Storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo (175 a.C. - 135 d.C.) [Vol. 3.1] 9788839405494

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Storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo (175 a.C. - 135 d.C.) [Vol. 3.1]
 9788839405494

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Emil Schiirer

STORIA DEL POPOLO GIUDAICO AL TEMPO DI GE SÙ CRISTO (175 a.C.- 135 d.C.) Edizione diretta e riveduta da

Geza Vermes, Fergus Millar, Martin Goodman con la collaborazione di

Pamela Vermes

Edizione italiana a cura di Claudio Gianotto

volume terzo, tomo primo

Titolo originale dell'opera: Emil Schiirer

The History of the Jewish People in the Age offesus Christ (175 B. C. - A.D. IJJ}, vol. rn, part 1

A new English version revised and edited by Geza Vermes, Fergus Millar, Martin Goodman Literary Editor: Pamela Vermes Organizing Editor: Matthew Black Traduzione italiana di Vincenzo Gatti Revisione di Claudio Gianotto ©T. & T. Clark, Edinburgh 1986 © Paidcia Editrice, Brescia 1997

ISBN

88.394.0549 ·6

Prefazione

Avviata nel 1964 dal prof Matthew Black, dopo venticinque an­ ni di sforzi concertati, l'edizione inglese riveduta della Geschich­ te des jiidischen Volkes im Zeitalter Jesu Christi diEmi/ Schiirer giunge, con questo volume, a conclusione. I principi fondamentali che stanno alla base della revisione so­ no esposti nella prefazione al vol. I, dove si afferma pure chiara­ mente che l'intenzione dei curatori ( o piuttosto dei coautori) è di offrire agli studenti di oggi un manuale aggiornato e ampliato che serva da base per la ricerca storica. Nel perseguimento di que­ sto compito, essi si sono sentiti liberi, lungo tutto il lavoro, di in­ trodurre nuova documentazione e di sostituire quei punti di vista e quelle interpretazioni dello Schiirer che apparivano insostenibili alla luce della conoscenza contemporanea. Nel vol. III il lavoro di aggiornamento ha raggiunto l'apice. Il giudaismo della diaspora ( § 31), per il quale Fergus Millar si è as­ sunto la responsabilità primaria, ha richiesto revisioni e integra­ zioni molto ampie, sulla scia delle considerevoli scoperte archeo­ logiche ed epigrafiche degli ultimi settantacinque anni. Nelle par­ ti relative alla letteratura giudaica (§§ 32-33) si è resa necessaria una risistemazione sostanziale, poiché la vecchia distinzione tra giudaismo palestinese ed ellenistico, con il suo corollario automa­ tico secondo cui tutte le composizioni in ebraico e aramaico pro­ verrebbero dalla Terra Santa, e ogni libro giudaico scritto in gre­ co dalla diaspora ellenistica ( se non dalla stessa Alessandria), non è più accettabile. Perciò è stata adottata una nuova classificazio­ ne. Il§ 32 tratta degli scritti di origine semitica, il§ 33A di quelli ,·omposti in greco e il§ 33B dei libri giudaici dei quali non si può più accertare la lingua originaria. Geza Vermes ha riveduto il§ 32, Martin Goodman il§ 33A ed entrambi insieme il§ 33B. La parte semitica è stata arricchita in larga misura grazie alle

8

PREFAZIONE

scoperte di Qumran. Il materiale dei rotoli ritenuto esente da trat­ ti settari è stato inserito nelle suddivisioni esistenti del§ 32. Un ca­ ( 32,VIII) ospita le creazioni pitolo aggiuntivo alquanto esteso § letterarie della comunità di Qumran (Esseni). I curatori sono particolarmente grati alla signora ]enny Morris (Wycombe Abbey School) per la rielaborazione dell'intero § 34; al dott. Philip Alexander ( Manchester University) per il suo con­ tributo alla stesura dell'appendice su 3 Enoch §( 32, V.2) e per un saggio istruttivo e globale sugli incantesimi e le magie giudaiche §( 32,VII); al dott. Sebastian Brock (Oxford University) per aver trattato le Odi di Salomone § ( 33B,Appendice l) e per aver ge­ nerosamente messo a disposizione i suoi supplementi, inediti, al volume di A.M. Denis,Introduction aux pseudépigraphes grecs d' Ancien Testament. Come al solito, Pamela Vermes ha controllato tutto il dattilo­ scritto,confrontandolo con l'originale tedesco ed emendandolo in genere là dove si rendeva necessario. . Le indicazioni bibliografiche arrivano di norma fino al 1983, benché occasiona/mente siano stati utilizzati studi più recenti. I curatori sono dispiaciuti di non aver potuto tener conto di due li­ bri importanti, pubblicati nel 1984,Die aramaischen Texte vom Toten Meer, di Klaus Beyer,e The Apocryphal Old Testament, a cura di H.F.D. Sparks. A uno stadio ormai avanzato de/lavoro,è risultato chiaro che il vol. III sarebbe stato troppo ampio per poter essere manegge­ vole. Per questo è stato suddiviso in due parti: IIl. r, che contiene i§§ 31,32 e 33A,e Ill.2,con i§§ 33B e 34 e gli indici di tutta l'opera, redatti dalla dott.ssa Léonie Archer (Oxford Centre for Postgraduate Hebrew Studies). Anche l'edizione del tomo Ill.2 è prevista per il 1986. La numerazione delle pagine è continua. La pubblicazione di quest'ultimo volume della Storia del po­ polo giudaico al tempo di Gesù Cristo avviene un secolo dopo la prima traduzione inglese,che vide la luce per i tipi della stessa ca­ sa editrice, T. & T. Clark. Nel portare a compimento questa edi­ zione riveduta e rifatta di uno dei manuali classici della fine del XIX secolo,i curatori e gli editori sperano di averne garantito la sopravvivenza e la proficua utilizzazione per il XXI secolo. 1° ottobre 1985.

Traduttori e revisori::·

Rev. C. H. Cave, Exeter University (§ 3 1 ). Professar G.J. Kuiper, Johnson C. Smith University (§ 3 3). Professar A.R.C. Leaney, Nottingham University (§ 3 1 ). Professar R. MeL. Wilson, St. Andrews University (§ 34). " I numeri posti tra parentesi dopo i nomi dei traduttori e revisori indicano le sezioni per le quali questi hanno fornito la prima stesura.

Indice del volume terzo

7 9 I9

Prefazione Traduttori e revisori Abbreviazioni e sigle PARTE TERZA

Il giudaismo nella diaspora e la letteratura giudaica 3I 34 36 42 45 48 50 75 77 87 92 1oo 104 106 11o 11 5 119 111 1 30 1 33 1 35 160 1 RJ 1

97 11 1

§ 3 1. Il giudaismo nella diaspora: i gentili e il giudaismo 1. La diaspora: il quadro geografico Mesopotamia, Media, Babilonia Dura Europos Siria Penisola Arabica Asia Minore Costa settentrionale del Mar Nero Egitto Basso Egitto Medio Egitto Alto Egitto Cirenaica Africa Macedonia e Grecia Isole greche Balcani Roma Italia Spagna, Gallia e Germania II. I . Organizzazione interna delle comunità II. 2. Posizione costituzionale delle comunità III. Diritti civili IV. Vita religiosa v. I gentili c il giudaismo: «timorati di Dio» e proseliti

I2 245 245 249 249 255 256 257 257 259 2 64 270 270 289 29I 292 292 300 3 I2 320 327 333 356 368 380 385 387 403 404 405 4 I7 425 4 34 4 35 4 36 437 43 8 445 446 453 4 56 459 4 65 47 1 47 4

INDICE DEL VOLUME TERZO

§ 32· Letteratura giudaica in ebraico o aramaico Osservazioni preliminari 1. Storiografia I. Il primo libro dei Maccabei 2. La Storia di Giovanni !reano 3· Giuseppe, Storia della guerra giudaica n. Poesia religiosa r. Salmi maccabaici 2. Salmi apocrifi 3. I Salmi di Salomone 111. Letteratura sapienziale 1. Gesù Siracide o Gesù ben Sira 2. Letteratura sapienziale proveniente da Qumran 3· Pirqe 'Aboth IV. Racconti didattici e parenetici 1. Il libro di Giuditta 2. Il libro di Tobia 3· La storia di A�iqar v. Pseudepigrafi profetico-apocalittici 1. Il libro di Daniele 2. Il libro etiopico di Enoch Appendice. 3 Enoch 3· L'Assunzione o Testamento di Mosè 4· L'Apocalisse di Abramo 5. Le Cronache di Geremia 6. Il quarto libro di Esdra 7· Profezie pseudepigrafiche di Qumran VI. Il midrash biblico 1. Il libro dei Giubilei 2. L'Apocrifo della Genesi di Qumran 3 . Il Li bro delle Antichità Bibliche dello Pseudo-Filone 4· Il Libro di Noè 5. Il Testamento di Kohath 6 . Il Testamento di Amram 7· Apocrifo di Samuele 8. Il Martirio di Isaia 9· Frammenti apocrifi vn. Incantesimi e libri di magia 1. Sefer ha-Razim (Il libro dei Misteri) 2. I:farba deMosheh (La spada di Mosè) 3· Coppe per incantesimi e amuleti in ebraico e aramaico 4· Testi magici giudaici conservati in greco 5. Teurgia nei testi delle Hekhalot 6 . I rotoli del Mar Morto

INDICE DEL VOLUME TERZO

478 48 1 48 5 490 49 5 496 496 502 506 5 I7 527 544 546 546 546 547 5 48 5 49 55I 5 54 556 557 5 57 561 s66 s66 5 68 57 I 573 573 5 75 5 77 5 78 579 5 So 5 82 5 83 5 89 5 89 59 1 5 92 5 94 59 5 5 96 5 98

IJ

7· La fisiognomica rabbinica 8. Il Trattato di Sem 9· Il Testamento di Salomone Appendice. Salomone e la magia vm. Gli scritti della comunità di Qumran A. Le regole r. La Regola della Comunità o Manuale di disciplina 2. La Regola dell'Assemblea o Regola messianica 3· Il Documento di Damasco o Frammenti sadociti 4· La Regola della Guerra 5· Il Rotolo del Tempio B. L'interpretazione della Bibbia I. Interpretazione di singoli libri 1. L'Apocrifo della Genesi 2. Le Età del creato 3· Le Benedizioni di Giacobbe 4· Antologia del Pentateuco 5. Le Parole di Mosè 6. Commenti ad Isaia 7· La Nuova Gerusalemme 8. Commenti a Osea 9· Commento a Michea IO. Commento a Nahum I 1. Commento ad Abacuc I2. Commenti a Sofonia 1 3 . Commenti ai Salmi I4. Preghiera di Nabonide 15. Ciclo dello Pseudo-Daniele II. Interpretazione di testi biblici diversi 1. Ordinanze o commenti a leggi bibliche 2. Florilegio o midrash sugli ultimi giorni 3· Testimonia o Antologia messianica 4· Tanryumim o Parole di consolazione 5· Catena A o Midrash ai Salmi 6. Il Midrash di Melchisedec C. Poesia r. Le Hodajot o Inni di ringraziamento D. Testi liturgici r. Le Benedizioni del Maestro 2. Benedizioni e maledizioni 3· Preghiere quotidiane 4· Preghiere per le festività 5· Rituale matrimoniale (?) 6. La Liturgia angelica o Serekh Shiroth 'olath ha-Shabbath 7· Piccoli frammenti liturgici

14

599 599 6o1 602

INDICE DEL VOLUME TERZO

E. Testi miscellanei I. «()roscopi» 2. Calendari 3· Il Rotolo di rame

605 § 3JA. Letteratura giudaica di lingua greca ()sservazioni introduttive 605 610 1 . Traduzioni della Bibbia canonica 6Io 1 . I Settanta 2. Aquila e Teodozione 634 I I. Traduzioni in greco di testi semitici non scritturistici 649 III. Letteratura in prosa sul passato 654 1. Demetrio 659 664 2. Eupolemo 670 3· Artapano 675 4· Aristea l'Esegeta 676 5. Cleodemo o Maleo 6. Uno scrittore anonimo (Pseudo-Eupolemo) 679 7· Giasone di Cirene e il secondo libro dei Maccabei 682 8. Il terzo libro dei Maccabei 69I 697 9· Gli scritti storici di Filone IO. Tallo 699 701 I I. Giuseppe 702 r 2. Giusto di Tiberiade 1 3 . Giuseppe e Aseneth 703 1 4. Il Testamento di Giobbe 709 7I4 15. Filone il Vecchio 7I 5 I6. Teofilo I 7. Storie greche scritte da Giudei e andate perdute 7I7 IV. Poesia epica e dramma 7I8 718 1 . I l poeta epico Filone 721 2. Teodoto 724 3· Ezechiele il (poeta) Tragico v. Filosofia 728 I. La Sapienza di Salomone 730 2. Aristobulo 745 3· Filone 75 5 756 4· Il quarto libro dei Maccabei 763 VI. Apologetica 1. Gli avversari letterari 764 764 I. Manetone 767 2. Mnasea 769 3· Apollonia Melone 771 4· Lisimaco

INDICE DEL VOLUME TERZO

772 775 780 782 791 793 837 840 8 59 867 88o 887 890 890 890 891 892 893 895 896 896

5 . Cheremone 6. Apione 7· Altri avversari letterari II. L'apologetica giudaica vn. Scritti giudaici sotto pseudonimi pagani 1. Gli Oracoli Sibillini 2. [lstaspe] 3· Versi contraffatti di poeti greci 4· Lo Pseudo-Ecateo 5· Lo Pseudo-Aristea 6. Lo Pseudo-Focilide 7· Lo Pseudo-Menandro 8. Frammenti dubbi sotto nomi pagani per i quali è stata rivendicata un'origine giudaica 1 . [Lettere di Eraclito] 2. [Lettera di Diogene] 3· [Ermippo] 4· [Numcnio] 5· [Ermete Trismegisto] 6. [Cronografi greci] 9· Pseudo-Tagete VIII. L'oratore Cecilio di Calacte Tomo secondo

91 I 912 921

Prefazione Avvertenza all'edizione italiana Abbreviazioni e sigle

93' § J 3B. Letteratura giudaica la cui lingua originale è incerta I. Revisione e comp letamento 933 della letteratura b iblica 1. Esdra greco (detto anche 3 Esdra o r Esdra) 936 2. Aggiunte a Ester 948 3· Aggiunte a Daniele 954 4· Preghiera di Manasse 964 5· Libro di Baruch ( r B aruch) 967 6. Lettera di Geremia 980 II. Apocalissi pseudepigrafiche 983 1. 2 Enoch (slavo) 983 2. Apocalisse siriaca di Baruch (2 Baruch) 9H9 m. Il midr as h biblico 99 5 1. Vita di Adamo ed Eva (Apocalisse di Mosè) 99 5 Appendice: altri scritti su Adamo 1 ooo

I6

roor 1008 1026 1028 1 029 1032 1032 1036 1 04 1 1045 1056

INDICE DEL VOLUME TERZO

2. Testamento di Abramo 3 · Testamenti dei dodici patriarchi 4· Libro di Iannes e Iambres 5 · Libro di Eldad e Modad 6. Vite dei profeti Appendice. Opere di origine incerta (giudaica o cristiana) 1. Odi di Salomone 2. Apocalisse greca di Baruch (3 Baruch) 3· Apocrifo di Ezechiele 4· Pseudepigrafi perduti 5 . Brevi frammenti di letteratura giudaica anonima in testi cristiani

ro6I § 34· Il filosofo giudeo Filone 1. Vita e opere ro66 ro8I Qu aestiones et solutiones 1 o8 5 Legum allegoria Io89 De C herubim I 089 De s acr ific iis Abelis et C aini 1090 Quod deterius potior i insidi ari sole at De posterit ate C aini 1 09 1 De gig antibus 1 092 I092 Quod deus sit immut abilis De agricultur a I092 De p lant atione Noe I092 I09 3 De ebriet ate De sobriet ate I094 De confusione lingu arum I094 De migr atione Abr ah ami I 09 5 Quis rerum divin arum heres sit I09 5 Io96 De congressu eruditionis c aus a Io96 De fug a et inventione I097 De mut atione nominum De Deo I097 I097 De Somniis I e 2 L'Esposizione I098 De opificio mundi II03 De Abr ah amo II05 1 106 De Iosep ho II07 De Dec alog o De specialibu s legibus I-4 II07 De virtutibus lI II I I I4 De pr aemiis et poenis II I4 De exse crationibus

INDICE DEL VOLUME TERZO

III5 I I I7 I I I8 I I 20 I I2I I I2I I I 28 I I 30 I I3 I I I 33 I I 37 I I 48 I I 49 I I 54 1155

De vita Mosis I -2 Quod omnis probus liber De vita contemplativa De aete rnitate mundi In Flaccum De legatione ad Gaium De providentia De animalibus Hypot hetica (Apologia pro Iudaeis)

Opere perdute II. Il pensiero filosofico di Filone 1 . Dio 2. Gli esseri intermedi e il Logos 3· La creazione e la conservazione del mondo 4· La teoria dell'uomo e l'etica Appendice bibliografica Indici

A bbreviazioni e sigle

AAAScHung Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae Abhandlungen der Deutschen (Preussischen) Akademie der AAB Wissenschaften zu Berlin Abhandlungen der Bayerischen Akademie der Wissenschaf­ AAM ten, Miinchen AANL Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei AArchAcScHung Acta Archaeologica Academiae Scientiarum Hungaricae Année Épigraphique AE Archiv fiir Orientforschung AfO Annuaire de I'Institut de Philologie et d'Histoire Orienta­ AIPhHOS Ics et Slaves American Journa! of Archaeology AJA AJAH American Journal of Ancient History American Journal of Philology AJPh AJS Review Association for Jewish Studies Review AJSL American Journal of Semitic Languages and Literatures AJTh American Journal of Theology Arbeiten zur Liter atur un d Gesc hic hte des hellenistisc hen ]u­ ALGHJ ALUOS ANET AngiThR ANRW AP APAT APO APOT ARW AS ASTI

dentums

Annua! of Leeds University Orientai Society J.B. Pritchard (ed.), Ancient Ne ar E astern Texts Relating to t he 0/d Test ament (I969) Anglican Theological Review H. Temperini (ed.), Aufstieg un d Niederg ang der romisc hen Welt

A. Cowley, Ar am aic P apyri of t he Fift h Century B. C. (I 92 3) E. Kautzsch (ed.), Die Apokryp hen und Pseudepigr ap hen des Alten Test aments (r 9oo) E. Sachau, Ar amaisc he P apyrus und Ostr ak a aus einer Mili ­ tar-Kolonie zu Elep h antine ( I9I I ) R.H. Charles, Apocryp h a and Pseudepigr ap h a of t he 0/d Test ament I-II (I9I2-I9I3) Archiv fiir Religionswissenschaft Anatolian Studies Annua! of the Swedish Theological Institute

20

Ath. Mitt. AWH BA BAAJ BAC BAR BASOR BASP BAW BBB BCH BE BGU Bibl. BIFAO BIOSCS BJPES BJRL BL BMC BO BP BSAA BSOAS Bui!. arch. BWA(N)T Byz. Z BZ BZAW BZNW CBQ CCA Gr CCAR CCL CE CERP CG CIG

ABBREVIAZIONI E SIGLE

Mitteilungen des Deutschen Archaologischen Instituts, Athenische Abteilung Akademie der Wissenschaften, Heidelberg Biblica! Archaeologist J.J. Collins, Between Athens and Jerusalem ( 1 983) Bollettino di Archeologia Cristiana British Archaeological Reports

Bulletin of the American Schools of Orientai Research Bulletin of the American Society of Papyrologists Bayerische Akademie der Wissenschaften Bonner Biblische Beitrage Bulletin de Correspondance Hellénique Bulletin Ép igraphique, in REG

Aegyptische Urkunden aus den Koniglichen (Staatlichen) Museen zu Ber/in, Griechische Urkunden

Biblica Bulletin de I'Institut français d'archéologie orientale Bulletin of the International Organization for Septuagint and Cognate Studies Bulletin of the Jewish Palestine Exploration Society Bulletin of the John Rylands Library British Library Catalogue of the Greek Coins in the British Museum

Bibliotheca Orientalis E.G. Kraeling, The Brooklyn MuseumA ramaicPapyri ( 1 9 53) Bulletin de la Société d'Archéologie d'Aiexandrie Bulletin of the School of Orientai and African Studies Bulletin Archéologique du Comité cles Travaux Historiques et Scientifiques Beitrage zur Wissenschaft vom Alten (und Neuen) Testa­ ment Byzantinische Zeitschrift Biblisohe Zeitschrift Beihefte zur Zeitschrift fiir die Alttestamentliche Wissen­ schaft Beihefte zur Zeitschrift fiir die Neutestamentliche Wissen­ schaft Catholic Biblica! Quarterly Catalogus Codicum Astrologorum Graecorum Centrai Conference of the American Rabbis Corpus Christianorum, series Latina Chronique d' Égypte A.H.M. Jo n es, Cities ofthe Eastern Roman Provinces ('I 97 I ) P.E. Kahle, The Cairo Geniza ( 'I 959) Corpus lnscriptionum Graecarum

ABBREVIAZIONI E SIGLE

CIH CIHJ CIJ CIL CIRB CIS CJZC CNRS CPh CPJ CPR CQ CRAI

esco CSEL CSHB C-W DAC(L) DB DBS DCB DF DJD DOP DSS DSSE DThC DWA EB EE EHR EJ ESJL ET EThL EvTh

21

Corpus lnscriptionum Hebraicarum A. Scheiber, Corpus lnscriptionum Hungariae ]udaicarum (1960) J.B. Frey, Corpus Inscriptionum ludaicarum I-II ( 1 939- 1 95 1 ) Corpus lnscriptionum Latinarum l. Struve, Corpus lnscriptionum Regni Bosporani ( 1965) Corpus lnscriptionum Semiticarum G. Luederitz, Corpus judischer Zeugnisse aus der Cyrenaika ( 1983)

Centre National de la Recherche Scientifique Classica! Philology V. Tcherikover, A. Fuks, M. Stern, Corpus Papyrorum]udai­ carum I-III ( 1 957-1 964) C. Wessely et al., Corpus Papyrorum Raineri

Classica! Quarterly Comptes-rendus de l' Académie des Inscriptions et Belies lettres

Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae L. Cohn, P. Wendland, S. Reiter, Philonis opera quae su­ persunt Dictionnaire d'Archéologie Chrétienne et de Liturgie Dictionnaire de la Bible Dictionnaire de la Bible, Supplément Dictionary of Christian Biography B. Lifshitz, Donateurs et fondateurs dans /es synagogues jui­ ves ( 1 967) Discoveries in the ]udaean Desert

Dumbarton Oaks Papers G. Vermes, The Dead Sea Scrolls: Qumran in Perspective

( 1 977> 1982) G. Vermes, The Dead Sea Scrolls in English ( 1 962, 2 1 975) Dictionnaire de Théologie Catholique

Denkschriften der Wiener Akademie Estudios Biblicos A. Dupont-Sommer, Les écrits esséniens découverts près de la Mer Morte (1959, 31964)

Études sur l'Histoire des Religions

Encyclopaedia]udaica B.Z. Wacholder, Eupolemus: A Study of]udaeo-Greek Lit­ erature ( 1 974)

Expository Times Ephemerides Theologicae Lovanienses Evangelische Theologie

22

Exp. FGrH FHG FHJA FIRA FJB FPG FRLANT GAQ GCS GJV GLAJJ GLNT GRBS HDB Hell. HERE HJ HR HSCPh HThR HUCA HZ IBM ICC ID IDB IDBS IEJ IG IG Bulg IGLS IGR IGUR IK

ABBREVIAZIONI E SIGLE

Expositor F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker I. Miiller, Fragmenta Historicorum Graecorum C.R. Holladay, Fragments from Hellenistic]ewish Authors, I. Historians (1983) S. Riccobono, Fontes Iuris Romani Anteiustiniani Frankfurter Judaistische Beitrage A.-M. Denis, Fragmenta Pseudepigraphorum quae super­ sunt Graeca (1970)

Forschungen zur Religion und Literatur des Alten und Neu­ en Testaments J.A. Fitzmyer, The Genesis Apocryphon of Qumran Cave l: A Commentary (1966, '1971) Die Griechischen Christlichen Schriftsteller der ersten drei ]ahrhunderte E. Schiirer, Geschichte des judischen Volkes im Zeitalter ]e­ su Christi M. Stern, Greek and Latin Authors on ]ews and ]udaism I­ III

(1974-1984)

Grande Lessico del Nuovo Testamento

Greek, Roman and Byzantine Studies

Hastings ' Dictionary of the Bible L. Robert, Hellenica I-XIII (1940- 1965) Hastings' Encyclopaedia of Religion and Ethics

Historisches Jahrbuch History of Religions Harvard Studies in Classica! Philology Harvard Theological Review Hebrew Union College Annua! Historische Zeitschrift C.T. Newton et alii, The Collection of Ancient Greek In­

scriptions in the British Museum International Criticai Commentary Inscriptions de Délos The lnterpreter's Dictionary of the Bible The lnterpreter's Dictionary of the Bible, Supplementary Volume

Israel Exploration Journal

Inscriptiones Graecae Inscriptiones Graecae in Bulgaria Repertae lnscriptions grecques et latines de la Syrie R. Cagnat et alii, lnscriptiones Graecae ad Res Romanas Per­ tinentes lnscriptiones Graecae Urbis Romae lnschriften griechischer Stadte aus Kleinasien

ABBREVIAZIONI E SIGLE

ILAlg ILChV ILS lns. Cret. IOSCS IOSPE IOTG IPGAT 1st. Mitt.

23

Inscriptions latines de l'Algérie lnscriptiones Latinae Christianae Veteres lnscriptiones Latinae Selectae lnscriptiones Creticae

lnternational Organization for Septuagint and Cognate Studi es I. Latyschev, lnscriptiones Antiquae Orae Septentrionalis

Ponti Euxini Graecae et Latinae H.B. Swete - R. Ottley, lntroduction to the Old Testament in Greek (I 920) A.-M. Denis, Introduction aux pseudépigraphes grecs d'An­ cien Testament ( I 970)

Mitteilungen des Deutschen Archaologischen lnstituts, lstanbuler Abteilung Journal Asiatique Jahrbuch fiir Antike und Christentum Journal of the American Orientai Society J ourna! of Biblica[ Literature Journal of Bible and Religion Jahrbuch des Deutschen Archaologischen Instituts

JA JAC JAOS JBL JBR JDAI JE JEA JHS JIH JJP JJS JLBBM

Journal of Egyptian Archaeology Journal of Hellenic Studi es A. Scheiber ( ed.), ]ewish lnscriptions in Hungary (1983) Journal of Juristic Papyrology Journal of Jewish Studies G.W.E. Nickelsburg, ]ewish Literature between the Bible

JNES JÙAI JPFC

Journal of Near Eastern Studies Jahrbuch d es Osterreichischen Archaologischen lnstituts S. Safrai - M. Stern (eds.), The ]ewish People in the First

JPOS JPTh JQR JRAS JRS JS JSHRZ JSJ JSS JThSt JWSTP JZWL

The ]ewish Encyclopedia

and the Mishnah ( I 98 I)

Century I-II (I974- I976) J ournal of the Palestine Orientai Society

Jahrbiicher fiir Protestantische Theologie Jewish Quarterly Review Journal of the Royal Asiatic Society Journal of Roman Studies Journal d es Savants

]udische Schriften aus hellenistischer und romischer Zeit

Journal for the Study of Judaism Journal of Semitic Studies J ourna! of Theological Studi es M.E. Stone (ed.), Jewish Writings of the Second Tempie Period ( I984)

Jiidische Zeitschrift fiir Wissenschaft und Leben

24

KAI LThK MAMA MDAI MEFR MGH MGWJ MPAT MQ MRR MSU MUSJ NAWG NC NedThT NESE NGGW Not. d. Se. NRTh NT

NTS

NTT

OAW OGIS OLZ OTP

OTS PA PAAJR PBJS PBSR PCPhS PEFQSt PEQ PG PGM P. Hib. PIR

ABBREVIAZIONI E SIGLE

H. Donner - W. Rollig, Kanaanaische und Aramaische In­ schriften I-II ( li97I- 1976) Lexikon fiir Theologie und Kirche

Monumenta Asiae Minoris Antiqua

Mitteilungen des Deutschen Archaologischen Instituts Mélanges de I' École française de Rome

Monumenta Germaniae Historica

Monatsschrift fiir Geschichte und Wissenschaft des Juden­ tums J.A. Fitzmyer - D.J. Harrington, A Manual of Palestinian Aramaic Texts ( 1 978) L. Moraldi, I manoscritti di Qumran ( I 971) T.R.S. Broughton, Magistrates of the Roman Republic I-II

Mitteilungen des Septuaginta-Unternehmens der Gesell­ schaft / Akademie der Wissenschaften in Gottingen Mélanges de I'Université St. Joseph Nachrichten der Akademie der Wissenschaften in Gottin­ gen Numismatic Chronicle Nederlands Theologische Tijdschrift Neue Ephemeris fiir die Semitische E p igrap hik Nachrichten von der (Kgl.) Gesellschaft der Wissenschaf­ ten zu Gottingen Notizie degli Scavi N ouvelle Revue Théologique Novum Testamentum New Testament Studies �orsk Teologisk Tidsskrift Osterreichische Akademie der Wissenschaften W. Dittenberger, Orientis Graeci lnscriptiones Selectae I-II Orientalische Literaturzeitung J.H. Charlesworth, Old Testament Pseudepigrapha I ( 1 983); II (1985)

Oudtestamentische Studien P.M. Fraser, Ptolemaic Alexandria I-III ( I 972) Proceedings of the American Academy for Jewish Research G. Vermes, Post-Biblical ]ewish Studies Papers of the British School at Rome Proceedings of the Cambridge Philological Society Palestine Exploration Fund, Quarterly Statement Palestine Exploration Quarterly J.-P. Migne, Patrum Graecorum Cursus Completus K. Preisendanz, Papyri Graecae Magicae B.P. Grenfell - A.S. Hunt, The Hibeh Papyri I ( I 9o6) Prosopographia Imperii Romani

ABBREVIAZIONI E SIGLE

PL PMRS PRE PSBA PVTG QAL Q-E RA

RAC RB RBibllt RBT RE REA REG REJ REtSI RGG Rh M RHP(h)R RHR RIU Riv. fil. RN RPh RQ RQCA RSR RSem RSPhTh RSO RThLouv RThPhil SAB

J.-P. Migne, Patrum Latinorum Cursus Completus J.H. Charlesworth, The Pseudepigrapha and Modern Re­ search with a Supplement (r98r) Realencyclopadie fur Protestantische Theologie un d Kirche

Proceedings of the Society of Biblica! Archaeology Pseudepigrapha Veteris Testamenti Graeca

Quaderni di Archeologia della Libia J. Maier - K. Schubert, Die Qumran-Essener ( 1 973) Revue Archéologique Reallexikon fur Antike und Christentum

Revue Biblique Rivista Biblica Italiana

Realencyclopadie fur Bibel und Talmud Pauly-Wissowa, Realencyclopadie der classischen Altertums­ wissenschaft

Revue des Études Anciennes Revue des Études Grecques Revue des Études Juives Revue des Études Slaves

Religion in Geschichte und Gegenwart

SB

Rheinisches Museum Revue d'Histoire et de Philosophie Religieuses Revue de l'Histoire cles Religions L. Bark6czi - A. M6csy, Die ròmischen lnschriften Ungarns Rivista di filologia e d'istruzione pubblica Revue Numismatique Revue de Philologie Revue de Qumran Romische Quartalschrift fiir Christliche Altertumskunde Recherches de Science Religieuse Revue sémitique Revue des sciences philosophiques et théologiques Rivista degli Studi Orientali Revue Théologique de Louvain Revue de Théologie et de Philosophie Sitzungsberichte der Deutschen Akademie der Wissenschaf­ ten zu Berlin Sitzungsberichte der Bayerischen Akademie der Wissen­ schaften Sitzungsberichte der Ùsterreichischen Akademie der Wis­ senschaften F. Preisigke, Sammelbuch griechischer Urkunden aus Agyp­

SBFLA SBL

Studii Biblici Franciscani Liber Annuus Society of Biblica! Literature

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26

ABBREVIAZIONI E SIGLE

se SCI sco scs SEG SEHHW

Sources Chrétiennes

SIG SMS SNTS(MS) SP ST STJ Str.-B.

W. Dittenberger, Sylloge Inscriptionum Graecarum 3 S. Jellicoe, The Septuagint and Modern Study ( 1968) Studiorum Novi Testamenti Societas (Monograph Series) Studia Patristica

StTh SVT TAM TAPhA TDNT Theol. BI. ThLZ ThQ ThR ThStKr ThStud ThWNT ThZ TLS TQ TQHD

Scripta Classica Israelica Studi Classici e Orientali Studies of Church and State Supplementum Epigraphicum Graecum M. Rostovtzeff, Social and Economie History of the Hellen­ istic World

Studi e Testi G. Vermes, Scripture and Tradition in ]udaism ( 1 96 1 , 2 1 973) H.L. Strack - P. Billerbeck, Kommentar zum Neuen Testa­ ment aus Talmud und Midrasch ( 1 924- 1 928)

Studia Theologica Supplements to Vetus Testamentum Tituli Asiae Minoris

Transactions of the American Philological Association Theological Dictionary of the New Testament

Theologische Bliitter Theologische Literaturzeitung Theologische Quartalschrift Theologische Revue Theologische Studien und Kritiken Theological Studies

Theologisches Worterbuch zum Neuen Testament

Theologische Zeitschrift Times Literary Supplement J. Carmignac, Les textes de Qumran I-II ( 1 961 1 963) E. Lohse, Die Texte von Qumran hebriiisch und deutsch ( 1 964, 2 1971)

TS TTM

Y. Yadin, The Tempie Scrolli-n ( 1 983) J. Maier, Die Texte vom Toten Meer I-II ( 1 960)

VDI VT VTS WUNT WZKM YCS ZAW ZDPV ZKTh

Vigiliae Christianae Vestnik Drevne lstorii Vetus Testamentum Vetus Testamentum, Supplement Wissenschaftliche Untersuchungen zum Neuen Testament Wiener Zeitschrift zur Kunde des Morgenlandes Yaie Classica! Studies Zeitschrift fiir die Alttestament!iche Wissenschaft Zeitschrift des Deutschen Paliistina-Vereins Zeitschrift fiir Katholische Theologie

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Parte terza

Il giudaismo nella diaspora e la letteratura giudaica

§

3 1.

Il giudaismo nella diaspora: i gentili e il giudaismo

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§ 3 1 . IL GIUDAISMO NELLA DIASPORA

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I. LA DIASPORA: IL QUADRO GEOGRAFICO

La storia del giudaismo al tempo di Gesù Cristo non è limitata agli stretti confini della Terra Santa. Comunità giudaiche più o meno ampie ed importanti si erano insediate in quasi ogni parte del mondo civilizzato di allora, e poiché erano rimaste, da un la­ to, in relazione permanente con la madrepatria e, dall'altro, in con­ tatto attivo con il mondo non giudaico, esse svolsero un ruolo di grande importanza sia per lo sviluppo interno del giudaismo, sia per l'influsso che quest'ultimo era destinato ad esercitare sulle altre nazioni civilizzate. Le cause di questa dispersione furono diverse. Nel periodo precedente, i conquistatori assiri e babilo­ nesi avevano deportato con la forza nelle loro province orientali ampi contingenti di popolazione. Lo stesso era accaduto più tar­ di, sebbene in misura minore, come ad esempio quando Pompeo aveva portato a Roma come prigionieri di guerra centinaia di Giu­ dei. Ma nel periodo ellenistico-romano ancora più rilevante fu la migrazione volontaria di coloni giudei nelle aree di confine della Palestina e anche in tutte le maggiori città del mondo civilizzato. Questi movimenti dovettero essere particolarmente numerosi all'inizio dell'epoca ellenistica. I successori di Alessandro Magno e i loro discendenti avevano sovente bisogno di un numero con­ siderevole di coloni per la fondazione delle loro nuove città, e non di rado a quanti si trasferivano in tali località erano concessi, senza altre formalità, la cittadinanza o particolari privilegi. At­ tratti da simili condizioni, sembra che soprattutto i Giudei si sia­ no lasciati persuadere ad emigrare in numero abbondante. Circo­ stanze difficili nella loro terra d'origine, in particolare la sua po­ sizione esposta - la Palestina, infatti, era teatro di guerra in qual­ siasi conflitto tra Siria ed Egitto, potrebbero aver favorito questo processo. Molti Giudei si trasferirono quindi nei vicini paesi del­ la Siria e dell'Egitto dove, soprattutto nelle capitali Antiochia ed Alessandria, ma anche in altre città ellenistiche di recente fonda­ zione, sembra siano stati concessi loro diritti specifici. Essi si tra­ sferirono in gran numero anche nelrAsia Minore, in particolare nelle città della costa ionica, e in molte delle località più impor­ tanti del Mediterraneo e del Mar Nero dove si parlava greco. Nonostante le ragioni addotte per spiegarla, l'estensione di que-

I. LA DIASPORA: IL QUADRO GEOGRAFICO

35

sta diaspora giudaica continua a suscitare perplessità, se si consi­ dera quanto fosse ridotta la comunità giudaica nella madrepatria, persino in un periodo così recente come l'inizio dell'epoca mac­ cabaica. Essa arrivava a mala pena al di là dei confini della «Giu­ dea» vera e propria (vedi vol. n, pp. 23-37). È possibile che que­ sta popolazione così ridotta abbia fornito una tale moltitudine di coloni, che, almeno a partire dal sec. I a.C., ritroviamo sparsi in tutto il mondo ? Oppure dobbiamo supporre che abbia ricevuto un notevole incremento dai convertiti al giudaismo negli ultimi secoli prima di Cristo ? Già nel sec. I a.C. (a quanto pare) la Sibilla, parlando dei Giu­ dei, poteva dichiarare che ogni terra e ogni mare ne erano pieni.' Nel secolo precedente (139-138 a.C.), il senato romano aveva in­ viato una lettera circolare ai re d'Egitto, di Siria, di Pergamo, del­ la Cappadocia e della Partia, e a molte delle regioni, città e isole del Mediterraneo, a sostegno dei Giudei (1 Mach. 15,23-24).' Dobbiamo ritenere perciò che essi fossero già presenti, in nume­ ro più o meno grande, in tutte queste regioni e città. Per quanto riguarda il tempo di Silla (85 a.C. circa), Strabone dice che il po­ polo giudaico in quel periodo «si era già introdotto in ogni città, e non si poteva quasi trovare località al mondo che non avesse accolto esponenti di questa razza e non fosse stata conquistata da loro».J Giuseppe4 e Filone 1 si esprimono più volte in termini analoghi. Ma la migliore descrizione dell'estensione che aveva raggiunto la dispersione giudaica si ha nella lettera scritta dal re l. Or. Sib. 3·271: ltaaa oÈ yaia aÉ-B&v ltÀ�pT]� XClLltaO'Cl .SciÀetO'O'Cl. Per una disamina ap­ profondita della datazione di quest'opera, v. N. Nikiprowetzky, La troisième Sibylle (15170}, pp. 1 95 -2 17. a. Per i problemi riguardanti l'autenticità della lettera del console romano «Lucio» (r M4ch. J5,16-2 1 ), vedi vol. I, pp. 259 ss. Oltre ai re di Egitto, Siria, Pergamo, Cappadocia e P4rtia, 1 Mach. 1 5.22-23 menziona anche Sampsame (?), Sparta, Sicione (nel Pelopon­ neso), le isole di Delo e Samo, la città di Cortina a Creta, il distretto della Caria con le città di Mindo, Alicarnassoe Cnido, e l isole di Cose Rodi, e il distretto della Licia con la l:ittà di Faselide, il distretto della Panfilia con la città di Side, la città fenicia di Arado e infine Cipro e Cirene. I singoli distretti, città e isole, menzionati insieme ai cinque regni, erano più o meno indipendenti e sono stati elencati separatamente per questa ragione (v. vol. 1, pp. 257 ss.). Per un'identificazione quanto mai congetturale di «Sampsame» con Amiso (più tardi Samsun), vedi Abel, ad loc. J• Strabonc ap. los., Ant. 14,7,2 (1 1 5 ) = FGrH 91 F 7 GLAJJ I, nr. 105. 5· Filone, In Flaccum 7 (45 -46}. 4.los., 8.1. 2, 16,4 (398); 7,3,3 (43). =

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§ 3 I. IL GIUDAISMO NELLA DIASPORA

Agrippa 1 a Caligola e riportata da Filone: «Gerusalemme - vi si dice - è la capitale non soltanto della Giudea ma della maggior parte delle nazioni, a causa delle colonie che ha mandato, in tem­ pi opportuni, nei vicini paesi d'Egitto, Fenicia, Siria, Celesiria e nelle più lontane Panfilia e Cilicia, in molte regioni dell'Asia, fi­ no in Bitinia e in quella contrada remota che è il Ponto; e pari­ menti inEuropa, Tessaglia, Beozia, Macedonia,Etolia, Attica, Ar­ go, Corinto e in molte delle migliori zone del Peloponneso. E so­ no pieni di colonie giudaiche non soltanto il continente, ma an­ che le isole più importanti:Eubea, Cipro e Creta. E non dico nulla delle terre al di là dell'Eufrate. Infatti, ad eccezione di una picco­ la parte, l'intera Babilonia e tutte le satrapie che circondano la ter­ ra fertile hanno abitanti giudei)).6 Anche gli Atti degli Apostoli (2,9-1 I ) menzionano Giudei e proseliti provenienti da Partia, Me­ dia,Elam e Mesopotamia, da Cappadocia, Ponto e Asia, da Fri­ gia e Panfilia, daEgitto e Cirenaica, da Roma, Creta e Arabia.7 In Mesopotamia, Media e Babilonia vivevano i discendenti di membri del regno delle dieci tribù e del regno di Giuda, depor­ tati un tempo colà dagli Assiri e dai Babilonesi.8 Nell'antichità era opinione comune che le «dieci tribù)) non fossero mai tornate dall'esilio,9 e ancora al tempo di Aqiba si discuteva se lo avreb­ bero mai fatto in futuro. 10 Neanche per le tribù di Giuda e Be­ niamino si può parlare di un rimpatrio totale. Le deportazioni, in particolare quelle dal regno delle dieci tribù eseguite dagli Assiri, ebbero luogo in un tempo in cui la religione d'Israele era ancora 6. Filone, Legatio 36 (28 1 -82). 7· Le parole 'Iouòaio( "E xal 7tpoaT)Àv-.ol, A et. 2, 10, probabilmente sono soltanto un'ap­ posizione a 'Pw!J.aiol (vedi anche il commentario di Haenchen, ad loc. ). Ma anche se il ri­ ferimento è solo a proseliti e simpatizzanti, la loro esistenza implica la presenza di Giu­ dei nei paesi elencati. 8. Sulle deportazioni assire, vedi A. Malamat, s. v. 'Exile, Assyrian', EJ VI ( 1971), coli. 1034I036, e B. Oded, Mass Deportations and Deportees in the Neo-Assyrian Empire (1 979). 9· Ios. Ant. 1 1 ,5,2 ( 1 3 3); 4 Esdr. 13 ,39-47; Orig., Epist. ad Africanum 14; Commod., Car­ men apologet. 936-40/943-6 (9 tribù sono ancora trans Persida flumine clausi). ro. mSanh. 10,3 fine: «Le dieci tribù non ritorneranno mai più, perché di loro sta scritto (Deut. 29,27): 'E li getterà in un'altra terra, come oggi'. Come questa giornata passa e non ritorna, così esse sono andate e non ritorneranno». Così R. Aqiba. Ma R. Eliezer di­ ce: «Così come il giorno si oscura e poi si illumina di nuovo, allo stesso modo, anche per le dieci tribù, per le quali venne l'oscurità, verrà un giorno di nuovo la luce». Cfr., a questo proposito, vol. n, pp. 632-63 3.

I. LA DIASPORA: IL QUADRO GEOGRAFICO

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molto più fluida, meno consolidata e meno differenziata dal P.a­ ganesimo di quanto sarebbe divenuta più tardi. Resta perciò dif­ ficile stabilire con certezza in quale misura la grande espansione del giudaismo normativa nel periodo più recente sia da mettere in relazione con le deportazioni antiche. Una qualche connessio­ ne è tuttavia probabile. I rapporti con la madrepatria non dovet­ tero mai essere completamente interrotti. L'antica confederazio­ ne tribale costituì il punto di partenza per la successiva diffusio­ ne del giudaismo. Questo vale almeno per la Babilonia, dove vi­ vevano i discendenti delle tribù di Giuda e Beniamino. Docu­ menti provenienti dalla Babilonia del periodo persiano, in ogni caso databili nel sec. v, forniscono ora testimonianze concrete della comunità giudaica che vi era stanziata ancora in quel perio­ do, e ne illustrano tanto l'esposizione a influenze straniere quan­ to il persistente attaccamento al Dio d'Israele. '' Inoltre, fonti posteriori parlano di altre dispersioni che ebbero luogo durante il periodo persiano. Secondo Eusebio e i cronisti più tardi, Arta­ serse Oco, durante una delle sue campagne egiziane, forse quella del 3 4 5 �343 a.C., avrebbe fatto prigionieri dei Giudei e li avrebbe insediati in Ircania, presso il Mar Caspio, e forse anche nella Babilonia. 1 2 Anche Fausto di Bisanzio sostiene che Tigrane, nel 1 1 . Sui

Giudei nella Babilonia al tempo della dominazione persiana, v. per es. S. Daiches,

The Jews in Babylonia at the Time of Ezra and Nehemiah (19 10); E. Klamroth, Die ju­ dischen Exulanten in Babylonien ( 1 9 1 2); E. Ebeling, Aus dem Leben der judischen Exu­ l.nten in Babylon (1914); D. Sidersky, 'L'onomastique hébralque des tablettes de Nip­

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8tfbylonia in the Chaldaean an d Achaemenian Periods in the Light of the Babylonian Sources (1 976; ' 1979); On West Semites in Babylonia during the Chaldaean and Achae­ menian Periods: An Onomastic Study (1977); E.J. Bickerman, 'Tlre Babylonian Captiv­ ity', in W.D. Davies and L. Finkelstein (edd.), The Cambridge History . of judaism 1 ( 1 984) pp. }42-} 58. 1 1. Euseb., Chron., ed. A. Schoene, II, p. 1 1 2 ad ann. Abr. 1657 (secondo il testo armeno): .

Ochus partem aliquam de Romanis ludaeisque cepit et habitare fecit in Hyrcania iùxta mtfre Cazbium. Cfr. Girolamo, ed. R. Helm ( 1 956), p. I l i i Sincello, ed. Dindorf, I, p. 486;

Orosio 3,7. Quelli che seguono Eusebio si limitano a copiarlo. Nella traduzione armena il testo è distorto mediante l'aggiunta de Romanis; Sincello :tggu.mge -.oùç ÒÈ: Èv Bq�a'tou &wç Òtupo, fLUpLtXÒtç htLpoL KotL àpL-Bfl.til yvwa-BijvotL fL� òuvaiJ.EVotL. Cfr. Ant. 1 5 ,2,2 (14) e 3,1 (39). Sulla storia dei Giudei babilonesi nel periodo dei Parti, cfr. specialmente Ant. 1 8,9 (3 10-73): sotto il

regno di Tiberio, nella regione di Nehardea sull'Eufrate, due fratelli di nome Asinao e Anilao fondarono uno stato giudaico di briganti il quale, data la debolezza del re dei Parti, resistette per alcuni decenni, precisamente per quindici anni durante la vita di Asi­ nao (Ant. 1 8,9,4 [no]), e dopo la sua morte, per un altro lungo periodo sotto Anilao. Per un commento vedi anche A. von Gutschmid, Kl. Schr. m, pp. 5 3 - 5 5 . Nota anche 1 7,2, 1 2 (23-28); c. Ap. 1,7 (n). Nella Mishna si fa qualche volta riferimento ai Giudei babilonesi e medi. Vedi mSheq. 3,4 (tass� di mezzo shekel dalla Babilonia e dalla Media); m}jal. 4,1 1 (le primizie prove­ " nienti da Babil o nia non sono accettate); mjom. 6,4 (i Babilonesi strappavano i peli del ca­ pro espiatorio nel giorno dell'espiazione); mMen. 1 1 ,7 (sacerdoti babilonesi); mB. M. 7,9 (Yaddua il Babilonese); mShab. 6,6 (donne giudee della Media); mB. Q. 9,5 = mB. M. 4,7 (sull'obbligo di restituire i beni rubati addirittura fino in Media); mShab. 2, 1; mNaz. 5>4i mB.B. 5,2 (Nahum il Medo). Che Giudei vivessero in Media è attestato anche dal libro di Tobia (Tob. 1,14; 3,7 ecc.). Sull'argomento in generale vedi S. Funk, Die juden in Babylonien ( 1 908); S. Krauss, s. v. 'Babylonia', JE II ( 1 902), pp. 403-4 1 5 ; J. Engel, Die juden in Babylonien unter den

I. LA DIASPORA: IL QUADRO GEOGRAFICO

39

tali dell'impero romano - fino al sec. n a.C. come sudditi dei Parti, e più tardi (quelli insediati nella Mesopotamia del Nord) come abitanti della provincia romana della Mesopotamia, che fu contesa prima dai Parti e poi dalla Persia dei Sassanidi ' 4 - il loro atteggiamento rivestiva un interesse strategico per l'impero roma­ no. Nel 4o d.C., ad es., il legato di Siria P. Petronio considerava pe­ ricoloso provocare la loro ostilità nei confronti di Roma.' 5 Du­ rante la rivolta del 66-73/74 d.C. i ribelli nella Palestina tentaro­ no di suscitare una simile ostilità tra i loro correligionari al di là dell'Eufrate.'6 Per Traiano, che marciava contro i Parti, essere minacciato alle spalle da una rivolta dei Giudei mesopotamici co­ stituiva un serio motivo di preoccupazione (v. vol. I, pp. 642 s.). Giuseppe menziona come principali insediamenti dei Giudei nella Babilonia le città fortificate di Nehardea (Née:òpcx, Nacxpòcx) e Nisibe. Nehardea (nhrd ") era, secondo le esplicite testimonian­ ze di Giuseppe e delle fonti talmudiche, un centro giudaico im­ portante nella Babilonia vera e propria e un punto di forza dello «stato» giudaico semi-indipendente che, secondo quanto dice Giuseppe, sarebbe fiorito tra il 20 d.C. e il 3 5 d.C. circa. '7 Per ptrsischen Konigen wahrend des zweiten Tempels bis nach dem barkochbaischen Kriege (Diss Bern, 1 907); J. Juster, Les Juifs dans l'empire romain I (1914}, pp. 199-203; G.F. Moore,]udaism in the first centuries of the Christian Era I (1927), pp. 102- 106; J. New­ man, The Agricultural Life of the ]ews in Babylonia ( 1932); J. Neusner, A History of the Jrws in Babylonia 1 : The Parthian Period ( 1965; ' 1969); n: The Ear/y Sasanian Period (1 966}; m: From Shapur I to Shapur II (1968}; rv; The Age of Shapur II (1969); v: The L•ter Sasanian Times (1970). Nota anche l'importante discussione in G. Widengren, .

'The Status of the Jews in the Sassanian Empire', Iranica Antiqua 1 (I96I}, pp. I 1 7-162. Vedi ora l'importante opera di riferimento di A. Oppenheimer, Babylonia ]udaica in the Talmudic Period (I 98 3). 14. Per le relazioni tra Roma e la Partia, vedi W.C. Debevoise, A Politica/ History of P•rthia (193 8}; M.G.A. Bertinelli, 'I Romani oltre l'Eufrate nel n sec. d.C.', ANRW rx.r (1 976), pp. 3-45; Cambridge History of Iran III.! ( 1 983}, pp. 2 I -99; R.N. Frye, The His­ tory ofAncient Iran (1984}, pp. 233-244. t S· Filone, Legatio 3 1 (216-21 7). Per tutti questi problemi, vedi J. Neusner, 'The Jews F.ast of the Euphrates and the Roman Empire r. I st-3rd Centuries A.D.', ANRW IX.r ( 1976}, pp. 46-69. 16. Giuseppe, B. /. 6,6,2 (343). Tito rimprovera ai Giudei: xaì 7tpEa�tiaL !J-È'I Ufi-WV 7tpÒç 'I'OÙo; u1tÈp l•:ùlj)pa:t"YJV È1tÌ vtw't'EpLafl-ti-l · Giudei transeufratini combatterono anche tra i ri­ belli in Palestina (Diane 66,4,3); Ios., B./. 2,I9,2 (szo), 6,6,4 (356) menziona parenti di. Monobazo e Izate in particolare. Neusner, op. cit. , pp. 58-64. 17. Giuseppe, Ant. 1 8,9,1 (J IO-J IJ) e 9 (379). Vedi il resoconto completo in Oppenhei­ mer, Habylonia]udaica, pp. 276-293.

40

§ 3 I . IL GIUDAISMO NELLA DIASPORA

quanto riguarda «Nisibe)), sembrerebbe ovvio pensare alla ben nota città con questo nome situata nella Mesopotamia settentrio­ nale, poiché si trovava al centro dei distretti nei quali erano state deportate le dieci tribù dagli Assiri, mentre Nehardea era più a sud, nella Babilonia vera e propria, dove i Babilonesi avevano in­ sediato le tribù di Giuda e Beniamino. 18 Tuttavia, nel contesto del racconto di Giuseppe, «Nisibe)) sembra essere anch'essa una città della Babilonia, situata nei pressi di Nehardea e non molto distante dalle grandi città di Seleucia e Ctesifonte. 1 9 Se questo modo di vedere è corretto, abbiamo, da un lato, la documenta­ zione di deportazioni assire in quest'area e, dall'altro, una rile­ vante quantità di testimonianze talmudiche di una presenza giu­ daica nella zona a partire almeno dal sec. n d.C. in poi.'0 È posr 8 . Su Nisibe vedi RE XVII, coli. 714-757; C. Ritter, Erdkunde XI, pp. 4 1 3 ss.; Oppenhei­ mer, Babylonia ]udaica, pp. 3 1 1-325. Per il contesto geografico, vedi L. Dillemann, Haute Mésopotamie orientale et pays adjacents ( 1 962). Nisibe si trova sul Mygdonius, un affluente del Chaboras, che è a sua volta un affluente dell'Eufrate. Fungeva da centro delle località menzionate in .z Reg. 17,6; r 8,1 1, nelle quali furono deportati dagli Assiri i citta­ dini del regno delle dieci tribù. Nehardea, invece, si trovava molto più a sud, nella Babi­ lonia vera e propria. 19. Su questo punto, vedi J. Wellhausen, lsraelitische und judische Geschichte (4 1 901), 206 n., e W. Bousset, Die Religion des]udentums ( 1 1 926), p. 62. L'esistenza di una località se­ parata chiamata 'Nisibe' e situata nella Babilonia vera e propria è data per scontata da Op­ penheimer, Babylonia ]udaica, pp. 3 19 e 325. Secondo, los. Ant. r 8,9,1 (3 1 1), Nehardea non era facilmente accessibile, perché era completamente circondata dall'Eufrate e dai suoi canali. Anche 'Nisibe' era situata nella stessa area circondata dall'Eufrate (&a-rt v ÒÈ xctl Ni­ at�ttÀou bttxÀ[lJv 'A ') , ' • t: � 'I ouoc:xtwv ... e:-te:pcp o� e:' ouoe:vt e:.,e:a-tat x 'Y)oe:uac:xt e: v cr . ] aq> [ 1\C:X] ou cxù-tfl -t t va. e:l òè: [J. �' &:7to-tdcre:t -t cf> Àacf> -twv 'louòc:xl[w ]v 7tpocr-te:([)­ !'-OU òv[o[J. ]a-t t ÒlJvaptc:x x.dÀtc:x. -tc:xu-t'Y)c:; -tijc:; bnypc:xq>ijc:; à.1tÀouv &:[v]­ �(ypc:xq>ov &:7te:-tÉ.S1J e:lc:; -tà &:pitoc (Altertumer von Hierapolis, a -



1

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1

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cura di Humann, Cichorius, Judeich, Winter; JDAI, 4· Ergan­ zungsheft [I 898], iscr. nr. 69 = CIJ 11, nr. 776).

' cropoc:;... ' A up , ( 'Y)/\tc:xc:;) A uyoucr-tc:xc:; ' zw-te:txou ... e:t oe: e:-tt t-ttpoc:; XYJÒe:ucre:t, Òwae:t -tfl KC:X'tOtKt� 'tWV iv 'le:poc7toÀe:t KC:X'tOtKOUV'tWV 1ouòc:xtwv 7tpocr-td[J.ou (ò'Y)vaptc:x) [... ] xc:xl -t0 ix�lJ-t�crc:xnt (ò'YJva­ P'c:x ÒtO"'X,tÀtc:x). &:nlypaq>ov &:7te:-tÉ.S1J iv 'ttfl à:p"X,tcp 'twv 'louòalwv 2. 'YJ

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(Altertumer von Hierapolis, iscr. nr. 2 1 2 = IGR IV, nr. 834 = CIJ nr. 775). L'archivio giudaico menzionato qui è probabilmente

II,

quello cui si allude anche nell'iscrizione precedente. 3 · È particolarmente degno di nota l'epitaffio di un certo Pu­ blio Elio Glicone, in cui si afferma che il defunto lasciò in eredità una somma alla corporazione dei tintori di porpora (-tfl crt[J.vo-ta­ �TI 7tpoe:òpl� -twv 7topq>upo�aq>wv) in modo che, con l'interesse ri­ cavato, la sua tomba potesse essere decorata ogni anno con una ghirlanda iv -tfl Éop-tfl -t w v à:�U[J.WV. Inoltre lasciò a un'altra cor­ porazione ('ttfl auve:òplcp -tw v xatpoòamcr-twv) una somma per la Ciecorazione della sua tomba iv -tfl Éop-tfl 7tEV'tlJKO[cr-tijc:;]. Secon­ do questi dati, il defunto doveva essere per lo meno giudeo, poi­ ché -tà a�U[J.C:X può riferirsi soltanto alla Pasqua giudaica, e non alla corrispondente festività cristiana. Ma anche i membri delle corporazioni dovevano aver subito l'influenza del giudaismo.

§ 3 I . IL GIUDAISMO NELLA DIASPORA

L'iscrizione fu pubblicata da A. Wagener, Rev. de l'Instruction publique en Belgique, xvi• année I I ( I 8 69), pp. I ss. Vedi Philo­ logus 3 2 ( I 87J), p. 3 8o; Ramsay, The Cities and Bishoprics ofPhry­ gia 1.2, p. 5 4 5 ; e Judeich, Altertumer von Hierapolis, nr. 342 = CIJ II, nr. 777· Per la discussione vedi Ramsey, Exp. (Feb. I 902), 98- I oo. Sull'usanza di decorare tombe ogni anno con fiori, vedi anche Judeich, op. cit. I 29 ss. (al nr. I 9 5 ) e le iscrizioni nrr. I 3 3• I 53, I95, 209, 234, 278, 293 , 3 I o, 3 3 6. Tale usanza è attestata an­ che in Occidente: CIL v, nrr. 23 I 5, 40 I 7; XI, nr. I J 2. J.P. Walt­ zing, Étude historique sur les corporations professionelles chez les Romains IV ( I 9oo), p. 542. Si noti anche l'epitaffio AùpYjÀtou 'Av­ vtou E1v6vwç ( ?) 'IouòÉ[ou?] (CIJ II, nr. ns. Anche i nrr. 779 e 780 forse sono giudaici) e l'epitaffio, di pubblicazione più recen­ te, proveniente da una tomba con simboli giudaici: � cropòç xat o �W(J.Òç xa-8'o� btdxwta� Map(xou) Aùp(YjÀtou) X[J.OTJ Kw1t> (CPJ I, nr. 2 1 ). Un papiro del «quinto anno», probabilmente di Tolemeo IV, quindi del 2 1 8 a.C., in ogni caso ancora del sec. III a.C., trovato a Magdola, nel nomos di Arsinoe, CPJ I, nr. 1 29, contiene una pe­ tizione di una donna al re a proposito del furto di un mantello, che il ladro si rifiuta di restituire. A questo punto ricorrono le arol e [-tÒ LfL]a.-tto\1 È'V -t fl 7tpoae:ux_fl 'tW\1 'louòcxtw'V (sembra che il adro avesse depositato il mantello presso il guardiano della 7tpo­ IICUX,�). La menzione della proseuche fa capire chiaramente che a

r.

§ 3 I . IL GIUDAISMO NELLA DIASPORA

94

Magdola non c'erano soltanto Giudei isolati, ma una comunità giudaica. CPJ I, nr. 12 8, che proviene dalla stessa località ed è del­ lo stesso anno, contiene anch'esso una lamentela contro un giu­ deo, questa volta da parte di sua moglie. In un altro papiro proveniente da Magdola, CPJ I, nr. 3 7, tre persone -Teodoto, Gaddeo e Fania- presentano una querela con­ tro un certo Demetrio, per violazione di un contratto di locazio­ ne. Tutti e tre i richiedenti sono probabilmente giudei. Lo stesso nome Magdola è semitico (mgdw[), ma ricorre spes­ so in Egitto. Vedi C. Wessely, Topographie des Fajjum (1 904), pp. 1 0 1 - 1 04; PTebt n (1 907), p. 3 8 8 . Un Migdol nelle vicinanze di Pelusio è menzionato in ler. 44, 1; 46, 14; cfr. anche Ex. 1 4,2; Num. 33,7; Ezech. 29, 10; 30,6. Un'iscrizione proveniente da Arsinoe-Crocodilopoli, databile durante il regno di Tolemeo III (246-22 1 a.C.), sfortunatamente deteriorata nel punto cruciale, sembra parlare di una comunità giudaica e della relativa sinagoga nella zona: SB, nr. 8939 = CPJ m, nr. 1 5 3 2A; manca in CIJ n: o! èv Kpox[o]ÒtÀwv 7toÀe:t 'Iou­ [òcxt]ot 't�v 7tpo[cr]e:[ux�v] (cfr. vol. n, p. p 2, n. 5). In CPJ I, nr. 3 8 ( 2 I 8 a. C.) un commerciante di lana, abitante ad Arsinoe-Cro­ codilopoli, si lamenta per aver subito un torto da un giudeo di nome Seos. Può darsi che anche i sei Giudei che fecero da testi­ moni in un contratto a Samaria nel Fayum (vedi sopra, p. 8 5 ) fos­ sero coloni militari (CPJ, nr. 22). Giudei singoli, ed altre persone con nomi semitici, probabil­ mente Giudei, compaiono, sempre nel Fayum, nei papiri di Ze­ none, della metà del sec. m a.C.; vedi CPJ I, nrr. 7- 17. Sono cer­ tamente Giudei i nrr. 8: 'A ntyovijc; (sic) 'Iouòcxtoc;, e 9a-b: «Pasis il giudeo»; cfr. anche il nr. 3 : 7tcxpà 'lcr[J-cx�Àou, e i nrr. 1 4- 1 5 con il nome �CX(J-O�À.

Sec. II a. C.

«Giudei dell'èmyov�» continuano ad essere attestati nel sec. 11 nel Fayum. In PTebt. 8 1 7 = CPJ I, nr. 23 ( 1 82 a.C.) un giudeo fa un prestito a un correligionario, con la testimonianza di sei altri giudei; gli ultimi due testimoni sono soldati della prima ippar­ chia insediata da Dositeo e in possesso d'ottanta arourai di terra. Un altro «giudeo dell'èmyov�» figura in un contratto del 1 72-

95 I. LA DIASPORA: IL QUADRO GEOGRAFICO 1 7 1 a.C. {CPJ I, nr. 26), e un giudeo custode o poliziotto (cpuÀa.­ XhYJc;) in un contratto del I 73 a.C. {CPJ I, nr. 25 ) . A coloni giu­ dei si fa probabilmente riferimento anche nel nr. 28, proveniente da Samaria {v. sopra) e nei nrr. 29-32.

Un papiro, della fine del sec. I I a.C., proveniente da Tebtynis, nel nomos di Arsinoe, PTebt I, nr. 86 = CPJ I, nr. I J4, contiene la descrizione di un'area, in cui si fa menzione, per due volte, di una 7tpoaeux� 'Iouòa.lwv, rr. I 8 e 29, a cui apparterrebbe un pez­ zo di terra descritto come «giardino sacro» {tepà 1ta.paòe�aoc;). Questo va spiegato probabilmente sulla base delle usanze egizia­ ne, e significa proprietà del tempio. Potrebbe senz' altro trattarsi della stessa sinagoga menzionata sopra. Su Tebtynis vedi C. Wessely, Topographie des Fajjum, pp. 146 a.; PTebt n, p. 404. Un papiro del sec. n a.C., nomos di Arsinoe, CPJ I, nr. 47, contiene un conto frammentario su imposte agrarie. Il testo, con l'omissione di cifre e segni, è il seguente: "tCÌ Àoytcx yi]ç ex[ ... ] òtcì UtoÀe:fLctto[u]

1

8toòo'toç 'AÀe:�avòpou 8e:oòo't[ou] ... 8Eoòropcx Ae:ontç Mcxp(ou... 8EofLVlJa'toç [�]wat-8Éou 8e:oòropou.. . MEaop� ex' Ecx��a-Bwv 'Apta'tbmou 'Icxxou�wc; ... Ecx��a-Bwv :Ecx��cxtou ò(?) xcxi Mcxptov ... 4wat-8Écx 8e:oÒo'tou 8e:oòropou ...

Poiché 'Ia.xou�wc; e �a.��ci-B�ov sono nomi ebraici, e poiché un numero sorprendentemente grande di nomi è composto con thtos, è ragionevole ritenere che tutte queste persone fossero dei Giudei. Ma poiché sul recto del papiro figurano le parole .,;wv ft&p& �a.(.La.pda.v, tutte le persone menzionate qui potrebbero es­ lere dei Samaritani. Un papiro proveniente da Filadelfia (Fayum), la cui scrittura rimanda al sec. n a.C., contiene una petizione di «Giuda, figlio di Oositeo, giudeo», che faceva il contadino nella zona (CPJ I, nr. •U)· Si noti anche CPJ I, nr. I J J proveniente dal Fayum, metà del 1ec. n a.C. Anche la forma delle lettere indica che la seguente iscrizione, trovata nel Fayum, CIJ n, nr. I 5 J I , cfr. CPJ m, p. I6J, è del pe­ riodo ellenistico: 'EÀea�a.poc; N �xoÀaou Tjye(.LWV {mÈ:p Éa.u.,;ou xa.i

§ 3 I . IL GIUDAISMO NELLA DIASPORA Elp�'r'lç -tl)ç yuvcxtxòç -tò wpo'Mytov xcxl -tò cppÉcxp. Qui il termine l}ye:!J.WV è presumibilmente un titolo militare.

96

Un papiro del sec. n o I a.C. (BGU, nr. 1 282 = CPJ I, nr. 46) contiene un accordo sull'uso congiunto di vasellame, stipulato da due vasai giudei del «villaggio di Siri» (v. sopra, p. 8 5 ) con due Egiziani.

Sec. I d. C.

Un papiro del 3 d.C., proveniente da Filadelfia nel Fayum, ri­ ferisce d'un prestito di una certa quantità di orzo fatto a Samba­ thion, figlio di Dionisio, un «persiano dell'i myov� », che potreb­ be essere giudeo (CPJ n, nr. 4 1 1 ); un altro Sambathion figura nel nr. 4 1 3 (Tebtynis, 16 d.C.). I nomi Abramos, Sambataios e Dosi­ theos ricorrono in un elenco di proprietari di pecore e capre di Hermopolis Magna, 8-9 d.C. (4 1 2); un uomo di nome Iosepos è attestato in un papiro di Ossirinco del 2 1 d.C. (4 14); e contribu­ enti di nome Iosepos e Sambathion figurano a Filadelfia nel 25 d. C. (4 1 6). Nessuno di costoro è esplicitamente identificato come giudeo (si noti tuttavia il termine isolato 'louòcxiou al nr. 4 1 5, pro­ veniente da Hawara, 24-25 d.C.). Per i nomi giudaici su di un pa­ piro, probabilmente in rapporto con Ossirinco, del sec. 1 d.C., vedi CPR vn, Griechische Texte IV ( 1979), nr. 2. Una documentazione inequivocabile sulla presenza di Giudei nel Medio Egitto nel sec. I d.C. è fornita da parti di un ampio papiro che elenca i nomi di contribuenti e i loro rispettivi debiti ad Arsinoe e nel Fayum nel 73 d.C. (CPJ n, nr. 421). Il docu­ mento contiene i resoconti dell'amphodarches di un quartiere della città, dove questi riporta un elenco esatto di quanti sono obbligati a pagare lo 'Iouòcxtxòv -tÉÀe:a�J.cx, la tassa di due dracme imposta dopo la distruzione del tempio (v. anche sotto, pp. 178 s.). Sono elencati solo le donne e i bambini, poiché gli uomini erano stati inseriti in un altro registro che non si è conservato. Ma possiamo attenerne i nomi dall'elenco delle donne. Eccolo: TputpiXtVIX, 6 I anni. �waapwv, figlia di 'liXxou�oc; e di �IXfl-�oUc;, moglie di �tfi-WV, 22 anni. ci>tÀoUc;, figlia di [ ...] e IhoÀÀoUc;, moglie di 8e6òwpoc;, 20 anni. �1Xfl-�a-8[tov], figlia di �IX�tvoc; e di 'Hp1Xtc;, moglie di 8Y)yÉvY)c;, I 8 ann i . �[ ... , figlia di ...] e 8euòouc;, moglie di �1Xf1-�1X-8{lwv?), 1 [.] anni.

97

I. LA DIASPORA: IL QUADRO GEOGRAFICO 'E[pw"nov, figlia di .. .] e Eù"tÉp7nJ, moglie di IhoÀÀcic;,

22

anni.

Bambini: ·

tiì.taxoc;, figlio di ll"toÀÀcic; e 'Epw"ttov, 4 anni. I:eu.SYJc;, figlio di Eleoòwpoc; e WtÀoUc;, 3 anni.

Bambine: llpw"touc;, figlia di Eleoòwpoc; e WtÀoUç, 5 anni. llpw"touc;, figlia di :Et(J.WV e 6waciptov, 4 anni.

A questi nomi sono stati aggiunti quelli di cinque uomini, :Et(J.WV, Ele:oòw1101 ecc. \lctç Xct� 'l'j CTU'Ict"(W"( 'I'j E'tEt (J-'l'jCTE\1 01t/\ (f> E'Ttt

d) Iscrizione del 5 5 d.C. proveniente da Berenice, in Cirenaica (sopra, p. 1 0 5 ), dove cru\lctywy� è usato sia per la comunità sia per la sua sinagoga. e) Nota anche «la sacratissima synagoge degli 'E�pctio�», atte­ stata a Deliler, vicino a Filadelfia, sopra, p. 56. f) Un papiro del 29 1 d.C., da Ossirinco in Egitto, parla di una somma «pagata alla synagoge dei Giudei», sopra, p. 1 00. Il termine synagoge ricorre di frequente, nel senso di «comu­ nità», sugli epitaffi romani. In proposito, vedi sotto, pp. 146 ss. Nel Nuovo Testamento vedi specialmente Act. 6,9; 9,2. Sull'uso più tardo vedi vol. n, pp. p6- p 7. Originariamente synagoge, come synodos, è l'assemblea stessa, e ricorre in questo senso an­ che in connessione con le associazioni cultuali greche (esempi in vol. n, pp. p 7 s., n. 1 3 ). Dal senso di «assemblea, riunione» si sviluppa quello di «comunità», come nel caso di synodos. È que-

Il. I . ORGANIZZAZIONE INTERNA DELLE COMUNITÀ

141

sto il termine usato costantemente dai LXX per tradurre 'dh, che significa la comunità d'Israele radunata. Ma nel periodo più tar­ do, il termine synagoge è applicato normalmente alla comunità locale. La scomparsa dei termini politeuma, katoikia, laas ed ethnos, sostituiti da synagoge, può essere stata facilitata dal fatto che syn­ agoge divenne familiare grazie alla terminologia dei LXX. Ma è anche possibile che essa rifletta un cambiamento di prospettiva, dalla considerazione delle comunità giudaiche come gruppo et­ nico all'accentuazione del loro carattere di associazioni religiose private. 8. In latino ricorre anche la designazione universitas. Un re­ scritto imperiale del 2 I 3 d.C. riguarda l'eredità di una donna che lascia i suoi beni alla universitas Iudaeorum, qui in Antiochen­ sium civitati constituti sunt.l Questa designazione probabilmen­ te dovrebbe essere congetturata anche in un'iscrizione mutila pro­ veniente da Castel Porziano, vicino a Ostia (sopra, p. I 3 I) : [uni­ versitas] Iudaeorum [in col. Ost. commor]antium. Essa soprav­ visse anche nel Medioevo. 8 Ovviamente, le strutture interne delle comunità variavano no­ tevolmente a seconda dei tempi e dei luoghi. Le diverse situazio­ ni esterne e una più o meno grande attribuzione di diritti politici alle comunità esercitavano inevitabilmente la loro influenza sulle strutture interne. I due estremi sono rappresentati da Alessandria e Roma. Ad Alessandria viveva una corporazione unitaria dei Giudei, con migliaia di membri e con un rilevante potere politi­ co; a Roma, nonostante il numero considerevole dei Giudei, c'erano soltanto associazioni private isolate, con speciali diritti politici. Si dà il caso che queste due città cosmopolite siano gli unici due centri urbani sulla cui popolazione giudaica disponia­ mo di informazioni dettagliate. Soltanto in questi casi possiamo tentare un'analisi più precisa della loro struttura. Possediamo una documentazione relativamente minuziosa anche per quanto riguarda la Cirenaica. Per il resto, le nostre informazioni sulla struttura comunitaria dei Giudei sono costituite da una docu1· Cod. lust. 1 ,9, 1 . l. Per es., a Marsiglia, nel sec. XIV, REJ 47 ( 1903), p. 73: Universitatis ludaeorum... civita­ Ili Massiliae. lbid. , p. 63: Universitas ludaeorum.

142

§ 3 I. IL GIUDAISMO NELLA DIASPORA

mentazione sporadica, e il modo migliore di utilizzarle è quello di esaminarle in connessione con i dati riguardanti le comunità romane. È probabile che esistessero, praticamente ovunque, due cate­ gorie di funzionari. I . gli ap'X.OV't€>', in Altmann (ed.),]ewish Medieval and Renaissance Studies ( 1967), pp. 225-288. Urbach, E.E., 'The Traditions about Merkabah Mysticism in the Tannaitic Period', in Studies in Mysticism and Religion Presented to G. G. Scholem ( I967), sezione ebraica, pp. 1 -28. Bowkcr, J. , '«Merkabah» Visions and the Vision of Paul', JSS 16 (I 971 ), pp. l 57- 1 7 ) .

366

§ 32. LETIERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

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V. PSEUDEPIGRAFI PROFETICO-APOCALITTICI

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368

§ 32· LETIERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

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3· L 'Assunzione o Testamento di Mosè Si sa da lungo tempo, da Origene (De principiis 3,2,1, ed. Koet­ schau, GCS q, p. 244), che la storia di una disputa tra l'arcange­ lo Gabriele e Satana a proposito del cadavere di Mosè, cui si ac­ cenna in Iudae 9, è stata tratta da una Adscentio Mosis apocrifa. Estratti da questa 'AvaÀlJ\jltc; MwucrÉwc; sono stati conservati ne­ gli scritti patristici, e nel 1 86 1 parti considerevoli dell'opera furo­ no pubblicate da A.M. Ceriani, secondo un'antica versione latina identificata in un manoscritto della biblioteca Ambrosiana (Mo­ numenta sacra et profana I, fase. I, pp. 5 5 -62). Il titolo del docu­ mento è andato perduto, ma la sua identificazione con l'antica 'AvaÀlJ\jltc; MwucrÉwc; risulta chiaramente da una citazione di Ge­ lasio di Cizico, Storia della chiesa 2, 1 7, 1 7 (ed. G. Loescheke e M. Heinemann, GCS 28, p. 74; A.M. Denis, FPG, p. 63): MÉÀÀwv b

7t(j0Cfl�'t''Yjc; Mwcrijc; È�tÉVIXt 'tÒ\1 �tov, wc; yÉyp1X7t'tiXt iv �L�Àcp 'A \IIX­ À �\jle:wc; MwcrÉwc;, 7tpocrxaÀe:cra!J.e:voc; 'I lJO"Ouv u!òv N auij xai otaC'l ' _C ' ' ' ' ' '' 7tpoc; IXU't'0\1 E:Cfl'Yj' XIXt' 7tpOE:VE:IXO"IX't'O 1\E:"(OflE:VOç flE: O( ve:oc; 7t(j0' XIX't'IX�OÀijc; XOO"flOU etVIXL flE: 'tijc; ota-8�x'Yjc; IX1hou flE:O"L't'lJV. Queste stes­ se parole si trovano nella versione latina 1 , 1 4: itaque excogitavit et invenit me, qui ab initio orbis terrarum praeparatus sum, ut sim arbiter testamenti illius. �

'

V. PSEUDEPIGRAFI PROFETICO-APOCALIITICI

369

Il contenuto dello scritto è il seguente.

Introduzione. 1 , 1 -9: discorso rivolto da Mosè a Giosuè all'atto di nominarlo suo successore. I , I o- 1 7: Mosè rivela a Giosuè che il

periodo stabilito per la sua vita è trascorso, e che sta per unirsi ai suoi padri. Come eredità, gli consegna certi libri di profezie, che Giosuè dovrà conservare in alcune giare, in un luogo indicato da Dio. Cap. 2. Mosè predice a Giosuè, in termini criptici, la storia d'Israele, dall'ingresso in Palestina fino alla distruzione dei regni d'Israele e di Giuda. Cap. J . Un re (Nabucodonosor) verrà dal­ Pest e distruggerà col fuoco la città e il tempio e deporterà agli abitanti. I prigionieri ricorderanno allora che tutto questo era già stato predetto da Mosè. L'esilio durerà settantasette anni. Cap. 4 · In risposta alle preghiere del loro capo, Daniele, Dio avrà miseri­ cordia di loro e susciterà di nuovo un re (Ciro), che li libererà e li lascerà tornare alla loro terra. Alcuni rappresentanti superstiti delle tribù torneranno e restaureranno il luogo santo, e conserve­ ranno la loro fede religiosa, ma con tristezza e grandi sospiri, poiché «non potranno sacrificare al Dio dei loro padri>> (4, 8).' Cap. 5 . La punizione verrà dai loro re, i loro governanti pagani (oppure, «mediante i loro re»; latino: de reges, e i Giudei stessi saranno divisi per quanto riguarda la verità (dividentur ad veri­ tatem).2 L'altare sarà contaminato da persone che non saranno sacerdoti, ma schiavi figli di schiavi. E i loro scribi (magistri et dictores eorum) saranno influenzati in modo negativo e impedi­ ranno la giustizia. E la loro terra sarà piena di ingiustizia. Cap. 6. Allora sorgeranno dei re in mezzo a loro, e saranno chiamati sa­ cerdoti del Dio Altissimo, i quali ciononostante commetteranno sacrilegio dal santo dei santi (è chiaro il riferimento agli Asma­ nei). A costoro succederà un re insolente, di discendenza non sa1. Sembra che la validità del culto sacrificale nel secondo tempio fosse messa in dubbio. Un punto di vista analogo è espresso in Mal. 1,7 e r Enoch 89,73. Cfr. Charles, The Assump­ rion of Moses (1 897), p. 1 5 . L'atteggiamento dell'autore potrebbe essere stato determina­ to dalla consapevolezza che il dominio pagano interferiva con la purità del culto, consi­ derando la storia postesilica del tempio dal punto di vista di qualcuno che era stato testi­ mone delle attività di sacerdoti ellenizzanti. a. Schmidt e Merx hanno proposto la seguente retroversione in greco: xal au't'ol ÒLaiJ.t p L­ ���ae&v't'aL npòç 't''Ìjv d:À�..9tLe&v. Cfr. Le. r r , r 7. Per l'uso di 'mt nel senso di religione, vedi 1 QS 1 (passim). L'allusione sembra riferirsi alla controversia religiosa che culminò riella crisi ellenistica.

3 70

§ 3 2· LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

cerdotale, un uomo arrogante ed empio. Egli giudicherà i suoi predecessori secondo i loro meriti. Sterminerà i loro capi con la spada e ne brucerà i corpi in luoghi sconosciuti, così che nessuno saprà dove sono i loro corpi.3 Ucciderà giovani e anziani allo stesso modo, e non risparmierà nessuno. Quindi ci sarà tra di lo­ ro grande timore nei suoi confronti nella sua terra; ed egli eserci­ terà il giudizio su di loro, come fecero gli Egiziani per trenta­ quattro anni. (Ovviamente, tutti questi sono riferimenti a Erode il Grande). Ed egli avrà figli che regneranno come suoi successo­ ri, ma per un periodo più breve. Verranno nella loro terra nume­ rose coorti, e un potente re dell'occidente (Quintilio Varo) li scon­ figgerà e li farà prigionieri, e distruggerà parte del loro tempio col fuoco; alcuni saranno crocifissi attorno alla loro città.4 Cap. 1· Quindi arriverà la fine dei tempi. Il loro corso cesserà al giun­ gere di quattro ore... (seguono qui alcune righe del manoscritto quasi illeggibili). E regneranno su di loro uomini perniciosi ed empi, che diranno di essere giusti. Sono uomini ingannevoli, che vivono solo per piacere a se stessi, simulatori in tutto quello che fanno e amanti della peste a ogni ora del giorno, ingordi {latino: deuoratores gulae) .. (altra lacuna). Divorano i beni dei poveri e dicono che lo fanno per compassione. Le loro mani e le loro menti praticano l'impurità e le loro bocche esprimono cose mo­ struose; ed essi dicono: «Non toccarmi, perché mi renderesti im­ puro». Cap. 8. E scenderanno su di loro un secondo castigo e una collera mai provati fin dall'inizio, fino al tempo in cui farà sorgere su di loro (suscitauit = suscitabit) un re dei re (ossia An­ tioco Epifane), che crocifiggerà coloro che confessano la circon­ cisione, costringerà i loro figli a dimenticare i segni della circon­ cisione, e li obbligherà a portare pubblicamente idoli impuri e a bestemmiare la parola.5 Cap. 9· Allora, quando quel re pubbli.

3· Per le esecuzioni segrete da parte di Erode, vedi Ant. 1 5 ,10,4 (366): 7tOÀÀoÌ 15è xaì q>c:t­ vEpwç xaì ÀEÀ1]..96�wç Eiç �ò òtet�oÀq> ÀÉytt · &7tò y(J.p 7tVEU[J.Cl'tOc:; aytou etÙ'tOU 1tavnc:; Èx'tt0''!9l)[J.EV' Kett 7ttXÀtv ÀÉytt' lÌ7tÒ 1tpoaw1tou 'tou '!9tou è�ijÀ-8t 'tÒ 7tVEU[J.et etÙ'tou xeti o x.ocr[J.oc:; èyÉvt­ 'to. Ibid. I 1 ,2o, un filosofo risponde ai vescovi: 7tEpt ÒÈ 'tijc:; pl)a ' , .. , , , , , �· , , , ·" 'AVClfl.... lJ'I'EWc:; M Wcrtwc:;, OUoE 7tE('t, l)c:; ap'ttWc:; Etpl)KCl'tE, vttcrl)c:; ClKl)KOtX 7tO'tE d [J.� vuv. Evodio, In Augustinum op. epist. I 5 8 ,6 (PL 33, 69 5 -696): Quanquam et in apocryphis et in secretis ipsius Moysi, quae scriptura caret auctoritate, tunc cum ascenderet in montem ut moreretur, vi corporis efficitur ut aliud esset, quod terrae mandaretur, aliud quod angelo comitanti sociaretur. Sed non satis urget me apocryphorum praeferre sententiam illis supe­ rioribus rebus definitis. Per altri passi, vedi A.-M. Denis, FPG, pp. 66-67. L'assenza di corrispondenza tra l'Assunzione latina e le cita­

zioni greche suscita un problema importante di storia letteraria. I frammenti greci appartengono alla stessa opera del testo latino, oppure si tratta di due documenti distinti ? Di fatto, i testi antichi dei libri apocrifi, la Sticometria di Niceforo, la Sinossi dello Pseu­ do-Atanasio, l'elenco armeno di Mechithar ecc., parlano di un Te­ stamento e di un'Assunzione di Mosè (�tet'!9�xlJf'AvaÀlJ�tc:; Mwu­ crÉwc:;). Di primo acchito, il testo latino rimasto sembrerebbe cor­ rispondere al primo, e le citazioni greche, che trattano di eventi successivi alla morte di Mosè, alla seconda. Una spiegazione pos­ sibile del duplice titolo è che «Testamento» e «Ascensione» de­ signano le due metà di una stessa opera (Schiirer). Un'altra so­ luzione suppone che due libri originariamente distinti siano sta­ ti poi uniti in un documento composito (Charles, p. xm). Tutta­ via, non si deve dimenticare che, secondo gli elenchi bizantini, «Testamento» e «Assunzione» continuarono ad esistere separa-

V. PSEUDEPIGRAFI PROFETICO-APOCALITIICI

3 79

tamente, il primo con un testo composto di I I oo righe e il se­ condo con un testo di 1 400 righe (Sticometria di Niceforo). Di conseguenza, sarebbe egualmente ragionevole accettare la con­ clusione che il Testamento e l'Assunzione siano rimasti sempre delle entità autonome.H Non esistono prove sufficientemente aolide per giustificare una conclusione definitiva; è certo soltanto che, se la versione latina va identificata con uno dei due titoli tradizionali, non c'è dubbio che essa corrisponde al Testamento

di Mosè.

Edizioni del testo latino Ceriani, A.M., Monumenta sacra et profana I, I ( I 86 I ), pp. 5 5 -64. Hilgenfeld, A., Novum Testamentum extra canonem receptum I ( I 866), pp.

93- 1 1 5; ('I 876), pp. 107- I 3 5· Idem, 'Die Psalmen Salomos und die Himmelfahrt des Moses griechisch hergestellt und erklart', ZWfh I I ( 1 868), pp. 273-309. 3 56. Volkmar, G., Mose Prophetie und Himmelfahrt ( 1 867). Schmidt, M. - Merx, A., Die Assumptio Mosis. Archiv fur wissenschaftliche Erforschung des Alten Testaments 1, 2 ( I 869), pp. I 1 I - I 52. Pritzsche, O.F., Libri apocryphi Veteris Testamenti graece ( I 87I), pp. 7007JO.

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Frammenti greci

Denis, FPG, pp. 63 -67.

Traduzioni a) Inglese

Charles, R.H., op. cit. Idem, APOT n ( I 9 1 3), pp. 407-424. b) Tedesco Volkmar, G., op. cit. Clemen, C., APAT n, pp. 3 I 1 - 1 3 I . P.iessler, P., Altjudisches Schrifttum ausserhalb der Bibel ( I 928), pp. 4 8 5 49 5. 1 30 I - 1 303. Branderburger, E., Himmelfahrt Moses USHRZ 5] (1 976), pp. 59-84.

a) Francese Laperrousaz, E.-M., op. cit. U, Per una critica rigorosa alla tesi di Charles, vedi Laperrousaz, op. cit. , pp. 4 1 -62.

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4· L 'Apocalisse di A bramo Questa opera composita, conservata soltanto in slavo, è costi­ tuita da un racconto leggendario sulla conversione di Abramo

V. PSEUDEPIGRAFI PROFETICO-APOCALITTICI

38 I

dall'idolatria al monoteismo (capp. 1 -8) e da un'apocalisse co­ struita sulla storia del sacrificio del patriarca, narrata in Gen. 1 5 (capp. 9-3 1 ). Nella prima sezione, Abramo si rende conto della futilità degli idoli fabbricati da suo padre Terah. Uno di essi, Marumath (pro­ babilmente dall'ebraico mrmw t, Mich. 6, II ), un idolo di pietra, viene infranto e quindi riparato; un altro, Barisat (dall'aramaico br 'st', figlio del fuoco), fatto di legno, torna in cenere. Dopo un litigio con il padre, Abramo chiede al Creatore di rivelarsi. Dio gli ordina di partire, e immediatamente Terah e la sua casa ven­ gono consumati dal fuoco del cielo. 1 Nell'Apocalisse, Abramo è istruito dall'angelo Jaoel, che porta il nome di Dio (1 o,4).' Dopo aver compiuto il sacrificio - nono­ stante il tentativo di Azazel di renderlo inefficace - Abramo ascen­ de al cielo sulle ali di una colomba, accompagnato da Jaoel che viaggia su una tortora, e vede la corte celeste e il trono di Dio, la merkabah, descritta secondo Ezech. 1 .3 Gli vengono mostrati i vari cieli e gli viene fatta da Dio la promessa che i suoi numerosi discendenti diventeranno un popolo eletto. Segue una visione di diversi avvenimenti, dalla caduta del gigante Adamo fino alla di­ struzione del tempio (27,2). L'era finale è presentata divisa in dodici parti (cfr. 4 Esdr. 1 4, 1 1 ; 2 Bar. 1 7,1-3); alla fine, la poste­ rità di Abramo eseguirà il giudizio di Dio sopra i gentili. Abra­ mo si ritrova improvvisamente sulla terra e ascolta l'annuncio fi­ nale della distruzione delle nazioni ad opera dell'Eletto. Per il contenuto il libro è da considerare con ogni probabilità 1. Per la storia della conversione di Abramo, vedi Iub. 1 2 , 1 2-1.4.; L.A.B. 6. Cfr. G. Ver­ mes, Scripture and Tradition ('1973), pp. 76-90. a. Yahoel Qaei/Joel) è menzionato anche nella versione slava della Vita di Adamo ed Eva )211-2 e nell'Apocalisse di Mosè 43,4, nonché in Sefer ha-Razim (ed. M. Margolioth, 1966), 2,)8.140. Senza dubbio, è da identificarsi con l'angelo cui fa riferimento Ex. 23 ,20-21, ed • anche associato a Metatron; vedi J Enoch 48 0,1 ; 12,5; bSanh. 38b. Cfr. G. Scholem, Kabbalah ( 1974), p. 378; P.S. Alexander, 'The Historical Setting of the Hebrew Book of Enoch', JJS 28 (1977), p. 1 6 1 ; '3 (Hebrew Apocalypse of) Enoch', OTP I, p. 224. J· Sulla Merkabah, vedi G. Scholem, jewish Gnosticism, Merkabah Mysticism and Tal­ mudic Tradition ('1965); 'Merkabah Mysticism', Kabbalah (1974), pp. 373-376; D.J. Hal­ perin, The Merkabah in Rabbinic Literature ( 1 980); I. Gruenwald, Apocalyptic and Mer­ lta'fJah Mysticism (198o); P.S. Alexander, 'Comparing Merkavah Mysticism and Gnosti­ ciam', JJS 3 5 ( 1 984), pp. 1 - 1 8; P. Schafer, 'New Testament and Hekhalot Literature: The Journey into Heaven in Paul and in Merkavah Mysticism', JJS 3 5 (1 984), pp. 1 9-3 5 .

382

§ 32· LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

un'opera essenzialmente giudaica. A favore di questa ipotesi de­ pongono la lunga serie di nomi divini in q, 1 1 : «Eterno, Potente, Santo, Sabaoth, Gloriosissimo, El, El, El, El, Jaoel»;4 la continua designazione di Dio come «Potente davanti a tutti i mondi» (9,2; 20, 1 ); l'interesse generale per Israele in quanto tale: è il popolo eletto (cap. 22); i giusti nati dal seme di Abramo «saranno fortifi­ cati con sacrifici e doni di giustizia e di verità nell'eternità della giustizia e distruggeranno coloro che li hanno distrutti, e insulte­ ranno coloro che li hanno insultati» (29, I 6- 1 7). Dio brucerà col fuoco coloro che hanno �ngiuriato il suo popolo, e hanno domi­ nato su di esso in quest'era (3 1 ,2). L'unica aggiunta o alterazione cristiana è verosimilmente in 29,3 - 1 1, dove «l'uomo schernito e colpito» da alcuni discendenti di Abramo, ma adorato da altri, destinato a liberare Israele dalle nazioni, è probabilmente model­ lato su Gesù. Si pensa che l'antica versione slava derivi da un te­ sto greco, a sua volta ottenuto da un originale semitico, forse ebraico (Philonenko, 23; Rubinstein).1 A parte una possibile allusione enfatica alla distruzione del tem­ pio, intesa come un avvenimento relativamente recente, il che fa­ rebbe pensare a una eventuale datazione della composizione ori­ ginale nel tardo sec. I/ nulla nel testo giustifica una conclusione definitiva di carattere cronologico. Anche il fatto che l'opera sia stata fatta propria dai cristiani rimanda a una data relativamente alta. È probabile che sia stata usata nelle Ricognizioni clementine (1, 3 2), ed è forse da identificarsi con il libro apocrifo 'A�paa[J., 4· La quadruplice ripetizione di El seguito da Yaoel, questa volta nome di Dio, sembra designare il tetragramma. Cfr. Philonenko, p. 75. 5 · G.H. Box e I. Landsman, The Apocalypse of Abraham ( 1 9 1 8), p. xv (ebr. o aram.); A. Rubinstein, 'Hebraisms in the Slavonic «Apocalypse of Abraham•', JJS 4 (195 3), pp. 1o8- u 5 ; 'Hebraism in the «Apocalypse of Abraham»', JJS 5 (1954), pp. I Jl-IH; J. Licht, 'Apocalypse of Abraham', Enc. Jud. 1, col. 1 2 5 ; R. Rubinkiewicz, 'Les sémitismes dans l'Apocalypse d'Abraham', Folia Orientalia 2 1 (198o), pp. I 4 1 - 148; B. Philonenko-Sayar e M. Philonenko, L 'Apocalypse d'Abraham, Semitica 3 I (I 98 I), p. 2 3 («Un originai hébreu,

peut-etre teinté, ici ou là, d'araméen»); Rubinkiewicz, 'Apocalypse of Abraham', OTP I, pp. 682-683, sostiene che la versione slava fu fatta direttamente dall'ebraico nel sec. XI o XII, probabilmente in Bulgaria. 6. Cfr. Box, op. cit. ; Denis, IPGAT, p. 37; Charleswonh, PMRS, p. 68; Nickelsburg, JLB BM, pp. 288 s.; Philonenko, op. cit., p. 34· R. Rubinkiewicz, 'La vision de l'histoire dans l'Apocalypse d'Abraham', ANRW I!. I9.1 ( 1979), p. 137, n. 1; 'Apocalypse of Abraham', OTP 1 , p. 683.

V.

PSEUDEPIGRAFI PROFETICO-APOCALITTICI

3 83

menzionato nella Sinossi dello Pseudo-Atanasio insieme a Enoch,

i Testamenti dei dodici patriarchi e l'Assunzione di Mosè.

Nessuna prova solida permette un'identificazione del gruppo responsabile della composizione di quest'apocalisse. È stata sug­ gerita un'origine essena/ ma è un'ipotesi finora non confermata dai ritrovamenti di Qumran. Le Ricognizioni pseudo-clementine 1,3 2 riferiscono di Abra­ mo quanto segue: ex ratione et ordine stellarum agnoscere potuit

conditorem eiusque providentia intellexit cuncta moderari. Unde et angelus adsistens ei per visionem plenius eum de his quae senti­ re coepit edocuit. Sed et quid generi eius ac posteritati deberetur ostendit et non tam eis danda haec /oca quam reddenda promisit. Ciò va al di là di Gen. 1 5 e mostra legami con il nostro libro. Se­ condo la Sticometria di Niceforo, il libro apocrifo di Abramo con­ teneva soltanto 300 righe, ed era troppo breve per essere la no­ stra apocalisse. Un'apocalisse di Abramo era in uso tra i settiani gnostici (Epifanio, Haer. 39,5,4). Sembra si trattasse di un'opera molto eretica (mxcr"'lç xcxx (cxç E!J-7tÀ&wv), ben difficilmente iden­ tificabile con la nostra. Anche Origene (Horn. 35 in Lucam, ed. Raner, p. 1 97, 1 4) era a conoscenza di un libro apocrifo che trattava di Abramo: legimus,

si tamen cui placet huiuscemodi scripturam recipere, iustitiae et iniquitatis angelos super Abrahami salute et interitu disceptantes, dum utraeque turmae suo eum volunt coetui vindicare. Il titolo lnquisitio Abrahae, proprio di un libro apocrifo noto a Niceta

(secc. IV o v d.C.), si adatta perfettamente agli eventi raccontati qui. Nel suo trattato De psalmodiae bono, il cui testo completo fu pubblicato da G. Morin, Niceta afferma: neque enim illud

volumen temerarie recipiendum est, cuius inscriptio est lnquisitio Abrahae, ubi cantasse ipsa animalia et fontes et elementa fingun­ tur, cum nullius sit fidei liber ipse nulla auctoritate subnixus (vedi G. Morin, 'Deux passages inédits du «de psalmodiae bono» de Saint Nicéta, IV-V siècle', RB 6 [1 897], pp. 282-288; cfr. anche

Cfr. Box, op. cit., pp. XXI. xxm. xxx-xxxi ; P. Riessler, Altjud. Schrift. , p. 1 267. Secondo Philonenko, l'autore apparteneva a una delle comunità essene che sopravvissero alla di­ ltruzione del centro di Qumran, op. cit., pp. 34-35· Rubinkiewicz suggerisce che lo scrit­ tore potrebbe essere stato un giudeo palestinese, molto vicino agli ambienti esseni, art. cit., p. 1 37. 7·

3 84

§ 32. LEITERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

l'edizione di Morin del testo completo di De psalmodiae bono in Revue Bénédictine 14 [1 897], pp. 3 8 5 -397; vedi p. 392 per i pas­ si relativi alla Inquisitio Abrahae). Trattandosi di una contesa tra angeli buoni e cattivi super Abrahami salute et interitu, si può effettivamente parlare di una Inquisitio Abrahae. Nulla di questo genere si trova nell'Apocalisse slava o nel Testamento di Abra­ mo, che prenderemo in considerazione più avanti, § 3 3 B,III.2; e la testimonianza di Niceta conferma l'indipendenza della Inqui­ sitio, e perciò la sua differenza rispetto ad entrambe queste opere. Tenendo conto che l' Inquisitio è attestata in un tempo relativa­ mente antico, si potrebbe essere indotti a identificarla con l'apo­ crifo 'A�pcxcip. della Sticometria di Niceforo. Ma questo 'A�pcxcip. si colloca tra le apocalissi, e le apocalissi giudaiche in generale hanno fatto più impressione sul cristianesimo che non le leggen­ de giudaiche. M.R. James (JThSt 7 [1 906], p. 5 62) propone di leg­ gere Dispositio Adae al posto di Inquisitio Abrahae, poiché nei frammenti greci del Testamento di Adamo (da lui stesso editi in Texts and Studies 11.3 [1 893], pp. 1 3 8- 145) si fa menzione di ani­ mali che adorano Dio. Ma la coincidenza non giustifica l'altera­ zione forzata del titolo. Può darsi che all'argomento si facesse al­ lusione in v'ari scritti apocrifi. Per il Testamento di Abramo, vedi sotto, § 3 3 B,III.2. Edizioni Rubinkiewicz, R., L 'apocalypse d'Abraham (en slave). Édition critique du texte, traduction et commentaire [Diss. Pont. Bibl. lnstitute, I 977] 1-11 (inedito). Philonenko-Sayar, B. - Philonenko, M., L 'apocalypse d'Abraham. /ntroduc­ tion, texte slave, traduction et notes [Semitica 3 I, I98 I].

Traduzioni e commentari Inglese

Box, G .H. Landsman, 1., The Apocalypse ofAbraham ( I 9 1 8). Rubinkiewicz, R., 'Apocalypse of Abraham', OTP 1, pp. 68 1 -705. -

Francese

Rubinkiewicz, R. - Philonenko, B. e M., vedi sopra, Edizioni.

Tedesco

Bonwetsch, N., Die Apokalypse Abrahams {I 897). Riessler, P., Altjud. Schrift. ( I928), pp. I 3 -39·

Bibliografia Ginzberg, L., 'Abraham, Apocalypse of', JE I, pp. 9 1 -92. Frey, J.-B., 'Abraham, Apocalypse d", DBS I, coli. 28-38. Bamberger, B.J., 'Abraham, Apocalypse of', IDB I, p. 2 1 . Lrcht, J., 'Abraham, Apocalypse of', Enc. Jud. 1 , coli. I 2 5 - 1 27. Denis, IPGAT, pp. 37-38. Turdeanu, E., 'L'apocalypse d' Abraham en slave', JSJ 3 ( 1972), pp. 1 53-I 8o. Rubinkiewicz, R., 'La vision de l'histoire dans l'Apocalypse d'Abraham', ANRW 11. 1 9.1 (1 979), pp. 1 37-1 p . Charlesworth, J.H., PMRS, pp. 68-69. Nickelsburg, G.W.E., JLBBM, pp. 294-299. 306. 308.

5. Le Cronache di Geremia

Uno scritto probabilmente di origine giudaica, e conservato in greco, etiopico, armeno e slavo, racconta gli eventi relativi alla prima caduta di Gerusalemme, all'esilio, e al ritorno dalla cattivi­ tà. I personaggi principali sono Geremia, Baruch e lo schiavo etio­ pe Abimelech. La storia può essere riepilogata come segue. Dio annuncia a Geremia che Gerusalemme sarà consegnata nel­ le mani dei Caldei. Perciò Geremia deve seppellire i sacri vasi del tempio e partire con la popolazione per Babilonia, lasciando pe­ rò Baruch a Gerusalemme (capp. 1 -4) . Poco prima della catastro­ fe, uno schiavo etiope, Abimelech, viene mandato da Geremia nella vigna di Agrippa a raccogliere fichi e cade addormentato sul posto. Dopo essere rimasto senza conoscenza per sessantasei anni, torna alla città ed è grandemente sorpreso vedendola del tutto cambiata. Un vecchio lo informa su quanto è accaduto (cap . s). Abimelech trova Baruch, al quale Dio ha ordinato di scrivere a Geremia. La sua lettera, con allegata la prova dei fichi, ancora freschi dopo sessantasei anni, è portata a Babilonia da un'aquila (cap. 6). Non appena riceve il messaggio attaccato al collo dell'a­ quila - il suo arrivo a Babilonia è contrassegnato dalla risurrezio­ ne di un morto - Geremia riconduce il popolo a Gerusalemme. Ma a quanti non sono disposti a lasciare le mogli babilonesi non è permesso entrare nella città santa. Costoro ritornano a Babilo­ nia, ma non sono accolti neppure là, ragion per cui costruiscono la città di Samaria (capp. 7-8). Mentre, a Gerusalemme, sta offren­ do un sacrificio, Geremia sviene e, secondo ogni apparenza, muo­ re; ma torna in vita dopo tre giorni e predice la salvezza ad opera

3 86

§ 3 2 · LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

del figlio di Dio. Come reazione, il popolo decide di lapidario a morte. Ma l'esecuzione è dilazionata miracolosamente, finché il profeta non ha trasmesso tutti i misteri a Baruch ad Abimelech (cap. 9). Nonostante la conclusione cristiana, è ragionevole considerare il corpo principale del libro come giudaico, in particolare a mo­ tivo dell'accento posto sulla separazione dai gentili (&cpopt�ea.Sat) e sp ecialmente dalle mogli pagane (6, I 3 - q; 8,2). E probabile che la lingua d'origine fosse l'ebraico o l'aramaico (K. Kohler, G.D. Kilpatrick, J. Licht, G. Delling) piuttosto che il greco (R.H. Charles, J.-B. Frey). La datazione dell'opera sulla ba­ se del presupposto che la distruzione di Gerusalemme allude­ rebbe al 7o d.C. e aggiungendo poi a questa data i sessantasei an­ ni del sonno di Abimelech (= I 3 6 d.C.), proposta da J.R. Harris, J. Licht e P.M. Bogaert, è tanto semplicistica quanto improbabi­ le, alla luce degli eventi sotto Adriano. La maggior parte degli stu­ diosi optano per il periodo tra il 7o e il I 30 d.C. (Kohler, G. Beer, Kilpatrick, Delling, A.-M. Denis, M.E. Stone). Ma poiché l'iden­ tificazione degli eventi del 7o d.C. con la storia dell'apocrifo non è affatto inevitabile - i sessantasei anni potrebbero riferirsi alla vigilia della fine dei settant'anni di cattività -, una data piuttosto tarda nel periodo del secondo tempio non può essere esclusa. Il titolo di quest'opera è IlapaÀemofLeva 'lepEfLtOU 'tou 7tpocp� ­ -tou nella maggior parte dei manoscritti greci ed è conservato an­

che qui, e preferito alla confusionaria tendenza attuale a chiama­ re il libro 2,3 o 4 Baruch. Fu pubblicata per la prima volta nel Menaeum graecum a Venezia nel r 6o9, e riedita da A.M. Ceriani, Monumenta sacra et profana v, 1 ( I 868), pp. r I - r 8.

Edizioni 1 . Testo greco Harris, J .R., The Rest of the Words of Baruch. A Christian Apocalypse of thc Year 13 6 A.D. (r889). Kraft, R.A. - Purintum, Ann-Elizabeth, Paraleipomena Jeremiou [Texts and Translations 1 - Pseudepigrapha Series 1 - SBL] (1 972). 2.

Testo etiopico

Dillmann, A., 'Reliqua verborum Baruchi', Chrestomathia aethiopica (I 866), pp. VIII-X, 1 - 1 5·



Testo armeno



Testo slavo

Josepheanz, H.S., Armenian non-canonica/ ]ewish texts (I 896), pp . 349363; [tr. ingl.] J. Issaverdents, The Uncanonical Writings ofthe Old Testa­ ment ('I 907). Turdeanu, E., Apocryphes slaves et roumains de l'Ancien Testament (I98 I ), pp. )48-363.

Traduzioni Inglese

Kraft, R.A. - Purintum, A.E., op. cit.

Tedesco

Riessler, P., Altjudisches Schrifttum ( I928), pp. 903-9I9. I 323·

Bibliografia Kohler, K., 'The Pre-Talmudic Haggadah. B. The Second Baruch or rather the Jeremiah Apocalypse', JQR 5 ( I 893), pp. 407-4I9. Huber, M., Die Wanderlegende von den Siebenschlafern ( I 9 I o), pp. 408409. Frey, J.-B., 'Apocryphes de l'Ancien Testament. No. I 6. Les Paralipomènes de Jérémie', DBS I (I928), coli. 454-4 5 5 . Kilpatrick, G.D., 'Acts vn. p', JThSt 4 6 (I945), p . I 4 I . Meyer, R., 'Paralipomena Jeremiae', RGG v (' I96I), pp. I 02-I03. Licht, J., Pinkhos Churgin Memoria/ Vol. (I963), pp. 66-72 (ebr.). Delling, ]udische Lehre und Frommigkeit in den Paralipomena ]eremiae [BZA W Ioo] (I967). Bogaert, P., L 'apocalypse syriaque de Baruch [SC I 44] I (I 969), pp. I n·

22 1 .

Denis, IPGAT, pp. 70-78. Stone, M.E., 'Baruch, The Rest of the Words of', Enc. Jud. 4, coli. 276-277. Wolff, C., ]eremiah in Fruhjudentum und Urchristentum (I976). Charlesworth, J.H., PMRS, pp. 88-9 1 . Nickelsburg, G.W.E., JLBBM, pp . 3 I 3-3 I 8. Riaud, J., 'La figure de Jérémie dans les Paralipomena ]eremiae', in A. Ca­ quot - M. Delcor (edd.), Mélanges bibliques et orientaux en l'honneur de M. Henri Cazelles (I98 I ), pp. 3 73-385.

6. Il quarto libro di Esdra Di tutte le apocalissi giudaiche, nessuna è circolata più ampia­

mente nella chiesa antica e medievale del cosiddetto quarto libro

di Esdra. Fu usato come un'autentica opera profetica dai Padri

della chiesa latina e greca. Traduzioni in siriaco, etiopico, arabo,

388

§ 32. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

armeno e georgiano, insieme a un frammento copto, attestano la sua diffusione in Oriente. Un'antica versione latina è stata con­ servata in molti manoscritti della Bibbia, il che significa che il li­ bro era letto avidamente anche nella chiesa medievale, ed è que­ sta la ragione per cui fu aggiunto come appendice dell'edizione ufficiale romana della Volgata. Tutte le versioni rimaste proven­ gono, direttamente o indirettamente, da un testo greco che non è sopravvissuto, e che è a sua volta una traduzione o dall'aramaico o (più probabilmente) dall'ebraico. Il testo latino della Volgata consta di sedici capitoli. Si ammet­ te, però, generalmente che i primi due e l'ultimo, che mancano nelle traduzioni orientali, siano aggiunte tarde ad opera di una mano cristiana. Perciò il libro originale è costituito soltanto dai capp. 3 - 1 4· Il contenuto di questo libro originale è diviso in sette episodi (tre dialoghi e quattro visioni) narrati dallo stesso Esdra. Primo dialogo (3, I - 5 ,2o). Nell'anno trentesimo dopo la distru­ zione di Gerusalemme, Esdra è a Babilonia, dove prega Dio, la­ mentando la sventura d'Israele e la prosperità delle nazioni paga­ ne (3 , 1 -36). Gli è mandato l'angelo Uriel, che comincia a rimpro­ verarlo per i suoi lamenti (4, 1 -2 1 ), e quindi prosegue ad infor­ marlo che la malvagità è destinata a durare solo per un periodo stabilito (4,22-p), così come i morti devono rimanere nel mon­ do sotterraneo soltanto per un determinato tempo (4,3 3 -43). Il periodo peggiore, tuttavia è passato, e la sua fine sarà annunciata da certi segni (4,44- 5, I 3 ) . Dopo questa rivelazione, Esdra è così esausto che ha bisogno di essere rinvigorito dall'angelo. Poi si prepara, con un digiuno di sette giorni, a una nuova rivelazione

(5,I4-20). Secondo dialogo (5,21 -6,34). Esdra rinnova i suoi gemiti ed è nuovamente rimproverato dall'angelo (5,21 -40), che fa notare

come nella storia dell'umanità gli eventi debbano susseguirsi l'uno all'altro, e come l'inizio e la fine non possano venire imme­ diatamente. Esdra dovrebbe essere in grado di capire che la fine si sta già avvicinando. Sarà portata da Dio stesso, il Creatore del mondo ( 5 ,4 1 -6,6). I segni della fine sono esposti più ampiamente che non nella visione precedente (6,7-29). Uriel si congeda da E­ sdra con la promessa di nuove rivelazioni (6,3 0-34).

V. PSEUDEPIGRAFI PROFETICO-APOCALIITICI

3 89

Terzo dialogo (6,3 5-9,2 5). Esdra si lamenta di nuovo e l'angelo torna a rimproverarlo (6,3 5 -7,2 5). Riceve quindi la seguente rive­ lazione. Quando i segni esposti nella visione precedente inco­ minceranno ad accadere, allora quelli che sono stati liberati dalle calamità vedranno cose mirabili, «poiché il mio Figlio, il Messia, sarà rivelato insieme a quanti sono con lui, e quelli che rimango­ no gioiranno per quattrocento anni. E dopo questi anni il mio Figlio, il Messia, morirà, e con lui tutto ciò che ha respiro uma­ no. E il mondo sarà ricondotto al suo silenzio primordiale per sette giorni, com'era agli inizi; così non rimarrà nessuno. Quindi i morti risorgeranno. E l'Altissimo apparirà sul seggio del giu­ dizio e avrà luogo il Giudizio)) (7,26-3 5). E sarà rivelato il luogo del tormento, e al di sopra di esso il luogo del riposo. E la lun­ ghezza del giorno del giudizio sarà di una settimana di anni (7,3644). Solo pochi saranno salvati. La maggior parte saranno con­ segnati alla distruzione (7,4 5-74). Inoltre, gli empi non entreran­ no nei luoghi di riposo dopo la morte, ma vagheranno e soffri­ ranno una settuplice tortura, la quale consiste, tra l'altro, nell'im­ possibilità per loro di tornare indietro e nella previsione della lo­ ro dannazione futura. I giusti invece entreranno nel riposo e spe­ rimenteranno una settuplice gioia, la quale consiste, tra l'altro, nella previsione della loro beatitudine (7,75-10 1). Ma nel giorno del giudizio ciascuno riceverà ciò che ha meritato, e nessuno po­ trà cambiare la sorte di un altro intercedendo per lui.' L' obiezio­ ne di Esdra che, secondo le Scritture, i giusti spesso hanno inter­ ceduto per gli empi, è respinta dall'angelo con l'affermazione che ciò che vale per questo mondo non vale per l'eternità (7, 1 06- 1 1 5). Quando Esdra deplora il fatto che ogni distruzione è giunta a noi attraverso Adamo, l'angelo gli ricorda l'empietà degli uomi­ ni, a causa della quale sono incorsi nella propria rovina (7, 1 r61 39). Seguono altre spiegazioni del motivo per cui, dei molti uomini creati, se ne salvano così pochi (8,1 -62). In conclusione, vengono esposti ancora una volta a Esdra i segni degli ultimi tempi (8,63 -9, 1 3 ) e l'angelo lo tranquillizza di nuovo a proposito della circostanza che così tanti si perdano (9, 14-2 5). Prima visione (9,26- ro, 59). Mentre Esdra sta nuovamente la­ mentandosi, vede alla sua destra una donna che piange con ama­ •·

Il testo della Volgata Latina riassume in questo punto.

390

§ 32. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

rezza e rammarico. Rispondendo alle sue domande, ella gli dice che dopo trent'anni di sterilità aveva dato alla luce un figlio, e lo aveva allevato con grandi difficoltà, e gli aveva trovato una mo­ glie, ma che all'entrare nella camera nuziale egli era caduto mor­ to (9,26- Io,4). Esdra la rimprovera perché si lamenta soltanto per la sorte del figlio, mentre dovrebbe gemere piuttosto per la di­ struzione di Gerusalemme e la rovina di tante persone ( 1 0, 5 -24). Quindi il volto di lei d'improvviso si illumina. E al posto della donna appare una città costruita solidamente. Esdra è così colpi­ to da questa visione che invoca l'angelo Uriel, il quale arriva im­ mediatamente e interpreta la visione come segue. La donna è Sion. I trent'anni di sterilità significano i tremila anni durante i quali nessun sacrificio era stato offerto a Sion.' La nascita del fi­ glio rappresenta l'edificazione del tempio da parte di Salomone e l'inizio del sacrificio in Sion. La morte del figlio si riferisce alla distruzione di Gerusalemme. Ma la città ricostruita è stata mo­ strata a Esdra in questa visione per confortarlo e trattenerlo dalla disperazione ( 1 0,2 5 - 5 9 ). Seconda visione ( u , I - 1 2,p). In sogno Esdra vede sorgere dal mare un'aquila con dodici ali e tre teste. E dalle ali crescevano ot­ to ali secondarie, che divennero alucce piccole e deboli. Le teste invece erano immobili e quella di mezzo era più grande delle al­ tre due. Quindi l'aquila volò e dominò sulla terra. E dal centro del suo corpo uscì una voce che ordinava alle ali di dominare una dopo l'altra. E le dodici ali dominarono una dopo l'altra (la secon­ da per un periodo lungo più del doppio di qualsiasi altra [1 1 , 1 7] e quindi scomparvero. Analogamente scomparvero anche le due ali piccole, cosicché alla fine restarono soltanto le tre teste e sei alucce. Due di queste piccole ali si separarono dal resto e occupa­ rono un posto sotto la testa, a destra. Le altre quattro volevano governare, ma due di esse scomparvero immediatamente e le al­ tre due furono consumate dalle teste. E la testa centrale dominò su tutta la terra e quindi sparì. Ma la testa di destra divorò quella di sinistra ( 1 1 , I -3 5 ). Quindi Esdra vede un leone, e lo sente ri­ volgersi all'aquila con voce umana come la quarta delle bestie al­ le quali Dio aveva concesso il dominio sul mondo. E il leone anl . Le versioni originali danno la cifra di 3 ooo. I manoscritti latini hanno lIl o tres, con cui, se la lezione è corretta, si devono intendere anni cosmici di 1 ooo anni ciascuno.

V. PSEUDEPIGRAFI PROFETICO-APOCALITTICI

391

nuncia all'aquila la sua caduta (I I,36-46). A questo punto anche la testa restante scompare. E le due piccole ali che s'erano unite ad essa incominciano a dominare.3 Ma il loro dominio è debole e tutto il corpo dell'aquila viene consumato dal fuoco ( 1 2, 1 -3). L'interpretazione della visione che viene proposta ad Esdra è la seguente. L'aquila è l'ultimo degli imperi mondiali di Daniele, il quarto regno. Le dodici ali sono i dodici re che regnano su di es­ so, uno dopo l'altro. Il secondo incomincerà a governare, e il suo governo durerà più degli altri. La voce che esce dal centro del corpo dell'aquila significa che durante il periodo di quel regno (se si seguono la versione siriaca ed altre versioni, invece della le­ zione post tempus regni illius del latino) sorgeranno gravi disor­ dini ed esso andrà incontro a grande desolazione; ma non cadrà; anzi, riacquisterà il proprio potere. Le otto ali minori, invece, rappresentano gli otto re che regneranno per breve tempo. Due di essi periranno all'avvicinarsi del tempo intermedio (appropin­ quante tempore medio, ossia l'interregno appena menzionato). Quattro saranno conservati per il tempo vicino alla :fine, e due per il tempo :finale. Il significato delle tre teste invece è il seguen­ te. Nel tempo :finale, l'Altissimo susciterà tre re,4 che governe­ ranno sulla terra. Porteranno l'empietà al culmine e faranno pre­ cipitare la :fine. Uno (la testa di mezzo) morirà nel suo letto, ma nei tormenti. Dei due restanti, uno sarà sgozzato dalla spada del­ l'altro, che cadrà a sua volta di spada nel tempo :finale. Infine, le due ali minori che s'uniscono alla testa di destra indicano gli ulti­ mi due re del tempo :finale, il cui governo sarà debole e pieno di disordini (1 2,4-30). Quanto al leone che proclama all'aquila il suo tramonto, è il Messia che l'Altissimo ha riservato per la :fine. Egli li collocherà (i re?), ancora vivi, davanti al seggio del suo giudizio, li accuserà di empietà e li distruggerà. Porterà invece la gioia al popolo di Dio (per quattrocento anni, come profetizzato nella terza visione) :fino a quando si avvicinerà il giorno del giu­ dizio (1 2,3 1 -34). Dopo queste rivelazioni, a Esdra viene dato l'in­ carico di scrivere in un libro ciò che ha visto e di metterlo da parte in un luogo nascosto ( 1 2,3 5 - 5 1). Terza visione (1311-5 8). Ancora una volta Esdra vede in sogno l·



Le traduzioni orientali forniscono qui il testo corretto. Così le traduzioni orientali. Il latino ha tria regna.

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§ 3 2· LEITERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

un uomo uscire dal mare. Innumerevoli persone si raccoglievano attorno a lui per attaccarlo. Al loro avanzare, egli emise un soffio infuocato e fiamme dalla sua bocca, così che tutti furono brucia­ ti. Si avvici11arono quindi altre persone, alcune allegre, altre tristi, altre ancora in catene (1 3 , 1 - 1 J). Alla richiesta di Esdra, la visione gli viene spiegata come segue. L'uomo che sale dal mare è colui attraverso il quale l'Altissimo redimerà le sue creature. Egli di­ struggerà i suoi nemici, non con la spada o con armi da guerra, ma con la legge, che è come il fuoco. La moltitudine pacifica che gli si avvicina sono le dieci tribù che tornano dalla cattività ( 1 3 , 14-5 8). Quarta visione (14, 1 - 50). Esdra, presentato come nuovo Mosè, è incaricato da Dio di istruire il popolo, di mettere in ordine la sua casa, di dimenticare gli interessi terreni, perché sarà tolto da questo mondo. Inoltre, deve prendersi quaranta uomini che per un periodo di quaranta giorni scriveranno quanto egli dirà loro. Esdra esegue. E gli uomini scrissero novantaquattro libri (secon­ do le versioni orientali), ventiquattro dei quali (la Bibbia) dove­ vano essere pubblicati, mentre i restanti settanta dovevano rima­ nere riservati ai saggi. Quindi, Esdra fu trasportato via, e portato nel luogo abitato da quelli che sono come lui ( 1 4, 1 - 5 0). Per stabilire la data di composizione di questo libro così si­ gnificativo è di particolare importanza la visione dell'aquila. Al­ tri passi, che sono stati addotti a questo proposito, sono di carat­ tere troppo incerto per essere di qualche utilità. Il cap. 6,9, ad esempjo, osserva che il mondo attuale finirà con il governo di Esaù, mentre il mondo a venire inizierà con il governo di Gia­ cobbe (finis en"im huius saeculi Esau, et principium sequentis Ia­ cob). EsaùfEdom può essere un'allusione all'impero romano,1 ma è più probabile che Esaù e Giacobbe simboleggino il mondo 5· Cfr. M.A. Knibb, The Second Book of Esdras ( 1 979), p. 147. Nella letteratura rabbini­ ca, Edom è una designazione alquanto comune di Roma; vedi J. Levy, Neuhebr. Wortcr­ buch, vol. I, p. 29. Cfr. anche Girolamo, Comment. ad lesai. 2 1 , 1 1 - 1 2: Quidam Hcbrac·

orum pro Duma Romam legunt, volentes prophetiam contra regnum Romanum dirigi, frivola persuasione qua semper in Idumaeae nomine Romanos existimant demonstrari. Vedi inoltre C.H. Hunzinger, 'Babylon als Deckname fiir Rom und die Datierung des 1 . Petrusbriefs', Gottes Wort und Gottes Land [H.-W. Hertzberg Festschrift), ed. H. Rl·· ventlow ( 1 965); pp. 67-77. M.D. Herr, 'Edom', Enc. Jud. 6, coli. 379-380, sostiene perì• che l'identificazione Edom = Roma non è anteriore alla rivolta di Bar Kokhba.

V. PSEUDEPIGRAFI PROFETICO-APOCALITTICI

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presente e il mondo fururo.6 Del tutto incerto è il conteggio dei periodi del mondo in 1 4,1 1 - 1 2 (duodecim enim partibus divisum

est saeculum, et transierunt eius decem iam et dimidium decimae partis, superant autem eius duae post medium decimae partis).

Tenuto conto della grande varietà delle lezioni in questo punto ­ le versioni siriaca ed armena non comprendono neanche il passo -, l'unica conclusione sicura è che per l'autore la fine è relativa­ mente vicina. Così, a parte i contenuti generali del libro, la chia­ ve principale per datarne la composizione è fornita dalla visione dell'aquila soltanto. Nella sua interpretazione vanno tenuti pre­ senti i seguenti punti, rutti basati su un'analisi interna dei conte­ nuti: le dodici ali principali, le otto ali secondarie e le tre teste rap­ p resentano ventitré governanti che regnano in successione nel­ l'ordine seguente. Dapprima vengono le dodici ali principali e due delle ali secondarie. Segue un periodo di disordine. Dopo di che, appaiono le altre quattro ali secondarie, e dopo di esse ancora le tre teste. Durante il regno della terza testa è rivelato il Messia, e solo dopo il suo avvento si ha la caduta della terza testa e il regno breve e debole delle ultime due ali secondarie. Sia la caduta della terza testa, sia la comparsa delle due ultime ali secondarie si pon­ gono, dal punto di vista dell'autore, nel futuro. Da ciò consegue che egli scrisse durante il regno della terza testa, e che le ultime due ali secondarie non appartengono alla storia, ma alla sua im­ maginazione escatologica. Si dovrebbero tenere presenti, in modo particolare, i seguenti p unti. 1 . La seconda ala principale regna per un periodo che è lungo più del doppio di qualsiasi altro regnante ( 1 1 , 1 7). 2 . Molte delle ali, specialmente quelle secondarie, spuntano senza raggiun­ gere in realtà il trono e quindi sono semplicemente dei preten­ denti e degli usurpatori. 3 · Tutti i monarchi appartengono a un unico regno e sono - o almeno vorrebbero essere - governanti del mondo intero. 4· La prima testa muore di morte naturale { 11.,26); la seconda è assassinata dalla terza (1 1,3 5; 1 2,28). Benché alcuni autori del sec. XIX abbiano cercato di identifica­ re le allusioni della visione dell'aquila in riferimento al dominio greco da Alessandro Magno ai Tolemei o ai Seleucidi/ oppure in 6. Cfr. J.M. Myers, I and II Esdras (1974), p. 197. 7· Cfr. A. Hilgenfeld, Die judische Apokalyptik (18 57), pp. 21 7-22 1.

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§ 32. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

riferimento alla storia romana da Romolo a Giulio Cesare,8 qua­ si tutti gli studiosi che hanno scritto durante gli ultimi 1 2 5 anni hanno inteso l'aquila come simbolo dell'impero romano. C'è un consenso unanime nel riconoscere nella seconda ala, di cui si dice che regnò per un periodo di lunghezza doppia nei confronti di tutti gli altri, Augusto. Ciò implicherebbe che Giulio Cesare sia considerato la prima ala.9 Ma non c'è accordo sulla successione dei regnanti. A. von Gutschmid e A.M. Le Hir tracciano una li­ nea da Cesare ad Antonino Diadumeno, ossia fino al 2 1 8 d.C. Entrambi però considerano la visione dell'aquila come una tarda aggiunta cristiana e datano il documento giudaico di base rispet­ tivamente nel 3 r a.C. e nell'ultimo quarto del sec. 1. La maggio­ ranza ritiene che le tre teste siano gli imperatori Flavi (Vespasia­ no, Tito e Domiziano). Questi, essendo i responsabili della distruzione di Gerusalem­ me, rappresentavano per i Giudei, ovviamente, la quintessenza della forza bruta e dell'empietà. Vespasiano morì, come si rac­ conta, super lectum et tamen cum tormentis ( I 2,26); cfr. Sveto­ nio, Vesp. 24; Dione Cassio 66, 1 7. È vero che Tito non fu assas­ sinato da Domiziano, come si presuppone in I I,3 5 e I 2,28, ma molti lo credevano. Domiziano stesso fornì sufficienti motivi per il diffondersi di tale diceria grazie al comportamento da lui tenu­ to alla morte di suo fratello (Svetonio, Domitian. 2; Dione Cas­ sio 66,26; Sib. 1 2, 1 2o- I2 3). Aurelio Vittore, Caesar IO e I I, af­ ferma esplicitamente che Tito fu avvelenato da Domiziano. Ciò trova corrispondenza in alcune ali secondarie, ossia gli usurpa­ tori, che vengono effettivamente distrutti dalla grande testa con l'aiuto delle altre due teste. Ma la sistemazione di due più otto ali presenta difficoltà quasi insormontabili. Le dodici ali principali possono essere enumerate nel seguente modo: 10 I. Cesare; 2. Au­ gusto; 3 · Tiberio; 4· Gaio Caligola; 5 · Claudio; 6. Nerone; 7· Gal­ ba; 8. Ottone; 9· Vitellio, e con lui i tre usurpatori; IO. Vindice; 8. R. Laurence, Primi Ezrae libri, qui apud Vulgatam appellatur quartus, versio Aethio­ pica ( 1 8 20). 9· È ben noto che era considerato dagli autori giudei come un imperatore; cfr. Ant. 1 8,2,2 (32) e 6, 10 (224}, che menzionano Augusto come secondo imperatore di Roma e Gaio come quarto; vedi anche Sib. 5,10- 1 5 . 10. Cfr. Knibb, op. cit. , pp. 240-242; per u n quadro d'insieme delle varie interpretazioni, vedi Myers, op. cit. , pp. 299-302.

V. PSEUDEPIGRAFI PROFETICO-APOCALITTICI

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Ninfido; I 2. Pisone. Ma che dire delle otto ali minori ? Esse non possono essere riferite, come ha proposto W.O.E. Oester­ ley, a Erode il Grande, Agrippa 1, Eleazaro, Giovanni di Giscala, Simone Bar-Giora, Giovanni l'Idumeo, Agrippa II e Berenice. 1 1 Le ali secondarie sono distinte dalle principali soltanto per il fatto che i loro regni sono di breve durata e deboli (I 2,20 ) , oppu­ re per non esser mai effettivamente salite al potere (1 1,2 5-27). Inoltre, come le ali principali, anch'esse sono - o vorrebbero es­ sere - signori del mondo. Non si può parlare quindi di principali vassalli. Si deve pensare ad esse piuttosto come a governatori o generali; ma la loro identità precisa non può essere stabilita. Se nelle tre teste si riconoscono i tre imperatori Flavi, la data di composizione è facile da stabilire. S'è già notato che l'autore scrisse durante il dominio della terza testa, poiché conosce il mo­ do in cui è morta la seconda, e d'altro canto aspetta la caduta del­ la terza soltanto dopo la comparsa del Messia. La data di compo­ sizione va quindi collocata verso la fine del regno di Domiziano (8 1 -96 d.C.). Una data successiva al 70 d.C. è suggerita, negati­ vamente, dall'assenza di 4 Esdra nella biblioteca di Qumran. Non è necessario postulare, con G.H. Box (The Esra Apocalypse [ 1 9 I 2], pp. XXXII s.), che la composizione originale, da lui datata nel 9 5 d.C., sia stata rielaborata d a un redattore del sec. I I (attorno al 1 20 d.C.), il quale avrebbe reinterpretato la sequenza originale dei go­ vernanti per farla finire con Traiano, Adriano e Lusio Quieto. L'unità della composizione, negata da alcuni studiosi del sec. XIX e degli inizi del sec. xx, 12 non è più messa in dubbio dagli ultimi studiosi di questa apocalisse. 1 3 Quanto alle versioni rimasteci, si pensa che dipendano da un testo greco, il quale, a parte un frammento corrispondente a 1 5, 57-59, conservato in POxy IOIO e pubblicato di recente da R. Rubinkiewicz, 14 non è sopravvissuto. Tuttavia, si pensa che la lingua originale fosse l'aramaico/ 1 o più probabilmente l'ebraiI I.



1 1 . II Esdras ( 1 933), p. 147· 12. R. Kabisch, Das vierte Buch Esra auf seine Quellen untersucht (r 889); Box, The Ezra Apocalypse ( r 9 r2), pp. xxr-xxxm; Oesterley, l/ Esdras (1933), pp. XI-XVIII. I J . Myers, op. cit., pp. r 2o- u r ; Knibb, op. cit. , pp. ro9-1 ro. 1 4. 'Un fragment grec du r� livre d'Esdras', Le Muséon 89 ( 1 976), pp. 7 5-87. 1 s . Cfr. L. Gry, Les dires prophétiques d'Esdras (IV Esdras) I ( 1 93 8), pp. XXIII-LXXVI.

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§ J 2. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

co, come ha sostenuto per primo con dovizia di particolari J. Wellhausen. '6 Il Quarto libro di Esdra è una delle fonti più importanti del pensiero religioso giudaico del tardo sec. 1 d.C., come s'è detto nel vol. 11, pp. 6I 3-662.'7 La designazione di quest'opera come quarto libro di Esdra è corrente soltanto nella chiesa latina. Essa si basa sul fatto che i li­ bri canonici di Esdra e Neemia sono numerati (nella Bibbia lati­ na) I e 2 Esdra, e l'Esdra della Bibbia greca, 3 Esdra (Girolamo,

Praef in version. libr. Ezrae: nec quemquam moveat, quod unus a nobis editus liber est; nec apocryphorum tertii et quarti somniis delectetur). Questa enumerazione è conservata anche nella Vol­ gata romana ufficiale, dove 3 e 4 Esdra seguono come appendice,

dopo il Nuovo Testamento. Nel manoscritto di Amiens, sulla ba­ se del quale R.L. Bensly ha pubblicato il frammento latino, i libri canonici di Esdra e Neemia sono considerati tutti e due insieme come I Esdra, il cosiddetto terzo libro come 2 Esdra, e 4 Esdra è presentato come composto da tre libri, dove i capp. 1-2 sono con­ siderati come 3 Esdra, i capp. 3 - 1 4 come 4 Esdra, e i capp. 1 5 - I 6 come 5 Esdra (Bensly, The Missing Fragment, p. 6). Analoga, ma persino più complicata, è la sistemazione nel Codex Sangerma­ nensis e nei manoscritti da esso dipendenti (cfr. Bensly, pp. 8 5 ss. ). La nomenclatura è ulteriormente confusa quando i capp. I -2 e I 5 16, premessi e aggiunti a 4 Esdra (capp. 3 - 1 4), sono indicati come 3 e 6 Esdra. Nella terminologia inglese, I Esdra corrisponde a 3 Esdra, e 2 Esdra a 4 Esdra della Volgata; ossia 4 Esdra più i suoi supplementi cristiani, capp. 1 -2 e I 5 - I 6. Nella Bibbia greca, 1 Esdra è 3 Esdra della Volgata; 2 e 3 Esdra r6. 'Zur apokalyptischen Literatur', Skizzen und Vorarbeiten VI ( r 899), pp. 234-240. Cfr. anche Box, op. cit. , pp. XIII-XIX; F. Zimmermann, 'Underlying Documents of IV Ezra', JQR 5 ' ( r 96o/1961), pp. 107-134 i Myers, op. cit. , pp. I I 5 - I I7. 1 7. Per la teologia di 4 Esdra vedi inoltre F.W. Schiefer, Die religiosen und ethischen An­ schauungen des IV. Esrabuches ( 1 90 1 ); G.H. Box, The Ezra Apocalypse ( 1 9 1 2), pp. XXIV­ LVII; Idem in R. H. Charles, APOT II (191 3), pp. 5 54-5 59i J. Keulers, Die eschatologische Lehre des vierten Esrabuches ( 1922); W.O.E. Oesterley, Il Esdras (1933), pp. XIX-XLIV; J.M. Myers, l and Il Esdra ( 1974), pp. 1 2 1 - 1 29; A.L. Thompson, Responsability for Evi/ in the Theodicy of IV Ezra ( 1977); [R.J. Coggins e] M.A. Knibb, The [First andj Second Book ofEsdras ( 1979), pp. ros-ro8; E. Brandenburger, Die Verborgenheit Gottes im Welt­ geschehen: Das literarische un d theologische Problem des 4· Esr':buches ( 1 98 1 ). Vedi anche la bibliografia alla fine del capitolo.

V. PSEUDEPIGRAFI PROFETICO-APOCALITIICI

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designano i libri di Esdra e Neemia canonici; mentre 4 Esdra porta il titolo greco di ''Ecròpac; o 7tporp�'t"lJc; e "Ecròpa cX7toxaÀu��c; (cfr. Clemente di Alessandria, Stromata 3 , 1 6,Ioo). La più antica allusione cristiana a 4 Esdra ricorre nella lettera di Barnaba: O(J-Otwc; 7tcXÀ�v m:pt 't"OU CT't"etupou 6pt'1;€� Èv aÀÀqJ 7tpo­

(j)�'t"TJ ÀÉyon� . Kat 7t0't"€ 't"GlU't"Gl CTUV't"€À€cr.a.�cr€'t"Gt�; ÀÉ)'€� xupwc;· "O't"av !;uÀov xÀt-8lJ xaì àvacr't""fl, xaì o't"av Èx !;uÀou al!J-a cr't"al;TJ. Cfr. 4 Esdr. 4,3 3 : quomodo et quando haec?; 5 . 5 : si de ligno san­ guis stillabit. Similmente, è molto probabile che la leggenda se­

condo cui l'intera sacra Scrittura, andata perduta nella distruzio­ ne di Gerusalemme ad opera di Nabucodonosor, sarebbe stata miracolosamente restaurata da Esdra, provenga da Esdra 14, 1926.37-48. Così Ireneo 111,21,2; Tertulliano, De cultu femin. 1,3; Clemente di Alessandria, Strom. I ,22,149; Priscilliano 3,68, ed. Schepss, p. 5 2. La prima citazione specifica (4 Esdra 5,3 5) è di Clemente di Alessandria, Strom. 3, I 6, I oo: «a�à 't" t yàp oùx ÈyÉvE't"o � !J-�'t"pet

't"i)c; !J-lJ't"poc; !J-OU 't"arpoc;, fva !J-� '{òw 't"Òv !J-O'X..a.ov 't"ou 'Iaxw� xaì 't"Òv xo1tov 't"ou yé:vouc; 'Icrpet�À;» "Ecròpac; 6 7tpocp�'t"YJc; ÀÉ:y€�. Sulla base del racconto di 4 Esdra al quale in genere si prestava fede -

- a proposito della restaurazione della Scrittura ad opera di E­ sdra, Priscilliano sostiene che questo libro, sebbene non canoni­ co, tuttavia va certamente considerato come un'opera sacra: recte

illi libro fidem damus, qui Hesdra auctore prolatus, etsi in canone non ponitur, ad elogium redditi divini testamenti digna rerum veneratione retinetur (Tract. 3,68, ed. Schepss, p. 5 2).

Il quarto libro di Esdra è ripetutamente usato e citato come li­ bro profetico, particolarmente da Ambrogio, De bono mortis I 01 2; Ep. 34· Cfr. Bensly, The Missing Fragment, pp. 74-76; James, pp. xxxn ss. Soltanto Girolamo, generalmente critico verso gli apocrifi, si esprime sfavorevolmente. Vedi il passo citato sopra (p. 396) e specialmente Adv. Vigilantium 6: tu vigilans dormis et

dormiens scribis et proponis mihi librum apocryphum, qui sub nomine Esdrae a te et similibus tui legitur, ubi scriptum est, quod post mortem nullus pro aliis audeat deprecari; quem ego librum numquam legi. Quid enim necesse est in manus sumere, quod ecclesia non recipit. Sebbene sia rimasto escluso dal canone uffi­ ciale, il libro era molto diffuso, soprattutto nel Medioevo. Come

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§ J2. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

si è già accennato, è stampato nella Volgata ufficiale come appen­ dice ed è incluso in numerose traduzioni inglesi della Bibbia, tra cui la Authorized Version, la Revised Version, la Revised Stand­ ard Version e la New English Bible. È importante non confondere il quarto libro di Esdra con l'a­ pocalisse cristiana di Esdra, che C. Tischendorf ha pubblicato in Apocalypses apochryphae ( I 866), pp. 24-3 3 . Cfr. anche Denis, 1PGAT, pp. 9 I -96; N.B. Miiller, 'Die griechische Esra Apocalyp­ se', JSHRZ 5 (I 976), pp. 8 5 - I02. Collegate ad essa sono 1 . una apocalisse greca di Sedrach, edita da M.R. James in Apocrypha Anecdota = Texts and Studies n, 3 (I 893), pp. I 27- I 3 7; cfr. De­ nis, IPGAT, pp. 97-99; J.H. Charlesworth, PMRS, pp. I 78 - I 82; S. Agourides, 'Apocalypse of Sedrach', OTP I, pp. 6o5 -6 I 3 e 2. una Visio beati Esdrae latina, edita da G. Mercati, in Note di let­ teratura biblica e cristiana antica (I90I), pp. 70-73 . Un'altra bre­ ve opera latina, Revelatio quae facta est Esdrae, fu anch'essa pubblicata da Mercati (ibid. , pp. 77-79). Cfr. Denis, IPGAT, pp. 93 -94. Un'apocalisse di Esdra sulla durata del dominio dell'Islam fu pubblicata in siriaco, con una traduzione tedesca, da F. Baeth­ gen, 'Beschreibung der syrischen Handschrift «Sachau I 3 I »', ZAW 6 ( I 8 86), pp. I99-2 I 3· La stessa opera, secondo il mano­ scritto Parigi syr. p6, fu pubblicata da J.B. Chabot, 'L'apoca­ lypse d'Esdras touchant le royaume des Arabes', RSem 2 (I 894), pp. 242-2 50. 3 3 3 -346. Cfr. Denis, IPGAT, p. 94· Con il titolo di "Eo-òpcx &7toxaÀu�tc;, menzionato negli elenchi degli apocrifi, si fa riferimento probabilmente a 4 Esdra. Cfr. Denis, IPGAT, pp. XIv-xv; vedi anche sotto, v.8. Sulle aggiunte tarde al quarto libro di Esdra (capp. I -2 e I s­ I 6), che mancano nelle versioni orientali, ma figurano nei mano­ scritti latini come libri separati di Esdra e diventano più stretta­ mente connessi con i capp. 3 - I 4 per la prima volta nei testi a stampa, v. A. von Gutschmid, Kleine Schriften n, 2 I I -240; Bensly, The Missing Fragment, pp. 3 5 -40; James, pp. XXXVIII-LXXX; e i commentari moderni. Per il frammento greco del cap. I 5 , 5 7- 59 proveniente da un papiro di Ossirinco, cfr. A.S. Hunt, The Oxy­ rhynchus Papyri VII (1910), nr. I O I O, pp. 1 I - 1 5 . Per l'inclusione di 4 Esdra 2,42-48 nella liturgia cattolica romana, vedi D. de Bruy­ ne, 'Une lecture liturgique empruntée au quatrième livre d'Es-

V. PSEUDEPIGRAFI PROFETICO-APOCALIITICI

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dras', Revue Bénédictine ( I9o8), pp. 3 5 8-360. Sull'uso di 4 Esdra nella liturgia, cfr. anche R. Basset, Les apocryphes éthiopiennes. IX. Apocalypse d'Esdras (I 899), p . 22.

Versioni 1 . Vetus Latina. È la più letterale e importante di tutte. I ma­ noscritti più antichi, risalenti al periodo che va dal sec. VII al sec. XIII, sono elencati e descritti da B. Violet, pp. xv-xxrv, e L. Gry. I testimoni più antichi sono un codice palinsesto del sec. VII (nr. I 5 nella biblioteca della cattedrale di Leon), contenente parte del cap. 7, il Codex Sangermanensis, risalente al1' 822 d.C., e il Codex Ambianensis, anch'esso del sec. IX. Vi sono altri sei manoscritti prodotti tra il 900 d.C. circa e il sec. xm. ' 8 Altri documenti, che contengono la confessione di Esdra (8,20-3 6), vanno dal sec. VII al sec. xv. Il Codex Sangermanensis fu pubblicato da P. Sabatier, Bibliorum sacrorum versiones antiquae m ( 1 743), pp. 1 03 8. 10691 084. Per una documentazione più recente, vedi D. de Bruyne, 'Quelques nouveaux documents pour la critique textuelle de l'a­ pocalypse d'Esdras', Rev. Bénédictine 3 1 (I92o), pp. 43 -47. Le principali edizioni del testo latino sono: Messias ]udaeorum ( I 869), pp. I 14- 1 82; R.L. Bensly e M.R. James, The Fourth Book of Ezra ( 1 895); B. Violet, Die Esra Apokalypse (I V. Esra) ( 1 9 10). 2. La traduzione siriaca, la migliore e la più attendibile subito dopo quella latina, è conservata nel manoscritto della Peshitta di Milano (Codex Ambrosianus B.2 1 Inf.), risalente ai sec. VI-VII. Fu pubblicata per la prima volta da A.M. Ceriani in Monumenta 18. Violet ordina i manoscritti in due gruppi, quello francese e quello spagnolo, indicati come

(DJD m, pp. 1 23 - 1 2 5). 6 QI I (sec. I d.C. ?) è un minuscolo frammento profetico contenente la frase: «Dire­ te: Guarderò la vigna che è stata piantata ... ». L'argomento è fa­ miliare grazie a !s. 5; ler. 8; Ezech. q; 1 9, ecc. 6 QI2 (erodiano?) è un frammento ancora più piccolo, che menziona Israele, i giu­ bilei e la dispersione tra le nazioni 6 QIJ (sec. I d.C.) è un altro frammento mal conservato definito «prophétie sacerdotale (?)» poiché menziona «i figli di Pine�as», «il figlio di Jozedek», e for­ se: «E accadrà in quei giorni» (DJD III, pp. 123-1 27). L'unico documento sufficientemente lungo per essere classifi­ cato propriamente come profezia pseudepigrafica è I Q27, o «Li­ bro dei Misteri». Ha l'apparenza di una rivelazione pronunciata da una voce anonima e che riguarda la distruzione della malvagi­ tà e il trionfo della giustizia. La presenza di termini quali «miste­ ro» (rz), «segno» ('wt) e «oracolo» (mi') è indicativa del genere dell'opera (DJD I, pp. 1 02- 107). La grotta 4 ha fornito frammen-

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§ 32· LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

ti che appartengono a due (o quattro) manoscritti di quest'opera (cfr. J.T. Milik, RB 63 [1956], p. 6 r ). Essi attendono ancora di es­ sere pubblicati. Edizioni Barthélemy, D. - T. Milik, DJD I (I95 5). Baillet, M. - ].T. Milik - R. de Vaux, DJD m ( I 962).

Traduzioni (1 Q27) Inglese

Vermes, DSSE >, pp. 209-2 Io [The Triumph of Righteousness].

Francese

Milik, DJD I, loc. cit. Dupont-Sommer, A., Ecrits esséniens (' I 96o), pp. 342-344. Carmignac, ]. - E. Cothenet - H. Lignée, TQ n (I963), pp. 25 5-26 r .

Tedesco

Maier, J., TTM I ( I 96o), pp. 1 7 1 - 1 72.

Italiano

Moraldi, L., MQ ( 1 97 1 ), pp. 63 1 -637·

Bibliografia

,�

Rabinowitz, I., 'The Authorship, Audience and Date of the de Vaux Frag­ ment of an Unknown Work', JBL 7 1 ( 1 9 5 2), pp. I9-32· Piper, O.A., 'The «Book of Mysteries» (Qumran I, 27)', JR 3 8 (195 8), pp. 95-106. VI. IL MIDRASH BIBLICO

Volendo investire i loro scritti di un'autorità più prestigiosa, gli autori della profezia pseudepigrafico-apocalittica li attribui­ rono a personaggi celebri del passato. Nel fare questo, riformula­ rono e svilupparono i dati biblici. Fu questa una tendenza carat­ teristica del pensiero giudaico intertestamentario. La lettura si­ stematica della Scrittura e la meditazione continua su di essa, con l'intenzione di interpretarne, spiegarne e integrarne i racconti e di risolverne le difficoltà testuali, contestuali e dottrinali, ebbe come risultato il sorgere di una haggadah pre-rabbinica che, una volta introdotta nel racconto biblico stesso, produsse una Bibbia «riscritta)) ' una forma più piena, più scorrevole e dottrinalmente più avanzata della narrazione sacra (cfr. vol. n, pp. 422-433).

VI. IL MIDRASH BIBLICO Esempi della Bibbia «riscritta>>, che si riferiscono per lo più alla Genesi, si ritrovano nel libro dei Giubilei e nelle parti so­ pravvissute dell'Apocrifo della Genesi di Qumran. Del periodo del Pentateuco si occupa anche il Libro delle Antichità Bibliche, attribuito erroneamente a Filone, ma quest'opera s'interessa più che altro alle storie che vanno da Giosuè a David. Personaggi singoli come Noè, Kohath, Amram e Samuele in alcuni fram­ menti di Qumran, e gli antenati tribali nei Testamenti dei Dodici Patriarchi, sono trattati con grande ampiezza. L'epoca profetica, rappresentata dal Martirio di Isaia, all'interno della composizio­ ne cristiana dell'Ascensione di Isaia, e la Vita dei Profeti, illustra­ no la tendenza più liberamente leggendaria, con contatti soltanto sporadici con il testo scritturistico stesso.' 1.

Il libro dei Giubilei

Un libro apocrifo che tratta della storia patriarcale è citato da Didimo Alessandrino, Epifania e Girolamo sotto il titolo di 't� 'lw�lJÀcxtcx o � ÀE1t't� fÉvecnç. L'opera ebraica alla quale si fa ri­ ferimento nel Documento di Damasco (CD 16,3 -4) come «Il li­ bro delle divisioni dei tempi nei loro giubilei e settimane» (sfr mhlqwt h 'tjm ljwblihm wbsbw 'wtjhm) è, quasi certamente, da identificarsi con esso. Ampie citazioni dello scritto greco ricor­ rono anche nei cronisti bizantini Sincello, Cedreno, Zonaras e Glycas, dall'inizio del sec. IX alla fine del sec. xu. Ma è molto probabile che esse non siano state tratte direttamente dal libro dei Giubilei, bensì da fonti intermedie, in particolare dalle Cro­ nache di Panodoro (ca. 400 a.C.) e Aniaco (un po' più tardi). Da allora il libro scomparve, fino al sec. XIX, quando fu riscoperto in una traduzione etiopica. Fu pubblicato per la prima volta da A. Dillmann, nel 1 8 59. Oltre alla versione etiopica, esiste un'antica traduzione latina, di cui A.M. Ceriani ritrovò un'ampia sezione in un manoscritto della Biblioteca Ambrosiana di Milano, da lui pubblicata nei suoi Monumenta sacra et profana, vol. I, fase. 1 ( 1 8 6 1 ). Un'altra edizione del testo etiopico fu approntata da R.H. Charles ( 1 895) e un'altra ancora fu annunciata nel 1 964 da W. 1. A motivo delle alterazioni cui furono sottoposte ad opera di editori e copisti cristiani, i Testamenti dei Dodici Patriarchi e la Vita dei Profeti s.aranno presi in esame al § J J B.

406

§ J2· LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

Baars e R. Zuurmond. Frammenti ebraici dell'opera sono stati rin­ venuti a Qumran, nelle grotte I , 2, 3, 4 e I 1 . ' Nei suoi tratti essenziali, Iub. segue la genesi canonica, e per questo motivo è detto anche la «Piccola Genesi», non perché sia più breve (anzi, è più esteso), ma perché non gode della medesi­ ma autorità del libro canonico. Il loro rapporto è analogo a quel­ lo di un commentario haggadico con la Scrittura. Il libro dei Giu­ bilei è una libera rielaborazione della storia biblica più antica, dalla creazione all'istituzione della Pasqua (Ex. 1 2). L'intera ope­ ra è presentata come una rivelazione fatta a Mosè sul Sinai da un «angelo della Presenza». Questi si rivolge a Mosè alla seconda persona singolare (2,26 e 29; 4,26; 6, I I-J2, ecc. e anche nei capp. 47- 50), e di solito parla di sé alla prima persona plurale, associan­ do se stesso agli altri angeli,' e talvolta anche alla prima persona singolare.3 Questa finzione, secondo la quale l'opera sarebbe costituita da un discorso rivolto a Mosè da un angelo, è mante­ nuta fino alla fine. L'angelo, da parte sua, attinge la propria sa­ pienza alle «tavole celesti» (I ,29 ), alle quali si rifà costantemente (3 , 1 o.J I ; 4, 5.32; 6, I 7.29. 3 1 . 3 5 ; 1 5 ,2 5; I 6,28 s.; r 8, r 9; 28,6; 30,9; J 2, I O. I 5 ; 3 3 , 1 0; 39,6; 49,8; 50, 1 3). L'autore sceglie questa forma I. Sinora sono stati identificati i seguenti frammenti: lub. 3.2S -27 (?) = II Q]ub. 7 o.T. Milik, 'A propos de I 1 Qjub', Bibl. S4 [1973], pp. 77-78); Iub. 4,7-1 I = II Q]ub. 7 (A.S. van der Woude, 'Fragmente cles Buches JubiHien aus Qumran Hohle xt', Tradition und Glaube. Festgabe fur K. G. Kuhn [1971], pp. 140-1 46); Iub. 4• 13-14 = n Qjub.M2 (Milik, art. cit. ); Iub. 4,1 6 - I 7 = I I Q]ub.M3 (ibid.); Iub. 4,17-24 4 Q227 [ps.-Iub.] (Milik, The Books of Enoch [ 1976], P· 1 2); lub. 4·29-30 = I I Qfr.2 (Van der Woude); lub. s , t - 1 2 = I I Qfr.J (Van der Woude); lub. 6,1 2 (?) = l / Qjub. 6 (Milik, Bi bi.); lub. 12,I s - 1 7 = II 4 .(Van der Woude); Iub. 1 2,28-29 (Van der Woude); lub. 2 1 ,22-24 = 4 Q22 I [4 Q]ub . t] (Milik, 'Fragments d'une source du psautier et fragments cles Jubilées', RB 73 [ 1966], p. 94- Io6); lub. 23,6-7 = J Q5[r.J (M. Baillet, DJD m [1962], p. 98; R. Deichgraber, 'Frag­ mente einer Jubilaenhandschrift aus Hohle 3 von Qumran', RQ s [196s], pp. 4 1 5 -422; A. Rofé, 'Further Manuscript Fragments of Jubilees in Qumran Cave 3', Tarbiz 34 [ 1 96 s], pp. 333-336 [ebr.]); lub. 23,7-8 = I QI9 (2 Q]ub•. ) (Milik, DJD r, p. 83); lub. 23, 10 (?) = J Q5fr·4 (Baillet, DJD m, p. 97); lub. 23, 1 2- 1 3 = J Q5[r. I (Baillet, Deichgraber, Rofé); lub. 2 5 , 1 2 = 4 Q]ub. I7 (Milik, DJD m, p. 226); lub. 27,19-21 = I Qq (Milik, DJD I, p . 83); lub. 36, 1 2 (?) = I Q I8fr.J (ibid.); Iub. 46,1 -3 = 2 Q2 o [2 Q]ubb. ] (Baillet, pp. 77-79). Ad un altro frammento di lub. , proveniente da Masada, senza ulteriori precisazioni, fa allusione Y. Yadin, Masada ( 1 966), p. 1 79. 2. La forma «noi» è alquanto frequente nei capp. 2-19; cfr. 2,3 . 1 7. t 8 . 1 9.21 .28.3o; 3,1.9. 1 2. I S; 4.6. t8 .2J; s,6.8.to; 10,7. 10-13.23; 14,20; 1 6, 1 -4 ·7· 1 5 - 19.28; 1 8,1 4; 19·3· Da questo pun­ to in avanti, il suo uso è sporadico e coincide con una tendenza ami-antropomorfica, che sostituisce Dio con gli angeli. Cfr. lub. 30,20; 4 1,24; 48, 1 0.1 1 . 16.19. 3 · Cfr. lub. 6,19.22.3 5 ·3 8 ; 1 2,22.26; 16,s; 18,9- u ; 30,2 I ; 48,4. 1 3 ; so,13. =

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VI.

IL MIDRASH BIBLICO

per rivestire il nuovo insegnamento da lui proposto di un'autori­ tà celeste. Nel riformulare la storia biblica, egli presta particolare attenzione alla cronologia. La base del suo calcolo è costituita dal periodo giubilare di quarantanove anni, cioè sette settimane di anni, o sette volte sette anni, ed egli determina con precisione, per la realizzazione di ogni evento, il mese dell'anno entro la set­ timana di anni del relativo ciclo giubilare. Di qui il titolo di «Giu­ bilei», 'tà 'Iw�eÀata. Poiché per l'autore la cronologia in generale è particolarmente importante, egli dà anche grande rilievo all' os­ servanza delle festività annuali, e cerca di provare che le feste prin­ cipali furono istituite già in tempi antichissimi: la Pentecoste o festa delle Settimane (Iub. 6, I 7-22; cfr. I s,I; 22, I ; 44.4); la festa dei Tabernacoli (I 6,2 I -3 I ; p,2 7-29, nota semplicemente come «la festa)), nel settimo mese); il Giorno dell'Espiazione (J4, I 819); e la Pasqua (49). Questo spiega come mai egli termini la sua opera proprio con l'istituzione di quest'ultima festività (Ex. 1 2).4 Volendo raccontare la storia più antica nello spirito dell'epoca in cui vive, l'autore tratta il testo biblico con molta libertà. Gran parte di quello che non gli interessa, o gli sembra sconveniente, viene omesso o alterato; altri passi sono ampliati e arricchiti con aggiunte di numerosi dettagli. Egli spiega come la minaccia di Gen. 2, I 7 si sia realizzata alla lettera 5 e con l'aiuto di chi Noè abbia introdotto gli animali nell'arca ( 5,2 3, ecc.). Conosce i nomi delle mogli dei patriarchi, da Adamo ai dodici figli di Giacobbe; il numero dei figli di Adamo; il nome del picco dell'Ararat sul quale si posò l'arca di Noè (5,28; 7, 1 . I 7; Io,q) e molti altri parti­ colari del genere.6 Tutti questi abbellimenti e ampliamenti rifletv 'tt\ICX crw�e:­ 'tCXt iv &.7toxpurpotc;). E quindi prosegue: xcxì "t'ou-rou 7tcxpc1òe:ty(J.cx òw­

cro(J.e:V -tà 1te:pì -tÒv 'Hcrcxtcxv [cr"t'opou(J.e:vcx, xcxt tmÒ -tljc; 7tpÒc; 'E�pcxt­ ouc; €mcr"t'oÀ ljc; (J.CXp-tupou(J.e:vcx, iv oùòe:vì "t'WV rpcxve:pwv �t�Àtwv ye:­ ypcx(J.(J.Évcx (segue la citazione di Hebr. I I ,37). �cxrpè:c; ò'éht ex[ 1tCX!:' 1 , , 1 1 n .. , 1 pcxoocre:tc; Àe:youcrt 7te:7tptcrvcxt 'Hcrcxtcxv -rov 1tpOqllJ'tlJV x.cxt e:v 'ttvt à.1tox.puq>cp "t'ou-to rpÉpe:-tcxt · o7te:p -rc1xcx È1tL'tlJÒe:c; tmÒ 'Iouòcxtwv pe:­ pcxòwupy't]-tcxt, ÀÉçe:tc; -ttvàc; "t'àc; (J.� 7tpe:7toucrcxc; 7tcxpe:(J.�e:�ÀlJXO'twv -rfl ypcxrpfl, ?v'-Yj oÀ lJ &.mcr-t't].Sfl. Origene, In Matth. 13,57 (ed. Klostermann, CGS 40, p. 2 4,9): xcxt 'Hcrcxtcxc; òè: 7te:7tptcr.Scxt tmÒ -tou Àcxou [cr"t'Op't]"t'CXt' e:l ÒÉ -rtc; où 7tpocrte:-rcxt "t'�v [cr"t'optcxv òtà "t'Ò iv 'tcfl &.1toxpurpcp 'Hcrcxt� cxù-r�v rpÉ­ pe:cr.Scxt, mcr"t'e:ucrc1-tw 'totc; Èv -tfl 7tpÒc; 'E�pcxtouc; ou"t'w ye:ypCX(J.(J.É­ votc; (Hebr. I I , 3 7). Origene, In Matth. 23,3 7 (ed. Klostermann, CGS 38 ,p. so):prop­ terea videndum, ne forte oporteat ex libris secretioribus, quo a­ pud Iudaeos feruntur ostendere verbum Christi, et non solum Christi sed etiam discipulorum eius... Fertur ergo scripturis non manifestis, serratum esse Esaiam, ecc.

VI. IL MIDRASH BIBLICO

443

Origene, In Iesaiam homil. 1.5 (ed. Baehrens, CGS 3 3 , p. 247):

aiunt (Iudaei) ideo Isaiam esse sectum a populo, quasi legem praevaricantem et extra scripturas adnuntiantem. Scriptura enim dicit: «nemo videbit faciem meam et vivet», iste vero ait: «vidi Dominum Sabaoth». Moyses, aiunt, non vidit et tu vidisti? Et propter hoc eum secuerunt et condemnaverunt ut impium. Vedi Martirio 3 ,8- I o. Cfr. bjeb. 49b. Origene, In Ier. homil. (ed. Klostermann, I90 I , p. I 92): 'totou, 'H O"CXtCX\1 7tptO"CX\I'tEc;' wc; CXo , � tX VE\1't0\1 "rt 7tE7tOt"f)XCXOW XCXt Ot "r0\1 "f) o , 'tEc; yètp (È7te:tÒ�7tE:p ex[ 7tpocp"f)-te:tcxt È7tÉa-tpe:cpov cxù-toÙc; xcxi ÈxoÀcx­ t;ov cxù-touc;, �Àe:yxov, È7te:'tt(J.WV) t7tptacxv cxù-tòv x ext xcx-re:òtxcxacxv cxù-rou �Yjpov -8cxvcx-rtx�v. Ambrogio, Expositio in Ps. I I 8, Sermo x,3 2 (PL I 5, col. I 444B ), '

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conosce la storia della intrepidezza di Isaia nel martirio, com'è raccontata al cap. 5 dell'apocrifo. Cfr. anche Expositio in Lucam, Lib. X,2 5 (PL I 5, col. I 89 I C). L'autore dell' Opus imperfectum in Matthaeum, Hom. I (tra le opere del Crisostomo) riferisce, in stretto accordo con il cap. I del­ l'apocrifo, che Isaia predisse a Ezechia l'empietà del figlio Ma­ nasse, per cui Ezechia avrebbe voluto mettere a morte suo figlio, ma ne fu impedito da Isaia. Vedi PG 56, col. 626; Charles, pp. 8 s. Epifanio, Haer. 40,2,2 [riguardo agli Arcontici] (ed. K. Holl, GCS 3 I , p. 82): Àcx(J.�tivouat ÒÈ À cx�ètc; à1tÒ -tou àvcx�cx'ttxou 'Haata, É7tt ÒÈ XCXt aÀÀW\1 'tt\IW\1 &:7toxpucpwv. Haer. 67·3·4 [riguardo ai se­ guaci di Hierakas] (CGS 3 3 , p. I 3 5): �ouÀe: -tcxt ÒÈ (scil. Hierakas) -r�v 'te:Àdcxv cxÙ-tou aua-rcxatv 7tote:ta-8cxt à1tÒ 'tOU àvcx�ct'ttxou 'H­

aatou, Òij-8e:v wc; Èv 'tej) tX\ICX�CX'ttXej) ÀE"'(O(J.ÉV(fl Èxe:tae:. Girolamo, Comm. in /sa. 64,4 (PL 24, col. 622c): Ascensio enim lsaiae et apocalypsis Eliae hoc habent testimonium - vale a dire I Cor. 2,9. Sulla Apocalisse di Elia, vedi § 3 3B,III App. 4.2. Girolamo, Comm. in /sa. 5 7, I -2 (PL 24, col. 5 68A): Iudaei... ar­ bitrantur... /saiam de sua prophetare morte quod serrandus sit a Manasse serra !ignea, quae apud eos certissima traditio est. Sulle citazioni patristiche, vedi anche E. Tisserant, Ascension d'lsai"e (I 909), pp. 62-73 . Edizioni 1 . Versione etiopica (probabilmente sec. v) Laurence, R., Ascensio Isaiae vatis ( 1 8 19).

444

§ 32. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

Dillmann, A., Ascensio Isaiae aethiopice et latine ( 1877). Charles, R.H., The Ascension of Isaiah, translated [rom the Ethiopic Ver­

sion, which, together with the new Greek fragment, the Latin versions an d the Latin translation of the Slavonic, is h ere published in full (I 900).

2. Versione greca (sec. V-VI) Grenfell, B.P. - Hunt, A.S., The Amherst Papyri 1,I: The Ascension of Isaiah and other Theological Fragments ( I9oo) [2,4-4,4]. Cfr. Charles, sopra. Gebhardt, O. von, 'Die Ascensio lsaiae als heilige Legende aus Cod. Gr. I 5 34 der Nationalbibliothek zu Paris', ZWfh 2I ( I 878), pp. 3 30-3 5 3 [seconda metà del decimo secolo]. Denis, A.-M., FPG, pp. 105-I I4 [Amherst Pap. e Legenda graeca]. 3 · Versione latina (sec. V?) Mai, A., Scriptorum veterorum nova collectio m,2 (I 828), pp. 238-239. Cfr. anche Charles, sopra. 4 · Versioni copta (sahidica ed achmimica) (sec. IV) Lefort, L. Th., 'Coptica Lovaniensia', Le Muséon 5 I (I938), pp. 24-30 [Sa­ hidica: 3.3-6.9- 1 2 ; I I ,24-32· 3 5 -40 - Achmimica: 7, 1 2-I 5 ; 8 , I 6 - I 7i 9,9-u ; I0,9-1 I]. Lacau, P., 'Fragments de l' Ascension d'Isai'e en copte', Mélanges L. Th. Le­ fort, Le Muséon 59 (I 946), pp. 4 5 3 -467 [ I , I -5 ; 3,25-28 ; 5,7-8 ; 6,7- 1 1 ; 7, 28-p; 9,28-30; I0,27j I 1 , 14- I6) .

Traduzioni Inglese

Charles, R.H., op. cit. Idem, APOT n , pp. I 59-1 62. Flemming, J. - Duensing, H. [Hill, D.], 'The Ascension of lsaiah', in E.W. Hennecke - W. Schneemelcher - R. MeL. Wilson (edd.), New Testament Apocrypha n ( 1 965), pp. 642-643.

Tedesco

Beer, G., APAT II, pp. I I9-I 27. Riessler, P., Altjudisches Schrifttum ( 1 928), pp . 48 I-484. 1 300- 1 30 1 . Flemming, J. - Duensing, H., 'Di e Himmelfahrt cles Jesaja', E.W. Hennecke - W. Schneemelcher, Neutestamentl. Apokryphen II (l I964), pp. 4 54-468. Hammershaimb, E., Das martyrium]esajas USHRZ II, I] (1 973), pp. I 5-34·

Francese

Tisserant, E., L 'Ascension d'lsai'e. Traduction de la version éthiopienne avec

!es principales variantes des versions grecque, latines et slave avec intro­ duction et notes ( 1909).

Bibliografia Clemen, C., 'Di e Himmelfahrt cles Jesaja, ein altestes Zeugnis fiir das romi­ sche Martyrium des Petrus', ZWfh 39 (1 896), pp. 388-4 1 5.

VI. IL MIDRASH BIBLICO

44 5

Robinson, A., 'The Ascension of Isaiah', HDB II, pp. 499-5 0 1 . Littmann, E., 'Isaiah, Ascension of', EJ vr, pp. 642-643. Charles, R.H., and Box, G.H., The Ascension of Isaiah ( 1 9 1 9). Burch, V., 'The Literary Unity of the Ascension of Isaiah', JThSt 2 0 ( 19 1 9), pp. 1 7-23. Idem, 'Materia! for the lnterpretation of the Ascensio Isaiae', ibid. 2 1 ( 1920), pp. 249-265. Schoeps, H.J., Die judischen Prophetenmorde (1943). Flusser, D., 'The Apocryphal Book of Ascensio lsaiae and the Dead Sea Sect', IEJ 3 ( I 9 5 3), pp. 30-47. Rist, M., 'Isaiah, Ascension of', IDB n, pp. 744-746. Philonenko, M., 'Le martyre d'Ésai'e et l'histoire de la secte de Qumran', Cahiers de la RHPhR 4 I (I967), pp. I- Io. Denis, IPGAT, pp. 1 70- I 76. Stone, M.E., 'Isaiah, Martyrdom of', Enc. Jud. 9, coli. 71 -72. Caquot, A., 'Bref commentaire du Martyre d'lsai'e', Semitica 23 (1 973), pp. 65-93· Norelli, E., 'Il martirio di Isaia come testimonium antigiudaico', Henoch 2 ( I 98o), pp. 3 7-57. Charlesworth, J.H., PMRS, pp. I 2 5 - I 30. 289-290. Nickelsburg, G.W.E., JLBBM, pp. 1 42-145. I 57· 1 59. Pesce, M. (ed.), Isaia, il Diletto e la chiesa. Visione ed esegesi profetica cri­ stiano-primitiva nell'Ascensione di Isaia ( 1 983).

9· Frammenti apocrifi

Nelle grotte 2 e 6 sono stati rinvenuti minuscoli resti di opere che sembrano essere racconti apocrifi in ebraico. 2 Q2 I e 2 Q22 sono definiti, provvisoriamente, come Apocrifo di Mosè e Apocrifo di David. Entrambi sono ritenuti dei testi­ moni della calligrafia «erodiana». Il primo menziona due dei figli di Aronne e cita quella che potrebbe essere una preghiera di Mo­ sè. Il secondo, al quale si fa riferimento come a un manoscritto non ancora pubblicato della grotta 4, potrebbe derivare dal rac­ conto di David della sua lotta con Golia. 6 Q9, paleograficamen­ te assegnato alla prima metà del sec. I a.C., potrebbe riflettere il ciclo di Samuele-Re, con nomi saltuariamente identificabili, co­ me David, Gath, i Filistei, il re di Moab, ecc. Edizioni Baillet, M., DJD m, pp. 79-82. I I 9- I 23.

VI I . INCANTESIMI E LIBRI DI MAGIA

a cura del Dr. P.S. Alexander (Università di Manchester)

Non prendere in considerazione il mondo della magia signifi­ cherebbe trascurare un'area di importanza enorme per lo studio del primo giudaismo. Essendo destinati a un uso pratico, gli in­ cantesimi e i libri di magia non sono letteratura in senso proprio (per quanto alcuni contengano passi di notevole forza letteraria, persino poetici), ma appartengono essenzialmente all'area del fol­ clore. Eppure proprio in questo sta la loro importanza, poiché essi permettono di far luce su settori della religione popolare, che spesso sono rappresentati in misura inadeguata nei testi letterari ufficiali, e che di conseguenza sono il più delle volte ignorati dagli storici. Come indicatori dell'atmosfera spirituale in cui vi­ vevano ampie parti della popolazione - ricchi e poveri, colti e ignoranti -, la loro importanza non può essere sottovalutata. La magia fiorì tra i Giudei, nonostante la condanna vigorosa e continua dell'autorità religiosa! Era prassi comune il ricorso alla magia soprattutto per ottenere la guarigione da numerose malat­ tie, la cui diagnosi spesso chiamava in causa l'invasione di spiriti maligni, che avrebbero potuto essere cacciati soltanto con ade­ guati incantesimi e formule magiche. Nella cultura del tempo, sia giudaica sia non giudaica, la linea di demarcazione fra medicina e magia, fra medico e stregone, era estremamente sottile. Iub. I o, z o- 1 4 dà per scontato che i demoni causino malattie. Questo pas­ so afferma che gli angeli buoni istruirono Noè sul come curare le malattie, e che Noè annotò i rimedi degli angeli in un libro, che lasciò poi al suo figlio prediletto, Sem. Giuseppe fa risalire la ma­ gia di guarigione non a Noè, ma a Salomone, e la considera parte della sapienza speciale concessa da Dio a questo re. Giuseppe, Ant. 8,2,5 (4 5-49), afferma che alcuni degli incantesimi di Salo­ mone erano usati ancora con successo ai suoi giorni. Ma la forma di magia meglio attestata fra i Giudei nel periodo anteriore a Bar Kokhba è indubbiamente l'esorcismo. La storia di come Tobia, dietro consiglio dell'angelo Raffaele, cacciò il demone che minac­ ciava di rovinare la sua notte sponsale, riflette certamente una conI. Vedi Ex. 22, 1 7 (Hebr. 1 8); Lro. 19,26.3 1 ; 20,6.27; Deut. 1 8,Io- I I . Cfr. r Hen. 7-8; Ma eh. 1 2,40; Or. Syb. J, uS-230; Pseudo-Filone, LA. B. 34; mSanh. 6,6; 7.7. 1 1 ; Io, I.

2

VII. INCANTESIMI E LIBRI DI MAGIA

447

creta pratica magica contemporanea (Tob. 6,3-9. I 7- I 8; 8 , I -3). La stessa cosa si può dire dei racconti di come Abramo, imponendo le mani, esorcizzò lo spirito che affliggeva il Faraone ( 1 QapGen 2o, I 6-3 I) e di come David esorcizzò lo spirito cattivo di Saul (Ps.-Philo, L.A.B. 6o, I -3). Giuseppe, Ant. 8,2-5 (46-48) fornisce un racconto molto circostanziato di un esorcismo eseguito da un giudeo di nome Eleazaro alla presenza di Vespasiano e dei suoi ufficiali, di cui egli stesso fu testimone oculare. Può darsi che Eleazaro fosse un membro della setta degli Esseni, che Giuseppe altrove descrive come specialisti nell'arte della guarigione e co­ noscitori delle proprietà medicinali di radici e pietre (B. /. 2,8,6 [I36])! Un'ulteriore documentazione può essere facilmente re­ perita nel Nuovo Testamento. Gesù, i suoi discepoli, e altri Giu­ dei effettuano numerosi esorcismi di guarigione.3 Secondo Act. I 9, I 3 -20 «alcuni esorcisti giudei itineranti» (''t't \le:ç 't'W \l 7te:pte:X,o[J.é­ \IW\I 'IouÒIXtW\1 È�op>wr't'w\1), a Efeso, cercarono, con risultati di­ sastrosi, di espellere demoni nel nome di «Gesù, che Paolo pre­ dicava» (opx('çw Ù[J.li.ç 't'Ò\1 'Ie:aou\1 o\1 ll�XuÀoç xl)puaae:t). Act. con­ serva il nome di due maghi giudei, Simone (Act. 8,9), e Bar-Iesus, noto in greco come Elimas Magos (Act. I 3,6- 1 2), sebbene non si precisi con chiarezza quali forme di magia praticassero. In un fa­ moso aneddoto rabbinico, Johanan b. Zakkai paragona il rituale della giovenca rossa all'esorcismo; egli fa una vivace descrizione dell'esorcismo e sembra dare per scontata la sua efficacia.4 La do­ cumentazione patristica orienta nella medesima direzione; Giu­ stino Martire (Trypho 85) e lreneo (Adv. Haer. 2,6,2), per esem­ pio, attestano entrambi che i Giudei praticavano l'esorcismo. Per quanto riguarda il contenuto della magia del primo giudai­ smo, vi sono fondamentalmente due linee di documentazione. Innanzitutto, abbiamo le testimonianze della teoria e della prati­ ca magica giudaica incorporate nei testi letterari - nella Bibbia, nella letteratura intertestamentaria (per es. gli apocrifi, gli pseu.:r..

Si veda B./. 7,6,3 (x8o-1 8 5), dove Giuseppe descrive una radice che si poteva raccoglie­ vicino a Baaras e che veniva usata negli esorcismi. 3· Gesù: Mc. 1,25; 5,8; 9,2 5 ; Mt. 8,28-34. I discepoli: Act. 5,16; 16, 1 8 . Altri Giudei: Mc. 9, 38; Mt. 1 2,27. 4· Pesiqta deRav Kahana 4·7 (ed. Mandelbaum I, p. 74); Pesiqta Rabbati 14.4 (ed. Fried­ mann 6sa); Tan!JUma /fuqqat 16 (ed. Buber IV, I 1 8-1 19); Num. R. 19,8. re

448

§ J2. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

depigrafi, Giuseppe), nei primi strati del Talmud e del Midrash, nel Nuovo Testamento e in altri documenti cristiani primitivi, nonché in autori pagani. Questo materiale, parte del quale è stato preso in considerazione sopra, è di importanza cruciale, poiché essendo databile con una certa precisione - fornisce uno stru­ mento importante per vagliare il materiale cronologicamente dub­ bio che dobbiamo prendere in esame ora. Ma queste testimo­ nianze indirette non sono soddisfacenti di per sé, come base per la storia della magia nel primo giudaismo. Non sono effettiva­ mente sufficienti per quanto riguarda la quantità, né abbastanza precise nei dettagli; oltre al fatto che esse ricorrono spesso in opere la cui tendenza generale è di ostilità verso la magia, il che complica ulteriormente la questione. La seconda linea di documentazione è costituita dagli stessi te­ sti magici del giudaismo, esempi della prassi magica giudaica. Il problema qui è che, a parte gli scarsi frammenti dei rotoli del Mar Morto, soltanto pochi di tali testi possono essere datati con certezza nel periodo che ci interessa in questa sede (prima del 1 3 5 d.C.). Ciò non significa necessariamente che questi testi non esistano. Una quantità considerevole di letteratura magica giu­ daica di data incerta, e spesso di provenienza incerta, è sopravvis­ suta, compresi i testi portati alla luce da archeologi e da cacciato­ ri di tesori (ad es. amuleti di piombo e coppe magiche), oltre a manoscritti medievali, ospitati nelle collezioni ebraiche delle bi­ blioteche di tutto il mondo. Fra tutto questo materiale, ci po­ trebbero essere testi che risalgono, in tutto o in parte, al nostro periodo, o intorno ad esso, e che - se usati attentamente - po­ trebbero far luce sui dettagli dell'antica teoria e pratica magica. Il forte conservatorismo della magia, basato sulla teoria che le for­ mule e i rituali conservano la propria efficacia soltanto se ripro­ dotti senza variazioni, è un fatto ben documentato. 5 Il famoso S· Vedi i commenti di Origene su questo fatto in Contra Celsum 1 ,24-25. C'è anche una continuità sorprendente nel modo in cui i maghi erano messi alla prova. Ad esempio, nel­ l'Inghilterra dei secc. XVI e XVII, streghe sospette erano spesso «immerse» per stabilire la loro innocenza o colpevolezza (vedi K. Thomas, Religion an d the Decline ofMagie [I 978], pp. 146. 658). L'ordalia col ricorso all'acqua in casi di stregoneria è attestata già al tempo del Codice di Harnmurabi, sez. 2; vedi J.B. Pritchard, Ancien Near Eastern Texts Relat­ ing to the Old Testament (' 195 5), p. 1 66; inoltre, G.R. Driver e J.C. Miles, The Babylon­ ian Laws 1 ( 1 9 5 2), pp. 6 1 -65; II (195 5), pp. I J - I S .

VII. INCANTESIMI E LIBRI DI MAGIA

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manuale tardo di Kabbalah pratica, il Sefer Raziel (edito princeps Amsterdam 1 70 1 ) sembra contenere elementi di un'antichità sor­ prendente.6 Il primo compito, quindi, deve consistere nell'iden­ tificazione, nei termini più precisi possibili, dei più antichi strati sopravvissuti della letteratura magica giudaica, che costituiscono il punto di partenza per il lavoro successivo. I problemi posti so­ no molto simili a quelli incontrati nello studio della mistica del primo giudaismo. Ma, sfortunatamente, la magia del primo giu­ daismo non ha ancora ricevuto la stessa attenzione che è stata de­ dicata alla mistica/ Il campo è ancora in grande disordine, e l'u­ nica cosa che possiamo tentare di fare qui è di ripulire il terreno, come lavoro preliminare. Nel vaglio dei manoscritti ebraici e aramaici medievali, al fine di separare i più antichi dai più recenti, un primo aiuto è fornito dagli scrittori giudaici del periodo gaonita. Di quando in quando essi menzionano, o citano addirittura, testi magici esistenti ai lo­ ro giorni. Di particolare importanza sono le testimonianze dei Qaraiti Daniel al-Qumisi, Salman b. Yeru�am, Yefet b. 'Ali, e Yaqub al-Qirqisani. Un elemento costante della polemica ami­ ortodossa dei Qaraiti è l'affermazione che i Rabbaniti approva­ vano tutte le idee più fantasiose e irrazionali, e a riprova di que­ sto elencano le opere dei Rabbaniti che contenevano tali idee.8 Le testimonianze menzionano trattati delle Hekhalot che ora sono stati ricuperati da manoscritti medievali, e fanno riferimen­ to anche a testi magici.9 Opere che portano lo stesso titolo sono attestate anche in manoscritti medievali, ma su questo punto oc­ corre una certa cautela. L'identità di titolo non significa identità di contenuto. Tuttavia, in certi casi (ad esempio /farba deMo­ sheh ), 10 è ragionevolmente certo che l'opera alla quale si fa rife­ rimento nel periodo gaonita (da parte di autori sia qaraiti sia rabbaniti) è sostanzialmente la medesima di quella sopravvissuta, e si deve ritenere che tale opera risalga al più tardi al primo pe­ riodo gaonita e amoritico. Rientrano in questa categoria (in tutto o in parte) le seguenti opere: Sefer ha-Razim, /farba deMosheh, 6. E.R. Goodenough, jewish Symbols in the Greco-Roman Period II ( I 9 5 J ), pp. 2 I I-2 I J . (' I 9 I4), è tuttora l'unico compendio completo. B . j. Mann, Texts an d Studies in ]ewish History and Literature n ( I 972), pp. 5 5 - 57. 74-90. 9· Vedi S. Alexander in Charlesworth, OTP I, pp. 228-229. Io. Vedi sotto, n. I9.

7 · L . Blau, Das altjudische Zauberwesen

450

§ 32· LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

Havdalah deRabbi Aqiva, Sefer ha-Malbush, le parti teurgiche dei tratti delle Hekhalot (ad es. Sar ha-Panim, lfotam Gadol, Shi'ur Qomah), Shimmushei Torah, Shimmusei Tehillim, Shim­ musha Rabba e Mafteap Shelomoh.11 È a questi testi, e a docu­

menti similari, che occorre guardare, se si vogliono riscoprire i primi stadi della magia giudaica. Oltre alle testimonianze di epoca gaonita, si possono usare al­ tri argomenti per sostenere una data antica. Se un testo contiene molto greco, e mostra numerosi paralleli precisi con i papiri ma­ gici greci, allora le possibilità che appartenga all'epoca talmudica sono elevate. Il Sefer ha-Razim è uno di questi casi. Anche la te­ stimonianza dell'antica letteratura giudaica e non giudaica presa in considerazione sopra svolge un suo ruolo. Se c'è una conver­ genza significativa fra testimonianze letterarie esterne di epoca antica e testi magici posteriori, allora potrebbe essere giustificato riproiettare indietro (con la· dovuta cautela) il materiale tardo in un periodo più antico. Il problema che si pone di fronte ai testi ebraici e aramaici ap­ pena menzionati riguarda essenzialmente la datazione. La loro identità giudaica, o il loro uso da parte dei Giudei, non sono in questione. Esiste, però, un altro tipo di materiale, di cui in genere non si discute la data antica, ma l'identità giudaica. Goodenough ne ha raccolto ed esaminato una grande parte nella sezione sugli incantesimi e gli amuleti in Jewish Symbols, vol. n." I papiri greci illustrano molto eloquentemente il problema di questi testi. Molti di essi, pubblicati da Preisendanz in Papyri Graecae Magi­ cae (= PGM), contengono chiaramente elementi giudaici. Persi­ no Campbell Bonner, che diversamente da Goodenough non è propenso all'esagerazione, ammette che esistono ben pochi testi magici greci della tarda antichità senza alcun tipo di componente giudaica. '3 Ma si può dire che essi rappresentino esempi di lette1 1. Alcuni di essi sono esaminati più avanti. Per gli altri vedi H. Gollancz, Sefer Mafteah Shelomoh ( 1 9 1 4); G. Scholem, sdrj dswm' rb', Tarbiz 16 ( 1 945), pp. 196-209; Scholcm, Major Trends injewish Mysticism (1 1 9 54), pp. 68. 75-78. 1 5 5· 365. 368. 385; M. Margalioth, Sepher Ha-Razim (1966), pp. 29-46. 5 1 -p; G. Scholem, On the Kabbalah and its Symbol ism (1 969), pp. 13 6- 1 37; Scholem, Kabbalah (1 974), p. 20 e passim; Scholem, hbdlh dbtJ 'qjb' - mqwr lmswrt hm 'gjh hjhwdjt btqwpt hg'wnjm, Tarbiz 50 (r98 r), pp. 243-2 8 1 . 1 2. E.R. Goodenough,jewish Symbols in the Greco-Roman Period n (1953), pp. r 5 3 -29 5 · 1 3 . C . Bonner, Magica/ Amulets (19 50), p . 28.

VII. INCANTESIMI E LIBRI DI MAGIA

45 1

ratura magica giudaica ? Non necessariamente. La magia è noto­ riamente sincretista, e i maghi non giudei erano disposti ad attin­ gere a qualsiasi tradizione religiosa che offrisse loro l'opportuni­ tà di far valere le proprie arti magiche. Alcuni di questi scritti, benché conservati in fonti pagane, tuttavia hanno avuto origine certamente da maghi giudei. Il Sefer ha-Razim e altre opere indi­ scutibilmente giudaiche dimostrano che questo materiale era uti­ lizzato dai Giudei. Ma il problema dev'essere formulato con cu­ ra. Non è ancora possibile tracciare una linea di demarcazione net­ ta fra la magia giudaica e quella pagana nella tarda antichità; di fatto, dato il sincretismo fondamentale della magia, potrebbe es­ sere fuorviante in linea di principio tentare di farlo. In molti casi è difficile etichettare come pagano, o cristiano, o giudaico, un de­ terminato testo o una determinata prassi. Si tratta semplicemente di magia, un conglomerato di motivi di origine diversa. Si può tuttavia tracciare un arco, che va dai testi completamente, o quasi completamente privi di elementi giudaici a un estremo, ai testi con contenuto altamente o totalmente giudaico all'altro estremo. Una volta fatto questo, è ovvio che i testi collocati verso la secon­ da estremità dell'arco hanno più diritto ad essere classificati co­ me giudaici che non gli altri, che si raccolgono verso l'altra estre­ mità. Con un tale tipo di approccio, è certamente possibile, come ha dimostrato Goodenough, estrarre da PGM materiali che han­ no buone credenziali per essere considerati di origine giudaica. Quanto segue è una panoramica dei testi più antichi della let­ teratura magica giudaica. Possiamo prendere in considerazione soltanto una selezione rappresentativa dei testi; essi non si limi­ tano all'esorcismo o alla magia in senso stretto, ma comprendo­ no la maggior parte delle scienze occulte. La giustificazione di q uesta prospettiva ampia è duplice. In primo luogo, le diverse forme di magia erano chiaramente legate tra loro nelle menti di molti scrittori antichi; gli stessi autori dell'antichità tendono (non importa per quale ragione) a raggrupparli insieme. Ad esempio, Deut. I 8, I o- u; I Hen. 7-8 e Or. Syb. J,2I 8-2JO offrono elenchi completi delle scienze occulte - e le condannano senza eccezio­ ne. In secondo luogo, le scienze occulte, allora come oggi, erano spesso intrecciate fra loro. La fisiognomica, ad esempio, potreb­ be essere classificata come una forma di divinazione, ma è spesso

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§ J2. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

connessa con l'astrologia; l'esorcismo è in rapporto con la de­ monologia e la guarigione, ma può implicare l'erboristeria e l'a­ strologia. Di conseguenza, è sconsigliabile, e praticamente im­ possibile, trattare le varie forme di magia isolatamente. Bibliografia Le seguenti opere potranno servire per un orientamento preliminare sul­ la magia giudaica: Blau, L., 'Magie', JE vm (I904), pp. 2 5 5-257. Blau, L., Das altjudisehe Zauberwesen (' I 9 I 4). Daiches, S., Babylonian Oil Magie in the Talmud and in the Later fewish

Literature (I9I 3).

Billerbeck, P., 'Zur altjiidisehen Damonologie', Str.-B. IV (1928), pp. 5 0 I -

535·

Traehtenberg, J., Jewish Magie an d Superstition ( 1939). Lieberman, S., Greek in Jewish Palestine ( r 942), pp. 97-I 14. Seholem, G.C., prqjm bdsjm m'njjnj 'smd'j wljljt, Tarbiz I9 ( 1 948), pp. I 6o

-

I75 ·

Scholem, G.C., Maior Trends in ]ewish Mystieism (l r9 54), passim. Simon, M., Verus Israel (' I964), pp. 394-43 r ['Superstition et magie']. Seholem, G .C., 'Some Sources ofJewish-Arabie Demonology', JJS I 6 ( I 96 5 ), pp. I - I 3 . Neusner, J., A History of the Jews in Babylonia n ( 1966), pp. 1 47-I 5 0; m ( I968), pp. I I 0 - 1 26; IV (I969), pp. 330 - 362; V ( I970), pp. I 74-I96. 2 I 7-

243·

Dan, J., et al., 'Magie', Ene. Jud. I I (I97I), coli. 703 -7 1 5 . Lieberman, S., 'Some Notes on Adjurations i n Israel', i n Lieberman, Texts and Studies (I 974), pp. 2I-28. Seholem, G.C., Kabbalah (I974), passim. Urbaeh, E.E., The Sages: Their Concepts and Beliefs I (1975), pp. 97- I 8 3 ['Magie and Miracle' l 'The Power of the Divine Name' l 'The Celestial Retinue']. Maier, J., 'Geister (Damonen)', RAC rx (I976), coli. 579-585. 626-639. 668-

688.

Goldin, J., 'The Magie of Magie and Superstition', in E.S. Fiorenza (ed.), As­

pects of Religious Propaganda in Judaism an d Early Christianity ( I 976), pp. I q - I 47· Hurwitz, H., Lilith, die erste Eva (I98o).

Per ulteriore bibliografia si veda: Delling, G. - Maser, M., Bibliographie zur judisch-hellenistischen und inter­ testamentarisehen Literatur 1900-1970, TU ro6 ('I975), pp. 1 77 s. ['Zau­ bertexte'].

1.

Sefer ha-Razim (Il libro dei Misteri = S. hR.)

Il più importante libro giudaico di magia è il trattato noto co­ me Sefer ha-Razim. Così com'è stato ricostruito da M. Marga­ lioth partendo da diversi frammenti medievali, esso presenta una struttura chiara, logica. L'introduzione dice come il libro fu rive­ lato dall'angelo Raziel a Noè, elenca i benefici che derivano dal suo studio, e stabilisce una catena di tradizione (analoga a quella in mA b. 1 ) , grazie alla quale esso fu tramandato attraverso i se­ coli. Seguono sette parti dedicate, in ordine ascendente, ai sette cieli. Il tutto è portato al suo punto culminante da una lunga e solenne dossologia a «Colui che siede sul trono della gloria» (7, 7-40). S.hR. è costituito chiaramente da due elementi distinti: 1 . una cornice, comprendente la descrizione dei sette cieli, più la dos­ sologia conclusiva (questo strato di materiale contiene molti pa­ ralleli con la letteratura delle Hekhalot); 2. una serie di incantesi­ mi intessuti nella cornice, destinati a curare malattie, danneggiare i nemici, predire il futuro, influenzare le autorità, interpretare i sogni, e via dicendo. A prima vista si è tentati di identificare que­ sti due elementi con fonti letterarie e di ipotizzare che S.hR. sia stato formato combinando un trattato sulla Merkabah con una collezione di ricette magiche. Ma quest'ipotesi chiaramente non regge a un'analisi attenta. S.hR. incorpora diversi materiali, ma ciò che sorprende non è la sua mancanza di omogeneità, bensì la sua unità. Lo stile generale dell'opera è uniforme e ben caratte­ rizzato, le descrizioni dei vari cieli sono tutte analoghe nella strut­ tura, e in tutta la sezione sugli incantesimi si segue un modello unico. L'intreccio fra i due strati risulta molto chiaramente dal fat­ to che gli angeli menzionati nelle gerarchie della cornice cosmo­ logica sono i medesimi di quelli invocati negli incantesimi. È tipico il passo seguente (2, 5 7-72): a) «Sopra il quarto gradino stanno costoro: �grj'l, mlkj'l, 'wnbjb, pgrj'l, 'n­ nj'l, klnmjj', 'wmj'l, mpnwr, kwzzyb ', 'lpj'l, prjbj'l, �'qmjh, kdwmj'l, 'smd', hwdjh, jhzj'l. Per quanto riguarda costoro, i! loro posto è al quarto gradino. b) Essi sono circondati dalla tempesta e il rimbombo dei loro passi è co­ me il rumore del bronzo. Volano da est e ripiegano da ovest verso il can­ cello (7tuÀwv). Sono veloci come il lampo e circondati dal fuoco. Tolgono il sonno agli uomini e hanno il potere di fare il bene o il male. c) Se vuoi privare del sonno il tuo nemico, prendi la testa di un cane ne-

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§ 32· LE'ITERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

ro che sia stato cieco dalla nascita, e prendi una striscia di piombo da un tubo per l'acqua (�h pswkwpwrwn = 7tÉ't"ctÀov 1Jiu'X.PO!popovr4 e scrivici so­ pra [i nomi di] questi angeli, e pronuncia queste parole: d) Vi consegno, angeli dell'inquietudine che state sul quarto gradino, la vita, l'anima e lo sp irito di N figlio di N, affi nché possiate incatenarlo con catene di ferro e fissarlo con barre di bronzo. Non concedete sonno alle palpebre, né assopimento, né torpore. Lasciatelo piangere e gridare come una donna in travaglio e non permettete a nessuno di liberarlo [da questo incantesimo]. e) Scrivi così e poni [la striscia di piombo] nella bocca della testa del ca­ ne. Metti della cera nella sua bocca e sigillala con un anello che abbia un leone [inciso] sopra. Quindi va e nascondila dietro alla tua casa, o nel luo­ go dove lui va e viene. f) Se vuoi liberarlo, riprendi [la testa del cane] da dove l'hai nascosta, ri­ muovine il sigillo, ritira il testo e gettalo nel fuoco. Immediatamente egli cadrà addormentato. Fa' questo con umiltà e avrai successo».

a-b appartengono alla cornice cosmologica, c-e alla raccolta di ricette magiche. Ma si noti come c si ricolleghi ad a, unendo in­ sieme in tal modo i due elementi. a menziona gli angeli, b ne de­

scrive l'aspetto in genere e i poteri, nonché i fini per i quali pos­ sono essere invocati. c illustra la formula baqqashah, che è cor­ rente in S.hR. : «Se vuoi fare questo e questo... prendi questo e questo» ('m bqst l + inf. . . . qp. ). Cfr. la formula Èrx'll òè: .Séì. nç dei papiri greci, ad es. PGM IV 773 = Èrx'll òè: aÀÀcp .Séì.nç Òe:tX'IIU­ e:t'll , € xe: x't'À. La prassi c-e implica un certo numero di fasi: la pre­ parazione dell'amuleto, sul quale va scritta la formula c, l'invoca­ zione degli angeli e la menzione per nome della vittima d, la col­ locazione dell'amuleto in un posto adeguato (e). Infine (in f) si dà una formula per revocare l'incantesimo. Nel testo si riscontra un solo riferimento databile, vale a dire 1,27-28: « Questi sono gli angeli che sono obbedienti sotto ogni aspetto nel primo e nel secondo anno del ciclo di quindici anni del conteggio dei re greci». Si tratta di un'allusione al ciclo quin­ dicennale dell'indizione, che ebbe inizio nel 3 1 2.15 S. hR. non può ..

I4. Cfr. A. Audollent, Defixionum Tabellae {1904), nr. I 5 5 . A.28, B.23. I 5· La discussione in M. Margalioth, Sepher Ha-Razim (1966), pp. 24-25. va completata. Sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che il ciclo quindicennale delle indizioni ebbe ini­ zio nel 3 I 2. Può darsi che un ciclo di indizioni di cinque anni sia stato istituito in Egitto già nel 287 d.C. Vedi O. Seeck, 'Di e Entstehung des Indictionen-cyclus', Deutsche Zeitschrift fiir Geschichtswissenschaft 1 2 (1 894- 1 895), pp. 279 ss.; E.H. Kase, A Papyrus Roll in thr:

VII. INCANTESIMI E LIBRI DI MAGIA

45 5

dunque essere stato composto prima del 3 I 2 d. C. D'altra parte, è improbabile che sia stato scritto in anni molto vicini a quella da­ ta. Originariamente, il ciclo dell'indizione si riferiva alla tassazio­ ne imperiale ed era utilizzato esclusivamente a proposito delle tasse. A quanto pare, fu soltanto a partire dalla seconda metà del sec. IV che cominciò ad essere usato (come in S.hR. 1 , 27-28) per la datazione in un contesto non fiscale. 16 Pertanto, S. hR. difficil­ mente può essere stato composto prima della fine del sec. IV. Non è possibile essere più precisi, perché il computo delle indizioni rimase in vigore anche durante l'epoca bizantina (e in realtà fino al medioevo inoltrato). I numerosi prestiti greci, gli altrettanto numerosi paralleli con i papiri magici greci, per i quali si assume un terminus a quo nel 3 50 d.C., inducono a situare l'origine del­ l'opera in epoca bizantina. La natura del suo ebraico, come pure quella delle sue affinità greche, fanno presumere che S. hR. sia sta­ to composto in Palestina o (forse anche) in Egitto. S.hR. contiene molte sorprese, che pongono in modo acuto il problema della sua ortodossia. In 4,6 1 -63 è riportata una pre­ ghiera greca a Helios, traslitterata in ebraico. In 1 , 1 26, Afrodite viene invocata come la stella della sera; in 1 , 1 78, Hermes è invo­ cato sotto il nome di Kpwcpopoç, «colui che porta la mazza)); e in 2,50- 54 e 2, 166- 1 7 1 si invoca la luna. In I , I 76- 1 8 5 si fornisce una formula per la necromanzia, una forma di divinazione espressa­ mente condannata nella Torà (Deut. I 8 , I o- u ; Lev. 1 9,3 1). In 3, 3 5 -43 è fornita una formula magica per ottenere successo alle cor­ se dei carri. Per scongiurare un'inondazione da parte delle acque di un fiume o del mare, 2, 1 14- 1 1 7 prescrive di costruire un'imma­ gine del tipo di quelle che mA. Z. 3 , 1 sembra proibire. Margalioth era convinto che l'autore di S.hR. fosse un eretico, e che l'opera fosse un prodotto delle cerchie dei primi minim, 1 7 ma una tale conclusione non può essere accettata senza riserve. Senza dub­ bio, certe autorità rabbiniche del periodo più antico avrebbero condannato come minut la materia trattata da S.hR. , ma esistono prove concrete che simile materiale circolava proprio nel cuore Princeton Collection ( I 93J), pp. 25-3 I; L. Amundsen, Ostraca Osloensia { I 933), pp. 6468; U. Wilcken, Archiv flir Papyrusforschung I I (195 5), pp. 3 1 3 -3 1 4. r6. E.J. Bickerman, Chronology ofthe Ancient World ('I98o), p. 78. 17. Margalioth, Sepher Ha-Razim ( 1 966), pp. xv-XVI.

45 6

§ J2· LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

della società rabbinica. L'autore di S.hR. non era certo un igno­ rante. Anche se la sua opera riflette credenze e pratiche popolari, scrive in buon ebraico e chiaramente era di una certa cultura. Bibliografia Il testo ebraico di S.hR. è pubblicato in M. Margalioth, Sepher Ha-Ra­ zim: A Newly Discovered Book of Magicfrom the Talmudic Period ( 1966).

L'introduzione e le note di Margalioth sono utili. Sul piano editoriale, Margalioth ha usato una mano alquanto pesante, e ha prodotto un testo molto eclettico, con correzioni notevoli. Le sue variae lectiones non do­ vrebbero essere ignorate. Tuttavia, egli non ha inventato S.hR. : ci sono tut­ ti i motivi per credere che un'opera della forma da lui postulata dev'essere effettivamente esistita. M.A. Morgan, Sepher Ha-Razim: The Book of Mys­ teries (1983), offre una versione inglese del testo di Margalioth. Su S.hR. vedi inoltre: Merchavya, Ch., recensione a Margalioth, Sepher Ha-Razim, Kirjath Sepher 42 (1966-67), pp. 297-303 [ebr.]. Kasher, M.M., Torah Shelemah XXII ( 1967), pp. I 88-I92 [ebr.]. Dan, J., recensione a Margalioth, Sepher Ha-Razim, Tarbiz 37 (1967- I 968), pp. 2o8-2I4 [ebr.]. Maier, J., 'Das Buch der Geheimnisse', Judaica 24 ( I 968), pp. 98- I I 1 . Maier, J., 'Poetisch-liturgische Stiicke aus dem «Buch der Geheimnisse»', Judaica 24 ( I 968), pp. I 72- I 8 r . Merchavya, Ch., 'Sefer Ha-Razim', Enc. Jud. I 3 ( I 97I), coli. I 594 - I 595 · Séd, N., 'Le Sefer ha-Razim et l a méthode de «combinaison des lettres>>', REJ I 3 0 (I97I), pp. 295-304. Niggemeyer, J.H., Beschworungsformeln aus dem 'Buch der Geheimnisse' ( I 975)· Gruenwald, I., Apocalyptic and Merkavah Mysticism ( I98o), pp. 225-234 ['Sefer Ha-Razim']. Per i riferimenti provenienti da libri medievali di ricette magiche ritro­ vati nella Geniza del Cairo, vedi: Gottheil, R. - Worrell, W.H., Fragments from the Cairo Genizah in the Freer Callection (I927), no. xv (pp. 76-8 I ), e no. XXIV (pp. I 06- I 07); J. Mann, Texts and Studies II ( I972), pp. 90 -94; P. Schafer, Geniza-Fragmente zur Ht?khalot-Literatur (I984), no. 20; J. Naveh - S. Shaked, Amulets and Magie Bowls ( I 98 5), pp. 224-236.

1. /farba deMosheh (La spada di Mosè

=

lf. dM.)

Questo testo, pubblicato per la prima volta da Gaster nel I 896 sulla base di �n manoscritto di sua proprietà (Cod. Hebr. Gaster 1 78), è, come S. hR. , un compendio di magia. La parte I (in ebrai-

VII. INCANTESIMI E LIBRI DI MAGIA

45 7

co) fornisce un'ambientazione per le sezioni strettamente prati­ che che seguono. Essa si apre con una gerarchia angelica, nella quale sono svelati i nomi degli angeli responsabili della spada, e spiega come questi angeli rivelarono la spada a Mosè. Seguono istruzioni che riguardano gli elaborati preparativi necessari nel caso in cui l'adepto debba usare veramente la spada senza recar danno a se stesso. La parte n presenta la spada stessa, che consi­ ste in una lunga serie di nomi magici. Si tratta, per la maggior parte, di nomina barbara, appartenenti a un linguaggio indeter­ minato. Alla fine, però, il testo sfocia in un'invocazione aramaica agli angeli della spada. Chiaramente, la spada è considerata un nome segreto di Dio (si noti la citazione di /s. 42,8 posta a con­ clusione: «lo sono il Signore, questo è il mio nome»), ma contie­ ne anche nomi angelici correnti. Non è insolito trovare, nei testi mistici e magici del primo giudaismo, gli stessi nomi segreti ap­ plicati sia a Dio sia agli angeli. L'uso del termine «spada» per in­ dicare una composizione magica trova paralleli nei papiri magici greci; cfr. 8(cpoç detpòa'll ou come titolo di PGM IV I 7 I 9 ss. La scelta del termine può essere stata influenzata anche dalla bene­ dizione finale di Mosè a Israele in Deut. 33 ,29: «Beato sei tu, o Israele. Chi è come te? Un popolo salvato dal Signore, lo scudo della tua difesa e la spada del tuo trionfo !». La parte 111 (in aramaico) dà istruzioni su scopi specifici per i quali la spada può essere usata. Si tratta di forme di utilizzazione analoghe a quelle di S.hR. È degno di nota, tuttavia, che una par­ te considerevole degli incantesimi di lf. dM. sia orientata a guari­ re e utilizzi spesso materiale medico. Questo fatto ricollega /f. dM. all'antica tradizione farmacologica, così com'è rappresentata, ad esempio, da Dioscoride, e autorizza a considerarla un'antica ope­ ra giudaica di «scienza». Sono tipiche le seguenti formule: 3,8: «Per la difterite ('skrt '), recita su olio di rose da jj'h fino a 'wn{w e mettiglielo sulla boc­ ca». 3 , 1 0: «Per il dolore agli occhi, recita sull'acqua per tre giorni al mattino da hwtmj's fino a mswls e lava con essa gli occhi)), 3, 3 3 : «Per i noduli emorroidali, prendi della stoppa, mettici sopra del sale, intingila nell'olio, recita su di essa da tpsmt fino a jglw­ nj ', e siedi tic i sopra)). In lf. dM. queste ricette hanno una forma comune: «Per x ( =

45 8

§ 32· LE'ITERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

una malattia) fa' Y (= un preparato medico + un incantesimo ade­ guato)». Si trova anche la formula di baqqashah, o piuttosto il suo equivalente aramaico: 'm b 'jt l + inf. . . . sb. . . Ad es.: 3,68: «Se vuoi uccidere un uomo, prendi del fango dalle due sponde di un fiume, fa' una figura e scrivi su di essa il suo nome. Prendi sette spine da una palma appassita e fa' un arco di giunco legandolo con tendine di cavallo (?). '8 Metti la figura in una cavità, mira ad essa con l'arco, e lancia le frecce contro di essa, dicendo, ad ogni lancio da ' qtds a prswsj, 'Possa N figlio di N essere distrutto !'». Talvolta la formula è ridotta, con l'omissione dell'iniziale «Se vuoi». Ad esempio: 3,54. «Per pescare pesci (nwnjn), prendi un coccio di vaso, metti in esso foglie di olivo, e recita su di esse da 'ntfwrmj a 'tqng, sulla sponda del fiume». La questione della data e provenienza di ij. dM. è complicata a motivo della sua natura composita. L'introduzione ebraica è pre­ sumibilmente un'aggiunta tarda alle parti aramaiche. Un termi­ nus ad quem è fornito dal riferimento chiaro a ij. dM. nella fa­ mosa risposta di Hai Gaon (t I o38) a Kairwan: «Quanto ai testi che hai visto, i quali affermano: 'Chi vuoi fare questo o quello, gli si lasci fare questo e quello', ne abbiamo molti, come il libro detto Sefer ha- Yashar, o quello noto come ijarba deMosheh, che inizia: 'Quattro angeli sono responsabili della spada', e in essi ci sono cose elevate e mirabili; oppure, c'è il libro detto Raza Rab­ ba, nonché formule separate, singole, che sono innumerevoli>> . '9 La provenienza di ij. dM. è molto incerta. L'aramaico delle parti n e m è babilonese, il che fa pensare a Babilonia come luogo d'origine. Questo dato sarebbe comprovato anche dal fatto che gli elementi greci in ij. dM. non sono così rilevanti come in S.hR. (ma si noti il riferimento a 'X.clP'tlJuta.Sat òè: ){Cll [s e. 't�V opul;av] èv 'tfl na){'tptaviJ ML Ba�uÀovl� ){ClL :Eoualòt, ){ClL T] ){(hW òè: :Eupla !f>UEt), affermazione confermata dalle fonti rabbiniche: cfr. ad es. mSheb. 2,10: «Si può allagare un campo di riso nell'anno sabbatico. R. Simeon dice: Ma non si possono tagliare [le pian­ ticelle di riso] (mmrsjn b'wrz bsb'jt, r' sm'wn 'wmr, 'bl 'jn mkspjn). Vedi inoltre Stadler, 'Reis', RE 1 A. l ( 1 9 1 4), coli. P 7- P9i A.C. Johnson, in Tenney Frank (ed.), An Economie Survey of Ancient Rome n ( 1936), p. 2; F.M. Heichelheim, in Frank, Economie Survey IV (1 93 8), p. 1 29; Encyclopaedia Talmudit I (r9s 1), pp. 1 76-qS (sub 'wrz); V. Hehn, Cultiv­ ated Plants and Domesticated Animals in their Migration from Asia to Europe (nuova ed. 1976), pp. 379 -383.

VII. INCANTESIMI E LIBRI DI MAGIA Non c'è molto contenuto religioso in Tr. Shem, e - oltre al suo titolo - ben poco che faccia pensare a una sua origine giudaica. L'espressione «il Dio vivente» ricorre due volte (8,4 e I 2,9 ), ma potrebbe essere stata usata sia da un giudeo che da un cristiano (cfr. Deu t. 5 ,26; 1 Sam. 1 7,26; Mt. 26,63 ; Rom. 9,26). Charles­ worth traduce 1,8: «Da Pasqua (Pe��a) [fino al nuovo anno] i prodotti agricoli avranno il carbonchio».44 Ma Pe��a può essere tanto la «Pasqua» cristiana quanto quella ebraica, per cui non si può escludere un'interpretazione cristiana del passo. Non ci so­ no esempi chiari di almanacchi giudaici esattamente del tipo di Tr.Shem, ma che i Giudei si abbandonassero a quel genere di spe­ culazione in esso contenuta è dimostrato dal frammento fisio­ gnomico A della Geniza del Cairo, di cui abbiamo parlato sopra (sezione 7). Tr. Shem afferma: «Se l'anno inizia in Toro, chiun­ que porti un nome contenente una Beth, o Jodh, o Kaph, si am­ malerà». Si faccia un confronto con il frammento 1 della Geniza del Cairo: Aj2,9- I 2 (ed. Gruenwald p. 3 I o): «Colui che è nato nel terzo giorno della settimana nella costellazione dello Scor­ pione o del Leone ... all'età di diciannove anni sposerà una donna il cui nome comincia per He, Jod>>. Bibliografia S. Brock, JJS 3 5 ( 1 984), p. 203, assegna giustamente Tr.Shem al genere dell'almanacco astrologico noto come «Dodekaeteris Chaldaica>>, di cui sopravvivono numerosi esempi in greco, latino, siriaco, copto e arabo. No­ ta in particolare il Catalogus Codicum Astrologorum Graecorum (= CCAG) VI ( 1 903), ed. G. Kroll, p. 45. Cod. 4 (= Vindobon. gr. 262), ff. I 5 8 - 1 62; e CCAG XI.I ( 1 932), ed. C.O. Zuretti, pp. 1 59-164. Entrambi questi testi fanno previsioni, come Tr.Shem, nella forma: è:àv ye:vvci'tc.tL è:v Kpt(j) o "tPO­ voç x'tÀ. Sul secondo, Zuretti commenta: Haec est ((Dodekaeteris Chaldai­ ca» recentior, fortasse ex Arabico vel Persico exemplare versa. Per altri ma­ teriali relativi all'argomento, vedi: a) greco: CCAG n ( 1900), edd. F. Boli et al., pp. 1 44- 1 5 2 (Boli dimostra, pp. 1 39-1 44, che la prima delle due dode­ kaeteridi stampate qui fu scritta in Siria al tempo di Augusto); CCAG v.I ( 1904), edd. F. Cumont e F. Boli, pp. 1 72-179· 241 -242; CCAG 1x.2 ( 1 9 5 3), nota ad loc.: «La lacuna di 50 millimetri, lo spazio per circa 14 lettere» e propone di integrare ['admt lwt rjs S)nt'. Questa restaurazione presuppone che -n t' sia visibile dopo la lacuna, nel qual caso si dovrebbe ritenere senz'altro che snt' fosse la paro­ la finale. Ma queste lettere non sono visibili. Ciò che si può vedere può essere letto al più come -t', che suggerisce la restaurazione 'dm' lpntjqwst', «(da Pasqua) a Pentecoste». In questo caso sembra risulti un senso più adatto a un argomento di carattere agricolo.

44· Charlesworth

484

§ 32. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

ed. S. Weinstock, pp. I 70- I 75; Geoponica I I 2 (ed. Beckh, Teubner [ I 89 5], p. 2I; cfr. J. Bidez e F. Cumont, Les mages hellénisés 11 [1938], pp. I 83I87). b) Latino: Revelatio Esdrae de qualitatibus anni; vedi D.A. Fiensy, 'Revelation of Ezra', in Charlesworth, OTP I, pp. 6oi -664. c) Siriaco: Ry­ lands Syriac 44, foll. 74b-8 I b (immediatamente prima del testo di Tr.Shem!); Mingana 266, ff. 4- I 8b (Mingana, Catalogue I [I933], coli. 524- 52 5); BL Add. I4. 173, f. I64b (Wright, Catalogue I [I 87o], p. I 52 = ccccxxxvn/6); E.A.W. Budge, Syrian Anatomy, Pathology and Therapeutics, or 'The Book of Medicines' II ( I 9 I 3), pp. 5 22-523 («Se l'anno nasce nel segno dell'ariete, ecc.»). Inoltre G. Furlani, 'Astrologisches aus syrischen Handschriften', ZDMG 75 (I92I), pp. I22-1 28; A. Baumstark, Geschichte der syrischen Li­ teratur (I 922), p. 3 52· d) Copto: Y. 'Abd al-Masi�, 'A Fragmentary Far­ mer's Almanac', Les Cahiers Coptes I956 nr. IO, pp. 5-9. 'Abd al-Masi� elenca altri esempi copti. e) Arabo: 'The Vision of Daniel', ed. 'Abd al-Ma­ si�, op. cit. Inoltre: G. Graf, Geschichte der christlichen arabischen Litera­ tur I (I944), p. 2 I 6. Il focus classicus sulla dodekaeteris Chaldaica è Censorino, de Die Nat. 1 8,6-7: proxima est hanc magnitudinem q uae vocatur òwòe:xcxe-te:pi>, o i Giudei malvagi. I figli della luce combattono una battaglia nel «deserto di Gerusalemme», e con l'aiuto delle forze angeliche sconfiggono gli avversari. 2. La vittoria, che comprende la presa di Gerusalemme, dà alla comunità la possibilità di rientrare nel santuario e di riorganiz­ zarne il culto (col. 2,1 -6).4 3· La restaurazione del culto del tempio avviene nel settimo an­ no della guerra, vale a dire in un anno sabbatico, durante il quale non ci può essere alcun combattimento. Il restante periodo di una guerra di quarant'anni, senza contare i successivi anni di giubi­ leo, è dedicato a una conquista programmata di tutte le nazioni straniere, i figli di Sem, Cam e Jafet (2,6- I 4). 4· Il programma della battaglia è seguito da norme per le trom­ be, e per le iscrizioni da incidere su di esse (2, I 5-3,I I). 2. M .

B aillet suppone che i due manoscritti rappresentino l a medesima recensione (DJD P· 50). 3· M. Baillet data M• alla svolta delle ere, o poco prima (DJD VII, p. n); Mb alla metà del sec. I a.C. (ibid.); M' alla prima metà del sec. I a.C. (ibid., p. 5o); MJ all'inizio del sec. I a.C. (ibid., p. 5 3); M• alla metà del sec. I a.C. (ibid. , p. 5 5 ); e M1 a poco prima del 50 a.C. (ibid. , p. 5 8). Anche il documento collegato alla Regola della Guerra (4 Q497) è assegna­ to alla metà del sec. I a.C. Poiché alcune delle date di Baillet dipendono da quella di 1 QM, segnaliamo che egli data la scrittura di quest'ultimo scritto nel 50 a.C. circa, mentre la maggior parte degli altri studiosi propendono per una data seri ore. 4· Il legame fra la sezione 1 e la sezione 2 è andato perduto nella lacuna creata dalle righe mancanti alla fine della col. 1, e ricostruite soltanto molto parzialmente con l'aiuto di 4 QMJ (494), rr. 1-3 (DJD VII, P· n). VII,

VIII. GLI SCRITTI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

519

5 . Analogamente, il documento prescrive le misure e l e iscrizio­ ni sulle varie insegne, e il testo che dovrà figurare sullo scudo del comandante in campo (3, 1 3 - 5,2). 6. Si parla quindi dei reparti di combattimento, ognuno com­ posto di mille uomini, insieme con le loro armi, la lancia, la spa­ da con la sua guaina, descritte ciascuna in ogni dettaglio (5,3 - 1 4). 7· A questo punto la Regola della Guerra stabilisce le norme per i movimenti di tre divisioni di fanti, la prima armata di gia­ vellotti, la seconda di lance e scudi e la terza di scudi e spade (5, 4-6,6). I fanti devono essere appoggiati da entrambi i lati da cava­ lieri, i cui cavalli devono rispondere a precisi requisiti. I cavalieri devono essere equipaggiati di pettorali, elmi, gambiere, armature, lance, giavellotti, archi e frecce. Viene stabilita l'età di guerrieri, capi e soldati semplici (cavalieri: 30-50 anni; fanti: 40- 50; ispetto­ ri: so-6o; ufficiali: 40- 5o; ausiliari: 2 5 -30); curiosamente, agli uo­ mini di mezza età è affidato il compito di combattere, mentre ai più giovani spettano altre incombenze secondarie (6,8-7,3). 8. Un breve paragrafo tratta della santità dell'esercito. Per pro­ teggerlo dall'impurità, la Regola esclude dall'accampamento don­ ne, ragazzi e persone con difetti fisici, e proibisce a uomini che soffrono di impurità rituale temporanea di partecipare alla batta­ glia. Le latrine devono essere situate a una distanza considerevo­ le dagli accampamenti, «giacché con le loro truppe ci saranno an­ geli santi» (7,3 -7). 9· I ruoli chiave nel conflitto escatologico sono svolti non dai combattenti, ma dai sacerdoti e dai leviti. Sette sacerdoti capi, vestiti con abiti da guerra, devono guidare il combattimento, il p rimo con un'esortazione, e gli altri dando fiato alle varie trom­ b e, per dirigere la battaglia e segnalarne le varie fasi. Essi sono ac­ compagnati da sette leviti, ciascuno con in mano uno shofar il cui suono è destinato a «fare sciogliere il cuore del nemico» (7,9-9,9). 1 0. Un breve paragrafo presenta una speciale disposizione dei reparti di combattimento, una formazione chiamata «torri»; cia­ scuna torre è costituita da trecento soldati, che sorreggono lo scudo. Le torri portano il nome dei quattro arcangeli, Micael, Ga­ briel, Sariel, Rafael (9, I o. 1 8). I 1. Nella lacuna alla fine della col. 9, iniziano le parole della li­ turgia della battaglia. Esse includono citazioni bibliche (Deut. 20,

5 20

§ 3 2. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

2-4; Num. 1 0,9; Num. 24, I 7-I9; !s. J I,8), oltre a vari inni e a una

esposizione delle gesta salvifiche di Dio nella storia d'Israele, e mirano a realizzare il trionfo di Dio sulle nazioni 5 (Io, I - I 2,8). Quando il conflitto giunge al punto culminante, il sommo sacer­ dote, i sacerdoti, i leviti e gli anziani dell'esercito pronunciano benedizioni e maledizioni, e si rallegrano perché «la mano poten­ te» di Dio ottiene salvezza e pace ( I J , I -J4,I). L'atto di culto fi­ nale è una cerimonia di ringraziamento sul campo di battaglia, do­ po l'annientamento del nemico ( I 4,2- I 8). I2. Le ultime cinque colonne di I QM (coli. I 5-I9) ripétono le norme esposte nelle sezioni precedenti per la battaglia contro il re dei Kittim e le truppe di Belial. Esse includono un'ammoni­ zione sacerdotale prima del combattimento, regole per l'uso del­ le trombe; un'esortazione del sommo sacerdote prima della bat­ taglia, combattuta in sette fasi, nell'ultima delle quali «la grande mano di Dio» infligge un colpo mortale a Belial e ai Kittim. La col. I9 termina con un rituale di ringraziamento, che è incom­ piuto, dove si fa ancora una volta menzione esplicita dei Kittim. Tra i frammenti della grotta 4, il solo materiale che non abbia alcun parallelo altrove è costituito da due inni incompleti in 4 Q49I (= M •), frr. I I e I2. Baillet (DJD vn, pp . 26. 29) li indica come «Canto di Micael» (fr. I I , rr. 8-I 8 e fr. 1 2), benché il nome dell'arcangelo non vi ricorra da nessuna parte, e «Canto dei giu­ sti» (fr. I I , rr. 20-24). Il testo di 4 Q493 (M') fornisce un altro resoconto dei movimenti della battaglia diretti dai segnali che i sacerdoti lanciano con le trombe. Alla r. 1 3 , esso menziona le trombe del sabato; queste sono sconosciute a I QM. Lo studio della struttura della Regola della Guerra ha dato vita a teorie divergenti. Gli autori delle prime monografie, Y. Y adin e J. Carmignac, ritenevano che l'opera costituisse un'unità coeren­ te, composta da un solo autore, che senz'altro aveva potuto utiliz­ zare fonti letterarie.6 Invece, la maggior parte degli studiosi sue5. In 1 1 , 1 1 i nemici sono identificati con «i Kittim», interpretando il termine «Assiria» in

/s.

J I ,S.

6. Y. Yadin, The Scroll ofthe War of the Sons of Light against the Sons ofDarkness ( 1 962), pp. 3 - 1 7; }. Carmignac, La Règle de la Guerre ( 1 95 8), p. XIII. Questi attribuisce I QM al medesimo autore (il Maestro di Giustizia) di 1 QS, I QSa e I QH. Più sfumato, Yadin ravvisa un solo autore (anonimo), che fa uso di alcuni fonti, bibliche, apocrife, pseudepi­ grafe e settarie.

VIII. GLI SCRITII DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

52I

cessivi ha giudicato I QM un'opera composita. J. van der Ploeg, basandosi sul carattere ripetitivo delle coll. I 5 - I 9, confrontate con le sezioni precedenti, ha avanzato l'ipotesi che I QM includa un'opera originaria, ispirata a Dan. I I ,40- 1 2,3 e ad Ezech. 3 8-39, corrispondente grossomodo a I QM I , I O- I 2 e I 5 - I 9, e forse an­ che I 3 - I 4· Egli sostiene che essa è incentrata sulla guerra contro i Kittim, in «sette parti», o stadi, e che questa composizione origi­ naria fu successivamente ampliata da un altro scrittore, per fare spazio all'idea della guerra di quarant'anni contro tutte le nazio­ ni del mondo (coll. 2-9 ) .7 Similmente, J. Becker si dichiara contrario a una concezione unitaria del Rotolo della guerra, e accetta la teoria di C. -H. Hun­ zinger, secondo la quale un frammento pubblicato di 4 QMa at­ testerebbe l'esistenza di una versione più antica del testo.8 Egli ha adottato anche l'idea di Van der Ploeg relativa a una prima raccolta, che comprendeva le coll. I e I 5-I9, alle quali aggiunge 7,9-8, I9; il resto - secondo questo autore - apparterrebbe a una seconda composizione; le due composizioni sarebbero state poi unite insieme in un secondo momento, per formare un'unica opera.9 P. von der Osten-Sacken conduce un'analisi di I QM quasi identica a questa.' 0 La teoria letteraria più complessa è stata avanzata da P.R. Da­ vies, secondo il quale I QM consterebbe di tre documenti origi­ nari (coll. 2-9. I 5 - I 9. I 0- 1 2 ); due frammenti indipendenti (coll. I 3 e 1 4) ; e una prefazione intesa a unificare le sezioni indipen­ denti (col. I ) . Delle tre unità maggiori, Davies considera le coli. 2.-9 di poco più antiche delle coll. Io- 1 2, seguite molto più tardi dalle coll. I 5 - 19." Dopo la pubblicazione del materiale della grotta 4, nel I982, non è apparso alcuno studio approfondito, ma alla luce di Ma e, •

7· J.

van der Ploeg, Le rouleau de la Guerre ( 1959), pp. r r -22. 8. 'Fragmente einer alterer Fassung des Buches Mil]:tama aus Hi:ihle 4 von Qumran', ZAW 69 ( I 9 5 7), pp. I J I - I p . 9· J . Becker, Das Heil Gottes ( 1 964). Io. Gott und Belial ( I 969). I I. P.R. Davi es, I QM, the War Serali from Qumran: lts Structure and History ( I 977). Questo autore concludeva che l'importanza del frammento poetico, corrispondente a I QM I4, di 4 QM•, edito da Hunzinger, è dubbia, poiché potrebbe derivare da un csalte­ rio, piuttosto che da una edizione previa di I QM» (p. 84). La pubblicazione completa di 4 QM• ha provato che quest'ipotesi è senza fondamento.

522

§ ) 2. LETIERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

in misura minore, di MC, sembra incontestabile che la Regola della Guerra abbia avuto una preistoria, e che I QM, e forse 4 QMb, Md-f, rappresentino lo stadio finale di un'evoluzione letteraria. Per quanto riguarda la struttura di I QM, è fuori dubbio che la teoria di un'opera composita, chiaramente divisibile almeno in col. I , coli. 2- I 4 e coll. I 5 - I9, sia decisamente da preferire. Invece, non c'è alcun argomento inoppugnabile in favore delle tesi lette­ rarie proposte sinora. Ciò nonostante, il tema familiare, a partire dal libro di Daniele, di un unico grande evento escatologico pre­ sieduto dal principe celeste Michele sembra comunque aver pre­ ceduto l'idea non comune di una conquista progressiva del mon­ do da parte dei Giudei, culminante in una battaglia finale contro il nemico principale. Perciò, fino a prova contraria, si può ragio­ nevolmente ritenere che le coli. I 5 - I 9 vantino una priorità nei confronti delle coli. 2-I4. Quanto alla col. I, essa può essere con­ siderata sia come un riflesso delle medesime idee delle coll. I 5 - 1 9 (un combattimento universale, in sette fasi, contro i Kittim e i loro alleati), sia come una prefazione redazionale al racconto dei primi sei anni della guerra di quarant'anni. Di conseguenza, le norme, tanto militari quanto liturgiche, esposte nelle coll. 2- 1 4, dovrebbero essere intese, quando esistono paralleli, come regole modellate su quelle delle coli. I 5 - I 9. È stato notato, in particola­ re, che al termine «Kittim», nelle coli. I 5 - I9, corrisponde, nelle coli. 2-9, il termine generico di «nemico» ('wjb)," un'astrazione resasi necessaria per adeguarsi allo schema delle battaglie succes­ sive contro le nazioni elencate nella col. 2, I 0- 14. Lo scopo della Regola della Guerra è stato definito, in una pro­ spettiva alquanto concreta, da Y. Yadin. Secondo Yadin, l'autore cerca di rispondere a quattro domande. 1 . Quando e contro chi sarà condotta la guerra ? 2. Quali sono le leggi bibliche sullo stato di guerra? 3 · Come si rapportano alla Torà le norme secolari sul­ la guerra? 4· Come dovrà essere condotta in pratica la battaglia ? '3 Se la Regola della Guerra viene interpretata in senso troppo let­ terale, è facile cadere in malintesi. Di fatto, posta sullo sfondo del simbolismo militare caratteristico del quadro escatologico dipin1 2. Cfr. Davies, op. cit., p. 7 1 . Può darsi che sia nel giusto anche quando sostiene che gli inni e le preghiere delle coli. ro- 1 2 formavano in origine una raccolta separata (p. 1 23). IJ. Yadin, op. cit. , p. 6. ·

VIII. GLI SCRITII DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

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to dall'autore della Regola della Comunità nella sezione sui «due spiriti» (I QS 3 , 1 3-4,26), la Regola della Guerra può essere vista come un'elaborata drammatizzazione di un conflitto spirituale finale, come un insegnamento apocalittico presentato nella forma di una liturgia. 14 Eph. 6, I O- I 7 attesta un ricorso ad immagini mi­ litari similari entro un contesto strettamente religioso. 1 5 A parte il terminus ante quem, fornito dalla paleografia, vale a dire più o meno alla svolta delle ere, la datazione della Regola della Guerra dipende essenzialmente dall'identificazione storica dei dati militari. 16 Alcuni studiosi, che scrissero nei primi anni de­ gli studi su Qumran - uno dei quali si basava soltanto su pubbli­ cazioni preliminari di I QM - hanno rapportato i contenuti di quest'opera alla guerra ellenistica.17 Altri preferiscono far riferi­ mento all'esercito maccabaico, come fonte alla quale l'autore del­ le sezioni di I QM sul modo di combattere avrebbe attinto. 1 8 Ma entrambi gli argomenti diventano irrilevanti, se confrontati con la coincidenza precisa fra i dati del rotolo e quanto si conosce sulle armi romane, sulle divisioni dell'esercito romano e le sue manovre. Questa tesi è stata associata ai nomi di A. Dupont­ Sommer e, in modo particolare, di Y. Yadin. 19 Yadin ha fornito un confronto completo tra le armi, le formazioni di battaglia e le tattiche descritte nel rotolo e i loro equivalenti romani {ad es. mgn = scutum, mgn 'glh = clipeus o parma, kjdwn = gladius, zrqh = iaculum o hasta velitaris, rwm� = pilum,wmgdl = turris o testudo, ecc.).'0 Egli conclude che le prove nel complesso riman1 4.

Cfr. J. Carmignac, TQ r, p. 84. Cfr. J. van der Ploeg, op. cit. [sopra, n. 7], p. 20. K.G. Kuhn, '1tavo1tÀta', TDNT v, pp. 298-300 ( GLNT VIII, coli. 83 7-843). 16. ]. Carmignac si distingue fra gli studiosi di r QM perché trascura completamente la documentazione che riguarda le armi e la tattica. Egli data 1 QM nel I IO a.C. e definisce l'opera uno degli ultimi scritti del Maestro di Giustizia, posteriore a 1 QS e a 1 QSa, ma anteriore ad alcuni dei salmi di 1 QH. Cfr. TQ 1, pp. 8 5 -86; La Règle de la Guerre (195 8), P· XIII. 1 7. Cfr. J.G. Février, 'La tactique hellénistique dans un texte de 'Ayin Fashkha', Semitica 1 (I9 5o), pp. 53-59; K.M.T. Atkinson, 'The Historical Setting of the War of the Sons of Light and the Sons of Darkness', BJRL 40 (1958), pp. 272-297. 18. Cfr. M.H. Segai, 'The Qumran War Scroll and the Dates of its Composition', Script. Hier. 4 ( 1 9 5 8), P· I40; P.R. Davies, op. cit. [alla n. I I], pp. 58-67. 19. Dupont-Sommer, 'Règlement de la guerre des fils de lumière', RHR I48 ( I 9 5 5), pp. 1 5 -43. I 4 I - I 8o; Essene Writings, pp. I 77-I 8 3 . Yadin, op. cit. [alla n. 6]. zo. Yadin, op. cit. , pp. I I 4-I 97· IJ.

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§ 32. LEITERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

dano a un modello romano, risalente alla seconda metà del sec. 1 a.C.: «dopo la conquista romana, ma prima della fine del regno di Erode» (op. cit. , pp. 244-246).21 Su questa base, la composizio­ ne della Regola della Guerra va datata in un periodo corrispon­ dente all'epoca erodiana, o successivo ad essa. Anche il riferimento, in I QM 1 5,2, al «re dei Kittim», può es­ sere usato ai fini della cronologia. Tenendo presente che nel com­ mento a Nahum, della grotta 4 (cfr. sotto, pp. 5 5 7- 5 6 1 ), Antioco e Demetrio sono detti «re di Grecia» (mlkj jwn; DJD v, p. 3 8), mentre i capi dei Kittim sono definiti «governanti» (mwslj ktjjm, ibid.), qui come nel commento ad Abacuc (vedi sotto), è molto probabile che la variante terminologica in I QM riveli un muta­ mento di governo fra i Kittim. In altre parole, i «governanti» al­ ludono alla Roma repubblicana, mentre mlk si riferisce all'impe­ ratore. In questo caso, I QM non può essere anteriore ad Augu­ sto, e dovrebbe essere collocata nei decenni finali del sec. 1 a.C.; o, se è possibile stiracchiare leggermente i dati paleografici, ai pri­ mi decenni del sec. 1 d. C." Non è possibile individuare alcun autore singolo della Regola della Guerra. L'attribuzione, da parte di J. Carmignac, di I QM, insieme a un certo numero di altre composizioni importanti di Qumran, al Maestro di Giustizia, non ha alcun fondamento. 23 Oltre alla Bibbia ebraica, dalla quale cita spesso,'4 il compila­ tore del Rotolo della Guerra sembra aver avuto a disposizione al­ tre fonti scritte. Una è menzionata in I QM 1 5,5 come sfr srk 'tw (il libro del tempo di Dio), che includeva «la preghiera in tempo di guerra» e «tutti i loro inni». Parecchi studiosi pensano che que2 1 . Cfr. anche G.R. Driver, The judaean Scrolls ( I 965), pp. I 80-I97= «Esercito romano... del periodo imperiale» (p. I 9J). 22. Cfr. Vermes, DSSE', p. I23; DSS, p. I49; vedi anche Driver, op. cit. , p. 202. Yadin, op. cit. , p. 3 3 I , sostiene, senza giustificazioni di sorta, che dal 44 a.C. (sid) in poi Giulio Ce­ sare «fu re a tutti gli effetti». Il commento di P.R. Davies su questo punto (op. cit. , p. 89) sembra essere condizionato da un pregiudizio. r QM I 5,2 è l'unico passo noto dove ri­ corra l'espressione «re dei Kittim». Si noti, tuttavia, che J.T. Milik propone di ricostruirl' la r. I dei frr. 8-9 nel commento a Ps. 68 in modo da leggere ml[kj ktj'jm] (DJD 1, p. 82), e inoltre che Vermes inserisce la parola «re» nella lacuna che precede «Kittim» in r QM 1 ,4 (DSSE', p. 1 24). 23. Cfr. TQ I, p. 86. 24. Cfr. J. Carmignac, 'Les citations de l' Ancient Testament dans «la Guerre des fils dc lu­ mière contre Ics fils de ténèbre•', RB 63 (1956), pp. 234-260. 375-390."

VIII. GLI SCRITII DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

5 25

st'opera sia riuscita ad introdursi nella stessa I QM!5 I l sfr thljm (libro dei Salmi), a cui si fa riferimento in fr. 1 7, r. 4 di 4 QMa, può essere o il libro biblico, oppure una collezione settaria. 16 È possibile che la Regola della Guerra sia stata utilizzata dal­ l'autore degli Inni di ringraziamento (I QH 6,29-3 5).'7 Edizioni a) 1 QM

Sukenik, E.L., The Dead Scrolls of the Hebrew University (I954/5 5). Lohse, E., TQHD, pp. I I 7-22 5. Yadin, Y., The Scrollofthe War ofthe Sons ofLight against the Sons ofDarkness pubblicato con Commentary e Introduction ( I 962; ed. e br. I 9 5 5).

b) 4 QM (4 Q491-497)

Baillet, M., DJD vn, pp. I 2-72. Hunzinger, C.H., 'Fragmente einer alterer Fassung des Buches Mil�ama aus Hohle 4 von Qumran', ZAW 69 (I957), pp. I J I - I p . Baillet, M., 'Les manuscrits de la Règle d e l a Guerre d e la grotte 4 de Qumran', RB 79 (I 972), pp. 2 I 7-226.

Traduzioni [con commento) Inglese Yadin, op. cit. Vermes, DSSE ', pp. 1 22- I 48. Francese Carmignac, J., La Règle de la Guerre des fils de lumière contre /es fils de ténèbres (I 9 58). Ploeg, J. van der, Le Rouleau de la Guerre (1959). Carmignac, J., 'La Règle de la Guerre', TQ I, pp. 8 1 -125. Dupont-Sommer, A., EE, pp. 1 79-2 1 1 . Tedesco Maier, J., TIM I, pp. I 23-148. Italiano Moraldi, L., MQ, pp. 27I -J26. Bibliografia Avi-Yonah, M., 'The «War of the Sons of Light against the Sons of Darkness» and the Maccabean Warfare', IEJ 2 (I952), pp. I - 5· a s . Cfr. Yadin, op. cit. , p. 322; C. Rabin, 'The Literary Structure of the War Scroll', in Essays on the Dead Sea Scrolls in Memory of E.L. Sukenik ( 1 96 1), pp. 3 1 -47 (ebr.); B. Jongeling, Le Rouleau de la Guerre des manuscrits de Qumran ( 1 962), p. 327 · a6. M. Baillet, DJD vn, pp. 40-4 1 . 17. Cfr. J . Carmignac, TQ I , pp. 86. 224-227.

p6

§ 32. LETIERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

Carmignac, J., 'L es Kittim dans la «Guerre d es fils de lumière contre l es fils de ténèbres»', NRTh 87 (195 5), pp. 737-748. Idem, 'Précisions apportées au vocabulaire de l'hébreu biblique par la guerre des fils de lumière contre les fils de ténèbres', VT 5 (195 5), pp.

345-365.

Rost, L., 'Zum «Buch der Kriege der Sohne des Lichtes gegen die Sohne der Finsternis»', ThLZ 8 o (1955), coli. 205-208. Carmignac, J., 'Les citations de l'Ancien Testament dans la Guerre des fils de lumière contre les fils des ténèbres', RB 63 (1956), pp. 234-260. 375-

390.

Kuhn, K.G., 'Zum Verstandnis der Kriegsrolle von Qumran', ThLZ 8 1 (19 56), coli. 2 5 -30. Stegemann, H., 'Die Risse in der Kriegsrolle von Qumran', ThLZ 8 I (1956), coli. 205-2 1 0. Ploeg, J. van der, 'La guerre sainte de la «Règle de la guerre» de Qumran', in Mélanges bibliques rédigés en l'hanneur d'André Rabert ( I 9 5 7), pp.

J26-JJ3·

Treves, M., 'The Date of the War of the Sons of Light', VT 8 (I95 8), pp.

4I9-424.

Segai, M.H., 'The Qumran War Scroll and the Date of its Composition', Scrip. Hier. 4 (I95 8), pp. 1 38- I 43. North, R., '«Kittim» War or «Sectaries» Liturgy?', Bibl. 39 (1958), pp. 84-

93·

Carmignac, J., 'Concordance hébralque de la Règle de la guerre', RQ I (I 9 5 8), pp. 7-49. Ploeg, J. van der, 'La composition littéraire de la «Règle de la guerre» de Qumran', in J. Coppens et al. (edd.), Sacra Pagina n (I 959), pp. I 3 -19. Grintz, J.M., 'The War Scroll, lts Time and Authors', in Essays an the Dead Sea Scralls in Memary af E.L. Sukenik ( 1961), pp. I9-30 (ebr.). Rabin, C., 'The Literary Structure of the War Scroll', ibid. , pp. 3 1 -47 (ebr.). Ploeg, J. van der, 'Zur literarischen Komposition der Kriegsrolle', in H. Bardtke (ed.), Qumran-Prableme ( 1963), pp. 293-298. Becker, J., Der Heil Gattes (1964). Ginsberg-Gazov, A.M., 'The Structure of the Army of the Sons of Light', RQ 5 (I965). pp. I 63 - I 76. Osten-Sacken, P. von der, Gatt und Belial ( I969). Vermes, G., 'The Archangel Sariel: A Targumic Parallel to the Dead Sea Scrolls', in J. Neusner {ed.), Christianity, ]udaism and ather Greca-Ra­ man Cults. Studies far Martan Smith at Sixty III {I975), pp. I 59- I 66. Duhaime, J.-L., 'La rédaction de I QM XIII et l'évolution du dualisme à Qumran', RB 84 ( 1977), pp. 2 I 0-2J8. Davies, P.R., I QM, the War Seralifram Qumran. Its Structure and Histary

{I977).

Idem, 'Dualism and Eschatology in the Qumran War Scroll', VT 28 ( 1 978), pp. 28-J6.

VIII. GLI SCRITII DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

5 27

Delcor, M., 'Qumran. Le Livre de la guerre', DBS IX, coli. 9 1 9-93 1 . Hurvitz, A., 'The Garments o f Aharon and his Sons according t o x QWar vn,9-Io', in Studies in Bible and the Ancient Near East ( 1978), pp. 1 391 4 1 (ebr.). Collins, J.J., 'Dualism and Eschatology in 1 QM', VT 29 ( 1979), pp. 2 1 2- 2 1 6. Davies, P.R., 'Dualism and Eschatology in I QM. A Rejoinder', VT 30 ( 1 98o), pp. 93-97· Flusser, D., 'Apocalyptic Elements in the War Serali', in A. Oppenheimer et al. (edd.), ]erusalem in the Second Tempie Period ( 198o), pp. 434-45 2 (ebr.).

5· Il Rotolo del Tempio

Il Rotolo del Tempio fu scoperto in una delle grotte di Qum­ ran (nella grotta 1 1, si ritiene, nel I 9 56) ' e rimase nelle mani di un commerciante arabo di antichità fino a quando il governo mi­ litare d'Israele non lo confiscò, nel giugno del I967. Fu pubbli­ cato la prima volta in ebraico sotto il titolo mgjlt hmqds da Yigael Yadin nel I977· Un'edizione inglese riveduta apparve nel I 9 8 3 : The Temple Scroll: 1. Introduction, II. Text and Commentary, III. Plates and Text (d'ora in poi TS I, II, m). La storia del suo ri­ cupero e della sua acquisizione è raccontata in TS I, pp. I- 5 . I l manoscritto che contiene il Rotolo del Tempio è il più lungo fra tutti i rotoli di Qumran; misura infatti 8,148 metri. La prima colonna è andata perduta, e delle quattro successive restano sol­ tanto alcuni frammenti. Queste colonne aggiungono altri 6o centimetri alla lunghezza del manoscritto. Il rotolo consta di di­ ciannove fogli di cuoio sottile. Il primo comprende cinque co­ lonne di testo; dieci fogli hanno quattro colonne e altri sette tre colonne. L'ultimo foglio conteneva soltanto poche righe (ora per­ dute) di un'unica colonna, e il resto della superficie era lasciato in bianco. In origine le colonne erano di ventidue o ventotto righe, delle quali - non contando la prima e l'ultima colonna - sono state conservate le righe comprese tra la sesta e la ventunesima. Altri frammenti del Rotolo del Tempio, recuperati dalle grotte 4 e I I , sono ospitati nel Museo Rockefeller di Gerusalemme. Trentasei di essi sono stati riprodotti da Yadin nelle tavole sup1. Cfr. J.A. Fitzmyer, The Dead Sea Scrolls. Major Publications è indicato in genere come I 1 QT, ovvero 1 I Q Tempie.

. ..

(' 1977), p. 37· Il rotolo

p8

§ J2. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO

O ARAMAICO

plementari 3 5 * -40 * , e tutti, eccetto tredici, possono essere collo­ cati, chiaramente o ipoteticamente, nel manoscritto principale. 1 Il rotolo è opera di due amanuensi. L'amanuense A è respon­ sabile delle coli. 1 - 5 ; l'amanuense B del resto del manoscritto. Entrambi sono ritenuti d'epoca erodiana; l'amanuense B è datato alla svolta delle ere, e l'amanuense A un po' più tardi. I fram­ menti di I I Q sono anch'essi medio- o tardo-erodiani, ma i testi elencati sotto il simbolo Rockefeller 43.366 sono considerevol­ mente più antichi, e rappresentano la scrittura semiformale me­ dio-asmonea. Yadin propone di datarli alla fine del sec. II a.C.3 Tenuto conto delle loro varianti testuali, questi frammenti, al pa­ ri dei resti di un manoscritto di 4 Q non ancora pubblicato, a cui fa allusione J. Strugnell, possono essere testimoni di un forma più antica, o di una fonte, del Rotolo del Tempio. Il Rotolo potrebbe essere definito come la legge del tempio, di­ sposta sistematicamente, a quanto pare entro la cornice di un pat­ to o del suo rinnovamento. Essa adotta e adatta le norme più im­ portanti relative al santuario-tenda del deserto, con il suo sacer­ dozio e i suoi sacrifici, così come sono descritti nei vari capitoli 2. Per il materiale di I I Q, vedi J. van der Ploeg, 'Une halakha inédite de Qumran', in M. Delcor, Qumran (1 978), pp. 105-1 1 3 ; cfr. in particolare pp. 1 1 2- 1 1 3; Y. Yadin, 'Le Rou­ leau du Tempie', ibid., p. 1 1 9, n. 2; The Tempie Scroll i, pp. VIII-IX. Cfr. anche L. van den Bogaard, 'Le Rouleau du Tempie. Quelques remarques sur !es petits fragments', in W.C. Delsman et al. (edd.), Von Kanaan bis Kerala. Festschrift fur Prof Mag. Dr. Dr. ].P.M. van der Ploeg ( 1982), pp. 285 -294. 3· TS I, pp. 2o; 386. Ma la sua affermazione che il manoscritto designato come Rockefel­ ler 43 .366, di cui sono riprodotti tre frammenti (m, pp. 38*,5 e 40*,1 -2), appartenga a TS, resta dubbia. Se, infatti, il primo di questi frammenti corrisponde effettivamente alle coli. 41,5-42,}, gli altri due non sono identificati. Inoltre, come ha già fatto notare B .A. Levine (BASOR 232 [ 1978), p. 6), il fr. 40*,1 rr. 3 e 4 comprende le frasi wjdbr mwih (Lev. 23.44) e wjdbr jhwh 'l mwih (ibid., 24,1 ). Cfr. TS II, p. 46. Questo stile, come di­ mostreremo fra poco, è estraneo al Rotolo del tempio. Inoltre, secondo una lettera scritta da J. Strugnell a B.Z. Wacholder il 28 aprile 1 9 8 1 , e pubblicata da quest'ultimo (The Dawn of Qumran [ 1 983], pp. 205 -206. 278), «i frammenti di 4 Q, etichettati impropria­ mente come Rockefeller 43.366, non appartengono a una copia del Rotolo del Tempio», ma «a un Pentateuco, con numerose aggiunte non bibliche». I frammenti sono datati paleograficamente non nel tardo sec. n a.C., come afferma Yadin, ma nel "75 circa a.C.». Questo speciale Pentateuco potrebbe essere stato una fonte del Rotolo del Tempio o, al contrario, dipendere da esso. Un'altra informazione rivoluzionaria fornita da Strugnell riguarda un gruppo di frammenti di 4 Q non pubblicati, che erano sconosciuti a Yadin, contenenti «citazioni dal Rotolo del Tempio o il testo stesso del rotolo, o per lo meno una delle sue fonti». La scrittura di questo documento non può essere fatta risalire a «molto più tardi del 1 5 0 a.C.».

VIII. GLI SCRIITI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

5 29

di Ex. , Lev. e Num. Ma incorpora anche ampie sezioni del Deut. , dal cap. 1 2 in avanti, e specialmente 17, 1 -23 , 1 . Talvolta le leggi scritturistiche sono riprodotte alla lettera, talaltra vengono rifor­ mulate, e spesso sono integrate da norme non bibliche. I contenuti del Rotolo del Tempio sono esposti diffusamente in TS 1, pp. 3 9-70. Possono essere riepilogati tematicamente co­ me segue. L'opera si apre con un racconto, mutuato da Ex. 34, 1 0- I 6, di un patto stipulato tra Dio e Israele (coli. I [?]- 2). Segue una pre­ sentazione generale del tempio e dei suoi arredi, secondo Ex. 3 5, 5 - 1 6 (col. 3), che a sua volta introduce a norme più dettagliate sulla costruzione del tempio, norme che precisano - fra le altre cose - le dimensioni delle varie unità architettoniche, come il san­ tuario, il santo dei santi, la camera superiore, i colonnati (coli. 47). Quindi, vengono descritti gli arredi sacri: la dimora della mi­ sericordia, i cherubini, il velo dorato, la tavola dei pani della Pre­ senza, l'incenso, il candelabro d'oro, ecc. (coli. 7- 1 1). Una parte molto estesa è dedicata alle leggi cultuali, cioè all'of­ ferta dei vari sacrifici e alla costruzione dell'altare (coli. 1 1 - 1 2 ). Una serie di norme si riferisce all'olocausto perpetuo e ai sacrifici per il sabato, l'inizio dei mesi, il primo giorno del primo mese, ai sette giorni dell'ordinazione, alla Pasqua, alla festa del Pane azzi­ mo e a quella dell'elevazione del covone (coli. 1 3- 1 8). La parte successiva tratta delle festività dei primi frutti del fru­ mento, del vino nuovo e dell'olio nuovo (coli. 1 8 -23). La festa dell'offerta del legno doveva essere celebrata sei giorni dopo quel­ la dell'olio nuovo, e doveva essere accompagnata da parecchi sa­ crifici (coli. 2 3-2 5 ). Le grandi festività dell'autunno dovevano iniziare con il gior­ no del Memoriale, il primo giorno del settimo mese, seguito dal giorno dell'Espiazione e dalla festa dei Tabernacoli, insieme ai ri­ spettivi rituali (coli. 2 5 -29). In conclusione, si stabilisce che que­ sti sacrifici dovevano essere offerti al tempio che gli lsraeliti avreb­ bero dovuto costruire, e dovevano continuare fino al giorno del­ la benedizione, quando il nuovo tempio sarebbe stato costruito da Dio, secondo il patto che egli aveva stipulato con Giacobbe a Bethel (coli. 29-3 0).

5 JO

§ J2. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

Vengono quindi descritti gli edifici nei cortili del tempio: la ca­ sa delle scale, la casa delle abluzioni, la casa dei sacri utensili e il mattatoio, con le sue attrezzature. A questo punto, il Rotolo in­ troduce norme riguardanti gli olocausti (coll. 30-3 5). A causa della sua santità estrema, l'area attorno all'altare dove­ va essere riservata esclusivamente ai sacerdoti, a condizione che questi fossero ritualmente puri; l'accesso ad altre persone doveva essere impedito, sotto pena di morte. Un colonnato, dalla parte occidentale del santuario, doveva ospitare le offerte per la colpa e per il peccato dei sacerdoti, che dovevano essere tenute separate da quelle dei laici (col. 3 5 ) Dei tre cortili del tempio, quello interno, aperto - anche in que­ sto caso - soltanto ai sacerdoti, doveva avere quattro porte ed un colonnato interno. Il cortile di mezzo, con dodici porte designa­ te coi nomi dei dodici figli di Giacobbe, poteva accogliere uomi­ ni di vent'anni d'età e oltre, ma non donne e fanciulli. Il cortile esterno, anch'esso con dodici porte, conteneva camere per i leviti e capanne per i capi laici. Presumibilmente, alle donne e ai bam­ bini era permesso accedere a questo terzo cortile (coll. 3 5 -46). La purità del tempio doveva essere protetta con segnali d'av­ vertimento e tramite un terrazzo situato prima delle porte del cor­ tile esterno. Un fossato attorno al tempio, largo 1 00 cubiti, dove­ va impedire qualsiasi accesso improvviso ad esso. Altre norme di purità escludevano dal tempio e dalla sua città uomini non adatti a causa di emissioni notturne, rapporti sessuali, cecità, perdite do­ vute a malattie veneree, contatto con cadaveri e lebbrosi. Le latri­ ne dovevano essere costruite a una distanza di J OOO cubiti, a nord­ ovest della città, e a est si dovevano circoscrivere tre aree distinte per uomini sofferenti di lebbra, di perdite dovute a malattie ve­ neree, e per coloro che avevano avuto un'emissione notturna. Al­ l'interno della città del tempio si potevano usare soltanto conte­ nitori fatti di pelli di animali sacrificati nel tempio stesso (coll. 46-47). A questo punto si fornisce un elenco di animali puri e impuri (col. 48). Misure speciali venivano adottate per salvaguardare la purità delle città d'Israele. Doveva esserci un solo cimitero ogni quattro città; e si dovevano erigere luoghi di quarantena, non soltanto per i lebbrosi e le persone afflitte da malattie venéree, ma anche .

VIII. GLI SCRITII DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

53 I

per le donne durante la mestruazione e dopo il parto. Vengono quindi elencate norme riguardanti la casa come fonte di impuri­ tà, quando in essa c'è un cadavere. Una donna che ha in seno un bambino morto è dichiarata simile a una tomba ed è detta ritual­ mente impura. Anche il contatto con carcasse di animali è defini­ to causa di impurità (coli. 48-p ). Il resto del Rotolo segue per lo più il Deuteronomio; legifera an­ zitutto su giudici e ufficiali (Deut. I6,I 8-I9), e commina esplici­ tamente la pena di morte per il giudice che si lascia corrompere (col. 5 I ). Le leggi contro l'idolatria sono elencate secondo Deut. I6,2 I -22, ecc. (coli. p - 5 2). Norme speciali, riguardanti gli animali sacrificali e altri anima­ li, includono la proibizione di macellare animali difettosi o gra­ vidi, e di sacrificare simultaneamente la madre e il figlio. Seguo­ no leggi sull'offerta dei primogeniti del gregge e del bestiame. La proibizione deuteronomica di mettere la museruola a un bue che sta trebbiando (Deut. 25,4), o di aggiogare assieme un asino e un bue quando si ara (Deut. 22, I o), è ribadita. Gli animali puri do­ vevano essere uccisi nel tempio; la loro macellazione era proibita in un'area entro tre giorni di viaggio dalla città. Animali puri di­ fettosi non dovevano essere uccisi nel raggio di trenta stadi dal tempio, e non potevano essere mangiati nella città del tempio (coli. 5 2-5 3). Diverse prescrizioni su voti, giuramenti e promesse, inclusi quelli fatti da donne, e le condizioni speciali grazie alle quali po­ tevano essere annullati, formano una breve sezione (coli. 5 3 - 54). Seguono leggi relative al falso profeta (Deut. I 3,2-6), al seduttore (Deut. 1 3 17- 1 2), alla città apostata (Deut. I J , I J - I 9) e all'adorato­ re di idoli (Deut. q,2-7) (coll. 54- 5 5). Deut. q,8 - I 3 definisce la funzione dei sacerdoti, dei leviti e dei giudici e Deut. I 7,q-2o è considerevolmente ampliato per espor­ re gli statuti del re giudaico, con norme riguardanti l'organizza­ zione dell'esercito, la guardia reale di I 2000 uomini, .il consiglio del re, la legge della monogamia, e in generale le incombenze del re in pace e in guerra (coli. 56- 5 9). Deut. 1 8, I -8 offre la cornice per stabilire che cosa spetti ai sa­ cerdoti e ai leviti, e I 8,9- 1 4 condanna gli idoli dei gentili (coli. 6o-61 ). Si passa poi alla legislazione sui testimoni, incluso il trat-

532

§ 3 2. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

tamento dei falsi testimoni (Deut. I9,I 5 -2 I ) (col. 6 I ), la condot­ ta in guerra (Deut. 2o,I-2I,I4), e il trattamento del figlio ribelle

(Deut. 2 1 , 1 8-2I). Deut. 2 1 ,22-23 fornisce il pretesto per l'introduzione di nuove

leggi suo crimini punibili con l' «impiccagione», vale a dire il tra­ dimento e la maledizione del popolo giudaico fra i gentili (col. 64). Il Rotolo termina con leggi di vari tipo modellate su Deut. 22, I 29, e con un elenco incompleto di norme contro l'incesto (Deut. 2 I , I , ecc.) (coli. 64-66). La fine del documento figurava nelle po­ che righe andate perdute in cima alla col. 67. La parte rimasta del foglio finale del manoscritto è rimasta in bianco.4 A prescindere dalle numerose citazioni scritturistiche, si può dire che il Rotolo del Tempio sia stato scritto imitando l'ebraico biblico, con tratti sintattici e terminologici caratteristici del lin­ guaggio intertestamentario e rabbinico. 1 Il suo legame con la let­ teratura del Mar Morto è attestato dalla presenza di parole e forme idiomatiche tipicamente qumraniche (TS 1, p. 3 8). Sugli aspetti linguistici del documento torneremo di nuovo, quando tratteremo della sua origine e datazione (cfr. pp. 5 3 5 · 5 3 8). Mentre l'ordine di successione degli argomenti segue, in gene­ re, il Pentateuco, incominciando dall'Esodo per finire col Deute­ ronomio, la struttura del Rotolo del Tempio manifesta uno sfor­ zo di sistematizzazione, in quanto una legge viene liberamente combinata con altre norme sullo stesso argomento, che ricorro­ no altrove nella Torà. Ad esempio, la normativa contro l'incesto inizia con Deut. 2J,I ed è completata da Deut. 27,22 e Lev. I 8, 1 2- I 3 · l 7; 20, 1 3 · I 7· I 9.21 (coli. 66, 1 I - I 7). Il raggruppamento delle norme può avere come risultato una legislazione più sviluppata, ma può anche mirare ad armonizzare

4· Oltre all'introduzione e al commento di Yadin, si possono consultare i seguenti studi: J. Milgrom, 'Studies in the Tempie Scroll', JBL 97 ( 1978), pp. 501-523; B.A. Levine, 'The Tempie Scroll', BASOR 232 (1978), pp. 5-23; j.M. Baumganen, recensione di TS, JBL 97 ( 1 978), pp. 5 84-5 89; 'The Pharisaic-Sadducean Controversies about Purity and the Qum­ ran Texts', JJS 3 1 ( 1 980), pp. 1 57- 1 70. 5. Oltre a TS I, pp. 34-38, vedi E. Qimron, 'The Language of the Tempie Serali', Le5onc­ nu 42 ( 1 978), pp. 83 -98; 'The Text of the Tempie Scroll', ibid. , pp. 136-1 4 5 (entrambi in ebr.); G. Brin, 'Linguistic Comments on the Tempie Scroll', ibid. , 43 ( 1978), pp. 2o-2H (ebr.); L.H. Schiffman, 'The Tempie Scroll in Literary and Philological Perspective', in W.S. Green (ed.), Approaches to Ancient ]udaism II (1980), pp. 143 - 1 5 8 ; E. Kimron, 'Tht· Vocabulary of the Tempie Scroll', Shnaton 4 ( 1 98o), pp. 239-262 (el:ir. con riass. inglese).

VIII. GLI SCRITTI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

533

precetti che ricorrono due volte. Così, l'obbligo di gettar via il sangue di un animale ucciso (Deut. 1 2,23-24) e il dovere addi­ zionale di coprirlo con della terra (Lev. J 7, I 3 ) sono uniti insie­ me: «Assicùrati soltanto di non mangiare il sangue; lo verserai sul terreno come acqua e lo coprirai con la polvere» (col. 5 3 , 5-6). L'esempio più significativo si riscontra forse nella combinazione di Deut. 22,28-29 (chi violenta una donna deve sposare la sua vit­ tima nubile e non fidanzata, dalla quale più tardi non potrà di­ vorziare) con Ex. 22, I 6 (un seduttore deve sposare la ragazza che ha sedotto), con l'ulteriore precisazione che la legge si applica soltanto nel caso in cui nessun impedimento legale s'opponga al­ l'unione (col. 66,8- I I ). In altri casi, l'obiettivo dell'integrazione è quello di chiarire il significato halakhico di un passo scritturisti­ co. Ad es., l'aggiunta di un riferimento al sangue di un cadavere come fonte di contaminazione al testo di Num. I 9, I 6, rende e­ splicita la portata di Num. I 9, I 3 , dove, sulla base di Lev. I 7, I 4 e Deut. I 2,23, }'«anima» (nfS) è identificata con il «sangue» (dm);6 per cui l' «anima» che causa impurità è intesa come il sangue del­ l'uomo morto. Inoltre, il senso di una norma biblica può essere alterato nella sostanza con l'aggiunta di una nuova clausola. Deut. 2 I , I O- I 4 in­ giunge a chi cattura una donna prigioniera di concederle un mese di tempo prima di coabitare con lei. Tuttavia, una volta che il rapporto sessuale ha avuto luogo, essa diventa sua moglie e non può essere venduta come schiava. Il Rotolo del Tempio non di meno precisa che, anche se la donna ne condivide il letto, tuttavia non può avere alcun contatto con il cibo puro del marito o par­ tecipare ai banchetti sacrificali, per altri sette anni (col. 63 , 1 3 - I 5 ) . Oltre a modificazioni di questo tipo, il Rotolo include intere sezioni complementari. Le più importanti sono: I . la vera e pro­ pria legislazione sul tempio, ispirata alle norme sul tabernacolo del deserto (Ex. 2 5 -3 I ; 34-40) e alla quale si fa allusione in 1 Chron. 28, I I - I 2 (coli. 3- 1 2; 3 o-46); 2. leggi che regolano le festi­ vità (coli. I 7-29); 3 · leggi sulla purità relative al tempio e alla sua città (coli. 46-47); e 4· gli statuti deuteronomici sul re, con am­ pliamenti notevoli (coli. 5 6- 59). 1 , pp. 3 3 5 -336. Per l'interpretazione di nfi come dm, vedi Tg. Ps.-Jon. a Num. 19,13. mOhol. 2,2 elenca il sangue di un morto tra le fonti d'impurità.

6. TS

5 34

§ 3 2. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

Non è facile determinare il genere letterario del documento, poiché, mentre la parte principale del materiale riguarda il tem­ pio, le ultime venti colonne del manoscritto trattano di questioni più generali. Così, anche se il titolo, Rotolo del Tempio, è giusti­ ficato, la designazione alternativa di Torà di Qumran, proposta da B.Z. Wacholder,7 e indirettamente dallo stesso Yadin,8 non è meno appropriata. In favore della tesi, secondo la quale il docu­ mento sarebbe stato trattato come Scrittura nella comunità del Mar Morto, depone il fatto che la legislazione addizionale pre­ senta coerentemente Dio come colui che parla, e le citazioni di Deut. I 2-23,I sono analogamente riformulate nelle coli. 5 3 - 5 7 e 6o-66. Perciò, nonostante il fatto che il raggruppamento di leggi parallele, o in rapporto fra loro, tratte da diverse parti della Scrit­ tura, e l'inserzione di commenti esplicativi all'interno del raccon­ to biblico rimandino all'esegesi giudaica antica (cfr. le Antichità di Giuseppe, o i Targum palestinesi), il far parlare Dio in prima persona per l'autore del Rotolo del Tempio può soltanto signifi­ care che i contenuti dello scritto rappresentano una rivelazione divina a Mosè 9 più immediata della stessa recensione biblica, la quale contiene solamente una riformulazione mosaica dei co­ mandamenti di Dio. Un confronto fra Deut. 2 1 , 5 e la sua versio­ ne riveduta alla col. 63,3 può illustrare questo punto. E i sacerdoti, i figli di Levi avanzeranno perché ]hwh il vostro Dio li ha scelti per servir/o e per benedire il nome di ]hwh

E i sacerdoti, i figli di Levi, avanzeranno, perché lo li ho scelti per servrrmz e per benedire il mio nome. 10

7· B.Z. Wacholder, The Dawn ofQumran: The Sectarian Torah and the Teacher ofRight­ eousness (1983), p. p . 8. TS I , p . 392: « È difficile evitare l a conclusione che l'autore - e a fortiori i membri della

setta - considerassem (il rotolo) come una vera Torà del Signore». Il popolare libro di Yadin è intitolato The Tempie Scroll: The Hidden Law ofthe Dead Sea Sect ( r 98 5). 9· Il nome di Mosè non figura nel documento rimasto; né figura nella concordanza di Yadin. Tuttavia, alla col. 4 5 , 5 , Dio definisce Aronne come «tuo fratello». Finché non sa­ rà pubblicato l'importante materiale di 4 Q, non potremo sapere con esattezza se l'in­ tmduzione dello stile in prima persona sia da attribuirsi esclusivamente all'autore del Rotolo del tempio; la documentazione citata alla n. 3, comunque, induce a ritenere che le cose siano andate proprio in questo modo. ro. Yadin vede un argomento aggiuntivo in favore della canonicità del documento nel

VIII. GLI SCRITII DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

53 5

L'origine del Rotolo del Tempio è argomento di una controver­ sia ancora irrisolta fra gli studiosi. Una provenienza non qumra­ nica è sostenuta, sulla base di argomenti linguistici e dottrinali, da B.A. Levine, 1 1 L.A. Schiffman/1 e H. Stegemann.'3 L'opinio­ ne opposta è difesa, anche qui per motivi ideologici e filologici, da Yadin e dalla maggior parte degli altri studiosi. La documen­ tazione linguistica è presentata sommariamente in TS I, p. 3 8, ma la tesi di Yadin ha trovato conferma nello studio di G. Brin. '4 La parentela dottrinale tra il Rotolo del Tempio e altri docu­ menti del Mar Morto, in particolare il Documento di Damasco, è un forte argomento in favore del suo riconoscimento come parte della letteratura qumranica. È vero, il calendario solare, presup­ posto da entrambi gli scritti (TS I, pp. u 6-1 19 ) , può servire sol­ tanto da sfondo, poiché lo stesso sistema di calcolo sta anche alla base di Giubilei e di I Enoch, ambedue di improbabile origine q umranica. D'altro canto, la festa dell'olio nuovo (col. 2 1 , I 2 ) , una festività particolare del Rotolo del Tempio datata al ventiduesimo giorno del sesto mese, figura in un frammento di calendario non pubblicato della grotta 4, citato da J.T. Milik. lJ IUO uso delle

lettere ebraiche quadrate per i l tetragramma, peculiarità comune al Rotolo e ai manoscritti biblici di Qumran. Invece, nei pesharim non canonici il nome divino è ortografato in caratteri prato-ebraici (TS I, p. 392; cfr. The Tempie Scroll: The Hidden Law. .., p. 214). Ma questo argomento non convince, giacché da un lato il rotolo dei Sal­ mi della grotta I I , un manoscritto biblico, usa lettere arcaiche per il tetragramma; dall'al­ tro, parecchi frammenti di pesharim della grotta 4, pubblicati in DJD v, scrivono jhwh in caratteri quadrati (cfr. l'indice). Yadin non ignorava questi fatti (cfr. TS I, p. 392 n. I o). Per la documentazione sul modo di scrivere il nome divino prima del Rotolo del tempio, vedi J.P. Siegel, 'The Employment of Palaeo-Hebrew Characters for the Divine Names at Qumran in the Light of Tannaitic Sources', HUCA 42 ( 1971), pp. 1 59- 1 72. 1 1 . B.A. Levine, 'The Tempie Scroll: Aspects of its Provenance and Literary Character', BASOR 232 ( I 978), pp. 5-23. Repliche in J. Milgrom, 'Sabbath and Tempie City in the Tempie Scroll', ibid. , pp. 2 5-27, e in Y. Yadin, 'Is the Tempie Scroll a Sectarian Docu­ ment ?', Thirty Years ofArchaeology in Eretz-lsrael 1948-1978 ( I98 I}, pp. I 5 2- IJI (ebr.}. u . L.H. Schiffman, art. cit. [alla n. 4], pp. I43-1 58. Questo articolo, scritto subito dopo la prima comparsa dell'edizione ebraica del Rotolo del Tempio, contiene alcune genera­ lizzazioni affrettate. 1 3 . 'Die Bedeutung der Qumranfunde fiir die Erforschung der Apokalyptik', in D. Hell­ holm (ed.}, Apocalypticism in the Mediterranean World and the Near East { I 983), pp. P 5-p6. 14. 'The Bible as reflected in the Tempie Scroll', Shnaton 4 {I 98o), p. 223 (ebr.). 1 J· 'Le travail d'édition des manuscrits du Désert de Juda', Volume du Congrès, Stras­ bourg 1956 ( 1 957), p. 25; Ten Years of Discovery, p. 109.

5 36

§ J l. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

La convergenza ideologica più importante con il Documento di Damasco riguarda la proibizione della poligamia regale, del ma­ trimonio fra zio e nipote, e del rapporto sessuale nella città del san­ tuario (CD 4,20- 5, 1 1 ; 1 2,1 -2). Il caso della monogamia obbliga­ toria, che nel Documento di Damasco è applicato a tutti, pur es­ sendo particolarmente associato al re David, ricorre esplicita­ mente alla col. 5 7, 1 6- I S tra le norme che il Rotolo espone per il re: «Si prenderà una moglie dalla famiglia di suo padre. E non prenderà un'altra moglie oltre a quella, perché essa soltanto sarà con lui tutti i giorni della sua vita». '6 La proibizione del matri­ monio tra zio e nipote è dichiarata formalmente alla coli. 66, 1 5 1 7, nella parte che tratta dell'incesto: «Nessun uomo sposerà la figlia di suo fratello o la figlia di sua sorella».'7 Per quanto ri­ guarda la proibizione dei rapporti sessuali nella città santa, '8 essa non figura come norma formale, come in CD 1 2, 1 -2, ma può es­ sere dedotta dalla col. 4 5 , I I- 1 2, in base a un ragionamento a for­ tiori: «Se un uomo giace con sua moglie ed eiacula, egli non en­ trerà in alcuna parte della città del santuario ... per tre giorni». '9 Sono degni di nota anche gli aspetti comuni al Rotolo del Tem­ pio e alla Regola della Guerra. L'esclusione delle donne e dei fan­ ciulli di minore età dagli accampamenti dei figli della luce duran­ te la guerra escatologica (r QM 7,3-4) trova un parallelo nella proibizione, per le donne, di entrare nella città del tempio, impli­ cita nell'assenza di speciali aree circoscritte all'esterno per coloro che fossero ritualmente impure. Come s'è visto, tali luoghi di se16. TS I, pp. 35 5-3 3 7. Cfr. Vermes, PBJS, pp. 40-4 1 . 50-56; j.A. Fitzmyer, 'The Matthean Divorce texts and some new Palestinian Evidence', Theol. Studies 37 ( 1 976), pp. 1 97-226; 'Divorce among First-Century Palestinian Jews', Eretz Israel 14 ( 1978), pp. 103- I Io; J.B. Mueller, 'The Tempie Scroll and the Gospel Divorce Texts', RQ ro ( 1 980), pp. 247-256. 1 7. Cfr. L. Ginzberg, An Unknown }ewish Sect ( 1970), pp. 23 -24; Vermes, PBJS, pp. 404 1 ; Wacholder, op. cit. [sopra, alla n. 6], p. r 26. 18. Cioè Gerusalemme (con buona pace di Levine, che limita la proibizione all'area at­ torno al tempio). Cfr. Ginzberg, op. cit., pp. 73-74; J.M. Baumgarten, Studies in Qumran Law ( 1 977), p. 4 1 . 19. I n altre parole, s e l'atto sessuale compiuto altrove rendeva l'uomo inidoneo a entrare nella città del tempio per i tre giorni successivi, a fortiori nessun rapporto avrebbe mai potuto essere lecito entro i confini della città. Di fatto, la delimitazione di aree riservate a uomini ritualmente impuri - mentre nessuna area era stata circoscritta per le donne (col. 46, r6- r 8) -, indica che non c'erano donne residenti stabilmente nella città del tempio. Le altre città giudaiche provvedevano alle donne durante le loro mestruazioni e dopo i parti creando quartieri per esse al di fuori dell'area abitata (col. 48,14- 1 7). ·

VIII. GLI SCRITTI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

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gregazione esistevano nelle altre città d'Israele (cfr. col. 48, x6, confrontata con 46, I 6- I 8). Analogamente, la costruzione di la­ trine (mqwm jd) a 3 000 cubiti a nord-ovest della città del tempio (col. 46, I 3 - x 6} richiama l'analoga sistemazione per il mqwm hjd 20 a 2ooo cubiti di distanza dagli accampamenti ( 1 QM 7,6-7). Infine, tanto il Rotolo del Tempio quanto il commento a Na­ hum della grotta 4 fanno riferimento a una insolita forma di pena di morte per «impiccagione di uomini (vivi) a un albero». In 4 QpNah (vedi vol. 1, pp. 289-290), del «leoncello infuriato» (Ales­ sandro Janneo) si dice che si vendicò dei suoi nemici in questa maniera. A sua volta, il Rotolo del Tempio prescrive questa for­ ma di esecuzione nel caso di un traditore, o di uno che, colpevole di un crimine capitale, è fuggito all'estero e ha maledetto Israele, il proprio popolo (col. 64,6- I 3 ). 1 1 Presi insieme, tutti questi elementi comuni sembrano confer­ mare l'ipotesi che il Rotolo del Tempio, nella sua forma finale, p rovenga dalla stessa fonte da cui sorsero gli altri scritti qumra­ nici, in particolare il Documento di Damasco. Sempre in connessione con il genere e lo scopo del Rotolo del Tempio, sorge la questione se esso debba essere considerato un codice storico di leggi, oppure una legislazione escatologica, in­ tesa per l'era della nuova creazione piuttosto che per il mondo p resente. La risposta di fondo non lascia spazio a dubbi. Il modo in cui sono formulate le prescrizioni riguardanti il santuario in­ dica che l'autore del Rotolo aveva in mente, costantemente, un edificio e un culto nell'ambito della storia umana. Di fatto, alla col. 29,8-xo, egli fa riferimento esplicito a un altro tempio eter­ no, che Dio creerà nell'era a venire: «E io consacrerò il mio san­ tuario per la mia gloria, e farò abitare in esso la mia gloria, fino al giorno della benedizione11 in cui creerò il mio santuario, stabi­ lendolo per me stesso, per tutti i giorni, secondo il patto che ho stipulato con Giacobbe a Betheh>.'3 20. Cfr. TS l, pp. 294-304. Per una diversa traduzione della frase, vedi Wacholder, op. cit. (n. 6), p. 7· 2 1 . TS 1, 373-379. Per la bibliografia sulle varie forme d'«impiccagione» v. sotto, p. 5 5 8. 12. Qimron legge hbrjh invece di hbrkh (Yadin). Cfr. Le5onenu 42 (1978), p. 1 42. 2 ) . Cfr. TS I, pp. 1 82- 1 87. L'idea di un tempio fatto da Dio come parte di una nuova creazione è ben attestata in Iub. 1,1 5 - 1 7; 26-29.

538

§ 32· LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

Sia il contesto generale, che postula un'antichità mosaica, sia la differenza di progetto architettonico esistente fra il tempio de­ scritto dal Rotolo e il tempio di Ezechiele, il secondo tempio e il santuario erodiano,'4 fanno pensare che il documento intenda parlare dell'edificio che avrebbe costruito Salomone. Il primo tempio, com'è noto, non è descritto nei particolari nella Bibbia, ma non è senza interesse notare che il quadro del santuario di Sa­ lomone delineato da Giuseppe presenta notevoli somiglianze con il Rotolo di Qumran. 21 Mancando il materiale di 4 Q, certamente importante, la data­ zione del Rotolo del Tempio non può essere che congetturale. La più antica data proposta è quella del sec. IV o m a.C. È questa l'ipotesi di H. Stegemann, il quale in una nota sommaria nega l'origine qumranica del documento.'6 Anche B.Z. Wacholder di­ fende una data relativamente alta, il 2oo a.C., pur tentando di con­ ciliare questo dato con un'origine settaria, entro la cornice della sua ricostruzione della più antica cronologia di Qumran. 27 Poiché il Rotolo del Tempio non contiene dati cronologici in­ controvertibili, gli studiosi hanno dovuto basarsi sulla documen­ tazione indiretta fornita dalla paleografia, dalla filologia, dai con­ tenuti del documento e dal suo rapporto con gli altri scritti di Qumran. Quest'ultimo punto tiene presente il Rotolo nella sua forma finale, indipendentemente dalla sua possibile o probabile preistoria. Per quanto riguarda la scrittura del manoscritto principale e dei frammenti della grotta I I, essa è considerata erodiana, cioè del tardo sec. 1 a.C., o degli inizi del sec. 1 d.C. Perciò, la svolta tra le due ere sembra costituire il terminus ante quem. L'uso dei fram­ menti della grotta 4 (Rockefeller 43.366 e il documento menzio­ nato da Strugnell alla n. 3) non può servire in modo sicura ai fini della datazione, poiché essi riflettono probabilmente una fonte, o una recensione pre-qumranica, del Rotolo del Tempio. Anche gli aspetti linguistici ci dicono ben poco, sul piano della documen­ tazione positiva, al di là dell'indicazione che appartengono all'ul24. Cfr. TS I, pp. 1 88-200. Per i trani asmonei del mattatoio, vedi sotto, p. 5 39· 25. Vedi Ant. 8,3 , 1 -9 (61 -98). 26. Art. cit. [alla n. 1J], p. p 6. 27. Op. cit. [alla n. 6], pp. 171-229.

VIII. GLI SCRITII DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

539

tima parte del periodo del secondo tempio. I tratti «mishnici>> mi­ literebbero decisamente contro una datazione elevata, anteriore al sec. II a.C. Né risultano particolarmente d'aiuto i contenuti del Rotolo, benché Yadin abbia individuato tre dati che, a suo modo di vede­ re, rimanderebbero, per la composizione, a un'origine asmonea. I riferimenti ad anelli presenti nel mattatoio, oltre che a pilastri e ruote (col. J4, 1 -7), indicano che l'autore pensava all'esistenza di attrezzature destinate ad immobilizzare le vittime sacrificali. La Mishna descrive un sistema simile (Mid. 3,5), ma allude anche (M. Sh. 5 , 1 5; So?. 9, 1 0) a una innovazione nel rituale dell'uccisione. Di Johanan, il sommo sacerdote (che si pensa fosse Giovanni !r­ eano 1), si dice che licenziò i nwqpjm, o «tramortitori», funzio­ nari del tempio che avevano il compito di tramortire gli animali colpendoli con un palo (tSo?. 1 3 , 1 o). Sembra che abbia decretato che questa pratica rendeva le vittime difettose e quindi inidonee all'altare, e abbia invece introdotto anelli (e catene), ai quali gli animali venivano legati (jSo?. 24a).28 Per Yadin, questa concate­ nazione di dati è sufficientemente attendibile per concludere che l'origine del Rotolo va collocata durante il regno di Giovanni !r­ eano (1 3 5/4- 1 04 a.C.), se non poco prima.29 Altri studiosi di let­ teratura rabbinica, più scettici, sono meno inclini ad accettare que­ sto elemento come una solida documentazione. Inoltre, la ben no­ ta ostilità fra i settari del Mar Morto e i governanti Asmonei in­ debolisce ulteriormente il valore probatorio di questi testi. Se fosse accettata almeno come probabile la congettura di Yadin, e cioè che la riforma di !reano sarebbe stata ispirata dallo stesso Rotolo del Tempio oppure dalle idee settarie ad esso soggiacenti, allora questa obiezione verrebbe eliminata. Ma restiamo sul pia­ no delle pure supposizioni. Inoltre, Yadin reputa le norme sulla guerra d'offesa e di difesa particolarmente confacenti alle condizioni prevalenti al tempo di z8. Cfr. TS r, pp. 2J0-1J r. Vedi anche S. Lieberman, Hellenism in]ewish Palestine ( 1 962}, pp. 140- 1 4 I . 29. M a l a comunità d i Qumran avrebbe potuto approvare un'usanza inventata d a un asmo­ neo? Yadin supera implicitamente questa obiezione supponendo «le norme del rotolo - o l'idea che sta dietro ad esse, sostenuta dall'autore e dalla sua setta - indussero Giovanni I reano ad effettuare i mutamenti nel tempio secondo il loro spirito» (TS r, p. 3 8 8).

540

§ 32. LETIERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

!reano 1 (cfr. coll. 5 8 - 59). Anche qui, l'insistenza dell'autore del Rotolo sull'etnicità giudaica e sulle caratteristiche religiose della guardia reale (col. 57, 5 - r r) potrebbe essere intesa come una criti­

ca mossa all'uso di mercenari stranieri da parte dello stesso go­ vernante Asmoneo (Ant. 1 3 ,8,4 [249]). In un senso più generale, gli statuti regali del Rotolo sono associati da M. Weinfeld 30 e D . Mendels 3 1 a ideologie regali ellenistiche. Se questo è vero, la se­ conda metà del sec. n a.C. costituirebbe uno sfondo storico ap­ propriato. L'impiccagione come forma speciale di pena capitale, alla qua­ le abbiamo fatto riferimento sopra (p. 5 3 7), e che sarà menziona­ ta di nuovo a proposito del commentario di Nahum (pp. 5 5 7561 ), è il terzo elemento storico citato da Yadi n in grado di for­ nire qualche indizio per la datazione del Rotolo del Tempio ( TS I, pp. 373-378. 3 89). Se, com'è probabile, l'esecuzione in questio­ ne, praticata anche dai Romani (kdrk shmlkwt 'wsh ) ,l1 è la croci­ fissione, l'unico parallelo giudaico è quello fornito dal macabro episodio di Alessandro Janneo, che crocifisse 8oo Farisei perché erano suoi avversari politici.H Per di più, non sembra che la cro­ cifissione fosse comune al tempo del regno di Erode, ma che sia divenuta pratica ordinaria durante l'amministrazione romana del­ la Giudea e, di conseguenza, un'abominazione agli occhi dei Giu­ dei.34 Date queste circostanze, l'epoca asmonea sembra essere l'unico contesto cronologico conveniente per il passo del Rotolo

del Tempio.

Nella sua argomentazione, Yadin non riesce a provare che il

Rotolo del Tempio fu effettivamente composto al tempo di Gio­

vanni !reano. Tuttavia, egli prospetta un'ipotesi ragionevolmente 30. '«Tempie Scrolh> and «King's Law»', Shnaton 3 ( 1978 - 1 979), pp. 214-237; 'The Royal Guard according to the Tempie Scroll', RB 87 (1 98o), pp. 394-3 96. 3 1 . '«On Kingship» in the «Tempie Scrolh> and the Ideologica! Vorlage of the Seven Banquets in the incluso, detto anche il «Germoglio di David».1 L'esegesi rivela presumibilmente un sentimento anti­ asmoneo, e la datazione più probabile del documento è in epoca pre-erodiana. L'edizione completa, affidata - a quanto sembra - a J.T. Milik, è ancora di là da venire. Edizioni Allegro, J.M., 'Further Messianic References in Qumran Literature', JBL 75 (1956), pp. 1 74-1 76. Lohse, E., TQHD, pp. 245-247.

Traduzioni Inglese

Vermes, DSSE ', p. 224.

Francese

Dupont-Sommer, A., EE, pp. 327-3 28. Carmignac, J., TQ n, pp. 285-288.

Tedesco

Maier, J., TIM I, pp. I 82-1 83. Lohse, op. cit.

Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 570-5 71.

Bibliografia Wieder, N., 'Notes on the new Documents from the Fourth Cave of Qum­ ran', JJS 7 ( 1 9 5 6), pp. 72-74. Yadin, Y., 'Some Notes on Commentaries on Genesis XLIX and lsaiah from Cave 4', IEJ 7 ( 1 9 5 7), pp. 66-68. Vermes, G., Scripture and Tradition { I 961, 1 1 973), pp. p-53. Stegemann, H., 'Weitere Stiicke von 4 QpPs37, von 4Q Patriarchal Bless­ ings .. . ', RQ 6 ( 1 967- 1969), pp. 193-227. Vermes, DSS, p. 69. Schwartz, D.R., 'The Messianic Departure from Judah (4Q Patriarchal Blessings)', TZ 37 ( 1 98 1 ), pp. 257-266.

4· Antologia del Pentateuco (4 Q r 5 8) Quattordici frammenti (scritti da una mano «erodiana», secon­ do J. Strugnell) di un'opera intitolata Parafrasi biblica: Genesi­ l.

Cfr. vol.

n,

pp.

657-65 8; Vermes, DSS,

pp.

1 84- 1 8 5. 195.

5 49 Esodo sono stati pubblicati da J.M. Allegro in DJD v. La desi­ gnazione è errata, poiché gli estratti non sono né limitati alla Ge­ nesi e all'Esodo, né sono generalmente parafrastici. In effetti, essi riproducono per lo più il testo biblico, senza vere e proprie ag­ giunte esegetiche. I passi figurano nel seguente ordine, piuttosto casuale: Gen. 3 2,25 -32; Ex. 4,27-28 (frr. 1-2); Gen. p,J I ( ?) (fr. 3);' Ex. 3 , 1 2; 24,4-6 (fr. 4); Ex. 1 9, 1 7-23 (fr. 5); Ex. 20, 1 2. 1 6. 1 7 . .21 .2.2-26; 2 I , I .J+6.8.1o (frr. 7-8); Ex. 2 1 , 1 5 . 1 6. r 8.20.22.25 (fr. 9); Ex. .2 1,J 2.J4.3 5-37; 22, 1 - 1 1 . 1 3 (frr. 10- 1 2); Ex. JO,J2·34 (fr. 1 3 ); discorso apocrifo di Dio dopo l'esodo (fr. 1 4).1 L'unico supplemento esegetico notevole, oltre al fr. 1 4, figura nei frr. r -.2, rr. 7- 12, e rappresenta la benedizione di Giacobbe da parte dell'angelo, cui si fa allusione in Gen. 3 2,29: «Ed egli gli dis­ se: •Possa il Signo[re] renderti fecondo [e moltiplicar]ti ... [co]no­ scenza e intelligenza, e possa liberarti da ogni violenza e ... fino a questo giorno e per le ere imperiture . . . ' » . La benedizione è segui­ ta dalla proclamazione del precetto rituale: «E quando lo ebbe be­ nedetto colà, s'incamminò per la propria strada ... in quel giorno ed egli disse: •Non mangiare .. . ' » . VIII. GLI SCRIITI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

Edizione Allegro, J .M., DJD v, pp. r -6.

Bibliografia Strugnell, J., 'Notes en marge.. .', RQ 7 (1 970), pp. r68- I 75·

5· Le Parole di Mosè

( r QDM = 1 Q22)

Frammenti che appartengono a quattro colonne, in uno stato di conservazione molto precario, sono stati messi insieme da J.T. Milik in DJD 1, pp. 9 1 -97. Essi formano un racconto antologico della rivelazione divina a Mosè e del suo messaggio agli Israeliti. Poiché l'ispirazione dell'opera è principalmente deuteronomica, Milik propone il titolo Piccolo Deuteronomio, modellato su Pic­ cola Genesi, la designazione secondaria del libro dei Giubilei (v. sopra, pp. 4 1 2 s.). 1 . Strugnell, RQ 7 ( 1970), p. qo, si chiede se questo passo non derivi dal discorso di commiato fatto da Giacobbe in punto di morte. z. Per una recente lettura di fr. 1 4, vedi Strugnell, art. cit., pp. 1 7 5 - 1 76.

5 50

§ 32· LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

Se si accetta il testo, abbondantemente ricostruito, dell'editore, il documento comprende, oltre alla data dell'evento ( I , I -2: il pri­ mo giorno dell'undicesimo mese del quarantesimo anno dopo l'esodo dall'Egitto; cfr. Deut. I , 3), un discorso di Dio ( I ,2 - I I ), seguito da un appello di Mosè ad Eleazaro e Giosuè, in cui li esorta alla fedeltà ai comandamenti ( I , I I -2, 5 ). Egli quindi ordina agli Israeliti di nominare saggi interpreti della Legge (2, 5 - I I). L'o­ pera comprende anche un'istruzione sull'anno sabbatico (3 , I-7; cfr. Lev. 25 e Deut. I 5 ) e il giorno dell'Espiazione (3,8-4, 1 2; cfr. Lev. I6 e 23). Ci sono due aggiunte esegetiche particolarmente degne di no­ ta. La prima è alla col. I,3, dove il verbo pS[r] (interpretare) è usa­ to in connessione con la trasmissione delle parole di Dio ai leviti e ai sacerdoti, quasi in contrapposizione a �wh (ordinare), riferito agli Israeliti, che indica lo speciale ruolo didattico dei primi. La seconda (col. 3,9- I o) riguarda l'origine del giorno dell'Espiazio­ ne, associato con la peregrinazione degli Israeliti nel deserto, fino al decimo giorno del settimo mese.' Edizioni Milik, J.T., DJD I, pp. 9 I -97·

Traduzioni Inglese

Vermes, DSSE ', pp. 225 -226.

Francese

Dupont-Sommer, A., EE, pp. 220-223. Carmignac, J., TQ n , pp. 247-253.

Tedesco

Maier, J., TTM I, pp. I 68- I 70.

Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 597-599.

Bibliografia Carmignac, J., 'Quelques détails de lecture dans ... !es Dires de Moi"se', RQ 4 ( 1963), pp. 88-96. Delcor, M., 'Qumran. Dires de Mo!se', DBS IX, coli. 9 10-9I r .

r.

Cfr. Milik, DJD r, p . 95· Vedi lub. J4, 1 8 - 1 9.

6. Commenti ad Isaia

Resti di sei pesharim al libro di Isaia sono stati recuperati dalle grotte 3 e 4· Per lo più, sono gravemente mutili e le parti relative alla spiegazione raramente offrono contesti abbastanza ampi per una traduzione. I frammenti sono presentati qui nell'ordine di successione dei capitoli biblici.

a) J Q4

Nella grotta 3 è stato rinvenuto un piccolo frammento corri­ spondente a /s. 1 , 1 . La scrittura è considerata «erodiana». Del te­ sto rimasto è decifrabile solo l'espressione «giorno del giudizio».

h) 4 Qplsaa o 4 Q161

La prima di cinque interpretazioni di Isaia, gravemente dan­ neggiate, della grotta 4, tratta di /s. 1 0,21 (fr. 1 ); 1 0,22.24-27 (frr. :-4); 1 0,28-32) (frr. 5-6); e IO,J 3 - I 1 , 5 (frr. 8-10). Il tetragramma è scritto in lettere arcaiche nei frr. 2-4, r. 9, e nei frr. 8 - 1 0, r. 1 3 . Frammenti di esegesi sopravvivono nei frr. 5 -6, rr. 2-3, dove il messaggio di liberazione di /s. 1 0,27 è collegato con il «Principe dell'assemblea», e datato nel periodo successivo al ritorno della comunità dal «deserto dei popoli» (cfr. 1 QM 1 ,2-3), e nelle rr. 10- 1 3 , dove si parla di eventi che accadranno alla fine dei giorni e dove si dice che la marcia dell' «invasore» ( ?) verso Gerusalemme inizierà dal Nord, nella «valle di Acco». Il pesher a fs. 1 0,33 -34 nei frr. 8-10 riferisce l'oracolo alla scon­ fitta dei Kittim. Questi sono identificati al versetto 34 con il «Li­ bano» di Isaia,' e il vincitore (il Principe dell'assemblea?) con il biblico 'djr. La profezia messianica di fs. 1 1 introduce «il [germoglio] di Da­ vid, che sorge negli ultimi [giorni], per sconfiggere le nazioni e Magog» (frr. 8-10, rr. 1 7- 1 9). La sua sapienza nel giudicare è at­ tribuita alle istruzioni che egli ha ricevuto dai sacerdoti (rr. 22-24). Il riferimento alla valle di Acco è stato considerato un' allusio­ ne all'avanzata di Tolemeo Latiro da Acri alla Giudea, menzio­ nata da Giuseppe, Ant. I J , I 2,2 (3 24)- 1 3 ,3 (364) e B. /. 1 ,4 1 2 (861.

Cfr. Vermes, Scripture and Tradition, pp. Jl-35·

552

§ J2. LETIERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

87).2 La debolezza fondamentale di questa teoria sta nella sua equazione automatica fra Kittim e Seleucidi, benché tale identifi­ cazione non trovi alcun sostegno nei commenti meno frammen­ tari (cfr. sotto, pp. 5 5 8. 562- 563). Si dovrebbe notare altresì che qualsiasi invasore della Palestina che si fosse avvicinato a Gerusa­ lemme dalla Siria, avrebbe dovuto attraversare - si presumeva ­ la pianura costiera attraverso Acri e Cesarea.3

c) 4 Qplsa b o 4 Qr62 Delle tre colonne del secondo pesher a /s. della grotta 4, sol­ tanto la seconda contiene un testo in qualche modo continuo, che è dedicato a /s. 5 , 5 -6. Io- I 4.24- 2 5 . 29-30. La scrittura, secon­ do Strugnell, potrebbe essere pre-erodiana (RQ 7 [I970], p. I 8 6). Il contesto interpretativo è escatologico, e il gruppo giudaico cri­ ticato nei vv. I I - 1 4 e 24-25 è costituito dagli «schernitori in Ge­ rusalemme» (cfr. CD 2o, I I ; I , I 4), cioè dagli avversari dottrinali della setta qumranica. d) 4 Qplsa' o 4 Qr63 Paleograficamente il più antico dei pesharim, secondo J. Strug­ nell, risalente all'inizio del sec. I a.C. {RQ 7 [I 97o], p. I 8 8), il ter­ zo commento a Isaia, un documento papiraceo, tratta di /s. 8,7-8. 9-I I ( ?).I4-20; I O, I 2- I 3 . I 9(?)-24; I4,8.26-30; I9,9 - 1 2; 29, IO-I I . I 5 - I 6. I 9-2 3 ; 30, I - 5 . I 5 - I 8 . I 9-2 I ; 3 I , I e 3 2, 5 -6. L'interprete sem­ bra aver introdotto anche citazioni da altri profeti, Zaccaria {frr. 8- Io, r. 8; fr. 2 I , r. 7) e Osea { 23 n, r. qa). Il pesher si riferisce a «quanti ricercano cose allettanti a Gerusalemme», un nome crip­ tico ben noto per indicare gli avversari della setta (cfr. I QH 2, I 5 .3 2; CD I,8; 4 QpNah frr. 3-4. I �2), che fioriscono «negli ulti. . m1 g10rm». .

e) 4 Qplsad o 4 Qr64 Questo pesher contiene, in forma frammentaria, una piccola 2. J.D. Amusin, 'A propos de l'interprétation de 4 Q161', RQ 8 (1974), pp. 3 8 1 -392; 'The Reflection of Historical Events of First Century B.C.E. in Qumran Commentaries', HU CA 4 8 (1 977), pp. 12J- I J4 . 3· M. Hengel, ad esempio, esprime l'opinione che l'allusione riguardi la marcia di Cestio da Tolemaide a Gerusalemme, nel 66 d.C. Cfr. Die Zeloten ( 1 976), pp. 289-290. '

VIII. GLI SCRITTI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

553

parte di un'esegesi di /s. 54, 1 1 - I 2. Le varie pietre preziose di cui si parla nel testo biblico sono tutte identificate. L' «antimonio» è Israele; gli «zaffiri» sono gli eletti di Dio, cioè «il consiglio della comunità», fondato dai sacerdoti e dal popolo; i «pinnacoli di agata» sono «i dodici [sacerdoti capi]» e «le porte di granato» rappresentano «i capi delle tribù d'Israele». La scrittura, secondo Strugnell, risale probabilmente a una da­ ta erodiana alta (RQ 7 [I 970], p. I 96).

f) 4 Qplsa• o 4 Q165

Il quinto pesher della grotta 4 è gravemente mutilo. Pezzetti mi­ nuscoli di /s. 14,19; 1 5,4-6; 2 I , I I - I 5 e 32,5-7 sono stati identifi­ cati, ma i resti esegetici non danno alcun senso compiuto. « L'in­ terpretazione del detto ... rivelò l'insegnamento di giu[stizia] » (frr. I -2, r. 3); «l'eletto d'Israele» (fr. 6, r. I ); «uomini della co­ mu[nità]>) (fr. 9, r. 3). Edizioni Baillet, M., DJD m, pp. 95-96. Allegro, J.M., DJD v, pp. I I -JO.

Traduzioni Inglese

Vermes, DSSE >, pp. 226-229.

Francese

Carmignac, J., TQ n, pp. 65-76.

Tedesco

Maier, J., Q-E., pp. 308-3 I I .

Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 5 2 5 - 536.

Bibliografia Vaux, R. de, 'Exploration de la région de Qumd.n', RB 6o ( I9 53), pp. 5 5 5 s. Allegro, J.M., 'Further Messianic References in Qumran Literature', JBL 75 ( I 9 5 6), pp. I 77- I 82. Idem, 'More Isaiah Commentaries from Qumran's Fourth Cave', JBL 77 ( I 9 5 8), pp. 2 I 5-22 I . Yadin, Y., 'Some Notes on the newly published Pesharim o n lsaiah', IEJ 9 ( I 9 5 9), pp. 39-42. Flusser, D., 'The Pesher of lsaiah and the Twelve Apostles', Eretz Israel 8 ( I 967), pp. 52-62 (ebr.).

5 54

§ 32. LETIERATURA GIUDAICA IN EBRAICO

O ARAMAICO

Strugnell, J., 'Notes en marge .. .', RQ 7 ( 1970), pp. 183-199. Amusin,J.D., 'A propos d e l'interpr. de4Q 1 6 1 ', RQ 8 ( 1974), pp. 3 8 1 -392. Horgan, M.P., Pesharim: Qumran lnterpretation of Biblica! Books ( 1979), pp. 70- 148. Dimant, D., 'Qumran Sectarian Literature', JWSTP n, pp. p 3-5 1 4.

7· La Nuova

Gerusalemme

Frammenti di una composizione aramaica, ch e rielaborano la descrizione escatologica di Gerusalemme contenuta in Ezech. 4048, sono stati scoperti nelle grotte 1 , 2, 4, 5 e 1 1 . A parte due am­ pi frammenti della grotta 4, non ancora pubblicati, essi sono di­ sponibili in edizioni definitive o provvisorie. L'unico manoscritto disponibile che offra un testo abbastanza lungo è 5 Q15, edito da J.T. Milik, il quale poté anche consultare il materiale della grotta 4· Secondo il riassunto che ne dà lo stu­ dioso, il veggente del documento visita la celebre città e il tempio in compagnia di un sovrintendente angelico, il cui compito è di misurare ogni unità architettonica nella nuova Gerusalemme. An­ zitutto, essi osservano le mura con le dodici porte. Quindi, en­ trano nella città e ne misurano gli isolati. Da questo punto in a­ vanti, il racconto è disponibile nei testi rinvenuti nella grotta 5 .

a) 5 Q15

I resti di due colonne di uno scritto erodiano sono stati com­ pletati da Milik, con l'ausilio dei frammenti di 4 Q. Il racconto si apre con una descrizione degli isolati quadrati (3 57 cubiti per cia­ scun lato), e continua con quella delle grandi arterie (tre situate in direzione est-ovest e tre in direzione nord-sud) e strade, pavi­ mentate con pietre bianche, marmo e diaspro. L'autore descrive le porte laterali (larghe 14 cubiti) e le porte d'ingresso (di 2 1 cubiti), con le loro due torri. Quindi, viene mi­ surata la porta che introduce ai blocchi di case (larga 1 4 cubiti) e l'interno di questi isolati viene descritto nei dettagli. Piccole case (lunghe 2 1 cubiti, alte 14 e larghe 1 4 ) sono poste l'una adiacente l'altra. Ci sono anche sale da pranzo con 22 divani. Quanto al resto dei manoscritti, 1 Q32, pubblicato esso pure da J.T. Milik, consta di ventidue frammenti sconnessi, con occa­ sionati termini architettonici (colonna, porta, mum) e misure.

VIII. GLI SCRITII DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

55 5

Gli undici frammenti di 2 Q24, editi da M. Baillet, sono un po' più ampi, ma a meno che non si riesca a confrontarli con un testo migliore, essi ci permettono soltanto di intravedere l'argo­ mento generale del passo. Il fr. r sembra corrispondere all'inizio di 5 Q I 5, con il veggente che entra nella città. I frr. 3 e 4 trattano dei pani della Presenza, i due pani offerti nella festa delle Setti­ mane, e dell'ariete. I frr. 5 -8 hanno per argomento l'altare degli olocausti, e ne descrivono le dimensioni e la funzione. Il frammento di I I Q]érNouvAr, pubblicato da B. Jongeling, corrisponde alle rr. 9- 1 6 del fr. 4 di 5 Q 15 . Il suo contributo più interessante consiste nel fatto che la menzione di /br' mn hjkl' (fuori del tempio) rende improbabile l'ipotesi di Baillet, secondo la quale il fr. 3 si riferirebbe alla tavola dei pani della Presenza, poiché questa era posta dentro al santuario. A parte Ezech. 40-48, il documento sulla Gerusalemme celeste rivela analogie con la città escatologica descritta in !s. 5 4, 1 I - 1 2 e Tob. 1 3 , 1 7 (oro e pietre preziose come materiale da costruzione). Ci sono legami anche con il Rotolo del Tempio. Inoltre, il documento rivela forti analogie con la Gerusalemme che scende dal cielo di Apoc. 2 1 , 1 0-27, nel Nuovo Testamento. Ma c'è una differenza fondamentale, e cioè la presenza di un tem­ pio nella nuova città (21 ,22). Edizioni Milik, J.T., DJD III, pp. I 84-I93 (5 Q IJ ) . Idem, DJD 1, pp. 134- 1 3 5 ( 1 Q3 2 ) . Baillet, M., DJD III, pp. 84-89 (2 Q24). Jongeling, B., 'Publication provisoire d'un fragment provenant de l a grotte I l de Qumràn (II Q Jér Nouv ar)', JSJ I (1970), pp. 5 8-64.

Traduzioni Inglese

Vermes, DSSE 1, p. 260-264.

Francese Milik, op. cit. Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 723-73 1 .

Bibliografia Baillet, M., 'Fragments araméens de Qumràn. 2. Description de la Jérusa­ lem nouvelle', RB 62 ( 1 9 5 5), pp. 222-245.

5 56

§ 32· LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

Jongeling, B., 'Note additionelle', JSJ 1 ( 1 970), pp. r 8 5 - r 86. Licht, J., 'An Ideai Town Pian from Qumran. The Description of the New Jerusalem', IEJ 29 ( 1979), pp. 45-59. Dimant, D., 'Qumran Sectarian Literature', JWSTP II, pp. 53 I - 5 3 2·

8 . Commenti a Osea (4 QpHos

=

4 Q 1 66- 1 67)

Due frammenti manoscritti, copiati da amanuensi diversi, che utilizzavano la scrittura «erodiana rustica semi-formale», rappre­ sentano piccole parti di un pesher su Osea (o forse due commen­ ti ?). I passi identificabili sono Os. 2,8- 14 (4 Q166); 5 , 1 3 - 1 5; 6,4. 7.9- 1 0; 8,6-7. 1 3 - 1 4 (4 Q167). Il materiale interpretativo sopravvissuto fa riferimento ad alcu­ ni Giudei malvagi, che respinsero i comandamenti divini, avendo dato ascolto a seduttori nell'epoca dell'ira. Essi vengono puniti e umiliati da Dio davanti alle nazioni, e la loro gioiosa partecipa­ zione alle feste pagane sarà mutata in afflizione (4 Q 166). La citazione di Os. 5 , 1 3 - 1 5 (4 Q167) è seguita da criptici rife­ rimenti storici al «leoncello infuriato» (cfr. sotto, 4 QpNah frr. 3-4, I 5 -6) e all' «ultimo sacerdote», che colpirà «Efraim» (cfr. CD 7, 1 2 - 1 3 ; 1 4, 1 ; 4 Q Test 27; 4 QpPssa frr. 1-2, II 7- 19; 4 QpNah frr. 3-4, I 1 2; II 2,8; III 5 ; IV 5 ). Pur essendo insignificante in se stesso, 4 QpHos fornisce alcu­ ne informazioni, da usare in connessione con il testo meglio con­ servato dei commenti a Nahum e a Ps. 37· Edizioni Allegro, J.M., DJD v, pp. 3 1 -36.

Traduzioni Inglese

Vermes, DSSE \ pp. 2 30.

Francese

Carmignac, J., TQ II, pp. n- B r .

Italiano

Moraldi, L., MQ , pp. 537- 540.

Bibliografia Allegro, J.M., 'Further Light on the History of the Qumran Sect', JBL 7 5 (1956), pp. 89-9 5 · Idem, 'A recently discovered Fragment o f a Commentary of Hosea from Qumran's Fourth Cave', JBL 78 (19 59), pp. 142-1 47· ·

VIII. GLI SCRITTI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

5 57

Strugneii, J., 'Notes en marge.. .', RQ 7 (1 970), pp. 199-203. Horgan, M.P., Pesharim ( 1979), pp. 1 3 8- 1 5 8. Carlson, D.C., 'An Alternative Reading of 4 Qp Oseaa n,3-6', RQ 1 1 (198 3), pp. 4 I 7-42 I .

9 · Commento a Michea ( I

QpMic = I Q I 4)

Ventitré frammenti minuti, trovati nella grotta 1 e che costi­ tuiscono un pesher a Michea, sono stati editi da J .T. Milik in DJD I. I passi corrispondono a Mich. 1 ,2- 5 · 5-7.8-9; 5 , 1 3 (?); 6, I4- 1 6; 7,8-9. 1 7. L'esegesi è di carattere escatologico: si ritiene che Sama­ ria rimandi al «vaticinatore di menzogna» (vedi I QpHab 1 0,9; CD 8 , 1 3; cfr. 19,2 5). Giudea e Gerusalemme sono associate al Maestro di Giustizia e al consiglio della comunità. Resti di Mich. 4,8- 1 2 (4 Qr 68) attestano forse un altro com­ mento a Michea, forse parte di un pesher completo ai profeti mi­ nori, a meno che - naturalmente - il frammento non appartenga semplicemente a un rotolo biblico. Non è sopravvissuto alcun contenuto esegetico. Edizioni Milik, J.T., DJD 1, pp. n-So. Allegro, J.M., DJD v, pp. 36.

Traduzioni Inglese

Vermes, DSSE \ pp. 230-23 1.

Francese Milik, op. cit.

Carmignac, J., TQ, 11, pp. 82-84.

Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 541 -543.

Bibliografia Carmignac, J., 'Notes sur les Pesharim', RQ 3 (1 962), pp. 5 1 5-5 1 9. Strugnell, J., 'Notes en marge .. .', RQ 7 ( 1970), p. 204. Horgan, M.P., Pesharim ( 1979), pp. 5 5-63. 1 0.

Commento a Nahum (4 QpNah

=

4 Q r 69)

Frammenti di una certa consistenza di un pesher a Nahum, del­

la grotta 4, paleograficamente datati nella. seconda metà del sec.

I

5 58

§ 3 2. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

a.C. (Strugnell), conservano il testo e una buona parte dell'esege­ si di Nah. 1 ,3-6; 2, 1 2- 14; e 3,1- 14. Negli ampi frr. 3-4, che rappresentano quattro colonne mutile del manoscritto, le metafore profetiche del «leone» e del « giova­ ne leone» sono applicate dall'esegeta a determinati re, pagani e giudei. Tra i primi, due sono menzionati per nome. Demetrio ([dmj]trws) e Antioco ('ntjkws), re di Grecia (mlkj jwn), una novità nella letteratura di Qumran. Di Demetrio si dice che non era riuscito a prendere Gerusalemme, rimasta inconquistata da monarchi pagani a partire dal tempo di Antioco, e destinata ad essere presa soltanto dai governanti dei Kittim (mwslj ktjjm). La loro sconfitta escatologica sembra essere predetta nel mutilo pe­ sher a Nah. 1,4 (frr. 1 -2), in connessione con la punizione del «mare» da parte di Dio (sull'associazione fra Kittim e mare, vedi sotto, p. 5 62). L'episodio di Demetrio si conclude con la punizione di «quan­ ti ricercano cose allettanti», il gruppo giudaico che aveva invitato il monarca seleucide a Gerusalemme, ad opera del «leoncello in­ furiato», che «impiccò uomini vivi».' Alla punizione di questo gruppo si allude in una parte danneggiata del testo. Quindi il com­ mentatore parla di «quanti ricercano cose allettanti», detti anche «Efraim» (cfr. sopra, 4 QpHos). Essi sono indicati come falsi mae­ stri, e vengono predetti il loro castigo continuo e l'annientamen­ to finale ad opera della «spada delle nazioni». Tuttavia, ci sarà una conversione parziale dei «semplici di Efraim>>, destinati a unirsi al vero Israele «quando la gloria di Giuda sorgerà». 1 . I paralleli rabbinici a tlh, in contesti diversi dall"appendere' un cadavere (cfr. Targum a Deut. 21,22), si trovano in mSanh. 6,4 (jSanh. 23c; jl:fag. 77d); Simeone ben Shetah «ap­ pese» ottanta donne ad Ascalona, cioè senz'altro le uccise (cfr. vol. I, p. 297, n. 7). Simil­ mente Tg. Ruth 1 , 1 7, dove #jbt qjs' sostituisce pnq (strangolamento), come quarta mo­ dalità di esecuzione giudiziaria (cfr. ]. Heinemann, 'The Targum of Ex. xxn, 4 and thc Ancient Halakha', Tarbiz 38 [1968-1969), pp. 294-296 [ebr.]). Il Rotolo del tempio 64,61 3 , parafrasando Deut. 2 1 ,22, usa due volte la sequenza; •lo appenderai all'albero e lui morirà» (rr. 8-10-1 1). Nessuno di questi testi definisce con precisione il significato di tlh. Cfr. J.M. Baumgarten, Studies in Qumran Law (1977), pp. 172-1 82. D'altro canto, Sifn: a Deut. 2 1 ,22 (221) [cfr. anche bSanh. 46b] contrappone al biblico «appendere» un corpo morto precisamente !'«appendere qualcuno vivo» (twljn 'wtw pj), come fa l'autorità im­ periale romana (kdrk shmlkwt 'wijn). Vedi N. Wieder, 'Notes on the New Documents from Fourth Cave of Qumran', JJS 7 (1956), pp. 7 1 -72; D.N. Halperin, 'Crucifixion, thl· Nahum Pesher and the Penalty of Strangulation', JJS 32 ( 1 98 1), pp. p-46. Per una bi­ bliografia più completa, vedi sotto, n. 4·

VIII. GLI SCRilTI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

5 59

La città di «Amon» di Nah. 3,8 è identificata con «Manasse», verso i cui «grandi uomini» gli infedeli hanno disertato. Questo gruppo è minacciato anche di prigionia e di spada nell'era finale. L'oracolo di Nahum è spiegato come una profezia che predice il castigo degli avversari della setta, di cui «Efraim», gli avversari dottrinali, sono identificati di solito con i Farisei, e «Manasse», i rappresentanti del potere politico, con i Sadducei. L'evento sto­ rico di cui si parla in termini criptici è identificato in genere nel conflitto fra Demetrio m Eucario (95 -88 a.C.) e Alessandro }an­ neo, «il leoncello infuriato». L'accusa, rivolta a quest'ultimo, di aver impiccato uomini vivi richiama la crocifissione, ordinata ap­ punto da Janneo, di ottocento Farisei («quanti ricercano cose al­ l ettanti>>), alleati di Demetrio, dopo il suo ritiro dalla Giudea. • Benché ci sia . un consenso generale sulla collocazione cronolo­ gica del pesher a Nahum, permangono divergenze sull'interpre­ tazione di 'sr jtlh 'nsjm hjjm. Alla luce della documentazione di cui disponiamo, non è possibile alcuna certezza sul significato e sul preciso valore halakhico della «impiccagione». J.M. Baum­ garten,l pur riconoscendo che l'evento cui si fa allusione nel pe­ sher è con ogni probabilità l'episodio di Janneo, ritiene tuttavia che tlh pj significhi «appendere» per il collo; ma la maggioranza degli studiosi che hanno scritto sull'argomento ha inteso il verbo nel senso di «crocifiggere»,4 specialmente da quando Y. Yadin 2. Per la vendetta di Alessandro Janneo sui Farisei, vedi Giuseppe, Ant. 1 3 , 1 5,2 (3 80-3 83); B.I. 1 ,4,6 (96-98); cfr. vol. I, p. 289, n. 22. Fra gli studiosi che identificano il giovane leo­ ne furioso con Janneo, si noti J.M. Allegro, 'Thrakidan, the «Lion of Wrath» and Alex­ ander Jannaeus', PEQ 91 (1959), pp. 47- 5 1 (ma cfr. M. Stern, Tarbiz 29 [1959-196o], pp. 207-209; J.T. Milik, Ten Years of Dìscovery (1959), p. 73; A. Dupont-Sommer, Essene Writings, pp. 268-27o; Vermes, DSSE, p. 65; J. Carmignac, TQ II, pp. 53-54; A. Dupont­ Sommer, 'Observations sur le Commentaire de Nahum', Journal des Savants (1963), pp. 20 1 -227; Y. Yadin, 'Pesher Nahum (4 QpNahum) reconsidered', IEJ 2 1 ( 1 971), pp. 1 - 1 2; J.D. Amusin, 'The Reflection of Historical Events in the First Century B.C.E. in Qumran Commentaries', HUCA 48 (1 977), pp. 1 34- 146; G. Vermes, DSS, pp. 1 14. 1 5 2; D. Di­ mant, 'Qumran Sectarian Literature', JWSTP II, pp. 5 I I-5 12. Per un'ambientazione nel eec. n a.C., con Demetrio identificato con Demetrio I Soter ( 1 62- 150 a.C.), vedi il saggio, molto congetturale, di I. Rabinowitz, 'The Meaning of the Key ( «Demetrius») Passage in the Qumran Nahum Pesher', JAOS 98 ( 1978), pp. 394-399· )· 'Does TLH in the Tempie Scroll refer to Crucifixion?', Studies in Qumran Law (I977), pp. 172- 1 8 2. Pubblicato originariamente inJBL 9 1 (1972), pp. 472-4 8 1 . 4 · Cfr. Yadin, 'Pesher Nahum. ..', IEJ 2 1 ( 1 971), pp. 1 - 1 2; Vermes, DSS, p . 1 1 4; Yadin, Tempie Scro/1 I ( 1 977), p. 289 (ebr.); M. Hengel, Crucifixion (1 977), pp. 84-85; J.A. Fitz-

560

§

32·

LEITERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

ha dimostrato che nel Rotolo del Tempio (64,6- I 3 ) «l'appendere» è la forma di esecuzione riservata ai traditori.1 La sua teoria sul­ l'approvazione, da parte del commentatore, del gesto di Janneo non tiene conto dell'improbabilità intrinseca che qualsiasi porta­ voce di Qumran adottasse un atteggiamento positivo verso uno dei principali nemici della comunità. Edizioni Allegro, J.M., DJD v, pp. 37-42. Lohse, E., TQHD, pp. 261 -267.

Traduzioni Inglese Allegro, op. cit.

Vermes, DSSE', pp. 2 3 1 -23 5.

Francese

Dupont-Sommer, A., EE, pp. 280-282. Carmignac, J., TQ n, pp. 8 5-92.

Tedesco

Maier, J., TTM 1, p. 1 80. Lohse, E., op. cit.

Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 5 4 5 - 5 5 2.

Bibliografia Allegro, J.M., 'Further Light on the History of the Qumran Sect', JBL 75 ( 1 9 5 6), pp. 89-95 · Idem, 'Thrakidan, the «Lion of Wrath» and Alexander Jannaeus', PEQ 9 1 ( 1 959). pp. 47- 5 1 . Idem, 'More unpublished Pieces of a Qumran Commentary on Nahum (4 QpNah)', JSS 7 (1962), pp. 304-308. Dupont-Sommer, A., 'Observations sur le Commentaire de Nahum dé­ couvert près de la Mer Morte', Journal des Savants (1963), pp. 201 -227. Amusin, J.D., 'Ephralm et Manassé dans le Pésher de Nahum', RQ 4 ( 1964). pp. 3 89-396. Hoenig, S.B., 'Dorshé Halakot in the Pesher Nahum Scroll', JBL 83 ( 1964), pp. I I9- 1 38. Idem, 'Pesher Nahum «Talmud»', JBL 86 ( 1967), pp. 441 -44 5. Strugnell, J., 'Notes en marge.. .', RQ 7 (1 970), pp. 204-2 1 0. Dupont-Sommer, A., 'Observations nouvelles sur l'expression «Suspendu myer, 'Crucifixion in Ancient Palestine, Qumran Literature and the New Testarnent', CBQ 40 ( 1 978), pp. 493- 5 1 3; D.N. Halperin, 'Crucifixion, the Nahum Pesher and thl· Penalty of Strangulation', JJS p ( r98r), pp. 3 1-46. 5 · Cfr. Temple Scroll r, pp. z85-29o (ebr.).

VIII. GLI SCRIITI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

561

vivant sur l e bois» dans l e Commentaire de Nahum (4QpNah n , 8 ) à la lumière du Rouleau du Tempie (I I Q Tempie Scroll LXIV,6- I 3)', CRAI I973· pp. 709-720. Amusin, J.D., 'The Reflection of Historical Events in the First Century B.c.E. in Qumran Commentaries', HUCA 48 {I 977), pp. I J4-I46. Vermes, DSS, pp. 1 I 4· I 5 2. Yadin, Y., The Tempie Scroll I ( 1 977), pp. 285 - 290 (ebr.). Rabinowitz, 1., 'The Meaning of the Key ( «Demetrius») Passage in the Qum­ ran Nahum Pesher', JAOS 98 ( I 978), pp. 394-399· Fitzmyer, J.A., 'Crucifixion in Ancient Palestine, Qumran Literature and the New Testament', CBQ 40 (I 978), pp. 49 3-5 I 3. Halperin, D.N., 'Crucifixion, the Nahum Pesher and the Penality of Stran­ gulation', JJS 32 (I981), pp. 32 -46. Garda Martfnez, F., '4 QpNah y la Crucifixion', EstBib 38 (I979- I98o), pp. 22I -2J 5. Dimant, D., 'Qumran Sectarian Literature', JWSTP II, pp. p I - p 2.

I I . Commento ad A bacuc ( 1 QpHab) Il più lungo e meglio conservato fra tutti i pesharim di Qum­ ran, 1 QpHab, comprende, in una scrittura «erodiana» e col te­ tragramma scritto in lettere arcaiche, i primi due capitoli della profezia biblica e la maggior parte delle esposizioni che l'accom­ pagnano. Il rotolo consta di tredici colonne di testo. La prima è gravemente mutila; le due righe finali sono assenti in tutte le co­ lonne, ad eccezione della col. 1 3 , dove la scrittura s'arresta alla r. 4, corrispondente alla fine e indicante che il commento non co­ priva il cap. 3 di Abacuc.' Nonostante il suo stile criptico, il documento risulta una delle fonti più importanti, non solo per l'interpretazione settaria della Bibbia, ma anche per lo studio della storia delle origini di Qum­ ran, e per la comprensione delle idee della comunità sulla profe­ zia. Il conflitto fra i giusti e i malvagi e la missione dei Caldei co­ me strumenti della punizione divina di cui si parla in Abac. 1 -2 sono intesi dal commentatore come prefigurazione della lotta fra I. Il motivo più probabile dell'omissione dell'ultimo capitolo è che il salmo in esso con­ tenuto non fornisce materiale adatto al genere di esegesi a cui mirava l'autore. Dedurre dall'assenza del cap. 3 dal Commento che al tempo della redazione di r Qp Hab esso non era ancora stato unito al libro scritturistico (cfr. A. Dupont-Sommer, Observations sur le Commentaire d'Habacuc [1950], p. 4) è del tutto infondato. Il salmo di Abacuc è con­ servato nei LXX, ed è anche attestato in parte (3,9-1 5 ) nella col. 14 dei Profeti Minori greci di Nahal Hever (cfr. D. Barthélemy, Les devanciers d'Aquila [ 1 963], p. 1 76).

5 62

§ 32· LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

il Maestro di Giustizia e il sacerdote empio, e del successivo in­ sorgere dei Kittim. Questa potente nazione pagana è incaricata da Dio di far vendetta contro l' «ultimo sacerdote di Gerusalem­ me», il successore senza legge del «sacerdote empio», che aveva maltrattato il «Maestro di Giustizia» e i suoi seguaci. L'ordine cronologico diretto degli eventi sembra essere il se­ guente. Un'autorità religiosa di spicco, designata come «il menti­ tore» / «il vaticinatore di menzogne» (2, 1 -2; 5 , 1 1; 10,9), ha diser­ tato dal gruppo guidato dal Maestro di Giustizia per fondare una associazione rivale. Può darsi che questo avversario fosse «il sa­ cerdote empio», o «il sacerdote che si ribellò», o «il sacerdote ignominioso>> (8,8. 1 6; 9,8; 1 1 ,4. 1 2; 1 2,2.8), ma questa identità non è certa. Il «sacerdote empio» è caduto in disgrazia solo dopo es­ sere diventato governante d'Israele. Spinto dall'ingordigia, ha pre­ so le ricchezze delle nazioni (8,1 2) e depredato «i ricchi e i pove­ ri», cioè la comunità ( 1 2, 1 0). Egli ha peccato anche contro il Mae­ stro di Giustizia e i suoi uomini (9,9-10), lo ha castigato ( 5 , 1 0), e perseguitato nel suo esilio nel giorno dell'Espiazione della co­ munità (1 1, 5 ). Egli è destinato ad essere punito anzitutto da «ne­ mici» innominati (9,1 0), e più tardi da Dio (19,3 - 5 ; 1 , 1 4- 1 5 ). I suoi successori e imitatori, «gli ultimi sacerdoti di Gerusalem­ me», finiranno per perdere tutti i loro guadagni ingiusti a favore dei Kittim, «il resto dei popoli» (9,4-7). Due dei crittogrammi, cioè «Kittim» e «il sacerdote empio», sembrano più facilmente decifrabili che non il resto. «Kittim», che in origine designava gli abitanti di Kition, una colonia fenicia a Cipro, nel linguaggio giudaico tardo assunse il significato ge­ nerico di popolo che vive su isole e in riva al mare/ e veniva usa­ to specialmente per indicare i potenti conquistatori marittimi, co­ me i Greci e i Romani.3 Attualmente c'è un accordo quasi com2. Cfr. Giuseppe, Ant. 1,6,1 ( 1 28): «Chethimos tenne l'isola di Chethima - che ora è chiamata Cipro - per cui tutte le isole e la maggior pane delle regioni marittime sono chiamate Chetim dagli Ebrei (xal ti7t'aù'tij� vijaoi n 1t> (I, I 8; 4, q), del «sa­ cerdote empio» (4,8), che cerca (senza successo, a quanto pare) di eliminare il Maestro di Giustizia e i suoi alleati (2, 1 8 - 1 9; 4,8-9), ed è destinato a essere consegnato nelle mani dei tiranni delle na­ zioni (4,9 - 1 0; cfr. 2, 19). Le allusioni storiche integrano opportunamente le informa­ zioni desunte dai pesharim profetici, specialmente quelli ad Aba­ cuc e Nahum, in particolare attraverso la chiara affermazione del carattere sacerdotale del Maestro di Giustizia e la precisazione che i nemici che punirono il sacerdote empio erano pagani e non Giudei. Questo elemento sembra deporre in modo decisivo a fa­ vore dell'identificazione dell'avversario principale con Gionata Maccabeo, giacché egli fu catturato e assassinato dal generale se­ leucide Trifone.2 Vale la pena di notare, ancora una volta, che i Kittim non sono menzionati nell'epoca del Maestro di Giustizia e del sacerdote empio. Nel materiale rimasto non è rintracciabile alcun criterio chiaro per la datazione del documento, ma si può pensare che anche 4 QpPss. , al pari di altri pesharim, risalga al sec. 1 a. C. Ps. 3 7 è seguito, dopo una riga in bianco, da Ps. 4 5 (4,23-27). Sono rimaste soltanto cinque parole non consecutive del pesher ai vv. 1 -2, con una possibile menzione del «Mae[stro di Giusti­ zia]». Similmente, tutto ciò che si può dedurre dal fr. 3 è che esso appartiene a un commento a Ps. 6o,8-9. La col. 4, nella quale i Salmi 3 7 e 45 sono giustapposti, prova che il commento trattava non dell'intero Salterio, ma soltanto di una selezione di Salmi. 4 QpPs b (4 Q173 ) contiene due menzioni del Maestro di Giu­ stizia (fr. 1, r. e fr. 2, r. 2), senza alcun contesto significativo. Il fr. 4 contiene la citazione di Ps. 1 29,7-8. Quattordici minuscoli resti non identificabili di testi del tipo pesher (4 Q172 ) potrebbero appartenere, data la palese identità di scrittura, o a 4 QPssa = 4 Q171, oppure a 4 Qplsaa = 4 Q161, o ancora a 4 QpHosa = 4 Q166.3 Cfr. vol. I, pp. 247-249; vol. II, p. 700. )· Allegro, op. cit. , p. 50 aggiunge 4 QHol' a questa lista, ma Strugnell, art. cit. , p. 2 1 8 crede d i potervi individuare un'altra mano. :r..

Edizioni Allegro, J.M., DJD v, pp. 42-53. Lohse, E., TQHD, pp. 269-275.

Traduzioni Inglese Allegro, op. cit.

Vermes, DSSE ', pp. 243-245.

Francese

Dupont-Sommer, A., EE, pp. 282-285. Carmignac, J., TQ n, pp. r 19- 1 28.

Tedesco

Maier, J., Q-E, pp. 302-304.

Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 5 1 7-524·

Bibliografia Allegro, J.M., 'A newly discovered Fragment of a Commentary on Psalm 37 of Qumran', PEQ 86 (1954), pp. 69-74. Idem, 'Further Light on the History of the Qumran Sect', JBL 75 ( 1 9 5 6), pp. 94-95 · Carmignac, J., 'Notes sur les Pesharim', RQ 3 ( 1 962), pp. 505 - 5 3 8. Stegemann, H., 'Der Peser Psalm 37 aus Hohle 4 von Qumran', RQ 6 ( 1 963), pp. 235 -270. Dupont-Sommer, A., 'Explication cles textes hébreux ... : Commentaire du Psaume xxxvn ', Annuaire du Collège de France 64 (1964), pp. 3 20-323· Stegemann, H., 'Weitere Stiicke von 4 QPsalm 37', RQ 6 ( r 967), pp. 193227.

Dupont-Sommer, A., '4 QpPs37', Annuaire du Collège de France 69 (r 9691970), pp. 395 -404. Strugnell, J., 'Notes en marge', RQ 7 (1 970), pp. 2 1 r -220. Coote, R.B., 'MW'D HT'NYT in 4 Q qr ', RQ 8 (1 972), pp. 8 r -8 5 . Pardee, D., 'A Restudy of the Commentary o n Psalm 37 from Qumran Cave rv', RQ 8 {1 973), pp. 1 63- 194· Horgan, M.P., Pesharim ( 1 979), pp. 1 92-226. Dimant, D., 'Qumran Sectarian Literature', JWSTP n, pp. 5 1 2-5 1 3 .

1 4. Preghiera di Nabonide (4 QprNab) Tre testi aramaici, collegati in qualche modo al libro di Danie­ le, sono stati scoperti nella grotta 4 e pubblicati in un'edizione preliminare. Alcuni potrebbero appartenere al periodo pre-esse-

VIII. GLI SCRITTI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

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no, ma fino a che non si avranno ulteriori testimonianze, è più si­ curo classificarli come settari. Il primo documento, e finora il più importante, è la Preghiera di Nabonide (4 QprNab), che appartiene al gruppo di manoscrit­ ti affidati a J.T. Milik, il quale lo data paleograficamente nella se­ conda metà del sec. I a.C. Il documento porta un titolo: «Le parole della preghiera pro­ nunciata da Nabonide, re de[l] p[aese di Ba]bilonia, [quando fu af­ flitto] da un'ulcera malvagia a Teriman per decreto dell'[Altissi­ mo] D[io]». Il titolo è seguito dalla preghiera, composta in prima persona. Il re riferisce che, dopo aver sofferto per sette anni a causa di una malattia, un esorcista (gzr) 1 giudeo perdonò i suoi peccati e gli ordinò di scrivere la storia della sua guarigione in onore del Dio Altissimo che, diversamente dagli dèi manufatti, era stato capace di guarirlo. Il racconto è analogo a quello della malattia e della cura mira­ colosa di Nabucodonosor in Dan. 4· La differenza principale fra i due racconti sta nel fatto che nella versione di Qumran l'esorci­ sta svolge un ruolo di primo piano. Milik ipotizza che 4 QprNab, o la tradizione dalla quale esso dipende, sia la fonte del racconto biblico.2 Il motivo principale da lui addotto è che la sostituzione del meno noto Nabonide con il più famoso Nabucodonosor è più probabile che non il caso in­ verso.3 In assenza di un'analisi più completa dell'opera, questo ragionamento, per quanto interessante, resta poco convincente, poiché non si può escludere che la storia apocrifa riguardasse due miracoli di guarigione, uno con Nabonide, l'altro con Nabuco­ donosor come pazienti. Il collegamento, attestato in questo passo, fra malattia, perdo­ no dei peccati e cura fisica, resta un punto di riferimento impor­ tante nel pensiero religioso giudaico post-biblico.4 1.

Cfr. A. Dupont-Sommer, 'Exorcismes et guérisons dans les écrits de Qumran', Con­

1.

'Prière de Nabonide et autres écrits d'un cycle de Daniel', RB 63 ( 1956}, pp. 4 1 1 .

gress Volume, Oxford 1959 (1 96o), pp. 256-259. 3·

Ten Years of Discovery, p. 37· 4· Cfr. Vermes, fesus the few, pp. 65 -69; fesus and the World of judaism, pp. 6- 10. P. Grelot, 'La prière de Nabonide (4 QOrNab)', RQ 9 (1978), pp. 483-495, cerca di rico­

struire il testo danneggiato, in modo tale che la guarigione viene attribuita a Dio: «Et ap[rès cela,] D[ieu] dirigea [sa face vers moi et il me guérit,] et mon péché, il le remit. Un devin

570

§ 3 2 · LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

Per quanto concerne la data di 4 QprNab, se si accetta l'ipotesi di Milik, il documento dovrebbe appartenere a un'epoca anterio­ re a Daniele, e quindi prequmranica, e potrebbe essere datato al­ l'inizio del sec. n, o forse ancora nel sec. III a.C., se non prima.5 Ma se esso non è considerato come fonte della composizione bi­ blica - il riferimento al rapporto guarigione-perdono dei peccati potrebbe essere considerato come una caratteristica essena 6 -, sembrerebbe più appropriata una datazione nel tardo sec. n, o nel sec. r a.C. La scelta dell'aramaico invece dell'ebraico deporrebbe in favore della datazione più alta. Edizioni Milik, J.T., 'Prière de Nabonide et autres écrits d'un cycle de Daniel: Frag­ ments araméens de Qumran 4', RB 63 ( 1 9 56), pp. 407-41 I . Fitzmyer, J.A. - Harrington, D.J., MPAT, no 2, pp. 2-4. 1 9 1 -193. Jongeling, B. - Labuschagne, C.J. Woude, A.S. van der, Aramaic Texts from Qumran r ( 1976), pp. 1 23-1 3 1 . -

Traduzioni Inglese

Vermes, DSSE', p. 229. Fitzmyer - Harrington, op. cit. Jongeling et al., op. cit.

Francese

Dupont-Sommer, A., EE, pp. 3 36-3 4 1 . Carmignac J., TQ n , pp. 289-294.

Tedesco

Meyer, R., Das Gebet des Nabonid. Eine in den Qumran-Handschriften wiederentdeckte Weisheitserzahlung ( 1 962).

Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 671 -676.

Bibliografia Vogt, E., 'Precatio regis Nabonid in pia narratione iudaica', Bibl. 37 ( 1 9 5 6), pp. 5 3 2-5 34· - et celui-ci [était un homme j]uif.. . (p. 48 5 ). La debolezza dell'ipotesi di Grelot sta nel trascurare il nesso ideologico fra la guarigione e il perdono dei peccati. La sua nuova lettura crea quindi una divisione innaturale fra sbq lh e gzr. Risulta molto più scorrevole terminare la frase con quest'ultimo termine, e iniziare la nuova frase con whw'. 5· R. Meyer, Das Gebet des Nabonid (1962), lo colloca nel periodo persiano, ed è seguito da Nickelsburg QWSTP 11, pp. 36). Grelot, art. cit. , p. 495, preferisce una datazione nel sec. m a.C., durante il regno di Antioco m. 6. Cfr. Vermes, PBJS, pp. 8-29. »

VIII. GLI SCRIITI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

57 1

Dupont-Sommer, A., 'Exorcismes et guérisons dans les écrits de Qumran', Congress Volume, Oxford 1959 [VTS 7] (1 960), pp. 246-261. Meyer, R., Das Gebet des Nabonid. Eine in den Qumran-Handschriften wiederentdeckte Weisheitserzahlung (1962). Dommershausen, W., Nabonid im Buche Daniel ( 1964), pp. 68-76. Delcor, M., 'Le Testament de Job, la prière de Nabonide et les traditions targoumiques', in Bibel und Qumran (H. Bardtke Festschrift) (I968), pp. 57-74· Mertens, A., Das Buch Daniel im Lichte der Texte vom Toten Meer (I970), pp. 34-42. Kirchschlager, W., 'Exorcismus in Qumran ?', Kairos I 8 (I 976), pp. I 3 5 - 1 53. Grelot, P. 'La prière de Nabonide (4 QOrNab). Nouvel essai de restaura­ tion', RQ 9 ( I 978), pp. 483-49 5 . Woude, A.S. van der, 'Bemerkungen zum Gebet cles Nabonid', i n M . Del­ cor, Qumran ( I978), pp. I 2 1 - I 29. Garda Martfnez, F., '4 QOrNab. Nueva sintesis', Sefarad 4o ( 1 98o), pp. 5-25. Nickelsburg G.E.W., 'Stories of Biblical and Early Post-Biblical Times', JWSTP II, pp. 3 5-37· Cross, F.M., 'The Prayer of Nabonidus', IEJ 34 (1984), pp. 260-264. 1



Ciclo dello Pseudo-Daniele (4 QpsDan ar•-c)

Piccoli frammenti aramaici provenienti da due manoscritti del­ la stessa opera (manoscritti a e b, divisi nelle sezioni A-F), e for­ se di un terzo manoscritto (c) , sono stati recuperati dalla grotta 4· La scrittura è definita dall'editore, J.T., Milik, «erodiana». L'opera rappresenta una storia dell'umanità, che inizia nella sezione A con la discesa di Noè dal Monte Lubar (cfr. sopra, p. 41 8), dopo il diluvio e la costruzione della torre. Nell'episodio successivo (sezione B), si fa riferimento all'Egitto e all'attraver­ samento del Giordano, seguendo chiaramente l'esodo. La terza sezione (C) allude alla malvagità degli Israeliti (che sacrificarono i loro figli ai demoni), per la quale essi furono puniti da Nabu­ codonosor. La sezione D sembra introdurre la concezione da­ nielica dei quattro regni, facendo riferimento esplicito (se la ri­ costruzione mlkwt qd[mjt '] è corretta) al primo di essi, senza dubbio quello di Babilonia, come induce a ritenere la menzione dei «sessanta anni». La sezione E ha conservato il nome di blk­ rws, e due altre finali in . . . rhws e . . . ws. Perciò il passo dovrebbe riguardare il regno dei Greci. La sezione F e il manoscritto c si riferiscono all'era escatologica.

572

§ 32. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

Data la natura frammentaria del documento, è impossibile af­ fermare, con un qualche grado di certezza, se le potenze mon­ diali di cui parla siano le medesime di Daniele, cioè Babilonia, Media, Persia e Grecia. Ma poiché non sussiste alcuna prova del­ la presenza dei Kittim-Romani, è ragionevole terminare la storia con i Seleucidi. Se l'assenza dei Romani non è fortuita, l'opera sarebbe anterio­ re al 63 a.C. Se, inoltre, l'ipotesi di Milik che Balakros sia Ales­ sandro Balas, contemporaneo di Gionata Maccabeo (cfr. vol. I, pp. 1 8 3 . 242), è corretta, bisognerebbe fissare il terminus a quo al­ la metà del sec. n a.C. La data di composizione proposta dall'e­ ditore è il 1 00 a.C. circa. 1 Edizioni Milik, J.T., 'Prière de Nabonide et autres écrits d'un cycle de Daniel. Fragments araméens de Qumran 4', RB 63 (19 56), pp. 4 1 1 -4 1 5 · Fitzmyer, J.A. - Harrington, D.J., MPAT no. 3, pp. 4-9.

Traduzioni Inglese Fitzmyer, op. cit. Francese Milik, op. cit. r . Un altro frammento del ciclo dello Pseudo-Daniele, designato come 4 QpsDanA" ( 4 Q246), fu presentato daJ.T. Milik in una conferenza alla Harvard University nel 1972, e =

fu pubblicato da J.A. Fitzmyer, che evidentemente l'aveva ricevuto da J.T. Milik, in 'The Contribution of Qumran Aramaic to the Study of the New Testament', NTS 20 ( 1 9731974), pp. 382-407 (= A Wandering Aramean (1 979], pp. S s - 1 1 3; specialm. pp. 90-93). Il testo aramaico è contenuto in un frammento di due colonne, gravemente mutilo, che Mi­ lik, su basi paleografiche, assegna all'ultimo terzo del sec. I a.C. Il documento sembra parlare della tribolazione escatologica che precederà il trionfo di Dio. Sono menzionati il «re d'Assiria» e «d'Egitto». La sezione meglio conservata è co­ stituita da un annuncio profetico di qualcuno detto «Figlio di Dio• (brh dj 'l), e «Figlio dell'Altissimo" (br 'ljwn). Milik offre un'interpretazione storica e, stranamente, propone di identificare il personaggio con Alessandro Balas. Fitzmyer, invece, preferisce un go­ vernante giudeo. È inutile continuare a chiedersi se di fatto il personaggio in questione debba essere inteso come escatologico o messianico, finché non avremo a disposizione informazioni più autorevoli. J.T. Milik ha pubblicato anche tre piccoli frammenti di un manoscritto aramaico che «sembra risalire alla seconda metà del sec. I a.C.», e proviene dalla grotta 4· Egli ipotizza che si tratti di frammenti provenienti dal ciclo di Daniele e rappresentanti lo sfondo della storia di Susanna: 4 QDanSus (?). Ma, poiché nel testo non sono individuabili tratti spe­ cifici, l'identificazione è destinata a rimanere altamente problematica. Cfr. 'Daniel et Su­ sanne à Qumran?', in J. Doré et al. (edd.), De la Tora au Messie. Mélanges Henri Cazel­ les (1981), pp. 3 37-3 59, specialm. pp. 3 5 5-357.

Bibliografia Mertens, A., Das Buch Daniel im Lichte der Texte vom Toten Meer ( 1970), pp.

n.

42-50.

Interpretazione di testi biblici diversi

r . Ordinanze o commenti a leggi bibliche (4 Q r 59, 5 1 3 - 5 1 4) Tre manoscritti «erodiani» rinvenuti nella grotta 4 conservano parti di una reinterpretazione di comandamenti scritturistici. 4 Q159 e 4 Q5 13 in parte coincidono. È meno sicuro che anche 4 Q5 14 appartenga al medesimo complesso halakhico. La prima sezione (4 Q159 2, 1 - 5 ) tratta di Deut. 23,25 -26. Men­ tre la Bibbia permette a un viaggiatore di strappare spighe di gra­ no nel campo altrui, purché non usi il falcetto, l'esegeta di Qum­ ran, applicando la legge a un israelita indigente, stabilisce che que­ sti possa mangiare nel campo, ma non debba raccogliere grano per immagazzinarlo a casa. La seconda sezione (2,6- 1 7 e 4 Q5 13 frr. 1 -2) si riferisce alla tas­ sa di mezzo shekel imposta da Ex. 3o, r r - r 6 a ogni maschio israe­ lita a partire dall'età di ventun anni. La norma è interpretata nel senso di un pagamento singolo, secondo lo shekel del santuario, e non come tributo annuale, com'era inteso in genere a partire da Nehem. ro,p in poi.' Il terzo complesso esegetico (4 Q159 frr. 2-4) spiega Lev. 2 5 , 39-46, che riguarda l a proibizione d i vendere u n israelita come schiavo ai pagani. Quindi, il documento introduce un tribunale costituito da dieci israeliti e due sacerdoti, 1 dotato di giurisdizio­ ne capitale. Nella sezione che segue, Deut. 22, 5, che proibisce qualsiasi scambio di indumenti fra uomo e donna, è riaffermato in termini generali in riferimento alle donne, ma per quanto ri­ guarda gli uomini si precisa che essi non devono portare né il mantello né la tunica di una donna. Infine, si espone in termini sommari la legge di Deut. 22, I J-2I, che riguarda il panno della verginità. x.

Cfr. J. Liver, 'The Half-Shekel Offering in Biblica! and Post-Biblical Literature', HThR

s 6 (196J), pp. 17J -198; G. Vermes, PBJS, pp. 4 1 -42.

1. Cfr. J. B aumgarten, 'The Duodecima! Courts of Qumran, the Apocalypse, and the San­ hedrin', Studies in Qumran Law ( 1977), pp. 14S-I7I.

5 74

§ 32· LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

4 Q5 13 frr. 2-4 tratta delle regole di purità riguardanti il cibo, e delle festività menzionate in Lev. 2 3 . Il fr. 1 2 sembra far riferi­ mento all'impurità causata dall'olio;3 il fr. 1 8 all'anno sabbatico. Il resto è così frammentario, da rendere impossibile qualsiasi in­ terpretazione. Anche 4 Q5 14 legifera sulla purificazione rituale ip. connessio­ ne con i pasti comuni.4 Edizioni Allegro, J.M., DJD v, pp. 6-9. Baillet, M., DJD vu, pp. 287-298.

Traduzioni Ing lese Allegro, op. cit.

Vermes, DSSE', pp. 249. 2 52.

Francese

Carmignac, J., TQ n, pp. 295-297.

Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 65 3-657.

Bibliografia Allegro, J.M., 'An Unpublished Fragment of Essene Halakhah (4Q Ordin­ ances)', JSS 6 ( 1 961), pp. 71 -73. Liver, J., 'The Half-Shekel Offering in Biblica! and Post-Biblical Literature', HThR 56 ( I96J), pp. 1 7J - 1 98. Yadin, Y., 'A Note on 4 Q r59 (Ordinances)', IEJ 18 (1 968), pp. 250-2 5 2. Strugnell, 'Notes en marge.. .', RQ 7 ( 1970), pp. 1 7 5 - 1 79. Weinert, F.D., '4 Qr59: Legislation for an Essene Community outside of Qumran', JSJ 5 (1974), pp. 1 79-207. Vermes, G., PBJS, pp. 4 1 -42. 3· Cfr. J.M. Baumgarten, 'The Essene Avoidance of Oil and the Laws of Purity', op. cit. , pp. 88-97 · 4· Un piccolo frammento di un documento halakhico (4 QHalakhah•5), che sviluppa la legge riguardante l'offerta del grano e del vino nuovi (Lev. 23, 1 5-2 1 ; Deut. 26, 1 - 1 1 ), è stato posto in appendice al Rotolo di rame da J.T. Milik (DJD III, p. 300). Esso è stato sottoposto a un'analisi completa da J.M. Baumgarten, '4 QHalakah•5, the Law of l:la­ dash, and the Pentecostal Calendar', JJS 27 (1976), pp. 36-46 Studies in Qumran Law ( 1977), pp. 1 3 1- 142. La composizione halakhica della grotta 1 I, descritta sommariamente da]. van der Ploeg, 'Une halakha inédite de Qumran', in M. Delcor, Qumran ( 1 978), pp. 107- 1 13, appartie­ ne al Rotolo del tempio. Cfr. ibid. , pp. I I 2-I I J , e Y. Yadin, 'Le Rouleau du Tempie', ibid. , p. 1 19, n. 2. =

VIII. GLI SCRITII DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

5 75

Idem, DSS, pp. 79-So. Weinert, F.D., 'A Note on 4 Q159 and a New Theory of Essene Origins', RQ 9 ( 1 977), pp. 223-230.

2. Florilegio o midrash sugli ultimi giorni (4 QFlor

=

4 Q r 74)

Ventisei frammenti di un manoscritto «proto-erodiano», i pri­ mi dieci dei quali sono abbastanza ampi da contenere frasi com­ piute, riportano una selezione di testi biblici, con commenti in­ terpretativi. Le citazioni scritturistiche comprendono 2 Sam. 7, 1 0- I 4, com­ binato con Ex. I 5 , I 7- I 8, e Am. 9, I I ; Ps. I , I insieme a fs. 8,1 1 ed Ezech. 44, Io; Ps. 2, I; Dan. 1 2, 1 0 e vari estratti da Deut. 3 3 (8- 1 1 .

! 2 ?. I 9- 2 1 ).

Il testo principale della prima sezione, 2 Sam. 7, 10- 1 4, intro­ duce immediatamente una prospettiva escatologica, applicando le parole di 2 Sam. 7, I o, alla luce di Ex. I 5, I 7- 1 8, al tempio «ne­ gli ultimi giorni», che non dovrà essere profanato dai pagani, co­ me lo fu l'edificio storico. Una terza menzione del tempio appa­ re nella frase mqds 'dm, «santuario di uomini», dove le «opere della Torà» costituiscono le offerte sacrificali. Il riferimento bi­ blico a Salomone è interpretato qui come un annuncio del « Ger­ moglio di David» e dell' «Interprete della Torà», rispettivamente Messia regale e (probabilmente) sacerdotale. ' Il mdrs composto di Ps. I , l , fs. 8,1 I ed Ezech. 44, 10 sembra identificare gli «empi» con i membri infedeli della setta, e i «be­ nedetti)) con il consiglio della comunità. Il versetto d'apertura di Ps. 2 è inteso come un'allusione alla inimicizia fra l'eletto e i pagani, e alla prova escatologica predetta da Daniele. Il brano finale contiene la benedizione di Mosè in Deut. 3 3 , che riguarda Levi, e forse anche Beniamino, Zabulon e Gad, ma non sono rimasti resti traduci bili dell'esegesi. Sebbene in I , I 7 il commentatore applichi le parole profetiche ai «figli di Sadoo), lo stile dell'esegesi differisce da quello del pe­ sher. In realtà, in I , I 4 si usa il termine midrash, intendendo sen­ za dubbio un metodo interpretativo, grazie al quale il significato del testo preso in considerazione è dedotto da altre citazioni bi.. Per �mp dwjd, vedi 4 Qplsa• frr. 8- IO, r. 1 7; 4 QPBless. 3-4; per dwrf htwrt, cfr. 6,6; CD 6,7i 7,18. Vedi Vermes, DSS, pp. 1 84- 1 8 5. 1 9 5 - 196.

I

QS

5 76

§ 32· LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

bliche. Le opere bibliche sono citate come «il libro di Isaia il profeta>> (I ,I 5 ); «il libro di Ezechiele il profeta>> ( I , I 6); «il libro di Daniele il profeta» (2,3); e probabilmente «il libro di [Mosè]» (I ,2-3), che introduce Ex. I 5 . Il «santuario di uomini» corrisponde, senza dubbio, all'idea di un centro spirituale di culto con funzione intermediaria, formato dai membri della setta dopo la loro secessione dal santuario di Gerusalemme, ma prima della restaurazione del culto del tem­ pio, nel settimo anno della guerra finale.' Edizioni Allegro, J.M., DJD v, pp. 53 - 57. Lohse, E., TQHD, pp. 2 5 5-259 .

Traduzioni Inglese Allegro, op. cit.

Vermes, DSSE ', pp. 245 -247.

Francese

Dupont-Sommer, A., EE, pp. 325-327. Carmignac, J., TQ I I, pp. 279-284.

Tedesco

Maier, J., TTM r, pp. r 8 5 - r 86. Lohse, op. cit.

Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 572-5 76.

Bibliografia Allegro, J.M., 'Further Messianic References in Qumran Literature', JBL 75 (1956), pp. 174- 1 76. Idem, 'Fragments of a Qumran Scroll of Eschatological Midrashim', JBL 77 (19 5 8), pp. J 5 1-J 54· Yadin, Y., 'A Midrash on 2 Samuel VII (4 Q Florilegium)', IEJ 9 (1959), pp.

95-99 ·

Flusser, D., 'Two Notes on the Midrash on 2 Sam. VII (4 Q Florilegium)', IEJ 9 (1959), pp. 99- 109. Strugnell, J., 'Notes en marge.. .', RQ 7 (1970), pp. 220-22 5 . Vermes, DSS, p. So. Delcor, M., 'Qumran', DBS rx, col. 9 1 2. Schwartz, D.R., 'The Three Temples of 4 Q Florilegium', RQ ro {1979), pp. SJ-9 1 . 2. Cfr. Vermes, Scripture and Tradition, pp. 26-39; PBJS, pp. 84-85. Vedi anche D.R. Schwartz, 'The Three Temples of 4 Q Florilegium', RQ Io (1 979), p� 83-9 1 .

VIII. GLI SCRITTI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

577

Ben-Yashar, M�, 'Noch zum Miqdas Adam in Florilegium', RQ 1 0 ( 1 9 8 1 ), pp. 5 87-5 88. Dimant, D., 'Qumran Sectarian Literature', JWSTP n, pp. p 8- p 1 . 3·

Testimonìa o Antologia messianica ( 4 QTest. = 4 Q I 7 5 )

Una colonna quasi completa d i un manoscritto «medio-asma­ neo» (primo quarto del sec. I a.C.) ' elenca tre citazioni bibliche (Deut. 5 ,28-29; I 8 , I 8 - I 9 [= Ex. Samarit. 2o,21b];1 Num. 24, I 5 I 7; Deut. J 3,8 - u ) e una citazione dei Salmi settari di Giosuè, combinata con Ios. 6,26. Nessuno degli estratti è accompagnato da un'esposizione, ma i primi tre rimandano chiaramente a per­ sonaggi escatologici: a) un profeta come Mosè, cioè un profeta messianico, o il Messia profetico; b) la stella che sorge da Gia­ cobbe, secondo la profezia di Balaam, o il Messia regale; e c) il rappresentante escatologico di Levi, o il Messia sacerdotale.3 Di solito si ritiene che la citazione dei Salmi di Giosuè si riferi­ sca a un anti,... Messia.4 Tuttavia, la menzione di «due strumenti di violenza>> (r. 2 5 ) sembra implicare che lo scrittore abbia in mente non uno, ma due, se non tre, uomini empi, cioè un padre e i suoi due figli, sul modello di Ios. 6,26. Se questa seconda ipotesi è corretta, il documento dipingerebbe tre personaggi messianici, contrapposti a tre anticristi.1 L'unico indizio solido per la datazione del documento è l'ana­ logia della prospettiva teologica riguardo a un trio escatologico fra 4 Q 175 � 1 QS 9, I I . Insieme alla documentazione paleografi­ ca, essa sembra deporre a favore di una datazione all'inizio del sec. I a.C. Sul genere letterario dei testimonia in rapporto al Nuovo Te1. Cfr. Strugnell, RQ 7 ( 197o), p. 22 5 . Vedi anche F.M. Cross, Ancient Library, p. 1 1 4; J.T. Milik, Ten Years of Discovery, p. 1 24. 2. Cfr. Strugnell, art. cit., p. 1 72 a proposito di 4 Qr58. J· Cfr. vol. n, pp. 65 7-662; Vermes, DSS, pp. 1 84- 1 8 5 . 1 9 5 - 1 96. 4· Cfr. J.T. Milik, Ten Years of Discovery, p. 1 2 5 ; D. Flusser, 'The Hubris of the Anti­ christ in a Fragment from Qumran', lmmanuel Io (198o), pp. 3 I -J7· 5 · Per le identificazioni con personaggi storici, vedi Milik, op. cit. , pp. 63-64 (Mattatia, Gionata e Simone); Cross, op. cit. , p. I I J (Simone Maccabeo e i suoi due figli); A. Du­ pont-Sommer, EE1, pp. 366-367 (Giovanni !reano, Alessandro Janneo e Aristobulo 1). Vermes, DSS, p. 144, sostiene che l'espressione «strumenti di violenza», derivata da Gen. 49,5, richiamerebbe alla mente due fratelli assassini e si riferirebbe a Gionata e Simone.

5 78

§ 3 2 . LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

stamento si veda J .A. Fitzmyer, Essays on the Semitic background of the New Testament (1971), pp. 59-89. Edizioni Allegro, J.M., DJD v, pp. 57-60. Lohse, E., TQHD, pp. 249-2 53.

Traduzioni Inglese Allegro, op. cit., p. 6o.

Vermes, DSSE ', pp. 247-249·

Francese

Dupont-Sommer, A., EE, pp. p8-3 3 3 · Carmignac, J., T Q n , pp. 273-275.

Tedesco

Maier, J., TTM I, pp. 1 83 - 1 8 5 . Lohse, op. cit.

Italiano

Moraldi, L., QM, pp. 593-5 96.

Bibliografia Allegro, J.M., 'Further Messianic References in Qumrin Literature', JBL 75 (1956), pp. 1 82-1 87. Strugnell, J., 'Notes en marge.. .', RQ 7 ( 1 970), pp. 225 -229. Amusin, J.D., '4 Q Testimonia 1 6-1 7', Hommages à André Dupont-Som­ mer ( 1 97 1 ), pp. 3 57-36 1 . Fitzmyer, J .A., '4 Q Testimonia an d the New Testament', Essays o n the Semitic Background of the New Testament ( 1971), pp. 59-89. Vermes, DSS, pp. 8o-8 1 . Delcor, M., 'Qumran', DBS IX, coli. 9 1 2-9 1 3. Dimant, D., 'Qumran Sectarian Literature', JWSTP n, p. 5 1 8.

4· Tan!JUmim o Parole di consolazione (4 QTanl).. = 4 Q 1 76) Cinquantasette frammenti, un quarto dei quali all'incirca pos­ sono essere identificati, rappresentano un'antologia di passi bi­ blici che hanno come tema comune la consolazione. In origine, essi erano seguiti da commenti esegetici, ma la maggior parte di essi o è andata perduta del tutto, o è rimasta danneggiata in mo­ do irreparabile. La maggioranza delle citazioni è tratta dal Deutero-Isaia (/s. 40, 1 - 5; 4 1 ,8 -9; 43,1 -2.4-6; 49,7· 1 3- 1 7j 5 J , 22 - 23 j p,l - 3 j 54,4- 1 0).

VIII. GLI SCRITII DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

579

Del materiale esegetico, sono rimasti soltanto la formula intro­ duttiva: «E consolazioni dal libro di Isaia» (wmn sfr jS'jh tnpw­ mjm), e il commento molto frammentario riferito a 54, I O. Que­ sto commento contiene anche la frase dbrj tnpwmjm (frr. 8-I I, r. I 3 ). Le citazioni, a parte Isaia, comprendono Zach. I 3 ,9 e Ps. 79, 2-3 (frr. I -2, rr. I-4), con brandelli di esegesi, dove l'espressione «corpi dei vostri servi» al v. 2, è sostituita da «corpi dei vostri sa­ cerdoti» (kwhnjm ). Edizione e bibliografia Allegro, J.M., DJD v, pp. 6o.67. Strugnell, J., 'Notes en marge.. .', RQ 7 ( 1970), pp. 229-236. Moraldi, L., MQ, pp. 5 8 8-592.

5· Catena A o Midrash ai Salmi (4 Q 1 77) Sotto il titolo generico di Catena, trenta frammenti di varie di­ mensioni, provenienti da un manoscritto «proto-erodiano», atte­ stano uno scritto esegetico composito. Edito da J.M. Allegro in DJD v, esso è stato riesaminato da J. Strugnell, il quale ha dimo­ strato che l'argomento è escatologico (cfr. frr. I -4, rr. 5 .7; 9, r. 2; I 2- I 3 , col. I 2- I 3 , col. I,2; col. 2,3) e che in un certo numero di pas­ si il testo base è tratto da Ps. 6- I 6: Ps. 6,2-3 .6 (frr. I2-I 3, col. I,23 · 5 ); Ps. I I , I (frr. 5 -6, r. 7); Ps. I 2, I (ibid. r. 1 2); Ps. I 2,7 (frr. I o­ I I , r. I ); Ps. I 3,2-3 . 5 (ibid. , rr. 8-9, I I - 1 2); Ps. I 6,3 (frr. I -4, r. 2); Ps. I 7, I (ibid. , r. 4). Strugnell nota inoltre che la struttura dell'opera, con la citazione dei versetti d'apertura almeno dei Salmi I I , I 2 e I 7, è simile a quella del midrash ai Salmi I e 2 in 4 QFlor. o 4 Q r74 (cfr. sopra, pp . 5 7 5 s.). Il commento è troppo spezzettato per essere comprensibile, ma parecchie locuzioni tipiche, quali «coloro che ricercano cose allettanti» (fr. 9, r. 4); «il suo angelo di verità» e «figli della luce» (frr. I 2- I 3, r. 7); «uomini della comunità» e specialmente «consi­ glio della comunità» (frr. 5-6, r. I ; I 4, r. 5) sono incontestabilmen­ te settarie.' 1 . 4 Q182, designato come Catena B, e 4 QIBJ, sono frammenti storico-esegetici; il pri­ mo si riferisce al «Libro di Gerem[ia]» e alla «fine dei g[iorni]», e il secondo alla profa­ nazione del santuario. Alla col. 2, sia 'l sia il tetragramma sono scritti in caratteri arcaici. Cfr. Allegro, DJD, pp. So-82; Strugnell, RQ 7 ( 1 �no), pp. 2 56. 263; Moraldi, MQ, p. 5 87.

Edizione Allegro, J.M., DJD v, pp. 67-74.

Traduzioni Inglese Allegro, op. cit. Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 5 82-5 86.

Bibliografia Strugnell, J., 'Notes en marge .. .', RQ 7 (1 970), pp. 1 79-1 83.

6. Il Midrash di Melchisedec (I I Q Melch.) Un pesher escatologico, di cui sono sopravvissuti trentuno frammenti, scritti in «tardo asmoneo o proto erodiano», ha come personaggio principale il principe celeste Melchisedec, e come argomento più importante la salvezza finale. Il testo biblico su cui si basa l'esposizione è Lev. 2 5 .2 Poiché sia Lev. 2 5 , 1 3, alla r. 2, sia Lev. 2 5 ,9, alla r. 2 5 , sono introdotti con w 'sr 'mr, una formu­ la usata in I QpHab per ripetere parte di una citazione riportata per intero precedentemente nel documento, sembrerebbe logico dedurre che il brano perduto prima della r. 1 contenesse almeno Lev. 2 5 .8- 1 3 e forse addirittura tutti i versetti relativi alla legisla­ zione giubilare. Il materiale del Levitico è ricollegato a Deut. 1 5,2, che tratta della remissione dei debiti nell'anno sabbatico, e a /s. 6 1 , 1 , che proclama la liberazione dei prigionieri, senza dubbio perché essi sono considerati come debitori nei confronti di Dio. Il pesher composito identifica in Melchisedec l'agente della redenzione, e situa gli eventi descritti nella prima settimana del decimo ciclo giubilare, mentre il giorno escatologico dell'Espiazione, seguito dalla salvezza definitiva, è atteso alla fine di quel ciclo {rr. 6-7).l Melchisedec è dipinto come il giudice finale, a compimento di quanto annunciato da Ps. 82,1 -2, insieme con Ps. 7,7-8; e quelli 2. Cfr. ]. Fitzmyer, 'Further Light on Melchizedek from Qumran Cave n', Essays on the Semitic Background of the New Testament (1 971), p. 2 p . 3 · S e il giubileo è u n periodo d i 4 9 ( 7 x 7), settimane, l a fine del decimo giubileo nell'an-

no 490 coincide con il compimento delle sette settimane di anni.

·

VIII. GLI SCRITTI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

58I

che sono condannati da lui sono gli spiriti di Belial, ai quali si fa allusione in Ps. 82,2. /s. 5 2,7 è spiegato come proclamazione del grande giorno della redenzione, e le quattro parole chiave in «Co­ me sono belli sui monti i piedi del messaggero . .. che dice a Sion, il tuo Elohim regna» sono spiegate come riferimento ai «profeti» (monti ), all'«Unto dello spirito» (il messaggero), in collegamento con Daniele (senza dubbio 9,2 5: «un unto, un principe» ) ;4 a «co­ loro che praticano il patto» (Sion); e quasi certamente a r«Mel­ chisedec che li salverà dalla] mano di Belial» (Elohim). Poiché si dice che il personaggio principale è il capo delle schie­ re celesti, dei «figli di Dio», e che farà vendetta sugli spiriti di Be­ lial, è quasi impossibile evitare la conclusione che Melchisedec è da identificarsi con il principe della luce (I QS 3,2o; CD 5 > 1 8; I QM I J ,I o) = l'arcangelo Michele (I QM 17,6-7). Questa dedu­ zione acquista ulteriore consistenza dal nome parallelo di Mel­ chiresha, dato a BelialfSatana nel Testamento di Amram (cfr. so­ pra, pp. 436 s.) e in 4 Q2 8o-2 82 (cfr. sotto, p. 592). Per la leggenda di Melchisedec vedi 2 Enoch (sotto, pp. 987 s.) la lettera agli Ebrei 7, 1 - 1 0. Cfr. V. Aptowitzer, 'Malkizedek: Zu den Sagen der Agada', MGWJ 70 ( 1 926), pp. 93 - 1 03 ; O. Mi­ chel, Me:Àx.tae:òéx, TDNT IV, pp . 568-571 (= GLNT vn, coli. 91 6); J.A. Fitzmyer, Essays on the Semitic Background of the N. T. {1971), pp. 221 -243; M. Delcor, 'Melchizedek from Genesis to the Qumran Texts and the Epistle to the Hebrews', JSJ 2 (1971), pp. 1 1 5- 1 3 5 ; F.L. Horton, The Melchizedek Tradition ( 1976); P.J. Kobelski, Melchizedek and Melchiresa ' ( 1 98 1 ). e

Edizione

Woude, A.S., van der, 'Melchisedek als himmlische Erlosergestalt in den neugefundenen eschatologischen Midraschim aus Qumran Hohle XI', OTS 14 (1965), pp. 3 5 4-373. Traduzioni Inglese

Jonge, M. de, and Woude, A.S. van der, ' I I Q Melchizedek and the New Testament', NTS I 2 (I 966), pp. 301-3 26. Fitzmyer, J.A., 'Further Light on Melchizedek from Qumran Cave I I ', 4· Sembra che questo «Unto» sia il Messia regale. Cfr. anche Fitzmyer, op. cit. , p. 266.

5 82

§ 32· LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

JBL 86 { 1 967), pp. 2 5-4 1 [= Essays on the Semitic Background, pp. 245267).

Vermes, DSSE\ pp. 265-268 .

Francese

Milik, J.T., 'Milkz-�edeq et MilkZ-resa' dans !es anciens écrits juifs et chrétiens', JJS 23 ( 1 972), pp. 9 5 - 1 44.

Tedesco

Woude, A.S., van der, art. cit.

Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 577- 58 o.

Bibliografia Yadin, Y., 'A Note on Melchizedek and Qumran', IEJ 1 5 (196 5), pp. 1 0 5 1 08.

Dupont-Sommer, A., 'Explication des textes hébreux découverts à Qoum­ ran .. I I QMelch', Annuaire du Collège de France 68 ( 1 968- 1 969), pp. .

426-430.

Carmignac, J., 'Le document de Qumran sur Melkisédeq', RQ 7 ( 1 970), pp. 343-378. Delcor, M., 'Melchizedek from Genesis to the Qumran Texts and tbc Epistle to the Hebrews', JSJ 2 (1971 ), pp. I I 5 - I 3 5 · Laubscher, F. du T., 'God's Angel of Truth and Melchizedek. A Note on I I QMelch 1 3 b', JSJ 3 ( 1972), pp. 46- p . Aune, D.E., 'A Note on Jesus' Messianic Consciousness and I I Q Melchi­ zedek', Evang. Quart. 45 ( 1973), pp. 1 6 1 - 1 6 5. Sanders, J.A., 'The Oid Testament in I I Q Melchizedek', J. of the Anc. N. East. Soc. of Columbia Univ. 5 ( 1973), pp. 373-382. Woude, A.S., van der, 'Melchizedek', IDBS, pp. 5 8 5- 5 86. Vermes, DSS, pp. 8 2-83. Skehan, P.W. 'Qumran. Apocryphes A.T.', DBS rx, coli. 826-8 28. Kobelski, P.J., Melchizedek and Melkiresa ' ( 1 98 1 ).

C.

POESIA

Tra le composizioni poetiche (o quasi poetiche) ' della setta di Qumran, il posto d'onore appartiene agli Inni di ringraziamen­ to, o Hodajot (I QH), della grotta 1 . A questi occorre aggiunge­ re un inno inserito nella Regola della Comunità (I QS ro,9- 1 r , 1 . Data la difficoltà di definire la poesia ebraica, non sorprende che per tal uni studiosi 1 QH non sia niente di più che una prosa ritmica. Cfr. D. Dombrowski Hopkins, 'The Qumran Community and the 1 Q Hodayot: A Reassessment', RQ 10 (198 ! ), p. 3 3 1 .

VIII.

GLI SCRITII DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

5 83

11); un altro nella Regola della Guerra (I QM 1 1, 1 0- 1 8, ripetuto in 19,2-8); i resti di due lamentazioni (4 Q179 e 4 QJoi); e un numero di piccoli frammenti poetici, diligentemente pubblicati, ma privi di significato indipendente.• Il materiale ancora in atte­ sa di pubblicazione comprende sei manoscritti frammentari del rotolo delle Hodajot, della grotta 4,3 e altri cinque manoscritti della grotta 4, che contengono poemi diversi da quelli noti da I QH. 4 Vari altri passi nella Regola della Comunità, nel Documen­ to di Damasco, nella Regola della Guerra, ecc., sono stati tradotti come inni o poemi, ma poiché non c'è il minimo accordo fra gli studiosi, è meglio non includerli in questa sezione. I.

Le Hodajot o Inni di ringraziamento (I QH)

Il testo di diciotto colonne, insieme a sessantasei altri fram­ menti in disordine, è stato edito da E.L. Sukenik, sotto il titolo di Hodajot, in The Dead Sea Scrolls of the Hebrew University, nel 1954/ 195 5. I QH è conservato in due manoscritti originaria­ mente separati, scritti da due diverse mani «erodiane» . Seguire­ mo qui la sistemazione delle colonne da parte di Sukenik al solo fine di evitare confusioni, anche se l'attenta analisi del materiale, inclusi i frammenti, condotta da J. Carmignac suggerirebbe piut­ tosto il seguente ordine: 1 Manoscritto A coli. 1 3 - 1 6 (Sukenik) frr. 1 5, 1 8, 22

Manoscritto B coli. 1 -3 perdute col. 4 = Sukenik 1 7 2.. Cfr. J.T.

Milik, DJD I (1 Q35; 1 Q36; 1 Q37-40) e M. Baillet, DJD III (J Q6; 6 Q18; 8

Q5) e DJD VII (4 Q498-499).

3· J. Strugnell, 'Le travail d'édition', RB 63 (1956), p. 64. Il più antico dei manoscritti di 4

Q è datato all'inizio del sec. I a.C. (roo-So a.C.): J. Starcky, 'Les quatre étapes du messia­

nisme à Qumran', RB 70 ( 1 963), p. 483, n. 8. cit. (alla n. 3), p. 64. J. TQ I, p. 1 29. Cfr. anche Idem, 'Remarques sur le texte des Hymnes de Qumran', Bibl. 39 ( 1 9 5 8), pp. 139- r s B); 'Localisation des fragments r s , 1 8 et 22 des Hymnes', RQ r (1959), pp. 425 -430; 'Compléments au texte des Hymnes de Qumran', RQ 2 ( r96o), pp.

4• Strugnell, art.

2.67-176.

549- s s B.

s 84

§ 32. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO coli. 5-I6 = Sukenik I - 1 2 col. I 7 = fr. 5 col. I 9 = Sukenik I 8 col. I 8 = frr. I , 46, 5 8 col. 20 = frr. 6, 9 , 50 col. 2I = frr. 2, 8 col. 22 = frr. 3, 7 col. 23 = fr. 4 col. 24 perduta.

Lo stato mutilo dei rotoli rende impossibile la determinazione del numero preciso di poemi in essi contenuti. Poiché la maggior parte degli inni si apre con «Ti ringrazio, o Signore» ('wdkh 'dwnj: I QH 2,20.3 1 ; 3,1 9.37; 4, 5 ; 5 , 5 . 20; 7,6,[26].34; 8,4; I 1 , 3 . 1 5 ; 14,23) o «Benedetto sei tu, o Signore» (brwk 'th 'dwnj: [5 ,20, va­ riante] 1 0, 1 4), sembrerebbe che ci siano almeno tredici unità. In effetti, senza contare i frammenti, le stime variano fra venticin­ que (Vermes, Carmignac), trentadue (Dupont-Sommer, Licht), trentatré (Moraldi), ecc. Tutti i salmi sono scritti in un ebraico che imita quello biblico, con un numero molto elevato di espressioni tratte dalla Scrittu­ ra.6 Essi possono essere classificati come inni di ringraziamento individuali/ poiché il poeta parla sempre alla prima persona sin­ golare, eccetto, a quanto sembra, nei frr. 10,6-8 e 47, 1, dove il soggetto è «noi». Le ragioni principali per rendere grazie a Dio, espresse all'ini­ zio di ciascun inno, sono le seguenti. La vita del salmista è stata salvata, protetta o rinvigorita da Dio (2,20-21; 2,3 1 ; 3 , 1 9; 3,37; 5, 1 5; 5,2o; 7,6). Egli è stato illuminato dalla verità divina del patto (4, 5; 7,26; I I , I 5; 1 4,23). Non è stato posto fra gli empi (7,34), ma presso una fonte d'acqua (8,4). È stato trattato con benevolenza e mirabilmente da Dio (Io,1 4; 1 1 ,3). In breve, domina un duplice argomento: la liberazione dal male, dalla persecuzione, dall'op­ pressione; e il dono divino dell'elezione e della conoscenza, en­ tro il patto della comunità. 6. Cfr. J. Carmignac, 'Les citations de l' Ancient Testament dans les Hymnes de Qum­ ran', RQ 2 (r96o), pp. 357-394 [673 citazioni]. Per un elenco di testi biblici usati in 1 QH, vedi S. Holm-Nielsen, Hodayot: Psalmsfrom Qumran ( r96o), pp. 3 54-3 59. 7· Su questo tipo di composizioni poetiche nella Bibbia, vedi Eissfeldt, lntroduction, pp. I 2 I - I 24.

VIII. GLI SCRIITI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

585

Il secondo gruppo di inni è associato in diversi modi all'in­ gresso nella setta. Un certo numero di essi si potrebbe applicare a ogni membro. Altri si adatterebbero meglio a un maestro della setta, quale il mbqr della Regola della Comunità (ad es. I QH 7,6 ss.; 1 2, 3 ss.; 1 4,8 ss.; 1 7,26 ss.).8 Fra i poemi in cui la liberazione svolge un ruolo principale, ve ne sono alcuni (in particolare 2,3 1 8 e 4, 5 -40) che sembrano tratteggiare l'immagine di un capo perseguitato, tradito e abbandonato da alcuni dei suoi discepoli. «Poiché io sono disprezzato da loro (i maestri di menzogne) ... Mi scacciano dalla mia terra, come un uccello dal suo nido. Tutti i miei amici e fratelli si sono allontanati da me e mi considerano come un vaso infranto» (4,8-9). Il destino di questo salmista è simile a quello del Maestro di Giustizia, così com'è presentato in I QpHab (cfr. sopra, p. 562). In realtà, alcuni studiosi ritengono che sia lui stesso l'autore di questi inni, se non di tutte le Hoda­ jot (vedi sotto). Per quanto riguarda lo scopo per il quale sono state scritte le Hodajot, alcune sono interpretate da molti come espressione di sentimenti ed esperienze del loro autore. Ciò varrebbe anzitutto e soprattutto per «i salmi del Maestro di Giustizia».9 Secondo altri, gli inni sarebbero anzitutto poemi didattici. Giacché con­ tengono molto materiale sapienziale, dovevano essere destinati alla lettura e alla meditazione individuale. Sarebbero stati com­ posti per servire alla pietà privata. '0 Ma secondo un'altra teoria ancora, la funzione dei poemi sarebbe stata, sin dall'inizio, cul­ tuale: dovevano essere recitati da singoli individui nel contesto del culto comunitario." Delle tre ipotesi, la più sensata in termini generali sembra l'ul8. Vedi, in particolare, 7,20-2I ('b lbnj psd e 'mwn l'nfj mwpt). Cfr. anche mikjl in 1 2, I I , u n termine usato in riferimento a una persona incaricata di istruire, i n I Q S 3 , I 3 ; 9,I 2.2 I; C D I 2,2 I ; I 3,22. S i dovrebbe notare, inoltre, che I QSb I , I e 3,22 sono dedicati al maikil e che lmikjl figura anche in I QH fr. 8,Io. 9· Cfr. M Delcor, 'Qumran. Les Hymnes', DBS IX, col. 897. 10. Cfr. H. Bardtke, 'Considérations sur !es cantiques de Qumran', RB 63 (I956), pp. ll0-233·

r 1 . Cfr. B. Reicke, 'Remarques sur l'histoire d e l a forme (Formgeschichte) d es textes d e Qumr:in', Les manuscrits de la Mer Morte. Colloque de Strasbourg ( I 9 5 7), pp. 3 8 -44. Reicke vede il modello per il Sitz im Leben delle Hodajot nella liturgia dei Terapeuti de­ scritta da Filone in De vita contempl. 10 (So). (Sui Terapeuti vedi vol. n, pp. 705-7I 3).

586

§ 32. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

tima. In realtà, anche se si potesse dimostrare con prove concrete che alcuni dei poemi sono autentiche composizioni liriche del Maestro di Giustizia, la maggior parte di essi non appartiene a questa categoria, e gli argomenti stilistici avanzati in favore di un autore singolo u sembrano troppo inconsistenti quando si tenga­ no presenti le numerose sfumature bibliche del linguaggio e la forma stereotipata della maggior parte degli inni. Né può essere giustificato l'accento che Bardtke pone sul carattere sapienziale delle Hodajot. L'insistenza del salmista sulla sproporzione tra la fragilità dell'uomo - creatura di creta - e il suo destino sopranna­ turale, anziché fornire nutrimento alla meditazione sapienziale, serve ad intensificare il sentimento di gratitudine per la propria elezione. A sostegno dell'ipotesi cultuale si può far notare che la festivi­ tà qumranica del rinnovamento del patto (cfr. sopra, pp. 5 1 3 s.) offre un ambiente ideale per le Hodajot. Esse sarebbero state re­ citate dal custode e dai settari singolarmente, come avveniva nel caso del presidente e dei membri del banchetto religioso dei Te­ rapeuti, di cui si è parlato sopra. Quest'ipotesi è rafforzata dal­ l' osservazione che, prima del pasto comunitario menzionato nel­ la Regola messianica, la benedizione pronunciata dal «sacerdote» e dal «Messia d'Israele» è seguita da preghiere recitate da ciascun partecipante. 1 3 Inoltre I QH 14, 1 7- 1 8 allude a un giuramento che, senza dubbio, è il medesimo di quello di I QS 5 ,8!4 Infine, l'in­ no che inizia in 1 4,23 può essere considerato senz'altro come un commento poetico alla liturgia d'ingresso nel patto!5 In assenza di prove inequivocabili, sarebbe infondato avanzare proposte definitive sulla paternità letteraria delle Hodajot. L'at­ tribuzione dell'intera raccolta a un singolo poeta, per ragioni sti­ listiche, è basata su un ragionamento specioso (vedi sopra, pp. 5 8 5 - 5 8 6 e n. 1 2), e mentre è impossibile negare categoricamente 12. Cfr. J. Carmignac, TQ I, p. IJ2. Per una visione analoga, ma sostenuta con minor en­ fasi, vedi A. Dupont-Sommer, Le Livre des Hymnes découvert près de la Mer Morte [Se­ mitica 7] ( 1957), pp. 1 1- 1 2. Vedi anche J. Licht, The Thanksgiving Scroll ( 1957), pp. 2224 (ebr.). 1 3 . [jbr]kw kwl 'dt hjhd '[ji lpj] kbwdw (r QSa 2,2 1). 14. Confronta wbsbw'h hqjmwtj 'l npsj (1 QH 14,17) con wjqm npsw bsw't 'sr (1 QS 5 , 8) e bSbw't hbrjt jqjmw 'ljhm (CD 1 s,6). 1 5. Cfr. Vermes, DSSE', pp. 149 s.; DSS, pp. 56 s. Vedi anche Carmignac, TQ I, p. 13 5 .

VIII. GLI SCRim DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

5 87

che alcuni degli inni siano stati opera del Maestro di Giustizia, la loro immediata attribuzione a lui è chiaramente indimostrabile. 1 6 La conclusione di S. Holm-Nielsen, formulata un quarto di seco­ lo fa, merita ancora di essere ripetuta: «Le testimonianze dimo­ strano che (questi salmi) non sono un prodotto unitario, ma for­ mano una collezione di diversi poemi, forse provenienti da auto­ ri differenti e da periodi diversi. Nulla si può dire di definitivo sugli autori stessi, e la questione della loro identità è di impor­ tanza secondaria», 1 7 Alla luce di queste considerazioni, la paternità letteraria del Maestro di Giustizia non può svolgere alcun ruolo nella data­ zione delle Hodajot, e se poi si riconosce che i poemi potrebbero essere opera di autori diversi, la paleografia resta l'unica prova p er stabilire l'età della raccolta. Perciò, l'ipotesi meno contestabi­ le è quella che assegna i vari inni al sec. I a.C. Dei due inni inseriti in altri rotoli di Qumran, I QS 1 0,9- 1 1 ,22 rappresenta lo stesso genere di poesia delle Hodajot, forse il sal­ mo di un maestro. Invece, quello del Rotolo della guerra (I QM 1 2, 1 0- 1 8; 19,2-8) è un inno di vittoria, che celebra la potenza di Dio e la gloria futura di Gerusalemme. La prima delle due lamentazioni della grotta 4 (4 Q 179) è atte­ stata da due frammenti danneggiati e da altri tre frammenti, da­ tati da J. Strugnell, su basi paleografiche, alla metà del sec.wl a.C. Ispirata al libro biblico omonimo, essa dipinge Gerusalemme come un donna perseguitata, che ha perso tutti i suoi figli. 1 8 La seconda lamentazione (4 Q5oi), un manoscritto «erodia­ no» assegnato da M. Baillet al terzo quarto del sec. I a.C., dà vo­ ce ai lamenti dei figli di Dio, figli del suo patto, provocati dagli attacchi calunniosi rivolti contro di loro dagli empi. Il tono della 16. Per un rifiuto della paternità letteraria del Maestro di Giustizia, vedi Licht, op. cit. (al­ la n. u), pp. 25-26. L'uso della documentazione delle Hodajot per la ricostruzione della storia di Qumran sembra quindi quanto mai infondato, con buona pace di G. Jeremias, Der Lehrer der Gerechtigkeit (1963), pp. 36-78; H. Stegemann, Entstehung der Qumran17. Op. cit. (sopra, alla n. 6), p. 3 3 1 . gtmeinde ( 1 971), pp. 95-1 1 3. 198-252. 18. 4 Q r79 è stato edito da J.M. Allegro, DJD v, pp. 75-77. Cfr. J. Strugnell, RQ 7 (1 970), pp. 250-252. Vedi anche Vermes, DSSE', pp. 254-255; L. Moraldi, MQ, pp. 693694; M .P. Horgan, 'A Lament over Jerusalem (4 Qr79)', JSS 17 (1972), pp. 222-234; H. Pabst, 'Eine Sammlung von Klagen in den Qumranfunden (4 Qr79)', in M. Delcor, Qum­ ran ( 1 978), pp. 1 37-149•

588

§ 32. LETTERATURA GIUDAICA IN EBRAICO O ARAMAICO

composizione poetica e alcuni elementi del suo vocabolario ri­ cordano 1 QH, ad eccezione del fatto che 4 Q501 è una lamen­ tazione comunitaria, non del singolo. '9 Edizioni Sukenik, E.L., The Dead Sea Scrolls of the Hebrew University ( 1 9 54/19 5 5). Licht., J., The Thanksgiving Scroll ( 1 9 57) (ebr.). Delcor, M., Les Hymnes de Qumran. Texte hébreux, introduction, traduction, commentaire ( I962). Lohse, E., TQHD, pp. I09- I75·

Traduzioni Inglese

Mansoor, M., The Thanksgiving Hymns translated and annotated with an Introduction ( I96I). Vermes, DSSE', pp. 149-20 1 .

Francese

Dupont-Sommer, A., Le Livre des Hymnes découvert près de la Mer Morte [Semitica 7] ( I 9 57). Idem, EE, pp. 2 I 3-266. Carmignac, J., TQ I, pp. I 29-280. Delcor, M., op. cit.

Tedesco

Maier, J., TIM I, pp. 7 1 - I 22. Lohse, E., op. cit.

Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 329 -463.

Bibliografia Baumgarten, J.M. - Mansoor, M., 'Studies in the new Hodayot', JBL 74 ( I 9 5 5), pp. I I 5- 1 24. I 88-I95; 75 ( I 956), pp. I07- 1 I 3. Licht,J., 'The Doctrine of the Thanksgiving Hymns', IEJ 6 (I956), pp. I - I J. Silberman, L.H., 'Language and Structure in the Hodayot', JBL 75 ( I 9 5 6), pp. 96 - Io6. Mowinckel, S., 'Some Remarks on Hodayoth 39 (v, 2-20)', JBL 75 ( I 9 5 6), pp. 26 5 -276. Bardtke, H., 'Considérations sur !es cantiques de Qumran', RB 63 ( I 9 5 6), pp. 220-23J. Idem, 'Das >, probabilmente nel 1 00-75 a.C. Nell'insieme sono rimasti 22 5 frammenti.

a) Le Parole delle luci celesti (4 Q5o4-5o6) Il titolo si dice appaia sul fr. 8 verso come dbrj hm'rwt, con le

ultime cinque lettere segnate come incerte. L'opera è costituita da preghiere collettive con reminiscenze bibliche, ad es. Israele detto primogenito di Dio, David scelto come «principe pastore>>,

VIII. GLI SCRIITI DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN

59 3

Israele cacciato in esilio. Poiché la seconda unità (col. 7, r. 4) è intitolata hwdwt bjwm hsbt, inni del giorno di sabato, si può de­ durre con sicurezza che essa era preceduta da preghiere destinate al venerdì. Un ulteriore riferimento al «quarto [gior]no», figura nel fr. 3 (col. 2, r. 5). Nella preghiera si racconta come Dio abbia portato il suo popolo su ali di aquila (fr. 6, rr. 6-7) e come Ada­ mo sia stato creato nel giardino dell'Eden (fr. s r, rr. 4-6). Secon­ do l'editore, quest'ultimo passo va collegato con la domenica. Sembrerebbe ragionevole concludere che il documento completo contenesse inni o preghiere per ciascun giorno della settimana.

b) Preghiere quotidiane (4 Q503)

In questo documento, conservato in condizioni molto preca­ rie, si elencano le benedizioni della sera e del mattino per ogni giorno di un mese non precisato. La prima data, «il quinto» del mese, compare alla col. J , r. 6, e l'ultima, «il venti]seiesimo», alla col. 1 2, r. 2 3 . Le preghiere, nessuna delle quali si è conservata in­ tegralmente, sono relativamente brevi e stereotipate; iniziano con «Benedetto sia il Dio d'Israele>> (brwk '[ jir'[) e finiscono con «Pace su di te, Israele» (slwm 'ljkh jir'[). Il quindici del mese fi­ gura come un gioioso giorno di festa (col. 7, frr. 24-25, r. 5). Il fatto che, contrariamente alla sistemazione che sta alla base, ad es., di 1 QS IO, I -J , dove la luce viene prima delle tenebre, qui la sera preceda il mattino, presuppone un computo del tempo non solare, ma lunare. L'editore, M. Baillet, si chiede tuttavia se il mese non sia inteso come un modello ideale di un calendario lunare e di un antico calendario sacerdotale e solare combinati insieme, con la festività celebrata a metà mese da identificarsi con la Pasqua (DJD vn, pp. 1 0 5 - 1 06). Edizioni

Baillet, M., D]D vn, pp. 105-136 ['Prières quotidiennes']; I J?- 175 ['Paroles des Luminaires'], entrambi con traduzione francese.

Traduzioni Inglese

Vermes, DSSE ', pp. 202-205.

Francese Baillet, op. cit.

Carmignac, J., TQ n , pp . 2 99 -3 Io.

Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 643-65 1 .

Bibliografia Baillet, M., 'Un recueil liturgique de Qumran, grotte 4: Les Paroles des Luminaires', RB 68 ( 1 961), pp. 1 9 5 -250. Idem, 'Remarques sur l'édition des Paroles des Luminaires', RQ 7 ( 1964), pp. 23-42. Lehmann, M.R., 'A Re-lnterpretation of 4 Q Dibre ham-me'oroth', RQ 7 ( 1964), pp. 106- 1 IO. Rinaldi, G., 'Una «Supplica» da Qumran (4 QDibHam)', Bibbia e Oriente 14 (1972), pp. l 19- 1 3 1 . 4 · Preghiere per

le festività

Tre manoscritti, estremamente danneggiati, della grotta 4 (4 Q507-509), insieme a frammenti della grotta I (I Q34 e I Q34 bis) contengono preghiere liturgiche destinate a varie festività. Dei testi della grotta 4, 4 Q507 e 4 Q5o8 sono attribuiti, da M. Bail­ let, sulla base della loro scrittura, all'inizio del sec. I a.C., mentre 4 Q509 è definito «tardo-asmoneo» (7o-6o a.C.). Le preghiere sono alla prima persona plurale, con il solito ini­ zio: («Benedetto sia il Signore», o «Ricorda, Signore», e la solita finale («Amen, amen»). Il solo riferimento esplicito è a tplt ljwm kpwrjm) («Preghiera per il giorno dell'espiazione»): 1 Q34 bis, frr. 2 + I , r. 6; 4 Q5o8, fr. 2, r. I), ma l'editore reputa che 4 Q509 ini­ zi con il nuovo anno, continui con il giorno dell'Espiazione, i Ta­ bernacoli e, senza dubbio, altre festività (Pasqua, ecc.), e termini con [tpjlh ljwm h]bkwrjm («[Preghiera per il giorno dei] primi frutti», o festa delle Settimane: frr. I J I - I J 2, col. 2, r. 5). Edizioni

Milik, J.T., DJD x, pp. 1 36. 1 p-1 55 . Baillet, M., DJD vn, pp. 1 75-21 S·

Traduzioni Inglese

Vermes, DSSE ', pp. 205 -206 (1 QJ lis)

Francese Milik, op. cit. Baillet, op. cit.

Dupont-So mmer, A., EE, pp. 345-346. Carmignac, J., TQ n, pp. 263-267.

Italiano

Moraldi, L., MQ, pp. 639-642 .

Bibliografia

Carmignac, J., 'Le recueil de prières liturgiques de la grotte 1 ', RQ 4 (1 963), pp. 271 -276.

5 · Rituale matrimoniale (?) (4 Q5o2)

Trecentoquarantotto minuscoli frammenti di papiro documen­ tano un'opera liturgica della grotta 4, datata paleograficamente da M. Baillet all'inizio dell'era cristiana. I contenuti sembrano appar­ tenere al genere innico, con benedizioni recitate da una comunità che comprende entrambi i sessi e gruppi di varie età. Il tratto do­ minante è la gioia, il sostantivo fmph e il verbo fm/3 ricorrono diciotto volte. Baillet ipotizza che la cerimonia sia quella di un matrimonio, basandosi sulle menzioni di un « [uomo] e sua moglie» (fr. I, r. 3 : Gen. 2,2 5) e del «produrre seme» (l'fwt zr': ibid. , r. 4). Il fr. I 6 sembra essere una citazione della sezione della Regola della Co­ munità relativa ai due spiriti (1 QS 4,4-6). Tuttavia, l'identifica­ zione del documento come rituale matrimoniale da parte del­ l'editore è stata messa in discussione,' e una ipotesi alternativa è stata avanzata da J.M. Baumgarten, il quale nota la frequenza di riferimenti a «uomini di età matura» ('sjsjm: fr. 9, rr. 3, 9, I I, I 3), a «uomini anziani» (zqnjm) e «donne anziane» (zqnwt), e finan­ che a un' «assemblea (swd) di uomini e donne anziani» (fr. 24, r. 4). Tale insistenza sull'anzianità di entrambi i sessi, a suo parere, farebbe pensare non a una festa sponsale, ma all'assemblea cultua­ le dei Terapeuti di Filone (cfr. vol. n, pp. 705 -71 3 ), e forse anche alla gioiosa celebrazione nei cortili del tempio durante la festa dei Tabernacoli, menzionata nella Tosefta (tSuk . 4,2).' Edizione

Baillet, M., DJD vn, pp. 8 1 - 105 (con trad. fr.). Bibliografia

Baillet, M., 'Débris de textes sur papyrus de la grotte 4 de Qumran', RB 71 ( 1964), pp. 3 5 3-371 . 1. Vedi G. Vermes, Recensione di DJD VII in TLS, 1 oct. 1982, p. 1082. '4 Q502, Marriage or Golden Age Ritual ?', JJS 34 ( 1983), pp. 1 2 5 - 1 3 5 ·

2.

6. La Liturgia angelica o Serekh Shiroth 'olath ha-Shabbath Un documento liturgico che descrive il culto angelico nel tem­ pio celeste è stato scoperto in sei copie nella grotta 4 (4 Q4oo, 401, 402, 403, 404 e 405 ). Altri piccoli frammenti sono stati rin­ venuti nella grotta I I , e un pezzo piuttosto ampio a Masada. So­ no tutti opera di mani «erodiane». Finora nessuno dei testi è sta­ to pubblicato in una qualche edizione «ufficiale», ma parti di 4 Q402 e 403 furono pubblicati in uno studio preliminare da J. Strugnell, nel I 960. Il frammento di Masada fu discusso da Y. Yadin nel I 96 5, e tutti i manoscritti della grotta 4 sono stati sot­ toposti a uno studio approfondito, che comprende edizioni, tra­ duzioni e commento, da Carol Ann Newsom, in una disserta­ zione dottorale ad Harvard, sotto la direzione di J. Strugnell. 3 Dedicati all' lJ indichi lo scetticismo del colo­ fonista circa la rivendicazione da parte di Dositeo delle proprie origini. Nondimeno, nei suoi dati essenziali è più probabile che il colophon sia genuino, che non il contrario. =

II. TRADUZIONI DI TESTI SEMITICI NON SCRITTURISTICI

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meo e da una Cleopatra. Sarebbe possibile una datazione sia nel 1 1 4 a.C. circa, sia nel 77 a.C. circa, oppure nel 48 a.C. circa. Pro­ babilmente, è da preferire il 1 1 4 a.CY Sorprende non poco il singolare caso di Ester, ed è possibile che la necessità di un colo­ phon attestante l'autenticità della traduzione sia connessa con il fatto che il testo greco esiste in due versioni ampiamente diverse, nessuna delle quali s'avvicina al testo masoretico ebraico.43 Il te­ sto corrente dei LXX è rappresentato dai manoscritti più impor­ tanti, il Vaticano, l'Alessandrino e il Sinaitico. Un testo greco molto più ridotto si trova nei codd. 19, 93a e r o8b. Questo testo più breve potrebbe rappresentare la recensione «lucianea» del testo dei LXX; cfr. P. de Lagarde, Librorum Vet. Test. canonico­ rum pars prior graece (r 883), ma è impossibile provare una di­ pendenza dal testo dei LXX; potrebbe anche trattarsi di una tra­ duzione indipendente, nel qual caso il testo ebraico cui presu­ mibilmente fa riferimento differiva in misura considerevole da quello che sopravvive nel T.M.44 L'eventualità che al tempo della traduzione di Lisimaco fossero in circolazione testi differenti di Ester s p iegherebbe il colophon sull'autenticità della sua tradu­ zione. E probabile, ma non è certo, che il suo testo sia quello più esteso giacché, sebbene sia apposto a uno dei tre manoscritti del­ la traduzione breve, il colophon manca nelle altre due, ma si tro­ va in tutti i manoscritti del testo lungoY Sfortunatamente, la pos42. B. Jacob, art. cit. , pp. 279 ss., propone Tolemeo IX Sotere II, nel I 14 a.C. circa; E.J. Bickermann, art. cit. pp. 339-362, pensa a Tolemeo xn, nel 77 a.C. circa; J.B. Schilden­ berger, Das Buch Esther ( 1 94 1 ), p. 2 I , suggerisce Tolemeo XIV nel 48 a.C. circa; cfr. an­ che H. Willrich, judaica (I9oo), p. 4 · 43· Cfr. C.C. Torrey, 'The Older Book of Esther', HThR 37 ( 1 944), p. 1 . 44· Cfr. A. Moore, ' A Greek Witness t o a Different Hebrew Text o f Esther', ZAW 79 (1967), pp. 3 5 1-3 5 8; H.J. Cooke, 'The a-text of the Greek Version of the Book of Esther', ZAW 8 I ( I969), pp. 369-376; E. Tov, 'The «Lucianic» text of the canonica! and the apo­ cryphal sections of Esther: a rewritten biblica! book', Textus IO (I982), pp. I -28. Per ul­ teriore bibliografia su questi testi, vedi Brock - Fritsch - Jellicoe, pp. I 1 2- I I3i Delling, Bibliographie I47- I48. 4 5 · C.A. Moore, Daniel, Esther and ]eremiah: The Additions ( 1 977), p. 252. Qualunque fosse il testo che conteneva il colophon, è probabile che comprendesse pure alcune delle aggiunte, ma le differenze fra le aggiunte nelle due versioni sono troppo ridotte, per esse­ re d'aiuto in questa discussione, vedi sotto, § 33B,I.2, pp. 9 5 1 s. In favore dell'antichità del testo più breve depone la presenza di lezioni che concordano con quelle della Vetus Latina, ma tanto la Vetus Latina stessa in altri passi, quanto tutte le altre versioni sono basate sul testo più lungo (LXX), fuorché la versione siriaca e la Volgata, che si basano sul testo ebraico; cfr. Moore, op. cit. , p. I67.

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§ 3 3A. LETTERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

sibilità che il testo ebraico tradotto da Lisimaco non sia quello so­ pravvissuto rende difficile esprimere un giudizio sulla natura del­ la sua traduzione, com'è il caso del resto per molte parti dei LXX. Fra le traduzioni dei libri apocrifi, soltanto alla versione del­ l'opera di Ben Sira per mano di suo nipote si può assegnare, in maniera analoga, una data e un luogo d'origine. La prefazione ad Ecclus afferma che il traduttore era giunto in Egitto nell'anno trentottesimo del re Evergete, ossia di Tolemeo VII Evergete Fi­ scone, e che, rendendosi conto delle grandi opportunità che gli si offrivano di istruire la popolazione, pensò fosse quanto mai ne­ cessario impiegare un po' delle proprie energie e fatiche a tradur­ re il libro del nonno, e di «pubblicarlo per coloro che si sono sta­ biliti in terra straniera e intendono istruirsi addestrandosi a vive­ re secondo la legge» . Perciò la sua traduzione fu realizzata in Egit­ to prima della morte dell'Evergete, nel I I 6 a.C. circa. Anche in questo caso, peraltro, nonostante la scoperta di frammenti ebrai­ ci a Qumran e a Masada e di un'ampia sezione di una versione ebraica in un manoscritto medievale della Geniza del Cario, il rapporto fra tali testi e l'archetipo ebraico resta di per sé poco chiaro (vedi sopra, p. 278), per cui non è possibile precisare la natura del testo utilizzato dal traduttore greco, e possiamo for­ mulare soltanto osservazioni molto generiche circa le sue tecni­ che di traduzione. È tuttavia significativo notare la sua consape­ volezza personale dell'impossibilità, per un traduttore, di trova­ re gli equivalenti precisi dell'originale ebraico in un'altra lingua (Ecclus, Prologo). 46 Per tutti i libri tradotti in greco in questo periodo, a documen46. Sul traduttore e sulla sua opera, vedi: P. Auvray, 'Notes sur le prologue de I'Ecclé­ siastique', in Mélanges A. Robert ( 1 957), pp. 2 8 1 -287; H.J. Cadbury, 'The Grandson of Ben Sira', HThR 48 ( 195 5), pp. 2 1 9-223; L. F. Hartmann, 'Sirach in Hebrew and in Greek', CBQ 23 ( 1 961), pp. 443-4 5 3 ; D. De Bruyne, 'Le Prologue, le titre et la finale de I'Ecclé­ siastique', ZAW 47 ( 1 929), pp. 257-263; }.H. Hart, 'The Prologue to Ecclesiasticus', JQR 19 ( 1 907) . pp. 284-297· Per il testo greco, vedi J. Ziegler, ed., Sapientia fesu Filii Sirach ( 1 965; '1980). Per gli studi su quel testo, vedi specialm. J. Ziegler, 'Hat Lukian den griechischen Si­ rach rezensiert?', Bibl. 40 (1959), 210-229; Idem, 'Urspriingliche Lesarten im griechischen Sirach', in Mélanges E. Tisserant (Studi e Testi 23 1 , 1 964), pp. 461 -487; Jellicoe, SMS, pp. J06-J IO. Ulteriore bibliografia in Brock-Fritsch-Jellicoe, op. cit. , pp. 1 29- 1 32; Delling, Biblio­ graphie, pp. 1 3 1 - 1 36.

II. TRADUZIONI DI TESTI SEMITICI NON SCRITTURISTICI

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tazione della loro provenienza si può utilizzare soltanto lo stile e il vocabolario. Così, ad esempio, il testo greco della Storia e mas­ sime di Apiqar, conservato come una sezione della Vita di Esopo, potrebbe provenire dall'Egitto, e risalire a un periodo compreso fra il 3 0 a.C. e il I oo d.C., poiché utilizza termini latini che risal­ gono, verosimilmente, a dopo l'occupazione romana (così B.E. Perry, Aesopica I, Greek and Latin Texts [I952], pp. 4-5). Nonostante le difficoltà di confrontare queste traduzioni con i rispettivi testi originali, è possibile cogliere sufficienti indizi per sostenere che esse dovrebbero essere considerate, di diritto, vere e proprie composizioni. Non sempre i Settanta sono una tradu­ zione letterale; talvolta costituiscono piuttosto un commento teologico o haggadico al testo ebraico, talaltra una parafrasi lette­ raria; altre volte ancora un'amplificazione o una riduzione (cfr. Jellicoe, SMS, pp. 3 14-3 I 8 . pi -p2; E.J. Bickermann, 'The LXX as a Translation', PAAJR 28 [19 59], pp. 1-39; C. Rabin, 'The Translation Process and the Character of the LXX', Textus 6 [1968], pp. 1 -26; per ulteriore bibliografia, vedi S.P. Brock - C.T. Fritsch - S. Jellicoe, A Classified Bibliography of the Septuagint (1973), pp. 34-37, e la bibliografia sui singoli libri; E. Tov, 'Mid­ rash-type exegesis in the LXX of Joshua', RB 8 5 [I 978], pp. 5061, con ulteriori riferimenti alla n. I; cfr. anche sopra, n. 29). Tutte queste caratteristiche, insieme alle risonanze speciali di de­ terminati vocaboli greci, concorsero a produrre un documento con una sua portata propria, alquanto diversa da quella dell' origi­ nale semitico (cfr. C.H. Dodd, The Bible and the Greeks [1934, rist. I 9 54], pp. 3-9 5, e le numerose opere scientifiche su concetti particolari tipici dei LXX citate in Brock-Fritsch-Jellicoe, op. cit. , pp. 1 8-23). Esattamente alla stessa maniera le traduzioni, effet­ tuate in questo periodo, di libri non scritturistici per mano di Ebrei dovrebbero essere considerate un potente mezzo per dif­ fondere idee religiose fra gli stessi Giudei, e forse anche fra il pubblico pagano. In termini di impatto letterario, può ben darsi che tali traduzioni abbiano esercitato tra i Giudei di lingua greca la stessa influenza di composizioni indipendenti. In realtà, il fatto che molti di questi scritti siano sopravvissuti nella loro in­ terezza grazie all'opera di conservazione dei primi autori cri­ stiani, i quali verosimilmente li conobbero soltanto nella loro for-

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§ 3 3A. LEITERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

ma greca, depone a favore della loro popolarità, che dovette esse­ re maggiore di quella goduta dalle compos izioni originali, le qua­ li in molti casi sarebbero andate del tutto perdute se frammenti di esse non fossero stati citati da autori pagani, come Alessandro Poliistore. III.

LETTE RATURA

IN

PROSA SUL PASSATO

Le opere letterarie considerate fin qui sono traduzioni di scrit­ ti semitici, in cui gli elementi ellenistici, importati grazie all'uso del greco, sebbene evidenti persino nei LXX, non sono tuttavia rilevanti. Potenzialmente diversi sono quegli scritti giudaico-el­ lenistici che, nella forma, sono modellati su composizioni greche non bibliche, e che quindi appartengono al campo della lettera­ tura storica, poetica e filosofica. Tratteremo anzitutto degli scrit­ ti storici. Più che alla storia in quanto tale, gli scrittori biblici era­ no interessati alla storia in quanto modello, che rivela l'interven­ to divino nel mondo e che è fonte d'istruzione, perché indica co­ me debba essere servito Dio stesso. Per il giudaismo ellenistico, invece, la conoscenza della storia trascorsa era parte della cultura contemporanea. Un popolo poteva pretendere di essere annove­ rato fra le nazioni soltanto se era in grado di rifarsi a una storia lunga e grandiosa. Per tale ragione, persino nazioni un tempo con­ siderate barbare ora ellenizzavano la propria storia, per renderla accessibile al mondo civilizzato. Anche i Giudei ellenisti nutriva­ no queste aspirazioni. Essi pure compilarono la loro storia s acra sia per se stessi sia per i gentili. È ragionevole ipotizzare, in tutta la storia di questo genere, una tendenza apologetica, sebbene te­ nuta spesso in secondo piano. Tra le opere di questo tipo, la più esauriente che ci sia pervenuta è la grande storia di Giuseppe. Ma egli ebbe non pochi predecessori, che avevano rielaborato pe­ riodi talvolta più estesi e talaltra più ridotti della storia giudaica in varie forme, alcuni nello stile sobrio degli annali (Demetrio), altri con abbellimenti midrashici leggendari in maiorem Iudaeo­ rum gloriam (Eupolemo, Artapano). Altri ancora avevano adot­ tato uno stile filosofeggiante, per presentare il grande Legislatore dei Giudei come il migliore dei filosofi, anzi addirittura come il padre di tutta la filosofia (Filone).

III. LETTERATURA IN PROSA SUL PASSATO

65 S

D'altra parte, i Giudei ellenisti non si limitarono a comporre racconti della storia biblica in uno stile analogo al midrash pale­ stinese e in parte da esso dipendente. Essi registrarono per iscrit­ to anche eventi del loro tempo (Giasone di Cirene, Filone, Giu­ seppe, Giusto di Tiberiade). Alcuni scrittori furono attivi in en­ trambi i settori. È utile tener p resente, in ciascun caso, in quale misura la visione giudaica del passato sia stata influenzata dal ge­ nere letterario greco. Questo genere, peraltro, benché ormai con­ solidato a partire dal periodo ellenistico, si segnalava proprio in quel periodo per la diversità di approcci adottati dagli storici, dalla storia asciutta e quasi annalistica, fino alla più comune sto­ ria romantica e retorica incentrata su personaggi singoli. Alcune volte riesce difficile individuare alcunché di greco nelle opere de­ gli storici giudaico-ellenistici, se si eccettua la lingua in cui esse sono scritte. In questi casi, il modo migliore per interpretarle è di leggerle all'interno delle tradizioni midrashiche che ci risultano familiari dai testi semitici del medesimo tempo. La maggior parte degli storici giudaico-ellenistici più antichi sono sfuggiti all'oblio totale soltanto grazie agli estratti che ne ha riportato Alessandro Poliistore. Il merito del Poliistore non è esclusivo, poiché è possibile che alcuni testi siano stati conservati grazie a un cronografo tardo, del secolo 1 a.C. avanzato, forse Tolemeo di Mende (vedi sotto, p . 669), e poiché è poco verosimi­ le che la sua opera fosse disponibile ai principali autori a noi noti (cfr. N. Walter, 'Zur Ù berlieferung einiger Reste friiher jiidisch­ hellenistischer Literatur bei Josephus, Clemens und Euseb', Studia Patristica vn [1966], pp. 3 1 4-3 20), anche il ruolo di altri intermediari dev'essere stato cruciale. Ad ogni buon conto, Ales­ sandro fu un autore prolifico, che visse tra l'So e il 40 circa a.C. (secondo le affermazioni del lessico di Suida, s.v. 'AÀÉ�a:vòpoç, e di Svetonio, De gramm. 2o; cfr. C. Miiller, FHG 111, p. 2o6; non­ ché degli studiosi menzionati sotto, specialm. Susemihl, Schwartz, Jacoby, FGrH IIIA, pp. 248 ss., e Stern, GLAJJ 1, pp. 1 5 7). Tra le sue tante opere, ne scrisse una intitolata m:pl 'Iouòaiwv, in cui raccolse insieme estratti di autori non giudaici relativi ai Giudei, limitandosi, a quanto pare, ad apportare poche aggiunte e com­ menti critici di propria mano. Eusebio, a sua volta, inserì una par­ te notevole di questa collezione nella sua Praeparatio evangelica

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§ 33A. LETTERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

(9, 17-39). Dobbiamo quasi interamente a questa circostanza la nostra conoscenza delle più antiche compilazioni giudaico-elle­ nistiche e samaritane della storia biblica in prosa e in poesia: quel­ le di Demetrio, Eupolemo, Artapano, Aristea, Cleodemo, Filo­ ne, Teodoto ed Ezechiele. Oltre ad Eusebio, anche Clemente di Alessandria cita una volta il 7tEp� 'louòatwv di Alessandro (Strom. r,2 1 , I 3o); e ne fa uso, probabilmente, quando cita quegli autori dei quali Alessandro riporta gli estratti: Demetrio, Filone, Eupo­ lemo, Artapano, Ezechiele (Stra m. I ,2 I , I 4 I; 2 3, I 5 3 -q 6). Anche la citazione di Alessandro ad opera di Giuseppe in An t. I , I 5, I [240] potrebbe provenire dal 7tEp� 'louòatwv, poiché egli sembra tradire altrove, c. Ap. I,23 (21 8), una certa familiarità con l'opera; anche se è possibile che questa citazione provenga dai Libyca di Alessandro . . Si possono contare numerose altre possibili tracce nelle Antichità, e c'è chi sostiene che Giuseppe abbia utilizzato Alessandro in maniera molto estesa, benché la cosa sia tuttora oggetto di discussione; cfr. Stern, GLAJJ 1, p. r 57, n. 2. Ma que­ sto è tutto quanto ci è pervenuto degli scritti di Alessandro in ci­ tazioni indipendenti. Gli estratti di Eusebio sono disposti secondo l'ordine cronolo­ gico degli argomenti trattati. Essi iniziano con frammenti della storia di Abramo tratti da Eupolemo, Artapano, Molone, Filone e Cleodemo. Seguono parti della storia di Giacobbe prese da De­ metrio e Teodoto; e infine, parti della storia di Giuseppe, attinte da Artapano e Filone, ecc. La natura del testo indica che questo ordine non è dovuto allo stesso Eusebio, ma era stato seguito prima di lui già dallo stesso Alessandro Poliistore, giacché le sin­ gole sezioni sono unite da Alessandro per mezzo di parole di collegamento. Il dato è confermato da un confronto con le cita­ zioni in Clemente di Alessandria. Come in Eusebio, cioè, gli estratti riportati da Clemente della storia di Mosè si susseguono direttamente l'uno all'altro: Eupolemo = Eusebio 9,26 = Clemente, Strom. I ,2J,I 53· Artapano = Eusebio 9,27 = Clemente, Strom. r ,2J,I 54· Ezechiele = Eusebio 9,28 = Clemente, Strom. I ,2J,I 5 5 - 1 56. È chiaro così che era questo l'ordine originale di Alessandro Po­ liistore. L'autenticità degli scritti di Alessandro è stata messa in discus-

III. LETTERATURA IN PROSA SUL PASSATO

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sione, poiché si è creduto che fosse inconcepibile che un autore pagano come Alessandro Poliistore potesse avere un tale interes­ se specifico per le faccende dei Giudei. S'è ritenuto strano anche il fatto che egli definisca le Scritture dell'Antico Testamento co­ me le:pat �t�Àot (Euseb. 9,24,29; 1 5 = Jacoby, FGrH m C 729 F 3; 722. F2 e 4), e fornisca qui racconti così dettagliati della storia giu­ daica, mentre altrove denuncia un'ignoranza estrema e sorpren­ dente di essa. Ma si può pensare che tutto questo sia dovuto alla dipendenza verbale di Alessandro dalle sue fonti giudaiche; cfr. Freudenthal, pp. 1 74- 1 84. La questione è, comunque, di impor­ tanza secondaria, poiché non importa veramente se gli estratti siano stati compilati dallo stesso Alessandro o da qualcun altro. Le differenze straordinarie di forma e di contenuto all'interno di questi frammenti garantiscono in ogni caso che siamo di fronte a estratti di opere che esistevano veramente, e non a un'opera co­ struita e scritta da un'unica mano. Anche se fosse veramente pos­ sibile provare che la compilazione non fu opera di Alessandro Poliistore, questo fatto risulterebbe tuttavia interessante per la determinazione della data, poiché allora il periodo in cui egli vis­ se potrebbe essere trascurato come criterio di datazione. Ma sic­ come i frammenti in sé non offrono motivi per datarli a un pe­ riodo successivo, è proprio il caso di considerare Alessandro Po­ liistore come responsabile della loro compilazione. Tra gli autori dai quali Alessandro attinge i suoi estratti, e il cui periodo di vita può essere fissato indipendentemente dallo stesso Alessandro, il più recente è Apollonia Molone (Eusebio 9,19), oratore greco della prima metà del sec. I a.C. (cfr. sotto, sezione VI). Nello studio degli storici giudaici di lingua greca, occorre te­ nere sempre presente che questa selezione del materiale, opera an­ zitutto di Alessandro Poliistore e quindi dei primi Padri della chiesa, ha prodotto probabilmente una notevole alterazione nel contenuto dei frammenti sopravvissuti. Si dovrebbe notare altre­ sì che Alessandro sembra non aver fatto alcuna distinzione fra scrittori giudei e samaritani. In ciò la sua decisione è stata utile agli studiosi moderni, giacché è chiaro che gli autori samaritani scrissero sovente all'interno delle medesime tradizioni midrashi­ che e per ragioni analoghe a quelle dei loro contemporanei giu­ dei; per questo si è qui incluso un resoconto del loro lavoro.

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§ 3 3A. LETTERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

Vi è un'altra opera di Alessandro Poliistore interessata anch'es­ sa alla storia biblica, e precisamente una Storia dei Caldei, in cui egli segue essenzialmente Berosso (non ne conosciamo il titolo esatto). Eusebio, in particolare, ne fa abbondante uso nelle sue Cronache. Cfr. H. Gelzer, julius Africanus II. I, pp. 24 ss.; Jaco­ by, FGrH IIIA, pp. 79· I09-1 1 4. In essa Alessandro citava anche gli Oracoli Sibillini giudaici (Euseb., Chron., ed. Schoene, I, col. 23; Cirillo, Adv. Iulian., ed. Spanh., 9c; Sincello, ed. Dindorf, I, p. 8 I ; cfr. Ios., Ant., I,4,3 [ 1 1 8]; Freudenthal, pp. 25 s.; Jacoby, FGrH IIIA, pp. I IO-I I I ) . Secondo il lessico di Suida, una sua ope­ ra su Roma conteneva la strana affermazione che la Legge giudai­ ca proveniva da una donna di nome Moso (Suida, s. v. 'Aì.€�avopoç; Miiller, FHG, nr. 2 5 ; Jacoby, FGrH IIIA 273, F7o; Stern, GLAJJ I, p. 1 63). È possibile che quest'opera, altrimenti sconosciuta, sia da identificarsi con la sua Storia d'Italia (Jacoby, FGrH IIIA 273, F2o). Inoltre, l'informazione secondo cui la Giudea prende il no­ me da Giuda e Idumea, i figli di Semiramide, ', HUCA 50 (I979), pp. I 0?1 14. Kellermann, U., Auferstanden in der Himmel. 2 Makkabaer 7 und die Auf­ erstehung der Martyrer ( I979). Doran, R., Tempie Propaganda: the Purpose and Character of 2 Maccabees (I98 r ). ·

III. LETTERATURA IN PROSA SUL PASSATO Sulle due lettere all'inizio del libro, cfr. (oltre alla bibl. sopra elencata): Grii.tz, H., 'Das Sendschreiben der Palii.stinenser an die agyptisch-judaischen Gemeinden wegen der Feier der Tempelweihe', MGWJ ( 1 877), pp. 1 - 1 6. 49-60. Biichler, A., 'Das Sendschreiben der Jerusalemer an die Juden in Aegypten in n Makkab., 1, 1 1 - 1 2, 18', MGWJ 41 (I 897), pp. 48 I - 500. 529-5 54. Torrey, C.C., 'Die Briefe 2 Makk. I , I -2,1 8', ZAW 20 ( I9oo), pp. 225-242. Winckler, 'Die Juden und Rom', Altorientalische Forschungen, 3· Reihe, I.2 ( I902), pp. 97-I 34 (pp. 97- I 1 2g. su 2 Mach. I,Io ss.). Mercati, RB ( I902), pp. 203-2I I (sul testo di 2 Mach., I,7). Kolbe, W., Untersuch. z. jud. und syr. Gesch. (I92 5). Bi(c)kerman(n), E., 'Ein jiidischer Festbrief vom Jahre I 24 v. Chr. (n Macc. I. I -9)', ZNW 32 (I93 3), pp. 233-254 (rist. in Studies in ]ewish and Chris­ tian History n [198o], pp. 1 36-I 5 8). Torrey, C.C., 'The Letters Prefixed to Second Maccabees', JAOS 6o (I 940), pp. I I9-J 50. Idem, The Apocryphal Literature etc. (I945), pp. 78-79. Wacholder, B.Z., 'The Letter from Judah Maccabee to Aristobulus: Is 2 Maccabees I , I 0-2, I 8 Authentic?', HUCA 49 (I978), pp. 89- I 3 3 ·

8 . Il terzo libro dei Maccabei Oltre a 2 Mach. , si può menzionare qui anche il cosiddetto ter­ zo libro dei Maccabei, dato che esso ha almeno la forma di un rac­ conto storico concernente un presunto episodio della tarda sto­ ria giudaica. In effetti si tratta di un'opera romantica di fantasia basata su reminiscenze molto vaghe di eventi storici, soltanto po­ chi dei quali si verificarono al tempo e nel luogo descritti dal li­ bro. Essa narra come Tolemeo rv Filopatore (22 1 -20 5 a.C.), do­ po la sua vittoria su Antioco il Grande a Rafia (2 1 7 a.C.), si recò a Gerusalemme e volle anche penetrare nella parte interiore del Tempio. Poiché nulla poté distoglierlo dal suo intento, i Giudei nella loro desolazione implorarono Dio, il quale rispose alle loro preghiere e colpì Tolemeo, in modo tale che questi cadde al suo­ lo stordito (1-2,24). Infuriato, egli tornò in Egitto e progettò di vendicarsi. Privò i Giudei alessandrini dei loro diritti civili e or­ dinò che tutti i Giudei d'Egitto fossero portati in catene, con mogli e figli, ad Alessandria, dove li rinchiuse nell'ippodromo. Il loro numero era così grande che gli scribi incaricati di registrar­ ne i nomi dopo quaranta giorni non avevano ancora finito e fu­ rono costretti a smettere per mancanza di materiale scrittorio (2,

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§ 33A. LETTERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

2 5 -4,2 1). Tolemeo, quindi, ordinò di ubriacare 500 elefanti con in­

censo e vino e di lanciarli contro i Giudei nell'ippodromo. Furo­ no fatti i preparativi, ma la realizzazione del piano fu posticipata di un giorno, perché il re nel giorno stabilito aveva dormito fino all'ora del pranzo. Neanche il secondo giorno accadde alcunché, perché per la provvidenza di Dio il re improvvisamente dimenti­ cò tutto e si mostrò molto irato per le ostili macchinazioni con­ tro i Giudei, i suoi servi più fedeli. Ma in quello stesso giorno, all'ora del pasto, ripeté l'ordine, dato in precedenza, di stermina­ re i Giudei. Quando infine, nel terzo giorno, la situazione sem­ brò farsi veramente seria e il re si stava avvicinando all'ippodro­ mo con le sue truppe, in risposta alle preghiere dei Giudei ap­ parvero dal cielo due angeli, e le truppe insieme al re furono col­ te dal terrore. Gli elefanti, d'altra parte, si lanciarono contro le truppe del re, le calpestarono e le distrussero (5,6,2 I). A questo punto il re si adirò grandemente con i suoi consiglieri e comandò di liberare i Giudei dalle loro catene, e anzi di intrattenerli per sette giorni a sue spese. Essi quindi celebrarono la loro liberazio­ ne con feste e giubilo e decisero di considerare quei giorni una festività per i secoli a venire. Il re inviò lettere di protezione in favore dei Giudei a tutti i governatori nelle province, e diede ai Giudei il permesso di mettere a morte gli apostati che fossero sor­ ti tra loro. Ne furono uccisi oltre 300 in un solo giorno e i Giu­ dei tornarono a casa felici e contenti (6,22-7,23). Questa storia è del tutto inventata, ed è scritta in un genere letterario vicinissimo al romanzo ellenistico. Può darsi che de­ terminati elementi riflettano problemi autentici vissuti dai Giu­ dei di Alessandria sotto Tolemeo IV Filopatore. Così, il racconto della battaglia di Rafia (I, I - 5) non è impreciso. È del tutto pos­ sibile che Tolemeo IV abbia cercato effettivamente, come gli si fa dire nel libro, di iniziare i Giudei, insieme con altri, ai misteri di Dionisio e di concedere loro i diritti civili (3,2 1). L'accento sul­ l'imposizione di un censimento da parte di Tolemeo IV non è in­ verosimile (2,28), ma non per questo si può sostenere con ragio­ ne che 3 Mach. è una fonte storica attendibile per il periodo cui si riferisce (Kasher). Al contrario, l'autore sembra divertirsi ad accumulare impossibilità psicologiche. Di conseguenza, anche il suo stile è pretenzioso, ampolloso e involuto.

III. LETIERATURA IN PROSA SUL PASSATO

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La base principale per il racconto romanzato dell'autore sem­ bra essere stata piuttosto una più antica leggenda contenuta in Giuseppe. Secondo questa leggenda (c. Ap. 2, 5 [50-5 5]), Tolemeo VIII Fiscone ( 1 4 5- 1 1 6 a.C.) volle gettare i Giudei di Alessandria, che in quanto sostenitori di Cleopatra erano suoi nemici politici, davanti agli elefanti inebriati. Gli animali però si volsero contro gli amici del re, per cui questi rinunciò al suo progetto. A ricor­ do, da allora i Giudei di Alessandria hanno celebrato questo gior­ no come giorno di festa. Secondo la leggenda, almeno la celebrazione della festa, men­ zionata anche in 3 Mach. (6,36), sembra un fatto storico. Tutto sommato, può darsi che alla base della leggenda ci siano alcuni fatti realmente accaduti. La minaccia ai Giudei durante il gover­ no di Fiscone è un dato abbastanza plausibile, considerato che essi sostenevano Cleopatra n. La forma più antica della leggenda sembra essere quella di Giuseppe, poiché qui tutto è molto più semplice e psicologicamente più comprensibile, ed è chiaro che egli non conobbe 3 Mach. Così, quando 3 Mach. ricollega questa storia a Tolemeo rv, invece che a Tolemeo VIII, il suo autore si scosta dalla leggenda più antica. Altre aggiunte con le quali l'au­ tore arricchisce il proprio racconto aumentano ulteriormente le divergenze. È possibile, ad esempio, anche se non siamo in grado di provarlo, che egli abbia combinato un ulteriore episodio di persecuzione con quelli avvenuti sotto Tolemeo IV e Tolemeo VIII, vale a dire le poco note agitazioni dei Giudei alessandrini nell' 8 8-87 a.C., di cui siamo a conoscenza grazie a Giordano, Ro­ mana 8 1 , ed. Mommsen (così Willrich). Sembra insomma che 3 Mach. abbia unito insieme volutamente leggende provenienti da diversi periodi. Così, ad esempio, Dositeo, che in 1,3 è menzio­ nato come compagno di Tolemeo IV, si sa che è esistito, e che era vivo nel 222 a.C. (P. Hibeh 90, cfr. H. Willrich, Klio 7 [1 907], pp. 293 ss.); ma il nome è forse anche una reminiscenza del gene­ rale di Tolemeo Filometore menzionato in c. Ap. 2, 5 (49). L'au­ tore intendeva spiegare una festività già esistente, e fornire ai Giudei di Alessandria argomenti e stimoli nella loro lotta contro i Greci del luogo, che li avevano occupati dal tardo periodo to­ lemaico fino al periodo romano. Sulla datazione dell'autore, le stime variano e vanno dalla pri-

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§ J JA. LETTERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

ma parte del sec. 1 a.C. fino al tardo sec. I d.C. La più antica data possibile è fissata grazie alla conoscenza dimostrata dall'autore delle aggiunte greche a Daniele (3 Mach. 6,6), che nella loro for­ ma attuale appartengono al sec. II a.C., ma che potrebbero avere circolato separatamente già prima (vedi sotto, pp. 9 5 6 s.). La data più bassa possibile è il 70 d.C., giacché si presuppone che il tem­ pio sia ancora in piedi e che il libro sia passato poi nelle mani dei cristiani. Sono state proposte date più precise. Se è vero che l' edit­ to reale incluso nell'attuale testo greco di Ester era già inserito nella traduzione originaria completata probabilmente nel I I 4 a.C. - ma sono possibili anche altre datazioni: 77 o 48 a.C. (vedi so­ pra, p. 65 I; sotto, p. 949) - e se è vero che tale traduzione si basa­ va su 3 Mach., allora quest'ultima opera dev'essere datata prima del I 14 (o del 77 o del 48) a.C. (cfr. B. Motzo, 'Il rifacimento greco di Ester e il m Mac.', in Saggi di storia e letteratura giudeo­ ellenistica [I 924], pp. 272-290). Ma, benché sia certa l'esistenza di qualche rapporto letterario con il testo greco di Ester, tale rap­ porto può tuttavia essere plausibilmente rovesciato, per cui 3 Mach. avrebbe usato il testo greco di Ester e dovrebbe essere da­ tato dopo il I I 4 a.C. al più presto. Inoltre, se l'editto fu inserito nella traduzione greca dopo che era stata completata la traduzio­ ne effettuata da Lisimaco, esso potrebbe essere stato composto in qualsiasi tempo antecedente la sua prima citazione da parte di Giuseppe (vedi sotto, p. 949). Wilcken, Tcherikover e Hadas ri­ tengono che il termine usato per indicare il censimento, laogra­ phia (2,2 8), suggerisca una datazione romana e, più specifica­ mente, che la preoccupazione espressa per i diritti civili giudaici risalga probabilmente agli anni 2 5- I 5 a. C. e al censimento del 2423 a.C., nel quale fu imposto ai Giudei uno speciale testatico, che causò loro notevoli disagi. Il termine non è un indizio determi­ nante per una composizione nel periodo romano; cfr. A. Kasher, The Jews in Hellenistic and Roman Egypt (I 978), pp. 207-208 (ebr.), ma rende verosimile una datazione romana. Una datazio­ ne specifica al tempo di Caligola, considerata la generale atmosfe­ ra di oppressione da parte dello stato, resta ipotetica, data la man­ canza di qualsiasi riferimento specifico a questo periodo; contra Collins, BAAJ, pp. 1 0 5 - 1 1 1 . In effetti, non c'è bisogno di alcuna persecuzione specifica per spiegare la composizione di un roman-

III. LETTERATURA IN PROSA SUL PASSATO

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zo storico eziologico di questo tipo all'interno della comunità giu­ daica di Alessandria, che dopo la metà del sec. n a. C. visse co­ stantemente in una situazione di tensione. L'argomento trattato ci dà la certezza che l'opera fu scritta in Egitto. Lo stile greco ver­ boso, retorico, rimanda chiaramente a una composizione scritta originariamente in greco, piuttosto che a una traduzione.

La più antica documentazione cristiana si ha in Eusebio, dato

che i riferimenti in Sincello e Girolamo provengono da Eusebio, come sembra possibile dedurre dai punti di contatto fra di loro (Euseb., Chron. , ed. Schoene, n, coli. 1 22 ss.; Syncell.: l] -rpt-r"fj

-rwv Mcxxxcx�cdwv �t�Àoç 1te:pi -rou IDtÀomhopoç -rou-rou IhoÀe:­ (J-CXtou lcr-rope:t; Girolamo, ed. Helm, GCS Eusebio vn, 2a ed., p.

1 34: Ea quae in tertio Maccabaeorum libro scripta sunt, sub hoc principe gesta referuntur). I Canoni apostolici hanno, nel canone 84, Mcxxxcx�cxiwv -rptcx (Zahn, Gesch. des neutestamentl. Kanons, n, 1 84- 193i Swete -

Ottley, IOTG, p. 209). ' Anche la sticometria di Niceforo conta Mcxxxcx�cx"ixà y (Zahn n, p. 299; Swete - Ottley, p. 208). La Synopsis Athanasii legge, invece, Mcxxxcx�cx"ixà �t�Àtcx ò' ll-roÀe:(J-cx"ixa (Zahn n, p. 3 1 7; Swete - Ottley, p. 207). Secondo la congettura di Credner, invece del numero ò' si dovrebbe leggere xcxt, per cui IhoÀe:(J-cx"ixa si riferirebbe a 3 Mach. Zahn n, p. 309, ha proposto la lettura 7toÀe:(J-txa, 'di contenuto ostile', cioè 'non canonico'. Poiché Sincello cita la Lettera di Aristea con la formu­ la xcx-8wç iv -roiç IhoÀe:(J-CXt?,totç y€ypcx7t-rcxt, è possibile che 3 Mach. sia stato associato talvolta alla Lettera, sotto il titolo non inap­ propriato di IhoÀe:(J-cxtxa. A quanto pare, il libro non fu mai conosciuto nella chiesa lati­ na, e per questa ragione manca anche nella Volgata. Invece, è sta­ to accolto nella chiesa siriaca, come prova l'antica traduzione si­ riaca sopravvissuta. Il nome di 'libro dei Maccabei' gli è stato attribuito del tutto impropriamente, perché tratta della persecuzione di Giudei fe­ deli. Il libro è stato conservato soltanto in alcuni manoscritti dei LXX. Si trova nel codice Alessandrino (A), ma non nel Vaticano

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§ 33 A. LEITERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

né nel Sinaitico. Il principale termine di confronto per A è forni­ to dal Codex Venetus. Perciò compare nella maggior parte delle edizioni dei LXX: cfr. specialmente LXX, V. T. Graecum Auct.... Gottingensis edd., Xl.J, Maccabaeorum liber J, ed. R. Hanhart {' 1 98o), e nelle edizioni separate degli apocrifi greci (cfr. sopra, p. 2 5 4). Delle traduzioni antiche è sufficiente menzionare la Vetus Si­ riaca (cfr. sopra, p. 254). Cfr. R. Hanhart, Zum Text des 2 . und J.

Makkabaerbuches. Probleme der Vberlieferung, der Auslegung und der Ausgabe (MSU vn) (1961); W. Baars, 'Eine neue griech.

Handschrift des 3 Makkabaerbuches', VT 1 3 (1963), pp. 8 2-87. Commentari

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9 · Gli scritti storici di Filone In qualità di autore di opere storiche sui Giudei, il filosofo Fi­ lone dev'essere menzionato anche a questo punto. In realtà, egli ci ha lasciato racconti non soltanto su argomenti biblici, ma an­ che su eventi del tempo in cui visse egli stesso. I . Per quanto attiene ai temi biblici, occorre menzionare soprat­ tutto una vasta opera, conservatasi in forma quasi completa, che consiste in una presentazione globale della promulgazione della Legge mosaica. In realtà, non è un vero racconto storico, ma piut­ tosto una descrizione sistematica dei contenuti essenziali del Pen­ tateuco. Eppure, è storico in quanto Filone presenta una panora­ mica dell'attività legislativa di Mosè. È chiaro che in questo suo lavoro egli è influenzato da tradizioni ereditate da altri (cfr., ad esempio, G. Vermes, STJ, pp. 1 27- I 77) e, ancor più dalle sue pro­ spettive filosofiche personali. Ma il suo obiettivo principale è sem­ plicemente quello di offrire, in veste di storico, un resoconto del­ la promulgazione della legislazione mosaica. La singole parti di quest'opera ci sono giunte, nei manoscritti e nelle edizioni, come libri separati, con titoli specifici. Dimostreremo sotto (pp. 10981 1 oo ) che il piano di tutto il complesso di scritti è il seguente: a) Il primo libro parla della creazione del mondo; è chiaro che Mosè ne trattò all'inizio della sua esposizione della Legge, per dire con chiarezza che la sua legislazione corrispondeva alla volontà della

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§ 3 3A. LETIERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

natura. b) I libri che seguono trattano delle vite di Enos, Enoch, Noè, Abramo, !sacco, Giacobbe e Giuseppe, ma in modo tale che dei primi tre si parla soltanto in breve nell'introduzione alla vita di Abramo, mentre agli altri quattro è dedicato un libro spe­ cifico. Le vite di Abramo e di Giuseppe ci sono state conservate. Si raccontano le vicende di tutti questi uomini, perché essi rap­ presentarono, �elle loro vite, tipi universali di moralità, le 'leggi viventi, non scritte'. c) Solo a questo punto segue l'esposizione effettiva della Legge, anzitutto i dieci comandamenti, in un libro, e quindi le leggi speciali sistemate in quattro libri, secondo le di­ rettive dei dieci comandamenti principali (ulteriori dettagli alle pp. I I 07- I I I 5 ). In tal modo, i contenuti essenziali del Pentateuco sono presentati in termini veramente chiari. La tendenza dell'o­ pera è, ovunque, quella di presentare la Legge giudaica come la più sapiente e la più umana delle legislazioni. Le leggi rituali e cerimoniali non sono omesse, ma Filone seppe sempre come far­ le apparire ragionevoli, in modo tale che chi le avesse osservate alla perfezione sarebbe stato non soltanto la persona migliore e più colta, ma anche un vero filosofo. In una composizione separata, che non appartiene a quest'o­ pera come molti hanno pensato. Filone scrisse anche una vita di Mosè. In essa il metodo e lo scopo sono i medesimi di quelli che hanno ispirato la sua opera sistematica. Mosè è descritto come il più grande e saggio dei legislatori; le sue gesta potenti e le sue esperienze miracolose lo innalzano al di sopra di tutti gli altri. 2. La storia giudaica del suo tempo è trattata in un'opera in cui Filone descrive in dettaglio come i persecutori dei Giudei subi­ rono una fine violenta (questo infatti, per quanto se ne può rica­ vare dalle sezioni conservate, è l'argomento di base, che risulta co­ sì simile a quello del De mortibus persecutorum di Lattanzio). Se­ condo Eusebio, l'opera nel suo insieme constava di cinque libri. Il secondo trattava di Seiano, il terzo di Fiacco e Caligola. Ma si è conservata per intero l'opera su Fiacco e la parte della storia di Caligola che manca qui è la descrizione della caduta di Caligola ad opera della mano vendicatrice di Dio. Le sezioni conservate formavano probabilmente il terzo e quarto libro dell'opera com­ plessiva (per ulteriori dettagli, vedi alle pp. I I 2 _I - I I 28). Poiché Filone fu per lo più un testimone oculare degli eventi narrati,

III. LETrERATURA IN PROSA SUL PASSATO anzi in veste di capo di una delegazione giudaica inviata a Cali­ gola vi svolse un ruolo rilevante, la sua opera è una delle fonti principali della storia del suo tempo.

I O. Talla È risultato evidente che autori samaritani come lo Pseudo-Eu­ polemo possono aver lavorato entro la medesima cornice degli autori giudei che scrissero in greco. Poiché molti hanno ipotizza­ to un'origine samaritana dello storico Tallo, è giusto menzionar­ lo in questa sede. A quanto pare, la sua opera era una 'cronaca del mondo', dagli inizi fino al presente, analoga a quella di Castore (cfr. sopra, vol. I, p. 75), e, come questa, costituiva una delle fonti utilizzate da Giulio Africano e da Eusebio. Eusebio la menziona fra le sue fonti come segue (Eusebio, Arm. Chron., ed. Karst, GCS 20, p. I 2 5 ): 'Dai tre libri di Tallo, in cui egli raccoglie [materiale] dalla caduta di Troia alla centosessantasettesima olimpiade [ r 1 2109 a. C.]'. Tallo, secondo Giulio Africano, menzionava un'eclis­ se solare, che l'Africano identificò con quella della crocifissione di Gesù (Giulio Africano in Giorgio Sincello, ed. Dindorf, I, p. 6ro), per cui o Eusebio non riportò correttamente il numero del­ le olimpiadi, oppure l'opera di Tallo dovette essere ampliata fino · a coprire periodi più recenti. Che l'opera risalisse indietro a epo­ che anteriori a quelle indicate da Eusebio è suggerito anche dal fatto che i frammenti e le note rimaste sono quanto mai interes­ sate all'era mitologica primordiale, alla storia di Bel, a Cronos, a Ogigo, e al loro rapporto con Mosè;16 altrimenti, si riferiscono alla storia di Ciro.17 I motivi per credere che Tallo fosse un sama­ ritano sono di duplice ordine. Primo, egli scrisse sulla storia della Siria, stando a quanto afferma Africano in Eusebio, Praep. ev. ro, r o,8. Secondo - e questo dato è ancor più significativo - se Africano è nel giusto quando sostiene che Tallo scrisse dell'ecliss6. Teofilo, Ad Autolycum, 3,29 (ed. Grant, p. 144); cfr. Lattanzio, Div. lnst. 1,23; Ter­ tulliano, Apologet. 1o; cfr. anche Tertulliano, Ad Nat. ; 2,12; Lattanzio, Div. Inst. 1 , 1 3 ; Minucio Felice, Octav. 2 1 ,4; Giulio Africano in Euseb., Praep. ev. 10,10,7; Giorgio Sin­ celio, ed. Dindorf 1 , p. 1 72. Mosè è menzionato nello Pseudo-Giustino, Cohortatio ad Graecos 9, che è derivato direttamente da Giulio Africano; cfr. Euseb., Praep. ev. 10,7-8. S7 · Giulio Africano in Euseb., Praep. ev. 1 0 , 1 04; Giovanni Malalas, ed. Dindorf, p. 1 57 (che dovrebbe leggere ..9aÀÀoç invece di ..9aÀTJç).

700

§ JJA. LETIERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

se del 29 d.C., la sua opera va datata almeno al tempo di Tiberio, e può essere quindi possibile identificarlo con un Tallo samarita­ no, che Giuseppe potrebbe aver menzionato (questo dipende dal testo; vedi sotto) come liberto di Tiberio, che un tempo aveva prestato una grande somma di denaro ad Agrippa, quando questi si trovava indebitato (Ios., Ant. I 8,6,4 [I 67]: x.aì ò� 't�c; �\l -Bciì-.­ Àoc; l:a[J.apeùc; 'tÒ y€\loc; Katcrapoc; ÒÈ: CÌ.7teÀeu-8epoc;). Tuttavia, -Bci ì-.­ Àoc; nel testo di Giuseppe è soltanto una congettura, da &ì-.ì-.oc; presente nei manoscritti e, benché l'originale aÀÀoc; sia difficile da capire nel contesto, perché non preceduto immediatamente da alcuna menzione di un qualche altro samaritano, tuttavia è pos­ sibile, e molti hanno ritenuto che sia preferibile, mantenere il te­ sto inalterato (cfr. L.H. Feldman, Loeb ed., ad loc.). In questo caso, la prova in favore di Tallo storico samaritano svanirebbe, e si potrebbe invece pensare che fosse un giudeo, oppure, più pro­ babilmente, un pagano, considerato che un interesse per Mosè del tipo di quello manifestato nei frammenti rimasti si riscontra anche in altri autori pagani, e che nulla nei frammenti richiede, strettamente parlando, una paternità giudaica o sama'ritana. In favore dell'identificazione con il Tallo samaritano di Giuseppe depone il fatto che il nome ricorre molte volte, sulle iscrizioni romane, fra gli impiegati della casa di Claudio.5 8 La congettura è certamente ragionevole e dovrebbe essere accolta con prudenza. Non è un argomento contro di essa il fatto che Giuseppe non menzioni questo Tallo più spesso di quanto non faccia, poiché non ne aveva bisogno. La mescolanza di leggende orientali e gre­ che nella maniera demitologizzante, evemeristica, quale si riscon­ tra nei frammenti, non contiene nulla di specificamente samarita­ no, ma non sarebbe affatto incongrua in un autore samaritano e neppure in un autore giudeo. 59 58. Un Ti(berius) Cl(audius) Thallus praepositus velariorum domus Augustanea in CIL 8649. Altri a Roma con lo stesso nome sono elencati in CIL VI, pp. 6987-6988. 59 · Willrich (Lehmann-Kornemann, edd., Beitrage zur alten Geschichte m, p. 1o6) iden­

VI

tificò il samaritano Tallo con l'ufficiale C. Iulius Thallus, che era un liberto della casa im­ periale, probabilmente di Augusto. Ciò è possibile, ma improbabile; cfr. Hirschfeld, Die kaiserlichen Verwaltungsbeamten bis auf Diokletian (' 1905), p. 1 8 r . Inoltre, il nome i· troppo comune per ricollegare il nostro autore all'omonimo segretario di Augusto men­ zionato in Svetonio, Div. Aug. 67; contra E. Taubler, 'Der Chron.ograph Thallos', RhM 71 (1916), pp. 572-574·

Edizioni

Miiller, C., FHG, m, pp. 5 1 7- 5 19. Jacoby, FGrH 256, n B, pp. r q6- I I 5 8 (comm. in n D, pp. 8 3 5-837). Holladay, FHJA r, pp. 343-3 69. Bibliografia

Freudenthal, Alexander Polyhistor ( 1 875), pp. roo ss. Goguel, M., 'Un nouveau témoignage non-chrétien sur la tradition évangélique d'après M. Eisler', RHR 98 ( 1928), pp. 1 - 12. Laqueur, R., 'Thallos (r)', RE VA, I (1934), coli. 1225-1226. Stein, A., 'Thallus (4) and (5)', RE VA, I ( I9J4), coli. I 226-I 227. Rigg, H.A., 'Thallus: the Samaritan ?', HThR 34 ( 1941 ), pp. 1 I I - I I 9· Denis, IPGAT, pp. 267-268. Wacholder, B.Z., 'Thallus', EJ xv, coll. 1045· Kippenberg, H.G., Garizim und Synagoge (I971), p. 84. Bruce, F.F.,]esus an d Christian Origins Outside the N. T. ( 197 4), pp. 29-30. Hengel, M.,]udaism and Hellenism I (tr. ingl. I974), p. 89; n, pp. 6o-61 .

I 1 . Giuseppe Il più noto storico che scrisse di faccende giudaiche in lingua greca è il palestinese Giuseppe, più precisamente Giuseppe figlio di Mattia, un sacerdote di Gerusalemme (B.!. r, praef. [3]). Delle sue due opere principali, una, la 'Iouòcxtx� 'Ap'J...ct WÀoytcx, è una presentazione complessiva di tutta la storia giudaica, dagli inizi ai suoi tempi. È la più ampia opera sulla storia giudaica in lingua greca che noi conosciamo e perciò ha goduto di larga popolarità per lungo tempo fra i lettori giudei, pagani e cristiani, con il ri­ sultato che è stata conservata integra in molti manoscritti (cfr. vol. I, pp. 76-99; alla bibliografia si aggiunga T. Rajak, Josephus: the Historian and his Society [r983]; H.L. Feldman, ]osephus and Modern Scholarship [r984]). La sua tendenza è apologetica. L'o­ biettivo di tutta l'opera di Giuseppe è non soltanto di istruire i lettori pagani, al quale è destinato il libro in primo luogo, ma an­ che di suscitare in loro un atteggiamento di stima verso il popolo giudaico, mostrando che esso vanta una storia molto antica e un grande numero di uomini eccellenti, sia in guerra sia in pace, e che per quanto concerne le sue leggi e istituzioni, da un confron­ to con altri popoli quello giudaico esce vincitore (cfr. in modo particolare Ant. 1 6,8 [ 1 74- 1 78]).

702

§ 33A. LEITERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

L'altra opera principale di Giuseppe, la Storia della guerra giu­ daica del 66-74 d.C., è volta piuttosto a presentare la storia in

quanto tale, per se stessa. Gli accadimenti di quegli anni sono co­ sì importanti in se stessi che sembrarono degni di essere raccon­ tati dettagliatamente. Per i motivi che spinsero Giuseppe a com­ porre quest'opera, vedi ora T. Rajak, op. cit. , pp. 78- 103. Sebbene probabilmente non sia stata scritta dietro ordine esplicito di Ve­ spasiano, a quanto pare essa piacque a questo imperatore, quan­ do gli fu fatta pervenire subito dopo che era stata terminata ( c. Ap. 1,9 [5 x ]; Vita 65 [3 61]). In quest'opera, tra l'altro, la tenden­ za apologetica riguarda più la persona stessa di Giuseppe e i Ro­ mani che non i Giudei e la loro religione.

I 2. Giusto di Tiberiade Giusto di Tiberiade era un contemporaneo e connazionale di Giuseppe. Come questi, egli si dedicò a scrivere dopo la sconfitta della sua nazione nel 70 d.C. ma, pur essendo una persona di buo­ na formazione greca (Giuseppe, Vita 9 [4o]), ebbe meno succes­ so di Giuseppe, poiché le sue opere furono meno lette, almeno do­ po che Eusebio contribuì a rendere popolare Giuseppe, e quindi andarono perdute. Sempre come Giuseppe, anche Giusto di Ti­ beriade trattò della storia giudaica, tanto nel suo insieme quanto relativamente agli eventi del suo tempo, in due opere distinte. La sua Cronaca dei re giudei da Mosè ad Agrippa II, secondo le af­ fermazioni di Fozio, che ancora la poté conoscere (Biblioth. cod. 3 3), era 'molto concisa nell'espressione' e 'ometteva molto di ciò che è necessario'. Poiché è stata usata da Giulio Africano nella sua Cronaca, quest'opera presumibilmente era scritta anch'essa nella forma di una cronaca, con un interesse specifico per la cro­ nografia. Forse il materiale relativo ai Re giudei che Fozio aveva sotto mano era semplicemente un estratto da un'opera più vasta, vale a dire da una cronaca del mondo, giacché - secondo Dioge­ ne Laerzio 2, 5,4 1 - Giusto avrebbe discusso anche la storia di So­ crate. Se ciò è vero, questa correlazione fra storia giudaica e sto­ ria universale si trova anche in altri scrittori giudei che hanno scrit­ to in greco. In un'altra opera, Giusto presentava la Storia della guerra giu-

III. LETTERATURA IN PROSA SUL PASSATO daica in maniera tale che Giuseppe si sentì chiamato in causa, e

di conseguenza si trovò impegnato in un'aspra controversia con lui nella sua Vita (cfr. vol. I, pp. 87-97; alla bibliografia ivi ripor­ tata, si aggiunga T. Rajak, 'Justus of Tiberias', CQ n.s. 23 [1 973], pp. 345 -368; Wacholder, ESJL, specialm. pp. 1 23 - 1 27. 298-306; S.J.D. Cohen, ]osephus in Galilee and Rome [1 979], specialm. pp. l 14- 1 43). Edizioni

Jacoby, FGrH, 734 m C, pp. 695 -699. Holladay, FHJA r, pp. 371-3 89 (con traduzione e commento).

I 3 . Giuseppe e Aseneth Giuseppe e Aseneth è una romantica storia d'amore, in cui l'au­ tore ha inserito una elaborazione midrashica di Gen. 4 1 ,45 · 50-p e 46,20, nella forma di un romanzo ellenistico. Nella storia sono compresi tutti gli ingredienti di questo genere. I protagonisti so­ no di straordinaria bellezza e virtù e vivono molte avventure in località esotiche; persino il tono epico alla fine del libro è tipico del genere.60 Non si tratta di un lavoro di grande qualità lettera­ ria, ma non è peggiore di alcuni altri romanzi che sono soprav­ vissuti. I suoi contenuti possono essere divisi in due parti. La prima sezione, la più lunga (Philonenko I-2 r ) descrive la vicenda amorosa fra Giuseppe e Aseneth. Giuseppe, in giro attraverso l'Egitto per raccogliere frumento durante gli anni dell'abbon­ danza, giunge ad Eliopoli, dove Aseneth, figlia del sacerdote lo­ cale Pentefres, si è volontariamente fatta murare in una torre per evitare il matrimonio, nonostante la sua grande bellezza. I geni­ tori di Aseneth cercano di persuadere la ragazza a sposare Giu­ seppe. Inizialmente, lei rifiuta, preferendo il figlio del Faraone; ma poi, impressionata dall'aspetto di Giuseppe, cambia parere, sol6o. M. Philonenko, ed., Joseph et Aséneth ( 1968}, pp. 43-48. Se K. Kerényi, Die grie­ chisch-orientalische Romanliteratur in religionsgeschichtlicher Beleuchtung (' r 962) e R. Merkelbach, Roman und Mysterium in der Antike (1962), sono nel giusto quando asseri­

scono che tutti i romanzi greci, o la maggior parte di essi, comunicano un messaggio re­ ligioso connesso con le religioni misteriche; il genere era particolarmente adatto alle esi­ genze dell'autore; ma tale associazione è di fatto molto dubbia; cfr. R. Turcan, 'Le roman «initiatique»: à propos d'un livre récent', RHR r63 (1963}, pp. 149-199; B.E. Perry, The Ancient Romances (1 967}, p. 336, n. 1 7.

704

§ 33A. LETIERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

tanto per essere sdegnosamente rifiutata da quest'ultimo a mo­ tivo del suo paganesimo. Tornando in lacrime alla torre, Aseneth si pente amaramente per la propria idolatria e, di conseguenza si ritrova interamente trasformata dopo la visita di un angelo. Giu­ seppe torna ad Eliopoli, bacia Aseneth e, con la benedizione del Faraone, la sposa. Dalla loro unione nascono Manasse ed Efraim. La seconda sezione (Philonenko 22-29) parla di vicende che han­ no luogo più tardi, durante gli anni della carestia, e racconta nei particolari la gelosia del figlio del Faraone e il fallimento del suo tentativo di ottenere Aseneth per sé durante una visita fatta da Giuseppe e dalla moglie a Giacobbe, a Geshem. Il figlio del Fa­ raone cerca di attirare dei fratelli di Giuseppe dalla sua parte, e vi riesce con Dan e Gad, ma Levi e in particolare Beniamino gli op­ pongono resistenza, e infine egli viene ucciso, nonostante i ten­ tativi di Levi di salvargli la vita. Il Faraone è colpito dalla com­ passione che Levi nutre per suo figlio, ma anch'egli muore e Giu­ seppe gli succede sul trono. L'origine di questa storia da un antico midrash giudaico, ve­ rosimilmente orale, su Giuseppe, è molto probabile. 6 1 Però nella forma attuale della recensione più antica del testo, nella misura in cui essa può essere recuperata (vedi sotto), l'opera è chiaramente una composizione greca, come risulta evidente non soltanto dal linguaggio, ricco di septuagintismi, ma anche dalla presenza di idee tipicamente greche.62 Sembra che l'opera si ponesse obiettivi diversi, a parte la sua funzione primaria di midrash, e potrebbe benissimo essere stata intesa a trasmettere messaggi differenti per 6 1 . Cfr. le altre leggende giudaiche analoghe, raccolte in Philonenko, op. cit., pp. 32-40, c sotto, p. 1047, sulla «preghiera di Giuseppe»; non è probabile un'influenza diretta di

qualcuna di queste storie così come sono sopravvissute, ma esse attestano lo sviluppo di tradizioni sul nome di Aseneth (cfr. Philonenko 1 5,6: «Non sarai più chiamata Aseneth, ma il tuo nome sarà Città di rifugio») che presuppone la conoscenza dell'ebraico (Philo­ nenko, op. cit. , pp. 30-p). 62. Sulle caratteristiche greche del linguaggio, sulla base della recensione più breve, vedi Philonenko, op. cit. , pp. 27-32. Vedi anche G. Delling, 'Einwirkungen der Sprache der Septuaginta in «Joseph und Aseneth»', JSJ 9 (1978), pp. 29-56. Fino a che punto le idc•· siano identificabili come greche è un problema affrontato in Philonenko, op. cit. , pp. 5657, a proposito del Pentimento come ipostasi; sull'uso di motivi tratti da romanzi cllt·­ nistici, vedi inoltre C. Burchard, Untersuchungen zu joseph und Aseneth (1965), pp. 8496; Idem, Der dreizehnte Zeuge (1 970), pp. 59-86; S. West, 'Joseph 'und Asenath: A N,·�· lccted Greek Romance', CQ 24 (1 974), pp. 70-8 1 .

III. LETTERATURA IN PROSA SUL PASSATO i Giudei e per i pagani; probabilmente, è stata scritta intenzio­ nalmente per entrambi i tipi di lettori. La storia d'amore nella prima sezione sembra avere avuto come obiettivo di promuovere ed esaltare il pentimento dei pagani e la loro conversione al giu­ daismo, e di assicurare i Giudei sull'opportunità dei matrimoni misti con i convertiti e sulla loro compatibilità con la pia accet­ tazione della separazione religiosa dei Giudei dai pagani, impo­ sta dalla Legge.63 In certa misura, peraltro, la storia è anche sim­ bolica, con Aseneth all'inizio dipinta come la dea Neith, e quindi proposta in veste di rappresentante del paganesimo, ma forse con­ tiene implicitamente anche un'allegoria della ricerca della sapien­ za e un significato astrologico.64 L'epica lotta contro il figlio del Faraone nella seconda parte dell'opera potrebbe avere avuto un significato politico, ma, se ciò è vero, tale significato non può es­ sere recuperato. Il luogo in cui fu scritta l'opera è quasi certamente l'Egitto, poi­ ché gli attacchi all'idolatria specificamente egiziana e i riferimenti allegorici dettagliati alla dea Neith sarebbero risultati incompren­ sibili altrove. 6 1 Non c'è motivo di credere che l'autore appane63. Cfr. Philonenko, op. cit., pp. 48-61. Che Aseneth sia considerata una convertita, è

evidente, nonostante la mancanza di riferimenti ai rituali associati alla conversione in al­ tri testi; cfr. Philonenko, op. cit. , p. 51· 64. Ovviamente, si discute in quale senso preciso si debbano intendere le allusioni sim­ boliche. Per queste allusioni, la più convincente delle quali è senz'altro quella alla dorata Neith, vedi Philonenko, op. cit., pp. 61 -89 e pp. 107- 108, dove giustamente si insistè sul fatto che non vi è motivo per negare a un singolo testo un certo numero di significati di­ versi, a vari livelli. Nondimeno, l'ipotesi che il romanzo sia un'allegoria che rimanda a un particolare rito di iniziazione dovrebbe essere considerata con grande cautela, giacché non c'è ragione di postulare un tale rito dietro all'accoglienza da parte di Aseneth delle leggi del giudaismo in generale. Cfr. Collins, BAAJ, pp. 2 1 3-2 16, contra Philonenko, op. cit., pp. 89-98. Cfr. anche D. Sanger, Antikes judentum und die Mysterium ( 1980). U. Fi­ scher, Eschatologie und Jenseitserwartung im Hellenistischen Diasporajudentum (1 978), pp. t t 5- 123, sostiene che Aseneth è identificata con la Gerusalemme celeste ma, pur es­ sendo fondina l'osservazione secondo cui alcune immagini salvifiche della Gerusalemme celeste sono trasferite su Aseneth, non c'è nulla di sufficientemente preciso che dimostri un collegamento intenzionale. Si presti attenzione anche all'ipotesi di D. Sanger, 'Bekeh­ rung und Exodus. Zum jiidischen Traditionshintergrund von «Joseph und Aseneth»', JSJ 10 ( 1979), pp. t t -36, secondo la quale la conversione di Aseneth sarebbe un'allegoria dell'esodo. 6 5 . Philonenko, op. cit. , pp. 40-4 1 , ha fatto notare anche analogie letterarie fra Giuseppe e Aseneth ed una storia egiziana della diciannovesima dinastia. Le ipotesi di un'origine di­ versa presumono, erroneamente, una provenienza settaria, o cristiana, dell'opera; per ri­ ferimenti bibliografici, vedi Burchard, Untersuchungen, pp. 140- 1 4 3 ·

706

§ 3 JA. LETIERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

nesse a un qualche tipo di setta, giacché le idee espresse risultano perfettamente plausibili per qualsiasi giudeo.66 La data di compo­ sizione può essere fissata con qualche probabilità a prima del I I 7 d.C., se è vero che l'opera è di origine egiziana, poiché l'atteg­ giamento irenico manifestato nei confronti dei gentili risultereb­ be inverosimile dopo quella data, e a qualche tempo dopo la tra­ duzione dei libri profetici nei LXX, che hanno influenzato il lin­ guaggio dell'autore, vale a dire dopo il I OO a.C. circa.67 L'opera è chiaramente di origine giudaica, vuoi perché l'intero argomento della conversione e il midrash sulla Genesi non avreb­ bero avuto alcun interesse per un autore cristiano, vuoi perché le più antiche recensioni rivelano una considerevole utilizzazione dei LXX, ma non un ricorso evidente al Nuovo Testamento. Con questo non si vuole negare che le recensioni seriori siano state ri­ elaborate da un cristiano: cfr. Philonenko, op. cit., pp. I OO- I o i ; ma s i respinge il tentativo d i T. Holtz, 'Christliche lnterpolatio­ nen in «}oseph und Asenath»', NTS I4 (I967-I 968), pp. 482497, di stabilire una paternità cristiana per parti delle recensioni più antiche; cfr. C. Burchard, Der dreizehnte Zeuge (I 970), p. 59; vedi anche Id., Untersuchungen zu]oseph undAsenath ( I 965), pp. 99-I07 per una confutazione dettagliata di argomenti prece­ denti in favore di una paternità cristiana. Il testo greco è conservato in un certo numero di manoscritti, il più antico dei quali risale al sec. x d.C.; cfr. la lista in C. Bur66. Cfr. Collins, BAAJ, p. 2 1 8 . Per un'origine essena, vedi P. Riessler, 'Joseph und As è quello del manoscritto risalente ai secc. XI-XIII, che si trova in Vaticano, Vat. Gr. 803, fol. I 3 3 r- I4t, con varianti segnalate da altri manoscritti e dal siriaco. V.M. Is­ trin, op. cit. , riconobbe l'esistenza di due recensioni separate, una lunga ed una breve, e dà il testo della recensione breve tratto dal manoscritto vaticano, Pal. Gr. I 7. f. 1 1 8v- I 34v, con varianti se­ gnalate da un altro manoscritto greco e alle versioni. M. Philonen­ ko, ]oseph et Aséneth (I968), pp. 128-22 I, offre un'accurata edi­ zione critica di questa stessa recensione a partire da un numero maggiore di manoscritti greci, e dando peso notevole alle versio­ ni più antiche; cfr. pp. 23-27 a giustificazione di questo suo mo­ do di procedere. Ma il testo di Philonenko parte dal presupposto che la versione breve del testo sia la più antica sopravvissuta. Ciò è oggetto di discussione in C. Burchard, 'Zum Text von J oseph und Aseneth', JSJ 1 (1970), pp. 3 -34, il quale è convinto che la recensione breve sia una riduzione e che il testo più antico e mi­ gliore sia conservato nel gruppo di manoscritti descritto da Phi-

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§ 3JA. LETTERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

lonenko come prima recensione lunga; Burchard sostiene inoltre che un testo ancora migliore, basato su questo gruppo di mano­ scritti, può essere ricostruito prendendo le varianti, ove necessa­ rio, dagli altri tre gruppi, poiché essi si sono sviluppati indipen­ dentemente dal gruppo primario; v. la sua edizione preliminare condotta su questa base in Dielheimer Blatter I 4 (I 979 ), pp. I - 5 3 . Traduzioni e commenti

Brooks, E.W., ]oseph and Asenath ( 1 9 1 8) (traduzione inglese del testo di Battifol, con lezioni occasionati tratte dalle versioni). Riessler, P., Altjudisches Schrifttum ausserhalb der Bibel (1 928), pp. 497-5 38 (traduzione tedesca basata sul testo di Battifol). Philonenko, M., ]oseph et Aséneth (1968) (testo della recensione breve, tra­ duzione francese e buona introduzione). Burchard, C., 'Joseph and Asenath', in Charlesworth, OTP II (traduzione inglese). Bibliografia

Per un elenco completo delle opere, vedi l'edizione di M. Philonenko. Massebieau, L., Annales de Bibliographie Théologique 1 1 (1 899), pp. 1 6 1 1 72. Perles, J., 'La légende d'Asnath, fille de Dina et femme de Joseph', REJ 22 (1891), pp. 87-92. Krumbacher, K., Byzantinische Zeitschrift 8 (1 899), pp. 228-229. Kohler, K., 'Asenath', JE II (1902), coli. I 72. Riessler, P., 'Joseph und Aseneth. Eine altjiidische Erzahlung', Theologische Quartalsch rift IOJ (1922), pp. I-22. 145-I 83. Aptowitzer, V., 'Asenath, the Wife of Joseph', HUCA (I 924), pp. 239-306. Jeremias, J., 'The Last Supper', ET 64 (I952), pp. 4-8. Joly, R., 'Note sur (J.t't'avota', RHR I 6o (I96 1 ), pp. I49- I 56. Delcor, M., 'Un Roman d'amour d'origine thérapeute: le Livre de Joseph et Asénath', Bulletin de Littérature Ecclésiastique 63 (I 962), pp. 3-27. Burchard, C., Untersuchungen zu Joseph und Asenath (I965). Philonenko, M., 'Initiation et mystère dans Joseph et Aséneth', in C.J. Bleeker, ed., lnitiation (Suppl. to Numen, Io) (I965), pp. I 47-I 5 3 · Jeremias, J., Abba. Studien zur neutestamentlichen Theologie und Zeitge­ schichte ( I966), pp. 292-298. Holtz, T., 'Christliche lnterpolationen in «Joseph und Aseneth»', NTS 14 (I967- I968), pp. 482-497· Burchard, C., Der dreizehnte Zeuge (I 970), pp. 59-88. Burchard, C., 'Zum Text von «Joseph und Aseneth»', JSJ I (I 97o), pp. 3-34. Denis, IPGAT, pp. 40-48. Burchard, C., 'Joseph et Aséneth: Questions Actuelles', in W.C. van Unnik, ed., La Littérature juive entre Tenach et Mischna ( I974), pp. 77- I oo.

III. LETI'ERATURA IN PROSA SUL PASSATO West, S., 'Joseph and Asenath: A Neglected Greek Romance', CQ 24 (1974), pp. 70-8 1 . Pines, S., 'From Darkness into Great Light', lmmanuel 4 ( I974), pp. 47- 5 r . Smith, E .W., Jnr., ]oseph and Asenath and Early Christian Literature: A Contribution to the Corpus Hellenisticum Novi Testamenti (Claremont Ph.-D., I 974). Smith, E.W., Jnr., 'Joseph Materia! in Joseph and Asenath and Josephus relating to the Testament of Joseph', in G.W.E. Nickelsburg, ed., Studies on the Testament of]oseph (1975), pp. 1 J3 - I 37· Philonenko, M., 'Un mystère juif', EHR 2 (I975), pp. 65-70. Stehly, R., 'Une Citation des Uphanishads dans Joseph et Aséneth', RHPR 5 5 ( I 975), pp. 209-2 1 3. Berger, K., 'Jiidisch-Hellenistische Missionsliteratur und apokryphe Apo­ stelakten', Kairos I 7 (1975), pp. 232-248. Pervo, R.I., 'Joseph and Asenath and the Greek Novel ' , Soc. Bib. Lit. Ab­ stracts and Seminar Pap ers (1976), pp. I 7 I - r 8 r . Kee, H .C., 'The Socio-Rel igious Setting and Aims of «Joseph and Asenath>>', Soc. Bi b. Lit. Abstracts and Seminar Papers (I 976), pp. I 8 3- r 92. Kan, G.V., 'Illustrateci Manuscripts of the Romance of Joseph and Ase­ nath', Soc. Bib. Lit. Abstracts and Seminar Papers ( 1976), pp. I 93-208. Burchard, C., 'Joseph und Aseneth Neugriechisch', NTS 24 ( I977), pp. 6884. Fischer, U., Eschatologie und ]enseitserwartung im Hellenistischen Diaspo­ rajudentum (1978), pp. I I 5 - 1 23. Delling, G., 'Einwirkungen der Septuaginta in «Joseph und Asenath»', JSJ 9 1975),_ pp. 1 2 S - I J r ; D . Winston, The Wisdom of Solomon ( 1 979), pp. 70-96.

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742

§ JJA. LETTERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

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••,

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VII. SCRITII GIUDAICI SOlTO PSEUDONIMI PAGANI

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Se così fosse, ciò spiegherebbe l'errata attribuzione di questi ver­ si a Menandro, mentre è probabile che essi appartengano alla com­ pilazione principale di contraffazioni giudaiche conservate nel De monarchia 2-4.163 La collezione di citazioni di Menandro e di Euripide usata dallo Pseudo-Giustino sembra fosse sconosciuta a Clemente. La maggioranza delle citazioni sono autentiche. La raccolta potrebbe essere stata opera di un giudeo o di un cristia­ no, e potrebbe essere datata genericamente prima dello Pseudo­ Giustino, nel sec. III d.C. (Difilo: Kock, Com. att. fragm. , F 1 3 8; Edmonds, Fragm. Att. Comedy, F I 3 8). I versi di Sofocle {Denis, FPG, p. I 73) in Clemente, Strom. 5,J4,I I I = Euseb., Praep. ev. I J , I J,J8, in cui Zeus è dipinto in una luce ben poco lusinghiera, sono anch'essi probabilmente spuri e potrebbero provenire dalla collezione principale delle contraffazioni giudaiche di poeti dram­ matici (Nauck, Tragic. Graec. fragm. ', Fr. Jub. I o26). Un altro verso giudaico potrebbe essere contenuto in Clemente sotto il nome di Sofocle, Strom. 5,1 28,2 (= Euseb., Praep. ev. I J,I J,5 5 = Nauck, Tragic. Graec. fragm. \ F. 1028), ed altri due falsi versi di Menandro potrebbero trovarsi nello Pseudo-Giustino, De mo­ narchia 5 {Koerte, Menander quae supersunt, F 64, F 749). La lo­ ro origine giudaica resta tuttavia incerta; cfr. Walter, JSHRZ IV.J (I983), p. 254· 9· Infine, appartengono a questo ambito anche i versi (Denis, FPG, pp. I7I-I72) sul numero sette e sul sabato, ai quali si richia­ mano Aristobulo (Praep·. ev. I J ,I 2, I J - I 6) e Clemente di Ales­ sandria (Strom. 5,I4, I07 = Euseb., Praep. ev. I J, I J,J4), ma non lo Pseudo-Giustino. Si tratta: a) di due versi di Esiodo; b) di tre versi di Omero, c) di cinque versi di Lino, al posto del quale Cle­ mente ha Callimaco. L'attribuzione a Lino è più plausibile, giac­ ché Callimaco, del sec. III a.C., era un autore troppo recente e troppo poco serio per essere degno di falsificazione. Lino, d'al­ tro canto, un poeta leggendario, nel cui nome erano stati compo­ sti versi probabilmente già a partire da prima della fine del sec. III a.C., quand'egli era già elencato tra i sapienti (cfr. Diogene 263 . N. Walter, Der Thoraausleger Aristobulus (1964), p. 1 84, sostiene che la probabile contraffazione di Euripide in Clemente, Strom. 5,75,1 ( Denis, FPG, p. 1 7 1 ; Nauck, Trag. Graec. Frag. , F I I JO) debba essere attribuita anch'essa a questa collezione, benché sia omessa nel De monarchia. Cfr. Walter in JSHRZ IV.J (1983), pp. 246-247. 2 50. =

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§ 3JA. LEITERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

Laerzio 1 ,42), è però anch'egli una figura alquanto oscura perché si possa presumere che un giudeo falsificatore l'abbia scelta per contraffarne i versi. L'attribuzione a Lino ha indotto Walter a ritenere che questi versi rappresentassero una collezione pitago­ rica di speculazioni sui numeri, che sarebbe stata rielaborata da un giudeo prima di Aristobulo. Perciò alcuni dei versi potrebbe­ ro anche non essere contraffazioni giudaiche, sia perché autenti­ ci, sia perché opera di un pitagorico. 264 Su Lino, cfr. M. West, The Orphic Poems (1983), pp. 56-67. Ad ogni modo, i versi sono una mescolanza di materiale autentico e inventato. Le differenze fra i testi riportati da Aristobulo e quelli di Clemente sono piuttosto irrilevanti. Non sussistono motivi per ricollegare la tradizione testuale di queste contraffazioni con quella della restante poesia contraffatta di cui abbiamo parlato in questa sezione. Questi ver­ si manifestano preoccupazioni diverse, nel loro interesse per l'i­ stituzione esclusivamente giudaica del sabato, ed è probabile che 264. Walter, Der Thoraausleger Aristobulus (1964), pp. r so- 1 7 1 . 177- 178. Walter, JSHRZ IV.J (1983), pp. 2 5 5-2 5 6, asserisce che la funzione del revisore giudaico fu molto ridotta. M.L. West, op. cit. , p. 59, nega l'origine giudaica anche di un solo verso considerato giu­ daico da Walter, preferendo postulare un autore stoico. Si dovrebbe notare tuttavia che non ci sono prove chiare di un interesse pitagorico per il numero sette fino a un periodo relativamente tardo; cfr. H. Thesleff, in K. von Fritz, ed., Pseudepigrapha I (1972), p. 323· Non sussistono motivi per associare il libro del pitagorico Proro 7tEpl -rijç 'E�òo!Lci­ Òoç ( H. Thesleff, ed., The Pythagorean Texts of the Hellenistic Period (Acta Acad. Aboensis, ser. A, vol. 30 [ 1968], pp. 1 54-1 5 5), che era probabilmente un'opera pitagorica autentica del sec. IV a.C., con queste contraffazioni giudaiche, contra W. Speyer, Die lite­ rarische Falschung ( 1 971), p. 162. Per la data di Prora, vedi H. Thesleff, An lntroduction to the Pythagorean Writings of the Hellenistic Period (Acta Acad. Aboensis, vol. 24) (1961) pp. 1 1 2. r 14. I quattro esametri citati sotto il nome di Pitagora nel De monarchia 2 (= Denis, FPG, p. 167), e un frammento pseudo-pitagorico in prosa citato dallo Pseu­ do-Giustino, Contra Gentiles 19b, e da Clemente di Alessandria, Protrept., 72,4b (cfr. la traduzione tedesca in Walter, JSHRZ IV;J [r983], p. 274), sono probabilmente il prodot­ to del medesimo interesse giudaico per gli scritti pitagorici. Non è possibile dire con certezza se si tratti di contraffazioni pitagoriche, cristiane o giudaiche; cfr. Walter, JSHRZ IV.J ( 1983), pp. 257-25 8. Si dovrebbe tenere conto anche della possibilità che lo Pseudo-Ec­ fante, :tEpl �ctatÀdOtç ( Thesleff, Pythagorean Texts, pp. 78-84; L. Delatte, ed., Les trai­ tés de la royauté d'Ecphante, Diotogène et Sthénidas [1942]) sia una contraffazione_ giu­ daica. L'opera ha molti punti di contatto con Filone, il che, insieme ad altre considera­ zioni, ha indotto Delatte a datarla all'inizio del periodo imperiale. Contro questa ipotesi, vedi Thesleff, lntroduction to Pythagorean Writings, pp. 65-71 , che propone una data­ zione ellenistica. In favore di una paternità letteraria giudaica, a motivo dei paralleli bi­ blici e non biblici, si dichiara W. Burkert in K. von Fritz, ed., Pseudepigrapha 1 (1972), pp. 48-53, benché asserisca, pp. 5 3 - 5 5 , che la data dell'opera può essere fissata in un tem­ po notevolmente basso, fino agli inizi del sec. 111 d.C. =

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siano stati trovati e citati in una collezione separata.265 Cfr. Valk­ kenaer, De Aristobulo, pp. 8-10. 89-1.2.5; Walter, JSHRZ IV.3 (1983), pp. 271-273 . 227-279.

4· Lo Pseudo-Ecateo Ecateo di Abdera,'66 da non confondersi con il geografo molto più antico Ecateo di Mileto, del s oo a.C. circa, secondo Giusep­ pe era un contemporaneo di Alessandro Magno e di Tolemeo I, fi­ glio di Lago (c. Ap. 1,22 [ 1 83]). Questa notizia trova conferma in altre testimonianze; cfr. Jacoby, FGrH, 264. Secondo Diogene Laerzio 9,69, Ecateo fu discepolo del filosofo Pirro, un contem­ poraneo di Alessandro Magno. Secondo Diodoro Siculo 1,46, si recò a Tebe durante il tempo di Tolemeo I Sotere. Era filosofo e storico e, a quanto pare, visse soprattutto alla corte di Tolemeo I Sotere. Come suoi scritti sono menzionate le seguenti opere: un libro sugli Iperborei (Jacoby, FGrH, 264, FF 7- 14). una storia d'Egitto (Jacoby, FGrH, 264, FF 1 -6) e, nel lessico di Suida, s.v. 'Exa-tatoc;, anche un'opera 7te:pl -tijc; 7tOt�ae:wc; 'O(J-�pou xal 'Hcno­ òou, di cui non è stata trovata ulteriore traccia. Nel corso della sua storia egizia, Ecateo parlava diffusamente dei Giudei. Gran parte della sua descrizione è stata conservata in Diodoro Siculo, 40,3 (= Jacoby, FGrH, 264, F 6 = Stern, GLAJJ I, pp. 26-3 5). No­ nostante l'atteggiamento generalmente benevolo di questi com­ menti nei confronti dei Giudei, non c'è motivo di dubitare della loro autenticità, né del fatto che la loro attribuzione da parte di Diodoro a Ecateo di Mileto secondo i manoscritti debba essere emendata per attribuirli ad Ecateo di Abdera. 267 265. Il numero di contraffazioni giudaiche di tali versi pagani può essere molto maggiore

di quello indicato qui, giacché non sempre le contraffazioni vengono scoperte e la mag­ gior parte degli studiosi dei testi ha concentrato i propri sforzi sull'autenticità dei versi piuttosto che sull'identità del falsificatore. Walter, JSHRZ rv.3 (1983), p. 258, ipotizza come probabili contraffazioni giudaiche le seguenti: 1. quattro righe di Pindaro in Cle­ mente, Strom. 4, 167,3 ( Pindaro F 130, tradotte da Walter, op. cit., p. 275); 2. due righe di Esiodo in Clemente, Strom. 5 , 1 1 2,3b e Clemente, Protrept. 73,3 ( R Merkelbach - M. L West, F 362, tradotte da Walter, ibid. ; 3· due righe di un oracolo di Apollo citato da Porfirio in Euseb., Praep. ev., 9, ro ,4 b, tradotte da Walter, op. cit. , p. 276. 266. Secondo Strabone 644, Ecateo proveniva da Teos, la città madre di Abdera. Strabo­ ne probabilmente confonde; cfr. Fraser, PA II, pp. 71 8-719. 267. Il passo è conservato in P ozio, Biblioth. cod. 244 · Cfr. Jacoby, FGrH, 264, F 6; Stern =

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§ J3A. LETIERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA

Sotto il nome di questo Ecateo di Abdera sono citati altri due libri, uno intitolato «Sui Giudei», e l'altro «Su Abramo». Si può dimostrare che il secondo era un'opera pseudonima, scritta da un giudeo (vedi sotto); è stato sostenuto che anche il primo, «Sui Giudei», fosse l'opera di un falsificatore giudeo, ma in questo ca­ so il dato è meno certo. Il libro «Sui Giudei» è citato con questo nome da Giuseppe (c. Ap. 1 ,22 [1 83] e, implicitamente 1,23 [2 14]), nonché da Origene (C. Celsum 1 , 1 5 ). Giuseppe, in c. Ap. 1,22 (1 83-204), riporta am­ pi estratti di questo libro, che trattano dei rapporti fra i Giudei e Tolemeo I Sotere, della fedeltà dei Giudei alla Legge, dell'orga­ nizzazione del sacerdozio, e della sistemazione del tempio. Infi­ ne, riporta un brano in cui Ecateo riferisce un aneddoto relativo a una sua esperienza durante una spedizione al Mar Rosso avve­ nuta tempo prima. Un soldato di cavalleria giudeo ed un arciere di nome Mosollamo (Meshullam), che appartenevano al corpo della spedizione, uccisero un uccello, di cui un indovino stava osservando ansiosamente il volo, e si fecero beffe di coloro che s'erano irritati per questo, in quanto si preoccupavano per un uccello che non era neanche riuscito a prevedere il proprio desti­ no. Anche Eusebio, Praep. ev. 9,4 riporta brani basati su questi estratti di Giuseppe. Giuseppe menziona inoltre (c. Ap. 2,4 [43]), probabilmente dallo stesso libro (benché ciò non sia detto espli­ citamente), che Alessandro Magno aveva concesso ai Giudei il distretto di Samaria come distretto libero da imposte in ricom­ pensa per la loro lealtà!6 8 A prima vista, non ci sono motivi di GLAJJ r , pp. 26-3 5, specialm. pp. 34-3 5 . Soltanto F. Dornseiff, ZAW 56 ( 193 8), p. 76, n. r , ha insistito nel sostenere che il testo appartiene autenticamente ad Ecateo di Mileto, ma i suoi argomenti non convincono; cfr. Jacoby, FGrH m A, Komm., pp. 46-p. Diodo­ ro Siculo dipende in gran parte probabilmente da Ecateo per quanto concerne la descri­ zione dell'Egitto; cfr. O. Murray, 'Hecataeus of Abdera and Pharaonic Kingship', JEA 56 ( 1970), pp. 144- 1 4 5 . Dubbi circa l'estensione della dipendenza furono sollevati da W. Spoerri, Spiithellenistische Berichte uber Welt, Kultur und Gi:itter (r96r), ma Ecateo de­ v'essere considerato tuttora la fonte più probabile di questo libro; cfr. A. Burton, Diodo­ rus Siculus Book l: A Commentary (1972), pp. r-34, specialm. pp. 2- ro. Si può ritènere, perciò, che la descrizione dei Giudei in Diodoro Siculo 1,28 e 1 , 5 5 derivi anch'essa da Ecateo; cfr. Stern, G LAJJ r, pp. 167- 1 70. L'atteggiamento di Ecateo verso i Giudei in Diodoro Siculo 9 potrebbe essere dovuto al suo uso di una fonte giudaica di stampo pa­ triottico; cfr. D. Mendels, ZA W 95 (r983), pp. 96-1 10. 268. Alcuni studiosi hanno considerato anche c. Ap. 2,4 (42), che ttatta dell'insediamento dei Giudei ad Alessandria sotto Alessandro, come parte della citazione di Ecateo (Denis,

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dubitare che questi frammenti provengano da un libro autentico di Ecateo sui Giudei. I lunghi estratti sui Giudei citati da Diodo­ ro dalla sua storia egizia indicano che egli era interessato all'ar­ gomento, e il tono alquanto più elogiativo del verso dedicato ai Giudei può essere spiegato in base all'utilizzazione di fonti giu­ daiche in questo caso e di fonti egizie nel precedente. La prima ipotesi che questo libro fosse una contraffazione giudaica fu for­ mulata da Erennio Filone269 agli inizi del sec. 11 d.C. Secondo Ori­ gene, C. Cels. 1 , 1 5 (= Jacoby, FGrH, 790, F 9), Ecateo nel suo libro «Sui Giudei» si mise talmente dalla parte di costoro, che in un primo momento Erennio Filone dubitò che l'opera fosse stata scritta dallo storico Ecateo, ma successivamente affermò che, se era vero che l'aveva scritta lui, ciò significava che egli era diven­ tato succube dei poteri di persuasione del giudaismo ed aveva ac­ cettato le dottrine giudaiche. I dubbi di Erennio Filone, peraltro, indicano soltanto quanto fossero rari al suo tempo simili scritti pagani filosemitici. Tali posizioni saranno molto più comuni nel tardo sec. IV d.C. (cfr. Stern, GLAJJ 1, p. 24). Perciò gli argomen­ ti contro l'accettazione di questo libro come opera autentica di Ecateo si basano interamente su dettagli ritenuti o anacronistici, o fuori luogo se espressi da un non giudeo. Gli anacronismi sono stati individuati nell'insistenza sulla disponibilità dei Giudei al martirio in difesa della Legge (c. Ap. 1,22 [191]), nel riferimento a un sommo sacerdote di nome Ezechia (c. Ap. 1 ,22 [187]), e nel­ l'attribuzione ai sacerdoti, anziché ai leviti, delle decime ( 1 88)!70 IPGAT, p. 264), ma probabilmente è meglio ritenere 2,4 (43) come un estratto indipen­ dente di Ecateo, inserito in un'opera giudaica alessandrina che continua in 2,4 (44-47) Qacoby, FGrH III A, Komm., p. 74). Cfr. anche Wacholder, ESJL, pp. 262-273, il quale considera il passo di c. Ap. 2,4 (43-47), insieme con Ant. 1 2,1,1 (3-8), come il prodotto di un autore diverso, posteriore all'autore (pseudonimo) di c. Ap. 1,22-23 ( 1 83-105. 1 1 32 1 4) e dello Pseudo-Aristea, Ep. 83-1 20, il quale a sua volta potrebbe essere un giudeo che scrive nel tardo sec. IV a.C. Vedi sotto, n. 272. 269. Su Erennio Filone di Biblo, cfr. Jacoby, FGrH, 79o; Stern, GLAJJ n, pp. 1 3 8- 145, con bibl. ivi citata. Vedi sopra, vol. I, pp. 71 ss., e anche H.W. Attridge - R.A. Oden, Philo of Byblos: The Phoenician History (198 1); Baumgarten, The Phoenician History of

Philo of Byblos, a Commentary (198 1). 270. Il più energico nel sostenere che si tratti di anacronismi è B. Schaller, ZNW 54 (1 963), pp. 1 5-3 1 . Si fa notare come il martirio sia rilevante soltanto dopo i Maccabei;

come nessun sommo sacerdote di nome Ezechia sia attestato nelle fonti letterarie (cfr., per primo, H. Willrich, Juden und Griechen [ 198 5], p. 3 1 ); e come la decima non fosse versata ai sacerdoti fino al sec. II a.C.

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§ 3 JA LETIERATURA GIUDAICA DI LINGUA GRECA .

Contro il carattere anacronistico di questi passi si può far notare come non si possa escludere, data la scarsezza di documentazio­ ne, che dei Giudei abbiano effettivamente affrontato la morte s ot­ to il dominio persiano, anche se non nella misura in cui questo avvenne sotto Antioco Epifane; si aggiunga, inoltre, la recente scoperta avvenuta a Beth-Zur di una moneta tardo-persiana o proto-ellenistica, recante il nome di Ezechia in ebraico; il che in­ dica che questo nome apparteneva alla famiglia del sommo sacer­ dote; e ancora la nostra ignoranza della data precisa in cui si in­ cominciò a pagare le decime ai sacerdoti invece che ai leviti.17' Per quanto riguarda le affermazioni che sembrano improbabili sulla bocca di un non giudeo, i due passi principali sono c. Ap. 1,22 (1 93), dove si dice che i Giudei erano stati lodati da Ecateo per avere distrutto i templi pagani costruiti nei loro paesi dagli invasori; e c. Ap. 2,4 (43), dove si dice che ai Giudei fu concessa da Alessandro Magno l'intera Samaria, con esenzione totale dalle tasse. Benché non sia del tutto impossibile che entrambi questi passi provengano dall'Ecateo autentico, sarebbe forse preferibile supporre che il testo originale e genuino sia stato leggermente alterato da un tardo revisore giudeo.171 27I. Per la moneta, vedi O. Sellers, The Citadel of Beth-Zur (I9J3), p. 7J, n. 9 e 74, fig. 9; si noti anche che