Parmenide. Clitofonte [1 ed.]

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PICCOLA BIBLIOTECA DI FJLOSOFJ..t\ F P'='DA'anl O. P. . . . . • ~Brullo «il• - De la causa-, prindpio è m,o, èon iutroclnzlone, riassunti e note di Nillo Valoxi . . . . . . . . . . . » 7 Clce!,one 1\1. T. - Della n.atu,ra degli Dei. - L!h'ro l, tra.dotto da S. ~-arassaH . . . . . . . . . . . . . . ~ 8',&o - L~ Tilseulmie (Libro IV e passi sceltl dagli altri libr.i) e I Do~eri; con in• troduzione e note di N. Va Ieri· . . . . . . . . . •> 14 Condllla.c J.)l J!!I.- Trattai-o àelle se-,uaz'io-n·i. - Est1·R!tl, con introduzione e not.e di ?\.{a.ria.Luisa. Cervini . 1 -

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Jl discorso sul ,nelodo e Pdmo

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filosofia. • Tradu~ione, introduiionè e noté di Guiclo D~ Giuli . . Med.i!azioni filo&of/.cl,eeitestratti delle obòie:ionieri.,1,usle. Jntrodu~ion•·· tradu;,ione e 11ote a cura d,i (;tuido De Giuli Rpltteto. - MM>uale, • Volgarfazi,to da Giacomo Leopardi, e-on !ntro• dazione e note di Gustavo Balsru110-Crivellì. 2 a ediz. . . . . Rnclcen R. - 11.sig·niflèat-0 e il valol'e (!cella vita. - A ~ura di G. Pel'tl• C0U6 e (li M. De Yincolfs IFlcbte G. - La m~sione del dotto. • .A C\tr!I di G. Perticone . Froebel F. - L'educazioh.é d-e!l'uomo e acrittt scelti ,; cure, di A. $alonJ Galluppl P. -,Lettere filo•ofiche e lezioni di logica e meta.fì•ica. • P!tsal scelti, introduzione e l'.lOtea Cllra di Gnldo De G·iuli . . . . Gioberti V. - Prptoloyja. • Estratti rivednti sugli auto:.r&ft da Gustavo B"1eamo•Crivelli 1\132. 13'.!3'!,

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GIROL.A..1.VIO VITELLI MAESTRO

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INSIGNE

CARISSIMO AMICO

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.ARGOMENTO DEL"PARMENIDE,,

Tl racconto di quest.o dialogo - uno di quelli perciò detti di carattere 2h'Y)y'Y)µo:·nx6ç o 'narrativo ' (1) - ò fa t 1o ad un cfrcolo di uditori, che non aprono bocca, cla un (,1tl ('éfalo, un cittadino di Claz6meue, reduce da un suo l'onrn recente viaggio ad .Atene, dov'era,si recato insieme ('()I\ talUDi compaesani, tutti al pari di lui studiosi di filosofia-e tutti attrattivi dal desiderio di apprendere una f:1.111osa conversazione svoltasi molti anni prin1a tra SoLlva.reil suo sistema dalla critica dei contemporanei e princlpalU\ente di Aristotele. La qual critica egli ripete con f:ranehe?.za nella prima parte del Parm,:nlde e uei E"ìlebo, e ,'i 3.&,

Parmtr1idt

e Clito/011te.

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si connetteva intimamente la battagliera scuola Megarica; e pure ammettendo che certe critiche alla teorica delle idee risalgano ad .Aristotele, non si può, credo, negare che i Megarici, come dimostra l'esempio di Polfsseno, non dovessero essere estranei ad un movimento filosofico ostile a Platone. Degli altri persona,ggi1 che figurano nel dialogo, Oéfalo, da non confondere col padre dell'oratore Lisia, che non era clazomenio, ma, siraousano; più che un filosofo è l'uomo colto, curioso dei problemi filosofici, come tanti a quei tempi, che ad un cirnolo di peTSone, più o men coltè aJ pari di lui, ripete il racconto, che egli aveva udito da Anti:fonte e questi a sua volta appreso dalla voce di Pitodoro d'Is6loco (1). Quelli che da Olaz6mene avevano accompagnato Oéfalo ad Atene, desiderosi di sentire il racconto d'una così interessante conversa.0ione, sono da lui presentati per dei veri filosofi, perciò probabilmente si . possono considerare come cci delegati simbolici » del pensiero ionico contemporaneo. Di Pitodoro sappiamo da.il'' .Alcibiade' (p. 119 a) che insieme con Oallia di Calliade aveva seguito gl'iusegnamenti di Zenone, da, lui compensato con cento mine; e qui figura come un mece--

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(I) • NollS aurons, deu.:,: Iois en tout, une fois pour introdn!rci le pro• logua, ane fois dans l'entc-ar,te, la formule c-01nplète de ce disco11.rs doulllcment indirect: Etp"I)8è: 8·q ò 'Av·rnpruv Àéyrn, -ròv Ifo-&68wpov ll·n... (127 n) ... ~cp·I)ò 'Avr:icpwv q,&v0ti -ròv Ilu&6Swpov ,xò-r6v -re Sefo-&0tt -rou ITo:pµev[Spu ... (13\l e). Sous ce eom,ert, ],i. narration sera. faite on simple dlscours indfrect, comme si' Ant1pb,o,n. nous 1a faisait: 1!rp"I) ò Ilu-&6Swpoç ... formule Q'\ri s'abr6gora couramment en so~-entondiint ce 'P.vthodorus dh:it ': vod, tpçxVo:i-ròv Z1jvoov0t, 011, plus almplement e.nco1·e, ,,ocl, q:,&vcti ... Le disc0111-s.lndirect disparà-ltra totalement, à certains endrolt:s, cleva.nt la l'.llll'rlttion inunéd1ate: i:tp"/) ò Il,xpµevlS"l)i; (134 a) ... 1,&vu y', lq,"I) (131 b, 1i,; e, 136 a·b). En.fln sous le cmwert d'un tp&w1.t Joitial, la g.rande argn• mcntatlon sur l'Un ne sera plus, d'un bout à l'autre, q11'1m d1alogue dfrcct: -r[ 81);- 'Jcd.- mfvu ye. A.insi le but dc cette narra.tion 'à cascades ' a été de produtre sur nous une impression imthùe, hàbilement renou.,,-elée ,mx endtoita propioes: l'impression du passé tpinta.in ... Mais, des rormules compUquées ,1ui furent nécessail'es pom· créer cette impreesion, Platon se dégage aussitélt l'effet produit. La tacon do:u,t le P«-nntnule progressi• venient lcs '1,llège et :finalemènt les oublie no-as prépaxe à comprerrdre l"'l dòolaratioM quc noll!l .l1rons au p1•ologue du Théétète. • (DIÈs in oit. Notice p. 6 1,g.)

-19nate dei due :filosofi,che aveva ospitalmente accolti 11ella propria casa, (1). Adimanto, Glaucone e Antifonte sono i fratelli di Platone, il quale, come ha reso immortali i due primi nelle discussioni della. ' R e pub b 1i e a ' , così non ha mancato di sodìsfare ad un suo debito d'a,ffetto verso il terzo, per quanto questi ben presto avesse abbandonato gli studi filosofici per dedicarsi alle tradizioni sportive del nobile avo paterno. Del giovanissinlo Aristotele si nota che fu più tardi uno dei Ttenta, ciò elle basta per identificru:lo st-Oricamente. Ma questo personaggio assume un interesse speciale per chi non è alieno dal vedere i:n lui una coperta designazione dello Sta,girita. • (I) Che sia quel Pitodoro a cui n.ooeJmauo Seuofonté (Ellen. II 3, 1) e Al'istotele (Costit . ./l'Àtene XXIX 1)1

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"PARMENIDE

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CEFALO.

I. - Poichè di èasa 1 da ùlaz6mene, giungemmo ad Atene, sul mercato è'incontrammo in Adimanto e Glaucone; e Adimanto, stTettami la mano: Benvenuto, Oéfalo; disse; e se hai bisogno qui di qualcosa che dipenda da noi, diccolo. Ma sì, l'isposi io, son qui propl'io per questo, per chiedervi un favore. Di' pure, riprese, ciò che desideri. Ed io dissi: quel vostrn fratello 'tlterino come si chiamava1 Non me ne ricordo. Era suppergiu un ragazzo, quando l'altra vol1;a venni qui da Olazomene; ed è già gran tempo da aUora. Il padre, se non erro, :.weva nome Pirilampe. Preciso, disse. Ed egli .come, . Antifont,e; ma a che soprattutto codesta domanda? Questi qui, diss'io, son miei concittadini, de' veri filosofi; hanno sentito dire che quest'Antifonte ebbe modo d'essere in frequenti rapporti con un tal Pitodoro, runico di Zenone; e i discorsi, che un giorno furon tenuti tra Socrate, Zenone e Parménide, per averli sentiti spesso da Pitodoro, li sa a mente. È vero, disse. (1) D,tl testo di Burnet,

t. II (Ùxford, 1910).

St. III p. 126

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Ebbene, ripresi, son proprio codesti discorsi che desideriamo di udire per filo e ver segno. Ma non è difficile, disse. Da giovane infatti se li rimuginò ben bene, poichè ora sull'esempio dell'avo, suo omonimo, s'occupa soprattutto di cavalli (1). Ma se occorre, andiamo da lui. Or ora difattj egli di qui s'è diretto a casa; ed abita qui presso, a Mé,lite (2). Detto cosi, ci a,vviammo, e trova.mmo A.nt,ifonte in casa, che dava ad un ma.gnau◊ un morso da racconcfare. Poichè se ne fu sbrigato, i fratelli gli dissero la ragione per la quale eravamo lì, ed egli si rammentò d'avermi conosciuto in un mio via.ggio precedente, e mi accolse con molta cordialità; senonchè, quando lo pregammo di riferirci quei discorsi, dapprima tentò di schermirsene - era, diceva, llli'impresa molto ardua ma dopo :finì per esporceli. Disse dunque Antifonte che Pitodoro raccontava come un tempo, in occasione delle Grandi Panatenee (3), fossero anivati Zenone e Parménide, e Parménide fosse già d'età assai avanzata e canuto molto, ma di bella e nobile presenza, in su' sessantaèinqne anni; mentre Zenone, che s'accostava allora a' quaranta, era d'aJta statura e d'aspetto leggiadro, e si buccjnava fosse stato l'amato di Parménide. E diceva che aUogg:iassero da Pitodoro fuori le mma nel Ceramico (4), e li (l) Questo p,wttcolaxe un po' innnco, - nota. lo StallbnUll'l (Prolwo. p. 3"0'1)- Side

;,t,ca,p~é

pRJ' l't)Tilltique

de Zénon,

voilà le bloe que Pia-ton ,ent cUssocier. Au,~si Sot,rate collllllence-t-il pa.r torcer Zénon à l'a,vcu quc son r6!c, dnns l'éléatisrne, fut un r6le tout subal • terne et, son livre, une reuvre passagèro. • (DIÈS)

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In Rostanza egli ba scritto lo stesso cbe hai scritto tu; rna,, presentandolo in altra forma, vuol darci a'1-;ti') (3) A rigore, invec,c di: Pitodoro diç,eva, avrebbe dovuto dire: Auti· tonte dicevà che Pitodoro aveva detto; perch~ è sempEe Antltont.e colui

  • i non uno, nè sarà 1m intero come parti; cosi, d'altro lato, i non un o non fJaranno nè parti dell'uno nè degl'in t eri rispetto all'uno come a loro parte. No, sicuramente. Ma s'è pur detto che le cose, le quali non sono nè parti nè interi nè diverse tra lDT0,devono essere identiche tra loro (1). In effetti, s'è detto. Diremo perciò altresi che, da1 momento che l'un o ci si presenta a,ppunto in questa condizione 1ispetto ai non uno, dev'essere identico con essi? Lo dobbiamo dire. L'un o dunque, a quanto pare, è diverso dagli a 1t r i e da se stesso ed è identico a quelli cd a se stesso. Tale almeno è la conclusione che rischia da code.Sto ragionamento. E sarà quindi anche simile e dissimile rispetto a se s.tesso ed agli al t r i 1 Fors:e. Ma., poichè c'è apparso diverso da.gli altri, anche gli altri saranno, credo, diversi da esso. E con ciò1 Sarà dunque diverso dagli altri cosi appunto come anche questi da esso, e nè più nè meno1 E comQ potrebbe 1 Se quindi uè più nè meno, in modo simile. Sì. Orbene, in quanto l'un o è soggento ad esser diverso dagli a,l tri, e gli altri pa,iimenti da esso, saranno perciò soggetti a questa forma ap-

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    (1) Otr. p. 146 b s.g.

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    pnnto d'identità e l'un o rispetto agli a, 1t r i e gli rispetto a.Il'un o (1). Come dici, Così: non designi tu ciascuna cosa con un nome a flM d Io si. E che dunque1 Lo stesso nome non puoi forse pronuncia,rlo anche più vòlte'l Ma sì. Forse che dunque, se lo pronunci una volta sola, denomini quello che indica il nome; ma se più volte, non più quella data cosa~ O invéceJ sia che lo stesso nome lo prommcl una o più volte, è affatto necessario ché tu esprima anche sempre lo stesso, E come no? Ebbene, anche il div e r so è un nome che s'~pplica ad: una determinata cosa1 Senza dubbio. Quando dunque lo pronunci, sia una volta sola o e sia più. volte, non lo applichi ad altro nè nomini altro, se non quello di cni è nome. Necessariamente. Quando perciò dicia.i1w che gli a 1t r i sono un diverso dall'uno e l'uno 1m diverso dagli altri, profferendo due volte dive1·so non per ciò punto l'applichiamo ad un'altra natura, ma a quella sempre di cui essa è il notne. Perfettamente. In quanto dunque l'uno è diverso dagli altri e gli a 1 t r i dall'un o , per questo lol'O esser affet1\i 148 , dal div e r so , l'un o non sarà affetto altrimenti, ma nell'identico modo con gli a,l tri. E ciò che va, se mai, soggetto ad un'a,ffezione identica è simile; o non ti pare, Si. Sicchè, in quanto l'un, o è affetto dal diverso rispetto agli a 1t Ti, per ciò stesso tutto (1\ che il più vecchio divien piu. vecchio di ciò che diviene più giovane'? Ce ne ricordiamo. Dunque, poichè l'un o diviene più vecchio di se stesso, diverrà più veccl,io di se stesso che diviene più b gipvane7 Per fon~a. 0)

    Cfr. 1>. l4.0 e sgg,

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    E così appunto diviene e più giované e più vecchio di se StéllSO.

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    Sì. E piu vecchio non è forse proprio quando sia divenente nell'adesso, in qnello che sta di mezzo tra l'era e il sarà "I Giacchè, credo, in questo suo procedere dal p r i m a al dopo non potrà saltare l'adesso. No, di ce:tto. E non si a,r:resta forse allora tfal di-veuil:e piu 'veechio, quando s'imbatta nell'ade s so; e non diviene, ma già allora è più vecchio1 Perchè, se prncedesse , non sarebbe mai sorpreso dall'adesso. Ciò, infatti, che p1·ocede si il·ova nella condizione cli toccare entrambi questi termini: l'ade s so e il dopo, non distaecandosi dal1' a de s s Q che per attacca,rsi al do p o ; e gli è per l'app,mto in questo intel'vallo t,i•a' due, tra il dopo , , e l'a,desso, che diviene. Vero. E se è pur n,ecessatio che tutto ciò che diviene non salti l' a, desso ; quando esso sia, in questo punto, s'a,rres1ia dal divenire, ed allora è quella qualunque cosà che stia per caso divenendo. Parn.

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    E però l'un o , quando nel divenire più vecchio s'imbatta neU' ad esso, $"'arresta da,1 divenire ed è allora piu vecchio. Senza dulJbio. Sicchè di quello di cui diveniva più vecchio, di questo anche è ; e diveniva di se stesso1 Sì. R il più vecchio è più vecelrio d'un più giovanef Difatti. . E perciò allora l'un.o è piu ~iovane di se stesso, quando nell'atto di divenirn pi1ì veQchio s'imbatta uel1' adesso. N ecessa.riamente. E l'adesso certo s'accompagna sempre all'uno

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    durante tutto il essere; giacchè sempre, quando sia, esso è nel momento in cui è. E come no1 Cosicchè sempre è e diviene e più vecchio di se 1--t-csso e più giovane, l'uno. È probabile. Ma lo è o lo diviene pe1·più lungo tempo di se stesso o per un tempo eguale, Per un tempo eguale. l\fa certo, o divenendo o essendo per un tempo èguale, ha la stessa età. Come no1 Ma ciò che ha la stessa età, non è nè più vecchio nè più gio'vane. No, davvero. L'uno dunqu.e, divenendo ed essendo esso medesimo altrettanto tempo di se stesso, non è nè piit veecbio nè Jliù giovane di se stesso, e non lo diviene nemtneno. Oosì mi pare. E che poi ne' rapporti con gli altri~ Non so dil'lo. Ma questo almeno saprai dirlo: che gli altri dal- 153 l'uno, pòichè sono de' diversi, ma non un diverso, sono più di uno; perchè, se fossero un diverso, sarnlibero uuo; ma, essendo diversi, sono più d'uno ed hanno quantità. Così è. Ed essendo quantità, parteciperanno d'un numero maggiore dell'un o. Come no, E che1 Del numero afferme:remo che divengano e sieno diYenuti pl'ima i maggiori, o i minori~ I minori. Il minimo dunque priJ?-ll,d'ogni altro; e questo è l' un o.. Non c1·edH Si. Di tutti dunque, i quali abbiano nu- b mero, primo nato è l'uno; mai gli altri anch'essi hanno tutti numero, se è vero che sono altri e non altro.

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    Lo hanno di sicuro. Ed essendo nato per il primo, è, credo, nato precedentemente, e gli altri dopo; ora, i nati dopo sono più giovani del nato prima. E così gli altri saranno più giovani dell'un o , e l'un o più vecchio degli a 1t r i . Certo. XX. - E quanto a quest'altro punto'1 Può egli l'un o esser nato contTariamente alla propria natum, o ciò è impossibile'f Impossibile. e 1\fa però s'è visto (1) che l'un o ha parti; e se parti, a,nche prin(lipio e fme e mezzo. Sì. Ebbene, d'ogni cosa, non si geue1·a forse prima il I)rincipio, e dell'uno stesso e di ciascuno degli altri, e dopo il principio anche tutto il resto sino alla fine1 Come negarlo! E affermeremo altI"esì che tutto il resto non è se non parti dell'intero e dell'uno; ed esso, l'uno, non è nato che in fine, uno ed intero ad un tempo. Lo affem1eremo difatt,i. Ma la fine, credo, Jton nasce èhe cla ultimo, e con questa ad un tempo deve per la sua nat·ura nascer d l'uno. Oosicchè, se l'uno necessariamente non può nascere in modo conttario alla propria natura, poichè gli accade d·'esser nato ad un tempo con la fine, dovrà per la sua natura nascere ultimo do:r:10gli altri. l?a;i:e. L'un o quindi è più giovane degli a 1t r i, e gli alt.ri più vecchi dell'uno. ·Così, daccapo, mi pare. E che dunque? Il principio o un'altra qualsiasi :parte dell'uno o d'un'aJtra qmtlsiasi cosa, quando sia parte, ma non parti, non deve di nGCessità eS'sere uno, se è pa,rte~ Di neces.sità. L'un o dunque nascerà ad un tempo e con ciò (1) Cti-. p. 141 e sg.

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    che nasce primo e, ad un tempo, con ciò che nasce e 1-1ccondo,e non resta mai indietro a nessuno degli a,l tri via vià, nascenti, qualunque s'aggiunga ad un altro qua,lunque, iìno a che, compiuto il corso sino all'ulbimo, non nasca intero ed uno, senza esser rimasto indietro 11eldivenite nè ad un medio nè al primo nè aH'lùtimo uè a qualSia..sialtro. Vero. L'uno dunque ha sempre la stessa età degli altri tutti; cosicchè, se l'uno in sè non è natm-at,o cont:,ro natura, non si può nato nè prima nè dopo degli altri, ma ad un tempo . E giusta 154 questo ragionamento l'uno non sarà nè più vecchio nè più giovane degli altri, e neanche gli altri dell'uno; mentre giustf1,il ragionamento di p1'ima l'uno era e più vecchio e più giovane , e così del pa:ri gli a 1tri rispetto ad esso. Pel'fettamente. Oosì dunque è ed è nafo. Ma che diremo poi, d'altra parte, del divenire, esso un o , e più veCéhio e più giovane degli a.Itri e gli altri dell'uno, e del non divenire nè più giovane nè più vecchio! Che forse, come si verifica dell'essere, sia così anche del divenire, o altrimenti 1 Non so dirlo. b l\fa io questo almeno : che se un essere è più vecchio d'un aJtro, divenfre ancor più vecchio in una misura che superi la, differenza iniziale d'eM,, non è più possibile, e nemmeno pe1· il più giovane divenire ancor più giovane; giacchè eguali aggiunte a disuguali, sienq di tempo o di qualunq1,1ealtro genere, non alterano ma,i in a,lcun modo la difl'erenza iniziale . E come no! Ciò dunque che è, non diverrà mai nè più vecchio nè più giovane di è (1), forse che anche gli altri dall'uno non si comportano così o cosi s9ltanto1 Ma certo: Diciamo d1mque, ricominciando s e l' un o è, a quali affezioni vadano soggetti gli altri dall'un o . Diciamolo pure. Non dobbfa,rno dir forse che l'un o è distinto dagli a,1tl' i, e gli altri distinti dall'un o, E perchM Perchè, ritengo, oltl'e qnesti n'on c'è più nulla che. sia altro dall'uno e a,ltro dagli-.altri; giacchè s'è e detto tutto, quando s'è detto l'u:i;i.o e gli altri. (I) • Io QU4!$ta sezfono (159 b - 1110 b) l'ipotesi (se l'uno è), 11:iail), proposi,ione aMlitica !:v d uno). ' (À.PELT)

    non è pi'Ct !-, el ecrn (se l'uno è

    evtcrnv

    -

    81-

    Tutto, si. Non c'è dunque per dippiù uh diverso da questi, in cui possano coesistere e l' un o e gli a 1t r i. K o, difatti. Non son mai dunque inaieme e l'uno e gli al trii Non pare. Sono dunque affatto separati? Si. Ed affermiamo altresi che non ha neanche parti il veramente un o. :E come lo potrebbe1 E però l'un o non potrà essere nè per intero nè per parti negli altr,i. 1 se è distinto dagli altri e non ha parti. E come sarebbe possibilef In nessun modo quindi gli altri non partecipe- d ranno dell' un o , non partecipando nè a qualcuna delle sue parti nè al suo intero. Non è infatti probabile. Gli altri perciò non sono uno sotto nessun punto dì vista, e non ha.nno neppure in se stessi nessun uno. Non l'hanno davvero. Nè sono nepplll' molti gli a 1t r i ; giacchè ciascun d'essi sarebbe uno parte dell'intero, se fossero molti. Ora invece gli a 1t r i dall'un o non sono nè uno nè molti nè intero nè pa,rti, poichè di esso non partecipano in alcun modo. Giustissimo. Gli altri d1mque non sono neanche due e neanche tre; non essi stessi, nè contengono in sè questi nmneri, dacchè mancano in tutto e per tutto e dell'uno. 0osi è. E non sono quindi, gli al t r i , neppm· simili nè dissimili essi medesimi rispetto ali' un o; nè c'è in loro somiglianza e dissomiglianza; giacchè, se essi fossero simili e dissimili o avessero in se stessi somiglianza e dissomiglianza, gli altri dall'uno avrebbero, credo, in se stessi due forme tra loro contra.i:ie. Parre. 6-

    PLATONE,

    Pa-nné11icle e Clito/onte.

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    b

    E che partecipi d'un due qualunque è, abbia e non abbia un dato modo di essere. È probabile. E l'uno, quindi, che non è, c'è apparso mobile, poichè c'è apparso anche avente una trasmutazione dal non essere all'essere. Rischia che è, nè si muove, gli è affa,tto necessario che si alteri; giarchè, COmlmque alcuncbè si muova, 163 por altrettanto non è più nello stato in cui ora, ma in un altro diverso. Così è. L'un o dunque, movondosi, si a,ltera anche. Sì. E invece, non movondosi in alcun modo, non si altererà in nessun modo. :N"o,di sicuro. In quanto dunque si muove, l'un o eh e non è si altera, mentre, in quanto non si muove, non si al1cra. È ovvio. I!} cosi l'uno che non ò si altera e non si alt. 149

    o.

    (2) Cfr. p. 16! d.

    -

    93 -

    mente, appaia non più unità, ma pluralità, infinita, dal momento eh'esso è privo dell'uno che non è? (1). Affatto inevitabile. Così dunque gli altri devono per forza apparire, singolarmente presi, illimitati e limitati, uno e molti, se l'un o non è, e sono invece gli a 1 t ri dall'uno. Pe1· forza. E quindi sembreranno anche e simili e dissimili~ E perchè~ , come un dipinto prospettico, a chi sta lontano, apparendo tutti uno, appaiono ide e, Olitofonte.

    ~

    -

    98 -

    sua autenticità. È stato notato (1) che Io stoico Orisippo (del III sec. a. O.) in un luogo d'una delle sue opere oppugna una delle osservazioni socratiche riferite n.el ' C 1i t o f onte ' ; e se il critico Aristofane da Bisanzio (del III-II sec. a. C.) non credette (2) di assegnargli un posto determinato in una delle trilogie, nelle quali aveva distribuito i dialoghi platonici; il filosofo Tmsillo, contemporaneo dell'imperatore Tiberio, lo collocò a capo dell'ottava tetralogia (3), faicendolo seguire dalla ' Re p 11 b b 1i c a ' , dal ' Time o ' e dal ' Cri ti a ' . I dubbi invece sull'autenticità e sulla compiutezza del dialogo furono sollevati dagl'iJlterpreti moderni, dei quali i più, sull'esen1pio dello Schleiermacher, che non riusciva a comprendere come Platone contro ogni precedente })Otesse avere esposto il maestro a soggiacere alrattacco così violento d'\m avversario senza replicargli; inclinano a crederlo compiuto, ma apoc1·ifo; altri, forse meno numerosi, ma non meno autorevoli, ne difendono l'autenticità (4), mentre pochi, ma eg-uabnente autorevoli, son quelli che, comè il Grote (5) ed il Gomperz (6), aderendo ad un'opinione manifestata già dal Tennema,nn (7) e, in un secondo tempo, e con qualche riserva, da A. Boeokh (8), lo ritengono genuino, ma incompiuto. Naturalmente tutti questi dotti non si fondano che (1) Sounm nell!t Notice premes...a alla vers. del· Olitofonte' CEuvres compi. de Plato,1 (Coli. des Univ. de F,-ance) r. XIII p. 169. (2) OJ'r. Diogene Laerzio li 01 sg. (3) Ofr. op. oit. nr GO. (i) Si vedano i nomi e i titoli clelle opere de' principali e dell'altra tesi in SOUU,RÉ, No/Jice p. 169 ag.

    in

    fauto:rl dell'una

    (5) Plato a. the other Cassi.eeolti e tru.tlotti cou hurodu:i1um , 1111t, ,,

    Humboldt

    O. Mazz"nti.ni . . . . . . . . ,v. - La ,uolo,atà di credere. - J';tt-.Ai Mt1,1tl t• 1, 0101,1 duz.ioue e note c.ritiehe, a cura di Ca,!'Jo.Mn.1,r.11nt1111

    Jcunes

    Prfoci.i{l◄:.1111111), ,·1111 •111.,.1111 • ,

    e note del 11rof.V. Quinto

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    cura di O. Caviglione. » 15. ROSMINI AN'('O:NIO - Aria À cura. di Carlo Cav.iglione. - Par cSt1:>t.ele da.ila scuola di Platone, co (contimtazione). _ • 16. - _, Partii IV - Riassunto del Sist-ema A risfòte..;: , 18. - - f!uosofio, della;politi'ca (Scritti inediti). Voi. I simi criteri politici. A c11ra di G. B. Nicola.

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