L'epos minore, le tradizioni locali e la poesia arcaica: atti dell'incontro di studio, Urbino, 7 giugno 2005 9788862270335, 886227033X, 9788862270342, 8862270348

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L'epos minore, le tradizioni locali e la poesia arcaica: atti dell'incontro di studio, Urbino, 7 giugno 2005
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BIBLIOTECA «QUADERNI

URBINATI

DI

DI CULTURA 9.

CLASSICA»

L'EPOS MINORE, LE TRADIZIONI

LOCALI

E LA POESIA ARCAICA ATTI DELL'INCONTRO URBINO,

7 GIUGNO

A CURA

PAOLA

ANGELI

PISA· FABRIZIO

DI STUDIO 2005

DI

BERNARDINI

ROMA

SERRA · EDITORE MMVII

Questo volume è stato stampato con il contributo dell'Università di Urbino "Carlo Bo" e del MIUR ( esercizio finanziario 2003). Impaginazione e redazione a cura di Maria(Gabriella) Colantonio.

* Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l'adattamento, anche parziale o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, compresi la copia fotostatica, il microfilm, la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta della FabrizioSerra· Editore",Pisa· Roma, un marchio dell'Accademia Editoriale", Pisa· Roma. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. Proprietà riservata · Ali rights reserved tscher 1985-86, p. 28 s. 12 Gli dei generalmente abbandonano i morenti, come ad esempio fa Apollo con Ettore in Horn. Il. 22, 212 s. Talora possono proteggere i cadaveri degli eroi, cfr. Horn. Il. 23, 185ss. e 24, 18 ss. In Hom. Il. 16, 666 ss. Zeus invia Apollo a soccorrere e pulire il corpo del figlio Sarpedone. La sepoltura rimane, ad ogni modo, estranea ai compiti divini.

28

LUCA

BASTIANELLI

n.

proposta dallo stesso Potscher, 13 dello scolio A ad 24,613 (v, p. 622, 5 s. Erbse), solitamente letto a sostegno dell'atetesi dei successivi vv. 614-617:1tpÒt; 't'YJV

8L.otayouc;.'Hato8oc; 8&TÒVnt>.otayòv cxù-rox.aovli !.vo:I NL6~YJç &o:v6v,o:.t\o~tou ,o~cup.o:ow. Come noto, Euripide non scrisse una tragedia su Niobe, il ricordo della quale ricorre tra i frammenti del Cmphontes. 28 Hyg. fab. 9: Diana fìlias in regiasagittisinteremitpraeterChloridem;fab.10: ChlorisNiobeset Amphionis fìlia quaeex sq,tem superaverat. •9 Si tratta del Pap. Oxy. 2805, pubblicato da E. Lobel nel 1971e datato al II secolo d.C. Vd. Barrett 1974,in particolare sul frammento cfr. pp. 175-186. 30 È il Pap.Grrnf. n 6a, pubblicato nel 1897da B. P. Grenfell e A. S. Hunt, con datazione risalente al III secolo a.e. 31 Barrett 1974,pp. 214-220.

TBLBSILLA

B LA SAGA

OBI

31

NIOBIDI

di alcuni dei Niobidi; variante che, come detto, ebbe successo presso i mitografi tardi e che doveva avere un suo rilievo.32 La mancanza di altri dati rende impossibile tentare ipotesi su un eventuale rapporto tra Telesilla e Sofocle. La scelta del tragediografo, che comunque non avrà inventato personalmente, ma attinto a tradizioni minori o locali, può essere spiegata con l'esigenza di rendere più drammatica e variata, quindi più adatta alla rappresentazione, la scena della strage, altrimenti abbastanza monotona. Con l'irruzione di una sopravvissuta si poteva così, ad esempio, interrompere o concludere il racconto di un messaggero, nonché proporre un nuovo punto di vista, altamente emotivo, nella descrizione dei fatti. La presenza dei Niobidi, come un gruppo compatto ed omogeneo, i cui componenti non sono distinguibili tra loro, come è nell' fliadeo in Bacchilide, costituiva un limite all'efficacia drammatica. Anche nell'uccisione dei figli maschi, Sofocle (TrGF 448 = Plut. Amat. 17, 7600)" introduce un elemento patetico: morendo essi invocavano in soccorso i loro èpaa-raL L'uccisione dell'ultimo Niobide, come momento culminante drammatico, poteva offrire ai poeti varie possibilità di realizzazione. Ne è un esempio il racconto ovidiano,34 dove l'autore, pur seguendo la tradizione di una strage totale, gioca sul motivo degli ultimi due destinati a soccombere, distinguendoli dai restanti: Ilioneo, il maschio, che muore per una freccia lanciata involontariamente da Apollo, quando già questi era stato mosso a compassione dalle preghiere del giovane, e la fanciulla minore, che la madre cerca di proteggere stringendola a sé, mentre invoca invano la pietà di Latona. È evidente che nel caso di Telesilla altre dovettero essere le motivazioni a introdurre la variante dei figli sopravvissuti. Va ricordato altresì che non rimane alcuna altra informazione su come Telesilla descrivesse e narrasse il mito di Niobe. È difficilmente giudicabile se la notizia nel fr. 72,1 PMG dell'uccisione, da parte degli dei, di Anfione, con ogni probabilità il marito e non il figlio, facesse parte del citato frammento di Telesilla o se, invece, appartenesse alla ripresa del racconto da parte di Apollodoro.35 Si consideri che alla morte dei figli segue generalmente nelle fonti tarde quella del padre e che un'antichissima tradizione, forse presente già in Eschilo, descriveva Anfione ugualmente reo di una qualche colpa contro gli dei.36 :µ La raffigurazione cli una Niobide sopravvissuta è stata ipotizzata in una loutrophorosa figure rosse (RecordArt Mus. Princeton49, 1990, 153),risalente al 330a.C. circa e attribuita al pittore Dario, vd. Schmidt 1992, p. 912, n. 20 e p. 913s. Per il mito di Niobe nell'arte figurativa, vd. Cook 1964. 33Cfr. Athen. 13,6o1 a (3, p. 325 Kaibel) xa:t Alaxvì-oç ... xa:t l:oipoxì-'ij~Yjyovclç 't'CÌ&ta:'t'pa: 8Lci't'WV't'pa:y~LWV't'OÙçÉpwnç, (Ùv 't'ÒV•AxLÀÀÉwç 1tpòç n1hpoxÀov, 8' tv rij NLO~lJ 34Ov. Met. 6, 261-266, 297-301. 't'Òv 't'WV1ta:L8wv. 35 Già Th. Bergk, Poetaelyrici Graeci111.Poetaemelici,Leipzig 1914,p. 380 segnalava che la notizia cli Anfione non spetta al canne di Telesilla. Barrett 1974, p. 233, n. 154propone un punto fermo, che separi chiaramente la frase su Anfione dal citato di Telesilla. J6 Il destino cli Anfione è variamente descritto. Ricorrente sembra essere l'idea cli una qualche iptpwv 'AfJ,ipLovL, in cui un dio è sua responsabilità. In Aesch. TrGF 154a, al v.12 si legge: fJ,'ijVLV probabilmente il soggetto. In Ov. Met. 6,271 s. Anfione muore suicida. In Hyg. Fab.9 viene ucciso da Apollo, di cui voleva assalire il tempio, mentre in Luc. de saltatione41 diventa pazzo. Paus. 9, 5, 8-9 dice, inoltre, che Anfione era punito nell'Ade per avere schernito Latona e i suoi figli.

o

o

32

LUCA

BASTIANELLI

Pausania sembra collocare in un preciso contesto di culto le figure di Amicla e Melibea. Ad Argo esisteva, infatti, un santuario di Latona, con una statua di culto, opera di Prassitele. 37 Accanto alla dea era ritratta una fanciulla, chiamata Cloride e in precedenza Melibea, identificata come figlia di Niobe e Anfione, la quale fu risparmiata alla strage, insieme al fratello Amicla, per aver pregato Latona. I due superstiti avrebbero poi costruito il tempio a Latona. 38 Tale santuario, il cui sito non è stato individuato dagli scavi archeologici, si trovava nell'agorà, non molto distante dai templi di Artemide Peithò e di Apollo Liceo. In uno spazio ristretto, dunque, la città con i suoi monumenti riproponeva il culto della divinità poliade, Apollo, affiancato da quelli delle figure a lui strettamente connesse: Artemide e la madre. I miti di fondazione dei santuari argivi, descritti da Pausania, 39 riconducono alla figura di Danao e alle vicende del suo arrivo dall'Egitto. Tali culti sembrano dunque introdotti in Argo solo in un secondo momento, inseriti in quella sorta di seconda arche,almeno da un punto di vista culturale e sociale, simboleggiata dall'arrivo di Danao. 40 Se l'erezione del santuario di Latona è fatta risalire ai figli di Niobe ed Anfione, maggiormente si può credere che tale mito, con i tratti della saga tebana, possa essere giunto ad Argo unitamente all'imporsi o rinnovarsi del culto apollineo e artemideo, sostituendosi o sovrapponendosi alla figura della Niobe argiva, decisamente meno caratterizzata come personaggio. I frammenti di Telesilla, di tradizione indiretta, fanno quasi tutti riferimento all'ambito cultuale dei figli di Latona. In particolare, secondo il frammento 719 PMG,41 la poetessa si sarebbe occupata dell'Apollo onorato con il titolo di Piteo, cui ad Argo era riservato un importante tempio, situato alle pendici della collina detta Aspis e sede di un oracolo sul modello delfico. 42 Il culto di Apollo Piteo era diffuso in altre località dell' Argolide (Ermione e Asine in particolare) e della Grecia, ma la poetessa rivendicava la priorità di tale culto per gli Argivi, presso i quali per primi tra i Greci Piteo, come figlio di Apollo, sarebbe giunto proveniendo da Delfi. È interessante notare come la superiorità politica ed egemonica di Argo sulla regione e le città circostanti passi per lo più attraverso l'imposizione e il controllo del culto di Apollo. Nel Peana 4 di Bacchilide 43 sembra che la sottomissione di Asine sia sancita con la fondazione del tempio di 37 Tale

statua è conosciuta attraverso le riproduzioni in monete argive di età imperiale. Latona è vestita con un chitone, tiene nella mano sinistra un oggetto, forse una torcia, e porta la destra alla spalla. Di fianco ad essa, all'altezza del gomito, vi è una piccola figura, vestita come la dea stessa. Vd. lmhoof-Blumer - Gardner 1964, p. 38, tav. K, figg. 36-38. 38 Paus 2, 21, 8-10. Vd. il commento ad loc. in Musti-Torelli 2000, p. 284 s. 39 Paus. 2, 19, 3-4 e 2, 21, 1. 40 Sulrarrivo ad Argo di Danao e delle Danaidi, vd. Brillante 2004, pp. 44-50. 4' Paus. 2, 35, 2 = Teles. fr. 719 PMG 'A1toÀÀwvoç IÌÉ daL v (cfr. Erbse 1975,p. 206, apparato ad locum: "6n A,~ lìmì-.ij Vili.") perché Ferecide (F 5) dice che Polidora era sorella di Achille. Ma non è possibile confermarlo stando a Omero. Dunque è più probabile che si tratti di un'omonimia (se. con Peleo), come anche in altri casi, poiché (se. Omero) avrebbe aggiunto un segno della parentela con Achille". I frammenti di Ferecide di Atene sono citati secondo la numerazione di Dolcetti 2004. 6 Anche gli studiosi moderni avanzano proposte in tal senso; secondo Janko in Kirk 1985-93,p. 341, per esempio: "Poludore is surely a child of Peleus' first maniage, which Homer suppresses in favour ofhis union with Thetis; Akhilleus must remain, for him, an isolated figure". 7 Cfr. Od. 15,363 e 11, 174-179. 8 È evidente che, ragionando secondo gli schemi mentali dello scoliasta, l'argomento "Polidora deve essere figlia di un altro Peleo, altrimenti Achille avrebbe chiesto sue notizie" può trovare un degno conispondente in "se fosse un altro Peleo, allora sì che in quel passo stesso Omero lo avrebbe fatto notare". 9 "Se non l'ha ricordata nell'Ade: neppure Odisseo Ctimene". 10 "Se non ha ricordato lei o costui, non è strano: infatti si dava pensiero per cose più opportune. D'altra parte, dal momento che Polidora era una sua sorella illegittima, forse non ha voluto ricordarla. Oppure perché era già morta anche lei". 11 Si tratta di una sezione che è parsa piuttosto avulsa dal contesto: cfr. in.fra,n. 27. Un altro eroe dal nome Menestio compare in li. 7, 9: è figlio di Areitoo e viene ucciso da Paride. Per quanto riguarda il numero delle schiere di Achille, sono divisi in gruppi di cinque anche i Troiani, in Il. 12, 86 ss., così come i Beoti e i Pili, rispettivamente in Il. 2,494 s. e 4,295 s. (cfr.Janko in Kirk 1985-93,p. 339). 12 Cfr. schol. (T) Il. 16, 175c1 (1v p. 206, 79 Erbse) e schol. (BCE3E4 ) Il. 16, 175c2 (1v p. 206, 91 Erbse). 13 Cfr. Janko in Kirk 1985-93,p. 340: "Menesthios'mother Poludore is aptly named after the

POLIDORA,

MBNBSTIO

B I PILAIDI

63

Alcune tradizioni, del resto, rendevano evidente ed esplicita la parentela di Polidora con Achille: è questa per esempio la versione attribuita a molti autori, tra cui Ferecide di Atene, il quale non solo sosteneva che Polidora fosse sorella di Achille, 14 ma si soffermava anche sul nome della madre: TIYJÀijoç Dvyocnip, x«À'ÌjTI0Àu8wp11;· Cl>tptx~11c;8è l~ 'Avnyov11c;rij Eùpu·dwvoc;, rij 'AÀXfL«Lwvoc;, I:-roccpuÀoç t~ Eùpu8tx11c;rij •Ax-ropoc;. I:out8«c; lx A«o8«fJ,EL«c; Z'r)v68o-roc;8È: KÀe:08wp11v qniatv, 'Ho-L68ou x«t 't'WV«ÀÀCalV TI0Àu8wp11v «Ù't"Ìjv 1 15 X«ÀOUV't'CalV (F 5 = Schol. (T) n.16, 175c (4, 206, 81 Erbse]).

Se dunque con una certa probabilità per Omero e con certezza per altre versioni del mito Polidora è la sorella di Achille, l'individuazione del nome della madre rivela possibilità diverse, complicate dal fatto che le varianti non riguardano soltanto il nome di quest'ultimo personaggio (la madre di 'Polidora'), ma anche il nome stesso della madre di Menestio, che ha nome Polidora per Ferecide, Esiodo, Suida e altri, ma che "Zenodoto chiama Cleodora", mentre in Pindaro (fr. 48 Maehl.) la figlia di Attore che Peleo sposa ha nome Polimela. 16 Lo scolio a Omero appena citato riporta (4, 206, 81 e anche 4, 207, 1 Erbse) 17tre varianti per la madre di Polidora: Euridice figlia di Attore, secondo Stafilo, Antigone figlia di Eurizione - o Eurito 18 - secondo Ferecide e Laodamia figlia di Alcmeone, secondo Suida e secondo non meglio identificati ocÀÀoL. Altri nomi di eroine con ruoli simili a quelli di Polidora compaiono in altri autori: per esempio, una Polimela 19 , figlia di Attore, sposa di Peleo in Tzetz. Lyc. 17520 e nel già citato Schol.Ael. Aristid. 3, 463-464 Dindorf, testimone del fr. gifts she will win (178), like Alphesiboia or Polumele; cf. the naming of Pandore (Erga80-82) or the formula iiì-ox_oi;;1toì.u8wpoc;[ ...]. Eudoros below is named for the gifts his mother would 14 Cfr. supra. attract (190)". 15 "la

figlia di Peleo ... , Polidora bella: Ferecide invece (se. afferma che Polidora nacque) da Antigone figlia di Eurizione, Suida (FGrHist 602 F 8) da Laodamia figlia di Alcmeone, Stafilo (FGrHist 269 F 5) da Euridice figlia di Attore. Zenodoto (FGrHist 19 F 5) la chiama Cleodora, mentre Esiodo (F 213 M.-W.) e gli altri la chiamano Polidora". 16 Cfr. infra n. 21. 17 Schol.(A (4, 207, t Erbse), D codd. CHVLa) Il. 16, 175c2 èx 't'lvoi;; TTl):ì-&Ùt;; TToì..u8wpl)v lax_cv; wc;µlv I:'t'&.qiuì..oc; qll)OWtv y' 9e:ooGtÀLxwv,t~ Eùpu8Lxl)t;;njc; •Ax't'opot;;Ouy11.'t'p6ç Cllcpcxu8l)c;8è è~ 'Avny6vl)c; njc; Eùpu't"lwvot;;,iiÀÀoL8è éx Aaooaµ.clac; 't'7Ìt;;'Aì..xµalwvoc;. "Da chi Peleo ebbe Polidora? come afferma Stafilo nel terzo libro dei Thessalileà(FGrHist269 F 5), da Euridice figlia di Attore; Ferecide invece da Antigone figlia di Eurizione, altri (FGrHist602 F 8) da Laodamia figlia di Alcmeone". Attore era del resto l'eroe che aveva sposato Egina, la quale aveva avuto da Zeus Eaco. 18 li nome Eurito compare nel F 2 (= Tzetz. ad Lycophr. Alex. 175 [= 84, 27 Scheer]). Questo personaggio è conosciuto con il nome di Eurizione dallo Pseudo Apollodoro (1, 68 e 70; 3, 163) ed è solitamente citato come uno dei partecipanti alla caccia del cinghiale calidonio: cfr. anche Ant. Lib. Met. 38, 2 e Ov. Met. 8, 311. Il nome di Eurito compare invece in I: Aristoph. Nub. 1063a (o TTl)À&Ùç Cllwxov't'ÒVci8e:ì..qiòv XGt't'CÌ TtGt't'ÉpGt Oli\/ Te:ÀGtfJ,W\IL 8oì..oqiov~oGtt;; qicuye:Ldc; ClllHav 7tpÒç Eiipu't"OV't'ÒV•Ax't'opoc;, uqi' o?i x11.Salpt:'t'IXL ). 19 Polimela compare in Omero come madre di Eudoro, capo della seconda schiera di Achille (Il. 16,181 ss.): cfr.Janko in K.irk 1985-93, p. 342 "Menesthios and Eudoros are doublets". 20 Ol 8i q)GtOL\I on o TTl)ÀEÙt; ycip 1tpò 9in8oc; noÀUfJ,~Àl)V dx.e: yuvGtLXGt TI)V•Ax't'opoc; Suy11.'t'épa,~e; ii8tì..qiòt;;•1poc;,ou Tta18otEùpu't"lwv11. iv XUVl)ye:ol19 iixwv TT-l)ÀEÙc; iivaLpd év11.

PAOLA

DOLCETTI

48 Maehl. di Pindaro, 21 diventa anche madre di Achille e Polidora in Eust. Il. 2, 684 (321, 5-6).22 Teti è esautorata dal ruolo di madre di Achille, così ben radicato nel nostro immaginario, anche secondo la testimonianza di Demaco di Platea FGrHist 65 F 2 (= Schol. Ap. Rhod. 1, 558) -, per il quale Achille era figlio di Filamela figlia di Attore (mentre altri lo considerano figlio di Teti figlia di Chirone); 23 e analogamente Stafilo sostiene non solo che Achille era per l'appunto figlio di Filamela figlia di Attore, ma anche che la sua discendenza semidivina era frutto di un astuto stratagemma di Chirone (cfr. FGrHist 269 F 4). 24

D'altra parte, se invece pare insolita l'esistenza di una Filamela o di una Polimela sposa di Peleo, si può ricordare che Polidora stessa può essere anche la moglie di Peleo e non solo la figlia; le due tradizioni sono tramandate entrambe dallo Ps. Apollodoro: in 3, 13, 1 Peleo sposa Antigone figlia di Eurizione e gli "nasce una figlia, Polidora, che poi sposò Boro figlio di Periere", mentre in 3, 13, 4: "Peleo sposa Polidora figlia di Periere che gli dà il figlio Menestio (ma si dice che il vero padre fosse il fiume Spercheo)". 25 ov,ll ,wv 'Apyovllu,wv "alcuni affermano che Peleo prima di Teti aveva come moglie Polimela, la figlia di Attore, che era sorella di lro, il cui figlio Eurizione, uno degli Argonauti, fu ucciso involontariamente da Peleo durante una battuta di caccia". nin:ov81lç TIXÙ,Òv•iii nwiìcipou nlJÀEÌ:,- c:pLÌ,TllTOV OVTllÉllu,iii n:poaiìLÉc:p8ELflE l i:v vµVOlç nlviìllpoç fJ.ÉfJ.VlJTllL on ,Òv Eùpu,lwvll, ,Òv TOU"lpou TOU•AK,opo,; 71:llLiìll,EVOl6v,or. TWV'Apyovor.u,wv, auv8'1)pEVOVTOl OCKWV CÌn:ÉKTELVE nlJÀEVç.c:plì.oviìÈ ì.Éye:L,t71:Eliì~auyye:v~,; TOUTOU ~V. nlJ),EÙç yocp n:pò 0iniìoç 8uyor.n:pll •AK,Opoç TOUnoì.uµ7JÀOUcnoì.uµ+.Àor.vBD ,r,v noÀuµ+.ì,or.vOxon.) ELXEyuvllÌ:Kll. o iìÈ •AK,Wfl 71:0lT~fl "lpou, oç n:or.i:iìor. laxe: ,Òv EùpuTLWVOl "Hai patito la medesima sventura del Peleo di Pindaro, - fece perire un uomo a lui carissimo] negli Inni Pindaro ricorda che Peleo uccise involontariamente mentre era a caccia con lui Eurizione, figlio di lro figlio di Attore, che era uno dei partecipanti alla spedizione degli Argonauti. Lo chiama c:plì.oç,perché era suo parente. Peleo infatti prima di Teti ebbe in moglie Polimela figlia di Attore. E Attore era padre di lro, che ebbe come figlio Eurizione". 22 È~ • EyciµEL iìÈ b •AK,wp AtyLvor.v-~" ~pw'1iìllµE,tYJCllv ot 'A&i]vll°tOL >tilt TJYT,· Cllv,o ,wv µlv dc Kéwv f>tpcLMµ.otc,... dc 8è: ncipov KMnoc >tilt Méì.llc, x,À. (queste Cicladi le colonizzarono gli Ateniesi, e furono a capo di quelli che andarono a Ceo Tersidamante, ... a Paro Klytios e Melas, etc.). Per Klytios e Melas, cfr. Kondoleon 1964, 69. 14 Mtvwc ... 1tll't81lcµlv tdxvwct ... tx nllpttllc 8ì vvµcpl)c Eùpuµé8ovu NYJCJlllÀlwvll XpUCl]v 4>LÀOÀllov x,À. ("Minosse ... ebbe figli ... dalla ninfaParia inoltre gli nacquero Eurimedonte Nefalione, Crise, Filolao etc.", trad. G. Guidorizzi) 15npoclcx_i:L (Eracle) vijci,,nClf>Cll, ~V >tll't'ij,xouv ot Mtvwoc ulot Eùpuµé8wvXpUCl)C NYJq>llÀlwv 4>LÀOÀllOC. «Tto~civ,wv8ì Mo ,wv èv ,tij, VYJlcuvé~YJnì.turijcllL u1tò ,wv Mtvwoc utwv· u1tè:p i:lv«yllVll>t't'WV • Hpll>tÀijc't'OU't'OUC µlv Ttllf)llXJ)ijµll «Tté>t't'ELVE, 't'OÙC 8è: ÀOLTtOÙC >tll't'll>tÀE:LCllC lwc t1tmptc~wcciµ.e:voL1tllptxciì.ouv«v,t ,wv «VllLpd}év,wvMo Àll~t'tv, ove iiv è1toÀLOp>ttL, >tilt ,oùc 'Av8p6ytw ,où Mlvwoc utoùc llÙ,Òc &tì.-iJcncv. o 8ì ÀÙCllctjv TtOÀLop>tlllv, livcMµ.e:voc'AÀxll'tov >tilt C&évtÀov, ~xtv dc Mvdllv 1tpòc Auxov ,òv ~llc>tuÀou,>tilt (tvLc&!:tc UTtÒ... 't'OÙBt~puxwv ~llCLÀéwc cuµ~llhOV't'WV, ~011&wv Auxi,, TtOÀÀOÙC «Tté>t't'ELVE, 'Aµuxou. >tiltTijc &~puxwv TtOÀÀ~v «Ttonµoµtvoc µt&' c!'Jv>tilt ,Òv ~CLÀéllMuy8ovll, a8tÀq>ÒV "Giunse quindi all'isola di Paro, yijv l8wxt Auxi,,· o 8è: Tt«cllvèxdv11v hciì.tctv • HpcixÀe:LllV. in cui avevano dimora i figli di Minosse: Eurimedonte, Crise, Nefalione e Filolao. Accadde però che due dei naviganti, che erano sbarcati, fossero assassinati dai figli di Minosse. Eracle, sdegnato da questo, subito li uccise; poi cinse d'assedio gli altri isolani finché essi gli inviarono ambasciatori con la proposta che in cambio dei morti egli conducesse con sé due persone a sua scelta. Allora Eracle rinunciò all'assedio, e dopo avere scelto Alceo e Stenelo, i due figli di Androgeo, figlio di Minosse, giunse in Misia presso Lico, figlio di Dascilo, dal quale fu ospitato.< ...> Quando Lico fu assalito dal re dei Bebrici, Eracle venne in suo aiuto e uccisi molti nemici, fra i quali anche il re Migdone, fratello di Amico; così dopo avere confiscato una larga parte del territorio dei Bebrici, la consegnò a Lico, che chiamò tutta quella regione Eraclea" (trad. G. Guidorizzi).

80

ANTONIO

ALONI

altre avventure, "giunto a Taso, soggiogò i Traci che la popolavano e consegnò l'isola ai figli di Androgeo perché la abitassero" (Trad. G. Guidorizzi). 16 Androgeo è il figlio di Minosse la cui morte - provocata da Egeo re di Atene oppure da altri nel continente - fu la causa della guerra tra Creta e Atene, risolta infine dall'impresa cretese di Teseo. La notizia della morte di Androgeo fu portata a Minosse mentre era a Paro e celebrava un sacrificio alle Cariti. Minosse continua il sacrificio, ma si strappa la corona di testa e fa tacere il suono dell' aulos: è in pratica il racconto dell'origine, l' aition della particolare celebrazione dei sacrifici alle Cariti a Paro (3, 15, 7). 17 Un ulteriore collegamento fra Paro e Androgeo si trova in Diodoro Siculo (5, 79, 2), secondo il quale Radamanto diede in dono l'isola a Alceo figlio di Androgeo. Il legame mitico di Paro con il Peloponneso e in particolare con l'Arcadia è meno intricato, ma anche esso assai chiaro. Callimaco (fr. 710 P{.), secondo quanto è tramandato all'interno di una più ampia notizia del geografo Stefano di Bisanzio che afferma un'origine mista cretese e arcade di Paro, faceva derivare il nome dell'isola da Paro Arcade, figlio di Parrasio. 18 Sempre connessa con le vicende del Peloponneso è la tradizione riportata da Pindaro (fr.14oa M.), secondo cui Eracle fondò nell'isola un altare comune a Zeus e Apollo. La fondazione è a sua volta collegata alla spedizione punitiva dell'eroe contro Laomedonte e Troia. Da tutto ciò appaiono chiari sia un collegamento fra Paro e il mondo "dorico", sia l'importanza di Eracle nella storia sacra dell'isola; e in particolare l'importanza di quella parte della vita dell'eroe connessa con le avventure a Troia e il rapporto con l'infido Laomedonte. Vale la pena di ricordare che proprio a questa impresa si collega la nascita di Telefo, secondo il racconto di Esiodo (fr. 165 M.-W.). Telefo dunque, in quanto Arcade e figlio di Eracle, è perfettamente coerente con gran parte della storia sacra di Paro. Anche sotto il profilo storico, Paro non rientra nel quadro 'ionico· cui sembrerebbe appartenere dal punto di vista geografico. Nei secoli dell'arcaismo Paro è 16 K0tì.1t0tp0tye:voµ.&voc dc

0cicov x0tÌ.XtLpwcciµ.e:voc ,oùc Èv0Lxoùv-r0tc0p~x0tc Eòwxt ,oi:c 'AvÒpoytw 7tOtLCÌ. KOtTOLKtÌ:V. 17 Mlvwc ÒÉ, ciyytì.Dév,oc atù,i;i ,où D0tvci,ou, Wwv Èv ncx.p'!) TOtÌ:C xcx.pLCL, ,òv µlv cdq,atvov ci1tò ,'ijc xtq,atì.'ijc EppLlj,t xatì. ,òv 0tÙÌ.Òvxat,ÉCXt, rìJv ÒÉ &udatv oÙÒÉv~-r-rov È7ttTÉÀtCtV'03tv ÉTLKOtÌ.Òtùpo xwpÌ.c OtÙÌ.c';iv KOtÌ.C.tq>OCVWV Èv ncip'!) lruoucL TOtÌ:C xocpLCL. "Quando gli fu annunciata la morte del figlio, Minosse si trovava a Paro e stava sacrificando alle Grazie; allora gettò via la ghirlanda dal capo e fece tacere il flauto, ma malgrado tutto portò a compimento il sacrificio: questo è il motivo per cui fino ai giorni nostri a Paro i sacrifici alle Grazie si fanno senza flauti né ghirlande" (Trad. G. Guidorizzi). 18 Call. fr. 710 pf_ (= Steph. Byz. p. 507, 5 Mein.) ncipoc, v'ijcoc ... wLKtho ÒÉ ,ò µlv itpc;i,ov U7tÒKpYJTWV KOtlnvwv •Apxciòwv òì.lywv. TOIJVOfJ-Ot µlv ì.Éyt,OtLCX7tÒ ncipou ,où n0tpp0tdou civòpòc 'Apxciòoc ÉXtLv, wcK0tì.ì.lµ.0txoc("Paro, isola ... fu abitata dapprima da Cretesi e da poclù Arcadi. Si dice che il nome derivi da Paro Arcade, figlio di Parrasio, come dice Callimaco"). Cfr. anche Heraclid. Lembus, 25, 1 Dilts. Per una diversa ascendenza di Paro, cfr. l: Eur. Or. 1646.

STORIB

DI TBLBFO

A PARO

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costantemente concorde con Mileto, la grande città della Ionia, che tuttavia mantiene sempre, almeno sino alla fine del v1 secolo, una politica autonoma rispetto alle altre realtà del mondo ionico. 19 Gli stretti rapporti attestati nella storia fra Paro e Mileto pongono tutttavia un problema che va affrontato in via preliminare. Si è detto dell'assenza di collegamenti fra Paro e la tradizione che fa dei discendenti di Neleo i fondatori mitici di gran parte delle città della Ionia anatolica e insulare. Mileto invece sembra la culla della tradizione neleide in Anatolia. Un recente studio di A. Herda 20 afferma l'esistenza di un culto eroico di Neleo- discendente di Neleo padre di Nestore - antichissimo, che intorno al VII secolo diventò culto del1'eroe fondatore della città. Può perciò sembrare strano che nessun elemento della tradizione neleide milesia abbia trovato posto nella tradizione paria. Va tuttavia osservato che gran parte delle tradizioni che individuano i Neleidi come archegeti e ecisti in Ionia sono tramandate da fonti assai tarde, in gran parte dipendenti dal tentativo ateniese di fornire a tutto il mondo ionico una comune identità originaria, soprattutto dopo le Guerre Persiane e la fondazione della Lega Delio-attica. Inoltre, non vi è dubbio che le tracce più antiche dei Neleidi a Mileto siano, per così dire, di tipo negativo. Sia Nikolaos di Damasco (FGrHist 90 F 52-53) sia Conone (FGrHist 26 F 1, 44), le due fonti centrali nello studio di Herda, parlano del destino dell'ultimo ~ounÀÉui;neleide Laodamante. Inoltre, l'unica attestazione materiale di un culto di Neleo risalente al VI secolo consiste in una dedica, incisa su una offerta trovata nel santuario di Era a Samo. 21 Il testo dice che l'offerta fu deposta nel santuario di Era dal "sacerdote di Neleo" (o le:pe:ùi;,où Ne:t.Àe:w). Herda ritiene che si tratti dell'offerta di un sacerdote di 22 Mileto; non esiste tuttavia una tipologia di offerte fatte da sacerdoti, per cui l'assenza del nome e dell'etnico dell'offerente possono essere interpretati in diversi modi, e non necessariamente come segno della fama del culto milesio; fama, peraltro, che sarebbe attestata dall'iscrizione stessa. Più verosimile sembra l'interpretazione di M. L. Lazzarini, che pensa a un culto importato da Mileto a Samo. 23 La presenza a Samo di un culto neleide si giustifica sulla base di due fatti: anzitutto la 'crisi' dei Neleidi a Mileto, segnalata proprio dalle fonti appena citate; a ciò si aggiunge che nomi neleidi sono per il VI e il v secolo attestati a Samo. 24 In definitiva, tutto quello che sappiamo sull'argomento non sembra affermare nulla di positivo circa l'importanza della tradizione neleide a Mileto, proprio nei secoli della vicinanza politica fra Mileto e Paro. Non dimentichiamo, infine, che accanto a quella neleide, esisteva a Mileto anche una tradizione concorrente che poneva come fondatori della città i cretesi Sarpedone e/ o Mileto, o Milato che dir si voglia. 25 E con ciò si torna a Paro. 19

Per le relazioni amichevoli tra Paro e Mileto, e per la loro unione in numerose imprese coloniali e militari, cfr. Lanzillona 1987, 69-85; per le coincidenze onomastiche cfr. Kondoleon 20 1964, 69. Herda 1998. 21 SEG 28,206 n. 716;Jeffery 471 C. L'offerta consiste in un secchiello di bronzo in miniatura: altezza 3, 2 cm, diametro 3, 7 cm. 23 ll Herda 1998, 20-21. Lazzarini 1978. 25 Prinz 1979, 97-m. 24 Cfr. CEG42 e le osservazioni di Hansen.

82

ANTONIO

ALONI

Tra le molte vicende caratterizzanti la costante amicizia fra Mileto e Paro, di particolare significato è la partecipazione di Paro con Mileto e Eritre alla fondazione di Parion sull'Ellesponto. La città fu fondata nell'ultimo decennio dell'vm secolo, pochi chilometri a Nord di Troia (Strab. 13, 1, 14, 588; cfr. anche 10, 5, 7, 487). Si tratta di una zona cruciale per il controllo del passaggio attraverso gli Stretti. 26 Un secolo dopo la fondazione di Parion, anche gli Ateniesi fonderanno Sigeo come piazzaforte nella medesima zona. La vicinanza di queste città con il sito dell'antica Troia induceva quasi inevitabilmente a stabilire un collegamento dell'impresa attuale con la storia più antica e eroica della regione. Proprio le vicende della guerra troiana sono alla base dei "discorsi" che gli Ateniesi e i Mitilenesi si scambiarono (prima di passare a via di fatto) per legittimare il proprio diritto a dominare, o almeno a risiedere in Troade (Hdt. 5, 94; cfr. Strab. 13, 1,

38-39; 600 ).

Accanto all'alleanza con Mileto, Paro mostra una diffusa tendenza a assumere posizioni politiche e tratti culturali più prossimi a quelli di isole e città doriche. L'alfabeto arcaico di Paro ha elementi comuni, e chiaramente derivati, con gli alfabeti di Melo e Cnido; 27 anche la moneta, quando compare, è basata sul piede egineta, piuttosto che su quello euboico, comune fra le città defila lonia. 28 La peculiarità della collocazione politica di Paro giunge fino al tempo delle Guerre Persiane, 29 e si manifesta tra il VI e il v secolo con una sostanziale assenza dal santuario di Delo,3° che nella seconda metà del vi si avvia a diventare un luogo di raduno panionico, e con la concorrenza con Atene per quanto riguarda il territorio e la storia mitica di Eione. 31 È quantomeno intrigante che proprio nell'epigramma che Cimane fece incidere sull'Erma che ricordava i caduti ateniesi nella conquista di Eione (475) compaia il raro aggettivo i:-cxÀcxxcip8Loç ('Sim.' ep. xLb 1 FGE), attributo di Telefo nella nuova elegia di Archiloco. Altro e forse principale tratto caratterizzante la storia di Paro è la costante inimicizia con Nassa; una sorta di continua rissa fra vicini, se si pensa che i principali porti delle due isole sono reciprocamente visibili a occhio nudo. E in questo caso tradizione mitica e storia sembrano saldarsi. A Nasso, come in generale nel mondo ionico, sono - come già si diceva - diffuse tradizioni che collegano la storia più antica dell'isola con le migrazioni verso Oriente dei discendenti di Neleo.3 2 L'iscrizione biografica cosiddetta di Sostene (IG xn 5, 1 n. 445 = FGrHist 502 111B p. 479 = Archil. Test. 5 Tarditi) ci ha conservato un frammento di un poema archilocheo in tetrametri trocaici, in cui compare un nome sicuramente 'neleide': Pisistrato. 33 Si tratta di fr. 93 W.2: 26

Per gli interessi commerciali di Paro nel Mar Nero, cfr. Lanzillotta 1978, 84 n. 154. 28 Lanzillotta 1978, 67-68. Lanzillotta 1978, 95-96. 29 Paro si schierò regolarmente con i Persiani e fu perciò oggetto, dopo le vittorie dei Greci, di due spedizioni, chiaramente rappresaglie, guidate da Milziade (Hdt. 6, 132-36) e da Temistocle (Hdt. 8,112); in questo ultimo caso la spedizione non si avvicinò nemmeno all'isola, che stornò la minaccia versando una cospicua somma di denaro a Temistocle. 32 Cfr. Aloni 20o6b. 3' Lanzillotta 1978, 95-96. 30 Roux 1984, 99-102. 33 Sulla collocazione di questo nome nella tradizione dei discendenti di Nestore, cfr. Aloni 27

2006b.

STORIE

DI TBLBFO

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A PARO

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CINGANO

testimonianze su Teseo nell'epica greca possono essere suddivise in due categorie: la prima si risolve in brevi menzioni di uno o pochi versi, mentre la seconda consiste di digressioni o racconti anche di lunghezza considerevole, indipendentemente dalla forma e dall'estensione della notizia a noi pervenuta. Nella prima categoria si possono inserire senza esitazione le citazioni omeriche, a prescindere dal loro essere o meno versi interpolati in epoca successiva a beneficio di un Lokalstolz ateniese: a) In Il. 1, 265 Nestore ricorda di aver conosciuto molto tempo addietro Teseo (e tra altri eroi anche Piritoo), eroi di una generazione passata: où ycip 1tw B

L

"C'OLouc tSov civépotcoùSt tSwµotL,I ofov TTe:LpL&oov "C'E: i\puotV"C'Cl "C'E: 1tOLµtVot I KotLVtot"C'''E~ciSLoV't'E:xotl CÌV't'L&e:ov TTo:ì..vcpl)(J.OV / 0l)Ctot 't'' AtÀotWV Lo stesso verso occorre in Hes. Scut. 182, ye:tSl)V,è1tLdxe:Àovci&otvcx't'oLCLV. trasferito nel contesto della battaglia tra Lapiti e Centauri. b) A questo verso va aggiunta la testimonianza di Il. 3, 144 che menziona non l'eroe ma sua madre Etra, figlia di Pitteo, presente a Troia quale ancella di Elena insieme a Climene: ... oùx otl), cxµotnj ye: xotl ciµcpL1toÀoL Su' é1tov't'o,At&pl) TTLT&,yjoc &uyci't'l)p,K:ì..uµtvl)"t'e:~ow1tLc. Come osserva lo scolio a un successivo verso del terzo canto iliadico (schol. D Horn. Il. 3, 242 van Thiel cit. infra, al punto f), la presenza di Etra a Troia implica il precedente rapimento di Elena da parte di Teseo ed è questa, come cercherò di mostrare, l'unica testimonianza omerica su Teseo a suscitare interrogativi di difficile risoluzione. c) Nella catabasi di Odisseo il nome di Teseo è strettamente associato a quello del compagno di avventure Piritoo, in un verso che secondo Plutarco (Thes. 20, 2) fu inserito da Pisistrato al fine di lusingare l'orgoglio ateniese (Od.11,631):xotL l! , "~ • ' ~ !!O. ., ' , e:LpLvOOV vu' X• i.'t'L 1tpo't'e:pouc LOOV otve:potc, ouc i.'UE:/\OV 1te:p,1 e "l)CE:ot "C'E:,

n '(\ '

&e:wvèpLXUStot't'tXVot. d) In Od. 11, 321-325la menzione della storia infelice e della morte di Ariadne prima di poter arrivare ad Atene si ricollega alle avventure dell'eroe a Creta:

otLSpl)V "C'e:TTpoxpLV"C'E: tSov XotÀYjV 't' ' 'ApLcxSVl)V,/xovpl)V Mtvwoc èc youvòv 'A&ljvciwvle:pciwv/ ÒÀoocppovoc, ijv 1to"t'e:0l)ce:ùc / èx KpYj"t'l)C ~ye: µtv, oùS'CÌ1tOVl)'t'O · 1tcipoc Sé (J.LV "Ap't'E:(J.LC tX't'ot / i\L'1.lèv ciµcpLpV't''1,) i\Lovvcou µotp't'UpL'1,)CL. Il tema di Teseo e Ariadne era noto alla tradizione epica, come dimostra la menzione del medesimo episodio nei Cypria, in un passo che permette di introdurre la seconda categoria, relativa ai racconti o digressioni di una certa estensione: e) L'epitome di Proclo ricorda che in una digressione nei Cypria Nestore raccontò a Menelao la storia di Teseo e Ariadne: Néc't'wp St èv 1totpe:x~cice:L SLl)-

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ETTORE

CINGANO

yE°i:,OtL0tù,p u1tò cl>L8vou,ou 't'O't'&f3ixaLÀÉwçXOt't'IX 't'ÒV8&çLÒVµ-ripov· ol 8t .1.LoaxoupoL8-riaéwç µ'Ìj 't'UX,OV't'&ç ÀIX(j)Uf)IXYllrfOUGLV 't'!Xç , A&f)vixç. ~ la,opt0t 1t0tp!X't'OÌ:ç noì..&µvtoLç ~ 't'OÌ:çKuxÀLXOÌ:çXOtl cx1tòµépouç 1tixpix 'Aì..xµ(ivL 't'WLÀupLxwL(fr. 21 PMGF).

g) Alla categoria delle digressioni appartiene anche un passo che menzionava la catabasi di Teseo e Piritoo e il loro incontro nell'Ade con Meleagro, del quale è pervenuto un lungo frammento papiraceo che le fonti antiche permettono di attribuire sia a 'Esiodo' (= fr. 280 M.-W.: cfr. Paus. 9, 31, 5), sia al poema epico Miniade (= Min. fr. 7 dub. Bernabé: cfr. Paus. 10, 28, 2). h) Di più difficile valutazione è il contenuto di un poema 'esiodeo' su Teseo citato da Plutarco (Thes. 20, 1-2),secondo il quale Pisistrato aveva inteso promuovere Teseo come eroe nazionale ateniese, e a questo fine aveva tolto da un poema esiodeo un verso che lo caratterizzava come donnaiolo, poiché aveva abbandonato Ariadne per amore di Egle (Hes. fr. 298 M.-W.: 8&LvÒcycip µw 1 Pisistrato avrebbe inoltre inserito un É't'&Lp&vÉpcn0tvo1t-rit8oc Aì'.yì..-ric); verso omerico che presentava Teseo e Piritoo come figli di dei (Horn. Od. 11, 631cit. supra, punto c), per fare "un favore agli Ateniesi". i) Il mistero della Teseide.Resta il caso del poema epico Teseide,la cui esistenza è testimoniata da Aristotele nella Poetica(1451a16) - il quale parla di numerosi poeti autori di Eracleidie Teseidi senza fornire ulteriori indicazioni - e da due sole altre fonti, una delle quali ricorda (Thes. fr. 1 Bernabé) che Teseo fu attaccato dalla precedente moglie Antiope e dalle Amazzoni mentre stava celebrando il suo matrimonio con Fedra (cfr. Paus. 1, 2, 1).2 Un frammento epico adespoto (fr. 8 Davies/West) ricorda che quando stava combattendo ad Afidna per Elena contro i Dioscuri, Teseo uccise l'eroe megarese Alico:3 una versione, questa, 1

La storia era riferita da Erea di Megara (1vsec. a.C.), FGrHist 486 F 1. La Teseideè menzionata anche dallo schol. Pind. 01. 3, 50 b Dr. (= Thes. fr. 2 Bemabé), in riferimento alla cerva di Cerinea. Un altro scolio pindarico (ad 01. 10, 83 Dr.) informa che in un'epoca imprecisata un poeta di nome Difilo compose una Teseidein metro giambico, che mal si concilia con l'intento celebrativo nei confronti di un eroe civilizzatore assurto sullo stesso piano di Eracle. 3 Fr. ep. adesp. 8 Davies/West: ... -ròv èv tùpuxopwL 1to-r' 'ArptllvlJL / fLctpvcifLtvov0l)atùç / KTEÌ:vtv.Secondo Paus. 1, 41, 3 nella battaglia Teseo avrebbe invece 'EÀÉVlJCévtK' ~uKOfLOLO ucciso il megarese Timalco. 2

93 che contrasta con quella arcaica dei Cypria(fr. 13Bemabé cit. supra, punto t), di Akmane (fr. 21 PMGF) e di Stesicoro (fr. 191PMGF) secondo la quale Teseo non combatté ad Afidna contro i Dioscuri perché si era recato nell'Ade (o in Tesprozia) a recuperare Persefone, per ricambiare l'aiuto di Piritoo nel rapimento di Elena. Teseo aveva quindi affidato Elena alla custodia della madre Etra: non trovando Teseo, i Dioscuri recuperarono Elena e portarono con sé Etra dopo aver saccheggiato Afidna e Atene (vd. Hellanic. fr. 168 c Fowler; Apollod. Bibl.3, 10, 7; Epit. 1, 23; Diod. Sic. 4, 63; Paus. 1, 17,5-6; Plut. Thes. 31,3). Il mancato scontro tra Teseo e i Dioscuri ad Afidna era il probabile modo di risolvere un'impasse mitologica, quella dell'inevitabile sconfitta dell'eroe qualora avesse affrontato i più potenti Dioscuri, e in questa prospettiva non sorprende lo sforzo quasi unanime delle fonti - se si esclude un filone di tradizione megarese (vd. n. 3) - di evitare uno scontro tra i gemelli lacedemoni e l'eroe ateniese, collocandolo altrove; un'eco della difficoltà di quest'eventualità si coglie in Plutarco (Thes. 32, 6-7), quando riferendosi al frammento epico citato ritiene inverosimile che la città di Afidna ed Etra fossero state catturate dai Dioscuri quando Teseo era presente. 4 È comprensibile d'altra parte che la vittoriosa spedizione dei Dioscuri in Attica fosse celebrata in ambito lacedemone, con un poema di Alcmane (fr. 21PMGF). Alla luce di queste considerazioni, il fr. ep. adesp. 8 Davies/West che ricorda la (parziale) aristeia di Teseo nello scontro ad Afidna potrebbe appartenere alla Teseide;5 resta tuttavia oscuro in quale fase della battaglia esso fosse collocato, ed è altamente improbabile un successivo scontro dell'eroe con i Dioscuri. Ancora più difficile da interpretare e oggetto di controversia è l'assoluta mancanza di testimonianze e citazioni della Teseide,un poema che avrebbe dovuto riscuotere fama e riconoscimento perenne in ambiente attico, poiché celebrava le imprese di quello che tra VI e v sec. a.e. era diventato l'eroe ateniese per eccellenza. La copiosa celebrazione iconografica delle varie imprese di Teseo per tutto il v1 sec., a cominciare dal vaso François (circa 570 a.e.) e con un'intensificazione nell'ultimo quarto del VI sec. quando si aggiunge il ciclo di imprese dell'eroe all'Istmo, sembra anticipare o forse sostituire la composizione di un poema che non ha lasciato tracce neppure nei mitografi e antiquari più attenti alla registrazione delle tradizioni poetiche arcaiche e della storia locale ateniese, a partire da Ferecide, il quale non cita mai la Teseidepur occupandosi estesamente di Teseo (frr. 145-155Fowler). 6 L'oblio di cui fu oggetto la Teseide da parte degli stessi ateniesi, sia che la sua composizione risalga all'ultimo quarto del VI o al primo quarto del v sec. a.e., può forse trovare una spiegazione se si considera che nell'arco di quel periodo fu attivo ad Atene - sotto i Pisistratidi (Plat. Hipparch. 228c), ma anche dopo le guerre persiane - il più eminente dei TBSBO

4

B I TESBIDI

TRA TROIA

B ATENE

Sull"assenza di Teseo vd. anche Mills 1997. pp. 7-8. 5 Mills 1997, p. 8 n. 27 coglie una possibile ostilità antimegarese in questa versione, rispecchiata in Erea di Megara, FGrHist486 F 2. 6 Così osserva giustamente Neils 1987, p. 12, che nega l'esistenza di una Ttseùfr nel v1sec. a.C.; su questo punto vd. anche Morris 1992, p. 341 s. Sulla Ttstidt sono tuttora utili le osservazioni complessive diJacoby 1949, p. 219 s. e n. 23 p. 394 s.; Huxley 1969, pp. 113-22.

BTTORB CINGANO 94 poeti lirici, Simonide di Ceo, il quale compose un poema su Teseo; in esso - se di un solo poema si trattava - erano narrati almeno due episodi diversi: il viaggio di Teseo a Creta e il suo ritorno (Plut. Thes. 17,5; Simon. frr. 550-551PMG), e il ratto dell'amazzone Ippolita (Apollod. Epit. S 1,16= Simon. fr. 551ACampbell; cfr.Athen. 13,557a),chiamata dalla maggioranza delle fonti Melanippe o Antiope (cfr. ad es. Pindaro, fr. 175Maehl. con Plut. Thes. 26, 1; 28, 1-2; Paus. 1, 2, 1). Va precisato che il nome Antiope è l'unico ad apparire nelle raffigurazioni vascolari dell'episodio: se si prescinde da questo dato, una spiegazione plausibile del}'oblio che circonda la Teseidepotrebbe consistere nella fama raggiunta dal componimento su Teseo di un famoso poeta panellenico, che finì con l'oscurare la Teseidenell' epoca in cui il genere epico non catalizzava più l' interesse del pubblico; in altre parole, data l'esistenza del poema lirico di Simonide che fu legato ad Atene da un intenso rapporto di committenza,7 l'identificazione ateniese nella Teseideandò diminuendo e non venne sentita l'esigenza di trasmettere il ricordo del poema.

Da questa breve analisi sulla presenza di Teseo nell'epica emerge con chiarezza che una vera e propria dimensione narrativa intorno alla sua figura è reperibile soltanto nelle tradizioni epiche non omeriche e non esiodee in senso stretto, rappresentate in particolare dai Cypria (punti e-f) e da uno o più poemi attribuiti dagli antichi a Esiodo (punti g-h). In Omero, qualora non si ritengano interpolati i passi relativi a Teseo, troviamo invece il tipico procedimento allusivo spesso usato in riferimento a miti non troiani (ad es. il cavallo Arione in n.23, 346-347, Edipo in Il. 23, 677-680, la nave Argo in Od. 12, 69-70), che presuppone la conoscenza da parte del poeta di una o più vicende dell'eroe in una forma ed estensione non accertabile: la scarsa presenza di Teseo in pochi passi omerici è giustificata dal fatto che - oltre a essere inserito, come Giasone o Edipo, in tradizioni narrative svincolate dai fatti di Troia - egli apparteneva alla generazione perlomeno precedente a quella guerra, come traspare dal ricordo di Nestore in Il. 1, 262-265e dall'affermazione di Odisseo in Od. 11, 631: 1tpo-re:pouc~~ Loov otve:potc. L'assenza di Teseo dalla scena troiana è supplita in modo unanime nella tradizione epica dalla ferma presenza di Menesteo quale comandante del contingente ateniese a Troia; il fatto che egli sia (come da tutti riconosciuto) una figura del tutto incolore e insignificante nell'Iliadeva preso quale ulteriore conferma dell'antichità della tradizione che lo vuole a capo del contingente ateniese: 8 all'antica menzione di Menesteo nel Catalogo delle navi (Il. 2, 546I

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I

1 Per Atene Simonide compose due poemi sulla battaglia di capo Artemisio contro i Persiani, uno elegiaco e uno lirico (frr. 532-535PMG;frr. el. 1-9 W. 2 = 1-2G.-P. 2 ), un poema lirico sulla battaglia di Salamina (fr. 536 PMG); partecipò inoltre a un gran numero di agoni ditirambici. 8 Sul nobile lignaggio di Menesteo, discendente di Eretteo, vd. Paus. 2, 25, 6. Sulla presenza di Atene e di Menesteo (e sull"assenza di Teseo) a Troia è tuttora esemplare la radicale disamina di Page 1959,pp. 145-147e nn. 78-79 a pp. 172-175;vd. anche Cantarelli 1974,pp. 460-471;Calarne 1996, pp. 262-265,399.s. e note relative; Higbie 1997,pp. 283-287;LIMC vt 1, pp. 473-475s.v. "Menestheus' (E. Simon); troppo meccanica e semplicistica mi sembra l'analisi di Kullmann 1960, pp. 74-79, sui rapporti tra i passi omerici in questione e il ciclo epico.

TBSBO

B I TBSBIDI

TRA

TROIA

B ATBNB

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556) corrisponde la sua inclusione nel più tardo catalogo esiodeo dei pretendenti di Elena (Hes. fr. 200, 3-9 M.-W.). Secondo la scansione cronologica della

vicenda, il ruolo di Menesteo era dunque giustificato dal suo essere stato il legittimo pretendente ateniese alla mano di Elena, assieme a un altro eroe proveniente da Atene il cui nome latita nel frammento esiodeo (v. 10 ss.): spazio e sintassi del verso escludono che potesse trattarsi dei figli di Teseo, Acamante e I o Demofonte, e rendono probabile che il secondo pretendente ateniese fosse Polipete figlio di Piritoo, "corning from Theseus' house instead of from north ofthe Peneios ...". 9 La probabile presenza tra i pretendenti insieme a Menesteo del figlio di un eroe (Piritoo) associato a Teseo è confermata da Apollodoro (Bibl. 3, 10, 8) e da Igino (fab. 81), e si presta a una serie di considerazioni che intendo trattare in altra sede; mi limito a osservare che l'esempio degli altri frammenti del Catalogo dei pretendenti, e la sua estensione ridotta, sembrano vanificare la possibilità che fossero nominati più di due eroi provenienti dalla medesima città, in questo caso Atene. L'assenza dei Teseidi a Troia nella tradizione esiodea corrisponde alla loro assenza nel catalogo delle navi omerico, e questo fatto rende più incisiva e sorprendente la loro improvvisa presenza nella fase ultima della guerra, durante la distruzione della città: Acamante e Demofonte sono attestati in due poemi del ciclo di provenienza diversa - la PiccolaIliade attribuita a Lesche di Pirra (Lesbo) e l' Iliupersisattribuita ad Aretino di Mileto - in relazione allo stesso episodio, ovvero il recupero della nonna Etra, madre di Teseo. 10 Prelevata dai Dioscuri che nell'incursione in Attica l'avevano trovata a guardia di Elena per incarico di Teseo e la portarono a Sparta nel ruolo di ancella di costei, Etra era quindi arrivata a Troia al seguito di Elena rapita da Paride (cfr. Horn. Il. 3, 143. s., cit. supra).11 La distruzione di Troia coincide dunque con il recupero della libertà di Etra, grazie all'intervento dei nipoti. La diffusione panellenica di questa tradizione a partire almeno dal v1 sec. a.e. è dimostrata dal fatto che Stesicoro ricordava il ritorno da Troia di Demofonte in un frammento papiraceo (fr. 193, 18-22 PMGF): ... i1'Y)µocpwv.[cx] µèv T[Ò)v 0'Y)cÉCa>C tv T[w]L v6c.wL µ&[Tcx] .wv 0&.[ ...] wv civ&v&x[&ijvcxL ÀÉy)&Lv [t]c [At]yu1t.ov ... ;12 la presenza dei Teseidi a Troia si afferma nella ceramica attica (Exekias) a partire dal 530 a.C. (vd. supra,n. 10). 9

Così West 1985, p. 117n. 197, che in Hes. fr. 200, 10 M.-W. suggerisce l'integrazione 8tou 8' At]yd8ao 86µ.ouc xpanpòc [noì.unoLTTJC.Non è in ogni caso possibile integrare la lacuna con il nome di uno dei figli di Teseo. Su questo verso vd. la mia nota in Qttad.Urb.n.s. 85 (114),2007. 10 Vd. n.Parv. fr. 20; argum. Iliup. p. 89, 21;lliup. fr. 6 Bemabé; altre fonti importanti sul recupero di Etra da parte dei Teseidi sono Hellanic. fr. 143Fowler; scholl. Eur. Hec. 123;Tro. 31 Schwartz; Apollod. Bibl. 3, 10, 7; Epit. 5, 22; Paus. 10, 25, 8; Plut. Thes. 31-34;Dio Chrysost. 11,44. Su Etra e i Teseidi a Troia nelle fonti arcaiche e nella ceramica attica vd.LIMC11, ss.vv. 'Aithra'; 'Acamas et Demophon', pp. 420-431,435-439(U. Kron); Gantz 1993,pp. 644, 657-658;Anderson 1997, pp. 233234; 97-101;242-244; Mangold 2000, pp. 103-111,con diversa valutazione della documentazione iconografica. 11 li recupero di Elena e la conseguente schiavitù di Etra erano istoriati nell'arca di Cipselo a Olimpia (v11-v1sec. a.C.) e accompagnati da un'iscrizione esplicativa: vd. Paus. 5, 19, 3. u Nelle linee successive (fr. 193, 22-25PMGF) viene precisato che per Stesicoro Demofonte e Acamante avevano madri diverse, lope e Fedra(? lacuna nel testo). Anche l'episodio del recupero di Etra da parte dei suoi nipoti era probabilmente narrato da Stesicoro, se si accetta la testimo-

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ETTORE

CINGANO

È da notare la cautela operata nell'inserimento dei Teseidi nel ciclo troiano, e il loro relativo distacco dal resto dell'esercito: le fonti sottolineano che essi andarono a Troia da privati con un solo obiettivo, il recupero di Etra; 13 inoltre, il loro arrivo non sembra essere collegato a nessuna impresa eroica o ari.steiasul campo di battaglia, come accade invece ad es. per il tardo arrivo di Filottete da Lemno: Apollodoro riferisce che essi giunsero "più tardi" (Epit. 5, 22: xcxt yocp v ucn:pov ), quasi a giustificarne l'assenza "t'Ou"touc)..iyovcLv dc T polcxv è)J)e:"t 14 dallo scontro con i nemici. Una procedura analoga è utilizzata anche per altri eroi esclusi da Troia nei poemi omerici, e in seguito recuperati nell'ultima fase della guerra allo scopo di rafforzare tradizioni locali, come ad es. nel caso dell'argivo Cianippo (vd. Paus. 2, 18, 4-5; 2, 30, 10). La singolare motivazione del viaggio dei Teseidi a Troia nasce dal fatto che, non figurando tra i pretendenti di Elena, essi non erano vincolati ad andare a Troia dal giuramento stipulato dai pretendenti con Tindaro (Hes. fr. 204, 77-85 M.-W.), sul quale si fondava la partecipazione all'impresa del fior fiore dell'aristocrazia eroica: 15 il loro inserimento a Troia andava quindi costruito con un'altra ragione, e ne venne creata ad hocuna modellata su quella di Elena, ovvero il motivo del cherchezlafemme: come tutti gli eroi achei, anche i Teseidi andarono a Troia a causa di una donna, ma in questo caso si trattò della loro nonna, una motivazione poco consona allo spirito eroico dell'epos, dove alle grandi imprese si partecipava per amore dell'avventura e per aumentare il proprio ldeos. Questa versione implica un curioso adeguamento dei Teseidi al modello mitico dei Dioscuri: il motivo della coppia di fratelli (divini) che corrono in aiuto della sorella (o della madre)- tratto mitico dei Dioscuri- è qui applicato ai Teseidi e trasferito dal recupero della sorella (i Dioscuri mossero in aiuto di Elena quando fu rapita da Teseo) al recupero della nonna (Etra fu rapita dai Dioscuri): ne consegue una strana sequenza narrativa nella quale è invertito il processo di inseguimento e recupero della persona rapita, ed Elena diventa in qualche modo

nianza della Tabula lliaca Capitolina,che descrive la distruzione di Ilio x«,ix I:nialx_opov, dove in una scena all'interno delle mura di Troia sono raffigurati Etra e Demofonte; sulla trattazione del!' episodio in Stesicoro vd. Wagner 1891, pp. 240-243 e da ultimo Debiasi 2004, p. 177; Valenzuela Montenegro 2004, p. u9 s. '3 Cfr. schol.Eur. Tro. 31 Schwartz. Secondo un ramo della tradizione, il recupero di Etra implicava la disponibilità dei Teseidi a non accettare altro compenso dalle spoglie di Troia se non la loro nonna: vd. schol. Eur. cit.; schol. Eur. Hec. 123 Schwartz; a quanto riferiva l'alessandrino Lisimaco, una versione opposta, che vedeva ricompensati da Agamennone sia Menesteo che Acamante e Demofonte, era narrata nell' Iliupersis(fr. 6 Bernabé). 14 La precisazione di Apollodoro sul tardivo arrivo dei Dioscuri è notata da Wagner 1891, p. 240; vd. anche Dihle 1970, p. 31: Cantarelli 1974, p. 474 n. 38. 15 Quest'interpretazione è confermata da quanto affermano due scolii euripidei di matrice arcaica, secondo i quali Acamante e Demofonte giunsero a Troia non come capi degli Ateniesi né a causa dell'alleanza (µ:i] 71yeµ.6va:ca,pa:,eurn9a:L È1tl 'IÀLov fl.l)8Èrijc avµ.µ.otx_lotc x_cipLV: schol. Eur. Hec. 123 Schwartz), ovvero del giuramento vincolante prestato a Tindaro dai pretendenti di Elena, ma a causadella loro nonna( ... µ.6v'l)v't7IVAt9potv, 8L' ~v xa:t à.cplxov,o dc "IÀLO'J, schol. Eur. Tro. 31 Schwartz).

TESEO

E I TESEIDI

TRA TROIA

E ATENE

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complice del rapimento di Etra perpetrato dai suoi fratelli; dopo la caduta di Troia, Agamennone riconoscerà a Elena il diritto di decidere della sorte di Etra (vd. n.Parv. fr. 20 B). Il rapimento della madre di un eroe e il suo recupero a opera dei nipoti costituiscono una forte anomalia nella tipologia del rapimento o della 'conquista' di una donna, che contempla di norma il ratto di una giovane fanciulla per fini matrimoniali (ratto di Elena, ratto delle Leucippidi a opera dei Dioscuri) o di rapida unione per generare prole eroica (i ratti di Apollo e Zeus); nel caso di Etra si tratta invece del rapimento di una persona più anziana effettuato per vendetta e ritorsione. In sostanza, i Teseidi non andarono a Troia per combattere insieme agli altri greci per la restituzione di Elena o perché il loro rango li voleva in quel luogo, ma furono piuttosto trascinati colà dalla presenza della nonna. Al di là di un impulso vendicativo, quale può essere la funzione del ratto di Etra da parte dei Dioscuri e quale la ragione del fatto che in questo caso due fratelli (i Teseidi) muovono, in simmetria con la precedente, opposta iniziativa dei Dioscuri, alla ricerca della nonna, impegnandosi in un'azione che sembra rappresentare una versione decadente dello spirito eroico? 16 Le anomalie segnalate sono spia del fatto che l'episodio del prelevamento di Etra - e in particolare quello del suo recupero - è stato costruito a partireda quello di Elena, sì da inserirsi simmetricamente (e inserire i Teseidi) nella cornice troiana: alla fine della guerra la restituzione di Elena a Menelao coincide con la restituzione di Etra ai Teseidi, e al ratto infausto operato anni addietro dal troiano Paride si contrappone il lieto esito di una duplice vicenda spartana (Elena) e ateniese (Etra). 17 Il motivo del recupero di Etra a Troia svolse dunque la funzione essenziale, nell'epoca in cui "the Athenian presence at Troy was ... important to Athens' national consciousness" ,18 di assicurare il loro saldo inserimento - e indirettamente quello di Teseo-nell'evento più importante dell'età eroica. Oltre a rivelare, come si è visto, nella sintassi narrativa e nella motivazione una costruzione artificiosa, l'inserimento dei Teseidi è attuato a prezzo di una notevole inverosimiglianza cronologica: esso presuppone che Etra, madre di un eroe vissuto prima della guerra di Troia, fosse ancora viva nella fase finale della stessa guerra, come risulta anche da Horn. Il. 3, 143 s. (cit. infra). A questo riguardo è sfuggito agli studiosi che il verso omerico su Etra suscita problemi diversi rispetto ai due altri passi omerici che ricordano Teseo (Il. 1, 265; Od. 11,631, citt. 16 Non

mi convince l'affermazione cliShapiro 1989, p. 148, che vede nell'intervento dei Teseicli a Troia un gesto di pietas familiare. Sulle analogie e simmetrie di fratelli che muovono in aiuto della sorella vd. Cingano 2005, pp. 133-135e nn. 58-59. li rapimento di Etra si configura come una vendetta, dato che Etra aveva acconsentito a custodire Elena su richiesta cli Teseo, che si era allontanato con Piritoo per altre imprese. 17 Sulla simmetria dell'episodio cliEtra, inclusa la sua rappresentazione nella coppa cliOnesimos, vd. Anderson 1997, pp. 98-100, 242 s.; Ferrari 2000, p. 183 s.; per una diversa valutazione dell'assenza dei Teseidi nell'lliade vd. Aloni 1986, pp. 25-50, e le mie osservazioni infra, p. 100 ss. 18 Così si esprime Shapiro 1989, p. 148, riguardo all'apparizione dei Teseidi sull'anfora a figure nere di Berlino dipinta da Exekias intorno al 530 a.C.

ETTORE

CINGANO

supra,p. 91): spesso interpretati come interpolazioni ateniesi di VI sec. per favo-

rire l'ingresso dell'eroe nell'enciclopedia omerica, i due versi non offrono in realtà alcun problema di pertinenza nel testo omerico: si limitano a collocare Teseo in un passato remoto che giustifica la sua assenza a Troia, sottolineandone l'appartenenza a una generazione precedente. Per converso, la menzione di n.3, 144(Al&pYJIlvdnjoc &uycinip, Kì..uµlVYJ Te ~ow1tLc)si pone in contraddizione con i due versi su Teseo, poiché inserisce Etra a Troia nell'ultima fase della guerra disattendendo, nel pur flessibile sistema di relativizzazione temporale dell'epica, ogni criterio di verisimiglianza cronologica, come osservava un scolio omerico di matrice aristarchea (schol. Horn. n.3, 144 a, p. 384 Erbse): '11tl&Clvovycip la't'LV• Eì..tVl)i;