Storia della storiografia italiana nel secolo XIX [2]

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2.

il

recensente che ne scrisse nel-

del 1848, riferitene alcune pa-

par egli (osservava) che l'ottimo piemon-

modo suonare

certo

Fu

lavorata con amore e fervore giovanili

che conteneva

la tesi

tromba e destare

la

quella del Ricotti un'opera concepita e

le

davano (come

del Poggi) vita e calore, senza nulla

si

3 ;

e

il

problema e

è detto per l'opera

scemarne, anzi accre-

scendone, l'oggettività e la penetrazione storica. Sicché è

da considerare come uno dei migliori

di storia

libri

che

allora fossero composti, per larga informazione e accurate

ricerche, per

buona

critica, per

sano giudizio, e anche per

attrattiva di esposizione, perché storia civile e storia delle istituzioni militari vi sono assai

ben

fuse. Il Ricotti sa di-

scernere quanto le compagnie di ventura conferirono l'arte militare; e ciò politica,

non

gli fa

che l'Italia perse con

dimenticare quanto

il

al-

esse di forza

mondo guada-

gnava nei migliorati costumi. Ma anche in gera, seguendo per esempio lo Hallam, che

ciò alla

non esapropen-

sione affatto utilitaria dei condottieri a risparmiare le vite

nemici attribuiva

dei

guerre moderne che,

«

Museo

l'origine

e per suo conto

senza negare che

le vie alla

i

;

tutta

moderna

i

dell'umanità

concludeva saviamente

:

condottieri possono averne aperto

civiltà », quei frutti si

cit., a. Ili, 1846,

delle

IX,

2

L. Scaka.bel.li, in Arcfi. stor.

3

Si

debbono

158.

iteti., Append., VI, 224-42. veda quel ch'egli stesso ne narra nei cit. Ricordi.

attri-

LA STORIA DELLE ISTITUZIONI E LA STORIA

52

buire specialmente losofia,

«

ai progressi

di

quella universale

che infaticabilmente lavora a porre

le

fi-

masse ed

i

principi sopra gli individui e gli accidenti, e nobilita le fatiche di suddito e di cittadino,

sgombrandole dai perso-

nali sentimenti di odio e di interesse

1

»

K

Storia delle compagnie ecc., 2.» ed., IV, 252.

XI La storia della letteratura e delle

arti,

della filosofia e delle scienze. Anche

nella storia letteraria, opposizione ai metodi antichi e ri-

chieste di riforma

— Ideale,

la storia letteraria

congiunta con

la civile

e giudicata con sentimento d'arte. Influssi vichiani e forestieri

nerale progresso attuato



Unione

— L'Emiliani Giudici e lo svolgimento — Critica del Tenca — Tendenze politiche

Cento fan ti

ria nel

ratura italiana

— Ge-

di filosofia, storia civile e lettera-

della lette-

negli sche-

mi disegnati — Come ciò si riconduca al vizio generale della Estetica di quel tempo — Ma superiorità sulle storie precedenti. I primi passi del De Sanctis — La storiografia delle arti figurative: contro i vecchi storici biografi e contro il Lanzi — Richiesta di una storia non degli artisti, ma dell'arte. Il Winckelmann e la sua efficacia in Italia: Cicognara

terio estetico ne) sini

— La Storia della — Criteri di essa — Vigorosa asserzione del criSelvatico — Critica severa rivolta alla Storia del Ba-

esempi stranieri. Sentimento di emulazione

altri

scultura del



Difetto dell'estetica del Selvatico e degli altri

scuola;

ma anche avanzamento

evidente



Evidente

della

stessa

altresì nella sto-

— Storia della — Bisogno di acquistare coscienza del pensiero nazionale — Preconcetti nazionalistici — Conversione verso la storiografia idealistica hegeliana: B. Spaventa — riografia della filosofìa filosofia in

— Traduzioni di

quanto storia

storie tedesche

dei progressi del pensiero

Lavori di storia delle scienze: G. Libri



Tentativo di storia delle

scienze ricongiunta con quella della filosofia: A. C. de Meis

— La

sto-

ria della storiografia.

JLia storia della letteratura, storia,

e se

come ogni

altra parte di

fu investita anch'essa dal soffio delle

ne cominciò subito,

fin

dai primi

nuove

idee,

dell'Ottocento, a

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

54

domandar

la

riforma, soprattutto per

malcon-

effetto del

tento che suscitavano, nei desiderosi di ben intendere, le

vaste e inanimate storie, o piuttosto necropoli, in cui ave-

vano sepolta

la letteratura

cimottavo,

ma

cosiddetta

«

i

gesuiti e

filosofìa

giudicato di poesia.

»,

onde in quel secolo

La protesta contro

Crescimbeni,

settecenteschi,

tomi

dove

l ,

si

dantesche



»;

tanni, fino

e

si

il

cheggiava

saggio del

De

pesanti

«

meschine e pe-

cinquanta o sessan-

De

Sanctis, che

Sanctis sulla storia

si

era educato tra

il

quel periodo di ribellione, e che rie-

1840, in il

false, frivole,

«

ripete per oltre

al 1869, nel

del Settembrini: del

1830 e

Quadrio, Tirabo-

Parnaso italiano del

accenna con disprezzo a quei

serbatoio d'idee

»,

era da altri

si

grandi eruditi

i

Fontanini,

schi, si osserva già nel Prospetto del

Torti

frati del secolo de-

i

anche, in parte, pel malcontento contro la

giudizio della sua giovinezza, temperandolo

nell'espressione col

dire che quelle

erano ormai cosa morta, questi estremi

si

«

storie

settecentesche

passato

sintesi del

»

2 .

E

tra

ritrova quel giudizio nella già accennata

orazione inaugurale (1809) e in altri

che definiva l'opera del Tiraboschi

del

scritti «

Foscolo,

archivio ordinato e

ragionato di materiali, cronologia, documenti e disquisizioni per servire alla storia letteraria d'Italia

mava con disdegno che

«

le

vite

»,

dei letterati

ed escla-

non pos-

sono essere mai onestamente narrate da accademici né da frati

opere e la

3

»

;

«

si

ritrova nel Berchet (1820), che diceva quelle

congerie

storia del

filosofia

che

i

di notizie

pressoché nude d'ogni

Tiraboschi mancante

tempi potevano dare

«

»•*;

persino di quella in

un diario del

1

F. Torti, Prospetto del Parnaso italiano, 1806-1S12:

2

Nuovi saggi

critici,

p. 56.

veda in Croce, Problemi di

3

Si

1

Croce, op.

cit.,

p. 426.

filosofia »,

Estetica, p. 425.

si

veda

voi.

I.

STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

LA.

La Vista «

che disprezzava

(1847),

55

vecchie storie come

le

chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere

1

»

;

un saggio

in

di

Carlo Tenca (1852), che notava essere stata la storia letteraria sin allora tutta nelle maui degli « antiquari », nei cui libri e nella cui mente

dizione

onde

»,

il

ebbe altro merito appurato

«

signoreggiava sovrana l'eru-

più celebrato di «

essi,

Tiraboschi, non

il

fuorché quello di avere apprestato ed

più vasto tesoro di notizie che fosse dato adu-

il

nare, e d'avere agevolato l'impresa ai futuri istoriografì

Queste citazioni sono poche e fatte un po' a caso;

»

2 .

ma non

gioverebbe moltiplicarle né sceglierle con maggior cura, perché, in verità, l'insoddisfazione contro le storie mera-

mente erudite

della letteratura, e contro l'opera del Tirabo-

schi che tutte e meglio di ogni altra

le

rappresentava, è

espressa da quasi tutti coloro che toccarono di storia letteraria, e

anche minore scrittori si

come un

protesta risuona

la

faceva dei Bettinelli e

si

« filosofi »,

pregiava

1'

«

ritornello elei

3 .

Stima forse

Denina, e degli

salvo che del vecchio Gravina, nel quale

austerità della ragione e del gusto

»,

e del

Cesarotti, nel quale era infatti qualche anticipazione delle

nuove tendenze diligenza

i

libri

4

Né, in genere, trovarono lodi altro che di

.

dell'Andrés e del Corniani, usciti alla fine

del Sette o ai primi dell'Ottocento, e anzi qualcuno di questi

autori fu ferocemente giudicato,

come

il

Corniani dal

Foscolo, che lo disse frate, pedante, ignorante e petulante

Del Compendio del prof. Cardella

1

Croce, op.

2

Prose

3

Cfr.

cit., p.

6

5 .

fece severissima recen-

426.

e poesìe scelte, ed.

Massarani,

G. A. Bobgese, Storia della

I,

361.

critica

romantica in Italia (Na-

poli, 1905), pp. 234-6. 4

Croce, op.

5

Mazzoni, L'Ottocento, pp. 110-11. G. M. Cardella, Compendio della storia della

6

cit., p. 426.

latina e italiana (Pisa, 1816-17).

bella letteratura greca,

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

56

sione la Biblioteca italiana, concludendo storia della letteratura

* non potersi la degnamente scrivere da quegli uo-

mini che, chiusi nei collegi e nei seminari, sono impediti

modo

a conoscere in che

ed

ai vizi della vasta

partecipino alle virtù

le lettere

società

e

»,

non hanno fantasia e

cuore acceso pel bello, e intelletto da vincere opinioni e

le

tempo

superstizioni del

gli usi, l

e paese loro

Il

.

le

mo-

desto Maffei, che era semplice compilatore, né pretendeva

presentare

«

scegliendo

un'opera nuova

fior

da

fiore

»

ma

campi

nei

soltanto altrui

» 2

di ,

andare

«

fu

lasciato

passare in ragione appunto della sua giudiziosa modestia;

ma, insomma, era ben da

Era

tal libro di cui

libro che

il

si

bramava ormai

qualche saggio

si

vedeva negli

scritti

che fosse opera per l'appunto non di

Foscolo:

critici del

frati il

altro

tutti.

né di accademici,

ma

sentimento del bello e

uomini che avessero insieme

di

sentimento della vita; in cui

il

storia letteraria e storia civile s'illustrassero a vicenda, e la letteratura fosse trattata,

venne delle

in uso,

due

come

storie qui

«

secondo

la forinola

espressione della società

non incontrava

la difficoltà

che allora L'unità

».

che abbiamo

mostrata per la storia narrativa e la storia istituzionale, per-

ché e letteratura e vita civile erano due forme concrete che si

congiungevano agevolmente

tra loro e

si

fondevano nel-

l'unità dell'unica realtà, dell'unico spirito, dell'unico svol-

gimento

3 .

Gli eruditi del Settecento, compilatori e ordina-

tori di biografie e bibliografie,

che come cronisti sere storia e

;

valevano né più né meno

e la storia della letteratura

non cronaca,

e in

quanto

1

Biblioteca italiana, 1818, XI, 145-59.

2

Giuseppe Maffei, Storia della

letteratura italiana (1883)

Firenze, 1853. 3

Cfr. P.

doveva

Castagna, in Progresso,

XXXI,

es-

storia esser conce-

274.

;

3. a ediz.,

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

quanto svolgimento, non

in organico svolgimento, e, in

pttft

guardata dall'estrinseco

ma intesa

non separabile dalla

timità

57

nel suo intimo, in

una

in-

vita tutta, della quale la lette-

ratura costituisce una forza e un aspetto necessario. Sic-

ché si

una vera

la richiesta di

storia della letteratura, di cui

avvertiva la mancanza, e l'altra di un metodo di tratta-

zione,

che

mento

mettesse in relazione con l'intero svolgi-

la

della civiltà,

La quale

richiesta.

riducevano in fondo

si

come

era,

nuova

un'unica

mentale del nuovo

in genere, effetto dell'orientazione colo, della sua

a

mostrato per la storia

è

si

se-

Italia efficacemente

filosofia, e fu in

suscitata e indirizzata da esempì stranieri.

pregio dei

Il

era rico-

giudizi degli

stranieri sulla nostra

nosciuto

dal Torti; e la stessa Hlstoire de la littéra-

già

Ginguené

ture itallenne del

letteratura

(1811-24), frutto di

un ingegno

intellettualmente educato dal secolo decimottavo, parve a

ragione cosa superiore alle storie italiane

come

scadesse di reputazione, chet, del Tenca, del

De

si

Sanctis

* ;

sebbene presto

vede dai giudizi del Ber-

2

e finisse in ultimo quasi

con l'esser messa in uno stesso canto con quelle dei Quadrio e dei Tiraboschi. Alla

trapposto,

Manuale

Eschenburg

dello

zione italiana

Bouterweck

4 .

Si

Somma si

3 ,

seguire,

di cui si

importanza

vedano, oltre

i

3

XVIII

novembre

(Brescia, 1820-2), voi.

Luoghi citati. Handbuch der klassischen

*

Bibl. ital.,

5

Bibliot. ital.,

1.

e,

il

preparava una tradudette poi ai libri del e degli Schlegel

riserve,

5 ,

il

giudizi del suo collaboratore e continuatore

n. 35,

'23,

1818, recens. cit., p. 153, e C. Ugoni, Della

2

libro tedesco,

ammirava, pur con parecchie

Salfi (ne\V Antologia,

del secato

si

un

Sismondi e della Stàel

e del

nei quali tutti

i

compilazione del Cardella venne con-

come modello da

I,

Literatur

pp. 88-9), la Bibl. letter. ital.

ital.

nella seconda

prefaz.

(5. a

ediz., Berlino, 1818).

p. 149.

Berchet, Ugoni, nei luoghi

citati.

del

metà

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

58

nuovo metodo onde

«

i

erano più considerati

ma come un

libri dei

poeti e prosatori

come semplici

«

azioni individuali,

non più come

espressioni della qualità dei secoli;

ma come un

lusso lodevole delle nazioni,

petuo dell'uomo sociale

»

metodo

:

non

»

bisogno per-

di giorno in

«

giorno

applicato nelle opere migliori de' grandi uomini d'Inghil-

Francia e

terra, di

voto fra noi

»

l

Il

.

trovava in esso

zel,

»,

»,

«

il

un Men-

e che era ancora

Passerini, tradueendo

il

vantaggio di riunire

della letteratura in

storia

tutto

Germania

di

«

libro del

la teoria colla

modo da non formare che un

a simiglianza di ciò che

era cominciato a fare

si

nelle storie della filosofia, scritte con criterio sistematico, e osservava

dove

una

che ciò era possibile allora solo in Germania,

l'estetica era stata

molto studiata

2 .

arguzia, e

la

congiungeva con

Pecchio iniziava

Il

storia della poesia inglese, scritta con

buon senso

del costume inglese; sebbene riconoscesse poi

questo storicismo, e dell'applicazione da

economiche sito dello

alla letteratura

Shakespeare,

tiani si spiegano «

con

3

— se

perché

,

gli altri

la legge

e

con

storia del carattere e

la

della

i

limiti

di

lui fatta delle leggi

— scriveva

a propo-

drammatici elisabet-

domanda ed

offerta,

l'apparizione di uno Shakespeare è un fenomeno

lette-

rario fuori di ogni proporzione della solita legge d'econo-

mia pubblica, che pur regge molte volte le opere letteraun prodigio, quasi come « una palma sorta tra gli alberi di una foresta inglese » 4 Ma (come si è visto per

rie »:

.

1

Parole del Beiìchet nel Conciliatore:

2

Della poesia tedesca di

(Lugano, Euggia, 3

W. Menzel,

cfr.

pp. 425-6.

cit..,

1831), pp. ix-xr.

Sino a qual punto

le

produzioni

scientifiche e lettera?*ie

leggi economiche della produzione in generale *

Croce, op.

versione dal tedesco di G. B. P.

seguano

(Lugano, Euggia,

le

1832).

Storia critica della poesia inglese di Giuseppe Pecchio (Lugano,

Euggia,

1833-5, voli. 4): v. introd. e cfr. Ili, 230.

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI il

movimento

generale) anche sul nuovo metodo

storico

operava potentemente

della storia letteraria

indigena del Vico,

al

quale in effetto

il

la tradizione

tutti si riferiscono, dal

Foscolo e dal Torti all'Emiliani Giudici e

non era stato

59

al

De

Vico che aveva già detto che

la

l

Sanctis

.

E

poesia non

», come ripemente umana » Berchet), ma una (un « bisogno perpetuo dell'uomo sociale », come traduceva lo stesso Berchet)? Non era stato il Vico che aveva trattato Omero e i tragici greci e Pindaro e la commedia nuova e bucolici come espressioni delle fasi successive della società greca, e Dante come il compendio e lo specchio della barbarie o gioventù ritornata, del medioevo ita-

è un

«

teva

il

capriccio

di

piacere «

»



un lusso

necessità della

i

liano'?

Le proteste contro inerti proteste,



i

l'arida

desideri di

erudizione

una

non

rimasero

meri

storia concreta

desideri; e molti saggi e articoli e parecchi volumi di storia letteraria, pubblicati nella

prima metà del secolo, com-

provano che l'idea vicinami

romantica ed europea della

storia letteraria

Non

si

e

veniva anche in Italia mettendo in

atto.

furono, in generale, quei nuovi lavori, fondati su

ri-

cerche di nuovi materiali, e per questo rispetto potrebbero gli studi letterari di allora

sembrare

piuti in altre parti della storia, se tire

che

cento

i

indigesti, altrettanto si

invece iniziarne

stione. Del resto, qualcosa si fece e si

fosse giusto avver-

ammassati dall'erudizione del Sette-

materiali

erano, quanto

urgeva accrescerli,

com-

inferiori a quelli

non

la

copiosi, e difficile

non

dige-

anche per questa parte,

non piccolo vantaggio recò la migliore cognizione che venne acquistando del medioevo francese e provenzale forme popoprima spregiate o neglette. Ma il gran

e lo studio della letteratura popolare e delle lari di letteratura,

Croce, op.

cit.,

pp. 423 50.

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

60

progresso di allora ebbe luogo segnatamente nel metodo

con cui fu trattata e per opera del

tempi,

i

nuovo pensiero

nostri autori

vennero

contrasto, in qual fatti

campeggiare

modo

tolti

dall'angusto ambito de-

di essi discorrevano

nascenza europea, e degli spiriti civili

spirituali.

medioevo,

in relazione col

il

(si «

i

veda, per

puristi

»),

fa guardata a grandi masse, in

spondenza dei grandi moti

tecento, e

inglesi,

e

sui vasti orizzonti della storia universale;

la nostra letteratura

messo

ed

storiografico, adeguato ai

accademici e dei retori e dei grammatici

gli

congiunta

la storia letteraria. Sotto la

efficacia del Vico e dei critici francesi, tedeschi

il

ma



solo

ri-

Dante venne

e l'Ariosto con la ri-

Parini e l'Alfieri col risorgimento

nell'Italia

Foscolo e

tive e pessimistiche che,

della seconda

Leopardi con

il

movendo

metà

del Set-

correnti nega-

le

dalla filosofia sensistica,

s'incontravano col concetto romantico della doglia mondiale. si

Ai

critici

stranieri

(Schlegel,

Bouterweck

e

altri)

dovette precipuamente l'osservazione della profonda di-

chiude con Dante e

versità tra

il

periodo letterario che

quello che

si

apre col Petrarca e col Boccaccio, e che fu

la

si

vera e propria voce d'Italia nei tempi moderni: distin-

zione che presso quegli stranieri era sovente accompagnata

da scarsa intelligenza per

l'arte italiana, frivola (a lor dire)

nel contenuto e sensuale, 'ma che pur

si

fondava su qual-

cosa di reale e passò in patrimonio di tutti rici italiani,

i

critici e sto-

Balbo, Gioberti, Emiliani Giudici, Tenca,

Sanctis, talvolta resa persino

che non fosse presso

De

più severa nella condanna

gli stranieri, tal'altra corretta e in-

tonata a miglior giustizia. Comunque, era questa la vera via della considerazione storica; e coloro che

volentieri riparlano delle e della critica romantica,

siva di quelle

«

anche oggi

vuote generalità

«

»

cosi

dell'estetica

non intendono la forza progres», che, pur tra inevitabili esa-

generalità

gerazioni e deficienze, fecero compiere alla storia letteraria

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI gran passo che

cosi si

formasse per

si

potrebbe quasi dire che allora essa

prima volta, in quanto

la



storia, racco-

gliendosi in un tipo che rimane duraturo, sebbene, anzi ap-

punto perché, suscettibile d'infinite determinazioni e arricchimenti, e anche di correzioni più o

Come conferma

quanto siamo venuti

di

meno

radicali

1 .

qui dicendo,

fin

ricorderemo alcune delle storie letterarie, che furono allora tentate; e anzitutto giova accennare a un'opera di transizione, nella quale

osserva

si

Tapparire del nuovo:

compose e

la

il

persistere del vecchio nel-

prosecuzione che Camillo Ugoni

che fu assai differente da quella del Ticozzi,

che continuò con

la

la stessa

opera

3 .

L'

Ugoni

la

i

quale an-

il

comincia

rassegna dei metodi tenuti dai vecchi

festando le sue simpatie per

2

del Corniani,

dei Secoli della letteratura italiana

infatti

storici,

nuovi e stranieri

;

mani-

e sente

che, prendendo egli a considerare la letteratura nella se-

conda metà del secolo decimottavo, ha derne

il

il

dovere d'inten-

carattere generale e gl'interni motivi. In quella

letteratura, infatti,

nota un contrasto tra coloro che, se-

guendo la filosofia razionale e l'esempio delle altre nazioni, procuravano di rinnovare contenuto e forme, e gli altri che ripugnavano e si attenevano all'antico. Del qual contrasto, che divenne poi di romantici e

classici, egli si

riserbava di

parlare in una dissertazione finale (che non scrisse), dove

sarebbe studiato altresì di

«

determinare quale sia stato

si il

gusto e l'indole della letteratura italiana nella seconda

metà del secolo decimottavo, per quanto le grandi e caratteristiche divergenze delle maniere individuali dei primi

1

Per una correzione

radicale,

si

veda

la

Riforma

della storia

lette-

raria ed artistica, in Croce, Nuovi saggi di Estetica (Bari, 1920). 2

Della letteratura italiana nella seconda metà del secolo

scia, 1820-2), e 3

il

rimanente postumo (Milano,

Nella edizione di Milano, Ferrario,

1856).

1832-3..

X Vili (Bre-

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

62

permetteranno di raccogliere da

fra gli scrittori ci

comune mancanza

carattere

poco

la

e nazionale

»

l

un

essi

Senonché, importerebbe

.

di questa dissertazione, se la serie di

mo-

nografie sui singoli autori determinasse davvero o cercasse

determinare

di

il

carattere storico di ciascuno.

non ha questa potenza, sebbene

modo

secco ed estrinseco

suo predecessore Corniani

ratamente

vita e

la

dei vecchi

l'Ugoni alto

sul

storici, e altresì

del

e di ogni autore, narrata accu-

;

fatto

Ma

sollevi assai

si

giudizio del

espone a lungo ed esamina tutte

le

morale,

carattere

opere, confrontandole

con altre dello stesso argomento, e persino con quelle posteriori.

Deve

trattare, per esempio, del saggio del Baretti

sul Machiavelli?

E

l'Ugoni

si

spinge fino a riassumere

il

saggio del Macaulay sul politico fiorentino. Del discorso del Verri sull'indole del piacere e del dolore? losofa

con quel

mento a Orazio terpetrazioni, al

dole ora rigettandole. tica a

una a una

E ne

del Galiani?

lume

Ed

egli

fi-

piacere e sul dolore. Del co-

sul

filosofo

discute le singole in-

degli studi oraziani, ora

Deve parlare

le tragedie,

dell'Alfieri?

difenden-

E ne

cri-

dissertando sulla materia sto-

rica di ciascuna di esse e paragonandole ad altre tragedie sui

medesimi temi.

Il

suo è insomma l'atteggiamento del

lettore studioso e curioso, rico

:

sebbene, in generale,

ma non il

del critico e dello sto-

suo giudizio critico sia

seri-

nato e talvolta acuto. Eccone un esempio a proposito del Baretti.

«

Donde mai venne

(egli

scrittore di educazione letteraria di sapere

si

né vasti né profondi e neppur molto

pur cattivasse perpetuamente a' suoi di?...

La cagione

gli

brillanti,

animi e facesse chiasso

sta tutta nella franchezza

e nell'anima calda dello scrittore »: «

domanda) che uno

imperfetta, d'ingegno e

sta

burbera

tutta in

quella

stretta adesione tra la sua coscienza e la sua parola, in

Op.

cit., I,

pp. XIV-XVI.

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI quella calorosa convinzione di quanto scriveva (dice

Ugoni)

1'

Ugoni

Neil'

ma

storica;

«

giova ripetere agli scrittori

»

insomma, ancora deficiente

era,

questa

può vedere, vigorosa

si

»

Go :

e ciò

l .

la filosofia

e consapevole,

accingersi all'opera nel discorso di Silvestro Centofanti, Sul-

V indole ed

il

processo della letteratura greca

succosa storia di essa letteratura.

con

la

gresso

umano

sua storia, »

;

mostrare

della vita ellenica, né

privilegiati,

sensibil

ma

che è poi una

sulla teoria del pro-

l'educazione progressiva dello spirito

opere dei poeti,

»; e, nelle

namento

«

,

Centofanti vuol dare,

Il

documenti

utili

«

2

il

non un estrinseco

«

or-

semplice lavoro di alcuni

profondo concento di quella vita e la

il

forma della sua bellezza interiore

letteratura vi è rappresentato procedente a

mazione progressiva della umanità e

». Il

corso della

una con

la for-

civiltà greche, e vol-

gente poi a corruttela e a condizione imitativa con

le

cause

stesse che prepararono e fecero inevitabile la caduta della

libertà nazionale.

E

si

cerca di determinarne la fìsonomia

generale nell'età classica

:

la

mancanza

cioè che, al

lume

della idea cristiana, vi appare della idea sublime dell'ani-

ma, del senso morale, della dignità e

felicità

umana, del

pensiero infinito, compensata dalla freschezza, dalla sem-

ingenua e inimitabile delle prime produzioni della natura; e s'indagano a questo fine i poemi

plice letizia e dalla forza

omerici ed esiodei,

i

pili

ispirazioni religiose ed

antichi etiche

;

lirici,

e

si

i

tragedi, nelle loro

vien penetrando nel-

l'indole propria di quel mondo, pur col senso delle difficoltà che impediscono una compiuta visione. Similmente si rende giustizia alle età posteriori, alla socratica, alla ellenistica e a quella che

1

2

va da Augusto a Costantino, nella quale

la

Voi. I (della parte postuma), pp. 33-54.

Fa

piti celebri

scritto nel 1839-41

come introduzione

traduzioni italiane (citiamo dalla

ai Poeti greci nelle loro

2. a ed.,

Livorno, 1853).

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

64

legge che regolò la letteratura greca fu diffusione di lumi, cioè legge politica che regolava

il

mondo romano

legge di general

«

conforme a quella

tutto

al

»

e che preparò

,

il

trionfo dell'idea cristiana.

Come dere

il

il

Centofanti drizzasse tutte le sue forze a inten-

movimento

obiettivo della storia,

si

osserva anche

nei suoi- lavori di biografia, nei quali, vichianamente e a

modo con

ogni

forte senso filosofico-storico, investiga la lo-

gica interiore della vita individuale in rapporto ai versali,

assegnando

il

che sembrerebbero deviazioni ed

erramenti. Notevole è in particolare

fanti,

',

uni-

suo proprio valore a ciascun periodo

di vita e persino a quelli

l'Alfieri

fini

il

ragionamento

sul-

sebbene, come tutti gli scritti storici del Cento-

troppo grave di teorie, senza quel compiuto assorbi-

mento dell'idea

nel fatto, che rende possibile

una spiega-

zione quanto intelligente altrettanto semplice e perspicua.

Dove

l'Alfieri,

narrando

abuso di tempo e il

la

di sé,

non vide che

mancanza

Centofanti contempla

«

quasi

«

un giovanile

di ogni studiato sapere

dramma

il

»,

della natura, la

quale, anche abbandonata a sé stessa, col vario uso e con-

tendimento delle sue forze impara finalmente a conoscere la

mèta a cui debba

indirizzarle

l'autobiografo rappresenta «

come

».

quei viaggi, che

In

aridi e vuoti e senza scopo,

tutte le sue facoltà furono esercitate:

memoria, immagi-

nazione, intelletto, orecchi, forze muscolari, tutto l'uomo fu

almeno tentato, se non trovato e disciplinato e posto in armonia con sé stesso ». La propria ignoranza l'Alfieri esagerò, nel narrare la sua vita, perché alla scolastica disciplina, o so, o

non

«

o attribuiva troppa virtù

volle conoscere

bene sé

quanto toglieva a quella prima parte della sua

tanto voleva aggiungere alla seconda

».

Ma

stes-

vita,

poiché, con l'ab-

bozzo della Cleopatra, ebbe finalmente compreso sé stesso e

Premesso

all'ediz. Tragedie e vita di Vittorio

A Ifieri (Firenze,

1842).

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI sotto

suo proprio magistero

il

letterari, la

si

mise ad acquistare

65

gli abiti

sua arte, per effetto della sua vita anteriore,

di quel più vero e sostanziale magistero, fu

« vita e non meccanismo, espressione della sua interiore persona, non

imitazione, non copia servile dei classici tardi

letterato,

ma

«

».

Diventò un po'

anche questo danno fu compensato

da altri vantaggi, perché da questi quasi fanciulleschi studi venne talvolta un fiore di grazia pudica, uno spirito di semplicità sincera alle forme dell'eloquenza, che danno

Con

salto alla virilità del pensiero».

anzi dialettica,

mai giunto

Cento fanti svolge

il

cronaca

medesima

la vita dell'Alfieri, or-

di quella vita,

ma

dei fatti che la costituiscono scoprire le leggi

tutto

il

ri-

logica,

medesimo; non proponendosi

in possesso di sé

egli di narrare la

la

dalla serie

«

native che

processo ne regolarono, e determinare per distinti

gradi questo ordinato processo all'Alfieri

che ha compiuto

la

»

;

grado estremo,

fino al

sua opera poetica, e

si



al

lavoro del letterato e del traduttore, aspettando la pros-

sima morte.

«

Gloria, amore, amicizia, pàtria, libertà erano

cagione di perfezionamento in questa vita singolarissima intesa le

sempre

al

»,

lavorio della interiore perfezione, donde

viene un aspetto

religioso.

con mano napoleonica, pose

la

E

l'Alfieri

tra

due

secoli,

base alla nuova coscienza

nazionale italiana, e restò in mezzo a quei separati mondi diritto, solo, altissimo, «

il

monumentale

».

Certo a

lui

mancò

senso profondamente pieno della civiltà moderna, e

però anche la di

lui profezia del

futuro fu difettiva e la

sua Idea poetica non poteva essere progressivamente

conda

»

;

ma

tanto più energico appare

singolare la sua

figura,

»,

osserva

le

difetti

«

tutta fieramente ri-

forme secondo

gole, con profondo contrasto che è

quale arte gli stessi

fe-

suo carattere e

ed energica e singolare quella

sua arte che, mentre nella sostanza bolle di libertà

il

le

comuni

re-

armonia profonda. Della

hanno una

logica, perché

«

la

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

06

natura e

preoccupazioni dell'uomo non lasciarono sempre

le

lo scrittore in tal

disposizione

estetica, quale

a produrre la vergine bellezza dell'arte

deva

altresì

che

zione inviliti

voce

a scuotere

«

richiesta

è

e l'autore cre-

;

popoli, per diuturna corru-

i

bisogno alzare più forte

guasti, t'osse

e

»

la

».

Questi scritti del Centofanti, col loro faticoso congiun-

gimento evidente tando.

di filosofia, storia e storia letteraria,

mostrano più

processo di fusione, che allora

veniva ten-

il

Con minore apparato

e soprattutto dal

adoperando

gli

con critica

belle

Foscolo che del Vico

«

role:

liane:

filosofica

derivata dai

Abbiamo finalmente una il

che era nel voto di

vano ammaestrarsi, dei varie forme dell'umana critico, dal

si

fatti »

;

e questo suo

la

si

le

pa-

Lettere ita-

che brama-

tutti gli studiosi

filosofi

con

critico

delle

storia

me-

sua Storia delle

indagatori del vero nelle

intelligenza...

Tenca, giudicata, nel 1852,

» «

2 ;

e da

un

altro

nobilissimo e an-

cora unico tentativo tra noi d'investigazione torno allo

dal Vico,

era nutrito, e

intera la storia della letteratura italiana

venne generalmente riconosciuto, e 1 fu salutata da un lettere in Italia «

si

movendo

esempi stranieri, Paolo Emiliani Giudici

provò a trattare

rito

filosofico,

sviluppo letterario della nazione

»

filosofica in3

Quel libro

.

era preceduto da un ampio discorso sui critici e storici, e

contro

i

critici e storici, della

nel rifacimento del 1851

r>

,

4

nostra letteratura

,

soppresso

e nel quale era dato scorgere gli

i

Firenze, 1844.

2

L. Ciccone, in Antologia italiana di Torino, 1S47,

3

Prose

4

Ckoce, op.

cit.,

5

Compendio

della storia della letteratura italiana (Firenze, 1851):

II, 568.

e poesie scelte, I, 366.

pp. 433-4, e cfr. p. 425.

anche, come fu poi intitolata: Storia della renze, Lemonnier, 1865).

leti.

ital. (4.

a

o-

impress., Fi-

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI mentale

preparazione

intenti e la

Anche

dell'autore.

la

voleva essere una storia delle lettere in relazione con

stia

la storia

generale, non più al

Ginguené, nei quali

vano

quaderni

«

le parti

»,

modo

del Tiraboschi e del politica gli pare-

le notizie di storia

opere diverse, uniti a caso in un tomo

di

di storia letteraria

»,

ma

con effettiva

dal che soltanto poteva

fusione di entrambe

«

ottenersi

«

della spiegazione politica della letteratura

quanto

alle

tanto

che era

»

biografie, «

suo libro

massime

si

».

per tracciare

duta del paganesimo e

primo medioevo, ossia si

men-

a questo disegno

quali che siano le critiche ge-

siano mosse o

si

possano muo-

L'Emiliani Giudici

corso della sua storia, alla ca-

il

al diffondersi del cristianesimo nel ai

remoti antecedenti reali e ideali

una prima manife-

della letteratura italiana; della quale

stazione

risultato

introdurne quel

«



ai concetti e ai giudizi dell'autore.

risaliva

il

e similmente,

;

che grandeggiarono

di quelli

destini

i

riiisci infedele,

nerali e particolari che

vere

»

necessario a spiegare lo sviluppo

degli autori, e

tale*

proponeva di

si

nell'epoca e ne ressero il

67

ebbe nella corte sveva di

dello spirito cavalleresco

espressione

Sicilia,

che componeva armonicamente

in sé stesso le idee della religione, dell'amore e dell'onore, e

una seconda

la filosofia,

E

l'arte.

il

in Bologna,

dove

la poesia si

segnando irrevocabilmente

«

triumvirato

»,

primo di quel

una cosa

Quattrocento

si

chiude per

1'

Emiliani Giudici

d'accordo coi suoi predecessori stranieri)

della

sola

Ita-

Toscana. Col movimento della poesia e della cultura

fino al

ciò

il

che, circondato da tanti altri poeti

e prosatori, fece in letteratura apparire lia e

future del-

pieno fervore della vita politica dell'Italia di

quel tempo condiziona l'opera di Dante;

gran

congiunse con

le sorti

«

mincia

letteratura originale l'altro della

zionamento

».

»,

letteratura

e col «.
?.

Questi giudizi possono valere come esempì delle passioni

che s'inframettevano e turbavano allora

la schietta consi-

derazione della storia letteraria; onde la ricevuta opinione,

che accusa e scredita

la

storiografia

tempo, dicendola dominata da criteri ciò di serenità scientifica.

Se cosi

letteraria

politici

fosse,

Museo di

2

L. Ciccone, in Antologia italiana di Torino, 1847.

e lett.,

a. II, 1844, voi.

quel

non perciò essa

i

se.

di

e priva per-

IV, pp. 51-68. II, 568-90.

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI scadrebbe dalla lode che

abbiamo data

le

73

avere tolto

di

quella materia dalle mairi degli inintelligenti eruditi, biografi, bibliografi e

compilatori di storie esterne, configuran-

dola per la prima volta a storia interna, ancorché turbata, in

misura maggiore o minore, da preconcetti e sentimenti.

Ma come

la

ultima

ragione

dei

della

difetti

storiografia

neoguelfa o neoghibellina non era nell'amor di patria e nelle necessarie differenze di parti politiche, sibbene nella

filosofia poco matura e mal ferma, che lasciava aperto

chiamava

l'adito a quelle passioni o addirittura le

sue proprie; cosi anche

il

e faceva

giudizio politico della storia let-

come

teraria veniva favorito dall'Estetica del tempo, ed era

un caso particolare

un

di allora) di

particolare segnatamente all'Italia

(e

Giacché, com'è noto,

vizio più generale.

l'Estetica che prevalse nello Schelling, nello

nella

Hegel

in Italia e in altre parti di

idealistica tedesca,

filosofia

e nei minori,

ed ebbe séguito

Europa, era l'Estetica dell'Idea,

cioè della poesia e dell'arte intesa quale simboleggiamento del concetto filosofico, e la

stessa

della

analoga

o

filosofia,

sciogliendosi,

che

si

dialettica

svolgeva nella storia con concetto nella

del

storia

e o metteva capo nella stessa filosofia, dio,

parallelamente alla

progrediva

filosofia,

nella conoscenza della verità metafisica. E, se qualche op-

posizione

si

levò contro siffatta concezione, rimase inascol-

tata e senza efficacia: la teoria del

Che poi l'idea venisse determinata largo,

come idea

tempo era pur quella. in

modo

meno

più o

filosofica e religiosa o idea politica, o in

modo angustissimo come

idea guelfa o ghibellina, cattolica

o razionalistica, unitaria o federalistica;

tutto

ciò

aveva

secondaria importanza e non variava sostanzialmente rore fondamentale. si

Anche allontanate

le

l'er-

passioni politiche,

sarebbe ricaduti nel giudizio extraletterario della storia perché al concetto politico si sarebbe sostituto

letteraria,

un

altro concetto, etico, religioso o filosofico, e

magari

di

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

74

una particolare scuola letteraria o di un particolare temperamento di poeta, ma sempre un concetto; e l'errore fondamentale era

il

concettualismo estetico e non

non causa

ticismo, effetto e

a ben guardare, nel Tenca,

quale

il

ghibellinismo e dal guelfisrao, colare ideale etico, e a esso

che

di quello. Il

dal

già.

commisura

il

poli-

bensì dal

libera

si

ma non

il

osserva,

si

suo parti-

corso della

let-

teratura italiana, che, nella esposizione da lui datane, so-

miglia

il

corso di una malattia: materialismo o disarmonia

dappertutto, perfino in Dante, posto

un mondo armonico

e

vi

avrebbe introdotto anche

me

della discordia.

Ora

il

solo

che avrebbe com-

nondimeno, inavvedutamente, lui

la

la storiografia

discordia o

il

ger-

progredisce nel suo

generale col progredire del concetto della storia, ossia con l'approfondire sempre meglio l'idea dello svolgimento, e

progredisce nella sua particolarità col progredire dei concetti nei

rende

quali lo spirito

si

altresì intelligibile lo

concreta; e già

si

distingue e la cui distinzione

svolgimento nella sua forma

è visto di sopra

come

l'inesatto concetto

della vita etica o giuridica facesse sviare la grafia nel

moralismo astratto del Manzoni,

nuova

storio-

e l'inesatto con-

cetto della civiltà desse luogo alle mitologie romanofìle o

germanofile, cattoliche o anticattoliche. Del pari, la storiografia letteraria fu, a quel tempo, affetta di pregiudizi politici, il

appunto perché non ebbe sempre energico

e chiaro

concetto della poesia, della poesia nella sua purezza.

Ma

sarebbe diversa e peggiore esagerazione credere

che quell'errore nel concetto della poesia invadesse

rompesse tutta

là critica e storiografia del

cosa se davvero fosse accaduta,

si

paralisi del pensiero in relazione alla

alla storia della

tempo;

sarebbe avuta

e cor-

la

qual

la totale

poesia e all'arte, e

poesia e dell'arte. L'errore teorico, con-

tradittorio

com'è ogni

riografici,

specialmente nelle linee generali delle costru-

errore, occasionò alcuni errori sto-

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI storiche;

zioni

mente senso e

il

ma

lasciò fare e dire nel resto e special-

particolari, fare

nei

75

secondo che

dire

e

il

buon

retto sentimento e la retta intelligenza della poe-

Onde

sia e dell'arte dettavano.

vazioni acute e di

fini

gran numero

il

giudizi che

di osser-

quel tempo

critici di

i

pensarono e pronunziarono, e che sono passati nel patri-

monio comune. Né solamente poesia na,

si

ma

fecero allora

e

critica

la

genui-

qualità

progredirono altresì; e progredirono non solo no-

nostante

quell'errore,

ma

anzi in

forza

quell'errore,

di

La quale

di quella teoria dell'arte, simbolo dell'Idea. ria,

storia della

la

valere nella loro

teo-

per erronea che fosse, era pur di gran lunga supe-

riore

alle

teorie sensualistiche o pedagogiche o

vecchie

grossolanamente allegoristiche, e conteneva ricchi elementi di verità, che rischiaravano di grandi fasci di luce le opere della poesia e la loro storica

fìsonomia e

mento. Nella stessa relazione in cui fia letteraria,

la

loro svolgi-

il

nuova

considerata nella sua struttura,

spetto ai vecchi libri

degli eruditi e

filosofi

«

storiogra-

si »

trova

ri-

settecen-

nuova intelligenza dell'arte sta alle idee artistiche di quelli, grette, accademiche e superficiali, talvolta tutto regole di scuole, tal'altra tuùo galanteria. In quella nuova intelligenza, la poesia è religione, è filosofia, è amore del teschi, la

divino: qualcosa di più e qualcosa di

propriamente tanto che il

si

è,

ma

assai

più

di

deve concludere che,

romanticismo creò

meno

quel

di ciò che essa

in Italia

come

prima; altrove,

la storia e la critica dell'arte,

parlare con più esattezza, la storia dell'arte e

era

come

che

o,

per

come storia,

quella storia per l'appunto che ha a suo oggetto

l'arte.

Né mancarono

sparsi e poco consapevoli accenni al con-

cetto dell'indipendenza dell'arte; e può vedersene

lume persino nell'Emiliani Giudici critica,

nonostante

il

(cosi

un bar-

romantico nella sua

professato classicismo e

il

ghibellini-

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

76

smo

x

politico

)

;

in quel suo sforzo di circoscrivere la storia

della letteratura alle

che

glio

i

belle lettere », sciogliendo

«

2

della cultura

:

professione metodica che era stata già molto

Tommaseo

bellamente espressa dal

uno

lui fosse

nel 1828

Un

smania

dalla

di

,

sebbene ih

contradire, e perciò in-

che scriveva nel 1835,

recensore,

altro

3

dalla smania

di quei lampi d'idee, prodotti

di originalità e

fecondi.

miscu-

il

vecchi storici facevano con altre manifestazioni

serva (se pur non riecheggia

libri

stranieri) che

«

os-

la let-

teratura non è soltanto, com'è stato detto, l'espressione

ma

della società,

non

essa

ne è

è soltanto

altresì

l'anima e l'organo essenziale;

specchio che

lo

spegne. Mille forme ella e mille

nomi

viezza,

si

:

la

riflette

ma

vita,

anima e la assume, mille generi comprende

bensì l'impulso che la eccita,

il

che

soffio

la

fede, dubbio, politica, filosofìa, follia o sa-

pigliano da

lei

ad esame, cose tutte da

pro-

lei

vocate, svolte, discusse e propagate. Essa fonda o distrugge,

libri.

consola, fa traviare o dirige. I libri

o

affligge

epoche e

le

nazioni,

Un poema

Omero?

la

fa

le i

Grecia antica; da

Grecia? da Omero

fanno

come le epoche e le nazioni fanno un popolo, e viceversa. Chi produsse



Ma

ebbe incivilimento

chi

la

colui che

doveva prendere

a elaborare questa parte per l'appunto,

e concepire l'in-

dipendenza

»

dell'arte

4 .

pur nella sua dipendenza dalla com-

plessiva vita spirituale, e abbattere

simbolo,

1

cfr.

Francesco de Sanctis,

Ciò avvertiva già in qualcde

per

un modo più

esplicito,

il

modo

il

Bougese, op.

concetto

clell'arte-

ancor giovane. Nel

era

Tenca, op. cit.,

cit., I,

370: e

pp. 232, 238-9.

2

Cfr. Croce, op. cit., p. 433.

3

Antologia, n. 97, gennaio '28, pp. 3-20 (a proposito del Corso sto-

rico dell'antica Grecia dell' Olcese, e della Storia della

letteratura greca

dello Schoell, ecc.). *

M.

S. (Sartorio), nel Ricoglitore ital. e stran., a. II, 1835, parte II,

pp. 556-7 (a proposito della Stoica del Maffei).

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI 1839

egli

anno

accingeva

si

grammatica

e sulla

all'Estetica,

e,

cancellò

si

pur ricevendo cosi mai del tutto, della

letterario-concettuale vichiana

dialettica

andava orientando verso

la

qualche

a

li

insieme Vico e

e criticando

Gioberti;

e

un'impronta, che non

speculazioni sulla

e

per salire di

adoperando

Hegel

Schlegel,

gli

lezioni

alle

rettorica

77

hegeliana,

e

si

dottrina che alcuni decenni

più tardi formoiava, in opposizione consapevole all'estetica

come

hegeliana,

La quale

dottrina dell'arte-forma.

dot-

trina, prima ancora che fosse affermata con teorica net-

tezza, già traluceva in tante parti delle sue lezioni di storia letteraria, dettate negli anni innanzi

Anche

nel

campo più

ristretto

coltivato) delle arti figurative

lora

varietà,

cosi

le

1848

l .

meno

(voglio dire,

al-

ripetono, con talune

si

come

controversie

il

il

generale

avanza-

mento che abbiamo osservato nella storia della letteratura e poesia. Anche per questa parte, in quella prima metà dell'Ottocento i nuovi lavori di erudizione e di critica dei documenti e dei monumenti furono assai scarsi (e si adoperarono talvolta, ma non si accrebbero, i risultamenti delle ricerche che venivano eseguendo

i

tedeschi

:

comentata del Vasari, fatta dai due Milanesi,

l'edizione

cominciò solo nel 1846)

;

e per questa parte

lo sforzo si spese nel passare,

anche, tutto

per la pittura, per la scul-

tura, per l'architettura, dalla storia esterna alla storia in-

terna.

Il

cava per

ma

monito era

dell'arte

sulle

«

il

medesimo di quello che si predinon più storia degli artisti,

la storia letteraria: ;

scuole

non più »

di

serie

regionali,

ma

biografie o di

ragguagli

studio delle opere in rela-

zione al movimento della società e della civiltà; non più

cronaca inanimata,

i

Le

si

ma

racconto vivo, guidato da un pen-

vedano, pubblicate da

nella Critica,

XIII (1915)

e sgg.

me

di su

i

quaderni degli

scolari,

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

78 siero.

Impresa

difficile »,

«

quanto desiderabile altrettanto grande e

giudicava

un recensore

la storia dell'arte

Biblioteca italiana del 1816

:

e

«

della

dico (soggiungeva) storia

dell'arte, e non degli artisti; perocché

il sapere dove nacque uno scultore, quali maestri ebbe, quali fautori e

quali emuli, e quali opere condusse (ciocché nelle vite degli artisti suole narrarsi, e

ne abbiamo non poche), non è più

che parte della materia che dalla storia

dell'arte,

la

dee trattare ed illustrare

si

quale sta principalmente nelle

opere; e queste, paragonate tra loro in ragione di tempi e

mostrano verissimamente

merito,

di

che talora corre verso

l'arte,

il

E

e talvolta è che torni addietro. le

sue origini e

città;

e

il

meno importante arti

si

ferma

questa vicenda ha pure

sue cagioni, non tanto nelle scuole degli

dimostrare queste cagioni è e

debitamente richiesto

ufticio

tenga non meno dello artista che dell'erudito e del sofo

»

contro

non

allo storico delle

quale perciò conviene che sia di gran mente e

il

:

procedere del-

quanto ne' costumi degli uomini e nelle fortune

artisti

delle

le

il

perfetto, talora

l .

il

E

ci

filo-

campo un Tiraboschi, critiche come a tipico e

era anche in questo

quale

si

appuntarono

le

solenne rappresentante della vecchia storiografia; e

il

Ti-

raboschi della storia dell'arte era Luigi Lanzi, correligionario e amico dell'altro, dello storico della letteratura, dal

quale

era

stato

d'Italia (1789).

esortato

Non

si

a

scrivere

negavano punto

storia

la

pittorica

benemerenze del

le

Lanzi in quanto diligente raccoglitore e lucido ordinatore di notizie;

ma

egli (scriveva l'Ugoni),

«

pieno la niente

dei precetti dei trattatisti, credette giovare all'incremento dell'arte

buoni cetti e

i

spargendoli nella sua opera, né s'avvide che

libri

i

intorno alle arti non sono le raccolte dei pre-

dogmi pedanteschi, bensì

bill. ilaL, 1816, III, 28G.

quelli

che, cercando la

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI natura del cuore umano, agevolano

il

(




Ciò che

'.

soprattutto spiaceva era la passività del giudizio artistico del Lanzi, che

comune

abbandonava docile

si

e

sommesso all'opinione come di doverosa

e all'autorità, lodandosi di questo

modestia.

Lanzi (diceva Pietro Selvatico)

Il

ebbe sicu-

«

ramente da sopportare una grossa briga per raccogliere le notizie necessarie alla sua vasta fatica, per appurare date e

nomi

al

noioso crogiuolo della cronologia, per cercare

infine e coi viaggi e coll'esame d'infiniti libri le più ce-

lebrate opere di tante centinaia di pittori

anche tutta «

la

pubblica opinione

atteneva, non

».

sua fatica; perché, quanto del suo

»

tempo, alla quale egli

procurava alcun dubbio o

perfettamente concorde.

avevano imparato

«

Tutti dalla

e ripetevano

adorare Tiziano come

il

fastidio,

mamma

il

nume

e dal

il

;

i

Op.

cit.

i

il

Raffaello più aversi a ;

i

Caracci

ristoratori della pittura ecc. ecc.

(parte postuma), IV, 401.

la

fulmine del-

del chiaroscuro; Michelangelo,

stimare nelle ultime che nelle prime sue opere

come

babbo

primo coloritore del mondo e

più sublime fra quanti furono artisti

doversi venerare

si

essendo

pappagallescamente doversi

luce della scuola veneta; Tintoretto essere l'arte; Correggio,

Ala questa fu

al giudizio, la

»

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

80

e tutti disprezzavano Giotto e la sua scuola,

usando come

sinonimi giottesco e barbaro, e chiamavano secchi e rozzi i

quattrocentisti, levando al cielo negli artisti del Cinque

e Seicento

bello ideale,

il

il

fare michelangiolesco, la imi-

tazione dall'antico \ Pure già prima del Lanzi nel

cato da alcuni troppo sistematico, e vi e imperfezioni, rappresentava tica

»

«

«

una

dell'arte:

storia

Mentre da noi

antiquaria è

il

notassero errori

si

una nuova

ed offriva un modello classico

essere

mondo

apparso un libro che, sebbene fosse giudi-

scientifico era

fa-

che dovesse

Winckelmann.

del

libro

grande

e

di quel

disputava di teologia, e di ciò che in

si

meno importante

greche da noi stri artisti si

si

e più noioso, mentre le arti guardavano con occhio stupido e dai no-

dispregiavano, e perciò

le

nostre arti erano

degnissime di abbominazione, renne dall'estrema Germania

un uomo povero, ma

dotto e faticante;

e,

per avere in

conto di grand' uomo Giovanni Winckelmann, basterebbe

immaginato

ch'egli avesse dell'arte

:

opera in

comporre una storia allora senza esempio » 2 Né quel libro di potersi

.

straniero, nato nella terra d'Italia, rimase qui estraneo, co-

me

è

comprovato dalle discussioni che levò

tra gli antiquari

dalla traduzione italiana annotata che ne fu fatta,

italiani,

e dai lavori di Ennio Quirino Visconti, che in molte cose

correggevano

i

giudizi del tedesco,

ma pur

assai se ne gio-

vavano. L'Ugoni raccomandava in critica d'arte come in critica nieri,

letteraria la

che non era

stranieri

«

pili

fratellanza

tempo

avevano sovente

»

con

di gelose

assai

gli

studiosi

stra-

separazioni, e gli

meglio di noi studiato e

inteso le cose nostre. Egli lodava assai persino

YHistoire

de la peinture en Italie dello Stendhal (1817),

poco ben

«

trattata da alcuni dei nostri critici, inetti a sentire

1

Rivista europea,

2 Bill. ìtal.,

Le,

N.

S., a. I, 1843,

pp. 237-8.

parte

II, p. 65.

i

pregi

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

81

quest'opera, la quale abbonda di sentimento e

filosofici di

di riflessione, e scarseggia di triviale erudizione

ma

L'esempio straniero non solo fu di guida

1

»

.

emu-

di

lazione; e Leopoldo Cicognara, quando, dopo la storia dell'arte

Winckelmann, vide comparire

antica del

volami del libro del D'Agincourt che seguenti, fu

stendeva

si

primi

i

alle età

stretto dal timore che potesse sorgere qual-

«

che altro rispettabile straniero,

quale, prendendo a trat-

il

tare l'epoca più gloriosa per l'Italia, ci gravasse dell'in-

curia di affidare sempre ad altrui penna

i

fasti di

questa

nostra nazione, maestra di tutta l'Europa incivilita »; e prese a comporre lui la Storia della scultura in Italia /ino ni secolo di Napoleone per servire di continuazione alle opere

di Winckelmann

lume

di D'Agincourt, della quale

e

usci nei 1813

2 .

ma

generico ed estrinseco,

talvolta

in particolare

il

zioni semplicistiche dei

«

3

tesse

le

ma

ma

e delle fazioni

A .

Op.

2

Venezia, 1818:

tolo

*

secolo di

3

Gap.




e 1818, :

mutato nel

cfr. I, p. 7.

ti-

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

82 la

pace e

la

pace regnò in

mente

sonno

secolo decimottavo in cui,

il

sarebbe

Italia,

inerte

pili

»

l .

Ma ben

«

a lungo

si

secolo

eminente-

le arti

dormirono

stato

laddove proprio allora

artistico,

loro

il

le arti,

più di questo savio

scetticismo circa le spiegazioni causali è la tendenza di cui il

Cicognara dà prova a spiegare

vitalità spirituale in genere,

con

la vitalità dell'arte

che

la lotta

avviva

2 .

Nel

la ri-

conoscere questo valore alle passioni e ai sentimenti, non gli

sfugge l'importanza

somma

Ciò lascia pensare che

mezzi dell'espressione,

stesse

essa

«

spirito di religione ».

Cicognara avesse dell'arte coni

predecessori; e infatti

suoi

pur non sapendo uscire dal dualismo

egli,

e

il

non

cetto più adeguato che

dello

parole

con

le

sue

primato dell'espressione e a risolvere in

il

Nota

cosiddetti mezzi.

i

di espressione

viene a suggerire

che

infatti, tra l'altro,

denza dell'espressione risulta dalla forza con cui ciò che vuol esprimere e dall'uso facile dei

zionali ed artificiali

»

;

« l'evisi

sente

mezzi conven-

e che gli artisti del Trecento e Quat-

trocento, per esempio, avevano, con mezzi più scarsi, sen-

timenti più vigorosi, e quelli del Cinquecento giori mezzi d'arte, «

la

somma

fedecommesso

»,

si

perde

3 .

tanti

mag-

ingegno a trovare si

può fare

«

i

mezzi

tradizione

quando l'altra scema, fintroppo, anche la tradizione dei

e perdurare

ché, raffreddandosi essa di

mezzi

l'

laddove di questi

»,

«

sentivano più debolmente »; e che

sensibilità acuisce

d'espressione o

ma

Donde

la

simpatia e l'intelligenza che

il

Cicognara, pur ammiratore del Canova, mostra per l'arte primitiva, ingenua, candida, pura, spontanea, a fronte di

quella sapiente

4 .

1$

i

Op.

2

Op.

cit.,

3

Op.

cit., I, 289.

A

Op.

cit., I, 15.

cit., I, 304. I,

283-4.

vuole che

le deliziose

opere artistiche

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI della

bare

infanzia

«

o almeno che ben

»,

che

tale

denza

della civiltà

»

non



l .

che non

dalla

è,

si

non siano chiamate

distingua la

barbarie vera

«

barbarie prima

che è

»,

la

scorgere

il

legame tra

Perché

inizio,

decadenza

fioritura,

e

lui

Cicognara

il

come

ma non

risorgimento;

»,

deca-

michelan-

lo stile

libera dalla concezione della storia dell'arte

si

bar-

«

gran nome di Michelangelo può tanto su

il

gli lasci

giolesco e la decadenza imminente.

non

«

83

è

schiavo di questo schema (che, d'altronde, ha pur la sua certa guisa riconosce che l'andamento della

utilità), e in

non è assimilabile all'andamento

dell'arte

storia

scienza ed

per cosi dire, più vario e frastagliato e ricco

è,

d'incidenti

2

anzi

;

è

egli

forse

l'inventore

gnosa, sebbene solìstica, spiegazione del «

barocchismo

nuovo che

»

il

»

mercé

nella

Salti estese

giorni nostri

il

concetto

«

della

inge-

secentismo

della

»

o

ricerca del

«

scienza e nell'arte, producente diversi ef-

nella

salutari

fetti,

della

prima e dannosi letteratura

alla

nell'altra

e

3 ,

concetto

ha ripetuto

altri

ai

V

L'esigenza di un severo criterio per la storia dell'arte, il

bisogno di rompere ormai risolutamente

il

passivismo del Lanzi e degli

differenti lodatori

il

altri eruditi e letterati, in-

d'ogni cosa e riserbanti

il

gio solo per le bellezze ingenue e modeste,

mati, poco dopo

il

1830, con

quietismo e

loro

dispre-

furono affer-

grande vivacità e abbondante

eloquenza da Pietro Selvatico, in polemiche e saggi vari, e infine

nella

Storia estetico -critica delle arti del disegno,

che cominciò a pubblicare nel 1852.

i

Op.

2 Cfr.,

cit.,

per

I,

Il

Selvatico aborriva

307-8.

es., I, 365-6.

s

Cfr. Ili, 318.

4

Si

vedano in proposito

del Seicento, prefaz., p.

xm.

i

citati miei

Saggi sulla letteratura italiana

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

84

soprattutto coloro che facevano consistere

pregio dell'arte

il

nel colore, nel chiaroscuro, nel disegno, e in altrettali cose rese astratte ed estrinseche, che egli chiamava, in senso

peggiorativo, la

forma

«

»

;

e,

insieme con

essi,

acca-

gli

demici riecheggiatoti del Winckelmann e del Mengs, col loro

bello ideale

«

», «

decrepito Achille di certi esteti »:

il

ma non amava nemmeno «

»

Rio,

De

.

Cantù

;

lui,

e

«

non

se

la

»

il

non poteva

essere,

ma

solo di

rappresentazione del vero,

quello che innalza la

mente

e idoleggia

bello morale

il

»

;

da ammettere solo in quanto diventa scala e puntello » del morale, perché « bellezza non è

laddove «

che

Tommaseo avevano procurato di divulgare in anche dalle opere del Rumohr e del Montalambert.

il

L'arte grande e utile veramente

per

gli

libro del

la poesie chrétienne, pubblicato nel 1836, e

e -

Italia

che chiamava

altri,

forme d'arte più dispa-

Grande impressione aveva ricevuta dal

l

rate

«

quegli

eclettici », disposti a lodare le

il

è

fisico

ma non

ove non è verità,

ogni verità racchiude bellezza

»,

scaldata da quell'affetto che quando non sia fiammare l'anima di nobili commozioni » 3 Il « pensiero

vale a rin-

«

.

»

era, dunque, per il Selvatico, il primario nell'arte, sebbene non vedesse, come il Rio e altri di quell'indirizzo, nel « naturalismo » il gran nemico, giudicando che « non il natu-

ralismo propriamente detto nocque alla pittura cristiana, il

naturalismo non bene scelto e non ricercato

1

Si

scrivere

veda

una

il

suo discorso del 1843: Con quali intendimenti

storia delle arti del bello

Firenze, 1859, pp. 383-403): e p. 60, 2

IV, 1841, parte

visibile

cfr. Rivista

tore, III, 1836,

3 Scritti d'arte,

debba

europea, III, 1840, parte

II,

III, p. 191.

del libro del

parte

si

con-

(ristamp. in Scritti d'arte,

P. Selvatico, in Rivista europea, IV, 1841, parte

una recensione

fra' tipi

ma

Rio

II, p. 411.

p. 389.

scritta dal

III, pp. 182-4;

Tommaseo,

è in Ricoc/li-

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI venienti al soggetto e,

» *;

e schivasse deliri ascetici e mistici,

per quel che riguardava

rivolti gli

carezzare

mo,

animi «

vava

i

suoi tempi, riconoscesse che,

alle scienze e all'utilità, l'arte

l'unico affetto che ci

l'affetto nella vita

dovesse ac-

rimanga potente

intima e famigliare

fiorire della pittura di ritratto, di

il

85

nell'ani-

come compro-

»,

paesaggio, di scene

2

Con queste temperanze, egli appar« puristi », ad analogia dei puristi nelle cose di lingua 3 perché, come questi nelle scritture dei trecentisti, essi vedevano la salute nello studio dell'arte italiana del Tre e Quattrocento. E, nutrendo siffatti pensieri, si può immaginare come il Selvatico accogliesse

popolari e domestiche

tenne alla scuola che

.

disse dei

si

,

della pittura

la Storia

l'introduzione, senz'aspettare

letta

primo volume, di

italiana del

scrisse

augurio, un

Rosini

che

un annunzio, che

severo

ammonimento

si

4 ,

della

era, sotto

e quasi

di

le

il

forma

un'intima-

zione affinché l'autore prendesse a lumeggiare in

conveniente

quale,

pubblicasse

modo

meraviglie dell'arte cristiana, non spasimasse

ammirazione per alcuni degeneri discepoli

di Raffaello,

come si usava, incensasse pittori appena mediocri e facesse un fascio dei servili imitatori respingendoli, e, insomma, desse il buon esempio di non confondere il vero non,

artista,

«

questo

soffio dell'alito di

Dio sulla terra

»,

con

maneggiatori di pennello lodevoli per colorito più o meno

buono o disegno più o meno castigato, perché « è ormai tempo che si dimostri essere la forma dell'arte veste soltanto, non midollo, non spirito: la moralità sola formarne scopo

»

5 .

Il

Rosini,

come era da prevedere, non

1

Rivista europea, IV, 1841, parte III, p. 184-5.

2

Rivista europea, a. IV, 1841, parte II, p. 330.

3

Scritti d'aìre, pp. 135-64.

i

Pisa, 1838 sgg.

5

Rivista europea, a. II, 1839, parte III, 365-8.

rispose a

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

8G

aspettazioni

tali

due

articoli

e

;

il

Selvatico allora gli scrisse contro

indignato che in

*,

un'epoca di tanto pro-

«

gresso filosofico com'è la nostra, nella quale

pensiero indagatore dei le

penne,

gli scalpelli,

— invece

tori »,

di

fini e

ed

le seste

muovere

vuole

si

il

dei sentimenti che diressero

pennelli dei progeni-

i

dalla religiosità popolare che

produsse l'arte di Giotto e di

passare all'arte scientifica



dell'età seguente, vigorosa di studi sul vero e sulla pro-

spettiva,

ma

fiacca di contenuto morale e preparatrice del

degradamento materiale,

paganeggiante, decorativa

della

Cinque e Seicento,

e sfarzosa arte del



Rosini intro-

il

ducesse la sua storia, come se trattasse di un'arte mecca-

mezzi

nica, con disquisizioni sui

tecnici, e desse subito a

divedere, che egli considerava la pittura imitazione del

vero materiale

Pel Rosini, non

2 .

meggiava sovrano di grandi lodi

si

sugli

solo

tutti

artisti

Michelangelo pri-

ma degno

d'Italia,

teneva perfino un Giulio Romano:

nierato e pagano Giulio, quel Giulio che avvoltolò nello

« il

ma-

il

pen-

broda della mitologia e nelle lascivie

nella fetida

dell'Aretino, quel Giulio che infangò fino a gola nelle con-

venzioni del Buonarroti

»

pittura

i

stauratori

della

3 .

E lodava

l'Allori, e

diceva re-

Caracci, e gli sembrava che la

scuola senese fosse tornata gloriosa per opera dei Vanni e dei Salimbeni; ratta

«

e,

più strano ancora che l'arcicorrotto Ma-

dipingesse egregiamente

ratissimo e smorfioso Cignaroli bei tempi della veneta scuola

peo Batoni fossero tura in Italia

»/*.

1

Rivista europea,

2

L. e, pp. 65-9.

3

L. e, p. 70.

«

L. e, pp. 70-3.

«

le «

»,

Vergini

»,

rinnovasse e Raffaele

il

e

il

manie-

tingere dei

Mengs e Pomnuovo la pit-

destinati ad innalzare di

Tutto ciò senza parlare della confusione,

N.

S., a. I,

1843, parte II, pp. 65-74, 142-51.

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

87

dell'intricatissimo labirinto nel disegno della sua storia, e artisti di cui di-

della sua incapacità a caratterizzare gli

scorreva il

! ,

e dei molti errori di date e di attribuzioni, che

Selvatico gli notava

dottrine che allora

8 .

quale

Il

si

oppose anche a certe

affacciavano per la prima volta, e

si

si

videro poi trionfare col Taine, onde la grandezza dell'arte italiana

veniva spiegata con

smo, coi

delitti

grandi; e mostrò per contra che la

dei

forza onde veramente religiosa e morale

vano parecchi

3 .

altri

la superstizione, col dispoti-

si

generò quella grandezza, fu

studiosi e storici

derchi, che scrisse sulla scuola 4

cento

;

dell'arte

d'arte,

come

mosse

il

Marchese, che scrisse

pittori, scultori e architetti

La-

il

ferrarese del Sei e Sette-

e nella stessa sfera della considerazione si

la fede

In pieno accordo col Selvatico lavora-

le

religiosa

Memorie

del

domenicani^.

Senza dubbio, a noi ora è facile scorgere a primo sguardo ciò che v'era di esagerato e di arbitrario in codesto criterio storico-estetico, che in ultima analisi

portava alla già accennata Estetica dell'Idea

Vero

e del

stizia alla

Buono nel

(e,

si

qui, del

La quale, non rendendo

Bello).

ri-

giu-

piena realtà dell'arte, favoriva tendenze e sim-

patie individuali o (che è

il

medesimo)

di

quel tempo e

dell'Italia in particolare: e perciò, in accordo col cattoli-

cesimo liberale, esaltava

la

pittura

religiosa

poneva accanto a Dante poeta Giotto l'arte

un

dei Caracci e dei

i

L. e, pp. 73-4.

2

L. e, pp. 142-51.

3

lìivi'ila

trecentesca,

pittore, e detestava

secentisti, nata e cresciuta nella

europea, a. IV, 1841, parte II, pp. 317-82 (a proposito di

articolo del Mercey, pubblicato nella Revue des cleux mondes). 4

Ne

discorre lo stesso Selvatico, in Rivista europea, IV, 1841,

parte III, pp. 182-91. 5

Firenze, 1815: cfr. Ardi.

stor. Hai.,

append.,

III, 212.

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

88

servitù politica, sotto la dominazione straniera. Al Selva-

insomma, faceva

tico,

glie ogni più diversa

fondere con

1'

a lui

il

noto,

«

che acco-

difetto quella vista larga,

forma

eclettismo

dell'arte, e

»

che non è da con-

estrinseco e indifferente, solo

quale a ragione

gli

pareva sistema pro-

comunare

dotto da menti fiacche o superbe, e atto non a i

ma

vari partiti,

non conseguibile

se

non con una

come rappresentazione

l'arte

modo

nel

a combatterli e svigorirli

non

forme

intese, e

teriale tra

e, se

teoria del-

e del Bene,

almeno

Ma, per intanto, an-

non dava

l'

intelligenza di

per

dell'arte, la clava di parecchie

ben notava

vista larga,

:

critica della

Vero

in cui era allora concepita.

che quello era progresso; tutte le

del

1

la differenza spirituale e

l'

innanzi

non ma-

vari periodi artistici, e anche assai spesso, nel-

i

del giudizio, correggeva sé medesima, cangiandosi

l'atto

in teoria della

Selvatico,

come

pura espressione

Tenca,

tofanti e al

Dal Lanzi

spirituale.

al

dal Tiraboschi all'Emiliani Giudici, al Censi

Altrettanta strada

era percorso gran si

percorse nel

tratto di strada.

campo

della

storio-

grafia della filosofìa, che anch'essa nel secolo decimottavo

era rimasta nelle mani degli eruditi raccoglitori di opinioni o era passata in quelle dei superficiali e beffardi rischia-

ra tori.

Il

filosofia in

più popolare espositore italiano di storia

delia-

quel tempo, Agatopisto Cromaziano ossia Ap-

piano Buonafede, aveva fatto una curiosa contaminazione dell'eruditismo del Brucker e del tono leggero del Voltaire: curiosa, perché lo scrittore era frate e volterizzava in della fede e

della Chiesa:

basti

dire che

questo

nome

storico

suoi personaggi, componendo in burletta una commedia 1 filosofi fanciulli. Ciò non parve più ammessibile nella nuova epoca in cui si era entrati, e il Buonafede fu ricordato sempre per ragione di biasimo. « Una

mise perfino

i

/

1

Scritti d'arte, pp. 385-6.

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI curiosità mista di gratitudine (scriveva

89

l'Ugoni, a propo-

motti spiritosi del Buonafede contro

il Bruno e Campanella e gli altri filosofi italiani della rinascita) do-, vrebbe far cercare a noi pili che agli stranieri questi pri-

sito dei

il

mordi della restaurazione ben è doloroso

rie; e

filosofica

dopo

non abbia saputo o voluto apprezzare restauratori

giacché lettere,

dove

il

della

filosofia,

in Italia, e

filosofia,

gli

sforzi de' primi tutti

italiani,

come quello

delle

singolarmente a Napoli; lad-

stranieri fecero

scrittori

gli

seconda barba-

quali furono

i

rinascimento della

ebbe culla

la

vedere come uno storico italiano

il

con molta accuratezza

ragione de' meriti ch'ebbero verso la filosofia que' poderosi ingegni, a' quali per esser più grandi non mancarono che

tempi di maggior luce .volta

il

l

»

.

« Il

Buonafede (giudicava a sua

Centofanti, nello studio su Pitagora^

non

illustrò

con indagini originali questo argomento, inteso com'egli era piuttosto a rifare

Brucker, che a far davvero una storia

il

della filosofia: uomo al quale abbondava l'ingegno, né mancava consuetudine con le dottrine filosofiche, né elo-

quenza a discorrerle; ma leggero sotto Je apparenze di una superiorità affettata, e troppo focile risolutore anche delle si

questioni con le arguzie della parola

diffìcili

cercò allora di sostituire

lettori italiani di libri

il

»

2 .

Buonafede e provvedere

più seri di storia della

E i

filosofia, col

Tennemann e di altri, alcuno Tennemann) fu nella traduzione fornito di copiose note e appendici. La storia della filosofia non appariva più come un registro di deliri, ma come una tradurre quelli del Buhle, del

dei quali

«

serie di

(come

il

conquiste

1

Ugoni, op.

2

Pitagora, in

La

3

Si veda

es.,

parte

II,

p.

p.

»

3 ;

e

qualcuno cominciava anche a

cit., I, 285. letter.

greca (Firenze, Lemonnier, 1870), pp. 409-10.

C. Correnti,

in

Rivinta europea,

a. Ili,

1840 r

25 (a proposito dell'Essai d'un traiti ecc. del Buchez).

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

DO

intravvederne

le relazioni coi

minati

vita sociale

della

nuovo movimento

l

problemi storicamente deter-

»

I

filosofico,

il

berti, presero tutti a fare

rappresentanti italiani Galluppi,

Rosmini,

il

loro conti con essa; e

i

il il

del

GioGal-

luppi compose un volumetto di Lettere filosofiche su

le

cende della

cono-

scenze

umane da

1

a principi

relativamente

filosofia,

Kant

Cartesio sino a

anni una Storia della

filosofìa

3

e

;

il

2

delle

vi-

e negli ultimi suoi

,

Rosmini inseri impor-

tanti rassegne storiche, particolarmente nel saggio sull'Ori-

quasi

Filosofia morale;

idee e nella

delle

r/ine

tutte le sue

opere trattò più o

dello svolgimento del pensiero

e

Gioberti in

il

meno distesamente

filosofico.

gran bisogno

Il

era di dare agli italiani coscienza del loro pensiero nazionale, al che il

non pochi

volsero e assai presto

si

Correnti, discorrendo di

diceva chiaramente che

il

nel 184(> ,

il

pensiero italiano sembra

nostro passato non

ci appare più come come un deforme cadavere, e nella nostro passato comprendiamo la nostra vita. » 6

riconquistare:

il

inutile arcaismo,

vita del

E

;

una prelezione del Centofanti 5 pregio massimo ne era « quella

consapevolezza di sé stesso, che

un

4

.

sotto quest'aspetto

che allora

si

spiegano anche

si

tentarono della

all'Italia, quasi

«

le

vera sapienza

suo possesso privilegiato, che

soltanto di ripigliare e

di'

difendere

:

o che

si

sull'antichissima sapienza italica col Vico tori,

1

o che

Per

es.,

fiche in Italia

si

il

risalisse

Messina, 1827. Napoli, 1842, voi.

1

Cfr.

G

Mamiani

Bozzelli nel Disegno di una

2

fino ai

col

alla

e

filosofica » si

trattava

fantasticasse suoi

imita-

Magna Grecia

e

storia delle scienze filoso-

(Napoli, 1847).

3

5

rivendicazioni

I.

Gentile, Dal Genovesi al Galluppi (Napoli,

Sulla storia della

filosofia italiana

tempi presenti (Pisa, 1846). Rivista europea, 1846,

I,

251.

1903), p. 283.

dai principi del secolo decimoltavo

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI insieme

Rinascimento

al

o

italiano,

che

91

combinassero

si

queste o alcune di queste cose col primato italiano nella filosofia cattolica,

berava dai

come adoperò

il

alla scuola tedesca, soprattutto al

che quella avesse prodotto il

C asani

fra parecchi

!

della scienza filosofia

Si

«

medesima

germanica con

al

Germania:

un

«

trattato

la

nuova

la tradizione italiana e cattolica

quale era stato levato

filosofia in

abate

storia critica della filosofia

raggiungeva cosi appena, e non

grado

il

procurando conciliare

»,

Napoli

in

solitario

quale doveva essere insieme

la

»,

maggiore ingegno storico

in Toscana,

Mazzoni, che disegnava una

moderna

altri si li-

affidava fiducioso

si

come per esempio

;

e,

,

Ma

Gioberti.

nazionali e

preconcetti

una

di

ma

il

sorpassava mai,

si

2 .

il

problema storico della

storia della filosofia, fornita

una logica alquanto astratta una filosofia definitiva da raggiungere. Né usci mai del tutto da

bensì di logicn interiore,

e governata dalla vecchia

raggiunta o

di

idea di

questa cerchia Bertrando Spaventa, che, giovane allora,

come

il

De

Sanctis,

della storia della

prendeva a rimeditare

filosofia,

sulla nazionalità

sulla in

logica

filosofia

e

sul nesso delle filosofie italiane del Rinascimento e del Ri-

sorgimento con

Notando

la filosofia

europea.

di volo che, fra tanti riscontri degli studi sto-

rici italiani d'allora

con

gli studi stranieri,

nessun riscon-

tro trovarono presso di noi gli studi di storia del cristia-

nesimo e delle religioni in genere, cosi

fiorenti

altrove e

particolarmente in Germania (non è da tener conto di

cune poco

1

Del metodo

filosofia

2

filosofino e

XXII,

come

Germania

e in

Francia] nel Pro-

175-216.

Capponi, Carteggio, VI, 212-7 (lettera del Mazzoni del 7

'41).

al-

quelle dell'anti-

d'una sua storia infino agli ultimi sistemi di

che sonosi veduti uscir fuori in

gresso, 1839,

gio

scientifiche compilazioni,

mag-

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

92

clericale

volterriano ritardatario Bianchi Giovini

e

giova menzionare, almeno di

del

di

come

la Storia dall'economia

Giuseppe Pecchio

De Renzi

3

e l'altra di

,

tutte VHistoire des sciences

2

Guglielmo Libri

La

medicina

la Storia della

,

Francesco Puccinotti

mathématiques en

4 ,

e sopra

Italie depuis

XVII

renaissance des lettres jusqn'à la fin du

la

),

qualcuno dei parecchi

lavori di storia delle scienze, in Italia



1

titolo,

siede di

5 .

degna

storia del Libri è

vi fa l'autore, in

nota per

di

modo conforme

ai

tentativo che

il

bisogni

intellettuali

del secolo, d'illustrare reciprocamente storia delle scienze e storia della civiltà.

mentre guito

«

Non

so (egli scriveva al Capponi,

mio lavoro avrò ben

vi lavorava) se in questo

il

ese-

disegno che mi era formato nella mente di far

progredire la storia delle scienze con quella dei popoli, e coi

L' impresa è

progressi della civil società.

ardua molto; ed posito ripete

che

io lo so,

lo

provo

6

»

.

nell'introduzione all'opera, dove

stucco dell'aridità di quegli scritti nei quali

da una si

1

La geli

gli

uomini che son dietro

la

Storia degli ebrei

e delle

(Zurigo, 1853, seconda la Biografia di fra

ri-

va sempre

non mai

scienza, e perciò

loro sètte e dottrine ecc.

ediz.,

pro-

dice

a far procedere insieme scienza e società,

storia biblica ecc. (Torino, 1851); e

voro è

si

si

stella all'altra, dal triangolo al cerchio e

vedono

risoluto

nuova ed

E questo

mo-

(Milano, 1844);

specialmente Critica degli Evan-

Milano, 1862).

11

suo miglior

la-

Paolo Sarpi (Zurigo, 1836), guasta anch'essa

per altro dallo spirito anticlericale. 2

Storia dell'economia pubblica in Italia (Lugano, 1829); se ne

recens. di F. Forti,

in

Antologia,

veda

nn. 107-8, novembre-dicembre

'29,

pp. 1-18. 3

Napoli, 1844-5. Segui dello stesso autore, nel 1857, la Storia do-

cumentata della scuola di Salerno. 4

Storia della medicina (Livorno, 1850 sgg.).

5

Paris, 1838-41.

6

Capponi, Carteggio,

I,

379

(lett. del

Libri del 15 dicembre

'34).

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

che l'una riceve dall'altra e ciò che l'una dà

stralicio ciò

Ma

l

all'altra

.

in

effetto

hanno

sull'influsso che stituzioni

politiche

en Italie:

le

disegno rimane ineseguito, e

il

s'incontrano generiche considerazioni

tutt'al più nel libro

ces

93

sul progresso delle

C'est la démocratie

«

:

scienze le co-

qui a tout fait

La

despotisme a volila tout arrèter.

deux prtneìpes a

longue

été

à chaque instant: mais

et

demandait à

si l'on

la

ve qu'elle a fait de l'héritage de Fibonacci, de

de Dante, de Brunellesco

;

lutte entra

opiniàlre ; elle recommencc

comment

elle

monarchia

Marco

Polo,

a continue Colomb,

Machiavel, Ferro, Léonard de Vinci, Raphael, Michel Ange, Ferruccio, glorieux depot que la démocratie lui avait confìé

mon-

en mourant, la monarchie ne saurait répondre qn'en trant

le

Spielberg

2

»

.

E non aveva

che, ripagando di buona Libri pel suo lavoro sul direttive

come

e

di

quella storia

esempio

di quel

pregevole

che debba essere

la storia

libri

provò

il

di

scienze in quanto

un continuo

la storia delle

De Meis

in

e sottile

scienze. difficile

una doppia filosofia,

quanto costruzioni mosse per

libri in

e richiede perciò

ricongiungere

delle

ben consideri, è più complicata e

quale, chi

dagine, sui

si

,

come opera di ma non certo come

della storia della filosofia, perché importa

stessi

3

ricca raccolta di notizie peregrine, e

cultura versatile e d'ingegno vivace,

La

Giuseppe Ferrari

moneta le censure mossegli dal Vico, mostrava l'assenza d'idee

contradizioni

le

torto

fini

in-

sugli

e

pratici,

discernimento.

A

scienze alla storia della filosofìa

un suo

libretto, ora diventato raris-

simo e quasi introvabile, Idea generale dello sviluppo della scienza medica in Italia nella

prima metà

1

Histoire des sciences mathém.,

2

Op.

3

Rivista europea, a. Ili, 1840, parte

4

cit., II,

Torino,

tip.

ì,

pp. xn,

del secolo

xm.

283-4.

Pavesio e Soria, 1851.

II,

pp. 75-91.

4 ,

che

LA STORIA DELLA LETTERATURA E DELLE ARTI

94

viene mettendo in relazione

con la

filosofia

materialismo, con

E da

Brown

sistema medico del

il

lockiana, e gli altri che gli successero col lo scetticismo,

con

la filosofia speculativa.

notare questo tentativo non per altro che come affer-

mazione dell'esigenza che ria delle scienze

sentiva da taluno di una sto-

si

che fosse veramente storia, cioè pensata

come svolgimento.

E

sebbene

non desse luogo allora a una non si una compiuta teoria né in una ampia

la storiografìa

estesa e diligente riflessione sopra sé medesima, e

rispecchiasse né in

ed elaborata storia della storiografia, non

mancassero giudizi assai ben meditati su

si

può dire che

storici

antichi

un certo orientamento sulle diverse fasi perpensiero storico. E poiché mi è accaduto di corse dal e moderni, e

esporre codesti giudizi via via che se ne presentava l'occasione per chiarire le tendenze dei vari storici e quelle generali della storiografia del in

tempo, non

li

qui

ripeterò

complesso e in compendio, e solo mi restringerò a ricor-

dare (lasciando in disparte

le

troppo tendenziose pagine del

storici, nei Pensieri sulla

Balbo sugli

storia d' Italia

*),

i

saggi del Blanch, l'articolo dell' Aiello sulle Vicende della storia

2 ,

saggio

il

neri storici

»

3 ,

pili

volte citato del Baldacchini sui

il

De

ci

restano alcuni importanti frammenti

Sanctis tenne in Napoli

scritti,

più o

circa

meno chiaramente

tita la stretta relazione della

il

ge-

«

le lezioni sulla storia della storiografia

che

1846 e delle quali 4 .

In tutti questi

è intravveduta o presen-

storia della storiografìa

con

la storia della filosofia.

i

Libro

2

Progresso,

3

Esercitazioni storiche, ecc., in

II,

cap. 21 e 22 (pp. 408-480).

XXVI,

243-63.

Museo di

se. e leti., a. II,

1845, voi.

323-51. 4

Editi tra

le lezioni di

letteratura, nella Critica, voli. cit.

VI r

XII

La

crisi

del 1848

E l'apogeo e la decadenza della storiografia FILOSOFICA.

Il

fallimento della rivoluzione del 1848 e del suo sistema d'idee



Fine delle scuole neoguelfa e neoghibellina



casi recenti ed orientarsi

Rafforzamento della

indipendenti, e loro culmine nelle opere

fia

Spaventa. Grandi speranze d'avvenire resto del dei

moti

moto

filosofico

e contrasti

Oblio in cui cade

il





Sforzi per intendere

i

filosofia e storiogra-

del

De Sanctis

e dello

Invece, proprio allora, ar-

in tutta Europa, coincidente con l'esaurirsi

ideali e politici della

prima metà del secolo



Vico, sostituito da Galileo

Effetti

che

il



mu-

tato indirizzo degli spiriti produsse negli stessi maestri: apostasie e

conversioni all'empirismo e positivismo negli scolari. Trapassi dal sofare all'erudizione



questa



I

fossili

guenti

:

di

Giuseppe

Le

Uno

Ferrari

storico senza e

le

precedenti e senza conse-

Rivoluzioni

scimento



programma,

Riflessi



motivo rettorico



Decadenza,

— La

finalità pa-

d'Italia

alla pari della filosofìa, dell'interessamento politico

triottica diventata

filo-

requisitorie contro la Filosofia della storia.

Accenni

di interesse pel

Rina-

nuova storiografìa nella poesia — Nuovo Affinità e differenza della nuova filomera

della

la filologia



logia rispetto a quella del periodo romantico; e forza e debolezza che

ne provengono

c«/orae 1848 fu

il

al

già

periodo storiografico, che cosi

si

è accennato

l ,

si

apre.

la rivoluzione italiana del

tentativo di mettere in atto le conclusioni della

scuola storiografica cattolico-liberale: indipendenza, federa-

1

V. cap. VI in princ.

LA CRISI DEL 1848

96

zione, ponteficato liberale che benediceva nella lotta contro

E

tedeschi.

i

popolo italiano

il

questa relazione ideale venne

come

allora generalmente avvertita,

attesta, tra l'altro, l'an-

nunzio che, in quel sacro anno 1848, V Archìvio storico

pubblicazione della Lega lom-

liano fece della imminente

barda del Tosti:

Ora

«

ita-

rinnova

si

Ora

gloria antica...

la

risorge più bella, più viva, più grande, che non sono pochi

ma

popoli

la

nazione che

si

leva intera contro la tirannide

non rimangono come

dello straniero. Si leva intera, e città

contro

città,

provincie, né oziosi

contro

provincie

popoli a rimirare questa fortuna

come un

dominate da un'idea

raccolte in

tutte

sola,

libertà e nazionalità, sono zare affatto dal suolo ritardata recensione

armi

in

delle

Compagnie

citare le censure contro l'impresa

«

arride la fortuna

V Italia,

anche,

.

la

ventura del Ri-

di

senza ec-