Nel mondo di Dante

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BRUNO

NARDI

NEL MONDO DI DANTE

E DIZIONI DI

I

STORIA E LETTERATURA ,.

NEL MONDO DI DANTE

BRUNO

�ARDI

NEL MONDO DI DANTE

E DIZIONI DI 'STORIA E LETTERATURA. ROMA 1944

Q�sto libro, in � originale, costituisce il N. 5 della aerie Storia e Letteratura

ISTITUTO GRAFICO TIBBRINO , ROMA VIA GAETA, 14 (Off. Grafiche, Tivoli)

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Alla santa memon:a di �ia madre ELENA RAUGI .IN NARDI morta a ottantad1t1Jue ann,: il 4 marzo I944·

INDlCE

PAG.

Dalla prima alla seconda « Vita nuova » Le figurazioni allegoriche e l'allegOl'ia della « donna gen,

tile»

21

Note al « Convivio >>

41

Note

91

alla 1< Monat"chia »

La « donatio Constantini » e

oa:me

Fortuna della « Monarchia » nei sec. XIV

xv

107 r61

Dante e la filosofia

207

« Là '\re 'I cerve! s'aggiugn e con la .nuca »

2 47

« Pièttola »

Chi e cosa

Matelda

Il libero arbitrio e la storiella dell'asino di BlX'idano

259 2 73 285

« Lo dacorrtt di Dio sovra quest'acque »

305

I bambini nella candida rosa dei beati

315

« Sì come rota ch'igualmente è mossa »

335

Appendice: il tomismo di Dante ecc.

351

Indice onomastico degli autori

377

DALLA PRIMA ALLA SECONDA « VITA NUOVA»

B.

NAtDI,

N�/

mondo

di

D11ntt

·-

J.

DALLA PRIMA ALLA SEC�DA « VITA NUOVA»•

1

Nel Convivio , accingendosi a stendere il commento àella canzone Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete, per spiegarci come questa canzone è nata,

l' ALighieri

ci

fa

questo . racconto: Cominciando dunque, dico che la stella di Venere due 6:1te .rivolta era in quello suo cerchio che la fa parere serotina e matu.. tina. secondo diveni tempi, appresso lo trapassamento di quella Beatrice beata che vive in c� con li angeli e in terra con la mia .anima, quando quella gentile donna, cui feci menzione ne la fine de la Vita Nuova, parve prima.mente, accompagnata d'Amore, a li occhi miei e

prese

luogo akuno ne là mia mente. E sl come è

ngionato. per me ne . lo allegato libello, più da sua gentilezza_ che da mia elezione venne così... lo

ch'io

mio beneplacito

fu

ad

essere

contento

suo a

consentisse...

dÌsposaf'si

E

a quella

.imagine. Ma però che non subitamente nasce amore e fassi gran.. de e viene perfetto... convenn�, prima che questo nuovo amore fosse perfetto. molta battaglia intra lo pensiero del suo nutrimento ,e quello che li era contraro, lo quale per quella gloriosa Beatrice tenea ancora la rocca de la mia mente ... E quasi-esclamando••• driz.. zai la voce in quella parte onde ,procedeva la vittoria del nuovo pensiero,... e con(inciai: Vai e� 'ntendendo il terzo ciel movete. Due rivoluzioni di Venere, secondo i calcoli astrono .. miei,. si compiono in 3 anni, 2 mesi e 13 giorni. Siccome • Già pubblic.ito in Cultura neolatina, Il, 1942, ·pp. 327,333, col titolo S'ha à4 credere a Dante o ai suoi e�? 1 II. 11, 1:s,

'4

NEL MONDO DI DANTE

Beatrice era morta 1'8 giugno 1290, ne segue che solo dopo il 21 agosto 1293 la gentil donna di. cui qui si parla. « parve primamente accompagnata d'Amore a li occhi » del poeta « e prese luogo alcuno ne la... mente» cli lui, il cui « beneplacito fu· contento a clisposarsi a quella im .. magine». In altri termini, dopo il 21 agosto 1293 Dante s'innamorò di quena gentil donna. Ma a questa data il suo amore per lei era ancora agl'inizi, e, prima .:li farsi. grande e divenire perfetto, occorse « tempo alcuno e cu .. trimento di pensieri», anzi ;< molta battaglia» coll'amore per Beatrice. La canzone Voi che 'ntendendo è cata ap... punto da quel contrasto di .pensieri ed è espressione di quella interiore battaglia. Essa parrebbe dunque composta poco dopo l'agasto 1293. Alla stessa cocclusione s'arriva, �nando quanto lo autore del Convivio ci :fa sapere là dov� procede « a I� espo... sizione allegorica e vera». Egli c'informa che, 1« alquanto tempo » dopo la morte di Beatrice, per alleviare la sua tri ... stezza, tolse - a leggere il De con�latione di Boezio e il De amicitia di Cicerone, e come trovò « duro••. ne la prima entrare ne la loro sentenza»; ma che pure finalmente vi entrò tanto quanto gli consentì « l'arte di gramatica » che egli ,possedeva e il suo ingegno. Leggendo questi libri, si imbattè per la prima volta nella filosofia, che egli, sull'e, sempio di Boezio, amò raffigurarsi « come una donna gentile, e non la poteva imaginare in atto alcuno se con misericordioso». Mosso da questo andare ne le scuole de li religiosi e filosofanti, sì che in picciol tempo, cominciò « a sentire tanto de la sua

imagicare, prese « ad a le disputazioni de li forse di trenta mesi ». dolcezza», che l'amore.

DALLA PRIMA ALLA SECONDA « VITA NUOVA»

per la filosofia cacciava ogni altro pen$iero e fin quello per Beatrice. Sì che meravigliando.si aperse la bocca « nd parlare de la proposta canzone » 1• Trenta mesi, cioè due anni e mezzo, a cominc� da quando? Da quando cominciò quello « imaginare » susci ... tato nell'animo di Dante dalla lettura di Boezio, che ap... ,plRlto gli rappresentava la filosofia come donna misericor, diosa in atto di consolare un doiente. Quella lettura, come sappiamo, fu. cominciata « dopo alquanto tempo» che· Beatrice era morta. Se si considera che v'è una necessaria corrispondenza tra l'interpretazione letterale e quella alle .. gorica, non è. difficile comprendere che anche coll'indica ... zione dei trenta mesi che, per capir meglio Boezio, spese frequentando le scuole di filosofia, Dante :vuol farci sa.pere come e quando egli aperse la bocca « nel parlare de la proposta canzone ». Basta determinare in poco più di 8 mesi l' « alquanto tempo » inrercorso dalla morte di Bea ... trice al giorno in cui tolse in mano Boezio è Cicerone� ed avremo ancora_ il tempo·indicato coll'accenno alle due cir ... colazioni di Venere. Così le due indicazioni si completano, senza che ci sia ,bisogno di addizionare le due cifre, come fa il Pietrobono, nel suo recente studio Intorno alla data delle opere mfflri 2; ed entrambe vengono a dire, in so­ stanza, che la canzone fu scrittà_ verso la fine d'agosto 1293 o giù di lì, quando Dante aveva i suoi vmtotto anni. suonati, e da ben. tre anni era entrato nella giovinezza. Nel luogo del Convivio che abbiamo riferito perchè il lettore l'avesse sott'occhio, si legge che quella gencile I Con,,., Il, Xli, 2-8.

• lri Giom. Dant., XLII, pp. 50·52.

6

NEL MONDO DI DANTE

donna di cui si fa menzione nella Vita Nuova, non solo prese luogo alcun nella mente del poeta, ma che questo consentì ad esser suo, « come è ragionato... ne lo allegato . libello». Ora niente di simile a questo ra�conto accade di trovare nè sulla fine nè in altra parte della Vita Nuova, quale è giunta fino a noi. Verso la fine, se non proprio « 11e la fine», « de :lo allegato li.bello» (si tratta dunque d'un'autocitazione), si legge, SÌ, di una donna pietosa, la quale consolò della sua vista la tristezza d�l poeta dpc> la morte della fanciulla amata; e s'accenna pure al ·« desi.. derio a cui sì vilmente » egli « s'a.vea lasciato prendere al, quanti die contro "la costanza de la ragione»; ma vi si narra pure che ben tosto egLi., pieno di vergogna e penti, matto, ben lungi d'esser contento di disposarsi a quella imagine, avea cacciato · da sè · il malvagio desiderio c� « vaca tentazione», sì che « dopo questa tribulazione >> ebbe della morta amica quella mirabile visione colla quale là Vita Nuova ha fine. E' ipossiibile che; Dante avesse di .. menticato tutto· questo, nel momento st� che rimandava il lettore a « ,lo allegato iibello » i> Per non ammettere una supposizione così poco verisi, mile, il Pietroboco ha pr.eferito credere che la Vita Nuova che noi leggiamo sia un rifacimento di q�ella che Dante cita nel Convivio e che doveva avere una fine assai di, versa da quella attuale. Il Barbi, invece, pur riconoscendo esservi « ·Ulla disso.. nanza, e diciam pure -una contradizione, tra la Vita NuOtJtt e il Convivio», rinunzia a comporla e ritiene questa con, tradizione, o dissonanza che voglia dirsi, dovuta al bisogno che Dante avrebbe sentito di tentare un aggiustamento o

DALLA PRIMA ALLA SECONDA > de.i•« fedeli d'amore». Se fosse stato di moda , co, me si pretmde, d'adombrare coocetti filosofici e mistici sotto l'apparenza dell'amore terreno, tutti coloro ai quali Dante si rivolgeva. cantando del suo amore per la donna gentile, gli avrebbero detto: - Non ce la fai; tu fingi d'amare ooa donna, ma questa donna è un'idea che tu ci vuoi tener celata: la sapienza, la filosofia, l'inrelletto a, gente, o qualche altra cosa del genere. - Invece, no. i fe, 1 Conv., I, Il, 15-16. ' Conv .• Il. Xli, 8.

DALLA PRIMA ALLA SECONDA « VITA NUOVA»

Il

deLi d'amore del cerchio di Dante pare che a siffatte « mi,

stificazion.i » non fo�ro avvezzi. E molto meno erano av,. vezzi a sentir trattare terni filosofici nel linguaggio insolito

e astruso delle scuole. Erano per lo più medici, notari, le,

gulei, cavalieri, cortigiani, uomini di govemo, di limitata

o nessuna cultura filosofica, i migliori dei quali si dilettavan

di poesia per isfogar la mente, ma la maggior parte lo fa,

ceva per diporto letterario. Ora andate a contare a costoro­

che hanno nell'orecchio le appassiooate Àme d'un Guini,

zelli o d'un Cavalcanti, che vi siete p?rdutamente inna,

morato della Sapienza dei libri salomonici, della Metafisica,

della Fisica e dell'Etica d'Aristotele, e parlate per rima

volgare, anzi che .in latino, come s'usava, dei « mirabili

piaceri della filosofia» della luce che raggia sul vostro in,.

telletto dalla «, bellissima e onestissima figlia dello impera ... tore dell'universo»: tutti costoro scrolleranno la testa

e

non ·vi dManno ascolto. Siffatte cose avrebbero potuto in,

teressare coloro che, come direbbe il Pietrobooo, possie .. dono il « neoplasma della filosofia », non

il pubblico af

quale Dante si rivolgeva. Per questo, appunto, ritenendo­

non si dovesse rimare in volgare ,< sopra .altra materia che 1 amorosa )) , e trovando che Boezio aveva rapp resentata la filosofia a

guisa

di donna gentile in atto misericordioso, si

provò a sviluppare questo simbolo e finse che una donna

siffatta venisse a consolarlo della morte di Beatrice e si cat, tivasse il suo amore. senza offesa per quella che era volata

a:l cielo. Era già un hell'ardimento seTVirsi di rim� volgari

per poetare su un· simile argomento. Ma soltanto parlando. il lingu aggio d'amore, poteva sperare che quelli ai quali si 1

Vita Nuo,.,,a.. XX.V, 7·

12

NEL MONDO DI DANTE

volgeva, gli badassero. Capirono essi la novità del suo tentativo? Il poeta stesso avea previsto che pochi l'avreb, hero inteso: Canzone. io credo che saranno pochi color che tua ragione i.ntendon bene, tanto la parli faticosa e forte!

E di fatto i lettori, non avvezzi alla· novità del lin, guaggio allegorico, credettero che egli cantasse la passione che avesse preso a signoreggiarlo per un'altra donna della -quale si fosse invaghito dopo la morte di Beatrice. Anzi, poichè i aitici pretendono di saperla più lunga di lui, v'è

l9

..itl ad� suo. Questo capitolo del consenso « ne lo al, legato libello» non c'è più; e che c'era lo afferma l'autore. Al posto di esso c'è invee.e l'attuale ca.p. XXXIX, nel qua, le Dante � tutto iJ. suo pentimento e la sua vergo, gna per non aver discacciato da sè e di.strutto con maggio, re prontezza « cotale desiderio malvag.io e . vana tenta, z.ione ». A Cino, che negli anni del doloroso esilio soleva stuz, zicarlo ancora ex>n questioni amorose, Dante risponde.va in termini non meno severi che cortesi: lo mi crulea del tutto esser partito da queste nostre rime. messer Cino. che si conviene ornai altro cammino a la mia nave più �ungi dal Eto. · Il pistoiese se ·la spassava ancora sulla sua barchetta, badando a non scostarsi troppo dalla spiaggia, e sfogava il duolo in versi se nuova mala spina gli pungeva il cuore. Dante invece aveva forse già spinto o stava per spingere per l'alto .sale il suo naviglio che, cantando, aspirava a varcare . acque sconosciute. Rri,pigliando in mano il· libretto della Vita NUO'tld, c�, coll'episodio della donna gentil�. vittoriosa sull'amore di Beatrice, era piuttosto una prepa, l'azione all'arte del Convivio, trasformava l'episodio in uno scorcio sintetico, che riunisse in sè tutti gli amori che via via avevano sedotto in diversi momenti .il suo animo . -assetato d'amore e di canto, e sui quali l'amore per Bea, trice aveva finito per trionfare, e ne faceva un preludio alla Commedia, cui s'allude troppo chiaramente colla « mi .. ra.bile visione». Di br�ve o lunga: durata, ispirati da una qualche vez ..

20

NEL MONDO DI DANTB

zosa e gentil pargoletta,

o

da.i. capelli · biondi

e

aespi

della « bella pietra ». o anche dal riso di maniera della

o,

nestissima · :figlia dell'imperatore dell'uniwno, tutti gli a,

mori son presentati com e breve seduzione durata « alquan,

ti die » ed esercitata sul suo animo da una donna la quale

c:omperlffla in sè tutte le donne che fanno la loro apparizio, ne nelle rime e che non

son Beatric� Coll'episodio

del

malvagio pensiero concepito e distrutto, e coll'accenno �

mirabile visione. il poeta appuecxhiava il lettore che lo avesse seguito per l'aspr o cammino della sua nuova arte.

ad ud.ire la confessione che la donna salita di carne a spiri..

to gli strappa sulla sponda del. fiume sacro; e se stesso a ber

dell�onda che terge e ravviva. per tentar l'ultima a.scesa.

LE .FIGURAZIONI' ALLEGORICHE E L•ALLEGORIA DELLA « DONNA GENTILE »

E

LE FIGURAZIONI ALLEGORICHE L'ALLEGORIA DELLA « DONNA GENTILE»

Che la canzone Voi che 'ntendendo il terzo ciel mo, vete fosse originar.iamente una canzone allegorica, come Dante insiste a farci credere e come generalmente s'è ere .. duto col Barbi, è risolutamente negato da Amerindo Ca .. milli, 1.lllo studioso di solito as.ui acuto e diligente. Egli è d'accordo col Pi�trobono nel ritenere che la spiegazione allegorica che di questa canzone si fa nel Convivio, sia una appiccicatura, e che Dante abbia « incrostato post factum la Filosofia alla Donna gentile, che noi per conseguenza dobbiamo disi!laostare se vogliamo davvero capime la poesia» 1• Per giungere a questa conseguenza, egli muove dal principio che « il linguaggio concreto esiste solo nell'atto in cui si parla , è indiviiduale e non si ripete mai ». Ma poichè la parola, una volta pronunziata, resta rnarerialmen .. te uguale, pur rn'utando di significato, ne nasce ·«quella che in' linguistica si chi�a polisemia, per cui parole e fra .. si materiahnente eguali hanno sigru.ficati diversi ». Del. qual fatto egli cita quattro esempi, due dei quali sono que, sti: •« i t,,eni ferroviari e i tf'eni di Geremia;�.. la mtWCia delle ferite, la marcia del podista e la maf'cia reale ». Vera .. mente ,i tf'éni ferroviari derivano dal francese tf'ain, corri, I A. CAMILLJ, Le figurazion,i aUegonche, in Atchit• fu, d4s Studium de, neuren Sp,-achen, voi. 182, fase. 3"4, pp, 115-118.

NEL MONDO DI DANTE

spondente al nostro traino, e l'uno e .l'altro son derivati dal latino trahere; invece ii treni di Geremia derivano ·dal gre... CO OQi\VOç che significa lamento, pi�to funebre; insomma .si tratta di due parole anche « ma.te.riahnente » diverse, a meno che non si pensi che i ·trenj di -Geremia .siano deile tiritère imitanti il tran ..tran -delle tradotte! Lo stesso si di .. ca della par�la marcia, negli esempi citati: la marci, delle ferite e dei tumori è parola che vien dal ver:bo marcire; in .senso sportivo, militare e musicale, marcia dttiva dal fran .. cese marcher. Ma a parte questa riserva per ciò che concèr, ne siffatti esempi. male scdci, il fatto della Polisemia non può esser messo in dubbi.o, come noo può negarsi che casi di polisemia siano tanto la metafora. -quanto l'allegoria che è un suo derivato. Convenia.ma dei ,pari nd principio ge, cerale della linguistica, che ogni parola ha quel significato preciso che riflette la situazione spirituale di chi ne fa uso, cioè quel complesso di $mt:imenti e di pensieri che sono nel suo aniimo in quel momento e che. vuole esprimere· a sè ed agli altri. Così, per esempio, la parola nl(Ca per Dan.. te significa midollo �inale, mentre per i gnoranza di taluni dantisti, e ·quindi nell'uso posteriore, la stessa parola ha preso a significare la « parte deretana del cranio ». Piuttosto sarebbe da cercare qual è, da un lato, la ra ... gione della polisemia, e, dall':a!ltro, quella del persistere immutato di certi segni espres$ivi i quali assumono via via significati sempre nuovi. Così apparirebbe che quando vien pronunziata la parola cane, questa esprime una cosa assai diversa se applicata al wcchio e fedele Argo nell'atto di riconoscere Ulisse anche sotto false sembianze, oppure alla trotterellante e stupida bestiola che partecipa della vacua

L'ALLEGORJA DELLA 1< DONNA GENTILE»

25

spensieratezza dei suoi amioi in Tre uom,inj in una barca. Ma nè ad Argo o a Montmorency pensa in· particolare il naturalista, che, quando ci parla del cane, ha in mente una idea astratta. in cui sono -raccolti e compendiati i caratteri essenziali di t�tta la « specie » canina. La fissità della pa, rola, còlla quale si denominano m.divin meno che nelle dichiarazioni del Convivio, è nata nel, la fantasia del poeta come donna allegorica. E come don� na allegorica va. Al contrario, per vedere in lei 'lXla don, na reale, bisogn erebbe pensat.e a una veneranda e matura matrona, a una speci� di madre ·badessa, non del tutto .sfiorita, ma grave ed arci gna, « fera e disdegnosa», che la divina p�denza avrebbe mandato a Dante per asciugar le sue lacrime dopo la morte di Beatrice. E se non c'è· ragione di negar fede a Dante quando ci assicura che la donna gentile è stata concepita come donna allegorica, cooverrà credergli anche quando ci dichiara che essa è la stessa donna pietosa di cui si parlava alla fine della primitiva· Wta Nuova, qual'è presupposta ed espres, samente· citata nel Convivio.

NOTE AL « C.ONVIVIO »

NOTE AL « CONVIVIO » .SOMMARIO: 1. La·« Prima Filosofia». - 2. La "providenza di p , rima­ natura». - 3. •cc Lo pane de li angeli». - 4. « Li Tegni di GaJieno •. - 5. I sensi delle 1Critture. - 6. La cc materia digesta ». - 7. L'un. mobilità dell'Empireo e il moto del primo Mobile. - 8. L'ordine de.gli esseri naturali e il loro « luogo proprio ». - 9- La « rea-le digD.itaae • di Pluonce. - 10. K Come ,ognando ».

I. - LA « PRIMA FILOSOFIA » (Conv., I, I, 1). Nessun dubbio che con questo titolo in tprinap10 del Convivio, come altresì nel trattato III, XI, 1 7, e nella Mo, narchia,

III,

XII, 1, e coll'espressione 1« la priina scienza»,

nel trattato Il, XIII, 8, dello stesso Convivio, si voglia in ... dicare l'opera aristotelica che comincia appunto colle celebri

parole:

,,: Omnes homines natura

scire daiderant ».

giustificare questo titolo, nel commento Convivio

1

,

dei

A

Busnelli al

son riportati un luogo del commento tomistico

alla Metafisica e un altro luogo della somma Contra gen, tiles. Ora non dico che queste citazioni non siano a pro­ psito, ma siccome. I� stesse cose Dante poteva leggere in molti filosofi del medio evo, ragionevole indicare

i

mi

pare che sarebbe stato più

luoghi aristotelici, nei . quali la scien, za che fu poi della Metafisica era chiamata « Prima Philo,

soph:ia », fJ X()O>TIJ cpv..oaoq,Ca, e « prima scientia », � X()O>t'T) fXL«Jt'llµT). Eccoli nella duplice Versione, prima dal great e poi dall'arabo:

I Il Convivio nd-Otto a miglio,. lezione e commentato da G ..BUSNEL.Ll e­ G. VANDBLLI, Firenze, Le Monnier, 1934, voi. I, p. 1, p. 193 e p. 395·

NEL MONDO DI DANTE

Metaph., VI, L c. 3 (=·c. 1, 1026• 23,30): Dubitabit autem aliquis utrum prima philosophia sit universalis, aut cicca aliquod genus, aut naturam u.nam.•• Si igiti. non est aliqua diversa substan, tia praeter natuca consistentes.. physica erit prima scientia. � si ·est aliqua substantia ea prior, et philosophia prima et universalis sic. Et quia prima et de ente in quantum est ens, eius utique est speculari et quod quid est et quae insunt in quantum ens 1• !Et dignum est quaerue utrum prima philosophia si.t univef', salis aut alicuius generis aut 'unius nati.ae... Si igitur non fuerit substantia aliqua alia a substantiis existentibus natura, tunc prima --scientia est naturalis. Et si aliqua substantia immobilis fuerit. i11a erit primwn, et scientia eius U'it priina philosophia, et. universalis -etiam, et quia habet c�idU"ationem de ente, secundum quod est ens et quid sit '· Meuph., XJ, c. 4, 1o61 29,32: Naturalis (scientia)••. acciden, t� et princip.ia speculatlll' in quantum mota. et non in quantum ,entia. Primam àutèm scientiam diximus horum esse secundum quod mtia subiecta sunt, et non alterum aliquid s. b

I due testi tomistici allegati dal Busnelli non aggiun, gono nulla alla chiairezza di questi due testi aristotelici. L'o1111ssione crei quali può far credere che l'ottimo gesuita più che uno scopo critico ne 3:bbia perseguito uno aPolo, getico, qudlo cioè di divulgare l'apiniooe che Dante è to, ·mista. Inoltre i due testi aristotelici qui sopra riferiti han, no il vantaggio di spiegare iperchè in quattro luoghi della· Monarchui' la Metafisica aristotelica venga citata colla frase: « in hiis que de simpliciter ente» 5• 1 I

Versi9ne dal greco rpranessa al c0mmento tomissico, lez. 1. Versione arabico-latma ,premessa al commento di Averroè. • Versione greco.latina. Nella versione dall'ara.bo il libro Xl manca. del pari che nella venio� dal greco u.sau. da Alberto Magno.

• I, Xli, 8; XII\, 3; XV, :i; IU, XIV, 6. • C&. AVERRol, Mtuiph., N, comm. 1; VI,

comm. r;

IX.

comm.

1.

NOTE AL « CONVIVIO »

45·

E' noto che Aristotele dava alla Metafisica anche il nome di Teologia: Quare tres enmt philosop hiae theoreticae: Mathematica. Phy, sica et TheoÌogia. Non enim immanifestum, si alicubi divinum exis,­ tit, in tali existit natura 1• Al posto del termine « Theologia », nélle trattazioni tradotte in latino dall'arabo si usa di solito l'espressione di .,< Scientia divina» 2• Dante invece riserva tanto il primo che la seconda per indicare unicamente la scienza fondata sulla rivelazione e che dicevasi « Sacra doctrina » « Sacra scriiptura>> 3• Mi pare quindi mutile. ricordare la distinz.io, ne che fa S. Tommaso, tra la teologia dei filosofi e la teo, logja « quae Saaa Scriptura dicitur» '. Invece andava osservato, se mai, che la Metafisica è davvero per Aristotele « prima. philosophia», in quanto esclude altra scienza superiore ad essa e alla quale debba sottostare c.ome ancella: Ut dicimus: homo libtt qui suimet et non alterius causa est. sic et haec sola libera est sc:ientiarum; sola namque haec sui, met causa est 5• E perciò dice Aristotele che siffatta scienza è « max.i, me divina et maxime hoo�nda» •. Per Dante, invece, e per ogni cristiano del medio evo, del pari che per ogni I Md., VI, t: 2 (= c. 1, 10261' 18-20), sec. la vers. �latina p�messa .al commento tomistico, lez. 1. · • Cfk-. AVBRR., Met., VI, comm. 2: AVICENNA, Me taph., I, capp. 1,4•. I Convivio, Il, Xlii, 8; XIV, 19-20: IV, XXI, 10-14• • C&. la nota del BUSNELLI, a. Com•., II, xm, 8, pp: 193,4. • Meetaph.. 1, c. 2, g82b 25-27, versione �sa al comm. tomÌltKo,. la. 3. 6 5• I fb., 983

NEL MONDO DI DANTE

filosofo musulmano od ebreo, al di sopra della Metafisica. che pur continua a chiamarsi « prima philosophia», c'è la .speculazione teologica fondata sulla rivelazione dei libri sa, cri: e al controllo di questa ogni alt.ra speculazione è sog.. getta. - Il che prova che la vera filosofia del medio evo, la vera -e , sa, da ,providenza di propria natura impinta, è inclinabile alla sua propria perfezione». Gli egregi commentatori c'inf.oTmano che la lezione propria, da essi preferita a prima, « ha pure buono, anzi -ottimo fondamento ne' codici»; ma pauebbe che a prefe, rire propria a. prima, che pure ha· ottimo fondamento ne' codici, essi siano stati indotti da altre considerazioni. ll Parodi l ed io stesso I avevamo ritenuto che per prima n4., • Apparsa negli Stud. Danteschi del Batbi, XX. 1937. 1 IJuU. Soc. Dant., N. S. XXVIII. 23. • Giom. Swr. l.ett. ltal., vol. XCV, p. 75.

NOTE AL l'etazione allegorica della manna, essen,­ do dall'evangelista attribuita a Cristo stesso, non poteva essere ignorata da nessun interprete cristiano. E difatti tut, ti i p,adri della chiesa e i dottori scolastici che hanno scrit ... to esposizioni e commenti sul Salmo LXXVII o sulla Sa,. pienza, ammettono comunemente che .il . « pane del cielo » . in senso allegorico è Cristo. Il quale, come Verbo e sa, pienza del .Padtt:, è cibo o pane degli angeli; iil quanto in ... vece s'è incama�o, discendendo dal cielo, è divenuto pane: dell'uomo: NVIVIO »

53

per· Aristotele, è anzi tutto nel diverso modo col quale lo intelletto umano, le intelligenze .separate e l'intelletto di, la conoscono, e nella maggiore o minore capacità di comprenderla per intero o di vederne solo una parte. Pe.r .. ciò lo stesso pane di cui si nutrono gli angeli, è la « verace manna » 1 di cui .si ciba. anche l'uomo, il quale con la po, tenza della sua ragione « partecipa de la divina natura a guisa di sempiterna intdligenza; però che l'anima è tanto in quella sovrana potenza nobilitata e dinuclata da mate, ria. che la divina luce,. come. in angelo, raggia in quella » 2• Vtirità. di .ragione e verità di fede hanno, per Dante, la stessa comune origine, la Sapienza divina, sebbene sia ·diverso il l'ramite per il quale si rivelano all'uomo. Allo stesso modo, l'apologeta cristiano Giùstino poteva affermare, che quanto di vero fu trovato dai filosofi anti .. chi, è Ulla rivelazione del Verbo di Dio, per mezzo di quel.. 1a ,particella o seme deLla Ragione divina, che è congenito ad ogni uomo.·

:vmo

4· -

«

LI TEGNI DI GALIENO » (Com,., I, vw, 5)

Teg,u o Microtegm si chiamò, ndla traduzione di Co .. stantino Afncano, la Téxvrl Cat(ux11 di Galeno, la quale fu detta anche Ars Parva o Articella e contrapposta alla Megategni, lt�tta dallo stesso Constantino. Ad es.,a ser .. viva d'avviamento, per gli studenti di medicina l'Isagoge Ml Tegni , di Ioannitiu.s. Gerardo da Cremona, nella se.. I Por., X.li, 84.

2

.

Conii.,

IU, o,

14.

54

NEL MONDO DI DANTE

conda metà del secolo XII, tradusse di nuovo i n latine la Tegni Galieni cum expos itione Aly aben Rodoham, · il quaf commento ebbe larga diffusione nelle KUle dèlle Arti. Quando Dante era ancora fanciullo, esponevano a Bologna la Tegni di Galeno i medici fiorentini mastro Torrigiano e· Taddeo Alderotto. Il primo scrisse un Plusquam commen ... tum in Microtegni Galieni, che ebbe una certa fortuna 6 .. no al Gnquecento, e gli procurò il titolo di Plusquam Com.... mentator Tegni, o .semplicemente di Plusquam. Il secondo espose l'opera di Galeno hen due volte: l'esposizione più ampia è qùella stampata a Napoli nel 1512; l'esposizione più breve, cui egli stesso accenna in quella più ampia, credo sia quella conservataci. nel cod. Vat. Lat. 4464.. Tanto m questa quanto in quella è spiegato fin da princi, pic;> che Tegni significa ars parua. Allo stesso modo nella: traduzione latina del commento di Alì ibn Rodoham l'e, sp�iooe di Ars paroa è usata al posto di, Tegni. Spesso­ nei manoscritti alla parola Tegni segue la sua spiegazione latina sive ars parva. · In molti manoscritti latini il titolo dell'opera è Libu· tegni Gal.ieni. Nelle frequenti citazioru di essa si usa spesso la fom:ia in teg ni, in libro· tegni, ad teg ni, �cc. Dal che appare dte la parola era indeclinabile. Ma poichè l'opera era divisa jn tre lihri, talora si citava anche così: in primo· ° teg ni, in 2 tegni �. Anzi nel codice Vaticano Lat. ·2461.

fol. 24v si legge addirittura: « lncipiunt tegni galieni » .. Ove Tegni è diventato un nome plurale, come plurale è diventata l'altra parola greca Isag oge in quest'altro codice,

il Vat. Lat. 2460, fol. 11: ·« lncipioot ysagoge iohannicii ad tegni gallieni ».

55

NOTE AL « c.oNVIVIO »

Poiché, a quanto mi assicuta il Pernicone a mezzo del

Barbi, tutti i codici del Convivio hanno li Tegni, se pure

non si tratta d'up errore del primo amanuense, bisogna ere ..

dere che anche Dante riten� la parola tegni un plurale maschile

1.

Inutilmente ho cercato traccia di questo nome in altre

opere volgari, italiane, francesi e spagnole.

5· - I SENSI DELLE SCRITTURE (Conv., II, 1, 2 sgg.) grammatici non distinguevano se non due sensi se,

condo i quali una scrittura sii potesse interpretare: il senso letterale e quello allegorico. E

quest'ultimo

si

cercava

quando il senso letterale era, pei grammatici, una « bella

menzogna», come dice Dante, intessuta di « parole fit .. tirie, sì come sono le favole de li poeti ». Così, per esem,

pio; « quando d-ice Ovidio che · Orfeo facea con la cetera mansuete le fiere, e li arbori e le pietre a sè muovere », le

parole d'Ovidio n�n possono prend-ttsi alla lettera; la loro

verità non è nel senso letterale, ma nascosta sotto il manto

della favola, cioè sotto « bella menzogna ,1, giacchè il poe, ta « vuol dire che lo savio uomo con lo strumento de la

1· Nei catalcghi: a penna dei· mss. della Biblioteca Vaticana, m'� acca­ duto più volte di itrovare segnate le lsagogae di foann�tius « ad Tegnum G.!leni •· C.osl, per es., per il Cod. Vat. Lat. 2428 e per il Pal. Lat. 110J. Ma, ispe2lionati ii due codici, vi ho letto distintamente " ad tegni "· Nel frammento di Pietro Diacono su C.Ostantino Africa.no OoURDAIN, Rech. cri.t. SUt' l'age e l'ong. cks tt"od. lat. a'Anst., Parigi, 1843, PP• 455-6), si legge �e Costantino u transtulit... libros quamplurimos, in quibus praecipue sunt Pantegnum.•. exponens a,phorismi librwn.. tegni, mega.tegni. micotegni » (.ne.). Le forme il Tegno. ,1 Mic,,otegno, il Megateg,,o, il Panteg,so prevar, ranr19 più tardi e di·,erranno comuni.

NBL MONDO DI DANTB

.s_ua voce fa [1'] ia mansuescere e umiliare li crudeli cuori. e fa[r]ia muovere a la sua volontade coloro che non hanno vita di scienza ed arte; e coloro che non hanno vita ragio­ nevole alcuna sono quasi come pietre». Ben altrimenti intencbio i quattro sensi biblici i teo, logi. Pur sa-pendo che s'in()()lltrano anche· nei libri saai pa, rahole come quelle evangeliche e perfino -un a,pologo come -quelilo raccontato da loatham nel libro dei Giudici (IX. 9, 15), essi si guardan bene dal considerare come favoloso il racconto ,biblico, sia -che si tratti della creazione del .cfo o della cacciata d'Adamo dall'Eden, sia che si narri come accadde la ·moltiplicazione dei linguaggi o come gli Ebrei passarono il Mar Rosso a piede asciutto,. come Giona ·stette tre giorni vivo in corpo al cetaceo o come Cristo risuscitato dà morte ascese al cielo. Tutti questi fatti me, ravigliosi sooo, pei teologi medioevali, avvenimenti real..

mao,

mente accaduti, così come suonano le parole del testo sa .. ao. Il senso letterale è detto da essi anche « senso istoria..

le», e in esso, prima che in altro senso, va cercata la verità. Ma secondo un'antichissima credenza, la quale rimane anc'oggi in non poche s1:1perstizioni volgari, si attribuì ta .. lora alle cose e agli eventi naturali ed umani il potere di significare altre cose ed altri eventi diversi dà essi. Su que.. sta ·credenza religiosa che attribuiva alle cse e agli avve.. nimenti un valore di segni, quasi parole d'un linguaggio ·diviQo, si fooda l'uso di ·taluni antichi $Crittori cristiani di attribuire ai personaggi dell'Antico Testamento e alle azio.. ni da quelli compiute un valore significativo e simbolico in rapporto alla fede aistiana, alla vita morale e alla bea,

NOTE AL « C.ONVlVIO »

57

titudine eterna. In tal modo al 5ell$O letterale o storico si sovrapposero tre sensi spirituali o mistici: quello alegori, co. se oei fatlli narrati pareva fosse adombrato qUàlche mi, stero della fede; quello morale. o tropologico, se ·si riteneva che conten�o un qualche comandamento o precetto morale; e infine quelilo anagogico, se vi si scorse un rife.. rimento alla vita eterna 1• Questo quadrupli« senso scrit.. turale ammesso da tutti i teologi prima e dopo S. Tom, maso, fu riassunto nei due ben noti versi mnemonici: Littera gesta docet; quid credas, allegoria;

moralis, quid agas; quo tendas. anagogia.

Nell'Epistola a Cangrande, V.II, 20,22, si legge che debbono attribuirsi a.lla Commedia i quattro sensi scrittu.. rali, che per adtro ve� gon ridotti a due principati: quello letterale Q �torico, e quello spirituale · o mistico, che vien detto pure allegorico in senso ampio. Ma pòi l'autore sud, divide quest'ultimo alla maniera dei teologi, in senso pro, piamente aRegorico, in senso morale o tropologico e in senso anagogico: Primus sensus est qui habetur

bet\X' pu-

.significata

·per

per

litteram, alius est qui. ha,

dicitur litteralis. se, ana.gogicus. Qui mo, . potat considerari in hiis versi,

litteram. Et primus

amdus vero allegoricus sive mor.ùis sive

dus tractandi. ut mel:us pateat, bus: « In exitu Israel de Egipto,. domus Jacob de populo barbaro, facta est Iudea santifìatio eius, Israel potestas eius ». Nam si ad litteram ,olam irupiciamus, sig,Ìificatur nobis. exitus filiorum l,rael l Basterà c:tare UGO DA s. VITTOU, De Scnt,tuns et .scnpt.of'il,us .sams. c. 3: Erudit. aula.scal., V, c. :i: Autss. 01 HALB.s, Sutrffll", I, q. 1: S. Bo. MAVINT., Brnnloqviwm, pro!., § 4, n. 1: CoUat. m Hcz:aim., Il, 1 MS; III, 11-33: S. TOMMASO, Summa t�•• .f, q. 1, ai. 10: Quodlibet, VII, a. 15: DUNs Scoro, O.ron•• I, prol, q. 3, n. 1: Mis,cQ., q. 6, nn. 314.

58

NEL MONDO DI DANTE

de Eg:pto, tempore Moysis; si ad allegoriam, nob:s s:gnificatur

nostra redemptio facta per Christwn; si ad moralem sensum, si­ gn.ificatur nobis conversio animae de luctu et mi.s«ia peccati ad

statum gratie; si ad anagogicum, .significatur exitum anime san,

cte ab huius corruprionis suvitute ad eterne glorie libertatern.

Et quanquam isti sensus mistici variis appellentul' nominibus, ge,

n�rter omnes dici possun� allegorici, cum sint a

historiali diveni.

litterali sive ·

Il D'Ovidio, che del linguaggio teologico non aveva alcuna pratica, sentenziò che questo dell'Epistola a Can, grande è un « bel pasticcetto», anzi una «parodia» di quello che Dante avea detto con tanta chiarezza nel Convivio, e ne deduceva che per attribuire quell'Epistola al poeta, si dovrebbe « dire che gli anni lo avessero tal, mente stordito da fargli metttre la confusione ed il buio dove aveva già vi.sto così chiaro » 1• La verità è, che la parte dello stordito qui la fa proprio il D'Ovidio. I! quale non s'è accorto, che l'autore dell'epistola applica all'inter, pretazione della CommedAa fa � dei quattro sensi bi, blici, esattamente come l'intendevano Tommaso e tutti i teologi medievali. Anzi che nell'·Bpistola il pasticcetto è invece nel Convivi-O, ove Dante comincia col distinguere coi grammat·ici il senso lettera!e o fittizio dal senso alle, gorico, e a questa distinzione sovrappone poi quella dei quattro sensi biblici dei teologi. Della qual confusione Dan, te stesso, un po' più esperto teologo che non sia il D'Ovi, dio, non tardò ad accorgersi; e, dopo aver definito il senso allegorico zlla maniera dei grammatici, osserva: •< Vera, mente li teologi questo se:n.so prendono altrifflfflti che li ' F. D'OVIDIO, Studi sulla Div. Comm., Pal�rmo. 1901. pp. 461,462.

NOTE AL >

59-

poeti; ma però che mia intenzione è qui lo modo de li poeti seguitare, p�do lo senso allegorico secoodo che per­ li poeti è usato». Con che egli avrebbe dovuto rinunziare a parlare del senso morale� anagogico, inutili a lui che in ... tendeva seguire l'uso dei grammatici. Ma il gran desiderio che ha di distribuire ai miseri q11alche briciola caduta dalla mensa « dove lo pane de li angeli si manduça. », lo spinge a frequenti di gressioni, anche se queste non son sempre stret, tamente necessarie, e qualche volta. perfino ingombranti.. E veramente del senso tropologico e anagogico Dante non fa mai uso nel commento alle sue canzoni, che è commen ... to letterale e allegorico nel senso dei grammatici._ Piuttosto resta da vedere se alla Commedia poteva ap ..... plicarsi la teoria teologica dei quattro sensi. Intanto è no, k.'Vole che, secondo il parere di S. Tommaso 1, a nessuna scrittura umana può attrihuiBi altro significato che quello­ lttterale, sia che le parole debbano prendersi in senso pro ... prio, sia che debbano prendersi in senso figurato o metafo, rico, com 'è iil caso nelle favole dei poeti. I sensi mistici o, spirituali di cui parlano i teologi, non derivano propriamen ... te dal senso letterale, ma dal fatto che le cose e gli avve .. nimenti narrati dalle parole sono ordinati in sè a signiifi, care qualcosa che eone-eme la fede, oppure la vita qistiana.­ o la salvezza eterna. Ora ordinare il corso degli eventi sto... rici, per esempio� la fuga dall'Egitto a significare la �en, zione del Cristo, oppure la conversione dell'anima dalla miseria del peccato alla grazia, o infine il passag�o del ... l'an·ima da questa vita alla gloria eterna, è proprio solta.n, to dri Dio. 'Perciò l'Aquinate esclude che alle saitture det,. 1 . Quodl., VII, a. 16.

. ··6o

NRL MONDO DI DANTE

tate dall'-uomo si possano attribuire siffatti sensi spirituali. Ma� del resto, giova udire dallo stesso autore dell'Epistola in che cosa consisterebbe il senso spirituale da cercare nella Commedia: Et ideo videndum est de subiecto huius operis, prout ad litte,am ·accipitur; deinde de subiecto prout aUegonce sententia­ tur. Est e,:go subiectum totius operis. littffaliier tantum sumpij, status animaruni post mortem simpliciter sumptus; .nam de ilio et circa illum totius operis venatur processus. Si vero accipiatur ·opus allegori«, subiectum est homo prout merendo et demerendo _per arbitrii libertatem iustitie premiandi et puniend.i obnoxius est. Veramente, a volere esser precisi, il « subiectum torius -operu litteraliter tantum accepti », non è io (( status ani, marum po$t mortem », ma il viaggio di Dante Alighieri fiorentino attraverso i tre regni d'oltl'e tomba, pei quali -egli può conoscere quello che è lo « status animarum post mortem ». Il pronome personale ;« io » domina dal primo canto dell'Inferno all'ultimo del Paradiso� Ma se il senso ·letterale per oggetto lo (( status animarum », è evidente che da esso non può più distinguersi i l senso alltgorico, che .dovrebbe consistere nel mostrare la giustizia divina nel premiare e punire ciasa.mo seoondo i meriti, poichè questo -coincide esattamente collo status in cui Ciascun'anima si trova; e, ad 9g11i modo, anche questo senso anagogico vu, rebbe a coincindere con quello che 'l'autore dell'Epistola :spaccia ,per senso letterale. La confusione che abbiamo costatata nel Convivio, tra sensi gt"amtnaticali e sensi teologici, e che l'autore del, -PF..pistola aveva schivato, riappare nelrapplicazione che ·questo fa dei sensi teologici alla Commedta, alla quale era

ha

NOTB AL « CONVIVIO 1;

6i-

d:i.ffioile attribuirli, mentre l'autore de! Con,vjvjo, accortosi. a un certo mommto della con.fusione, awva dichiarato e... dei grammatici, ed splicitamente di volere attenersi a'ftva rinunziato ai sensi dei teologi. L'autore del Con'lll'Vio è autore anche dell'Epistdla a. Cangrande? Il 'dubbio è grave e giustificato. Ma che.cchè se 11e rpe.nsi, questo è certo, che· nelle canzoni del Convivio gli unici sensi da tener d'occhio sono - quello letterale e quello allegor.ico come. l'intendono i -grammatici; e che il senso allegoric,o, che anche l'autore dell'Epistola riconosce· alla ComtM�ia, non ha nulla che vedere coi sensi scrittu, rali da lui .prima ricordati, e si può agevdlmente ricondurre-'. al senso allegorico dei cdmuni componimenti · poetici asui frequenti nel �o evo. Qualsiasi tentativo di cavare dal poema dantesco i sen, si mistici che i teologi ebrei e cristiani solevano ricavare dalla Bibbia è un tentativo sempli�te cabalistico.

all'uso

6. ---- LA « MATERIA DJGESTA » • (Coni,,, Il, I, 10) « In' ciascuna oosa, naturale e artificiale, è impossibile· procédere a la forma, sanza prjma essere c:lisposto lo su, bietto sopra che la forma - dee stare: sì come impossibile la forma de l'oro è venire. se la materia, doè lo suo subiet, to, non è digesta e apparecchiata; e la forma dell'arca ve, nitt se la materia, cioè lo legno, 110Ì1 è prima disposta e� apparecchiata». • Apparsa negli Studi Dameschi del Barbi·, voi. XXV.

NEL MONDO DI DANTE

Nella prima nota a questo passo, i l Busnellli cita. tra

l'altro il commei;ito di S. Tomma.so alla Metafisica, VIII,

lez. 4, 1« dove, riguardo alla materia propria

di diverse

.cose, si nomina l'arca, l'oro, il letto, cose naturali e arti,

ficiali ». Ora l'arca e il letto sono nel testo aristotelico co .. me esempi di cose artificiali.

L'esempio invece dell'oro,

come di cosa naturale, non è nè nel testo aristotelico nè

nel testo tomistico. In quest'ultimo c'è, sì, questo passo:

« Si ergo conveniat aliquid idem secundum speciem fier.i ex

.alia materia, sicut phialam ex auro et argento, manifestum est quod principium movens oportet esse idem, sàlicet ar .. tem ». Ov'è chiaro, che l'esempio riguarda la diversa ma,

teria di una cosa artificiale, e noa ha niente che fare col .. 1'esempio dell'oro nel testo dantesco, che è preso invece dall'alchimia.

E naturalmente, non avendo compreso questo, il Bu.. snelli non ha compreso nemmeno il significato dell'agget ..

tivo « digesta » ch'egli ritiene

« sinonimo

perfetto

del

"disposta" che si ha poco di poi ». Il che non è affatto

vero, poichè ogn.i materia digesta è certamente disposta a

ricevere la fotma conven.ienre, ma non ogni materia di ..

ta acquista questa disposizione per via di que)la che,

spos

nell'esempio arrecato d·a Dante, si chiamava, con termine tecnico, d.igestio.

In che cosa. consiste questa digestio? Aristotele, nel

quarto libro delle Me�e, parlando della cottura o :n:é1vi.ç,

.aveva distinto tre specie

di cottura:

la maturazione o

:n:hmvcnç , la lessazione o l"'110'L;, e l'arrostimento o o:n:t'}anfi, et non coctum epsesi, neque assatum optesi. ut tradidit Averroes: est enim humiditas s:bi frigida propria et non aliena: et ideo in ipsa. decoctum et digestlum et sibi naturalite( factum... Si autem esset epsesi digestum, ut nonnulli impet"iti �unt alchimistarum. -esset procul dubio intra et extra humidum, et non totum a toto tnheret humidum: contrarium autem a..et si optesi euet Ji.. ge.stum, ut quidam alii praeter rationem dixerunt. Ib., c. 3: Procul dubio · virtus formativa est ,natura stellis et caelo influxa, quae ad speciem dirigit calidum dtgeffflt �­ nam metalli: .sicut enim et in aliis dictum est, calidum hoc ha, bet rectitudiaem et virtutem forma!em ex intellectu movente. et ef.. fìcaciam ex virttate luminis et alidi quod causatur ex lumine steL. .1anun et . orbis, et virtutem segngandi homogenia ab hetuogeneis 1 Meteof'., IV, comm. 14.

NBL MONDO DI DANTB per virtutem ign is. Haec enim tria necessaria sunt uhi materia acl specifìcab.m funna.m deducitur: oportet enim quod ibi incon, venientia consummentur calido i.gnis digerentis, cum digertio sit complexio a naturali et proprio calore ex contraiacentibus passio­ nibus. Jb., IV, c. 7: Subiiciendum autem his de natura auri, quod secundum Hermetem, est in quo nulla apparet aegritudo 1: neu, tra enim pars materiae ipsius est impel'fecta et intemperata.. Cum enim, sicut el caetera, c0mp0natur ex sulphwe et _argento vivo. est suum sulphut lucidissimum et mundissimum et per loturas fortis.sim.as deductum ad puritate.m. quod nullam omnino hàbet unctuosit::atem cremabilem, nec aqueam humiditatem phlegma, ticam eva�rabilem: et forte in locis c�vis, quOl'Um solida su, perfìcies, est saepius sublimatum ·et. digertum temperato calore di.. gem,te, digestione quae pepan.si,s vocatur. PSEUDO ERMETE TRISMEGISTO, De uq,idis physiei se�, c. 7: Aurum sapientium coctum et ben, diiestum aqua ixir ( = elixir) conficit. Psnuoo GEBRI ARABIS Chymi4 (nel GMUleeevm ,himicum� I, Lione 1679), I, pan. Ili, c. 26: 'm his ambabus teneis substa.n, tiis (cioè: argento vivo et sulphure) resolvitur quidam fumus te, nuissim� et purissimus. propttt calorem temperatum in visceribus I Delle aegnt11aineJ dei metalli pada ,no apesso gli alchimisti medievali, � quali indicano anche il modo di ,purgarli •· A queste dottrine akhimir aticr.e accenna Iacopo della� nel pioemio del suo commenu> a1 c. XXIX dell'lnfemo, ove cita il > (Coni,., III, 111, ':2,s)

Per dimostrare -l'assunto, che . ogni cosa « ha 'l suo 'Speziale ·:imore >•, l'a.utore del Convivio ricorda, anzi tutto. « le corpora semplici » che « hanno amore naturato in sè a lo luogo proprio»; indi « le coi,pora composte prima, «>me sono le minere », le qual:i « hanno amore a lo luogo dove la loro generazione è ordinata, e in quello acquistano vigore e potenza»; in tèrzo luogo, « le piante, che sono prima animate )) e che (( hanno amore a certo luogo più manifesta:me.nte, secondo che la complessione· richiede»; dipoi gli animali bruti, i quali « hanno più manifesto a, more non solamente a li luoghi, ma l'uno l'altro vedemo amare»; inmne, gli uomini, i quali « hanno loro ,proprio amore a le perfette e oneste cose ». E il Busnelli s'affretta subito a commentare 1 che « Dante qui distingue cinque classi di enti naturali, conforme ai gradi che ne fa S. Tqm, qiaso, Cor,tra Gent., 1. 2, c. ·68 »; ma dimentica di dire che quelle cinque classi di enti naturali del mondo sublu .. nare, assai prima che da. S. Tonunaso, erano state distinte da Aristotele e. formano lo schema fisico dell'aristotelismo comunemente accolto nel medio evo, sì · tra gli ara.bi che tra gli scolastici, di qualunque tendenza. Prima che dalla conoscenza diretta dei libri naturali d'Aristotele,. questo -era stato di�gato nell'Occidente dalla traduzione che Co­ stantino Africano aveva fatto di alcuni scritti di Galeno e della Pantegni di AÌì el Ahbas. Se il nuovo commentatore I Pag. 28, a Corav., III, 111, 2.

77

NOTE AL « CONVIVIO »

del -Convivio, non avesse perseguito lo scopo di dimostrare che Dante anche in questo è tomista, invece di rinviare a

S. Tommaso avrebbe citato qualGUna delle fonti comu�i, aiutando il lettore moderno a comprendere

dottrine

smologiche tanto lontane dal nostro mi)do di sentire.

co...

E così avrebbe assai · meglio giovato a intendere il

C011cetto di questo amore naturale, se e gli si fosse indu ...

giatò a chiarire _ ii1 concetto di « luogo proprio » dei corpi

.mplici; il che egli avrebbe potuto fare sulla scorta d'Ari ..

stotele e ·di quanto riferisce Alberto Magno intorno a qùe ... sto argomento. Ar.istotele' ·in&tti, parlando del

moto

dei

corpi isemplici, come il moto del fuoco 1« in su » e quello

della terra « in giù », accenna a Ufla « mirahile potenza 1 del luogo » , cioè del luogo proprio di ogni · elemen�o,

verso il quale ogni elemento tende quand� ne sia rimosso. 3 e nel quale riposa • Su questa mirabile virtù del « luogo

proprio » di ogni « corpo semplice » specularono a lungo i commentatori neoplatoneggianti, le cui idee trovarono ac...

coglienza da parte d'Alberto Magno, che di ciò disserta ampiamente nei primi capitoli della sua trattazione De

na,

tura locoru?nt. conosciuta e citata da Dante 3. e altrove '.

Ora il &snelli non ricorda affatto Aristotele, è pre...

ferisce rimandare ad alcuni luoghi di S. Tomnwo che col concetto dantesco hanno soltanto una relazione lootana e

1 Phys., IV, c. 1, :u,Sb 34 (t. c. 7): itauµm1tl} nç... 'tOÙ -r6:riou Mvuµ&ç xa, :rieodQa nu.V'tO>V•. • Phys., 1V, c. I, �o8b IO (t. c. 4); c. 5. 1212b 33 (t. c. 48); vm. le. 3, .253b 33 sgg. (t. e: 24). • Comi., m-. v, 1.2. • Cfr. B. NARDI, Saggi di filos. dant., p. 220; La dottrina d'Alb. Ma,.­ gno .sull' « inchoatio fof'!!IU •. in Rendiconti d. Classe di Scienze ffi9tt)i delta: R. Aoc. N.iz. dei Linea, Ser. VI, vol. Xli, 1-2, pp. 7-8.

NEL MONDO DI DANTE

generica. Cita. è vero. Alberto Magno: ma schiva quei passi .nei quali il domenicano 'di Colonia. che tanto influs, -so ha avuto sul pensiero di Dante. dichiara di far sue le dottrine dei « peripatetici » neoplatoneggianti, intese· a de, terminare in eh� cosa la « mirabile vi.rtù del luogo » coo, sista e da che cosa. derivi. Questa « nùrabile virtù del luogo » proprio di ogni es, .sere naturale, derivata dalle varie influenze che i coipi celesti esercitano colla loro luce e i loro movimenti sulla materia del mondo sublunare e su ogni plaga di esso •. con, siste in un nùsterioso potere che il « luogo naturale» di ogni cosa possiede nel « formare, co.nservare e condurre a perfezione» quello che in esso si trova. A cagione appun, to di questa « mirabile virtù » ogni cosa ha un'attrattiva naturale, un « amore naturato » al luogo della sua genera, zione. poichè .in esso si conserya più a lungo e giunge a perfez.iooe: allontanatane. invece. si corrompe 1• Nel « luogo proprio » ogni cosa prima di tutto si ge, nera. cioè nasce. per la