DNS : 44), « L’anello non era stato scoperto prima perché giace sul piano della Via Lattea dove gas e polveri ce lo nascondono » (DNS : 127), « valutò l’effetto della diffusione soprattutto lungo direzioni diverse da quelle giacenti sul piano galattico » (CU : 27), « Se le orbite della Luna attorno alla Terra e della Terra attorno al Sole giacessero sullo stesso piano » (OCS : 173), « è possibile osservare che giacciono tutti al di fuori del limite di Roche » (OCS : 232).  































adagiarsi : « viene descritta da tre componenti : due di queste si adagiano sul piano del cielo » (CU : 24), « la sua rotazione originale, che risulta adagiata su un piano perpendicolare » (SG : 170).  















- installare / montare installare : Viene a volte preferito all’alternativa più frequente nella lingua comune : « un luogo migliore per installare i loro telescopi » (OCS : 80), « Gli astronauti hanno installato sulla Luna molti strumenti scientifici » (OCS : 187).  















montare : « oppure montare l’esperimento su un razzo » (OU : 98), « montato a bordo del satellite Cobe » (OU : 99).  













- predire / prevedere, predizione / previsione :  

L’esigenza di usare un termine meno frequente nella lingua comune, e quindi più connotabile tecnicamente, è rintracciabile anche nella larghissima presenza (che in OCS diventa dominio) di predire e di predizione in tutti i testi del corpus. predire : « Martin Rees nel 1968 aveva predetto che la radiazione del fondo cosmico doveva essere polarizzata » (DNS : 163), « Le simulazioni [...] predicono molto bene i tempi per la formazione di strutture » (SG : 222), « sensibili variazioni nelle velocità predette dalla legge di espansione » (MBB : 84), « bisognava predire la posizione di un pianeta sconosciuto » (OCS : 25), « Halley ne predisse correttamente il ritorno » (OCS : 119).  































predizione : « il calcolo e la predizione del moto dei corpi celesti » (OCS : 3), « tecniche di misura del moto dei pianeti e la predizione della loro posizione » (OCS : 14), « L’idea di una radiazione dei buchi neri fu il primo esempio di una predizione dipendente in modo essenziale da entrambe le grandi teorie di questo secolo » (BBN : 130).  



















prevedere : « nel tentativo di comprenderne il moto e, soprattutto, prevederlo » (OCS : 195), « I modelli gerarchici [...] prevedono, per esempio, che le galassie più massicce [...] siano anche quelle con la popolazione stellare più giovane » (SG : 223), « Uno dei punti di forza del modello del Big Bang è quello di saper prevedere correttamente l’abbondanza di elio osservata nell’Universo attuale » (MBB : 51), « anche se la teoria prevede che nell’universo primordiale [...] » (OU : 74), « la legge di Planck prevede che alle frequenze più basse siano emesse meno radioonde dai corpi caldi » (OU : 85).  































previsione : « questa è una previsione cruciale » (MBB : 98), « esso risulta in grado di fare previsioni corrette » (MBB : 173), « le previsioni di massima sono sempre state confermate » (OU : 73-74), « si ebbe una conferma delle previsioni di Gamow » (DNS : 151).  

























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la lingua della divulgazione astronomica oggi

- primitivo / primordiale Entrambi gli aggettivi si specializzano nell’indicare le prime fasi evolutive dell’universo ; primordiale è la forma di gran lunga più frequente in quasi tutti i testi del corpus.  

primordiale : In MBB è la forma quasi esclusiva. Esempi : « dal collasso delle nubi primordiali » (SG : 58), « per il collasso del gas primordiale » (SG : 184), « da cui provengono i fotoni primordiali » (BOS : 53), « la composizione del plasma primordiale » (MBB : 50), « un tiepido residuo di quell’energia primordiale » (MBB : 38), « nell’Universo primordiale » (MBB : 40), nell’universo primordiale » (OU : 119), « un’atmosfera primordiale soggetta a una serie di fulmini » (DNS : 31), « sulla Terra primordiale » (DNS : 31).  























































primitivo : In OCS è più frequente rispetto al concorrente. Esempi : « una nebbia di particelle diffondeva il bagliore primitivo » (MBB : 5), « si tratta quindi di corpi “primitivi” e studiarli significa risalire nel tempo all’inizio della storia del nostro Sistema Solare ». (OCS : 220), « un’intensa evoluzione collisionale di corpi primitivi » (OCS : 240), « lo splendore dell’universo primitivo » (BBN : 55).  



























Nomi generali I seguenti tecnicismi collaterali contribuiscono a mantenere costante il livello di astrazione e possono svolgere la funzione chiave di incapsulatori neutri della parte precedente di testo. 1 Lo scopo, come dice Serianni 2007 : 113 nel caso della lingua del diritto, è quello di « sussumere con un nome di ampia latitudine semantica l’infinita serie dei casi particolari » : mentre nel linguaggio giuridico i nomi generali hanno anche « una forte connotazione tecnica », 2 nel caso della divulgazione astronomica è però sicuramente dominante la funzione coesiva.  















evento : ‘fenomeno che può essere individuato nello spazio e nel tempo’ « un evento di frammentazione cometaria » (OCS : 126), « fino a diventare impercettibile dopo l’evento inflazionario » (OU : 110), « Accumulando più eventi, e quindi sempre più punti sperimentali sul diagramma di Hubble » (OU : 124).  



















fenomeno : Fra i tecnicismi collaterali, è senz’altro quello meno specifico, comune a tantissimi altri linguaggi settoriali. « Questo fenomeno, noto come segregazione morfologica » (SG : 178), « su piccola scala certi fenomeni di natura quantistica » (SG : 219), « nella maggior parte dei fenomeni che avvengono su scale di interesse cosmologico » (MBB : 74), « I tre fenomeni appena descritti » (MBB : 78), « come studioso dei fenomeni luminosi, finì per lasciare un segno forse ancora più importante » (BOS : 33), « Un certo numero di galassie si distingue dalla maggioranza perché presenta dei fenomeni di attività » (DNS : 137).  





































interazione : ‘qualsiasi forma di reciproca influenza fisica tra due o più oggetti dell’universo’ « Nel corso di questa interazione, la galassia può assumere una forma cometaria » (SG : 182), « nessun tipo di interazione può essere stata abbastanza rapida » (MBB : 90), « propagandosi senza ulteriori interazioni nell’universo » (OU : 77), « le interazioni di materia oscura di tipo freddo » (OU : 81). Frequente anche nella forma verbale : « Il numero di raggi cosmici che interagirà sarà una piccola frazione di quelli che avrebbero interagito con l’assorbitore » (OU : 115).  

































meccanismo : ‘azione fisica’ « fenomeni fisici prodotti da un qualche meccanismo oscillato 

1



  Infatti sono utilizzati anche per la sostituzione (cfr. cap. 1 § 2).

2

  Gualdo-Telve 2011 : 422.  

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rio » (MBB : 41), « secondo il meccanismo dell’instabilità gravitazionale » (MBB : 96), « per spiegare il meccanismo che governa quest’interazione » (OCS : 90), « le risonanze forniscono un meccanismo dinamico » (OCS : 152).  





















modello : ‘schema teorico in grado di fornire previsioni’ « Simulazioni numeriche dimostrano che questo modello può facilmente spiegare la struttura a spirale [...] » (SG : 135), « I modelli al computer » (SG : 138), « l’inflazione non è una teoria consolidata, con un modello univoco » (MBB : 93).  



















oggetto : Rispetto agli altri ha attestazioni più specifiche, si tratta cioè del tipico iperonimo riferito ai corpi celesti : « il compito di misurare le distanze degli oggetti celesti più lontani » (MBB : 33), « l’Universo si sarebbe popolato in breve tempo di oggetti piccoli e compatti » (MBB : 97), « in grado di rilevare la presenza di oggetti di bassa luminosità » (OCS : 104), « la velocità degli oggetti orbitanti è determinata dalla massa che li attrae » (OU : 121). Si è tecnicizzato nella polirematica oggetti transnettuniani, che si trova però più frequentemente in inglese (transneptunian objects).  



























processo : ‘sequenza di fenomeni aventi un’unica conseguenza fisica’ « Il processo che abbiamo sommariamente descritto » (MBB : 53), « l’energia rilasciata dai processi di fusione dei nuclei atomici » (MBB : 74), « il risultato di tutti i processi che abbiamo descritto è un universo caldissimo » (OU : 76), « il processo stesso di formazione di un sistema planetario » (OCS : 114).  

























struttura : ‘sistema fisico’ « le strutture più piccole si sarebbero create molto velocemente » (MBB : 97), « Sovrapponendo la mappa di WMAP a quella di COBE, la struttura coincide perfettamente » (MBB : 170), « comprendere le caratteristiche di una struttura risonante » (OCS : 60).  



















Tecnicismi collaterali lessicali Procediamo ora al regesto degli altri tecnicismi collaterali, seguendo un criterio morfologico. - Aggettivi affetto : ‘misura soggetta a disturbi o incertezze’ « hanno permesso misure non affette dall’assorbimento variabile dell’atmosfera terrestre » (DNS : 103), « la misura della quantità di materia oscura ottenuta da WMAP è ancora affetta da incertezze piuttosto consistenti » (MBB : 180), « Questi risultati [...] sono ancora affetti da incertezze ragguardevoli » (MBB : 199), « partendo dalla misura della sua temperatura, che sarà sempre affetta da un certo errore » (OU : 92), « Ogni misura è affetta da un’incertezza » (BOS : 187).  































compatto : ‘denso’ « lungo i bracci a spirale in regioni assai compatte » (SG : 71), « sotto forma di oggetti compatti e massicci » (BOS : 93), « un’indistinta nebulosità negli ammassi più compatti » (CU : 17).  



















elegante : (ma molto comune anche nella forma sostantivale eleganza) In UE : 146 si spiega l’uso che i fisici fanno di questo termine : « Constatare che un insieme ricco, complesso e diversificato di fenomeni è spiegabile a partire da un piccolo insieme di leggi universali fa utilizzare ai fisici le parole “eleganza” e “bellezza” ». 1 Esempi : « l’ossatura del modello del  















1   Proprio l’Universo elegante di Brian Greene ha senz’altro incentivato la diffusione dell’aggettivo in contesti scientifici, essendo un best seller internazionale.

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Big Bang [...], esso metteva in relazione in modo elegante l’espansione dell’Universo e il suo contenuto materiale » (MBB : 21), « la teoria è abbastanza elegante da stare in piedi con le sue proprie forze » (MBB : 32), « derivante dall’eleganza delle teorie inflazionarie » (MBB : 161), « L’eleganza del meccanismo escogitato da Gamow, Alpher ed Herman, e la semplicità con cui esso riusciva a spiegare l’abbondanza di elio nell’universo » (BOS : 103).  





















esotico : ‘esterno all’universo conosciuto’ oppure ‘non riconducibile ai modelli comuni’ « Nel Sistema Solare si trovano anche risonanze più “esotiche” » (OCS : 67), « Moti commensurabili, tradizionali ed esotici si trovano diffusamente tra le particelle degli anelli » (OCS : 227), « Altri ricercatori hanno suggerito che questa materia potrebbe essere composta in parte da neutrini [...], in parte da particelle esotiche scaturite nei primi istanti d’evoluzione dell’Universo » (SG : 142), « Un’altra manifestazione esotica delle fluttuazioni del vuoto, di cui per il momento non esiste però una conferma sperimentale [...] » (BOS : 174). Raramente può anche avere il significato non marcato tecnicamente di ‘bizzarro’ : « candidati di cui si ipotizza l’esistenza sulla base di considerazioni teoriche, particelle esotiche come l’assione o il neutralino, strane chimere emerse dallo sconfinato bestiario escogitato dai fisici teorici per far quadrare l’architettura del mondo microscopico » (MBB : 103).  

































fine : ‘preciso, dettagliato’ « ha consentito di studiare in dettaglio la struttura fine di questi anelli » (OCS : 234), « questi suoni hanno lasciato la loro traccia scolpita nella struttura fine della radiazione cosmica di fondo » (MBB : 115), « i cosmologi avevano finalmente cominciato a mettere a fuoco la struttura fine della radiazione cosmica di fondo » (MBB : 151).  



















fossile : Nella polirematica radiazione fossile questo vocabolo si è lessicalizzato. Tuttavia si registra un suo uso ben diffuso anche in altri sintagmi della stessa sfera concettuale, in cui svolge la funzione di tecnicismo collaterale (a partire, come al solito, da un accostamento metaforico) : « Dobbiamo quindi cercare questi fotoni fossili, provenienti dalle annichilazioni primordiali » (OU : 70), « Un fondo di radiazione onnipresente [...]. Questo residuo fossile del Big Bang era esattamente la causa del fastidioso fruscio » (BOS : 52), « Non è sorprendente invece che [...] i cosmologi abbiano iniziato a studiare la luce fossile del Big Bang » (BOS : 54), « questo segnale fossile rimasto dai primi istanti di vita dell’Universo » (MBB : 58). Quando il vocabolo è usato come sostantivo la fase metaforica intermedia alla lessicalizzazione è più evidente : « Ecco quindi un altro fossile del Big Bang caldo : un fondo di fotoni, con lunghezza d’onda nelle microonde » (OU : 73), « Questa luce è ancora misurabile oggi, sotto forma di un debole fondo di microonde, un fossile della fase primigenia dell’universo » (OU : 81). La tecnicizzazione non ancora pienamente compiuta è confermata dal fatto che in un caso fossile è usato fra le virgolette : « la lunghezza d’onda dei fotoni “fossili” » (OU : 71).  



















































massiccio : ‘di grande massa’ « si diffondono nello spazio nelle fasi finali di vita delle stelle più massicce » (SG : 41), « significa infatti che le galassie più massicce hanno trasformato la maggior parte del loro gas in stelle » (SG : 145), « collasso del nucleo di stelle molto massicce » (CU : 182), « se la nube è sufficientemente massiccia » (MBB : 123), « particelle massicce e debolmente interagenti » (MBB : 178). In alcuni casi, massiccio è sostituito dall’equivalente massivo, 1 adattamento del francese massif : « il pianeta è sufficientemente massivo da poter essere considerato a sua volta una stella mancata » (OCS : 266), « una sonda sufficientemente massiva da riuscire a spostare lentamente l’asteroide » (OCS : 163).  















































1   Come nella polirematica (non presente nel corpus, ma frequente in ambito astronomico divulgativo) buco nero supermassivo, da supermassive black hole.

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prospiciente : ‘situato di fronte’ « regioni della superficie terrestre agli antipodi rispetto a quelle prospicienti la Luna » (OCS : 31).  







prossimo : È quasi sempre preferito a vicino. Può riferirsi alle grandezze : « gli elettroni escono a velocità prossime a quelle della luce » (DNS 68), « stelle doppie costituite da una nana bianca di massa prossima a 1,4 masse solari » (DNS 76), « lo studio di ciò che succede a velocità prossime a quelle della luce » (OU : 54), « una particella viene definita relativistica quando viaggia a una velocità prossima a quella della luce » (SG : 56), « essi viaggiano a velocità talmente prossime a quelle della luce » (MBB : 103) ; ma di frequente è anche riferito alla topologia o ad elementi più generici : « si riteneva che il Sole fosse comunque in una posizione molto prossima al centro » (CU : 21), « Le stelle più prossime al Sole » (CU : 23), « la radiazione all’interno della fornace sarà distribuita in modo molto prossimo a quella caratteristica di un corpo nero » (MBB : 49).  



















































solidale : ‘indica l’elemento fisico su cui si basa il sistema di riferimento’ « nel sistema di riferimento solidale con l’autostrada, la prima auto si muove ad esempio a 130 km/h [...]. Viste da un sistema di riferimento solidale con il sole, ambedue le auto sono trascinate dalla Terra » (OU : 51), « Per un osservatore solidale con l’orologio » (OU : 52).  













spongiforme : ‘della struttura macroscopica dell’universo, ramificata come una spugna’ « L’Universo è una specie di spugna, [...] questa struttura spongiforme è presente anche a grandi distanze » (SG : 211). In TR è registrata esclusivamente l’accezione medica ‘di organo interno che per ragioni patologiche o degenerative abbia assunto aspetto spugnoso’ ; nel GRADIT anche quella di basso uso ‘di forma spugnosa’. Scelta diversa nel DO, che lo registra solamente nell’accezione letterale e nella polirematica Encefalopatia spongiforme bovina, nota anche come morbo della mucca pazza. 1  











- Sostantivi eiezione : ‘getto, espulsione violenta’ « risulterebbe dall’impatto meteoritico sulle piccole lune con conseguente eiezione di grandi quantità di polvere attorno al pianeta » (OCS : 235). Soltanto un’attestazione nel corpus ; sono quasi sempre preferiti i più comuni getto o espulsione.  









evidenza : vedi p. 156.  

formalismo : ‘descrizione matematica’ « aveva potuto fare tesoro delle idee del matematico Georg Riemann, che alla fine del xix secolo aveva introdotto un formalismo che rendeva possibile trattare i problemi geometrici su qualsiasi tipo di superficie » (MBB : 25), « incorporare le tre interazioni non gravitazionali nel formalismo della meccanica quantistica » (MBB : 202), « descrivere le due forze nucleari e la forza elettromagnetica attraverso un formalismo comune, quello del modello standard » (BOS : 123).  



















inserzione : ‘inserimento’ « sufficientemente vicino al nostro satellite da permettere l’inserzione in orbita circumlunare » (OCS : 188), « propellente necessario alla manovra di inserzione in orbita marziana » (OCS : 196).  













osservazione : Usato spesso nell’accezione specifica di ‘studio empirico’ : « i cosmologi spera 





1   Nel GDLI un solo esempio nell’accezione non medica ‘che appare bucherellato come una spugna’, del matematico Pietro Mengoli : « La luna non è come credono massiccia, ma è un vaso emisferico pertugiato e spongiforme ». Non registrato dal DELI.  





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no che maggiori indizi sulla natura dell’energia oscura possano venire nel prossimo futuro da ulteriori osservazioni cosmologiche » (MBB : 183), « l’osservazione della radiazione di fondo ha rivelato la presenza nel Cosmo primordiale di armonie non dissimili » (MBB : 210), « Noi non possiamo, almeno per il momento, predire il valore di questi numeri della teoria, ma dobbiamo trovarlo attraverso l’osservazione » (BBN : 143), « Grazie a osservazioni radio è stato invece possibile rivelare un eccesso di temperatura » (OCS : 88). Frequente anche la forma verbale : « insieme progettano di osservare l’emissione a microonde di Cassiopea A » (OU : 88). L’accezione più specifica convive con quella non marcata : « una vasta popolazione di corpi celesti [...] la cui esistenza era stata ipotizzata da tempo, ma la cui osservazione diretta [...] era sempre rimasta al di fuori della portata » (OCS : 104).  





































relazione : ‘rapporto matematico tra due grandezze’ « La relazione fra la massa e la luminosità indica invece che l’intervallo entro cui variano le masse è assai più ristretto » (DNS : 87), « Conoscendo la relazione matematica che esiste tra il periodo di variabilità e la luminosità delle Cefeidi » (SG : 124), « Questa semplice relazione ci permette di determinare la distanza di un oggetto » (SG : 128), « colui che per la prima volta stabilì una relazione matematica tra i suoni musicali » (MBB : 116). Nei casi in cui assume il significato più specifico di ‘relazione matematica’, è di norma preferito all’alternativa più comune formula : « tenendo presente la formula riportata nel precedente paragrafo » (SG : 147).  

































- Verbi accendere / spegnere : Questi due verbi – probabilmente gergali, essendo segnalati dalle virgolette – significano ‘tenere / non tenere in considerazione gli effetti sul sistema di un determinato elemento che gli appartiene’ e sono quindi utili nelle descrizioni di interazioni complesse fra più corpi celesti, che per chiarezza didattica simulano prima l’esistenza di un modello più semplice, per poi ricondurlo all’originale complessità, riaccendendo tutti gli elementi : « a questo punto torniamo al problema a tre corpi “riaccendendo” l’attrazione gravitazionale di m sulla sonda » (OCS : 38). Sono presenti anche le alternative non marcate : « Supponiamo innanzitutto di eliminare idealmente Giove dal nostro modello » (OCS : 42) , « ora lasciamo l’approssimazione [...] e restauriamo le perturbazioni tra i due satelliti » (OCS : 57).  























assistere : (tecnicizzato in polirematiche come assistenza gravitazionale) ‘riferito alla gravità, contribuire al moto di una sonda’ « nella fase in cui la gravità assiste il moto » (MBB : 136).  







associato : Participio passato aggettivale, ‘relativo a’ « A queste perturbazioni sono associate frequenze molto basse » (MBB : 139), « L’onda associata a ogni singolo fotone » (MBB : 194), « in conseguenza dei rapidi movimenti associati al collasso di una stella » (BBN : 108), « radiolobi molto ampi, associati a un nucleo intenso e compatto » (SG : 41), « L’esistenza di una energia associata al vuoto » (BOS : 174).  































cadere : ‘trovarsi’, riferito alla posizione su un diagramma o uno spettro. « Alle frequenze dove cadono i picchi acustici nello spettro delle anisotropie » (MBB : 197), « Il picco della loro emissione cade nel vicino infrarosso » (SG : 53), « allora le righe cadono rispettivamente nell’ottico [...] o nel vicino infrarosso » (SG : 61), « Queste righe cadono a lunghezze d’onda che sono ben note » (SG : 130), « la Lyman alfa che cade nell’infrarosso » (DNS : 144).  































calibrare : ‘adattare una descrizione matematica’ « diversi astronomi si cimentarono nella non facile impresa di calibrare la relazione P-L » (CU : 41), « provò a calibrare la relazione P-L su una dozzina di Cefeidi della Galassia » (CU : 44). Anche nella forma sostantivale calibrazione : « Il lavoro di “calibrazione” della relazione periodo-luminosità » (OU : 45).  





















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collidere : ‘scontrarsi’ « I corpi celesti collidono tra loro molto più spesso di quanto si pensava in passato » (OCS : 137), « può far collidere particelle a energie di circa un centinaio di GeV » (BBN : 90), « le brane collidono e si separano » (BOS : 199).  



















congelare : ‘bloccare’, uso figurato attestato anche nella lingua comune (congelare un dottorato) : « Uno degli effetti di tali perturbazioni è stato un aumento dell’eccentricità delle orbite [...], congelando così a uno stadio intermedio la crescita di un pianeta » (OCS : 129), « Le quantità di nuclei leggeri prodotte fino ad allora si ritrovarono quindi “congelate” al valore raggiunto » (MBB : 53), « Al termine dell’inflazione, dunque, perturbazioni di densità di tutte le dimensioni si ritrovarono “congelate” fuori dell’orizzonte » (MBB : 96), « La formazione del deuterio, quindi, congelò il rapporto tra neutroni e protoni nell’universo » (BOS : 103). Attestato anche il nomen actionis congelamento : « l’effetto sulla radiazione di fondo sembrava proprio quello provocato dal “congelamento” delle oscillazioni acustiche alla ricombinazione » (MBB : 151).  



































contaminare : ‘inficiare una misura’ « l’emissione a microonde del terreno circostante non avrebbe contaminato le loro misure » (OU : 89). Alternativa non marcata : « il flusso continuo di raggi cosmici avrebbe rovinato le misure » (OU : 115).  















controllare : ‘influenzare, determinare’ « la loro successiva evoluzione dinamica è controllata da incontri ravvicinati con i pianeti giganti » (OCS : 251), « La densità media dell’universo controlla inoltre il modo in cui esso si espande » (BOS : 79). In alternativa governare : « recente scoperta [...] dell’equazione che governava l’elettrone. Si pensava che un’equazione simile governasse anche il protone » (BBN : 174), « la quantità fisica che governa la curvatura dell’universo su grande scala » (BOS : 79).  



























deflettere : ‘deviare’ « Invio contro l’asteroide di una sonda “suicida” che abbia massa e velocità sufficienti da defletterne significativamente la traiettoria » (OCS : 163). Attestata anche la forma nominale deflessione : « L’efficienza di queste tecniche di deflessione » (OCS : 163).  















descrivere : Usato in due accezioni principali :  



a) ‘seguire un’orbita o un percorso determinato’ : « Il Sole e le stelle relativamente vicine [...] orbitano attorno al centro galattico, [...] su orbite simili, descrivendo un’intera orbita in circa 250 milioni di anni » (DNS : 38), « lo costringerebbero a descrivere orbite molto complicate » (DNS : 43), « il raggio vettore descrive aree uguali in tempi uguali » (OCS : 8).  



















b) ‘esprimere, individuare le caratteristiche e la dimensione quantitativa di un fenomeno’, soprattutto riferito alle formalizzazioni matematiche : « la velocità, così come la posizione, viene descritta da tre componenti » (CU : 24), « i profili di luce, che descrivono la distribuzione radiale delle stelle » (SG : 142), « torniamo alla formula che descrive l’attrazione gravitazionale » (OCS : 138), « Newton trovò anche una legge per descrivere la forza di gravità » (BBN : 25), « due buchi neri non rotanti [...] potrebbero essere descritti in effetti da una particolare soluzione delle equazioni di Einstein » (BBN : 107). Diverse attestazioni con quest’accezione anche della forma nominale descrizione : « le onde che compongono la luce sono generate in modo diverso, attraverso la vibrazione di campi elettrici e magnetici, ma la loro descrizione matematica è fondamentalmente la stessa » (MBB : 41).  







































L’uso b) può essere in concorrenza con forme condivise dalla lingua comune : « In questa equazione il primo termine esprime l’energia cinetica [...], mentre il secondo termine descrive l’energia potenziale » (OU : 59). Oppure con altri tecnicismi collaterali, come gover 







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nare : « recente scoperta, per opera di Dirac, dell’equazione che governava l’elettrone. Si pensava che un’equazione simile governasse anche il protone » (BBN : 174). Non è invece marcato l’uso di descrivere per riferirsi a un dato ricevuto dalla letteratura scientifica precedente.  







eccitare : ‘fornire energia’ « l’energia dei fotoni [...] è troppo bassa per eccitare la fotoconduzione » (OU : 96), « la radiazione stellare non è sufficientemente intensa per eccitarlo e renderlo visibile ai nostri strumenti » (SG : 92), « onde di densità possono essere eccitate da qualsiasi tipo di perturbazione gravitazionale ». (SG : 137)  



















enunciare : ‘formulare’ « è possibile enunciare una definizione formale » (OCS : 74), « Wien [...] arriva ad enunciare una legge utilissima » (OU : 38).  













esercitare : ‘praticare un’influenza, un’azione fisica’ « la forza che esercitano cambia » (OU : 80), « esso non eserciterebbe alcuna influenza sulle cose sulla Terra » (OU : 39), « le uniche in grado di esercitare un’attrazione gravitazionale » (BOS : 122), « per bilanciare l’attrazione esercitata dalla massa visibile » (BOS : 127), « anche i pianeti esercitano un’attrazione gravitazionale sul Sole » (DNS : 38).  































estrarre : ‘ionizzare’ « l’effetto fotoelettrico, cioè la capacità della luce di estrarre elettroni illuminando un metallo » (OU : 39).  







inibire : ‘fermare’ « finché la temperatura non scende abbastanza da inibire la creazione di coppie particella-antiparticella » (OU : 69).  







involvere : ‘coinvolgere’ « L’attività solare involve molti altri fenomeni osservabili a livello cromosferico e coronale » (DNS : 95). Una sola attestazione, probabilmente troppo poco per poterlo considerare un tecnicismo collaterale. Ho comunque deciso di inserirlo in quest’elenco perché dà occasione di mostrare il modo in cui anche un vocabolo letterario può entrare in un contesto scientifico divulgativo (nel GRADIT il lemma ha appunto la marca d’uso letteraria). Molto interessante, infatti, è che proprio questo verbo sia usato dall’astronomo ottocentesco Angelo Secchi, più volte citato dalla Hack proprio in DNS, nel suo Saggio di astronomia siderale : « altri fenomeni, i quali involvendo nel loro quantitativo questo elemento [...] ». 1 Potrebbe trattarsi, quindi, di un vocabolo usato dalla Hack per una sorta di reminiscenza, o per omaggio allo storico astronomo.  















occultare : ‘coprire’ « occultando con uno schermo la luce della stella » (DNS : 35). Si è tecnicizzato nel sostantivo occultazione.  







offrire : ‘esporre a una misura’ « Si decise allora di ridurre l’area offerta ai raggi cosmici dall’assorbitore, senza ridurre l’area offerta ai fotoni millimetrici » (OU : 115).  







popolare : ‘Usato metaforicamente in relazione agli oggetti celesti e alla loro presenza in una determinata zona’ « che il Sistema Solare fosse più popolato di quanto si pensava » (OCS : 24), « nelle frequenti collisioni che si hanno all’interno di anelli densamente popolati » (OCS : 240), « popolazione I [...] che popola il disco ma non è più associata alle nubi » (DNS : 122).  















1

  http ://www.liberliber.it/mediateca/libri/s/secchi/le_stelle/pdf/secchi_le_stelle.pdf, p. 154.  





tecnicismi

135

risolvere : ‘distinguere con il telescopio, mettere a fuoco’ « Solo un ipotetico telescopio spaziale di diametro superiore a 1 km avrebbe sufficiente acuità visiva per risolvere dettagli così minuti » (DNS : 120), « esperimenti analoghi, ma aventi una maggiore capacità di risolvere dettagli molto più piccoli dei 7 gradi » (DNS : 157), « La risoluzione spaziale del radiotelescopio è invece inadeguata per risolvere la galassia » (SG : 59), « la sua vista non è sufficientemente acuta per risolvere dettagli che consentano di ricostruire l’informazione » (MBB : 179-180), « volendo una risoluzione molto migliore [...], in modo da poter risolvere gli orizzonti causali all’epoca della ricombinazione » (OU : 113). In un caso il tecnicismo collaterale è glossato : « queste stelle possono essere risolte (cioè possono essere distinte l’una dall’altra) solo nelle galassie più vicine » (SG : 54).  







































soddisfare : ‘rispettare una previsione matematica’ « I corpi celesti sono in accordo tra loro quando è soddisfatta una particolare relazione » (OCS : 56), « Si dice quindi che Mimas e Teti soddisfano una risonanza orbitale 1 :2 » (OCS : 56), « orbite studiate appositamente per soddisfare particolari geometrie » (OCS : 203).  





















visualizzare : ‘immaginare un fenomeno secondo un modello più familiare’. Forniamo in questo caso diversi esempi, vista l’incidenza di questo verbo nel contesto divulgativo :  



« è possibile visualizzare intuitivamente l’interazione pensando all’effetto di una pietra » (SG : 170), « Possiamo visualizzare la curvatura associata alla perturbazione come una “buchetta”, un avvallamento dello spaziotempo » (MBB : 77-78), « Si può visualizzare quest’idea nel modo seguente : immaginiamo che lo spazio in cui viviamo abbia solo due dimensioni e che sia incurvato come la superficie interna di una ciambella » (BBN : 180), « cercheremo di aiutarci nel ragionamento pensando ad analoghi oggetti geometrici con una dimensione di meno, che riusciamo a visualizzare facilmente » (UE : 299). Pochissime attestazioni di scelte differenti : « potremmo raffigurare quello che avviene immaginando di correre in una fitta pioggia » (MBB : 82). Ben attestato anche il derivato nomen agentis visualizzazione : « le quattro dimensioni dello spaziotempo, tre spaziali e una temporale, sono rimpiazzate da due sole dimensioni spaziali per facilitare la visualizzazione » (MBB : 18).  









































Tecnicismi collaterali morfosintattici e microsintattici Nei linguaggi specialistici « possono assumere connotazione tecnica, pur non essendo strettamente indispensabili a veicolare contenuti semantici specifici, anche scelte morfosintattiche », 1 come le diatesi verbali o la preferenza per una certa disposizione topologica. Dardano 1994 : 549, ad esempio, considera un tecnicismo collaterale morfologico la frequenza delle polirematiche incardinate sulla preposizione a : « un tipo ricorrente e degno di nota è il sintagma “nome+a+nome”, per esempio “reti a struttura accoppiata”, “reti con struttura a cascata” [...]. Si tratta di un tipo morfologico non certo nuovo, ma adottato abitualmente come formula di corrispondenza per rendere taluni composti nominali plurimembri dell’inglese scientifico ». 2 Cominciamo l’elenco di questo tipo di tecnicismi collaterali dalle preposizioni e locuzioni preposizionali. In questa lista il tecnicismo collaterale più evidente e diffuso è proprio quello di cui parla Dardano, cioè l’estrema estensione della preposizione a con valore modale, in luogo di altre preposizioni come di, da, con. Indico soltanto qualche esempio, cui vanno aggiunte anche le polirematiche incardinate su questa preposizione citate a pp. 194-196.  











1

  Gualdo-Telve 2011 : 113.  





2

  Vedi più avanti per la frequenza d’uso di a modale.

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

« regioni HII a basso contenuto di elementi pesanti » (OU : 74), « se si realizzano assorbitori a bassissima capacità termica » (OU : 96), « è difficile distinguere se si tratti di ellissi ad alta eccentricità » (OCS : 11), « in altri sistemi ad alta densità di popolazione » (OCS : 60), « una deviazione a carattere periodico » (OCS : 260), « Universo a curvatura negativa » (MBB : 155), « le galassie a formazione stellare intensa » (SG : 84).  









































Molto meno frequenti le alternative con le altre preposizioni, come di o con :  

« si utilizzano orbite di alta inclinazione » (OCS : 203), « orbite di alta eccentricità » (OCS : 204).  











Veniamo agli altri tecnicismi :  

a livello + aggettivo di relazione : « i brillamenti caratterizzano l’attività a livello cromosferico » (DNS : 98), « le caratterizza a livello microscopico » (OCS : 128).  













a scala + aggettivo di relazione, su scala + aggettivo di relazione : « traiettorie instabili su scala di tempo astronomica » (OCS : 197), « Nei fenomeni che avvengono su scale atomiche » (MBB : 202), « non sembra che esistano ulteriori strutture a scale spaziali maggiori » (CU : 80).  



















dare luogo a + sostantivo : In questo caso siamo di fronte a un tecnicismo idiolettale : quest’espressione, infatti, ha attestazioni notevoli soltanto nei libri della Hack. Si noti anche l’assenza dell’articolo : « i brillamenti danno luogo a emissione di particelle cariche » (DNS : 98), « gli elettroni che con le loro variazioni di energia danno luogo a emissione di radiazione elettromagnetica » (DNS : 163), « tre particelle alfa danno luogo a un nucleo di carbonio » (UTM : 77).  























dell’ordine di + indicazione di grandezza : « la distanza tra le galassie è abbastanza ridotta, dell’ordine del diametro ottico » (SG : 172), « entro un angolo dell’ordine di l/D » (OU : 89), « la risoluzione angolare era necessariamente modesta, dell’ordine di 7° » (OU : 107), « corpi celesti di dimensioni molto maggiori (dell’ordine del chilometro o più) » (OCS : 134), « i satelliti cominciano ad avere vite operative dell’ordine dei dieci anni e più » (OCS : 205).  































di interesse : « il segnale ricevuto alla frequenza di interesse » (OU : 87), « le onde elettromagnetiche provenienti dalla direzione di interesse » (OU : 90), « potrebbe nascondere il segnale di interesse » (OU : 93).  



















di riferimento : « il suo corpo nero di riferimento era troppo caldo » (OU : 94).  







di tipo + aggettivo di relazione : « il diverso ruolo giocato dalla materia di tipo barionico » (MBB : 135), « attraverso misure di tipo cosmologico » (MBB : 207), « Le misure sono però di tipo statistico » (OU : 113), « superfici di tipo lunare » (OCS : 74), « Lo sviluppo di forme di vita di tipo terrestre » (OCS : 255).  































effetto di + sostantivo : Con effetto si intende ‘ciò che rende i dati di una misura non omogenei o non veritieri’, con il sostantivo si specifica la causa dell’effetto : « in modo da eliminare l’effetto di taglia o di luminosità » (SG : 144), « Si evitano così gli effetti di selezione dovuti all’incompletezza del campione » (SG : 149), « Questo fenomeno è dovuto all’effetto di lente gravitazionale » (MBB : 101), « fino a capire perfettamente tutti i potenziali effetti di disturbo » (OU : 94), « si cercò subito di trovare un errore sistematico. Ad esempio l’aver trascurato l’effetto di assorbimento della materia interstellare » (OU : 124-125).  

































in assenza di + sostantivo : « anche in completa assenza di materia » (MBB : 180), « anche in assenza di onde elettromagnetiche incidenti » (OU : 91), « alcuni minuti di osservazione in assenza di disturbi atmosferici » (OU : 100), « in assenza di attrito, questa continuerà a muo 





















tecnicismi

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versi in circolo » (SG : 140), « ottenere una soluzione matematica ragionevole in assenza di materia sembrava motivo sufficiente » (BOS : 151).  









in assorbimento, in emissione : « mentre la polvere risulta maggiormente nell’ottico, in assorbimento, oppure nel medio e lontano infrarosso, in emissione » (SG : 66), « qui, in infrarosso, è evidente in emissione » (SG : 80), « la polvere, che si riconosce facilmente in assorbimento nell’immagine ottica » (SG : 86).  



















in fase : « il meccanismo che ha fatto iniziare le vibrazioni in fase ». (MBB : 171) Sia GRADIT sia TR registrano solo in fase riferito ad un motore (mettere in fase). Si tratta di un’espressione sintetica per dire che le due vibrazioni sono in accordo di fase (presente sia in GRADIT sia in TR), ovvero che i loro nodi coincidono. Lo conferma un esempio tratto da internet : « lo sfasamento è pari a 0° e si dice che i segnali sono in fase : si noti come “creste” e “gole” delle onde siano allineate verticalmente (quindi sincrone) ». 1  

















in presenza di + sostantivo : « pur in presenza della generale espansione cosmica, la materia si trova forzata a condensare negli ammassi » (SG : 156), « a patto che avvenissero in presenza di una grande abbondanza di fotoni » (OU : 73), « è perciò possibile, in presenza di un buco nero, che la particella virtuale con energia negativa cada nel buco nero » (BBN : 123), « in presenza di una costante cosmologica, [...] ci troviamo di fronte a due tipi di forza » (BOS : 149).  

























in termini di + sostantivo o in termini + aggettivo : « sarà soggetta a requisiti meno stringenti in termini di massa e propulsione » (OCS : 164), « si cerca di descrivere in termini matematici il fenomeno » (OCS : 74), « è sempre più costoso in termini energetici » (OCS : 213).  



















sotto forma di + sostantivo, in forma di + sostantivo : « la presenza dei semi cosmici primordiali dovrebbe essere visibile sotto forma di variazioni di temperatura » (MBB : 98), « possono contenere decine di volte più massa di quella visibile sotto forma di stelle » (MBB : 101), « intorno al 25% della massa sotto forma di atomi » (OU : 74), « da materia in forma di elettroni » (OU : 76), « starebbero ancora emettendo radiazione nella forma di raggi X e di raggi gamma » (BBN : 126), « hanno solo circa il 20% del totale del gas sotto forma di molecole » (SG : 60).  





































Un altro modulo morfosintattico particolarmente produttivo nel contesto astronomico è quello composto da non + aggettivo, avverbio o sostantivo. La frequenza di queste espressioni non è dovuta, come accade a volte in medicina, all’eufemismo, ma a ragioni di logica matematica e di precisione sintetica ; un enunciato come « entrando non perpendicolarmente in un mezzo trasparente » è molto più efficace e vicino agli schemi mentali dell’operatività scientifica rispetto ad un’altra formulazione che nella lingua comune sarebbe equivalente, ovvero « non entrando perpendicolarmente in un mezzo trasparente ». Esempi :  











« un’energia minima non nulla » (MBB : 180), « l’importanza delle tre interazioni non gravitazionali su scale microscopiche » (MBB : 202), « un raggio di luce, entrando non perpendicolarmente in un mezzo trasparente » (OU : 12), « il ricevitore produce sempre un segnale in uscita, piccolo ma non nullo » (OU : 91), « perturbazioni dovute alla non sfericità della terra » (OCS : 29), « Un’eccentricità non nulla non cambia il periodo orbitale » (OCS : 77), « Ci sono due principali conseguenze dell’obliquità non nulla dei pianeti » (OCS : 91), « non-esistenza di una soluzione matematica generale » (OCS : 106, questo caso rende particolarmente evidente l’importanza di questo modulo, vista l’ampia disponibilità dell’alternativa assenza), « forze non-gravitazionali » (OCS : 196), « concerneva il caso di buchi neri formati esclusivamente da corpi non rotanti » (BBN : 108).  















































1









  http ://it.wikipedia.org/wiki/Fase_(segnali).  





138

la lingua della divulgazione astronomica oggi

Questo tipo di tecnicismo collaterale può anche essere favorito dallo status incerto di un elemento fisico :  

« La maggior parte della materia oscura deve essere non barionica [...]. Della materia oscura non barionica non sappiamo assolutamente niente ». (MBB : 102)  





Il modulo può svolgere sia la funzione di negazione dell’aggettivo e conseguente qualificazione del sostantivo di riferimento (energia non nulla), sia di nominalizzazione di una relativa sottintesa (interazioni non gravitazionali = le interazioni che non sono gravitazionali), sia di nominalizzazione di una qualità espressa negativamente (non sfericità, non-esistenza). Il caso specifico di non + sostantivo è stato studiato, soprattutto nei suoi possibili modelli alloglotti, dalla Bombi : « Non ignoto alle fasi più antiche della tradizione italiana, dopo un lungo periodo di latenza il costrutto si è riaffacciato nell’uso nel corso degli ultimi anni entrando in concorrenza con altre tipologie funzionalmente equivalenti ». 1 Non a caso, in relazione a quanto detto poco fa, tra le cause endogene che favoriscono la frequenza attuale del modulo ci sarebbe « la tendenza all’economia linguistica, ovvero la preferenza accordata a mezzi espressivi che rispondono al bisogno di brevità e incisività »; 2 inoltre, sul piano semantico, la prefissazione con non ristabilisce « una chiara correlazione antonimica con il termine positivo al di fuori di ogni implicazione emozionale ». 3 Per influenza dell’inglese, già Del Bello-Gualdo-Tarsitani 1994 : 20 avevano segnalato, fra i tecnicismi collaterali morfosintattici, le variazioni di diatesi nei verbi : si segnalava, in particolare, l’uso assoluto di verbi pronominali e di verbi che in italiano richiederebbero l’oggetto espresso. Nello spoglio abbiamo rilevato i seguenti casi di uso assoluto di verbi intransitivi pronominali :  

























condensare : « Il gas atomico deve raffreddarsi e condensare nella fase molecolare per poter raggiungere le densità necessarie » (SG : 92), « la materia si trova forzata a condensare negli ammassi » (SG : 156).  













espandere : « Se l’universo espande e quindi muta nel tempo, osservare oggetti lontani miliardi di anni luce significa guardare com’era l’universo miliardi di anni fa » (DNS : 109), « Abbiamo visto [...] come esse interagiscano fra loro, ed evolvano all’interno di piccole e grandi famiglie » (DNS : 150), « di conseguenza deve aumentare la superficie di dissipazione, e questo lo fa espandendo » (UTM : 75). La variazione di diatesi di questo verbo è un tratto idiolettale della Hack. Negli altri libri infatti, se non ho visto male, espandere si presenta sempre con il pronome : « man mano che l’Universo si espande » (MBB : 50) ; « è il sistema di riferimento [...] che si espande (OU : 61).  

































evolvere: 4 L’uso intransitivo non pronominale, possibile nella lingua comune ma in concorrenza con evolversi, nel corpus è invece generalizzato : « le diverse componenti di una galassia (gas, polvere, stelle, campi magnetici...) non evolvono ciascuna per proprio conto » (SG : 91), « Una volta formate, le stelle evolvono in un modo che dipende essenzialmente dalla loro massa » (SG : 105), « abbiamo visto che il modo in cui l’Universo evolve dipende dalla sua densità media » (MBB : 86), « se la costante cosmologica non evolve, qual è il meccanismo che ne ha fissato il valore [...] ? » (MBB : 181), « Sappiamo che le stelle evolvono » (OU : 63).  



































1   4

2 3 Bombi 2005 : 321.   Bombi 2005 : 322.   Bombi 2005 : 323.   L’uso non pronominale è segnalato anche nella lingua della medicina (cfr. Serianni 2005 : 135).  







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Verbi transitivi usati intransitivamente :  

emettere : « Le stelle di tipo solare emettono principalmente nella banda visuale dello spettro » (SG : 53), « stelle vecchie e fredde che emettono principalmente nel vicino infrarosso » (SG : 80).  













modulare : Il verbo inglese to modulate è indicato come intransitivo proprio nell’accezione musicale : « di conseguenza la nota emessa doveva modulare, producendo un vero e proprio motivo musicale » (MBB : 114).  









Gli avverbi in -mente, collocati davanti a un aggettivo o a un participio passato, concorrono di frequente alla formazione di un tecnicismo (vedi le polirematiche in cap. 4 pp. 187-196). Altri avverbi in -mente, spesso dal valore semantico generico, non si presentano in sintagmi di evidente cristallizzazione tecnica ; tuttavia anche in questo caso la loro marcata distribuzione topologica permette di considerare le realizzazioni che li comprendono dei tecnicismi collaterali. La collocazione degli avverbi in -mente prima dell’aggettivo o participio di riferimento si conferma infatti dominante a prescindere dal loro grado di tecnicizzazione, forse proprio perché si tratta di una tendenza più generale della lingua specialistica ; questa soluzione è quasi sempre preferita alle possibili alternative, come quella analitica “in modo + aggettivo” (almeno quando quest’ultima è possibile 1) o come un complemento (angolarmente più grande - con un angolo più grande) :  







« una galassia di colore spiccatamente blu » (SG : 54), « Se la sua lunghezza d’onda è minore o paragonabile alla dimensione dei grani di polvere, viene efficacemente assorbita, mentre se è significativamente maggiore può facilmente attraversare il mezzo interstellare senza essere apprezzabilmente assorbita » (SG : 55), « un’epoca cosmica temporalmente vicina all’origine dell’Universo » (SG : 121), « Uno specchio otticamente perfetto dovrebbe avere una superficie [...] » (DNS : 110), « l’energia di tutti i fotoni dell’Universo diventa arbitrariamente alta » (MBB : 50), « particelle massicce e debolmente interagenti » (MBB : 178), « in una traiettoria altamente eccentrica » (OCS : 9), « il nostro sistema planetario può essere considerato globalmente risonante ? » (OCS : 68), « alcune di queste lune sono geologicamente “vive” » (OCS : 74), « un certo numero di oggetti più grandi rimane dinamicamente immerso in una popolazione di corpi celesti di dimensioni più piccole » (OCS : 254), « un notevole ingrandimento, in un sistema meccanicamente compatto » (OU : 29), « nuova teoria della gravitazione, capace di spiegare la dinamica di mezzi infinitamente estesi » (OU : 50), « sono pertanto causalmente disconnesse » (OU : 108), « Un oggetto di una data lunghezza appare angolarmente più grande o più piccolo a seconda della sua distanza » (OU : 111), « varie stelle di fondo, ossia angolarmente vicine alla stella » (UTM : 60).  





































   



















































Fra le eccezioni : « Le coppie di galassie legate dinamicamente ». (SG : 158)  







Riguardo agli aspetti topologici segnaliamo anche il caso di vicino / lontano infrarosso invece che infrarosso vicino / lontano come registrato in GRADIT e DO : « presenti anche nel vicino e nel lontano infrarosso » (SG : 62), « Sapendo che l’estinzione è più marcata nell’ultravioletto che nel visibile o nel vicino infrarosso » (SG : 88). In altri libri si rispetta l’ordine registrato nei vocabolari : « fa sì che le loro emissioni abbiano luogo nell’infrarosso lontano » (DNS : 157), « nell’infrarosso lontano » (CU : 137).  



























Un solo caso di tecnicismo collaterale morfologico. Si tratta del verbo compattificare e del suo participio aggettivale compattificato, frequentissimi in UE e generati dalla traduzione dall’originale TEU (per i dettagli rimandiamo al cap. 6). Un esempio anche in MBB :  

1

  Quando cioè l’avverbio non assume significato frasale.

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

« La ragione dell’elusività delle dimensioni extra starebbe nel fatto che esse sarebbero compattificate ». (MBB : 204)  





Segnaliamo anche la preferenza, limitata ai libri della Hack, per l’avverbio/aggettivo eguale rispetto all’allomorfo dello standard uguale (anche nei composti) ; in questo caso, però, si tratterà soltanto del riemergere della forma toscana 1 nell’idioletto dell’autrice nata a Firenze :  





« angolo eguale ad arco diviso il raggio » (DNS : 78), « parallasse eguale raggio terrestre diviso la distanza » (DNS : 79), « Numerosi erano i telescopi con diametri eguali » (DNS : 106), « può essere deformata in maniera eguale e contraria » (DNS : 112), « il numero di stelle conteggiate cresceva egualmente » (DNS : 115), « grazie all’eguaglianza tra forza centrifuga e forza gravitazionale » (DNS : 118).  



































3. Eponimi Altieri Biagi 1990 ha messo in luce le motivazioni che possono spiegare la frequenza delle denominazioni eponime nei linguaggi scientifici. C’è, prima di tutto, la garanzia della monoreferenzialità, ovvero l’impossibilità di risemantizzare il termine eponimo ; si tratta, ovviamente, di un aspetto ancor più rilevante nei linguaggi legati alla fisica, in cui la risemantizzazione è frequente : « una definizione eponima non ha pericolosi margini di evocazione, come invece possono avere le “parole” cristallizzate in “termini”, e perfino i “termini” creati appositamente per battezzare un fenomeno ». 2 Meno importante nella lingua astronomica è il “fattore appropriazione” : la possibilità, cioè, scegliendo una denominazione eponima, di legare il proprio nome ad un fenomeno o una legge fisica, come succede invece spesso in medicina, quando malattie o altre condizioni patologiche vengono indicate con polirematiche del tipo morbo di Crohn. L’acclimarsi di una nuova scoperta nella comunità scientifica, infatti, passa attraverso una serie di conferme e revisioni sperimentali. La denominazione eponima, quindi, è più spesso la cristallizzazione di un sintagma ricorrente nella comunicazione fra scienziati, più che il battesimo di un ricercatore narcisista. Formando una famiglia di termini, gli eponimi possono individuare un ben preciso campo di ricerca, inaugurato da uno scopritore (energia di Planck, curva di Planck, costante di Planck) : anche in questo caso, però, difficilmente l’eponimo può essere attribuito alla volontà diretta di un ricercatore o della sua scuola ; si tratta, piuttosto, di un fattore di stabilità e riconoscibilità, che attraverso il nome proprio permette di riferirsi ad un ben determinato contesto fisico man mano che la comunità scientifica lo elabora, lo verifica e se ne appropria. Il fattore appropriazione, nel campo astronomico, trova piuttosto sfogo nei nomi propri dei corpi celesti appena scoperti : l’Unione Astronomica Internazionale, che si occupa di controllare la nomenclatura celeste, prevede ad esempio che una cometa prenda il nome dei suoi primi osservatori, favorendo delle vere e proprie corse al telefono (o all’e-mail) degli astrofili che compiono una nuova osservazione. Nella frequenza degli eponimi agisce senz’altro anche la consueta volontà di stabilire uno iato fra lingua comune e specialistica : « le definizioni eponime sono impenetrabili al profano (un requisito positivo, per lo scienziato moderno) mentre sono assolutamente perspicue agli specialisti, anche nella dimensione internazionale ». 3 Non si tratta soltanto di elitarismo : proprio la dimensione internazionale della scienza contemporanea e il suo basarsi sul criterio di una verità soltanto intersoggettiva lega questo aspetto al precedente ; gli a































1   2

Nel TDN eguale ha 25 occorrenze dal 1970 in poi, rispetto alle 202 di uguale. 3   Altieri Biagi 1990a : 355.   Altieri Biagi 1990a : 355.  



tecnicismi

141

eponimi, cioè, possono svolgere il ruolo di codice comune maggiormente al riparo dalle banalizzazioni della lingua comune o dalle risemantizzazioni dei singoli scienziati. L’ultimo aspetto individuato da Altieri Biagi è l’omaggio al passato : « le definizioni eponime sono una delle poche forme di verecundia nei confronti del passato. Esse assolvono al compito di ricordare il grande « nome » e, al tempo stesso, conferiscono « autorità » al discorso di chi le usa ». 1 Ricalcando la classificazione di Gualdo-Telve 2011 : 57-58, notiamo che le forme eponime nei linguaggi scientifici si ottengono attraverso :  



















1) Conversione (da nome proprio a nome comune) 2) Derivazione (galvanismo, newtoniano) 3) Composizione : il nome proprio può diventare un confisso, come in galvanoplastica ; oppure può comporsi con altre parole formando polirematiche, diffuse soprattutto in medicina e nelle scienze matematiche e fisiche.  



Conversione Nel corpus le transcategorizzazioni di eponimi sono quasi assenti. Segnaliamo soltanto quei casi in cui il nome proprio diventa unità di misura (alcuni noti a tutti, come volt, altri più rari al di fuori del campo scientifico, come gauss) :  

Angstrom : « dai raggi X (qualche decina di Angstrom) fino al continuo radio. (SG : 66)  





gauss : « qualche centomillesimo di gauss ». (DNS : 68)  







Hertz : « La frequenza di un’onda si misura in Hertz (simbolo Hz) ». (MBB : 41)  







Volt : « si registra un certo segnale (in Volt) ». (OU : 90)  







Derivazione Segnaliamo la frequenza dei derivati da nome proprio in -ano, dovuta alla struttura diacronica dei testi divulgativi, che uniscono sempre la descrizione delle teorie contemporanee alla ricostruzione di quelle più importanti che le hanno precedute nella storia della scienza :  

browniano : « il cosiddetto moto browniano – il moto irregolare, casuale, di piccole particelle di polvere sospese in un liquido ». (BBN : 77)  







einsteiniano : « il modello di universo einsteiniano ». (BOS : 146)  







gaussiano : « in suo onore denominato gaussiano ». (OU : 111)  







kepleriano : « bisognerebbe abbandonare l’orbita ellittica “kepleriana” ». (OCS : 179)  







lagrangiano : Quasi esclusivamente in polirematiche : « I punti lagrangiani ». (OCS : 39)  









machiano : « Einstein si invaghì della concezione machiana della meccanica ». (BOS : 144)  







newtoniano : « formulazione della teoria Newtoniana ». (OCS : 20)  







Nel caso seguente il nome proprio (quello di Luigi Galvani) diventa un confisso :  

galvanometro : « un sensibilissimo galvanometro ». (OU : 38)  





1



  Altieri Biagi 1990a : 357  

142

la lingua della divulgazione astronomica oggi Composizione – Polirematiche

Cominciamo dalle polirematiche attestate nei dizionari comuni: 1  

bosone di Higgs : « una nuova particella, il bosone di Higgs » (BOS : 178). Attestato nel DO.  







effetto Doppler : « L’effetto Doppler descrive la variazione della frequenza di un’onda emessa da una sorgente che si muove rispetto all’osservatore ». (MBB : 44)  







legge di Hubble : « La legge che lega la velocità delle galassie alla loro distanza si chiama legge di Hubble, in onore del suo scopritore ». (MBB : 12)  







leggi di Keplero : « relazioni quantitative note con il nome di “leggi di Keplero” ». (OCS : 7)  







leggi di Kirchhoff : « Le leggi che hanno permesso di decifrare gli spettri stellari sono [...] le leggi di Kirchhoff ». (DNS : 84).  







paradosso di Olbers : « Il paradosso derivante dalla distribuzione infinita di stelle, detto “paradosso di Olbers” ». (OU : 34)  







principio di esclusione di Pauli : « Le particelle di materia obbediscono al cosiddetto principio di esclusione di Pauli ». (BBN : 82)  







- Polirematiche con eponimo attestate nei dizionari specialistici: 2  

effetto :  

effetto Sunyaev-Zel’dovich : « gli elettroni liberi diffondono la debole luce a microonde proveniente dal Big Bang, variandone leggermente l’energia, un fenomeno noto come effetto Sunyaev-Zel’dovich » (BOS : 133). AC.  







effetto Yarkovksy : « bastava lasciare che l’effetto Yarkovksy ne cambiasse lentamente l’orbita fino a raggiungere le condizioni di risonanza » (OCS : 131). D.  







legge :  

leggi di Saha : « le leggi di Saha » (DNS : 84). DA.  







legge di Snell-Descartes : « La legge che governa questo fenomeno di rifrazione (oggi nota come legge di Snell-Descartes) » (OU : 12). AC.  







legge di Titius-Bode : « Secondo la legge di Titius-Bode [...] Nettuno avrebbe dovuto trovarsi a 38 Unità Astronomiche » (OCS : 26). AC.  







equazione :  

equazione di Einstein : Sinonimo minoritario di equazione di campo : « l’equazione di Einstein può essere pensata come un’espressione matematica che lega la geometria dello spaziotempo alla distribuzione di materia ed energia » (BOS : 145). AC.  









equazione di Friedman : « dobbiamo risolvere l’equazione di Friedman » (OU : 64). AC.  







equazione di Maxwell : « Le equazioni di Maxwell prevedono che l’energia elettromagnetica possa propagarsi nel vuoto » (OU : 82). AC.  





1   2



Ho utilizzato soprattutto il GRADIT, confrontandolo dove opportuno con il DO.   Ho consultato principalmente DA e AC, ricorrendo a D solo per gli eponimi non registrati nei primi due.

tecnicismi

143

Altre :  

buco nero di Kerr : « Questi buchi neri “di Kerr” ruotano a una velocità costante » (BBN : 108). AC.  







classificazione di Hubble : « Questa classificazione di Hubble, come viene chiamata » (SG : 24). DA, AC.  







costante di Hubble : « La velocità con cui l’Universo si sta attualmente espandendo viene misurata in termini di una quantità che prende il nome proprio dallo scopritore dell’espansione : si chiama infatti costante di Hubble » (MBB : 23). DA, AC.  









costante di Planck : « si trattava del fattore di proporzionalità tra la frequenza di un’onda e il suo pacchetto minimo di energia. Planck ne calcolò il valore – oggi noto come costante di Planck » (UE : 80). DA, AC.  







curva di Planck : « sono presenti deviazioni dalla curva di Planck » (OU : 99). AC.  







diagramma di Hubble : « il cosiddetto diagramma di Hubble » (OU : 124). AC.  







energia di Planck : Non glossato nel caso di OU « quando le energie in gioco erano maggiori della cosiddetta “energia di Planck”, le leggi fisiche che conosciamo non erano valide » (OU : 68). AC.  







galassia di Seyfert : « Anche le galassie di Seyfert fanno parte della famiglia delle galassie attive » (SG : 42). DA, AC.  







lacune di Kirkwood : « grazie all’azione combinata di caos e risonanze, le lacune di Kirkwood si sono formate e vengono costantemente “svuotate” da eventuali oggetti che vi cadano dentro » (OCS : 61). AC.  







limite di Chandrasekhar : « Quando questa raggiunge il limite di Chandrasekhar [...] la pressione interna non riesce più a contrastare la gravità e la stella collassa » (OU : 123). AC.  







limite di Roche : « Il limite di Roche definisce la distanza sotto la quale ogni corpo autogravitante [...] può essere distrutto dalle forze mareali esercitate da un pianeta » (OCS : 232). AC.  







Lyman alfa - Foresta di Lyman : « Negli spettri delle quasar e dei QSO a lunghezze d’onda minori della forte riga in emissione, la Lyman alfa dell’idrogeno, si osserva una grande quantità di righe in assorbimenti [...]. È detta “Foresta di Lyman”, perché si tratta di centinaia di assorbimenti dovuti a nubi di idrogeno neutro » (DNS : 143-144), « a spostamento 0 del gas locale con la Lyman alfa a 1215 A » (DNS : 144). D.  













lunghezza di Planck : « I fisici chiamano [...] la dimensione caratteristica dell’Universo a quell’epoca lunghezza di Planck » (MBB : 203). AC.  







massa di Chandrasekhar : « vicina alla massa di Chandrasekhar » (OU : 123). AC.  







massa di Jeans : « si chiama massa di Jeans la massa minima necessaria perché avvenga il collasso sotto l’azione della gravità » (DNS : 51). DA, AC.  







modello di Einstein-de Sitter : « Questo modello [...] divenne noto come modello di Einstein-de Sitter » (BOS : 154). AC.  







modello di Fridman : « Questo modello suppone che l’universo sia descritto da un modello di Fridman, a partire dal momento del big bang » (BBN : 133). AC.  







144

la lingua della divulgazione astronomica oggi

modello Pacini-Gold : « il modello noto come modello Pacini-Gold o anche modello faro per le pulsar » (DNS : 65). AC.  







nube cometaria di Oort : « la nube cometaria di Oort (così chiamata perché fu l’astronomo olandese Jan Oort a ipotizzarne l’esistenza) » (OCS : 121). Attestazioni anche nella forma sintetica senza aggettivo : « l’esistenza della nube di Oort » (OCS : 124). AC.  















principio di Mach : « Einstein si invaghì della concezione machiana della meccanica fino al punto di trarne un principio generale, il principio di Mach » (BOS : 144). AC.  







principio quantistico di Planck : « ma il principio quantistico di Planck ci dice che ciascun quanto di raggi gamma ha un’energia molto grande » (BBN : 128). AC.  







relazione di Faber-Jackson : « la distanza di una galassia ellittica può essere misurata utilizzando la relazione di Faber-Jackson, una relazione empirica che fissa un legame tra la dispersione di velocità delle stelle che la compongono e la sua luminosità intrinseca » (SG : 126). AC.  







relazione di Tully-Fisher : « Questa relazione di Tully-Fisher [...] permette di determinare la luminosità intrinseca delle galassie a spirale » (SG : 126). AC.  







riga di Balmer : « è stato possibile individuare nelle righe di Balmer in assorbimento » (SG : 64). AC.  







tempo di Planck : « Secondo il modello del Big Bang, sono passati in quel momento circa 10-43 secondi dall’istante iniziale [...]. I fisici chiamano questo istante minuscolo tempo di Planck » (MBB : 203). AC.  







- Eponimi non attestati :  

campo di Higgs : « l’introduzione di un nuovo campo fisico, responsabile di attuare il meccanismo : il campo di Higgs ». (BOS : 178)  









congettura di Poincaré : « è proprio con uno di questi “lampi”, noto come “congettura di Poincaré », che vorremmo chiudere la trattazione ». (OCS : 52)  









effetto Casimir : « la forza che si crea tra due piastre metalliche poste a pochi micron di distanza (effetto Casimir) ». (OU : 125)  







effetto Sachs-Wolfe integrato : « Per riconoscere e isolare questo effetto (noto come effetto Sachs-Wolfe integrato) ». (BOS : 192)  







funzione di Schechter : « Matematicamente, la funzione di luminosità delle galassie può essere rappresentata da una funzione analitica (che prende il nome di funzione di Schechter) ». (SG : 149)  







indicatori di Lyapunov : « i cosiddetti “indicatori di Lyapunov” [...] sono ormai diventati uno strumento indispensabile ». (OCS : 118)  







luce Cherenkov : « lo studio della cosiddetta luce Cherenkov : quando i fotoni gamma entrano nell’atmosfera producono sciami di particelle cariche ad altissima velocità che a loro volta emettono radiazione ». (BOS : 137-138)  









mappa di Poincaré : « Il disegno così ottenuto si chiama mappa di Poincaré ». (OCS : 44)  







meccanismo di Higgs : « Una cosa analoga avviene nel meccanismo di Higgs ». (BOS : 177)  







tecnicismi

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spettrometro a trasformata di Fourier : « un bolometro utilizzato insieme a uno “spettrometro a trasformata di Fourier” ». (OU : 96)  







- Eponimi di città :  

Scala di Torino : « l’introduzione della cosiddetta “Scala di Torino” [...]. Il nome deriva dalla città in cui la scala è stata ufficialmente adottata, al termine di un convegno dedicato proprio alle collisioni con i NEA svoltosi nel 1999 ». (OCS : 155)  







- Polirematiche con aggettivo eponimo :  

galassie irregolari magellaniche : « Le galassie nane possono essere suddivise in tre diverse categorie : le irregolari magellaniche [...] » (SG : 19). Presente in AC.  









risonanza laplaciana : indicata in OCS come sinonimo di risonanza multipla « si è quindi in presenza di una risonanza multipla. Un fatto evidenziato dall’astronomo francese Pierre Simon de Laplace, da cui il nome alternativo di risonanza laplaciana ». (OCS : 65)  







Dal punto di vista morfologico, notiamo che le polirematiche con eponimo sono composte la maggior parte delle volte da due sostantivi incardinati sulla preposizione di ; sono frequenti, tuttavia, anche i casi di giustapposizione di due sostantivi. Rare le polirematiche composte da più di tre elementi.  

Glosse Sussumiamo dagli esempi precedenti i modi più frequenti in cui vengono glossati gli eponimi (sono rarissimi i casi in cui la glossa è assente, inficiando la comprensione del testo) :  

1) spiegazione o parafrasi + forma denominativa, oppure l’ordine inverso ;  

2) spiegazione o parafrasi + parentesi giustapposta ;  

3) eponimo inserito senza marche testuali (anche come soggetto della frase) + spiegazione o parafrasi giustapposta. 4. Acronimi e sigle La produttività e la vitalità di acronimi e sigle è un tratto tipico della lingua specialistica : « solo l’uso di acronimi e sigle e la loro lessicalizzazione (con ulteriore produttività derivazionale) paiono esclusivi delle lingue speciali, dalle quali forme e procedimento possono poi essersi irradiati nella lingua comune ». 1 Cortelazzo notava anche che « gli acronimi e le sigle (molte delle quali si possono spiegare solo a partire da parole o sintagmi stranieri), [...] mostrano in molti casi l’influsso di una lingua straniera ». 2 Nel nostro caso la totalità delle sigle e degli acronimi sono di matrice inglese : le glosse di scioglimento sono quindi particolarmente necessarie, e i divulgatori del corpus non le dimenticano quasi mai. Ricordiamo anche la possibile lessicalizzazione, che oggi rende alcuni acronimi di particolare successo non più immediatamente individuabili come tali : radar, sonar, maser, bit, mouse, laser. 3  



















1   3

2 Cortelazzo 1994 : 14.   Cortelazzo 1994 : 13.   « per mezzo di un potente laser » (OCS : 162), « grazie al velocissimo sviluppo delle tecnologie radar durante la Seconda guerra mondiale » (OU : 87).  















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la lingua della divulgazione astronomica oggi

Nel contesto astronomico, due acronimi lessicalizzati di vasta diffusione sono pulsar da puls(ating) (st)ar e quasar, che Dardano 1994 : 550 riconduce a quas(i) (st)ar. Le fonti lessicografiche però concordano nell’etimologia da quasi-stellar radio source, ‘radiosorgente quasi stellare’. Per quasar si segnala anche l’oscillazione nel genere, che viene efficacemente spiegata dalla relativa voce in AC :  



« I primi quasar furono scoperti attraverso le loro emissioni radio, e furono chiamati quasistellar radio sources (radiosorgenti quasi-stellari ; conseguentemente il nome quasar fu usato in italiano per lo più al femminile) ; quando si trovarono altri quasar che non emettevano rumore radio, il nome fu inteso come abbreviazione di quasistellar object (oggetto quasi-stellare), con sigla QSO (e usato in italiano al maschile) »  







Un altro acronimo lessicalizzato in astronomia è l’unità di misura parsec, dall’inglese par(allax) + sec(ond), ovvero parallasse di un secondo d’arco. Per quanto riguarda la tipologia della base, oltre alla maggioranza di acronimi da espressioni tecniche, segnaliamo alcuni casi di acronomi di forme eponime (KAM, EKBO, diagramma HR), un acronimo “poliglotta” (NEAR), le sigle di istituti o enti di ricerca (MIT) e di satelliti (COBE). Sigle motivate Nel corpus sono presenti diverse sigle “motivate” (cfr. Dardano 1994 : 550), ovvero formanti nomi propri o comuni ; quando la sigla forma un nome comune la motivazione semantica è particolarmente interessante.  



BOOMERANG : (La sigla è motivata dal fatto che il pallone stratosferico al centro dell’esperimento fu lanciato nei cieli dell’Antartide e, sfruttando le correnti atmosferiche, tornò al punto di partenza) Non sciolto in MBB, è l’acronimo di Balloon Observations Of Millimetric Extragalactic Radiation ANd Geophysics « BOOMERANG, realizzato da ricercatori capeggiati da Andrew Lange ». (MBB : 148)  







LUCA : (nome proprio) « Il nostro comune antenato è una semplice cellula procariotica [...]. È stata chiamata LUCA (Last Universal Common Ancestor) ». (DNS : 25)  







OWL (‘gufo’ in inglese) : « il telescopio a tasselli di 100 metri di diametro OWL (Overwhelmingly Large Telescope), un acronimo che in inglese significa anche Gufo, uccello notturno dalla vista acutissima ». (DNS : 113)  







SOHO : (quartiere di Manhattan) « l’osservatorio solare SOHO (SOlar Heliospheric Observatory) ». (OCS : 39)  







Molto interessante è il caso di MACHO e di WIMP, dove la seconda sigla, riferita ad ipotetiche particelle di materia oscura, è motivata da un’antitesi ironica alla prima :  

MACHO : « è quindi possibile ipotizzare che nelle galassie esistano grandi quantità di materia non visibile, sotto forma di oggetti compatti e massicci che non emettono molta radiazione elettromagnetica [...]. Fu anche coniato l’acronimo MACHO (massive astrophysical compact halo objects, oggetti astrofisici massicci e compatti di alone) per indicare collettivamente tutte queste stelle mancate o ormai poco visibili ». (BOS : 93)  







WIMP : « Il nome che escogitarono per indicare genericamente le misteriose particelle massicce e debolmente interagenti che avrebbero potuto formare il grosso della materia dell’universo fu WIMP (che sta appunto per weakly interactive massive particle). Wimp, in in 



tecnicismi

147

glese, è il nomignolo usato per un tipo un po’ sfigato e deboluccio, così che la cosa creava una contrapposizione scherzosa con i MACHO ». (BOS : 122)  



Sigle e acronimi attestati nei dizionari - Nei dizionari comuni:

1



AGN : (Active Galactic Nuclei) « Le varie classi di AGN (Nuclei Galattici Attivi) ». (DNS : 142)  







BCD : « le galassie blu compatte (indicate con il codice BCD, Blue Compact Dwarf) ». (SG : 19)  







CCD : « non più lastre fotografiche, ma schede digitali – i CCD (charge-coupled devices) ». (OCS : 104)  







GTU o GUT : « in una cosiddetta grande teoria unificata (o GTU, GUT in inglese) ». (BBN : 89)  







MIT : « lavoravano al prestigioso MIT (Massachussetts Institute of Technology) ». (OCS : 117)  







UA : (Unità Astronomica), è un’unità di misura: « Nettuno si trova a sole 30 UA » (OCS : 113).  







Soltanto nei dizionari specialistici: 2

   

COBE : « la NASA, che nel 1989 lanciò il satellite COBE, acronimo di COsmic Background Explorer (ovvero, esploratore del fondo cosmico) ». (MBB : 106). AC.  







DMR : « avrebbe tentato di rivelare le fluttuazioni di temperatura servendosi di uno strumento chiamato DMR (Differential Microwave Radiometer, ovvero radiometro differenziale nelle microonde) » (MBB : 107). AC e DA.  







HST : « utilizzando le immagini ad alta risoluzione del Telescopio Spaziale “Hubble” (HST) » (SG : 105), « con il telescopio spaziale Hubble (HST) » (DNS : 35). AC.  













Iras : « lancia il satellite Iras (Infrared Astronomical Satellite) » (OU : 100). AC.  







JPL : « Uno si trova al Jet Propulsion Laboratory ( JPL) in California » (OCS : 161). AC, DA.  







NEAR : « La sonda NEAR (Near Earth Asteroid Rendez-vous) » (OCS : 165, caso interessante perché si tratta di un acronimo “poliglotta”, sebbene il francese rendez-vous sia considerabile ormai un internazionalismo). AC.  







NEO : « piccoli corpi celesti le cui traiettorie orbitali passano vicine a quella del nostro pianeta [...]. Si chiamano NEO (Near-Earth Objects) » (OCS : 133). AC.  







QSO : « Si scelgono quelle che si trovano tra noi e dei quasar (Qso) » (OU : 75, non sciolta la sigla in questo caso), « quasar, contrazione di quasi star, o di Quasi Stellar Objects, il cui acronimo QSO viene spesso utilizzato » (SG : 41). Nel seguente esempio la Hack distingue i QSO dai quasar (come si è già fatto notare nella voce di AC), specificandone il valore di iperonimo : « Furono scoperte numerose galassie con nuclei brillanti come quelli delle quasar ma non radioemittenti ; furono chiamati QSO (o Oggetti Quasi Stellari). Oggi i QSO includono sia le quasar che i QSO radioquieti » (DNS : 142). DA.  





















1   2



Ho fatto riferimento al GRADIT.   Anche in questo caso ho consultato in primis DA e AC, ricorrendo a D solo in caso di assenza del lemma dai primi due.

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

SETI : « venne presentata al primo convegno SETI (Search for ExtraTerrestrial Intelligence) » (OCS : 269). AC.  







VLT : « i grandi telescopi spaziali in progetto per i prossimi anni e forse anche il VLT (Very Large Telescope) » (DNS : 37). AC.  







- Non attestati :  

cD : « Tali galassie ellittiche giganti sono generalmente indicate come cD ». (SG : 15, non sciolto)  







BG : « denominati “grani grandi” (in sigla, BG) ». (SG : 54, non sciolto in inglese nel testo, è l’acronimo di Big Grain »  









CGRO : « La NASA mise in orbita nel 1991 il CGRO (Compton Gamma Ray Observatory) ». (DNS : 146)  







Cmb : « “fondo cosmico a microonde” (Cosmic microwave background, Cmb) ». (OU : 94, è l’unico libro in cui ci si riferisce al fondo cosmico con quest’acronimo)  







dE : « Sono chiamate galassie ellittiche nane e sono indicate con la sigla dE (dwarf elliptical) ». (SG : 19)  







EKBO : « popolazione della fascia di Edgeworth-Kuiper (d’ora in poi indicata con la sigla EKBO – dalle iniziali inglesi di “Edgeworth-Kuiper Belt Objects”) ». (OCS : 242)  







IEA : « Alcuni asteroidi con orbite completamente all’interno di quella della terra [...] sono stati identificati recentemente e a tali oggetti ci si riferisce con l’acronimo IEA, dall’inglese Inner Earth Asteroids ». (OCS : 151)  







Im : « le irregolari magellaniche (indicate con il codice Im) ». (SG : 19)  







IMF : « la cosiddetta Funzione di Massa Iniziale (IMF). L’IMF è una funzione statistica che descrive la probabilità relativa di formazione di stelle di diversa massa ». (SG : 105)  







MOID : « La pericolosità dei singoli PHA viene stimata in base al calcolo di una quantità critica : la MOID (sempre dall’inglese “Minimum Orbit Intersection Distance), cioè la minima distanza possibile tra l’orbita dell’asteroide e quella della Terra ». (OCS : 152)  









MOND : « Il nuovo modello escogitato da Milgrom prese il nome di MOND, ovvero modified newtonian dynamics (dinamica newtoniana modificata) ». (BOS : 129)  







MVM : « l’esplorazione diretta del pianeta effettuata dalla missione Mariner-Venere-Mercurio (MVM) negli anni 1974-1975 ». (OCS : 88)  







NGT : « agli NGT (New Generation Telescope) ». (DNS : 106)  







NEA : « un asteroide appartenente alla popolazione dei NEA (Near-Earth Asteroids) ». (OCS : 103)  







NEODyS : « l’altro (NEODyS) è stato sviluppato all’università di Pisa ». (OCS : 161, non sciolto)  







PAH : « molecole di struttura piana, generalmente indicate come idrocarburi policiclici aromatici (in sigla, PAH) ». (SG : 54)  







tecnicismi

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PHA : « si deve prendere in esame un sottoinsieme della popolazione dei NEA : vengono infatti considerati asteroidi potenzialmente pericolosi (PHA, dall’inglese “Potentially Hazardous Asteroids”) ». (OCS : 152)  









SDSS : « SDSS (lo Sloan digital sky survey) – contengono le posizioni e le distanze di centinaia di miglia di galassie ». (BOS : 119)  







SFR : « il tasso di formazione stellare attuale (SFR, Star Formation Rate in inglese) ». (SG : 145)  







TNO : « il primo “oggetto transnettuniano” (TNO – Trans-Neptunian Object) ». (OCS : 124)  







TOE : « la formulazione di una teoria che tratti in un quadro tutte le interazioni note [...] (una cosiddetta theory of everything, o TOE, ovvero una “teoria del tutto”) ». (BOS : 195)  







ULIRG : « oggetti [...] che emettono energia principalmente nell’infrarosso. Tra questi, i più estremi sono detti ULIRG (Ultra Luminous Infrared Galaxies, o galassie ultra-luminose in infrarosso) ». (SG : 41)  







VSG : « denominati “grani molto piccoli” (in sigla, VSG) ». (SG : 54, non sciolto in inglese nel testo, è l’acronimo di Very Small Grain »  









WSB : « Queste nuove traiettorie vanno sotto la sigla WSB, che sta per “weak stability boundary” e indica appunto la possibilità di sfruttare le regioni altamente instabili ». (OCS : 189)%  







WMAP : « Oggi il satellite porta il suo nome : Wilckinson Microwave Anisotropy Probe, WMAP ». (MBB : 168-169)  









Polirematiche cataloghi 2dF : « i cataloghi 2dF (che sta per 2 degree field, campo di due gradi, la dimensione angolare della zona di cielo osservata) ». (BOS : 119)  







ciclo CNO : « si chiama ciclo CNO e passa attraverso i nuclei del carbonio (C), dell’azoto (N) e dell’ossigeno (O) » (SG : 106, unico caso in cui la sigla è formata dalle lettere indicanti gli elementi chimici)  







diagramma HR : « Le osservazioni di Hertzsprung e Russell, che hanno portato alla costruzione del diagramma HR, dalle loro iniziali ». (DNS : 87)  







effetto SZ : « è il cosiddetto effetto Sunyaev-Zeldovich (SZ, dal nome dei due astrofisici russi che lo proposero negli anni Settanta) ». (OU : 134)  







teoria/teorema KAM : Acronimo nato dalle iniziali dei matematici che formularono il teorema : Kolmogorov, Arnold e Moser. « è noto con il nome di teorema KAM ». (OCS : 47), « La teoria KAM fornisce un metodo per studiare la stabilità ». (OCS : 47)  















teoria Mond : « Si tratta della teoria Mond (Modified Newtonian Dynamics) ». (OU : 122)  







QSO radioquieti : « Oggi i QSO includono sia le quasar che i QSO radioquieti ». (DNS : 142)  







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la lingua della divulgazione astronomica oggi Transcategorizzazioni

Ccd : « una piccola camera Ccd ». (OU : 118)  







CELMEC : « è una logica conseguenza dell’organizzazione dei convegni CELMEC 1 ». (OCS : xiv)  



   



Cmb : « di dimensioni necessariamente simili alla lunghezza d’onda dei fotoni Cmb » (OU : 115), « è possibile misurare con grande accuratezza non solo il dipolo Cmb » (OU : 130), « anisotropia Cmb ». (OU : 125)  



















DMR : « Lo strumento DMR salvò la teoria basata sull’instabilità gravitazionale » (MBB : 111), « l’esperimento Dmr ». (OU : 104)  













MVM : « il periodo orbitale della sonda MVM ». (OCS : 88)  







SZ : « la diffusione SZ non cambia ». (OU : 135)  







Glosse di scioglimento o traduzione Nella maggior parte delle occorrenze gli acronimi sono adeguatamente accompagnati da scioglimento in inglese e traduzione. Non mancano comunque i casi in cui non si indica la traduzione o in cui non è presente lo scioglimento : evidentemente, il dominio dell’inglese negli acronimi aumenta esponenzialmente l’opacità per il non esperto nel momento in cui non si fornisca al lettore fin dalla prima occorrenza lo scioglimento e la traduzione. Sintetizziamo dagli esempi precedenti le più frequenti disposizioni delle glosse :  



a) Traduzione + acronimo fra parentesi come citazione caratterizzante + scioglimento in inglese (è l’opzione più frequente) b) Traduzione + acronimo non sciolto c) Acronimo + scioglimento in inglese + traduzione d) Acronimo + traduzione e) Espressione in inglese + acronimo + traduzione f ) Scioglimento in italiano + acronimo + spiegazione senza traduzione Soltanto un paio di osservazioni morfologiche : 1) Nessuna occorrenza di forme puntate 2) Nella maggior parte dei casi la sigla è tutta in maiuscolo. Fra le eccezioni : Cmb, Ccd, Im.  



Usi brachilogici con gli eponimi In alcuni casi la stabilità del tecnicismo fa sì che si usi solo la componente eponima della polirematica. Si tratta di una tendenza simile a quella che in medicina porta ad espressioni sintetiche del tipo Il paziente è un Parkinson per Il paziente ha il morbo di Parkinson. cometa di Halley : « Le spettacolari immagini di Halley e di altre comete periodiche » (OCS : 125), « andare incontro a Halley non è un’impresa facile ». (OCS : 220)  











cometa di Biela : « a conferma che Biela doveva essersi disintegrata ». (OCS : 125-126)  

1







  Non glossato nel testo. Neanche i comunicati stampa degli ultimi convegni sciolgono la sigla.



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spazio di Calabi-Yau : « se corrispondessero allo stesso universo fisico dei Calabi-Yau » (UE : 249), « lo “strappo” che si verifica nei Calabi-Yau ». (UE : 249)  













5. Usi ellittici e brachilogici La tendenza dei linguaggi specialistici alla densità semantica favorisce la presenza di sintagmi brachilogici :  

astrofisica nel lontano infrarosso : ‘astrofisica che studia l’emissione degli oggetti cosmici nel lontano infrarosso’ « Con questi nuovi rivelatori iniziò l’astrofisica nel lontano infrarosso e nel millimetrico » (UE : 96). Con significato simile, anche astronomia infrarossa : « Nel 1984 viene lanciato il primo satellite per astronomia infrarossa » (OU : 99).  















astronomia nelle microonde : ‘’astrofisica che studia l’emissione degli oggetti cosmici nelle microonde’ « l’astronomia nelle microonde fu possibile grazie al velocissimo sviluppo [...] ». (OU : 87)  







astrofisica delle alte energie : ‘astrofisica che studia eventi che avvengono ad alti livelli energetici’: « Nasce l’astrofisica delle alte energie, e si osservano per la prima volta gli eventi e le sorgenti più violenti dell’universo » (OU : 99).  







sistema a due corpi > due corpi : « suddividendo il problema in un doppio due corpi ». (OCS : 39)  







Nel seguente caso la forte tendenza all’ellissi produce una rideterminazione particolarmente complessa, che può essere ricostruita dalle attestazioni in OU :  

cielo : Partendo da « il segnale proveniente dal cielo » (OU : 91), si sottintende il primo termine e lo si comprende nel secondo, attraverso una fase intermedia in cui il valore locativo di cielo è ancora conservato : « si ottiene il valore dell’intensità [del segnale] proveniente dal cielo » (OU : 92). Poi la brachilogia si completa e cielo assume pienamente il significato di segnale proveniente dal cielo : « Per alternare velocemente la misura del cielo e la misura del corpo nero » (OU : 92), « provoca un residuo della sottrazione che può essere grande rispetto all’intensità del cielo » (OU : 92), « programmarono di eseguire anche osservazioni sostituendo al cielo un secondo corpo nero » (OU : 92), « invece di alternare all’ingresso dell’amplificatore il cielo e un corpo nero di riferimento » (OU : 104), « si campionano poche direzioni di cielo [...] senza la possibilità di realizzare una mappa » (OU : 113). In questo caso non si può parlare di tecnicismo collaterale idiolettale, perché la rideterminazione di cielo è attestata anche in UTM : « cielo ottico e cielo radio sono solo due facce dell’universo » (UTM : 13).  























































6. Forestierismi Per Altieri Biagi è l’esigenza di monosemia del termine scientifico che « spiega [...] la tendenza (costante nei secoli) a sfruttare parole di altre lingue, siano queste le lingue classiche, inesauribili serbatoi terminologici, siano queste le lingue moderne (oggi soprattutto anglosassoni). È chiaro infatti che, al di sotto di motivazioni storico-culturali che orientano il prelievo da un settore piuttosto che da un altro, esiste una motivazione comune all’accettazione di terminologia straniera [...] : la parola di un’altra lingua è funzionale alla comunicazione scientifica proprio perché è isolata da tutti i campi semantici che non  



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la lingua della divulgazione astronomica oggi

siano quello, specifico, in cui viene innestata ». 1 Il dominio dell’inglese è sottolineato da Gualdo-Telve 2011 : 59 : « Attualmente la posizione dominante di quest’ultima lingua, il cui strapotere è talora francamente bollato come una forma di imperialismo, sembra difficile da scalfire ». Rispetto al pericolo di un’inflazione di prestiti integrali nel lessico italiano, è forse ancor più significativo il “rischio cognitivo” messo in evidenza da Sobrero 1993 : 269, che cita Nencioni : « si sono levate voci autorevolissime (Giovanni Nencioni) per mettere in guardia dal superamento del livello oltre il quale è in pericolo la possibilità stessa di fare ricerca attraverso schemi concettuali costruiti in modo diverso da quelli veicolati dalla lingua inglese ». 2 È necessario notare, comunque, che gli anglicismi fisici e astronomici presenti nel corpus sono in buona parte il risultato di processi di risemantizzazione paragonabili a quelli del lessico galileiano, e seguono spesso criteri metaforici esocentrici, cioè non esclusivamente legati al sistema di opposizioni e correlazioni linguistiche della lingua di provenienza. 3 Pascolini 2004 : 8-12 racconta ad esempio l’evoluzione semantica di spin, oggi l’unica opzione possibile in italiano per indicare la rotazione delle particelle elementari : nella lingua comune il termine si riferiva originariamente al processo di torcere una fi bra per produrre un filo, ma gradualmente è stato associato sempre più all’immagine di una trottola che gira su sé stessa ; è stato poi usato come metafora effettiva, esprimente cioè la modellizzazione mentale del comportamento dell’elettrone, e infine è diventato una metafora in catacresi, puro termine tecnico, al di là del suo effettivo potere descrittivo del fenomeno reale. In realtà, l’influenza dell’inglese spesso è più sottile : può portare, ad esempio, a varianti morfologiche in tecnicismi modellati sul termine allogeno, come donore per donatore, desensitizzazione per desensibilizzazione, adattivo per adattativo, durabilità invece di durevolezza (cfr. Del Bello-Gualdo-Tarsitani 1994 : 19). Un esempio di questo genere rilevato nel corpus è proprio adattivo, il cui modello inglese adaptive favorisce l’uso del suffisso -ivo sulla base non participiale :  



































ottiche adattive : « I grandi telescopi traggono poi un ulteriore vantaggio dall’utilizzo delle cosiddette “ottiche adattive” – una tecnica che consiste nel sostituire il tradizionale specchio parabolico che serve a concentrare la luce delle stelle [...] con una superficie composta da tanti piccoli specchi la cui orientazione viene controllata in tempo reale da un computer » (OCS : 104), « il sistema (detto ottica adattiva) » (DNS : 113).  













Due osservazioni sugli anglicismi non adattati, entrambe da Dardano 1994. La prima riguarda la loro diversa distribuzione nelle scienze dure e in quelle molli che, per consolidarsi, tendono a sancire maggiormente la distanza dalla lingua comune : « gli anglicismi non adattati hanno maggiori possibilità di entrare nei settori di nuova formazione ; invece le tecniche e le scienze affermatesi da tempo e in possesso di terminologie già sperimentate e stabili preferiscono la via del calco omonimico, fondato in gran parte sul comune patrimonio delle lingue classiche, e sinonimico ». 4 La seconda riguarda il valore onomatopeico  







1   2



Altieri Biagi 1990a : 367.   Il pericolo non riguarda soltanto il campo scientifico : uno studioso tedesco di Storia Romana, parlando di una sua esperienza di studio nel Regno Unito, cita l’ironia di un classicista di Cambridge, secondo cui un’idea non pensata in inglese non è degna di essere pensata : « one of the more bitter lessons that I also had to learn in Cambridge was a widespread attitude in international academic circles (not only in classical scolarship) that was usually left unsaid, but on one occasion precisely and bluntly put by a colleague in the Classics Faculty : “An idea not conceived in English is probably not worth thinking at all” » (Karl Hölkeskamp, Reconstructing the Roman republic, Woodstock, Princeton University Press, 2010, p. i). 3   La terminologia è di Michele Prandi, cfr. Gualdo-Telve 2011 : 88. 4   Dardano 1994 : 549. Cfr. anche Basile 1994 : 21 : « Una scienza dura, infatti, non ha bisogno di ricorrere a un vasto  





















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dei prestiti, che a volte è presente ma che non per questo è distintivo della lingua scientifica : « Anche per il suo aspetto fonico big bang è preferito al banalizzante grande scoppio e ad un’espressione aulica come esplosione primordiale. In questi casi si può parlare di un simbolismo (sia grafico che fonico) del prestito ; tale fenomeno tuttavia non è proprio dei linguaggi scientifici : infatti è rappresentato ampiamente da tanti anglicismi penetrati nella lingua comune ». 1  











Forestierismi adattati L’acquisizione di questi vocaboli (con l’eccezione di gluone) è facilitata dalla comune base del greco scientifico ; è quindi molto difficile distinguere i calchi di traduzione dai forestierismi adattati (come nel caso di adrone).  

adrone : [1978] Adattamento dell’inglese hadron (dal greco hadrós, ‘duro, forte’ + -on/-one 2) ‘Particella elementare costituita da quark’ : « queste altre particelle sembravano assomigliare ai componenti più massicci della materia, il protone e il neutrone. Per distinguerle dai leptoni, i fisici iniziarono a riferirsi a loro come adroni » (BOS : 114).  











gluone : [1979] Adattamento di gluon, da glue (‘colla’) e -on/-one ‘quanto che propaga le interazioni forti tra i quark’ « i gluoni nel caso della forza forte » (OU : 109).  







implementare : [1986] dall’ing. (to) implement ‘applicare, eseguire’ « un nuovo procedimento che, implementato al computer » (OCS : 117).  







Calchi traduzione consumabili metabolici : « una persona ha bisogno di circa 5kg di “consumabili metabolici” (cioè cibo, aria e acqua) al giorno » (OCS : 214). Google non segnala alcuna attestazione di questa forma in rete. L’equivalente inglese metabolic consumables ha invece molte attestazioni in contesti legati alle missioni o alla vita nello spazio. Sul sito dell’ESA (European Space Agency) : « In the context of manned space mission, water represents the first metabolic consumable in terms of mass ». 3 In uno dei documenti metabolic consumables occorre in una frase quasi identica a quella del corpus : « 5 Kg/d..m of Metabolic consumables (O2, water, Food) ». 4 Si tratta, quindi, di un sintagma specialistico inglese, usato spesso nell’espressione di una nozione comune del campo astronautico (il fabbisogno quotidiano in una missione spaziale) ; quest’alta disponibilità ne ha favorito l’uso in italiano attraverso il calco traduzione.  

























rifrasare : ‘riformulare’. Si tratta, potenzialmente, di un tecnicismo collaterale, ma non ha ancora la frequenza d’uso per essere definito tale : nel nostro corpus si tratta infatti di un  



apparato di parole troppo diverse da quelle usate quotidianamente dai parlanti. Al contrario, una disciplina per dir così “molle”, che è all’inizio del suo cammino, tende maggiormente a far uso di parole di tipo specialistico, scientifico, per delimitare in modo netto e significativo il proprio campo d’indagine contro l’abuso dei non specialisti ». 1 2   Dardano 1994 : 550.   Cfr. cap. 4 pp. 178-182. 3   http ://emits.esa.int/emits/owa/emits_iitt.show_iitt ?actref=12.129.10&user=Anonymous. Attestazioni anche in un documento dell’ESA relativo alle caratteristiche dell’acqua consumabile dagli astronauti (http ://www.waternetwerk.nl/downloads/news/9ioUjUK4IQXJt2Ae.pdf ), in diversi articoli specialistici sul sito della NASA (fra cui segnalo http ://ntrs.nasa.gov/archive/nasa/casi.ntrs.nasa.gov/20100036823_2010040636.pdf ) e in altri documenti legati al progetto MELISSA, che ha l’obiettivo di fornire soluzioni chimico-biologiche per la vita prolungata nello spazio (ad esempio http ://event.arc.nasa.gov/syntheticbio/home/pdf/WS-Ames-Godia.pdf ). Il sintagma è attestato anche in un contesto più generico, legato al campo della nutrizione : http ://www.basejump.com.au/goodfor.html ; tuttavia, sui 50 risultati forniti dalla ricerca in Google, prevalgono nettamente quelli legati a contesti spaziali. Ultimo accesso a questi e ai seguenti link : 20 settembre 2013. 4   http ://www.agrospaceconference.com/fondi2004/02%20Lasseur.pdf.  























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hapax. Più precisamente è un calco traduzione dell’inglese rephrase : « il fatto che W debba essere molto vicino a 1 si può anche rifrasare in termini geometrici, dicendo che l’Universo sembra essere inspiegabilmente “troppo” piatto » (MBB : 88). Dai risultati ottenuti con una ricerca su internet, questo verbo sembra essere utilizzato quasi esclusivamente da scriventi in contesti tecnici, soprattutto informatici, il che confermerebbe la matrice inglese : in una dispensa della Facoltà di Ingegneria Informatica della Sapienza, 1 in un forum dedicato ad un linguaggio di programmazione, 2 nel blog di un astronomo, 3 in un altro forum dedicato alla programmazione, 4 nel sito di un docente di informatica del Politecnico. 5 Qualche attestazione, però, anche in un forum dedicato alla bicicletta e fra i commenti degli utenti in siti di diverso tipo : ciò è facilmente spiegabile per la forte anglicizzazione della lingua della comunicazione on-line, soprattutto per quella semi-istantanea dei forum o dei commenti. 6  























Calchi semantici Bertinetto 2012 : 339 si è espresso riguardo al fenomeno generale dei prestiti nella lingua scientifica in toni preoccupati :  



« non dobbiamo aver paura di ammettere che esistono anche prestiti che impoveriscono la lingua, perché cancellano in un colpo solo un intero ventaglio di alternative lessicali. [...] è pigro colui che importa, perché non fruga nel proprio bagaglio lessicale per trovare gli equivalenti adeguati ; e ci si impigrisce progressivamente un po’ tutti, come semplice conseguenza del fatto che intere serie sinonimiche vengono spazzate via dall’uso, marginalizzandosi irrimediabilmente ».  





Tuttavia, salve queste legittime preoccupazioni, bisognerebbe forse concedere agli scienziati l’attenuante di frequentare situazioni comunicative in cui l’interferenza linguistica può essere un epifenomeno quasi involontario. Mi servo, per questa riflessione, di un esempio concreto. La notte del 25 aprile 2013 un’eclissi parziale di luna è stata visibile dal territorio italiano. L’astronomo Gianluca Masi, grazie al suo progetto Virtual Telescope, ha trasmesso e commentato in diretta streaming 7 le immagini ricevute dal suo telescopio a Ceccano, a 90 chilometri da Roma. Facciamo riferimento a questo evento non solo per dimostrare quanto possano essere vaste, differenti e stimolanti le situazioni comunicative grazie a cui oggi una qualsiasi persona curiosa può venire in contatto con la lingua della scienza, seppur riformulata in termini divulgativi. Il contesto della diretta on line ci ha infatti permesso di fare, oltre a quella celeste, anche un’osservazione linguistica. Masi, dovendosi rivolgere ad una platea internazionale, ha utilizzato alternativamente l’inglese e l’italiano per descrivere l’eclissi e la procedura di ricezione delle immagini : oltre a controllare il telescopio, Masi doveva programmare il discorso in lingua madre per poi tradurlo in inglese, cercando di non creare asimmetrie nei due sviluppi discorsivi paralleli. Una mole non indifferente di operazioni linguistiche, che avvenendo quasi in contemporanea possono favorire feno 



1   http ://www.dis.uniroma1.it/~beraldi/PSD2012/slides/Middleware_012.pdf, p. 8. 2   http ://www.visual-basic.it/Forum/tabid/151/aft/13866/Default.aspx#.UMCksmA2qOc. 3   http ://giuseppemurante.altervista.org/Relig/unicorno.php. 4   http ://it.comp.appl.access.narkive.com/K1F3Y9LQ/filtri-maschere-e-report-rifrasamento. 5   http ://www.alfonsofuggetta.org/ ?p=9874. 6

  In cui c’è minor controllo linguistico rispetto alla comunicazione più differita delle e-mail. Altri esempi di anglicismi frequenti nei forum sono gli adattamenti quotare (‘citare’), spoilerare (‘rivelare i momenti decisivi di una trama’), bannare (‘impedire il futuro accesso a un utente’). 7   Il video della diretta è tuttora disponibile su youtube : http ://www.youtube.com/watch ?feature=player_ embedded&v=7qKHxAZdCJU. Ultimo accesso : 14 novembre 2013.  







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meni d’interferenza linguistica ; qualcosa di simile a quanto potrebbe avvenire anche in certi contesti intraspecialistici, quando scienziati di settori e nazioni diverse si trovano a collaborare nella pratica di laboratorio, 1 e al piano discorsivo principale (che avviene in un inglese spesso basico, o badly spoken english, come lo definiscono Battinelli-Paoloni 2012) può accostarsi e alternarsi quello secondario in lingua madre. Al minuto 32 :05 della sua diretta, alle prese con un problema meteorologico, Masi dice : « volevo fare un tentativo estremo [...] non credo che riusciremo a vedere nulla, ma sono abbastanza confidente del fatto che per qualche minuto non deve piovere ». In inglese, subito dopo : « I would like just to try again to take an image [...] I’m confident that at least we are not under imminent rain ». Verrebbe da pensare che confidente (‘sicuro’) sia un calco semantico di confident, favorito dal fatto che, formulando la frase in italiano, il parlante stesse già pensando a come avrebbe potuto tradurre le stesse espressioni in inglese. Ovviamente sarebbe avventurato trarre qualsiasi conclusione psicolinguistica da un esempio isolato ; tuttavia, questo caso dimostra che non sempre i calchi semantici di ambito scientifico sono conseguenza della mera pigrizia traduttiva. Ma veniamo senz’altro ai calchi semantici rilevati dallo spoglio :  





















altrove : vd. p. 97.  

ammasso : cfr. più avanti grappolo  

assumere : ‘supporre’ (calco dell’ing. assume) « se assumiamo che la velocità della luce sia la stessa in tutti i sistemi di riferimento » (OU : 52), « Per mantenere l’universo omogeneo, dobbiamo assumere che la velocità sia tanto maggiore quanto maggiore è la distanza » (OU : 59), « si è tacitamente assunto che le distanze tra i corpi celesti [...] » (OCS : 27), « ai raggi solari incidenti, che si può assumere giungano paralleli all’eclittica » (OCS : 94), « Il modello del Big Bang assume che il contenuto dell’Universo [...] influenzi l’evoluzione complessiva dello spaziotempo » (MBB : 201), « potevano essere interpretate soltanto assumendo che ci fosse una gran quantità di materia non visibile » (BOS : 89).  





































calcolatore :  

Questo calco, che nella lingua comune si è quasi arreso al largamente prevalente computer, ha invece diverse attestazioni nel corpus : per una volta, insomma, la lingua scientifica si mostrerebbe più impermeabile agli anglicismi rispetto a quella comune. In realtà è probabile che il calco semantico sia diventato una risorsa per distinguere i computer di elevatissima potenza di calcolo utilizzati nelle ricerche fisiche da quelli di uso quotidiano. Rientreremmo dunque nella consueta tendenza del linguaggio specialistico a stabilire una distanza rispetto alla lingua comune :  



« Per determinare il valore critico del parametro perturbativo si possono usare sia dei metodi numerici (ovvero che necessitano dell’uso del calcolatore) [...] » (OCS : 47), « anche con il più fantascien 







1   Cfr. Battinelli-Paoloni 2012 : 100-101 riguardo al problema della negoziazione di significati nella comunicazione intersettoriale legata alla pratica di laboratorio. Quando specialisti di campi diversi si trovano a collaborare in un unico progetto di ricerca (come accade ad esempio a teorici quantistici, specialisti dell’elettronica, progettisti di acceleratori, ingegneri della criogenica che si trovano a collaborare nel settore della fisica delle alte energie) non basta la sovranazionalità dell’inglese a liberarsi dei fattori centrifughi intrinseci all’espressione linguistica di ogni campo settoriale. Secondo un’analisi di Peter Galison cui Battinelli e Paoloni fanno riferimento, esistono « trading zones poste all’incrocio tra diversi settori di competenza, dove si negoziano significati e si costruiscono accordi locali pur in assenza di un linguaggio globale integralmente condiviso ». Galison ricorre quindi alle nozioni di pidgins e creoli per spiegare come « ambiguità, flessibilità e storicità appaiono caratteri costitutivi dei vari dialetti scientifici, che mostrano tuttavia la capacità di coordinarsi localmente in modo creativo per dare corpo al nuovo attraverso la contaminazione e l’invenzione linguistica ».  









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tifico dei calcolatori » (OCS : 107), « Seduti di fronte ai loro calcolatori, hanno simulato un numero enorme di spettri » (MBB : 140), « Il processo di fusione di due galassie, che può durare qualche centinaio di milioni di anni, può essere simulato al calcolatore » (SG : 161), « L’universo che emergeva dai modelli al calcolatore » (BOS : 92).  





















Computer può essere usato per variatio : « trovare una sinergia tra teorie matematiche e programmi al calcolatore, come ad esempio lo sviluppo di tecniche in grado di aiutarli nella dimostrazione dei teoremi. I computer però hanno una precisione limitata » (OCS : 48). In OU si preferisce la forma dominante nella lingua comune, adeguatamente modificata con il prefisso super- : « le simulazioni numeriche con supercomputer » (OU : 80).  















evidenza :  

‘prova’ (calco dell’ing. evidence 1). Con questo significato non è registrato né dal DO, né dal TR. Nel GRADIT l’accezione tecnico-burocratica è quella forse più vicina al nostro uso : ‘documento che un ufficio conserva come attestato o promemoria di una pratica’.  



« Tutte le evidenze in favore della materia oscura portano inesorabilmente a concludere che essa debba aggirarsi intorno al 20-30% della densità critica » (MBB : 102), « L’osservazione di picchi nello spettro alle frequenze previste dalla teoria, sarebbe un’enorme evidenza a favore dei modelli inflazionari » (MBB : 133), « Si riconoscono grandi vulcani spenti [..], evidenze di una significativa attività geologica » (OCS : 82), « Gli scienziati moderni provarono a cercare l’evidenza sperimentale dell’esistenza di sistemi planetari attorno a stelle vicine » (OCS : 257).  























dedicato :  

[1999 GRADIT] ‘Nel gergo informatico, detto di dispositivo, software o macchina realizzati o messi in opera per una specifica categoria di utenti o per uno scopo ben determinato e solo per quello’. 2 Calco dell’inglese dedicated. Una sola occorrenza nel corpus, che ne attesta l’estensione oltre il campo informatico ; si può quindi parlare di travaso orizzontale: « Le prossime decadi segneranno indubbiamente progressi significativi nello studio di sistemi planetari extrasolari [...] tramite la costruzione di infrastrutture dedicate, sia da Terra sia dallo spazio » (OCS : 265).  









drammatico :  

È un calco semantico occasionale (una sola attestazione, se non ho visto male) e riprende l’accezione estensiva di dramatic, ovvero ‘marcato, accentuato’ o ‘incredibile’ : « Il clima quasi euforico generato dal successo di COBE produsse una drammatica accelerazione nella ricerca sulla radiazione di fondo » (MBB : 145).  







grappolo :  

Calco semantico di cluster, come segnalato da TR (‘gruppo di unità affini o topografica1   Questo calco è inserito da Morgana-Farnetani 2012 : 114-115 anche nella lista di anglicismi nella divulgazione medica che sarebbero facilmente traducibili con un’alternativa pienamente italiana, e che invece contribuiscono « a rendere il “medichese” incomprensibile » e possono « essere fonte di equivoco anche fra gli stessi medici » ; il calco, più precisamente, ricorre nella polirematica medicina basata sull’evidenza, traduzione di evidence-based medicine : « Evidenza in italiano significa ‘immediata e totale visibilità o comprensibilità’, perciò l’opposto del significato della parola ingle2   La definizione è di TR. se. La traduzione italiana corretta di evidence è ‘prova’ ».  

















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mente prossime, anche se non strettamente collegate’). Nei seguenti esempi è interessante osservare come le diverse accezioni del termine inglese si riversino nella lingua astronomica italiana : H indica, fra le prime accezioni, sia grappolo sia ammasso (le altre sono mucchio, gruppo, grumo, cumulo). La seconda è quella selezionata dall’italiano per la vera e propria risemantizzazione tecnica 1 (dunque star cluster diventa ammasso stellare, bullet cluster diventa ammasso proiettile...), mentre la prima, attraverso il calco semantico, diventa piuttosto una risorsa figurale : « gli ammassi globulari, grappoli di centinaia di migliaia di stelle » (SG : 6), « quegli spettacolari “grappoli” di stelle che sono i globulari » (CU : 46), « gli immensi grappoli di galassie chiamati ammassi » (MBB : 4).  























magnificazione :  

‘ingrandimento’ « Con una magnificazione di 20 volte, il campo di vista è di soli 15 minuti d’arco ». (OU : 25, non glossato). Calco di magnification.  





riprocessare :  

« La materia presente nell’universo, distrutta e riprocessata nell’immane bagno di radiazione finale, sarebbe stata pronta per formare un universo nuovo di zecca, destinato a una futura implosione ». (BOS : 185)  





Il GRADIT registra sia riprocessare sia riprocessamento [1986] come tecnicismi del campo dell’energia nucleare. Il primo è indicato come calco semantico dell’inglese to reprocess, ‘riciclare, rigenerare’. La definizione rimanda invece a riprocessamento, che a sua volta è rimandato a ritrattamento. Il significato è comunque quello di ‘riciclare parte del combustibile nucleare usato per produrne di nuovo’. Nell’esempio del corpus hanno forse agito due meccanismi linguistici, che potrebbero anche essersi sovrapposti nell’inconscio dello scrivente : a) Uso estensivo del tecnicismo nucleare b) Nuovo calco semantico ispirato ad un’accezione inglese più generica. 2 L’ipotesi b) potrebbe essere suffragata dal fatto che l’autore di BOS ha già mostrato una semantica particolarmente esposta all’inglese utilizzando un altro hapax del corpus, il calco traduzione rifrasare (vedi pp. 153-154). Su internet l’accezione dominante di riprocessare (escludendo ovviamente quella di ‘sottoporre di nuovo a processo giudiziario’) è quella specifica nucleare ; tuttavia un’attestazione in un contesto medico, più precisamente in un manuale di sterilizzazione ospedaliera, 3 potrebbe confermare una tendenza all’uso specialistico del termine proprio partendo dall’accezione generica di ‘rigenerare, reimmettere da capo in un processo stabilito’ : « naturalmente per riprocessare gli strumenti non si seguono i normali canali precedentemente illustrati, ma si procederà a riprocessare lo strumentario in locali attigui alla sala operatoria ». 4  















Forestierismi non adattati attestati nei dizionari comuni big bang : [1963] ‘istante d’inizio dell’universo’ « lo spazio-tempo ebbe inizio nella singolarità del big bang» (BBN : 132).  





big crunch : [1994] ‘istante finale dell’universo’ « lo spazio-tempo [...] finirà o nella singolarità della grande compressione (big crunch) » (BBN : 132).  







1   Si noti che il GRADIT registra anche la possibilità, mai verificata nel corpus, del prestito integrale di cluster. 2   In ZT è registrato come tecnicismo chimico e nucleare, in entrambi i casi col significato di ‘ritrattare’. 3   La sterilizzazione ospedaliera sui dispositivi medici, Firenze, Alinea editrice, 2010 . 4

  http ://books.google.it/books ?id=SXdOqEu1MswC&pg=PA523&lpg=PA523&dq=riprocessare&source=bl&ot s=sbftvT2_PD&sig=GByTkkO7askUWZw2UrQFnlCBlg&hl=en&sa=X&ei=qiUhUcfVIIrOsga7j4FI&ved=0CDEQ 6AEwATge#v=onepage&q=riprocessare&f=false.  



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blueshift : [1983] ‘spostamento verso il blu’ « Quando la sorgente si avvicina a noi, riceviamo la luce che ha emesso con lunghezze d’onda più brevi (che percepiamo come un colore più blu : spostamento verso il blu, o blueshift » (OU : 47), « I redshift delle galassie sarebbero diventati blueshift, spostamenti verso il blu » (BOS : 185).  















bottom up [1985] e top-down [1985] : ‘dal basso in alto’, ‘dall’alto in basso’ « si è discusso se la formazione delle diverse strutture fosse di tipo bottom-up (nel quale si formano prima le strutture piccole e poi le grandi, per aggregazione) oppure top-down (nel quale si formano prima le strutture grandi e poi le piccole, per frammentazione » (OU : 79), « Il risultato di questa costruzione dall’alto in basso (top-down, in gergo) » (BOS : 122), « la minore tendenza a disperdersi delle particelle portava ad aggregare la materia dal basso verso l’alto (bottomup) » (BOS : 122). In GRADIT presenti sia bottom up sia top down nel significato generalmente scientifico. Nel TR presente soltanto top down nell’accezione economica : ‘flusso di informazioni che, dai vertici di un’azienda, arriva ai settori più bassi di essa’.  





















bulge : ‘centro della galassia’ « Le galassie a spirale sono composte da [...] un bulge (rigonfiamento centrale) più o meno esteso » (SG : 6), « Al centro del disco si osserva un rigonfiamento (in inglese bulge) ». (DNS : 114). Attestato nel GRADIT [1955] ma soltanto come tecnicismo nautico.  













cosmic shear : ‘effetto deformante’ « il cosiddetto cosmic shear, l’effetto di deformazione che queste deviazioni producono sulle immagini delle galassie retrostanti » (OU : 135). Attestato nel TR : ‘nel linguaggio scientifico e tecnico, termine usato con vari significati, tutti più o meno riportabili a quelli di « taglio » e di « discontinuità » : in fisica, onda di shear, lo stesso che onda di taglio’.  



















fine tuning : ‘apparente calibrazione ad hoc delle costanti naturali per permettere l’evoluzione di un universo adatto alla vita’ « Non stiamo parlando di un aggiustamento grossolano, ma di una vera e propria regolazione fine (che i cosmologi chiamano, con termine inglese, fine tuning) » (MBB : 87), « è il paradosso del fine tuning, la necessità di una regolazione accuratissima delle condizioni iniziali al fine di ottenere l’universo odierno » (OU : 120). Nel GRADIT e nel DO troviamo tuning [1999] nell’accezione di ‘sintonizzare’.  













fly-by : [1983] ‘volo di esplorazione in prossimità di un pianeta’: « In 4 anni di orbite attorno a Saturno Cassini effettua 44 fly-by di Titano » (OCS : 70).  







gamma burst : ‘esplosioni di raggi gamma’ « scoprirono invece delle improvvise emissioni di raggi gamma [...] provenienti da tutte le direzioni. [...] Furono chiamati gamma bursts o lampi gamma » (DNS : 146). Nel TR solo burst solari, ‘improvvisi aumenti dell’intensità della radiazione radioelettrica solare’. Anche in GRADIT attestata l’accezione relativa alla radiazione solare [1974].  







landscape : [1950] ‘paesaggio’ « non si può prevedere a priori quale sia lo stato di vuoto (cioè lo stato di minima energia) della teoria. Ne esisterebbe un numero sbalorditivo [...]. Questo insieme di possibilità di inimmaginabile ampiezza è stato ribattezzato landscape, ovvero paesaggio » (BOS : 204), « Dall’esistenza del paesaggio della teoria delle stringhe agli infiniti universi postulati dall’inflazione eterna il passo è breve » (BOS : 204).  













offset : ‘spostamento di un valore in uno strumento rispetto alle sue caratteristiche dichiarate’ « Il secondo possibile difetto è la presenza di un offset » (OU : 91). TR : ‘nella tecnica (anche off-set), genericamente, termine con cui viene indicato lo spostamento del valore  









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di una grandezza rispetto al valore nominale fissato per una macchina o un impianto’. Attestato nel DO e nel GRADIT [1911] ma non nell’accezione scientifica. orbiter : [1981] ‘parte della navetta spaziale che si distacca dal vettore per compiere un’orbita prefissata’ « due stazioni robotizzate si posano sul suolo marziano mentre degli “orbiter” fotografano dallo spazio ogni angolo del pianeta » (OCS : 219).  







pattern : [1962] ‘schema’ « la struttura evidente in tutto il cielo conferma autorevolmente quanto era stato scoperto dagli esperimenti precedenti : un tenue pattern di macchie più o meno intense » (OU : 130). Attestato anche in TR, che specifica diverse accezioni tecnicoscientifiche ‘modello, schema, configurazione’  









random walk : ‘cammino casuale’ « percorrono quindi un cammino casuale (random walk) ». (OU : 76). Attestato solo in TR.  







redshift : [1982] : ‘spostamento gravitazionale verso il rosso’ « I fotoni che hanno lasciato una zona in cui la densità era superiore alla media hanno quindi subito uno spostamento verso il rosso (questo fenomeno è chiamato infatti redshift gravitazionale» (MBB : 78).  







rover : [1999] ‘veicolo di superficie per esplorazioni su pianeti solidi’ « l’atterraggio di un veicolo di superficie – un “rover” » (OCS : 219), « i rover Spirit e Opportunity » (OCS : 219). In TR : ‘Denominazione del veicolo a quattro ruote a propulsione elettrica usato nell’aprile del 1972 dagli astronauti statunitensi dell’« Apollo » per l’esplorazione della superficie lunare e, successivamente, dei veicoli usati per l’esplorazione su Marte’.  



















sample return : ‘riporto del campione’ « le missioni di “sample return”, in cui sonde automatiche raccolgono dei campioni di un corpo celeste e li spediscono sulla Terra ». (OCS : 214). In tutti i dizionari solo sampling.  







seeing : [1960] ‘degrado dell’immagine ripresa da un telescopio’ « Il degrado delle immagini è chiamato in gergo scientifico seeing » (SG : 51). Attestato in TR e GRADIT nel significato astronomico : ‘il tremolio e sfocamento variabile delle immagini stellari, osservate da un telescopio posto a terra, dovuto all’attraversamento, da parte della luce, degli strati turbolenti di aria’.  









spin : [1920] ‘momento angolare intrinseco delle particelle elementari e dei nuclei atomici’ « gli spin di elettrone e protone » (OU : 86). Ormai stabilmente nella lingua della fisica come unica possibilità per indicare il suo referente.  







step by step : [1989] ‘passo dopo passo’: « I metodi “speciali” calcolano [...] procedendo a piccoli passi temporali, una procedura chiamata perciò integrazione numerica “step by step” » (OCS : 107).  







survey : ‘ricerca’: « I risultati dei primi 15 giorni di survey » (OU : 132). Una sola attestazione, che forse è l’unico esempio del corpus di scelta motivata soltanto dal prestigio linguistico.  







Forestierismi non adattati non attestati asse di spin : Sarebbe equivalente ad asse di rotazione, traduzione con cui l’anglicismo è infatti glossato : « per semplificare il problema assumiamo che l’asse di spin (cioè l’asse di rotazione) » (OCS : 74).  









bounce : « il nostro stesso Universo potrebbe aver avuto origine da una specie di rimbalzo (o bounce, per usare il termine inglese adottato dai cosmologi) » (MBB : 205). In DO è presente  







160

la lingua della divulgazione astronomica oggi

il composto bounce message, ‘messaggio di posta elettronica rispedito al mittente perché erroneamente indirizzato’. main beam : « L’insieme di tutte le direzioni a cui il telescopio è sensibile simultaneamente è detto “lobo principale” (main beam) ». (OU : 89)  







merging : « la simulazione di una fusione (il corrispondente termine inglese è merging) di due galassie a spirale di dimensioni confrontabili ». (SG : 161)  







payload : « il rapporto tra la massa del carburante e quella del cosiddetto “carico utile” (il payload, in termini tecnici ». (OCS : 196)  







phantom energy : « è possibile che l’energia oscura abbia valori di w minori di meno uno, un’eventualità talmente strana che i cosmologi l’hanno ribattezzata phantom energy (energia fantasma) ». (BOS : 190)  







polar ring : « la galassia ha una morfologia denominata ad anello polare (Polar ring) » (SG : 36)  







sidelobes : « il telescopio è sensibile [...] anche a regioni esterne al lobo principale. Queste direzioni sono dette “lobi laterali” (sidelobes) ». (OU : 89)  







Big Rip : « L’espansione accelerata causata dalla phantom energy sarebbe talmente drammatica che il cosmo andrebbe incontro al cosiddetto Big Rip (un evento che si potrebbe tradurre approssimativamente con grande squarcio) ». (BOS : 190)  







cold dark matter : « Le interazioni di materia oscura di tipo freddo (cold dark matter) ». (OU : 81)  







cold traps : « ci potrebbero essere alture su cui non tramonta mai il Sole, nel fondo di alcuni crateri potrebbero esserci zone in cui il Sole non splende mai. Si chiamano “cold traps” – trappole fredde – perché si è convinti che laggiù sia rimasto intrappolato un po’ del ghiaccio che costituisce il nucleo di una cometa ». (OCS : 191)  







flocculent : « si usa anche il termine inglese flocculent, per indicare la struttura soffice e vaporosa dei loro bracci a spirale ». (SG : 135)  







galassia starburst : « Le galassie starburst, caratterizzate da una marcata attività di formazione stellare ». (SG : 39)  







grazing satellite : « un “grazing satellite”, cioè un ipotetico satellite artificiale la cui orbita sfiora la superficie terrestre ». (OCS : 199)  







Hot Jupiters : « Una possibile spiegazione è che questi pianeti grandi e molto vicini al Sole, detti “Hot Jupiters”, si formarono alla distanza corretta e migrarono verso l’interno in direzione della stella ». (OCS : 264)  







Lamb shift : « una lieve variazione dei livelli energetici dell’elettrone nell’atomo di idrogeno, nota come Lamb shift ». (BOS : 173)  







Magellanic Stream : « Il filamento gassoso prende il nome di Magellanic Stream (Corrente di Magellano), per indicare che l’idrogeno atomico viene rimosso da queste due galassie » (SG : 194)  







millennium simulation : « Oggi la più grande simulazione esistente (la cosiddetta millennium simulation) riproduce il comportamento dell’universo in un cubo di due miliardi di anni luce di lato ». (BOS : 120)  







tecnicismi

161

moonlet : Al termine è dedicata una voce di wikipedia, che lo definisce un uso gergale e lo riferisce, come nel caso del nostro corpus, al caso specifico di Saturno: 1 ‘an informal term for a particularly small natural satellite’ ; tuttavia risulta attestato anche in contesti formali e specialistici, ovvero un articolo di Nature: 2 « è stata infatti individuata una nuova classe di corpi celesti, le “piccole lune” (moonlets) » (OCS : 51).  













nulling interferamentry : « una nuova tecnica nota come “nulling interferamentry”. Tale metodo è basato sulla simultanea osservazione dell’oggetto tramite telescopi posti in differenti siti e sulla sovrapposizione delle osservazioni per cancellare la luce della stella e rivelare così quella proveniente da un pianeta attorno a essa ». (OCS : 270)  







pre-discovery observations : « alla ricerca di osservazioni effettuate casualmente prima della scoperta (il termine tecnico è “pre-discovery observations”) » (OCS : 22). In questo caso la stabilità dell’anglicismo può essere intuibile dalla presenza di un uso sintetico limitato alla testa del composto inglese (cioè al determinante) : « Il caso più famoso di “pre-discovery” è quello di Nettuno » (OCS : 22).  















porous plug : « con l’invenzione del porous plug, il setto poroso che permette di pompare via i vapori d’elio ». (OU : 100)  







spin-flip : « un atomo di idrogeno che si trovi con gli spin di elettrone e protone paralleli passerà spontaneamente alla configurazione a spin antiparalleli (spin-flip) ». (OU : 86)  







spokes : « strutture radiali chiamate “spokes” lungo la regione di corotazione all’interno dell’anello B di Saturno ». (OCS : 233)  







tethered : « Colombo è conosciuto soprattutto per l’aver ideato il sistema “tethered”, che consiste nell’agganciare con un apposito “filo” un satellite a una navicella-madre » (OCS : 71). Sia in DA sia in AC è registrata la traduzione, non attestata nel corpus, satellite a guinzaglio.  







wormhole : « potrebbe accadere che egli riuscisse a evitare di colpire la singolarità e precipitasse invece in un “cunicolo” (wormhole) per andare a uscire in un’altra regione dell’universo ». (BBN : 105)  







Forestierismi non inglesi bremsstrahlung : ‘radiazione frenante’: « l’emissione è dovuta a un processo di frenamento, chiamato dai fisici bremsstrahlung o free-free, dovuto all’accelerazione degli elettroni che si muovono in un plasma caldissimo » (SG : 57).  







rendez-vous : ‘Incontro ravvicinato fra due veicoli in orbita o fra un veicolo e un corpo celeste’: « quando si effettua anche la seconda manovra il termine usato è rendez-vous, a indicare che l’incontro è destinato a durare » (OCS. 210), « una missione di rendez-vous con Giove o Saturno » (OCS : 213). Presente in DA.  











Glosse di traduzione La differenza fondamentale tra i forestierismi attestati è che alcuni sono inseriti come citazione caratterizzante in presenza di un equivalente lessema italiano, mentre altri sono 1   Sempre secondo la voce wikipedia, che in questo caso può essere ritenuta affidabile poiché fa riferimento a citazioni puntuali, moonlet può essere usato anche per indicare le lune degli asteroidi. 2   http ://www.nature.com/nature/journal/v440/n7084/full/nature04581.html.  

162

la lingua della divulgazione astronomica oggi

l’unica possibilità effettiva per indicare un certo referente (a prescindere dai motivi per cui, in questi casi, non si ricorre alla traduzione italiana). L’esplicazione che accompagna un forestierismo non adattato ci permette di capire il destinatario cui si rivolge lo scrittore ; se medio-alto si presentano « pochi casi di parafrasi e/o traduzione dei forestierismi non integrati : poiché si presuppone un “livello di accoglimento” alto e si vuol comunque far intendere che la rivista si rivolge ad un pubblico scelto, i vocaboli inglesi sono dati come vocaboli comuni ». 1 Le glosse che accompagnano i forestierismi hanno lo stesso ventaglio di possibilità realizzative di quelle dedicate ai tecnicismi in generale : per quest’aspetto rimandiamo perciò al cap. 5.  











7. Latinismi Segnaliamo un caso di nascita recente di un tecnicismo dal latino scientifico :  

nova [1942] : ‘apparizione di una nuova stella nel cielo’ « quella che oggi si definisce una “nova” – cioè l’apparizione improvvisa di una “nuova” stella nel cielo » (OCS : 14).  







Nonostante il significato attestato nel corpus sia quello appena indicato, conviene riportare anche la definizione del DO, che tiene conto di acquisizioni scientifiche più recenti : « [...] in passato il fenomeno era ritenuto legato alla nascita di una nuova stella (da qui il nome), oggi invece lo si riconduce ai processi nucleari innescati, nei sistemi binari formati da una nana bianca e da una stella più giovane e meno densa, dalla caduta degli strati superficiali della stella meno evoluta sulla nana bianca, per effetto della forte attrazione gravitazionale ».  





Va comunque segnalato l’uso di espressioni latine che penetrano anche nel contesto scientifico :  

ad hoc : « non si stanno aggiustando le cose ad hoc ». (MBB : 32)  







excursus : « Si rende qui necessario un breve excursus ». (OCS : 82)  







in situ : « un insediamento umano stabile sulla Luna, provvedendo a risorse in situ » (OCS : 80), « fornendo una preziosa risorsa in situ, potrebbero facilitare notevolmente una presenza umana stabile sul nostro satellite » (OCS : 140).  













8. Varianti formali In questo paragrafo elenchiamo una serie di varianti adiafore : sono oscillazioni a volte minime, ma che denunciano in ogni caso il bisogno di una regolarizzazione. Non va invece confusa con una variante la lettera iniziale, maiuscola o minuscola, della parola galassia : potremmo definirla, infatti, una maiuscola “diacritica” ; con iniziale maiuscola, la parola indica la Via Lattea, mentre con la minuscola una galassia generica. Lo stesso discorso è valido anche per luna. Molte delle seguenti varianti, inoltre, sono dovute alla traduzione dall’inglese (non soltanto quelle esplicite di BBN e UE, ma anche quelle implicite degli altri libri : gli autori, come abbiamo già detto, vivono una sostanziale diglossia, utilizzando quindi nell’insegnamento e nella divulgazione la forma tradotta di un termine che, quando fanno ricerca, sono probabilmente più abituati ad utilizzare in inglese), per cui rimandiamo al cap. 6.  







1

  Dardano-Giovanardi-Pelo 1988 : 161.  

tecnicismi

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a) Primo gruppo più vasto : instabilità della preposizione e varianti morfologiche  

- braccia spirali / braccia a spirale / braccia di spirale / bracci spirali / bracci a spirale In inglese abbiamo spiral arms (cfr. BHT : 39).  

braccia spirali : « le maggiori informazioni sulla struttura delle braccia spirali della nostra Galassia ». (DNS : 46)  







braccia a spirale : « lungo le braccia a spirale ». (OU : 88)  







braccia di spirale : « le stelle contenute nelle sue braccia di spirale ». (BBN : 49)  







bracci a spirale : « Queste regioni sono principalmente situate lungo i bracci a spirale delle galassie » (SG : 62), « l’HI è soprattutto situato lungo i bracci a spirale ». (SG : 92)  













bracci spirali : « soprattutto concentrate nei bracci spirali ». (UTM : 177)  







- galassie a spirale / galassie spirali Forma inglese : spiral galaxy. (cfr. BHT : 39).  



galassie a spirale : « circa un terzo delle galassie a spirale ». (SG : 25)  







galassie spirali : « quelle che noi oggi chiamiamo galassie spirali ». (BBN : 48), « nella periferia esterna di una comune galassia spirale ». (BBN : 144)  













- galassie barrate / galassie sbarrate ; barra/sbarra  

barrate : « Le spirali vengono classificate in due sottoclassi maggiori, quella delle spirali normali e quella delle spirali barrate » (SG : 24), « le spirali barrate ». (OU : 79)  













sbarrate : « Le galassie spirali si dividono in due sottoclassi : le spirali normali e le spirali sbarrate ». (DNS : 124)  









barra : « spesso con una barra centrale ». (SG : 137)  







sbarra : « hanno il nucleo traversato da una specie di sbarra ». (UTM : 30)  







- problema a N corpi / problema di N corpi (e realizzazioni specifiche) 1  

problema a N corpi : « un trattamento adeguato del problema a tre corpi Terra-Luna-Sole ». (OCS : 173)  







problema di N corpi : « la non esistenza di una soluzione generale del problema dei 3 e degli N corpi ». (OCS : 37)  







- stella di neutroni / stella a neutroni stella di neutroni : È l’opzione stabile nella norma, registrata da tutti i dizionari, facciamo perciò un solo esempio : « forte campo gravitazionale della stella di neutroni ». (DNS : 67)  









stella a neutroni : « come una nana bianca o una stella a neutroni » (SG : 57). Eppure nello stesso libro, SG : 112, si usa la forma più comune : « può essere una stella di neutroni ». (SG : 112)  









1



  Cfr. cap. 4 pp. 186-187.







164

la lingua della divulgazione astronomica oggi

2) Trattino fra confisso e base (spesso forme irregolari anche nello stesso libro) :  

extragalattico : « la natura extra-galattica delle nebulose » (DNS : 136), « oggetti extragalattici ». (UTM : 43)  













protoplanetario « sul piano equatoriale della nebulosa proto-planetaria » (DNS : 35) ma, addirittura soltanto poche righe più sopra « i dischi protoplanetari sono una realtà » (DNS : 35)  











3) Trattino nella composizione anni/minuti luce :  

Con trattino : « Proxima Centauri risulta trovarsi a circa quattro anni-luce di distanza » (BBN : 47), « Il Sole, per confronto, si trova a soli otto minuti-luce di distanza ! ». (BBN : 48)  









   



Senza trattino : « I cosmologi misurano queste enormi distanze proprio in anni luce ». (MBB : 3)  







candela standard :  

Dominante la forma senza trattino (vedi § 1.2.2). Con trattino : « vengono ritenute ottime candele-standard ». (SG : 126)  







quasi integrabile :  

« Un tale sistema di definisce quasi integrabile » (OCS : 43), « un sistema quasi-integrabile». (OCS : 47)  









oggetti transnettuniani :  

« la popolazione di oggetti transnettuniani » (OCS : 85). Con il trattino : « la popolazione degli oggetti trans-nettuniani ». (OCS : xiii)  













spazio tempo :  

Le due varianti sono distribuite in modo più o meno equivalente. Con trattino : « deformando così la geometria dello spazio-tempo » (OU : 55), « nel tessuto stesso dello spazio-tempo » (BBN : 53), « lo spazio-tempo ». (BOS : 68)  



















Senza trattino e univerbato : « curvatura dello spaziotempo ». (MBB : 19)  







4) Maiuscole / minuscole - Universo / universo e Cosmo /cosmo SG, OCS e MBB sempre maiuscole : « sono gli oggetti più abituali nell’Universo » (SG : 149), « Non esistono posti speciali nel’Universo » (MBB : 19), « il Cosmo appena nato » (MBB : 41), « osservare l’Universo ». (OCS : 80)  



















OU sempre minuscole : « presente dell’universo ». (OU : 61)  







- Sistema Solare / sistema solare Anche in questo caso la scelta è sempre generalizzata a tutto il libro.







tecnicismi

165

OCS : sempre maiuscole : « nel nostro Sistema Solare ». (OCS : 105)  









DNS : sempre minuscole : « Il sistema solare si sarebbe formato [...] ». (DNS : 35)  









5) Genere meteorite : Più frequente il maschile, ma in OCS è sempre femminile (può considerarsi un altro caso di tecnicismo collaterale) : « l’origine delle meteoriti » (OCS : 105), « La maggior parte delle meteoriti ». (OCS : 128)  















6) Oscillazione della vocale finale eclisse / eclissi eclisse : « Le diverse geometrie di eclisse ». (OCS : 181)  







eclissi : « ricavate dalle eclissi ». (CU : 43)  







Un caso particolare è quello del latinismo supernova, che al plurale può seguire la declinazione latina (più frequente in tutti gli autori italiani) oppure adattarsi a quella italiana :  

supernovae : « alcune decine di supernovae » (MBB : 164), « le esplosioni di supernovae » (SG : 116), « delle supernovae ». (DNS : 121)  

















supernove : « nube di gas contenente i detriti di supernove anteriori ». (BBN : 137)  



7) aggettivo di relazione / forma analitica Cfr. gli esempi alle pp. 117-121.







iv. MORFOLOGIA LESSICALE

L

a formazione delle parole è un settore centrale in molte lingue tecnico-scientifiche : i procedimenti adottati non si differenziano da quelli della lingua comune ; i neologismi, quindi, sono realizzati attraverso la derivazione, la composizione o la composizione neoclassica. Tuttavia, nei sistemi linguistici dei singoli settori specialistici, affissi e suffissi possono essere rideterminati per contribuire dal punto di vista formale all’ordinamento paradigmatico della disciplina (abbiamo già ricordato come -oso e -ico indichino in chimica l’opposizione valenza minore / maggiore ; in medicina, invece, -ite e -osi dovrebbero indicare rispettivamente i processi infiammatori e quelli degenerativi, sebbene spesso la classificazione non regga 1). Un caso analogo di selezione di significati specifici per alcuni elementi formanti è il suffisso -oma in medicina, che significa ‘tumore’ (come in melanoma ; cfr. Serianni 2005 : 196). In casi come questo, il confine fra composizione e derivazione si fa più sottile. La realizzazione morfologica dei tecnicismi, come ci è già capitato di sottolineare nel precedente capitolo, se da una parte rischia di far sembrare irsuta e poco accogliente la forma di alcuni linguaggi specialistici, dall’altra può garantire ampie risorse alla classificazione delle nozioni scientifiche e, soprattutto, può rendere trasparente un tecnicismo grazie alla sua analizzabilità : « sommando i significati delle varie componenti lessicali di un termine, è possibile risalire al significato dell’intera parola ». 2 Nel campo della fisica e delle discipline affini, la centralità dei processi di risemantizzazione di parole del vocabolario comune rende per forza di cose la pratica della formazione delle parole un settore linguistico meno tipizzante. Nei prossimi paragrafi ci soffermeremo perciò soltanto su alcuni degli affissi e degli affissoidi generalmente più produttivi nei linguaggi tecnico-scientifici (di cui una lista sintetica è ad esempio in Del Bello-Gualdo-Tarsitani 1994 : 17), verificando la presenza di eventuali valori semantici particolari nel contesto astronomico.  





















1. Derivazione La scarsa incidenza della derivazione nei tecnicismi del lessico astronomico è testimoniata dall’assenza di microsistemi suffissali (come, in fisica, la serie conduttanza, conduttività, conduzione, conducibilità) o prefissali (avitaminosi, disvitaminosi, ipovitaminosi, ipervitaminosi in medicina). Dallo spoglio sono emersi pochi prefissi e suffissi che presentano evidenti specializzazioni semantiche : fra questi, i più importanti afferiscono più alla fisica che all’astronomia : i prefissi s- e anti- e i suffissi -one / -trone.  



Prefissi La maggioranza dei prefissi nei tecnicismi astronomici è di origine latina, sebbene non manchino anche quelli dal greco, che in alcuni casi si sovrappongono all’equivalente latino (eso- ed extra-), senza tuttavia mai sopravanzarlo. Segnaliamo la mancanza di coppie di prefissi antinomici, eccetto apo- e peri-, a dimostrare come la gerarchizzazione delle nozioni astronomiche raramente avvenga, a livello linguistico, attraverso la derivazione. 1

  Altieri Biagi 1990a : 353.  

2

  Serianni 2005 : 198.  

168

la lingua della divulgazione astronomica oggi Prefissi locativi

Segnaliamo una particolare frequenza dei prefissi locativi, che soprattutto nelle descrizioni del sistema solare servono a individuare la posizione di un oggetto o di un elemento celeste. Cominciamo da una coppia di prefissi oppositivi di trafila greca, storicamente produttiva nella lingua astronomica : apo- e peri- servono ad indicare il punto più lontano e più vicino dell’orbita di un corpo celeste, sia rispetto ad un altro corpo, sia rispetto ad un punto astratto (apocentro e pericentro).  

apoapoastro : « la variazione sarà più rapida di quando è alla massima distanza (apoastro) ». (UTM : 143)  







apocentro : [1980] « il termine generico è apocentro o pericentro ». (OCS : 10)  







apogeo : [1606] « Lo stesso accade all’apogeo ». (OCS : 77)  







aposelenio : « una sonda spaziale in orbita circumlunare avrà un periselenio e un aposelenio ». (OCS : 10)  







peripericentro : « il termine generico è apocentro o pericentro ». (OCS : 10)  







perigeo : [1623] « ne segue che al perigeo la Luna viaggia un po’ più velocemente ». (OCS : 77)  







periselenio : « una sonda spaziale in orbita circumlunare avrà un periselenio e un aposelenio ». (OCS : 10)  







perielio, perieliaco : [dopo il 1739] « i punti corrispondenti sull’orbita ellittica vengono chiamati perielio e afelio » (OCS : 8), « la distanza perieliaca della cometa » (OCS : 124).  













Altri prefissi locativi :  

anti- : (‘in direzione contraria a’)  

anti-solare : [1955] « puntando in direzione anti-solare si potrà osservare tutto il cielo ». (OCS : 199)  







sub- : (‘sotto’)  

suborbitale : [1963] « un razzo suborbitale ». (OU : 100)  







circum- : (‘attorno a’)  

circumlunare : [1967] « una sonda spaziale in orbita circumlunare ». (OCS : 10)  







circumnavigare : [1857] « il primo veicolo che ha circumnavigato con successo la Luna » (OCS : 79)  







circumpolare : [1771] « le regioni circumpolari settentrionali ». (OCS : 94)  







circumterrestre : [1967] « che l’umanità abbia ormai libero accesso allo spazio circumterrestre ». (OCS : xiv)  







morfologia lessicale

169

con- : (‘condivisione spaziale’)  

complanare : [1950] « Il fatto che le due orbite non siano complanari ». (OCS : 177)  







eso- : (‘esterno’), forma greca in concorrenza con extra-, che è comunque più produttivo.  

esopianeta, esoplanetario : [2003] « la scoperta del primo pianeta extrasolare (esopianeta) » (OCS : 258), « Gli esopianeti sono nascosti alla nostra vista » (OCS : 259), « una risonanza esoplanetaria » (OCS : 265).  



















extra- : (‘fuori da’)  

extragalattico : [1939] « questi oggetti sono di natura extragalattica ». (SG : 41)  







extrasolare : [1956] « sono stati scoperti molti sistemi extrasolari ». (OCS : 67)  







extraterrestre : [1923] « esistenza di altri esseri extraterrestri ». (DNS : 14)  







inter- : (‘in posizione intermedia’)  

intergalattico : [1957] « materia interstellare, e forse intergalattica ». (OU : 124-125)  







interplanetario : [1915] « le comete vagano per lo spazio interplanetario » (OCS : 17), « quando le sonde interplanetarie hanno visitato i pianeti esterni » (OCS : 73).  













interpolare : [xiv sec.] « lunghe tabelle di numeri [...] venivano riportate a intervalli di tempo sufficientemente brevi da poter essere poi facilmente interpolate ». (OCS : 20)  







interstellare : [dopo il 1920] « sbuffi di materiale interstellare » (MBB : 9), « idrogeno interstellare » (OU : 87), « polvere interstellare » (SG : 54), « Il sistema solare si sarebbe formato dal collasso di una nube interstellare » (DNS : 35).  

























retro- : (‘rivolto all’indietro’)  

retrogrado : [xiii secolo] « la sua traiettoria [...] è molto eccentrica e soprattutto retrograda ». (OCS : 220)  







trans- : (‘al di là’)  

translunare : [1970] « attorno al punto lagrangiano translunare ». (OCS : 198)  







oggetto transnettuniano : « la popolazione degli oggetti trans-nettuniani ». (OCS : xiii)  







Il prefisso antiOltre alla già citata accezione locativa, il prefisso anti- ne ha altre due, di cui la seconda è estranea alla lingua comune :  

1) Negazione della base (antiparallelo) oppure ‘contro’ antidiffrazione : « aveva grandi schermi antidiffrazione ». (OU : 89)  







antigravitazionale : « Si può dimostrare che questa energia extra speciale ha un effetto antigravitazionale ». (BBN : 146)  







antiparallelo : « A seconda che le due direzioni di rotazione siano parallele o antiparallele ». (OU : 86)  







170

la lingua della divulgazione astronomica oggi

2) Accezione specialistica del prefisso in fisica, registrata dal GRADIT : ‘premesso al sostantivo materia indica un tipo particolare di materia che si distingue da quella ordinaria per il fatto di avere proprietà invertite dall’operazione detta “coniugazione di carica” e premesso al termine particella, e ai nomi propri delle particelle ed eventualmente degli elementi chimici, indica i diversi tipi dell’antimateria’. Segnaliamo, oltre a quelli già citati dal GRADIT, 1 la presenza di altri due iperonimi : antiatomo e antibarione.  





antiatomo : [1982] « galassie indistinguibili da una galassia normale ma fatte di antiatomi ». (BOS : 106)  







antibarione : [1950 circa] « barioni e antibarioni ». (OU : 69)  







antielettrone : [1987] « ossia un antielettrone ». (BBN : 83)  







antimateria : [1957] « materia e antimateria ». (OU : 69)  







anti-neutrino : [1955] « l’esistenza dei neutrini fu provata direttamente facendo interagire quelli prodotti in un reattore nucleare (o meglio, le loro antiparticelle, gli anti-neutrini) ». (BOS : 113)  







antiparticella : [1965] « i neutroni e le loro antiparticelle ». (OU : 69)  







antiprotone : [1955] « gli antiprotoni presenti ». (DNS : 173)  







antiquark : [1964] « quark e antiquark possono annichilarsi fra loro ». (BBN : 88)  







Il prefisso sIl prefisso s-, premesso ai nomi delle particelle elementari, indica i loro “partner” previsti dalla teoria supersimmetrica : nel corpus sono attestati selettrone (vedi p. 80) , sneutrino (vedi cap. 3 p. 84), squark (vedi p. 80). Morfologicamente si tratta di una contrazione dell’aggettivo supersimmetric : cfr. Gualdo-Telve 2011 : 230  





In BOS si esplicita questa tendenza formativa facendo notare con ironia un esito ambiguo :  

« La regola scelta per la costruzione dei nomi delle particelle supersimmetriche è tale che occasionalmente può anche scapparci qualche risultato poco felice, come il partner del pione, lo spione » (BOS : 124)  





Per indicare le particelle partner dei bosoni si ricorre invece al suffisso -ino, di cui parleremo a p. 182. Altri prefissi Passiamo ora agli altri prefissi : alcuni del seguente elenco, com’è normale in italiano, sono l’esito metaforico di un originario prefisso locativo. Dallo spoglio emerge una maggioranza di prefissi latini (ad esempio non c’è nessuna attestazione del prefisso dis- di trafila greca, molto frequente in medicina, che indica ‘alterazione di’, mentre abbiamo diverse attestazioni di parole formate con dis- latino ; così come registriamo più parole formate da co- rispetto a sin-). Si noti la possibilità di combinare due prefissi o un prefisso e un confis 



1

  Che comunque li lemmatizza.

morfologia lessicale

171

so : il primo caso è pre-supernova, il secondo ultramicroscopico ; in entrambi i casi, tuttavia, il secondo dei due elementi formanti è interno alla lessicalizzazione.  



co- : (‘unione, simultaneità’)  

coorbitale, coorbitante : « I coorbitali Janus ed Epimetheus » (OCS : 235), « Giano ed Epimeteo vengono invece chiamati i coorbitanti, poiché pur avendo orbite quasi uguali non corrono mai il rischio di scontrarsi ». (OCS : 51). Attestato solamente in ESF.  













corotazione, corotante : [1997] « ogni particella corotante rimane stazionaria quando è vista dal pianeta ». (OCS : 233)  







de- : (con valore privativo)  

decelerare : [1956] « se l’Universo stesse decelerando ». (MBB : 165)  







degassamento : [1956] « il processo di degassamento ». (OCS : 163)  







dis- : (davanti ad aggettivo esprime il valore contrario ; davanti ad un verbo può significare sia ‘separazione’, come in dissociare o disaccoppiare, sia negazione, come in diseccitare)  



disaccoppiare, disaccoppiamento : [1951, 1956] « disaccoppiando la frequenza della spinta con quella delle oscillazioni » (OCS : 90), « il disaccoppiamento tra la radiazione e la materia » (MBB : 56).  













discontinuo : [dopo il 1519] « caratterizzato da archi discontinui ». (OCS : 229)  







diseccitare : [1974] « come un atomo che si diseccita ». (SG : 96)  







disomogeneità : [1983] « L’enorme quantità di fotoni impedisce che si formino disomogeneità ». (OU : 78)  







dissociare : [1737] « Il gas residuo che non è stato dissociato va a formare altre stelle ». (SG : 96)  







disuniformità : [1519] « la materia comincerà a spostarsi piano piano verso il punto dove ha avuto origine la disuniformità ». (MBB : 75)  







emi- : (‘metà’)  

emiciclo : [sec. xiv-v] « non orbitare sull’emiciclo tolemaico ». (OU : 16)  







in- : (negativo)  

impertubato : [xiv sec.] « l’orbita imperturbata della Luna attorno alla Terra ». (OCS : 177)  







iper- : (sia ‘oltre’, sia come sinonimo di super- nell’accezione superlativa)  

ipersonico : [1950] « si schianta sulla Terra a velocità ipersonica ». (OCS : 133)  







ipervelocità : « trasformate in proiettili a ipervelocità ». (OCS : 220)  







omo- : (‘uguale’)  

omogeneo : [dopo il 1535] « l’universo primordiale doveva quindi essere più omogeneo di quello odierno ». (OU : 67)  







172

la lingua della divulgazione astronomica oggi

pre- : (‘cronologicamente precedente’)  

prespaziale : « Le osservazioni dell’era prespaziale ». (DNS : 20)  







pre-supernova : « in fase di pre-supernova ». (DNS : 68)  







ri- o re- : (‘di nuovo’)  

reionizzazione : « prodotto dalla reionizzazione ». (DNS : 164)  







riaccrescimento : [1954] « Una collisione catastrofica è un’eventualità estrema che può avere come conseguenza il riaccrescimento di due corpi ». (OCS : 249)  







ricollassato : « Un universo molto più denso sarebbe infatti già ricollassato da tempo ». (BOS : 82)  







ricontrazione : « deve avere infine arrestato l’espansione in alcune regioni, avviando in esse la ricontrazione ». (BBN : 136)  







semi- : (‘metà’)  

semiasse : [dopo il 1683] « il semiasse maggiore della sua orbita ». (OCS : 110)  







semiconduttore : [1900] « utilizzando come sensori dei cristalli semiconduttori ». (OU : 96)  







semitrasparente : [dopo il 1806] « il gas incandescente è semitrasparente ». (OU : 39)  







sin- : (alternativa greca a co-)  

sincronizzato : [sincronizzare 1928] « producendo oscillazioni acustiche sincronizzate ». (MBB : 168)  







sotto- : (con metafora dell’iniziale valore locativo, indica ‘inferiorità gerarchica’ ; diverso il caso di sottoraffreddare, in cui il prefisso assume un’accezione specifica scientifica, ovvero ‘a una temperatura inferiore a quella in cui di solito avviene il cambiamento di stato’)  



sottoclasse : [dopo il 1831] « Le galassie spirali si dividono in due sottoclassi ». (DNS : 124)  







sotto-cubo : « lo stesso numero di punti è stato usato anche per riprodurre un sotto-cubo cinque volte più piccolo ». (BOS : 120)  







sottoinsieme : [1960] « prendere in esame un sottoinsieme della popolazione dei NEA ». (OCS : 151)  







sottoprodotto : [1932] « un sottoprodotto della formazione delle stelle ». (DNS : 50)  







sottoraffreddare : [xix sec.] « è possibile “sottoraffreddare” l’acqua ». (BBN : 146)  







sottosistema : [dopo il 1973] « gli altri sottosistemi necessari al corretto funzionamento della sonda ». (OCS : 127)  







sottostimare : [1983] « una certa leggerezza nel sottostimare l’importanza del problema ». (OCS : 207)  





sovra-, sopra- : (‘superiorità gerarchica’ davanti ad aggettivo, ‘in eccesso’ davanti a verbo)  



morfologia lessicale

173

soprastimare : [sovrastimare dopo il 1970] « come possano essere completamente [...] soprastimati ». (DNS : 43)  







sovradimensionale : « le due brane avvertirebbero una forza attrattiva, che si propagherebbe attraverso lo spazio sovradimensionale in cui sono immerse entrambe ». (BOS : 199)  







sub- : (‘valore al di sotto di quello espresso dall’aggettivo di base’)  

substellare : « massa substellare ». (UTM : 146)  







super- :  

Dallo spoglio sono emersi tre significati particolari per questo prefisso :  

1) Può combinarsi con sostantivi (ammasso, gravità) o con aggettivi sostantivati (gigante) per formare nuovi sostantivi tecnici in cui significa ‘grande superiorità dimensionale’ rispetto alla norma del referente indicato dalla base :  

superammasso : gli stessi ammassi si raggruppano con altri ammassi, formando superammassi estesi per centinaia di milioni di anni luce ». (MBB : 85)  





supergigante, supergigante rossa : [1960] « retta delle giganti e delle supergiganti » (DNS : 87), « Diventa così [...] una supergigante rossa nel caso di stelle di grande massa ». (SG : 108)  













supernova : [1948] « Le supernovae osservate dai gruppi di Riess e Perlmutter ». (MBB : 165)  







superstella : « fino a formare superstelle di masse pari a un centinaio di masse solari ». (DNS : 154)  







2) Forma estesa di s- nell’accezione supersimmetrica, di cui abbiamo già parlato a p. 170 :  

supergravità : « una possibile soluzione, chiamata “supergravità” ». (BBN : 175)  







superparticella : « aspetti diversi di una medesima “superparticella” ». (BBN : 175-176)  







3) Può combinarsi con sostantivi o aggettivi, producendo parole che rimangono nelle rispettive classi morfologiche, con valore di rafforzativo o superlativo :  

supercalcolatore: [1995] « lunghi tempi di calcolo su enormi supercalcolatori ». (MBB : 150) 1









supercomputer : [1982] « le simulazioni numeriche con supercomputer ». (OU : 80)  







super-concentrazione : « molta di più negli ammassi di galassie, e tantissima in super-concentrazioni invisibili di materia ». (BOS : 95)  







superdenso : « una stella piccola e superdensa » (DNS : 65), « stelle che hanno una compagna superdensa ». (UTM : 131)  













superfluido : [1980] « elio liquido superfluido ». (OU : 100)  







supermassiccio : « buchi neri supermassicci » (BOS : 185), « una sola stella supermassiccia ». (UTM : 87)  













1   La definizione del GRADIT, cioè ‘elaboratore a elevata potenza di calcolo, usato in campo scientifico’, e la data di attestazione successiva di più di dieci anni a quella di supercomputer, confermano quanto abbiamo detto nel cap. 3 alle pp. 155-156 : con la graduale affermazione del prestito non adattato computer in italiano, la lingua scientifica ha revitalizzato lo “sconfitto” calco semantico nell’accezione specialistica, sia per sancire lo iato con la lingua comune, sia per distinguere i propri strumenti dai computer di uso quotidiano e domestico.  

174

la lingua della divulgazione astronomica oggi

super-potente : [superpotenza 1954] « senza il ricorso a calcolatori super-potenti ». (BOS : 120)  







ultra- (con valore superlativo) ultraluminoso : « porta alla formazione di una sorgente ultraluminosa ». (SG : 161)  







ultramicroscopico : [1948] « a scale ultramicroscopiche ». (SG : 105-106)  







Segnaliamo a parte un gruppo omogeneo e abbastanza nutrito di sostantivi formati attraverso prefissi 1 numerali (gli esiti acquistano un’accezione specifica soprattutto nella descrizione dell’universo pluridimensionale della teoria delle stringhe, vedi gli esempi da UE) :  



zero-dimensionale :  

« particelle puntiformi zero-dimensionali ». (UE : 291)  





unidimensionale :  

« gli oggetti che sembravano stringhe unidimensionali ». (UE : 291)  





bidimensionale : « usando un’immagine bidimensionale ». (MBB : 28)  







multibanda : « Le immagini multibanda analizzate finora ». (SG : 78)  







multidimensionale : « le brane multidimensionali ». (UE : 292)  







multi-satellite : « sistemi interferometrici multi-satellite ». (OCS : 198)  







quadrimensionale : « nello spazio-tempo quadrimensionale ». (BBN : 36)  







quadrupolo : « il quadrupolo è un oggetto che ha quattro poli ». (MBB : 195)  







tridimensionale : « uno spazio tridimensionale che si curva ». (MBB : 28)  







Suffissi Altieri Biagi ha fatto notare la presenza nella lingua scientifica di un « proliferare di terminologia che punta proprio sul “suffisso” per estraniare il “termine” dal campo semantico di cui, lessicalmente, fa parte »: 2 è ciò che avviene in campo fisico o tecnico in parole come permettanza, conduttanza, impedenza, resistività. Si tratta, cioè, di monemi lessicali già operanti nel vocabolario comune che è necessario sottrarre a possibili associazioni, adattandoli alla comunicazione scientifica. Tuttavia, anche in questo caso la lingua dell’astronomia si mostra ancor meno disponibile della lingua della fisica a realizzare i propri tecnicismi (o a distinguerli da possibili sinonimie con la lingua comune) attraverso procedimenti morfologici. Tra i suffissi di cui parleremo nei prossimi paragrafi, infatti, alcuni rappresentano la più ampia gamma di sfumature possibile nella lingua divulgativa (i suffissi alterativi o superlativi), altri hanno un’accezione tipica della lingua della fisica (-one / -trone e -ino), altri sono generalmente produttivi in contesti tecnicoscientifici (-tore, -ità) ; praticamente nessuno, però, riflette una più specifica tipizzazione astronomica, se non forse i suffissi alterativi legati alla descrizione degli spettri o degli oggetti celesti.  







1   2

Per semplicità inseriamo nell’elenco anche multi-, che però va considerato un confisso.   Altieri Biagi 1990a : 388.  

morfologia lessicale

175

Suffissi alterativi Tra i suffissi alterativi sono particolarmente frequenti i diminutivi, volti a familiarizzare la lingua della divulgazione. Vanno ovviamente tenuti distinti i diminutivi lessicalizzati (come particelle o Plutino, il secondo specificamente astronomico). -etto ciuffetto : « con solo due ciuffetti in corrispondenza dei poli al minimo ». (DNS : 99)  







galassietta : « si possono osservare nei dintorni delle galassie anulari certe piccole galassiette ». (SG : 170)  







laghetto : « in questi “laghetti” caldi potrebbe dare origine alla vita ». (DNS : 30)  







mucchietto : « Questa instabilità produce un nuovo disco composto da vari mucchietti ». (DNS : 36)  







nuvoletta : « il telescopio mostrava come nuvolette luminose ». (BOS : 15)  







pezzetto : « un pezzetto di asteroide può giungere sulla Terra ». (OCS : 130)  







-ino anellino : « formati da miriadi di anellini ». (OCS : 235)  







bollicina : « il vetro delle lenti era di bassa qualità : aveva bollicine d’aria interne ». (OU : 25)  









forellino : « una maschera in cui sono praticati tanti forellini ». (DNS : 136)  







macchiolina : « bisogna essere certi che ogni tenue macchiolina osservata ». (MBB : 150), « Incuriosito da una macchiolina che inizialmente identificò come una nova » (BOS : 16).  













modellino : « Con questo semplice modellino in mente ». (MBB : 136)  







pianetino : « le migliaia di pianetini che orbitano attorno al Sole ». (DNS : 23)  







puntolino : « In una notte calma in alta montagna le stelle ci appaiono come puntolini ». (DNS : 112)  







stellina : « sono assai più rare delle stelline di piccola massa » (SG : 105), « Una stellina di massa un decimo di quella del sole » (DNS : 60).  













Lessicalizzati :  

braccetto : « i braccetti che sostengono lo specchio secondario di un telescopio Cassegrain » (OU : 89)  







cuscinetto : « un cuscinetto reggispinta ». (OU : 118)  







navicella : « un satellite a una navicella-madre » (OCS : 71), « usando una navicella sferica appesa a un pallone » (OU : 98).  













pacchetto : « pacchetti discreti di energia, i fotoni » (MBB : 95), « i fotoni, piccoli pacchetti di onde che trasportano “quanti” di energia » (OU : 36), « un sistema per trasferire pacchetti di carica all’interno di un semiconduttore » (OU : 127).  



















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la lingua della divulgazione astronomica oggi

particella : « particelle piuttosto pesanti ». (MBB : 103)  







Plutino : ‘oggetto celeste in risonanza con Nettuno’. Si tratta di un nome ancora parzialmente avvertito come proprio, essendo indicato con la maiuscola : « Tali oggetti condividono lo stesso semiasse maggiore di Plutone [...] e sono quindi coinvolti in una risonanza 3 :2 di moto medio con Nettuno [...]. Di conseguenza questi oggetti risonanti – chiamati Plutini – [...] » (OCS : 247), « gli incontri ravvicinati tra i Plutini non sono in generale molto efficaci » (OCS : 247).  

















rotella metrica : « Si misura con la rotella metrica una base di qualche decina di metri ». (DNS : 79)  







ultravioletto : « i raggi ultravioletti ». (MBB : 43)  







violetto : « La frequenza maggiore [...] che possiamo osservare è quella che corrisponde alla luce violetta ». (MBB : 42) Passiamo ai suffissi approssimanti. Il linguaggio scientifico può ricondurre i suffissi alterativi alle sue esigenze di precisione descrittiva – in parte contraddicendo questa stessa precisione – quando l’alterazione serve « a coprire una casella vuota all’interno di una gamma di sfumature ».1 Questo tipo di vocaboli cromatici è usato sia in chimica sia, soprattutto in passato, nella diagnostica medica. 2 Nel nostro caso i nomi di colore con suffisso approssimante servono per descrivere gli spettri di stelle e galassie, oppure le fotografie di vari corpi celesti ottenute dai telescopi spaziali.  













-astro azzurrastro : « di colore azzurrastro ». (DNS : 81)  







biancastro : « si rende visibile il suo disco come una striscia biancastra » (SG : 11), « quella fascia biancastra che attraversa tutto il cielo » (DNS : 114).  













bluastro : « Alcune stelle hanno una sfumatura bluastra ». (MBB : 46)  







giallastro : « il nucleo che è composto da stelle vecchie, di colore giallastro ». (SG : 6)  







rossastro : « Osservando le stelle anche a occhio nudo, noteremo che non sono tutte proprio dello stesso colore ; [...] altre rossastre come Aldebaran nel Toro ». (DNS : 58)  









verdastro : « Il colore di queste aree scure è definitivamente verdastro durante la primavera marziana ». (DNS : 16)  







-ino marroncino : « di tinta neutra (alcuni dicono marroncina) ». (DNS : 16)  







-iccio rossiccio : « Alcune stelle hanno una sfumatura [...] rossiccia ». (MBB : 46)  







Segnaliamo anche la possibilità di ricorrere agli aggettivi superlativi, solitamente evitati 1   2

Gualdo-Telve 2011 : 98.   « Si tratta di un settore in cui la soggettività è massima : non solo per la ben nota variabilità nella suddivisione dello spettro solare - da una lingua all’altra o all’interno della stessa lingua, in diversi momenti della sua storia - ma anche per la diversa sensibilità individuale nella percezione e nella classificazione dei colori », cfr. Serianni 2005 : 273-278.  









morfologia lessicale

177

nella lingua scientifica perché ritenuti troppo legati ad una connotazione enfatica, ma ben tollerati nella letteratura secondaria :  

« un passaggio ravvicinatissimo a Titano » (OCS : 216), « i fenomeni che avvengono su scale piccolissime » (MBB : 72), « pianeti enormi e pesantissimi ma per loro natura invisibili » (MBB : 102), « in queste condizioni di energia elevatissima » (OU : 69), « elettroni che si muovono in un plasma caldissimo » (SG : 57), « alcune caldissime sorgenti sottomarine ». (DNS : 18)  



































Il suffisso -tore La produttività del suffisso agentis -tore nella sua specifica accezione tecnologica ha accompagnato i progressi tecnico-scientifici degli ultimi due secoli : « Mano a mano che l’uomo delega alla macchina operazioni prima svolte manualmente, battezza in -TORE gli strumenti a cui egli lascia l’iniziativa ». 1 È interessante notare la specializzazione semantica dei nomi di strumento al maschile e al femminile :  









« Volendo tentare comunque di individuare una qualche differenziazione funzionale tra i diversi procedimenti che formano nomi di strumento da verbi, si potrebbe dire che sul piano della complessità dell’oggetto designato e del suo funzionamento, i V-trice designano oggetti complessi, spesso dotati di funzionamento automatico, e per lo più definiti “macchine” ; i V-tore designano apparecchi più piccoli anche se non necessariamente semplici, singoli dispositivi o ingranaggi che sono spesso parti di macchinari più complessi » (Maria Grazia Lo Duca, Nomi di strumento, Grossman-Rainer 2004 : 364-365)  







Facendo un esempio concreto, basti pensare alla differenza tra asciugatrice ‘elettrodomestico per asciugare la biancheria’ e asciugatore ‘apparecchio per asciugare le mani’. Questa differenza semantica è riflessa dalle attestazioni nel corpus, in cui i nomi di strumento in -trice sono quasi del tutto assenti, poiché i referenti sono abitualmente elementi di altissima tecnologia e dimensioni ridotte, componenti interni di telescopi o altri strumenti di misura. Non includiamo nella seguente lista i casi in cui il nome di strumento si combina con un confisso (vedi radiotrasmettitore e macchina micromanipolatrice alle pp. 197-201) :  

amplificatore : « negli amplificatori a microonde ». (OU : 90)  







assorbitore : « riscaldano l’assorbitore ». (OU : 96)  







attuatore : « telescopi [...] poggiano su un gran numero di supporti (150, detti attuatori) ». (DNS : 112)  







collettore : « fisici americani ed europei stanno progettando un collettore della luce proveniente da ampie regioni ». (DNS : 149)  







condensatore : « il pacchetto di elettroni prodotto verso un condensatore ». (OU : 127)  







deviatore : « un deviatore inventato anni prima ». (OU : 92)  







lanciatore : « lanciatori ancora lontani dal portare in orbita qualsivoglia carico ». (OCS : 213)  







polarizzatore : « attraverso un filtro polarizzatore ». (OU : 139)  







recettore : « strumenti come questo, ma potenziati dall’impiego di recettori elettronici ». (DNS : 106)  







1

  Altieri Biagi 1990a : 354.  

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

resistore : « I due resistori in platino ». (OU : 38)  







ricevitore : « ricevitori a microonde di sufficiente sensibilità ». (OU : 73)  







riflettore : « le onde radio erano raccolte da un grande riflettore parabolico ». (OU : 84)  







ripetitore : « una rete di “ripetitori” orbitanti” ». (OCS : 201)  







rivelatore : « puntando un rivelatore in diverse direzioni del cielo ». (MBB : 128)  







rotatore : « con gli oggetti più massicci che sono rotatori più rapidi delle galassie nane irregolari ». (SG : 133)  







trasmettitore : « operavano con trasmettitori ». (OU : 87)  







Facciamo di seguito anche qualche esempio di nomina agentis tecnico-scientifici derivanti dallo stesso suffisso. 1 Segnaliamo in particolare il caso di impattore, 2 adattamento dell’inglese impactor, che rientra nel ristretto gruppo dei nomina agentis non deverbali (come amidatore, ‘addetto all’amidatura’, o aspatore, ‘operaio addetto all’aspatura’) :  





catalizzatore : « i grani di polvere che fungono da catalizzatori ». (SG : 93)  







impattore : « Le agenzie spaziali [...] sono interessate a mettere a punto strategie di missione in grado di distruggere o deviare un potenziale “impattore” » (OCS : 134), « corpo impattore ». (OCS : 144)  













indicatore : « Il colore delle stelle è un indicatore della loro temperatura e della loro età ». (SG : 130)  







radiatore : « Il corpo opaco è un radiatore efficace ». (DNS : 97)  







La coppia di suffissi -one / -trone Entrambi questi suffissi nascono da un fenomeno tipico della lingua scientifica : « Spesso nel lessico scientifico si osserva che un’unità lessicale complessa è rappresentata, in un’altra unità complessa, da una forma ridotta che ha il ruolo di elemento formativo ». 3 Così, ad esempio, -odo indica per riduzione ‘elettrodo’ (diodo, triodo), oppure -onica sta per ‘elettronica’ (bionica, agronica) ; in medicina il confisso leuco- significa ‘leucocita’ (leucopoiesi). A livello semantico, la distinzione tra -one e -trone è abbastanza chiara : mentre il primo indica le particelle subatomiche, il secondo produce nomi di acceleratori di particelle. Non altrettanto evidenti sono invece l’aspetto etimologico e il trattamento riservato a questi suffissi dalla lessicografia italiana, che in questo caso deve dare ovviamente conto di quanto è avvenuto in lingua inglese prima dell’ingresso per adattamento nel nostro lessico. Riguardo al primo, Cortelazzo 1994 : 13 ipotizza la derivazione da protone ; nel DO non ci sono note etimologiche ; il GRADIT lo indica invece come riduzione di anione; 4 il TR concorda con il GRADIT, per cui il lessema elettrone sarebbe composto da elettr(o) + -one da anione. TR fornisce anche un dato molto preciso sulla prima attestazione inglese di elettrone  



















1   In italiano i suffissati in -tore sono soprattutto nomi d’agente : « l’uscita agentiva è molto più frequente, con una proporzione che si aggira, grosso modo, intorno a 1 a 5 : per ogni 5 V-tore nomi di agente, troviamo un V-tore che ha assunto un significato anche o esclusivamente strumentale » (Maria Grazia Lo Duca, Nomi di strumento, Grossman2   Non attestato in alcun dizionario. Rainer 2004 : 367-368). 3   Maurizio Dardano, Il ruolo della formazione delle parole, Grossman-Rainer 2004 : 578. 4   ‘ione dotato di carica negativa che nell’elettrolisi si dirige verso l’anodo’.  











morfologia lessicale

179

(« termine coniato nel 1891 dal fisico irlandese G. J. Stoney »). Escludendo l’ipotesi di Cortelazzo (la prima attestazione di protone nel GRADIT è ben più recente : 1930), 1 la convergenza fra TR e GRADIT è senz’altro significativa, ed è infatti confermata dall’OED : è elettrone/electron il modello sulla cui base -one/-on si specializza nell’indicare le particelle subatomiche. Ma le discordanze etimologiche delle fonti lessicografiche italiane in questo settore diventano evidenti se proviamo a verificare le etimologie dello pseudo-capostipite anione. Infatti, TR e DO lo indicano come composto di an(odo) e ione, mentre il GRADIT opta per un’etimologia classica, da anión, participio presente di áneimi, ‘io salgo’. Troviamo una situazione speculare per catione, che TR e DO interpretano come forma compositiva (da cat(odo) e ione) e che il GRADIT riporta invece al greco katión, participio presente di káteimi, ‘io scendo’. 2 È d’obbligo, a questo punto, rivolgersi alla lessicografia inglese e in particolare all’OED, secondo cui il suffisso -on nasce sui modelli convergenti di anion, cation e ion, tecnicismi introdotti nella lingua scientifica da Faraday, ma coniati da una delle più importanti e poliedriche figure del xix secolo britannico, cioè il suo amico William Whewell, lo stesso cui dobbiamo l’invenzione di una parola capitale della nostra epoca come scientist. Whewell suggerì a Faraday, con cui ebbe un intenso rapporto epistolare, l’intera serie lessicale di matrice greca che servì al fisico per descrivere il fenomeno dell’elettrolisi e gli elementi in essa coinvolti. Come indica l’OED, i termini anod e cathode furono formati dai prefissi aná- e kata- più hodos ; anion e cation sui participi presenti che abbiamo detto poco fa ; ion da ión, participio di hiénai. Whewell insisté con Faraday affinché le sue proposte fossero recepite, come possiamo leggere in una sua lettera del 25 aprile 1834, riportata come prima attestazione sotto la voce anode dell’OED :  

















« I have considered the two terms you want to substitute for eisode and exode, and reccomend instead of them anode and cathode ».  



Segue una lettera del 5 maggio 1834, riportata sotto la voce anion ; qui Whewell suggerisce i termini anion, cation e il loro iperonimo ion :  



« If you take anode and cathode, I would propose for the two elements resulting from electrolysis the terms anion and cation […] and for the two together you might use the term ions ».  



Una lettera tratta dall’epistolario di Faraday e spedita a Whiwell il 15 maggio 1834 è importante, oltre che per il gusto aneddotico, perché ci mostra come Faraday disponga i cinque neologismi sul piano orizzontale e sincronico della cooperazione alla descrizione scientifica ; soltanto per ion lo scienziato specifica una “marca d’uso”, ipotizzando che sarebbe ricorso a questo termine meno che agli altri: 3  



« I have taken your advice, and the names used are anode cathode anions cations and ions ; the last I shall have but little occasion for. I had some hot objections made to them here and found myself very much in the condition of the man with his son and ass who tried to please every body ; but when I held up the shield of your authority, it was wonderful to observe how the tone of objection melted away » 4  









1   Almeno che lo studioso non si riferisse alla seguente puntualizzazione dell’OED, sotto la voce -on : « The example of electron gave rise to a few particle names in -tron ; but proton, chronologically the second word of this group, has proved the dominant model ». 2   Ancor più contraddittorie le etimologie riportate dallo Zingarelli 2013, dove per anodo si indica l’etimologia greca mentre per catodo quella compositiva. 3   Si potrebbe notare che sul piano storico la previsione di Faraday non si è realizzata : il successivo sviluppo delle conoscenze di fisica atomica ha fatto sì che proprio ion, per il suo significato generico di ‘atomo di carica non neutra’, s’incontri più frequentemente rispetto agli altri termini. 4   Frank A. J. L. James (ed.), The Correspondence of Michael Faraday, The Institution of Electrical engineers, London, 1993, Vol. 2, 186  









180

la lingua della divulgazione astronomica oggi

Considerando quanto detto fin qui, non è chiaro il motivo per cui GRADIT e TR scelgano anione come capostipite dei nomi di particella in -one. Più comprensibile è la scelta del DELI, che rimanda a ione (cfr. la voce -trone), cioè al termine più generico. Ma l’opzione più cauta e corretta, in base ai riferimenti qui raccolti, sembrerebbe quella di adeguarsi all’OED indicando come modelli convergenti anione, catione e ione e datando l’intera famiglia lessicale inglese (compresi cathode e anod) al 1834. 1 Più sottile (e senz’altro meno importante) la questione dell’etimologia classica oppure compositiva di anione e catione. Anche in questo caso sarebbe più opportuno non dimenticare d’indicare, come fa il GRADIT, che l’origine dei termini sta nel greco, cui senz’altro ricorse Whewell : se non altro, per valorizzare il ruolo che le lingue classiche hanno avuto e hanno nelle neoformazioni scientifiche inglesi. Sul piano pratico, però, è evidente che la contiguità dei significanti e dei significati in gioco renda molto probabile che qualunque studente si trovi ad affrontare la terminologia dell’elettrolisi tenda effettivamente a interpretare il catione come composto di catodo e ione e l’anione come composto di anodo e ione ; etimologie che, sul piano concettuale, sono assolutamente giustificate (visto che, a costo di sembrare elementari, l’anione è lo ione che si muove verso l’anodo e il catione è lo ione che si muove verso il catodo). D’altronde già nelle stesse parole di Faraday, in un passo che l’OED trae dalle Philosopical Transactions of the Royal Society, troviamo i germi di questo automatismo linguistico :  







« I require a term to express those bodies which can pass to the electrodes [...]. I propose to distinguish these bodies by calling those anions which go to the anode of the decomposing body ; and those passing to the cathode, cations ; and when I have occasion to speak of these together, I shall call them ions ».  







Anche per -trone ci sono indicazioni etimologiche in parte ambigue. Cortelazzo 1994 : 13 lo indica come riduzione di elettrone (o meglio, del modello inglese -tron da -electron), in accordo con TR. Nel DO -trone non è lemmatizzato. Anche in questo caso si distingue il GRADIT, che indica sì il suffisso come parcellizzazione da elettrone, ma che poi propone un’ipotetica derivazione del modello inglese -tron dal greco árotron, ‘aratro’, in parziale contraddizione con l’etimologia fornita dallo stesso dizionario per il nome di un acceleratore di particelle, il sincrotrone, che viene identificato con la contrazione di syncro(nized) (elec)tron e che quindi sembrerebbe confermare la derivazione di -tron da electron, senza mediazioni classiche. Sulla questione sia l’OED sia l’Online Etymology Dictionary 2 indicano l’estrazione del suffisso da elettrone ma propongono anche un modello greco. Cito la definizione del secondo : « as a word-forming element in new compounds formed in physics, 1939, abstracted from electron (Greek -tron was an instrumentive suffix) ». La voce del DELI dedicata al suffisso conferma questo quadro (anche nella datazione) : « Parte arbitrariamente staccata (ma in gr. -tron era già suffisso strumentale) da elettrone, separando gli elementi elet- e -trone, anziché gli etimologicamente legittimi elettr- e (i)one, secondo l’esempio dell’inglese ». Si tratta di una parcellizzazione arbitraria, dunque, anche se giustificata a posteriori dall’esistenza del suffisso strumentale greco. Un’irregolarità da mettere in evidenza nella distribuzione dei due suffissi è quella di positrone, ‘antiparticella dell’elettrone, con massa uguale ma carica positiva’ : si tratta di un’eccezione alla regola formativa, proprio perché positrone, pur essendo un nome di particella, ha il suffisso -trone invece che -one. L’OED alla voce -tron segnala fra queste poche  

















1   Nel GRADIT è corretta la datazione di anode, mentre è più generica quella di cathode (« prima del 1867 »). In MariZanola 2012 : 234 (si tratta però di un contributo del 2003) catione è datato 1834, ma anione 1838. 2   http ://www.etymonline.com.  







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eccezioni, oltre allo stesso positron (1933), anche negatron (1934) e mesotron (1938). L’ultimo è indicato, nella relativa voce, come in disuso a favore di meson (l’italiano mesone) ; negatron, invece, è indicato come variante di negaton, senza marche di frequenza. Oggi l’irregolarità riguarda quindi i soli negatrone 1 e positrone ed è stata favorita (in inglese e poi in italiano) dalla possibilità di creare un’antonimia morfologicamente più evidente tra l’elettrone comunemente inteso, cioè carico negativamente (ribattezzato quindi negatrone), e quello carico positivamente (il positrone), mantenendo allo stesso tempo grazie al suffisso -trone un legame esplicito con il termine d’origine elettrone. È prevedibile, tuttavia, che la spinta omologatrice favorirà la forma negatone e che l’unica eccezione rimarrà positrone ; ciò anche perché la coppia antonimica più frequente sembra comunque rimanere quella costituita da positrone ed elettrone, dove la carica negativa di quest’ultimo non ha bisogno di marche morfologiche (essendo ben nota a chiunque abbia qualche nozione fondamentale di chimica) e l’opposizione di carica è indicata con il prefisso posi- del primo termine (dalla contrazione di posi(tive) (elec)tron). Significativo è il trattamento che questi suffissi hanno in BBN, che – ricordiamo – è una traduzione di BHT. In BHT : 73-74 leggiamo : « It also predicted that the electron should have a partner : an antielectron, or positron ». In BBN : 83 : « Essa prediceva anche che l’elettrone doveva avere un partner, ossia un antielettrone o positone ». In BBN la traduzione di positron è sistematicamente positone, che sia il GRADIT sia TR indicano come forma ormai in disuso per positrone. Quello del traduttore di BBN è un tentativo di omologare il termine a tutti gli altri nomi di particella : un tentativo che non si è affermato, perché tutti i dizionari registrano positone subordinandolo all’alternativa più frequente.  

























-one :  

Le tipologie di base cui si applica il suffisso sono molto varie : 1) base inglese (gluone) 2) base eponima 2 (bosone, fermione) 3) base costituita da un confisso di origine greca (barione, leptone) o una lettera greca (muone) 4) tecnicismo costituito da una rideterminazione (nucleone).  



assione : vedi p. 78.  

barione : vedi p. 198.  

bosone : « tramite lo scambio di bosoni » (OU : 108). La base viene dal nome del fisico Satyendra Nath Bose.  







fermione : « i fermioni » (UE : 151). La base è in onore del fisico Enrico Fermi.  







gluone : vedi p. 153.  

gravitone : « i gravitoni nel caso della forza gravitazionale ». (OU : 109)  







iperone : « si potrebbero formare altri tipi di particelle chiamate iperoni ». (UTM : 134)  







leptone : « quark e leptoni, i costituenti ultimi della materia ». (OU : 68)  







mesone : [1942] Dalla base greca meso-, ‘medio’ ; ‘particella di massa media tra il protone e l’elettrone’ « particelle note come mesoni » (BBN : 88).  









1   Il GRADIT lo indica come alternativa non comune ad elettrone, mentre TR, come l’OED, lo classifica senza indicazioni di frequenza come sinonimo di negatone. 2   « un fenomeno interessante della fisica subnucleare è costituito appunto dalla creazione di composti il cui primo elemento non rinvia più ad un’analogia (reale o metaforica) con il designatum ma deriva da un nome proprio (per es. fermione, da Enrico Fermi) » (Cfr. Del Bello-Gualdo-Tarsitani 1994 : 21, n.13).  





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la lingua della divulgazione astronomica oggi

muone : [1958] Prefisso mu- (riferito alla lettera greca µ) « reazioni che coinvolgevano il muone » (BOS : 114), « altri due tipi di neutrini di massa maggiore, il muonico [...] » (DNS : 91).  













nucleone : [1958] « le energie cinetiche in gioco fossero così grandi da spezzare i legami tra nucleoni (protoni e neutroni) » (OU : 67). In questo caso siamo di fronte ad un iperonimo : ‘ciascuna delle particelle elementari che costituiscono il nucleo atomico, ovvero protone e neutrone’  









tauone : [1961] Prefisso tau- (riferito alla lettera greca t), vedi p. 80.  

Un esempio anche dell’eccezione positrone : « i positroni, aventi massa identica agli elettroni ma carica positiva » (DNS : 148).  







-trone :  

Come abbiamo già detto, il suffisso individua nomi di acceleratori o canalizzatori (magnetron) :  

ciclotrone : [1942] ‘acceleratore di particelle che accelera ioni pesanti in un campo magnetico costante usando un campo elettrico a radiofrequenza’ « lavorava come tecnico presso il ciclotrone di Harvard » (OU : 87).  







magnetron : [1935] « dopo l’invenzione di una potente sorgente di microonde, il magnetron » (OU : 87). Da magne(tic) (elec)tron, ‘elettrone magnetico’.  







sincrotrone : [1948] ‘acceleratore circolare di particelle cariche’. Da syncro(nized) (elec)tron (‘elettrone sincronizzato’).  

Nei due casi attestati di aggettivi derivati dalle particelle elementari in -one, si ricorre al suffisso -ico :  

neutrino muonico : « il neutrino muonico ». (BOS : 114)  







neutrino tauonico : « il neutrino tauonico ». (BOS : 114)  







Il suffisso -ino Il suffisso -ino è usato per indicare le particelle partner dei bosoni (cfr. Gualdo-Telve 2011 : 229). Anche in questo caso segnaliamo un’irregolarità, cioè neutrino, che il GRADIT segnala come ottenuto da neutrone per semplice cambio di suffisso : il neutrone, infatti, non è un bosone.  



fotino : Vedi p. 78.  

gluino : Vedi p. 79.  

neutralino : Derivato da neutrale e -ino, sul modello di neutrino da neutro.  

wino : ‘particella partner del bosone W’ Vedi p. 84.  

zino : ‘partner del bosone Z’ Vedi p. 84.  

Suffissi dei nomina actionis Nel cap. 2 abbiamo già illustrato con numerosi esempi la frequenza dei nomina actionis realizzati con i suffissi -zione e -mento. Aggiungiamo quindi di seguito soltanto qualche esem-

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pio di quelli che vengono usati con un significato tecnico particolarmente specifico (non consideriamo i nomi in -aggio e -tura 1 perché non incidono significativamente nel corpus) :  



-zione annichilazione : Per Gualdo-Telve 2011 : 242 annichilazione è fra i tecnicismi della fisica a trasparenza massima, poiché « può ritenersi avere in ambito tecnico l’accezione attesa di ‘annientamento’, intendendo però che ‘l’interazione tra la particella e la sua antiparticella’ comporta naturalmente la ‘trasformazione della loro massa in energia’ ». In questo caso il suffisso -zione serve a distinguere il tecnicismo da annichilamento, più frequente nella lingua comune. « mentre le coppie elettrone-positrone spariscono per annichilazione ». (CU : 157)  













circolarizzazione : « effettuare la manovra di circolarizzazione dell’orbita » (OCS : 213). Non è attestato in alcun dizionario.  







granulazione : [1834] « i dettagli delle macchie, della granulazione ». (DNS : 105)  







occultazione : [dopo il 1330] « fenomeni astronomici quali le occultazioni stellari da parte di pianeti e asteroidi » (OCS : 109), « accanto ai fenomeni classici quali eclissi e occultazioni » (OCS : 159).  













quantizzazione : [1935] « Per riuscire a unificare la gravità con le altre interazioni bisognerebbe prima incorporarla nel formalismo della meccanica quantistica [...]. Questo problema, ovvero quello della quantizzazione della gravità, non ha ancora una soluzione ». (BOS : 196)  







-mento brillamento : « i brillamenti sono eruzioni improvvise nella bassa cromosfera ». (DNS : 98)  







Il suffisso -ale Questo suffisso denominale produce aggettivi che « specificano una relazione ». 2 La sua vitalità nei linguaggi scientifici è stata ricondotta da Dardano ad una spinta esogena : « tra gli aggettivi denominali occupano una posizione di preminenza quelli in -ale, che riproducono spesso i corrispondenti aggettivi inglesi in -al ». 3 Siamo quindi di fronte ad un fenomeno di convergenza interlinguistica, per cui un suffisso frequente in una lingua più prestigiosa per la comunità scientifica viene favorito rispetto agli altri. 4 Per Cavagnoli 2007 : 23, infatti, « il suffisso -ale, [...] sempre più sostituisce il suffisso -ivo ».  





















asteroidale: 5 « un possibile impatto asteroidale sulla Terra ». (OCS : 103)  







collisionale: 6 [1995] « le alte velocità di incontro hanno prodotto un sistema collisionale ». (OCS : 129)  







coronale : « fenomeni osservabili a livello [...] coronale ». (DNS : 95)  







differenziale : « oggi universalmente noti con il nome di “calcolo differenziale” » (OCS : 17), « equazioni differenziali ordinarie » (OCS : 108), « misura differenziale » (OU : 87), « rotazione differenziale » (SG : 135). A conferma della generale produttività di questo suffisso nei linguaggi specialistici, nel GRADIT differenziale ha quattro accezioni su cinque con marca  























1   « N-tura e N-aggio producono nomi 2   Gualdo-Telve 2011 : 225. 4   Cfr. Gualdo-Telve 2011 : 95-96. 5

  Non registrato in TR.



di azioni riguardanti attività professionali e tecniche » (Dardano 2009 : 72). 3   Dardano 1994a : 420.  





6

  Assente in TR e DO.

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

d’uso TS. dimensionale : « a tutte le scale dimensionali ». (OU : 81)  







direzionale : « i rivelatori di raggi gamma sono pochissimo direzionali ». (DNS : 146)  







discoidale : « l’idea della forma discoidale della nostra galassia ». (BBN : 48)  







ellissoidale : « una forma tendenzialmente sferica o ellissoidale ». (SG : 15)  







equatoriale : « il piano dell’orbita lunare non è equatoriale ». (OCS : 168)  







rotazionale : « differenze di energia degli stati rotazionali delle molecole ». (UE : 96)  







sequenziale : « si fa seguire una lettera sequenziale ». (OCS : 263)  







siderale : In concorrenza con sidereo. « è il giorno siderale, leggermente più breve del giorno solare ». (OU : 84)  







zenitale : « la distanza zenitale del Sole ». (DNS : 78)  







Il suffisso –izzare Questo suffisso individua verbi che indicano mutamenti di stato; 1 più genericamente, può avere il valore di ‘rendere, ridurre’ :  



circolarizzare: 2 « circolarizzare nuovamente la traiettoria della sonda » (OCS : 210). Cfr. il derivato circolarizzazione a p. 183.  







ionizzare : « ionizzare significa “strappare un elettrone a un atomo » (SG : 61), « In tali condizioni gli atomi si disfano, e il gas diventa ionizzato » (OU : 67).  













massimizzare : « massimizzano il carico che si vuole portare sulla Luna ». (OCS : 192)  







minimizzare : « traiettorie particolari che ne minimizzavano il valore ». (OCS : 208)  







modellizzare : « sono più difficili da riprodurre, modellizzare ». (OCS : 47)  







normalizzare : « in grado di normalizzare l’accesso allo spazio circumterrestre ». (OCS : 187)  







opacizzare : « senza opacizzarsi completamente ». (OCS : 221)  







polarizzato : « Talvolta [...] tutti i fotoni finiscono per allineare la loro oscillazione lungo una stessa direzione. In tal caso, si dice che il fascio luminoso è polarizzato ». (MBB : 195)  







Il suffisso -ità Questo suffisso serve a specificare una proprietà :  

eccentricità : [1313] « tanto maggiore sarà il valore dell’eccentricità dell’orbita ». (OCS : 8)  







granulosità [1926] : « L’aria [...] ha una “granulosità”, essendo composta di molecole ». (MBB : 135)  





nebulosità : « Era ormai appurata l’esistenza di due tipi di nebulosità ». (DNS : 108)  





1

  Cfr. Gualdo-Telve : 225.  

2

  Non attestato in alcun dizionario.





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parità : « quando si invertono tutte le coordinate spaziali ; un’operazione simile a guardare il mondo attraverso uno specchio, con la differenza che bisognerebbe anche scambiare l’alto con il basso (questa operazione è chiamata parità e si indica con il simbolo P) ». (BOS : 108)  









responsività : [1899] « quel ricevitore ha un guadagno (o una responsività) ». (OU : 90)  







rugosità : « piccolissime rugosità dello spaziotempo ». (MBB : 97)  







Composizione Composti Diversamente da quanto accade in altre lingue specialistiche, e su tutte la medicina, i composti non hanno una grande incidenza nel lessico astronomico. Molto maggiore è la produttività della composizione neoclassica, che analizzeremo alle pp. 196-203. Ci limitiamo quindi a riprendere da Dardano 1994b : 421 e Gualdo-Telve 2011 : 105 due rami classificatori fondamentali. Dal punto di vista sintattico, è possibile dividere i composti in 1) coordinativi, in cui i due componenti sono sullo stesso piano 2) subordinativi, in cui il modificatore dipende dalla testa. 1 In base alla frase soggiacente ricostruibile dalle forme composte, queste ultime si possono invece dividere in 1) composti endocentrici, in cui l’elemento nominale rappresenta il sintagma nominale soggetto della frase di base, ovvero la testa è interna al composto (carroattrezzi - il carro per gli attrezzi) 2) composti esocentrici, in cui l’elemento nominale del composto rappresenta il sintagma nominale oggetto della frase di base, ovvero la testa è all’esterno del composto (pellerossa - un uomo che ha la pelle rossa). Come accade anche nella composizione neoclassica, la presenza di formanti esogeni favorisce la sequenza determinante-determinato, 2 teoricamente anomala per l’italiano, ma molto frequente in diverse lingue specialistiche (anche per interferenza con l’inglese, cfr. un sintagma fisico specialistico come gauge invarianza). Ma passiamo senz’altro all’elenco delle forme attestate.  







Ecco i composti coordinativi rilevati dallo spoglio :  

bianco-azzurro, biancoazzurro : « un pezzo di metallo portato all’incandescenza diventa prima rosso cupo [...] infine biancoazzurro » (DNS : 58), « luce bianca-azzurra quando la temperatura sale ancora di più » (OU : 37).  













corpo-genitore : « i diversi frammenti appartenenti allo stesso corpo-genitore ». (OCS : 251)  







elettrodebole : « l’energia era abbastanza scesa da permettere la rottura di simmetria tra l’interazione elettrodebole e quella forte » (BOS : 178), « la forza elettromagnetica e la forza debole possono in effetti essere descritte da un modello unificato, il modello elettrodebole ». (MBB : 200). Si noti in questo caso l’ampia decurtazione del primo elemento : elettro(magnetico) + debole.  















spaziotempo : « lo spazio e il tempo non esistono separatamente come grandezze assolute,  



1   Per testa si intende « l’elemento che determina la categoria grammaticale cui il composto appartiene e indica l’entità cui si riferisce » (Gualdo-Telve 2011 : 105). 2   Cfr. Del Bello-Gualdo-Tarsitani 1994 : 21 e Cortelazzo 1994 : 24.  









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ma sono solo manifestazioni parziali di un’unica entità, essa sì ben definita : lo spaziotempo » (MBB : 17)  





Composti subordinativi (tutti con ordine determinante+determinato) :  

bariogenesi : vedi pp. 80-81 ; con decurtazione di bario(ne).  



nucleosintesi : « il processo [...] descritto, la produzione dei nuclei di elio e di altri atomi leggeri nei primi istanti di vita dell’Universo, è chiamato dai cosmologi nucleosintesi primordiale ». (MBB : 53). Si noti il mantenimento della vocale congiungente.  







puntiforme : « un corpo puntiforme in cui è concentrata tutta la massa dell’oggetto ». (OCS : 138)  







Si conferma che, nei linguaggi scientifici, « fra i composti sono particolarmente frequenti quelli con base non verbale »; 1 nel nostro corpus infatti è presente un solo caso di base verbale : reggispinta (che è anche l’unico composto esocentrico).  







reggispinta : « un cuscinetto reggispinta ». (OU : 118)  







Segnaliamo la presenza di un ristretto gruppo di composti formati con tre elementi, che nel caso di formanti greci sono contrari alla norma classica. 2 A favorire la creazione di questi composti plurimi è la necessità della lingua scientifica di produrre parole ad alta densità semantica e con il massimo di sinteticità ; all’interno del corpus, i vocaboli seguenti sono sicuramente fra quelli di maggior complessità formale per un lettore non esperto. Gli elementi componenti possono essere sia affissi sia confissi :  





a-dia-batico : « Il fatto che un’espansione adiabatica (cioè isolata dall’ambiente circostante) » (OU : 66)  







an-iso-tropo, an-iso-tropia : « la radiazione di fondo sia anisotropa ». (MBB : 77)  







radio-interfero-metro : « si tratta dei radiointerferometri ». (UTM : 33)  







spettro-foto-metrico : « le proprietà spettro-fotometriche delle galassie ». (SG : 146)  







Uso compositivo di lettere o elementi alfanumerici Oltre a forme attive anche nella lingua comune come raggi x o onde gamma, abbiamo incontrato nello spoglio alcune unità lessicali formate dalla composizione di una parola con una lettera, scritta o meno in forma estesa, o un simbolo alfanumerico (HI). Si tratta di una risorsa frequente nelle schematizzazioni e tassonomie scientifiche ; renderla disponibile per il largo pubblico in un contesto divulgativo, corredata delle dovute glosse, può aiutare il lettore non esperto ad abituarsi a questo tipo di formazioni, sentite senz’altro come altamente specialistiche.  

decadimento beta : « In un particolare tipo di decadimento radioattivo, il cosiddetto decadimento beta ». (BOS : 113)  







ciclo p-p : « si chiama ciclo p-p e passa attraverso la formazione del deuterio ». (SG : 106)  







fotone gamma : « All’epoca delle annichilazioni venivano prodotti fotoni gamma ». (OU : 70)  

1   2







Gualdo-Telve 2011 : 225   « Contraria alla norma del greco è la composizione con tre elementi formativi » (Maurizio Dardano, L’uso del greco, Grossman-Rainer 2004 : 579)  







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popolazione I e II, popolazione I estrema e popolazione II estrema : « gli astronomi usano chiamare popolazione I quella più giovane » (UTM : 152), « popolazione II estrema » (DNS : 122).  













regioni HI e HII : « si ha la formazione di una regione HII ». (SG : 96)  







sorgente X : « le sorgenti X sono soprattutto giovani stelle ». (SG : 77)  







Polirematiche La parte maggioritaria del lessico astronomico incontrato nel corpus è composta di polirematiche, ovvero di unità lessicali composte da più di una parola, il cui significato non è ricavabile dalla semplice somma dei significati degli elementi componenti. 1 Nella valutazione delle polirematiche vanno tenuti ben presenti i processi di lessicalizzazione : rispetto alle solidarietà lessicali (combinazioni di parole che si presentano con frequenza nello stesso modo, così che un sintagma come esercitare un diritto è più accettato di applicare un diritto), la cristallizzazione delle polirematiche è individuabile, non sempre con certezza, nella fissità dei rapporti grammaticali, nella frequenza delle occorrenze e nella presenza di un significato univoco riconoscibile dagli addetti al settore. La grande quantità di polirematiche rilevate dallo spoglio, che di seguito ordineremo in base ai loro costituenti grammaticali, è una conseguenza diretta della prevalenza delle rideterminazioni tecniche : « un dato termine, in genere un aggettivo o un sostantivo, arricchisce il proprio significato comune di una sfumatura semantica più specialistica e ristretta solo se e quando appare in combinazioni fisse con altre parole », 2 come accade alla parola libero nell’esempio citato da Casadei 1991 : 411 cammino libero molecolare ; o come accade in turismo sostenibile, sintagma in cui l’aggettivo acquisisce il suo significato specifico di ‘con basso impatto ambientale’ senza ambiguità, diversamente da quanto accadrebbe nella frase il turismo è sostenibile. 3 Inoltre, queste unità lessicali legate permettono quella modularità che le lingue della medicina o della chimica esprimono nei composti, e che qui invece si dà nell’accumulazione di aggettivi o sostantivi. Su un’unica preposizione possono incardinarsi polirematiche di alta densità informativa, composte anche da più di quattro elementi. Passiamo ad elencare i risultati dello spoglio :  



















- sostantivo + aggettivo aberrazione cromatica : « producevano anche una fastidiosa aberrazione cromatica, concentrando colori diversi in fuochi diversi ». (OU : 26)  







agitazione termica : « la temperatura è il risultato dell’agitazione termica delle particelle ». (OU : 66)  







allineamento multiplo : « la notte cade raramente su un tale pianeta (solo in caso di un allineamento multiplo) ». (OCS : 33)  







ammasso aperto : « abbondano quelle famiglie di stelle, dette ammassi aperti, le cui età variano fra le giovanissime ». (DNS : 117)  







ammasso globulare : « qualche migliaio di ammassi globulari ». (SG : 15)  







ascensione retta : « a circa 11 ore di ascensione retta ». (OU : 103)  

1   2







Sulla definizione di polirematica e sui criteri d’identificazione cfr. la relativa voce nell’Enciclopedia dell’italiano. 3   Gualdo-Telve 2011 : 89.   Gualdo-Telve 2011 : 90.  



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banda visuale : « con un picco d’emissione nella banda visuale ». (SG : 53)  







bullone esplosivo: « i resti dei bulloni esplosivi che permettono il distacco di un satellite dal razzo ». (OCS : 205) 1









canale dinamico: 2 « un meccanismo perturbativo in grado di creare un “canale dinamico” tra la fascia degli asteroidi e il nostro pianeta ». (OCS : 130)  







detrito spaziale : « Tutti questi oggetti vengono comunemente chiamati detriti spaziali ». (OCS : 205)  







diffusione caotica : « il meccanismo della diffusione caotica associata alle risonanze ». (OCS : 131). Non attestato nei dizionari.  







eclisse anulare : « si avrà quindi una “eclisse anulare” – così chiamata perché il bordo esterno del Sole circonda il disco lunare come un anello brillante ». (OCS : 179)  







elio liquido : « raffreddandolo con elio liquido ». (OU : 92)  







ghiaccio secco : « I poli sono in parte formati da ghiaccio e in parte da ghiaccio secco (anidride carbonica ghiacciata) ». (DNS : 18)  







immagine multipla : « La ricerca di immagini multiple dello stesso oggetto celeste ». (MBB : 192)  







materia oscura : « l’esistenza di un tipo di materia che non interagisce con la luce (la cosiddetta materia oscura) ». (OU : 79)  







mese sinodico : « Il mese sinodico [...] è l’intervallo di tempo tra due congiunzioni consecutive con il Sole ». (OCS : 177)  







mezzo continuo : « l’aria infatti non è un mezzo continuo, ma ha una “granulosità”, essendo composta di molecole ». (MBB : 135)  







monopolo magnetico : « una strana particella che nessuno aveva mai osservato in natura : un monopolo magnetico, ovvero una sorta di minuscolo magnete che, invece di avere un polo nord e un polo sud, come capita sempre, aveva un solo polo isolato » (BOS : 179). Attestato in tutti i dizionari dell’uso.  









moto retrogrado : « Tritone nel suo moto retrogrado attorno a Nettuno ». (OCS : 81)  







ossigeno molecolare : « l’individuazione di ossigeno molecolare ». (OCS : 267)  







ottica attiva : « Le deformazioni dell’immagine di una sorgente puntiforme [...] diranno al computer come far muovere i vari attuatori. Un sistema come questo è detto “ottica attiva” ». (DNS : 112)  







periodo sinodico : « corrisponde al cosiddetto “periodo sinodico” della Luna, cioè il tempo trascorso tra due congiunzioni successive con il Sole ». (OCS : 170)  







pianeta gigante : « Proprio i pianeti giganti del sistema solare ci danno un prototipo perfetto di corpo massiccio ma buio ». (BOS : 92)  







potenza radiativa : « Le stelle producono una potenza radiativa (energia irraggiata ogni secondo) ». (OU : 23)  







1

  Assente in tutti i dizionari, compreso H.

2

  Assente in tutti i dizionari.

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progressione geometrica : « è ben nota ai matematici con il nome di progressione geometrica ». (OCS : 110)  







punto critico : « esistono dei punti critici in cui le orbite quasi si intersecano ». (OCS : 68)  







punto sperimentale : « sempre più punti sperimentali sul diagramma di Hubble ». (OU : 124)  







pupilla d’ingresso : « se si aumenta il raggio della pupilla d’ingresso (in pratica il raggio della prima lente, o del primo specchio) ». (OU : 24)  







raggio vettore : « il raggio vettore descrive aree uguali in tempi uguali ». (OCS : 8)  







satelliti sincroni : « studio dell’evoluzione geofisica dei satelliti sincroni ». (OCS : 85)  







Sequenza Principale : « prende il nome di Sequenza Principale ». (SG : 106)  







serie divergente : « quantità che i matematici chiamano [...] “serie divergenti” ». (OCS : 47)  







sistema dinamico : « La descrizione di un sistema dinamico viene effettuata scrivendo delle equazioni matematiche ». (OCS : 34)  







sistema legato : « A causa dell’altissima temperatura, l’energia cinetica era elevata e non potevano esistere sistemi legati ». (OU : 67)  







sistema multiplo : « un pianeta che orbita in un sistema multiplo di stelle ». (OCS : 33)  







sistema propulsivo : « “manovrare” la sonda senza ricorrere al suo sistema propulsivo ». (OCS : 188)  







spettro elettromagnetico : « L’insieme di tutti i possibili valori di lunghezza d’onda che può assumere un’onda elettromagnetica costituisce quello che viene chiamato spettro elettromagnetico ». (MBB : 43)  







stella variabile : « non tutte le stelle si comportano come il Sole, e presentano variazioni più o meno regolari, più o meno forti, di luminosità. Si chiamano stelle variabili ». (DNS : 73)  







superficie di raccolta : « Il flusso luminoso [...] è estremamente flebile. È chiaro che per raccogliere una potenza sufficiente ad osservarlo dobbiamo usare una superficie di raccolta il più grande possibile ». (OU : 24)  







teorema egregio : « Gauss [...] introdusse il concetto di “curvatura” e formulò il cosiddetto teorema egregio, che stabiliva la possibilità di determinare la curvatura di una superficie a partire da misure di angoli e distanze ». (BOS : 74)  







zona abitabile : « Una chimica organica basata sul carbonio richiede che un pianeta terrestre orbiti in una certa regione dello spazio denominata zona abitabile ». (OCS : 267)  







- sostantivo + participio aggettivale ciclo risonante : « lo stesso emisfero che aveva mostrato al pianeta all’inizio del ciclo risonante ». (OCS : 76)  







circuito risonante : « sviluppi tecnologici che nei trent’anni precedenti avevano consentito di selezionare solo il segnale alla frequenza di interesse, usando circuiti risonanti ». (OU : 85)  







190

la lingua della divulgazione astronomica oggi

configurazione risonante : « questo eccesso di configurazioni risonanti ». (OCS : 67)  







moto risonante : « la presenza di un moto risonante ». (OCS : 67)  







oggetto risonante : « oggetti risonanti di grandi dimensioni ». (OCS : 241)  







pianeta ospitante : « La Luna non è l’unico corpo celeste a mostrare sempre lo stesso emisfero verso il pianeta ospitante ». (OCS : 73)  







stazione ricevente : « rimane in vista della “stazione ricevente” ». (OCS : 200)  







- aggettivo + sostantivo minimi quadrati : « Gauss sviluppò un nuovo metodo – noto con il nome di “minimi quadrati” ». (OCS : 21)  







piccoli divisori : « quantità che i matematici chiamano “piccoli divisori” ». (OCS : 47)  







variabili cefeidi : « questo insieme di stelle, denominate variabili cefeidi » (OU : 44), « Indicatori di distanza molto precisi sono le variabili Cefeidi » (UTM : 204).  













- sostantivo + sostantivo comportamento limite : « il sasso adotterà un comportamento limite : finirà per fermarsi, ma solo dopo che sarà trascorso un tempo infinito ». (MBB : 21)  









contatto radio : « la caduta del contatto radio quando la capsula doveva passare dietro la Luna ». (OCS : 197)  







effetto farfalla: 1 « nel 1963 il meteorologo Edward Lorenz introdusse il cosiddetto “effetto farfalla” – una metafora usata per spiegare perturbazioni atmosferiche anche molto piccole possano causare anche grandi cambiamenti climatici ». (OCS : 45)  







galassia-ospite e stella ospite : « totalità delle stelle della galassia-ospite » (SG : 112), « riportarono con grande precisione la posizione della stella “ospite” » (DNS : 68).  













immagine fantasma : « La possibilità di osservare immagini fantasma ha portato alcuni cosmologi a proporre [...] ». (MBB : 192)  







pallone sonda : « per mezzo di satelliti o di palloni sonda ». (SG : 51)  







ponte radio : « tramite appositi “ponti radio” Terra-Luna ». (OCS : 191)  







punto massa : « è stato possibile seguire l’evoluzione di una enorme quantità di punti massa che si attraggono tra loro ». (OU : 80)  







segnale differenza : « viene minimizzato il segnale differenza ». (OU : 101)  







sistema cargo : « Parallelamente verranno realizzati sistemi “cargo”, astronavi altamente automatizzate in grado di trasportare grandi quantità di materiale ». (OCS : 190)  







soglia limite : « Tuttavia tali pianeti sono appena sopra la soglia limite ». (OCS : 82)  







1   Assente nel GRADIT ; TR spiega invece diffusamente anche l’asserzione da cui nasce il tecnicismo : ‘la denominazione metaforica corrente della proprietà, presentata dai sistemi soggetti a caos deterministico, di rispondere in modo abnorme e imprevedibile a una piccola alterazione delle condizioni iniziali : la locuzione deriva dall’asserzione che il battito d’ali di una farfalla in India può essere la causa di un uragano nel Mar dei Caraibi’.  





morfologia lessicale

191

spettro sincrotrone : « infine il fatto che la nube emetta uno spettro sincrotrone ». (UTM : 56)  







universo isola : segnalato come tecnicismo abbandonato « Universi isola (che oggi chiamiamo galassie) potrebbero essere molte delle nebulose osservate ». (OU : 33)  







- sostantivo + sostantivo-sostantivo diagramma luminosità-temperatura : « In un diagramma luminosità-temperatura, queste stelle si trovano in una regione ben definita ». (SG : 106)  







direzione stella-osservatore : « della sua componente lungo la direzione stella-osservatore ». (DNS : 71)  







legge periodo-luminosità : « enunciò la sua famosa legge periodo-luminosità ». (UTM : 195)  







risonanza spin-orbita : « è possibile enunciare una definizione formale di risonanza spin-orbita » (OCS : 74)  







- sostantivo + aggettivo + aggettivo + (aggettivo) forza nucleare debole : « La forza nucleare debole provoca la radioattività ». (DNS : 171)  







forza nucleare forte : « la forza nucleare forte, che riesce a tenere impacchettati i protoni del nucleo » (MBB : 51)  







forza repulsiva elettrostatica : « riesca a sopraffare le forze repulsive elettrostatiche ». (SG : 105)  







galassia ellittica prolata : « la loro forma ellissoidale può essere più allungata [...] (la galassia in questo caso è chiamata ellittica prolata) ». (SG : 15). Assente da tutti i dizionari.  







galassia nana blu compatta : « sono assai frequenti nelle galassie nane blu compatte ». (SG : 96). Assente da tutti i dizionari.  







idrogeno atomico neutro : « si indica in questo modo l’idrogeno atomico neutro ». (SG : 58)  







punti lagrangiani collineari : « In particolare si sfruttavano le regioni caotiche associate ai punti lagrangiani collineari ». (OCS : 188)  







sistema binario fotometrico : « a ogni passaggio di una stella davanti all’altra, noteremo una diminuzione di luce. Si parla in questo caso di sistemi binari fotometrici ». (DNS : 71)  







sistema binario visuale : « I sistemi binari visuali sono abbastanza vicini a noi e formati da due stelle abbastanza lontane fra loro da poter discernere le due componenti ». (DNS : 71)  







tempo meteorologico spaziale : « L’esposizione degli astronauti alle varie radiazioni può provocare danni non trascurabili ai loro organismi. Di qui la necessità di monitorare il “tempo meteorologico spaziale” ». (DNS : 102)  







teoria quantistica unificata : « in una singola teoria quantistica unificata ». (BBN : 76)  







- avverbio + aggettivo intrinsecamente luminoso : « stelle relativamente massicce e intrinsecamente luminose ». (SG : 124)  





non integrabile : « avere a che fare con equazioni non integrabili ». (OCS : 106)  









192

la lingua della divulgazione astronomica oggi

quasi integrabile : « Un tale sistema si definisce quasi integrabile poiché le sue soluzioni si possono ottenere perturbando il caso integrabile dei due corpi ». (OCS : 43)  







quasi-periodico : « si dimostrava l’esistenza di orbite quasi-periodiche ». (OCS : 198)  







- avverbio + sostantivo fuori asse : « Una configurazione del telescopio “fuori asse” ». (OU : 91)  







- sostantivo + (aggettivo) + di + sostantivo + (aggettivo) archeologia dell’universo : « Si posero inoltre le basi dell’archeologia dell’universo, cioè dello studio del passato dell’universo ». (OU : 25)  







aritmetica degli intervalli: « è possibile tenere traccia degli errori di arrotondamento e propagazione tramite una tecnica chiamata aritmetica degli intervalli ». (OCS : 49) 1









campo di radiazione : « Il mezzo interstellare è immerso nel campo di radiazione generato dalle stelle di una galassia ». (SG : 93)  







campo di velocità : « per rilevare la velocità del gas nelle diverse regioni delle galassie (campo di velocità) ». (SG : 59)  







campo di vista : « entrando nel campo di vista del telescopio » (OCS : 199), « Il limite maggiore del cannocchiale galileiano è il campo di vista molto ristretto » (OU : 25).  













coniugazione di carica : « Immaginiamo per esempio di invertire il segno delle cariche di tutte le particelle dell’universo (un’operazione detta coniugazione di carica [...]) ». (BOS : 108)  







disco di accrescimento : « con i dischi di accrescimento che talvolta caratterizzano i sistemi binari ». (OCS : 240)  







distanza di luminosità : « più un oggetto è lontano e più è basso il flusso luminoso che riceviamo da esso (distanza di luminosità) ». (OU 43)  





distribuzione spettrale di energia : « la ricostruzione della distribuzione spettrale d’energia è uno strumento tra i più efficaci ». (SG : 84)  







energia di punto zero : « L’esistenza di questa energia residua – chiamata energia di punto zero [...] – fa sì che qualunque volume di spazio vuoto porti in dote una certa quantità di energia ». (BOS : 174)  







equazione di campo : « usando le equazioni di campo, si può calcolare » (OU : 56), « Einstein si vide costretto a modificare l’equazione chiave della teoria della relatività generale, l’equazione di campo » (BOS : 145).  













errore di chiusura : « dopo essere andati avanti e indietro (il cosiddetto “errore di chiusura”) » (OCS : 109)  







fluttuazione di densità : « avevano proposto che le fluttuazioni di densità dell’Universo primordiale [...] ». (MBB : 97)  







galassia nana di marea : « sono detti “galassie nane di marea” perché probabilmente sono il frutto dell’interazione gravitazionale tra le galassie del gruppo ». (SG : 158)  





1

  Assente in tutti i dizionari.



morfologia lessicale

193

impulso di emissione : « destinato a sparire completamente in un tremendo impulso di emissione finale ». (BBN : 125)  







invariante di scala : « Qual è il processo fisico che produce in modo naturale queste perturbazioni, dette invarianti di scala ? » (OU : 81). Segnaliamo sia l’uso sostantivato di invariante sia le solite varianti formali aggettivo di relazione / complemento di specificazione nella registrazione sui dizionari (GRADIT : invariante scalare, TR : invarianza di scala)  













inversione di spin : « un processo chiamato inversione di spin ». (SG : 58)  







lente di campo : « l’introduzione di una terza lente (lente di campo) per allargare il campo di vista » (OU : 26). Assente in DO.  







linea di vista : « lungo la linea di vista dell’osservatore ». (OCS : 22)  







misure di zero : « si possono eseguire sensibilissime misure di zero ». (OU : 101)  







periodo di rivoluzione : « opportune commensurabilità tra il periodo di rivoluzione del satellite attorno alla Terra ». (OCS : 203-204)  







perturbazione di densità : « piccole alterazioni nel modo in cui la materia era distribuita, ovvero delle perturbazioni di densità » (MBB : 75), « insieme a perturbazioni di densità, si devono generare onde gravitazionali » (OU : 112).  













pressione di radiazione solare : « vari tipi di perturbazioni (ad esempio la pressione di radiazione solare) ». (OCS : 141)  







principio di equivalenza : « Einstein aveva già iniziato a chiedersi quale fosse l’effetto di forze e accelerazioni su spazio e tempo. Lo fece partendo da un principio di equivalenza tra inerzia e gravitazione ». (OU : 54)  







principio di relatività : « il cosiddetto principio di relatività è il fatto che le leggi fisiche devono essere esattamente le stesse per qualunque osservatore ». (MBB : 15)  







prodotto di decadimento : « composti organici affini ai prodotti di decadimento dei batteri ». (DNS : 19)  







profilo di missione : « nel primo caso il profilo di missione è un “fly-by” ». (OCS : 210)  







profilo radiale del colore : « si può ricostruire anche il profilo radiale del colore ». (SG : 130). Assente da tutti i dizionari.  







profilo radiale di luce : « la determinazione del loro profilo radiale di luce, cioè di come varia la brillanza superficiale con la distanza dal centro della galassia ». (SG : 129). Non attestato in alcun dizionario.  







riga di assorbimento, riga di emissione : « Lo spettro elettromagnetico degli oggetti celesti è generalmente composto da un continuo e da righe di emissione e/o d’assorbimento » (SG : 51), « ha riconosciuto alcune righe di assorbimento caratteristiche » (OU : 42).  













risonanza di corotazione inclinata : « l’esistenza di un meccanismo, chiamato risonanza di corotazione inclinata ». (OCS : 239)  







sensore di assetto : « i dati provenienti da diversi sensori di assetto ». (OU : 118)  







sistema di puntamento : « il sistema di puntamento dell’esperimento ». (OU : 118)  







194

la lingua della divulgazione astronomica oggi

stella di neutroni : « uno stato densissimo, come quello di una stella di neutroni ». (BBN : 137)  







telecamera di bordo : « il piccolo specchio che serve alla telecamera di bordo per inquadrare Halley ». (OCS : 221)  







teorema dello specchio : « opportuni strumenti matematici, il più noto dei quali è il teorema dello specchio ». (OCS : 41)  







transizione di fase : « dovette esserci una cosiddetta transizione di fase e la simmetria tra le forze dovette rompersi ». (BBN : 146)  







velocità di agitazione termica : « temperatura significa velocità di agitazione termica ». (DNS : 131)  







Particolarmente frequenti le polirematiche con Teoria come primo elemento :  

teoria dei sistemi dinamici : « unite ai progressi nella teoria dei sistemi dinamici su concetti chiave quali stabilità e caos ». (OCS : xiii)  







teoria della regolarizzazione : « gettarono le basi della teoria della regolarizzazione, che fornisce un metodo per studiare la dinamica di due corpi in stretta interazione ». (OCS : 139)  







teoria di campo quantistica : « Le cosiddette teorie di campo quantistiche descrivono la forza elettromagnetica e le forze nucleari forte e debole usando il formalismo della meccanica quantistica ». (MBB : 202)  







Frequenti anche le polirematiche con legge in posizione di testa :  

legge del flusso : « una semplice legge matematica : la legge del flusso ». (OU : 24)  









legge di gravitazione universale : « erano interpretati per mezzo della legge di gravitazione universale ». (MBB : 17)  







- sostantivo + di + aggettivo + sostantivo cometa di corto periodo : « gran parte delle comete di corto periodo ». (OCS : 105)  







cometa di lungo periodo : « comete di lungo periodo : oggetti ghiacciati su orbite con alte eccentricità ». (OCS : 141)  









- sostantivo + in + sostantivo espansione in serie : « le cosiddette espansioni in serie – espressioni matematiche contenenti in teoria un numero infinito di termini e che si possono troncare una volta raggiunta l’accuratezza desiderata ». (OCS : 43)  







posizione in frequenza : « la posizione in frequenza del massimo di intensità ». (MBB : 47)  







- sostantivo + a + (aggettivo) + sostantivo + (aggettivo) Nella maggior parte dei casi a ha funzione modale ; qualche volta di luogo metaforico (condizioni al contorno)  

morfologia lessicale

195

amplificatore a microonde : « negli amplificatori a microonde ». (OU : 90)  







assorbitore a ragnatela : « Così si costruiscono gli assorbitori a ragnatela ». (OU : 115-116)  







camera a campo ristretto : « si passa all’osservazione con la camera a campo ristretto ». (DNS : 147)  







condizione al contorno : « Quali sono le “condizioni al contorno” all’inizio del tempo ? » (BBN : 140), « Le diverse geometrie di eclisse rappresentano dunque delle comode condizioni al contorno per cercare orbite periodiche di periodo un Saros » (OCS : 180).  















condizione al contorno caotica : « Una tale possibilità sono le cosiddette condizioni al contorno caotiche. Queste suppongono implicitamente o che l’universo sia spazialmente infinito o che ci sia un numero infinito di universi ». (BBN : 141)  







fluido a pressione negativa : « una strana forma di energia che non si diluisce con l’espansione (nota agli specialisti come fluido a pressione negativa) ». (OU : 124)  







macchina a controllo numerico : « vengono costruiti con le macchine a controllo numerico presenti nell’officina del dipartimento di fisica della Sapienza ». (OU : 117)  







problema / sistema a N corpi : sia nella forma generalizzata sia nelle forme specifiche con aggettivo cardinale (si noti che nelle forme specifiche la preposizione può diventare di articolata 1) : « la soluzione del “problema a N corpi” » (OCS : 35), « si entra così nel vasto campo della ricerca delle soluzioni particolari del problema dei 3 corpi » (OCS : 37), « Le ellissi, le parabole e le iperboli vengono oggi considerate soluzioni del “problema dei due corpi” » (OCS : 19), « l’evoluzione dei sistemi a N-corpi » (OCS : 101).  





























refrigeratore a diluizione : « Il refrigeratore a diluizione [...] porta i rilevatori ». (OU : 132)  







riduzione a mappe : « Fu lui a introdurre la tecnica della “riduzione a mappe” ». (OCS : 35) Non glossato in quest’esempio  







spettrografo a fenditura multipla : « gli spettrografi “a fenditura multipla” ». (DNS : 136)  







spettroscopia a campo integrale : « ottenere simultaneamente lo spettro di tutti punti di una galassia (spettroscopia a campo integrale) ». (SG : 133-134)  







universo a topologia compatta : « Universi di questo tipo vengono chiamati Universi a topologia compatta ». (MBB : 190)  







- sostantivo + (aggettivo) + a + sostantivo + (aggettivo) assorbitore a piastrina intera : « avrebbero interagito con l’assorbitore a piastrina intera ». (OU : 115)  







bolometro composito a semiconduttore : « svilupparono il bolometro composito a semiconduttore ». (OU : 96)  







microscopio a effetto tunnel : « oggi riusciamo addirittura a fotografarli, attraverso i microscopi a effetto tunnel ». (BOS : 111)  







stelle binarie a eclisse : « Nel caso delle stelle binarie a eclisse si può ottenere anche una misura dei raggi stellari dalla durata delle eclissi dell’una rispetto all’altra ». (DNS : 72)  





1

  Cfr. cap. 3 § 8.



196

la lingua della divulgazione astronomica oggi

telescopio a tasselli : « il telescopio a tasselli di 100 metri di diametro ». (DNS : 113)  







termometro a resistenza : « sensibilissimi termometri a resistenza ». (OU : 96)  







- sostantivo + aggettivo + aggettivo risonanza sincrona completa : « La conseguenza è che anche Plutone mostra sempre lo stesso emisfero al suo satellite : viene chiamata risonanza sincrona completa ». (OCS : 81)  









sistema planetario binario : « ci troviamo a vivere in un sistema planetario binario, un pianeta doppio ». (OCS : 168)  







- verbo + in + sostantivo mettere in orbita : Forma alternativa immetere in orbita : « riuscire a immettere in orbita attorno a Marte e Venere dei satelliti artificiali » (OCS : 219).  









- sostantivo + aggettivo + aggettivo + di + sostantivo punti lagrangiani triangolari di equilibrio : « centrati rispettivamente attorno ai punti lagrangiani triangolari di equilibrio ». (OCS : 62)  







Composizione neoclassica Si definiscono composti neoclassici le formazioni di parole attraverso l’uso di confissi greco-latini :  

« I confissi sono elementi lessicali dotati di maggiore autonomia rispetto agli affissi, al punto che virtualmente quasi ogni parola, o parte di parola, può assumere questa funzione per combinarsi in genere con altri confissi, oppure con affissi o con basi lessicali libere, il che rende tale procedimento molto potente per la creazione di neologismi ». 1  





Gli elementi utilizzati hanno quindi un significato autonomo e riconoscibile e possono svolgere, in diversi composti, sia la funzione del determinato che quella del determinante (cfr. Serianni 2005 : 195). Alla composizione neoclassica i linguaggi specialistici ricorrono con notevole frequenza, perché la modularità dei componenti e la loro stabilità formale possono riflettere al meglio un’idea di razionalità denominativa. 2 Lavinio, dopo aver studiato la distribuzione dei confissi nei lemmi specialistici del GRADIT, ha osservato che « essi prevalgono nettamente in chimica e in tutte le scienze naturali, dalla nomenclatura fondamentalmente classificatoria, mentre sono di numero via via più ridotto in fisica, matematica ed economia ». 3 Come abbiamo già anticipato, la composizione neoclassica è anche uno dei vettori principali della sequenza determinante + determinato, che non faceva parte della norma dell’italiano :  











« In questi neologismi formati con elementi colti è presente il tipo di sequenza “determinante + determinato”, la quale muove dal modello greco, ma è stata rafforzata e sviluppata in epoca moderna, in un primo tempo, dalle coniazioni dotte, formatesi, nel corso dell’Ottocento, soprattutto dal francese, in seguito dai composti “di tipo germanico”, mutuati dalla lingua inglese ». (Dardano 1994b : 422)  





I molti confissi di trafila greca possono anche fungere da parziale koinè settoriale, avvicinando italiano e altre lingue scientifiche (soprattutto l’inglese) :  

1

  Gualdo-Telve 2011 : 99.  

2

  Cfr. Gualdo-Telve 2011 : 100.  

3

  Lavinio 2012 : 143.  

morfologia lessicale

197

« I thesauri ci mostrano infatti che l’impiego del greco è largamente comune a lingue di struttura diversa, quali le neolatine, il tedesco e l’inglese. Il grecismo può dunque essere un mezzo di collegamento e di unione tra differenti lingue tecniche e tra queste e quella di comunicazione quasi universale ». (Nencioni 1994 : 10)  





Infine, anche nella composizione neoclassica, e soprattutto dopo che questo procedimento è diventato produttivo nella lingua comune, i linguaggi specialistici tendono a specializzare semanticamente gli elementi formanti :  

« la stratificazione delle terminologie specialistiche nel tempo ha provocato una fortissima specializzazione dei confissi greco-latini, tanto in senso orizzontale, cioè da disciplina a disciplina [...], quanto in senso diacronico ». (Gualdo-Telve 2011 : 102)  





Dallo spoglio non sono emerse evidenti specializzazioni di significato relative al contesto astronomico ; ci sono, invece, alcuni confissi tipici di questo settore scientifico (elio-, astro-, planeto-). L’elemento formativo più produttivo è sicuramente radio-, presente in più di un’accezione.  

Prefissoidi Cominciamo da un gruppo organico di parole formate sulla stessa base, sfera, modificata da diversi prefissoidi : si tratta di nomi indicanti strati specifici dell’atmosfera terrestre o solare.  

cromosfera, cromosferico : [1892, 1956] « Essa si compone della cromosfera ». (DNS : 93), « fenomeni osservabili a livello cromosferico » (DNS : 95).  













eliosfera : [1983] « Il vento solare forma una bolla, detta eliosfera ». (DNS : 101)  







fotosfera : [1829] « fino ad arrivare alla fotosfera, la regione superficiale ». (OU : 39)  







ionosfera : [1949] « si riflettono sulla ionosfera ». (OU : 83)  







magnetosfera : [1974] « utilizza quattro sonde che esplorano la magnetosfera terrestre ». (OCS : 204)  







stratosfera : [1923] « farli operare nella stratosfera per ore ». (OU : 98)  







troposfera : [1923] « processi fisici meno diretti dell’irraggiamento che hanno effetto sulla troposfera ». (DNS : 103)  







Passiamo ora al regesto degli altri prefissoidi :  

archeo- ‘antico’ archeoastronomia, archeoastronomi : [1983] « è dunque compito dell’archeoastronomia viaggiare indietro nel tempo » (OCS : 96), « Gli archeoastronomi hanno usato il seguente espediente » (OCS : 97).  













astro- ‘relativo agli astri’ astrobiologia : [1983] « un concetto chiave della moderna astrobiologia ». (OCS : 258)  







astrometrico : [1955] « il moto proprio di una singola stella può essere determinato negli anni tramite osservazioni astrometriche (cioè precise misure di posizione) ». (OCS : 259)  







198

la lingua della divulgazione astronomica oggi

auto- ‘da sé’ autoaddensarsi : « La capacità della gravità di portare la materia ad autoaddensarsi su scale enormi è straordinaria ». (MBB : 74)  







autoconcluso : « il cosmo diventava un sistema autoconcluso ». (BOS : 144)  







autogravità, autogravitante : [autogravitazione 1997] « a causa dell’autogravità esercitata dalla materia presente nell’universo » (DNS : 165), « ogni corpo autogravitante (cioè tenuto assieme solamente dalla gravitazione) » (OCS : 232), « spesso autogravitanti » (SG : 92).  



















autoregolarsi : [1995] « la capacità di autoregolarsi per far fronte ai vincoli imposti dall’ambiente ». (DNS : 25)  







autoriprodursi : [1992] « organismi sempre più complicati, capaci di autoriprodursi ». (BBN : 138)  







bari- (‘pesante’) barione : [1965] Adattamento o calco di traduzione dell’inglese baryon « Il mare di fotoni si comporta infatti come una specie di melassa che ostacola il moto dei barioni ». (MBB : 104)  







crio- (‘freddo, gelo’) criogenico, criogenia, criogenicamente : [1979, 1970] « un corpo nero criogenico » (OU : 92), « si aprì la strada alla criogenia spaziale » (OU : 100), « Mather aveva raffreddato criogenicamente non solo il bolometro » (OU : 101).  



















criostato : [1981] « comprende un criostato ». (OU : 100)  







elettro- ‘relativo all’elettricità’ elettrocalamita : [1875] « una buona elettrocalamita può facilmente sollevare da terra un oggetto pesante come un’automobile ». (MBB : 73)  







elio- ‘sole, solare’ eliocentrico : [dopo il 1739] « attraverso la cosmologia eliocentrica di Copernico e di Galileo ». (BBN : 144)  







foto- ‘relativo alla luce’ fotoconduzione : [1974] « per eccitare la fotoconduzione nei rivelatori infrarossi ». (UE : 96)  







fotoelettrico : [1900] « Questo fatto, noto come effetto fotoelettrico ». (BOS : 35)  







geo- ‘relativo alla Terra’ geocentrico : [1739] « dalle cosmologie geocentriche di Tolomeo e dei suoi predecessori ». (BBN : 144)  







geodesia : [1762] In un’accezione rilevata nel corpus, geo- può anche assumere il significato più generico di ‘pianeta’ : vedi geodesia spaziale a p. 112.  



morfologia lessicale

199

geodetico : [1780] « le traiettorie dei raggi di luce, che percorrono linee dette “geodetiche” ». (OU : 56)  







geostazionario : [1974] « inserirsi nella cosiddetta orbita geostazionaria » (OCS : 201), « si tratta dei satelliti geostazionari » (OCS : 85).  













iso- ‘uguale’ isotermo : [1905] « un gas all’interno di un contenitore isotermo ». (OU : 67)  







isotopo : [1905] « l’isotopo più abbondante ». (OU : 75)  







isotropo, isotropico : [1895] « abbiamo già detto che il termine isotropo si riferisce alle proprietà fisiche che non dipendono dalla direzione » (MBB : 76), « era perfettamente isotropica » (DNS : 146).  













macro- ‘grande’ macromolecola : [1957] « la maggior parte di questi errori dovettero essere tali da togliere alle nuove macromolecole la capacità di riprodursi ». (BBN : 138)  







magneto- ‘relativo al campo magnetico’ magnetopausa : [1981] « la magnetopausa è la regione attorno alla magnetosfera in cui il campo magnetico diventa trascurabile ». (DNS : 101)  







microa) ‘di piccole dimensioni’ microfossile : [1957] « Il microfossile più antico somigliante a un batterio ». (DNS : 32)  







micrometeorite : [1974] « tonnellate di micrometeoriti ». (DNS : 30)  







micromeccanico : [1966] « anche di componenti micromeccanici ». (OU : 115)  







b) ‘agente su piccole dimensioni’ microfabbricazione : « Nei laboratori di microfabbricazione ». (OU : 115)  







micromanipolatrice : [micromanipolatore 1957] « usando macchine micromanipolatrici ». (OU : 116)  







c) ‘diviso per un milione, cioè equivalente a 10-6 micrometrico : [1957] « grani di polvere micrometrica ». (OCS : 230)  







mini- ‘piccolo’ miniuniverso : « Ognuno di essi potrebbe aver dato vita a uno dei tanti mini-universi che popolano il multiverso ». (BOS : 204)  





planeto- ‘pianeta’



200

la lingua della divulgazione astronomica oggi

È l’unico confisso esclusivamente astronomico di questa lista :  

planetoide : « si trova solo una moltitudine di planetoidi e comete » (OCS : 253). GRADIT registra la forma con base non dotta pianetoide.  







planetologo : [1968] « Con grande sorpresa dei planetologi ». (OCS : 74)  







proto- ‘prima forma di’ protogalassia : [1965] « Le protogalassie sono nubi primordiali di gas a partire dalle quali presero forma le galassie che conosciamo ». (SG : 219)  







protopianeta, protoplanetario : [1980] « il progressivo accrescimento dei planetesimi in protopianeti » (OCS : 82), « analogie con i dischi protoplanetari » (OCS : 240).  













proto-scientifico : « sperimentazione proto-scientifica ». (BOS : 97)  







protosolare, protosole : [protosole 1997] « a seguito della condensazione dei gas e delle polveri cosmiche che compongono la nebulosa protosolare » (OCS : 185), « orbitando attorno al protosole » (DNS : 36).  













protostruttura : « identificare facilmente le protostrutture presenti nell’universo primordiale ». (OU : 119)  







prototerra : « distaccatasi da una prototerra ancora fluida ». (OCS : 184)  







radio- :  

a) ‘relativo ai vari tipi di radiazione e ai relativi strumenti di misura’ radioastronomia, radioastronomo, radioastronomico : [1932, 1959, 1959] « quando i radioastronomi furono in grado di realizzare ricevitori a microonde » (OU : 73), « La radioastronomia cominciava ad essere considerata una vera e propria scienza astronomica » (OU : 85), « Per osservazioni radioastronomiche » (OU : 88). In DNS non c’è univerbazione : « è stato il radio astronomo americano » (DNS : 47).  



























radioemissione : [1974] « Osservando l’istante in cui le radioemissioni sarebbero sparite ». (DNS : 140)  







radiofrequenza : [1935] « le migliori radiofrequenze per effettuare questo studio » (OU : 86)  







radiogalassia : [1974] « Si coniò il termine radiogalassia per indicare questi potenti fari di onde radio e distinguerli dalle galassie normali ». (BOS : 41)  







radioimpulso : « la velocità di propagazione dei radioimpulsi ». (UTM : 164)  







radiointerferometro : [1981] « ideatore instancabile di radiometri e radiointerferometri » (OU : 103)  







radiolobo : « possono infatti presentare radiolobi molto ampi ». (SG : 41)  







radiometro : [1876] « l’apparecchio che Penzias e Wilson stanno usando per misurare l’intensità della radiazione catturata dalla loro antenna, il radiometro » (MBB : 66), « prepararono dei radiometri differenziali, ovvero dei rivelatori costruiti in modo da poter rivelare differenze di temperatura nella radiazione di fondo » (MBB : 82).  













radio osservatorio : « tutti i maggiori radio osservatori del mondo ». (DNS : 47)  







morfologia lessicale

201

radioquieto : [1988] « i QSO radioquieti ». (DNS : 142)  







radiosorgente : [1959] « la maggior parte di queste radiosorgenti dovevano trovarsi fuori della nostra galassia » (BBN : 61)  







radiostella : [1963] « gli spettri di queste misteriose radiostelle ». (DNS : 141)  







radiotelescopio : [1959] « un vero e proprio radiotelescopio ». (OU : 84)  







b) ‘relativo alle onde hertziane’ radioonda : [1930] « meno radioonde dai corpi caldi ». (OU : 85)  







radioricevitore : [1934]« dove era piazzato un radioricevitore ». (OU : 84)  







termo- : ‘relativo alla temperatura’  

termoionico : [1927] « il debole segnale captato dall’antenna usando le valvole termoioniche » (OU : 85)  







Suffissoidi Dal punto di vista morfologico, segnaliamo la possibilità della caduta della seconda parte della prima parola formante (in interfer(enza) + metro) e la maggior frequenza della vocale connettiva -o-, come accade solitamente nei grecismi (cfr. Gualdo-Telve 2011 : 102) ; tra le eccezioni voltmetro, telemetria. In questo caso nessun suffissoide è tipico della lingua astronomica e molti sono ormai produttivi anche nella lingua comune.  



-grafo, -grafico : Partendo dall’accezione generica di ‘scrittura, descrizione’, arriva a indicare il vero e proprio strumento di misura :  



coronografico : [1956] « telescopi coronografici ». (UTM : 104)  







spettrografo : [1930] « lo hanno consentito gli spettrografi ». (DNS : 136)  







-logia, -logico : ‘relativo allo studio’  

fenomenologia : [1828] « Molta della fenomenologia lunare era ben conosciuta sin dall’antichità ». (OCS : 169)  







numerologico : [1974] « la disarmante semplicità numerologica dei cicli lunari ». (OCS : 176)  







- metro, -metria, -metrico ‘relativo alla misura’ Questo suffissoide latino è oggi in posizione dominante rispetto al concorrente greco -scopio, che anche nel nostro corpus è molto meno frequente e forma parole con prima attestazione più antica : « Da una stima approssimativa ritengo che, dal Seicento in poi, –METRO abbia “guadagnato” molto di più, e sempre di più, di – SCOPIO. La visione galileiana di un mondo interpretabile in termini quantitativi deve aver rivalutato, come secondo elemento di composti, il termine espressivo della “misura” nei confronti di quello indicante un generico e soggettivo “vedere” ». 1  







accelerometro : [1910] « sistemi vibranti per accelerometri ». (OU : 115)  





1

  Altieri Biagi 1990a : 352.  



202

la lingua della divulgazione astronomica oggi

bolometro, bolometrico : [1892] « Il sensore che permette di studiare il corpo nero è il bolometro » (OU : 37), « la tecnologia bolometrica ». (OU : 96)  













centimetrico : [1970] « I radar centimetrici ». (OU : 87)  







fotometrico : [1865] « dall’analisi delle loro proprietà fotometriche ». (SG : 130)  







interferometria, interferometro, interferometrico : [1957, 1927, 1948] « ai sistemi interferometrici » (OCS : 198), « una tecnica chiamata interferometria » (SG : 59), « interferometri come quello del Plateau de Bure » (SG : 60).  



















spettrometro : [1891] « ha analizzato la luce con uno spettrometro ». (OU : 42)  







telemetria : [1893] Anche in questo caso abbiamo un vocabolo nato dalla composizione di due confissi : « grazie alla telemetria trasmettono i dati a terra ». (OU : 99)  









termometrico : [1851] « Per le sue ricerche Langley utilizzò un sistema termometrico diverso ». (OU : 38)  







voltmetro : [1905] Questo esito è particolarmente interessante non solo per l’assenza della vocale di congiunzione, ma perché il suffissoide si combina con una forma eponima, sebbene ormai lessicalizzata come unità di misura : « essere misurato con un voltmetro ». (OU : 90)  









- scopia, -scopico ‘relativo alla misura’ giroscopio : [1869] « giroscopi laser ». (OU : 118)  







spettroscopia, spettroscopico : [1818, 1861] « Grazie alla spettroscopia ». (OU : 40), « le misure spettroscopiche di lunghezza d’onda » (OU : 46).  













Segnaliamo anche la possibilità di usare affissi e confissi (soprattutto radio) nella composizione, senza univerbazione : in questi casi si mantiene l’ordine normale per l’italiano determinato + determinante.  

attrazione gravitazionale extra : « L’attrazione gravitazionale extra di un numero così grande di buchi neri ». (BBN : 113)  







continuo radio : « Se però osserviamo nel continuo radio alla lunghezza d’onda di 20 cm ». (SG : 44)  







dimensione extra : « La ragione dell’elusività delle dimensioni extra ». (MBB : 204)  







eco radar: « Una mappa dettagliata del suolo di Venere si è potuta ottenere solo grazie agli eco radar lanciati da varie sonde ». (DNS : 21) 1









finestra radio : « L’apertura della finestra radio nello spettro elettromagnetico era solo il primo passo verso la completa liberazione dell’astronomia dalla schiavitù del visibile ». (BOS : 43)  







fotone radio : « si deve produrre un buon numero di fotoni radio ». (OU : 86)  







getto radio : « la controparte ottica del getto radio ». (SG : 44)  

1







  Questo è l’unico caso della lista in cui la sequenza dei formanti è determinante + determinato.

morfologia lessicale

203

ingegnere radio : « un ingegnere radio » (OU : 84, in questa forma allomorfa di radioingegnere si conserva la successione della norma italiana determinato+determinante)  







mappa radio : « spettacolari sono le forme nelle mappe radio ». (SG : 44)  







massa extra : « l’equivalente in energia di quella massa extra sarà restituito all’universo ». (BBN : 130)  







morfologia radio : « all’origine dell’asimmetria nella morfologia radio delle galassie d’ammasso ». (SG : 182)  







pulsar radio : « tutte e due le componenti sono pulsar radio ». (UTM : 144)  







quiete radio : « c’è solo una zona di quiete radio, dove i rumori di fondo sono trascurabili ». (DNS : 46)  







v. ELEMENTI DI DIVULGAZIONE

L

aletteratura secondaria è distinta da quella primaria per una serie di scelte che, come abbiamo visto nei precedenti capitoli, cadono non solo nel dominio del lessico, ma anche in quello di sintassi e testualità. In questo capitolo, anche riprendendo alcune delle osservazioni già fatte, proveremo a dar conto della varietà degli istituti linguistici che, sotto diversi aspetti, permettono lo sviluppo dell’intelaiatura didascalica. Partiamo da un aspetto evidente : rispetto alla letteratura primaria, in cui i tecnicismi sono inseriti nel testo senza stacchi discorsivi, nella divulgazione succede quasi esclusivamente il contrario. La scelta più frequente in tal senso è costituita, come vedremo, dalle forme denominative, del tipo gli astronomi la definiscono supernova. Oltre a questa segnalazione discorsiva, una divulgazione efficace non può fare a meno di ricorrere in modo sistematico alle glosse esplicative, che potremmo definire una « traduzione intra-linguistica » 1 con cui i tecnicismi, tramite diversi tipi di riformulazione, sono resi trasparenti al pubblico di non esperti. Le glosse, sia per frequenza sia per tipologia, sono un segnale sociolinguistico importante : sia la frequenza e il tipo di vocaboli glossati, sia i modi di spiegazione e l’eventuale tasso di figuralità possono dirci molto sul « sistema di attese del pubblico » 2 e sui destinatari impliciti di un testo divulgativo. Tuttavia, come vedremo, in scienze astratte come la fisica e l’astronomia (in particolare la cosmologia), rispetto ad esempio alla medicina, la lingua della divulgazione ha bisogno di ricorrere, oltre alle glosse, anche a strategie testuali e didascaliche di più ampia portata.  















1. Tipologia delle glosse Come abbiamo già anticipato, « quando il termine si allontana troppo dall’orizzonte del lettore sopravviene la glossa esplicativa, la cui presenza è condizionata pertanto dal sistema di attese del pubblico ». 3 Le glosse sono un istituto linguistico con cui un lettore comune è ormai abituato ad avere a che fare quando si parla di linguaggi scientifici, perché su di esse si basa principalmente la diffusione dei temi scientifici sui mezzi stampati. Secondo Giovanardi 2006 : 2204, i « procedimenti di riscrittura operati dall’autore sul testo per renderlo più comprensibile al destinatario » possono seguire due criteri : « Distinguiamo un percorso onomasiologico (dal referente extralinguistico al termine tecnico che lo designa) da un percorso inverso, di tipo semasiologico ». Nei prossimi paragrafi passeremo in rassegna le modalità realizzative delle glosse, che spiegano il tecnicismo in un nucleo sintattico solitamente breve. Tuttavia, bisogna premettere un’osservazione che riguarda l’intera organizzazione di quelle porzioni testuali che sono aperte (percorso semasiologico) o chiuse (percorso onomasiologico) dall’introduzione del vocabolo tecnico, e il modo in cui questa organizzazione testuale favorisce la comprensione del tecnicismo. La spiegazione “organica” del tecnicismo, nel nostro caso, contribuisce infatti alla struttura divulgativa forse anche più della frequenza delle glosse esplicative. Molto spesso il compito più impegnativo del divulgatore è l’identificazione di una griglia cognitiva e concettuale grazie a cui il tecnicismo fisico o astronomico, nato perlopiù da una rideter 

















1

  Dardano-Giovanardi-Pelo 1988 : 154.  

2

  Dardano 1994 : 509.  

3

  Dardano 1994 : 509.  

206

la lingua della divulgazione astronomica oggi

minazione e dunque privo di un’informatività deducibile dall’analisi del significante, 1 possa diventare trasparente : soltanto con la creazione di un contesto adeguato si può chiarire il referente del tecnicismo, che viene introdotto soprattutto attraverso le forme denominative. Per rappresentare il contesto quantitativo e qualitativo che caratterizza un fenomeno si può ricorrere a paragoni estesi, oppure inserirlo all’interno di una catena di eventi che ne chiariscano – evitando il più possibile il ricorso al codice simbolico matematico – cause e conseguenze. Quindi, ripetiamo, anche se le glosse e le spiegazioni sintetiche hanno un buon rilievo nel nostro corpus, è altrettanto importante la più vasta porzione di testo in cui il tecnicismo si inserisce, ovvero le ampie strategie con cui il divulgatore favorisce un “clima testuale” che sveli il tecnicismo e ne superi l’esotismo rispetto alla lingua comune. Spesso l’organizzazione testuale prevede che l’illustrazione visuale e intuitiva del significato tecnico in questione introduca successivamente una più rigorosa e precisa riformulazione specialistica. Vediamo un esempio :  





« L’entropia è una misura del disordine. Se per esempio la vostra scrivania è ingombra di libri aperti, ammonticchiati gli uni sugli altri, di vecchi giornali, di scartoffie, si trova allora in uno stato di grande disordine, ossia di elevata entropia. [...] Questo esempio, naturalmente, illustra solo l’idea intuitiva del concetto, mentre i fisici hanno elaborato una definizione rigorosamente quantitativa, che ci permette di descrivere l’entropia di un sistema fisico usando un valore numerico [...] ». (UE : 311)  





Bisogna considerare che raramente la definizione dei tecnicismi più complessi permette al divulgatore di separare nettamente il momento illustrativo-semplificativo da quello descrittivo-specialistico : la riformulazione scientifica può introdurre termini o difficoltà concettuali che a loro volta hanno bisogno di illustrazioni e modelli più semplici per essere capiti dal lettore non esperto ; così spesso le due modalità procedono in parallelo, altrimenti si alternano per sezioni di testo più o meno lunghe. La convivenza fra i due codici è, ovviamente, problematica, e la bravura del divulgatore sta proprio nel trovare il miglior compromesso possibile. Vediamo, ad esempio, come continua il brano precedente :  





« Benché la faccenda sia un po’ più complicata di così, possiamo dire per semplificare che questo numero conta tutte le possibili risistemazioni – i “riarrangiamenti” – degli elementi di un dato sistema fisico che lasciano inalterato il suo aspetto complessivo. Se la vostra scrivania è perfettamente a posto, quasi ogni riarrangiamento – che so, cambiare l’ordine dei giornali, dei libri o degli articoli, togliere le biro dal portapenne – turberà quell’ordine così metodico. Questa è la ragione per cui la scrivania si trova in uno stato di bassa entropia. [...] Naturalmente, parlare di riarrangiamenti di libri, articoli e giornali su di una scrivania – e decidere quali di questi “lascia inalterato l’aspetto complessivo del sistema” – manca del necessario rigore scientifico. La definizione precisa di entropia si basa in realtà sul calcolo del numero dei possibili “riarrangiamenti” delle proprietà quantistiche microscopiche dei costituenti di un sistema fisico che non alterano le sue proprietà macroscopiche [...]. I dettagli non sono essenziali, purché abbiate chiaro che l’entropia è concetto quantistico, rigorosamente quantitativo, che misura con precisione il disordine complessivo di un sistema fisico ». (UE : 311-312)  





Dopo il primo periodo maggiormente marcato tecnicamente (nonostante se ne segnali la non piena scientificità con la concessiva iniziale), si prosegue la spiegazione dell’entropia tornando al modello della scrivania in ordine. Tuttavia il modello, pur indispensabile per dare concretezza al tecnicismo, non può illustrare con coerenza la complessità del concetto fisico ; così se ne dichiara esplicitamente l’inadeguatezza (Naturalmente, parlare di riarrangiamenti di libri [...] manca del necessario rigore scientifico), introducendo una nuova  

1   Come capita invece spesso in medicina, dove la glossa può aiutare il lettore nella comprensione analitica di un tecnicismo formato con elementi derivativi o compositivi poco comuni.

elementi di divulgazione

207

formulazione marcata tecnicamente (La definizione precisa di entropia si basa in realtà...). Anche la formulazione scientifica, però, rischia di essere debole se non è accompagnata dal relativo simbolismo matematico, cui Brian Greene rinuncia sistematicamente, rimandandolo alle note di fine capitolo. Il paragrafo, dunque, si chiude con un enunciato di sintesi ancora una volta esplicitamente approssimativo (I dettagli non sono essenziali), che ricorrendo alla quinta persona vuole forse compensare con la forza illocutiva l’impossibilità di dare al lettore – in quel contesto – gli elementi informativi necessari ad una piena comprensione. Il modo in cui si affronta la problematica convivenza e la non piena integrabilità tra la precisione della lingua scientifica (e dell’eventuale codice matematico) e la necessaria modellizzazione e semplificazione didattica (espresse ricorrendo alla lingua comune) è senz’altro il nodo fondamentale che il divulgatore dev’essere in grado di sciogliere. 1 Ed il nodo si scioglie, probabilmente, sia non nascondendo questa stessa problematicità, coinvolgendo dunque il lettore – come fa Greene in questo paragrafo di UE – attraverso enunciati che esplicitino le graduali approssimazioni 2 e le nozioni irrinunciabili, lì dove è impossibile descrivere puntualmente un fenomeno senza alzare troppo il grado di tecnicità del testo ; sia facendo ricorso ad adeguate scelte di pragmatica che compensino le difficoltà interpretative rendendo il senso più evidente e la forma più colloquiale (in questo caso, ad esempio, il coinvolgimento diretto del lettore con la quinta persona invita a trarre l’informazione essenziale : purché abbiate chiaro che). Il discorso che abbiamo fatto è applicabile anche alla divulgazione economica o medica, ma in questi settori specialistici le glosse sintetiche riescono ad essere più esaustive. Nel caso delle scienze dure, invece, la creazione di un adeguato contesto concettuale in cui inserire il tecnicismo è una conditio sine qua non del successo della comunicazione fra esperto e non esperto. Passiamo ora in rassegna le glosse esplicative più frequenti, cominciando da criteri formali.  







Coordinazione Esplicative Le glosse esplicative introducono quasi sempre una spiegazione puntuale del tecnicismo, escludendo il ricorso alla figuralità. - Cioè « sono stati scoperti molti sistemi extrasolari, cioè pianeti in orbita attorno ad altre stelle » (OCS : 67), « un mese siderale, cioè il tempo impiegato dalla luna per compiere un’intera orbita » (OCS : 75), « Le galassie sono agglomerati di stelle [...] dinamicamente stabili, cioè tenuti in equilibrio dalle forze gravitazionali » (SG : 5), « in punti abbastanza distanti tra loro lungo un meridiano terrestre  



















1   La difficoltà nella mediazione fra lingua scientifica e lingua comune non pesa soltanto sui divulgatori : cfr. Serianni 2003 : 22-23 per un confronto fra i diversi approcci lessicografici proprio alla parola entropia, oscillanti tra l’impeccabilità scientifica dello Zingarelli 2003 e la maggior trasparenza del De Mauro 2000. 2   Cfr. UE : 61-62, dove Greene, dopo aver introdotto la comune analogia fra spaziotempo einsteiniano e tappeto elastico, ne sottolinea anche le parziali inadeguatezze : « L’analogia con la membrana di gomma è utile perché ci fornisce un’immagine visiva e tangibile di ciò che si intende per una curva, una increspatura nella trama spaziale dell’universo. [...] Ciò nonostante, l’analogia non è perfetta, ed è bene soffermarsi su qualche suo difetto. [...] Il modello ci spinge a considerazione newtoniane tradizionali (la gravità che “tira”), mentre nella realtà dobbiamo riformulare la gravità in termini nuovi, di curvatura dello spazio. La membrana, poi, è bidimensionale. Anche se è difficile immaginarselo, nella realtà i corpi massicci incurvano tutto lo spazio tridimensionale attorno a loro [...] ».  











208

la lingua della divulgazione astronomica oggi

(cioè lungo la direzione nord-sud) » (BOS : 7), « lo spettro continuo del corpo nero, cioè la radiazione presente in una cavità a temperatura uniforme » (OU : 37).  









Cioè può anche seguire una parafrasi e introdurre il relativo tecnicismo :  

« le proprietà magnetiche indicate dai dati sperimentali potevano essere spiegate da un solo moto dell’elettrone : una rotazione su se stesso, cioè uno spin ». (UE : 148)  







- Ovvero « le energie dei fotoni emessi da una stella [...] seguono una ben precisa distribuzione, ovvero una legge che stabilisce quanti fotoni devono avere una certa energia, quanti un’altra, e così via » (MBB : 46), « individuazione di alcune “famiglie” di asteroidi (ovvero di gruppi di oggetti che hanno orbite talmente simili da far pensare a un’origine comune » (OCS : 129), « Bisogna partire da un sistema di stelle binarie (ovvero due stelle sufficientemente vicine tra loro da essere legate dalla forza di gravità) » (BOS : 164).  

















- Ossia « la difficoltà principale per trovare una teoria che unifichi la gravità con le altre forze è che la relatività generale è una teoria “classica”, ossia che non include il principio di indeterminazione della meccanica quantistica » (BBN : 174), « la loro intensità generalmente dipende dall’età e dalle metallicità della popolazione stellare che compone la galassia (ossia, dall’abbondanza media di elementi pesanti, quelli che gli astronomi chiamano “metalli”) » (SG : 64), « Il raggiungimento di quello che i fisici chiamano una singolarità, ossia l’apparire di valori infiniti, è il motivo in cui il modello ammette il suo fallimento » (MBB : 201).  

















-O Distinguiamo i casi più frequenti :  

a) La disgiuntiva glossa un termine più comune con un tecnicismo, cui può o meno seguire una spiegazione più articolata. Si tratta di una citazione caratterizzante: 1  

« in ogni sistema chiuso il disordine, o l’entropia, aumenta sempre col tempo » (BBN : 163), « L’universo avrebbe avuto inizio con un periodo di espansione esponenziale o “inflazionaria” in cui le sue dimensioni sarebbero aumentate di un fattore molto grande » (BBN : 168).  











b) Il tecnicismo è glossato con la spiegazione :  

« L’accelerazione è inoltre tanto minore quanto maggiore è la massa (o quantità di materia) del corpo » (BBN : 25), « La frequenza (o numero di onde per secondo) » (BBN : 50).  











c) Si introduce un acronimo :  

« possono essere combinate nelle cosiddette grandi teorie unificate, o GTU ». (BBN : 174)  





d) Un tecnicismo è glossato con un ulteriore tecnicismo :  

« l’equazione che governa la forma e il comportamento delle onde di probabilità, o funzioni d’onda » (UE : 92), « Questo meccanismo è noto come “somma sui cammini” (o “integrale di Feynman”) » (UE : 95), « erano unificate in un’unica “superforza” (o forza di grande unificazione) » (UE : 329).  



   









1

  Cfr. Dardano-Giovanardi-Pelo 1988 : 162.  



elementi di divulgazione

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Forme denominative Il termine tecnico viene introdotto da forme denominative e la glossa può essere anteposta, posposta o, molto raramente, ospitare al suo interno un inciso che inserisce il tecnicismo. Il criterio semasiologico (glossa anteposta) sembrerebbe leggermente più frequente di quello onomasiologico (glossa posposta). - chiamare, chiamato, chiamarsi Con glossa o parafrasi anteposta :  

« La legge che lega la velocità delle galassie alla loro distanza si chiama legge di Hubble » (MBB : 12), « Col perdurare dell’espansione, la temperatura scende a circa 3000 K, e l’energia delle particelle e dei fotoni diventa sufficientemente bassa da permettere la formazione dei primi atomi, quelli di idrogeno. Questo evento viene chiamato, in modo un po’ fuorviante, “ricombinazione dell’idrogeno” » (OU : 76-77), « una stella di massa e densità sufficientemente grandi avrebbe avuto un campo gravitazionale così forte che la luce non avrebbe potuto sfuggirne ; qualsiasi raggio di luce emesso dalla superficie della stella sarebbe stato trascinato indietro dall’attrazione gravitazionale della stella prima di potersi spingere molto lontano. [...] Noi chiamiamo oggi tali oggetti celesti buchi neri » (BBN : 96-96), « queste variazioni periodiche causano oscillazioni di piccola ampiezza della Luna attorno alla retta che unisce il suo centro con quello della Terra chiamate librazione » (OCS : 77), « non solo i periodi di rotazione e rivoluzione di Caronte coincidono [...], ma sono anche uguali al periodo di rotazione di Plutone attorno a se steso. La conseguenza è che anche Plutone mostra sempre lo stesso emisfero al suo satellite : viene chiamata risonanza sincrona completa » (OCS : 81).  

































Con glossa o parafrasi posposta :  

« Si chiama massa di Jeans la massa minima necessaria perché avvenga il collasso sotto l’azione della gravità » (DNS : 51), « Si chiama orizzonte cosmico la superficie della sfera, centrata sull’osservatore, da cui la luce ha avuto il tempo di arrivare fino a noi » (DNS : 174), « gli infiniti possono essere cancellati per mezzo di un procedimento chiamato rinormalizzazione. Questo procedimento implica la cancellazione degli infiniti per mezzo dell’introduzione di altri infiniti » (BBN : 175), « chiamiamo asse di spin la direzione attorno alla quale avviene la rotazione » (OCS : 74).  























Con tecnicismo interposto alla spiegazione :  

« la particolare densità dell’universo (detta “densità critica”) che rende possibile questo bilancio esatto tra espansione e gravità ». (OU : 60)  





- dire, detto, si dice Con parafrasi o glossa anteposta :  

« In pratica si deve partire da un universo iniziale quasi perfettamente omogeneo, con piccole perturbazioni di densità dello stesso livello a tutte le scale dimensionali (dalle dimensioni tipiche dell’universo osservabile a quelle delle galassie e degli ammassi di galassie). Qual è il processo fisico che produce in modo naturale queste perturbazioni, dette invarianti di scala ? » (OU : 81), « Se la forza applicata è sufficientemente grande da far compiere al pendolo un giro completo, il suo moto viene detto circolazione » (OCS : 90), « se eseguiamo un esperimento e poi lo ripetiamo dopo aver ruotato tutte le apparecchiature di un certo angolo, nulla dovrebbe cambiare. Questo tipo di simmetria è detta di rotazione » (UE : 147).  

   















210

la lingua della divulgazione astronomica oggi

Con parafrasi o glossa posposta :  

« allora il satellite si dice geostazionario perché appare fermo nel cielo quando viene osservato dalla superficie terrestre » (OCS : 86), « Eravamo particolarmente attratti da una tecnica detta orbifolding [...]. Si tratta, grossomodo, di un procedimento [...] mediante il quale si incollano l’uno con l’altro differenti punti appartenenti a uno spazio di Calabi-Yau iniziale » (UE : 229), « Sono dette galassie di campo quelle presenti in regioni poco dense, come i vuoti cosmici e le strutture filamentose dei superammassi » (SG : 178).  

















- cosiddetto Con parafrasi, glossa o spiegazione anteposta :  

« Supponiamo però che solo nelle regioni omogenee si siano formate galassie e stelle e che solo in esse fossero presenti le condizioni appropriate per lo sviluppo di complessi organismi [...] capaci di formulare la domanda : perché l’universo è così regolare ? Questo è un esempio dell’applicazione del cosiddetto principio antropico » (BBN : 142), « gli errori che dipendono dal modo in cui un computer effettua internamente le operazioni matematiche di base (i cosiddetti errori di arrotondamento e di troncamento) » (OCS : 108), « Il punto di maggiore avvicinamento di Mercurio al Sole (il cosiddetto perielio) » (BOS : 85).  





















Con parafrasi o glossa posposta :  

« Una tale possibilità sono le cosiddette condizioni al contorno caotiche. Queste suppongono implicitamente o che l’universo sia spazialmente infinito o che ci sia un numero infinito di universi » (BBN : 141), « formulò il cosiddetto teorema egregio, che stabiliva la possibilità di determinare la curvatura di una superficie a partire da misure di angoli e distanze effettuate sulla superficie stessa » (BOS : 74), « attraverso lo studio della cosiddetta luce Cherenkov : quando i fotoni gamma entrano nell’atmosfera producono sciami di particelle cariche ad altissima velocità che a loro volta emettono radiazione » (BOS : 137-138).  



















- essere/divenire noto come + tecnicismo « Questa regione è ciò che noi oggi chiamiamo un buco nero. Il suo confine è noto come l’orizzonte degli eventi e coincide con le traiettorie di raggi di luce che sono quasi sul punto di riuscire a fuggire dal buco nero » (BBN : 103), « le singolarità prodotte dal collasso gravitazionale si verificano solo in luoghi ­– come i buchi neri – dove sono pudicamente nascoste a ogni osservatore esterno da un orizzonte degli eventi. A rigore, questa teoria è nota come ipotesi debole della censura cosmica » (BBN : 105), « Questo problema – il fatto che un universo con un’evoluzione simile al nostro debba necessariamente avere una curvatura irragionevolmente piccola – divenne noto come problema della piattezza » (BOS : 83).  

















- noto come + tecnicismo :  

« oggetti di forma ovale, noti come galassie ellittiche » (BBN : 136), « Questo fenomeno, noto come la “precessione degli equinozi” » (OCS : 95), « se prendiamo in considerazione lo spin, esiste una e una sola ulteriore simmetria delle leggi di natura matematicamente possibile, nota come supersimmetria » (UE : 150), « Questo processo era in grado di liberare grandi quantità di radiazione elettromagnetica nota come radiazione di sincrotrone » (BOS : 41).  























- Altre forme denominative (riferirsi a + pronome o nome + come + tecnicismo, si definisce, essere (ri)battezzato come...) :  

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« altre particelle sembravano assomigliare ai componenti più massicci della materia, il protone e il neutrone. Per distinguerle dai leptoni, i fisici iniziarono a riferirsi a loro come adroni ». (BOS : 114) « portò gli astronomi a ipotizzare l’esistenza di una enorme struttura, ribattezzata grande attrattore ». (BOS : 95) « Questo insieme di possibilità di inimmaginabile ampiezza è stato ribattezzato landscape ». (BOS : 204) « Immaginiamo di registrare l’interazione con una macchina fotografica il cui obiettivo rimane aperto per tutta la durata dell’evento, così che questo è interamente catturato su un solo fotogramma. L’immagine che ne risulta è quello che si definisce il foglio di universo ». (UE : 139) « Questo nuovo e importante risultato, secondo cui la fisica di una teoria fortemente accoppiata è descritta dalla fisica di un’altra teoria debolmente accoppiata, è conosciuto sotto il nome di dualità di accoppiamento forte-debole ». (UE : 279) « Einstein battezzò questo fatto con il nome di principio di equivalenza ». (UE : 53)  



































Verbo essere e perifrasi verbali - parafrasi + verbo essere + tecnicismo « Il sensore che permette di studiare il corpo nero è il bolometro » (OU : 37), « Con l’espansione la temperatura scende abbastanza da permettere la formazione di particelle e antiparticelle composte [...]. È la bariogenesi » (OU : 69), « Se si realizzano assorbitori a bassissima capacità termica, e si misura la loro temperatura con sensibilissimi termometri a resistenza, si può rivelare radiazione elettromagnetica anche di debole intensità. Sono i bolometri » (OU : 96).  

















- tecnicismo + verbo essere + parafrasi « La densità è il rapporto tra massa contenuta e volume che la contiene » (OU : 57), « Le onde gravitazionali sono perturbazioni dello spazio-tempo che si propagano alla velocità della luce, increspando lo spazio » (OU : 137), « L’IMF è una funzione statistica che descrive la probabilità relativa di formazione di stelle di diversa massa » (SG : 105), « Le protogalassie sono nubi primordiali di gas a partire dalle quali presero forma le galassie che conosciamo » (SG : 219), « I brillamenti sono eruzioni improvvise nella bassa cromosfera » (DNS : 98).  





























- (pronome) + (nome riferito anaforicamente al tecnicismo) + significa/indica che « le cinque teorie di stringa sono palesemente differenti quando ciascuna di esse è debolmente accoppiata – un’espressione che significa che la costante di accoppiamento di una teoria è minore di 1 » (UE : 274), « presenta una proprietà nota come rottura spontanea della simmetria. Ciò significa che quelle che alle basse energie sembrano varie particelle completamente diverse, risultano essere invece lo stesso tipo di particelle » (BBN : 86), « Saros significa “ripetizione” e indica un intervallo di tempo pari a 6.585,277 giorni » (OCS : 176).  

















- per / con il termine di + tecnicismo (o pronome dimostrativo anaforico) + si intende « Con il termine di mezzo interstellare si intende tutta la materia diffusa tra le stelle di una galassia » (SG : 92), « per buco nero si intende una regione dello spazio in cui è concentrata tanta materia che la velocità di fuga da essa supererebbe anche quella della luce, per cui nemmeno la luce può uscirne » (DNS : 119).  











In forma personale :  

« queste due proprietà delle leggi [...] riflettono una simmetria della natura. Con questo i fisici inten 

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dono dire che la natura tratta ogni momento del tempo e ogni luogo dello spazio esattamente allo stesso modo » (UE : 146).  



- tecnicismo (o sostituzione anaforica) + pronome relativo + consiste in « il sistema “tethered”, che consiste nell’agganciare con un apposito “filo” un satellite a una navicella-madre » (OCS : 71), « I grandi telescopi traggono poi un ulteriore vantaggio dall’utilizzo delle cosiddette “ottiche adattive” – una tecnica che consiste nel sostituire il tradizionale specchio parabolico che serve a concentrare la luce delle stelle [...] con una superficie composta da tanti piccoli specchi » (OCS : 104).  











Giustapposizione La glossa può seguire il tecnicismo senza nessuna marca coordinativa, separata dal nucleo sintattico precedente soltanto da un segno paragrafematico : il più frequente sono senz’altro le parentesi, che quindi illlustreremo a parte.  

Apposizioni esplicative Le apposizioni esplicative non realizzate attraverso parentesi sono precedute, in larga parte, da un segno di pausa debole. Non sono rari, tuttavia, i casi in cui la glossa è introdotta dal trattino :  

« L’orizzonte degli eventi, la regione di confine dello spazio-tempo da cui non è possibile evadere » (BBN : 105), « oggetti pesanti in movimento causeranno l’emissione di onde gravitazionali, increspature nella curvatura dello spazio che viaggiano alla velocità della luce » (BBN : 106), « la geologia planetaria ha iniziato a studiare il “criovulcanismo” – un nuovo termine introdotto per indicare l’attività vulcanica a bassa temperatura indotta dalle maree » (OCS : 85), « al punto di disperdere nello spazio lunghe “code di marea”, regioni di bassa brillanza superficiale composte di stelle e gas strappati al corpo della galassia » (SG : 156), « calcolando la distanza degli ammassi globulari, grandi concentrazioni sferiche di stelle che si trovano sparse nella nostra galassia » (BOS : 16), « Il periodo del rumore – il tempo che passava tra il massimo crepitio captato dall’antenna e il massimo successivo – non era esattamente di ventiquattr’ore » (BOS : 38), « le onde radio di grande lunghezza d’onda si riflettono sulla ionosfera, uno strato di elettroni liberi presenti nell’alta atmosfera » (OU : 83).  









































A volte invece la giustapposizione riguarda una riformulazione più marcata tecnicamente della frase precedente, oppure un tecnicismo. In questo caso il segno interpuntivo dominante sono i due punti :  

« la polvere è distribuita come il gas : il rapporto tra la densità del gas e della polvere è all’incirca costante » (SG : 93), « la luce emessa da un qualsiasi oggetto opaco al calor rosso ha uno spettro caratteristico, che dipende solo dalla sua temperatura : uno spettro termico » (BBN : 50), « Da allora centinaia di satelliti per telecomunicazioni condividono la stessa orbita, pur separati tra loro in modo da coprire ciascuno una diversa zona della superficie terrestre sottostante e creando così una rete globale di “ripetitori” orbitanti : l’anello geostazionario » (OCS : 201).  























Parentesi Oltre ai casi già esemplificati nei paragrafi precedenti, in cui le parentesi delimitavano ad esempio una disgiuntiva o una forma denominativa, ecco altri usi ben attestati :  

a) La parentesi giustappone una vera e propria glossa, o puntuale o figurale :  

« Le stelle producono una potenza radiativa (energia irraggiata ogni secondo) enorme » (OU : 23), « le ricerche per realizzare la fissione nucleare (smembramento di un nucleo atomico in nu 







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clei più piccoli e/o particelle singole) » (OU : 72), « Per ogni evento nello spazio-tempo possiamo costruire un cono di luce (l’insieme di tutte le traiettorie possibili nello spazio-tempo della luce emessa in quell’evento) » (BBN : 39), « di forma ellissoidale (la forma di una zucca) » (SG : 6), « Dovendo fare i conti con telescopi di sensibilità e risoluzione angolare (la risoluzione angolare è la capacità di separare due sorgenti vicine) ancora assai limitate » (SG : 66), « Ricostruendo la curva di rotazione del disco (la velocità di rotazione in funzione della distanza dal nucleo) » (BOS : 90), « le stelle nelle galassie ellittiche (galassie a forma di palloni da rugby invece che di disco » (BOS : 94), « nel processo detto decadimento Beta (emissione di un elettrone da un nucleo radioattivo) » (DNS : 89).  







































b) Iponimi :  

« i legami tra nucleoni (protoni e neutroni) che formano i nuclei degli atomi » (OU : 67), « è costituito da particelle fondamentali (quark e leptoni) » (OU : 69), « Come per tutti i sistemi autogravitanti (nubi molecolari, ammassi globulari, galassie, ammassi di galassie) » (SG : 139), « una carica elettrica in moto genera onde elettromagnetiche (raggi gamma, X, luce, onde radio) » (DNS : 72).  























c) Si usa un termine comune ma si indica, fra parentesi, quello più specifico ; oppure, dopo la parafrasi descrittiva di un fenomeno, si giustappone la denominazione tecnica. In entrambi i casi, la parentesi introduce quindi una citazione caratterizzante :  



« dovrebbe rimanere solo la luce (i fotoni) » (OU : 69), « M. Spite e F. Spite scoprirono che nelle stelle più primitive (stelle di popolazione II) presenti nell’alone della nostra galassia [...] » (OU : 75), « Un fotone che vi si propaga trova elettroni o protoni liberi, che al suo arrivo oscillano e lo deviano (diffusione) » (OU : 76), « l’energia di grande unificazione, pochi attimi dopo il Big Bang, dovrebbe causare una crescita velocissima (inflazione) » (OU : 109), « tanto maggiore ci appare il loro spostamento (la loro parallasse) » (BBN : 47), « all’interno della quale si andarono aggregando corpi celesti delle dimensioni di qualche chilometro (i planetesimi) » (OCS : 82), « per tutto un insieme di possibili valori della sua costante di accoppiamento, sia minori di 1 (accoppiamento debole) sia maggiori di 1 (accoppiamento forte) » (UE : 281), « con zone totalmente prive di galassie (vuoti cosmici) accanto ad altre regioni molto dense (ammassi), collegate fra di esse da strutture fini ed elongate di densità intermedia (superammassi) » (SG : 176).  















































L’uso delle parentesi è particolarmente frequente quando la citazione caratterizzante riguarda un forestierismo :  

« coniammo l’espressione di “varietà speculari” (mirror manifolds) » (UE : 231), « Percorrono quindi un cammino casuale (random walk) » (OU : 76), « L’insieme di tutte le direzioni a cui il telescopio è sensibile simultaneamente è detto “lobo principale” (main beam) del telescopio » (OU : 89), « Il risultato di questa costruzione dall’alto verso il basso (top-down, in gergo) era che le aggregazioni più piccole [...]. [...] portava ad aggregare la materia dal basso verso l’alto (bottom-up) » (BOS : 122).  























d) Traduzione di un forestierismo :  

« un bulge (rigonfiamento centrale) più o meno esteso » (SG : 6), « Le survey infrarosse (osservazioni sistematiche di tutto il cielo) » (SG : 86), « Il filamento gassoso prende il nome di Magellanic Stream (Corrente di Magellano) » (SG : 194), « Il fenomeno divenne noto come redshift (spostamento verso il rosso) » (BOS : 27).  























e) Si esplicitano i componenti atomici di un elemento chimico :  

« si possono poi formare il trizio (un protone e due neutroni) e l’isotopo 3 dell’elio (3He, due protoni e un neutrone) e da questi si possono formare nuclei di elio (4He, due protoni e due neutroni) » (OU : 71), « Come mai non c’erano atomi leggeri, con pochi protoni nel nucleo, come l’idrogeno  







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(un protone) o l’elio (due protoni) e altri pesanti, come l’oro (settantanove protoni) o il piombo (ottantadue protoni) ? » (BOS : 99).    



Riformulazione esplicita A volte il tecnicismo viene riformulato in un apposito enunciato, eventualmente segnalato dalle virgolette :  

« l’ipotesi della censura cosmica, che potrebbe essere parafrasata con la frase seguente : “Dio aborre una singolarità nuda” ». (BBN : 104-105) « il cosiddetto principio antropico, il quale può essere parafrasato nel modo seguente : “Noi vediamo l’universo come lo vediamo perché esistiamo” ». (BBN : 142) « Si può sintetizzare la teoria della gravitazione secondo la relatività generale con queste parole : la materia dice allo spazio come incurvarsi e lo spazio dice alla materia come muoversi ». (DNS : 159)  























Stile della definizione Analizziamo ora le diverse realizzazioni con cui le glosse più frequenti nel corpus spiegano i tecnicismi. Per questa divisione abbiamo seguito le linee guida di Dardano 2008 : 154. Gli esempi precedenti sono già rappresentativi delle tipologie a) e c), mentre aggiungiamo alcune allegazioni per il tipo b). Per quanto riguarda gli altri punti, rimandiamo ai rispettivi paragrafi.  

a) Definizione puntuale, utilizzando vocaboli il più possibile semplici e denotativi, oppure tecnicismi già glossati in precedenza. È il tipo di glossa più frequentemente introdotta o seguita dalle forme denominative b) Definizione situazionale (come nel seguente exemplum fictum : Avviene una reazione chimica quando due o più sostanze, i reagenti, giunte a contatto tra loro si trasformano in altre sostanze, i prodotti) :  



« Il flusso luminoso ricevuto a distanza d da una sorgente di luminosità L è pari alla potenza totale irraggiata (luminosità) divisa per la superficie di una sfera di raggio pari alla distanza ». (OU : 24) « quando si registra un certo segnale (in Volt) osservando una nuova sorgente, dividendo per G si ottiene il suo flusso ». (OU : 90) « Per evitare il collasso Einstein postulò l’esistenza di una forza che si opponeva alla gravità, che chiamò costante cosmologica e manteneva l’universo statico ». (DNS : 164) « se facciamo passare la luce proveniente dal Sole attraverso un pezzo di vetro di sezione triangolare, detto prisma, essa si scompone nei suoi colori componenti (il suo spettro) ». (BBN : 50)  





















c) Termine più comune alternativo al tecnicismo d) Immagini ipercaratterizzanti, similitudini o metafore esplicative : vd. pp. 215-219.  

e) Scioglimento di un acronimo (cfr. cap. 3 § 4) f ) Traduzione di un forestierismo (cfr. cap. 3 § 6) g) Glosse metalinguistiche (vedi pp. 219-220)



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Metafore e similitudini esplicative In molti casi la glossa del tecnicismo è costituita da una metafora o da una similitudine che permettono anche al lettore non esperto la raffigurazione semplificata di un concetto specialistico : può trattarsi, come abbiamo visto, di un primo avvicinamento immediato e accattivante al referente tecnico, cui segue una spiegazione più scientifica ; ma può anche trattarsi dell’unico modo per dar conto di un fenomeno troppo complicato per essere spiegato senza rendere arduo il testo o senza ricorrere al codice simbolico.  



Considerando che « vi sono scienze [...] che più di altre si prestano a essere illustrate mediante similitudini e metafore », 1 l’astrofisica è senz’altro tra queste, come conferma la frequenza delle glosse figurali (e, più in generale, dei modelli : cfr. § 2) nel corpus. Seguiamo anche in questo caso prima di tutto una distinzione formale, dividendo gli esempi secondo il sintagma che introduce il paragone. L’abbondanza delle allegazioni servirà a dar conto della ricorsività di alcuni figuranti, che analizzeremo subito dopo.  







1) Similitudini a) come (si noti la frequenza della formula attenuativa un po’ come : cfr. cap. 2 § 7)  

« una normale palla nel nostro universo è un oggetto tridimensionale, ma la sua superficie – come la superficie di un tubo di gomma – è bidimensionale ». (UE : 299) « se un buco nero ha una temperatura diversa dallo zero assoluto [...] i più basilari e più consolidati principi della fisica impongono che esso emetta radiazione, proprio come un attizzatoio arroventato ». (UE : 314) « la loro forma ellissoidale può essere elongata, come quella di un pallone da rugby (la galassia in questo caso si chiama ellittica prolata) ». (SG : 15), « Fisicamente questo fenomeno può essere paragonato a una riflessione parziale della luce da parte delle particelle di polvere, che agiscono come un vecchio specchio rovinato o come la sabbia di una spiaggia illuminata dalla luce radente del Sole al tramonto ». (SG : 87) « Costruire un telescopio è come fabbricare un catino per raccogliere la pioggia : più è grande, meglio è ». (BOS : 14) « è stato possibile ricostruire lo spettro di quegli antichi suoni cosmici, un po’ come si fa quando si analizza una voce registrata per capire a chi appartiene ». (BOS : 57) « Hubble propose di usare la distribuzione delle galassie nell’universo come misura del volume contenuto in un certo raggio (il che è un po’ come dedurre il volume di un barattolo contando i fagioli che possono entrarci) ». (BOS : 80) « i due punti sono separati da una distanza maggiore dell’orizzonte cosmologico, e quindi non hanno mai potuto essere in contatto fisico fra loro prima d’ora. Com’è possibile che la loro temperatura sia già così simile ? È come aprire due thermos perfettamente isolati, contenenti due bevande preparate indipendentemente, e trovare che esse hanno esattamente la stessa temperatura, senza che siano mai state mischiate tra loro ». (BOS : 83) « Per i telescopi operanti a terra, [...] si inseriscono schermi multipli antidiffrazione, curvati un po’ come le trombe degli ottoni ». (OU : 129) « purché un buco nero stazionario rotante avesse avuto un asse di simmetria, come per esempio una trottola ». (BBN : 108)  































































Come può introdurre una comparativa ipotetica :  

« non sappiamo se ha senso porsi il problema di determinare le condizioni iniziali, oppure se tale  

1

  Dardano 2008 : 155.  

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questione rimarrà al di fuori della portata di qualsiasi teoria, come se chiedessimo alla relatività generale di prevedere con quanta forza lanciamo in aria una palla » (UE : 344), « Questa turbolenza disturba le immagini. È come se guardassimo il fondo di una vasca piena di acqua limpida. Se l’acqua è calma scorgiamo tutti i dettagli del fondo, ma se l’agitiamo non vediamo più niente » (DNS : 112).  









b) assomigliare a, sembrare « vedremo le stelle vicine descrivere dei cammini praticamente rettilinei, lungo la tangente all’orbita galattica. Sembrano dei treni che corrono affiancati su binari paralleli » (DNS : 38), « presentano una fascia scura lungo il disco [...] che le fa somigliare a un fuso » (DNS : 124), « quelle che alle basse energie sembrano varie particelle completamente diverse, risultano essere invece lo stesso tipo di particelle [...]. L’effetto assomiglia al comportamento di una pallina da roulette mentre la ruota gira » (BBN : 86).  

















c) (essere) simile a « I bracci a spirale sono simili a onde che si spostano sulla superficie di un lago : le molecole d’acqua non si spostano orizzontalmente, ma salgono e scendono al passaggio dell’onda » (SG : 137), « la distribuzione delle galassie conferisce all’Universo una struttura simile a quella di una spugna » (SG : 176), « Avevano un’antenna a corno, in tutto simile a un gigantesco cornetto acustico, orientabile da est a ovest e da nord a sud » (DNS : 151), « gli anelli di Saturno dovevano essere composti da una miriade di piccoli corpi celesti indipendenti l’uno dall’altro. Nel suo modello ogni anello è simile a una collana di perle disposte in cerchio attorno al pianeta, nella quale ciascuna perla rappresenta un piccolo satellite animato da moto kepleriano » (OCS : 50).  

























d) nello stesso modo in cui « Qualsiasi irregolarità [...] sarebbe stata semplicemente spianata dall’espansione, nello stesso modo in cui le grinze presenti in un palloncino vengono distese quando lo si gonfia » (BBN : 147), « una membrana bidimensionale [...] può avvolgere e ricoprire completamente una sfera bidimensionale, nello stesso modo in cui un foglio di cellophane si può avvolgere sulla superficie di un’arancia » (UE : 301), « Nello stesso modo in cui metalli diversi, se portati a una temperatura sufficientemente elevata, danno luogo a un liquido di fusione omogeneo, così tutte le differenze significative che oggi osserviamo tra le forze che si cancellano nelle condizioni estreme di energia e temperatura caratteristiche dell’universo nei suoi primi istanti di esistenza » (UE : 329-330).  

















Qualche caso di paragone contrastivo :  

« A differenza di una palla lanciata in aria che rallenta man mano che sale più in alto, l’espansione esponenziale accelera sempre di più ». (UE : 334)  





2) una specie di, una sorta di a) una specie di « una specie di nebbia indifferenziata pervadeva tutto lo spazio » (MBB : 4), « il mondo, a livello microscopico, è in preda a un’agitazione frenetica, una specie di “ballo di San Vito” che coinvolge ogni particella » (MBB : 95), « la stringa di tipo IIA [...] si espande in una specie di camera d’aria » (UE : 286), « I corpi celesti potevano muoversi liberamente nello scenario trasparente dello spazio vuoto : una specie di griglia di coordinate invisibile e assoluta » (BOS : 20), « Ogni gas aveva il suo insieme caratteristico di righe a frequenze ben precise : [...] si poteva stabilire la composizione di una miscela sconosciuta di gas analizzando questa specie di codice a barre » (BOS : 26), « L’orbita che ne risultava non era quindi un’ellissi perfetta, come previsto dalle leggi di Keplero, ma una specie di fiori con molti petali » (BOS : 85).  

















   



















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b) una sorta di « Gli strati più densi di gas e di polveri creano una sorta di schermo di protezione per le parti più interne » (SG : 96), « Il gas che non partecipò al collasso iniziale si stabilizzò in una sorta di serbatoio » (SG : 221), « Questa dimensione è fissata unicamente dai processi fisici che avvengono nel plasma primordiale, ed è quindi una sorta di righello rigido che non risente della curvatura dell’universo » (BOS : 81), « una miriade di corpi celesti ghiacciati, una sorta di “iceberg cosmici” » (OCS : 121), « Puntare ai pianeti per rimbalzare nella direzione desiderata è diventato ormai una sorta di “biliardo cosmico” » (OCS : 222).  





























3) Metafore :  

Nelle glosse il ricorso alle metafore è molto più raro rispetto al paragone esplicitato formalmente: 1  

« Si coniò il termine radiogalassia per indicare questi potenti fari di onde radio » (BOS : 41), « stabilendo così la geometria delle traiettorie, i “binari” lungo cui precipitano docilmente i corpi in caduta libera » (BOS : 76), « si vedeva che il cemento che teneva insieme queste strutture, la materia oscura, doveva essere fatto di una pasta completamente diversa da quella della materia luminosa ordinaria » (BOS : 131), « il messaggero di gran lunga più importante e ricco di informazioni è la radiazione elettromagnetica » (DNS : 77), « questo processo portò alla formazione di un lontano “deposito” dei corpi celesti scartati durante l’accrescimento dei pianeti esterni e che circonda il nostro sistema planetario [...] : la nube cometaria di Oort) » (OCS : 121).  































Passiamo senz’altro alla rassegna dei figuranti più frequenti nelle glosse esplicative. Anche in questo caso ci basiamo sugli esempi già dati nella divisione formale, ma ne aggiungiamo altri per rendere più evidente la frequenza di certe scelte figurali. Tra questi paragoni di immediata utilità esemplificativa (cioè riferiti quasi sempre ad un tecnicismo, ad un elemento specifico, e non ad un fenomeno da rappresentare in modo più vasto : in quel caso entrano in gioco i modelli e altre strategie figurali, come vedremo in § 2) dominano i riferimenti a oggetti e vegetali ben presenti all’esperienza dei lettori. 2 Le glosse che trasferiscono i vocaboli scientifici in un mondo d’immagini realistiche e quotidiane non sono certo una novità per le scienze astratte : già in un trattato di geometria del xiv secolo, la linea veniva paragonata ad una lenza, il quadrato allo scacco di una scacchiera. 3 Tra gli oggetti domestici e quotidiani evocati dai divulgatori è particolarmente frequente la trottola, grazie ovviamente al tertium comparationis della rotazione (si vedano gli esempi già citati in precedenza). Qualche altra citazione dal corpus :  









« Questi filamenti sembrano essere superfici bidimensionali, come un lenzuolo visto di taglio » (SG : 176), « Questo tipo di dinamica può essere paragonata a quella di una trottola in rapida rotazione che si muove descrivendo un’orbita ellittica » (OCS : 74), « i corpi celesti sono come biglie che rotolano su un solido pavimento » (MBB : 25).  

















1   Secondo Fabbrichesi 2004 : 3, che parla da fisico, « Le metafore sono utili a chi le usa per quello che sono : un ausilio al pensiero analitico, un modo, a volte, di pensare in maniera trasversale, alla ricerca di analogie ». Tuttavia, « Dove sono poco utili e spesso dannose è proprio nel parlare con qualcuno che non le riconosce come metafore e che non avendo accesso diretto ai concetti di cui si sta parlando, ad essi le sostituisce prendendole per i concetti stessi. Ho l’impressione che questo sia spesso il caso della divulgazione della scienza ». 2   Sono invece quasi assenti i figuranti animali, diversamente da quanto accade per la medicina. Per il rapporto figurante-figurato nella lingua medica, in cui vengono ugualmente utilizzati ad esempio « il mondo vegetale e animale che cade nell’esperienza quotidiana » o « immagini o oggetti eterogenei di immediata evidenza », cfr. Serianni 2005 : 269-272. 3   Esempi tratti da Ignazio Baldelli, Un volgarizzamento pisano della « Practica Geometrie », cit. in Dardano 1994 : 513.  



























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Ben attestati anche paragoni e metafore architettoniche o comunque legate all’edilizia 1 (particolarmente frequente mattone per riferirsi ai costituenti di un oggetto) :  



« è lecito aspettarsi che queste strutture si siano formate sotto l’azione della gravità a partire da qualcosa di pre-esistente – una specie di impalcatura cosmica generatasi all’origine dell’universo – » (BOS : 55), « questi cosiddetti aloni [...] avrebbero fornito il necessario cemento gravitazionale » (BOS : 92), « Sembrava che queste particelle non avessero nessun ruolo, che non fossero mattoni stabili impiegati per costruire la materia che ci circonda » (BOS : 114), « bisognava ipotizzare la presenza di un’impalcatura invisibile, in cui le galassie erano incastonate come vetri brillanti sulla facciata scura di una cattedrale » (BOS : 131), « sono i planetesimali, veri e propri mattoni da cui si formeranno i pianeti » (DNS : 36), « le particelle veramente elementari, i mattoni fondamentali di cui è composta ogni cosa » (BBN : 80), « quando la grande architettura del Cosmo era ancora tutta da fare, e c’erano in giro solo travi portanti e impalcature » (MBB : 79), « Al volgere del secolo la teoria scopriva una crepa gigantesca nel suo edificio » (UE : 78).  















































A volte si rappresenta iconicamente una nozione tecnica rapportandola ad un altro esempio nel campo astronomico, perché ritenuto presente nel patrimonio di un lettore comune o perché il libro ne ha già parlato in precedenza. Si ricorre, cioè, ad un figurante intrasettoriale (cfr. § 2 per l’importanza sia didattica sia euristica dell’estensione del modello) :  

« L’intero ammasso [...] è anche una estesa sorgente di onde radio, denunciante la presenza di elettroni aventi velocità prossime a quelle della luce, in moto in un campo magnetico intergalattico, che ne fa un gigantesco sincrotrone naturale » (DNS : 133), « progetti ambiziosi, come ad esempio realizzare computer progettati appositamente al solo scopo di muovere i pianeti sulle loro orbite. Questi sistemi [...] possono essere considerati una sorta di “planetari digitali”, analoghi moderni di quei marchingegni esposti nei musei che grazie a ruote dentate e ingranaggi riuscivano a riprodurre visivamente il moto dei pianeti per via puramente meccanica » (OCS : 106), « Un buco nero è un po’ come il big bang all’inizio del tempo, solo che sarebbe una fine del tempo per il corpo che subisce il collasso » (BBN : 104), « In questo senso un transito può essere considerato come un’eclisse in miniatura, poiché una piccola frazione della luce solare non riesce a raggiungere la Terra » (OCS : 262).  























Altre volte ci si riferisce invece a figuranti intersettoriali ; potremmo definire questi paragoni una sorta di travaso figurale tra due lingue specialistiche: 2  



[biologia] = « Questo eccesso di configurazioni risonanti può essere quindi visto come il risultato di un processo evolutivo – una sorta di “selezione naturale” guidata dalla meccanica celeste ». (OCS : 67) [geologia] = « Somigliava a uno di quei carotaggi che i geologi fanno nel terreno per ricostruirne la storia : un campione di universo sottile ma che sondava gli abissi dello spazio, ricostruendo strati via via più remoti, riportando informazioni sulla storia degli oggetti più antichi dell’universo ». (BOS : 61) [medicina] = « Quando ricostruiamo la struttura delle increspature presenti nell’universo all’epoca della ricombinazione, stiamo facendo una sorta di ecografia dell’universo appena nato ». (BOS : 66) [nautica] = « Dalla composizione delle onde sonore [...] possiamo ottenere informazioni su eventi che hanno avuto luogo quando l’universo era molto giovane [...]. È un po’ come farsi un’idea della conformazione di un fondale oceanico usando un ecoscandaglio ». (BOS : 66)  

























1   Anche nella lingua dell’economia (soprattutto nella riformulazione divulgativa) si ricorre spesso alla metafora dell’edificio : cfr. Gualdo-Telve 2011 : 374. 2   Cfr. Porro 2012 : 256 per casi di figuranti intersettoriali nel linguaggio della biologia molecolare : « Più significativi gli innesti metaforici da altri contesti scientifici in quanto l’ordito figurale già può ‘disegnare’ possibili strutture funzionali al nuovo campo di applicazione ».  











elementi di divulgazione

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Paragoni molto incisivi e ricorrenti sono quelli sulle scale di grandezza, che hanno almeno due obiettivi : 1) Rendere concrete e più concepibili anche per un lettore inesperto le scale astronomiche 2) Realizzare paragoni estremi, affascinanti, come dimostra la citazione dell’ameba nel primo dei seguenti esempi.  

« in questo marasma certi processi continuano ad avere senso soltanto se i parametri numerici del modello standard sono precisi fino a una parte su un milione di miliardi [...]. Per darvi un’idea della scala, è come se dovessimo regolare un potente fucile per sparare un proiettile sulla Luna e colpire un bersaglio con un margine d’errore pari allo spessore di un’ameba ». (UE : 151) « Poiché la lunghezza di Planck è 17 ordini di grandezza più piccola dei nostri limiti attuali, con la stessa tecnologia avremmo bisogno di un acceleratore grande quanto la nostra galassia per vedere le singole stringhe ». (UE : 189) « gli astronomi puntarono il telescopio spaziale Hubble [...]. Il bersaglio era minuscolo : un frammento di cielo grande come una monetina vista da una ventina di metri di distanza ». (BOS : 61) « Brahe aveva misurato la posizione dei pianeti sulla sfera celeste con la precisione di un minuto d’arco : più o meno l’angolo sotto cui si vede una moneta da un euro posta a una distanza di 80 m ». (CU : 19) « Si stima che esistano più stelle in tutto l’universo che granelli di sabbia sulla Terra ». (BOS : 62) « 17 ore luce viste da una distanza di 27.000 anni luce significa distinguere dettagli di un centesimo di secondo d’arco. Sarebbe come distinguere lo spessore di mezzo millimetro di un capello da una distanza di 10 km ». (DNS : 119)  







































Glosse metalinguistiche Ogni tipo di glossa, ovviamente, può essere considerata una risorsa con cui il sistema comunicativo descrive metalinguisticamente sé stesso. Le seguenti, tuttavia, si distinguono per specificità : sia perché rendono espliciti alcuni meccanismi formativi del linguaggio scientifico, sia perché si riferiscono all’etimologia classica di alcuni tecnicismi. Partiamo da queste ultime, che sono piuttosto numerose e mostrano la buona consapevolezza linguistica dei divulgatori: 1  



« Di questi oggetti, che furono chiamati nebulose (dal latino nebula, nuvola) [...] » (MBB : 9), « barioni, dalla parola greca che significa “pesante” » (MBB : 53), 2 « sarebbe potuta avvenire una lenta trasformazione dei composti di carbonio in sistemi viventi molto semplici. Secondo questa ipotesi (detta abiogenesi, cioè genesi da organismi non viventi) » (DNS : 27), « Il modello [...] chiamato modello ekpirotico (un termine che fa riferimento alla cosmologia stoica, e che deriva dalla parola greca che significa “uscito dal fuoco”) » (BOS : 199), « particelle di carica positiva chiamate protoni, da una parola greca che significa “primo” » (BBN : 78), « Fedeli alla semantica della parola (orbita deriva dal latino e significa cerchio), i suoi predecessori, tra cui Copernico, avevano dato per scontato che tutti i corpi del Sistema Solare dovessero percorrere traiettorie rigorosamente circolari » (OCS : 6-7).  





































Altre glosse etimologiche più generiche e non riferite alle lingue classiche :  

« Queste teorie uniscono forze e materia, e hanno dunque il più alto grado di simmetria : ecco perché sono state chiamate supersimmetriche ». (UE : 145) « Queste particelle furono chiamate quark [...]. L’origine del nome si trova in un brano enigmatico di Finnegans Wake di James Joyce : “Three quarks for Muster Mark !”. La parola quark dovrebbe essere pronunciata come quart, con una k in fondo invece di una t, ma di solito è pronunciata in modo da rimare con lark ». (BBN : 79)  













1





  Come si è già visto nel cap. 3.

2

  La parola greca, da cui il confisso bari-, è baruv~.

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

« le coniche – che devono il loro nome al fatto che sono ottenute tracciando le intersezioni di un piano con un cono ». (OCS : 10)  





In un paio di casi relativi al tecnicismo inflazione, travaso dalla lingua economica, la glossa svolge una funzione – più o meno ironicamente – disambiguante: 1  

« Si usa dire che l’universo ha subito una “inflazione”, che non ha niente a che vedere con quella che turba i nostri bilanci familiari ». (DNS : 175) « un meccanismo battezzato dai cosmologi con il termine inflazione (cosa che non ha niente a che vedere con l’economia) ». (MBB : 91)  











Altre glosse metalinguistiche spiegano l’origine delle denominazioni eponime :  

« Le particelle a spin intero – dette bosoni in onore del fisico indiano Satyendra Bose – e quelle il cui spin è pari a metà di un numero dispari – i fermioni, così chiamati in onore di Enrico Fermi». (UE : 151) « la nube cometaria di Oort (così chiamata perché fu l’astronomo olandese Jan Oort a ipotizzarne l’esistenza)». (OCS : 121)  







Il cenno metalinguistico può anche riguardare la fonetica di una parola :  

« in caso di difficoltà di pronuncia (con “apoplutonio” si rischia in effetti la cacofonia) il termine generico è apocentro o pericentro ». (OCS : 10)  





Figuralità Le animazioni, le immagini ipercaratterizzanti e molti altri tipi di esecuzione linguistica figurale sono tratti tipici della lingua divulgativa. Nei paragrafi precedenti ci siamo soffermati in particolare su paragoni e metafore immediatamente riferibili a un tecnicismo o ad una nozione specifica e ben delineata. Cercheremo invece ora di dar conto di fenomeni espressivi più vasti, che da una parte caratterizzano la lingua della divulgazione astronomica nel suo profilo semantico, dall’altro sono indispensabili all’efficacia e alla tenuta didascalica del testo. Riguardo al primo aspetto, potrà essere interessante confrontare certe specificità semantiche della divulgazione astronomica con quelle di altre aree settoriali : ad esempio anche il linguaggio dell’economia, nella divulgazione giornalistica, ricorre spesso a metafore e traslati. In Gualdo-Telve 2011 : 374-378, basandosi su diverse ricerche precedenti, se ne fornisce un ampio repertorio : in particolare, « sono avvicinabili due grandi filoni di rappresentazione figurale, quello fisiologico, che paragona il sistema economico a un organismo vivente, e quello fisico-meccanicistico, che lo assimila a un edificio o a uno strumento ». 2 Non c’è dubbio, come abbiamo già accennato ad inizio capitolo, che le realizzazioni figurali più importanti nella divulgazione astronomica e più utili per la riuscita della comunicazione didascalica siano però i modelli, 3 ovvero vasti paragoni o catene metaforiche che fanno da correlativo figurale alla spiegazione di un concetto scientifico esteso e complesso, o che a volte – quando la spiegazione non matematica o non tecnica rischierebbe  













1   « Una buona divulgazione deve servirsi di contesti linguistici, appropriati, tali da “disambiguare” il significato di vocaboli ed espressioni che appartengono contemporaneamente a più di un sottocodice » (Dardano 1982 : 129). 2   Gualdo-Telve 2011 : 374. 3   Questa la definizione di modello nell’accezione scientifica in [TR] : ‘consiste nella visualizzazione di enti non altrimenti rappresentabili, nella loro riduzione a una descrizione empirica, nella simulazione delle caratteristiche logicostrutturali di un oggetto di ricerca mediante l’istituzione di isomorfismi o analogie’.  









elementi di divulgazione

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di essere troppo superficiale – la sostituiscono del tutto. Passiamo subito ad un esempio, in cui il paragone aiuta a capire la situazione dei cosmologi rispetto alla ricerca sulla materia oscura :  

« Dare un volto alla materia e all’energia oscura, che sembrano essere le componenti preponderanti del nostro universo, è sicuramente il più importante e impegnativo dei problemi da risolvere per la cosmologia contemporanea [...]. Siamo un po’ come un viaggiatore di un volo notturno che osserva il mondo dal finestrino. Il paesaggio sottostante è dominato da cose che può soltanto intuire. Vede le luci artificiali – talvolta raggruppate in schemi apparentemente ordinati – ma non il terreno su cui esse poggiano, né la vasta distesa buia del mare. La situazione attuale dei cosmologi è anche peggiore : è come se, metaforicamente, non fossero nemmeno sicuri di quale sia la natura della terra o dell’acqua, o se queste due sostanze esistano davvero ». (BOS : xii)  







Questo è un tipico caso di modello prettamente divulgativo, cioè pensato, come abbiamo detto, per dare al lettore una rappresentazione icastica e facilitata di un concetto o di una teoria scientifica. Ma la frequenza dei modelli nel nostro corpus è soltanto il riflesso di una tendenza cognitiva che è propria dell’epistemologia scientifica : la comprensione di un fenomeno nuovo e non ancora inquadrato teoricamente, infatti, avviene proprio attraverso l’allargamento metaforico con cui un modello più ristretto e più vicino all’esperienza concreta viene esteso al nuovo ambito: 1  



« L’uso delle metafore si verifica soprattutto quando la descrizione letterale del fenomeno scientifico analizzato è problematica : in altri termini, non si è ancora in possesso di una nuova teoria che ne consenta una descrizione letterale. In questi casi - e sono molti - la metafora diviene costitutiva : in altre parole non si riesce a parlare del fenomeno se non per metafora [...]. Quindi l’uso di metafore costitutive ha una decisiva funzione euristica : esso avvia un nuovo processo di acquisizione di conoscenze che senza l’ipotesi analogica sarebbe impensabile ». (Del Bello-Gualdo-Tarsitani 1994 : 29)  











L’euristica metaforica agisce non solo estensivamente, cioè al livello sintattico più alto dei fenomeni figurali, ma anche nella formazione di tecnicismi come radiazione di sincrotrone o fotosfera cosmica, di cui abbiamo già parlato nel cap. 3, che estendono appunto un concetto particolare e già acquisito (sincrotrone e fotosfera) ad un altro di grado superiore, con uno statuto empirico non altrettanto stabile. Un esempio capitale di uso euristico del modello è quello di Maxwell, che per teorizzare i campi elettromagnetici usò la dinamica dei fluidi, realizzando il modello idrodinamico delle azioni elettriche e magnetiche. I termini che avevano un significato preciso nell’argomento principale, nell’argomento secondario acquistano una portata semantica più vasta, diventano più astratti e, in quanto tali, rivelano proprietà più profonde e generali dei sistemi fisici: 2  

« Nella ricerca di unità logica, lo scienziato teorico è portato progressivamente da un primo livello ad uno strato successivo e via via a livelli sempre più alti, ciascuno caratterizzato da una maggiore parsimonia di concetti e relazioni, in particolare di concetti direttamente connessi con l’esperienza ». (Pascolini 2004 : 7)  





1   Cfr. anche Altieri Biagi 2012 : 5-6 e il brano citato dal Trattato dello stile e del dialogo di Sforza Pallavicino, che dimostra come già nella prima metà del Seicento il Cardinale avesse individuato questa funzione euristica : « L’intelletto [...] usa due forme di cognizioni : la prima chiama assoluta [...] ; la seconda è chiamata comparativa, perché rimirando con un solo sguardo molti oggetti insieme, scorge qual corrispondenza abbiano essi fra sé di cagione o d’effetto, di somiglianza o dissimiglianza, di proporzione o di sproporzione [...] e questa seconda cognizione appaga meglio l’appetito dell’intelletto, come quella che intende più esquisitamente l’oggetto e che giova per passare da una verità in un’altra, e però è il più efficace instrumento delle scienze ». 2   Cfr. Del Bello-Gualdo-Tarsitani 1994 : 30.  













222

la lingua della divulgazione astronomica oggi

Ovviamente la modellizzazione scientifica, per funzionare, deve rispettare dei criteri analogici il più possibile rigorosi :  

« Il buon funzionamento della metafora scientifica si fonda sul requisito che ciascun termine “trasferito” conservi tutte le relazioni stabilite con gli altri termini del sistema originario ». (Dardano 1994 : 500)  





Le metafore scientifiche, per quanto detto finora, sembrerebbero per molti versi paragonabili a quelle letterarie. In realtà, però, fra di esse c’è un’importante antitesi epistemologica :  

« Mentre le metafore poetiche proiettano il “noto” verso “l’ignoto”, quelle scientifiche si sforzano di riportare l’ “ignoto” al “noto” : davanti a un oggetto o a un fenomeno ancora largamente sconosciuto, ne tentano la spiegazione ricorrendo all’analogia con un oggetto o con un fenomeno conosciuto ». (Pascolini 2004 : 7)  







A conferma dell’importanza trasversale della metafora euristica nelle scienze, si noti che anche per la medicina Serianni 2005 : 265 parla di « uso dei traslati come strumento conoscitivo, cioè come uno dei mezzi dei quali la lingua dei medici si serve (e soprattutto si serviva nel passato) in vista di una più articolata e precisa rappresentazione della realtà ». Quanto abbiamo detto finora sul ruolo della metafora nell’epistemologia scientifica è rintracciabile anche nel contesto divulgativo del nostro corpus ; con l’evidente differenza che nella divulgazione i modelli possono permettersi di seguire criteri meno rigorosi, non ambendo alla sistemazione teorica di fenomeni nuovi, ma alla presentazione di essi (o di quelli più noti alla comunità scientifica, ma lontani dall’orizzonte del lettore comune e dalle sue abitudini deduttive) nel modo più chiaro e incisivo possibile, al costo di qualche semplificazione. Un aspetto senz’altro comune al livello specialistico, però, è che anche nel caso delle metafore e dei modelli divulgativi l’efficacia esplicativa è proporzionale alla capacità del figurante di stabilire vaste isotopie, cioè di avviare una catena figurale capace di rappresentare ogni elemento del figurato (ovvero del fenomeno in questione) e non soltanto un suo aspetto specifico. Si veda il seguente esempio :  









« La luce emessa dalle stelle deve riuscire ad attraversare il mezzo interstellare per fuoriuscire dalle galassie. Se la sua lunghezza d’onda è minore o paragonabile alla dimensione dei grani di polvere, viene efficacemente assorbita, mentre se è significativamente maggiore può facilmente attraversare il mezzo interstellare senza essere apprezzabilmente assorbita. Questo fenomeno è tipico di tutte le onde : lo possiamo facilmente intuire se immaginiamo una barca su un mare mosso. La barca viene scossa dalle onde se queste sono di dimensioni paragonabili o inferiori alla sua : in questo caso, c’è un trasferimento di energia dalle onde alla barca. E le onde vengono infrante, o perlomeno attenuate, quando si scontrano con lo scafo. Se invece le onde sono sensibilmente più lunghe dello scafo, come nel caso delle onde oceaniche, la barca sale e scende dolcemente senza subire brusche scosse, mentre le onde passano oltre, senza perdere energia. Un piccolo guscio di noce che galleggia in mare teme molto meno di una nave le grandi onde regolari di 10 metri ! ». (SG : 54-55)  





   



In questo caso accade esattamente che nel nuovo sistema traslato si conservino quante più relazioni possibili tra gli elementi del sistema originario : il modello didattico, allora, è assolutamente efficace. Sull’uso (o l’abuso) di metafore, e sul travaso di quelle più propriamente scientifiche nella letteratura secondaria, alcuni dei fisici più impegnati nella comunicazione non specialistica possono mostrare qualche scetticismo :  



« La divulgazione scientifica fa grande uso, e spesso abuso, di metafore, stretta com’è fra le problematiche scientifiche sempre più lontane dall’esperienza quotidiana ed il generale analfabetismo  

elementi di divulgazione

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scientifico dei destinatari della comunicazione [...]. Innanzi tutto va notato che non sempre si possono trasferire immediatamente le metafore sviluppate degli scienziati nella fase creativa alla comunicazione dei nuovi risultati al pubblico più generale. Il problema principale è che tali metafore non portano con sé una chiara demarcazione delle aree della loro legittimità : esse possono essere degli strumenti efficaci per gli scienziati, ma fonti di errori per gli studenti ed il pubblico [...]. D’altra parte troppo spesso nella divulgazione scientifica si cerca di ottenere attenzione o comprensione banalizzando metafore. Ciò è tanto controproducente quanto non spiegare i confini propri delle metafore corrette ». (Pascolini 2004 : 13)  





D’altronde abbiamo già visto con qualche esempio dal corpus 1 come un ricorso anche fitto ai modelli semplificativi possa coesistere con la messa in evidenza delle approssimazioni su cui i modelli sono stati costruiti : in questo modo si può permettere al lettore una comprensione degli aspetti fondamentali di un fenomeno astronomico, senza tuttavia dare adito all’illusione che quella appena appresa possa dirsi un’informazione scientificamente completa e puntuale. In questo modo il lettore, consapevole di possedere soltanto una prima conoscenza superficiale di un certo argomento, potrà decidere di sua volontà se approfondirlo, avvicinandosi gradualmente alla letteratura primaria : non a caso tutti i testi del corpus hanno un buon apparato bibliografico. 2  







Di seguito alcuni esempi emersi dallo spoglio in cui un modello fisico o astronomico più familiare viene esteso a comprendere un altro fenomeno :  

« Il fenomeno è della stessa natura delle maree oceaniche terrestri : da noi, l’attrazione gravitazionale esercitata dalla Luna e dal Sole solleva le masse d’acqua marine, nelle galassie queste forze possono spostare il gas dei dischi verso il nucleo ». (SG : 156) « è come se la stella subisse una sorta di attrito ad opera delle stelle della galassia bersaglio, un attrito mediato dalle forze gravitazionali, senza alcun contatto diretto ». (SG : 160-161) « Come la Luna ruota intorno alla Terra, così queste galassie percorrono le loro orbite attorno al centro della Via Lattea ». (SG : 189) « Mentre la densità di materia diminuisce con l’espansione dell’universo (un po’ come avviene a un gas che diventa più rarefatto quando aumentiamo il volume del pistone che lo contiene) ». (BOS : 187) « I fotoni del fondo a microonde subiscono la loro ultima diffusione da parte di elettroni liberi all’epoca della ricombinazione, un po’ come la luce del Sole viene diffusa dagli elettroni esterni degli atomi presenti nella nostra atmosfera ». (OU : 138) « Sopra la fotosfera comincia quella che potremmo chiamare l’atmosfera del Sole ». (DNS : 93) « Come la limatura di ferro si dispone lungo le linee di forza del campo magnetico fra i due poli di una calamita, così le particelle ionizzate della corona si dispongono lungo le linee di forza del campo magnetico solare ». (DNS : 99) « Possiamo immaginare che prima del Big Bang l’universo fosse paragonabile a una molla infinitamente lunga le cui spire sono infinitamente compresse. Per una ragione che non conosciamo e possiamo solo ipotizzare l’energia delle spire compresse si è liberata dando origine alla loro distensione ». (DNS : 174) « è un po’ come nel caso di un palloncino : c’è un equilibrio fra la pressione dell’aria al suo interno, la quale cerca di farlo espandere, e la tensione nella gomma, la quale cerca di rimpicciolirlo. Grazie a un meccanismo simile a questo, le stelle rimangono stabili per molto tempo ». (BBN : 98) « Per spiegare il meccanismo che governa questa interazione, sfruttiamo l’analogia con il moto di un  



























































1   2

Cfr. la n. 6 di questo capitolo.   Questa strategia didascalica può rivelarsi particolarmente utile se pensiamo che fra i potenziali lettori dei tipi di testi inclusi nel nostro corpus ci sono senz’altro molti studenti liceali.

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

pendolo : i movimenti del pendolo e le risonanze spin-orbita sono descritte da equazioni matematiche estremamente simili [...] ». (OCS : 90) « l’intensità sonora prodotta (l’energia) passa attraverso valori discreti come i gradini di una scala, ma i gradini sono talmente piccoli che saltando tra l’uno e l’altro ci sembra di salire una rampa continua. La dimensione di questi gradini, come abbiamo visto, cresce al crescere della frequenza, e questa è la chiave di volta che risolve il paradosso dell’energia infinita ». (UE : 80)  











Un altro paio di esempi di modelli più estesi, stavolta legati ad un figurante più comune :  

« Come la neve si incolla piano piano intorno a un sassolino che rotola lungo un dirupo innevato, creando con il passare del tempo una palla di neve sempre più grande che finisce per diventare una valanga, così la materia disseminata nel Cosmo avverte l’attrazione di altra materia, non importa quanto lontana, e si aggrega in maniera sempre più efficace con il passare del tempo. Qualsiasi massa chiama altra massa : un iniziale concentrato di materia diventa dunque sempre più grande, aggregando intorno a sé ancora più massa, e via di questo passo ». (MBB : 74) « Guardare una mappa della radiazione di fondo, con le sue macchie di colore corrispondenti a zone più o meno dense dell’universo primordiale, è un po’ come osservare un campo che è stato appena arato : i solchi nascondono le istruzioni per costruire ciò che verrà in seguito, ma è difficile prevedere il modo in cui germogli e piante si dirameranno verso l’alto, occupando con il passare del tempo tutto lo spazio disponibile ». (BOS : 64)  















Passando ad un’osservazione più generale, notiamo che soprattutto nei testi più divulgativi la scrittura presenta una sorta di figuralità diluita, 1 una tendenza piuttosto regolare alla scelta espressiva : si tratta di un’altra caratteristica che avvicina la lingua scientifica più divulgativa alla lingua del giornalismo. Non si tratta però, diversamente da quanto accade nella lingua dei giornali, soltanto di un modo per guadagnare uno stile brillante : in molti casi anche queste immagini ipercaratterizzanti, esattamente come quelle delle glosse, aiutano la rappresentazione intuitiva del fenomeno. Si pensi al caso della gravità, che fino alla riteorizzazione di Einstein era rappresentata, secondo il modello newtoniano, come una forza invisibile e inspiegabile : sintagmi figurali come laccio della gravità o filo invisibile della gravitazione, oltre a rendere più espressivo il testo, sono dunque utili anche all’interiorizzazione del concetto. Di seguito gli esempi (corsivi miei) :  









« Il moto di qualunque massa nell’universo, senza eccezioni, poteva essere spiegato tramite l’azione della mano invisibile della gravità » (BOS : 20), « L’apertura della finestra radio nello spettro elettromagnetico era solo il primo passo verso la completa liberazione dell’astronomia dalla schiavitù del visibile » (BOS : 43), « una pioggia di fotoni invisibili ci rende inconsapevolmente spettatori, ancora oggi e in ogni momento, delle fasi immediatamente successive all’origine dell’universo » (BOS : 53), « con il resto degli elettroni a contendersi minuscole briciole della massa totale » (BOS : 102), « il laccio della gravità che le tiene concentrate in quella regione » (BOS : 133), « Il vuoto intorno alle piastre si comportava come se fosse ribollente di fotoni » (BOS : 173), « La luce finalmente si libera dall’abbraccio vischioso della materia, propagandosi senza ulteriori interazioni nell’universo » (OU : 77), « la cromosfera è tanto rarefatta da essere praticamente trasparente, e la sua emissione viene affogata nello splendore della fotosfera » (DNS : 97), « Visto con gli occhi della gravitazione, il nostro pianeta appare come uno sferoide pieno di protuberanze e avvallamenti che corrispondono a zone di maggiore o minore densità di massa » (OCS : 30), « avrebbe l’indubbio vantaggio di poter controllare in ogni momento l’andamento della deflessione “tirando” opportunamente il filo invisibile della gravitazione » (OCS : 163), « Un’orbita di questo tipo tornerebbe al punto di partenza dopo essersi annodata per 223 volte intorno alla terra » (OCS : 179).  

































































Cerchiamo ora di analizzare i campi semantici più produttivi di questa figuralità diffusa, come già abbiamo fatto per il sotto-sistema delle glosse. 1

  Cfr. § 4.

elementi di divulgazione

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Molto spesso si accostano le fasi evolutive dell’universo e degli oggetti cosmici a quelle della vita umana :  

« inizia molto prima di quello che abbiamo finora chiamato tempo zero e il cui risultato finale è proprio questo embrione cosmico planckiano ». (UE : 340) « una fedele istantanea dell’Universo neonato ». (MBB : 59) « il campo di radiazione è dominato dalla luce ultraviolette di stelle neonate ». (SG : 96) « ci mostrerebbe il volto dell’universo [...] circa trecentottantamila anni dopo il Big Bang, un universo giovanissimo, come un neonato di poche ore in confronto a un uomo di ottant’anni ». (BOS : 53) « Potremo considerare “infanzia” e “adolescenza” di una stella la prima fase, in cui la contrazione gravitazionale è prevalente, mentre la fase della maturità ha luogo quando la stella ha raggiunto il completo equilibrio idrostatico e termico. Questa fase cessa e ha inizio la “terza età”, quando l’idrogeno del nocciolo centrale si è trasformato quasi completamente in elio ». (DNS : 59) « Molto più complesso è l’invecchiamento di stelle più massicce del Sole. Ma vediamo prima cosa succederà alla nostra stella, in quella che potremmo chiamare la sua quarta età ». (DNS : 60-61) « procurando una specie di ringiovanimento alla decrepita pulsar ». (DNS : 67) In alcuni casi queste metafore hanno una buona tenuta figurale, coinvolgendo altri elementi dello stesso campo semantico. Nel caso seguente, la radiazione cosmica di fondo prodotta nelle prime fasi dopo il Big Bang è il vagito dell’universo neonato : « Il vagito dell’Universo appena nato fu un suono sgradevole per Hoyle, Bondi e Gold ». (MBB : 68)  

















































Un altro paio di esempi :  

« intorno a giovani stelle nella nebulosa di Orione, che è una vera e propria incubatrice di stelle neonate ». (DNS : 35) « con le stelle ancora avvolte nella nube da cui si sono formate, come un neonato nella placenta ». (DNS : 121)  











Solo raramente le fasi dell’universo sono invece paragonate a quelle del giorno :  

« sta osservando il segnale che proviene dall’alba del cosmo ». (BOS : 57)  





In Gotti 1991 : 158 si rileva, nella General Theory di Keynes, una certa frequenza del campo semantico religioso, bellico, corporale, ludico (perché Keynes è particolarmente polemico, contrastivo). Non si tratta solo di una marca stilistica personale : Gualdo-Telve 2011 : 376, parlando della lingua dell’economia, indicano come « area metaforica produttiva » quella che « riconduce l’attività economica a un combattimento, a una gara sportiva o a un gioco ». Anche nel nostro corpus la ricerca scientifica (ma a volte anche gli stessi fenomeni fisici) è rappresentata con metafore agonistiche. Domina il campo semantico della caccia e della conquista :  















« In questo quadro idilliaco la scienza procede come un rullo compressore. [...] Purtroppo, chi segue l’impresa scientifica dall’interno sa benissimo che le cose non stanno proprio in questo modo. Nella loro partita a scacchi con la natura, quasi mai gli scienziati hanno una chiara visione di quale debba essere la mossa successiva » (MBB : 61), « La forza di gravità riesce a trionfare sulla forza elettromagnetica, che pure la surclassa in quanto a capacità di interazione » (MBB : 73-74), « i due team di cacciatori di supernovae conclusero che qualcosa non tornava » (OU : 124), « Questo libro prova a raccontare la battaglia dell’umanità con il buio del cosmo » (BOS : xiii), « L’enorme distesa del cielo buio si spalancava inesplorata, terreno vergine e sconosciuto da conquistare » (BOS : 11), « fisici e astronomi stanno affilando le armi per sottrarre al buio sempre nuovi territori » (BOS : 57).  



































226

la lingua della divulgazione astronomica oggi

Molto incisivo è anche il campo semantico degli alimenti e della cucina (cfr. l’elenco a mo’ di ricetta in cap. 1 § 3) :  

« La stella è come una cipolla con la buccia esterna ricca di idrogeno ed elio » (DNS : 61), « Il 90% delle galassie è fuori degli ammassi ed è distribuito lungo filamenti molto estesi [...]. Si potrebbero paragonare a quel tipo di pasta che chiamiamo “bavette”, piuttosto che a degli spaghetti » (DNS : 137), « ha più o meno la forma di un disco spesso (come una specie di frittata) » (MBB : 8), « Mettendo insieme un 70% di costante cosmologica, e un 30% di materia, si avrebbe la ricetta perfetta per un Universo piatto. Purtroppo, una ricetta in cui entrambi gli ingredienti sembrano assai indigesti » (MBB : 163), « nei primi tre minuti dopo il big Bang, durante i quali sono stati cucinati i nuclei degli elementi leggeri » (MBB : 173), « tutti gli elementi pesanti [...] potevano essere stati agevolmente cucinati all’interno delle stelle » (BOS : 101), « La maggior parte dell’elio presente in natura era stato cucinato nei primi tre minuti di vita nell’universo » (BOS : 103), « La differenza tra le forze è tale da stirare il nostro astronauta come una fettuccina » (BBN : 104, è interessante che il figurante alimentare torni anche nei momenti d’ironia), « le sonde Voyager hanno inviato una spettacolare sequenza di immagini che mostrano un corpo celeste a forma di “hamburger” » (OCS : 89), « L’Universo è una sorta di nocciolo stellare su larga scala, una grandiosa stella che “cucina” gli elementi chimici » (CU : 158).  



























































Le scelte figurali realizzano spesso l’equivalenza spazio = tessuto (favorita dal modello semplificativo che, in tutti gli approcci didattici, illustra la concezione dello spaziotempo nella teoria della relatività : lo spaziotempo somiglia ad un tessuto elastico deformato dalla presenza delle masse, e da questa deformazione deriva la forza di gravità). Evidenzio in corsivo tutti i vocaboli afferenti a questo campo (tra cui i più frequenti sono trama, strappo/strappare, ricucire ; soprattutto strappo e trama sembrerebbero essere in fase avanzata di tecnicizzazione 1) :  







« la trama dello spazio si strappa, ma in una maniera molto delicata. È qualcosa di più simile al lavorio di una tarma sulla lana che al progressivo sformarsi e lacerarsi nel ginocchio di un paio di pantaloni che si sono ristretti » (UE : 255), « una sfera bidimensionale si contrae a un punto, provocando una strozzatura e quindi uno “strappo” nella trama dello spazio e successivamente si “gonfia” nuovamente, in modo diverso, ricucendo lo “strappo” prodotto » (UE : 302), « ci sembrava che lo spazio potesse prima strapparsi e poi “rattopparsi” da solo mediante una sfera bidimensionale » (UE : 304), « la componente di Calabi-Yau dello spazio rimane piccola, ma subisce una ridda frenetica di trasformazioni, nelle quali la sua trama si strappa e si ricuce » (UE : 339), « una specie di lunghezza cosmologica di riferimento, che la natura aveva impresso nella trama dello spazio-tempo » (BOS : 166).  





























Non sempre il ricorso alla figuralità ha un preminente scopo didattico ed esemplificativo. Paragoni o metafore, con caratteristiche formali simili a quelle descritte pp. 215-219 o ai modelli di cui abbiamo appena parlato, fanno da figuranti anche a concetti semplici, che non avrebbero bisogno di paralleli figurali per essere capiti dal lettore. Siamo insomma di fronte a un concreto gusto per l’evocazione : prevalgono le immagini che colmano lo iato fra dimensione umana e cosmica. Ciò permette agli autori più a loro agio con la scrittura espressiva di mostrare la propria padronanza del mezzo :  



« La materia e la radiazione erano avviluppate in uno stretto abbraccio, e si seguivano l’un l’altra come una coppia di affiatati ballerini. Al momento della ricombinazione, però, le cose cambiarono. Dopo un ultimo giro di valzer, fotoni e atomi si dissero addio e le loro strade si separarono per sempre ». (MBB : 77, come vedremo il campo semantico della danza, qui episodicamente usato per evocare il moto delle particelle, è riferito più spesso al moto dei pianeti) « due regioni del cielo diametralmente opposte sono lontanissime oggi, ma – come due gemelli se 







1

  Cfr. cap. 3.

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parati alla nascita – si trovavano molto vicine [...] nei primi istanti di vita dell’universo ». (UE : 332) « Proprio come l’impatto dell’aria sui lunghi capelli di una ragazza che sfreccia veloce in moto è capace di sollevarli e di spingerli all’indietro, così l’impatto del gas caldo e denso dell’ammasso sulle galassie che si muovono in esso ad alta velocità può esercitare una pressione sul loro mezzo interstellare fino a sospingerlo fuori dal disco ». (SG : 182) « spuntarono negli osservatori e negli istituti di astronomia enormi parabole, giganteschi piatti orientati verso il cielo, grandi orecchi in cerca di sussurri provenienti dal buio dello spazio ». (BOS : 40) « Costruendo strumenti sempre più potenti, gli astronomi moderni sono come quelle vedette antiche che innalzavano alte torri per coprire con lo sguardo territori lontani ». (BOS : 60) « Le stelle amano vivere in famiglia. Forse tutte o quasi hanno figli e nipoti, rappresentati dai pianeti con i loro satelliti. Ma più della metà della popolazione stellare galattica fa vita di coppia, essendo rappresentata da stelle binarie, dette anche stelle doppie ». (DNS : 70) « è questa la regione ancora inesplorata dai nostri telescopi. Sono le colonne di Ercole che forse i telescopi della nuova generazione riusciranno a varcare ». (DNS : 157) « il confine del buco nero, l’orizzonte degli eventi, è formato dalle traiettorie nello spazio-tempo di raggi di luce che non riescono per un nonnulla a evadere dal buco nero, rimanendo per sempre per così dire sospesi esattamente al suo margine [...]. È un po’ come il caso di un borsaiolo che, correndo a perdifiato nel tentativo di sfuggire ai poliziotti, riesce a mantenere un distacco di pochi metri ma non ad allontanarsi e a far perdere le proprie tracce ». (BBN : 116) « Dopo aver concluso trionfalmente la loro missione le sonde Voyager inviano a terra un ultimo dono : la prima “foto di gruppo” del nostro sistema planetario, scattata mentre se ne allontanavano per sempre ». (OCS : 217)  















































In questo campo figurale hanno una particolare rilevanza le immagini che accostano il moto dei pianeti ad una danza, frequenti soprattutto in OCS. 1 Si tratta di un campo semantico così produttivo anche per ragioni storico-filosofiche. Si pensi infatti all’importante tecnicismo di ascendenza pitagorica musica delle sfere, sicuramente ben presente a tutti gli autori del corpus : il paragone fra l’armonia nei moti dei corpi celesti e quelli di un brano musicale ha favorito l’allargamento della costellazione figurale alla danza, che oltre all’ordine dei movimenti coinvolge semanticamente anche il concetto di rotazione e di corporeità, risultando quindi più efficace nell’evocare le masse concrete coinvolte nei moti celesti rispetto al figurante etereo della metafora musicale. Esempi :  





« la pressione interna opponeva resistenza, costringendo la materia a riespandersi. Ciò diede vita a una specie di danza ». (MBB : 4) « molti piccoli satelliti danzano con gli anelli passando da un punto lagrangiano all’altro ». (OCS : 39) « la reciproca interazione gravitazionale innesca una curiosa danza orbitale : Giano ed Epimeteo si scambiano di orbita, l’inseguitore diventa inseguito e lentamente si allontanano per ricominciare il loro ciclo quadriennale, al ritmo di un valzer celeste ». (OCS : 51) « Io, Europa, Ganimede e Callisto [...] danzano attorno al pianeta al suono di una particolare melodia celeste ». (OCS : 65) « Alla fine di questo valzer tecnologico la sonda verrà immessa su un’orbita polare ». (OCS : 70) « un pugno di particelle che danzano secondo la vacua coreografia delle leggi fisiche ». (UE : 16)  





































1   Anche in letteratura si tratta di una metafora ben attestata : nel GDLI un esempio da De Sanctis (« Pare un pitagorico che da giovane volga il pensiero alla danza delle stelle alla quale crede ») ; nella LIZ sei attestazioni, di cui citiamo quella del Prometeo di Monti (ei, sovra il sommo della rupe assiso, / delle stelle che son lingua del fato / alle armoniche danze il guardo intende).  







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« La gravità dà il ritmo alla danza cosmica ». (UE : 47) « Einstein diede una forma quantitativa a questa eterna danza di spazio, tempo e materia ». (UE : 69)  











L’importanza di questa sfera semantica nella lingua astronomica lascia un segno anche sulla deonomastica di una missione spaziale :  

« In omaggio a questa particolarissima danza orbitale le sonde sono state battezzate con i nomi di altrettanti balli famosi : Rumba, Salsa, Samba e Tango ». (OCS : 204)  







La sfera concettuale e metaforica della musica è molto importante in due 1 dei testi del corpus : in entrambi è il collante figurale della teoria fisica al centro del libro. Il primo è MBB, che fin dal titolo accosta la radiazione cosmica di fondo e la musica del Big Bang :  





« perturbazioni più estese producevano [...] toni bassi e profondi ; perturbazioni su scale più piccole producevano [...] i toni più acuti dell’orchestra primordiale. Keplero aveva cercato l’armonia delle sfere nel posto sbagliato. I cosmologi del xx secolo hanno ricominciato a cercare la musica dell’Universo, scavando negli abissi del tempo per portare alla luce partiture più antiche di ogni immaginazione » (MBB : 126), « Il ruolo di direttore d’orchestra per le onde sonore dell’Universo primordiale è giocato dall’inflazione » (MBB : 133), « La geometria dell’Universo è svelata dalla nota con la quale canta la radiazione cosmica di fondo » (MBB : 157), « L’ascolto dell’intera sinfonia cosmica avrebbe invece potuto rivelare ben altri segreti » (MBB : 167).  

























Il secondo è UE : per la teoria delle stringhe le particelle che formano il nostro universo sono in realtà il risultato della vibrazione di costituenti fondamentali ancor più piccoli, che sono appunto le stringhe. Da qui l’ovvio ricorso a questo campo semantico :  



« Le proprietà delle particelle, dunque [...] sono la musica, per così dire, suonata dalle stringhe fondamentali » (UE : 15), « Con le superstringhe [...] il mondo microscopico è pieno di piccole corde di violino » (UE : 118).  











Ovviamente, pur avendo una funzione esemplificativa meno spiccata, queste scelte espressive sono lontane dall’essere soltanto esornative, e hanno a loro volta un’utilità didattica ; proprio perché rendono più accattivante e fruibile l’informazione, riportandola (a costo di semplificazioni) a una dimensione vicina al lettore, ne facilitano la memorizzazione, la sedimentazione profonda. Se ne dimostra ben consapevole Brian Greene, che per rendere più incisiva la spiegazione degli effetti sul tempo del Principio di Relatività immagina la firma di un trattato di pace sul vagone di un treno in movimento :  



« Immaginate che i presidenti di due nazioni in guerra, seduti ai lati opposti di un lungo tavolo per le trattative, siano giunti ad un accordo per un cessate il fuoco, ma che facciano i capricci perché nessuno vuole firmarlo prima dell’altro. Al Segretario generale dell’Onu viene un’idea geniale : piazzerà una lampadina a metà del tavolo e quando si accenderà entrambi potranno firmare il trattato. Essendo i presidenti equidistanti dalla sorgente, la luce arriverà contemporaneamente ». (UE : 31)  







Tuttavia l’armistizio fallisce, perché per un osservatore fermo fuori dal treno le due firme non saranno contemporanee. Così, chiudendo il paragrafo e rivolgendosi ai lettori, Greene scrive :  

« Se tra qualche tempo non vi ricorderete più nulla di questo capitolo, a parte la triste storia del mancato armistizio, avrete comunque introiettato l’idea centrale della relatività ». (UE : 32)  





1   Ma, come si dice in UE stesso, « la musica è da sempre una ricca fonte di metafore per chi medita sui misteri del cosmo ». (UE : 117).  





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Spesso l’esigenza di creare parallelismi semplificativi sia ai fenomeni più complessi e difficilmente traducibili in linguaggio verbale, sia alla dialettica fra modelli teorici differenti, favorisce il ricorso a drammatizzazioni o a veri e propri apologhi, come il seguente :  

« C’è un vecchio apologo a proposito di tre ciechi e un elefante. Il primo cieco afferra le zanne dell’elefante e descrive la liscia e dura superficie che percepisce al tatto. Il secondo cieco afferra una zampa dell’elefante e descrive il tronco coriaceo e muscoloso che percepisce al tatto. Il terzo cieco afferra la coda dell’elefante e descrive la sottile e nervosa appendice che percepisce al tatto. Dato che le tre descrizioni sono diverse, e nessuno può vedere gli altri due, ciascun cieco è convinto di aver afferrato un animale diverso. Per molti anni i fisici hanno brancolato nel buio come ciechi, credendo che le cinque teorie di stringa fossero davvero molto diverse l’una dall’altra. La seconda rivoluzione delle superstringhe li ha ora convinti che la M-teoria è il pachiderma che unifica queste cinque teorie ». (UE : 287)  





Proprio sul tipo di figuralità di cui abbiamo parlato nella seconda parte di questo paragrafo, quella cioè non strettamente necessaria alla descrizione di una teoria, si sono espresse delle perplessità :  

« Sono in particolare da evitare metafore nella spiegazione di teorie che già consentono formulazioni non metaforiche del tutto adeguate : in questi casi le metafore suggeriscono troppo poco od offrono una percezione insufficiente a livello teorico per poter assolvere più di un semplice aiuto alla visualizzazione » (Pascolini 2004 : 15)  







Pascolini fa due esempi di metafore evitabili, che potrebbero essere sostituite da una descrizione ragionata: 1 il tecnicismo nuvola elettronica riferito alla localizzazione spaziale degli elettroni e la definizione dell’atomo come sistema solare in miniatura. Rispetto al rischio dell’inflazione metaforica, secondo Pascolini, « la ragione è molto più efficace di quanto non si consideri. Pertanto un processo educativo ed informativo si può basare su strumenti logici, quali l’argomentazione e l’inferenza. È utile far giungere logicamente a delle anomalie, creando dei fertili conflitti cognitivi, non con metafore ma con paradossi, che sono prodotti dalla giustapposizione di due proposizioni che sembrano essere contraddittorie, ma che in realtà sono entrambe vere. In tale modo si può suscitare un ruolo più attivo da parte di chi vuole appendere e rendere il processo di acquisizione conoscitiva più efficace ». 2  







Rideterminazioni e termini divulgativi in funzione tecnica Ci soffermiamo ora su alcune metafore che tornano più di una volta o nello stesso libro o, più significativamente, in più di un testo del corpus. 3 Mettiamo in maggior evidenza questi casi perché, rispetto agli altri usi metaforici incontrati fin qui, essi presentano una maggiore stabilità del referente. Sono parole, spesso del vocabolario di base, che non si sono ancora lessicalizzate nella loro rideterminazione specialistica e che quindi sono ancora legate soltanto alla semplificazione e alle esigenze comunicative e figurali della divulgazione ; tuttavia alcune di esse, ovvero quelle che tornano con la stessa accezione in più di un libro e che si specializzano nell’uso, potrebbero essere in stato avanzato di lessicalizzazione (semi cosmici). 4 È interessante notare come, già in questa prima fase in cui l’analogia  





1   « Il confronto analitico fra i due modelli, non più metafore, permette di far risaltare aspetti precisi delle due differenti dinamiche e proporre approfondimenti non banali » (Pascolini 2004 : 16). 2   Pascolini 2004 : 16. 3   Tranne l’unica eccezione segnalata in nota, nessuna di queste forme è attestata nei dizionari con l’accezione indicata. 4   Già Sobrero 1993 : 257 notava la possibilità di interscambi lessicali tra divulgazione e testi specialistici : « Molti  













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lessicale non si è cristallizzata, ci siano “sinonimi” in competizione (buccia/guscio, pozzo/ buca di potenziale). In questo elenco si sarebbero potuti inserire anche alcuni degli esempi citati nel § 2 di quella che abbiamo chiamato figuralità diluita. alba cosmica / alba dell’universo :  

‘Prima fase dell’evoluzione cosmica’ : « la luce che splendeva nell’alba cosmica » (MBB : 46), « è esattamente questa la fonte dell’enorme calore che incendiava l’alba cosmica » (MBB : 50), « La conferma che l’alba dell’Universo fu calda » (CU : 135).  



















bolla :  

Riferito alle strutture che compongono l’universo, o ad un’area specifica rispetto al tutto : « le galassie [...] si addensano sulla superficie di grandi bolle, praticamente vuote » (DNS : 136-137), « si noti anche che gli ammassi più ricchi si addensano sulla superficie di due bolle adiacenti » (UTM : 111), « enormi regioni del cosmo sono completamente vuote, come gigantesche bolle da cui tutta la materia sembra essere stata trascinata via » (BOS : 119), « L’idea era che “bolle” della nuova fase di simmetria rotta si formassero nella vecchia fase [...]. Si supponeva che le bolle, espandendosi ed entrando via via in contatto fra loro, si fondessero l’una con l’altra finché l’intero universo non venisse a trovarsi nella nuova fase » (BBN : 149), « la difficoltà concernente l’incontro e la fusione delle bolle fra loro poteva essere evitata supponendo che le bolle fossero tanto grandi che la nostra regione dell’universo potesse essere contenuta tutta all’interno di una singola bolla » (BBN : 150). Ma bolla, nelle ipotesi del multiverso, può anche indicare un intero universo : « ci è balenata l’idea che il nostro universo non sia che una delle innumerevoli bolle scoppiettanti sulla superficie di un immenso oceano cosmico, il multiverso » (UE : 365), « questo processo di creazione di universi-bolla non avrebbe mai fine » (BOS : 203).  













































brodo / zuppa :  

‘Stato in cui, nelle prime fasi evolutive dell’universo, gli atomi non si sono ancora aggregati’ : « Abbiamo a che fare con un plasma incandescente, una zuppa caldissima di elettroni e nuclei atomici » (MBB : 44), « un brodo uniforme di plasma incandescente e radiazione » (MBB : 75), « Il rapporto tra neutroni e protoni presenti in questa zuppa era stabilito dalla temperatura dell’universo » (BOS : 102), « Tutte queste particelle si contrarrebbero a formare un “brodo” denso, grosso modo uniforme » (BBN : 82), « I fotoni [...] erano incessantemente intralciati nel loro moto da questo brodo di particelle cariche e non riuscivano a percorrere nemmeno la più piccola distanza senza essere assorbiti o deviati » (UE : 326).  































buca/pozzo gravitazionale o buca di potenziale: 1  

« Possiamo visualizzare la curvatura associata alla perturbazione come una “buchetta”, un avvallamento nello spaziotempo. I fotoni che al momento del disaccoppiamento si trovavano  

eufemismi e molte metafore dal livello divulgativo sono ormai entrati nel lessico specialistico : assestamento, ritocco, pressione ; lira pesante, lira verde, perturbazione monetaria, sterilizzazione, congelamento, ristagno. Si noti che il passaggio della metafora e dell’eufemismo all’area ‘tecnica’ comporta una definizione molto più precisa del significato, che spesso viene collocato su un livello più alto di astrazione : il termine comunque perde in valore connotativo e acquista in precisione denotativa. Il contrario avviene quando un termine passa dal livello scientifico a quello divulgativo ». 1   L’accezione fisica di questo tecnicismo registrata in GRADIT e TR (‘zona di campo a minor potenziale’) non corrisponde all’uso che se ne fa nell’esempio citato di SG.  







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in fondo a una buca, cioè all’interno della regione perturbata [...] » (MBB : 78, il primo diminutivo è episodico), « possiamo visualizzare la situazione immaginando i fotoni che entrano in una specie di buca (la curvatura dello spazio provocata dalla massa delle strutture) » (MBB : 184), « Studiando la propulsione spaziale Tsiolkovsky compì il primo passo per permettere all’uomo di arrampicarsi lungo le pareti del pozzo gravitazionale generato dal nostro pianeta e affacciarsi nello spazio » (OCS : 208), « Tenuti prigionieri nello stesso pozzo gravitazionale che tiene unite le galassie » (BOS : 133), « Si dice che il corpo crea attorno a sé una buca di potenziale, che possiamo immaginare e rappresentare geometricamente come la deformazione che una boccia pesante induce su un materasso » (SG : 140), « l’ammasso della Vergine induce una forte attrazione gravitazionale nei suoi dintorni più prossimi : il Gruppo Locale sta cadendo nella sua buca di potenziale alla velocità di oltre 200 km/s » (SG : 199).  



































In DNS : 159 si usa imbuto : « il Sole modifica lo spazio piano circostante creando una specie di imbuto che obbliga i pianeti a deviare dalla linea retta » (DNS : 159), « si forma come un imbuto gravitazionale » (UTM : 39).  















buccia/guscio :  

‘strato esterno della stella o del pianeta’ : « La gigante rossa esaurisce i combustibili delle bucce attorno al nocciolo » (DNS : 61), « Nel guscio esterno delle nubi molecolari giganti il gas viene dissociato » (SG : 96), « una stella calda e piccola [...] ravvolta in un inviluppo gassoso in lenta espansione [...]. Questi gusci, il cui gas eccitato dalla stella centrale [...] » (UTM : 80).  



















cannibalismo / cannibali :  

« Le galassie più grosse, data la loro maggiore forza di attrazione gravitazionale, tendono a inglobare le più piccole, in una specie di vero e proprio “cannibalismo galattico” » (DNS : 131), « In uno degli ammassi più lontani che si conosca [...] i cannibali galattici sono stati colti sul fatto » (DNS : 134), « tutte quelle di stelle che trascorrono insieme la loro vita [...], a volte in preda ad episodi burrascosi che sfociano nel cannibalismo » (UTM : 132).  

















cucinare :  

Abbiamo già visto diversi esempi dell’uso di questo verbo in § 2. È un’alternativa figurale al più tecnico sintetizzare, sempre riferito alla produzione da parte delle stelle dei costituenti fondamentali dell’universo. Aggiungiamo dunque soltanto un altro paio di esempi non citati in precedenza : « gli atomi più pesanti presenti nell’Universo sono stati “cucinati” nel corso di miliardi di anni nelle fornaci stellari » (MBB : 51-52), « nei primi tre minuti dopo il Big Bang, durante i quali sono stati cucinati i nuclei degli elementi leggeri » (MBB : 173, in questo caso la “fornace” non è una stella ma l’universo primordiale).  













democrazia/democratico :  

« Se la temperatura è abbastanza elevata regna la democrazia molecolare » (UE : 331), « malgrado questa democrazia delle brane » (UE : 292).  











firma :  

‘Prova visibile che un oggetto lascia della propria esistenza’ « La presenza di un pianeta produce una “firma” caratteristica del moto di una stella : durante una rivoluzione completa l’attrazione del pianeta sposta leggermente la posizione della stella » (OCS : 260), « la  









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presenza di queste radiazioni così energetiche è proprio la firma della stella di neutroni » (UTM : 87), « La loro eventuale presenza sarebbe una sorta di “firma sperimentale” della teoria delle stringhe » (UE : 196).  









guinzaglio gravitazionale :  

« Per Newton, la stella tiene il pianeta in orbita grazie a un non ben identificato “guinzaglio” gravitazionale » (UE : 57-58), « Il guinzaglio gravitazionale che lega la stella e il pianeta non è dovuto a una qualche misteriosa azione a distanza, ma alle modifiche nella trama dello spazio dovute alla presenza della stella » (UE : 60).  











intrappolato :  

Può riferirsi ai componenti del nucleo atomico coagulati dalla forza nucleare forte :  

« Una volta che i neutroni furono intrappolati nei nuclei di deuterio, la loro trasformazione in protoni divenne svantaggiosa » (BOS : 103), « se tutti i neutroni sono intrappolati nei nuclei di elio » (BOS : 103).  











Oppure alle orbite :  

« Le orbite reali possono [...] pulsare regolarmente intrappolate nel meccanismo delle risonanze » (OCS : 20), « grazie ai telescopi spaziali, che hanno rivelato l’esistenza di una sottile nube di polvere dispersa lungo l’orbita del nostro pianeta, intrappolata nella risonanza 1 :1 » (OCS : 64), « Ci si può chiedere allora da quanto tempo la Luna è intrappolata nell’attuale Saros » (OCS : 183).  



















medioevo :  

‘fase compresa tra l’età della ricombinazione e i 300.000 anni dell’Universo’. Dall’esempio in DNS sappiamo che c’è un modello inglese, si tratta dunque di un calco semantico : « sono nate, grazie al processo di aggregazione gravitazionale [...], le grandi strutture cosmiche. [...] C’è modo di osservare direttamente questo medioevo cosmico ? » (OU : 134), « L’universo uscito dall’età della “ricombinazione” [...] è un universo scuro [...]. Questa era è chiamata la dark age, l’epoca oscura, dove nel linguaggio comune si intende “Medioevo”. Non abbiamo osservazioni che ci dicano cosa succede durante il medioevo dell’universo » (DNS : 154), « Non si sa molto, infatti, di quella sorta di “medioevo cosmico” che ha preceduto la comparsa delle prime galassie » (MBB : 198).  





















Un’attestazione di espansione del dominio metaforico anche alla fase cronologica successiva (il rinascimento cosmico) : « è possibile che diano luogo a lampi gamma molto più brillanti della supernova stessa, e che potrebbero essere la prova della fine dell’età oscura e l’inizio del “rinascimento cosmico” » (DNS : 155). In un caso la metafora si proietta invece all’indietro : « avanzano l’ipotesi che ci possa essere una preistoria, che inizia molto prima di quello che abbiamo finora chiamato tempo zero » (UE : 340).  















parcheggiare: 1

   

‘lasciare in sosta una sonda’ : « Dal punto di vista della dinamica del volo spaziale, i punti  



1   GRADIT registra la polirematica orbita di parcheggio con la marca d’uso di tecnicismo aeronautico : ‘orbita provvisoria di un veicolo spaziale in attesa di essere diretto verso la meta prefissata’.  

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lagrangiani sono stati usati per “parcheggiare” sonde spaziali di ogni tipo » (OCS : 39), « I punti lagrangiani LL1 [...] sono particolarmente adatti per “parcheggiare” moduli spaziali di ogni tipo » (OCS : 192).  









ragnatela :  

« L’Universo è una specie di spugna, con regioni vuote circondate da una ragnatela di filamenti densi » (SG : 211), « una ragnatela di galassie e di ammassi che si allineano lungo sottili filamenti » (CU : 79), « collegati fra loro da sottili filamenti di galassie che disegnano una gigantesca ragnatela » (CU : 80), « La ragnatela di orbite periodiche di tipo Saros » (OCS : 181).  























semi / semi primitivi / semi cosmici oppure grumi: 1

   

Riferito ai nuclei primitivi di materia. Data la stabilità e l’estensione dell’uso a quattro libri diversi (sebbene MBB e BOS siano dello stesso autore), possiamo parlare di avanzato stato di lessicalizzazione : « L’incredibile varietà di strutture cosmiche che oggi possiamo osservare deve aver avuto origine da una situazione di quasi completa omogeneità, alterata dalla presenza di piccoli “semi cosmici” sparsi in maniera casuale nell’universo primordiale » (MBB : 75), « anisotropie causate dalla presenza dei semi primordiali » (MBB : 103), « furono questi avvallamenti e ondulazioni nella distribuzione di materia a fornire i semi intorno a cui cominciarono a crescere i primi abbozzi di strutture cosmiche » (BOS : 64), « Oggi pensiamo che i semi da cui ha avuto origine la distribuzione di materia odierna siano stati gettati nei primi attimi del Big Bang » (BOS : 121, notare l’estensione figurale al verbo gettati), « queste fluttuazioni si sono ritrovate ingigantite su scale macroscopiche, e sono state i semi intorno a cui la gravità ha aggregato la materia che ha finito per formare le galassie » (BOS : 121), « Ma se, a partire da quei semi, i cosmologi provavano a simulare la formazione delle galassie » (BOS : 131), « piccole fluttuazioni quantistiche [...] osservabili come anisotropie del Cmb, e possibili semi per la formazione delle strutture cosmiche attraverso il processo di aggregazione » (OU : 109), « Uno dei compiti di COBE è stato anche quello di cercare queste disunimorfità, semi delle future galassie e ammassi. [...] Le regioni più dense rappresenterebbero i semi da cui si sono poi sviluppati gli ammassi di galassie » (DNS : 153).  

















































Semi è talvolta in competizione con grumi, che è usato spesso in senso più estensivo (grumi di materia può riferirsi a qualsiasi epoca dell’universo), ma che sporadicamente si sovrappone al primo : « questa estrema uniformità era alterata impercettibilmente dalla presenza di minuscoli grumi » (MBB : 4), « la materia barionica può cominciare ad addensarsi attorno ai piccoli grumi di densità iniziali » (MBB : 103).  













timbro :  

Uso estensivo che Balbi frequenta spesso in MBB, in cui fin dal titolo paragona la radiazione cosmica di fondo a una musica : « Variando i parametri cosmologici, si ottengono spettri molti diversi : ogni Universo suona con un “timbro” caratteristico » (MBB : 135), « hanno simulato un numero enorme di spettri, modulando il timbro delle onde acustiche primordiali » (MBB : 140), « ricostruire la struttura dettagliata dei picchi armonici avrebbe permesso di distinguere il timbro dei vari modelli cosmologici » (MBB : 167).  















1



  Attestato in DA, ma soltanto nell’accezione di galassie a grumi.





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vedere :  

Riferito alla posizione di un satellite rispetto alla Terra, significa ‘essere in posizione tale da poter comunicare’. È possibile che rifletta un uso gergale, intrasettoriale ; è segnalato sempre dalle virgolette : « Nel caso del sistema Terra-Luna-sonda spaziale ciò significa “vedere” senza interruzioni da Terra un satellite posto in un’orbita di questo tipo attorno a LL2, che a sua volta “vede” tutto l’emisfero a noi nascosto della Luna » (OCS : 198), « come assicurare che [...] più di un satellite “veda” contemporaneamente lo stesso punto della superficie terrestre ? » (OCS : 203).  

















vista : ‘dettaglio ottico di un satellite’ « WMAP ha osservato il fondo cosmico ormai per più di tre anni, ma la sua vista non è sufficientemente acuta per risolvere dettagli [...] » (MBB : 179).  







Altre scelte lessicali proprie della divulgazione Com’è normale che accada nella letteratura secondaria, alcuni vocaboli di registro colloquiale vengono usati lì dove ci si potrebbe aspettare un tecnicismo o comunque una parola più denotativa (corsivi miei) :  

« Le galassie avrebbero dovuto sparpagliarsi, schizzando via nello spazio, e l’ammasso avrebbe dovuto essersi sfasciato già da molto tempo » (BOS : 89), « La regione in cui abbiamo fatto il vuoto continuerà a pullulare, a livello microscopico, di materia ed energia » (BOS : 172), « Il briciolo di energia del vuoto superstite ha fatto sì che [...] » (BOS : 188), « I sofisticati strumenti scientifici a bordo delle missioni di esplorazione hanno frugato con i loro occhi elettronici ogni angolo del Sistema Solare » (OCS : 127), « quando l’energia oscura comincia a spadroneggiare, nell’Universo si stanno già formando le strutture cosmiche » (MBB : 184), « La ricerca con gli acceleratori di particelle si basa sullo stesso principio : si lanciano pezzetti di materia come elettroni e protoni l’uno contro l’altro » (UE : 132), « fare assegnamento sull’acceleratore cosmico del big bang e sfruttare i detriti che ha sparpagliato attraverso l’universo » (UE : 348).  











































Alcune scelte lessicali riflettono la necessità del divulgatore di approssimare alcune nozioni, di accennarle velocemente lasciando intuire una precisa dimensione quantitativa, evitando di dedicare loro ulteriori approfondimenti :  

- un certo + sostantivo « Quando la distanza tra i nuclei atomici scende al di sotto di una certa soglia, entrano in campo anche le forze nucleari » (SG : 105), « con le Cefeide si stabilisce la distanza di un certo numero di galassie vicine » (CU : 176), « la declinazione in funzione della velocità per un certo intervallo di valori dell’ascensione retta » (UTM : 31).  

















- complesso « Passando attraverso fasi intermedie assai complesse, alla fine le stelle perdono molta della loro massa » (SG : 108), « Si potrebbe supporre che esso dipenda da tutti i caratteri complessi della stella che gli ha dato origine » (BBN : 107), « ciò accade a causa della complessa interazione dinamica che la Luna ha con il nostro pianeta » (OCS : 73), « la relazione 2.1 dev’essere sostituita da un’altra un poco più complessa, che tralasciamo di menzionare » (CU : 25).  























- complicato « Questo non era di per sé sorprendente, vista la complicata serie di reazioni necessarie per arrivare a costruire tutti gli elementi più pesanti » (BOS : 102), « non solo la sua massa e la sua rapidità di  







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rotazione, ma anche [...] i complicati movimenti dei gas al suo interno » (BBN : 107), « non è dunque un’impresa facile comprendere il moto del nostro satellite, dato che rientra a pieno titolo nella categoria del complicato “problema generale dei tre corpi” » (OCS : 168), « le relazioni tra le distanze dei diversi punti del telo cambierebbero in maniera complicata, a seconda della deformazione a cui esso è soggetto » (MBB : 26).  















Altre scelte lessicali marcate rispetto alla letteratura primaria sono quelle riconducibili, in generale, all’enfasi descrittiva. Si enfatizzano, in particolare, gli aggettivi riferibili al grande e al piccolo (qui e in tutti i seguenti esempi i corsivi sono miei) :  

« [...] la caratterizzazione delle galassie lontane, per le quali è difficile stabilire una buona classificazione morfologica a causa della loro minuscola dimensione angolare » (SG : 129), « osservare a occhio nudo il mastodontico agglomerato di centinaia di milioni di stelle » (BOS : 22), « il quasar si stava allontanando da noi a una velocità pazzesca » (BOS : 42), « una massa così minuscola che per molto tempo la si è creduta pari a zero » (DNS : 54), « Quale può essere il meccanismo in grado di spiegare questa spaventosa produzione di energia ? » (DNS : 139), « destinato a sparire completamente in un tremendo impulso di emissione finale, equivalente all’esplosione di milioni di bombe H » (BBN : 125), « per poter conservare le loro immense atmosfere gassose » (OCS : 264), « la densità dell’universo al tempo di Planck era semplicemente colossale » (UE : 329).  

























   





















Dallo spoglio è emersa anche la frequenza di aggettivi riconducibili al campo semantico dell’ineffabile e dello stupore :  

« Ma ecco la più strabiliante conseguenza » (MBB : 57), « La cosa meravigliosa è che dall’ultima volta in cui urtarono un elettrone » (MBB : 58), « l’incredibile espansione di una regione microscopica dello spaziotempo » (MBB : 93), « L’universo attuale è organizzato in una meravigliosa gerarchia di strutture eterogenee » (OU : 78), « tutto il nostro universo osservabile ha avuto origine dalla sbalorditiva espansione di una minuscola regione di spazio-tempo » (BOS : 121), « sopravvive solo un nucleo di materia incredibilmente densa e compatta » (BOS : 162).  



































In continuità con questo campo semantico c’è la frequenza di aggettivi e sostantivi afferenti alla sfera del mistero :  

« Qualsiasi sarà la strada che i fisici troveranno per spiegare il mistero della scomparsa dell’antimateria » (BOS : 109), « Fermi battezzò scherzosamente l’enigmatica particella con il nome di neutrino » (BOS : 113), « sotto forma di una misteriosa forma di energia repulsiva » (MBB : 172), « si potrà forse finalmente risolvere l’enigma della materia oscura » (MBB : 180).  























Scelte lessicali marcate letterariamente: 1  

« al centro troneggia una galassia che è detta centrale dominante » (SG : 174), « in un susseguirsi di rutilanti scoperte » (MBB : 61), « la flebile radiazione scoperta da Penzias e Wilson » (OU : 94), « captare il timido baluginare dell’idrogeno nel buio di quelle epoche remote » (BOS : 66), « generano una moltitudine di soluzioni, un profluvio di universi indesiderati » (UE : 259), « potrebbe essere l’indizio della presenza di qualche sottile fallacia nel nostro ragionamento » (UE : 271), « ma al di là di una congerie di proprietà disparate, nessuno sa veramente che cosa sia questa teoria » (UE : 287), « In genere ci raffiguriamo i buchi neri come corpi celesti di una pantagruelica voracità » (UE : 297).  















































Altri vocaboli, pur non prettamente letterari, sono usati in modo espressivo ed eseguono un’animazione :  

« L’universo era tutto lì, squadernato nel cielo notturno » (BOS : 8), « Il moto del pianeta nel cielo, fatto di capricciosi avanzamenti e arretramenti » (BOS : 9), « molte di quelle galassie emerse timidamente dall’oscurità » (BOS : 61), « le singolarità prodotte dal collasso gravitazionale si verificano solo in luoghi [...] dove sono pudicamente nascoste a ogni osservatore esterno » (BBN : 105).  





















1

  Sulla letterarietà o meno dei testi specialistici, cfr. Gotti 1991 : 159-163.  



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Per chiudere, un caso di vero e proprio arcaismo letterario : « poter guardare direttamente la luce primeva » (MBB : 59). 1  









Fraseologia colloquiale La lingua della divulgazione può ricorrere, soprattutto se vuole proporsi ad un pubblico meno scelto, ad una fraseologia proverbiale o colloquiale per registro, per ridondanza lessicale (uscire fuori, sbucare fuori) o per intonazione ironica (per buona pace di) :  

ancora di salvezza : « gli stati BPS rimangono la nostra unica ancora di salvezza ». (UE : 278)  







astronomo della domenica : « gli avvistamenti cominciarono a fioccare, soprattutto da parte di astronomi della domenica in cerca di un po’ di gloria ». (BOS : 86)  







avere gatte da pelare : « Sembrava proprio che anche la teoria delle stringhe avesse le sue gatte quantistiche da pelare ». (UE : 177, con adeguamento ironico al contesto)  







con buona pace per : « i corpi celesti al di sopra di certe dimensioni non sono più “rigidi”, ma seguono piuttosto il comportamento dei fluidi, con buona pace per la loro presunta sfericità ». (OCS : 28)  







cosa diavolo.... : Come rafforzativo nelle interrogazioni : « Che cosa diavolo vuol dire una “probabilità infinita” ? » (UE : 101).  











duro da mandare giù : « Un altro aspetto che rende la presenza di una costante cosmologica un boccone duro da mandare giù è che essa è, appunto, costante ». (MBB : 181)  







essere vivo e vegeto : « Questo voleva dire che la costante cosmologica era viva e vegeta ». (BOS : 166)  







fare fuori : « Ma i piccioni erano tornati, e i due non avevano visto altra soluzione se non quella di farli fuori ». (BOS : 51)  







fare la parte del leone : « gli atomi di tipo diverso non sono tutti ugualmente comuni : alcuni atomi fanno la parte del leone ». (MBB : 51)  









fare piazza pulita : « La super-espansione fa piazza pulita di tutto quanto esisteva prima dell’inflazione ». (CU : 154)  







farla da padrone : « La fiacca forza di gravità la fa però da padrona man mano che le distanze in gioco diventano più grandi ». (MBB : 73)  







lasciar fare : « Tutto quello che serve [...] è immettere correttamente nelle equazioni di Newton i valori di masse e distanze, e poi lasciar fare alla meccanica celeste ». (OCS : 27)  







il peggio deve ancora venire : « I problemi del suo modello cosmologico erano tutt’altro che risolti e, anzi, il peggio doveva ancora venire ». (BOS : 151)  







manna piovuta dal cielo : « La relazione periodo-luminosità (relazione P-L) trovata dalla Leavitt era manna piovuta dal cielo per gli astronomi ». (CU : 36)  







non cavare un ragno dal buco : « ci sono periodi pieni di scoperte eccezionali, ed altri in cui i ricercatori non cavano un ragno dal buco ». (UE : 19)  





1



  Nel GDLI esempi da Croce, Pascoli, D’Annunzio, Bacchelli, Montale.

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prendere una cantonata : « i due contendenti presero entrambi sonore cantonate per carenza o inadeguatezza delle osservazioni ». (CU : 57)  







prendere un granchio : « Prendere un granchio in qualche affermazione marginale o di poco conto non è un dramma ». (UE : 231)  







rimanere in giro : ‘essere presente’ « non dovrebbe essere rimasto in giro neanche un po’ di deuterio » (BOS : 104), « se così non fosse stato, oggi non ci sarebbe in giro nemmeno una particella di materia » (BOS : 107).  













saltare/uscire/sbucare fuori : ‘spuntare’ « non era saltato fuori nulla che potesse far pensare a un malfunzionamento » (BOS : 50), « decisi a capire da dove fosse uscito fuori quel fastidioso disturbo » (BOS : 50), « Nuove particelle elementari sbucavano fuori in continuazione » (BOS : 114).  



















stare in piedi : ‘essere coerente’ « per vedere di persona se le idee di Einstein stavano in piedi » (BOS : 77).  







tirare in ballo : « aveva ideato una spiegazione che tirava in ballo una variazione di frequenza dei fotoni emessi dalle galassie ». (BOS : 89)  







togliere le castagne dal fuoco : « Il concetto di inflazione toglie quindi magicamente le castagne dal fuoco al modello del Big Bang». (MBB : 92)  





un altro paio di maniche : « aggiungere anche l’interazione gravitazionale è un altro paio di maniche ». (BOS : 196)  







Strategie retoriche ricorrenti Una strategia retorica e testuale comune a divulgazione e manuali didattici è quella di cominciare un capitolo con l’esposizione di un aneddoto, cui poi si aggancia la descrizione scientifica :  

« All’inizio dell’unità didattica si ritrova spesso una breve narrazione, in forma di aneddoto o di citazione di un testo famoso o di esempio paradigmatico. Da ciò derivano un “effetto di reale” (si parte da un caso concreto, non da un principio astratto, dal particolare, non dal generale) [...]. Lo stesso metodo e la stessa tecnica espositiva sono presenti da tempo nella cronaca della stampa e in quella televisiva. La didattica delle scienze sembra subire l’influsso della narrazione diffusa dei media. [...] le nozioni scientifiche sono presentate nelle loro interrelazioni con l’attualità (osservazioni ed esperimenti) e con il passato (protagonisti e luoghi della scienza) ». (Dardano 2008 : 147)  





Un esempio :  

« è una delle beffarde ironie della storia che Ludwig van Beethoven, uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi, abbia dovuto combattere per buona parte della sua vita con un udito molto debole. [...] Verso la fine della sua esistenza, quando scrisse i suoi ultimi capolavori, Beethoven era ormai completamente sordo. [...] Durante la prima esecuzione della Nona Sinfonia, Beethoven diresse l’orchestra senza essere in grado di percepire il benché minimo suono. Tentò in qualche modo di seguire lo scorrere della musica osservando attentamente il movimento dell’archetto sulle corde dei violini [...]. I cosmologi che investigano l’origine dell’Universo si trovano perciò nella stessa situazione di Beethoven : se vogliono ricostruire qualcosa delle onde che risuonavano nel plasma primordiale devono escogitare metodi indiretti. Se non possono ascoltare un suono, dovranno inseguire un’immagine ». (MBB : 127)  







Una particolare attenzione nella costruzione testuale è dedicata, soprattutto in alcune por-

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

zioni di OU, all’esplicitare – a costo di essere ridondanti – tutti i nessi logici di un ragionamento, così da non lasciare nulla all’inferenza del lettore (in questo caso, ad esempio, il legame fra metrica e teorema di Pitagora, nonostante sia chiarito dalla frase B, è ripetuto nella C) :  

« [A] Lo spazio-tempo lontano dalle masse è rappresentato dalla normale geometria di Euclide, nella quale la metrica è data dal teorema di Pitagora. [B] Vicino alle masse, invece, la geometria viene deformata. [C] Viene modificata la metrica, non vale più il teorema di Pitagora. [D] Lo spaziotempo viene curvato dalla presenza delle masse e della gravità ». (OU : 55)  





Come abbiamo già visto nel cap. 2 § 2.5, spesso ci si riferisce con maggior forza illocutiva all’illic et nunc, per mostrare la costante immersione nei fenomeni fisici o nei principi che li regolano :  

« Mentre leggevate la frase precedente (assumendo che ci abbiate messo cinque secondi), il vostro corpo è stato attraversato (senza conseguenze) da duecentocinquantamila miliardi di neutrini elettronici provenienti dal Sole ». (BOS : 67) « Non dovete cercare molto lontano per localizzare il punto in cui si verificò il big bang : ebbe luogo là dove vi trovare in questo preciso momento e anche in qualsiasi altro punto, perché all’inizio tutte le posizioni che ora ci appaiono distinte erano la stessa ». (UE : 325)  













Particolarmente sviluppato è il caso seguente, con cui Hawking vuole dimostrare il dominio dell’entropia anche nei “cantucci d’ordine” dell’universo :  

« Se il lettore ricordasse ogni parola di questo libro, la sua memoria avrebbe registrato circa due milioni di elementi di informazione : l’ordine nel suo cervello sarebbe aumentato di circa due milioni di unità. Leggendo il libro, però, egli avrà convertito almeno un migliaio di calorie di energia ordinata, sotto forma di cibo, in energia disordinata sotto forma di calore, che viene dissipato nell’aria per convezione e sotto forma di sudore. Il disordine dell’universo risulterà in tal modo accresciuto di circa venti milioni di milioni di milioni di milioni di unità – ossia di quasi dieci milioni di milioni di milioni di volte più dell’aumento dell’ordine nel suo cervello – e questo nell’ipotesi che ricordasse perfettamente l’intero contenuto di questo libro ». (BBN : 172)  







Soltanto una volta si ricorre, con lo stesso scopo, all’hic et nunc, ovvero alla prima persona :  

« Sto scrivendo queste righe sulla mia terrazza, in una bella domenica di primavera inoltrata. I raggi del Sole filtrano attraverso le foglie delle piante di fronte, creando una trama di macchie di luce sul tavolo. Se distendo il braccio, posso catturare un po’ di quella luce con la mano e sentirne il calore. Ogni centimetro quadrato di pelle esposta direttamente ai raggi solari è colpito da un numero enorme di fotoni, circa un milione di miliardi al secondo. Ognuno di quei fotoni ha lasciato la superficie solare più o meno otto minuti e mezzo fa ; ha poi viaggiato alla velocità della luce in linea retta nello spazio vuoto, ha attraversato l’atmosfera terrestre (dove è stato probabilmente diffuso più volte da molecole di gas o dal vapore acqueo), e infine è arrivato a toccare la mia mano ». (BOS : 47)  







Nel corpus abbiamo individuato almeno un paio di luoghi comuni scientifici, ovvero figure ricorrenti della didattica e della divulgazione :  

a) A proposito dell’effetto Doppler, volendo dare un esempio del suono che l’ascoltatore percepisce più acuto o più grave, a seconda che la sorgente si stia avvicinando o allontanando, si cita sempre la sirena di un’automobile :  

« il suono della sirena di un’ambulanza » (MBB : 44), « Avrete sicuramente notato che il suono emesso da un corpo in movimento cambia di tono rispetto allo stesso suono emesso da un corpo in quiete (basta ascoltare con attenzione la sirena di un’ambulanza di passaggio) ». (BOS : 26)  











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b) L’espansione cosmica è paragonata in più di un libro alla lievitazione di un dolce (spesso un panettone) :  

« Per comprendere intuitivamente l’espansione cosmica, possiamo immaginare l’Universo come un panettone di forma sferica con dentro le uvette che sta lievitando. Si può facilmente comprendere che la distanza tra le uvette aumenta mano a mano che il panettone si gonfia ». (SG : 128) « si può pensare a cosa accade agli acini di uvetta nella pasta di un panettone in lievitazione [...]. Mentre la pasta si espande, il moto degli acini, e il modo in cui varia la distanza tra due acini qualsiasi, è del tutto analogo a quello dei nodi dell’elastico, solo che avviene nelle tre dimensioni dello spazio. In questo senso, il panettone è un modello che meglio descrive quello che accade realmente con le galassie ». (MBB : 13) « Come nella pasta di un dolce che lievita tutti i canditi in essa immersi si allontanano l’uno dall’altro, così le galassie [...] sembrano fuggire le une dalle altre ». (UTM : 199) « Per spiegare intuitivamente l’effetto di questa espansione isotropa, si fa spesso l’esempio di un panettone che lievita nel forno. L’impasto del panettone rappresenta lo spazio e le uvette sparse nel’impasto rappresentano le galassie ». (OU : 49) « Pensiamo alla pasta di un dolce che lievita. In questa pasta sono immerse delle noccioline ; via via che la pasta si gonfia tutte le noccioline si allontanano l’una dall’altra, ma non sono le noccioline a muoversi ma la pasta che lievita che le trascina via così come lo spazio che lievita trascina via gli ammassi di galassie facendoli allontanare l’uno dall’alto ». (UTM : 265-266)  































Nei titoli più divulgativi emerge anche la ricerca della sententia e della frase aforistica :  

« Tutta la storia dell’astronomia in fondo non è altro che una lunga lotta contro l’oscurità ». (BOS : xii) « L’universo non era più uno spettacolo di luci appese a una giostra, allestito a beneficio del genere umano ». (BOS : 10) « Quando ogni cosa possibile è reale, nulla è reale davvero ». (BOS : 204) « La relatività generale è troppo bella per essere sbagliata ». (UE : 144) « Niente aguzza di più l’ingegno di un fisico che una buona dose di competizione ». (UE : 250)  





























In alcune descrizioni dei buchi neri si concentrano diverse delle strategie di enfasi e degli stilemi espressivi visti nei paragrafi precedenti : questi oggetti cosmici sembrano evocare attorno a sé un immaginario oscuro e terrorizzante, che può venire alimentato dalle scelte lessicali dei divulgatori. Vediamone un esempio: 1  

   

« Oggi pensiamo che tanto nel cuore delle radiogalassie quanto nei quasar si nascondano, con ogni probabilità, enormi buchi neri, oggetti così massicci e compatti da generare un campo gravitazionale gigantesco, un pozzo senza fondo da cui qualunque cosa, una volta entrata, non può più riemergere. Neanche la luce. La sola manifestazione della presenza di quel nucleo oscuro è l’enorme energia sprigionata dalla materia che vi precipita dentro : l’ultimo urlo prima della condanna all’oblio. Il materiale che si avvita inesorabilmente verso il baratro sprigiona, per attrito, enormi quantità di calore e quindi di radiazione elettromagnetica [...]. Nel frattempo, giganteschi getti di particelle cariche vengono espulsi lungo l’asse di questa colossale trottola, avvolgendosi lungo le linee di forza del campo magnetico alimentato dalla trottola stessa. La radiazione di sincrotrone emessa in questo modo può spiegare il potente segnale radio che riceviamo da quasar e radiogalassie ». (BOS : 43)  







Si noterà l’insistenza sugli aggettivi che enfatizzano le dimensioni dei fenomeni fisici coinvolti (enormi, gigantesco e giganteschi, colossale), il ricorso ripetuto ad una figuralità dram1

  Corsivi miei.

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

matizzante (un pozzo senza fondo, nucleo oscuro, l’ultimo urlo prima della condanna all’oblio) rafforzata dall’avverbio inesorabilmente, la sostituzione sinonimica tramite metafora (trottola). In altri testi gli autori dedicano attenzione ai riferimenti letterari e artistici, che creano efficaci paralleli fra i mondi delle due culture, ovviamente non per scopi esplicativi, ma per essere più accattivanti e mostrare come le nozioni scientifiche possano interagire con quelle umanistiche:  

« I nuclei atomici e gli elettroni presenti nel plasma avevano cariche elettriche di segno opposto e si attraevano irresistibilmente. Come Renzo e Lucia, tentarono a lungo di legarsi per formare un unico atomo ma, purtroppo per loro, c’erano sempre abbastanza fotoni che, come tanti Don Rodrigo, erano dotati di energia sufficiente da impedire all’unione di concretizzarsi. Per coronare il loro sogno, i nuclei e gli elettroni dovettero aspettare che passassero circa 380 mila anni dal momento iniziale ». (MBB : 56) « Come in un orologio disegnato da Salvador Dalì, la misura del tempo viene deformata dal moto ». (OU : 54) « Si potrebbero ben dire degli eventi le parole che Dante vide scritte sopra la porta dell’Inferno : “Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate” ». (BBN : 106) « Con l’arrivo del Voyager 2 su Nettuno nell’agosto del 1989 termina il Grand Tour dei pianeti esterni ». (OCS : 215) « I fisici si possono paragonare a musicisti di avanguardia, che tendono a infrangere i canoni tradizionali e a rasentare i limiti dell’ammissibile in cerca di nuove soluzioni. I matematici, invece, somigliano a musicisti classici, che solitamente lavorano con regole molto più rigide e sono disposti ad andare avanti solo dopo aver verificato con il dovuto rigore la correttezza di tutti i passi precedenti ». (UE : 245)  































Elementi narrativi L’astronomia, sia per la consolidata capacità di interessare un pubblico eterogeneo, sia per le conseguenze storiche e filosofiche delle sue scoperte, sia per altre caratteristiche intrinseche del suo statuto scientifico, presenta un alto grado di narrabilità. La divulgazione esalta quest’aspetto :  

« il discorso della divulgazione scientifica è uno strumento del controllo sociale. In tale discorso le scoperte della scienza, gli esperimenti, l’esposizione dei principi, tutto diventa racconto. La scienza diventa spettacolo, valendosi di un’accorta disposizione retorica degli eventi e dei protagonisti ». (Dardano-Giovanardi-Pelo 1988 : 156)  





Soprattutto nei testi più divulgativi (ma non solo) e quando gli autori raccontano la storia di una scoperta astronomica, l’esposizione può organizzarsi come un vero e proprio montaggio narrativo. Capita così che la “diegesi” sia interrotta a favore di una digressione didascalica e venga successivamente ripresa, con un meccanismo che in narratologia definiremmo tipico di un narratore esterno con focalizzazione zero :  

« Henri Poincaré viene considerato uno degli ultimi “scienziati universali”, in grado cioè di abbracciare con il suo pensiero l’intero corpo della scienza. [...] Abbiamo lasciato Poincaré mentre lavorava affannosamente alla revisione dell’articolo nel quale vengono gettate le basi della teoria del caos ». (OCS : 52)  





Ci sono anche strategie di suspense. Abbiamo già visto nel cap. 2 § 9 la frequenza dell’ellissi cataforica del tema. Più volte, nelle fasi più narrative, si anticipano gli sviluppi successivi con un enunciato che li riassume cripticamente per incuriosire il lettore :  

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« Quando Airy e Challis videro che i risultati di Leverrier erano molto simili a quelli di Adams si affrettarono a organizzare delle osservazioni, ma ancora una volta un misto di sfortuna e negligenza era in agguato ». (OCS : 25)  





« Nel 1854 Leverrier fu nominato direttore dell’Osservatorio di Parigi e con ciò tutto sembrerebbe avviarsi verso un classico lieto fine. Ma mai abbassare la guardia quando si ha a che fare con Nettuno ». (OCS : 26)  





L’esito estremo del montaggio narrativo è, in MBB, una vera e propria simulazione di montaggio cinematografico, anche esplicitato con riferimenti metanarrativi :  

« Allora cerchiamo di immaginarcelo, questo film. Buio in sala. Sipario. [...] Flashback. Nel 1941, alcuni studiosi che misurano le caratteristiche delle molecole atomiche [...]. Andiamo avanti. Siamo nel maggio del 1964. Sulle colline di Holmdel, nel New Jersey, due radioastronomi americani, Arno Penzias e Robert Wilson, hanno deciso di usare una sofisticata antenna radio di 6 metri [...]. Ancora un flashback. Nella primavera del 1964, due fisici sovietici [...]. Stacco. Si torna a Holmdel, New Jersey. Siamo alla fine del 1964 [...]. Spostiamoci di poche decine di chilometri, e andiamo a Princeton. [...] Gennaio 1965. Un Penzias al colmo della frustrazione si sfoga con un ricercatore del MIT [...]. La scena finale, accompagnata da una musica trionfale, mostra Penzias e Wilson che, nel 1978, ricevono il premio Nobel per la fisica [...]. Titoli di coda ». (MBB : 61-66)  





Nel corpus (in Balbi soprattutto) capita di trovare descrizioni ironiche e narrativamente efficaci, influenzate dal gusto per l’aneddotica di colore :  

« Gamow non passa facilmente inosservato : gira su una Cadillac rosa decappottabile, ama giocare pesante e apprezza parecchio i Martini ». (MBB : 62) « Ma all’inizio del 1965, diversi mesi dopo l’inizio del loro progetto, Penzias e Wilson non stavano ancora raccogliendo i dati che si sarebbero aspettati. In effetti, non stavano raccogliendo nessun dato. Erano molto occupati, tra le altre cose, a far fuori un paio di piccioni colpevoli di aver nidificato e imbrattato di piume e di guano la loro antenna ». (BOS : 49)  













Un altro fattore che contribuisce alla narratività di UE è la personalizzazione dei modelli didattici. In altre parole, creando modelli adeguati ad illustrare un certo fenomeno, Greene vi inserisce dei veri e propri personaggi che tornano più volte nel corso del libro e che servono, oltre a far familiarizzare il lettore con i concetti più astratti, anche a stabilire elementi di continuità nell’esposizione :  

« L’astronauta George sta fluttuando nel buio assoluto dello spazio cosmico, vuoto e freddo, lontano da pianeti, stelle o galassie. [...] Improvvisamente, nello spazio appare una piccola luce verde che si avvicina sempre più. È la sua compagna Mildred, un’altra abitante dello spazio che fluttua nei paraggi. [...] Entrambi gli osservatori pensano di esser fermi e percepiscono l’altro in movimento ». (UE : 27) « Come per tutti i paradossi apparenti sollevati dalla relatività ristretta, risolvere un dilemma logico ci porta a nuove scoperte sui meccanismi che governano l’universo. Per evitare di renderli troppo antropomorfi, lasciamo i muoni e torniamo a George e Mildred, che adesso hanno installato due orologi digitali sulla tuta ». (UE : 38)  











Si può addirittura arrivare a dei cenni di caratterizzazione :  

« George e Mildred tornano sulla Terra e fanno un salto a bere qualcosa in un bar [...]. George ordina il solito – succo di papaya on the rocks per lui e vodka tonic per lei – e si mette comodo su una sedia, mani dietro la testa e un buon sigaro acceso ; sta per tirare la prima boccata quando si accorge con stupore che il sigaro è sparito ». (UE : 74)  







Le narrazioni o gli apologhi semplificativi in UE possono anche essere dialogici. Nel se-

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guente caso, l’informazione centrale del paragrafo è inserita nel discorso diretto di uno dei personaggi :  

« Le idee di Albert cominciano ad avere un senso. “In altre parole [...] un’accelerazione verticale può produrre un ‘sostituto’ della gravità. Cioè possiamo simulare gli effetti della forza gravitazionale grazie a un moto opportunamente accelerato”». (UE : 52)  



Ironia Oltre a rendere più arguto il dettato, la presenza di frasi ironiche e parodiche serve ad arricchire la parte didattica di riferimenti all’attualità e a potenziali sfere d’interesse dei lettori (come il cinema o il calcio). Come già ha notato La Fauci commentando un brano di Enrico Fermi, la filigrana ironica è tutt’altro che incoerente con un testo scientifico espositivo :  

« Che l’ironia funga da marca e da chiave di lettura di un brano di prosa scientifica (anche se di un brano particolare, educativo o – come adesso si preferisce dire – divulgativo) non dovrebbe stupire. A fondamento del genere, in lingua italiana (e a ben vedere a fondamento del genere tout court), sta la parola polemica di Galileo, ben nota e profondamente indagata in molti suoi aspetti, dove l’ironia, forse la più ambigua delle figure, tiene un ruolo centrale ». (La Fauci 2012 : 203-204)  





Di seguito alcuni esempi dal corpus. Per alcuni di essi sarebbe lecito parlare di vere e proprie freddure :  

« Poi li montarono su alcuni vecchi U2 (non il gruppo rock, ma gli aerei spia americani [...]) ». (MBB : 82-83) « La maggior parte della materia oscura deve essere non barionica : questo è altrettanto illuminante che dire che un animale sconosciuto non è un cane, ma per ora è il meglio che si è riusciti a fare ». (MBB : 102) « Forse qualche meccanismo fisico ancora sconosciuto agisce in modo da regolare il suo valore, rendendolo abbastanza piccolo da evitare che l’Universo si gonfi come il bilancio di certe società di calcio ». (MBB : 164) « Come la cavalleria nei film western, la costante cosmologica è apparsa più volte nel corso dei decenni per salvare la pelle dei cosmologi in difficoltà ». (MBB : 163-164) « bisogna prima farsi un’idea di cosa sia il vuoto, cosa non facile, anche se il paragone con il contenuto di certe trasmissioni televisive viene spontaneo ». (MBB : 180) « In mancanza di un coro di voci angeliche ad accompagnare l’origine dell’universo, le onde sonore nel plasma erano prodotte dai movimenti della materia dovuti alla gravità ». (BOS : 57) « Qualcuno, più o meno sommessamente, cominciò a invocare il ritorno della costante cosmologica, protettrice dei cosmologi in crisi ». (BOS : 163) « Così, per avere una probabilità ragionevole di osservare un’esplosione prima di esaurire una borsa di studio per una ricerca sui buchi neri, si dovrebbe trovare un modo per rivelare tali esplosioni entro una distanza di un anno-luce circa ». (BBN : 128) « il risultato vero è pari a 0,142857142857... (è facile immaginare quali siano le cifre decimali successive !) ». (OCS : 49, si fa riferimento al fatto che il numero è periodico)  

























































Paratesto e cotesto Esaminiamo ora due aspetti laterali : per quanto riguarda il paratesto, la scelta delle epigrafi e dei titoli di capitoli e paragrafi ; riguardo al cotesto, l’apparato iconografico e le relative didascalie. La linea evolutiva che lo stile dei titoli dei libri didattici ha seguito negli ultimi anni è molto chiara : « i titoli [...] dei libri di testo delle scuole superiori non accolgono più dizioni  







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asettiche e freddamente referenziali ». 1 L’allontanamento dall’impostazione tradizionale dei manuali più datati è dovuto non soltanto all’influenza dei media, ma anche alla volontà di superare un’idea di scienza catafratta e temibile, a favore di un approccio più amichevole e ricco di riferimenti all’attualità. 2 Riflessi di questo cambiamento sono ravvisabili anche nel nostro contesto divulgativo. Nel corpus le titolature più creative e connotate sono quelle di MBB, BOS e OCS. Il primo elemento interessante è contenutistico : dalle epigrafi, infatti, emerge una rete di riferimenti culturali trasversali, estesa soprattutto nella sfera umanistica. Da una parte, si tratta del riflesso del maggior prestigio sociale che in Italia la cultura umanistica ha tuttora, 3 e dunque di un modo di legittimarsi e attirare una fascia più larga di pubblico ; dall’altra parte è però una concreta testimonianza di come la figura dello “scienziato duro”, a suo agio soltanto con le astrazioni numeriche e al massimo con un po’ di fantascienza, sia uno stereotipo quanto mai invecchiato. Al contrario, si intravede una cultura di base inclusiva, che molto avrebbe da insegnare ai pregiudizi di alcuni umanisti. Nelle epigrafi, infatti, si citano opere letterarie di epoche e genere diversi : Le cosmicomiche (MBB 7), De rerum natura (MBB : 72), Somnium Scipionis (MBB : 113), Paradiso (MBB : 143) ; e poi Seneca (OCS : 73), D’Alambert (OCS : 55), Leopardi (OCS : 167). Diversi casi anche di riferimenti cinematografici, sia nei titoli sia nelle epigrafi : Per un pugno di numeri è il titolo di un paragrafo (MBB : 31, dal film Per un pugno di dollari di Sergio Leone), così come Incontri ravvicinati di tutti i tipi (OCS : 118, si riferisce ad Incontri ravvicinati del terzo tipo di Stephen Spielberg), mentre Star Wars viene citato in epigrafe in BOS : 141. E non mancano neppure gli ammiccamenti musicali : Eclypse dei Pink Floyd, in epigrafe in BOS : 3 ; Dillo alla luna di Vasco Rossi (OCS : 184). Come dicevamo, in MBB, BOS e OCS è frequente la titolatura figurale ed evocativa, che collega l’ambito astronomico a campi semantici estranei e di diverso tipo : Il regno delle tenebre (MBB : 98), Echi della creazione (MBB : 167), Il valzer dei pianeti (OCS : 55), Il karma di Nettuno (OCS : 24), Le trottole cosmiche (OCS : 73), Autostrade nello spazio (OCS : 187), la sinestesia Ascoltare con gli occhi (MBB : 127). Alcuni titoli dei paragrafi di MBB e BOS giocano con espressioni stereotipiche della lingua comune, 4 il cui automatismo semantico, una volta riferite a nozioni astronomiche, va in cortocircuito : Gravità estrema 5 (MBB : 15, l’attrazione gravitazionale nella Relatività generale), Una prova scottante (MBB : 66, il fondo di radiazione), Tutto liscio (o quasi) (MBB : 76, l’uniformità presunta del fondo di radiazione), Via, più veloce della luce ! (MBB : 86, la velocità dell’inflazione), Quello che manca (BOS : 85, la materia oscura), Qualcosa piuttosto che niente (BOS : 97, la formazione della materia primordiale). In qualche caso i titoli sono dei veri e propri calembours. Il seguente è basato sulla polisemia di un tecnicismo : Avanzi nel microonde (MBB : 105), dove microonde ovviamente non è la comune parcellizzazione, riferita all’elettrodomestico, del secondo sostantivo della polirematica forno a microonde, ma il fondo a microonde, 6 in cui si cercano i resti delle primordiali fluttuazioni di temperatura. Si può anche osare un titolo anagrammatico : Caos o caso ? (OCS : 67). Ma non tutti i libri del corpus fanno lo stesso tipo di scelte. Nei libri di Margherita Hack, ad esempio, si opta per una titolatura più denotativa: 7 La nebulosa del Granchio (UTM : 52),  





























































































1 2 3   Gualdo-Telve 2011 : 197.   Cfr. Dardano 2008 : 145-148.   Cfr. Serianni 2010 : 4   Per chiarire il gioco ironico, indico fra parentesi l’argomento del paragrafo cui si riferisce il titolo. 5   Il riferimento è ovviamente allo stereotipo giornalistico e burocratico estrema gravità, qui ribaltato. 6   È possibile che il gioco di parole sia nato proprio dall’assonanza fondo-forno. 7

  Negli esempi seguenti non distinguo fra titolo di capitolo o di paragrafo.



4.

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

La preistoria della fisica nucleare (UTM : 59), Dal Big Bang a oggi (UTM : 277), Gli spettri stellari e le informazioni che se ne ricavano (DNS : 81), Espansione frenata o accelerata ? (DNS : 164), L’era speculativa (DNS : 172). Anche la Hack 1 può scegliere una titolatura più ironica e icastica, giornalistica, giocando ad esempio con le ambiguità dei termini. Tuttavia, anche nei casi più figurali, stavolta non ci si allontana troppo dall’alveo astrofisico : La supernova SN 1987 nella Grande Nube di Magellano : morte in diretta di una stella (UTM : 36), Anche le stelle invecchiano (UTM : 73), Uno spazio che lievita (UTM : 197), L’incostante costante di Hubble (UTM : 201), La fata Morgana non c’è solo nel Sahara (UTM : 223), Un treno di galassie in corsa verso il misterioso Grande Attrattore. (UTM : 244). La riformulazione divulgativa del discorso scientifico « vede proliferare intorno al “testo di base” una molteplicità di “unità periferiche” : grafici, fotografie, riquadri, tabelle di dati, glossari di tecnicismi ecc. condizionano sensibilmente la ricezione del testo che assume pertanto una dimensione “video-scritturale” ». 2 Fra gli elementi dell’apparato iconografico presenti nel corpus, vanno distinti diversi tipi :  







































a) immagini esplicative, soprattutto geometriche o stilizzate, che danno al lettore un sostegno visivo per capire i concetti o i fenomeni meno facilmente verbalizzabili ;  

b) immagini documentarie, come le immagini dell’universo ottenute dai satelliti ;  

c) tabelle, diagrammi e schede informative, per fornire al lettore i dati più significativi e mantenere anche nella divulgazione un adeguato spessore scientifico. Soffermiamoci ora sul rapporto che intercorre fra le didascalie delle immagini e il testo principale. Rispetto a quest’ultimo, le didascalie presentano non di rado un tasso tecnico maggiore. Un esempio del genere è in SG 50-51. Si sta parlando della scomposizione della luce nel suo spettro ottico :  

« Lo spettro di una galassia [...] può essere ottenuto facendo passare la luce attraverso un elemento dispersivo (per esempio, un prisma, un blocco di vetro di sezione triangolare [...]). La luce, quando attraversa un mezzo come l’acqua o il vetro di un prisma, piega la sua direzione di propagazione di un angolo diverso a seconda della particolare lunghezza d’onda (Figura 2.2) ». (SG : 50)  





Vediamo ora la didascalia della figura 2.2, che rappresenta appunto un fascio di luce scomposto da un prisma triangolare nelle sue diverse componenti cromatiche (corsivi miei) :  

« Uno spettro ottico viene ottenuto facendo passare un fascio collimato di luce bianca attraverso un prisma (elemento dispersivo). In virtù dell’angolo di rifrazione, che è diverso a seconda della lunghezza d’onda, la luce uscente è dispersa in tutte le sue componenti cromatiche ». (SG : 51)  





Innanzitutto, per maggior precisione, i sostantivi spettro e luce, presenti anche nel testo, vengono usati nella loro forma tecnica più completa, ovvero accompagnati dagli aggettivi ottico e bianca. Il tecnicismo fascio collimato, oltre a non essere glossato nella didascalia, non viene utilizzato né nella porzione di testo citata né nel resto del paragrafo. Se nel testo principale la luce piega (verbo non tecnico) la sua direzione di un angolo diverso a seconda della particolare lunghezza d’onda (tutti lemmi comuni, eccetto il ben noto tecnicismo lun1   Uno stile di titolatura simile a quello della Hack, quindi sintetico e senza scarti dal contesto astronomico, è in CU. OU invece è più sistematicamente denotativo. In quasi tutti i casi, comunque, va considerata l’ipotesi che le titolazioni di capitoli e paragrafi siano scelte dell’editor ; fanno eccezione proprio OCS, MBB e BOS, la cui ampiezza di risorse nei 2   Dardano-Giovanardi-Pelo 1988 : 155. titoli è senz’altro riconducibile allo stile degli autori.  



elementi di divulgazione

245

ghezza d’onda), nel cotesto è la luce uscente (forma più sintetica) ad essere dispersa (tecnicismo) in virtù dell’angolo di rifrazione (nel sintagma complesso, oltre al connettivo causale in virtù, il tecnicismo angolo di rifrazione, pur essendo reso trasparente dal contesto, è un’altra innovazione non glossata rispetto al paragrafo, in cui non è presente). Dal punto di vista sintattico, poi, si noti il passaggio dall’uso combinato di forme passive (Lo spettro di una galassia può essere ottenuto) e forme attive (La luce attraversa un mezzo, piega la sua direzione) a quello di forme esclusivamente passive e senza agente (Uno spettro ottico viene ottenuto, la luce uscente è dispersa). Tutto ciò, dunque, conferisce alla didascalia un tasso tecnico e una densità informativa maggiori rispetto al testo. Altri esempi simili :  

Testo :  

« Abbiamo tutti prima o poi fatto esperienza dell’effetto Doppler nel caso delle onde sonore : il suono della sirena di un’ambulanza ci appare più acuto quando questa si sta avvicinando, e più grave quando si allontana ». (MBB : 44)  







Didascalia dell’immagine relativa (evidenzio in corsivo, in questo e nei seguenti esempi, i tecnicismi che più contribuiscono allo scarto testo-didascalia) :  

« L’effetto Doppler altera la lunghezza dell’onda emessa da una sorgente in movimento : le creste dell’onda (che sono prodotte a intervalli regolari) si addensano nella direzione del moto, e si diradano nella direzione opposta. Un osservatore fermo misurerà quindi una lunghezza d’onda minore (l2) se la sorgente gli viene incontro, maggiore (l1) se si allontana ». (MBB : 45)  







Testo :  

« è quindi prevedibile che esista una relazione fra massa e luminosità, che è stata confermata dalle osservazioni. Le stelle di massa maggiore sono anche le più luminose. Prendendo, come è consuetudine, il Sole come punto di riferimento, si osserva che le stelle di massa un decimo hanno raggio circa metà, e luminosità qualche centesimo di quella solare. All’altro estremo, stelle con massa quaranta volte quella solare hanno luminosità circa duecentomila e raggi circa 20 volte quello solare. Le temperature superficiali ai due estremi sono rispettivamente di circa 2500 e 40.000 gradi, con il Sole in posizione intermedia con temperatura superficiale di 5700 gradi. (Figura 2.1) ». (DNS : 56-57)  





Nonostante la frequenza dei riferimenti quantitativi, il passo può dirsi assolutamente trasparente. Vediamo invece la didascalia della figura 2.1 :  

« Relazione massa-luminosità. I dischetti in grigio indicano i valori ricavati da sistemi doppi visuali, i segni + quelli ricavati da sistemi doppi visuali membri dell’ammasso aperto delle ladi, i circoletti quelli ricavati dalle doppie spettroscopiche, e i quadratini le nane bianche che deviano dalla relazione, valida solo per le stelle non evolute, situate nella sequenza principale del diagramma Herzsprung-Russell. Il Sole, unica stella singola di cui si conosce la massa, si piazza esattamente sopra la relazione ». (DNS : 57)  





I tecnicismi, ben più numerosi, non sono neppure glossati. Altre volte, invece, le didascalie si limitano a riproporre i sintagmi del testo con lievi modifiche. Un esempio :  

Testo :  

« Un’altra proprietà degli acidi nucleici e delle proteine è che possono esistere in due configurazioni, l’una immagine speculare dell’altra (Figura 1.1), simmetriche ma non sovrapponibili, indicate con L (levogiro) e D (destrogiro) ». (DNS : 26)  





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la lingua della divulgazione astronomica oggi

Didascalia :  

« Ogni aminoacido, a eccezione del glicine, è asimmetrico e ne esistono due forme non sovrapponibili, ma l’una immagine speculare dell’altra, dette L e D (levogira e destrogira) ». (DNS : 26)  





In generale, sia che le didascalie realizzino una tecnicità maggiore della relativa pericope testuale, sia che ne ripropongano i sintagmi fondamentali, il loro grado tecnico è maggiore di quello medio del testo. Quei tratti linguistici tipici della comunicazione scientifica specialistica, come la nominalizzazione e la deagentivizzazione, che nella riformulazione divulgativa attenuano la loro importanza, sono invece dominanti nelle didascalie. Le didascalie, dunque, rappresentano molto spesso uno spazio di specialismo all’interno del contesto divulgativo : quasi come se lo specialista, di fronte all’immagine, non riuscisse a ritrarsi dall’abitudine alla precisione e all’impersonalità descrittiva ; o come se il divulgatore prevedesse che, fra i lettori potenziali, saranno quelli più esperti a dedicare più attenzione alle didascalie.  



vi. APPUNTI SULLA TRADUZIONE

N

ei capitoli precedenti abbiamo osservato, attraverso numerosi esempi non solo lessicali, come la lingua scientifica sia « uno degli ambiti dell’italiano più esposti all’influsso e all’assorbimento degli anglicismi ». 1 Un luogo d’elezione per valutare in prospettiva interlinguistica la situazione dei linguaggi specialistici sono, ovviamente, le traduzioni dei testi originali, che nel nostro corpus sono rappresentate dai due best seller BBN e UE, rispettivamente tradotti da BHT e TEU. In questo contesto, tuttavia, non ci è possibile affrontare con la sistematicità adeguata le vaste e fondamentali problematiche legate alla transcodificazione dei testi scientifici. Vogliamo, invece, selezionare alcuni luoghi testuali e alcuni lessemi il cui confronto con gli originali inglesi possa essere significativo per spiegare la possibile origine di oscillazioni e particolarità lessicali incontrate nella nostra analisi. Cominciamo da un aneddoto 2 che dimostra quanta responsabilità possano avere le traduzioni nella circolazione del sapere scientifico : a volte un’approssimazione può provocare conseguenze inaspettate. Nel 1877 l’astronomo Giovanni Virginio Schiaparelli credette di aver osservato, con il suo telescopio puntato su Marte, delle depressioni sul suolo del pianeta riconducibili ai greti di ampi e ramificati corsi d’acqua, i cosiddetti canali di Marte. Quando i resoconti delle sue osservazioni furono tradotti in inglese, la parola canale fu resa con canal, ovvero ‘canale artificiale, costruito dall’uomo’, invece che con il più appropriato channel : fu proprio questa scelta traduttiva a fare da propellente alle ipotesi fantasiose, ormai entrate nell’immaginario collettivo, sull’esistenza di abitanti intelligenti sul Pianeta Rosso. Nel corpus, fortunatamente, non abbiamo trovato casi così evidenti di fraintendimento linguistico ; sul piano lessicale, tuttavia, va registrata un’ampia tendenza alla disomogeneità delle forme tradotte (cfr. cap. 3 § 8), che da una parte riguarda nella maggioranza dei casi soltanto particolari minori del lessema, 3 come l’oscillazione della preposizione nelle polirematiche (ad esempio in braccia a spirale / braccia di spirale) oppure l’alternativa fra aggettivo di relazione o specificazione analitica (particella materiale / particella di materia), ma che dall’altra produce una pletora di forme simili il cui effetto sulla trasparenza del testo e sulla riconoscibilità dei tecnicismi è sicuramente negativo. Queste varianti formali nascono dal differente modo con cui il sistema lessicale della nostra lingua e quelli delle due principali lingue germaniche, l’inglese e il tedesco, formano le proprie parole. Altieri Biagi ricorda il caso di temperatura di colore (‘temperatura a cui il corpo nero, nel campo delle radiazioni visibili, ha la stessa curva di distribuzione spettrale della energia raggiante del radiatore considerato’), 4 termine tecnico che nel 1938 la C.I.I. (Commissione internazionale della illuminazione) propose di sostituire con temperatura dal colore, per rendere più esplicita la dipendenza della temperatura dal colore del radiatore. La giustapposizione nominale in inglese (colour temperature) e la composizione in tedesco (Farbtemperatur), non grammaticalizzando il rapporto logico, evitano quell’ambiguità che può nascere in italiano con il  

















1   Per un quadro generale della convivenza fra inglese e lingue madri nei linguaggi scientifici, rimandiamo a Gualdo-Telve 2011 : 235-238. La citazione è da Gualdo-Telve 2011 : 235. 2   L’aneddoto è riportato sia da Gualdo-Telve 2011 : 87 sia da uno dei testi del corpus, DNS : 15. 3   Non sempre : nel caso di cintura / fascia asteroidale l’alternativa sinonimica riguarda una parola semanticamente 4   Altieri Biagi 1990a : 350 n. 14. piena (cfr. cap. 3 p. 117).  











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la lingua della divulgazione astronomica oggi

ricorso alla preposizione : infatti, se la scelta della preposizione non è adeguata (come in questo caso), l’esplicitezza dell’italiano diventa più compromettente dell’implicitezza con cui inglese e tedesco lasciano al lettore la decodifica del rapporto fra i due sostantivi. Proprio per questo, negli ultimi anni l’italiano scientifico sta ricorrendo sempre più di frequente ai calchi semantici o alle giustapposizioni nominali : eliminare le preposizioni e favorire la composizione è un modo per evitare le possibili ambiguità che potrebbero nascere nella traduzione. 1 Ma vediamo un esempio concreto dal corpus, confrontando una porzione di testo di BBN e l’originale in BHT (corsivi miei) :  







Nella meccanica quantistica le forze o interazioni fra particelle materiali dovrebbero essere trasportate da particelle di spin intero : 0, 1 o 2. Quel che accade in un caso del genere è che una particella materiale, come un elettrone o un quark, emette una particella che trasporta una forza. Il rinculo dovuto a quest’emissione modifica la velocità della particella di materia. La particella portatrice della forza entra allora in collisione con un’altra particella materiale e ne viene assorbita. Questa collisione modifica la velocità della seconda particella, come se fra le due particelle di materia si fosse esercitata una forza. Una proprietà importante delle particelle portatrici di forza è che esse non obbediscono al principio di esclusione. (BBN : 83)  

In quantum mechanics, the forces or interactions between matter particles are all supposed to be carried by particles of integer spin – 0, 1, or 2. What happens is that a matter particle, such as an electron or a quark, emits a forcecarrying particle. The recoil from this emission changes the velocity of the matter particle. The force-carrying particle then collides with another matter particle and is absorbed. This collision changes the velocity of the second particle, just as if there had been a force between the two matter particles. It is an important property of the force-carrying particles that they do not obey the exclusion principle. (BHT : 73)  



In BHT i lessemi messi in evidenza sono soltanto due, e la chiarezza del referente è garantita dalla semplice ripetizione : matter particle(s) e force-carrying particle(s). In italiano entrambi i tecnicismi si presentano in forma doppia : particella materiale e particella di materia ; particella che trasporta una forza e particella portatrice della forza. Le prime due varianti, a parte la ripetizione iniziale, vengono usate alternativamente. Nel secondo caso la forma con proposizione relativa si alterna a quella con il nomen agentis quando le due occorrenze sono vicine ; mentre si opta per la ripetizione nelle seconde due occorrenze, distanziate da più spazio. La doppia alternativa, insomma, sembra nascere in entrambi i casi da una fin troppo letteraria esigenza di variatio. È evidente che varianti così banali, prese singolarmente, non inquinano la riconoscibilità immediata dei tecnicismi ; ma la sottovalutazione di queste alternanze può produrre, se queste ultime si combinano con vere e proprie alternative sinonimiche (cfr. radiazione cosmica di fondo e la serie sinonimica, cap. 3 pp. 115-116), la formazione di una torma di forme equivalenti. La generale proliferazione delle varianti rende più opaco il testo rispetto allo sforzo mnemonico del lettore non esperto, che sta acquisendo un nuovo lessico e che sarebbe senz’altro aiutato dall’unicità dei tecnicismi e dalla loro ripetizione. Ripetiamo : non si tratta certo di difficoltà insuperabili, ma siamo di fronte ad un’opacità gratuita che sarebbe facilmente evitabile. Nel caso seguente, e in particolare dalla glossa fra parentesi, emerge chiaramente la difficoltà del rendere in italiano la sinteticità compositiva della lingua inglese. In DNS si scioglie l’acronimo HDF (Hubble deep fields) :  













« Gli HDF (letteralmente “campi profondi osservati con il telescopio spaziale Hubble”, dove per profondo si intende molto lontano) sono due piccole regioni del cielo ». (DNS : 134)  



1

  Cfr. Altieri Biagi 1990a : 350-351.  



appunti sulla traduzione

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Non solo l’autrice deve aggiungere, rispetto alla composizione dell’inglese, il verbo osservati e il complemento di mezzo, ma anche specificare l’accezione di deep/profondo. Vediamo un altro esempio di oscillazione della preposizione. In BBN : 153-157 occorre cinque volte il tecnicismo somma sulle storie : « la proposta di Feynman di formulare la teoria quantistica nei termini di una somma sulle storie » (BBN : 153). In un caso, invece, abbiamo somma per storie : « Per evitare le difficoltà tecniche implicite nelle somme per storie di Feynman » (BBN : 154). In BHT : 141-145 si ricorre sempre a sum over histories : « Feynman’s sum over histories » (BHT : 142). In questo caso la variante non è giustificata neppure dalla volontà di evitare l’iterazione troppo insistita, perché le occorrenze sono abbastanza distanti ; sembrerebbe trattarsi di semplice incostanza nelle scelte traduttive, o quanto meno di una consapevole rinuncia all’omogeneità dei tecnicismi, vista l’esperienza di Libero Sosio. 1 Ma trovare una spiegazione alle disomogeneità con cui vengono trattati alcuni tecnicismi in BBN è ancor più difficile nel seguente esempio, in cui l’oscillazione riguarda la forma positiva e superlativa dell’aggettivo caldo nella polirematica Big Bang caldo/caldissimo :  

































« secondo quello che è noto come il “modello del big bang caldissimo” » (BBN : 133), « nel modello del big bang caldo » (BBN : 135), « nel modello del big bang caldo descritto sopra » (BBN : 145), « esattamente come nel modello del big bang caldissimo » (BBN : 149).  























Anche stavolta in BHT : 122, 124, 133, 137 il lessema corrispondente è sempre hot big bang model : « according to what is known as the “hot big bang model” » (BHT : 122). In questo caso non si può neanche parlare di variante o di sinonimia : un lettore non esperto, in accordo con quanto accadrebbe nella lingua comune, non avrebbe alcun motivo per pensare che la differenza fra caldo e caldissimo non serva a dirimere due diverse teorie, o almeno due particolari versioni della stessa teoria. Si è costretti a dedurre l’identità delle due forme dal contesto o dal confronto con una fonte ulteriore : una traduzione arbitraria ha messo a repentaglio la correttezza della comunicazione. L’ambiguità è ancor più ingiustificata perché la forma Big Bang caldissimo non sembra particolarmente attestata : nel corpus incontriamo soltanto il comunissimo Big Bang o, molto meno frequente, la forma Big Bang caldo : « Una prova fondamentale a favore del Big Bang caldo » (OU : 94), « la teoria del Big Bang caldo » (OU : 95), « dallo scenario del Big Bang caldo » (CU : 164). Anche in internet la polirematica Big Bang caldissimo ha soltanto cinque attestazioni, di cui una nello stesso BBN. Un ultimo caso di traduzione (almeno apparentemente) arbitraria da BBN. In BHT : 7273 Hawking presenta come sinonimi positron e antielectron : « It also predicted that the electron should have a partner : an antielectron, or positron ». 2 In BHT : 123 si usa nuovamente il termine antielectron (« So most of the electrons and antielectrons »), ma la traduzione ricorre al sinonimo : « la maggior parte degli elettroni e dei positoni » (BBN : 134). Sia in UE sia in BBN anche i sintagmi inglesi weak force e strong force spesso non vengono tradotti letteralmente, ma interpolati dall’aggettivo nucleare. Esempi :  































































« amplifies the strenghts of the strong and weak forces » (TEU : 177), « amplifica la forza nucleare debole e quella forte » (UE : 153). « The strong and the weak forces, unknown in the 1920s » (TEU : 199), « Le forze nucleari forte e debole, sconosciute negli anni venti » (UE : 174). « one would expect that at such high temperatures the strong and weak nuclear forces and the electromagnetic force would all be unified into a single force » (BHT : 134), « ci si attende che a tem 































1   Il traduttore di BBN ha alle spalle una lunga carriera dedicata alla divulgazione scientifica ed è stato tra i vincitori di uno dei più importanti premi del settore, il Premio Città di Monselice. 2   Della traduzione di positron in positone abbiamo già parlato a riguardo dei suffissi -trone/-one alle pp. 180-181.

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

perature così alte le forze nucleari forte e debole e la forza elettromagnetica fossero tutte unificate in una singola forza » (BBN : 146).  



È probabile che i traduttori interpolino l’aggettivo soprattutto per evitare il sintagma forza forte : rispetto all’inglese strong force, in italiano all’apparente ridondanza del sintagma (stiamo infatti parlando del piano formale : sul piano del significato la rideterminazione fisica di forza non ha nulla di tautologico se accostata a forte) si aggiunge il fatto che le due parole sono corradicali e produrrebbero quindi una ripetitività anche fonica. Il sintagma forza debole pone meno problemi, ma anche in questo caso lo scarto rispetto alla lingua comune (in cui debole comprende già semanticamente il concetto di forza : ‘che ha poca forza’) consiglia un pudore linguistico maggiore. Anche nei testi in italiano si preferisce la forma con l’aggettivo nucleare :  







« la forza nucleare forte, che riesce a tenere impacchettati i protoni del nucleo » (MBB : 51), « la forza nucleare forte è quella che tiene insieme, in un nucleo atomico, più protoni » (UTM : 9), « grazie all’intercessione della forza nucleare debole » (BOS : 99).  

















Stiamo comunque parlando di una tendenza e non di una regola, perché sia in BBN ed UE, sia negli altri testi del corpus, forza forte e forza debole sono attestati più volte :  

« se avviciniamo abbastanza un protone e un neutrone, la forza forte tende ad unirli » (OU : 71), « prima la forza forte ha permesso di formare barioni e nuclei, poi quella elettrica ha permesso di formare gli atomi » (OU : 78), « una teoria che descrivesse la forza forte » (BBN : 178).  

















Nel seguente caso l’esito del periodo è al limite dello scioglilingua o del calembour, perché l’accezione tecnica si alterna a quella comune (qui sia con l’aggettivo forte sia con l’antonimo debole) :  

« A energie normali, la forza nucleare forte è davvero forte, e lega strettamente assieme i quark. Esperimenti compiuti con i grandi acceleratori di particelle indicano però che ad alte energie la forza forte diventa molto più debole ». (MBB : 88)  





Non bisogna dimenticare che la soluzione più semplice per evitare involontarie ambiguità con la lingua comune è ricorrere ai sinonimi interazione forte e debole :  

« tre particelle di scambio dell’interazione debole » (CU : 143), « unificazione dell’interazione forte con l’elettrodebole » (UTM : 32).  











Il tecnicismo senza dubbio più importante di UE, cioè stringa (‘unità fondamentale della materia, le cui vibrazioni producono quelle che il modello standard definisce particelle’), è in realtà il risultato di una traduzione piuttosto opinabile, come si segnala già in GualdoTelve 2011 : 87. Infatti, string in inglese (‘filo per strumenti musicali’) è una metafora del tutto trasparente, a differenza del calco stringa in italiano : è « come se in musica si rendesse string quartet ‘quartetto d’archi’ con quartetto di stringhe ». 1 Interessante notare che invece in BBN 176-180, all’interno di una porzione testuale in cui si fa riferimento alla stessa teoria, si traduce giustamente corde : « a favore delle cosiddette teorie delle corde » (BBN : 176), « l’interesse per le corde fu richiamato in vita improvvisamente » (BBN : 179). La prima edizione italiana di BBN è del 1988, la prima di UE è del 2000 : un’indagine su testi divulgativi e specialistici potrebbe aiutare a stabilire se la traduzione teoria delle stringhe, oggi dominante, si sia affermata grazie al successo di UE o se abbia soverchiato la concorrente teoria delle corde 2 già negli anni precedenti.  



























1   2

Gualdo-Telve 2011 : 87.   Il GRADIT registra teoria delle stringhe ma rimanda a teoria delle corde, la cui definizione è però molto generale, se  

appunti sulla traduzione

251

Il tecnicismo collaterale morfologico compattificato, già segnalato alle pp. 139-140, è un vocabolo molto importante in UE, dove indica la particolare condizione delle ipotetiche dimensioni non visibili del nostro universo (altre otto oltre alle quattro già esperibili), che sono arrotolate o compattate ; il tecnicismo collaterale serve proprio a prendere le distanze dall’alternativa più disponibile per la lingua comune. Un paio di esempi :  



« necessitano di dieci dimensioni spaziali, di cui sei compattificate in uno spazio di CalabiYau » (UE : 258), « la precisa forma geometrica delle dimensioni compattificate » (UE : 293).  











Il lessema corrispondente in TEU è curled up ‘raggomitolato, arricciato’ : anche in questo caso, quindi, una precisa scelta del traduttore appanna quella che in inglese era una metafora molto trasparente. Esempi :  



« three space (and one time) dimensions are large and extended while all of the others are tiny and curled up » (TEU : 204), « their curled-up dimensions must be in one of the Calabi-Yau shapes » (TEU : 284), « the detailed form for the curled-up dimensions » (TEU : 318).  

















Chiudiamo con alcune osservazioni più generali, che riguardano più generalmente la struttura sintattica e testuale del testo tradotto :  

« nella traduzione la preferenza dell’inglese per strutture paratattiche, la propensione a un periodare più breve, che esprime il pensiero in modo più lineare, ma lo spezza e sovente costringe alla ripresa anaforica all’inizio di un nuovo periodo, ha un notevole influsso nella struttura dell’italiano tradotto, il quale, benché non sia – come vorrebbe la teoria degli universali traduttivi – semplificato rispetto al testo fonte, risulta comunque notevolmente semplificato rispetto ai testi italiani nativi ». (Garzone 2003 : 81)  





L’osservazione della Garzone, riferita alle traduzioni specialistiche, non si attaglia a quanto rilevato dal mio spoglio. Per dare valutazioni efficaci e quantitativamente supportate sulle due traduzioni del corpus servirebbe senz’altro un’analisi più specifica : in base a una valutazione olistica, tuttavia, mi sembra abbastanza evidente che nel caso della divulgazione astronomica i testi tradotti non siano notevolmente semplificati rispetto ai testi nativi, ma che il basso grado di subordinazione (rarissime volte superiore al secondo) e la brevità dei periodi siano caratteristiche omogeneamente proprie di tutti i testi. Cito a supporto anche la seguente valutazione di Cortelazzo, sebbene nel nostro caso i traduttori di BBN ed UE non siano scienziati di professione :  



« Le caratteristiche linguistiche dei testi scientifici sono [...] degli universali che si realizzano in modo simile in tutte le lingue. Pertanto, la tessitura linguistica e testuale di uno scritto di uno studioso italiano sarà sostanzialmente la stessa sia che scriva in inglese, sia che si trovi a scrivere, per qualunque ragione, in italiano, sia che traduca testi stranieri ». (Cortelazzo 2004 : 186)  





La maggiore immediatezza di BBN ed UE, che senz’altro sono i titoli più divulgativi del corpus, è piuttosto legata ad altri fattori, come ad esempio la maggior frequenza delle forme attive rispetto ai passivi : su quest’aspetto l’intervento traduttivo è però ininfluente. Se 

non fuorviante : ‘particolare tipo di teoria relativa a un campo in più dimensioni’. Il DO registra invece soltanto teoria delle stringhe, con una definizione che si rivela particolarmente adeguata, soprattutto se messa in confronto con quella di TR, che non registra la polirematica e che si limita a segnalare un’accezione di stringa ancor più specialistica : ‘teoria che rappresenta le particelle come modi di vibrazione di una stringa’ (DO), ‘In fisica, generalizzazione del concetto di particella, secondo la quale quest’ultima viene vista come una struttura lineare alle cui estremità sono un quark e un antiquark’ (TR).  



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la lingua della divulgazione astronomica oggi

lezioniamo invece due degli “universali della traduzione” 1 indicati da Pavesi-Tomasi 2001 : 130 che sono individuabili nei nostri testi :  





1) esplicitazione (espansione delle strutture di partenza con chiarificazioni e inserzioni di porzioni di testo assenti nell’originale) 2) eliminazione delle ripetizioni (sostituzione di lessemi ripetuti nel testo di partenza con pronomi, iperonimi, ecc. nel testo di arrivo) Riguardo al punto 2), abbiamo già citato all’inizio del capitolo alcune varianti formali nate dall’esigenza di variatio. Aggiungiamo un altro esempio da BBN : set of waves viene tradotto nel primo caso come insieme di onde, poi come treno di onde :  



« what is called interference between two sets of waves or particles. That is to say, the crest of one set of waves may coincide with the troughs of the other set. The two sets of waves then cancel each other out ». (BHT : 61-62) « è nota come interferenza fra due insiemi di onde o di particelle. In altri termini, le creste di un treno di onde possono coincidere con i ventri dell’altro treno d’onde. I due treni d’onde allora si cancellano ». (BBN : 71)  











Riguardo al punto 1), citiamo invece il seguente esempio di espansione : il traduttore inserisce una digressione metalinguistica che spiega la base inglese del tecnicismo ; digressione che, per ovvii motivi, non è presente nell’originale.  



« i costituenti minimi delle forze nucleari sono i bosoni di gauge deboli e i gluoni (quest’ultimo è un nome particolarmente appropriato : glue vuol dire “colla” in inglese, e i gluoni sono la colla che tiene insieme i nuclei) ». (UE : 11)  







1   « Gli universali della traduzione sarebbero dei parametri comuni di tipo sintattico, lessicale e stilistico che caratterizzano i testi tradotti rispetto ai testi originali indipendentemente dalle lingue coinvolte nel processo di traduzione ». (Pavesi-Tomasi 2001 : 130)  





Conclusioni

A

ve ndo già interpretato i risultati più significativi dell’analisi nei capitoli precedenti, in sede di conclusione ci limitiamo ad un riepilogo schematico di alcuni dati emersi da ogni capitolo. Testualità :  

- Sono emersi diversi aspetti tipici della testualità didattico-divulgativa scientifica : ricorso ai deittici testuali, esplicitazione degli snodi concettuali, frequenza delle interrogative didascaliche, ripetizione di informazioni già date, frequenza dei segnali discorsivi con diversi scopi pragmatici, frequenza delle forme di rimando e attenzione nell’esplicitare attraverso di esse i nodi lasciati precedentemente irrisolti (coinvolgendo quindi il lettore attivamente e criticamente nello sviluppo del ragionamento), paragrafi riepilogativi.  

- Fra gli aspetti tipici della testualità scientifica in toto : il ruolo dominante della ripetizione nella coesione del testo ; lo sviluppo more geometrico, attraverso simmetrie, parallelismi e strutture binarie ; l’alta frequenza di connettivi causali, ipotetici, argomentativi, limitativi e delle formule di presupposizione o di dipendenza.  





Sintassi :  

- Dominio della paratassi : nei testi del corpus i casi in cui si raggiunge il terzo o il quarto grado di subordinazione sono assolutamente sporadici. Tra le subordinate, sono più frequenti le relative, le causali e le ipotetiche.  

- Alla semplificazione della sintassi scientifica non corrisponde sempre la facilità interpretativa : i rapporti ipotattici possono infatti essere sostituiti da legami sintagmatici ellittici che chiedono al lettore un alto impegno inferenziale ; la complessità interpretativa è dovuta anche alla presenza dei fenomeni di inserzione ed estrazione descritti da Ferrari 2007.  



- Confermano la loro centralità i due aspetti principali della sintassi scientifica, già ampiamente messi in luce da diversi studi : nominalizzazione e deagentivizzazione. La nominalizzazione ha un’alta incidenza anche nel contesto divulgativo astronomico : seppur meno costante, rimane il primo segnale distintivo delle porzioni di testo più vincolanti. Anche il ruolo dei nomina actionis si conferma importante : l’analisi quantitativa sui testi del corpus ne mostra un’incidenza ben maggiore (soprattutto in funzione di soggetto) di quanto rilevato di recente da Cortelazzo 2004 per un campione di testi matematici specialistici. La deagentivizzazione e l’orientamento al processo si realizzano attraverso la frequenza dei verbi copulativi, il ricorso a soggetti inanimati o di ampia latitudine semantica, la prevalenza di forme passive senza agente.  





- Alta frequenza della modalità verbale inferenziale, rappresentata dagli enunciati retti dal verbo dovere al presente. Si tratta di una caratteristica propria della lingua astronomica e legata all’importanza in questa scienza della fase deduttiva, vista l’impossibilità di accertare sperimentalmente molte ipotesi, soprattutto cosmologiche.

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

- L’analisi quantitativa conferma il legame tra frequenza delle forme passive e grado di specialismo del testo. Tuttavia, la larga prevalenza delle forme attive nei testi del corpus non è tanto la conseguenza della riformulazione divulgativa, ma un tratto tipico della lingua astronomica : in alcuni casi, infatti, la frequenza di passivi dei titoli del nostro corpus è maggiore di quella rilevata da Tarone 1998 su un campione di articoli astronomici specialistici inglesi. Il maggior ricorso alle forme attive si spiega anche in questo caso con l’importanza della fase non sperimentale nell’astronomia contemporanea, da cui consegue nello scritto una specifica struttura retorico-deduttiva che evidenzia la personalità delle ipotesi.  

- Riguardo all’uso delle persone verbali, gli autori del corpus ricorrono spesso alla quarta (ad esempio nelle forme di dialogo implicito) con valore inclusivo. La prima persona è frequente in BBN ed UE, mentre è quasi assente negli altri testi : ciò rappresenta una marca distintiva dello stile divulgativo anglosassone rispetto a quello italiano.  

- Frequenza degli avverbi o delle locuzioni verbali approssimanti (un po’, più o meno). - Frequenza dei fenomeni sintatticamente marcati, con un maggior controllo sulle dislocazioni rispetto alle frasi scisse. Tecnicismi :  

Dal punto di vista generale segnaliamo la condivisione con la fisica del processo di rideterminazione nella formazione dei tecnicismi ; la rideterminazione avviene spesso secondo criteri metaforici, sebbene la metafora scientifica non sia sovrapponibile a quella letteraria. Segnaliamo anche l’altissima incidenza dei tecnicismi polirematici.  

- Fra i tecnicismi specifici esclusivi non attestati nei dizionari comuni, prevalgono le polirematiche (costante cosmologica, anisotropia di dipolo). - Diversi tecnicismi specifici esclusivi non sono attestati in alcun dizionario (brana, criovulcanismo) ; ma la quantità nettamente maggiore di tecnicismi non attestati è composta dalle rideterminazioni (assistenza gravitazionale, quintessenza).  

- Anche nel caso delle rideterminazioni, le forme non attestate nei dizionari comuni sono soprattutto polirematiche (cratere da impatto, emissione di sincrotrone). - Fra i tecnicismi non attestati in alcun dizionario, è possibile distinguere fra :  

a) Tecnicismi scientificamente molto importanti ma legati a ipotesi recenti (energia oscura) b) Tecnicismi che hanno una o due attestazioni nello stesso libro, o nei libri degli stessi autori, e sono forse riconducibili ad una nomenclatura personale o alla provenienza da diverse scuole astronomiche (età speculativa in DNS, evoluzione passiva o secolare in SG invece che evoluzione bottom-up). In particolare, non è registrata sui dizionari gran parte della tassonomia dettagliata di SG : riga rotazionale, galassia blu compatta, galassia ellittica prolata, regione di fotodissociazione  

conclusioni

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c) Tecnicismi riferiti ad elementi dallo statuto scientifico ancora molto incerto (fluido oscuro) d) Tecnicismi che si dimostrano molto attivi sul piano sincronico in base alla ricerca su internet, alcuni anche in contesti non specialistici (anello geostazionario, trattore gravitazionale) e) Tecnicismi registrati nei dizionari comuni con un’accezione astronomica diversa da quella del corpus (filamento, ombra e penombra) - Il greco si dimostra ancora molto produttivo nella formazione dei tecnicismi specifici esclusivi, seppure attraverso la mediazione dell’inglese (adrone, barione). - A scapito della presunta monoreferenzialità della lingua scientifica, segnaliamo la presenza di serie sinonimiche anche molto vaste (come quella che parte da radiazione cosmica di fondo). - Importanza dell’aggettivo di relazione, che mantiene costante l’astrazione e che tecnicizza molti lessemi del dizionario comune (centro galattico, nube molecolare). Proprio nella composizione con lo stesso aggettivo di relazione si esprime la modularità della lingua astronomica, con la produzione di famiglie concettuali. - Da segnalare la presenza di alternanze dell’aggettivo che danno vita ad adiaforie, come in orizzonte cosmico / orizzonte cosmologico rispettivamente in MBB e BOS, che significativamente sono varianti dello stesso autore. Al proliferare di forme equivalenti contribuiscono soprattutto le alternanze aggettivo di relazione / complemento di specificazione (invariante di scala / invariante scalare) e l’oscillazione delle preposizioni (braccia di spirale / braccia a spirale). Vista la scarsa attenzione a ridurre le varianti, è forse questo il campo su cui più è auspicabile una collaborazione fra divulgatori scientifici e linguisti : « Il lessicografo e il terminologo possono solo intervenire di concerto per segnalare i casi di omonimie nascosti da un’apparente polisemia e soprattutto per regolarizzare le serie morfologiche ricollocando le eccezioni nel loro status, appunto, di eccezioni ». 1  







- Presenza di travasi da altre discipline tecnico-scientifiche (capitale energetico, collasso, inflazione). - Anche in astronomia si conferma l’importanza del ruolo linguistico dei tecnicismi collaterali, che tendono spesso a distribuirsi in serie sinonimiche (primitivo / primordiale). Sono presenti tecnicismi collaterali appartenenti a diverse classi morfologiche (aggettivi : esotico, elegante ; nomi : eiezione, formalismo ; verbi : assumere, descrivere) e attivi su diversi livelli sintattici (tecnicismi collaterali morfosintattici e microsintattici : locuzioni come a livello + aggettivo di relazione, sotto forma di + sostantivo, modulo non + aggettivo, topologia marcata degli avverbi in -mente, variazioni di diatesi nei verbi).  











- Si conferma l’importanza di eponimi e acronimi nella formazione del lessico tecnico (con frequenti esiti polirematici). Entrambi i tipi di tecnicismi sono quasi sempre accompagnati 1

  Del Bello-Gualdo-Tarsitani 1994 : 20.  

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

da adeguate glosse esplicative, realizzate con una gamma di alternative simile al trattamento delle altre forme tecniche. Nel caso degli eponimi sono possibili sia la conversione sia la derivazione. - Forestierismi : si confermano le osservazioni di Gualdo-Telve 2011 : 237, secondo cui « l’ipotesi avanzata da alcuni di una futura diglossia netta tra comunicazione specialistica (in inglese) e comunicazione divulgativa e didattica (nelle diverse lingue nazionali) » andrebbe bilanciata con altre considerazioni, che tengano conto della convivenza complessa fra le due lingue e dell’impossibilità di tradurre, in alcuni casi, la « correlazione fra tecnicismo e nozione » nei singoli codici. La grande incidenza dell’inglese non va quindi valutata soltanto nei prestiti integrali, ma soprattutto nell’influenza più profonda che si ha nei calchi semantici (ammasso, evidenza, dedicato, riprocessare) o nella convergenza interlinguistica nella formazione delle parole.  











Qualche osservazione specifica sui confronti lessicografici :  

1) I dizionari specialistici di astronomia non danno conto di alcuni tecnicismi più propriamente fisici ma imprescindibili per diverse problematiche astronomiche, come per la comprensione dei modelli cosmologici (informazione, anisotropia, energia del vuoto) ; ma non vengono registrati anche alcuni tecnicismi che afferiscono chiaramente al campo astronomico, come bariogenesi. D in particolare non dà quasi alcun conto delle rideterminazioni (non sono registrate neppure rideterminazioni fondamentali come anello, polvere interstellare). Alcune assenze sorprendenti sono forse legate al mancato aggiornamento di AC (DA e D sono invece recenti) : energia oscura, presente solo in D. Proprio AC si mostra invece particolarmente ricettivo verso i tecnicismi introdotti da Hawking in BBN (singolarità nuda).  



2) Segnaliamo alcune discordanze etimologiche nelle parole inglesi con derivazione (o meno) dal greco scientifico, soprattutto confrontando l’etimo del GRADIT con le altre due fonti (anione, assione). Ma anche all’interno dello stesso dizionario ci sono delle disomogeneità : TR riconduce selettrone a (to) s(elect) electron, mentre squark a s(upersimmetric) quark, quando entrambi i termini si formano con l’accezione del suffisso s- indicante le particelle supersimmetriche.  

3) Sinonimie : cirri, cirri interstellari nel corpus / cirri infrarossi in AC ; emissione/radiazione di sincrotrone nel corpus, radiazione/irraggiamento/emissione/luce di sincrotrone nei dizionari specialistici ; fuga delle galassie nel corpus, recessione nei dizionari comuni e specialistici ; nebulosa protoplanetaria in DNS, protopianeta in AC e DA.  







4) In generale si può dire che se un tecnicismo non è registrato in GRADIT e in TR non lo è neanche in DO, com’è normale che sia vista la diversa impostazione di questi dizionari. Tuttavia ci sono importanti eccezioni in cui il DO, pur nella sua necessaria maggior selezione, accoglie lemmi o accezioni fisico-astronomiche non presenti negli altri due o dà definizioni di maggior appropriatezza (forza di marea, orizzonte degli eventi, singolarità, secolare, panspermia, teoria delle stringhe). In parte ciò è dovuto al maggior aggiornamento di questa fonte lessicografica rispetto alle altre. Qualche caso in cui il comportamento di GRADIT e TR diverge : assione (attestato soltanto nel GRADIT), linea degli apsidi (TR e DO, non in GRADIT), simmetrie C / P / T (presenti in TR e non nel GRADIT), raggi cosmici (assente in TR, presente in GRADIT e DO).  

Qualche dato conclusivo anche dal punto di vista morfologico :  

conclusioni

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- Frequenza dei prefissi locativi, utilizzati soprattutto per indicare la posizione dei corpi celesti rispetto ad un punto di riferimento (extragalattico, interplanetario). - Frequenza dei suffissi approssimanti e alterativi. - Alta incidenza, per convergenza interlinguistica, del suffisso -ale negli aggettivi. - Presenza di composti con più di tre elementi. - Altissima produttività delle polirematiche. - Ricorso frequente, come in tutte le lingue tecnico-scientifiche e come ormai anche nella lingua comune, alla formazione neoclassica ; non si rilevano tuttavia confissi con accezioni specifiche astronomiche (unica eccezione planeto-).  

Per quanto riguarda gli aspetti più specificamente divulgativi :  

- I tecnicismi sono nella maggior parte dei casi inseriti nel testo con degli stacchi discorsivi, costituiti soprattutto dalle forme denominative e corredati da un vasto sistema di glosse esplicative. Le glosse sono realizzate attraverso diverse soluzioni sintattiche ; sul piano del significato, possono essere sia definizioni puntuali, sia rappresentazioni figurali del referente : proprio la tipologia delle glosse rappresenta quindi un segnale sociolinguistico importante per identificare i destinatari impliciti del testo divulgativo. Sono quasi del tutto assenti i casi in cui si glossa il tecnicismo con un vocabolo più semplice : poiché la lingua astronomica condivide con la fisica il predominio del processo di rideterminazione nella formazione dei tecnicismi, è spesso impossibile sostituire il lessema tecnico con uno comune, proprio perché il lessema tecnico appartiene già al dizionario comune ; si deve quindi ricorrere ad una parafrasi o a un parallelo figurale. Segnaliamo che, nel caso dei forestierismi, è il tecnicismo ad essere inserito come citazione caratterizzante, in veste di glossa specialistica ad una precedente traduzione o parafrasi in italiano.  







- Fra i campi semantici cui si ricorre nei momenti figurali, prevale quello degli oggetti quotidiani (è nominata spesso la trottola, grazie al tertium comparationis della rotazione), dell’architettura e dell’edilizia (mattone riferito ai costituenti di un oggetto), dell’alimentazione ; particolarmente frequenti sono gli accostamenti fra le fasi evolutive degli oggetti cosmici e le fasi della vita umana, e fra i moti planetari e la danza. Di particolare interesse sono i figuranti intrasettoriali : a volte un fenomeno astronomico più noto è utilizzato per spiegarne un altro. Segnaliamo anche la presenza di quelli che abbiamo definito travasi figurali : si utilizza cioè come figurante un elemento di un’altra area tecnico-scientifica.  





- Nel corpus la figuralità non si riduce a precisi e delineati momenti testuali, ma avvolge la comunicazione su un piano più largo e diluito, manifestando – soprattutto in alcuni libri – una tendenza piuttosto regolare alla scelta espressiva : non si tratta tanto di guadagnare uno stile brillante (come accade nella lingua giornalistica), ma di aiutare la rappresentazione intuitiva dei fenomeni con immagini ipercaratterizzanti (una pioggia di fotoni invisibili, il laccio della gravità).  

- I modelli figurali hanno un ruolo centrale nell’esposizione dei concetti astronomici più difficili. Le inevitabili ambiguità e superficialità prodotte dal ricorso ai modelli semplificativi non sono un male da accettare a priori, né tanto meno un motivo sufficiente a rinunciare a questo fondamentale strumento divulgativo. Coniugare l’esposizione al largo pubblico con un degno rigore scientifico è infatti possibile se il divulgatore ha la

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la lingua della divulgazione astronomica oggi

capacità di fare ricorso ai modelli figurali mettendone allo stesso tempo in evidenza le approssimazioni. - Sono presenti degli usi metaforici ricorrenti e caratterizzati dalla stabilità del loro referente : per alcuni di questi usi c’è più di un indizio a confermare una lessicalizzazione in atto (semi cosmici, bolla).  

- Sono frequenti le scelte lessicali legate all’approssimazione (complesso, complicato), la fraseologia colloquiale, i vocaboli enfatici (enorme, minuscolo). - In più di un testo rileviamo l’attenzione alla costruzione di montaggi narrativi efficaci, con vere e proprie strategie di suspense (si pensi alla frequenza dell’ellissi cataforica del tema), con esiti anche radicali, come nel caso della simulazione di un montaggio cinematografico presente in MBB. - Alcune strategie retoriche sono ricorrenti : il paragone fra l’espansione dell’universo e la lievitazione di un dolce ; il coinvolgimento del lettore riferendosi all’illic et nunc delle leggi fisiche ; l’inizio aneddotico del paragrafo, come accade nei manuali didattici.  





- Riguardo al paratesto : accanto ai tradizionali titoli di paragrafo denotativi, in MBB, BOS e OCS si affacciano con frequenza titolature brillanti, con riferimenti a campi semantici estranei alla scienza (Il karma di Nettuno, Ascoltare con gli occhi) o giochi linguistici (Gravità estrema, Avanzi nel microonde). Per quanto riguarda il cotesto, le didascalie di molti testi del corpus mostrano sotto diversi aspetti una tecnicità maggiore della corrispondente pericope testuale ; emergono quindi come uno spazio di specialismo interno al contesto divulgativo.  



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Strumenti lessicografici Dizionari comuni : - Vocabolario Treccani, Istituto dell’Enciclopedia Italiana. - Il Devoto-Oli. Vocabolario della lingua italiana 2013, a cura di L. Serianni, M. Trifone, Milano, Le Monnier. - Grande dizionario italiano dell’uso, a cura di T. De Mauro, Torino, utet, 2000. Dizionari specialistici : - John Gribbin, Enciclopedia di astronomia e cosmologia, edizione italiana a cura di Libero Sosio, Milano, Garzanti, 1998. - Philippe de La Cotardière, Dizionario di astronomia, edizione italiana a cura di Giuseppe De Donà e Giancarlo Favero, Roma, Gremese, 2006. - Dizionario di Astronomia, a cura di Walter Ferreri, Milano, Gruppo B Editore, 2011 - Enciclopedia delle Scienze Fisiche, Vol. vii (Dizionario), Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1996.  



Strumenti di supporto - Grande Dizionario della lingua italiana, Salvatore Battaglia, Torino, utet, 1961-2002. - Primo Tesoro della Lingua Letteraria Italiana del Novecento, cd-rom, diretto da Tullio De Mauro, utet, Torino, 2007. - Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, a cura di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, seconda edizione, Bologna, Zanichelli, 1999. - Letteratura italiana Zanichelli. cd-rom dei testi della letteratura italiana, 4.0, a cura di Pasquale Stoppelli, Eugenio Picchi, Bologna, Zanichelli, 2001. - Dizionario tecnico scientifico della lingua italiana, Milano, Hoepli, 2003. - Banca dati iate, InterActive Terminology for Europe, http ://iate.europa.eu. - L’inglese tecnico e scientifico, a cura di Edigeo, Milano, Zanichelli, 2005. - Grande dizionario inglese Hazon, Milano, Garzanti, 1999. - The Oxford English Dictionary, 2a ed., a cura di John A. Simpson, Edmund S.C. Weiner, 20 voll., Oxford, Clarendon Press, 1989.  



co mposto, in car atter e dan t e m on oty pe, da l la fabrizio serr a editore, p i s a · rom a . imp r ess o e r ilegato in i ta l i a n e l la t ipo g r afia di ag nan o, ag na n o p i s a n o ( p i s a ) . * Marzo 2014 (cz2/fg13)

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ITALIANA pe r la sto r i a de lla l i n g ua s c r itta in italia co l la na diretta da luc a serianni * 1. M. L. Altieri Biagi, Fra lingua scientifica e lingua letteraria, 1998, pp. 272. 2. P. Trifone, L’italiano a teatro. Dalla commedia rinascimentale a Dario Fo, 2000, pp. 180. 3. G. Antonelli, Tipologia linguistica del genere epistolare nel primo Ottocento. Sondaggi sulle lettere familiari di mittenti colti, 2003, pp. 274. 4. D. Colussi, La grammatica e la logica. La lingua e lo stile di Benedetto Croce, 2007, pp. 368. 5. C. Fabrizio, Idee linguistiche e pratica della lingua in Giovanni Gentile, 2008, pp. 108. 6. C. Scavuzzo, Un modello di prosa d’arte. L’italiano di Emilio Cecchi, 2011, pp. 216. 7. F. Magro, L’epistolario di Giacomo Leopardi. Lingua e stile, 2012, pp. 332. 8. M. Ortore, La lingua nella divulgazione astronomica oggi, 2014, pp. 268.