Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Le radici del problema e della persona [Vol. 1] 8839904174, 9788839904171

Il testo affronta il più grande enigma della ricerca religiosa moderna: chi era Gesù? Questo libro rappresenta il primo

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Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Le radici del problema e della persona [Vol. 1]
 8839904174, 9788839904171

Table of contents :
Copertina......Page 1
Frontespizio......Page 4
ISBN......Page 5
RINGRAZIAMENTI......Page 6
INTRODUZIONE......Page 8
Parte prima: LE RADICI DEL PROBLEMA......Page 24
CAPITOLO PRIMO - CONCETTI FONDAMENTALI: IL GESU' REALE E IL GESU' STORICO......Page 26
CAPITOLO SECONDO - FONTI: I LIBRI CANONICI DEL NUOVO TESTAMENTO......Page 45
CAPITOLO TERZO - FONTI: FLAVIO GIUSEPPE......Page 58
CAPITOLO QUARTO - FONTI: ALTRI SCRITTORI PAGANI E GIUDEI......Page 87
CAPITOLO QUINTO - FONTI: GLI AGRAPHA E I VANGELI APOCRIFI......Page 107
CAPITOLO SESTO - CRITERI: COME DETERMINARE CIÒ CHE PROVIENE DA GESÙ?......Page 158
CAPITOLO SETTIMO - CONCLUSIONE DELLA PRIMA PARTE: PERCHÉ AFFANNARSI?L'importanza della ricerca del Gesù storico......Page 186
Parte seconda: LE RADICI DELLA PERSONA......Page 192
CAPITOLO OTTAVO - IN PRINCIPIO... Le origini di Gesù di Nazaret......Page 194
CAPITOLO NONO - NEL FRATTEMPO... Parte l: Lingua, educazione e condizione socioeconomica......Page 240
CAPITOLO DECIMO - NEL FRATTEMPO... Parte II: Famiglia, stato civile e stato laicale......Page 300
CAPITOLO UNDICESIMO - «NEL QUINDICESIMO ANNO...» Una cronologia della vita di Gesù......Page 355
Mappe......Page 416
LA FAMIGLIA DI ERODE IL GRANDE......Page 418
ANNI DI REGNO DEI PRINCIPES (IMPERATORI) ROMANI......Page 419
ABBREVIAZIONI......Page 420
INDICE DELLE CITAZIONI BIBLICHE......Page 438
INDICE DEI NOMI......Page 448
INDICE ANALITICO......Page 459
INDICE GENERALE......Page 464
Alette 1-2......Page 469

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biblioteca di teologia contemporanea 117

John P. Meier

UN EBREO MARGINALE Ripensare il Gesù storico

l. Le radici del problema edella persona ter(.Jl edizione

QUERINIANA

Imprimatur + Mons. Patrickj. Sheridan, vie. gen.

New York, 25 giugno 1991

Titolo originale

A Marginai ]ew. Rethinking the Historical Jesus. Vol. 1: The Roots o/ the Problem and the Perso, Doubleday, a division of Random House, Inc., New York (NY, USA} © 1991 by John P. Meier © 2001, 2006' by Editrice Queriniana, Brescia via Ferri, 75 - 2512.3 Brescia (ltalia!UE) tel. 030 2306925- fax 030 2306932 internet: www.queriniana.ir e-maz1: [email protected] Tutti i diritti sono riservati. È pertanto vietata la riproduzione, l'archiviazione o la trasmissione, in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo, comprese la fotocopia e la digitalizzazione, senza l'autorizzazione scritta ~eli'Editrice Queriniana.

ISBN 88-.399-0417-4 Traduzione dall'inglese-americano

di LUCA DE SANTIS Edizione italiana a cura di FLAVIO DALLA VECCHIA Stampato dalla Tipolitografia Queriniana, Brescia

RINGRAZIAMENTI

Molte persone mi hanno aiutato a completare il primo volwne di questa opera; solo poche possono essere menzionate qui. Molti colleghi alla Catholic University of America sono stati tanto gentili da leggere parti del manoscritto; tra questi principalmente i professori Joh n P. Galvin, Francis T. Gignac, William P. Loewe, FrankJ. Matera e Cari J. Peter. Ho beneficiato anche della generosa assistenza di studiosi di altre istituzioni: i professori Myles M. Bourke della Fordham University (NY), Harold W. Attridge e John]. Collins della University of Notre Dame, John P. Reumann del Lutheran Theological Seminary e Raymond E. Brown, professore emerito presso l'Union Theological Seminary (NY). De~idero esprimere uno speciale riconoscimento ai professori Louis H. Feldman della Yeshiva University (NY), e Shaye J.D. Cohen dello Jewish Theological Seminary (NY), per i loro saggi consigli circa la mia trattazione di Flavio Giuseppe. Nessun ringraziamento potrà ripagare il mio debito nei confronti del professar David Noel Freedman, direttore della serie dell'Anchor Bible, per i suoi inestimabili suggerimenti e le sue correzioni lungo ogni passo del mio cammino. Ringrazio anche il personale delle biblioteche delle seguenti istituzioni: Catholic University of America, Woodstock Theological Library presso la Georgetown University, Berkeley Theological Union, Dominican House of Studies di Washington, D.C., Union Theological Seminary (NY), St. Joseph's Seminary di Yonkers (NY), e Harvard Divinity School. Infme devo una parola di gratitudine a Teresa D'Orsogna, Thomas Cahill e Michad lannazzi, miei redattori alla Doubleday, per la loro pazienza e la loro comprensione, e ai professori Christopher T. Begg e Kathleen Weber per il loro aiuto nella correzione delle bozze e nella compilazione degli indici. Parti dei capitoli primo e settimo sono apparse come The Historical Jesus: Rethinking Some Concepts, in TS 51 (1990) 3-24; parti dd capitolo terzo sono apparse come Jesus in Josephus: A Modest Pro posai in CBQ 52 (1990) 76-103. Sono grato alle due riviste per il permesso di usare il materiale in questo libro.

INTRODUZIONE

l. La natura e l'origine di questo libro

Questo libro affronta uno dei più grandi enigmi della ricerca religiosa moderna, il Gesù storico. Come spiegherò nel corso del capitolo primo, per 'Gesù storico' intendo il Gesù che possiamo recuperare, riconquistare. o ricostruire usando gli strumenti scientifici della moderna ricerca storica. Considerato lo stato frammentario delle nostre fonti e la natura spesso inJireua degli argomenti che dobbiamo usare, questo 'Gesù storico' rimarrà sempre una costruzione scientifica, un'astrazione teorica che non coincide e non può coincidere con la piena realtà di Gesù di Nazaret che realmente visse e operò in Palestina durante il I sec. della nostra era. Propriamente inteso, un tale approccio non tenta né di provare qualche posizione di fede né di attaccarla. li mio metodo segue una semplice regola: esso prescinde da dò che la fede cristiana o l'insegnamento successivo della chiesa dice su Gesù. senza affermare né negare tali affermazioni. Per spiegare ai miei colleghi accademici ciò che mi propongo di fare in questo libro, spesso uso la fantasticheria del 'conclave non-papale'. Immaginiamo che un cattolico, un protestante, un giudeo e un agnostico tutti storici onesti e competenti dei movimenti religiosi del I sec.- siano rinchiusi nelle viscere della biblioteca dell'Harvard Divinity School, con l'imposizione di una dieta spartana e senza la possibilità di uscire prima di aver elaborato un documento comune su chi fosse Gesù di Nazaret e su cosa abbia significato nel suo tempo e nel suo ambiente. Un requisito essenziale di questo documento è che sia basato su fonti e argomenti puramente storici. La risultante •, «originale:» c «Storico» (sia hislorisch, sia geschichtlich). Questo non consente di esprimere chiaramente il proprio pensiero, sia in tedesco che in inglese. Per un esempio impre$$ionante di questo scambio di termini, cfr. H. KONG, Chrisl rein, Piper, Mìinchen 1975', 148-153 [trad. ingl., On Being a Christian, Doubleday, Garden Cir:y (NY) 1976, 156-161; trad. it., Essere airtt~ni, Mondadori, Milano 1998, 166-171). D leuore dovrebbe essere avvertito che la traduzione inglese non è completamenre afEidabil~: per es.,l'espressio· ne tedesca Riick/mge nach Jewr- appcossimati11arncnte equivalente a Quest /or the h.StoriaJ ]erus -è regolannenle tradoua con la strana espressione Cormterquestion about ]esiiS.

Il Gesù reale e il Gesù storico

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Più ambigua è l'espressione 'il Gesù terreno' o 'Gesù durante la sua vita sulla terra'. Anche se i quattro vangeli non fanno, né pretendono di fare, un ritratto del Gesù reale con l'intera serie di quanto ha detto o fatto in pubblico o davanti ai suoi discepoli in privato (vedi Cv 20,30; 21,25) e anche se, ovviamente, non offrono una moderna ricostruzione ipotetica (il Gesù storico), possono presentarci 'il Gesù terreno', cioè una rappresentazione - benché parziale e teologicamente colorata - di Gesù durante la sua vita sulla terra. L'ambiguità dell'espressione 'Gesù terreno' sta nel fatto che essa può essere utilizzata, con differenti sfumature, pure per il Gesù reale e per il Gesù storico: anche queste espressioni si riferiscono a Gesù sulla terra. L'ambiguità è aggravata dal fatto che, per un teologo, proprio l'espressione 'Gesù terreno' può implicare l'esistenza in cielo prima dell'incarnazione e dopo la risurrezione16 • A causa di questa mancanza di chiarezza nel concetto, in questo libro non userò 'Gesù terreno' come una categoria principale. Un importante corollario di queste distinzioni è che gli studiosi non dovrebbero scrivere con facilità che, in un determinato racconto, i vangeli descrivono o non descrivono 'il Gesù storico'. È un anacronismo disperato. Nella maggior parte della narrazione (escludendo Gv 1,1-18 e la maggior parte delle apparizioni dopo la risurrezione), i vangeli ritraggono Gesù sulla terra (nel senso che ho appena esposto), non il Gesù storico 17 • Certo, i vangeli fungono da fonti principali per la nostra ricostruzione del Gesù storico, ma affermare che gli evangelisti presentano o intendono presentare il Gesù storico li trasferisce, in una macchina del tempo esegetica, all'illuminismo.

" Si potrebbe ulteriormente approfondire questo punto: alcune appari~ioni dopo la risurrezione presentano Gesù risorto in vita e in uione «suUa terra», per es., il racconto di Emmaus (Le 24,13-3.5; cfr. All,l-.5). Nel racconto di Emmaus, il risorto Gesù è allo stesso tempo 'terreno', dato che interagisce e conversa con altri sulla terra? "Curiosamente E. Schillebeeckx usa 'terreno' come sinonimo di 'reale', dopo averne criticato l'uso come sinonimo di 'storico'; vedi E. ScHILLEBEECKX, ]ev~s, het verhaal wn een levende, Nelissen, Bloc:mendaall97.5', 54--" [tcad. it. cit., 60-62]. Il lettore tenga conto che la naduzione inglese è spesso inaffidabile: di qui il ricorso all'originale olandese.

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Le radici del problema

Storiografìco e storico

Reale, storico, terreno: queste sono le distinzioni che userò nel tentativo di fornire una qualche chiarezza terminologica nell'oscuro dibattito sul Gesù storico. Per far questo, scelgo intenzionalmente di non fare affidamento sulla distinzione classica che si trova in molti autori tedeschi, i quali distinguono lo 'storiografico' (historisch} dallo 'storico' (geschichtlich) 18• Lo 'storiografico' si riferisce ai nudi fatti essenziali di quanto conosciamo del passato e il ricercatore prescinde da ogni loro possibile rilevanza o influenza per la nostra vita contemporanea e dalla ricerca del significato. Si immagini, per esempio, un esperto in storia antica babilonese, guidato da nient'altro che dalla sete di esattezza, che cerchi di redigere una cronologia precisa dei re che hanno regnato a Babilonia in un determinato secolo. Un tale studio 'storiografico' si rivolge al passato in quanto passato morto, considerato con lo sguardo freddo della ricerca oggettiva, interessata ai puri dati, verificabili, per il loro interesse intrinse· co. Lo 'storico', al contrario, si riferisce al passato in quanto significativo e provocatorio, avvincente c capace di stùuolare il pensiero di uomini e donne contemporanei. Si immagini, per esempio, uno studente di colore di un college che scriva una tesi sul dott. Martin Luther King, jr. Il giova· ne studioso potrebbe essere molto accurato nella ricerca dei fatti, ma per quello studente 1a figura di King non potrebbe mai essere semplicemente un dato imbalsamato nel passato. Inevitabilmente, lo studente selezionerebbe, sistemerebbe e sottolineerebbe certi dati, nella misura in cui sembrino parlare di problemi e attese di oggi. In linea di principio, questa distinzione tra storiografico e storico può essere applicata a Gesù proprio come a ogni altro grande personaggio del passato. In teoria, egli può essere l'oggetto di un'investigazione scientifica fredda e distante, o può essere accostato come la fonte estremamente significativa e come il centro del pensiero cristiano e della vita attraverso i tempi, un personaggio ancora oggi adorato da milioni di persone. Benché questa distinzione tra storiografico (histori'sch )· e storico (ge-

" Naturalmente, nel far questo, gli esegeti tedeschi continuano un erudito gioco di parole proprio di molti teologi tedeschi, vale a dire, prendere due parole, una da una radice teutonica e l'altta da una radice latina - ambedue usate più o meno scambievolmente nel linguaggio comune - e creare tra esse una fuu: distinzione filosofica.

Il Gesù reale e il Gesù storico

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schichtlich) sia ripetuta spesso nella ricerca su Gesù (specialmente tra quegli studiosi fortemente influenzati dalla tradizione bultmanniana), rimango dubbioso sulla sua utilità per studiosi contemporanei di lingua inglese, per quattro ragioni. (1) Dopo quasi un secolo di uso, la distinzione rimane ambigua e varia, per significato e funzione, da autore ad autore, e vi sono anche alcuni studiosi tedeschi che non la osservano. (2) La distinzione, anche se apparentemente utilizzata per facilitare una ricerca oggettiva, spesso comporta il sovraccarico di argomenti teologici o ideologici. (.3) La duplice distinzione non rende giustizia alla complessità della situazione. (4) Per quanto sostenibile in teoria è inutile nel mondo reale, anche nel mondo 'reale' degli studiosi. ' Prima di tutto, la distinzione non sempre indica la stessa cosa o funziona nello stesso modo, neppure tra i vari studiosi che la utilizzano. Martin Kahler (1835-1912), che applicò la distinzione a Gesù nell'ultimo secolo, lo fece in difesa di un particolare tipo di 'pietismo critico' nel protestantesimo tedesco della fine del XIX sec., per quanto non osservasse sempre la propria distinzione con uno stretto rigore19 • ll suo scopo ultimo sembra ." Una buona edizione critica dell'opera fondamentale di Kiihler (pubblicata per la prima volta ne! 1892), con aMotazioni che riportano le reazioni di altri studiosi nonché risposte e aggiunte di Kahler, si può trovare in MARnN KAHLER, Dtr sogenrmn/e biitorische }esus und der geschichtliche, bibli· sche Cbristus (Theologiscbe Bucherei 2), a cura di E. Wolf, Kaiser, Miinchen 1969' [trad. it., Il cosiddmo Gesù storico t l'autentico Cristo biblico, D'Auria, Napoli 1992]. Una traduzione inglese, con U· na prefazione di Pau! Tillich e un'utile introduzione del traduttore, Cari E. Braaten, si può tnware in The So-OJ/Ird Historica{ }esus and the Historìc Biblica/ Chritt, Fortress, Philadelphia 1964. Per ulteriori riflessioni sulla relazione tra Kahler e le più recenti ricerche, vedi CAIU. E. BRAATEN, M4t1Jn Kiihler on the Historic Biblica( Christ, in CARL E. BRAATEN - ROY A. HARR!SVU.LE (edd.), Jesus and the Kerygm11tic Christ, Abingdon, New York- Nashville 1964, 79·105. A p. 84 di Der sogenannle historische ]esus, Kahler afferma la divinità di Gesù, benché altrove affermi che i teologi non sono legati alla formulazione e ai concetti dei dogmi conciliari e deUa successiva teoiOj!ia sistematica. Come osserva Otto Mkbel, Kiihler pensava che la sua posizione su Gesù come «Vero Dio e vero uomO» fosse «predogmatica»; vedi O. MICHEL, Der 'historisch~ ]esul und das theologische Gewissensproblem [sic, probabilmente per Gwìssheitsproblem], in Eli T 15 (1955} 349-.363, specialmente 352-.35.3. Per le dif. ferenti opinioni sulle categorie chiave di Kiihler, geschichllich e iibergeschichtlich, cfr. HElNRICH LEI· POLO, Offenbarung und Geschichte als Prohlem dcs Verstehens. Bine Untersuchung wr Theologie Martin Kiib/ers, Mohn, Giitersloh 1962; e )OHANNES WIRSCHING, Golt in der Geschichte. Studien z.ur theologiegeschichtlichen Steliung und systematischen Gnmdlegung der Theologie Martin KiihJers (Forschungen zur Geschichte und Lchre des Protestandsmus 10/26), Kaiser, Miinchen 1%3. In generale, Leipold è più positivo di Wirsching sull'uso dei rennini di Kiihler. Per Wl'ulteriore critica all'approccio di Kiihler, vedi N.A. DAHL, Der gekreuzigte Messias, in HELMUT R.!STOW ..:. KARL MAlTHlAE (edd.), Der historische ]esus und der kerygmt~Jische Christus, Evangelische Verlagsansu.lt, Bcrlin 1962', 149-169, spedalmente 150. Per una bibliografia completa sulle opere di Kiihler, dr. MAimN KAHLER. Geschichte der proteslt~ntischen Dogmatik im 19. ]ahrhundert (Theologische Biichcrci 16), Kaiser, Miinchen 1962, 290-307. Per la ttattazione di Kahler sulla storicità di Gesù nd più ampio contesto delle varie presentazioni sistematiche dei teologi tedeschi del XIX sec. sulla storidtà e l'indi-

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Le radici del problema

fosse la preservazione dei basilari insegnamenti cristiani tradizionali su Gesù Cristo (per es., vera divinità e vera umanità senza peccato) dagli attacchi della critica stocical\). Questa non fu esattamente la preoccupazione che guidò Rudolf Bultmann (1884-1976) quando assunse la distinzione nella sua sintesi del XX sec. tra il cristianesimo e la visione esistenzialista di Heidegger 1• Bultmann è d'accordo con Kahler nel mettere in rilievo la principale proclamazione (kérygma) cristiana della morte e risurrezione di Gesù e nel rifiutare il Gesù storico come fondamento o contenuto della fede cristiana. Bultmann, comunque, spinge la distinzione in una direzione che Kahler difficilmente avrebbe seguito. Per Bultmann. non fa differenza se Gesù

vidualità di Gesù, cfr. REINHARD SLENCZKA, Gtschichtlichkeil und Pmonr~ùr }esu Christi. St11Jien zur christologischen Probkmatik der histortschen }esus-/rtlge lforschunRen ~ur systematischen und oku· menischen Theologìe 18). Vandenhoeck & Ruprecht, Goningen 1967,259-302. Per le influenze storiche sul pensiero di Kiì.hler, vedi, oltre le monogr-.ille di Leipold e Wirsching, la dissertazione difesa nell945 di ARJJ DE WILLlGEN, Marlin Kiihlt:r, van Gorcum, Assen [s.d.J: e CHRISTOPH SETLER, Dic theolog/Jche Enrwickfu11g Mar/ÙI Ktihlers bis !869 (Beirrage zur Fi:irderung christlicher Theologie 51), Mohn, Giltersloh 1966. .. Si è spesso affermato che Kiihler abbia inventato la distinzione tl'll storiografko e storico, ma, aJ. meno come reazione negativa, è in parte debitore alla disrin1.ione di Wilhelm HerrmAnn tm il fondamento deUa fede !qualunque cosa sia accessibile alla conoscenza naturale sul Gesù terreno) e il contenuto della fede (il Cristo esaltato); vedi C.E. BRAATEN, The So-Col/ed Historical Jesur, cit., 14. R. SLENCZKA (Geschìchtlichkl'ìl, cit., 281-295) mostra che la distinzione di Herrmann non deve essere considerata equivalente alla distinzione ua il Gesù della storia e il Cristo della fede (p. 2751. A p. 2~9. Slenczka nota quanto sia sorprendente il fatto che le rassegne di Albert Schweitzer e James M. Robinson sul Gesù della storia ignorino l'imporrAnza del dibattito Herrmann-Kahler. Oltre l'influen· za di HerrmAnn, comunque, si deve riconoscere che il parlare di historisch e geschicht/ich em dìffusis· simo neU'ambiente accademico del tempo, specialmente sotto l'influsso dd metodo storicocritico e del sistema di seminario sviluppato dal grande storico tedesco Leopold von Ranke (1795-1886). Un'altra significativa influenza &ulle posizioni di Kiihler fu probabilmente la scuola dì teologia di Er· langen (non altrettanto nota fuori della Germania quanto l111 scuola di Tiibingen), che insisteva sulla Heifsgeschichte e sulla natura dd cristianesimo come religione storica. 11 Vedi la sua Tbeo/ogy o/ the New Tmament, 2 voli., SCM, London 1952 [trad. it., Ttologit~ dtl Nuovo Testamento, Queriniana, Brescia 1992'), specialmente iJ capitolo l, The Message o/ }esus, pp. 3-3l (trad. it. cit., 13-41). Una famosa lezione sull'argomento divenne la monografìa D,u Verhiiltnis der urchristlit:hen Christusbotscha/t ~um historische11 }esus, Winter - Unìversitiitsverlag, Heidelberg 1962; un breve sommario della monografia apparve come Dt~s Verbiilt11is tles urchristlichen Chrirtuskerygmlls zum historiscberr }esus, in H. Rlsrow - K. MA1THIAE (edd.), Der historische ]err11 und der kerygmatische Christus, cit., 2H-235; una traduzione inglese della lezione si può trovare in The Primitive Christian Kerygmtl and the Historical JesUf, in CARI. E. BRAATEN- Rov A.liARRJSVILLE Cedd.), The HistoriCtll }esus and the Kerygmatic Chrìsl, Abingdon, New York - Nashville 1964, 1'·42. Una precedente forma (pubblicata per la prima volta nel 1926) del pensiero di Bultmann sull'insegnamento di Gesù lcon forti sfumature esistenzialiste) è Jesus antl the Word, Fontana (Collins), London Glasgow 1958. In generale, va notato che a volte Bulunann usa «kerygmaticO>O, invece di «Storicmo, un'eco deUa sua teologia «kerygmatica».

Il Gesù reale e il Gesù storico

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effettivamente sulla croce sia crollato e si sia disperata22; il mero fatto che Gesù morì sulla croce è sufficiente per la fede cristiana, cioè, per l'incon~ tro tra il credente e Dio23 • Mentre si può conoscere qualcosa dell'insegna~ mento di Gesù, «ora non possiamo c(Jnoscere quasi niente che riguardi la vita e la personalità di Gesù, dal momento che le prime fonti cristiane non mostrano interesse né per l'una né per l'altra, inoltre sono frammentarie e spesso leggendarie ...» 24 • A questo punto, il lettore può avere la sgradita sensazione che il Cristo storico, il Cristo kerygmatico, il Cristo della fede esaltato da Bultmann assomigli con sospetto a un mito gnosti· co fuori del tempo o a un archetipo junghiano, per quanto Bultmann sottolinei la storicità e l'identità del Gesù crocifisso con il kérygma che viene predicato2 ~.

Per conseguenza, non stupisce che alcuni teologi tedeschi, in particolare Paul Althaus (1888-1966), abbiano cercato di recuperare la distinzione " «La più ~rande difficoltà nel tentativo di ricos:ruire un ritratto di Gesù ì: che non possiamo sapere come Gesù comprese la sua fine, la sua morte: [... ] Non possiamo dire se o come Gesù trovò in essa un senso. Non possiamo nasconderei la possibilità che egli abbia subito un crollo» ( The Primitive Christit~ll Kt'l"ygma and the Ht!torical }esuf, cìt., 23 -24). ".Come mostra C.E. BRAATEN, Martin Kiihler on the Historic Biblica{ Chrisl, cit., 101, Kiihler non avrebbe concordato con Buhmann che klrygmtJ neotestamentario abbisognava solo del nudo fatto di Gesù e della sua croce: «Per Kiihler il kirygmtt contiene una sezione storica più ampia di quanto Bultmann giudichi necessario. Il significato del k/rygmtJ è vanificato se gli eventi redemivi attestaticomprendendo incarnazione, vita e insegnamenti, croce e risurre2ione- non sono mai accaduti. La fede non può appropriarsi il significato di eventi se non ci sono eventi. [... ] Non c'è necessità di eliminare tutto tranne la croce di Gesù» (ibiJ.). Come R. Herrmann evidenzia nell'articolo su Martin Kahler nella 3• ed. di RGG (vol. 3, colonne 1082-1084), «Una tendenza a 'demitologizzare' fu ben lontana dalla mente di KiihleP> (col. 1082). " R. BULTMANN, Je:rus ttnd the Woni, cit., 14. Per essere giusti con BultJIJann, si devono notare due punti. Primo. nel testo citato, Bultmann reagisce agli eccessi delle «Vite liberali» di Gesù fortemente psicologizzanti del XIX sec. Secondo, J. ROBlNSON, A New Quesl, cit., 19-22, scopre un mutamento nella posizione di Bultmann in un articolo successivo {.A/lgemeine Wahr~it unti christliche Verkundigung, in ZThK 54 [1957] 244·254): Bulcmann vede una certa continuità tra Gesù e il k/rygm!J cristia· no, sulla questione della legge e della grazia (pp. 2H-254). Sia come sia, l'articolo non cambia in aJ. cun modo la sua posizione fondamentale sulla distinzione historiuhlg,eschichtlich. l' Lo stesso Bultmann respinge l'accusa di distruggere la continuità tra il Gesù storico e ki· rygma. Nonostante questo, non si è incoraggiati quando in un saggio importante specifica che tratterà solo la continuità tra il Gesù storico e la primitiva proclamazione cristiana ..e non tra il Gesù sto· rico e Cristo. ll Cristo dd kirygma non è un personaggio storico che potrebbe godete di continuità con il Gesù storicO» (The Primitive Christian Kerygma ttnd the HistorreaJ Jes:us, cit., 18). Allo stesso tempo, anche il grande oppositore di Bultmann, P1ul Althaus, ammette che mai Bultmann giunse al· le estremizzazioni di alcuni teologi i quali, profondamente influe02ati dall'idealismo tedesco, distinguevano tra la persona storica di Gesù e il concetto o ideale di un Cristo simbolico: il primo non è in· condi:donatamcnte legato al secondo e, in definiti\'&, se ne può fare a meno. Per la critica di A1thaus a Martin Werner, Friu Buri e a teologi con le stesse idee, vedi PAUL ALTIIAuS, The Sq.(A{/ed Kerygma and tbe Histon'c!J/ ]etlls, Oliver and Boyd, Edinburgh · London 1959, 13-18.

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Le ,adici del problema

tra storiografico e storico di Kahler per una scuola di pensiero più conservatric~. Però, come osservava Eraclito, nessuno può mettere due volte il proprio piede nello stesso fiume. Di fronte allo scetticismo storico di Bultmann e appropriandosi della 'nuova ricerca' dei discepoli di Bultmann (per es., Giinther Bornkamm2'), Althaus si appella alla ricerca storica come garanzia che il Cristo della fede non è affatto un altro grande mito delle religioni del mondo28• Così, pur respingendo l'approccio di Bultmann, Althaus prende una posizione sostanzialmente positiva nei confronti della nuova ricerca dei postbultmanniani come Bornkamm, poiché, «per sua propria natura, la fede cristiana ha un interesse ardente in ciò che la scienza storica può conoscere di Gesù»29 • Non si può immaginare Kahler dire questo delle «vite liberali di Gesù» tedesche nel XIX sec. Così, benché Althaus nella sua opposizione a Bultmann cerchi di restare fedele interprete di Kahler, la distinzione tra storiografico e storico prende una nuova piega 1a. "' Vedi PAUl ALTHAUS, Der g~g,l'nwiirtig~ Sta11d d~r Frag~ nach Jem historischm ]esus (Bayerische Akademie der Wissenschafren, Philosophisch·Historische Klasse, Sirzungsbcrichte, Heft 6), Verlag der Bayerìschen Akademie der Wissen~!'hftft~n. Munchen l %0, J 19; IDJ:M, Th~ So-Callt:d Kerygma and the Hirtorical }esus, dr .. specialmente 38·42, dove cririca ciò che considera il restringimento in· debito del significaro di ppchichtlich nel campo hulrmanniano. " Non c'è ragioni! di add!!ntrarsi nelle specifiche posizioni dei vari postbuhmanniani, come Bornkamm e Conzdmann, dal momento che questo non altererebbe la mio p05izione fondamentale, vale a dire, l'ampia variazione, nel significato e nell'uso, della distinzione tra sroriografico e storico. Per un esempio rappresenta rivo dei postbultmanniani, vedi GONTHER BORNKAMM, ]esur o/ NaU~rt'tb, Harper & Row, New York 1960 [trad. it., Gerù di NaU~Wh. I n'sulla/i di quaranta allftÌ Ji n'cerche sul "Gesù della stona", Claudiana, Torino 1977]; HANS CoNZELMANN, The Method of th~ Li/e·oflesus Research, in C.E. BRAATEN- R. HARRISVILLE (edd.), The Historical ]esus and the Kerygmatic Chrisl, cit .. 54·68; IDEM, Jesus, Fortress, Philadelpliia 1973; ERNST FucHS, Studies o/ the Historical }t>sus /SBT 42), Allenson, Naperville (IL) 1964; HEllBERT BRAUN, The Signi/icanct o/ Qumran for the Pro· bl~m o/ th~ Historica/ ]esus, in C.E. BRAATEN- R. HARRISVJLLE (edd.), Tht~ Historical }esus and the Kerygmatic Christ, ci r., 69·78; IDEM, Jesus o/ Nazareth. The Ma n 11nd His Time, Fortress, Philadelphia 1979. ERNST KAsEMANN è ampiamente riconosciuto come il 'padre' della nuova ricerca tra i post· bulrmanniani: i suoi due saggi più importanti sull'argomento sono The Problem of the Hirtorìcal ]e· sus, in IDEM, Essays on New Testamen t Themef (SBT 41 ), SCM, London l %4, 15·47 [trad. it.,ll problema del Gesù storico, in IDEM, Saggi esegetia', Marieni, Casale Monferrato (Ail 1985, 30-57]; e BlinJ Alleys in the 'Jesus of History' Controuerry, in New Testament Questions of Today, SCM, Lon· don 1969, 23·65. Vedi anche il suo Der Ru/ der Freiheit, Mohr [Siebeck], Tubingen 1968'. La rasse· gna classica sulla 'nuova ricerca' dei posrbulrmanniani è A New Quest of the Historia~l ]esus diJAMES M. ROBINSON; da notare specialmente la sezione su «the ambiguous term 'historical ]esus'», pp. 26-32. "' Da notare l'uso significativo di Gewiibr fiaranzia, sicurena, autorizzazione) a p. 14 di Der gegenwlirtige Stand. n Ibid., 19. Althaus si affretta ad aggiungere, nello spirito di Kiihler, che tale conoscenza storica non può essere il fondamento della fede. ,. Althaus impUdumente ammette il suo cambiamento e le ragioni che lo hanno deremùnato in The So-Ca/led Kerygma, dt., ~.

Il Gesù reale e il Gesù storico

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Ciò che rende ancora più problematica la distinzione tra storiografico e storico è il fatto che alcuni importanti studiosi, nell'ambito delluteranesimo tedesco dd XX sec. (e la sorgente della distinzione era nelluteranesimo tedesco) respingono la sua validità o semplicemente la ignorano. Molto strana è la trattazione riservata alla distinzione da Albert Schweitzer (1875-1965). il grande cronista e critico delle «Vite liberali». Da una parte, Schweitzer mostra di non conoscere Kahler o la sua opera e non utilizza, nella sua presentazione, la distinzione di Kahler''. Dall'altra, trattando delle dispute sulla storicità di Gesù all'inizio del XX sec. Schweitzer nota di passaggio la posizione di G. Wobbermin, professore a Breslau, che «percorre un sentiero pericoloso»12 • TI sentiero pericoloso di Wobbermin è il suo 'tentativo' di distinguere tra il Gesù storiografico (historisch) e il Gesù storico (geschichtlichi. La distinzione è compresa approssimativamente nel senso proposto da Kahler, ma Schweitzer la rifiuta decisamente. Con sarcastica indignazione, mostra che il Gesù storico è stato responsabile degli innumerevoli mali verificatisi durante le epoche, dalla distruzione della cultura antica al semplice fatto del medioevo, al tentativo cattolico di distruggere «le molte conquiste progressiste dello stato moderno». Chi vorrebbe rinunciare al Gesù scoriografico per questo personaggio storicon? Più vicino ai nostri giorni, Joachirn Jeremias (1900-1979), uno dei massimi esperti del XX sec. sul Gesù storico, semplicemente rifiutava di usare la distinzione tra storiografico e storico)4 • Pertanto rimane da chiederci:

"ComunqueJohn Reumann, grande studioso dc:Ua ricerca su Gesù, mi ha suggerito, in una comu· nicazione orale. che Schwei tzer può ben aver conosciuto la distinzione di Kihler, ma aver in tenzio-nalmcntc taciuto l'opera di Kiihler sull'argomento, in modo tale da non scompigliare il modello e lo sviluppo che Schweitzer voleva vedere nella storia della ricerca su Gesù. " Le traduzioni delle citazioni circa Wobbermio sono mie e si basano sul testo di A. SCHWEITZER, Geschichte der Lebm·]esu·Forschung, pubblicato nell966 (voU. 77n8, 79/80}, Siebenstem Taschcnbuch, Miinchen • Hamburg, 520·521 [trad. it. cit.]. " Alla luce della voluminosa cono.scen:~:a di Schweitzer della bibliografia del XlX sec. sul Gesù storico, è sbalorditivo che ignorasse il contributo di Kiihler. Si potrebbe conl!(!tturare che, se Bultmann non avesse riciclato la distinzione di Kiihler, l'opera di quest'ultimo avrebbe potuto andar perduta per ampi settori del mondo teologico. . N JOACHIM }EREMIAS, D" gegenwiirtige StanJ der De~tte um .Us Problem des historischen ]erus, in H. RISTOW - K. MAITHIAE (edd.), D" histon"Jcht ]esus und der lcerygmatische Christus, cit., 12-2' (t rad. ingl., The Problem o/ the Historiaf Jesus (FBBS U), Fortress, Philadclphia 1964 [tra d. i t., Il problema del Gesù storico, Paideia, Brescia 197}]).ln un punto, la traduzione inglese perde Wll sfu. matura, quando Jeremias implicitamente equipara Historie e Geschichte, invece di impegnarsi nella distinzione di Kiihler-Bultrnann: ..n kirygma - Dio era in Cristo e riconciliò il mondo a sé- si riferisce a un evento storico (historisches). Dio si rivelava in un avvenimento nella storia (Geschichte)» (Der gegenwirtige StanJ, cit., 19): questo modo di presentare le cose può anche riflettere il fatto che,

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Le radici del problema

con una tale varietà di usi e disusi tra gli studiosi tedeschi, la distinzione è poi tanto vitale o utile per studiosi di lingua inglese? Un secondo problema con la distinzione è che, quasi inevitabilmente, essa costituisce una forte discriminante. O il Gesù storiografico è esaltato a detrimento di un Cristo della fede come mera creazione fraudolenta della chiesa (così molti, da Reimarus a Hollenbach), o il Cristo storico è esaltato al di sopra delle oscillanti e contraddittorie ricostruzioni del Gesù storiagrafico (così Kahler e seguaci, compresi molti teologi 'dialettici' come Barth e Bultmann, dopo la prima guerra mondiale). Certamente, la distinzione non deve necessariamente essere seguita da giudizi di valore e da programmi teologici, ma questo è ciò che si è verificato per circa un secolo. Tutto ciò che sembra accadere è che nuovi argomenti (per es., la teologia della liberazione) rimpiazzano i vecchi: il gioco tra i due estremi continua. Un terzo problema è che la dicotomia storiografico-storico, anche se applicabile a personaggi molto ben conosciuti del passato, non rende giustizia alla complessità del caso di Gesù. Norman Perrin1' sottolineava che una distinzione triplice si adatta meglio alla situazione speciale di Gesù. (l) Si può raccogliere una conoscenza storiografica descrittiva (conoscenza 'esatta') su di un personaggio dell'antichità, chiamato Gesù di Nazaret; questo è il livello 'storiografico'. (2) Si può, quindi, procedere a mettere in evidenza e ad appropriarsi di quegli aspetti di questa conoscenza storiografica che potrebbero essere significativi per noi oggi. Questo è il livello 'storico'. Comunque, si potrebbe fare la stessa cosa nel caso di Socrate; sant'Agostino, o Sigmund Freud. Ogni grande pensatore e protagonista del passato può essere studiato a livello di freddi fatti scollegati e di nuda cronologia o a livello di una significativa sintesi del suo pensiero e della sua azione, considerati rilevanti e stimolanti per l'oggi. In tal sen-

nel tedesco corrente, Hìrtorie non sarebbe usato tanto spesso, essendo prevalentemente un termine accademico preso a prestito dal latino. È caratteristico che Jeremias, esponendo il proprio programma teologico, di regola non impiegasse per Gesù l'aggettivo geschichtlich; piuttosto parlava del Gesù storico e delle testimonianze di fede della chiesa primitiva. John Reumann mi ha dimostrato che quest'uso riflette gli argomenti della teo· logia propria di Jeremias: la rivelazione va trovata nel Gesù storico, non neUa successiva risposta post· pasquale della chiesa cristiana. Per una presentazione completa di ciò che J. ]EREMIAS pensava si dovesse affermare sul Gesù storico, cfr. la sua New Te~t11ment Theology. Pari One. The Proclamation o/ ]esus, SCM, London 1971 (trad. it., TeologùJ del Nuovo Testamento. Vol. l: lA predica:zione di Gesù. Paideia, Brescia 1976']. In modo interessante, H. KONG ha mostrato un 'awersionc: simile per una netta distinzione tra historisch e geschichtlich; vedi il suo Christ stin, cit,, 148-1'3 [trad. it. cit.]. " NORMAN PERRIN, Rediscovering tbe Teacbing o/Jesus, SCM, London 1967, 234-238.

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so, ci si potrebbe affidare al 'prograinma' di Socrate o Freud, si potrebbe essere estasiati e avvinti dalla persona di Thomas More o di Thomas Jefferson; nello stesso modo si potrebbe essere personalmente affascinati dal Gesù storico, pur essendo ebrei, buddhisti o agnostici. (3) Conseguentemente, il secondo livello deve essere accuratamente distinto da un terzo livello, vale a dire la conoscenza di fede di Gesù come Signore e Cristo, l'atteggiamento di fede che mi sollecita a chiamare Gesù mio Signore e mio Salvatore. Questo livello, agli occhi del credente, è unko ed esclusivo territorio di Gesù; diversamente dal primo e dal secondo livello, non può essere applicato ad altre figure della storia antica. D modello tripartito di Perrin sembra adattarsi alla complessa situazione meglio della semplice dicotomia storiografico-storico)\ ma sfortunatamente introduce ulteriore confusione nella già confusa terminologia. Come Perrin stesso ammetten, Kahler usa il termine 'storico' per ciò che Perrin chiama conoscenza di fede, mentre Perrin restringe 'storico' al secondo livello di conoscenza di ogni personaggio del passato rilevante per la nostra esistenza oggP8 • A complicare ulteriormente il quadro c'è il fatto che, a dire il vero, la discussione di Kahler comincia con un significato esistenziale di 'storico' simile al secondo livello di Perrin, solo per scivolare rapidamente nell'uso di 'storico' come conoscenza di fede di Gesù come Signore (terzo livello di Perrin),9 • L'ambiguità inerente alla terminologia, quindi, proviene dallo stesso Kahler; anzi sollevò forti obiezioni già al suo tempo40 • Vaffìnamento di Perrin, anche se in teoria giustificato, in pratica aumenta solo la confusione. •• Per ulteriori commenti all'approccio di Perrin, cfr. AMos N. WILDER, Norm.rn Pe"in and the Relation of Historica/ KnowledRe to Faith, in HTR 82 (1989) 201-211, con la bibliografia i vi citata. "Ibid., 238. '" Da notare che, mentre Perrin afferma che la sua posizione è quella di Buh:mann, ammette che Bultmann si disponeva «B descrivere quasi tutto della conosceru:a di fede in termini di conoscenza storica» (ibiJ., 240 n. 1). In effetti, questo non significa che la distinzione di Bultmann era fondamentalmente queUa duplice di Kahler e non quella triplice sulla quale insiste Peuin? "È significativo come rapidamente Kiihler salti dal senso generale di 'storico', applicabile a ogni persona che sia stata influente nella formazione dei posteri, al $ell50 esclusivo in cui applica il termine a Gesù in quanto Signore, la cui influenza nella formazione della posterità consiste precisamente nella creazione della fede pasquale nei suoi discepoli; vedi M. KAHLER, The So-Called Historical ]csus, cit., 63-64 [trad. it. cit.]. In un certo senso, Kahler opera mediante l'anaiOBia teologica: dall'IUO di 'storico' per ogni personaggio influente dd pa~saro, rilevante per noi oggi, passa al personaggio dal singolare influsso, cioè a Gesù, rilevante per la cristianità come suo solo Signore. ll fulcro dell'analogia consi5te nel fatto che, nel caso di Gesù, la sua influenza è la creazione di una fede unica, esclusiva. ~en~a dubbio è questa 'cemiera' che apre per Perrin la possibilità di una triplice dìstim:ione, ma gli crea pure difficoltà. " È significativo che Willibald Beyschlag, Ottll Ritschl e Ferdinand Kattc:nbusch trovassero tutti

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Le radici del problema

A parte queste difficoltà provocate dall'uso di Kahler e Perrin, un ultimo problema nella distinzione tra 'storiografico' e 'storico' rende la sua applicazione a Gesù veramente non funzionale. La distinzione presuppone che alcuni studiosi studino o possano studiare in dettaglio la vita e l'insegnamento di Gesù senza alcun interesse alle loro conseguenze sulla storia successiva o sul pensiero della geme oggi. Anche se questo può essere teoricamente possibile nell'Università di Phnom Peno per un pro· fessore invitato da Marte, è reahnente concepibile che uno studioso nel mondo occidentale - cristiano, ebreo o agnostico - possa accostarsi a uno studio dettagliato del Gesù storico senza un interesse filosofico o religioso- o un'avversione- verso il materiale sotto osservazione? Gesù continua a essere studiato in ogni parte del mondo perché marxisti, buddhisti e agnostici sono tutti interessati - per ragioni molto differenti - da questo enigmatico ebreo. Come Bultmann non si stancava mai di dire, tutti noi giungiamo all'esegesi della Scrittura con le nostre precomprensioni, le nostre inclinazioni e i nostri interessi. Questo equivale ad ammettere che la nostra ricerca sul Gesù storiografico contiene fin dall'inizio un certo interesse anche per il Gesù storico. TI primo e il secondo livello di Perrin sono intrecciati senza speranza nel mondo di carne e sangue degli studiosi umani. Ciò che può e deve esser messo tra parentesi in questo libro, per il mo· mento, in ragione del metodo scientifico utilizzato, è il terzo livello, cioè la conoscenza di fede. Dico mettere tra parentesi, non negare. Facciamo astrazione dalla fede cristiana, perché siamo coinvolti nell'ipotetica rico· struzione di un personaggio del passato con mezzi puramente scientifici: dati empirici provenienti da antichi documenti, setacciati da menti umane che lavorano per deduzione, per analogia e con determinati criteri specifici. Sia il metodo che lo scopo sono estremamente ristretti e limitati; i risultati non pretendono di offrire né un sostituto né l'oggetto della fede. Per il momento, prescindiamo dalla fede, senza negarla. In seguito una correlazione tra la nostra ricerca storiografica e l'atteggiamento di fede può essere possibile, ma questo va al di là del principale e modestO scopo di questo libro. Per il momento, ci concentreremo sulla costruzione teori-

discutibile il concetto di Kiihler del Cristo storico, perché sembrava potre Gesù allo stesso livdlo, per es., di Francesco di Assisi rispetto ai franceicani posteriori. Kiihlei replicava che il singolare ìmpatto storico di Gesù proviene dalla 5Ua rivelazione come Risono; per questo non lo si deve parago· nare a Francesco di Assisi o Ignazio di Loyola in quanto padri fondatori rispettivamente dei francescani e dei gesuiti. Vedi gli estra rri delle argomentazioni nelle note che si trovano nell'edizione tedesca del saggio di M. KAHLER, Der sogen.:mnte hìstorirche feniS, cit., 38-39.

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ca che ho chiamato «il Gesù storiografico», riconoscendo che in pratica non la si può adeguatamente separare dal «Gesù storico». In realtà, l'una confluisce troppo nell'altra. Per quanto lo studioso possa tentare di prescindere da un coinvolgimento specificamente cristiano o ecclesiale, un più generale 'coinvolgimento esistenziale', un interesse per quello che Gesù può significare per la vita umana oggi, necessariamente stimola la ricerca storica. Torniamo al punto da cui siamo partiti: il Gesù storico non è il Gesù reale, ma solo una ricostruzione frammentaria ipotetica di lui, fatta con i moderni strumenti della ricerca. Tutto questo ci spinge alla successiva domanda logica: da dove ricaviamo i frammenti da sistemare insieme? quali sono le fonti primarie della nostra conoscenza del Gesù storico?

CAPITOLO SECONDO

FONTI: I LIBRI CANONICI DEL NUOVO TESTAMENTO

La fonte principale della nostra conoscenza sul Gesù storico' è anche il problema principale: i quattro vangeli canonici (Marco, Matteo, Luca e Giovanni) che i cristiani considerano parte del Nuovo Testamento. I vangeli non sono originariamente opere di storia nel senso moderno della parola. Essi mirano prima di tutto a proclamare e a rafforzare la fede in Gesù come Figlio di Dio, Signore e Messia. La loro presentazione, dall'inizio alla fine, è modellata dalla loro fede che il crocifisso Gesù fu risuscitato da morte e tornerà nella gloria per giudicare il mondo. Inoltre, i vangeli non intendono né pretendono offrire qualcosa di simile ad una narrazione completa, e neanche sommaria, della vita di Gesù. Marco e Giovanni presentano Gesù adulto che inizia il suo ministero, un ministero che si protrae al massimo per pochi anni. Matteo e Luca premettono al ministero pubblico due capitoli di racconti dell'infanzia, la storicità dei quali è molto dibattuta. Immediatamente, riconosciamo l'impossibilità di scrivere una biografia (in senso moderno) di un uomo che morì a circa trent'anni dal momento che conosciamo al massimo avvenimenti scelti, da tre o quattro anni della sua vita. Ancora peggio, non sappiamo quasi nulla sull'effettiva sequenza storica degli avvenimenti che ci sono stati conservati. La critica delle forme degli anni venti correttamente metteva in risalto che dietro Marco, il nostro più antico vangelo, si trovano collezioni di tradizioni orali o scritte, legate insieme da fanne, temi e parole chiave comuni2• Tali collezioni so-

'D'ora in avanti, a meno di un'esplicita specificazione, con il nome 'Gesù' si intenderà 'il Gesù storico', com'è stato definito nel capitolo primo. Questo eviterà l'inutile ripetizione di frasi appositive. ' Per questa intuizione siamo debitori in particolare ai tre 'grandi' della critica delle forme: Rudolf Bulrmann, Martin Dibelius e Karl Ludwig Schmidt. Le opere principali di Bultmann e Dibelius saranno citate secondo gli originali tedeschi, poiché le traduzioni inglesi di que$te opere non sono affidabili: RuDOLI' BuLTMANN, Die Geschicbte der synoptilchen Tradition (FRLANT 29), Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen 1921 (1970'), con un Erganz.ungshe/t, a cura di Gerd Theissen e Philipp

I libri Cllnonici del Nuow Testamento

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no ancora visibili in Marco: per es., i racconti di controversie collocate molto presto nel ministero galilaico (2,1-3,6), bilanciati da Marco con un'altra collezione di racconti di controversie collocati a Gerusalemme alla fine del ministero (11,27-12,34); una sezione centrale di racconti di miracolo e detti di Gesù legati insieme dalla parola chiave «pane» (6,6b-8,21) e una collezione di parabole (4,1-.34). Non abbiamo motivo di ritenere che queste collezioni preservino fedelmente l'ordine cronologico degli avvenimenti, specialmente perché Matteo e Luca non lo fecero. Matteo, per esempio, riordina liberamente i racconti di miracolo di Marco, per creare un'ordinata collezione di nove racconti di miracolo divisi in tre gruppi di racconti separati da materiale 'tampone' (Mt 8-9). Il grande discorso della montagna di Matteo si trova parzialmente nel più breve discorso della pianura di Luca (entrambi i discorsi sono ambientati in Galilea) e parzialmente in materiale sparso nel corso del lungo racconto lucano del viaggio finale di Gesù a Gerusalemme (Le 9,51-19,27). In breve, ognuno dei sinottici ha riorganizzato i grani del rosario(= le pericopi) sulla catena dd rosario (= la struttura del proprio vangelo), adeguandolo alla propria visione teologica. Dato che anche le collezioni pre-evangeliche di pericopi erano già organizzate artificialmente, nella maggioranza dei casi non sono in grado di determinare quale ordine degli avvenimenti potrebbe essere storico. ammesso che qualcuno lo sia. Possiamo essere abbastanza sicuri che il ministero di Gesù sia cominciato dopo il suo battesimo ricevuto da Giovanni al Giordano e sia terminato con un ultimo, fatale, viaggio a Gerusalemme per la festa di pasqua. La durata esatta del tempo intercorso e l'ordine esatto degli avvenimenti del ministero pubblico non possono essere conosciuti. Senza un senso del 'prima' e del 'dopo' una biografia in senso moderno- e anzi ogni abbozzo dello sviluppo psicologico o religioso di Gesù- è impossibile. Vielhauer, Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen 1971': History o/ tbe Synoptic Tr11dition, Harper & Row, New York- Evanston 1968'; MAlmN DIBELIUS, Die Formgeschichte des Euangeliums, a cura di Gììnther Bornkamm, Mohr (Siebeckl, Tubingen 1919 (1971'}; From Tradition lo Gospel, Charles Scribner's Sons, New York [s.d.]. Sfortunatamente, l'opera del ter2o gigante non è stata tradotta in inglese; più di chiunque altro egli ha stabilito che lo schema narrativo di Marco (e, a maggior ragione, degli altri evangelisti) non dovrebbe asere considerato storico: KARL LUD11VIG ScHM!DT, Der &hmen der Geschichte ]eru, Wissenscbafrliche Buchgesellschaft, Daflllstadt 1919 (1969). Com'è chiaro da ciò che dico nel testo, non concordo con quei critici di Marco che pensano che Marco abbia creato la maggior parte del suo materiale, con al massimo frammenti di tra•· Alùb,,,f,, l'urlt\'~s. l)hil:~ddt>ltill l'li! l; orjolllni7.7.lllt>

vi ~ tmcbc ìllih1x>: Gmlll.: «Ben h•-Panthcro» («tìttlio dclleopunJo,.), A tempo debito la tt·ll· ,lìzìonc: ~iuJuica dimenticò che il riferimento ir. ori~tinc: ena alla m11dre di Gc:sù . ..Pantc:rc» o «.Pande· nuo fu consi.lctllto il nome Jcl paJre di Gesù. Poiché questo non era un nome ~tiudeo, n11cque l'idea che il paùre bioloaico di Gesù doves.~ essere il~to uno itNIIÌC'ro: nella GiudeA ocotrcbbe essere il sepolcro dd p11dr~ di Gesù, è più curioso che convincente (notare la preds11zione dcllo stesso Smith: «possibile, benché non probllbilc:»). Smith, accanto a un certo nu· mero di studiosi contcmporunci, rigecta lu d..,rivnzione, flltta da Klausner, Jd nome Panthera da parlhlmJf; non c'è provs che ci si riferisse a Gesù Crtamenl Theofog:y_ Pari One. The Proclamation o/ Jesu~. SCM, London 1971, 83-84 [trad. il. cit., 101-103]; e K.G. KUBN, Gi/jonim und sifre minim, in Judmtum, Un:hri· stentum, Kirche (BZNW 26), scritti in onore di Joachim Jeremias, a cura di Wulthcr Eltester, Topdmann, Berlin 1960, 24-61, specialmente p. ,4, n. llO, dove Kuhn mostra che l'aneddoto rabbinico presuppone il Nuovo Teslamcmo j,treco. In cffcni, sembra che venjla parodiato il più ampio contesto di Mt ,,14-17; cfr. BURTON L. VISOTZKY, Overturning the Lamp, in]JS 38 (1987} 72-80, specialmente pp. 78-79. Pure l'arricoloJexus in Encjud lO (1971) col. 17, considera Sab1Mr116a c llob una parodia del testo dì Matteo e, quindi, non autentico. Si noli che l'esa!la leuura come pure la traduzione del resto di Sahhat ll6n e 116b sono discusse. Il testo è giudicato tardivo da W. D. DAvms, The tingo/ the Smnon on the Mount, Cambrid~e Universily, Cambrid~e 1963, 419, n. 5; cfr. anche]OIIN P. MEIER, Lt.lw tmd History Ùl Matthew's Guspel {AnBib 70,1stituto Biblico, Roma 1976,73, n. 76. Poiché, a mio giudizio, plbOsai in MI ,,17 è frutto deUa redazione di Mnlteo e poiché mohi studiosi dello redazione oggi sostengono che Mt ,,17 è per lo più o totalmente unu creazione ddl'c:von· gelisra Matteo, tutto Non sono tuuavia isolnro in quest'opinione. L'articolo JeruJ o/ Nazareth ndl11 Vnivt•rsal Jvwùh Encyclopedia, vol. 6, afferma che •ne~tli scriui giudaici non c'è riferimento a Gesù che abbia valore storico» (p. 83) e che «le affermazioni talmuùiche su di lui (Gesù] non sono sul Gesù reale ma su un immajlinario iniziatore di un odioso pe11!ecutore» (pp. 86-87}. R. TRAVI'.lcs HEttFOitD è in que~t•l linea nel suo articolo }e:rus in Rabbinictzl Lìterat11re. nello stesso volume (p. 88): «In se slessa la tradizione [dei rabbini su Gesù] vale in quonto prova indipendente che Ge:!ù visse realmente e in quanto mostra che la sua influenza sul giudaismo, del suo e dei tempi successivi, fu praticamente nulla. Esso non aggiunge nulla olia tradizione conservata :~ci vangeli sin ottici». Cfr. anche il suo studio dei rabbini su Gesù, nel suo libro Chrirrianity i11 Talmud and Midrarh, eh., specialmente pp. 344-360, Similmente, l'articolo ]t'sur nell'énc]ud IO 0971} col. !4, conclude: «Anche quelle affermazioni [dci mbbini su Gesù] che datano dal li sec. devono essere considerate come il riflesso della conoscenza e delle opinioni dei giudei di quel tempo sui cristiillli e su Gesù, che derivavano in parte da fonti c1·istiane contemporanee». Come Klausner, MoRTON St.t!TI-1, ]erur 1h" Magidan, cit., 46-'0 ltrad. it. cir., 73-78), è propenso ad ammettere un nucleo storico in certi racconti conservati nella Toseftà e nel Talmutl babilonese. Personalmente, rimango dubbioso su queste affermazioni. Studiosi che ponderano accurato mente quali tradizioni su Gesù siano realmente storiche, devono mostrare la steua attenzione nel giudicare i racconti rabbinicì. Due fonti principali per la nostra eonoscenu di Gesù (il van11elo secondo Marco e il documento QJ furono messe per iscritto in forma abbastanza definitiva intorno al 70 d.C., circa quarant'anni dopo gli avvenimenti e i detti che riportano. Eppure dobbiamo soppesare ciò che nel loro deposito di informazione è storico. A maggior ragione, ci si deve preoccupare di dichiarare storica un'informazione quando è stata messa per iscritto, neUa forma definitiva, solo secoli dopo gli avvenimenti o i detti originali. Questo non significa che tutto il materiale è a priuri acluso; significa che si devono addurre ragioni consistenti per condudere che: tale materiale è storico. Simili obiezioni po· trebbcro essere sollevate contro l'uso eclettico e arbitrario che Smith fa di Celso, im;icme a vari rabbini, padri della chiesa e autori pagani, per descrivere il Geiù storico come un mago libertino (pp. ]01\CHIM JEREMIAS,

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Altri scrittori pagani e giudei

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Nuovo Testamento112 • Pur non accettando interamente l'approccio radica· le di Maier, penso che si possa concordare con lui su di un punto fonda· mentale: nelle più antiche fonti rabbiniche non c'è un riferimento chiaro, e neppure probabile, a Gesù di Nazaret. Inoltre, preferisco ritenere che, quando possiamo realmente trovare tali riferimenti nella letteratura rah· binka posteriore, essi sono molto probabilmente reazioni ad affermazioni cristiane, orali o scritte. Conseguentemente, a parte Flavio Giuseppe, la letteratura giudaica degli inizi dell'era cristiana non ci offre una fonte indipendente per indagare sul Gesù storico~ 1 • In realtà, perché dovrebbe? Impegnato in una dura battaglia per la propria sopravvivenza e definizione, il primo giudaismo rabbinico aveva in mente altre questioni, che, dal· la sua prospettiva, erano molto più importanti.

"'J. Kl.AUSNER, }lvuto çun11111i t:c>ll i nnlnrclli L. .. ]. d1c, M'pure mni l'i hu'lll1n, •·ostiluiMconCluno dci 11ÌÌ11Jaeuri cpisoJi Jcll11 lòllll Clll'ricm [. .. J: nnche se nlln Jobbimno dubiturc t:hc Giro!umn 11vessc qunl~hc conoscen;z:n Jd \'rw.~:du dd Nd~trrt·lli, l'nucndibilitìi delle sue ul'lcrmnzioni più l'redse si pr~-sllt n jtfliVÌ5,illlo sol'llctto L. .. J: cume Mpt.'!l e~~~!:~nu'C ln 51111 dtllfrÌIIII nell11 suolnnsìuc.li impr~~~ionur~ lo hn porhl\llll tm~fommrc in effcnivi I'Ì5uhuti lJUelli che emno nl m11~~imo I'T> (p. 146}. Cosl pure. non posso accettare la distinzione di GILLF.S QUI~PEL, secondo cui il ~ngelo di Tommaso sarebbe encratita, ma non gnostico (The Gospel o/ Thomar Rroisiled, in Colloque inltrnaliontrl, a cura di B. B,rol va ben oltre Giovanni, comunque, poiché il suo contenuto è stato immerso nello gnoslidsmO». Pure incline a considerare il Vangl"'o di TommtHo com~ ~nostico è JAC()UES E. Mt!.NI\RD, Thomas, Gospel o/. in TDBSup, 904-905. " Non nego che, a diversi livelli, libri dd Nuovo Testamento come Colossesi, E/es in i, Ebrei e. specialmente, Gioi)(Jnni riflettano una «tendenza gnosticizzante» presente in varie correnti dd cristiane· simo del ! sec. Non si tratta però dello gnasticismo evidente nella forma finale del vangelo di Tomma· so, in cui gli spiriti dei salvati sono in realtà particelle preesistenti del divino che malauguratarnente si sono separate dalla loro sorgente divina, sono entrate tragicamente nel mondo cauivo della materia e del corpo umano e sono ora richiamate a conoscere la loro origine ed essenza divina da Gesù, che è veramente consostanziale a.l popolo che egli salva. Tutto questo, più il forte ascetismo, che rt$pinge ogni sessualirà, e l'implicazione che gli esseri umani non costituiti dall'essenza divina sono esclusi a - priori dalla sal vezza, non è affatto il cristia:\esirno rappresentato dalle varie opinioni dei libri riconosciuti canonici del Nuovo Testamento. Ci si domanda se perfino gli avversari di Paolo a Corinto, queUi dell'aurore della lettera agli Eferilll' o dell'autore della Prima Ullmil di Gioi)(Jnni siano giunti dove è giunto il redattore dd vangelo di Tommaso . .. Di conseguenza, crolla la sorprendente affermazione di Davies, che il V11nge/o di Tommaso potrebbe essere datato tra il .50 e il70 d.C. circa.. Non sorprende che la maggior parte degli studiosi non si sia richiamata alla sua posizione. "J. MtNARD affenna nel suo articolo Tbomas, Gospel o!. in IDBSup, 902: «L'originale greco {del Vangelo di Tommaso] [.. ,] è sempre stato datato aù 140 d.C. circa e non ci sono ragioni sufficienti per modificare questa conclusione•. Egli collocala versione copta alla fine del o sec. nel suo L'Bwmgile selon Thomas (NHS 5), a cura di Martin Krause, Brill, Lciden 197S, 3.

Gli agrapha e i wngeli apocrifi

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autentici di Gesù, forse anche più antica e più originale di ciò che travia~ mo nei sinottid, possa essere conservata nel Vangelo di Tommaso. La discussione su questo punto è stata vivace e variegata e probabilmente pro~ seguirà ancora per molto tempo. Dal tempo della prima pubblicazione del Vangelo di Tommaso, un consistente numero di specialisti ha sostenuto che il vangelo rappresenta una tradizione altrettanto antica, se non più antica, di quella dei sinottid. Uno dei primi e più perseveranti fu Gilles Quispel, il quale mostrò che nessuno dei detti di tipo sinottico concorda esattamente con la formulazione dei vangeli canonici; egli suggerì che alcuni di questi detti potrebbero essere arrivati dal Vangelo degli Ebrei&~~. C'era nd suo approccio, comun· que, un forte motivo apologetico: il Vangelo di Tommaso, a suo modo di vedere, smentiva lo scetticismo di alcuni critici delle forme, perché forniva una prova indipendente che la tradizione su Gesù non era un mito prodotto dalla teologia di una comunità posteriore. Jacques E. Ménard, parimenti, ha la sensazione che molti detti nd Vangelo di Tommaso non hanno una 'tendenza' gnostica e possono rappresentare un antico strato indipendente e più antico dei testi canonid~. Il grande ricercatore del Gesù storico, joachim Jeremias, accolse di buon grado l'idea dell'indipendenza del Vangelo di Tommaso perché così questo costituiva una fonte distinta che aiutava il tentativo di ricostruire la forma e il significato originali dei detti di Gesù, specialmente delle parabole~. Sul lato americano dell'Atlantico, gli ultimi decenni hanno visto un vero fiume di pubblicazioni a favore dell'indipendenza dei detti di tipo si-

" GJLLES QmsPEL, The Gospel o/ Thomas and the New Testament, in GnoJctic Studier (Publication de I'Institut hìstorique et archéologique néerlandais de Stamboul34, 2), 2 voli., Nederlands HistorischArchaeologisch Institut te lstanbul, Leiden 1975,2, .l·L6 (ripreso de VC 11 [1957] 189-207). ll volu· me 2 di Gnottr"c Studies contiene molti dei precedenti articoli di Quispd sul Vangelo di Tommaso e sulgiudeocristianesimo. Molti dei suoi articoli successivi su questo argomento sono elencati da C. TUCKEIT, Thomas llnd the Synoptìcs, cit., 137, n. 21. n suggerimento di Quispel riguardante il Vange· lo degli Eb"i non ha ricevuto un'approvazione generale, poiché cerca semplicemente di spiegare quant'è oscuro con quaiC0$8. di più oscuro. Non sorprende dunque che nei suoi scritti più recenti Quispd preferisca lasciare senza nome il vangelo giudeocristiano da cui Tammaro dipende; vedi il suo The Gospel ofThomdS Rn~isited, in Coiloque intemQtional sur /es textel de Nsg H11mmadi (Qrlibtc, 22·2' aout 1978) (Bibliothèque Copte de Nag Hammadi, Secdon Erudes l), a cura di Bemard Bare, Les presses de l'université Lavai- Peeters, Quebec • Louvain 1981, 218·266. .. }ACQUF.S E. MtNARD, Les problèmes de I'Ewngile sewn ThomaJ, in Ess/lys OrJ the N.:rg HammaJi Textt in Honour o/ AleMnder BOhlìg (NHS 3), a rora di M. Krause, Brill, I...eiden 1972, 59·73, specialmente 59· 62. '"}OACHIM }EREMIAS, Tbe P11rables o/Jesus, ed. riv., SCM, London 1963 [nad. it., Le pt~rahole di Gesù, Paìdeia, Brescia 1973'].

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Le r11dici del problem11

nottico nel Vangelo di Tommaso, ma anche in questo paese l'impulso è venuto specialmente da un insigne studioso tedesco che ha insegnato per molti anni all'università di Harvard, Helmut Koester. Koester sostiene che il Vangelo di Tommaso fu scritto probabilmente già nella seconda metà del I sec. d.C., non mostra influssi dei vangeli canonici e contiene alcuni detti di Gesù in una forma più primitiva di quella testimoniata nei nostri vangeli91 • L'influenza di Koester si riflette nelle opinioni di molti suoi colleghi e studenti americani, compresi Ron Cameron'l.l, Stevan Davies9\ James M. RobinsonN e John Dominic Crossan9~. Alcuni di questi studiosi sono così convinti della loro posizione che non si preoccupano neppure di sostenerla; è semplicemente data per scontata96• Quando vengono enunciati gli argomenti, questa scuola 'pro-indipendenza' normalmente evidenzia il fatto che i detti e le parabole nel Vangelo di Tommaso sono generalmente più brevi e più semplificati e mancano l'allegoria, gli interessi teologici, la struttura narrativa e altre 'impronte' redazionali dei quattro evangelisti97 • 11 redattore del Vangelo di Tommaso, si afferma, non avrebbe avuto ragione di ridurre così drasticamente un

., HEtMUT KoESTER. Introduction to th~ New T('s/amMt. Vol. Two. History and Literature of Early Christianiry, de Gruyter, Berlin- New Yod; 1982, 152; vedi anche il suo articolo, Aprxryphal and Canonica/ Gospels, specialmente 112-119; la sua introdu~ione al Vangekt di TomrJraso in The Nag Ha mmodi Ubrary in English, cit., 124-126: la sua introduzione al Vangelo di Tommaso neU'edìzìone critica per i tipi di Brìll, Nag Hammadi Cod~x Il, 2-7. Vol. One, cit., 38·49. "' RoN CAMERON, The Other Gospels. Non-Cano11ical Gospel Te-xls, Westminster, Philadelphia 1982. 24·25 . ., S. DAVlES, Th~ Gospel of Thomas and Christian Wisdom, cit., 4-5 (fa riferimento a Quispel e a Koesterl; pensa che la natura indipendente dei detti sia una deUe indicazioni più forti che il Vange-lo di Tommaso risale al l sec. "JAMES M. ROBINSON, On Bridging the Gulf/rom Q to the Gospel o/ Thomas (or ViC(' Versa), in Nag Hammadi, Gnosticism and Early Chrisrianity, a cura di C. Hedric:k e R. Hodgson, Hendrickson, Peabody (MA) 1986, 127-175, specialmente 162-163: le parabole nd Vangekt di Tommaso sono anti· .che almeno quanto la composizione di Q, se non più antiche. "J .D. CROSSAN, Four Othtr Gospels, cit., 35: i detti nel Vangekt di Tommaso sono completamente indipendenti dalla tradizione canonica, ma Crossan saggiamente evidenzia che 'indipendente' non significa necessariamente più antico e più antico non sisnifica necessariamente misliore. Diversamente dalla sua tmttazione di altri documenti in FDur Other Gospt'ls (Gospt'l of PeJer, PapyTIIS Egerton 2, SecreJ Gospel o/Marie), l'opinione di Crossan sul Vangelo di Tommaso non implica che i quattro vangdi canonici siano in qualche modo dipendenti dal.la tmdi:tione che si trova nel Vangew di Tomma1o. Le due tmdizioni sono mutuamente indipendenti. "Cosl S. DAVIES, The Gospel o/Thomas ond Christi11n Wisdom, dt., .5. Inutile dirlo, c'è qui il perìcolo dì un certo stile ipse di"it. " Cosl, per es., G. QUISPEL, The Gospel o/Thom11s and the New Testam('nt, cit., 6, 15; J MtNARD, Ln problèmes de l'Evangile srlon Thomas, cit., .59-60; R. CAMERON, The Other Gospels, cit., 24.

Gli agrapha e ; vangeli apocrifi

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determinato detto o una parabola dei sinottici98 • Le parabole del Vangelo di Tommaso spesso coincidono notevolmente con le ipotetiche forme originali ricostruite a partire dai sinottici dai critici delle forme del XX sec. Molti dei detti sono facilmente retrotradotti in aramaico e mostrano il ritmo e la retorica che gli studiosi associano ai detti autentici di Gesù~. Crossan mostra pure che ci si potrebbe attendere di veder spuntare l'ordine dei detti di almeno uno dei sinottici, dal momento che Tommaso non ha un proprio ordine redazionale complessivo; però, dice Crossan, l'ordine sinottico non è evidente 100• Questi argomenti sono solidi, ma non hanno convinto tutti101 , Dall'inizio, alcuni studiosi hanno favorito l'opinione che il Vangelo di Tommaso possa dipendere, direttamente o indirettamente, da qualcuno se non da tutti i vangeli canonici. Fin dall'inizio della discussione, H.E.W. Turner espresse le sue esitazioni sull'affermazione di indipendenza di Quispel; Turner mostrò che le differenti versioni dei detti nel Vangelo di Tommaso potrebbero essere dovute a metodi esegetici gnostici e a particolari modelli gnostici di dottrina e spiritualità'Q. Robert M. Grant pensa che la maggior pane del materiale parallelo ai sinottici provenga da Maneo e Luca 10' . Egli sostiene che si può comprendere perché Tommaso abbia cisistemato l'ordine dei detti nei sinottici per adattarlo ai suoi scopi e che

• J.D. CII.OSSAN, che è più accuntto di molri altri nella sua articolazione di quest'argomento, sottolinea che quest'argomento ha forza solo se si può mmtntre che il redattore del Vangelo di Tommaso non aveva motivo di rimuovere i tratti redaz.ionali dei vangeli canonici (Four Other Gospe/s, cir., 3637). Crossan pem;a che questo argomento sia staro fonnulato da ]OHN H. S!EBER in una disserta:r:ione del 1966 alla Claremont Graduate School in California (A Reuctional AMiysis of the Synoptic Gospels with Regard to t be Question of the Sources ofthe Gospel according to Thomas, disponibile presso Ann Arbor (MI] MicroH!ms lnternarional) . ., J. MtNARD, Les problèMe:r de l'Ewngile selon Thomas, dc., 60, ma, poiché molri autori sostengo· no che i.l Vongelo di Tommaso proviene da un ambiente siriano, uno sfondo aramaico per alcuni detti non ci dice moltissimo. '"' J.D. CROSSAN, Four Othe1 Gospels. cir., 35·36. Gli autori menzionati qui sono solo rappresenta· tivi di quanti sostengono la teSi dell'indipendenza; la iista porrebbe facilmente essere ampliata includendo, per es., H. Montefiore, W.D. Davies, W. C. van Unnik, C. H. Hunzinger e J_ Leipoldt. ••• Si dovrebbe mettere in evidenza che non tutti coloro che condividono l'opinione di Koester circa l'indipendenza di Tommaso dai sinonicì accettano pure le sue ulteriori teorie sulla natura e suDa data:r:ione del vangelo e della sua tradizione. G. QmsPEL, per es., parla di «) che usualmente o tipicamente diceva (la ipsissima vox)26 • Di rado, eventualmente, possiamo affermare di recuperare le sue parole esatte (gli ipsissima verba).

"Quellto problema mi fu indicato in una lettera del l'ottobre 1m da David Noel Freedman. Per Frcedman, per essere unico «è sufficiente Cl!Sere chiaramente diverso dai predecessori. Ciò che accadde in seguito non cambia tale condizione.. ,. Cfr. R. STEIN, The 'Criten'a' /or Authefltia'ty, cit., 228·229.

Criteri

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3. IL CRITERIO DELLA MOLTEPLICE ATTESTAZIONE

n criterio della molteplice attestazione (o «sezione trasversale») si concentra su quei detti o fatti di Gesù che sono attestati in più di una fonte letteraria indipendente (per es., Marco, Q, Paolo, Giovanni) e/o in più di una forma o genere letterario (per es., parabola, racconto di disputa, racconto di miracolo, profezia, aforisma) 21 • La forza di questo criterio è accresciuta se un determinato motivo o tema è presente sia in fonti letterarie differenti sia in forme letterarie differenti 23• Una ragione per ~ui gli studiosi affermano così facilmente che Gesù parlò in qualche modo del regno di Dio (o regno dei cieli) è che la frase si trova in Marco, in Q, nella tradizione speciale matteana, nella tradizione speciale lucana e in Giovanni29, con echi in Paolo, nonostante il fatto che 'regno di Dio' non sia un modo di esprimersi preferito da Paolo'0 • Nello stesso tempo, la frase si trova in vari generi letterari (per es., parabola, beatitudine, preghiera, aforisma, racconto di miracolo). Ammesso che quest'ampio spettro di testimoni in differenti fonti e generi provenga prevalentemente dalla prima generazione cristiana, diventa estremamente difficile sostenere che questo materiale sia semplicemente creazione della chiesa11 •

"La precisazione: di «indipendente» è imponante. Il fatto che la confessione di Pietro che Gesù è il Messia sia riferita in Marco, Matteo e Luca non soddisfa il criterio della molteplice attestazione, poiché Matteo e Luca dipendono da Marco per la narrazione fondamentale: (benché Matteo possa aver fano affidamell!o su una tradizione distinta per la lode di Gesù e l'incarico a Pietro in 16,17 -19). C'è solo una fonte indipmdente per il nucleo della storia. Se si volesse ampliare l'orizzonte a «una qualsivoglia professione di fede che Pietro avrebbe rivolto a Gesù in un momento critico del ministero pubblico», aDora potrebbe essere usato Gv 6,66-71, ma non potremmo più parlare di una ronfes· sione di fede di Pietro in Gesù in quanto Messia; sia la localizzazione sia il contenuto della professione di fede nel vangc:lo secondo Giovanni sono differenti. ,. Alcuni considerano la molteplice attestazione ndle fonti e la molteplice attestazione nelle forme come due differenti criteri. Come D. POLKOW, Mtthod and Criteria, dt., 341, penso che siano da trat· tare insieme sotto un unico criterio. ,. Ancora una volta devo sottolineare che non accetto l'esclusione 11 priori di Giovanni come p0$$ibile fonte: per la conoscenza del Gesù storico; vedi W. WALKER, The Qutst for the Historict~l ]esus, cit., ,4. •• Quelli che accettano il Vangelo di Tommaso copto come ulteriore fonte: indipendente lo aggiWlgono, naturalmente, a questa lista (cosl M. BoRJNG, The Historical-Criti1:4l Method's 'Criteri11 of Authenticity', cit., 13.2.5-28; più pt;udentementc:, H. McARrnuR, The Brmien o/Proo/. dt., 118. Per il mio scetticismo al riguardo, vedi i miei rilievi al Vangelo di Tommaso neUa trattazione dd materiale: di Neg Hammadi come: fonte di conoscenza sul Gc:iù norico (capitolo quinto, paragrafo J). " H. McARrnuR, The Burden of PI'OO/. cit., 118, afferma che i seguenti motivi sono testimoniati da tutti e quattro gli stadi della tradizione sinottica (cioè, Marco, Q, M e L): fa ptoclamazione del regno

170

Le rtJdici del prob/em(l

Se si passa da motivi e frasi generali a detti e fatti specifici, non ci si può usualmente attendere Wl così ampio campo di attestazione. Eppure, detti fondamentali come le parole di Gesù sul pane e sul vino nell'ultima cena (Mc 14,22-25; 1 Cor 11,23-26; cfr. Gv 6,51-58) e la proibizione del divorzio (Mc 10,11-12; Le 16,18 [=Q]; 1 Cor 7,10-11) si trovano in due o tre fonti indipendenti'2 • Inoltre, possiamo trovare ancora 'riferimenti incrociati' fra detti che trattano un particolare argomento e azioni di Gesù che pure toccano quell'argomento: per es., detti sulla distruzione del tempio di Gerusalemme e la 'purificazione' profetica del tempio da parte di Gesù. L'esempio della distruzione del tempio è tanto più efficace se notiamo che sia i detti sia l'azione drammatica sono testimoni ari in più di una fonte e di un contesto (per es., Mc 13,2; 14,58; Gv 2,14-22, specialmente v. 19). Harvey K. McArthur era così preso dalla forza del criterio della molteplice attestazione da asserire che si tratta del criterio «più oggettivo» e dovrebbe avere il primo posto", ma anche McArthur ammeueva che la molteplice attestazione non è un indicatore infallibile di storicità. Nel singolo caso non è a priori impossibile che un detto inventato anticamente da una comunità cristiana o Ja un profeta rispondesse alle necessità della chiesa tanto perfettamente da entrare rapidamente in un certo numero di differenti stadi di tradizione'•. Così pure il mero fatto che un detto ricor-

di Dio da parte dì Gesù. la presenza di disrepoli intomo a Gesù, miracoli di guari~ione, un le~me con Giovanni Battista, l'uso di parabole, l'interesse per gli emarginati, specialmente gli esattori delle tasse e i peccatori. un'etica radicale, l'enfasi sul comandamento dell'amore, una richiesta ai discepoli di praticare il perdono, scontri con i suoi contemporanei sull'osservanza del sabato, detti sul Figlio dell'uomo e la parola ebraica: « in ebraico Miriam, il nome della sorella di Mosè. I suoi quattro fratelli, Giacomo, Joses, Simone e Giuda avevano il nome del patriarca che generò i dodici figli/tribù di Israele (Giacomo =Giacobbe) e di tre di quei dodici figli (Joses =Giuseppe, Simone =Simeone, e Giuda). Questo può non sembrarci strano, ma in epoca anticotestamentaria per lungo tempo gli israeliti non usarono i nomi dei grandi patriarchi

10 Oltre: a una fonna abbreviata dd nome divino YHWH (yahu), il nome è formato dalla radice e· hraica /w', che può significare «aiutare», benché questo non sia sicuro. "Oltre a una fonna abbreviata del nome divino YHWH (yahrl), il nome si suppone fonnato dalla radice ebraica yf', «salvare». Su tutto questo, vedi RAYMOND E. BROWN, The Birth o/ the Messiah, Doubleday, Garden City (NY) 1977, 131 (tud. it., La nascita tkl messi~! secondo Maueo e I...ua, Citra· della, Assisi 1981, 163);J. FITZMYER, The Gospel Accrmling to Luke, cit., l, 347 e la bibliografia ivi citata. "FilONE, De mutatione nominum 21 S 121; «, eine doppelte Wahrht'it. K4rl R.t~hner und die Bihelwissenschaft, in Vor dem Geheimnis Gottes Jen Menschen verstehen. K4rl Rahner v.m 80. Gehurtstag, a cura di Karl Lehmann, l Motht>r, cic., 5), Lohfìnk usa termini assoluti: il concepimento verginale certamente non appartiene al contel'uto della primitiva fede e confessione cristiane e perciò al «messaggio di salvezza>> biblico (Gehort, cit., 304). Pesch sembra concordare pienamente con Lohfmk. Come Pesch stesso sottolinea, Karl Rahru:r non (ra disposto a considerare il concepimento verginale puramente un theologuml'I!On. Per alcuni precedenti commenti di Rahner concernenti la posizione di Pesch sulla verginità di Maria, cfr. KAlU. R.AHNER, Jungfriiu/ichkeit Marias, in Schriften zur Theologie. Band XIII. Goti und 0//enbarung, Benziger, Ziirich - Einsieddn - Koln 1978, 361-377 [tt·ad. it., Verginità dì Maria, in Dio e riveL2zioni. Nuovi Saggi VII, Paoline, Roma 1981, 447-467]. Una precedente trattazione di Rahner sulla verginità di Maria si trova nel suo saggio Dogmatische Be· mt>rkungen 1.ur Jungfrauengehurt, in Zum Thema ]tmgfrauengehurt, cit., 121-1.58. In questo saggio, Rahner sembra disposto a considerare theologumeng le idee posteriori sulla verginità di Maria al momento della nascita di Gesù (virginitas ;, partu) e sulla sua verginità perpetua dopo aver partorito Gesù (virgìnitas posi ptlrtum). Rahner non sembra disposto ad arrivare allo stesso giudi:do per il concepimento verginale (virginiltJS ante partum). Cito le opinioni di questi esegeti cattolici, come Pesch, non per adottarJe, ma $emplicemente per indicare che la mia pOiiizione non è predererminata da interessi confessionali. L'opinione più moderata di Rahner, quella cattolica dominante sull'argomento, è condivisa da WALTER KAsPER nella sua Letter on 'the Virgin Birth', pubblicata in Communio 15 (1988) 262-266. Kasper ammette che in pas~ sato, come teologo, aveva per un certo tempo considerato Uconcepimento verginale una questione aperta. Sostiene ancora che la critica storica, per $e sfeSSI, può mettere in dubbio l'interpretazione tradizionale, «ma questa critica, se è veramente critica, è del tutto incapace di provace qualcosa in contrario. Tutto ciò che ne è risultato, dunque, è stato un pareggiO» (p. 263). Egli accetta la dottrina sull'autorità congiunta della Scrittura, della tradizione, del magistero e della riflessione teologica. Nondimeno, facendo eco all'opinione di Rahner, considera saggia preoccupuione pastorale non disturbare un credente sincero che non riesce ad accettsre la dottrina (p. 266). Vedi anche GERHAEID L. MOU.ER, WtJS beisst: Geboren von der ]ungftau MtJria? Eine theo/ogische Deulung (QD 119), Herder, Freiburg • Basd - Wien 1989.

224

Le rt~dici de/14 persona

bilità che, come minimo, Gesù sia stato concepito o anche sia nato fuori del vincolo matrimoniale17 • Quest'idea, che provoca forte impressione nei credenti e gioia negli empi, potrebbe essere passata sotto silenzio se non fosse per il fatto che l'illegittimità di Gesù è stata proposta come tesi plausibile da alcuni studiosi recenti78 • Alcuni cristiani potrebbero obietta-

n Queste due differenti possibilità non sono sempre accuratamente distinte nella bibliografia sul· l'argomento. Strettamente parlando, se Maria e Giuseppe avessero avuto relazioni sessuali dopo il loro fidanzamento, ma prima del completamento del processo matrimoniale (cioè, prima che Giuseppe accogliesse Maria nella sua casa e prima di aver cominciato una coabitazione permanente) e poi avessero perfezionato il proaosso matrimoniale prima della nascita di Gesù, egli non sarebbe stato considerato illegiuimo. Che Gesu sia stato concepito nell'intervallo tra il fidanzamento fonnale ('Crri!inl di Giuseppe e Maria e l'accoglienza ufficiale della moglie nella casa del marito (niiu'inl è affermato chiaramente in Mt 1,18-25 e un po' meno chiaramente in Le 1,27.34-35; 2,5. Di conseguenza, si potrebbe ipotizzare che Giuseppe e Maria avessero avuto relazioni s~uali durante questo periodo di intervallo, una pratica ammessa in seguito in Giudea, ma disapprovata in Galilea (benché non fosse. strettamente parlando, né fornicazione né adulterio, poiché la coppia era considerata marito e moglie una volta celebrato il fidanzamento}. Questa teoria è viziata non solo su un punto secondario nella tradizione del concepimento verginale, ma anche da materiale rabbinico di epoca posteriore, che avrebbe potuto essere in vigore o no alla f111e dd t $L"~i.n. Familit' ]t'su und dt'r Sohn d('r M11rìa ;, Markuuwngt'lium 0,20{.

31·3~;

6,J). in Vom Urchristt'ntum z.u fesu, ~riuì in onore di Joachim Gnilka, a cura di Hubert t'rankemoUe e Karl Kertelge, Herder, Freiburg- Base!- Wien 1989, 109-135, specialmente 127-129. ,., David Noel Freedman (in una lettera indirizzatami il 26 novembre 1990) suggerisce che la ra-

gione per la menzione di Zeruia è duplice: :Il era una sorella di Davide e (2) il padre dei suoi tre figli era morto. Egli va oltre suggerendo un 'alaa possibilità: il marito di Zeruia aveva avuto più di una moglie e i figli di Zeruia sono identificati nominando la madre, alla maniera di Giuseppe e Beniami· no, i figli di Rachele. Anche se Freedman 11on ritiene verosimile che Giusep~ abbia avuto un'altra, precedente moglie, pensa che la pC*ibilità sia almeno degna di essere ponderata. "' In linea con il suo approccio nella trattazione dì Mc 6.3. lo J. SCHABEI\G, 11/t'gitimacy, cit., 160· 164. non discute questo significativo caso dei figli di Zc:ruia. Acriricamente accetta molti argomenti di Stauffer, senza un'attenta considerazione di tutti gli argomenti di McAnhur. '"Tale idea, totalmeme impreparata nella presentazione di Marco, urta contro il fatto che la frase è sulla bocca di avversari increduli di Gesù. Confonnemente al tema di Marco del 'sejlretO messianico', anche i discepoli di Gesù non possono co:nprendere la sua vera identità come Figlio di Dio prima della sua morte e risurrezione. Suggerendo che i nemici di Gesù conoscessero il suo concepimento verginale, mostra una completa mancanza di accettazione della visione e dei limiti teologici del van. gelo secondo Marco. Inoltre, gli evangelisti che chiaramente affennano il concepimento verginale non hanno difficoltà a chiamare Gesù: ocil figlio del falegname», o: «ii figlio di Giuseppe». Sostenere che M11rco, che mai menziona chiaramente il concepimento verginale, insinui l'idea usando invece: «il falegname, il figlio di Maria», è una logica strana. Per di più, Marco è l'evangelista che è più severo nella sua presenuzione dei parenti di Gesù (cfr. Mc 3,21.31-35; 6,4). Comprensibilmente, Mrlllto e Luc12, coscienti dell'idea del concepimento verginale, omettono o sfumano questi passi marcìani. Come può la severità di Marco oombaciare oon l'idea che sua madre, se non altri parenti, avrebbe OO· vuto conOKere il suo concepimento verginale? Su tutto questo, vedi R. BRDWN - K. DoNFIUED E AL· TIU, M•ry ;, tht New Ttstllmenl, cit., 62-63 [trad. it. cit.). 104 Cosl giustamente R. BROWN - K. DoNFRJEO E ALTIU, M11ry in the New Testament, cit., 64 [trad. it. cit., 7}]. D loro punto di partenza è l'ipotesi, molto probabilmente corretta, che Giuseppe sia mor· IO.

Le origini di Gesù di Nazaret

23.3

sù. n punto decisivo delle obiezioni dei nazareni alle pretese implicite di Gesù è: «Ti conosciamo da sempre. Tu eri il carpentiere della città. Siamo ben informati su tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle, che vivono ancora qui con noi: sì, sono proprio qui con noi in questa sinagoga oggi. Come osi pretendere di essere una persona speciale! Non sei migliore di tutti noi». li risentimento e l'invidia di questa piccola città sono le ragioni per menzionare l'attività di Gesù come carpentiere e i suoi parenti 10'; non c'è alcuna indicazione che quest'informazione comporti una vergogna morale o uno scandalo, ma soltanto ordinarietà. La stessa cosa è, probabilmente, vera per l'espressione: >ario men~ionar. I libri della Bibbia ebraica scritti dopo l'esilio (per es., Qohelet) mostrano, a volte, una marcata influenza dell'aramaico sul tipo di ebraico usato44 • Di fatto, i libri di Esdra e Daniele contengono interi capitoli scritti in aramaico; Daniele ha in aramaico circa sei dei suoi dodici capitoli4' . Contrariamente all'opinione diffusa, comunque, l'ebraico come lingua scritta (e probabilmente parlata) non si estinse mai in Israde. Anche prima della rivolta dei Maccabei contro Antioco Epifane, la composizione della Sapienza di Ben Sira a Gerusalemme (180 a.C. circa) mostra che il tardo ebraico classico era vivo e vegeto nella capitale spirituale di Israele. Quest'impressione è stata rinforzata dalle scoperte fatte a Qumran, che hanno rivelato un gran numero di opere ebraiche, molte delle quali precedentemente sconosciute. Alcuni di questi scritti furono composti nella e per la comunità stessa di Qumran, quindi dal n sec. a.C. fino alla maggior parte del I sec. d.C. In effetti, l'ebraico è la lingua più rappresentata a Qumran; l'aramaico è la seconda lingua e il greco la terza a distanza. La maggior parte delle opere ebraiche sono scritte in una sorta di ebraico postbiblico, 'neodassico', che tradisce elementi di sviluppo successivi nella lingua. Il Rotolo di rame, comunque, sembra puntare direttamente all'ebraico della Mishnà e, quindi, si dice scritto in un ebraico «protomishnico»~ 6 • l rotoli di Qumran comprendono una notevole va-

" La necessità di tradurre l'ebraico in aramaico sembra riflessa già in Ne 8,8 e Esd 4,7. C. RAsiN, Hebr= tmd Aramaic, cit., 1013, nota che quest'opinione, sposata da molti studiosi, ~ già avanzata nel Talmud btlbiloneu, ma questi passi in Neemia ed Esdra ammettono altre interpreta2ioni. .. Per citare solo un esempio: R.B.Y. Sc01T, Prouerbr. Ecclesiarter (AB 18), Doubleday, Garden City (N Y) 1965, 192, commenta l'ebraico di Qohelel: «Ha aspetti che somigliano ali' ebraico della Mlshns (200 d.C.); [ ... ] evidentemente questo fu un dialetto sviluppato in determinati circoli sotto l'influenu aramaica poco prima dell'inizio dell'era cristiana». Per un'opinione simile, cfr. ROBERT Koheleth- The Man and Hif Wor/J, Schockcn, New York 1968', '9·62. Comunque, David No el F reedman contesta quest'opinione {lettera datau 26 novembre 1990); egli pensa che l' «ebraico m ish nico e i suoi es e m plari nei tempi più antichi, come in Qohelet e in alcun i documenti di Qum ran, sia indigeno e non influenzato particolarmente dali' aramaico, benché vi siano delle somiglian:r.e.. · " D riferimento qui è, naturalmente, al testo masoretico di Dtmie/e; la fonna del libro deuterocano· nico·apocrifo con tiene capitoli aggiuntivi conservati in greco. È probabile, anche se non certo, che l'inters versione masoretica del libro fosse originaria111cnte scritta in aramaico; cfr. LOUIS F. HJ.Rr. MAN - ALEXANDER A. DI LEUA, Daniel, in NJBC, 408 [trad. it. cit., 5H ]. .. Per queste designazioni, vedi}. FiTzMYER, The umguages o/ Ptllestille, cit., 44-45. Per uno studio dettagliato nell'uso del tempo e del verbo nella Regola della comunità e nel DoCNmenlo di Damttsco,

GoRDIS,

vedi }OHN C.

KESTERTON,

Te11se Usage snd Verbtll Syntu in Selected Qumran Doamrenls (Ph. D. dis·

258

Le rrJdici Jel/4 persona

rietà di generi, come regole per la comunità (LA regola della comunità), profezia apocalittica (I/ rotolo della gue"a), salmodia (Gli inniJ e interpretazioni escatologiche della Scrittura alla luce della storia di Qumran (Il Pesher su Abacuc). La quantità e la varietà di queste composizioni sono argomenti forti a favore di una \~va ce e viva tradizione in lingua ebraica. Allo stesso tempo, bisogna evitare conclusioni affrettate. Queste opere sono composizioni letterarie e teologiche prodotte da un gruppo molto speciale, esoterico e marginale e non provano necessariamente che l'ebraico fosse diffusamente parlato a quel tempo in Palestina, così come potrebbero non riflettere direttamente il tipo di ebraico che di fatto era parlato47 • Tuttavia, queste opere settarie, insieme con altro materiale proveniente da Qumran (per es., il Rotolo di rame) sembrano provare, a parere di studiosi come Fitzmyer,l'esistenza di un legame vitale tra l'ebraico biblico e quello dei rabbini che produssero la Mishnà. Data la quantità e la varietà delle opere ebraiche testimoniate a Qumran (non tutte composte a Qumran), questi scritti riflettono probabilmente, almeno indirettamente, un tipo di ebraico parlato da alcune frange di giudei strenuamente legati a ideali nazionalistici e/o religiosi. Ne consegue che l'ebraico continuò a essere usato nella scrittura e, assai probabilmente, nella lingua parlata, non solo nella liturgia del tempio e nelle discussioni degli studiosi, ma anche in gruppi di giudei zelanti e pii, a Qumran~ 8 e altrove in Israele. Nondimeno, l'affermazione di studiosi come J.T. Milik..9 che questo ebraico protomishnico o 'neodassico' era la lingua normale della popolazione in Giudea durante il periodo romano è praticamente impossibile da verificare. La nascita dei targumim aramaici (traduzioni delle Scritture ebraiche), testimoniata già in una comunità come quella di Qumran, che era così dedita alle composizioni in ebraico, è un'obiezione decisiva all'ipotesi che considera l'ebraico come la lingua della gente comune. È si-

"senation), The Catholic Univen;icy of America, Washington D.C. 1984. Kesterton considera l'ebraico di Qwnran di questi documenti collocato tra l'ebraico biblico e l'ebraico, significativamente differen· te, della MùhmJ. " Alcuni studiosi considerano le iscrizioni su tombe e ossari i migliori indicatori della lingua parlata. Sfortunatamente, a parte Qumran, queste iscrizioni del I sec. d.C.- scritte chiaramente in ebraicosono estremamente rare; cfr. J. FITZMYER, Tbe lAng,1111ges of Palestine, cit., 44. • Certamente il movimento esseno si estese oltre i confmi di Qumran e gruppi di esseni residenti in diverse zone della Palestina si saranno, probabilmente, dedicati a p1cservare una tradi~ione orale viva. "J. Mlux, Ten YtoJrs ofDisCOIJtry, cit., HO [lrad. it. cit., 69]; similmente, C. RABIN, Hebrew and A· ramaic, cit., 101'; J. CANTINEAU, Quelle lang11e, cit., 100.

Lingua, eduu.

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Le radici della persona

rapporti sessuali con Maria per tutto il tempo del concepimento e della gestazione di Gesù 17 ; qualunque partecipazione di Giuseppe al concepimento del figlio è accuratamente esclusa. Per usare un vocabolario teologico posteriore, Matteo sta insegnando qui la virgimìas ante partum, la verginità di Maria prima della nascita di Gesù 1a. Così, ogni questione sulla verginità perpetua di Maria dopo la nascita di Gesù, virginitas post partum, è, di fatto, estranea all'interesse principale di Matteo. Essa nasce solo a causa della proposizione temporale usata per sottolineare l'astinenza di Giuseppe durante il periodo del concepimento e della gestazione di Gesù: «Non la conobbe fino a quando [héos hu] partorì un figlio (v. 25a)». Per una persona del XX sec. che legge quest'affermazione in traduzione, la deduzione naturale sarebbe che la coppia ebbe rapporti dopo la nascita di Gesù, ma il significato del testo greco (e di qualunque testo soggiacente ebraico o aramaico) non è così netto. A volte, sia in ebraico ('ad) sia in greco (héos hu), la congiunzione che traduciamo: «fino a», può non implicare che si verifichi qualche cambiamento dopo che è accaduto l'evento menzionato nella proposizione introdotta da «fino a». Un primo esempio è il famoso inizio del Salmo 110: «Il Signore disse al mio Signore: 'Siedi alla mia destra finché [ebraico: 'ad; greco: héos àn] io metta i tuoi nemici sotto i tuoi piedi':. (v. 1). Difficilmente il senso del salmo è che Dio («il Signore») ritirerà dal re («mio Signore») la posizione di favore alla sua destra dopo che i nemici del re saranno sottomessi. La posizione di favore alla destra di Dio è, ovviamente, da intendere come permanente~ nessun cambiamento è implicato da «fino a». Un caso simile ricorre nelle lettere pastorali, quando l'autore esorta Timoteo, in l Tm 4,13: «Dedicati alla lettura, all'esortazione e all'insegnamento fino a quando [héos] io arrivi». Certamente l'autore non vuoi dire che Timoteo dovrà tralasciare queste attività dopo l'arrivo di Paolo. Qui ancora, l'accento è

~7 L'uso dd verbo all'imperfetto (alla lettera, «non la conosceva») può voler insistere sul fatto che Giuseppe assolutamente non ebbe relazioni sessuali con Maria durante l'intero periodo del concepìmento e della gestazione. "Questo testo, come il resto del Nuovo Testamento, non considera il concetto teologico posterio· re di virginitas in partu, la miracolosa preservazione ddla verginità fisica di Maria anche nell'atto di partorire Gesù. Come molti altri sviluppi mariologicì, la virginilar in partu è accennata per la prima volta nel Protovangelo di Giacomo, 19,3-20,4. Su questo testo e sulle sue possibili implicazioni docetiste, vedi R. BROWN E ALTIU, Mary in the New Testament, cit., 275-278 [trad. it. cit., 296·297). Ben· ché l'idea non sia mai esplicitamente trattata nd Nuovo Testamento, il fatto che Le 2.23 citi Es B,2.12.15 in riferimenco alla nascita di Gesù («ogni figlio maschio che apre l'utero sarà consacrato al Signore») sembra indicare che Luca non fosse preoccupato di questa idea.

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su ciò che deve accadere prima che si verifichi l'avvenimento contenuto nella frase introdotta da «fino a»; non è necessariamente implicato un cambiamento dopo la realizzazione dell'avvenimento. L'intera questione diventa più difficile quandò la proposizione principale contiene una negazione, ma ci sono esempi in Matteo in cui l'espressione «fino a» non indica un cambiamento neppure in quel caso. Per esempio, la citazione di Il 42,1-4 in Mt 12,20 cuntit:m: la frase; «non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà una fiamma smorta finché [héò.r .àn) non abbia fatto trionfare la giustizia». Matteo applica la profezia di Isaia sul ministero pacifico del servo a Gesù, il Messia non violento. Certamente Matteo non pensa che Gesù, il servo non violento, diventerà severo e crudele nei confronti dei deboli e degli oppressi dopo aver fatto trionfare la giustizia salvifica di Dio. Di conseguenza, considerando Mt 1,25a isolatamente, possiamo dire di non essere costretti a ritenere che significhi che Giuseppe e Maria ebbero rapporti sessuali dopo la nascita di Gesù. Allo stesso tempo, nessuno di questi testi prova che dovremmo ritenere che 1,25a significhi che Giuseppe e Maria non ebbero rapporti sessuali dopo la nascita di Gesù 19 • Infatti, Matteo può usare «fino a» anche quando il contesto mostra chiaramente che viene indicato un cambiamento. Per esempio, nel racconto della fuga in Egitto, l'angelo dà istruzioni a Giuseppe in 2,13: «Resta là [in Egitto] finché ti dirò [di tornare nel paese di Israele]». Quindi, per risolvere il problema del significato di 1,25a, dobbiamo considerare il contesto più ampio. Sia che siamo più orientati alla critica della redazione o alla moderna critica della narrazione, comprendiamo che non possiamo prendere Mt 1,25a in un assoluto isolamento. È una parte molto piccola di un'ampia opera letteraria e teologica, con una sor· prendente quantità di coerenza e di «riferimenti incrociati»~0• Spesso Matteo rimanda avanti e indietro nel suo testo, per prefigurare e per ricapitolare. Ciò avviene anche in questo caso. L'autore che ci dice, in l ,25a, che Giuseppe non ebbe rapporti con Maria fm quando partorì un figlio, è lo stesso autore che ci dice, in 13,55, che la madre di Gesù si chiamava ,. Nella vita di Platone (Vite dei/ilcrofi, libro}), DIOGENE LAERZIO (3, l, 2) fa un'affermazione simile sul padre di Platone per le sue relazìonì ses5uali con la madre di Platone (e Platone non era un figlio unico): @Othen Jwharàn gtimu phyllixai hé6s tis llpokyeséon» («perciò osservò la castità con lei nel matrimonio [alla lettera: la conservò pura dal matrimonio] fino alla nascita (di Platone]», 3, l, 2). Per un testo critico, cfr. Diogenis Laertìi. Vitlle Philosophorum. Tomu.r prior, a cura di H. S. Long, Clarendon, Oxford 1964, 121. . •• Questo punto è ben trattato nel commentario di ROBERT H. GUNORY, Mlltthew. A Commentary on His Literllry and Theolcgical Art, Eerdmaru;, Grand Rapids 1982.

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Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda. Mettendo da parte per il momento la speciale questione del significato {dei significati) di «fratello» (adelph6s) nel Nuovo Testamento greco, dobbiamo ammettere che, a prima vista, la combinazione dell'affermazione «fmo a» in Mt l ,25 con l'indicazione dei nomi della madre e dei fratelli di Gesù tutti nello stesso verso (13,55) crea l'impressione naturale che Matteo comprendesse 1,25a nel senso che Giuseppe e Maria ebbero figli dopo lanascita di Gesù. Quest'impressione iniziale dell'intenzione redazionale di Matteo è rafforzata se esaminiamo il modo in cui Mt 13,55 rielabora la versione marciana della veemente domanda a Gesù posta dalla gente incredula di Nazaret. In Mc 6,3, i cittadini di Nazaret domandano: «Costui non è il falegname, il figlio di Maria e fratello di Giacomo, di Ioses21 , di Giuda e di " Tradizionalmente, si è costruito molto sulla presenza di una «Maria la madre di Giacomo il giovane [o il piccolo] e di loses• a una certa distanza daUa croce di Gesù in Mc 15,40. Sllrgono in parti· colare due domande. (l) Questa Maria è la madre di Gesù alla quale ci si riferisce, ora, in modo obliquo? (2) Se questa Maria non è la madre di Gesil, Giacomo e loses menzionati in 15,40 sono jtli stes· si Giacomo e Ioses che Marco elenca tra i fratelli in 6,3? Se la risposta a quest'uhima domanda è 'sl', allora i 'fratelli' di 6,3 non sarebbero veri fratelli di Gesù, poiché avrebbero avuto una madre diversa, anche lei di nome Maria. Il grande problema con tutto questo è che l'idemificazione delle donne e degli uomini menzionati in Mc 15,40.47; 16,1 (e paralleli) presenta notevoli difficoltà. Non meraviglia che il comitato incaricato di scrivere Mary in the N,w 'fi•stalnt"ltt, dopo aver trattato il problema a pp. 68·72 (trad. it. cit., 81-86], non raggiunga il consenso su di un'unica soluzione: «Non siamo affauo d'accordo su quale soluzione possa essere considerata la più probabile» (p. 721. Tentare di fare di Mc 15,40 una chiave per risolvere il problema dei fratelli di Gesù nel Nuovo Testamento è tentare di spiegare una cosa o· scura con una ancora più oocura. Per quanto riguard~ le due domande su: «Maria la madre di Giacomo [ ... ) e di Ioses», in Mc l 5,40,Ia mia opinione è la seguente. (l) Questa Maria non dev'essere identificata con Maria la madre di Gesù. Altrove Marco parla chiaramente di Maria come «sua [di Gesù) madre» (3,)1) e di Gesù come «il fil(lio di Maria» 16.3 ). Il riferimento a lei come Maria la madre di Giacomo e di Ioses non •· vrebbc paralleli né in Marco né nel resto del Nuovo Testamento. Come si poteva attendere che i !et· tori di Marco facessero l'identificazione? Anche ~upponendo che Mar(o volesse souolineare qualche aspetto teologico con questa designazione inusuale (per "-'-· M~ri~ non è più considerat>t 19- madre di Gesù, che è stato appena dichiarato Figlio di Dii> (15,}9)}, avrebbe dovuto menzionare tutti e quat· tro i figli per rendere chiaro il collegamento con 6,3. Probabilmente, l'identificazione della Maria in 15,40 con la madre di Gesù non sarebbe stata seriamente considerata dai critici, se non fosse per la scena parallela in Gu 19.25, dove la madre di Gesù appare presso la croce. La sua presenza presso la croce nel vangelo secondo Giovanni, come queUa del discepolo amato, può però esser dovuta alla teologia propria di Giovanni. In ogni caso, la descrizione di Giovanni delle donne presso la croce non dovrebbe essere usata per interpretare la presentazione di Marco che è molto diversa. (2) Molto verosimilmente, Giacomo il giovane (o il pkcolo) e loses in Mc 15,40 non dovrebbero essere identificati con Giacomo e loses elencati oome frateUi di Gesù in 6,}. Dati gli orientamenti della moderna critica della redazione e della critica della narrazione, che accentuano l'imponanza dell'opera finale deU'autore creativo, considerata come un tutlo coerente, la specificllLione che Marco

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Simone? E le sue sorelle non sono qui in mezzo a noi?». Si noti la struttura delle domande di Marco: non si fa menzione del padre di Gesù; la defa di Giacomo come «ho mikr6m (alla lettera, «Giacomo il piccolo») in 1.5,40, in effetti, va conuo questa identifica:lione. Niente nella narrazione che precede ci ha preparato o ci ha spiegato l'uso di questo 'titolo' per il Giacomo di 15,40. Se fosse ~rvito a dislinguere Giacomo «il fratello di Gesù» da Giacomo il figlio di Zebedeo e uno dei Dodici, dovrebbe essere stato usato da Mc in 6,3, dove Giacomo «ii fratello di Gesù» ap pare per la prima volta, solo pochi capitoli dopo che l'altro Giacomo è stato dencuo come uno dei Dodici (3,17) e subito prima che i Dodici (compreso Giacomo) siano inviati in missione (6,7-13). Se «ho mikroi» è usato per distinguere Giacomo «il fratello del Signore• da Giacomo il figlio di Zebedeo, compare inspiegabilmente tardi nella narrazione. Piuttosto, l'assenza di ~ni designazione dopo il nome di Giacomo il frateUo di Gesù in 6,3 tende naturalmente a creare una distinzione tra lui e Giacomo deliberatamente chiamato «ho mikr6m in 15.40; su tutto questo, vedi L. OBERLINNER, Historische Oberlie/enmg, cit., 112-117. Come Oberlinner ammette (p. l 13), la ricorrenza della forma greca lòstfs per «Giuseppe» solo in Mc 6,3 e 15,40 nel Nuovo Testa· mento è sorprendente. Dato però che l'ebraic:o YoYe/ è traslinerato nella koinè greca in diversi modi (per es., losiph, loYlphos, loripos), compresi casi di Iosés fuori del Nuovo Testamento, la stessa for· ma nei due passi marciani non è molto probatoria. Inoltre, Giacomo (= Giacobbe) e Ioses (= Giu· seppe) erano nomi giudei comuni nel I sec. a.C. e d.C. Possiamo avere in 15,40 una situuione simile all'idendficazione di Simone di Ci rene come «~ padre di Alessandro e di Rufo» (15,21). L'identifica· zione aveva perfenamente senso per Marco e per i suoi primi lettori, che evidentemente conoscevano le persone coinvolte; il riferimento è totalmeme perduto per noi, come forse era già perduto per Ma tleo e Luca. Matteo omette: «il piccolo», dopo Giacomo in 27,56, e Luctl omette l'intera lista di nomi femminili in 23,49, proprio come entrambi omeuono: «il padre di Alessandro e di Rufo», quando menzionano Simone di Cirene (Mt27,}2; !.e2},26). In breve, a mio parere, Mc 15,40 è una falsa pista lungo il percorso che conduce ai fmtelli di Gesù. Per raf!ioni di completezza, va notato che alcuni autori utilizzano la presen:z:a del nome Ioses (Giuseppe) nella lista dei fratelli di Gesù per produrre un argomento contro l'opinione che fossero veri fratelli di sangue. Per esempio, W. F. ALIIRJGHT- C.S. MANN, Mt~tthew (AB 26), Doubleday, Garden City (NY) 1971, 9, affermano che, mentre era «non sconosciuto per i figli l'uso di ricevere a nome dei loro padri, era allo stesso tempo non comu:le». Conseguentemente, si potrebbe sostenere, a partire d911a presenza di Giuseppe tra i fratelli di Gesù, che i fratelli non fossero veri figli biologici di Giuseppe. Comunque, riconoscendo lo stato frammentario della nostra documentazione sulle pratiche popolari nella Palestina del l sec. d.C., parlare di ciò che era più o meno comune non consente controlli rigorosi. Che gli stessi autori del Nuovo Testamento conoscessero la consuetudine di chiamare un figlio coo il nome del pad re si vede in Le l ,59-63, dove gli amici e i parenti di Zaccaria ed Elisabetta si aspeltano naturalmente che il neonato sia chiamato come suo padre. Elisabetta e Zaccaria devono intervenire per convincerli che bambino dovrà invece chiamarsi Giovanni. R. BROWN, Bìrth oh the Messiah, cit., 369 (trad. it. cit., 499], commenta: «L'uso di dare al figlio il nome del padre è attemto nei documenti giuridici dd Il sec. d.C. di Wadi Murabba'at (Elea:z:aro figlio di Eleazaro, Giuda figlio di Giuda). Il costume, però, di d~Jre al bambino il nome dd nonno (papponimia) sembra essere stato più comune nei circoli sacerdotali». Non ~rve riccrdare che Gesù di Nazaret e i suoi fratelli non appartenevano a circoli sacerdotali. Forse un esempio ancora più interessante per chi si inoltra in questa ricerca si uova in uno dei documenti relativi a una donna di nome Babata, trovato neUa Grotta delle leuere a Nal}al J::lever (circa } miglia a sud di Engaddi e 7 miglia a nord di Masadal. I documenti in· dicano che Babata aveva sposato un ebreo di nome Yeshua ben Joseph e che loro figlio fu chiamato Yeshua; su questo, cfr. J.N. SEVENSTER, Do You Know Greek? How Much Greek CoultJ the First Jewish Christùms Have Known? (NovT Sup 19), Brill, Leiden 1968, 160.

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Le radici Jet/a persona

signazione «falegname» (applicata a Gesù), il nome della madre e il nome dei quattro fratelli sono tutti posti in un'unica domanda; alle sorelle (non indicate per nome) ci si riferisce in una distinta domanda. In Matteo, le cose sono esposte in modo diverso. Innanzi tutto, forse per rispetto alla dignità di Gesù, Matteo sposta l'osservazione denigratoria sulla condizione di semplice falegname al padre di Gesù. Poiché Matteo ha chiarito nel racconto dell'infanzia che Giuseppe è :solo il padre putativo di Gesù, il riferimento al padre (non nominato) è però isolato in una domanda distinta: «Costui non è il figlio del falegname?» (13,55). Poi, cominciando un'altra domanda, Matteo mette insieme e nomina - separati dal padre putativo - la madre e i fratelli di Gesù: «Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?». La madre e i quattro fratelli, trattati separatamente dal padre meramente legale di Gesù, sono tutti soggetto dell'unico verbo, «si chiama». Poi, come in Marco, le sorelle non nominate sono menzionate dall'uditorio androcentrico come un pensiero successivo: «E tutte le sue sorelle non sono in mezzo a noi?». Così, anche solo a livello della redazione di Matteo, è difficile sostenere che i fratelli siano pensati solo come fratellastri o cugini di Gesù, se Matteo si preoccupa di separare il padre legale, non biologico, di Gesù dalla madre reale, biologica, di Gesù. Di fronte a questa grande divisione che egli stesso crea, Matteo sceglie di mettere i fratelli di Gesù con la madre biologica, non con il padre legale. La madre e i fratelli di Gesù sono menzionati anche in una pericope che Matteo prende da Marco, solo con pochi cambiamenti redazionali, vale a dire, la storia della madre e dei fratelli che cercano di parlare con Gesù mentre è circondato da una folla (Mt 12,46-50 = Mc 3,.H-35). Il modo in cui «la madre e i fratelli» sono introdotti unitariamente e il fatto che siano trattati unitariamente lungo il racconto, contrapposti a Gesù e al suo uditorio, rinforza l'impressione che la madre e i fratelli siano legati naturalmente tra loro come consanguinei. Anche tratti redazionali di Matteo rafforzano quest'impressione. Mentre Marco parla di «sua madre ~ e i suoi fratelli» in 3 ,31, Matteo unisce i due nomi ancora più strettamente, scrivendo «la madre e i fratelli di lui» (12,46: «he méter kài hoi adelphòi autit>>, con il pronome possessivo alla fine dell'intera espressione, riferito ad entrambi i nomi- si dovrebbe ritenere- in modo uguale). Inoltre, in entrambe le versioni del racconto, in Marco e in Matteo,la 'battuta finale' di Gesù acquista tutto il suo peso solo se la madre, i fratelli e le sorelle hanno tutti una stretta relazione naturale a Gesù: «Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli è mio fratello, sorella e madre» (Mt 12,50). Tutta la forza della metafora è indebolita se dobbiamo

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interpretare il punto naturale di comparazione nd senso di: «Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli è mio cugino, cugina e madre»22. Tutta la forza dell'aforisma è mantenuta solo se le relazioni naturali menzionate sono tutte ugualmente streue e di sangue, almeno agli occhi dei redattori dei vangeli2'. Così, sembra giustificata la conclusione che gli studiosi cattolici e protestanti che hanno contribuito aUo studio ecumenico Mary in the New Testament presentano riguardo a Mt 1,25a: «Solo se questo versetto è combinato con il riferimento di Matteo a Maria e ai fratelli di Gesù (12,46), insieme con le sorelle (13,55·56), è verosimile che (secondo la conoscenza di Matteo) Giuseppe abbia avuto rapporti sessuali con Maria dopo la nascita di Gesù e che abbiano generato figli» 2~. Naturalmente, siamo solo a livello dell'intenzione redazionale di Matteo, non degli awe-

"Cfr. osservazioni simili sull'atteggiamento redazionale di Marco in L. OBERLINNER, Hislorische 0hcr/ù:/erung, dt., 238-240. A p. 239, Oberlinner afferma: «possiamo affermare con discrera cerrezza che Marco, nel suo racconto in 3,}1-35 [ ... ], difficilmente avesse in menre qualcosa di diverso dai fratelli biologici di Gesù». Come Oberlinner lp. 248} nota, non c'i: ragione per affrontare separatamente il parallelo nel Vongew di Tommoso copto, detto 99. Esso dipende chial"llmente dai sinottici, specialmente da Luca. Da notare la limitazione a frateUi e madre -omettendo ogni riferimento aDe sorelle- nella 'battuta fina· le' di Gesù. Come si può facilmente constatare in ogni sinossi, questa è un'omissione rer.laz.ionale che Luco, ma non Matteo, fa rispetto al testo di Mm:o. Come in diversi altri detti, il V11ngelo di Tommoso segue la versione lucana. "Ciò che è detto qui circa la naturale efficacia retorica di Mc 3,l5 Il Mtl2,50 può applicarsi pure a Gv 7,1-10, in cui i fratelli di Gesu lo sollecitano ad andare a Gerusalemme e in Giudea, cosi che i suoi discepoli là possano vedere le sue opere. L'evangelista, poi, si rivolge ai suoi lettori e li informa deplorevolmente çhe quest'esorrazione dei fratelli non era un segno posirivo di fede in Geiù come sembrava: «Infaui, neppure i suoi fratelli credevano in lui» (v. 5: «udè gàr hoi odelphòi autii episleuon eis outon»). L'amara tristeua di questa digressione perde gran parte della sua fona retorica se, invece, significa: «Infatti, neppure i suoi cugini credevano in lui». "R. BROWN E ALTRI, Mary in the New Test~ment, cit., 86-87 [trad. it. cit., 117-120). Strano a dirsi, benché L. OBERLINNER contrapponga decisamente la teologia redazionale dell'evangelista al fatto atorko, nd auo Ilistoriscl>t: Oberlit:/t:rUIJf. (dr., per a., pp. 78-85), a pp. }52-354 tras.:ura di considerare quanto la teologia redazionale di Matteo nel suo racconto dell'infanzia possa aver influenzato la sua trattazione della madre e dei fratelli di Gesù in 13 ,.55. Quanto detto per Mt l ,25 potrebbe essere applicato, mutatis mutondis, all'affermazione di l.uC(I, nel suo racconto dell'infanzia, che Gesù era il «primogenito» (prototokon, 2,7) di Maria. In se stessa la p arola non indica necessariamente che Maria abbia avuto poi altri figli; «primogenito» era una designazione legale che l'Antico Testamento (Es 1},2; Nm },12-U; 18,1.5-16) applicava al primo fl8llo che una madre partoriva, anche quando successivamente non nascevano altri frarelli. Di fano, la pietra tombale di una donna giudea del5 a.C. descrive come ella sia morta dando la vita «a un fìglio primogenito»; cfr. R BROWN, Birth o/ the Messiah, cit., 398 [trad. it. cit., 539]. Comunque, poiché l'autore che scrive Le 2,7 parla anche di madre e iratdli di Gesù in Le 8,19·21 e in At 1,14, il titolo «primogenito» assume un significato più preciso alla luce del contesto più ampio.

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Le radici de/14 persona

nimenti storici nella vita di Gesù. Matteo, come Luca, può semplicemente aver seguito e sviluppato il naturale senso 'superficiale' di 'fratelli', che trovò in Marco. Di conseguenza, dobbiamo risalire al senso di «fratello(i)» nella primitiva tradizione cristiana, com'è testimoniata non solo in Marco, ma anche in affermazioni che sono più antiche di Marco (Paolo)l'. A queste possiamo aggiungere l'uso di Flavio Giuseppe, che è indipendente dagli scritti del Nuovo Testamento.

D. l TESTI RIGUARDANTI I FRATELLI DI GESÙ La nostra trattazione su Maria e Giuseppe nel racconto dell'infanzia di

Matteo e durante il ministero pubblico ci ha già introdotto a testi che parlano dei «fratelli»16 di Gesù. Come abbiamo visto, l'immediato, naturale e 'ovvio' significato dei passi favorisce l'idea di «fratelli di sangue». Conseguentemente, la cosiddetta «soluzione di Epifanio» 27 , secondo la

"Riferendosi alla tradizione premarciana presente in Mc 6.1·6, L. Oberlinner giudica, dopo una dettagliata analisi, che «il fano dell'esistenza di fratelli biologici di Gesù era chiaramente e saldamcn· te ancorato nella tradizione cristiana primitiva e fu anche trasmesso nella lradizione senza alcuna preoccupazione» (p. }55). Ancora una volca, però. Oberlinner mette in guardia circa conclusioni troppo affrettate sugli avvenimenti storici originali. Comunque, combinando le scoperte di Oberlin· ner su Marco e sulla tradizione premarciana çon le afferma2:ioni indipendenti in Paolo, Giovanni e Flavio Giuseppe, dalle convergenti linee di probabilità emerge un argomento forte circa i contorni storici del caso. " Per brevità di espressione, da qui in poi parlerò semplicemente dei 'fratelli' di Gesù. Non si intende con ciò trascurare le sue sorelle. Si prende semplicemente ano di alcune realtà presenti nei resci. (l} Dei frateUi si parla più spesso che delle sorelle. {2) l fratelli sono indicati con il nome, mentre le sorelle no. (3 l Il farro che il primo fraceUo si chiami Giacomo ci consente di collegare i passi relativi ai frate!H nei vangeli con i riferimenti di Paolo a Giacomo in Gall,19 (cfr. i fratelli dcl Signore in 1 CDr. 9,5). (4) Sono i fratelli, non le sorelle, che: sono normalmente menzionati in impor!anti testi pa· tristici, Ciò nonostante, la conclusione alla quale giungeremo si applica ugualmente ai fratelli e alle sorelle di Gesù e, perciò, riprenderò l'espressione più'piena alla fine di questo paragrafo. Per leggen· de posu~riori sul numero e i nomi delle sorelle di Gesù, vedi J. BUNZLER, Die Driider, cit., }5-38 [trad. it. cit., 42-46], "Cosiddetta, perché uno dei suoi grandi sostenitori, nel IV sec., fu il vescovo di Salamina a Cipro, Epifanio (315-402/403 d.C.}; c:fr. la sua esposizione nel Panarion, 1,29,.3·4; 2,66,19; 3,78,7.9.13. Per un'edizione critica del testo greco del Panarion, cfc. Epiphllnius, 3 voll., vol. l (GCS 25), a cura di Karl Holl, Hinrkh, Leip:zig 1915; vol. 2 (GCS l l), a cura di Karl Holl e }iirgen Dummer, Akademie, Berlin 1980; vol. 3 {GCS 37), a cura di Karl HoU, Hinrich, Leipzig 19H. Per una traduzione inglese dei paragrafi 1·46, dr. F'RANK Wll.UAMS, The Panarion of Epiphemius of Salamis. Book l (SecJs 1·46) (NHS 35), a cura di James M. Robinson, Brill, Leiden 1987. Per una traduzione inglese di rutti i pas·

Famiglia, stato civile e stato laica/e

31.3

quale questi fratelli sarebbero stati figli avuti da Giuseppe in un precedente matrimonio, risulta fm dall'inizio arbitraria e gratuita. n racconto dell'infanzia di Matteo, come quello di Luca, non fornisce alcun supporto a tale idea. L'impressione naturale ricavata dai due racconti, è che per Giuseppe si tratta del primo matrimonio, così come chiaramente lo è per Maria. Cosa più importante, come vedremo più avanti, non c'è alcun caso nel Nuovo Testamento in cui la parola «adelph6s» («fratello>>) implichi chiaramente il senso di «fratellastro», il significato richiesto dalla soluzione di Epifania. Questa soluzione, probabilmente, ha le sue radici nella presentazione di Giuseppe del Protovangelo di Giacomo, un fantasioso racconto popolare terribilmente impreciso sugli usi giudaici. Non va escluso che abbiamo a che fare con una soluzione possibile, per sostenere l'idea emergente della verginità perpetua di Maria, che non divenne insegnamento comune fino alla seconda metà del IV sec.

1. La soluzione di Girolamo Che cosa si può dire, invece, della soluzione di Girolamo, che sembra essere il primo padre della chiesa ad aver suggerito che i fratelli di Gesù erano in realtà cugini e che sia Giuseppe sia Maria furono perpetuamente vergini? Ancora una volta, dobbiamo osservare che la soluzione sembra pensata per difendere la verginità perpetua di Maria. L'idea che Giuseppe sia rimasto sempre vergine era una novità nel IV sec., senza alcun fondamento nella Scrittura. In realtà, più avanti nella sua vita, Girolamo stesso non spiegò sempre la sua posizione nello stesso modo. Cosa dire però del centro dell'affermazione di Girolamo, vale a dire, che la parola greca per 'fratello', adelph6s, significhi in realtà 'cugino' nei testi evangelici che parlano dei fratelli di Gesù? Diversi argomenti fùologid possono essere addotti a supporto della tesi di Girolamo, ma un attento esame mostra che non sono argomenti così decisivi come potrebbe sembrare a prima vista21 •

si che descrivono le 80 eresie, vedi PHILIP R. AMIOON, The Panarion o/St. Epiphanius, Bishop of Saliimis. Self!cted Passages, Oxford University, New York- Oxford 1990; i passi riguardanti i fratelli e le sorelle-di Gesù si possono trovare alle pp. 90-91.229.348-3.51. "Parlo in rennini generali della 'tesi dd cugini' di Girolamo, perché Girolamo non sostenne sempre esauamente la stessa interpretazione dei tesli in questione, tentando di difendere la perperua ver· ginità di Maria nei suoi vari scritti. Per le variazioni nella sua interpretazione di ...Maria la madre: di Giacomo e Ioses» e di ..Giacomo il frateUo dd Signore», vedi]. BUNZLER, Die Briider, cit., 142-144 [trad. it. dt., 169-171]. Una lunga esposizione ddla teoda di Girolamo. il suo ulteriore sviluppo da

314

Le radici della pe1sona

L'affermazione più importante di Girolamo è che in diversi passi nell'Antico Testamento la parola ebraica per fratello ('a,?) chiaramente non significa fratello di sangue, ma cugino o nipote, come si può vedere dal contesto più ampio (per es., Gen 29,12; 24,48 LXX). In realtà, né l'ebraico biblico, né l'aramaico avevano una parola specifica per 'cugino'. L'ebraico 'a.?, e l'equivalente aramaico 'ahi' erano spesso usati per esprimere la parentela. In questi passi, l'Antico Testamento greco, traducendo letteralmente, naturalmente avrebbe tradotto 'ii.? con [cioè, «madre» e «frareUi»] ad altri, vale a dire a quelli che sono nella casa, che Gesù giudica più vicini a sé a motivo deUa loro fede («Jranstult~ sanguinis nomina in alio:r, quos magis proximos prae fide iudicaret»). Tertulliano, poi, riepiloga la sua intera argomentazione con un altro uso di sanguis per «rdazioni di sangue»: «Non sorprende che e· gli [Gesù) preferisse la fede [di queUi che sedevano attorno a lui nella casal alle relazioni di sangue [con la madre e i fratelli] (nihilmagnum Ji {idem sanguini praeposuith•. Blinzler ignora anche il senso ovvio della domanda retorica di Tertulliano sui fratelli di Gesù: «Dimmi, chiunque è nato ha pure fratelli nati in aggiunta a Juii'». Blinzler ignora pure la logica stringente del paragone di Tenulliano in De monogamw8,1·2. Ci so· no due generi di santità cristiana, dice Tertulliano: Giovanni Battista rappresenta una continenza to· tale, mentre suo padre Zaccaria rappresenta una monogarnia pudica (una monogamia che, ovviamen~ te, prevede rappor!i sessuali, testimoniati da suo figlio Giovanni). Dato che Maria generò Cristo quando era una vergine e poi si sposò una volla sola, incarna entrambi i generi di santità. L'implicazione, qui, è che, come vergine madre di Cri$to, Maria incarnò una castità totale e, come Spo$1 di Giuseppe incarnò, successivamente, una monogamia pudica. D parallelo con Zaccaria suggerisce na· turalmente normali rapponi e gravidanze. Sfonunaramente, il tentativo di sminuire l'evidenza di J. McHUGH, Thc Mother o//esus, cit., 448-450, è ancora più debole di quello di Blinzler. Tutto ciò che McHugh può fare è correre velocemente dietro la prova più forte, quella dell'Adverrus Marcìonem, e continuare a insistere che Tenulliano non chiama mai i fratelli di Gesù cci figli di Maria». McHugh non riesce a comprendere che il punto di vista dd Nuovo Testamento e di Tenulliano, diversamente

Famiglia, stato civile e stato laictlle

323

Gli ultimi testi di un padre della chiesa preniceno che mostrano una tendenza verso l'approccio del tipo 'vero fratello' provengono dall'opera Adversus haereses di Ireneo (130-200 d.C. circa). Comunque, il senso di questi testi è meno chiaro di quelli di Egesippo e Tertulliano. Nel libro .3 dell'Adversus haereses, lreneo si impegna in una complkata analogia tra la storia della creazione e della caduta di Adamo ed Eva nel paradiso e il concepimento verginale e la nascita di Gesù da Maria. Due volte, durante questa analogia, fa affermazioni che sembrerebbero implicare che Maria abbia avuto altri figli dopo la nascita di Gesù (Adv. Haer. .3, 21, 10; 3, 22, 4). In 3, 21, lO egli scrive: «E proprio come questo primo uomo creato, Adamo, ricevette la sua costituzione dalla terra incolta e ftno a quel momento [adhuc] vergine (infatti, Dio non aveva ancora mandato la pioggia e l'uomo non aveva ancora lavorato la terra) e fu plasmato dalla mano di Dio, cioè, dalla parola di Dio[ ... ], così anche la Parola, ricapitolando Adamo in se stesso ed esistendo da Maria, che era fino a quel momento [adhuc] una vergine, correttamente ricevette il tipo di generazione che ricapitolava quella di Adamo». Similmente, in .3, 22, 4, Ireneo pone un'analogia tra Eva e Maria. Eva fu disobbediente quando era ancora [adhuc] una vergine, benché avesse già un marito. Maria fu obbediente quando aveva già un marito scelto e ciò nonostante era ancora [adhuc] una vergine. Poiché ogni analogia zoppica, è difficile dire quanto possa essere spinta avanti l'analogia di Ireneo, ma si deve almeno lasciare aperta la possibilità che Ireneo presupponesse che Maria non fosse rimasta vergine dopo la nascita di Gesù. Ovviamente, Blinzler non è disposto ad ammettere quest' opzione44 • In ogni caso, possiamç, vedere che quando Elvidio, nel IV sec., sostenne l'interpretazione che i fratelli di Gesù fossero veri fratelli, non stava inventando qualcosa. Sembra ci fosse una tale tradizione interpretativa nel periodo preniceno, testimoniata almeno da Egesippo e Tertulliano, e forse anche da Ireneo, per non parlare della testimonianza indipendente di Flavio Giuseppe.

da] suo, è fortemente cristologico, non mariologico. Di conseguenza, tutte le relazioni sono definite da] punto di vista di Gesù, non di Maria. Dopo aver insistito sul fano che la madre e i fratelli di Gesù erllllo veramente sua madre e suoi fratelli e dopo aver insistito sulla loro relazione «Itijl;io l'idea in un rontesto p>trenetiro. Evidentemente, può presupporre che i $uoi convertiti ~entili comprendessero la metufom sen~•l 11kun11 spie~ill:ione. Questo implico che a metà dc,Vi unni dnquant11 dd l seo;:.l'idea della morte di Cristo rome s~critìcio pllsquillc fosse una tradizione cristian>~ comwte. Ancor più importllnte per noi è o;:he il rontes10 immedi11to in l Cur 5 non abbia tÙcun rolll'~llmento con l'eul.'llristia o con l'ulti· ma cena e, rosl, il riferimento n;~turale di: «è sttto sacrifictlto il nostro n~~:ncUo pa$qunle, vtÙe a dire, Cristo!», è 111la morte tìsica di Cristo sul111 croce. Questo corrisponde all'immagine ttiovannea della passione e monc di Cristo (per es., Gv 18,28; 19,14.29.36) e a una cronolo11ia che colloca la morte fi. ~Ìl'a ~ti Cristo il quattordici di nisan, quando ttli •ttnclli pa$quali venivano so~crificati nel tempio. Ripeto, rol\lunque, che quest'ar~omento ha valore solo di conferma. "" Ho Jcdkato molto spazio alla scelta tra la cronololl,ÌII sinottica e quclla ll,iov11nnea semplicemente perchc sono le Jue presentate nei vangeli e le due sulle qutÙi discute la maAAioranza degli studiosi. In teoria, nuturalmeme, è po5sibile che JÙJ Marco sia Giovanni sb11~lino; ubbiumo j!iil. visto una versione Ji qucstu possibilità nella posizione di Annie Jaubert, rome pure le diflkoltà che un tale approccio compnrta. Comunque, per completare l11 discussione, ipotizziamo un altro scenario: la ragione per rui Marco e Giovanni concordano su una generale ambiemuzione pllSquale è che Gesù mori dunmte la settimana di pasqua. La ragione per cui Marro e Giovanni non concordano è che tutti e gesi sull'tJnù1ra lpostari dt·gli arconti lp.ù/nmc• Doti rÙJtl Ji Sill•a llfJ Jntc•rprt'ldZIWIC Jel/a COIWSCt'I'IZd MarsdfleS Mc•lchi.rdt'l: Ctmcc·tto Ji Nortra Grande Polt•rr:.a Pt•mù•m Ji Nomr St~ll'origùrt' del mo11do Parafrasi di Shtwl Prt•ghù•rtr dr·ll'apo.ftolo Paolo PrC"~bìera Ji rùrgra1.iamenlo Sc•ntem.e di Sesto Sllpiem.a di Gesù Cristo Tre stele di S('fh Tes/imoniafl:a veritiera Libro Ji umnnam l'avversario Trai/dio sui/11 risum!z.imte Secondo trattato del gra,Je Seth Tratta/o /ripartito Tuono, ttlente per/ella Protcmtoia trimorfica Vangelo degli Egiziani Vangelo di Filippo Vangelo di Tommaso Vangelo de/18 Verità Zostriano

Abbrt!Viazioni

425

8. Abbreviazioni di riviste comunemmte usate, di ope" di riferimento e collane AAS AASOR

Acta apostolicat sedis

AB

Annual of the American Schools of Orientai Research Anchor Bible

AcOr

Acta orienta/io

ACW

Ancient Christian Writers

A/O

Archiv /iir Orimt/orschung

AGJU

Arbeiten z.ur Geschichte des antiken Judentums und des Urchristentums F. Rosenthal, An Aramaic Ha~tdbook

AH AfA A}BA A}P A]SL

A]T ALBO ALGHJ

American Journal o/ ArchJJeolog_v Australian Journal o/ Biblica/ Arcbaclogy Amerrcan Journal of Phr'lology American ]ournal o/Semitic Lmguages 11nd Litt•rature Anu•rican ]ournal o/Theolog:v

ANEP ANESTP

Anll.iecta lovaniensìa biblica et orientalia Arbeiten zur Literll.tur und Geschichte des hellenisti· schen Judenturns Analecta biblica f.B. Pritchard (ed.), Ancient Near East in Pictures ).B. Pritchard (ed.), Ancient Near Easl Supplemc•ntary

ANET

J.B. Pritchard (ed.), Ancient Near Eastern Tcxts

Ang An Or

Angelicum

AnBib

ANQ

Texts and Pictures

Analecta orientalia

Andover Newton Quarterly

ANTF

Arbeiten zur neutestamentlichen Textforschung

ANRW

Au/stieg un d Nìedergang der ròmùchen Welt

AOAT AOS

APOT

Alter Orient und Altes Testament American Orientai Series J. Marouzeau (ed.), L'Année philologique RH. Charles (ed.), Apocrypha and Pseudoepigrtipha o/

Arch ARW

the Old Testa meni Archaeology Archiv /ur Religionwissenschaft

AP

ASNU ASOR

ASS AsSeign ASSR

ASTI ATAbh ATANT

Acta seminarii neocestamentici upsaliensis American Schools of Orientai Research

Acta sanctae sedis Assemblées du Seigneur Archives des sdences sociales des religions Annua/ o/ the Swedish Theologica/1 nstitute Alttestamentliche Abhandlungen

ATD

Abhandlungen zur Theologie des Alten und Neuen Testaments H. Grollenberg, Atllls o/ the Bible Das Alte Testament Deutsch

ATR

Anglican Theological Review

AtBib

Abbl't!'IJior.ioni

426

BFCT BGBE BJlEAT BI/Il

Augustìnìanum Austra/ian Biblica/ Review Andrews University Seminary Studit's Biblica/ Archgeologist Biblioteca de autores cristi311os W. Bauer- W.F. Amdt - F.W. Gingrich - F.W. Danker, Greek-Englisb Lexicon ofthe Neu• Teslcmu·nt Biblical Archaeologist Reader Biblica/ Archaeologisl Review Bui!etin o/ the Americati Schooh o/ Orù.'tltlll Resc•art"h Bonner biblische Beitr~~e Beitrii~e zur biblischen Exe)lese unJ Theolo.:ie Bulletin of the Cozmci/ 011 the StuJy o/ Rl'liJ!.imt F. Brown - S.R. Dri\'er - C.A. BriAAS, l lc4m·u· J11,/ E11glisb Lexzàm o/ the 0/J Tes1ame111 F. Blass- A. o~brunner- R. W. Funk, A Grt•t·k Grt~m­ "'ar ofthr: Nt'tV 1i?stJme111 F. Blàss - A. Debrunner - F. R.:hkopf. Cr.muflulik dt•s nt'tllt•S/tlm('lltlù:hnl Grù·cbisdJ Bihhia t' rJrù·,Je Bibliothecu ephcmeric.lum thCtJ[7, 264, 283, 294ss., 350,360,406 economia in -, 266, 286ss., 293 lingua parlata in-, 193, 243ss., 2.55 nazionalismo in -, 198, 283ss. Genesi Apoktyphmr, 260 gentili, 52. 67, 162,213, 245, 249, 255ss., 264ss., 271, H3, 401 Gerusalemme, 17, 58, 62, 174, 247ss., 250ss., 265, 279ss. ministero di Gesù a-. 45ss., 189, 201. 2Hss., 265, 311. 320. 346ss., 366ss., 383ss., 398. 406ss. tempio di-. 170, 203, 235, 345ss., 369ss., 381, 383ss.. 386 Getsemani, 56, 394,412 Giordano. 96. 2l8, 360, 411 Giorno della Prc:parazit)ne, 308ss., 411 giudaismo, 9ss., 17. 92ss., 165ss.. 198, 21'hs., 239ss .. 248ss .• 255ss., 278ss .. 296, 327ss., H4ss., 342ss., 38lss. Giudea, 46. 81, 87ss., 96, 100, 155ss.. 177, 198, 203ss .. 224, 237. 242ss., 291, 311, 356ss., 372,407,411 ~iuramcnti, proibizione dci-. 55, 165 Giuseppe, 100, 128, 197, 202ss, 228, 231, 288ss., 350ss. discendenza davidica. 210ss., 304ss. nome parricarcale, 200ss. padre putativo di Gesù, 197, 207, 232, 28lss., 300ss., 310, 328 ver~inità perpetua di -, }03ss., 313 gnosticismo, 127, U4, 154 Creda,248, 376 greco (vedi anche ellenizzazione), 66, 72ss., 88, 127, 174ss. in Palestina, 245ss., 248ss. parlato da Gesù, 242ss., 255ss., 264 grido di abbandono, 163ss. Guerra giudaica, La, 58ss., 251ss.

Hypotbetica, 33 l iJluminismo, 3 1ss., 188, 303

Indice anslilico infanzia, racconti dell'-, 21, 44, lOOss., l!Oss., 194. 200ss .. 216ss., 224ss., 237,284,300, 310ss., 355,361 Inni di n·ngrù:,iamento, 2-14, 2·49, 258 l n no della perla, l} l istruzione. 283 di Gesù, 239ss., 269ss., 285, 350 in Palestin~t. 250ss .. 27 3ss.

latino. 68, 74. 91, 196 lin~ua della Palestina. 245, 247ss. p;ulato Ja Gesù. 26-4 lebbroso, ~uarittione ùd -, 119ss. Lihm Jei Giuhrlei, 193, 382, 385 litur~tia, 258, 3-loo4, 3M6ss. magi. 20lss., 228, 362ss. mar~tiMiirù. l..fss., 258, 3Hss. Gr..'liÙ come j.tiudeo m;.~r.,:inale. 16ss., 32,57,85, 345,372.-111 Maria, mnJre Ji Gesti. 100, l B. 1')7ss., 20hs .. 2li.Jss., l29ss., 3tl0ss .. }17, 124.328,350.364 come testimone oc:ularc. 20Iss. Jis'-·cn~o.lenzu J,".i"lit::a o lc\'itica di -. llOss .. 34~ purilìcazionc di -, 202ss. ver~inità di -, 100. Il l, 212. 218ss., 2-11, 302ss.. 313 matrimonio, 221,226, 300ss., 313,319, 325ss., 340ss. nll'ssia, 79, 196, 216 Gesù chiamato-, 60ss., 71, 79. 84ss., 161, 169,208,21 hs., 237, 307 ministero di Gesù, 13ss., 18ss., 45ss., 78ss., 90ss., 110ss., 216ss., 280, 285, 294ss., 300ss., 329, 345ss., 357ss., 364ss., 37lss. come missione p rofetica, 16ss., 27lss., 307 rivolto ad Israele, 78, 132 scelta dei Dodici, 199ss. miracolo, 200, 218ss. di Gesù, 22, 84, 90, 101, 10.5, 121, 229,294 racconti di -, 45, 49, 111, 143, 162, 169,179,219,256 mito gnostico, 13lss.

lndiCf! snalitico mone di Gesù. 13. 16ss., 22, 36ss., 44, .52ss., 69. 73ss., 87ss .. 110, 115, 153, 162, 173, 195, 207, 213, 217, 263, 302. 348, 3.56, 37lss .• 375, 377ss., 386ss., 40 lss., 411ss.

Nain, 233 nascita,

leAAende di -, 199ss., 219ss. dì Gesù, 21. 193. 204ss., 236 Nazarel, 204ss .• 209ss., 224, 229ss., 2l7, 24Iss .. 255. 264, 267, 273, 283ss.. 290. J50 identitÌClJzione di Gesù, 195ss., 2 37. 292 sìna).:O~a Ji Nazaret, 259, 264, 270ss., 282ss. nilzionalismo, 248ss., 258, 349 nemici, amare i propri -, 55 Ogni uomo buono~ libero, } 31 padri dd\;~ chiesll. 67, 112ss., 126, 142,

H6 oonoscenza direna di Gesù Jd -. 98, 12l

e fami~lia di Gesù, 320ss. e 1i·.ttimonium Fwt•idmml, 68ss., 77 Paleslinll, 16ss.. 82, 95, 108, 165, 174ss., 189, 198, 242ss., 273, 276, 283, 297ss., 339,343.357,373,387,407 Papiri dì Ossirì11co, 114. 129ss., 139, 149 Papiro Egerton, 116ss., 136 parabola, 14, 45ss., 130ss., 145ss., l69ss., 288. 339, 349,414 paradosso. 29,275, 305, 365 parenesi, 54ss. parusia, 166, 177 pasqua, 45, 101, 105, 212, 218, 360, 368ss., 379ss. passione, racconti di, 50, 73, 80, 114, 163ss., 194,209, 354ss., 366, 373ss. di Gesù, 78,101,203,225 Pesher su Abacuc, 244, 258 preghiera del Signore, 47

Preghiera di Nahonìde, 260 pretorio, 383

461 probabilità storica, 28ss., 47, 61, 8-1, 158, 171, 177, 183, 199, 2%ss., 269, 284ss., 312, 343, 372, .39lss. processo a Gesù, 16, 32, 79, 83ss., 101, 173, 256, 382ss., 392,402 profeti. 64, 189,194,270,294, H5 cristiani. 4 7. 56, 162 profezia. 153. 169,221, }05ss., }74, 394 Pmtor:angt•lo dì Giacomo, 111, 301ss. Qumran (\•cdi anche esseni), 93ss., 165, 198, 215, 2-H. 249ss., 257, 277, BOss., 345, 386, 391 e Gesù. 387 e Giovanni Battista, H5 re dei ~iudei. 79, 173,206. 216ss., 247, 361ss. redllzione, critica dellll, 149. 179, 307 re~no dei cicli (vedi regno di Dio) rej:tno di Dio. 22, 123, lH. 148, l69ss., H9ss .• 3-17, 395ss., 414 rinne~amento di Pietro. 162 risurrezione, 214ss .. 2H, 251, 371 di Gesù, 33ss., 53, 68ss .. IIOss .. 132, 145, 153, 186,206,215,232, 351, .361,365 finale. 53, 346 Roma, 82ss., 123, 173,217. 248, 250ss.. 264ss., 277, 292, 30-1, 357, 365. 374ss., 386 Rotolo della Guerra. 249 Rotolo dì rame, 250,257 sacerdoti, 17, 72, 189. 196, 217. 2·0, 250, J45ss., 358, 310, 379, 38.5ss., 394 sadducei. 62, H6ss., 38-lss. Samaria, 247ss. schiavi, 17, 234, 251, 292ss., 3 31, 352 scribi, 61, 72, 99, 147, 243ss., 259, 265, 279ss., 345ss., 385 Sebaste, 68,248 Sefforis, 255,267, 294ss., 352 smagoga,229,233,243, 259,264,270, 274ss., 280ss., 294, }45, 351 sincronismo lucano, 358ss., 373ss. sinouici, 45ss., 78ss., 95, 104, 113ss.,

462 180,269,296, 311, 346ss., 359, 366, 371, 377ss., 397ss., 405ss. Siria, 202ss., 246ss., 260, 374 Storia della gu('"a del Peloponneso, 373 Storia della salvezza, 145, 21.3, 367 storicocritico, limiti nella conoscenza della s[oria antica. 25ss., 34, 41, 15R, 183, 209,218,327,355 metodi-. 36, 170, l86ss. ricerca-, 32, 80, 222,241 Storia ecc/esùJstica, 321

Taf,nud, 59, 97ss .. 185, 224, 257, 265, 273ss., 281,295, H6ss., 395 targum, 113, , 142. 2-13, 25Hss., 280, 295 terapcuti. 33lss., 338, 342 Tiheriade, 267, 296ss. ùmftti, 97ss. tradimento di Giuda, 163, 178 tributo, pa~amento del-, l20ss., 189

ultima cena, 47, .52ss., 150, 170, 377ss.

Vangelo della Croce, 114ss. Vangelo degli Ebioniti, 112ss. Vangelo degli Ebrei. 112ss., 135ss. \-dngelo degli Egi~ùmi, 126. 1-W \'angelo dei Na~reni, 112ss. \~mgl'lo Je/111 verità, 111 \',mgc·lo dell'infsJn:,ia di Totmllaso, 112, 239

\'angelo Ji Filippo, 127ss. \{mgc·/o di Pietro, 113ss.• 140, 156 \'a,gdo Ji Tmmnam, 129ss.• 225, 311 et1pto. 109, 112, 117ss .• 127ss .. B9 e i vanttdi sinottici, 136ss., 1-12, 146ss., 154, 311 e il Gesì1 storko, 106, 128, H·lss., 154 e il pnpiro di Ossirinco, 130, l·U \ dfiJl.c'lo ug~f'ICJ Ji M11rco, 117 ss., 140 \'ilei crmtc•mplcllil•a, l li \'ilc1 di Mosc\ IlO, 199,277

INDICE GENERALE

RingrtJZÙJIIIl'llfi . . . . . . • • . • • . . • • • . . . • • • . . . . . • • . • . . . . • . . . . . . • .

5

lr~troJu:.iom•

7

l. LtJ natura e l'origine di questo libro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Motivi per provare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. La ricerca dell'oAActtìvitiì . . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. UntJ nota a margine sulla margioalità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Una n ma sulla sociologia, sulla critica letteraria e sull'esegesi del Nuovo Testamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. La struttura di quesw libro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

7 11

12 14 18 21

parte prima LE RADICI DEL PROBLEMA l.

Co11cetti /o11damentali: il Gesù reale e il Gesù storico ......... 25 Il Gesù reale 25 Il Gesù storico Storiografico e storico

II.

31

34

Fonti: i libri canonici del Nuovo Testamento • . • • . • . • . • . . • . . • 44

III. Fonti: Flavio Giuseppe . • . • . . . . • . . • . . • . . . . . . . . . . . • . . . . . • 57

IV.

Fonti: altri scrittori pagani e giudei . . . . • . . . . . . . . . . . . • . . . . • • 86 l. Tacito e altri autori pagani dd II secolo d.C. 86 2. Fonti giudaiche oltre Flavio Giuseppe

93

V.

Fonti: gli agrapha e i vangeli apocrifi' .....•.•..•.••........ 106 l. Gli dgrapha l 06 2. I vangeli apocrifi l 09 3. Il materiale di Nag Hammadi 127 4. Sintesi suUe fonti 155

VI.

Criteri: come determinare ciò che proviene da Gesù? .......... 157 Criteri principali 160 l. Il criterio dell'imbarazzo 160 2. Il criterio della dìsconrinuità 164 169 3. Il criterio della moheplice aneshtzione 4. Il criterio della coerenza 171 5. Il criterio del rifiuto e dell'esecuzione 173 Criteri secondari (o dubbi) 174 6. Il criterio Je~li indizi aramaici 174 7. Il criterio Jell'ambienre palestinese 177 8. Il criterio della vivacità della narrazione 178 9. Il criterio delle tendenze di sviluppo della tradizi(mc sinouica 180 l O. Il criterio dc: Ila presunzione storica 181 Conclusione 183

VII. Conclustom• della prima partt•: pt•rd'é a//tlmtcmi.' L'importanza dala rùwca del C(·sii storù:o .................. 185

parte uconda LE RADICI DELLA PERSONA

VII t In principio ... Le origini di Gesù di Nazaret ................ 193 l. Il significato di un nome 193 2. Nascita e discendenza 199 A. Il problema delle fonti 199 B. Nascita a Betlemme 208 C. Discendenza da Davide

D. Concepimento verginale E. La questione dell'illegittimità F. Conclusioni

210 218 223

236

465 IX. Nel frattempo ... Parte l: lingua, educazione e condizione socioeconomica .•..•.. 239 l. Si può dire qualcosa circa gli anni della formazione? 2. Quale lingua parlava Gesù? 3. Gesù era analfabeta? A. Tre testi fondamentali del Nuovo Testamento B. Educazione e istruzione giudaiche a1 tempo di Gesù 4. Gesù era un carpentiere povero?

X.

239 242 267 268 273 286

Nel /rutlc•mpo ... Purlt• Il: famiglia, stato civilt> e sta/o laica/e .............•... 299 L La famiglia ristretta di Gesù A. I genitori di Gesù B. Fratelli e sorelle: storia dell'interpretazione C. Testi rilevanti in Matteo: 1,25; 13,55; 12,46-50 D. I testi riguardanti i fratelli di Gesù l. La soluzione di Girolamo 2. Il Nuovo Testamento non è una traduzione greca 3. Il significato di 'fratello' nel Nuovo Testamento 4. 'Veri fmtelli' nei primi padri della chiesa E. Conclusione 2. Gesù erà sposato? 3. Stato laicale di Gesù 4. Sintesi sulle origini e sugli 'anni nascosti' di Gesù

299

300 302 304 312 313 314

317 320 324 325

345 350

XI. «Nel quindicesimo anno ... ». Una cronologia della vita di Gesù .354 1. Una rassegna iniziale per stabilire i limiti 356 A. La cornice temporale fondamentale (26-36 d.C.) 356 B. Restringendo la cornice temporale: 358 Gesù morì tra il28 e il33 d.C. C. All'altro estremo: Gesù nacque

non molto prima della morte di Erode il Grande (4 a.C.) 361 364 D. Conferma da Le 3,23 366 E. Conferma del quadro generale da Gv 8,57 e 2.20 l. Gv 8,57 366 2. Gv 2.20 368 F. Conclusioni preliminari 372 2. Cercando di essere più precisi· 373 A. ll quindicesimo anno di 1iberio 373

Indi~ gen~ale

466

B. Le date dell'ultima cena e della crocifissione di Gesù l. I giorni della settimana 2. Le date nel mese di nisan secondo il calendario giudaico 3. Tentativi di conciliare la cronologia sinottica e quella giovannea 4. La scelta tra la cronologia della passione dei sinonici e di Giovanni • C. L'anno della morte di Gesù e la durata dd suo ministero l. I:anno della morte di Gesù 2. La durata del ministero di Gesù 3. Riepilogo finale e avvertimento finale

377 378 381 38-1 }91

-102 402

-105 411

La Pa!t•stina al tempo di Gesù ..................•............. -115 La Gali!t•a durante il ministero di Gesù ......................... -116 La famiglia di Erode• il Grandt• .............•..•............... -117

Anni di rt•gno dei principcs (imp