Storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo (175 a.C. - 135 d.C.) [Vol. 1]

La storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo di Emil Schürer - nella nuova edizione interamente riveduta e aggi

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Italian Pages 734 Year 1985

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Storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo (175 a.C. - 135 d.C.) [Vol. 1]

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Emil Schiirer

STORIA DEL POPOLO GIUDAICO AL TEMPO DI GESÙ CRISTO (175 a.C.-135 d.C.) Edizione diretta e riveduta da

Geza Vermes, Fergus Millar, Matthew Black con la collaborazione di

Pamela Vermes Edizione italiana a cura di Omero Soffritti

volume primo

Titolo originale dell'opera: Emil Schurer Tbe History of the ]ewish People in the Age of ]esus Christ (175 B.C. · A.D. 135), vol. I A new english version revised and edited by Geza Vermes & Fergus Millar Literary Editor : Pamela Vermes Organizing Editor: Matthew Black, F.B.A. Traduzione italiana di Graziana Soffritti Revisione di Omero Soffritti ©T. & T. Clark, Edinburgh 1973 © Paideia Editrice, Brescia 1985

Prefazione

La Geschichte des ji.idischen Volkes im Zeitalter Jesu Christi ha reso agli studiosi servigi inestimabili per quasi un secolo. Vope­ ra iniziò il suo corso nel I 874 come Lehrbuch der neutestament­ lichen Zeitgeschichte, assunse forma e titolo definitivi con la se­ conda edizione ( I 886-I89o) e fu ulteriormente ampliata e perfe­ zionata nella cosiddetta terza/ quarta edizione ( I90 I-I909) . Nel z885-189I i signori T. e T. Clark inclusero una versio­ ne inglese della seconda edizione tedesca nella loro Foreign Theo­ logical Library sotto il titolo A History of the Jewish People in the Time of Jesus Christ. Alla stessa casa editrice si deve la pre­ sente edizione, e i curatori hanno apprezzato moltissimo la sua pronta disponibilità ad intraprendere il lavoro e la sua pazienza durante la lunga fase di preparazione. L'idea di un nuovo Schurer fu concepita dapprima dal defun­ to Pro/. H.H. Rowley della Manchester University, ma il merito di avere effettivamente iniziato e organizzato l'impresa va a Mat­ thew Black, F.B.A., preside del St. Mary's College e professore di critica biblica nell'Università di St. Andrews. Nel 1964 egli incaricò un gruppo di traduttori (i cui nomi sono elencati a p. I I) di rendere in inglese l'ultima edizione tedesca. Il loro lavo­ ro costituì la prima fase del presente volume. In seguito il Pro/. Black invitò Geza Vermes, membro del Wolfson College, lettore di studi giudaici, e Fergus Millar, ricer­ catore e docente di storia antica al Queen's College, entrambi dell'Università di Oxford, ad unirsi al progetto Schurer, e si de­ cise di adottare una nuova tecnica che prevedeva di operare mo­ difiche là dove erano necessarie, invece di apprestare, come era stato programmato inizialmente, una diretta traduzione dell'ori­ ginale accompagnata da uno speciale volume di supplementi. Nel frattempo si richiese ai traduttori una revisione preliminare del

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PREFAZIONE

testo dello Schurer; ma il volume ora pubblicato è il risultato di una minuziosa rielaborazione dell'intero manoscritto in base ai principi esposti sotto, compiuta unitamente da Geza Vermes e Fergus Millar. I curatori sono riconoscenti alla signora Tessa Rajak, del Sdmerville College, Oxford, e a Philip S. Alexander, del Pem­ broke College, Oxford, per aver concorso, con un sostanziale con­ tributo, a modernizzare rispettivamente il§ 3 C e i§§ 2.3 E. Infine, per garantire un testo fedele, omogeneo e leggibile, Pa­ mela Vermes ha confrontato col tedesco la copia riveduta, l'ha ri­ tradotta dov'era necessario ed ha in genere introdotto una quan­ tità di miglioramenti stilistici. Alcune parole di spiegazione vanno aggiunte per quanto ri­ guarda in primo luogo il principio di revisione di un'opera di consultazione classica e molto usata, e in secondo luogo le proce­ dure adottate dai presenti curatori. A loro avviso una moderniz­ zazione è giustificata, perché lo Schurer con la sua Storia non in­ tendeva fornire una sintesi personale, bensì una presentazione critica ed obiettiva di tutte le testimonianze disponibili. Se fosse mancata la revisione, l'opera sarebbe divenuta o sarebbe stata dichiarata obsoleta, il che avrebbe costituito una tragica perdita, o sarebbe andata incontro all'ancor più immeritato destino di diventare sempre più una fonte di errore. Lo scopo dell'attuale impresa è precisamente di salvare tutto quanto è ancora valido dell'opera monumentale dello Schurer e di presentar/a in una forma che le permetta di assolvere il suo compito originario. Di conseguenza i curatori hanno deciso di non segnare aggiunte, correzioni ed eliminazioni nel testo -coloro che desiderano stu­ diare lo Schiirer e il suo tempo possono sempre fare riferimento all'ultima edizione tedesca-, ma di riveder/o direttamente, in­ troducendo i seguenti principali cambiamenti. a) La rimozione della bibliografia antiquata e di materiale pu­ ramente polemico incorporato nel corso delle successive edizioni tedesche. b) La revisione delle bibliografie, mantenendo le precedenti pubblicazioni essenziali e aggiungendo le opere più importanti pubblicate fino alla primavera del I 9 7 2. c) La correzione e modernizzazione di ogni richiamo e citazio-

PREFAZIONE

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ne di testi, papiri, iscrizioni e leggende di monete in greco, lati­ no, ebraico ed aramaico. Ciò ha comportato r. l'uso di moderni metodi di riferimento (ad es. i due sistemi di numerazione usati per le sezioni di Giuseppe) e delle più recenti edizioni di papiri, iscrizioni e monete; e 2 . la correzione dei testi citati, con l'adatta­ mento dell'argomentazione dov'erano necessarie tali correzioni. d) L'aggiunta di nuovo importante materiale archeologico, e­ pigrafico, papirologico e numismatico, e l'adattamento delle no­ te e del testo dello Schurer per tenerne conto. Ciò ha comporta­ to l'introduzione non solo di nuovi dati di un tipo già noto allo Schurer, ma anche di aree di testimonianza completamente nuo­ ve, come le tavole babilonesi relative alla cronologia seleucidi­ ca, i manoscritti di Qumran e i documenti di Bar Kokhba. Mentre lo scopo dei curatori è stato di mettere a disposizione del lettore tutte le effettive testimonianze relative ai campi trat­ tati dallo Schurer, essi non hanno cercato di registrare ogni mini­ ma opinione espressa da quando lo Schurer scrisse, e ancora me­ no di fare riferimento ad ogni libro od articolo esprimente tali opinioni. Fare ciò sarebbe stato sia impossibile sia indesiderabi­ le. Ma, come gli elenchi bibliografici, che riportano le maggiori o­ pere moderne, così il testo e le note si sforzano di tener conto delle più importanti interpretazioni proposte negli ultimi sessan­ t'anni. Non si è potuto conservare la numerazione delle note dell'ul­ tima edizione tedesca, ma sono state mantenute la struttura dei capitoli e le suddivisioni, così che ogni lettore pratico dell'origi­ nale dovrebbe essere in grado di capire senza difficoltà quale nuo­ vo materiale sia stato aggiunto, e quale ne sia l'importanza. La sola sezione completamente nuova nel presente volume è § 3 F sui documenti del deserto giudaico, collocata in modo da non in­ terferire nella numerazione del resto. In conclusione, due punti fondamentali devono essere sottoli­ neati. In primo luogo l'opera rimane, per quanto è consentito dalle testimonianze ora disponibili, quella di Emi! Schurer. Che tanto sopravviva, è un tributo alla sua immensa diligenza, eru­ dizione e saggezza. In secondo luogo il volume ora presen­ tato offre materiale per ricerche storiche, ma non è inteso come una sintesi interpretativa o un riassunto di interpretazioni con-

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PREFAZIONE

temporanee. Ancora meno intende dare indebito risalto alle opi­ nioni dei curatori stessi. Essi sperano che, ricordando agli studio­ si del periodo intertestamentario il profondo debito verso la cul­ tura del sec. XIX e collocando entro la cornice del più fine pro­ dotto di quell'erudizione il vasto accrescimento di sapere acqui­ sito nel sec. XX, il nuovo Schurer risulti un sicuro fondamento sul quale futuri storici del giudaismo dell'età di Gesù possano costruire. A coprire i considerevoli costi di pubblicazione dell'edizione inglese hanno contribuito generose donazioni del Queen's Col­ lege, Oxford, dell'Oxford Centre for Post-Graduate Hebrew Studies, e di un altro Ente che desidera restare anonimo.

Traduttori e revisori*

T.A. Burkill, Professar and Head of the Department of Theology, Univer­ sity of Rhodesia, Salisbury, Rhodesia (§§ 1 6-19). Malcom C. Doubles, Professar of New Testament, St. Andrews Presbyterian College, Laurinbourg, North Carolina, usA (Appendici IV-VIII). H.A. Kennedy, B.D., Newton Stewart, Wigtownshire ( § § 4-12). George Ogg, D.D. ( 1 890-1973) (§§ 1 3-15 e Appendice m). L. Calista Olds, Professar of Religious Studies, Defiance College, Defiance, Ohio, usA (§§ 1-3) . Max Wilcox, Head of the Department of Religious Studies, University of Newcastle upon Tyne (§§ 20-2 1 e Appendici I-II). Paul Winter, D. Phil. ( 1 904-1969) (§§ 1 7.19). * I numeri in parentesi apposti ai nomi dei traduttori e revisori indicano le sezioni per le quali questi hanno fornito la prima stesura.

Avvertenza all'edizione italiana

La traduzione italiana dall'edizione inglese è stata condotta tenendo costan­ temente sott'occhio anche l'originario testo tedesco, il che ha permesso di ovviare a qualche svista dei revisori inglesi. I termini semitici sono stati traslitterati secondo il sistema adottato nel Grande Lessico del Nuovo Testamento (Brescia, dal 1965; vedi, ad es ., vol. 1, p. 64*) , anche se ciò ha comportato qualche difformità rispetto all'uso inglese, del quale l'edizione italiana conserva traccia, specialmente nel ren­ dere certi nomi propri e nel riportare le abbreviazioni indicanti i titoli dei testi rabbinici.

Erratum. A p. 353 r. 1 8 si legga Antonio in luogo di Antioco.

Indice del volume primo

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Prefazione Traduttori e revisori Avvertenza all'edizione italiana Abbreviazioni e sigle

INTRODUZIONE 23 29 29 30 31 33 36 42 42 45 45 46 46 49 50 51 51 52 54 55 56 62 62 64 68 71 72

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S r. Compito e finalità dell'opera § 2. Scienze ausiliarie A. Archeologia B. Geografia C. Cronologia D. Numismatica E. Epigrafia S 3· Le fonti A. I due libri dei Maccabei B. Fonti perdute r. Giasone di Cirene 2. La Storia di !reano 3 . Posidonio di Apamea 4· Timagene di Alessandria 5. Asinio Pollione 6 . lpsicrate 7. Q. Dellio 8. Strabone 9· Memorie di Erode ro. Tolemeo r r. Nicola di Damasco 12. I Commentarii di Vespasiano I 3. Antonio Giuliano 14. Giusto di Tiberiade I 5. Aristone di Pella I6. Frammenti papiracei 17. Teucro di Cizico 18. Opere varie 1tEpt 'IouSalwv I 9. I cronografi

I4 76 100 Ioo I03 Io6 I o8 I33 145 I 63 169

INDICE DEL VOLUME PRIMO

C. Giuseppe D. Autori greci e latini 1. Autori greci II. Autori latini E. Letteratura rabbinica 1. Letteratura talmudica II. I Midrashim m. I Targum IV. Opere storiche F. Manoscritti del deserto giudaico

PARTE PRIMA

Storia politica della Palestina dal 1 75 a.C. al 135 d.C. I 77

I77 I9I 222 234 250 262 280 283 295 299 3I I 3I I 340 356 362 4I I

Primo periodo Da Antioco Epifane alla presa di Gerusalemme da parte di Pompeo L'insurrezione maccabaica e l'età dell'indipendenza ( I 75-63 a.C.) Quadro generale della storia della Siria nell'ultimo secolo del regno seleucidico §4· Crisi religiosa e insurrezione ( I 75- 1 64 a.C.) § 5· Giuda Maccabeo ( I 64-I6 I a.C.) § 6. Gionata ( I 6 I-I43/ I 42 a.C.) §7· Simone ( 1 43/ 142-13 5 / I 34 a.C.) § 8. Giovanni !reano I ( I 35 / I 34·I04 a.C.) §9· Aristobulo r ( I04·I03 a.C.) § 10. Alessandro Janneo ( I03-76 a.C.) § I I . Alessandra (76-67 a.C.) § 1 2. Aristobulo II (67-63 a.C.) Secondo periodo Dalla presa di Gerusalemme da parte di Pompeo alla guerra di Adriano L'epoca romano-erodiana (63 a.C. - 1 3 5 d.C.) Quadro storico della provincia romana di Siria dal 65 a.C. al 7o d.C. § 1 3 . I rcano n (63-40 a.C.). L'ascesa di Antipatro e dei suoi figli Fasaele ed Erode § I 4· Antigono (40-37 a.C.) § 1 5. Erode il Grande (37-4 a.C.) § I 6. Disordini dopo la morte di Erode (4 a.C.)

INDICE DEL VOLUME PRIMO

418 418 423 437 441 489 524 541 555 573 587 588 596 6o r 6o7 6r6 622 622 639 645

§ 17. Dalla morte d i Erode il Grande ad Agrippa 1 ( 4 a.C. - 4 1 d.C.).

I figli di Erode 1 . Filippo ( 4 a.C. - 33/34 d.C.) 2. Erode Antipa (4 a.C. - 39 d.C.) 3· I. Archelao (4 a.C. - 6 d.C.) 2. La Giudea sotto i governatori romani (6-41 d.C.) Excursus 1: Il censimento di Quirinio Excursus II: Gesù e Giacomo secondo Giuseppe § r8. Agrippa I (37, 4 0, 41-44 d.C.) § 19. I procuratori romani (44-46 d.C.) Excursus: Agrippa II (50-[ ? ] 92/93 d.C.) §20. La grande guerra contro Roma (66-74 [ ? ] d.C.) I . Scoppio e trionfo della rivoluzione (66 d.C.) 2. La guerra in Galilea ( 67 d.C.) 3 . Dalla sottomissione della Galilea all'assedio di Gerusalemme (68-69 d.C.) 4· Assedio e presa di Gerusalemme (70 d.C.) 5 · L'epilogo della guerra (71-74 [ ? ] d.C.) §2 1 . Dalla distruzione di Gerusalemme al crollo di Bar Kokhba I. Situazione in Palestina da Vespasiano ad Adriano 2 . Le guerre sotto Adriano ( I I 5- I I 7 d.C.) 3· La grande rivolta sotto Adriano ( 1 32-1 35 d.C.)

APPENDICI 675 690 705 722 729 734 735 736

I5

Storia di Calcide, Iturea ed Abilene Storia dei re Nabatei III. Caratteri principali del calendario giudaico IV. Monete ebraiche v. Anni paralleli delle ère olimpica, seleucidica e cristiana VI . I Seleucidi VII. La famiglia Asmonea VIII. La famiglia Erodiana 1.

11.

Abbreviazioni e sigle

AAB AAG AASOR ADA] AE AIPhHOS A]A AJPh AJSL ALUOS ARAST ASTI BA BASOR BCH BE BGU BIES BJRL BMC Arabia BMC Palestine BMC Phoenicia BMC Roman Republic BMC Syria BZ BZAW

Abhandlungen der Deutschen (Preussischen) Akademie der Wissenschaften zu Berlin Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften in GOt­ tingen Annual of the American Schools of Orientai Research Annual of the Department of Antiquities of Jordan Année Épigraphique Annuaire de l'Institut de Philologie et d'Histoire Orien­ tales et Slaves American Joumal of Archaeology American Journal of Philology American Journal of Semitic Languages and Literatures Annua! of Leeds University Orientai Society Atti della Reale Accademia delle Scienze di Torino Annual of the Swedish Theological Institute Biblica! Archaeologist Bulletin of the American Schools of Orientai Research Bulletin de Correspondance Hellénique Bulletin Épigraphique, in REG Aegyptische Urkunden aus den Staatlichen Museen zu Berlin, Griechische Urkunden Bulletin of the Israel Exploration Society Bulletin of the John Rylands Library G.F. Hill, Catalogue of the Greek Coins of Arabia, Meso­ potamia and Persia in the British Museum {1922) G.F. Hill, Catalogue of the Greek Coins of Palestine in the British Museum {1914) G.F. Hill, Catalogue of the Greek Coins of Phoenicia in the British Museum (19 Io) H.A. Grueber, Coins of the Roman Republic in the British Museum 1-111 {I9I O ) W. Wroth, Catalogue of the Greek Coins of Galatia, Cap­ padocia, and Syria in the British Museum {1899) Biblische Zeitschrift Zeitschrift fiir die Alttestamentliche Wissenschaft, Bei­ hefte

I8 CAH CBQ CCL CHB CIG CIJ CIL CIS CPh CPJ CRAI CSHB CSEL DB Supp. DJD EB EE E] Enc.Jud. ET EThL EvTh FGrH FHG FIRA2 GCS HDB HERE HSCPh HThR HUCA ICC IDB IET I GLS IGR IGUR ]A JAOS JBL JE JEA JHS

ABBREVIAZIONI E SIGLE

Cambridge Ancient History Catholic Biblica! Quarterly Corpus Christianorum, series Latina Cambridge History of the Bible Corpus Inscriptionum Graecarum J.-B. Frey, Corpus Inscriptionum Iudaicarum I-II Corpus Inscriptionum Latinarum Corpus Inscriptionum Semiticarum Classic Philology V. Tcherikover, A. Fuks, M. Stern, Corpus Papyrorum lu­ daicarum I-III Comptes-rendus de l'Académie des Inscriptions Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum Supplément au Dictionnaire de la Bible Discoveries in the ludaean Desert Encyclopaedia Biblica Ephemeris Epigraphica Encyclopaedia ludaica (A-L) Encyclopaedia ludaica ( I 97 I) Expository Times Ephemerides Theologicae Lovanienses Evangelische Theologie F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker l. Miiller, Fragmenta Historicorum Graecorum S . Riccobono, Fontes Iuris Romani Antiqui2 Die Griechischen Christlichen Schriftsteller der ersten drei lahrhunderte Hastings' Dictionary of the Bible Hastings' Encyclopedia of Religion and Ethics Harvard Studies in Classica! Philology Harvard Theological Review Hebrew Union College Annua! International Critica! Commentary The Interpreter's Dictionary of the Bible Israel Exploration Journal Inscriptions grecques et latines de la Syrie R. Cagnat et al., Inscriptiones Graecae ad Res Romanas Pertinentes I, III, IV Inscriptiones Graecae Urbis Romae Journal Asiatique Journalof the American Orientai Society Journal of Biblica! Literature The lewish Encyclopedia Journal of Egyptian Archaeology Journal of Hellenic Studies

ABBREVIAZIONI E SIGLE

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MRR

Journal of Jewish Studies Joumal of Near Eastern Studies Jahreshefte des Osterreichischen Archaologischen Instituts Journal of the Palestine Orientai Society Jewish Quarterly Review Journal of Roman Studies Journal for the Study of Judaism in the Persian, Hellenis­ tic and Roman Period Journal of Semitic Studies Journal of Theological Studies Jiidische Zeitschrift fiir Wissenschaft und Leben Lexikon fiir Theologie und Kirche Mitteilungen und Nachrichten des Deutschen Paliistina­ Vereins Monatschrift fiir Geschichte und Wissenschaft des Juden­ tums T.R.S. Broughton, Magistrates of the Roman Republic I­

MUSJ NKZ NT NTS OAW OGIS

Mélanges de l'Université St. Joseph Neue Kirchliche Zeitschrift Novum Testamentum New Testament Studies Osterreichische Akademie der Wissenschaften W. Dittenberger, Orientis Graeci Inscriptiones Selectae I­

PAAJR PBSR PEFA PEFQSt PEQ PG PL PIR1 PIR2 QDAP RAC RB RE

Proceedings of the American Academy for Jewish Research Papers of the British School at Rome Palestine Exploration Fund Annua! Palestine Exploration Fund Quarterly Statement Palestine Exploration Quarterly ].-P. Migne, Patrum Graecorum Cursus Completus J.-P. Migne, Patrum Latinorum Cursus Completus Prosopographia Imperii Romani' Prosopographia Imperii Romani2 Quarterly of the Department of Antiquities of Palestine Reallexikon fiir Antike und Christentum Revue Bihlique Pauly-Wissowa, Realencyclopadie der classischen AJter­ tumswissenschaft Revue des Études Grecques Revue des Études Juives Répertoire d'épigraphie sémitique I-VII Die Religion in Geschichte und Gegenwart Revue de l'Histoire des Religions Roman Inscriptions of Britain Revue Numismatique

JJS JNES JOAI JPOS JQR JRS ] S] JSS JThSt JZWL LThK MDPV MGWJ

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ABBREVIAZIONI E SIGLE

Revue de Qumran Recherches de Science Religieuse Sitzungsberichte der Deutschen Akademie der Wissen­ schaften zu Berlin Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der Wissen­ schaften Sitzungsberichte der Bayerischen Akademie der Wissen­ schaften Sitzungsberichte der Osterreichischen Akademie der Wis­ senschaften Scripta Hierosolymitana Supplementum Epigraphicum Graecum W. Dittenberger, Sylloge Inscriptionum Graecarum3 Studi e Testi Schweizerische Theologische Umschau H.L. Strack, Introduction to Talmud and Midrash H.L. Strack - P. Billerbeck, Kommentar zum Neuen Te­ stament aus Talmud und Midrasch Transactions of the American Philological Association Theological Dictionary to the New Testament Theologische Literaturzeitung Theologische Studien und Kritiken Theologisch Tijdschrift Theologisches Worterbuch zum Neuen Testament Theologische Zeitschrift Texte und Untersuchungen Vetus Testamentum Wiener Zeitschrift zur Kunde des Morgenlandes Zeitschrift fiir Assyriologie Zeitschrift fiir die Alttestamentliche Wissenschaft Zeitschrift der Deutschen Morgenlandischen Gesellschaft Zeitschrift der Deutschen Palastina-Vereins Zeitschrift fiir die Neutestamentliche Wissenschaft L. Zunz, Die gottesdienstlichen Vortrage der ]uden2 Zeitschrift fiir Wissenschaftliche Theologie

Introduzione

§ 1. Compito e finalità dell'opera

Fu dal giudaismo che emerse la cristianità nel sec. I d.C. e per­ ciò niente del racconto evangelico è comprensibile se separato dalla sua collocazione nella storia giudaica, nessuna parola di Gesù è significativa se non è inserita nel suo naturale contesto del pensiero giudaico contemporaneo. Il·compito dello studioso del Nuovo Testamento che indaga sul fenomeno della nascita del cristianesimo è di mettere in relazione Gesù e il vangelo non solo con l'Antico Testamento, ma anche e soprattutto con il mon­ do giudaico del suo tempo. Un tale scopo implica la completa as­ similazione delle conclusioni di studiosi del giudaismo interte­ stamentario e della Palestina ellenistica e romana. La caratteristica principale di questo periodo fu la crescente importanza del farisaismo. L'orientamento legalistico, iniziato da Esdra, si era lentamente trasformato in un sistema religioso-so­ ciale in cui non era più sufficiente adempiere i comandamenti della Torà scritta; le affermazioni generiche della legge biblica furono scomposte in un numero immenso di precetti dettagliati, l'adempimento dei quali era imposto come un obbligo sacrosan­ to. Sebbene mai seguita universalmente e mai completamente se­ parata da tendenze veramente spirituali e perfino carismatiche, questa preoccupazione di osservare scrupolosamente le minuzie della religione divenne la caratteristica della corrente principale del giudaismo. Assieme ad altri partiti religiosi della Palestina il movimento farisaico ebbe origine nei conflitti del periodo maccabaico. In quel tempo la tendenza verso un conservatorismo legale agi non solo da forza di unificazione all'interno del popolo ebraico scon­ figgendo la fazione filogreca e contribuendo cosi alla difesa del patrimonio d'Israele, ma aiutò anche a creare una classe altamen­ te influente: quella degli scribi. Nessun altro potere, spirituale

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INTRODUZIONE

o politico, fu in grado di neutralizzare il loro influsso. Ma le lotte del periodo maccabaico furono cruciali anche per la storia politi­ ca d'Israele, poiché posero le basi dell'emancipazione dei Giudei dal regno seleucidico e della costituzione di una Giudea indipen­ dente, basata su principi indigeni, che durò fino alla conquista romana. Cosl lo sviluppo sia interno sia esterno del giudaismo avvenuto in questo tempo giustifica la scelta del periodo macca­ baico quale terminus a quo del presente studio. Considerazioni simili aiutano a fissare il terminus ad quem. All'inizio del dominio romano si mantenne una certa autonomia politica. La linea sacerdotale dei Maccabei fu sostituita da una dinastia di Erodiani creata di recente. Allorché essi furono ri­ mossi da Roma, la Giudea venne amministrata da prefetti e pro­ curatori imperiali, ma anche cosl un senato aristocratico, il sine­ drio, esercitava molti dei poteri di governo. Fu solo in seguito alla grande insurrezione sotto Nerone e Vespasiano che al popo­ lo giudaico fu tolta l'indipendenza, e fu solo la repressione della grande ribellione sotto Adriano che comportò la sua effettiva e definitiva abolizione. Considerazioni politiche autorizzano dun­ que l'estensione dell'«età di GesÙ» al regno di Adriano, il che è confermato dall'evoluzione interna del giudaismo. Infatti fu pre­ cisamente il sec. II d.C. che vide l'inizio della registrazione siste­ matica di leggi fino allora trasmesse per lo più oralmente, la fon­ dazione, in altre parole, del codice talmudico. Inoltre fu questo il periodo in cui il farisaismo, risultato della caduta delle istitu­ zioni giudaiche, acquistò influenza decisiva sia come potere spi­ rituale sia come autorità secolare. Infatti il sacerdozio sadduceo scomparve con la distruzione del tempio e nella diaspora un in­ consistente giudaismo ellenistico fu incapace di resistere alla maggior consistenza dei farisei. È impossibile, a causa della natura delle fonti, seguire i movi­ menti dottrinali di questo periodo passo per passo, ancor più lo sviluppo delle varie istituzioni . Occorre quindi, per prima cosa, indagare sul destino politico della Giudea nelle due fasi di indi­ pendenza nazionale e di dominazione romana. Il successivo esa­ me delle istituzioni e del pensiero giudaici richiede in primo luo­ go una descrizione del panorama culturale generale in Palestina con particolare attenzione alla diffusione dell'ellenismo in terri-

§ I . COMPITO E FINALITÀ DELL'OPERA

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tori abitati da gentili e da giudei ( § 2 2 ). Poi verrà discussa l'or­ ganizzazione della comunità gentile e giudaica; ciò infatti fa par­ te della storia interna, perché si riferisce all'autoamministrazio­ ne di municipi contrapposta alla storia politica del paese consi­ derato come entità. Nello studio dell'autogoverno giudaico sarà incluso un esame del sinedrio e del sommo sacerdozio ( § 2 3 ). Ma i due fattori principali negli affari interni furono, da una parte, il sacerdozio e il culto del tempio ( § 24), dall'altra, lo studio e l'insegnamento della Bibbia da parte degli scribi e rabbini ( § 2 5 ). Mentre i capi sacerdoti nel periodo greco, con i Sadducei raccolti attorno ad essi, erano più interessati a questioni politiche che al­ la religione, gli scribi e i loro eredi, i Farisei ( § 2 6 ), diffusero e conservarono la conoscenza della Torà attraverso l'istituzione di scuole e sinagoghe ( § 2 7 ). Gli effetti della loro opera sul popolo in generale sono considerati in un esame della vita giudaica e del­ la pratica religiosa ( § 2 8 ). Ma, più importante di tutto, la ricom­ pensa per una fedele e rigorosa osservanza della legge era cerca­ ta nel futuro; lo zelo per la Torà durante questo tempo era ispi­ rato da una viva attesa messianica ed escatologica ( § 29 ). Questa esplorazione della corrente principale del giudaismo va completata con una esposizione della comunità degli Esseni ( § 30) e delle caratteristiche distintive del giudaismo della dia­ spora ( § 3 I ). Infine, quanto è rimasto della letteratura giudaica palestinese di questo periodo ( § 3 2 ) e ancor più la letteratura el­ lenistica ( § 3 3 ), dove il filosofo giudaico Filone di Alessandria merita particolare attenzione ( § 3 4 ), rivelano che, nonostante il predominio del farisaismo, gli interessi spirituali e le aspirazio­ ni dei giudei religiosi erano molti e vari.

Bibliografia r . Opere generali sulla storia e sul pensiero giudaico intertestamentario Geiger, A., Urschrift und Oberset:zungen der Bibel in ihrer Abhangigkeit von der innern Entwickelung des ]udenthums ( r 8 57, 2 1 928). Derenbourg, J , Essai sur l'histoire et la géographie de la Palestine d'après les Thalmuds et les autres sources rabbiniques. 1. Histoire de la Palesti­ ne depuis Cyrus ;usqu'à Adrien ( r 867) . .

INTRODUZIONE

Graetz, H., Geschichte der Juden von den altesten Zeiten bis auf die Ge� gertwart I-XI ( 1 85)·1875, 41908 ) . Ewald, H . , Geschichte des Volkes Israel I-VII (31 864-1 868). Wellhausen, J., Die Pharisi:ier urtd Sadduziier ( 1 874, z1924). Wellhausen, J ., Israelitische und judische Geschichte ( 1 8 94, 21958). Weber, F., Judische Theologie auf Grund des Talmud und verwandter Schriften gemeinfasslich dargestellt ( 1 897). Schlatter, A., Israels Geschichte von Alexander dem Grossen bis zum Hadrian ( 1 900). Holtzmann, 0., Neutestamentliche Zeitgeschichte (21 906) . Schechter, S., Some Aspects of Rabbinic Theology ( 1 909). Juster, J., Les Juifs dans l'Empire romain I-II ( 1 9 14). Radin, M., The Jews among the Greeks and Romans ( 1 9 1 5 ) . Meyer, E . , Ursprung und Anfiinge des Christentums I-III ( 1 92 1-1923). Moore, G.F., Judaism in the First Centuries of the Christian Era I-III ( 1927-1930). Bousset, W. - Gressmann, H., Die Religion des ]udentums im spiithellenistischen Zeitalter (31926, 41 966) . Herford, T.R., ]udaism in the New Testament Period ( 1928). Lagrange, M.-J., Le judazsme avant Jésus-Christ ( 1 9 3 1 ) . Guignebert, C . , The ]ewish World in the Time of ]esus ( 1 9 39). Lieberman, S . , Greek in Jewish Palestine ( 1 942, 21965). Liebermann, S., Hellenism in Jewish Palestine ( 1 950). Pfeiffer, R.H., History of New Testament Times with an Introduction to the Apocrypha ( 1 949) . Marmorstein, A., Studies in ]ewish Theology ( 1 950). Abel, F.-M., Histoire de la Palestine depuis la conquete d'Alexandre le Grand jusqu'à l'invasion arabe I-II (21952). Baron, S .W., A Social and Religious History of the ]ews I-II (z1952). Goodenough, E.R., Jewish Symbols in the Greco-Roman Period I-XII ( 1 953-1 965 ) . Alon, G . , Toledot ha-yehudim be-' ere?- Yisra'el bi-te�ufat ha-Mishnah vehaTalmud I-II ( 1 954) . Baer, Y.F., Israel among the Nations ( 1 955) (in ebraico). Biichler, A., Studies in ]ewish History ( 1 956). Daube, D., The New Testament and Rabbinic Judaism ( 1 95 6). Klausner, J., Historyah shel ha-bayit ha-sheni I-IV ('1958). Tcherikover, V., Hellenistic Civilization and the ]ews ( 1 959). Vermes, G., Scripture and Tradition in ]udaism ( 1 96 1 ) . Bickerman, E .J., From Ezra to the last of the Maccabees ( 1 962) . Zeitlin, S., The Rise and Fall of the ]udean State I-II ( 1 962- 1967). Avi-Yonah, M., Geschichte der ]uden im Zeitalter des Talmuds: In den Tagen von Rom und Byzanz (1962). Noth, M., Geschichte Israels ('1 963 ) ; tr. ingl . History of Israel (2 1 960). Filson, F.V., A New Testament History ( 1 965) . Neusner, J., A History of the ]ews in Babylonia I-IV ( 1 965-1970).

§I. COMPITO E FINALITÀ DELL 'OPERA Cohen, B. , fewish and Roman Law, A Comparative Study I-II ( 1 966). Bruce, P.F., New Testamertt History ( 1969). Jeremias, J., ]erusalem in the Time of ]esus (1969). Hengel, M., ]udentum und Hellenismus (1969). Reicke, B., The New Testament Era. The World of the Bible /rom 500 B.C. to A D Ioo ( 1 969). Ben Sasson, H.H. (ed.), History of the Jewish People (ebraico) I [ Il pe­ riodo del secondo tempio (M. Stern) ; L'età della Mishna e del Talmud (S. Safrai) ] , pp. 1 77-367 ( 1 969). Urbach, E.E. , Tbe Sages, their Concepts and Beliefs ( r969} (in ebraico) . Guttmann, A., Rabbinic Judaism in the Making - The Halakhah /rom Ezra to ]udah I ( 1 970). Neusner, J., The Rabbinic Traditions about the Pharisees be/ore 70 I-III .

.

( 1 971 ) .

Maier, J., Geschichte der ;udischen Religion ( 1 972).

2. I più importanti periodici e le più importanti opere di consultazione che si occupano di storia giudaica intertestamentaria

a) Periodici Monatschrift rur Geschichte und Wissenschaft des Judenthums ( I85I-

I938).

Jiidische Zeitschrift fi.ir Wissenschaft und Leben (A. Geiger) (r862-1875). Revue des Etudes Juives ( 188o-). Jewish Quarterly Review ( r 8 8 8-). Revue Biblique (18 92-) . Biblica (19 19-). Tarbiz ( 1929/30-) (in ebraico con riassunti in inglese). Zion ( 1935-) (in ebraico con riassunti in inglese). Journal of Jewish Studies (1 948-}. Israel Exploration Journal ( 1 950-) . New Testament Studies ( 1 954-). Revue de Qumran ( 1 958-). Journal for the Study of Judaism in the Persian, Hellenistic and Roman Period ( r970-) .

h) Opere di consultazione The Jewish Encyclopedia I-XII ( I 90I-I905 ). Encyclopaedia Judaica I-X [A-L] (1928-1 934). Supplément au Dictionnaire de la Bible ( 1 928-). The Interpreter's Dictionary of the Bible I-IV ( 1 962). Realencyclopiidie der classischen Altertumswissenscha/t (Pauly, A., e Wissowa, G .) ( 1 894-). Encyclopaedia Talmudica: En':{#lopediyah Talmudit ( 1 948-).

28

INTRODUZIONE

Encyclopaedia Biblica: En;i#opediyah Mi�ra'it ( 1964-). Encyclopaedia Judaica I-XVI ( 1971). c) Bibliografie

Kirjath Sepher, Bibliographical Quarterly of the Jewish National and U­ niversity Library, Jerusalem ( 1924-) . Marcus, R., 'A Selected Bibliography ( 1920-1 945) of the Jews in the Hel­ lenistic-Roman Period', PAAJR 1 6 ( 1 946-1 947), pp. 97-18 1 . Delling, G., Bibliographie zur judisch-hellenistischen und intertestamen­ tarischen Literatur I900-r965 (1969). Berlin, C., Index to Festschriften in Jewish Studies ( 1 97 1 ) . Rappaport, U., 'Bibliography of Works on Jewish History in the Hellenis­ tic and Roman Periods, 1 946-1970',Studies in the History of the Jew­ ish People and the Land of Israel, ed. B. Obed et al. ( 1 972), pp. 247321.

§

2. Scienze

ausiliarie

La bibliografia generale citata nel § 1 richiede una integrazio­ ne e il presente capitolo consisterà di elenchi bibliografici relati­ vi alle principali discipline ausiliarie: A. archeologia, B. geogra­ fia, C. cronologia, D. numismatica, E. epigrafia. A. ARCHEOLOGIA a) Bibliografia

Thomsen, P., Die Paléistina Literatur [vol. A e r-vn per I 878-I 945 ] ( I908-). Vogel, E.K., 'Bibliography of Holy Land Sites', HUCA 42 ( I97I), pp. I96. b) Principali periodici

Palestine Exploration Fund Quarterly Statement ( I 869-I936). Palestine Exploration Quarterly (I 9 3 7-) . Zeitschrift des Deutschen Palastina-Vereins (I 878-) . Revue Biblique ( I 892-), contenente una 'Chronique archéologique'. Palestine Exploration Fund Annual Report ( I 903·). Palastinajahrbuch des deutschen evangelischen Instituts fiir Altertumswissenschaft des heiligen Landes zu Jerusalem ( I 905·). Annual of the American Schools of Orientai Research ( I 9I 9·). Bulletin of the American Schools of Orientai Research (I9 I 9-) . Quarterly of the Department of Antiquities of Palestine ( I 9 3 I · I950). The Biblical Archaeologist ( 1 938-} . Israel Exploration Journal ( 1 949/5o-}. Eretz Yisrael ( 195 1 -). Annual of the Department of Antiquities of Jordan ( 1 951-) . Atiqot ( 1 955-). Levant (1 969-). Per l'archeologia della regione siriaca vedi Syria ( 1 920-). Per relazioni su tutti i ritrovamenti in Palestina e nelle aree circostanti vedi le parti corrispondenti di Fasti Archaeologici 1- ( 1 946-).

JO

INTRODUZIONE

c) Opere descrittive

Krauss, S ., Talmudische Archiiologie I-III ( I 9 10·I9I2). Krauss, S., Synagogale Altertumer ( 1922). Albright, W.F., The Archaeology of Palestine and the Bible ( 1 932). Watzinger, C., Denkmiiler Palastinas 1-11 ( I 9JJ·I9J5). Barrois, A.G., Manuel d'archéologie biblique I-II ( 1 939-1953). Glueck, N., The Other Side of the Jordan ( 1 940; :a1970). Albright, W.F., From the Stone Age to Christianity ( 1940). Wright, G.E., Biblica! Archaeology ( 1 957, riv. 1962). Finegan, J., Light from the Ancient Past (>1959). Glueck, N., Rivers in the Desert ( 1959) . Yeivin, S., A Decade of Archaeology in Israel, 1948-1958 ( 1 960). Kenyon, K., Archaeology and the Holy Land (1960). Thomas, D.W. (ed.), Archaeology and Old Testament Study ( 1 967) . Finegan, J., Archaeology of the New Testament (1969). Per Gerusalemme vedi: Vincent, L.-H., Abel, F.-M., Jérusalem Nouvelle ( I9I4-1926). Dalman, G., Jerusalem und sein Geliinde ( 1 930). Simons, J., Jerusalem in the Old Testament ( 1952). Vincent, L.-H., Stève, A.-M., Jérusalem de l'Ancien Testament 1-11 e tav. ( 1954-1956). Avi-Yonah, M. (ed.), Sepher Yerushalayim (The Book of Jerusalem) 1 (1956) (ebraico). Kenyon, K., Jerusalem: Excavating JOOO Years of History ( 1 967). Aviram, J. (ed.), Jerusalem throught the Ages ( 1 968) (prevalentemente in ebraico) . Shiloh, Y., 'A Table of the Major Excavations in Jerusalem', Qadmoniot r ( 1968), pp. 71-78 (ebraico) . Gray, J., A History of Jerusalem ( 1 969). Per la vita giudaica nella Palestina biblica e intertestamentaria vedi: Vaux, R. de, Ancient Israel. Its Life and Institutions (r96r) . Jeremias, J., Jerusalem in the Time of Jesus ( 1 969).

B. GEOGRAFIA a) Bibliografia Bibliographiyah niv�eret ze-geographiyah his{orit shel Ere; Yisrael I-III

(196I·I 962 ) . Thomsen, P . , Die Paliistina Literatur, vedi Archeologia a.

§ 2 . SCIENZE AUSILIARIE: CRONOLOGIA b) Periodici: vedi Archeologia b c) Opere descrittive

Robinson, E., Biblica! Researches in Palestine I-III ( 1 84 1 ) . Neubauer, A . , La géographie du Talmud ( 1 868) . Guérin, V., Description géographique, historique et archéologique de la Palestine: Judée I-III ( 1 868-1869) ; Samarie I-II ( 1 874-1875); Galilée 1-11 ( 1 88o) . Wilson, C . , et al., The Survey of Western Palestine I-IX ( 1 881-1888). Smith, G.A., The Historical Geography of the Holy Land ( 1 894) . Abel, F.-M., Géographie de la Palestine I-II ( 1933-1938). Glueck, N., Explorations i n Eastern Palestine I-IV ( 1 935-1949) . Baly, D., The Geography of the Bible (1957). Baly, D., A Geographical Companion to the Bible (1 963). Avi-Yonah, M., The Holy Land /rom the Persian t o the Arab Conquests. A Historical Geography ( 1966). Mittmann, S., Beitriige zur Siedlungsgeschichte des nordlichen Ost;ordan­ landes ( 1970). d ) Atlanti ed opere topografiche

Smith, G.A., Historical Atlas of the Holy Land (1 936). Avi-Yonah, M., Map of Roman Palestine (1940). Avi-Yonah, M., The Madaba Mosaic Map ( 1954). Avi-Yonah, M., Carta's Atlas of the Period of the Second Temple, the Mishnah and the Talmud (1966) (ebraico) . Aharoni, Y., Avi-Yonah,M., The Macmillan Bible Atlas ( 1 968). Negenman, J.H., New Atlas of the Bible ( 1 969). Atlas of Israel (1 970). Miller, K., Weltkarte des Castorius (I 887) = Die Peutingersche Tafe! (rist. 1962). Eusebius, Onomasticon der biblischen Ortsnamen, ed. E. Klostermann, GCS XI/ I ( 1904). Thomsen, P., Loca Sancta (1907). Miller, K., Itineraria Romana ( 1 9 1 6) . Borée, W., Die alten Ortsnamen Paliistinas (1 930). Romanoff, P., Onomasticon of Palestine ( 1 937). Fischer, H., 'Geschichte der Kartographie von Palaestina', ZDPV 62 ( 1 939), pp. !69-89.

C. CRONOLOGIA La cronologia è una scienza ausiliaria della storia, che ha lo scopo di convertire il calcolo del tempo di antiche fonti nel siste­ ma cronologico usato al giorno d'oggi. Il calendario giudaico è

32

INTRODUZIONE

discusso dettagliatamente nell'appendice III; perciò qui si forni­ scono soltanto dati bibliografici di base relativi all'antica crono­ logia in generale e alle cronologie dei mondi mesopotamico, egi­ ziano, biblico e greco-romano. Opere generali

Ideler, L., Handbuch der Chronologie I-n ( 1 825-1 826). Ideler, L., Lehrbuch der Chronologie ( 1 8 3 1 ) . Ginzel, F.K., Handbuch der mathematischen und technischen Chronologie I-III ( 1 906-19 14). Nilsson, M.P., Primitive Time-Reckoning ( 1 920). Kubitschek, W., Grundriss der antiken Zeitrechnung ( 1 928). Neugebauer, 0., The Exact Sciences in Antiquity ( 1 957). Grumel, V., La chronologie (1958). Bickerman, E.J., Chronology of the Ancient World ( 1 968). Mesopotamia

Kugler, F.X., Sternkunde und Sterndienst in Babel I-II ( 1907-1924) ; Erganz. Hefte I-III ( 1 9 1 3 -1935). Sidersky, D., Etude sur la chronologie assyro-babylonienne ( 1920). Langdon, S., Babylonian Menologies and Semitic Calendars ( 1 935). Labat, R., Hémerologies et ménologies assyriennes ( 1 939). Neugebauer, 0., Astronomica/ Cuneiform Texts ( 1 955). Parker, R.A., Dubberstein, W.H ., Babylonian Chronology 626 B.C. - A. D. 75 ( 1956). Egitto

Meyer, E., Chronologie égyptienne ( 1 9 1 2 ). Borchardt, L., Aegyptische Zeitmessung ( 1 920). Parker, R.A., Tbe Calendars of Ancient Egypt ( 1 950). Neugebauer, 0., Parker, R.A., Egyptian Astronomica/ Texts I-II ( 19621 964) . La Bibbia

Mahler, E., Handbuch der jiidischen Chronologie ( 1 9 1 6). Kugler, F.X., Von Moses bis Paulus ( 1922). Goudoever, J. van, Biblica! Calendars (21 9 6 1 ) . Jepsen, A . , Hanhardt, R . , Untersuchungen zur israelitisch-jiidischen Chro­ nologie ( 1964). Finegan, J., Handbook of Biblica! Chronology ( 1964). Vedi anche la bibliografia citata nell'Appendice m.

§ 2. SCIENZE AUSILIARIE: NUMISMATICA

33

Grecia e Roma Clinton, H., Fasti Hellenici (2184 1 ) . Clinton, H., Fasti Romani I-II ( 1 845-50). Mommsen, Th., Romische Chronologie {21 859). Goyau, G., Chronologie de l'Empire romain ( 1 89 1 ) . Nilsson, M.P., Die Entstehung und religiOse Bedeutung des griechischen

Kalenders ( 1 9 1 8).

Dinsmoor, W.B. , The Archons of Athens in the Hellenistic Age (1931). Pritchett, W.K., Neugebauer, O., The Calendars of Athens ( 1 948). Broughton, T.R.S., The Magistrates of the Roman Republic I-II e Suppl.

( 1 95 1-1 960).

Degrassi, A., I Fasti consolari dell'impero romano dal 30 a.C. al 6I3 d.C.

( 1952).

Degrassi, A., Fasti Capitolini ( 1954). Manni, E., Fasti ellenistici e romani ( 1957). Merritt, B .D., The Athenian Year (1 961) . Samuel, A.E., Ptolemaic Chronology ( 1962). Pritchett, W.K., Ancient Athenian Calendars on Stone (1963). Michels, A.K., The Calendar of the Roman Republic ( 1 967). Samuel, A.E., Greek and Roman Chronology. Calendars and Years in

Classica! Antiquity [Handbuch der Altertumswissenschaft I,7] ( 1972).

D. NUMI SMATICA

Uno studio delle monete coniate durante l'epoca considerata offre validi contributi per una migliore comprensione della I. storia seleucidica, 2. storia delle città ellenistiche nelle vicinanze della Palestina, 3. storia giudaica. I.

Monete seleucidiche

Eckhel, J., Doctrina numorum veterum m ( 1 794), pp. 209-249 . Mionnet, T.E., Description des médailles antiques v ( 1 8 u ) , pp. 1-109; Suppl. VIII ( 1 837), pp. 1-8 1 . Saulcy, F. de, Mémoire sur les monnaies datées des Séleucides ( 1871). Saulcy, F. de, 'Monnaies des Séleucides munies de contremarques', Mélan­ ges de Numismatique I (1 875), pp. 45-64. Saulcy, F. de, 'Monnaies inédites de Tryphon frappées dans les villes ma­ ritimes de Phénicie', ibid.II ( 1 877), pp. 76-84. Gardner, P., Catalogue of the Greek Coins in the British Museum. Tbe

Scleucid Kings of Syria ( 1 878) . Bobelon, E., 'Les rois de Syrie, d'Arménie et de Commagène ', Catalogue des monnaies grecques de la Bibliothèque Nationale ( 189o).

34

INTRODUZIONE

MacDonald,G., Catalogue of the Greek Coins in the Hunterian Collection III ( 1 905), pp. J-1!7. Head,B.V.,Historia Numorum, a Manual of Greek Numismatics ('r9rr) , pp. 755-773· Newell, E.T., 'The Seleucid Mint of Antioch' , Am. Journ. of Numismatics 5 1 ( 1 97 1 ), pp. I - 1 5!. Newell, E.T., The Seleucid Coinages of Tyre: a Supplement. Num. Notes and Monogr. 73 ( 1 936). Newell,E.T., The Coinage of the Eastern Seleucid Mints /rom Seleucus I to Antiochus III, Numismatic Studies r ( 1 938). Newell, E.T., Late Seleucid Mints in Ake-Ptolemais and Damascus, Num. Notes and Monogr. 84 ( 1 939). Newell,E.T., The Coinage of the Western Seleucid Mints from Seleucus I to Antiochus III, Num. Studies 4 ( 1 94 1 ) . Bellinger,A.R., 'The End of the Seleucids', Trans. Connect. Acad. 3 8 ( 1 949), pp. 51-102. Seyrig,H., 'Notes on Syrian Coins I : the Khan el-adbe Find and the Coinage of Tryphon', Num. Notes and Monogr. I I 9 ( 1 950), pp. 1-23. Brett,A .B., 'The Mint of Ascalon under the Seleucids ', Am. Num. Soc., Mus. Notes 4 ( 1 950), pp. 43-54 ·

Sylloge Nummorum Graecorum, Danish National Museum: Syria, Seleucid Kings (1959). M0rkholm, 0 . , Studies in the Coinage of Antiochus IV of Syria ( r 9 63) . Le Rider,G., Suse sous les Séleucides et les Parthes ( r 965). Le Rider, G., e Seyrig, H., 'Objets de la collection Louis de Clercq: mon­ nl'!ies Séleucides',RN 9 ( 1 967),pp. I I-53· Baldus,H.R., 'Der Helm des Tryphon und die seleukidische Chronologie der Jahre 1 46- r 3 8 v. Chr.', Jahrbuch f. Num. u. Geldgcsch . 20 ( 1 970), pp. 2!7-239· 2. Monete

di città della regione fenicia e palestinese

Per opere sulle monete di città soggette ai Seleucidi vedi l 'elenco prece­ dente. Saulcy,F. de, Numismatique de la Terre Sainte. Description des monnaies autonomes et impériales de la Palestine et de l'Arabie Pétrée ( 1 8 74). L'opera fondamentale sulle monete delle città palestinesi. Babelon,E., Les Perses Achéménides (!es Satrapes et les Dynastes tribu­

taires de leur empire), Cypre et Phénicie, Catalogue des monnaies grec­ ques de la Bibliothèque nationale ( 1 8 93). Rouvier,J., 'Numismatique des villes de la Phénicie', Journ. internat. d'arch . num. 3 (r9oo), pp. 125-168. 23 7-3 1 2 . MacDonald, G ., Catalogue of Greek Coins in the Hunterian Collection m ( 1 905),pp. 2 5 5-284.

§ 2. SCIENZE AUSILIARIE: NUMISMATICA

35

Head, B.V., Historia Numorum (2·r9II), pp. 783-806. Hill , G.F., Catalogue of the Greek Coins in the British Museum: Phoenicia (1910);

Palestine ( 1 9 14); Arabia, Mesopotamia, Persia (1922), pp. XXII-XLV e 1 5-44 sulle mone­ te delle città comprese nella provincia romana d'Arabia. Sylloge Nummorum Graecorum, Danish National Museum: Phoenicia (196 1 ) ; Palestine-Characene (196 1 ) . Corpus Nummorum Palestinensium: 1. Kadman, L., The Coins of Aelia Capitolina (1956). 11. Kadman, L., Tbe Coins of Caesarea Maritima (1957). IV. Kadman, L., Tbe Coins of Akko-Ptolemais (196 1 ) . Per correzioni e aggiunte all'ultima opera vedi la recensione di H. Sey­ rig, RN Ser. 6 (r962), pp. 2 5-50 . Si noti anche: H. Seyrig, Antiquités Syriennes I-VI ( 1 9 34-1966); in mancanza di un corpus moderno questa serie di estratti da ' Syria' costitui­ sce la trattazione più completa sulle antichità (principalmente sulle mo­ nete) di molte città di Siria, Fenicia, Giudea e Decapoli. Naster, P., 'Le développement des monayages phéniciens avant Alexan­ dre, d'après les trésors', The Patterns of Monetary Development in Phoenicia and Palestine in Antiquity, ed. A. Kindler ( 1967), pp. 3 -24 . Kadman, L., 'Temple Dues and Currency in Ancient Palestine in the Light of recently discovered Coin-Hoards', Congresso internaz. di Numisma­ tica, Roma II (196 5 ), pp. 69-76. Kindler, A., ' The Mint of Tyre- the Major Source of Silver Coins in An­ cient Israel', Eretz-Israel VIII (1967), pp. 3 18-3 2 5 (in ebraico con rias­ sunto in inglese). Ben-David., A., ]erusalem und Tyros: ein Beitrag zur palastinensischen Munz- und Wirtschaftsgeschichte (I26 a.C. - 57 p.C.) (r969) . (Gli ultimi tre studi si occupano dell'assai diffusa circolazione di sicli di Tiro in Palestina) . Per le monete di singole città vedi anche vol. n, § 2 2 ,II,1 e § 2 3 ,1.

3· Monete giudaiche

Qui sono elencate solo le opere di consultazione più importan­ ti. Per una bibliografia più completa vedi l'Appendice IV. Saulcy, R. de, Recherches sur la numismatique juda'ique ( 1 854). Madden, F.W., History of ]ewish Coinage and of Money in the Old Tes­ tament ( r 864) . Madden, F.W., Coins of the ]ews ( 1 8 8 r ) . liiU, G.F., Catalogue of the Greek Coins in the British Museum: Palesti­

ne ( 1 9 1 4).

INTRODUZIONE

Reifenberg, A., Ancient Jewish Coin (21 947). Kadman, L., The Coins of the ]ewish War of 66-73 C.E. ( 1 960). Mayer, L.A., A Bibliography of Jewish Numismatics ( r 966). Kanael, B., 'Altjiidische Miinzen', Jahrb. f. Num. u. Geldgesch. 17 ( r 967), pp. 1 59-298 . (con discussione e bibliografia esaustiva). Meshorer, Y., Jewish Coins of the Second Temple Period ( r 967). (Discus­ sione, trascrizione, tavole fuori testo) .

E. EPIGRAFIA Le iscrizioni relative alla storia qui discussa sono di vario ge­ nere: non giudaiche e giudaiche, palestinesi ed extrapalestinesi, in greco, latino, ebraico ed aramaico. I . Le iscrizioni non giudaiche greche e latine della Palestina e delle aree limitrofe furono raccolte in Corpus Inscriptionum Graecarum III e Corpus Inscriptionum Latinarum 111. Il numero dei documenti epigrafici greci e latini di questa regione è aumen­ tato enormemente dopo la compilazione delle due monumentali opere del sec. XIX, ma di essi non esiste un corpus moderno. Le iscrizioni in questione dànno informazioni particolarmente pre­ ziose sulla cultura delle zone non giudaiche della Palestina ( vedi vol. II, § 2 2 ) Per la nostra ricerca, oltre alle iscrizioni palestine­ si nelle lingue classiche, sono importanti anche iscrizioni scoper­ te altrove, cosl come molte epigrafi semitiche della Palestina e di altri paesi, specialmente i testi nabatei (vedi la bibliografia esau­ stiva nell'Appendice II). 2 . Delle iscrizioni giudaiche direttamente attinenti, origina­ rie sia della Palestina sia della diaspora, la maggioranza è costi­ tuita da iscrizioni sepolcrali greche e latine. Le catacombe giudai­ che a Roma sono particolarmente ricche di tali epigrafi. L'unica raccolta moderna di iscrizioni giudaiche in tutte le lingue, quella di J.-B. Frey ( vedi sotto), seppur molto utile, purtroppo non è completa né adeguatamente curata. .

I.

Iscrizioni non giudaiche della regione fenicia e palestinese

Qui sono elencate solo le maggiori raccolte e pubblicazioni, assieme ad un'indicazione delle fonti per la corrente bibliografia di iscrizioni greche e latine. Riferimenti epigrafici dettagliati re-

§ 2. SCIENZE AUSILIARIE: EPIGRAFIA

37

lativi a singole città si troveranno nel vol. n , § 22,n,r e § 23 ,1. Per Iturea, Calcide ed Abilene vedi Appendice r; per iscrizioni nabatee vedi Appendice II. a) Iscrizioni greche e latine Corpus Inscriptionum Graecarum (CIG), III ( 1 853), 4444-4669. Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL), III (1873), 86-2 n e 6027-6049, e Suppl. a m, 6638-6729. Graham, G.C., 'Additional inscriptions from the Hauran and the eastern desert of Syria', Transactions of the Royal Society of Literature, ed. J. Hogg, VI ( 1 859), pp. 270-3 2 3 . Wetzstein, J .G., 'Ausgewahlte griechische und lateinische lnschriften, ge­ sammelt auf Reisen in den Trachonen und um das Haurangebirge', AAB ( r 863 ), pp . 255-268 . Renan, E., Mission de Phénicie ( r864). Le Bas, P., Waddington, H., Inscriptions grecques et latines recueillies en Grèce et en Asie Mineure III (1 87o), specialmente parte r , pp. 449-625 e parte 2, pp. 435-63 1 . Un indice accurato fu fornito da J.-B. Chabot, Revue archéol. 28-29 ( 1 896). Mordtmann, A.D., 'Griechische Inschriften aus dem Hauran', Archaol.­ epigr. Mittheilungen aus Oesterreich 8 (1 884), pp. 180-192 . Smith, G.A., ' Communication on some unpublished lnscriptions from the Hauran and Gilead', Criticai Review of Theological and Philosophical Literature 2 (1892), pp. 55-64. Ewing, W., ' Greek and other inscriptions collected in the Hauran', PEF QSt ( 1 895) , pp. 41-60. 1 3 1-160. 265-280. 346-354. Schumacher, G., 'Dscherasch', ZDPV r 8 (1895), pp. 126-r4o. - Buresh, K., 'Schumachers Inschiften aus Dscherasch', ibid. , pp. I4I-J48 . Fossey, C . , 'lnscriptions de Syrie, II. Djolan et Hauran, III. Plaine de Da­ mas et Antiliban', BCH 2 1 ( 1 897), pp. 39-65 . Clermont-Ganneau, C., Recueil d'archéologie orientale I-VIII ( 1 888-1924). Etudes d'archéologie orientale I-II ( 1 895-1897). Archaeological Resear­ ches in Palestine I-II ( 1 896-1 899). Conder, C.R., PEFQSt (r8 85), pp. 14-17, studiò le iscrizioni contenute in The Survey of Western Palestine. Reinach, S., ' Chroniques d'Orient' I ( r 883-189o) ; n ( 1 89r-1895); Revue archéologique r89r, r 896. Orientis Graeci Inscriptiones Selectae (OGIS), ed. W. Dittenberger, I ( 1903), pp. 414-429 riproduce con commento le iscrizioni greche della dinastia erodiana, e II ( 1 905), 586-602 altre iscrizioni di Siria, Fenicia e Palestina. Inscriptiones Graecae ad Res Romanas Pertinentes (IGR) III ( 1906), ed. R. Cagnat, I OI 5-1 384, contiene le iscrizioni greche di questa regione che sono esplicitamente datate nel periodo romano.

INTRODUZIONE

Publications of an American Archaeological Expedition to Syria, r8991 900 III: Greek and Latin Inscriptions ( 1 908), ed. W.K. Prentice (ve­

di pp. 287-3 36 per le iscrizioni del Gebel Hauran). Thomsen, P., Die romischen Meilsteine der Provinzen Syria, Arabia und Palaestina :r.usammengestellt und bearbeitet ( 1 9 1 7) = ZDPV 40 ( 1 9 17), pp. I-103 .

Syria: Publications of the Princeton University Archaeological Expedi­ tions to Syria in I904-5 and I9D9 III : Greek and Latin Inscriptions, Section A, Southern Syria, ed. E. Littmann, D. Magie, D.R. Stuart

(1921). Alt, A . , Die griechischen Inschri/ten der Palaestina Tertia westlich der Araba ( 1 9 2 1 ) . Gerasa: City o f the Decapolis, ed. C.H. Kraeling ( 1 93 8). The Inscrip­ tions, by C.B. Welles , pp. 355 -494· Avi-Yonah, M., 'Greek and Latin Inscriptions from Jerusalem and Bei­ san', QDAP 8 (1 938), pp. 54-6 1 . Thomsen, P., 'Die lateinischen und griechischen Inschriften der Stadt Je­ rusalem und ihrer nachsten Umgebung', ZDPV 64 ( 1941), pp. 20 1-256. Avi-Yonah, M., 'Newly Discovered Latin and Greek Inscriptions', QDAP ! 2 ( ! 946), pp. 84-!02. Sourdel, D., Les cultes du Hauran à l'époque romaine ( 1 95 2 ) , con una bi­ bliografia esaustiva delle iscrizioni di questa regione. Scavi di Caesarea Maritima ( 1 965), pp. 2 1 8-228 (Iscrizioni, compresa quel­ la di Ponzio Pilato). Si noti anche la selezione di E. Gabba, Iscrizioni greche per lo studio della Bibbia ( 1 958).

Per i più importanti periodici che pubblicano materiale, com­ prese iscrizioni dell'area palestinese, vedi sopra, p. 2 9 . Si notino specialmente IEJ e le serie di studi sull'epigrafia palestinese di B. Lifshitz in RB dal r 960 in poi. Tutte le pubblicazioni di iscrizioni greche sono esaminate nel 'Bulletin Épigraphique' della Revue des Études Grecques dal r 8 8 8 ed ordinato geograficamente. Iscrizioni greche, nuove e ri­ viste, vengono pure pubblicate di tanto in tanto nel Supplemen­ tum Epigraphicum Graecum ( 1 923-). Anche qui l'ordine è geo­ grafico, ma la trattazione tende ad essere episodica. Le iscrizio­ ni attinenti sono incluse principalmente nei voll. VII ( 1 9 34), Vicino Oriente, esclusa la Palestina; VIII ( 1 93 7 ), 1 -3 5 3 ; XIV ( 1 95 7 ), 8 3 2-847; XVI ( 1 959), 8 2 1 -8 5 3 ; XVII ( 1 960), 774-7 8 8 ; XVIII ( 1 962 ), 620-627; XIX ( 1 96 3 ), 901-924; XX ( 1 96 4 ), 4 1 2495 (Palestina). Un volume separato di indici ( 1 970) riguarda i voli. XI-XX.

§ 2 . SCIENZE AUSILIARIE: EPIGRAFIA

39

Iscrizioni romane pubblicate di recente o rivedute sono esa­ minate e ampiamente ristampate in Année Épigraphique ( I 888-). P. Thomsen, Die Paliistina-Literatur I-VII ( I 908-I 970) per gli anni I 895-1945 , ed A ( 1 9 60), per il periodo 1 878-1 894, de­ dica delle sezioni a liste molto complete, e inevitabilmente indi­ scriminate, di pubblicazioni epigrafiche della Palestina e, in cer­ ta misura, di altre zone. Per gli anni successivi al I 945 un buon compendio di tutto il materiale nuovo, iscrizioni comprese, è fornito dalla relativa sezione di Fasti Archaeologici (vedi p. 29 ). b) Iscrizioni semitiche La maggior raccolta di iscrizioni semitiche è il Corpus Inscrip­ tionum Semiticarum (CIS) pubblicato dalla Académie cles In­ scriptions et Belles-Lettres francese. I testi sono ordinati secon­ do la lingua, e di ogni iscrizione il Corpus dà una trascrizione, una traduzione latina e, se necessario, un breve commento. Vo­ lumi separati (Tabulae) contengono i facsimili. Dei previsti cin­ que tomi sono apparsi finora: tomo I, i-iii, iscrizioni fenicie, ini­ ziato da E. Renan ( r 8 8 r , r 8 9o, 1 9 2 6 ); tomo II, i, iscrizioni ara­ maiche, di M. de Vogué ( r 8 89) ; ii ( r ), iscrizioni nabatee del Si­ nai ( 1 907); iii, iscrizioni palmirene, di J.-B. Chabot ( I 926); to­ mo IV, i-iii, iscrizioni dell'Arabia meridionale, iniziato da J. De­ renbourg ( I 889, I 9 I I , r 926 ); tomo, v, i, iscrizioni dell'Arabia settentrionale, edito da G. Ryckmans ( 1 950). Il tomo III è riser­ vato ad iscrizioni ebraiche, ma niente è stato finora pubblicato. Répertoire d'épigraphie sémitique (RES) I-VII esamina e ripubblica iscrizioni semitiche pubblicate tra il 1 890 e il 1 950. Lidzbarski, M., Handbuch der nordsemitiJchen Epigraphik nebst ausgewi:ihlten Inschriften ( 1 898) . 'Ephemeris fiir semitische Epigraphik' I-111 ( 1 902-1915). Cooke, G.A., A Text-Book of North-Semitic Inscriptions ( 1 903). Donner, H., Rollig, W., Kananiiische und aramiiische Inschriften I-111 (21 966-1 969). (La raccolta più recente con traduzione tedesca e com­

mento). Le opere di Clermont-Ganneau citate sopra contengono molto impor­ tante materiale dell'epigrafia semitica.

Le numerose iscrizioni aramaiche e greche di Palmira hanno

40

INTRODUZIONE

qualche attinenza con l'oggetto di quest'opera. Ne esistono al­ cune utili raccolte : Chabot, J.-B., Choix d'inscriptions de Palmyre ( 1 922). Cantineau, J., Inventaire des inscription de Palmyre I-Ix ( 1930-1 936).

Per le più antiche iscrizioni siriache datate nel periodo qui e­ saminato vedi: Jennin, E., 'Die altsyrischen lnschriften 1 .-3 . Jahrhundert n. Chr.', ThZ 2 1 ( 1 965), pp. 371 SS.

Tutte le pubblicazioni e gli studi su iscrizioni semitiche dal 1 964 in poi sono esaminate nel 'Bulletin d'épigraphie sémitique' da J. Teixidor in Syria 44- ( 1 967-). 2. Iscrizioni

giudaiche (in ebraico, aramaico, greco e latino)

Qui sono elencate solo le raccolte essenziali. Le iscrizioni del­ le comunità della diaspora verranno discusse dettagliatamente nel vol. III, § 3 I . Per iscrizioni e papiri giudaici del periodo biblico vedi: Cooke, G.A., A Text-book of North-Semitic Inscriptions ( 1903). Diringer, D., Le iscrizioni antico-ebraiche palestinesi ( 1 934). Moscati, S ., L'epigrafia ebraica antica I9J5-I9JO (1951). Moscati, S., Stato e problemi dell'epigrafia ebraica antica ( 1 952). Donner, H., Rollig, W., Kananiiische und aramaische Inschriften 1-m (2. 1 966-1969) . Gibson, J., Syrian Semitic Inscriptions ( 1969). Sachau, E., Aramiiische Papyrus und Ostraka ( 19 u ) . Cowley, A., Aramaic Papyri of the Fifth Century B.C. ( 1 923 ). Kraeling, E.G., The Brooklyn Museum Aramaic Papyri (1953). Driver, G.R., Aramaic Documents of the Fifth Century B.C. ( 1 954) . Koopmans, J.T., Aramaische Chrestomathie ( 1962).

Per iscrizioni che più direttamente interessano il periodo di­ scusso in quest'opera si consultino: Frey, J.-B., Corpus Inscriptionum ludaicarum. Recueil des inscriptions ;ui­

ves qui vont du IJJe siècle avant ]ésus-Christ au VIJe siècle de notre ère I-II ( 1 936-1952). Questa raccolta è assai incompleta. Vedi la critica di J. Robert in REJ 101 ( 1 937), pp. 73-86; BE 1 954, nr. 24, in REG 67

( 1954), pp. 101-104.

§ 2 . SCIENZE AUS ILIARIE: EPIGRAFIA

4r

Sepher Yerushalayim, ed. M. Avi-Yonah (1 956) . 'Hebrew, Aramaic and

Greek lnscriptions' by Y. Kutscher and M. Schwabe, pp. 349-368.

The Excavations at Dura Europos, vm, r . The Synagogue, ed. C. Krae­

ling (1 956). Aramaic, Greek and Middle lranian texts by C.C. Torrey, C.B. Welles and B. Geiger, pp. 26 1-3 17· Mazar, B., Beth She'arim. I . The Catacombs I-IV (21957). Semitic lnscrip­ tions, pp. 1 32-1 4 2 (in ebraico con riassunto in inglese) . Bagatti, B., Milik, J.T., Gli scavi del 'Dominus Flevit' 1. La necropoli del periodo romano (1 958), pp. 70- 109 ('Le iscrizioni degli ossuari', di J. T. Milik) . Leon, H.J., The Jews of Ancient Rome ( 1 960) . (Tutte le iscrizioni ebrai­ che sono riprodotte e tradotte). Scheiber, A., Corpus Inscriptionum Hungariae Judaicarum ( 1960), pp. r 3-6 1 . (Iscrizioni greche e latine datate dal II al IV secolo d.C. con tradu­ zione ungherese e commento) . Schwabe, M., Lifshitz, B., Beth She'arim. II. The Gree!� Inscriptions (1 967) (in ebraico con riassunto in francese) . Lifshitz, B., Donateurs et fondateurs dans les synagogues juives: Réper­ toire des dédicaces grecques relatives à la construction et à la réfection­ des synagogues (1 967). Avigad, N., Beth She'arim. III ( 1 97 1 ) . Iscrizioni ebraiche ed aramaiche,

pp. 1 69-189 (in ebraico) .

Per le più di duecento iscrizioni ebraiche ed aramaiche su sto­ viglie di ceramica ed ostraca rinvenuti a Masada e ancora in atte­ sa di pubblicazione vedi la relazione preliminare di Y. Yadin in IEJ I 5 ( ! 965 ), pp. I I I -I I4 . Per pubblicazioni correnti di iscrizioni giudaiche si vedano le raccolte e i bollettini già citati sotto iscrizioni greche, latine e semitiche. Per un'edizione con traduzione inglese e commento di papiri giudeo-greci vedi Corpus Papyrorum ]udaicarum a c. di V. Tche­ rikover, A. Fuks e M. Stern, con un contributo epigrafico di D. M. Lewis, I-III ( 1 957-1 964).

§



Le fonti

Le principali fonti d'informazione relative alla vita intellettua­

le e spirituale dei Giudei nel periodo da noi considerato sono costituite da ciò che ci è pervenuto delle produzioni letterarie di quell'epoca. Di esse si tratterà sistematicamente nei § § 32-34 del vol. III. Anche il Nuovo Testamento fa parte di questa lette­ ratura in quanto ha origine da autori giudei e si riferisce a que­ stioni giudaiche. Materiale derivato da fonti dirette è inoltre for­ nito da monete e iscrizioni, la cui bibliografia è riportata nel pre­ cedente § 2 . Tuttavia questi documenti, presi singolarmente o assieme, non permetterebbero allo studioso di scrivere una storia dell'epoca intertestamentaria. Ciò è possibile solo perché sono disponibili i due libri dei Maccabei e le opere di Giuseppe, che raccontano i principali eventi e spesso anche i minuziosi dettagli della storia di quel periodo. Essi costituiscono la più importante e quasi uni­ ca fonte per la storia politica giudaica. Il loro contributo può ve­ nir integrato dalle ampie opere generali di storici greci e romani. Testimonianze indirette di quei tempi relative ad istituzioni ed usi emergono inoltre dalla letteratura rabbinica (Mishna, Tosef­ ta, Talmud, Midrash e Targum) e da vari documenti scoperti du­ rante l'ultimo quarto di secolo nel deserto giudaico tra Qumran e Masada. Il relativo materiale verrà pertanto presentato sotto i seguen­ ti sei titoli : A. i due libri dei Maccabei, B. le fonti perdute, C. Giuseppe, D. storici greci e romani, E. 'letteratura rabbinica, F. documenti trovati nel deserto giudaico.

A. I DUE LIBRI DEI MACCABEI

Il primo libro dei Maccabei è la fonte principale per i primi

§ 3 . LE FONTI: I DUE LIBRI DEI MACCABEI

43

40 anni dell'èra presa in esame ( I 75-I 3 5 / I 3 4 a.C. ). Il secondo libro copre solo i primi I 4 anni. Si riteneva erroneamente che la sua credibilità di testimone indipendente fosse ristretta alla prei­ storia dell'insurrezione maccabaica. È più ragionevole adottare un principio eclettico e decidere, caso per caso sulla base delle testimonianze, quale dei due libri offra il resoconto più attendi­ bile . I § § 32 e 33 esamineranno dettagliatamente la natura e l'o­ rigine delle due composizioni. Pertanto, l'unico punto importan­ te da discutere qui è quello della cronologia, cioè come le due opere usino l'èra seleucidica per datare la storia giudaica e, in particolare, se i due autori giudei preferiscano l'èra macedone, iniziante nell'autunno del 3 I 2 a.C., o l'èra babilonese, calcolata dalla primavera ( I Nisan ) del 3 I I a.C. Sulle due ère seleucidiche vedi le Appendici III e v. Poiché sia nel mondo ellenistico sia tra i Giudei esistevano due calendari concorrenti (v. Appendice III ) con un capodan­ no in primavera ( I Nisan) ed uno in autunno ( I Tishri), non sor­ prenderà che la cronologia delle opere maccabaiche sia irta di complessi problemi che richiedono un esame specifico. Tuttavia l'analisi dei vari dati rivela certi tratti comuni sia nei calcoli del calendario sia in quelli dell'èra e le seguenti annotazioni vanno intese come guida generale in un campo altamente controverso. I Mach. usa i nomi giudaici dei mesi ( Kislev : I ,5 4 ; 4,5 2 ; A­ dar : 7,43 -49 ; Elul : I4,27; Shebat: I 6 , 1 4 ) e li numera in modo tale da presentare un anno iniziante in primavera ( cioè col mese di Nisan). Designa Kislev e Shebat rispettivamente come nono è undicesimo mese ( 4 ,5 2 ; I 6, I 4); la festa dei Tabernacoli (cele­ brata il 15 Tishri ) è posta nel settimo mese ( ro,2 I ), e dell'occu­ pazione della cittadella di Gerusalemme da parte di Simone, da­ tata al 2 3 Ijjar in Megillath Taanith § 5 , si dice che ebbe luogo il ventitreesimo giorno del secondo mese. ( Per l'elenco dei mesi giudaici vedi Appendice III ) . Di conseguenza si può concludere che I Mach. segue, in generale, un calendario in cui l'anno, come l'anno seleucidico babilonese, s'inizia in primavera . Tale calen­ dario era in uso tra i Giudei, secondo la Mishna (mR.Sh. I , I : « I Nisan è il capodanno per i re e le feste»), e Giuseppe, Ant. I ,3 ,3 ( So-82 ) afferma che Mosè stabill Nisan come primo mese. Il cal­ colo di periodi annuali da autunno ad autunno, utilizzato per gli

44

INTRODUZIONE

anni giudaici civili, sabbatici e giubilari ( vedi mR.Sh. I , I ), come nel calendario seleucidico macedone, non sembra aver lasciato tracce in I Mach. Prima ancora che si provasse l'esistenza di un'èra seleucidica babilonese, un certo numero di studiosi si era reso conto che I Mach. calcola le date in anni seleucidici e da un capodanno pri­ maverile. Questa opinione è stata dichiarata regola nel commen­ to di F.-M. Abel, Les Livres des Maccabées ( • I 949 ), pp. I - I 2 . Similmente R . Hanhart nel suo studio 'Zur Zeitrechnung des I und II Makkabaerbiicher' conclude che il punto d'inizio dell'èra seguita in I Mach. è la primavera del 3 I I a.C. Vedi A. Jepsen, R. Hanhart, Untersuchungen zur israelitisch-iiidischen Chronologie ( I 9 64 ), p. 8 r . La verità di questa tesi, come si vedrà nelle suc­ cessive discussioni storiche, può essere accertata in un gran nu­ mero di casi. Tuttavia, tra tanti equivoci dei dati cronologici se­ leucidici e giudaici, sembra preferibile astenersi da affermazioni dogmatiche e ammettere che, in aggiunta all'èra babilonese, può essere stato occasionalmente usato in I Mach. anche il calendario macedone, forse inconsciamente, per certi eventi più propri della storia seleucidica che di quella giudaica. Vedi O. M0rkholm, An­ tiochus IV of Syria ( I 966), pp. I 6o- I 6 r . A proposito della controversia relativa alla determinazione degli anni sabbatici menzionati in I Mach. 6 ,49 .53 = Ant. I 2 ,9, 5 ( 3 78 ) e I Mach. I 6, I 4 confrontati con Ant. 1 2 ,8 , 1 ( 23 4 ) e B. I. I ,2 ,4 ( 6o ) si dovrebbe notare quanto segue. Tenendo presen­ te che l'anno sabbatico ha inizio in autunno, i due anni in que­ stione, I 5 0 e I 78 dell'èra seleucidica, corrisponderebbero al I 6 3 / I 62 e al I 3 5/ I 34 a.C. Vedi Abel, ad loc. e Marcus, ]ose­ phus ( Loeb ) VII, p. I 96 , nota a; p. 345, nota b. Ciò è tuttavia in­ conciliabile con l'opinione avanza ta sotto ( § 7 , nota 3 3), cioè che la morte di Simone alla :fine dell'anno seleucidico I 7 7 sia avvenu­ ta nel febbraio del I 3 4 a.C . e non nel I 3 5 a.C . , come suggerisce Marcus (ibid. , p. 342, nota c). I vari tentativi di armonizzazione fatti da Hanhart ( op. cit., p. 96, nota 9 9 ) e R. North ( 'Maccabean Sabbath Years', Biblica 34 [ I 9 5 3 ] , pp. 5 0 I -5 I 5 ) non sembra­ no aver portato a una soluzione soddisfacente. Inoltre nessuna delle date finora proposte può venir fatta corrispondere allo sche­ ma cronologico implicito nell'affermazione di Giuseppe, Ant.

§ 3 . LE FONTI ; FONTI PERDUTE

45

I 4 , I 6,2 (475 ), cioè che la presa di Gerusalemme da parte di E­ rode nel 3 7 a .C. avvenne durante un anno sabbatico. Una delle osservazioni di North riassume in modo appropriato questo pun­ to: «Le date dei sabati di Giuseppe sono evidentemente inade­ guate oppure insolubilmente oscure» (op. cit., p. 5 1 1 ). Per informazioni bibliografiche relative alla cronologia seleu­ cidica vedi sotto, pp. I 77- I 78 e Appendice III; per i libri dei Maccabei vedi la bibliografia ci tata al § 4, e vol. III, § 3 2 ,I, I ; § 3 3 ,III,7. B. FONTI PERDUTE Il seguente compendio include: I . tutti quei lavori specifici sulla storia giudaica del nostro periodo che sono noti solo attra­ verso citazioni o frammenti, sia che siano stati usati da Giuseppe o no; 2 . opere storiche generali ora perdute il cui uso, diretto o indiretto, è percepibile in Giuseppe. I . Giasone di Cirene Giasone di Cirene scrisse un'opera in 5 libri sulla storia del­ l'insurrezione maccabaica dall'inizio alla vittoria di Giuda su Ni­ canore ( I 6 I a.C. ). Tutto ciò è compendiato in un solo libro, il se­ condo dei Maccabei ( 2 Mach. 2,2 3 : [ -rà.] U1tÒ 'I&:T) O"t.'V o AÉÀ.À.t.oc; ò 't'OU 'Av't'W'VLOV q>LÀ.oc;, o-uy-

52

INTRODUZIONE

ypa�ac; 't''lÌ\1 É7tL Ilapi}u alouc; ct1hou CT't'pct't'ELCl\1, É\1 n 7tctpfiv xat aÙ't'Òc; i}yE!J.OVlav EXW\1. Cfr. Plutarco, Ant. 5 9 : 'l'tOÀ.À.ovc; OÈ xat 't'W\1 aÀ.À.W\1 cplÀ.W\1 ot KÀ.EO'l'ta't'pac; x6À.axEc; É;É�aÀ.0\1 ... wv xat Mapxoc; -ijv l:tÀ.avòc; xat �O..À.toc; o tcr't'optx6c;. È possi­

bile, come congetturarono Biircklein e Gutschmid, che da que­ st'opera siano derivati, direttamente o indirettamente, tutti i re­ soconti degli storici posteriori sulla campagna contro i Parti de­ gli anni 4 1-3 6 a.C. e anche quello di Giuseppe. Giuseppe nomina Dellio ( non come storico, ma come generale di Antonio) in B.I.

1 ,1 5 ,3 ( 290); Ant. 1 4 , 1 5 , 1 ( 394); 1 5 ,2,6 ( 25 ).

I due frammenti sono riportati per intero in H. Peter, Historicorum Reli­ quiae n { r 9o6) , pp. 5 3-54, cfr. Jacoby, FGrH 197; riferimenti biografici in RE IV, coli. 2447-2448. Cfr. A. Bi.ircklein, Quellen und Chronologie der romisch-parthischen Feldzuge in den ]ahren 7 I 3-7 IB ( I 879) (su Giu­ seppe pp. 4 I -4 3 ) ; A. von Gutschmid, Geschichte Irans und seiner Nach­ barlander { r 888), p. 97; W. Fabricius, Theophanes v. Mytilene und Quin­ tus Delius als Quellen der Geographie des Strabon ( r 888). Cfr. Schanz­ Hosius, Gesch. d. rom. Lit. II (41 935), pp. 325-326, e il commento di Ja­ coby, FGrH IID ( 1 930), pp. 623-625 .

8 . Strabone Oltre alla Geografia, che ci è pervenuta, Strabone scrisse una grande opera storica ora perduta ( tranne alcuni frammenti). Es­ sa era già compiuta prima che Strabone iniziasse la sua Geogra­ fia, dato che a questa egli fa riferimento nell'introduzione ( 1 , 1 , 2 3 [ 1 3 ] = Jacoby, FGrH 9 1 F2 : ot67tEP iJIJ.Etc; 'l'tE7tOt1)XO't'Ec;

Ù7tO!J.v-I}!J.ct't'Cl LCT't'Optxà XP'liCTt!J.Cl' wc; Ù7t0À.Cl!J.�a\IO!J.E\1, Etc; 't''lÌ\1 1}i}tx1}v xat 7tOÀ.t't'tx1}v cptÀ.ocrocp!av ) . Da un altro riferimento nella Geografia risulta che il quinto libro di quest'opera comin­ ciava dove Polibio aveva terminato ( circa 1 40 a.C. ); vedi Strabo­ ne, Geog. u ,9,3 ( 5 1 5 ) = Jacoby, F1 : EtpT)XO't'Ec; oÈ 'l'tOÀ.À.à 'l'tE­ pt 't'W\l Ilapi}txwv \IO!J.L!J.W\1 Év 't'TI EX't'l} 't'W\l tcr't' optxwv Ù7tO!J.\11)­ IJ.chwv �L�À.�, OEU't'Ép� oÈ 't'W\1 !J.E't'tt IloÀ.u�tov. La doppia nu­ merazione indicherebbe che il carattere dei primi quattro libri era diverso da quello dei libri !J.E't'tt IloÀ.u�tov, i primi forse più concisi, i secondi più dettagliati. Il periodo di Alessandro Magno deve essere stato trattato nei primi libri; infatti Strabone dice, in un terzo passo, di aver riconosciuto l'inattendibilità delle det-

§ 3 . LE FONTI: FONTI PERDUTE

53

tagliate informazioni sull'India allorché si occupò della storia di Alessandro Magno (Geog. 2 , 1 ,9 [ 70 ] Jacoby, F3 : xat Tt(..LLV S '\nti)p�EV É7tL 7tÀ.Éov Xrt"tLSEtv "trtU"trt \nto(..LVT)(..Lrt"tL�O(..LÉVoL; "ttt; 'AÀ.E�avopou 7tpa�ELç ). Secondo una nota esplicativa della Suda, s.v. IIoÀ.u�Lo; = Jacoby, T2 , l'opera «dopo Polibio» era in 43 libri ( lypa�E SÈ xat I:"tpa�wv 'A(..LrtCTEù; "ttt (..LE"ttt IIoÀ.u�Lov Év �L�ÀtoL; (..Ly '), l'intero lavoro consisteva di 47. Dalle citazioni in Giuseppe risulta che l'opera continuava almeno fino alla conqui­ sta di Gerusalemme da parte di Erode ( 3 7 a.C. ). Essa potrebbe aver avuto fine con l'instaurazione del principato di Augusto. Dobbiamo a Giuseppe la maggior parte delle citazioni, perché egli si servì di quest'opera quale fonte principale per la storia de­ gli Asmonei da Giovanni !reano alla sconfitta di Antigono ( 1 351 3 7 a.C.), estraendo da questa grande storia del mondo quei bra­ ni e quelle informazioni che si riferivano alla storia della Palesti­ na: Ant. I 3 , 1 0,4 (286} = F4 ; I I ,J ( 3 1 9 ) = F u ; 1 2,6 ( 347) F r 2 ; 1 4,3 , 1 ( 3 5 - 3 6 ) = F r 4 ; 4 ,3 ( 6 8 } = F r 5 ; 6 ,4 ( 1 0 4 ) = Fr 3 ; 7,2 ( I I I ) = F6 ; 8 ,3 ( 1 3 8 ) F r 6 ; 1 5 , 1 ,2 ( 9 - 1 0 ) = F r 8 . Cfr. anche le informazioni relative ad Antioco Epifane in Contra Apionem 2,7 ( 8 3-85 ) = Fro. La Storia di Strabone è citata an­ che da Plutarco, Sulla 2 6 = F8 ; Lucull. 2 8 = F9 ; Caesar 63 = Fr 9; e Tertulliano, De anima 46 = F5 . Per quanto grande sia il rimpianto per la perdita di quest'opera, è tuttavia una fortuna che Giuseppe l'abbia utilizzata come fonte principale assieme a Nicola di Damasco. Strabone infatti era uno storico erudito che utilizzava le fonti migliori con attenzione e discernimento. Per­ fino nei pochi frammenti conservati in Giuseppe egli cita le sue fonti tre volte (Timagene, Asinio Pollione e Ipsicrate). Non va messo in dubbio che egli si sia servito anche della grande opera di Posidonio. Giuseppe mette spesso in rilievo la corrisponden­ za tra Strabone e Nicola di Damasco (Ant. J 3 , 1 2 ,6 [ 3 47 ] = F12 e 90 F93 , e specialm. 14,6.4 [ r o4 ] = F r 3 e 90 F97: 7tEpL OÈ "ti)ç llo(..L7tT)tOU xrxt ra�LVtOU CT"tP1X"tELrtc;, E'l'd 'Iouorxt:ouç yptiq>EL NL­ x6À.aoç o art(..L1XCTXT)VÒç xat I:'tpti�wv o Krt7t7ttXOO� oùOÈv E"tEpoç l"tÉpou xrtLV6"tEpov À.Éywv ) . Non è tuttavia probabile che uno si sia servito dell'altro, poiché i due scrissero circa nello stesso tempo. Nicola di Damasco viene di fatto citato da Strabone nella sua Geografia ( I 5 , 1 ,72-73 [ 7 1 9 ] ), ma la Storia di Strabone è di =

=

=

54

INTRODUZIONE

un periodo anteriore a quella di Nicola. La corrispondenza mes­ sa in rilievo da Giuseppe deriva probabilmente dall'uso di fonti identiche. F. Lewitz, Quaest. Flav. specimen ( r 835), pp. r-ro, era certamente in er­ rore nel ritenere che lo Strabone della Storia e lo Strabone della Geografia fossero due persone diverse. È vero che Giuseppe chiama sempre il suo autore con la qualifica di 'cappadoce', mentre il geografo era originario di Amasia nel Ponto; ma il distretto del Ponto veniva detto anche T) 1tpòc; � 116\l'ttp Ka.'lt'lta.Ooxta. (Strabone u,r,4 [ 534]) e Plinio elenca Amasia tra le città dei Cappadoci (Nat. Hist. 6, 3/8). Mitridate, il re del Ponto, è chiamato in un 'iscrizione Md}pa.ochT)c; Ka.1t1ta.&oxl [a.c; �a.cnÀeuc;] (Le Bas - Waddington, Inscriptions, III, n. r36a, l. 3 = Dittenberger, SIG3 742 = Th. Reinach, Mithridate Eupator [ r89o ] , p. 463 , nr. 1 3 ) . I frammenti della Storia di Strabone sono raccolti in Miiller, FHG 111, pp. 490-494 e Jacoby, FGrH 9 1 . Molti frammenti dubbi sono discussi da P. Otto, 'Strabonis tcr-.opLXW\1 U'ltOI..WT)(J.thwv fragmenta collegit et enar­ ravit adiectis quaestionibus Strabonianis', Leipziger Studien zur class. Phi­ lologie II, Supp. ( r 889); sui rapporti di Giuseppe con Strabone vedi pp . 225-2 44 . Cfr. in generale Wachsmuth, Einleitung, pp. 654 s. Schwartz, s. v. 'Appianus', RE II, coli. 235-237 = Griechische Geschichtsschreiber, pp. 389-393 (contro l'ipotesi che Strabone fosse una delle fonti principali di Appiano) . Per un'ulteriore trattazione e bibliografia di Strabone vedi Christ-Schmid-Stahlin, Gesch. d. gr. Lit. II r (6r92o), pp. 409-41 5 ; il commento di Jacoby ai frammenti storici, FGrH IIC (r926), pp. 29 1-295; E. Honigmann, s. v. 'Strabon' (3), RE IV A ( 1 932), coli. 76- 1 5 5 ; W. Aly,

Strabon von Amaseia: Untersuchungen uber Text, Aufbau und Quellen der Geographika ( 1 957).

9. Memorie di Erode Come altri principi di quel periodo, ad es. Augusto ed Agrip­ pa (vedi G . Misch, Geschichte der Autobio graphie 1. I [ 3 I 949 ] , pp. 266-298 ), anche Erode il Grande scrisse le sue 'memorie' , che vengono menzionate una volta da Giuseppe, Ant. 1 5 ,6,3 < I 7 4 >= "t'ai}'&' a o È: ypacpop.e:v 1Jp.e:�c; wc; È.v "t'o�c; \ntop.v1Jp.acrt.v "t'o�c; "t'OU �acrt.À.Éwc; ' Hpci>oou 7tEpt.EtXE"t'O. È molto dubbio che Giu­ seppe stesso ne abbia preso visione, perché egli segue Nicola di Damasco come sua fonte principale e, oltre che di lui, probabil­ mente si servi solo di una fonte non favorevole ad Erode. In ef­ fetti il passato 7tEpt.dXE"t'O fa pensare che l'opera citata fosse non più disponibile per l'autore, ma a lui nota solo di seconda mano.

§ 3 . LE FONTI: FONTI PERDUTE

55

Sugli studi filosofici, retorici e storici di Erode vedi il frammento dell'au­ tobiografia di Nicola di Damasco in Miiller, FHG m, pp. 350 s., F4 == Ja­ coby, FGrH 90 F1 35. \ntoiJ.Vi)l.Lct't«X sono 'memoranda'; la trattazione più completa è in G. Avenarius, Lukians Schrift zur Geschichtsschreibung ( 1 956), pp. 85-104. Come tali essi non sono essenzialmente diversi da U'TtOiJ.VTJIJ.CX'tLa"IJ.OL e fL'TtOiJ.VTJiJ.OVEUiJ.«X't«X (anche la seconda espressione significa essenzialmente 'memoranda'). Su ft7tOiJ.VTJiJ.OVEUiJ.ct't«X vedi E. Schwartz, in RE II, coll. 170- 1 7 1 . Un uso diretto delle memorie di Erode da parte di Giuseppe, ipotizzato in ThLZ ( 1 879), pp. 570 s., e in H. Bloch, Die Quellen des Flavius ]osephus ( 1 879), pp. 107 s . 140 ss., risulta im­ probabile e fu negato, per es., da J. von Destinon, Die Quellert des Flavius Josephus ( 1 8 82), pp. 1 2 1 ss.

r o . Tolemeo In Ammonio, De adfinium vocabulorum dif}erentia ( ed. Nik­ kau, Teubner, r9 66) s.v. 'Iou8ai:o1. si trova : 'Iou8ai:o1. xat 'I8ou­

J.J.txLOI. Ol.txq>ÉpO\J(jf.\1 wç q>1)0'1. II't"OÀ.EJ.J.!XLOc; Èv 1tPW't"ty IIEpt 'H­ p�OO\J 't"OU �aO't.À.Éwç. 'Iou8ai:ot. (.J.ÈV yap ELO't.V oi. Èç apxiiç (j)\JO't.­ xot 'I8ou(.J.ai:ot. OÈ 't"Ò !J.ÈV àpxf)-i}Ev oùx 'Iou8ai:ot. àÀ.À.à «o!vt.xEç xat l:vpot.. xptx't"1)ilÉV't"Ec; OÈ \nt'aù't"wv xat àvayxaa--i}Év't"Eç '1tE­ pt.'t"É!J.VEO'-i}al. xat 0'\JV't'EÀ.Ei:v ELç 't"Ò Éwoc; [ Éiloc;? ] xat 't"à aù't"à v6(.J.t.(.J.a i)yEi:a-ilat. ÈxÀ.1)il1)a-av 'Iou8ai:ot. [ 'I8ouJ.J.ai:or.? ] . Dell'o­ l

pera, qui citata, di un Tolemeo su Erode, non abbiamo alcun' al­ tra notizia. Le citate affermazioni relative al semi-giudaismo de­ gli ldumei sono senza dubbio attinte da una imparziale analisi delle vere origini di Erode, quale uno storico di corte non avreb­ be osato fare; cfr. los., Ant. I 4, r ,3 ( 8 ) . L'autore non può quindi aver fatto parte dei funzionari di corte di Erode, tra i quali sono registrati due uomini di nome Tolemeo. Uno di essi, fratello di Nicola di Damasco, parteggiava per Antipa dopo la morte di Ero­ de (Ant. r 7,9.4 [ 225 ] ; B.I. 2,2,3 [ 2 r ] ), l'altro per Archelao, come Nicola di Damasco (Ant. r 7 ,8,2 [ r 95 ] . 9,3 [ 2 r 9 ] . 5 [ 2 2 8 ] ; B.I. r ,3 3 ,8 [ 6 67 ] ; 2,2,r [ 1 4 ] ). È molto più probabile che si trattasse del grammatico Tolemeo di Ascalona, il solo au­ tore di nome Tolemeo citato altrove da Ammonio, De adfin. va­ cab. dif}erentia, s. v. 't"PLE't"Et.À.ocroq>oc; llEpt.7ttx.'t"T)'t"t.XÒc; ii ITÀ.tx.'t"W'Vt.­ x6c;, e Ateneo I 4,66 [ 652a] = T i oa : 't"W'V &.7tò 't"OU llEpt.7tci't"ou o''Dv ). Secondo Sofronio di Damasco (patriarca di Gerusalemme nel sec. VII d .C. ), egli fu tutore dei figli di Antonio e Cleopatra ( Sophronius, Narratio miraculorum SS. Cyri et Iohannis 54 =

§ 3 · LE FONTI : FONTI PERDUTE

57

Migne, PG 87, col. 3 6 2 r = Jacoby, T2) . Allorché Augusto si trovava in Siria nel 2o a.C., Nicola vide gli ambasciatori indiani che giunsero ad Antiochia ( Strabone 1 5 , 1 ,73 [ 7 1 9 ] = F1 oo). Forse già allora, o al più tardi nel 1 4 a.C., faceva parte dell'inti­ ma cerchia del re Erode, dal quale veniva anche impiegato per importanti servizi diplomatici. Nel 1 4 a .C. era al seguito di Ero­ de quando questi fece visita ad Agrippa in Asia Minore. Più tar­ di si recò con Erode a Roma. Allorché Erode, in seguito ai suoi conflitti con i Nabatei, cadde in disgrazia presso Augusto, Nico­ la fu inviato a Roma come ambasciatore. Similmente nella lotta del re con i suoi figli Alessandro, Aristobulo e Antipatro, Nicola ebbe una parte importante come consigliere. Dopo la morte di Erode rappresentò gli interessi di Archelao davanti all'imperato­ re a Roma. Ciò è attestato nella sua Autobiografia (F1 3 4- 1 3 7 ) e nelle relative sezioni di Giuseppe. Stando alle indicazioni dell'au­ tobiografia (F1 3 8 ) , sembra che egli abbia trascorso gli ultimi an­ ni di vita a Roma. Si narra che Nicola, per curare i suoi rapporti con Augusto, inviasse spes­ so all'imperatore gli eccellenti datteri che crescevano in Palestina. Perciò Augusto li chiamava «datteri Nicola» e il nome fu adottato ovunque. A­ teneo 14,66 (652A) = T1oa: 'ltEpt oè "t'WV NLxoÀ.tiwv xtxÀ.ou(livwv q�owt·

xwv "t'OCTOU"t'OV U!J.LV Et'ltELV ÉXW "t'WV rt'ltÒ "t'TJT)O"L LÀ.OO"'tÒpyLoç, t5o-ovt

�à. Xct'tà nùc; 'Iouooclouc; O"U(..l.'ltEO"Ò'V'tct OLÒ: 1tÀdovoc; È'ltEçEÀ.�Ei:v 'tov 'ltÀti­ �ouc;. La parola 5o-ov è evidentemente corruzione del nome di un autore.

Non è escluso che la lezione originaria fosse 'Ioucr'to'V, ma di fatto è più probabile che fosse 'lwO"T}'ltO'V, perché dopo alcune righe si fa esplicitamen­ te riferimento a Giuseppe. In Diogene Laerzio 2 ,4 1 = Fr (nella biografia di Socrate) abbiamo:

Kpwo(..l.Évou o'ctU'tOU q>T)crtv 'Ioucr'toç 6 TL�EpLEÙc; È'V 'tG) l::'t É(..l.(..l.ct'tL ITÀti'tw­ àva�ijvaL È'ltL 'tÒ �iiwt xat EÌ'ltEi:v· «'VEW'tct'toc; l.Jv, w &vopEc; 'Aih)voci:­ OL, 'twv t1tt ..ò �ii(..l.oc &.vrt�a.. wv», 'toùc; oÈ oLxrta''tàc; tx�oija-rtL' «Xrt'ta­ �a.. Xrt'ta�rt». È molto improbabile che un tale specifico riferimento a So­

'lla

crate e a Platone comparisse in una breve storia dei re giudei. Ma anche la formulazione del titolo di Fazio confrontata con quella di Diogene porta alla congettura che Giusto abbia scritto più di una cronaca dei re giudei . Il titolo che si legge in Fazio, Bib. 3 3 : 'Iouooc�wv �rtcrLÀ.Éwv 'tWV Èv 'te'Le; crti(..l.(..l.ctO"L'V non può voler dire 'Storia dei re coronati dei Giudei' anche IC O"'ti(..l.(..l.ct in genere significa corona. Dal momento che O"'tÉ(..l.(..l.ct significa anche tavola genealogica, è molto più probabile che esso vada tradotto

68

INTRODUZIONE

'Storia dei re dei Giudei elencati secondo tavole genealogiche'. Ma di qua­

li cr-.É��o:-.o: si parla? La Cronaca di Castore (metà del sec. I a.C., vedi sotto, p. 75) consisteva principalmente di elenchi di re; cosl pure quella

di Giulio Africano, che Eusebio segul. Potrebbe darsi che anche l'opera di Giusto si collocasse nella stessa categoria e includesse una certa varie­ tà di cr-.É��o:-. o: (tavole genealogiche). Infatti lo cr-.É��o: dei re giudaici a disposizione di Fozio costituiva solo un parte dell'opera. La citazione di Diogene Laerzio farebbe quindi riferimento ad un altro cr-.É�IJ4, ad un'al­ tra parte dell'opera completa. Tuttavia ciò resta un'ipotesi e noi non pos­ siamo con sicurezza collegare la citazione in Diogene Laerzio al testo di ciò che conosciamo delle opere di Giusto. Vedi H. Graetz, 'Das Lebensen­ de des Konigs Agrippa II, des Justus von Tiberias und des Flavius Jose­ phus und die Agrippa-Mi.inzen', MGWJ ( 1 877), pp. 337 ss. ; Id., Gesch. der Juden m,2 ('1 906) , pp. 555-5 5 8 ; A. Baerwald, Josephus in Galiliia, sein Verhiiltniss zu den Parteien, insbesondere zu Justus von Tiberias und Agrippa II ( 1 877); A. Schlatter, 'Der Chronograph aus dem zehnten }ah­ re Antonins', TU XII,I ( 1 894), pp. 37-47; C. Wachsmuth, Einleitung, p. 43 8 ; B . Niese, Hist. Zeitschr. 76 ( 1 896), pp. 22 7-2 29; M. Luther, Jose­ phus und Justus von Tiberias ( 1 91 0) ; F. Ruhl, 'Justus von Tiberias', Rh. Mus. 71 ( 1 9 1 6), pp. 289-308; F. Jacoby, s.v. ' Iustus' (9), RE x ( 1 9 1 7) , coli. 1 34 1 - I 346; Christ-Schmid-Stiihlin, Gesch. d . gr. Lit. I I , I (61 920), pp. 6or -6o3 ; R. Laqueur, Der iiidische Historiker Flavius Josephus ( 1 920), pp. 6-2 3 ; M. Drexler, Klio 19 (1925), pp. 293-299 ; A. Schalit, 'Josephus und Justus', Klio 2 6 ( 1 933), pp. 67-9 5 ; M. Gelzer, 'Die Vita des Jose­ phos', Hermes So ( I 9J 2 ) , pp. 67-90; Th. Frankfort, 'La date de l'auto­ biographie de Flavius Josèphe et des oeuvres de Justus de Tibériade', Rev. Beige de philol. et d'hist. 3 9 ( 1 9 6 r ) , pp. 52-58 (che giustamente respinge l'idea che Fozio, Bib. 33 possa essere usato per datare le opere di Giusto e Giuseppe) . Vedi sotto, p. 585.

I 5. Aristone di Pella Su Aristone di Pella e sui suoi scritti abbiamo solo due testi­ moni indipendenti : Eusebio e Massimo Confessore . I . Secondo Eusebio, H.E. 4 ,6,3, in un'opera di Aristone di Pella si narrava che dopo la conquista di Beth-ther e la rovina di Bar-Kokhba 't'Ò

1téiV itilvo llEÀ.À.ai:� ot.aÀ.É;Et. llet7tL­ crxou xal. 'Icicrovoc;, iìv KÀ.-IJIJ."f)c; o 'AÀ.E;avopEùc; É.v ÉX't'� �t.�À.L� 't'WV •y7tO't'U7tWCTEwv 't'ÒV &yt.ov Aouxiiv q>TJCTLV &.vaypci�at.. Se­ condo Massimo Confessore, Aristone era dunque l'autore del Dialogo tra Giasone e Papisco, che è in effetti citato anche altro­ ve, ma sempre come opera anonima. Esso era già noto al filosofo pagano Celso e similmente ad Origene (Contra Cels. 4,5 2 ) e a Girolamo (Comment. ad Gal. 2 , I 4 [ PL 26, col. 3 6 I ] e Heb. Quaest. in lib. Gen. 1 , 1 [CCL 72, p. 3 ] ). L'informazione più completa è fornita dalla prefazione (giunta fino a noi) ad una tra­ duzione latina fatta da un certo Celso, forse nel sec. III. Per il te­ sto vedi CSEL 3 ( 1 8 7 1 ), pp . 1 1 9- 1 3 2 . Il brano principale è il capitolo ottavo, alla fine del quale l'autore dice il proprio nome, Celso. Poiché il Dialogo era noto a Celso, Origene, Girolamo e al traduttore latino come opera anonima ( infatti nessuno di essi no­ mina l'autore), è molto dubbio che la testimonianza di Massimo Confessore, che ascrive l'opera ad Aristone, meriti credibilità. Da quale fonte un autore del sec. VII avrebbe potuto attingere in­ formazioni autentiche sull'autore, se nessuno degli scrittori pre­ cedenti ne sapeva qualcosa ? Ciononostante l'asserzione di Mas­ simo non è in sé improbabile. Nello scritto di Tertulliano Adver­ sus Iudaeos 1 3 ,3-4 l'editto imperiale che proibiva ai Giudei di entrare nei dintorni di Gerusalemme è quasi identico al brano che Eusebio cita da Aristone : interdictum est, ne in confinio ip­

sius regionis demoretur quisquam Iudaeorum . . . post expugna­ tionem Hierusalem prohibitis ingredi in terram vestram de lon­ ginquo eam oculis tantum videre permissum est (cfr. anche Ter­ tulliano, Apol. 2 1 ,5 ). Dal momento che Tertulliano dice ciò in

trattato antigiudaico, non è impossibile che egli abbia attin­ to la sua informazione da un analogo scritto polemico antigiudai­ co. E tale era il Dialogo tra Giasone e Papisco (cfr. anche 1U I, 1-2, 1 27 ss . ). Dunque è supponibile che Eusebio si riferisca al Dialogo tra Giasone e Papisco, ma non si può attribuire ad Aristone una spe­ cifica storia della guerra sotto Adriano, ed è improbabile che i riun

70

INTRODUZIONE

manenti enunciati di Eusebio sulla guerra di Adriano derivino da Aristone, che può aver fatto incidentalmente riferimento a quel singolo editto. L'opera di Aristone va datata verso la metà del sec. II. Si veda tuttavia l'opinione di Jacoby, FGrH 2 o 1 , nel suo com­ mento, IID ( 1 93 0 ), pp . 627-62 8 , secondo il quale non è da e­ scludere la possibilità di un'opera storica di Aristone. In Chron. paschale, ed. Dindorf I, p. 477, c'è un riferimento al 1 34 d.C.: 'tOV't� 'tti) �'tE� 'A1tEÀÀ:ijc; xcxt 'Ap!cr-.wv, wv !J.É!J.V'f)"t!l� EùcrÉ��oc; o II!X!J.q>L­ )..ou Év -.n ÈxxÀ.Tjcr�M-.�xii cxù-.ou tcr-.op!�, Èmo!owcrw à.1toÀ.oy!cxc; crVv-.cx­ ;w 1tEpt -.fjc; xcxl}''!Ì!J.éic; J}EocrE�Ei.cxc; 'Aop�cxvti) -.ti) �cxcr�À.E�. L'autore fa ri­ ferimento esplicito ad Eusebio (confondendo H.E. 4,3,3 e 6,3), perciò la sua testimonianza non ha un valore autonomo . Il singolare Émoi.owcrw rende probabile che egli avesse scritto o IIEÀÀ.cxtoc; 'Ap!cr-.wv, dove, per una corruzione del testo, si trova 'A1tEÀ.À.fjc; X!XL 'Api.CT"twv. Sempre da Eu­ sebio trasse la sua informazione lo storico armeno Mosè di Corene, il qua­ le sostiene bensl che Aristone menziona la morte del re Artashes (Arta­ xias - il re contemporaneo di Adriano era in effetti Vologese), ma poi rac­ conta la storia di Bar Kokhba seguendo soltanto Eusebio ; vedi V. Langlois, Collection des historiens de l'Arménie I = Miiller, FHG v,2, pp. 3 9 1 3 9 4 ; A. v. Harnack, Texte und Unters. I , I - 2 ( 1 882), p. 1 2 6 ; Jacoby, FGrH 201 F2 .

Si è pensato che il Dialogo tra Giasone e Papisco sia stato la fonte della Altercatio Simonis Iudaei et Theophili Christiani pubblicata da Martene, Thesaurus novus anecdotorum v ( 1 7 17) e riedita da Harnack. Vedi Har­ nack, TU 1,3 ( 1 8 8 3 ), specialm. pp. 1 1 5-1 3 0 ; ma cfr. P. Corssen, 'Die «Al­ tercatio Simonis Judaei et Theophili Christiani>) auf ihre Quellen gepri.ift', ThLZ ( 1 890), p. 624, e Th. Zahn, Forschungen zur Gesch. des neutesta­ mentl. Kanons IV ( 1 89 1 ) , pp. 308-3 2 9 . Corssen e Zahn ritennero proba­ bile che il dialogo più antico fosse stato utilizzato nel più recente, ma non nella misura ipotizzata da Harnack. In seguito lo stesso Harnack si dichia­ rò d'accordo con loro in via di principio (Gesch. der altchristl. Literatur 1, pp. 94 s.). F.C. Conybeare, The dialogues of Athanasizts and Zachaeus and of Ti­ mothy and Aquila, edited with Prolegomena and Facsimiles ( 1 898) era del parere che entrambi i dialoghi greci da lui pubblicati risalissero al Dia­ logo tra Giasone e Papisco. Ciò resta non provato. Vedi in generale A.B. Hulen, 'The Dialogues with the Jews as a Source of the Early Jewish Arguments against Christianity', JBL 5 1 ( 1 93 2 ) , pp. 58-70; M. Simon, Verus Israel (>1 964), pp. 1 88-2 1 3 ; M. Hoffmann, Der Dialog bei den christlichen Schriftstellern der ersten drei ]ahrhunderte, TU 96 ( 1 966), pp. 9 - 10. Su Aristone in generale vedi A. von Harnack, Die Ueberlieferung der griechischen Apologeten des zweiten ]ahrhunderts in der alten Kirche und im Mittelalter, TU r,x-2 ( 1 8 82), pp. 1 1 5- 1 3 0 . Harnack, Gesch. der

§ 3 · LE FONTI : FONTI PERDUTE

71

altchristl. Literatur I ( 1 893), pp. 92-95; u,r ( 1 897), pp. 2 68 s . ; Christ­ Schmid-Stahlin, Gesch. d. gr. Lit. 11,2 (61 924), 1283, n. 3 ; Hulen e Hoff­ mann, op. cit. sopra; B. Altaner, Patrology ( 1 960), pp. 1 20-1 2 1 .

r 6 . Frammenti papiracei Sotto questo titolo è inclusa - come testi di carattere semilet­ terario che riguardano, o fingono di riguardare ( si discute infatti in che misura essi siano fittizi) la storia dei Giudei ad Alessandria nel periodo romano - una serie di papiri greci d'Egitto, che per lo più presentano confronti tra greci eminenti di Alessandria e funzionari romani, soprattutto vari imperatori, da Claudio a Commodo. Essi possono essere considerati come un gruppo, non perché siano stati ritrovati insieme, ma perché sembra che appar­ tengano ad un solo genere e che abbiano in comune lo scopo di glorificare Alessandria e i suoi cittadini eminenti di fronte al go­ verno romano. Non tutti questi papiri riguardano i Giudei di Alessandria, e qui verranno elencati solo lquelli che li coinvolgono direttamen­ te. Non verrà fornito niente di più di una breve classificazione della natura dei testi pertinenti, poiché procederemo ad un più profondo esame della loro collocazione storica nel vol. III, § 3 I , I , parlando delle comunità della diaspora. Inoltre tutti i testi so­ no stati raccolti e pubblicati con un esauriente commento da H . A. Musurillo, The Acts of the Pagan Martyrs: Acta Alexandri­ norum ( 1 95 4 ); dallo stesso Musurillo sono stati riediti con bre­ vi annotazioni per gli Acta Alexandrinorum (Teubner, 1 96 1 ), con la stessa numerazione. Quelli relativi ai Giudei sono stati rie­ diti anche in V. Tcherikover e A. Fuks, Corpus Papyrorum Ju­ daicarum II ( 1 9 60), nrr. 1 54- I 5 9 · a ) Una delegazione di Alessandria, guidata da Isidoro e Lam­ pone, che accusa Agrippa ! ( vedi sotto, p. 488) o Agrippa II (p. '74, n. 5 ) davanti a Claudio. Un testo composito, da BGU 5 r r ; P. Lond. inv. 2 7 8 5 ; P. Berl. inv. 8877; P. Cairo I 0448 . Vedi Musurillo iv, CPJ 1 5 6 . b) Un confronto tra delegazioni greche e giudaiche davanti a Traiano (Acta Hermaisci), P. Oxy. 1 242 . Vedi Musurillo VIII e CPJ I .5 7 ·

72

INTRODUZIONE

c) Una disputa tra giudei e greci davanti ad un imperatore ro­ mano, quasi certamente Traiano o Adriano (Acta Pauli et Anto­ nini).

Testo composito, da P. Par. 68, P. Lond r .227 s., BGU 3 4 r . Vedi Musurillo IX B e CPJ I 5 8 . I partecipanti sembrano far riferimento ad incidenti avvenu­ ti durante la grande rivolta del I I 5 - I I 7 d.C. d) Vedi ora anche P. Oxy. 302 I , un frammento papiraceo del sec. I d.C., in cui ambasciatori, compreso uno chiamato Isidoro, si rivolgono ad un imperatore e fanno riferimento ai Giudei.

I 7. Teucro di Cizico La Suda, s.v. TEuxpoç o Kust.x1}v6ç dice : o ypa�aç IIEpL xpu­ O'ocp6pou yi'}ç, IIepL 't'Ou BusCiv'ttou, Mt.i}pt.OCI'tt.xwv 'l'tpa;ewv �t.­ �ÀLCI e', IIepL Tupou e', 'Apa�t.xwv e ', 'Iouoa�xl}v i.O''top!av Èv �t.�Àtot.ç ç ' ' 'Ecp'i)�wv 'tWV EV Kustx� aO'X1)0'!.V y, xat Àoma. Quasi niente si conosce di questo autore, che probabilmente scrisse a metà del sec. I a.C. e di cui non rimangono che alcuni frammenti, per lo più riguardanti nomi di località in Epiro ed Eubea. Vedi Jacoby, FGrH 274, e la sua trattazione e il suo com­ mento in FGrH 111a ( I 934), pp. 3 I4-3 I 6 .

I 8 . Opere varie 'l'tept 'Iouoat:wv Opere specifiche sulla storia dei Giudei furono composte an­ che da autori ellenistici giudei, per es. Demetrio, Eupolemo, Ar­ tapano, Aristea, Cleodemo (o Maleo) e il poeta epico Filone. Qui, tuttavia, essi non vengono presi in considerazione perché si occuparono prevalentemente, se non completamente, del primo periodo biblico (vedi vol. 111, § 3 3,III,I-6). Sembra che il libro dello Pseudo-Ecateo sui Giudei si riferisse alla situazione dei Giudei del suo tempo più di quelli indicati sopra (vedi vol. 111 , § 3 3 ,V11,4). Una font in den Targumim und das Verhiiltnis der Targumim zueinander', VT 20 ( I 970), pp. 304-3 I 4 . S. Isenberg, ' An Anti-Sadducee Polemic in the Palestinian Targum Tradition' , HTR 63 ( I 97o), pp. 773-744 · J. Potin, La féte de la Pentecote 1-11 ( I 97I ) [Targ. Exod. I 9-2o ] . M. McNamara, Targum and Testament ( I 972). P.S. Alexander, 'The Targumim and early Exegesis of «Sons of God» in Genesis 6', JJS 23 ( I 972), pp. 60-7 1 . a) Metodo targumico in generale

I:L Albeck, 'Apocryphal Halakah in the Palestinian Targums and the Ag­ gadah ', B.M. Lewin ]ubilee Volume ( I 940) (in ebraico) .

Y. Komlos , 'The Aggadah in the Targumim of Jacob 's Blessing', Ann. of

the Bar Ilan Univ. I ( I 963), pp. I 95-206 (ebr.). R. Le Déaut, ' Un phénomène spontané de l'herméneutique juive ancien­ ne: le «targoumisme»', Bibl. 52 ( I 97 I), pp. 505-5 25. Per altri studi vedi sotto i singoli Targum, infra.

b) Targum e Peshitta A. Baumstark, 'Pesitta und palastinensisches Targum', BZ 1 9 ( I 93 I ), pp. 257-270. A. Sperber, 'Peschitta und Targum', ]ewish Studies in memory of G.A. Kohut ( I 935), pp. 554-564 . C. Peters, 'Peschitta und Targumim des Pentateuchs', Muséon 48 ( I 935), pp. I -54• A. Voobus, Peschitta und Targumim des Pentateuchs ( I 958). P. Wernberg-M0ller, 'Some observations on the relationship of the Peshit­ ta Version of the book of Genesis to the Palestinian Targum Frag­ ments . . . and to Targum Onkelos', ST I 5 ( I 9 6 I ) , pp. 1 2 8-I 8o. P. Wernberg-M01ler, 'Prolegomena to a re-examination of the Palestinian Targum fragments published by P. Kahle and their relationship to the Peshitta', JJS 7 ( I 962), pp. 253-266. S.R. Isenberg, 'On the Jewish-Palestinian Origins of the Peshitta to the Pentateuch', JBL 90 ( I 97I), pp. 69-8 1 . Per altri studi vedi sotto i singoli Targum, infra.

§ 3· LE FONTI : LETTERATURA RABBINICA

155

c) Targum e i Settanta P. Churgin, 'The Targum and the Septuagint', AJSL 50 ( 1933-1934), pp. 4I-65 . L. Delekat, 'Ein Septuagintatargum', VT 8 ( 1 958), pp. 225-252. Vedi anche sotto i singoli Targum, infra. d) Targum e Nuovo Testamento A.T. Olmstead, 'Could an Aramaic Gospel be written ? ', JNES I ( 1 942), pp. 41-]5. P. Winter, 'Le. 2,49 and Targum Yerushalmi', ZNW 45 ( 1954), pp. I45I79· M. McNamara, The Palestinian Targum to the Pentateuch and the New Testament ( 1 966). P. Nickels, Targum and New Testament: A Bibliography ( 1 967). B.J. Malina, The Palestinian Manna Tradition ( 1 968). E.E. Ellis, 'Midrash, Targum and the New Testament Quotations', Neotestamentica et Semitica ( 1969), pp. 61-69. M. McNamara, Targum and Testament ( 1 972). e) Targum e i rotoli del Mar Morto N. Wieder, 'The Habakkuk Scroll and the Targum', JJS 4 ( 1953), pp. I4I8. W.H. Brownlee, 'The Habakkuk Midrash and the Targum o f Jonathan', JJS 7 (1 956), pp. 169-1 86. G . Vermes, 'Car le Liban, c'est le Conseil de la Communauté', Mélanges A. Robert ( 1 957), pp. 3 1 6-325 . G. Vermes, 'The symbolical interpretation of Lebanon in the Targums', JThSt 9 ( 1 958), pp. I-1 2 . M.R. Lehmann, • 1 Q Genesis Apocryphon in the Light of the Targumim and Midrashim', RQ I ( 1 958), pp. 252 ss. ].A. Fitzmyer, 'The Genesis Apocryphon and the Targums', The Genesis Apocryphon of Qumran Cave I ( 1 966), pp. 26-34. G.J. Kuiper, 'A study of the relationship between a Genesis Apocryphon and the Pentateuchal Targumim in Gn. XIV,I-12', In Memoriam P. Kahle, BZAW 103 ( 1 968), pp. 149 ss. f) La teologia dei Targum Vedi anche le opere citate sopra, sulla teologia rabbinica, p. I J I , e an­ che passim sotto i singoli Targum, infra. V. Hamp, Der Begrifi 'Wort' in den aramaischen Bibeliibersetzungen ( 1 938) . C. Linguistica

Vedi anche la relativa bibliografia sul Talmud; per la lingua dei singoli Targum vedi sotto.

INTRODUZIONE

a) Dizionari J. Levy, Chaldaisches Worterbuch iiber die Targumim I-II ( x 8 8 x ) . M. Jastrow, A Dictionary of the Targumim, the Talmud Babli and Yerushalmi and the Midrashic Literature ( 1950).

b) Grammatiche e studi linguistici G. Dalman, Grammatik des jiidisch-paliistinischen Aramiiisch (21905). W.B . Stevenson, A Grammar of Palestinian ]ewish Aramaic (21 962) . E.Y. Kutscher, 'The Language of the Genesis Apocryphon', Scrip. Hier. 4 ( 1958), pp. I -35 · G . Vermes, 'The use of (vedi A. v. Gutschmid, Geschichte Irans und seiner Nachbar­ Uinder [ r 888 ] , p. 77) ; esse quindi non hanno il valore di testimonianze autonome dirette. Inoltre le cifre del testo armeno sono spesso corrotte. I calcoli propri di Eusebio nel libro II della Cronaca servono da controllo. Per stabilire il valore di entrambi, i dati di Porfirio sono messi a fianco di quelli forniti da Eusebio nel libro n, questi ultimi secondo la versione di Girolamo, migliore della traduzione armena (vedi Helm, Eusebius' Chro­ ,;k und ihre Tabellenform, p. 56). EUSEBIO

PORFIRIO

Eus�b., Chron. x, pp. 247-263 Jacoby, FGrH 260 F32

Olimp.

Seleuco (I) Nicatore 32 anni, primo II7,1

Antioco (I) Sotere

ultimo 124,4

19 anni, primo 125,1

ultimo 129,3 19 anni, primo 129,4 (nell'indice 15) ultimo IJJ,J Seleuco (II) Calli- 21 anni, primo 133,3 Dico ultimo 138,2 Seleuco (m) Cerau- 3 anni, primo DO ultimo IJ911 Antioco ( m) il 36 anni, primo 139,2 ultimo 148,2 Grande Seleuco (IV) Filo12 anni, primo I48,J patore ultimo I5I,x Antioco (Iv) Epin anni, primo IJI,J fane ultimo I54,1 Antioco (v) Eupa- x lh anni, primo tore ultimo Demetrio (I) Sotere 1 2 anni, primo 154,4 ultimo 157,4 Alasandro (Balas) 5 anni, primo 157,3 (nell'indice 15) ultimo I58,4 Antioco (II) Theos

Chron. 2,1 17-1 1 3 ;

Olimp. ed. Helm pp. 126-149 Seleuco (I) Nicatore 32 anni, primo 1 17,1 ultimo 124,4 Antioco (I) Sotere 19 anni, primo 125,1 ultimo 129,3 Antioco (n) Theos 15 anni , primo 129,4 ultimo 133,2 Seleuco (n) Calli- 20 anni, primo 133,3 nico ultimo 138,2 Seleuco (m) Cerau- 3 anni, primo 1 38,3 no ultimo 139,1 Antioco (m) il 36 anni, primo 139,2 Grande ultimo I48,I Seleuco (IV) Filo1 2 anni, primo 148,2 patore ultimo 1 5 1 ,2 Antioco (Iv) EpiI I anni, primo 1 5 1 ,2 fane ultimo 1 53.4 Antioco (v) Eupa2 anni, primo 154,1 tore ultimo I54,2 Demetrio (r) Sotere 12 anni, primo 154,3 ultimo I 57,2 Alessandro (Balas) IO anni, primo 157,3 ultimo I59,4

1 80

IL PERIODO MACCABAICO

PORFIRIO

EUSEBIO

Demetrio (n) Nica- 3 anni., primo I6o,I tore ultimo 160,3 Antioco (VII) Sidete 9 anni., primo 16o.4 ultimo 162.4 Demetrio (m) 4 anni, primo 162,2 (dopo la prigionia) ultimo 164,1 Antioco (vm) Gri- II anni, primo 164,2 po ultimo 166.4 Antioco (IX) Cizi18 anni, primo 167,1 ceno ultimo 171,I Filippo 2 anni, primo 171,3 (testo greco) (sec. l'indice greco)

Demetrio (n) Nica- 3 anni, primo I6o,I tore ultimo 160,3 Antioco (vn) Sidete 9 anni, primo 160.4 ultimo 162,4 Demetrio (m) 4 anni, primo 163,I ultimo 163.4 Antioco (vm) Gri- 12 anni, primo 164,1 po ultimo 166.4 Antioco (IX) Cizi- 18 anni, primo 167,1 ceno ultimo 171,2 2 anni, primo I7I13 Filippo ultimo 171.4

Le varianti in queste due tavole sono date dalle cifre in corsivo nel te­ sto di Porfirio. In certi luoghi le cifre di Porfìrio sono chiaramente corrot­ te. Una variante autentica si ha comunque dall'anno della morte di Antio­ co III a quella di Demetrio 1. Se gli errori dovuti ad imperfette trasmissio­ ni testuali vengono qui corretti, i calcoli di Porfirio sono sempre di un anno indietro rispetto a quelli di Eusebio. Mentre la maggior parte degli studiosi ha finora seguito Porfìrio, il Niese nella sua 'Kritik der beiden Makkabiierbiicher', Hermes 35 ( 1 900), pp. 49 1-497, sostenne, citando al­ tre date, che a questo punto è da preferire il calcolo di Eusebio. Non si possono però spiegare le varianti di Porfirio con una posteriore revisione del testo, come fa il Niese. Viceversa, i dati di Eusebio sono ovviamente indipendenti dai testi di Porfirio contenuti nel libro I della sua Cronaca. Un cambiamento simile ha avuto luogo anche nel caso di Demetrio m e Antioco VIII (la data 1 62,2 invece di 163,2 per l'inizio del regno di De­ metrio II è semplicemente un errore testuale) .

Antioco IV Epifane (175-I64 a.C. ) Figlio di Antioco III ( il Grande), Antioco IV era fratello di Se­ leuco iV Filopatore ( 1 87- 1 75 a.C.), durante il cui regno egli vis­ se a Roma come ostaggio. Seleuco gli permise di ritornare, in­ viando, in cambio, a Roma come ostaggio il proprio figlio Deme­ trio. Ma prima che Antioco giungesse in patria, Seleuco fu assas­ sinato da Eliodoro. Cosl Antioco usurpò il trono di cui suo nipo­ te, anch'egli di nome Antioco, era legittimo erede ( Appiano, Syr. 45 / 2 3 3-23 4 ). Il nipote può essere stato proclamato re prima dell'arrivo di Antioco e tenuto come coreggente fino alla sua mor­ te, avvenuta nel 1 70 a.C. Vedi O. M0rkholm, Antiochus IV of Syria ( 1 9 6 6 ), pp. 3 8-47 . Antioco iV morl dopo un regno di un­ dici anni, durante una campagna contro i Parti nel r 64 a.C.

STORIA DELLA SIRIA

181

Gli undici anni del suo regno sono attestati da una tavoletta cuneiforme,

vedi A.J. Sachs, D.J. Wiseman, 'A Babylonian king list of the Hellenistic

Period', Iraq r 6/ r 7 (1 954/ 1955), pp. 202-2 1 2 ; cfr. Parker e Dubberstein, op. cit., pp. ro-r r . 2 3 ; Porfirio (Euseb. Chron., ed. Schoene 1, pp. 253. 263 ) ; Girolamo, In Daniel 2 1 ,2 1 e Sulpicio Severo, Chron. 2,22. Il pri­ mo libro dei Maccabei (I Mach. r ,ro) data l'inizio del regno al 137 del­ l'èra seleucidica o q6/ I 75 a.C. Come anno primo Porfìrio conta olimp . 1 5 1 ,3 ( r 75/174), Eusebio il 1 5 1 ,2 ( q6/ r 75). Dato che, come si è detto, è da preferire Eusebio e che egli, come Porfirio, calcola sempre l'anno suc­ cessivo ad un cambiamento di regno come primo anno intero di un sovra­ no, sembrerebbe che l'inizio del regno cada in olimp. 1 5 I ,r , cioè nel 176/ 175 a.C. Questa data concorda con quella indicata in I Mach. Ma la tavo­ letta cuneiforme (vedi sopra) mostra che Seleuco morl e Antioco iniziò il suo regno nel settembre del 1 7 5 . La morte di Antioco avvenne, secondo Eusebio, in olimp. 1 5 3 ,4 ( r 65/164 a.C.) ; secondo I Mach. (6,r6) nel 149 dell'èra seleucidica, cioè nel 1 64/163 a.C., il che la collocherebbe, se que­ sti dati sono esatti, nel secondo trimestre del r 64 a.C. Questa data è suf­ fragata anche dalla differenza tra Eusebio e Porfirio, da spiegare col fatto che, secondo le fonti, poteva essere incerto se la sua morte dovesse essere collocata in olimp. 1 53.4 od olimp. 1 54,1 (cioè nel r 6 3 / r 64). La tavolet­ ta cuneiforme (vedi sopra) mostra che a Babilonia si seppe della sua mor­ te tra il 20 novembre e il 1 8 dicembre del 164. Le monete di Antioco co­ prono gli anni 138-147, e forse 149, dell'èra seleucidica (E. Babelon, Les rois de Syrie [ 1 8 9o ] , pp. cix-an ; M0rkholm, op. cit., pp. u6-1 27) . La cronologia delle campagne egiziane di Antioco, anch'essa importan­ te per la storia giudaica, è controversa. Anche il libro di Daniele, che par­ la solo di due spedizioni, non è di alcun aiuto, perché menziona solo quel­ le che ebbero conseguenze per Gerusalemme. Comunque, l'opinione di Niese, op. cit., pp. r68-q6, che le campagne fossero limitate agli anni z69-168 a.C., sembra errata. Ora pare certo che la prima guerra coprisse ali anni 1 70-1 69 a.C.; vedi T.C. Skeat in JEA 47 ( 1 9 6 1 ) , pp. 107-I 1 2 . tiò s'accorda anche con I Mach. 1 ,20, che pone il ritorno dalla prima spe­ dizione egiziana nell'anno 143 dell'èra seleucidica, cioè nell'autunno del z 69 a.C.: I Mach. usa sia il punto d'inizio greco sia quello babilonese per l'èra seleucidica, e usa qui l'anno babilonese 143, cioè primavera 169 - pri­ mavera r 68 a.C. Solo il secondo libro dei Maccabei sembra differire da questo calcolo , in quanto descrive questa campagna come la seconda in­ cursione in Egitto (2 Mach . 5 , 1 ) ; tuttavia Abel, ad loc., propone che dò vada inteso come riferimento alla seconda fase (invasione vera e pro­ pria dell'Egitto) della guerra del 170-169 a.C.; la prima sarà terminata con la battaglia del monte Casio nel novembre del 170. Cfr. M0rkholm, op. cit., pp. 69-84. La seconda invasione dell'Egitto, terminata per inter­ vento diplomatico romano, avvenne nel r68 a.C.; vedi M0rkholm, op. Clt. , pp. 8 8-I O I . Su Antioco Epifane vedi (oltre alle opere generali sui Seleucidi, indicate sopra, pp. 1 77-1 78, e opere sul movimento maccabaico, sotto, pp. 1 9 1 -

IL PERIODO MACCABAICO

192) O. M0rkholm, Antiochus IV o/ Syria, Classica et Mediaevalia, Diss.

VII ( 1 966).

Antioco V Eupatore ( r64-r62 a.C.) Questo monarca era figlio di Antioco Epifane. Aveva solo no­ ve anni quando salì al trono (cosi Appiano, Syr. 46/2 36, 66/ 352; la notizia di Porfirio che egli avesse dodici anni va rifiutata, perché in tal caso suo padre si sarebbe sposato quando era a Ro­ ma come ostaggio; cosi M0rkholm, op. cit. , p. 48, n . 4I ). Du­ rante il suo regno di circa due anni egli fu semplicemente uno strumento nelle mani di Lisia, suo tutore e capo dell'esercito, as­ sieme al quale fu assassinato per ordine del cugino Demetrio nel r 62 a.C. Le notizie relative alla durata del suo regno variano da un anno e mezzo (così Porfirio nel sommario di Eusebio, Chron. , ed. Schoene I, coll. 263264) a due anni (così los., Ant. u,ro,r [ 39o] ) . L'ultima data relativa al suo regno su tavolette cuneiformi è il r 6 ottobre r62 a.C. Vedi Parker e Dubberstein, op. cit. , p. 23.

Demetrio I Sotere ( r62-IJO a.C. ) Demetrio I era figlio di Seleuco Filopatore. Inviato a Roma da suo padre come ostaggio, egli fuggi e si impadronl del potere fa­ cendo assassinare il cugino Antioco Eupatore. Nel I 5 3 a .C. si trovò di fronte un pretendente al trono nella persona di Alessandro Balas, che affermava di essere :figlio di An­ tioco Epifane e quindi erede legittimo. Demetrio cadde in batta­ glia contro di lui nel I 50 a.C. La fuga di Demetrio da Roma e gli eventi che la precedettero sono de­ scritti con grande vivezza da Polibio che, quale amico di Demetrio, fu una delle persone coinvolte (Polibio 3 I ,I2,r9-22). Polibio 3,5,3, così come Porfirio (in Eusebio, Chron., ed. Schoene 1, coll. 255. 263-264) ed Euse­ bio, ascrive a Demetrio un regno di dodici anni; Giuseppe, Ant. 13,2,4 (6r) invece di undici. Il primo libro dei Maccabei (r Mach. 7,r) pone l'i­ nizio del regno nel 1 5 1 dell'èra seleucidica = r 62/r6r a.C. (o r 6 r / r 6o secondo l'era seleucidica babilonese). Quale primo anno intero del suo re­ gno Porfirio menziona olimp. 1 54.4, il che significa che egli cominciò a re­ gnare in olimp. 1 54,3 = r62/ r 6 r a.C. Eusebio anticipa le due date di un anno, facendo iniziare il regno nel r 63 / r 62 a.C. Le monete coprono gli

STORIA DELLA SIRIA

I83

= dal I 59/ I 58 al 1 5 r / I 50 a.C.; vedi Babelon, op. cit. , pp. cxix. cxxn ; Syll. Num. Gr. Danish Museum: Seleucid kings ( I 959), nrr. 228-248. Sulla data dell'insurrezione di Ales­ undro Balas vedi sotto. Il testo trasmesso di Porfìrio dà olimp. I5 7,4 co­ me anno della sua morte. Poiché la durata del regno ammonterebbe allo­ ra a tredici anni, la lettura giusta del testo dev'essere olimp. 1 57,3 = 1 50/ 149 a.C. Eusebio ha olimp. I 57,2 = I 5 I / I 50 a.C. Secondo I Mach. 1 0,50. '7 la morte di Demetrio avvenne non dopo il I62 dell'èra seleucidica, J: ' I / r 5o o I50/r49 a.C. Tavolette cuneiformi lo menzionano per la pri­ ma volta il I4 maggio I 6 I a.C., e per l'ultima il I giugno 1 5 I (o tra il 6 aprile I 5 I e il 26 marzo I 5o), vedi Parker e Dubberstein, op. cit., p. 2 3 . Lo studio più completo su Demetrio è quello di H. Volkmann, 'Demetrius l und Alexander I von Syrien', Klio I 9 ( I 925), pp. 373-4 1 2 .

ID11i dal 154 al I 62 dell'èra seleucidica

Alessandro Balas ( IJO-I45 a.C.) Come Alessandro aveva strappato il potere a Demetrio, cosi a sua volta il figlio di Demetrio, chiamato come il padre, insorse contro Alessandro col sostegno di Tolemeo IV Filometore d'E­ Bitto. Alessandro fu sconfitto in battaglia da Tolemeo ad Antio­ chia, fuggi in Arabia e là venne ucciso a tradimento nel 1 45 a.C. Cinque giorni dopo, la sua testa fu portata a Tolemeo ( Ios ., Ant. 1 3 ,4,8 ( 1 1 7 ] ). Le monete di Alessandro coprono gli anni I62- I 67 dell'èra seleucidica = I,I/I50-146/I45 a.C. (Babelon, op. cit. , pp. CXXIII-CXXIV. I Macb. IO, 1 colloca la sua insurrezione contro Demetrio I nell'anno I 6o dell'èra se­ leucidica = I 53/I52 a.C. (o primavera I 5 2 - primavera I 5 I ) . L'insurre­ lione avvenne prima della festa dei Tabernacoli dell'anno sopra citato (I Mach. I0,2 I ) . Porfirio e Giuseppe, Ant. I 3 ,4,8 ( 1 1 9) fanno durare il suo regno vero e proprio cinque anni. Il testo trasmesso di Porfirio pone l'ini­ zio del suo regno in olimp. I 57,3 e la fine in olimp. I58 .4 . Dato che col sistema di calcolo di Porfirio risulterebbero così sei anni, il primo numero dovrebbe forse esser letto 1 57.4 (in effetti I5 7,3 = I50/r49 a.C.). Eu­ sebio lo colloca un anno prima ( I 5 I/ I 50 a.C.). La prima data cuneiforme � il 2 I ottobre I 50 a.C. (Parker e Dubberstein, op. cit. , p. 23). Il primo libro dei Maccabei pone la morte di Alessandro nel I67 dell'èra seleuci­ dica = 146/r45 (o I45/I44) a.C. (I Mach. 1 1 ,I 9) . La data fornita da Porfirio è olimp. I58,4 = I45 / I 44 a.C. L'anno I45 a.C. come data della morte di Alessandro Balas è certo a causa del decesso quasi simultaneo di Tolomeo Filometore (vedi RE, s.v. 'Ptolemaios' [ 24 ] ; per la testimonian­ za della data della sua morte ibid. XXIII 2 , col. I 7 I 7) . Non si ha notizia di alcuna data cuneiforme posteriore al 2 I novembre I46 a.C. (Parker e Dub­ berstein, op. cit., p. 24). L'informazione più completa è quella fornita da H. Volkmann, op. cit., Klio 1 9 ( I 925), pp. 373·4 I 2 .

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IL PERIODO MACCABAICO

Demetrio II Nicatore ( I45-I40/ 139 a.C. ) Antioco VI ( 145-142 a.C. ); Trifone (142/I4I-I38 a.C. ) Il trono di Demetrio fu a sua volta conteso da uno dei gene­ rali di Alessandro, Diodoto Trifone, in nome del figlio di Ales­ sandro, Antioco VI , che era ancora minorenne . Trifone però ambiva il trono per sé; fece quindi assassinare il suo pupillo Antioco e si fece re. Subito dopo (o prima, secondo altre fonti) Demetrio intraprese una spedizione contro i Parti, nel corso della quale venne catturato ( I 3 8 a.C. ). Ma Trifone fu attaccato a Dora da Antioco VII Sidete, fratello di Demetrio, as­ sediato ad Apamea e costretto a togliersi la vita ( Strabone I 4 , 5 , 2 [ 668 ] ; los ., Ant. I 3 ,7,2 ( 2 22-2 2 3 ); Appiano, Syr. 68/ 3 5 7 ) . La rivolta di Demetrio contro Alessandro Balas ebbe inizio, secondo I Mach. xo,67, nell'anno seleucidico x65 = 148 / x47 (o 147/146) a.C. Le monete coprono gli anni x67-173 dell'èra seleucidica = I 46/145-I4o/ 139 a.C. (Babelon, op. cit., p. CXXXI ). Restano monete di Antioco VI degli anni I 67-171 dell'èra seleucidica = I 46/ I45-142/ 14I a.C. (Babelon, op. cit. , p. cxxxv ; H. Seyrig, 'Notes on Syrian Coins 1 : the Khan el-abde Find and the Coinage of Tryphon', Num. Notes and Monog. I I 9 [ 1 950 ] , pp. 1-22); monete di Trifone con gli anni 2-4 (Babelon, op. cit. , p. cxxxv m ; Seyrig, op. cit. ) . Giuseppe dice che il regno di Antioco vi durò quattro an­ ni e quello di Trifone tre (Ant. I 3 ,7,1-2 [ 2 1 8 . 224 ] ) . Di conseguenza il primo cadrebbe negli anni 145-I4I a.C. e il secondo negli anni 141-I38 a.C., o, come sembra più probabile in considerazione delle monete, negli anni 145-142 e 142-1 3 8 a.C. Tuttavia Porfirio ed Eusebio attribuiscono a Demetrio un regno di soli tre anni, cioè prima del suo imprigionamento (Eusebio, Chron., ed. Schoene 1, coli. 257. 263-264), precisamente da o­ limp. x 6o,x (in effetti 1 59.4 = I 4 I / 140 a.C.) a olimp. x6o,3 = 1 3 8 / x 3 7 a.C. Evidentemente Porfirio ed Eusebio contano gli anni del regno di De­ metrio dalla eliminazione (per sconfitta o assassinio) di Antioco VI. Le te­ stimonianze numismatiche s'accordano con la cronologia del primo libro dei Maccabei, che menziona il 1 70 dell'èra seleucidica = 143/142 a.C. co­ me data approssimativa dell'assassinio di Antioco da parte di Trifone (I Mach. 1 3 ,3 1 , cfr. 1 3 ,41). Infine non c'è molta differenza tra il primo li­ bro dei Maccabei, dove la campagna di Demetrio contro i Parti è colloca­ ta nell'anno seleucidico 172 = 141/x4o (o 140/ 139) a.C., e Porfirio, do­ ve si indica l'anno olimpico x 6o,2 = 139/138 a.C. Quanto abbiamo det­ to sta invece in forte contrasto con le affermazioni di alcuni autori (los., Ant. 13 ,5 ,I I [ 1 84-I 86 ] . 7,1 [ 2 1 8 ] ; Appiano, Syr. 68/357; Giustino 36, 1 ,7), che non collocano l'assassinio di Antioco VI da parte di Trifone se non al tempo della spedizione di Demetrio contro i Parti, e perfino dopo la sua cattura. Ma questa argomentazione contrasta non solo con la crono-

STORIA DELLA SIRIA

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logia del primo libro dei Maccabei, ma anche con la considerazione che ID questo caso Trifone non avrebbe potuto regnare da due a tre anni, come ai deve invece dedurre da Giuseppe e dalle monete di Trifone. (La so­ pravvivenza di Antioco vi fino al 1 3 9 / 1 3 8 a.C. è sostenuta di nuovo da H.R. Baldus, 'Der Helm des Tryphon und die seleukidische Chronologie', Jahrb. f. Num. u . Geldgesch. 20 [ 1 970 ] , pp. 2 1 7-239). Infatti la morte di Trifone ricorre più o meno nello stesso tempo della cattura di Demetrio da parte dei Parti (vedi sotto Antioco Sidete) . Per un'analoga argomen­ tazione con le stesse conclusioni vedi Seyrig, op. cit., pp. 1 2- 1 7 . Per uno ttudio dettagliato di Trifone, W. Hoffamnn, RE, s. v. 'Tryphon' ( r ) . Per la data della cattura di Demetrio vedi ora G. Le Rider, Suse sous les Sé­ ltucides et les Parthes ( 1 965), pp. 3 69-3 72.

Antioco VII Sidete ( I38-129 a.C.) Finché Demetrio rimase prigioniero dei Parti, Antioco VII re­

anò in Siria senza opposizione . Nel I 30 a.C. intraprese una spe­

dizione contro i Parti, durante la quale trovò la morte nel r 2 9 a.C. Mentre la guerra era ancora in corso, il re dei Parti rilasciò Demetrio affinché questi contendesse il potere ad Antioco e lo costringesse cosi a ritirarsi.

Sul soprannome 'Sidete' vedi Porfirio (Eusebio, Chron., ed. Schoene, I, ml. 225): in Sida urbe educatus, quapropter Sidetes ubique vocabatur. Side si trova in Panfilia. Secondo I Mach. l j , I O l'azione di Antioco vii mntro Trifone avvenne nell'anno seleucidico 174 = 1 3 9 / 1 3 8 a.C. Parli­ rio ed Eusebio calcolano il suo regno dal r 6o,4 dell'èra olimpica (in effet­ d 1 60,3 = 1 3 8 / 1 37 a .C.). Le prime monete sono datate al 1 74 dell'èra 11eleucidica = 1 39/138 a.C. e continuano fino al r 8 3 = 1 30/129 a.C. (Babelon, op. cit. , pp. CXL-CXLI). Stando a Livio, l'inizio della campagna contro i Parti non può cadere dopo il 130 a.C. (Livio, Epit. 59 menziona Immediatamente prima il console M. Perperna, cos. r 30, e immediatamen­ te dopo il console C. Sempronio, cos. 1 29). Porfirio ed Eusebio collocano la morte di Antioco, dopo un regno di nove anni, in olimp. 1 62 ,4 = 1 29/ u8 a.C. Secondo Giustino 38,ro,9-I o, la sua morte avvenne in inverno; HCondo Diodoro 34/35,15-16 in primavera; quindi, se seguiamo Livio, all'inizio del 1 29 a.C. Un testo cuneiforme è datato, nel suo regno, al r alugno 1 30 a.C. Vedi A.T. Olmstead, 'Cuneiform Texts and Hellenistic th ronology', CPh 32 ( 1 937), pp. 1-14 (p. 14). Cfr. N.C. Debevoise, A Politica! History of Parthia ( 1 938), pp. 3 1 -35; Le Rider, op. cit. , pp. 3 77)78. Per gli epiteti di Megas e Kallinikos portati dal re nel r 3 o/r29 vedi l'iacrizione di Ako-Tolemaide (Y.H. Landau , IEJ I I [ 1961 ] , pp. r r 8u6 = SEG xx, 4 1 3 , cfr. BE 196 3 , 2 8 r ) . Si veda tuttavia T. Fischer, Un­ llrsuchungen zum Partherkrieg Antiochos VII im Rahmen der Seleuki-

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IL PERIODO MACCABAICO

dengeschichte (Diss. Tiibingen, 1 970), pp. 1 02-109, che attribuisce l'i­

scrizione ad Antioco

IX

Ciziceno.

Demetrio II Nicatore per la seconda volta (I 29-I 2 6/ I 25 a.C. ) Alessandro Zabina (I28-I22 a.C. ?) Dopo dieci anni di prigionia presso i Parti ( cosl Porfirio in Eusebio) Demetrio divenne di nuovo re di Siria. Immediatamen­ te Tolemeo Fiscone gli oppose un rivale al trono nella persona di Alessandro Zabina, presunto figlio di Alessandro Balas. De­ metrio fu da lui sconfitto presso Damasco e, costretto alla fuga, venne assassinato mentre era in procinto di approdare a Tiro. monete di Demetrio coprono gli anni 1 83-1 87 dell'èra seleucidica = 130/129·126/ 1 25 a.C. (Babelon, pp. CXLI. CXLV ; cfr. Bellinger, op. cit. , pp. 58-62). Porfirio ed Eusebio assegnano a Demetrio altri quattro anni di regno dopo la prigionia. Il testo trasmesso di Porfirio dà il 162,2 olimp . .come inizio di questo secondo periodo. Sicuramente si dovrebbe leggere -olimp. 163,2, di fatto 163,1 = 1 28/127 a.C. L'anno della morte di De­ metrio è dato come 1 64,1 = 1 24/123 a.C. Eusebio presenta entrambi gli eventi con un anticipo di un anno. Le monete confermano che ciò è esatto, perché quelle di Antioco VIII Gripo e di Cleopatra cominciano già con l'anno seleucidico 187 = 1 26/125 a.C. (Babelon, op. cit. , p. CLIII ) . Por­ fido ed Eusebio non forniscono date dirette per Alessandro Zabina. Le sue monete vanno dal 184 al 1 90 dell'èra seleucidica = 129/1 28-1 23/122 a. C. (Babelon, op. cit. , p. CL; cfr. Bellinger, op. cit., pp. 62-65). Le

Seleuco V (I 25 a.C. ) Seleuco v succedette al padre Demetrio su istigazione della madre, ma fu assassinato subito dopo la sua ascesa al trono .

Antioco VIII Gripo ( I25-IIJ a.C. ) Antioco VIII era fratello di Seleuco v . Egli dovette ancora com­ battere con Alessandro Zabina, rivale al trono, ma lo sconfisse nel terzo anno del suo regno (cioè 1 2 3 / 1 2 2 a.C . ) e lo fece giu­ stiziare (cosl Giustino 39,2,6; cfr. anche Diodoro 34/ 3 5 , 2 8 ,23 . Secondo Porfirio egli si tolse la vita col veleno). Dopo un regno da undici a dodici anni Antioco Gripo fu de­ posto nel 1 1 4 / 1 1 3 a.C. da Antioco iX Ciziceno, suo cugino da

STORIA DELLA SIRIA

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parte di padre e suo fratello da parte di madre. Antioco Gripo si ritirò ad Aspendo. La parentela tra i due è la seguente. Cleopatra, figlia di Tolemeo Filome­ tore d'Egitto, che aveva dapprima sposato Alessandro Balas (I Mach. ro, ,a), lasciò costui e sposò Demetrio II Nicatore (I Mach. r r ,u). Da que­ lta unione nacquero Seleuco v e Antioco VIII Gripo. Ma mentre Demetrio era nelle mani dei Parti, Cleopatra sposò suo fratello, Antioco VII Sidete (los. , Ant. IJ,7,I [ 222]). Da questa unione nacque Antioco IX Ciziceno (los., Ant. I J , I 0,1 [271-272 ] ) ; Appiano, Syr. 68f36r). Porfìrio, citato da Eusebio, Chron. , ed. Schoene I, col. 260), scrive: 'tfi) OlJ.O(..L1)'t'pC� àSEÀ.­ � 'Av't'�6x.� xaL àvE\ji�G) 't'G) b 1tct't'p6�. Sulla genealogia dei Seleucidi in pnerale vedi l'albero genealogico a p. 734· Porfìrio calcola che Antioco vm abbia regnato per undici anni, prima di essere spodestato da Antioco IX, cioè da olimp. r 64,2 (in effetti r 64,r � I 24/I 2Ja.C.) ad olimp. 166,2 = I I3/II2 a.C. Eusebio calcola dodi­ d anni , giustamente collocando l'inizio del regno un anno prima ( 1 25/ 124 a.C.). Sulle monete (dopo un breve periodo nel 126/r25 in cui Cleo­ patra compare da sola) Antioco VIII risulta co-reggente di sua madre Cleo­ patra mentre essa era in vita, ma in seguito viene raffigurato da solo. Le monete del primo genere vanno dal r87 al 192 dell'èra seleucidica = 1 26/ :U5·1 2 r/ r 2o a.C. (Babelon, op. cit. , p. CLIII). Le monete di Antioco co­ minciano con l'anno 1 92, seguendo immediatamente le precedenti (Babe­ lon, op. cit., p. CLV). Cfr. in generale A. Kuhn, Beitri:ige zur Geschichte der Stleukiden ( 1 891), pp. 14 ss.; Bellinger, op. cit. , pp. 64-66, ed excursus I, 'The Coinage of the Wars of the Brothers' (pp. 87-91 ) .

Antioco IX Ciziceno (I IJ-95 a.C. ) Antioco VIII Gripo ( I I I-9 6 a.C. ) Per due anni Ciziceno fu unico regnante, ma nel I I I a.C. Gri­ po ritornò e tolse al cugino la maggior parte della Siria. Ciziceno conservò solo la Celesiria (Porfìrio in Eusebio, Chron. I , col. 260 : xptx:tEL !J.È.V aÙ'tÒç 'tfiç l:uplaç, o 8È. Ku�t.XT)VÒç 'tfiç Kol­ �1')c; ) Il regno fu cosl diviso e i due cugini ( e fratelli) si trovarono In conflitto. Antioco Gripo morl quindici anni dopo il suo ritorno, nel 96 a�C. ; secondo Ios., Ant. I 3 , I 3 .4 ( 3 65 ) fu assassinato. I suoi di­ ritti e le sue rivendicazioni furono ereditati dal figlio Seleuco VI, che immediatamente attaccò Antioco Ciziceno e lo sconfisse ad Antiochia. Per evitare la cattura Ciziceno si tolse la vita mentre la battaglia era ancora in corso, nel 95 a.C. (Porfìrio in Eusebio, Chron. I, coli. 259-260). .

r88

IL PERIODO MACCABAICO

Porfuio assegna ad Antioco IX Ciziceno un regno di diciotto anni, da o­ limp. r67,r (in effetti r 66,4 = r r3/r u a.C.) ad olimp. I 7 I ,I = 96/95 a. C. Invece dell'ultima cifra si dovrebbe probabilmente leggere, con Eu­ sebio, 1 7 1 ,2 = 95/94 a.C. Le date sicure sulle monete si estendono dal 199 al 2 1 6 dell'èra seleucidica = I I4/I I 3-97/96 a.C. (Babelon, op. cit. , p. CLXIII; cfr. Bellinger, op. cit., pp. 68-73 ) . (Livio, Epit. 62, accenna a disordini in Siria tra il r r8 e il I I4 a .C.; cfr. Bellinger, op. cit. , pp. 66-67) . L'anno I I 3 a.C. è quindi l'anno della vittoria decisiva d i Antioco IX su Antioco VIII. Por:firio colloca il ritorno di Antioco VIII Gripo in olimp. r 67,2 = n r / no a.C. e gli aggiunge quindici anni di regno fino ad olimp. 170.4 = 97/96 a.C. Giuseppe assegna ad Antioco vm Gripo un regno di complessivi ventinove anni, cioè dal 125 al 96 a.C. (Ant. 1 3 ,1 3 ,4 ( 3 65 ] ) . Un'iscrizione (OGIS 257) trovata a Pafo sull'isola di Cipro comprende una lettera dell'uno o dell'altro Antioco al re Tolemeo Alessandro di Ci­ pro, recante la data settembre 109 a.C., in cui lo si informa di aver appena concesso la libertà alla città di Seleucia Pieria. Vedi C.B. Welles, Royal Correspondence in the Hellenistic Period ( 1934), pp. 289-294. Le mone­ te di Antioco VIII Gripo in questo secondo periodo coprono gli anni 2or208 dell'èra seleucidica = r 1 2/r n-Io5/ ro4 a.C. (vedi Babelon, op. cit. , p. CLV; Bellinger, op. cit., pp. 68-72; A.B. Brett, Museum Notes 4 [ 1950 ] , pp. 5 1-54; H . Seyrig, RN 9 [ 1 967 ] , p . 40). .

Durante i dodici anni successivi si ebbero lotte quasi ininter­ rotte tra i cinque figli di Antioco Gripo (Seleuco VI, Antioco XI, Filippo, Demetrio III Euchero e Antioco xn ) e il figlio di Antioco Ciziceno, Antioco x Eusebe Filopatore (los., Ant. 1 3 , 1 3 ,4 [ 3 653 7 1 ] . 1 4,3 [ 3 84-3 8 6 ] . 1 5 ,1 [ 38 7-39 1 ] ; Porfirio in Eusebio, Chron., ed. Schoene I, coll. 259-262 = FGrH 260 F3 2 [ 25 ] ­ [ 2 8 ] ; Appiano, Syr. 69/3 65-3 6 6 ; vedi Bellinger, op. cit. , pp. 73-80 ). La lotta terminò quando Tigrane, re d'Armenia, s'impadronl del regno siriaco. Il suo dominio sulla Siria durò quattordici an­ ni ( 83-69 a.C.). I dettagli (secondo Giuseppe, il cui resoconto è il più esauriente) sono i seguenti. Per vendicare il padre, Antioco x Eusebe fece guerra a Seleuco VI , lo sconfisse e lo condusse in Cilicia dove venne ucciso dai cittadini di Mopsuestia a causa delle sue estorsioni. Suo fratello Antioco allora con­ tinuò la lotta contro Antioco Eusebe, ma perse sia la battaglia sia la vita. Ora il terzo fratello, Filippo, insorse contro Antioco Eusebe e riusd ad impadronirsi di almeno una parte della Siria, mentre il quarto fratello, Demetrio Euchero aveva usurpato un'altra parte con la capitale Damasco. Poiché Porfìrio ed Eusebio indicano olimp. I 7 1 ,3 = 94/93 a.C. come primo anno completo del regno di Filippo e collocano cosl la sua prima

STORIA DELLA S IRIA

comparsa nel corso dell'anno precedente, e poiché monete di Demetrio esistono dal 2 1 7 dell'èra seleucidica = 96/95 a.C. (vedi sotto), entram­ bi i fratelli saranno apparsi sulla scena prima della fine del 95 a.C. Per un po' Filippo e Demetrio governarono ciascuno la propria parte della Siria. Sembra che anche Antioco Eusebe, che secondo Giuseppe era a quel temcaduto in battaglia contro i Parti, avesse in effetti mantenuto il control­ di una parte della Siria. Dopo un certo tempo, nell'88 o 87 a.C., Deme­ trio mosse guerra a Filippo e lo assediò a Berea (ad est di Antiochia), ma fu catturato e morì in prigionia. Oltre ad Antioco Eusebe rimanevano ancora Filippo e il fratello più giovane, Antioco XII, tutti impegnati in lotta reciproca. Antioco, però, cadde in battaglia contro il sovrano nabateo .Areta, che allora s'impadronì della Celesiria. Infine l'intera Siria cadde nelle mani di Tigrane. Secondo Appiano, Syr. 48/248 ; 69/366, Antioco X Eusebe era ancora vivo e al potere allorché Tigrane s'impadronì della Siria; secondo Giustino 40,2 e Porfirio in Eusebio, Chron. r, col. 262, egli viveva ancora perfino quando Pompeo pose fine all'impero siriaco. Que­ lt'ultima notizia deriva dalla confusione tra Antioco x Eusebe e Antioco XIII Asiatico, chiaramente distinti invece da Appiano; ma la prima noti­ Ila è molto probabile, poiché sembra che qui Appiano abbia fatto uso di fonti attendibili. Si può quindi ritenere che Antioco Eusebe fosse in pos­ le&so di una parte e Filippo e Areta di altre parti della Siria al tempo in cui Tigrane occupò il regno. Le monete forniscono preziose testimonianze per la datazione degli e­ venti in questo confuso periodo. La suddivisione migliore si basa sulle zec­ dte che coniarono le monete. Citiamo solo le monete che portano date. I . Antiochia. Vedi E.T. Newell, •The Seleucid Mint of Antioch', Am. ]ournal of Numism. 5 1 ( r 9 r 7), pp. r - r 5 r ; G. Downey, A History of An­ lloch in Syria ( r 9 6r), pp. r 3 2-r 36. Monete coniate ad Antiochia rispecchiano i relativi regni di Seleuco VI (.9,-94 a.C.), Antioco x ( 94-92 a.C.), Antioco xr Epifane Filadelfo (93 a. C.), Demetrio III (c. 92-89 a.C.) e Filippo Filadelfo (8 9-8 3 a.C.). Tuttavia nessuna di queste monete è datata. Monete datate della città di Antiochia 1tessa furono emesse dal 92/9r al 73/72 a.C. Un problema insoluto è presentato da una serie di tetradracme di An­ t1ochia con il nome di Filippo e i numerali r, 11, H , BI, E>I, K, KA, BK , U, l:K, IK, HK, ®K (vedi Newell, op. cit., pp. 1 23-12 4), che sembrano indicare anni, ma troppi per il suo breve regno. Il Filippo che compare al tempo di Pompeo (Eusebio, Chron., ed. Schoene 1, col. 262 = FGrH 260 �32 [ 2 8 ] ) , è il figlio di questo Filippo (vedi Diodoro 4o,ra). 2. Damasco. Vedi E.T. Newell, Late Seleucid Mints in the Ake-Ptole­ "''is and Damascus, Num. Notes and Monogr. 8 4 ( 1 939), pp. 78-roo. Queste monete sono le più importanti ai fini della datazione, perché qui l'Indicazione dell'èra seleucidica continuò, mentre altrove fu abbandona­ ti. Cosl abbiamo monete di Demetrio m degli anni 96/95, 9 5/94, 94/93, pa/9r, 90/89, 8 9 /88 e 88/87 a.C., di Antioco x11 degli anni 87/86 e 16/81 a.C., e di Tigrane degli anni 72/7 1 , 7 r /7o e 70/69 a.C.

r:

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IL PERIODO MACCABAICO

Le date 2 2 1 , 227 e 229 dell'èra seleucidica furono una volta riportate sulle monete di Filippo (vedi riferimenti in Babelon, op. cit ., p. CLXIX) , ma non sono state confermate. Il periodo della dominazione di Tigrane può essere dedotto dal fatto che, secondo Appiano, Syr. 48/24 8 ; 7of368 (cfr. Giustino 40,1 ,4 e 2,3, dove la lezione delle cifre è dubbia), egli regnò quattordici anni sulla Si­ ria. La fine del suo regno, provocata dalla presa della capitale da parte di Lucullo, avvenne nel 69 a.C., come sappiamo dalla storia romana.

I Romani non presero immediatamente possesso della Siria dopo la vittoria di Lucullo su Tigrane. Lucullo la cedette ad An­ tioco XIII Asiatico ( 69-6 5 a.C.), figlio di Antioco Eusebe. Dopo circa un anno egli fu deposto a favore di Filippo (Diodoro 4o , r a­ b), che probabilmente regnò fino al 66/65 a.C. circa. Vedi Bel­ linger, op. cit. , pp. 83-84. Poi Antioco Asiatico tornò al potere. Ma Pompeo, durante la sua marcia trionfale attraverso l'Asia, pose definitivamente termine al regno dei Seleucidi nel 64 a.C. (Appiano, Syr. 49/ 250; 70/367; Giustino 40,2 ,3-5 ). La Siria divenne allora una provincia romana ( Plut., Pomp. 3 9 ; cfr. MRR II, pp. r 63 - I 64 ) . Appiano, Syr. 70/367 afferma che Antioco aveva regnato un anno solo quando fu deposto da Pompeo (�M"LÀ.EVCTClV'tCl Èv 'tCl� acrxoì..CetLç 'tClLavi)ç, che Antio­ co riferisce a se stesso sulle sue monete e che significa 'il dio che manifesta e rivela te stesso'. In testi egizi è reso con 'il dio che emerge, che esce' quale sole del matti­ no, Horus, sull'orizzonte (Wilcken in Droysen, Kleine Schriften [ 1894] n, p. 440). Questo epiteto, pertanto, identifica il re col giovane Horus, che appare come dio vit­ torioso; ma cfr. M0rkholm, op. cit., pp. 132-133· Il primo re con questo soprannome fu Tolemeo v d'Egitto e, dopo di lui, Antioco IV di Siria. In seguito il nome ricorre 1pesso tra i Seleucidi: è documentato nei casi di Alessandro Balas, Antioco VI, VIII, IX, XII, Seleuco VI e Filippo; lo si trova pure tra i re di Commagene : Antioco I e IV, vedi H. Dorrie, Der Konigskult des Antiochus von Kommagene im Lichte neuer In­ schriften-Funde ( 1964), pp. 29 s. Gutschmid, op. cit., pp. xo8 s. fa notare che i primi portatori di questo soprannome «erano semplicemente re che, con la loro ascesa al trono misero fine ad un diffuso stato di disagio o riuscirono a dare quest'impressio­ ne•. Pertanto egli lo traduce cosl: «il dio che porta aiuto visibile•>. Per i soprannomi dei re ellenisti vedi anche Strack, Die Dynastie der Ptolemiier ( 1 897), pp. I IO·I45· Cfr. in generale L. Cerfaux, J, Tondriau, Le culte des souverains dans la civilisation arlco-romaine ( 1957), pp. 240 ss. a-4. Tacit., Hist. 5,8 : rex Antiochus demere superstitionem et mores Graecorum dare

tldnisus, quominus taeterrimam gentem in melius mutaret, Parthorum bello prohibi­

tus est.

np

Può darsi che qui Tacito abbia fatto

cit. , pp. 175-176.

un

po' di confusione, vedi M0rkholm,

204

IL PERIODO MACCABAICO

Si sforzò di promuovere ovunque lo splendore della cultura gre­ ca e, nel far ciò in Giudea, poté contare sulla cooperazione e per­ fino sulla concreta iniziativa di una certa fazione del popolo. Non occorre dire che egli sostenne questo partito e gli affidò il gover­ no. Quando però i Giudei si opposero ad alcuni di questi sforzi, l'ira del despota si scatenò. L'ostinata nazione fu, prima di tutto, punita con la depredazione del ricco tesoro del tempio, che co­ munque doveva costituire una grande tentazione per un re biso­ gnoso di denaro; poi, dato che la resistenza continuò , il culto giu­ daico fu abolito e si tentò di introdurre a forza la totale ellenizza­ zione. Quando Antioco Epifane sall al trono, la carica ereditaria di sommo sacerdote era ricoperta da Onia III , uno «zelatore della legge» (2 Mach. 4,2 ). Capo della fazione grecofila era il suo stes­ so fratello chiamato Gesù o, col nome greco che egli preferiva, Giasone.2' La tendenza a preferire tutto ciò che fosse greco era già tanto forte, che la fazione grecofila poteva osare di prendere il potere e raggiungere i propri scopi con la forza. Giasone pro­ mise al re grandi somme di denaro (non è chiaro se in forma di un unico dono o come regolare tributo) qualora gli avesse con­ ferito la carica di sommo sacerdote, permesso di erigere un gin­ nasio e di istituire un corpo di efebi, e se avesse infine consentito «l'iscrizione degli abitanti di Gerusalemme come Antiocheni», ( 't'oùc; É'V •IEpoaoÀ.v(J.ot.c; 'A'V"t't.oxei:c; &.va.ypa�at. ), cioè, probabil­ mente, la trasformazione di Gerusalemme in polis greca chiama­ ta Antiochia e la compilazione di una lista dei suoi cittadini !6 Antioco acconsenti prontamente ad ogni proposta : Onia fu de­ posto e Giasone nominato sommo sacerdote.27 Il processo di el25. las., Ant. u,},I (239). 26. 2 Mach. 4,9. Il significato di questo passo non è certo e ne sono state proposte va· rie interpretazioni, vedi Abel, ad loc. Qui seguiamo quella di Tcherikover, op. cit., pp. I61-169. Vedi la pregevole trattazione in G. Le Rider, Suse ( 1965), PP· 4I0·4 I I . 27. 2 Mach. 4 6 1 o Giuseppe racconta la vicenda diversamente. Mentre secondo 2 Mach. Onia fu deposto e più tardi, quando Giasone fu a sua volta privato della cari­ ca di sommo sacerdote, venne assassinato (2 Mach. 4,33-34), Giuseppe ricorda sola­ mente che, dopo la morte di Onia, suo fratello Gesù fu investito della dignità di sommo sacerdote: &:7tolla:v6v-roc; x11L 'Ovlou "'ou lipXLEpÉwc; "t'� liSE}.cp� 11V"t'OU 'IT]­ aou "t'TJ'II lipXLEpWaV'IIT]'\1 'A'II"tloxoc; SlSwCTL'\1 (Ant. 12,,,1 [237 ] ). Ma la narrazione di Giuseppe è ovviamente vaga e sommaria, mentre quella di 2 Mach. è confermata da Don. 9,26; 1 1 ,22, in quanto questi brani si riferiscono probabilmente ad Onia m. ,

-

.

§ 4 · CRI SI RELIGIOSA E INSURREZIONE

20.5

lenizzazione fu ora messo in moto vigorosamente. È tuttavia im­ portante notare che non si accenna in alcun modo ad interferen­ ze nella religione giudaica. Quanto al resto, furono abolite «isti­ tuzioni legali» e introdotti «nuovi usi contrari alla legge» ( 2 Mach. 4, I I ) . Un ginnasio fu eretto sotto la cittadella e i giovani di Gerusalemme si esercitavano nelle specialità atletiche dei Gre­ ci; perfino i sacerdoti lasciavano il loro servizio all'altare e parte­ cipavano alle partite giocate nelle palestre. Il disprezzo per le usanze giudaiche giunse a tal punto, che molti fecero sparire ar­ tificialmente la propria circoncisione!8 Con larghezza di vedute veramente ellenistica Giasone mandò perfino un contributo per i sacrifici in onore di Eracle, in occasione dei giochi quadrienna­ li a Tiro; il che fu cosl offensivo per i Giudei incaricati della con­ segna, da indurii a chiedere che il denaro venisse usato per co­ struire navi.29 Giasone tenne cosl la carica per tre anni (probabilmente dal I 74 al 1 7 1 a.C. ), poi fu destituito in seguito agli intrighi di un rivale, che ne continuò l'opera in modo ancora peggiore. Un cer­ to Menelao ( secondo 2 Mach. 4,23 , dr. 3 ,4, probabilmente del­ la tribù di Beniamino e perciò non di discendenza sacerdotale ) p romettendo somme di denaro ancora maggiori riusd a far espel­ lere Giasone e a far trasferire su di sé il sommo sacerdozio.30 Egli a8. Vedi in generale 2 Macb. 4,I I-I?; I. Macb. I,II-I_:j; los., Ant. 12,_:j,I (241). La circoncisione veniva mascherata (z Mach. r , r 5 : t,.o!T}aa.v �a.u-.o� &.:xpo�ua-.!a.ç) per evitare derisione nei bagni pubblici e nelle palestre. Secondo molte testimonianze �embra che ciò avvenisse anche in epoche posteriori. Vedi specialmente I Cor. 7,18; mAb. J,I I ; tShab. 15,9; ;Pea 166; jJeb. 9a; bJeb. 72 ab ; Gen.R. 46,13 ; Epiphanius, Dr mensuris et ponderibus r6 (PG 43, col. 264). Gerolamo erra nel negare che l'ope­ razione sia possibile : adv. Iovinian. 1,21 = Migne PL 23, col. 239; comm. in Is. 52, l = CCL 73A, pp. 574-575. Vedi JE IV, p. 397; J. Juster, Les ]uifs dans l'Empire ro­ main II ( 1914), p. 284; Hengel, op. cit., p. 137, n. 135. Vedi inoltre i commentari a l Cor. 7,1 8 ; e Str.-B. IV, pp. 33-34. La pratica dell'epispasmo sembra essere stata tanto comune durante la persecuzione di Adriano, che i rabbini introdussero la regola della P'rf4 (messa a nudo della glans penis) nella cerimonia della circoncisione, preve­ nendo così l'obliterazione del «segno del patto con Abramm> (vedi Gen. R. 46,13).

19. 2 Mach. 4,1 8-zo. Il comportamento di Giasone richiama quello di un certo Nice­ ta, figlio di Giasone 'IEpoaoÀuiJ.l'>'r}�, che visse a laso, sulla costa della Caria tra Mi­ leto ed Alicarnasso, verso la metà del secondo secolo a.C. e che sostenne la celebra­ lione delle feste Dionisiache con un contributo in denaro (Les Bas e Waddington, I"scriptions III n. 294 = Frey CIJ II 749). Potrebbe anche trattarsi di un figlio di Glaaone, fratello di Onia m. ,o. 2 Mach. 4,23-27. Secondo Ios., Ant. 12,5,r (239); cfr . 15,3,1 ( 4 1 ); 19,6,2 (29 8 ) ;

206

IL PERIODO MACCABAICO

suscitò in modo particolare l'ostile animosità del popolo profa­ nando le suppellettili del tempio, e causò la morte (probabilmen­ te nel 170 a.C.) del precedente sommo sacerdote Onia III, che fu attirato fuori del santuario di Dafne, dove si era rifugiato, e uc­ ciso a tradimento.31 20,10,3 (235), il vero nome di Menelao era Onia e si trattava di un fratello di Giaso­ ne. Ma, se la prima affermazione è giusta, la seconda è molto improbabile perché, in questo caso, si sarebbero avuti due fratelli di nome Onia. Sulla discendenza di Me­ nelao deve quindi esser nel giusto 2 Macb. Vedi H.H. Rowley, 'Menelaus and the Abomination of Desolation', Studia Orientalia ]. Pedersen... dicata ( 1953), pp. 303309· t ancora controverso se il testo originale di 2 Macb. 3>4 si riferisse alla tribù di Beniamino o alla famiglia sacerdotale 'Bilqa', vedi Abel, ad loc. e Hengel, op. cit., pp. 508-509. Secondo Ios., Ant. 12,5,1 (239) i «figli di Tobia» parteggiavano per Me­ nelao; tuttavia non ne consegue che egli stesso fosse un 'Tobiade', come suggeriscono alcuni autori. Al contrario, il modo in cui Giuseppe si riferisce ai «figli di Tobia» con Menelao esclude tale assunto. Secondo Ant. 12..4,2 ( x 6o ) Tobia, padre dell'appaltatore delle tasse Giuseppe, sposò una sorella del sommo sacerdote Onia n; perciò essi erano imparentati con l'antica famiglia di sommi sacerdoti soppiantata da Menelao . Anche Onia III era ben disposto verso un certo «!reano, figlio di Tobia», che aveva deposi­ tato denaro nel tempio (2 Macb. 3,n). Ma ora «i figli di Tobia» appartenevano all'e· strema fazione grecofila. Come si può dedurre da I Macb. 3,n, essi erano importan­ ti finanzieri. I beni della famiglia furono accresciuti da Giuseppe, figlio del Tobia che sposò una sorella di Onia II. Egli ricevette dai Tolemei l'appalto per l'esazione delle imposte in Celesiria, Fenicia, Giudea e Samaria per ventidue anni (vedi sopra , p. 195). Il figlio !reano provocò l'ira paterna con la sua stravaganza e si ritirò ad est del Giordano, dove si costrul una fortezza (Ant. 12>4,2-u [ r 6o-236]). Sulle rovine rimaste ad Araq el-Emir, dove si trova pure un'iscrizione ( del sesto o quinto secolo a.C. ) col nome di un Tobia, vedi vol . n, § 22,11,2. Testimonianze papirologiche con· fermano che già nel III secolo a.C. ivi sorgeva una fortezza tobiade. Vedi Mazar, op. cit. (sopra, nota 4) e CPJ I, nr. I ( dr. nn. 2. 4· 5). Ma gli edifici rimasti, recentemen­ te portati alla luce, sembrano essere del Il secolo; vedi Hengel, op. cit., pp. 496-503. Supponendo che Giuseppe avesse anche un figlio di nome Tobia, l'albero genealogico sarebbe questo: Tobia (Tobiah), sposò la sorella di Onia u

l

Giuseppe

7 figli ( tra cui Tobia? ) (Ant. 1 2,4,6 [ r86 ] ) l !reano

!reano

«i figli di Tobia»

(2 Mach. 3,1 1 ) 3 1 . Vedi in generale 2 Mach. 4,27-50. Per la storicità della morte di Onia dr. Niese, op. cit., p. 96 = Hennes 35 (1900), pp. 509 s. (contro Willrich e Wellhausen) ; cfr. ora M. Delcor, 'Le Tempie d'Onias en Egypte', RB 75 ( 1968), pp. 188-203 . Dan. 9,26; 1 1 ,22 si riferisce probabilmente all'assassinio di Onia III. Cfr. anche J.A. Montgome­ ry, Tbe Book of Daniel ( 1927), in loc. Per la cronologia è importante che l'Andronico giustiziato da Antioco per aver preso parte all'assassinio, secondo 2 Mach. 4,38, sia

§ 4· CRISI RELIGIOSA E INSURREZIONE

207

Frattanto Giasone non aveva cessato di rivendicare la dignità di sommo sacerdote: nel I 7o/ r 69 a.C., mentre Antioco era im­ pegnato nella campagna contro l'Egitto, riusci ad impadronirsi di Gerusalemme con un attacco di sorpresa ed obbligò il suo ri­ vale a cercar rifugio nella cittadella. Fu questo successo di Gia­ sone ( secondo 2 Mach. ) la causa dell'intervento diretto del re a Gerusalemme. Antioco vide in ciò una rivolta contro la sua so­ vranità e decise di punire la città ribelle.'z Al suo ritorno dall'Egitto, verso la fine del r 69 a.C . /' alla testa presumibilmente l'Andronico messo a morte nel 170 a.C. per complicità nell'assassi­ nio del giovane Antioco, nipote e co-reggente dell'Epifane (vedi Diodor. 30,7,2-3); cosl M0rkholm, op. cit., pp. 45· 141, ma dr. Hengel, op. cit., p. 510. Per un tentativo­ di identificazione di Onia m col Maestro di Giustizia della setta di Qumran dr. H. H. Rowley, The Zadokite Fragments and the Dead Sea Scrolls ( 1952), pp. 67-69; cfr. tuttavia G. Vermes, Discovery in the Judean Desert ( 1956), p. 89.

)2. l Mach. ,,I-I I . l Mach., da cui è tratta questa descrizione degli eventi che condus­ lerO all'insurrezione maccabaica, presenta molti problemi, pur offrendo il più completo

dei resoconti disponibili sugli antecedenti della rivolta maccabaica. La prima di.fficol­ ci è di ordine cronologico. Occorre qui notare (per dettagli dr. sotto, n. 37) che spes10 si fa risalire il tentato colpo di Giasone (di cui 2 Mach. è la sola fonte) al r68 a.C., tra le due supposte visite di Antioco a Gerusalemme; vedi Tcherikover,

op. cit. , pp. :r86-r87; Hengel, op. cit., pp. 5II-512. Sulla causa delle lotte a Gerusalemme si noti anche la tradizione separata, rappresentata dal compendio di eventi del 169-167 a.C. In Giuseppe, B.I. r ,r,r (31-33), dove il conflitto interno in Giudea è attribuito ad una disputa tra i Giudei livva-.ot circa il potere supremo (1tEpL livvacrntcu;,). Alcuni di eui godevano del sostegno del re di Siria, gli altri del re d'Egitto. I seguaci di Tole­ meo (ot II-.o).E!-La.t(jl 'ltpocrÉxov-.t;) furono rovesciati da Antioco IV su istigazione de­ ali altri. Tutto ciò può suggerire non solo l'esistenza e l'uso di una fonte greca indi­ pendente da quella di 2 Mach., ma anche che il suo autore abbia considerato gli e­ venti con gli occhi di un osservatore pagano, non al corrente della situazione interna della Giudea. L'identità delle fonti per i due resoconti di questi fatti in Ios ., B.I. r ,r,1 (3 1-32) e .4nt. 12,5,1 (239-240) è oggetto di congetture. Va notato che entrambi attribuiscono un ruolo preminente ai Tobiadi. B.I. r,r,r (31-32) riferisce che il sommo sacerdote Onia (?) espulse i Tobiadi, i quali, perciò, invitarono Antioco ad assalire la città e a uecheggiare il tempio, uccidendo molti sostenitori di Tolemeo. Ant. 12,5,1 (239-24o)· menziona la rivolta di Giasone, sostenuto dalla maggioranza del popolo, contro Me­ nelao, sostenuto dai Tobiadi. Questi e quello si recherebbero quindi da Anrioco per chiedere il permesso di abbandonare le loro consuetudini ancestrali :xaL -.i)v 'E).).'l)­ 'll•xi)v 'ltOÀL-.dav ÉXEW. Data la brevità e l'estrema confusione cronologica di questi re1oe0nti (vedi sotto, n. 37), è completamente errato servirsene, come fa Hengel, op. di., pp. 514.527, quale chiave per gli eventi di questi anni . L'interpretazione 'politi­ ca' della rivolta maccabaica non può essere più che un'ipotesi. U· Secondo I Mach. 1,20 ciò avvenne nell'anno seleucidico 143, cioè nell'autunno del 169 a.C. (vedi sopra, p. 18r). Viene infatti usata l'èra babilonese, avente il suo Inizio nella primavera del 3 I I a.C. Ios., Ant. 12,5,3 (246) dà pure l'anno 143, ma con-

208

IL

PERIODO MACCABAICO

del suo esercito marciò contro Gerusalemme, vi compì un mas­ sacro e depredò l'immenso tesoro del tempio giudaico con l'aiu­ to, si dice, dello stesso Menelao . Tutti gli oggetti preziosi, tra i quali anche i tre grandi vasi d'oro dell'interno del tempio, l'alta­ re dell'incenso, il candelabro a sette bracci e il tavolo dei pani della presentazione, furono portati ad Antiochia34 ed il governo della città fu affidato, secondo 2 Mach. 5 ,22, oltre che a Mene­ lao, a Filippo, nativo della Frigia. Il peggio, tuttavia, doveva ancora venire. Un anno dopo, nel 1 6 8 a.C., Antioco intraprese un'altra spedizione contro l'Egit­ to, ma questa volta si trovò di fronte i Romani. Il generale ro­ mano Popilio Lenate gli presentò un decreto del senato, col qua­ le gli si ingiungeva di abbandonare una volta per sempre i suoi piani sull'Egitto, se voleva evitare di essere considerato un nemi­ co di Roma. Quando Antioco rispose che avrebbe desiderato ri­ flettere sulla questione, Popilio gli diede il famoso laconico ul­ timatum, disegnando col suo bastone un cerchio attorno a lui e ordinandogli formalmente: Èv't'avi}a �ouÀEuou («deciditi qui dentro»). Volente o nolente, Antioco fu costretto ad accettare le richieste dei Romani." L'autore del libro di Daniele ( I I ,30) vi­ de un connessione tra il fallimento di questi progetti egiziani e il fatto che Antioco proprio allora iniziò una guerra di sterminio contro la religione giudaica. Non potendo più raggiungere i suoi scopi in Egitto, con tanto più vigore persegul i suoi intenti in Giudea, e nel 167 a.C. vi inviò un capo-esattore delle imposte ( di lui non si fa il nome in I Mach. I ,29, ma in 2 Mach. 5 ,24 è chiamato Apollonia ), che diede inizio ad operazioni di massacro, saccheggio e distruzione a Gerusalemme.36 Il susseguirsi preciso degli eventi che portarono a questo passo drastico, l'identità delfonde la cronologia, dicendo che Antioco si stava ritirando dall'Egitto o�à. "t'Ò TCapà. •pop.a�v oÉoWp�c; a1tEOE(X� 1t6À.� 't'Tjc; ra.).�).a.la.c;. ai1J.lÉvwc; !iÈ 't'Tjc; è; Èvbc; Èmxpa.­ 't'ela.c; ÈÀ.EV�EpW�É'II't'Ec; 't'Ò À.OmÒV ap�O"'t'OXptn� O��XOV'II't'O. 7· Cosl Rice Holmes, The Roman Republic II (1923), pp. 311-312. 8. los., Ant. 14,6,1 (97); B.I. 1,8,6 ( 174); Dione 39,56,6. Plut., Ant. 3·

§ I 3 . IRCANO II

343

ne in Egitto con l'intenzione di rimettere sul trono Tolemeo Au­ lete (vedi sopra, pp. 3 r 3-3 14). Al suo ritorno nel 5 5 a.C. dovette di nuovo affrontare un'insurrezione in Giudea: Alessandro ave­ va compiuto un altro tentativo di impadronirsi del potere e si era guadagnato il favore di almeno una parte della nazione. An­ che in questa occasione fu presto messo fine alle sue iniziative.9 Nel 54 a.C. M. Licinio Crasso giunse in Siria come procon­ sole al posto di Gabinio. Questi aveva già duramente oppresso il paese con le sue estorsioni, ma Crasso si diede ad aperte rube­ rie. Pompeo, quando s'era impadronito del tempio, non aveva toccato i suoi ricchi tesori ; ora Crasso si impadronl di tutto : di solo oro 2 .ooo talenti, oltre ad oggetti preziosi per un valore di 8 .ooo talenti.10 La Palestina fu però presto liberata dalla sua cu­ pidigia, perché nel 53 a.C. egli trovò la morte in una spedizione contro i Parti. Durante gli anni 5 3-5 1 a.C. il potere supremo in Siria fu te­ nuto da C. Cassio Longino, questore di Crasso. Egli dovette non solo respingere i Parti, ma anche reprimere gli elementi insurre­ zionali ancora presenti in Palestina. Aristobulo era prigioniero a Roma e i suoi figli non intendevano per il momento tentare di nuovo la sorte, ma un certo Pitolao assunse ora il loro ruolo e ra­ dunò gli elementi insoddisfatti. Ebbe però cosi poco successo nel perseguire i suoi scopi, che fu giustiziato e 3o.ooo dei suoi soste­ nitori vennero venduti come schiavi.II Nel 49 a.C. cominciò il fatale periodo delle guerre civili, disa­ stroso sia per l'Italia sia per le province, soprattutto per queste, che dovettero fornire le enormi somme di cui abbisognavano i partiti belligeranti. Durante questi vent'anni, dal passaggio del Rubicone da parte di Cesare alla morte di Antonio (49-30 a.C. ), l'intero corso della storia romana si rifletté sulla storia del­ la Siria ed anche su quella della Palestina. Ogni mutamento nel­ l'una costitul un mutamento nell'altra e nel corso di questo bre­ ve periodo la Siria e la Palestina cambiarono padrone non meno di quattro volte. 9· los.,

Ant. 14,6,2-3 (98-102); B.I. 1,8,7 (I75-I?8). Ant. 14,7,1 (105-109); B.I. 1,8,8 (179). 1 1 . los., Ant. 14,7,3 ( n9-122); B.I. 1 ,8,9 (18o). 10. los.,

3 44

L 'EPOCA ROMANO-ERODIANA

Allorché, all'inizio del 49 a.C. Pompeo e il partito del senato fuggirono dall'Italia e Cesare si impadroni di Roma, questi vol­ le, tra le altre cose, avvalersi dell'imprigionato Aristobulo. Lo rilasciò e gli concesse due legioni con cui combattere contro il partito di Pompeo in Siria. Ma i sostenitori di Pompeo rimasti a Roma sventarono questo disegno, avvelenando Aristobulo. Nello stesso tempo anche uno dei figli di Aristobulo, Alessandro, cadde vittima della guerra civile romana. Anch'egli volle mo­ strarsi sostenitore di Cesare e venne decapitato ad Antiochia, per espresso ordine di Pompeo, da Q. Metello Scipione, suocero di Pompeo e a quel tempo proconsole della Siria (vedi sopra, p. 3 1 6 )/:l Dopo la battaglia di Farsalo ( 9 agosto 48 a.C.) e la morte di Pompeo ( 2 8 settembre 48 a.C.) Ircano e Antipatro aderirono prontamente al partito di Cesare .'' Compresero che la loro sal­ vezza dipendeva ora dal suo favore e si affrettarono a dimostra­ re il loro zelo nel servirlo. Approdato in Egitto ( ott. 48 a.C. ), Ce­ sare fu coinvolto in una guerra col re Tolemeo. In suo aiuto, nel­ la primavera del 47 a.C. , accorse in Egitto Mitridate di Pergamo con forze ausiliarie.'4 Quando questi si trovò in difficoltà presso Pelusio, !reano inviò a soccorrerlo Antipatro con J .ooo giudei 12. los., Ant. 14,7.4 (123-12,5); B.I. I,9,1-2 ( x83-x86). Cfr. Dione 41,x8,x. 13. Antipatro è presentato come E-ltlollEÀ.TJ>tiJc; della Giudea, ancora prima dell'inter­ vento di Cesare nelle questioni della Palestina, non solo da Giuseppe (Ant. 14,8,x [ 127] : ò 't'WV 'IovS11!wv É'ltt!J.EÀ.TJ't'i}c;) , ma anche da Strabone che, a sua volta, si rifà ad Ipsicrate (los., Ant. 14,8,3 [ 139] : -tòv -ti'ic; 1ovoi1Lilc; �m!J.EÀ.TJ-ti}v, dr. FGrH 190 Fx). Può darsi che egli avesse ottenuto questa carica attraverso Gabinio, che, a mo­ tivo dei numerosi servigi resi da Antipatro alla causa romana, «sistemò le cose a Ge­ rusalemme secondo i desideri di Antipatro» (Ant. 14,6A [ 103 ] : xcna.a-tT)O'ap.Evoc; SÈ ra.�LVtoc; 't'a xa.-t&: 'tTJV 'IEpOO'OÀ.V!J.L'tWV 'lt6À.w wc; i'jv 'Av-tm&:-tp� i}ÉÀ.OV'tt, e B.I. x,8,7 [ 178 ] : roc�Lvtoc; ÉMwv Etc; '1Epou6À.v!J.a. 'ltpòc; 'tÒ 'Av-tm&:-tpov �OUÀ.TJ!J.OC xoc­ 'tEO''t'i)O'OC'tO 'tTJV 'ltOÀ.L'tELOCV ). Dovendosi questa nomina armonizzare con le altre di­ sposizioni di Gabinio, può darsi che il termine, usato da Giuseppe in vari significati, si riferisca al ruolo di Antipatro nell'esazione delle imposte. In ogni caso Antipatro non poteva essere un funzionario politico al servizio di lrcano, poiché questi non aveva più alcuna carica politica dopo il decreto di Gabinio. Quindi, se egli agisce �!; Év-toÀ.i'jc; 'Ypxa.vov (Ant. 14,8,x [ 127]), ciò va forse spiegato con l'autorità spiri­ tuale che !reano esercitava quale sommo sacerdote (Ant. 14,,5,1 [So] : xa.-t'�v-t oÀ.i)v 'Ypxocvov riguarda il tempo in cui lrcano disponeva ancora di potere politico); cfr. tuttavia Schalit, op. cit., Anhang v. Sui servigi di Antipatro alla causa romana nel periodo 63·48 a.C. vedi Ant. !4,,5,1-2 (So-8,5). 6,2-3 (98-xoz). 7,3 ( u9-122); B.I. x ,8, x (1.59). 3 (162 s.). 7 (x7.5-I78). 9 (x8o-x82). Su Antipatro vedi Wilcken in RE 1, coli. 14. Bell. Alex. 26. 2.509 ss.; Schalit, op cit., pp. 33 s.

§ I J . IRCANO II

3 45

(probabilmente raccolti per l'occasione}. Antipatro indusse an­ che i sovrani confinanti a fornire forze ausiliarie e con le sue truppe rese grandi servigi a Mitridate, non solo nella presa di Pelusio, ma anche durante tutta la campagna egiziana. Non mi­ nor merito si acquistò !reano coll'indurre i giudei d'Egitto a schierarsi dalla parte di Cesare.[' Cosl, allorquando, nella primavera del 47 a.C., dopo la con­ clusione della guerra di Alessandria, Cesare giunse in Siria e ri­ compensò con prove di favore i sovrani che gli avevano reso o­ maggio, [6 anche !reano e Antipatro furono ricordati assai gene­ rosamente. Anche Antigono, il solo figlio di Aristobulo rimasto, si presentò a Cesare per lamentarsi che lrcano e Antipatro si fos­ sero imposti con la violenza e per rivendicare i suoi più antichi e maggiori diritti.[7 Ma Cesare apprezzò l'affidabilità e l'utilità di lrcano e Antipatro più di quanto non valutasse Antigono, igno­ rò le pretese di quest'ultimo e concesse il suo favore esclusiva­ mente agli altri due. Sembra che, ancor prima dell'intervento di Antigono, !reano fosse stato confermato sommo sacerdote e An­ tipatro avesse ricevuto la cittadinanza romana e l'esenzione dal­ le tasse.[8 Ircano venne ora nominato ÉtNtipx'Ylç dei Giudei, cioè reintegrato nella dignità politica che Gabinio gli aveva tolto ; ma Antipatro fu nominato procuratore della Giudea (btL'"t'P01toç) e cosl confermato nella posizione che aveva avuto fino allora. Con­ temporaneamente fu garantito il permesso di ricostruire le mura di Gerusalemme.[9 1.,. Ant. 14,8,1-3 (127-139); B.I. 1,9,3-5 (187-194). Nel decreto di Cesare (Ant. 14,10, a [193 ] ) il numero dei componenti le truppe ausiliarie giudaiche ammonta solo a l .,oo.

16. Bell. Alex. 65 : reges, tyrannos, dynastas provinciae finitimos[que ], qui omnes ad concu"erant, receptos in fidem condicionibus inpositis provinciae tuendae ac de­ f•ndendae, dimittit et sibi et populo Romano amicissimos. Cfr. M. Gelzer, Caesar, Politidan and Statesman ( 1968), pp. 258-259. 17. Ant. 14,8>4 ( 14o-142); B.I. I,Io,I-2 (195-198). 18. Ant. 14,8,3 ( 137): 'Ypxav@ plv -.l)v lipx�.epwa-uVIlv �E�a�wa-aç,, 'Av-.mli-.p!t-1 SÈ wo).�-.E!av Év 'PwJ.Ln Soùç, xaL li-.fì.E�av 'ltav-.axov. Similm. anche B.I. 1 ,9,5 ( 194). 19· Ant. 14,8,5 ( 143-144): 'Ypxavòv J.LÈV rt'ltOSEtXVUO'W apx�EpÉa... [Av-.l'lta-.pov] lm-rpo'ltov a'ltOÒE!xvua-w -.Tjç, 'Iouòa!aç,. É'lt�-.pÉ'ItE� SÈ xaL 'Ypxav@ -.à. -.Tjç, 'lta-.p!Soç, dlvcr.cr-.Tja-a� -rE!XTJ- Similmente B.I. r ,ro,3 ( 199). Queste disposizioni sembrano diver­ 111111

M

da quelle citate nella nota precedente, risultando quelle emanate prima dell'inter­ vento di Antigono, queste dopo (cosi Mendelssohn, Acta soc. philol. Lips. 5 [ 1875],

L 'EPOCA ROMANO-ERODIANA

Informazioni più dettagliate sulle disposizioni di Cesare si trovano nei documenti citati da Giuseppe in Ant. I4,1 0,2- 1 0 ( 1 90-2 2 2 ), m a sfortunatamente essi sono stati tramandati in condizioni cosl precarie e frammentarie, che su parecchi proble­ mi non si può giungere a conclusioni sicure.20 È certo che la let­ tera di Cesare agli abitanti di Sidone (Ant. 14,1 0,2 [ 1 90-1 9 5 ] ) risale al 47 a.C. e contiene l'effettivo decreto di Cesare per la no­ mina di Ircano.21 In esso Ircano è nominato ereditario Èil'vapx'r)� e àpXt.EpEu� dei Giudei e confermato in tutti i diritti che gli com­ petono secondo la legge giudaica quale sommo sacerdote; e ai Giudei è concessa la giurisdizione in affari giudaici. Inoltre !r­ eano ottenne, per sé e per i suoi figli, il titolo di cru��rx.xo� dei Romani e fu decretato che truppe romane non avrebbero potu­ to svernare nel suo paese o arruolarvi soldati.22 Non è certo che pp. 190 ss.; Judeich, Gasar im Orient [ r885 ] , pp. 123 s.; vedi specialmente B.I. 1 ,10,1 [ 195 ] : 'Av't'lyo\loc; ... yl\IE't'a� 7tapa56;wc; 'A\I't'�'lt&.'t'p!@ !J.Ell;o\loc; 'ltpoxo'lt'ijc; ah�oc;). Come risulta evidente dai decreti di Cesare che vengono discussi sotto, Ircano fu in ogni caso nominato da Cesare sommo sacerdote con poteri politici, cioè ap)(,LEpeuc; ed lDv&.px.TJc;. Il senatus consultum riportato da Giuseppe in Ant. 14,8,5 ( 145-148) appar­ tiene ad un periodo di molto anteriore. Vedi sopra, pp. 256-258. 20. Su di essi cfr. in modo particolare Mendelssohn, op. cit. , pp. 191-246 (recensito in ThLZ 1876 nr. 15, coll. 394 s.) e Niese, Hermes I I ( 1876), pp. 483-488 (contra; Men­ delssohn in Rhein. Museum, N.F. 32 [1 877 ] , pp. 249-258); Mommsen, Romische Ge­ schichte v, pp. 501 s.; Judeich , Gasar im Orient ( r 885), pp. 1 19-141, solo sugli eventi e i documenti del 47 a.C., anno in cui Judeich colloca Ant. 14,8,5 ( 145-148); Graetz, Gesch. der ]uden m ('1905·1906), pp. 662-673; Viereck, Sermo Graecus quo senatus populusque Romanus... usi sunt ( r888), pp. 96-103; Biichler, 'Die priesterlichen Zehn­ ten und die romischen Steuern in den Erlassen Caesars', Festschr. zum So. Geburts­ tage M. Steinschneiders (1896), pp. 91-109; E. Tiiubler, Imperium Romanum ( 1913), pp. 157 ss. 239 ss.; ]. Juster, Les ]uifs dans l'Empire romain I ( 1914), pp. 129-158; T. Rice Holmes, Tbe Roman Republic III ( 1923), pp. 507-509; E. Meyer, Ursprung und Anfange des Ghristentums n ( 1925), pp. 249-278 ; Momigliano, Ricerche, pp. 193201. Vedi anche R. Marcus, ]osephus (Loeb) VIII, App. J (per la bibliografia). 21. Nella stessa lettera Cesare designa se stesso come av-.oxp&.'t'WP xal apx�epeòc;, s�x­ -.a't'WP -.ò Seu-.epo\1 (imperator et ponti/ex maximus, dictator II). La seconda ditta­ tura di Cesare andò, secondo Mommsen (in CIL I 2, pp. 40-42), dall'ottobre del 48 a.C. alla fine del 46 a.C., secondo Ganter (in Zeitschr. fiir Numismatik 19 [ 1895 ] , pp. 190·195), dall'ottobre del 48 a.C. all'aprile del 46 a.C.; ma più probabilmente dall'ot­ tobre del 48 a.C. per un anno (Broughton, MRR n, pp. 272.285). Dal momento che il titolo di console non compare, mentre Cesare fu console nel 48, 46, 45 e 44 a.C., la lettera dev'essere del 47 a.C. 22. Ant. 14,10,2 ( 194-195): s�à. -.au't'ac; -.à.c; at't'lac; 'Ypxa\IÒV 'Aì.eç&.v5pou xaL -.à. -.Éx\la aù-.ov l�&.px.ac; 'lou5alwv EL'\Ia�. ap)(,�EpWaVVT]'\1 't'E 'Iouoalwv s�à. 'ltaV't'Òc; lx.ew Xet't'à. -.à. 7t&.'t'p�et Efu], El:val 't'E etù-.òv xal -.oùc; 'lta�Setc; etù-.ov CTV!J.�J.IXx.ouc; -iJ!J.�v. l-.� -.e xal É'll -.oiç xet-.'lfv5pet cpl).o�c; ap�it!J,E�O'itet� !Sua -.e xet-.à. 't'OÙc; t5!ouc; av-.W\1 •

§ 1 3 . IRCANO Il

3 47

altri documenti appartengano allo stesso anno; sicuro e mvece che non molto prima della morte di Cesare, forse verso la fine del 45 a.C., !reano inviò a Roma un ambasciatore che ottenne un senatus consultum con nuovi privilegi per i Giudei. L'inizio di questo senatus consultum sotto la quarta dittatura e il quinto consolato di Cesare, cioè nel 44 a.C., è dato in Ant. I 4 , I 0,7 ( 2 I I2 I 2 ). La sua data è probabilmente conservata in Ant. I4,I O,IO ( 2 2 2 }: 1tpÒ 1tÉ\I'tE ELOW\1 tPE�pouapLW\1 9 febbraio. Poiché es­ so non fu depositato subito nell'erario, un nuovo senatus consul­ tum venne approvato dopo la morte di Cesare sotto il consolato di Antonio e Dolabella, 1tpÒ -rpLW\1 Ei.ow\1 'A7tpt.À.À.LW\I, quindi l' I I aprile del 44 a.C. , col quale si ordinava che la deliberazione precedente fosse depositata nell'erario (Ant. I4,I0,9- I O [ 2 ! 72 2 2 ] ). Poiché il nuovo decreto aveva carattere puramente for­ male, non se ne può dedurre nulla circa la sostanza dei diritti ga­ rantiti ai Giudei. Anche la parte del decreto precedente riporta­ ta in Ant. I4,I 0,7 ( 2 I I-2 I 2 ) comprende solo la formula di in­ troduzione. Tuttavia è assai probabile che altre parti di esso sia­ no conservate tra i frammenti di Ios . , Ant. I4,1 0,3-6 ( I 9 6-2 I o ). Ma proprio qui cominciano le difficoltà. La questione è: quali di questi frammenti appartengono al senatus consultum del 44 a.C. e quali risalgono ad anni precedenti (47 a.C. o altri)? La corru­ zione del testo impedisce di giungere a un risultato sicuro.23 È =

V6JJ.OVç ÈO'-.lV fiPX�Epti-.�xà. i'J cp�).&;\ll}pwm:t, -.tiu-.ti XEÀ.EUW Xti-.ÉXEL\1 a.Ù-.Ò\1 xa.l -.à. -rÉxva. (lV'tOV" &v S! (.lE-.a�ù yÉVE't�t! 'tl.ç l;i)'tT)O'Lç 1tEpl .,;ijc; 'Iouòalwv ciywyijc;, apÉ· O'XEL (.lOL xpl11w ylvE��tL [ 1t�tp'au.,;o�] 1t�tP«XEL(.l�tO'!av S! i'l xpi)(.l�t't�t 1tpacrcrE�cxL ov SoxLJJ.at;w. Sull'interpretazione dr. Mendelssohn, op. cit. , pp. 195-197; Mommsen, Romische Geschichte v, pp. 501 s. Cfr. Schalit, op. cit., pp. 148 s . 23. Il contenuto del documento riportato in Ant. 14,10,3·4 (196-198) è quasi identico a quello del decreto di Cesare del 47 a.C. (Ant. 14,10,2 [190-195]). Dal momento che, a quanto pare, esso risale ad un anno in cui Cesare fu console (il numero del consola­ to manca) e quindi al 46, 45 o 44 a.C., Mendelssohn (op. cit. , pp. 205·2n) considera questo documento - e quello riportato in ( 199), per il quale vedi sotto - frammenti di un senatus consultum del 46 a.C. che semplicemente confermava le ordinanze di Cesare del 47 a.C. (per la convalida del senato di accordi presi da generali vedi in modo particolare Mommsen, Rom. Staatsrecht m 2 [ 1888], pp. n66-n68); Momi­ gliano, op. cit., p. 197, considera l'intestazione in (196) confusa e non documentata, e (197·198) parte di un s.e. del 47 a.C. I frammenti riportati in 14,10,5-6 (200·2!0) contengono decisioni dettagliate sulla tassazione e sembrano far parte dello stesso do­ cumento. Secondo le parole iniziali di 14,10,5 (2oo) essi sono del 44 a.C. (quinto con­ aolato di Cesare). Contro questa datazione sta però il fatto che in essi si concede il permesso di costruire le mura di Gerusalemme ( 14,10,5 [2oo]), un permesso già con•

L 'EPOCA ROMANO-ERODIANA

possibile che la maggior parte dei frammenti, ricchi di contenu­ to, conservati in Ant. I4,ro,6 ( 202-2 1 o), appartenga al 44 a.C. Tra le concessioni ivi garantite ai Giudei, le più importanti sono che Joppe, «che i Giudei avevano posseduto da tempi anti­ chi, da quando avevano concluso un trattato di amicizia con i Romani», fu loro restituita, che essi riebbero i villaggi nella Gran­ de Pianura che avevano posseduto in precedenza ed infine che ot­ tennero anche altre località che «erano appartenute ai re di Siria e Fenicia» .24 Presumibilmente questi erano semplicemente terricesso nel 47 a.C. (Ant. 14,8,5 [ 144 ] ; B.I. 1 ,10,3 [ 199]). In effetti la costruzione delle mura era già stata completata a quel tempo (Ant. 14,9,1 [ 1,56 ] ; B.I. 1 ,10,4 [ 201 ] ) ; ma ( 2oo-201) potrebbe contenere un documento del 44 a.C. che semplicemente con­ ferma o fa riferimento al precedente permesso. Inoltre è al 47 a.C. che noi siamo forse condotti dall'intestazione del secondo documento, in Ant. 14,10,6 (2o2-2 1o) : nhoç Ka�CTap, a\r�oxpti-rwp 5EV't'EPO\I (che forse va letto: au-roxpti-rwp, s�x't'ti't'Wp -rò 5Ev­ 't'EPO\I). Infine, Ant. 14,10,6 (202-210) contiene diverse decisioni relative a Joppe che sembrano appartenere a periodi diversi. Su questa base Mendelssohn , op. cit., pp. 197 s., dedusse che i frammenti in 14,10,,5-6 (2oo-210) appartengono sl al senatus con­ su/tum del 44 a.C., ma che all'inizio ( 14,10,5 e 6a [ 2oo-2o4 ] ), è citato un decreto di Cesare del 47 a.C. Mendelssohn distingue questo decreto da quello riportato in Ant. 14,10,2 ( 1 9D-195), sostenendo che l'uno ( 14,10,2) fu emesso prima dell'intervento di Antigono e l'altro ( 14,10,.5 e 6a) dopo. (Questo abbinamento è difficilmente accetta­ bile, perché dopo il decreto eli nomina di Ant. 14,10,2 [ 190-195] Antigono non osò più presentare ri.mostranze. Sotto altri aspetti, tuttavia, l'ipotesi di Mendelssohn che i frammenti in Ant. 14,10,5 e 6a [ 2oo-204] appartengano al 47 a.C. è molto avvincen· te). Mendelssohn trova le nuove decisioni del senatus consultum del 44 a.C. solo nel· la seconda metà eli Ant. 14,10,6 (204-2 10) ( circa dalle parole �CTI1 -rE !kE't'cX 't'C'LV't'C'L faxo\1 in avanti) . Niese, Hermes II ( 1 876), pp. 484 ss., ascrisse tutti i frammenti ri­ portati in Ant. I4,10,3-6 ( 1 96-210) al senatus consultum del 44 a.C., ipotizzando che il permesso eli costruire le mura concesso in precedenza da Cesare, e probabilmente a voce, non fosse stato fino allora formalmente convalidato dal senato e leggendo in Ant. 14,10,6 (202) 't'Ò 5' (per la quarta volta) invece di -rò 5Ev't'EPO\I. Viereck (Sermo graecus, p. 101) concorda con Mendelssohn. Egli colloca 14,IO,J-4 ( 196-199) e 6a (202-204) nel 47 a.C. ( 14,10,3 [ 1 96-198] = senatus consultum; 14,10.4 [ 199] e 6a [ 202-204] = editto di Cesare) e 14,10,5 ( 2oo-201) nel 44 a.C. (editto di Cesare). Come Mendelssohn, anch'egli considera 14,10,6b-7 ( 20,5-2 1 2 ) frammenti del senatus consultum del febbraio del 44 a.C., a cui si fa riferimento nel senatus consultum del­ l'aprile del 44 a.C. ( 14,10,10 [219-222 ] ) . Momigliano, op. cit. , p. 194, sostiene giusta­ mente che il primo della serie è la dichiarazione eli J4,10.4 ( 199), nella quale Ircano è menzionato come sommo sacerdote ma non come etnarca ; questo documento in cui Ce­ sare ha i titoli di au-roxp&.'t'wp, s�x-r&.-rwp, 01ta-roç risalirebbe all'ottobre-dicembre del 48 a.C. 24. Ant. 14,10,6 (209). Se è vero che l'inizio eli Ant. 14,r o,6 (202-204) appartiene a decreto del 47 a.C. , parte delle tasse di Joppe doveva già essere stata ceduta ai Giudei (col vecchio testo latino si deve cioè aggiungere l't'ovç). Niese e R. Marcus, Josepbus (Loeb) VII mantengono �1twç ... '161t1tT]ç Ù1tEp�C'LLpOVJ.,LÉ\IT)ç, xwpfA; 't'OV l�56J.LOV l-rovç. Per una esauriente discussione dei regolamenti delle imposte in ( 202-206) un

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tori che Pompeo aveva in passato tolto ai Giudei. Tra le località restituite, Joppe era un porto di mare di particolare valore. Anche ai Giudei che vivevano fuori della Palestina il favore di Cesare garanti importanti privilegi. Ai Giudei di Alessandria fu assicurato il possesso dei loro diritti:' ai Giudei dell'Asia Mino­ re fu garantita la pratica della loro religione senza ostacoli o im­ pedimenti . 26 Al di sopra di ogni aspirazione di Cesare stava il desiderio di soddisfare le province per salvaguardare l'impero, ma nessuna di esse pianse la sua morte cosl amaramente come i Giudei.27 Il debole Ircano, insediato in Palestina come «etnarca» dei Giudei, regnava solo di nome; di fatto governava l'accorto e at­ tivo Antipatro. Per di più egli ora nominò i suoi due figli, Fasae­ le ed Erode , governatori ( O"'t'prt't'"r)"(OL), l'uno a Gerusalemme, l'al­ tro in Galilea.'8 Erode, che qui incontriamo per la prima volta, era allora un giovane di venticinque anni:9 ma dava già prove dell'energia che in seguito lo avrebbe portato sul trono. In Galivedi Schalit, op. cit., Anhang XIII. In ogni caso, nel 44 a.C. essi avevano ottenuto il pieno possesso di Joppe: '161tmjv ..E 1t6À.w, i')v a"lt'apxiic; ECTXOV 'lovSa.�o� "ltO�OUJ.LE· '\IOL -.l)v "ltpÒc; 'PlùJ.Lrt.lovc; cp�À.tClV, aù-.wv Etva�, xa.Mx; xaL -.ò 7tpw-.ov, TJJ.L�V apÉCTXEL (zo5). Non sappiamo come si debbano intendere (209) «i re di Siria e Fenicia, alleati

dei Romani», che avevano in precedenza posseduto parte del territorio ora ceduto ai Giudei. Può darsi che essi fossero dinasti a cui Pompeo aveva concesso parti di ter­ ritorio giudaico, ma potrebbe anche trattarsi di una corruzione del testo. Schalit, op. cit. , Anhang VI, propone di modificare il testo per leggere: "touc; 'tE -.6TCovc; xa.L xW­

pav xa.t ÈTCOLXLCl, Bc:Ta. �aCT�À.EvCTL l:vpla.c; xaL Cllowlx'!]c; ù1tiiPXE xa.p1tovc:Tita.�. -.a.v-.a. SoxLJ.LIL!;E� 1] CTuyxÀ.'!]-.oc; 'Ypxavòv "tÒV éitvapxTJv xaL 'IovSa.!ovc; CT\JJ.LJ.LML 'tW'II tv :EvpC� "toùc; Èv "t!{l avÀ.WVL. Secondo 2,6,5 questo CIVÀ.Wv della Siria, dove cre­ acono le palme, si estende fino al Mar Rosso). A proposito del balsamo in Hist. Plant. p,6,Ì dice: "tb SÈ �ti).aa�ov yCvE"tCIL �v i.v "t!{j avÀ.wvL "t!{j 1tEpt :EvpCctv. 1tapaSEC· crouc; S'ElvaC q>aat. SUo �6vouc;, "tbv �Èv !Saov EtxoaL 1tÀ.Éitpwv "tbv ò'hEpov 1toÀ.À.I{) iMh"tova (seguito da Plinio nel brano riportato sopra}. Nella Mishna si dice che gli. abitanti di Gerico usavano innestare la palma (mPes. 4,8). Cfr. Expositio totius mun­ tli (ed. Rougé, 1966), 3 1 . Che colà esistessero boschi di palme continua ad essere at­ testato dai pellegrini cristiani Arculf nel sec. VII (vedi Tobler e Molinier, ltinera Hie­ rosolymitana I [ 1879 ] , p. 176 = Geyer, Itinera Hierosol. [ 1 898 ] , pp. 263 s.; Early Travels in Palestine, ed. T. Wright [ 1 848] , p. 7), e Saewulf all'inizio del sec. XII (ve­ di Guérin, Samarie I, p. 49; Early Travels in Palestine, p. 45). Ancora nel 1838 Ro­ binson vide colà una ( ! ) palma (Robinson, Biblica[ Researches in Palestine [ 21856] I, p. "9), che nel 1888 era solo un ceppo (ZDPV I I [ 1 888 ] , p. 98). Cfr. gli articoli 'Balsambaum', RE n, 2836 ss.; 'Balsam' e 'Palm Tree' in Ency. Bibl. I, coli. 466-468 ; III,

coli. 3551-3553 e in ]E, I, pp. 466-467; IX, pp. 505-506; H.N. e A.L. Moldenke, Plants of the Bible (1952), pp. 169-172 (sulla palma), pp. 183 s. (sul balsamo); W. Walker, All the Plants of the Bible ( 1958). Su Gerico e i suoi dintorni vedi The Sur­ fJI'Y of Western Palestine, Memoirs by Conder and Kitchener m, p. 222 (col grafico­ degli acquedotti presso Gerico in tempi romani) ; E. Sellin e C. Watzinger, Jericho. 'l>le Ergebnisse der Ausgrabungen (1913); J. e J.B.E. Garstang, Tbe Story of Jericho (1948); J.L. Kelso e D.C. Baramki, Excavations at N.T. Jericho and Kherbet en-Nitla ( 1 955 ); K.M. Kenyon, Digging up Jericho (1957); ].B. Pritchard, The Excavations at Htrodian Jericho , 195r (1958). 37· Ant. 15,4,1-2 (88-103); B.I. r,x8,5 (361-362). Plut., Ant. 36. 38. Ant. 15-4,2 (97-103); B.I. r ,18,5 (361-362).

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da Antonio di fare guerra al re nabateo . Negli ultimi tempi questi non aveva pagato regolarmente i tributi a Cleopatra e doveva perciò essere punito. Cleopatra desiderava che la guerra venisse affidata ad Erode affinché i due principi vassalli si indebolissero e si esaurissero l'un l'altro. Cosi, invece di avanzare contro Ot­ taviano, Erode marciò contro i Nabatei. All'inizio ebbe succes­ so, ma quando Atenione, generale di Cleopatra, si mosse in loro aiuto, Erode fu duramente sconfitto e si vide costretto ad inter­ rompere la grande guerra per dedicarsi semplicemente a scorre­ rie e saccheggi.'9 Frattanto, nella primavera del 3 I a.C., una nuova calamità lo colse : un terribile terremoto colpi il paese e costò la vita a tren­ tamila persone. Ora Erode desiderava negoziare la pace coi Na­ batei, ma questi assassinarono i suoi inviati e rinnovarono i loro attacchi. Erode dovette usare tutta la sua eloquenza per indurre le truppe scoraggiate a riprendere la battaglia. Questa volta, pe­ rò, si rivelò di nuovo la sua buona fortuna in guerra : sbaragliò completamente l'armata nabatea e costrinse in breve i superstiti, che si erano rifugiati in una fortezza, ad arrendersi. Orgoglioso di questo brillante successo, ritornò a casa.40 Subito dopo, il 2 settembre del 3 I a.C. , si combatté la batta­ glia decisiva di Azio, in cui Antonio perse il suo potere per sem­ pre. Anche per Erode si trattò di un duro colpo, ma con l'astu­ zia che lo caratterizzava passò al momento giusto dalla par­ te del vincitore e trovò presto l'occasione di dare prova concre­ ta dei suoi mutati sentimenti. A Cizico una schiera di gladiatori di Antonio si allenava per i giochi con cui Antonio aveva inteso celebrare la vittoria su Ottaviano. Quando costoro ebbero notizia della sconfitta del loro signore, tentarono di accorrere in suo aiuto in Egitto, ma Didio, governatore della Siria, impedi loro di attra­ versare il paese e in ciò Erode prestò zelante ed efficace aiuto.4I Avendo dato questa prova di sé, poteva presentarsi ad Augu­ sto ; ma per essere completamente sicuro fece prima togliere di mezzo il vecchio !reano, l'unico che avrebbe potuto essere peri­ coloso, avendo più validi motivi di pretendere al trono . Dato il 39· Ant. 15,5,I ( ro8-I2o ) ; B.I. r ,r 9,I-3 (364-372). 40. Ant. 15,5,2-5 (r2r-r6o) ; B.I. r ,r 9,3-6 (369-385). 4 1 . Ant. 15,6,7 ( 1 95); B.I. 1 ,20,2 (392); Dione 51,7.

§ I 5 . ERODE IL GRANDE

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carattere di !reano e la sua età avanzata, è molto improbabile che egli stesso abbia provocato la propria morte cospirando col re nabateo, come asseriscono gli annali di Erode. Altre fonti (Ant. 1 5 ,6,3 [ 1 74 ] ) dichiarano espressamente la sua innocenza. Per Erode in questa critica situazione, la semplice esistenza di !r­ eano era un motivo sufficiente per assassinarlo. Cosi cadde l'ulti­ mo degli Asmonei, un vecchio, monumento dei tempi passati, vittima dei sospetti e delle ambizioni di Erode.42 Questi si mise ora in cammino per incontrare Augusto a Ro­ di nella primavera del 3 0 a .C. In questa occasione Erode recitò la sua parte con audacia. Si vantò della sua amicizia con Antonio e dei servigi che gli aveva reso, con l'intenzione di mostrare quanto egli poteva essere utile a coloro per i quali parteggiava. Augusto non tenne in eccessivo conto questi discorsi, ma repu­ tò vantaggioso guadagnarsi l'appoggio di questo idumeo, che era tanto intelligente ed energico quanto amico dei Romani. Fu quindi molto benevolo verso di lui e gli confermò la sua dignità regale. Con questo felice responso Erode ritornò in patria.43 Subito dopo, in estate, Augusto marciò dall'Asia Minore lungo la costa fenicia verso l'Egitto , ed Erode non mancò di riceverlo a Tolemaide con ogni onore e di predisporre che l'esercito non mancasse di nulla durante il cammino in quella calda stagione dell'anno.44 Dopo che Augusto ebbe partita vinta con Antonio in Egitto e quest'ultimo, come Cleopatra, si fu suicidato ( agosto 30 a.C.), Erode gli fece visita di nuovo, senza dubbio per augurargli suc­ cesso e, se possibile, per venire di ciò ricompensato. E gli riusd. Infatti Augusto gli restitul non solo la regione di Gerico, bensl anche Gadara, Hippos, Samaria, Gaza, Anthedon, Joppe e la Torre di Stratone.4' A prova della sua gratitudine, Erode scortò il suo protettore :fino ad Antiochia, quando questi tornò dall'E­ gitto alla fine del 3 0 a.C.46 Mentre il pericolo esterno si trasformava in buona fortuna, 42. Ant. 15,6,1-4 (161-182); B.I. 1 ,22 ,1 (431 -434). 43· Ant. 15,6,5-7 (183-198); B.I. 1 ,2o,r-3 (386-393). 44· Ant. 15,6,7 (198-2o1); B. I. x ,2o,3 (394-397). 45· Ant. 15,7,3 (217); B.I. 1,20,3 (396). Su tutte queste città vedi vol. II, § 23,1. 46 . Ant. 15,74 (218).

L 'EPOCA ROMANQ-ERODIANA

in casa propria Erode non visse altro che sventure. Prima di re­ carsi a Rodi affidò Mariamme alla protezione di un certo Scemo e gli impartl gli stessi ordini che aveva una volta dato a Giusep­ pe.47 Di nuovo Mariamme venne a saperlo e, al ritorno di Erode, mostrò chiaramente la sua avversione.48 La madre di Erode, Ci­ pro, e sua sorella Salame, che da tempo erano maldisposte verso l'orgogliosa Mariamme, furono liete di questo malintesG e riu­ scirono ad aggravarlo diffondendo voci scandalose. Infine Salo­ me corruppe il coppiere del re, perché dichiarasse che Mariam­ me gli aveva dato una bevanda avvelenata da porgere ad Erode. Quando Erode lo venne a sapere, fece interrogare sotto tortura l'eunuco di Mariamme. Questi era ignaro della bevanda avvele­ nata, ma ammise che Mariamme odiava il marito per l'ordine da lui impartito a Soemo . Quando seppe che anche Soemo , come Giuseppe, aveva divulgato il suo ordine, Erode vide di nuovo in ciò la prova di una relazione illecita e, furibondo, proclamò di avere ora le prove dell'infedeltà di sua moglie. Soemo fu imme­ diatamente messo a morte. Anche Mariamme fu processata, con­ dannata e, alla fine del 29 a.C., giustiziata.49 47 · Ant. 15,6,5 (185-186). 48. Ant. 15,7,1-2 (202-2 12). 49· Ant. 15,7,3-6 (213-239). Per un leggendario racconto talmudico della morte di Mariamme vedi bB.B. 3b; bKid. 7ob. Esaminando criticamente il racconto di Giu­ seppe da noi riportato J. von Destinon, Die Quellen des Flavius ]osephus (1882), p. II3, osserva: «Colpisce l'uniformità con cui si svolgono i fatti connessi con le due andate del re da Antonio e da Augusto (Ant. 15,3,5-6 [62-70] e 9 [8o-87] ; 15,6,5 [183-186]. 7,1-6 [202-239] ). In entrambe le occasioni egli affida la moglie ad un ami­ co con l'ordine di metterla a morte, se qualcosa gli dovesse accadere; in entrambe le occasioni i guardiani le confidano il segreto con buone intenzioni; il re ritorna, sco­ pre il fatto, sospetta una maggiore intimità e fa giusti2iare i colpevoli... Inoltre tutto il secondo racconto manca nella Guerra Giudaica (B.I. 1,224-5 [441-444]), dove Ero­ de uccide sia Giuseppe sia Mariamme subito dopo il suo ritorno da Antonio. Si po­ trebbe pensare che i due racconti nelle Antichità si riferiscano ad un solo evento; for­ se Giuseppe trovò la seconda notizia in una fonte secondaria, a causa del nome diver­ so la considerò distinta da quella contenuta nella sua fonte principale e, per non la­ sciarsi sfuggire nulla, la collegò al viaggio di Erode presso Augusto». Si potrebbe ac­ cettare senz'altro questa interpreta2ione, se non fosse per il fatto che il Bellum Iudai­ cum spesso riporta in forma molto abbreviata la stessa fonte usata nelle Antiquitates e che nel secondo racconto delle Antiquitates è espressamente presupposto il primo (15,7,1 [204] : "tlkç 'Iwa1}7tcp So»ECaaç È'J"to)..àç ti'JE[J.'IITJP,6'JEUE'11). :B certamente im­ probabile che sia ripetuta in forma quasi identica la stessa vicenda. Sembra invece am­ missibile che entrambe le narra2ioni fossero riportate nella fonte principale di Giu­ seppe, specialmente perché in entrambi i casi gli avvenimenti domestici sono stretta­ mente legati alla storia politica (quest'ultima inserita tra l'inizio e la fine della narra-

§ 1 5 . ERODE IL GRANDE

381

Nel rapporto tra Erode e Mariamme si manifestarono tutta la ferocia e la sensualità di Erode. Incontrollato e ardente come il suo amore fu il suo odio, non appena credette di essere sta­ to ingannato dalla moglie. Ma altrettanto incontrollato e arden­ te era ora il desiderio dell'amata che egli stesso aveva ucciso. Per alleviare il dolore cercò distrazioni in smodati piaceri, in or­ ge e cacce. Ma perfino il suo forte corpo non poté sopportare ta­ li eccessi. Si ammalò mentre era a caccia in Samaria e dovette mettersi a letto. Poiché era incerto se fosse in grado di ripren­ dersi, Alessandra incominciò a pensare come assicurarsi il trono nel caso che Erode morisse. Si rivolse ai comandanti delle due fortezze di Gerusalemme e cercò di guadagnarli a sé, ma questi la denunciarono ad Erode, ed Alessandra, come già da tempo ave­ va più degli altri meritato, fu parimenti giustiziata (c. 28 a.C. ).'0 Erode si riprese gradualmente e presto trovò l'occasione per ulteriori condanne a morte. Un eminente idumeo , Costobaro, era stato nominato governatore dell'Idumea da Erode subito do­ po la sua ascesa al trono, e aveva più tardi sposato Salome, il cui primo marito, Giuseppe, era stato giustiziato nel 34 a.C. Già in questo primo periodo egli aveva segretamente cospirato con Cleopatra contro Erode, ma, per intercessione di Salome, era sta­ to perdonato.'' Ora Salome stessa era stanca del marito e per li­ berarsi di lui ricorse alla denuncia. Sapeva che suo marito tene­ va nascosti in casa sua i figli di Babas,'' che, a quanto sembra, era­ no lontanamente imparentati con la casa degli Asmonei e che E­ rode dalla conquista di Gerusalemlllle aveva invano cercato di rintracciare. Di ciò ella informò il fratello Erode. All'udire ciò, la decisione di Erode fu presto presa. Costobaro e i suoi protetti, di cui Salame aveva rivelato il nascondiglio, furono catturati e giustiziati (verso il 2 7 a.C. ). Ora Erode poteva dirsi con tranquilzione domestica). Secondo R. Marcus in ]osephus (Loeb) VIII, pp. 42 s., nota a, «i rac­ conti di Ant. appaiono preferibili a quello di B.l. con i suoi evidenti anacronismi>�. 5 1 . Ant. 15,7,9 (253-258). 50. Ant. 15,7,7-8 ( 24o-252) . 52. Invece di B�t�ctc; il Niese, col cod. Pal. , legge l.:ct��ac;, ma aggiunge utrum verius difficile dictu. Il nome Ba�rxc; ricorre in un'iscrizione riportata da J, Euting, SAB (1885), p. 685, tav. xr, n. So. bb' bn bw( compare in mKer. 6,3 ; ihwdh bn bb' in mErub. 2A-5 i m]eb. I6,J.5-7; mEdu;. 6,1 ; 8,2 (il manoscritto di Cambridge ha bn bb' quattro volte, bn 'b' tre volte: cfr. W.H. Lowe, Tbe Mishnah on which the Pa­ lestinian Talmud rests [ I88J ] in loc. ).

3 82

L 'EPOCA ROMANQ-ERODIANA

lità che di tutti i parenti del vecchio Ircano nessuno era rimasto a contrastare le sue rivendicazioni al trono.'3 Con ciò termina il primo periodo, il periodo della lotta. II

Il periodo dal 2 5 al r 3 a.C. è il tempo dello splendore e del piacere, anche se non di ininterrotto e indisturbato piacere. Allo splendore del tempo appartengono soprattutto grandio­ si edifici. Tutte le province a quell'epoca gareggiavano tra loro nel culto dell'imperatore e nella celebrazione di giochi quadrien­ nali in onore di Cesare ; all'imperatore furono innalzati templi (Kat.C' dei re e il giorno della morte. Cosl R. Meir». (Cfr. W A.L. Emslie, The Mishna on Idolatry 'Aboda Zara [1911 ] , pp. 4-6). Nella Mishna non viene data nessuna spiega2ione di queste espressioni. Nel Tal­ mud palestinese (iA.Z. 39c) jwm ginisi' è interpretato come jwm hljdh, «genetliaco». Il Talmud babilonese (bA.Z. 1oa) discute dettagliatamente il significato e presenta ra­ gioni a favore del senso di «genetliaco», ma alla fine dà la preferenza all'interpreta­ zione Jm'mjdjn bw mlk, «il giorno in cui il re sall. al trono» (vedi J. Levy, Neuhebr. Worterb. I, 349a; M. Jastrow, Dictionary, p. 240 e la traduzione inglese del testo di tutta la trattazione nel Talmud di Soncino, ed. l. Epstein, Nezikin VII [ 1935 ], pp. 39-50). � sostanzialmente su questa base che l'interpretazione «anniversario dell'a­ scesa al trono» è adottata da molti studiosi moderni. Ma poiché su tali faocende erano senza dubbio meglio informati i Palestinesi dei Babilonesi (che di solito procedevano per congetture e non per conoscenza), l'interpreta2ione di questi ultimi non dovrebbe venire accettata se è contraria a tutte le altre istanze (cosi anche G. Dalman, ThLZ, 1889, p. 172). Anche il contesto della Mishna è in favore dell'interpret32ione «gene­ tliaco»; infatti qr!jsjm è con ogni probabilità l'anniversario del conseguimento del potere ( cfr. S. Liebermann, Greek in ]ewish Palestine ['1965 ] , pp. 9-10; per xpa'tT]­ O'Lç nel senso di «proibizione» vedi ibid., pp. 10-12). Quindi dev'essere diverso da ginjs;'. Invece «il giorno della nascita» menzionato appresso non è, come mostra l'ul­ teriore tratt32ione della Mishna, l'anniversario di una nascita, ma semplicemente il giorno in cui è nato un bambino. Anche nel Targum palestinese (Ps.-Jon. e Neof.), in Gen. 40,20, jwm gjnjsj' ha il significato di «genetliaco». Sull'uso linguistico rabbi­ nico in generale cfr. S. Krauss, Griechische und lat. Lehnworter im Talmud.. . II (1899), p. 18o; L. Blau, REJ 27 ( 1893), pp. 298 s.; E.E. Urbach, 'The Rabbinical Laws of ldolatry in the Second and Third Centuries', IEJ 9 (1959) , pp. 24o-241 ; vedi anche pp. 149-165. 229-245. L'uso di festeggiare il genetliaco di principi e privati è molto antico. Già nel Gene­ si si fa riferimento al compleanno del faraone (Gen. 40,20). Si dice che il re Amasis d'Egitto, quando era ancora un privato cittadino, abbia regalato al suo predecessore, re Patannide, una splendida corona di fiori per il suo genetliaco ( yEvÉitÀ.�ct É'ltL'tE­ À.ouv-.� Tict'taP!-LL8L; cosl Hellanicus, in FGrH 4 F55. Platone dice che tutta l'Asia celebra il compleanno del re persiano (Platone, Alcib. I, 121c: �a.01.À.Éwc; yEvÉitÀ.�a. /i1tctl1ct WE� xctL Éop-.al;EL 'ÌJ 'A11!a.). Cfr. K.F. Hennann, Lehrbuch der griech. Privat­ alterthiimer (31882), ed. Bliimner, pp. 285 s. 501; RE, s.v. yEvÉDÀ.�oc; 'Ì]!J.Épct; Mar­ quardt, Das Privatleben der Romer I (1879), pp. 244 s.; Ernst Curtius, Geburtstags­ feier im Alterthum, Festrede (Monatsberichte der Berliner Akademie, 1876, pp. 3137 = Alterthum und Gegenwart, Gesammelten Reden und Vortrage 11, pp. 15-21). Poiché celebra2ioni di compleanno con grandi banchetti sono menzionate nella Bibbia solo a proposito del faraone e di Erode Antipa, Origene e Girolamo pensavano che far ciò fosse usanza solo delle persone malvagie: Origene a Mt. 10,22 (Origenes Werkc

§ 1 7 . 2 . ERODE ANTIPA

43 �"

tutta la vicenda27 - Salome, figlia di Erodiade (essa era ancora x, ed. Klostermann, GCS [ 1935 ] , p. 30; Girolamo, Opp., ed. Vallarsi, VII, 101 [PL. 26, col. 97 ] , entrambi nelle loro note a Mt. 14,6). I principi erodiani festeggiavano

non solo i loro compleanni - oltre ad Erode Antipa vedi anche Agrippa I (Ios., Ant. 19,7,1 [321]) - ma anche l'anniversario della loro ascesa al trono (Ant. I5,n,6 [423 ] ) . Queste due usanze erano molto diffuse. Il decreto di Canopo (sotto Tolemeo· III, 239/238 a.C.) dà notizia di sacerdoti che si erano radunati Etc; -tf}v 1tÉJ.1.1t'tT)V -.ov·

ll.f.ou, tv n ll:yE'tll.L -.à. ""(EVÉl)À.La. 'tOV �a.O"LÀ.ÉWç, xa.t El.c; -.f}v 1tÉJ.1.1t'tT)V xa.t ELxaoa. 't"OV ll.Ù't"OV J.I.T)V6ç, tv n 1tll.pÉÀ.a.�EV 't"TJV �ll.O"LÀ.E,Il.V 1tll.pà. 't"OV 1tll.'t"p6c; (Strack, Die Dynastie der Ptolemaer, 1897, pp. 227 ss. = OGIS 56 , rr. 5-6). La stele di Rosetta (sotto Tolemeo v, 196 a.C.) menziona 'tTJV 'tpLa.[x]aoa. 'tOV MEO"opfi, tv n 'tà. ""(EVÉ­ &À.Lil. 'tOV �a.o-LÀ.Éwç &yE'tll.L, ÒJJ.O{wç oÈ xa.t [ 't'Ì}V È1t'tll.XIl.LOEXa'tT)V 'tOV cl>a.wp{], tv n Tl:ll.pÉÀ.Il.�E\1 'tTJ\1 �a.O"LÀ.E!a.v 1ta.pà. 'tOV 1tll.'tp6c; (Letronne, Recueil des inscr. grec­ ques et lat. de l'Egypte I, 241 ss. = Strack, pp. 240 ss. = OGIS 90, rr. 46-47; su entrambi i decreti dr. anche Niese, Gesch. der griech. und makedon. Staaten II, pp. 171.67J). Secondo questi due decreti i giorni venivano celebrati non solo annualmen-· te, ma anche mensilmente (Canopus, rr. 33-34, Rosetta, r. 48). Re Antioco I di Com­ magene ( I sec. a.C.) nell'iscrizione che compose per la propria tomba dice : O"WJ.I.Il.'toç.

pkya. yiÌp tJJ.Ov ""(EVÉitÀ.LOV Avova.lou �xxa.LoEXa'tT)\1, OLa.oiJJJ.a.'toç oÈ A$ou OEXa'tT)V ILcptlpwo-a. J.I.E""(aÀ.wv lìa.LJJ.6vwv É1tLcpa.vEla.Lc; (IGLS I, rr. 83-86). Anche la celebrazio­ ne di questi giorni era sia annuale sia mensile (rr. 99-105 ; sul festeggiamento mensile­ del genetliaco dr. anche 2 Mach. 6,7; E. Rohde, Psyche (!1894), p. 235; inoltre E. Schiirer in ZNW 2 ( 1901), pp. 48-52, sulle argomentazioni di H. Willrich, ]udaica, p.

164. A Roma il genetliaco dell'imperatore e l'anniversario della sua ascesa al trono· venivano festeggiati come solennità pubbliche (CIL I', pp. 301-303; Mommsen , Rom. Staatsrecht II, 2 ['1887], pp. 812 s.; G. Wissowa, Religion und Kultus der Romer· (ZI9II), pp. 344 s . ; W.F. Snyder, 'Public Anniversaries in the Roman Empire', YCS 7 [ 1940 ] , pp. 223-317). Si celebravano anche i genetliaci di morti. Sulla frequenza di questa usanza vedi la bibliografia citata e Rohde, Psyche I, pp. 235 s. Nell'iscrizione di Antioco I di Com­ magene, già citata, il re dà precise istruzioni sul modo di celebrare per tutti i tempi ,. annualmente e mensilmente, il suo genetliaco dopo la sua morte. L'uso linguistico attico distingueva tra ""(EvÉi}À.La. e ""(EVÉO"Lil. in questo modo : il primo termine era usato per i vivi, il secondo per i morti (Ammonio, de ad/. vocab.

tlilferentia n6: ""(EVÉi}À.Lil. 'taO"O"E'tll.L t11:t 'tWV l;wv'tWV ""(E\IÉO"Lil. oÈ É1tl 'tWV 'tEitvT)­ K6'tWV, Év n lfxa.O"'toç 'iJJJ.Ép� 'tE'tEÀ.EÙ'tT)XE, dr. Stefano, Thes., s.v. ""(E\IÉO"Loc;). Tutta­ via nel greco seriore ""(EVÉO"La. è usato anche per i vivi (Alcifrone, Epp. 2,15; 3,19 [Schepers ] ; Giuseppe, Ant. 12,4,7 [ 1 96] ; 12A,9 [215 ] ; nell'ultimo brano citato al­ cuni codici hanno ""(EVEitÀ.l�). In Filone, de opi/. mundi 30 (89), un manoscritto e· le edizioni anteriori a Mangey hanno -tov x60"J.I.OU yEVÉO"Lov, ma la lezione corretta qui t yEvÉl)À.L0\1. Cassio Dione usa ""(EVÉO"La. solo per i morti, mentre per i vivi ha sempre 'Y&VÉl}À.La.. Cfr. W. Nawjin, Cassii Dionis Cocceiani Historiarum Romanarum lndex· Graecitatis (1931), p. 158. 17. I vangeli (Matteo e Marco ) evidentemente suppongono che il banchetto abbia •••

avuto luogo dove il Battista era imprigionato, cioè a Macheronte. E può essere che

coal sia avvenuto. Infatti in Macheronte c'era uno splendido palazzo, fatto costruire­ da Erode il Grande (B.I. 7 ,6,2 [ 175] ) . I vangeli non dicono nulla sul luogo, infatti da Mc. 6,21 non si deduce necessariamente che Marco ritenga la Galilea (cioè Tiberiade)' teatro dell'azione (v. ad es. E. Klostermann, Das Markusevangelium [41950], p. 6o)_

432

L 'EPOCA ROMANO·ERODIANA

una «fanciulla» [ xopaa'LO'V , Mt. r 4, n ; Mc. 6,2 2 .28 ] e quindi non aveva ancora sposato Filippo), con la sua danza deliziò il te­ trarca al punto che questi le dichiarò di essere pronto ad esaudire ogni suo desiderio. Su istigazione della madre, Salame domandò la testa del Battista, ed Erode fu abbastanza debole da esaudire immediatamente questo desiderio, facendo decapitare Giovanni in carcere.28 Già prima che Giovanni scomparisse dalla scena Gesù aveva fatto la sua apparizione e cominciato a predicare l'evangelo in Galilea. Nemmeno lui poteva passare inosservato al tetrarca, ma Antipa non senti parlare delle azioni di Gesù se non dopo la mor­ te del Battista e, preso dal rimorso, pensò che egli fosse il Batti­ sta risorto che continuava la sua grande opera.29 Per assicurarsene desiderava vedere l'operatore di miracoli che predicava a Cafar9,9. In Mc. 6,22 alcuni manoscritti molto importan­ ti (il testo esichiano e D) hanno -ti'jc; Dvya-tpbc; au-toii 'Hp(flli�alioc;. Secondo questi mss., dunque, anche la ragazza si chiamava Erodiade ed era figlia di Erode Antipa e non solo di Erodiade. Ma una bimba nata dal matrimonio di Antipa con Erodiade avrebbe avuto a quel tempo solo un anno o due. Si sa invece da Ant. 18,5,4 ( 136) �he Erodiade aveva una figlia di nome Salome, nata dal suo primo matrimonio. Inol­ tre nella narrazione evangelica stessa la fanciulla risulta solo figlia di Erodiade, quindi questa lezione di Marco (per quanto antica) non può essere storicamente giusta. Sul­ l'imprigionamento e l'esecuzione del Battista in generale vedi la bibliografia citata �opra, nella nota 23. Molto di quanto è contenuto nella narrazione evangelica può far sorgere dubbi; per es. il fatto che Salome venga ancora indicata come xopacno'V, men­ tre Giuseppe fa pensare che nel 28-30 d.C. essa fosse già da tempo sposata al tetrarca Filippo, che giunse al potere nel 4 a.C. e morl nel 33/34 d.C. (vedi sopra, p. 422). Ma attente indagini mostrano che la narrazione non è improbabile nemmeno in que­ �to minimo particolare. Gutschmid (Kleine Schriften II, p. 318) riassume nel seguen­ te modo i fatti che emergono da Giuseppe: «Aristobulo, secondo marito di Salome, era figlio di Erode di Calcide e di Mariam, figlia di Giuseppe e di Olimpia, sorella di Archelao, la quale si sposò dopo il 7 a.C. ma prima del 4 a.C. Quindi Mariam non poteva essere nata prima del 5 a.C. e suo figlio Aristobulo non prima del 14 d.C. Ciò -offre un indizio approssimativo per determinare l'età di Salome, che non va necessa­ riamente considerata molto più vecchia di Aristobulo, perché il suo secondo matrim.e>­ nio, da cui nacquero tre figli, avvenne evidentemente mentre ella era ancora giovane. Filippo, il suo primo marito, era in età di regnare nel 4 o 3 a.C. e doveva pertanto essere nato al più tardi nel 21 a.C. Per quanto grande fosse la differenza d'età tra di loro, non possiamo pensare superasse che i trent'anni. Ne verrebbe che la nascita di Salome andrebbe posta al più tardi nel IO d.C.». Il Gutschmid ritiene quindi che Sa­ lome fosse nata verso il IO d.C., che non sia affatto da escludere che essa fosse ancora xopcitno'V nel 28 d.C. e che abbia sposato il quarantanovenne Filippo a diciannove an­ ni. Su una moneta di Aristobulo c'è anche un'immagine di sua moglie Salome (cfr. PIR2 A 1052). Vedi sotto, Appendice r. 29. Mt. I4,r s.; Mc. 6,I4-16; Le. 9,7-9-

28. Mt. 14,6-u ; Mc. 6,21-28; Le.

§ 17 .2 . ERODE ANTIPA

433

nao e conquistava le moltitudini.30 Ma in seguito cercò di sba­ razzarsi anche di lui.'' Successivamente Gesù lasciò la Galilea per compiere il suo ultimo viaggio a Gerusalemme, e qui, solo secondo il vangelo di Luca, Antipa, che si tratteneva in città per la festa della Pasqua, ebbe la soddisfazione di incontrare il suo enigmatico suddito. Pilato gli inviò il prigioniero affinché egli, come signore della Galilea, pronunciasse la condanna a morte. Ma Antipa rifiutò di farsi coinvolgere e si accontentò di scherni­ re Gesù e di rimandarlo a Pilato.'• L'unione con Erodiade portò poca fortuna ad Antipa. Il re nabateo Areta non poteva dimenticare che Antipa aveva ripu­ diato sua :figlia a causa di Erodiade. L'inimicizia, cosl sorta, fu aggravata da dispute di confine in Gabalitis (questa, piuttosto che «Galaaditis», è la correzione più probabile della lezione ma­ noscritta «Gamalitis» o «Gamalia»}." Infine, nel 3 6 d.C. , si giunse ad una guerra tra i due confinanti, che terminò con la disfatta totale di Antipa.34 L'unica risorsa rimasta allo sconfitto tetrarca fu di presentare un'accusa contro il suo vittorioso av­ versario all'imperatore Tiberio." Quando Tiberio ebbe notizia dell'audace impresa del princi­ pe nabateo, diede espresso ordine a Vitellio, governatore della Siria, di catturarlo vivo o morto. Vitellio si decise a questa im­ presa alquanto malvolentieri, perché non era molto ben disposto verso Antipa . Non potendo però disobbedire al comando impe 30. Le. 9,9. Tra le donne seguaci di Gesù c'era la moglie di un funzionario di Antipa (Le. 8,3 : 'I!ùdwa yuv'Ì) Xou�a É1t�"t"p6�ou 'Hp$8ou). II nome kwz' ricorre su un'iscri­

zione tombale nabatea (F.C. Burkitt, Expositor 9 [1 899], pp. n8-x22; CIS n r, p. 31. Lc. 13,31-32. :u7). Cfr. Hoehmer, op. cit., pp. 303-304. 32. Le. 23,7-12. Per la cronologia del ministero di Giovanni Battista e la corrispon· dente questione della data della morte di Gesù vedi ora la dettagliata trattazione in H.W. Hoehner, Herod Antipas (1 972), pp. 307-312. 33· Il distretto di Gamala apparteneva all'ex tetrarchia di Filippo e non poteva quin­ di essere stato oggetto di dissidio tra Areta e Antipa. La provincia di Galaaditide (Gi­ lead) si trovava ai confini dei loro territori; rAAAliiT:U: avrebbe potuto facilmente diventare rAMAAITil:. Ma è dal punto di vista paleografico ancora più probabile è rABAAITil:, e anche l'area in questione ad est della metà meridionale del Mar Mor­ to è più probabile come oggetto di dissidio. Il testo del passo in Ant. r8 ,5 1 ( 113) è indubbiamente manchevole. Cfr. L.H. Feldman in ]osephus (Loeb) IX, ad loc. 34· La data viene determinata dal fatto che la sconfitta di Antipa avvenne, come risul­ ta da ciò che segue, circa sei mesi prima della morte di Tiberio (marzo 37 d.C.). ,

35· Ant. 18,5,1 ( 1 15).

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riale, si accinse alla guerra contro Areta. Ordinò al suo esercito di marciare contro Petra aggirando la Giudea, mentre egli si re­ cò in visita a Gerusalemme dove si stava celebrando una festa, probabilmente la Pasqua. Egli rimase colà tre giorni. Il quarto ricevette notizia della morte di Tiberio ( r 6 marzo 3 7 d.C.). Si considerò allora sollevato dall'incarico ricevuto e ritornò ad An­ tiochia col suo esercito.36 La sconfitta di Antipa rimase così in­ vendicata. Circa in questo periodo il tetrarca fu una volta presente a im­ portanti negoziati che ebbero luogo sulle rive dell'Eufrate tra Vitellio e il re dei Parti. Sembra, però, che il racconto di Giusep­ pe non sia privo di errori. Si sa, per esempio, che nel 35 e nel 36 d.C. il re dei Parti, Artabano, diede ripetutamente da fare ai Romani. La situazione stava volgendo a suo favore, quando le minacce di Vitellio e la defezione dei suoi stessi sudditi lo co­ strinsero a fuggire nelle province più remote. Vitellio poi si in­ contrò sull'Eufrate nella primavera del 36 d.C. col pretendente designato dai Romani, Tiridate, e gli affidò il governo del regno dei Parti. Tuttavia, prima della fine dello stesso anno, Artabano ritornò, scacciò Tiridate e riguadagnò il potere.37 In seguito Vi­ tellio organizzò un incontro sull'Eufrate con Artabano, in cui questi concluse la pace con i Romani, a garanzia della quale con­ segnò suo figlio Dario come ostaggio.38 Secondo Giuseppe, anche Erode Antipa fu presente a questo incontro. Ospitò Vitellio ed Artabano in una tenda sontuosa, eretta sul ponte che attra­ versava l'Eufrate, e, non appena i negoziati furono conclusi, si af­ frettò a comunicare di persona all'imperatore l'esito favorevole: una premura che infastidì sommamente Vitellio, perché in que­ sto modo Antipa anticipò il suo rapporto ufficiale.39 Giuseppe fa risalire questo incontro al tempo di Tiberio e ritiene che la ten­ sione che si creò in questa occasione tra Vitellio ed Erode Anti­ pa costituisse il motivo per cui Vitellio abbandonò la campagna contro Areta subito dopo la morte di Tiberio . Ma Svetonio e 36. Ant. 18,5,1 ( 1 15). 3 ( 12o-126). 37· Tac., Ann. 6,3 1-3741-44 (per quanto riguarda la data dr. anche 6,38, inizio); Dio­ ne ,8,26; los., Ant. 1 8>4>4 (10o). La data è stabilita in base alle notizie di Tacito. 38. Suet., Cal. 14; Vit. 2; Dione 59,27; los., Ant. 1 8 .4,5 ( 101-103). Oltre a Giuseppe, anche Dione ,9,17,, e Suet., Cal. 19 menzionano la presenza di Dario a Roma nel 39 d.C . 39 · Ant. 18>4,, (Io4-10,).

§ 1 7 .2. ERODE ANTIPA

435

Cassio Dione dicono espressamente, e il silenzio di Tacito nel li­ bro VI degli Annales ne è una conferma indiretta, che l'incontro tra Vitellio e Artabano avvenne sotto Caligola. Giuseppe per­ tanto si trova in errore in un punto. Ma quale? Se è vero che E­ rode Antipa partecipò ai negoziati dei Parti sull'Eufrate sotto Tiberio, questi debbono essere stati i negoziati tra Vitellio e Ti­ ridate dell'estate del 36 d.C. (Tac., Ann. 6,37 ) . Ma se è vero che egli prese parte ai negoziati tra Vitellio e Artabano, ciò non può essere avvenuto prima del tempo di Caligola. La seconda ipote­ si è la più probabile, perché nell'estate del 36 d.C. Erode era im­ pegnato nella guerra contro Areta .40 Se Antipa già doveva alla sua passione per Erodiade le perdi­ te subite per mano di Areta, l'ambizione di sua moglie gli costò infine il potere e la libertà. Uno dei primi atti dell'imperatore Caligola nell'assumere la sua carica fu di assegnare ad Agrippa, fratello di Erodiade, l'ex tetrarchia di Filippo e il titolo regale. Agrippa rimase dapprima a Roma, ma nel secondo anno di Cali­ gola ( marzo 3 8 - marzo 39 d.C. ) si recò in Palestina e vi si pre­ sentò come re. Il successo di questo avventuriero, già pesante­ mente indebitato, che aveva perfino cercato aiuto presso Antipa, destò l'invidia di Erodiade, che spinse il marito a chiedere all'im­ peratore il titolo regale. Antipa non era molto propenso, ma al­ la fine cedette all'insistenza della moglie e con lei partì alla volta di Roma per sostenere la propria causa. Ma ad essi tenne dietro Fortunato, liberto di Agrippa, con una lista di addebiti nella qua­ le Erode Antipa era accusato di vecchie e nuove colpe, di collu­ sione con Seiano ( morto nel 3 1 d.C. ) e col re dei Parti Artabano. Come prova di ciò si faceva riferimento alle provviste di armi di Antipa. Le due parti raggiunsero contemporaneamente Caligola a Baia. Dopo aver udito sia la petizione sia le accuse, l'imperato­ re interrogò Antipa sulle provviste di armi e, poiché Antipa non poté negarle, Caligola credette anche alle restanti accuse, gli tol­ se la tetrarchia e lo confinò a Lugdunum in GalliaY Ad Erodiade 40. Sulla storia dei Parti in generale dr. N.C. Debevoise, A Politica/ History of Par­ lhia ( 1938); M.A.R. Colledge, Tbe Parthians ( 1967); per trattazioni moderne sulla data dell'incontro sull'Eufrate vedi K.-H. Ziegler, Die Beziehungen zwischen Rom und dem Parthe"eich (1964), p. 62. 41. Cosl Giuseppe, Ant. 18,7,2 (252 ); invece B.I. 2,9,6 (183): E� l:�a.vCav o 'Icma.·

vta.v (che il Niese, contro la testimonianza di tutti i manoscritti, corregge in ra).-

L 'EPOCA ROMANO-ERODIANA

voleva concedere, poiché era sorella di Agrippa, il permesso di vivere sulle sue proprietà, ma l'orgogliosa donna sdegnò il favo­ re imperiale e segui il marito in esilio. L'accusatore Agrippa ri­ cevette la tetrarchia come prova della benevolenza dell'impera­ tore.42 Erode Antipa mori in esilio. Una confusa notizia in Dio­ ne sembra significare che fu messo a morte da Caligola.43 'Ma.v). Poiché, oltre alla famosa Lugdunum (Lione) esisteva un'altra Lugdunum in Gallia, sulle pendici settentrionali dei Pirenei nel territorio dei Convenae (da cui Lugdunum Convenarum), potrebbe essere questa la località indicata. Poiché essa si

trovava sul confine spagnolo, si spiegherebbe nel modo più semplice l'errata notizia fornita in B.I. ( corretta in Ant.). Cosl pensano, ad es., H. Schiller, Gesch. der rom. Kaiserzeit 1, p. 383; O. Hirschfeld, Kleine Schriften, p. 173, n. 2; cosl anche Otto, 'Herodes Antipas', eoll. 195-196. 42. Ant. 18,7,1·2 (252); B.I. 2,9,6 ( 183). Secondo quest'ultimo passo Agrippa stesso avrebbe seguito Antipa; invece secondo Ant. egli inviò Fortunato. Sulla discrepanza relativa al luogo dell'esilio vedi la nota precedente. La data della deposizione di An­ tipa risulta in parte da Ant. 18,71-72 (240-256), dr. 6,I I (238); in parte da 19,8,2 (351). Di Agrippa nell'ultimo passo si dice: ·d·na.pa.c; j..LÈV OVV ÉTtL ra.tov Ka.la-a.poc;

É�a.a-0-.EVa'EV ÉVLClV't'Ouc;, 't'i'jc; �LÀ.lTCTCOV j..LÈV 't'E't'pa.pxla.c; dc; 't'pLE't'la.v lip;a.c;, 't'li) 't'E· 't'ap't'(f) oÈ xa.L 'Hpcjloov TCpoa-ELÀ.TJcpWc;. Poiché Caligola regnò dal marzo del 37 a.C. al gennaio del 41, Agrippa avrà ottenuto la tetrarchia di Antipa all'inizio del 40 d.C. Ma, secondo Ant. r8,6,II ( 238), Agrippa ritornò in Palestina nel secondo anno di Caligola (marzo 38-39 d.C.) con il favore degli alisei, h"']a-la.L (Filone, In Flaccum 5 [26]), che spirano dal 20 luglio per trenta giorni (Plinio , N.H. 2.47/ 124). Di con­ guenza, poiché nel corso del viaggio egli visitò Alessandria (Filone, loc. cit.), potreb· be essere giunto in Palestina verso la fine di settembre del 38 d.C. E poiché la depo­ sizione di Antipa era strettamente connessa a questi fatti, sembra che essa abbia avu­ to luogo, se non proprio nel 38 d.C., almeno nel 39· In effetti si può provare che av· venne non prima e non dopo l'estate del 39 d.C. Non prima, perché il quarantatreesi­ mo anno di Antipa, di cui abbiamo monete, non cominciò che il 1 Nisan del 39 d.C.; non più tardi, perché Caligola fu fuori Roma dall'autunno del 39 al 31 agosto del 40 d.C. per una spedizione in Gallia, Germania e Britannia (Dione 59,21-25; Suet., Cal. 17.43-49; per la sua entrata a Roma natali suo , cioè il 31 agosto, vedi Suet., Cal. 8). Tenendo quindi presente che Antipa fu deposto mentre Caligola era a Baia e che, se­ condo Giuseppe, Ant. 19,8,2 (351) (dove si elice che Agrippa aveva già regnato un an­ no sotto Caligola) ciò non poteva essere avvenuto dopo la spedizione in Germania infatti ciò è impossibile anche perché Agrippa fu di nuovo con l'imperatore dall'au­ tunno del 4o d.C. fino alla morte di Caligola (Filone, Legatio 35 [ 261 ss.] ; Giuseppe, Ant. 18,8,7 [289-293 ] ; Diane 59,24), mentre era in Palestina al tempo della deposi­ zione di Antipa -, la deposizione deve avere avuto luogo prima della spedizione ger­ manica, cioè prima dell'autunno del 39 d.C. Un altro motivo è che, secondo Filone, Legatio 41 (326), egli era già in possesso della Galilea nell'autunno del 40. d.C. ( don­ de si potrebbe dedurre che a quel tempo Tiberiade non apparteneva più ad Erode Antipa). Nel 39 d.C. Caligola fu due volte in Campania (Baia e Pozzuoli) (una visita è accennata in Diane 59,13,7, e l'altra in Diane 59,17; Suet., Cal. 19). Ma dopo la sua seconda assenza egli fu di nuovo a Roma, probabilmente per il suo genetliaco, il 3 I agosto 3 9 d.C. (Diane 59,20; Suet., Cal. 26), dopo di che partl per la spedizione germanica. Di conseguenza, la deposizione di Antipa in Baia cade probabilmente pri-

§ 17·3 · 1 . ARCHELAO 3 . 1 . Archelao (4

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a.C. - 6 d.C. )

Fonti Giuseppe, Ant. 17,13 ( 339-355 ) ; 1 8,1-4 ( 1-108) ; B.I. 2,7,3-9,4 ( I I I - 11 7). Filone, Legatio ad Gaium (ed. Smallwood, 1 961, 21 969). Per le monete vedi sotto, n. 4· Bibliografia I.' Archelao Graetz, H., Geschichte der Juden III ('1 905-1906), pp. 252-253. 3 15-3 17. 341-344· Brann, M., 'Die Sohne des Herodes' ( 1873), pp. 1-16. Otto,W., RE, s.v. 'Herodes Archelaos'. Abel, F.-M., Histoire de la Palestine I ( 19.52), pp. 417-420 . Jones, A.H.M., Tbe Herods of Judaea (21967), pp. 166-168. Bibliografia 2 : gli avvenimenti degli anni 6-4I d.C. Derenbourg, J., Essai sur l'histoire et la géographie de la Palestine (1867), pp. 195•204. Graetz, H., Geschichte der Juden III ('1905-1906), pp. 259-3 16. Jackson, Foakes and Lake, Kirsopp, The Beginnings of Christianity r : The Acts of the Apostles I-V ( 1920-1933). Abel, F.-M., Histoire de la Palestine I (1952), pp. 42 1-443 . Lohse, E., 'Die romischen Statthalter in Jerusalem', ZDPV 74 ( 1 958), pp. 69-78. Winter, P., On the Trial of ]esus ( 1961) . Sherwin-White, A.N., Roman Society and Roman Law in the New Testa­ metti ( 1 963). Per opere che trattano del retroscena dell'amministrazione romana in Giudea vedi sotto, n. 16.

La Giudea vera e propria con la Samaria e l'ldumea (compre­ se le grandi città di Cesarea, Samaria, Joppe e Gerusalemme, ma ma

del 3 r agosto del 39 a.C. Ma avendo Agrippa ottenuto la tetrarchia di Antipa pro­ babilmente solo all'inizio del 40 d.C. (los., Ant. 19,8,2 [351 ] ), si può pensare che un intervallo di vari mesi separasse la deposizione di Antipa dal conferimento della sua tetrarchia ad Agrippa, e che quest'ultimo fatto non avvenisse prima della spedizione gallo-germanica di Caligola. 43· Dione 59,8,2: ( Caligola) 'AyplmtiX'J "t'Ò'J 't'OU 'Hpr.il5ov fyyo'JO'J À.VO'IXIXf;E. Sebbene il rapporto di parentela non corrisponda, il riferimento può essere solo ad Erode Antipa. L'esecuzione capitale

degli esiliati era un'abitudine di Caligola; vedi Suet., Cal. 28; Dione 59,18,3; Filone, In Flaccum 2.1 ( r8o-r83). Secondo Giuseppe, B.I. 2,9,6 ( 1 83) Antipa morl in esilio. Sulla contraddizione, a proposito del luogo, tra B.I. 2,9,6 (183) e Ant. r8,7,2 (252), ve­ eli sopra, pp. 435 s. Secondo B.I. Antipa fu subito confinato in !spagna e là morl, quin­ c:li non si ha il diritto di combinare le contraddittorie affermazioni di Giuseppe, suppo­ nendo che Antipa fosse stato in seguito trasferito da Lione in !spagna.

L 'EPOCA ROMANO-ERODIANA

escluse Gaza, Gadara e Hippos ) fu concessa, al momento della divisione del regno di Erode, ad Archelao, fratello maggiore1 di Antipa, ma non col titolo di re, come aveva stabilito Erode, ben­ si solo con quello di etnarca.2 Tuttavia Augusto promise anche di conferirgli il titolo regale, qualora se ne mostrasse degno.' Co­ me Antipa, cosi anche Archdao adottò, sulle monete e anche al­ trove, il nome di famiglia 'Erode' .4 Tra tutti i figli di Erode egli godeva della peggior reputazione. Il suo governo fu brutale e tirannico.' lnsediava e deponeva i sommi sacerdoti a suo piacimento.6 Il suo matrimonio con Gla­ fira, figlia del re di Cappadocia Archelao, suscitò particolare scan­ dalo. Ella era stata dapprima sposata ad Alessandro, il fratella­ stro di Archelao giustiziato nel 7 a.C. (vedi sopra, p. 404) . Do­ po la morte di costui aveva sposato Giuba, re della Mauritania/ x. B.l. 1,32,7 (646). 33,7 (664). 2. Impropriamente designato come �acnÀ.Evp€O"O"E�. Cfr. Wilcken, Griechische Ostraka I, p. 568. 107. Per es. Luciano, Necyomantes I I . 108. Secondo mB.K. 1 0,1 non si può cambiare denaro presso l a cassa degli esattori o accettare elemosine da loro (perché il loro denaro è considerato merce rubata). Ma se un esattore delle tasse ha preso l'asino ad una persona e gliene rende un altro in cambio, o se un ladro ha privato una persona dei suoi abiti e ne ha dati altri in cambio, essi si possono tenere, perché il legittimo proprietario ha rinunciato alla speranza di riaverli (mB.K. 10,2). Secondo mNed. 3A è permesso giurare ad un ladro o ad un esattore delle tasse che una certa cosa appartiene ai sacerdoti o al re, anche se non è vero (si sperava che tale giuramento potesse indurre l'esattore o il ladro a desistere dalla sua illegittima richiesta relativa a quella proprietà). Quindi gli esattori delle imposte (mwksjn) sono sempre equiparati ai ladri. Vedi J. Levy, Neuhebr. Worter­ buch III, p. I I4 i I . Abrahams, 'Publicans and Sinners', Studies in Pharisaism and tbc Gospels, I Ser. ( 1917), pp. 54-61. Che il termine mwksjn vada inteso nel senso vero e proprio di «esattore dei dazh> è confermato dalla presenza di espressioni affini (mwks', mwksj') nel tariffario di Palmira. 109. Il giuramento di fedeltà prestato quando Caligola ascese al trono è attestato in los., Ant. 18,.5,3 ( 124). Per testimonianze fomite da iscrizioni vedi S. Weinstock, 'Treueid und Kaiserkult', Ath. Mitt. 77 ( 1962), pp. 306-327; P. Herrmann, Der romi· sche Kaisereid (1968).

§ 1 7·3·2· LA GIUDEA SOTTO I GOVERNATORI ROMANI

463

ratori, in contrasto con la monarchia di Erode ed Archelao, viene da Giuseppe caratterizzata nel modo seguente: «lo Stato diven­ ne un'aristocrazia, e la guida della nazione fu affidata ai sommi sacerdoti»."o Nel cambiamento che avvenne dopo la deposizio­ ne di Archelao Giuseppe vede una transizione dal governo mo­ narchico a quello aristocratico e considera, non senza ragione, il governatore romano solo come un sovrintendente, mentre l'ari­ stocratico sinedrio agiva da vero organo di governo. Il sommo sacerdote in carica, che aveva anche la presidenza del sinedrio, è chiamato da Giuseppe '1tPOO"'t'cX:tllç 't'OU Ewovç. È vero che i som­ mi sacerdoti erano nominati e deposti ad arbitrio dal governatore romano, ma perfino a questo riguardo i Romani si erano imposti certe limitazioni. Negli anni che vanno dal 6 al 4 1 d.C. le nomine a sommo sacerdote furono fatte dai governatori romani ( dal le­ gato della Siria o dal procuratore della Giudea), ma durante gli anni 44-66 d.C. il diritto di nomina fu trasferito ai re-clienti giu­ dei (Erode di Calcide ed Agrippa n ), sebbene questi non regnas­ sero in Giudea. In nessun periodo le nomine a sommo sacerdote furono puramente arbitrarie, ma rispettarono la precedenza di certe antiche famiglie ( Phiabi, Boeto, Anano, Camith).m Cosa più importante : il sinedrio esercitava un'ampia gamma di poteri legislativi ed esecutivi, certamente più ampia che nelle comunità non autonome dell'impero romano.m La posizione giuridica era in generale che comunità riconosciute da Roma co­ me «libere» o «autonome» avevano diritto a propri organi legi­ slativi e giudiziari, in via di principio con autorità anche sui cit­ tadini romani ivi residenti. Nelle comunità non autonome, tra cui la Giudea, la situazione era in pratica la stessa,'r' ma con due uo. Ant. 20,I0,5 (25I). 111. Per le testimonianze

vedi vol . II, § 23. Cfr. E.M. Smallwood, 'High Priests and Politics in Roman Palestine', JThSt IJ ( 1962), pp. 14-34; J . Jeremias, Jerusalem in the Time of ]esus ( r969), pp. 147·r 8 x . Sul sommo sacerdote quale presidente del sine­ drio vedi vol. II, § 23.

u2. Sullo status di comunità non autonome vedi Mommsen, Rom. Staatsrecht m I , pp. 7I6-764, specialm. pp. 744 ss. L . Mitteis, Reichsrecht und Volksrecht in den ost­ lichen Provinzen des romischen Kaiserreichs ( I89I), pp. 90 ss. (mostra che perfino le· civita/es non liberae esercitavano una propria giurisdizione) . Cfr. D. Néirr, Imperium­

und Polis in der hohen Pdnzipaw:eit ( I966). IIJ. Mommsen, Rom. Staatsrecht m I, p. 748: «Per quanto riguarda l'estensione del­ la loro giurisdizione, i magistrati indigeni in comunità soggette al governo di Roma

L 'EPOCA ROMANO-ERODIANA

limitazioni: r . questo stato di fatto non era garantito ; 2 . i citta­ dini romani ivi residenti avevano leggi e giurisdizione proprie. L'esistenza nel paese, a fianco a fianco, di una doppia organizza­ zione, giudaica e romana, ognuna col proprio sistema giuridico e proprie istituzioni giudiziarie, provocava talora conseguenze anormali. La competenza giuridica delle autorità locali era rico­ nosciuta dal potere sovrano, tuttavia il governatore poteva, quando lo desiderasse, portare certi casi davanti al proprio tribu­ nale, se pensava che nel caso fossero coinvolti interessi imperia­ li . Nel complesso sembra che ciò avvenisse raramente. Una deci­ sione di questo tipo fu presa per conto del procuratore dal co­ mandante della guarnigione romana di Gerusalemme, Claudio Lisia, il quale, all'apprendere che Paolo si era dichiarato cittadi­ no romano, impedl al sinedrio di concludere il caso e di sua ini­ ziativa inviò il prigioniero da Gerusalemme a Cesarea (Act. 2 3 , 2 3-24). Felice, temporeggiando, tenne l'apostolo i n una prigio­ ne romana senza restituirlo alle autorità giudaiche né prendere egli stesso una decisione. Crimini di natura politica rientravano nella giurisdizione del governatore; altrimenti i Romani rifuggivano dall'intervenire nel funzionamento usuale dei tribunali locali. La giurisdizione nell'ambito del diritto civile era completamente nelle mani del sinedrio e di tribunali subordinati : corti giudaiche decidevano secondo la legge giudaica. Anche nel campo del diritto penale prevaleva quasi sempre questa situazione, con l'eccezione dei de­ litti politici. Si discute ancora se i tribunali giudaici avessero il di­ ritto di emettere e far eseguire sentenze di morte senza l'approva­ zione del governatore romano. Di ciò si tratterà in rapporto al processo e alla morte di Gesù. u4 Perfino i cittadini romani non erano totalmente esentati dal rispettare le prescrizioni della leg­ ge giudaica. Un'ordinanza giudaica impediva ai gentili ( &.À.À.o­ )"EVEtc;) di entrare nei cortili interni del tempio. Chiunque tra­ sgredisse questa proibizione veniva punito con la morte, anche se era cittadino romano. In tali casi i Romani concedevano ai erano più o meno nella stessa posizione dei magistrati delle comunità federate. Come nell'amministrazione e nella giurisdizione civile, cosl gli stessi principi erano applica­ ti anche nelle procedure relative a casi di legge penale». :rr 4 . Per maggiori dettagli vedi vol. n, § 23.

§ !7·3 ·2· LA GIUDEA SOTTO l GOVERNATORI ROMANI

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Giudei giurisdizione sovrana anche su non-giudei. u, Quando il procuratore Pesto propose di trattare Paolo secondo la legge giu­ daica, solo l'appello di Paolo all'imperatore (provocatio ) impe­ dl che ciò avvenisse (Act. 2 5 ,9- 1 2 ; vedi sopra, pp. 45 5-45 6 ) . I l culto e la liturgia dei Giudei non erano semplicemente tol­ lerati, bensl godevano dell'approvazione dello Stato romano, co­ me mostra la summenzionata ordinanza relativa alla violazione del tempio.116 La tendenza cosmopolita caratteristica della pie­ tà pagana di quel tempo rendeva addirittura possibile a nobili romani presentare doni votivi al tempio giudaico e farvi offrire sacri6.ci.n7 Sembra che dal 6 al 4 1 d.C. le autorità romane eserci­ tassero una supervisione statale sul tempio, specialmente sul­ l'ampia amministrazione delle sue finanze. Negli anni 44-66 d .C. essa fu trasferita a quegli stessi governanti giudaici a cui era sta­ ta concessa la prerogativa di nominare il sommo sacerdote, cioè ad Erode di Calcide prima e ad Agrippa II poi.n8 Una restrizione II5. Giuseppe, B.I. 6,2,4 ( 125-126), confermato da due iscrizioni, la più completa del­ le quali fu trovata da C. Clermont-Ganneau nel 1871; sulla sua scoperta e sul testo vedi Clermon-Ganneau, 'Une stèle du Tempie de Jérusalem', Rev. arch . 23 ( 1872), pp. 214-234. 29o-296 = OGIS 598 = Frey, CIJ 1400; la seconda copia, SEG VIII 109. Vedi E. Gabba, Iscrizioni greche e latine per lo studio della Bibbia ( 1958), nr. 24 (cfr. P. Winter, On tbe Trial of ]esus, pp. 155 s., n. 37). Questo punto è di consi­ derevole importanza per la valutazione delle accuse nel processo di Paolo. L'accusa principale mossa contro di lui dalle autorità giudaiche era che egli aveva facilitato l'ingresso nei cortili interni del tempio ad un 'greco', Trofimo (Act. 21 ,28-29). Gli accusatori volevano far comprendere al procuratore che Paolo era punibile perfino se­ condo il diritto romano, cioè secondo l'ordinanza a cui si riferiva il discorso di Tito (B.l. 6,2,4 [ 125-126 ] ). ar. Act. 24,6. Non è certo se Paolo avesse davvero preso con sé Trofimo nel cortile interno del tempio. Act. 21,29 lascia nel dubbio: ÉV6J.Ltl;ov a'tt

d.; 'tÒ !.Epòv ttcri)yayEv ò ITauÀ.o; [ 'tÒV Tp6.ov ("ii) aEi;'J) cpii).ov 'lou8alwv (nel discorso di Eleazaro, il difensore Ji Masada ). I4· B.I. 2,16.4 (397): m'iv ù�wv "t'b cpii>.ov (nel discorso di Agrippa n).

§ I 7 · EXC. II :

GES Ù E GIACOMO SECONDO GIUSEPP�

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suo manoscritto di Giuseppe un riferimento a Gesù denigrato­ rio e malevolo, lo cancellasse e scrivesse a margine l'esclamazio­ ne indignata : «Questi era il Cristo! ». Copisti posteriori, si pen­ sa, avrebbero introdotto nel testo l 'annotazione marginale, che ora troviamo in tutti i manoscritti. Non è necessario arrivare a questo punto per spiegare l'inaspettata apparizione di queste quattro parole. Sembra piuttosto che Giuseppe stesso usasse la parola Xpt.cr'"t"6ç, precisandola in un modo o nell'altro, forse come in Ant. 20,9 , 1 ( 2 oo), perché altrimenti non si spiegherebbe co­ m'egli potesse parlare della «tribù dei Xpt.CT'"t"LCX.VO�», cosi chia­ mati dal suo nome. Non si può dire quale fosse la precisazione di Giuseppe. Poteva essere abbastanza forte da irritare un copista, che pertanto la tralasciò e la sostitul con l'affermazione precisa che si legge ora nei nostri testi. r, Da nessuna parte Giuseppe informa i suoi lettori pagani di ciò che s'intende col termine «Cristo» o «Messia». Sarebbe sta­ to necessario chiarire loro il significato del vocabolo. Già il Bret­ schneider, che difendeva l'autenticità del testimonium, doveva ammettere : Bene enim tenendum est, Iosephum scripsisse non Iudaeis sed Graecis, ignorantibus sensum vocis )(pt.CT'"t"Òç dogma­ ticum apud Iudaeos notissimttm.16 Senza spiegazione, le quattro parole che ora si trovano nel testo sarebbero risultate incompren­ sibili ai lettori di Giuseppe. Un interpolatore cristiano, sicuro di quanto egli stesso intendeva con la parola XPLCT'"t"6ç, non avrebbe ritenuto necessaria una spiegazione. I suoi lettori dovevano es­ sere cristiani, come lui. Le parole «se pure lo si può chiamare uomo» , che seguono la descrizione di Gesù come uomo saggio, sembrano presupporre la convinzione della divinità di Gesù. Ciò non si accorderebbe con quanto credeva Giuseppe . Se però queste parole sono state 15. In riguardo al testo originario T.W. Manson, Studies in the Gospels and Epistles ( 1962), p. 19, sostenne che le affermazioni di Origene (dr. sopra, n. 8 ) assieme alla variante di Girolamo credebatur (de vir. inlustr. [Teubner, 1879 ] , p. 1 9) fanno pen­ sare che Giuseppe avesse scritto EVO!J.lsE't"O e che alcuni pii cristiani apportassero quel­ la che a loro sembrò l'ovvia e necessaria correzione. La sua congettura è tuttavia so­ stenibile solo se l'espressione credebatur esse Christus non viene presa come un'affer­ mazione esplicita, ma come un'osservazione leggermente ironica. 16. Bretschneider, Capita theologiae ludaeorum dogmaticae e Flavii Iosephi scriptis collecta ( 1812), p. 63.

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aggiunte da un interpolatore cristiano, esse rafforzano conside­ revolmente la tesi dell'autenticità della caratterizzazione di Ge­ sù da parte di Giuseppe come crocpòc; à:vi}p. L'interpolazione a­ vrebbe potuto ritenere inadeguato descrivere Gesù semplice­ mente come un uomo saggio e, pur non trovando in questo caso offensiva l'espressione, avrebbe ritenuto necessario annotare le sue riserve . «Maestro di persone che accettano con piacere (i]oovfi) la ve­ rità» è un'espressione sconcertante. i]oovi} indica normalmente un piacere sensuale. Da una parte è dubbio che Giuseppe, a pro­ posito di persone che avevano abbracciato il cristianesimo, abbia detto che esse avevano accettato la verità; dall'altra sarebbe sta­ to quanto mai insolito che un cristiano parlasse dell'accettazio­ ne della Parola Eterna con l'espressione i]oovn oÉxecri)at.. Giu­ stapposta ai "Jtapaooça Epya menzionati poco prima nella stessa frase, l'espressione ha un sottotono leggermente ironico. En­ trambe le locuzioni, 1tapaooça Epya'7 e i]oovn oÉxecri)at.,'8 ricor­ rono anche altrove in Giuseppe, ma i]oovn oÉxecri)cx.t. "t''Ì)V à.li}­ i)et.av o "t'rt à.lT)i)fi appare singolare. Per Giuseppe, scrivere o parlare 1tpòc; i]oovi}v comporta una «vana adulazione» .'!' Nel r 749 fu avanzata l'ipotesi, successivamente ripresa, che Giuseppe in effetti avesse scritto TAAH9H, e non TAAH9H .20 1 7. Ant. 9,8,6 ( 182) ; 12,2,8 (63). 1 8. Ant. 17,12,1 (329); 1 8,x ,x (6).3,1 (,9).3,4 ( 70) .6 ,x o (23 6) .9 .4 (333 ) ; 1 9,1 ,16 ( 1 27) . 2,2 ( 1 8,). 1 9. Ant. 2,,,, ( So) ; cfr. 8,1,,6 ( 418). 20. Sembra che Nathaniel Forster sia stato il primo a suggerire questa correzione in

un trattato pubblicato anonimo, A Dissertation upon the Account suppos'd to bave been given of ]esus Christ by Josephus, being an attempt to shew that this celebra­ ted Passage, some slight corruptians only excepted, may reasonably be esteem'd ge­ nuine ( 1 749 ) , p. 27. A quanto pate, la stessa proposta fu avanzata anche da Jacob Serenius in un libro pubblicato a Stoccolma nel 1 752, e da Franz Anton Knittel in Neue Kritiken uber das weltberuhmute Zeugnis des alten ]uden Flavius ]osephus von Iesus Christus (1779). Riconoscendo che questa correzione non era sua, Friedrich Adolf Heinichen la ri­ peté in Eusebii Scripta Historica III, Meletemata Eusebiana ( 1870), pp. 623-654, a p. 647- Heinichen osservò: 1tctpa!i61;wv lpywv 1tOLTJ'ti)ç quamvis Iesus a Iosepho dici potuerit, idem tamen !iL!iaO"XaÀ.oc; &.vDpW"Tcwv 't'W'II 1)1iovii -.à.À.TJtii liEXO(J.É'II W'II dici minime potuit (p. 642). La congettura è stata accettata da Théodore Reinach, 'Josèphe sur Jésus', REJ 3 5 ( 1897), pp. 1-1 8 ; Robert Eisler, IHl:On: BA�IAEY� OY BA�IAEYl:A�. Die mes­ sianische Unabhi.ingigkeitsbewegung vom Au/treten Johannes des Taufers bis zum Untergang ]akob des Gerechten (1 928-1930) (versione inglese, abbreviata: The Mess-

§ 1 7 . EXC.

II : GES Ù E GIACOMO SECONDO GIUSEPPE

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Senza alcuno spazio tra le parole e con grafia maiuscola, facil­ mente la lettera A avrebbe potuto essere scambiata per un A. Se si accetta -rà. àl)i}i'j, l'insolito, leggermente bizzarro, T}Sovfl si adatta perfettamente e corrisponde alla descrizione di Gesù quale operatore di 7tapaoo;a Epya. L'emendamento ha molto in suo favore, ma resta una congettura. Le parole «egli apparve loro il terzo giorno . . . poiché i santi profeti avevano predetto questo e innumerevoli altre cose prodi­ giose» non provengono da Giuseppe.2' Finora abbiamo esaminato una serie di frasi o espressioni che sembrano non cristiane, e un'altra serie di frasi ed espressioni che manifestano sentimenti cristiani. Resta una terza serie di e­ spressioni neutre. Queste possono essere state scritte dal giudeo Giuseppe o derivare da un interpolatore cristiano delle sue An­ tichità. Giuseppe potrebbe aver descritto Gesù come operatore di opere stupefacenti, ed è più probabile che l'abbia fatto lui che non un copista cristiano. Anche la frase «attirò a sé molti Giu­ dei e molti dei Greci» potrebbe essere stata scritta da Giuseppe, non come testimonianza delle opere compiute da Gesù nel cor­ so della sua vita, ma come indicazione dei fatti noti a Giuseppe. Vivendo a Roma, egli era a conoscenza del fatto che molti cri­ stiani del luogo erano di discendenza 'greca', cioè gentile. Lo stesso vale per l'ultima frase «coloro che erano giunti ad amarlo dall'inizio (cioè mentre era in vita) non cessarono di aderire a lui ( dopo la sua morte)»; anch'essa potrebbe derivare dalla mano di Giuseppe. Le poche frasi o espressioni indicate sopra come compatibili col modo di vedere di Giuseppe sono frammenti staccati. Anche includendo parti considerate «neutre», il passo risulta d'uno scialbore sconcertante. Le frasi non cristiane e quelle neutre messe insieme darebbero il testo seguente: iah ]esus and fohn the Baptist [ 193 I ] ), e da Walther Bienert, Der i:ilteste nicht­ christliche ]esusbericht. Josephus uber Jesus ( 1936). 21. Adolf Harnack, 'Der jiidische Geschichtsschreiber Josephus und Jesus Christus', lnternat. Monatsschrift fiir Wissenschaft, Kunst und Technik 7 ( 19 13 ), coll. I037xo68, trovò difficoltà nel conciliare queste parole con la sua tesi dell'autenticità dd te­ stimonium. André Pelletier, 'L'originalité du témoignage de Flavius Josèphe sur Jésus', RSR 52 (1964), pp. 177-203, sebbene ammetta che d siano interpolazioni nel testo di Giuseppe, ritiene stranamente che questa frase provenga dallo stesso Giuseppe.

L 'EPOCA ROMANO-ERODIANA

63 In questo tempo visse Gesù, un uomo saggio ... Egli compl opere sor­ prendenti (e fu maestro di persone bramose di novità? ). Attirò molti Giu­ dei e molti dei Greci... 64 ... Su accusa avanzata dai capi della nostra alta società Pilato lo condannò alla croce, ma coloro che lo avevano ama­ to dall'inizio non cessarono di aderire a lui... La comunità dei Cristiani, cosl chiamati dal suo nome, esiste ancora.

Questa esposizione su Gesù stupisce per la sua brevità. Una volta ammesso che l'interpolatore abbia alterato quanto Giuseppe aveva scritto e abbia aggiunto qualcosa di suo, non do­ vremmo supporre che egli semplicemente ampliasse l'enuncia­ zione originale, ma considerare la possibilità che anche omettes­ se parte di quanto si trovava nella sua copia di Giuseppe. Leg­ gendo il brano sopraccitato si è portati a concludere che Giu­ seppe abbia scritto di più di quanto è sopravvissuto. Qualcosa manca del contesto, ed è stato sostituito da alcune frasi non mol­ to chiarificatrici, inserite da un interpolatore. «È possibile che si debba tener conto di omissioni cristiane, e non solo di interpo­ lazioni cristiane. Autori cristiani, aggiungendo materiale a lode di Gesù, avrebbero potuto altrettanto bene omettere quanto ri­ tenevano pregiudizievole per la sua persona» .22 Non si può atten­ dibilmente congetturare che cosa Giuseppe possa avere scritto e che cosa il nostro copista censore abbia ritenuto meglio elimi­ nare a favore del suo contributo personale.'3 È possibile, e perfi­ no probabile, che Giuseppe avesse scritto qualcosa sulle ope­ re di Gesù, come fece per l'attività di Giovanni Battista. La men­ zione di miracoli o azioni prodigiose non basterebbe a colmare questa lacuna. È pure probabile che Giuseppe registrasse la ra­ gione per cui i capi della comunità giudaica accusarono Gesù davanti a Pilato, e che indicasse i motivi per i quali il governato­ re decise di condannarlo alla crocifissione. Poiché Ant. r 8 ,3 ,5 ( 6 5 ), che segue immediatamente il nostro brano, s'inizia con le parole «alcuni altri terribili eventi ( hEp6v 't'L OELv6v) provocaro­ no agitazione ( Èil'opu�EL) tra i Giudei» , può darsi che la narra­ zione di Giuseppe tra 62 e 65 facesse riferimento a un il'6pu�oc;, un tumulto o disordine. Se è cosl, questo racconto ora manca. 22. C.K. Barrett, Tbe New Testament Background. Selected Documents, p. 198. 23. «Anche se può essere possibile scoprire quanto Giuseppe non disse, è ... impossi­ bile scoprire che cosa fu omesso dall'editore cristiano, o perfino dire con qualche cer­ tezza in quale punto avvenne l'omissione», M. Goguel , Tbe Li/e of Jesus ( 1933), p. Br.

§ 1 7 . EXC. II : GES Ù E GIACOMO SECONDO GIUSEPPE

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L'intera sezione delle Antichità che tratta del periodo in cui fu in carica Pilato è diseguale. Chiaramente Giuseppe si servì di una qualche cronaca o di annali come fonte della sua narrazione degli eventi della Palestina24 e vi inserl due episodi per i quali utilizzò una fonte romana. Ant. I 8 ,3,I ( 5 5-5 9 ) contiene la nar­ razione concisa del tumulto causato dall'episodio dei vessilli/1 seguita, in I 8,3 ,2 ( 6o-62 ), dal racconto del tumulto a Gerusa­ lemme provocato dal fatto che Pilato si impossessò di denaro del tesoro del tempio per finanziare la costruzione di un acquedot­ to.26 Segue quindi il nostro testimonium. Il racconto che riguar­ da il governatorato di Pilato in Giudea è interrotto dalla storia dell'affare tra Decio Mundo e la nobile ma credula Paolina, nar­ rata da Giuseppe con piacere e per esteso (Ant. I 8 ,3 ,4 [ 65-80 ] ) Anche la sezione successiva (Ant. I 8 , 3 ,5 [ 8 I -84 ] ) è ambienta­ ta a Roma, ma ha almeno alcuni punti d'interesse giudaico.27 In Ant. r 8 ,4 , I ( 8 5-8 7 ) si ritorna in Palestina; Giuseppe narra di nuovo ciò che avvenne in quel paese sotto il governatorato di Pi­ lato e menziona il richiamo del governatore. La generale disu­ guaglianza del cap . 3 nel libro diciottesimo delle Antichità è do­ vuta a due diversi motivi : primo, il fatto che Giuseppe frammi­ schiò la sua fonte palestinese con materiale tratto da una fonte romana ( 65-84); secondo, la sconnessione causata nel nostro te­ sto da inserimenti e omissioni cristiani in ciò che Giuseppe effet­ tivamente scrisse tra 62 e 6 5 . Se si eliminano le sezioni basate su fonti di origine romana come si dovrebbe fare, perché Giuseppe errò nel collocarle al tempo della carica di Pilato - resta un resoconto di tre tumulti in Palestina, con il testimonium posto tra di essi : il tumulto pro­ vocato dall'introduzione di vessilli militari ( 55 -5 9 ) ; il tumulto .

24. Cfr. G. Hcilscher, Die Quellen des ]osephus fur die Zeit vom Exil bis zum ]udi­ schen Krieg (1904) e Die Hohenpriesterliste bei ]osephus und die evangelische Chronologie (SAH, Phil.-hist. Klasse, 1939/1940, Abh. 3). 25. Vedi sopra, p. 47 1 . 26. Vedi sopra, p . 472. 27. Degli avvenimenti che egli menzionò in Ant. 18,3,4 (65-80).3,5 ( 81-84) Giuseppe deve aver trovato un racconto in qualche fonte romana riguardante il regno di Tibe­ rio. Sapendo che Pilato era stato nominato procuratore della Giudea da Tiberio, egli inserl in questo punto il racconto della proibizione di riti egizi e giudaici a Roma e in Italia. Ma la sua collocazione cronologica è errata, perché gli avvenimenti che egli registra accaddero nell'anno 19 d.C. , ben prima che Pilato divenisse governatore del­ la Giudea. Cfr. Tacito, Annales 2,85 e Svetonio, Tiberius 36.

L 'EPOCA ROMANO-ERODIANA

causato dall'uso profano di denaro qorban ( 6o-62 ); il testimo­ nium ( 63-64); l'insurrezione finale che awenne in Samaria du­ rante il governatorato di Pilato { 85-87). Anche questo strano contesto del brano su Gesù conforta l'ipotesi che un rapporto ora mancante ( 6 3-64) - e mancante dopo che di questo brano si era occupato un copista cristiano - trattasse di un tumulto a Gerusalemme.28 Per quanto rilevanti siano questi indizi, l'argo­ mentazione si basa ancora solo su una supposizione. Non c'è modo di ricostruire quanto è stato tolto dal suo testo da un qual­ che copista. Vari autori hanno cercato di «ricostruire» il vero testo di Giu­ seppe integrando i brani autentici del testimonium con l'antico testo russo ( detto anche testo slavo) del Bellum Iudaicum. Ma non è un procedimento da raccomandare. Nel testo greco del Bel­ lum si hanno due resoconti consecutivi di disordini: B.I. 2 ,9 ,23 ( 1 69- 1 74 ) tratta del tumulto causato dall'introduzione di ves­ silli romani a Gerusalemme; 2,9,4 ( 1 75-177) si riferisce al tu­ multo provocato dall'uso di denaro del tempio per costruire un nuovo acquedotto ; non si fa alcuna menzione di Gesù. Le Anti.z8. L'enigmatico riferimento a i} cr-.&:� in Mc. 15,7 fa supporre che a Gerusale=e avvenisse qualche sedizione, o perfino una ribellione fallita, poco prima dell'arresto di Gesù. Il testo di Marco non è sfuggito ad un rimodellamento; il brano parallelo in Mt. .27,16 nella sua brevità si basava evidentemente su un più antico testo marcia­ no, perché non collega Barabba con 0'-.t.t!.­ CT'"ta.l,'' a Gesù egli accennò come ad un crocpòc; &.vi)p. E ciò in­ dica che Giudei appartenenti all'ambiente di Giuseppe - senza dubbio un gruppo farisaico - non avevano a quel tempo denun­ ciato come ribelle o bollato Gesù come eretico. Che vari circoli farisaici intrattenessero relazioni amichevoli con Giudei cristia­ ni per molto tempo dopo la crocifissione è attestato non solo dal racconto del risentimento causato dalla lapidazione del fratello di Gesù per ordine di un sommo sacerdote sadduceo, ma anche dal fatto significativo che certe comuni tradizioni cristiane di ori­ gine palestinese (parte della cosiddetta «fonte speciale» di Luca) attribuiscono a vari farisei o ad altri giudei, che non facevano parte del gruppo che accompagnava Gesù, sentimenti e inten­ zioni amichevoli verso di lui e fanno capire che essi intratteneva­ no rapporti sociali con lui (per es. Le. 7 , r 6 s.; 2 3 , 1 7 - 3 1 ; r 4 , r ; 1 7 ,20 s . ; 1 9 , 3 8 .4 8 ; 26, 3 8 ; 2 3 ,27 .40 ).32 30. B.I. 2,8,1 ( 1 1 8 ) e 13,6 ( 264), rispettivamente. 3 1 . B.I. 2,17,8 (433). 32. S. Pines, An Arabic Version of the Testimonium Flavianum and its Implications (1 971) richiama l'attenzione su una citazione del testimonium da parte di un autore arabo-cristiano del sec. x, Agapio : 4 (403-409). Cfr . sopra , p. 556. 3· 4· Ant. 20,6,3 ( I J4·I J6). Cfr . sopra, pp . 559-560. 2.

5· Circa a questo tempo, probabilmente nel 53 d.C., un testo parzialmente conservato in papiri egiziani, gli Acta Isidori, presenta Agrippa come posto sotto accusa a Roma da una delegazione greca di Alessandria guidata da Isidoro. Vedi H.A. Musurillo, The Acts of the Pagan Martyrs: Acta Alexandrinorum ( I 954), nr. IV; vedi il commen­ to alle pp. I I 7-140; l'Agrippa a cui si fa riferimento potrebbe tuttavia essere Agrippa I e la data il 41 d.C.; vedi CPJ, nr. I 56, e sopra, p. 488. 6. Ant. 20,5,2 ( Io4); B.I. 2,I2,I (223); cfr. Ant. 20,9,7 (222) : È1tE1ttc:T"tEV"to yàp \mò KÀ.au8lou Kalc:rapoc; "tTJV É-rtLI-LÉÀ.ELav "tOV i.Epov . Non si fa parole del trasferimento del diritto di nominare i sommi sacerdoti, ma solo della sua effettiva applicazione (cfr. sotto, § 2J,IV). Che il dono del regno non avvenisse prima del 50 d.C. può essere dedotto da B.I. 2 ,14.4 ( 284), secondo cui Agrippa aveva raggiunto l'anno xvn del suo regno quando scoppiò la guerra nel mese di Artemisio (ljjar) del 66 d.C. Cosi, se lo si considera un re giudaico e si calcola il suo regno dal I Nisan al I Nisan, secondo mR.Sh. I,I, il suo XVII anno ebbe inizio il I Nisan del 66 d.C. e il suo primo anno al più presto il I Nisan del 50 d.C., ma probabilmente un po' più tardi.

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lo regno di Calcide, gli fu concesso un territorio più vasto, cioè la tetrarchia di Filippo (Batanea, Traconitide e Gaulanitide), la tetrarchia di Lisania (Abila) e la regione di Varo.7 Questo terri­ torio fu ulteriormente ampliato, dopo la morte di Claudio, da Nerone, che vi aggiunse parti importanti della Galilea e della Pe­ rea, cioè le città di Tiberiade e Tarichea con i distretti circonstan­ ti, e la città di Iulias con quattordici villaggi confinanti.8 7· Ant. 20,7,1 ( 138); B.I. 2,12,8 (247). Della tetrarchia di Lisania faceva indubbia­ mente parte anche Helbun (non lontano da Abila di Lisania), dove è stata trovata l'iscrizione citata sopra (nota r ) . Giuseppe spiega É'ltapx'a Ouapov in Vita n (48 ss.). Infatti il Varo qui nominato ( = Noarus, B.I. 2,18,6 [481-486] ), che Giuseppe pre­ senta come lxyovoc; IoÉ[J.OV 'tOU 'ltEpL 'tbv Al�avov 'tE'tpapxouv'toc;, s'identifica pro­ babilmente col nostro Varo. A sua volta, suo padre Soemo non era altri che il Soe­ mo che alla fine del 38 d.C. ottenne da Caligola 't'Ì')\1 'tW\1 'l'tvpalwv 'tW\1 'Apa�wv ... &.pxtiv (Dione 59,12,2), territorio che egli governò fino alla sua morte avvenuta nel 49 d.C., quando esso venne incorporato nella provincia di Siria (Tac., Ann. 12,23). Si può pertanto supporre che parte del territorio del Libano fosse stato lasciato per un po' a suo figlio Varo, e che questa sia la É'ltapxl!X Ouapov che Claudio concesse ad Agrippa. Dal momento che Agrippa ricevette il nuovo territorio nell'anno XIII di Claudio (dal 24 gennaio 53 al 24 gennaio del 54) dopo avere governato quattro anni su Calcide (8vvaCT'tEvcrac; 'tiXV'tl]c; f'tl] 'tÉCTaapa), e poiché il suo anno IV ebbe inizio, secondo il calcolo sopraindicato (nota 5), il I Nisan del 53 d.C., il dono deve essergli stato fatto verso la fine del 53 d.C. 8. Ant. 20,8.4 (159); B.I. 2,13,2 (252). Nel secondo brano si parla di Abila come se essa si trovasse in Perea; dr. vol. 11, § 23,I. Secondo A. Schlatter , Zur Topogr. und Gesch. Paliistinas, p. 50, lulias non è Iulias-Betsaida, bensl Iulias-Livias, nelle cui vicinanze si trovava anche una località chiamata Abel o Abila (vedi vol. II, § 23,I). Questi possedimenti devono quindi essere stati enclavi nella Perea meridionale, di molto separate dal resto del territorio di Agrippa; cfr. AHM. Jones, Cities of the Eastern Roman Provinces, p. 275 e Frankfort, op. cit. , p. 662. Un frammento di un'i­ scrizione recante il nome di Agrippa, trovato nella Perea meridionale, presumibil­ mente ad est di Filadelfia, sembra suffragare questa supposizione (C. Clermont-Gan­ neau, CRAI 1898, p. 8 n ; Id., Archaeological Researches in Palestine I [ 1899 ] , pp. 499·501 ). Tuttavia la località del ritrovamento è dubbia (Wadi el Kittar? ad est di Filadelfia) e dubbio è pure il riferimento dell'iscrizione al re Agrippa II (leggibile con sicurezza è solo q>�ì..o ... �ov Aypm... Koxxl]�ov Ax; l'integrazione q>�À.o[pwtJ.a�ov] non è certa, e l'integrazione [Iovì.. ]�ov è improbabile secondo i resti disponibili, perché prima di �ov non c'è A, ma N o H. Se veramente è indicato uno dei due re di questo nome, Agrippa I è il più probabile. Cosl questa testimonianza non costituisce un'ul­ teriore prova che i possedimenti di Agrippa II si estendessero tanto verso il sud. Non si può specificare con certezza quando precisamente fu concesso il dono di Nerone. Sulle ultime monete di Agrippa i suoi anni di regno sono calcolati secondo un'èra che s'inizia nel 6 1 d.C. Può darsi che la base di questa èra sia l'anno in cui i territori di Agrippa furono ampliati da Nerone. La separazione dei rispettivi distretti di Galilea e Perea avrebbe allora avuto luogo immediatamente dopo la partenza di Felice e l'en· trata in carica di Festo. Questo potrebbe essere il significato di un'annotazione casua­ le, secondo la quale Tiberiade rimase sotto il governo romano IJ.ÉXP� cllti)..�xoc; 'ltpOE· natJ.lvov 'ti]c; 'Iov8alu.c; (Vita 9 [37 ] ) . Tuttavia questo IJ.ÉXP� in sé non significa «fi-

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Della vita privata di Agrippa c'è poco di buono da raccontare. Sua sorella Berenice/ rimasta vedova alla morte di Erode di Cal­ cide nel 48 d.C. (vedi sotto, Appendice 1), visse da allora in poi nella casa del fratello ed ebbe presto il debole uomo in suo pote­ re al punto che - divenuta madre di due bambini - s'acquistò pessima reputazione. Quando lo scandalo divenne pubblico, Be­ renice, per mettere a tacere i maligni, riusd ad indurre il re Po­ lemone di Cilicia a sposarla e a sottoporsi alla circoncisione. Il matrimonio probabilmente non avvenne che dopo il 64 d.C.'o no alla fine dell'incarico di Felice»; e ciò rende incerta l'ipotesi dell'esistenza di un'èra di Agrippa con inizio nel 56 d.C. Anche per questa si potrebbe supporre come base l'ampliamento del territorio di Agrippa da parte di Nerone (cosl Graetz, MGWJ [ 1877 ] , pp. 344-349, per il quale la rifondazione di Cesarea di Filippo = Neroniade è la base dell'èra che parte dal 6I d.C.; questa opinione può essere rafforzata dall'ipotesi di Meshorer, op. cit. , pp. 85-87, secondo cui certe monete marcate Eill BAIIAE(!ll:) ArPIIIIT(OY) NEP!lNI(A-.601:? ) si riferirebbero alla rifondazione nell'anno v del­ l'èra di Agrippa). L'èra del 61 d.C. può essere calcolata in base a certe monete sulle quali l'anno XXVI di Agrippa viene sincronizzato col dodicesimo consolato di Domi­ ziano (Meshorer, op. cit. , nrr. 141-143), e ad un'altra sulla quale pure l'anno xxv di Agrippa è sincronizzato col dodicesimo consolato di Domiziano (Meshorer, nr. 140). Poiché questo consolato cade nell'86 d.C., anche l'anno XXVI di Agrippa ebbe inizio in quell'anno, e di conseguenza l'èra, in base alla quale egli calcola, nel 61 d.C. Per un nuovo tipo con quest'èra vedi Y. Meshorer, 'A New Type of Coins of Agrippa n ' , IEJ 21 ( 1 971), pp. 164-16.5. Un'èra che s'inizia cinque anni prima è indicata da due monete e da un'iscrizione. Entrambe le monete recano la data l-rouc; «L' -rov x«l ( segue un segno indicante il numero 6); vedi Meshorer, nrr. 99 e roo. Quindi l'anno XI del regno di Agrippa secondo un'èra corrisponde al VI dell'altra. Entram­ be queste ère sono usate in un'iscrizione trovata a Sanamen nell'Hauran : �-rouc; ).!;' -.ov x«l ).W �«CTLÀ.Éwc; 'Aypl7rn«: OGIS 426 = IGR III u27, e in una di Soueida (anni 16 e 2 1 ) : Syria 5 ( 1924), p. 324 = SEG vn 970. In ciascun caso un'èra inco­ mincia cinque anni prima dell'altra. H. Seyrig, op. cit. (n. I ), sostiene che l'èra del 56 è in maggioranza la base del calcolo degli anni sulle monete di Agrippa. A parte alcune monete con la testa di Nerone e da Meshorer (vedi sopra) attribuite al 6I d.C. come monete coniate per la fondazione di Neroniade, le monete di Agrippa a noi no­ te vanno probabilmente dal 69/70 al 90/9I d.C. 9· Su Berenice vedi RE,

s.v.

La reine Bérénice ( 195I).

'Berenike' ( 1 5); PIR2 I 65I ( lulia Berenice) ; E. Miraux,

IO. Polemone fu re del Ponto dal 38 al 64 d.C. Nel 4I d.C. ricevette in aggiunta pane della Cilicia, che egli conservò quando, nel 63 d.C, il Ponto divenne provincia roma­ na. Regnò in Cilicia almeno fino al tempo di Gaiba (vedi sopra, p. 550). Poiché Giu­ seppe, in occasione del matrimonio, lo presenta semplicemente come KLÀ.LXl«c; �«CTL· À.Euc; (Ant. 20,7,3 [ 145 ] ), probabilmente tale matrimonio non ebbe luogo prima del 64 d.C. Quest'ipotesi è suffragata dal fatto che Berenice, dopo la morte di Erode di Calcide nel 48 d.C., era rimasta vedova per lungo tempo (-rtoMv x;p6vov tTCLX:TJPEUCT(l· O"(l). Ad ogni modo essa fu di nuovo in Giudea dal 66 d.C.; ma il periodo 64-66 d.C. lascia abbastanza tempo per il matrimonio, che fu di breve durata. Il contesto in Giuseppe farebbe pensare che il matrimonio avvenisse prima della morte di Claudio

EXCURSU S : AGRIPPA II

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Berenice non resistette a lungo a fianco di Polemone, ma ritornò dal fratello e sembra che riallacciasse la vecchia relazione con lui. Almeno più tardi a Roma se ne parlava del tutto apertamente.u In politica estera Agrippa rinunciò perfino a quel po' di indi­ pendenza che suo padre aveva cercato di garantirsi e si sottomi­ se a Roma incondizionatamente. Fornl truppe ausiliarie per la spedizione contro i Parti ( .5 4 d.C. )12 e quando il nuovo procurato­ re Festo giunse in Palestina verso il 6o d.C., egli e sua sorella Berenice si affrettarono con grande pompa (IJ.E't'à. 1tOÀ.À:iiç cpcx.v­ 't'CX.CTLcx.c;) a dargli il benvenuto!3 La sua capitale, Cesarea di Fi­ lippo, fu da lui chiamata Neroniade, in onore dell'imperatore, e la città di Berito, che suo padre aveva ornato di magnifici monu­ menti di arte pagana, ottenne dalla sua graziosa benevolenza ul­ teriori doni.14 Le sue monete, quasi senza eccezioni, recano i no­ mi e le immagini degli imperatori regnanti : Nerone, Vespasia­ no, Tito e Domiziano. Come suo padre, anch'egli si denominava �cx.crt.À.EÙc; (J.Éyac; cpt.À.oxat.crcx.p EÙCTE�'Ì'}c; xaL cpt.À.opW(J.CX.t.oc;. 1' Che nel complesso stesse più dalla parte dei Romani che da quella dei Giudei risulta da un episodio che, seppure in altro contesto, documenta la sua indolenza e debolezza. Quando si tratteneva a Gerusalemme, era solito abitare nell'ex palazzo de­ gli Asmonei. 16 Egli innalzò notevolmente questo già alto edifi­ cio, aggiungendovi una torre, in modo da poter contemplare di (54 d.C.), ma, come risulta ora chiaro, è un'apparenza ingannevole. L'età eli Berenice non fa difficoltà, perché nel 70 d.C. la donna era ancora in grado di affascinare Tito. I I . Ant. 20,7,3 ( 145). Cfr. Giovenale 6,156-160: ... deinde adamans notissimus et Berenices in digito factus pretiosior; bune dedit olim barbarus ineestae, dedit bune Agrippa sorori, observant ubi festa mero pede sabbata reges, et vetus indulget senibus clementia porcis. 13. Aet. 25,13.23. 12. Tac., Ann. 13,7. 14. Ant. 20,9.4 (2II). La città è chiamata Neroniade anche sulle monete (vedi sopra, n. 7). Che la capitale non fosse Tiberiade - e quindi certamente Neroniade - risulta. chiaro da Giuseppe, Vita 9 (37-39). 15. Cosl OGIS 419 = IGR m 1244 (vedi sopra, n. 1 ); cfr. OGIS 420 = IGR m 1089. 1090, corr. in CRAI 1928, p. 213 = SEG vu 217. �CLCTLÌ..EÙc; (J.Éyac; si trova anche in OGIS 42.2 = IGR III I I94 e QGIS 4.25 = IGR m I I44. 16. Secondo Ant. 2o,8,II ( 189 s.) e B.I. .2,16,3 (344) questo palazzo era situato sul co­ siddetto Xisto, una piazza pubblica da. cui un ponte portava direttamente al tempio (B.I. 6,6,2 [3.25 ] ) . ·

L 'EPOCA ROMANO-ERODIANA

là la città e osservare nelle sue ore oziose le funzioni sacre che si svolgevano nel tempio. Questo indolente osservatore spiaceva ai sacerdoti, che gli chiusero la vista costruendo un muro. Agrip­ pa si rivolse allora per aiuto al suo amico procuratore Festo, che fu pronto a sostenerlo. Ma una deputazione giudaica si recò e­ spressamente a Roma e ottenne, con intervento dell'imperatrice Poppea, che il muro restasse. Cosl da allora in poi Agrippa do­ vette fare a meno del suo piacevole passatempo.17 Nonostante la sua incondizionata sottomissione a Roma, A­ grippa cercò di mantenere buoni rapporti col giudaismo. Ai suoi cognati, Azizo di Emesa e Polemone di Cilicia, in occasione del loro matrimonio con le sue sorelle fu richiesto di sottomettersi alla circoncisione.18 La tradizione rabbinica racconta di questio­ ni relative alla legge che il ministro di Agrippa o lo stesso re po­ sero al famoso Rabbi Eliezer (ben Ircano ).19 Perfino Berenice, tanto bigotta quanto dissoluta, comparve una volta a Gerusa­ lemme come nazirea.20 Sebbene , secondo Act. 2 5 ,2 2 s., Agrippa e Berenice fossero curiosi di vedere e sentire Paolo, alla fervente testimonianza dell'Apostolo il re seppe rispondere soltanto : «Per poco non mi persuadi a farmi cristiano! » (Act. 26,28 ), don­ de risulta che egli era sgombro da ogni fanatismo, ma anche da ogni vera partecipazione a problemi religiosi." O per convinzione personale o per considerazioni di pura con­ venienza politica Agrippa promosse senza dubbio la causa del giudaismo in varie occasioni. Per rinforzare ed alzare di venti cubiti il tempio, le cui fondamenta s'erano abbassate, egli con grandi spese fece venire dal Libano del legno da costruzione di 17. Ant. 2o,8,n ( 190-195). x 8. Ant. 20,7,1 ( 139 ) . 3 (145). 19. Vedi Tan!;., Lekh 20; bSuk. 27a; bPes. 107h. Cfr. J. Derenbourg, op. cit., pp. 252-254; Graetz, MGWJ ( 1881) , pp. 483-493. Come interrogante, la tradizione men­ ziona a volte l'a=inistratore di Agrippa, a volte lo stesso re. 20. B.I. 2,15,1 (313-314). 2 r . Le parole di Agrippa (Act. 26,28) non vanno intese in senso ironico: «.lou 'A).[e]l;[6.vlipou É1t]6.pxou [ -r: ]ou 'louliaL[xou cr-r:panu] . Tibc­ rio Giulio Alessandro era quindi 'Capo dello Stato Maggiore'. La posizione di quc­ ·sto ufficiale di rango equestre in un esercito comandato da un generale di rango senato­ dale era simile a quella del praefectus praetorio in un esercito comandato dallo stesso imperatore. Cfr. CIL III 6809. In effetti un papiro (P. Hibeh 215) Io descrive come yevoJ.LÉvou xaL È1t6.pxou 1tpaL[ -r:wplov] . Ciò può riferirsi al suo ruolo nell'esercito di Tito o ad un'effettiva assunzione della prefettura pretoriana a Roma; per la secon­ da ipotesi vedi E.G. Turner, JRS 44 ( 1954), pp. 54-64; cfr. PIR' I I39· Vedi om 86. B.I. 5,1,6 (40). IGLS 4on. ·87. Come risulta da 5,3,1 (98-99) ; cfr. 5,13,7 (567). Una volta si supponeva che anchl· Plinio il Vecchio fosse nell'esercito di Tito come 6.v-r:E1tl-r:po1toç di Tiberio Giulio Alessandro, seguendo la ricostruzione dell'iscrizione di Arado fatta da Mommscn (CIG III, p. I I78, n. 4536 s.), vedi sopra, n. 85. Ma l'identificazione è insostenibilr. Vedi R. Syme, 'Pliny the Procurator', HSCPh 63 ( 1965), pp. 201-236 . 89. B.I. 5,24-6 (71-97). .88. B.I. 5,2,1-2 (47-66).

§ 20. LA GRANDE GUERRA CONTRO ROMA

furono costretti a cedere il cortile ai sostenitori di Giovanni. Da allora in poi a Gerusalemme ci furono di nuovo solo due parti­ ti, quello di Giovanni e quello di Simone.90 Per capire l'assedio che ora segul è necessario avere almeno un'idea generale della disposizione della città.91 Gerusalemme era posta su due colline, una occidentale più alta ed una più bas­ sa ad est, divise da una profonda gola che andava da nord a sud, il cosiddetto Tiropeon. Sulla collina maggiore ad ovest sorgeva la città alta, sulla minore, ad est, la città bassa. Quest'ultima era chiamata anche «Aera» , perché era qui che una volta si ergeva la rocca di Gerusalemme costruita da Antioco Epifane.92 A nord dell'Aera si trovava l'area del tempio, la cui estensione era stata notevolmente ampliata da Erode il Grande. Adiacente al tempio sul suo lato settentrionale s 'ergeva la fortezza Antonia. L'area del tempio era circondata su tutti e quattro i lati da forti mura e costituiva già per sé una piccola fortezza. Attorno alla città alta e alla città bassa correva una comune cinta di mura, che si univano a quelle occidentali dell'area del tempio, poi prima volgevano ver­ so ovest, quindi, con una grande curva verso sud, cingevano la città alta e quella bassa, e infine terminavano nell'angolo sud-o­ rientale dell'area del tempio. Inoltre è da pensare che la città alta fosse separata dalla città bassa da mura che correvano da nord a sud lungo il Tiropeon. Infatti Tito, quando fu padrone della città bassa, dovette ancora dirigere i suoi arieti contro le mura della città alta . Ad ovest, a sud e ad est le mura esterne sorgevano su al­ ti precipizi, solo a nord il terreno era abbastanza piano. Su questo lato correvano una seconda muraglia, che formava una curva a nord e includeva il vecchio sobborgo, e poi, con una curvatura an­ cora più a nord, una terza muraglia iniziata da Agrippa r e com­ pletata solamente durante la rivolta, allorché la necessità lo ri­ chiese. Queste ultime mura includevano la cosiddetta Città Nuo­ va o sobborgo di Bezetha.93 Come richiedeva la stessa posizione della città, Tito diresse il suo attacco contro il lato nord, cioè contro la terza muraglia e­ sterna, che, dal punto di vista degli attaccanti, era la prima. Gli 90. B.I. 5,3,r (99-105); Tac., Hist. 5,12. 9 1 . Cfr. la descrizione in B. I. 5.4 ( 1 36-r83). 92. Per la posizione dell'Aera vedi sopra, p. 2II. 93· Su Bezetha dr. sopra, p. 592.

6ro

L 'EPOCA ROMANO-ERODIANA

arieti iniziarono la loro opera in tre punti, e solo allora i combat­ timenti interni cessarono e i due partiti, quello di Giovanni di Ghischala e quello di Simone Bar-Ghiora, unirono le forze. In uno dei loro attacchi ebbero tale successo, che solo per l'inter­ vento di Tito (che da solo abbatté dodici nemici) le macchine fu­ rono salvate .94 Dopo quindici giorni di lavoro uno dei poderosi arieti aprl un varco nelle mura, i Romani penetrarono all'inter­ no e i1 7 Artemisios ( Ijjar, aprile/maggio) s'impadronirono delle prime mura.9' Cominciò l'assalto alle seconde mura. Cinque giorni dopo la presa delle prime, anche queste caddero sotto i colpi furiosi degli arieti romani. Con un reparto scelto Tito entrò, ma fu respinto dai Giudei . Ma quattro giorni più tardi le prese di nuovo e que­ sta volta le tenne stabilmente.96 Egli fece ora erigere due torri contro la città alta e due contro l'Antonia: ognuna delle quattro legioni doveva costruire una torre. Simone Bar-Ghiora guidava la difesa della città alta, Gio­ vanni di Ghischala quella dell'Antonia.97 Mentre i lavori erano in corso Giuseppe si vide costretto ad invitare la città ad arren­ dersir ma invano. Il cibo già scarseggiava e molti degli abitanti più poveri uscivano in cerca di qualcosa da mangiare . Chiunque cadeva nelle mani dei Romani veniva crocefisso davanti alle mu­ ra o rimandato in città con membra mutilate per incutere terro­ re agli assediati.99 Il 29 Artemisios (Ijjar, aprile/maggio} le quattro torri erano completate. Simone e Giovanni avevano aspettato che fossero terminate per volgere tutte le loro energie a demolire il risultato di un lavoro arduo e faticoso. Giovanni di Ghischala si occupò di quelle poste contro l'Antonia, facendo scavare sotto di esse una galleria sostenuta da pali, a cui poi diede fuoco. Le torri crollarono e furono distrutte dalle fiamme. Due giorni più tardi Simone Bar-Ghiora incendiò e distrusse anche le torri poste con­ tro la città alta. 100 94· B.I. 5,6,2-5 ( 258-290) ; Suet., Div. Tit. 5: duodecim propugnatores totidem sagit­ tarum confecit ictibus. 96. B.I. 5.7.3-4 (303-330). 8,1-2 (331-347> 95· B.I. 5.7,2 (299·302). 98. B.I. 5,9,3-4 (362-419). 97· B.I. 5,9,2 ( 358); dr . I IA (467-472). 99· B.I. 5,10,2·5 (424·445 >- I I,1-2 (446·459) 1 00. B.l. 5,II,4-6 (466-485 )-

§ 20. LA GRANDE GUERRA CONTRO ROMA

6u

Prima di tentare di costruire nuove torri Tito ricorse ad un altro mezzo. Circondò l'intera città con un ininterrotto muro di pietra ( 'tELXO�) così da tagliare ogni rifornimento e prendere la città per fame. Con sorprendente velocità l'opera fu terminata in tre giorni . Numerose pattuglie controllavano che nessuno u­ scisse.IOI Conseguentemente la fame nella città s'aggravò spaven­ tosamente: la fantasia di Giuseppe era fertile, ma anche solo la metà di ciò che egli racconta, se è vero, basta a inorridire.102 In tali circostanze solo un uomo come Giuseppe può rimproverare a Giovanni di Ghischala d'aver fatto un uso profano dell'olio e del vino sacri/03 Nel frattempo Tito fece anche costruire nuove torri, di cui que­ sta volta quattro rivolte contro l'Antonia. A causa della com­ pleta devastazione della zona circostante, il legno necessario do­ vette essere portato da una distanza di novanta stadi (quattro ore e mezzo di cammino).104 Dopo ventun giorni di lavoro le tor­ ri erano terminate. Un attacco contro di esse condotto da Gio­ vanni di Ghischala il 1 Panemos (Tammuz, giugno/luglio) falll, perché non fu compiuto con lo stesso vigore di prima, mentre i Romani avevano raddoppiato la loro vigilanza.10' I Giudei si erano appena ritirati, quando gli arieti incominciarono a battere contro le mura, dapprima senza molto successo. Ma queste era­ no così scosse dai colpi, che subito dopo crollarono da sole nel punto in cui gli arieti avevano colpito. Ma anche così l'assalto era difficile, perché Giovanni di Ghischala aveva già eretto altre mura dietro di quelle. l1 3 Panemos, dopo un discorso di incita­ mento tenuto da Tito, un soldato siriaco di nome Sabino tentò di scalare le mura con undici compagni, ma cadde in battaglia 101. B.I. 5,12,1-32 (499-5II); cfr. Le. 19,43. 102. B.I. 5,12,3 ( 5 12-518). 13,7 (567-572 ); 6,3,3-4 ( 193-213). Cfr. Aboth de R. Nathan A, 6 (ed. Schechter, p. 32); dr. bGit. 56ab. Una storia famosa è quella di Maria di Beth­ Ezob che , spinta dalla fame, divorò il proprio figlio. Vedi B.I. 6,34 ( 201-213); Euse­ bio, H.E. 3 ,6; Girolamo, ad Ioel 1,9 ss. (CCL 76, p. 170). Ma il divorare i propri figli rientra abitualmente nella descrizione degli orrori della guerra: ad es. come mi­ naccia: Lev. 26,29; Deut. 28,29; Ier. 19,9 ; Ez. 5,10; o come storia: 2 Reg. 6,28-29; Lam. 2,20; 4,1o; Bar. 2,3. 103. B.I. 5,13,6 (562-566). Cfr. mMid. 2,6, che fa riferimento alla PLxa,vov 't'OV -.« xpo­ v�x« CTV'Y'YPc.t41c.tiJ.Évou . . . La notizia è confermata dal fatto che gli scrittori anteriori ad Elagabalo conoscono solo il nome Emmaus (cosl Plinio, N.H. 5,14/70; Tolemeo 5,16; ecc.). Similmente Giuseppe, che menziona spesso questa Emmaus, non aggiun·

ge neppure una volta che essa allora si chiamasse anche Nicopoli, sebbene faccia spes­ so osservazioni di questo genere. Nondimeno dalle monete sembra risultare che il nome 'Nicopoli' fosse in uso nel periodo 70o221 d.C.; BMC Palestine. loc. cit., cfr. però Vincent & Abel, Emmaus, pp. 321·323. Contro l'identità di Emmaus-Nicopoli con la colonia militare di Vespasiano sembrano tuttavia decisivi i fatti seguenti: r . Giuseppe fa riferimento alla colonia militare come se fosse una località in genere sco­ nosciuta (xwpCov 8 xc.tì..Ei:"t'a� 'A(.I.(.I.aovc; . . . ), mentre l'altra Emmaus era ben nota ed è spesso menzionata da Giuseppe in precedenti passi del B.I. ; 2. Giuseppe non dice

§ 20. LA GRANDE GUERRA CONTRO ROMA

62!

Giudei per il tempio di Giove Capitolino.143 La popolazione del­ la Palestina era impoverita e tremendamente ridotta di numero dalla guerra settennale. Un'autorità giudaica (nell'antico senso del termine) non esisteva più. L'unico centro rimasto al popolo era la Torà, attorno alla quale esso si raccolse con ansiosa e scru­ polosa fedeltà, nell'incrollabile speranza che essa potesse di nuo­ vo acquistare valore e applicazione pratica in una comunità po­ litica, anzi nel mondo. che la colonia militare di Vespasiano fosse chiamata Nicopoli; 3· per Emmaus-Nico­ poli manca qualsiasi caratteristica di colonia. Pertanto la nostra Emmaus è assai pro­ babilmente la stessa menzionata nel N.T. (Le. 24,13), sebbene le distanze in entrambi i casi - 30 e 6o stadi - siano solo approssimativamente giuste. :t molto probabile che la colonia militare vada identificata con Kulonieh (Colonia) presso Gerusalemme. Vedi Abel, Géog. Pal. II, pp. 314-316. Due testi talmudici (iSukk. '4b, bSukk. 4'a) identificano Colonia ( qlwnii'l con Mò�a', una località situata nelle vicinanze di Geru­ salemme e menzionata in mSukk. 4,,, ma è un'opinione di scarsa importanza. 143. B.I. 7,6,6 (218); Dione 66,7,2. Sull'esistenza di una imposta giudaica vedi M.S. Ginsburg, 'Fiscus Iudaicus', JQR 21 ( 1 930/193 1), pp. 281 ss.; CPJ r, pp. So-88; II, pp. I I9-136. 204-208 (la trattazione più importante); cfr. I.A.F. Bruce, 'Nerva and the Fiscus Iudaicus', PEQ 96 (1964), pp. 34·4'·

§ 2 I . Dalla distruzione di Gerusalemme

al crollo di Bar Kokhba

I . Situazione

in Palestina da Vespasiano ad Adriano

Mentre la Giudea prima della guerra era stata retta da gover­ natori di rango equestre (procuratori ), ora le furono assegnati governatori di grado senatoriale; pertanto venne meno la prece­ dente subordinazione ai governatori della Siria (evidente alme­ no in certe circostanze). Il nome ufficiale della provincia era ora, come prima, 'Giudea' .1 Poiché essa aveva come guarnigione solo una legione, la legio X Fretensis (vedi sopra, p. 6 1 6), con l'ag­ giunta di sole truppe ausiliarie (vedi sopra, p. 452), il coman­ dante della legione era allo stesso tempo governatore della pro­ vincia. Questi governatori furono dapprima di rango pretorio. Solo in un periodo successivo - negli anni 1 20, quando anche la legio VI Ferrata stanziava in Giudea e il legato romano non era contemporaneamente governatore - la provincia fu amministra­ ta da uomini di rango consolare.2 1. Il nome 'Giudea' è ampiamente attestato, per es. nel diploma dell'86 d.C. , CIL XVI 33; in un'iscrizione di Pompeio Falcone (cfr. sotto, p. 625); in un'iscrizione di Giulio Severo (CIL m 2830 = ILS 1056); cfr. anche CIL 111 5776 = ILS 1369; VIII 7079 = ILS 5549; e su monete (per es. su una moneta che attesta e celebra la presenza di Adriano in Giudea: adventui Aug. Iudaeae, BMC Roman Empire, nrr. 493-494 ). Confronta ora il diploma egiziano dell'anno 105 d.C., che menziona due coorti trasferite in Iudaeam (H.-G. Pflawn, Syria 44 [ 1967 ] , pp. 339-362). La desi­ gnazione Syria Palaestina, che si trova già in Erodoto, divenne più tardi la regola . Una precedente attestazione dell'uso ufficiale di questa designazione è data da un diploma del 139 d.C., trovato in Palestina: CIL XVI 87 (vedi sopra, p. 452). Ma an· che cosl l'antico nome 'Giudea' non scomparve interamente. Il geografo Tolemeo (5, 16,1) usa entrambe le designazioni. 2. Vedi P. von Rohden, De Palaestina et Arabia provinciis Romanis, pp. 30 ss.; e i l cambiamento nello status della provincia, che ora si s a essere avvenuto prima della guerra del 132·13.5 d.C., vedi S. Safrai, 'The Status of Provincia Judaea after the Dc­ struction of the Second Tempie', Zion 27 ( 1 962), pp. 216-222 (in ebraico); H.-G . Pflaum, 'Remarques sur le changement de statut administratif de la province de Ju· dée', IEJ 19 ( 1969), pp. 22.5-233 . Per il periodo posteriore vedi S . Krauss, 'Les gou-

§ 2 I . DALLA DISTRUZIONE DI GERUSALEMME A BAR KOKHBA

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Della serie dei governatori sono noti solo singoli nomi.' Dei primi in carica durante la guerra del 70-7 4 d.C. abbiamo già fat­ to menzione . I . Sex. Vettulenus Cerialis,4 che comandava la legione v all'as­ sedio di Gerusalemme (cfr. sopra, pp. 607-608) . Dopo la parten­ za di Tito rimase come comandante delle truppe di occupazione, cioè della legione x e dei reparti ad essa associati, e li trasmise a Lucilio Basso. 2 . Lucilius Bassus, che prese le fortezze di Herodium e Ma­ cheronte.' Morl governatore.6 Va identificato con un Sex. Luci­ lius Bassus di cui si fa spesso menzione durante lo stesso periodo/ Il procuratore che servl sotto di lui, L. Laberius ( non At�Éptoc;) Maximus,8 è menzionato anche negli Atti dei Fratres Arvales (CIL VI 2059 = ILS 5 049) e nel diploma militare dell'83 d.C. (CIL XVI 29 = ILS I 9 9 6 ). Secondo quest'ultimo egli era allora prefetto d'Egitto.9 3 · L. Flavius Silva, tra il 73/74 e l'B I d.C.; il conquistatore di Masada. 1° Fu console nell'8 I d.C. Gli Acta Arvalium dànno il suo nome completo : L. Flavius Silva Nonius Bassus ( CIL VI 2059 ). Due nuove iscrizioni mostrano chiaramente che egli non può essere stato legatus della Giudea prima del 73 d .C. e, di con­ seguenza, che la caduta di Masada deve risalire al più presto alla primavera del 74 d.C.11 4· Cn. Pompeius Longinus, 86 d.C. Su un diploma di Domiziaverneurs romains en Palestine de 135 à 640', RE] Bo ( 1925), pp. 1 1 3-130; cfr. M. Avi-Yonah, Geschichte der Juden im Zeitalter des Talmud ( 1 962), pp. 41-43. In una iscrizione trovata a Gerusalemme e risalente all'epoca di Severo e Caracalla si fa menzione di un M. Iunius Maximus «leg(atus) Augg. (cioè duorum Augustorum) leg(ionis) X Fr(etensis)» (CIL 111 6641). Se questi fosse stato governatore e insieme comandante della legione, non dovrebbe mancare la designazione pro praetore. 3· Cfr. gli elenchi, ora superati, in E. Kuhn, Die stadtische und biirgerliche Verfas­ sung des rom. Reiches ( 1864-1865) n, pp. 184 ss.; Marquardt, Rom. Stadtsverwal­ tung r (11884), pp. 419 ss.; P. von Rohden, De Palaestina et Arabia . , pp. 36-42; RE xrr, coli. 1675-1676. Vedi ora gli elenchi recenti in Pflaum, op. cit. e W. Eck, Senato­ ren von Vespasian bis Hadrian ( 1970), p. 243. 4· B.I. 7,6,1 ( 163-164). Vedi PIR1 V 351, ma nota R. Syme, Athenaeum 35 ( 1957), pp. 6 . B.l. 7,8,r (252). 5· B.I. 7,6,1-6 ( 163-21 8 ). 7· Vedi PIR1 L 379· 312-313. 8. B.I. 7,6,6 (216). 9· Vedi PIR1 L 8. ro. B.I. 7,8,9 (252-406). I I . Vedi Eck, op. cit. (sopra, alla n. 3), pp. 93-1 1 1 . Prima di essere legatus egli aveva ricevuto il rango di pretore da Vespasiano e Tito durante la loro censura, che ebbe inizio nella primavera del 73· Testimonianze anteriori in PIR' F 368. ..

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L 'EPOCA ROMANQ-ERODIANA

no dell'8 6 d.C. dei veterani di due alae e quattro coorti si legge: qui. . . sunt in Iudaea sub Cn. Pompeio Longino ( CIL XVI 3 3 ). Da certe indicazioni del diploma, Henzen ritenne di poter de­ durre che a quel tempo si fossero svolte operazioni militari in Giudea. Questa deduzione non è tuttavia categorica.I2 Questo Cn . Pompeius Longinus dovrebbe identificarsi con l'omonimo cons. suff. del 90 d.C. e con quel Cn. Aemilius Pinarius Cicatri­ cula Pompeius Longinus, che fu governatore della Mesia Supe­ riore nel 93 d.C. e della Pannonia nel 98 d.C.13 5 · Sex. Hermetidius Campanus, 93 d.C. Il dittico !igneo del­ l'Egitto/4 che contiene un editto di Domiziano concedente favo­ ri a veterani, menziona anche soldati qui militaverunt Hieroso­ lymnis i� leg. X Fretense (vedi sopra, p. 6 r 6) honesta missione stipendis emeritis per Sex. Hermetidium Campanum, legatum Aug. pro praetore, e la data : 93 d.C. Egli fu forse console nel 97 d.C.1' 6. Atticus, ? 99/ r oo-? ro2/ 1 03 d.C. In due frammenti di E­ gesippo citati da Eusebio si dice che Simone, figlio di Cleopa, cu­ gino di Gesù di Nazaret e presunto secondo vescovo della chiesa di Gerusalemme, morl martire «sotto l'imperatore Traiano e il ,governatore Attico» (H.E. 3 ,32,3 : È7tL Tpa.i:cx.'Jou Kcx.lcrcx.poc; xcx.t Ù7tCX.'tLXOU 'A't"t'LXOU . . . ; ibid. 3,3 2 , 6 : E7tL 'A't'tLXOU 'tOU Ù7tCX.'tL­ -xou . . . ). Nella Cronaca di Eusebio questo avvenimento è colloca­ to nell'anno x di Traiano ( ro7 d.C. )/6 nel Chronicon paschale17 durante il consolato di Candido e Quadrato ( r o5 d.C.). Queste due indicazioni non costituiscono una valida testimonianza, spe12. Cfr. W. Henzen, Jahrbuch d. Vereins von Alterthumsfreunden im Rheinlande 13 {1848), pp. 34·37· Le ragioni eli Henzen erano: a) la cob. I Augusta Lusitanorum ci­ tata nel diploma stazionava, poco prima, in Pannonia. Doveva pertanto essere stata inviata colà proprio allora per rinforzare la guarnigione della Giudea. b) Secondo il .diploma, i veterani ottennero bensl la civitas, ma non il congedo (honesta missio); ·c'era quindi ancora bisogno eli loro. L'ultimo argomento non è convincente, e la coh. I Augusta Lusitanorum citata nel diploma è diversa dalla coh. I Lusitanorum rintrac· dabile in Pannonia nell'85 d.C. IJ. Cfr. E. Ritterling, Archaol.-epigr. Mittheilungen aus Oesterreich-Ungarn 20 ( I 897), p. IJ; e sul governatorato del 93 d.C. vedi E. Bormann, JOAI I ( I898), pp. I7I- I74; vedi RE, s.v. 'Pompeius' (9o); R. Syme, Tacitus ( I958), p. 647. I4- ILS 9056 = Cavenaille, Corpus Papyrorum Latin., nr. 104 = CIL XVI, App. nr. u. 15. Vedi PIR2 H 143; dr. R. Syme, Tacitus ( 1958), p. 641. 16. Chron., ed. Schoene II, pp. 162-16). 17. Ed. Dindorf I, p. 47I.

§ 2 I . DALLA DISTRUZIONE DI GERUSALEMME A BAR KOKHBA

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cialmente quella del Chronicon paschale, che attinge solo da Eu­ sebio. Queste date sembrano escluse da testimonianze documen­ tate di altri legati della Giudea in questo periodo (vedi sotto). In considerazione della possibile età di Simone, è stato ipotizza­ to che il martirio vada posto nella prima piuttosto che nella se­ conda metà del regno di Traiano. Il periodo 99- 1 03 d.C. costi­ tuisce quindi una possibilità ragionevole. È presumibile che At­ ticus vada identificato con Ti. Claudius Atticus Herodes, padre del famoso oratore Erode Attico.'8 7 . C. lulius Quadratus Bassus, c. 102/103-104/ 105 d.C., la cui carriera è nota da una lunga iscrizione trovata nella sua nati­ va Pergamo ( AE 1933 , 2 6 8 ; 19 34, 1 7 6 ), va identificato col con­ sul suffectus del 1 05 d.C. Il suo governatorato della Giudea, at­ testato nell'iscrizione, andrà posto immediatamente prima del suo consolato.19 8. Q. Roscius Coelius Pompeius Falco, c. 105-107 d.C. Il cur­ sus honorum di quest'uomo, corrispondente di Plinio il Giova­ ne, è noto da iscrizioni.20 Tra l'altro egli è designato come leg(a­ tus ) Aug( usti) pr( o) pr(aetore) provinc( iae) [ ludaeae e ] t leg( io­ nis) X Fret( ensis); in ILS 1 03 6 (Hierapolis Castabala): leg. Aug. leg. X Fret. et leg. pr. pr. provinciae Iudaeae consularis (un erro­ re dell'incisore per cos. ; egli fu consul suffectus nel 108 d.C.) . Stando a Plinio, Ep. 7 ,22, il governatorato della Giudea va pro­ babilmente posto nel 107 d.C., poiché in una lettera scritta circa a quel tempo Plinio raccomanda a Falcone un amico per la carica di tribuno. E in base agli altri dettagli del suo cursus honorum ciò può avere avuto luogo solo durante il suo governatorato del­ la Giudea. Le lettere inviate da Plinio a Falcone sono Ep. 1 ,2 3 ; 4,27; 7,22 ; 9,1 'j .21 9 . Un'iscrizione di Side in Panfilia, pubblicata recentemente, accenna a un senatore il cui nome, frammentario, potrebbe esse­ re stato C. Avidius Ceionius Commodus, e che governò la Giu18. Vedi EM. Smallwood, 'Atticus, Legate of Judaea under Trajan', JRS 52 ( 1962), pp. 1 3 1-133.

19. Vedi Smallwood, op. cii., e PIR' I 508. 20. ILS IOJ5·10J6. 21. Vedi R. Syme, Tacitus ( 1 958), pp. 243· 245 ; Id., Historia 9 ( 1 96o), p. 344; A.N. Sherwin-White, The Letters of Pliny ( 1 966), pp. n5. 138-140. 306. 429. 497· 499500; cfr. Smallwood, op. cit., pp. 1 3 1-132.

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L 'EPOCA ROMANO-ERODIANA

dea sotto Traiano qualche tempo dopo il I 02 d.C. Egli è designa­ to come 7tpEcr�w·d)v [ &.v-rtcr-rp&.-rT) ]yov ÀE [ yE] wvoç t ' xa.t E:­ '7tCX.PX [ E�cx.ç 'Iouòcx.lcx.c; . . . ] . Vedi Pflaum, op. cit. sopra , n. 2 . I o . ?Tiberianus, c. I I4 d.C. Giovanni Malalas (ed. Dindorf, p. 273 ) riporta il testo di una comunicazione che Tiberiano, go­ vernatore della Palaestina Prima inviò a Traiano durante il sog­ giorno di quest'ultimo ad Antiochia nel I I4 d.C. (Év 'te!) Òtcx.'tpL­ �EW -ròv cx.1hòv Tpcx.�cx.vòv �cx.cn.À.Écx. Év 'AV't"LOXE�� 'tijc; I:up�ac; �ouÀEUOIJ.EVov 'tà 1tEpt nv 1tOÀÉ!J.OU É!J.T)vucrEv au't"Òv Tt.BEpta­ v6c;, i)yE!J.WV 't OV 1tpwnu Ilcx.À.cx.tcr'ttVwv Ei}vouc;, 't"CX.V 't" CX. ). Tibe­ riano informa l'imperatore che i Cristiani fanno stupidamente a gara fra di loro nel subire il martirio e chiede adeguate istruzio­ ni. In risposta Traiano ordina a lui e a tutti gli altri magistrati di tutto l'impero di sospendere le persecuzioni. La stessa notizia, in forma un po' diversa, è riportata anche da Giovanni Antioche­ no (in Miiller, FHG IV, pp. 5 B o-5 8 I , FI I I ) . Il racconto di que­ st'ultimo è riprodotto parola per parola nella Suda, s . v . Tpcx.i:cx.­ v6c; . Entrambi i racconti, che nell'essenziale corrispondono, so­ no altamente sospetti a causa del loro contenuto. Inoltre la divi­ sione della Palestina in Palestina Prima e Secunda non si ebbe prima della metà del sec. IV. Qui e in molti altri punti i racconti di Malalas e di Giovanni Antiocheno sono talmente rispondenti, che l'uno deve avere comunque attinto dall'altro. Malalas scris­ se nel tardo sec. VI e Giovanni Antiocheno nella prima metà del sec. vn; la sua versione è in effetti un palese riassunto di quella di Malalas .21 Nessuna delle due può venire accettata come testi­ monianza certa dell'esistenza di un governatore della Giudea chiamato Tiberianus. I r . Lusius Quietus, c. I I 7 d.C. Questo eminente generale fu nominato governatore della Giudea dopo che ebbe soffocato la rivolta giudaica in Mesopotamia (Eusebio, H.E. 4,2,5 : 'Iou­ oalac; i)yE!J.�lV Ù7tÒ 't"OV CX.U't"OXPtl'tOpoc; a'JEOE�Xi}T) . . . ; Chron. , 22. Giovanni Malalas, Chronographia (Xpovoypacp(a), ed. L. Dindorf (CSHB, 1831 ): Migne PG 98, coli. 9-790. Testo citato: (libri 9-12) A. Schenk Graf von Stauffenber11. Die rom. Kaisergeschichte bei Malalas (193 1 ). Vedi W. Weber, 'Studien zur Chronik des Malalas', in Festgabe fur A. Deissmann (1927), pp. 20-66. Cfr. B. Altaner, Patro logie ('1966), p. 234. I libri 1-17 nella loro forma artuale giungono solo al '63 d.C. (in origine al 574). Su Giovanni di Antiochia vedi K. Krumbacher , Geschichte da byzantinischen Literatur (2r897), pp. 334·337·

§ 2 1 . DALLA DISTRUZIONE DI GERUSALEMME A BAR KOKHBA

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ed. Schoene II, p. I 64, nell'anno XVIII di Traiano [ 2 I 3 I Abr. ] ; greco in Sincello, ed. Dindorf I, p. 657: i}yElJ..W'V 't'i]� 'Iouoa�a.� Ot.à. 't'OV't'O xai}LCT't'a."taL ). Dione dice semplicemente che dopo il suo consolato ( I I 5 d.C.) egli fu governatore della Palestina (Dio­ ne 6 8 ,3 2 , I 5 : \ntiX't'Eucrat. 't'i)� 't'E llaÀ.at.CT't'L'V'r}� &p;at., Boisse­ vain III, p. 206). Che Traiano inviasse in Palestina un legato di rango consolare e non semplicemente di rango pretorio era un fatto giustificato dalle particolari circostanze di quel tempo. Lu­ sio Quieto fu deposto da Adriano (H.A., vita Hadr. 5 , 8 : Lusium Quietum . . . exarmavit), e subito dopo giustiziato ( ibid. 7 , 1 2; Dione 69,2 , 1 5 ).'3 I 2 . Q. Tineius Rufus, I 3 2 d.C.24 Al tempo della ribellione di Bar Kokhba un Rufus era governatore della Giudea (Eusebio, H.E. 4,6 : 'Poucpo� È7tcX.pxwv "tf)c; 'IouOaLac;). Nella Cronaca di Eusebio egli è chiamato Tinnius Rufus (ed. Schoene II, r 6 6I 67 ). Greco in Sincello, ed. Dindorf I, p. 66o: i}yE�"tO OÈ "ti)c; 'Iouoat:ac; T�wt.oc; 'Poucpoc;. Latino in Girolamo, tenente provin­ ciam Tinnio Rufo (Cronaca, ed. R. Helm, p. 200 ). La forma cor­ retta è Q. Tineius Rufus, come risulta dai Fasti Ostienses per il I 2 7 d.C. (!ns. Italiae XIII, I , p. 205 ). Questo documento mostra che Rufo ricopri la carica di consul suffectus in quell'anno. Di conseguenza il passaggio della Giudea allo status di provincia consolare ( con due legioni) doveva essere già avvenuto, in quale data precisamente, non si sa. Tuttavia certe indicazioni fanno pensare che lo status del procurator equestre della provincia si sia avuto nel I 2 3 d.C.; vedi Pflaum, IEJ 1 9 ( 1 96 9 ), pp. 232233 . Un Q. Tineius Rufus, che fu console sotto Commodo, è attestato da più iscrizioni. Può trattarsi del figlio o del nipote del nostro Rufo.'' I 3 . C. Quinctius Certus Publicius Marcellus , già governatore della Siria, fu anch'egli inviato in Giudea per soffocare la rivolta ( IGR III I 74 = i}vt:xa llou�À.Lxt.oc; McX.pxEÀ.À.oc; Ot.à. "t"Ì"}v XL'VT)­ crw "t"Ì"}v 'Iouocx.i:xi}v lJ..E't'a�E�'I)xE [ t. ] &1tò l:upt:ac;, dr. IGR III 1 75 ). Questo rafforzamento dell'esercito di Giudea è ricordato anche da Eusebio (H.E. 4,6, I : CT"tpa.'t'Llù't't.xf}c; aÙ't'@ CTUlJ..IJ.a . 23. Vedi PIR2 L 439; dr. E.M. Smallwood, 'Palestine c. A.D. II 5·I I8' , Historia I I 24. Vedi PIR' T 168; R. Syme, JRS 52 (1962), p. 90. (1962), pp. 5 oo-510. 25 . CIL VI 1978 ; PIR' T 169.

L 'EPOCA ROMANQ-ERODIANA

xlac; U7tÒ �aO"!.À.Éwc; 7tE!J.cpi}elO"'Y)c;. Cfr. Chron., ad ann. Abr.

2 !48)!6 r4. ( Cn. Minicius Faustinus ) Sex. lulius Severus, 1 3 5 d.C. La repressione della rivolta giudaica fu opera di Giulio Severo, in­ viato in Giudea dalla Britannia dove era stato governatore (Dio­ ne 69, 1 3 ,2 ). Il suo cursus honorum è indicato in un'iscrizione (CIL III 2830 ILS ro5 6 ), dove le cariche più elevate sono elencate nel seguente ordine: [l] eg( ato) prl.. o ) prl.. aetore) imp( e­ =

ratoris) Traiani Hadria [ n ] i Aug( usti) p [ r ] ovinciae Dacia [ e ] , cos., leg. pr. p [ r ] . provinciae Moesia [ e ] inferioris, leg. pr. pr. provinciae Brittaniae, leg. pr. pr. [pr ]ovinciae Iudeae, [ l ] eg. pr. pr. [provi] nciae Suriae. Ciò conferma la notizia di Dione, secon­ do cui egli giunse in Giudea dalla Britannia.27 Invece la sua asser­ zione, o piuttosto quella del suo epitomatore Xiphilinus, che dopo la fine della rivolta giudaica Severo sarebbe diventato procura­ tore della Bitinia (Dione 69,1 4,4 ), dipende dallo scambio con un altro Severo. Il nome del nostro Giulio Severo, che fu conso­ le nel r 2 7 d.C., era Sextus lulius Severus ; quello del governato­ re della Bitinia era invece C. Iulius Severus (vedi PIR2 I 5 7 3 ). Nella lista dei governatori della Giudea rientra probabilmen­ te anche Cl(audius ) Pater(nus) Clement(ianus), che, secondo una iscrizione (CIL III 5776 ILS 1 3 69 ), fu proc{urator) Aug( usti) provincia( e) Iud(aeae) v(ices ) a(gens) legati cioè procuratore e rappresentante del (morto o richiamato ) governatore. Ma la sua data non è certa. Dal fatto che la provincia è chiamata non 'Siria Palestina', ma 'Giudea' non si può dedurre, come vorrebbe il Rohden, che l'i­ scrizione sia sicuramente anteriore ad Adriano!8 Altrettanto scarse informazioni emergono da leggende rabbiniche relative ad un i}yEIJ.W\1 romano, che avrebbe posto domande insidiose a Jo­ }:tanan b. Zakkai verso la fine del sec. I d.C., poiché le cattive con­ dizioni del testo rendono impossibile perfino stabilire il suo no­ me.29 Sembra che s'identifichi con 'Hegemon Agnitus' (hgmwn =

26. Vedi, RE, s.v. 'Publicius' (36). 27. Per particolari sulla sua carriera vedi RE, s.v. 'Minicius' ( n ) e PIR' I 576. 28. RE, s.v. 'Claudius' (262); PIR' C 953; P.llawn, Carrières, nr. 150 bis. 29. In iSanh. 19b (in alto) egli è chiamato 'gn{ws (Agnitus, ? Ignatius); iSanh. 19c (in basso), Antoninus; ibù:i. 19d (in alto) Antigonus. Altrove si possono trovare anco­ ra altre forme; cfr. J. Neusner, A Li/e o/ Yohanan ben Zakkai (21970), p. 218, n. J .

§ 2 1 . DALLA DISTRUZIONE DI GERU SALEMME A BAR KOKHBA

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'gnifws) che, secondo Si/re Deut. § 3 5 1 (ed. Finkelstein, p . 408 ), avrebbe posto una domanda del genere a Gamaliel II all'inizio del sec. II d.C.30 La residenza del governatore era, come al tempo dei procura­ tori, non a Gerusalemme ma a Cesarea, l'importante porto co­ struito da Erode il Grande.31 Essa fu trasformata in colonia ro­ mana da Vespasiano e il suo nome ufficiale era col(onia) prima Fl(avia) Aug( usta) Caesarensis, o Caesarea.32 Gerusalemme era stata talmente rasa al suolo, che «coloro che la visitavano non po­ tevano credere che fosse mai stata abitata».33 Essa era ridotta an­ zitutto ad un accampamento romano, che costituiva il quartier ge­ nerale della maggior parte della legione x e delle sue salmerie.34 Su altri cambiamenti nell'organizzazione delle comunità delle città palestinesi abbiamo solo scarse notizie. Le vaghe indicazio­ ni di Giuseppe non permettono di determinare con certezza in che ampiezza Vespasiano conservasse il paese quale sua proprie­ tà privata (vedi sopra, p. 6 r 9). Sembra che si trattasse non sol­ tanto dell'area urbana di Gerusalemme, bensl di tutta la Giu­ dea nel suo senso più stretto e proprio ( 1t&crcxv yiiv 't'WV 'Iou­ ocxlwv). L'unico nuovo insediamento che Vespasiano effettuò qui fu la colonia militare di Emmaus (v. sopra, pp. 6 r 9 s.). In Sa­ maria fu fondata a quel tempo la città di Flavia Neapolis ( che ebbe un rapido sviluppo), fatto attestato non solo dal suo nome e da una citazione di Plinio, ma anche dall'èra della città, che co­ mincia nel 72/73 d.C." Essa sorgeva dove prima si trovava un 30. Su tutto questo argomento vedi J. Derenbourg, op. cit., pp. 3 1 6 ss. ; W. Bacher, Agada d. Tannaiten 1 (21903), pp. 36 ss.; J. Neusner, A Ufe of Yohanan ben Zakkai ca. z-Bo C.E. (11970), pp. 218-223; Development of a Legend ( 1970), pp. 139-141. 3 1 . Dopo avere conquistato Masada, Flavio Silva ritornò a Cesarea (B.I. 7,10,1 [407] ). Anche Tacito definisce Cesarea Iudaeae caput (Hist. 2,78). 32. Per pazticolari vedi vol. n, § 23,1. 33· B.I. 7,1,r (3): "t'Ò'II S'IH.ì..o'll &7trt'll"t' rt "t'-ijç 'lt6ì.. Ewç 'ltEpl�oì..o'll oihw.; ÉswiJ.aì..�a-rt'll oL XIX"t'IXO'XcX'lt"t'O'II"t'Et; Wt; IJ.T]SÈ 'ltW'lto"t''otxT]a-ij'llrt� 'ltlO'"t'W lì.'ll l't'� 'ltiXPMXEt'll "t'Otç 'ltpOO'EMova-�. 34· Nel n6 d.C. anche un distaccamento della legione m ( vexillatio leg. III Cyr. ) fu messo di stanza a Gerusalemme (ILS 4393). 35· Il nome completo si trova in Giustino, z Apol. 1,1 : a'ltÒ lllì.o.a. vta.; NÉrtt; 'lt6Ì..EWt; "t'-ijç I:vplrt.; ITrtì..rt�O'"t'l'll1]t; (ed. G. Kriiger ['I9IJ], p. x ) ; cfr. Eusebio, H.E. 4,12; e anche su monete. Cfr. Eckhel, Doctr. Num. m, 433-438; de Saulcy, Num. de la Terre Sainte, 244-274, tavv. XII-XIV ; BMC Palestine, pp. XXVI-XXVII.

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centro urbano chiamato Mabortha o Mamortha, nelle immedia­ te vicinanze di Sichem, ragion per cui venne addirittura identifi­ cata con Sichem.36 Nel tardo periodo imperiale fu una delle più importanti città della Palestina.37 La sua popolazione era preva­ lentemente, se non completamente, pagana, come provano i cul­ ti attestati dalle monete. Su non poche di esse (da Adriano in poi) è raffigurato il Monte Garizim e sulla sua sommità un tem­ pio dedicato, secondo Damascio, a ZEÙ� u�LCT't'0�.38 Nel sec. I I , e anche più tardi, i giochi di Neapolis furono tra i più famosi in Palestina.39 La fondazione di Capitolias nella Decapoli avvenne al tempo di Nerva o Traiano; la sua èra parte dal 9 7 o 98 d.C.40 Adriano fondò Aelia sul luogo di Gerusalemme; di essa si parle­ rà sotto, nella storia della guerra. Altre nuove città palestinesi 36. B.I. 4,8,1 (449): 'lta.pà "t:TI'J NEa'lto>..w xa.>..ov(J.É'IIT)'J, Ma.�a.pM 6è v'ltò "t:W'J É'ltL­ xwplw'J. Plinio, N.H. 5,14/69: Neapolis quod antea Mamortha dicebatur. Eusebio, Onomast., ed. Klostermann, GCS n,1 (1904), p. 150: l:vXÈ(J. il xa.t l:lxL(J.a. i'l xa.l l:a.>..T}(J.. 'lt6>..Lt; 'Ia.xw� 'JV'J lpTJ(J.Ot;' BE!x'Jv"t:a.L Sè ò "t6'1tot; È'J 'ltpoa.l1"tE!oLt; NÉa.t; II6ì..Ewt;. Ibid. , p. uo, s.v. Aov�&. È"t:Épa.: 'lta.pa.xEL(J.É'JT] l:vXÈ(.L OC'ItÒ t' 11TJ(J.Elov NÉa.t; II6ì..Ewt; (il testo di Girolamo, ibid. è più corretto: in tertio lapide Neapoleos). Il Pellegrino di Bordeaux scrive: Civitas Neapoli. Ibi est mons Agazaren (cioè Gari­ zim) . . . inde ad pedem montis ipsius locus est, cui nomen est Sechim (Itinera Hiero­ solymitana, ed. P. Geyer, CSEL 39 [ 1899 ) , pp. 19-20 = CCL 95, p. 1 3 ). Inoltre sulla mappa musiva di Madaba NEa'ltOÀ.Lt; e l:vXE(.L i) xa.t l:Lxa.L l:aÀ.T](J. sono indicate co­ me due località diverse; cosl anche sulla cosiddetta «mappa di Girolamo» (A. Schulten, 'Die Mosaikkarte von Madaba und ihr Verhiiltnis zu den iiltesten Karten und Beschrei­ bungen cles heiligen Landes', AAG, phil.-hist. Kl., N.F., 4,2 ( r 9oo ), specialmente pp. 8-u. 83-87. Cfr. anche M. Avi-Yonah, The Madaba Mosaic Map ( 1954), tav. 6. 37· Secondo H.A., Vita Sept. Sev. 9,5 Settimio Severo ritirò lo ius civitatis, anche se più tardi lo ripristinò (ibid. 14,6: Palaestinis poenam remisit, quam ob causam Nigri meruerant). Sotto Filippo l'Arabo divenne una colonia romana (vedi BMC Palestine, pp. XXVII-XXVIII). Ammiano Marcellino la descrive come una delle più grandi città della Palestina ( q,S,u).

38. Serapide, Apollo, Diana e altre divinità appaiono sulle numerose monete a noi pervenute, che vanno da Domiziano alla metà del sec. III d.C. Per il tempio sul Mon­ te Garizim vedi Damascio in Fozio, Bibliotheca, cod. 242, ed. Bekker, p. 345b: É'J L).H).TJv non può essere considerato traduzione del titolo r/;lm 'mb usato da Areta IV. 15. Diodoro 40,4. Cfr. anche Dione 37,15,1-2; Plut., Pomp. 41; Appiano, Mith. ro6/ 497; Orosio 6,6,1. 16. BMC Roman Republic I, pp. 483-484. Sulle monete Areta è raffigurato in ginoc­ chio con l'iscrizione Rex Aretas, M. Scaurus aed. cur. ex. S.C. Cfr. sopra, p. 3 1 3 . 1 7 . Si è ritenuto, sulla base di 2 Cor. n,32, che Damasco rimanesse soggetta al re na­ bateo dall'inizio del periodo romano fino al 106 d.C. Gli argomenti che stanno contro ..

questa tesi sono: I. Secondo Plinio, N.H. 5,18/4 e Tolemeo 5,15,22, Damasco faceva parte della De­ capoti, cioè di quelle città che avevano ottenuto la libertà ad opera di Pompeo e sot­ tostavano soltanto al controllo del governatore romano della Siria. Essa non può quin-

S TORIA DEI RE NABATEI

Ad Areta III potrebbe essere succeduto nel 62 a.C. un Obodas II (c. 62 a.C. - c. 57 a.C. ), a cui è possibile, ma non necessario, assegnare una serie di didrammi di tipo fenicio con gli anni dal­ l' I al 3 e dal 5 al 6 di un Obodas di Nabatea.'8 È questo l'Obo­ das che viene probabilmente menzionato in un'iscrizione di Fe­ tra in un complesso funerario presso Bah es-Siq.19 In ogni caso Malichos I dev'essere salito al trono nel 56 a.C., poiché esiste una sua moneta con l'anno 2 8 e il suo successore era sul trono nel 28 a.C.20 Nel 56 a.C. Gabinio intraprese una spedizione con­ tro i Nabatei. Giuseppe non dice chi fosse il loro re (Ant. I4,6,4 [ I 03-I04 ] ; B.I. I ,8,7 [ I 78 ] ), ma dev'essere stato Malichos. Nel 47 a.C. Malichos forni a Cesare la cavalleria per la guerra. alessandrina (Bel!. Alex. I ). Quando i Parti conquistarono la Palestina nel 40 a.C., Erode cercò rifugio presso Malichos, ma non fu accolto (Ant. I4,I4, I -2 [ 370-375 ] ; B.I. I ,I 4,I-2 [ 274278 ] ). A causa dell'aiuto che egli diede ai Parti, Ventidio gli impose, nel 3 9 a.C., un notevole tributo (Dione 48,4 I ,5 ). Anto­ nio donò una parte del suo territorio a Cleopatra ( Dione 49,3 2 , I 5 ; Plutarco, Ant. 3 6 ; Ios., B.I. I , I 8 ,4 [ 36o ] ). Nel 3 2 a.C. Ma­ lichos inviò ad Antonio truppe ausiliarie per la guerra di Azio (Plut., Ant. 6 I ). Poiché non aveva pagato il tributo per il terri­ torio passato a Cleopatra, venne attaccato da Erode per ordine di Antonio. La guerra, all'inizio favorevole agli Arabi, terminò di essere stata restituita al re nabateo da Pompeo. Sullo status di Damasco in que­ sto periodo dr. H. Bietenhard, 'Die Dekapolis von Pompeius bis Traian', ZDPV 79 (1963). pp. 24·58 . 2. Dopo che il territorio dei Nabatei era stato convertito in provincia romana nei 106 d.C., Damasco non apparteneva alla provincia d'Arabia, ma alla Siria (Giustino, Dial. c. Tryph. 78). 3· Nella vertenza di frontiera tra gli abitanti di Sidone e quelli di Damasco sotto· Tiberio (los., Ant. 18,6,3 [ 1 53-154 ] ) la giurisdizione è quella del governatore roma­

no, non quella del re nabateo. 4· Le monete di Damasco con le immagini di Augusto , Tiberio e Nerone non suf­ fragano l'ipotesi che essa fosse parte del regno nabateo. 18. Vedi Starcky, 'Pétra', coli. 910 e 9II, che assegna queste monete all'Obodas del 29/28-9/8 a.C. 19. G. Dalman, Neue Petra-Forschungen, pp. 99 ss. (nr. 90). Dopo un diligente esame di questa iscrizione il Dalman la colloca nel 62 a.C., identificando 'Obodat' con Obo­ das IL Per un'ulteriore trattazione vedi G. e A. Horsfield, 'Sela-Petra, the Rock, of Edom and Nabatene', QDAP 7 ( 1938), pp. 41-42 e 8 ( 1939), pp. 87-115. 2; Vedi Starcky, 'Petra', col. 909.

APPENDICE II

con la loro totale disfatta nel 3 2-3 1 a.C. (Ant. 1 5 ,5 , 1 [ 1 o8120 ] . 5,4-5 [ 147- 1 60 ] ; B.I. r , r 9, r- 6 [ 3 64-3 85 ] ). L'ultima cosa che si sa di Malichos è che promise di aiutare il vecchio !reano nella rivolta preparata contro Erode nel 3 0 a.C. (Ant. 1 5 ,6,2-3 [ 1 67-1 75 ] ). Egli potrebbe essere la persona a cui fa riferimento un ' iscrizione nabatea di Bosra, che menziona «l'un­ dicesimo anno di Maliku il re».21 Obodas III (o II), c. 28 a.C., era re al tempo della spedizione guidata da Elio Gallo contro gli Arabi meridionali nel 26-25 a. C., a cui presero parte anche mille ausiliari nabatei. Egli affidò completamente gli affari di governo al suo È.7t�'tp07toç Silleo,22 che diede cattivi consigli ad Elio Gallo sul cammino da prendere (Strabone 1 6,4,23-24 [ 780-782 ] ). Obodas è ancora menziona­ to come re negli ultimi tempi di Erode, quando Silleo si recò a Gerusalemme per chiedere la mano di Salome, sorella di Erode (Ant. 1 6 ,7,2 [ 2 20-22 8 ] ; B.I. r ,24,6 [487 ] ), e quando Erode intraprese una spedizione contro gli Arabi (Ant. r 6,9,1-2 [ 279. 282-28 5 ] ). Obodas morl circa in quel tempo (9/8 a.C. ), forse avvelenato da Silleo (Ant. 1 6 ,9,4 [ 294-299 ] ). Alcune monete possono essere assegnate al suo regno.23 È molto probabile an­ che che ci sia una connessione tra Obodas III e l'iscrizione posta su una statua del dio Obodat ( lh 'bdt), eretta dai :figli di I:Io­ neinu per la prosperità del re Areta, l' «amico del suo popolo» (cioè Areta IV) , nell'anno xxrx del suo regno.24 Ciò costituisce una prova sicura che anche tra i Nabatei si aveva l'apoteosi dei re defunti e conferma l'osservazione di Uranio (in Steph. Biz., s . v. "O�oocx Jacoby, FGrH 675 F24 : o1tov ·o�60'r)ç o �acn­ '

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ÀEuc;, o'J l}Eo7tot.oucn., 'tÉ.i}a7t'trtt. ).

Areta IV, il cui nome originario era Aeneas, succedette ad 0bodas verso il 9 a.C. e regnò :fino al 4o d.C. (Ant. 1 6,9,4 [ 294 ] ). Augusto fu dapprima indignato per l ' arbitraria ascesa al trono, 2r. CIS n 174; E. Renan, JA vn' série 2 ( 1 873), pp. 366-382 = CIS II 158. 22. Vedi RE, s.v. 'Syllaios' (IVA, coli. 1041-1044). Si noti l'iscrizione bilingue (greco e nabateo) di Silleo, chiamato alìE)..q�òç, �IXO"t.Ìv[Éwç,], una dedica per Obodas a Dusares in Mileto, CRAI 1907, pp. 389-391 ; G. Kaweran, A. Rehm, Das Delphinion in Milet ( 1914), p. 387, nr. 165. Ne esiste una simile, non pubblicata, di Delos; vedi Starcky, 'Petra', col. 913. 23 . BMC Arabia, pp. XIV-XVII, 4· 24. CIS n, 354 (Briinnow und Domaszewski, nr. 290, vol. I, p. 283). Si veda anche S tarcky, BA r8 ( 1955), pp. 99, fig. 6.

S TORIA DEI RE NABATEI

ma in seguito lo riconobbe come re (Ant. r 6, r o 9 [ 3 53-355 ] ). Areta presentò ad Augusto parecchie lagnanze contro Silleo (Ant. I 7 ,3 ,2 [ 54 ss . ] ; B.I. I ,29,3 [ 5 74-5 7 7 ] ), col risultato che Silleo fu giustiziato a Roma ( Strabone I 6,4,24 [ 7 82 ] ). Allor­ ché, dopo la morte di Erode nel 4 a.C., Varo, legato della Siria, fu costretto ad intraprendere una spedizione contro i Giudei, Areta gli forni truppe ausiliarie (Ant. q,ro,9 [ 287 ] ; B.I. 2,5, I [ 68 ] ) Poco si sa dell'ultimo periodo del lungo regno di Areta IV. Il tetrarca Erode Antipa sposò una delle sue figlie, ma divor­ ziò da lei per sposare Erodiade. Le ostilità che ne derivarono tra i due regnanti furono inasprite da contese di confine. Scop­ piò una guerra, nel corso della quale l'esercito di Erode fu scon­ fitto da Areta. Per comando dell'imperatore Tiberio, Areta a­ vrebbe dovuto essere punito della sua condotta arbitraria dal governatore Vitellio. Ma, mentre era in cammino per Petra, Vitellio ricevette la notizia della morte di Tiberio e ritornò in­ dietro senza aver eseguito l'incarico (Ant. r8,5 ,r e 3 [ I09- 1 1 5 . r2o-I25 ] ). Questi fatti accaddero quindi alla fine del regno di Tiberio ( 3 6-37 d.C. ). La fuga di Paolo da Damasco avvenne non molto dopo, quando sembra che la città fosse governata da un ÈwcipxT)c; di re Areta (cfr. 2 Cor. 1 1 , 3 2). Ciò potrebbe indica­ re che essa apparteneva di nuovo al regno nabateo, una possibi­ lità confermata dal fatto che per il tempo di Caligola e di Clau­ dio mancano monete di Damasco che rechino l'immagine del­ l'imperatore romano. Caligola, a cui piaceva fare tali doni, po­ trebbe avere donato la città ad Areta.2' D'altra parte si può pen­ sare che non esistano sufficienti testimonianze esplicite del tra­ sferimento della città ad Areta. Inoltre il termine è:wcip)('r)c; de­ nota normalmente un dinasta minore indipendente, non il su­ bordinato di un re; quindi si è ipotizzato che l'etnarca fosse capo di una colonia nabatea a Damasco.26 Ma la vicenda narrata com­ porta un vero e proprio esercizio di potere da parte dell'etnarca. ,

.

25. Cosl Gutschmidt in Euting, Nabat. Inschr., p. 85. Le monete di Damasco con l'im­ magine di Tiberio vanno dall'anno 345 dell'èra seleucidica = 33/34 d.C. (Mionnet, Description des méd. v, p. 286; de Saulcy, Numism. de la Terre Sainte, p. 36); quelle .di Nerone cominciano con l'anno 374 dell'èra seleucidica = 62/63 d.C. (Mionnet, op. cit. v, p. 286; de Saulcy, op. cit., p. 36; dr. BMC Syria, p. 283 , nessun esempio con Tiberio). Nel frattempo Damasco può aver fatto parte del regno nabateo. 26. Cosl Starcky, 'Pétra', col. 915.

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APPENDICE II

Di nessun altro re nabateo si ha tanta abbondanza di monete ed iscrizioni come di Areta IV.27 Egli è probabilmente colui che viene menzionato in un'iscrizione di Sidone28 e in due iscrizioni di Pozzuoli.29 Ed è pure non raramente rappresentato su mone­ te.30 Ad un Areta si fa anche comunemente riferimento in iscri­ zioni e monete come brtt mlk nbtw rbm 'mb, «Areta re dei Na­ batei, amico del suo popolo». Il titolo Rabem-'ammeh, che in greco potrebbe essere t.À.60TH..tO c;, è espressione di sentimento nazionale e contiene un implicito rifiuto di titoli quali t.À.opw­ p.a.t.oc; o t.À.6xcxt.crcxp . Esso corrisponde al greco t.À.61tcx-tpt.c;, un titolo portato, per esempio, da re Archelao di Cappadocia.3' Anche questo titolo greco potrebbe essere una protesta contro il servilismo di altri re.32 È quindi improbabile che Rabem-'ammeh significhi «colui che ama il suo bisnonno», come suggerl Cler­ mont-Ganneau, anche se 'am realmente significa «bisnonno, proavun> .33 Anche nel titolo del re Rabbel, che verrà citato sotto («colui che ha dato vita e libertà al suo popolo») ·am significa con sicurezza «popolo». Questo Areta può quindi essere sicura­ mente identificato con Areta IV, infatti le iscrizioni di el-Hegra giungono fino all'anno XLVIII del suo regno, ed alcune riportano l'anno effettivo in parole.34 Similmente le monete giungono fino all'anno XLVIII.3' Ma solo un Areta, Areta iv, può avere regnato cosi a lungo; di conseguenza l'Areta menzionato negli ultimi anni di Erode il Grande deve identificarsi con l'avversario di Erode Antipa. Le iscrizioni aiutano a ricostruire in modo più o meno soddisfacente la composizione della famiglia di Areta.36 27. Cfr. CIS II 1 82. 196. 197. 198. 199. 20 1 . 204. 206. 207. 209. 212. 213. 354 ecc.; J.T. Milik, 'Nouvelles inscriptions nabatéennes', Syria 35 ( 1958), pp. 227-251, spe­ cialm. 249 ss.; A. Negev, IEJ u ( 1961), pp. 218·230. Si noti specialmente J. Starcky, J. Strugnell, 'Pétra: deux nouvelles inscriptions nabatéennes', RB 73 ( 1 966), pp. 236247, sull'iscrizione di una statua di Areta del temenos del Qasr Bint Farun, che riso­ lutivamente collocano questo importante tempio nel periodo augusteo. 28. CIS u, 160. 29. CIS II, 157. 158. 30. BMC Arabia, pp. XVII-XIX. 5-10; cfr. ora il tesoro di Murabba'at, Milik, RN, sér. 6,1 ( 1958), pp. n -26. 3 1 . Vedi sopra, pp. 402-403 . 32. Cosi Gutschrnidt, Kleine Schriften IV, p. u6. 33· CIS II 214. 215. Cfr. Clermont-Ganneau, Recueil d'arch. orient. II, pp. 372-376; ].T. Mili.k, Syria 35 ( 1 958 ), p. 228. 34· Per es. CIS II, 209, riga 9: «l'anno quarantesimo»; CIS II, 212 , riga 9: «l'anno quarantaquattresimo ... ». 35· BMC Arabia, p. XVIII. 36. Egli ebbe due, o forse tre mogli: Shakilat, J:lalidu (e Hagiru?). Da Shakilat ebbe

STORIA DEI RE NABATEI

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Malichos II (Maliku), figlio di Areta e della sua prima moglie, succedette al padre nel 40 d.C. e regnò fino al 70 d.C. Egli fornì a Vespasiano truppe ausiliarie per la guerra giudaica nel 67 d.C. (B. I. 3 ,4,2 [ 68 ] ), ed è menzionato come «re dei Nabatei» in Periplus maris Erythraei I 9 , ed. Frisk ( I 927) : AEuxi) XW!J.'l'}, Ot' T) c; Écr'ttv Ei.c; IIÉ"t'pcx.v 1tpòc; Mcx.À.Cxcx.v , �cx.crt.À.Écx. N cx.�cx.'tcx.Cwv ( à­ vti�acrt.c; ) (cfr. anche A. Dihle, Umschrittene Daten [ I 96 5 ] , pp. 9-35 ). Un'iscrizione a Salkhat nell'Hauran è datata dall' «an­ no XVII di Maliku re dei Nabatei, figlio di Areta IV » .37 Testimo­ nianze epigrafiche giungono fino al XXIV, o xxv,. anno di regno di Maliku. 38 Ci sono anche monete con la data degli anni 3- I I , I 5 - 1 7 , 20, 22-23/9 ed ora tre frammenti di un papiro in naba­ teo degli anni xx-XXIX di Malichos.40 Secondo CIS II I 6 I , Rab­ bel n sall al trono nel 70 d.C.; Malichos II regnò quindi dal 40 al 70 d.C. Durante il suo regno sembra che la città di Damasco, se mai fu sotto controllo nabateo, fosse di nuovo separata da quel regno. A Malichos n succedette il figlio Rabbel, nel 70 d.CY Rabbel n Sotere ( 70/7 I- I o6 d.C.) è noto dal notevole nume­ ro di monete, iscrizioni e papiri del suo regno. L'anno della sua ascesa al trono può essere determinato in modo abbastanza pre­ ciso dall'iscrizione di Dmeir, che porta la data del mese di Ijjar