Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Legge e Amore [Vol. 4, Paperback ed.] 9788839904478

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Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Legge e Amore [Vol. 4, Paperback ed.]
 9788839904478

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l precedenti volumi dell'opera menu­ mentale Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico si basano sulla convin­ zione che, sebbene le informazioni sto­ riche documentate siano abbastanza li­ mitate, indipendentemente da una pro­ spettiva confessionale, è tuttavia possi­ bile giungere a un consenso sui fatti storici fondamentali della vita di Gesù. In questo a lungo atteso quarto volume, Meier affronta un nuovo tema - gli inse­ gnamenti del Gesù storico sulla Legge di Mosè e sull'etica - con lo stesso ri­ gore che egli ha mostrato nei suoi pre­ cedenti tre volumi. Dopo una valutazione critica delle opi­ nioni scientifiche circa il valore e la rile­ vanza della Legge mosaica al tempo di Gesù, questo quarto volume tratta degli insegnamenti di Gesù su tematiche le­ gali fondamentali quali il divorzio, i giu­ ramenti, il sabato, le regole di purità; tratta inoltre i diversi comandamenti del­ l'amore ricorrenti nei vangeli. Dalla ri­ cerca di Meier emerge la figura com­ plessa di un ebreo palestinese del l se­ colo, il quale non intendeva affatto abo­ lire la Legge, ma nello stesso tempo era impegnato in dibattiti concernenti l'os­ servanza della stessa. Solo accogliendo questa immagine del Gesù storico alle prese con le questioni della Torah pos­ siamo evitare - secondo la conclusione dell'autore - il diffuso errore di costruire una teologia morale basata sullo studio di "Gesù e la Legge".

«Quest'opera decisiva su Gesù e la Leg­ ge dimostra una grande padronanza del patrimonio legale dell'ebraismo nella chiarificazione di tematiche assai dibat­ tute. La monumentale ricerca di Meier illumina tematiche a lungo controverse e risolve un dibattito secolare». Jacob Neusner Bard College «La ricerca sul Gesù storico esige lo studio del suo contesto storico: il tardo periodo del Secondo Tempio nella terra d'Israele. Con ampia e profonda erudi­ zione, John Meier ricostruisce tale con­ testo e scopre in esso un profeta, guari­ tore e maestro della Legge - un Gesù storico pienamente incarnato nell'ebrai­ smo del suo tempo. Questo è uno stu­ dio magistrale e un contributo decisivo alla ricerca ... Paula Fredriksen Autrice di From Jesus to Christ; e Jesus of Nazareth, King of the Jews «John Meier dimostra, tramite una rigo­ rosa analisi testuale, l'intenso e profon­ do coinvolgimento di Gesù con la hala­ khah. Quest'opera avrà un impatto no­ tevole su come ebraismo e cristianesi­ mo si valutano reciprocamente, ma an­ che sulla comprensione che hanno di se stessi ... Hindj Najman Università di Toronto «John Meier è il più illustre biografo cat­ tolico di Gesù ... Harold Bloom

«Affrontando il tema complesso e di­ scusso del rapporto fra Gesù e la Leg­ ge, John Meier considera sistematica­ mente, integralmente e con equilibrio i testi e gli argomenti decisivi, sempre te­ nendosi fedele ai criteri che guidano il suo intero progetto. Ogni lettore/lettrice potrà beneficiare della vastità del mate­ riale qui messo a disposizione sul Gesù halakhico e apprezzare la sorprendente abilità con cui Meier lo domina». James Vanderkam Università di Notre Dame

JOHN P. MEIER, sacerdote cattolico, è sta­ to professore di Nuovo Testamento alla Catholic University di Washington; D.C., ed è attualmente professore di Nuovo Testa­ mento alla Notre Dame University, Indiana (USA). È stato presidente della Catholic Bi­ blica! Association e direttore della rivista Catho/ic Biblica/ Quarterly. L'Autore è tra i più eminenti biblisti americani.

l precedenti volumi d ell ' o pe r a menu­ mentale Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico si basano sulla convin­ zione che, sebbene le informazioni sto­ riche documentate siano abbastanza li­ mitate, indipendentemente da una pro­ spettiva confessionale, è tuttavia possi­ bile giunge re a un consenso sui fatti storici fondamentali della vita di Gesù. In questo a lungo atteso quarto volume , Meier affronta un nuovo tema - gl i inse­ gnamenti del Gesù storico sulla Legge di Mosè e suWetica - con lo stesso ri­ gore che egli ha mostrato nei suoi pre­ cedenti tre volumi. Dopo una valutazione critica delle opi­ nioni scientifiche circa il valore e la rile­ vanza della Legge mosaica al tempo di Gesù, questo quarto volume tratta degli insegnamenti di Gesù su tematiche le­ gali fondamentali quali il divorzio, i giu­ ramenti, il sabato, le regole di purità; tratta inoltre i diversi comandamenti del­ l'amore ricorrenti nei vangeli. Dalla ri­ cerca di Meier emerge la figura com­ plessa di un ebreo palestinese del l se­ colo, il quale non intendeva affatto abo­ lire la Legge, ma nello stesso tempo era impegnato in dibattiti concernenti l'os­ servanza della stessa. Solo accogliendo questa immagine del Gesù storico alle prese con le q uestioni della Torah pos­ siamo evitare - secondo la conclusione dell'autore- il diffuso errore di costruire una teologia morale basata sullo studio di "Gesù e la Legge".

«Quest'opera decisiva su Gesù e la Leg­ ge dimostra una grande padronanza del patrimonio legale dell'ebraismo nella chiarificazione di tematiche assai dibat­ tute. La monumentale ricerca di Meier ill umina tematiche a lungo controverse e risolve un dibattito secolare)), Jacob Neusner Bard Co llege «La ri c erca sul Gesù storico es i ge lo studio del suo contesto storico: il tardo periodo del Secondo Tempio nella terra d'Israele. Con ampia e profonda erudi­ zione, John Meier ricostruisce tale con­ testo e scopre in esso un profeta, guari­ tore e maestro della Legge - un Gesù stori co pienamente incarnato nell'ebrai­ smo del suo tempo. Questo è uno stu­ dio magistrale e un contributo decisivo alla ricerca��. Paula Fredriksen Autrice di From Jesus to Christ; e Jesus of Nazareth, King of the Jews ccJohn Meier dimostra, tramite una rigo­ rosa analisi testuale, l'intenso e profon­ do coinvolgimento di Gesù con la hala­ khah. Q uest'o per a avrà un impatto no­ tevole su come ebraismo e cr i st ianesi­ mo si valutano reciprocamente, ma an­ che sulla comprensione che hanno di se stessi ». Hindj Najman Università di Taranto

«John Meier è il più illustre biografo cat­ tolico di Gesù». Harold Bloom

ccAffrontanao il tema complesso e di­ scusso del rapporto fra Gesù e la Leg­ ge, John Meier considera sistematica­ mente, integralmente e con equilib rio i testi e gli argomenti decisivi, sempre te­ nendosi fedele ai criteri che guidano il suo intero progetto. Ogni lettore/lettrice potrà beneficiare della vastità del mate­ riale qui messo a di sposizio ne sul Gesù halakhico e apprezzare la sorprende nte abilità con cui Meier lo dom i na » . James Vanderkam Università di Notre Dame

JOHN P. MEIEA, sacerdote cattolico, è sta to pro fesso re di Nuovo Testamento alla Catholic University di Washington; D.C., ed è attualmente professore di Nuovo Testa­ ­

mento alla Notre Dame University, Indiana (USA). È stato p residente della Catholic Bi­ blica! Association e direttore della rivista Catholic Biblica/ Quarterly. L'Autore è tra i più eminenti biblisti americani.

John P. Meier

UN EBREO MARGINALE Ripensare il Gesù storico

4. Legge e amore

QUERINIANA

Imprimatur The Most Rev. Henry J. Mansell, D.D. Hartford, CT, 16 dicembre 2008 Titolo originale: John P. Meier, A Margina/ Jew. Vol. 4:

Rethinking the Historical ]esus. Law and Love

© 2009 by Joh n P. Meier (First published by Yaie University Press) © 2009 by Editrice Queriniana, Brescia via Ferri , 75-2512.3 Brescia (Italia!UE) tel. 0.30 2306925 fax 030 2. 3 069. 3 2 ·internet: www. queriniana.it e-mail: [email protected] -

Tutti i diritti sono riservati. È pertanto vietara·la riproduzione, l'archiviazione o la trasmissione, in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo, comprese la fotocopia e la digitalizzazione, senza l'autorizzazione scritta dell'Editrice Queriniana. ISBN 978-88-.3 99-0447-8 Traduzione dall'inglese-americano di GIORGIO VOLPE Edizione italiana a cura di FLAVIO DALLA VECCHIA Stampato dalla Tipolitografia Queriniana, Brescia

RINGRAZIAMENTI

È con un sentimento di profonda tristezza che inizio questi ringrazia­ menti spiegando ai miei fedeli lettori perché questo volume abbia subito un ritardo così lungo. ll Dr. David Noel Freedman , il celebre studioso che ha ricoperto sin dal'inizio il ruolo d i Direttore generale del programma della Anchor Bible, è morto nell'aprile 2008 dopo una lunga malattia. Al­ cune operazioni e anni di declino fisico gli avevano reso sempre più diffi­ cile portare avanti i suoi molti progetti editoriali con la velocità che avreb­ be desiderato - di qui, l'inevitabile ritardo nell'apparizione di questo vo­ lume. Di fronte a ostacoli crescenti, il Dr. Freedman ha continuato corag­ giosamente il suo lavoro sino alla fine, approvando la forma finale del ma­ noscritto di questo volume soltanto poche settimane prima di morire. È semplicemente giusto che io dedichi questo volume alla sua memoria, ol­ tre che a quella di un altro mentore e amico, Mons. Myles M. Bourke, le cui lezioni e i cui scritti hanno influito sulla mia formazione sin dai giorni in cui ero studente all'Istituto Biblico di Roma. Piango la perdita di en­ trambe queste grandi guide. Su una nota più lieta: come nel Volume 3 di Un ebreo marginale, devo ringraziare in primo luogo gli abili medici che mi hanno conservato abba­ stanza in salute da lavorare al progetto che ora giunge a compimento nel Volume 4. Subito dopo di loro vengono i molti colleghi e amici dell'Uni­ versità di Notre Dame: i loro consigli professionali e il loro sostegno per­ sonale hanno reso possibile questo volume. Sono particolarmente grato ai miei colleghi all'interno del programma «Cristianesimo ed ebraismo nel­ l'antichità» del Dipartimento di Teologia di Notre Dame. Apprezzo profondamente la loro generosità nel condividere le rispettive competen­ ze negli specifici ambiti di ricerca. In particolare, i Professori Hindy Naj­ man (ora all'Università di Toronto),James C. VanderKam, Eugene C. Ul­ rich, Gary Anderson, Gregory E. Sterling e Michael A. Signer mi hanno gentilmente concesso il beneficio della loro vasta conoscenza del giudai­ smo del Secondo Tempio, di Qumran, di Filone, di Flavio Giuseppe e del-

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Ringraziamenti

la letteratura rabbinica. I Professori J ohn C. Cavadini, Brian Daley e Ro­ bert E. Sullivan hanno fatto altrettanto nel campo della teologia e della sto­ ria. Molti dei miei ex-studenti e assistenti hanno lavorato instancabilmen­ te per contribuire alla mia ricerca e alla stesura di questo lavoro. Una spe­ ciale menzione è dovuta a Paul Kim, Samuel Thomas , Steven Schweitzer, Jonathan Lawrence, Wes Foreman ed Eric Rowe. Alla fine, però, io solo devo assumermi la totale responsabilità di tutte le affermazioni fatte in questo volume e di ogni errore contenuto nei miei argomenti. Ho ricavato grande profitto anche da vari incontri e colloqui a cui han­ no partecipato alcuni dei maggiori studiosi in questo campo. L'occasione di tenere una conferenza durante un congresso celebrato a Notre Dame in onore del Dr. E.P. Sanders (9- 13 aprile 2003) mi ha consentito uno scam­ bio di idee sia col Dr. Sanders che con molti altri eminenti partecipanti. Grazie al cortese invito della Australian-New Zealand Society for Theolo­ gical Studies (ANZSTS), ho potuto tenere quattro conferenze su Gesù e la Legge nel corso della riunione annuale della Società tenuta a Perth (Au­ stralia) fra il4 e 1'8 luglio 2005 . Gli illuminanti consigli fornitimi in tale oc­ casione dal Dr. William RG. Loader mi sono stati di grande aiuto. Sono debitore di un ringraziamento anche nei confronti dei molti membri del gruppo di lavoro sul Gesù storico della Catholic Biblica! Association, cui ho avuto l'onore di parlare più di una volta. Il cortese invito dell'Univer­ sità di Vale a tenere le annuali Conferenze Shaffer nell'ottobre 2006 mi ha consentito di domandare il saggio consiglio dei Professori Harold W. At­ tridge,John J. Collins e Adela Yarbro Collins. Analogamente, l'invito a te­ nere una conferenza celebrativa del cinquantesimo anniversario di New Testament Abstracts (tenuta essa pure nell'ottobre 2006) mi ha consentito di mettere alla prova aicune delle mie idee di fronte al celebre corpo do­ cente della Weston Jesuit School of Theology, comprendente fra gli altri i Professori Daniel J. Harrington e Richard J. Clifford. Sotto gli auspici del­ la sezione sul Gesù storico della Society of Biblica! Literature, ho avuto il piacere di tenere una conferenza sulla proibizione dei giuramenti da par­ te di Gesù alla riunione annuale della Società (Washington, DC, 20 no­ vembre 2006). L'evento mi ha permesso di conferire col Professar Jo­ nathan Klawans dell'Università di Boston, i cui volumi sulla concezione ebraica del peccato e della purità hanno un enorme valore, e col Profes­ sar Donald A. Hagner, eminente commentatore dd Vangelo di Matteo; La sessione annuale del colloquio dell'Università di Notre Dame - New York (29-3 1 maggio 2007) mi ha consentito di presentare alcune delle mie idee su Gesù e la Legge e di parlare a lungo con due grandi esperti nel­ l' ambito degli studi quamranici e rabbinici, i Professori Lawrence H.

Ringraziamenti

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Schiffman e Moshe J. Bernstein. Ho un debito di gratitudine anche verso due comunità religiose di Berkeley, California. Sia la comunità gesuita che quella della Congregazione della Santa Croce mi hanno ospitato a più ri­ prese nel corso delle mie fatiche nelle biblioteche della Graduate Theolo­ gical Union e dell'Università della California a Berkeley. Sono lieto inoltre di esprimere la mia gratitudine per l'assistenza prodi­ gatami dal mio ex-revisore di Doubleday, il Sig. Andrew Corbin , e dal mio nuovo revisore della Yale University Press, la Sig.ra Jennifer Banks, come anche dal suo assistente editoriale, Joseph Calamia. Un grato riconoscimento va anche alle varie fondazioni e singole per­ sone che hanno sostenuto in maniera quanto mai concreta la ricerca e la stesura di questo volume. Fra esse ricordo la Association of Theological Schools e l'American Council of Learned Societies, la Will iam Warren Fa­ mily Foundation, della cui cattedra di teologia sono titolare a Notre Da­ me, nonché il Sig. Robert McQuie e Signora, che hanno istituito uno spe­ ciale fondo a N otre Dame per sostenere il mio lavoro. Un grato riconoscimento va infine alle seguenti riviste e volumi, per avermi consentito di ristampare il contenuto di materiali presentati origi­ nariamente all'interno delle loro pagine: Is There Hal.aka (The Noun) at Qumran?, in ]BL 122 (2003 ) 150- 155; The Historical ]esus and the Histori­ cal Law: Some Problems within the Problem, in CBQ 65 (2003 ) 52-79; The Historical ]esus and the Plucking o/ the Grain on the Sabbath, in CBQ 66 (2004) 561-581 ; Does the Son o/ Man Saying in Mark 2,28 Come /rom the Historical ]esus?, in ((Il Verbo di Dio è Vivo>>, Festschrift Albert Vanhoye, AB 165, Biblica] Institute, Roma 2007, 7 1 -89; Did the Historical ]esus Pro­ hibit Al/ Oaths?, in Journal/or the Study o/ the Historical ]esus (Parte l) 5 (2007 ) 175-204; (Parte Il) 6 (2008) 1-22.47-56.

INTRODUZIONE AL VOLUME

4

IL GESÙ STORICO È IL GESÙ HALAKHICO

I. Le molteplici difficoltà nella trattazione del rapporto tra Gesù e la Legge

Ora viene il difficile. Come spesso accade nei negoziati per un accordo di pace nel Vicino Oriente o in quelli per un contratto sindacale, le que­ stioni più difficili sono state lasciate deliberatamente per ultime. Alla fine del Volume 3 di Un ebreo marginale ho elencato, rifacendomi alle Va ria­ zioni Enigma di sir Edward Elgar, i quatto enigmi finali che rimanevano da considerare nella nostra ricerca del Gesù storico. Questi quattro inter­ rogativi, che sembrano porre dei problemi intrattabili per qualunque ri­ cercatore, sono l'enigma di Gesù e la Legge, quello del suo parlare in pa­ rabole, quello delle s �e autodesignazioni (o 'titoli') e l'enigma ultimo del­ la sua morte. Dopo avere esaminato nella seconda parte del Volume 3 le posizioni giuridiche che distinguevano i farisei, i sadducei e gli esseni tra loro e da Gesù, ritengo logico affrontare come primo enigma la questione di Gesù e la Legge. Questo sarà il tema messo a fuoco nel Volume 4, men­ tre gli altri tre enigmi saranno trattati nel Volume 5. Alcuni studiosi potrebbero obiettare immediatamente che questi quattro argomenti sono stati sottoposti tante volte al microscopio esegetico e sono stati analizzati fino all a nausea in tante monografie in più volumi, che l'ulti­ ma cosa che ciascuno di essi meriterebbe di essere chiamato è proprio un enigma. Etichette come 'vecchie conoscenze', 'tormentoni esegetici' o 'quartetto rieccolo' potrebbero descriverli molto meglio di 'enigmi'. Mi per­ metto di dissentire. Devo confessare semmai la mia ingenuità nell'aver pen­ sato che questi quattro enigmi potessero essere trattati in maniera adeguata in un solo volume. La questione di Gesù e la Legge ha consumato da sola sei anni di ricerca. Ricordo bene come, avendo detto a un dotto collega ebreo che stavo iniziando a scrivere un volume focalizzato sulla Legge ebrai­ ca ai tempi di Gesù, questi mi rispose: «Non entrarci: non ne verrai mai fuo-

lntrodu1.ione al Volume 4

IO

ri». Sei anni dopo riemergo dalla caverna di Mosè (non di Platone) forse più saggio, ma certamente più vecchio. In ogni caso, ne esco con la convinzio­ ne che, anche se le mie posizioni possono non essere corrette, ogni altro li­ bro o articolo sul Gesù storico e la Legge è stato in larga misura sbagliato. Fare questa affermazione richiede non poca impudenza, e molti obiettereb­ bero, nello stile del Qoèlet, che non c'è niente di nuovo sotto il sole nella ri­ cerca su Gesù: sicuramente, avrò semplicemente impacchettato in una nuo­ va confezione una delle risposte sistematiche smerciate nel passato. Dopo tutto, come metterebbero in evidenza i miei critici, nel tentativo di comprendere la posizione di Gesù di fronte alla Legge mosaica, nel se­ colo passato è stata difesa più o meno ogni posizione immaginabile•. A un'estremità dello spettro, ad esempio, Jan Lambrecht ha dichiarato cate­ goricamente che «in realtà il Gesù storico si oppose sia alla Halakhah sia alla Torah»2• Secondo Lambrecht, Gesù ebbe un atteggiamento consape­ volmente critico verso numerosi comandamenti contenuti nella Legge. Sulla stessa linea, Wemer Georg Kiimmel ha sostenuto che la dichiara­ zione di Gesù che nulla di ciò che entra in una persona può contaminarla (Mc 7 1 5 ) dimostra l'atteggiamento sovrano che egli tenne nei confronti della Legge e il suo fondamentale rifiuto dei comandamenti di purità in essa contenutP. Spingendo questa visione ai limiti dell'incredibile, Morton Smith ha affermato che, segretamente, Gesù era un libertino che insegna­ va la libertà dalla Legge a coloro che iniziava tramite un rito battesimale notturno, mentre continuava a insegnare •materiali legalistici' agli esterni4• ,

1

Questa brevissima introduzione alla questione della Legge intende offrire alcuni campioni del­

l'ampio ventaglio di opinioni degli studiosi, indicare alcuni dei problemi connessi con ciascuna delle principali direzioni di ricerca (cioè: rifiuto cosciente della Legge, approcci dialettici o di mediazione, accettazione totale della Legge assieme a insegnamenti 'liberali', 'devianti' o 'controversi' su singole pratiche). Una cosa diventa subito chiara. Vi è una sola sfida decisiva che ogni opzione scelta dagli studiosi sul tema deve affrontare: quella di fornire una spiegazione coerente dell'atteggiamento di Ge­ sù verso la Legge che copra tutti i detti attribuitigli con buona probabilità. 1

J. LAMBRECHT, }esus and the Law.

An lnvestigation o/ Mk 7,1-2J, in ETL 53 (1977) 24-79. Cfr.

specialmente pp. 76-79; il passo citato nel testo si trova a p. 77. Lambrecht rifiuta i tentativi, compiu­ ti da alcuni esegeti, di attenuare l'opposizione di Gesù alla Legge. Al contempo, egli ammette che ap­ parentemente Gesù osservò la Legge in maniera scontata, senza metterla in discussione, proprio co­ me molti altri suoi correligionari ebrei. Lambrecht mantiene anche aperta la possibilità che Gesù pos­ sa non essersi reso conto fino in fondo di tutte le conseguenze del suo atteggiamento cosciente nei confronti della Legge.

W.G. KOMMEL, A ursere und innere Reinheil des Menschen bei ]esur, in H. BALZ - S. ScHULZ ( edd. ) , Das Wor/ und die Worter, Gerhard Friedrich Festschrift, Kohlhammer, Sr uttgart 1973,35-46. ' Cfr. M. SMirn, TheSecrel Gospel, Ha rper & Row, New York 1973,111-114 [trad. it., l/vangelo segreto, Mursia, Milano 19771- Per gli argomenti volti a dimostrare che ii'Vangelo segreto di Marco' di Smit h è, in realtà, una contraffazione, cfr. P. ]EFFERV, The Secret Gospel o/ Mark Unveiled, Vale 1

Il Gesù storico

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è il Gesù halakhico

Prevedibilmente, altri gruppi di studiosi hanno trovato più complessi, per non dire disorientanti, i dati contenuti nei vangeli. Costoro hanno dunque evitato la posizione secondo cui Gesù avrebbe rifiutato la Legge, in linea di principio se non nella pratica. È sufficiente, in effetti, passare in rassegna i racconti su Gesù e la Legge contenuti nei vangeli nella loro forma attuale, senza neppure tentare di passare al setaccio le pericopi alla ricerca di dati storici, per comprendere il problema insito in qualunque af­ fermazione generale secondo cui Gesù si sarebbe opposto alla Legge'. La maggior parte dei 'racconti di disputa' (o Streitgespriiche) dei vangeli pre­ senta Gesù nell'atto di dibattere con altri gruppi o con singoli ebrei sulla corretta interpretazione e pratica della Legge, non sul dovere fondamen­ tale dei fedeli ebrei di obbedire alla Legge. La Legge è il dono di Dio a Israele6• Di conseguenza, la sua forza normativa complessiva è in gran parUniversity, New Haven 2007; s.e. CARLSON, The Gospel Hoax. MoT/Oit Smith's lnvmtion of Secret Mark, Baylor University, Waco, TX 2005. Contro la tesi della contraffazione argomenta S. G. BROWN, MaTk ' s OtheT Gospel, Wilfrid Laurier University, Waterloo, Ontario 2005.

Nella religione popolare americana continua ad aver corso l'idea che Gesù abbia liberato le per·

sone dalla religione e dalla legge tradizionali, anche se oggi la 'correttezza politica' impedisce di soli­

to di dire apertamente che egli ruppe con la Legge mosaica o col giudaismo. Si consideri, ad esempio,

quali conseguenze potrebbe avere per la questione del Gesù ebreo e della Legge ebraica l'afferma­ zione diR FUNK, Honesito fesus. Jesus fo, tl New Millennium, Harpcr, San Francisco 1996, 302: «Si

può dire che Gesù [ . . . ] fu i"e/igioso, irriveTente ed empio [corsivo nell'originale] [...],in quanto fu indifferente alla pratica formale della religione, profanò (si dice) il tempio e il sabato c infranse: le re­ gole di purità del suo retaggio••· Ovviamente, Funk prosegue sostenendo che il significato di Gesù de­

ve essere separato da qualunque contesto religioso esclusivista -compreso, presumo, il giudaismo dd I secolo. Per ironia della sorte, molti studiosi radicali del passato hanno imboccato la strada quasi op­ posta a quella di Funk per conseguire

il suo medesimo scopo, quello di separare il Gesù storico dal

cristianesimo tradizionale. Nel XVIII e XIX secolo, i ricercatori del Gesù storico che desideravano creare un divario il più ampio possibile fra Gesù e il cristianesimo (come fa Funk) sottolineavano tal­

volta che Gesù non aveva voluto abrogare o alterare la Legge mosaica, neppure nelle sue regole ceri­ moniali; cosl, per es., il presunto fondatore della prima ricerca, Hermann Samuel Reimarus, nei suoi

Frtlgments, Lives of Jesus Series,a cura di Charles H. Talbert,Fonress, Philadclphia 1970 (ed. or. ted. 1774-1778), 7 1 -72, 98- 1 02 [trad. it., l /rammenti dell'Anonimo di Wo/fenbutte/ pubblictlti da G.E. Les­ sing, a cura di F. Parente, Bibliopolis, Napoli 1977]. ' Per una rassegna sulla posizione di Gesù di fronte alla Legge sul piano delle varie teologie reda­ zionali rinvenibili nel NT, cfr. l'attento studio di W.RG. loADER. ]esus' Attitude towaTdr the

Lzw,

WUNT 2/97, Mohr (Siebeck), Tiibingen 1997; dello stesso autore, cfr. l'esposizione più divulgativa (comprendente una breve disamina sul Gesù storico), ]esus and the Fundamenttllism of His Dlly, Eerd­

mans, Grand Rapids, MI- Cambridge, UK 2001. Per degli studi sui racconti di disputa, specialmen­ te nella forma marciana, cfr. A.J. HULTGREN, fesus tlnd His Adverstlries. The Form tlnd Function o/ the

Conftict Storier in the Synoptic Tradition, Minncapolis, Augsburg 1979;]. DEWEY, Milrkan Pub/ic De· btlte, SBLDS 48, Scholars, Chico, CA 1980; ].-G. MUDJSO MBA MUNDLA, fesus und die FiihreT lsrtlels. Studien V4 den sog. ]eTUstllemer StreitgespTiichen, NTAbh n.s. 17, Aschendorff, Miinster 198-1. •

Persino nell'assai polemico Vangelo di Giovanni, il Prologo (1,17) dichiara che «la Legge fu Ja.

ta [edotht, cioè da Dio (passivo divino)] per mezzo di Mosè». In Mc 7,8-B. i comandamenti conse-

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Introduzione al Volume 4

te data per scontata all'interno dei vangeli, anche se alcuni testi, come l'a­ brogazione delle leggi alimentari in Mc 7 ,15 -19, si contrappongono a que­ sta tendenza generale7• Spazzar via quasi tutto il 'materiale giuridico' dei vangeli come non autentico o come non rappresentativo delle intenzioni più vere di Gesù colpisce sin dall'inizio come una soluzione improbabile, per non dire disperata. Consapevoli della complessità dei dati evangelici, molti autori si sono sforzati di spiegare la posizione di Gesù nei confronti della Legge affer­ mando che nel suo insegnamento in proposito era insita o implicita una sorta di dialettica o di contrapposizione puntuale, fosse essa deliberata­ mente voluta o meno. Nei fatti, se non nelle intenzioni, Gesù, pur affer­ mando vari elementi della Legge o addirittura la Legge nella sua interezza, sowertì in definitiva quest'ultima in quanto sistema di salvezza 'legalistica'. In questo modo egli ne recuperò, paradossalmente, il senso o l'intenzione ultima: quella di compiere radicalmente la volontà di Dio amando il pro­ prio prossimo8• Sowertendo, egli compì; trascendendo, distillò l'essenza. gnati nell'Esodo da Mosè sono dichiarati 'il comandamento di Dio' e 'la parola di Dio'. Quando l'uo­ mo ricco domanda a Gesù che cosa debba fare per ereditare la vita eterna, Gesù si limita a richiama·. re la sua attenzione su un campione dei comandamenti del decalogo (Mc 10,17- 19). ' Mc 7,15-19, in cui Gesù (perlomeno nell'interpretazione redazionale di Marco) abroga le leggi alimentari del Pentateuco dichiarando puri tutti i cibi, costituisce in effetti una sona di cartina di tor· nasole per i vari autori che scrivono su Gesù e la Legge. Quanto più essi sostengono che Gesù si op­ pose alla Legge o addirittura la abrogò, tanto più Mc 7,1 5- 1 9 (o, almeno, la sua sostanza) è dichiara­ to autentico e in grado di definire la posizione di Gesù. Quanto più essi sostengono che l'insegna­ mento di Gesù era compatibile con la Legge ed esprimeva semplicemente delle opinioni 'liberali', 'de­ vianti' o 'radicali' su aspetti pratici discutibili, tanto più Mc 7,15-19 è dichiarato una creazione della chiesa primitiva, volta a giustificarne la missione 'delegificata' rivolta ai gentili. • Numerosi autori tedeschi (e molti altri che ne dipendono) paiono talora usare 'dialettica' quasi come una parola d'ordine, come se la sua mera presenza risolvesse il problema di Gesù e la Legge. Se sondiamo sotto la superficie di questo diffuso appello alla 'dialettica', scopriamo che autori differen­ ti concepiscono la supposta dialettica di Gesù e della Legge secondo modalità notevolmente diffe­ renti. Un esempio di approccio dialettico è rinvenibile in W. GUTBROD, nomos, etc., in GLNT7 (1971) 1332-1347. L'analisi dialettica di Gutbrod della etNegazione della Legge da parte di Gesù» e della [trad. it., 99]. Alla base dei vari ap­ procci di molti di questi 'post-bultmanniani' sta la posizione di Bultmann stesso; cfr., per es., l'espo­ sizione riassuntiva del tem a nel s uo Theolagy o/ the New Testamenl, 2 voli., SCM, London 1952-1955, vol. l, 11-22 [trad. it., Teologia del Nuovo Testamen to, Queriniana, Brescia 1992'). In stile fonemen­ te esistenzialistico, egli mette in evidenza la richiesta, avanzata da Gesù, di tu�'obbedienza radicale al Dio che «interpella l'uomo in tero» [t rad. it., 23). Questa proclamazione della volontà eli Dio, che ri­ chiede l'obbedienza radicale di tutta la persona, è vista da Bultmann come una protesta contro ille­ galismo e il ritualismo ebraici. Bultmann ritiene tunavia che Gesù non abbia contestato l'autorità del­ la Legge dell'AT in se stessa; egli si sarebbe opposto invece all'interpretazione comune della Legg e degli scribi giudei del suo tempo. Ciò che Gesù fa con sovrana libe rtà è distinguere fra le varie ri­ chieste della Legge. Potrei notare, a questo punto, che, visti tutti i risultati raggiumi nella terza ricer­ ca riguardo a un Gesù veramente ebreo, non si può che guardare retrospettivamente con stupore al­ le generalizzazioni e alle denigrazioni indiscriminate che Bultmann riserva al giudaismo dei giorni di Gesù. In un ceno senso, il problema fondamentale di tanti di q uesti tentativi eli art icola re la posizio­ ne di Gesù nei confronti della Legge è una comprensione e una valutazione totalmente inadeguata del giudaismo del I secolo. Approcci simili, seppure privi del pesante bagaglio esistenzialistico, si possono riscontare in ese­ geti al di fuori della tradizione bultmanniana. Ad esempio, Eduard Schweizer (jesus, NT Library, SCM, London 1971; ed. or. 1968, 30-34) intitola la sua trattazione su Gesù e la Legge «L'arnbivalen· za di Gesù verso la Legge». Egli sostiene che Gesù, come tutti i panici giudaici del suo tempo, accet­ tava la Legge «quale grande dono di Dio a Israele, trascendente ogni altra cosa» (30). Ciononostante, Gesù inculcò un'obbedienza radicale alla volontà di Dio, ccsuperando di gran lunga la mera osservan­ za della lettera della legge» (3 1). Gesù, in effetti, ccsi spinge ancora più in là: vi sono addirinura dei passi in cui egli annulla non soltanto l'interpretazione giudaica, ma la stessa legge veterotestamenta­ ria» (32). Secondo Schweizer, ccnon vi può essere dubbio veruno sul fatto che Gesù, tramite tutta la sua condotta, trasgredì più volte ostentatamente il comandamento veterotestamentario di osservare il Sabato» (32). Come vedremo nel cap. 34, quest'ultima affermazione in panicolare è assai discutibile. Cosa più rilevante, rimane oscuro come queste ultime affermazioni di Schweizer si concilino con la sua affermazion e iniziale che Gesù accettava la Legge come «trascendente ogni altra cosa». Una stra­ da analoga è imboccata da Joachim Jeremias nel suo New Teuament Theology. Part One. The Proc/4mation o/ Jesus, NT Library, SCM, London 1971, 204-208 [trad. it., TeolagitJ del Nuovo Testamento, vol. 1: L4 predicav'one di Gesù, Paideia, Brescia 1972]. Secondo Jeremias, ccGesù vive neli'A.T.», ci­ tando lo o alludendovi di frequente, specialmente Isaia, Daniele e i Salmi (205 [trad. it., 235)). Nd Pentateuco, Gesù trova anzi le norme fondamentali della volontà di Dio. Tuttavia, egli non soltanto radicalizza la Legge: ha l'ardire di criticare e rimpiazzare le parole della Torah serina. Gesù respinge o abolisce regole della Torah come il divorzio e la legge del tag)ione. Allo stesso tempo, egli rifiuta 'ra­ dicalmente' la hd/4ka 'rabbinica' (sic) del suo tempo, soprattutto a proposito del sabato (p. 208 [trad. it. , 238]).

Introduzione al Volume 4

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mente, la Legge in quanto tale (idea criticata da lungo tempo da vari stu­ diosi ebreW. E.P. Sanders, ad esempio, nel suo studio sulla Legge giudai­ ca da Gesù alla Mishnah, propone di accettare ipoteticamente, a mo' di esperimento, che tutte le dispute giuridiche dei vangeli provengano dal Gesù storico (una posizione che egli in realtà non adotta). Sanders sostie­ ne che anche se si accetta, ai fini della discussione, questa ipotesi, nelle po­ sizioni di Gesù non si trova nulla - a parte la questione delle leggi ali­ mentari in Mc 7,15-19 - che fuoriesca dal ventaglio delle opinioni accet­ tabili per gli ebrei del l secolo10• Se fossi costretto a scegliere fra la vecchia concezione secondo cui Ge­ sù avrebbe abolito (intenzionalmente o meno) la Legge o la visione di San­ ders secondo cui praticamente nulla, nell'insegnamento di Gesù, contra­ sterebbe o abrogherebbe la Legge in quanto tale, mi troverei molto più a mio agio accettando la posizione di Sanders. Ritengo tuttavia che nemme­ no questo approccio renda pienamente giustizia alla complessità dei dati. Alcuni singoli elementi dell'insegnamento di Gesù sulla Legge (per es., la proibizione del divorzio o di tutti i giuramenti) e alcuni particolari co­ mandi che egli impartisce a singoli discepoli (per es., «lascia che i morti seppelliscano i loro morti» in Mt 8,22 par.) non si inseriscono così facil­ mente nella presentazione di Sanders di un Gesù storico che non si op­ pone mai alla Legge né mai formula comandi in contrasto con essa11•

• Cfr., per es., il giudizio riassuntivo di Joseph Klausner nd suo innovativo ]esus o/ Nazareth. His Li/e, Times, and Teaching, M acm illan, New York 1925 ( pubb licat o in e b rai co nell922), 367: «Gesù

non pensò

di annullare la Legge (o anche soltanto le leggi rituali in essa contenute) e di isti tui re sua propria». Un analogo rifiuto dell'idea che Ges ù abbia riget t ato, osteggiato o an· nullato la Legge in quanto tale pe rvade le varie opere su Gesù di Geza Vermes: ]esus the }ew, For· tress, Philadelphia 1 973 [trad . it., Gesù l'ebreo, Boria, Roma 2001); ]esus and the World o/judaism, Fortress, Philadelphia 1983; The Religion o/}esus the ]ew, Fortress, Minneapolis 1 993 [trad. i t., La re· ligione di Gesù l'ebreo, Ci ttadella, Assisi 2002]; e The Changing Faces o/]csus, Viking. New York 2000 [trad it., I volti di Gesù, Bompiani, Milano 2000]. Una lucida sintesi della visione di Vermes è rinve­ nibile in The Religion ofJerus the Jew, cit., 2 1 [trad. it., 43-44]: cdn nessuna pagina dei van geli Gesù viene presentato come uno che neghi deliberatamente o alteri sostanzialmente dei comandamenti del· la Torah in se stessi)) (corsivo nell originale). Secondo Vermes, le controversie in cui si imp egna Gesù riguardano o confliui fra leggi o l'esaua comprensione della portata di un precetto. •• E.P. SANDEIIS, The Synoplic ]esur and the Law, in j('UJish uw /rom ]esus lo the Mishnah, SCM , London- Trini ty, Philaddphia 1 990, 1-96, spec. 1-6.90-96. " Bisogna tenere ben presente il punto preciso che è in discussione : se qualche demento dell'in· segnamento di Gesù contrasti o abroghi una qualunque pane della Legge scritta di Mosè, cioè uno qualunque dei suoi comandamenti, proibizioni, permessi o istituzioni. La domanda avanzata in que· sto volume è dunque più ampia ddla mera questione se Gesù abbia annullato un comandamento esplicito della Torah. La domanda posta in queste pagine non è, inoltre, se altri eb rei abbiano potu· to talvolta abrogare espressamente e in linea di principio importanti elementi della Legge (non sem· mai

una nuova legge

.

'

Il Gesù storico è il Gesù ha/akhico

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Tocchiamo qui il vero enigma dell'insegnamento di Gesù sulla Legge: come verrà sostenuto diffusamente in questo volume, il suo approccio non sembra essere né un rifiuto totale della Legge, né una dialettica che ab­ bracci e nondimeno rigetti, in effetti, la Legge, né un'affermazione totale della Legge che comporti semplicemente interpretazioni legittime, seppu­ re discutibili, di alcune singole pratiche. ll vero enigma è come Gesù pos­ sa affermare la Legge come dato, come espressione normativa della vo­ lontà di Dio per Israele, e allo stesso tempo, in alcuni singoli casi o ambi­ ti giuridici (per es., divorzio e giuramenti) insegnare e comandare ciò che con essa contrasta semplicemente sulla base della propria autorità. Come spesso accade nel caso del Gesù storico, a un primo sguardo i vari dati sembrano sfidare ogni sistematizzazione. Nell'affrontare questo enigma (ma in realtà anche gli altri) bisogna tenersi aperti alla possibilità che non tutte le tessere del puzzle si incastrino fra loro. Quanto meno, esse non de­ vono essere costrette a incastrarsi semplicemente per soddisfare le prefe­ renze razionali dell'interprete moderno. Si inizia allora a comprendere perché quello di Gesù e la Legge sia un enigma che sollecita ulteriori ri­ cerche ma nessuna facile soluzione. Sfortunatamente, fare i conti con questo enigma comporta ulteriori complicazioni. Già 'nei bei tempi andati', quando 'Gesù e la Legge' signiplicemente, dunque, tramite la casistica o qualche sotterfugio giuridico, come avviene, ad esempio, nel Perotbol o Prosbul di Hilld, documento giuridico che elude la cancellazione dei prestiti dell'anno sab­ batico; cfr. m. Seb. 10,3-4). Abbiamo notizia, in effetti, di ebrei che fecero qualcosa di simile: per es., di alcuni ebrei della Diaspora che erano interessati esclusivamente al significato simbolico (o allegori­ co), e non a quello letterale, della Legge (cfr., per es., Filone, De migratione Abrahami, 89-93 ). Su que­ sti 'allegoristi estremi', cfr. D.M. HAY, Phiu/s Re/erences lo Other Allegorists, in Studia Philonica 6 ( 1 979-1980) 4 1 -75, specialmente 47-52; P. BoRGEN, Philo o/ Alexandria. A Criticai and Synthetical Survey of Rescarch since World War II, in ANR W 11/21.1 , 98-54, specialmente 126-128. In anni assai più recenti (XVII secolo) , un tipo molto diverso di antinomismo è rinvenibile in Sabbetay Sevi (su cui si veda il classico lavoro di G. SCHOLEM, Sabbatai Sevi: The Mystical MeJiiah, 1626-1676, Bollingen Series 93, Princeton Universiry, Princeton 1973 [trad. it., Sabbetay Sevi: il messia mistico (1626-1 676), Einaudi, Torino 2001]). Alle pp. 802·814, Scholem discute lo sviluppo della teoria antinornista di Nathan di Gaza su un messia che salva il mondo trasgredendo egli stesso la Legge. Su Sabbetay Sevi, cfr. anche R HRAJR DEKMEJIAN, Charismatic Leadenhip in Messianic and Revolutionary Movements, in R T. ANTOUN - M. E. HEGLAND (edd.), Religious Resurgence, Syracuse University, Syracuse. NY 1987, 78-107; M. VAN LOOPIK, The Messianùm ofShabbclai levi and ]ewish Myslicism, in W. BEUKEN -S. FREYNE- A. WEILER (edd.), Messianism through History, SCM, London - Orbis, Maryknoll, NY 1 993, 69-81; M. IDEL, Salurn and Sabbatai Tzevi: A New Approach lo Sabbateanism. in P. SCHÀfi.R­ M. CoHEN (edd.), Toward the Millennium, Studies in the History of Rdigion 77, Brill, Leiden 1 998, 17 J-202; E.R WOLFSON, The Engendermenl o/Messianic Politics: Symbolic Sigmficance o/Sabbatai Se· vi's Coronation, ibid., 203-258. Anche una panoramica superficiale su Gesù, Filone e Sabbetay Sevi consente di notare immediatamente la grande diversità dei contesti teologici, sociali e cui rurali in cui nacquero e operarono i rispettivi insegnamenti suUa Legge.

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Introduzione

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ficava spesso soltanto confrontare i racconti del vangelo con i precetti del­ l' AT da un lato e con le interpretazioni rabbiniche dall'altro, la quantità di materiale comparativo da discutere minuziosamente era assai ampia. Ai giorni nostri, i Manoscritti del Mar Morto, e in particolare i numerosissi­ mi testi giuridici frammentari provenienti dalla Grotta 4 di Qumran , han­ �o reso il problema ancora più complesso. Una trattazione di Gesù e la Legge che non affronti seriamente il materiale del Mar Morto è intrinse­ camente viziata. Inevitabilmente, e senza colpa alcuna da parte degli au­ tori, questa critica si applica a tutte le trattazioni dell 'argomento che fu­ rono scritte prima delle scoperte del Mar Morto. Se poi al materiale giu­ ridico del Mar Morto si aggiungono i rinati studi su Filone, Flavio Giu­ seppe e quelli che, con penosa vaghezza, sono chiamati gli pseudepigrafi dell'AT12, il problema di situare l'insegnamento di Gesù sulla Legge nel suo corretto contesto storico appare quasi insormontabile. Trascurando di prendere in considerazione tutti questi diversi e conflittuali retroterra o matrici, innumerevoli studi passati hanno in effetti appiattito il contesto multidimensionale di Gesù e la Legge. Ad aggravare ulteriormente l'enigma contribuisce la maggior cautela adoperata oggi nell'usare i testi rabbinici più tardi per ricostruire il mondo giuridico del giudaismo palestinese dei primi decenni del I secolo d.C. Ciò non significa che non si debba utilizzare alcun testo rabbinico - ne ho im­ piegato io stesso un certo numero nella mia ricostruzione dei farisei nel Vo­ lume 3u. Significa però che tali materiali devono essere usati con la stessa sensibilità storico-critica che viene applicata ad altre fonti. In fin dei conti, la giustificazione della ricerca del Gesù storico è che non è sufficiente cita­ re un vangelo cristiano scritto nel 70 o 90 d.C. per stabilire che cosa disse o fece effettivamente Gesù di Nazareth nel 28-30 d.C. Anche se gli anni che separano il ministero del Gesù storico dal Vangelo di Marco (e, forse, da Q) sono soltanto 40 o giù di lì, prima di poter decidere con buona pro­ babilità che cosa risalga o non risalga a Gesù è necessario applicare giudi­ ziosamente i criteri di storidtà ai detti e agli atti contenuti in Marco. A fortiori, i materiali della Mishnah (composta attorno al200-220 d.C.) e della Tosefta (redatta nel m secolo d.C.) non possono essere citati auto-

"Nel corso di tuuo questo volume userò espressioni come 'pseudepigrafi deU'AT', '[eneratura in­

tertestamcntaria' c 'letteratura del giudaismo del Secondo Tempio' per riferirmi alla lette rat u ra ebrai­ ca non biblica scritta attorno all'epoca di Gesù, pur riconoscendo i p roble mi connessi a ciascuna di queste designazioni. Bisogna accettare il fatto che tutti tre i termini c ircola no neU'uso corrente e che non esiste un sostituto soddisfacente, malgrado i loro 'bordi screziati'. 11 Un ebreo marg;nale, vol. 3, 289-386.

Il Gesù storico è il Gesù halakhico

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maticamente a illustrazione della prassi giuridica del tempo di Gesù. Se non posso assumere, senza un esame dettagliato del singolo passo, che un introduttivo «Dice Gesù . . . » del Vangelo di Marco dimostri che il Gesù storico pronunciò effettivamente il l6ghion così introdotto, analogamente non posso presumere che un «Dice Hillel. . . » della Mishnah garantisca che l'Hillel storico fece una simile affermazione nel I secolo a.C. Qualun­ que affermazione di storicità, riguardi essa i vangeli oppure la Mishnah, deve essere corroborata da un'indagine critica dei dati, studiati confor­ memente a criteri di storicità concordati. Se questo vale per la Mishnah, quanto più varrà per il Talmud Babilonese, la cui redazione ebbe luogo quasi mezzo millennio dopo l'epoca di Gesù ! Per essere chiari: non si trat­ ta di escludere a priori i paralleli rabbinici. Si tratta semplicemente di ri­ chiedere un vaglio critico dei dati e una giustificazione delle affermazioni. Come Jacob Neusner non si è mai stancato di dire: «Ciò che non puoi mo­ strare non lo sai».

II. Tre distinzioni cruciali

Anche dopo aver considerato tutti questi ostacoli a una trattazione ade­ guata del nostro argomento, non abbiamo ancora sfiorato quella che è for­ se la principale ragione dell 'inadeguatezza di tanta ricerca passata sul Ge­ sù storico e la Legge, specialmente di quella degli studiosi cristiani. Affer­ merei che alla radice di tanto smarrimento in proposito vi sia una confu­ sione di fondo sulle categorie e i metodi appropriati. All'inizio del nostro lento e faticoso percorso attraverso Gesù e la Legge nel Volume 4 di que­ st' opera, è cruciale tracciare con cura tre distinzioni sul nostro oggetto di ricerca. In realtà, come vedremo, queste tre distinzioni sono semplice­ mente tre modi di affrontare e articolare un'unica, grande distinzione sol­ tostante. ( l ) La prima importante distinzione che gli studiosi omettono spesso di tracciare è quella fra la cristologia e la ricerca sul Gesù storico. Entrambe sono imprese accademiche valide, come lo sono i dipanimenti di teologia e storia che le grandi università di ricerca sostengono e incoraggiano in quanto componenti distinte della ricerca complessiva della conoscenza. In momenti diversi, ho insegnato in effetti corsi sia sulla cristologia che sul Gesù storico in varie università americane. Ovviamente, le due imprese sono collegate, ma io incomincio sempre i

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Introduzione al Volume 4

miei corsi insistendo sulla necessità di distinguere chiaramente i due sog­ getti. La cristologia è una branca della disciplina accademica chiamata teologia - nella celebre espressione di Anselmo:/ides quaerem intel!ectum, «fede che cerca la comprensione». La cristologia è dunque fede che cerca di comprendere Gesù Cristo come Signore e Salvatore, l'oggetto della fe­ de cristiana. Essa opera all'interno della sfera di questa fede, per quanto approfonditamente possa sondarne e metterne in discussione alcuni aspetti o concezioni tradizionali. Al contrario, la ricerca sul Gesù storico è, per definizione, un'impresa rigorosamente storica. Per sua natura, essa prescinde dalla fede cristiana, o la mette tra parentesi. Ciò non significa che neghi, rifiuti o attacchi tale fede. Semplicemente, la ricerca prescinde dalla fede cristiana nel modo in cui un astronomo di fama mondiale a cui capiti di essere un credente cri­ stiano prescinderebbe da una teologia del Dio Creatore nell'esaminare le parti più remote di una galassia. Tutto ciò è semplicemente questione di specializzazione funzionale, per usare un'espressione p rediletta di Ber­ nard Lonergan14• A dire il vero, esiste sempre la possibilità di una correla­ zione critica fra le varie discipline, dopo che ciascuna ha eseguito il pro­ prio lavoro conformemente al metodo ad essa appropriato. Ma tentare di proporre prematuramente una simile correlazione equivarrebbe a mettere in cortocircuito l'intero processo e a violare l'integrità e l'autonomia di ciascuna disciplina. Ammessa questa distinzione, che cosa intendo, dunque, quando parlo del 'Gesù storico'? Il Gesù storico è quel Gesù che possiamo recuperare o ricostruire servendoci dell'attrezzatura scientifica della ricerca storica moderna applicata alle fonti antiche. Per sua natura, il Gesù storico è un'astrazione e una costruzione moderna. Non ha la stessa estensione del­ la realtà completa di Gesù di Nazareth, che comprende tutto ciò che Ge­ sù di Nazareth disse o fece nel corso dei circa trent'anni della sua vita. In altri termini, se mi è consentito di citare un contemporaneo più giovane e dal temperamento piuttosto diverso da quello di Gesù, il Gesù storico non deve essere iderltificato col Gesù reale più di quanto il Caligola storico debba essere identificato col Caligola reale. L'errore più comune di tanta ricerca sul Gesù storico condotta negli ul­ timi due secoli è stato forse che non si è trattato affatto di una ricerca ve­ ramente storica. Più spesso che no, si è trattato del tentativo di elaborare una forma di cristologia più moderna, travestita da ricerca storica. Di " Fra le molte opere di Lonergan, cfr. in panicolare Method in Theology, Herder and Herder, New York 1972, specialmente 125-145 [trad. it., Il merodo in teolagia, Ciuà Nuova, Roma 200 1].

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quando in quando, tale ricerca poteva cercare di adoperare il Gesù stori­ co al fine di spodestare l' «errore chiamato cristianesimo» - per citare lo scopo dichiarato di un membro dell 'americano ]esus Seminar'. Più fre­ quentemente, il Gesù storico era utilizzato per riformulare la cristologia secondo modalità più attuali e scientifiche - si pensi, ad esempio, a Joa­ chim }eremias o a Ben Meyer16• A mio parere, vi è certamente un posto per una cristologia che sia storicamente informata, che cerchi di assorbire e in­ tegrare la ricerca sul Gesù storico all'interno della propria comprensione della fede17• Ma una cristologia siffatta, per quanto lodevole, deve essere tenuta accuratamente distinta dalla ricerca storica in quanto tale - il che raramente viene fatto in maniera sistematica. (2) Questa prima distinzione fra ricerca sul Gesù storico e cristologia conduce naturalmente a una seconda importante distinzione - in effetti, la include. È la distinzione fra la nostra conoscenza su un ebreo palestinese del I secolo chiamato Yeshua di Nazareth e la nostra conoscenza di fede su Gesù Cristo, che i cristiani annunciano come loro Signore crocifisso e risorto. A dire il vero, i cristiani credenti sostengono che queste due figu­ re sono una sola e medesima persona in stadi differenti della sua esisten­ za o autorivelazione. Ma gli storici accademici, prescindendo necessaria­ mente, in virtù del proprio metodo, dalla fede, devono sostenere che l' og­ getto preciso della propria indagine, il Gesù storico, fu sempre, esclusiva­ mente e interamente un ebreo del I secolo - senza vesti ·pontificali cristia­ ne nascoste sotto il mantello giudaico, senza gloria della risurrezione ri­ flessa retrospettivamente sui luoghi oscuri del ministero pubblico e della croce. Tutto ciò che uno storico, proprio in quanto storico, è in grado di conoscere è un particolare maschio ebreo circonciso proveniente dalla Galilea che, nei primi decenni del I secolo d.C., mentre compiva il suo mi­ nistero profetico, saliva regolarmente a Gerusalemme per osservare nel " Cfr. P. HOLLENBAGI, The Historic(l/ Jesus Question in North America Today, in BTB 19 ( 1 989) 1 1 -22. 16 ]EREMIAS, New Testamenl Theology, ci t.; BEN F. MEYER, The Aims o/]esus, SCM, London 1979. " Vedo in questa luce l'importante lavoro di N.T. Wright (per es., jeJur and lhe Victory o/ God, Christian Origins and the Question of God 2, Fortress, Minneapolis 1996). In altri termini, conside­ ro questo libro non come un esempio di ricerca sul Gesù storico in quanto tale, bensì com e un eccel­

lente esempio di come si deve operare per acquisire i risultati di tale ricerca all'interno di un più am pio progetto teologico/cristologico. La questione si fa più complicata quando si giunge al bel l avo ro di J. D . G . DUNN, Jerus Remembered, Chn'stolcgy in the Making l , Eerdmans, Grand Rapids. li.U ­ Cambridge, UK 2003 [trad. it., Gli albori del cristianesimo, vol. 1/3: lA memoria di Gesù, Paideia, Bre­ scia 2007] . Molti elementi di questo volume possono reggersi autonomamente come t ratt azione sul Gesù storico. Come indica il titolo deUa serie, esso è però concepito come parte di un più ampio pro­ getto cristologico . ­

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Introduzione al Volume 4

tempio le principali feste giudaiche - e anche alcune minori. Che tipo di ebreo fosse, dove si collocasse nella variegata mappa del giudaismo del I secolo, quanto possa essersi differenziato da quello che si potrebbe chia­ mare vagamente la ' corrente principale' del giudaismo, sono tutte que­ stioni su cui dibattere. Ma se c'è un lascito duraturo della cosiddetta ter­ za ricerca, è la tesi che ci hanno fatto ben comprendere studiosi come Ge­ za Vermes ed E.P. Sanders: Gesù fu anzitutto e soltanto un ebreo18• (3) Questa distinzione conduce, a sua volta, a una terza e più specifica distinzione, che ci porta all' argomento del Volume 4. Questa terza distin­ zione è quella fra teologia morale ed etica cristiana da un lato e insegna­ mento di Gesù sulla Legge giudaica dall'altro. In nessun altro ambito del­ la ricerca la 'cristianizzazione' del Gesù storico è forse così sottile e, allo stesso tempo, così pervasiva. Si tratti della questione del divorzio o di quella del sabato, delle regole di purità o della formulazione di un giura­ mento, l'intento inespresso della maggior parte degli articoli e dei libri su 'Gesù e la Legge' è quello di presentare l'insegnamento di Gesù sulla Leg­ ge e l'etica come se affrontasse, in definitiva, delle preoccupazioni cristia­ ne o, perlomeno, come se fosse riconducibile a un punto di vista cristia­ no. Come le ricerche sul Gesù storico sono state in massima parte cristo­ logia dissimulata sotto vesti storiche, così pure le trattazioni su Gesù e la Legge sono in massima parte semplicemente lavori sulla moralità e l'etica cristiana che indossano uno zucchetto. Si potrebbe anzi sostenere che la 'cristianizzazione' del Gesù storico raggiunga il suo culmine proprio nella questione di Gesù e la Legge, dove l'ebreo Gesù si trasforma regolarmen­ te nel cristiano Paolo, Agostino, Lutero o Barth - per non dire di quegli anonimi teologi cristiani della Legge che chiamiamo Matteo, Marco, Lu­ ca e Giovanni. Il pericolo di cristianizzare il Gesù storico si t rasforma qui nel pericolo di essere rilevanti per i cristiani senza la necessaria riflessione ermeneuti­ ca. Molti cristiani contemporanei desiderano ardentemente o un Gesù Thomas-Jefferson/illuminista che inculchi delle verità eterne o un Gesù consulente ch e dispensi in 'psicologese' cordiali e confusi 'può darsi'. Al­ tri ancora cercano indicazioni morali dal Gesù critico sociale, attivista po-

" Ho già citato le parole chiave di Vermes su questo tema. Quanto a E.P. Sanders, cfr. i suoi ]esus and]udairm, Fortress, Philadelphia 1 985 [tra d. i t., Gesù e t1 giudaismo, Marietti, Genova 1 992]; ]ewi­ sh Law /rom ]esus lo the Mishnah, cit.; ]udairm. Practice & Belief6J BCE - 66 CE, SCM, London Trinity, Philadclphia 1992 [trad. it., Il giudairmo: fede e prassi, 6J a.C.-66 d. C. , Morcelliana, Brescia 1999]; The Historical Figure o/]esus, Penguin, London 1993 [trad. it., Gesù: la verità storica, Mon­ dadori, Milano 1 995] .

Il Gesù storico è il Gesù halakhico

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lirico o iconoclasta accademico. Questi Gesù sono perenni imbonitori del­ le folle. Come sono in grado di attestare benissimo sulla base di conferen­ ze che ho tenuto, gli occhi dei cristiani si fanno invece vitrei non appena uno studioso insiste a considerare Gesù come un ebreo immerso nei di­ battici halakhici dei suoi correligionari ebrei del I secolo. Il modo miglio­ re per trattare la sindrome dell'occhio vitreo e per arrestare ogni cristia­ nizzazione del Gesù storico in materia di morale non è, a mio parere, quel­ lo di addolcire il messaggio. Bisogna invece insistere, in una lotta senza quartiere, sulla necessità di comprendere questo ebreo del I secolo come uno che si rivolgeva ai suoi correligionari ebrei palestinesi rigorosamente all'interno dei confini dei dibattiti legali giudaici, senza preoccuparsi mi­ nimamente se qualcuno di questi argomenti giuridici potesse avere un qualche interesse per i cristiani. In altri termini, per comprendere il Gesù storico esattamente come una figura storica, dobbiamo collocarlo salda­ mente nel contesto della Legge giudaica così come era discussa e pratica­ ta nella Palestina del I secolo. Come il lettore di questo libro potrà nota­ re, da questo vaglio critico del materiale legale contenuto nei vangeli emergerà lentamente ma insistentemente un'idea di fondo: il Gesù storico è il Gesù halakhico, cioè il Gesù preoccupato e impegnato a discutere del­ Ia Legge mosaica e delle questioni p ratiche che ne scaturiscono. Un 'indagine critica sul Gesù storico e la Legge: certamente un bel pro­ gramma - ma all'interno di esso si nasconde un ulteriore problema. Che cosa era esattamente la Legge giudaica nella Palestina del I secolo? Nei primi tempi della cosiddetta terza ricerca, operava forse l'assunzione in­ genua che tutto ciò che si doveva fare fosse situare Gesù nel suo contesto ebraico: in questo modo, avremmo avuto il Gesù storico. Il nostro com­ pito sarebbe stato esaurito. Ciò che mancava era una sufficiente consape­ volezza di quanto vario e fluido fosse il giudaismo del I secolo - e di quan­ to ciò sia vero, in particolare, della Legge giudaica. Quanto più indaghia­ mo, tanto più ci rendiamo conto con costernazione che il problema del rapporto del Gesù storico con la Legge ebraica storica potrebbe risultare più intrattabile sul versante della Legge che su quello di Gesù.

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Introduzione al Volume 4

III. Un itinerario attraverso il Volume 4

Tutte queste distinzioni e complicazioni evidenziano l'importanza di af­ frontare questo enorme problema con un approccio metodico, un passo dopo l'altro. La prima cosa da fare (cap. 3 1 ) sarà venire a capo della fles­ sibilità e dell'evoluzione del concetto di Legge (Torah) attorno al tempo di Gesù. Una volta fissata una nozione operativa di Legge, affronteremo quegli insegnamenti di Gesù sulla Tora h che (i) trattano questioni legali di primaria importanza che avevano un'incidenza pratica sulla vita degli ebrei comuni, (ii) godono della molteplice attestazione di fonti indipen­ denti nel NT e (iii) paiono abolire, a prima vista, qualche comandamento, autorizzazione o istituzione sociale contemplata dalla Legge mosaica scrit­ ta. I due esempi salienti sono la proibizione generale del divorzio (cap. 32) e la proibizione totale di qualunque e ogni giuramento (cap. 33 ). Procederemo poi a considerare un'osservanza giuridica più centrale, un'osservanza che (i) ogni settimana aveva un effetto sulle vite di tutti gli ebrei, (ii) gode di una molteplice attestazione nelle fonti evangeliche, ma (iii) non comporta l'abolizione di un'istituzione di primaria importanza racchiusa nella Torah e da questa comandata. Questo grande tema è l'os­ servanza del sabato (cap. 34), uno dei più importanti simboli identitari de­ gli ebrei nell'antico mondo greco-romano. Soltanto dopo che ci saremo occupati di questi ambiti legali relativa­ mente ben determinati oseremo affrontare uno dei campi più difficili, con­ fusi e controversi del dibattito e dello sviluppo legale del giudaismo anti­ co, cioè le regole di purità (cap. 3 5 ) . Qui le tendenze conflittuali visibili nelle trattazioni evangeliche del rapporto fra Gesù e la Legge paiono scon­ trarsi in una maniera sconcertante. Da un lato, Mc 7, 15 - 1 9 ci presenta un Gesù che, in un colpo solo e in virtù della sua propria autorità, spazza via tutte le leggi alimentari che contribuivano a conservare i confini che con­ ferivano ai giudei una chiara identità socio-religiosa entro una maggioran­ za profana. Dali 'altro, vari passi disseminati nei vangeli ci presentano un Gesù che, nelle sue azioni e nei suoi detti, dà per scontato il sistema di pu­ rità, come anche il culto del tempio del giudaismo palestinese. Il Gesù sto­ rico abrogò effettivamente l'intero sistema della purità, rifiutandone espli­ citamente una delle componenti chiave, le leggi alimentari? Oppure sot­ tolineò semplicemente, in autentico stile profetico, la maggiore importan­ za della purità morale interiore, senza rifiutare, in linea di principio, la pu­ rità rituale quale parte integrante della Legge mosaica? O ancora, fu egli semplicemente indifferente all'intero sistema della purità, un sistema fo-

Il Gesù s/orico è il Gesù halakhico

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cosamente discusso e variamente praticato presso i vari gruppi che costi­ tuivano il giudaismo palestinese? Questi interrogativi ci impegneranno in un lungo corpo a corpo nel cap. 3 5. Dopo esserci occupati di alcune grandi istituzioni e pratiche comandate o regolate dalla Torah, tenteremo infine di ampliare la portata della nostra indagine sollevando una più ampia questione di significato. U Gesù stori­ co affrontò mai la questione della Legge nel suo complesso, dando qualche indicazione su come riteneva che le varie parti della Torah si rapportasse­ ro alla sua totalità? In altri termini, al di là degli insegnamenti su singole istituzioni e pratiche giuridiche, Gesù manifestò mai le proprie idee su quali fossero i valori supremi della Torah, su quali fossero i suoi principi trainanti e dominanti, o su quale fosse il significato della Legge nella sua totalità? Ebbe egli, in effetti, una qualche visione del tutto? Per risponde­ re a questa domanda, vaglieremo e valuteremo i vari comandamenti dell'a­ more attribuiti a Gesù nei vangeli (cap. 36). Quali di questi comandamen­ ti dell'amore provengono (eventualmente) dal Gesù storico e quali sono, precisamente, la portata e il significato di ciascuno di essi? Tali comanda­ menti forniscono un sistema coerente o un principio organizzatore per gli svariati pronunciamenti di Gesù su singole pani della Legge? Incidentalmente, devo dare qui un chiarimento: ciò che ho appena det­ to a proposito del mio approccio ai comandamenti dell'amore di Gesù do­ vrebbe owiare a un possibile fraintendimento, cioè che il titolo del Volu­ me 4, Legge e amore, presupponga una qualche sorta di contrapposizione o antitesi fra la Torah mosaica e il comandamento di amare. Il titolo del Volume 4 impiega invece semplicemente un venerabile strumento retori­ co noto come meri'smus (in italiano, merismo) 19• Tramite un merismus, uno scrittore designa la totalità di qualche realtà o esperienza nominando due delle sue parti complementari, ad esempio l'inizio e la fine. Un eccellente esempio è offerto da Sal 12 1,8: «ll Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre». «Quando esci» e «quando entri>> sim­ boleggiano e racchiudono l'intera vita e attività di una persona, riassunta in queste due azioni che fungono da 'perno'. Lo stesso awiene con Legge e Amore. U titolo è semplicemente un modo per designare comodamente l'intero Volume 4 nominandone il primo e l'ultimo capitolo, l'alfa e l'o­ mega della nostra indagine. Come mostrerà il cap. 36, lungi dall'essere

" L'edizione del 1934 dd Wcbrter's New Inurnational Dictionary o/ the English Language defmi­ sce il termine retorico mcrism [merismo] come ccuna forma di sineddoche in cui una totalità è espres· sa mediante due parti contrapposte>>.