Scritti d'Isidoro il cardinale Ruteno e codici a lui appartenuti che si conservano nella Biblioteca Apostolica Vaticana 8821001857, 9788821001857

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Scritti d'Isidoro il cardinale Ruteno e codici a lui appartenuti che si conservano nella Biblioteca Apostolica Vaticana
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STUDI E TESTI 46

GIOVANNI MERCATI

SCRITTI D’ISIDORO IL CARDINALE RUTENO E

CODICI A LUI APPARTENUTI CHE SI CONSERVANO

NELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA

ROMA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MCMXXVI

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STUDI E TESTI 46

GIOVANNI MERCATI

SCRITTI D’ISIDORO IL CARDINALE RUTENO E

CODICI A LUI APPARTENUTI CHE SI CONSERVANO

N E LLA

B IB L IO T E C A

A P O S T O L IC A

V A TIC A N A

ROMA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MCMXXVI

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IMPRIMATUR t I. P alica, Archiep. Philipp. Vicesg.

P roprietà

letteraria

R is ta m p a a n a s t a t ic a

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ALLA SANTITÀ DI PIO PAPA X I c h e n e l v ic in o O r ie n te , d o p o a v e r e p r o f u s o t e s o r i in s o s te n ta r e m ig lia ia e m ig lia ia d ’i n f e l i c i s c a m p a ti a c a ta s t r o fi o r r e n d e , p r o v ­ v i d e a lt r e s ì a s a lv a r e ra ri

in

s e r v ig io

d e g li

d a lla

d is p e r s io n e

s tu d io s i

m a n o s c r it t i

d el m on d o

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s ta m p a ti

in te r o ;

e c h e i n u n m e d e s im o g io r n o d e ll’a n n o s a n to m c m x x v

ha

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d a to il P o n t ific io I s t it u t o d i A r c h e o lo g ia c r is tia n a e il P . S e m in a r io p e r i R u s s i e in s ie m e o r d in a to n u o v e d e g n e s e d i a lla P . A c c a d e m ia R o m a n a d i A r c h e o lo g ia , a l P . I s t it u t o L o m b a r d o d e i S s. A m b r o g io e

O r ie n ta le e a l S e m in a r io

C a r lo ,

D · D · D ·

G . M ercati

- Il card. Ruteno.

1 *

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AL LETTORE

In un primo disegno la notizia presente era destinata ad uscire insieme con parecchie notizie simili entro un fasci­ colo, o piuttosto zibaldone, intitolato : Appunti sopra la vita e gli scritti di Procoro e Demetrio Cidone, d’Isidoro il car­ dinale Ruteno e di altri scrittori bizantini dei secoli x i v e x r e sopra ai prim i studi di essi nella Vaticana. Tale fascicolo poteva essere pubblicato nel 1919, ma mi determinarono a ritardarne la stampa le strettezze d’allora e un giusto ri­ guardo a lavori già pronti di colleghi. N ell’attesa, mentre a me toccava di passare a studi assai diversi e segnatamente a faccende poco propizie per gli studi, i S.ri Michele Rackl e Giuseppe Camelli ponevano in luce scritti di Demetrio Cidone o ne davano notizie, di cui, pro­ cedendo alla stampa, avrei dovuto tener conto. Se non che mancatomi l ’agio di ritoccare quella prima parte del lavoro e offertamisi qualche buona occasione di pubblicare taluna delle note pronte, pensai bene di prendere la palla al balzo, anche per alleggerire un poco la mole indigesta del fascicolo. Pertanto licenziai successivamente, ad es., gli Appunti Scola,riani,i gli Scritti ecclesiastici greci copiati da Giovanni Fabri nella Vaticana, 2 le Due nuove memorie della Basilica di S. Maria delle Blackerne,3 e ultimamente, credendo di

1 « Bessarione » , X X X V I (1920), pp. 109-143. 2 lb., X X X V II (1921), 88-119. 3 « Atti della Pontif. Acc. Romana di Archeologia » (Serie III), Memorie. Vo­ lume I - Parte I (1923), 23-30.

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vm

AL LETTORE

terminare la stampa al giorno di una fausta ricorrenza, ho consegnato ai tipografi anche questi appunti sopra il cardi­ nale Ruteno, perchè più pronti degli Appunti Cidoniani. Così di molto è stato ridotto il volume prim itivo; ma poiché della presente notizia e delle altre, tanto pubblicate quanto da pubblicare, il principio, lo sviluppo e lo scopo sono gli stessi, credo bene di dare qui, senza mutazioni di rilievo, la prefazione primitiva che li spiega. Essa varrà per il fascicolo futuro sopra gli scritti del secolo xiv, se giun­ gerò a licenziarlo. A spiegare l ’origine, la formazione, la difformità o piut­ tosto Γ informità del presente fascicolo, dichiaro subito che non è libro composto secondo un disegno prestabilito, ma una pura, direi quasi fortuita congerie di note scritte isola­ tamente, senza prevedere che sullo stesso campo si sareb­ bero moltiplicate e dovevano poi riunirsi comunque insieme ; scritte pertanto quali ad un modo, quali ad un altro, secondo la comodità e l ’ impressione del momento e secondo anche il luogo in cui allora pensavo di pubblicarle, per es., un angolo del « Bessarione » o di altro periodico, dove già dor­ mono in pace diverse note sorelle. Dico inoltre che è una massa di s g o m b r o , venuta fuori principalmente dal lavoro preparatorio dei Codices Va­ ticani graeci descripti e della storia di essi; massa smossa e rimossa allo scopo di facilitare e di alleggerire la compo­ sizione del catalogo. Essendoci difatti imposto il dovere di rintracciare al possibile gli autori degli scritti adespoti e di darne, in breve sì ma esattamente, oltre al principio e al termine indivi­ duale, il soggetto e la partizione, di modo che non nascano, o non si perpetuino, degli « equivoci », e non perdurino nè si moltiplichino (come suole altrimenti avvenire) le inco­ gnite, ma si riducano al minimo, da vari anni mi ero dato

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AL LETTOKE

IX

a tenere d’occhio gli anonimi ed i monconi, che ci atten­ dono in un futuro più o meno' vicino, con la speranza, non raramente adempiutasi, di ricomporre membra sparse e di riconoscere a poco a poco molte delle incognite ; perchè mi apparve pericoloso e meno spedito ed utile l’aspettare paci­ ficamente i singoli casi, che sono molto, ma molto nume­ rosi, per risolverli di volta in volta, e perchè di frequente capitavano alla mano testi a c e f a l i - incognite queste, or­ dinariamente, di soluzione ancora più penosa e difficile sorti dallo smembramento, comunque fatto nel secolo xvi, di parecchi manoscritti Vaticani greci. Naturalmente, nei lenti giri e rigiri di tali ricerche, in cui nulla, se fosse possibile, dovrebbesi trascurare, pur non essendo « specialisti » (quali si richiederebbero per la buona descrizione dei codici di materie meno conosciute) si osser­ vano non poche nè lievi cose riposte, che altri ben difficil­ mente ha l ’opportunità di avvertire e che forse per secoli ancora sfuggirebbero se non venissero segnalate. Ora, siccome nel catalogo non era ragionevole cacciar dentro e come seppellire tali osservazioni nè sempre con­ cesso di giustificarvi in breve le.identificazioni compiute; e siccome d’altra parte l’omettere allora del tutto le prove, mentre non avrebbe soddisfatto i lettori ed a chi volesse rivedere la questione avrebbe sottratto una serie di motivi veri ma forse non tanto ovvii, probabilmente avrebbe avvez­ zato il compilatore ad essere critico meno severo delle proprie impressioni ed affermazioni; così m ’ indussi a scrivere nei singoli casi note alquanto particolareggiate (impossibile per me, in tanta massa confusa, andare veramente al fondo e mettere ordine e chiarezza), e da u l t i m o pensai di metterle insieme alla meglio, cól proposito di pubblicarle in seguito (poiché durante la guerra le comodità e la voglia di pubbli­ care erano diminuite) in un fascicolo dei nostri « Studi e Testi » , destinati « alla pubblicazione di documenti e testi

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X

AL LETTORE

inediti che nei cataloghi non possono venire se non troppo sommariamente o troppo tardi indicati », anziché spargerle qua e colà in periodici estranei. Pertanto si troverà qui una semplice congerie di ret­ tifiche e di notizie spicciole riguardo ad autori ed a scritti greci, per lo più teologico-polemici, dei secoli xiv e xv, in servizio principalmente del catalogo dei codici greci V ati­ cani; insomma una congerie di note aggruppate ed ordinate alla meglio e ritoccate al massimo nelle estremità e nei titoli per connetterle in qualche modo, e non già rifuse per pro­ porzionarle fra loro e comporle in un libro ben ordinato, che avrebbe domandato maggiori ricerche ed agi: l’unità, se c’è, è nello scopo e nel fondo. D a tante minuzie, nelle quali, data l ’occasione, lar­ gheggiai, appunto perchè esse sono e saranno sempre - com’è naturale, per il loro minimo interesse — poco curate, almeno quattro fatti notevoli balzeranno dinanzi agli occhi dei lettori : 1° che assai scarsa e manchevole è la conoscenza nostra della superstite letteratura teologica e non teologica bizantina del tempo sopra indicato; 2° che nei codici sono molto numerose le opere ane­ pigrafe relative alla controversia esicastica ed in abbagli gra­ vissimi e finora neppur sospettati precipitarono catalogatori, editori e studiosi quando vollero attribuirle ad un autore; 3° che fu molto maggiore di quello che si pensa lo sforzo e il successo di far conoscere ai Greci le opere di scrittori occidentali, e, come rimangono nei codici greci avanzi e conosciuti e non riconosciuti di queste opere, così ve n’è la prova nelle parecchie confutazioni che i Greci ne fecero ; 4° da ultimo, che giacciono nella Vaticana parecchi autografi di scrittori e dignitari cospicui dei secoli xiv e xv : i Cidoni, Dexio e altri antipalamiti, Manuele Caleca, Gennadio Scolano, il cardinale Ruteno; e potrei continuare, se

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AL LETTORE

XI

ne avessi qui trattato, coi patriarchi Macario ed Eutimio, con Giovanni Eugenico, Giorgio Trebisonda, i due Lascari, ecc., tanto che si potrebbe un giorno mettere insieme un belΓ «al bum» delle loro scritture o comporne una memoria come quella di

P

aolo

L

ehm ann

,

Autographe und Originale

namhafter lateinischer Schnftsteller des M A . 1 Non è molto verisimile che il tanto rimasto ignoto sia per mettere a soqquadro la storia ecclesiastica e letteraria di quel tempo, nè che buona parte dell’ inedito meriti di es­ sere integralmente pubblicata ; nondimeno nè scienza nè co­ scienza permettono di restare più oltre contenti a quello che senza scelta ponderata, e piuttosto per un’occasione o per motivi estranei alla scienza, fu messo in luce da editori di­ versissimi per capacità e per accuratezza. Converrà esaminare bene una volta, con una abnega­ zione non comune, i vari pezzi che formano quella massa indistinta, oscura; estrarne ciò che vale davvero per materia o per forma, e farlo conoscere e utilizzarlo quanto merita. A tale opera occorreranno parecchi studiosi, che non vi è grande speranza di trovare subito, ma di quando in quando ne sorgerà almeno qualcuno, non ne dubito,,fra i teòlogi di Oriente e di Occidente e fra gli alunni di filologia e di storia bizantina nelle Università.

1

«Zeitschrift des Deutschen Vereins fiir Schriftum und Buchwesen», ΠΙ

(1920), 6-16.

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INDICE

Capo I - Scritti d’Isidoro nel Palatino greco 226 .............. pag. 1-17 » II - Scritti d’ Isidoronei codici greci del fondo Vaticano antico 18-59 » III - Isidoro bibliofilo : pretesa dissipazione dei codici papali a Ini p r e s t a t i .................................................................................................... 60-102 » » § I - Codici Vaticani greci stati presso Isidoro e non compresi nelle liste di p r e s t i t o .............................................. 62-78 » » § II - I codici Vaticani greci prestati al cardinale Ruteno . . 78-89 » » § ΙΠ - Altri codici trascritti da Isidoro o stati nelle mani di lui 89-102 Ep il o g o ....................................... ..................................................................................... 102-105 A ppendice. I » II

» » » » »

- I Codici Garatone........................................................................ 106-116 - Due lettere del Garatone e una dei legati della Pre­ sidenza del Concilio di Basilea sulla decisione dei Greci di venire in Italia al Concilio....................................116-122 III - Ancora sull’ anno di morte di Marco Efesino e di Giuseppe di Metone...................................................................122-126 IV - Sopra una lettera smarrita di Niccolò V al despota Teodoro H P a le o lo g o ............................................................. 127-128 V Francesco Aretino in Oriente col legato cardinale Ru­ teno .............................................................................................. 128-132 VI - Un atto patriarcale di Gregorio Mamma dell’ a. 1455 . 132-138 VII - Codici di Lattanzio T o l o m e i ? ........................................... 138-150

D ocumenti I

» »

» »

- Viaggio d’Isidoro da Costantinopoli a Siracusa dal 15 al 26 settembre 1429. - Fortezze di Sicilia e possessi del re Alfonso nel 1429 .................................................... ■ . 151-154 Π - Lettera di Marco ieromonaco a Isidoro eletto arcive­ scovo di K i e v ............................................................................. 154-166 III - Frammento di una lettera di Eugenio IV al barone Doldio, consigliere di Casimiro granduca di Lituania, in favore d’ Isidoro, a. 1441 ............................................... 156-158 IV - Alcune spese del card. Isidoro nel ritorno dalla Russia nell’ a. 1443 .............................................................................. 159-161 V - Uno psefisma certo d’Isidoro ed uno incerto . . . . 161-165

I ndici I - Codici ricordati.............................................................................................. 167-168 » II - Persone e cose............................................................................................. 168-176

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C apo

I. — SCRITTI DTSIDORO NEL PALATINO GRECO 226

Un discorso al Concilio di Basilea. — Un discorso all’imperatore Sigismondo ed uno al Concilio Fiorentino. — L ’ encomio di Giovanni V i l i Paleologo. — I due ricorsi di un metropolita di Monembasia al patriarca Giuseppe II : Isidoro un peloponnesiaco. — Un discorso del Cesarini in versione greca. — L a monodia per l’ incendio di S. Maria delle Blacherne. — Contatti d’ Isidoro giovane con opere e con uomini dell’ Occidente: suoi gusti calligrafici.

Comincio dallo scritto e dal codice che mi rivelarono l’ autore e la scrittura sua e m’ indussero alla ricerca e al riconoscimento dei rimanenti suoi autografi. La raccolta Παλαιολογεια και Πελοποννησιακα del Lampros * si apre con un discorso per la riunione delle Chiese Latina e Greca, che l’editore ricavò dalla minuta autografa esistente nel codice Pala­ tino gr. 226 1 ai ff. 180 «-183 r e che egli ha intitolato così: ’Ανωνύμου προς τήν έν Φλωρεντία σύνοδον (I, ρρ. 1-14), evidentemente perchè non ne riconobbe l’autore nè seppe che era già pubblicato più volte in una traduzione latina. Esso infatti non è se non il discorso di un membro della prima ambasceria greca al Concilio di Basilea, e precisamente d’Isidoro egumeno del monastero di S. Demetrio in Costantinopoli - il futuro metropolita di Kiev e cardinale Ruteno - in risposta a quello tenuto loro dal cardinale legato Giuliano Cesarini nella prima presentazione

* N . B. Mentre correggevo le bozze, mi è venuto alle mani un esemplare del 1 .1 con data 1912-1923, arricchito di due prologi postumi del L., con aggiunte e correzioni di I. K. Βογιατζιδιι;, e di un επίμετρο-; (pp. 259-358). Nelle correzioni dei prologi, p. -cf'-vç', il Βογ. riconosce che il discorso fu tenuto a Basilea, non a Firenze, ma del pari non conosce l’ autore e il codice Parig. gr. 2305 ed ignora il testo più corretto, edito dal Cecconi, della versione latina; la quale gli ha servito a ristampare nelle pp. 324-335 il discorso medesimo senza il grave spostamento, che ho segnalato a p. 3. 1 Già dell’umanista veneziano Giambattista Egnazio (f 1553), poi di Ulrico Fugger. Cf. K. C h r i s t in « Zentralblatt fiir Bibliothekswesen », X X X VI (1919), 27, 52. G. M ercati -

I l card . R u te n o .

1

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2

Scritti d’ Isidoro il cardinale Ruteno

a ll a c o n g r e g a z i o n e g e n e r a l e d e l 1 9 l u g l i o 1 4 3 4 . G iu li a n o p a r lò la t i n o , t r a d u c e n d o lo a p e z z i

in

a n d a r e t r o p p o i n lu n g o

greco

G i o v a n n i A u r i s p a , fin c h é

p i a c q u e a tu tti

che

il

per

non

c a r d in a le fin isse i l

d is c o r s o , e q u e s t o n e l l a t r a d u z io n e d e l l ’ A u r i s p a fo s s e

d a to a i G r e c i

d a le g g e r e p e r p o t e r r is p o n d e r e ; c iò c h e I s id o r o fe c e c i n q u e g io r n i d o p o , n e l l a s o le n n e r iu n io n e d e l 2 4 lu g li o . I n q u e s t a s e d u t a l ’ e g u m e n o c o m in c iò

a re c ita r e

n e lla

su a

li n g u a ,

P a d r i , g li s o tte n tr ò l ’A u r i s p a e le s s e p r o n t a , p r o te s ta n d o p e r ò c h e n o n

ma

non

c o m p r e n d e n d o lo i

l a v e r s i o n e la t i n a

aveva

g ià b e lla e

p o tu to r a g g i u n g e r e l a v e ­

n u s tà e l ’ e l e g a n z a d e l g r e c o . 1 C o s ì i l d is c o r s o o r i g in a le la t in o d e l C e s a r in i ( l a v e r s i o n e g r e c a d e l l ’A u r i s p a n o n è s ta ta a n c o r a r ic o n o s c i u t a , m a l a i n d i c h e r e m o n o i a p . 1 4 s g .) e la r is p o s t a d ’ I s id o r o n e l l a v e r s i o n e la t i n a d e l l ’ A u r i s p a v e n n e r o in c lu s i n e g li a tti e d o c u m e n t i d e l C o n c i lio e fu r o n o r i p e t u ­ t a m e n t e s t a m p a t i n e lle c o lle z i o n i d e i C o n c i lii 2 e n e g li S t u d i s t o r i c i s u l C o n c ilio d i F i r e n z e d e l C e c c o n i . 3 C h e i l s e r m o n e e d ito d a l L a m p r o s s ia p r o p r i o q u e llo d ’ I s id o r o , b a s t a à p e r s u a d e r c e n e u n a s e m p li c e o c c h i a t a , a n c h e s o lo

Πρώτον (χέν, ώ θεία και ιερά σύνοδος, ττν παρά τοϋ Θεοϋ βοήθειαν τε καί συαμαχίαν επικαλούμαι των εγκωμίων υμών απτδμενος, καί ταϋτα τηλίχούτου πράγ­ ματος, ύπερ ού πας τις αν. . .

a i p r in c ip i :

Primum quidem, ο sacrosancta sy­ node, de laude et gloria vestra dic­ turus, a Deo immortali auxilium invoco et favorem, praecipue cum ea laus eius generis sit, ut qui­ cumque. ..

1 V. I oh. de R agosio in Concilium Basiliense, ed. J. Haller, I (Basel 1896), 335 sg., e ef. ib., V, 96 sg. ; Ioh. db Segovia in Monumenta conciliorum generalium saeculi decimi quinti, II (1873), 745 sg. Per le date delle congregazioni mi attengo a quelle preferite dall’ H aller , I, 335, n. 1. N. I orga , Notes et extraits pour servir à l’histoire des croisades au X V e siècle, Seconde série (Paris 1899), 2, n. 6 , crede fatti per Isidoro e compagni i pagamenti del 28 luglio e 15 settembre 1434 e del 18 febbraio 1435 « ambasciatoribus Graecorum»; ma forse è dubbio, perchè Isi­ doro e compagni furono inviati e andarono al Concilio e non al Papa e provvide 0 Concilio a tutte le spese finché stettero in Basilea, cioè fino al maggio 1435 {Condi. Basil., I, 334 s.). 2 Mansi, X X I X , 1235-1250; X X X , 671-685. Nei titoli non è fatto il nome nè dell’oratore, nè del traduttore. 3 Doc. X X V ili, X X IX , pp. Lxvm-Lxxxvn. Qui a p. lxxx in un titolo malis­ simo composto si nominano e autore e traduttore: « Translatio, facta per Aurispam, orationis graeeorum factae in Congregatione sacri Concilii Basiliensis per alterum oratorum ipsorum graeeorum, de graeco in latinum, per archiepiscopum Rueensem (!), tunc abbatem Sancti Demetrii Ordinis Sancti Basilii».

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Capo I. - Scritti d’Isidoro nel Palatino greco 226

3

Però si deve notare che al Lampros nel riprodurre una minuta confusa (v. la tav. II, 1), in cui l’autore facendo supplementi prolissi non solo nei margini ma a distanza di pigine, trascurò talvolta di ri­ petere il segno di rinvio, non è riuscito di collocare bene il lungo tratto dalla p. 11, 11 alla p. 14, 11, il quale nella versionè latina viene dopo γίγνεσθαι πεφυκεν di p. 6, 16, dove appunto il Lampros notò un segno a cui nulla corrisponde nel margine. E si deve notare altresì, per non indugiarci a scovare altre differenze minori, che le finali sono di redazione alquanto diversa: evidentemente, perchè nell’ultima redazione si preferì mettere una gran lode gene­ rica al Cesarmi, rimandando, sotto il pretesto della ristrettezza del tempo, ad altro discorso una precisa risposta ai detti di lui. Pertanto, chiunque userà dell’originale greco dovrà tenere sempre l’occhio alla versione latina, che rappresenta la redazione definitiva, recitata nel Concilio; chi poi vorrà anche restituire il testo d’ Isi­ doro, dovrà collazionare un altro ms. non conosciuto dal Lampros, il Parig. greco 2305, terminato di copiare il 26 febbraio 1418 da Manuele Iagaris, δουκός τοϋ Τυρί, 1 ms. medico che presenta al f. 400, dopo la sottoscrizione (f. 399), « Anonymi sermo ad Synodum. Inc. Πρώτον μέν, & θεία καί Ιερά σύνοδος, την παρά τοϋ Θεοϋ ροπήν τε... Des.: οί δε φόνοι φθοράς καί άφανισμόν άνω. . . , et trois ou quatre mots effacés et difficiles à l i r e » , 1 2 o, com’è nell’edizione, p. 13, 10, oi δέ πόλεμοι, φόνους καί φθοράν άνθρώπων, κωμών, πόλεων, επαρχιών. Quella copia nelle parole, in cui yiene a mancare, concorda colla redazione rappresentata dalla traduzione latina: «E x bellis oriuntur c a e d e s , e x c a e d i -

1 Η. Ομοντ , « Revue des bibliothèques », II (1892), 4. Si noti il nome, il cognome e la dignità, che fanno ricordare Γ « Emmanuel Iagari » del seguito di Giovanni V ili Paleologo a Venezia nel 1429 (v. J or ga , Noies et extraits , etc., Prem. série, in «Revue de l’Orient latin», V, 1&5, dell’estr., I, 354), e Μ α ν ο ο ίλ τού Π αλαιολο'γου τοϋλ εγο α έτου Ί ά γ ρ ο υ mandato a Sparta con Alessio Filantropeno ad incoronare nel gennaio 1449 Costantino Paleologo (G. P hran tzes , Chron., Ili, 1, ed. Bonn. 205), e Marco Iagari, poi grande stratopedarca (S guropulos , Vera hist, unionis non verae, Π, 15, p. 12), il Μ. ό Π α λ α ιο λ ο γ ο ς 5 Ί α γ ρ ο ς del P h r an tze s , II, 8 e 9, ρρ. 153 e 156, inviato da Giovanni V ili a Martino V per la faccenda dell’unione verso il 1431 (Cecconi, 14 sgg., 59), indi venuto con lui al Concilio di Firenze, e non farà molta meraviglia di trovare aggiunto in un codice di quel casato il discorso d’Isidoro per l’unione, anche se per avventura non risulti dalla scrittura di esso e da postille nel corpo del ms., che questo, come altri codici di medicina, era ve­ nuto nelle mani di Isidoro. 2 G. A . C ostomiris nella « Revue des études grecques », X (1897), 431. L ’ Omont , Inventaire sommaire, etc., II, 233, fornisce solo il principio, e appena fino a σύνοδος.

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Scritti d’ Isidoro il cardinale Ruteno

b u s d e s t r u c t i o a c p e r d i t i o fit hominum» (Cecconi, p. l x x x i i i ) , e perciò è dato sperare che concordi pure nel rimanente ; 1 pur­ troppo, poco rimanente, se raggiunta edita alle pp. 11, 11-14, 11, vi è al posto giusto, dopo p. 6, 15. Isidoro nel discorso non si contenne del tutto, ed è meglio per noi, da accenni alla persona propria: per esempio, in uno dei primi periodi adduce a scusa il malessere lasciatogli da una lunga malattia : άλλως τε ούδ’ εδ έχοντι κατά σώμα καί οδπω της μακράς εκείνης άπαλλαγένπ καί πολυημέρου νόσου καθαρώς, άλλ5 έτι λείψανα φέροντι ταύτης (ρ. 3, 14). Tale accenno, come pure il duplice fatto indiscutibile, che egli era non mediocremente dotto e facondo, tanto da venire poi nel Concilio Fiorentino deputato dai connazionali a sostenere, con pochis­ simi eminenti, le loro parti nelle pubbliche discussioni, e che ci ha lasciato altri scritti, mentre i due compagni della legazione, Deme­ trio Paleologo Metochites o Metodides protovestiarites e il genero Giovanni Lascaris Dishypatos domestico dell’imperatore, laici di alta condizione,2*non furono particolarmente, se pur lo furono, letterati e scrittori, sembrano ; sufficienti ad assicurarci che il discorso fu composto precisamenté da lui, e non recitato soltanto, come potrebbe sovvenire a taluno; ei conseguentemente, che la minuta superstite è di su o p r o p r i o p u g n o . Tale riconoscimei|ito, sotto un rispetto, è più utile ancora che non quello del tempo e del luogo in cui fu tenuto il discorso; perchè ci dà il mezzo di riven dicare ad Isidoro non solo la scrittura di buona parte del codice Pala iino, ma (ciò che importa incomparabilmente di più) la composizioie stessa di alcuni scritti anonimi del codice predetto, e pon solo ai quello, ma di altri che oramai risultano o saranno per risultare in tutto o in parte autografi di lui, e final­ mente di riconoscere diversi codici con note sue e perciò molto probabilmente da lui,posseduti. Anzitutto non gli negheremo gli scritti dei quali, come del discorso Πρώτον μέν ώ θεία, ci rimangono le m i n u t e corrette e r ic o r r e t t e , o anche s$lo dei f r a m m e n t i di p r o v a e serie di a p ­ punti p r e p a r a t o r i . 1 La lezione poirfv nel principio è la prima e più visibile scrittura nel Palat. 226. Isidoro nella copia ultima può essersi determinato a ritenerla. 2 Cf. A . T heinhr e F r. M iklosich , Monum. spectantia ad unionem Ecclesiarum Graecae et Rom., 44-45} Monum concilior., II, 749, 753; Cecconi, pp. x x x v ii sg. e Lxxxvm, ecc.; Conciliurk Basil. 1, 366, 367 ; III, 616 sg., ecc.; S guropulos , p. 17

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Capo I. - Scritti d’ Isidoro nel Palatino greco 226

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a) Tale è il discorso che comincia: Εί δέ ή μακρά καί συνεχής καί πολυήμερος κατεφγάσατό μοι το σώμα νόσος riferendosi con iden­ tiche espressioni1 alla malattia ricordata nel discorso al Concilio di Basilea e che precede immediatamente questo nello stesso fascicolo, ai ff. 176-180v, mentre è ricopiato al n e t t o nei ff. 142-149.2 Nel catalogo stampato, p. 121, che riassume una disgraziata postilla del Sylburg, esso fu detto « In imperatorem CPolitanum En­ comium, quod ipse apud reges Occidentis effecerit, ut, indicta Synodo, unus Pontifex, et Ecclesiae pax restitueretur », ma per un abbaglio gravissimo. L ’allocuzione è diretta al καΐσαρ, all’imperatore dei Ro­ mani, re d’ Ungheria, ecc., a Sigismondo ìnsomma, che si adoperò perchè fosse tenuto il Concilio di Costanza e si ponesse fine al grande scisma d’Occidente, come appare dal contenuto e anche dalla parte raschiata del titolo nel f. 142 v dopo προσφώνημα: εις τον... βασι... σ ιγ ι σ μ ο υ ν δ ο ν . E ritengo, tanto per il contenuto quanto per la posizione della minuta, che esso è il discorso tenuto, o almeno preparato, per la visita che gli ambasciatori greci al Concilio di Basilea fecero, secondo le istruzioni ricevute da Giovanni Paleologo, a Sigismondo in Ulma il 24 o 25 giugno 1434,3 tre settimane prima di giungere a Basilea. Un altro atto e documento questo, del quale non esiste traccia altrove, se si guarda ,ai Regesta Imperli, XI, n, p. 309 sg., e ai Deutsche Reichstagsakten, XI, v, p. 479. b) Similmente il lungo discorso Μή θαυμάσητε, ώ θεία καί ιερά σύνοδος, ήρημένον με λέγειν περί όμονοίας (ff. 59-67 r), con una doppia serie di capi o argomenti che intendeva esporre (ff. 58 r e 67 v) e con una prova di un pezzo di discorso (f. 58 v) impropriamente defi­ nita nel catalogo, p. 120: «Precatio ad Spiritum Sanctum». Essendo quello rivolto in sul finire successivamente al papa, all’imperatore

1 Anche la proposizione a p. 11, 3 : φαινομένων μ έχ ρ ι; ήλιου δύνοντος,

n. 2, p. 123):

ισθι, λ α μ π ρ ό τ α τ ε

Oipcvoum τήν στίλνιν ίίξετε α π ό άνισχον το; ritorna qui con poca varietà (f. 147 r ; ed. cit. nella

βασιλ εύ,

ώ;

ουρανομήκη;

σοι σ τ ή λ ο ι σ τ α δ ΐσ ο ν τ α ι πάσιν

v’è ben altro, m a n o n possiamo occu­ parcene qui. Anche nel discorso al Concilio di Firenze, Pai. 226, f. 65 r· e Vat. gr. 706, f. 20», dice al papa: κ α ί τρόπαιον ο υ ρ α ν ό μ VIκ ε ; σ τ ί σ ο ν . Si vede che egli aveva espressioni favorite, o, se vuoisi, quella povertà di espressioni e di concetti, che produce le ripetizioni. 2 II discorso è poi uscito come di un anonimo nel Ν εο; Ε λλω νομνω μων, X V (1921), 113-126. H Lampros l’ha riconosciuto come diretto all’imperatore Sigismondo. 3 V. la lettera di fra Alberto de Crispis al Concilio, da Ulma il 25 giugno, in M ansi , X X X , 835; Cecconi, o. c., D oc. X X V I, p. l x iv sg. Erano colà giunti il 24. ά νθ ρω π οις εις α ίω να φ α ι ν ο μ ε ν »

τόν ά π α ν τ α . E

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Scritti d’ Isidoro il cardinale Ruteno

e al patriarca presenti, non vi ha dubbio che fu tenuto nel Concilio Fiorentino, quando l’unione stava per maturare; e si può essere certi che anche gli altri appunti, non poco interessanti per il conte­ nuto, furono stesi in preparazione di qualche altra pubblica orazione o discussione nello stesso Concilio. Per fortuna, anche di questo discorso rimane, ma nel codice Vatic, gr. 706 ai ff. 12-21 r, la bella copia autografa senza nome di autore, sotto il titolo: συμβουλευτικός περί δμονοίας. Di questo codice si discorrerà più avanti, p. 25 sgg. c) Inoltre il lunghissimo elogio di un imperatore bizantino, che comincia con una frase già trovata nel principio del discorso al Con­ cilio di Firenze : Άποδιοπομπεϊσθαι μέν ούκ οΐδα οτι δει τον καί όπωσοΰν λέγειν τ]ρημένον (ff. 82-112r). Veramente, la copia non è cosi ricor­ retta da potersi chiamare con sicurezza una minuta autografa, e perciò dapprima avevo messo lo scritto tra quelli che mi parevano d’ Isidoro piuttosto che di altri, ma che non avrei osato attribuirgli se non dopo uno studio conveniente del contenuto e della forma. Ma poi, per buona ventura, ho riconosciuto nel f. 196 del predetto codice Vat. gr. 706 il primo getto di tutta una serie di piccoli pezzi, inseriti nell’elogio o tali quali o in altra redazione e posizione; e successivamente ho trovato nei ff. 149-157 del Vatic, gr. 1879 la mi­ nuta di tutto l’elogio con numerosissime correzioni ed aggiunte, cosi che venne tolto qualunque dubbio in proposito. L’imperatore encomiato è senza fallo Giovanni Paleologo,1 poiché (per addurre una sola prova) egli appare ai ff. 109 v-111 quale fra­ tello del γαμβρός di un Carlo despota d’ Itaca, Zacinto, Leucadia, Cefallonia e padre di un Τόρνος (Turno), da cui si ebbero le città dell’Elide, ecc., ossia di Carlo I di Tocco, zio e padre adottivo di Teodora, sposatasi nel 1428 a Costantino XI, l’ultimo imperatore di Costanti­ nopoli, al quale recò in dote i castelli posseduti da Carlo nella Morea. 2 Notevoli i tratti dell’encomio, che celebrano, ad es., i meriti di Giovanni per l’insegnamento pubblico in Costantinopoli,3 gli acquisti 1 E non già Manuele Paleologo, come disse il L ampkos nel Νέος Ελληνομν., ΙΓ (190ό), 451. 2 Cf. P h ran tzes , II, 2, ed. Bonn. 128. 3 Sullo scadimento e abbandono degli studi in Costantinopoli a quel tempo veggansi nel » Bessarione » del 1920, p. 116 e sgg., i lamenti dello Scolano, che contrappone lo zelo delle città italiane per l’ insegnamento pubblico e l’ amore degl’ italiani per le lettere. Che Giovanni ΥΠ Ι siasi studiato di rimediare, risulta,

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Capo I. - Scritti d’ Isidoro noi Palatino greco 226

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in Grecia, la battaglia delle Ecliinadi fra Leontari e Turno, ecc. ; 1 ma credo bene di non farne parola, perchè avendone veduto nel N. Ελληνομν., II, 451, un brevissimo estratto sulla fortificazione del­ l’ istmo di Corinto, penso che il sig. Lampros se ne sia procurata la copia per pubblicarlo. Osserverò soltanto che quell’elogio avrà pro­ babilmente giovato, se non a procurare (perchè già verso il 1417 Isidoro si era intrattenuto con Giovanni a Corinto e poi gli aveva diretto una lettera laudativa, che indicheremo nel Vatic, gr. 706), a mantenere ed accrescere il favore grande che quell’ imperatore gli dimostrò anche dopo la legazione del 1434 a Basilea - cosi poco bene accolta al ritorno in Costantinopoli,2 - segnatamente nella missione in Russia e durante le discussioni fiorentine. 3 d) e) Infine 4 i due ricorsi di un metropolita di Monembasia al patriarca di Costantinopoli contro i tentativi di togliere1dalla propria giurisdizione il vescovado di Maina per sottoporlo alla metropoli di Corinto. 5 Di fatti il ricorso più breve, che accompagnò, rincaran­ dolo, l’altro già spedito nel luglio colle galere veneziane e ora riman­ dato di nuovo perchè non sembrava giunto a destino, è in d o p p i a copia (ff. 69-73 r ; 75-81), come i discorsi a Sigismondo e al Concilio di Basilea : di esse la prima, anepigrafa, in lettere più minute e meno belle e con parecchie correzioni fra le linee e nei margini, pare una minuta, sebbene non sia cosi corretta e ricorretta come altre minute descritte sopra: si direbbe una prima copia fatta dalle schede, ma che non riusci tanto netta, quanto l’autore si era atteso. L’altro ri­ corso invece - una vera difesa da legale, lunghissima e vivacis­ sima - rimane bensì in una copia sola (ff. 115-133), ma che corriad es., dal fatto che commise a l! Argiropulo d’ insegnare h τω ξενωνι τοΰ κοάλνι (V. L ampros , Αργυροπουλεια ρ, κα' sgg.), ma a tale insegnamento, che è degli anni 1444 sgg., non si riferirà Isidoro. 1 La larga parte datavi alla Grecia meglio si comprende e si apprezza, ove tengasi presente l’ origine d’ Isidoro «ex Peloponneso» : v. p. 12 s. 2 Cf. Cecconi, 98 sg g .; F eommann, Kritische Beitrage zur Geschichte der Florentiner Kircheneinigung (1872), 139 sgg ; P ierling , La Russie et le Saint-Siège, I (1896), 15 sg. 3 F rommann, 147 sgg. ; P ierling , I, 36 sgg. 4 Quanto alla monodia per l’ incendio di S. Maria delle Blacherne v. più avanti, p. 15 sg. 5 Non ho veduto Ch e . D im itr i OU, Ή μιητρόπολις Μονεμβασίας καί at ΰπ’ αυτίν υπαγόμενα! επίσκοπο» in 'Ιερός Σύνδεσμος, X X I (1921), di cui dice N. A. B ees , « Byzantinisch-neugriechische Jahrbücher», IV, 218, che conosce solo in parte le fonti rela­ tive e la letteratura recente.

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Scritti d’ Isidoro il cardinale Ruteno

sponde nelle esteriorità ai ff. 69-73 r, e perciò sembra anch’essa una minuta ritoccata da un diligente e scrupoloso scrittore, e non da uno scrivano che poi ripari alle proprie sbadataggini; oltre di che resta, per compenso dell’altra copia, nel Vatic, gr. 1879, un foglio, il 158, purtroppo lacerato, con e s t r a t t i ed a p p u n t i , taluni de’ quali hanno servito nella redazione, come gli estratti della vita di S. Teofano arcivescovo di Monembasia,1 di un sigilli on patriarcale2 e di unp chrysobulla,34ed i pezzetti di composizione ’Αλλ’ άγε δη - μάλλον δέ καί ούς (lacuna) τοϊς έμπεριειλ(ημμένοις) - εμπορικόν. ..) ,4 ecc. I ricorsi furono stampati come « degni di sommo conto » fino daV Settembre 1915 nel Νέος Ελληνομνημων, XII, 257-318, e dovevano essere commentati e storicamente illustrati nel fascicolo del dicem­ bri (ib., p. 258), ma nè in quello nè in verun altro dei fascicoli successivi finora usciti il Lampros l’ha fatto, ed è una disgrazia, perchè colla sua erudizione bene avrebbe chiarite le « molte » cose che possono impararvisi « della storia ecclesiastica del Peloponneso sotto i Paleologi e dell’ortodossia in genere » e le notizie « non poche sulle vicende più antiche della penisola » (p. 257), e forse anche ne avrebbe stabilito il tempo e l’autore, che, del resto, ove li avesse riconosciuti, poteva subito annunciare in due parole, salvo a darne poi le prove nel commento. Ad ogni modo, poiché da quanto ho esposto mi pare risulti abbastanza che Isidoro non è solo il copista, ma l’autore dei ricorsi, a me si!impone il dovere di procedere ad una revisione, anzi ritrattazione di quanto scrissi nel 1916 circa le lettere greche d’ Isidoro monaco! del Vatic, gr. 914.

1 Ed. N. Ελλιινο;ΑΊ., XII, 279. Il santo compare anche nel « Sinodico » di Mo­ nembasia (Pasini, Codices mss. B. Taurinensis Athenaei, I, 421). Se della vita rimangano mss. o altre tracce, non so. 2 N. Ε λλκνοαν., XII, 280, 27-281, 9. Qui τ»ν δ ικ α ιω μ ά τ ω ν . Nel Vatic, al margine σιγι.ψ, e in luogo di προκατε'χουσα il Vatic, ha καί κ α τείχ ε. Deve trattarsi del « sigillion » patriarcale spedito in seguito alla chrysobulla, di cui nella nota seguente. 3 Ib. 281, 10-23. Dalla novella d’ Andronico seniore del giugno 1301 e non dall’ altra del 1293 (èd. in Acta et diplom., V, 159; Patrol, gr., CLXI, 1054), come appare dall’ omissione di 5: τοΰ Ζεριενοΰ (Acta et diplom., V, 159, lin. 16) e dalla sostituzione di Ζ εα εν α ς ad Ά ν δ ρ ο ΰ σ κ ς (ib. lin. 22) : cf. A. H eisenberg, A us der Geschichte und Literatur der Palaiologenzeit ( « Sitzungsberichte d. Bayer. A k .», Jahrg. 1920, 10 Abh.) 29-33. - Nell’ apporre la nota marginale alla copia (N . Ελλοινοριν , XII, 281, 10) Isidoro scrisse per distrazione ’ Α ντω νίου, mentre più sotto, giusta­ mente : τοΰ α ΰ τ ο ΰ κΰο ’ Ανδρονίκου, ρκ ζ’ sarebbe il numero della chrysobulla? 4 N . Ε λλκνοαν., XII, 285, 32-286, 1 ; 286, 17-23.

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Capo I. - Scritti d’ Isidoro nel Palatino greco 226

Digression. — I due ricorsi sono del 1429 e scritti per commissione da Isidoro. A lui, quantunque non metropolita di Monembasia, non si possono negare nè essi nè le lettere e le preghiere del Vatic, gr. 914. Adunque i ricorsi

scritti in persona di un metropolita di Monembasia

sono dell’ annd 1429 circa e perciò diretti a Giuseppe II, quello morto in Firenze verso la fine del Concilio, che fu patriarca dal 21 maggio 1416 al 1 0 giugno 1439: il ricorrente è uno, n o n P e l o p o n n e s i a c o , che reggeva il vescovado da circa 16 anni, 1 ossia dal 1413 circa. Il tempo è rivelato da questo, che nei ricorsi s’ impugnano bensì recenti ordini patriarcali m a specialmente un «sig illio n » sinodico uscito 32 anni prima sotto il patriarca Antonio, del quale, oltre a menzionare i partecipi e sottoscrittori e riferire a senso l’ inizio e il fine , 2 sono trascritti alla let­ tera parecchi notevoli passi, che lo dimostrano essere la Πραξις τοϋ Κόρινθου dell’ anno 1397, 3 fortunatanjiente superstite e stam pala negli Acta et diplo­

mata graeca M ed ii A ev i , II (1862) 287-29 2.

Difatti i passi citati nel ricorso

a pp. 285, 4 - 1 8 ; 291, 2 9 -2 ? 2 , 3 ; 296, 2 3 -2 6 : 306, 12^-18 ; 308, 7 -1 9 4 sono estratti dal « sigillion », pp. 288, 3 0 -2 8 9 ,1 0 ; 289, 25-35, 1 1 -1 4 ,1 4 -1 9 ; 290, 1-13. Pertanto, la data prima e principale - anno 1429 - che svela le altre date, del governo del

ricorrente e di quello del vescovo

1 Nel secondo ricorso,

p.

277, 6 :

'Ε ξχ α ίδεκ α

χρόνου?

di Maina, e di

τρέχ οντα

Iv

Π Α ο π ο ν ν ίο ω

nel primo, p. 2 6 1 , 3 3 , riferendo circa Γispezione, tentata due anni innanzi, al monastero fuori della diocesi di Maina dove stava abitualmente il vescovo di questa: τεσσα ρεσκ αιδέχ ατον δέ έτος

κ α ί τΑν Ιπ ισχοπ κν κ α τ έχ ο ν τ α Μ αΐνης ούκ εδει ριε διαρπινυθΐναι.

E

έχων ένδκριων τίτινικαΰτα τ ΐ Π ελοπον ν τ σ ω , ουδέποτε π α ρεγεν όαπ ν εκεϊσε.

2 Pag. 2 7 8 , 5 :

καί

ούτως. έχ ρ ϊν

ρ,ε

. . . άπολογκσασθαι E a ρρ. 2 8 3 , 6 :

π α ρ ω χ κ κ ό τ ω ν ενιαυτών Ιξ οδ δ ίπ ε ρ Ιδικαιώθνι. έχεΐνος π α τ ρ ιά ρ χ ε ς Ι ώ ρ α

xûp

’ Α ν τ ώ ν ιο ς .

, , 316, 2 8 :

διά

τό

δύο

χα ί

τριάχοντα

Ά λ λ ’ εί τ α ΰ τ α ό ά γ ιώ τ α τ ο ς

Κ α τ ’ ά ρχ ά ς κ α ί εν τ ω προοια ίω τοΰ σι-

Lampros;,ma lattazione evidentemente non è verbale) τ. 2 Essendo fuori di ogni dubbio l’identità dell’opuscolo nei due codici nostri, non sembra possibile che le varianti nel nome della città siano derivate da due diverse vocalizzazioni della parola ebraica, ossia che dipendano dall’originale del pari direttamente. 3 Cf. B. L oeb nella «Bevue des études juives», I, 77. 4 V. «Hebr. Bibliogr. », X V , 40; R enan, 695. Nel codice Fischi 16 l’aggiunta è al margine. Invece, e per me è doveroso ricordarlo, nel codice Magliabechiano della versione latina c’è, e dentro il testo: «hic in Tarascone que stat super flu­ vium Bedani». 5 Quanto gli astronomi medesimi fossero lontani dalla precisione, lo prova fi L oeb, 77 sgg., facendo vedere che fi Bonflls attribuì a Tarascona il meridiano. che Levi ben Qerson aveva assegnato a Montpellier distante d’un grado, e com­ pose una tavola per calcolare le ore di Tarascona e di Avignone insieme, come se avessero lo stesso meridiano; che altri fece altrettanto per Montpellier e Perpignano, per Montpellier ed Avignone, ecc.

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Capo IL - Scritti d’ Isidoro nei codici greci del fondo Vaticano antico

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7. Nel V atic. 1896 rimangono, due libretti di m a n o d’Isidoro: l’uno nei ff. 137-175, 181- 219, 1 che nel secolo xvi stava tuttora iso­ lato in biblioteca, come provano le due iscrizioni del f. 137 r : βιβλιο­ θήκης) άπ(οστο)λικης, del tempo dell’Aleandro, e « De Sp(irit)u S.t0 » di uno dei vecchi Ranaldi; l’altro nei ff. 266-278, che ritiene ancora in principiò (f. 266) la vecchia copertina di pergamena, avanzo di un evangeliario greco del secolo xn (Matt. 2, 12-17 al recto ; 2, 21-23; 12, 18-20 al verso). Il secondo libretto - un fascicolo scritto affrettatamente - con­ tiene copie di testi per lo più astrologici, quali, ad es., (f. 267) περί των

καλουμένων κέντρων* επαναφορών τε καί άποκλιμάτων καί της εκάστου των ιβ’ τόπων ονομασίας καί δυνάμεως, inc. Τοϋ ζωδιακού κύκλου παρά τοϊς αστρο­ νόμος είς ιβ’ ; 2 — (f. 271 ν) un κανόν[ιον] (persiano) μήκους τε καί πλάτους των πόλεων identico a quello riferito da Teodoro Meliteniota nell’ ’Αστρο­ νομική τρίβιβλος III, 2 ;3 — (ff. 273 r e 277) μέθοδος περί του τί ποιων τίς εόρίσκει τον ωροσκόπον ήτοι την άνατέλλουσαν μοίραν άπταίστως, inc. Αί λεγόμεναι καιρικαί ώραιπή μέν;4 — (f. 272) senza titolo "Οταν πλεονάζ[η] ή εποχή τοϋ ήλιου. .. e (f. 278) Ό μέν Χρόνος άπό πρώτης μοίρας έως ιζΛ. .. ; 5 (f. 273 f?) Έκ μέν των περί πάσης καταρχής έπισημασιών ταΰτα φαϋλα... e (f. 274r) Ό μέν κλήρος έν κακω τόπω . .. ; 6 — (ff. 275îJ-276ü) i cc. 61-100, ed. 60-99, dei Καρπός dello pseudo Tolemeo, ecc. Però frammezzo a tali miseri testi sono sparse alcune varietà- per me più notevoli.1 *3 4 5

1 I ff. 176-178, con uno scritterello sulle virtù cardinali (ine. (Τ )ίίς ί ρ ι τ ϋ ς κ α τ ά συμβεβνικός τυγχανούσιις, termina οπό γένους εις ε?8 ιι διαιρε'σβαι), a primo aspetto Sem­ brano di altra màno, ma non ardirei dirli interpolati da un estraneo al libretto d’ Isidoro. * Nei codici Laurenziano X X V III, 16, f. 347, Marciano 323, Vatic. 208, ecc. (cf. Catalogus codd. astrologorum graecorum , I, 38; II, 4 ; V, 1, p. 64) e nel Barberin. gr. 127. 3 Vatic, gr. 1059, f. 352, e 792, f. 247 v. Anche il Vatic. 792 è codice, completo dell’opera del Meliteniota, anzi più antico del 1059, che si credeva unico. Da no­ tarsi che i ff. 1-24, 354-360 del cod. 792 furono suppliti dal copista dei primi 260 fogli del Vatic. 1058 e dei ff. 51-214 del Vatic.· 573. 4 Trovasi anche nel f. 1 del Vatic, gr. 1047, foglio che al pari dei ff. 8 e 9 ì* dello stesso codice è di scrittura molto simile a quella d’Isidoro. Lo scritto nel Laurenz. X X V III, 16, nel Marciano 336 e in altri assai è attribuito a Demetrio Cloro, sul quale v. F. Cumont nel «Bulletin de la Société des Antiquaires», se­ duta del luglio 1919. 5 Gli stessi scritti, e nello stesso ordine, si trovano anche nei predetti ff. 8 e 9»· del Vatic. 1047; il secondo pur nel cit. Laurenz. X X V III, 16. * Anche nel cit. Laurenz. X X V III, 16, f. 2 4 « sg.

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Scritti d’ Isidoro il cardinale Ruteno

Cosi ai ff. 266 v e 277 r sono dei conti cancellati ; 1 a 270 v il fine del c. 23 della Vita di Crasso (αλλά ρόπτρα - τήν διάνοιαν) seguito dall’indice di i' vite parallele (Nicia e Crasso ; Alcibiade e C. Marcio ; Demostene e Cicerone; Agesilao e Pompeo; Demetrio e Antonio; Pirro e Mario; Arato e Artaserse; Agide e Cleomene, e aggiunte sotto lo stesso numero η' Tiberio e C. Gracco; Licurgo e Numa; Li­ sandro e Siila), che corrisponde perfettamente al contenuto del celebre codice Madrileno N 55 delle Vite di Plutarco ; 2 a 274 v una nota di testi astrologici da cercare in tre codici, uno del Prochiron P e r ­ siano di Abramio,3* 8 uno dell’ Ellenico, un terzo, "Ετερον, di Abramio, dei quali il primo è l’odierno Laurenziano XXVIII, 16, e il terzo forse il Laurenz. XXVIII, 13 (v. p. 96 sgg., al c. IH, § III, i codd. 7-8). Riproduco questa nota perchè probabilmente sparge luce sulla com­ posizione del codice Barb. gr. 127 trascritto da Isidoro.

Πτολεμαίου των προς Σύρον συμπερασματικών βιβλία δ' : έκ των Ηφαι­ στίωνος τοϋ Θηβαίου αποτελεσματικών καί έτέρων : ταϋτα ζήτει άπο το Π ε ρ σικόν πρόχειρον τοϋ 'Αβραμίου. f 2ζήτει άπο το Ελληνικόν τά αστρονομικά θεωρήματα τοϋ Πρόκλου καί τοϋ Πτολεμαίου τά [bianco] f 3 ζήτει καί άπο τό έτερον τοϋ 'Αβ ραμί ου ταϋτα: e poi in margine al primo libro: ζήτει καί ταϋτα άπο το αύτό· ίατρομαθηματικά Έρμοΰ τοϋ τρισμεγίστου πρός Ά μ μ ω ν α Αιγύπτιον. Π primo libretto invece è pieno non di copie di testi astrolo­ gici altrui, ma di scritti p ro p ri i d ’ Isidoro, e scritti tutti teologici, anzi conciliari, ad eccezione forse di quello sulla partecipazione di Dio. E sono: a) il discorso: Oi της ύμετέρας αίδεσιμότητος είρημένοι πρότρίτα λόγοι, sulle aggiunte al simbolo, in risposta a ciò che dai Latini erasi

1 Noto a f. 277 v : ·(■ οφείλομε» Τ(~> χρυσο^όω Κω\’στα»τίνφ T W Εύγε- κχω (νομίσματα) χζ'. ■(· οφείλομεν τω προηγούμενη του Ζωοδότου φλορ/ λδ,< (Sul monastero τοΰ Ζωοδότου Χριστού a Misitra in Morea v. V o g el θ G ard th au sbn , op. cit., 339). Altri conti nel f. 218 v. Qui Isidoro per formare libretti di note usò carte di conti che erano scritte solo in parte. 2 V. I hiarte , 182 sgg. ; Ch. G raux , Les articles originaux , etc., 345-412, 417 sg.; K . Ziegler , « Rhein. Mus. », L X V m , 97-109, dove, in seguito alle Quaestiones P lutareheae del F oche (Münster 1911), in parte modifica le sue antiche opinioni sulla classificazione e sul valore del Matritense. Isidoro forse vide questo stesso mano­ scritto o uno di eguale contenuto: sarebbe bene di esaminare quello per vedere se abbia o no postille di sua mano. 8 Abramio scrisse il Laurenz. X X V III, 16, dell’anno 1382, e parte del Berli­ nese 173; cf. B oll nel Catalogus codd. astrologorum graec., VII, 56, n. 2.

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f

C a p o II. - S critti d ’ Is id o ro n e i c o d ic i g r e c i d e l fo n d o V a tica n o a n tico

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sostenuto due giorni prima,, e cioè Γ 11 novembre 1438, in Ferrara, ι ed è riferito a tratti davanti alle singole risposte. Ve n’è da prima, nei ff. 138®-156, una copia completa, non senza pentimenti, in 52 capitoli numerati ; poi ne’ ff. 189-202 ® una minuta, con molte cor­ rezioni, dei primi 39 capitoli; finalmente nei ff. 205 ®-206, 217 ®-219 le prove di singoli pezzi, per es., dei cc. t' ζ' η' (f. 205 v), di parte dell’esordio (f. 217 ®), dei cc. β' γ' (f. 219). La bella copia, del solo proemio però, l’abbiamo già trovata nel f. 165 e sgg. del Vatic. 706 (v. p. 25). Da notarsi : negli atti stampati del Concilio parla sull’ar­ gomento, per i Greci, solo Marco Efesino: come ciò sia da spiegarsi e quanta sia stata realmente la parte d’Isidoro nelle discussioni svoltesi prima fra i soli Greci ed il contributo di lui ne’ ragionamenti della risposta comune data da Marco nella sessione XII del 15 novem­ bre, lo sapremo dalla nuova edizione o da una nuova storia del Concilio. 6) Altro discorso (o altra redazione?) contro le aggiunte al simbolo nei ff. 181-184. Comincia: Ό μέν δή περί της διαλέξεως λόγος έπεί καί εις εμέ περιήκει, e termina (se pure non è solo un primo pezzo) : κατά το είκός καί δυνατόν άναστείλαντες. Seguono, riassunti in sette pro­ posizioni, οί ρηθέντες έν ταΐς δυσί συνελεύσεσι λόγοι dai Latini (f. 184 ®). c) Una serie di passi circa la distinzione fra l’essenza e l’ope­ razione in Dio, ricopiati dal « tomo » Ούτε την κατά της Εκκλησίας (del 1351) e da diversi santi Padri, ne’ ff. 157-163®, e poi ne’ seguenti 165®-175, in min uta, un trattatello di 34 capi, se gli'angeli e gli uomini partecipino all’essenza o all’operazione di Dio. Il trattatello, che dapprima principiava : Οί μετέχοντες του Θεοΰ είτε άγγελοι, ora, per l’aggiunta di un periodo, comincia: Επειδή τινές εΐσιν οί φασιν ώς μετέχουσιν οί άγγελοι καί οί άνθρωποι του Θεοΰ κατ’ ούσίαν, λεκτέον οΰτω προς αυτούς· Οί μετέχοντες..., e termina: ουδέ κατά συμβεβηκός άρα ή τοΰ Θεοΰ ουσία μετέχεται. Non essendovi alcuna espressione rivolta ad ascolta­ tori, come negli altri discorsi e voti c o n c i l i a r i , ho espresso il dubbio che tale non sia il trattatello, senza perdermi a cercare se nel Con­ cilio sia stato trattato di proposito quell’argomento, che tanto pre­ meva ai teologi greci dei secoli xiv e xv. d) Il discorso per l’unione: ’Επί πασι μέν, in minuta relativa­ mente scarsa di pentimenti, nei ff. 211-213. Manca il f. primo, col1

1 L a data è aggiunta nel f. 140 r, in margine alle parole οπερ r, Ομετε'ρα τήν τρίΐ-nv αίδεσιμόττ,ς Ημέραν εξεθετο: ’’Ηγουι κατά τήν ta’ τοΰ νοεμβρίου τμε'ραν.

χ α τ :.

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S critti d ’ Is id o ro il ca rd in a le R u ten o

principio sino alle parole τοσοΰτον γε ώστε καί τον δικαστήν esclusivamente. La copia netta rimane integra nei ff. 166-169 del Vatic. 706 (vedi sopra, p. 25). e) Un frammento di discorso al Concilio per la pace, nei ff. 214-216. È quasi senza correzioni. Comincia: Εΐτα εί πόλεων μέν οικοδομά! καί ανεγέρσεις καί αύξήσεις το πάλαι, e termina: ινα ώς έξ ένός άπαντες στόματος δοξάζωμεν καί άνυμνώμεν σε τον έν Τριάδι Θεόν όμοούσιον εις αιώνα τόν άπαντα. f ) Altro pezzo di discorso - un esordio - in minuta affrettata, al f. 217 r. Comincia: Εί δέ καί αύτός βραχέα τινα προς τήν ύμών έρχομαι λέξων αίδεσιμότητα. Termina: της αλήθειας δέ μάλλον λεχθησομένης αύτης τοϋ Χρίστου. Finalmente un avanzo di conti per cibarie nel f. 218®. 8. Il V atic. 1898 1 ha un solo fascicolo (ff. 203-213 bis) di mano d’ Isidoro. Vi si contiene, in m i n u t a piena di correzioni e di ag­ giunte, talvolta lunghissime, un’esortazione stringente all’unione, che comincia : Αρχή των λόγων σου άλήθεια· 2 ή πνευματοκίνητός φησι τοϋ θείου Δαυίδ φωνή, e termina: της θείας άπολαύοντες αύτοϋ μακαριότητος χρόνον 5> πρέπει... Una bella copia, ma delle sole prime pagine e di mano dello Scolano - l’antesignano degli antiunionisti dal 1445 c. in poi si è già trovata nei ff. 211-214 del Vat. 1879 (v. p. 41 sg.). Lo scritto è indirizzato ai Greci e prova loro colla storia alla mano che non solide ragioni dogmatiche e disciplinari ma lo spirito della discordia produsse e mantenne lo scisma dalla Chiesa Romana. Vi si fa anche aspettare col tempo un secondo scritto, da me finora non riconosciuto, che doveva provare essere equivalenti le espres­ sioni « per il Figlio * e « dal Figlio » ed avere la Chiesa Romana sino dal principio consecrato nell’azimo, ecc. Esso dunque è poste­ riore al Concilio Fiorentino, ma non alla caduta di Costantinopoli, come si raccoglie da un accenno ai confini estremi raggiunti dai Turchi ; 3 ed è prova che Isidoro cercò di fare quello che egli aveva 1 Sul ms. cf. F oe r ste r , L i b a n t i opera, I, 423 sg g .; G. S. Me r c a t i nel « Bessarione » del 1917, p. 73 sgg., e del 1918, p. 95 sg g . 2 ’Αρχή . . . αλήθεια aggiunto dopo. H principio prima era: CH αύτοκίνσιτος. 3 F. 211 r i αφέντες γάρ έπισυνάγειν τά Ιβνη καί τόν Χριστιανισμόν εκείνα διδάσκειν —άντας Ιθντι τούς Χριστιανούς πεποιήκατε κατ’ ολίγον, καί μαρτυροΰσιν οί Τούρκοι μέχρι Χαλκηδο'νος ϋ εω, άπό δέ δυσμων μέχρις Έπιδάμνου ού μόνον κατάρχοντες πασών των επαρχιών εκείνων, άλλά καί τω Μωάμεθ τάς συναγωγάς εν πάσφ πόλοι καί χώρα δειμάμενοι, μάλλον δε καί τούς ήαετέρους ώραιωτάτους (s ic ) νεώς άνατρέψαντες, τάς μυστικά; Ικείνας καί ίεράς βεβηλώσαντες τράπεζας, Ικείνω άνέθηκαν, τελετάς έπορδοντες καί τάς άνοσίους αύτων ραψωδίας ecc

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C a p o I I . - S critti d ’Isid oro n e i c o d ic i g r e c i d e l fo n d o V a tica n o a n tico

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suggerito al papa verso i Greci ben disposti, 1 forse perchè il papa stesso, approvato il consiglio, ne aveva lasciata l’esecuzione a lui. Ecco il passo in cui Isidoro lucidamente enuncia il proprio assunto e le sue ulteriori intenzioni. . . . Φε'ρε Se’ αποδείξεων εναργών σαφώς δμων παραστήσωμεν τη άγάπ-p, βτι παραβλεπτεται2 των της ’Εκκλησίας ουδέ τουλάχιστον ΘεοΏ, ου των δψηλων δογμάτων ούδε'ν, où των δ'σα τη ίερωσυνη συνάδει, où των τελετών ουδεμιας ούδέν, 3 των δ'σαι πεφύκασι τούς τελούμενους μυεϊσθαι και δι’ αυτών τούς άνθρώπους συνάγειν Θεω και κληρον εκείνου γίνεσθαι καθαρόν τε καί αμωμον, άλλ’ ή ^ίζα της διαστάσεως καί του χωρισμού των εκκλησιών Ιρις ήν, Ιρις κακή καί διάστροφος, ήν εχάλκευσεν ή Τιτάνων γένος ■δλεθριον ή τινων Έρρινύων ή τελχίνων μάλλον, καί ταΤς ψυχαΤς εγκατεσπειρε των πρώτως άρξάντων αυτής, και διά των δμολογουμενων δμϊν ιστοριών άποδείξωμεν οθ’ ουτω καί οόκ άλλως προύβη. άλλά τδ μέν άποδε,ικνυειν νυν οτι το Πνεύμα διά (p rim a καί Ικ) τοϋ Υίοΰ τδ άγιον εκπορεύεται, και οτι το « διά τοϋ Χιοΰ » τω « εκ του ϊίοΰ » ταυτόν, jcaì ώς ή 'Ρωμαίων εξ άρχής Εκκλησία άζύμοις Ιν ταΤς ίεραΤς Ιχρωντο τελετάϊς, καί τάλλα δι’ ών εγκαλοϋνται πρδς των οδκ ειδότων ώς παραπεποιημενα καί των κανό νων Ιξω τυγχάνει των ξέρων, παρίημι.νΰν· Ιργον γάρ où τοϋ παρόντ ος ί,μΐν τούτο καιρού πρόκειται, άλλ’ εί ποτέ καί τούτου παράσχοι καιρόν δ Θεός, κατά το ήμϊν εφικτόν τή Εκκλησία. Θεοϋ και τη άληθεία συναγωνισόμεθα καί συνηγορήσομεν πολλών καί καλών εύποροϋντες των άποδείξεων (f. 206 ν ).

9. II V a t i c . 1904 nei if. 112-113 contiene altra copia autografa,4 con aggiunte e correzioni, del discorso: Μακαριώτατε πάτερ, των μέν πραγμάτων, al-papa ed al sacro collegio, di cui v. sopra, p. 37 sg. Inoltre, in un pezzettino di carta, incollato sul successivo f. 115r {vuoto come il 114), ci è il nome f τζεζένα : (Cesena), scritto da Isi­ doro. V’erano anche quattro altri fogli, coi numeri 163-166, tutti di mano sua, contenenti la fine dei Dialoghi degli dei di Luciano, dalle parole τά δέ ύπό κρύους del dial. 25, ma poi li ho riconosciuti provenienti dal celebre Vatic, gr. 90 e ve li ho rimessi (v. avanti, p. 62). Finalmente, è probabile che sia venuto colle sue carte, seb­ bene non è scritto e sottoscritto da lui ma dal «notario diacono e

1 V. sopra, p. 37, n. 4.

Sic. 3 S ic : ούδέν aggiunto sopra la riga. Così poscia Saa πε'φυκε dentro la riga,

2

{5σ)αι (*εφύκ)ασι sopra. 4 La copia, in scrittura molto affrettata, è anteriore all’ altra che rimane nel Vatic. 1858 e che presenta diciture migliori in parecchi luoghi. Il Vatic. 1152 segue il 1858, dal quale già per altro motivo lo dissi derivato.

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56

Scritti d ’ Is id o ro il ca rd in a le R u ten o

tabullario » Demetrio ό Μανικαίτης,1 il f. 116, contenente l’originale contratto di affitto di un terreno che certo Σημεών Ιερομόναχος καί πνευματικός πατήρ ό άποκατασταθείς παρά τοϋ πανιεροτάτου μητροπολίτου Μ ον εμ βα σί ας οίκοκύριος έν τη σεβασμία βασιλική καί πατριαρχική μονή τή είς όνομα τιμωμένη τοϋ τιμίου ταξιάρχου Μιχαήλ των άνω δυνάμεων καί έπικεκλημένη τοϋ Κωντοστεφάνου concluse c o d Foca figlio τοϋ Άγγανοΰ e con Eudocimo τον Σαγουδιανόν nel giugno dell’anno ς~^(λδ')1 2 o 1426, indizione IV. Monembasia, la città per cui Isidoro si è cotanto im­ pegnato, san Michele e le « virtù » celesti, celebrate come san De­ metrio da Isidoro in un canone apposito (v. p. 31), e il tempo ci richiamano quasi naturalmente a lui e ci fanno pensare che egli abbia avuto uno stretto rapporto con quell’imperiale e patriarcale monastero, forse il suo monastero de’ primi anni. 10, 11, 12. Pongo in ultimo tre codici che contengono un foglio solo di scritti Isidoriani, e sono i Vaticani 94, 321 e 1823. Il V atic. 94, del secolo xm -xiv, con le opere di Sinesio,3 serba nel f. Ili r la minuta della lettera : Τήν μέν οδν προς ημάς, ad un pa­ rente in Acaia, che si è trovata (v. p. 21) al f. 59 del Vatic. 914 - veggansi nella tavola I poste accanto la minuta e la copia calligrafica - e presenta nel f. v la prova di un periodo di elogio ad un uomo imperturbabile nel mezzo di sommi turbamenti : Tò γάρ έν μέσω θορύβων ('prima φροντίδων) τοσοϋτον μεγάλων... έρρωμενεστέραν δέ τήν διάνοιαν ή κατά τήν των όλων εχειν. Nel V atic. 321, del secolo xiv, contenente l’ esposizione dell ’ Orga­ non Aristotelico fatta da Giorgio Pachimere e vari opuscoli matema­ tici, è d’ Isidoro la scrittura di una striscia di carta di mm. 221 X 067, che l’ ultimo legatore del codice (sotto Pio IX e il cardinale biblio1 Sopra un altro notaio di tal cognome e dello stesso tempo v. Miklosich e Müller , A cta e t d ip i., I li, 384; T reu , « Byz. Zeitschr. », I, 92. 'Ο (Λονιχαίτm in m onocondilo'nel Vatic, gr. 81 f. 294»·. Ad un Mcmxcti-np due lettere di Demetrio Cidone: v. I orio in «Studi Ital. di fllol. class. », IV, 280; G. Cammelli nel «Bessarione » del 1920, p. 92. 2 Le decine e le unité mancanti supplisco dalla copia della. 1609, fatta, non ne dubito, da Giovanni di Santa Maura, che sta nel f. 195 del codice Parig. gr. 3067 e fu stampata dal L ampros nel Δελτίο» της ιστορ. χαι ε9νολ. εταιρίας ττ,ς Ελλάδος, V (1900), 159 s. L ’editore stranamente vi presenta l’atto come « del see. xrv » nel titolo, e come del « 1326 » nelle osservazioni, ed il copista, non meno male, ha trasformato διάχο-εος ed ό Μανίχαίτης in δηρεόσιοσ e Κοανηάτης (m a rg . Κοααιιάτης). 3 Cf. F ritz nelle « Abhandlungen der philos.-philol. Klasse d. Kgl. Bayer. Akad. d. Wiss. », X X III, II, 334 (egli lo fa di pergamena e del secolo x v); T brzaghi negli «Atti della R. Acc. di Archeologia », ecc., di Napoli. N. S., IV. n, 6 6 .

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'

Capo II. - Scritti d’ Isidoro nei codici greci del fondo Vaticano antico

57

tecario G. B. Pitra, quindi fra il 1869 e il 1878), probabilmente per averla trovata sciolta,1 incollò ad una striscia più larga di carta gialla e ne fece un foglio - il 17a — non troppo disuguale dagli altri, mettendo però storditamente al verso ciò che andava prima. Così al Π Άν comincia, e nella parte superiore del f. 17a r termina uno «psefisma», in lettere assai minute e pieno di aggiun te e m u t a m e n t i , in cui si fa decidere al popolo Elleno di chiamare ad un congresso, da tenersi dentro un triennio, i migliori uomini di ogni popolo della terra affine di correggere insieme tutti gli errori e pregiudizi sulle cose divine, umane, ecc., e sancire ogni cosa buona, bella, giusta e santa e cosi ottenere di vivere tutti sempre felice­ mente e d’ accordo, e si scelgono a messi per gl’ inviti Archita Ta­ rantino, Pitea Massaliota,2 Diodoro Siculo ed Erodoto di Alicarnasso. In calce poi del f. 173 r è scritta, in senso inverso a quello dello psefisma, con la leggenda marginale attraverso : άρχή κινήσεως, la nota astronomica : έτους ;ςοΰ "^οΰ χθ'™ [1430] νοεμβρίου κε' ήμέρα σαββάτ. ώρα τελευταία ήμέριας, κατά Πέρσας μασιαρχα β' copcf μετά μεσημβρίαν δ'(ήμισεία) seguita da alcuni calcoli. Lo psefisma evidentemente è un puro esercizio letterario, però non ispregevole per noi, prima perchè risultando fuori di ogni dubbio essere opera di Isidoro, dà ansa alla supposizione che anche lo pse­ fisma del Vatic. 914 contro il Diplovataccio (v. sopra, p. 24) possa es­ sere composto da lui ; inoltre per il fine - la pace universale nell’unità delle credenze vere e delle giuste leggi, - per l’ idea, prestata agli Elleni, di far concorrere, alla pari con essi (συμψήφους), i barbari a fissare quelle, e per 1’ espressione scelta a designare il congresso : οικουμενικήν... σύνοδον. Debbono avere influito in questo le tante pa­ role e trattative, che si fecero prima del Concilio Fiorentino, per la riunione delle Chiese latina e greca a mezzo di un sinodo ecume­ nico, e lo psefisma è segno delle disposizioni ireniche, d’ altronde abbastanza certe, d’ Isidoro; perchè credo che lo psefisma non sia del tempo della riunione o posteriore, ma si avvicini piuttosto alla data della nota astronomica, sia questa stata scritta prima, sia ag­ giunta dopo, come è del pari possibile.3 1 Ancora cosi sciolta ho ritrovato una lista di conti d’ Isidoro nel Chigiano R, VI, a ; v. avanti, cap. Ili, § m , n. 6 , p. 96. 2 H celebre v iag giatore e g e o g ra fo m arsigliese; efr. Ch r ist , G esch ich te d er g riech isch en L itte r a tu r , 6 I, 539 sg. 3 Ricorderò, quantunque poco significhi, che Isidoro nel Plutarco Vatic, gr. 138, ff. 164 v, 168 w-169 v, in margine alla vita di Pericle appuntò cinque volte almeno ψϋφισρια, τό ψήφισμα, έτερον (sic) ψΐ. È da notare che Cristoforo si fece scrivere nel 1425 dal Crisoeocca un altro codice contenente gli stessi libri di Diodoro, che si con­ serva, mutilatissimo, nella Laurenziana. A nche il nostro può essere della mano del Crisococea, sebbene a prima vista la scrittura sembri assai diffe­ rente da quella dei Vatic, gr. 1007 e 84. Il Filelfo cercò il Diodoro

del

Garatone (v p /1 1 1 , n. 1). Vatie, g r. 1005, cartaceo, del secolo xilv; Polibio. Rilegato n ell’ ultim o decennio di Pio I X . L ’ antica guardia a principio fu staccata (v. le traccie al foglio I r ) ; ne fu tagliato e riportato solo un pezzo di foglio coll’ antica segnatura sul f. i r. N el fondo annerito del f. 1 r si stenta a vedere la fine del cognome scritto in capitali: « ........N V S » . Nei fif. 57 v , 5 8 v, 59 r le note di mano non greca, come quelle del V at. 226, che si rivelano d’ un italiano: ■περί των ορών της Ιταλία; - γαλάται τρανσάλπινοι - περί της πι'σης πόλεως - περί τοϋ πάδου πως ήριδανός λεγεται. Il Polibio del Garatone fu domandato in pre­ stito al bibliotecario pontificio dal Perotti, come ho ricordato a p. 110, n. 2. Vatic, gr. 1007, colle V ite p a ra llele: v . sopra, p. 83, fra i codici pre­ stati al card. Ruteno. Sottoscrizione: τε'λος των πλουτάρχου παραλλήλων · χειρ! γραφεντων διακόνου γεωργίου τοϋ χρυσοκάκκη · άναλώριασι δε χριστοφόρου γαρά6ο>νος : - έτελειιόθη μην! άπρι^ κ” Ιν.®« qns · έτους /ς°® Ή)®® λ ς’ ου -f- Ιν κωνσταντινουπόλει. Legatura del tempo di Paolo V . Nel f. di guardia i v un indice minuto in greco, di mano non greca. N el n r : « φ



C» G A R A T o N V S

· » eco., come fu

già riferito. Nel taglio inferiore, a lettere maiuscole disuguali e con lega­ ture : πλουτάρχου παράλληλα. Vatic, gr. 1013, in f“., di carta orientale, del secolo x m , coi M ora li di

Plutarco.

Assai bello

e

nitidamente scritto.

Rilegato

al

tempo

di

Paolo V : rifatto il dorso sotto Pio I X . In un f. bianco a principio fu ripor­ tata ed incollata una striscia col titolo di mano del Garatone: «M oralia P lutarchi». Nel f. ultimo, 418 v : « · AR C i N T i A · | ■ C · G A R A T o N V S · » e sotto, in inchiostro più sbiadito, ma pur di mano di lu i: «P lutarchi ·ν · sapientissimi sermones septuaginta quinque

per ordinem ut iacent etc. f

Emptus ducat, sexdeeim etc. ». (Cfr. un titolo simile nel Vatic, gr. 84). Forse è l ’ «Ite m unum volum en de forma r e g a l i de papiro, copertum corio quasi r u b e o , et intitulatur P lu ta rch i O pera m o ra lia », dell’ inventario di N ic­ colò V (p. 334), e fu pigliato a prestito dali’ Argiropulo nel 1481 (ib. 286). Vatic, lat. 1466, membran., del secolo x iv , col D izio n a rio di Papia. Rilegato sotto Pio V I. N el f. i r

di gu a rd ia : « · C · G A R A T o N V S ·

N el

f. ultimo di guardia, 160 r, una ricetta,. probabilmente di mano del Gara­ tone. H o trovato

tra i ff. 7 e 8 ed incollato sul f. i r un frammento di

lettera forse diretta a lu i: « Re ver en.me In xpo p a t....... | h a u i s a m o [ ? ] . . . » . Sul ms. v . Nogara, C odices V a tica n i la tin i... 14 6 1 -2 0 5 9 , p. 3, e sopra, p. 109.

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A p p e n d ice .

Vatic, lat. 1757, del sec.

I.

xv,

I c o d ic i G a ra ton e

colle

115

F ilip p ich e di Cicerone. Rilegato

sotto Paolo V . N el f. 1 « : « A R C I N T I A ...» , etc. come sopra, p. 108, n. 3. V . la tav. V , n. 3.

Cf. Nogara, p. 223.

Chigiano R. 41, cartaceo, dell’ ottobre 1 4 2 4 ,1 contenente la C irop ed ia .2 Legatura

greca,

coll’ aquila bicipite e coll’ altro

animale che si becca le

zampe come nei Vatie, gr. 19 e 84. E, come nel V at. 84, stanno a guardia due pezzi della medesima crisobulla, che qui risulta

essere di Andronico II

Paleologo e dell’ a. M. 6802 ossia dei 1293-1294. Nel f. 112 « : « A R C IN T IA | C · G A R A T o N V S · ». N el f. 113 v : « Emptus duc. quatuor » .3 F . ni r : « X e n o ­ phontis philosophi

de

sapientia

Cyri | Illustrissim i

Regis

Persarum |

Liber etc, », di mano dei Garatone. Di lui anche parecchie note m argi­ nali, ad es. nei ff. 3 9 r, 4 1 « , 4 3 « , 4 5 r, 5 2 « , ece. E stato poi « A . Patrieij Ep(iscop)i P ien tin i» (dal 1484 al 1496). V . Pierleoni in « S tu d i Ital. di fllol. c la ssic a », X V , 332 sg. Questo m s. è senza dubbio il 23 di quelli prestati al card. Ruteno, concordando esattissimamente formato, materia e (ciò che più persuade) il verboso titolo: « Item alter liber in papiro m e d ie forme vocàtus X en ofon tis p h ilosop h i de S apien tia

C yri illu strissim i regis P ersa ru m ». Ecco pertanto un ms. vaticano prestato al card. Ruteno e sper­ dutosi di certo fra il 1455 e 1496, ultimo della vita di Agostino Patrizi de’ Piccolom ini, nipote di Pio I I . 4 Ma non è del pari certo che siasi sper­ duto avanti la morte del cardinale o che non sia stato restituito con gli altri. Il Patrizi potè ottenerlo dopo dallo zio, al quale faceva da amanuense; potè acquistarlo in seguito da qualcuno meno scrupoloso che avesse ripi­ gliato a prestito il codice dalla Vaticana . 5 Ma fosse anche stato per acci­ dente non reso da Isidoro o dai suoi esecutori, il caso non iscuoterebbe il fatto della restituzione in generale, dimostrato da molti esempi. È da vedere se altri codici del Patrizi nella Chigiana, e sono m o lti,e provengano dal Garatone. Laurent. 70, 34, cartaceo, colla sottoscrizione : Έτελειιόθη το παρόν βιβλίον μηνί φεβρουαρίω ιβ' · ίνδ · ε’ · ετου; ,ς'ΤΏλε’ · χειρί γραφέν Γεωργίου διακόνου τοϋ Χρυσοκδκκη, άναλώμασι δε Χριστόφορου Γαράθωνος εν Κωνσταντινουπόλει (cf. il Vatic, gr. 1007). Conteneva in origine la S pedizion e d i A lessa n d ro di Arriano e la 1 È anch’ esso della mano che scrisse i Vat. 84 e 1007, cioè del Crisoeoeca. 2 H Garatone nelle postille al Papia cita, come s’ è visto (p. 109, n. 3), Senofonte, però l 'Anabasi, I, 2, 8 , non la Ciropedia. 3 Segue altra nota del Garatone sugli antenati di Alessandro Magno, che per noi non importa qui. 4 M O n t z e F a b r e , 126; v. H o f m a n n , II, 186, 258. 5 II secondo registro, inedito, dei prestiti fatti dal 1487 in poi è mutilo delle lettere N -P . 8 Ho veduto i seguenti: A 170 e 233; E 149 e 156; G 231; H 136, 147, 165, 190, 191, 196, 201, 217, 219, 221, 223, 226, 227, 246, 251 (?), 268; I 172, 208, 219; L 203, 206, 247 ; R 20, 29, 38 e 40, ma senza notarvi traccia di provenienza dal Garatone. Ciò mi fa pensare che sia isolato il caso del codice R 41.

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116

S critti d ’ Is id o ro il ca rd in a le R u te n o

B iblioteca storica (non certo tutta) di Diodoro, ma ora non rim angono se non i primi cinque libri di questo, e mutilatissimi. Cf. Bandini, II, 690 sg. Fuori della sottoscrizione, nessun altro segno di proprietà del Garatone : 1 la legatura odierna è la solita dei codici medicei, non la primitiva. Ignoro come e quando si sia sperduto: dico sperduto, perchè suppongo che sia passato cogli altri mss. del Garatone nella biblioteca di Niccolò V . Se il codice è, come sospetto, quello descritto nell’ inventario del 1475 (Mûntz e Fabre, 229) con le p a r o le :

«A liq u id Diodori. E x papiro s i n e

t a b u l i s », esso sarebbe scomparso dalla Vaticana dopo quell’ anno e ri­ sulterebbe già fin d’ allora mutilato del principio, perchè non protetto da legatura. Nel 1475 i Diodori greci delia Vaticana erano quattro, come nel 1455 (v. Miintz e Fabre, 341 e cfr. sopra, p. 87), e tutti in c a r t a ; quindi non c’ era

l’ odierno

Vatie.

130, che è in pergamena e del see. x - x i . T re

dei quattro si possono riconoscere nei Vatic. 131 e 132, della stessa mano, e 995, g ià del

Garatone, tutti del secolo x v ; il quarto può essere il mutilo

Vatic. 160, d’ ignota provenienza e che non si sa quando sia entrato nella Vaticana, m a forse più probabilmente può essere il Laurenziano, perchè questo certamente fu del Garatone e i codici del Garatone furono incorpo­ rati alla Vaticana.

II. — D ue

Garatone e sidenza, del Concilio di Basilea DI VENIRE IN ITALIA AL CONCILIO. lettere del

Pre­ Greci

una dei legati della sulla decisione dei

Sebbene queste appendici e il resto del fascicolo stiano dentro i con­ fini della umile bibliografia, m i permetto di pubblicarvi un residuo della corrispondenza che i legati dei prèsidi del Concilio di Basilea, Pietro ve­ scovo di Digne, Antonio vescovo di Porto e Niccolò di Cusa, e il messo loro aggiunto da Eugenio I V

Cristoforo Garatone tennero con la Curia

n ell’ autunno 1437 da Costantinopoli, dov’ erano giunti i l . 3 settembre per attirare i Greci al Concilio in una città d’ Occidente preferita dal papa . 2 E del Concilio di Basilea e del Garatone si è parlato, più o meno a 'pro­ posito, di sopra, nè io vorrei occuparmene più in futuro. Si tratta di sole tre lettere, indicate sino dal 1892 da E. N ardu cei 3 sia pure con l’ errore d’ identificare « C. Gh-aten. E p iscop u s», più precisa­ mente « C. Q vaton. Episcopus C oronen. » nella segnatura dell’ ultima, con

1 Sembra di mano latina anziché greca Γϊνδιχτϊς notato al f. 2 6», ma senza un facsimile della scrittura sott’ occhio non potevo riconoscere se veramente fosse del Garatone. 2 Cf. Cecconi, 168 sgg., 186 s g g .; Mohler, I, 87 sgg. 3 Catalogus codicum mss. praeter graecos et orientales in bibliotheca Ange­ lica ..., 255.

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Appendice.

Π.

Due lettere del Garatone, ecc.

117

« M a rcu s C on d u lm eru s » , ch e n el 1437 n on era an cora patriarca G ra d en se,1 m a rim a ste , se non erro, in o sserv ate. E p u re sono d i qu el g io rn o sospira­ tissim o , in cu i fin alm en te i G reci si o b b lig a ro n o di v e n ire a l C on cilio in una città d ’ Ita lia , n o n ostan te g li sfo rzi dei n u o v i

leg a ti d ella

riottosa

m a g g io r a n za B asileese, i v e sc o v i L o d o v ico de la P a lu d i L o sa n n a e L o ­ d o vico di Y ise u , i q u ali

tu tto

n are i G reci ad A v ig n o n e

fecero

p er im p ed ire q u e lla scelta e trasci­

o in a ltra

città

d’ oltrem on ti

v o lu ta

dai

loro

m a n d an ti.2 L a lettera dei p rim i leg a ti di B asilea, fedeli a lla m issio n e ric ev u ta dai p residenti d el C on cilio e d a l papa, è b re v issim a e n on v a oltre g li ossequi e le c o n gra tu la zio n i a l p on tefice: essi rin u n cian o a diffon dersi, ben sapendo ch e il G a ra to n e lo a v e v a p ien a m en te

in form ato .

In v e c e il G araton e, che

sc riv e g iù in tu tta fretta a lla b u on a, n e ll’ eb b rezza d e lla g io ia lascia co r­ rere

la p en n a per r ile v a re i pericolosi m a n e g g i,

fortu n atam en te

d e g li « A v ig n o n e s i » , im p ru d en ti, ostin ati, « n e m i c i » ,

la

fa lliti,

m o d era zion e dei

G reci e la loro fe d e ltà ai p a tti, le con fiden ze r ic ev u te d a ll’ im p eratore e le su e b e n e m e r e n z e :

n on d im en o, m e n tre

esa lta la g ra n d ezza del b u on su c ­

cesso, p ru d en tem en te in sin u a d i a cco g liere con b e n ig n ità e clem en za i le­ g ati A v ig n o n e s i, torn and o ciò ad onore d el pap a m e d e sim o . N o te v o lissim o qu esto co n sig lio d el G a ra to n e, ch e G io v a n n i d i E a g u sa presen ta com e un a v v ersa rio

im p la c a b ile, anch e p erch è

fu dato

a lla v ig ilia d ella fu g a dei

le g a ti A v ig n o n e s i in P era p er la p a u ra d i essere a rrestati e spogliati d e lle so m m e ch e ten ev an o .3 D o cu m en ti co sì im m e d ia ti, sia pu re ch e non riv elin o n essu n fatto n u ov o, p er lo storico sono sem p re b en v en u ti. L a lettera I, d e l G araton e, e la I I , dei B a sileesi, sono d irette al p a p a : in v e c e la I I I , pu r d el G araton e e, com e le p reced en ti, d ello stesso giorno 2 0 o tto b re 1437, è in d irizza ta ad u n

«R ev. p a d r e

e

sig n o re » ,

che p er

la su a fe d eltà e sa p ien za g o d e g ra zia ed autorità g ra n d e presso il pap a ; a lu i, com e a l papa, a v e v a scritto, appen a v e n u te le g a le e a v ig n o n e si,4 e a lu i o ra dà conto di p a g a m e n ti

esegu iti dai due b an ch ieri M ich ele Z o n 5

1 Fu promosso circa il principio del 1438, essendosi obbligato il 28 febbraio

(Eubel, I I 2, 160): il Garatone invece era di già pervenuto a Costantinopoli con gli altri legati il 3 settembre del 1437. 2 V. Cecconi, 191 sgg. e segnatamente le relazioni di Giovanni di Ragusa e del Visense, ib., p. dxi sgg., dxxv sgg. 3 V. Cecconi a p. dxxi e dxxxvu sg. 4 II 3 o 4 ottobre. Cf. le relazioni in Cecconi, pp. dxxiv e dlxxvi . 5 Fu testimonio a Costantinopoli il 26 maggio 1431 all’ atto imperiale di pro­ roga dei patti con Venezia; Miklosich e Müller , III, 186. Sopra di lui cf. I orga , Notes, II, 5, n. 7. V. la procura di Eugenio IV in data 7 luglio 1437 presso Cec ­ coni, p. cccL xxvn : «Miehaeli Zeno [sic] de Venetiis, Castellanae dioecesis, scutifero, et Baldassari Lupari, civi Venetiarum, familiaribus nostris».

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118

S crìtti d ’ Is id o ro il ca rd in a le R u ten o

e B ald assare L u p a r i 1* e g li raccom an d a d i con ferm are p ro m esso

ciò

ch e

avevano

costoro, u om in i d e v o tissim i di Su a S an tità e z ela n ti d e ll’ onore

e d e lla g lo r ia d el d estin atario. N o n credo d i an d a r lu n g i d a l v e ro dicen d o c h e l’ ign o to è un ca rd in a le, e p recisa m en te il ca rd in a le «ca m e ra riu s p a p e » 8 F ra n cesc o C on du lm aro, n ip ote d i E u g en io , co l q u a le era n atu rale ch e il G a ra to n e co m in ciasse a p rofon d ersi in g ra n d issim i elo g i d elle v irtù d e llo zio e term in asse p a rla n d o di so m m e in g en ti. L e tre lettere ci sono state sa lv a te da u n o zib a ld on e form ato n e l se­ c o lo XV a S . M aria d el P op olo in R o m a .3 P erò ch i le h a ricop iate d ovette pen are m o lto a le g g e r le e a co m p re n d erle, tan ti sono g li errori d e lla cop ia, o ch e e g li fosse p o ch issim o letterato o ch e rea lm en te a v e sse din an zi ori­ g in a li scritti con la m a ssim a fretta e qu in d i a lla p e g g io . In m o lti ca si m i p a re ch e n on rim a n g a d u b b io circa la lezion e v e r a : in a ltri con fesso d i n on sa p e r la in d o v in are e di afferrarne, sì e n o, a m a la pen a il sen so.

1. C. Garatone informa Eugenio IV che i Greci, rifiutate le profferte dei legati del Concilio di Basilea, verranno al Concilio in Italia con le galee pontificie: con­ fermata la holla; destinati i denari; ciò che l'imperatore avena fatto e detto con quei legati. Costantinopoli, 20 ottobre 1487. Dal codice Angelico latino 603, f. 78. Sanctissim o do m in o n ostro E u gen io pape quarto. P ost lite r a r u m 4 scrip tio n em , q u e scriptio h u iu s date est e t ea ru m copia hits presen tib u s in clu sa est a d firm iorem d eclaration em , con su ltaru n t G reci, b ea tissim e e t sa n ctissim e d o m in e , prop ter g a le a s A v l n i o n » q u e u t a l i a s sc r ip x i

ven eran t, m a g n is

co n siliis in m ateria n ostra. N a m cu m to t et

tan ta d iceren t ipsi n ov i oratores 0») pro C on cilii g lo ria , n em o erat e x G re (a) Avionion. cod. (b) N e l cod . s e g u o n o le p a r o le ca n c ella te ipsi et nostros non hunanimes sed potius differentum quamobrem.

1 Benché nella commissione citata a p. 117, n. 5 il Lupari sia detto cittadino di Venezia, egli era propriamente nobile cittadino bolognese, come appare dal sal­ vacondotto datogli da Eugenio IV nello stesso giorno (C e c c o n i , p. cccLxxvm) : «nobilem virum Baldassarem Lupari, civem Bononiensem, familiarem nostrum». Difatti nel «1440 B a ld i s s e r a [Lupari] fu del Consiglio] dei 120. 1452 fu creato Cavaliere con Francesco, Marco e Bartolomeo suoi fratelli ». P. S. D o l f i , Crono­ logia delle famiglie nobili di Bologna (1670), 472 sg. I Lupari sono molte volte ricordati nelle opere del Guidicini; ef. L. B r e v e n t a n i , Supplemento alle cose no­ tabili ecc., p. 234. 8 Tenne quell’ ufficio dal 30 marzo 1431 al 15 gennaio 1440. Cf. A. G o t t l o b , Aus der Camera Apostolica der 15. Jahrhunderts, 8 6 , n. 2 e 268. 3 Nei ff. 4® e 83® si trovano poesie «ad Mariam de Populo». Nel f. 69®: «1460. die xvm Martii venit magister Thomas de Spoleto aurifex ad faciendum tabulam beate Virginis et die xvnn incepit laborare. Die x. Aprilis Pascalis primus altare maius S. M. de Populo consecravit anno 820». N a r d u c c i , 254. 4 Forse una lettera dei Greci tn data dello stesso giorno 20 ottobre.

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Appendice.

II.

Due lettere del Garatone, eec.

119

c o r a m o rd in e q u in m a g n a su spection e afficeretur : v id e b a n t en im oratores ip s o s et n os n on u n an im es sed p otiu s differentes/®)

Q u am ob rem om n es

p u b lic e a s s e r e b a n t: Si d iv isi isti su n t, qu om odo nos secu m uniri p o terim u s? F u e ru n t ig itu r isti do m in i G reci p ro m p tissim i te) u t oratores C on cilii n o b is c u m

con p on eren t, et in h ec su m m is v irib u s lab ora ru n t.1 C u m au tem ,

a d h ib ita o m n iu m in d u stria , d u ritia ip so ru m o ratoru m et p resertim do m in i L a u san en sis co g n o sc e re n t, abiectis eo ru m pro m issio n ib u s q u e m a x im e (0 e r a n t,2 m a g n a c u m g ra tia et disposition e se lib e re c u m g a le is te) S . V . ad B eatitu d in is V . co n sp ectu m v e n ire p o llic iti(h) su n t. S ic ig itu r d id ic im u s ® '" " -'0 • • '« • « Η Ρ * ^ * » « * « * .« ,ν /*

Vatic, gr. 94ι f· ΠΙΓ. Minuta di una lettera di Isidoro giovane.

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i. Palat, gr. 226 , f. 18 2 ν. Dal discorso di Isidoro a Basilea (1434 ).

2. Vatic, gr. 1852, f. 252 ν, principio. Spese in Croazia e Dalmazia (1443 ).

3 . V a tic, gr. 776 , f. 208 v . F irm a di Is id o ro già m etropolita .

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A « STUDI E TESTI », 46.

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1. Il Vat. gr. 67, cartaceo, del secolo xiv, con una raccolta di orazioni (Demostene, Eschine, Aristide) e di lettere (Bruto, Falaride) : V. Codices Vaticani graeci, I, 62 s. Isidoro giovane 1 vi ha aggiunto sul f. 142, che era bianco, alcune poesie dell’Antologia e di San Gre­ gorio Nazianzeno, nella scrittura calligrafica ricercata di cui fece sfoggio nel codice delle sue proprie lettere ecc., Vatic, gr. 914: vedi « Studi e T. » 46, 19 sgg. Il codice, non ostante le inesattezze e la differenza che diremo, è quello, abbastanza singolare per il com­ plesso del contenuto, che nell’inventario dell’anno 1475 fu cosi de­ scritto : « Demosthenis orationes procuratoriae xxiii. |Eschinis ora­ tiones tres et epistolae, Aristidis orationes xxv. |Phalaridis epistolae C V l i i , Bruti epistolae l x x . Libanii exercitationes l x . Ex papiro in nigro » (Mtintz. e Fabre, p. 231). Ma qui è da notare anzitutto 1’ er­ rore, dei resto facile, di scrittura nel numero delle orazioni di Aristide, le quali ivi sono x x i i e non x x v ; 2 poi l’ inversione, per cui le lettere di Falaride, contro l’ordine del codice, sono messe avanti a quelle di Bruto ; da ultimo raggiunta imbarazzante : « Li­ banii exercitationes l x . » Questi esercizi nel codice ora non sono, e vi mancano dal tempo della legatura odierna, non apparendo veruna traccia di strappo o di mancanza nè alla fine nè all’interno del manoscritto, al contrario essendo i fogli ultipii assai macchiati, come lo sono non raramente i fogli delle estremità. E poiché la legatura si dimostra già mutata sotto Sisto IV, dicendosi nel secondo inventario del Platina (1481) e in altri posteriori il codice non più 1 Si corregga Γ « ipso tamen saeculo χιν » del catalogo, 1. c. 2 Nel codice, per doppio salto, dal numero ή a i' e dà la' a ιγ', sembra che si trovino due orazioni di più. Non avendo il miniatore continuato a porre il nu­ mero progressivo dopo ιη', facilmente il numero ε' dell’ultima orazione sacra avrà suggerito 25 come numero complessivo.

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Scritti d’Isidoro il cardinale Ruteno

2

legato « in nigro » m a « in pavonatio » o castagno, com e pure ora, si direbbe, e me ne ero persuaso dapprima, che le « exercitationes l x

»

fossero levate fra il 1475 e il 1481, o addirittura che non vi

furono m ai e che raggiunta fosse fiatta fuori di posto, durante il primo inventario, per una distrazione o nella dettatura o nella copia delle schede e passata in altri senza che i custodi se ne accorges­ sero. Ma la cosa non è così sem plice, perchè non solo nel secondo inventario del Platina, 1 e in alcuni successivi del see. x v e del secolo X V I incipiente, che però si limitano a ripeterlo, Γ aggiunta é passata, sebbene con una riduzione fortissim a: «D em osthenis: A r i­ stid is: Eschinis et Bruti epistolae ac L i b a n i i e x e r c i t a t i o [al sin­ golare] ex papyro in pavonacio», ma si trova anche, anzi specialmente in un inventario assai minuzioso del primo ventennio del secolo X V I con tale esattezza, che non ci lascia dubbio circa la pre­ senza del Libanio, e precisamente dei suoi progimnasmi.

« In

se­

ptimo scamno supra. | 1. Demosthenis orationes x x m . | Quaedam epigram m ata pauca et epistola quaedam. | Aeschinis rhetoris oratio­ nes tres cum vita eiu s: et enarratione Apollonii. Et eiusdem epi­ stolae X II. orationes

I Gregorii theologi xxv.

inter

quas

carmina et epitaphia.

rhodiaci: epistola:

| Aristidis

et sacrorum libri

quinque: sive logi. | Bruti epistolae septuaginta. | Phalaridis epi­ stolae centum et octo. | Libanii sophistae Progymnasmata l x . ubi laudes: vituperationes, sententiarum discussiones: com parationes: descriptiones: quae quis verba casu afflictus d ix erit: positiones sive quaestiones ; et sim ilia m ulta ad exercitationem rhetoricam effleta. | In fine positiones sive themata duo ad declamandum >. 2 D ’altra parte, siccom e l’inventario greco composto sotto Leon X e Girolamo Aleandro, 3 ossia del 1520 circa, che è minuzioso anch’ esso, non registra più nulla di Libanio, e non lo registrano g l’ inventari po­ steriori, m i pare si debba concludere che realmente nel codice alla fine si contennero un tempo, anche dopo la rilegatura sotto Sisto IV ,

60 dei progimnasmi di Libanio, m a ne furono levati al tempo hi circa di Leone X , sia dolosamente, sia per la cattiva idea di for­ mare un nuovo codice o di unirli ad un altro Libanio, con la con­ seguenza di dover procedere ad una nuova legatura di sim ile colore.

1 V atic, lat. 2 V a tic, lat. in Libanii opera, 3 'V a tic, g r.

3947, f. 3 1 « ; 3952, f. 59 v; O ttobon. lat. 1904, f. 3 8 « . 7135, a l f. 1 3 « della B iblioteca G reca. V egga si i Progim nasm i ed. R . F oerster, VH L 1483, f. 37 «-3 8 r.

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I. - Altri Codici tocchi da Isidoro

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Questa rilegatura difatti è l’ottantottesima delle 105 che Tommaso Inghirami, detto Fedra, fece eseguire durante la sua prefettura (15101516).1 Dove i fascicoli dei Progimnasmi finirono, non so: fra i co­ dici del fondo Vaticano antico ho finora cercati invano fascicoli del formato del codice 67 con 60 progimnasmi nell’ordine indicato dal­ l’inventario del codice Vat. lat. 7135. 2. Il Vaticano slavo XIV, membranaceo, di ff. 150, scritto alla fine del secolo χιν o al principio del xv, contiene le liturgie di san Giovanni Crisostomo (ff. 1-38), di san Basilio (ff. 40 82) e dei Pre­ santificati (ff. 88-110), con rubriche (ff. 83-87 r ) e in fine (ff. 112-148) la Διάταξις di Filoteo patriarca di Costantinopoli (f 1376), il tutto in staroslavo. 2 Isidoro ha notato sul f. I l i r nella sua scritturina ordi­ naria i vescovadi soggetti al metropolita di Kiev e di tutta la Russia. Considerata la persona dello scrivente, si può stare sicuri che nes­ suna sede sarà stata omessa e che l’ordine e i nomi delle sedi sa­ ranno quelli che a Isidoro sembrarono più esatti. Perciò la lista dev’essere, per il secolo xv, autorevole guanto ogni altra che esista di allora. Lasciando di illustrarla a chi lo sappia, io mi limito a ri­ produrla aggiungendo semplicemente fra parentesi il nome russo delle sèdi. Quanto alla trascrizione in greco dei nomi, che variano assai, si possono vedere, ad es., gl’ indici degli A c t a e t d i p l o m a t a P a t r i a r c h a t u s C o n s t a n t i n o p o l i t a n i e degli A n a l e c t a B y z a n t i n o - r u s s i c a del Regel. Τώ Κυέβου καί πάσης 'Ρωσίας ύποκείμεναι έπισκοπαί είσίν αδται: α°« ό μεγάλου Νοβογόροδου (Novgorod) : β»ί 'ό 'Ροστοβίου (Rostov) : ό Τζερνίγοβου (Cernigov) : δ°« ό Σουσδάλεως (Susdal) : ε°; ό Πολουτζικοϋ (Ροlozc): ς°5 ό Φαζανίου (Rjazan): ζ«? ό Σμολενίσκου (Smolensk): η°« ό Τιφερίου (Tver): θ°«ό Βολοδιμοιροϋ (Vladimir): ό Λουτζικοϋ (Luzk):

1 Vatic, lat. 3966, f. 115 v sgg. : « Libri graeci opera domini Thomae Phedri Bibliothecae Pontificiae Presidis nuper religati... 88. Demostenis: Eschinis et Ari­ stidis orationes et epistolae in rubro ex papyro». Così esattamente, salvo lordine « ex papyro in rubro », nell’inventario del 1533, Cod. Vatie, lat. 3951, f. 85 r e 116 r. Spero di pubblicare una volta quella lista e un fac-simile delle legature dell’ Inghirami; che egli anche altra volta abbia spezzato dei mss., fu notato nei Codices Vat. graeci, I, 424. Nel caso nostro la lista serve a confermare che l’ inventario della Vaticana del Cod. Vatic. 7135 è anteriore, come si deduceva già, sebbene non sicuramente, dal trovarsi esso unito in una serie con l’inventario della biblio­ teca del cardinale de’ Medici (non ancora Leone X) a S. Eustachio. 2 Indicazioni fornitemi dal Rev. Mone. doti. Giuseppe V a j s , professore nel­ l’ Università di Praga.

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Scritti d’Isidoro il cardinale Ruteno

ta*; δ Ποδόλιας (Podolia): ιβ°ι δ Ντορόβισκου : 1 ιγ°; δ Περεμισθλίου (Przemyszl) : δ Σαρίσκου (Saraisk) : ιε°« δ Χόλμης (Cholm) : ις1^ δ Σαμπορίσκου (Simbirsk ο piuttosto Sampor): ιζ»5 δ Κολόμνης (Colomna): ιη»; δ Περμίας (Perm) : Da un inventario dei primi quindici anni del secolo xvi risulta che questo ms. era già nella Vaticana « in quinta capsa Pontificiae Bibliothecae s e c r e t i o r i s » , ed è l’unico in caratteri emiliani che ivi è descritto : « Dalmatica sive Cyrillica anonyma. Liber lingua dalmatica: sive Cyrillica, ut mihi videtur, cui videlicet intermixti sunt graeci characteres una cum illyricis: licet inerudite in prima pagina scriptum sit : de littera aegyptiaca. et perscriptum est in rubro sic: quantum ego interpretari possum: Ioannis Archiepiscopi Constantinopolitani : videlicet dalmatico idiomate : Ioanna archiepiscopa Constantinopola (sic) 540 » .2 Nel ms. infatti si legge ancora sul f. I r « De litt(er)a egiptiaca », e al f. 1 r, dentro il titolo in rosso della liturgia del Crisostomo: ICÙóNNò. ΑΡΧΙβίπΤδ ΚΟΟΤδΝΤΗΝδΓΡόΑ Sul codice è scritta in pochissimi tratti tutta una storia. Nel f. I r tre segnature: «304», la più antica; poi « 3 » , mutato in « 4 » . Nel f. Ir, di mano del secolo χνι: «V . cophtice l(itte)ris maiusculis» e sopra: « sclavonica ». Sotto, di mano di Felice Contelori, primo custode della Vaticana dal 1626 al 1632: « Orationes Sli Ioannis Chrysostomi lingua Ruthenica », e poi di nuovo le due segnature del se­ colo XVII : « 3 » e « 4 ». Tutte queste scritture, ad eccezione di « Ru thenica » sono scancellate. Al ,n. 3, e dipoi al n. 4, fu segnato il ms. nel Catalogus codicum mss. linguarum Orientalium Vaticanae B i ­ bliothecae... inceptus ab Abrahamo Ecchellense et absolutus a Io: Matthaeo Nairono Danesio Maronitis A. D. M.DC.LXXXVI, f. 304, dov’è descritto così : « Orationes distributae per ferias et Orationes SHIoannis Chrysostomi characteribus maiusculis ruthenicis... » e sono dati latinamente i 18 vescovadi soggetti a Kiev. Non so quando il codice fu trasportato al n. XIV, sotto il quale è segnato nel catalogo stampato dal Mai : quivi è descritto come un « Missale slavicum, lit­ teris bonis, in membrana » .3 Isidoro probabilmente si sarà servito, nella sacra liturgia, di questo libro e l’avrà portato seco di Russia, come qualche altro manoscritto (v. * Studi e T. », 46, 65 sg.). 1 Lettura certa. Penso a Turov (Τοόροβον: Acta et dipt. I, 268 s., 426, 434, ece.). 2 Vatic, lat. 7135. f. 49 r. Per la data dell’ inventario v. la n. 1 della p. 3. 3 Scriptorum veti, nova collectio, V, in fine, p. ÌLIO.

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Π. - Donde vennero nella Barberini e nella Chig'iana i codici Tolomei

II. — Donde

vennero nella

I

codici

Barberini Tolomei.

e nella

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Chigiana

A confermare la congettura che i libri segnati con le sigle * Π3 L. Pt. » provengono dal senese Lattanzio Tolomei, si può ag­ giungere che non solo il Chigiano H 99, ma anche i quattro codici Barberiniani greci 21, 22, 145 e 291 sono venuti a Roma da Siena, e ne vennero nel 1640 da un’altra biblioteca senese dispersa, la bi­ blioteca del celebre Celso Cittadini (f 1627), il quale probabilissi­ mamente avrà raccolto anche altre reliquie della biblioteca Tolomei. Se ne ha prova nelle lettere di Guglielmo Sohier a Luca Holstenio bibliotecario del cardinale Francesco Barberini, date da Siena ai 19 marzo, 12 e 26 giugno del 1640, che si conservano nel codice Barberin. lat. 6500, ff. 143, 147 e 151, 1 e nelle note di entrata dei codici nel codice Barber, lat. 3075, f. 92 v e 96 r. Pubblicherò al­ trove i passi relativi a quegli acquisti: qui noto solamente che fra « li fragnienti della libraria già naufragata del già Celso Cittadini » mandati il 19 marzo, vi hanno il « Proclus in lib. 4 Elem. Euclidis » e « Aristotelis mechanica : Zoroastris magia. Aeschines. Polib. poli­ tica et militia Romanorum » ossia i Barber, gr. 145 e 22,23e fra quelli annunciati il 12 giugno « della libraria periclitata del Sig.r Cit­ tadini» un ms. «greco che contien’ parecchi trattateli! theologici», di cui nota i seguenti : « Discorso di Photio contra i Latini, dello Spirito S.td Di Nicolò, vescovo di Modone, sopra l’ istesso soggetto. Di Germano Patriarca di Costanti1 della dissention de’ Greci e La­ tini. Quando comminciasse la dissensione intorno alla processione dello Spirito Santo», ossia il Barb. gr. 291; finalmente il 26 giugno si manda « un Diogene Laertio greco, pur manoscritto.3 Non è molto antico», cioè il Barb. gr. 21. Li comprò l’arcivescovo di Siena Ascanio Piccolomini da un innominato per istigazione del Sohier e li mandò in dono al Barberini con altri, dei quali forse taluno può

1 Anche nelle lettere dell’arcivescovo Piccolomini all’ Holstenio (cod. Barber, lat. 6494, ff. 74-76, 89) si trovano accenni till’ invio dei codici, ma per sè poco chiari; solo nella prima in data 18 febbraio 1640 si dice apertamente: «co n den­ tro vi quattro libri delle reliquie del Sr Celso Cittadini », ma non più. 2 Cf. l’ inventario sommario di Sante Pieralisi pubblicato da Seymour de Ricci nella «R evue des Bibliothèques», X VII (1907), pp. 8ó e 93. 3 Ib., pp. 85 e 103 sg.

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Scritti d’Isidoro il cardinale Ruteno

credersi del Tolomei, anche se sprovvisto delle sigle, come il Pol­ luce Barb. gr. 28, che è dell’ istessa mano del Barb. gr. 22, ed ha l’ indicetto a principio di mano (credo) di Lattanzio. Perciò io so­ spetto che i codici Chigiani segnati con le predette sigle proven­ gano anch’essi dalla biblioteca Cittadini, come certamente ne pro­ vengono parecchi altri manoscritti della medesima biblioteca Chigi.

III. - Minori

aggiunte e correzioni.

P. 3. « Il codice Suppl, gr. 212 di Parigi f. 3-7 contiene una splendida e completa copia del discorso (d’ Isidoro al Concilio di Basilea), proveniente da un convento di Basilea ». Mgr. L. Petit. P. 33. «Λόβιν è il nome slavo ellenizato della città di LeopolLemberg » . Petit. Sovvenne anche a me dapprima, ma non sapen­ domi spiegare come mai nell’andata trionfale (diciamo così) alla sua sede Kiev da Costantinopoli nel 1436 (l’indizione importerebbe questo anno) e nel ritorno da Firenze Isidoro avesse pensato a la­ sciare in Leopoli, lungo la strada, quegli oggetti (e lo stesso dicasi della venuta al Concilio, e più ancora della fuga dalla Russia), mi volsi ad altra interpretazione, senza nemmeno accennare a quella prima, e fu male. P . 3 3 , lin . 6 (d e l g r e c o ) le g g a s i « T ò ετερον ó άγιος ’Ελευθέριος, ετερον λειογραφία » . l i n . 7 lo c o λαδάνου l e g e n d u m , u t v i d e t u r , λάδιν. 1. 8 κουτάκια ρουσικά» . P e t i t . G i u s t i s s i m o : s o n o i n d u b b i o s o lo c i r c a λάδιν.

P. 38-39. « Il discorso (al papa e al sacro Collegio) è posteriore alla morte dell’imperatore Giovanni V in (31 ottobre 1448). » Petit. P. 42 n. 4. «L oco φεϋ έρώ [riferito dal Lampros], il cod. di Iviron, di cui ho la fotografia, scrive chiaramente : φεϋ νϋν. » Petit. P. 132. « Intorno alla Πράξις τοϋ 'Ρόδου si deve notare che il Papadopulos Kerameus nella Νέα Ημέρα η. 1850-1851 aveva già pro­ vato che si trattava di una elezione fatta a Roma da Gregorio Mammas. » Petit. P. 143 lin. quartultima. «Arithmetica». Corr. «Mathematica». Tavola VI η. 1 leggasi: ? C h i s i a n . H 99» (cfr. p. 141).

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