I Salmi: 1-60 [Vol. 1] 8839406336, 9788839406330

Con il suo commento A. Weiser non soltanto è riuscito a far progredire la ricerca sui Salmi molto oltre i grandi studi d

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I Salmi: 1-60 [Vol. 1]
 8839406336, 9788839406330

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ANTICO TESTAMENTO COLLABORATORI

Walter Beyerlin, Walther Eichrodt, Karl Elliger, Kurt Galling, H.W. Hertzberg t, Otto Kaiser, Martin Noth t, Norman W. Porteous, Gerhard von Rad t, Helmer Ringgren, Claus Westennann,

Emst Wiirthwein, Walther Zimmerli a cura di ARTUR WEISER

VOLUME 15

I SALMI

Parte prima: Ps. 1 ..00

PAIDEIA EDITRICE BRESCIA

PIANO DELL'OPERA in 25 volumi

I. Wa lter Beyerlin, Introduzione

2}4. Gerhard von Rad, Genesi

all'Antico Testamento

5· Martin Noth, Esodo

6. Marti n Noth, Levitico

7. Martin Noth ,

Numeri

8. Gerhard von Rad, Deuteronomio 9· Hans Wilhelm Hertzberg, Giosuè, Giudici, Rut xo.

Han s Wilhelm Hertzberg, Samuele

1 1.

Ernst Wiirthwei n , I re

12. Kurt G al lin g , Cronache, Esdra, Neemia

13. Artur Weiser, Giobbe I4- Artur Weiser, I salmi ( r-6o)

15. Art ur \Veiser, I salmi ( 6r-150)

x6. llelmer R inggren, Proverbi; Wal ther Zimmerli, Ecclesiaste; llelmer Ringgren, n cantico dei cantici; Artur Weiser. Le lamentazioni; Helmer Ringgren, Ester I 7.

Otto Kaiser, Isaia ( 1-12)

18. Otto

Kaiser, Isaia (13-39)

19. Claus Westermann, Isaia (40-66)

.zo. Artur Weiser, Geremia (r-2,,14)

21. Art ur Weiser, Geremia (25,15-52,34) 22. Walther Eichrodt, Ezechi ele (r-r8); Ezechiele ( 19-48)

2

3. Norman W. P orteous, Daniele

2_.. Artur Weiser, I dodici profeti

Amos, Abdia, Giona, Michea

W alther Eichrodt,

minori (Ih Osca, Gioele,

25. Karl Elliger, I dodici profeti minori (II): Naum, Abacuc, Sofonia , Aggeo, Zaccaria, Malachia

amati figli Dr. phil. Ursula Reichard Weiser Ai miei

e

Dipl.-lng. Martin Weiser

PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE

Nei confronti delle prime due edizioni di questo commenta­ rio, la terza si distingue non solo percbé sono stati inclusi tut­ ti i salmi, ma anche per il tentativo di determinare di nuo­ vo il contesto della composizione e la trasmissione dei salmi e di utilizzare i risultati per la spiegazione storica e teologica dei singoli salmi. Questo commentario quindi è divenuto per gran parte un nuovo libro. Negli ultit11i decenni gli studi sui salmi sono proseguiti su nuove linee, specialmente tra gli studiosi scandinavi, e l'au­ tore amnzette riconoscente di avere imparato da essi fatti es­ senziali per la comprensione del mondo nel quale i salmi fu­ rono conzposti e usati. La difficoltà dell'esegesi dei salmi è sempre stata motivata dal fatto che la 1naggior parte di essi sono per noi quadri senza cornice, in quanto le circostanze particolari sulla loro formazione e sul loro uso restano oscu­ re. La ricerca scientifica sui salmi nel secolo XIX - stimolata dall'illuntinismo e dal razionalismo (Herder) -ha tentato di spiegare i salmi come >) , anche l'attuazione di una tradizione storica in un'azione liturgica della festa celebrata come una istituzione divina 28 (dr. Ps. 9 7 , I 2 : «Gioite in Jahvé, o giusti, e rendete testimonianza al­ la sua memoria» ; cfr. Ps. 30,5 ) Nella liturgia di Ps. 8 I ,4 ss . , l'obbligo tradizionale di celebrare la festa di Jahvé regolar­ mente ogni anno, con la tradizione recetta i cui primi porta­ tori erano le tribù di Giuseppe, è affermato in modo ancora più netto e storico : «Nel giorno della nostra festa (sic! ) poi­ ché questo è uno statuto per Israele, un diritto per il Dio di Giacobbe; Egli ne fece un decreto per Giuseppe, quando lo fece uscire dalla terra d'Egitto». Che si tratti della festa del rinnovamento dell'alleanza mostra il riferimento all'autorive­ lazione di Jahvé, del suo nome e dei suoi comandamenti ( vv. IO s.), alle sue azioni salvi6che ( vv. 7 s.) e al suo giudizio contro i disobbedienti ( vv. I 2 ss.). Anche il Ps. I I I ,9 , «egli ha comandato loro di mantenere la sua alleanza per sempre» , fa riferimento alla tradizione di continuo vivente e da recepi­ re, della festa dell'alleanza nella quale le azioni salvifiche di .

28. Su questo significato di %kr cfr. Gross , in : BZ NF 4 ( 196o) 227-237 ; inoltre De Boer, GedetJeen und Gediichtnis in der Welt des A.T. (Franz Delitsch-Vorle­ sungen 1960).

I salmi nella festa dell'alleanza

37

Dio erano narrate (v . 6) , come in Ps. 78 ,5 ss . : «Egli ha sta­ bilito una testimonianza in Giacobbe, fissato una legge in Israele, che egli ha comandato ai nostri padri di insegnare ai loro figli... così che non dimentichino le opere di Dio, ma conservino i suoi comandamenti» . Considerato il carattere di questi salmi nel loro insieme non si può negare che in essi non all'individuo ma alla comunità di Jahvé come ad un tut­ to è comunicato l'obbligo di mantenere la tradizione dell'al­ leanza. Così, la formula liturgica stilizzata «dica Israele» (Ps. I 24 , I ; I 1 8 ,2 ss. ; I 29 , 1 ; cfr . anche 1 07 ,2 .8 . 1 ) .2 1 s.3 1 s .) si riferisce all'obbligo della tradizione liturgica. Il luogo in cui questo avveniva è precisamente la festa dell'alleanza, nel­ la quale « Israele», la confederazione sacra delle tribù appa­ riva ed agiva come comunità di Jahvé 29 • Alla festa di Jahvé celebrata dalla confederazione delle tribù e alla sua tradizio­ ne allude anche il canto del pellegrinaggio a Gerusaletnme : «Alla quale salirono le tribù di Jahvé per rendere tes timo­ nianza al nome di Jahvé secondo la tradizione ('edut) stabili­ ta in Israele» (Ps. 1 2 2 ,4 ) . Anche in Ps. 4 7 , inno alla teofania e alla regalità di Jahvé, la stessa festa si fa riconoscere al v. I o come lo sfondo liturgico del salmo: « l principi del popo­ lo si sono radunati come il popolo del Dio di Abramo» . Iud. 5 , 2 3 e Ios. 9 testimoniano del fatto che anche non israeliti erano ammessi a far parte dell'anfizionia jahvistica già in epo­ ca pre-statuale; e questo fatto ebbe un'importanza ancora maggiore dali 'incorporazione delle stirpi cananee nel regno di David, per cui non è vero che quando i salmi parlano di «popoli», si debba interpretare questa espressione in un sen­ so escatologico universale , finora corrente, o pensare che es­ so si riferisca ai proseliti dell'epoca tardo giudaica . Così la festa liturgica in Ps. 8 7 fa riferimento a quella folla multico­ lore di pellegrini di diverse estrazioni venuta a celebrare la festa di Jahvé sul monte Sion (cfr . a questo proposito le pre-

.

29 . Che la designazione di «Israele» è più frequente di ogni altro termine nei salmi orienterebbe nella stessa direzione.

Introdudone

scrizioni sulla ammissione di membri di nazioni straniere al­ la comunità dell'alleanza in Deut. 2 3 ,2 ss .). Questo vale an­ che per Ps. 1 0 2 ,2 3 : > nel mito cultuale il dio che muore e risorge. Il re israelita anche nella sua posizio­ ne sacra resta sempre un membro della comunità che egli rap­ presenta e incarna davanti a Jahvé nel culto Che negli Inni veterotestamentari la lode di Jahvé come giudice ricorra più di frequente che l'idea di Jahvé creatore '

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'

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-

46•

46. Cfr. Mowinckel, 0/Jersang og Sangolfer, 56. Resta questione aperta se e quanto in questo contesto l'io di determinati salmi sia da interpretare in senso della tesi di Smend ed altri, cioè come un collettivo (Mowinckel, loc. cit. , 50.87 s.,

277

ss.).

l generi dei salmi

o re, a volte associata con essa (Ps. 9 5 ,5 ss . ; 9 6 , I 0 . 1 3 ; 9 7 . 2 . 8 ; 9 8 ,2 .8 s . ; 9 9 ,4) , e spesso appare come il tema dell'inno, mostra che si hanno qui connessioni più forti , perché più pri­ mitive con l 'antica tradizione dell'alleanza (cfr. supra) , che ha mantenuto la sua superiorità sovrana sugli elementi che più tardi si inserirono in essa (Ps. 9 ,8 s . ; I 8 ,2 6 s . ; 3 1 ,24; 3 3 , 5 ; 3 6 ,7. 1 3 ; 48 , I 2 ; 6 5 ,4 ; 6 6 ,8 ss . ; 67,5 ss. ; 68 ,3 s . ; 76 ,9 ss . ; 7 8 ; 8 9 , 1 5 ; 92 , 1 6 ; 96, 1 0 . 1 3 ; 9 7 ,2 .6 ; 9 8 ,8 S . ; 1 0 3 , 6 ; 1 05 ,7 ; 1 2 2 ,5 ; 1 3 5 , I 4 ; I 4 5 ,2o; 1 47 , I 9 ; cfr. 1 49 ,9 ). I l fatto sor­ prendente che il giudizio di Jahvé sia oggetto di lode, è spie­ gato da una parte per il vincolo tra gli inni e la tradizione li­ turgica della festa di Jahvé e, dall'altra , per il carattere ambi­ valente della concezione israelitica del giudizio , che itnplica­ va la realizzazione della salvezza per la comunità fedele al­ l'alleanza, ed invece l'esclusione dalla salvezza , cioè la distru­ zione, per gli apostati , empi nemici di Jahvé e di Israele. An­ che l'inno alla legge dei Ps. I 9 ,8 ss . ; I 1 9 , ambedue con mo­ tivi di lamentazione, e il Ps. I 1 9 anche mischiato con altri generi, può risalire alla sua ultima radice alla manifestazione della volontà di Jahvé nella tradizione liturgica dell'alleanza (cfr. Ps. I 4 7 , I 9 s .) , anche se non si può provare una connes­ sione diretta con la celebrazione liturgica; la formula votiva alla fine del Ps. I 9 , in analogia alle lamentazioni e ai salmi di ringraziamento (cfr. infra) , potrebbe tuttavia indicare un uso diretto degli inni nella liturgia ; che questi inni alla legge siano da attribuire solo allo spirito dei circoli degli scribi giu­ daici tardivi, è un postulato indimostrabile. Per natura e contenuto gli inni jahvisti veterotestamentari stanno nella sfera della tradizione liturgica dell 'alleanza jah­ vista, cosl che la festa dell'alleanza può essere considerata co­ me il luogo di origine e di sviluppo della tradizione innica nei salmi. Tutto considerato, l'inno nell'A .1'. , nonostante i suoi numerosi contatti con l'innologia dell'antico Oriente, ha un carattere proprio costituito dal contenuto di fede della liturgia dell'alleanza. Il carattere teocentrico di questa litur-

68

Introduzione

gia, nel quale il nucleo è l'azione di Dio, che manifesta se stesso nell'autorivelazione della sua natura e della sua volon­ tà , che afferma se stesso con l'esecuzione del suo giudizio e della sua salvezza, e che obbliga la sua comunità alla fedeltà e all'obbedienza, priva gli inni del loro significato originaria­ mente indipendente, secondo il quale la potenza inerente al­ la parola operava il rafforzamento della divinità e l'attualizza­ zione e rinnovamento di quanto era lodato. È vero che anche nell'Antico Testamento l'inno serve per ripresentare Dio e la sua salvezza nell'azione liturgica; tuttavia esso non emerge più dalla coscienza magica dell'uomo di fronte alla divinità , ma è ispirato dal devoto entusiasmo dell'uomo, dalla sua ado­ razione reverenziale e dal suo umile onorare Dio, e refluisce verso la fonte dalla quale scaturl . Quando gli inni nel salterio esaltano la «gloria» di Dio, la sua potenza e grandezza nella creazione e nella storia e nel giudizio, quando nell'Antico Te­ stamento le suppliche aggiunte con frequenza negli inni babi­ lonesi scompaiono quasi del tutto , si ha la testimonianza del­ l'ininterrotta vitalità, dissociata da ogni pensiero egocentri­ co, di una fede del tutto aperta e professante Dio. Le forme inniche stereotipe della poetica innica sono state riempite di vita personale ed innalzate ad un livello superiore grazie a questa vivente fede in Dio. Ps. 1 0 3 mostra quali toni delica­ ti, la profonda pietà individuale, conscia di essere inserita nell'opera salvifica di Dio, potesse intrecciare nei suoni in­ nici . La fede nella sublimità ( santità) di Jahvé sopra il mon­ do, che fin dall'inizio rendeva impossibile coinvolgere Dio in fenomeni naturali o nel corso della storia, tanto meno di identificarvelo, e la potenza vitale di assorbimento di questa fede in Dio, facilitava l'estensione della sfera del suo regno in un senso universale ed escatologico con l'assunzione di for­ me di rappresentazione e di contenuti estranei, senza che fos­ se pregiudicato il carattere fondamentale dell'idea di Dio ; la sovranità di Jahvé e l'insormontabile distanza tra Dio e l'uo­ mo si mantennero perfino nel culto regale, dove per l' assunzio-

I generi dei salmi

ne di modelli stranieri la posizione del sovrano terrestre era maggiormente accostata a quella della divinità, in forza del­ la responsabilità morale e religiosa nella quale il sovrano ter­ restre restava soggetto alla volontà di Jahvé, cosi che , come mostrano i saln1i regali, il potere e la gloria del principe so­ no oscurati dalla maestà di Jahvé, il re celeste.

h) Lamentazioni Il genere di salmi più numerosamente e ripetutamente rap­ presentato nel salterio è quello delle lamentazioni , per le quali si hanno numerosi paralleli, in specie nella letteratura babilonese. Quasi un terzo di tutti i salmi si annoverano fra questo genere � . Le lamentazioni sono da distinguere dal la­ mento funebre, in Israele, che non ottenne mai un profondo rapporto con la religione jahvistica e restò sempre un genere profano di canto (cfr. le due elegie di David su Saul e Gio­ nata in 2 Sam. 1 , 1 7 ss. , e su Abner in 2 Sam. 3 ,3 3 ss . ; cfr. Am. 5 , 1 s.) . Secondo il soggetto, le lamentazioni sono distin­ te in : lamentazioni del popolo (Ps. 44 ; 74 ; 79 ; 8o; 8 3 ; ( 90) ; 1 3 7 ; La m. 5 ) e lametttazioni personali di ttn individuo (Ps. 3 ; 5 ; 7 ; 1 3 ; 1 7 ; 2 2 ; 2 5 ; 2 6 ; 2 7 ; 3 1 ; 35 ; 3 8 ; 39 ; 42 ; 43 ; 5 1 ; 5 5 ; 5 7 ; 5 9 ; 77 ; 8 8 ; 1 2 3 ; 1 40 ; 1 4 1 ; 1 4 2 ; 1 43 ; Lam. 3 ) . Tuttavia temi di lamentazione si trovano mischiati di frequente in altri tipi di salmi (liturgie) ; così temi di la­ mentazione del popolo appaiono in Ps. 2 1 ,2 ss .; 3 3 ,20 ss . ; 60,3 ss . r 1 ss . ; 6 8 , 29 ss . ; 8 5 , 5 ss . ; 89,39 ss . ; 90, 1 3 ss . ; I 2 3 , 3 s . ; 1 26 ,4 ss . ; 1 2 9 ,4 s . Anche le intercessioni per il re (Ps. 20,2 ss . ; 2 8 ,8 s . ; 6 1 ,7 s . ; 63 , 1 2 ; 72 ; 84 ,9 s . ; I Sam. 2 , 1 0) si possono classificare tra i motivi delle lamentazioni del po­ polo ; d'altronde, il salmo regale di lamentazione ( Ps. 144), contro Gunkel , è da considerare come una lamentazione indi­ viduale. Le lamentazioni individuali sono anch'esse di fre47·

Sulla struttura e storia delle lamentazioni dr. \Vestermann : ZAT\V ( 1 9'4)

44 55.

70

Introduvone

quente mischiate con altri generi soprattutto con i salmi di ringraziamento, affini per contenuto (Ps. 6 ; 1 3 ; 2 2 ; 2 8 ; 3 0 ; 3 1 ; 4 1 ; 54 ; 56 ; 6 1 ; 6 3 ; 64 ; 69 ; 7 1 ; 86 ; 94 ; 1 02 ; 1 20 ; 1 30 ) , con gli inni (Ps. 1 9 , 1 3 s . ; 1 04 ,3 1 ss . ; 1 3 9 ,2 3 s .) e con le liturgie (Ps. 3 6 ,2 ss . ; 77,2 ss . ; 1 1 8 ,2 5 ; ecc.) : segno che anche qui l'avvio alla loro comprensione è reso possibile so­ lo da una spiegazione che tenga insieme presenti sia la stiliz­ zazione sia l'uso pratico dei salmi. Così i salmi di fiducia, che sono cresciuti in modo autonomo dal terreno veterotesta­ mentario e con assenza di ogni parallelo fuori d'Israele, get­ tano luce significativa sulla loro capacità creativa e sulla li­ bertà della poesia religiosa di Israele, con il loro cara t tere marcato per forma e contenuto , di fiduciosa confessione, che li apparenta da un lato ai salmi di lamentazione e dall 'altro a quelli di ringraziamento (Ps. 4 ; I I ; I 6 ; 2 3 ; 2 7 , 1 -6 ; 6 2 ; I 3 1 ) . Tuttavia essi sono da considerare come un «genere» di speciale caratteristica. L'ipotesi che il nome originale del­ le lamentazioni individuali fosse lfilla, «lode» (Gunkel) , e che, in mancanza di «un concetto più preciso» sarebbe sta­ to applicato più tardi a generi affini, non resiste ; probabil­ mente il termine lfilla è stato applicato spesso - ma non e­ sclusivamente - alle lamentazioni individuali nel senso di «supplica» o «preghiera» (cfr . Ps. 72 ,20) , in quanto la pre­ ghiera (di supplica ) vi occupava un posto dominante . Per la loro struttura formale , i salmi di lamentazione, sia comunitaria sia individuale, sono per lo più composti di que­ ste parti : invocazione; lamento; supplica ; motivazione; voti . La successione di queste diverse parti non è sempre la stessa e non sempre completa . Secondo le varie necessità materiali o spirituali che formavano occasione e contenuto delle la­ mentazioni , sia necessità comuni come carestia, epidemia, guerra , nemici , oppure malattia, persecuzione, disprezzo, de­ risione, dubbio e il peso del peccato, come il singolo deve sopportarli, tutto ciò è un quadro multicolore della vita pub­ blica e privata che le lamentazioni rappresentano fedelmen-

I generi dei salmi

71

te ; e tuttavia solo in rari casi è possibile afferrare distinta­ mente le circostanze di sfondo storiche e personali di questi salmi, in quanto essi mancano per lo più dei necessari parti­ colari concreti La somiglianza delle espressioni usate, spes­ so formulate in termini generali e stereotipe, che perciò affati­ cano nonostante la loro interna vitalità, può essere fatta risa­ lire probabilmente all'origine e all'uso delle lamentazioni nel culto, dove gli aspetti generali predominano su quelli par­ ticolari . Lamentaz.ioni del popolo. In base ai dati veterotestamen­ tari non può sussistere dubbio sulla connessione tra le la­ mentazioni comunitarie e il culto nel santuario (dr. Ios. 7 ,6 ; Iud. 2 0 ,2 3 .2 6 ss . ; I Sam. 7 ,6 ; I Reg. 8 ,3 3 s . ; Ier. 1 4 ) . In Ioel I ,1 ss . si parla di una speciale celebrazione di lamenta­ zione in occasione di una invasione di cavallette e di siccità, per la quale tutto il popolo fu convocato per cantare una la­ mentazione nella casa di Dio sotto l'osservanza di diversi riti (digiuno, lacerazione dei vestiti , uso di indumenti di sacco) . Inoltre si può pensare a tali liturgie di lamentazione (forse dopo la catastrofe del 5 8 7 a.C.) in connessione con i Ps. 74 e 79 , dove la distruzione e profanazione del tempio da parte dei nemici pagani forma l'oggetto del lamento del popolo. In Ps. Bo, dove si menzionano le tribù di Giuseppe e si attende la teofania di Jahvé sopra l'arca (vv. 2 ss .4 . 8 .2o) , si tratta probabilmente della festa dell'alleanza al santuario centrale della anfizionia, quale era celebrata prima del 72 I a.C. Co­ sì Ps. 44 ; 8 3 e 1 06, che presuppongono la recita della tradi­ zione storico-salvifica in un'azione liturgica (Ps. 44,2 ss . ; 8 3 , 7 ss. ; I o6 ,6 ss . ; cfr . in Ps. 44,24 l'allusione alla teofania at­ tesa ) vanno intesi, contro l 'usuale datazione tardiva, alla luce della loro connessione con la festa dell'alleanza preesilica, la cui ideologia emerge anche in Ps. 74 e 7 9 · C:he nella distret­ ta la festa dell 'alleanza in cui si celebrava il rinnovamento 48•

48 . Il tentativo di Bonkamp di ascrivere un maggiore numero di salmi indivi­ duali al periodo del re Giosia manca di motivazioni decisive e non è convincente.

72

Introduzione

della salvezza nella rappresentazione e attualizzazione delle azioni salvifiche di Jahvé, e che dipendeva dalla professione resa dal popolo all'alleanza al suo Dio, costituisse l'ambito e l'atmosfera più adatta per il lamento comunitario con la sua professione di fedeltà (Ps. 44 ,9 .2 1 s . ; 80 , 1 9 ) , o la sua con­ fessione dei peccati, dei quali si sperava la remissione (Ps. 1 06 79 ,8 s . ; cfr. Ps. 7 8 ) , è probabile , anche senza speciali al­ lusioni a momenti particolari di questa festa, e fa compren­ dere la forte efficacia delle sue idee di base (Ps. 7 4 , 2 s . 1 2 ss . ; 79 ,9 s . I 3 ) . L'originale carattere democratico dell'anfizionia si è così mantenuto nelle lamentazioni comunitarie , che, in contrasto con Babilonia, perfino nel culto regale del tempio di Gerusalemme il popolo restava il soggetto della lamenta­ zione e la pronunciava, e il re era l'oggetto della intercessio­ ne della comunità (Ps. 8 9 ,47 ss . ; 72 ; cfr. Ps. 2 8 ,8 s . ; 6 1 ,7 s . ; 84 ,9 s . ; I Sam 2 , 1 0 ), a meno che egli non pronunciasse la sua lamentazione specificamente come individuo (Ps. 1 44) . Anche le lamentazioni individuali ebbero luogo origina­ riamente nel culto; questa conclusione va tratta non solo dal­ l'analogia coi salmi di lamentazione babilonesi, ma anche dal­ la menzione che a volte si fa del santuario, delle offerte voti­ ve (ad es . Ps. 5 ,4 . 8 ; 2 8 ,2 ; Ier. I 7 , 1 2 s . ) , dal fatto che per lo più il voto presuppone la presenza della comunità ( Ps. 2 2 ,2 3 s . ; 2 6 , 1 2 ; 2 8 ,9 ; 3 1 ,24 s . ; 3 _5 ,2 7 ; 5 2 , 1 1 ; I 09 ,3 0 ; 1 40 , 1 3 s . ; 1 4 2 ,8 ) e , infine, dall'uso, attestato in I Sam. I ,2 , di presen­ tare le preoccupazioni personali davanti a Dio nella festa di pellegrinaggio al tempio. Da r Sam. I -2 si deduce anche che almeno in antico la festa annuale di Jahvé, celebrata dalla le­ ga tribale nel santuario dell'arca, era l'occasione specifica di proferire le preghiere di lamentazione neli'ambito cui tuale . Da questa connessione si giustifica anche il fatto che diverse lamentazioni individuali sboccano sulla memoria e sulla pre­ ghiera per tutto « Israele» e per il re (Ps. 3 ,9 ; 2 .5 , 2 2 ; 28 ,8 ; 6 I , 7 s . ; 6 3 , I 2 ; 6 9 , 3 6 s . ; I o 2 ,2 9 ; I 3 o ,7 s. ; I 3 I , 3 ; r Sam. 2 , I o ) , senza necessità di considerarla come interpolazione po.

I generi dei salmi

73

steriore. Infine, quando nella lamentazione che è il salmo 2 2 ci si rivolge a Jahvé come al «Canto di Giacobbe, che è in­ tronizzato sulle lodi di Israele» , anche in questa allusione al­ la teofania che ha luogo sopra l'arca si può riconoscere la si­ tuazione della festa dell'alleanza (cfr. supra) . Il titolo di Ps. 1 0 2 : « Preghiera per un afflitto, quando si sente venir meno ed effonde il suo lamento davanti al Volto di Jahvé» , fa pensare che molti di questi salmi di lame ntazio­ ne servissero come un formulario approntato per un uso ri­ petuto, come in Babilonia , dove erano consegnati formulari nei quali si poteva inserire il nome dell'oran te (cfr. la esegesi al Ps. 40 , 1 4- 1 8 ) . Può essere questo un motivo per cui nelle lamentazioni i riferimenti concreti ricorrono meno di fre­ quente delle formulazioni più generali, così che la posizione personale dell'arante resta spesso oscura . Un altro motivo di questo fatto strano è l'importanza che anche una lamentazio­ ne individuale ha avuto per tutta lo comunità liturgica . Infat­ ti come negli inni, nelle lamentazioni rivolgersi a Dio in se­ conda persona si alterna con descrizioni in terza persona, cioè anche la lamentazione ha questo duplice scopo : è insieme preghiera e confessione , di cui la prima rivolta a Dio e la se­ conda alla comunità . La spiegazione psicologica di tale cam­ biamento di persona, per cui l'uso della terza persona indi­ cherebbe la «perdita» del rapporto con Dio (Gunkel), è con­ testata dal fatto che in Ps. 1 0, 1 s . ; 44,9 ; 6 8 , 1 1 s . ; 94, 1 1 s . ; 1 2 3 ; 1 2 .5 ,4 s. tutte e due le forme compaiono accanto in mo­ do tale da rendere impossibile simile ipotesi . Il significato delle lamentazioni nell'ambito del culto co­ munitario appare chiaro dalla loro connessione con i salmi di ringraziamento, ai quali esse sono affini in modo stretto per la situazione e il materiale che presentano, ma anche per la loro forma; così la solita descrizione dell'afflizione dalla qua­ le l'orante ha trovato liberazione, è stata di frequente sosti­ tuita nei salmi di azione di grazia dal lamento che l'orante aveva un tempo pronunciato nella necessità, così da mettere

. lntrodu%ione

74

in piena evidenza la grandezza dell'azione salvi:fica divina, :manifestata nella risposta al lamento (ad es . Ps. 6 ; 1 3 ; 2 2 ; 2 8 ; 3 0 ; 3 1 ; 4 1 ; 5 4 ; 5 5 ; 5 6 ; 5 7 ; 5 9 ; 6 r ; 63 ; 64 ; 69 ; 7 1 ; -8 6 ; 9 4 ; 1 02 ; I 20 ; I 3 0 [ ler. 2 0 ,7 - I 3 ] ) . Poiché secondo il pensiero antico israelitico l 'individuo può entrare in rapporto ·con Jahvé e può partecipare alla salvezza dell'alleanza divina ·come membro del popolo dell'alleanza, si comprende perché -egli con tale presupposto consideri se stesso , con la risposta al­ le sue richieste personali e con la sua esperienza salvifica come inserito nella realizzazione generale della salvezza dell'allean­ za nella storia e nel presente, che è stata il tema della litur­ _gia dell'alleanza, e che da parte sua la comunità dell'alleanza abbia un vivo interesse religioso sia nel riconfermare la loro fede nella presenza e provvidenza salvifìca di Dio in base a ta­ li testimonianze personali di soccorso divino, sia nell'unirsi al­ l'individuo arante nella sua lode a Jahvé, come dimostra una ·serie di lamentazioni (Ps. 2 2 ,2 3 s . ; 3 .5 , I 8 .2 7 ; 43 ,3 s . ; .5 2 , I 1 ; 7 1 , 1 6 ss . ; 1 0 7 ,3 2 ; 1 09 ,3 0 ; I I 6 , 1 7 s . ; I 40 , 1 4) . È l ' interesse ·di fede nella tradizione salvifìca conservata costantemente vi­ va, che ha assicurato alle lamentazioni e agli inni di ringrazia­ mento individuali una loro posizione nel culto dell'alleanza e che di conseguenza li fa sfociare in un « inno esterno» della co­ :munità alle azioni salvifiche di Dio o in una parenesi (Ps. 5 , I 2 ; 2 2 ,3 1 S . ; 3 0 , I 3 ; 3 5 , 27 s . ; 5 2 , I I ; 6 I ,9 ; 6 3 ,5 ; 64, 1 0 s . ; 8 6 , l 2 ; J I , 2 4 ; 3 2 , I O S . ; 3 4, I 2 ; 4 I , 2 SS . I 4 ; 5 I , I 5 ; 6 9 , 2 I SS . ; 7 I , -6). In tale prospettiva l'ancoraggio e la posizione delle lamen­ tazioni individuali e dei salmi di ringraziamento possono com­ ·pararsi con le offerte votive e le pietre votive, sulle quali si usava rappresentare le necessità dell'arante (il quale in offer­ te sud-arabiche di consacrazione di un tempio appare come ·un uomo in posizione di preghiera) e la risposta alla sua pre­ ;ghiera (su steli egiziane con scolpito l 'orecchio; dr. Heine , Die Wallfahrt nach Kevelaer) -t�J. Prove di ciò, e anche della -49· Cfr. anche Mowinckel, ·Offersanf. og Sangolfer,

294

s. e

ls. 38,9 : milet4 Je...

I generi dei

1almi

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stesura scritta e della consegna delle lamentazioni individua­ li nel santuario, si hanno in Ps. 1 02 , 1 9 : «Ciò sia scritto per una generazione ventura , cosi che un popolo che è stato rige­ nerato (rinnovamento dell'alleanza ? ) lodi il Signore» . Da questo rapporto, e non , come si è pensato finora, dall'atteg­ giamento anti-cultuale dei profeti, si giustifica il fatto che in alcuni salmi la preghiera (votiva) di ringraziamento sostitui­ sce il dono invece del sacrificio votivo (Ps. 1 9 , 1 5 ; 40,7 ; 5 0 , I 4. 2 3 ; 5 I . I 7 s . ; 6 I 9 ; 6 3 6 ; 6 3 ' 3 I s . ; 7 I ' I 6 ; I 4 I , I s .) . Il ' ' rifiuto dei sacrifici potrebbe essere diretto contro la intru­ sione potente della religione agraria cananea e dei suoi ri­ ti nel culto dell'alleanza , a partire dall'unione del culto rega­ le con il culto delle tribù (cfr. l ' istituzione dei simulacri dei vitelli e la loro associazione con la tradizione j ahvistica in I Reg. I 2 , 2 8 s . , e la polemica di Osea contro il culto di Baal e la monarchia; si può ritenere che nel regno davidico l ' accet­ tazione dei cananei nella compagine statale favorisse questo sviluppo, benché non allo stesso modo) . Perciò è dubbia la tesi proposta da Gunkel e altri, di uno sviluppo dell'inno di rendimento di grazie in un «inno spirituale di ringraziamen­ to» che fosse «staccato al culto» . La presenza della comunità cultuale al lamento dell 'indivi­ duo e la sua partecipazione alla professione di ringraziamen­ to non significa tuttavia, in riferimento all'interpretazione allegorica dei salmi nel Targum e nel Midras (Olshausen , Smend , Kautzsch , Bathgen ) , che la comunità sia stata l 'unico soggetto portante anche nelle lamentazioni individuali, e che quindi l'io di questi salmi sia da intendersi in un senso col­ lettivo. Le lamentazioni poetiche di Geremia (ler. I I , I 8 ss . ; I j , I -' ss . ; 1 7 , 1 2 ss . ; 1 8 , 1 8 ss . ; 2 0 ,7 ss .) , come una serie di espressioni individuali nelle lamentazioni salmiche che fan­ no distinzione tra colui che parla e gli altri confratelli (ad es . Ps. 22 ,2 3 ; 2 7 , I o ; 6 9 , 9 ; 8 8 ,8 , ecc. ), non lasciano dubbio che qui l'io è un individuo (Balla, Das Ich der Psalmen) . D'altro lato non bisogna cadere nell'errore di interpretare le lamen-

I ntrodurione

tazioni individuali veterotestamentarie semplicemente nel senso del devozionalismo moderno, individualistico 50• La lo­ ro connessione con le concezioni e l 'ideologia della liturgia della festa dell'alleanza li mettono molto più accanto alla de­ vozione della comunità cultuale e alla sua tradizione, e per­ ciò le lamentazioni individuali sono da comprendere non so­ lo dalla supplica personale dell'arante, ma anche dagli ele­ menti base del culto dell'alleanza e delle sua tradizioni . L'u­ so di recitare le lamentazioni e anche i salmi di ringrazia­ mento nella festa di Jahvé nel santuario dell'alleanza è atte­ stato in 1 - 2 Sam. ; il salmo di ringraziamento in r Sam. 2 , 1 I O , che, composto durante la monarchia , è posto sulla bocca della madre di Samuele, trascende molto la posizione perso­ nale dell'arante e mette in chiara luce come qui il destino dell'individuo (v . 5 ) sia inserito nel piì1 ampio contesto della globale situazione della liturgia festale e delle sue idee sulla creazione, la storia, il giudizio e la salvezza regale . E se nelle lamentazioni questi elementi base della liturgia della festa dell'alleanza, riscontrabili negli inni , ricorrono in riferimenti analoghi, ciò si spiega nel modo più semplice perché le la­ mentazioni erano in origine soprattutto in rapporto con la festa dell'alleanza divina ed erano recitate in questa occasio­ ne alla presenza della comunità dell'alleanza. Il presupposto e lo scopo della maggioranza delle lamen­ tazioni è l'incontro con Dio pensato come presente , n1ediato dalla teofania liturgica di Jahvé. Ps . 1 02 , 1 3 parla esplicita­ mente di questo incontro (mo'ed) , dove Jahvé appare nella sua gloria (v. 1 7) per soccorrere Sion (cfr. Ps. 73 , 1 7 ) . Il la­ mento è portato «davanti al Volto di Jahvé (Ps. 2 7 ,8 ; 5 1 , 1 3 ; 8 8 ,J . I 4 ; 1 42 , 3 ) . Che Dio e «illumina il suo Volto» vale come prova della sua grazia ed ascolto (Ps. 4,7 ; 1 3 ,4 ; 3 1 , 1 7 ; 4 1 , 1 3 ; 5 6 , 1 4 ; 5 9 ,5 s . ; 6 3 ,3 ; 1 0 2 ,2o ss . cfr. v. 1 7 ; 6 7 ,2 ; 8o,2 .4 . 1 5 ; 1 1 8 ,2 7 ; 1 3 8 , 1 . 6 ; cfr. Ps. 2 1 , 1 0 : «nel ,o. Mi sembra che Westermann, Das Loben Gottes in Psalme11, non sia del tutto sfuggito a questo pericolo.

I generi dei salmi

77

tempo del tuo Volto» = quando tu appari ). Per cui si prega perché Dio non nasconda il suo Volto (Ps. I o , I ; 2 2 ,2.5 ; 2 7 , 9 ; 44 ,2 .5 ; .5 5 ,2 ; 6 9 , I 8 s . ; 8 8 , 1 5 ; 8 9 ,47 ; I 02 ,3 ; I 43 ,7 ) , e viceversa, l'arante desidera «contemplare il Volto di Dio» ed essere certo della sua vicinanza e presenza (P s. I I ,7 cfr. v . 4 ; I 6 , r r ; 1 7 , I 5 ; 2 7 ,4 . I 3 cfr. v . 8 ; 4 2 , 3 ; ; 6 , r 4 ; 6 I ,8 ; 6 3 ,3 ; 1 1 6 ,9 ; 1 40 , I 4 ; 1 4 1 ,8 [ la frase «contemplare il Volto di Dio>> , così in origine, era usata anche come termine tec­ nico per indicare la visita al santuario (Ex. 2 3 , I 7 ; 34,2 3 s . ; Deut. 3 r , I r ; I Sam. r ,2 2 ; Is. I , I 2 ; ecc., che ha paralleli an­ che in assiro ] ) . L'espressione > perché opposti al culto nel tempio di Gerusalemme (sull 'epoca posteriore, dr. Ps. 1 3 7). Ps. 1 09 ,6 s . ; 2 8 ,30 s. suggeriscono un'esecuzione di giudizio in nesso con la liturgia; cosi per > puramente priva­ ta, del tutto staccata dal culto, considerato I er. I 7 , I 2 , dove le espressioni «trono della gloria» (kabod) , «luogo del santua­ rio» , fanno esplicito riferimento alla tradizione liturgica del tempio 53 ; e anche quegli inni ad evidenza composti fuori dal tempio, come Ps. 42 ; 4 3 ; 1 3 7, o dopo la distruzione del tem­ pio del 5 8 7 a .C . , come Ps. 74 e 7 9 , sono in riferimento cosi profondo con il santuario e la sua tradizione cultuale, '3· Cfr. più ampiamente Weiser, ]eremia, 1'2 ss. 179 ss., e su ler. 20,13.

86

Introduzione

che di non molti più salmi del salterio si può dire siano real­ mente «dissociati dal culto» e composti ad esclusiva edifica­ zione personale; infatti l 'espressione > e usando l 'antica formula di adozione : «Figlio mio tu sei» , e la trasforma nel concetto di adozione, nella dichiara­ zione della filiazione del re che ha luogo nel giorno del suo insediamento . Non il re come uomo, ma il suo ufficio come re riceve così un'importanza speciale ; la regalità dell'Antico Testamento diventa quindi funzione e strumento della vo­ lontà del sovrano divino . Di qui sono da intendere anche i diritti di figlio da Dio conferi ti al re. Egli può chiedere 7, e Dio gli dà i popoli e la terra per eredità e la potenza per il giudizio sui nemici. An­ che qui la fede s'innalza arditamente sui limi ti della realtà storica . Come nella prima strofa , il poeta assume da modelli estranei il quadro della storia universale, di vittoria sopra i popoli e di dominio sul mondo , come negli oracoli tramanda­ ti per sovrani assiri o egiziani 8; qui tali idee si applicano age­ volmente alla posizione storica di quei re . Sarebbe egualmen· te falso voler liquidare il trasferimento accennato alle piccole proporzioni delle vicende di Israele con l 'opinione di vana­ gloriosa presunzione, perché così si trascura un aspetto es­ senziale del pensiero biblico . Anche se ambedue dicono lo stesso . Negli oracoli dell'antico Oriente viene alle aspirazioni storiche di potenza dei re una più forte energia attraverso la 6. Cfr. Ps. 89,27 s . ; 2 Sam. 7,14 ; I Chron. 28,6. 7· Sulla preghiera in connessione con la Kihzigsnovelle, dr. 2 Sam. 7,18 ss. ; I Reg. 3 ,5 ss . , e Herrmann, op. cit. , p. 5 5 · 8 . Sul rito del «frantumare i vasi», dr. K. Sethe, Die Achtung feindlicher Fur· sten, Volker und Dinge auf altagyptiscben Tongefiis.ucherben des Mittleren Rei­ cbes : Abhandlungen der Berliner Akademie ( 1 926) n . '' e Spiegel, Das Werden Jer altiigyptischen Hoch.kultur ( 1 953) § 8 1 1 .

1 20

Dio

e

il

suo

«untm>

promessa dell'aiuto divino, l'accento tuttavia resta sulla sto­ ria interna ; nell'Antico T'estamento invece l'evento storico interno - qui , la regalità in Sion - si mostra come portatore di una divina volontà che trascende la storia e la domina to­ talmente - per ten1po e spazio -, che ne infrange gli stretti limiti e, contrariamente ad ogni probabilità storico-immanen­ te, rende questi eventi trasparenti e ne fa il segno per quel di­ vino giudizio spazialmente universale e temporalmente fina­ le (escatologico ). Qui l'accento sta sulla volontà di Dio : l 'e­ terno opera nello storico e solo dà ad esso un suo ultimo sen­ so e inquadratura . Cosl esiste una differenza nel leggere pa­ role analoghe negli oracoli dell'antico Oriente come espres­ sione di volontà umana di potere, o nell'Antico Testamento, come testimonianza di una visione di fede verso la potenza del divino giudice universale, che piega gli uomini alla sua volontà e nel mezzo della storia rivela le ultime immagini del suo regno venturo. Quanto sembra una esagerazione colossa­ le se vista solo dall'interno della storia , nel mondo di idee della tradizione cultuale veterotestamentaria diventa la po­ tenza di una fede vigorosa nella miracolosa potenza di Dio, da cui è sostenuta anche la speranza profetica futura ed esca­ tologica dell 'Antico Testamento . Che questa interpretazione sia giusta è confer1nato dall'ultima strofa del salmo, in cui il poeta trae la conseguenza pratica per i re della terra. Quarta strofa ( vv . I o- I 2 ) : L'ammonizione I O· I 2 . Il salmo ritorna al punto di partenza con l 'esortazio­

ne e ammonizione ai sovrani della terra . Infatti lo scopo del­ la linea di pensiero di tutto il salmo è mostrare che di fronte alla ribellione dei diversi sovrani della terra, Dio sta dietro al re di Sion come realtà viva, come il vero Signore della ter­ ra, che regna con la sua imperturbabile volontà. Questo i re devono capire e trarne l 'unica conclusione possibile e ra­ gionevole : umiliarsi davanti all'Onnipotente, servirlo con

Ps.

2

1 2 1:

timore e tremore; anche l'espressione, applicata a Dio in mo­ do assai antropomorfico, «baciare a lui i piedi» , che risale· all 'uso, noto in Babilonia ed Egitto, di baciare i piedi come atto d'omaggio, è da intendere qui figuratamente nel senso della sottomissione e omaggio. (.La traduzione letterale « e rallegratevi con tremore, baciate con purezza» [ o «baciate il figlio » ] non dà un significato soddisfacente in questo con­ testo) . Che non si menzioni più il re di Sion dimostra abba­ stanza chiaramente che l 'accento non è posto sulla situazio­ ne storica come tale, ma sulla prospettiva teocentrica . Ciò che infine è in questione nel salmo, come nell'intera liturgia,. è proprio il riconoscimento di Dio come il Signore della ter­ ra . Esso non lascia dubbio sulla serietà della posizione del­ l'uomo davanti a Dio : la vita consiste solo nel tenersi nel ti­ more di Dio , chi non teme Dio la perderà «per via» , poiché sta sotto l'ira di Dio . È possibile che il poeta pensi alla con­ versione dei pagani alla religione jahvistica, come è attestato altrove per il culto ; alla fine del salmo non sta davanti agli occhi dell'autore un particolare storico, ma il problema di Dio ; che Dio è il Signore e sarà riconosciuto come tale, è il fine dell'intero salmo . Il particolare, perfino il nesso con l 'in­ tronizzazione del re, passa quasi del tutto in secondo piano davanti al peso dell'unica questione decisiva . La venerazione davanti alla potenza universale di Dio domina anche il finale del canto vigoroso: l'ira di Dio minaccia i suoi derisori , il suo aiuto attende quanti cercano rifugio in lui . E questo mo­ stra ancora una volta la differenza tra i prototipi dell'antico Oriente e la nota fondamentale dell'inno veterotestamenta­ rio : la reverenza assoluta davanti al divino Signore del mon-· do, conferisce al salmo un carattere autenticamente biblico ed estende la realtà storica nell'atto sacro e la eleva fino al­ l'eterno e all 'escatologico. Di qui è comprensibile come il Nuovo Testamento ha applicato a Gesù le parole del salmo intese in senso messianico (Act. 1 3 ,3 3 ; Hebr. 1 ,5 ; 5 , 5 ).

Preghiera mattuti11•

1 22

3 . Preghiera mattutina 1

Salmo. Di David, quando fuggiva davantt a suo figlio Assalonne ·e). 2

.

Signore, quanto numerosi sono i n1iei nemici, sono molti quelli che insorgono contro di me ! 3 Sono molti quelli che dicono di me : «Non c'è soccorso per lui in Dio» . Sela e> 4 Ma tu, Signore, sei scudo attorno a me, sei la mia gloria e mi fai tenere alto il capo. 5 Ho innalzato il mio grido al Signore, ed egli mi ha risposto dal suo monte santo . Sela 6 Mi coricai e dormii . Sono di nuovo sveglio, perché il Signore mi sostiene. 7 Non temo la moltitudine di guerrieri, che si schierano contro di me . 1 Sorgi, Signore ; salvami, mio Dio ! Tu hai rotto le mascelle di tutti i miei nemici, hai spezzato i denti degli empi . ' Presso il Signore sta il soccorso. Sul tuo popolo sia la tua benedizione ! Sela

Secondo il titolo aggiunto più tardi , il salmo sarebbe sta­ to composto da David nella fuga dal figlio ribelle Assalonne (cfr. 2 Sam. 1 5- 1 9 ) . Dal salmo questo non si può dimostra­ re o negare . Solo si può dedurre con una certa probabilità che l 'arante appare come un sovrano ( re) che si trova contro un gran numero di nemici in situazione disperata 3• Il salmo appartiene forse al rituale regale , in cui l'idea della guerra di Jahvé contro i nemici è la cornice storico-salvifica , importan­ te per la comprensione della situazione specifica dell'arante (dr. v. 8 ) . 2-3 . In forma di lamentazione l'orante presenta a Dio la mi­ seria della sua situazione minacciosa . Non solo lo spaventa il grande numero di nemici insorti contro di lui, anche i suoi 1 . Introd., pp. 20. I OO·I o5. 2 . Introd ., p. 2 1 . 3 · � meno probabile che qui parli un privato (Gunkel), che «si pone in una si· tuazione regale» (Kraus).

P.r. J

1 23

amici (v. 3 ) lo hanno abbandonato (dr. la 3• persona al v . 3b) , e con la speranza di un aiuto umano hanno abbandonato anche la fede nel soccorso di Dio . Cosi egli sta solo nell'at­ tacco alla fede ; ma non cade . Abbandonato dagli uomini , l'orante si affida ancora più intensamente al suo Dio . Già il fatto che egli può trovare vicino a sé un orecchio aperto alle sue miserie è per lui un sollievo all'ansietà che lo grava. 4 · Che i suoi amici dubitino dell'aiuto di Dio , risveglia in lui

l'ostinata resistenza della fede . Nonostante tutte le apparen­ ze contrarie, egli si erge in una coraggiosa professione di fi­ ducia in Dio, nelle cui braccia si abbandona totalmente : Dio è per lui riparo e scudo protettore contro ogni pericolo ; in Dio stesso vede il suo onore, che nessuno può togliergli. Per questo è convinto che Dio gli «solleverà il capo» , cioè gli re­ stituirà il suo onore davanti agli uomini . .S · Ma non il rifiuto contro la disperazione ha indotto l'aran­

te alla fede , al contrario, la sua fiducia in Dio si fonda ferma­ mente sull'esperienza di una vita ricca di preghiera. Più d'una volta (ciò è espresso in ebraico con l'imperfetto) , Jahvé ha esaudito la sua preghiera dal santo monte di Sion . Il poeta nella confessione davanti a Dio e alla comunità (si noti il cambiamento di stile) richiama quelle ore consacrate, e trae dali' esperienza la forza della speranza, che anche adesso non sarà confusa.

6. Il pensiero dell'ultima notte , adesso dietro di lui , gli con­

ferma questa esperienza . Con il senso di essere protetto da Dio egli si è coricato ed ha potuto dormire in pace nonostan­ te tutti i pericoli che lo circondano 4; e il fatto che ora può ri­ vedere la luce del sole, non è la prova sicura della protezione di Dio, sotto la quale si trova? -4·

Nel salmo, come qui suppongono alcuni esegeti, non si parla di un oracolo

notturno per incubazione.

I 24

Preghiera mattutina

7 . Di che cosa allora dovrebbe aver paura , se proprio la po­ tenza di Dio lo protegge? Con Dio per alleato, egli può guar­ dare negli occhi senza timore l'innumerevole esercito dei suoi nemici che lo minacciano da tutte le parti : la potenza di Dio supera da sola la forza di tutti gli eserciti nemici . E solo que­ sta fede, non la fiducia della propria potenza (cfr . v. 2 ) , dà forza e coraggio a quest'uomo .

egli è giunto ad una più forte fiducia ; da questa convinzione di fede, egli ora prega il suo Dio per il soccorso . . Questo non è un elemosinare a causa del sentirsi senza aiuto, ma è una preghiera che porta in sé la convinzione dell'esaudi­ mento. Infatti cosl l'orante può fondarsi sulla tradizione sal­ vifi.ca, attualizzata nel culto, delle vittorie di Jahvé su tutti i suoi nemici e sugli empi , tra i quali stanno anche i suoi av­ versari di oggi . Dio ha già colpito i nemici, come un uomo uccide le belve. Passato, presente e futuro si riconcentrano in questo momento : il soccorso di Dio, la sua salvezza stan­ no qui , e tuttavia sono insieme pregate e sperate dall'uomo . 8 . Adesso

9 · Nel versetto conclusivo, nel quale è riconoscibile la situa­

zione tipica della liturgia dell'alleanza , la nota fondamentale della preghiera ancora una voi ta è connessa in breve e con incisività con il contenuto della festa liturgica : la salvezza sta nel Signore, solo in lui ; non esiste altro soccorritore, e dun­ que nulla fuori di lui in cui l'uomo può avere fiducia incondi­ zionata. Tutto sta nella benedizione di Dio. Invocando la be­ nedizione sul popolo di Dio (cfr. 2 Sam. 6 , 1 8 ) , l 'orante rega­ le si unisce alla comunità liturgica per partecipare alla sua salvezza. La salvezza dei pii è inclusa nel giudizio di Dio su­ gli iniqui (introd. , pp. 8 2 -84) . Con la preghiera per la bene­ dizione su tutto il popolo, con la quale l 'orante si vincola alla comunità , termina il salmo con fiducia e forte speranza .

Ps. 4

.:f.· La pace di Dio 1 Al capo-coro: con strumento a corda ( f ). Salmo. Di David. 2 Quando gridai, il Dio della mia salvezza mi rispose e) .

Mi fece spazio nell'angustia ; ebbe pietà di me e ascoltò la mia preghiera . 3 O potenti , fino a quando il mio onore sarà vilipeso ? Fino a quando amerete le sciocchezze e cercherete le menzogne? Sel4 4 Sappiate che il Signore meravigliosamente mi gratificò e); il Signore ascolta quando lo invoco. 5 Tremate e non peccate ; meditate nel vostro intimo (4) e fate silenzio ! Seta � Offrite sacrifici giusti e abbiate fiducia nel Signore ! 7 Ci sono molti che dicono : «Chi ci mostrerà il bene ? » Fa' risplendere su di noi la luce del tuo Volto , Signore ! 1 Tu mi hai dato nel cuore una gioia più che in giorni di abbondanti raccolti (5) . 9 I n pace mi corico e subito m'addormento ; perché tu solo, Signore, mi fai abitare al sicuro.

2.

Il salmo , preghiera di fiducia che, grazie soprattutto al v.

9 , è chiamata «inno vespertino» , e probabilmente per que­ sto è stata inserita dopo Ps. 3 , «preghiera mattutina» , ci fa

dare lo sguardo sulla lotta di un uomo lieto nella fede contro la disperazione e lo scoramento che i tempi difficili hanno gettato sui suoi amici . Le circostanze specifiche alluse dal sal­ mo non sono meglio intraviste, l'atteggiamento di fondo da cui parte il salmista ed il fine che egli persegue possono tut­ tavia essere chiaramente individuati . Nel testo attuale l'apertura del salmo è in forma di suppli­ ca ; manca tuttavia l'invocazione che si aspetta in questo ca­ so ; inol tre il v. 3 si comprende male dopo una supplica. Si V. sopra, pp. 2 1-22. Leggere coi LXX tutti i verbi del v. 2 alla 3• pers. del perf. 3. Cir. Tl\t 4 · Alla lettera : ((Nel vostro cuore sul vostro giaciglio,.. ,. Alla lettera : «Allorché il loro grano e il loro mosto abbondava». r.

2.

LA pace di Dio

tratta probapilmente di mutamento tardivo per adattare il salmo come supplica per uso liturgico . Nella forma originale il versetto, che parla dell'esaudimento della preghiera, sem­ bra abbia messo in luce la situazione da cui parte il poeta . Egli aveva capito che la base più salda in ogni afflizione resta per lui la sua esperienza della divina grazia, venuta incontro a lui in numerose difficoltà come aiuto e «giustizia» , cioè sal­ vezza, e nell'esaudimento delle sue preghiere. È questo il so­ lido terreno su cui può stare il salmista, anche di frorite alle tentazioni venute su lui e sui suoi amici . Queste esperienze di fede del poeta costituiscono lo sfondo del salmo, e offrono la chiave per la sua comprensione .

3 . Dalla convinzione della sua esperienza di fede , che per lui è assolutamente certa , il poeta trae il diritto di rimproverare i dubbi e le recriminazioni dei suoi interlocutori 6 in termini chiari . Il tono pungente e deciso di questo rimprovero si spie­ ga dalla fede del poeta, che riconosce che dietro queste espe­ rienze della sua persona sta Dio stesso ; chiunque perciò of­ fende il salmista e mentisce su di lui , non solo offende il suo onore umano, ma indirettamente anche il suo Dio ; il suo ono­ re è la sua fede. 4 · Se i suoi amici conoscessero la verità , anch'essi capirebbe­ ro la nullità dei loro rimproveri e dubbi . Per questo il poeta vuole aprire loro gli occhi e far volgere il loro sguardo dalle loro affiizioni visibili verso l'invisibile Soccorritore, perché lo conoscano.

5-6 . Come egli stesso l'ha sperimentato nella guida miraco­ losa della sua vita e costantemente nell'esaudimento delle pre­ ghiere . Per questo egli dà loro questo consiglio pastorale : «Tremate e non peccate ! » . Se con calma riflessione vedes6. Analogamente al linguaggio egiziano e babilonese, l'espressione «figli di un uomo» (tradotta «o potenti•) indica persone potenti ed influenti.

Ps. 4

1 27

sero che proprio la loro poca fede li ha condotti al dubbio e all'offesa contro il salmista, sarebbero anche spaventati di aver osato dubitare di Dio ; e questo li porterebbe alla giu­ sta penitenza, così da evitare il peccato in futuro. Che il poe­ ta - forse un sacerdote (v. 7 ) - inviti i suoi amici ad offrire debiti sacrifici (per i peccati) è solo la manifestazione esterna cultuale di questo spirito di vera penitenza ; l 'essenziale per lui è l'atteggiamento interno del timore e della fiducia davan­ ti a Dio. Proprio in questa unione di timore e fiducia , due motivi base delPautentica pietà , sta un movimento essenzia­ le della religione veterotestamentaria, in cui quei due motivi emergono dalla viva impressione del sovrano potere e realtà di Dio . Anche se Dio è accettato come Dio, cioè come la po­ tenza ultima decisiva , i pii dell'Antico Testamento, ogni vol­ ta che si trovano di fronte alla realtà di Dio , sperimentano il terribile sentimento di essere privati di tutte le sicurezze ver­ so di lui ; ma per lo stesso motivo solo in Dio , in quanto solo lui ha in mano l 'ultima decisione e il potere, è possibile una fiducia incondizionata che non può essere delusa. Il poeta da parte sua resta irremovibile in questa fiducia . Che anche i suoi amici dubbiosi raggiungano questa meta attraverso la penitenza e stiano saldi , è il fine del suo sforzarsi .

7 . La forte certezza in Dio del poeta tuttavia non lo rende cieco verso la profonda necessità e tentazione che minaccia tanti intorno a lui . Umanamente egli può comprendere se la necessità rode i loro cuori e spinge sulle loro labbra il pro­ blema di Dio : «Chi ci farà vedere il bene? » . Ed egli soffre con loro per il loro dubbio ; si unisce perciò alla comunità nella preghiera sacerdotale presa dalla benedizione di Aron­ ne : «Fa risplendere la luce del tuo Volto su di noi, Signore» . Così egli pensa non solo alla liberazione da afflizioni materia­ li, egli non chiede : Mostraci di nuovo la felicità ; per lui de­ cisivo è che la natura di Dio si manifesti ancora , che Dio stesso si riveli (v. introd., pp. 3 9-40 ) per ricondurre i traviati sulla

Decide Dio

:retta via e per ricondurli alla gioia in Dio che l'orante stesso .ha potuto conservare nel cuore, nonostante ogni avversità. Questa gioia in Dio, donata da Dio stesso, è per lui la su­ prema felicità , più preziosa di qualsiasi abbondanza di beni terreni, poiché fa l'interno dell'uomo libero da ogni dipenden­ .za dai beni della terra, e gli permette di essere ancora lieto ·se è privato dei beni terreni . Con riconoscenza a Dio che gli .ha dato questa gioia del cuore come il più prezioso dei beni , l'orante si corica per il riposo notturno nella pace di Dio. Egli si sa protetto nelle braccia di Dio, e nessuna miseria può tur­ ·hare la sua pace che supera ogni immaginazione. 8-9 . La forza di questo salmo sta nella quiete e certezza , su­ periori a ogni inquietudine e preoccupazione di una piccola fe­ .de dubitosa, di un cuore nascosto nella pace di Dio, che non perde stabilità di fronte alle contrarietà umane e alla pressio­ ne dell'afflizione spirituale e materiale, e perciò resta padro­ .ne della situazione. Ma la forza di questo interiore possesso rende capace il salmista di condurre i suoi amici, guardando :a Dio insieme, ad una visione superiore alle loro tensioni e indirizzarli nella via attraverso la vera penitenza fino alla pa­ ce di Dio e ad una nuova gioia in lui . 5. Decide Dio 1 Al capo-coro. Con l'accompagnamento di flauti. Salmo. Di David.

2 Signore, ascolta le mie parole , presta attenzione al mio lamento ; 3 sta attento al mio grido che ti implora , mio Re e mio Dio !

Poiché a te rivolgo la mia preghiera . Signore , al mattino tu ascolti la mia voce ; al mattino mi dispongo innanzi a te, e ti attendo. � Ché tu non sei un Dio che ami l'empietà ; il malvagio non può essere tuo ospite. 6 Gli arroganti non possono resistere davanti ai tuoi occh i ; tu odii quanti operano il male . 7· Tu stermini chi dice il falso ; il Signore detesta l'uomo di sangue e d'inganno. 4

Ps. J 8

1 29

Io invece per la pienezza della tua misericordia entro nella tua tuo timore. [ casa, 9 Guidami, Signore, secondo la tua giustizia, a causa dei miei [ oppressori ; raddrizza «la mia via innanzi a te» e). 10 Poiché non c'è verità nelle loro (l) bocche, il loro intimo è rovina, la loro gola è un sepolcro spalancato, lusingano con la loro lingua. 1 1 Dichiarali colpevoli, Dio, e cadano per le loro stesse trame; per il gran numero delle loro iniquità cacciali via, poiché si sono ribellati contro di te. 12 gioiscano in Si rallegrino tutti quelli che in te si rifugiano; [ eterno e>; in te esultino quelli che amano il tuo nome. 13 Poiché tu, Signore, benedici il pio e), tu lo copri e) come uno scudo e di benevolenza lo circondi .

in preghiera verso il tuo santo tempio, nel

Per forma e contenuto il salmo appartiene al genere delle Lamentazioni individuali ; il suo metro è quello del verso di lamentazione, con tre e due accenti. L'originale connessione di questo genere letterario con il suo ambiente originario nel­ la liturgia (v. introd . , pp . 7 1 -73 ) , è visibile chiaramente in questo salmo . Si deve ritenere che il salmo era eseguito nel tempio (v. 8 ) durante il sacrificio del mattino (v. 4 ; cfr. 2 Reg. 3 ,20 ; Am. 4 ,4 ) ; ciò esclude la sua provenienza da Da­ vid. Il valore particolare della liturgia espresso ai vv. 5 ss . , non porta di necessità ad un autore sacerdote . I l salmo nel­ l'insieme suggerisce piuttosto che il suo autore appartenesse alla comunità dei «pii» minacciati da un gruppo di «empi >> , e contro i loro attentati intriganti egli nella festa liturgica (v. 3) chiede la sentenza di Dio (v. I I) e spera la sua protezione (vv. 1 2 s . ) . Non esistono sostegni più profondi per una più precisa datazione del salmo . La struttura del salmo è semplice e chiara : nell'introdu­ zione, vv. 2-4 , si invoca Dio, si ha quindi - il poeta segue la linea del suo pensiero - nella forma di una confessione da­ vanti a Dio, una riflessione generale sul rapporto di Dio con 1 . Cfr. Biblia flebraica. 2 . Le parole «tu lo proteggi» sono da trasferire al

priatamente una lacuna.

v.

13, dove riempiono appro­ 3· Alla lettera : giusti.

1 30

Decide Dio

gli empi che non sono ammessi nel tempio (vv. 5-7 ) ; nel v . 8 per contrasto il salmista delinea la propria posizione davanti a Dio e al v. 9 passa ad una preghiera personale per essere guidato rettamente . Mentre i vv. 8-9 ritornano al tema del­ l 'introduzione , la successiva richiesta della condanna e distru­ zione degli avversari (vv. I O- I 1 ) , a sua volta, parallela ai vv . 5-7 e in connessione con essi , dà la viva impressione di una sicura intensificazione drammatica, che nella strofa finale ( vv . I 2- I 3 ) raggiunge il suo pieno culmine ed intensità nella fidu­ ciosa attesa dell 'aiuto di grazie che Dio apporterà all 'intera comunità dei pii . 2-3 . Il salmo si apre con una ampia introduzione (vv. 2-4 ) ; le frequenti invocazioni di Dio con le loro suppliche d'ascolto fanno guardare nell'anima dell'arante : l'urgenza delle sue ri­ chieste dà una idea di quanto egli sia afflitto dalla miseria , e quanto importi a lui che sia esaudita la sua preghiera ; esse sono tuttavia anche la via per lui di avvicinarsi a Dio , e con un'intensificazione chiaramente riconoscibile , l 'interiore pre­ parazione al retto atteggiamento di preghiera . All'arante pre­ me che non solo le sue parole e il suo «grido» sollecitino l'o­ recchio di Dio, ma anche che Dio getti lo sguardo sul suo « lamento» e comprenda» i suoi pensieri . Solo quando l 'ani­ ma si apre al suo Dio in modo totale e senza nascoste riserve mentali, si crea quell'atmosfera di veracità e di fiducia in cui sono possibili un dialogo significante con Dio e l'esaudimen­ to . L'interpellare Dio con «mio Re» , che trova posta nella fe­ sta liturgica e , con un vero tono di inno dà gloria solo a Dio (dr . Is. 6,5 ) , è stato forse scelto perché il poeta invoca la sua decisione definitiva, proprio come il re israelita in materia di giudizio doveva decidere quale suprema istanza di appello (dr. 2 Sam. 1 4 , I ss . ; I 5 ,2 ss .) . 4 · Il v. 4 suggerisce che il salmo era eseguito nella liturgia del tempio in connessione con il sacrificio del mattino (cfr. 2 Reg.

Ps. J

131

3 ,2 0 ; 1 6 , 1 .5 ; Ex. 2 9 , 3 9 s . ) : i termini «preparare» («il sacri­ ficio» ) e «osservare» (forse il salmista ha in mente la teofa­ nia che si verificherà nella liturgia) sono presi dal linguaggio liturgico . Sarebbe tuttavia errato giudicare la pietà del salmi­ sta come un rigido ritualismo preoccupato solo di forme este­ riori ; il salmo mostra ancora a sufficienza che le fonti di una autentica interiorità non ne sono ostruite. Proprio questa compenetrazione tra la certezza dell'esaudimento , la sola che rende vera preghiera le richieste, e l'attesa di Dio stesso, che deve desiderare costanten1ente di raggiungere la comunione con lui, questa tensione tra possesso ed attesa , di cui il v. 4 offre un segno degno di nota, è la nota inconfondibile di quel­ la viva interiorità, nascosta qui sotto il linguaggio del culto e che fa parte della essenza della fede biblica in Dio. 5-7 . Quali pensieri occupano la mente dell'arante nell'entrare nella casa di Dio (v. 2 ) , egli lo descrive nella strofa successiva (vv . .5-7 ) , che sta piuttosto fuori posto nell'ambito di una la­ mentazione, e che per la sua forma ricorda la « torà di ingres­ so» liturgico (cfr. Ps. 1 5 e 2 4 ,3 ss.) . Il poeta afferma che gli empi non saranno ammessi nel santuario come « ospiti» di Dio (vv . .5 s . ), mentre egli stesso può godere di questa preferenza (v. 8 ) . Ma la spiegazione , che il salmista dalla sua ammissio­ ne al tempio vuole dedurne in questo modo comodo e super­ ficiale la sua propria giustizia di fronte a Dio e l'ingiustizia dei suoi nemici (Gunkel) , non fa giustizia al salmo; i pensieri qui corrono esattamente all 'opposto : l'ammissione alla vici­ nanza di Dio nel santuario presuppone la fedeltà a Dio e la lontananza dagli empi, ·secondo la tradizione corrente della liturgia dell'alleanza (v. introd. , pp. 4 8-.50 . 8 1 -8 2 ) . Di fatto nei vv . .5-8 non si tratta di un'autoglorificazione dell'arante a spese dei suoi nemici, ma di una specie di affermazione inni­ ca di fedeltà a Dio, il quale nei vv. 5 -7 appare soprattutto co­ me il soggetto, e perciò al centro della riflessione; ciò che im­ porta qui è piuttosto la natura di Dio e più precisamente la

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Decide Dio

sua santità inavvicinabile , che è opposta ad ogni male. Con questa confessione, nella quale l'orante si ripresenta Dio co­ me il santo e il nemico di ogni entità empia, egli perviene al punto che illu mina le sue stesse afflizioni e fonda il motivo interno della sua preghiera indirizzata contro gli empi . La forma generale della tradizione, usata qui soprattutto per parlare degli empi , ha il suo significato nell 'ambito della strut­ tura del salmo nel suo insieme : i vv. 5-7 infatti con tengono il presupposto estensivo per le speciali suppliche personali , che si iniziano al v. 9 · La santità di Dio, davanti a cui l'aran­ te sa di trovarsi , è per lui stesso il punto di partenza dei suoi pensieri, e perciò per noi è il punto cardinale per compren­ dere tutto il salmo. Poiché Dio per amore di se stesso - si noti la formulazione : «Tu non sei un Dio che ama l 'iniquità>> - non può lasciar sussistere davanti a sé nessuna iniquità e presunzione, ma distrugge il peccatore, l 'arante può perfino affidare il giudizio definitivo sui suoi nemici alla mano di Dio , anche se per ora si sente minacciato dalla loro falsità menzo­ gnera e dalla loro indegna malignità , che non si vergogna di calpestare anche i cadaveri . Benché i vv. 5 -7 parlino dei mal­ vagi in genere, si può concludere che i colori di questo qua­ dro siano tratti dalle esperienze che il poeta ha fatto di fronte ai suo propri nemici . Che egli soprattutto soffra per le loro menzogne e la loro falsità (cfr. v . r o) , dà credito al poeta e fa di lui un lottatore per la verità nella quale solo la vera vita può svilupparsi.

8 . L'incontro con il Dio santo, che aborrisce ogni male, apre ora gli occhi sulla posizione personale dell'arante. Nell'atrio del tempio, il viso rivolto al santuario dove Dio è pensato presente, il poeta si è prostrato con profonda devozione da­ vanti al suo Dio. Proprio perché sta sotto l'impressione del Dio santo, la sua professione sulla vicinanza di Dio nel san­ tuario non è l'espressione di un borioso sentimento di auto­ giustificazione ma, come confessa egli stesso, un dono imme-

Ps. 5

133

ritato della grazia divina , al quale egli può partecipare con riconoscenza e umiltà, e che non è affatto una garanzia di in­ nocenza ingenuamente autocosciente. Il timore davanti a Dio, questa chiara coscienza di una differenza essenziale tra la maestà di Dio e l 'inadeguatezza umana, che nell'Antico Te­ stamento esclude ogni tipo di familiarità grossolana e di si­ curezza di sé nel rapporto dell'uomo con Dio, esprime quindi veramente ciò che anche il salmista sente proprio nel momen­ to in cui la comunione con Dio diventa per lui beata certezza . In fondo, anche i l timore d i Dio nell'Antico Testamento non è sforzo umano, ma il risultato della divina autorivelazione e , di conseguenza, libero dono della sua grazia (dr. Ps . I 3 o ,4) .

9 · Solo qui il poeta può esprimere le sue richieste : finora tut­

to serviva a preparare al retto atteggiamento interiore del­ l 'arante ; ma questa preparazione stessa è parte essenziale del­ la preghiera ; questo si mostra da quanto segue . È di nuovo caratteristico della sincerità dell 'arante che egli chieda per prima la guida di Dio, così che la sua condotta gli sia gradi­ ta; egli sa il pericolo dello stato di grazia, di diventare , nella coscienza del possesso divino, arrogante ed ingiusto nei con­ fronti degli altri , e solo perché egli stesso, guidato dalla giu­ stizia di Dio, non devia dalla retta via , ha il di ritto di chiedere il giudizio di Dio sui suoi avversari , se no offre ai suoi nemici in agguato l'opportunità propria per colpirlo con le sue stesse armi . La lotta per la verità richiede campioni onesti ed irre­ prensibili. I o- I � - E che sia veramente una battaglia per la verità , lo mo· stra la descrizione dei nemici al v. I O . > e) contro la furia dei miei avversari. «Decreta» e) un giudizio ! 8 La schiera «celeste» e) sia raccolta attorno a te ; sopra di essa «prendi postO>> e) in alto! 9 Il Signore giudica i popoli : giudica, me, Signore, secondo la mia giustizia e secondo la mia integrità . 10 Abbia fine «la malvagità>> e) degli en1pi, sostieni invece l'uomo giusto ! Colui che scruta i cuori e i reni è Dio giusto. Il Mio scudo «Sopra di me>) e) è Dio, che salva i retti di cuore. 12 Dio è un giudice giusto, e un Dio che s 'adira con gli empi ( 5 ) . 13 Se qualcuno non s i pente, m a affila la sua spada, ha teso il suo arco e lo ha puntato, 14 per se stesso egli ha preparato dardi di morte, ha arroventato le sue frecce (6) . 1 5 Ecco, egli concepisce rovina, è gravido di disgrazie e genera n1enzogne. 16 Ha scavato un pozzo, e reso profondo, e cade nella fossa che ha fatto. 17 La rovina ricade sul suo capo, sulla sua testa ridiscende la sua violenza .



Cfr. Biblia Hebraica.



Si legga, forse, bak.rilim invece di «ogni giorno)) .



Alla lettera : «Se io ho inflitto (tale azione)

6 . S i intendono frecce incendiarie.

a

chi mi ripag.1 col mah!� .

Ps.

7 18

Voglio testimoniare al Signore che è giusto, voglio lodare il Nome del Signore nelle altezze C) .

L'unità letteraria del salmo non è indiscussa . Di fatto vari problemi pongono il cambiamento della forma, del ritmo, le peculiarità linguistiche e l'ampia verità di sentimenti, colori e pensieri ; non è tuttavia impossibile spiegare il salmo come unitaria lamentazione individuale se, a parte alcuni danni nel testo, si tiene conto delle circostanze particolari del vivace temperamento dell'autore. Nel timore per un avversario che minaccia la sua vita, il salmista si rifugia in Dio (vv. 2-3 ), protesta la sua innocenza con un giuramento di purificazione (vv. 4-6) , per invocare il giudizio di Dio (vv . 7-9) . Con Hans Schmid t si potrebbe qui pensare ad una situazione, simile a quella considerata in I Reg. 8 ,3 1 s., dove un accusato ingiu­ stamente invoca nel tempio il giudizio di Dio, che a lui darà giustificazione e al suo nemico calunniatore la punizione me­ ritata (vv. ro- 1 2 ; 1 2- 1 7 ) ; per la formulazione generica del­ l'idea di giudizio (vv. 7-9 ) , si penserebbe questo evento nel contesto della festa liturgica . Jn vista della giustificazione sperata con certezza, il salmo si chiude con un breve voto di grazie a Dio (v. 1 8 ) . Di più sulla persona dell'autore e sulla data di composizione del salmo non è dato scoprire ; neanche il titolo, che pone in relazione il salmo con una sconosciuta tradizione sulla vita di David, è di aiuto su questo problema. Invocazione e supplica (vv. 2-3)

2-3 . Con un grido di preghiera, che ricorre anche in altri sal­ mi (cfr. Ps. I 1 , 1 ; 1 6 , 1 , e passim) , l'orante si rifugia sotto la 7· Alla lettera : dell'Altissimo. 'elion era originariamente un nome divino non israelitico che, connesso con la concezione di un pantheon, indicava il re degli dèi, creatore e signore del mondo. Secondo Gen. r4, 1 8 ss . sembra che dalla tradi­ zione cultuale predavidica sia passato al culto jahvistico di Gerusalemme, dove come epiteto di Jahvé fu spogliato del suo carattere politeistico. Cfr. Herbert Schmidt : ZATW 67 ( 1 955) r 68 ss.

142

Innocente perreguitato

protezione di Dio, dal quale solo egli attende liberazione. La parola è scossa dal respiro interrotto di uno che trema per la vita , e tuttavia è convinto del sentimento che in Dio troverà un aiuto sicuro . Ma il paragone del nemico come una belva rabbiosa (v. 3 ; dr. Ps. r o ,9 ; 1 7 , 1 2 ; 2 2 , 1 4-2 2 ) esprime an­ che il fatto che la Bibbia è conscia di questa volontà annichi­ latrice demoniaca e bestiale, in cui cade l'uomo senza Dio e vi è abbandonato senza salvezza. IJa protesta di innoce�tza ( vv. 4-6)

4-6 . Ma ancora più profondamente che l'angoscia davanti alla ferocia del nemico che attenta alla sua vita, l 'arante è colpito dall'insidia della calunnia, che vuole rubargli l'onore (v. 6 ) , e minaccia di privarlo della fermezza interiore . Perciò di fron­ te a questo egli è indifeso. E gli resta dunque solo il rifugiar­ si nel suo Dio (si noti l'espressione anche nei vv. 4 e 2 ) , al quale egli protesta liberamente la sua innocenza . Anche in queste parole vibra ancora tutto il tumulto del suo cuore pro­ fondamente ferito; come Giobbe frainteso e sospettato dagli amici in un'ultima gigantesca impennata della voce esprime, con un grande giuramento di purificazione, la sua buona co­ scienza (lob 3 1 , 1 ss.) e si affida al giudizio di Dio, così al sal­ mista non resta altra via che la decisione davanti al giudizio di Dio. La protesta della sua innocenza sta naturalmente in rapporto solo con le accuse prodotte dal suo nemico (> (vv. 3 ss .). In questo modo il carattere della moralità co­ me fatto interiore, che fa appello a tutto l'uomo ed è per lui stesso una questione di interiorità, è chiaramente delineato nei confronti di un adempimento esteriore, spesso forzato, di esigenze di una volontà estranea. Se al v. 2 «pedezione» del procedere e «giustizia» del comportamento possono essere riferite alla interiore veracità della coscienza, si può dire di essere giunti ad una conoscenza della moralità che non è lon­ tana dalla linea fondamentale dell'etica del discorso della montagna. Da questa fondamentale comprensione della mo­ ralità il singolo precetto riceve il suo speciale peso e valore . Cosl anche i singoli esempi, che il salmo in parte riprende da precetti giuridici della morale dell'alleanza di antica tradizio­ ne, vanno intesi nella linea di quelle affermazioni morali di fondo : dalla purezza del sentimento del cuore deriva la ret­ titudine di condotta verso il prossimo in parole e fatti (v. 3 ), dal principio base della veridicità deriva la assoluta gravità del giuramento e della promessa, da mantenere anche quando costano (cfr . Lev. 5 ,4) ; la giustizia proibisce di avvantaggiar­ si con l'usura dal bisogno del connazionale (dr. Ex. 2 2 ,24 ; Lev. 2 5 ,3 6 s . ; Deut. 2 3 ,20) , o di calpestare per guadagno il diritto dell 'innocente (v. 5 a.b ; dr. Ex. 2 3 ,8 ; Deut. I 6 , 1 9 ) . Nel riconoscimento del fatto che verità e giustizia sono i pi­ lastri su cui riposa l'etica sociale nella convivenza civile, nel­ l'ordine giuridico, nella sfera economica, sta il peculiare va­ lore del salmo per ogni epoca. In un punto tuttavia esso non raggiunge l'altezza della moralità biblica, dove cioè richiede

Ps.

IJ

177

di onorare i pii ma di disprezzare i rigettati da Dio (v. 4) . Forse si intende cosl, accanto a pubblici malfattori, espulsi dall'assemblea cultuale, anche quelli i cui peccati si ricono­ scono nel fatto che sono stati «puniti» da Dio con qualche di­ sgrazia . Bisognerà intendere questo atteggiamento nel senso che quando Dio ha deciso di andare contro uno, al pio non compete impugnare questa decisione divina. Nella ricompeu­ sa terrena la pietà veterotestamentaria crede di vedere la pro­ va della giusta provvidenza del Dio vivente, che da parte sua riconosce con un comportamento corrispondente. A lui quin­ di importa in fondo più la sua posizione verso Dio che il suo simile . Per quanto si possa comprendere questa istanza religiosa che sta dietro tale modo di applicare la fede nella ri­ compensa, in ogni caso non va ignorato che proprio questa concezione meccanica esteriore del governo della giustizia di Dio costituisce una forte barriera che impedisce di arrivare ali'amore come al motivo più profondo deli'etica, e di rico­ noscere come prossimo chi ha sempre necessità di aiuto. Il salmo perciò a questo punto non supera quella barriera che il Nuovo Testamento ha trasceso (dr. Le. 7 ,3 6 ss . ; 1 5 ,2 ; Mt. 2 3 , 5 ss. ) . Eloquente indizio di quanto stretto sia il rapporto tra un'elevata concezione di Dio e l'altezza della morale.

5c. La «promessa di salvezza» , con la quale si chiude il sal­ mo, è così generica che non si con1prende del tutto se il «non vacillerà>> vada inteso più. in un senso esteriore come prote­ zione dalla punizione di Dio, che «fa cadere>> il peccatore in una fine prematura - si potrebbe pensare in questo modo, ri­ facendosi al v. 4, nell'ambito della concezione cultuale del giu­ dizio -, o nel senso di una interna fermezza, che il comporta­ mento morale è in grado di dare, che porta a una costante co­ munione con Dio (v. 1 ) . Evidentemente a questa ultima con­ .cezione, che sta del tutto sulla linea di pensiero del salmo e che sottolineerebbe ancora una volta la forza della sua con­ cezione morale, manca quella conoscenza evangelica per cui

I 78

Gioia i11 Dio

l'uomo da sé non possiede la forza di una perfetta obbedien­ za, e quindi non può raggiungere la comunione con Dio con il suo solo sforzo, ma solo con la grazia di Dio, che perdona all'uomo la sua impotenza morale ed i suoi peccati, e dona a lui se stesso. 16. 1

Gioia in Dio

Miktam (1 ) . Di David. Proteggimi , Dio, poiché in te ho io rifugio ! lo dissi e ) a Dio : «Tu sei il mio Signore, la mia felicità sta totalmente in te» e) . 3 Coi santi della terra il Signore «si comporta magnificamente)) (4) . Ad essi appartiene per intero il mio cuore . 4 Moltiplicano i loro guai quanti corteggiano altri ( dèi) ; ad essi io non offro libagioni di sangue, né il loro nome venga sulle mie labbra ! 5 Il Signore è la mia porzione e la mia coppa ; tu sei «per sempre» (5) la mia sorte. 6 Il mio possesso mi è toccato in terra amena, «la mia:-> e) eredità mi piace molto . 7 lo voglio benedire il Signore, che mi ha ben con sigliato. anche di notte mi esorta il mio sentimento . 8 Sempre tengo il Signore davanti ai miei occhi ; egli è alla mia destra, cosl io non vacillo. 9 Perciò il 1nio cuore si rallegra, gioisce la mia anima , ed anche il mio corpo abita al sicuro. 10 Tu infatti non mi abbandonerai alla morte non permetti che il tuo pio veda la fossa. 11 [ tua mano (6) . Tu mi mostri la via della vita ; in te c'è la pienezza della gioia, ed eterne delizie contiene la 2

Il testo di questo salmo significativo è qua e là cosl corrot­ to che non sempre è possibile una traduzione . Anche per lo 1 . Significato incerto ; Lutero : «un gioiello d'oro» (da .2.

ketem)

V. Biblia Hebraica .

.3· Sul significato

164 ss.

.

di bal in senso rafforzativo, cfr. O'Callaghan, in: VT 4 ( 1954) 4· Secondo i LXX . ,. Leggere timld.

6. Letteralmente : «Delizia sta nella tua destra

per sempre•.

Ps. 16

1 79

stesso motivo non sempre è individuabile la divisione delle strofe. Il salmo ha la forma di una confessione di fiducia; lo stile di preghiera (invocazione a Dio) è evidente solo nei vv. I s.5 . I o s. Non esiste una interpretazione unitaria della si­ tuazione specifica dell'arante, e di conseguenza anche del sen­ so particolare di singole espressioni ed idee del salmo. Men­ tre la gran parte degli esegeti cerca di interpretare il salmo partendo dal tempo subito dopo il ritorno del popolo dal­ l'esilio babilonese, e perciò da rapporti ai quali ad esempio alludono Is. 5 7 ,3 ss . ; 6 2 , I I s.; 6 5 , I ss . , altri cercano l'auto­ re nell'ambiente dei pasidim (pii) del tardo giudaismo, e vo­ gliono comprendere il salmo partendo dal confronto della religione veterotestamentaria con sètte e culti misterici del cosiddetto periodo ellenistico . I diversi riferimenti a momen­ ti della festa dell'alleanza, come ad esempio la presenza di Dio ( vv. I .8 . I 1 ) , l'adorazione di Dio nella sua santa assem­ blea (v. 3 ) , il rigetto e la separazione dagli idolatri (v. 4 ) , l a determinazione del destino e donazione della terra ( vv. 5 s.) e la assicurazione della salvezza (vv. 8- 1 I ; cfr. introd . , pp. 3 0-3 3 ·45-46 ·5 3 ) , suggeriscono di spiegare l'origine del salmo dalla celebrazione preesilica dell'alleanza, e di inten­ derlo come la confessione personale di ciò che significa per l'orante l'incontro con Dio nel santuario 7 • Prima strofa : Confessione in Dio (vv. I -4 ) 1 La richiesta di protezione con la quale egli inizia la pre­ ghiera, non presuppone necessariamente una situazione di bisogno dalla quale l'arante desideri essere liberato ; quanto leggiamo nel resto del salmo allude ad un atteggiamento ba­ se tutto diverso, cioè alla gioia riconoscente in Dio e nella sua salvezza. L'autore qui prega semplicemente che Dio con­ tinui a proteggerlo come ha fatto finora ; ciò suggerisce il mo•

7.

Kraus cerca di interpretare il salmo come il canto di un sacerdote levita.

1 80

Gioia in Dio

tivo della preghiera : «Poiché presso di te io ho trovato rifu­ gio». La preghiera emana anche dall'esperienza di fede del­ l'orante, che sa di essere protetto alla presenza di Dio nel tempio ; autentiche esperienze di fede spingono sempre di continuo gli uomini nelle braccia di Dio e conducono al dia­ logo dell'uomo con Dio; un perenne movimento di preghiera è la espressione naturale della fede. 2 . Nella preghiera il poeta sviluppa i suoi pensieri davanti a

Dio, e li enuncia anzitutto nella forma della professione di fedeltà, come vuole il momento dell'incontro con Dio, e co­ me è sempre stato il fondamento della sua pietà (letteralmen­ te : «lo ho sempre detto» ) : Tu sei il mio Signore . In questo riconoscimento di Dio come il Signore consiste l'incessante confessione sia della sua provvidenza sia delle sue esigenze . Nel senso di questo ultimo pensiero il poeta prosegue: «La mia felicità non esiste fuori di te}> . Per lui Dio non è solo il « massimo bene» in una scala di altri beni, ma l'unico bene, semplicemente la sempre di nuovo. 8. Mowinckel, in : TLZ 82 ( 1 957) 649 ss., cancella al v. 2 ,adonaj e legge b�lijja'al kol-q�dosim... wr 'addire baiJama;im bal f?ef# bam : «Inutili sono tutti i santi sulla terra e i poten ti del cielo; io non mi compiaccio in essi». Interpretando «i santi e potenti» come dèi stranieri, egli qui già trova l'idea di ripudio (dr. v. 4).

Ps. 16

181

L'espressione «santi» deriva il senso dalla radice il cui signi­ ficato implica il popolo separato da Dio, il cui compito l'A .T. pone nel rivelare che Dio in esso e per esso si manifesta di fronte al mondo nella sua gloria . Cosl nelle espressioni che Dio agisce gloriosamente nei santi, vibra anche quella idea della autoglorificazione di Dio davanti il suo popolo e attra­ verso il suo popolo. Proprio in ciò il poeta vede la piena con­ fessione di Dio al suo popolo, e per questo egli si professa in questa comunità del popolo di Dio. 4· Ma la provvidenza di Dio implica la sua incessante esigen­

za ed esclude tutti i rapporti cogli altri dèi (cfr . Ex. 20,2 s . ) . I l poeta capisce chiaramente questa correlazione : se la felici­ tà consiste nell'esclusività del rapporto con Dio, il nesso con un altro dio può significare solo infelicità e dolore. Quanto non proviene dal rapporto con l'u11ico Dio, è peccato contro questo Dio. Dall'intimità della comunione con Dio che im­ pegna l'intero uomo deriva l'esigenza di n1antenere questo rapporto puro e libero da quanto ha a che fare con religioni estranee. Qui il «rigetto» , che era la parte essenziale del cul­ to dell'alleanza (dr. introd ., pp . 5 3 -54 . 8 1-8 2 ) , trova la sua motivazione interiore, teologica. Delle usanze religiose estra­ nee il salmista nomina la libagione di sangue, cui si attribui­ va potere espiatorio e liberante, e l'uso del nome degli dèi, che fungevano da strumento magico efficace. Non senza in­ tenzione l'autore evita perfino di nominare tale nome, anzi a questi dèi egli mai attribuisce il titolo «dio». Resta degno di nota che il salmista, nonostante la meticolosa separazione che traccia tra sé e i connazionali che seguono dèi stranieri ­ altra idea ancorata nella festa dell'alleanza , cfr. Ps. 1 5 ,4 non trasferisce la sua avversione dal fatto alle persone; il suo pensiero totalmente orientato a Dio può averlo preservato da .tale errore. -,

Gioia in Dio

Seconda strofa : La felicità della comunione con Dio (vv. 5-8 )

5 . Il poeta esprime ora in due modi ciò che significa per lui la

comunione con Dio, la salvezza. La coppa, forse la «coppa della festa» di Jahvé, che nel convito liturgico passava tra i partecipanti, è anche il simbolo e il pegno della grazia salvi­ fica divina 9 • Anche l'espressione «lotto» e porzione (di ter­ ra) , qui usata in modo parallelo , indica lo stesso senso (cfr. introd. , pp. 45-46 ) . Il versetto quindi vuoi dire che il de­ stino dell'arante resta sempre legato a Dio ; non si può esclu­ dere Dio dalla sua vita. 6 . Quando il poeta viene a parlare dell'idea di sorte in occa­ sione della assegnazione del lotto della terra, che forse avve­ niva nell'azione cultuale tirando a sorte, non si tratta solo di una connessione esteriore di pensieri . Qui sta un rapporto molto più profondo. Lo sguardo dell'uomo rivolto con rico­ noscenza e gioia alla provvidenza di Dio gli insegna a vedere il bene terreno come la prova visibile della protezione del suo Dio; dalla fede in Dio egli acquista anche il giusto cri te­ rio per apprezzare i valori esteriori, e li accoglie con gioia e felicità come «eredità» dalla munifica mano di Dio. Evidente­ mente l'enigma su sofferenza e bisogno della vita terrena, che tormenta l'autore del libro di Giobbe, sembra sia stato risparmiato al nostro cantore di salmi . E in ciò egli si distin­ gue anche dal poeta del Ps. 7 3 , con il cui comportarsi del re­ sto ha qualche parentela. 7 . Il diritto di spiegare cosi il v . 6 viene dal v. 7 . Il pensiero della «sorte» terrena riporta involontariamente lo sguardo del poeta su Dio . Il pio sentimento trova espressione natu­ rale e bella nella lode di Dio. Considerando la sua vita, il 9· Sulla connessione originaria tra l'idea della coppa della salvezza o della rovi­ na (dr. Ier. 2 5 , 1 5 ss .) con la ideologia della festa del nuovo anno, dr. Ringgren · Svensk Exegetisk Arsbok 17 ( 1 952) 19 ss .

Ps. 16

poeta capisce con il cuore pieno di riconoscenza come il con­ siglio di Dio lo ha guidato con la grazia. Nella quiete della notte, quando le voci del giorno tacciono, .egli percepisce chiaramente l'esortazione della voce interiore a volgersi a Dio in preghiera . La preghiera è per lui la necessaria espres­ sione vitale della fede. Per questo uomo che non può vivere se non sotto gli occhi di Dio, la preghiera non è il luogo e­ sclusivo per presentare a Dio i suoi desideri, ma è il momen­ to della sua vita in cui il consiglio e la pedagogia di Dio lo elevano a trascendersi. In questa disciplina della preghiera egli fa pensare alla vita orante di un Geremia. 8 . Il fatto che il poeta tenga sempre davanti agli occhi Dio e in quanto egli sperimenta ed opera si veda alla sua presenza, è solo la conseguenza della viva impressione esperienziale del­ la presenza di Dio. In questo modo gli episodi della vita di­ ventano per lui indicazione a Dio; l'incontro con Dio e la comunione arante conducono ad una stabile comunione di vita con Dio. Se Dio è al suo fianco, egli non vacillerà: nel pe­ ricolo e nel bisogno egli può essere certo del suo aiuto; nelle singole decisioni, del suo consiglio e della sua guida.

Terza strofa : La gioiosa speranza (vv . 9- I I ) 9 · La certezza della sua comunione di vita con Dio conduce il salmista ad un giubilo gioioso . Egli si volge ora anima e corpo al futuro nascosto nelle braccia di Dio. Qui va notato che egli esprime il suo ottimismo di fede nel momento in cui i suoi pensieri si volgono alla morte ! 1 o . Sì, proprio questo ha da dire di fronte al pensiero della morte, che non lo spaventa, ma anzi gli dà fiducia (cfr . il nes­ so con «poiché») . Qui le opinioni divergono su come vada intesa in concreto l'espressione del v. I O . La maggioranza de­ gli esegeti recenti sono persuasi che l'autore pensi allo scam-

Gioia in Dio

po da una morte improvvisa, prematura o cattiva. Tuttavia né la lettera del versetto né la situazione generale e il com­ portamento del poeta suggeriscono queste idee ; e proprio il decisivo in questa interpretazione, lo speciale tipo di morte , sta inserito nel testo. Non v'è motivo di dubitare che il poe­ ta, se parla del tutto in generale della morte, intenda anche del tutto in generale la morte e che qui grazie alla sua fede in Dio egli sta sulla via per vincere interiormente la morte. Come poi in concreto egli si rappresenti il particolare, non si fa conoscere con esattezza . Se si traduce la seconda parte del versetto, come sopra, quale esatto parallelo alla prima parte , si potrà pensare a una assunzione verso Dio (dr. Gen. 5 ,2 4 ; 2 Reg. 2 , 1 ss .) . Se il termine, da noi reso con «fossa» secondo il suo senso usuale, si fa derivare dalla radice ebraica «cor­ rompere» ( = decomposizione) , si potrà scegliere, con la tra­ duzione greca e con il Nuovo Testamento, in cui questo ver­ setto è interpretato della resurrezione di Gesù (Act. 2 ,2 .5 ss . ; I 3 , 3 5 ), l'opinione di una resurrezione dalla morte ; anche questa interpretazione non è impossibile. Tuttavia mi pare che nella globalità di questa problematica, la questione del modo, anche nel significato del salmo stesso, sia spinta a tor­ to nel primo piano dell'interpretazione . Il poeta in ogni caso - e deliberatamente - non sottolinea il problema. Anzitutto verosimilmente perché , trovandosi in prima linea contro le pratiche religiose del suo tempo, vuole evitare l'accusa di pa­ ganesimo nell'adottare la credenza nella resurrezione dai mor­ ti, che si incoraggiava nel culto degli dèi della vegetazione (cfr. il mito cultuale di Baal e Mot nei testi di Ras-Shamra, e Os. 6 , 1 ss .) ; e poi perché, fatto principale , sul piano della sua fede in Dio per lui il «dato» è più importante del «come» (cfr. anche al v. I r ) . Certo l'autore vuole esprimere che la sua fede nel superamento della morte è eguale a quella degli altri . Ma il terreno sul quale perviene, è un altro. È lo stesso terreno che lungo l'intero salmo si è reso visibile come il mo­ tivo base del forte ottimismo di fede del poeta : la comunione

Ps. I6

di vita con Dio. Dove questa vita con Dio comprende tutto l'uomo, la morte perde praticamente quel peso tremendo che· essa ha per gli uomini con un ingenuo senso della vita . Il problema della morte qui cede il posto non ad uno sfrenato desiderio di godere la vita in modo naturale, ma alla pienez­ za di una più alta vita, che deriva dalla comunione con Dio; con questa religiosa profondità della comprensione della vi-· , ta, per l orante anche il problema della morte non è più in concreto la questione decisiva. Questa è strada per superare la morte, che il salmo percorre : per la potenza vitale di Dio , alla quale il poeta può partecipare , la morte e gli inferi non sono più ostacoli insormontabili che possono infrangere que­ sta comunione di vita . In questa vita da Dio sta la forza vit­ toriosa che supera la morte. Di qui viene anche la giusta lu-· ce sulPuso neotestamentario dell'espressione del salmo. Cer­ to il v . I o non è in teso come una predicazione profetica del­ la resurrezione di Gesù, ma la fede neotestamentaria nella resurrezione, e quanto qui ispira il salmista, hanno gli stessi motivi, cioè la fede inamovibile nella potenza vivificante di Dio, che nella resurrezione di Cristo ha definitivamente scon­ fitto la morte. 1 1 . Il v . I I si collega immediatamente a questa idea e la svi­

luppa ulteriormente. Il «fatto» della vittoria di Dio sulla morte è il fermo terreno della chiara consapevolezza con la quale il poeta contempla la morte , il « modo» resta per lui un mistero divino nascosto. Eppure egli sa che : «Tu mi farai conoscere la via della vita» . Secondo il contesto l'espressione «via della vita» non può essere intesa in altro senso che una comunione di vita con Dio continuata al di là della morte, il compimento della salvezza, la cui forma futura è ancora ve­ lata al poeta . Ma Dio stesso rimuoverà il velo di questo mi­ stero, e allora finalmente egli potrà partecipare alla definiti­ va pienezza della gioia alla presenza di Dio e nella beata co­ munione con lui (letteralmente : «Sazietà della gioia davanti.

Il giudizio di Dio

1: 86

al tuo volto») . Le delizie che la mano di Dio gli ha preparato durano in eterno. In questo sl gioioso alla potenza di vita di Dio sta la forza della fede biblica, che trascende le al tre reli­ gioni, mentre rende possibile un atteggiamento positivo di fede verso l'intera realtà della vita, compresa la morte. �7. 1

Il giudizio di Dio

Preghiera. Di David. Ascoltami, Signore, «mia salvezza» C ) , presta attenzione al mio attendi alla mia preghiera da una bocca senza inganno ! [ grido, 2 Dal tuo volto procede il mio diritto, i tuoi occhi vedono che cosa è giusto . 3 Tu hai provato il mio cuore, mi hai visitato nella notte, pti hai saggiato, non hai trovato nulla . lo pensavo : Niente (di male) deve uscire dalla mia bocca. 4 Nell 'azione degli uomini mi sono protetto dalla via del violento secondo le parole della tua bocca . 5 Tenni fermo il mio passo nei tuoi sentieri , cosl che i miei piedi non vacillassero . " A te grido, tu mi ascolti , o Dio . Inclina verso di me il tuo orecchio, ascolta la mia parola ! 7 Opera le meraviglie della tua grazia, tu soccorritore di chi cerca contro i ribelli al tuo potere ! [ aiuto 1 Proteggimi come la pupilla degli occhi, nascondimi all'ombra delle tue ali ' dagli empi che mi fanno violenza , i miei nemici che mi circondano bramosi ! 10 Essi hanno chiuso il loro crasso cuore, con la loro bocca essi parlano orgoglio . 1 1 A ogni pié sospinto «mi» e) circondano e meditano di piegar(mi) fino a terra . 12 Egli è come un leone, avido di preda, come un leoncelio che si apposta negli agguati . 13 Sorgi, o Signore, affrontalo, abbattilo, salvami dall 'iniquo con la tua spada, 14 dagli uomini, o Signor�, con la rua mano , dagli uomini - non duri più la loro parte di vita! -

:I .

Leggere

con

i LXX #dqi.

2.

V. Biblia Hebraica.

Ps. I]

Riempi il loro corpo con ciò che hai serbato, che i loro figli siano saziati e lascino un avanzo ai loro piccoli ! 15 Io possa contemplare il tuo volto nella salvezza, · al mio risveglio possa saziarmi del tuo aspetto .

Il salmo presenta diverse difficoltà di interpretazione per il suo linguaggio duro e contorto . In specie i vv . 3 s . r 4 per­ mettono diverse interpretazioni in parte contrastanti, cosi che la traduzione e la spiegazione sono solo tentativi . La struttura è chiara : all'introduzione (vv . 1 -2 ) segue la prote­ sta di innocenza ( vv . 3 -5 ) ; con il v. 6 si inizia la preghiera, che al v . 9 diventa descrizione dei nemici ; a ciò si aggiunge ai vv. 1 3- 1 4 una preghiera di vendetta contro i nemici ; il v . 1 .5 chiude con la confessione della speranza nella salvezza at­ tesa dall'incontro con Dio . L'autore fa parte della comunità dei «pii» (vv. 3 s.7) (Duhm pensa ma difficilmente con ragio­ ne, ai farisei) . Egli è perseguitato e ingiustamente accusato da empi nemici, cerca il suo diritto presso Dio nel tempio (v . 2 ) ; a lui chiede aiuto (vv. 6 ss .) . Dai vv. 7 s . 1 3 . 1 5 è da sup­ porre che la preghiera fosse pronunciata nella festa dell'al­ leanza, quando il Signore appare sopra l 'arca santa per giudi­ care gli iniqui e per manifestare la sua salvezza alla comunità pia (v. introd. , pp . 3 9-42 .77-8 1 ) . 1 - 2 . Già nella ampia invocazione risulta l'idea, che domina

la prima parte del salmo, dell'innocenza dell'arante (cfr. in­ trod., pp. 8 1 -8 2 ) ; solo la aperta sincerità della preghiera ha possibilità di ascolto. Nella fiducia nell 'imparziale giustizia di Dio e nella sua buona coscienza egli spera di ricevere giu­ stizia da Dio (Hans Schmidt pensa, come spesso, e qui forse a ragione , ad un giudizio di Dio che ha luogo nel tempio ). 3-5 . L'ampia professione di innocenza non va intesa come e­ spressione di una ingenua autogiustificazione o. anche di in­ nocenza, ma come la giustificazione di fronte ad accuse ingiu-

Il giuditio di Dio

z 88

ste - di qui le formulazioni negative nello stile tradizionale della confessione (cfr. Ps. 1 5 ; 24,3 ss . ; Deut. 26 , 1 3 ss . ; Ez. 1 8 ,5 ss . ) . Per il poeta in prima linea è da far sì che il suo rapporto con Dio non sia più turbato dagli attacchi calunnio­ si, di cui soffre. È per lui seria preoccupazione il rapporto i­ nalterato con Dio; eg1i è pronto senza esitare a sottoporre al­ la esatta verifica di Dio i suoi pensieri, parole ed azioni, poi­ ché ha cercato con cura di sottrarsi alla tentazione umana di parlare senza controllo o di agire con violenza. Anzi , la leg­ ge di Dio è per lui la direzione e il sostegno della sua vita. 6-9 . Solo adesso, dopo che l'arante con la sua confessione si sente liberato dal peso del sospetto davanti a Dio, può par­ lare sollevato di quanto più lo interessa . La preghiera dap­ prima si rifà al v. I ma ora include - variazione degna di nota - il motivo della «certezza dell'ascolto» (cfr. introd. , p. 84); e questo come risultato della sua precedente con­ fessione di innocenza. Di fronte alla violenza dei nemici, sot­ to la quale egli ebbe a soffrire e dalla quale si sente minaccia­ to, l'arante cerca rifugio in Dio. Da parte sua si sente impo­ tente, e solo un miracolo della grazia divina può salvarlo. Ma egli sa anche che Dio lo aiuterà, perché a Dio stesso interes­ sa andare contro «i ribelli contro la sua potenza» . La pre­ ghiera non è una richiesta presuntuosa di miracolo divino, essa risponde piuttosto ad una fiducia interiore che, basata sulla tradizione, si esprime incisiva nelle due immagini del v . 8 , di infantile e tenera affezione . La seconda immagine è connessa con l'idea del Dio che appare sulle ali dei cherubini e intronizzato sull'arca santa (cfr. introd. , pp. 40 ss 7 7 s . ). ,

.

r o- 1 2 . In contrasto con l'atteggiamento del poeta , è la con­ dotta degli avversari che lo minacciano, arrogante e violenta, crudele e brutale, avara e insidiosa , descritta (di qui il cam­ bio al singolare, v. 1 2 ) nell'immagine del leone avido che sta in agguato per la sua preda (cfr. Ps. 1 0 ,8 s . ).

Ps. I] ·

1 3- 1 4 . Questo contrasto di immagini ai vv . 8 e 1 2 , e dei re­ lativi sentimenti della protezione e del timore adombra già la forte tensione interiore che trova il suo sfogo nella pre­ ghiera di vendetta (vv. 1 3- 1 4) con la violenza primitiva di affetti repressi. Si può ancora avvertire il fatto che il poeta ha perso la padronanza sui suoi sentimenti - supposto che sia conservato il testo originale - dal susseguirsi, come con respiro ansante, di frasi brevi e incisive, e dal saltuario filo del pensiero. Qui sta la difficoltà della comprensione; ma an­ che una messa in guardia dal voler costruire con variazioni testuali una sequenza piana e logica di pensiero . Adirato e amareggiato, torturato anche da segreto timore, il poeta pen­ sa che Dio debba salvarlo abbattendo i suoi avversari, ucci­ dendoli con la spada o con il pugno, come dice al v. 1 4 con pungente ironia, distruggendoli con un cibo nascosto nel mi­ sterioso piano punitivo di Dio, con cui loro e i loro figli e i loro nipoti saranno «saziati» . Ma il poeta non si ferma nella profondità dell'abisso in cui i suoi sentimenti umani di ven­ detta lo hanno gettato e nel quale ha cercato di attirare anche Dio . Con una energica svolta egli innalza di nuovo lo sguar­ do nella sfera di Dio, che egli può contemplare nella «sal­ vezza>> , cioè come giustificato e salvato . Con questo incontro con Dio «al risveglio» - forse allusione alla teofania 3 attesa per il mattino successivo (cfr . v. 3 ) nel culto - il poeta spera , da parte sua, «di essere saziato» . In questo incontro con Dio egli ha il pegno per una intima comunità con lui, che lo sol­ leva sopra tutte le affiizioni causategli non solo dai suoi ne­ mici , ma anche dal suo cuore tormentato. 3· Altri interpretano il versetto come espressione di speranza in una vita fu tura ; ma i termini paralleli «volto» e «figura» fanno riferimento piuttosto alla pre­ senza di Dio nella teofania.

La salvetu del

1 90

18.

La salvezza del

re

re

1 Al capo-coro. Di David, servo di ]a h vé, che disse a ]ah vé le parole

di questo cantico nel giorno in cui ]ah vé lo aveva salvato dalla mano di tutti i suoi nemici e dalla mano di Saul. 2 Allora egli disse : Ti voglio amare, Signore , mia forza. 3 Il Signore è mia roccia, mia fortezza e mio liberatore, mio Dio, mia rocca, nel quale ho fiducia , mio scudo e corno della mia salvezza, mio rifugio. 4 Invocai il Signore che è degno di lode, perciò fui salvato dai miei nemici . 5 «Onde» e ) di morte mi avvolsero e torrenti di perdizione mi spaventarono . 6 Le funi deli 'inferno mi avvinsero, ero caduto nei lacci della morte . 7 Il Signore invocai nella mia angustia e gridai al mio Dio verso l'alto : Ascolti la mia voce dal suo santuario e giunga il mio grido davanti a lui fino alle sue orecchie ! 1 Allora si scosse e tremò la terra traballarono i monti fino alle basi , sussultarono poiché egli era adirato. 9 Fumo uscl dalle sue narici . fuoco divoratore dalla sua bocca , e davanti a lui carboni accesi . 10 Piegò il cielo e discese . nubi oscure ai suoi piedi . 1 1 Sul cherubino cavalcò volando e si librò sulle ali dell'uragano. 12 Con le tenebre si avvolse tutt'intorno , gli era velo l'oscurità delle acque e nuvole fitte. 13 Al suo fulgore le nubi si sciolsero e fu grandine e carboni ardenti . 14 Il Signore fece tuonare nel cielo , ' (1) l'Altissimo fece risuonare la sua voce ' . 15 Scoccò le sue frecce e li disperse « fulminò» (1) con fulmini e li sconvolse. 16 Si vide allora il fondo 'del mare' ( J ) , si rivelarono le fondamenta dell 'universo davanti la tua minaccia, Signore, allo spirare del soffio della tua ira .

Ps. IB 17

Dall'alto egli mi afferrò, mi estrasse dalle grandi acque. 11 Mi liberò da un nemico potente, dai miei avversari più forti di me. 19 Mi stettero contro nel giorno della mia sventura, ma il Signore mi fu di sostegno. � Egli mi trasse fuori al largo, mi salvò, perché mi ama. 21 Il Signore mi retribuì per il mio diritto, mi restituì per la purezza delle mie mani . 21 Poiché io ho custodito le vie del Signore , non ho avuto iniquità contro il mio Dio . 23 Poiché i suoi decreti stavano tutti davanti a me , le sue direttive non rigettai da me . 24 Cosi ero irreprensibile davanti a lui, e mi sono ben protetto dalla colpa . 25 Allora il Signore mi ha retribuito per il mio diritto, per la purezza delle mie mani davanti ai suoi occh i. 26 Con il pio tu sei pio, con l'integro tu sei integro , 27 con il puro tu sei puro, contro il perverso tu agisci da perverso . 28 Tu infatti aiuti il popolo umiliato, ma abbassi gli occhi orgogliosi. 2f Sl , tu , Signore , fai brillare la mia lampada , mio Dio, che rischiara le mie tenebre. JO Con te io assalgo la schiera , e con Dio scavalco il muro . 31 Sl, Dio, la sua via è perfetta, la parola del Signore è pura. Egli è scudo per quanti si rifugiano in lui . 32 Infatti, chi è Dio fuori del Signore, e chi è roccia fuori del nostro Dio? 33 Dio, che mi cinge di forza e ha reso irreprensibile la mia via, 34 che fece i miei piedi come quelli delle cerve e mi pose sicuro sulle «alture» e), 35 che addestra le mie mani alla battaglia , così che i l mio braccio tenda l'arco di bronzo. 36 Tu mi desti lo scudo della tua salvezza, la tua destra mi sostenne, la tua condiscendenza mi rese grande .. n Tu allargasti il mio passo sotto di me,

La salveua del re

e le mie calcagna non vacillarono . Inseguii i miei nemici e li raggiunsi e non ritornai finché non li distrussi . 39 Li abbattei , cosl che non si rialzavano più , sprofondarono sotto i miei piedi . 40 Tu mi hai cinto di forza per la battaglia e hai piegato sotto di me i miei nemici. 41 Tu spingesti in fuga i miei nemici davanti a me, e quanti mi odiano io sterminai. -" 2 Essi gridarono, ma non eera salvatore , �ah> (i ) Signore , ma egli non li ascoltò . 43 Li frantumai come polvere al vento , «li calpestai » e ) come fango di strada . 44 Tu mi liberasti dalle lotte del popolo e mi facesti capo di nazioni . Un popolo che io non conoscevo di venne mio servo, ..5 mi fu obbediente al solo udirmi . Figli degli stranieri mi corteggiarono . • Figli degli stranieri «mi portarono doni » ( f ) , uscirono tremanti dalle loro fortezze . _..7 Il Signore è vivo, benedetta la mia roccia . Si innalza il Dio della mia salvezza. 4 È lui , Dio, che mi diede vendetta , che assoggettò i popoli sotto di me. 49 Che mi salva dall'ira dei miei nemici . Davanti ai miei avversari tu mi esalti , mi salvi dall 'uon1o di violenza . .so Perciò voglio celebrarti , Signore, in mezzo ai popoli , cantare la lode del tuo nome, 51 che fa grande la grazia del suo re, e dimostra amore al suo unto, a David e alla sua stirpe in eterno. 38

Il salmo, il cui esordio rappresenta l'inizio del canto di Johann Scheflle r, Ich will dich liebe1t, meine Stiirke (lo vo­ glio amarti, mia forza) , è per la forma un inno di ringrazia­ mento di un re che ripensa alla salvezza da una grave ango­ scia e alla vittoria sui suoi nemici . Secondo il titolo seriore, 1.

ar. Biblia Hebraica.

Ps. 18 ·.

·

1 93

David ha composto «l'inno» quando fu salvato «da tutti i suoi nemici» e «dalla mano di Saul» . Il salmo è riportato anche in 2 Sam. 2 2 in una forma più recente, che però sem­ bra risalga ad un manoscritto più antico del testo del Ps. 1 8 . Anche se questi due fatti insieme provano solo che il salmo fu attribuito a David al tempo della composizione dei libri di Samuele, tuttavia il salmo stesso nulla contiene che possa e­ scludere la sua origine al tempo di David; paralleli della let· teratura posteriore (cfr. Mich. 7, 1 7 con v . 46 ; Abac. 3 , 1 9 con v . 3 4 ; Prov. 30,5 con v. J I , e Ps. 1 1 6 ; 1 44 ) possono inten­ dersi come citazioni del salmo, o riferimenti ad una comune tradizione cultuale. Il cosidetto stile deuteronomistico ai vv . 2 2 ss . si limita ad espressioni che non sono tipiche affatto del solo scritto deuteronomico . I rapporti con il Deuteroisaia (v. 3 2 ; dr. Is. 43 , 1 I ; 44,6 .8 ; 45 ,2 1 ) non presuppongono alcu­ na dipendenza da parte del salmo. D'altronde la descrizione della teofania (vv. 8 ss . ) , mediante la quale, come nelle an­ tiche tradizioni di Iud. 5 ; Ex. 1 5 ; Ios. 1 0 , 1 2 ss ., era decisa la battaglia, come anche la menzione dell'antico modo di combattere appiedato del re, in cui è decisiva la velocità nel correre e nell'inseguire (vv. 3 0 .34 ; cfr. 2 Sam. 1 ,2 3 ; 2 , 1 8 ) , ed altro, come ad es . la sua ortografia arcaica, sono tutti ele· menti che escludono una datazione più recente del salmo. Bi­ sognerà dunque tenere presente la possibilità di una prove­ nienza del salmo da David, o, come suggerisce la forma ste­ reotipa dello «stile cortigiano» liturgico (cfr. il commento a Ps. 2 ) , da un poeta della sua corte. Tuttavia è dubbio se il salmo, come per lo più si ritiene, sia stato composto per una data celebrazione di una vittoria, e se esso solo consideri questo avvenimento, che sarebbe difficile determinare stori­ camente. La prima parte parla esclusivamente della salvezza del re da profonda angoscia «nel giorno della sua sventura» (v. 1 9 ) ; secondo il v. 1 5 i nemici sono dispersi, mentre solo nella seconda parte si parla della vittoria sui nemici e del trionfo. Sembra quindi che il salmo si riferisca ad un periodo

I 94

LA salvezu ·del

r�

più ampio con diversi eventi (il v. 44 parla di conflitti all'in­ terno del proprio popolo) . È sconsigliabile comunque una divisione del salmo in due preghiere indipendenti (Hans Schmidt e altri ) per il chiaro rapporto tra i due temi principali ai vv. 44 s. e 49 , e per lo stesso metro. Va naturalmente considerato anche che il testo in alcuni punti, lungo l'uso liturgico del salmo, ha subito va­ riazioni, cosl che non è sempre possibile risalire al testo ori­ ginale. La divisione storico-letteraria di unità maggiori, ten­ tata spesso, non si raccomanda , soprattutto se si pensa che dal terreno cultuale, solo dal quale questo salmo deve essere in­ teso, furono uniti insieme diversi elementi . Il salmo non of­ fre una descrizione di un evento storico, o, specialmente ai vv. 8 ss . , quella di un fenomeno naturale (tempesta o eruzio­ ne vulcanica), ma è esso stesso una parte di un evento cul­ tuale che, sorto dalla tradizione sacra, era destinato probabil­ mente ad una celebrazione liturgica periodica (cfr. v. 5 I ) , che aveva come centro le opere salvifiche di Dio per il re e come scopo confermare ed assicurare la «salvezza del re» . Solo in questo contesto si spiegano le potenti dimensioni che si es tendono al cielo e alla terra, nelle quali è fissa to il des ti­ no dell'orante regale come nelle tradizioni della storia della salvezza biblica, che trapela qua e là e trascende ampiamente l'ambito storico-naturale dell'evento solo umano. Come le due torri di una cattedrale, le due parti del mae­ stoso inno si innalzano a lode di Dio, che si manifesta per soccorrere l 'orante nell'angoscia (vv. 2-3 I ) e «si innalza» (v. 4 7 ) per «fare grande la salvezza del suo re>> (v. 5 I ) . Nella at­ tualizzazione dell'opera salvifìca di Dio sta il senso e il con­ tenuto di tutto il salmo e della celebrazione alla quale era destinato. Ciascuna delle due parti ha una sua impronta ri­ spondente al suo contenuto, eppure solo tutte e due insieme danno adeguata testimonianza alla grande potenza del Dio vivente e alla intatta fiducia del regale cantore che gioisce ed è certo della sua salvezza. Al linguaggio mobile, adatto al

Ps. 18

·

mutare delle diverse tonalità e contenuti, corrisponde un or­ dine attentamente predisposto, che rispecchia la drammatica vitalità degli eventi, e nel quale i momenti di crescendo, cul­ minanti e di pausa, si fondono in una sequenza internamente unitaria. Prima parte : La salvezza ( vv . 2-3 r )

Introduzione innica (vv. 2-3 ) 2-3 . L'esordio, testualmente del resto non del tutto certo, «Ti voglio amare , Signore, mia forza» illumina l'intero inno con il delicato splendore del dono del cuore a Dio , frutto di una ultima profondità dell'interiorità personale, e, come in­ dica lo sguardo alla fine del salmo (cfr. vv 5 I e 20) , si nutre dell'amore che Dio dona all'arante. Su questo amore di Dio si basa la «forza» del re ; e il suo inno è la confessione nella quale questa unione con Dio trova la sua attuale e significa­ tiva espressione (cfr . Iud. 5 ,3 1 ) . Cosl proprio all'esordio sta una confessione innica, che nella lapidarietà dei suoi predi­ cati elencati fa risaltare plasticamente la pienezza di quanto Dio con il suo aiuto significa per l'orante, e quali forze della sicurezza e della fiducia gli provengono dal suo rapporto con Dio . Anche l'immagine del «corno di salvezza» va intesa co­ me simbolo per comprendere la forza. .

Il bisogno e la supplica ( vv 4-7) .

4 · Con il v. 4 lo stile innico si trasforma in «narrazione» (cfr. introd., pp. 5 8-6o) , che è mantenuta fino al v . 20. Essa mi­ ra ad attualizzare quanto è narrato, per attuare il contenuto della festa, in modo che questo evento sia accolto e liturgi­ camente ratificato come attuale presenza di Dio e della sua opera salvifica. Ciò spiega il sorprendente scambio, intradu­ cibile nella nostra lingua, dei verbi dal perfetto all'imperfet­ to e viceversa, che si trova lungo tutto il salmo e che esprime

.La salvezu del re

la realtà dell'evento verificatosi in passato come operante an­ cora nel presente. j-6 . Dopo che (v. 4 ) è stato delineato in breve il tema della

prima parte, la salvezza dai nemici, il re (vv . .5-6) descrive la gravità del pericolo nel quale egli, già legato dalle catene del­ la morte, si vedeva ormai gettato agli inferi . Nel v . .5 il mon­ do della morte, come presso i Babilonesi e Greci, è immagi­ nato come una corrente e un mare (cfr. Ps. 9 , 1 4 ; 30,4 ; 8 8 , 4 .7 ; Ion. 2 ,3 s.6 s .) , nel v. 6 come a un cacciatore che dispo­ ne le sue trappole . 7 . Anche se resta dubbio se si alluda in proposito al comune

motivo del mito cultuale della discesa agli inferi, però l'ine­ sorabile gravità della minaccia alla vita, della sfera della mor­ te, dalla quale umanamente non c'è salvezza, risalta in modo tale che diventa chiaro che l'orante deve tutto e solo all'azio­ ne salvifica del suo Dio. Estendendosi fino alle più ampie di­ mensioni, la preghiera del re si eleva dalle più abissali pro­ fondità dell'inferno della sua disperata angoscia fino al san­ tuario celeste di Dio ; e il grande miracolo avviene : Dio stes­ so nell'angoscia appare come il salvatore. La

teofania (vv. 8-16)

8 - 1 6 . Nel pieno slancio di un'ampia espressività si estende la descrizione di Dio che viene dal cielo, che con i suoi quasi mitologici tratti arcaici si rifà alla teofania del Sinai quale archetipo, e evidentemente da considerare tra i dati costitu­ tivi non solo delle antiche tradizioni letterarie, ma anche del­ la tradizione cultuale del popolo dell'alleanza (cfr. I ud. 5 ,4 ss . ; Deut. 3 3 ,2 ; Is. 3 0,27 ss. ; Abac. 3 ,3 ss . ; Ps. 9 7 ,2 con Ex. 1 9 e I Reg. 1 9 , 1 I s .) . Anche per il Ps. 1 8 la descrizione del­ la apparizione di Dio va compresa dal suo significato nel qua­ dro della tradizione cultuale. Qui non abbiamo a che fare,

Ps. 18

1 97

come per lo più si crede, né con la descrizione del fenomeno naturale di una tempesta o terremoto nella sua forma poetica arcaica, né con un brano preso da una tradizione più antica e qui interpolato, che sarebbe agganciato al contesto dal salmo solo debolmente . Nella recitazione cultuale del salmo ha un doppio significato la descrizione della teofania : possiede un proprio peso sacro in quanto l'intera assemblea liturgica in­ sieme con l'arante, attraverso la «presentazione» della teo­ fania, la quale era celebrata essa stessa come evento cultuale (cfr . introd . , pp . 30 ss.) e che qui è presupposta come tale, nel­ la sua forma vincolata tradizionalmente, sperimenta il Dio del Sinai come il Dio presente, manifestantesi ora ai suoi oc­ chi e ai suoi orecchi , e in forza della tradizione liturgica del­ la parola sacra si vede posto di fronte a lui, così che questa tradizione diventa vitale e operante presenza in tutta la sua pienezza (cfr. Ps. 5o, 2 ss . ) ; di qui la sorprendente ampiezza della descrizione, che si dilunga solennemente fino ai parti­ colari. D 'altra parte Io speciale evento di cui parla il salmo, la salvezza personale del re e la realizzazione della sua « sal­ vezza» per il rapporto con la teofania del Sinai vissuta come presenza attuale, nella quale essa è ora inserita , diventa una parte di quella attività salvifica di Dio, fondamentale per la comunità cultuale, in rapporto alla storia della salvezza ti­ presentata e costantemente attualizzata nell 'ambito cultuale , ed alla quale la comunità stessa partecipa. Solo in rapporto con questa storia salvifìca gli eventi storici hanno il loro sen­ so ; nei salmi non si parla mai di un proprio peso «storico» degli eventi in senso moderno; sarebbe quindi errato appli­ care all'inno i canoni di una concezione storica 2 • I singoli tratti della grandiosa descrizione del Dio che ap2. Quando Westennann (Das Loben Gottes in den Psalmen, 6' ss.) crede di dover negare qui un rapporto con la teofania del Sinai. poiché il salmo non ri­ porta esplicitati globahnente i particolari della tradizione dell'esodo, applica un criterio che può essere valido per provare una dipendenza letteraria, ma che è poco adeguato alla natura della tradizione cultuale e delle sue forme linguistiche (cfr. sopra, pp. 39 s . n . 3 1 ).

1 98

La salvezza del re

pare dal cielo, per quanto ci possano sembrare strani nella loro arcaicità, servono a sottolineare la terribile maestà e po­ tenza di Dio e a nasconderle. Mai è descritta la forma di Dio. La vicinanza e grandezza del Dio nascosto dal fuoco rag­ giante e dalla oscurità delle nubi (cfr. Ex. 2 4 , 1 0 e le colon­ ne di fuoco e nubi della tradizione dell'Esodo) possono es­ sere vagamente conosciute solo per gli effetti della sua appa­ rizione, che hanno le proporzioni di catastrofi cosmiche. Sul cherubino, una incarnazione mitico-poetica della nube-carro (cfr. Is. 1 9 , 1 ; Ps. 1 04 ,3 s.), egli discende in un turbine di vento, nel cielo di nubi che si piega fino alla terra . Anche qui il contesto sacro e liturgico della descrizione teofanica è at­ testato dalla narrazione del viaggiare sulle nubi della Divi­ nità, portata sul tetto dell'arca dell 'alleanza dai cherubini le cui ali distese nascondono agli occhi della comunità il Dio che si immagina intronizzato sull'arca (dr. 2 Sam. 6 ,2 ; Ex. 2 5 , 22 ; r Chron. 2 8 , r 8 ; Ez. 1 s . ; Ps. 8 1 ,8 ; 1 05 ,3 9 ; Num. 7 ,89) . Con tuoni e lampi, che egli lancia come frecce, Dio intervie­ ne nella battaglia terrestre e spaventa e mette in fuga i ne­ mici (cfr. Iud. 5 ,20) . Che qui si usi la stessa espressione che indicava l'intervento di Dio contro gli Egiziani al Mare delle canne (cfr. Ex. 1 4 ,24) , e che al v. r 6 , prima che il salmo ar­ rivi a parlare della salvezza del re, si dica che il letto del ma­ re divenne visibile di fronte all'invettiva e all'ira di Dio, sen­ za che questo tratto poi valga nel seguito della narrazione, fa pensare che anche qui il salmo è legato alla tradizione sto­ rico-salvifica . Con questo riferimento alla salvezza di Israele al Mare delle canne, anche la salvezza del re è posta in rela­ zione con quell'opera salvifica che è fondamentale per la co­ munità jahvistica ed è annunciata così che la stessa meravi­ gliosa grazia salvifìca, alla quale il popolo di Dio deve la sua esistenza, sta all 'opera anche nella salvezza del re, ed è cele­ brata con un'azione liturgica.

Ps. IB

·

199·

La salvezza (vv. 1 7-2 0 ) 1 7-20 . Questo ultimo nesso con la storia della salvezza ades­ so dà anche alla salvezza del re la sua importanza sacra. Non il fatto che è salvato il re, ma che Dio lo salva, spiega l'am­ bito esteso, cosmico, e il tono intensamente emotivo della descrizione, come la circostanza che tutte le particolarità concrete della avvenuta salvezza del re scompaiono dietro al fatto, descritto con diverse espressioni , che egli deve la sua vita all'amore di Dio e alla sua potenza miracolosa. Al grido di soccorso del re, che si eleva dali' abisso della impotenza umana fino a Dio, risponde il Dio potente (cfr. v. 3 6 ) , che si protende dali'alto e lo libera dalle grandi acque (v. 5 ) . L'e­ spressione affine qui usata (masa) (cfr. Ex. 2 , 1 0 , al quale già Lutero si riferl) fa pensare anche in questo caso ad un riferi­ mento intenzionale all 'antica tradizione storico salvifica. La giustizia del re (vv. 2 1 - 2 5 ) 2 1 -2 5 . Anche questa sezione si spiega partendo dalla celebra­

zione dell'alleanza. A prima vista invece essa dà l'impressio­ ne che qui la motivazione della salvezza debba essere data in forma di una «professione di innocenza» , nella quale sta al centro non più la grazia di Dio, ma la giustizia della quale l 'orante sembra farsi forte . Questo , e lo spirito e il linguag­ gio del cosiddetto legalismo «deuteronomico» che si credette di scoprire qui e a volte nella sezione successiva, ha portato a dubitare dell 'originalità di questo brano . Ma a torto. In­ fatti, che la fedeltà ai precetti dell'alleanza e le espressioni perciò usate (/;Joq e mispaf ) debbano essere proprietà solo deuteron9miche, è un postulato di un metodo critico lettera­ rio che non fa giustizia ai fatti storici. Precetti e istruzioni di Dio appartengono dall'inizio agli elementi costitutivi dell'al­ leanza jahvista e sono stati fissati a questa tradizione a lungo prim� q�l periodo del Deuteronomio (cfr. ad es . Ios. 24 ,2 , ).

La salvezza dèl

200

re

A questo aspetto etico-sacrale dei precetti dell'alleanza si ri­ feriscono le espressioni nei vv. 20 ss . È comprensibile che il re dia importanza al fatto che la correttezza e legalità della sua condotta verso le prescrizioni dell'alleanza non siano re­ · vocate in dubbio, in quanto la sua intera esistenza si basa sulla certezza della sua unione con Dio sulla base della tradi­ zione dell'alleanza 3 , e per il suo destino è confermato il fatto che egli si trova in questo reciproco rapporto di alleanza con Dio. Non è quindi una professione di innocenza, per cui con un atteggiamento di farisaica autogiustificazione egli e­ numera davanti a Dio i propri meriti , ma è una professione di fede nella fedeltà di Dio all ' alleanza, che può sperimenta­ re colui che in obbedienza ai suoi comandamenti conserva la sua fedeltà in lui . Che questo sia possibile non è merito del­ l'uomo, ma dono della grazia di Dio, che ha stabilito per il popolo di Dio l'alleanza e la sua legge . E cosl anche la «giu­ stizia» del re è in fondo dono della grazia di divina salvezza ; naturalmente nell'ambito e anche nei limiti dell'antica allean­ za. Come la speciale «potenza» del r.e , anche la sua «giusti­ zia» sono parte di quella «salvezza del re» conferita da Dio, sulla quale si basa in fondo la reale autorità del re ;. e ciò va riaffermato chiaramente nel culto, e , dopo che era stato mes­ so in pericolo, sancito di nuovo.

Confessione (vv. 2 6-3 1 ) 2 6-2 8 . In forma di una confessione innica, in cui esprime in­ sieme la fiducia del re in Dio e la sua autorità sulla comunità di Dio, egli sottolinea ancora una volta, la segreta legge del­ Ia fedeltà di Dio all ' alleanza, che egli stesso poté sperimenta3· Il vincolo del re alla morale dell'alleanza (cfr. commenti a Ps. 89 e 1 32 ) insie­ me con il riferimento alla teofania sinaitica (vv. 8-1 6) dimostra che l'alleanza da­ vidica non ha affatto respinto sullo sfondo e sostituito la tradizione dell'àlleanza sinaitica (contro Rost, in : TLZ 72 (1947 ) 1 30 ss. ; Kraus Gottesdienst in Israel, 226 ss.); quest'ultimo vorrebbe attribuire l'assunzione della tradiz ione sinaitica nel culto davidico nazionale, solo alla riforma di Giosia (cfr. Mendenhall . Covt114111 Forms in lsraelite Tradition : The Bibl. Archaeologist 1 7 [ 19'4] 7z ss.). ,

Ps. 18

2o r

re, come verità universale: come l'uomo , così il suo Dio! Non nel senso che la natura di Dio e il suo pensiero siano mutevoli e qua e là dipendenti dal comportamento dell'uo­ mo. Dio resta fedele alla sua natura, ma questa fedeltà si ma­ nifesta diversamente dal modo come l'uomo vi si pone di fronte: solo nell'amore verso Dio (nella lingua arcaica que­ sto senso sta alla base della radice del termine «pio» ; si noti il rapporto con i vv. 2 e 5 I ) il pio sarà certo dell'amore di Dio per lui ; solo nella instancabile fedeltà alla perfezione della fedeltà di Dio , e solo il puro ha accesso alla natura im­ macolata di Dio; sui «pii» si compiono le promesse di Dio . Ma chi è perverso , chi infrange le leggi dell'alleanza , a lui anche Dio appare come «perverso» , e proprio perché egli pone in opera la sua legge contro la disobbedienza , ed ese­ gue il suo giudizio abbandonando così il peccatore alla per­ versione della sua natura (dr. Is . 3 I , 3 ; Iob 5 , I 3 ; Rom. I , I 8 ss .) . Quanto nei vv. 2 6 s . si dice in vista del singolo, al v . 28 si applica all 'intero popolo di Dio ; il popolo che si sottomet­ te umilmente alla volontà di Dio , trova in lui il suo soccor­ ritore, ma chi superbamente si erge è da lui «abbassato» . 2 9-3 1 . Il re vede questa verità affermata in lui stesso. Pieno

di riconoscenza e di fiducia egli può confessare che Dio «il­ lumina la sua lampada» , gli dona nuova forza vitale, cosl che l'oscurità della sua angoscia cede il posto a una gioiosa vitale· energia, che nell'alleanza con Dio lo spinge a nuove azioni . Dio gli ha mantenuto la fedeltà, ha compiuto le sue promes­ se, è stato per lui uno scudo di protezione quando cercò ri­ fugio in lui . Tutto questo il re può ora esprimere come verità per sé e per tutta la comunità dei pii. Seconda parte : La salvezza del re (vv. 3 2-.5 1 )

La preparazione (vv. 3 2-3 7 ) 3 2 . La seconda parte del salmo si inizia con la confessione

2 02

innica dell'assemblea jahvista {«nostro Dio») nella forma di una domanda retorica, che in riferimento al culto di altre di­ vinità celebra l 'incomparabilità di Dio. Come risposta alla confessione del re ( vv. 3 ss .) e anche come tema del succes­ sivo corso del pensiero, essa costituisce il ponte tra la pri­ ma e la seconda parte del salmo . Il pensiero e lo stile fu a­ dottato più tardi dal Deuteroisaia , ma si trovano già in anti­ -chi canti liturgici (anche fuori dell'Antico Testamento) (Ex. I 5 , 1 1 ; Deut. 3 3 ,2 6 [ 29 ] ; I Sam. 2 ,2 ; cfr . anche il nome «Micha» : «Chi-è-come-Jahvé? » , cfr . introd. , pp . .5 .5-5 6 ) , e per l'Antico Testamento si spiegano partendo dall'ideologia religiosa dell'alleanza jahvista, e con ciò cadono le obiezioni contro l ' autenticità del versetto . L'esclusivo dovere di fedel­ tà a Jahvé, che stigmatizza come . Stranieri, popoli finora a lui sconosciuti, al semplice ru­ more delle sue vittorie manifestano tremanti con messaggeri adulatori e tributi la sottomissione al suo dominio. ..

I cieli esaltano la 1.loria dell'Eterno

204

Lode e ringraziamento (vv . 4 7 -49 ) 47-49 . Guardando alla ascesa drammatica della sua vita dal­

la profondità della più grave angoscia a questa vetta altissi­ ma della sovranità sui popoli , che la sua preghiera nell ' ora della celebrazione ancora una volta ricorda e presenta all'in­ tera comunità , il re contempla con gioia riconoscente , che è certo della benedizione di Dio, della «salvezza del re>> ; e non solo questo, poiché egli si trova ora davanti allo stesso Dio vivente \ il portatore di questa forza di benedizione e « il Dio della sua salvezza» «si erge» davanti a lui in tutta la sua maestà . Questo incontro con Dio, che non solo il re ma con lui tutta la comunità nel santuario sperimenta come realtà viva, è il vero contenuto della celebrazione e del salmo, che in essa risuona . Non possiamo pensare con sufficiente reali­ smo questa attualizzazione di Dio e della sua salvezza , con­ tenuta nella conclusione dell'inno.

;o-5 1 . La confessione nella presenza di Dio e il voto di loda­ re il suo Dio (cfr. intr. , pp . 30-3 2 ·43-44 .6o-6 I ) tra le nazioni (v. 50) alla fine si irradia ancora una volta dall 'inno (v. 5 1 ) , in cui l 'amore di Dio per il suo Unto e la certezza della salvez­ za del re sono accolti non più solo come viva attualità, ma anche sperimentati come una parte della grande storia salvi­ ca di Dio orientata , al di là delle generazioni future , alla eternità. 1 9 , 1 -7 . I cieli esaltano la gloria deli'Etemo

1 Al capo-coro. Salmo. Di David. 2 I cieli narrano la gloria di Dio, e

l'opera delle sue mani proclama il firmamento.



Nella formula «Jahvé vive• è espresso il cont rasto con la espressione corri· spondente nel culto degli dèi della vegetazione morenti e risorgenti, come si tra­ manda, ad es., dalrugaritico 'Al'iian Ba'al; dr. Vriezen Theologie def Alten Te­

stament, 143 ·

,

20._5

3 Un giorno ne annunzia all'altro il messaggio, e notte a notte ne trasmette la notizia . " Non esiste lingua, né parlata, la cui voce non possa essere

intesa.

loro legge va per tutta la terra, e la loro lingua fino ai confini [ del mondo. sole egli diede una tenda nel «mare» e ) . 6 Questo è come lo sposo che lascia il suo talamo, è felice come un eroe nel percorrere la via . 7 Dali' estren1o del cielo esso sorge e la sua orbita va «fino» e) all'altro estremo, e nulla resta sottratto al suo calore. 5 La Al

Il salmo 1 9 è composto di due diversi canti , che per con­ tenuto, tono , lingua e metrica differiscono talmente uno dal­ l'altro, da non poter essere considerati opere di uno stesso autore. I vv. 2-7 sono un salmo sulla natura , che emana da una profonda visione poetica, espressa con lingua vigorosa, i vv . 8- 1 .5 comprendono un salmo sulla legge, di grande sem­ plicità di termini e lingua. Non è più possibile stabilire bene il motivo della connessione di queste poesie diseguali (dr. però il commento dei vv. 8 ss .) . L'inno alla natura (vv. 2-7) era ispirato da un atteggia­ mento interno analogo a quello di Ps. 8 , del quale costituisce una specie di complemento. Ambo i poeti contemplano con timore la maestà di Dio rivelata nella creazione, e i loro can­ tici danno compattezza all'emozione spirituale della loro e­ sperienza di Dio nella natura . Il pensoso autore del Ps. 8 è occupato di più dal rapporto tra Creatore e creatura, mentre il tema del Ps. 1 9 è dedicato alla peculiarità della rivelazione di Dio nella natura 2• Il suo autore è senza dubbio un gran­ dissimo artista . La sua intuizione derivata da intensa concen­ trazione, si associa al vigore figurativo della lingua, ne fa un grande poeta, che ha dato impulso per le loro creazioni a un Goethe, un Haydn e un Beethoven. I.

Cfr. Biblia Hebraica.

Jirku, Die Sprache der Gottheit in der Natur: TLZ 76 ( 19, 1 ) 63 1 , rimanda ad un notevole parallelo nei testi ugaritici. 2.

206

I cieli esaltano la gloria dell'Eter"o

2 . Quanto all'abilità lirica espressiva del poeta di fronte alla bellezza della natura, è tanto più notevole che egli dall'inizio ponga la sua contemplazione della natura in chiave religiosa, e sottolinei così l'idea motivo per comprendere le due parti del suo canto - l'inno di lode alla creazione (vv. 2-5 b) e l'inno al sole ( vv . 5c-7) -: l'intera natura ha un servizio più alto, essa è portatrice della lode del Signore e mediatrice della sua rive­ lazione . La visione del poeta vivifica le realtà inanimate del­ la natura, per lui cielo, firmamento ( stabilità) , giorno e not­ te sono testimoni parlanti della maestà divina e della gran­ dezza dell'opera della creazione. L'opera loda l'artista.

3 . La menzione del giorno e della notte (v. 3 ) proibisce di considerare queste personificazioni come reminescenze del­ l'antica deificazione del cielo o degli astri, o di dedurre da essi il concetto, sconosciuto nell'Antico Testamento , dell'ar­ monia delle sfere. Il nostro poeta ha una propria concezione della realtà: la magnificenza della natura indica anche a lui, come al poeta del Ps. 8 , la maestà del suo Creatore, ma egli comprende che il mondo creato è anche portatore della rive­ lazione della divina sapienza e dell'ordine ( «l'opera delle sue mani») , che esso trasmette di giorno in giorno in una tradi­ zione ininterrotta come una segreta conoscenza (v. 3 ). La na­ tura è essa stessa il libro della creazione, una parte essenziale della rivelazione di Dio al mondo intero, dove Dio ha inse­ rito con segni potenti la conoscenza del divenire del mondo e delle sue leggi . Ogni giorno per quanti sanno leggervi den­ tro, è una nuova pagina di quella perenne viva fonte della sto­ ria della creazione di Dio. 4-;b. Questa lingua di Dio nella natura non è vincolata dai

limiti linguistici degli uomini che si impediscono a vicenda di comprendersi ; non esiste lingua dell'umanità in cui que­ sta voce silenziosa della rivelazione di Dio nella natura non si faccia udire e comprendere. La conoscenza dell'ordina-

Ps. 19,1-7

207

mento divino del mondo (letteralmente : norma, canone) pe­ netra in ogni terra, poiché la legge della natura può essere scoperta ovunque e immediatamente dalle vie dei corpi ce­ lesti, dal cambiamento del giorno e della notte; la lingua del­ la natura è compresa «fino ai confini della terra» . I cieli co­ me il libro della conoscenza di Dio per il mondo intero ! Que­ sta non è solo una idea derivata da un attimo di pia contem­ plazione della natura, è il più profondo riconoscimento della natura e un programma completo per la conoscenza della na-· tura in ogni tempo : chiunque si accosta ad essa con timore, per lui la natura non è un agglomerato di materia morta, per lui le sue leggi fisiche e chimiche non sono formule ina­ nimate, ma i segni di una lingua di Dio viva e comprensibile a tutti, nel quale egli fa parlare la natura silenziosa della sua potenza e sapienza. Questo sguardo all'interno dell'opera di Dio può essere ottenuto solo se la comprensione artistica e· scientifica della realtà si unisce al timore religioso per rag­ giungere quella soprannaturale, unitaria, armoniosa visione dell'essere che fa la specifica grandezza del nostro salmo. 5c. Nella stessa prospettiva va inteso il susseguente inno al sole ; il fondamento tematico del v . 2 domina anche la secon­

da parte del salmo. In quanto sa dire sul sole, il poeta unisce con forza la sua impressione artistica alla conoscenza scien­ tifica del suo tempo sotto I' aspetto religioso della sapienza creativa di Dio. Il pensiero religioso è anche qui in primo piano : Dio stesso ha dato al sole una tenda nel mare . L'au­ tore, che qui allude non senza intenzione alla antica conce-­ zione mitologica della dimora che il dio-sole stesso si è co-­ struita, elimina così il carattere pagano di quella idea senza. distruggere la bellezza poetica. 6 . Analogamente il paragone del sole con lo sposo che radio­ so di giovanile vigore e bellezza esce dal suo talamo, è basa­ to sulla diffusa concezione mitologica che il dio-sole riposa

.208

I cieli

esaltano la gloria dell'Eterno

la notte nel mare, nelle braccia della sua amata ; e anche l'im­ magine dell'eroe lieto per la lotta, proviene forse da radici mitologiche. Il poeta affronta questi temi mitologici con no­ tevole libertà e agio; la sua fede nell'unico Creatore del­ I 'universo lo preserva da pagana superstizione, cosl che il mi­ to gli serve solo come paragone poetico («come>> uno sposo) ; ma questa fede lo libera egualmente da ogni specie di ansio­ so timore, una la libertà di fede che lo rende cosl capace di fare giustizia del profondo significato del mito, cosl che pro­ prio come poeta ascolta nel mito la voce dell'immaginazione poetica e con il suo orecchio ascolta la eco elementare dell'uo­ mo affine al linguaggio incisivo della natura, un linguaggio che è compreso da ogni uomo sensibile, anche dai pagani. 7. Ciò che al v. 6 è stato visto con la sensibilità dell'artista e rivestito del colorito linguaggio del poeta , al v. 7 è trattato con lo sguardo scientifico del pensatore e di questo è espres­ so nel linguaggio semplice, lucido. L'osservazione del movi­ mento circolare del sole e la constatazione del fatto che cosl la sua luce giunge dappertutto, non è il prodotto momenta­ neo di una impressione artistica, ma il risultato di un lungo ·processo di osservazione scientifica. Questa segna le premes­ se per quel noto «pensiero ciclico» , che cercò di modellare la scienza e la cosmologia orientale dalla osservazione dei -cieli, con l'aiuto dalla concezione del perpetuo ricorso delle ·stesse realtà. Con la stessa libertà di pensiero e lo stesso di­ scernimento come per il mito, il salmista si pone di fronte a -questa scienza pagana che da parte sua costituisce il tentati­ vo dell'uomo di decifrare lo scritto misterioso nella natura, -che a questa le dita di Dio hanno impresso in modo leggibile per tutti gli uomini, e cosl che essi proclamino la sua potenza e la sua sapienza . Cosi per il poeta dali'ampiezza della fede in Dio crescono il senso e l'intelligenza anche per quanto, dap­ prima timorosi e imbarazzati , i sentimenti non volevano ve­ dere. Questa visione armoniosa in una rappresentazione ere-

Ps. 19,8-JJ

209

dente, poetica della natura conferisce al salmo un valore che trascende di molto i limiti dell'Antico Testamento . I 9,8- 1 .5 .

Devozione alla legge

legge del Signore è perfetta , ricrea l'animo ; la testimonianza del Signore è sicura , istruisce il semplice . 9 l precetti del Signore sono giusti, rallegrano il cuore. Il comandamento del Signore è puro, illumina gli occhi . 10 Il timore (l) del Signore è limpido , rimane per sempre. I giudizi di Dio sono fedeli , sono tu t ti giusti, u sono più preziosi dell'oro, di m ol to oro sopraffino, pi ù dolci del miele, e dello stillare dei favi . 12 Anche il tuo servo si lascia ammonire da essi : chi li osserva avrà ricco compenso . 13 Ma chi avverte le mancanze? Perdona i mie i peccati nascosti ! Anche dagl i iniqui proteggi il tuo servo, che non abbiano a dominarmi ! 14 Allora sarò integro e puro da gravi trasgressioni . 15 Ti siano gradite le parole della mia bocca, e giungano a te i p e ns ier i del mio cuore 8 La

Signore , mia rupe e mio redentore !

È probabi le che le due parti del Ps. r 9 , come inni alla crea­ zione ed alla legge di Dio, provengano dalla tradizione cul­

tuale e siano stati uniti per l'uso liturgico, dove l'ordinamen­ to di Dio rappresenta il legame in terno (cfr. «legge» al v. 5 ) . Per la sua forma e contenuto il nostro salmo è analogo spesso anche verbalmente a Ps. r 1 9 , e nel confronto tra loro si dimostra come modello anteriore , perché chiaramente di­ viso in un inno di lode della legge ( vv . 8- I I ) e in una suppli­ ca personale (vv. 1 2 - 1 5 ) .

8- 1 1 Con stile innico la lode della legge procede in frasi con •

le medesime strutture, dove ciascuna di esse (vv. 8-9) affer­ ma prima una caratteris tica della legge, e poi un suo effetto, r . La lezione 'imrat ( parola, dr. Biblia Hebraica) proposta in base ,3 8 , s i adatta meglio al parallelismo. ma non m i sembra necessaria. =

a

Ps. 1 19 ,

210

Devozione alla legge

benché non sempre si possa individuare un rapporto reale tra ambedue ; in questo più giocoso che poetico crescere del contenuto attraverso la forma , il salmo è chiaramente infe­ riore a Ps. I I 9 . Per il suo contenuto il canto permette di da­ re un significante sguardo alla pietà anticotestamentaria del­ la legge, e ci insegna a prestare attenzione ai positivi valori contenutivi . Questa pietà della legge non è affatto limitata solo ad un adempimento esterno di un determinato numero di precetti fissati . Non bisogna comprendere i vari termini del salmo per la legge di Jahvé come quasi intercambiabili designazioni della legge tardogiudaica ; per il poeta la legge è il luogo di incontro con il Dio vivente che in essa si rivela , concezione che si irradica nel cuito preesilico deIl' alleanza . Le caratteristiche attribuite alla legge valgono anche di Dio, che sta dietro alla legge e dalla cui sola autorità la legge deri­ va il suo valore. Così quando il salmo celebra la legge , loda Dio manifestato nella legge. In quanto legge di Dio essa è perfetta, credibile, proba, pura, limpida e fedele . La « legge» comprende la autotestimonianza di Dio , la sua manifestazio­ ne di volontà nella storia (cfr. « testimonianza>> al v. 8 , ed Ex. 2 5 , I 6. 2 I ; 3 I 7 e le due tavole della testimonianza come fondamento dell 'alleanza di Dio con Israele : Ex. 25 , r 6 .2 I ; 3 I ,7, e passim ) , ma essa comprende anche l'atteggiamento u­ mano di risposta alla rivelazione di Dio (il «timore di Dio» , v. I o) . In essa si manifesta la volontà divina di educare e salvare, e per questo essa è anche la base di una forte fiducia nella bontà di Dio. In ciascuna frase del canto risuona questa nota di gioiosa fiducia. Per sua esperienza l'autore sa che nel­ la legge si risolve il rapporto reciproco tra Dio e l'uomo, la legge da valutare come fonte abbondante di vita : essa infon­ de nell'anima nuova vitalità, sapienza nell'errante (v. 8 ) , ral­ legra il cuore , illumina gli. occhi (v. 9 ) , dà sicurezza ali 'intero avvenire (cfr. Ps. I ) ; essa contiene il bene più alto che cono­ sca un israelita, la giustizia (v. I o ). Nessuna meraviglia che il poeta ponga la legge al di sopra di ogni valore e piacere ,

21 1

terreno ! (v. r o) . Per lui essa è l 'ultimo valore e il sommo bene. Questa alta stima per la legge fondata su una specifica esperienza , ha anche storicamente un buon motivo ; grazie al­ la altezza dei suoi precetti morali e religiosi, essa supera il li­ vello delle corrispondenti esigenze dell'ambiente intorno ad Israele (cfr. Lev. 1 9 , 1 8 .3 2 ss . ; Deut. 6 ,4 s . ; 4 ,7 s.) ; e la al­ tezza dell'etica giudaica corrente non solo ha procurato al giudaismo il rispetto nel mondo, ma fu adottata dal giovane cristianesimo e furono approfonditi dall'evangelo.

1 2-1 ; . Nella seconda parte il salmo diventa preghiera perso­ nale, e nella forma si fa più vivo e naturale , pur usando an­ che qui la lingua in formule familiari . Dalla confessione del poeta, che si sa protetto egli stesso dalla legge e può speri­ mentare la sua benedizione (v. 1 2 ) , si capisce che dietro il precedente inno alla legge, nonostante la sua forma tradizio­ nalmente rigida, sta una specifica viva esperienza . Al modo in cui l'idea del merito e della retribuzione è esposta , una concezione che il Nuovo Testamento non ha abbandonato (Mc. 9 ,4 1 ; Le. 6 ,23 .3 3 ss . ; Rom. 2 ,5 ss . ; 2 Cor. j , I o) , anche dalla visuale cristiana nulla si può eccepire, soprattutto se il testo si può comprendere in modo che il poeta trova già il suo merito, quanto mai valido (letteralmente: l'osservarli è un grande merito) , nella liberazione interiore che sta nell'ob­ bedienza, la gioia di essere difesi dal male, la gioia interiore, come è espresso nei vv. 8- 1 r ; cosi si evitano i rischi della idea di merito, che la pietà dei salmi non era in grado di evi­ tare, cioè ritenere i rapporti con Dio stabiliti su un piano contrattuale, e cosi ricercare la ricompensa nei beni esterni, oppure fare della speranza della ricompensa il motivo della obbedienza alla legge. Che il desiderio reale del sal mista fos­ se quello di una ricompensa interiore , la pace di una coscien­ za tranquilla , lo mostra la supplica di perdono dei peccati in­ consci (v. r 3 ) e di protezione dalle seduzioni dei malvagi (v. r 4a ), che fa venire alle sue labbra l'ardente desiderio di po-

2I2

Devozione alla legge

ter stare davanti al suo Dio irreprensibile e puro (v. I 4b) . Egli conosce la sua imperfezione umana , che lo fa cadere in errori inavvertiti , e la debolezza umana , che cosl facilmente soggiace alla tentazione, ma conosce anche la grazia divina, che può perdonare i peccati o preservarlo dai pecca ti . Perciò egli prega : «Perdona i miei peccati nascosti» , e «Non con� durmi in tentazione» . Non è orgoglio, n1a è la stessa umiltà che parla nella preghiera, quando l'orante con coscienza fe­ dele dell 'esaudimento, guarda fiducioso al tempo in cui sa� rà liberato dal peccato. Egli sa infatti che il raggiungere il suo fine dipende in fondo anche per lui dalla grazia divina perdonante e proteggente. Inoltre , solo da questo è del tutto comprensibile il senso speciale dell'invocazione conclusiva : « Signore, mia rupe e mio redentore» . Con la forma di una solenne «formula di consacrazione» , usata anche fuori dell'Antico Testamento (cfr . Ps. 1 04 , 3 4 ; I I 9 , I o8 ) , il salmo s i conclude con la richiesta d i benevolo accoglimento della preghiera (v. 1 5 ; cfr. introduzione, p. 6 7 ) . Che all'inizio la formula usata sia quella impiegata nella leg­ ge sacerdotale per l'offerta del sacrificio (Lev. I ,3 s.), mostra che la preghiera sostituisce il sacrificio (cfr. Ps . I 4 1 ,2 ). Non si renderebbe giustizia al salmista , tuttavia, se si volesse giudi­ care la sua preghiera solo come una pia azione , come un e­ sterno .adempimento di un dovere religioso. Da come egli ag­ giunge : «Giungano a te i pensieri del mio cuore>> , si può co­ noscere solo l'integrale profondità del suo contenuto di pre­ ghiera : il giusto comportamento dell'uomo verso Dio consi� ste non solo nel compiere a parole e a fatti la volontà divina, ma anche nella piena interiore apertura a Dio, che a lui ren­ da percepibili i sentimenti del cuore. E questa semplice, in­ fantile fiduciosa apertura a Dio, che non nasconde davanti a lui la preoccupazione per la sua debolezza, è il tono che risuo­ nando per l'intero salmo, tocca anche il nostro cuore. Naturalmente non dobbiamo superare i limiti posti in que­ sto tipo di pietà . La pietà che ci investe in questo salmo scor-

�. 20

213

re quieta tra rive sicure. Qui non si discute di Dio, che al­ l'interno di un mondo pieno di sofferenza parla la sua paro­ la : «I miei pensieri non sono i vostri pensieri» (dr. Ps. 1 0 3 , r o) , e neanche del terribile satanismo del peccato, che im­ merge l'uomo nella notte nonostante la sua nostalgia verso la luce, cosl che solo Dio, alla cui presenza questo ultimo abis­ so del peccato è propriamente manifesto, può redimere col tra­ sformare l'uomo intero con l'abbondanza della sua libera gra­ zia . I profeti e il Nuovo Testamento hanno aperto questa si­ tuazione dell'uomo insicuro di fronte alla realtà di Dio , e la conseguente problematica della legge. 20.

Preghiera per il

re

1 Al

capo-coro. Salmo. Di David. 2 Ti esaudisca il Signore nel giorno dell'angoscia, ti renda forte il nome del Dio di Giacobbe ! 3 Ti invii il tuo aiuto dal santuario e da Sion ti soccorra ! 4 Si ricordi di tutte le tue offerte, e il tuo olocausto accetti ! Sela 5 Ti conceda secondo il tuo cuore e compia pienamente quanto tu progetti ! 6 Noi vogliamo rallegrarci per la tua salvezza, e nel nome del nostro Dio possian1o piantare la bandiera. Il Signore esaudisca ogni tua preghiera. 7 Ora io so che il Signore ha aiutato il suo Unto, lo ha esaudito dal suo cielo santo con le potenti azioni di salvezza della sua destra . 8 Questi confidano sui carri e sui cavalli, ma noi ci ricordiamo del nome del nostro Dio. 9 Essi vacillarono sulle ginocchia e caddero, ma noi stiamo ritti e ben saldi. 10 Ma tu, Signore, aiuta, o re, tu che ci esaudisci nel giorno in cui ti invochiamo !

Il salmo è per lo più considerato una liturgia di preghiera per una impetrazione al momento di partire in guerra. Que­ sta interpretazione è possibile, ma non cogente. Che si parli

2 14

Preghiera per il re

di «angoscia» e di «aiuto» (vv. 2 s . ) , e si guardi al nemico (vv. 8 s.), per la situazione storico-geografica di Israele, la cui terra è stata quasi in ogni tempo l 'oggetto bramato della po­ litica espansionistica dei grandi e piccoli stati vicini, non por­ ta di necessità a questa conclusione . Il salmo è troppo gene­ rico per una situazione di mobilitazione, l'arco dei suoi sen­ timenti sono troppo calmi e misurati , cosl che tutti i tenta­ tivi di determinare la situazione storica concreta (si è pensa­ to tra l'altro al tempo di Ezechia e alle guerre maccabaiche) sono condannati al naufragio. È più probabile l'ipotesi che il salmo rappresenti un brano del rituale della festa in cui J ahvé è celebrato come re (v. I o) , e che si accompagnava nel capodanno alla inaugurazione del potere del re in Gerusa­ lemme (v. 3 ; cfr. Ier. 2 6 , I ; 2 7, I ; 2 8 , I ) . È presumibile che il salmo fosse destinato ad un uso costante nel culto. Poiché nella prima parte (vv. 2-6 ) è interpellato il re, mentre nella seconda (v. 7) si parla di lui in terza persona, non viene in questione come di David; non si potrebbe escludere del tutto invece l'ipotesi di una origine del salmo all'epoca di David, se dal v. 8 si potesse concludere che Israele allora non usava ancora carri in guerra (cfr. 2 Sam. 8 ,4 ; 1 5 , I ; I Reg. 1 0 ,2 6 ) . I n questo modo si spiegherebbero rapporti certi con il Ps. I 8 , anzitutto la intercessione per la «salvezza del re» .

Prima parte ( vv. 2-6 ) 2-5 . La liturgia del salmo si inizia dopo che l'olocausto del re

è stato offerto (v. 4 ) , con l'intercessione di tutta la comunità

per il suo re, che possiamo pensare recitata da un sacerdote . La comunione di preghiera tra principe e popolo è il nesso interno e la spinta che danno al salmo la sua speciale impron­ ta. Il contenuto di questa preghiera è la richiesta che Dio accetti benevolo i doni e l'offerta del re (la traduzione lette­ rale «li consideri grassi» tradisce il linguaggio liturgico ), che egli realizzi i desideri e i piani del sovrano espressi nella pre-

Ps. 20

·•

,

2 1 .)

ghiera (dr. v. 6) e nascosti nel suo cuore, che lo ascolti nel tempo dell'angoscia, che lo «esalti>> ( = donare la dignità so­ vrana, renderlo potente; cfr. Is. 9 , I o) e lo «sorregga» con il suo aiuto . La «salvezza del re» per sé è attesa «dal santua­ rio» , da Sion, dal luogo in cui Dio deve apparire (cfr. Am. I , 2), ed è considerato presente nel culto (cfr. Ps. I 8 ) , mentre si pronunciava il «nome>> di Dio come notificazione della sua natura e della sua potenza su tutta la comunità (Ex. 3 , I 5 ; 3 3 , I 9 ; 2 0 , 2 ; cfr . Ps. 44,6-9 ; 8 9 ,2 5 ; intr . , pp. 30-3 I .42-43) . In tale contesto il nome diventa la diretta incarnazione della pre­ senza cultuale di Dio, misteriosamente circondato dalla pri­ mitiva fede nella realtà della potenza efficace della parola santa pronunciata nel momento sacro . 6. La intercessione del sacerdote per il re è ripresa al v . 6c dalla intera assemblea ( « noi» ) , che rafforza la sua partecipa­ zione interiore con un voto. Essa promette che esulterà per la salvezza del re (forse con un appassionato grido per la sal­ vezza [ cfr . I Sam. 4,5 e l'osanna in Aft. 2 I ,9 ] ; o anche du­ rante la recita liturgica delle azioni salvifìche di Dio nella fe­ sta del re, come si deduce da Ps. 1 8 ) . Con l'erezione della bandiera nel nome di Dio forse si pensa ad una azione cul­ tuale, in cui uno stendardo o un simbolo analogo della pre­ senza divina, era solennemente innalzato e piantato, in ana­ logia con la tradizione eziologica di Ex. I 7 , I 5 s . , o Num . 2 I , 8 (cfr. 2 Reg. r 8 ,4).

Seconda parte (vv. 7- 1 0) 7 . La seconda parte del salmo è separata dalla prima con una forte cesura . Una voce sola, probabilmente il sacerdote offi­ ciante o il profeta cultuale, cui spetta soprattutto tale potere, proclama solennemente che Dio ha accolto il suo Unto e gli ha donato la sua salvezza (questo è il senso specifico di hosi' ah) . La introduzione («ora io so») , come le forme verba-

2 16

Preghiera per t1

rt

li di questa proclamazione, presuppongono che nel frattem­ po si sia verificato l'evento decisivo, a cui mirava in prima linea la preghiera della prima parte. Si ritiene per lo più che la certezza dell'esaudimento si acquisti o in forza di un ora­ colo, come ad esempio è tramandato per il re assiro Assur­ banipal, o per il faraone Ramses II , oppure con un segno sa­ crificale, o in forza della ispirazione di un profeta cui tuale � In base alla osservazione conclusiva del v . 7 : «con le potenti azioni di salvezza della sua destra» , bisognerà tuttavia pen­ sare piuttosto alla esposizione cultuale delle azioni salvifiche divine nella forma della recitazione liturgica delle antiche tradizioni della storia della salvezza , quale è rappresentata in Ps. I ? ,7 ss . Può darsi che per questo la epifania divina del cielo, celebrata nella sacra recitazione dell'antica tradizione connessa con una certa celebrazione drammatico-liturgica co· me culmine della festa dell'alleanza jahvista , nel salmo non sia descritta più a lungo, in quanto apparteneva come parte stabile alla festa liturgica, e qui semplicemente si presuppo· ne . Questo spiega anche, senza rifugiarsi in tortuose specu­ lazioni teologiche, la supposta incongruenza che si è creduto di dover affermare (cfr. introd. , pp . 2 7 s.39 ss . ) nell'accosta­ mento del santuario di Sion come luogo di apparizione di Jahvé, dal quale egli deve inviare il suo soccorso (v. 3 ) , con il suo santuario celeste, da cui il re è esaudito (v. 7) . Il sacer­ dote quindi annuncia quanto l'intera comunità cultuale ve­ drà confermato dalla venuta di Dio in mezzo ad essa : egli ha accettata la offerta, esaudita la preghiera e con la attualizza­ zione delle «potenti azioni di salvezza della sua destra» ha notificato che non ritrarrà la sua salvezza dal re che prega in unione con il suo popolo. Il mistero della presenza cultuale di Dio e della sua opera salvifica fonde la tradizione del pas­ sato, l'esperienza presente e l'attesa del futuro in un evento unico di attuale certezza, e ci rende possibile guardare alla spe­ cifica comprensione della storia e della storia salvifica, che incontriamo come costante nell'Antico Testamento.

Ps. 20

217

8-9 . Alla proclamazione dell'esaudimento e della salvezza del re da parte del sacerdote, la comunità risponde con la con­ fessione della sua certezza di fede, ed annuncia ciò che anco­ ra una volta si comprende meglio dalla situazione cultuale quale eco della teofania e della sicurezza della salvezza : la sua fedeltà dell'alleanza e il suo esclusivo vincolo con il suo Dio (cfr. Ios. 24 , 1 6 ss .2 1 ss .) . Adesso la fiducia in Dio della co­ munità raggiunge il suo culmine; può darsi che il pensiero dei temuti cavalli e carri da guerra, sui quali si basava la for­ za dei nemici , qualche volta grave preoccupazione per il fu­ turo, abbia pesato sul popolo come un incubo , tuttavia esso ora ha assunto un'altra posizione . Esso lo sa : con la nostra forza, nulla da fare ; ma la decisività non sta nella forza degli uomini, ma nella mano di Dio, col quale il popolo sa di es-· sere unito. Due diversi mondi sono posti qui chiaramente di fronte, uno, il mondo delle possibilità umane, spaventoso· forse, ma transitorio, come insegna continuamente la espe­ rienza (v. 8 ); l'altro, il mondo della realtà divina, di fronte al quale ora si trova la comunità in santi pensieri sulle azioni salvifiche di Dio. Questi ha sempre reso stabile il suo po­ polo, e anche ora gli offre la forza della fede, che lo rinfranca. in vista dell'angoscia, come egli ha operato sempre. L'anti­ tesi tra fiducia nella potenza umana e fiducia in quella divina, che già si incontra nella narrazione di Gedeone (I ud. 7 , I ss. ) e nella storia di Golia ( I Sant. I 7,4 5 ) , ma in specie in Isaia (Is. 3 I ,I ss . ; cfr . 7 ,9 ; 3 0 , 1 5 ; Ps. 3 3 , 1 6 s .) , che svolge una. funzione decisiva per la fede biblica, non significa semplice-· mente una rinuncia utopistica ai mezzi umani del potere . Es­ sa è piuttosto la chiara orientazione e la conseguente presa di posizione della fede verso Dio come il «fattore base» di ogni evento, in cui sta l'ultima decisione . Questo accettare Dio con gravità risponde nel salmo al vivo incontro con il Dio della storia salvifica, che qui con la celebrazione cultuale si comunica come evento attuale. In tale contesto si spiega an­ che il peculiare doppio aspetto del v. 9 , che parla proprio di

I ncoronazione del re

218

eventi del passato, ma lasciando intravedere che dietro que­ sti avvenimenti Dio è rintracciabile come la visibile potenza decisiva e operante nel presente e nel futuro. Come sugge­ riscono Ex. 3 , 1 5 e Ps. 3 0 ,.5 ; 97 , 1 2 , l'espressione «ricordare il nome di Dio» potrebbe indicare proprio questa attualiz­ zazione della rivelazione del nome e della storia salvifica nel­ la tradizione cultuale, con che si spiegherebbe anche la men­ zione del «nome del Dio di Giacobbe» (v. 2 ) , e l'accento sor­ prendente che il salmo pone sul nome di Dio (cfr. introd. , pp. 3 0-3 I .42-4 3 ) . 1 0 . Ancora una volta la comunità, sintetizzando a chiusura del salmo il pensiero principale, chiede la salvezza del suo re. Essa si rivolge in preghiera a Dio, il re celeste per il quale appunto è celebrata la sua festa. La interpretazione della ri­ chiesta già entrata nelle antiche traduzioni : «Signore, soccor­ ri il re>> (Vulgata : Domine, salvum fac regem ) esemplare anche dell'inno regale inglese God save the king, e che da molti esegeti moderni - poco con diritto è condivisa , di­ mentica la connessione originaria tra la salvezza del re e la festa di Jahvé re, e deve essere sorta in un periodo in cui questa festa non si celebrava più. La frase finale : «Che ci e­ saudisce nel giorno del nostro invocare» , si rifà ancora una volta all 'esperienza cultuale (v. 7 ); da essa la comunità attin­ ge la certezza dell'esaudimento, non solo per questo momen­ to celebrativo, ma per tutte le future occasioni in cui essa prega per il re. ,

-

2 I . Incoronazione del re

1 Al capo-coro. Salmo. Di David. 2 Signore, per la tua potenza si rallegra il re, per la tua salvezza quanto esulta ! 3 Tu hai appagato i desideri del suo cuore, non gli hai negato quanto la sua bocca ha chiesto. Seta " Poiché gli sei andato incontro con benedizione e fortuna, hai posto sul suo capo una corona d 'oro.

Ps. 2:1

2 I9

5 Egli ti ha chiesto vita, tu gli donasti

lunghezza di giorni per sempre e in eterno. Grande è la sua gloria nella tua salvezza, tu hai posto su di lui sovranità e potenza . 7 Poiché lo hai reso una benedizione per sempre, lo hai colmato di gioia davanti al tuo volto. 8 Il re infatti confida nel Signore, per la grazia dell'Altissimo ( 1 ) non vacillerà. 9 La tua mano troverà tutti i tuoi nemici, la tua destra raggiungerà quanti ti odiano . IO Li trasformerai in fornace, quando apparirai ' ' e ), «nella tua ira li consumerai» e) «Come fuoco» e). 11 Tu distruggi il loro frutto dalla terra e il loro seme dalla serie degli uomini. 12 Se hanno complottato il male contro di te, meditato intrighi, non avranno successo . 1 3 Tu infatti li costringerai alla fuga, mirerai con l 'arco al loro volto. 14 Sorgi, Signore, nella tua forza ! Noi voglian1o cantare e recitare la tua azione potente ! 6

Il salmo è così affine con il Ps. 2 0 , che presuppone una situazione analoga. Spesso si ritiene che il Ps. 2 0 sia una pre­ ghiera per il re prima della sua uscita alla guerra, fatto che non possiamo condividere, e si vede nel Ps. 2 r il seguito del­ l'altro, e si crede di poterlo definire come un canto di ringra­ ziamento , destinato ad una celebrazione della vittoria al ri­ torno del re. Ma a parte il fatto che il salmo non contiene un ringraziamento vero e proprio, mancano tutti gli indizi con­ creti di una precedente vittoria; della sconfitta dei nemici si parla solo nella seconda parte (vv. 9 ss .) , e non come un e­ vento passato, ma atteso per il futuro . Per una celebrazione di vittoria ci si aspetterebbe piuttosto una successione inver­ sa. L'interpretazione di una guerra terminata vittoriosamen­ te si basa su una interpretazione troppo stretta del termine rsu'a (vv. 2-6 : = aiuto, salvezza) come «assistenza in guerI.

Or. Ps. 7,18.

2. Cfr. Biblia Hebraica.



Si legga : kJ'eS.

220

Incoronazione del re

ra» . Il termine indica come in Ps. 2 0 ,6 (iéJa' e ho sia' : Ps. 2 0 , 7 . 1 0) una realtà molto più ampia, che noi possiamo tradurre nel migliore dei modi con «salvezza» . Solo partendo da que­ sta «salvezza del re» , che il salmo celebra, diventano com­ prensibili anche le altre espressioni come «potenza» , , ecc., tu tte facenti parte della salvezza del re e che rappresentano il tema autentico del salmo. Poiché come in Ps. 20 si parla in termini del tut­ to generici e indeterminati di queste dimostrazioni della sal� vezza di Dio per il re, non è possibile né consigliato limitare lo sguardo ad una determinata situazione storica o persona del re, cui il salmo sarebbe stato destinato. È più probabile e più vicina, per l'incoronazione del re (v. 4) , l ' interpretazio­ ne del salmo come parte del rituale dell'incoronazione , ap­ partenente alla tradizione cultuale della festa del re (dr. Os. 7 ,5 ) , e destinato non ad un solo uso isolato. Questa proprie­ tà di elemento di una azione liturgica accomuna questo sal­ mo al Ps. 2 0 ; anche l'antichità del salmo dovrebbe essere giudicata in corrispondenza. Possiamo pensare all'ambito cultuale del salmo in questi termini : nel santuario ha avuto luogo davanti all'assemblea del popolo riunito l ' atto sacro della incoronazione del re (v. 4 ); una supplica del re (v. 3), forse anche l'intercessione del­ la comunità (Ps. 2 0,2-6 ) , e il culmine celebrativo della festa di Jahvé, la teofania (cfr. Ps. 20,2-5 ) è il momento passato in cui il salmo si inserisce. Circondato dalla sua corte festan­ te, ornato della corona d'oro, il re sta ora nello splendore della sua dignità «davanti al volto di Dio» (v. 7) . In una preghiera (vv. 2�7) al Dio ritenuto presente, che è rafforzata dalla comunità con una confessione (v. 8 ), il sacerdote con le sue parole esprime questa situazione. La seconda parte del salmo (vv . 9� 1 3 ), che riguarda l'abbattimento di tutti i nemi­ ci, probabilmente è espressa di nuovo dal sacerdote come preghiera di fiducia (altri considerano i versetti come pro­ messa di salvezza al re; dr. infra) , e chiusa (v. 1 4) ancora

Ps.

21

221

una volta con un responso alla comunità, che termina con preghiera e voto. La prima parte del salmo serve come « rappresentazione» cultuale della > 25 .

l6

Te ringrazio con la mia lode nella grande assemblea;

scioglierò i miei voti davanti ai suoi pii. Allora m angi ano i poveri a sazietà ; lodano il Si gnore coloro che lo cercano. Il loro cuore viva per se mp re ! [ confini della terra, 28 Se ne rico rderan no e si convertiranno al Signore, tuttt 1 e si prostreranno a «lui » e) tutte le st i rpi dei popoli. 29 Poiché al S ignore appartiene i l regno, egl i domina (3) sui popoli . 30 Sl, coloro che ) preso dalla incomparabi­ le maestà di Dio, respira l'aria pura delle altezze del mondo divino, che lascia molto dietro a sé la valle dell'oscura pas­ sionalità. Ma il dolore sta troppo nel profondo perché l'arante pos­ sa afferrare subito la mano di Dio che cercava di prendere, e gettarsi dietro ogni pena.

11-14. Cosl all'inizio della seconda parte la preghiera ricade nel tono del lamento. E pure l'ardore bruciante di una pas­ sione impotente, sfrenata, ha lasciato il posto alla tristezza più contenuta di un cuore ferito nel suo profondo, di fronte alla quale noi non solo dobbiamo portare una umana com­ prensione nell'angoscia, ma neppure possiamo chiudere il no­ stro cuore quando sentiamo come l'anima sensibile dell'aran­ te soffra della menzogna dei falsi testimoni che lo vogliono implicare in una questione con la quale non ha nulla a che fare, e soffra anche della solitudine della sua angoscia attua­ le, in cui vede l'ingratitudine di coloro per i quali aveva a-

Lamento di uno dei «pacifici della terra»

vuto la più profonda simpatia, sopportando nel suo cuore intercessore la loro colpa come propria colpa (v. I 3 ) . 1 ;- I 7 . L'amore amaramente ingannato, di cui parla con effi­ cacia nelle sue espressioni tristi, lo pone con un Osea e con un Geremia, e rende comprensibile l'asprezza con cui egli affronta l'inconsiderata gioia malvagia e il velenoso disprez­ zo dei suoi amici di un tempo, che appaiono come belve fe­ roci; da queste nella sua angoscia fugge verso il suo Dio per muoverlo con ansiosa impazienza (dr. Ps. 13) a salvare l'u­ nica realtà che gli resta, la sua vita.

I 8. Come la prima, la seconda parte della lamentazione ter­ mina con voti di ringraziamento, in cui è indicato lo scopo cui deve servire anche questa sua amara sofferenza: la lode di Dio nella grande assemblea! I 9-2 I . Ma il salmista si

è riavvicinato di nuovo a Dio nella preghiera; e poiché lo ha fisso nei suoi occhi, il suo sguardo diventa più chiaro, il suo atteggiamento più calmo, più com­ posto e più sicuro. 2 2-26. La preghiera e il lamento, che riprendono al v. 19, si basano ora sulla certezza che le ingannevoli e malvagie azioni dei nemici, che disturbano la pace dei

e),

cosl che egli sia nella colpa e nell'odio. 4 Le parole della sua bocca sono iniquità e menzogna; egli rinunciò ad agire da saggio e buono. 5 Sul suo giaciglio pensa l'ingiusto, si incammina per la via corrotta, e non disprezza il male. 6 La tua grazia, Signore, arriva :fino al cielo e la tua verità fino alle nubi, 7la tua giustizia eguaglia i monti di Dio, il tuo giudizio il grande oceano primordiale. Tu dai aiuto a uomini ed animali. '·Quanto preziosa, «Signore» e), è la tua grazia! I figli degli uomini «vengono a te» e) per nascondersi ali'ombra delle tue ali. 9 Essi si saziano della pinguedine della tua casa, tu li fai bere al rivo delle tue delizie. 10 Poiché presso di te è la fonte della vita, nella tua luce noi vediamo la luce. 11 Tu mantieni il tuo favore sui tuoi fedeli, la tua giustizia sui cuori retti ! 12 Non permettere che il piede arrogante mi calpesti, la mano dell'empio non mi elimini! �Là i malvagi sono caduti, abbattuti, non si rialzano più. il peccato al cattivo nel'suo' (Biblia Hebr.) cuore•. 3· Cfr. Biblia Hebraica. Da leggersi forse: he!Jellf... 'enaw.

I. Letteralmente: «Sussurra 2.

3I8

Presso di te è la

fonte della vita

Il canto si divide in due parti chiaramente distinte per to­ no e per contenuto . I vv. 2-5 offrono in modo sapienziale una descrizione molto seria dell'uomo sotto il peccato. La se­ conda parte (vv. 6-ro) è intonata alla gioia e loda in forma innica la grazia e la giustizia di Dio e la beata felicità del­ l'uomo che può vivere nella grazia . Questa opposizione del­ le due parti non è tuttavia un motivo per dividere il salmo in due composizioni autonome, che sarebbero state origina­ riamente distinte. Infatti la circostanza che il poeta, dopo la preghiera conclusiva di richiesta della grazia , ritorni a par­ lare della fine degli empi, mostra chiaramente che lo sguardo al peccato è premesso, poiché serve nella presupposta situa­ zione cultuale come oscura patina, sul cui sfondo si fa risal­ tare con tanta maggiore chiarezza il quadro luminoso della bontà divina. Il riferimento alla tradizione dell'alleanza in nesso con il culto dell'arca santa nel tempio (vv. 6 ss.) e il riferimento (v. I 3 ) al giudizio verifica tosi sui malvagi, suggeriscono di ritenere la celebrazione della festa dell'al­ leanza come l'occasione del salmo ed il luogo della sua reci­ tazione nella comunità (v. ro ; cfr. introd ., pp. 40 ss .67 s.) . Il salmo si comprende pienamente solo tenendo presente che esso è sorto dal problema più serio che l'esistenza del pecca­ to rappresenta per la fede in Dio. La soluzione della difficile domanda come la realtà del peccato si concilii con la giusti­ zia di Dio, non si trova nell 'ambito di un con1pron1esso men­ tale, ma in una volontaria decisione della fede per Dio, in un forte e gioioso riconoscimento di lui, e perciò quel , e crede cosl di potersi sottrarre nella sua vita al dominio di Dio, si trova, forse senza che lo noti, sotto un dominio molto peggiore, ha tutto un altro «dio» cui obbedisce: il peccato . Dove non regna Dio, regna il peccato; e, viceversa, la man­ canza del timore di Dio è la più profonda radice del peccato. Ecco come appare la apparente libertà dell'uomo, che crede di potersi liberare da Dio; senza Dio egli è esposto totalmen­ te alle insinuazioni della potenza satanica, ed è ad esse sotto­ messo nell'accecamento e nella autoillusione. 3 . Nel v. 3 si vuole spiegare questa incomprensibile sotto­ missione al peccato e alla autoillusione. Il testo è difficile. Se

320

Presso

di te � la fonte della vita

la correzione è giusta, il poeta intende dire che il peccato pri­ va l'uomo di ogni criterio per giudicare, altera la sua visione e lo inganna in modo tale che egli , che credendo di trovare la libertà, davanti a Dio cade nella colpa e nell'odio. Anche il testo tramandato «esso (il peccato) con lusinghe lo rende cieco ai suoi occhi cosl che egli trovi colpa e odio» , indiche­ rebbe la stessa direzione. Qui è attentamente osservato pro­ prio il satanico nel peccato, per cui questo inganna sulla realtà colui che vi cade, per portarlo a :finire in tutt'altro modo da come esso e lui stesso si erano illusi. Nessuna meraviglia che con tale perversità della posi­ zione di base, le parole, le azioni e i pensieri del peccatore siano precisamente opposti a quanto farebbe un uomo ragio­ nevole e retto . Invece della verità egli parla iniquità e men� zogna; rinuncia a quanto sarebbe in lui buono e sapiente; perfino di notte «sul suo giaciglio>> egli pensa all'ingiustizia ; e di giorno percorre apertamente senza esitare la via del male. Questo è l'uomo senza Dio. Senza accorgersene, egli sta per intero nel potere del peccato, privato di ogni chiaro giudizio, poiché il peccato lo ha condotto accanto alla realtà nello smarrimento. 4-.5.

L'uomo sotto la grazia

di Dio ( vv. 6- 1 o )

Che cosa è questa realtà, che il poeta vede, nella quale egli stesso vive, lo dice nell'inno che segue con una lingua da non disattendere. Questa realtà ultitna, senza la quale la vita è semplicetnente impossibile, è Dio. È significativo che il poeta non contrapponga la sua descrizione del peccato e del peccatore con l'ideale dell'uomo pio in forma didattica, ma parla in forma di lode a Dio, e di quanto Dio significa per l'uomo. Egli qui segue le idee fondamentali della tradizione dell'alleanza. In questo si manifesta anzitutto la differenza essenziale di pensiero che connota ambo gli atteggiamenti.

�.J6

3�1

Nel primo caso si ha un pensiero antropologico, che pone l'uomo al centro, nel secondo caso quello teocentrico, deter­ minato completamente da Dio. Peccato e fede dall'inizio so­ no sempre separati da questo abisso di pensiero . Ma non si tratta solo della diversità di due posizioni fondamentalmente antitetiche nei confronti della realtà, qui fatte emergere e stabilite. La confessione innica a Dio, frutto di umiltà e fidu­ cia, è in questo caso un'azione, un atto cultuale della fede, in cui il poeta insieme tocca e risolve quel serio problema che a lui deriva dalla realtà del peccato accanto alla realtà di Dio. Solo nella decisione della fede per Dio, che va giudicata come azione, non nella discussione intellettuale, si ottiene la soluzione del problema che sta dietro questo salmo in at­ tesa di risposta. Il «tuttavia» della fede, che implica un gio­ ioso sì a Dio, forma nel salmo il tratto interiore tra le due parti apparentemente molto diverse, eppure messe insieme dalla ideologia del culto della alleanza, e costituisce anche il centro religioso per la comprensione globale dell'inno a par­ tire dalla situazione sia esteriore sia interiore del poeta. Nel­ l'atto e con l'atto del rigetto dei peccatori, e della confessio­ ne della grazia di Dio (cfr. intr., pp. 8o s.), il salmista supera l'interna tensione e la tentazione, e offre la soluzione, perché non solo si riferisce alla realtà di Dio da cui il peccatore cer­ ca di evadere, ma anche si sottomette ad essa come la realtà nella quale tutta la vita ha la sua origine e il suo sostegno. 6-7 . Con espressioni inniche che sono sorrette da ammirata

adorazione, gioiosa riconoscenza e umile fiducia, e da cui e­ merge l'autenticità della fede, il poeta fa il tentativo, desti­ nato a rimanere sempre e solo tale, di descrivere e lodare l'incommensurabile grandezza e l'incomprensibile vastità del­ la bontà, fedeltà e giustizia di Dio. Tutto il mondo, fino alle più esterne immensità del cielo infinito e degli strati inacces­ sibili delle sue nubi, è pieno della «grazia e fedeltà» di Dio (cfr. su questo il testo base della tradizione della teofania

32 2

p,erso

di te è

la fonte della vita

del Sinai, cui si allude qui: Ex. 34,6; e introd., p. 61). La giustizia di Dio eguaglia i monti da lui creati, stabilmente fondati dall'inizio, e il suo precetto resta immutabile come il mare, sempre eguale fin dalla creazione. La realtà di Dio comprende tutti i tempi e tutti gli spazi, è il fondamento pe­ renne e stabile del mondo e della sua vita . Nessuno, uomo o animale, può fare a meno dell'aiuto di Dio; tutto nel mon­ do vive della sua mano caritatevole. Questo afferma il poeta �ome la certezza della salvezza, che per lui sta nell'incontro con Dio davanti agli occhi.

8. Quanto è stato detto finora solo considerando Dio, ades­ so nel seguito è sottolineato e affermato dall'esperienza del­ l'uomo. Le espressioni irrompono dal calore del cuore di una personale, felice esperienza di Dio. Non è forse la più alta e suprema felicità, che la grazia di Dio che abbraccia il mon­ do si china sull'uomo, così che l'uomo a sua volta può arri­ vare a questo Dio sublime, ed essere certo della sua prote­ zione come i pulcini sotto le ali della madre? L'immagine si riferisce ali'epifania di Jahvé sulle ali dei cherubini dell'arca santa nella festa dell'alleanza, che per la comunità dell'al­ leanza implicava la realizzazione della salvezza (dr. introd. , pp. 4 0 ss. ). Sta un che di missionario nelle parole, e risponde ali'ampiezza della sua concezione di Dio se il salmo qui non parli solo dei pii israeliti, ma in genere di tutti i «figli degli uomini», ai quali la grazia di Dio offre difesa e protezione. 9· L'inno

non mostra solo rampiezza, ma anche la profon­ dità della riflessione religiosa. Questo risulta dal v. 9, dove il poeta parla di altre benedizioni del culto. In colori autenti­ camente· orientali, l'immagine dice che «essi si saziano della pinguedine della tua casa» . Con ciò si può intendere più o meno la partecipazione al convito sacrifìcale nel tempio. Ma non stanno qui al centro le gioie esterne, sensibili della cele­ brazione; esse sono insieme il simbolo di qualcosa di più pro-

�.J6

32 3

fondo, di spirituale. Il convito sacrificale nella casa di Dio diventa un segno e una indicazione della comunione con Dio, e l'offerta un segno della sua grazia e della sua presenza, al­ le quali egli fa partecipare l'uomo. L'evento sensibile nel cul­ to è il segno espressivo di un avvenimento più alto, spiritua­ le; più ancora : nella partecipazione all'offerta che Dio elar­ gisce come dono ospitale ai visitatori della sua casa, è ope­ rante la stessa amministrante bontà di Dio e in questo se­ gno efficace la sua grazia è realmente sperimentata. Il culto è il ponte tra Dio e l'uomo, in cui Dio nel mondo dei segni manifesta all'uomo la sua grazia, e l'uomo diventa certo del­ la realtà spirituale di Dio in segni sensibili efficaci. Anche nel culto importa solo Dio; lo mostra la seconda parte del versetto: «Tu li fai bere al rivo delle tue delizie» . Per il sal­ mo, il significato e la beatitudine dell'ora sacra che si può trascorrere nella casa di Dio sta nella partecipazione alle de­ lizie di Dio, non nel gusto sensibile di doni terreni materiali, nella gioia in Dio che si dona all'uomo, la cui anima ha sete di lui. 10. Da

questa profonda concezione del culto come il luogo dell'incontro con il Dio gratificante, lo sguardo si estende ancora una volta ad una prospettiva grandiosa e alla verità espressa nella imperitura professione dell'assemblea : H salverà perché essi confidano in lui.

Il salmo ha suggerito a Paul Gerhardt la composizione del suo noto inno di fiducia Befie hl du deine Wege (Affida le tue vie). La fiducia in Dio e nella sua azione è dunque anche il tema principale, che compone tra loro in unità le strofe e i versetti spesso connessi solo debolmente, e ricorre dapper­ tutto. L'insieme a suo modo è meno un salmo, quanto piut­ tosto una raccolta di sentenze come si trovano riuniti nel li­ bro dei Proverbi di Salomone e in parte sono del tesoro del­ le massime popolari sapienziali. Questo fatto e la forma pu­ ramente esteriore del salmo alfabetico, in cui le lettere ini­ ziali . di ciascuna coppia di versetti sono ordinate alfabetica­ mente, condiziona questa sconnessione delle singole strofe e la mancanza di una coerente sequenza di pensiero. Anche ,. La

frase •li salva dagli empi,. sembra una aggiunta posteriore.

AfliJa al Signore la tua

via

se in genere non è possibile riconoscere una naturale inter­ connessione dei singoli detti, le numerose ripetizioni indica­ no chiaramente che la struttura della poesia è una specie di raccolta di proverbi. L'autore che, secondo le sue stesse parole (v. 2 5) è un uo­ mo con la matura esperienza della vecchiaia, che parla ai suoi più giovani discepoli cotne maestro di sapienza, ha composto il salmo in parte attingendo al tesoro dei detti preesistenti, in parte con le sue proprie parole e con scopo pratico . Egli vuole esortare alla perseveranza nella fiducia e nell'obbedien­ za a Dio di fronte alle molteplici tentazioni, che comportano per i fedeli la esistenza e il comportamento degli empi: ira o invidia, povertà o afflizione, timore degli uomini , dubbio sull'azione di Dio e sulla sua giustizia o stanchezza nell'ob­ bedienza morale; soprattutto l'autore vuole condurre alla retta fiducia in Dio, che non sarà mai confusa. Nel salmo dunque non è posto criticamente il problema teoretico-teolo­ gico della teodicea o la problematica della dottrina della re­ tribuzione, neppure si tratta di una giustificazione . di Dio, ma della giustificazione della fede nella vita pratica , data in forma di consigli pratici pastorali. La composizione peculiare del salmo in brevi detti che ci permettono uno sguardo valido e istruttivo nella pia sapien­ za del popolo, ha come conseguenza che non si esprime l'ul­ tima profondità della problematica della vita, quanto piut­ tosto la forte incisività della forza della fede nella lotta della vita pratica, senza di cui non sempre è possibile vedere e di­ re chiaramente quali ultime concezioni, motivazioni e pen­ sieri stiano dietro le singole esortazioni, ammonizioni e pro­ messe. Per questo motivo va sconsigliato un confronto con le idee di Ps. 49 e 73 , per quanto simili possano essere il pun­ to di partenza di tutti e tre i salmi, poiché il Ps. 37 si muove su un altro piano. In ogni caso l'atteggiamento fondamenta­ le del salmo è più di un semplice «ingenuo ottimismo reli­ gioso» ; in esso trova espressione piuttosto la calma serenità

Ps. J]

e la certezza acquisita e provata in molteplici lotte ed espe­ rienze di una forte fede, la cui forza sta nella sua semplicità e chiarezza. Nulla si può accertare sul periodo di composizione; non è affa tto sicuro che certi rapporti con il resto della sapienza veterotestamentaria e con il libro di Giobbe indichino un più recente periodo postesilico; anzi, anche molteplici riferimen­ ti a dati della celebrazione dell'alleanza (benedizione e ma­ ledizione, v. 2 2 ; distribuzione della terra, vv. 9 . 1 1 . 1 8. 2 2 . 2 9 . 3 4 ; giudizio e salvezza, vv. 1 0 s.34.37 s.) fanno pensare ad una origine e ad un uso preesilici (cfr. introd ., pp. 94 s.99 ) . 1-2 . Ambedue i primi detti: vv. 1 -2 e vv. 3-4 , indicano su­

bito chiaramente l'occasione e lo scopo del salmo; il primo detto, che nelle sue parole iniziali coincide con Prov. 24, 1 9 ed è quindi un proverbio popolare, con la sua ammonizione a non irritarsi per i peccatori considera l'aspetto negativo. Con questo non si deve affatto negare che l'esistenza degli empi vicino ai pii, ai quali sono rivolte tutte le parole del salmo, provochi scandalo e preoccupazione; ciò da cui l'au­ tore vuole trattenere i pii è il pericolo di lasciare che nel loro atteggiamento interiore siano influenzati dallo scandalo pro-· vocato dal peccato di altri, e che siano scossi nella loro fede, il che avrebbe come conseguenza che il critico si metterebbe nel torto. Per il poeta è certo che il peccatore quando si pone contro Dio, non può sopravvivere. Questo è che il postulato base della fede in Dio, che vede e giudica le realtà dall'eter­ nità e quindi non deve restare attaccato a quanto è passeg­ gero come l'erba che presto appassisce. Sarebbe solo super­ stizione, mancanza di fiducia se l 'uomo potesse anticipare in modo precipitato la decisione che spetta solo a Dio. 3-4. Da questa riflessione il salmista nel secondo detto pone energicamente l'accento sull 'atteggiamento positivo, col qua­ le solo si può superare tale tentazione umana, e richiede gio-

Affida al Signore la

3 30

tw via

i osa

fiducia in Dio ed obbedienza morale . La giusta fiducia è affidare con confidenza e pazienza quanto non sta nelle mani dell'uomo a colui che tutto tiene nelle mani; e l'uomo deve preoccuparsi solo di compiere fedelmente il compito che gli spetta nel posto in cui è situato (forse l 'espressione «abitare nella terra» può comprendere anche questo senso); questo è l'autentico contenuto della vita del pio, che allontanandosi dagli uomini guarda a Dio, fa sl che tutto sia risplendente della sua gioia, e in questa gioia divina può vedere compiuta i più profondi desideri del suo cuore . .s-6. Il

detto diventato imperituro grazie all'inno di Paul Gerhardt ci introduce in questo mondo luminoso della fidu­ cia in Dio; qui parla un uomo che sa che cosa significhi che Dio abbia in mano la sua causa . Affidare a Dio l'intera sua vita ( la tua via) in atteggiamento di preghiera, sapersi completamente nelle sue mani fedeli, gettare in lui le pro­ prie tensioni e sottoporsi in tutta incertezza alla sua guida nel sentimento che «Non sei forse tu il reggente che tutto guiderà? Dio siede a governare e guida tutto bene» , tutto questo produce quella gioia confidente del quieto rifugio in Dio, che riveste la vita dei fedeli di luminosità solare. Poiché questa vita è sostenuta dalla speranza che la salvezza di Dio sorgerà su di lui come il sole, e che trionferà la sua giusta causa che non è altro che la causa stessa di Dio. Nessun buio della notte potrà spaventare colui che è certo che il giorno spunterà; nella speranza della fede la tentazione è superata. =

7 . Cosl l'esortazione alla quiete e alla speranza segue neces­ sariamente, e termina il filo del pensiero con l'ammonizione, che si rifà al v. 1 , a guardarsi dali' indignarsi del successo e gli intrighi dei cat tivi . L'Antico Testamento sa (cfr. Is . 7 ,4 ; 3 0 , 1 .5 ) che questa quiete e attesa di Dio non cade in seno all'uomo, ma è il premio di vittoria di una lotta con se stes­ si contro le pretese dell'io umano, e consiste nell 'avere pa-

Ps. 37

33 1

zienza e sopportare la tensione alla quale l 'uomo, che vor­ rebbe volentieri vedere là dove non è capace di vedere e di credere, è costantemente sottoposto. Solo una fede che at­ tende, che crea il contrappeso ad ogni egoistica curiosità u­ mana, produce come migliore frutto di se stessa la pazienza e il giudizio. La fede in senso biblico è la più alta espressione di energia e di attività. Chi ha costretto il proprio io nella fedele attesa e quiete in Dio, non può più essere colpito neanche dal successo di avversari intriganti. 8-9 . Il salmista cerca ora di illustrare l'argomento da un altro punto. Egli si riferisce al pericolo morale dell'uomo che si irrita degli empi e si lascia trasportare dall'ira e dalla rabbia; ciò infatti porta al male. In una indignazione apparentemen­ te giusta contro i peccatori il fedele stesso viene a mettersi inavvertitamente dove stanno i peccatori, nell'inimicizia e nella disobbedienza contro Dio. Su questo il rinnovato am­ monimento vuole attirare l'attenzione. Perché adirarsi se per la fede in realtà sui buoni e sui cattivi è già stato chiaramen­ te deciso? Peccato e peccatori non dureranno, solo per i buo­ ni vale la promessa di Dio di possedere la terra. L'autore, che sia sul giudizio sui cattivi (cfr. anche i vv. 1 0 s . 2 2 ) , sia anche sulla salvezza per i pii si pone sul suolo della tradizio­ ne coltivata nel culto dell'alleanza, pensa qui alle promesse della terra fatte al fedele Abramo ed al suo seme; egli le con­ sidera come parola di Dio per i credenti del suo tempo; e in quanto parola di Dio esse sono la indubbia certezza sulla quale l'uomo può costruire. Non può essere dedotto senz'al­ tro dal testo, se il salmo con queste espressioni rappresenti l'ideale dei poveri contadini . 1 0- 1 1 . La

certezza basata su11a tradizione dell'alleanza è tal­ mente presente al poeta, che egli vede la fine degli iniqui realizzarsi in un breve tempo. Questi possiedono ancora un breve periodo di vita con la minacciata distruzione; ciò che

3 32

Affida al Signore la ttu viti

arride ai pii è il compimento della promessa e la gioia nell'a­ dempimento della salvezza. È vero che ora essi sono ancora gli umiliati e oppressi (cfr. introd., pp. 98 s .) , ma nella lo­ ro speranza di fede consapevole sono più ricchi di quanti non hanno alcuna speranza. I 2-I 3 ·

Il salmo affronta l'obiezione che il pio è minacciato dalla perfidia e dall'odio degli empi, rinviando a Dio, a cui per gli iniqui resta solo una risata (cfr. Ps. 2 ,4 dalla festa cultuale), poiché egli sa che il destino li coglierà. Perché la fe­ de deve prendere sul tragico quello per cui Dio ha solo riso? Una fede autentica non ha bisogno di altra garanzia e sicu­ rezza se non quella che viene da Dio. Da lui essa riceve il coraggio e l'ampiezza di vedute per non considerare le realtà terrene più pesanti di quanto appaiono davanti a Dio stesso. I 4- I 5 . Il detto seguente, la cui seconda parte può essere compresa in pieno solo se si ha presente il carattere figurato delle singole espressioni del v. 1 4, spiega perché il salmista può parlare cosl esattamente della prossima fine degli empi. È sua convinzione ferma e comprensibile dalla fede, che ogni a ttacco peccaminoso contro i pii porta in se stesso il germe della distruzione, e per se stesso deve fallire . Il pec­ cato è già giudizio: l'arma del peccato si volge contro il pec­ catore stesso e gli si spezza in mano. Sebbene inespressa, è vi­ sibile dietro queste brevi fasi quella certezza religiosa che in altri contesti è riconosciuta e annunciata (Os . .5, 1 2 ; Ier. 2, 1 9 ; .5 ,2 .5 ; 6,2 1 .30; 1 3,2 3 ; I 8,1 7 ): nella distruzione causata dal peccato è all'opera la mano di Dio che giudica .

In sintonia con un proverbio che si è conservato in forma analoga in Prov. I ) , I 6 ; 1 6 ,8 , l'autore viene a parlare di un'altra tentazione, quella che l'invidia per la ricchezza dei peccatori significa per i pii non benedetti da beni terreni. Anche importa la prospettiva e il criterio retti. Per chi ha imI 6- 1 7 .

PS. Jl

33 3

parato · a guardare con gli occhi della fede, il modesto posses· so gustato nella gioia e nella riconoscenza vale di più della ricchezza acquisita e consumata nel peccato. Il bene ingiusto non prospera; manca ad esso la benedizione dall'alto. Esso non acquista al suo possessore quiete nell'anima, né gioia. Il possesso si dilegua; come si può fare affidamento su di esso se questo «braccio dell'empio è spezzato? >> . Tutto diverso per il pio; la sua ricchezza non sta nei tesori di questo mon­ do passeggero, ma nel possesso di Dio, che lo sostiene e lo aiuta verso la vera e genuina felicità. 1 8- 1 9 . Proprio guardando alla miseria, il detto seguente par­ la più ampiamente della cura di Dio per i suoi fedeli. Dio si cura amorevolmente della vita dei buoni (questo è espres­ so con termine ebraico) . La garanzia per la stabilità «della sua eredità» sta solo nel fatto che Dio dà ad essi questa ere­ dità. Per lo stesso motivo, poiché essi si trovano in mano più sublime, non saranno confusi nel tempo dell'aBlizione. Non che il dolore passi su di loro senza tracce, ma in quanto non restano affranti da esso. La fede affronta il dolore non con angoscia tremante, ma con la infantile eppure forte fidu­ cia nel padre celeste che si prende cura dei suoi come nutre gli uccelli sotto il cielo. 20. Secondo

la stessa logica della fede, per cui Dio preserva i suoi fedeli per il suo amore e la sua provvidenza, segue la rovina degli empi per la loro inimicizia contro Dio. 2 1 -2 2 . Il v. 2 1 si rifà ai pensieri dei vv. 1 6 s., e mostra come la benedizione di Dio diventi efficace nell'uomo pio nella soavità e nell'aiuto lieto, e tuttavia come la disonestà del­ l'empio nel trattare il denaro renda manifesta la maledizione di Dio . Quella crea nuovi vincoli e valori di comunione spi­ rituale e morale, questa li distrugge. Ciò che il presente di­ mostra dell'efficacia della benedizione e maledizione divina,

334

Affida al Signore la

tua via

dà alla fede ogni diritto di attenersi alle promesse di benedi­ zione di Dio per i pii (cfr. vv . 8 s .), e di prende re sul serio la minaccia di maledizione sugli empi; anche questa linea di pensiero risale alla tradizione del culto dell'alleanza . 23-24. Nel detto seguente (dr. Prov. 20 ,24 ) l'autore si in­ contra con l'obiezione, che l'esperienza prova dopo tutto, co­ me il fedele stesso che sta sotto la guida di Dio non sempre è risparmiato dalla sventura. Con ciò presenta il problema della sofferenza, attorno al quale hanno di continuo lottato i grandi dell'Antico Testamento. Egli a dire il vero non lo esamina fin nelle sue ultime profondi tà , come ad esempio Is . .5 3 e Ps. 7 3 , ma qui non ha torto quando dice che il pio, an­ che se cade, non resta prostrato, poiché anche allora il Si­ gnore lo sostiene. Per il pio la sventura che lo coglie non si­ gnifica mai, al contrario che per l'empio, la rovina totale. Infatti, anche nella sventura Dio opera con la sua mano, ed anche allora i suoi non sono da lui abbandonati, ma essi han­ no la possibilità di afferrarsi alla mano che Dio nell'angoscia stende a loro. Solo l'abbandono di Dio nell'angoscia sareb­ be la piena rovina; questa minaccia gli empi, non colui che si affida a Dio. 2 ;-26. Grazie alla sua propria esperienza di una lunga vita, l'autore trova questo confermato: nella sua vita egli non vi­ de mai un pio abbandonato da Dio e ridotto al livello del mendicante. Sl, perfino nella angoscia c'è una benedizione nascosta, che la generazione dei pii si tramanda la bontà del­ l'uomo segnato dall'angoscia e sostenuto da Dio. 2 7-2 8a. Nella prosecuzione conseguente di questo giudizio

sui pii l'autore trae la conclusione pratica, dove egli aggiunge l'esortazione - ancora in forma di proverbio - ad abbando� nare il male e a fare il bene . È questo il comportamento che solo si addice al pio. Su questo si basa la promessa di «una

PS.J7

335

perenne abitazione nella terra promessa)) . Degna di nota è la motivazione data all,esortazione. Poiché Dio ama la giu­ stizia, per piacere a lui, e non per assicurarsi una vita indi­ sturbata , ruomo si impegnerà nella vita morale. Il carattere dell'ethos dell'alleanza è fondato in modo assolutamente re­ ligioso, è un'obbedienza dalla fede, non una moralità mo­ tivata in senso utilitaristico ed eudemonistico . Dove la vita è condotta in tale comunione, anche Dio farà la sua parte e non lascerà in asso il pio . 28b-2 9. Il salmista espone di nuovo, come nei vv . 9 . 1 7 .2 2 , il destino futuro degli empi, che stanno sotto l a maledizione

di Dio e quello dei pii che stanno sotto la sua promessa, quasi come indicazione visibile per la comunità di Dio. La comunione con Dio nella vita del pio trova espres­ sione anche nel fatto che egli «dice ciò che è giusto». Se egli porta nel suo cuore la volontà di Dio, se i suoi pensieri sono determinati da Dio, le sue parole sono realmente «sapienza» . Guidato internamente da Dio, aperto e obbediente nella vi· ta alla sua istruzione, il pio non vacillerà dove altri con la loro sapienza si trovano presto alla fine. 3 0-3 1 .

3 2-3 3 . I vv. 3 2 s. riprendono il tema dei vv. 1 2- 1 5 e parlano delle insidie dei peccatori contro i pii; ma la fede non se ne spaventa. Essa sa che Dio le sta a fianco e non l'abbandona alla violenza dell'iniquo. Anche se questi lo portasse in giu­ dizio con la violenza o l'astuzia, il diritto sta dalla parte del pio, che Dio protegge, cosl che non sarà condannato.

34· Qui si esprime la coscienza, quieta e perciò tranquilla in Dio, di un uomo pio che non permette che la sua fede sia scossa dal timore degli uomini, e sa che Dio fa riuscire i giu­ sti. A conclusione, segue in modo del tutto appropriato l'e­ sortazione ad una paziente attesa di Dio ed a camminare nel-

Affida al Sig1tore U. 1114 flia

le sue vie con la promessa dell'esaltazione (cioè della libera­ zione dali'angoscia e dal pericolo) e del possesso della terra, ·come nei vv. 9 . I I . I 8. 2 2 .2 9 . Il salmi sta si rifà nuovamente alla tradizione dell'alleanza basata nella promessa della terra, nel giudizio e nella salvezza, nella benedizione e nella maledi­ zione. La sua conseguente certezza di fede è cosi viva in lui, che egli come consolazione aggiunge che i perseguitati ve­ dranno la distruzione degli empi. Questa parola non va in­ tesa come espressione di un sentimento di vendetta, piutto­ sto l'azione di Dio, che è oscurata per l'angoscia dei pii, di­ venta nuovamente visibile ad essi. Qui è in gioco non la re­ tribuzione ma la validità della promessa e della maledizione .di Dio, che è confermata dal compimento. 3 5-3 6 . Qui si gira sulla questione di fede, se la parola di Dio si dimostri credibile. Per rispondere a questa domanda, che per il salmista stesso non è tale, egli attinge ancora una vol­ ta al tesoro della sua ricca esperienza e narra di un empio che nel suo orgoglio e nella sua tracotanza cominciò ad espander­ si come un cedro del Libano, ma svanl con tutto il suo osti­ nato orgoglio. 37-40. Il salmista motiva l'ultima sua espressiva esortazione 11d una vita realmente pia e retta con la speranza, che è assi­ rurata solo all' (cfr. Ps. 69 ,3 · 1 5 ; cfr. introd. , pp . 8 6 ss.). Poiché queste immagini in origine erano usate per gli inferi, non si potrà pensare, in nesso con ler. 3 8 ,6 , ad una prigionia del poeta. In modo corrispondente ,

Ringra1.itJmento

3 '0

e

supplica

anche la parola seguente sulla roccia e sulla solidità dei pas­ si vanno intese come un 'immagine per esprimere la sicurez­ za (analogia con Ps. 1 8 ,35 s . ) che l'aiuto di Dio gli aveva re­ stituito. Qui in primo piano nel ricordo e nella descrizione non sono le particolarità dell'esperienza personale, ma il fat­ to generico dell'aiuto di Dio; al centro dello sguardo retro­ spettivo non sta il dato psicologico-umano, ma quello teolo­ gico-divino. 4a. Questo

va tanto avanti, che il poeta considera come do­ no di Dio non solo quella esperienza della divina salvezza , ma anche l'inno di lode alla gloria di Dio che ha intonato a ringraziamento per la salvezza. Qui si mostra la genuina u­ miltà della fede: che l'uomo riceve dalla mano di Dio quanto è ed ha. Il salmista parla di un «nuovo cantico>> che Dio gli avrebbe messo sulla bocca (cfr. Ps. 3 3 , 3 ; 40,4 ; 144 ,9 ; 149 , 1 e introd. , p . 64) . Il rinnovamento della salvezza attraverso la manifestazione di sé che Dio fa nel culto trova la sua corri­ spondente espressione in un «nuovo» inno, nel quale il sal­ mista elenca la propria esperienza salvifica nel vasto quadro dell'inno di lode per le azioni salvifiche di Dio in favore del­ Ia comunità; poiché quanto l'arante poté sperimentare nel suo esaudimento, non se lo tenne per sé solo. La vita di fede personale ha senso anche per gli altri (dr. Ps. 2 2 , 2 3 ss . ; 64 , 1 0 ; 1 4 2 ,8 , ecc.; introd. , pp. 86 .90) . Il salmista al termine di questa serie di pensieri parla del «nostro Dio» , il che è un indice della comunità cultuale come il luogo dell'inno di rin­ graziamento; qui diventa evidente il passaggio a quel pensiero comunitario della fede di cui parla il v. 4h. La comunità della fede 4b. La

(vv. 4b-6 }

sezione che segue permette uno sguardo nella comu­ nione di fede, caratteristica della comunità dell'alleanza. Quanto avviene al singolo membro avviene anche alla co-

&. 40

35 1

munità. Ci si sente richiamati alla parola neotestamentaria: «Se un membro soffre, le altre membra soffrono con lui; se un membro è onorato, congioiscono tutte le altre membra» ( I Cor. r 2 ,26) . Proprio in questa notevole combinazione di timore e fiducia risplende l'autenticità e la verità dell'espe­ rienza della presenza di Dio. La fiducia completa è possibile solo dove l 'azione di Dio è riconosciuta in modo che la diret� ta impressione del suo potere fa tremare l'uomo, poiché essa è accolta come insuperabile, sovrumanamente grande . Non si potrebbe mai avere piena fiducia in un Dio la cui potenza avesse anche solo qualche limite. j . In forma di beatitudine con accento parenetico, il poeta descrive l'intera umile e fiera felicità della fiducia in Dio nel­ la cerchia dei fedeli, e la pone in risaltante contrasto con la arrogante sicurezza di sé degli empi, la quale inganna se stes­ sa e gli altri sul reale stato dei fatti, per cui nella sua iniqua ribellione contro Dio diventa «rinnegata menzogna» .

6. La vera fede apre anche lo sguardo alla conoscenza della natura e degli ultimi motivi dell'incredulità. Dopo uno sguar­ do obliquo sui nemici , che implica un ripudio di loro (cfr . introd. , pp. 5 3 .8 r ) , il poeta ritorna a lodare Dio, come già anche la beatitudine del v. 5 aveva funzionato come una specie di professione di fedeltà. In forma di preghiera innica egli loda la pienezza delle azioni meravigliose di Dio, nelle qual i la sua gratificante volontà salvifica si è fatta visibile . In que­ sto pio dovere il poeta si unisce a tutto il suo popolo e alla sua tradizione storico-salvifica, che era recitata nella celebra­ zione e vissuta come evento presente (cfr. introd. , pp. 44 · 6o ss.). Nella volontà salvifica divina, nella sua grazia si rive­ la l'incomparabile grandezza di Dio (cfr. v. r 7 ) . Solo sotto l'impressione di essa l'uomo riconosce la sua incapacità di afferrare la pienezza della bontà di Dio, e di esprimerla. Di fronte alla grandezza di Dio egli diventa piccolo, e perfino il

Ringrazi4mento e supplica

più caloroso ringraziamento e la più eloquente testimonian­ za nella lode innica della comunità non fanno giustizia alla grandezza della realtà divina. Il giusto ringraziamento

(vv. 7- 1 1 )

E allora l 'uomo come potrebbe avere la possibilità di of­ frire a questo Dio come ringraziamento qualche degno con­ traccambio, sia pure ogni possibile tipo di sacrificio? L'at­ teggiamento con cui l'uomo con l'offerta si pone sullo stesso terreno della divinità, presentando anche da parte sua un -«prodotto» , non esprime quanto si adatterebbe alla grazia e alla grandezza di Dio. Qui al centro del culto non sta l'uo­ .mo, ma Dio e la sua rivelazione; perciò l'uomo può solo a­ scoltare ed obbedire. Esiste un solo atteggiamento dell'uo­ mo che dà a questo Dio quanto gli spetta, l'atteggiamento di umile accettazione e della testimonianza alla grazia di Dio, e di obbedienza e inchino alla sua volontà. Nella direzione di questa linea di pensiero va cercato il nesso tra il v. 6 e la sezio­ ne successiva. Si tratta dello stesso riconoscimento, che corri­ sponde all'originario carattere base dell'alleanza di Dio, e ·che è rappresentato anche dai profeti : l'unico atteggiamento .possibile appropriato alla trascendente realtà di Dio si espri­ me non in offerte e doni, ma nella sottomissione di tutta la persona all'esigenza di Dio. Con esso si spiegano allo stesso modo la concezione del salmo, e i passi profetici che oppon­ gono al culto sacrifìcale l'appello totalizzante di Dio a tutto l'uomo (dr. 1 Sam. 1 5 ,2 2 ; Am . 5 ,2 1 ss. ; Os. 6 ,6 ; 8 , 1 I ss .; Is. 1 , 1 0 ss.; Mich. 6 ,6 ss . ; ler. 7 ,2 1 ss.; Is. 40 , 1 6 ; 66 , 1 ss.) . 7-8. Nel

luogo in cui nell'inno di ringraziamento si usava pro­ mettere alla divinità sacrifici e doni in riconoscenza per il soccorso ricevuto (dr. Ps. 2 2 ,26 ss.) , anche l'autore di que­ sto salmo parla di sacrificio, ma in senso diverso, più profon­ do. Con decisione egli mette da parte tutto il culto sacrifica-

Ps.

40

le ; questo si nota in quanto accanto alle offerte e ai doni

d'uso per il sacrificio di ringraziamento ( dr Lev. 7 , 1 2 s s ) .

.

,

egli parla anche degli olocausti e dei sacrifici per i pecc ati, che non sono mai in rapporto con l'azione di grazie . Questo rifiuto radicale dell'intero culto sacrificale si spiega, come nei profeti , con l'idea accennata sopra di un falso comporta­ mento di base davanti a Dio , la quale trova la sua espressio­ ne nel culto sacrificale e che deve la sua origine e natura ad un altro ambiente cultuale. Operando la sua offerta, l'uomo non può porsi sullo stesso piano di Dio e con i suoi sforzi > (8) quando i nemici mi oltraggiano e mi chiedono sempre : «Dove è il tuo Dio ? >> . 12 Perché sei abbattuta, anima mia, e gemi dentro di me? Spera in Dio, io ancora lo confesserò, poiché egli «è salvezza del mio volto e mio Dio» (5) ! 1

43•1 Fammi giustizia e conduci la mia causa contro gente non pia . Da uomini di frode e di perfidia salvami , > (4) . 2 Poiché tu sei il Dio che mi protegge, perché mi respingi? Perché mesto io devo camminare, oppres so dal nemico? 3 Invia la tua luce, la tua verità, ch e mi guidino e mi conducano al tuo santo monte ed alla tua dimora , 4 che io venga all'altare di Dio, al Dio «della mia» (4 ) gioia e «gioisca» (4) e sulla cetra ringrazi te, Dio, mio Dio. 5 Perché sei abbattuta, anima mia, e gemi dentro di me? Spera in Dio, io ancora lo confesserò, poiché egli «è salvezza del mio volto e mio Dio» ( 9 ) !

I due salmi formano insieme un unico canto. Il Ps . 4 3 è la terza delle strofe, divise tra loro dal ritornello identico : 42 , ; . I 2 ; 4 3 , ; , e anche per il contenuto e per la mancanza di un titolo speciale si mostra come una continuazione del Ps. 42 . II salmo proviene da un uomo che aveva il dono di parlare in toni incisivi di quanto soffriva . La parafrasi del noto traduttore del salterio francese Lobwasser, Wie nach einer _Wasserquelle (Come ad una fonte d'acqua) non egua­ glia la immediatezza poetica dell'originale . Il salmista deve �. Nel T.M. «tuo» è adottato al suffisso seguente. v . 9 dietro alla prima. La frase «]ahvé invia il suo favore,. sembra aggiunta posteriore.

7· Leggere nel T.M. le ultime quattro parole del

8. Letteralmente forse : «Come assassinio 9· Cfr. Biblia Hebraica.

nelle mie

ossa» ; dr. Biblia Helmlica.

Ps. 4�-43

vivere - probabilmente in esilio - lontano da Gerusalemme e dal suo tempio, nel quale forse rivestl un alto ufficio (42 , 5 ) , dove dai fianchi meridionali dei monti del Hermon l'alto Giordano precipita a valle con fragorose cascate (42 ,7 s . ) , nella regione della più tardiva Cesarea di Filippo. Egli si con­ suma nella nostalgia della felicità a lui tolta, delle ore della più intima unione con Dio al quale poteva abbandonarsi solo nel tempio. L'oppressione e il disprezzo dei suoi nemici lo fanno cosciente della totale miseria del suo abbandono da Dio e del dolore della nostalgia del suo Dio . In un lamento commovente egli effonde la sua anima ferita, e lotta con im­ pietosa veridicità per accostarsi a quel Dio che egli teme di perdere. Prima strofa : Nostalgia di Dio e mesto ricordo (vv . 2-6) 2 . Il poeta esprime tutto il dolore della nostalgia di Dio, la quale permea tutto il salmo, in una magnifica immagine di bellezza incomparabile : la sua anima, che assetata del Dio vivente si protende nella preghiera verso Dio, senza di cui deve languire, somiglia alla cerva che nell'ardente calore del­ l'estate, protende il collo e cerca inutilmente acqua nel letto disseccato di ruscello, per calmare la sete bruciante. Per chi trova tali toni per il suo rapporto con Dio, la fede è la fun­ zione vitale più elementare; per questi Dio è realmente un «Dio della vita» . 3. E

la sua unica nostalgia, che cosl dolorosamente deve pro­ vare in una terra di pagani, è comparire davanti al «volto di Dio» , stare nella più stretta comunione con lui (v. 3 ) . Il vincolo di intima unione con Dio che, nonostante la no­ stalgia. anzi, proprio in questa nostalgia di Dio, è vitale per l'orante, minaccia di essere infranto dalla sprezzante doman­ da dei nemici pagani : «Dov'è ora il tuo Dio? » , e questo au4·

Nostalgia di Dio

menta il suo dolore in un tormento quasi insopportabile. E­ gli non ha da vergognarsi delle lacrime che versa per questo (per l'espressione, cfr. Ps. 8o ,6 ; 1 0 2 , 1 0 ; !oh 3 ,2 4 ) , esse so­ no un segno di quanto gli preme: essere e restare certo del suo Dio, non solo con pensieri malinconici, ma nella realtà presente. ·

5 . Nella enorme pena della sua nostalgia e del suo crescente terribile dubbio, il cantore si rifugia nel ricordo; qui può ef­ fondere la sua anima, cioè dare libero corso ai suoi sentimen­ ti . Per un attimo l'amaro presente per lui svanisce; egli si vede in mezzo ai nobili amici mentre in una processione fe­ stiva sale al tempio di Dio, dove un tempo poteva unirsi al canto della folla celebrante ed aveva la certezza della beatifi­ cante vicinanza del suo Dio.

6. Nel ricordo di tali ore san te la sua anima si fissa nella co­ munione con Dio, che adesso minaccia di oscurarsi per lui. Anche se dapprima solo per un breve istante, egli trova il punto in cui gli si apre una via che lo conduce al di là della sofferenza e deli'angoscia : in un dialogo toccante con la sua anima egli riconosce che non è aiutato dal piangere e dal­ l'affliggersi , con la tristezza noi facciamo solo più grande la nostra croce e la nostra sofferenza . Quasi come un rimpro­ vero a se stesso, con il quale il poeta vuole scuotere la sua anima, risuona la parola : «Perché sei abbattuta, anima mia, e gemi dentro di me? » . La via dall'oscurità alla luce è: spera in Dio! Il che non significa altro che sopportare tutta la ten­ sione in una fede che non vede, eppure sa che l'aiuto non gli sarà negato, e verrà l'ora in cui Dio gli sarà vicino con la sua presenza ed il suo aiuto nel tempio, ed egli potrà «confes­ sarlo» come sua salvezza (cfr. introd. , pp. 5 8 .9 1 ) .

Ps. 42-43

·

Seconda strofa: Abbandono di Dio e disprezzo dei nemici (vv. 7- 1 2) 7 . Ma la parola di consolazione che il poeta rivolge alla sua anima non bastano a cancellare d'un colpo tutto il buio nel­ la sua anima. I pensieri del poeta, nonostante egli abbia ini­ zia to a sperare in Dio con fede, riaffondano nel dolore che hanno appena cercato di vincere, e per questo egli aperta­ mente ne parla nell'attacco verbale della prima frase del ri­ tornello, e questo testimonia della verità psicologica e della veridicità interiore. L'antica ferita del cuore nostalgico si riapre. Quanto più forte egli, sui monti del i-Iermon avverte la separazione dalla patria, tanto più intimamente sente il bisogno di essere unito a Dio. Ma il pensiero di Dio diventa per lui fonte di nuova inquietudine. 8 . Insensibile alla maestosa bellezza del paesaggio, dove le

acque dell'alto Giordano si rifrangono con forza selvaggia di roccia in roccia, egli si sofferma ed è confuso nella sua sventura, così che lo stesso rumoreggiare dei turbini si tra­ sforma per lui in un'immagine della sua angoscia, nel quale è portato a vedere la mano punitrice di Dio (su questa immagine, cfr. Ps. 1 8 , 1 7 ; 3 2 ,6 ; Ion. 2,4 ). ·

9. E tuttavia egli afferra la mano che lo colpisce; ancora un tratto di commovente schiettezza e verità . Nella preghiera e nel canto di giorno e di notte egli si unisce al suo Dio, dal quale si sente abbandonato e punito.

1 0 . Dio, la «rupe» contro la quale corre il pericolo di infran­ gersi nell'ondeggiante risacca della sua lotta interiore, è per

lui l'unica salvezza. Chi potrebbe dargli la risposta all'enig­ matico perché della sua vita, se non proprio quel Dio dal quale crede di essere dimenticato, dato che egli è ora conse­ gnato all'oppressione dei suoi nemici?

Nostalgia di Dio

I I . Nessuna meraviglia che gli si spezzi il cuore quando, sbi­ lanciato tra il dubitare di Dio e la sua nostalgia, è costretto ad ascoltare la sarcastica domanda dei suoi avversari quali alleati del suo proprio dubbio : «Dov'è il tuo Dio? >> .

1 2 . Sullo sfondo di questa lotta disperata per la certezza di Dio, le parole del ritornello risuonano a questo punto come un ultimo, sovrumano sforzo dell'anima: non ti lascio, dun­ que benedicimi (cfr. Gen. 3 2 ,2 6 ) . Terza strofa: Supplica e speranza (43 , 1 -5 ) 43,1 . Nella lotta dell'anima (43 , 1 ) contro il dubbio l'orante trova adesso la via lungo la quale è in grado di salire vitto­ rioso dall'oscurità del dolore alla certezza dell'esaudimento. È significativo che i pensieri non si riconnettano più, come nella seconda strofa, con le parole del ritornello che parlano di abbattimento, ma con lo sguardo della speranza nell'aiuto di Dio. L'arante adesso non abbandona più quella certezza di Dio per la quale ha lottato a sangue; neanche permette che il disprezzo dei suoi avversari lo rapini di questa certezza, tanto più che sa di avere il diritto dalla sua parte. Così prega nella sua forma solita (cfr. Ps. 7 ,9 ; 2 6 , 1 ; 3 5 , 1 ) che Dio pren­ da in mano la sua giusta causa e lo aiuti per la giustizia, li­ berandolo così dalla mano dei suoi empi, iniqui avversari . 2 . La motivazione della supplica mostra che essa non va giu­ dicata come l'ostinata asserzione di un diritto esigito da Dio, ma che emerge dall'ardente interesse di fede dell'arante, che in lui si manifesti la giustizia di Dio, e tolga da lui il suo ul­ timo dubbio. Sta a cuore al poeta questa fede nella realtà del Dio giusto, non la vendetta sui suoi nemici . Certo una fede robusta, ma non così robusta e forte che senza una garanzia visibile superi la tentazione sulla realtà di Dio, pensando che la giustizia di Dio, proprio perché è giustizia di Dio, non è

Ps. 42-43

obbligata ad adeguarsi alla ridotta comprensione dell'uomo .. Qui stanno i limiti del salmo. 3-4. Fa parte di questa garanzia sensibile, di cui Porante ha bisogno per sostenere la sua fede, che egli possa ritornare al tempio, e di potere sperimentarvi la gioiosa certezza della vicinanza di Dio. Per questo egli prega con parole sue e sen­ tite. Possa Dio inviare quali gioiosi messaggeri la sua «luce»­ e la sua «fedeltà» , perché lo introducano nella casa di Dio a Gerusalemme, dove egli riconoscente potrà rallegrarsi nel suo Dio (dr. introd., pp. 3 9-42) . 5 . Adesso la sua anima in lotta si è fatta più calma; come ii sogno soave in un sopore tranquillo, che segue la lotta risa­ lente del malato, cosi adesso la gioia anticipata dell'incontro con Dio nella sacra celebrazione appare al poeta come una luminosa, felice immagine del futuro; il passato e il futuro si stringono la mano. Quello che per lui era solo un mesto ricordo (42 ,5 ), diventa adesso gioiosa speranza; il combatten­ te adesso ha vinto se stesso. Solo su questo sfondo i forti toni di gioiosa speranza del ritornello acquistano pieno valore. Il lamento e la supplica si sciolgono nelle altezze della fede, la quale dalla passata esperienza di Dio supera l'angoscia del pre­ sente e si avvia sperando verso il futuro. Ci tocca il cuore non solo l'alto valore artistico del salmo che sta nella descrizione veridica, profondamente sentita di questa lotta dell'anima; il modo in cui qui la nostalgia di Dio si mostra come una forza la quale attraverso timore e angoscia, dubbio e tentazione conduce a vincere nella fede e nella speranza, ancora oggi, nonostante i suoi limiti storica­ mente condizionati, può essere consolazione ed aiuto per cuori tormentati. E il valore religioso del salmo è che questa nostalgia di Dio non si chiede quanto ha da lui, ma quanto ha in lui, così che desidera Dio per amore di lui; è il segreto della sua forza. Questo dato di fatto ci dovrebbe trattenere

Ripudiati da Dio?

dall'eliminare semplicemente e del tutto l'alto valore della celebrazione festiva in questo salmo come caratteristica di un'antica pietà esteriore; le ore che l'autore di questo salmo ha trascorso nella casa di Dio, per lui sono diventate incon­ tro salvifico con Dio (dr. il ritornello), e quindi fonte da cui trae la forza della fede che lo sostiene attraverso le ore della lotta e dell'angoscia. Nessuna religione potrebbe man­ care del culto come luogo in cui l'uomo, nella con1unione con Dio e nella comunione con i fedeli, trae costanten1ente nuova forza per la lotta della vita. 44 · Ripudiati da 1 Al capo-coro. 2

Dio?

Ai figli di Core (1). l.faskil (2) .

O Dio, abbiamo udito con le nostre orecchie,

i nostri padri ce lo hanno narrato: un'opera compisti tu nei loro giorni, 3 nel tempo antico la tua mano lo ha «adempiuto» e) : tu hai cacciato popoli , ma hai piantato essi, distrutto nazioni , ma hai ampliato essi . • I nfatti, non con la loro spada conquistarono la terra, né li aiutò la loro forza, no, ma la tua destra e il tuo braccio, e la luce del tuo volto , poiché tu li amasti ! s Tu sei mio re, o Dio, comanda salvezza per Giacobbe ! 6 Mediante te abbattiamo i nostri nemici, nel tuo nome calpestiamo i nostri avversari. 7 No, io non confidai nel mio arco, la mia spada non mi può aiutare. • Tu ci soccorresti di fronte ai nostri avversari, tu confondesti i nostri odiatori. 9 Noi ci siamo gloriati in Dio sempre, e celebriamo il tuo nome in eterno. 10 Eppure tu ci respingesti nella vergogna, non uscisti più con i nostri eserciti. 11 Tu fai che ci ritiriamo davanti al nemico, e quanti ci odiano si presero il bottino. :1.

Or. sopra, pp. 101

ss.

2.

Cfr. commento a Ps .32,1 . .

.3· Cfr. Biblia Hebraica.

Ps. 44 12

Tu ci esponi come bestiame da maceJlo, ci hai disperso in mezzo alle nazioni. 13 Tu vendi il tuo popolo per niente, nulla hai guadagnato con il loro ricavo. u Ci rendi obbrobriosi ai nostri vicini, ludibrio e scherno a quanti ci stanno intorno. 15 Ci fai essere la favola tra le genti, le nazioni scuotono il capo su di noi. 16 Di continuo l'ignominia n1i s ta davanti e la vergogna mi ricopre la faccia 17 per le parole oltraggiose di chi ingiuria , per lo sguardo vendicativo del nemico. 18 Tutto questo ci venne sopra, eppure noi non ti dimenticammo e non fummo infedeli alla tua alleanza 19 Il nostro cuore non si è ritirato da te, e il nostro passo non ha abbandonato la tua via , 20 perché tu ci abbatta dove ab i tana gli sciacalli , . e ci copra con le ombre di morte. 21 Avessimo dimenticato il nome del nostro Dio, tese le mani a un Dio straniero, 22 Dio non ]o avrebbe scoperto? Egli infatti conosce il segreto del cuore . 23 Poi ché per te siamo uccisi di continuo, considerati come pecore da macello. 24 Svegliati ! Perché dunque dormi, Signore ? Risvegliati , non respingere per sempre ! 25 Perché dunque nascondi il tuo volto, ci dimentichi nella miseria e nell'oppressione? 26 La nos t ra anima è piegata fino alla polvere, il nostro corpo incollato al suolo. 27 AlzatL vieni in nostro aiuto! Liberaci per la tua bontà !

Già gli antichi Padri della chiesa della scuola antiochena hanno riferito questo salmo alle guerre maccabaiche del sec. 11 a .C. ; Ji hanno seguiti Calvino e la maggior parte degli ese­ geti moderni. Questa datazione è possibile, ma non cogente. Una tradizione come 2 Chron. 20,7 ss. dovrebbe avvisare che è impossibile ritenere come preesilico il salmo, che presup­ pone una analoga liturgia di supplica in occasione di una

37 0

Ripudiati da Dio?

sconfitta. Non si può provare che il v . 2 3 riguardi la perse­ cuzione religiosa di Antioco IV, il salmo non parla mai di persecuzione della religione. Una professione di fedeltà che di per sé indica il ripudio di dèi stranieri ( vv. r 8 ss . ) , ha il suo posto già nel culto preesilico dell'alleanza (dr . i ntrod . , p . 3 3 ) . Anche gli altri aspetti di questa lamentazione comu­ nitaria indicano la celebrazione della festa dell'alleanza come ambiente originario del salmo (dr . introd . , pp . 7 1-74) . La nostra mancante conoscenza di particolari storici impedisce per il resto una precisa datazione cronologica del salmo . La nazione è stata sconfitta da un nemico sul campo (v. I I ) , i prigionieri sono stati deportati in terra straniera (v. I 2 ; cfr. Am. r ,6 .9) , Israele soffre sotto lo scherno dei suoi vicini (vv. 1 5 s . ) , nelle rovine delle città distrutte abitano gli sciacalli (v . 20 ; cfr. Ier. 9 , r o ; r o,22 ; 49 ,3 3 ; Is. 1 3 ,2 2 ; 34 , 1 3 ) , .Tahvé , il Signore delle schiere e il Dio della guerra , che un tempo usciva in campo alla testa delle armate israelitiche (z Sam. 4,3 ss . ; 2 Sam . 5 , 24 ) , ha rifiut ato il suo aiuto (vv . 5 . I o) ; adesso il popolo giace - forse nel santuario - davanti a Dio nella polvere (v. 2 6 ), e si lamenta a lui per la sua ango­ scia materiale e spi rituale , per chiedergli aiuto e liberazione . Accanto alla preghie ra pronunciata a nome di tu tto il popo­ lo, nei vv . 5 ss . r 6 prende la parola una voce singola - dalle sue parole, forse il re o il capo dell 'esercito . Le due prime parti della lamentazione nazionale, i vv. 2 -4 (sguardo retro­ spettivo di introduzione alle azioni salvifiche di Dio) e i vv . 5-9 (confessione e speranza di vittoria) , hanno un carattere di confessione innica ; i v v. 1 o- I 7 descrivono l 'angoscia es te­ riore nella forma usuale della lamentazione, i vv. r 8-2 3 la religiosa angoscia interiore, per terminare nella richiesta di soccorso (vv. 24-27 ) , nell a quale ritornano ancora in breve ambo i motivi della lamentazione .

Quando il salmo introducendo dice che la comunità oran­ te ha udito con le sue orecchie la tradizione tramandata dai 2-4 .

Ps. 44

37 1

«padri», delle azioni salvifiche divine, si sa che l'annuncio ora­ le della storia della salvezza era una parte fondamentale del culto dell'alleanza (cfr. v. I 8 ) , alla quale il salmo si ricollega immediatamente 4 • La confessione innica all'inizio del salmo è dunque la risposta della comunità all'incontro con Dio e con la sua salvezza, sperimentati nella recitazione cultuale della storia salvifica. In forma innica la comunità fa propria confessione il contenuto della storia salvifica - qui, la tradi­ zione della conquista e della distribuzione della terra pro­ messa -, con la quale essa loda la potenza miracolosa di Dio, tangibile per l'intera sua esistenza. La fede considera la sto­ ria sotto il proprio aspetto; non costituiscono il contenuto dell'inno di lode nel culto divino i successi militari o le azio­ ni eroiche di guerrieri ricoperti di gloria, come vorrebbe esal­ tare l'epica eroica, questo va tutto all'ombra del comportarsi di Dio, che avanzando dallo sfondo della storia , si fa ricono­ scere dalla fede come l'unico plasmatore dell'evento, e coinvolge in questo evento la comunità. Come incontro vitale con il Dio della storia quindi , dalla comunità cultuale si ce­ lebra la tradizione storico-salvifica sotto l'impressione della divina presenza, che supera la distanza storica e trasforma il passato in un presente immediatamente sperimentabile. È questo il senso più profondo dell'attualizzazione delle azioni divine nell'inno cultuale, ed insieme la chiave per la conl­ prensione religiosa dell'intero salmo (cfr. introd., pp . 2 7 ss. 5 6 ss.) . Nell'attualizzazione delle realtà salvifiche dei primor­ di, che costituiscono il tema di continuo ricorrente della tra­ dizione della conquista, secondo cui Dio ha cacciato i popoli di Canaan per dare ad Israele una patria, la comunità di J ah­ vé sa di essere sostenuta dalla meravigliosa potenza del suo Kraus contesta questo dicendo che qui non si allude alla principale tradizione cultuale, ma alla > C) canto per il re. La mia lingua è stilo di scriba veloce . 3 Tu sei bello, «assai bello>> C) tra tutti gli uomini, la g razi a è riversa ta sulle tue labbra, poiché Dio ti ha benedetto per sempre. i Cingi, o eroe, la tua spada sul fianco, la tua altezza e m aest à! 5 ' ' e) Abbi fortuna ! Avanza per la causa della verità , della clen1enza, della giustizia ! La tua de s tr a ti insegna fa tti terribili ! 6 Le tue frecce sono acute - ai piedi ti cadono i popoli nel cuore dei nemici del re ! 7 Il tuo trono, o divino, resta per sempre e nei secoli, uno scettro di gius tizia è il bastone della tua sovranità. 8 Tu amasti la giustizia e odiasti l'iniquità; per questo il Signore, tuo Dio, ti ha unto con olio di gioia davanti ai tuoi çompagni . 9 Mi rra , aloè e cassia sono tutte le tue vesti . Dal palazzo d'avorio ti rallegrano «arpe» e). 1° Figlie di re sono l e tue dilette, alla tua destra sta la regina adornata con oro di Ofir. 11 Ascolta , figlia , e guarda e porgi il tuo orecchio : dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre! 12 Il re desideri la tua bellezza, poiché egli è il tuo signore : prostrati a lui ! 13 Figlia di Tiro, con doni t i rendono omaggio i ricchi del popolo.

1 . Forse titolo o inizio di un canto, sulla cui melodia il salmo era cantato o ac­ compagnato. 3· Or. Biblia Hebraica. 2. Cfr. commento a Ps. 32,1 .

Ps. 4.5

3 77

14 Tutta splendore invece entra la figlia del re, vestita con abiti d'oro. 15 In vesti ricamate è condotta al re, vergini dietro a lei, che sono presentate a te. 16 Condotte in gioia ed esultanza, esse entrano nella reggia del re 17 Al posto dei tuoi padri staranno i tuoi figli; li costituirai principi su tutta la terra. 1 8 lo voglio annunciare il tuo nome di generazione in generazione,. perciò i popoli ti loderanno sempre e in eterno. .

Il salmo è l 'unico esempio di lirica profana del salterio .. . È un canto di lode ad un giovane re ed alla sua consorte, una principessa di Tiro (v. 1 3 ) , composto e cantato da un poeta di corte in occasione delle nozze del sovrano . Presuntivamen­ te il canto era per un re del regno del nord; come indicano forse anche alcune forme linguistiche peculiari 5 • Non si può più accertare chi fosse questo re; sono stati proposti Acab, Jehu, Geroboamo I I , anche Salomone, Joram di Giuda, e ad­ dirittura Aristobulo I o uno dei Tolomei. Sorto nell'atmosfe­ ra elevata della gioia festiva e perciò de s tinato ad esaltare lo splendore della celebrazione, questo artistico canto porta chiaramente il sigillo di un esuberante stile di corte, come i canti sontuosi con i quali i re dell'antico Oriente volevano immortalare la loro fama per la mano di un artista (cfr. v . I 8 ) . N on è consigliabile quindi voler considerare la compo­ sizione, che collega insieme diversi momenti essenziali e mo­ tivi di fes ta in un unico variopinto mazzo floreale, come una specie di descrizione del succedersi delle cerimonie degli e4· Bentzen, Introduction to the Old Testament 1 ( 1952) 129, vuole collegare il salmo con il cu lto mitico, hier6s gamos dei re divini. Gaster: JBL 74 ( 1955) 239' ss., considera come occasione del salmo un matrimonio ordinario nel quale la coppia nuziale era considerata come coppia regale. La lettera del salmo tuttavia fa pensare di più al matrimonio di un re. Il termine «profano» usato sopra non è inteso in senso moderno, ma in contrapposizione al significato religioso del salmo. ,. Non si può dimostrare che i vv . 3 ·7·17 presuppongano una successione fissa, e che quindi il salmo sia da collegare al rituale della festa «regale di S ion» (Kraus) .

Epitalamio del

re

venti che hanno avuto luogo lungo la celebrazione del ma­ trimonio, e voler cosl stabilire da essa il luogo e il tempo del­ Ia recita nell'ambito della festa . 2 . L'introduzione unisce abilmente soggetto ed oggetto del canto, lo strabocchevole entusiasmo del cantore e il tema del suo poema di omaggio . Egli confronta con orgoglio la sua «opera» (p6iema) all'attività di un provetto > del suo dominio, simboleggiata con il trono e con lo scet­ tro 6. Con l'accentuazione della giustizia quale fondamento della sovranità regale, è limitato ogni dispotico arbitrio, e que­ sto, come insegna l'esempio di Achab e Gezabele (dr . I Reg. 2 I ) , è stato non un ideale utopico, ma un principio religioso di una reale forza plasmatrice della storia. Anche a ques to punto del salmo non è da misconoscere che l 'omaggio del cantore non si può affatto intendere come espressione di una sottomissione servile al sovrano, ma tradisce un nesso stori­ co dell'inno di lode con una responsabile serietà per i più profondi compiti del re .

9- 1 0 . Con alcuni brevi tratti è descritto Io splendore impres­ sionante che circonda il re. Le sue vesti splendenti sono co­ me intessute dei più costosi aromi balsamici ; dalla reggia, le cui mura sono decorate con avorio (dr . I Reg. 2 2 ,3 9 ), risuo­ nano gli accordi delle arpe ; principesse reali sono le abitanti del gineceo, il possesso «più prezioso» e la misura della poten­ za reale . Ma il culmine di ogni splendore - il modo con cui H poeta, senza esprimerlo con parole dirette , arriva a questo vertice del suo omaggio, tradisce una reale graziosa eleganza

6. Sulla

interpretazione simbolica di bastone e di scettro dr. Fr. Focke, Szepter

und Krummstab, in Festgabe fiir Alois Fuchs (19.50) 337

ss.

3 80

Epitale1mio del

r�

nella magistrale padronanza formale - è costituito dalla spo­ sa del re che, con scelto ornamento d'oro oggi occupa il po­ sto d'onore alla destra del sovrano. I I - 1 2 . A lei va la paterna esortazione dello sperimentato poe­

ta, a dimenticare il popolo e la casa paterna per appartene­ re adesso totalmente al suo sposo e signore, al quale come al re anche lei deve prestare il suo omaggio. Anche qui il do­ vere (cfr. Ruth r , r 6 ) è preposto ai sentimenti e ai desideri personali, che la nostalgia della patria potrebbe suscitare, con una molto severa esortazione, la cui giustificazione si può comprendere solo se teniamo presente la funzione disa­ strosa che, per esempio, hanno svolto le mogli straniere di Salomone, o Gezabele, figlia del re di Tiro, quali introdut­ trici di costumi ed influssi stranieri fino nell'ambito della vi­ ta religiosa. 1 3 - I 6 . Alla dolorosa ammonizione segue tuttavia subito un mitigante conforto (v. I 3 ) : anche se deve rinunciare alia pa­

tria della sua gioventù, la figlia di Tiro avrà come ricompen­ sa la fedeltà dei suoi nuovi sudditi, che le rendono omaggio con ricchi doni festivi. E neanche è spezzato del tutto il vin­ colo con il passato nella casa paterna. Questo dovrà ricordar­ le il momento festoso del suo ingresso nella reggia regale, che il poeta fissa ai vv . 1 4- 1 6 . Guidata dalle compagne della sua gioventù, in mezzo al loro giubilo festoso, ella è entrata nella reggia che adesso deve diventare la sua patria. 1 7- 1 8 . Il cantore include la promessa della benedizione dei figli, che si dava alla sposa al momento di iniziare la sua nuo­ va vita (cfr. Gen. 24 ,6o ; Ruth 4 , I I s . ) , in una formula di benedizione al re, e in questo modo unisce la giovane coppia nel comune compito e significato del loro vincolo nuziale, cosl che la regina si senta legata con i forti legami del pro­ prio sangue, alla sua nuova patria, e il re, e con lui la intera

Ps. 46

nazione, possa essere fiero di tale rafforzamento e assicura­ zione della sua potenza. Tutto questo tradisce sia la delica­ tezza del poeta, sia la sua mirabile maestria nell'intrecciare insieme con vigorose espressioni sentimenti personali ed in­ teressi e necessità concrete. Egli sembra essere cosciente del­ la sua importanza, quando al termine guarda al suo compito - e con il suo canto lo ha realmente assolto - di proclamare ed immortalare la fama («·nome») del re. Il che certo non sarebbe successo se il salmo non avesse subito già dall'anti­ chità una interpretazione messianica, e così compreso non fosse stato assunto nella raccolta dei salmi. Anche il Nuovo Testamento, seguendo la concezione tardogiudaica messiani­ ca, ha applicato a Cristo le espressioni del salmo (Hebr. I ,8 s . ), mentre la chiesa antica trovò riflesso il rapporto tra Cri­ sto e la sua chiesa nei rapporti tra lo sposo e la sposa del sal­ mo . Tuttavia anche questa interpretazione allegorica non sa­ rebbe stata possibile senza quell'alta serietà della responsabi­ lità morale e religiosa, che già nello stesso salmo sotto il man­ to dello stile cortigiano innalza la sfera del terrestre e profa­ no fino alla regione più elevata del religioso . 46 .

Il nostro Dio è

una

salda fortezza

1 Al capo-coro. Ai figli di Core. Al (modo di) fanciulle ( 1 ) . Cantico. 2 Dio è per noi rifugio e forza, un aiuto nelle angosce, bene provato. 3 Perciò non abbiamo paura, anche se la terra trema, e ]e montagne affondano in mezzo al mare. 4 Si agitano e rihollono le sue onde, davanti al suo impeto tremano i monti : Selab «Il Signore Sabaot è con noi , fortezza è per noi il Dio di Giacobbe» e)! cor s i di un fiume allietano la città di Dio. �L'Altissimo ha santificato la sua dimora» e ) .

5I

I . Forse vuole indicare la tonalità (soprano ?) secondo cui l'inno era cantato o ac­ compagnato; cfr. I Chron. 1 .5 ,20 (dr. pp. 2o-2 I ). 2. Cfr. Biblia Hebraica.

Il

nostro Dio è una salda forte1.%1l

6 Dio è in mezzo ad essa, essa mai vacillerà ; Dio la soccorre allo spuntare del mattino. 7 Popoli si agitarono, regni tremarono. Egli si fece udire, la terra si dissolse. 8 Il Signore Sabaot è con noi, fortezza è per noi il Dio di Giacobb e � Sela 9 Venite ed osservate le opere del Signore , che l'incredibile ha fatto sulla terra ! 1° Che evita le guerr e in tutto il mondo, spezza l'arco e i nfrange la lancia e e i loro la conserva in eterno. 10 Ripensammo, Dio , alla tua grazia dentro il tuo santuario, H come il tuo non1e, Dio, cosl anche la tua lode arriva «fino» (1) ai [confini del mondo . La tua destra è piena di salvezza. 12 Si ralJegra il monte di Sion , esultino le figlie di Giuda per i tuoi giudizi . 13 Girate intorno a Sion , contate le sue torri, 14 fate attenzione alle sue mura, attraversate i suoi palazzi , per narrare alla giovane generazione : 15 che tale è Dio , il nostro Dio sempre e in eterno ; egli ci guiderà al di là della morte.



c

Il salmo per lo più è classificato come un inno di Sion, o un canto di processione ; le due indicazioni sono giuste solo con riserva. Parlano di una processione solo i vv 1 3 s . ; e la funzione che svolge Sion nel salmo non va separata dalla lo­ de di Dio, a cui esso è in primo luogo destinato. Esso quindi va inteso come un inno a Jahvé, e di qui va interpretato. La chiave per la sua comprensione, come nei Ps . 46 ; 47; 97 ed altri, con i quali il salmo è affine per il contenuto, sta nel cul­ to della festa di Jahvé nel tempio di Gerusalemme (vv. 3 · x o) . Sia il v. 4 sia i vv. 9 . 1 0 alludono ad un avvenimento cultuale, che trova la sua eco innica nei vv 2- 1 2 , dove i par­ tecipanti alla festa confessano la maestà e la grandezza di Dio, mentre l'invito alla processione intorno alla città santa sulla bocca di un sacerdote, va inteso in connessione con la celebrazione festiva . L'interpretazione meramente storico­ cronologica del salmo, per lo più della salvezza di Gerusa­ lemme dagli Assiri nel 70 1 a.C., ha contro di sé la mancanza di specifici elementi di una liturgia di ringraziamento, ad .

.

I.

Cfr. Biblia Hebraica.

Tarshish è probabilmente la colonia fenicia di Tartessus in Spagna. Le «navi di Tarshish>> sono di alto mare. 2.

La città di Dio

un'interpretazione esclusivamente escatologica si gi•tnge solo contro i tempi dei verbi, che alludono ad un evento imme­ diatamente precedente; i tratti sia storici sia escatologici del salmo sono piuttosto da interpretare dal loro posto nella ce­ lebrazione festiva. All'ammissione di un'origine ed un uso preesilici del salmo non contrastano ragioni decisive. 2 -4 . I suoni festosamente maestosi dell'inno, nei quali rie­ cheggia l'entusiasmo della comunità («il nostro Dio» ) nel­ l'ora festiva nel tempio, danno fin dall'inizio il tono di fondo da cui è caratterizzato tutto l'inno . Nella lode a Dio è intes­ suto l'inno al monte Sion, che unisce in armonico accordo sensibilità religiosa con gioie estetiche sensibili . Probabilmente contro la concezione pagana, il n1onte Sion è designato come «la fine del settentrione», dove si cercava «la città degli dèi» (dr. Is. 1 4 , 1 3 s . ; Ez. 2 8 , 1 4-1 6 ; Ps. 6 8 , 1 6 s . ; 8 9 , 1 3 ; Iob 2 6 ,7 ; 3 7 ,2 2 ; forse il termine �afon setten­ trione, risale al nome della santa montagna di Ugarit, in Fe­ nicia, testimoniato dai testi di Ras-Shamra ). L'idea del mon­ te degli dèi e del connesso paradiso, qui come nell'escatolo­ gia profetica (Is. 2 ,2 ; Ez. 40,2 ; Ps. 46 ,5) , è trasferita al mon­ te nel tempio, e forma cosl la cornice destinata a fare emer­ gere in tutta la sua ampiezza cosmico-universale la grandezza di Dio, proprio come l'epiteto di Jahvé, il «grande re>> , il Si­ gnore di tutto il mondo. Il v. 4 va inteso da questo sfondo, che conduce alla rivelazione di Dio nella città del tetnpio ( vv. 5 ss.), con la quale Jahvé si è dimostrato come «svettante baluardo» (Ps. 46 ,8 . 1 2) . =

j-8 . La scena che segue ( vv . 5-8 ), che si svolge a Gerusalem­

me ( «ll») , non può essere intesa quale descrizione di un e­ vento storico in senso moderno, come la campagna militare di Sennacherib (70 1 a.C. ) ; poiché, a parte che questa con­ traddice le fonti storiche in punti importanti, e che una lega dei re contro Gerusalemme secondo la nostra conoscenza

399

della storia non è mai avvenuta, secondo i vv 9 ss. i parte­ cipanti al culto stanno sotto l'impressione immediata di ciò che essi stessi hanno «ascoltato e visto» nella città di Dio; e questo secondo il nesso dei vv 4 ; («poiché») con i vv . 9 ss. può riferirsi solo ad una azione cultuale nel santuario, i cui testimoni adesso annunciano quanto ad essi l'orecchio e l'occhio hanno comunicato. In altre parole, la scena descrit­ ta nei vv ;-8 si rifà ad una rappresentazione dell'azione sal­ vifica di Dio, nella quale egli ha rivelato alla comunità la sua potenza protettrice e salvifica . In questa rappresentazione cultuale con la parola e con un'azione simbolicamente allusiva ed efficace che corrisponde sia al temperamento orientale, sia alla natura dell'evento cultuale, i disparati eventi della tra­ dizione storica sono compresi insieme in un punto focale, e vissuti e celebrati dalla comunità come incontro storico-sal­ vifico con il suo Dio {dr. il commento a Ps. 1 8 ; introd. , pp. 43 ss .; I ) . Da qui si spiega «la lega dei re» e anche il fatto che al centro della rappresentazione si muove non il dato sto­ rico e l'individuale umano, ma il metafisica teologico e il me­ raviglioso dell'azione di Dio, cosl che la fuga panica dei re i quali vennero, videro e fuggirono (già Calvino citò per con­ trasto il noto detto di Cesare sulla battaglia di Zela) , serve a mettere in giusta luce l'inaudita efficacia dell'epifania di Dio. Al mistero della teofania sperimentato al culmine del­ l' azione cultuale si accenna solo con timore reverenziale e in modo enigmatico, e questo corrisponde proprio allo spirito dei partecipanti alla festa, e come l'immagine della flotta d'al­ to mare distrutta nella tempesta, non fa che esaltare l'im­ pressione della grandezza di Dio, rispecchiata lungo tutto il salmo. Non solo esteriormente, ma anche in rapporto con la tradizione celebrativa questa rappresentazione è affine ad e­ spressioni analoghe sull'efficacia meravigliosa dell'apparizio­ ne di Dio, come Ex. 1 4 ,24 ; I 5 ,1 4 ss. ; Ps. 1 8 ,8 ss. ; 20,8 s . ; 2 I ' I o ; 4 6 '7 ss. ; Is . 3 3 , I o ss. .

.

.

·

400

U, città tli Dio

9- r 2 . Quanto per i nemici significa terrore e sventura para­ lizzanti, per la comunità di Dio è protezione e salvezza. Con gioia tutta esultante essa testimonia (v. r 2 ; cfr. Ps. 9 7,8) quanto ha potuto sperimentare come azione gratificante del .suo Dio nella festiva: il suo giudizio e la sua salvezza! Cosl essa contribuisce alla gloria di Dio, e;he si e­ stende quanto la rivelazione del suo «nome» (cfr. introd., pp. 3 0 s.42 s .) ; nessun limite è posto alla sua potenza, né nel­ lo spazio, né nel tempo ( vv . 9 . r r ) . Anche qui risulta chiaro che l'ampiezza e l'universalità escatologiche del pensiero sul giudizio e sulla salvezza nell'Antico Testamento non viene dall'intensificazione di sogni umani di potenza, ma dalla gran­ dezza e dall'ampiezza della rivelazione della natura e realtà divine, delle quali la comunità poté sempre di nuovo accer­ tarsi nella tradizione cultuale. I 3 - I .5 . La sacra tradizione non resta però limitata alla sua matrice cultuale; la comunità cultuale non è solo ricettrice e trasmettitrice di salvezza, essa è anche messaggera della sal­ vezza per la generazione futura. La processione intorno alla città tempio, a cui sono invitati i pellegrini festanti, è moti­ vata cosl: essi devono imprimersi a fondo l'immagine della città santa, per poi poter narrare la grande esperienza di sal­ vezza, di per sé connessa con questi luoghi, alla gioventù che ancora non può partecipare al pellegrinaggio. Nei confronti del significato più originario e solido che possiamo supporre dietro tale processione, cioè che la processione diffonde «la benedizione» ricevuta nel santuario, questa motivazione si­ gnifica una spiritualizzazione dell'antico costume rituale, sen­ za che cosl sia cancellato il suo più profondo senso base. An­ -che nel salmo importa che l'annuncio della rivelazione della grandezza e della potenza di Dio si tramandi in «tradizione>> ininterrotta dell'evento salvifico di generazione in generazio­ ne (cfr. introd., pp. 3 6 s .5 6 s.), e che il vincolo tra Dio e la sua comunità si conservi vivo «sempre in eterno» come pe.

PS. 49

40 I

renne fonte di nuova speranza che nemmeno lo sguardo alla morte può scuotere. Le ultime parole del salmo: «Al di là della morte>> non sono testualmente sicure 3 , ma per forma e contenuto si adattano senza difficoltà al contesto, e danno al salmo una conclusione significativa : la speranza dell'eternità nella Bibbia fluisce dalla realtà di Dio, alla quale nessun li­ mite è posto. -4 9 ·

Enigma della vita

1 Al

capo-coro. Ai figli di Core. Salmo. 2 Udite questo, popoli tutti, 3

4

fate attenzione, voi tutti abitanti del rnondo, figli del popolo e nati nob ili tutti quanti , ricchi e poveri ! ,

La mia bocca parlerà sapienza, la meditazione del mio cuore è intelligenza. 5 lo voglio piegare il mio orecchio a un detto , e sciogliere sulla cetra il mio enigma 6 Che cosa dovrei temere in giorni cattivi, perché mi circonda l'iniquità dei miei nemici , 7 che confidano nelle loro sostanze, si gloriano dell'abbondanza delle loro ricch ezze ? 1 «Ma>> (1) nessun uomo redime «Se s tesso » e ) , non può pagare a Dio il risca tto .. ' Troppo alto è il prezzo «della sua» (l) anima, non sarà sufficien te in eterno, 10 che eg l i possa vivere per sempre, senza mai vedere la tomba. 11 No, egli vede : i sapienti devono morire, l 'insensato e lo stolto, tutti periscono e la sci an o ad altri i loro te sori .

.

.

Altri ri feriscono la parola come postilla a Ps. 49 e, ad analogia dei Ps. 21 c �u (cfr. pp. 20 s.) vi vedono l'indicazione di una melodia ('al). Johnson, S«r41 King.. ship i"n Ancienl lsrael, 8 1 , fa il confronto con il mito di Ras-Shamra, della lotta di BatJ/ contro Mot, che sarebbe usato qui nel trionfo di Jahvé su re nemici quali J.

rappresentanti del «nemico mortale» . 1 . Cfr.

Bihlia Hebraica.

Enigma

4 02

della

vita

12 «Sepolcri» e > sono la loro abitazione per sempre, le loro dimore di età in età, anche se terre proclamarono come proprie.

13 Sì, l'uomo non dura 11ello splendore, è come il bestianze che si abbatte. 14 Questa è la sorte di quanti confidano in sé, «Cosl finisce» e) chi si compiace della sua bocca. 15 Essi si pongono come gregge degli inferi, adesso la morte li pascerà . 16

SelJ

... e >.

�1a Dio libererà l'anima mia Se!a dalla potenza dello Seol ; sl, egli mi accoglie. 17 Non temere se uno diventa ricco, se autnenta la ricchezza della sua casa . 18 Nella morte non prende nulla con sé, la sua ricchezza non lo segue. 19 Anche se in vita si è detto felice e se qualcuno « lo» (l) loda perché «gli>> C) è andata bene , 20 Tuttavia «egli va)> (i) con i padri, che mai più vedono la luce.

21 L'uo1no 11el suo splendo r e senza intellige�t::.a, è come il bestianze che si abbatte.

Il canto, recitato dal poeta al suono della cetra (v. 5 ) , è secondo la sua stessa affermazione, un 1nasal, cioè un poema sapienziale (cfr. introd . , p. 93) . Esso vuole rispondere ad uno dei primordiali, sempre riproposti enigmi della vita , che è stato posto al poeta dalla sua stessa situazione e che da lui è ripensato e risolto. L'autore, di gente semplice, oppresso da �icche autorità, ha superato in se stesso timore e invidia per la potenza dei suoi prosperi avversari, e adesso espone i pen­ sieri che lo hanno condotto ali'equilibrio ed equanimità in­ teriori. Dietro il salmo dunque si pone in certo senso la que­ stione sociale e il problema del giudizio etico e religioso sui beni terreni, e sulla presa di posizione pratica. Il poeta cer­ ca un punto di riferimento che lo lasci interiormente libero 2. .3·

È impossibile ricostruire il testo molto corrotto Con Staerk e Kittel .

.

Ps. 49

4 03

dalla sottomissione agli uomini e agli oggetti terreni, e di ap­ puntare lo sguardo su quanto è il solo da temere, e solo su cui l'uomo può confidare. Egli trova questo punto guardan­ do all'eternità e a Dio, che ha stabilito la morte. Qui il sal­ mo è affine ai Ps. 3 7 e 73 · Formalmente è ancora riconoscibile nel salmo, il cui testo presenta in alcuni passi forti alterazioni, una certa struttura strofica. Un ritornello (vv. 1 3 .2 I ) divide in due parti la se­ zione principale. Il salmo si inizia ( vv. 2-5) con un'ampia in­ troduzione che contiene l'invito ad ascoltare e l'annuncio del discorso. La parte principale nei vv. 6-7 porta tematicamente la problematica suscitata nel poeta dalla sua situazione per­ sonale; la soluzione segue anzitutto dall'aspetto negativo nella direzione di due idee: con la ricchezza nessuno può riscattare se stesso dalla potenza della morte ( vv . 8- I o ) , e tutte le dif­ ferenze sono livellate dalla morte, che è fissata per tutti ( vv . I I - I 3 ) . Nei vv. I 4- I 6 quindi il poeta contrappone alla pre­ sunzione degli empi ed alla loro fine disperata l'elemento po­ sitivo della sua fiducia in Dio e la sua speranza in essa ba­ sata, che trascende la morte, per concludere (vv. 1 7-2 r ) con l'esortare gli altri ad una intrepida equanimità, che egli mo­ tiva con analoghe idee come nella prima parte. Introduzione (vv. 2-5)

Il salmo si inizia verboso ed esigente, contrassegno del­ la poesia didattica. Il poeta chiede l'ascolto a tutti i popoli ed abitanti della terra, ricchi e poveri; si comprende , poiché si tratta una delle questioni generali dell'umanità, a cui egli si accinge a dare la risposta che interessa tutti. Non senza in­ tenzione interpella umili e distinti, ricchi e poveri, tutti al centro del suo problema, a tutti ha da dire. Quanto egli ha da dire, lo annunzia come «sapienza» e «intelligenza» , come il risultato del meditare del suo cuore. Egli cosl guarda alle tensioni e meditazioni della lotta interiore, che a lui costò, 2-_5 .

Enigma della vita

404

finché raggiunse in modo chiaro e stabile quel punto di rife­ rimento da cui gli si offrl la soluzione del suo enigma. A pri­ ma vista sen1brerebbe pieno di una certa boriosa coscienza di sé per la sua conoscenza; ma le parole solenni : « lo voglio piegare il mio orecchio a un detto» indicano che il poeta, co­ me i profeti, accoglie come rivelazione la parola che deve di­ re. La sua sapienza appunto non è sapienza umana. E a dif­ ferenza di quanto dice al v . 1 4, dove rimprovera ai suoi av­ versari il compiacimento nei loro discorsi, egli accentua che prima di insegnare ha solo imparato ad ascoltare . Anche l'ac­ compagnamento della cetra, con la quale recita il suo canto, ricorda che Eliseo una volta si servl della musica di un lnene­ strello perché lo spirito del Signore venisse su di lui ( 2 Reg. 3 ,1 ; ). Non è tuttavia possibile riconoscere se per l'autore stia in evidenza questo significato della musica . Il problema

(vv. 6-7 )

6-7 . Il modo con cui il poeta parla del problema che lo agita,

mostra che per lui non si tratta di un problema che si risolve nella sfera del pensiero teorico. Il problema è sorto per lui dalla stessa vita pratica - dunque neppure si tratta, come si [è pensato spesso, della questione dogmatica della teodicea o della retribuzione -, e la risposta che dà è destinata per intero a guidare la vita pratica. Essa deve condurre alla quiete e alla equanimità dell'atteggiamento di fede, che il poeta stes­ so si è acquisito nella lotta contro le tentazioni della vita. Il salmo è scritto immediatamente dalla vita per la vita. Nella domanda in apparenza incurante: «Che cosa dovrei temere in giorni cattivi, perché mi circonda l'iniquità dei miei ne­ mici, che confidano nelle loro sostanze, si gloriano dell'ab­ bondanza delle loro ricchezze? » , trapelano ancora i senti­ menti che· il poeta ha dominato in sé di fronte alle avversità ·che gli hanno procurato i suoi ricchi avversari: il timore e !,invidia. Timore del sottomesso alla potenza e violenza de-

Ps. 49

gli uomini, e invidia del povero, cui l'altrui ricchezza fa sen­ tire dolorosamente le proprie privazioni; due sentimenti trop­ po diffusi perché il problema del salmo non trovi largamen­ te eco. Come il poeta è riuscito a dominare questi sentimen­ ti? Non dipendendone né cedendo ad essi. Egli piuttosto si oppone ad essi, ne esamina la giustezza e non può fare a me­ no di ammettere che alla luce delle ultime realtà non ha sen­ so arrendersi a tali sentimenti. Per quale via giunge a que­ sto risultato? Semplicemente perché guarda le realtà sub specie aeternitatis, le pone alla luce dell'eternità, e di qui cerca di riconoscerne il reale valore. Dietro il timore e l'in­ vidia infatti sta l'attenzione al valore e al significato di quan­ to si teme o si invidia. Ma quale è adesso il valore ed il si­ gnificato della potenza e della ricchezza dell'uomo, se si con­ siderano da quel punto, nel quale solo si decide del senso e valore della vita, dalla morte ? Qui cambia di colpo il giudi­ zio che può sembrare giusto al senso della vita invincibil­ mente ingenuo, ma che non resiste quando si sta per morire. Il poeta ha imparato questa revisione dei valori guardando alla morte e a colui che ha stabilito la morte.

8-1 0 . Nella morte per l'uomo è fissato il limite che egli da solo non può superare. La potenza e la ricchezza umana non arrivano a riscattarsi dalla morte . Poiché nella morte egli in­ contra inevitabilmente la potenza di Dio, benché cosl spesso abbia altrimenti cercato di sottrarvisi e di contare su se stes­ so. E poiché si tratta della potenza di Dio, ogni potenza u­ mana che è diretta contro di essa deve fallire. La potenza di Dio e quella dell'uomo stanno su due piani diversi ; la loro differenza non è quantitativa ma qualitativa. Cosl, il prezzo è «troppo alto» per riscattare la sua anima dalla morte. È contrassegno di tutti le ambizioni umane orientate in senso solo immanente, che debbano trovare Dio come limite, co­ me potenza nemica, come no al loro proprio corso. Ogni pia­ cere terreno vuole eternità, e nella morte Dio ha stabilito il

406

Enigma della vita

limite a questa brama. Qui sta il punto in cui diventano ma­ nifeste l'insensatezza e l'impotenza di un'umanità cosciente solo di sé. E da questo il poeta avverte quanto sia immotiva­ to il suo timore e la sua invidia verso i suoi facoltosi avver­ sari, se dalla morte egli misura la loro importanza . I I - I 3 · Ma

la morte è maestra del poeta anche da un altro a­ spetto. La morte è anzitutto la grande livellatrice. Tutte le differenze che in questa vita possono valere esteriormente, con la morte perdono importanza . Sapienti e stolti debbono morire, e nella morte lasciare ad altri i tesori accumulati nel­ la loro vita. Tra le strette pareti della tomba finisce come per tutti gli uomini anche la vita di coloro che, come possessori o padroni di ampie terre, le chiamarono proprie. Cosl appa­ re la fine della sovranità umana. Che cosa è allora l'uomo nel suo splendore, se per lui la morte è certa quanto per il be­ stiame da macello, che vive per essere ucciso? No, a partire dalle ultime realtà, è realmente senza senso temere la poten­ za degli uomini ed invidiare ad essi la ricchezza . 1 4- 1 6 . All'inizio della seconda strofa il poeta in retrospetti­

va ancora una volta ricompone quanto ha detto. Egli però aggiunge anche il motivo interiore per cui il destino della morte significa per tali uomini il fallimento totale. Ciò che condiziona questa fine con il terrore è la presunzione, la fidu­ cia nella propria persona e potenza, quel girare su se stessi , il solo «compiacersi nel proprio discorso» . Poiché tutto ciò di cui è costruita la vita di questi presuntuosi, nella morte si frantuma. Senza volontà come un gregge, privi di ogni spe­ ranza, essi si presentano per questo al mondo sotterraneo; allora, come dice il poeta in un'immagine grandiosa, la mor­ te li pascerà e sarà il loro signore . A tale vita, nella quale la morte ha l'ultima parola, il poeta oppone la sua, nella quale Dio ha l'ultima parola. Qui la fiducia si basa su un altro fon­ damento ed è di diverso genere dalla fiducia in sé. Essa si

Ps. 49

basa su colui che ha il potere sulla vita e sulla morte. E poi­ ché il peso della vita per il poeta non sta nei beni terreni, che passano, ma nel rapporto vitale con Dio, la morte che deve sperimentare non ha per lui il terrore dello sfacelo di tutti i valori della vita; poiché sopra la morte sta la potenza del suo Dio, che lo può riscattare dalla potenza della morte. E que­ sto rapporto con Dio costituisce per lui la vita reale; per que­ sto egli può nutrire la speranza che Dio libererà realmente anche lui dalla morte, sl, la già esistente comunione di vita con Dio sarà mantenuta in modo ancora più stretto, in quan­ to lui «lo accoglie» . È questa la speranza della fede che tra­ scende la morte e cosl vince interiormente la morte. È qui il punto in cui per il poeta si deve trovare la soluzione all'e­ nigma della vita, nella vittoria della speranza di fede sulla potenza della morte. L'autore non dice in che modo questo avverrà. Esso resta velato agli occhi dell'uomo terreno; ma neppure questo è un interesse essenziale della fede. Ad essa basta avere la certezza che Dio accoglie a sé l'uomo dopo la sua morte e non lo abbandona alla potenza degli inferi. E quindi voler porre al centro dell'interesse la domanda con1e il salmista si immagini la liberazione dalla morte, mentre il poeta stesso non lo fa, è da parte dell'esegeta una fatica inu­ tile e poco consona al tenore del testo e al suo contenuto, e che non fa giustizia alle autentiche intenzioni del poeta. Sul­ la base al testo alla domanda non si può dare una risposta si­ cura, se qui stia sullo sfondo la concezione di un rapimento prima della morte, come in Gen .5 ,24 e 2 Reg. 2 ,9 ss., o una liberazione dallo S eol (inferi) con la resurrezione, come in Is. 2 6 , 1 9 o Dan. 1 2 ,2 . Per il poeta, comunque la fiducia in quel Dio che solo ha il potere sulla morte, sta al centro non solo del suo pensiero, ma della sua vita. La certezza di fede di cui egli parla, per lui non è tanto una conoscenza di quan­ to accadrà, ma piuttosto una forza che lo sostiene e lo fa procedere sicuro anche dove non vede come la via proceda nei particolari. La certezza che decide un Altro con la morte .

Enigma della vita

sulla vita, non l'uomo con la sua potenza, è per lui consola­ zione ed aiuto per il momento in cui l'uomo, che vede e co­ nosce solo se stesso, sperimenta il suo fallimento di fronte alla morte eterna, alla quale va incontro . La base dalla quale il poeta può guardare serenamen­ te alla morte, costituisce anche il punto di partenza per la esortazione che adesso segue. Quanto ha detto prin1a in rife­ rimento a se stesso, adesso egli espone come istruzione di viaggio per altri. Si spiega così la analogia dei pensieri, che si fa notare perfino nella stessa formulazione verbale. lvla queste parole adesso si trovano anche per l'ascoltatore a fon­ damento della speranza di cui si parla al v. I 6, ed hanno quindi una forza ed una chiarezza maggiore, quando esorta­ no: nessun timore e nessuna invidia (v. I 9) di fronte agli uo­ mini facoltosi! Lo splendore della loro gloria terrena è con­ sacrato alla morte. Essi vanno incontro alla notte eterna, non alla luce, poiché nessuna speranza brilla per loro al di là del­ la morte. Ed una vita senza speranza non è più vita. Con una piccola ma non insignificante variazione, il ritornello con il quale il poeta chiude il suo salmo accenna a questa linea di pensiero. Se l 'uomo è senza intelligenza, che in questo con­ testo non può significare che la conoscenza dalla fede secon­ do cui la vita e la morte sono nelle mani di Dio, allora somi­ glia al bestiame che si macella. Chi crede di poter ignorare l'ultin1a, decisiva realtà, Dio, per quanto possa dirsi felice, vive in una autoillusione sul vero stato della sua esistenza; e questo può essere compreso solo da chi prende con ogni se­ rietà la realtà di Dio. A partire dalle realtà ultime, tale vita resta nonostante tutto vuota e vana. Cosl il salmo è una paro­ la severa contro ogni felicità cultuale, nella quale l'uomo co­ nosce solo se stesso e si illude sul fatto che non l'uomo, ma Dio sta al centro e alla fine della vita. I 7-2 I .

Ps. ,o

,o.

Il culto giusto

1 Salmo. Ad Asaf e). I l Signore e ) è Dio. Il Signore ha parlato ed ha chiamato la terra, dali'oriente del sole fino dove esso tramonta ! 2 Da Sion, la corona della bellezza, il Signore risplende ! 3 Viene il nostro Dio, non può tacere ; un fuoco divorante davanti a lui, intorno a lui con furia tempesta . 4 Egli chiama il cielo dall'alto e la terra, per giudicare il suo popolo : 5 « Radunatemi i miei fedeli, che sancirono la mia alleanza con il sacrificio! » 6 «COSÌ» e) i cieli «annuncino» e) la sua giustizia , poiché egli è un Dio che giudica . Sela 7 Ascolta , popolo mio, io voglio parlare, Israele, io voglio testimoniare contro di te ! Io sono il Signore, Dio tuo ! 8 Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici, i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti. 9 Non ho bisogno del giovenco della tua stalla, né dei capretti dei tuoi ovili . 10 Ogni bestia del bosco è mia, gli animali dei monti a migliaia . 11 Io conosco tutti gli uccelli > , che crea una sorprendente «sproporzione» tra la potenza dell'appari­ zione di Dio e il (Duhm) ; esso sta in nesso organico con il vitale incontro con Dio nella festa liturgica e con il portamento teologico di fon­ do dell'intero salmo : il particolare comportamento rimpro­ verato nell'invettiva risale a quella interiore insensibilità del popolo davanti a Dio, che già Amos riconosceva come la ra­ dice della defezione in tu tti i campi. E come Amos in 4 1 2 al popolo incosciente pone in vista l'incontro con la terribi­ le potenza del Dio della catastrofe, cosi qui nel salmo la po­ tenza dell'apparizione di Dio dà il tono di fondo col quale è determinato il giudizio di tutto ciò che segue; importa fi­ nalmente in tutto il salmo la forza dell'incontro con Dio e le conseguenze che ne vanno tratte. ,

2 . Così la professione della comunità, che l'oratore profetico qui fa sua (cfr. v . 1 6) , diventa base di partenza e cardine del­ la censura divina che essa deve annunciare ( vv. 7 ss.). Nel modo in cui il salmo rappresenta l'apparizione di Dio, si mo­ stra come l'antica tradizione della teofania del Sinai abbia conservato nella tradizione cultuale i suoi primitivi colori. Splendore abbagliante, così che gli occhi degli uomini non guardino, circonda il Dio maestoso (cfr. Deut. 3 3 ,2 ; Ps. 1 8 ,8 ss. ; Ex. 34,29-3 5 ), e un riflesso di questa divina maestà cade sulla stessa Gerusalemme, che il salmo chiama «la corona della bellezza» . Tanto strettamente qui si fondono l'entusia­ smo religioso e la sensibilità estetica. 3 . Fuoco

divoratore e furiosa tempesta, che nella teofania

� Ps. .r -

41 3

del Sinai sono compagnia e servi di Dio che appare (dr. Ex. 1 9 , 1 6 ss ; I Reg . 1 9 , 1 I ss.) , anche per il sal mis ta sono la vi­ sibile dimostrazione della invisibile tremenda potenza divi­ na, sotto la quale il popolo deve tremare, quando Dio dopo lunga ispezione rompe il sinistro silenzio. .

4-6 . Solo adesso si alza il velo su quanto al

1 era accenna­ to Dio fa appello al cielo e alla terra perché invitino il popo­ lo al giudizio (v. 5 ) , e perché siano testimoni della giustizia del suo giudizio (v. 6) . Questo possente foro degno del giu­ dizio di Dio, serve nella teofania come nei profeti (cfr. Is. 1 2 ; Deut. 3 2 , 1 ; Mich . r ,2 ss . ; 6 , r s . ) a manifestare la potenza e la severità morale del comportamento di Dio. L'ambienta­ zione cosmica conferisce al tu tto un accento universale, e­ scatologico; si tratta della responsabilità davanti all'Ultimo. Dio ha diritto di chiedere conto proprio al suo popolo, poi­ ché per l'alleanza solennemente conclusa con il s acrificio (Ex. 2 4 ,4 ss. ), esso ha assunto speciali doveri nei confronti di Dio In questo senso va intesa anche l'espressione «nliei fedeli» , che fa appello ai membri del popolo di Dio non per le loro spe­ ciali qualità, ma per la responsabilità di appartenere a Dio. v.

,

,

.

Contro il culto sacrifica/e

(vv. 7- 1 5 )

La scenario possente della teofania trasmette quell imp res­ sione de1Ia potenza e superiorità di Dio, solo dalla quale e­ merge l'errore base del comportamento del popolo nel cu lto sacrificale e nella morale, e solo dalla quale questa condotta può essere compresa come disprezzo verso il Dio sovrano. Sta qui il vincolo interno che unisce saldamente le varie par­ ti del sal mo . '

7. Orienta in questa direzione anche l 'inizio della rampogna, che rileva ancora una volta incisivamente il pensiero religio so base nell' inv ito ad ascoltare, e soprattutto nello sguardo ­

Il culto giusto

retrospettivo alla formula teofanica dei dieci comandamenti a partire dal culto dell'alleanza. Si tratta qui semplicemente di riconoscere la viva maestà di Dio, dalla quale, come mo­ stra il seguito, il popolo si è allontanato nonostante tutti i suoi sforzi religiosi. È questo il senso dell'espressione parti­ colarmente sottolineata in questo contesto (si noti la diversa successione delle parole: Ex. 2 0 , 2 ; Deut. j ,6) : «Il Signore, tuo Dio, sono io» , poiché Dio come Dio vuole essere sempre preso sul serio. L'intento del salmo è portare agli occhi del popolo che il suo errore di . base, nonostante ogni zelo reli­ gioso, è trascurare Dio. Per questo il salmista indugia con alcuni certo diffusi particolari, nello sforzo di comprendere la realtà dei fatti . 8 . In questo modo il salmo acquista un carattere dottrinale­ teologico, e chiarifica come la «testimonianza)> ('ud) oratoria e la spiegazione ed applicazione pratica dei comandamenti di­ vini (dr. infra) per la bocca del profeta avevano luogo nel­ lo stesso culto dell'alleanza (cfr. Ps. 6o ; 75 ,6 ss . ; Is. 8 , r 6 ; Mich. 1 ,2 ) 5• 9 - 1 1 . Non i sacrifici in quanto tali, la loro esecuzione, il loro numero o anche lo zelo impiegatovi, sono l'occasione del rimprovero, viceversa, il numero dei sacrifici è cosi grande che Dio «li tiene sempre davanti» . Il motivo della rampo­ gna sta in tutt'altro luogo. Cioè nell'errato atteggiamento in­ teriore del popolo verso Dio, che si esprime con sacrifici . Il popolo pensa che Dio abbia bisogno dei suoi sacrifici . Che Dio dunque sia pensato come dipendente dagli uomini e dal­ le loro offerte, mostra l'abisso di una interna inautenticità nella quale l'uomo si fa indipendente da Dio, si pone sul suo livello e cerca con le sue offerte di renderlo disponibile alla ,5. Di qui viene una luce significativa anche sulla parenesi e sulle ammonizioni appartenenti alla stessa forma letteraria, quali in specie stanno nel libro di Geremia. -

Ps.

50

sua volontà umana, e di estorcere la salvezza. Ma i fatti stan­ no esattamente al contrario. Dio è Dio e non uomo, per esse­ re dipendente dall'uomo; egli è il Signore e possessore degli animali, e non l'uomo; come potrebbe credere l'uomo con i suoi pretenziosi sacrifici di influire su Dio, poiché tutto que­ sto appartiene a lui? Così si manifestano tutta la follia e la insincerità dell'atteggiamento umano : l'uomo con arrogante temerarietà vuole mettersi al livello di Dio. Gli manca il ri­ spetto di Dio come Signore del mondo, e perciò anche del­ l'uomo stesso. Il disprezzo verso Dio e la iniqua presunzione dell'uomo vanno con la mano nella mano. 1 2-1 3 . Ammesso che Dio senta fame come un uomo, egli, il Signore del mondo, non avrebbe bisogno di rivolgersi all'uo­ mo. Ma già in questa ammissione ipotetica si trova l'idea ra­ dicalmente errata, dal salmo respinta, quella antropomorfiz­ zazione di Dio come se egli vivesse della carne degli animali e del sangue dei capri . Per l 'onore dovutogli, non è conve­ niente abbassare Dio alla sfera materiale dell'esistenza. 14. In corrispondenza suona anche l'invito positivo a «of­ frire la lode)> a Dio. Mantenendo l'espressione cultuale «of­ frire>> e , ma solo come locuzione figurata, che elimina il senso cultuale materiale del complesso (cfr. Ps. 5 1 , 1 9) , si richiede un comportamento dell'uomo interiore, per cui questi nella lode di Dio, cioè nel riconoscerlo, si po­ ne totalmente sotto Dio, e lo professa come «l'Altissimo» . Questo è il vero senso del culto dell'alleanza . Questo signi­ fica un totale cambiamento del comportamento che è stato rimproverato al popolo. 1 5 . Il popolo deve riconoscere quanto dipenda da Dio in tut­ to, ed esprimere con un atteggiamento arante che all'uomo che si pone di fronte a Dio si addice solo il riconoscimento della sua sovrana potenza e della sua volontà salvifica, che

Il culto giusto

non ha bisogno di essere determinata solo con sacrifici. Su questo terreno si compie il giusto culto : il popolo deve dare a Dio l'onore che a lui spetta come Dio; questo è il senso dell'espressione: «lnvocami nell'angoscia, io ti voglio libera­ re e tu mi devi onorare» , che di nuovo si rifà al tema di fon­ do: «lo sono il Signore, Dio tuo>> (v. 7 ; sul complesso, dr. introd. , pp. 2 7 ss.), e che si doveva dedurre dalla confessio­ ne della comunità a Jahvé (v. I ) . Il cammino dal sacrificio al­ la confessione e preghiera, dal comportamento esterno ad un costante comportamento interiore conduce molto vicino alle parole neotestamentarie del culto nello spirito e nella verità. Comandamento e morale (vv. 1 6-2 1 ) I 6- 1 7 . La invettiva che segue si rivolge agli empi, cioè a quei membri della comunità dell'alleanza che nella loro vita pra­ tica non prendono sul serio i comandamenti di Dio. La sepa­ razione tra fedeli ed empi, quella autopurificazione della co­ munità che nella tradizione veterotestamentaria ad essa è co­ stantemente imposta come dovere, quale atto giudiziario di Dio è stata da lungo tempo parte essenziale del culto dell'al­ leanza, e come tale è presupposta anche nel salmo (cfr. in­ trod . , pp. 46 ss. ) . Quanto si dice qui contro l'inosservanza dei comandamenti di Dio, i quali erano predicati anch'essi nel culto dell'alleanza, sta in stretto nesso con il comportamento richiesto nelle parole sul sacrificio. Accanto all'intensificazio­ ne del culto sacrificale, l'appropriazione esterna dei coman­ damenti, impararli a memoria e recitarli , il gloriarsi di cono­ scerli e di praticarli (cfr. I er. 8 , 8 ) è stato un segno della e­ 'Steriorizzazione della vita religiosa nel popolo di Israele. Isa­ ia ( 2 9 , 1 3 ) ha chiamato questo modo della pietà «precetto umano imparato» , in cui il cuore resta lontano da Dio; il sal­ mo, nelle sue parole che su questo tipo di legalismo si man­ tengono generali e fondamentali ( vv. 1 6 s.), trova toni ancora più aspri . Anche qui , come nella prima parte, il salmo vuole

Ps. ,o · · ·

colpire· l'inautenticità interiore, quando alla recita dei coman­ damenti ·e al vantarsi sull'alleanza oppone l 'odio della disci­ plina di Dio e l'inosservanza dei comandamenti, come se l'uo­ mo, se veramente disposto a prendere Dio sul serio, possa lasciare per la via la parola di Dio, o eludere la sua istanza. Ma proprio questo manca . Anche per tale > , ma dietro, im­ porta al poeta la interna liberazione dal peccato, che egli im­ plora da Dio. Il primo passo di vera penitenza è la chiara confessione del peccato. La severità della coscienza del peccato, che mai abbandona l'orante, e la sua incondizionata volontà di veri­ dicità verso se stesso e di apertura davanti a Dio, risaltano chiare nella sua confessione: « Io riconosco il mio misfatto e il mio peccato sta sempre davanti a me» . Questo non è la di­ sposizione fluttuante di una coscienza oppressa, ma lo scon­ volgente chiaro riconoscimento di un uomo divenuto coscien5.

422

Crea in

me,

Dio, un cuore puro!

te della sua responsabilità, che esclude anche le più compia­ centi illusioni, e vede i fatti come stanno. Già in questo co­ raggio dell'imparzialità verso se stesso, nell'oggettività del­ l'autocritica sta una forza che permette internamente all'uo­ mo di sconfessare il suo peccato e di pronunciare il giudizio su di sé. Essa è donata al poeta perché nella sua preghiera si è visto posto di fronte alla inevitabile realtà di Dio che lo giu­ dica , verso cui si sente attratto come da fili invisibili. La confessione (vv. 6-8) 6. Ma la profondità della grazia si sperimenterà solo dove è conosciuta la profondità del peccato. E questo accade soltan­

to quando si considera il peccato in riferimento alla realtà ultima, a Dio. Davanti a Dio, solo la cui misericordia può salvare l'arante, questi deve riconoscere: «Contro di te solo ho io peccato» . Queste parole non contengono come una li­ mitazione dei suoi peccati, quasi non avesse commesso man­ canze contro gli uomini; al contrario, il peccato qui è ricono­ sciuto indipendentemente da colui contro il quale era diret­ to, nell'ambito molto più vasto del suo rapporto con Dio. Fi­ nalmente, ogni peccato è diretto contro Dio, poiché in esso si riflette il comportamento base della volontà umana che compie quanto «è male agli occhi di Dio» , e quindi distrug­ ge il vivo contatto con Dio. L'autore si trova adesso cosl for­ temente sotto l'impressione di Dio, che considera solo que­ sto rapporto del suo peccato con Dio: peccato in fondo è più concetto religioso che morale. Ma proprio in vista di Dio il riconoscere il peccato riceve la sua speciale acutezza, perde il suo carattere di isolata mancanza ; esso è l'errato orienta­ mento di fondo della volontà umana che lotta con Dio (cfr. il commento al v. 7 ) . E la strana espressione che segue mo­ stra quanto il pensiero di Dio detern1ini le riflessioni del poe­ ta : «Così che tu ti mantenga giusto con la tua parola e resti irreprensibile nel tuo giudizio» . Anzitutto l'arante non con-

h. JI ·

42 3

sidera come l'ultimo scopo del riconoscimento del peccato la sua persona , ma Dio. Esso deve servire a che Dio sia conosciu­ to e riconosciuto come Dio, cioè a promuovere il diritto di Dio, e a pretendere la responsabilità dell'uomo; e la sua parola di promessa e di minaccia, con la quale Dio vincola l'esistenza dell'uomo al compimento della sua volontà, nel riconoscimen­ to del peccato è provata come incontestabile e sempre giusta. Ma ancora di più, come in una luce lampeggiante si rischiara un ultimo enigmatico rapporto: anche per se stesso il poeta vede un senso più profondo nell'angoscia del suo peccato. La grave commozione che per lui significa riconoscere il peccato non serv e a prostrarlo a terra e a !asciarlo indifeso ; egli avver­ te piuttosto l 'intenzione divina ( « cosi che») di sollevarlo pro­ prio attraverso l'angoscia del peccato e di portare lui alla co­ scienza della grandezza di Dio e della sua incondizionata seve­ rità. Così, ciò che lo spinge fino alla profondità della conoscen­ za del suo io miserabile, diventa per lui un'indicazione al su­ blime Dio operante al di sopra e mediante il peccato per fini superiori . La confessione del peccato diventa per lui una via all'esperienza di Dio, che implica le due realtà, tutta la sua se­ verità di giud i z io e tutta la sua grazia . Quest'ultima in specie diverrebbe chiara se si potesse interpretare la prima metà dell'emistichio nel senso di Ex. 3 4 ,6 s . ; ler. 2 9 , 1 3 s . ; 3 1 ,34 ; 3 3 ,8 ; ma anche senza questo, le due realtà sono comprese nella situaz ione personale dell arante : nella severità della co­ scienza del peccato egli sperimenta la gravità del giu dizio di­ vino in tutta la sua acutezza; e nel fatto che con la confessio­ ne dei peccati gli si apre di nuovo l'occhio sulla realtà di Dio, egli avverte la gratificante mano di Dio, che non lo vuole la­ sciar solo nel suo peccato. Cosl lo sguardo dell'arante nel­ l'abisso del suo peccato diventa coestensivamente uno sguar­ do verso il Dio imperscrutabile, la cui grazia si svela nel giu­ dizio sul peccato (dr. anche il v. 1 0) . A questo miracolo di Dio, che si manifesta in questo uomo nella lotta personale con l'enigma della sua vita, Paolo ha cantato un inno immor'

424

Ct'ea in

me,

Dio?

u" CI4!Ne puro!

tale (Rom. 1 1 ,3 2-3 6) contemplando il piano salvifico · di Dio per il mondo: «Dio ha racchiusi tutti sotto l 'incredulità, per essere misericordioso con tutti. O abisso di ricchezza, di sa­ pienza e di scienza di Dio ! Quanto imperscrutabili i suoi giu­ dizi e non rintracciabili le sue vie. ( . . . ) Poiché da lui e me­ diante lui e verso di lui sussiste tutto. A lui la gloria nei se­ coli ! Amen.» Il seguito della confessione al v. 7 mostra che questi pensieri sull'ultimo scopo di Dio, visibile attraverso il peccato, non sono ricevuti come un alleggerimento della responsabilità umana e una diminuzione della gravità del pec­ cato (cfr. Rom . 6 , 1 5 ) . sguardo nell'abisso del peccato ha portato a riconosce­ re l'essenza di Dio, così qui viceversa dalla profonda cono­ scenza di Dio segue adesso la vera ultima conoscenza della natura dell'uomo. Partendo dalla assoluta severità e dalla in­ violabilità della volontà divina nel giudizio e nella grazia, l'a­ rante adesso contempla l'intera sua vita sotto il segno pre­ monitore del peccato. E anzi questo non è per lui una scusa, ma una verità tanto più terribile e seria, in quanto egli parla di una nuova scoperta («ecco» ): «Ecco, sono stato partorito nella colpa» . La sana percezione naturale e il rispetto per il destino creaturale dell'uomo mai dimenticato per l'Antico Testamento, proibiscono di leggere qui l'idea della peccami­ nosità del matrimonio. Il pensiero del poeta qui si estende molto al di là. Il tragico per l'uomo è che è partorito in un mondo di peccato. Già l'ambiente in cui il bimbo cresce è impregnato di peccato e di tentazione ; e quando impara a distinguere il bene e il male, scopre in sé già una orientazio­ ne naturale della volontà che sta in contrasto con la volontà di Dio. Succede qui al poeta come al profeta Isaia, che posto davanti a Dio nell'ora della sua vocazione, divenne piena­ mente consapevole di tutta la distanza esistente tra il subli­ me, santo e immacolato Dio, e l'impurità sua e del suo popo­ lo. Alla luce della visuale di Dio che tutto abbraccia, lo sguar7 . Lo

P�. JI

425

do penetra fin nei più profondi abissi di tutti i peccati. Lì non esistono più solo singole trasgressioni; tutti i singoli pec­ cati si rifanno piuttosto a quella disposizione demoniaca di una umanità ostinatamente maniaca del proprio interesse, la quale disposizione si irradica per natura nella sua essenza e minaccia di continuo di diventare per lui tentazione. L'aran­ te vede che questi abissali rapporti tra peccato e natura uma­ na operano nella sua vita stessa. 8 . Il poeta non indietreggia neppure di fronte a quest'ultima sconvolgente verità. Chi vuole percorrere la via di Dio non deve indietreggiare di spavento davanti alla verità, che pene­ tra fin nelle fibre più profonde del cuore e scopre senza ri­ guardi le più nascoste trame della vita. Sl , proprio questa umiliante conoscenza della natura del suo peccato è per l'a­ rante prova che in questo primo passo della penitenza si compie in lui la volontà di Dio. La seconda frase : «Nel na­ scosto mi insegni la sapienza» sembra indicare in tale conte­ sto la via su cui l'autore raggiunge le sue profonde conoscen­ ze della natura di Dio e della proprietà del proprio peccato. La seria riflessione davanti a Dio nell'intimo (nascosto) è il luogo dove Dio stesso manifesta all'arante le ultime relazio­ ni (il poeta come Paolo in Rom. I I , 3 2 , le chiama su me la rovina e mi fanno guerra con furore. 5 Il mio cuore turbina nel mio petto, e terrore di morte è caduto su me. 6 Terrore e tremito mi assalgono, lo spavento mi ha circondato. 7 lo dissi : chi mi dà ali come colomba? Volerei e mi poserei . 8 Ecco, volevo fuggire lontano, restare per la notte nel deserto. Seta 9 In fretta mi cercherei un riparo dal vento impetuoso, dalla tempesta. 1° Confondi , Signore, dividi la loro lingua, poiché vidi iniquità e discordia nella città. 1 1 Giorno e notte si aggirano sulle sue mura, rovina e violenza sono in essa, 12 disastro nel suo interno. Non si allontanano oppressione e inganno dalle sue piazze. 13 Poiché non un nemico mi insulta, questo potrei sopportarlo ; Non chi mi odia si fece grande su di me, da lui potrei nascondermi. 14 No, tu , uomo simile a me, mio amico e confidente,

I.

ar. commento

a

Ps.

J2,I.

2. Cfr. Biblia Hebraica

Ps. ,,.

439

15 noi che avevamo insieme soave comunità,

nella casa di Dio can1minavamo tra la folla . La morte venga presto su loro ; vadano vivi all'inferno , poiché dove sono essi, il male sta nel loro intimo. 17 Ma io invoco Dio, e il Signore mi aiuterà . 18 Di sera, al mattino e a mezzogiorno voglio meditare ed «egli ascolti» e) la mia voce 19 e liberi l'anima mia nella pace dalla mia guerra, poiché molti sono contro di me . 20 Dio ascolterà e «li umilierà» e) come colui che siede sul trono dall'inizio, Sela poiché quelli non cambiano c non temono Dio (4 ) . 21 Egli ha steso la sua mano contro gli amici, ha violato la sua alleanza. 22 Più untuoso del burro era il suo discorso, ma lite era il suo cuore. Le sue parole erano più lisce dell'olio, ma in verità acute spade . 23 Getta nel Signore il tuo affanno, egli ti sostiene in piedi ; non permetterà mai che il giusto vacilli . 24 Tu , Dio, li sprofondi in una fossa profonda , gli uomini pieni di sangue e di inganno non arriveranno a metà della vita . Ma io confido in te . 16

e

sospirare,

Traduzione e commento di questo salmo di lamentazione sono complicati da difficoltà testuali e di contenuto, che im­ pediscono una chiara comprensione della situazione esterna del suo autore, e permettono solo supposizioni ipotetiche. Anche diversi tentativi di dividere la lamentazione in due salmi originariamente indipendenti , non aiutano di più . La sconnessione dei pensieri e dei toni, e la conseguente man­ canza di una serena successione di pensiero, non si dovrebbe eliminare con interventi critico-letterari, ma si dovrebbe spie­ gare dalla situazione personale del salmista. Egli è una natu3·

Si legga al piel.

4· Traduzione incerta.

Dai nemici oppresso, dagli amici

tradito

ra sensibile, fortemente scosso da sentimenti e passioni su­ scitate in lui dalle inimicizie di avversari violenti e soprattut­ to dalla infedeltà di un amico. Egli può presentarsi al suo Dio come è, e fargli esplorare le ultime profondità della sua anima, e questo fa parte della specificità dei salmi di lamen­ tazione veterotestamentari, ed è un indice tacito ma espres­ sivo dell'ampiezza del cuore divino, che per l'accentuazione solita sulla distanza tra Dio e l'uomo nell'Antico Testamen­ to, assume un suo peso particolare e non dovrebbe essere oscurato dalle ombre che in più su un tale salmo gettano la debolezza e l'imperfezione troppo umane. 2-6. La commossa lamentazione introdotta (vv. 2-3a) con la

supplica di esaudimento, presenta in modo commovente l'an­ goscia del cuore di un'anima delicata affranta dalla sua pena. 7-9 . Nessuna meraviglia che quest'uomo, che reagisce in mo­ do cosi sensibile a ciò che disturba il suo equilibrio interio­ re, abbia ancora un solo desiderio, come Geremia (cfr. Ier. 9 , 1 ss . ) , di fuggire dall'agitazione della città per volare nella lontananza o nella solitudine del deserto, per evitare le im­ pressioni ripugnanti che qui lo investono come una «impe­ tuosa tempesta» . I O- I 2 . Disgustato dall'oppressione e dall'inganno, che han­

no apertamente si sono fatti largo nelle piazze, egli si augura per questi luoghi del vizio il giudizio divino come quello nar­ rato dalla tradizione della confusione delle lingue durante la costruzione della torre di Babele . Si è voluto interpretare di un assedio l'inizio del v. I I , «giorno e notte si aggirano sul­ le sue mura», e dedurne la datazione del salmo al tempo di Geremia o dei Maccabei. Poiché tuttavia nel salmo mai si trova una allusione ad una situazione del genere, e sembra che la corruzione nella città sia connessa con l' «aggirarsi» attorno ad essa, bisognerà intendere la espressione in senso

Ps.

JJ

4 4 1·

metaforico, nel senso di un aggiramento magico-simbolic (dr. Ios. 6 , 1 ss. ) , che ha l'effetto di trasferire l'iniquità su tutta la città ; in questo modo esso deve esprimere l'inces­ sante influsso contagioso degli iniqui sulla città. Di qui di­ venta ancora più comprensibile che il poeta non sappia più. che fare e si incammini per l'unica strada possibile e giusta,. effondendo così davanti a Dio tutta la sua angoscia. Quanto lo addolora più di ogni altro fatto e fa salire il suo soffrire fino all'insopportabilità, non è il comportamento­ dei nemici, agli oltraggi arroganti dei quali egli già vorrebbe· essere pronto, ma la delusione per il tradimento di un amico, che egli adesso deve considerare dalla parte dei suoi avver­ sari, ed al quale in una comprensibile agitazione richiama i. malinconicamente amari ricordi di ore di confidente amicizia .. I

3- I 5.

1 6 . Egli è così profondamente colpito nella sua anima, che,. afferrato da ira impotente, augura agli avversari di essere su-· bito inghiottiti vivi dal mondo sotterraneo, come un tempo. la masnada di Core (Num. 1 6 ,30 ss . ; dr. intr . , pp. 5 0 .8 1 ss .) ... 1 7- 1 9 . Poi il salmo ricade nella lamentazione; ma lo sguardo· dell'arante adesso non è più rivolto solo al dolore che lo ab­ batte, egli si volge a Dio nella fiducia che colui che siede sul trono come giudice del mondo fin dali 'inizio dei tempi (dr. Ps. 9 ,5 ss. ; introd . , pp . 3 1 ss .46 s.) , ascolti la comunità dei fe­ deli, ma umilii gli empi che persistono nella loro estraneità. da Dio. 20-2 2 . Ancora una volta tuttavia l'indignazione e la delusi o-·

ne per la slealtà dell'amico sopraffanno l'orante; egli lamen­ ta amaramente la sua ipocrita falsità, che gli toglie l'ultima fede negli uomini. 2 3 . E come se si sentisse mancare il terreno sotto i piedi ed

Quando temo, io confido in

44 2

te

avesse bisogno di sostegno, egli si afferra ad una parola (cfr .

Ps. 3 7 , 5 ) con la quale per cosi dire il suo migliore io lo esorta di nuovo alla fiducia in Dio. Siamo qui in mezzo alla più seria e sincera lotta di un uomo con se stesso per la fiducia in Dio, che ce lo avvicina umanamente, anche se a conclusione della sua preghiera il sentimento di vendetta e di rivalsa ancora una volta si impadronisce di lui e lotta per la vittoria con la sua confessione di fiducia . Cosl il salmo termina con una que­ stione aperta ; e la lotta per la fede contro il fallimento uma­ no non giunge qui ad una conclusione liberatrice. Le due realtà sono per noi un'indicazione per la risposta e la libera­ zione che sono donate alla fede in Cristo. 56. Quando temo, io confido in te 1 Al capo-coro. Sull'aria: . 1 Pietà di me, Dio, poiché uomini mi insidiarono, mi opprimono guerrieri di continuo . 3 Quelli che mi insidiano sono sempre avidi, poiché sono molti coloro che mi combattono con arroganza (4) . 4 Se sto nel timore (4) , io confido (4) in te. 5 Presso il Signore io lodo la sua parola . lo confido in Dio, non temo ; che cosa possono farmi gli uomini (5 ) ? 6 Tutto i l giorno «parlano e s i consigliano» (6) contro d i me, tutti i loro piani sono orientati al male. 7 Congiurano (4) e spiano, stanno attenti alle mie orme come gente che attenta alla mia vita. 1 Nonostante la falsità , potrà esserci salvezza per loro (4) ? Dio , ) . Su questa fiducia che sgorga da un profondo, personale rapporto con Dio , si basa la speranza dell'arante nell'esaudimento della sua preghiera . I ob- 1 2 . Dell'esaudimento parla il v. 1 ob (dr. Ps. 20,7 ) ; l'e­ sperienza che ha risvegliato nell'arante la certezza di essere a­ scoltato, non si nomina espressamente, ma solo si accenna allusivamente ; l'assenso della grazia avvenuto poco prima nella celebrazione, lo ha reso certo della sua comunione con Dio. Adesso poiché la promessa di Dio si è adempiuta in lui , egli si rifà alla parola con cui riconosceva la sua fiducia nella promessa (v. ; ), ed afferma cosl la verità della parola di Dio , che in lui ha dato nuova verifica di sé e che giustifica la sua fiducia .

1 3- 1 4. Mentre onora Dio, egli non dimentica il ringraziamen­ to che gli deve. Egli adesso vuole presentare il sacrificio di rin­ graziamento votato nell'angocsia per la salvezza dalla morte e per la grazia di poter stare incrollabilmente sulla salda base della fiducia, e nella comunione con Dio poter camminare sotto i suoi occhi dall'oscurità del dolore alla «luce della vi­ ta» . Ambe le espressioni : «camminare davanti al volto di Dio>> e �> , implica che anche là si attendeva l'esaudi­ mento della sua preghiera.

La

tru

bontà ��rriv{j ili ci�lo

3 . Anche nella descrizione della preghiera (v. 3 ) risuona di nuovo la fiducia nella potenza e bontà di Dio; il poeta sa che la sua causa presso Dio sta in buone mani. • · Per questo egli si contenta di una richiesta generica di a iu­ to, perché Dio possa inviare la sua grazia e felicità come s ue

messaggere (cfr. Ps. 43 ,3 ) ; qui stanno le proprietà essenziali di Dio che, accanto alla sua santa maestà, si manifestano nella teofania dell'alleanza (cfr. Ex. 3 4 ,6 ; introd . , pp. 43 s . 7 9 ) .

, . Solo nel v. 5 si inizia la lamentazione propria contro i per­ secutori, descritti con le frequenti metafore dei leoni e dei guerrieri (dr . Ps. 9 ,4 ss. ; I o , 9 ; I 7 , I 2 ; 3 5 , I s s . ; 56,2 , e pas­ sim ) . È significativo che nei salmi la parola offensiva conti­ nuamente sia stigmatizzata come l'arma più pericolosa nella lotta degli uomini (dr. Ps. I 2 ,3 ; 5 2 ,4 ; 5 5 ,4 ; 5 9 ,8 ; 64 ,4 , e il commento a Ps. I 2 ) . Anche la richiesta del ritornello va al di là dell'orizzonte personale della situazione di angoscia dell'arante . Poiché si chiede a Dio di apparire sul(le nubi del) cielo e di rivelare la sua maestà sul mondo intero , si dovrà pensare alla teofania (cfr . l s. 6 , 3 ; Abac. 3 , 3 ) nella quale la comunità celebrante , e con essa l'orante, divenivano certi del­ la presenza di Dio e della manifestazione della sua grazia e della sua protezione (cfr. introd . , pp. 2 8 ss.76 s . ) . Non è dun­ que che il salmista si ritiene cosl importante da voler muo­ vere Dio e il mondo con la esagerazione della sua situazione personale, egli invece pone la sua personale angoscia nell' am­ pia cornice dell'evento salvifico generale , e nell'atto salvifico liturgico al quale egli partecipa attende l 'assicurazione della sua salvezza personale e il ..suo esaudimento. 7 . Il

7 costituisce il ponte tra la lamentazione e l'inno di ·ringraziamento; l'inizio riprende ancora la lamentazione con­ tro le astuzie degli avversari , questa volta sotto l'immagine stereotipa della caccia con la rete e la fossa (cfr. Ps. 7 , 1 6 ; 9 , v.

P�. J1

4 49

1 6 s . ), mentre la fine guarda di nuovo il fresco esaudimento della preghiera, con la nota idea dell'autogiudicarsi del pec­ catore. Dal punto di vista religioso dell'azione salvifica di Dio, gli atti della richiesta e del suo adempimento, separati temporalmente tra loro, si fondono in un evento unitario .

8 . Con una confessione innica il poeta dapprima e s prime il sentimento che adesso lo anima; egli permette che Dio scruti il suo cuore che , rafforzato della fiducia, è ora del tutto sicu­ ro del suo Dio e si trova in una gioiosa riconoscenza. 9- 1 0 . L'orante

è tutto pieno di Dio; è questa la sua > sulla terra la violenza davanti al giusto. Ciò che accade nel cielo secondo la concezione o­ rientale ha un significato archetipo, cioè effetto immediato sull'evento terrestre. Cosl il salmo passa dalla scena celeste alle situazioni della terra, che sono considerate causate dal­ l'omissione degli dèi, cosl che il giudizio di Dio appena ab­ battutosi non resterà senza conseguenze anche sulla terra . Deve essere comp�eso in tale contesto il giudizio che nei vv . 4-6 s i pronuncia sugli empi - e quindi ancora come parola di Dio. Infedeltà , menzogna e indurimento, suscettibili di am­ monizioni quanto una vipera sorda alle formule di scongiuro di un esperto incantatore di serpenti, sono la loro colpa, che è caratterizzata come un aborto dal corpo materno. In que­ sto giudizio è inserita una profonda conoscenza della natura del peccato : nel suo effetto deleterio, addirittura mortale, esso è paragonato al veleno di serpente; la sua radice è quel­ la enigmatica estraniazione da Dio nella natura umana , che può essere fatta risalire fino agli inizi di questa, e che getta la sua ombra già sulla narrazione della caduta dei primi uo­ mini; qui si crede di paterne scoprire le tonalità di colori (cfr. anche Gen. 8 ,2 r ; introd. , p. 48 ) . In un modo o nell'altro il peccato si accoppia sempre all'insincerità, e per questo con­ duce anche a quell'incomprensibile accecamento, in cui l'uo­ mo non si cura o ostinatamente trascura perfino i migliori consigli e le ammonizioni. E anche questo merita attenzione, che cioè la serietà della responsabilità propria dell'uomo quan­ to al peccato - anche qui sta un'analogia con la storia della caduta - non è attenuata perché l'origine del male si cerca al di là dell'uomo anche in esseri > ) c di fiduciosa speranza. 1 1 . L'epifania di Dio alla comunità (cfr . « Signore, nostro scudo» , v. 1 2 ) deve diventare anche per il poeta l'incontro con Dio (cfr. Ps. 2 I ,4 ) , nel quale egli partecipa alla grazia di­ vina e può vedere come si compia il giudizio di Dio sui ne­ nlici . L 'ultimo pensiero non è privo di una certa gioia mal­ vagia (dr. Ps. 5 4 ,9 ; I 1 2 ,8 ; I I 8 ,7 ) ; tuttavia il v. I 4 fa cono­ scere che la gioia nel rivelarsi della potenza di Dio ha la pre­ valenza nei confronti di queste umane debolezze . Il duplice aspetto del giudizio di Dio è adesso il pensiero motivo del­ l'intera seconda parte (dr. introd., p. 4 8 ) . 1 2- 1 4. La terza strofa (vv. 1 2- 1 4) ha come contenuto il giu­ dizio di Dio sui nemici . Questi non hanno da attendersi nes­ suna grazia come invece la cotnuni tà fedele, che sa di stare sotto la protezione di Dio ; come esempio ammonitore che Dio non si lascia deridere , il loro destino deve imprimersi bene negli occhi del popolo di Dio, quando quelli , insegui ti dalle schiere celesti di Dio (cfr. commento a Ps. 5 8 ; 8 2 ; qui si ricorderanno le Erinni dei Greci) , come Caino sono da Dio cacciati via senza dimora e fuggitivi qua e là ( Gen . 4, I 2 ; cfr . introd. , p. 5 3 ) , e le loro parole blasfeme (dr. v. 8 ) e le loro maledizioni spergiure ricadono su loro stessi . Con la loro ca­ duta e la loro fine è annunciato non solo davanti alla comu-

Salueua dava11ti ai nemici

nità jahvista (v . 1 2) , ma davanti a tutto il mondo (v. 1 4) , che Dio è il sovrano in Giacobbe. Nel giudizio sui popoli egli si rivela come il Signore (dr. introd. , p . 5 1 ) ; di qui si spiega il forte interesse religioso che il salmista e con lui l'intera co­ munità, hanno al destino degli iniqui , come al rapporto in­ terno ed esterno dell'idea di giudizio nelle lamentazioni con la rivelazione della natura e volontà di Dio nel culto del po­ polo di Dio. I j .. I 8 . Nella strofa conclusiva lo sguardo del poeta si volge

dai nemici al suo rapporto personale con Dio. Il ritornello (v. I 5 ; cfr. v. 7 ) e la amplificazione della metafora dei cani randagi al v. 1 6 , servono come sfondo che fa risaltare plasti­ camente il contrasto: l'insaziabile brama da parte degli av­ versari conduce alla loro rivolta contro Dio (si osservi che qui , non senza intenzione, si usa la locuzione che nella tradi­ zione della storia salvifica indica la ribellione del popolo con­ tro Dio nel tempo del deserto ; cfr . Ex. 1 6 ,2 .7 .8 ; Num . 1 4 , 2 7 . 2 9 ; introd . , p. 5 2 ), un profondo riconoscimento che le radici ultime di ogni rivolta contro Dio affondano fino nelle zone oscure della sensualità animale, e questo si può far ri­ salire fino alla storia della caduta originale dell'uomo (Gen. 3 ) . Al contrario ( «ma io» ) l'orante vive in un mondo del tutto diverso: quelli, spinti qua e là da una brama consuman­ te; lui , totalmente pieno della fiducia in Dio, la cui potenza dà alla sua vita sostegno e contenuto, così che, contento e felice del suo Dio , intona il ringraziamento. La piccola ma non insignificante variazione del ritornello (v . I 8 : «a te vo­ glio cantare» ; dr . v. 1 o : «voglio guardare a te») , che non dovrebbe essere eliminata con una meccanica assimilazione, è una raffinata allusione di come sia divenuto interiormente libero, così che come un'allodola la sua anima si lancia gioio­ sa verso il suo Dio.

Ps. 6o

6o. Con Dio faremo prodezze 1

Al capo-coro. Su «1 gigli» e). Testimonianza e) . miktizm e>. Di Da­ vid. Per l'istruzione e> ; 2 quando egli combatté con Aram di Mesopo­ tamia e con Aram di Soba, quando ]oab tornò indietro ed Edom scon­ fisse nella Valle del Sale dodicimila uomini (4) . 3 O Dio, ci hai rigettati, dispersi, tu ti sei adirato e ristoraci. 4 Hai fatto tremare la terra, l'hai spaccata. Guarisci le sue rovine , essa crolla. 5 Tu hai mostrato duri fatti al tuo popolo, ci hai fatto bere un vino da vertigine. 6 Per quanti ti temono hai innalzato uno stendardo perché si riuniscano davanti agli «archi» (5) Sela 7 Perché i tuoi amici siano liberati soccorrici con la tua destra ! Ascoltaci ! 8 Dio ha parlato nel suo santuario : «lo voglio esultare ; voglio spartire Sichem e dividere la valle di Succot. 9 Mio è Galaad e mio è Manasse, Efraim elmo del mio capo e Giuda mio scettro. 10 Moab bacino per lavarmi, ad Edom io getto il mio sandalo. E tu, Filistea, innalza per me il grido di giubilo ! » 11 Chi mi porterà alla città salda? Chi mi «guiderà» (5) fino a Edom? 12 Non lo farai tu, Dio, che ci hai rigettati e non uscisti più a battaglia ' (5) con il nostro esercito? 13 Aiutaci davanti all'oppressore, poiché nullo è il soccorso degli uomini! 14 Con Dio vogliamo compiere prodezze. Egli calpesterà i nostri nemici . '

Il salmo presuppone una situazione analoga a quella del Ps. 44 , a cui è affine anche per contenuto . Si tratta di un bra­ no della liturgia di supplica, nella quale il popolo , con l 'ani­ mo oppresso dopo una dura sconfitta, presenta a Dio il suo 1. Forse inizio del canto, sulla cui melodia il salmo era eseguito a accompagnato (dr. commento a Ps. 4.5 , 1 ) . 2. Cfr. l a spiegazione ai 4· Cfr.

2

Sam. 8

e

vv.

8-10.

introd., pp. 104-IO,.

3· Cfr. commento a .

Ps.

r6,1 .

, Or. Biblia Hebraica.

Con Dio faremo prodezze

4-60

lamento e la sua supplica ( vv. 3-7 . I I - I 3 ; la voce isolata del v. I I è probabilmente il re come capo dell'esercito) . La parte centrale (vv. 8- I o ) è una parola divina che - forse sulla boc­ ca di un profeta è pensata come elargizione di conforto e promessa di vittoria dopo il lamento . Poiché tuttavia l'oriz­ zonte in questa parola di Dio si estende molto più ampia­ mente che nella lamentazione, si deve pensare che la parola divina (vv. 8-I o) proviene da una pretesa tradizione cultuale più antica (v. 8 : «nel suo santuario» ) , dove originariamente si trovava in un contesto diverso da quello attuale del salmo (dr . in/1·a) ; anche il tono completamente diverso nella lamen­ tazione e nella risposta divina rinviano in questa direzione. Non è possibile tuttavia giungere a ricostruire dai vv. 8- I o la situazione storica alla quale il salmo risale. Questa per la ambiguità di diversi passi , riscontrabile già nelle antiche tra­ duzioni , rilnane oscura , così che l'apprezzamento delle allu­ sioni storiche per la datazione del salmo non conduce a nes­ sun risultato certo . È probabile che si tratti di una campagna contro il territorio di Edom (v. T 1 ) . La menzione del vessillo militare israelitico sotto la guida di Jahvé, come i paraUeli­ smi con il Ps. 44 (cfr. ivi ), sembrano orientare ad un'epoca preesilica piuttosto che alle guerre dei �faccabei , dalle quali si è spesso tentato di spiegare il salmo . I vv . 8- r o risalgono ad una tradizione ancora più antica, che sembra rispecchiare le situazioni dell'epoca davidica (cfr. v . I o con Nutn . 2 4 , 1 7 ) . -

1-2 . I l titolo tardivo (v. 2 ) riferisce il salmo forse in base ai vv. 8- 1 0 (cfr. il commento ), alla vittoria di David su Edom , Moab ed i Filistei ( 2 Sam. 8 ; I Chron. 1 8 ,3 ss . ); nel resto del salmo si parla tuttavia di una sconfitta. 3-4 . Il lamento per la sconfitta non resta fissato ali 'aspetto

esterno; anzi si esprime in esso tutta l 'angoscia di un popolo battuto, i cui schieramenti travolti si ritirano (2 Sam. 5 ,2 0 ), il cui territorio è scosso e sconvolto come da un terremoto.

Ps.

6o

Il popolo stesso è ubriacato cotne da una bevanda velenosa, e nella convulsione del disordine sente il terreno tremare sotto di sé; ma esso guarda anche dietro la cortina deli,even­ to apparente, e vi scorge con tremore la figura di Dio che ha operato questo e che adesso emergendo dallo sfondo degli eventi gli si presenta in modo del tutto diverso da quanto si era aspettato, come l'autore di tutta questa sventura. La ve­ ra angoscia che qui è lamentata è l'angoscia della fede di un popolo che si sa rigettato da Dio nella sua ira, e che tuttavia non può né vuole separarsi da lui. Tuttavia questo trauma della fede non porta a dubitare o a ribellarsi contro Dio, ma si esprime nella preghiera, e questo fa vedere quale profon­ dità raggiungano le radici di questa fede, e con quale serietà il popolo orante debba agire verso il suo Dio . Solo a questi livelli profondi l'angoscia della fede diventa l 'unica via per superare tutta l'angoscia. La lamentazione a dire il vero non nasconde affatto la disillusione del popolo per il suo destino, ma nonostante tutto, essa non rinuncia a Dio (cfr. Ps. 44 , 1 8 ) . Il suo ultimo ed unico sostegno resta che la comunità può sentirsi ancora popolo di Dio (v. 6 :