Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) 9781407308173, 9781407338064

A detailed study of north Umbrian pre-Roman inscriptions in the Valle di Ospitale, which lies in the Appennino Modenese

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese)
 9781407308173, 9781407338064

Table of contents :
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Title Page
Copyright
Ringraziamenti
Indice
INTRODUZIONE
CAPITOLO 1: GRAFEMI, FONEMI, E LEGATURE
CAPITOLO 2: ISCRIZIONI SUL MASSO PRESSO LA BRIGLIA (LA SEGA)
CAPITOLO 3: ISCRIZIONI SULLA PARETE 1 DELLA SEGA
CAPITOLO 4: ISCRIZIONI SULLA PARETE 2 DELLA SEGA
CAPITOLO 5: ISCRIZIONI SULLE PARETI 3 E 4 DELLA SEGA
CAPITOLO 6: ISCRIZIONI SULLA PARETE 5 DELLA SEGA
CAPITOLO 7: ISCRIZIONI SULLA PARETE 7 DELLA SEGA
CAPITOLO 8: ISCRIZIONI SULLA PARETE 8 DELLA SEGA
CAPITOLO 9: ISCRIZIONI SULLA PARETE 9 DELLA SEGA
CAPITOLO 10: ISCRIZIONI SULLE PARETI 10, 11, 12 DELLA SEGA
CAPITOLO 11: ISCRIZIONI SULLE PIETRE DEL TUGURIO DELLA SEGA
CAPITOLO 12: ISCRIZIONI SULLE ROCCE 1 E 2 DI TANA ALTA
CAPITOLO 13: ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 3 DI TANA ALTA
CAPITOLO 14: ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 4 DI TANA ALTA
CAPITOLO 15: ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 5 DI TANA ALTA
CAPITOLO 16: ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 6 DI TANA ALTA
CAPITOLO 17: ISCRIZIONI SULLE ROCCE 7 E 8 DI TANA ALTA
CAPITOLO 18: ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 9 DI TANA ALTA
CAPITOLO 19: ISCRIZIONI SULLE ROCCE 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16 DI TANA ALTA
CAPITOLO 20: ISCRIZIONI SUL MASSO PRESSO IL RIO OSPITALE A TANA ALTA
CAPITOLO 21: ISCRIZIONI SULLE PARETI 1 E 2 DI TANA BASSA
CAPITOLO 22: ISCRIZIONI SUI MASSI 3 e 4 DI TANA BASSA
CAPITOLO 23: ELEMENTI DI MORFOLOGIA
CAPITOLO 24: RIC OSTRUZIONI ETIMOLOGICHE ED INTERPRETAZIONI LESSICALI
NOTE BIBLIOGRAFICHE

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BAR  S2250  2011   ZAVARONI   LE ISCRIZIONI NORD-UMBRE ANTIROMANE DELLA VALLE DI OSPITALE

9 781407 308173

B A R

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Adolfo Zavaroni

BAR International Series 2250 2011

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Adolfo Zavaroni

con download digitale contenente 1230 files fotografici, di cui 322 da foto di Mauro Colella, 42 da foto di Giancarlo Sani, 4 da foto di Gabriele Bonino

BAR International Series 2250 2011

Published in 2016 by BAR Publishing, Oxford BAR International Series 2250 Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) © A Zavaroni and the Publisher 2011 The author's moral rights under the 1988 UK Copyright, Designs and Patents Act are hereby expressly asserted. All rights reserved. No part of this work may be copied, reproduced, stored, sold, distributed, scanned, saved in any form of digital format or transmitted in any form digitally, without the written permission of the Publisher.

ISBN 9781407308173 paperback ISBN 9781407338064 e-format DOI https://doi.org/10.30861/9781407308173 A catalogue record for this book is available from the British Library BAR Publishing is the trading name of British Archaeological Reports (Oxford) Ltd. British Archaeological Reports was first incorporated in 1974 to publish the BAR Series, International and British. In 1992 Hadrian Books Ltd became part of the BAR group. This volume was originally published by Archaeopress in conjunction with British Archaeological Reports (Oxford) Ltd / Hadrian Books Ltd, the Series principal publisher, in 2011. This present volume is published by BAR Publishing, 2016.

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Ringraziamenti Quest’opera ha un solo compilatore, ma è il frutto dell’attività di ricerca di un gruppo di persone che nel tempo libero, senza avere funzioni accademiche o professionali specifiche, si dedica da molti anni alla riscoperta di antiche incisioni rupestri figurative ed alfabetiche. Ai componenti di questo gruppo, ed in particolare agli amici che mi hanno accompagnato nelle visite alle rocce iscritte della Valle di Ospitale, va il mio più sentito ringraziamento: a Giancarlo Sani, appassionato ricercatore di antichi segni dell’uomo (titolo di una sua recente opera dedicata alle incisioni rupestri della Toscana), che ha richiamato la mia attenzione su quelle iscrizioni ed ha partecipato più di ogni altro alla loro riscoperta; a Mauro Colella, col quale ho condiviso numerose visite a rocce iscritte in varie parti dell’Italia settentrionale, fruendo delle sue capacità di fotografo­: sue sono molte foto incluse nel DVD che correda il presente testo; a Romano Falaschi e Marcello Sabatini (Fucecchio, FI), Giancarlo Franzoni (Bologna) e Gabriele Bonino (Pistoia) che hanno partecipato alle ricerche sul campo ed ai rilievi fotografici; e infine a Jingzhi Wu che negli ultimi due anni mi ha assistito durante tutte le fasi di questo lavoro. La mia gratitudine va anche a coloro che mi hanno indirettamente o espressamente incoraggiato a proseguire nei miei studi, permettendo la pubblicazione dei miei precedenti lavori di epigrafia, linguistica storica e simbolismo delle religioni precristiane.

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INDICE INTRODUZIONE...........................................................................................................................................IV 1° CAPITOLO: GRAFEMI, FONEMI E LEGATURE................................................................................ 1 2° CAPITOLO: ISCRIZIONI SUL MASSO PRESSO LA BRIGLIA (LA SEGA).....................................10 3° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLA PARETE 1 DELLA SEGA ............................................................14 Il Settore 1..................................................................................................................................................14. Il Settore 2..................................................................................................................................................23. Il Settore 3..................................................................................................................................................37. Il Settore 4..................................................................................................................................................44 4° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLA PARETE 2 DELLA SEGA.............................................................47 5° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLE PARETI 3 E 4 DELLA SEGA........................................................51 Il Settore 1 della Parete 3...........................................................................................................................51 Il Settore 2 della Parete 3...........................................................................................................................56 Il Settore 3 della Parete 3...........................................................................................................................63 La Paretina 4..............................................................................................................................................86 6° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLA PARETE 5 DELLA SEGA ...........................................................87 7° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLA PARETE 7 DELLA SEGA ...........................................................90 8° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLA PARETE 8 DELLA SEGA ..........................................................99 9° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLA PARETE 9 DELLA SEGA ........................................................102 10° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLE PARETI 10, 11, 12 DELLA SEGA.............................................. 113 La Parete 10............................................................................................................................................. 113. La Parete 11............................................................................................................................................. 114. La Parete 12............................................................................................................................................. 115 11° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLE PIETRE DEL TUGURIO DELLA SEGA.................................. 116 12° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLE ROCCE 1 E 2 DI TANA ALTA .................................................121 13° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 3 DI TANA ALTA.......................................................125 14° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 4 DI TANA ALTA.......................................................135 15° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 5 DI TANA ALTA.......................................................137 16° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 6 DI TANA ALTA.......................................................148 17° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLE ROCCE 7 E 8 DI TANA ALTA..................................................151 18° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 9 DI TANA ALTA.......................................................154 19° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLE ROCCE 11, 12, 13, 14, 15, 16 DI TANA ALTA ........................155 20° CAPITOLO: ISCRIZIONI SUL MASSO PRESSO IL RIO OSPITALE A TANA ALTA.................. 158 21° CAPITOLO: ISCRIZIONI SULLE PARETI 1 E 2 DI TANA BASSA ..............................................166 22° CAPITOLO: ISCRIZIONI SUI MASSI 3 e 4 DI TANA BASSA.......................................................171 23° CAPITOLO: ELEMENTI DI MORFOLOGIA...................................................................................183 24° CAPITOLO: INTERPRETAZIONI ETIMOLOGICHE E LESSICALI.............................................197 NOTE BIBLIOGRAFICHE .........................................................................................................................232 Si prega di notare che il CD cui si fa riferimento in tutto il testo è stato sostituito con un download, disponibile all’indirizzo www.barpublishing.com/additional-downloads.html

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INTRODUZIONE

Ad attirare la mia attenzione sulle rocce iscritte di Ospitale fu l’amico Giancarlo Sani che verso la fine del maggio 2007 mi indusse ad effettuare la prima visita. Sani aveva compiuto da solo un primo sopralluogo, dopo aver letto un volumetto sulle incisioni rupestri dell’Appennino modenese in cui era scritto (Brugioni 2006: 39): “Recentemente nelle vicinanze di Ospitale, in direzione della località La Sega, dal muschio sono tornate alla luce particolarissime incisioni: su lastre alte fino a due metri e mezzo e per una lunghezza di venti metri, una fitta trama di segni riempie completamente l’arenaria. La prima ipotesi formulata è stata sulla possibilità che i segni fossero tacche riferibili alla vicinanza dei resti di antichi mulini quindi a conteggi sulle quantità di prodotto. La complessità dei segni e la mancanza di lettere del nostro alfabeto e di quello romano, le diverse tecniche di realizzazione delle lettere ottenute per abrasione o per picchiettatura, oltre ad evidenti differenti età delle incisioni stesse rimandò da subito ad un’origine preromana.” Dopo aver accennato a varie dicerìe locali sull’origine delle scritte, gli autori del volumetto affermano che “la [scrittura] più simile nel confronto diretto dei caratteri utilizzati a quella delle lavagne di Ospitale è l’Osco” (Brugioni 2006: 40). La Valle di Ospitale (anticamente Val di Làmola) si trova nell’Alto Appennino Modenese. Ospitale è il nome sia della frazione più importante, che fa parte del comune di Fanano, sia del rio le cui acque, unendosi con quelle del Rio Fellicarolo, danno origine al Torrente Leo, tributario del fiume Panaro. Per chi risale la valle lungo la strada che si dirama dalla strada SP324 poco sotto Fanano, la località La Sega (845 metri sul livello del mare) è raggiungibile in automobile per mezzo di una stretta via che supera il Rio Ospitale sulla sinistra (vedi Ospitale map). Dalla Sega passava l’antica via Romea Nonantolana che metteva in comunicazione l’area del Frignano, abitata prima e durante l’epoca romana dai Friniates, con la provincia di Pistoia (Toscana). Per molti secoli quella fu un’importante via di transito percorsa dai pellegrini che partivano dall’abbazia di Nonantola per andare a Roma. Dalla Sega si prosegue a piedi per circa 200 metri lungo il sentiero che scende verso il rio e poi si piega decisamente a destra su una traccia in forte discesa. Dopo alcuni zigzag la traccia sfocia ai piedi di una serie di pareti rocciose. Esse nel secolo passato erano chiamate lavagne dagli abitanti del luogo, perché erano per la maggior parte incise con scritte di cui nessuno notò l’importanza. Occorre dire che probabilmente, come i Brugioni suppongono (2006: 43), le pareti iscritte vennero alla luce durante i lavori di costruzione di una gora realizzata nei primi anni del XX secolo. Esse sarebbero rimaste scoperte e per la maggior parte ben visibili fino a quando i contadini della valle curarono i lavori agricoli e boschivi; ma a causa del crescente abbandono di tali lavori, le rocce furono sempre più ricoperte da muschio, edera e arbusti vari, fino a diventare visibili solo in alcuni settori, dove la vegetazione non poteva attecchire. Giancarlo Sani decise di fare una visita alle Lavagne il 26 maggio 2007. Ebbe la fortuna di incontrare il Sig. Dante Ballocchi, abitante ed esperto conoscitore della zona, che lo accompagnò al sito e gli indicò anche un masso iscritto, situato circa venti metri più in basso presso il rio Ospitale, dove egli ricordava di avere giocato da bambino oltre 60 anni prima, quando la maggior parte delle incisioni sulle pareti verticali e sul masso erano ancora ben visibili. Inoltre, Ballocchi indicò a Sani un’altra località, chiamata La Tana (circa 1120 m. s. m), dove ci sono altre rocce incise, a sinistra dell’antica via Romea, nel breve pendìo che scende dalla via verso il Rio Ospitale. Accortosi dell’antichità e dell’importanza delle iscrizioni, Giancarlo Sani mi coinvolse immediatamente nell’attività di ricerca sul campo e soprattutto per il lavoro di lettura delle iscrizioni. Fin dalle prime analisi fotografiche riconobbi che l’alfabeto e la lingua appartenevano ad un dialetto italico prelatino prossimo all’umbro ed al sud-piceno, per poi constatare che gli incisori chiamarono se stessi Umbri. Durante una delle numerose perlustrazioni, a cui parteciparono di volta in volta vari amici, fu esaminato, nell’ottobre 2008, un cadente tugurio (SeT-001, SeT-002) costruito su un piccolo pianoro sovrastante le

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Lavagne : sorprendentemente, alcune delle pietre squadrate che lo costituivano erano incise con segni simili a quelli delle Lavagne. La facciata del tugurio, su cui si apre una porticina, è larga circa 2,30 metri; la lunghezza è di circa 4 metri, ma la sua parte posteriore, rivolta a monte, è ricoperta da terra franata durante gli anni e quindi non si vede. Per chi entra dalla piccola porta, lo spazio interno non supera i 2 metri di lunghezza; quindi è probabile che un altro piccolo vano avesse un’entrata nella parte posteriore. Il tetto, sconnesso e molto pericolante perché i travicelli non sono più ben fissati sulle pareti, è ad un’altezza di poco superiore ad un metro dal suolo. Le pietre iscritte sono circa una ventina e le iscrizioni vi sono incise in modo da essere contenute entro le dimensioni del lato iscritto. Siccome tre iscrizioni appaiono rovesciate, è evidente che le pietre iscritte furono riutilizzate insieme a quelle anepigrafi per costruire il tugurio in tempi recenti. Quindi le pietre incise appartenevano ad una costruzione coeva alle iscrizioni delle sottostanti Lavagne, ma poi crollata od abbattuta. Qualche scavo nei pressi del tugurio potrebbe mettere in luce altre pietre iscritte. La località chiamata La Tana dista circa 5 km. dalla Sega. Raggiunta la frazione Ospitale, si prosegue per la strada che conduce nel Pistoiese attraverso il Passo della Croce Arcana. Dopo circa due chilometri si volta a sinistra per le Case Pallai. Alle Case Pallai si incontra di nuovo la Via Romea che si deve percorrere a piedi per circa 25-30 minuti. Il sito della Tana si può suddividere in due aree che abbiamo chiamato per semplificazione Tana Bassa e Tana Alta, i cui accessi dalla via Romea distano un centinaio di metri. Le due aree sono comprese tra la via Romea ed il Rio Ospitale e ciascuna di esse contiene vari massi e pareti rocciose iscritte. Forse ulteriori perlustrazioni lungo il rio potrebbero portare alla scoperta di altre rocce iscritte o istoriate. L’attuale pubblicazione è stata preceduta da tre articoli: Zavaroni-Sani 2009, Zavaroni 2008 e Zavaroni 2009. Mi rammarico e sentitamente mi scuso del fatto che le letture proposte in occasione di questi primi tre contributi sono in parte errate. È magra consolazione la constatazione che anche per iscrizioni meno difficoltose sul piano epigrafico il processo che ha portato ad un testo canonico, unanimemente condivisibile, è generalmente passato attraverso successive correzioni, a cui spesso hanno contribuito più studiosi. Quindi spero che anche le mie letture saranno gradualmente emendate dai restanti errori, grazie all’intervento di altri epigrafisti. Le diversità e gli errori di lettura sono nella maggior parte dei casi causati dalle difficoltà dovute alle modifiche e alle sovrapposizioni di due o più redazioni: in molti casi gli incisori hanno scritto parole e formule diverse su superfici già scritte, cambiando in parte o in toto le lettere di una precedente iscrizione. Così in alcune zone oggi è difficilissimo distinguere i singoli grafi; in certi punti la superficie rocciosa, avendo subito successive incisioni, ha finito per disgregarsi, specialmente quando gli utensili impiegati erano grossolani. Un’incisione su roccia appare spesso più chiara quand’è appena incisa, anche se la superficie è accidentata, ma presto gli agenti atmosferici uniformano il colore della superficie: ciò che inizialmente appariva leggibile, lo è molto meno a distanza di tempo, specialmente se l’incisione è poco scalfita e se vi sono segni sovrapposti. Dunque, i ritocchi e le aggiunte hanno reso molto difficoltosa la lettura delle varie redazioni. A ciò si aggiunga il continuo ricorso a legature non codificate, spesso inventate ad hoc per adattare segni preesistenti a nuove scritte. In alcuni casi delle righe congiungono le estremità superiori ed inferiori delle lettere, ostacolando la lettura dei grafi l, i, v, p, t. A volte era tracciata pure una riga mediana che doveva unire le lettere formanti una stessa parola ed anche una stessa formula. Anche la generale mancanza di intervalli fra le parole rende più problematica la lettura. In vari casi la suddivisione dei lemmi è suggerita da una diversa grandezza delle lettere. Ora mi è chiaro che in tali circostanze l’unica possibilità di dirimere tante questioni epigrafiche consiste nell’avere a disposizione macrofoto di singole lettere incise. Al contrario, durante le prime visite, di fronte alla vastità del materiale da esaminare, i miei collaboratori ed io fotografammo settori o pannelli che generalmente contenevano uno o più gruppi di scritte. Le foto erano poi da me analizzate al computer con il programma Photoshop e le situazioni di dubbio annotate, nella speranza che potessero essere risolte in loco con una successiva autopsia. Sfortunatamente le condizioni di luce nella visita successiva, dipendenti dallo stato del cielo e dalla vegetazione, potevano essere sfavorevoli per l’esame autoptico, che dunque spesso non risolveva i dubbi. Credo che il più recente ricorso alle macrofoto, parte delle quali poterono essere scattate in buone condizioni di luce pazientemente attese, mi abbia permesso di correggere molte letture nella fase di analisi computerizzata. Ma in molti casi anche le macrofoto non possono sciogliere i dubbi, essendo le situazioni epigrafiche disperate a causa delle sovrapposizioni e degli sfaldamenti della superficie rocciosa. Nei casi incerti vari autori scelgono di non presentare una loro ipotesi o interpretazione. Al contrario io ho sempre preferito, qui come negli altri miei studi, esporre un’interpretazione sia per la parte epigrafica che per v

quella etimologica, perché penso che il lettore, avendo davanti una altrui argomentazione, sia più indotto ad una valutazione critica. Solo attraverso una successione di correzioni e rettifiche di interpretazioni precedenti si può arrivare ad ottenere, da parte della comunità scientifica, risultati sempre più sicuri. Quindi spero che questa pubblicazione sia di stimolo per altri studiosi che vogliano a loro volta cimentarsi nel lavoro di lettura e d’interpretazione, eventualmente con strumenti di riproduzione tecnicamente più efficaci. Per tale motivo ho ritenuto indispensabile che il volume fosse accompagnato da un DVD contenente un buon numero di quelle immagini che ho utilizzato per la lettura. Una parte dei files del DVD contiene i miei apografi, generalmente eseguiti con linee sottili in modo da permettere la percezione dei segni effettivi sulla superficie rocciosa; un’altra parte presenta le superfici iscritte senza le mie ipotesi di lettura, in modo che chiunque voglia possa verificare le letture che ho proposto nel testo. Un discreto numero di files offre insieme apografi e scritte per permettere un confronto immediato. Il commento epigrafico rimanda alle immagini mediante i titoli dei files messi tra parentesi. Tali titoli sono costituiti dalle sigle che individuano i blocchi di scritte (in casi particolari anche singole iscrizioni) e da altri numeri distintivi. Le difficoltà di lettura non oscurano la grandissima importanza delle scritte di Ospitale sul piano storico e linguistico. Sul piano storico esse costituiscono l’unico documento non romano del bellum sociale combattuto da molte genti italiche contro Roma. In SeP1S4 si legge che uscum u\emбa / ueni pompe(i)om “la lega degli Osci combatte (o: dà la caccia a) Pompeo”. Pompeo non può essere che Gneo Pompeo Strabone, padre del più famoso Gneo Pompeo avversario di Giulio Cesare. Come sappiamo da Appiano, Pompeo Strabone comandava un esercito romano che operava contro i rivoltosi del territorio piceno. In SeP1S2A2, righe 8-9, sembrano ricostruibili le scritte lostre vitalios “pensa ai federati” (modificata in ul uostre vitaliom “accresci col vostro il bene dei federati” e strabonem dere “Strabone (ogg.) spezza”. Se le letture fossero confermate, si tratterebbe, credo, di una testimonianza eccezionale, poiché vitalios (acc.) non può essere che una variante di uitelius della scritta di SeP1S4 ilau uitelii\us tot / sei “si è rivoltata una quantità di Vitelii / collégati”. Non solo avremmo la menzione degli insorti quali *vitalii e uitelii\us, in corrispondenza con la legenda viteliú delle monete della lega italica nella guerra sociale; ma avremmo anche un’indicazione sull’etimologia di questo termine. vitalios, uitelii\us e viteliú non hanno alcuna relazione con lat. vitulus ‘vitello’ (come spesso si legge), ma derivano dalla radice di lat. vieō ‘lego’, vītilis ‘intrecciato’, vitta ‘fascia, benda’. viteliú significa ‘Lega’ ed i uitelii\us sono gli ‘aderenti alla Lega’. Fino a prova contraria, conviene tenere viteliú, ­uitelii, vitaliom distinti dai più antichi nomi greci ’Iταλóς, ’Iταλία (in Tucidide) che potrebbero avere un diverso etimo. Sul piano linguistico le iscrizioni di Ospitale non sono meno importanti: a) aggiungono la massiccia testimonianza di un nuovo dialetto al variegato quadro linguistico dell’Italia antica; b) forniscono ulteriori elementi comparativi, a volte risolutivi, per la ricerca etimologica di termini italici, latini, gallici, germanici ed etruschi; c) presentano sia novità morfologiche sia elementi di sincretismo interessanti per gli studiosi di linguistica storica.

Fig. 1. Probabile menzione dei confederati italici (lostre vitalios)

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Ho preferito dare una traduzione delle scritte contemporaneamente alla lettura delle medesime, sistemando ambedue in tabelle contenenti generalmente dei blocchi di scritte. Infatti le iscrizioni rinvenute su una stessa parete rocciosa o sullo stesso masso sono generalmente raggruppabili per zone delimitate da interruzioni o asperità nella superficie rocciosa. Quindi i blocchi di scritte sono costituiti dalle iscrizioni contenute in tali zone od in più zone fra loro in contatto. In effetti il rispettare il limite segnato da una spaccatura o da un gradino sembra essere stato il criterio generale degli incisori i quali, d’altra parte, poche volte cercarono di sistemare le scritte in righe ordinate l’una sotto l’altra. E anche quando una prima stesura fu fatta secondo righe ordinate, spesso negli interventi successivi furono aggiunte scritte negli spazi lasciati liberi. Su varie rocce le iscrizioni sono disposte quasi ad libita, probabilmente iniziando dai punti in cui la superficie appariva più liscia e più idonea ad essere incisa. Per evidenti motivi tipografici, qui sarebbe impossibile riprodurre la collocazione spaziale delle scritte, che d’altronde spesso non coinciderebbe con l’ordine temporale delle incisioni. Quindi le tabelle in cui ho inserito le trascrizioni delle scritte hanno soprattutto lo scopo di risparmiare lo spazio tipografico, sebbene le trascrizioni seguano il più possibile l’andamento dall’alto al basso e da sinistra a destra delle scritte. D’altronde le iscrizioni sono generalmente delle brevi sentenze esortative, a volte formate da una sola parola. Tale brevità non nuoce all’interpretazione, perché il contenuto in una zona iscritta è omogeneo. Inoltre, i concetti espressi dalle scritte sono abbastanza limitati ed è quindi alta la probabilità di sinonimìe che facilitano la ricerca etimologica e, retroattivamente, la lettura stessa oltreché l’interpretazione delle scritte. Nei casi in cui le sovrapposizioni di scritte superano le due redazioni ho a volte rinunciato a cercare di leggerle tutte. Le sigle indicanti i blocchi di scritte sono seguite, quando ne sia il caso, dai titoli dati a tali blocchi (o a parti di essi) nelle precedenti pubblicazioni. Ad esempio, “SeP2S1C (< Sega 5)” significa che il blocco di scritte qui indicato con la sigla SeP2S1C contiene un blocco di scritte prima edito come “Sega 5” (vedi Zavaroni - Sani 2009: 85). Nella compilazione delle tabelle ho adottato i seguenti criteri: 1) Le lettere incerte sono trascritte con un carattere tipografico minore. 2) Le lettere in legatura sono sottolineate. 3) Le sovrapposizioni più semplici di parole o frasi sono indicate con le dizioni supra o sub utilizzate secondo un’impressione e senza un’effettiva verifica. Quindi tali dizioni non riflettono l’intenzione di suggerire la reale successione temporale delle scritte. 4) Il segno \ è impiegato per denotare la presenza di varianti nella scritta: ad esempio la trascrizione semue\o indica che la parola inizia con la legatura se, mentre nella parte finale c’è un u legato con e ; su tale e è soprascritto un o, in modo da avere la varianza semue\semuo ‘unisciti’\‘mi unisco’. 5) Il segno / è usato quando iscrizioni disposte su diversi livelli sono riportate su una stessa riga della tabella per far comprendere meglio i possibili legami sintattici o semantici o per le mera intenzione di risparmiare spazio tipografico. Sulle rocce iscritte di Ospitale si vedono anche alcune figure che ho brevemente descritto durante il commento epigrafico. Mi pare che la maggior parte di esse alludano a divinità od a concetti religiosi intimamente connessi con la concezione del mondo degli autori delle figure e delle scritte. Tale aspetto religioso e filosofico mi pare di grande interesse e si presta a collegamenti con le religioni coeve o di poco anteriori di altri popoli (in particolare dei Galli e degli Etruschi). Esso, però, non sarà affrontato in questa sede. Qui basterà accennare al fatto che il dio più importante dei Nord-Umbri di Ospitale doveva essere Drumbos (Drumbos > *Drumbs > Drums), corrispondente al Lugus gallico ed al Turms etrusco. Come si desume dall’etimologia del nome e dalla particolare legatura con cui è scritto l’inizio del suo nome, egli è il dio che presiede ai cicli universali ed ai mutamenti in genere: *drumb- è riconducibile ad una base *d°r-əmB- > *drəB- ‘laufen, treten, trollen’ (cfr. ags. tearflian, ahd. zerben ‘sich rollen, sich drehen’, mhd. trumpfen ‘laufen, treten’ ecc.: IEW 204). Dunque,

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avremmo un dio ‘Corridore’ e ‘Girevole, Versatile, Mutevole’ come l’arcaico Vertumnus. Egli sarebbe anche il conduttore di anime da questo all’altro mondo e viceversa. L’unica intromissione moderna nelle iscrizioni della Sega e della Tana è costituita da numeri moderni. Essi hanno spesso una forma rozza, ma sono comunque ben riconoscibili. In alcuni casi le cifre sono state adattate a delle lettere sottostanti; altre volte esse sono state scritte in spazi vuoti. Forse esse risalgono ai primi decenni del XX secolo e furono incise da uno strano personaggio, chiamato “Ribelle”, che faceva il mugnaio. Le rocce iscritte si trovano in siti presso i quali egli avrebbe gestito due mulini. Si racconta che egli scrivesse sulle rocce di nascosto. A lui qualcuno aveva attribuito anche le scritte nord-umbre.

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1° CAPITOLO

GRAFEMI, FONEMI E LEGATURE 1° CAPITOLO

GRAFEMI, FONEMI LEGATURE Tutte le iscrizioni di Ospitale finora esaminate sono E destrorse tranne due, che sono d’altronde associate ad altre righe destrorse. Come si può desumere dalla Tavola 1, l’alfabeto usato presenta alcune novità rispetto agli alfabeti italici noti.

Tavola delleiscrizioni iscrizionidella della Valle di Ospitale Tavola 1. 1. II grafi grafi delle Valle di Ospitale

I segni per le di vocali nonfinora differiscono sostanzialmente dadue, quelli dell’alfabeto della stessa Tutte le iscrizioni Ospitale esaminate sono destrorse tranne che sono d’altronde latino associate ad altre righe epoca. Non ho notato segni diacritici sulle lettere vocaliche allo scopo di rappresentare suoni brevi o destrorse. Come si può desumere dalla Tavola 1, l’alfabeto usato presenta alcune novità rispetto agli alfabeti italici noti. lunghi o colorazioni particolari. Occorre però segnalare che a volte u ed o si alternano (cfr. ose = I segni vocali non differiscono sostanzialmente quelli dell’alfabeto latino della stessaecc.) epoca.ed Non ho notato use, olaper = le ula, umбros = omбrus, umбrem =daomбrem, бivamus = бivamos altre volte segni so o sulle lettere vocaliche allo di rappresentare suoni brevio oun lunghi o colorazioni Occorre nodiacritici sovrapposti (ad esempio in u\scopo mбres): ciò può denotare suono compresoparticolari. fra [o] ed [u] operò il segnalare che a volte u ed o si alternano (cfr. ose = use, ola = ula, umбros = omбrus, umбrem = omбrem, бivamus = fatto che i parlanti adottavano colorazioni personali o odialettali. бivamos ecc.) ed altre volte sono sovrapposti (ad esempio in u\ mбres): ciò può denotare o un suono compreso fra [o] ed Più rara è la variazione fra e ed i (cfr. iбa = eбa)oche può pure dare luogo a sovrapposizioni nella [u] o il fatto che i parlanti adottavano colorazioni personali dialettali. i scrittura di un termine (ad esempio in drile\ la). In casi come e = i ‘vai, su!’ o iбa = eбa ‘ardi’ la varianza al fatto chei (cfr. sia iбa i sia= eбa) e sono delladare monottongazione di ei nella che passa ē sia Più rara èèladovuta variazione fra e ed cheesiti può pure luogo a sovrapposizioni scritturasia di ad un termine i in drile\ la). casi come e = italiche, i ‘vai, su!’latino o iбa = eбa ‘ardi’ la varianza è dovutamostrano al fatto che la sia presenza i sia e sono di esiti ad(adī, esempio come avviene inInaltre lingue compreso. Vari termini della monottongazione di ei che passa sia (ai ad ē>siaē,adeiī, > come italiche, latino compreso. Vari termini una tendenza alla monottongazione ē oavviene ī, au >inō,altre ū),lingue che però coesiste con i dittonghi.

mostrano la presenza di una tendenza alla monottongazione (ai > ē, ei > ē o ī, au > ō, ū), che però coesiste con i dittonghi. Di natura diversa mi sembra la varianza a\e, – pure essa espressa da sovrapposizioni – che riguarda le terminazioni dell’accusativo (cfr. ilбa\em, istra\em, semue\am ecc.): essa mi pare dovuta ad un diffuso fenomeno di sincretismo delle declinazioni. Il dittongo originario ai è rimasto immutato in ais ‘dio’, ma oltre ad ais c’è eis, la cui monottongazione a es è stata forse ostacolata dall’esistenza della base *es- < h2eys- ‘cercare, desiderare, chiedere’: cfr. ese = esi = lat. quaere < *cu-aise. Inoltre, anche ail- – da un originario *ag-il- ‘agire, fare’ – si alterna con eil-. Il dittongo au coesiste accanto a forme monottongate: cfr. aumom ‘presagio’ rispetto a oma ‘ha vaticinato’ (< *aug-m< *h2ewg-m-?). Nel gruppo sto(u)tros (nom. sing.), stautrem > stotrem, stutrem, (acc. sing.), stotros, stotostrus e stotrarues (acc. pl.), stoutrul (nom. sing.), stoutrulem (acc. sing.), stotul (nom. sing.), stotulem (acc. sing.) ‘picchiatore’,

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Adolfo Zavaroni stauto = stoto = stoutrom ‘picchio’, oltre alla monottongazione appare una variazione au / ou : forse stou-t- è la base causativa dell’originario *steu-t-. Altri casi di evoluzione dei dittonghi saranno menzionati nel 24° capitolo, dedicato alle ricerche interpretative ed etimologiche di tutte le basi attestate.

Il sistema consonantico del nord-umbro differisce da quello latino per alcuni importanti fenomeni: l’assenza dell’occlusiva sonora [g], l’assenza della spirante sorda labiale [f] – al posto della quale c’è una labiale di problematica determinazione – e l’assenza del rotacismo [s] > [r]. Rispetto all’umbro, non si nota una palatalizzazione di [k], mentre la velarizzazione [ł] di l iniziale, che si trova sia in umbro sia in sud-piceno (per il sudpiceno vedi Zavaroni 2003a), a volte è denotata: raramente è usato il segno particolare per denotare [ł]; più frequentemente è usato il trigrafo {lil} (vedi più sotto); ma nella maggior parte dei casi la velarizzazione non è marcata, essendo usato un comune l, che può essere da solo o in legatura. Invece di una lettera denotante [f] troviamo un grafema (qui trascritto con б in virtù della somiglianza grafica, ma non di quella fonetica) che per la forma richiama il segno (trascritto come ç) dell’alfabeto umbro (le iscrizioni sono sinistrorse), ma che denota una suono prossimo a [b]: infatti a volte esso è sostituito da B [b], in particolare dopo m : cfr. semбila = sembila, imbe = imбe, umбrom = umbrom ecc. Le equivalenze biv = бiv, bile = бile ecc. mostrano che per almeno una parte degli incisori di Ospitale i suoni espressi da e da B, presumibilmente divergenti all’epoca dell’adozione dell’alfabeto, erano divenuti talmente vicini che le lettere potevano essere scambiate. La questione non è semplice: lo scrivere B al posto di potrebbe essere dovuto alla confusione di scribi occasionali ed inesperti o alla presenza nella valle di Ospitale di incisori che parlavano dialetti leggermente differenti. In effetti in SeP3S1B la precedente scritta bilila ‘si deve picchiare’ fu corretta con l’apposizione di un б nello spazio vuoto al di sopra del b iniziale. Ciò pare attestare che in generale б e b denotavano due fonemi diversi e che però le nozioni in proposito non erano chiare a tutti gli incisori. Occorre anche notare che spesso le scritte erano modificate e che in tali modifiche difficilmente si sarebbe potuto trasformare un preesistente b in б : quindi b rimaneva, a scapito dell’ortografia. Un esempio: in SeP7S3B si voleva trasformare un precedente bola in бoila (o бoi la : ambedue le forme hanno senso, dato che la ‘spacca’ è sinonimo di бoi ‘picchia, spezza’); ma essendo il b profondamente inciso, sarebbe stato impossibile cambiarlo in б. Certamente è lo sviluppo di ie. bh : бiela ‘falx’, бeila (corrispondente fonologico di air. bïáil ‘securis’), бiuiamos ‘battiamo, sconfiggiamo’ ecc. derivano da *bheyH- ‘schlagen’; бert = lat. fert deriva da *bher‘portare’, бese ‘polverizza’ da *bhes- ‘sfregare, polverizzare’ ecc. Ma è anche uno sviluppo di ie. dh sia all’inizio che all’interno di una parola: cfr. la base *eб- da *h2eydh- ‘brennen’ (cfr. fal. efiles ‘aediles’), бumi = бume ‘fuma > ribolli (di sdegno)’ (corrispondente a lat. fūmō, gr. θυμóω) e, se le mie interpretazioni sono esatte, arбis ‘(in) alto’ (da *h3er-dh- ‘alto; crescere’: cfr. lat. arbor), бela = lat. fella (imper. 2a sing., da *dhe-l‘succhiare’), бersi ‘consòlidati’ (< dher-s- ‘fissare, consolidare’). In latino dh passa a f in posizione iniziale, ma a b e d in posizione intermedia, mentre nell’umbro delle Tavole Iguvine e nell’osco si ha dh > f in ambedue le posizioni. Poiché non appaiono lettere denotanti i suoni aspirati velari ([gh], [kh]) e dentali ([dh] e [th]), si potrebbe pensare che anche [bh] debba essere escluso. Ma la convergenza di ie. bh e dh (da intendersi come medie aspirate secondo la teoria tradizionale delle occlusive indoeuropee) in nord-umbro б potrebbe essere un argomento a favore del mantenimento di un’aspirazione come tratto distintivo non tanto rispetto alla sonora non aspirata [b] – che pare derivare da ie. *gw- – ma alla sonorità non aspirata in generale. Oltre all’assorbimento di [dh] in [bh], la preservazione dell’aspirazione avrebbe causato la scomparsa di [gh] (gh > h > Ø) che avrebbe attirato anche il dileguarsi di [g]. È da notare che il gruppo m+labiale è scritto mб invece di mb nella maggior parte dei casi, ragion per cui si può supporre che lo sviluppo delle basi indoeuropee del tipo *CəmB- (C = qualsiasi consonante, B = qualsiasi labiale) fosse comunemente *CVmб- (V = qualsiasi vocale). Quindi mb in бombo (versus бomбi), comba (versus comбa), simba (versus simбos) ecc. potrebbe essere dovuto a pronunce o a grafìe individuali. In certe scritte la lettera della labiale precede m : possiamo trovare sia bm sia бm : ibmi per imбi, cobma per comбa, ruбme per rumбe ecc. Una tale inversione delle due lettere non dice nulla sul valore di б, ma può essere il sintomo che il gruppo m+labiale era considerato come un singolo fonema. Ed è forse questa la ragione per cui nelle scritte umbre la nasale precedente le consonanti poteva essere omessa: cfr. kupifiatu oltre a kumpifiatu, 2

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese)

ustetu oltre a ustentu ecc. (Buck 1928: 70). È da notare che il gruppo mp è finora attestato solo nel nome latino Pompe(i)om. Inoltre, trascrivo come limpsi una parola dove le lettere m e p non sono distinguibili: potremmo anche leggere limmsi o lippsi. Infatti una singolare caratteristica delle scritte di Ospitale è che il segno Π denota ora m ora p. Gli unici esempi di consonante geminata sono appo, appor, ummua ‘lega, unione’ (due sole attestazioni, l’una vicino all’altra in TaAR5B3) e serr. Mentre appo(r) deriva, a mio avviso, da *app- < *amp- < *Hmbh‘insieme’ > ‘appresso’ ed è comparabile con lat. apud, apor, ummua pare corrisponde al comunissimo umua. Dato che nord-umbro (in seguito: n.-u.) *umб- ha lo stesso significato, è lecito ipotizzare un passaggio *umб> *umm- > *um- simile a quello di umbro umen < *omben ‘unguento’ (dove però b è da gw: vedi Untermann 2000: 796). Per serr < *sers- vedi il 24° capitolo. Non è attestata una lettera h né altri caratteri denotanti le aspirate [h], [kh], [gh]. Non è stata neppure trovata una lettera corrispondente alla latina (e gallica) g. Da alcuni termini ( cfr. lieom < *lig-y-e-yo-m, deiom < *deig-yom o deik-y-om, *ail- < *ag-il-, *lae- < *laghe- < *lh2gh- o leh2gh - < *(s)lənG- ‘spezzare’, con G = qualsiasi velare) è deducibile che [g] e [gh] seguiti da y caddero come in umbro aitu < *agito, muieto < *mugieto, lat. maior < *magyos ecc. Ma la scomparsa di [gh] e [g] dovette avvenire anche davanti alle altre vocali: vedi ma = mae = mai ‘potenzia, raffòrzati’, mam < *meg-am- ‘potenzia(ti), ingrandisci(ti)’ (cfr. gael. màm ‘might, power’), ra = rae = rai da *rag- ‘spacca’ (radice *wreh2g- ‘rompere’), tiea ‘pungoli’ da *(s)teig- ‘bucare, pungere’, sli- ‘picconare, spaccare’ da *sleig- ‘schlagen, hacken’ (IEW 961) ecc. Da *Hnghw- ‘artiglio’ si ha *uv- (uvil = uvile ‘artiglia’ imperativo; uvilatam accus. ‘che ha gli artigli’). A causa della mancanza di esempi nulla di certo può dirsi sullo sviluppo in nord-umbro di ie. g iniziale. La labiovelare indoeuropea gw passa a n.-u. b : cfr. *gwem- ‘venire, andare’ > n.u. *bom- (bomo, imperativo bomi > bom ecc.), *gwou- > n.-u. bos ‘bovi’ (pl.), *gwelH- ‘überrinnen, quellen’ (LIV 207) > n.-u. *bol(imper. 2a sing. bola e bol ‘trabocca, sprizza su’). Ma da *gwiw- si ha ha n.-u. *viv- : viv(e) = vivi = uiu ‘vivi’, vivom ‘vivo’. Sembra ricostruibile anche il passaggio gwh > б in inizio di parola ( (бiom e бio da *gwheyH-, *gwhī- ‘Ader, Sehne, Band’ > ‘nerbo, forza militare’, бeliom ‘filo, corda’ da *gwhei-slo- come lat. fīlum). Non sono attestati esempi certi di uno sviluppo ie. [kw] > n.-u. [p]. Per contro, sono attestati cua = lat. quā ‘dove’ e cuem = lat. quem, mentre in umbro nei pronomi relativi si è avuto kw > p. La base *col- (< *kwel-) di colemus ‘veneriamo’ e colite ‘venerate’ potrebbe essere un imprestito dal latino. I caratteri denotanti [v] sono essenzialmente tre: il tipo etruscoide , il tipo osco e la sua variante rovesciata ; il tipo può denotare anche [u]. Si hanno vari esempi di intercambiabilità tra u e v : cfr. viv e uiu, vipe e uipa, uemбe e vemбom, movi e moue. Da ciò non si può dedurre che non esistesse un suono [v] distinto da [w]: l’uso saltuario di u per denotare [v] potrebbe essere dovuto solo ad una convenzione grafica. La frequente presenza di v nel possessivo suvo, suva, suvem ecc. accanto a svo, suo, sua, svem ecc. potrebbe essere considerata come l’indizio di una tendenza a trasformare la semiconsonante [w] in una fricativa labiodentale sonora [v]. L’esistenza di [v] mi pare confermata dal fatto che si ha sempre v e mai u nei vocaboli derivati dalla base iv- ‘congiungere > unire’. A mio avviso tale base è l’esito dello sviluppo *iv- < *ighw- < *Hngh-w- ‘stringere insieme’ (vedi il capitolo sulle ricostruzioni etimologiche). Nelle iscrizioni di Ospitale, u può assumere non solo tutte le forme intermedie tra V ed U, ma anche la forma , specialmente quando precede o segue un m di forma Π: quindi vale um e vale umu. La semiconsonante i̯ è attestata in inizio di parola soltanto in iuva = lat. iuva. In posizione intermedia essa può cadere: cfr. laea ‘voglia spezzare’ versus laieo ‘scoppio’ o ‘spacco’ e laiala ‘si deve spaccare’. I grafi per [s] sono essenzialmente due, a volte usati in una stessa parola: la loro intercambiabilità mostra che, almeno nell’epoca delle scritte, essi denotavano lo stesso suono. Il tipo originario a freccia ( > , , ) – che richiama lo s di tipo dell’alfabeto camuno e di una iscrizione sabellica su una oinochoe di Nocera

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Adolfo Zavaroni

(Campania) databile al VI secolo a.C. (Colonna 1974: 381) – è raramente attestato, ma potrebbe essere stato il segno originario che si sviluppò nel segno “a croce” , la cui forma appare come una semplificazione di lettere più tozze, quali , , , che richiedevano un’esecuzione laboriosa. Oltre a questi tipi troviamo, con uguale frequenza, i caratteri e . Nell’etrusco settentrionale questi ultimi segni denotavano una sibilante particolarmente intensa, che ho indicato con [s’s] e che ritengo fosse l’esito finale di uno sviluppo di ie. [st] : [st] > *[sth] > [s’ts] > [s’s] (Zavaroni 2002). Ma gli s delle scritte di Ospitale sono assolutamente intercambiabili e nessuna delle parole in esse contenute pare iniziare con un s denotante un antico [s’s] < [st]: quindi si può solo supporre che fossero confluite nella zona diverse scuole scrittorie in cui s era rappresentato in modo differente. Il segno z, che denota [ts], è usato soltanto in quattro parole di evidente derivazione etrusca: zila, zilatos, remze, marza. Ad Ospitale non vi sono manifestazioni del rotacismo in fine di parola (-s > -r), che distingue l’umbro recente da quello antico, né del rotacismo di s intervocalico che caratterizza il latino: cfr. osi = usi = lat. ūre ‘ardi’, isa (< *eisa ‘furore, smania, ira’: lat. īra) ecc. I grafi per r richiamano quelli noti dell’etrusco, osco, umbro ecc., ma in due casi (in uno dei quali la parola è l’imprestito etrusco remze) è usata la lettera latina R. Le lettere ,  e denotanti [d] hanno una forma speculare a quella delle lettere denotanti [r]. L’esistenza di un congruo numero di casi permette di fugare ogni dubbio circa il valore della sequenza lil che è presente in termini derivanti da differenti radici. ·) lileбilo, liliбa, liliбilamis, liliбit sono riconducibili alle basi equivalenti *liб- = leб- che esprimono “adesione” e producono anche leбe, leбei, leбilo, leбur, leb, liбa, liбila, liбul ecc. ·) lilepil e lilepeli sono riconducibili alle base *lep- la cui griglia semantica “stare attaccati” (> “vivere”, “essere coeso, aderire” converge almeno parzialmente con quelle di *liб- = leб-. Da lep- derivano anche lepei, lepi, lepila. ·) lilio(m), lilia, lilie sono riconducibili alla base *li- < ie. * leyH- ‘fluire, (ac)correre, versar(si)’ di lia ‘corrente; corri’, liamis ‘dobbiamo confluire’, lie(i)va ‘corrente’, lio, lieo ‘(ac)corro’ ecc. ·) lilei, lileia, lileio(m) sono riconducibili ad una base *lei- la cui area semantica, non definibile con certezza, potrebbe essere ‘piegare, (s)voltare, rivoltarsi’ (si veda il capitolo sulle ricostruzioni etimologiche); qui è sufficiente segnalare che dalla stessa base hanno origine lei, leila e leio(m). ·) liles, lilesi sono riconducibili alla base ie. *les- ‘auflesen, sammeln, ernten’ da cui derivano anche les = lesi (imperativo 2a sing.) e lesimus. ·) lilea equivale a lea ‘spacca’. ·) lili equivale a li ‘estingui’. Nei termini sopra citati lil è un trigrafo denotante [ł]. Esistono altri termini dove lil pare denotare [łi] invece di [ł]: ·) lilvi, lilviti sembrano avere la griglia semantica della base *liv- di livemus, live = livi = liv, che è riconducibile a ie. *lewH- ‘sciogliere, liberare’. ·) lils, lilsi e lilsila sembrano avere la griglia semantica della base *lis- ‘seguire, perseguire’ derivante da ie. *leys- ‘nachspüren’ > ‘lernen’ (IEW 671). Da tale base si hanno lis = lise = lisi ‘segui, persegui, adòperati per’, lisei(s) ‘voglia tu (per)seguire’ ed il perfetto lisvis ‘(per)seguisti’. Oltre alle forme lilvi, lilviti, lils, lilsi e lilsila (piuttosto che lils ila) non ne esistono altre del tipo *lilivi e *lilisi le quali permetterebbero di ipotizzare con maggiore tranquillità che in lilvi, lilsi ecc. il gruppo lil denota

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese)

Nei termini sopra citati lil è un trigrafo denotante [ł]. Esistono altri termini dove lil pare denotare [łi]invece invece [łi] di di [ł].[ł]: Con le attuali attestazioni si potrebbe anche supporre che lilvi, lilsi ecc. siano l’esito di un ·) lilvi, lilviti avere la griglia semantica della base *liv- dicon livemus, live( ‘lernen’ (IEW 671). Da tale base si hanno lis = lise lisi contenga un trigrafoadòperati lil denotante va contro una tu seria obiezione: per è idoneo il senso di lisi ‘(per) ‘segui, persegui, per’,[łi]lisei(s) ‘voglia (per)seguire’ ed illilsi perfetto lisvis ‘(per)seguisti’. segui’, la cui vocale radicale lunga (*līs *leiscome in lat. līrō ulvi) imi (> umбi) liei / voglia tu adoperarti / cresci (> distruggi) unisciti (congiungiti) confluisci vel attàccati? / ilumбila (sub tlunumus eila et tlunumus бila et tli meila) bisogna rivoltarsi (sub : ci solleviamo agisci et sopprimiamo picchia et lévati bisogna cambiare)

La superficie della Zona 2 (SeMB2-02) è stata definita in modo da comprendere un gruppo di scritte incise nella parte alta mediana del masso. In alto a destra sono incise le cifre 1950 e 1441; poi c’è una scritta le cui estremità superiori toccano una linea di frattura. Leggo istriem iva, ma i primi due segni sono problematici: l’i iniziale è in un punto molto accidentato, dove probabilmente era stato precedentemente inciso un o; la legatura str, mal tratteggiata, non è immediatamente percepibile. Ad un livello un poco inferiore, ma più a sinistra, sono incisi un numero (2395?) e, sotto, la scritta ilбus lueli (бu del tipo ; lu del tipo non è chiaramente percepibile a causa di una frattura). A destra c’è la scritta diom umili osom (SeMB2-03): -som è scritto più in piccolo ad un livello leggermente superiore, come se fosse un’aggiunta. Poco sotto diom c’è una scritta con le lettere più distanziate del consueto: lapsea (SeMB2-04). 10

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Nella riga sottostante è leggibile uli imi liei (SeMB2-04, -05). Il primo l – legato con l’antistante u di tipo squadrato – è unito da una linea sottile e poco incisa al successivo i, ma sotto questa linea c’è un tratto più corto e più profondo, dovuto al tentativo di modificare uli in ulvi mediante una legatura lv di cui sarebbero state eseguite due maldestre redazioni (vedi SeMB2-05b). In imi il secondo i è un poco ondulato: ma s ( ) è improponibile per morfologia e sintassi. Si intravvede anche un tentativo di modificare imi in umбi con tratti poco incisi. Più sotto è ricostruibile tli meila come variazione di un originario ilumбila; ma anche qui appaiono alcuni tentativi di modifica in tlunumus eila e tlunumus бila con l’uso di alcune legature (SeMB2-05, SeMB2-06). SeMB3 emi isei / ilimis / tolemis (sub бluemis?) / approfitta, voglia tu infuriarti / rivoltiamoci! / solleviamoci (sub : ribolliamo?) / tramбem iбi / бiv(e) mo\uccom / cili lipsila / tramбi emбila il tumulto accendi / colpisci il maiale / alla strage bisogna aderire? / al tumulto bisogna unirsi La Zona 3 comprende una superficie inclinata sottostante alla Zona 1. Nella parte alta, a destra per chi guarda dal basso la sommità del masso, si nota la scritta (SeMB2-02 e SeMB3-03) emi isei, con una legatura emi ( ) probabilmente ricavata da un precedente ei. Circa un metro più in basso c’è un blocco di scritte. La prima è ilimis (SeMB3-00apo) con s finale dentro una cavità forse causata dal tentativo di incidere un s del tipo . Sotto ilimis c’è una scritta con sovrapposizioni: tolemis ( = to) sarebbe stato trasformato in бluemis (b sovrapposto a to e l mutato in = lu), con legatura is (tipo ) in cui s è poco visibile (SeMB3-01). La 3a riga del blocco ha un segno iniziale non evidente: a prima vista potrebbe sembrare b, ma un attento esame porta a concludere che si tratta di tr ; d’altronde r è ripetuto con un contorno poco inciso inserito fra tr ed a (vedi SeMB3-00apo, -02). Quindi leggo tramбem iбi бiv(e) mo\ucco(m), con le seguenti osservazioni: 1) trascrivo come v(e) un segno avente la forma (una cavità alla fine dei tue trattini inferiori mi sembra casuale); 2) in mo\ u cco(m) la trascrizione o\u denota che sul primo o concorrono due linee oblique opposte ╲╱, probabilmente per trasformare moc in muc ; 3) sull’o finale c’è una cavità oblunga che forse denota m in legatura con o. Nella 4a riga, scritta con lettere più grandi, leggo cili lipsila. All’inizio della 5a riga c’è un problema analogo a quello della 3a riga: a prima vista la lettera iniziale sembra essere a, ma un esame più attento mostra la presenza di una legatura ra (sebbene r appaia sull’asta destra di a) sormontata da un grossolano tratto orizzontale che può denotare un t. Inoltre, un t mal segnato è visibile davanti a tale gruppo (SeMB3-04). Le lettere successive sono chiare. Dunque, leggo tramбi emбila. SeMB4 ui eila / iбal ilo / iliemis (> ilie umuis) / con violenza agisci / focoso mi rivolto / rivoltiamoci (> alla rivolta ti unisci) / OOOO emбo lira ama

OOOO mi unisco alla corrente insieme

La Zona 4 comprende un gruppo di scritte che si incontrano scendendo dalla Zona 2 lungo il declivio. La scritta superiore, che è preceduta da un disegno il cui significato mi sfugge, recita ui eila (SeMB4-01). Più sotto, su una superficie quasi verticale, è scritto chiaramente iбalilo che mi pare sia da suddividere in iбal ilo. Subito sotto, in una piccola cengia, si legge iliemis, ma l’esame mostra alcune linee oblique di minore profondità innestate sulle gambe di m per cambiarlo in umu, in modo da poter leggere ilie umuis (SeMB4-02). Circa 40 centimetri più sotto c’è un’altra iscrizione. I primi cinque segni sembrano dei cerchi, dopo i quali è scritto emбo. La sequenza successiva è leggibile, con qualche problema, come lira ama (SeMB4-03). Forse in una prima redazione si scrisse lira ama con le legature ra ( ) e ma. Poi, essendo l’a della legatura ra poco visibile, sarebbe stato considerato un r e si sarebbe utilizzato il primo a di ama come a finale del nuovo lira; 11

Adolfo Zavaroni

quindi si sarebbe (malamente) ricavata una legatura ama dalla precedente ma (SeMB4-03b). Alcune lettere sembrano associate ad antropomorfi che si danno la mano. Forse i cerchi iniziali alludono ad una catena, all’unione invocata nella scritta (emбo ‘mi unisco’, ama ‘insieme’). Sotto questa scritta è incisa una figura formata da due corni uniti da una linea orizzontale. Tale figura appare anche sul masso prospiciente il rio nel sito della Tana. SeMB5 idi бir бisi (sub бrui) / 1534 / ingrossa rinsalda intreccia (sub : fruisci?) /

iliesilie\rilela (> i lie sili ril ela vel ilie silie il ela vel ilie sili eilela etc.)

( va’ corri gèttati fluisci muoviti vel rivòltati, spargi, gira spingi vel rivòltati, gèttati si deve agire)

Se si scende lungo la roccia dalla sommità, a sinistra della Zona 4 si trovano altre scritte (SeMB5). Dapprima, poco sotto un gradino frastagliato nella superficie, leggo idi бir бisi (SeMB5-01) con qualche perplessità sul segno iniziale id e sulla quarta lettera (б piuttosto che l). Inoltre mi pare evidente il tentativo di modificare бisi in бrui. Scendendo ancora un poco, si vedono il numero 1534 e, più sotto, la lunga sequenza con lettere molto chiare – ad eccezione del secondo e che potrebbe essere un r del tipo – iliesilirilela o iliesilieilela (SeMB502), di cui si possono ipotizzare diverse suddivisioni con lemmi esistenti o plausibili. L’incisore ha forse giocato su questo fatto. La scansione semanticamente più semplice è composta da imperativi di verbi indicanti moto: i ‘vai’ (in effetti tale i è più basso delle lettere successive e ciò generalmente indica l’appartenenza ad un differente lemma) lie ‘affrèttati, corri’ sili ‘gèttati’ ril ‘corri, fluisci’ ela ‘muoviti’. Ma si possono ipotizzare altre scansioni, ad esempio ilie silie il ela, ilie sili eilela ecc. SeMB6

ili meila

rivòltati si deve cambiare

Scendendo ulteriormente sulla sinistra, verso la fine, dov’è possibile scendere dalla roccia sul terreno sottostante, si notano una cifra moderna profondamente incisa (0812) e, mezzo metro dopo, la scritta ili meila (SeMB6). SeMB7 (s)ciei il(s)i : lisi rem muoviti (vel decidi?) rivòltati : segui le circostanze (vel persegui l’interesse) A circa 70 cm. dal bordo Nord della roccia (a sinistra rispetto a SeMB6, se si guarda la sommità del masso dal basso) c’è un’iscrizione di cui alcune lettere non hanno una forma evidente (SeMB7-01, -02). Non è chiaro se il primo segno è c (come mi sembra più probabile) o = sc. Mi sembra più plausibile che la prima parola sia ciei piuttosto che sciei. La parola successiva sembrerebbe iniziare con una legatura = il che sarebbe seguita da un segno ambiguo: i piuttosto che si. Dopo due punti presumibilmente divisori, leggo lisi (meno probabile mi sembra cisi) che è seguito da due segni molto incerti: forse r ed una legatura em del tipo . Dunque, potremmo avere lisi rem (SeMB7-02). SeMB8 sive ilsela (supra sive liela?) muoviti bisogna rivoltarsi (supra : muoviti bisogna accorrere?) Questa scritta (SeMB8) si trova presso il bordo vicino alla briglia, scendendo un poco dalla Zona 2 in direzione del rio (vedi SeMB0-04).­­­La lettura sive ilsela non è del tutto certa perché non è chiara la presenza di una legatura il o li di tipo al posto di un semplice l. Inoltre, anche la successiva legatura sembra la modifica di un semplice e. Dunque sive ilsela potrebbe essere la modifica di un precedente sive liela.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) SeMB9 ilie iбil rua (> ili emбi бrua?) / ci vel ic / mame iti · so nella rivolta ardi spacca ( > alla rivolta unisciti, fruiscine?) / muoviti vel colpisci / poténziati vai scuotiti Queste scritte (SeMB9) si trovano nello spigolo Sud-Ovest della sommità e corrono parallele alla briglia (SeMB0-04). La lettura più immediata della prima riga è ilieiбilrua, la cui scansione più plausibile è ilie iбil rua. Tuttavia alcuni tratti sottili sembrano mostrare un tentativo di modifica in ili emбi бrua. Sùbito sotto i- di ilie, più a sinistra, c’è forse una legatura che può valere sia ci sia ic. Nella riga inferiore leggo mame iti · so: un trattino divisorio è posto tra il secondo i e s, in basso.

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3° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLA PARETE 1 DELLA SEGA

Venendo dal ripido sentiero che dalle case della Sega scende verso il rio Ospitale, la Parete 1 è la prima che si incontra. Essa forma un angolo di circa 90° con la Parete 2 (SeP1-P2-P3). Ho suddiviso tale parete in quattro settori delineati da fessure nella superficie rocciosa (SeP1-P2). Il Settore 1 Il Settore 1, il primo a sinistra, è il più ampio dei quattro (SeP1S1-01). Esso misura circa 7 metri di lunghezza, ma soltanto un’area lunga circa 2 metri, quella più vicina al Settore 2, cioè sulla sinistra di chi guarda la parete, risulta iscritta. A destra, l’unica scritta è moderna ed è attribuibile al mugnaio che incise i numeri nei primi decenni del secolo XX: si legge mo1 mo2 con m di tipo mutuato da quello delle scritte antiche. Il Settore 1 è stato suddiviso in quattro zone: Zona A, Zona B, Zona C, Zona D (SeP1S1-02) che a loro volta contengono delle sottozone. La Zona A è divisibile in A1 e A2. La Zona A1 del Settore 1 La Zona A1 del Settore 1 della Parete 1 si estende sopra una cavità causata dal distacco dei blocchi rocciosi sottostanti (SeP1S1-03). La superficie è verticale ed abbastanza liscia, ma soggetta a ricoprirsi rapidamente – almeno in questi anni – di edera e di muschio resistente alle spazzolature. Verso destra e verso l’alto le iscrizioni sono più rade e poi non appaiono più: si può quindi supporre che già 2100 anni fa fosse arduo raggiungere la parte destra della superficie in mancanza di scale a pioli o di impalcature. Il confine sinistro della Zona A e quello fra le due sottozone A1 e A2 è stato da me fissato arbitrariamente, con la scelta di opportune crepe nella superficie (vedi SeP1S1A1-01apo). SeP1S1A1 sisi mei ile / ilia / 446 / i eбle / vai, infiàmmati gèttati, cambia con la rivoluzione / rivòltati / 446 / ui aбsia / lumo(m) + ascia iбle (supra ilie) lumo + ascia / con forza voglia tu slegarti / spacco + ascia ribolli (supra : rivòltati) spacco + ascia / ils esi / luam laevila > lae vilua / 744 asce + scel ivi / rivòltati, pretendi / la liberazione voi dovete spezzare > spezza i viluppi salta su, unisciti cis ol sel se 378 ---- / ----7444 (partim supra umua?) decidi cresci favorisci (te) stesso Le prime lettere in alto a sinistra non sono facilmente visibili. Leggo sisi mei ile con s misto (sovrapposizione di e ) e legature is ( ,male eseguita) e il ( ). Vedi SeP1S1A1-01b. La scritta sottostante ilia non è problematica. Ancora più sotto c’è il numero moderno 446. È possibile che i 4 (aventi la forma ) ed i 7, più frequenti in questa zona che altrove, siano modifiche di precedenti disegni di asce stilizzate. Nella scritta sottostante, dopo l’imperativo i ‘vai’, leggo eбle o eble (gobba superiore del b tracciata molto leggermente?). Più a destra c’è la chiara sequenza uiaбsia, da suddividere in ui aбsia. Nel sottostante lumo(m) ‘spacco’ l’u è tracciato molto leggermente e m finale è ipotizzabile per lo schiacciamento superiore dell’o (SeP1S1A1-02, -01c). Sùbito dopo c’è un’ascia stilizzata. A sinistra di lumo(m) si ha iбle (variante del soprastante eble), ottenuto probabilmente per modifica di un precedente ilie: li ( ) è stato mutato in б ed e in = le (SeP1S1A1-01apo, -01c). Più sotto l’originario laevila è stato trasformato in lae vilua con l’introduzione di un sottile u legato con l’ultimo a (SeP1S1A1-01c, -02). Sotto lae vilua c’è il numero 744 seguito dal disegno di una falce e, ad un livello poco superiore, da un probabile sce. Al di là di un leggero gradino frastagliato, c’è un segno che potrebbe essere sia un l sia un’ascia 14

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) stilizzata. Subito dopo sembra presente una legatura di tipo (SeP1S1A1-03).

= ivi. Dunque, complessivamente leggo scel ivi

Sotto 744 si notano piccole lettere poco incise, ma ancora ben leggibili con l’aiuto di foto ravvicinate. D’altronde in tutta la parte bassa della zona la superficie è più friabile e quindi la profondità dell’incisione è senza dubbio minore che in origine. Leggo ils esi. Più a destra, dopo una composizione con asce a lame accostate contrapposte, leggo luam, con u poco segnato (SeP1S1A1-04) e m formato da due asce contrapposte. Ritengo che luam (acc.) sia l’oggetto di esi ‘esigi, cerca’, sebbene fra le due parole sia stato frapposta la composizione di asce. Più sotto c’è un altro numero, 7444, ma è probabile che si tratti della modifica di un’originaria serie di asce. Nel secondo 4 mi pare evidente il sottostante disegno di due asce con i manici contrapposti e le lame sovrapposte. Forse il 4 finale si sovrappone all’u di un possibile umua. Sotto 7444 c’è una linea di quattro brevi parole in piccole lettere, ma la prima parola, cis, è più distanziata: in effetti non è semanticamente connessa con le altre che mi sembra si possano leggere come ol sel se con legatura = el (SeP1S1A1-05). Al di sotto di questa scritta c’è un altro numero in grosse cifre, 378 (ma l’8 sembra tangente al disegno di un’ascia stilizzata), seguito da altri segni (ombr--?). Pochi altri segni, sparsi qua e là, potrebbero essere schematiche rappresentazioni di falci ed asce.­ La Zona A2 del Settore 1 Nella Zona A2 (vedi SeP1S1-02) appaiono brevi righe ordinatamente disposte una sotto l’altra. Le righe più basse, però, non sono ben percepibili: sono poco marcate, mentre la superficie è più scabrosa e ricoperta da piccole radici, difficili da togliere senza danneggiare la roccia. Inoltre, le scritte non sono ben visibili a causa dell’odierna sconnessa disposizione del terreno sottostante che non permette neppure l’appoggio di una scala. Infine, esse sembrano contenere sovrapposizioni che rendono più difficile la lettura. Nella parte alta una riga (contrassegnata da 1B nella tabella), contenente caratteri molto più piccoli, è stata inserita fra la prima e la seconda, sulla destra. Al di sopra della prima riga si vedono segni che mi sembrano cifre numeriche moderne (SeP1S1A2-01b). In basso la Zona A2 comprende anche l’area sopra lo spigolo sinistro della grande cavità delimitante la parete. Qui la superficie rugosa e screziata rende più difficoltose e incerte le letture. SeP1S1A2 3618 / 1 is siv imi / 1B ilom ila / 2 ilie isi / 3618 / 1 smania scuotiti unisciti / 1B il ciclo volgi / 2 nella rivolta smania 3 cili ilбi\uom (sub civul ili бlimos? et civuli ilumбumos) / 4 бili ersi isa / 5 iliemis / 3 taglia il vincolo (sub : scuotiti nella rivolta combattiamo? et scuotiti ci rivoltiamo) / 4 colpisci lévati con furore / 5 rivoltiamoci! / 6 ilsiem lis / 7 umu bra / 8 sela vel ela / 9 muto stut 6 la rivoluzione segui / 7 ringrazia (vel : insieme loda) / 8 propizia vel spingi / 9 O Troncatore!, colpisci 10 (s)ile ilo / 11 stru\omo(m)? e / 12 uiбiom 10 (spargi la rivolta) nella rivolta mi rivolto / 11 confluisco? vai! / 12 mi agito

Riga 1: la presenza di s in legatura con i iniziale non è certa (SeP1S1A2-01b). In ogni modo il successivo s, ad un intervallo maggiore di quello delle altre lettere, pare l’inizio di un’altra parola. Suddivido sivimi in siv imi per ragioni morfologiche e lessicali. Riga 1B: ilom ila forse su precedente ilsila. Riga 2: ilie isi senza problemi (SeP1S1A2-01). Riga 3: Un originario cili ilбiom (poi corretto in ilбuom mediante una linea curva denotante u in legatura incisa due volte) è stato probabilmente mutato in civul ili бlimos ed in civuli ilumбumos: in cili si è trasformato il in una legatura = ivul (con u interno a v); nella secondo stesura, si è letto la legatura come li e trasformato бi\uom in бlimos (vedi SeP1S1A2-01 anche per le altre modifiche). Riga 4: Il primo lemma è бili (li di tipo ). Poi si susseguono le legature ad a: quindi leggo ersi isa (SeP1S1A2-01).

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= er (o re),

= si e

= is davanti

Adolfo Zavaroni

Riga 5: iliemis (is di tipo ) pare sovrapposto a iliemla (a quasi svanito): vedi SeP1S1A2-02. Riga 6: ilsiem lis : di lis si hanno due versioni sovrapposte, di cui una sembra

(SeP1S1A2-01).

Riga 7: leggo umu bra con mu del tipo (SeP1S1A2-01, -02b). Forse qui umu è un preverbo (‘con-’) piuttosto che un avverbio (‘insieme’); ma il problema maggiore è quello dell’etimologia di bra che conviene distinguere da бra ‘spacca’. Siccome poco sotto è menzionato e forse raffigurato un dio, è possibile che bra derivi dalla radice *gwerH- ‘lodare, ringraziare’ di lat. grātus, osco brateís e βρατωμ, peligno bratom, gall. βρατoυ-. Riga 8: Sembrano presenti quattro segni. Il primo, che cade in un punto in cui la superficie è accidentata, non è distinguibile: potrebbe anche essere una figura, dato che una figura pare abbozzata sotto di esso. Ipotizzando la presenza di un segno grafico, verrebbe da pensare alla sovrapposizione di due diversi s : e . Il secondo segno è incerto: o e o = se col trattino anteriore poco inciso. Seguono l ed a (SeP1S1A2-04). Dunque, avremmo sela o ela. Riga 9: Leggo muto: dopo mu c’è una legatura to di tipo (da non confondere con un б, ciò che d’altra parte non porterebbe a soluzioni lessicali plausibili). Dopo muto sembra esserci un’altra scritta di lettura incerta, presumibilmente stut con legatura st particolare: qui t si eleva su s per imitazione del t legato con o : vedi SeP1S1A2-03. A sinistra di muto sembra delineata la figura a mezzo busto di un uomo con clava a cui potrebbe riferirsi il nome Muto, -ōnis. Considerare muto una 1a sing. di pres. indic. (cfr. 2a sing. pres. imperativo mut) mal si accorderebbe con il successivo stut (2a sing. pres. imperativo). La Zona A2 si prolunga verso il basso e verso sinistra per altri circa 20 cm. con un’appendice delimitata dalla grande cavità sottostante alla zona A. Su una superficie difficile da incidere e screziata sono malamente visibili tre iscrizioni su tre righe diverse che provvisoriamente leggo così: 1) (s)ile ilom ; 2) stru\omo(m)? e ; 3) uiбiom. Nella 1a riga un s iniziale è forse stato aggiunto in un secondo tempo (SeP1S1A2-05). La 2a riga, la cui lettura è molto incerta (SeP1S1A2-06), sembra contenere le varianti stromo(m) e strumo(m). Presso il bordo della superficie si nota un e interpretabile come imperativo (‘vai’). Più facile è la lettura uiбiom della 3a riga. La Zona B del Settore 1 La Zona B è stata delimitata in modo da raggruppare le iscrizioni incise al di sopra dell’area contenente le figure di mani che caratterizzano il Settore 1 (vedi SeP1S1-02). Le scritte non sono disposte su righe ben ordinate, perché gli spazi in cui si poteva incidere sono frammentati da numerose rotture e distacchi della crosta superficiale. Nella tabella che segue ho raggruppato le scritte in uno stesso blocco, seguendo grosso modo un ordine che va da sinistra a destra e dall’alto verso il basso. SeP1S1B ici cudo? sub 66 / 901 picchia batto? sub 66 / 901

бomбi ivi / i / cili бeliom / e imbi ilie ila /

aggrégati? unisciti / vai / taglia la corda / vai, unisciti! nella rivolta rivòltati / ils ilimis / 1898 / mut ulti бivi trae? / liбiemis liarus / ise / 1893 / gira, dobbiamo rivoltarci / 1898 / mozza vèndica colpisci! muoviti? / aderiamo rapidi / infùriati / 1893 / misc / sisti /↑ tlo(m) / 1795 / 2651 ise u\omбrem бiom / mìschiati / sii presente /↑ mi levo / 1795 / 2651 / smania per un esercito umbro /

бur docutrem i supra бurdom rumbi

porta-in-giro l’insegnamento vai supra il gravame spezza ascia + бeбrela partim supra cisi csi? | esila / ilбiom cilom / ascia + si deve tosare partim supra recidi, sega? | si deve esigere / il legaccio taglio / dulбs bas vel bat? / ?] (s)ersiom (supra mesiom? / 265136-- / Scure Morte? (vel uccidi?) vel uccide? / ?] mi sollevo (trancio) (supra : partecipo?) / 265136-- / lils ule ruve supra ulv ru(l)e sv\uodam uli emбila / segui, cresci accorri supra devasta spacca, la propria-comunità accresci bisogna unirsi /

eil\vill\lie\aбilo > 1 e ivil leбilo; 2 e ivil laбilo; 3 eili lileбilo etc.

1 su, compagno! io aderisco; 2 su, compagno! (o: per la compagnia) io mi adopero; 3 agisci! io aderisco

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Nella parte più alta, a sinistra ci sono quattro segni che sembrerebbero formare il numero moderno 1366 con il 3 erroneamente invertito (SeP1S1B-01). Ma in verità il primo segno ha la forma I e il 3 è invertito ( ). Dunque, potremmo leggere ici, con legatura = ci : infatti ici è l’imper. 2a sing. da una base *ic- attestata in altre scritte ed equivalente a quella di lat. īcō ‘colpisco’. In questa prospettiva, i due apparenti 6 potrebbero essere stati sovrapposti a due antichi segni che, stando alle forme rimaste, potrebbero essere stati cu ( ) e d. Dunque, il moderno incisore di numeri potrebbe avere soprascritto 66 su cud, imper. 2a sing. di un verbo equivalente a lat. cūdō. Immediatamente sotto è inciso un altro numero, 901, sulla cui modernità è difficile sollevare dubbi. A destra del 901 leggo бomбi, che potrebbe essere la modifica di un termine difficilmente ricostruibile (SeP1S1B-01). Ancora più a destra, dopo un intervallo di 5-6 lettere, mi sembra sia scritto ivi (con lineetta denotante l’i in legatura poco sopra il tratto orizzontale del = v ; SeP1S1B-01b). Sotto ivi c’è un’asta isolata: i? Sotto 901 ci sono segni scalfiti molto leggermente: forse sono tentativi di scrivere cifre moderne. Sotto бomбi leggo ciliбeliom che ritengo sia da suddividere in cili бeliom. Più a destra, la riga si sdoppia: sopra è scritto chiaramente e imbi; sotto leggo ils ilimis con qualche dubbio: i primi segni, che si trovano in una zona di sfaldatura, risultano poco incisi; le legature li e soprattutto is di ilimis non sono immediatamente evidenti (SeP1S1B-apo). A destra di e imbi si legge bene ilieila, ma non è chiaro se si debba scandire in ilie ila o ili eila (SeP1S1B-01c). Sotto cili бeliom c’è il numero moderno 1898; sotto ils ilimis leggo mut ulti бivi (SeP1S1B-apo, SeP1S1B01d, -01e): mut ulti è la trasformazione di un precedente mut con un t molto più grande di quello tracciato successivamente. A destra di бivi c’è una legatura sovrapposta probabilmente ad una figura umana. Poco sotto mut leggo liбiemis liarus (SeP1S1B-01e). Il secondo i cade in corrispondenza di una crepa, ma è ben visibile. Al contrario, mal visibile è la parte finale arus, la cui esecuzione si trova in un punto accidentato. Più sotto è ben leggibile ise. Più a destra c’è il numero 1893. Ancora più sotto (SeP1S1B-06) leggo misc con qualche riserva: s di is non è ben evidente. Sotto misc è scritto sisti con una legatura si simile alla precedente is ed uno spesso i finale. A destra, ad un’altezza che sta fra quelle di misc e di sisti, pare scritto tlo(m): un incerto e piccolo = tl iniziale è seguito da lo, ma un trattino orizzontale, seppure poco inciso, si vede anche sull’estremità superiore di l (SeP1S1B-01e). Incerta è la presenza di m in legatura con o. A sinistra del gruppo ise / misc / sisti / tlo(m) c’è un altro gruppo di tre sequenze disposte su tre righe che hanno subìto varie modifiche. Le scritte più ricostruibili sono le seguenti: 1) ise u\omбrem бiom; 2) бur docutrem i sovrapposto a бurdom rumbi; 3) бeбrela (parzialmente sovrapposto a cisi csi?) (SeP1S1B-apo). In ise s ha vagamente la forma tozza ed anche il successivo e ha un’asta molto spessa. In u\omбrem бiom alcune lettere non si percepiscono chiaramente perché la superficie è accidentata. Inoltre, le varianti u/o iniziali sembrano ricavate dalle gambe di un m scritto in precedenza e appartenente ad una base emб-. In бur l’u è denotato da una linea che unisce la gobba di б con il punto inferiore di r (SeP1S1B-02). Il rho è tangente al d iniziale che però appartiene ad un’altra parola in quella che sembra la redazione finale. Tutte le lettere sono in legatura, tranne uno spesso i che presumibilmente deve nascondere dei tratti anteriori. Nella scritta rumbi della prima versione b è interno allo m a cui è legato (SeP1S1B-apo, -02). Sotto бur è disegnata un’ascia il cui manico è sovrapposto ad un segno alfabetico che mi pare sia una legatura ci di tipo . Essa costituisce l’inizio di una sequenza di due scritte parzialmente sovrapposte. Quella superiore, che inizia a destra del manico dell’ascia, è formata da lettere più grandi leggibili come бeбrela (SeP1S1B-apo, -02). La sequenza inferiore, che inizia con ci ed è parzialmente nascosta da бeбrela, potrebbe essere cisi csi. Più a destra, entro una sbrecciatura della superficie, è scritto esila (SeP1S1B-02c). Tornando a destra, sotto sisti, c’è un gruppo di tre righe. La prima, che piega verso il basso, è leggibile come ilбiom cilom (piccolo c eseguito due volte: vedi SeP1S1B-02b). Nella 2a riga la legatura iniziale dul non è evidente, ma mi sembra certa. Leggo dulб(u)s (molto dubbia la presenza di una linea denotante u in legatura fra б e s). Dopo il sigma a croce c’è un groviglio di tratti: forse una figura antropomorfica con ascia è combinata con lettere in legatura che potrebbero costituire la scritta bas ‘morte’ o bat ‘uccide’ (SeP1S1B-03): il tutto è

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molto incerto. Nella terza riga la sequenza ersiom o resiom potrebbe essere preceduta da un s inciso in un punto molto accidentato e d’altronde er sembra sovrapposto su un precedente me. Dunque, propendo per leggere sersiom (sopra mesiom?). Tornando nella parte sinistra della Zona B, si nota una serie di cifre (265136--), dopo la quale, su uno strato superficiale rialzato, c’è una sequenza di segni abbastanza lunga. La parte finale è facilmente leggibile come uli emбila (ul di tipo ; per emбila vedi SeP1S1B-05), mentre quella iniziale è molto problematica. Davanti a uli c’è un grande a che a ben vedere fa parte di un gruppo = dam (SeP1S1B-04). Tale gruppo è preceduto da un s “a freccia” e legato con esso tramite un v ( ) le cui aste sono connesse una allo s, l’altra all’a. Il v, però, sottende un arco di cerchio denotante u che parte dall’asta dello s e termina contro un piccolo o. In conclusione leggo sv\uodam, che sarebbe l’oggetto di uli. Sembra che l’a di sv\uodam sia stato trasformato in un antropomorfo, come è accaduto ad altri a. Davanti a sv\uodam ci sono altri segni resi incerti da alcune modifiche: partendo dall’inizio, leggo (SeP1S1B-04): 1) lils (legature

= li e

= ls; SeP1S1B-07).

2) ul(e) e ulv ( con piccolo v sopra l’orizzontale di l e interferente con i probabili trattini di e legato con l), imperativi di due diversi verbi che anche in altre scritte sono contemporaneamente presenti per alludere all’opposizione “accrescere” / “distruggere” (SeP1S1B-04). Il v, poco inciso, si sovrapporrebbe parzialmente ad un più grande б o b che costituirebbe l’iniziale di una parola successiva – (b\б)ruve – alternantesi con: 3) rule (con incerto

= le) o ruve (con incerto

= ve, essendo v poco inciso).

Appena al di sopra della mano più alta – e quindi appena sopra il confine fra Zona A e Zona B (SeP1S1B-08), c’è una sequenza le cui lettere sono ben comprensibili, ma che presenta sovrapposizioni in tre posti: la trascrivo come eil\vill\lie\aбilo, indicando con l\v, l\li, e\a le relative sovrapposizioni: quindi possiamo suddividere la sequenza in lemmi diversi ed ipotizzare diverse letture. Mi sembra che le tre seguenti letture siano state effettivamente deliberate da chi scrisse la prima versione e da chi successivamente la ritoccò: 1) e ivil leбilo; 2) e ivil laбilo; 3 eili lileбilo. In teoria sono possibili altre suddivisioni (eil ili leбilo, eil ili leб ilo, e ilili leбilo ecc.). La Zona C del Settore 1 La Zona C del Settore 1 comprende il disegno di quattro mani e le scritte che le affiancano ed attraversano. Molte di tali iscrizioni sono di difficile lettura, ma le ultime foto, aventi una maggiore risoluzione e mirate su poche lettere per volta, hanno permesso di raggiungere risultati che, con mio dispiacere, non potei conseguire in occasione della prima pubblicazione. Ho suddiviso la zona in due parti, C1 e C2, per potere raggruppare meglio le iscrizioni (vedi SeP1S1C, SeP1S1C-apo). La sottozona C1 comprende le scritte a sinistra di una linea di frattura che passa obliquamente fra le due mani disposte verticalmente e poi scende, lasciando a destra la mano disposta orizzontalmente. SeP1S1C1 armis ruvi is? viбom scolom / ide\om /↑ strenuitas / ureua / con le armi accorri infuria? mi agito balzo? / mi accresco /↑ valore / sollévati? / samumis svuom / ascia / sec vel sce? | steбe leбe ili lio / uniamoci ai propri / ascia / recidi? | assicùrati aderisci alla rivolta corro / бise stlemбur ilemos? /↓ et ilsom /↑ semбli sieme iбul leбur ei / lègati (come) duro rivoluzionario? /↓ e alla rivolta /↑ assòciati all’unione infiàmmati come aderente vai / o asce + бoбa mot / luo /↑ бidi (> бid) бauб \ mul / a Spaccatore + asce, antropomorfi? mozza! / libero / fendi ( > fendi) /↑ Picchiatore\rice? mozza! / ripsa + mano /↑ 5368 /↓ bauбa (sub bamбa?) / ultos / ulбos strappa + mano /↑5368 /↓ Picchiatrice? (sub : Accrescitrice?) / vendetta? / crescita

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) In alto a sinistra c’è un termine con una complessa legatura che si può leggere come armis (s in sovrapposizione sulla seconda gamba di m che coincide anche con l’asta di i). I termini successivi, che hanno subìto un pesante rifacimento, ammettono la lettura ruvi is? viбom scolom. Siccome una descrizione delle complesse legature non sarebbe facile da seguire, rimando direttamente alla foto SeP1S1C1-01. Sotto scolom (dove si ha = col) è incisa una breve parola con varianti sovrapposte nel finale: ide\om. A destra della prima mano verticale (vedi SeP1S1B-08) leggo strenuitas (legatura iniziale stre per sovrapposizione delle quattro lettere; tentativi mal riusciti di legare n con un u eseguito più volte; s finale legato con a al di sopra di una lacuna). Dentro la prima mano è incisa la scritta ureua ( = ure: SeP1S1C1-03): le lettere finali ua si sovrappongono ad un più grande u che è l’iniziale di una scritta ureua con legature diverse. La riga sotto armis ruvi is è di difficile lettura a causa dei rifacimenti. La scritta finale sembra essere samumis svuom (vedi SeP1S1C1-02 per le legature). L’iniziale sam è inciso entro una sfaldatura artificiale che ha la forma di un a sinuoso. Sul bordo di una successiva sfaldatura è segnato un s addossato ad un v di tipo (eseguito in più tentativi) seguito da un piccolo e lieve u di tipo e dalla legatura om. Dopo la sfaldatura ci sono segni di natura incerta: mi è difficile dire se si tratta di simboli antichi (teste e asce) o numeri moderni. A destra di essi la superficie presenta di nuovo una sfaldatura. Fra l’orlo della sfaldatura e il bordo sinistro della mano, all’altezza del polso, c’è una presumibile legatura sovrastata da quella che sembra un’ascia schematica. La possibile legatura ( ) varrebbe sec piuttosto che sce. Dopo la linea di contorno della mano inizia la sequenza successiva steбe leбe ili lio (-lio oltre la linea di demarcazione delle zone C1 e C2). Per le legature vedi SeP1S1C1-04. Difficoltosa è pure la lettura della scritta sotto samumis svuom a causa dei numerosi rifacimenti. La riga inizia con il segno = iб o бi, che pare seguito da se : dunque, бise (SeP1S1C1-05b). La seconda parola della versione definitiva sembra essere stlemбur con legatura = tlemб. Poi la riga si sdoppia in due sequenze di piccole lettere di difficile lettura: nella riga superiore si può leggere ilemos, nell’inferiore et ilsom (vedi SeP1S1C1-05). Poi si ha di nuovo un’unica riga che continua con le parole semбli sieme (in sieme si hanno due versioni di s- iniziale: un piccolo e un ; anche l’i è duplice: un piccolo i ne segue un altro tangente a ) e poi iбul con una strana legatura iбu ( ). La parola successiva leбur termina contro la lama di un’ascia stilizzata oltre la quale si ha ei. Nella riga sotto ise stlemбur leggo бoбa mot. Le lettere sono più incise rispetto al groviglio di segni circostanti costituiti da asce (L) e roncole (ȷ) stilizzate. Forse dopo l’a è disegnato anche un antropomorfo. Tra i segni esistenti dopo mot è possibile enucleare бidi con legature e ; ma siccome la pancia di è seminascosta dal contorno di un dito della mano orizzontale disegnata in questo punto, da cui emerge solo l’asta verticale percepibile come i, si è inciso a destra un d per avere бid, forma abbreviata dell’imperativo бidi. Più sotto, attraversata dal contorno di un altro dito, c’è una scritta leggibile come luo, il cui l è sul prolungamento verso il basso dell’asta del t di mot. Immediatamente a destra di бid si può leggere la scritta бauбo mul che pare essere la modifica di segni preesistenti: mul è scritto in piccole lettere e la prima gamba dello m coincide con la parte alta dell’asta di б (SeP1S1C1-05c). A destra di luo e sotto бauбo mul sembra presente il numero 5368, per scrivere il quale sono stati almeno in parte utilizzati segni preesistenti. Davanti alla mano menzionata sopra inizia la scritta ripsa (-sa interferisce con un dito: vedi (SeP1S1C1-06). Dopo ripsa, dentro la mano, si notano molti segni, spesso intersecanti, di natura dubbia. Appena sopra il bordo inferiore della mano è scritta una parola che inizia con ba : sembra che un originario bauбa sia stato trasformato in bamбa (SeP1S1C1-05d). Sotto la mano è probabilmente scritto ultos (con legature = ult e = os) davanti ad un guerriero armato di ascia e di scudo rettangolare. Sotto ultos è leggibile ulбos (SeP1S1C1-07). Sul fondo della zona, a destra, è scritto il numero 324.

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SeP1S1C2 eis ivisus sel / stoute slem imla (supra sli plila et slipimla?) / o dio le unioni favorisci / batti? alla strage unisciti (supra uccidi si deve completare et dobbiamo estenuare?) / 1093 1990 (< mos mosomus?) / rua / iбul / ula / 1093 1990 (< partecipa partecipiamo?) / spacca / ardi / cresci lume (supra lue) resa(s?) 1 / auma emur | istre | semuo res / rompi (supra lìberati [etc.]) sollévati 1 / il presagio è preso | al pubblico | unisco i beni / mut imli liam /

tronca unisciti alla corrente / ilsi semumis (supra iliemis?) tlunit bat (partim sub ostrat) mut(et?) + antropomorfo alla rivolta ci uniamo (supra ci rivoltiamo?) sopprime uccide (partim sub arde) mozza + antropomorfo stut? ilsi бute? tlunumis /↑ cus | | ↓ ursia umli batti? con la rivolta abbatti? leviamo! /↑ bada? | | alle sollevazioni unisciti rettangolo rigato tumuate ui бruti tumumus / + rettangolo rigato inorgoglitevi della forza lieti, ingrossiamoci ilбumla umбivila / laбmula / ci si deve vincolare, vi dovete associare / adòperati / cumбilom ilom supra ciom itilom ilom / mi applico alla rivoluzione (supra : mi muovo il cammino inverto) cumбili (supra cumбil simiem et imbe similus?) rua ilбam / ime urtis + 240 adòprati (supra adòprati per l’unione et unisciti ai compagni?) rompi il legaccio / unisciti agli insorti + 240

In eis ivisus sel i dubbi epigrafici riguardano i segni finali. L’ultimo sembra essere una legatura el (SeP1S1C2-01) che dapprima seguiva un s “a croce” per formare sel; poi s fu usato come lettera finale del termine precedente e un piccolo s del tipo ∫ fu accostato alla parte superiore di el. In ivisus il trattino denotante i in legatura sull’asta del v si vede poco, mentre il rozzo primo s (del tipo ) sembra escogitato per cancellare segni preesistenti. La terminazione finale -us ha la forma . In stoute (SeP1S1C2-01) il primo segno sarebbe una legatura st ( ), ma il t “a bandiera” è stato eseguito anche più su, innestato sulla stessa asta. L’u è un tratto curvo che unisce tale legatura con la successiva te ( ), ma davanti all’u sembra inserito un o. La sequenza successiva pare sia stata trasformata da sli plila in slipimla e poi in sliem imla (sl di tipo ; ie per trasformazione del precedente i in ; iml di tipo : vedi SeP1S1C2-01). Tra stoute e la mano verticale sottostante c’è il numero 1093 a destra del quale un altro numero, 1990, potrebbe essere stato soprascritto su lettere antiche leggibili come mos mosomus (SeP1S1C2-02, -03). Sotto il 1093 si può leggere rua, in parziale interferenza col profilo di due dita. Sotto mos mosomus è scritto iбul e, più giù, ula (SeP1S1C2-02). Sotto rua leggo lume, che però sembra la modifica di un originario lue più consono alla combinazione con il successivo resa (o resas: il tratto orizzontale di a è prolungato verso destra, ciò che può fare pensare ad una legatura = as ; vedi SeP1S1C2-05). Più a destra sembra esserci il numero moderno 1. Molto problematica è la lettura della riga sottostante a causa dei numerosi rifacimenti. L’ultima redazione sembra essere: auma emur | istre | semuo res (SeP1S1C2-06). Ritengo molto probabile la lettura istre (legatura = stre) entro il contorno del polso della mano. A causa delle cancellazioni dovute alle numerose modifiche, le letture più incerte sono quelle di emur e semuo. Di semuo res sono visibili due redazioni: semuo res (con grande o e legatura re) e semuo res (con piccolo o e r a se stante). Lo -s finale di res è stato eseguito due volte ed una delle redazioni ha un’eccezionale sinuosità (S). Sotto il presumibile auma leggo mut: mu legato con t è eseguito due volte e si presenta come una legatura = iml. Il successivo liam non presenta difficoltà di lettura.

. In imli si ha

La riga sottostante mostra segni di modifiche: sembra che un originario iliemis (con m a tre gambe) sia stato trasformato in ilsi semumis con l’aggiunta di un piccolo s “a croce” sul tratto orizzontale di l e di un secondo s in associazione con e. La parola successiva sembra essere tlunit. Il tratto denotante t nella legatura tl è stato eseguito in modi diversi e poi la legatura stessa tl ( ) è stata replicata in piccola dimensione; ma questo segno 20

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) può simbolizzare anche due asce con manici sovrapposti, dato che un’altra coppia di piccole asce è incisa immediatamente sopra. La parte finale -nit del possibile tlunit interferisce con una grande legatura = os (vedi SeP1S1C2-04, -06) che costituisce l’inizio di un verbo ostrat. D’altronde la legatura tr di ostrat sembrerebbe sovrapposta al b di un precedente bat. Più a destra è sufficientemente evidente la presenza di una legatura mut che forse è seguita da una legatura et parzialmente sovrapposta alla parte inferiore di una figura antropomorfica che brandisce un’ascia (SeP1S1C2-04, -07). Si può leggere mutet, in analogia col fatto che anche le parole che precedono sono dei verbi in 3a sing. Le 3e persone indicherebbro azioni del dio rappresentato dalla figura antropomorfica. Sotto ilsi semumos c’è una scritta con caratteri molto piccoli che leggo come ilsi бute. Davanti ad essa c’è un gruppo di segni altrettanto piccoli: forse si tratta di una legatura multipla che può essere sciolta come stut (vedi SeP1S1C2-06). ilsi è formato da una legatura il e da un gruppo si che si può considerare l’accostamento dei due segni ( ) piuttosto che una legatura. Dopo un sicuro бu c’è un segno che mi pare avere la forma = te. Questa scritta è appoggiata su un rettangolo rigato che a mio avviso simbolizza l’unione auspicata dalla scritta sottostante ilбumla. Presso lo spigolo alto destro del rettangolo si notano piccoli segni che mi pare simbolizzino asce; lì inizia una scritta, leggibile come tlunumis, che inclina verso il netto disegno di una mano disposta orizzontalmente. Al di sopra di tlunumis c’è un gruppo di segni che interpreto come cus, immediatamente seguito da un s di forma diversa (SeP1S1C2-06). Più a destra, oltre il primo dito della mano orizzontale, c’è una scritta di non facile lettura. Per mezzo di macrofoto leggo ursia umli: mi sembra che s sia segnato in due modi nella legatura urs ( ): vedi SeP1S1C2-08. Sotto il bordo superiore della mano inizia una scritta con qualche problema di lettura. Ritengo che la prima parola, contenuta dentro la mano, sia tumuate (SeP1S1C2-06). Appena fuori della mano si nota un piccolo segno verticale su cui pare innestarsi un tratto curvo: leggo = ui. Di dimensioni maggiori sono le lettere successive che leggo come бruti ( = бr ; u come linea di collegamento mal tratteggiata; legatura = ti) tumumus (SeP1S1C2-9). Sotto il rettangolo rigato è scritto ilбumla, con u replicato sulla gobba del б. L’a finale è ad un livello inferiore, perché è in comune con la parola sottostante. Dopo a si ha umбivila: le prime lettere umб sono dentro la mano orizzontale. Dopo il б c’è un gruppo = -ivi-. Sotto umбivila leggo lamбula, con mбu denotato da ilбumla.

. L’a finale si sovrappone con quello del soprastante

Sotto lamбula c’è un’altra scritta con sovrapposizioni che rendono incerta la lettura. Forse cumбilom ( = cu) ilom è stato soprascritto su un precedente ciom itilom ilom: vedi SeP1S1C2-10 e anche SeP1S1C2-11 per i segni finali. Le sovrapposizioni sono ancora più numerose nella riga sottostante, dove la lettura è molto più incerta: a causa delle numerose cancellazioni le versioni più tarde sono state grattate su una superficie resistente ad ulteriori incisioni. Ecco alcune possibili letture: 1) sci cumбilimi\us rua ilбam; 2) cumбil ( = cu) simiem etc.; i\umбe similus etc. Nella seconda parte della scritta rua potrebbe sovrapporsi con strumam e ilбam con liбa(m). Tutto molto incerto (SeP1S1C2-10, -12). L’ultima riga inizia con ime urtis (SeP1S1C2-13). Seguono le apparenti cifre moderne 240 (il 4 avrebbe la forma ), forse sovrascritte sull’antico disegno di una falce e sulle lettere ur (piuttosto che uo). La Zona D del Settore 1 La Zona D del Settore 1 è costituita da un pannello che si estende sotto la Zona C fino al livello di calpestìo (SeP1S1D). La sua altezza massima è di circa 1 metro. A sinistra la Zona D è delimitata da una spaccatura che divide il Settore 1 dal Settore 2; a destra essa degrada, con una superficie sempre più accidentata, friabile e sempre meno idonea alle incisioni, verso la grande cavità che sta sotto la Zona A. Quindi la maggior parte delle iscrizioni inizia presso il bordo sinistro ed è costituita da brevi sequenze disposte abbastanza ordinatamente una sotto l’altra (Sottozona D1: vedi SeP1S1D1-00apo). Tali sequenze sono fra le più leggibili della Sega,

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Adolfo Zavaroni

sebbene anche qui alcune righe presentino sovrapposizioni che possono causare letture erronee. Nella parte destra (Sottozona D2: vedi SeP1S1D2) le scritte, meno frequenti, sono disposte con minore ordine e la loro lettura è resa più difficile dalle cattive condizioni della superficie. SeP1S1D1 (< Sega 21) 1 rila / 2 ersil rila / 3 cil rila / 4 ilibmila / 5 cil rila (sub rula) / 1 corri / 2 àlzati corri / 3 spezza il corso! / 4 ci si deve federare / 5 spezza il corso (sub : stacca) 6 semumla sub siemo mua et umбem umua / 7 embo / 8 iti ersi

/

6 ci si deve associare sub il legaccio spezza! et alla lega unisciti / 7 mi unisco / 8 vai, sollèvati

9 ilsi sisi ilie use sili /

9 nella rivolta mettiti nella rivoluzione con ardore gèttati / 10 silo / 11 saniom / 12 csi rila / 13 umua?/ 8960? 10 spargo / 11 sangue / 12 spezza il corso / 13 unisciti? / 8960?

Riga 1: la presenza di crepe rende problematica la lettura della prima lettera, ma le macrofoto mostrano che si tratta di un r del tipo D. Dunque, abbiamo rila (SeP1S1D1-01). Riga 2: L’inizio è problematico: ritengo che una mal delineata legatura er ( ) preceda un s “a freccia” ed una legatura il ( ): avremmo ersil (SeP1S1D1-01). Anche l’iniziale della parola successiva rila non è del tutto chiara, sebbene con luce radente r sembri il segno più probabile. Righe 3, 4 e 5: letture semplici: cil rila / ilibmila / ancora cil rula che pare modificare un precedente cil rila (SeP1S1D1-02; SeP1S1D0-apo). Riga 6: la scritta siemo mua sembra sovrapposta a precedenti versioni leggibili come semumla e umбem umua. Il grande s “a croce” iniziale è ribadito da un piccolo s del tipo . Nella modifica da semumla a siemo un i alto come lo s “a croce” è stato aggiunto in corrispondenza di una fenditura della superficie, ma è ugualmente ben visibile. Per i tratti di umбem umua vedi SeP1S1D1-03. Riga 7: probabilmente inserita, con caratteri piccoli e poco incisi, quando la Riga 8 era già stata scritta. È leggibile embo, forse sovrascritto su un diverso termine. Riga 8: due brevi parole separate da uno spazio: iti ( = it) e ersi ( = rs) (SeP1S1D1-04 e -05). Riga 9: le primi due parole sono bene leggibili come ilsi sisi (due s “a freccia”). Poi l’iscrizione piega verso il basso ad arco di cerchio e assume un andamento verticale (SeP1S1D1-06, -07). Leggo la 3a parola come ilie (il di tipo ), ma le lettere e soprattutto l’e, a cavallo di un orlo di sfaldamento, non sono di facile lettura. La 4a parola, in caratteri più piccoli, è use (vedi SeP1S1D1-07). Infine leggo sili (grande s con curvature molto ampie; li del tipo ). Un poco più a destra, al livello del primo v, c’è un a apparentemente isolato; ma probabilmente una o due lettere sono andate perdute nella sfaldatura davanti ad a. Riga 10: silo (SeP1S1D1-09). Riga 11: Dopo la legatura san ( ) vedo un i ed una legatura om (SeP1S1D1-09): dunque, saniom, che suppongo sia l’oggetto di silo. Riga 12: csi rila (SeP1S1D1-08, -09). Riga 13: sotto csi è forse stato scritto umua (più di una redazione). Ancora più sotto, dove la superficie è particolarmente accidentata e aspra, vi sono altri segni che sembrebbero cifre moderne (8960?), forse ricavate da simboli coevi alle scritte (teste mozzate?). Sopra le due ultime cifre potrebbe essere scritto di nuovo umua. Altri segni sembrano incisi nel breve spazio che intercorre fra i numeri ed il suolo. SeP1S1D2 (< Sega 21 A) sise sivi / ilsi / is /↑ umбi / umбres / 2157 / spargi agita / rivolt... / smania unisciti agli Umbri / 2157 / sua / umбo / i(s?) / lostra i propri beni / unisco / vai (smania?)/ rifletti?

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mam ilsiam lis potenzia la rivoluzione, perseguila sili бua / sci ruva diffondi ingrossa / decidi corri

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Nella Sottozona D2, in alto a destra, all’altezza della 3a riga di D1, leggo sise (legatura = is ; vedi SeP1S1D100apo). Una seconda parola è di lettura più incerta a causa del cattivo stato della superficie: leggo sivi (s in legatura è poco visibile; v è del tipo : vedi SeP1S1D2-01). Più sotto, al livello di ilibmila (parte sinistra), è ben leggibile ilsi, dopo cui si notano i tratti debolmente incisi di una parola ricostruibile come umбi. La riga sotto ilsi inizia con un segno poco discernibile, forse = is. Esso costituisce un lemma, dato che è separato da un intervallo di una o due lettere dal segno successivo. Poi si legge umбres (legatura um del tipo ; s finale “a freccia” mal delineato: SeP1S1D2-02, -03) che pare essere un accusativo retto da umбi. Più sotto c’è il numero 2157 (SeP1S1D2-03). A sinistra del numero 2157 inizia un’iscrizione disposta su una riga verticale (SeP1S1D2-03), con le lettere ruotate di 90° rispetto alle precedenti. Si legge mam ilsiam lis, con qualche problema per il secondo e terzo m la cui parte superiore è malamente incisa nella sfaldatura che delimita la striscia rocciosa a destra. Su un pannello più a destra rispetto a quello sopra menzionato ci sono scritte disposte su quattro brevi righe (SeP1S1D2-04). Nella riga superiore si ha sua con s “a croce” e consueta legatura ua. Nella 2a riga leggo umбo, con piccolo e poco inciso o finale. La 3a riga è costituita soltanto da i o da is (imperativi: ‘vai!’ o ‘infùriati’). Nell’ultima riga è ricostruibile lostra ( = str). Ancòra più a destra la superficie è molto accidentata e sfaldabile, ma si notano ugualmente alcuni piccoli segni grafici (SeP1S1D2-05). Una scritta all’altezza del menzionato sua è leggibile, con qualche dubbio, come sili бua, con legature consuete. Nella riga sottostante vedo una legatura sc seguita da un i (sci). Poi è possibile la presenza di ruva, in cui la linea di congiunzione denotante u sarebbe scalfita molto leggermente. L’a si sovrappone forse alla testa di un possibile antropomorfo lievemente grattato sulla superficie scabrosa presso lo spigolo destro inferiore della zona. Il Settore 2 Il Settore 2 della Parete 1, grosso modo rettangolare, è alto circa 230 cm. e largo alla base circa 170 cm. Esso è diviso in due parti disuguali da una linea di frattura – intesa come linea di delimitazione anche dagli antichi incisori – che parte circa 45 cm. sotto lo spigolo alto sinistro e arriva fino al suolo, poco oltre il punto medio della base. Quindi la Zona B, a sinistra, ha la forma di un triangolo acuto. Come si può vedere in SeP1S2, la Zona A, molto ampia e fittamente iscritta, è stata divisa in cinque sottozone: A1, A2, A3, A4, A5. La Zona B è stata divisa in due sottozone B1 e B2. La Zona A del Settore 2 SeP1S2A1 umбam seli | sce vel sec + falci + deres бi : aue tuti Mars ulua /↓ rama la lega propizia | decidi vel taglia + falci + o Tagliente, tronca! favorisci picchia, Marte, distruggi /↓ sostieni umбem selam (sub ulom esela) /↓ imбi imбuo / la lega propizierò (sub : la crescita si deve cercare) ↓ associati; mi associo tli vilumбem (supra tlunuli ilбem) бilai + faccia? punta+ascia = il+amo > ilamo i / siemo lae léva il viluppo (supra : togli il vincolo) voglia tu spezzare + faccia? ... rivoluzionario vai! / il vincolo spacca ruv umбa (supra ruvi semue) isa / ↑ ilбuo\em liv (et al.?)

accorri, assòciati (supra : accorri, unisciti) con furore /↑ il legaccio sciogli (et al.?)

ive ivi (supra emбe?) umbi emбe mu\oti mut mu\oti /↓ mu\oti lae (sub ulae) sisi

alla lega (supra : unisciti?) lègati, assòciati; tronca tronca tronca /↓ tronca spacca (sub : voglia tu crescere) getta(ti)

Nella riga più alta, in umбam, u è apposto in legatura sia davanti sia dentro m ( = um : vedi SeP1S2A1-01). Dopo un chiaro seli, si nota un sigma a “croce” seguito da un segno che sembra formato da un e e da un c sovrapposti: dunque, avremmo sec o piuttosto sce. Dopo il disegno di due piccole falci con le lame ricurve tangenti, una delle quali capovolta, si legge deres con difficoltà: superiormente ed a sinistra la scritta è contornata da un’ascia stilizzata (─┐). Segue un grande б sull’asta del quale c’è un trattino orizzontale che può denotare un i in legatura. Dopo il trattino si notano due punti (:) che probabilmente marcano la separazione 23

Adolfo Zavaroni

dei lemmi: quindi stacco бi dalla sequenza successiva che leggo come aue tuti Mars. In verità la lettura di Mars non è agevole, perché le lettere sono male incise (o forse modifiche di lettere preesistenti), difformi per profondità e grandezza, e male allineate, sebbene tangenti l’una all’altra (SeP1S2A1-02, -02b). Sotto m di Mars è raffigurata una grossa e rozza punta (di lancia?) con la cuspide rivolta verso il basso. A destra di essa è disegnata un’ascia altrettanto rozza, con la lama rivolta verso l’alto. A destra della lama, in grandi lettere, è scritto rama. Nella 2a riga, che ha subìto pesanti rifacimenti, all’inizio è possibile ricostruire sia umбem selam sia ul(u)om esela (SeP1S2A1-01). Le lettere sono grandi con solchi spessi, evidentemente per cancellare precedenti scritte. In umбem la pancia del б sarebbe denotata da un solco sottile. Più evidente è l’o del sovrapposto ul(u)om, in cui, però, l è supponibile più che visibile, in una legatura ul ( ) sovrapposta ad um. Come spesso avviene, le legature sono disposte in modo da poter leggere nello stesso tempo ulom ‘crescita’ e uluom ‘distruzione’. In selam i solchi di m racchiuderebbero l’a come in umбam della riga superiore. Sotto -la di esela inizia una sequenza con sovrapposizioni: una delle letture possibili è imбumus бuomus: tale scritta pare sovrapposta ad imбi umбuo (SeP1S2A1-02c, -01). Anche l’inizio della 3a riga ha subìto modifiche che compromettono la comprensione delle varie versioni. Mi pare che con il rifacimento finale si volesse ottenere tli vilumбem e che una delle versioni precedenti fosse tlunuli ilбem. L’iniziale tl sembra rifatto più a sinistra rispetto ad una versione preesistente, mentre il successivo i di tli ha un grande spessore per cancellare dei segni incisi in un primo tempo. In tlunuli, oltre alla legatura unu, si ha = li. Dopo -бem si può leggere бiai mutato nel sinonimo бilai (SeP1S2A1-01, -02c). Dopo бilai appare un’incisione rettangolare che mi sembra figurativa e non alfabetica (un ridondante manico aggiunto all’ascia tangente alla scritta deres). Più a destra, un rilievo nella superficie è forse stato intenzionalmente sagomato secondo il profilo di una faccia umana con tratti lupeschi. Una linea curva, che mi pare simbolizzi la lama di una falce, termina in corrispondenza dell’occhio. Dopo alcuni segni, che forse sono piccole falci e asce stilizzate, e dopo la grande punta e la grande ascia menzionate sopra si nota una legatura formata da un grande a e da un m seguito dalle lettere o ed i. Siccome amoi sarebbe un termine molto problematico dal punto di vista lessicale e grammaticale, mi pare possibile che la grande punta e la grande ascia sul piano alfabetico fungano da iniziale il di una parola ilamo, variante di ilemo e *ilamos (gen. pl. ilamom), significante ‘rivoluzionario’. Il successivo i sarebbe un imperativo: confronta ie ilemo in TaAR1Z3. Sotto ilamo c’è la scritta siemo lae con l’a sopraelevato, probabilmente aggiunto durante la modifica di una scritta precedente. Davanti a siemo è disegnata una roncola. La 4a riga inizia con grandi caratteri, il cui spessore è dovuto alla necessità di inglobare le lettere precedentemente incise. Leggo ruv ( = uv) e poi, in una cavità causata dalle cancellature, umбa in possibile sovrapposizione con semue. Dopo umбa è scritto isa, in lettere piccole, ma chiare. Appena sopra la pancia del б e l’a di umбa inizia una sequenza con sovrapposizioni, fra cui è enucleabile la formula ilбuo\em liv (vedi SeP1S2A1-02). Anche la 5a riga inizia con una sequenza rifatta più volte, l’ultima delle quali ha tratti molto spessi per cancellare le precedenti redazioni. Leggo ive ivi, ma ivi è certamente in sovrapposizione con emбe. Più chiara è la sequenza successiva che trascrivo come umbi emбe: nel rifacimento l’incisore non ha potuto cancellare completamente il b di una versione precedente, divenuto pleonastico a causa della presenza di б, che a sua volta modifica una legatura precedente (il ?). Dopo emбe c’è la scritta mu\oti: una linea leggermente curva sotto m potrebbe denotare sia u sia o, mentre a destra lo stesso m è unito a ti con una linea curva più stretta denotante u. Poi segue un chiaro = mut. Male eseguiti sono altri due mu\oti (con compresenza di o ed u): uno, più a destra, è davanti alla roncola che a sua volta precede siemo lae; l’altro è immediatamente sotto e precede (u) lae sisi: un preesistente lae ha subìto una modifica mediante un piccolo u inserito in legatura con l in modo da formare l’opposizione semantica ulae ‘voglia tu accrescere’ / lae ‘spacca’.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) SeP1S2A2 1 uleiam selamus? (sub sela semuam?) livi ilbem lae mue stream? neri ileli (> siveli) /

la crescita propiziamo? (sub : favorisci l’unione?) sciogli il legaccio, spacca, tronca il laccio? i valorosi si devono rivoltare (> agitare) / 2 semue + catena + mot ilбuam tluno semбar ↑ liv ilбem rad + catena / unisciti + catena + tronca; il legaccio levo; compagno ↑ sciogli il vincolo cancella + catena / 3 tlunom (supra ulvom) tlese semбanus semuatos (supra semulos et semuamos?) ilemбem /↑ (mi) levo (supra : distruggo) sostieni i compagni uniti (supra : i [tuoi]simili? et ci uniamo?) (al)l’associazione /↑

semu ersi /

insieme sollévati 4 sivumus (sub svilomus et supra svemбi?) semua sva\om ersi mori ulai lumai /↑ ci agitiamo (sub : voltiamo et supra spargi?) unisciti ai\l propri\io; sorgi muori voglia tu crescere (e) spezzare /↑ umua (supra semua) emбa /↓ moriant (supra morituri) inermus /↓ uemбe unisciti (supra: assòciati) congiungiti /↓ moriranno (supra : saranno morti) i disarmati /↓ scuotiti 5 testa + resomus? mamumus? tumua?? / 6 steбi\o stremбe mut? (supra бua?) 5 testa + sorgiamo? ci potenziamo? cresci?? / 6 rinsàlda(ti)\o irrobustisciti tronca? (supra : ingrossa?) 7 semumus semuam umua\mus | ersil · ersi (sub ersi) / ci uniamo all’Unione ci leghiamo | àlzati vai sorgi (sub sorgi) / lostre vitalios > ul uostre vitaliom / pensa ai federati > potenzia col vostro (bene)? quello-degli-associati / scero (supra dero) | strabonem dere supra drumbos dulbe / rompo (supra spacco) | Strabone (ogg.) (tu) spezza supra Drumbos (sogg.) spacca! / tondumus / stream /↑ der? | | drumb[s] // semua ... umua recidiamo / il laccio? /↑ taglia? || Drumbos // unisciti ... légati sopra e dentro la mano di sinistra:

sotto la mano di sinistra:

samul rama / samumus umue / uli semua / sa\emumus /

compagno, resisti / ci uniamo alla lega / raffòrza(ti) (con) l’unione / ci uniamo /

[drumb(s)] dulbavit ( > dulbat sevit]) iv estrom) / ulve mua

Drumbos ha abbattuto ( id. [abbatte si agita] unisciti al popolo / distruggi tronca rado / tumeom / same samuo / ame / li? / lai romam le due mani: rado / mi gonfio / insieme mi unisco / insieme? / estingui? / straccia Roma uemбumus? (supra tumumus et umбumus?) / e svis sila / ili semбom /--- scimus ci scuotiamo? / (supra cresciamo et ci leghiamo?) / a-vantaggio-dei propri gèttati / alla rivolta mi associo / --- tagliamo (> decidiamo)

nella mano di destra e fra

La 1a riga della Zona A2 (vedi SeP1S2A2) inizia con uno spazio in cui lo strato superficiale è stato staccato, forse per cancellare lettere incise in precedenza. In tale spazio sono state grattate varie sequenze sovrapposte. Mi sembra che si possano ricostruire le formule uleiam selamus e sela semuam. Successivamente si legge liv ( ), che è seguito da un piccolo e sottile i : dunque, abbiamo livi, ma tale parola, come d’altronde le successive, è il frutto di una trasformazione di segni precedenti non ricostruibili in modo plausibile. Di sèguito leggo ilbem lae mue: il è denotato ancora da , mentre b (probabilmente dovuto ad una scritta precedente) sostituisce il consueto б. Anche la macchinosità della legatura lae ( ) è presumibilmente un frutto dell’adattamento a scritture precedenti. In mue m è di tipo : tali m a volte lasciano sospettare che siano modifiche di precedenti segni contenenti l. La parola successiva, di difficile lettura, sembra composta da una legatura st (mal visibile per ripetuti rifacimenti, probabilmente con la presenza di due tipi di s : e ) e da una complessa legatura con sovrapposizione di lettere: eram o meglio ream, forse dovuta alla necessità di adattarla ad un precedente rem. Dunque: stream? La sequenza finale in origine era neri ileli (e replicato in legatura sia con n sia con r ; li del tipo ); ma essa fu trasformata in neri siveli: poteva essere letto anche come v ; l’i finale di neri fu mutato in si con la sovrapposizione di un s su i, s che fu poi replicato con un piccolo s “a freccia” quasi tangente alla linea curva di r. Poi fu aggiunto un i costituito da un’asta obliqua incisa in posizione più alta rispetto a r. La 2a riga non inizia presso il margine del settore, ma dopo uno spazio di circa 8–10 lettere. Inoltre i caratteri sono decisamente più piccoli di quelli della 1a riga. Le numerose modifiche ne rendono la lettura molto difficoltosa in certi punti. La prima sequenza leggibile è semue, che certamente è sovrascritta su altre incisioni indistinguibili. Poi tre cerchi consecutivi e tangenti simbolizzano, a mio avviso, gli anelli di una catena, come avviene più chiaramente alla fine della riga, presso il margine destro del settore. Il terzo anello è tangente alla prima gamba di un m in legatura con o ( ) che costituisce l’inizio della formula mot ilбuam. La scritta 25

Adolfo Zavaroni

successiva è una legatura complessa che interpreto come tluno (vedi SeP1S2A2), inciso forse quando lo spazio disponibile era molto ristretto. A ridosso di tluno è scritto semбar con legatura = ar. Più a destra leggo liv ilбem, con v denotato soltanto da due lineette orizzontali. In fine di riga la parola rad (improbabile ard) è formata da una legatura ra a cui è tangente il successivo d. Essa precede tre cerchi che simbolizzano gli anelli di una catena. La 3a riga inzia con una sovrapposizione tra tlunom e ulvom. Poi si ha tlese (s è segnato sia da un s del tipo sia dalla legatura se), dopo cui è abbastanza facile leggere semбanus. Nel termine successivo le sovrapposizioni danno àdito a più letture: semuatos, semulos e semuamos. Infine è scritto ilemбem (SeP1S2A2). Immediatamente sopra -em di ilemбem si legge semu ersi. All’inizio della 4a riga sono forse sovrapposti i verbi sivumus (con un grezzo s del tipo per celare un preesistente sv) e svilomus, ma la parola originaria era forse svemбi. Poi potrebbe essere presente – ma la lettura è molto incerta – la formula semua sva\om. Il termine successivo è ersi, il cui s è inciso dentro quello che sembra essere il collo di un uccello. Forse altri uccelli erano disegnati più sotto, le cui tracce non sono ricostruibili per intero (SeP1S2A2-03). Dopo ersi leggo mori ‘muori’ (che si contrappone semanticamente ad ersi ‘lévati’ con un piccolo i la cui parte superiore è a contatto con la gobba di r (SeP1S2A2-02). A ridosso della parte alta dello stesso r inizia la scritta ulai (legatura = ula) che è seguita da lumai. Forse in origine l’i era alto come l’a e lo l ; poi la metà superiore dell’i sarebbe stata utilizzata come prima asta dell’u iniziale del successivo umua, a sua volta modifica di un precedente semua. Infine si ha emбa (vedi SeP1S2A2). Dopo mori la 4a riga si sdoppia: ad un livello superiore abbiamo la sequenza ulai lumai umua ecc. già menzionata, mentre sotto ulai c’è una sequenza leggibile come moriant inermus, dove la legatura ant pare scritta due volte, in una delle quali si sviluppa verso l’alto a partire dal vertice dell’a. L’altra legatura ant sarebbe poi stata modificata in turi per ottenere morituri invece di moriant (SeP1S2A2-02b). Poiché in morituri si utilizzava l’i con cui iniziava il successivo inermus, si tracciò una lineetta sull’asta dello n di tipo (simile a quello degli alfabeti camuni) per ottenere la legatura = in. In inermus si ha pure la complessa legatura ermus ( ). Poco più in basso rispetto a tale legatura c’è scritto uemбe. In corrispondenza degli inizi della 5a e 6a riga è incisa una testa: sembra femminile e coronata, con il viso rivolto verso destra. Dopo la fronte vi sono dei segni alfabetici, ma la loro lettura è molto precaria a causa dei numerosi rifacimenti e dei conseguenti sfaldamenti. Ipotizzo che sia scritto resomus (o ersomus: del primo s sono segnati ambedue i tipi e ) mamumus. Ancora più incerti sono i segni successivi. Forse fu scritto tumua (con t replicato) sulla linea di contorno di quello che sembra essere un uccello acquatico. Nella 6a riga le lettere iniziali (SeP1S2A2-002) sono più definibili: leggo steбi\o (anche qui s è segnato due volte con due diversi tipi) e poi stremбe con legatura strem ( ). Al di sopra dell’e finale di stremбe c’è un m con cui inizia una legatura mut con lettere grattate poco incisivamente, essendo caduta la crosta superficiale. A tale mut pare sovrapporsi бua (SeP1S2A2). È enucleabile anche una 7a riga in un’area particolarmente erasa: una prima sequenza è leggibile come semumus semuam umua\mus. Poi ad un livello intermedio tra quelli della 6a e 7a riga si può leggere ersil, con er sul bordo di uno sfaldamento (SeP1S2A2-02). Dopo l c’è un breve tratto verticale che considero come un separatore di lemmi. La riga continua con altre due scritte sovrapposte ersi ed ersi (cambia la legatura), la seconda delle quali ha lettere alte quasi il doppio. L’i di ersi è di difficile percezione, essendo semicoperto dallo s di ersi, che d’altra parte interferisce con il disegno di una delle due mani caratterizzanti quest’area del settore. Sotto ersil · ersi, su un listello irregolare di crosta superficiale non sfaldata, ci sono segni alfabetici di altezza e spessore variabile, pochi dei quali sono più alti di 2 centimetri. Le legature, con tratti sottili e a volte pleonastici (ad esempio per denotare s e t) e le modifiche complicano la lettura di alcuni segni. Mi pare che una prima scritta lostre vitalios sia stata ritoccata per ottenere ul uostre vitaliom, con l’aggiunta di due piccoli u in legatura, l’uno davanti a l iniziale e l’altro fra lo stesso l ed o. Per le legature e le modifiche si vedano SeP1S2A2-02c, -02d. Ritengo che vitalios (acc.) equivalga a uitelii ‘quelli della Lega’ menzionati in SeP1S4. Sul listello di crosta superficiale in cui è inciso lostre vitalios, ma ad un livello un poco inferiore, c’è un gruppo di segni che può essere interpretato come la sovrapposizione di due scritte scero (con = sce) e dero (con

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) = de) aventi in comune ero (SeP1S2A2-02e). Fra sc\dero e lostre ci sono due segni, il primo dei quali sembra lacunoso (si vedono due trattini orizzontali), mentre l’altro pare essere . A destra di dero, la crosta superficiale è perduta, ma la roccia è stata incisa ugualmente. Tra i segni resi più incerti dalle sovrapposizioni è possibile enucleare quelli che permettono di ricostruire una sequenza strabonem dere in sovrapposizione con drumbos dulbe (SeP1S2A2-02c, -02d). Poiché Strabo è il cognomen del console romano Gneo Pompeo che comandava uno degli eserciti inviati contro gli insorti, se la lettura fosse confermata avremmo un documento storico molto rilevante. Le parti iniziali stra di strabonem e dru di drumbos, fra loro sovrapposte, potrebbero anche interferire con i disegni di una testa barbata vista di fronte ed un’altra vista di profilo, forse raffigurazioni del dio Drumbos (SeP1S2A2-09). L’area sottostante alla 7a riga, sebbene la superficie sia molto accidentata, è fittamente e caoticamente incisa. Propongo le seguenti ricostruzioni: a) presso il bordo sinistro inizia tondumus con legature continue: vedi SeP1S2A2-08. Sotto il largo n di tondumus ricostruirei stream, anch’esso in legatura continua ( ). Le ultime lettere -us di tondumus si trovano dentro la pancia di un grande d che fa parte di una legatura der ( ). Sotto tale d è raffigurato in altorilievo un cranio o forse un elmo. Ad esso potrebbe riferirsi ironicamente il termine tondumus ‘tosiamo’ che comunque pare avere stream come oggetto (SeP1S2A2-08). A destra del grande der e sotto il già visto umua\mus della 7a riga, fino alle scritte dero e strabonem, dove la superficie è molto tormentata, non riesco a leggere nulla. Circa 15 centimetri sotto sc\dero ci sono delle scritte sovrapposte del tipo semua, semue, semumos. Esse interferiscono con la parte inferiore di grandi, ma mal visibili lettere che formano la sequenza drumb (forse c’è anche un s “a croce” finale: vedi SeP1S2A2-12), la cui parte superiore si sovrappone con la scritta strabonem. Appena sopra le dita della mano di sinistra sono incise piccole lettere leggibili come samul rama ( ). e Dentro la stessa mano, ci sono tre righe: samumus umue / uli semua / sa\ mumus (SeP1S2A2-06). Ma sa\ e mumus (dove si è tentato di mutare a in e) sembra sovrapposto a sa\emul. Presso il polso della mano ci sono segni non chiari: potrebbero essere asce stilizzate. Sotto il polso, con lettere sensibilmente maggiori che iniziano più a destra e finiscono più a sinistra rispetto al polso, è incisa una sequenza che ha subìto alcune modifiche. La scritta originale, profondamente incisa, è leggibile come dulbavit (legature av e it): poi l’a di dulba sarebbe stato trasformato in at ( ), l’originario v ( ) in una legatura complessa sevit e it finale nell’imperativo iv, dopo cui sarebbe stato aggiunto estrom come oggetto di iv (vedi SeP1S2A2-13). Tra il primo ed il terzo dito della mano di destra è leggibile la parola rado. Tra il terzo ed il quinto dito, in lettere ancora più piccole, è scritto chiaramente tumeom (SeP1S2A2-07). Nello spazio tra le due mani inizia una scritta che continua attraverso la seconda mano. Leggo same samuo. In parziale sovrapposizione con il primo sa, tra le due mani, è forse scritto ame. Ancora più sotto, tra i polsi delle due mani, leggo lai romam: in lai l’i è sovrapposto alla parte destra del piccolo a che forse fu inserito in un primitivo li. La sommità del rho di romam è tangente alla base di un tozzo segno che potrebbe valere li e nello stesso tempo alludere ad un’ascia. Tra la mano di destra ed il bordo del settore, all’altezza delle dita, c’è una sequenza malamente leggibile a causa dei rifacimenti. Potrebbero essere sovrapposti i termini uemбumus, tumumus e umбumus (SeP1S2A2-11). Più sotto si legge sila. Fra questa scritta ed il profilo della mano ci sono dei segni spessi e rozzi con sovrapposizioni. Dalla sommità di un rozzo s di tipo parte un piccolo v ( ), la cui seconda asta s’innesta nella parte superiore del contorno di un s del tipo ( ). Dalla sommità di esce un’asta verticale che pare denotare un i in legatura. In definitiva, ritengo che si sia voluto ottenere svis, cercando di cancellare rozzamente delle lettere preesistenti. Tra lo s di svis e il contorno della mano pare inciso, un poco più in basso, un piccolo e: potrebbe essere una preposizione anteposta al possessivo (SeP1S2A2, SeP1S2A2-11). Sotto il polso della mano di destra inizia una scritta leggibile come ili semбom (il di tipo ). Sembra che la legatura il sia stata “sciolta”, apponendo un piccolo i davanti ad essa e un piccolo l dietro e che poi lo l sia 27

Adolfo Zavaroni

stato modificato in una crocetta (s?, per ottenere ilsi?). semбom è composto dalle legature se, mб e om (vedi SeP1S2A2-04, -05). Infine, presso lo spigolo inferiore destro della zona, leggo scimus; ma forse davanti fu inciso qualche segno che non saprei come ricostruire. SeP1S2A3a

drumbom molom (supra drembom\umus et strembumus et strei semue\a(m) etc.)

Drumbo venero (supra incalz-o\iamo et ci consolidiamo et rafforza l’unione etc.) tleбe ersia (< era) sub tume (< tlie) embersia lévati con la sollevazione (< spingi) sub accresci (< solleva) ciò che è indebolito druo | umumus | strevo / suitri ivunt / suitrus corro | ci uniamo | abbatto / i connazionali si uniscono / i connazionali ilsit + dio + druvit supra sevit + ruota + roma (supra drua) omбros / druent /↓ ← druomus | il gira + dio + ha girato supra si agita + ruota + Roma (supra gira) [e] gli Umbri girano /↓ ← giriamo / rivòltati /↑ бua ↓ rem svem idemus (supra бua [bis] et ruvomus et partim ruvo + divinità) + istros /↑ cresci ↓ il proprio avere aumentiamo (supra cresci [bis] et accorriamo et partim corro + divinità) + Istro rotat > rotamus (sub rotuta sont) ruota > ruotiamo (sub : si sono ruotate)

emбe sterbi uluemi\us (sub luemis) sli strevi

unisciti uccidi distruggiamo (sub : dobbiamo liberarci) uccidi stendi tlun[ (partim supra tumue supra umue) tlunuli e (tlunu- supra drua\e) /↑ ivom leva(ti) (partim supra gònfiati supra unisciti) sollévati vai (sollév- supra corri) /↑ mi unisco ----- istro ruv tlune stromamus (vel strumamus) + due falci + tlunuli (sub luas ili) ---- Istro ; corri, àlzati, confluiamo + due falci + sollévati (sub : ti libererai con la rivolta) tuli? (supra ic?) temun umumus + 2 persone? - tricefalo + ruv sam ititi (i)lia /↓ lisi celebra (supra : batti?) Temun ci uniamo + 2 persone? - tricefalo + corri convieni corri /↓segui ito (vel tio?) strembo (sub drumbo) + figure + busil (supra ersil?) mori (sub morus sis et morelus) is procedo (vel sprono?) rafforzo (sub trotto) + figure + cresci (supra : àlzati?) muori (sub gli indugi getta et [leva] le esitazioni vel ‘(tu) esitante’) smania

Ho suddiviso con una linea arbitraria la Zona A3 in due sottozone A3a e A3b, l’una superiore e l’altra inferiore, per organizzare meglio il lavoro di lettura ed analisi delle scritte. La lettura è particolarmente difficoltosa per l’abbondanza di sovrapposizioni che a volte non rispettano una struttura in righe ben differenziate. La ricostruzione grafica, quindi, in molti casi non può essere certa e comunque può riguardare solo una parte delle versioni delle scritte: le modifiche hanno spesso causato l’impossibilità di leggere precedenti edizioni. Nella riga superiore della sottozona A3a, tra la caotica congerie di segni, vari termini sono ricostruibili: ovviamente, più è elevato il numero dei termini ricostruibili, minore è la loro attendibilità, perché la lettura di una presunta versione potrebbe privilegiare tratti appartenenti ad una versione differente. Queste le sequenze che mi sembrano più probabili: 1) drumbom molom ; 2) drembom\umus ; 3) strembumus ; 4) strei semue\a(m). Il gruppo -lom di molom pare in sovrapposizione anche con (d)rembi\e, di cui sembrano esistere due redazioni sfalsate di una posizione (SeP1S2A3a-apo). Dopo il possibile drumbom molom (o strembumus ecc.) ci sono altre sequenze sovrapposte. La versione più percepibile è tleбe ersia, dove ersia pare la modifica di un precedente era. Con cancellazioni frettolose e aggiunte di nuovi tratti per realizzare azzardate legature fu poi soprascritto tume (dopo un intermedio tlie) embersia (SeP1S2A3a-apo). A destra delle suddette sequenze, siccome il confine con la Zona A2 è ad un livello più alto, troviamo un gruppo di scritte ad altezze variabili: sopra, con lettere molto piccole, druo e umumus e con lettere maggiori strevo (SeP1S2A3a-01); più sotto leggo suitri ivunt. Immediatamente sotto suitri leggo suitrus (legatura = sui o svi) riscritto come probabile correzione della terminazione latineggiante -i nella più “nazionale” -us. Tra la prima riga e la digradazione superficiale che funge da confine fra le zone A3 e A4 è inciso quello che sembra un motivo floreale: esso è inclinato secondo l’inclinazione del bordo di confine. A destra mi pare 28

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) inciso un antropomorfo con le braccia distese orizzontalmente, al quale potrebbe sovrapporsi il disegno – molto sbiadito e frettolosamente schizzato – di un’aquila ad ali aperte. La parte inferiore del corpo sarebbe attraversata da una scritta leggibile, con incertezza, come ilsit. Più a destra si notano dei segni alfabetici: anche la loro lettura pone dei problemi, a causa di una sovrapposizione. Leggo sevit ( = vit), ma davanti alla legatura = se (ribadita anche da un piccolo ∫) c’è un d innestato sull’asta dell’e. A tale asta è pure stato aggiunto un occhiello per denotare un r, mentre la sua estremità è unita da una linea curva alla legatura -vit (SeP1S2A3a-02). Quindi è presumibile che sevit sia stato soprascritto su druvit (lettura dubbia a causa della sovrapposizione di u ed e : ma dreuvit è problematico sul piano morfo-fonologico). L’it di druvit è tangente ad una ruota a quattro raggi leggermente curvi, a destra della quale si hanno due scritte su due diverse righe. Sopra leggerei roma omбros con lettere in stretto contatto; sotto leggerei druomus con legature molto serrate (vedi SeP1S2A3a-apo) e poi un gruppo druent ( = drue) molto piccolo. Questo druent sarebbe il verbo dei soggetti roma e omбros, mentre druvit ha come soggetto sottinteso la ruota. Più a destra, verso il basso, ci sono il ( ) e poi бua (che è replicato immediatamente sopra) sovrapposto ad un rem sintatticamente connesso con il successivo possibile svem idemus. In svem c’è la compresenza di due s : e ∫. Ma svem idemus è parzialmente sovrapposto ad altre scritte, fra cui mi sembrano possibili бua, ruvomus ed un più basso ruvi, sotto il quale c’è un altro ruvi. Inoltre, là dove interferiscono ide e ruvo, vedo sovrapposta anche una figura umana vestita che regge una cornucopia (?) (sovrapposta all’i di idemus) ed un vasetto. Ad essa si riferirebbe il nome istros che mi sembra scritto in lettere molto piccole a destra della figura (SeP1S2A3a-apo, -05, -05b). Sotto la ruota a quattro raggi menzionata sopra inizia una scritta la cui lettura è ostacolata dalle sovrapposizioni. Il termine originario sembra essere rotat, trasformato in rotamus con una azzardata legatura amus. Tale legatura dovette apparire poco comprensibile anche ai lettori dell’epoca, dato che le sua parte centrale mu fu replicata in piccolo più sotto. Poi pare che si sia modificata la scritta in rotuta, escogitando una legatura otu e prolungando s finale di rotamus in sont; ma la lettura di sont in verità è dubbia (vedi la possibile realizzazione in SeP1S2A3a-apo). Nella riga sottostante a rotuta, anch’essa piena di sovrapposizioni, ricostruisco come prima sequenza emбe sterbi uluemi\us sli strevi (vedi SeP1S2A3a-apo, -06, -06b). Forse uluemi\us è stato ottenuto aggiungendo un u ad un primitivo luemis (la traccia di = -mis corretto in -mus è abbastanza chiara). Più precisamente u iniziale sarebbe stato ottenuto congiungendo con una curva un tratto verticale che fungeva da i di sterbi (poi tale i fu ripetuto più sottile e più vicino a b). In sli la legatura = li è addossata ad un lungo s ( ) che non si vede bene. Dopo strevi l’accavallarsi dei segni è ancora più numeroso. Mi pare si possano ricostruire, fra loro parzialmente sovrapposti, tlun[?], tumue, umue (segni diversi da quelli di tumue). Poi, con lettere più alte, leggo tlunuli e. Qui tlun si sovrappone a drua (vedi SeP1S2A3a-apo). A destra e ad un’altezza un poco maggiore dell’isolato e ‘vai’, leggo ivom. Immediatamente sotto e a contatto con la seconda parte di uluemi\us ci sono tracce di altre lettere, piccole e male incise, che rinuncio a leggere. Più abbordabile è la ricostruzione della sequenza successiva che inizia sotto sli. La prima parola che s’incontra è istro, dove o sarebbe un piccolo e poco profondo cerchio che interseca la linea curva di r (SeP1S2A3a-03). Dopo istro leggo ruv tlune, dopo cui ci sono segni sovrapposti difficili da ricostruire: una delle scritte sovrapposte potrebbe essere stromamus o strumamus (SeP1S2A3a-03, -04). Sùbito dopo mi sembrano presenti due falci contrapposte, dopo le quali c’è un’altra sequenza con sovrapposizioni, probabilmente tlunuli sotto luas ili (ili in lettere più grandi). Tornando presso il bordo sinistro della sottozona, sotto l’e finale del già visto emбe c’è una legatura sovrapposta a : ritengo che ambedue denotino tuli. Esse sembrano sovrapporsi anche ad una legatura contenente un c : ic? (vedi SeP1S2A3a-06b). Il termine successivo era probabilmente costituito in origine da una legatura te e dai tratti connessi con una particolare figura avente la forma di un tozzo maglio o testa di martello: i tratti verticali e la linea superiore potrebbero costituire un m ; la linea ondulata inferiore, su cui s’innesta un breve tratto verticale, potrebbe denotare, insieme al tratto verticale destro, un un. Avremmo allora temun, termine presente anche in SeP1S2A5, presumibile epiteto di un dio spaccatore e picchiatore assimilabile a Vulcano. Quasi senza soluzione di continuità, dopo il presunto temun c’è un’altra sequenza leggibile come umumus, ma in corrispondenza dei due m sembrano esserci due teste di persone di cui sarebbe abbozzata solo la parte superiore (SeP1S2A3a-apo). Un poco più a destra è forse disegnato un altro personaggio (tricefalo?) 29

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che pare reggere un’ascia dal lungo manico ed una lunga cornucopia. La cornucopia è quasi a contatto con l’inizio della sequenza successiva ruv sam ititi (i)lia (SeP1S2A3a-04). In lia l è più prolungato verso il basso rispetto alle altre lettere e la sua verticale sembra intersecata da un trattino come in = il. Sotto iti si ha lisi la cui legatura si ( ) è semicancellata da ti. L’ultima riga della Sottozona A3a inizia con una legatura del tipo presso il cui tratto superiore sembra inciso un piccolo o : possibili ito e tio. La sequenza successiva sembra essere drumbo in sovrapposizione con strembo (SeP1S2A3a-apo, -06b). Dopo alcune figure di cui mi sfuggono la forma ed il senso, si può leggere busil morus sis ; ma busil (SeP1S2A3a-07) è forse il rifacimento di un precedente ersil, mentre morus sis sembra l’allungamento di un originario mori. In ersil la legatura ers ha la forma , ma quando er fu trasformato in b, un piccolo s fu aggiunto davanti ad il e tale s fu collegato a b tramite un tratto curvo inferiore. mori fu allungato in morus sis che a sua volta fu mutato in morelus is (SeP1S2A3a-04). È dubbio se morelus sia un acc. plur. dipendente da ersil (ersil morelus ‘leva gli indugi’, con morelus sinonimo di morus) o se piuttosto sia un nom. sing. (‘esitante, indugiante’), apposizione del soggetto dell’imper. 2a sing. is ‘infùriati’. SeP1S2A3b

(supra istro?) trea? (supra drua) + 2 cerchi intersecantisi Picchiatore (supra Istro) pesta? (supra gira) + 2 cerchi intersecantisi o antropomorfo > \ mбres (supra erso aut reso) + tricefalo? + б(i)ve se erse / u antropom. > Umbri (supra sorgo) + tricefalo? + colpisci (accresci), vai, lévati / emбa / tost(u)rus ule(a)nt (partim supra dul ol semua) lumate /↑ tust unisciti / i picchiatori cresco\(a)no (partim supra taglia cresci con l’unione) spaccate / picchia ursi? amucis uvile rul / der / romam + dio + amu (bis) uv(i)le / ruбme | umbom sorgi? con gli arpioni uncina tronca / Roma + dio + arpiona (bis) uncina / rompi | mi unisco serse comбa | trea > treba > trebamus / recidi o Comba | pesta > trita > tritiamo / sis? strume sterba\e (supra ba) dr\bua scei suitrus (supra scer) / amu / getta? spargi uccidi (supra : o morte vel fai morire) volta\accresci riconosci gli affini (supra : taglia) / arpiona mu(l)emus et dulemus lae scer + falci + drua (bis) mors / drilom ersilo /↑ бue tronchiamo et recidiamo spacca taglia + falci + corri Morte / mi muovo mi levo / cresci \б \ostro b u

Nella sottozona A3b, in alto a sinistra, la prima scritta è stata rifatta più volte: l’esito è un groviglio di segni in cui molte ricostruzioni sono possibili, ma incerte (SeP1S2A3b-apo, -01). Le letture più plausibili di due delle sequenze sovrapposte mi sembrano b\бustro trea e istro drua. L’a finale è addossato a due cerchi che si intersecano. Dopo i cerchi si nota un segno che a prima vista sembra avere la forma ; ma le macrofoto evidenziano che sopra di esso c’è un circoletto denotante una testa e che sono state aggiunte delle appendici per ottenere un antropomorfo (SeP1S2A3b-02): un minuscolo u in alto a sinistra (figurante anche come braccio), un minuscolo o in basso a sinistra e una gobba come б in basso a destra. Forse, in linea molto sottile, è stato disegnato anche il braccio di destra, che reggerebbe una minuscola borsa o recipiente. Sopra il capo c’è un cerchio presumibilmente connesso con un secondo cerchio disposto a sinistra del primo. I segni denotanti l’antropomorfo ed i suoi attributi sul piano alfabetico sono leggibili come u\omб-: essendo seguiti da res, essi danno àdito alla lettura u\omбres: tale termine potrebbe essere grammaticalmente connesso con la particella oб ottenuta con le due possibili lettere incise ai piedi dell’antropomorfo. Ma si tratta di un’ipotesi molto precaria. È d’altronde possibile che la legatura re (o er) e s facessero parte in origine di una scritta reso o erso, il cui o, stretto fra due brevi tangenti, fu poi unito ad una figura tondeggiante sottostante (pancia di un vaso?) che sembra correlata con un’altra figura più a destra. Più a destra c’è una figura complessa (SeP1S2A3b-apo, -03, -03b) in cui sembra che una persona sollevi un arco con tre teste. Non escluderei che fosse simbolizzato un dio che può anche essere un tricefalo. Egli pare associato a dei vasi (allusione all’aqua vitae). Dopo tale figura c’è una scritta leggibile come бve (v = [u]) se? erse. Tra б e v c’è un minuscolo i che si è voluto incidere in piccola dimensione per permettere la vecchia lettura бve ‘accresci’ in antitesi con la nuova бive ‘abbatti’. Il possibile se, in lettere più piccole, è molto svanito. La legatura rs di erse ha la forma , forse dovuta alla modifica di segni preesistenti. Dentro il contorno della legatura sembrerebbe più profondamente inciso un i (in effetti la base normalmente è ersi-).

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Sotto e quasi a contatto con б(i)ve c’è una scritta la cui lettura è incerta: forse in origine era scritto emбa, ma poi l’a sarebbe stato utilizzato per una legatura complessa same. Più sotto, sempre a destra dell’antropomorfo, ci sono lettere mal leggibili a causa dei rifacimenti. Sembra ricostruibile una sequenza tost(u)rus u\ole(a)nt (ulent sarebbe stato riscritto come u\oleant dul ol semua) lumate /↑ tust. In tost(u)rus si hanno le legature to ( ), st ( ), mentre la curva di unione denotante il primo u, poco visibile, potrebbe essere dovuta ad una scritta preesistente (dul?). In u\ole(a)nt, dopo ul (l’u legato con l è tangente ad un preesistente o), si vede una legatura ent ( ) che presumibilmente si cercò di trasformare in eant ignorando il piccolo n ottenuto a partire dalla lineetta mediana dell’e e cambiando il t finale nella legatura ant ( ). Sopra la sommità di ant sembrerebbe scritto tust in lettere minuscole (SeP1S2A3b-apo). Dopo ant si legge lumate, con consueta legatura lum e t che si eleva dalla sommità di Æ. Tornando presso il bordo sinistro della sottozona A3b, il primo gruppo pare avere la forma = urs ed è forse seguito da un i (ursi?). La legatura urs sembra anche costituire una figura antropomorfica con le braccia alzate, quasi sorgesse dalla terra. Poi leggo amucis uvile rul (vedi SeP1S2A3b-01, -04). La scritta uvile è eseguita in modo che l’eccezionale legatura vi ( ) sia inserita dentro il contorno di un’immagine che sembra una falce personificata. rul è ricostruibile con difficoltà, anche se si utilizzano delle macrofoto. Sotto cis di amucis è disegnato un antropomorfo che con un corto braccio regge un grosso uncino (SeP1S2A3bapo, -01). Anche una gamba è piegata all’insù: essa dà l’idea di un uncino, ma sul piano simbolico è da equiparare alle gambe piegate all’insù che hanno alcune figure dell’antica iconografia europea per denotare un dio od eroe avente anche un aspetto malaugurante ed infero. A sinistra dell’antropomorfo si legge der / romam. A destra della testa, dopo tre tratti curvi che forse alludono ad unghiate, è scritto amu (due volte su due righe) uv(i)le (uv del tipo ; poi c’è una verticale con 5 tacche orizzontali: forse una per i e 4 per le). Dal fianco dell’antropomorfo inizia la scritta ruбme (= rumбe), dopo la quale leggo umбom (quasi dileguato il б). Sotto der / romam e l’antropomorfo con l’uncino è scritto serse ( = ser). Nel secondo s la forma è stata modificata in modo da ottenere una figura umana vestita che regge un uncino ed ha un cerchio sulla testa (SeP1S2A3b-06). Inoltre, una composizione di due falci divide serse dalla parola successiva che leggo come comбa ed ha il c in parte coincidente con il manico della falce. Le scritte uv(i)le e umбom finiscono presso una digradazione accidentata della superficie, dopo la quale le incisioni ricominciano. Dopo uv(i)le si legge trea, trasformato in treba, ma con qualche ripensamento sulla legatura da effettuare: sembra che, partendo dall’esistente e, dopo un tentativo di ottenere re, si optò per eb ( ). Poi si tentò di allungare treba in trebamus (SeP1S2A3b-apo). La riga sotto treba inizia forse con sis (molto incerto: lettere poco visibili) e continua con strume (con = str : vedi SeP1S2A3b-05). Dopo strume leggo sterba\e ( = ster) alla cui parte superiore sembra sovrapporsi ba. Seguono dr\bua e poi scer\i, dove scer è stato trasformato in scei in modo che questo verbo possa avere per oggetto il successivo suitrus (legatura trus). Questa parola è stata incisa con caratteri più piccoli a causa del limitato spazio tra scei ed il bordo del settore. Sotto strume e davanti a sterba\e è possibile leggere amu: l’asta destra dell’u combacerebbe con la verticale del successivo gruppo ster. Ma amu è forse sovrapposto ad ulv- (comprendente un l con un lungo tratto orizzontale) di un possibile ulvumus su cui fu poi scritto sterba\e. Tra lo scalino nella superficie rocciosa e questo amu non ci sono evidenti tracce di altre lettere. Sotto amu c’è una sequenza con delle sovrapposizioni: leggo mu(l)emus e dulemus, ma -mus interferisce con altri segni (drue?). Sotto questa sequenza è disegnato un coltello a lama ricurva (SeP1S2A3b-05). A destra di dulemus, in un punto in cui la superficie è molto accidentata, mi sembra presente lae ( ), dopo cui, con ductus leggermente ascendente, c’è di nuovo scer. Più a destra, al di là di un gruppo di falci che s’incrociano, mi sembrano scritti drua ( grande e chiaro, a quasi svanito) e mors (con legatura = rs): si veda SeP1S2A3b-07. Sotto scer e sotto altri due poco visibili drua si sviluppa una sequenza di non facile lettura: le lettere sono incise su una superficie scabra e accidentata. Leggo drilom ersilo con usuali legature. Al di sopra della terminazione ilo, in parziale sovrapposizione con uno dei drua menzionati sopra, è scritto бue (бu del tipo ).

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Adolfo Zavaroni

SeP1S2A4 tlemб(e)o / tluni / ilse tliom / tumue supra tli rue / (mi) sorreggo / léva(ti) / con la rivolta (mi) levo / gònfiati supra leva strappa ido? (sub ilo?) (u)mua\o / + 2 antropomorfi + cresco? (sub mi rivolto vel alla rivolta)?) assòciati\mi associo / + 2 antropomorfi + + ulvom? arpìa? + iluut? / slio udues sub stoudruit / tlun + dio con roncola + em re Rovina + arpìa? + ha girato? / uccido i distruttori sub ha colpito / leva + dio con roncola + cogli l’occasione ili eio sub ilie iso et ive io / tli eio et tliemos / os (bis) alla rivolta vado sub per la rivolta smanio et unisciti vado / lévati vado et ci leviamo / ardo (bis)

La Sottozona A4 è una striscia di superficie delimitata in alto – obliquamente – da un gradino che la separa dalla Sottozona A3; a sinistra è delimitata dalla linea di frattura che divide la Zona A dalla Zona B; a destra, da una digradazione che può essere considerata come linea di confine. Infatti le scritte non la travalicano mai. Tale digradazione curva poi verso sinistra in modo da fungere anche da confine inferiore. Nella parte alta della Sottozona A4 sembra che un originario tlemбo sia stato corretto in tlemбeo, scrivendo e dove c’era o e incidendo un altro o a cavallo del margine rialzato della sottozona. Sotto tlemб(e)o le macrofoto rivelano la scritta tluni (SeP1S2A4-01). Nelle due righe sottostanti si leggono ilse tliom (s marcato due volte: con una piccola croce dopo l e con una legatura di tipo = se) e tumue sovrapposto a tli rue (SeP1S2A4-02). L’area sottostante è incisa da più scritte che si accavallano, rendendo più difficile ed incerta la lettura. Mi sembra che dopo un ilo iniziale, modificato in ido, sia ricostruibile una scritta (u)muo\a che gioca sulla contrapposizione muo ‘tronco’ / umuo ‘unisco’. La scritta interferisce con disegni di asce e con un antropomorfo che solleva un cerchio (che funge anche da o di ilo) ed un’ascia. Forse più a sinistra c’è un secondo antropomorfo più piccolo (SeP1S2A4-03b). Sotto i due antropomorfi è stata disegnata una figura più complessa dentro cui sembra siano state segnate delle lettere: la figura potrebbe rappresentare un uccello con la testa umana maschile (una sorta di arpìa) e le lettere potrebbero comporre la parola ulvom ‘Rovina’. A destra ci sono dei segni leggibili come iluut (piuttosto che liuut), con legatura = uut (SeP1S2A4-02, -03b). La riga sottostante inizia con una sovrapposizione non del tutto chiara: mi sembra che si sia tentato di mutare una legatura sli in st. Poi si leggono bene un o e una legatura ud che continua con altri segni: mi pare che su un’originaria sequenza slio udues si sia cercato di soprascrivere stoudruit (SeP1S2A4-04). Più sotto, un antropomorfo sembra reggere una lunga roncola verticale a sinistra, mentre a destra tiene, inclinata verso il basso, un’altra arma al di sopra della quale è incisa una scritta non chiaramente leggibile: forse em re. A sinistra dell’antropomorfo c’è una scritta che leggo come tlun, ma immediatamente sopra -un c’è una figura (?) o un gruppo di segni su cui qualsiasi ipotesi mi sembra dubbia (SeP1S2A4-04). Immediatamente sotto c’è una scritta con lettere bene incise che sfortunatamente ha subìto lievi, ma polivalenti modifiche (SeP1S2A4-05): si può leggere ili eio in sovrapposizione con ilie iso e ive io. Nella riga sottostante tli eio (piuttosto che tlie io) sembra mutato in tliemos. Infine nell’area sottostante, molto accidentata, è stato scritto os due o tre volte. SeP1S2A5

A5α luam iбa | ba (sub bai) mula / der? + doppia ascia? + falce / la falce riscalda vel per la liberazione ardi? | morte (sub : uccidi) tronca / taglia? + doppia ascia? falce la (supra rua) tla / levi i der /↓ drua / temun / temun spacca (supra : strappa) sopprimi / falcia? vai, tronca /↓ corri / Tagliatore / Tagliatore A5β

/

stre der drumбita ida tleбa

raffòrzati? taglia l’affluenza aumenta con il sostegno? (vel : sostieni?) ostra | isale / der der tleбo / bomo / ostra | eli da | sisi / der isale / ardore | si deve eccitare / taglia taglia mi alzo / vengo / con ardore | spingi dai | bùttati / taglia bisogna smaniare / ostra | isi trea (sub ela) / ame / ostra | isale | /↑ i esi / ardore | smania voglia tu tritare (sub : spingi) / insieme / ardore | si deve eccitare |↑ su, esigi ↓ emi re(m) / ostra | isar | da /↓ approfitta dell’occasione / l’ardore | è eccitato | dai

Ho suddiviso la Zona A5 in due sottozone A5α e A5β, l’una a sinistra e l’altra a destra, per potere raggruppare meglio le scritte. D’altronde nessuna di esse attraversa il confine tra queste due sottozone, confine costituito da una digradazione molto irregolare della superficie rocciosa.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Nella Sottozona A5α la riga superiore inizia con una legatura lu formata dalla sovrapposizione di due diverse legature: e (SeP1S2A5-01). Dopo luam si legge bene iбa (SeP1S2A5-02). La parte inferiore di lua interferisce con la sommità di due lettere sottostanti ba, scritte in due versioni sovrapposte con differente grandezza. Le due coppie di ba sono seguite da un unico i che pare connesso con il ba maggiore. In teoria avremmo bai sovrapposto a ba. La parte superiore dell’i interferisce con un m che funge da iniziale di mula, scritto in piccole lettere. Dopo l’a di mula si nota una sottile forma a T la cui parte inferiore funge da mediana di una legatura leggibile come der, in analogia alle altre più evidenti scritte der, realizzate non tutte allo stesso modo, sparse in questa zona. Quindi interpreto la forma a T come una doppia ascia stilizzata che ovviamente allude, come la falce incisa più a destra, al “tagliare” denotato dall’imperativo der. La scritta der in questione è inserita con grafia sottile tra le ultime due lettere di una sequenza leggibile come latla, sebbene un esame più accurato mostri il tentativo di trasformare la in rua. Tale sostituzione indica che latla deve essere suddiviso in la tla, entrambi imperativi. Nella riga sottostante, a sinistra, si ha levi (con piccolo v del tipo tra i due trattini inferiori dell’e); a destra si ha i (imperativo), seguito da un gruppo der appena abbozzato, sotto il quale sembra leggermente delineato anche drua. Sotto drua e sotto levi, ci sono due scritte con andamento verticale rivolte verso il basso: in ambedue leggo, con qualche dubbio, temun (SeP1S2A5-03). Nella scritta di destra sembra che il t iniziale sia stato eseguito due volte, a causa delle difficoltà incontrate dall’incisore per la scomodità di scrivere così in basso su una superficie molto aspra. Nella parte alta della Sottozona A5β (SeP1S2A5, SeP1S2A5-apo, -06, -06b), dopo un gruppo che mi sembra leggibile come stre, leggo der drumбita ida(t) tleбa, ma questi termini sembrano sovrapposti ad altri la cui ricostruzione è più incerta. Per le legature si vedano SeP1S2A5-apo e SeP1S2A5-06. La legatura ida è eseguita in due modi, uno dei quali ha la forma , di cui si vedono due esecuzioni sovrapposte. Dopo ida c’è un piccolo t del tipo che però potrebbe essere stato inserito come iniziale della parola successiva tleбa, dato che nella legatura tle i tratti denotanti t non sono immediatamente evidenti. Sotto ida(t) è inciso un piccone o un martello con corto manico. Nella seconda riga abbiamo ostra, dove s è inciso due volte in due modi differenti. Dalla sommità del secondo, che è , parte un t un poco inclinato (SeP1S2A5-apo, -05). Nella legatura ra il fianco destro di a è poco inciso, quasi invisibile, essendo situato sul bordo di un dislivello. Poi, dove inizia la digradazione della superficie, sembra presente un i con cui inizierebbe la parola isale, il cui l ha la forma di un’ascia con la lama rivolta verso il basso. Tornando a sinistra, tre legature der sono sottilmente incise sotto ostra. Ancora più sotto leggo tleбo: siccome dopo б la superficie è corrugata e sfaldabile, l’o è stato leggermente inciso due volte in parziale sovrapposizione con il б e forse è replicato, con linea poco marcata, sopra la pancia del medesimo б. Immediatamente sotto tleбo leggo bomo: m in legatura sarebbe denotato da una linea che congiunge il punto medio di b con la sommità dei due o. Più sotto e più a sinistra leggo eli, con qualche incertezza sul primo segno. Davanti ad eli mi pare si possa ricostruire ostra (tutti segni incerti e più di tutti il piccolo a finale), mentre dopo eli si intravvede da, esortativo come eli, con d tangente all’i di eli. Sulla striscia di superficie digradante a destra, presso il bordo del settore, leggo sisi. Tornando a sinistra, sotto l’incerto ostra c’è un altro ostra, i cui segni sono sicuri, compresa la legatura = tra (SeP1S2A5-03, -04, -05). Più a destra leggo isi trea, ma trea pare ricavato da un precedente ela. Per di più, l’a finale interferisce con l’e di una legatura leggibile come ame, la cui parte iniziale è tangente alla base della legatura tre di trea. Inoltre, tra isi e l’e di eli (riga superiore) sembra esserci una legatura der, mentre più a destra si ha isale. Nella riga sotto ostra isi trea è scritto di nuovo ostra (legature: st e ra meno visibile), seguito da isale. Più giù si ha ostra isar (r incerto, perché la parte curva è nella striscia di digradazione tra i due pannelli). A destra di isale ed isar, cioè nello spigolo inferiore destro del settore, mi sembrano presenti tre brevi scritte: i esi, emi re(m) ed un possibile da. L’i di esi e soprattutto lo m di re(m) non sono ben percepibili, perché il bordo del settore è molto accidentato. Altrettanto incerto è da.

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Adolfo Zavaroni

La Zona B del Settore 2 Questo settore ha la forma di un triangolo la cui base coincide con la linea di terra ed il cui angolo al vertice è molto acuto. A destra c’è la Zona A. A sinistra, in alto, c’è il Settore 3; in basso, una cavità artificiale di forma quadrata, profonda circa mezzo metro (SeP1S2B). Nella zona alta del lato sinistro, dal basso verso l’alto, è incisa la scritta SeP1S2B1

itos ese ila > itos ese eila le vie cerca con la svolta > le vie cerca agisci

La base del t di itos è interessata dalla traccia molto più grande della scritta orizzontale umбam. Il successivo os ( ) è poco evidente. Sembra che in una prima redazione fosse stato scritto itos ese ila: il piccolo i denotava l’inizio di una nuova parola. Ma poi su s fu apposto un e per ottenere se e leggere di conseguenza itos ese eila (SeP1S2B1). SeP1S2B2 1 luma\o / 2 cesi / ces cil / oltus sli / spacca\o / recidi / recidi taglia / da vendicatore uccidi 3 luvumis maemis supra livi semue

dobbiamo liberarci dobbiamo potenziarci supra lìberati assòciati 4 sva sci estre mosunt / 5 umбam (sub umбrom) ivalio i propri (beni) considera (che) del (bene) comune fanno parte / alla Lega (agli Umbri) mi unisco 6 sisi tembore rei / 7 liбul omбros + mano / cumбu\olo gèttati a tempo nell’occasione / aderisci agli Umbri / mi adopero e 8 semua\ semбarus supra i\estrem (et semua\em) semбamus (et umбi etc.) | бua unisciti ai compagni supra al popolo (et all’unione) ci uniamo (et unisciti etc.) | accresci 9 drua (supra drembe) strembe | mano: cumбuli /↑ murdel / corri (supra premi), consolidati | mano: àpplicati /↑ mordace / mudros (sub бustros) | deres / mut sub scer Mudros (sub : Picchiatore) | Ascia / mozza! sub taglia! 10 testa (bovina?) / luma \ бua | scei istrea? (supra scisea) /↑ cumбo\i la / testa (bovina?) spezza \ accresci | sii conscio dei beni pubblici? (supra : voglia tu tagliare) /↑ adòprati 10b semua supra бua / drue | бivom sub бuamus /↑ mut unisciti supra accresci / corri | colpisco supra cresciamo /↑ tronca 11 бese drembe /↓ura↑ бrudi mua (supra бeбre бaбs osi mua) trita premi /↓sorgi↑ recidi tronca (supra recidi, o Giovane?, brucia tronca) 12 umua > umu(a)mus | istil stremбemus (supra streos) laea unisciti > ci uniamo | connazionale! rafforziamoci (supra : i lacci) voglia tu spezzare 13 ascia ? teste? / auela | mano uvileia ascia ? teste? / si deve aiutare | mano arpionatrice 14 uccello? tli (supra li?) | testa | stoto | drue /↑ csie dril uccello? leva (supra estingui?) | testa | picchio | corri /↑ decidi muoviti! 15 mae ave drilata (supra бila supra бua) ilбes rua / 16 stot | ersom / potenzia aiuta il moto (supra spacca supra accresci) i legacci strappa / picchia | sorgo 17 il drua? sub altero drua 501 | ersi? sise (supra ise) omбros rivòltati corri? sub altero corri 501 | lévati fai propaganda per (supra : smania per) gli Umbri 18 б\vivi ilio­­­­­­­­­­­m mema | | ile бruil sva abbatti\vivi il ciclo interrompi | | con la rivolta fruisci dei propri (averi) 19 ivili (> ivi olumus?) u\ombrum semua | 604855 unisciti (unisciti accresciamo?) (al)l’associazione degli Umbri | 604855 umбo бuom (sub umбi) бie / бie\(o) / m’unisco, accresco (sub : unisciti) con la forza / con la forza / livo (> бivo?) / бostre(m?) (supra бie) mi libero (> colpisco?) / del (il?) fustigatore (supra con forza vel picchia?) 20 tlunom / 21 ul imбunus | e erse sterba is / usues lua (mi) levo / accresci le unioni | su! sorgi per l’uccisione smania / le passioni libera

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Le incisioni nella parte più alta della Zona A sono state rielaborate con interventi tali da renderne problematica la lettura. Forse si sono associati dei segni grafici a figure schematiche di scuri (vedi SeP1S2B-01). Nella 1a riga mi sembra possibile leggere luma\o. Nella 2a riga, in associazione con delle falci, leggo, a sinistra, cesi e ces. A destra è probabilmente scritto cil ( = il). La scritta inserita fra la 2a e la 3a riga, che probabilmente ha subìto dei rifacimenti, è leggibile come oltus sli (vedi le legature in SeP1S2B-01, -01b, -01c). Tra le possibili ricostruzioni della 3a riga, che ha subìto varie trasformazioni, questa mi pare la più plausibile: luvumis maemis sarebbe la modifica di un precedente live semue (SeP1S2B-01c). Nella 4a riga, nell’iniziale sva, s è scritto due volte: in legatura con v (tipo ) e davanti alla parte alta di essa. Dopo sci, in estre abbiamo le legature = es e = tre (con t del tipo Γ innestato su re : vedi SeP1S2B-02, -02b). In mosunt sarebbe presente una legatura = sunt ; il t sarebbe inciso in corrispondenza della frattura delimitante il settore (SeP1S2B-02). Nella 5a riga si nota la sovrapposizione di umбrom su umбam. In ivalio il secondo i è marcato due volte: in legatura con l e con una piccola asta davanti all’altrettanto piccolo o (SeP1S2B-02). La 6a riga è più corta e consta di lettere più piccole. Essa inizia con due legature, e , che leggo come sisi. Nelle macrofoto anche le due successive parole tembore rei sono abbastanza chiare: l’unica incertezza concerne la labiale legata a m : forse b e non б (SeP1S2B-02, -02b). Nella 7a riga il primo e gli ultimi tre segni davanti al rozzo disegno di una mano sono incerti. Il primo segno era presumibilmente una legatura il di tipo che però avrebbe potuto essere letto come tl. Per evitare tale ambiguità, prima fu aggiunto un trattino obliquo con una inclinazione opposta e poi un trattino orizzontale come in . Dopo liбul leggo ombros, ma ros è incerto: suppongo che sia . Altre lettere sono incise allo stesso livello tra le dita della mano: mi pare siano presenti almeno due versioni di cumбu\olo (SeP1S2B-02). Il numero elevato di sovrapposizioni rende più incerta la ricostruzione delle diverse versioni della 8a riga. Mi sembra che tali versioni siano di due tipi: in un tipo la parola iniziale sarebbe un verbo (semua o semue ‘unisciti a’) avente per oggetto semбarus ‘simili, compagni’; nell’altro tipo la parola iniziale sarebbe istrem o estrem o anche semue\am, che sarebbe l’oggetto di un successivo verbo semuemus, semбamus o, in una terza sequenza parzialmente sovrapposta, umбi o semumus. Il termine semбarus (ed il combaciante semбamus) inizia prima del contorno della mano ed arriva fino al quarto dito, dove incomincia la parola бua che termina presso il bordo del settore. La seconda parola, sia umбi sia semu(e)mus, nelle sequenze del terzo tipo si sovrappone a semб- di semбarus, ma ha caratteri più piccoli e meno incisi (SeP1S2B-02, -01d). La 9a riga, che inizia presso l’angolo arrotondato della grande cavità delimitante a sinistra il Settore 2B, inizia con una piccola e male eseguita legatura dr (SeP1S2B-02d). Mi sembra che drua sia soprascritto su drembe. Poi leggo strembe ( = str), ma il primo e e il b sono poco incisi, trovandosi in un punto abbastanza tormentato. A destra, dentro la mano, ci sono scritte che in parte si sovrappongono e si accavallano. Leggo murdel, il cui m a tre gambe iniziale interferisce con mбuli del sottostante cumбuli. In murdel i quattro tratti orizzontali denotanti el si vedono bene, ma il terzo è inclinato, come se fosse il prolungamento del tratto curvo di d. Sotto mбuli c’è un’altra sequenza leggibile come la sovrapposizione di mudros con бustros. Alcuni segni hanno una forma che richiama quella di un’ascia. Più a destra si può leggere deres (primo e poco visibile, essendo in corrispondenza della linea di contorno della mano); ma s interferisce in parte con una piccola scritta sottostante in cui mut pare sovrapporsi a scer (SeP1S2B-02, -02c). La 10a riga è in realtà un gruppo di scritte disposte su più livelli. L’inizio è costituito da quella che sembra una testa bovina (o di ariete?) sotto cui pare potersi leggere luma \ бua: la pancia di б sta sotto il trattino orizzontale di l ; m sarebbe denotato da una linea ondulata che attraversa la testa bovina. A destra della testa c’è un profondo ed alto solco a forma di = sc che funge da inizio di due termini, scei (con legatura ) e quello che in origine potrebbe essere stato scisea. Poi -sea sembrerebbe mutato in istrea (oggetto di scei), redatto in più tentativi. In uno di tali tentativi sembra presente una strana legatura sviluppata in verticale (t e r innestati sulla verticale

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Adolfo Zavaroni

di = is : vedi SeP1S2B-02). La parte superiore di scei istrea interferisce con un’altra scritta in piccole lettere che ricostruisco come cumбola (SeP1S2B-03b). La parte inferiore di istrea interferisce con semua che a sua volta pare coprire un precedente бua. A sinistra di бua vedo un piccolo drue; a destra di semua \ бua mi sembra presente бuamus sovrapposto a бivom. La 11a riga presenta varie sovrapposizioni. Si può ricostruire la sequenza бese drembe (legatura = dremб) il cui e finale è sovrapposto ad un a antropomorfico (SeP1S2B-03, -03b). бese dre si sovrappone con бeбre, la cui presenza suggerisce la divisione бeбre бaбs osi mua. Tale lettura, però, elude la possibilità che il braccio dell’a antropomorfizzato funga anche da t in legatura. Inoltre, ese dr interferisce con tre lettere leggibili come ura, le prime due delle quali sono incise ad un livello leggermente inferiore. La riga continua con altre sovrapposizioni il cui scioglimento comporta inevitabili incertezze. Ritengo che dopo l’a antropomorfizzato l’ultima versione contenga una legatura = бru (piuttosto che бur). I segni successivi sono resi incerti dalle sovrapposizioni: è difficile stabilire se (1) è presente una legatura = dos in cui d è contenuto dentro l’o (al quale è attaccata l’appendice in alto a destra indicante s); oppure se (2) il d è stato sovrapposto al precedente os che viene così obliterato. Nel qual caso, d sarebbe seguito dall’i che già faceva parte di osi e dovremmo leggere бrudi mua (SeP1S2B-03, -03b). Un ulteriore problema è dovuto al fatto che dentro il cerchio, sulla sinistra, sembra contenuto anche un б ed è difficile stabilire se esso appartiene ad una versione precedente o successiva o contestuale. Occorre anche notare che l’i di бrudi e lo m di mua sono superiormente collegati in modo da formare un m a tre gambe che seguirebbe la terminazione -os della parola antistante. La 12a riga inizia con umua trasformato in umu(a)mus, dopo cui leggo istil stremбemus laea (SeP1S2B-03). In istil il primo i è più basso delle altre lettere, mentre il secondo è denotato sia da un trattino sull’asta di l sia da un tratto d’unione fra st ( ) e l. In stremбemus dopo stre ( ) si ha una confusa legatura mбemus, ma è probabile che essa sia stata soprascritta su un precedente eos : streos ‘lacci’ sarebbe l’oggetto del successivo laea ‘voglia tu spezzare’. Sotto la 12a riga, a sinistra appare, ben delineata, quella che sembra una sigla moderna: L80. Ma l potrebbe essere il disegno schematico di un’ascia, l’ 8 potrebbe alludere all’alternanza del doppio principio “vita/morte” (si veda anche SeP3S2F), simbolizzato da due cerchi tangenti, che ad Ospitale possono essere sostituiti da una testa diritta ed una rovesciata. Nella riga sottostante leggo auela, con un dubbio riguardante la legatura = el. Il dubbio è dovuto al fatto che i due trattini inferiori del segno interferiscono con il profilo posteriore di una testa il cui volto è stato ottenuto modellando un rilievo nella superficie rocciosa. Anche l’a finale interferisce con la sommità della testa. A destra di auela è disegnata una mano orizzontale che pare rivestita da guarnizioni da pugile. Tra le due dita più alte inizia una scritta che leggo come uvileia ‘arpionatrice’, sebbene l’esecuzione della prima parte sia tormentata, con ripetizione delle legature uv ( ) e il (vedi SeP1S2B-03). Sotto auela, e quindi a sinistra della testa, si legge tli, forse mutamento di un precedente li. Fra tli ed il bordo del settore sembra disegnato un uccello (civetta? gufo?). A destra della testa sembra essere scritto stoto (presenti ambedue i tipi di s ; due legature = to). Più a destra, la scritta csie inizia con un c che interseca il terzo dito della mano. Presso il bordo destro è forse scritto dril (i e l su due diversi livelli: vedi SeP1S2B-04apo). Dentro il quarto dito è forse scritto drue. Più sotto sembra disegnato un antropomorfo armato senza la testa o con la testa non percepibile. La 15a riga inizia con mae ave. In mae l’e è marcato due volte: in legatura con a e poi da solo. Dopo ave si legge drilata in lettere grandi, ma tale termine è soprascritto su бila (con un ridondante a minore in legatura con l), che a sua volta è la modifica di un originario бua. Poi la riga prosegue con ilбes rua (invero nella legatura es gli s sono due sovrapposti e quello di tipo è davanti invece che dietro e). La 16a riga inizia con stot. La riga continua con segni grattati leggermente dopo un gradino curvilineo: forse è scritto ersom, il cui -om interferisce con dr di drilata. La 17a riga inizia con minuscole scritte, forse il drua, intersecate da un altro drua. Molto più visibili e grandi sono i segni leggibili come 501, sebbene l’1 abbia la forma di un I e un tratto curvo unisca le estremità inferiori di 5 e 0 : indizi che una scritta antica fu ritoccata dal moderno incisore di numeri. Più a destra, oltre la frattura frastagliata che ora divide il settore 2B in due zone, è leggibile malamente un possibile ersi (SeP1S2B-04-apo). Ancora più a destra, sotto ilбes rua, c’è la scritta sise omбros, ma l’inizio mostra chiari segni di rifacimenti,

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) fra cui il prolungamento della verticale di i per potere incidere un altro = si: sise è la modifica di un originario ise. La 18a riga inizia con due lettere sovrapposte, б e v, la cui asta verticale è incisa esattamente sullo spigolo che delimita il settore in basso. Le due lettere evidentemente devono essere considerate alternative nella formazione della sequenza che segue, come avviene spesso per бua ‘accresci’ \ mua ‘tronca’, esprimenti concetti opposti, ma pertinenti all’idea del principio dualistico fondante la concezione del mondo dei NordUmbri e di altri popoli vicini. Qui abbiamo бivi \ vivi. La sequenza successiva è iliom mema: l’i iniziale di iliom, molto vicino a li, sembra sia stato inserito in un secondo tempo (SeP1S2B-04c). Poi dopo un intervallo senza incisioni visibili (l’area è molto scabrosa e accidentata), si ha ile seguito da un eccezionale gruppo = бr, forse unito alla base ad un successivo l tramite una linea curva. Segue un groviglio di tratti da cui emergono due lineette parallele come quelle di un (v o il o li). Ciò che appare come un groviglio di segni potrebbe essere un antropomorfo sovrapposto ad un = s. Quindi avremmo una legatura sv. Anche il successivo a appare antropomorfizzato: l’antropomorfo sarebbe caratterizzato da un largo copricapo (SeP1S2B-04a) che non mi pare avere anche una funzione alfabetica come m né tanto meno come t in legatura. In conclusione, una ricostruzione possibile della scritta è ile бruil (piuttosto che бruli) sva (SeP1S2B-04-apo, -04d; per bruil vedi SeP1S2B-04a, -04e). La lettura della 19a riga è molto complicata sia per le sovrapposizioni sia per il fatto che i vertici e le basi delle lettere sono unite da righe continue. Propongo la lettura ivili (modificato in ivi olumus?) u\ombrum semua. Più a destra, ad un livello leggermente inferiore, dopo un abbassamento molto accidentato della superficie rocciosa, è scritta una serie di numeri moderni: 604855. Essa è seguita dalla scritta umбo бuom бie (SeP1S2B-06). Sulle lettere бuom бi- sembra essere stato riscritto umбi. Sotto umбi, in una striscia di superficie ribassata, appaiono altre tre brevi righe: бie\(o) / livo / бostre(m?). Con la trascrizione бie\(o) intendo indicare che un piccolo o è stato inciso tra i due trattini inferiori del preesistente e. livo potrebbe avere subìto un tentativo di trasformazione in бivo (SeP1S2B-08). бostre(m?) (-m finale incerto) è certamente ricavato da un precedente бie: o è stato inciso due volte, una volta in piccolo dentro б e una seconda volta in grande, utilizzando in parte il contorno tondo di б ; i è stato mutato in st ( ) ed e in re (SeP1S2B-09). La 20a riga è formata da una sola parola, non facile da percepire: leggo tlunom (SeP1S2B-07). La 21a riga inizia con ul imбunus (non evidenti i due u e s finale). A destra, dopo l’accidentata digradazione della superficie, ci sono due sequenze su due righe (SeP1S2B-06, -06b) che leggo: e erse sterba is / usues lua. In sterba le legature sono = ste e = rb ; in usues la legatura = us è collegata ad e tramite una curva inferiore denotante u ; in lua ua è poco visibile, ma u è denotato anche da = lu. Il Settore 3 Il Settore 3 si trova a sinistra del Settore 2 e come questo si estende in alto fino al bordo dell’affioramento roccioso (vedi SeP1-P2). In basso, però, non arriva al piano di calpestìo, ma allo spigolo superiore di una cavità rettangolare: non saprei dire quando essa fu eseguita. La parte sinistra del settore è priva di iscrizioni: non è chiaro se la condizione della superficie molto rugosa e scura dissuase gli incisori o se si verificò più tardi un distacco termoplastico della crosta superficiale che avrebbe causato la perdita di una superficie scritta. Il Settore 3 è stato suddiviso in 7 zone per potere avere descrizioni più snelle (vedi SeP1S3). SeP1S3A ilsi cie | cil meli re / ilsi / rivòltati vel alla rivolta? muovi | spacca migliórati con l’occasione / rivòltati / vemбom (sub ule бua) + falci? + idu eila lipe sela (sub luimus steila?) / vibro? (sub : alimenta accresci) + falci? + per ingrandirti agisci aderisci favorisci (sub : falciamo si deve trafiggere?) ulvi svemбe artrus drembar scer tieos distruggi getta via le costrizioni sollecito? taglia gli assilli (sub drumbar scerit siemos et sciemis svedes) (sub : Drumbar taglia i legami et dobbiamo riconoscere i propri-compagni) semba\em ama suvem estre\am sie imбi svom / all’unione unisciti al proprio popolo legati unisciti ai propri (vel : unisci il proprio?)

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Adolfo Zavaroni

La Zona S3A è situata nella parte più alta del Settore 3 (SeP1S3, SeP1S3A). Essa comprende: 1) una striscia superiore in cui è incisa una sola riga divisa in due parti da una frattura obliqua (SeP1S3A-01); 2) una superficie delimitata a destra da linee di frattura naturali ed a sinistra da un confine arbitrario che ingloba scritte su tre righe (SeP1S3A-02). Sulla striscia superiore (SeP1S3A-01), chiaramente separata dal pannello sottostante, i segni della parte sinistra sono in parte svaniti: forse la prima scritta è ilsi; segue, più chiaro, cie. Dopo una frattura obliqua si ha cil meli re (con i molto piccolo addossato all’asta di l : legatura li di tipo ); ampi intervalli si hanno tra le altre lettere. Sotto cil, a contatto col bordo inferiore della striscia, ci sono rozzi segni leggibili come ilsi. Nella 1a riga del pannello sottostante, la parte iniziale ammette tre diverse letture a causa delle sovrapposizioni: vemбom sarebbe sovrapposto a ul emбom, a cui pare sovrapposto anche ule бua (SeP1S3A-03). Dopo quella che sembra essere una composizione con falci, c’è una sequenza che leggo come idu eila: il primo segno sarebbe una inconsueta legatura = idu. Dopo l’a finale c’è un segno a forma di 5 che potrebbe essere la combinazione tra una falce ed un’ascia stilizzata. Più a destra c’è la scritta finale della riga: essa ha subìto una profonda modifica da lipe sela a luimus\is steila (piuttosto che stelia). In steila – modifica di sela – è stato inserito un piccolo t sull’asta di e, mentre la verticale di l è stata allungata con un tratto obliquo in modo da ottenere = il. Nella 2a riga si legge inizialmente ulvi svemбe, ma svemбe è stato ottenuto trasformando un’altra sequenza difficile da ricostruire. A sinistra di ulvi non vedo segni interpretabili come caratteri alfabetici (SeP1S3A-02b). Dopo svemбe leggo artrus (SeP1S3A-02c, -03) che probabilmente è sovrapposto ad un termine di incerta ricostruzione. Anche il seguito della riga presenta delle modifiche: drembar (dove la legatura mb ha la forma ) è stato trasformato in drumbar; scer tieos è sovrapposto a scerit siemos ed a sciemis svedes con = sci ed altre legature improvvisate. Lo s finale di svedes, piccolo e rozzo, è un incrocio fra i tipi “a freccia” e a “croce”. Nella 3a riga del pannello, a sinistra, sono forse graffiate leggermente delle scritte come umua, umumus; ma la superficie scabra e scura ostacola una lettura attendibile. Quindi le prime due parole ben visibili sono leggibili come semba\em (s)ama (vedi SeP1S3A-02b): la presenza di un s iniziale in legatura con ama è incerta, qui come in vari e altre iscrizioni. La lettura dei segni successivi è molto problematica a causa dei pesanti rifacimenti. Ritengo possibile la presenza delle legature improvvisate = suv e = em (m denotato due volte, partendo sia dal tratto superiore sia da quello intermedio di e) per ottenere suvem (SeP1S3A-02b). Poi leggo estre\am sie imбi svom: per le ricostruzioni rimando a SeP1S3A-04 e SeP1S3A-05. Segnalo soltanto la presenza di un’abnorme legatura imб ( ) con grande i (che deve occultare un segno preesistente) ed un piccolo б aggiunto nell’ultima redazione. SeP1S3B

(---) umuom rua + ascia? + rua? + grande ascia + (---) mi unisco; stacca + ascia? + stacca? + grande ascia + stotrarules (supra tostres?) scerit (supra scisit?) tunar (supra tenar) /↓ eisem tlemus i picchiatori (ogg.) abbatte (supra squarcia?) il Tonante / il dio celebriamo

eбi semuam armatom (supra umбrem armom?) ∞ | | rua? infiàmmati per l’unione degli armati (supra : per l’umbra armata??) ∞ | | stacca? roma mortom + teste + cerchio + imi ila /↑ usi molo /↓ toli sel ultures Roma pesto + teste + cerchio + unisciti alla rivoluzione /↑ con ardore venero /↓ celebra propizia i nutritori? testa barbata | ulor?| tlom strutubom testa barbata |nutritore?| celebro (il dio della) Stirpe? ilбem mua rae (> trae) semuam ivi eom i viluppi tronca spezza (> tendi all’)unione unisciti; vado La Zona S3B è situata sotto la S3A. A destra, una frattura obliqua la separa dalla Zona S3E. Sebbene le scritte non siano sistemate secondo righe regolari, ho suddiviso la zona in quattro righe. Nella 1a riga la prima scritta percepibile (è difficile stabilire se più a sinistra ci siano segni alfabetici) è leggibile come umuom. Poi, dopo altri segni incerti (rua con a sovrapposto allo schizzo di un’ascia?) c’è il disegno di una scure la cui lama sembra essere stata allungata in un secondo tempo. Dentro la lama allungata potrebbe essere stato scritto rua (SeP1S3B-01). Più a destra c’è una sequenza con legature e sovrapposizioni di non facile

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) comprensione: leggo sto+tr+aru+les > stotrarules in sovrapposizione con tostres (per la forma delle legature si veda SeP1S3B). La lettura è complicata dalla presenza di s del tipo dentro il cui contorno sono segnati i tratti di altre lettere legate: tali mi sembrano la prima legatura sto, che d’altronde è la modifica di un originario to, e la legatura st della prima redazione tost(e)res, poi mutata in tr. In un secondo tempo l’o di sto, eseguito su una linea di frattura e poco percepibile, fu rifatto immediatamente sotto in forma quadrata (vedi SeP1S3B-02). A destra di tale o c’è un e che forse era legato col sovrastante r nel primitivo tost(e)res e che interferisce con la parte inferiore di ar di stotrarules. Un s del tipo si sovrappone per legatura anche con le per dare les. Anche dopo stotrarules la lettura è problematica: dopo scerit – sovrapposto ad un termine che pare essere scisit – leggo tunar, con l’u soprascritto su un e (tenar). Sotto scerit tunar è stata inserita la breve scritta eisem tlemus ‘il dio celebriamo’, la quale ci assicura che Tunar\Tenar ‘Tonante’ è un epiteto divino (SeP1S3B-01b, -03). La 2a riga inizia con la sovrapposizione di un б su un e : ritengo che essa sia una legatura бe o eб. La lettera successiva è i : dunque, eбi e бei sono entrambi possibili; ma eбi è da preferire se si accetta la lettura qui proposta dei termini successivi. In verità tale lettura presenta notevoli problemi a causa dei rifacimenti che furono tanto numerosi da causare il distacco della crosta superficiale. Mi sembra possibile ricostruire due redazioni: semuam armatom e, tralasciando alcuni segni dell’altra versione, umбrem armom (SeP1S3B, SeP1S3B-01, -03). Dopo tale sequenza ci sono un simbolo di ciclicità avente la forma di un 8 molto inclinato, il manico della grande scure menzionata sopra e poi l’o e l’e da inserire come correzioni nelle parole sovrapposte della riga superiore. Infine, più a destra, ci sono un incerto rua e la sequenza più chiara leggibile come eisem tlemus (vedi sopra). La 3a riga inizia in prossimità di un grosso profondo foro: le lettere della prima sequenza, che diventano via via più piccole, sono leggibili come roma (rom dentro una piccola cavità) mortom. Poi ci sono una testa, vista frontalmente, con un grosso bernoccolo (SeP1S3B-03), un cerchio all’interno di un contorno irregolare e frastagliato e poi un’altra faccia con il naso e gli occhi delineati da lettere di una scritta che l’attraversa: si legge imi ila o/e imi lia ( = sia il sia li). Mi sembra remota la possibilità che davanti ad imi ila ci sia un s “a croce” che interferirebbe con il profilo frastagliato della prima faccia. Più in alto dell’a di imi ila inizia una scritta leggibile come usi molo (SeP1S3B), mentre dietro lo stesso a c’è un’altra scritta di lettura incerta: essa inizia con un o in legatura, ma l’incisione – a causa dei ripetuti interventi – non è ben ricostruibile: forse si ha = to. La lettera successiva è un l (improbabile v di tipo : vedi SeP1S3B-05). Segue un i : dunque, potremmo leggere toli. Infine si ha sel ultures, con un t inserito in alto a ridosso del primo tratto obliquo di u, ed una complicata legatura = res). Ritengo probabile che ultures sia l’epiteto di due divinità rappresentate dalle teste disegnate a sinistra. La 4a riga inizia con una testa barbata vista di profilo, dopo la quale è scritto tlom. Ma non escludo che la testa sia attraversata dalla scritta ulor con lettere leggermente grattate (SeP1S3B-04). La parola successiva è strutubom, con un inusuale st ( ) seguito dalla legatura continua rutubom (SeP1S3B-04). Poi leggo ilбem mua (con macchinosa legatura mua: vedi SeP1S3B-05) trae (modifica di un precedente rae) semua (poco chiaro perché la superficie è accidentata) ivi eom. SeP1S3C 1 ilse litres tlas lide (> lia ide) / 1 con la rivolta gli scellerati sopprimi festeggia (vel : con divertimento) (> la corrente ingrossa) / 2 il citi i\usi / 3 use ul trembo\i / 4 бilei emi бia / 2 rivòltati scuotiti smania\ardi / 3 con ardore cresci tumultuo\a! / 4 voglia tu colpire approfitta della forza 5 muom vel mutom te\otomso / 6 umu semua\e / 7 umu 5 tronco vel mozzo taglio / 6 insieme unisciti / 7 insieme 8 uli бua et ului luma (sub uvil(i) amua?) / 9 imel бati / 10 stutrem 8 alimenta accresci et rovina spezza (sub : uncina con l’ arpione?) / 9 compagno! spossa / il Picchiatore La Zona C si trova sulla sinistra del settore, dopo una superficie che non presenta iscrizioni. Tale mancanza di iscrizioni – così contrastante con l’attigua zona ridondante di sovrapposizioni – potrebbe essere dovuta a una causa naturale, cioè al distacco posteriore di uno strato superficiale iscritto. Le scritte sono sistemate in brevi righe (vedi SeP1S3C).

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Adolfo Zavaroni

La 1a riga presenta qualche difficoltà di lettura solo alla fine. Si legge ilse litres tlas lide (per le legature vedi SeP1S3C, SeP1S3C-01), ma lide è stato trasformato in lia ide con l’aggiunta di un trattino obliquo sulla verticale di l ( = li) e di un piccolo a immediatamente sopra l’i di lide. Nella la 2a riga si legge chiaramente il citi, dopo cui c’è un i modificato in dunque, isi modificato in usi.

= u, seguito da si (s “a freccia”):

Nella 3a riga, dopo use ( ), si legge ul trembo\i (o sovrapposto a precedente i). Nella 4a riga è scritto бilei emi бia (SeP1S3C-02). Le righe 5, 6, 7 sono incise su una superficie scabra che tende a sfogliarsi ed è maculata in modo tale da rendere difficile la percezione. La 5a riga incomincia con muom o mutom, dopo cui mi sembra ricostruibile una forma = te, più bassa degli altri segni, che poi si tentò di correggere in = to ; un altro piccolo to sembra inciso, con scarsa evidenza, immediatamente al di sopra del primo. Dopo questo te\to c’è un altro gruppo, di dimensioni maggiori, che ritengo abbia la forma = tom, sebbene i tratti denotanti m non siano ben percepibili. Infine c’è un’altra particolare legatura: = so (SeP1S3C-02). Dunque, leggo tetomso e totomso, forme raddoppiate dalla radice *tem- di lat. tondō. Nella 6a riga leggo umu semua\e. Nella 7a riga, a contatto con la 6a, c’è soltanto umu, inclinato verso semua\e e correlato con esso. La 8a riga pare avere subìto varie trasformazioni. La disposizione delle lettere e delle legature induce a supporre che la scritta originaria fosse una sovrapposizione di uli бua (бua sovrapposto a umua) e ului (legatura complessa = ului contenente = lu) luma, per realizzare l’usuale contrapposizione “accresci”\“spezza” (SeP1S3C). Poi la scritta fu forse modificata in modo da ottenere uvil(i) amua (SeP1S3C-03, -04). La 9a riga, in piccole lettere, è costituita dai termini imel бati: el è denotato da a che già contiene un tratto orizzontale denotante t.

; ti si eleva sulla sommità di

La 10a riga è leggibile come stutrem (stu+tre+{e}m) con particolare legatura iniziale = stu che probabilmente deve alludere anche ad una composizione di armi da taglio. Infatti il successivo tre è inserito in un antropomorfo ed anche em richiama una composizione di asce (SeP1S3C, SeP1S3C-03, -04). Sotto questa scritta sembrano disegnate altre asce ed armi. SeP1S3D omбros + testa+ druar бomat /↓ cite / gli Umbri il corridore? favorisce / scuotiti tume\ulom (supra molom) temбra(m) tramбuro(m) tumultuo con (supra : venero) Tembra (= Tempestas) (e) Tumulto beбremus (supra drue[ et tudemus sto\utremus) romam бo\ustrem (sub stotrem) rua (supra rutro?) tagliamo (supra : corr[ et picchiamo battiamo) Roma: la fustigatrice (sub : bastonatrice) distruggi (supra : scasso?)

La Zona 3D è stata delimitata in modo da contenere tre righe (vedi SeP1S3D). I rifacimenti sono stati così tanti che le ultime versioni risultano grattate piuttosto che incise, con lettere a volte contorte per adattare gli ultimi tratti a quelli dei segni preesistenti. Le ricostruzioni sono quindi molto difficoltose e incerte. Nella 1a riga la redazione finale, costituita da lettere abbastanza grandi (circa 7-8 cm.), potrebbe essere omбros druar бomat (SeP1S3D-02), ma le lettere sicure sono poche. Si veda l’esempio di omбros in SeP1S3D-01. La legatura dr risulta contorta anche perché si sovrappone – credo – ad una testa con due volti, di cui quello di sinistra è caratterizzato da un grande naso e dalla bocca aperta che caratterizzano un dio assimilabile al Caronte etrusco. Siccome una tale testa allude ad un dio non solo bifronte, ma anche ambivalente, l’epiteto Druar appare idoneo per un dio che corrisponderebbe al Vertumnus latino. In бomat m in legatura è denotato da un tratto curvilineo che unisce le sommità di б, o (inserito nella parte alta dello spazio fra б ed a) ed a. Nella parte inferiore dell’a di бomat ci sono dei segni molto più piccoli, che ammettono la lettura cite; ma anch’essa è incerta. Anche nella 2a riga i ripetuti rifacimenti non permettono letture sicure. Propongo la ricostruzione presentata in SeP1S3D. Forse l’ultima redazione potrebbe essere stata tume\ulo temбra(m) tramбuro(m). Le varianti sovrapposte tumelom e tumulom mi sembrano state soprascritte su un precedente molom ‘venero’ che

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) richiederebbe l’accusativo dei successivi due termini, i quali sarebbero allora da considerare epiteti divini (o nomi di entità astratte deificate) terminanti con la desinenza -om dell’accusativo. Anche la 3a riga presenta notevoli difficoltà di lettura. Mi sembra ricostruibile beбremus i cui grandi caratteri sono soprascritti su lettere minori. Dentro la parte superiore del b iniziale c’è = dr che dà àdito alla lettura drue[ ; ma il d fa anche parte di una sequenza ricostruibile come tudemus il cui t è addossato alla crepa confinale della sottozona. Dopo tudemus è ricostruibile sto\utremus che ha -emus in comune con beбremus (SeP1S3D-03). La parola successiva, con le estremità superiori delle lettere tangenti ad un arco molto marcato, è romam, oggetto dei verbi precedenti. La sequenza dopo romam, anch’essa sovrastata da un profondo arco, è stata rifatta più volte: mi sembra possibile una formula бo\ustrem rua, di cui ci sarebbero due versioni, d’altronde sovrapposte a stotrem. Il termine finale rua sembra soprascritto su rutro (SeP1S3D-04). Al di sopra degli archi marcati menzionati ci sono alcuni intricati piccoli segni che non so decifrare. SeP1S3E 1

2 3

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ive (supra ite?) strumiam (supra ombros rame?) /↑ umua ersili unisciti (supra : andate?) alla corrente (supra : gli Umbri sostieni?) /↑ assòciati sorgi e uccello + (s)cie drums comba uret (sub drue embam brei et dr \ mbeom lauei) | emo | ic u uccello + decidi (muoviti) Drumbos Comba risorge (sub : corri l’unione potenzia et del corso\spinta voglia tu fruire | approfitto | colpisci erse dru\embam tlebe (tlebe partim supra turbeam et trembom id?) sorgi! il corso\la spinta sostieni (partim supra : scompiglio e tumulto accresci) memse? (supra cise?) dacumus? /↑ mordomos lacera? (supra : recidi?) azzanniamo? /↑ mordiamo e tonde sa\ muo omбrus + uccello? + rame (sub ide samue) rem re estre / ↑ sama /↑ imбi (supra ivi) /↓ umua radi; mi unisco agli Umbri + uccello? + sostieni (sub : ingrossa unisci) l’avere alla cosa pubblica / ↑ insieme /↑ unisciti (supra : congiungiti) /↓ unisciti

La 1a riga della Zona S3E inizia con la legatura ive ( ) che forse fu soprascritta su un precedente ite (SeP1S3E, SeP1S3E-01). Anche la seconda parola è evidentemente soprascritta su lettere preesistenti, ciò che rende difficoltosa la ricostruzione. Una lettura potrebbe essere strumiam con vari dubbi (s di tipo mal sagomato; t ridotto a barretta orizzontale sull’estremità sia di s sia di r ; anche u sarebbe segnato due volte, come appendice a forma di uncino sia di r sia di m : vedi SeP1S3E). strumiam sembrerebbe sovrapporsi a ombros rame (piccolo s addossato a r?). Sopra am(e) è incisa una sequenza leggibile come umua, dove la forma di m richiama la testa di un uccello. Poi leggo ersili ( ). Appena sopra tali segni se ne notano altri forse appartenenti ad una grezza e mal leggibile scritta (umбai iv?). La 2a riga sembra iniziare con la figura di un uccello che certamente interferisce, sulla destra, con ie (SeP1S3E, SeP1S3E-01): ma corpo, zampe e coda potrebbero contenere un gruppo sc : dunque, avremmo scie. La sequenza successiva è stata modificata più volte, tenendo fermo il dato della legatura iniziale dr. Propongo le seguenti letture di formule sovrapposte, di cui sarebbe difficile dare l’ordine temporale di esecuzione: 1) drums comba uret; 2) drue embam brei; 3) dru\embeom lauei (SeP1S3E-01). Poi, in un’area molto incrostata, ad un livello intermedio rispetto alla prima e alla seconda riga, leggo emo e infine ic a contatto di quella che potrebbe essere la figura di un’arma (roncola?: vedi SeP1S3E). La 3a riga inizia con una piccola testa di uccello, a destra della quale leggo erse (SeP1S3E-03). Segue un’area in cui rifacimenti e cancellature hanno scassato la superficie rocciosa, causando la perdita della crosta superficiale ed obbligando gli ultimi incisori ad eseguire lettere per grattatura. Mi sembra di nuovo presente, all’inizio, una variazione drum-\drem- ( \ ). Inoltre, all’interno di m appare un piccolo cerchio raggiato. Leggo dru\ e mbam. Difficoltosa è la ricostruzione dei termini sovrapposti successivi. Probabile è tlebe, verbo avente per oggetto dru\embam: sembrano presenti due diverse realizzazioni di tle che occupano spazi diversi, essendo duplice la sistemazione degli spazi anche per dru\embam: abbiamo tl+e e tle ( ) nella posizione del primitivo e. Privilegiando altri tratti, è pure possibile ricostruire turbeam e tremбom (vedi SeP1S3E, SeP1S3E-01). Dopo tremбom ci sono scritte con lettere un poco più basse; anch’esse non sono di facile lettura: propongo memse dacumus, ma memse pare sovrapposto a cise (SeP1S3E-01, -02). Nel ridotto spazio al di sopra di (trem)бom memse, tra la 2a e la 3a riga, ritengo sia scritto mordomos.

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Adolfo Zavaroni

Nella 4a riga leggo la problematica sequenza iniziale come tonde sa\emuo omбrus. In tonde l’esecuzione di n in legatura, molto laboriosa, ha richiesto più tentativi (vedi SeP1S3E-03). Il d ha la forma di una lama di rasoio, presumibilmente per alludere al significato della parola; l’e è replicato a partire dall’estremo inferiore del d, nella posizione del manico del rasoio. In sa\emuo l’u (linea curva di raccordo) è inciso tre volte (SeP1S3E). In omбrus la legatura us è di dimensioni minori e poco incisa. A destra di essa, ad un livello un poco superiore, per circa 5-6 centimetri ci sono tenui segni che non so definire: forse anche una figura umana in piedi (SeP1S3E, SeP1S3E-01). Poi si nota un netto e in un punto, tuttavia, in cui la superficie mostra le tracce di numerosi interventi. È possibile che tale e faccia parte di una legatura de e che questa sia connessa con un antecedente i per costituire l’imper. 2a sing. ide (SeP1S3E-01). Dopo ide si avrebbe samue, ma l’e di ide è soprascritto su un r che forse appartiene ad un termine rame a cui fu poi sovrapposto appunto ide samue. Il termine samue è attraversato da una linea appartenente al contorno di uno strano animale, un uccello affusolato come un pesce (SeP1S3E-02). Dopo samue c’è un gruppo leggibile come rem ( ) la cui asta finale denotante m è in pratica coincidente con la verticale dello r di un altro re di dimensioni minori che sarebbe connesso con il succesivo estre (lettura problematica per la presenza di numerosi segni circostanti). Immediatamente al di sopra di estre ci sono altri segni leggibili come sama (m marcato dal prolungamento dei trattini orizzontali dei due a ; s segnato con scarsa incisività). Tra le gambe del secondo a di sama si incuneano i segni s e tr di estre che forse fanno anche parte di una figura antropomorfica interna al suddetto a. Al di sopra di sama c’è un ulteriore scritta: presumo imбi, sovrascritto certamente su un preesistente ivi: m è marcato da una linea curva che si leva dalla sommità dell’i verso l’alto e poi si riabbassa verso la gobba del б, visibilmente ottenuta coprendo un v di tipo . Tra estre e la linea di contorno del pesce-uccello è scritto umua. SeP1S3F

1 tembora / 2 sisli mei /3 mae /4 бiom (sub бuom) / le occasioni / propizia; cambia / potenzia / l’esercito (sub : cresco) / 5 streomus iv su(v)om\a (sub scuva?) / ci rafforziamo unisciti ai propri (sub : scuotiti?) / 6 sembae ductisatus / 7 istres res (sub istre re bua) tumeom / voglia tu riunire gli sbandàti (o beffàti) / i pubblici beni (sub : con il pubblico bene cresci) (ac)cresco 8 dacam + zanna?) cuta slidi (supra ili?) ama / la punta? affila leviga (supra per la rivolta?) insieme / 9 stremбom (supra tramбom?) et streputom / mi rafforzo (supra : tumultuo?) et combatto? 10 ule rua / 11 ul rae / 12 is drembuta\em / alimenta distruggi / rovina spacca / adìrati per l’oppressione / 13 treom potius quam tremo / 14 streom (sub strumom) ivom trito potius quam mi agito? / rafforzo l’unione (sub : alla corrente mi unisco)

La Zona F si trova a destra delle Zone B, D, E, G. La scritta superiore tembora termina con una legatura ra preceduta da un piccolo o (SeP1S3F-01). Nelle righe 2 e 3 sono ben chiari sisli mei, con legature consuete, e mae, che forse è scritto con lettere vistosamente più grandi in conformità col senso del lemma (“maggiora” > “potenzia”) (SeP1S3F-01). La 4a breve riga è incisa in un’area accidentata: vedo бiom sovrapposto a бuom. Tra la 4a riga e la 5a si notano altri lievi segni: forse mua mut o mua sovrapposto a umumus. Lo stabilire l’inizio della 5a e 6a riga della Zona F è molto complicato perché non c’è soluzione di continuità con le scritte che ho attribuito alla Zona D che sta a sinistra; né ci sono linee di frattura che potrebbero essere state assunte come confine. Inoltre, l’area di tali scritte è molto consunta a causa dei ripetuti rifacimenti, sicché la percezione dell’esatta forma di lettere singole e legate è già un problema. La linea di demarcazione che ho tracciato tra queste due zone è quindi provvisoria, essendo provvisorie le letture dei segni al di là ed al di qua di essa. Dunque, il primo termine della 5a riga inizia con una legatura stre (vedi SeP1S3F e SeP1S3F-02) poco nitida e mal congegnata, seguita da un altro strano segno che sembra avere anche una funzione figurativa: sembrerebbe un antropomorfo incappucciato armato di una grossa roncola: il corpo e la testa dell’incappucciato denoterebbero om, mentre la roncola costituirebbe us in legatura con om. Insomma, avremmo streomus. Lo s finale interferisce con la prima asta di una legatura iv, parola a sé (imperativo 2a sing.) che forma un sintagma con il successivo su(v)a. L’esecuzione di su(v)a o è stata molto tribolata o, più probabilmente, è avvenuta per sovrapposizione con scu(v)a (SeP1S3F, SeP1S3F-02). 42

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) La 6a riga inizia con sembae, che probabilmente è la modifica di segni antecedenti. Il lemma successivo non offre comparazioni con altri termini delle iscrizioni nord-umbre: leggo ductisatus (con = ct) che dovrebbe corrispondere ad un lat. ductitatos, visto che nord-umbro -is- può avere un valore intensivo simile a quello di lat. -it-. Nella 7a riga la scritta originaria è ricostruibile com istres tumeom (SeP1S3F, SeP1S3F-02). Poi istres fu modificato in istre bua, trasformando l’e in b e lo s ( ) finale in a. Forse il contorno di fu usato anche per raffigurare la veste di una donna paludata, che regge una cornucopia presso la testa. In tumeom l’u è segnato due volte da due linee che a diverse altezze collegano l’asta del t con la legatura me, dove in verità l’e è poco visibile. All’inizio dell’8a riga sembra disegnato un oggetto oblungo, leggermente curvo e disposto orizzontalmente, non definibile con certezza: dalle parole scritte appresso ne deduco che si tratta di una cote o di una zanna. La scritta sembra corroborare la seconda ipotesi. Dentro il contorno ci sono dei piccoli segni di difficile lettura: leggo dacam. Poco prima della base della presunta zanna un c funge da iniziale di un lemma cuta che si sviluppa all’esterno del disegno della zanna (SeP1S3F-02): l’u ne attraversa la base, dopo cui si ha una legatura ta (piuttosto che at) antropomorfizzata con l’aggiunta di una testa. A destra di ta c’è una legatura = sl, seguita da idi (denotato da che poi si è cercato di mutare in ). Quindi abbiamo slidi. L’intera sequenza, insomma, può essere letta come cuta slidi ama (SeP1S3F, SeP1S3F-02, -03). Tuttavia slidi ‘leviga’, complemento semantico di cuta ‘affila’, potrebbe essere stato soprascritto su un precedente ili. La 9a riga è costituita da una sola parola. Dopo una legatura iniziale = stre\a (la presenza di st è ribadita anche da un piccolo st tracciato davanti alla legatura; e pare sovrapposto ad un a) c’è un segno Π dal cui estremo inferiore destro parte un arco di cerchio che arriva oltre la sommità del Π. Tale arco sembra appartenere ad un б piuttosto che ad un r : dall’estremo superiore parte una breve linea verso l’alto, mentre non ci sono linee che uniscano l’estremo superiore dell’arco all’estremo superiore destro del Π (SeP1S3F-02, -03). Quindi, data l’ambiguità di Π, leggo mб piuttosto che pr. Tenendo presente o(m) finale, avremmo sia stremбom sia stramбom. Ma stramб- non è attestato in altre iscrizioni, mentre invece è attestato tramб-: è possibile che stremбom sia stato sovrapposto ad un precedente tramбom. Dalla base di Π parte anche un tratto orizzontale che si estende fino ad incontrare un solco verticale che poi s’incurva leggermente, in modo da rimanere adiacente alla curva del б su menzionato; infine il solco termina con un tratto rettilineo in lieve ascesa: ritengo che tale segno denoti un t del tipo unito a Π tramite la linea che unisce le loro estremità inferiori denotando un u. Dunque, questi ultimi segni danno àdito alle letture streputom e straputom, ma solo la base strep- è attestata in altre scritte. La terminazione om è inscritta dentro il profilo di una testa tagliata, mentre la forma del б di stremбom\tramбom allude ad una falce e quella del t ad una lama ricurva (SeP1S3F, SeP1S3F-02, -03). Nella 10a riga l’inizio ule è pacifico. La lettera successiva è probabilmente un r unito in basso ad un a tramite un trattino curvo: dunque, rua. D’altraparte all’a finale sono stati aggiunti tre trattini orizzontali per denotare ae. Quindi rua si sovrappone a rae. La riga 11 appare come ul rae, con qualche dubbio sull’e finale, perché il trattino orizzontale inferiore, per altro molto corto, non è evidente. Però rae ‘spacca’ è attestato sopra oltreché in altre scritte. La forma dell’a, d’altronde, richiama quella di un antropomorfo (un cerchietto indicante la testa è stato aggiunto sul vertice) armato di ascia (la parte superiore dell’e). Nella 12a riga le prime due lettere, graffiate in posizioni che hanno subìto vari raschiamenti, sono leggibili con incertezza: ritengo che siano i e s (SeP1S3F, SeP1S3F-04). Il terzo segno, forse sovrapposto a qualcosa che non so discernere, è ricostruibile come dre: esso è connesso al successivo b per mezzo di una linea che congiunge le due sommità. Le lettere successive sono leggibili come uta\em (u marcato due volte: da due corna sulla sommità del b e da un angolo tangente allo stesso b ; a sovrapposto ad e). Dunque, in complesso leggo is drembuta\em. La 13a riga è costituita da una breve scritta in lettere molto piccole: dopo ter o tre ( = t + che può valere sia om sia mo : intendo treom piuttosto che tremo (SeP1S3F-05).

) c’è una legatura

Nell’ultima (14a) riga è scritto streom ivom. Un piccolo u inciso sotto la gobba di r mi induce a ricostruire strumom in sovrapposizione con streom (SeP1S3F-04, -05, -06). 43

Adolfo Zavaroni

SeP1S3G

1 2 3

cumбila streumis бortunus / adòprati dobbiamo spargere? i successi / semua semuam ivil | ivo (sub iбul) se\amuros (etiam se\amulos) unisciti all’unione compagno | mi associo (sub mi infiammo per) agli unionisti бua mua (sub umuo) accresci tronca (sub : insieme mi associo?)

La Zona S3G (vedi SeP1S3G) è delimitata a sinistra dalla Zona S3C, in alto dalla Zona S3E, a destra dalla Zona S3F e in basso dallo spigolo della cavità rettangolare sottostante al Settore 3. La 1a riga ha subìto vari rifacimenti. L’unica ricostruzione possibile concerne quella che sembra essere l’ultima redazione. Dopo cumбila (legature = umб e = il ; vedi SeP1S3G-01) leggo, con qualche perplessità, streumis (stre tipo ed una legatura che trascrivo come umis, con u segnato due volte tra le due prime gambe di m) бortunus (con strana legatura che interpreto come ort : grande o rettangolare; occhiello di r abbinato a tratto leggermente inclinato denotante t ; l’o è sormontato da un segno chiuso che richiama la testa di un uccello: forse allusione all’auspicio di buona fortuna espresso da бortunus). La 2a riga inizia con un mal delineato semua presso una concavità nel bordo dello scasso della parete. Tale scritta interferisce con un altro semuam che mi pare seguito da ivil : ma il primo i, poco inciso, si vede male, mentre il secondo è stato inserito in dimensione molto ridotta accanto al tratto verticale superiore del v di tipo . Dopo un digradamento irregolare della superficie vedo uno strano ivo: un grande v di tipo è preceduto da un piccolo i avente la forma di un chiodo ed è seguito da un piccolo o dietro l’estremità superiore destra. Dentro il v è segnato un б appartenente alla scritta iбul sovrapposta a ivo. Infine si ha una parola contenente una variazione a\e (sam-\sem-) ed una variazione nella seconda parte, dove un r sembra indicare un’alternativa suffissale a l : cioè a dire, avremmo se\amuros in alternativa a se\amulos (ma -s finale è poco visibile: cfr. SeP1S3G-02). La 3a breve riga occupa la parte inferiore sinistra della zona. Inizia con бua, dopo cui in un primo tempo fu scritto imumus. Poi sarebbe stato aggiunto un trattino sulla seconda gamba di m per ottenere imi ( ) e sotto la stessa gamba sarebbero state tracciate tre lineette come segno di scansione dei lemmi imi e umuo, il secondo ottenuto per trasformazione da mus. Il Settore 4 ­­ Settore 4 della Parete 1 è una stretta superficie rialzata rispetto al Settore 3. Il Settore 4 forma un angolo Il concavo un poco minore di 90° con la Parete 2 (SeP1S4). Il pannello si allarga verso il basso. Il suo bordo destro è accidentato e qualche lettera sembra perduta. SeP1S4 (< Sega 2) ile / iliemom / remb / CL mileiбus / citi remбe\am temtumus /

le torme? dei rivoluzionari imperversa(no) / con 150 mila / scuotiti rivoluzione noi aspiriamo / dic seбu\os uruvuit / auma бomat? | imul re ersi itemis (supra rul rupitrem) / di’ (che) la nazione si è sollevata / il presagio è propizio? | compagno per interesse sollèvati, andiamo! (supra : rovina il rompitore) / ilau uitelii\us tot / sei / si è rivoltata una quantità di Vitelii (= aderenti alla Lega) / collégati uscum u\emбa / ueni pompe(i)om / 3592 imita e / samate ivlita samuate la lega degli Osci combatte? Pompeo / 3592 imita, su! / unite le parentele unitevi ul silsie semuam / meila citi[ ? / casi (u)emбo? / accresci diffondi l’aggregazione / si deve cambiare scuotiti? / recidi mi unisco? (> mi àgito)? / casi ↓ ilбom / casi / cilem[us] / meo (> lumeo) / recidi ↓ il vincolo / recidi / tagliamo / cambio (> spacco) / simul / imi (sub lipi et steбur? imi) / suvis / compagno / unisciti (sub : aderisci et saldo? unisciti) / ai propri i eme (sub : i remбemu[s]?]) su, approfitta (sub : su, noi ci rivoltiamo?) seue use / ib бei / labit / 1895 / semue / ivimila > ivi imila scuotiti con ardore / se picchi / cade / 1895 / assòciati / ci si deve unire ( > unisciti bisogna unirsi)

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) ile è scritto chiaramente. In iliemom m finale in legatura è apposto sopra l’o (SeP1S4-01). La terza parola remb ha un eccezionale r di tipo latino (R). In un primo tempo (Zavaroni-Sani 2009: 80) mi era sembrato di vedere tratti leggermente scalfiti tendenti a modificare remb in drembunt, ma ora ritengo probabile che quelle tracce siano striature naturali. Per contro, mi sembra possibile che remb sia un’abbreviazione di rembunt. Nella 4a riga si vede immediatamente un l seguito da mileiбus. Ma un esame più attento mostra che un semicerchio inciso meno profondamente precede l unendosi ad esso ( ): potremmo leggere sia DL sia CL, ipotizzando che si tratti di un numero di tipo romano. Quindi avremmo: CL (o DL) mileiбus. Ma DL = ‘550’ non è un numero credibile: già CL = ‘150’ sarebbe un maldestro tentativo di modifica di un precedente L ‘50’. La lettura della 5a e della 6a riga è molto difficoltosa a causa dei numerosi rifacimenti e delle intricate sovrapposizioni. Dopo varie osservazioni eseguite a più intervalli nel corso di 3 anni di studio, nella 5a riga leggo citi remбe\am temtumus. La legatura iniziale ci è del tipo con trattino mediano poco accentuato; seguono un t con lunga traversa ed un i che sta sotto quella traversa. Le lettere successive remбe\am temtumus appartengono all’ultima redazione e sono state ottenute con modifiche dei segni preesistenti: si veda SeP1S401b. La compresenza di a ed e sovrapposti in remбe\am mi sembra dovuta al desiderio di denotare varianti morfofonologiche. In temtumus la legatura tem ( ) è chiara; us, invece, si trova in un punto molto accidentato. Nella 6a riga il primo lemma è dic (di ha la forma ); il secondo inizia con una legatura complessa mal eseguita: il modello dovrebbe essere = seб. Essa è seguita da una legatura us in cui u è stato inciso due volte; e pare presente anche un piccolo o che funge da variante di u o indica che il suono della vocale chiusa sta fra [o] ed [u]. Abbiamo, insomma, il gruppo . Dopo seбu\os si legge uruvuit, con legatura continua uruv-u-it. La 7a riga inizia con sottilissimi segni filiformi forse preceduti da una figura antropomorfica. Mi sembra si possa leggere auma бomat (o бomant?). Quanto alla sequenza incisa profondamente, si possono ricostruire due versioni: sopra rul rupitrem sembra essere stato scritto imul re ersi itemis (SeP1S4-01b): r di rul fu trasformato in im (tipo ), r di rupitrem in re ; dov’era up si incise una complicata legatura ers (o res) a cui fu associato prima un corto i tangente alla gobba di r e poi un altro i ancora più piccolo sotto la stessa gobba. Infine si cercò di trasformare -rem in -emis, lasciando intatta la legatura it (SeP1S4-01b). Nella 8a riga il lemma iniziale è certamente ilau. La seconda parola inizia con un grande u la cui asta destra è poco inclinata rispetto all’orizzontale; esso è seguito da un segno it ( ) sul cui tratto verticale sono stati inseriti, nella parte inferiore, tre trattini per marcare anche un e ( ). Il segno successivo, che pare interferire con la piccola figura di una persona paludata, è = li. Seguono dei tratti che apparentemente costituiscono un Y con larghe braccia; ma probabilmente si tratta della sovrapposizione di un u su un piccolo i ; e l’u è forse legato con un s (vedi SeP1S4-01c). Insomma, avremmo u+ite+li+us sovrapposto a u+ite+li+i > uitelii\us. Se tale ricostruzione epigrafica fosse esatta, la scritta uitelii\us richiamerebbe le legende viteliú delle monete della Lega antiromana durante il bellum sociale. Dopo uitelii\us è scritto tot (SeP1S4-01b, -01c). L’area sottostante contiene scritte di diversa grandezza che interferiscono parzialmente fra loro. La più evidente, formata da lettere ottenute per graffi paralleli (la lettera maggiore è alta circa 6 cm.), è leggibile come uscum, con s del tipo . Dopo uscum, una sequenza di segni meno curati, meno profondi e meno alti, è leggibile come e\umбa (compresenza di e e di u iniziali). La parte superiore di tale sequenza è attraversata da un fascio di tre linee orizzontali al di sopra delle quali sta la scritta uitelii\us tot esaminata sopra. La parte superiore delle lettere usc di uscum interferisce parzialmente con una scritta leggibile come sei. Immediatamente sotto uscum, c’è un’altra scritta di due parole in piccole lettere che inizia dopo s : la prima parola è ueni; la seconda (con lettere alte circa 2 cm.) è pompe(i)om: un i sembra inserito tardivamente sulla parte superiore di e e forse un altro i è segnato da un rialzo della prima gamba di m finale che è pure in legatura con o. La seconda gamba di m si vede malamente perché è incisa in corrispondenza di una crepa. Nella mia precedente lettura (Zavaroni-Sani 2009: 81), in base alle prime foto scattate in condizioni che non erano mai state ottimali (la zona è buia anche d’estate), avevo letto бiom pompeianom, dove бi sarebbe ciò che ora, grazie a foto scattate con illuminazione radente, appare chiaramente come un n ( ). Quanto alla presunta terminazione -anom, essa fu dovuta all’erronea valutazione di leggerissimi segni estranei all’iscrizione. Nonostante l’errore di lettura fosse consistente e fosse accompagnato da altre letture errate, la sostanza dell’interpretazione del contenuto della scritta, tanto importante in chiave storica, non risulta sminuita dalle odierne correzioni: il riferimento agli Osci ed al console romano Gneo Pompeo Strabone rimangono.

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Adolfo Zavaroni

Sotto pompe(i)om si legge imita e, con un grosso e terminante sul bordo spaccato della roccia. La moderna scritta 7592 sta davanti a imita ad un livello un poco inferiore (SeP1S4-01b). Sotto il numero moderno è incisa quella che a prima vista sembra una serie di cinque A fra loro collegati; ma un esame più attento evidenzia la presenza di legature del tipo = sam e = as ed evidenzia pure che si sono usate combinazioni eccezionali di segni (vedi SeP1S4-02apo, -02b). A sinistra abbiamo il sintagma samate ivlita formato come segue: un m a tre gambe è stato apposto al di sopra del primo grande a antropomorfizzato che sembra sorreggerlo. Il secondo grande a è stato trasformato in ate, con l’aggiunta di un tratto sul vertice e tre trattini nella parte superiore del fianco destro. Il terzo a, minore dei primi due, è stato antropomorfizzato in una figura umana che regge un sostegno in forma di T su cui è scritto ivli : quindi nell’insieme abbiamo ivlita. Nel gruppo di destra è abbastanza chiaro il gruppo samua : u è marcato dal raccordo inferiore fra gli a ; m è marcato dal tratto che unisce le mediane dei due a : tale tratto continua per unirsi all’e finale, costituendo una legatura te ( ) che poi sarebbe stata replicata tre le gambe del secondo a. Dunque, leggo samuate. Davanti a samate ci sono dei tratti che appartengono ad una strana forma: due linee curve che si incontrano sotto il sigma del primo casi salgono verso i bordi della zona iscritta fino oltre l’altezza di samate. Sopra la linea ascendente di sinistra, la cui parte superiore sembra replicata, si vede un m a tre gambe; la linea ascendente di destra arriva a toccare quel che sembra un e alto circa 5 cm. (vedi apografo SeP1S4-02apo). È possibile che l’insieme delle due curve formi un grandissimo u e che si sia voluto dare una forma particolare alla parola mue (poi trasformata in rue?). Sotto samate leggo ul silsie semuam (SeP1S4-02apo): -sie, in lettere molto ravvicinate, si vede poco. La scritta semuam sembra l’esito di più modifiche. Nella riga successiva si legge meila senza problemi. Poi è forse scritto citi[ : la parte superiore di una legatura = ti sembra emergere da una lacuna. Sotto citi[ si vede una legatura em forse seguita da бo, di cui rimarrebbe una lieve traccia. Davanti a em si vede, grattato poco incisivamente, un u, che potrebbe essere dovuto al tentativo di mutare il tema in uemб- (SeP1S4-02apo). A sinistra di (u)emбo si legge chiaramente casi. Questa parola è scritta anche nelle due righe successive. In una riga intermedia, ma più a destra dei due casi, c’è un termine di cui si vede bene solo l’inizio il. La terza lettera è probabilmente un б, che sarebbe seguito da om. Sotto il terzo casi si legge cilem[. La traccia di un us finale, a causa della sfaldatura presso il bordo, non è evidente (SeP1S4-02apo). Nella riga sottostante abbiamo lumeo, ma lu, inciso meno profondamente, sembra un’aggiunta successiva. Più sotto, a destra, la parola simul termina proprio sul tormentato spigolo del settore (SeP1S4-03b). Immediatamente sotto, c’è una scritta che pare frutto di diversi interventi. La versione originaria è imi. Forse in un primo tempo si aggiunse solo un l per ottenere lipi (m del tipo Π che può valere anche p); poi un gruppo malamente visibile ste fu inciso davanti a l, i cui tratti furono utilizzati per formare ciò che sembra una laboriosa legatura bur o бur con b o б ed u dentro r (vedi SeP1S4-03b): si sarebbe ottenuto stebur o steбur. Sotto imi c’è una breve parola il cui segno finale, inciso sullo spigolo del settore, è quasi illeggibile: ipotizzo svis. Qui il settore ha la sua larghezza minima. Lo spazio a destra, pur essendo la superficie abbastanza liscia (ma scura e molto dura), è raramente utilizzato. La riga sotto svis è stata modificata. In origine fu probabilmente scritta una sequenza ieme (> i eme; non mi sembra che qualche lettera si sia perduta per la frammentazione del bordo). Poi il presumibile eme fu forse modificato in remбemus: vedi SeP1S4-03apo. Nella riga sottostante si legge chiaramente seue. Il segno successivo a prima vista sembra un u con l’asta destra ritoccata, ma ad un esame più attento tale asta appare legata ad un s di tipo . Quindi leggo seue use. Sotto seue è evidente la scritta ib бei. Appena più sotto si legge labit: il trattino denotante i è stato forse inciso due volte. A ridosso della parte iniziale di labit è stato inciso il numero 1893 o 1895. Sotto il numero si vedono alcune coppelle e, più a destra, la scritta semuo. Infine c’è una sequenza in lettere molto piccole (1,6÷2 cm.), dove si è tentato di trasformare un originario ivimila in ivi imila, aggiungendo una verticale dentro il v di tipo : vedi SeP1S4-03apo.

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4° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLA PARETE 2 DELLA SEGA

La Parete 2 forma un diedro di circa 90° con la Parete 1 (SeP2, SeP2-02). L’altezza massima a cui arrivano le iscrizioni è di circa 2,20 metri dal suolo attuale. La larghezza della parte scritta è di 1,60 metri. La Parete 2 è divisa in due settori da una spaccatura verticale. I due settori sono suddivisibili in più zone per la presenza di crepe e di rilievi (vedi SeP2-01; una visione generale del Settore 1 è in SeP2S1). Gli antichi incisori rispettarono i confini di tali zone nel distribuire le iscrizioni che sono fra le più chiare ed epigraficamente meno problematiche di tutta la valle di Ospitale. Le lettere sono mediamente alte dai 2,5 ai 3 cm. SeP2S1A (< Sega 3) simba / ciuimla emeia eia / taa tea / vieni insieme / coeundi sumus, voglia tu approfittarne, su! / prendi(mi) voglia tu prender(mi) / umila (sub бipila) /↓ simi / bisogna congiungersi (sub deve ingrossarsi) /↓ congiungiti umi (> vipi) cremo + figure silo / mi бela / 1889 / sila unisciti (> scuotiti) sono in calore + figure eiaculo / succhiame(lo) eiacula!

Le lettere di simba / ciuimla emeia eia sono chiare (SeP2S1A), ma c’è qualche problema nella scansione, oltre al solito dubbio sul valore m o p di Π. Ho optato per la lettura emeia, abbandonando la precedente epeia che avevo ritenuto un vocativo femminile (Zavaroni-Sani 2009: 84). La constatazione che spesso le forme in -ia sono dei congiuntivi esortativi e che esistono voci verbali con base em- mi induce ora ad ipotizzare che pure emeia ed eia siano dei congiuntivi 3a sing. Sotto emeia sembrano presenti i lemmi taa e tea, ma in tea la presenza di t non è sicura: la presenza di un tratto orizzontale sotto la verticale, sebbene esso sia più corto del tratto orizzontale superiore, può far pensare ad un i piuttosto che ad un t. Dopo tea, ad un livello leggermente inferiore, c’è una scritta il cui inizio è dubbio: forse un iniziale (= [u]) è stato modificato in бi in modo da mutare vmila in бipila, necessitativo di una base *бip- ‘ingrossar(si)’, grazie all’ambiguità di Π. Mi sembra improbabile una lettura бimila (necessitativo in -mila della base *бi- ‘battere, colpire, picchiare’, qui ‘battere’ in senso osceno). La parte inferiore di questa scritta è tangente alla parte superiore della scritta sottostante, leggibile come simi (m ha tre gambe). A sinistra rispetto a simi c’è una sequenza il cui segno iniziale è , ma l’asta di mezzo sembra sia stata aggiunta in un secondo tempo per mutare (con valore [u]) in vi. Quindi leggo sia vmi sia vipi (Π denota m nel primo, ma p nel secondo lemma). L’i finale interferisce con il c del successivo cremo, il cui secondo segno appare come una legatura re, mentre o è in parte tangente alla gamba di una figura umana che forse è rappresentata mentre si accinge ad un rapporto sessuale. Il rozzo disegno che pare alludere al rapporto sessuale interferisce con alcune lettere: si può leggere silo (vedi SeP2S1A). Semplice è la lettura per le restanti righe mi бela / 1889 / sila. SeP2S1B (< Sega 4) stlepila (et silemila) / бipila / i semбila si deve irrigidire (et noi si deve eiaculare) / si deve inturgidire; / su! bisogna congiungersi Nella prima parola il trattino superiore un poco allungato verso destra mi induce a ritenere che un precedente silemila sia stato trasformato in stlepila grazie all’ambiguità del segno Π che può denotare sia m sia p. Il grafo iniziale, inizialmente un s del tipo scarsamente flessuoso, è stato mutato in s “a croce” mediante un breve trattino mediano. In бipila c’è la solita ambiguità del segno Π (SeP2S1B-C), ma бipila mi pare più plausibile di бimila per motivi etimologici. Nella terza riga ho preferito la scansione i semбila rispetto a is emбila.

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Adolfo Zavaroni

SeP2S1C (< Sega 5)

laviei / meela /

Possa tu gustare! / si deve mescere? ilsiemila (> ilsiemis liam et ilsie moi liam) / uma / dobbiamo fare il giro (> giriamo il fiotto et gira cambia il fiotto) / irrora? sise\o? + bottiglia + vapia / scerate lia versa\o? + bottiglia + spargi / dividete il fluido

La scritta è associata al disegno di una bottiglia lunga e stretta (circa 20x5 cm.), disposta orizzontalmente, incisa profondamente come le lettere. Esaminando il contenuto e la disposizione dei vari termini, mi è venuto un dubbio: o la bottiglia ed alcune parole riferite alla mescita furono aggiunte ad una preesistente iscrizione di carattere rivoluzionario oppure l’incisore scherzosamente scelse termini frequenti nelle scritte rivoluzionarie per redigere la scritta. In laviei il v è del tipo . In meela l’unico dubbio può riguardare il secondo e la cui parte inferiore è accidentata. Nella riga sottostante sembra che ilsiemila sia stato mutato in ilsiemis liam ed in ilsie moi liam (con l’inserimento di un piccolo i davanti ad a trasformato in = -am : vedi SeP2S1C apo). Immediatamente sopra la parte anteriore della bottiglia leggo uma (u di tipo ). Davanti alla bottiglia ci sono segni molto piccoli (1,5÷2 cm.): il primo sembrerebbe un t che però male si accorderebbe con il successivo s “a croce”; quindi suppongo che si tratti di un tentativo di scrivere una legatura si, tentativo poi abbandonato come “falsa partenza”. Dopo lo s “a croce” c’è la legatura is. Sull’imboccatura della bottiglia sembra segnato un e, mentre un circoletto presso lo spigolo inferiore dell’imboccatura sembrerebbe denotare un o alternativo ad -e. Dunque, avremmo sise\o. Immediatamente sotto la bottiglia, tanto che la parte superiore delle lettere ne tocca il contorno, c’è una scritta dubbia: si può leggere vapia e vama. A prima vista sembra presente un m a tre gambe piuttosto che pi (vedi SeP2S1C e SeP2S1C apo); ma è possibile che nel ricalcare il contorno della bottiglia l’incisore abbia involontariamente unito le sommità di p e i dando l’impressione di un m a tre gambe. Un indizio per la presenza di i sarebbe il trattino inferiore di fine asta (assente nelle altre due gambe). Sul piano lessicale vapia ‘voglia tu versare, spargere’ mi sembra più credibile di vama (‘vomitare’ > ‘fare uscire’, verbo riferito alla bottiglia). Più sotto leggo scerate lia, con legature sc (non sicura a causa della particolare forma con piccole lettere l’una sotto l’altra), er, te ( , ma il trattino denotante t è poco marcato) e li. SeP2S1D (< Sega 8) [s]up / lilepeli / lilepeli / lilepeli / supia

spargi? / aderisci / aderisci / aderisci / voglia tu diffondere (vel : per la diffusione?)

L’unico dubbio riguarda l’integrazione della prima parola. Siccome termina in -up, suppongo si tratti dell’imperativo di un verbo *sup- avente il tema dell’ultima parola supia ([u] denotato da ). Per l’immagine vedi SeP2S1D. SeP2S1E (< Sega 6) {s}sami / smismo / reos бilamus / sislimus unisciti / al (tuo) simile / i rei colpiamo / propiziamo All’inizio della prima parola sono stati scritti due diversi s : come in altri casi, si è voluto confermare il valore [s] del sigma “a croce” che probabilmente non era di uso consueto per tutti i lettori. Nella 3a riga la legatura = re non è ben marcata. Il successivo o ha una forma un po’ strana (vedi SeP2S1E-F), come se dovesse avere anche una funzione figurativa (testa mozza). Anche il 4° e 5° segno non sono bene marcati: ritengo che si tratti di б e della legatura il. Infine si ha amus, con us inciso sullo spigolo del pannello. La 4a riga inizia con un tratto obliquo che, come avviene in qualche altro caso, denota s. Il secondo segno sembra una legatura si o is mal realizzata. Poi ci sono un l con il tratto orizzontale poco inciso, un’asta un

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) poco sinuosa che dovrebbe denotare i piuttosto che s e infine un m a tre aste. Dopo m non ci sono segni palesi, ma nelle macrofoto appare la possibile traccia di una legatura us congiunta a m (vedi SeP2S1E-F). Quindi propongo la ricostruzione sislimus. SeP2S1F (< Sega 7)

luбem esi (supra lie mesi) il piacere cerca (supra : al corso partecipa)

Tra due profondi solchi verticali è incisa una scritta che è stata ritoccata per mutarne il significato (SeP2S1E-F). La prima redazione era lie mesi con = es. Poi furono aggiunti dei tratti per trasformare l’i in un u legato con la lettera successiva che fu a sua volta mutata, credo, in = бe, ottenendo luбem esi. SeP2S2A (< Sega 9)

appor plii / бiuita isumos presto completi? / di colpire smaniamo

In appor plii leggo come il un segno che nella parte inferiore è interessato da una frattura. In un primo tempo (Zavaroni-Sani 2009: 86) avevo letto apporpui, ipotizzando la presenza di un tratto inferiore congiungente l’ultimo p con l’asta verticale successiva. Ma le macrofoto mostrano che tale ipotesi era stata influenzata dalla frattura. La legatura il avrebbe la forma . La sommità dell’i di isumos è preceduta da tre sottili trattini obliqui paralleli (´´´) che denotano la separazione tra due lemmi. Essi si trovano in altre scritte, ad esempio in SeP3S1B davanti a l iniziale di lumela, dopo che fu operato il cambiamento da bilila slela a bili las lumela. È probabile che anche qui la scritta sia stata modificata: un precedente бiuit ais(os) sarebbe stato trasformato in бiuita isumos e si sarebbe suggerita la nuova scansione per mezzo dei tre trattini. Il sigma ( ) di isumos è legato ad -os finale da una serpentina denotante um, chiaramente inserita in un secondo tempo (vedi SeP2S2A). SeP2S2B (< Sega 10)

moi? (sub MO 18950) / imбi svua (> imбi) / cambia? (sub MO 18950) / unisci le proprie cose (> unisciti) / sil ili iv imбemila? sub is il sivi vi imбimila?

gèttati nella rivolta unisciti dobbiamo unirci? sub smania rivòltati àgitati con forza dobbiamo unirci sub sil ili sivi re(s) emila? sub ilsi vi viperem cila etc. sub gèttati nella rivolta àgitati la situazione si deve sfruttare? sub nella rivolta con violenza la vipera uccidi? suplo sub ivilo? / citi esmus / [si]m[a]? spargo sub mi unisco? / suscita le questioni? / ? /

Al di sopra delle iscrizioni antiche sono stati incisi i numeri 38858 (altezza 9÷10 cm.), 3887 (altezza 13÷14 cm.) e una sorta di targa automobilistica MO 18950 (altezza 3,5÷4 cm.). Vedi SeP2S2B-03. Siccome m a due gambe è simile a quello delle scritte antiche, è probabile che MO 1 sia stato scritto utilizzando un antico moi. La scritta nord-umbra sottostante, articolata su tre righe prive come al solito di intervalli tra i lemmi, è formata da lettere alte soltanto 2,5÷3 cm., ma non meno spesse delle altre (spessore medio 0,7÷0,8 cm.). Inoltre, sembrano presenti diverse redazioni: ciò complica la lettura e rende più precarie le ricostruzioni, specialmente nella seconda riga. La 1a riga è leggibile senza difficoltà: la redazione finale è imбi svua, evidente modifica di un precedente imбi, a cui si è aggiunto svua sull’originario ultimo i, mentre un nuovo più piccolo i è stato ricavato in legatura con б con due trattini sulla gobba del medesimo б (vedi SeP2S2B-01c). La 2a riga ammette varie ricostruzioni anche a causa della presenza di possibili legature del tipo o che oltre a poter denotare sia is sia si potrebbero anche fungere da semplici i in altre redazioni, ciò che mi sembra effettivamente avvenga. In SeP2S2B-01b ho indicato le ricostruzioni di quattro sequenze teoricamente possibili: a) sil ili iv imбemila ‘gèttati nella rivolta unisciti dobbiamo unirci’; b) is il sivi vi imбimila ‘smania rivòltati àgitati con forza dobbiamo unirci’; c) sil ili sivi res emila ‘gèttati nella rivolta àgitati della situazione si deve approfittare’; d) ilsi vi viperem cila ‘nella rivolta con violenza la vipera uccidi’. La lettura della parola sottostante è dubbia a causa delle sovrapposizioni: forse la prima redazione era suplo, che poi fu modificata in ivilo (SeP2S2B-01c).

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Adolfo Zavaroni

L’iscrizione che si vede più in basso inizia con il lemma citi (it di tipo ). Poi ci sono due chiare lettere, es, mentre quella successiva è Π che presenta il solito dilemma: m o p. Dal piede destro di Π sembra partire un solco curvilineo che piega verso l’alto (SeP2S2B-02, -02b): se è inciso e non naturale, denota u. Dunque, abbiamo esmus o espus ; ma esmus – che può essere comparato con un ie. °nsmos ‘nostro’ – sembra più idoneo al contesto. Sotto questa parola si nota un m a tre gambe appartenente ad una scritta erosa: vi sono tracce per ipotizzare sima (SeP2S2B-02b). Inoltre, m pare toccare il contorno di una spada disegnata in orizzontale. Nella parte bassa del Settore 2 sulla superficie si notano dei larghi avvallamenti curvi e dei segni che sembrano formare la figura di un uccello. È possibile che qualche scanalatura naturale sia stata grezzamente lavorata per ottenere una tale figura (SeP2S2B-03). Nella parte alta dello stesso Settore 2 ci sono delle scritte in linea sottile, fra cui la più comprensibile può essere letta come ilileila. Ma questa scritta sembra incisa con la stessa punta e dalla stessa mano che ha eseguito due o tre false iscrizioni (compresi numeri moderni) nello stesso piccolo pannello.

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5° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLE PARETI 3 E 4 DELLA SEGA LA PARETE 3 La Parete 3 (SeP3, SeP3-01, -02) ha una larghezza di circa 5 metri. L’altezza è variabile; la massima è di circa 2,65 metri dall’attuale piano di calpestìo. Essa è stata convenzionalmente divisa in tre grandi settori e questi in varie zone. Il Settore 1 della Parete 3 Il Settore 1, il primo alla destra di chi guarda la parete dal basso (vedi SeP3S1), misura 2,05 metri alla base, mentre la larghezza massima è di 2,10 metri. Esso è divisibile in due zone. Nella Zona A l’altezza massima delle scritte è di due metri; nella Zona B l’altezza massima delle scritte è di 1,4 metri. Nella parte inferiore del settore la divisione in due zone non è marcata dalla frattura che le separa nella parte alta: infatti tre righe della parte bassa della Zona B sorpassano la frattura e si estendono con lunghezze diverse nella Zona A (SeP3S1A-11). Probabilmente ciò è avvenuto in posteriori fasi di rifacimento delle scritte che purtroppo presentano sovrapposizioni particolarmente difficili da districare in quest’area di confine. La Zona A del Settore 1 SeP3S1A (< Sega 11) бaila / eio /

clio / clielio > cli elio? / --- / 1440 /

si deve combattere? / ‘vado’/ propendo / propendi mi muovo vel sii favorevole al moto? / --- / 1440 / suam бostrem / ic бivi (sub бivom) | sli (supra бi et бoi) / la propria picchiatrice / colpisci batti (sub: batto) / uccidi (supra colpisci et spacca?) / | falce+ ic (sub idi sub tli) / esio / falce + colpisci (sub accresci sub sopprimi) / richiedo (vel : (con) l’arruolamento) / бors (sub drembis) | strieu / бerte re im|бamila (supra бerei)/ Fortuna (sub la spinta) | si è consolidata / muovetevi per l’interesse uniamoci (supra : voglia tu muoverti) / simul n|obis\os ruva / бue supra mue + falce + slo | rua (supra mua) tieos / insieme a noi accorri / accresci supra : tronca + falce taglio | strappa (supra: spezza) i pungoli (stimuli) / бer semua (supra бsei liea et бsei strea) | ile (sub sive) lea / promuovi unione (supra: recida tu i legacci et recida tu i lacci) | nella rivolta (sub: scuoti) spacca / suva\om ivi (sub strumom olit) | 1882 | usia / il proprio unisci (sub : il flusso si ingrossa) | 1882 | voglia tu infiammarti / cumbol ise emбamus (supra semuamus) samuam / trea? (sub antropomorfo) / adòprati smania ci uniamo (supra: ci associamo) all’unione / trita vel: Terentus?? (sub antropomorfo) / streua\om rumбe\om) | uluaui samua mua spargi\o spezza\o | per la distruzione unisciti tronca ila ile umua | iv lia(n)tros rua (supra ra?) | eme / rivòltati nella rivolta unisciti | confluisci nelle corrrenti, strappa (supra : rompi?) | approfitta / uli\om ilsie ima elemбe[mis] / cresci\o nella rivolta insieme associamoci re streli urevila drumbos ise (et ure) (supra ersevila druam stie) con l’occasione raffòrzati dovete sorgere: Drumbos infuria (et sorge) (supra dovete alzarvi: il corso percorri) satiua бert strei isi ersil aue uliam (et luam?) (supra ersi remбa streu lia) / la pianta produce raffòrzati smania lévati aspira alla crescita (et alla libertà?) (supra : sollévati con la rivolta diffondi la corrente) / cal lasos invoca? i Lari

Questo blocco di iscrizioni non è di facile lettura sia per gli accidenti della superficie sia per le numerose sovrapposizioni nella parte centrale. Per le ricostruzioni si vedano le foto SeP3S1A-01, -02, -03 ecc.

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Adolfo Zavaroni

La parola incisa nell’area più alta della Zona A è clio (SeP3S1A-02). Più sotto, divise da una spaccatura, ma quasi allineate, si leggono, senza gravi problemi, a sinistra бaila (SeP3S1A-04) e a destra clielio (SeP3S1A-03), che mi pare formato da due parole (cli elio, meno probabilmente clie lio) piuttosto che da una sola. Sotto бaila è scritto eio (SeP3S1A-04). A destra rispetto a eio c’è il numero 1440. È difficile accertare se sia stato sovrapposto a segni antichi. Sotto il numero, pare che inizialmente fosse stato disegnato un falcetto con la lama rivolta verso il basso, dopo cui sarebbe stata eseguita la legatura ic o forse ci (in verità l’asta di i precede la curva del c, ma in qualche caso tale legatura esprime ugualmente ci). Dapprima il falcetto sarebbe stato trasformato in una legatura (id o di) mediante l’allungamento del manico verticale verso la punta della lama, mentre il mal visibile c di ic sarebbe stato obliterato: insomma, si sarebbe ottenuto idi. Poi si sarebbe sovrapposto su il disegno di un’ascia con la lama rivolta a sinistra: in tal modo l’ascia poteva fungere anche da legatura tl per dare la lettura tli ‘sopprimi’ in opposizione a idi ‘accresci’. A sinistra, sotto eio, si legge suam бostrem, che chiaramente è stato ottenuto modificando precedenti versioni della sequenza (vedi le legature in SeP3S1A-06apo). Un poco più a destra leggo, per mezzo delle macrofoto, esio (SeP3S1A-05). Sotto suam бostrem in origine sembra che fosse stato scritto il verbo бivi. In un secondo tempo si aggiunse un mal formato ic con breve ed obliquo i quasi tangente alla parte alta di c, mentre бivi fu mutato in бivom. Al di là della crepa sembra che un originario бi sia stato mutato in бoi e poi in sli. Sotto бivom c’è un termine che ha subìto più modifiche. Mi sembrano ricostruibili con buona attendibilità sia бors sia drembis che sarebbero il soggetto del verbo (perfetto) strieu inciso al di là della crepa (SeP3S1A06apo). Anche nella riga sottostante ci sono diverse redazioni sovrapposte. La sillaba iniziale бer sembra sia stata scritta due volte: nella seconda redazione l’asta del б coincide con la frattura che funge da bordo sinistro della superficie iscritta. La prima redazione probabilmente era бerei, con un’iniziale legatura = be : la parola terminava prima della lunga crepa verticale. Poi un б fu rifatto a ridosso dello spigolo sinistro e furono ricalcati i tratti riguardanti solo e dell’originario бe ; r fu trasformato in rte ( ) per ottenere бerte ed il secondo e di бerei fu trasformato in re. L’i di бerei fu usato per scrivere imбamila proseguendo a destra della crepa verticale con lettere più piccole (SeP3S1A-06apo). In conclusione si ottenne бerte re im|бamila da un precedente бerei. Anche la riga sottostante inizia con una lettera (s) incisa proprio sul bordo. La prima parola è simul (legatura = mul). La seconda parola inizia a ridosso della linea di frattura con un n di tipo sotto i tratti obliqui del quale è segnato un o mal riuscito perché interessato dalla crepa che divide il settore. Poco visibile è il б successivo che è seguito da una probabile legatura is. Il profilo di s coincide parzialmente con quello di un o legato con un altro s. Quindi sono possibili entrambe le letture noбis e noбos: forse la seconda versione è stata redatta in un secondo tempo per correggere una forma troppo latinizzata. Infatti s di os è praticamente tangente all’iniziale r della parola successiva ruva. La riga successiva contiene scritte e figure verosimilmente fra loro collegate. A sinistra si può ricostruire la figura di un serpente crestato arrotolato in una spira (vedi SeP3S1A-07). La spira serpentiforme è tangente ad una specie di protome con corpo di uccello e con testa umana barbata, cornuta e col naso pronunciato. Dentro queste figure c’è una scritta con sovrapposizione iniziale di б e m, in modo che abbiamo contemporaneamente mue ‘mozza’ e бue ‘accresci’, antinomia che appare anche in altre scritte. A destra della testa barbata c’è il disegno di un falcetto il cui manico pare interferire con la riga sottostante. Alla lama del falcetto si sovrappone una legatura sl che insieme al successivo o dà luogo alla scritta slo ‘taglio’ (vedi SeP3S1A-06 e -07). Al di là della frattura che divide la roccia leggo rua (sopra mua) tieos. Il t termina in basso con una specie di punta. La legatura finale os è del tipo . Sotto il serpente c’è una sequenza che presenta vari problemi. La lettera iniziale è un б la cui pancia è tangente alla successiva legatura se. A partire dalla 3a casella, dove un originario i è stato trasformato in r,

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) le sovrapposizioni aprono un ventaglio di possibili letture che diventano più dubbie in corrispondenza del manico del falcetto sopra menzionato. Ritengo che in posizione iniziale un originario бsei sia stato trasformato in бer, ignorando s in legatura. La seconda parola, che in origine era liea, sarebbe stata trasformata prima nel sinonimo strea e poi in semua che sarebbe l’oggetto di бer. A ridosso dell’a, dove la superficie rocciosa presenta uno sfaldamento terminante verso l’alto in un angolo acuto, potrebbe essere stato raffigurato un piccolo antropomorfo (SeP3S1A-06, -07), sotto il cui tronco fu forse scritto, in piccole lettere, mol (molto dubbio). A destra della frattura, siue sembra sovrapposto a ile. Poi si legge lea. Nella riga sottostante una prima redazione suva\om ivi è stata trasformata in strumom ivi; poi su ivi si è cercato di scrivere olit con l’aggiunta di lettere sovrapposte alle precedenti (vedi SeP3S1A-06apo,-08). A destra della frattura si notano il numero 1882 e poi la scritta usia (u non bene inciso). La lettura si complica notevolmente nelle righe sottostanti a causa delle troppe sovrapposizioni. Le ricostruzioni che propongo sono visibili in SeP3S1A-08. Il c di cumbol è stato eseguito più volte. In ise s è presente due volte: 1) s “a freccia” in legatura con i ; 2) s curvilineo in legatura con e. La trasformazione di emбamus in semuamus (am di tipo ) è intuibile soprattutto per la presenza di un s appoggiato anteriormente ad e. Le lettere intermedie sono purtroppo rese poco intelligibili da varie fratture della superficie rocciosa. A destra è scritto samuam, dopo cui c’è un gruppo che pare avere una duplice funzione: grafica e figurativa. Una legatura ottenuta per sovrapposizione di lettere trea sarebbe stata antropomorfizzata in una figura che regge un’ascia dal lungo manico (il t). Sotto cumbol, come prima parola è ricostruibile streua, forse l’ultimo dei vari rifacimenti. Il lemma successivo è leggibile come rumбe\om. Al di là della crepa la sequenza è di difficile lettura. Ricostruisco uluaui samua mua (SeP3S1A-08, -08b): ul fu eseguito due volte, la seconda sotto la prima, ambedue collegate con la legatura = au (piuttosto che an) che è seguita da un i. Le parole successive sembrano essere samua mua. Nella riga sottostante ricostruisco ila ile umua prima della crepa (SeP3S1A-08, -08b). Poi, sotto l’a di uluaui inizia una sequenza le cui prime lettere ivli sono state probabilmente eseguite in due modi diversi. Si può leggere iv liantros o iv liatros: la legatura è ambigua: ant o at ? Dopo r (o forse tr) c’è la legatura os ( con s segnato due volte). Dopo os c’è un r inciso poco profondamente in parte tangente ad un grande a. In una delle redazioni pare sia stato inciso un u internamente all’a per scrivere rua, ma è probabile che il lemma iniziale fosse ra (< *raa < *ragha). Più a destra si ha eme. Nella riga successiva è leggibile uli\om : u è inciso fra le due crepe che segnano l’inizio del settore; om è inciso più leggermente utilizzando l’i della prima redazione. Poi si ha un chiaro ilsie, dopo cui sembrano esistere due redazioni di elemбe[mis] (ma dopo elemб- c’è una lacuna in cui i segni finali sono quasi invisibili). Nella riga sottostante i primi due segni (ea) appartengono – mi pare – ad una parola iniziata nella Zona B. Poi la riga mostra segni di rifacimenti. Le proposte di ricostruzione sono evidenziate in SeP3S1A-09. Leggo una delle versioni come re streli urevila drumbos ise (ise in sovrapposizione con ure) ed un’altra come ersevila druam stie. Le lettere iniziali ure di urevila sarebbero sovrapposte a erse di ersevila. Anche le lettere vila sono sovrapposte ad altri segni (re ima: vedi SeP3S1A-10b). Poi c’è una sequenza che dà adito a più letture: mi sembra che druam stie (piccolo, ma chiaro t sulla sommità di s, come se fosse in legatura) sia sovrapposto a drumbos ise\ure. Notevole è la presenza di drumbos invece del più frequente drums. La penultima riga inizia con le due lettere poco incise sa. Il segno successivo sembra uno spesso ti del tipo , la cui grossezza mi sembra spiegabile con il fatto che il contorno rappresenterebbe anche una figura umana paludata che tende un braccio a sinistra. La legatura-figura ti è congiunta inferiormente ad un a tramite un presumibile u in legatura: quindi è possibile leggere satiua. Le lettere successive sono più piccole, meno incise e cadono in un punto accidentato dellla superficie. La lettura più pertinente, ma incerta, mi sembra бert con strano gruppo ert (si veda l’apografo in SeP3S1A-09, -10). Nella successiva sequenza ho ricostruito due possibili redazioni: una è leggibile come strei isi ersil aue uliam (ma uliam è forse in sovrapposizione con luam?); l’altra è leggibile come ersi remбa streu lia. Mi sembra che su ersi sia stato soprascritto strei isi e su remбa sia stato parzialmente soprascritto ersil. Analogamente su streu lia sarebbe stato parzialmente inciso aue uliam (SeP3S1A-09, -10b).

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Adolfo Zavaroni

Nell’ultima riga sono ben leggibili le lettere che formano la sequenza allaso. Un esame accurato mostra l’esistenza di un’appendice poco marcata sulla sommità di o : essa potrebbe essere intenzionale e marcare un s in legatura. Inoltre, a ridosso di un rialzo della superficie antistante ad a potrebbe essere stato tracciato poco profondamente un c. Dunque, mi sembra più probabile che si debba leggere cal lasos (SeP3S1A-09, -10c). La Zona B del Settore 1 SeP3S1B (< Sega 22) 1 simбos liliбit (sub uli liбit) /

la lega è coesa (sub : cresce è coesa) / 2 di dru--- (sub dov---?) ---------is gli dèi volg[ono] (sub --------)

3 ucuor scise itia (supra scer tiea) / 4 tuli tuli (supra tli tli?) бiom suvom / б / rapido decidi la via (supra : tronca gli assilli) / sostieni sostieni (supra : eleva eleva?) l’esercito proprio 5 bilila slela sub bili las lumela /↓ ilumbila tlom / si deve picchiare si deve spaccare sub colpisci o Lare si deve spaccare /↓ bisogna rivoltarsi? mi alzo / 6 civis seumus et streumus (sub curtle serse) + armato + nomili ti scuoti!? ci agitiamo et ci gettiamo (sub : tronca sega) + armato + quelli della stirpe

7 liamus suverus? (supra liamus umuemus) liamis umбiam confluiamo da agitatori (supra : confluiamo ci uniamo) dobbiamo confluire nella lega 8 ilбom lea (supra ruбmi liea) liumus il vincolo spezza (supra rompi i legacci) ci liberiamo 9 movi eila ure (supra live) /↓ cosul (supra ol?) muoviti, agisci, sorgi (supra : lìberati) /↓ sii attento? (supra : ingrandisci?) 10 vumбila (supra turбis ulat?) uitus | rul sle (supra rutre) ilбam\s b|uea /↓ ulti ci si deve federare (supra: il tumulto cresce?) i lacci | strappa spacca (supra : infrangi) il\i vincolo\i | che tu cresca /↓ per la vendetta? 11 ulom ulua? (supra iбol бuma) | pil uvilatam (sub umu tli datam > semuam) | --- / cresco con la distruzione? (supra: ardi fuma) | completa la presa (sub insieme sostieni l’occasione > unione) | --- / 12 istrom strele? / 13 ------ | litrem (> litrevul) | r\mue romam /↓ casi il popolo (si?) rafforza? / ------ | la malvagità (> funesto) | spezza Roma! /↓ taglia 14 lis itiam > lis ititio\am > lis iti tolam | libi emбa(m?) (supra liei emбa?) / segui la via > id. > segui procedi mi eleverò? | aderisci all’unione (supra : confluisci vel attàccati all’unione?) / 15 ma бuil /↑ ma lilie ilam (> ili clite sislam?) percorri la (via della) rivolta (> la rivolta propiziate sarò favorevole?) ingrandisci accresci /↑ ingandisci 16 cazi lea / 17 sis eбa iбi esi | cumбola taglia, spezza / gèttati con passione ardi pretendi | adoperati la / cie liei spacca / muoviti confluisci vel attàccati? Nella prima riga, dopo simбos, il termine liliбit mostra segni di un mutamento in uli liбit (SeP3S1B-01). La 2a riga (SeP3S1B-01e) inizia con di (i segnato dai trattini d’estremità sulla verticale del d. La seconda parola in una delle versioni incomincia con una legatura dr, mentre in un’altra versione potrebbe cominciare con do (piuttosto che dro). Le sovrapposizioni dei segni successivi rendono aleatorie le molteplici ricostruzioni delle varie versioni che mi sembrano contenere diversi termini con base dru- e dov-. Ancora più caotici sono i gruppi di segni successivi, dove i rifacimenti devono essere stati molteplici: rinuncio a proporre ricostruzioni che mi sembrano precarie, segnalando solo la presenza di una legatura finale is o si. Anche la lettura della 3a riga è difficoltosa a causa di alcune sovrapposizioni. Il primo lemma è leggibile come ucuor con o interno ad u di tipo (SeP3S1B-01b; in SeP3S1B-01 un piccolo gradino superficiale curvo dà l’impressione di un s iniziale). Poi scise itia pare sovrapposto ad un antecedente scer tiea. Nella 4a riga leggo come tuli tuli l’esito di quella che mi sembra la trasformazione di un precedente tli tli. Il successivo бiom suvom esprime l’oggetto dei due sinonimi tli e tuli. In om di бiom l’o è tracciato molto sottilmente, forse due volte. In suvom l’ u è eccezionalmente tracciato su un rozzo sv con s di forma (vedi SeP3S1B-01, -01b).

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Nella 5a riga si legge immediatamente bilila slela, ma un’osservazione più attenta mostra tentativi di trasformare la scritta in bili las lumela, dove a e s di las sembrano antropomorfizzati in guerrieri (vedi SeP3S1B-01). Notevole è pure la presenza di un б sopra il b di bilila, probabilmente per indicare che бilila sarebbe una grafìa foneticamente più corretta. Nello spazio tra slela e la riga sottostante ci sono dei piccoli segni alfabetici: forse è scritto ilumbila tlom. La lettura della 6a riga è complicata dalle sovrapposizioni. In una redazione leggo il primo lemma come civis (vedi legature in SeP3S1B-01c, -01d) ed il secondo come seumus, con posteriore modifica in streumus. La terminazione umus interferisce con la parte superiore di una figura umana armata di scudo (SeP3S1B-01c). In una seconda redazione curtle fu soprascritto su civis e serse fu soprascritto su seu, mentre mus fu lasciato intatto perché i suoi tratti sono in parte quelli del guerriero con lo scudo. Dopo tale scudo inizia una terza parola, che è leggibile come nomili. L’o è inciso in legatura sia sopra (molto piccolo) sia sotto lo n, dove pare raffigurare anche la spira di un serpente la cui testa è disegnata tra le gambe dell’antropomorfo. Nella 7a riga, dopo liamus, un presumibile umuemus è stato modificato in suverus, utilizzando come iniziale il sigma “a freccia” che stava alla fine di umuemus e inserendo un nuovo s collegato con mu (SeP3S1B-01d). Poi leggo liamis seguito da umбiam (SeP3S1B-01d). All’inizio della 8a riga ilбom lea si interseca con ruбmi liea (ma il trattino orizzontale di = li è poco visibile). Dopo due segni che forse raffigurano dei falcetti con la lama rivolta verso il basso, leggo liumus. Per mancanza di spazio si è ricorso ad un eccezionale gruppo umu ( ) con m costituito da un arco appoggiato sopra gli estremi dell’u ed a sua volta portante un minuscolo u (SeP3S1B-03). Nella 9a riga, dopo un iniziale m a tre gambe, sembra presente una inusuale legatura = ovi. Dopo un chiaro eila c’è una breve sequenza con sovrapposizioni: forse ure è stato soprascritto su un precedente live. Fra live e la 10a riga leggo olo. Nella sequenza iniziale della 10a riga, su un originario vumбila sembra essere stato sovrapposto turбis ulat (vedi SeP3S1B-03: nella legatura is in verità s è davanti ad i, come avviene in altri casi). Dopo l’a(t) finale ci sono dei segni più piccoli, leggibili come uitus, ma è possibile che in un primo tempo uit fosse stato aggiunto a ula (in alternativa al t posto sull’apice di a) in modo da ottenere ulauit. Poi, scelta la lettura ulat, uit fu trasformato in uitus. Dopo un piccolo abbassamento nella superficie rocciosa, si può leggere rul sle che però mi pare la modifica di un precedente rutre. Ancòra più problematico è il seguito. Leggo ilбam\s che mi pare si sia tentato di trasformare in ilumбar, prima della crepa che delimita il settore (SeP3S1B-03). Poi c’è un’ultima parola il cui b iniziale è al di qua della crepa, mentre le altre lettere sono al di là: b|uea. (SeP3S1B-03b). All’inizio della 11a riga ricostruisco ulom ulua che mi pare sia stato sovrascritto su iбol бuma (si veda SeP3S1B-03). Poi c’è un chiaro pil scritto in grandi lettere, mentre sono minori le lettere della sequenza successiva dove pare che la scritta originaria uvilatam sia stata trasformata in umu tla datam e umu tla semuam. La terminazione -am è a ridosso della frattura al di là della quale ci sono altri segni: non saprei riconoscere gli eventuali segni alfabetici, mentre mi sembra di vedere una figura umana a mezzobusto dotata di corna. Nello spazio tra uvilatam e la riga superiore vedo una testa mozza posata sul manico di una roncola disposta orizzontalmente (SeP3S1B-03), a destra della quale sembra scritto ulti ( = ult). Sotto ulom ulua c’è un gruppo di segni che mi sembrano in parte grafici e in parte figurativi: dopo un iniziale i vedo un segno che sembra inserito dietro la nuca di una testa vista di profilo (SeP3S1B-04). A destra della testa è possibile leggere trom : mi pare che le sommità di r ed o siano unite da una linea denotante un m in legatura. Dunque, si può leggere istrom. Inoltre, l’o è tangente ad una linea sinuosa che sembra rappresentare una stanga ricurva tenuta da un antropomorfo il quale con l’altra mano tiene una stanga simile, curva in senso opposto. Il disegno della seconda stanga rappresenta anche un s facente parte di una legatura str. Questa legatura interferisce con la parte posteriore di una figura di uccello nel corpo del quale sono inserite, a diversi livelli, le lettere ele. Dunque, inframezzata alla parte figurativa vedrei la scritta istrom strele.

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Sotto tali segni c’è la 13a riga con tratti talmente ingarbugliati (in parte alfabetici ed in parte figurativi?) che rinuncio a proporne le troppo aleatorie letture. Nella parte destra della zona, sotto uvulatam, si legge bene la prima parte litr, mentre la parte finale è stata modificata più volte. Forse inzialmente si aveva litrem mue (equivalente alle formule litrem la di SeP8S3 e rumбe litras di SeT2), con ue finale al di là della frattura confinale. Poi, essendosi aggiunto romam (dopo mue modificato in rue), si sarebbe riscritta la parola iniziante per litr, cioè litrem, mutandola in litrevul (SeP3S1B-04) che sarebbe l’apposizione del soggetto sottinteso dell’imper. 2a sing. r\mue. Nello spazio fra litre- e la riga sottostante è leggibile casi (si con s molto obliquo e allungato in modo da formare il disegno di un’ascia). Più sotto, in corrispondenza della 14a riga, leggo libi emбa(m?), con m dopo a incerto, forse soprascritto su liei emбa. La prima parte della 14a riga è leggibile come lis ititio\am ; ma la prima stesura sembra essere stata lis itiam: poi il primo i sarebbe stato modificato in is ( ), mentre il sigma di lis sarebbe stato in gran parte inglobato (rimane esclusa l’appendice inferiore) in un tozzo it ( ). Un’altra modifica fu operata inserendo un o tangente ai due tratti del secondo (= ti) ed aggiungendo un tratto orizzontale sotto la prima gamba di a, in modo da ottenere tolam (vedi SeP3S1B-04). La 15a riga inizia con un segno un po’ pasticciato: non è chiaro se dentro un probabile m c’è una lettera in legatura (a?). Leggo m(a)a бuil. In ogni modo si deve ipotizzare mā < maa < *magh-a. Al di sopra di il è di nuovo scritto ma. Più a destra, un’originaria e ben leggibile sequenza lilie ilam ha subìto un tentativo di modifica: il primo l è stato mutato in il con un piccolo trattino trasversale; un grande ma poco inciso c è stato inserito davanti al secondo l, mentre il secondo i sembra mutato in it ( ). Un s (due o tre tentativi) sembra introdotto dopo e, mentre un grossolano s “ad alberello” sarebbe stato apposto in legatura con l’ultimo l. Tutto ciò mi induce a prendere in considerazione anche la lettura ili clite sislam (vedi SeP3S1B-04). Le scritte sottostanti non hanno un ordine spaziale preciso. In cazi lea è notevole la z ( ). In sis eбa è presente una legatura = is. In iбi esi s ed i sono molto accostati. Le restanti parole sono ben leggibili (vedi Tavola e SeP3S1B-04). Il Settore 2 della Parete 3 Il Settore 2 della Parete 3 ha una forma particolare dovuta ai distacchi di blocchi rocciosi avvenuti su due piani (vedi SeP3-02). Nella parte alta del settore è affiorata la superficie di uno strato più profondo; a sinistra e nella parte bassa la superficie appartiene allo strato a cui appartengono anche le superfici del Settore 1. Ho diviso il Settore 2 in sei zone, una delle quali, la Zona B, è stata ulteriormente suddivisa nelle sottozone B1 e B2. La collocazione delle zone è visibile in SeP3-02. La Zona A del Settore 2 SeP3S2A (< Sega 16) umбam / rama / merбom / emberso / ulum sersiam / emberso /

la lega / sostieni / la rovina / annullo / la funesta falce / rendo inefficace / lia meila (sub svapei lia) / tli / ili ul ilse(o)m il corso si deve cambiare (sub : voglia tu spargere la corrente) / lèvati / nella rivolta accresci la svolta iбos ustiom / serpente = os us calore bruciore / serpente = brucia brucia

Nella riga superiore, a prima vista solo l’a della parola umбam è visibile, a causa dello stacco di uno strato superficiale. Un’osservazione ravvicinata permette di constatare la leggera traccia di umб-. Anche m in legatura finale si vede con difficoltà. Al contrario, rama della 2a riga è nitido. Nella 3a riga leggo merбom (SeP3S2A-02), che inizia più a destra di tutte le altre scritte: mi sembrano presenti una legatura = er ridotta quasi ad una cavità ed una legatura = бom. A sinistra, ora non mi sembrano

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) presenti i segni che avevo supposto fossero leggermente grattati nel primo studio (Zavaroni-Sani 2009: 94); ma non escluderei la presenza di una figura serpentiforme. Nel primo dei due emberso em iniziale è stato riscritto entro la cavità causata da precedenti incisioni. Più sotto leggo ulum sersiam: una linea concava congiunge i due estremi superiori del secondo u : mi pare che essa denoti m. Anche m in legatura con a finale non si vede immediatamente. ser è del tipo , ma i tratti hanno finito per formare una compatta cavità (SeP3S2A-03). Si noti r latino in ambedue gli emberso. Sotto il secondo emberso la riga inizia con un segno ambiguo: probabilmente un originario li fu mutato in v del tipo , a cui era stato anteriormente accostato un s in modo da trasformare lia meila in svapei lia (con ulteriore mutamento l > li di tipo ), dato che può denotare sia m sia p. Immediatamente sotto lia (> sva) ci sono tre segni leggibili come tli. L’i ha la forma di una freccia con la punta verso il basso similmente ai due i della sequenza sottostante che leggo come ili ul ilse(o)m: dopo il di tipo e un i “a freccia” sembra presente una legatura ul (ma u è tracciato poco profondamente); poi si ha ilse(o)m (l’o interno a m non è chiaro). Un poco più sotto, in lettere più piccole e grafìa più incerta e irregolare, leggo iбos ustiom, notando però che l’i iniziale ed il б sembrano soprascritti su due forme = os (SeP3S2A-04). Ancora più in basso c’è una linea chiusa a forma di triangolo con gli spigoli arrotondati e con due appendici, una a destra e l’altra in basso a sinistra. Suppongo che sul piano figurativo denoti un serpente e sul piano grafico marchi os. Più a destra mi sembra presente la legatura us (imperativo 2a sing. equivalente a os). La Zona B del Settore 2 SeP3S2B1 (< Sega 13)

sla (sub cisla?) / бei seui (sub eбi isiur?) ili / spacca (sub : si deve tagliare?) / colpisci, scuotiti (sub : ardi (più) furente?) nella rivolta / ---- + testa / comбa / sisli dueiom / ---- + testa / Comba / propizia il bene? (vel : venero?) / vile sci / ilsi umбila (supra lipila) / scegli, decidi / alla rivolta bisogna unirsi (supra : si deve aderire) / simul isi / бila / бiv + asce sovrapposte + falce compagno (vel : insieme?) ardi / spacca / colpisci + asce sovrapposte + falce

La Zona B del Settore 2 è stata suddivisa nelle Sottozone B1 e B2. Nella 1a riga della Sottozona B1 si legge chiaramente sla, ma sembra che una legatura ci di tipo , poco marcata, sia stato aggiunta in un secondo tempo davanti a sla. Nella 2a riga (SeP3S2B1-01) ci sono delle sovrapposizioni: sopra un originario бei seui ili fu forse soprascritto eбi isiur ili. La 3a riga è ridotta ad una cavità oblunga da cui si è staccata tutta la parte interna che conteneva la superficie incisa. Presso la crepa delimitante il pannello c’è una forma tondeggiante che potrebbe rappresentare una testa mozzata disposta orizzontalmente. Nella 4a riga si legge comбa con qualche difficoltà: l’o, male marcato, è tangente al c ( = co) e anche il б non è ben percepibile (SeP3S2B1-02). Nella 5a riga, sisli dueiom, la prima asta dell’u ha anteriormente una piccola appendice tonda che pare denotare d in legatura. L’inizio della 6a riga, le cui lettere interferiscono superiormente con quelle della riga soprastante, non è chiaro: leggo vile piuttosto che live (SeP3S2B1-00apo; SeP3S2B1-03) davanti a sci. Nella 7a riga ilsi umбila, il cui piccolo i iniziale, essendo a ridosso della crepa confinale, fu certamente aggiunto successivamente, è la modifica di un precedente lipila. Nella riga sottostante la redazione finale è simul isi. Più sotto è scritto бila (б a forma di mannaia) e ancora più sotto бiv, il cui б interferisce con quello di бila. L’a tocca il simbolo che rappresenta due falci con le lame opposte ed i manici sovrapposti. Tale simbolo richiama l’analogo simbolo, costituito da asce abbinate con lame opposte, che da molti secoli alludeva, in tutta l’Europa, all’ambivalenza

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del grande dio della crescita e della distruzione. Più a destra c’è di nuovo una doppia ascia: essa funge anche da legatura tl nella scritta tlio\a. La crepa verticale che divide la zona in due parti continua al di sotto di бiv, ma dopo alcuni centimetri, essendo divenuta sottile, non è più considerata un bordo invalicabile da parte degli incisori: alcune parole che iniziano nella Zona B2 la attraversano. Quindi ho preferito delimitare idealmente la Zona B1 con una linea inferiore corrispondente ad una incrinatura orizzontale che passa sotto бiv. SeP3S2B2 (< Sega 12) celilom / elemбom / livilom / lileiom | lipivi / umumus supra umu[ semue /

mi muovo / mi associo / mi libero / mi rivolto / ho aderito / ci uniamo supra insieme? unisciti/ ili l\iei supra lilei / lilesi (> li ersi) / i re vilamos / con la rivolta tu proceda\corra supra rivòltati / cogli (> estingui sorgi) / vai, secondo l’interesse scegliamo / castla / mudorus rua + testa belluina | ascia + mudoros (supra comba) m\r\бuom / si deve recidere / Mudorus rovina | ascia + Mudorus (supra Comba) taglio\rovino\accresco

plici trembu|la / tlune rila /↓ csi ema (partim supra derila /↓ siema) /

strappa? tumultua / solleva il corso /↓ decidi approfitta (partim supra : si devono tagliare /↓ i legacci) / testa mozzata / mudros vel mudorus? (sub nutritor?) + uccello? testa mozzata + Mudorus (sub Nutritore?) + uccello?

sci / csila | cerchio + slae (supra ila?) /

recidi / si deve tagliare | cerchio + uccidi (supra : rivòltati?) lilvitos lia (supra il ilimбia) / sciolto corri (supra : volta con la rivoluzione) csi ( > corte?) бidi asi + falci + + isom vel iom / ra ilsi taglia (> tronca?) fendi con ardore? + falci + smanio vel vado / spacca nella rivolta

Nella parte superiore della Sottozona B2 celilom è scritto con ductus verso l’alto. Per elemбom / livilom / lileiom non ci sono rilevanti problemi di lettura (vedi SeP3S2B2-00apo, SeP3S2B2-01). In lipivi il secondo i è tozzo, per correggere un v erroneamente scritto prima del dovuto. Nella scritta sottostante i rifacimenti hanno causato la sfaldatura della superficie. Sono certe la legatura iniziale (mu e/o um) e la legatura finale ue. Possibile lettura: umu[ semue. Più sotto si ha ili l\iei, probabilmente soprascritto su un precedente lilei. Infatti il nuovo i iniziale è stato aggiunto in corrispondenza della crepa confinale, mentre l’i iniziale di iei ha la forma di uno stretto triangolo per coprire il precedente l. Sotto ili l\iei c’è una parola il cui terzo segno è dubbio: in una delle redazioni si è verosimilmente incisa una legatura le, dato che si vede una cavità rettangolare avente quattro piccole sporgenze sul lato destro (SeP3S2B2-01b). Ma dentro la cavità sembra esservi traccia di un r del tipo P: quindi ritengo possibile che da una scritta lilesi si sia cercato di ottenere li ersi o viceversa. Nelle due righe successive si legge i re vilamos / castla ( = st). Problematica è la lettura della sequenza sottostante a causa dei numerosi rifacimenti. Propongo la lettura mudorus rua (vedi SeP3S2B2-00apo e -02). La composizione ha una certa simmetria. Al centro stanno d e r che non sono legati come di consueto ( ): tra essi si può notare un o di dimensioni minori. Inoltre, le lettere dor sembrano inscritte in una faccia tonda (SeP3S2B2-02) che potrebbe essere di un leone o belva che allude alla morte. A sinistra della faccia è scritto mu ; a destra è ricostruibile us (la curva dell’u è simmetrica a quella dell’u di mu). Il sigma di us è praticamente tangente a r di rua. Insomma, leggo mudorus rua. Oltre la crepa che divide longitudinalmente il Settore 2 mi sembra incisa la figura di una rozza ascia ritta verticalmente sopra un rialzo o altare. Dentro la lama ci sono dei segni che forse costituiscono una breve scritta in legatura; ma qualsiasi interpretazione mi sembra aleatoria. A destra rispetto all’ascia c’è la sovrapposizione di almeno due nomi (SeP3S2B2-03c): abbastanza chiaro è comba, dopo cui si vede un s appartenente senza dubbio all’altro nome ricostruibile, cioè mudoros; ma non è da escludere un genitivo Combas con allusione al fatto che l’altare con l’ascia è dedicato a questo dio. Dopo il teonimo, sia esso comba o mudoros o altro, si ha una sovrappozisione tra ruom, muom e probabilmente бuom (pres. indic. 1a sing.). Sotto il mudorus associato alla presumibile testa belluina di sinistra c’è una scritta in piccoli caratteri (2÷3 cm.): leggo plici trembula (SeP3S2B2-02), con varie legature fra cui = ci e = tre con piccolo t apposto sulla 58

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) gobba di r. L’u in legatura di trembula si trova in corrispondenza di una crepa, ma nelle foto si vede bene che è segnato due volte; al contrario l’a finale si vede male, perché è quasi cancellato dal profilo del montante sinistro del rialzo o ara su cui è ritta l’ascia sopra menzionata. Il montante destro dell’ara è rappresentato dal segno che come legatura vale tl. Esso costituisce l’inizio di una scritta leggibile, a causa della presenza di aggiustamenti, come tlune: la legatura ne ( ) contiene un n avente quasi la forma di un h latino. D’altronde tale legatura si sovrappone ad un’altra legatura, de ( ), con cui inizia una parola che leggo come derila (SeP3S2B2-03c). È possibile che tlune avesse come oggetto rila, mentre il gerundivo derila aveva probabilmente per soggetto un termine siema scritto immediatamente sotto, poi mutato in csi ema quando de di derila fu obliterato. La legatura ma era stata ottenuta sovrapponendo m alla parte inferiore dell’a di rila (vedi SeP3S2B2-00apo, -03c). Sotto plici è incisa una testa mozzata disposta orizzontalmente e sotto la testa c’è una scritta con pesanti sovrapposizioni che rendono incerte le ricostruzioni. Di nuovo mi sembra ricostruibile mudorus a cui pare sovrapporsi nutritor la cui parte finale, però, è molto incerta (SeP3S2B2-02, -03, 03c). La terminazione or sarebbe incisa dentro il corpo di un uccello rifatto almeno due volte. A destra dell’uccello c’è la scritta csi ema menzionata poco sopra. Tornando a sinistra, sotto il possibile mudorus \ nutritor si nota una sorta di lama di scure sul cui contorno stanno le lettere s e c di una parola sci. Più sotto è scritto csila (SeP3S2B2-03). Ancora più sotto leggo csi ( > corte?) бidi asi (SeP3S2B2-04, -05). Il primo lemma è molto incerto: forse nella prima stesura esso era csi o cis con legatura che può valere sia si sia is. Siccome anche sul c sembrerebbero presenti due “alette” come in , la lettura csi sembrerebbe più probabile. Il lemma, in ogni modo, fu modificato e la forma delle cavità formatesi con la nuova incisione è problematica: essa è compatibile con corte, sebbene la legatura orte vi appaia assai macchinosa. In бidi si è ottenuto бi con un semplice trattino sull’asta del б, mentre di è denotato dal segno . C’è però un particolare: qui contiene anche un tratto interno ( ) che potrebbe alludere ad un e. Per di più tale legatura sembra iscritta nella punta di una roncola o falcetto. Dopo tale segno c’è un a con un tratto orizzontale che sporge oltre i due tratti obliqui; ma a destra sporge molto di più. Infine c’è un i. Sono quindi incline a leggere asi. A destra, all’altezza di csila, c’è un cerchio seguito dalla scritta slae che forse è sovrapposta a ila. Anche nella scritta sottostante si notano delle sovrapposizioni: la redazione finale sembra essere il ilimбia. Più difficile è ricostruire le redazioni precedenti: una di esse pare essere lilvitos lia (SeP3S2B2-04, -05). Sotto lilvitos lia vedo due falci (piuttosto che un 22 moderno) e poi una breve scritta il cui primo segno è ambiguo: come spesso avviene, non è chiaro se il segno è un i o una legatura del tipo = si o is. Qui la lettura isom mi sembra altrettanto possibile che iom. Infine nella parte più bassa del pannello c’è una scritta che inizia con un altro segno ambiguo che potrebbe essere considerato un R di tipo latino, ma che più probabilmente è una legatura ar ( ). Dunque, leggo ar ilsi (s come al solito poco percepibile: vedi SeP3S2B2-03b). La Zona C del Settore 2 SeP3S2C (< Sega 14) 1 eбa | бra liea / 2 cile secs / 3 similom i\elumбi seu /

con ardore vel infiàmmati | taglia i legacci! / recidi sega / con la rivolta dei (tuoi) parenti scuotiti 4 luvomis (supra luvom) scetul stiom / 5 suo urilu / ci liberiamo (supra : mi libero) baldanzoso cammino / per la propria elevazione /

6 lis svet / 7 cisela liea

segui familiarizza / si devono spezzare i legacci

In alto a sinistra, leggo eбa (legatura = eб : vedi SeP3S2C-01b, -02) e poi бra liea dove ra è denotato da . Nella 2a riga, dopo cile (e con trattini orizzontali inferiori attaccati), è scritto, in lettere più grandi e rozze, secs (SeP3S2C-01). Nella 3a riga, dopo similom (o in legatura poco chiaro), si ha ilumбi seu: i iniziale è soprascritto su un e; inoltre si hanno le legature = um e = se. Più difficile è la lettura della 4a riga: nel primo termine, dopo l iniziale, mi sembra presente una legatura uv ( ) seguita da una legatura om che poi fu allungata in uno striminzito omis. Dunque, avremmo luvomis come prolungamento di luvom. Il secondo termine pare essere scetul, contenente una legatura = sc (o sce?) 59

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molto rozza, una legatura etu altrettanto rozza ( ) e infine uno spesso segno che sembra essere un l (un appendice denotante l sembra emergere anche dal fondo di etu): dunque, leggo scetul (SeP3S2C-02). La terza parola, realizzata su una superficie intaccata dai rifacimenti, è leggibile come stiom, con legatura = sti (SeP3S2C-03). La 5a riga incomincia con la legatura su (la parte inferiore di s è poco evidente) seguita da un o: dunque, suo. Poi leggo urilu, che forse è la modifica di un preesistente umilu (SeP3S2C-02). La 6a riga (SeP3S2C-04) inizia con la legatura , seguita da un segno dubbio: s “a croce” ricavato da precedente = v ? Poi si ha = sv che è seguito da una legatura et (poco probabile ert : il trattino che dovrebbe denotare r in legatura è incompleto). Ipotizzo: lis svet. Senza problemi è la lettura cisela liea dell’ultima riga (SeP3S2C-01, -05). La Zona D del Settore 2 SeP3S2D (< Sega 15) ersie lieom / vertilom / ilumбestrem (sub ulviom бerit remбo) /↑ ememis ↓ leva il legaccio / del vortice girevole (sub : rovina porta Vertumnus?) /↑ approfittiamo ↓

бaб(u)s imei / drile ilia / lileio

Giovane! voglia tu unirti / si muove la rivolta / mi rivolto

L’esame critico delle scritte del pannello (vedi SeP3S2D) mostra che alcune parole furono aggiunte in un secondo tempo. Il testo originale presumibilmente era il seguente (SeP3S2D-00): ersie / vertilom / ilumбestrem / drile ilia / lileio

solleva / un vortice avvolgente / si muove la rivolta (sogg.) / mi rivolto

In un secondo tempo delle lettere più piccole furono aggiunte dopo ersie a ridosso dell’inclinato spigolo superiore. Esse mi sembrano leggibili come lieom: avremmo il sintagma ersie lieom ‘leva il legaccio’. Fra la 2a e la 3a riga, a destra, fu inserito ememis (con legatura = emis) in caratteri piccoli; e fra la 3a e la 4a riga fu aggiunto бaбs (poi corretto in бaбus) imei. Su ilumбestrem (dove si nota la legatura = str) furono soprascritte altre lettere: mi pare ricostruibile la sequenza ulviom бerit remбo: vedi SeP3S2D-01. In бaбus imei la curva denotante u in legatura fra б e s è poco marcata; im è del tipo . Nella riga sottostante due segni in forma di 8, uno più grande dell’altro, precedono drile ilia. Li ritengo coevi alle scritte: da altre incisioni rupestri si deduce che questo segno simbolizzava, come il nodo di Salomone, vincolo indissolubile e ciclicità. La Zona E del Settore 2 SeP3S2E ersi lio (sub bersi tlio) | 1 umiles liбe / 2 бivamus / sorgi corro (sub : rinsàldati mi levo) | ai compagni aderisci! / picchiamo / 3 i umue (sub umбe) / 4 ra / 5 бumeu su! unisciti (sub: assóciati) / lacera! / è avvampata Nella parte in alto a sinistra (SeP3S2E) della Zona E il primo segno, che era un e, sembra essere stato trasformato in ber. Seguono un r poco visibile, una legatura si, un l che potrebbe essere stato modificato in tl ( ), un i e infine un probabile o la cui parte destra sarebbe stata grattata senza incisività. Dunque, è possibile che una scritta ersi lio sia stata trasformata in bersi tlio, dove b sostituirebbe б, più corretto sul piano etimologico. Nello spazio soprastante, che sarebbe sufficiente per incidere una parola, distinguo solo la traccia di un o sulla destra (SeP3S2E-01). Le lettere delle righe del riquadro di destra sono incise grossolanamente, con una punta troppo spessa e ciò svantaggia la lettura. Nella 1a riga (SeP3S2E-02) l’u del probabile umi-, essendo in corrispondenza di una frattura, si vede poco. In più, l’i è un poco ondulato e potrebbe essere scambiato per un s. Il segno dopo umi dovrebbe essere una legatura le di tipo , ma i tre tratti orizzontali inferiori hanno dato luogo ad un’unica 60

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) cavità, a causa del distacco dei listelli intermedi. Anche i due segni successivi non sono chiari: probabilmente il primo è un s male eseguito ed il secondo una legatura li ( ), il cui tratto orizzontale è poco evidente, essendo poco profondo. Infine, abbiamo un chiaro б ed un e. Dunque, propongo la lettura umiles liбe. Nella 2a riga, dopo бiva- (o бilia-?) il restante -mus è più congetturale che evidente. La 3a riga inizia con i (imperativo) che è seguito da umue (SeP3S2E-03). Si nota anche un duplice tantativo di trasformare umue in umбe. Più sotto leggo ra; ancora più sotto sembra essere scritto бumeu con u appoggiato alla pancia di б e m costituito da una linea congiungente б(u) con e (SeP3S2E-04). бumeu sarebbe un perfetto 3a sing. il cui soggetto sottinteso è la rivolta degli insorti. La Zona F del Settore 2 La Zona F è costituita da una superficie rialzata rispetto a quelle delle altre zone del Settore 2. Una crepa nella roccia la separa a destra dal Settore 1, mentre un’altra crepa delimita una stretta sottozona F2 in cui sono incise poche scritte, una delle quali è disposta verticalmente. Ho numerato le righe significative per facilitare l’esposizione (vedi SeP3S2F). SeP3S2F (< Sega 17) 47 + asce / 2 ilom strica (supra strua) / 47 + asce / 2 la rivolta dissemina? (supra : spargi) / 3 бruea бoбs idea sub бrea бomбos бeat?/ 3 che tu fruisca, giovane, ti ingrandisca sub che tu ribolla? Bombos che tu colpisca? / 4 бute treila (sub bote rebsila? et dre\umbi(m)la etc.) / 4 picchia si deve tritare (sub : ammassa si deve arraffare? et si deve calcare\correre etc.) / 5 ile ila (sub ilemla) / 5b corti? 5 nella rivolta rivòltati (sub : ci si deve rivoltare) / 5b tronca? 6 lis бamam ila lustre? (supra lue?) / 6 segui la profezia rivòltati rifletti? (supra : lìberati?) / 7 is lue il (supra ili eil potius quam ilie il) bile / 8 ilie ilia /

F2

7 smania, lìberati rivòltati (supra: nella rivolta agisci) picchia / 8 nella rivolta rivòltati 9 vos tomso /↓ 10 ra? + due teste mozzate? + /↑ 9 ic /↓ 10 e + falce + luevul / 9 trafiggi toso /↓ 10 rompi? + due teste mozzate? + /↑ colpisci /↓ 10 vai + falce + libero vel liberatrice? / 11 sli ilбuos / ul / io lacera i vincoli / cresci / vado ci ele / falce / iti tomso [2 teste mozze] i / бlitru (supra litru) / ilom / ilievila muoviti, su / falce / vai toso [teste mozze] vai / con ardore? (supra : alla malvagità) / mi rivolto / dovete rivoltarvi

Nella parte più alta della Sottozona F, il cui confine superiore è costituito da un pendìo obliquo e irregolare verso la Zona B, si nota il numero 47, a destra del quale è inciso quello che sembra un lungo l. Sul tratto orizzontale di tale l c’è una croce che come grafo potrebbe denotare un s (vedi SeP3S2F-01). Poi appare un possibile l il cui tratto orizzontale è parallelo e quasi coincidente con un solco orizzontale che forse appartiene ad un’ascia dal corto manico. L’ascia potrebbe anche fungere da t di una legatura della riga sottostante. Dopo l sembra esservi un segno , la cui estremità inferiore tocca un’altra minuscola ascia dal corto manico. Quindi è probabile che tanto quanto le forme a L siano delle asce stilizzate. In effetti anche il numero 47 potrebbe essere stato ricavato ritoccando due segni L e . Infatti sotto il 47 è disegnata verticalmente una falce a destra della quale, sotto il menzionato lungo l con il segno a croce, c’è una terza ascia con corto manico (SeP3S2F-01). Nella 2a riga, dopo ilom (l sovrapposto al manico della falce: om strutturato come una composizione di asce) si può leggere strica : t in legatura è denotato in due modi diversi, r è forse marcato anche in legatura con st (ormai ridotta ad una confusa cavità) oltreché essere denotato singolarmente in modo tale da sembrare un’ascia con un occhiello sul manico. Insomma, è possibile leggere strica, ma è altrettanto evidente la presenza di un u i cui bracci si sovrappongono ad i e c di strica: dunque, si ha pure strua. Nella 3a riga le numerose sovrapposizioni complicano la lettura: mi sembra ricostruibile бruea (et бruar?) бoбs idea in sovrapposizione con бrea бomбos бeat (vedi SeP3S2F-02).

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Fra la 3a e la 4a riga ci sono dei piccoli segni di difficile interpretazione. Si potrebbe anche leggere, con qualche dubbio, sel ilsom (SeP3S2F-03). La 4a riga (SeP3S2F-02, -02b, -03) ha subìto trasformazioni che rendono ardua la ricostruzione delle varie redazioni. Essa inizia con un b visibilmente sovrapposto ad un originario б. Ad una certa distanza (che probabilmente è riempita sia da un u in legatura sia da un o poco profondamente inciso) c’è una legatura te seguita da una legatura dr ; ma, osservando le spaziature, si nota che il d è un inserimento tardo che modifica un precedente tr. Dopo dr (o tr) nella prima redazione c’era un e, poi corretto in un b che fu unito a dr con un tratto denotante un m in legatura. Dopo il b, nella parte alta, si vede un s marcato da una vistosa croce, che sembra appartenere sia alla scritta compresa fra la 3a e la 4a riga sia alla 4a riga: infatti le gobbe del b sono intersecate da brevi tratti che mi pare replichino s. Nella parte finale si legge bene ila con a antropomorfizzato in un armato rappresentato a mezzo busto, ma un esame attento palesa ulteriori sovrapposizioni: ad esempio su ila è soprascritto mba (SeP3S2F-02). Letture possibili: бute treila sotto bote rebsila; ma a rebsila sembrano sovrapporsi drumbi(m)la e drembi(m)la e dru\embe ila ecc. Nella 5a riga si ha ile ila. È pero da notare un tentativo di modifica da ile ila a ilemla. La 6a riga è scritta con piccole lettere, ma fra la 5a e la 6a riga, a sinistra, c’è una sequenza – parzialmente sovrapposta alla 6a riga – costituita da segni molto grandi. Tale sequenza è leggibile come corti. Il c è anche la lama di una falce il cui manico è costituito dal sigma del sottostante lis; dopo l’o c’è un r di tipo P la cui asta interferisce con un sottostante piccolo i. Poi c’è un t la cui asta, verso il basso, è intersecata da un tratto orizzontale che può denotare l’i di corti, ma che funge anche da tratto orizzontale dello l di lue della 6a riga. La 6a riga inizia con lis; poi la lettura è incerta. Mi pare che un б sia seguito da una legatura amam la cui parte superiore interferisce con il grande o di corti. Dopo amam si vedono un i (a contatto con lo spesso gambo del rho di corti e un segno che può leggersi come al o la. Insomma, avremmo lis бamam ila (vedi SeP3S2F-04). La riga continua con un l parzialmente coperto dalla legatura ti di corti. Questo l è la lettera iniziale di una parola che in origine era probabilmente lue, poi trasformata in lustre mediante la trasformazione di e in una complessa legatura ustre ( ). Sotto il primo a di бamam, anzi in parziale sovrapposizione con esso, c’è un chiaro o. Siccome, al contrario, б è poco visibile, è possibile che ci sia stato un tentativo di scrivere omam ‘presagio’ in sostituzione di бamam ‘profezia’. La 7a riga presenta una sovrapposizione all’inizio (vedi SeP3S2F-04), dove ili eil (piuttosto che ilie il) sarebbe stato trasformato in is lue: un piccolo u fu inciso anche al di sopra dell’e per ribadire la modifica. Segue bile, il cui e sfiora la crepa delimitante la Sottozona F2. Pacifica è la lettura ilie ilia dell’8a riga. La 9a riga è costituita da una scritta che leggo come vos tomso. In vos si ha una normale legatura os, mentre tomso è realizzato insieme ad una figura che deve alludere a due teste tagliate. Due teste mozzate unite per il collo sono raffigurate più in grande a destra della scritta (SeP3S2F-05, -05b). Ancora più a destra ci sono due segni leggibili come ic. La 10a riga inizia con una legatura isolata poco visibile: probabilmente ar piuttosto che ra. Dopo un breve intervallo, al di là di un ribasso della superficie, c’è un e seguito dal manico un poco inclinato di una falce la cui lama è rivolta verso il basso. Dopo il manico di falce è leggibile luevul (SeP3S2F-05). Il tratto orizzontale del primo l interferisce parzialmente con la lama di una seconda falce e la linea che pare marcare v si vede poco, essendo in corrispondenza di un gradino frastagliato della superficie rocciosa. L’11a riga è leggibile come sli (li avrebbe l’inusuale forma invece di ) ilбuos (SeP3S2F-05). Pochi millimetri sotto -os c’è ul (l in legatura ha la forma di un’ascia). Infine, sotto ul, si legge io. Nella stretta sottozona F2 (vedi SeP3S2F2, SeP3S2F2-01) la scritta più alta è ciele > ci ele. Sotto di essa c’è un apparente 7 ricavato con il ritocco del disegno di una falce. Più sotto, non è chiaro se il moderno incisore di numeri abbia cercato di scrivere 18 o 78 su segni antichi o se invece tali segni siano del tutto antichi: il primo segno è interpretabile come una legatura iti ( ), ma potrebbe anche essere visto come una mannaia; il secondo contiene una scritta tomso simile a quella della Riga 9, ottenuta aggiungendo gli idonei segni ad una coppia di teste mozzate disposte a 8. Subito a destra ci sarebbe i ‘vai’, come presso altre teste mozzate.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) La scritta sottostante termina con un apparente u, la cui asta sinistra pare avere presso la sommità un occhiello come in (= ru). Quindi la lettura è dubbia: бlitu? бlitru? D’altra parte, come si desume dal fatto che l’asta di б quasi coincide con la crepa delimitante il pannello, è da supporre che il possibile бlitru sia la modifica di una preesistente sequenza, presumibilmente litru. Sotto бlitru leggo ilom che può essere un verbo connesso col precedente ablativo (б)litru. Sotto ilom inizia ilievila, scritto dall’alto verso il basso, ruotato cioè di 90 gradi. Il Settore 3 della Parete 3 Il Settore 3 della Parete 3 ha una larghezza massima di circa 2,90 metri ed un’altezza massima di 2,35 metri (Zona C). L’altezza delle lettere è comunemente compresa fra i 4 ed i 10 cm., ma non mancano casi estremi: l’altezza minima è di circa 2 cm. e la massima di circa 20 cm. Ho suddiviso il Settore 3 in cinque zone delimitate da fratture nella roccia: quattro zone riguardano la superficie verticale, la quinta è costituita da due piccole superfici fortemente inclinate che formano una specie di piedistallo sotto le zone C e D. In generale le linee di frattura della superficie rocciosa erano considerate delle delimitazioni anche per gli incisori, i quali molto raramente le oltrepassavano per terminare una parola od una frase. In SeP3S3 e SeP3S3-0 si possono vedere le zone e le sottozone da due diversi punti d’osservazione. La Zona A del Settore 3 La Zona A del Settore 3, la prima che s’incontra provenendo dal Settore 2, è stata suddivisa in due sottozone, in base all’effettiva sistemazione delle scritte. La Sottozona A2 comprende le scritte in uno stretto listello a sinistra della Zona A1. SeP3S3A (< Sega 31) 1

2

3-5 6 7

8 9 10 11 12 13

corti doma (supra coda?) isi moue seue muie (supra imбe semue plie?) et cet. tronca doma (supra : spacca?) smania muoviti scuotiti taglia (supra : unisciti assòciati completa?) ecc. ciluis (supra duluis) osul(os) + faccia e animali + ostros muo /↑ Tagliatore (supra : Spaccatore) ardente + figure + Bruciatore: tronco /↑ animali + muo + testa + sila / animali + tronco + testa + / spargi aut sparge? ostis? sevi uluom streua (sub silemla, sile ila et stoutrulem bila) Bruciatore? àgitati rovina spargi (sub: noi si deve diffondere; spargi con la rivolta et la fustigatrice colpisci) dul luve / cumбe?/ lvuб\bros / lubros (sub бombos) --- / m/olela /↓ бeila taglia stacca / adòprati? / Libero / Libero (sub Bombos) --- / si deve venerare /↓ Ascia tembra arsit remba ititu laua (sub streos frait trembar(o\us) itu laua) / Tembra regola i cicli dell’andamento si giova (sub : i lacci spezza il tumultuante dell’andamento si giova) vels litrem\s + ascia + бucat sub бumat sub aumat? ↑ бua tot ilsia /↓ sradica la\gli scelleratezza\i + ascia + colpisce sub infuria sub profetizza? ↑ cresce tanta rivolta /↓ tustre(us) + ara con ascia + antropomorfo + i tla et ula picchiatore + ara con ascia + antropomorfo + vai! leva et accresci uos liбamis suvom sub liбa sama suvom sub liбa samumus (et umumus et tumumus) tomsom fora dobbiamo aderire ai propri sub : aderisci insieme ai propri sub : aderisci ci uniamo (et id. et cresciamo) tronco il ilevila (sub ilnei ua) + ascia + curti ilam moi (supra ivi rila moui et ivi liam imбui) eбla rivòltati dovete rivoltarvi (sub : alla rivolta dèdicati) + ascia + tronca il corso cambia (supra : unisciti al corso muoviti et unisciti alla corrente collégati) (con) ardore uopo uosit (sub uosi tiuit sub roma ostiuit) ↓ roma li / il lanciatore infilza (sub con la punta ha trafitto sub Roma è bruciata) ↓ Roma estingui / il бile (sub ilumбi ive) stotulem бivimos (sub stotul бustruamos) / rivòltati picchia (sub : alla rivolta unisciti) il bastonatore colpiamo (sub : come un bastonatore fustighiamo) / tle + figure | ilбua ruom / 6868 + uccelli ? + léva(ti) + figure | i vincoli strappo / 6868 uccelli? +

lia lia /↓ itum i (supra tumi?) | i eil oma sub ie istro ma

fluisce fluisce / percorri la via (supra : si gonfia?) | su! effettua l’augurio sub su! con il popolo raffòrzati at(i)eo / itia / moi ititu|s moi ilso scuбila / uisila / umulus sci ritorno | sulla (retta) via / cambia strade / cambia giro si deve saltar su /ci si deve rafforzare / i compagni scegli

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Le sovrapposizioni nella 1a riga, sia per la forma sia per la quantità, rendono precarie le possibili ricostruzioni. In prima e seconda posizione si vedono due gruppi di segni contenenti dei grafi incisi ad un livello superiore: chiaramente essi sono sviluppi di legature in verticale dovuti alla mancanza di spazio nei sottostanti grovigli di segni (vedi SeP3S3A-01apo). In SeP3S3A-01-00 ho ipotizzato la seguente ricostruzione: sopra un originario termine coda sarebbero state incise due parole con azzardate sovrapposizioni, utilizzando per la prima parola la sillaba co e per la seconda parola la sillaba da. Le due parole potrebbero essere corti (piuttosto che croti) doma, ma in questo caso la precarietà dell’ipotesi mi appare evidente. Secondo la ricostruzione di SeP3S3A-01-00, nel gruppo orti si ha o dentro r, mentre t è marcato sia con un tratto orizzontale sulla sommità di or sia nella legatura = ti sormontante il gruppo (vedi SeP3S3A-01apo e SeP3S3A-01-00). Nello scrivere doma, in un primo tempo si sarebbe scritto o su a, collegandoli a d con una linea flessuosa denotante m ; poi, data la difficoltà di leggere la scritta, si sarebbe aggiunto om al di sopra del gruppo già inciso, collegandolo con d e la parte finale del gruppo. Anche il resto della 1a riga è stata modificato con pesanti interventi e quindi l’interpretazione rimane discutibile. Ho supposto che una sequenza isi moue seue muie sia stata soprascritta a imбe semue plie, mentre altre ricostruzioni, seppure possibili, mi sembrano più precarie (SeP3S3A-01apo). Nella 2a riga il primo lemma è ciluis in sovrapposizione con duluis. Il termine successivo può essere letto osul o osulos a seconda che si consideri come appartenente alla scritta in funzione di o una testa umana che comunque interferisce con l di osul (vedi SeP3S3A-01b, -01c). La testa, che presumo rappresenti una divinità, ha due piccole corna che la qualificherebbero come un dio caprino simile al dio Habros = Gebrinos, paredro del Mercurio gallico. Questa particolarità indica che il dio presiede al doppio principio “vita-morte”, “bene-male”. La testa è associata a degli animali: forse un canide con il corpo eretto è raffigurato a sinistra al di sotto della testa umana che d’altra parte pare emergere dietro un uccello. Il corpo dell’uccello è visto di fronte, mentre il collo e la testa piegano verso destra. Sopra la testa dell’uccello e davanti alla testa umana sembra disegnato un uccellino. La composizione figurativa è congegnata in modo che invece di una testa umana associata a degli animali vi si potrebbe vedere un antropomorfo le cui gambe coinciderebbero con quelle dell’uccello. Il collo dell’uccello maggiore è tangente ad un cerchio che potrebbe essere lo scudo dell’antropomorfo, mentre il collo stesso dell’uccello potrebbe far parte del disegno di una cornucopia tenuta dall’antropomorfo. Lo s finale dell’eventuale osulos sarebbe parzialmente sovrapposto all’uccellino. In ogni modo la scritta ciluis (> duluis) osul(os) dovrebbe essere in relazione con la figura divina sopra descritta e precisamente dovrebbe essere costituita da due epiteti divini. Lo scudo dell’antropomorfo potrebbe essere anche l’o iniziale di una sequenza di difficile lettura: l’o sarebbe tangente alla parte superiore di un gruppo st di tipo che sarebbe seguito da una legatura . Dopo sembra incisa una legatura se la cui parte inferiore sarebbe collegata con un i da una linea denotante un v in legatura. Insomma, mi sembra possibile leggere ostis sevi ( = sevi). Sotto lo spigolo destro del gruppo sevi inizia, risalendo leggermente verso l’alto e stabilizzandosi al livello dello stesso sevi, una scritta la cui prima parola è uluom. La sequenza successiva ha subìto varie modifiche: la scritta originaria, possibilmente streua (con lettere largamente spaziate), sarebbe stata trasformata in silemla, sile ila e anche stoutrulem bila. Ad un livello superiore, al di sopra e a destra della legatura is del presunto ostis, inizia una scritta che leggo come ostros. Le legature che la compongono sono del tipo = os e = tros, ma l’o di os è inserito nella figura di un uccello visto frontalmente, mentre il rho di tros pare inserito dentro il corpo di un altro uccello. Il t e os di tros, però, sembrano interferire con la figura di un quadrupede cornuto (capra, capro?) le cui corna farebbero da base per l’o di una soprastante scritta muo. A destra della scritta ostros c’è una faccia preceduta da un’altra figura che mi sembra rappresenti un canide (piuttosto che una capra) accovacciato, visto frontalmente. La faccia è sfigurata da una linea obliqua che distorce il naso (SeP3S3A-01d, -01e). A mio avviso essa allude ad un dio ambivalente: le due protuberanze segnate sulla fronte denoterebbero un dio che presiede al doppio principio vita-morte, crescita-distruzione. Tra le due protuberanze si nota la parte superiore di un’aquila (SeP3S3A-01e). Possiamo quindi comparare tale figura con certe teste associate ad un’aquila nell’arte celtica. Come ho cercato di documentare (Zavaroni 2004), tale associazione allude alla rinascita del grande dio ciclico gallico Lugus che muore nella lotta con il

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) suo antagonista e rinasce sotto forma di aquila. La sua resurrezione assicura la resurrezione delle anime umane condotte sulla terra dal dio. Un’altra scritta muo ‘mozzo, tronco’ potrebbe essere formata da un m inciso sopra le orecchie del canide, un u legato col primo e inserito tra le orecchie stesse ed un o costituito da una delle protuberanze sulla fronte del dio. A destra della faccia è scritto sila ‘diffondi’ (o ‘si diffonde’): probabile riferimento alla rivolta. Tornando presso il bordo sinistro del pannello, sotto ciluis (> duluis) – cioè a sinistra del gruppo figurativo con faccia, cane e uccelli – c’è una breve sequenza con sovrapposizioni e lettere rozze e contorte, forse a causa di una superficie già accidentata. Leggo dul luve (legatura = uve), ma probabilmente esistevano altre versioni che non saprei ricostruire in modo attendibile. Sotto dul luve c’è una scritta (4a riga) che leggo difficoltosamente come lvuб\bros (per luvбros); ma nello scarso intervallo fra dul luve e lvuб\bros è stata inserita una sequenza, scritta malamente per mancanza di spazio e malamente leggibile: si potrebbe leggere cumбe nell’ipotesi che mб sia sovrapposto alla parte superiore delle lettere br di lvuб\bros. Sotto lvuб\bros leggo lubros, sempre con difficoltà e incertezza, perché dopo la prima lettera l’area è fittamente tratteggiata. Mi sembra che il tratteggio non sia dovuto all’intenzione di cancellare le scritte, ma che appartenga ad un disegno figurativo. Ritengo che come nel Settore 3 della Parete 1 (vedi SeP1S3E-02) si sia inteso disegnare uno strano essere, metà uccello metà pesce (SeP3S3A-01g). Sta di fatto che la lettura è inevitabilmente incerta. Per di più lubros sembra sovrapposto a бombos, ciò che può spiegare la presenza di b al posto di б. Mi pare evidente che lvuб\bros = lubros sia un nome divino equivalente a luvбrem (TaAR2Z1B) e all’osco Lúvfreis (genitivo). бombos denota il dio come il ‘Giovane’. Dopo lubros\ бombos c’è una congerie di segni che permette solo ricostruzioni vaghe, molto incerte. Dietro lubros sembra ricostruibile resit, ma l’incertezza è elevata. Più a destra, vari segni potrebbero essere figurativi. Ancora più a destra leggo m/olela: m, forse presente anche in legatura con o, è comunque replicato sopra di esso. Anche la 6a riga, che inizia sotto lubros, è di difficilissima lettura a causa delle frequenti sovrapposizioni: l’elevato numero delle letture possibili va a detrimento della loro attendibilità. Si hanno sovrapposizioni già all’inizio della riga, dove si nota una legatura te- (poi modificata in stre-) con t marcato due volte, essendo stato apposto un piccolo sul trattino sporgente di . Un s iniziale più piccolo e poco visibile fu aggiunto successivamente davanti a in basso; poi s fu marcato di nuovo con un trattino intersecante la verticale di . Prima del punto mediano della 6a riga c’è un antropomorfo nel cui tronco è tracciato il segno , presumibilmente = i. A destra di sembra presente un piccolo segno = t, con il trattino orizzontale inciso sul contorno della lettera successiva. Probabilmente un finale it appartiene ad una voce verbale e ciò è d’aiuto nella ricostruzione della sequenza che arriva fino all’antropomorfo. Le ultime macrofoto, eseguite con la speranza di dirimere vari dubbi riguardanti le lettere comprese fra l’iniziale (s)te- ed il finale -it, hanno al contrario aumentato le incertezze. Le due ricostruzioni che mi sembrano più probabili sono: 1) tembra arsit; 2) streos frait. Con f ho indicato un segno che assomiglia a 8 piuttosto che a b : forse l’incisore, non potendo scrivere б perché era già presente un cerchio nella posizione del б, preferì incidere un 8, memore che nella grafìa etrusca 8 vale f. Insomma, si avrebbe frait per *бrait. Per gli altri dettagli della ricostruzione si veda SeP3S3A-01apo. Il cerchio superiore dell’8 coinciderebbe con lo scudo di un guerriero sovrapposto al successivo r. L’antropomorfo nel cui corpo è tracciato l’i ha un tronco tozzo con gambe cortissime o mancanti. Con un braccio solleva un’ascia, mentre con l’altro braccio alzato, i cui tratti non sono del tutto chiari, pare sollevare un piccolo cerchio. A destra dell’antropomorfo si può leggere (t)remba : è difficile dire se già nella scritta originale ci fosse una legatura tr o se il trattino denotante t fu aggiunto ad un preesistente r. D’altronde l’a di (t)remba è a contatto con altri segni sulla destra: in particolare la gamba destra sembra fungere da asta di un r ( ), il quale potrebbe essere connesso con una terminazione -us\-os. Dunque, dall’inizio della riga fino a questa terminazione si potrebbero ricostruire le due differenti sequenze sovrapposte: 1) tembra (sogg.) arsit (verbo) remba (ogg.); 2) streos (ogg.) frait (verbo) trembar(o\us) (sogg.).

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Al possibile -ros di trembar(o\us) potrebbe essere sovrapposto un mal eseguito segno = it che sarebbe seguito da un segno simile meglio visibile, da un u e da una legatura laua. Si può insomma leggere, con qualche dubbio, ititu laua quando la sequenza precedente è tembra arsit remba oppure itu laua quando la sequenza precedente è streos frait trembar(o\us). Sfortunatamente le lettere di itu laua interferiscono con altre lettere. Sopra l’orizzontale di it ( ) inizia una parola leggibile come бeila che presumo sia un epiteto (‘Ascia’) del dio picchiatore. L’a finale di бeila interferisce con la legatura la ( ) di laua. Si vedano le possibili ricostruzioni in SeP3S3A-01apo. Quella che ho considerato come 7a riga pare iniziare con un grande a, ottenuto grattando la superficie piuttosto che per incisione. Davanti ad esso sembra sia stato leggermente graffiato un altro segno. Purtroppo l’esame della superficie, che qui è scabrosa, accidentata e grigia, è difficile. L’ultima osservazione delle macrofoto, però, mi induce a pensare che l’apparente a sia in realtà un antropomorfo e che il segno davanti ad esso sia una grande falce che egli regge. Presso il piede di sinistra dell’antropomorfo è stata scalfita la scritta uos in legatura ( ), malamente visibile, che costituisce l’inizio della 8a riga. Più su, a contatto con il braccio di destra, inizia la 7a riga la cui prima sequenza, quasi racchiusa in una sorta di cartiglio, leggo, con molti dubbi, come vels litrem\s (SeP3S3A-01h). Il cartiglio sarebbe formato da due linee orizzontali parallele, dalla verticale del v di tipo e, a destra, dal lungo manico di una presumibile ascia la cui lama tocca lo spigolo superiore destro del cartiglio. Dopo v c’è una legatura el ( ) e poi un piccolo s ( ) evidentemente inserito in un secondo tempo. Siccome l’area è molto erosa e le lettere appaiono graffiate leggermente, anche l ed i di litrem\s sono mal percepibili; in tr il t è segnato due volte: come trattino orizzontale che parte dallo spigolo superiore di r e come piccolo t che si eleva dallo stesso spigolo. Infine pare che una precedente terminazione em ( ) sia stata trascurata e sia stato tracciato un s ( ) inclinato per avere es sovrapposto appunto su em. Tangente a s finale e disposta sotto la lama dell’ascia mi pare sia stata disegnata una testa mozzata. A destra della grande lama c’è una scritta con sovrapposizioni che dà adito alle ricostruzioni aumat, бumat, бucat (SeP3S3A-01h). Poi la riga si sdoppia in due: ad un’altezza di poco superiore leggo бua tot ilsia. Sotto questa scritta, davanti al disegno di un’ara su cui si eleva una scure, leggo tustre(ut?). Un u pare legato a sinistra a stre, mentre a destra potrebbe essere legato ad un t che coincide con un lato dell’ara. A destra dell’ara c’è una figura umana forse armata di scure (la scure interferirebbe con il disegno dell’ara) e poi una scritta congegnata in modo che i tla ‘vai togli’ sia sovrapposto ad ula ‘accresci’. Il disegno della scure ritta sull’ara contiene la legatura il della scritta ilsia del livello superiore. L’8a riga, dopo il menzionato uos iniziale, continua con una legatura di tipo che può denotare sia il sia li : essa è seguita da un б e da un a che interferisce con altre lettere con cui iniziano varie parole sovrapposte. Dunque, leggo liбa, ma poiché l’altezza di queste lettere è uguale a quello di un successivo mis ( ) sovrapposto ad altri segni, ritengo che probabilmente la parola originaria fosse liбamis, che sembrerebbe seguita da suvom (SeP3S3A-01apo). In seguito, altre lettere furono sovrapposte ad amis : sull’a sembrano sovrapposti sia un u sia un t la cui asta coincide con la parte inferiore del manico dell’ascia menzionata sopra, mentre dopo m si è aggiunta una legatura us allacciata al medesimo m, per ottenere sia umumus sia tumumus. Sopra m si sono aggiunti dei segni per trasformarlo in una grande legatura am ( ), per di più antropomorfizzata con l’inserimento di una testa. Un s interseca la parte sinistra di am per ottenere l’inizio comune sam di sama e samumus. La terminazione umus è comune a samumus, umumus e tumumus, mentre sama sarebbe stato ottenuto con una terza linea obliqua discendente dal vertice di am ( ): in più, una seconda testa sarebbe stata incisa, tangente a quella dell’antropomorfizzato am, come se si fosse voluto ottenere anche il disegno di due persone che si abbracciano (SeP3S3A-01apo). La parte finale -mus di samumus ecc. è stata soprascritta su suv ( ) di suvom. D’altra parte anche om di suvom ha subìto una trasformazione: un t è stato apposto sulla sommità di -om in modo da ottenere una legatura tom che va collegata ad un successivo som ( ) – foggiato in modo da alludere ad una testa mozzata – per potere leggere tomsom. La legatura som è situata a destra del t e quindi al di sopra della legatura -om. Il gruppo tom sembra sia stato disegnato in modo da ottenere un quadrupede (cavallo?) con il collo ritto verso l’alto. In conclusione, forse in origine fu scritto liбamis suvom; poi si troncò liбamis in liбa per ottenere liбa sama suvom; infine si volle scrivere liбa samumus (e umumus e tumumus) tomsom. Forse nella prima stesura la 9a riga iniziava con il ilevila; ma dopo il la sequenza sembra essere stata modificata più volte. Una possibile ricostruzione è il ilnei ua (SeP3S3A-02, -02apo): la legatura nei ( : i è marcato da un 66

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) breve tratto verticale sporgente oltre il tratto obliquo di n) è sovrapposta sul precedente vei ( ) e ua sovrapposto su la. Il lato destro dell’a pare fungere anche da tagliente di una lama d’ascia il cui manico sarebbe appena abbozzato e terminerebbe contro una forma tonda che, oltre a denotare un o, potrebbe anche rappresentare una testa mozzata. La parte posteriore dell’ascia sembra coincidere con il c iniziale di una scritta leggibile come curti, che certamente interferisce con una precedente. Dopo curti sembrano possibili le ricostruzioni delle formule sovrapposte ilam moi, ilam moui e liam imбui, ma anche le lettere di curti sono sovrapposte ad altri segni: ad esempio curti ilam pare in sovrapposizione con ivi rila. L’ultima parola della riga è eбla. Nella 10a riga un grande o è seguito da quello che in origine doveva essere stato un largo p dentro il quale, presso lo spigolo superiore destro, era stato poco profondamente inciso un piccolo o. Tale gruppo, leggibile come opo, è preceduto dal segno che denota u e allude probabilmente ad un cuneo orizzontale. Forse ci fu un tentativo di disegnare un’ascia con un manico ricurvo che coincideva in parte con il tratto inferiore dell’o, mentre il tagliente dell’ascia era costituito dal tratto orizzontale di . Comunque, mi pare che nella prima versione la parola fosse uopo. Essa era seguita, in origine, da uosit (di nuovo u marcato da ). Probabilmente in una seconda versione uosit, scritto con lettere abbastanza spaziate, fu trasformato in uosi tiuit : o fu modificato in osi ( con i incorporato nel fianco destro di ) e s fu coperto da = ti ; i fu trasformato in u e t in it con l’aggiunta di un semplice trattino sull’asta verticale. La sequenza subì poi un’ulteriore tentativo di modifica: si tentò di mutare uopo in rom, apponendo un r ( , graffiato molto superficialmente) davanti a o, e trasformando il largo p (Π) in un m a tre gambe. Si tentò poi di trasformare il secondo segno in a (in verità con tratti poco profondi e mal riusciti) per ottenere roma. Trascurando l’i (in verità poco visibilmente denotato da due trattini) della legatura osi, si poteva leggere la sequenza successiva come ostiuit (SeP3S3A-02apo). Dopo ostiuit la riga continua ad un’altezza un poco inferiore con roma li. L’11a riga è scritta in caratteri piccoli, chiari solo nella prima parte, dove è evidente che si è cercato di trasformare un originario il бile in ilumбi ive. Poi c’è il gruppo st ( ), riconoscibile anche se l’incisione è diventata una sola cavità, seguito da una meno riconoscibile legatura ot del tipo congiunta con il successivo ul : dunque si ha stotul. In una redazione stotul è una parola completa seguita da un verbo ricostruibile come бustruamos. Una versione precedente pare essere stata stotulem бivimos: em sarebbe stato cambiato in бu ed il б di бivimos in una legatura str eccezionale ( ); le lettere ivi di бivimos sarebbero state coperte da = am, con a di dimensioni più grandi. L’inizio della 12a riga è incerto: l’area è accidentata e sulla superficie scabrosa e scura non si vedono bene le tracce dei segni: un grande e pare preceduto da un l presso il vertice del quale sembra innestarsi, da sinistra, un tratto orizzontale, ma non è chiaro se si sia in presenza di una legatura o (SeP3S3A-03). Inoltre, è difficile capire se davanti a tale legatura c’è un altro segno (eventualmente c) presso la crepa delimitante il pannello o se l’incerta traccia che si vede è la parte destra di un m – lettera finale di un’altra parola – la cui parte sinistra è tracciata davanti alla crepa stessa. Opto provvisoriamente per questa seconda ipotesi, ritenendo che la legatura iniziale più probabile sia . Quindi leggo tle (SeP3S3A-02apo, -03). A destra dell’e, in un’area tormentata da vari rifacimenti, non riesco a ricostruire delle lettere: vedo soltanto delle possibili figure, anch’esse mal ricostruibili. Al di là di una crepa verticale che inizia poco sopra e scende fino al piano di calpestìo, si legge bene, quando c’è luce radente, ilбua ruom (vedi SeP3S3A-04, -05). Pochi centimetri sotto il possibile tle c’è il numero moderno 6868 che mi sembra parzialmente sovrapposto a figure di uccelli. A destra si legge chiaramente lia lia, sotto cui, meno evidente, c’è la scritta = itum : il primo tratto orizzontale superiore è la traversa denotante t, mentre il tratto sottostante denota i in legatura. Dopo itum c’è un i : quindi leggo itum i ‘il cammino percorri’, in armonia con la formula lia lia ‘corri corri’ o ‘fluisce fluisce’. Tuttavia non è da escludere che la scritta originale fosse tumi, poi modificata con un semplice tratto orizzontale. A destra di lia lia, al di là della crepa menzionata, è scritto con chiari caratteri ieiloma che scandisco in i eil oma. Si nota però un tentativo, effettuato con tratti poco incisi, di cambiare la scritta in ie istro ma. Nella riga sottostante la lettura è difficoltosa a causa della scabrosità della superficie in cui le lettere sono poco incise (SeP3S3A-07). Leggo atieo itia, con qualche dubbio sulla legatura at, che forse è stata antropomorfizzata in un guerriero che solleva un’arma: il nesso tra la figura ed i segni alfabetici non è chiaro. Inoltre, il secondo 67

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segno ha quasi una forma 1 che potrebbe denotare un t (per ribadire la presenza di t), nel qual caso dovremmo leggere ateo: ciò non modificherebbe il senso del verbo perché il preverbo ate- = ati- può subire la sincope della vocale finale. Più sotto si può leggere moi ititu|s moi ilso. Il primo moi è denotato da . In ilso il ha la forma di una cavità irregolare ( : vedi SeP3S3A-02apo). A destra della crepa, al livello di itum, leggo scuбila. Immediatamente sotto è scritto uisila. Ma davanti ad u si nota una probabile legatura dr. Essa non sembra introdurre una modifica di lettura quale druis ila o drui sila, ma pare finalizzata ad ottenere la lettura drums ila, per la presenza di una linea che passa sopra il primo i di uisila congiungendosi con s (vedi SeP3S3A-05, -06). Sotto uisila c’è una scritta che inizia con una legatura umu particolare, formata da un m e da un u il cui primo tratto è esterno a m, in modo da ottenere in pratica anche un u davanti a m : . Poi c’è una legatura che mi pare si debba sciogliere in lus. Infine leggo come s, c, i le tre restanti lettere: la formula finale, insomma, sarebbe umulus sci. SeP3S3A2 (< Sega 31) 1 mua / 1b litres lae (supra liea) / 2 ils isi / 1 tronca / 1b gli oltraggi spezza (supra : i legacci) / 2 rivòltati infùriati / 3 бivelu\os / 4 (c|)iei / 5 meo > [(u)mueo ?] / 3 da picchiatore / 4 voglia tu (muoverti) andare / 5 cambio > [(unisco) tronco?] 6 steбi? (sub steбum?) / 7 stre / tust?/ 8 liv ilбus (supra liea) 6 rinsalda (sub il sostegno?) / 7 raffòrza(ti) / colpisci? / 8 sciogli i vincoli (supra : i legacci) La Sottozona A2 è uno stretto pannello compreso fra la Sottozona A ed il Settore B. Le scritte non hanno alcun rapporto con quelle della Sottozona A. Sotto mua ‘tronca’ fu presumibilmente scritta, in un primo tempo, una parola sintatticamente connessa con tale verbo ed indicante, secondo formule consuete, i ‘legami’ da tagliare. In effetti è ricostruibile un originario liea. Poi sull’a fu soprascritto lae ( ). Più difficile è ricostruire l’ultima versione delle lettere antecedenti: ipotizzo litres con legatura = tres. Semplice è la lettura ils isi in Riga 2. Più sotto, dopo бive le lettere non sono chiare. Mi attenderei бivemu\ o s, quale ritocco di un precedente бive, ma non vedo un m. Propendo per бivelu\os, che sarebbe un aggettivo sostantivato, soggetto del verbo della riga sottostante (4a riga), dove in origine si aveva iei. Poi fu aggiunto un c prima della frattura delimitante la zona in modo da ottenere ciei. Ma fra la frattura ed il primo i, sembra presente anche un lieve segno c che insieme a C ed alla linea di frattura formerebbe , dando driei. Nella 5a riga la lettura più immediata è meo, ma ad un esame più attento si vedono le tracce di tre u in legatura (uno di essi è pleonastico) per ottenere i termini contrapposti mueo e umueo (vedi SeP3S3A2-01). Nella 6a riga si vedono bene un e ed il successivo б, mentre un terzo segno sembra un m tracciato in parte al di là della fessura di confine (SeP3S3A2-01). Ma a ben vedere e fa parte di una legatura ste ( ), mentre m pare ricavato da un precedente i ed è collegato a б da una traccia poco incisa. Dunque, è possibile steбum in sovrapposizione con steбi. In tal caso steбum sarebbe un accusativo (‘sostegno’) retto dal sottostante stre ‘rafforza’. Nella 7a riga (SeP3S3A2-03) c’è una sorta di sigla, poco visibile, che si può sciogliere come stre (piuttosto che ster). Più a destra si è forse schizzato tust in due tentativi e in parziale sovrapposizione. Nella riga finale, in piccole lettere profondamente incise, è scritto liv (legatura = li) ilбus (legatura = il) con un piccolo u di fianco alla pancia di б ; ma dalla forma di б e dalle righe interferenti con u si può arguire che ilбus fu soprascritto su un originario liea, con a finale angusto per la scarsità dello spazio a disposizione (SeP3S3A2-02).

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) La Zona B del Settore 3 La Zona B del Settore 3 è stata divisa in tre sottozone, la prima delle quali, S3B1, occupa una piccola superficie presso il bordo superiore della zona, sulla sinistra. Per la divisione nelle tre sottozone S3B1, S3B2 e S3B3 si veda la foto SeP3S3-0. SeP3S3B1 (< Sega 32) ili sevamis / rilom / lieo silom / isa tlemila / sil per la rivolta agitiamoci / accorro / confluisco mi getto / con forza dobbiamo sostenerci / diffondi (vel gèttati) ulamis / umu /↓ (te)tumi lude idurem ci (supra lesi rem supra lesimus?) ingrandiamoci / insieme / cresci fruisci? dell’abbondanza muoviti (supra cogli l’occasione et approfittiamo) Questo gruppo di iscrizioni appartiene alla Sottozona S3B1, i cui confini sono evidenti su tre lati, ma non in basso. Ho arbitrariamente delimitato il confine inferiore in base al fatto che la riga sottostante, iniziata nella Sottozona B2, continua senza essere interrotta da una crepa confinale che delimita le scritte incise nelle prime cinque righe (vedi SeP3S3B1). Presso il bordo superiore si legge ili sevamis (SeP3S3B1): l è del tipo e mi è costituito da . Nella riga sottostante si ha rilom, in grandi lettere: il trattino che denota i in legatura con l è molto breve, mentre la curva che dovrebbe denotare o tra le gambe di m è quasi invisibile: a prima vista verrebbe da leggere rlm. Sotto ril è scritto, in piccole lettere, lieo: la lettera iniziale, nella parte superiore coperta da r di rilom, è certamente l, ma può venire il dubbio che essa sia stata sovrapposta ad un precedente c. La scritta successiva, che interferisce parzialmente con om di rilom, è leggibile come silom. Confusa è la realizzazione della legatura si (il prototipo sarebbe ). Nella riga sottostante si legge isa tlemila con le seguenti avvertenze: la legatura = sa è realizzata in modo grossolano; il segno successivo è una legatura tl ( con l triangolare come in altre scritte). La legatura emi è ottenuta congiungendo il tratto mediano di e con il punto mediano del successivo i che così sporge superiormente oltre m ( ); nella legatura la la gamba sinistra di a incrocia la verticale di l. Sotto -ila è scritto sil ( = si). La riga successiva ha subìto varie modifiche. Forse l’originaria stesura era lesimus che poi fu modificata in lesi rem: fu lasciato invariato les, si anticipò i, inserendo un’asta verticale tangente a s per denotare si e il vecchio i fu utilizzato come verticale della legatura re ; mus fu coperto da un m a tre aste. In un terzo momento lesi rem subì una drastica trasformazione con l’inserimento di vari tratti sia fra i precedenti segni, che erano ben spaziati, sia sovrapposti ad essi: si può leggere lude idurem ci (vedi SeP3S3B1). Davanti a l iniziale delle suddette stesure compare una scritta, essa pure modificata: si è voluto modificare un originario tumi nella forma con raddoppiamento tetumi, ma si è malamente sovrapposto te- a tu-, sicché viene da leggere tutemi piuttosto che tetumi. Al di sopra di te- si nota una legatura ula (a è inciso due volte a diversi livelli) di una scritta che continua con un vistoso m a tre gambe incombente sull’a. Ma sulla terza gamba di m pare segnato is. Sotto lo stesso m, a destra dell’a, ma in caratteri più piccoli, è scritto umu.

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SeP3S3B2 (< Sega 32) sca / tremбula (supra [i]le liбla?) / sli / isi eli (aut lei?) / umu (s)imбul morom / scuotiti / (premi?) tumultua (supra: alla rivolta aderisci?) / spacca / infùriati spingi (aut : volta?) / insieme da compagno mi fermo / бili ili (supra muali et бilimus) vilumбua (supra ilбua?) spacca con la rivolta (supra : si devono troncare et tagliamo) i viluppi (supra : i legacci) liea / livi ilбuam (sub luivil svoбom) i legami / sciogli il vincolo (sub libero familiarizzo) mudru\os druar cultri? (sub dulб\bri?) /↓ mou\ve? (supra siu\ve?) --------- / Mudros il Corridore con il tagliente? (sub : con la scure?) /↓ muoviti? (supra: scuotiti?) --------- / uluam strevi (supra lumae sterбi) dere dul (supra rul) rovina spargi (supra : voglia tu spaccare, uccidi) recidi taglia (supra : strappa) liбom[us] (supra ivum[us]) sterbumis бi lae (supra бi lumae et бile) sli / aderiamo (supra : ci uniamo) uccidiamo! con violenza spacca (supra : con violenza tronca et picchia) trucida / dur (sub drue?) seruumus (supra semumus?)

presèrvati (sub : corri?) ci preserviamo (supra : ci riuniamo?) /↑ sevi (supra seli) /↓ temu|n drumbs | (supra drums?) isar (sub isent?) /↓ durom /↑ scuoti (supra : propizia) /↓ il Tagliatore Drumbos (supra : Drums) si è infuriato? (sub : infuriano?) /↓ mi conservo ba (et bua) bruvi(t)? || sterbam /↓ бua(-) sub sterбa(-) et fortasse serua(-) || rede? бei supra umбi estingui (et cresci) è fiorente? || uccid( ) / cresc( ) sub uccid( ) et preserv()? || ricambia? abbatti supra unisciti dur | morts | ulu / serua? | duro? | vivi (> vivunt) // dama sela (> se luat) presèrvati | morte | rovina / presèrvati | mi conservo | vivi (> vivono) // concedi sii propizio (si libera) dubos (supra ustros et tustros) brat e\istres ombros + facce + ba? mortu(u)s? / oruit? Dubos (supra : Bruciatore et Picchiatore) gratifica le genti umbre + facce + uccidi? il morto / è risorto? creбromos (supra creбros) бert aumom | deres | + vasi + scere (supra csie) / il Ricchissimo (supra : il Ricco) presenta l’augurio | Ascia | + vasi + taglia (supra : decidi) / ba бustram tut (sub бustros romanus) [--- tut sub dur] uerom scie(r\nt) / uccidi la fustigatrice batti (sub i fustigatori romani) [--- batti sub consèrva] il vero conosci (è appreso \ apprendono) / tudumus roma ba romanus / duramos / battiamo Roma uccidi i Romani / ci conserviamo / menerua (sub uri ilumba et cumбe buam?) strei ilamos idunt (sub di tume(u)nt) Minerva (sub sorgi con la rivolta et àpplicati alla crescita?) potenzia(ti) i rivoltosi (ogg.) crescono (sub : gli dèi imbaldanziscono)

Ho segnato arbitrariamente il confine tra la Sottozona B2 e la Sottozona B3. Esso è in gran parte costituito da una profonda riga che fa parte del contorno di una barca la cui figura interessa anche la Zona C. La delimitazione è stata fatta allo scopo di non appesantire la trattazione con un blocco di scritte troppo ampio. La scritta più alta è sca (lettura senza problemi). Sotto sca si legge altrettanto bene sli (o sil?) dove li o il è denotato dal segno assimilabile a . Vedi SeP3S3B2-01. A destra c’è una scritta che si può leggere come tremбula (cfr. trembula in SeP3S2B2), con legature tr ( ), em ( ) e бul. Siccome in em la parte posteriore di m è poco marcata, mentre al contrario è molto inciso il tratto orizzontale al piede di m, è possibile che tale m sia stato ottenuto laddove prima c’era un l. Inoltre, sotto il tratto orizzontale di = tr sembra esserci la lieve traccia di un precedente i. Quindi mi pare possibile che tremбula copra un precedente [i]le liбla (SeP3S3B2-01, -01b). Sotto sli (o sil?) c’è isi seguito da I, dove

può valere sia le sia el : eli o lei?

Anche la 4a riga presenta vari problemi. L’incertezza maggiore è dovuta alla forma del segno iniziale che potrebbe essere uno strano r romboidale legato con un u o più probabilmente una legatura umu, con um realizzato nella forma invece che . Pure il secondo termine inizia con una legatura problematica, in cui non è chiaro se vi sia anche un s sovrapposto ad un i (SeP3S3B2-01): in ogni modo simбul e imбul sono sinonimi. Più a destra è scritto morom (mor+om). Nella 5a riga le sovrapposizioni portano a più letture (SeP3S3B2-01). Forse la scritta originaria era muali vilumбua (vi segnato da ) che poi si sarebbe tentato di modificare in бili ili vilumбua, ignorando il tratto superiore di m, sovrapponendo un i sull’a di muali ed inserendo gli altri tratti necessari. D’altronde invece di бili si può leggere бiv, data l’ambiguità del segno che può essere considerato sia come = li sia come = v. 70

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Inoltre, a muali e бili ili sembra sovrapporsi anche бilumis. Infine, è possibile che vilumбua, la cui scrittura è abbastanza complicata, sia la modifica di un precedente ilбua scritto con larga spaziatura. La parola liea è stata scritta nell’intervallo fra 5a e 6a riga, probabilmente in un secondo tempo, per esprimere più chiaramente ciò che ormai era difficile leggere nella seconda parola della 6a riga, dove il primo termine era livi, verbo che ha spesso come oggetto liea ‘legacci’ o i suoi sinonimi. In origine l’oggetto di livi doveva appunto essere ilбuam ‘vincolo’ (u denotato di un breve tratto di unone tra il б e l’a quasi obliterato dai cambiamenti posteriori) che poi fu trasformato in un termine che non saprei ricostruire. Al contrario mi pare ricostruibile quella che forse fu l’ultima redazione della scritta, cioè luivil svoбom (SeP3S3B2-02): un piccolo u è inserito fra quelli che erano l ed i di livi, mentre il secondo i fu trasformato in il. Poi il di ilбuam fu mutato in sv ed un piccolo o fu inserito fra esso ed il б. Dalla sommità di m finale si tracciò una linea curva che circonda lo stesso m e si chiude alla base di quello che era l’a di ilбuam: tale linea circolare denota il secondo o della nuova parola svoбom. L’inizio della 7a riga presenta due livelli: nel più alto si vede un presumibile gruppo del tipo mu, dopo il quale c’è una cavità dovuta al distacco dello strato superficiale causato dalle ripetute incisioni: la ricostruzione delle sequenze è molto problematica. Ipotizzo in via provvisoria la presenza dei tre termini mudru\os druar dulб\ b ri, con dulб\bri sovrapposto a cultri (piuttosto che dultri). Immediatamente sotto è possibile la presenza di un gruppo : all’interno sembrano segnati sia un v sia un u, per cui si può traslitterare mou\ve; ma è probabile che la prima asta di m sia stata incisa su una precedente legatura si. Il tutto è molto incerto (SeP3S3B2-01c, -02). Anche nella 8a riga i rifacimenti hanno causato una reciproca cancellazione delle varie redazioni. Nella prima parte sembra ricostruibile uluam strevi che probabilmente fu soprascritto su lumae sterбi (SeP3S3B2-01c, -02). Poi si può leggere dere che è seguito da un altro lemma dubbio, forse dul in sovrapposizione con rul. Altre letture sono maggiormente aleatorie. Nella prima parte della 9a riga le scritte e le modifiche presumibilmente effettuate nelle prime stesure sono state cancellate dall’esecuzione di grosse lettere che, per il distacco della crosta superficiale in vari punti, sono di difficile lettura. Ipotizzo che con le suddette grosse lettere si sia scritto ivum[us], poi modificato ulteriormente in liбom[us]. Il piccolo o di liбom[us], appoggiato sulla gobba di б, sembrerebbe sovrapposto al d di una breve scritta dur concernente un termine ricostruibile due volte anche all’inizio della Riga 10. La parte finale della 9a riga, pur contenendo delle sovrapposizioni, ha segni meglio ricostruibili. L’ultima parola è sli, mentre la penultima sequenza dà adito a più letture: бile sarebbe stato trasformato prima in бi lae e poi, utilizzando anche l’i di бi e mutandone il б nella legatura = бi, in бi lumae. La parola davanti a questa sequenza termina certamente in -umis: la ricostruzione più probabile mi sembra sterbumis. Sotto la parte iniziale della 9a riga si nota un reticolo avente la forma di un monticello con la sommità tondeggiante. Come analoghi reticoli incisi sulle rocce nell’Età del Ferro, esso è, a mio avviso, una rappresentazione simbolica dell’universo. Più a destra, molto bene incisa, c’è la parte superiore della testa di un presumibile dio. È difficile stabilire perché la parte inferiore (bocca, mento, nuca) manchi o sia male tratteggiata. Dentro questa testa ritengo sia incisa un’altra testa con il profilo del Caronte etrusco, cioè con naso adunco e mento prominente (SeP3S3B2-03). Varie scritte attraversano le teste (vedi SeP3S3B2-02). Sulla fronte della testa più grande potrebbe essere scritto sevi su un precedente seli : la verticale di = se coincide con la linea di contorno della fronte. Sùbito sotto, c’è una sequenza che inizia davanti al naso e termina dentro di esso: siccome è possibile ricostruire temu, suppongo che il lemma completo sia temun, essendo esso probabilmente scritto anche in SeP1S2A3a e SeP1S2A5. In effetti anche le possibili tracce di n finale sono visibili dentro il naso. Tale n sarebbe parzialmente sovrapposto al d del sottostante durom (SeP3S3B2-02). Dentro la faccia con tratti demoniaci c’è una legatura dr ( ) seguita da un poco visibile um : sono ricostruibili sia drumbs (con un piccolo s del tipo sul contorno della pancia inferiore del b situato tra le linee di contorno delle due teste) sia drums (s sovrapposto all’intero b). Dopo drumbs si può leggere isar sovrapposto a isent (lettura più problematica, non sicura). L’i iniziale interferisce con un fascio di linee oblique che scendono fino ad un recipiente (?) abbozzato più in basso. Due di esse si congiungono con il disegno di una mezza arcata raffigurata più sotto.

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Adolfo Zavaroni

All’inizio di quella che ho convenzionalmente chiamato 10a riga, cioè a sinistra del reticolo a forma di monticello tondeggiante, sembra scritto due volte dur (SeP3S3B2-02). Il dur situato a un livello inferiore potrebbe essere sovrapposto a drue. La parola successiva si può leggere come seruumus (con legatura er dopo s ed il secondo u interno a m : ), forse modifica di semumus. La parte finale di tale scritta pare interferire con un altro dur. L’11a riga inizia con due grandi lettere leggibili come ba: il b, la lettera più grande di tutta la zona, è alto 11,6 cm. e largo 7,5 cm. Dentro le due gobbe del b sono incise altre scritte: leggo sterbam nella gobba superiore, mentre in quella inferiore sembrano sovrapporsi бua(-), sterбa(-) e forse serua(-). Con (-) indico la possibilità che ci sia una lettera finale non ben definibile legata con a : m ? t ? Il b di ba è sovrapposto al disegno di una tozza freccia (fulmine stilizzato?). Occorre notare anche in sede di commento epigrafico che sterb\б- (‘far morire’), presente nelle due gobbe del b, è un sinonimo di ba. Tuttavia nella gobba inferiore è presente pure бua ‘cresci, prospera, realìzzati’. In effetti anche tra i grandi b ed a è stato frapposto un u in legatura, in modo da indurre a leggere sia ba sia bua. L’antitesi “morte”/“crescita” è probabilmente espressa anche da brevi parole incise dentro l’a : leggerei ulu(u) ‘rovina’ (siccome i due u in legatura dopo l non sono consecutivi, ma uno sotto l’altro, non è chiaro se uno dei due tratti è un semplice rifacimento o denota un secondo u) dentro la punta della tozza freccia sopra menzionata e serua ‘preserva’ al di sotto di essa. Inoltre, a destra del vertice dell’a, lungo l’asta destra, si legge morts (con il trattino denotante t e lo s rifatti, perché altrimenti si leggeva mors): ciò pare confermare l’interpretazione di questo gruppo di iscrizioni. Davanti a morts, fra i grandi b ed a, è ricostruibile dur. Dopo ba \ bua sembra esserci la traccia di un’asta verticale a cui in un primo commento (Zavaroni 2009: 209) avevo attribuito il valore di i. Ma ora ritengo improbabile che tale traccia sia una lettera, poiché sarebbe strano che essa fosse l’unica a non essere incisa profondamente. Né saprei dire quale funzione essa abbia. Due o tre centimetri più a destra c’è un altro b con cui inizia un’altra parola che propendo per leggere come bruvi(t). Tale lettura, però, è ottenuta scegliendo le tracce idonee tra un groviglio di segni (i segni gialli in SeP3S3B2-02). Tra le sommità di b e r, con caratteri molto più piccoli, mi sembra si possa leggere duro. Dopo r e sopra u c’è un altro gruppo di segni grafici: leggo vivi, poi prolungato in vivunt. Molto incerta è la lettura rede dei segni frapposti fra v e la parte inferiore di i. Dopo questo gruppo è presente una scritta leggibile o come бei o come бi sovrascritto su un primitivo ei. Nel secondo caso бi apparterrebbe ad una scritta umбi enucleabile utilizzando due tratti di rede. Le lettere bru di bruvi(t) interferiscono con il disegno di una bottiglia disposta orizzontalmente, il cui orificio tocca l’orlo di un recipiente. La bottiglia qui è un simbolo sacro come il presumibile tuono in forma di freccia che sta a sinistra. Ambedue sono attributi di un dio datore di morte e di vita. La bottiglia allude all’aqua vitae che il dio perennemente dispensa. Ciò potrebbe essere utile per la ricerca dell’etimologia e del senso di bruvi(t). Una comparazione con gr. βρύω e βρυάζω, esprimenti ‘traboccare, essere in rigoglio, brulicare, abbondare, zampillare’, sarebbe idoneo, ma rimane il problema dell’individuazione della radice di tali termini che generalmente è considerata sconosciuta. La 12a riga presenta delle sovrapposizioni fin dall’inizio. Come prima parola leggo dubos sovrapposto a ustros e tustros (SeP3S3B2-02, -03dub). La parte mediana della scritta è graffiata in un’area in cui il primo strato superficiale è stato abraso dai frequenti rifacimenti. La seconda parola pare essere brat. Ancor più problematica è la ricostruzione dei segni successivi. Una delle redazioni sembra essere e\istres ombros (vedi SeP3S3B2-02). La scritta e\istres ombros interferisce con il disegno di un mezzo arco sostenuto da una colonna leggermente inclinata. Al di là della colonna è ritratto un volto deforme demoniaco rappresentato contemporaneamente di profilo e di fronte con notevole maestria (SeP3S3B2-03mor). A destra del volto mi sembra sia scritto mortu(u)s oruit con lettere anch’esse contorte come se fossero adattate alla figura. Per di più, mo sembra sovrapposto alla parte inferiore del b di un possibile ba: l’a sarebbe sovrapposto al profilo di un’altra faccia demoniaca. Ancora più a destra, c’è il busto di un antropomorfo che solleva un’arma sul capo e che pare emergere dalla figura di un’ascia. Il suo braccio alzato lambisce il profilo del volto demoniaco or ora citato (vedi SeP3S3B2-03mor). Sopra la scritta dubos, cioè fra l’11a e 12a riga, c’è un’altra faccia (SeP3S3B2-03dub, -03dub2) che cambia connotati a seconda del campo visivo su cui ci si fissa. Se cerchiamo un volto intero, ne vediamo uno che

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) richiama i caratteri di certe teste di Oceano-Nettuno con barba fluente e corna o chele sul capo. Non è chiaro se tra le corna ci sia un altro corno centrale o, come mi sembra più probabile, un collo con testa di uccello. Se però allarghiamo il campo visivo verso destra rispetto a quello della faccia intera, possiamo percepire un volto più grande e più serio che ha un occho chiuso a sinistra e nessun occhio a destra, come succede per il volto demoniaco ripreso in SeP3S3B2-03mor. La mancanza di un occhio – che caratterizza anche il re degli dèi germanici Odino – è un indice del carattere ambivalente del dio, ma certamente tale ambivalenza era un retaggio di una concezione religiosa che risaliva come minimo all’Età dal Bronzo. A destra, la faccia intera è affiancata da quello che mi sembra il simbolo delle due asce contrapposte: le due lame, qui di forma un poco diversa, sono disposte alle due estremità di un manico comune o piuttosto dei due manici combacianti. Sulla lama superiore si legge dere. Ritengo che il teonimo Dubos ‘Profondo’ (SeP3S3B2-03dub) sia l’epiteto di un dio che regnava anche sulle profondità dell’universo e perciò era assimilabile ad Oceano-Nettuno-SaturnoDite oltreché a Vulcano. Circa 20 centimetri più a destra mi sembra schizzata un’altra testa di uomo barbuto. La testa pare indossare un copricapo conico simile a quelli attribuiti a Vulcano nell’iconografia dell’Europa latinizzata (vedi SeP3S3B2-02). Su un lato del volto (a destra per l’osservatore) inizia una scritta che leggo come dama: in verità l’asta del d è inclinata verso sinistra, ragione per cui viene il dubbio che essa formi un u in legatura con la prima gamba dell’a seguente. Ma mi pare che un altro d di dimensioni ridotte sia stato addossato a tale gamba di a, per ribadire che occorre leggere da e non dua. Dopo dama è stato scritto sela che poi si è cercato di trasformare in se luat ‘si libera’. Una piccola falce, simbolo di “distacco” > “separazione” > “liberazione”, è stata aggiunta sulla sommità della verticale di e. All’inizio della 13a riga leggo creбromos (SeP3S3B2-04), che però mi sembra l’allungamento di un precedente creбros. Inoltre, e pare marcato tre volte: in legatura col primo r si hanno due e, di cui uno piccolo apposto sul contorno della gobba di r, mentre un altro e è presente nella legatura per sovrapposizione eбr. Occorre poi notare che una linea curva poco marcata unisce r con la legatura successiva. Tale linea può denotare un u, ma è difficile sapere se essa concerne una parola ceruбros o un’altra parola iniziante per cru- con significato diverso da quello di creбros ‘Ricco’, creбromos ‘Ricchissimo’. Siccome poco dopo si ha aumom ‘presagio’, non escluderei che un termine iniziante per cru- e significante ‘Gridatore, Annunciatore’ (da *k(o)reu- ‘gridare’) fosse stato scritto in un primo tempo e poi mutato in creбros. Dopo creбromos, tra una congerie di segni poco scalfiti, si nota, ad un livello leggermente più alto, una legatura per sovrapposizione бe ( ) a cui è tangente un r (ma forse è stato tracciato anche un r maggiore che ingloba бe). Tale gruppo pare seguito da un t del tipo . Quindi leggo бert. Il suddetto r contiene una legatura = der di lettere più piccole appartenenti ad una scritta che continua, fuori da quello r, con es : dunque, leggo deres (SeP3S3B2-04, -05). Dopo бert è ricostruibile aumom, che sarebbe l’oggetto del verbo бert. Tale scritta aumom è a sinistra della colonna che sostiene l’arco citato nel commento della 12a riga. Sotto tale colonna mi sembra sia disegnata una brocca (anzi, due: l’una dentro il contorno dell’altra). La parte destra del contorno del vaso coincide con una legatura sc ( ) con la quale inizia una sequenza leggibile come scere (molto dubbia è la presenza di un piccolo s dopo il secondo e) che però mi sembra sovrapposta a csie (SeP3S3B2-04). Una scritta in lettere piccole fra loro legate, incise dopo l’om di aumom e terminanti al di sopra della brocca, è leggibile come umumus. La scritta бert segue creбromos ad un livello leggermente superiore. Ma a destra di creбromos c’è un’altra riga che si sviluppa sotto бert aumom. Tra notevoli difficoltà, dovute a un groviglio di segni lievemente scalfiti su una superficie ormai consunta, ricostruisco, con vari dubbi, le sequenze sovrapposte ba бustram tut e ba бustros romanus. Della parola ba esistono forse due redazioni con due diversi b e due a parzialmente sovrapposti (SeP3S3B2-04). Le due basi бustr- non sono coincidenti: il primitivo бustram ha lettere grandi quasi come quelle di ba; бustros ne condivide il б, mentre us+tr+os fu scritto con legature di piccolissime dimensioni, alte non più di 2 centimetri. In verità l’o del presumibile romanus è quasi invisibile, perché si dovettero eradere le parti di r ed a per far posto all’o, che fu graffiato con lieve profondità. L’indizio maggiore per la presenza della terminazione -nus di romanus è dato dal fatto che la parte superiore dello s non combacia con la parte superiore della parola tut scritta nella prima redazione. Meno evidente è la possibile legatura an (tipo ) anche per la presenza di altre sovrapposizioni.

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In sovrapposizione con -nus e con tut (tipo ) potrebbe esservi dur (tipo ): i caratteri, alti circa 6 cm., sono arrotondati e le parti interne sembrano coincidere con il disegno del tronco di uno strano essere con braccia umane e la testa simile a quella di un vitello. Tale testa coinciderebbe con l’om del soprastante aumom. Le braccia del personaggio sembrano appoggiate a due informi recipienti (otri?) il cui contorno sarebbe quello delle lettere d e r di dur. Dopo dur c’è un piccolo u seguito da una legatura denotante er o re, e dopo questa è individuabile una legatura om : si può leggere sia uerom (più probabile) sia ureom (SeP3S3B2-07). A stretto contatto con il presunto om c’è un s appartenente alla parola successiva. Tale s è forse replicato pleonasticamente nella legatura sc seguente dopo la quale si hanno un i ed un e (SeP3S3B2-07): quindi leggo scie. L’e, però, appare ritoccato sia per ottenere er sia, probabilmente, per ottenere ent (scier, scient). Nella 14a riga le numerose modifiche hanno reso incerte le possibili ricostruzioni (SeP3S3B2-04, -06), dato che tali ricostruzioni consistono nello scegliere delle tracce tralasciandone altre. Una di tali ricostruzioni porta a menerua, evidentemente nome divino corrispondente ad etr. menrva, lat. Minerva. Una seconda possibile ricostruzione è uri ilumba; una terza, meno probabile, cumбe buam: si vedano SeP3S3B2-04, -06. L’a finale di menerua, che è il medesimo di ilumba, potrebbe essere sovrapposto ad una figura umana femminile paludata. A destra di tale a sembra presente una legatura, forse stre di tipo , che potrebbe essere seguita da un i : avremmo strei. Subito dopo, in un’area intersecata da profonde tacche, la cui funzione figurativa mi sfugge, leggo ilamos. La parte finale di ilamos, tuttavia, non è sicura, essendo incisa poco profondamente tra molti segni con dubbia funzione. Dopo ilamos – e al di là di una spessa e lunga riga arcuata come la chiglia di una barca – è ben visibile l’i iniziale di una sequenza che era probabilmente idunt nella prima stesura; poi la sequenza sarebbe stata modificata in di tume(u)nt, ma il d sarebbe inciso molto leggermente (SeP3S3B2-04 e SeP3S3B2-07). Tra le parti iniziali della 13a e 14a riga ci sono alcuni segni leggibili con varie incertezze. Sopra menerua mi pare ricostruibile tudumus roma; ma sulla terminazione -us è forse soprascritto ba. Dopo roma, allo stesso livello di roma e quindi sùbito sotto ba бustram, potrebbe essere scritto ba romanus, replica del ba бustros romanus che sta sopra. Sotto tudumus, in una sorta di nicchia con l’arco poco arcuato e frastagliato, potrebbe essere stato scritto duramos. SeP3S3B3 (< Sega 32) 1

2

3 4 5 6 7

A) rumбe sli siema ruemus lea (sub бia) /↓ tli ↑| duellanti tu\odros? A) rompi spacca i legacci strappiamo lacera (sub: con forza) /↓ leva ↑| duellanti i picchiatori? B) mesi\e (et imбe) ruv ersemela supra A B) partecipa (et unisciti), corri dobbiamo sorgere supra A faccia scati ersemus? (sub coltre бiv бia) luma? (sub ilumia et ilu idas?) / faccia balza ci solleviamo? (sub : col tagliente picchia con violenza) spacca (sub con la rivoluzione et con la rivolta ti accresci?) / idure iбe\a + figure + / per la crecita infiàmmati + figure + / sva embumis et svam rem streomis (sub бia ernumis) sama ive /↓ suvo i propri beni uniamo! et il proprio bene rafforziamo! (sub con la forza sorgiamo) il comune unisci / col proprio rup rupius + leonessa \ aquila + ilse emo lueam strappa! | Strappatore + leonessa \ aquila + | con la rivolta acquisto la libertà imbemus sub transbomomus et trambomus lia lia ci uniamo sub passiamo et tumultuiamo scorre scorre luom selia (supra uosela) semuemis umбam (supra emбem(i)la) la liberazione voglia tu favorire (supra : si deve trafiggere) uniamoci alla lega (supra : associamoci)

La sottozona B3 del Settore 3 della Parete 3 comprende le righe incise al di sotto di una linea curva che attraversa le Zona B e C del Settore 3. Essa comprende grosso modo sette righe.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) La 1a riga ha subìto vari rifacimenti (SeP3S3B3, SeP3S3B3-01). All’inizio leggo rumбe (r inciso due volte con sovrapposizione dei due diversi tipi; um del tipo ) in sovrapposizione con mese e anche imбe ( = imб). Nella prima versione rumбe sarebbe seguito da sli ( = sl sovrapposto all’i di mesi che sostituisce mese in altre versioni) e poi da siema ( = si + = ema) ruemus lea. La seconda versione dopo mese pare continuare con ruv ersemela che sarebbe sovrapposto a siema ruemus lea. Inoltre, quella che dovrebbe essere la legatura = el di ersemela (= le di lea) è stata ritoccata in modo da darle l’aspetto di un antropomorfo che tiene davanti a sé un’ascia (SeP3S3B3). Per di più, tale legatura interferisce con un б o бi (i è segnato sia come trattino orizzontale intersecante l’asta di б sia come tratto indipendente accostato alla parte superiore di б) che, seguito dall’a di lea, dà luogo anche alla lettura бia. Due duellanti sono rappresentati dopo l’a finale. Quello di destra brandisce un’ascia con una mano, mentre l’altro braccio sembra sostenere un grande vaso. Ed è forse il vaso (contenente l’aqua vitae?) ciò di cui vorrebbe appropriarsi il duellante di sinistra. I contorni dei due divini duellanti sembrano contenere delle lettere leggibili come tu\odros. Vedi SeP3S3B3, SeP3S3B3-02, -03. Sotto ruemus lea (e varianti) leggo tli. Anche la 2a riga è complessa a causa dei rifacimenti, sicché sono possibili più letture ascrivibili a più varianti. All’inizio della riga vedo una testa umana vista di profilo. Nella parte superiore del volto è tratteggiato anche un uccello. La linea della nuca coincide con le tracce di un c che in una delle redazioni fa parte di una legatura sc. La sequenza alfabetica continua al di là del naso, dove si hanno già delle sovrapposizioni: ol sembra sovrapporsi ad ati. Un lemma scati sarebbe adatto, sul piano semantico, all’abbinamento con la lettura ersemus dei gruppi di lettere successivi; ma in verità dalla sommità della legatura er = re si alza un t che, insieme all’iniziale variante col, dà luogo a coltre. Un tale termine è idoneo a formare un sintagma con бiv, che è scritto con lettere più grandi e più profondamente incise per obliterare se di ersemus. Dopo бiv la superficie rocciosa, per lo spazio di due o tre segni, appare molto erasa per i numerosi interventi, sicché i segni sono mal visibili. Mi pare che si possa leggere бia. Non escluderei che il v di бiv ed il б di бia fossero parzialmente sovrapposti al disegno di una testa vista di profilo. Poi, sotto il menzionato tli, inizia una sequenza che ha subìto varie modifiche. All’inizio appare un piccolo i : le sue dimensioni minori rispetto alle lettere precedenti e successive fanno supporre che esso sia stato inserito in un secondo tempo. Data la congruenza semantica con бiv, mi pare possibile che la scritta originaria fosse luma e che in un secondo tempo sia stata modificata in ilumia e forse in ilumila. Un’ulteriore redazione potrebbe essere ilu idas con id ( ) soprascritto sul precedente mi ( ). Il tratto orizzontale di a sarebbe stato allungato verso destra per ottenere as (SeP3S3B3, SeP3S3B3-03). Nella 3a riga in seconda posizione si è ricavato un d da una lettera precedente (probabilmente ), compromettendo la comprensione del segno. Penso si sia voluto scrivere idure su un precedente ise. Il termine successivo è iбe\a (SeP3S3B3, SeP3S3B3-03b, -05). Dopo iбe\a, c’è un garbuglio di segni la maggior parte dei quali mi sembrano appartenere a figure di uomini in battaglia la cui esatta ricostruzione è molto difficile (SeP3S3B3-04). Dopo le figure umane vedo una serie di cerchi connessi tra loro, come a formare una cintura, presumibile simbolo di unione. Infine c’è la figura di un oggetto che non so identificare. Nella 4a riga le sovrapposizioni cominciano dalla prima lettera: l’originaria scritta s(u)va (con piccolo u disposto sopra il tratto orizzontale superiore del v : ) è stata cambiata in бia (SeP3S3B3-03b, -05). Dopo l’a si hanno più sovrapposizioni: embumis e re streomis possono essere sintatticamente connesse con s(u)va; ernumis con бia. Però is ( ) finale di embumis e streomis fa parte anche di una scritta ersi ( ) la cui legatura er interferisce parzialmente con m dei verbi suddetti, i quali, dunque, si accorcerebbero in embom, streom e ernom nelle formule con ersi. Per di più, non è da escludere che il suddetto is ( ) sia stato ricavato da un s “a croce” che in origine era l’iniziale della parola successiva sama. Poi tale s sarebbe stato rimpiazzato da un piccolo s ( ) addossato alla parte alta di a. D’altronde la prima gamba del primo a è già ondulata a forma di s. Dopo sama, con segni sensibilmente più grandi e chiari, è scritto ive in legatura ( ). Una linea leggermente inclinata parte da ive verso il sottostante s(u)vo per indicare che ive è sintatticamente connesso con il s(u)vo appartenente alla riga di sotto. Il v di s(u)vo è scritto due volte: un v del tipo è inciso sopra il v di tipo che segue s : è da supporre che si sia voluto correggere svo in suvo, approfittando del fatto che può denotare anche u. s(u)vo è stato inciso più in basso perché fra ive ed il bordo destro della zona c’è un antropomorfo (è

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raffigurata solo la metà superiore). L’antropomorfo solleva una clava sulla testa con una mano, mentre l’altra mano sembra stringere un serpente. Sotto questo gruppo c’è probabilmente una piccola scritta umu. La 5a riga (SeP3S3B3-06) inizia con una parola espressa dall’insolita legatura che leggo come rup : a ciò mi induce la sequenza successiva che mi pare si debba leggere come rupius (r espresso da entrambi i tipi, fra loro sovrapposti; pius espresso da : essendo = p, allora = pi). Questo nome si riferisce alla figurazione della parte anteriore di un uccello rapace e di una leonessa alata, ottenuta in modo che il profilo della seconda, in rilievo, sia interno al profilo del primo (in bassorilievo). Per entrambi gli animali rupius (≈ lat. ruptor) è un epiteto idoneo. La linea che denota la parte superiore dell’uccello rapace serve da contorno del ventre di un altro animale, che mi sembra un cane, raffigurato sopra. La testa del presunto cane è intersecata dalle lettere umi e omi dei menzionati embumis, streomis. Dopo l’abbozzo dell’ala della leonessa leggo ilse emo lueam suvo (vedi SeP3S3B3 per le legature). Come si è detto, la parola finale suvo è legata sintatticamente alla riga superiore, a cui è unita da una linea. Nella 6a riga la lettura è complicata dalla presenza di sovrapposizioni e di legature rifatte più volte (SeP3S3B3-06, -09). Ritengo che la prima redazione sia stata imбemos, con legatura бe per sovrapposizione, piccolo o interno a m nello spigolo alto destro e piccolo s esterno presso lo stesso spigolo per non passare al di là di un’interruzione dello strato superficiale. Poi, ricavato il t dall’i iniziale di imбemos, si scrisse transbomomus, incidendo rans nella posizione del primo m di imбemos, b sul precedente бe, e allungando la scritta oltre il gradino della superficie rocciosa, dopo il quale si scrisse omus con o interno a m. Tale omus è preceduto da un altro om, rifacimento di quel mo che era in imбemos. Infine si mutò transbomomus in trambomus, incidendo un a più alto e legato con b per mezzo di una linea superiore denotante m e considerando il primo o di omom come tangente al successivo m a tre gambe. Più a destra, lia lia non presenta problemi. Nella 7a riga si può leggere luom selia se si tien conto di un l inciso (le tracce non sembrano accidentali) in corrispondenza della crepa che funge da bordo del pannello (SeP3S3B3-06, -08). È prababile che tale l sia stato aggiunto in un secondo tempo per trasformare un originario uosela in luom selia: infatti anche l’i, più piccolo, pare essere stato inserito più tardi a ridosso di l. Nella successiva sequenza originaria emбem(i)la non è chiaro se la sporgenza della seconda gamba di m oltre la traversa denoti i o no. Più complicata è la lettura della laboriosa trasformazione di emбem(i)la in semuemis umбam (vedi SeP3S3B3 e SeP3S3B3-07). La Zona C del Settore 3 La Zona C del Settore 3 della Parete 3 è larga nella parte alta; poi si restringe ad una striscia che scende fino al piano di calpestìo, delimitata da ambo i lati da nette fratture verticali che la separano dalle Zone B e D. Ho suddiviso arbitrariamente la zona C in quattro sottozone (vedi SeP3S3C) nella speranza di esporre in modo meno pesante il commento epigrafico. SeP3S3C1 (< Sega 33) il

serue cua siemala / svom re ole guarda dove ci si deve associare / il proprio con l’occasione accresci vive ruvei (supra vivei?) ciua / csile mue uluu (et ulamo) cilam vivi corri (supra : che tu viva) scuotiti / recidi tronca con rovina (et per la crescita) reciderò rila (sub re cilom) бei (sub бri et бrus) rome (supra rue) / eli il corso (sub : con l’occasione taglio) spezza (sub : frantuma et sbriciola) di Roma (supra : strappa) / spingi!

ribellati

faccia

+ eili cumбiliavila / | bas | supra um(б)uli suitres

+ agisci, vi dovete applicare / | morte | supra unisciti ai connazionali ivalis (sub ivamis?) trae (sub ruua) istra\em ila\om /↑ eom

faccia

ai compagni (sub : uniamoci?) tendi (sub : corri) alla popolare rivolta vado

e luevul tlie ilбiom (sub semuelus estres liбio\am et e mue rule tlie ilбiom)

vai libero togli il vincolo (sub ai compagni del popolo m’aggiungo et vai tronca strappa togli il legaccio) semue istre re is tia (supra emбe suva istia) unisciti per la cosa pubblica smania sprona (supra : congiungiti al proprio popolo)

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Nella riga più alta, a sinistra c’è un isolato il (SeP3S3C1). Poi, dopo una crepa, si legge serue cua siemala. La 2a riga, che inizia più indietro, si legge senza problemi come svom re ole. Nella 3a riga, spostata verso sinistra, leggo vive ruvei ciua non senza problemi: ruvei sembra sovrapposto ad un vivei i cui v sarebbero diversi tra loro ( , ) e da quelli ( ) del primo vive. In ciua la parte inferiore di ua, poco incisa e coperta da spessi licheni bianchi, non è ben percepibile, ma la lettura ruvei ciua mi sembra semanticamente più congruente che ruve icila, ipotizzabile se si ritiene che il lichene copra la e non ua. Immediatamente sotto ciua c’è una sequenza con lettere molto piccole: essa presenta alcuni punti dubbi dovuti alle sovrapposizioni: leggo csile mue uluu (e ulamo) cilam ( = si ; = ci ; per uluu vedi SeP3S3C1-01; m finale ridotto ad un tratto obliquo appoggiato sulla gamba destra di a). uluu ‘per la rovina’ e ulamo ‘per la crescita’ hanno ul in comune (u eseguito due volte: da solo e inclinato; legato con l), mentre amo (presenza di m dubbia a causa della piccolezza delle lettere) è inciso sotto uu. È così ripresentata la consueta opposizione espressa dalla compresenza di ul-\ulv- ‘crescere’\’rovinare’ in una stessa scritta. La riga sottostante è costituita da grandi lettere che hanno subìto diverse modifiche (SeP3S3C1). Un iniziale rila è stato trasformato in re cilom: un successivo бei è stato trasformato in бri, poi allungato in бrus. Il termine finale originario era rue con r in forma di scure ( ); poi esso fu mutato in ruue con l’inserimento di un piccolo u e ancora, ignorando tale piccolo u, in rome per mezzo di una linea avente la forma e congiungente i due estremi superiori dell’u, mentre un’altra linea poco incisa pare congiungere le sommità di r ed e. Nello spazio fra бei rue e la riga sottostante è stata inserita la parola eli. Nella riga successiva si legge, senza grosse difficoltà, eili cumбiliavila (u denotato due volte: in legatura con c ed in legatura con m ; primo i trasformato in u). L’e iniziale non è facile da vedere, perché l’attenzione (almeno la mia) può focalizzarsi su una faccia disegnata presso il bordo sinistro della zona. La faccia sembra avere un occhio aperto ed uno chiuso. Le tre lineette dell’e interferiscono con la base del naso, un occhio e la parte centrale del contorno della testa. Sotto la faccia, in una zona che ha subìto vari rifacimenti e cancellature e in cui era stata forse disegnata un’altra faccia, però scheletrica, inizia una scritta che leggo come um(б)uli suitres. Nel primo termine б sembra essere stato aggiunto in un secondo tempo: in effetti i temi umul- e umбul- producono dei sinonimi. La lettura di suitres, già brigosa per le azzardate e mal marcate legature, è complicata anche dalla interferenza con le due aste oblique di un grande a. Questo a va connesso con un b la cui parte superiore ingloba il contorno della faccia all’inizio della riga, mentre la parte inferiore interferisce con la faccia scheletrica e con l’inizio di um(б)uli e della riga sottostante. L’a ha il tratto orizzontale che oltrepassa vistosamente l’asta destra, entrando nella successiva legatura re, mentre un altro tratto, tangente a tale legatura, si innesta perpendicolarmente sulla stessa asta destra dell’a : sono quindi propenso a leggere bas (con legatura = as). L’u di suitres si vede poco. Una replica di su in segni molto piccoli sta a destra della parte superiore di s, ma anch’essa è poco visibile. Anche il t, innestato a sinistra della sommità di r, non è incisivamente marcato. Di s finale esitono tre diverse versioni, tutte in legatura con re e mal tracciate (SeP3S3C1). Sotto um(б)uli leggo ivalis. In origine questo termine – che poi si cercò di trasformare in ivamis – era seguito da trae; poi l’e di trae fu coperto da una legatura e due piccoli u furono inseriti fra r ed a : ignorando il trattino denotante t in legatura, si può leggere ruua [ruva]. La legatura funge pure da inizio di un termine istra\em, aggettivo del successivo ila\om che è scritto in caratteri più piccoli perché è inciso sotto il verbo eom reggente l’accusativo istra\em ila\om. La riga successiva ha subìto profonde trasformazioni. Come redazione originaria ricostruisco e luevul tlie ilбiom. Con un primo cambiamento si sarebbe ottenuto semuelus estres liб\bio\am ed in un secondo cambiamento e mue rule tlie ilбiom (SeP3S3C1, SeP3S3C1-02). In luevul è notevole il gruppo = uev ; poi lue fu facilmente trasformato in mue. In estres il primo s fu marcato sia con un trattino perpendicolare alla verticale di tr sia con un lieve s del tipo davanti a tale trattino. Il secondo s (“a croce”, in legatura) fu ottenuto con un breve tratto verticale intersecante il trattino mediano di e. rule è il frutto di un intervento su vul finale di luevul: vedi SeP3S3C1-02. Nell’ultimo termine le varie modifiche hanno causato la formazione di un rettangolo contenente segni mal distinguibili, seguìto dalla legatura con variante o\am. I lati verticali del rettangolo sarebbero costituiti l’uno da 77

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una legatura = il e li e l’altro da un i. In mezzo ci sarebbe un б (forse modificato in b per ottenere libio\am.), ma non escluderei che ci sia stato il tentativo di incidere un s ora “a freccia” ora “a croce” per ottenere ilsi al posto di ilбi. La riga successiva inizia con semue che pare sovrapposto al sinonimo emбe. Poi leggo, con vari dubbi, la sequenza istre re is tia soprascritta su emбe suva istia (per le legature vedi SeP3S3C1). SeP3S3C2 (< Sega 33) lumeam sub tudeam / ersil (sub dremбul?) / ilom (sub бilom) бilom (sub siliom)/

che io tagli sub che io batta? / sorgi (sub : sollecito??) / mi rivolto (sub : picchio) picchio (sub : mi getto) eiom sub emo dom / civeli (sub ci umbil(s)) umuo (sub supo vel usmo) vado sub prendo do / scuotiti (sub : muoviti compagno) mi unisco (sub mi getto vel ardo) umu / i svepea (sub is emea et i ul semuea) insieme / vai voglia tu lanciarti (sub : infùriati, voglia tu approfittarne et va’ cresci voglia tu unirti)

La 1a riga contiene molteplici sovrapposizioni, fra cui mi pare ricostruibile anche la figura di un dio che scaglia un fulmine stilizzato. Come scritte mi sembrano ricostruibili lumeam e tudeam (SeP3S3C2-01). Nella 2a riga la prima versione sarebbe ersil che si sarebbe tentato di mutare in dremбul. L’u in legatura pare inciso sia in alto sia in basso. La legatura ul con l’u più alto sembra l’abbozzo di un antropomorfo che solleva un’ascia (SeP3S3C2-01). La 3a riga, in lettere piccole, ma senza sovrapposizioni evidenti, è leggibile come ilom (mutato in бilom) бilom (mutato in siliom). Ritengo che le lettere siano state incise dopo che nella 2a riga si trasformò ersil in dremбul e che dremбul sia appunto un apposizione del soggetto dei verbi della 3a riga: dremбul ilom бilom significherebbe: “incalzante mi rivolto picchio” (SeP3S3C2-01). Abbastanza agevole è la lettura della 4a riga, poiché le sovrapposizioni sono semplici: l’originario eiom è stato trasformato in emo ( ) dom (SeP3S3C2-01, SeP3S3C2-C3). Nella 4a riga la scritta originaria era probabilmente civeli. Essa subì una modifica in ci umbil(s). Non è chiaro se un s poco marcato sia stato aggiunto per sovrapposizione alla legatura il ( ) che d’altra parte sembra essere stata rifatta rispetto a li ( con trattino nascosto da s) di civeli. Dopo il(s) appaiono piccoli segni, alti circa 1,5 cm., che sembrano comporre un termine decifrabile come umuo ‘mi unisco’. Poi un s “a freccia” fu inserito in modo da sporgere dalla concavità dell’u iniziale, dando àdito alle letture usmo ‘ardo’ (se si considera s dopo u) e supo ‘mi getto’ (se si considera s prima di u). In ambedue queste letture si trascurerebbe l’u che nella prima versione era stato tracciato sotto Π (ora m ora p). Nella 5a riga sembra che un precedente svepea sia stato trasformato in is emea, inserendo un i presso il bordo d’inizio e sfruttando la solita ambiguità del segno Π. Poi is emea sarebbe stato cambiato in i ul semuea aggiungendo i tratti appropriati (SeP3S3C2-01, -02). Al di sopra di svepea ed a contatto con la sua parte superiore c’è uno strano umu avente la forma di un serpente. SeP3S3C3 (< Sega 33) semuemus (supra mue\a) umu imбa (supra mua etc.) / semuo ci uniamo (supra: tronca), insieme unisciti (supra: tronca etc.) / mi associo um(б)umus ersiam(us) iva (supra umбa) / umumus ci uniamo (associamo) (ci solleviamo) alla sollevazione unisciti (sub : assòciati) / ci uniamo ivumus / umua umuai / scise (supra ise?) semue emбi semuam ci uniamo / alla lega voglia tu legarti / decidi (supra : raffòrzati?) unisciti, assòciati all’unione streomus roбuru\es (supra omбro-) umuo / umumus potenziamo(ci) le forze (supra : agli Umbri) mi unisco / ci uniamo

Nella 1a riga le sovrapposizioni concernono i soliti termini significanti “unirsi” e “troncare”. Leggo semuemus (sopra mue\a) umu imбa (sopra mua e anche umuala). Sotto l’ultimo termine si legge semuo (vedi SeP3S3C2-C3). Nella caotica 2a riga si può leggere un iniziale um(б)umus sul cui s finale è stato sovrapposto un netto t per poter leggere anche mut. Dopo um(б)umus si può leggere ersiamus, ma l’e della legatura er è poco visibile. Poco 78

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) visibile è pure -us che forse è stato raschiato via per avere solo ersiam quale oggetto del successivo iva. Però anche iva è soprascritto su umбa (vedi SeP3S3C2-C3). Fra la 2a e la 3a riga una serpentina è stata formata in modo che si legga umumus. Essa è seguita da altre due serpentine che si sovrappongono parzialmente e sono seguite dalle lettere ai : si legge umuai. Nella 3a riga, a sinistra è scritto umua in due sequenze parzialmente sovrapposte. A destra si legge di nuovo umuai in due sequenze sovrapposte di cui una ha lettere più grandi che coprono quelle dell’altra. All’inizio della riga l’u è in parte coperto dal disegno di una spada disposta verticalmente, con l’impugnatura in alto e la punta in basso. Il disegno dell’impugnatura interferisce con le lettere iv di una scritta ivumus realizzata con piccole lettere. L’ultima riga inizia con streomus: la legatura stre è ben ricostruibile, mentre il resto della parola è poco inciso. Poi leggo roбuru\es con il primo u sulla gobba di б ed il secondo semicancellato da due tentativi di correggerlo in e (SeP3S3C3-01, SeP3S3C2-C3). Infine ricostruirei umuo e sotto di esso, in piccole lettere, umumus. Queste sono le versioni più leggibili e probabili dell’ultima riga, ma ce ne sono altre: ad esempio roбuru\es mi sembra in sovrapposizione con omбro-. SeP3S3C4 (< Sega 33)

\uertur\unt\om (sub v\uester?) ister vult deitam(us) /

v

si cambia \ il cambiamento (sub : il vostro?) il popolo vuole la proclamazione (lo proclamiamo) umu (sub umitu) ilia tla / insieme (sub : con l’unione) con la rivolta sollévati / suva res selila? sub istra res esevila sub istra sva semбlila (> stremбila) sub istram vates eliau / il proprio interesse è da favorire? sub il bene pubblico è da ricercare sub i beni pubblici (e) propri sono da unire (> da rafforzare) sub il popolo il vate ha sollecitato / olv (sub mue) lum sli svom monitom / “distruggi (sub : tronca) spacca uccidi” (questo) il suo monito / imбunt sem(б)ulu\os (sub imбutus semбumis usi) si uniscono (a)i federati (sub : uniti riuniamoci infiàmmati) uccello + liam vertete (sub ulu sua strelete?) tlete / uccello + il corso voltate (sub : con la distruzione il proprio rafforzate) sollevate(vi) / martello + uli (sub tut) /↓ lumo /↑+ testa + tr­­ua mut / molumus sub uluumus?) martello + cresci (sub : batti) /↓ spacco /↑+ testa + frantuma tronca / veneriamo sub distruggiamo?) figure / ascia + deres dule /↑ tlunemus /↓ umuom leбo (supra eбo) figure / ascia + O Scure, taglia! /↑ ci solleviamo /↓ mi unisco aderisco (supra : ardo) u figure divine + bebre? iv lia / scuam / os + figure + mua i / os figure divine + taglia? unisciti alla corrente / lo Squamoso + figure + tronca vai / umea sub umba et ombra | umбo / umumus voglia tu associarti sub assòciati et alle cose umbre | mi unisco / ci uniamo

Nella 1a riga (vedi SeP3S3C4-00apo e SeP3S3C4-01) come parola iniziale ricostruisco v\uester, che però non sembra la parola originaria e comunque ha subìto modifiche in v\uertur, v\uertunt e v\uertum: davanti al primo e si vedono, più piccoli, un u ed un v (il secondo di due diversi tipi compresenti), mentre s (di nuovo di due diversi tipi sovrapposti: e ) è stato obliterato a favore di una legatura rt. Dopo rt è ricostruibile – ma i segni non sono evidenti – una legatura -ur che avrebbe subìto sia un tentativo di trasformazione in -nt sia in -om. La seconda parola è di difficile lettura e non sarebbe possibile presentare un’ipotesi di ricostruzione se non esistessero altri non rari esempi della sua parte iniziale. Ovviamente la ricostruzione concerne una delle versioni della scritta. Leggo ister. La legatura er è tangente all’asta del v di tipo del termine successivo vult. L’ultimo termine è ben leggibile come deitam, ma dopo am c’è un piccolo segno interpretabile come una legatura us ( ) che pare trasformare in verbo (deitamus) un nome in caso accusativo. In deitam l’i è stato forse aggiunto in un secondo tempo, dopo che si era inciso un brevissimo tratto trasversalmente all’asta del t per ottenere una legatura it. La 2a riga (vedi SeP3S3C4-01) è breve e costituita da piccoli caratteri: al primo termine, che in origine era umu, sono stati aggiunti dei tratti per ottenere umitu. Poi è scritto ilia tla. La 3a riga ha subìto cambiamenti che rendono problematica la comprensione delle varie versioni. Mi sembra possibile che una scritta iniziale (suva res selila?) sia stata più volte modificata per ottenere dapprima istra res esevila (con legatura multipla = vila), poi istra sva semбlila (la legatura multipla sarebbe stata divisa in lila, mentre ci sarebbe un tentativo di trasformare in б l’e davanti a ), poi istra sva stremбila (omettendo un tratto inferiore della legatura multipla) e infine istram vates eliau. Per le altre trasformazioni si veda SeP3S3C4-00apo. 79

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La 4a riga, scritta in piccoli caratteri, inizia con la sovrapposizione tra olv e mue. L’u, basso ed aperto, si appoggia alla parte alta del successivo l. Il quarto segno è una legatura lu di tipo . Dopo lum c’è un termine che per ragioni fonetiche leggerei sli, ma il possibile s sembra ricavato da un precedente v ( ). Dopo sli mi sembra presente una legatura svom ( : ma il trattino destro di s “a freccia” è poco evidente). Infine leggerei monitom con legature = mon e = to. Nella 5a riga (vedi SeP3S3C4-02) la prima redazione è ricostruibile come imбunt sem(б)ulu\os. È difficile dire se l’inserimento di б avvenne nella prima o nella seconda redazione. La scritta sarebbe poi stata trasformata in imбutus semбumis usi: fu aggiunto un piccolo i, tenendo conto del quale la terminazione us, staccata dal resto dopo la modifica di ul in umis, formò usi. Il disegno di un uccello inciso con linee profonde e nette è attraversato da lettere appartenenti a diverse redazioni (6a riga). L’uccello ha le zampe sull’estremità di una linea arcuata che continua nella Zona B del Settore 3 e termina sotto le facce demoniache che ho menzionato nel commento a SeP3S3B2 (vedi SeP3S3C-B). La linea curva rappresenta forse una barca connessa con la concezione dell’universo. La scritta originaria che attraversa l’uccello potrebbe essere liam vertete. Ma si notano tentativi, operati con segni meno profondi, di mutare liam in ulu sua e vertete in strelete. Davanti al becco dell’uccello è scritto tlete, con legatura ed e finale sotto il t per la strettezza dello spazio a ridosso della crepa di confine (SeP3S3C4-00apo, SeP3S3C4-03, -04A). Sotto l’uccello, a sinistra, ci sono due figure contornate da linee che sembrano comporre delle scritte. A sinistra vedo una figura avente la forma che potrebbe richiamare quella di un “martello di Thórr” a mio avviso rappresentato anche su una roccia della Tana (TaAMrE3). A destra di tale figura c’è una testa disegnata in modo che i profili siano due, fra loro sovrapposti, uno dei quali avente i tratti del Caronte etrusco: naso aquilino e mento prominente. Non escluderei che dietro la nuca sia stato delineato, con tratti poco incisi, un antropomorfo che alza una scure e che davanti alla faccia sia stato schizzato un altro antropomorfo nell’atto di brandire un grosso fulmine stilizzato (SeP3S3C4-05b). Altre figure potrebbero essere state rappresentate più a destra, ma il loro contorno è molto incerto. Il possibile “martello di Thórr” è contornato da linee che si possono leggere come lettere; però, essendo sovrapposte, esse danno àdito a diverse letture. E d’altronde gli incisori potrebbero avere perseguito proprio lo scopo della molteplice lettura, essendo duplice anche la funzione del martello di Thórr, datore di morte e di vita. Seguendo la linea bianca in SeP3S3C4-00apo (linea gialla in SeP3S3C4-05b), dal martello alla sommità della testa, si può leggere tut; seguendo la linea rossa (sia in SeP3S3C4-00apo sia in SeP3S3C4-05b) si può leggere uli ‘solleva’. D’altronde la testa con duplice profilo sembra contornata da una linea in forma di r (tipo D) che a sinistra si appoggia al t finale di tut e a destra è collegata con un successivo ua. Inoltre, il presunto antropomorfo col fulmine sembra sovrapporsi ad una legatura tr pure essa collegata con ua : in altre parole avremmo due redazioni di trua. Successivamente leggerei mut, con ut combaciante con la testa ed il lungo collo di un uccello. La parte inferiore dello m di mut pare sovrapposta ad una legatura mol di piccole dimensioni che potrebbe essere seguita da umus : dunque, è possibile molumus, forse sovrapposto ad uluumus (vedi SeP3S3C4-04b). La riga sottostante inizia con il disegno di una testa vista di profilo che sembra avere la lingua sporgente (SeP3S3C4-05a). Sopra la testa fu forse scritto lumo con umo di tipo . A destra sembra disegnata la testa a cuneo di un martello dal corto manico, probabilmente equivalente al martello di Thórr. Dentro il cuneo superiore potrebbe essere disegnato un lupo (?) accovacciato. Sotto la testa con la lingua sporgente è disegnata una scure. Il filo della lama è costituito da due roncole stilizzate le cui estremità ricurve si oppongono (SeP3S3C4-06, -07). Dentro la lama dell’ascia leggo deres: uno stretto e sembra legato con d, mentre la legatura re sarebbe . Si può ipotizzare che deres sia un nome dell’ascia ed alluda anche al dio Ascia. A destra della scure c’è forse una figura umana paludata (femminile?) che tiene una scure con la lama rivolta verso l’alto. Dopo la figura paludata leggo dule con legatura = le. Al di sopra di le inizia un altro termine che leggo come tlunemus: mi sembra presente una legatura = ne oltre ad un tentativo di scrivere un’altra legatura une. La parte finale us combacerebbe con la testa ed il collo di un uccello (grifone?) la cui ala, vista di profilo, conterrebbe une. Le zampe del grifone interferirebbero con una scritta leggibile come umuom (due redazioni: vedi SeP3S3C4-06). Dopo tlunemus e umuom c’è un’ultima parola: leggo leбo piuttosto che eбo.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Sotto la scure con la scritta deres c’è probabilmente una lettera b la cui parte destra interferisce con piccole figure il cui insieme potrebbe formare un e (SeP3S3C4-08, -11, -13) La figura più comprensibile fra quelle che si sovrappongono alla parte destra del b ed al possibile e sembra rappresentare un uomo alato o, meno probabilmente, portato da un uccello con le ali aperte. Sùbito dopo si nota la parte terminale del manico della scure suddetta, che probabilmente interferisce con un segno alfabetico. Altrettanto confuso è il segno alfabetico a destra del manico (r? re?). Esso si sovrappone parzialmente a quella che appare come la figura di un uomo le cui membra allargate toccano il cerchio entro cui egli si trova. L’uomo rappresenterebbe il dio Ruota che a Roma si sviluppò in Vertumnus. Il cerchio è tangente alla parte superiore dell’i della sequenza successiva iv lia, il cui v si adatta a quella che sembra la figura di un leone o belva alata con il busto eretto. Le ali sono alluse dal tratto orizzontale superiore del v di tipo . Il leone avrebbe una zampa appoggiata su un gruppo di teste appese dietro la nuca di un antropomorfo sottostante, raffigurato dal tronco in su, che sarà discusso qui sotto (vedi SeP3S3C4-11, -11b). Nella riga sottostante (SeP3S3C4-09, -013) sembrano sovrapposte le scritte scuamuos e scuamosos delle quali esisterebbero più redazioni. Tali epiteti si riferirebbero ad una possibile tartaruga (o comunque ad un animale con scaglie sul dorso) il cui disegno interferirebbe con le lettere am. Inoltre, sotto scuamuos sono tracciate le spire di due serpenti intrecciati le cui teste divergono dopo un tratto in comune. Una delle due teste si sovrappone in parte con il c di scuamuos. Lo “Squamoso” può essere l’epiteto di una divinità che assume anche la forma di un serpente. I serpenti intrecciati alludono all’indissolubilità del doppio principio vita-morte e la tartaruga – rappresentata anche su vari monumenti religiosi gallo-romani – è una delle forme animali positive assunte dalle divinità ctonie in quanto sostengono la parte superiore dell’universo. A destra della scritta scuamuos c’è un gruppo avente sia valenza alfabetica sia figurativa (SeP3S3C4-12). Nella seconda funzione esso assume l’aspetto di un antropomorfo senza gambe. Tale personaggio è spesso presente nelle incisioni rupestri della Valcamonica, dove rappresenta il carattere ctonio del grande dio ambivalente. Il tronco dell’antropomorfo è leggibile come una legatura avente la forma = mua. La testa dell’antropomorfo interferisce leggermente con l’estremità inferiore dell’i del soprastante iv. A destra del capo si notano tre o quattro forme ovali od ogivali raggruppate: potrebbero essere delle teste mozzate, sebbene siano sensibilmente più grosse della testa del personaggio. Forse le teste mozzate sono sostenute da un bastone che sporge a sinistra del capo dell’antropomorfo (SeP3S3C4-11) ed è disegnato immediatamente sotto un tratto curvo. Tale tratto potrebbe denotare sia una lama di falce sia il collo di un uccello acquatico, il cui corpo si protenderebbe verso destra. Ritengo che questa figura abbia una funzione simbolica simile alla figura della Roccia 6 della Tana Alta che sarà menzionata nel commento a TaAR6C. A destra dell’antropomorfo senza gambe è tracciato un i avente la sua stessa altezza. Forse tale i è correlato con segni di altezza molto minore, scalfiti un poco più a destra vicino al bordo del pannello, i quali potrebbero essere interpretati come vi. Suppongo che almeno in origine si avesse solo i ‘vai’ (imper. 2a sing.), dal momento che anche in altri casi i si riferisce a delle teste mozzate e qui le teste potrebbero essere quelle sostenute dall’antropomorfo. Poi i sarebbe stato allungato in ivi. Sotto i serpenti intrecciati ci sono grandi lettere: la lettura più immediata è umea, ma sono evidenti delle sovrapposizioni. Le scritte sovrapposte mi sembrano essere umba e/o ombra. L’u e l’o che lo copre sono segnati da linee curve fra le prime due gambe dello m a tre gambe, mentre l’e di umea ha subìto un tentativo, con tratti poco profondi, di mutamento in b e/o in br. Fra lo spigolo superiore destro di m e quello sinistro di e sono incise due linee che convergono in modo da formare una testa. A destra di umea c’è una sequenza umбo di cui solo m è tracciato incisivamente. Sotto umea si possono leggere sia umua sia umumus, in redazioni diverse. Le ultime lettere di umumus sono scritte di traverso e in parte su uno strato superficiale più basso (SeP3S3C4-11). La Zona D del Settore 3 La Zona D del Settore 3 della Parete 3 è una porzione di roccia delimitata in alto e a destra da linee di frattura che la dividono dalla Zona C. A sinistra termina la Parete 3, che forma un diedro con la Paretina 4. Ho suddiviso la zona D in tre sottozone (vedi SeP3S3D). La Sottozona D1 consiste in un pannello con tre brevi righe, situato in alto e contornato da crepe naturali, e in una striscia di superficie presso il lato sinistro, nella parte superiore della zona. Le Sottozone D2 e D3 sono state separate in corrispondenza di una linea che rappresenta il dorso in una figura di asino abbozzata nella metà inferiore della Zona D. 81

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SeP3S3D1 (< Sega 34) sile łiбiam supra scile ilбia / łipi eбeia (sub emбi eia) / diffondi l’adesione supra si deve tagliare? il vincolo / aderisci con ardore (sub : unisciti, su!) umu itamos (sub 907892) | iti arбis lio insieme procediamo | vai! alto corro (vel : volo) Nella 1a riga del pannello il segno iniziale sembra un s “a freccia”, poi mutato in una legatura sc (che in verità si può confondere con sv) con l’aggiunta, a destra, di un piccolo c tangente al sigma. Dunque, abbiamo sile e scile. La seconda parola in origine iniziava con il segno denotante ł ; poi, quando sile fu mutato in scile, dentro il segno furono incisi dei tratti verticali per trasformarlo in uno spesso i. Poiché il segno successivo sembra un i trasformato in l, suppongo che un originario łiбiam sia stato trasformato in ilбia. La precedente legatura am è stata modificata in un a antropomorfizzato. L’antropomorfo forse regge un grande cerchio ed un caduceo la cui asta coincide con quella che era la gamba di m in legatura (SeP3S3D1-01). La 2a riga inizia con il segno che qui denota [łi] e non il solo [ł]. Quindi si legge łipi. La sequenza successiva in origine sembra essere stata eбeia, poi mutata in emбi eia con l’aggiunta di un trattino congiungente e con б e di un piccolo i dopo б. La lettura della 3a riga originale è compromessa dalle cifre numeriche 907892 scritte sopra di essa agli inizi del 20° secolo. La lettura della prima parola umu è abbastanza agevole. Come seconda parola leggerei itamos con legature = it, = am e = os (vedi SeP3S3D1-01 e SeP3S3D1-2apo). Su una stretta superficie presso l’angolo contro cui termina la Parete 3 c’è una scritta in direzione verticale, dal basso verso l’alto: si legge senza problemi iti arбis lio. SeP3S3D2 (< Sega 34) osela (> ose ela) / lisvis eresiom (> erбesiom /

occorre infervorarsi (con ardore muoviti) / perseguisti il risorgimento (> innalzamento) / stlemбuis tlesuis (supra tlesvis tleбuis) eia / tenesti duro resistesti (supra resistesti tollerasti) su! / бio (supra бiv et sub imбuo) ise (sub luve > luv dere) luvom (sub lume\ao) per l’esercito (supra picchia et sub per l’unione) smania (sub falcia > falcia taglia) falcio (sub spacco)

sva scisui

i (miei) propri interessi ho capito (o: deciso)

liea бileli supra liam бiбli supra liam iv (et lis) eli

i vincoli si devono spaccare supra la corrente ingrossa supra (al)la corrente unisciti (et segui) spingi! svuam semuem strevi (sub svuom semuemis istre ivi? et svuom semuemis stertre svui?) la propria unione diffondi (sub: ai propri dobbiamo unirci al popolo unisciti et ... ... al proprio ceppo?) tlunul > tluni ul / leбi svos tlun? (sub elemбi iv remбumus? et elemбumis ive umuam) / lévati > lévati cresci / aderisci ai propri lévati? (sub : alla federazione unisciti ci rivoltiamo? et federiamoci unisciti alla lega) / lia umumos / liбe semuem sub lilviti umumis / semu(e)mos / alla corrente ci uniamo / aderisci all’unione sub liberàti uniamoci / ci associamo / livi\lilvi siemo (et lieom) sub liem\liliem streuom (et stremбi?) sub lilie istre emбi sciogli il vincolo (et il legaccio) sub la corrente diffondo (et rafforza?) sub : nella corrente al popolo unisciti / leao mut / ivemus (et umumus et umбimus) svet\dlitori /↑ tlasio?↓/ / spezzo tronca / ci uniamo (et id. et ci leghiamo) al (dio)-dei-sodalizi /↑ Sostegno? ↓/ lostre muom (supra luvom) istre(m) sciemus (et stiemus?) / sil / rifletti sulla scissione (supra : libertà); per il (al) popolo decidiamo (et marciamo?) / gèttati / clitis sisle / eli suos\vos (sub suodus?) svom estrem rem eli incline favorisci / spingi i propri (sub : i compagni?) il proprio (e) la cosa pubblica promuovi tia scupsus vos uocit istre svo “appuntisci le lame trafiggi” parla al proprio popolo

In ose ela (1a riga)­­la legatura se sembra avere sostituito il sigma di un originario osela. Nella 2a riga lisvis contiene due diverse legature is : e . La parola seguente è stata modificata da eresiom a erбesiom: al secondo e è stato sovrapposto un grossolano б in modo da ottenere una legatura бe e l’i è stato allungato. La parte superiore del sigma “a freccia” è parzialmente coperta dalla legatura se di ose.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Nella 3a riga le sovrapposizioni sono più numerose e complicate. Nel primo lemma un originario tlesvis fu mutato in stlemбuis con l’aggiunta di s (più in alto rispetto a tl) e del raccordo fra l’e ed il v mutato facilmente in б. Inoltre, un piccolo u fu inciso sopra la pancia del б. Il secondo lemma fu trasformato da tleбuis a tlesvis. Il terzo lemma, in lettere più piccole, è eia. Nella 4a riga le sovrapposizioni sono ancora più numerose. La prima parola бiv fu trasformata in бio ed in imбuo; la seconda parola ise in luve. Poi la parte inferiore dell’e fu inglobata in un gruppo circolare = der in modo che si potesse leggere luv dere. Il termine finale luvom fu trasformato in lume\ao con a ed e sovrascritti sul v originario (SeP3S3D1-2apo). Tra la 4a e la 5a riga, in lettere piccole ma abbastanza chiare, è leggibile sva scisui. Nella 5a riga la scritta originaria potrebbe essere liam lis (anche iv) eli, forse mutata in liam бiбli. Poi liam fu trasformato in liea (con ea del tipo ) ed il secondo termine in бileli. Nella 6a riga (SeP3S3D1-2apo, SeP3S3D2-01) la prima parola presenta la variazione svua\os: l’a è stato trasformato in os. La seconda parola fu allungata da semuem a semuemis, incidendo is, come spesso avviene, sulla gamba destra di m. Nella prima versione semuem era seguito da strevi (s+tre+vi). Quando semuem fu allungato in semuemis, allora stre di strevi fu cambiato in istre (< is+tre) ivi ( ). Tre trattini obliqui presso la base di tre segnalano la nuova separazione da ivi. Infine istre fu trasformato in stertre ( = is > = ster) e ivi fu trasformato in un mal congegnato svui ( ). Fra la 6a e la 7a riga è stata inserita una scritta in piccole lettere: un originario tlunul pare trasformato in tluni ul (SeP3S3D1-2apo). Nella 7a riga la prima redazione era forse leбi svos tlun (SeP3S3D1-2apo) che poi sarebbe stata trasformata in elemбi iv remбumus e infine in elemбumis ive umuam. Davanti alla 7a riga sembrano disegnate due facce: la prima pare ottenuta con linee che uniscono un l ed un i ; la seconda tramite la modifica di un a. Quindi leggo lia, parola che potrebbe essere connessa con il verbo umumos scritto sotto la prima parola della 7a riga (SeP3S3D1-2apo, SeP3S3D2-01). Nella 8a riga mi pare che su un originario liбe semuem sia stato soprascritto lilviti umumis (anche: semuemis). Fra l’8a e la 9a riga si legge semuemos, in lettere piccole, le ultime delle quali interferiscono con il v del sottostante livi. La 9a riga iniziava originariamente con la scritta livi che fu corretta in lilvi con l’introduzione di due piccole lettere, per indicare che l- iniziale è velare. Essa era seguita da un termine denotante “vincolo, legaccio” ed a tal fine si trovano sovrapposti i sinonimi lieom e siemo. Poi livi\lilvi fu trasformato in liem\liliem con qualche contraddizione: fu aggiunto un sottile i davanti all’e frutto della trasformazione del primitivo v ; ma dovette essere trascurato l’i introdotto sùbito dopo l iniziale. Di conseguenza fu mutato anche il secondo termine: si possono ricostruire streuom e stremбi (SeP3S3D1-2apo). Sono probabilmente presenti altre versioni delle prime due parole, fra cui la più evidente è lilie istre emбi (sopra umбi). Tale versione fu forse incisa dopo che fu disegnata la figura di una gallina, entro cui rimane racchiusa la parola istre, che d’altronde è separata dalla parola antecedente e dalla successiva da gruppi di trattini paralleli (SeP3S3D1-2apo). I trattini anteriori fungono anche da traccia del pennaggio della gallina. Forse la gallina con la scritta istre allude al genius del popolo umbro. Tra la 9a e la 10a riga, in lettere molto piccole, sotto livi, leggo leao. Nella 10a riga la prima parola è stata mutata più volte: sono sovrapposti i sinonimi ivemus, umumus e umбimus. Nel breve spazio fra la fine di questi termini e l’iniziale sv della sequenza successiva svet\dlitori fu abbozzata una figura umana. Un altro antropomorfo, certamente un dio (vedi oltre), interferisce con il primo i di svet\ d litori. La gobba del d in legatura, essendo troppo addossata all’e, è probabilmente stata inserita in un secondo tempo, ciò che d’altronde si deduce anche dalla maggiore accuratezza e profondità d’incisione – analoga a quella delle lettere precedenti sve – della legatura = tl che interferisce con dl (SeP3S3D2-05). Quindi la prima redazione probabilmente era svetlitori (qui come in altri casi il segno è equiparabile a = tl piuttosto che a = il). Dopo c’è un i coperto dalla figura di un antropomorfo che ha le gambe e le braccia divaricate.

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Adolfo Zavaroni

Con le braccia sostiene un arco di cerchio. Questa figura richiama le analoghe figure della Valcamonica che a mio avviso rappresentano il dio che sostiene la volta celeste e presiede ai cicli universali. Sull’arco di cerchio potrebbe essere scritta una parola, di cui si vedono abbastanza bene le lettere centrali asi. Leggerei tlasio ‘Sostegno, Sostenitore’ con tl del consueto tipo , qui obliquamente disposto. L’o di tlasio forse interferisce con la testa di un uccello il cui corpo sembrerebbe sovrapporsi al t del gruppo to di svetlitori. Nella 11a riga la prima parola lostre è incisa sotto una figura non del tutto chiara: forse essa rappresenta un rampino. Come secondo termine muom è soprascritto su luvom. Poi leggo istre(m) sciemus (e anche stiemus). Problematica è la presenza di m in legatura con e in istre(m): se è presente, esso è marcato da una linea obliqua che si incrocia con il segno iniziale di sciemus (e stiemus). In tali ultimi lemmi m varca la frattura delimitante la zona e la legatura prosegue con us. Nello spazio tra le parti finali dell’11a riga e della 12a sono state scritte due sequenze: sopra leggo sil; sotto leggo clitis sisle. Per sisle si hanno due redazioni sovrapposte (si+sle e si+sl+e). La 12a riga ha subìto vari rimaneggiamenti. La sequenza iniziale primitiva era eli suos (o svos) che poi mi sembra essere stata mutata in eli suodus (ma i segni non sono lampanti): in eli l fu trasformato in li ( ), il successivo i in un s “a freccia”, dopo cui furono inseriti un piccolo u ed un piccolo o ignorando i tratti dello s del precedente suos, il cui o fu trasformato in d ; infine si interpose un piccolo u davanti alla parte alta di s finale (vedi SeP3S3D1-2apo). Dopo suodus c’è una legatura sv seguita da una presumibile legatura om combaciante con una testa (elmata?): dunque, svom. La parte finale della scritta è leggibile come estrem rem eli, con legature = es, = tre e con e di rem marcato due volte, in legatura sia con r sia con m. Il termine eli interferisce con le lunghe orecchie della figura incompleta di un equino. La 13a riga inizia con il segno seguito da a : il contesto invita a leggere tia piuttosto che ita (SeP3S3D1-2apo, SeP3S3D2-03). La parola successiva è scupsus che pare seguito da vos. Poi è disegnato un antropomorfo alato seduto in sovrapposizione col quale è ricostruibile la scritta uocit. Infine leggo istre svo con is del tipo . SeP3S3D3 (< Sega 34) mulo + tlo umulos (supra lo mulo) / umel stretor ruve (supra rua roma) / umul iti (> ititi) / sostengo i compagni (supra : spacco tronco?) / compagno resistente accorri (supra distruggi Roma) / compagno! va(i) (sub : procedi) / бeila moi (> бei lu(m)a moi et бei ilamo) + cerchi / Ascia! cambia (> colpisci stacca (spacca) cambia et colpisci da rivoltoso) + cerchi / mo{t}|t cuta (ut = asce contrapposte) / lea (sub laea) | 982 / secs\tute (et secs\tunt?/ mut mozza affila + asce contrapposte / spacca (sub id.) | 982 / segate (et segano)/ tronca!

Immediatamente al di sotto di una linea denotante il dorso di un equino incompleto (vedi SeP3S3D3-apo), leggo tlo umulos. In tlo il t è segnato due volte: da una lettera indipendente (poco inciso il tratto verticale) e da un trattino sulla sommità di l. È possibile che tlo umulos sia stato soprascritto su un precedente lo mulo ‘spacco tronco’ (u di tipo come spesso avviene dopo m). D’altronde è possibile che mulo (o mulos?) alludesse anche al mulo (lat. mūlus) qui disegnato, il quale potrebbe riferirsi, quale termine ingiurioso, a Roma o ai Romani. Nella riga successiva le sovrapposizioni, oltreché lo stato generale della superficie rocciosa, rendono problematica la lettura di alcuni passaggi. Il primo termine è leggibile come umel. La legatura el è realizzata non con i quattro consueti tratti orizzontali, ma con un numero maggiore di sottili tratti, come se si fosse usato un utensile a forma di pettine (SeP3S3D3-00apo, -01). La lettera successiva a prima vista sembra un r, ma ad un esame più attento si vede che un piccolo t è stato eseguito due volte a partire dallo spigolo superiore di r, mentre sul fianco destro il solco è stato modellato in forma di s. Dalla gobba di r partono tre linee leggermente oblique denotanti un e in legatura ( ). Il gruppo seguente, che a prima vista sembra la sovrapposizione di due diversi tipi di r, in realtà è una legatura tor ( ). L’e addossato alla gobba di r invita a leggere stretor piuttosto che stertor. La parola successiva in origine sembra essere stata ruve i cui segni furono poi parzialmente modificati. Una delle redazioni potrebbe essere rua roma (lettura molto incerta: SeP3S3D3-01b). Immediatamente sotto umel c’è la variante umul (SeP3S3D3-01) in caratteri molto piccoli. Un poco più giù sembra presente una legatura it con il trattino denotante i eseguito in alto a sinistra (molto piccolo) e poi a 84

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) destra della verticale (a mezza altezza). Più a destra appare un piccolo i a cui pure è forse stato aggiunto un trattino orizzontale. Dunque, è possibile che una scritta iti ( I) sia stata corretta in ititi ( ). Sotto umul ititi c’è una sequenza che dà luogo a più letture. Essa inizia con il gruppo бe seguito apparentemente da un i con un trattino orizzontale inferiore che forse allude ad un’ascia o piccone bipenne: si può leggere бei, che potrebbe continuare come бeila, perché nei segni successivi è facile distinguere un l ed un a agli intervalli opportuni (vedi SeP3S3D3-apo, -02). Dopo tale бeila sembra presente una legatura mo, seguita da un segno , simile all’i di бeila, che può alludere ad un’ascia o martello, ma anche denotare i. Quindi potremmo avere бeila moi. Dopo il segno si vedono (malamente) alcune figure tonde: teste mozzate’, anelli di catena? Siccome бeila vale ‘ascia, scure’ ed in SeP3S3A, riga 6, sembra essere un teonimo, qui potremmo avere una situazione analoga. Ma бei può essere una parola compiuta (imperativo 2a sing.) ed i segni successivi possono costituire una seconda parola o una formula. A seconda dei tratti scelti, dopo бei si può leggere sia luma sia lua a seconda che si consideri o no una linea superiore che unisce i vertici di l ed a e che però coincide con un tratto del contorno della pancia del mulo; dopo cui avremmo ancora moi. È tuttavia possibile leggere anche бei ilamo, considerando soltanto una figura (meno probabile mi sembra l’esistenza di un plurale ilamoi). Questa lettura (seguire i tratti verdi in SeP3S3D3-00apo) è suggerita dalla presenza di due lineette oblique (che in altri casi sono usate come separatori di parole) disposte in corrispondenza del contorno della pancia del mulo, come per interromperlo, dopo un tratto obliquo che inizia sul vertice di l, dando luogo ad una legatura li del tipo . È poi da notare che l’a di ilamo è stato antropomorfizzato in modo da rappresentare un milite armato di spada, lancia e scudo (SeP3S3D3-00apo). Dopo il possibile i in forma di segno sembra esserci un gruppo di cerchi collegati fra loro (SeP3S3D3-00apo, SeP3S3D3-03b), la cui funzione figurativa è incerta. Sotto бei sono incise due lettere (mo) grandi e chiare. Dopo un lieve digradamento della superficie si nota anche un t : quindi si può leggere mot (SeP3S3D3-05), che può essere considerato una variante di mut ‘tronca, taglia’. Sulla parte superiore di o c’è un altro segno avente la forma di una piccola ascia: esso tocca anche l’estremità inferiore dell’i (tipo per alludere anche ad un’ascia) del soprastante бei. Mi sembra che tale appendice denoti un t in legatura con o, per ribadire la lettura mot, la quale poteva non essere chiara a causa della distanza, maggiore dell’usuale, di t da mo. A destra del t il segno più visibile ha la forma che sul piano simbolico allude a due asce contrapposte: l’una crea, l’altra distrugge. Simboli analoghi, che si trovano nelle incisioni rupestri di tutta Europa e soprattutto in Valcamonica e Scandinavia, sono attestati anche tra le iscrizioni di Ospitale, ad esempio in SeP3S2B1. Il segno si presenta qui come l’immagine speculare di una z, ma se l’incisore avesse voluto denotare una z, l’avrebbe incisa correttamente, senza per altro perdere il simbolismo del segno. Ovviamente, si può anche pensare ad un errore o al fatto che il segno con funzione figurativa preesisteva alla scritta e fu poi utilizzato come z, ma le rare z che appaiono nelle scritte di Ospitale sono in parole prese dall’etrusco; e qui i termini ricostruibili non sembrano avere un’origine etrusca: il segno davanti a è un c collegato a con una linea curva (u in legatura) che sta sopra la linea di base dello stesso . Mi sembra più probabile che il segno – in un primo momento tracciato come simbolo della doppia ascia e quindi del duplice principio “morte-vita” – sia poi stato utilizzato per scrivere cut-: in effetti è come se il tratto inferiore di facesse parte di una linea che collega l’antistante c ed un t ( ) e che è replicata dal raccordo denotante u. D’altra parte anche una delle repliche del c, quella più grande, sembra pure avere una funzione figurativa, potendo rappresentare la lama di una falce. Dopo si nota un a : dunque, leggo cuta. Sull’a sono sovrapposti altri segni di dimensioni minori (SeP3S3D3-03b): probabilmente ci sono due c con i quali inizierebbero diversi tentativi di scrivere cut. Sotto mot, dove la superficie è poco scabrosa, con lettere chiare è stato scritto laea, forse come modifica di un precedente lea. Più a destra è stato inciso il numero 982 per il quale potrebbero essere stati utilizzati dei simboli antichi. Più sotto si vedono bene le lettere sec ; il c è legato sia con un s sia con un t perché ambedue le legature cs e ct servono per ottenere il disegno di due falci le cui lame combaciano, mentre i manici si incrociano. Inoltre, le lettere s c t combinate insieme formano la parte anteriore di un drago. Dal dorso del c partono verso sinistra delle appendici che sembrano simulare le ali del drago, mentre l’estremità superiore del c ha la forma di una testa di serpente. Dopo secs\t la scritta continua forse in due versioni: in grandi lettere leggo ute ; la parte mediana di ute interferisce con una legatura nt di piccole dimensioni (SeP3S3D3-04, -05, -06, -00apo). Sotto secs\t è inciso mut. 85

Adolfo Zavaroni

La Zona E del Settore 3 Sotto le zone C e D del Settore 3 si notano due piccole superfici in rilievo aventi all’incirca la forma di due cippi accostati. Le ho classificate come due sottozone E1 ed E2. SeP3S3E1 (< Sega 35) bai (potius quam baio) / 6956 uccidi (potius quam uccido) / 6956

Sul “cippo” di sinistra si leggono le lettere bai (SeP3S3E, SeP3S3E1). Dopo l’i c’è ancora spazio per una o due lettere, ma la superficie è erosa ed è difficile stabilire se fu scritta. È forse presente una debole traccia tondeggiante. Inoltre, c’è una linea curva poco incisa che parte dall’estremità inferiore di b ed entra fra le due gambe dell’a senza toccarlo: rappresenta una lama di falce col manico orizzontale? Vedi SeP3S3E1. Sotto bai c’è il numero 6956 che però potrebbe essere la trasformazione di quattro cerchi (teste?) incisi in età antica. Infatti la lieve traccia di un cerchio sembra visibile a sinistra della gobba del 5. Al di sotto del numero c’è una grezza scanalatura quasi orizzontale che mi sembra artificiale: su di essa si innesta un’incisione rettangolare che potrebbe rappresentare la lama di una scure. SeP3S3E2 (< Sega 35)

elemбome emбo / esevila / umбei / idos? (sub 396) mi associo mi unisco / si deve perseguire / della lega / la crescita?

Sul “cippo” di destra ci sono quattro brevi righe. La prima mi sembra leggibile come elemбome emбo, con le seguenti osservazioni: 1) l’o di elemбome, dentro al secondo m, è mal percepibile, perché è inciso molto lievemente; 2) l’o finale di emбo, a causa della ristrettezza dello spazio tra б ed il bordo, sembra marcato da un piccolo lieve cerchio. Nella 2a e 3a riga esevila ed umбei sono chiari. Nella 4a riga, il moderno numero 396 (3 del tipo ) potrebbe essere stato soprascritto su un antico idos, ma le possibili argomentazioni epigrafiche e morfologiche non possono essere considerate una prova. LA PARETINA 4 La Parete 3 forma un angolo concavo con una paretina (P4) che non arriva al livello del suolo a causa dei distacchi termoplastici dei blocchi rocciosi inferiori (Vedi SeP4). L’unica iscrizione di questa paretina è incisa su un rialzo appuntito come un becco di uccello che forse fu ottenuto artificialmente (SeP4-00, -01). SeP4 (< Sega 36) (e) iei ilitus (potius quam ie ilitus vel ie ilicus) : ilio (vai) percorri i rivolgimenti; mi rivolto

Non è chiaro se un e, eseguito per abrasione piuttosto che per incisione, sia presente nell’angolo formato dal gradino che separa la punta, avente uno spessore più basso, dal resto della prominenza. Su quest’ultima, dopo le prime tre lettere iei c’è una legatura li o il ( ). Essa è seguita da un segno ambiguo che contiene un piccolo s come pedice e può essere considerato una legatura itus o cus o, improbabile sul piano lessicale, tius. Sopra il piccolo s sono stati aggiunti quattro puntini aventi la funzione di separare il gruppo dal lemma successivo. Dopo i puntini si ha una legatura il di tipo , davanti alle due lettere io. Dunque, si può leggere (e) iei ilitus : ilio. Meno probabili sono le letture ie ilitus e ie ilicus, perché le lettere formanti iei hanno un’altezza uniforme e minore dell’altezza dei segni successivi. D’altronde iei è un imper. 2a sing. che pare attestato altre due volte.

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6° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLA PARETE 5 DELLA SEGA La Parete 5 è in realtà l’insieme di pannelli appartenenti allo stesso sperone roccioso (SeP5-00). Tale sperone, se visto da sinistra e da qualche metro di distanza, presenta un profilo che richiama quello di un volto umano con un grande occhio e fisionomia ferina (SeP5-01). Le spaccature che rendono possibile la percezione di tale profilo non sembrano accidentali, ma opera dell’uomo. Nella suddivisione della parete in più settori e zone si è tenuto conto della presenza dei pannelli superficiali esistenti. Il Settore 1 (SeP5S1) è costituito dalla parte superiore della parete. Esso è suddiviso in due zone – SeP5S1A e SeP5S1B – da una profonda frattura. Nella Zona A del Settore 1 le scritte, alte fra i 4 ed i 5 cm. e bene incise, sono chiare. SeP5S1A ]il[

ile ila

nella rivolta rivòltati

ie leбe iv

plie liom

completa il corso

cili cili ils

vai aderisci unìsciti

cilio cilio

recido recido

taglia taglia rivòltati

Nella parte alta della Zona A del Settore 1 (SeP5S1A-01 e -02) si legge il, davanti a cui la superficie è sfaldata, mentre dietro una macchia di licheni bianchi impedisce di capire se c’è un’altra lettera. La scritta sottostante è ileila, da suddividere in ile ila. Più sotto si legge plie e a destra, ad un livello leggermente inferiore, liom. Ancora più sotto è scritto due volte cilio: nella scritta di sinistra c’è la legatura = li, che è presente anche nel secondo cili dell’ultima riga. Sotto cilio si legge ieleбeiv, che occorre separare in ie leбe iv (iv è scritto in lettere più piccole: SeP5S1A-03). SeP5S1B (< Sega 23A) 640 / csit slat / cuem liom (vel ilom?) / 1850 640 / fende ammazza / colui che raggiungo (vel destino?) / 1850

isi esla 1923

smania, adoprati! 1923

Nella parte più alta della Zona B del Settore 1 c’è un numero moderno che pare preceduto dal segno , forse antico simbolo della doppia falce. Circa 16 centimetri più giù c’è una riga i cui due primi segni sono c e s (SeP5S1B). Poi, dopo una legatura = it e un s, c’è una legatura contenente la, ma è difficile stabilire se in origine contenesse pure un t, denotato da una linea orizzontale sul vertice di a, quasi del tutto perduto a causa di un’ampia lacuna. Nella riga sottostante è leggibile cuem senza grosse difficoltà, mentre i due segni successivi sono problematici: il primo può essere l o piuttosto una distorta legatura denotante il o li ; il secondo ha l’aspetto di una cavità tondeggiante da cui spunta un’appendice sul fianco destro, denotante un m in legatura piuttosto che un t. Dalla cavità spuntano verso il basso anche due tratti poco profondi che si prestano a diverse ipotesi, ma forse sono semplicemente indizi della presenza di m in legatura. Dunque, si può leggere csit slat nella riga superiore e, dubbiosamente, cuem liom (o ilom?) nella inferiore. A destra e ad un livello di poco inferiore rispetto al presumibile om, si nota un antropomorfo armato di falce. Potrebbe essere lui (un dio datore di morte) il soggetto a cui si riferiscono i verbi in terza persona csit slat ‘fende ammazza’. Rimane il problema del termine che si può leggere come liom, perché sarebbe epigraficamente lecita una lettura ilom. Forse quello che sembra oggi il numero in cifre arabe 1850 è il ritocco di figure antiche, eseguito da colui che immediatamente sotto incise anche il numero 1923. L’8 è stato sovrapposto all’antropomorfo con la falce, mentre il 5 sembra la trasformazione del disegno di una falce e l’1 ha la sagoma di una testa con il collo.

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Adolfo Zavaroni

Sotto cuem liom la scritta isi esla è chiara. SeP5S2 (< Sega 23B) ais ila / silsi ilumam luemis ama | sis sivi / ul ulva dio disponi?\e? / diffondi la rivolta liberiamoci insieme | spargi agita / accresci distruggi! Nel Settore 2 la riga superiore ais ila si legge senza problemi (SeP5S2): solo s appare poco inciso. Più ostiche sono le due righe sottostanti, dove le esecuzioni particolari dei segni possono dare àdito a letture del tutto diverse fra loro. Il segno iniziale è una legatura = si, il secondo è l, mentre il valore del terzo segno, un poco più sottile del primo, è incerto: is o si. Siccome un imperativo è più probabile di un presente indicativo 2a sing. (*silis), conviene leggere silsi (per il tema cfr. silsiem in SeP8S2) invece di silis. La complessa legatura successiva pare denotare iluma(m), con incerta presenza di m finale. La parola successiva sembra iniziare con lu (tipo ) e continuare con emis ( ). Poi c’è un a la cui gamba destra è prolungata in modo da costituire anche la gamba di un a più grande sottostante. L’insieme dei due a così attaccati è leggibile come ama. Sotto s finale di luemis c’è un e isolato (SeP5S2). Tra il grande a ed il bordo del pannello c’è una sequenza scritta con lettere molto piccole. Dopo un s “a croce” sembra presente una legatura is, seguita da un altro s (tipo ) e poi da -ivi. Insomma, leggo sis sivi (formula simile a sisi sivi di SeP1S1D2). Nella riga sottostante alcune lettere sono visibili tra due distacchi della superficie. La seconda parola, ulva, è ben ricostruibile; la prima potrebbe essere ul, con u denotato da una linea avente una curva poco accentuata: la scarsa altezza a disposizione non permetteva di effettuare una curvatura ripida senza rischiare un’ulteriore distacco della superficie. SeP5S3

1 lie-[ / 2 + ]ie simi luvemis / 3 ilumбa robure ramat elemбem / 1 accorr- / 2 [alla corrente?] unisciti dobbiamo liberarci / 3 la rivolta con la forza sostiene la federazione 4 simba\em svuom strumumus urtuбa / 5 inscriбiбumos / 4 nell’unione dei propri confluiamo per il risorgimento / 5 ci arruoleremo / 6 iliem imбuemus umumu\is / 7 lie lia[ / 8 iбa siv\u 6 alla rivoluzione partecipiamo dobbiamo unirci / 7 nella corrente corri / con ardore àgitati

La 1a riga è interrotta da una frattura che interessa anche la fine della seconda riga. Dopo lie è visibile un segno appartenente ad una lettera non ricostruibile. Non è chiaro se all’inizio della 2a riga una o più lettere sono andate perdute per la frattura: dopo ie (ie? [l]ie?) c’è un segno poco chiaro: forse è un s del tipo , mal delineato. Esso è seguito da un gruppo altrettanto poco chiaro, forse imi piuttosto che n ( ). Segue un probabile luvemis piuttosto che lumemis (SeP5S3-01). La 3a riga è intersecata da due linee parallele che forse nelle prime intenzioni dell’incisore avrebbero dovuto delimitare i grafi, i quali sono però incisi anche oltre tali linee. Tre delle quattro parole mostrano sovrapposizioni. Qui si è tentato di ricostruire una sola delle versioni sovrapposte, per la quale propongo: ilumбa robure ramat elemбem (SeP5S3-01). Probabilmente prima di umбa c’erano dei segni andati perduti per una rottura della roccia. Anche nella 4a riga ci sono sovrapposizioni. Una delle versioni sembra essere imba\em svuom strumumus urtuba. I dubbi maggiori riguardano urtuba, dove ipotizzo sia presente, tra le altre, la legatura = tu davanti ad un evanescente ba. Nella 5a riga la parte centrale scriбi è abbastanza evidente. Davanti al gruppo sc ci sono dei segni problematici, a causa della scarsa profondità delle incisioni su una superficie scabra e accidentata: mi pare che un n di tipo etruscoide con asta molto spessa sia preceduto da un i. Dopo scriбi è probabile che ci siano state delle modifiche: una versione potrebbe essere -бumos (vedi SeP5S3-01). Dunque, potremmo avere inscriбiбumos. La sesta riga presenta seri problemi di lettura nella parte finale. Propongo la lettura iliem imбuemus umumu\is (vedi SeP5S3-01 e -02).

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Nella 7a riga solo la lettera finale, interessata dalla successiva frattura, presenta problemi di lettura. Leggo lie lia[ (vedi SeP5S3-02). L’8a riga è formata da piccole lettere, tutte chiare tranne l’ultima, che forse è una sovrapposizione di u e v : iбa siv\u. SeP5S4

(---) / sem[--- / siemo mot mua / tli sla + ascia su ara / [--------]o --- / il legaccio mozza tronca / sopprimi uccidi + ascia su ara + / casi / lilvi vilumos diom бutuuom lis / castrevis / taglia / sciogli i viluppi, il dio Picchiatore segui / dovete tagliare / divinità+ crisil scisia itit divinità + squassante Strage procede

La 1a riga emergente dalla frattura inizia con sem-. Il resto è illeggibile a causa delle lacune. Nella 2a riga la parola iniziale è siemo, ma i due trattini superiori dell’e sono male eseguiti. Le successive due parole mot mua (a incerto) sono ricostruibili, sebbene siano incise grossolanamente sul bordo di una spaccatura (SeP5S4-01). Nella 3a riga il segno iniziale è un tozzo t che sembra sagomato come un’ascia dal grosso manico. La sequenza è leggibile come tlisla > tli sla. L’a ha la forma di un’ascia con lama trapezoidale. L’ascia è ritta sopra quella che sembra essere un’ara. Dopo l’ara c’è la spaccatura sopra menzionata. Tra i segni che emergono verso la fine della lacuna solo l’o finale è chiaro. Sotto tli sla è scritto casi. Sotto casi si leggono agevolmente i primi nove segni lilvi vilu- (legatura lu del tipo ; poco visibile il possibile -om che probabilmente è stato soprascritto su altre lettere), mentre quelli successivi sono poco leggibili, perché sono poco incisi e la superficie è accidentata. Propongo la lettura lilvi vilumos diom бutuuom lis con legature di (tipo ) e li (tipo : vedi SeP5S4-02, -02b). All’inizio della riga finale sembra esserci una figura umana probabilmente femminile col busto leggermente piegato: forse ha una mano sul fianco o forse è intenta a falciare (SeP5S4-02, -03). Ma tale figura forma anche una legatura cr. I due segni seguenti sono un i ed un s di tipo . In quarta posizione sembra esserci un’altra figura umana in posa tale da formare una legatura li. In quinta posizione c’è un tozzo s “a freccia”, in sesta una legatura = ci ed in settima una probabile legatura si. Infine si ha aitit (legatura = it finale: vedi SeP5S4-04). Complessivamente si può leggere crisil scisia itit: crisil scisia sarebbe il soggetto (la dea femminile con la falce) del verbo itit ‘va’. Fra la penultima e l’ultima riga si vedono segni grossolani e poco profondi che a volte interferiscono con le estremità inferiori della penultima riga. Propongo la lettura castrevis, con una legatura tre molto approssimativa (r però è chiaro) a causa dello spazio ristretto e probabilmente del rozzo utensile impiegato.

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7° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLA PARETE 7 DELLA SEGA

Sulla Parete 6 delle “Lavagne” della Sega non sono stati notati dei segni alfabetici né figurativi (SeP6). Non saprei dire se tale assenza di segni è dovuta al fatto che strati superficiali si staccarono nei secoli successivi all’epoca in cui le altre pareti furono incise o se già a quel tempo la Parete 6 apparve inadatta ad essere iscritta, perché la superficie appariva più attaccata dai licheni e più soggetta a sfaldarsi. Ciò che è stato catalogato come Parete 7 non è una vera parete compatta, ma un insieme di paretine diversamente inclinate (i settori 1 e 2 formano un diedro) che abbiamo considerato come dei settori. Lo scopo di questa convenzione era quello di non elevare troppo il numero delle “Pareti” e di aggregare meglio gli spazi contenenti superfici iscritte. I Settori 10, 11, 12, 13 (vedi SeP7S10-11-12) furono scoperti più recentemente: salendo a destra dei Settori 1, 2, 3 e togliendo muschio ed erbacce, vennero alla luce quattro piccoli pannelli, tre dei quali contenenti delle iscrizioni. Il Settore 13, il più alto di tutti, non contiene scritte visibili. I Settori 1, 2, 3 formano un doppio diedro rientrante (vedi SeP7S1-3). I Settori 4, 5, 6, 7, 8, 9 sono situati a sinistra, per chi guarda dal basso, del doppio diedro contenente i Settori 1, 2, 3. Il Settore 9 confina con la Parete 8. SeP7S1 musi vel pusi?/ uilu pil om[--]a (vel pilom [sv]a) / ilsem\s sila / ? vel ? / secondo il desiderio realizza [l’augurio] / la\e rivolta\e spargi / plil idre plus (supra umuli idremis ) usai completa, cresci maggiormente (supra : compagni! ingrossiamoci!) voglia tu infiammarti!

Nella 1a riga l’iniziale segno Π, che gli incisori spesso usano per marcare sia m sia p, è causa di dubbio: musi o pusi? Nella 2a riga il segno simile a Π ha dei particolari (barretta orizzontale che sporge dalle aste verticali, asta di destra un poco inclinata nel tratto superiore) che sembrano dovuti al desiderio di indirizzare la lettura verso p. Quindi, dopo uilu (lu marcato da , ma pare segnata anche una linea concava poco profonda che unisce l e m), leggerei pil piuttosto che mil. Più a destra uno sfaldamento della superficie non cancella del tutto un probabile o ed un possibile m di cui si vedrebbe la parte alta sinistra. La lacuna ha cancellato uno o due segni (lettere singole o legate). Dopo lo sfaldamento è parzialmente visibile un a. Ci possiamo aspettare sia una formula quale uilu pilom [su]a ‘secondo il desiderio compio i propri (interessi)’ sia quale uilu pil om[-(-)]a ‘secondo il desiderio compi (> realizza) gli auguri’ (cfr. eil oma ‘esegui l’augurio’). Nella 3a riga si può leggere ilsem\s sila (SeP7S1-01): l’e di ilse pare collegato con una linea un po’ tremolante (ma tale effetto è forse dovuto agli accidenti superficiali in questo punto) ad un’asta leggermente obliqua, in modo da denotare m in legatura. Tuttavia tale asta è intersecata da una traccia in forma di s obliquo ( ). Nella 4a riga sono presenti delle sovrapposizioni: le tre parole plil idre plus sembrano essere state ottenute approfondendo alcuni tratti di due parole scritte in un primo tempo – umuli idremis –, trascurando di ricalcare la prima lettera e sfruttando il fatto che il segno Π può indicare sia p sia m. È da notare che la prima gamba della nuova lettera p è stata sottolineata, forse per indicare che era l’inizio della nuova lettura (vedi SeP7S1-03). La legatura idr è denotata da . Leggo poi plus con legatura us del tipo e infine usai con una legatura = usa che funge anche da figura umana (vedi SeP7S1-01, -02). SeP7S2

1 reus·i / 2 is sli бil pir / 3 бreme /

1 affrèttati, vai? / 2 infùriati, uccidi, picchia, abbatti / 3 ribolli / 4 бuil iliam? (supra бuile lia) / 5 б(u)visit vel бuisit 4 ingrossa la rivolta (supra si deve gonfiare la corrente) / 5 si è si gonfiata

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Il punto dopo reus sembra intenzionale: si può quindi considerare un segno divisorio fra due imperativi reus e i (SeP7S2-01). All’inizio della riga sottostante la spaziatura stretta e la sovrapposizione indicano che la sequenza è stata cambiata: forse un originario sli fu trasformato in is sli. Poi leggo бil e infine pir piuttosto che mir. La consueta ambiguità del segno Π non permette di risolvere il dubbio per via epigrafica, ma la lettura pir, imper. 2a sing., permette una comparazione linguistica con *per(g)- ‘battere, abbattere, picchiare’ più pertinente al testo e suffragata dalla piccola scure disegnata sopra l’i. Nella 3a riga leggo бreme (lettere alte 8-9 cm.) davanti a cui, però, c’è un piccolo segno. Nella 4a riga si legge abbastanza bene la parte iniziale бuil, nonostante la parte superiore del б iniziale manchi a causa di uno sfaldamento (v denota [u]). Non è chiaro se il segno dopo l sia i o, come propendo a credere, un i sovrapposto ad un e. Infine c’è liam : in conclusione, si può leggere tanto бuili liam quanto бuil iliam sovrapposto a бuile lia. Nella 5a riga il tratto curvo che congiunge б con sembra sia stato aggiunto in un secondo tempo: se lo si considera ridondante rispetto al segno (che può indicare tanto u quanto v), si ha бuisit; altrimenti si ha бuvisit (it ottenuto con allungamento dell’asta verticale di un precedente t). SeP7S3A 1 бio / 2 emo luvom / >

con la violenza / acquisto la libertà 3 tulit (sub urit) (s)ama / si solleva (sub : sorge) insieme

1 бio / 2 ulemos luivulum / > con la violenza / cresciamo coi liberi? >

4 ei (sub mei) itia /

>

5 sil ilo /

>

percorri (sub : cambia) la via diffondi la rivolta

1 бio / 2 velso lumo /

con violenza / strappo spacco 3 tustrit ruat picchia rovina

4 luve istia libera il popolo 5 usil ilo

ardente mi rivolto

Il Settore 3 si può dividere in due zone A e B (vedi SeP7S3). Nella 1a riga della zona A si legge бio: non mi pare che la parte superiore dell’o sia sagomata in modo da suggerire la presenza di m in legatura (SeP7S3A, SeP7S3A-01). La 2a riga fu certamente modificata nella parte iniziale. In origine la prima parola era emo. Poi l’e fu inglobato in una legatura = ule. Inoltre, alla legatura mo (tipo ) furono applicate due vistose appendici: dallo spigolo superiore destro un tratto parte verso l’alto, mentre dallo spigolo inferiore sinistro un altro tratto va verso il basso: ciò indica la presenza di un s in legatura e l’analisi testuale induce a supporre che i due tratti furono aggiunti per trasformare om in mos ed ottenere complessivamente la parola ulemos. La seconda parola, luvom, fu trasformata in luivulum con legature un poco azzardate. Ma la modifica finale subìta dalla 3a riga indica che la 2a riga ammette un’ulteriore lettura: le legature e possono anche essere lette come vel+so > velso, mentre luivulum, se si trascurano piccoli tratti, è leggibile come lumo. Anche la 3a riga fu soggetta a dei cambiamenti. Una redazione sembra essere stata tulit (s)ama (il prolungamento, denotante s, del tratto orizzontale di a è molto corto e quindi l’ho segnato come incerto). Poi tulit fu trasformato in urit: il trattino denotante t fu eraso e l fu trasformato in r ( ). Più tardi si cercò di ripristinare la legatura tu iniziale, r di urit fu trasformato in str ( ) e (s)ama in ruat. Dunque, si ebbe tustrit ruat (SeP7S3A, SeP7S3A-01). La 4a riga presenta problemi nella parte iniziale: la prima lettera ben visibile è un e, ma davanti ad essa ci sono dei segni grattati leggermente che possono dare àdito alle due diverse letture luve istia (forse lu fu realizzato in due modi) e mei itia (m in legatura si appoggia al centro anzichè allo estremo superiore dell’asta di e), ma entrambe sembrano modifiche di un precedente ei itia: vedi SeP7S3A, SeP7S3A-01. La 5a riga, che ha un’iniziale legatura us ( ), si può scandire in usil (forse modifica di sil) ilo. SeP7S3B bola (> boi la vel boila?) | lilie emбila / ulvia os trabocca? (sub picchia spacca vel si deve picchiare?) | alla corrente bisogna unirsi / per la distruzione ardi bola è scritto con lettere eccezionalmente grandi (il b è alto 13,5 cm.) e – tranne a – incise profondamente. Dopo o appare un’asta verticale più bassa del successivo l e poco incisa. Può trattarsi di un i tendente a modificare la scritta in boi la o boila. La prima opzione potrebbe essere indicata da un vistoso foro, spesso quanto il tratto del b, eseguito sotto il nuovo i. 91

Adolfo Zavaroni

L’a di bola è attraversato da una scritta in lettere molto più basse (3 ÷ 4 cm.) leggibile come lilie emбila. Sotto il grande bo è scritto ulvia. Sul vistoso foro menzionato sopra mi sembra sia stata superiormente aggiunta un’appendice per ottenere os. SeP7S4

uiliom vel uivom / iliela sub ili seva / ] umбrom arma / (lo) voglio vel vivo / bisogna rivoltarsi sub nella rivolta àgitati / ] degli Umbri le armi osi slila is (supra sli ais) / umua? / isea ardi si deve uccidere smania (supra uccidi o dio!) / unisciti? / voglia tu infuriarti (vel : con furore?)

Le iscrizioni del Settore 4 sono sparse qua e là dove la superficie rocciosa, che mostra ampi sfaldamenti, sembrava idonea ad essere incisa. In alto a destra una scritta con linee sottili interferisce parzialmente con una scritta profondamente incisa. La prima è leggibile come uiliom (meno probabile uivom : il dubbio è dovuto alla presenza di = li o v); la seconda mostra segni di modifica da iliela a ili seva (vedi SeP7S4). Nella zona centrale, su un listello rientrante nella cui prima parte è avvenuto il distacco della crosta superficiale, emerge dalla lacuna la parte inferiore di un m a tre gambe: tra le prime due gambe c’è, poco inciso, un tratto curvo denotante u. Dopo m sono individuabili un б male abbozzato, un chiaro r e poi un mal eseguito om (SeP7S4, SeP7S4-01, -02). Poi c’è un a abbastanza evidente e, alcuni centimetri più a destra, un altro a molto più grande: solo con un esame circostanziato si può vedere che tra i due a c’è un r (D) la cui traccia è quasi svanita. Questo r è congiunto superiormente al vertice del secondo a da una linea denotante un m in legatura. Quindi leggo complessivamente umбrom arma. Nel listello sporgente sottostante è scritta una sequenza le cui prime lettere sono male leggibili a causa di sfaldature causate dall’incisione: è possibile leggere osi, dopo cui potrebbe esserci una incerta legatura sl seguita da una pure incerta legatura il ( ) e da un più chiaro ais. Mi sembra lecito leggere slila is. Tuttavia, se si nota che: 1) a ha le dimensioni del successivo is e non quelle, più grandi, dell’antecedente il ; 2) tale il pare ricavato da un originario i ; 3) in TaBMrN si ha sli ais, si può ipotizzare che slila is sia la modifica di un originario sli ais. Ancora più incerta è la lettura di una sequenza incisa più a sinistra ad un livello inferiore: umua? Sul listello prominente terminale, sotto il quale c’è il Settore 5, si legge isea[ . L’a è al margine di una sfaldatura. SeP7S5A (< Sega 25A) ulea / ilio? (sub silio) / umi? / ise / sviliela che (tu?) cresca / con la rivolta? (sub : diffondo vel mi getto?) / unisciti! / infùriati! / bisogna rivoltarsi La Zona A del Settore 5 della Parete 7 è costituita da una piccola superficie, nell’angolo alto a sinistra, rialzata rispetto alla molto più ampia restante superficie del pannello. A destra si leggono, su tre righe, ulea / silio (sopra ilio) / sviliela. In sviliela il v di tipo potrebbe essere scambiato per un i, anche perché nella successiva legatura il ( ) potrebbe sfuggire all’osservazione l’inclinazione della parte superiore. A sinistra, dove la grossolana esecuzione ha causato uno sfaldamento della superficie, è leggibile umi (piuttosto che moi), con i spostato verso l’alto per non interferire con una breve scritta in piccole lettere leggibile come ise (vedi SeP7S5A).

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) SeP7S5B (< Sega 25A+B)

esi eili isi svam estiam / esigi, agisci, infùriati per il proprio popolo

vili titulom tliea umua tua sub sisli titula umil lea mua isa /

vuoi la gloria: voglia tu sostenere la lega tua sub propizia titoli (di gloria): compagno! spacca tronca con furore suemбile ila / mesi (supra resi) / liliбa (sub lilsi бuam) / è da diffondere la rivolta / assòciati (supra: àlzati) / aderisci (sub: persegui la crescita) / svom stoua umumus ola\va meslom la proprietà accumula? ci uniamo per la crescita\distruzione partecipo

ilбe\us lue il бsi (sub lue rue ilбus i) / serue roma : lua / i vincoli sciogli rivòltati trita (sub: sciogli strappa i vincoli vai) / sàlvati : da Roma stàccati /

ilsam tliemus бilemus? (supra selemus?) et ilsam tlesemus strelemus et la rivolta sosteniamo colpiamo (supra propiziamo?) et la rivolta sosteniamo rafforziamo et ilsam istres umбri streli бuil et istres umбem (supra tlie ilumбem) la rivolta del popolo umbro rafforza accresci et la lega del popolo (supra : sostieni la rivolta) s(tr)eli бuil et istrel бustres sleli lumi (supra istrem umbrem semue?) / propizia (rafforza) accresci et popolano! i fustigatori si devono abbattere spacca! (supra : al popolo umbro unisciti?) /

бidure iva\il tla supra umil tla / siemo бesom (sub ersom)

con il fendente, o congiunto, sopprimi supra compagno, sopprimi / il legame trito (sub : levo)

La zona B, molto più ampia della Zona A, contiene righe abbastanza regolari, ma la lettura di molte parole è complicata dalle sovrapposizioni. Nella 1a riga, formata da piccole lettere, le difficoltà di lettura riguardano la seconda parte, dopo esi eili isi. La quarta parola è leggibile come svam, ma v (od u?) si percepisce malamente. La parola seguente pare essere estiam (SeP7S5B-01). Le lettere s e t sono piccole e si vedono male, mentre i ed a sono bene incisi. L’a è stato ingrandito e allungato in modo da poter essere letto anche come a nell’ultima parola (tua sopra isa) della riga sottostante. Nella 2a riga ci sono almeno due versioni sovrapposte: in una leggo vili titulom tliea umua tua; nell’altra sisli titula umil lea mua isa. Il v di vili è del tipo ; esso fu poi trasformato in si del tipo , mentre il primo i fu coperto da un mal sagomato s a freccia ( ). In titulom si hanno una normale legatura ti, una legatura tu con t a bandiera molto inclinato al di sopra dell’u ed un o non legato con m, ma sovrapposto all’a che in titula era legato con l. In tliea si ha una legatura = tl ; essa è sovrapposta a = il di umil. Dopo mua\ umua ci sono altri due segni che si fondono con la terminazione -ia della fine della riga superiore. Tale combinazione permette di leggere sia isa sia tua a seconda dei segni che si privilegiano (vedi SeP7S5B-apo). La 3a riga inizia sotto la Zona A con una parola la cui base è suemб-. La fine della parola non si vede bene: è possibile ile, dopo cui, in caratteri molto piccoli ed ancora più incerti, sarebbe scritto ila. Dunque, ipotizzo suemбile ila (vedi SeP7S5B-apo, -03). Anche il termine successivo è tracciato con segni poco evidenti. Mi sembra possibile leggere svom ( ). Nel termine seguente non è chiara la probabile presenza di un s legato con il successivo gruppo toua ( ): opto per stoua. Subito dopo è possibile leggere umumus, ma i segni non sono ben delineati. Sopra di essi c’è una frastagliata asportazione della crosta superficiale, per rappresentare, suppongo, la lunga coda di un topo dentro il quale è iscritta la parola successiva. Di tale parola sono ben visibili l’o iniziale e l’a finale, mentre il gruppo centrale è poco chiaro: leggo ola\va, con v sopra il tratto orizzontale di l che potrebbe alludere alla consueta alternativa ola\olva “crescita” \ “distruzione”. I segni sono incisi dentro un bordo avente la forma che potrebbe alludere tanto a due mucchi quanto al corpo di un roditore (olva ‘distruzione’). L’ultima parola è meslom (l’o dentro m è poco visibile). Sotto suemбile ci sono due scritte non allineate (SeP7S5B-03). La prima è leggibile come r\mesi (m sovrapposto a r), la seconda come liliбa, che però mostra segni di un tentativo di modifica in lisi бuam. A destra di liliбa, ad un livello leggermente superiore, a prima vista si legge lsa, ma nella parte superiore dell’asta di l sembra presente un trattino che denoterebbe una legatura il o li. Opto per ilsam: trattandosi di un accusativo è presumibile che esso sia retto dal verbo tlesemus che si trova più a destra, allo stesso livello. Ma, come si vedrà, in alcune redazioni della sequenza, m della legatura am ( ) potrebbe essere trascurato, essendo necessario un ablativo ilsa piuttosto che un accusativo ilsam. 93

Adolfo Zavaroni

Al di sotto dell’umumus della 3a riga c’è una sequenza con sovrapposizioni. Una redazione sembra essere ilбus lue il бsi che si sarebbe tentato di mutare in lue rue ilбus i (vedi SeP7S5B-apo). Immediatamente sotto ilбus lue il c’è una scritta con lettere minori a causa della strettezza dello spazio: evidentemente la scritta fu incisa tra due righe preesistenti. La strettezza dello spazio, che non ha preservato la scritta dai rifacimenti, rende più difficoltosi i tentativi di ricostruzione dei segni. Mi pare probabile la lettura serue roma : lua. Di serue sembrano esserci due redazioni. Anche roma sembra la modifica di un’altra parola. Dopo roma appaiono due punti che ritengo segnino la separazione dei lemmi. Infine si ha lua con u segnato sia dalla legatura lu ( ) sia da un piccolo tratto curvo (vedi SeP7S5B-apo). Sotto serue inizia una riga, con lettere più grandi, che ha subìto numerose modifiche. Il primo termine di questa riga è più a sinistra rispetto a serue: si tratta del già visto ilsa(m). Le possibili letture della riga sono molteplici e come accade in questi casi ciò rende più incerte tutte le letture, perché nelle ricostruzioni occorre comunque scegliere dei segni e trascurarne altri: può capitare che si scelgano segni appartenenti a redazioni diverse. Per la sequenza dopo ilsa(m), le più probabili tra le diverse redazioni mi sembrano le seguenti (SeP7S5B-02, -02b, -04): a) tliemus бilemus? (sopra selemus). Il б di бilemus potrebbe in realtà appartenere ad una redazione successiva. Inoltre, anche l’i di бilemus si vede male, essendovi soprascritti altri segni, tra cui forse anche un e che apparterrebbe ad un verbo selemus. b) tlesemus strelemus. Della legatura tre potrebbero essere state eseguite due versioni, di cui una con tr sensibilmente più alto e interferente con un б della riga superiore. tre si sovrappone all’e del possibile selemus. c) istres umбri streli бuil. La legatura stre di streli non è la stessa di strelemus, ma è spostata di due caselle, cioè corrisponde al secondo e di strelemus. Qui l finale di бuil ha la verticale che cade in corrispondenza dello s finale di strelemus. Anche streli – come prima strelemus – potrebbe essere stato soprascritto su seli. d) istres umбem (sopra tlie ilumбem) s(tr)eli бuil. e) istrel бustres sleli lumi. f) istrem umbrem semue. Immediatamente sopra la riga or ora commentata ce n’è una più corta il cui б iniziale interferisce con lo r di strelemus (o di umбri ecc.). La parola iniziale è бidure (legatura multipla = idure). Essa è seguita da due segni leggibili come iv, dopo i quali c’è un agglomerato di segni sovrapposti che si può così sciogliere: ad un originario t fu sovrapposto prima un a ; poi fu inciso una sorta di trapezio che doveva essere interpretato come uno spesso i. Tale i è seguito da un l. Infine si ha una legatura multipla = tla. L’esame mostra che si sono condensate in tale legatura, ricavata da un originario a, le tre lettere tla che costituivano l’ultimo lemma della redazione primitiva. Quindi si riesce a ricostruire umil tla sotto la seconda redazione leggibile come бidure iva\il tla. Nell’ultima riga leggo siemo бesom; ma бesom è sovrapposto a ersom (o resom). SeP7S6A (< Sega 26A) cut? aumatos (sub aumavom?) / zilatos osos ascolta? i vaticinati (sub : dei vati?) ordinati? voleri / бoбlo / sosim sciom / tia бami ava Boblo / lui riconosco / sprona con la parola? aiuta

/

Il Settore 6 è un pannello situato sotto il Settore 5 (SeP7S6). L’ho suddiviso in due zone A e B, non in base alle fratture esistenti, ma in base al fatto che le iscrizioni di sinistra (Zona A) si riferiscono ad un dio chiamato бoбlo. Questo nome richiama l’etrusco Fufluns. Nella parte alta della Zona A ci sono due righe il cui ductus curvo richiama il profilo superiore e inferiore del corpo di un uccello (SeP7S6A-01). Nella riga superiore i segni non sono ben tratteggiati: quelli iniziali sono poco incisi ed i successivi sono condizionati dalla presenza di una frastagliata frattura che rende mal percepibili le sommità delle lettere. E d’altronde occorre supporre che l’incisore scelse di incidere presso

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) e attraverso quella crepa perché l’andamento della crepa era idoneo a rappresentare il dorso di un uccello. La prima parte della sequenza (lungo il dorso dell’uccello) pare essere auma ; poi c’è una lettera incerta che potrebbe essere t o v, seguita da un altro segno lacunoso nella parte superiore a causa della crepa prima menzionata. Tale segno pare una legatura contenente o, ma è difficile stabilire se tale o è legato con un m o con un s. È possibile che l’incertezza tra t o v e tra m o s sia dovuta al fatto che si ricavò un v ( ) da un primitivo t (Γ) e contemporaneamente si cercò di ottenere una legatura om con l’o che prima era legato con s : insomma, è possibile che si sia tentato di modificare aumatos ‘vaticinati’ in aumavom ‘dei vati’. Al di sopra della crepa, nel punto sotto il quale si ha os o om, si nota la sagoma di un t ( ): si può presumere che esso appartenga ad una scritta le cui altre lettere sono quasi del tutto svanite. In effetti a sinistra del t si possono indovinare le deboli tracce di un c e di un u, grazie al fatto che sono rimasti i gradini dovuti a distacchi di sottili strati di crosta superficiale e tali gradini hanno le forme di un c e di un mezzo u (vedi SeP7S6). Quindi mi sembra possibile leggere un termine cut, che sarebbe il verbo (imper. 2a sing.) da cui dipenderebbero gli accusativi aumatos e zilaios. Forse era scritto cut anche a sinistra dell’a iniziale di aumatos ed anche qui la lettera più visibile sarebbe il t. Nella scritta che formerebbe il contorno inferiore dell’uccello l’unico dubbio è se si debba leggere zilatos o zilaios. La z è ruotata di 90° rispetto ad una z latina; la legatura os è di tipo . La lettera dubbia è un’asta che sulla sommità ha una corta appendice obliqua verso destra: potrebbe essere un trattino d’estremità asimmetrico, ma anche una traversa obliqua molto corta di un t “a bandiera”. La lettura zilatos potrebbe essere suggerita dalla presenza di un lieve gradino sulla sommità della verticale, gradino che dà l’impressione di un t ( ). Il cerchio di os ( ) è tangente ad un altro cerchio sottostante che è seguito da un segno la cui forma è e da un altro cerchietto. Quindi leggo osos che dovrebbe formare un termine completo (osos), ovviamente sintatticamente legato con aumatos e zilatos. Sotto le scritte curvilinee si legge chiaramente бoбlo. Nella parte inferiore della zona A ci sono altre due righe (SeP7S6-02): nella più alta leggo sosim sciom; nella più bassa tiaбamiava. In sosim l’o non è del tutto sicuro; ancora più incerta è la presenza dell’i che dovrebbe essere marcato da un breve trattino obliquo sul vertice di s ( ). In sciom l’o in legatura con m dovrebbe essere segnato da una linea curva scalfita leggermente sotto m. Altrimenti dovremmo leggere scip, imper. 2a sing., la cui area semantica sarebbe la stessa (cfr. aisl. skipa ‘zuteilen, bestimmen, ordnen’, aisl. skipta, aing. sciftan ecc. ‘teilen, entscheiden, ordnen’). La scritta tiaбamiava fortunatamente non presenta problemi epigrafici, ma la scansione dei lemmi non è semplice. La suddividerei in tia бami ava, essendo tia ben attestato. SeP7S6B (< Sega 26B) amea laбit / siemo / liv mem / siema con l’unione cade / la catena; / sciogli, taglia le catene

Nella Zona B, in alto, davanti ad amea è disegnato un rettangolo dentro il quale sembrano incise delle asce stilizzate con lame rivolte in direzioni opposte nella parte superiore (SeP7S6B-01). Presso lo spigolo superiore destro del rettangolo c’è un grande a sotto il piede destro del quale inizia la scritta amea laбit chiaramente leggibile. Anche la parola sottostante siemo, sintatticamente legata alla riga superiore, è ben leggibile (SeP7S6B-02). Nella 3a riga l’unico problema, facilmente risolvibile con i confronti lessicali, è dato dalla terza lettera che potrebbe essere considerata un e con il trattino più alto coincidente con una sottile linea di frattura. In realtà si tratta di un v ( ). Si ha liv mem, cioè due imperativi il cui oggetto è siema della riga sottostante, sebbene disti non poco da liv mem. SeP7S7A (< Sega 27A) (i) mesila sub memsila / i memsi / ilimila vai, si deve partecipare sub si deve troncare / vai, tronca / ci si deve rivoltare

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Adolfo Zavaroni

Il Settore 7, a sinistra del Settore 5, è divisibile in due zone per la presenza di una larga spaccatura centrale. Nella Zona A (a sinistra) le lettere, molte delle quali scritte con graffi paralleli ripetuti ma superficiali (SeP7S7A-01, -02, -03, 04), sono ben discernibili solo con luce radente. Nella prima delle tre righe sembra che un originario mesila sia stato trasformato in memsila con l’aggiunta di un tratto che unisce superiormente e con s ( ). Forse c’era un i davanti a tale parola. Nella 2a riga è scritto i memsi. Nella 3a riga, dove le lettere non sono incise ma grattate, leggo ilimila con legatura im ( ). SeP7S7B (< Sega 27B) isi ↑ ise ciom (sub ic roma? | sti iti et morts? itit(i)) /↓ umuo? infùriati! nella furia mi muovo (sub : colpisci Roma?) | cammina vai et Morte? procede\i) /↓ mi unisco? ersil / oso sama (supra semua?) svotruos aut svotrus os / mua? / mue / бilomus àlzati! / ardo insieme (supra : unisciti?) ai compatrioti aut per i compatrioti ardi / taglia? / taglia / colpiamo La Zona B è divisa in tre parti da due linee di frattura (SeP7S7B). Le scritte sono incise poco profondamente, probabilmente per evitare sfaldature; ciò, insieme alla scabrosità delle superfici, crea notevoli difficoltà alla lettura, sebbene molte lettere abbiano un’altezza di circa 5 cm. Nella sottozona di sinistra leggo isi. Più in alto, la prima parola è ise con legatura = se. Poi c’è una legatura denotante sia ci sia ic seguita da una legatura multipla che oltre ad un sicuro mo o om contiene un r. Sembra anche che in un secondo tempo le due gambe di m siano state allungate e poi unite da un tratto orizzontale come se si volesse aggiungere un a alla legatura. In altre parole, è probabile che si sia voluto trasformare un primitivo ciom in ic roma. La legatura om è incisa presso una frattura nella roccia, aldilà della quale sembra esserci un grossolano s del tipo . Dalla sua sommità parte un tratto verso l’alto, che può denotare un t in legatura con s. Dopo questo gruppo ci sono dei segni molto obliqui (SeP7S7B): una legatura = it o ti, un i e un t sulla cui asta pare innestarsi (sempre che sia intenzionale) un tratto perpendicolare denotante i in legatura ( ). Complessivamente, sono ricostruibili le seguenti versioni a) ise ciom | sti iti; b) ise ic roma | sti iti; c) ise ic morts | ititi; (SeP7S7B-01, -02). In basso, dove la superficie è più accidentata, è forse stato scritto umuo. Nella sottozona di mezzo, se qualche segno fu inciso in alto presso il bordo, esso oggi è illeggibile. Nella parte centrale leggo ersil con consuete legature er e si. Più sotto è scritto oso. Nella sottozona di destra si hanno le scritte meno visibili. Nella riga più alta mi pare ricostruibile sama (sovrapposto a semua) svotruos, con vari interrogativi sia epigrafici che morfologici. L’aspetto della prima parola è caotico: s iniziale è stato rifatto più volte in modi diversi ( , , ) sia da solo sia in legatura ora con a ora con e. Le realizzazioni più probabili hanno per base sem- e sam-: mi sembrano ricostruibili sama e semua, ma la barretta orizzontale dell’a finale, profondamente incisa, non pare costituita da un semplice tratto che sporge sensibilmente da ambo i lati, ma da un rettangolo ( ). Per di più, un u è inciso sotto il rettangolo, e quindi sotto l’a, formando un rombo con esso. Forse rombo e rettangolo simbolizzano un legame indissolubile, come avviene nelle incisioni rupestri in cui i simboli del legame indissolubile alludono per lo più al doppio principio “vita-morte”. È da notare che una falce è incisa presso il suddetto rombo. Dopo sama/semua c’è una legatura sv seguita da una legatura di non facile lettura: ipotizzo che valga otr, ma r non è evidente: forse è piccolo come l’o e anch’esso è tangente alla traversa del t ( ). Dal dorso di r parte un tratto curvo che raggiunge un o lacunoso: la parte inferiore destra è perduta a causa di un distacco della roccia, in corrispondenza del quale è forse poi stato inciso un s (SeP7S7B). Dunque, si potrebbe leggere svotruos, ma una terminazione -uos è problematica. In verità un s potrebbe essere presente davanti all’o della terminazione, ed essere a questo tangente nella parte superiore. Se così fosse dovremmo leggere svotrusos > svotrus os. Probabilmente in un primo tempo c’era solo svotrus ed era l’oggetto di semua. Nella 2a riga leggo mua (con tentativo di trasformazione in umua) e nella 3a riga mue. Nella riga inferiore ricostruisco бilomus: l’i è segnato sia nella legatura = бi sia in = il ; l’o è scarsamente visibile. Vedi SeP7S7B.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) SeP7S8 (< Sega 28a) lilio / sislo (sub musilo vel pusilo?) accorro / assecondo (sub : ? vel ?)

Il Settore 8 è un piccolo pannello aggettante sotto il Settore 7: esso contiene solo due parole, una sotto l’altra (SeP7S8, -01). Quella più in alto è certamente lilio; l’altra è stata modificata da sislo a musilo o pusilo: c’è la stessa incertezza che si ha fra musi o pusi in SeP7S8. La trasformazione è avvenuta con tre tratti: uno congiunge gli estremi superiori di s iniziale ed i di sislo; un secondo tratto, curvo per denotare u, congiunge l’estremo inferiore dell’i al secondo s ; il terzo congiunge lo stesso s con un punto medio dell’asta di l, per denotare un i in legatura. Tra i Settori 6 e 8 c’è un piccolo pannello su cui si legge il numero 1298 seguito, dopo un gradino e una crepa, da uno 0. Non è chiaro se il numero sia stato soprascritto su antiche lettere. SeP7S9 (< Sega 28b) asilo / ilnia(m)? (supra ili ila et ili liom et vivom?) / umuom ardo / per la rivolta? (supra: nella rivolta mi rivolto et nella rivolta corro et vivo?) / mi unisco Questo blocco di scritte si trova fra il Settore 8 della Parete 7 ed il Settore 4 della Parete 8. In asilo (SeP7S9) è probabile la presenza di una legatura il, ma il trattino denotante i sull’asta di l non è certo, non essendo tracciato con un solco abbastanza lungo e profondo. Nella scritta sottostante, il segno iniziale è = il o li, il segno centrale è , che leggo come ni ; il terzo segno è un a o forse am. Dunque, potremmo avere ilnia(m) (sono attestati ilnei, ilni e ilnemos) o, poco probabilmente, linia. D’altronde la forma di ni è tale che si può ipotizzare che sia stata ricavata unendo i con un segno = il o li , mentre a potrebbe essere la modifica di un precedente om : quindi sono ipotizzabili anche le redazioni ili ila e ili liom. Per di più, può anche denotare v, nel qual caso avremmo pure vivom. Più in basso, la scritta umuom si legge con difficoltà, perché le lettere sono grattate poco incisivamente. SeP7S10 i eбila / ul(v)e sip siv / i esi\ite cerchio = os | i su, occorre infiammarsi / accresci (distruggi) spargi, agita / vai, esigi\ete cerchio ardi | vai i el ciua / uisila (sub aui silam?) / ils istre su, muoviti scuotiti / bisogna rafforzarsi? (sub : favorisci la diffusione?) / rivòltati per il popolo I Settori 10, 11, 12, 13 della Parete 7 (vedi SeP7S10-11-12) furono scoperti nel 2009, togliendo la vegetazione in alto a destra rispetto ai Settori 1, 2, 3. Il Settore 13 non contiene scritte visibili. Il Settore 10 presenta più righe con lettere di diversa grandezza. Tre scritte sono caratterizzate dalla presenza di un i iniziale che funge da imperativo (‘vai’ > ‘su’). Nella prima riga è ben chiara la scritta i eбila ( = eб). Nella seconda riga, in bella calligrafia, è scritto i esi, ma all’i finale furono aggiunti in alto tre trattini che permettono anche la lettura esite (vedi SeP7S10-apo). Poi appare un cerchio che a ben guardare è piuttosto un serpentiforme del tipo : come segno alfabetico esso può valere os. Dentro il circolo c’è un’asta che può denotare i. Dopo il cerchio leggo i el ciua con qualche dubbio riguardante l’u (l’arco inferiore non è stato eseguito con incisività, essendo a ridosso di un rialzo). Mi sembra sicura la presenza di una legatura da leggersi ci, sebbene l’asta dell’i sembri davanti al c, come avviene anche in altri casi. Tra la prima riga ed il cerchio è incisa una sequenza di piccole lettere che leggo come ul(v)e sip siv. Dopo ul ( ) c’è un segno che mi sembra un ingegnoso espediente per denotare nello stesso tempo e e ve, in analogia col fatto che spesso le basi *ul- ‘accrescere’ ed *ulv- ‘distruggere’ sono abbinate: il segno è che richiama sia v ( ) sia (v)e. Le due legature si sono del tipo , ma inclinate. Sotto il cerchio è scritto accuratamente uisila, su cui, però, si è operato un timido tentativo di mutamento in aui silam. Più sotto è scritto ils istre.

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Adolfo Zavaroni

SeP7S11 liam / mlili

la corrente moltiplica

Scritte facilmente leggibili per la mancanza di sovrapposizioni. In mlili m ha tre gambe. Le lettere di liam sono più alte (10-11 cm.) di quelle della riga sottostante (6-8 cm.), essendo maggiore lo spazio a disposizione. SeP7S12 sis eli / lostre ist (vel lostre is?) / potrar sub potida? roma spargi spingi / ti è chiaro (vel rifletti smania?) / putrida (è) Roma La superficie rugosa ha creato qualche problema di incisione ed anche la lettura ne risente. La scritta superiore è leggibile come sis eli (SeP7S12). Più in alto c’è un’altra area che potrebbe contenere tre lettere, ma non vedo chiari segni di scrittura. Sotto sis eli si legge lostre con una legatura tre che ha la forma . Dopo lostre c’è una legatura più piccola difficilmente districabile: molto probabile è la presenza di s a cui potrebbe essere sovrapposto un i. Forse c’è pure un t marcato in due modi: con un appendice sopra s come in e con un minuscolo t che affiancherebbe la parte superiore di sulla destra. Dunque, è possibile leggere lostre ist (SeP7S12-01). Nella 3a riga, dopo po (piuttosto che mo : solita incertezza dei segni simili a П), c’è un intrico di linee poco intelligibile (SeP7S12-02). Tra le legature sovrapposte ricostruibili, le più convincenti mi sembrano tr+ar e ti+da. Esse sarebbero attraversate da due righe parallele che partono dall’o di po o mo e potrebbero appartenere al disegno di un manico d’ascia o di martello. A destra delle legature citate è possibile leggere roma. Dunque, sono incline a leggere potrar (sotto potida) roma. Anche la possibile scritta roma è in uno spazio stretto e accidentato: in particolare m in legatura non è evidente. Il Sasso davanti alla Parete 7 Si vedono delle iscrizioni anche su un sasso di circa 60 x 40 cm., sporgente come un cippo davanti alla Parete 7 (vedi SeP7cippo). In vari punti la lettura non è agevole. SeP7Ci (< Sega 24) ulvemus / stotostrus distruggiamo i fustigatori

бaбa | ba | бlusia

cresci | uccidi | prospera!

Nella scritta superiore (SeP7cippo-01, -02) l’u iniziale non è inciso come i caratteri successivi a causa del maggior pericolo di uno sfaldamento della crosta superficiale. Poco visibile è pure s finale. Immediatamente sotto ci sono altri segni di non facile lettura: ricostruirei stotostrus: il primo t mi sembra eseguito due volte, prima accostato a s e poi accostato ad o. Il secondo o fa parte di una legatura tos ( ) che è seguita da un gruppo trus (SeP7cippo-02). La scritta sottostante declina verso il basso (vedi SeP7cippo-01, -03). La prima lettera è dubbia: è una via di mezzo fra un un rho appuntito verso l’alto e un б, ma б è più probabile sia sul piano epigrafico che su quello lessicale. La terza lettera è un б con il vertice dell’asta terminante a punta di freccia come certi i. Il secondo a del probabile бaбa interferisce con un altro a che pare appartenere alla breve parola ba scritta trasversalmente a бaбa. Il motivo per cui ba è stato scritto in modo da interferire con бaбa, sebbene davanti a ba ci fosse abbondante spazio per evitare sovrapposizioni, è probabilmente dovuto ad un nesso concettuale fra бaбa e ba ‘morte’ analogo a quello fra бua ‘aumenta’ e mua ‘tronca’. Mi sembra, inoltre, che i due a siano stati sovrapposti in modo da formare una figura umana con ampie vesti (SeP7cippo-03), mentre il b è legato al disegno di una testa che ammette la visione di due facce: una col naso rivolto a destra, simile al volto di un Caronte etrusco; l’altra faccia, rivolta verso sinistra, è chiomata e barbata. Dopo бaбa l’iscrizione continua verso il basso, sempre costeggiando il bordo del sasso. Vedo un б seguito da un segno = lu che a destra si unisce con un s ; infine leggo ia, con a male inciso. Dunque, avremmo бaбa бlusia. A sinistra di ba, ad un intervallo di almeno un carattere, c’è un m davanti al quale si vedono le tracce di altri due segni che non sono ricostruibili in modo attendibile poiché la superficie è danneggiata.

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8° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLA PARETE 8 DELLA SEGA

La Parete 8 (vedi SeP8) è divisibile in cinque settori di diversa forma, grazie alle spaccature ben evidenti. La lunghezza complessiva è di circa 280 cm., l’altezza massima di circa 130 cm. I settori sono stati numerati da sinistra verso destra (per chi sta di fronte alla parete). SeP8S1 ustia / бrea con ardore? / ferve Nel Settore 1 della Parete 8 appaiono solo due parole con lettere alte 5-6 cm (SeP8S1, SeP8S1-01). Le asperità della superficie non permettono una lettura immediata. Nella riga superiore leggo ustia con legatura = st. Sotto, leggo бrea, sebbene la gobba di r non sia incisa distintamente. Non saprei dire se sotto бrea fu incisa una breve parola di cui resterebbero deboli segni. SeP8S2 бusi emi oliem / siemo| liv esi ilsiem sub sie imu ili liei silsiem / umua eme ? /

cresci, approfitta del potenziamento / il vincolo | sciogli cerca la rivolta sub collégati alla rivolta confluisci vel aderisci alla diffusione / dell’unione approfitta? / lire vertom | meie ilom / bostre > bost urbem? | is vila ilбel (vel ilбle) rei nostre / nella corrente mi muovo; voglia tu cambiare ciclo / picchia > batti l’urbe?? | forza! scegli légati alla repubblica nostra / uli imбi | ilбu (supra ilu?) simia cresci unisciti | con un vincolo tu voglia unirti

Il Settore 2 ha una lunghezza massima di 120 cm. Le lettere maggiori hanno un’altezza inferiore ai 9 cm. La parte superiore del pannello, molto accidentata, non sembra essere scritta. La lettura è ostacolata anche da licheni biancastri che ricoprono molte parti del pannello (SeP8S2, -apo, -02). Nella 1a riga la prima parola è forse бusi, con legature бu e si mal percepibili perché nella superficie ci sono delle incavature. Il successivo oliem contiene due legature consuete: li ed em. Nella 2a riga si possono ricostruire due versioni: una di esse è siemo | liv esi ilsiem. Il mo di siemo cade in corrispondenza di un gradino ed è quindi mal percepibile. L’altra versione è sie imu| ili liei silsiem: mo ( ) è stato trasformato in imu ( ), ignorando l’o (che in effetti si vede male); il successivo l è stato trasformato in il ( ), v ( ) è stato considerato come una legatura li, a s obliquo di esi sono state raddrizzate le lievi sinuosità ed il successivo i di esi è stato trasformato in un s “a freccia” per ottenere liei silsiem al posto di esi ilsiem. Tra la 2a e la 3a riga si vedono alcuni segni. Abbastanza chiari sono un a ed un successivo m. Ciascuna delle due gambe di m sembra legata con un e poco visibile (piccoli e superficiali i trattini del primo e): dunque, avremmo eme. L’a pare la fine di una scritta umua le cui altre lettere sono poco incise. Nella 3a riga lire contiene la legatura = re, vertom contiene la legatura che qui vale ert. In vertom -om non si vede bene perché è in una rientranza più scura. Dopo la rientranza leggo meie ilom, la cui seconda parte pare il frutto di rifacimenti. Nella 4a e 5a riga la prima sequenza si trova su una superficie ribassata ed è del tutto scollegata dal resto della riga che d’altronde non è neppure ben allineata. All’inizio della 4a riga c’è una parola poco visibile a causa di accidenti naturali (piccoli sfaldamenti superficiali, licheni) e della scarsa profondità dell’incisione. Con perplessità leggo bostre, che sembrerebbe aver subìto un tentativo di trasformazione in bost urbem (si veda SeP8S2-apo, -01).

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Adolfo Zavaroni

Aldilà del rialzo superficiale leggo is vila e poi ilбel rei nostre. In ilбel (o ilбle?) si ha la legatura = el o le. In nostre, se la lettura è esatta, ci sono le legature = no e = st. Nell’ultima sembra attaccato anche un r che comunque è contenuto anche nella successiva re. La 5a riga sembra iniziare, nella superficie ribassata, con le parole uli imбi (lettere piccole poco visibili; SeP8S2-01). Poi si legge bene ilбu simia con strana legatura = бu, forse ottenuta per la presenza di un originario ilu. Il sigma della legatura si è poco visibile. SeP8S3 sel / is siu(e) / tliei / litemila (sub litrem la) / favorisci / smania scuotiti / sollévati / bisogna vendicarsi (sub : la scelleratezza interrompi) / silile ila / mutemus (sub mut reom et mut roma?) si deve diffondere la rivolta / tronchiamo (sub : tronca il reo et tronca Roma?) / re umbra (supra (d)remba?) / ruvi ruvi ruvi / per lo Stato umbro (supra : (incalza) àgitati?) / accorri accorri accorri

Nel listello di roccia più alto del Settore 3 sono grattati due segni: il secondo è l ; il primo non è leggibile con certezza: suppongo sia una legatura se (vedi SeP8S3-01). Nel listello sottostante leggo is siu (SeP8S3, SeP8S3-02): ma is non è certo (la superficie è soggetta a forte erosione), mentre l’u di siu potrebbe essere legato con un e. Nel pannello centrale (SeP8S3) sono incise quattro righe. Nella prima è scritto tliei. Nella seconda un originario litemila ( = emi) è stato mutato in litrem; nella terza silile ila, dove s “a freccia” iniziale sembra sovrapporsi ad un l che potrebbe appartenere ad una diversa redazione. Nella 4a riga la scritta originale era forse mutemus, la cui seconda parte fu poi trasformata: l’e fu incorporato in una legatura re, forse per realizzare la parola reom ( ); ma è possibile che su reom sia stato sovrascritto roma, apponendo un a sotto o. Nei sottostanti listelli la lettura non è agevole: i caratteri sono grattati lievemente su una superficie rugosa e cosparsa di scaglie. Sopra, leggo re umbra, ma tale scritta pare sovrapposta a (d)remba (SeP8S3, SeP8S3-03). Sotto, leggo ruvi ruvi ruvi: il gruppo di base è = rvi, dentro il quale l’atteso u, ammesso che vi sia, è scalfito sciattamente (vedi SeP8S3). SeP8S4 1 i бia / 2 ilea / 3 ils isi / trete /↓ la / 1 vai con violenza / 2 voglia tu rivoltarti? / 3 rivòltati infuria / trita /↓ spacca / 4 istrel imus (supra strelimus) / i / ilsila / 5 draбa (sub i бaбa) / 4 compatriota! andiamo (supra : ci rafforziamo) / va’ / bisogna rivoltarsi / 5 premi? (sub vai! cresci) / 6 ili elo / 7 liea ile livam

alla rivolta spingo / i legacci nella rivolta scioglierò

La scritta più alta del Settore 4 (SeP8S4, SeP8S4-apo, -01) è iбia, con a non del tutto certo a causa di lacune e cavità nella superficie. Ritengo si debba separare iбia in i бia. Nella 2a riga si legge bene lea, ma in corrispondenza della crepa di confine fu inciso un piccolo i per indurre anche alla lettura ilea che forse è segnata anche da un tratto più largo nel solco verticale di l. Nella 3a riga l’inizio non è del tutto perspicuo: leggo ils ( = ls) davanti ad un chiaro isi. A destra, in un lieve abbassamento, leggo trete e sotto, con lettere più grandi, la. La 4a riga presenta segni poco incisi, ma abbastanza definibili. Ritengo che una prima versione strelimus sia stata modificata in istrel imus. Dopo l appare un i ben tracciato che pare fungere anche da gamba di un m. La probabile terminazione us, che cadrebbe in un punto di sfaldatura superficiale, è poco marcata. Più a destra c’è un i isolato (imperativo 2a sing.), ai piedi del quale inizia, in lettere piccole ma nitide, la scritta ilsila. Nella 5a riga il segno iniziale sembra essere = dr, a cui sarebbe stato sovrapposto un б che coprirebbe la metà destra di dr, mentre sul fianco sinistro sarebbe stato approfondito un piccolo tratto verticale (i ?). I tre segni successivi aбa sono chiari: leggerei i бaбa sovrapposto a draбa. 100

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Nella 6a riga è scritto ilielo > ili elo (SeP8S4-02, -03). Nello zoccolo del pannello è scritto liea ile livam in buona grafia (liea in lettere minori). SeP8S4B ileiam / semua mi rivolterò / unisciti In una piccola superficie (Zona 4B), in alto a destra rispetto alla zona principale, si legge abbastanza bene ileiam (SeP8S4B). Più sotto mi sembra rozzamente scritto semua. SeP8S4C vaso vaso

+ cluila

+ si deve purgare

Su un rialzo di roccia che sta tra la zona di ileiam e quella di ile livam c’è una scritta che mi sembra preceduta dal disegno di un vaso. Leggo: cluila (SeP8S4C). SeP8S5 imбi iliemis\us

unisciti, ci ribelliamo\ribelliamoci

Nel piccolo Settore 5, che si trova sotto il Settore 2, si legge imбi in lettere grandi e poco incise. Di seguito, in lettere minori, è scritto iliemis\us.

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9° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLA PARETE 9 DELLA SEGA

La Parete 9 ha una forma abbastanza compatta. È quindi difficile individuarvi pannelli con blocchi di iscrizioni ben delimitabili. La suddivisione della parete in vari settori è problematica anche a causa della rarità di fratture regolari della superficie e a causa del disordine con cui le scritte sono state eseguite. In ogni modo, per facilitare l’esame delle iscrizioni e la loro trattazione, ho suddiviso la parete in 12 settori come appare in Fig. SeP9. Il Settore 1 Il Settore 1 ha come limite sinistro lo spigolo sinistro della Parete 9; in alto e in basso è delimitato da antiche spaccature; a destra da una fessura quasi verticale nella parete. Le diverse scritte occupano sette brevi righe (SeP9S1, SeP9S1 apo). SeP9S1 ila / iбle\om / ○○○ / e sci (sub secsi) umuo(m) / rivòltati / ardi\o / ○○○ / vai decidi (sub : taglia) per l’unione / ilsam (supra cilam) cil / vi eбilo / liem ive (supra lieve ive) il ciclo? (supra: reciderò) recidi / con violenza ribollo / alla corrente unisciti (supra : id.)

Nella 1a riga si ha ila; nella 2a riga iбle\om (sovrapposizione di -om su -e per denotare una variazione di persona nel verbo con tema *ibl-). Nella 3a riga appare una fila di tre teste parzialmente tangenti a delle lame di falce. Nella 4a riga la prima parola non è perspicua: un iniziale e pare avere subìto una modifica in se, mentre il segno successivo è una legatura in cui sono sovrapposti i, s, c. La seconda parola è umuo(m) (la presenza di m finale in legatura non è chiara). Dunque, ritengo che una prima redazione e sci umuo(m) sia stata modificata in secsi umuo(m). Nella riga sottostante leggo ilsam, probabilmente modifica di un precedente cilam. Dopo la modifica sarebbe stato aggiunto il termine cil scritto a chiare e grandi lettere più a destra. In ilsam m finale è mal delineato. Nella 6a riga leggo vi eбilo con un dubbio sulla lettera iniziale: il trattino superiore del presunto profondo come quello inferiore e d’altra parte pare ripetuto in due diverse posizioni.

(v) non è

L’ultima riga del settore inizia con le tre lettere lie ben delineate, ma poi subentrano vari problemi. Dopo lie si può leggere ive abbastanza agevolmente, ma l’e di lie e l’i di ive sembrano inferiormente uniti da un tratto che dà adito alla lettura ev (eve se si tien conto di tre trattini orizzontali). È quindi possibile leggere anche lieve. Insomma, tenendo conto di vari trattini di legatura – alcuni dei quali però non immediatamente evidenti – si può supporre che siano state sovrapposte le formule liem ive e lieve ive (SeP9S1, SeP9S1-02). Ho fissato arbitrariamente la fine della riga, per adeguarla alla lunghezza delle righe precedenti. In realtà dopo ive le lettere continuano ad essere incise senza intervalli in una scanalatura irregolare che prosegue verso destra. Le parole successive saranno esaminate in SeP9S8.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Il Settore 2 Il Settore 2 è un listello aggettante al di sopra del Settore 1, presso il bordo sinistro della Parete 9 (vedi foto SeP9S2). SeP9S2 ivi ilni unisciti nella rivolta Il quarto segno ( ) deve essere considerato una legatura il in modo da leggere ilni (locativo di un attestato ilnia). I Settori 3 e 4 Il Settore 3 si trova nella parte alta della parete, sulla destra. Il bordo superiore è delimitato da una sporgenza della roccia dovuta ad un antico distacco di blocchi che ha fatto affiorare lo strato della Parete 9. A destra si trova il Settore 4 che si estende verso destra fino alla fine della parete. SeP9S3

○ + tume vemбut\il / serpente / mut ule\vemus / mema /

○ + si gonfia si è avvoltolato\l’avvolgente / serpente / tronca accresciamo\distruggiamo / taglia / ilimбes samunt / la liles rem sub lavil rem strei i rivoltosi si uniscono / rompi, cogli l’occasione sub : approfitta dell’occasione poténziati mouo liбom ila(m) mi muovo aderisco alla rivoluzione

La 1a riga (vedi SeP9S3 apo) inizia con un cerchio che probabilmente è associato all’andamento serpentiforme con cui termina la riga ed al concetto espresso dalla base *vemб- ‘volgersi’ presente nella scritta. Le parole tume e vemбut\il sono scritte con un insieme di legature che alludono a dei serpentiformi con la testa alzata. La trascrizione vemбut\il denota il fatto che dopo il б, inclinato e foggiato in modo da sembrare anche una spira, la scritta si divide in due: verso l’alto sono incise le due lettere il (l ha la forma di un’ascia stilizzata), verso il basso si diramano due tratti curvi, uno dei quali sembra una versione maggiorata del primo, sui quali si innesta un t a bandiera inclinato ( ). Immediatamente sotto la scritta mi sembra disegnato un serpente il cui corpo forma quattro spire e la cui testa ha una gibbosità posteriore (più che richiamare la testa d’ariete delle raffigurazioni classiche, richiama una testa di cammello). Davanti al serpente è inciso mut e a ridosso del serpente stesso si può leggere ule- (u di tipo ) con i trattini di e innestati sull’asta di l. Ma probabilmente dalla gibbosità della testa del serpente un v (tipo ) è inciso verso il basso in modo da avere la consueta opposizione ul(e)- / ulv(e)- “crescita” / “distruzione”. Le prime due spire del serpente sembrano sovrapposte al gruppo in legatura emus ( ). Nella 3a riga è scritto chiaramente mema. Nella 4a riga leggo ilimбes samunt: ilimбes termina con una legatura es ( ) e l’iniziale s “a croce” di samunt è quasi contenuto tra i primi due trattini orizzontali di tale legatura: forse esso replica un s poco visibile denotato da un trattino innestato sul successivo a ( ). Nella 5a riga a prima vista si può leggere laliles rem (o rei), ma un esame più accurato mostra la presenza di sovrapposizioni (forse più visibili in SeP9S3-01). Mi sembrano possibili, anche dal punto di vista sintattico, le differenti redazioni la liles rem e lavil rem strei. Nell’ultima riga è scritto mouo liбom ila(m): m finale è forse denotato da una piccola concavità sulla sommità di a (vedi SeP9S3 apo).

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Adolfo Zavaroni

SeP9S4 1 imle ili umbrom / ei (> emi?) / unisciti alla rivolta degli Umbri / vai (> approfitta?) / 2 il бia\o (et ilбia\o) s(u)va\o rua (supra la?) rivòltati con la forza\esercito (et : i\il vincoli\o) propria\o\i / strappa (supra: spacca?) 3 бiv mue rue il supra sil\vemus semue il / picchia mozza strappa rivòltati supra: ci gettiamo\ci agitiamo: assòciati rivòltati / 4 silile (s)ilia / csi iliom / 5 бivela ( > бiv eбa et бie eia et бie ela) / si deve spargere la rivolta (il seme) / spezza il ciclo / si deve picchiare (> picchia con ardore etc.) / 6 liti ilnemos (sub svinemos?) semбo / 7 antropomorfo + tute tramбat nella vendetta ai rivoltosi (sub : ai compatrioti?) mi associo / antropom. + picchia tumultua La 1a riga del Settore 4 inizia al di sopra della 1a riga del Settore 3 con un chiaro imle (SeP9S4, SeP9S4 apo). Dopo ili c’è un avvallamento provocato da continui rifacimenti. La parola meglio ricostruibile, forse l’ultima ad essere scritta, sembra essere umbrom. Immediatamente sotto l’inizio dell’avvallamento c’è un e seguito da un altro segno o due: forse ei mutato in emi. La 2a riga primitiva iniziava con ilбia la; poi, in piccole lettere, fu scritto s(u)va (con u denotato da un tratto curvo dentro = v) fra ilбia e la. È possibile che l’inserimento di s(u)va comportasse una scansione di ilбia in il бia in modo che s(u)va fosse aggettivo di бia. Più tardi ci fu un tentativo mal riuscito di trasformare gli a di бia e s(u)va in o, mentre rua fu sovrascritto su la. In una delle sue redazioni la 3a riga inizia con бiv, ma l’asta del б è attraversata da profonde linee che denotano la presenza di un precedente s “a croce”, mentre la pancia del б, poco incisa e troppo vicina alla lettera successiva, fu palesemente eseguita in un secondo tempo. Quindi possiamo leggere anche siv. D’altra parte il v (tipo ) può essere la modifica di un precedente l. La sequenza successiva contiene tratti appartenenti a gruppi quali emus e mue. Più difficile è individuare le lettere sovrapposte in un gruppo che viene dopo e che a sua volta precede le chiare lettere finali il. In conclusione, senza escludere la possibilità di altre stesure, mi sembra che siano sovrapposte le sequenze бiv mue rue il e sil\vemus semue il (SeP9S4 apo). Nella 4a riga, leggendo come si il segno iniziale , la prima parola è silile. Sfortunatamente la prima lettera del soggetto del gerundivo femminile silile è male eseguita: suppongo che sia un s del tipo , entro cui si è poi tentato di scalfire un s del tipo . Dopo di esso si ha ilia. Dunque, la lettura silile silia mi sembra attendibile, ma la posizione del sigma iniziale un poco rialzata e lontana mi induce a supporre che silia sia la modifica di un originario ilia. Semanticamente poco probabile mi sembra una lettura is liles ilia che si ottiene ponendo la legatura iniziale = is. Tra la 4a e la 5a riga ci sono alcuni piccoli segni che leggo come csi iliom (SeP9S4-01). La 5a riga è di lunghezza limitata (contiene sei segni) perché la 6a riga piega verso l’alto e le toglie spazio. Forse era stato scritto бivela, che fu poi mutato in бiv eбa e anche in бie eia e бie ela (SeP9S4-01). La 6a riga inizia con (= li piuttosto che v) che è seguito da = ti. Il terzo segno è ancora , a cui però si appoggia un poco visibile s, probabilmente inserito per una trasformazione, forse quando un piccolo i fu inciso tra i due tratti orizzontali di , in modo da leggere svi. Poi si vedono una legatura ne e un gruppo più incerto che leggo come mos ( ) e che forse è la modifica di un originario m. Dopo mos la riga piega verso l’alto per evitare dei rialzi irregolari della superficie: si legge semбo, ma la presenza dello stretto б in legatura, probabilmente aggiunto tardivamente, non si coglie immediatamente. In conclusione, mi pare si possa leggere sia liti ilnemos semбo sia liti svinemos semбo, essendo svinemos sovrapposto a ilnemos. La 7a breve riga pare contenere la combinazione di una figura con delle lettere. La figura rappresenterebbe a mezzo busto un dio che tiene una scure con una mano e con l’altra regge forse un recipiente (o una testa? una testa è comunque disegnata accanto). Le scritte sono leggibili come tute tramбat. Il finale бat è inciso al di fuori della figura contenente tute tram (SeP9S4 apo).

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) I Settori 5 e 6 Il Settore 5 (vedi SeP9 e SeP9S5 apo) comprende diverse superfici disposte su più piani nella parte destra della parete, al di sotto del Settore 4. Il Settore 6 è situato sotto il Settore 5 e affonda nel terreno, dove uno scavo potrebbe mettere in luce qualche altra scritta. SeP9S5 iti iti iti is uleom (sub ulveom et umбrom) umua (in milite) vai vai vai infuria alla crescita (sub alla distruzione et agli Umbri) unisciti (in milite) \rue / res pro su\ve tume (sub tuste) arma / streos mut | umumus m tronca\spacca / i beni per sé accumula (sub : picchia) àrmati? / i lacci? taglia | ci uniamo osio / olvibo drile\ila (sub rem umбram) tlebeso / ardo / distruggerò bisogna spingersi (sub : lo stato umbro) sosterrò / In un listello nella parte alta del settore, a destra, c’è una scritta con lettere di altezza compresa fra i 3,5 e 6 cm. (SeP9S5-01). Essa è leggibile come iti iti iti is, con qualche incertezza sulla presenza di s finale che sarebbe marcato da un tratto obliquo con ampie curvature. Le legature ti sono del tipo , ma il trattino orizzontale è disposto a diversi livelli nei tre casi. In alto a sinistra una scritta con sovrapposizioni precede una figura umana stante con lancia e disco (o cerchio) (SeP9S5-02). Leggo uleom su cui si sarebbe soprascritto prima ulveom e poi umбrom. Dentro il busto dell’antropomorfo è scritto umua in lettere molto piccole. In una piccola area piana sottostante la scritta umumus è stata ottenuta con una concatenazione di falci. Più sotto, in un pannello di dimensioni maggiori, vi sono varie iscrizioni e figure scalfite con scarsa profondità e visibili solo in condizioni particolari di luce (lettere alte 5-6 cm.). Esistono anche delle sovrapposizioni, ma è già abbastanza difficile ricostruire alcune delle redazioni. Nella riga superiore leggo res pro su\ve (SeP9S5, SeP9S5-03, -04). Le lettere di pro interferiscono con la figura di un volto avente il mento appuntito: un occhio è aperto e l’altro chiuso come nelle rappresentazioni del dio germanico Odino. Il contorno del volto ed una linea mediana verticale formano anche una legatura dr di tipo . Essa è l’inizio del nome drums che si può intravvedere in buone condizioni di luce (SeP9S5-01b). Tale nome sembra apparire in altri punti del pannello, ma le tracce sono sempre deboli e sovrapposte ad altri segni. In su\ve l’u ed il v hanno l’asta sinistra in comune. È possibile che dopo su\ve la scritta continui declinando parallelamente al bordo superiore del pannello. È enucleabile una legatura continua tume (SeP9S5-05, -05c) combaciante con tuste, il cui e interferisce con uno strano gruppo di segni. L’unica ipotesi che riesco a formulare è che tali segni rappresentino un mucchio, forse di falci e altri taglienti. Un chiaro a a destra del mucchio lascia pensare che tra i segni del mucchio ve ne siano alcuni che hanno anche una funzione di grafi. Ho così individuato quelli che sembrano formare la scritta arma (SeP9S5-05). Tornando verso il lato sinistro del pannello, sotto res si può ricostruire streos (< stre+os) mut (SeP9S5-01b, SeP9S5-03). Dopo un intervallo di tre o quattro lettere appaiono deboli tracce di altri segni che sono propenso a leggere come umum[. Nella riga inferiore una delle letture possibili è drili\ela, di cui sembrano presenti due redazioni, una delle quali con = il. In sovrapposizione con drili\ela leggo rem ombram, dopo cui mi attenderei un verbo, ma la sequenza dei segni successivi è così complicata dalla scabrosità della superficie e dalle sovrapposizioni che ogni lettura è destinata a rimanere dubbia. Propongo tlebeso (SeP9S5-05c). Sotto l’o di tlebeso c’è un altro o con cui inizia una scritta osi. Un altro o sembra inciso poco profondamente dopo osi. L’esame di tali lettere mi porta ad ipotizzare che dapprima fu scritto osi, che fu mutato in osio quando la scritta della riga soprastante fu modificata in tlebeso. Una linea di frattura separa il pannello con osio da quello sottostante in cui si legge bene olvibo (SeP9S5-06).

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SeP9S6 drilo | vis livit trae / esi (sub tlesi et бesi?) lei / mi muovo | la forza si libera : tira (= avvìati) / adòperati (sub lèvati et trita?) volta / asce? + olvi / dud / idrumus ↑ umul is /↓ istril ↑ ersi / asce? + distruggi / orsù? / cresciamo ↑ compagno infùriati /↓compaesano ↑ sorgi / umua umumus (sub umбi?) olvil rua / 3298 supra ostrom? / molom || all’unione ci uniamo (sub: légati?) oh distruttore, rovina! / 3298 supra Ostro? / venero || umi elo / memei scisi / ei uila (sub semuila) | isi / li(б)ela unisciti? spingo / che tu tronchi taglia / su! scegli (sub bisogna unirsi) | smania! / bisogna accorrere (aderire) Nella riga più alta del Settore 6, a sinistra, c’è una breve scritta mal visibile: leggo drilo, ma il trattino denotante i in legatura è poco visibile. Dopo uno spazio libero si ha vis, con v di tipo e s a croce (SeP9S6-01). La parola successiva è livit, con legatura vi del tipo , sulla cui asta verticale destra è appoggiato un t a bandiera sinistra inclinato (SeP9S6-01b). La terza parola è trae (tr+ae). Nella riga sottostante sembra che davanti ad un originario esi lei sia stato leggermente inciso un l che poi si tentò di mutare in б per ottenere prima lesi e poi бesi. Nella 3a riga la scritta olvi è preceduta da una sorta di X, forse formato da asce non ben ricostruibili, con i manici incrociati (SeP9S6-02, -03). Più a sinistra, c’è un grande 8 che forse fu disegnato all’epoca delle scritte. Se così fosse, sarebbe un simbolo dei cicli universali. La metà inferiore dell’8 è tangente a due d probabilmente collegati da un u in legatura. Insomma, possiamo avere dud (SeP9S6-01, -04). Sotto dud, sulla sinistra, è scritto idrumus con ductus obliquo ed in uno stile particolare (SeP9S6-04). Questo verbo potrebbe essere connesso con dud (avverbio?). A destra, ad un livello leggermente inferiore, si può leggere umulis, che suppongo sia da dividere in umul is (SeP9S6-03, -03b) e poi, scendendo di nuovo leggermente di livello, ersi. Le estremità inferiori di umul is si toccano con i vertici delle lettere che stanno sotto e che sono leggibili come istril: il segno centrale, male delineato, pare essere = tr. Al di sotto di istril ersi si può leggere olvil rua (SeP9S6-03). L’o, scalfito leggermente, è poco visibile, mentre i sembra legato sia con v sia con l nelle legature e che devono comunicare l’idea della scure del distruttore. Poco sotto rua è scritto elo. Più a sinistra si legge mi con m a tre gambe; ma mi sembra possibile che un piccolo u in legatura fosse apposto davanti a m, in modo da leggere umi. Il primo tratto di tale u sarebbe coperto da un grande 8 che sembrerebbe far parte di un numero moderno scritto a sinistra con grandi caratteri: 3298. Ma un esame attento mostra che tale possibile numero sarebbe il leggero ritocco della scritta ostrom : os è situato nella metà inferiore del 3, mentre il 2 non cela il t “a bandiera sinistra” che pare legato per sovrapposizione con una replica di s, il 9 è un maldestro tentativo di apporre un’appendice inferiore ad un ben sagomato r (tipo ) e om interferisce con la metà superiore dell’8 (vedi SeP9S6-05, -05b), che d’altronde mi pare sia coevo alle scritte, quale simbolo del doppio principio universale ciclico di cui il dio Ostros sarebbe il preservatore. Siccome sotto ostrom è scritto molom ‘venero’ (m iniziale con piccolo o interno, l e legatura ), mi pare evidente che ostrom ‘Ardente’ (accusativo) sia un nome divino. Poco sopra ostrom sembrano scritti, parzialmente sovrapposti, umua, umumus e forse umбi. Ancora più sotto appaiono tre brevi righe: nella superiore si può leggere memei scisi; nella mediana ei uila (poi mutato in semuila) e in quella inferiore liela, con tentativo di modifica in liбela mediante la trasformazione dell’e in бe ( ). In memei ci sono due consecutive legature del tipo ; in scisi c’è la legatura (c poco visibile): vedi SeP9S6-05, 06. Le due ultime righe sono affiorate recentemente, durante la pulitura di quello che è diventato il Settore 12 (vedi). Il Settore 7 Il Settore 7 si trova nella parte inferiore della parete, a sinistra del Settore 6. Essendo ampio, esso è stato suddiviso in due zone 7A e 7B.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) SeP9S7A ititi umumus ↓ mae (sub drue) lite sti (sub strei?) ic бrilimos / vai ci uniamo↓ poténziati (sub : corri) alla vendetta procedi (sub : raffòrzati) colpisci frantumiamo / umu bomo /↓ ivo / sti dud ursil / insieme vengo /↓ mi unisco / cammina orsù risorto vel sorgi / umumus (sub umua) tetumuemus eбom (> emбom) ci uniamo (sub : unisciti) cresciamo? ribollo (> mi unisco)

Le righe di questa zona (SeP9S7A-00apo) sono leggibili con grande difficoltà: specialmente le lettere della parte superiore, incise su una superficie molto granulosa e chiazzata, sono difficili da riconoscere. Quindi le letture qui proposte sono incerte. Il primo lemma è fortunatamente costituito da segni incisi abbastanza profondamente: leggo ititi. Meno nitidi sono i segni di una successiva sequenza leggibile come umumus, sagomata in modo da sembrare costituita da una serie di asce e falci che si toccano ad un’estremità. I segni centrali di umumus sono tangenti, nella parte inferiore, ai segni di un termine sottostante su cui sarebbero state soprascritte le lettere di un’altra parola: una redazione potrebbe essere mae, l’altra drue; e forse ne esisterebbe una terza: moue (SeP9S7A-01). Incerto è il segno successivo che ipotizzo sia = il o li. Esso è seguito da un e o forse da et (con due tentativi di apporre un t sulla sommità di e ?) : dunque, avremmo lite. Altrettanto incerta è la probabile legatura seguente: suppongo sia un gruppo st con s eseguito due volte ( ). Inoltre c’è un tratto leggermente arcuato che parte dalla sommità di questo gruppo e va verso quella di un’asta successiva. Tale tratto arcuato sembra fare parte dell’occhiello di un r, occhiello che forse è replicato sùbito sotto. In conclusione, mi sembra che un originario lemma sti sia stato trasformato in strei (SeP9S7A-00apo, -01). Il segno successivo non è ben definibile; esso appare come una legatura = ic o ci. Poi vedo una legatura = бr o rб che forse precede una legatura = il e un possibile gruppo mos. Sulla prima gamba di m, in alto, c’è forse una tacca orizzontale per denotare i. Dunque, ipotizzo ic бrilimos... (SeP9S7A-04). Sotto бrilimos c’è una sequenza in lettere minori che leggo come vmv (> umu) bomo. Sotto lo m di bomo mi sembra presente un segno = iv obliquamente disposto in modo da essere esso pure seguito dall’o finale di bomo. Dunque, avremmo anche ivo (SeP9S7A-02). Sotto i già visti drue lite sti, al centro della zona, leggo sti dud e poi ursil (urs+il : ) con qualche dubbio sul primo lemma (SeP9S7A-00apo). Più sotto, presso il bordo inferiore, a sinistra sembrano sovrapporsi le due scritte umua e umumus; al centro è forse scritto tetum(u)emus (con secondo u dentro m : vedi anche SeP9S7A-03) piuttosto che et tumuemus. Tale sequenza potrebbe essere stata soprascritta su un precedente umuemus. A destra è scritto eбom con tentativo di cambiamento in emбom. SeP9S7B dua (sub drumb[os]) dua (sub ba?) dua (sub mua?) favorisci (supra Drumb[os]?) favorisci (sub : estingui?] favorisci (sub : tronca?)

La Zona 7B si trova a sinistra della Zona 7A. La superficie rocciosa, scabra, granulosa e inadatta alle incisioni, contiene tre scritte nella parte superiore della zona. Per i tre gruppi di segni la lettura è compromessa sia dallo stato della superficie sia dalle sovrapposizioni. Nel gruppo a sinistra ipotizzo una sovrapposizione tra dua e drumb[os] (le possibili ricostruzioni di os sono aleatorie). Il breve termine centrale è di nuovo dua (su cui è soprascritto ba); e pure il terzo termine sembra essere dua, a cui fu poi forse sovrapposto mua (vedi SeP9S7B). Il Settore 8 Il Settore 8 è costituito da una sottile striscia compresa fra il soprastante Settore 9 ed il Settore 7. SeP9S8 ernuom lis lilбom umbrom druo / umumus il risorgimento (vel : mi sollevo?) persegui la coesione degli Umbri; corro /ci uniamo

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Il primo termine ernuom di questo settore (SeP9S8) in realtà segue altre parole (liem ive) che sono state esaminate in SeP9S1. Mancano elementi sicuri per stabilire se ernuom è un accusativo (oggetto del successivo lis che ha un altro oggetto in lilбom) o un pres. ind. 1a sing. In ernuom la lettura di nu, su una superficie di colore scuro e difficile da incidere, è possibile solo grazie alle macrofoto. Anche r di umbrom e l’intero druo sono malamente percepibili. Dopo druo sono forse presenti alcuni altri segni sulla stessa riga, ma non mi pare siano ricostruibili con sufficiente attendibilità. Il Settore 9 Ho suddiviso il Settore 9, che si trova sopra il Settore 8, nella parte centrale della parete, in due zone per facilitare la trattazione. La linea di demarcazione delle due zone non corrisponde a crepe o ad altri accidenti della superficie, ma solo a raggruppamenti di parole. La Zona A contiene scritte che si trovano nella parte sinistra del Settore 9, presso il confine con il Settore 1 (vedi SeP9S9A). SeP9S9A \omбres imбue / vita lide / druat / [lieva?] /↑ i estrul? / u agli Umbri unisciti / con la vita divertiti / rapida / [(è) la corrente?] /↑ vai connazionale? / ul istre (supra lieva?) svom | liliom / lia drue ruvi accresci con il pubblico (supra : la corrente) il proprio | corro / confluisci corri precipìtati Nella 1a riga in alto leggo u\omбres imбue (SeP9S9A, SeP9S9A-01), probabilmente scritto sopra una sequenza ora irriconoscibile. La legatura imб di tipo è forse dovuta alla necessità di conformarsi a segni preesistenti. L’e finale, i cui tre trattini sono innestati sul tratto destro di u, è ad un livello leggermente superiore per evitare un gradino nella superficie. Sotto u\omбres imбue si legge vita lide: dopo un piccolo t del tipo , c’è un a grattato invece che inciso. Ancora più sotto c’è una breve scritta inclinata verso il basso: dopo dru c’è un a legato con u e dal vertice di a parte un tratto che arriva all’altro estremo superiore di u, sorpassandolo. Non è chiaro se questo tratto denota un t o un m ; e nel caso – a mio avviso più probabile – in cui denotasse un t, la lettura potrebbe essere tanto druat ‘scorre’ quanto druta ‘rapida’ (SeP9S9A-03). Suppongo che questa parola fosse inizialmente connessa sintatticamente con il termine sottostante lieva ‘corrente’ che poi fu trasformato in ul istre svom. A destra di druat ci sono un i, un e e poi, dopo una lineetta, il gruppo strul (SeP9S9A-02, -02b). Forse strul è il rifacimento di una sequenza preesistente: s iniziale, poco inciso, è mal visibile (ma vedi SeP9S9A-02c), mentre l’u sembra segnato due volte, poco incisivamente. Davanti a strul c’è una lineetta che lo separa dall’antecedente e. È possibile che la lineetta denoti la separazione dei lemmi, ma in tal caso bisognerebbe anche capire quando fu inserito tale segno di separazione: ad esempio, in un primo tempo potrebbe essere stato scritto i estrul ‘vai, connazionale!’ (estrul = *estril = istril) e poi qualcuno potrebbe avere tentato di modificare la scritta in ie rul o anche ie strul. Un termine strul non ha riscontri in altre iscrizioni, ma non sarebbe arduo ipotizzararne l’etimo (imper. 2a sing. dalla radice *strew- ‘spargere’). Dopo strul c’è un piccolo s con cui inizia una parola che ho assegnato alla Zona B. Sotto druat c’è una sequenza di segni incerti. L’incertezza è dovuta non tanto alle dimensioni ridotte dei segni quanto ai rifacimenti e alle legature. L’ultima versione della scritta potrebbe essere ul istre svom (con legature ul, stre, sv e om), forse soprascritta su lieva. A destra, in lettere più grandi è scritto liliom (vedi SeP9S9A e SeP9S9A-04). Nella riga più bassa si può leggere lia drue ruvi (legature = li, = dr ecc.). L’unico dubbio riguarda la vocale finale di ruvi che non è ben percepibile: potrebbe essere e invece di i.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) SeP9S9B is sam(a) umua (ter) u|mu rua / infùriati insieme unisciti (ter) ins|ieme stacca / umua ilsam (supra luvam?) molo(m) + antropom. con falcetto + / unisciti alla rivolta (supra : Falce?) venero + antropom. con falcetto + / seruamis drili / (--) vepa / stesiom dulбo бiv ito / + orma preserviamoci muoviti / scuotiti / sto saldo con la scure colpisci vado / + orma litres ba duli бivamos (u)muo gli scellerati uccidi! taglia! noi picchiamo (mi unisco) tronco Per la delimitazione della Zona 9B si vedano le Figure SeP9S9B e SeP9S9B-apo. Nella riga più alta, sotto una rientranza in forma di arco – dovuta ad un distacco della crosta superficiale –, dopo due lettere leggibili come is, c’è il segno = sam (SeP9S9B-01). Poi c’è un gruppo di tratti che a prima vista pare dare àdito alle letture più disparate, ma che tuttavia ammette questa semplice soluzione: su due righe, con piccoli caratteri, è stato scritto umua con legatura um di tipo . Poi fu scritto di nuovo umua con caratteri alti il doppio di quelli precedenti, in modo da coprire ambedue le scritte umua precedenti. A destra di tale sovrapposizioni sembrano incisi altri segni, probabilmente umu. Il secondo u gira intorno all’estremo inferiore destro della rientranza arcuata, oltre la quale sembra scalfita la sequenza rua. Sotto is sam ci sono vari segni, alcuni dei quali sono leggibili come molo(m). Queste lettere sembrano interferire con una figura umana la cui testa sarebbe disegnata al di sopra di lo. Tale antropomorfo (vedi SeP9S9B-apo) avrebbe uno scudo coincidente con l’o finale di molo e sarebbe armato di un falcetto disegnato due volte: una volta al di sopra della legatura mo, l’altra in sovrapposizione con il possibile a di una tribolata scritta ilsa incisa a sinistra di molo(m). Il verbo molo ‘venero’ avrebbe come oggetto il dio con scudo e falcetto. La legatura il di ilsa sarebbe del tipo e s del tipo , ma male eseguito e forse adottato per coprire una precedente figura. Poco sotto questo segno è eseguito un s “a croce”, forse come correttivo. A sinistra di ilsa vedo una legatura ua che presumibilmente appartenente ad un umua la cui prima parte è intuibile più che visibile. Sotto molo(m) c’è una scritta con un piccolo s iniziale che è seguito da un segno male eseguito interpretabile come legatura er. Anche peggiore è l’esecuzione di un successivo u legato con a a sua volta legato con un discutibile -amis ( ). Dunque, avremmo seruamis (SeP9S9B-02). Una scritta serua in lettere più piccole inizia con un s che si sovrappone al contorno di er di seruamis. Più a destra, su una piccola balza, leggo drili. Nell’abbassamento che si vede sotto drili leggo vepa (cfr. SeP9S9B-01, -03). Molto dubbie sono le tracce di un possibile s iniziale (come in svepea e svepila). Siccome il v sembra aggiunto in un secondo tempo, è possibile che in origine fosse stato scritto ema (piuttosto che epa: usuale ambiguità del segno Π; cfr. svepea supra is emea in SeP3S3C2). In basso a sinistra, sotto seruamis, leggo stesiom con legature te e probabilmente si, il cui i sarebbe legato anche con om ( ). Più a destra, è scritto dulбo бiv, con un piccolo o inciso al di sopra della gobba del б. Il v è inciso in un punto molto accidentato. Ancora più a destra leggo ito a cui è probabilmente connessa una sottostante orma di piede. Sotto stesiom, è scritto litres ba con legature li e tre e con ba inciso due volte (la seconda volta in lettere più grandi e più distanziate: SeP9S9B-04). Dopo ba si legge duli (il tratto curvo denotante u è poco visibile) che forse ha subìto un tentativo di trasformazione in dur. A destra, su una superficie molto scabra, leggo бivamos e infine, sotto l’orma già menzionata, muo, che forse si tentò di mutare in umuo. I settori 10 e 11 I settori 10 e 11 sono situati al di sopra del Settore 9 e sotto i Settori 4 e 5 (vedi SeP9).

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SeP9S10 umumis ulvemus / uniamoci, distruggiamo / sam liбe istres res > istres res mosa (sub бoma?) samo /↑ viбa insieme aderisci alla repubblica > alla repubblica partecipa (sub : favorisci?) insieme /↑ scuotiti umumus + ascia, falci / tot /↓ umбiti ↑ samo łis (б)ivi бiv бili muti (et meti?) ci uniamo + ascia, falci / tanti /↓ uniti ↑ mi associo segui picchia (unisciti) picchia batti tronca (et mieti?) tlun(i) tome (potius quam tume) tli (sub drio) /↓ tlio togli taglia (potius quam ingrossa) lévati (sub : mi spingo) /↓ mi levo La prima parola della prima riga è incisa sotto una rientranza (SeP9S10). Si legge agevolmente umumis con legatura = umis. La seconda parola, ulvemus, inclina leggermente verso l’alto. Una sottile linea naturale separa la prima riga da quelle sottostanti (SeP9S10, SeP9S10-01). Nella 2a riga sono avvenuti vari rifacimenti. Anche il primo segno, che a prima vista sembra un a, fu trasformato in sam con alcuni ritocchi ( ). Dopo sam liбe le parole istres res (l’ultimo s, di tipo , interferisce con il contorno tondo di re) furono incise due volte. La seconda redazione fu scritta con segni più ravvicinati dove prima c’era solo istres, mentre su res furono soprascritti altri termini: leggo mosa e anche бoma, con l’inserimento di un a (vedi SeP9S10-02apo). A destra di mosa ci sono due brevi righe in stretto contatto: sopra leggo viбa e sotto samo (SeP9S10-02apo). Nell’intervallo tra la 2a e la 3a riga sono disegnate un’ascia e almeno due falci. Davanti all’ascia fu forse rozzamente incisa una parola iniziante con umu-. La 3a riga inizia con un t la cui barretta orizzontale è replicata a metà dell’asta verticale; esso è seguito da ot, per cui abbiamo tot. Immediatamente sotto, in piccole lettere, leggo umбiti, verosimilmente apposizione di tot (SeP9S10-03). A destra di tot, leggo samo, con s (tipo ) ed a eseguiti almeno due volte, mentre m, che contiene o, è curvilineo per alludere alla lama di una falce (SeP9S1003b). Anche gli altri tratti delle lettere di questa riga devono contemporaneamente rappresentare delle armi. Dopo samo c’è il segno , denotante łi, davanti a un s “a croce” (dunque: łis). Poi la riga sembrerebbe sdoppiarsi in due con lettere più piccole nella sequenza superiore; ma in realtà le lettere della riga superiore sono legate con i tre б sottostanti: infatti, a volte le lettere legate con б sono incise sopra la gobba di tale segno. Dunque, leggo (б)ivi бiv ( = iv) бili muti (vedi SeP9S10-03b). Leggo muti con qualche perplessità: il tratto superiore del t a bandiera è inclinato verso il basso e leggermente curvo, forse per alludere ad un arpione, mentre l’i sarebbe denotato da un trattino orizzontale innestato sull’asta del t e confluente con il suddetto tratto superiore del t. Poi sulla seconda gamba di m furono innestati tre tratti orizzontali per ottenere anche meti. L’ultima riga è scarsamente incisa in una zona ribassata e scabra (SeP9S10-04). Propongo la lettura tlun tome (meno probabile tume) tli; ma tli sembra sovrapposto a drio. Più sotto, con lettere molto piccole, è forse scritto tlio. SeP9S11 stautrem (supra olustrem) luv\mat luб\mo (in dio seduto) deus? il picchiatore (supra: distruttore) [ogg.] falcia\ spezza il dio? Lubone\Lumone + dio seduto?

\mua + dio con ascia + e-- /↓ --- / eli (sub emбi) б\mue (sub bome) б accresci\tronca + dio con ascia + ?? /↓ --- / muoviti (sub : unisciti) accresci\tronca (sub : vieni) itom umumus ivil semumus vado vel al cammino ci uniamo; compagno vel all’unione ci aggreghiamo drums uaut (supra druar?) semunus sami (sub semumus strei) / Drumbos ha proclamato (sub : Corridore): ai compagni unisciti (sub : ci uniamo raffòrza(ti)) / reda (sub der druar) litem / sisli contraccambia (sub : taglia Corridore) la vendetta / propizia

La riga superiore mostra segni di rifacimenti che ne compromettono la lettura (vedi SeP9S11-01). Una versione sembra iniziare con la legatura sta ( ) sovapposta all’inizio ol di un’altra versione. La lettera successiva è un u in legatura che nella prima versione pare innestarsi sotto la verticale di una probabile legatura trem ( ) e nella

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) seconda versione sotto un s “a croce” che precede tale legatura. Dunque, leggo stautrem in sovrapposizione con olustrem. La parola successiva sembra essere stata modificata da luvat a lumat o viceversa (o è un’intenzionale sovrapposizione come quella che segue?). Dopo luv\mat sembra esserci una figura abbinata ad una scritta che contiene un б inciso sotto una legatura um, in modo da creare la doppia lettura lumo\luбo. La figura sembra ritrarre un dio seduto nella posa del Buddha: un braccio ha la forma di una clava e l’altro tiene un cerchio che coinciderebbe con l’o di luбo. Seguono altri labili segni che forse formano la scritta deus ( ). Nella 2a riga sembra ricostruibile un iniziale б\mua denotante, come in altri casi, l’alternanza бua\mua. L’a è tangente all’ascia (incisa in due diverse versioni) di un antropomorfo (certamente un dio) di cui si distinguono la testa, il tronco e l’altro braccio, steso lungo il corpo, che sembra reggere un recipiente. Dietro la testa del dio si nota un e, ma i segni successivi non sono chiari. Ancora più incerti sono dei segni sottostanti, dietro la schiena dell’antropomorfo, poiché la superficie è molto accidentata e frastagliata. Quindi rinuncio ad una lettura che sarebbe troppo aleatoria. Nella 3a riga il lemma iniziale doveva essere eli che poi, con tratti meno incisi, si tentò di trasformare in emбi. L’i interferisce con il d di una legatura che pare essere drue. La difficoltà di lettura è dovuta al fatto che il possibile drue si sovrappone sia all’i di emбi sia alla parte iniziale di un altro termine б\mue, poi mutato in bome (SeP9S11-01, -03). Nella 4a riga le lettere iniziali sono mal visibili a causa della granulosità e del colore scuro della superficie. La prima lettera è in una zona chiara, ma è quasi illeggibile a causa delle abrasioni, forse dovute a tentativi di scrivere con un utensile non idoneo. Mi sembra di poter leggere ito(m). La riga continua parallelalmente ad un gradino molto irregolare. Dopo un possibile umumus scritto rozzamente, le lettere si fanno più chiare, sebbene vi siano problemi dovuti ad alcune sovrapposizioni. Leggo ivil semumus. In ivil c’è una legatura con trattini anche sull’asta destra per denotare il secondo i (SeP9S11-02). Sotto la 4a riga c’è un rialzo irregolare della crosta superficiale, su cui sono state incise altre due righe (SeP9S11-02). La 5a riga ha un inizio tormentato da vari rifacimenti. L’ultima redazione della prima parola sembra essere drums. La stessa scritta è stata forse incisa immediatamente sopra, nell’angusto spazio tra il bordo del settore e due profonde coppelle incise l’una sopra l’altra ( : ). Dopo drums, c’è una sequenza che sembra formata da due u tra i quali c’è, in legatura, un a sovrapposto ad una figura umana con le braccia tese verso il basso: forse il braccio di destra regge un cerchio. Sulla testa del personaggio, che evidentemente è il dio Drumbos, ci sono le due profonde coppelle sopra citate. Il secondo u in realtà è legato ad un t che si erge sull’asta destra: quindi in complesso leggo uaut, che dovrebbe essere il perfetto indicativo 3a sing. di un verbo di cui è attestata la voce uau in TaAR2Z1, anche in quel caso avente come soggetto una divinità. Tuttavia mi pare possibile che ci sia stato il tentativo di soprascrivere druar dov’era scritto uaut. Dopo uaut la sequenza è leggibile come semunus sami, ma anche qui qualche sovrapposizione è possibile. Ad esempio, sopra n di semunus sembra esserci un m e la lettura semumus obbliga a mutare anche sami su cui d’altra parte si vede bene che è stato sovrascritto strei. L’inizio della riga sottostante presenta problemi di lettura. Una lettura possibile è reda in sovrapposizione con der (legatura = re e er) druar (sopra un precedente dua?). Druar sarebbe un epiteto – attestato anche in SeP1S3D – del dio Drumbos raffigurato dall’antropomorfo. Tale scritta sarebbe stata incisa dopo che l’identico epiteto scritto immediatamente sopra in interferenza con l’antropomorfo fu obliterato da uaut. La parola seguente è litem, che potrebbe essere l’oggetto di sisli (imperativo 2a sing.) scritto più sotto (SeP9S11-02). Il Settore 12 Durante un sopralluogo effettuato nell’ottobre 2009 è stato scoperto uno zoccolo roccioso, fino ad allora trascurato perché nascosto da erbe e muschio. Tale zoccolo, che si trova tra la base della Parete 9 e la base della Parete 8, contiene alcune scritte che qui raggruppo come Settore 12 della Parete 9 (SeP9S12-apo, -01, 02). Nella tabella le scritte sono riportate nell’ordine in cui si incontrano andando da sinistra verso destra. Un’orma rivolta verso il terreno sembra disegnata sotto liela.

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Adolfo Zavaroni

SeP9S12 luo lo |↑ iliu (sub ilбus) /↓ liela (sub livela et lire lia) | stacco spacco | con la rivolta (sub : i legacci) / si deve correre (sub si devono sciogliere et nella corrente corri) | atiti (> adiiti) tremбom? | ↑ rupio /↓ duva / il tia ritorna al tumulto vel tumultuo?| ↑ Rupio /↓ sii propizio / rivòltati sprona

La legatura lu di luo è del tipo (SeP9S12-01). Nella zona successiva, in alto, si legge bene iliu, sebbene ciò susciti dubbi di natura morfologica, mentre la parola sottostante a prima vista sembra liela. Ma ad un esame scrupoloso si nota che iliu ha subìto un tentativo di modifica in ilбus, mentre su liela si è cercato d’intervenire in vari modi. Prima si è allungata la verticale dell’e per dare l’idea di una (azzardata, ma presente anche in altra scritta) legatura ve ( ), così da ottenere ilбus / livela ‘i legacci si devono sciogliere’. Poi – abbandonata la lettura ilбus / livela – si è mutato l’e di liela in una legatura re ( ) e si è innestato un trattino (poco visibile) sulla verticale del successivo l per mutarlo in li, così da ottenere iliu / lire lia ‘con la rivolta / nella corrente corri’. Inoltre, non escluderei che ci sia stato un tentativo di sovrapporre all’e lo schizzo di un uomo armato di ascia (SeP9S12-02). Nella 3a zona la scritta non è chiara. Dopo a iniziale è presente un segno che sembra dovuto all’intenzione di mutare in legatura di un precedente t. Poi si hanno itit e una probabile legatura re dopo cui è difficile dire se è presente un б o un e che potrebbe essere legato a re tramite una linea superiore un poco curva. Il segno successivo, profondamente scavato in un punto in cui la roccia era forse più frangibile, sembra una legatura om (vedi SeP9S12-03). Opto per leggere atiti remбom con possibile trasformazione di atiti in adiiti (con adi- < ati- equivalente a lat. re- come in gallico). Nella 4a zona s’incontrano a sinistra due parole su due righe (rupio / duva) e più a destra la sequenza il tia. Ritengo che duva sia un verbo di cui rupio sarebbe il soggetto.

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10° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLE PARETI 10, 11, 12 DELLA SEGA ­­La Parete 10

La Parete 10 è adiacente alla Parete 9, ma rientra di circa 20-30 cm. rispetto ad essa. La parte inferiore della superficie, molto scabrosa, non è incisa. Le iscrizioni sono distribuite in modo disomogeneo. Solo la parte alta della Parete 10 presenta iscrizioni. Essa è divisibile in tre settori: i due a destra (visibili in SeP10-00 e SeP10S1-2) hanno più righe, mentre quello a sinistra (Settore 3), separato da una spaccatura che divide la parete, contiene una sola parola (vedi SeP10S3). SeP10S1 (< Sega 29 B) 1 svo oli ivom / 2 livi liea (sub lisei lieua et lis ersi liea et lise ilsi semua) /

1 con il proprio accresci l’unione / 2 sciogli i legacci (sub voglia tu seguire la corrente et segui leva i legacci et segui alla rivolta unisciti) / 3 ilsi lisei(s) / 4 is ils (vel isi ils) / 3 nella rivolta voglia tu seguitare / 4 smania rivòltati (sub: id.) 5 lilsila / ei / 6 sive seui ele sub sile (sub strave) seui e itus / 5 si deve seguitare / vai! / 6 àgita scuotiti spingi sub diffondi (sub : spargi) scuotiti percorri le vie) / 7 ol luma stoudre 7 accresci spacca batti

Le variazioni rispetto alla prima lettura proposta in Zavaroni (2008: 249-250) sono numerose. Nella 1a riga il segno iniziale non è chiaro, anche perché la superficie è accidentata. Ritengo sia la legatura sv ( ). Essa è seguita da un o quadrato. Anche le due successive parole non sono ben percepibili. Leggo oli ivom (SeP10S1-2-apo) con legature ol ( ) e iv ( ). Nella 2a riga le sovrapposizioni rendono possibili varie letture. Probabilmente la prima redazione fu livi liea, poi cambiata in lisei lieva. Ma l’e di lise fu in seguito trasformato in una legatura complessa = ers o res per ottenere lis ersi liea. Con altri cambiamenti si ottenne lise ilsi semua. Nella 3a riga leggo ilsi, sebbene nella legatura si s segua piuttosto che precedere l’asta di i. È difficile stabilire se nel successivo lisei esista un s in legatura con l’ultimo i. In ogni modo la sua assenza non muterebbe la morfologia della parola, poiché s finale del congiuntivo esortativo 2a sing. è generalente omesso. Nella 4a riga si può leggere is ils o isi ils: non è chiaro se sulla verticale di l è inserito un trattino che darebbe àdito alla lettura il. Nella 5a riga leggo lilsila piuttosto che lils ila. Fra la 5a e la 6a riga c’è ei. La lettura della 6a riga è problematica a causa dei rifacimenti. Ipotizzo che una primitiva scritta sive seui ele sia stata trasformata prima in sile seui e itus e poi in strave seui e itus (vedi SeP10S1, SeP10S1-2-apo, SeP10S1-02). All’u di seui pare sovrapposto un antropomorfo. Nell’ultima riga, dopo ol luma, c’è un gruppo di segni che potrebbe avere una funzione sia grafica sia figurativa. Sembra rappresentato un personaggio che brandisce una grossa mazza: dal collo parte un drappo teso all’indietro. Quanto ai segni alfabetici, la cui disposizione particolare è forse dovuta allo spazio ristretto, ricostruisco stoudre ‘picchia’ con qualche dubbio riguardante s ed o (SeP10S1-2-apo). SeP10S2 (< Sega 29 A) бei / striis (s)imelis / oli ilom colpisci / coi sicuri compagni / accresci la rivolta

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Adolfo Zavaroni

Nel Settore 2 la scritta più alta è costituita da un segno complesso interpretabile come una legatura бe o eб. Appena sopra la pancia del б c’è un segno molto obliquo che tuttavia potrebbe fungere da i (бei ‘colpisci’ piuttosto che eбi ‘ardi’: lo stile della scritta dà l’idea di un colpo, di un taglio). La riga sottostante inizia con una legatura non perspicua che ricostruisco come = str. Essa è seguita da un i e poi da una legatura che si deve leggere is sebbene s preceda i, come spesso avviene. Avremmo striis. La parola successiva inizia con una legatura ime, ma forse un s è stato apposto in legatura sull’i ; poi si ha la legatura = il o li, seguita da un s di tipo (vedi SeP10S1-2-apo, SeP10S2). Dunque, sono possibili due trascrizioni: striis (s)ime (comunque sime e ime sono sinonimi) ils oppure striis (s)imelis. Opto per la seconda. L’ultima riga è leggibile come oli ilom piuttosto che ovilom : l’ambiguità è dovuta alla presenza di potrebbe essere sia li sia v (SeP10S2).

che

SeP10S3 atro sub castruo Scuro sub rattristato?

Il Settore 3 della Parete 10 sembra contenere un’unica iscrizione, la cui lettura è resa incerta dalle sovrapposizioni. Sembra che un originario atro sia stato mutato in castruo, con c e s reduplicati, ma ugualmente mal visibili: si veda la foto SeP10S3. L’o di atro coincide con il disegno di una testa. Un poco più in alto sono forse disegnate delle orme di piede. I piediformi delle incisioni rupestri a mio avviso sono un simbolo delle divinità che presiedono alle vie, ai viaggi ed in particolare alla conduzione delle anime da questo all’altro mondo e ritorno. Le scritte sarebbero intonate al simbolismo del viaggio nell’oltretomba. La Parete 11 Abbiamo convenzionalmente chiamato Parete 11 un insieme di pannelli, disposti in realtà su diversi livelli e tuttavia facenti parte di un sistema roccioso aggettante di pochi decimetri rispetto alla Parete 10. Procedendo dalla Parete 10, che si trova a destra, si incontra dapprima la scritta SeP11S1; poi, più a sinistra, su due diversi pannelli, l’uno situato sotto l’altro, si notano le altre due scritte. Le tre scritte sono incise con utensili e tecnica diversi su tre diversi pannelli. SeP11S1 (< Sega 30) sive ils\бom mue supra sie ilumбom

scuotiti, il cerchio\legaccio spezza supra collégati alle rivolte

La scritta originaria pare essere stata sie ilumбom, che poi sarebbe stata trasformata in sive ils\бom mue con alternanza di s e б in ils\бom (in verità entrambi i caratteri non sono ben visibili). Poco marcato è pure i nella legatura si di sive. La legatura finale = mue è dovuta alla strettezza dello spazio a disposizione, ulteriore indizio che nella prima redazione mue non era contemplato. SeP11S2 (< Sega 30) sivemila sub sive moila

ci si deve scuotere sub scuotiti si deve cambiare

Il terzo segno è una legatura dei tratti (vedi SeP11S2). SeP11S3 (< Sega 30)

= ve. La trasformazione di un originale m in mo si desume chiaramente dal tipo

ui svepila

con forza bisogna lanciarsi

Le lettere sono chiare. L’unico interrogativo riguarda l’eventuale presenza di un s ( ) davanti ad u, ma il segno, molto meno profondo, mi sembra accidentale (vedi SeP11S3 e SeP11S3-01).

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) La Paretina 12 a forma di stele Questa paretina, orientata perpendicolarmente alla maggior parte delle pareti della Sega, sembra chiudere il percorso delle rocce iscritte. Le ricerche oltre essa non hanno finora dato alcun esito. La superficie della paretina è molto striata, rugosa e apparentemente non idonea ad essere incisa. Infatti le lettere, di altezza variabile fra i 5 e 9 cm., sono molto grossolane. Solo particolari condizioni di luce, nei pomeriggi di fine febbraio o inizio marzo, hanno permesso un buon rilevamento e l’esecuzione di utili fotografie. Solo la parte alta della paretina sembra incisa con delle scritte, per complessive quattro brevi righe. Più sotto non ci sono segni evidenti di scrittura, ma probabilmente sono raffigurate delle falci e delle scuri di differente grandezza (vedi SeP12). SeP12 tumumus sub stutrumus et tundumis umu? / ivite svines (sub svitres) / cresciamo sub martelliamo et dobbiamo colpire insieme? / unitevi ai connazionali (sub : id.) /

/ lumemi\us · i / u\olue

spacchiamo, vai / distruggi

La lettura della 1a riga può essere soltanto ipotetica a causa del cattivo stato della superficie e delle incisioni. Mi sembra possibile che un originario tumumus sia stato trasformato in tundumis umu e in stutrumus (vedi SeP1201). Nella 2a riga, dopo un i iniziale c’è una legatura vi ( ) e poi una legatura = et : dunque, abbiamo ivite. Il secondo termine, che inizia con sv di tipo , è una sovrapposizione dei due sinonimi svines e svitres (mal visibile s finale, piccolo e addossato ad e : vedi SeP12-01). Nella 3a riga si ha lumemi\us, seguito, dopo un punto tondeggiante, da i (imperativo equivalente ad ei, come in latino). Nella 4a riga si legge bene lue (dove u è segnato in due diversi modi): meno visibile è un u davanti l e ad esso legato, che poi si volle sostituire con un o la cui traccia non sarebbe incisa, ma grattata, a sinistra di ulue : dunque, trascrivo u\olue.

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11° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLE PIETRE DEL TUGURIO DELLA SEGA Al di sopra delle pareti iscritte della Sega, in un pendìo che probabilmete era stato un piccolo pianoro, fu costruito, forse agli inizi del ventesimo secolo, il tugurio menzionato nell’Introduzione (SeT0-01, -02), utilizzando anche delle pietre squadrate che certamente appartenevano ad una costruzione coeva alle scritte delle “Lavagne”. Le pietre su cui ho notato delle scritte sono ventidue. Altre pietre presentano segni sporadici che qui non saranno riportati SeT1 ilamom emбumus bomi бil (vel бiv) ai rivoltosi ci uniamo, vieni! spacca (vel : colpisci)

La pietra è all’esterno della piccola parete a destra dell’ingresso. Le lettere sono finemente incise con una punta sottile, alte non più di 2 centimetri e poco profonde. Alcuni segni non sono visibili chiaramente. Tale è il piccolo i davanti a l, che richiama una legatura del raro tipo . Il b del congetturale bomi è ricostruibile solo in parte, perché una radice di edera in quel punto ha eroso la pietra. Dopo bomi non si notano segni evidenti di scrittura per lo spazio di tre lettere. Poi si vedono nitidamente le lettere бi, dopo le quali una terza lettera sembra essere l o v ( ). SeT2 ilumбe ostra sub ilumбemos tra et is rumбe litras et ilumбe (sub blumбe) busi tra per la rivolta infiàmmati sub ci rivoltiamo: passa (con noi) et smania interrompi le scelleratezze et con la rivolta (sub : con rigoglio) cresci passa (tra noi)

La pietra è all’esterno della piccola parete a destra dell’ingresso, poco sotto la precedente. Non tutti i segni, incisi con una punta sottile e alti circa 2 centimetri, sono immediatamente leggibili. Per di più, le numerose sovrapposizioni complicano la ricostruzione. Sono presenti varie redazioni, la prima delle quali potrebbe essere ilumбe ostra (con = бe). È molto difficile stabilire un ordine temporale delle successive trasformazioni. Quindi l’ordine con cui sono qui presentate le possibili ricostruzioni delle varianti della sequenza non può essere ritenuto quello effettivo. Mi sembrano ricostruibili le seguenti varianti: ilumбemos tra; is rumбe litras; ilumбe busi tra; blumбe busi tra. Nell’a finale il trattino mediano è prolungato oltre la gamba destra per formare la legatura as di litras. Non vedo altri trattini che dovrebbero essere presenti se ci attendessimo una legatura ae, ipotizzabile sulla base di altre due attestazioni, invece di as. Quindi, nelle redazioni che non contengono litras, o si ha tras (pres. indic. 2a sing.) o si ha tra (imper. 2a sing. equivalente a trae). La prima opzione mi sembra avvalorata da alcuni segni che potrebbero appartenere ad un primo tentativo di scrivere tras con una legatura tra seguita da un piccolo s. Poi, trascurati l’a della legatura ed il piccolo s – che in effetti sono leggermente incisi e si vedono male – un nuovo a più evidente sarebbe stato inciso. Questo a sembra essere stato antropomorfizzato in un guerriero (vedi foto SeT2). Per scrivere litras, la prima gamba di m di mos (di ilumбemos) fu trasfromata in un l del tipo ; tale l fu poi cambiato nel b di busi con l’innesto di un occhiello nella parte superiore della verticale. L’u di busi è denotato da un largo \/ sospeso in alto e congiungente le sommità di b e della legatura si. Per le altre trasformazioni si veda SeT2. SeT3 + falce + lue (sub rue?) + falce + stacca (sub : strappa?)

due teste due teste

Sotto la pietra con la scritta SeT2 c’è un’altra pietra ben squadrata su cui sono incisi alcuni segni alfabetici (SeT3). A sinistra c’è un piccolo 8, forse formato da due teste attaccate per il collo. Una dozzina di centimetri più a destra è scritto lue, che forse si tentò di mutare in rue. Tra la forma a 8 e la scritta sembra grattato poco profondamente il disegno di una falce, eseguito in due versioni di differente grandezza, con la lama forse tangente ad una testa. 116

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) SeT4 ilo streu(t) la rivolta si è diffusa La pietra si trova nella parte alta esterna della parete a sinistra dell’ingresso. La scritta è rovesciata (SeT4, SeT4-01). Le lettere sono alte circa 5 cm. Come in tanti altri casi, m in legatura con o non è evidente. Il primo t è segnato in legatura due volte, sia con s sia con r. L’u finale in legatura con e è poco visibile per la presenza di licheni molto scuri. Non accertabile, essendo l’area scura e accidentata, è la presenza di un t finale nella stessa legatura (eventualmente ). SeT5 sti sersitom sub i sersi΄tom + (= doppia falce ) cammina per il solcato (= via aperta) sub vai sega taglia + (= doppia falce )

Scritta su una pietra dello stipite sinistro (SeT5-T6). I segni davanti alla legatura se – meno alti della legatura stessa – costituiscono una legatura multipla di non facile interpretazione. Ritengo si tratti di , che sfortunatamente ammette tre differenti letture: sit (poco giustificabile sul piano semantico), ist e, più probabilmente, sti. Forse si tentò di unificare tale legatura in un i di grosso spessore nella seconda stesura, quando sersitom fu diviso in sersi tom con l’incisione di un trattino obliquo in alto prima di t per marcare la divisione in due lemmi. La stessa funzione ha pure un punto segnato sotto l’i di sersi. Si notino le legature = rs e = tom. In rs il segno r è costituito da una roncola e da una falce (sersi vale ‘pota, recidi’) le cui punte si toccano. Su un ribassamento del lato iscritto della pietra è inciso il simbolo costituito da due falci stilizzate aventi il manico in comune. Come l’analogo simbolo formato da due scuri con il manico in comune e le lame rivolte in senso opposto, esso allude al doppio principio “vita-morte”. SeT6

iti iteiam lia

percorri il cammino, corri

Scritta rovesciata su una pietra dello stipite sinistro in basso (SeT5-T6). Ritengo siano presenti le legatura it, = am e = et.

=

SeT7 ilil vili et ilil ilili et ilil ili li

rivòltati scegli et rivòltati rivòltati et rivòltati nella rivolta estingui

Scritta rovesciata sulla stessa pietra di ST6, sulla faccia che guarda verso l’interno. La scritta (vedi SeT7) darebbe àdito a parecchie letture, se non ci fosse un punto nello spazio sotto l’intervallo tra il secondo l ed il successivo . Tale punto denota, credo, la divisione dei lemmi come in SeT5, sicché il numero delle letture possibili si riduce alle seguenti: a) ilil (piuttosto che il il) vili; b) ilil ilili (con imperativo ripetuto nella forma completa); c) ilil ili li. È possibile che l’incisore abbia giocato su queste diverse possibilità di lettura. SeT8 cil sli taglia, uccidi

Su una pietra della parete sinistra, all’interno. Nessun problema epigrafico (SeT8). SeT9 cus ile lia (vel cusile lia?)

bada! alla rivolta accorri (vel : si deve osservare il corso?)

Su una pietra della parete destra (SeT9), all’interno, verso il fondo. Legatura us del tipo

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.

Adolfo Zavaroni

SeT10 lie · i (potius quam liei)

corri (vel : nella corrente?) vai (potius quam voglia tu accorrere)

Su una pietra della parete destra, all’interno. Un punto precede l’i finale. SeT11 ilsem rua spezza il ciclo

Sotto la pietra contenente SeT10 c’è un sasso con gli spigoli arrotondati che presenta un lato sulla cui superficie si sono formate delle concrezioni. Le concrezioni si sono in parte staccate lasciando affiorare uno strato liscio sottostante. Il distacco sembra in parte dovuto ai tentativi di incidere delle lettere. Una lettura congetturale di tali lettere è ilsem rua (SeT10-T11). SeT12 ] semuo svo ] (mi) unisco al proprio Su una pietra della parete destra, all’interno. Lo strato superficiale della pietra si è sfaldato a causa delle incisioni. È ricostruibile solo la parte finale dell’iscrizione: davanti ad un probabile svo (sv del tipo ) era forse scritto semuo. SeT13 is · isea infùriati : voglia tu infuriarti Su una pietra della parete destra, all’interno. In is abbiamo un sigma “a freccia” ; il sigma in legatura con e, ben visibile solo con le macrofoto, è del tipo . Un punto, che in parte si sovrappone al primo s, induce a suddividere la sequenza in is · isea. Dopo l’a finale c’è una scanalatura verticale, più profonda delle lettere, che mi sembra estranea alla scritta (SeT13). SeT14 ciliemus tagliamo

Su una pietra della parete destra, all’interno. Le lettere, in particolare l’ultima, sono incise poco profondamente (SeT14). SeT15 lume[om]? tagli[o]?

Su una pietra della parete destra, all’interno. Sembra che la superficie sia stata sbozzata per l’incisione e che le lettere abbiano subìto una prima delineazione, poi lasciata incompiuta. La lettura è ovviamente incerta. SeT16 itit[

proced[

Su una pietra della parete anteriore, all’interno: il lato iscritto non è in vista, ma è osservabile grazie allo spazio esistente tra esso e la pietra accostata sulla sinistra. Lettere alte e bene incise. È probabile che la pietra sia stata spezzata dopo l’incisione e che dunque la scritta sia incompleta.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) SeT17 bomem[us] veniamo

Su una pietra presso l’apertura nella parete destra, all’interno. Sebbene la superficie sia erosa, la scritta è leggibile fino al secondo m. SeT18 armi armi

+ suus ivli istrom umuamus istro istri svom

+ i propri congiungi ai pubblici (beni); (ci) uniamo al popolo; al pubblico il proprio

Segni di difficile decifrazione sul bordo, alto pochi centimetri, di una pietra piatta della parete destra, all’interno. A sinistra sono disegnate una falce, un’ascia, una lancia. Tra l’ascia e la lancia leggo suus. Poi è scritto ivli, ma la parte sinistra della legatura iv ha la forma di una scure bipenne con piccolo manico, mentre l ha la forma di una scure con la lama in basso. Il secondo i di ivli e l’i del successivo istrom sono tracciati molto lievemente. Anche om si vede male. Dopo umuamus (mus è mal delineato) ci sono un i molto sottile e lieve e poi un gruppo st, un r e un piccolissimo o. Più a destra leggo istri svom (vedi la ricostruzione in SeT18). SeT19 luuo (sub ulvuo et ulo et buo) + teste mozzate e falci congiunte stacco (sub distruggo et cresco et ingrosso) + teste mozzate e falci congiunte

La faccia iscritta è girata di 180 gradi rispetto all’orientamento che aveva durante l’incisione (SeT19-01). La superficie è divisa in due parti da una crepa. Nella parte destra quelle che potrebbero essere considerate come cifre moderne 003 sono a mio avviso simboli antichi: due cerchi (= teste mozzate) e due falci contrapposte. Dopo il primo cerchio, in alto, c’è un breve tratto verticale probabilmente ottenuto con una sola percussione, che forse allude ad un colpo mortale. Il secondo cerchio o testa potrebbe alludere all’anima risorta. Ritengo che nel complesso tali simboli alludano al doppio principio ciclico “vita” / “morte” su cui certamente si basava la concezione dell’universo degli incisori. Nella parte sinistra della pietra i simboli (teste, asce, falci) sono mescolati ai segni alfabetici. Un originario luuo ‘stacco’ inerente all’azione delle falci’ è stato modificato in ulvuo ‘distruggo’, aggiungendo un trattino obliquo davanti a l in basso ed inserendo un secondo trattino verticale nella legatura = lu per trasformarla in lvu. Poi nella parte alta di l furono aggiunti un secondo trattino a sinistra ed un cerchietto a destra al di sopra di un altro tratto per ottenere ulo ‘cresco’ in opposizione a ulvuo ‘distruggo’. È pure visibile un arco di cerchio (poco marcato) addossato all’asta di l in basso, in modo da avere anche buo ‘accresco’ (SeT19-02). SeT20 isea

voglia tu infuriarti

Su una pietra della parete esterna destra, in alto. L’i è un’asta obliqua: forse l’incisore intendeva inizialmente scrivere la legatura is. SeT21 lilie corri Su una pietra della parete esterna destra, in basso, sotto la precedente. Le incisioni hanno intaccato soltanto un sottile strato superficiale che poi in più punti si è sfaldato. La scarsa incisività e gli sfaldamenti creano qualche problema, ma almeno le prime quattro lettere mi sembrano sicure.

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Adolfo Zavaroni

SeT22 ]ulo ]?

Sul grande sasso di base dello stipite destro, su una superficie grezza e accidentata, ci sono resti di segni: si può leggere ]ulo. È possibile che ulo sia una parola completa (ad esempio Ulo, -onis). Prima di ulo ci sono resti di altri segni: figure piuttosto che lettere?

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12° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLE ROCCE 1 E 2 DI TANA ALTA

Nella località chiamata La Tana le rocce iscritte finora trovate sono raggruppabili in due siti che ho distinto come Tana Alta e Tana Bassa per semplificare la trattazione. Provenendo lungo il sentiero (un tratto dell’antica Via Romea Nonantolana) da Ca’ Pallai, si incontrano prima le rocce di Tana Bassa: raggiunta sul sentiero stesso un’ampia piattaforma rocciosa, si scende a sinistra verso il rio Acquagrossa e si vedono via via le varie rocce iscritte. Proseguendo dalla piattaforma rocciosa lungo il sentiero in salita per un altro centinaio di metri o poco meno, si trova una colonnetta con una nicchia in cui è dipinto un volto femminile simile ad un ritratto di Al Fayyum. Da quel punto si scende verso il rio Ospitale (che in questo tratto è chiamato Acquagrossa), incontrando varie superfici rocciose, la maggior parte delle quali reca iscrizioni. La numerazione delle rocce della Tana qui adottata non rispecchia un ordine geografico, che d’altronde non sarebbe facile da sistemare e seguire nei movimenti sul terreno, ma riflette la successione temporale secondo cui le superfici rocciose con scritte sono state trovate e studiate. La Roccia 1 della Tana Alta La Roccia 1 della Tana Alta dista una dozzina di metri dal sentiero (TaAR1-2). Essa è formata da tre affioramenti rocciosi separati da ampie spaccature (TaAR1Z1-2-3, TaAR1Z1-2-3b). TaAR1Z1 a) imul ile imeat

b) sci attolitus

il compagno alla rivolta partecipi

decidi per i risorti

Le due iscrizioni della Zona 1 (TaAR1Z1) si trovano nella parte bassa della roccia, presso il punto di confluenza delle tre zone in cui la roccia è stata suddivisa (TaAR1Z1-2-3). L’iscrizione inferiore, con lettere ben delineate ed ancora abbastanza visibili (unica eccezione è l’u in legatura tra m e l), è imulileimeat > imul ile imeat (TaAR1Z1a). L’iscrizione superiore (TaAR1Z1b), al contrario, è problematica. Leggo sci attolitus (sc+i at+to+li+tus), con le seguenti annotazioni: i segni iniziali sci, incisi in un punto accidentato, sono poco percepibili; la legatura to potrebbe essere intesa come di ; s finale in legatura con u è ridotto ad una leggera curvatura. TaAR1Z2 simo suv[os]

mi unisco ai propri

iv samulos / / 20981 / simo (potius quam isom) meos / unisciti ai compagni / / 20981 / mi associo ai (potius quam : smanio per i) miei cus (supra cut) il(s)i scuv ascolta? (supra sii previdente?) nella rivolta scuotiti?

Le spesse incrostazioni di licheni hanno cancellato le incisioni meno profonde della Zona 2 e compromettono anche la lettura di altre scritte meno superficiali (TaAR1Z2-00). Nella parte alta c’è una scritta che inizia col segno , probabilmente = iv. Poi una piccola cavità pare essersi formata nel tentativo di incidere un piccolo davanti ad altri segni leggibili come amulos. Dunque, leggo iv samulos (TaAR1Z2-01). Circa mezzo metro più sotto, ci sono una cifra moderna (20981) e poi una scritta su cui grava il dubbio concernente il segno iniziale: suppongo sia (= si o is) piuttosto che i. Dal suo valore dipende anche quello della legatura successiva (tipo ) che può essere sia om sia mo. Propendo per leggere simo piuttosto che isom. Poi leggo meos con legatura (TaAR1Z2-02). Immediatamente sotto c’è un’altra iscrizione che inizia con una legatura cu ( ); ma l’u è replicato in legatura con il segno eccezionale la cui forma è forse dovuta al fatto che una prima redazione cut è stata trasformata

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in cus (o viceversa?). Poi c’è ili, ma a destra della parte superiore di l è presente un piccolo s. Infine si vede una legatura multipla interpretabile come scuv (u marcato due volte: vedi TaAR1Z2-03). Chi guarda il gruppo TaAR1Z2 dal basso, sulla sinistra può notare resti di altri segni alfabetici sparsi qua e là. L’erosione dovuta agli agenti ambientali e la formazione di spessi licheni di diverso colore non permettono alcun metodo di rilevazione tradizionale. Dubito che anche foto notturne a luce radente possano dare risultati certi. Per il momento, con l’esame autoptico e fotografico, si è potuta leggere in modo attendibile una sola scritta (TaAR1Z2-04): simo suv[os]. L’individuazione delle tracce di os finale è molto dubbia. Presso il bordo meridionale della zona (cioè più a sinistra), ci sono degli altri segni: quello iniziale sembra essere una legatura to, ma gli altri non sono leggibili con sufficiente attendibilità. TaAR1Z3 (< Tana A 4) бabli бombo

silis lia | mosi umuam / ob бiom / бumi | e / ingrandisci(ti) m’ingrosso tu diffondi la corrente | partecipa alla lega / per l’esercito / ribolli | vai / ul liбeom elemб[i]tom / tlie ba (vel tli eba) supra ilsi eba alimenta l’adesione degli associati / leva (= sopprimi) uccidi (vel lévati ardi) supra per la rivolta ardi ilsam simiom / cie (supra ie et drie) ilemo alla rivolta mi unisco / muoviti (supra vai et spingiti) rivoluzionario!

Nella parte sinistra della Zona 3, presso la frattura che la divide dalla Zona 2, a grandi lettere è scritto бabli (TaAR1Z3-01). Dopo i c’è un o più piccolo che è attraversato da una linea verticale spostata a sinistra rispetto al centro, tale da formare un б. Questo б sarebbe seguito da un o (TaAR1Z3-01b, -01c) e da segni la cui ricostruzione è molto precaria: mbo ? Se così fosse potremmo supporre che dapprima fosse stato scritto бablio con un o più piccolo (forse aggiunto successivamente) e che più tardi si sia ricavato un б da quell’o per scrivere бombo. Siccome бabli può essere l’imper. 2a sing. sinonimo di бiбli ‘ingrandisci(ti)’ e бombo ha la stessa griglia semantica, suppongo che all’imperativo бabli ‘ingrandisci(ti)’ si sia inteso rispondere con бombo ‘mi ingrosso’. A destra di бabli бombo, a pochissimi centimetri dalla frattura delimitante superiormente la Zona 3, si legge bene silis lia (TaAR1Z3-02). Più a destra c’è un’iscrizione la cui lettura è più incerta a causa delle legature per sovrapposizione: leggo mosi umua\om (TaAR1Z3-03a, -03b, -03c). Nella riga sottostante è scritto ob бiom (om di tipo ). Più sotto si ha ul liбeom elemб[i]tom. Nella legatura ul iniziale, u, forse sovrascritto ad un originario i, sembra presente sia come segno a se stante sia in legatura con l (TaAR1Z3-03b, -04). In elemб[i]tom una lacuna nella superficie poco dopo la lettera m ha costretto l’incisore a due diversi tentativi di scrivere б : in uno un б è leggermente scalfito secondo la consueta legatura mб ; nell’altro tentativo un piccolo e mal formato б è stato apposto sulla sommità di m. Poi c’è una lacuna, forse causata da un tentativo di incidere un i. In effetti un piccolo i sarebbe stato segnato in modo lieve accanto alla parte superiore del б in sostituzione dell’i che avrebbe causato la lacuna. La terminazione che leggo come tom è in verità problematica: mi pare possibile che tom ( ) si sostituisca a tos ( ), forse appartenente ad una precedente redazione. Sotto ul liбeom elemб[i]tom ci sono due scritte ravvicinate. Quella di destra presenta problemi solo nel finale: dopo simi c’è un segno – ricostruibile come – che probabilmente vale om e che sul piano simbolico figurativo è un simbolo di unione: infatti simiom significa “mi unisco”. La parola di sinistra sembra finire in = sam, ma i segni che la precedono sono poco chiari. Possibile è la lettura ilsam con il di tipo (vedi TaAR1Z3-04, -04b). Procedendo verso il basso di oltre mezzo metro, si incontra un’altra scritta (TaAR1Z3-05): la seconda parte ha segni ben leggibili, ma le lettere iniziali sono poco incise e mostrano indizi di sovrapposizioni. Forse la scritta originale era ie ilemo ( = il); poi un dr poco inciso sarebbe stato apposto davanti a ie. Successivamente, la curva del d sarebbe stata incisa maggiormente per ottenere un c e leggere cie invece di drie. A destra di ul liбeom elemб[i]tom, in un punto in cui la superficie è accidentata, è stato scritto бumi ( TaAR1Z3-06). Ancora più a destra, al di à di una linea di frattura, c’è un isolato e.

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= um:

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Mezzo metro più sotto c’è un’altra scritta che, avendo subìto delle sovrapposizioni, dà àdito alle letture tlie ba (anche tli eba) e ilsi eba (vedi TaAR1Z3-07). La Roccia 2 della Tana Alta La Roccia 2 si trova immediatamente sotto la grande Roccia 1. L’ho divisa in Zona 1 (a sinistra se si guarda dal basso) e Zona 2 (vedi TaAR2-00a). TaAR2Z1 (< Tana A 1) lea (sub leam) бiela / бi бiom / taglia (sub : taglierò con la) o falce! / colpisci, piccone! rupia / uau ul : ua / бia бia / laбe la Spaccatrice / ha proclamato “cresci” ; proclama / “(con la) forza (con la) forza / cade” Nella Zona 1 (TaAR2-00b) un primo gruppo di iscrizioni è inciso in un avvallamento con una disposizione delle righe ben ordinata. Nella 1a riga l’unico problema riguarda il terzo segno: probabilmente c’è un m inserito in modo da formare una legatura am con un a che, stando all’interpretazione lessicale, era originario: in altre parole, si tentò di scrivere leam su un preesistente lea (TaAR2Z1-01). Nella 2a riga nel supposto бiom mi aspetterei una legatura = om, ma l’o non è evidente. In rupia (3a riga) è poco visibile l’u, mentre la gamba destra di p è parzialmente coperta da un lichene (TaAR2Z1-02). Nella 4a riga la prima parola è uau. Essa è seguita da ul, dopo cui sono profondamente incisi due trattini orizzontali; ma non si vede il tratto verticale che li dovrebbe unire come in I o piuttosto come in = v. Fra i due trattini c’è un’incrostazione di licheni, ma non mi sembra che essa copra una linea verticale. L’ipotesi più semplice è che i due trattini abbiano la funzione di separare le due brevi parole ul e ua, per impedire di leggere ulua (‘distruggi’ o ‘distruzione’) o forse per invitare a leggere ul ua oltreché ulua (cfr. ul ulva ‘accresci distruggi’ in SeP5S2). La possibile esistenza di ua (che pare presente anche in SeP3S3A, Riga 9) pone il problema del suo significato in rapporto a quello di uau. Le attestazioni non forniscono un’immediata evidenza che i loro significati siano gli stessi. Per uau-, il contesto di uaut (perf. indic. 3a sing.) in SeP9S11 mi pare suggerisca un senso quale ‘ha proclamato’ (*wa-u-t < *wagwh-u-t, dalla radice *h1wegwh- ‘feierlich sprechen’ di lat. voveō ‘promettere solennemente’). Possiamo attribuire ad ua (imper. 2a sing.) lo stesso senso, ipotizzando – come provvisoriamente farò – uno sviluppo uā < *wa-ā < *h1wagh-ā < * h1wegwh-ā, ma i due contesti ammettono anche altre interpretazioni. Le due righe successive si leggono bene come бia бia / laбe (TaAR2Z1-01, -03). TaAR2Z1B (< Tana A 3) luvбrem / simom mola (supra imбimla) / tomua Libero / Simo venera (supra : ci si deve unire) / con il taglio Queste scritte si trovano presso il bordo meridionale della Roccia 2, cioè a sinistra del blocco di scritte TaAR2Z1. La lettura è difficile a causa della loro scarsa profondità, delle incrostazioni e dell’erosione superficiale. Nella 1a riga, dov’è problematico solo il terzo segno che è una legatura бr ( ), si legge luvбrem ( = lu). La 2a riga pare presentare delle sovrapposizioni: un originario imбimla sarebbe stato trasformato in simom mola. A destra di luvбrem / simom mola è ricostruibile una testa vista di profilo avente due bernoccoli (piuttosto che corni) sulla fronte. Lo m di luvбrem è dentro la parte alta di questa testa (TaAR2Z1B-01, -apo). La lettura della 3a riga è difficile perché le lettere sono parzialmente ricoperte da licheni. Con qualche perplessità leggo tomua (TaAR2Z1B-apo), che potrebbe essere preceduto dal disegno di un’ascia e seguito dal disegno di una testa mozzata (tomua vale ‘taglio, amputazione’).

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TaAR2Z1C (< Tana A 2) бus бia (supra lia?)

/ б[u]s łia (supra бia?) / slo?

gonfia la forza (supra : la corrente?) / gonfia la corrente (supra : la forza?) / spacco? / / eбo (supra eio) / бoma / бombos due? drue m’infiammo (supra : vado) / sii favorevole? / Ragazzo? sii favorevole corri

Tra i due gruppi di scritte TaAR2Z1 e TaAR2Z1B e al di sotto delle seconde si vedono alcune iscrizioni (TaAR2Z1B-C). Molti altri segni sono illeggibili a causa delle incrostazioni avvenute su una superficie erosa. Sotto una cavità avente il contorno di una testa mozzata, c’è la prima sequenza бus lia (o бia?). Tale sequenza si trova circa all’altezza di lem бiela (TaAR2Z1). Pochi centimetri più sotto c’è una seconda scritta ricostruibile come б[u]s lia (TaAR2Z1B-03, -03b). Ancora più sotto c’è una forma , alta circa 18 cm. e profondamente incisa, probabilmente seguita da un cerchio (un o?) poco inciso. Sul piano alfabetico avremmo slo ‘spacco > uccido’ in armonia col fatto che la forma suddetta può rappresentare un’ascia stilizzata. Immediatamente sotto si legge eбo, con б ricavato da un precedente eio (TaAR2Z1B-04). Ad una distanza di circa 25 cm. da eбo, verso sinistra per chi guarda le scritte dal basso, c’è una breve scritta che dapprima avevo letto бoa, mentre ora, sembrandomi possibile la presenza di una legatura om, sono propenso a leggere бoma. Più sotto ipotizzo, con vari interrogativi, che sia scritto бombos due drue (TaAR2Z1B-05). A prima vista om sembra avere la forma , ma un esame minuzioso lascia supporre che l’o sia stato tracciato più in piccolo in altre due posizioni e che la legatura sia anche un simbolo formato da una testa mozzata e da una roncola incombente. Dopo b il secondo o è poco visibile ed ancor meno lo è l’appendice che dovrebbe segnare s nella legatura di tipo = os. Fra tale presunto os ed il successivo ue ( ) c’è una lettera in parte svanita, le cui deboli tracce lasciano ipotizzare che si tratti di un d. Dunque, leggo due. Dopo e in alcune foto si vede abbastanza chiaramente una legatura dr congiunta con il successivo poco visibile e mediante un u inciso (malamente) due volte. TaAR2Z2 (< Tana A 5) dum stoutrom ilom /

mentre picchio mi rivolto / umil ilse lia (sub umilom semua) stre bua compagno! nella rivolta confluisci (sub : ai compagni unisciti) raffòrzati cresci

ilse site latronus (supra sitela strea)

con la rivoluzione mandate via i ladroni (supra : si deve gettare il laccio)

La Zona 2 doveva contenere in età antica numerosi disegni e iscrizioni, incisi poco profondamente, che al momento non è possibile ricostruire in modo attendibile. Poco sotto lo spartiacque che separa l’avvallamento contenente le scritte TaAR2Z1 dalla Zona 2, si vedono due iscrizioni distanti circa 70 centimetri l’una dall’altra. La sequenza superiore ha probabilmente subìto dei cambiamenti, ma almeno la stesura finale mi sembra ricostruibile in modo attendibile: leggo dum stoutrom ilom. Vedi TaAR2Z2-01, -02. Nella scritta sottostante la sequenza umil ilse lia è stata trasformata in umilom semua. Poi ci sono altri segni di difficile lettura a causa delle incrostazioni superficiali: forse si ha stre bua (vedi TaAR2Z2-03, -03b). In un’area decentrata della Zona 2, sulla destra per chi guarda in alto verso il sentiero, c’è una scritta con lettere ben marcate: la sequenza ilse site latronus è stata soprascritta su ilse sitela strea (per le legature vedi TaAR2Z2-04). Nell’area della Zona 2 sotto la Zona 1, presso il limite inferiore della Roccia 2, c’è, mal fatto, il numero 19\686.

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13° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 3 DI TANA ALTA

Alla Roccia 3 si accede scendendo dal fondo della Zona 1 della Roccia 2, sulla destra. Siccome tale passaggio, consistente in un gradino di 20-30 cm., è il più agevole per scendere al rio, la parte destra (per chi scende) della Roccia 3 è molto erosa, non solo dagli agenti atmosferici, ma anche dagli sfregamenti dovuti ai passaggi (TaAR3A). Inoltre, acque e detriti scorrono lungo il bordo destro che è fiancheggiato da rocce un poco più alte, aumentando l’erosione. La Roccia 3, inclinata verso il rio, articolandosi in più superfici (vedi TaAR3--9), è divisibile in quattro settori (A, B, C, D) a loro volta divisibili in zone. Il Settore A della Roccia 3 Il Settore A, nella parte alta della Roccia 3, è formato da due superfici adiacenti divise da una spaccatura naturale. Tali superfici costituiscono le due zone del settore. La Zona 1, la più alta di tutta la Roccia 3, ha la forma di un triangolo con il vertice arrotondato. Le scritte dell’area più vicina alla Roccia 2 sono molto erose e coperte da incrostazioni licheniche; tuttavia, l’esame delle macrofoto permette di ipotizzare una lettura della maggior parte dei lemmi delle dieci righe di varia lunghezza, con lettere di differente altezza. Tali ipotesi di lettura sono proposte in TaAR3A1-01. TaAR3A1 1 testa? бil streumus / 2 [--(-)?] usu staca cil cucio(m) (sub der cuбicio(m)?) / 1 testa? colpisci abbattiamo / 2 [--(-)?] per il vantaggio? decidi tronca l’esitazione (sub : taglia il dormire?) / 3 [roma?] (bis?) / 4 il (sub ul) eili idi estili svue tlie / 3 [Roma?] (bis?) / 4 rivòltati (sub : cresci) agisci ingrandisciti alla gente propria pòrtati / 5 бivimus scido / 6 ule semue sembarus / 7 ilumio / 8 pro / 5 colpiamo stacco / 6 cresci unisciti ai compagni / 7-8 per la rivolta?

9 il pli lia / 10 sil (supra ir?) aua (sub dua)

9 rivòltati completa il corso / 10 diffondi (supra : sostieni?) favorisci (sub : propizia)

La 1a riga sembra iniziare con il disegno di una testa mozzata, dopo cui leggo бil streumus (TaAR3A1-01, -01b). Nella 2a riga, dopo uno spazio in cui potrebbero essere state scritte due o tre lettere, c’è usu (legatura ) seguito da staca (TaAR3A1-01c). Poi, in lettere maggiori ma poco chiare, mi paiono ricostruibili due redazioni sovrapposte: cil cucio(m) e der cuбicio(m) o cuбilio(m). Ulteriori segni non sono distinguibili a causa delle incrostazioni e degli accidenti nella superficie (TaAR3A1-01d). La 3a riga contiene lievi tracce di segni ormai indistinguibili, in base alle quali ipotizzo che fosse stato scritto roma almeno due volte in una sorta di cartiglio avente la forma di una punta di lancia. Nella 4a riga, la più lunga, il iniziale sembra aver subìto un tentativo di modifica in ul ( ). Poi si ha eili idi estili (es+ti+li) svue tlie. In svue la legatura sv sarebbe costituita da un rozzo s di tipo , dalla cui base e dalla cui sommità spuntano i tratti verso destra per denotare v ( ) (TaAR3A1-01f). Nella 5a riga (TaAR3A1-01) varie lettere sono molto erase dall’attrito, ma ricostruibili per la mancanza di sovrapposizioni: leggo бivimus scido. L’o finale è in realtà una testa tagliata vista di profilo, ed è seguito da una seconda testa col profilo meno percepibile. Nella 6a riga dopo ule (poco visibile ul) si ha semue sembarus (poco visibili b e us finale). Nella 7a riga si legge ilumio e nella 8a riga un’eccezionale legatura = pr davanti a o, dunque: pro. Verosimilmente pro è una posposizione uguale a lat. pro, qui connessa con ilumio (ablativo).

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Nella 9a riga dopo il si ha plilia, che deve probabilmente essere letto come pli lia ‘completa il corso’. Il secondo li ha la strana forma . La 10a riga pare iniziare con sil, dove l sarebbe ottenuto da un precedente r, ricalcando la verticale e una linea di base. Siccome sir è lessicalmente poco probabile, è ipotizzabile che sil copra un primitivo ir. Anche il secondo termine è stato modificato: aua sarebbe stato mutato in dua.

TaAR3A2 = stubuos memius / stauto stoto ste\arbo / forca, teste opposte, testa = Picchiatore Tagliatore / picchio picchio uccido / derom (supra cseom) + antropom. + romam secom / stravo? osta (sub truo? costas) + belva taglio (supra : sego) + antropom. + sego Roma / spargo? le ossa (sub : perforo? le costole) + belva mua (supra stot) mua / s(c)isi lisi / laiala mozza (supra : picchia) mozza / spargi (et : decidi) segui / si deve rompere бua | бiro (> ← umbro? → бio ruo) / lira (> tli bua) / lusil (> бusil) rue / ↑↑ cresci | (mi) sostengo (con) (> l’umbro esercito; distruggo) / il corso (> lévati cresci) / stacca (> ingrossa) strappa test 29? is + ascia / remze (sub бruemos zerbe(mos) et sterbe(mos)) testa 29? infuria! + ascia / sostieni (sub : fruiamo uccidi(amo) et id.) semua\e svo + teste + tust dre{б}mбei (supra strepei) ama + teste / unisciti al proprio (popolo) + teste + picchia voglia tu premere? (supra : combattere?) insieme + teste / laea /↑ bomo sama / sembimbe / бaila / embila / teste mozzate / voglia tu rompere /↑ vengo insieme / unisciti / bisogna lottare? / bisogna unirsi / teste / slipeia lume | | ora ila (sub irma) (con) la “lisciatrice” spacca | | insorgi? rivòltati (sub : rinsàldati) ↓ strel / iluma (supra ila) → ascia (> ba) usi liбimela + teste mozzate + tustuo (bis) / ↓ raffòrza / la rivolta (supra id.) → ascia (> morte) / ardi dobbiamo aderire + teste mozzate + picchio (bis) / imбei liam sub imul · eil · im(б)a / idur | luos ↓ stoutros / stoutri / ilu tuti / che ti unisca al corso sub compagno! agisci con l’unione / ricco | libero ↓ i picchiatori / picchia / con la rivolta batti teste + ei + testa tlunumus + testa + luvumus /↑ teste + vai + testa (ci) leviamo + testa + ci liberiamo /↑ + teste mozze + siliea / busili (sub busu tli) / + teste mozze + che tu abbatta / cresci (supra per la crescita sollévati) / ici 2 teste mozze + drua > obia > olva > (d)rumбa > etc. / colpisci 2 teste mozze + gira > che tu perisca > distruggi > (corri) rompi etc. / бostrem rua (supra б(r)ue ivom et бue irma etc.) cele tustrimus (supra istre imi) il picchiatore distruggi (supra : fruisci dell’(accresci l’) unione et cresci consòlidati etc.) tronca picchiamo (supra : al popolo unisciti) forca, teste opposte, testa

La Zona 2 del Settore A è sotto la Zona 1 ed ha una forma trapezoidale. Εssa contiene numerose scritte disposte senza ordi­­ne. Inoltre, numerosissime teste mozzate di varie dimensioni costellano la zona: a volte esse interferiscono con i segni alfabetici. Nella tabella che qui si presenta la maggior parte delle scritte traslitterate (sono sfuggite quelle più erose e quelle più piccole) è stata sistemata secondo gruppi che figurano nelle fotografie riprodotte nel DVD. Quindi la lettura della tabella andrebbe effettuata tenendo sott’occhio TaAR3A2-apo e le altre fotografie citate nel commento epigrafico. Ovviamente nella sistemazione delle scritte è approssimativamente seguito l’andamento dall’alto al basso e da sinistra a destra. Presso la frattura di confine con la zona A, a prima vista sembrerebbe inciso il numero 780, tanto più che altri numeri sono incisi nelle rocce della Tana; ma l’esame ravvicinato mostra che: a) il 7 è una forca a cui è appesa una testa mozzata ( ), mentre un’altra testa è incisa davanti all’asta della forca; b) l’8 è formato da due teste tagliate contrapposte; c) lo 0 è una testa mozzata disposta orizzontalmente con il collo a destra. Per di più, tali figure furono leggermente modificate con segni meno profondi per ricavarne dei segni alfabetici: la forca è un t legato con un s inciso leggermente; la forma a 8 è stata mutata in b per mezzo di un tratto verticale, inciso

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) leggermenente, tangente alle due teste: tale b è unito al t e allo 0 da brevi raccordi; infine la testa finale (il presunto 0) è corredata di un ricciolo sulla destra per denotare una legatura = os. Dunque, si può leggere stubuos. A destra c’è un’altra testa tagliata. Essa precede una scritta incisa in un punto reso scabro da incisioni precedenti. L’ultima redazione della scritta mi pare sia memius: (s finale in legatura con u è denotato due volte, ma in modo poco evidente). Teste mozze sono incise in vari punti della scritta. Sotto stubuos vedo un antropomorfo a gambe aperte che con le braccia tiene sollevate due scuri. Anche questa figura mi pare combinata con dei segni alfabetici che leggo come stauto (TaAR3A2-01). Sotto memius, leggo stoto (st di tipo , non facile da percepire a causa delle piccole teste mozze incise in questo punto; i due o sono a forma di testa di dimensioni maggiori), mentre più a destra c’è un altro antropomorfo armato di ascia combinato con dei segni alfabetici. La lettura più probabile mi sembra ste\arbo (TaAR3A2-01): s (due versioni) è davanti all’ascia che funge da t ; il corpo – gambe comprese – dell’antropomorfo pare sovrapporsi tanto ad un e (la cui asta coincide con la parte sinistra della figura umana) quanto ad un a. È possibile che l’e in una delle redazioni fosse legato con un r ; d’altra parte l’asta destra dell’a sarebbe in comune con l’asta di una legatura = rb. Infine o(m) si confonderebbe con una delle teste incise nella parte finale della scritta. Sotto stauto mi sembra ricostruibile la scritta derom. In verità si potrebbe leggere anche dreom, ma l’apparente dr potrebbe essere causato dalla sovrapposizione di un d con una testa mozzata (vedi TaAR3A2-01) e con un c che apparterrebbe ad una diversa versione: cseom. D’altronde anche l’e appare legato ad un r ( ) ed un tema *drer- sarebbe improbabile. La terminazione om, in un punto profondamente inciso, sembrerebbe sovrapposta ad un cerchio dalla cui metà inferiore partono quattro linee la cui funzione è incerta. Subito a destra di om c’è un antropomorfo armato di ascia e dopo di esso è ricostruibile la scritta romam secom (l’o di secom ha il contorno di una testa mozzata). Le gambe dell’antropomorfo si sovrappongono a due lettere di una scritta sottostante, la cui parte centrale ha subìto tanti cambiamenti che rendono incerta ogni ricostruzione. Ritengo possibile che fosse scritto stravo osta e non escluderei che una (successiva?) versione fosse truo costas con traccia di s finale, se effettiva, molto leggera (TaAR3A2-01). A destra di tali scritte è disegnata una belva, probabilmente un leone dalla cui testa pende una testa mozzata. Una testa ancora più grande è incisa dietro la nuca della belva. Sotto la belva appare un gruppo di segni avente l’apparenza del numero 1898. Ma anche qui il primo 8 è formato da due teste tagliate contrapposte, oblique e separate, mentre il secondo 8 sembrerebbe l’accoppiamento di due teste parallele orizzontali. L’1 pare corrispondere al lato verticale di un triangolo del tipo v che a mio avviso allude alla lama di un’ascia o picca. Quindi solo il 9, la cui parte circolare ha comunque una rientranza strana, potrebbe essere il frutto di un intervento moderno effettuato da colui che incise i numeri nella prima metà del ventesimo secolo. Sotto la scritta derom sovrapposta a cseom appaiono lettere più grandi e più chiare: s(c)isilisi > s(c)isi lisi. Non è certa la presenza di c in legatura con s ( ). Tra la sommità del primo s ed il bordo sinistro della roccia ci sono lettere quasi svanite: un primo mua si sovrapporrebbe a stot, un secondo mua sarebbe scritto sùbito sopra s(c)is (TaAR3A2-04). Sotto lisi si legge chiaramente laiala. Sotto s(c)isi, presso il bordo sinistro, una sequenza inizia con un b formato da due teste mozze unite per il collo: esso appartiene alla breve scritta bua; ma ad ua è sovrapposto l’inizio um di un termine ricostruibile come umbro che forse fu scritto quando si tentò di cambiare il successivo бiro in бio ruo. Infatti, dopo umbro – e quindi nel mezzo del lieve avvallamento che scende lungo la Roccia 3 – fu scritto бiro in chiare lettere grandi (anche 13 cm.) ancora ben visibili; e sotto бiro fu scritto lira e più sotto ancora lusil rue. Sono notevoli gli r di tipo R in бiro e lira, mentre in rue tale r coincide con il primo tratto di u. In un secondo tempo si tentò di modificare tali scritte: бiro in бio ruo (il piccolo o di бio ha la forma di una testa mozza), lira in tli bua e lusil in бusil. A r di lira pare sovrapporsi la figura di un guerriero che solleva oltre il capo una spada o un bastone alla cui punta è appesa una testa mozza. Anche l’a successivo sembra antropomorfizzato (TaAR3A2-04).

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Immediatamente a destra di бiro c’è una testa mozzata seguita da un apparente numero 29 che forse copre i disegni di altre due teste (o la prima era una falce?). Quindi si legge is, ma s interferisce col corto manico di un tozzo martello o ascia bipenne. A destra di lira c’è una sequenza di lettere minori la cui lettura le sovrapposizioni rendono ardua. Ritengo che la scritta originaria fosse remze, che è attestata pure in TaAR5C3. Poi un б fu aggiunto davanti a r, e rem fu trasformato in rue+mos, per ottenere бruemos, mentre ze, trasformato in zer, fu utilizzato come iniziale di una seconda parola: zerbe o forse zerbemos (incerta la ricostruzione di mos). In zerbe(mos) è molto importante la presenza del segno iniziale Z che è indice di una parola etruscheggiante avente, a mio avviso, la base *sterbh- di etr. zarfneθ (locativo di *zarfna ‘cadavere’) e di śerfue. Alla suddetta z sono in effetti abbinati due tentativi di scrivere una legatura st (vedi TaAR3A2-04). Nella riga sottostante, che inizia presso il bordo della roccia, sembra sia scritto semua\e svo (lettere molto svanite). Più a destra si ha tust ( ), seguito da una sequenza che mostra tracce di più modifiche della scritta originaria che mi pare essere strepei. Una delle versioni è ricostruibile come dre{б}mбei: r fu mutato in dr, fu aggiunto б (due volte: erroneamente in legatura con e e poi in legatura con m utilizzando in parte la curva di un u probabilmente preesistente ed appartenente ad un’altra versione); infine il primitivo st fu utilizzato come terminazione della nuova parola tust. Dopo ei si vede, non chiaramente, ama. Vedi TaAR3A2-04 e TaAR3A204b. Più sotto, partendo dal bordo sinistro della roccia, si leggono bene le parole laea bomo (il secondo o è costituito da una testa mozzata) sama (s non evidente). Immediatamente sotto, in lettere più piccole, è scritto sembimbe e ancora più sotto, a chiare lettere, бaila / embila. La riga sottostante è formata da 6 teste mozze; tra la quinta e la sesta è inserita una coppia di falci che forma un 3. Un altro 3 è visibile dopo la sesta testa. Tra la fila delle teste e la frattura che separa i Settori A e B ci sono tre scritte: a sinistra slipeia e sùbito dopo lume (in legatura : vedi TaAR3A2-08, -09). Sulla destra si vede bene ora ila (TaAR3A2-10; vedi TaAR3A-B per la posizione); ma l è stato modificato in un r triangolare che poi è stato inserito in una legatura = rm (m, grattato invece che inciso, si vede poco). Nella parte destra (per chi guarda dal basso) della zona si nota un’eccezionale configurazione (TaAR3A2-05, -06). A sinistra di un grande L (alto circa 18 cm.) sono incolonnati uno sotto l’altro, i segni alfabetici r, e e la legatura li ( ). Ma al di sopra di r c’è una tacca orizzontale, sporgente verso sinistra da una linea verticale che funge da mediana di un grande segno a freccia denotante s, mentre la suddetta tacca orizzontale marca un t : quindi verticalmente si legge streli (TaAR3A2-05) Lo spiovente destro della freccia arriva sul vertice del grande L. Sotto il grande L si vede chiaramente un a che è allo stesso livello della legatura li di streli; fra tale li e l’a ci sono dei segni che danno àdito alla lettura iluma ‘rivolta’, ma è probabile che in un primo momento ci fosse solo il+a = ila, che d’altronde pare avere lo stesso senso di iluma. Un grande L è solitamente usato per rappresentare schematicamente un’ascia. Tale simbolismo qui è assicurato dal fatto che due linee curve sottili s’innestano a sinistra sul grande L in modo da formare un B che, se letto insieme al sottostante a – che è più grande delle lettere che lo precedono –, dà ba (‘morte’ o ‘uccidi’). Non escludo neppure che un grande a fosse stato tracciato in linee sottili e poco incise a destra del grande b. A destra di iluma c’è una sequenza leggibile come usi liбimela (TaAR3A2-06b). Intorno, ci sono dei disegni di teste mozzate. Sotto iluma termina una scritta che leggo come tustuo, dove s è marcato due volte, nelle legature tus e st. Più sotto e più a destra c’è una sequenza con varie sovrapposizioni: su imбei liam sono stati soprascritti mue ilбam e imul eil imбa. Mi pare che appena sopra imбei sia stato di nuovo scritto tustuo, con lettere foggiate in modo da rappresentare anche delle armi. La legatura am di liam interferisce parzialmente con un i che costituisce l’inizio di un termine scritto in obliquo verso l’alto con lettere piccole e poco profonde, idur, il cui r è addossato ad un lieve rialzo della superficie. Oltre il rialzo, in lettere altrettanto piccole e poco incise, è scritto luos.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Sotto luos e a destra di idur ci sono lettere poco distinguibili: le prime sono scritte in una zona accidentata ed interferiscono con una scritta ilu connessa con il seguente tuti; le lettere finali sono grattate superficialmente e ormai svanite: ipotizzo che sia scritto stoutros, forse accusativo plurale retto del verbo stoutri allitterante con stoutros, scritto immediatamente sotto (TaAR3A2-07). Nella riga sotto imбei liam, dopo un gruppo di piccole teste mozzate, è scritto ei (TaAR3A2-06), dopo cui ci sono un’altra testa tagliata e un’ascia con la lama in basso, disegnata in modo da poter costituire anche una legatura tl. Tale legatura è l’inizio di una scritta in piccole lettere di difficile percezione: suppongo sia scritto tlunumus. Poi, dopo un’altra testa, è scritto luvumus, con legature che sembrano costituite da asce stilizzate. Ancora più a destra, su due righe, si legge siliea / busili­­, ma busili pare aver subìto un tentativo di modifica in busu tli (TaAR3A2-06, -06e). Sotto ei e sotto una lunga regolare linea di frattura, c’è una coppia di teste mozzate. Davanti ad esse c’è una testa più grande attraversata da un i che è la lettera finale di una probabile scritta ici (TaAR3A2-06c). A destra della coppia di teste mozzate c’è una scritta cambiata più volte. È arduo stabilire la successione delle sue versioni: basti dire che si possono leggere più parole e che il segno iniziale si presta ad essere letto sia come r sia come dr sia come o ; sicché, tenendo conto delle ulteriori sovrapposizioni, possiamo leggere drua e rua, drumбa e rumбa, ruva, rula, olva e anche obia, essendo abbastanza evidente il segno b, che d’altronde, dovendosi escludere le letture r e dr, mostra che il segno iniziale in qualche variante denotava o. obia ‘che tu perisca’ si riferirebbe alle teste circostanti in sostituzione del più frequente i ‘vai > scompari’. Sotto drua (e varianti) inizia una sequenza la cui lettura è ardua a causa delle incrostazioni chiazzate e soprattutto dei molteplici interventi di modifica. Pur con i consistenti dubbi del caso, mi sembrano ricostruibili le seguenti scritte: a) бeila ; b) бue ilam ; c) бue ivom ; d) б(r)ue ivom ; e) бue irma ; f) бostrem rua. Si veda TaAR3A2-06d. La sequenza suddetta prosegue con altri segni leggibili come cele tustrimus: le è del consueto tipo ; s è replicato in legatura sia in tus sia in str ; la legatura imus ha la forma . Ma mi pare che tustrimus sia soprascritto su un precedente istre imi, con is di tipo : vedi TaAR3A2-06, -07. Il Settore B della Roccia 3 Ho chiamato Settore B una striscia di superficie rocciosa delimitata superiormente e inferiormente da crepe naturali, compresa tra la Zona B del Settore 2 (che sta a monte) ed il Settore C (che sta sotto, verso il rio). Guardando dal basso, il Settore B è delimitato a sinistra dalla base della Roccia 4; a destra esso termina con un gradino da cui si scende sulla Roccia 5. TaAR3B umali rei semue / ili misia / lai бue | alla comune causa unisciti / nella rivolta voglia tu gettarti / spacca accresci umбi simбomus (supra semumos) / isi emбam eli / 140? alla (vel : nella?) lega ci riuniamo (supra : associamo) / smania per l’unione spingi / 140? uli (sub ulte?) sev(e) iba / memse siema / cresci (sub : per la vendetta?) àgitati infiàmmati / taglia i vincoli coti cortilus /der || mut stesila / cis / memsi lieom ruvo / tlesea affila i taglienti / taglia || tronca occorre essere saldi / taglia / taglia il legame accorro / che tu sostenga sami ui emumus (sub uli [et uidi] embumus?) / lapumia / unisciti della forza approfittiamo (sub : cresci [et rifletti] ci uniamo?) / distàccati?? / roma(e)?? (pluries) / tundemus бruos / lama di scure: mudros (supra mua sub todros) (da) Roma?? (pluries) / picchiamo gli ingordi? / lama di scure: Pestifero (supra mozza sub picchiatore) tlii (sub tluni?) erse scil (supra ivi) ostril lusi ili / lévati (sub : sollévati?) sorgi decidi (supra : unisciti) ar­­dente lìberati con la rivolta / simi liбila (sub ivila et ivlita) semuom eruto бua) / assòciati si deve aderire (sub : bisogna unirsi et all’unione) mi unisco con la (vel : in) elevazione accresciti / drua stlemбumos (supra sime ilumos et istrem luimos) / ←i scel moui? ← corri sosteniamo (supra: unisciti ai rivoluzionari et il popolo liberiamo) / vai balza su, muoviti?

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Adolfo Zavaroni

Nella parte alta del Settore B, presso il bordo sinistro per chi sale verso la sommità della roccia, si notano tre iscrizioni (TaAR3B-01). Nella superiore si legge abbastanza agevolmente umali rei semue: re è di tipo , l’u di semue è costituito da un piccolo, ma chiaro raccordo che collega le parti superiori di m ed e. Nella 2a riga si legge bene ilimisia che suppongo sia da scandire in ili misia. Nella 3a riga, che ha lettere sensibilmente maggiori, a prima vista sembra essere scritto laiбe, ma una tale parola sarebbe molto problematica sul piano morfologico. In effetti un piccolo tratto di unione tra b ed e permette di ipotizzare lai бue. Dopo lai бue c’è una scheggiatura a ridosso della quale inizia un’altra sequenza che ha subìto modifiche (TaAR3B-01b): leggo umбi e poi simбomus sovrapposto a semumos; ma la parte finale, incisa senza cura, è problematica. Sotto lai бue, oltre a segni che potrebbero essere resti ormai illeggibili di lettere erose, si vede un’altra incisione abbastanza chiara (TaAR3B-05): isi emбam eli. Più giù, appena sopra la linea terminale del Settore B c’è una scritta problematica: potrebbe essere letta come ilso (con legatura = ls), ma più probabilmente è un moderno numero 140. A destra del gruppo sopra commentato c’è un altro gruppo di scritte disposte senza ordine. Due di esse piegano verso il basso della roccia (TaAR3B-02). Una è leggibile come uli sev(e) iba, ma l’i di uli pare avere subìto un tentativo di modifica in una legatura te con i trattini laterali molto brevi. Con la trascrizione sev(e) si intende che non è chiara la presenza di un e in legatura con v ( ). In iba la gobba inferiore di b è poco visibile. Parallela a uli sev(e) iba corre la scritta memse siema, dove e è quasi invisibile, essendo ricoperto da un’incrostazione di licheni (TaAR3B-02). Sotto memse siema ci sono dei segni che a prima vista sembrano dei numeri moderni: 366. Ma un esame più attento mostra che l’apparente 3 è formato da una coppia di falci congiunte per i manici, gli apparenti 6 hanno una valenza figurativa (allusione ad una falce che taglia una testa) ed una alfabetica (legatura co). Infatti tra i due 6 (= co) c’è, molto più piccola, una legatura ti eseguita due volte (essa allude pure ad un’ascia o piccone stilizzato), mentre il secondo 6 (= co) è tangente ad una legatura rt. Dopo rt c’è una legatura tilus (tilu di tipo : quindi il t è ripetuto in ambedue le legature, come spesso avviene) formata da un insieme di utensili da taglio. Infatti s finale è eccezionalmente grande e sinuoso perché è l’insieme di due falci unite per i manici. Insomma, leggo coti cortilus (TaAR3B-01b). Fra la legatura tilus e la terminazione mus del già visto simбomus mi pare sia incisa una scritta in lettere piccole (alte circa 3 centimetri) che leggo come der. Forse in quest’area sono presenti brevi scritte di lettere ancora più piccole. Nella parte mediana del Settore B, cioè a destra di uli sev(e) iba, quasi paralelle alla linea di frattura che costituisce il bordo superiore del settore, ci sono le brevi scritte mut (poco visibile) e, poco più giù, cis. Vicino al lato destro del settore, sempre presso il bordo superiore, si ha la scritta stesila (poco visibile il trattino denotante t in = te : vedi TaAR3B-2c). Sotto cis inizia una scritta più lunga il cui inizio, a causa dei rifacimenti, è diventato una cavità irregolare dentro cui non si vedono più i tratti che caratterizzano le lettere. Siccome tale cavità è compatibile con la presenza di una legatura = mem, ipotizzo che si sia tentato di eseguire più versioni di tale legatura. Poi si leggono bene le lettere silie, mentre la parte finale è di nuovo complicata dagli accidenti superficiali e dai rifacimenti: In complesso leggo memsi lieom ruvo (TaAR3B-02b), ma l’iniziale me è incerto. Anche ruvo, in un punto molto tormentato, non è sicuro, così come non sicura è la presenza di o interno a m in lieom. La scritta sottostante tlesea si legge chiaramente (TaAR3B-02b). Nella parte destra del Settore B ci sono scritte la cui lettura è resa difficile dalla scabrosità della superficie e dai rifacimenti. Ci sono numerose tracce di segni, ma qui si darà conto soltanto delle scritte che ho potuto leggere. Partendo dall’alto, si ha una prima parola sami seguita dalla sequenza ui emumus che poi fu trasformata in uli embumus con tratti mal percepibili (TaAR3B-03, -03c). È possibile che si sia tentato di mutare uli in uidi con sovrapposizione di = idi su l. Sotto sami fu forse scritto lapumia (piuttosto che lamumia), che poi potrebbe essere stato cambiato in laimus tiia ‘spacchiamo i pungoli’ (i pungoli erano sproni usati per buoi e schiavi al lavoro). Si avrebbe tiia = tiea.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Circa 20 centimetri sotto ui embumus è scritto tundemus бruos con = бr e o in forma di testa mozzata (TaAR3B-03d). Nello spazio tra le due scritte e in quello sottostante a l’incerto lapumia mi pare sia scritto più volte e con varie sovrapposizioni la parola roma (anche romae), che potrebbe essere connessa concettualmente con lapumia (‘distacco, separazione’?). Vedi TaAR3B-03. La scritta tundemus бruos è incisa al di sopra della parte finale di una riga molto più lunga. I primi due lemmi di questa riga sono leggibili come tlii (probabilmente ci fu un tentativo di mutarlo in tluni) erse (TaAR3B-03b, -04b). Dopo erse leggo scil (soprascritto su ivi) ostril lusi ili (TaAR3B-04, -04b). I segni di questa sequenza sono incisi su altre tracce non intelligibili. Nella riga sottostante, tra varie difficoltà e perplessità nella seconda parte, ricostruisco simi liбila semuom eruto бua, ma liбila si sovrappone a ivila e ad ivlita, mentre eruto, oltre ad essere stato rifatto due volte, potrebbe essere sovrapposto ad una scritta che non saprei determinare. Anche di бua ci sono almeno due redazioni (TaAR3B-04, -04b). Sotto eruto бua c’è una scritta eccezionalmente sinistrorsa (TaAR3B-04c): dopo iscel > i scel, c’è una parola che inizia con un m seguito da un piccolo o e da un altro segno tondeggiante che pare tangente ad un u poco inciso. Ancor meno inciso sarebbe un possibile i che segue immediatamente u. In complesso leggo moui. A sinistra rispetto a moui leggo stlemбumos che certamente si sovrappone a versioni precedenti che ricostruisco come sime ilumos e istrem luimos. Davanti a stlemбumos è forse scritto drua, con scarsa incisività. Appena sopra stlemбumos c’è una cavità poco profonda, in larga misura artificiale (forse si è voluto darle la forma di una lama di scure) contenente delle lettere: sono ricostruibili mua e, in sovrapposizione, mudros che forse si è tentato di trasformare in todros (os fuori dal contorno della lama). Vedi TaAR3B-03b. I Settori C e D della Roccia 3 Il Settore C inizia sotto il Settore B. Ma dopo circa 1 metro dalla crepa che forma il confine superiore, la roccia degrada sulla destra (per chi guarda dal basso) con un’inclinazione maggiore rispetto alla superficie di sinistra, sicché si forma un lungo gradino irregolare fra quelli che ho chiamato Settore C (che scende verso il rio) e Settore D (situato a destra per chi guarda dal basso, verso la Roccia 5). Recentemente (agosto 2010), essendosi assottigliata la coltre di terriccio che ricopriva la zona bassa a causa delle abbondanti piogge, è stato possibile scoprire altre iscrizioni. TaAR3C ie бie / ilбus\om бila / simi /

vai con forza (vel colpisci)/ i(l) vincoli\o spezza / assòciati /

moi muie liбi emбi (sub semuem) cerpsete (vel crepsete?) simi semua /↑ silemis

cambia taglia aderisci unisciti (sub : all’unione) accòrpatevi unisciti all’unione /↑ dobbiamo diffondere ima utes usto ime / semбimos insieme ti giovi con ardore unisciti / ci associamo dera | cumbi? umuaom muaom / rem samuo / seli emбom / piccole teste mozze taglia | adòprati? mi unisco tronco / all’impresa partecipo / propizia l’unione / piccole teste mozze umumus todrus ersi? /↑ stroma tumua ci uniamo i picchiatori leva (= sopprimi)? /↑ fluisce si gonfia test : der | der / mua / simbila? ilumбa redet / combos? testa: taglia | taglia / tronca / bisogna unirsi? / il ciclo ritorna / Combo? sterбumos (supra streomos) uso? /↑ ilimбus / ame imulus / бomбi lia / / uccidiamo (supra : ci rafforziamo) ardo? /↑ alle associazioni / unisciti? ai compagni / ingrossa la corrente // cil бie m[ur]sia? / supo? (sub suvo umбo et svemбo) / бir / bemбe бuo taglia colpisci ...? / diffondo? (sub al proprio m’unisco et spargo) / sostieni / ingrandisciti mi accresco ocu бluet (supra tli ue(i)?) / ivali lvuali / veloce fluisce (supra : lévati procedi?) / uniti liberi / slapi ili? meto / iбe / idit? / istril res? / spossa? con la rivolta mieto / ardi / cresce / la repubblica? / il ramila et armila / il simi seuela / il istil dua (supra ili plia?) rivòltati bisogna sostenersi et armarsi?/ rivòltati unisciti bisogna agitarsi / rivòltati popolano sii favorevole (supra : con la rivolta completa(ti)?)

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a

Adolfo Zavaroni

Presso il bordo sinistro (per chi sale verso la sommità della roccia) nella parte alta del Settore C, ci sono le scritte ie бie / ilбus\om бila / simi (TaAR3C-01, -02). Con la trascrizione ilбus\om segnalo il fatto che su una originaria terminazione us ( ) sembra essere stato sovrapposto om. Nello spazio fra ie бie ed ilбus\om бila c’è una figura non ben definibile, forse un busto umano con testa animalesca. A destra di ie бie, ad un livello leggermente inferiore, c’è una lunga sequenza leggibile come moi muie liбi emбi cerpsete simi semua (TaAR3C-01). In moi l’o tra la seconda e terza gamba di m è poco inciso. emбi si sovrappone ad un mal delineato semuem (che sarebbe oggetto di liбi). In cerpsete (o crepsete: da *kr̊p- di lat. corpus e corporō), il segno dopo p appare come : quindi non è si ( ) né se ( ); potrebbe essere una singolare legatura comprendente anche t che poi sarebbe replicato nel successivo = te : dunque, leggo sete (TaAR3C-04). Dopo simi la lettura non è agevole: mi sembra possibile che sia scritto semua. Presso il bordo sinistro, sotto simi, si legge facilmente ima (TaAR3C-02), ma la parola successiva inizia con un segno poco chiaro. Lo interpreto come legatura = ut e leggo utes. Il terzo termine è leggibile come usto: la legatura us è rappresentata da , ma sulla sommità di s c’è un tratto che sporge verso sinistra per denotare un t, sebbene un t sia presente anche in legatura con il successivo o. Dopo usto si vedono bene un i ed un e, le cui sommità sembrano unite da un tratto non ben marcato e ondulato, che può denotare m in legatura: dunque, è possibile ime. Fra i ed e pare presente una piccola testa mozzata scalfita poco profondamente (vedi TaAR3C-02). Circa 30 centimetri più sotto c’è un’altra scritta: si può leggere semбimos, ma la seconda lettera, in un punto accidentato è dubbia: e od i? Nella parte centrale del Settore C, tra la linea di frattura che lo divide dal Settore B ed una cavità avente il contorno di una testa mozza, leggo dera. A sinistra della testa mozza e sopra la parte finale (semua) della lunga sequenza esaminata sopra, si legge ilemis dietro un segno che probabilmente è l’incrocio tra un s “a croce” e un s del tipo molto inclinato: quindi propendo per la lettura silemis. Dentro il contorno della grossa testa mozza si notano vari segni alfabetici ormai consunti: leggo der, ma probabilmente la parola fu scritta più volte. A destra della testa sono scritti di nuovo der e forse mua. Sotto la testa c’è una scritta la cui lettura è difficile soprattutto all’inizio: simbila? Vedi TaAR3C-06. C’è poi un’iscrizione più lunga che si sviluppa a destra della testa: leggo ilumбa redet (TaAR3C-05). Sotto ilumбa, in lettere piccole e poco incise, è forse stato scalfito combos. A sinistra di redet sono forse incisi un guerriero e degli 8 simbolizzanti la ciclicità universale. Tornando presso il bordo superiore del settore, a destra di dera ci sono resti di segni consunti: forse era scritto cumbi (molto incerto), dopo cui ci sono segni meglio visibili che leggo come umuaom muaom. Immediatamente sotto si ha rem samuo; ma muo, inciso lievemente, fu forse scritto prima e poi fu usato per ottenere samuo. Sotto samuo si legge bene selie, mentre le lettere successive sono scarsamente visibili: ricostruirei seli emбom (mб di tipo ). Immediatamente dopo umuaom muaom sembra scritto umumus; poi leggo idos seguito da er che forse è l’inizio di ersi: s ed i non sono certi. Tra idos ersi e il bordo superiore del settore leggo stroma tumua (vedi TaAR3C-07). La scritta sil umбa sopra citata si trova tra due poco profonde cavità in una zona pianeggiante della roccia, dopo la quale la superficie riprende l’inclinazione verso il rio e verso il Settore D. Lungo la superficie inclinata si notano tre righe distanti 12-15 centimetri l’una dall’altra: ilimбus / ame imulus / бomбi lia (TaAR3C-08). A mio avviso questo gruppo forma un’unica proposizione. Sul primo б di бomбi è stato sovrascritto un 5 che probabilmente forma un 50 con l’o successivo (TaAR3C-D). A sinistra di ame imulus ci sono altre scritte la cui lettura è ostacolata dalle incrostazioni licheniche (TaAR3C-03). A circa 20 centimetri da ame c’è un ovale che pare appartenere ad una scritta leggibile come uso (ma la percezione di u in legatura è problematica), mentre ancora più a sinistra è forse scritto sterбumos sovrapposto a streomos: la legatura stre = ster sarebbe stata rifatta un poco maggiorata, su o sarebbe stato soprascritto б ed un u sarebbe stato inserito internamente a partire dalla prima gamba di m.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Scendendo verso il rio (TaAR3C-09), si incontrano scritte isolate. Nella superiore (TaAR3C-09b) i primi segni sono leggibili come cil бie (dopo l’incerto c, le lettere i e l sono profondamente incise, forse a causa di una maggiore erosione locale dovuta all’azione dell’acqua). Dopo бie pare presente un m o p (Π) e poi, dopo uno spazio corrispondente a due lettere ricoperto da incrostazioni, si notano la traccia parziale di un s di tipo e infine le lettere ia. In base a labili tracce nella zona delle incrostazioni, ipotizzerei la ricostruzione m[ur]sia. Più giù di circa un metro, c’è una scritta ritoccata più volte: sembra che un originario supo sia stato grossolanamente trasformato tanto in suvo umбo quanto in svemбo (TaAR3C-10). Dieci centimetri più sotto c’è una legatura profondamente incisa davanti ad un piccolo gradino sagomato ad arco di cerchio. La legatura, con segni in sovrapposizione, è risolvibile come бir (TaAR3C-10). Ancora più giù è scritto bemбe бuo (TaAR3C-11), dopo cui vi sono segni, forse anche figurativi, lievemente scalfiti e non definibili con sufficiente approssimazione. Scendendo ancora di circa 1 metro, sulla sinistra s’incontra la scritta ocu бluet. La forma di б fa pensare ad una sovrapposizione con un t. Quindi, esaminando le singole lettere, ipotizzo che бluet sia stato soprascritto su tli ue(i): vedi TaAR3C-12, -12b. Tale scritta e quelle che si vedono più in basso sono venute alla luce nel settembre 2010. Oltre alle iscrizioni qui riprodotte potrebbero essercene delle altre, i cui segni però, quasi del tutto cancellati, sarebbero tutt’altro che evidenti. Più sotto ci sono due scritte, circa allo stesso livello, separate da uno spazio di circa sei lettere. A sinistra si ha ivali (TaAR3C-13), a destra lvuali [luvali] (TaAR3C-14) ambedue chiari. Pochi centimetri sotto luuali si può leggere slapi ili · meto / iбe (TaAR3C-14apo, -15, -16). In slapi un piccolo s è legato con l (TaAR3C-14). A destra di slapi, dopo una piccola sbrecciatura della superficie, è presente una legatura il ( ), che potrebbe essere scambiata per un c, anche perché essa è preceduta da un breve e tozzo tratto che potrebbe essere considerato un i. Poi si hanno le lettere ime ed un segno finale ambiguo , presumibilmente to piuttosto che б. Insomma, leggo ili· meto: quasi a contatto con i c’è un punto che ritengo un separatore di lemmi (TaAR3C-14). Sotto meto si ha iбe, il cui e è in corrispondenza di una sbrecciatura. Un poco più giù e più a sinistra di slapi (TaAR3C-16b), immediatamente sotto una linea di frattura obliqua, c’è una scritta con segni alti circa 3 centimetri che leggo come istril res: i dubbi sono causati dal fatto che nelle legature con r i tratti curvi denotanti tali lettere non sono incisi ma grattati (TaAR3C-17). Al di sopra della linea di frattura c’è un gruppo di segni più grandi che forse era una composizione di utensili da taglio e nello stesso tempo era leggibile come idit, che potrebbe essere un verbo avente per soggetto istril res. Circa 50 centimetri più sotto c’è un gruppo di tre righe che iniziano per il : nella prima è incerto se si debba leggere il ramila o il armila (o ambedue!), dato che la legatura può denotare tanto ra quanto ar. La seconda è leggibile come il simi seuela. La terza, che ha alcuni gruppi ambigui per legature o sovrapposizioni, ammette più letture: una redazione è ricostruibile come il istil dua che forse fu soprascritto su ili plia (TaAR3C-18b). TaAR3D tei estrem ivom / 8320 / 8315 / us(i) asila eilo / raggiungi la popolare unione / 8320 / 8315 / infiàmmati ardi per l’azione / uli ise emбimla saptom oб? (supra saptom mos stre?) / per la crescita smania ci si deve unire secondo il senno (sub : il saggio costume rafforza?) / cilemis uia (supra ile misia)

tagliamo (> apriamo) la via (supra : nella rivolta gèttati)

sisumi\us ul(v)uom | бuae supra simumus luom | luae / luumus ersa (sub sersa) /

spargiamo rovina | voglia tu crescere supra ci uniamo ai liberi | voglia tu liberarti / ci liberiamo con la sollevazione (sub : la falce) / us ustro sisi (sub us ustro sci suinos) / ardi con ardore gèttati (sub : ardi con ardore parteggia per i connazionali) / csimla / / oit iveom (sub osit ileom vel ilemo?) dobbiamo troncare / / cresce? l’unione (sub : s’infiamma la rivolta vel il rivoluzionario?)

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Adolfo Zavaroni

Nella parte più alta del Settore D c’è la scritta tei estrem ivom (TaAR3D-01). La legatura te di tei è formata da un piccolo t “a forca” davanti ad e ( ). In estrem s e t si toccano superiormente, dando la falsa impressione di un m ; il t è ripetuto in legatura con r. La legatura vom di ivom ha la forma . Più giù, sotto i numeri 8320 e 8315, è scritto chiaramente us asila eilo, con lettere alte 8-9 centimetri. La scansione us asila piuttosto che usa sila è suggerita dall’esistenza di un piccolo tratto verticale dopo us : esso potrebbe anche essere un piccolo i, nel qual caso avremmo usi (TaAR3D-02). Subito sotto, in lettere minori, c’è una sequenza il cui inizio non è ben percepibile. Leggo uli ise (vedi TaAR3D-02) e poi, chiaramente, emбimla. Nella parola successiva il primo segno è una legatura sa, il secondo è un p ( ), il terzo è una legatura tom (TaAR3D-02b): dunque, leggo saptom. Poi fu scritto oб. In un secondo tempo l’o di oб fu trasformato nella legatura mos e forse il б in stre. Nella scritta sottostante leggo cilemis uia (TaAR3D-03, -04), considerando l’introduzione di un u davanti alla sommità del terzo i. Senza tale u avremmo cilemisia ; ma anche il c iniziale, molto vicino al bordo sinistro, dove la sponda che divide i due settori C e D rende male agevole una incisione, è probabilmente dovuto ad una tarda incisione; sicché possiamo ipotizzare che la scritta originaria fosse ile misia, equivalente a ili misia di TaAR3B. L’a finale è sensibilmente più grande, come avviene in altre scritte. Nella riga sottostante la redazione più leggibile è sisumi\us uluom | lae che sembra soprascritta su simumus luom | бuae. Difficoltosa è la percezione di s iniziale del tipo . Per le trasformazioni subìte si vedano TaAR3D-04 e TaAR3D-05. Più sotto è scritto luumus ersa ( = lu ; rs travagliato: un pare aggiunto dopo una legatura . Sull’e di ersa ci sono tracce di un s sovrapposto (sersa). Poco sotto luumus ersa c’è una scritta la cui parte iniziale è molto erosa, mentre la seconda parte è affetta da sovrapposizioni. Leggo la parte iniziale come us ustro (lettere formate da segni simbolizzanti asce e falci), dopo cui sono possibili più letture a causa delle sovrapposizioni. Forse la scritta originaria era isti sui. Poi essa sarebbe stata trasformata in isti u\osi e infine modificata ed allungata in sciti? suinos (ma nos si vede molto male, essendo graffiato molto superficialmente). Per le ricostruzioni vedi TaAR3D-05. Più sotto la scritta csimla è abbastanza chiara. Circa 30 centimetri sotto csimla è incisa un’altra scritta con varie lettere poco incise e molto erase. Dopo un o ben visibile c’è un segno che potrebbe essere i o un si di tipo o con trattino intermedio leggermente scalfito, seguito da un t (Γ). Dunque, sono possibili ambedue le letture oit e osit : anzi, la seconda potrebbe essere stata ottenuta dalla prima con una lieve modifica. Siccome il secondo lemma è leggibile sia come iveom ‘unione’ sia come ileom ‘rivolta’ o ilemo ‘rivoluzionario’ (vedi TaAR3D-06), entrambe le letture oit < *augit ‘cresce’ e osit ‘s’infiamma’ sono semanticamente plausibili.

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14° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 4 DI TANA ALTA

Alla Roccia 4 si accede passando dalla Roccia 3. Per chi scende dalla Roccia 2 e procede sulla Roccia 3, la Roccia 4 è a destra ed incombe sul rio. Sulla parte più alta e su quella sovrastante il rio non sono state trovate iscrizioni: quindi i rispettivi settori non verranno qui catalogati. La parte restante della superficie rocciosa è divisibile in tre settori A, B e C (vedi TaAR4 e TaAR4-01), ma in A è visibile una sola iscrizione, in B se ne vedono due, mentre il Settore B è densamente iscritto. TaAR4A (< Tana A 7)

silit lileia

si diffonde il rivolgimento

In questo settore di roccia s’intravvedono altri segni che potrebbero essere vestigia di scritte incise in modo poco profondo. L’erosione e le incrostazioni di licheni non permettono di ricostruirle in modo attendibile. Al contrario, la sequenza silit lileia è ben visibile (TaAR4A-01). Venti centimetri più sotto, sulla destra, in corrispondenza di un angolo formato da scanalature naturali verticali, sembra essere stato inciso un б legato con altri segni: forse l’intenzione era di ottenere , un’associazione di бi ( ) con om, cioè бiom, sfruttando dei solchi naturali. TaAR4B (< Tana A 6) 1 celil ilбiom / 2 бio emi бivi (sub бustri et бustrus) sto(u)tros (sub sto(u)tre) tronca il vincolo / dell’esercito approfitta batti (sub fustiga et i fustigatori) i picchiatori (sub : batti) 3 ilimбem s(u)vom semua / 4 (s)imivila (> imi estra) / 5 marza / all’associazione dei propri unisciti / vi dovete unire (> unisciti ai beni pubblici) / come una rete 6 бili eilie nemбomus / 7 clili eilia / 8 tustrem stoutrul reda (sub rua?) / picchia nell’azione tempestiamo / favorisci l’azione / il picchiatore da battitore ricambia (sub : rovina?) / 9 ari бiem / 10 lis remбa eili / mut > umбo | drumbo (bis) stringiti alla? forza (militare) / segui le rivolte agisci / tronca > unisco | corro? (bis)

Non saranno qui menzionati segni che potrebbero appartenere a scritte la cui ricostruzione risulta poco attendibile e che furono avventatamente pubblicate in Zavaroni-Sani 2009: 100-101. La 1a riga celil ilбiom (TaAR4B-01) si estende obliquamente dal bordo superiore del Settore B verso il bordo destro. Il c iniziale è poco visibile. Nella 2a riga (TaAR4B-01b) si vede chiaramente бio emi; il seguito si percepisce con difficoltà. Ritengo che su un primitivo бivi si sia soprascritto бustri, poi corretto in бustrus quando la parola successiva sto(u)tros fu cambiata in sto(u)tre: in altri termini, ciò che prima denotava un verbo fu cambiato nel complemento oggetto e viceversa. Un piccolo б sembra addossato a m, per mutare emi in emбi. Sulle prime si potrebbe pensare che dopo бustrus ci siano cifre numeriche moderne (1696), eventualmente adattate su simboli antichi. Ma mi sembra evidente che il primo segno – la cui forma percepisco come = st – non possa essere un 1, mentre il terzo segno è simile più a = r che a 9. Inoltre, mi pare che davanti al primo segno, ci sia un’altra legatura st poco incisa e di forma diversa, forse ripetuta perché l’altra, non essendo usuale, poteva non essere compresa. Il secondo segno, la cui forma è , può essere scambiato per un 6, ma nella logica scrittoria di Ospitale esso è una legatura to. Infine il quarto segno, esso pure scambiabile per un 6, dovrebbe essere = os. Insomma, leggerei st+ot+r+os > stotros (vedi TaAR4B-00apo, -01, -01b). Poi su os fu soprascritto un e. La 3a riga è all’inizio chiara (ilimбem); poi la lettura diventa più problematica: in s(u)vom il v è denotato da un tratto che unisce le estremità inferiori di s e om ( ) ed ha una breve diramazione verso l’alto, forse per denotare anche un u in legatura (TaAR4B-02). Le tracce del successivo semua sono molto svanite.

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Adolfo Zavaroni

Nella 4a riga si legge a prima vista imivila, ma l’esame fotografico mostra che: 1) non è da escludere un ritocco di i iniziale per trasformarlo nella legatura si ; 2) anche su vila si è tentato di intervenire, con tratti meno profondi, per trasformarlo in estra, con l’inserimento di un s e i cambiamenti i > t, l > r : vedi TaAR4B-00apo. Nella 5a riga marza si legge bene, nonostante le spesse incrostazioni licheniche. La prima parte della 6a riga è ben leggibile (бili eilie); nella terza parola (nemбomus) dopo un grande o, adattato ad un solco arcuato naturale, il finale è incerto. Mentre la 7a riga (clili eilia) si legge senza problemi, la ricostruzione dell’8a è difficoltosa. L’inizio pare costituito da un gruppo in legatura tustr ( ) i cui tratti, però, non sono sùbito evidenti. Nella successiva attesa legatura em lo m è quasi del tutto coperto da un’incrostazione di lichene bianco. Il segno successivo sembra essere = st : esso è connesso con il successivo tr (che potrebbe essere scambiato per un б), a sua volta seguito da ul : dunque, leggo stoutrul. Infine c’è un gruppo re connesso con il successivo a attraverso un d, ma forse si tentò di mutare reda in rua. Vedi TaAR4B-04a, -04b. Sulla destra c’è una figura avente la forma di una croce con bracci di uguale lunghezza; ma da quello orizzontale partono varie righe sottili verso il basso. Nella 9a riga, avente lettere alte circa 10 cm. e strette, si legge bene ari бiem (il tratto curvo di r è molto eroso). Nella 10a riga, che ha caratteri molto più piccoli (TaAR4B-04b), leggo lis remбa eili, ma non è chiara la presenza di l iniziale e di б legato con m. Sotto la 10a riga, oltre ai soliti contorni di teste mozzate, è ricostruibile la scritta mut, dove il t finale ha la forma di una roncola o falcetto, mentre u sembra sovrapposto ad una piccola testa mozza. Evidente è il tentativo di abbinare mut ad una scritta umбo ottenuta incidendo una linea curva (u) sotto m, la cui gamba destra funge anche da verticale di un б. L’u di mut è stato poi mutato in o mediante una linea convessa che unisce gli estremi superiori dello stesso u. Sotto mut e più a destra ci sono due gruppi di segni simili formati da una legatura dr connessa tramite una curva inferiore (u) ad un b formato essenzialmente da due teste mozze disposte come in un 8. Tale b è seguito in un gruppo da un’altra testa mozza che funge da o ; nell’altro gruppo è seguito da più cerchi, uno dei quali funge da o. Forse si tratta di composizioni in cui il nome del grande dio Drumbo è scritto con simboli che alludono al doppio principio “vita-morte” presieduto dal dio. Più sotto si notano vari numeri moderni: l’incisore dei numeri ne ha qui scritti diversi, prendendo spunto dai presunti 8 già esistenti e dalle teste mozze che potevano essere mutate in 0, 6 e 9, mentre asce singole (a volte abbinate alle teste mozze) potevano essere trasformate in 7 e 4 ; due asce abbinate trasformate in un 3; una roncola in un 2. TaAR4C ils mua / mut / testa mozzata? rivòltati tronca / mozza / testa mozzata?

La scritta ils mua è incisa vicino alla linea di frattura che costituisce il bordo superiore del Settore C (TaAR4C-01). A prima vista la prima lettera sembra un t a causa di una riga abbastanza profonda che tocca il vertice di i ; tuttavia essa passa anche per il vertice di l e non sembra inerente alle lettere. Poco centimetri sotto mua ci sono altri segni leggibili come mut.

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15° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 5 DI TANA ALTA

Dalla Roccia 3 si può passare facilmente sulla Roccia 5 che è composta da 3 settori (vedi TaAR3-9), ognuno dei quali suddivisibile in zone. Il Settore A è rivolto verso la Roccia 2; i Settori B e C si estendono verso il rio (TaAR5, TaAR5C). È possibile che le rocce qui chiamate Roccia 5 e Roccia 6 in realtà facciano parte di un’unica estensione, ciò che per ora non è stato possibile verificare. Il Settore A della Roccia 5 TaAR5A (< Tana A 21) ilsi бue itiea vel ilsi бuei itea (sub ilsi muei tiea et ils(i) imбue itiea)

con la rivolta accresciti che tu proceda vel... (sub : con la rivolta voglia tu troncare gli assilli et rivòltati unisciti che tu proceda)

O3OOO / ↑ lilie ilo /↓ ilie emi lia / O6O / falci 1 88 (= teste mozzate) 5

O3OOO / ↑ percorri il giro / rivòltati approfitta del corso /

O6O / falci 1 88 (= teste mozzate) 5

\umi\u svua / O6 strume imi lia (sub is бidei muila) testa i i

unisci le proprie cose / O6 / confluisci unisciti al corso (sub : infùriati che tu fenda si deve troncare) testa vai tlunimus | strel (supra bil?) isa / ilimбila / 25459 / cil siemo ive svom / ci leviamo | raffòrzati (supra : taglia?) con furore / ci si deve associare / 25459 / recidi il vincolo unisci il proprio / бrimue tiea (supra scer mue tiea) /↑ todrumus /↓ ilom | emбa eil бua\o svom / 4 teste / frantuma? i pungoli (supra : taglia tronca gli assilli) /↑ picchiamo / alla rivolta | unisciti agisci accresci\o il proprio / bilemus (sub drumbe?) бilom lumar supra svil stia et бiбi tla + teste /↓ pliei / colpiamo (sub : accorri?) batto come un rompitore (supra : gira cammina et ingrossa alza + teste /↓ che tu completi tramem (supra tramбi) morti / ascia + ul(v)umus la consumatrice (ogg.) (supra : tumultua) schiaccia / ascia + cresciamo (distruggiamo) lis ilumбomus (sub cis · lumuomus) / segui ci rivoltiamo (sub : recidi · spacchiamo) / csi mue ila (sub ilsa et iбa) slie (sub suilie) / cilil ba / recidi tronca con la rivolta (sub con la rivoluzione et con ardore) uccidi (sub rivòltati) / taglia estingui isi luma / bo\ul (il)umba (supra bil ilsia) smania spacca / balza (vel sii rigoglioso) con (la rivolta) l’unione (supra : spacca con la rivolta?)

[csi] siema > sisi semua / samuom

[recidi] i vincoli > diffondi l’unione / mi unisco

Lungo un lato del pannello roccioso che ho chiamato Settore A corre una scritta le cui lettere sono alte più di 20 centimetri (TaAR5A-01). Essa è incisa perpendicolarmente rispetto alle altre righe. La sequenza ilsi(m)(б) uei ea, a causa dell’ambiguità di (= ti e it) e della sovrapposizione di m con б – che può essere considerata ora una legatura mб ora l’obliterazione di una delle due lettere – ammette varie letture: A) con б ed esclusione di m : A1) ilsi бue itiea e A2) ilsi бuei itea (cambia la morfologia dei verbi, ma non il significato della frase); B) con m ed esclusione di б : ilsi muei tiea; C) con legatura mб : ils(i) imбuei itea. È da notare che s di ilsi si sviluppa soltanto per la metà delle altezze delle altre lettere ed è stata tracciata una linea obliqua sotto tale s per indurre a non leggere anche l’i di un’originaria legatura is. Nella parte superiore del Settore A (TaAR5A-03) c’è un gruppo di segni problematici, perché è difficile capire se essi sono coevi alle antiche scritte oppure del tutto moderni oppure antichi, ma ritoccati dal moderno incisore di numeri. La problematicità è aumentata dal fatto che questo gruppo di segni appare anche nei blocchi di scritte TaAR5C4 e TaAR5C5 della stessa Roccia 5. Il gruppo è costituito da tre righe aventi in tutti tre i casi la stessa disposizione e la stessa apparenza: O3OOO O6O O6

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Adolfo Zavaroni

La forma degli m e il dubbio che fosse stato lasciato tanto spazio libero per l’inserimento del gruppo in tre superfici dense di scritte, potrebbe fare pensare che le scritte con questi mo siano coeve alle altre scritte. Ma sulla Parete 1 della Sega, in una vasta area priva di altre iscrizioni, è stata incisa la sequenza O1 O2, chiaramente in epoca moderna. Probabilmente la superficie è priva di altre scritte perché affiorò a causa del distacco di uno strato superficiale avvenuto dopo l’età delle antiche iscrizioni. Recente è pure la sequenza O18950 incisa sulla Parete 2 della Sega sotto numeri moderni di dimensioni maggiori. Una comparazione più cogente con i gruppi di scritte sulla Roccia 5 della Tana Alta è data dalla seguente sequenza incisa in un’area isolata del Masso presso il rio Ospitale della Tana Bassa: O5 O50 : qui il 5 sostituisce il 6 di O6O / O6. È possibile che il moderno incisore di numeri sulla Roccia 5 abbia in parte ricalcato e in parte ritoccato segni preesistenti, ma ogni tentativo di ricostruire e interpretare dei segni antichi in queste condizioni mi sembra troppo aleatorio. Sotto i tre cerchi di O3OOO c’è una scritta in piccoli caratteri che leggo come ilie emi lia (lettura non proprio semplice). Nello stretto spazio tra O6O e O6 termina una scritta in caratteri molto più piccoli leggibile come i\umi\u svua: umu è ottenuto unendo gli originari i alle gambe esterne di m con due tratti obliqui. A destra di O6O è forse disegnato un falcetto con il manico orizzontale; forse la lama è sormontata da un’altra piccola falce. Infine si ha un apparente 1885 i cui 8 potrebbero essere costituiti da 4 teste accoppiate due a due (TaAR5A-02, -03). A destra di O6 c’è una sequenza di piccoli segni con alcune sovrapposizioni. Sono leggibili queste due versioni: strume imi ( = imi) lia i e is бidei muila i (TaAR5A-03b): б e id ( ) sono ricavati dalle gambe dell’originario m di strume. Tra l’a e l’i finale sembra esserci il disegno di una piccola testa. In effetti vi sono altri casi in cui un i ‘vai’ è riferito ad una testa mozzata. Tornando più giù presso il bordo sinistro del pannello, prima di una sottile crepa verticale è stata ultimamente scoperta la scritta tlunimus (TaAR5A-03d). Oltre la crepa c’è una sequenza la cui lettura è più difficoltosa: leggo strel isa, ma la prima legatura pare ritoccata più volte e potrebbe essere sovrapposta a qualcos’altro (TaAR5A03c). Sotto, in lettere molto piccole, si ha ilimбila. Poi, aldilà della parte superiore di un 5 appartenente al numero sottostante 25459 (ma 5 interferisce con una testa mozzata) in lettere maggiori è scritto cil siemo con ci di tipo . Più a destra, appena sopra l’i iniziale della grande scritta disposta prependicolarmente, è scritto ive svom: il primo v è di tipo , poco curato; il secondo v è costituito da un tratto che unisce le basi di s “a freccia” e om (TaAR5A-02). Sotto cil siemo c’è una scritta che inizia con una legatura complessa che è seguita da mue tiea ( = ti). La legatura complessa sembra essere la sovrapposizione di quattro lettere leggibili come scer. Ma pare anche che si sia cercato di trasformare scer in бr (tipo ) e si sia aggiunto un brevissimo trattino sulla gamba sinistra m per denotare i in legatura (TaAR5A-05b). Quindi avremmo anche бrimue tiea. Sopra l’u di mue inizia una scritta, scalfita in lettere molto piccole, che potrebbe essere todrumus (TaAR5A-05, -05b). Immeditamente sotto mue tiea, spostata più verso sinistra, c’è una scritta in piccole lettere che inizia al di là di una riga naturale: ilom | emбa eil бua\o (TaAR5A-05b). Tutte queste lettere sono chiare, ma dopo бua\o ci sono i segni evanescenti di un probabile svom e infine delle combinazioni di falci. Sotto eil бua\o si notano almeno quattro teste. Tornando presso il bordo sinistro della Zona A ad un livello poco inferiore a quello di emбa eil бua\o, la superficie è molto accidentata, ma si legge ugualmente la scritta bilemus con lettere abbastanza grandi e con l largo e molto inciso in forma di ascia stilizzata. Un ingrossamento simile, ma meno largo, riguarda anche il tratto del successivo m (TaAR5A-06, -06b). Tale scritta arriva fino alla riga naturale menzionata sopra, oltre cui, in caratteri più piccoli, c’è una sequenza che ha subìto varie modifiche. Ma prima occorre notare che la seconda gamba dello m sembra fungere da mediana di una legatura = dr che sarebbe l’inizio di una scritta drumbe, il cui e finale si sovrapporrebbe al v del successivo svil. In verità la legatura sv ( ) di svil interferisce con la variante бil e si possono ricostruire tre scritte sovrapposte, senza però stabilirne l’ordine cronologico: 1. бilom lumar, 2. svil stia, 3. бiбi tla (TaAR5A-05, -05b). In stia, la legatura st ha la forma .

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) A destra di svil stia si vedono alcune teste sotto le quali si legge pliei. Tornando presso il lato sinistro della Zona A, dove la lettura è particolarmente difficoltosa per le abrasioni subìte dalla superficie, nello spazio sotto bilemus anche le foto a luce radente non hanno permesso di ottenere letture certe. In TaAR5A-06 è proposta la lettura tramem morti della riga che sta sotto bilemus, con l’avvertenza che tramem pare soprascritto su tramбi. Mi sembra, inoltre, che esistano due redazioni del finale di morti. Poco sotto si hanno altre due righe che leggo come isi luma / bo\ul ilumba (sovrapposto a bil ilsia: vedi TaAR5A06c, -06d). All’altezza di morti, al di là di una crepa sottile, c’è un apparente L che, essendo un poco isolato, non mi sembra una lettera ma un’ascia stilizzata, la cui lama tocca la punta di una falce disegnata sotto. A destra dell’ascia c’è una sequenza leggibile come ulvumus e ulumus a seconda che si consideri o no un u che sottende m. Sotto e a destra di ul(v)umus si notano teste tagliate; di fianco ad una di esse c’è un i ‘vai’. Inoltre, c’è un altro abbinamento ascia/falce, ma qui l’ascia è in posizione obliqua e non verticale come quella menzionata sopra. Sotto altre due teste formanti un 8 e associate ad un’ascia in forma di 7, c’è una scritta modificata: un originario ilumбomus è stato trasformato in cis · lumuomus (TaAR5A-07, -07b). Il c di cis interferisce con s finale di una parola di tre lettere, lis, incisa obliquamente con piccoli caratteri. Sotto ilumбomus c’è una scritta con sovrapposizioni nella parte finale. In origine era scritto csi mue ila slie; poi ila fu mutato sia in ilsa sia in iбa, mentre slie fu trasformato in suilie. Sotto ila slie è scritto cilil ba, la cui divisione dei lemmi è suggerita dalla diversa grandezza delle lettere. La legatura ci ( ) non è immediatamente evidente. Sotto csi mue, ad un livello di poco inferiore rispetto a quello di cilil ba, c’è una scritta che ha subìto una modifica: originariamente era scritto siema ‘vincoli’, ancora ben leggibile; questo termine fungeva da oggetto di csi ‘recidi’ della riga superiore, a cui era collegato da un tratto quasi verticale iniziante davanti a s. Poi si volle trasformare ema in semua e il restante si fu utilizzato come parte finale del termine sisi, la cui prima parte fu ricavata trasformando in si ( ) un segmento del tratto di collegamento tra siema e csi (TaAR5A-07). Sotto siema, in lettere più piccole, sembra scritto samuom (TaAR5A-07). Il Settore B della Roccia 5 Il Settore B è stato diviso in tre zone B1, B2 e B3. La Zona B1 scende lungo la superficie rocciosa a destra. La zona B2 inizia al di sotto di isei emi lia. In verità sotto questa scritta non c’è alcuna discontinuità naturale trasversale, ma poco sotto ce n’è una longitudinale. La zona B3 è delimitata superiormente da una linea di frattura trasversale che la divide da B1 e B2 e termina dove la superficie rocciosa è ancora sepolta (vedi TaAR5B3-00). TaAR5B1 svo svo sva / leb ima oб бoбo / pel pli

al suo al suo i propri (beni)? / attacca insieme / per la crescita / riempi? completa? бisiamos mar? (s mar sub 192) ↑ moiea / isei emi lia / ci federiamo légati? (partim sub 192) ↑ voglia tu mozzare / voglia tu infuriarti; approfitta del corso / amimila moi? (sub 91) /↓ iti · e / lepila / ilume i (vel ilumei) / dobbiamo unirci, cambia? (sub 91) /↓ procedi, vai! / si deve aderire / rivòltati, su! (vel voglia tu rivoltarti) / ↑ siбi ilsi(t) (i)di (t < i?) / ↑ a (te) stesso destina [oh dio?? < ingrandisciti?] / бia / ilsinos ilie ma ↓ e · ise ira (> irma?) / con la forza / compagno, nella rivolta raffòrzati ↓ su! smania sostieni (> id.?) /

csil mua

recidi tronca

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Adolfo Zavaroni

Le prime due righe della Zona 1 del Settore B sono scritte chiaramente (TaAR5B1-01): nella riga superiore abbiamo svo svo sva (v del tipo potrebbe denotare [u]); nella seconda si ha leb ima (improponibile *lebima per motivi morfologici) con im di tipo . Nella 3a riga è scritto oб бoбo (TaAR5B1-02). Una prima versione di oб, incisa lievemente al livello delle lettere successive, è poi stata abbandonata. Nella 4a riga, occorre leggere pelpli > pel pli invece di *melmli per ragioni lessicali. Nella 5a riga, dopo бisia, si legge mo e poi appare una sovrapposizione di numeri su antiche lettere. Tale intervento fu presumibilmente eseguito dal moderno incisore di numeri, che su alcune rocce della Sega e della Tana scrisse la sigla MO (Modena?) seguita da un numero. Costui, avendo notato le due lettere mo tra le scritte, volle farle seguire da dei numeri ottenuti modificando le lettere successive, la prima delle quali pare essere stata s finale di бisiamos, coperta da un rozzo e spesso 1. Gli antichi segni successivi sono ricostruibili come m (forse con a internamente iscritto, duplicato ridondante del successivo a) e la legatura ar, l’uno ricoperto da un 9 e l’altra da un 2 (vedi TaAR5B1-03, -05). Dunque, leggerei бisiamos mar, con mar coperto da 92. A destra del possibile mar, ad un livello lievemente superiore, è scritto moiea, dove a ha una grandezza maggiore delle lettere precedenti, come a volte avviene per le a terminali. La seconda lettera sembra essere un o squadrato, a meno che il lato superiore non sia un solco naturale o accidentale, nel qual caso avremmo un u. Poco più in alto di moiea c’è il numero 1890. Tornando sul lato sinistro della Zona B, s’incontra la scritta in caratteri piccoli isei emi lia (is di tipo ). La sua parte finale è quasi tangente alla scritta sottostante amimila, formata da grandi e chiare lettere. A destra di essa, nell’area ultimamente esplorata, il numero 91 è probabilmente sovrapposto su un antico moi. Sotto moi leggo, in caratteri minori, iti · e (t di tipo ). Sotto amimila, a sinistra inizia il riquadro con le scritte della Zona B2; al centro si legge chiaramente lepila. Sotto lepila si legge ilumei (TaAR5B1-05), dove l’i finale è sensibilmente più piccolo delle altre lettere e potrebbe anche essere un lemma a sé (ilume i). Appena sopra tale i inizia la scritta siбi ilsit (con legature = il e = si), il cui t finale si leva leggermente obliquo dalla sommità della legatura si. Mi sembra che sia stato mutato in t quello che in origine era un tratto verticale denotante l’i iniziale della parola idi ‘accresci, ingrossa’ (con d del tipo bene inciso e poi un tratto verticale più breve e poco inciso), scritta ad un livello leggermente superiore. Trasformato tale i in t, rimane di, del quale non si può stabilire la funzione morfologica né il senso. Sotto siбi ilsit è stato inciso il numero 14396. Sotto ilumei (o ilume i) è scritto бia (TaAR5B1-07) ed ancora più sotto, in piccoli caratteri, ilsinos ilie ma (TaAR5B1-04). La legatura lsi è diventata una cavità pentagonale: probabilmente in origine l’i era denotato da una linea obliqua che partiva dal vertice di l (come in = il), ma poi tale tratto fu utilizzato per il sigma (tipo ), forse dopo un tentativo d’incidere un s di tipo ; quindi si provò ad eseguire un i normale, sbrecciando però la crosta superficiale. Poco sotto ma e più a destra, inizia una sequenza con lettere più grandi: le prime sono e ise ; poi c’è un tratto obliquo \ che presumo sia un separatore di lemmi, poi un chiaro i ed una ben incisa legatura = ra o ar. Tra l’i e tale legatura sembra presente, nella parte superiore, un r leggermente segnato e forse una linea di congiunzione delle sommità, la quale potrebbe denotare un m in legatura. Forse si cercò di mutare ira in irma o segnarne l’equivalenza semantica. È da tenere presente che l’a non è immediatamente seguito da altri segni (ciò non si può capire dalla foto TaAR5B1-06, purtroppo l’unica disponibile, scattata quando il lavoro di pulitura non era stato ultimato). Sotto e · ise ci sono altri segni, fra cui il numero 789, forse eseguito utilizzando anche tratti già esistenti. Circa 18 cm. sotto ilsinos ilie ma c’è la scritta csil mua con legatura

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= cs.

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) TaAR5B2 sil muteia (supra il meia?) / 279 / sali ilom /

diffondi la potatura (supra : rivòltati voglia tu cambiare?) / 279 / sali sulla rivolta /

emбimla / umumla / liбi tea

dobbiamo unirci / dobbiamo associarci / aderisci raggiungi(ci)

Questa zona si trova nella parte destra del settore B, al di sotto di isei emi lia. In verità sul lato superiore non c’è alcuna discontinuità naturale, ma ho delimitato tale zona per facilitare l’esposizione. Vi si trovano sei scritte una sotto l’altra. La prima è leggibile come sil muteia, ma probabilmente muteia è stato ottenuto da un precedente il meia, il cui e è stato trasformato in una legatura = ute (TaAR5B2-01). All’inizio c’è un segno = si più alto dei successivi. Il numero 279 è la trasformazione di tre segni antichi: una falce, un’ascia stilizzata ed una testa mozzata. Il sigma di sali ilom appare più evidente alla visione naturale che nelle foto. È da notare che dei due segni il primo vale li ed il secondo il. In emбimla (TaAR5B2-02) la legatura im è di tipo . In umumla l’u iniziale in legatura è stato tracciato almeno due volte: in piccolo, appoggiato a m, e con ampia curva in basso (TaAR5B2-03). Nell’ultima riga si legge bene liбi tea. TaAR5B3 ilsie mut / ma suom? 39 / il idi suo / oб se suos emбei | rivòltati tronca / rafforza il proprio? 39 / rivòltati accresci il proprio / per te stesso ai propri voglia (tu) unirti | samo (sub suo umuo) ilumomus / ummua / ummua / mi associo (sub : al proprio mi unisco) rivoluzioniamo / lega / lega memso /↓ viv li /↑ unuom? / ils antropom. con ascia : muto / dilanio /↓ vivi estingui /↑ favorisco? / rivòltati antropom. con ascia : il Troncatore umuli бeamus / cumboli? / lepe ila / isi (t?)e[ / csi / ilбim[ compagni, battiamo / adòprati? / aderisci alla rivolta / infùriati ?[? / taglia / leg[ Sotto la linea di frattura che delimita superiormente la Zona C si legge una scritta con larga spaziatura ilsie mut (t poco inciso: TaAR5B3-01). Più sotto sembra scritto ma suom. Le sommità di m, a e uo sarebbero state incise molto profondamente, mentre s avrebbe la forma di una freccia poco incisa (TaAR5B3-00). A destra appare il numero 39, forse ottenuto ritoccando simboli antichi. Sotto ma suom c’è una scritta con grafìa curata contenente il segno = di (da non assimilare a = d). Si legge il idi suo (il tratto curvo denotante u in legatura è quasi del tutto coperto da una macchia di lichene bianco). Questa sequenza è preceduta da due segni, eseguiti ad un livello un poco più basso, che sono l’inizio di una riga che piega all’in giù e corre lungo il bordo di un gradino naturale (TaAR5B3-02): leggo complessivamente oб se suos emбei; ma dopo oб alcune lettere sono poco incise e sottili e occorre avvalersi di foto ravvicinate per poterle leggere (TaAR5B3-03). Poi emбei si legge bene. Nella parte destra del pannello c’è una scritta in cui alcune lettere sono ben marcate e altre, aggiunte in un secondo tempo per fare delle modifiche, sono poco visibili la seconda delle quali sembra la sovrapposizione di un o su un a. Vedo il tentativo di trasformare un preesistente samo in suo umuo (TaAR5B3-04). Il secondo termine è ilumomus, espresso con una serie di legature usuali. Sotto samo è scritto due volte ummua (TaAR5B3-05). Sulla sinistra, sotto una cavità, c’è la scritta memso (TaAR5B3-06) con segni ben curati, fra cui la legatura = ms. Sotto c’è una sequenza con segni incisi con diligenza, ma ambigui, tipo I LI: siccome può denotare v, il e li, sono possibili letture diverse: iliilli, ililili, liilili, ilivli ecc., ma quella lessicalmente più plausibile mi sembra viv li ‘vivi estingui’. Subito a destra di memso ci sono scritte con lettere piccole e leggermente scalfite (TaAR5B3-07): si legge ils; poi c’è una breve parola, forse muto, al di sopra della quale ci sono lievi segni poco discernibili (asce?). Tra l’o di memso e l’i di ils c’è una breve scritta con ductus quasi perpendicolare a quello delle altre, la cui lettura è difficile. Una legatura multipla che sembra avere la forma = unu è seguita da un segno poco inciso che potrebbe essere una legatura om (tipo ): avremmo un enigmatico unuom (TaAR5B3-06, -07).

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Adolfo Zavaroni

Sotto viv li c’è una scritta con lettere poco incise: i\umuli бeamus (per le legature vedi TaAR5B3-06). Immediatamente sotto essa, a ridosso di un solco naturale, fu forse scritto cumboli, con segni leggermente scalfiti, molto svaniti, e ductus inclinato, tanto da travalicare il solco. Travagliata e ripetuta, come in altri casi, pare l’esecuzione di cum (TaAR5B3-08). Sotto il solco si legge bene lepe ila. Sotto l’a inizia una scritta in piccole lettere isi(t)e (s poco inciso; incerta presenza del trattino denotante t in legatura con e), a destra della quale appare un dubbio segno più grande, forse iniziale di una scritta che non si è potuto scoprire per la presenza di radici (TaAR5B3-09). Circa 12 centimetri più giù di lepe ila sono presenti tre piccolissimi segni interpretabili come csi e poco più in basso c’è l’ultima scritta venuta parzialmente alla luce: ilбim[ (TaAR5B3-09). Il Settore C della Roccia 5 Una panoramica del Settore C della Roccia 5 si può vedere in TaAR5, da cui si desume anche che nella parte bassa, liberando la superficie rocciosa da terriccio, erba e radici si potrebbero trovare altre scritte. I cinque gruppi di scritte classificati e riportati nelle tabelle sono contenuti in confini tracciati in modo arbitrario nelle foto. A sinistra, per chi guarda dal basso, la superficie rocciosa termina contro una sponda rialzata, superando la quale si sale sul Settore D della Roccia 3. Il Settore C della Roccia 5 è stato diviso in quattro zone, la prima delle quali è stata suddivisa nelle sottozone C1A e C1B. TaAR5C1A drili stiom / falce+ascia / stre supra stie / spingi il passo / falce+ascia / raffòrzati supra procedi / falce+asci / / arsi? (supra resi?) beбili / liba / drumбemus / falce+ascia / / stringiti? (supra : àlzati?) ingròssati / aderisci / corriamo riv\li бumua бumuamos / sousil serse + ascie

accorri con entusiasmo ci entusiasmiamo / agitatore? taglia + asce 374 rul? / ulte use druo (supra ulte deio?) 374 spacca? / per la vendetta con ardore corro (supra : alla vendetta mi dedico?) ilбes бilimus (> ilбues бil · imul) ame (sub uapi) ili · ime i legacci spacchiamo (> i legacci spacca, compagno!) insieme (sub : spargi) alla rivolta unisciti

Nella parte alta della Sottozona C1A, immediatamente sotto la frattura che divide il Settore C dal Settore A (TaAR5C1A-01, -01a, -02), leggo drili stiom, con qualche dubbio riguardante la legatura sti, che pare avere la forma . Sotto la suddetta scritta noto solo una composizione di falce+ascia. Poi, scendendo per circa 30 centimetri, sulla destra della zona s’incontrano tre legature di diversa altezza: fra st e re ce n’è una più piccola: = ti. Mentre st è mal visibile, essendo poco incisa, re è più evidente, perché i solchi sono più profondi; e = ti rischia di non essere vista perché è addossata ad un lieve gradino. L’esame dei tre gruppi mostra, mi pare, che dapprima fu scritto s+ti+e (stie ‘cammina’) e che poi si traformarono s in st ed e in re per ottenere stre ‘raffòrzati’ (TaAR5C1A-01b). Altri 30 centimetri più in basso, sulla sinistra la crosta superficiale risulta sfaldata dalla profonda sagomatura di una falce il cui manico interferisce con la lama di un’ascia ancor più profondamente e rozzamente incisa (vedi TaAR5C). A destra, all’altezza dell’ascia, appaiono due segni che presumo essere legature: ma per le scheggiature della non piana superficie incisa e la rozzezza dei segni è difficile interpretarle con certezza: ipotizzo che si abbia ar+si. Ma davanti al possibile ar, a ridosso di un gradino, sembra inciso un r e d’altra parte ar pare sovrapporsi ad un e : forse ar+si fu soprascritto su resi (TaAR5C1A-02b). Poi si ha beбili con legature eб ( ) e il ( ). Sùbito sotto leggo liba: li e b sono incisi dentro una piccola conca, mentre a è ad una distanza maggiore del normale, perché non lo si volle incidere sul bordo della conca (TaAR5C1A-02). Sotto liba corre una linea naturale di frattura abbastanza regolare, la quale attraversa tutto il Settore C. Tra liba e questa linea le macrofoto hanno messo in luce una scritta con caratteri piccoli e leggermente scalfiti che leggo come drumбemus.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Sotto la linea di demarcazione, sulla sinistra, la superficie rocciosa declina verso il bordo della Roccia 3, dove c’è un gradino rientrante. Lì, sotto la linea trasversale di frattura, è scritto riv\li бumuamos: il terzo segno è a prima vista che denota la liquida palatalizzata ł, ma che nelle altre attestazioni è in inizio di parola (TaAR5C1A-03). È però probabile che in origine il segno fosse un v del tipo , dato che la verticale destra è una linea più sottile e meno incisa. C’è, inoltre, la lieve traccia di un trattino trasversale sulla verticale sinistra, che non sposta i termini dell’interpretazione, potendo appartenere a degli stadi di elaborazione = li o = vi anteriori a (dove il trattino sarebbe trascurato). rivi (attestato solo qui) sarebbe comunque un sinonimo dell’imper. 2a sing. rili ‘corri’. La parola successiva è бumuamos, ma immediatamente sopra è ripetuto umua, sempre partendo da б (TaAR5C1A-03). Sùbito sotto ci sono cinque lettere – s, s, il, s, e – eccezionalmente alte (20÷22 cm.), ma fra i primi due s c’è un o molto più piccolo che è legato al secondo s tramite un piccolo u ; d’altronde un u più in basso è legato allo stesso s (TaAR5C1A-04e). Dopo l’e si nota male una legatura incisa in uno scasso artificiale, che mi pare dovuto al tentativo di rappresentare un gruppo di asce fra loro parallele sulla gobba sommitale della roccia. Abbastanza visibile è una legatura rse di tipo (TaAR5C1A-04), che pare costituire la fine della scritta: insomma, leggo sousil serse. Al di sopra di rse e dello scasso è visibile il numero 374, mentre a destra leggo rul e subito sotto ulte deio. Ma sul d è soprascritta una legatura us, mentre nella parte alta di i si nota il tentativo di soprascrivere dr. Quindi è possibile che si sia voluto soprascrivere use druo sopra deio; e non escluderei il tentativo di trasformare deio in semuo (TaAR5C1A-04d). Sotto serse c’è una sequenza con lettere alte circa 5 cm. (TaAR5C1A-04, -04b). Le prime lettere, ilбe, sono chiare; le successive sono meno evidenti. Mi pare che la prima stesura fosse ilбes бilimus e che poi la scritta sia stata modificata ed allungata oltre la gobba, sul declivio destro della roccia, in modo da avere ilбues бil · imul ame (poi uapi) ili · ime. Notevoli sono i due puntini di separazione di nuovi lemmi, dopo бil e dopo ili. Un precedente ame con e legato a m (ma il trattino inferiore dell’e non è chiaramente percepibile, essendo la superficie scalfita da vari graffi) è stato cambiato in uapi con obliterazione di e ed aggiunta di un i più corto. Tale i è ad un livello superiore rispetto all’i iniziale di ili · ime (li di tipo ). In ime si ha un piccolo e non ben allineato m (TaAR5C1A-04c). TaAR5C1B istio sub ostio et 10? / sie im silamis eila | Istio sub Ostio et 10? / légati insieme dobbiamo diffonder(ci) agisci | il mei / imul aili (sub moila ili) luo? / 18857895 / lilepil ili / 2578 / 771 emбuli /

volta cambia / compagno! agisci (sub ...) mi libero? / 18857895 / aderisci alla rivolta / 2578 / 771 devono unirsi / sec iбmбi sise ila / livila / lipila ute ilu ida palat recidi unisci spargi la rivolta / lìberati / bisogna aderire sfrutta la rivolta la crescita si allarga / / livila / uile ilumus / bisogna liberarsi / scegli le rivolte /

La prima scritta sotto l’arbitraria linea di confine con cui ho diviso la Sottozona C1B dalla Sottozona C1A è in gran parte obliterata da un probabile numero 10 formato da un antico o (probabilmente ricalcato) e da un 1 palesemente ricalcato su un’antica legatura ti di cui è ancora evidente il trattino trasversale (TaAR5C1A-04, TaAR5C1B, -01). Ma tale ti sembra anche essere stato antropomorfizzato in una figura umana che reggeva una roncola, a sua volta interferente con una legatura is di tipo costituente l’iniziale del nome istio. Poi istio fu trasformato in ostio tramite un ovale (esso pure retto dall’antropomorfo) e l’aggiunta di un’appendice in basso a destra a tale o, appendice in verità poco visibile. istio ‘quello del popolo’ e ostio ‘quello dell’ardore’ sono da intendersi come epiteti della divinità che regge tanto la roncola o falcetto, quanto l’ovale (= uovo primordiale?). Un’iscrizione è incisa parallelalmente al gradino che delimita il Settore C a sinistra (TaAR5C1B-02) e quindi perpendicolarmente alle altre scritte. Vi si legge bene sie im silamis eila: l’unica lettera un poco problemabtica è l’e di eila che forse è sovrapposta ad un altro segno.

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Adolfo Zavaroni

Nella parte alta del gruppo, a sinistra del già visto istio, si legge bene il mei (TaAR5C1B). A destra di istio c’è un’altra composizione (TaAR5C1B-03) in legatura che forse ha una funzione figurativa (che non saprei definire) oltreché alfabetica: si può leggere luo. Nella riga sottostante imul aili fu cambiato in moila ili. Sotto è stato inserito il numero 18857895, anch’esso possibile modifica di segni antichi. Poi, in lettere chiare, è scritto lilepilili, che non si sa se considerare una parola unica (gerundivo plurale sintatticamente connesso con il sottostante emбuli) o se dividere in lilepil ili. Per il momento, ho scelto la seconda opzione. Altrettanto chiari sono i sottostanti emбuli e sec iбmбi sise ila (lettere alte circa 10 cm.), dove il gruppo бmб è un errore causato dal fatto che effettivamente a volte l’ordine del gruppo nasale+labiale è invertito. sise è realizzato con le due legature consuete e . Nelle due righe successive si hanno livila (il di tipo ) e una inscriptio continua che divido in lipila ute ilu ida palat. In verità invece di lipila si potrebbe leggere limla, perché il trattino della presunta legatura = il è il prolungamento del tratto superiore di Π. limla sarebbe riconducibile ad una base *ley-m- (quella di lat. līmus ‘limo, sudiciume che si attacca’) che in germanico (aisl. līm, aat. leim ecc.) dà nomi significanti ‘colla; calce (< ‘*Erdmasse zum Verkleben’): avremmo quindi un sinonimo di lip- (< *ley-p-), base di lipila. Tuttavia lipila mi sembra più plausibile. La legatura ute ( ) è preceduta da un u poco inciso che replica quello in legatura. In ida la legatura id è . L’a finale di palat ha la forma di un antropomorfo armato di un’ascia che pare fungere da t. Sotto lipila si ha di nuovo livila (il di tipo ) e poi, ad un livello un poco più basso, la sequenza uile ilumus (legatura lu di tipo con tratto ascendente poco inciso: ma altri deboli segni marcherebbero u in legatura). Fra e ed i si è forse tentato di inserire un segno (r?), tuttavia poco incisivamente. TaAR5C2

uoбila isteli rei

bisogna dedicarsi alla repubblica

lide (supra lie?) umumela (et umбiela et imi ela?) /↓ rei estili (supra e imli) /↑ per la festa? (supra : nella corrente?) dobbiamo unirci (et id. et unisciti su!) /↓ alla repubblica (supra vai unisciti) /↑ usa esti arsi re ima // antropomorfo / con calore al popolo stringiti con le sostanze unisciti // antropomorfo / ei бlui lilseli | ilumis leila vai, le prosperità si devono perseguire | con le rivolte si deve svoltare Nella riga sotto livila di TaAR5C1 si legge bene uoбila isteli rei. Il sigma di isteli è un s “a croce” antropomorfizzato con l’aggiunta di una testa. L’antropomorfo con un braccio tiene un’ascia stilizzata, più alta delle lettere, che funge da t per la scritta. Dopo isteli si vede il segno che serve per marcare er o re ed è seguito da un i : quindi leggo rei, data la presenza di isteli (TaAR5C2). Sotto uoбila c’è una sequenza con sovrapposizioni: dopo lide – presumibile elaborazione di un originario lie – umumela pare soprascritto su umбiela e forse su un’originaria redazione imi ela. A destra, in lettere minori, c’è un’altra scritta di cui solo le lettere centrali, incise su una superficie più accidentata, sono problematiche: leggo usa esti arsi re ima. La scritta della riga sottostante ha subìto dei cambiamenti: si è soprascritto rei estili su un evidente e imli: sulle tre gambe di m sono stati sovrapposti rispettivamente e, s e un t di tipo . Più sotto fu forse disegnata una figura umana attraversata da una scritta. Alcune lettere sono quasi del tutto svanite, ma mi sembra ricostruibile l’aggettivo umbra, che sarebbe riferito a re estili della riga che sta sopra. A destra e in basso rispetto a umbra, dopo un possibile ei, c’è una scritta obliqua abbastanza chiara: бlui lilseli (TaAR5C2-02). Più a destra ancora, al livello di estili, leggo ilumis leila.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) TaAR5C3 maea (> mae arsi?) бaba / ili remze / csil бia / bolo / voglia tu ingrandire (ingrandisci stringiti?) ingrossa? / alla rivolta sii-di-sostegno / taglia con forza / balzo su / ilбes luma / e ilsi / il / iliem svili sub ulti em svilita / i legacci spezza / vai rivòltati / volta / il ciclo fai-ruotare sub per la vendetta approfitta del rivolgimento / viv scesu / maiu simio / lue ili lipi / 1763 1879 / em emi ile / tramбila

vivi con baldanza / alla maggioranza mi unisco / lìberati alla rivolta aderisci / 1763 1879 / approfitta approfitta della rivolta / si deve tumultuare

La Zona 3 del Settore C si trova sotto la Zona 2 e le sue iscrizioni sono le ultime che affiorano dal terreno allo stato attuale. Certamente altre scritte, la cui quantità per il momento non è determinabile, sono incise nella superficie rocciosa ancora sepolta. Nella parte alta della zona (vedi TaAR5C3), a sinistra, leggo maear con legature = ma e = ar. Forse dopo ar è presente la traccia di una legatura = si minore degli altri segni e soprattutto poco incisa e poco percepibile. Se essa fosse davvero presente, potremmo leggere mae arsi invece che mae ar. Sùbito a destra si ha бaba, ma la parte bassa del б pare sovrapporsi con una figura, la cui rappresentazione mi sfugge (TaAR5C3, TaAR5C2-02). A destra di бaba si ha e ilsi: e è nettamente più grande per denotare che è separato da ilsi. Sotto ilsi c’è un semplice il. Tornando a sinistra, dopo il già menzionato ili è scritto remze con grandi caratteri alti 8-10 centimetri ed eccezionale r di tipo R (TaAR5C3). Tale parola è forse connessa con il soprastante ara ed il sottostante bolo che pare inciso dalla stessa mano. Se remze è, come credo, l’ablativo di un nom. *remzis, ili remze bolo è interpretabile come ‘per la rivolta a sostegno balzo’ (cfr. lat. firmamento esse) ed il sostegno sarebbe raffigurato dal simbolo che sta davanti ad ara e che potrebbe alludere ad una impalcatura, ponte, sostegno (etr. remza esprime tali oggetti: il gentilizio etrusco Remzna è reso in latino con Pontius: vedi Zavaroni 1996: 65). Fra remze e bolo, in caratteri piccoli, è scritto sil бia: s iniziale è forse sovrapposto alla figura di una falce. Una falce simile è disegnata dopo bolo. Sotto bolo, l’ultima scritta scoperta è ilбes luma (TaAR5C3-03). A destra, sotto il menzionato il, c’è una sequenza con sovrapposizioni che inducono a diverse letture: mi sembra che la scritta originale fosse iliem svili e che poi sia stata trasformata in ulti em svilita (TaAR5C3, TaAR5C3-01), con l’innesto di una curva (u) su i iniziale e di un t obliquo sulla sommità di l per ottenere lt e con l’aggiunta della terminazione ta inclinata verso il basso per evitare l’interferenza con una scritta evidentemente incisa prima. svil è formato dalle legature = sv e = il. Più sotto ci sono, su tre righe diverse, le scritte viv scesu / maiu simio / lue ili lipi (vedi TaAR5C3-01, -02). Sotto lue ili lipi si hanno i numeri 1763 e 1879 e sotto questi, con eccezionali m di tipo latino, c’è la sequenza ememiile > em emi ile con lettere grandi e chiare. Più giù in piccoli caratteri, è scritto tramбila con legature tr e il di facile scioglimento. Qui finisce l’area scoperta. È presumibile che altre scritte siano interrate. TaAR5C4 il ilimбi / O3OOO / O6O / O6

cerchio

153 /

rivòltati con l’unione / O3OOO / O6O / O6 cerchio 153 / (t?)rambila / ilsila / stium tliemus / itil mesil / mar arsi (si deve tumultuare?) / ci si deve rivoltare / gradum inferimus / viandante compagno / allàcciati stringiti antropomorfi con ascia? / cote tie supra colite / lumarem / бsila\бuila antropomorfi? con il cote appuntisci supra venerate / lo Spaccatore / si deve sminuzzare\accrescere

Nella parte alta di questa zona (vedi TaAR5C4apo e TaAR5C4-01) è scritto il ilimбi. Il primo i è molto vicino al successivo l. Sotto questa scritta c’è un gruppo di tre righe simili a quelle viste in TaAR5A : O3OOO / O6O / O6. A destra di queste scritte c’è un grande cerchio e, ancora più a destra, una composizione che

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Adolfo Zavaroni

sulle prime sembra il numero moderno 153. Ma sull’asta verticale di 1 c’è un chiaro trattino verso destra, mentre nella parte inferiore ci sono tracce compatibili con quelle di un l : in altre parole potremmo avere = il. Semicoperte dal 5 potrebbero esservi le tracce di un s. In ogni modo il tutto è molto incerto. Sotto O6 c’è una sequenza il cui primo segno sfortunatamente non è bene inciso; inoltre la sua parte inferiore è obliterata da una sbrecciatura. Molto probabile è la presenza di un r : il problema è sapere se è stato marcato un t con un trattino che sporge verso sinistra dal vertice di r (traccia molto labile) o un piccolo t (traccia altrettanto incerta) che precede r, nel qual caso avremmo una base *tramb- assimilabile alla attestata *tramб-. Le altre lettere sono chiare. Trascrivo per ora il termine come (t)rambila (TaAR5C4-02). A destra, sotto il cerchio, è scritto ilsila. Nella riga sottostante si legge stium tliemus: in st il t è marcato da un segno marcato da . Poco evidente è la legatura finale us.

posto sulla sommità di s ; li è

La sequenza sottostante inizia con una legatura che ritengo denoti it. Essa è seguita da una legatura mal eseguita, che mi pare essere di tipo . Se così fosse, avremmo itil. Il lemma successivo è leggibile come mesil (TaAR5C4-03). L’ultima scritta che emerge dal terriccio (TaAR5C4-03) è mar arsi (non chiaramente incisa la legatura ar). Nella parte alta destra di questa zona c’è una cavità contenente una scritta profondamente incisa che a prima vista è leggibile come colite (= lat. colite), con t di tipo . Ma un esame più prolungato lascia supporre la presenza di una sovrapposizione con cote tie: l’i di tie è poco profondo e più basso, ma evidente (TaAR5C4-04). Quasi indistinti, al contrario, sono i segni leggermente scalfiti immediatamente sotto: essi sono ricostruibili come lumarem, che sarebbe l’oggetto del verbo colite e un epiteto del dio ‘Spaccatore’. Il dio potrebbe essere più volte rappresentato nella parte superiore della cavità, in forma di mezzobusto antropomorfico con i pugni alzati all’altezza della testa, uno dei quali armato d’ascia. In Valcamonica il dio mortifero è schematicamente rappresentato dalla testa e dalle braccia coi pugni alla stessa altezza della testa ( ). Circa 20 centimetri più in basso è scritto бs\uila (TaAR5C4-05): l’u si sovrappone ad uno snello s “a freccia” per ottenere la doppia lettura бsila\бuila. TaAR5C5 isto / O3OOO / O6O / O6 / Isto / 70 / O3OOO / O6O / O6 / bi bea et bibea et bui bea / la · mita / 1891 / supie liam

picchia batti et voglia tu ingrandirti et cresci batti / rompi · getta / 1891 / diffondi il corso

Nella parte più alta di questo settore, sulla destra, un cerchio è preceduto da uno strano segno che mi pare sia la combinazione di una figura antropomorfica e di una legatura di tre lettere. Una combinazione analoga si ha in TaAR5C2, dove il sigma di isteli è un s “a croce” antropomorfizzato con l’aggiunta di una testa e l’antropomorfo regge un’ascia stilizzata che funge da t per la scritta (TaAR5C5). Qui ad essere antropomorfizzata è una legatura = is, da cui si leva l’ascia denotante un t, sicché insieme al cerchio si forma il nome isto del dio della nazione. Sùbito sotto isto, ma a sinistra, c’è un gruppo di tre righe simili a quelle viste in TaAR5A e TaAR5C4 : O3OOO / O6O / O6 (TaAR5C5, -01). Procedendo verso il basso si incontrano due problematiche scritte con diversa inclinazione: b(u)ibea e la(·) mita. In b(u)ibea i due b sembrano costituiti da due teste mozze unite e tangenti ad un segmento rettilineo. Una linea unisce la gobba superiore del primo b con il punto mediano del successivo i : ritengo che tale linea denoti un u in legatura e che essa sia stata inserita in un secondo tempo per permettere di leggere bui bea, dove i b sono scorretti da un punto di vista fonologico, ma d’altra parte sono dovuti all’esigenza figurativa di alludere alle teste mozzate. Tralasciando tale u tardivo, si può leggere sia bi bea (sono attestati gli imperativi bi = бi e бea) sia bibea (congiuntivo esortativo riconducibile alla base *бiб- ‘ingrossar(si)’ di бiбli).

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) In la(·)mita si nota un trattino obliquo tra a e m : mi sembra che sia intenzionale ed abbia la funzione di divisore di lemmi. Il segno dopo m mi pare essere it ( ): un breve trattino superiore è volto verso sinistra; meno inciso e meno visibile è il trattino mediano verso destra. Dunque, leggo la · mita. A destra sembra di vedere la cifra 1891 che, a giudicare dalle forme dei due 1, potrebbe essere stata ottenuta utilizzando segni antichi. Poi, presso il bordo inferiore della superficie, sotto cui c’è la cavità naturale contenente colite di TaAR5C4, è scritto supie liam.

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16° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 6 DI TANA ALTA

La Roccia 6 della Tana Alta si trova a destra della parte superiore della Roccia 5. Probabilmente, togliendo la striscia di terriccio che ricopre i lati vicini delle due rocce, si troverebbe che esse appartengono allo stesso affioramento rupestre. Le iscrizioni della Roccia 6 sono state divise in tre blocchi per semplificarne la trattazione (TaAR6, TaAR6-00). TaAR6A (< Tana A 20) umumela / ail emi ilsilo / lilsi eli 1083 / ci si deve associare / agisci approfitta del ciclo / segui muoviti 1083 / imбea / ivimla / mai il(i)o\am / voglia unirti / ci si deve unire / potenzia la rivolta ibmi ili / ilims so / cobma / supiom / laumo /

unisciti alla rivolta / il Girante si è voltato / Comba / del rovesciamento / approfitto

Sul bordo superiore della superficie finora emergente (TaAR6A-01) appare la scritta umumela con legatura iniziale di tipo = um. Essa è preceduta da una testa, da una combinazione di asce e da un abbinamento di falci. La sequenza sottostante ailemiilsilo deve essere scandita, credo, come ail emi ilsilo. Rimanendo sulla sinistra, si hanno, uno sotto l’altro, lilsi eli (che è seguito dal numero 1083), imбea, ivimla e mai ilo\am. In mai il(i)o\am (TaAR6A-02), dopo mai sembra esserci un tratto verticale poco inciso, seguito da una legatura il ( ) il cui trattino laterale denotante i è pure poco inciso: forse si tratta di aggiunte tarde, perché in un primo tempo la prima parola era ma invece che mai e l’i ben inciso faceva già da iniziale della seconda parola ilam; poi si volle mutare ilam in iliom (in sovrapposizione con l’o della legatura sembra presente un a). Nell’area mediana (TaAR6A-03) è incisa la scritta ibmi ili (bm equivale a mb ; trattino di il poco marcato), sotto cui si ha ilimsso. I due s adiacenti sono di tipo diverso ( e vedi TaAR6A-03b) probabilmente per denotare la fine e l’inizio di due parole staccate, ilims so. A destra (TaAR6A-03), su una piccola superficie piana si hanno tre parole, l’una sotto l’altra ben incise: cobma (bm per mb) supiom (con u denotato da ) e laumo (di nuovo u denotato da ). TaAR6B (< Tana A 20) 193 | ec(c)il sebmi / csi eбemela + corona /

193 | stringiti vel parente? unisciti / decidi dobbiamo infiammarci + corona / mesila / luvilimis liбie limpsi si deve partecipare / dobbiamo liberarci all’aggregazione aderisci idi lieiva / iliemis idio (supra iliem idio?) / ili emo /↑ 1579334 ingrossa la corrente / rivoltiamoci per la grandezza (supra : la rivolta ingrosso?) / della rivolta approfitto /↑ 1579334 is бilea / бsiom ila / бilie / ili lilia sub ilбi lilu(s)ia / cos livia lia / smania voglia tu battere / trito con la rivolta / batti / alla rivolta corri sub dal legaccio lìberati / la gamba libera corre rame / iliei / ileiamis umuls i ersi (supra ilsi ersi) / rinsàldati / voglia tu ribellarti / rivoltiamoci compagno! vai sorgi (supra : rivòltati sorgi) / usu iso /↑ ils mom (supra moi?) / ili era con ardore (vel : per il vantaggio) smanio /↑ volta mi potenzio (supra : cambia?) / rivòltati spingi

Su uno spicchio di roccia compreso fra due pieghe naturali, nella parte destra della superficie emergente, si incontra, dopo il numero 193, un’iscrizione che suddivido in ec(c)il sebmi, dove bm sta per mb (TaAR6B-01). La presenza di una doppia consonante è eccezionale, ma suddividere eccil in ec cil non produce interpretazioni plausibili, mentre ec(c)il (non è chiaro se il c in legatura con i è una ripetizione pleonastica) è a mio avviso riconducibile, come il nome latino Acca, alla radice ie. *HənG- ‘stringere’. Non si può stabilire se ec(c)il è un verbo (imper. 2a sing.) od un’ apposizione in caso nominativo del soggetto di sebmi. A destra, sullo stesso spicchio di roccia, è stata tracciata una corona formata da tre cerchi concentrici i quali sono attraversati da una

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) scritta che leggo come csi eбemela. Sotto la corona, spostata verso sinistra, c’è un’altra scritta che inizia con un segno seguito da una laboriosa legatura es e da una legatura il in cui il trattino denotante i è poco percepibile. Leggo mesila. Più giù, è difficile stabilire se sia scritto luvilimis o lusilimis (o entrambi sovrapposti?) perché la possibile legatura = uvi, in cui u è contenuto dentro v, si confonde con = us. Si hanno, inoltre, le normali legature = il , = im e un particolare = is. Sulla sinistra, nella parte alta della zona, ci sono l’una sotto l’altra le scritte idi lieiva / iliemis idio (supra iliem idio?) / ili emo (TaAR6B-02). In idi lieiva la legatura id ha la forma , mentre il trattino superiore del v ( ) è poco inciso. Più a destra si ha il numero 1579334. Il 4 precede immediatamente le lettere sбilea e pare aver coperto un antico i : quindi leggo is бilea. Sotto il numero, in caratteri molto piccoli, è scritto бsiom ila (TaAR6B-03). Più sotto si legge бilie, che è seguito da una sequenza con lettere più grandi e profondamente incise, dove ci sono alcune sovrapposizioni: leggo ili lilia in sovrapposizione con ilбi lilu(s)ia (legature = бi e = lu ; difficile stabilire se un s è in legatura con i). Nella riga sottostante si legge chiaramente cos livia lia. Tornando sul bordo sinistro del pannello, l’una sotto l’altra si vedono le scritte rame / iliei / ileiamis / usu iso (u di tipo : vedi TaAR6B-05). In ileiamis s nella legatura is non si vede bene. Dopo tale legatura si legge umi\uls i ersi: umuls è la modifica di un precedente umils. Si legge di nuovo umuls in lettere più piccole che inizialmente interferiscono con um del suddetto umils: forse questa parola in origine era quella che seguiva ileiamis, a destra del quale c’era ilsi ersi, poi trasformato in umuls i ersi. Dopo ersi c’è un 3 che mi pare formato da un abbinamento di falci e che è seguito da due combinazioni di teste con roncole che potrebbero far pensare a dei 6. Sotto si ha mom con legatura = om, probabilmente ottenuta unendo o ed i di un precedente moi. Tornando a sinistra, sotto usu iso, si ha ili era. TaAR6C (< Tana A 20) ili emбi meia (sub umeia) / ]i lilsi / mamila / siliemila /

alla rivolta unisciti voglia tu cambiare (sub : voglia tu unirti) / ... segui / dobbiamo ingrandirci / (ed) espanderci

ili lepi res vipi / i emi lei + simboli / 1789 luvem? (sub ulavem) emo /

alla rivolta aderisci le cose scuoti / vai approfitta volta + simboli / 1789 della liberazione? (sub : crescita) approfitto eil mesil rame umi / lavi imo ilemus lo / agisci compagno! consòlidati unisciti / approfitto dell’unione rivoluzionari, stacco figura /↑ eblo / colemus / eblo / istis? all’Ardente / veneriamo / all’Ardente / ?

A fianco di ili era e di mom di TaAR6B ci sono le parti superiori di due grandi cerchi, il primo dei quali ha però, in basso, un tratto leggermente concavo che forma uno spigolo. Tale spigolo cade su un ovale sottostante. Davanti a tale composizione che può apparire come un 8 mal tracciato è stato inciso un lungo 1. Fra l’8 ed il grande cerchio (il diametro maggiore è lungo15 cm.) mi pare ricostruibile un’altra composizione formata da due asce e da una falce che s’incrociano. Sotto di essa c’è la scritta ili emбi meia che si è tentato di trasformare, con l’aggiunta di tratti poco incisi, in ili emбi umeia (TaAR6C-01). A sinistra sono chiare le scritte lilsi / mamila / siliemila. Davanti a lilsi affiora dalla coltre di terra l’i finale di una scritta ancora coperta (TaAR6C-02). Al centro, altrettanto chiare sono ili lepi e, sotto, i emi lei (TaAR6C-03). A destra di ili lepi c’è una scritta incisa più lievemente, ma chiara: res vipi. La parte alta di re interferisce con l’a di meia. A destra di i emi lei ci sono due falci abbinate che formano un 3 rovesciato ( ) seguito da apparenti 9 e 7 (TaAR6C-03). Sotto i emi lei c’è un altro numero (1789), a destra del quale sembra che una prima scritta luvem emo (con lu di tipo ) sia stata trasformata in ulavem emo (TaAR6C-03). Sotto il numero 1789 c’è scritto eil mesil rame (ra non bene eseguito: ). A destra c’è il tentativo di scrivere umi con segni che richiamano anche abbinamenti di asce. Una piccola ed una grande ascia sono disegnate sopra e sotto alla fine di umi (TaAR6C-03b). Sotto tale parola è scritto ilemus lo.

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Adolfo Zavaroni

Nella parte bassa della roccia, a sinistra, sotto una grande coppella, è scritto eblo e ancora più sotto c’è una strana figura (TaAR6C-04). La parte inferiore pare formata da due gambe di disuguale lunghezza e da due braccia aperte, ma penzolanti. Invece della testa c’è una pertica alla cui sommità è attaccata una traversa. A destra sulla traversa si innestano sette pioli su cui sarebbero infilzate o attaccate delle teste. A sinistra la traversa sembra fungere da asta per un drappo foggiato a forma di testa con il naso all’ingiù, il cui profilo sarebbe ottenuto unendo asce stilizzate e falci. Mi sembra probabile che eblo designi la divinità a cui sarebbe dedicata la grande coppella, in cui è da presumere che fosse versato del liquido sacrificale. A questo dio (dio del calore e del fuoco, ma anche dio picchiatore e spaccatore come Vulcano) alluderebbe pure la figura con le teste. Nell’area bassa centrale, cioè a destra di eblo, c’è una prima scritta lavi imo (TaAR6C-05, -06). Sull’asta del v (tipo ), un poco sotto l’estremo superiore, s’innesta un tratto che non mi sembra accidentale ( ), ma non mi è chiaro se esso denota un i in legatura o se deve dare l’impressione che si sia legato un e con il v. Poco sotto, su una superficie gibbosa, è scritto colemus (TaAR6C-07). Nella legatura ol l’o è la parte superiore del contorno di una testa. Forse l, denotato da un trattino orizzontale che esce dalla destra di tale profilo, è replicato con un quarto trattino al di sotto dei tre del successivo e. Il sigma finale ( ) è connesso con m tramite un tratto curvo che funge da u. Poco sotto è scritto un secondo eblo. Sull’ultimo lembo scoperto di roccia, sulla destra, si vedono tre segni: forse formano la parola istis (i+st+is : vedi TaAR6C-03b), anche se a prima vista si potrebbe pensare che sia stata trasformata un’antica scritta nel numero 131 da parte dell’incisore di numeri del XX secolo.

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17° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLE ROCCE 7 E 8 DI TANA ALTA La Roccia 7 Alla Roccia 7 si scende dalla parte inferiore della Roccia 3 con la dovuta cautela. Infatti un lato della Roccia 3, larga circa 80 centimetri, sporge sulle acque del rio (TaAR7-R8, TaAR7-00). TaAR7 (< Tana A 22)

isei

icu? / li / istios / con un colpo / estingui / o Istios! / eili lis liem ute (et eil ili sliem ute) duli agisci segui il corso approfitta (et agisci nella rivolta della strage approfitta) taglia 1914 / 1891 / ursis iba et ur sisi ba 1914 / 1891 / ti sollevi con l’ardore et sorgi getta(ti) uccidi voglia tu infuriarti

La Roccia 7 ha una forma quasi rettangolare (TaAR7-00). Nella parte alta (verso Sud-Ovest), presso un gradino naturale, c’è un i ; più a destra è scritto cv (vedi TaAR7-01). L’unica possibilità di avere un termine sensato è di leggere insieme le tre lettere con = u invece che v, cioè di leggere icu, che sarebbe un ablativo connesso con la scritta li che sta 20 centimetri più sotto. Sotto il possibile icu c’è un disegno complicato. Sembra che dentro un contorno tondeggiante sia rappresentato un antropomorfo la cui figura interferisce con quella di un uccello. Anzi, l’uccello potrebbe essere duplice, dato che è possibile individuare il profilo di due teste, l’una sovrapposta all’altra (TaAR7-02). Sotto il disegno appaiono chiare due lettere leggibili come li : ma sembra che un piccolo u, poco inciso, si addossi all’asta di l, in modo da indurre a leggere anche uli. Sulla sommità dello stesso l si vede una specie di tacca poco profonda e non tangente al vertice del medesimo l : mi sembra non sia inerente alla scritta. Ancora più sotto (TaAR7-03, -04b) si legge istio(s), con st di tipo : non è chiaro se l’appendice in alto a destra di o è accidentale o intenzionale, nel qual caso denoterebbe s in legatura. Propendo per la seconda ipotesi. Pochi centimetri davanti a istio(s) inizia una sequenza inclinata verso il basso, la cui lettura non è facile. La prima parte della sequenza è eililisliem, che inizia con un e invertito (modifica di un precedente = it ?). Essa ammette due scansioni: eili lis liem e eil ili sliem (in sliem li di tipo ). La seconda parte è formate da ute ( ) e da un termine leggibile come duli ‘taglia’, formato da un segno che oltre a denotare un d pare raffigurare anche un’ascia, la cui lama sarebbe stata allungata in un secondo tempo. L’estremità inferiore di tale segno sarebbe collegata al successivo li da un tratto inferiore denotante un u poco visibile (TaAR7-04). In effetti mi sembra che duli – con il segno a forma di ascia – sia la modifica di un originario ili, dove u non c’era. All’altezza di istio(s), sulla sinistra, è inciso il numero 1914. Nella parte bassa della roccia, sotto il numero 1891 inciso in dimensioni maggiori, c’è una scritta antica che mi pare incominci con una legatura ur ( ), il cui u è però poco e male inciso. Poco visibili sono pure i successivi s ed i a causa di una macchia chiara di licheni. Complessivamente leggo ursisiba (TaAR7-05) che è divisibile in ursis iba, ma anche in ur sisi ba. La prima scansione è suggerita dalla diversa grandezza delle lettere, mentre la seconda è in armonia con il contenuto delle altre scritte. Su un’appendice rocciosa che dalla sommità della Roccia 7 si protende ulteriormente verso il rio Acquagrossa c’è la scritta isolata isei.

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Adolfo Zavaroni

La Roccia 8 Dalla Roccia 7 si passa alla Roccia 8 attraverso una cengia sulla cui superficie pianeggiante sembrano esserci tre sequenze di segni alfabetici parallele al lato della cengia su cui strapiomba una paretina che scende dalla sovrastante Roccia 3. Sulla paretina verticale non appaiono iscrizioni. In pratica la cengia (con il blocco di scritte TaAR8A) si può considerare una propaggine della Roccia 8 che è costituita da un terrazzino prospiciente il rio e da un minuscolo pianerottolo, sovrastato su due lati da paretine verticali, contenente il blocco di scritte TaAR8B-C-D. Le superfici con i blocchi di scritte TaAR8A e TaAR8C sono molto scabre e l’esame autoptico è molto difficile senza l’aiuto di luce radente, che si può ottenere solo con uno specchio. TaAR8A irmi seli ele ilsie sisi / ail / drue (supra ruve) emбi tlila sostieni favorisci spingi nella rivolta géttati / agisci / gira (supra : corri) unisciti ci si deve sollevare L’iscrizione maggiore corre lungo il fondo della paretina su una superficie molto scabra. I problemi di lettura maggiori riguardano le ultime lettere. La sequenza pare essere irmiselieleilsiesisi > irmi seli ele ilsie sisi (TaAR8A-01). La legatura rm avrebbe la forma ; si ha la forma . Al di sotto di tale lunga sequenza si vedono tre lettere. La superficie è accidentata e non è agevole capire se ci sono altri segni incisi. Leggo solo ail che può essere una parola completa (scritta chiaramente in TaAR6A). Alla fine della lunga sequenza irmiselieleilsiesisi c’è una scritta con ductus perpendicolare ad essa, in lettere minori. Leggo drue emбi tlila, ma drue sembra soprascritto su ruve (TaAR8A-02). Degli i si percepiscono i trattini d’estremità più che le aste. TaAR8B (< Tana A 23) ilsemis / ure uiuil lu(m)os dobbiamo rivoltarci / sorgi vigoroso libero (spaccatore) Le scritte (TaAR8B) si trovano sulla parte esterna del terrazzino prospiciente il rio. La prima scritta è rovesciata rispetto alla seconda, come se colui che la incise tenesse i piedi pericolosamente appoggiati su uno stretto gradino sottostante, sospeso sull’acqua e sui sassi del rio. All’inizio della seconda riga si percepisce bene la presenza di u ed e nella legatura con r che è segnato da uno stretto occhiello. Poiché mi pare presente anche la traccia trasversale di un s, ritengo che si sia tentato di mutare ure in urse (vedi TaAR8B). Poi si legge chiaramente uiu. Infine, dopo una legatura il, si vedono una verticale che in basso continua con una linea curva e poi un o probabilmente seguito da un s. Mal percepibili sono i presunti u e m in legatura con u e con o e s finale. Ipotizzo che un originario luos ‘libero’ sia stato cambiato in lumos. TaAR8C (< Tana A 23) traбma / appo / eri eia / eli lia (sub ulia et uluia et umua?) / eli lia (sub eri rua?)

tumultua / attorno / lévati che tu vada! / spingi corri (sub voglia tu crescere et distruggere et unisciti?) / muoviti corri (sub : àlzati distruggi?)

Sulla parte più interna del terrazzino ci sono cinque righe perpendicolari alle precedenti (TaAR8C, -01). Le prime due, traбma (r nella legatura è poco inciso) e appo, non presentano gravi problemi epigrafici. Nella 3a riga leggo eri, invece del solito ersi, davanti a eia (meno probabili bia e бia). Nella 4a riga dopo eli il termine originario sembra essere stato lia, poi cambiato in ulia e uluia e forse anche in umua. Nella 5a riga leggo di nuovo eli seguito da lia (forse cambiato in rua). TaAR8D dvemis / tliiemis dobbiamo favorire / dobbiamo sostenere

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Il terrazzino su cui sono incise le scritte TaAR8B continua lungo la sponda del rio per più di un metro, restringendosi ad una striscia larga circa 30 centimetri (TaAR8D-01). Questa striscia contiene una scritta: leggo dvemis / tliiemis (con legature = tl, = em: vedi TaAR8D-02).

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18° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLA ROCCIA 9 DI TANA ALTA

La Roccia 9 si può considerare un’appendice della Roccia 2. Le scritte si trovano su una paretina verticale la cui altezza massima è di circa 1,2 metri (TaAR9A). Tale paretina affonda nel terreno del piccolo pianoro in cui si trovano le Rocce 5 e 6 e la sua sommità arriva a congiungersi, tramite qualche balza, alla parte bassa della Roccia 2. Nella parte sinistra della paretina è inciso un disegno che rappresenta un patibolo a forma di Г al cui braccio sono appese 3 teste tagliate (TaAR9A-01). Circa 25 centimetri più giù inizia la riga inferiore del blocco di scritte TaAR9A. TaAR9A (< Tana A 17) 2 teste + scie rupi rila / 2 teste + recidi interrompi il corso /

sterna (supra sterua et serua?)

steбre res / irmila / consolida le cose / bisogna rinforzarsi / vapile so ie (vel soie?) / ilumus uesol (sub uescom) piuo semuelus spargi! muoviti vai! / delle rivolte godo (sub : mi nutro) (io = forca?) alimento gli associati abbatti (supra : stendi et consèrvati?)

A destra del piccolo pannello contenente la figura del patibolo su menzionata, ci sono più righe disposte senza ordine. Nella riga superiore il disegno di due teste mozze adiacenti precede una sequenza che si può tentare di leggere con luce radente. Propongo la lettura scie rupi rila (vedi TaAR9A-02). Circa 15 centimetri sotto scie c’è una scritta leggibile come sterna che pare la rettifica di un precedente sterua. Ma forse anche sterua era la modifica di un originario serua (vedi TaAR9A-03). Allo stesso livello, ma abbastanza distante da sterna, c’è una scritta che inizia con steбre e presenta qualche problema nel penultimo segno. Ricostruisco steбre res (vedi TaAR9A-04). Sotto sterna si legge bene irmila con legatura = il (TaAR9A-03b). Immediatamente sotto è scritto vapile in lettere più grandi. Più a destra, in caratteri minori, è scritto soie che si trova anche sulla sommità della paretina. Non è chiaro se si debba suddividere in so ie. Pochi centimetri sopra l’attuale piano di calpestìo si vede una lunga riga che inizia circa 25 centimetri sotto la forca con tre teste: la prima parola, ilumus (con u finale in legatura denotato da un segmento rettilineo invece che curvo) è abbastanza chiara (TaAR9A-05, -06, -07). Il secondo termine presenta una sovrapposizione di uescom con uesol. Poi leggo piuo semuelus: il secondo termine mostra segni di mutamento rispetto ad una sequenza precedente. Il soggetto di questa proposizione è probabilmente la forca disegnata sopra. TaAR9B (< Tana A 18) e so ie (vel e soie?) su, muoviti

1891 / 1886 / бlium ib sisa 1891 / 1886 / (è) un abbattimento se si espande

Le iscrizioni si trovano sulla sommità leggermente inclinata della Roccia 9. Presso il bordo sinistro è scritto esoie (TaAR9B). Non è chiaro se sia da suddividere in e so ie oppure in e soie. Un poco più distante, sotto i numeri 1891 (ma il secondo 1 ha la forma Г e forse è un antico disegno d’ascia stilizzata) e 1886, è scritto бlium ib sisa (vedi TaAR9B-01). TaAR9C (< Tana A 19) vapeia / limor łie / straumus

voglia tu diffondere / il fluire della corrente / spargiamo

eila |testa| ila

agisci |testa| (con la) rivolta

Queste scritte sono incise su due lastre adiacenti (TaAR9C) che si trovano circa un metro a destra (per chi guarda stando di fronte alla paretina terminale) della sommità della Roccia 9. Nella lastra più a monte tra le parole eila e ila c’è una testa con il volto di profilo (TaAR9C-02). Nell’altra lastra ci sono tre righe: vapeia / limor łie (con = li ; = mo ; = ł) / straumus (con = str). 154

19° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLE ROCCE 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16 DI TANA ALTA Roccia 10 Risalendo dalla Roccia 2 verso il sentiero (cioè la via Romea) e piegando verso sinistra, si trova un affioramento roccioso che ho denominato Roccia 10 (TaAR10). Su tale roccia appaiono due iscrizioni che sono abbastanza leggibili (TaAR10-01), sebbene la superficie sia ricoperta da spesse concrezioni licheniche. La roccia conteneva probabilmente parecchi altri segni poco incisi che allo stato attuale non è possibile ricostruire in modo plausibile. Possibile è la presenza di incisioni piediformi. TaAR10 laбseat / laбset che possa vacillare / vacilla Nella scritta superiore s sembra legato con un e. Il piccolo t sulla sommità di a si vede bene nella foto TaAR1002. Nella scritta inferiore il t finale in legatura con e (che pare antropomorfizzato nella forma di un uomo inginocchiato) sembra marcato in due modi diversi (TaAR10-01). Roccia 11 La scritta (TaAR11-01) è incisa in bella grafìa sulla parete curva di una “marmitta” (Gletschermühle) di una roccia che incombe sull’acqua del rio. TaAR11 (< Tana A 24)

eila sili ila

agisci diffondi la rivoluzione

L’iscrizione eilasiliila dev’essere così scandita: eila sili ila. Roccia 12 Su una paretina che sta di fronte alla Gletschermühle (Roccia 11) è incisa una breve iscrizione su due righe. TaAR12 pie / ilimem

alimenta la rivolta (potius quam il rivoltoso)

In ilimem si hanno le legature

= il e

= im (TaAR12-01). Roccia 13

Chi sale lungo la Via Romea Nonantolana verso la località La Scaffa, circa 15 metri prima di giungere al ponte che attraversa il rio Acquagrossa (o Ospitale), passa davanti ad una piccola edicola nella nicchia della quale c’è un volto riproducente una pittura di El Fayum (TaAR13Ed). Scendendo dal sentiero verso il rio, si attraversa per il lungo la Roccia 14 e alla fine di quella si accede alla Roccia 13 per mezzo di uno scalino alto circa 30 cm. Nella parte alta, sulla sinistra per chi scende, osservando attentamente la superficie rocciosa chiazzata da incrostazioni licheniche di vari colori, si può vedere una strana figura: essa sembra un antropomorfo avente la struttura di una impalcatura con due gambe molto lunghe (TaAR13-02). Le braccia sembrano mancare ed al posto della testa c’è una falce (disegnata due volte). Probabilmente la testa è stata staccata ed è quella che si vede presso la parte destra del torace (TaAR13-00).

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Adolfo Zavaroni

TaAR13 mo\ut mur / iliom (vel sliom?) lepila / lua cupil tronca, pesta? / alla rivolta (vel strage?) si deve aderire / la liberazione desidera omбrom ive sti imi erar (vel ]erra[ ) all’unione degli Umbri procedi insieme il Sostenitore (vel ? )

A destra dell’antropomorfo, per chi lo guarda dal basso, si nota la presenza di tre brevi righe scritte. Nella scritta superiore sembra che una testa mozzata (quella dell’antropomorfo?) funga anche da segno alfabetico, cioè da legatura mo per formare l’imperativo mot con il susseguente t (TaAR13-02). Tuttavia m sembra legato anche con un u : pure in altri casi sono scritti ambedue i segni o ed u per denotare o una variante fonetica o un suono intermedio fra [u] ed [o]. Dopo il t ci sono un m (piuttosto che p : il segno è Π) e un r che sembrano collegati da una linea obliqua denotante un u in legatura. Insomma, propongo di leggere mo\ut mur. Nella 2a riga, dopo un iniziale ili o sli (il dubbio è dovuto ai segni: esso rimane anche dopo l’esame di foto a luce radente), il quarto segno contiene certamente un m, ma non è evidente se esso sia legato con o o con u. L’alternativa più plausibile, dopo l’analisi lessicale e morfologica, mi pare quella fra iliom e sliom. Poi c’è un evidente lepila (TaAR13-03). Nella 3a riga la lettura più probabile del primo termine mi sembra lua (oltre all’u legato con l c’è un piccolo u nello spazio superiore tra l e a : vedi TaAR13-02). Il segno successivo a lua è ad un livello un poco inferiore e ciò è indice che inizia un’altra parola. Leggo cupil, ma l’u in legatura con c è meno evidente (TaAR13-03). Una scritta scende parallela alle gambe dell’antropomorfo. La sua lettura è molto problematica a causa delle incrostazioni licheniche che ricoprono la maggior parte dei tratti. Propongo la lettura omбrom ive sti imi: per la ricostruzione e le legature si veda TaAR13-04. Guardando la superficie rocciosa dal basso, a sinistra dell’antropomorfo, circa al livello delle sue gambe, alcune lettere affiorano dalle spesse incrostazioni (TaAR13-01, -05): si vedono un e, un r e poi una legatura = ar o ra. È difficile capire se davanti all’e era stata tracciata una lettera meno profondamente: mi attenderei un s che però non vedo, ipotizzando una lettura serra. Altrimenti, bisognerà leggere erar: sostantivo in -ar come lumar, druar, drembar? Se così fosse, erar sarebbe interpretabile come il “sostenitore” e potrebbe equivalere all’etrusco Aril che era assimilato ad Atlante. Dopo si vede un contorno tondeggiante, ma è più basso delle lettere e potrebbe essere una testa mozzata: altre teste mozzate debolmente incise mi sembrano presenti nell’area circostante. Roccia 14 Quando si scende dalla via Romea verso il rio Acquagrossa, la prima superficie rocciosa su cui si mette piede è la Roccia 14 che una scanalatura divide in due settori (vedi foto TaAR14). TaAR14A lipso / /

sto attaccato

ilsi steбe //

alla rivolta sostieniti

+ iliso / lumiso + mi rivolterò / spaccherò

asce asce

Nel Settore A, quello sinistro per chi scende, si trova la scritta lipso, chiaramente leggibile (lettere alte 7-9 cm.; TaAR14A-01), tranne che per l iniziale, dove rimane qualche dubbio sulla presenza di un trattino sull’asta: ma ilimso sarebbe meno probabile anche sul piano morfologico. Circa un metro e mezzo più sotto c’è un’altra scritta, indiscernibile quando la luce è forte, ma abbastanza chiara a luce radente (TaAR14A-02). Si legge: ilsi steбe. Ancora più giù, presso il bordo sinistro (per chi scende) della roccia, ci sono altre due scritte una sotto l’altra (TaAR14A-03). La prima è preceduta da una composizione di due asce, una delle quali ha la lama larga, mentre l’altra ascia, stilizzata, è posta orizzontalmente sull’estremità del manico della prima. Le due scritte, iliso e

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) lumiso, sono abbastanza chiare. In lumiso lu è denotato da , ma un piccolo u è aggiunto sopra il tratto arcuato di fondo. A sinistra di lumiso ci sono altre tracce di segni (TaAR14A-04), fra cui anche composizioni di scuri. Le possibili letture, troppo incerte, sono qui omesse. TaAR14B ili strel

бersi con la rivolta raffòrzati, consòlitati Scendendo lungo il Settore A della Roccia 14 si arriva ad un punto in cui la superficie diventa convessa e sempre più inclinata verso il basso. Sul pendio è scavata una grossa doppia coppella la cui dimensione maggiore è di circa 24 cm. Il diametro della coppella inferiore, più profonda, è di almeno 12 cm. Sotto la coppella c’è una scritta (TaAR14B-01) di cui non è chiara la prima parte (TaAR14B-03). Leggo ili strel бersi, ma il non è certo (tuttavia iv di tipo è epigraficamente meno probabile), mentre la legatura str ( ) non è perspicua. Circa 30 centimetri più sotto ci sono altri segni. I più leggibili formano il numero 122. TaAR14C ise ilima smania per la rivolta

i testa mozzata e / idi il? / isa vai testa mozzata vai / cresci rivòltati? / con forza

Scendendo lungo il Settore A della Roccia 14 si arriva ad un gradino dal quale si accede alla Roccia 13 (vedi TaAR13-14). Sulla paretina, alta circa 40 cm., di tale gradino – a sinistra per chi sta davanti alla paretina – c’è una scritta, la cui prima parte è mal discernibile, mentre la seconda, ilima, è abbastanza visibile (TaAR14C-01). Prima di ilima si vede bene un e che potrebbe appartenere a ise. TaAR14D drums Drumbo

In un’appendice della Roccia 14, nella parte più alta, presso la via Romea, a sinistra del Settore A, se si guarda verso il basso, sono incise delle orme di piede di varie dimensioni e forse è scritto anche il nome divino drums (TaAR14D). Roccia 15 Questo masso si trova presso il rio, a destra (per chi scende) della Roccia 14. L’iscrizione è incisa pochi centimetri sotto la sommità sul fianco opposto a quello che guarda sul rio. TaAR15

ulta litre vèndicati con l’offesa?

Dell’u di ulta, coperto dai licheni si intravvede solo una lieve traccia. In litre si hanno legature usuali (TaAR1501). Roccia 16 Questa roccia si trova a destra per chi scende lungo il Settore B della Roccia 14 e va verso il rio. TaAR16

iliбmila

dobbiamo rivoltarci

stilбa

sostieni vel sostegno

Le due scritte sono sullo stesso fianco della roccia (TaAR16-01). La scritta superiore iliбmila non presenta problemi epigrafici (TaAR16-02). In stilбa la legatura st non è immediatamente evidente.

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20° CAPITOLO

ISCRIZIONI SUL MASSO PRESSO IL RIO OSPITALE A TANA ALTA

Nel sito di Tana Alta c’è un masso a circa un metro dalle acque del rio Ospitale (Acquagrossa). Esso è raggiungibile dal piccolo pianoro in cui affiorano le Rocce 5 e 6 (TaAMrO-S). La parete che guarda verso il rio (lato Est) è alta poco più di due metri. È possibile raggiungere facilmente la sommità (TaAMrSo) dal lato rivolto all’incirca verso Nord, contro cui cresce un albero con doppio fusto. Il masso ha più fianchi verticali: tre sono rivolti verso i punti cardinali Est, Nord, Sud, mentre verso Ovest sono rivolte due pareti, una delle quali più sporgente dell’altra (vedi la figura TaAMr). I fianchi hanno superfici abbastanza piane e tutti contengono delle iscrizioni, in differente misura. Il fianco più largo è rivolto a Est, cioè verso l’acqua del rio. Verso Nord, oltre ad una stretta parete, c’è un pendio che permette la salita sulla sommità che è anch’essa iscritta. I settori del masso sono qui contrassegnati con le seguenti lettere e sigle: E = lato Est, N = lato Nord, O1 = lato Ovest 1 (il primo girando da Nord), O2 = lato Ovest 2, S = lato Sud, So = Sommità. Alcuni settori sono suddivisi in zone per facilitare l’esposizione. La Parete Est TaAMrE1 e ime / idos sisimla / pile misa / / 54

vai unisciti / abbondanza dobbiamo diffondere / completa la missione / / 54

Presso lo spigolo sinistro del lato Est ci sono tre scritte su tre righe diverse che sembrano incise dalla stessa mano. La grafìa è chiara. Nella 2a riga la legatura id ( ) è leggermente più bassa degli altri segni. L’ambiguità sul valore m o p della lettera Π qui crea difficoltà: esso è m nelle prime due righe, mentre nella 3a riga il primo Π mi sembra che denoti un p, dato che *pil- è attestato altrove. D’altronde, a ben guardare, la gamba destra è un poco più corta di quella sinistra, come avviene per i p di alcune iscrizioni sud-picene e in alcuni casi delle stesse scritte di Ospitale. Sul secondo Π della 3a riga c’è un trattino incombente sulla prima gamba come in . Di solito tale legatura denota im, ma ritengo che qui essa denoti mi e che si debba leggere pile misa invece che pile imsa. Molto più in basso sembra inciso il numero 54. Altri segni, un poco più a destra, inducono a letture troppo incerte per essere qui riportate. TaAMrE2 (< Tana A 9)

­­­­

i sile /↑ sil zila /↓ uiбiso vai diffondi /↑ diffondi organizza /↓ mi scuoterò? o s o s бsi бeam eбa (sub бua) / seviso silo lamбilio brucia brucia frantuma colpirò con ardore (sub cresci) / mi agiterò diffondo mi adopro imumis der scis sli / sili emba / falci e teste uniamoci! taglia recidi uccidi / diffondi unisciti (vel l’unione) / falci e teste Nell’area fotografata in TaAMrE2-01, -02 (lato Est) i problemi epigrafici sono pochi. Uno concerne il segno che segue uiбis : mi sembra un o, non ben discernibile perché si trova in un piccolo avvallamento. È notevole che le lettere o s o s siano distanti l’una dall’altra più del normale. In ogni modo possono formare un imperativo ripetuto os os : un nom. sing. osos ‘fuoco’ non si accorderebbe con il verbo бsi ‘trita’. Dopo бeam si legge бa sotto una scheggiatura. Ci sono però anche tracce più lievi, alcune delle quali sembrano intenzionali e tendenti a modificare бa ora in eбa ora in бua (TaAMrE2-03).

Sotto seviso silo la roccia presenta un lieve rialzo, sotto il quale un’iscrizione è stata incisa con ductus arcuato. La prima lettera è una legatura im di tipo e non un semplice m come avevo letto in precedenza (Zavaroni 2008: 251), male interpretando tutta la scritta. Nuove autopsie e foto mi inducono ora a leggere imumis der scis sli (TaAMrE2-04, -04b). 158

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Sotto imumis sono forse presenti alcuni segni, ma la lettura è troppo incerta. Più a destra, sempre nella parte inferiore, c’è scritto sili emba (TaAMrE2-05). Sotto, forse sfruttando sfaldamenti naturali, sembrano essere stati tracciati i profili di due lame di falce, dentro ciascuna curva delle quali è forse stata disegnata una testa. Sotto ba di emba sembrano esserci dei segni alfabetici, ma la lettura mi sembra troppo precaria per essere qui proposta. TaAMrE3 (< Tana A 10) ⊙ ars 62 8 / ile liбa slili (> libul iбas бili) ba / aggrégati? 62 8 / alla rivolta aderisci: si devono uccidere (> aderente tu ardi: picchia) ammazza / ilsie emбa / umu emba estre sei / siul бei ilsi scise stre cisi alla rivolta unisciti / insieme unisciti al pubblico légati / agitatore batti con la rivolta decidi: forza! taglia lea lia (sub lua) / + martello + 5987 / vive li spezza il corso (sub : stacca) + martello + 5987 / vivi estingui

Queste scritte si trovano a destra (per chi guarda la parete) del gruppo TaAMrE2. Nella parte più alta (TaAMrE3-01, -02) sono incisi con normale profondità un cerchio con il centro ⊙, un a e un s “a croce” con larga spaziatura. Meno visibile è un r leggermente scalfito, addossato all’a per formare la legatura ar. Ancora più lievi sono alcuni segni aggiunti per antropomorfizzare l’a. Il simbolo ⊙ potrebbe esprimere aggregazione, che è pure il significato che attribuirei ad ars. Più a destra appaiono i numeri 62 8 probabilmente ottenuti modificando simboli precedenti: infatti anche l’8 è l’evidente trasformazione di un precedente . Nella riga sottostante, che inizia molto più a sinistra, la scritta originaria ile liбa slili ba è stata trasformata in libul iбas бili (TaAMrE3-02): il segno vale sia il sia li ; l’e è stato mutato in b ed un piccolo u è stato inserito prima di l in legatura con esso; il primo l di slili è stato cambiato in б. Più a destra si ha ilsie emбa (TaAMrE3-01). La sequenza sottostante è umu emba estre sei. Il problema maggiore riguarda la legatura tre la cui esecuzione ( ) non è stata felice e forse ingloba anche un s, visto che pure lo s antecedente non è stato eseguito bene (TaAMrE3-01). Più sotto c’è una lunga sequenza la cui lettura è resa difficoltosa da legature vere o possibili la cui composizione non è chiara. Propongo la lettura siul bei ilsi scise stre cisi. Per le varie legature si vedano TaAMrE3-03 e TaAMrE3-04. La sequenza sottostante, con ductus inclinato verso il basso, è leggibile come lea lia che poi si tentò di modificare in lea lua, inserendo un tratto obliquo unito all’estremità inferiore dell’i. L’a finale è inciso dentro una lacuna dovuta al distacco di uno strato superficiale alto 7-8 mm. La forma della lacuna lascia supporre che essa sia stata ottenuta intenzionalmente con un utensile capace di staccare uno strato superficiale secondo una sagoma voluta. Tale sagoma ricorda quella di un “martello di Thórr” ( ) disposto obliquamente. Essa certamente risale almeno all’epoca delle scritte, perché dentro di essa fu inciso l’a finale di lea lia. Che si sia voluto rappresentare l’arma di un dio assimilabile al germanico Thórr ed al gallico Sucellos sembra confermato dalla scritta vive li “vivi estingui(ti)” a sinistra della figura: il corto martello di Thórr ed il maglio di Sucellos avevano in comune la proprietà di uccidere se colpivano con un capo e di ridare la vita se colpivano con il capo opposto. Sotto il manico del martello sembrano incisi (TaAMrE3-05) un tre a rovescio (ε) e due 6 la cui forma, però, mi induce a supporre che siano simboli antichi: ε sarebbe una combinazione di due falci ed i 6 due combinazioni falce-testa. Anche il numero 5987 che si vede presso la sommità del martello mi sembra ottenuto col ritocco di antichi simboli. In vive la legatura ve è stata ottenuta aggiungendo un trattino superiore più corto al v di tipo . La Parete Nord La superficie rocciosa della Parete Nord ha un’area grosso modo romboidale (vedi TaAMrN-O2). Solo la parte superiore sembra essere iscritta. Tolto il muschio che la ricopriva, la superficie è apparsa erosa ed erodibile,

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Adolfo Zavaroni

sicché la maggior parte delle lettere ha ora una scarsa profondità. Per fortuna la scarsità di sovrapposizioni non complica lo studio epigrafico (TaAMrN-00apo). TaAMrN 1 itu eie / 2 umil imuem sila (sub umuemus iva) / 1 per la via tu voglia andare / 2 compagno, l’unione spargi (sub : ci associamo nell’unione) / 3 stius (supra svus) i бiбli luila / 3 sulle vie (supra : ai tuoi) vai ingrandisciti / bisogna liberarsi / 4 viбe meliom svimo? / 5 vive meliom slipo? / 4 àgitati: (è) meglio del vacillare / 5 vivi: (è) meglio dell’estenuazione?? / 6 cisila (vel isila supra csila?) oso

6 bisogna tagliare (vel infuriarsi supra decidere?) ardo

In itu eie (TaAMrN-01) la legatura it pare indicata dal singolare segno , dove un t è innestato su un brevissimo tratto verticale. Nella 2a riga sembra si sia eseguita una modifica: l (penultimo segno) sarebbe stato trasformato in v ( ) e s – che in origine era l’iniziale di sila – sarebbe stato collegato con l’antistante m per ottenere mus, mentre all’inizio si sarebbe aggiunto qualche segno in modo da mutare umuem in umil imuemus (TaAMrN-02). Nella 3a riga, dopo s (tipo ) sembra presente un t ( ), ma l’asta pare in comune con quella di un v (tipo ) forse eseguito in precedenza: quindi ti (i = seconda asta di v) sarebbe in alternativa a v. Seguono un u, un s (tipo ), un i ed una legatura бi che forse fu escogitata dopo aver già tracciato б (poi fu incisa di nuovo una “pancia” più piccola). Dopo un altro б ben visibile ci sono una legatura li (tipo ) ed una legatura lu di tipo , a sua volta seguita da = il e da un a finale. Dunque, leggo stius (sovrapposto a svus) i бiбli luila (TaAMrN-01, -03, 03b). La 4a riga inizia con le chiare lettere di viбe (TaAMrN-04). Come parola successiva mi attenderei meliom, ma il presumibile o non si vede immediatamente: se c’è, non è inciso con la stessa profondità delle altre lettere e ciò si verifica anche nelle successive parole in cui presumerei la presenza di o : nella parola finale (svimo? sviom? svipo?) e nella riga sottostante (di nuovo meliom e poi slimo o sliom o slipo). Le ipotesi di lettura sono incerte anche a causa del fatto che non si può accertare se meliom sia un comparativo di maggioranza assimilabile a lat. melius, ma formatosi come gr. βέλτιoν ‘meglio’ (cfr. Szemérenyi 1985: 231). Se interpretiamo meliom come un comparativo, non sappiamo però com’è costruito il secondo termine di paragone: se esso fosse in caso ablativo come in latino, non potremmo leggere sviom, ma svimo o svipo (ambiguità del segno Π) nella 4a riga e slimo o slipo nella 5a riga. Tracce leggere che potrebbero denotare o nelle parole in questione si possono individuare, ma non in modo sicuro. Ad esempio nella parola finale della 4a riga, un cerchietto è visibile al di sotto di m invece che dentro m (TaAMrN-04), come di solito avviene per denotare om. Tale posizione di o potrebbe alludere ad una lettura mo (o po). Nella 5a riga si legge bene vive (TaAMrN-05). Poi, l’o del presumibile meliom non risalta come le altre lettere. Deboli tracce circolari sembrano presenti in diverse posizioni, ma tutte incerte. Nella parola finale si vedono bene sli e poi m finale, ma l’atteso o in legatura non si vede con sufficiente chiarezza (TaAMrN-06). Nella 6a e ultima riga (TaAMrN-07) non è chiaro se si debba leggere cisila o se isila sia stato soprascritto su csila. Pochi centimetri dopo c’è oso. Un altro oso pare aver subìto un tentativo di cambiamento in 89 dall’incisore di numeri. Sotto cisila s’intravvedono deboli tracce di altri segni. Le Pareti Ovest Il fianco Ovest del masso è formato da due pareti separate da un diedro. La parete che fa angolo con il fianco Sud (TaAMrO) è più ampia e ha una superficie verticale più regolare. La parete che fa angolo con il fianco Nord (TaAMrO2) è separata dall’altra da un ampio angolo. Inoltre, per accedere dalla prima alla seconda occorre aggirare un masso minore appoggiato contro la parete stessa, scendendo da un basso terrazzamento di circa 40 centimetri.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Il fianco Ovest del masso è raramente illuminato da qualche raggio che filtra dal fogliame degli alberi circostanti e quando lo è, la luce è perpendicolare, sicché tutte le volte che si è visitato il luogo le incisioni non sono mai apparse in buona luce. D’altronde la superficie si presta male alle autopsie e ad essere fotografata alla luce naturale, sia per i colori scuri sia per la granulosità della roccia. Il blocco di scritte TaAMrO2 è stato visto per la prima volta il 1° settembre 2010 – quando ormai il presente studio era nella fase finale – durante una visita notturna per effettuare foto a luce radente artificiale nella Parete Nord. TaAMrO ( ili strile) / lipli / lustremis lustro corn

smania per l’unificazione / rivòltati volta (> con la rivolta raffòrzati) / aderisci / dobbiamo riflettere rifletto

Nello spigolo superiore destro della parete Ovest, presso la sommità, dove la superficie accidentata si fa poco inclinata, ci sono segni che fanno pensare all’esecuzione di figure, forse combinate con brevi scritte; ma una loro ricostruzione è, almeno per ora, inattendibile. Più giù, la scritta arsem (forse il trattino denotante s, meno inciso degli altri, fu aggiunto in seguito) è incisa sotto una figura formata da due corni uniti da una linea orizzontale (TaAMrO-00apo, TaAMrO-01, -02). Tale figura appare anche sul masso presso il torrente nel sito della Sega. L’analisi delle figure incise sulle rocce europee dal Neolitico alla romanizzazione mi induce a considerare il paio di corna come uno dei vari simboli di quello che chiamo “doppio principio” secondo il quale vita e morte, bene e male sono indissolubilmente connessi. Come testimonia l’iscrizione, anche qui tale simbolo esprime almeno il concetto di congiunzione, stretta unione. Sotto arsem, che è un nome in caso accusativo, l’iscrizione continua con il soggetto ed il verbo della proposizione: armul (o ramul?) ima. La legatura iniziale (TaAMrO-01, -02) può denotare sia ar sia ra e le letture armul e ramul sono ambedue legittime, essendo ambedue attestate le basi arm- e ram-. La legatura ul è del tipo che solitamente esprime lu. In ima la legatura im ha la forma . Più in basso e più a sinistra ci sono tre scritte a tre diverse altezze. La prima, isi semбito, ha lettere minuscole (circa 2-3 cm.) che si possono leggere solo con illuminazione artificiale radente (TaAMrO-03, 05): il primo segno è is ( ), forse ricavato da un precedente i. Il segno finale è una legatura to, ma un t sottile e poco inciso è stato inserito davanti a to perché quello della legatura era difficile da percepire. Più a sinistra e più sotto, con caratteri più grandi, c’è una scritta che ha subìto delle trasformazioni: mi sembra che sia sia tentato di cambiare un originario ils ile in ili strile (TaAMrO-03, -03b, -05). Con la scrittura il(i) intendo dire che i in legatura non è certo: infatti il trattino orizzontale che dovrebbe denotare i è congiunto a quello di base, come se si fosse voluto disegnare una lama d’ascia ( ). Ancora più in basso è scritto lipli (TaAMrO-04). A pochi centimetri al di sopra dell’attuale terreno pare scritto lustremis lustro (TaAMrO-05). TaAMrO2 бiluia / ulvia

us ba (supra ustra)

abbattimento / distruzione

brucia uccidi (supra Ustra)

{t} tli lumi · li (supra IIIIIIII) luos / rul duluбo (supra IIIIII luo) sopprimi spacca · estingui (supra IIIIIIII) staccato / spacca con l’ascia (supra IIIIII) (io) stacco

Per l’ubicazione di questo blocco di scritte sul masso, si veda la foto TaAMrN-O2. Presso il bordo superiore si notano due scritte (TaAMrO2a, TaAMrO2-02, -03): sopra si legge бiluia e sotto ulvia. Ancora, più sotto, dove la parete rientra obliquamente, è stato scritto us ba (us di tipo ) in grandi lettere leggermente graffiate (TaAMrO2-01) e non percepibili con luce normale. Le foto mostrano che us ba è stato soprascritto sopra un precedente ustra.

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Adolfo Zavaroni

Immediatamente sotto ba inizia una sequenza leggibile come {t} tli lumi · li luos, dove un primo t pare essere pleonastico, dato che t fa parte della successiva legatura tl. Davanti a li c’è un punto che separa i lemmi. In verità le lettere che precedono luos (lu di tipo ) sembrano essere state ottenute da una serie di 8 tratti verticali (TaAMrO2-04). In una riga sottostante, è più evidente che i tratti verticali che precedevano luo (non luos come sopra) fossero 6, perché i ritocchi per ottenere delle lettere sono molto più maldestri oltreché poco incisi. Qui si tentò di trasformare la sequenza IIIIII luo in rul duluбo (TaAMrO2-04). Le tacche verticali probabilmente alludono al numero di teste mozzate (luo- denota ‘liberazione’, ma anche ‘stacco, falciatura’; e luos può valere ‘falce’). TaAMrO3 lostra? (supra lia) + orme di piede? rifletti? (supra : corri) + orme di piede? La sommità di un masso alto circa un metro e trenta centimetri è appoggiata al fianco Ovest che in questo punto forma una rientranza, nella quale è inserito un masso più piccolo (foto TaAMrN-O2). Fra i due massi minori c’è un interstizio in cui la testa e le braccia di una persona entrano a stento. È sorprendente che nella paretina interna del più alto dei due massi minori si trovino delle incisioni. Esse sono state trovate il 1° settembre 2010 e fotografate sommariamente. Le foto sembrano mostrare dei piediformi e la scritta lia, forse modificata in lostra con l’aggiunta di tratti meno profondi (TaAMrO3-01). La Parete Sud TaAMrS (< Tana A 11) meo

cambio

eil scios agisci da saggio

su viбa ilil

muoviti agitati rivòltati

Le tre brevi scritte leggibili nella parete Sud sono distanti l’una dall’altra: meo (TaAMrS-01) è in alto a sinistra; eil scios (TaAMrS-02) in mezzo a metà altezza, su viбa ilil (TaAMrS-03) in basso a destra in modo che il secondo il appare sullo spigolo arrotondato del masso, poco sotto il livello della scritta più bassa di TaAMrE1 (TaAMrS-04). Soltanto eil scios presenta problemi epigrafici: sembra che l’esecuzione di c in legatura con i abbia provocato una scheggiatura arcuata. Inoltre, nel segno finale l’appendice che dovrebbe denotare s in legatura non è leggermente curva come di consueto, ma è un trattino orizzontale. Fra su e viбa c’è un intervallo maggiore che fra le altre lettere. Su questa parete sembrano esserci tracce di altri segni alfabetici, ma lo stato di erosione su una superficie che sembra friabile non permette letture attendibili. La Sommità del masso La sommità del masso, il cui punto più alto è in corrispondenza della Parete Sud (TaAMrSo), non è pianeggiante, ma presenta larghe concavità, gibbosità, avvallamenti (TaAMrSo01). TaAMrSo1 (< Tana A 13) e : ilбi ruli (supra ilбus rul et imбi ruvi) vivi cupurus / su! i vincoli si devono strappare (supra i vincoli strappa et unisciti corri) vivi (= realizza) i desideri / ilsi ilimo / 196 / 18 / 18 / umil emi (supra ili emi?)

volgiti con la rivoluzione / 196 / 18 / 18 / compagno! approfitta (supra : della rivolta approfitta?) бaбa idom / umumus || il ise imel lisea ingròssati cresco / ci uniamo || rivòltati infùriati (come) compagno voglia tu seguire

Sulla sommità del masso, in un’area presso il lato Est, c’è una sequenza formata da 22 segni: essa è una delle più lunghe sequenze attestate ad Ospitale. Le lettere sono ben leggibili solo con la luce radente (TaAMrSo1-01).

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Dopo un e iniziale sono marcati due grossi punti uno sotto l’altro. Poi si legge ilбi, che mi pare in sovrapposizione con imбi. Sono inoltre presenti le tracce di una terminazione -us che poteva rappresentare un accusativo plur. retto da rul. Poi rul fu corretto in ruli (forse gerundivo plurale del verbo ruo) con l’inserimento di un piccolo i dopo l. La variante imбi è legata alla variante ruvi. Poi si legge bene vivi che è seguito da cupurus (tre legature: cu+pu+rus), forse modifica di un lemma che mi sembra difficile da ricostruire attendibilmente. Nella legatura rus ( ) s è stato eseguito due volte con due tipi diversi, col risultato di rendere più difficile la lettura. Anche u della legatura cu è stato inciso due volte. Sotto la prima riga è scritta una sequenza inclinata verso il basso: ilsi ilimo. Davanti al primo i c’è un segno che non mi sembra alfabetico (vedi TaAMrSo1-01, -02). Più sotto, dopo alcuni numeri (196 / 18 / 18?) c’è una terza scritta presso il bordo di una cavità rettangolare col fondo pianeggiante, certamente artificiale, di cui un lato è aperto sulla parete Est del masso. Leggo umil emi, ma mi sembra che all’inizio sia stata aggiunto um in legatura col successivo i : la scritta originaria sarebbe ili emi (TaAMrSo1-03). Sul fondo della suddetta cavità sembra scritto бaбaidom (TaAMrSo1-04): le lettere di бaбa sono molto grandi, mentre idom (o dentro m è poco visibile) è inciso nel restante ridotto spazio in lettere la cui altezza è dimezzata. Di solito un cambiamento nella grandezza dei caratteri indica una diversità di lemmi: quindi propendo per leggere бaбa idom, anche perché questa è la scansione più logica sul piano lessicale. Sotto бaбa è scritto umumus e forse umua e бua e бaбa più volte; ma le tracce sono molto lievi, essendo la superficie molto erosa. In basso a destra, la cavità è in comunicazione, senza gradini o rilievi, con una superficie in leggero declivio ai piedi di una gibbosità (TaAMrSo1-05): lì è incisa una scritta, ancora abbastanza visibile, che forse contiene delle sovrapposizioni: la ricostruzione più evidente è il ise imel lisea (TaAMrSo1-05b). In quest’area vi sono deboli tracce di altre scritte che non saprei come ricostruire. TaAMrSo2 (< Tana A 15) imi estri livis / leumus / stilpa / / leuom iбa? insieme al popolo ti liberi / ci stacchiamo / sostieni / / stacco ardi (vel : con ardore?)? semu ilie ilumila (sub semu ei lipila et бivi ei lumila et ic бiviei lum бra) / insieme alla rivolta bisogna rivoltarsi (sub insieme vai bisogna aderire et picchia vai bisogna spaccare et colpisci voglia tu picchiare spacca frantuma) / mut sila / tudo / dulom (supra cilom) (scure = om) / lersil mulila tronca gèttati / batto / taglio (supra : recido+ scure) / la vorace si deve troncare Sul pendio del punto più elevato del masso, che si trova sul lato Sud, c’è un gruppo di scritte (TaAMrSo2-00) che in una circostanza fortunata è stato possibile fotografare con buona luce naturale radente. Ho così potuto correggere i numerosi errori di lettura della prima edizione (Zavaroni 2008). Nella riga superiore si legge imi estri livis (per le legature vedi TaAMrSo2-00, -01). Nella 2a riga si ha stilpa (TaAMrSo2-01). Sùbito a destra, ad un livello di poco inferiore, c’è una sequenza (TaAMrSo2-03) che permette più letture a seconda dei tratti e delle scansioni che si privilegiano. Forse la prima versione era ei ilie ilumila. Un primo ritocco aggiunse all’e dei piccoli tratti in modo da ottenere semu e leggere semu ilie ilumila. Poi un grosso punto obliterò l’u della legatura lu, fungendo anche da separatore, e contemporaneamente un trattino fu inserito sulla verticale di l per cambiarlo in li, sicché si potesse leggere anche semu ei lipila (Π denota sia m sia p). Con un altro ritocco l’iniziale e fu trasformato in б e potè essere letto non più il, ma v : si ebbe бivi ei lumila. Probabilmente in quel momento fu aggiunto ic pochi centimetri davanti a бivi (TaAMrSo2-03). La scritta presenta sovrapposizioni anche nella parte finale, dove ci sono le tracce della trasformazione di la finale in бra, per ottenere ic бiviei lum бra: tutte esortazioni a colpire e spaccare. Tornando sotto stilpa, c’è una scritta congegnata in modo da costituire una figura (TaAMrSo2-02). Sul piano grafico essa è leggibile come umumus, mentre come figura rappresenta due persone armate di ascia che si danno la mano. Dopo umumus è chiaramente scritto sila. Quasi a contatto con l’a di sila inizia un altro gruppo, che forse fu inciso prima di sila. Tale gruppo si può leggere come tudo, ma solo l’o, il fianco sinistro del quale coincide con il tratto inferiore del d, è inciso profondamente. Il t (tipo ) e l’u sarebbero stati eseguiti due volte, senza migliorare la percettibilità (TaAMrSo2-00). Nella penultima riga si legge dul seguìto da una

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scure stilizzata la cui larga lama potrebbe anche alludere ad un om sul piano grafico. Mi pare che dul di dulom sia soprascritto su un primitivo cil (TaAMrSo2-05). Nell’ultima riga leggo lersil mulila: per le legature er, si e mu vedi TaAMrSo2-06. A destra di questo gruppo di scritte, al livello di imi estri livis, si legge bene le (TaAMrSo2-04); poi il tratto inferiore di e continua raccordandosi (legatura u o v) con il segno successivo che ha la forma di un’ascia la cui lama pare valere om come in dulom. È presente anche un lieve arco inferiore per rimarcare o : vedi TaAMrSo2-04). Suppongo si debba leggere leuom o levom. Ancora più a destra si vedono altri tre segni, la cui lettura è incerta: iбa? TaAMrSo3 ilse pil / tea +corno?+ drumbos con la rivolta ingrandisciti / raggiungi(la) +corno?+ Drumbos A sinistra del gruppo di scritte TaAMrSo2 c’è una conca entro la quale sono leggibili delle lettere su due righe. Nella riga superiore è scritto ilse pil (il trattino denotante s in legatura è poco evidente: TaAMrSo3-00, -01). Dopo l finale ci sono alcune coppelle che escludono la presenza di altre lettere. Sotto questa riga ci sono altri segni alfabetici: probabilmente fu scritta la parola tea insieme alla riga superiore. L’a finale, a forma di corno (o di orecchio animalesco?), è molto più profondamente inciso delle altre lettere. Quindi suppongo che il corno (od orecchio) preesistesse. Dopo l’a si nota, sebbene vari fattori ne ostacolino la percezione, una legatura dr dopo la quale intravvedo altri segni che darebbero luogo al nome divino drumbos. TaAMrSo4 csilo / liemla / tlii бira / recido / dobbiamo correre / sostieni (sup)porta / luve ilбus esi lustre бua (supra svua) / / sciogli i vincoli ricerca pensa alla crescita (supra : ai propri beni) / / semulos umueli lus | strumom / - - - - i consimili si devono unire lìberati | confluisco / - - - - Poco sotto la zona di TaAMrSo2 e un poco a destra rispetto a lersil mulila, c’è una breve scritta isolata, orientata perpendicolarmente alla stessa lersil mulila. Essa è leggibile senza grandi difficoltà come csilo (TaAMrSo401b; la posizione è segnata in TaAMrSo4-00). Scendendo dalla zona di TaAMrSo2 in direzione Nord s’incontrano le scritte liemla (TaAMrSo4-02b) e poi tlii (meno probabile: tlie) бira (TaAMrSo4-00, -02). Circa 60 centimetri più in basso, saltando tre possibili righe di scritte illeggibili, s’incontra una riga che inizia con luve (legatura = luv : TaAMrSo4-03). La seconda parola è ilбus. Si vede poi una terza parola che mi pare essere esi, seguita dalle chiare lettere lu e da una legatura stre (dunque: lustre). Infine si ha бua, ma б è in sovrapposizione con la legatura sv di un primitivo svua (TaAMrSo4-04). Nell’area circostante sembrano presenti altri segni incisi, ma non organizzabili in sequenze alfabetiche attendibili. Al contrario mi sembrano ricostruibili due figure umane affiancate (TaAMrSo4-01), disegnate al di sopra della scritta ed alte circa 30 centimetri. Circa mezzo metro più sotto c’è un’iscrizione di difficile lettura a causa delle condizioni del terreno e del probabile rifacimento delle stesse parole (TaAMrSo4-01, -05). Le prime due parole, che formano un gerundivo plurale, sono semulos umueli: um è del tipo e li del tipo . La terza parola è lus. Lo s finale è addossato ad un lieve gradino al di là del quale sono presenti altri segni che permettono la lettura strumom (con + : TaAMrSo5-00apo). Immediatamente sotto semulos c’è un’altra riga di segni alfabetici che però si vede molto male: quindi rinuncio a darne una lettura troppo incerta.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) TaAMrSo5 (< Tana A 14) ilumбe (supra simбe) lia / laustra rivòltati (supra assòciati) con il corso / percorri vel rifletti stilpa

бiri irma (sub бiu · ici mua)

sostieni consolida assicura (sub : picchia colpisci spacca) dremбila stutra / cili sila / bisogna premere batti / taglia spargi / lumei tliae (--) umu бili serr bilomus che tu spacchi (e) sopprima (----) insieme colpisci tronca? picchiamo emбa / ilumio(m) unisciti alla rivolta

Questo gruppo di scritte è visibile nella zona rivolta a Nord-Ovest (TaAMrSo5-000). Nella parte alta, che più si avvicina alla zona centrale della sommità del masso, ci sono due scritte l’una sotto l’altra, con lettere alte circa 5 centimetri. Nell’una leggo ilumбe lia in sovrapposizione con simбe lia e forse con altre versioni. L’a è stato antropomorfizzato in forma di guerriero (TaAMrSo5-01, -01b, -02). Sotto, a destra, c’è un termine di cui si vede bene la prima parte laus- (TaAMrSo5-03). Un t sembra essere in legatura sia con s sia con il successivo r. Leggo laustra, ma l’a finale non si vede chiaramente. Più giù, ma a sinistra, è scritto stilpa su un pendio gibboso (TaAMrSo5-04). Dopo a, su un declivio confinante, inizia un’altra scritta con le lettere бi. In terza posizione c’è certamente un u, ma esso mi sembra sovrapposto ad un precedente r ed anche le lettere successive presentano delle sovrapposizioni. Inoltre, un grosso punto sta davanti all’i che è in quarta posizione. Tale punto è l’indizio che una nuova suddivisione dei lemmi è stata adottata in relazione ad una nuova versione della scritta. Una versione anteriore (ma forse non la prima) sembra бiri irma; una versione successiva sarebbe бiu · ici mua, con tre imperativi indicanti ‘colpire, spaccare’ (TaAMrSo5-04b). Sotto stilpa e decisamente più a sinistra, c’è la prima di un gruppo di tre righe scritte in modo abbastanza chiaro. La riga superiore è immediatamente leggibile come dremбila. L’unico evidente tentativo di modifica sta nel fatto che un altro i è stato inserito, tangente alla pancia di б, in modo da ottenere dremбi ila (TaAMrSo5-05, -06). Questo termine è seguito da un altro che sembra sia stato scritto in una diversa occasione. Leggo stutra, ma i caratteri iniziali, incisi leggermente, non sono ben percepibili (TaAMrSo5-00, -05). Nella seconda riga è scritto chiaramente cili sila e nella terza lumei tliae (TaAMrSo5-05). Davanti a lu c’è forse una figura umana con una falce. A destra di tliae, dopo uno spazio vuoto di circa due lettere, inizia una sequenza i cui primi caratteri sono mal visibili (forse umu), mentre i successivi sono via via più riconoscibili. Leggo бili serr bilomus (TaAMrSo5-07) In serr il segno iniziale è una legatura se, sebbene e sia inciso di nuovo in seconda posizione. Tale pleonasmo è dovuto al fatto che se è stato soprascritto su un segno precedente, che sembra essere б. Quindi è possibile che serr sia la modifica di un imperativo бere corrispondente a lat. feri ‘ferisci, colpisci’. I due r hanno la forma di una mannaia con larga lama e la presenza di rr < rs (esito normale di lat. serrō da italico *sersōm) si giustifica col desiderio di disegnare appunto le mannaie, in conformità con il contenuto dell’iscrizione. In due righe sotto lumei tliae è scritto emбa / ilumio(m) (TaAMrSo5-08, -09). Incerta è la presenza di m finale in coincidenza con una piccola cesura, estranea alla scrittura, in corrispondenza dell’eventuale tratto superiore.

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21° CAPITOLO

ISCRIZIONI SULLE PARETI 1 E 2 DI TANA BASSA

Presso una casa della località chiamata La Tana, la via Romea attraversa una roccia dalla sommità piatta lunga circa 5 metri. Tale ampia roccia ha una parete rivolta verso Sud, che si può agevolmente raggiungere scendendo verso sinistra se si arriva da Ca’ Pallai. Davanti a tale parete (che ho denominato Parete 1), su cui sono incise varie iscrizioni, si può stare grazie ad un terrazzo naturale largo mediamente poco più di un metro. Sotto tale terrazzo c’è un’altra parete con numerose iscrizioni (Parete 2). La Parete 1 La Parete 1 è divisibile in quattro settori (TaABP1-00), ma in uno di essi – quello inferiore sinistro – non ho finora notato dei segni alfabetici. Negli altri settori le scritte sono abbastanza chiare e ben visibili in un determinato momento della giornata, quando la luce diviene radente. TaBP1A (< Tana B 1) eli iбi lis sitesia / uada boboa / inte sil oluб /

Su! qui mettiti-in-fila (< segui) con la brocca / bagna la bevanda / dentro versa la birra truabs? 2 grappoli d’uva sis / iбi eli бut uva? + 2 grappoli d’uva + spandi / qui su! versa /

Nella riga superiore (TaBP1A-01, -02) dopo eli c’è un segno , un poco più basso dell’i che sta davanti: suppongo che la diversa altezza denoti l’inizio di un nuovo lemma. Quindi leggo iбi, poi lis (con legatura = li) e infine sitesia (con legature = ti e = is). I termini boboa, inte e sil sono chiari; in oluб non sono bene incisi il fianco destro dell’o e il trattino ascendente denotante l’u nella legatura lu di tipo (TaBP1A-03b). Sul primo b di boboa c’è l’a finale di una scritta in piccolissime lettere leggibile come uada che evidentemente vale ‘bagna’ (da *h2wed- ‘bagnare, acqua, onda’). La sommità dell’e di inte interferisce con una figura di recipiente conico (TaBP1A-03, -05). Sotto l’i di sil – o meglio: a contatto con la sua base – sembra inciso un s che sarebbe l’inizio di una scritta di tre lettere (sis) molto piccole con ductus inclinato verso l’iscrizione sottostante iбi eli бut. Si noti il pendant tra iбi eli (qui) e eli iбi (sopra). In бut l’u è situato sulla gobba del б (TaBP1A-03). Davanti a iбi sono rappresentati due grappoli d’uva a loro volta preceduti da segni grafici, la cui lettura non è agevole. Leggerei truabs: una legatura = tr (con r rifatto più volte) sarebbe seguita da ua, di cui esisterebbero almeno due edizioni parzialmente sovrapposte, e poi da bs, dove s è piccolo e parzialmente sovrapposto alla gobba superiore del b ( ) (vedi TaBP1A-04, -05). TaBP1B (< Tana B 2) ivi brobma bes sli unisciti allo strepito? trita trucida

344 os |↑ usi is usei /↓ usmo / 344 ardi | con ardore infùriati voglia tu ardere / ardo liti eilea(s) / bos elie / ibmemus (supra ibmi) per la vendetta voglia tu agire / i buoi spingi supra vieni agisci / ci uniamo (supra unisciti)

La riga più alta di questo settore (vedi TaBP1B-01, -02, -03, -04) inizia con la sequenza ivibrobm che arriva ad un gradino arrotondato. In questo punto il lapicida, per non spezzare la continuità visiva della parola, incise l’a finale ad un livello leggermente inferiore su una gobba al margine del gradino. Poi continuò la sequenza, incidendo l’iniziale della parola successiva nell’avvallamento, al livello di ivibrobm. Purtroppo il segno nell’avvallamento, che potrebbe anche avere subito una modifica, non si riesce a ricostruire con certezza.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Ipotizzo che sia b. Esso è seguito da essli : i due s sono di forma diversa, forse per denotare che appartengono a parole diverse. Complessivamente leggo ivi brobma bes sli (brobma per bromba). Nella riga sottostante (TaBP1B-04) una legatura

= us è seguita da i e da is : leggo usi is. Poi si ha usei.

Più giù, a sinistra, ci sono il numero 344 ed un isolato os (TaBP1B-05); a destra, si legge usmo. Sotto usmo è scritto liti eilea(s). È difficile dire se è intenzionale una piccola appendice, che potrebbe denotare s in legatura, sulla sommità di a (TaBP1B-06). A destra di eilea(s) è scritto, in grandi lettere, bos (legatura ) sopra un precedente bom (om di tipo ). Il termine successivo è E E: se la lettura bos è corretta, occorre leggere elie ‘spingi’ e non eile ‘agisci’ (TaBP1B-07). Tornando a sinistra, pochi centimetri più in alto del piano di calpestìo, si legge ibmemus con emus soprascritto al posto di un precedente i (TaBP1B-08). TaBP1C (< Tana B 3) aili esi ↑v↑i↓ simia бio / agisci esigi con la forza voglia tu unirti all’esercito / ucu ie leio / sisle бio con rapidità procedi nella svolta / propizia l’esercito La riga superiore inizia con un a davanti al quale una crepa che a me sembra naturale dà l’impressione della presenza di un s ( ). Dopo a c’è una legatura li e poi un segno che potrebbe essere considerato un i o – poco probabilmente per motivi lessicali e fonologici – un v ( ). Esso è seguito da un e e da una presumibile legatura = si (piuttosto che is). Dunque, leggo aili esi. Ad un livello superiore sono stati aggiunti un v e ancora più in alto un i che ritengo formino la parola vi. Infine è scritto chiaramente simia бio (TaBP1C-01). Al di sotto di бio si legge senza problemi ucuieleio (cu di tipo ) che scandisco in ucu ie leio. Altrettanto chiara è la scritta sisle бio più in basso e più a destra (TaBP1C-02). La Parete 2 Sotto lo stretto pianoro antistante la Parete 1 c’è la Parete 2. Essa si può suddividere nei tre settori A, B, C. Il Settore B è uno spicchio di parete ribassato rispetto alla superficie del Settore A (TaBP2A-B, TaBP2A-B-01). Il settore C si trova a destra del Settore A e le sue scritte si possono vedere in rari momenti dell’anno, quando il sole, nelle prime ore pomeridiane, manda per pochi minuti raggi radenti alla superficie. Temo che ora, essendo cresciuti nel frattempo alberi il cui fogliame impedisce l’arrivo dei raggi, tale possibilità sia ulteriormente ridotta. La superficie chiazzata da macchie licheniche bianche e scure abbaglia ulteriormente la vista e inganna anche l’obiettivo delle macchine fotografiche. TaBP2A ( < Tana B 3) e(i)lea (> eil era) / e rili / voglia tu slanciarti (agire) (> agisci muoviti) / su! corri / eil eбi scila / ilia /↑ cli pliia (vel pilia) agisci infiàmmati, bisogna decidere / voglia tu rivoltarti / favorisci il compimento (o la moltitudine?) Nella riga superiore non è chiaro se si debba leggere elea o eilea. È anche possibile che un originario elea sia stato trasformato in eilea con l’aggiunta di una piccola e poco visibile tacca sulla verticale di l (TaBP2A-01). Nel secondo e sembra presente un tentativo di trasformazione in er, sicché potremmo avere anche eil era. Nella 2a riga, davanti ad un chiaro rili un e sembra presente vicino al bordo della parete. Nella 3a riga è scritto eil eбi scila. Al di sopra di scila si vedono tracce di segni la cui lettura è molto incerta: forse c’è una sequenza che inizia con bo-. Sotto scila, al contrario, c’è una sequenza di più facile lettura: clipilia o clipliia. Dopo (il fatto che la seconda gamba sia più corta è teoricamente un indizio che il segno denoti p invece di m), c’è la legatura che può valere sia il sia li : la scelta è incerta perché sono attestate ambedue le 167

Adolfo Zavaroni

basi *pil- e *pli-, che d’altronde sono entrambe comparabili con la radice *pelH- di lat. pleō. Dunque: abbiamo cli pliia o cli pilia. Nell’ultima riga, spesso ricoperta da terriccio e fogliame, è scritto ilia (TaBP2A-02). TaBP2B ( < Tana B 4) siue / siuo (sub oso ruuo?) бie / (s)li

scuotiti / mi scuoto (sub : ardo accorro?) con violenza / estingui (uccidi)

liliбilamis esio / uipa resia

sam mamiti / umбote insieme ingranditi / associatevi

dobbiamo aderire all’arruolamento (conquisitio) / àgitati con l’insurrezione laieo (> laveo) e\umбo (supra imo?) ilsilo (o)strei бia / ? ( > approfitto) mi unisco (supra id.) alla rivolta vel mi rivolto potenzia (voglia tu ardere con) la forza / umбom (supra uluos) / liblimus (---) ili luimi\us > ilimus :imis / alla lega (supra : alle distruzioni) / aderiamo (---) con la rivolta ci liberiamo > alle rivolte ti unisci / sisle + antrop. alustromus / sca (bis) lidius samo ila imea / liбi siemumla (et siemimla?) sii proprizio ci divertiamo / balla alle feste? insieme rivòltati unisciti / aderisci ci si deve legare

riom luimos / libimla I il legaccio sciogliamo / dobbiamo aderire I

misemila / usmiso / dobbiamo gettarci? / m’infiammerò /

umua sie (i\ )liei / t

all’unione stringiti voglia tu rivoltarti (sollevarti) / cutute pie (> mise) stie lisi era (supra sti ersil siema etc.) / eli lio cavete! ingrandisciti (> gèttati?) cammina segui lévati (supra : cammina leva i legacci etc.) / spingi il corso

Nella parte alta al di sopra del Settore A ci sono alcune scritte con lettere incise in modo approssimativo a causa delle asperità della superficie (TaBP2B-02). In alto si legge siue (u ottenuto per raschiamento; e in un punto con fratture). Più sotto, incidendo i segni dov’era possibile, sarebbe stato scritto siuo, le cui lettere sembrano essere state utilizzate per scrivere in un secondo momento oso ruuo con l’aggiunta di tratti raschiati senza profondità. Immediatamente a destra è scritto in modo più evidente бie. Sotto бie è incisa con solchi profondi la forma a cui probabilmente è stata aggiunta in basso a sinistra un’appendice denotante s : dunque, avremmo (s)li. Non escluderei, tuttavia, che ci sia stato un tentativo di trasformare sli in re, data la presenza di linee ad hoc. Allora re sarebbe sintatticamente connesso con il successivo liliбilamis. A destra di бie appare a prima vista un a, ma un esame più attento mostra che si tratta di una legatura sa avente la forma : d’altronde un piccolo s sembra scalfito lievemente davanti al segno. Dopo c’è un m scarsamente inciso che cade in corrispondenza di una linea di rottura della superficie. Dunque, leggo sam (TaBP2B-01b) e suppongo che tale avverbio sia stato inserito tra le scritte dopo l’incisione della sequenza mamiti, costituita da grandi lettere, che probabilmente in origine formavano il titolo di tutto il blocco di scritte. Leggo come it l’eccezionale segno che sembra ottenuto con il prolungamento dell’asta di un preesistente l, prolungamento inciso lungo un costolone, oltre il tratto orizzontale (TaBP2B-01). Dunque, mamiti può essere la modifica di un originario mamli. Al di sotto di -iti, inizia la scritta in piccole lettere umбote, con ot di tipo

(TaBP2B-03).

Tornando a sinistra, dopo il già visto sli forse trasformato in re, si legge bene liliбilamis (mi di tipo ). A destra di liliбilamis è scritto chiaramente esio. Sotto -mis esio è scritto, con lettere minori ma chiare, uipa resia (TaBP2B-04). Nella riga sottostante, che inizia sulla sinistra, è scritto laieo e\umбo ilsilo. Tra le basi di a ad i c’è un tratto poco inciso che tradisce il tentativo di mutare laieo in laveo. Forse la seconda parola in origine era imo; poi l’i sarebbe stato corretto in e, ma un piccolo u pare legato con la parte superiore di m : esso apparterrebbe ad un’ulteriore redazione laie ose umбo. Un б sarebbe stato ottenuto dentro m aggiungendo un semicerchio contro la prima gamba dello stesso m (TaBP2B-01, -05). A destra di ilsilo c’è un termine in cui la presenza della legatura complessa (con ambedue i tipi di r) non è immediatamente evidente. Inoltre, davanti a tale legatura pare graffiato leggermente un o per mutare l’originario strei in ostrei. Il lemma successivo è бia.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Tornando a sinistra, sotto laieo si legge uluos (lu di tipo ) che sembra aver subito un tentativo di modifica in umбom. Il termine successivo liblimus si legge facilmente (TaBP2B-05). Tra liblimus e il successivo ili luimi\us c’è un intervallo in cui furono probabilmente graffiati dei segni, la cui lettura è molto precaria (umumus?). In luimi\us la legatura lu è di tipo . Ci sono tuttavia segni di una trasformazione di ili luimi\us in ilimus : imis : fra essi segnalo la tacca sulla prima asta di m per denotare im e due lineette verticali dentro m per indicare la separazione di questa legatura dai segni che la precedono (TaBP2B-06). Al di sotto di liblimus la superficie è scabra, accidentata e friabile. Vi appaiono delle scritte di varie dimensioni incise con difficoltà. Sùbito sotto liblimus leggo alustromus con qualche problema: mi sembra che dopo la legatura al si sia tentato due volte, con tratti poco incisi, di denotare un u, dopo il quale sarebbe presente una legatura str ( ) seguita da -omus : anche di -omus sembrano presenti due diverse redazioni (TaBP2B-05b). Sotto alustromus è forse scritto sca in lettere molto alte: un s (tipo ) mi sembra grattato molto leggermente davanti al ben visibile c e forse c’è un’appendice nella parte bassa del c per denotare di nuovo s. Poi, in un punto in cui si è scavato a più riprese, appare anche la traccia di un a. Ma forse fu antecedentemente scritto sca in lettere minori di cui mi pare sia rimasta traccia (TaBP2B-07). Dopo l’a si vede bene una legatura li con doppia determinazione di i ( ). Essa è seguita da una legatura = di (ma c’è anche il tentativo di eseguire un d separato), dopo la quale potrebbe essere presente us. Dunque, leggo lidius. Il sigma finale sarebbe in parte segnato dentro il solco di un s molto più grande che, oltre ad avere una funzione alfabetica, potrebbe far parte di una figura (TaBP2B-07). Con tale s inizia la parola sisle e gli s, molto allungati, fungono anche da braccia e da parte superiore del tronco di una figura umana la cui testa è tracciata molto più leggermente. Dentro la testa c’è un i profondamente inciso. La legatura sl è del tipo . È tuttavia possibile, trascurando il trattino orizzontale, leggere anche scise in sovrapposizione con sisle (vedi TaBP2B-07b). A destra di sisle ci sono due righe: nella riga superiore è scritto samo ila imea (TaBP2B-06); nella inferiore leggo liбi siemumla (e siemimla?): non è chiaro se in legatura con em c’è anche un u od un i (o ambedue, essendo l’uno la correzione o variante dell’altro), perché i tratti si trovano a ridosso di un gradino. Presso il bordo sinitro del settore, sotto sca lidius non ho notato scritte, mentre a destra, sotto siemumla, c’è scritto riom luimos (mos reso con ). Sotto riom luimos ci sono delle lettere molto piccole, alte circa 2 centimetri, ma ben visibili: è scritto misemila (TaBP2B-06). Davanti a misemila ci sono due piccoli cerchi aventi le dimensioni delle lettere, i quali sembrano inferiormente uniti da un tratto. Inoltre, essi sono preceduti da un’asta verticale della stessa altezza. Teoricamente potrebbe leggersi iovo, ma tali segni hanno forse solo una funzione simbolica. Davanti ai suddetti segni c’è la scritta libimla in caratteri maggiori. Sotto misemila, la scritta usmiso ( = mi) è attraversata da una crepa che ha provocato un gradino nella superficie, ma non ha reso illeggibili le lettere. Sotto usmiso, in lettere minori, è leggibile umua sie (i\t)liei. La terza parola contiene liei, ma non è chiaro se due trattini, uno superiore e leggermente inclinato, l’altro al di sotto del punto mediano dell’asta, furono aggiunti a l intenzionalmente una volta per trasformarlo in il e un’altra volta per trasformarlo in tl (TaBP2B-08). Insomma, si hanno tre possibilità: liei, iliei e tliei e può essere che si siano volute realizzare tutte e tre le scritte in momenti diversi. Ad un livello più basso, circa nella parte centrale, leggo cutute pie (TaBP2B-09, -10). Forse cu fu eseguito pochi centimetri prima in un punto in cui la superficie si sgretolava e fu ripetuto più grande e più inciso nella posizione in cui si vede bene. Inoltre, un piccolo e poco inciso s fu inserito fra i ed e per modificare pie in mise, sfruttando l’ambiguità del segno Π. Che si debba leggere mise invece di pise è testimoniato dalla presenza del vicino necessitativo misemila, dove m ha tre gambe. Dopo pie la sequenza continua, ma mostra segni di sovrapposizioni. La parola finale siema è chiara, l’inizio di quella fra pie e siema si vede male: suppongo si abbia una legatura st e che un t a se stante sia stato scritto di seguito. Probabilmente la prima redazione era stie lisi era, poi modificata in sti ersil siema. Ma la legatura st appare anche connessa con un r che copre in parte l’i originario. Poi r sarebbe stato di nuovo inciso in legatura col successivo e. Il segno seguente è un l sulla cui sommità sembra apposto un tratto obliquo denotante i. Insomma, la sequenza davanti a siema sarebbe stata cambiata in streli (TaBP2B-11). 169

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Sotto queste parole, a pochi centimetri dal terreno, è scritto elilio > eli lio (TaBP2B-10). TaBP2C ( < Tana B 6) sisimus samo(s) / ari ule ci buttiamo; mi unisco (vel : uniti?) / aggrégati accresci stutre meo (supra stiem eo) / dal picchiatore me ne vado (supra : per la via procedo) / ciu + 2 fiori / omuo? / ] istra leb[ila] scuotiti + 2 fiori / profetizzo? / ] alle cose pubbliche [si deve] aderire

ei ruia / ile ilemбa iбa ul(u)ea vai! che tu distrugga / alla rivolta assòciati con ardore voglia tu crescere (distruggere)

La superficie è ricoperta da licheni bianchi e grigi le cui chiazze rendono difficoltose tanto l’osservazione diretta quanto le riprese fotografiche. Sfortunatamente il momento in cui si ha un poco di luce radente durante il giorno, cioè nel primo pomeriggio, dura pochi minuti. Nella riga più alta del settore, ben percepibile, leggo sisimus samo(s) (TaBP2C-01, -02, -02b): l’incertezza maggiore riguarda la presenza dell’appendice denotante s nell’o finale. Dopo tale -o(s) c’è l’intervallo di un segno e poi un apparente r romano R che però, se lo si osserva attentamente, risulta essere più probabilmente una legatura ar o ra ( ). Esso è seguito da un i inciso in una sorta di cerchio con tratti color rosso scuro, che è il colore di altre striature della superficie. A destra dell’i, quando la luce è favorevole, si possono vedere le lettere ule ; quindi leggo ari ule (TaBP2C-01b). Sotto sisimus samo(s) leggo stutre meo (TaBP2C-03), ma r in legatura con e non si vede bene, sebbene sembra siano stati tracciati i segni, scarsamenti incisi, di ambedue i tipi di r : D e P. Anche l’u è poco visibile, nonostante siano stati eseguiti due o tre tentativi di scriverlo, quando si cercò di mutare la scritta originaria stiem eo, molto bene incisa, in stutre meo. Sotto l’o di meo inizia la scritta ei ruia incisa in bella grafìa (TaBP2C-03). A sinistra rispetto a stutre e ad un livello leggermente inferiore ci sono tre segni più grandi leggibili come ciu. È difficile dire se vi sia poi un o inciso poco profondamente (TaBP2C-05). Un poco più in basso sono presenti due disegni floreali (TaBP2C-01) che mi sembrano coevi alle scritte. Sotto di essi c’è probabilmente una scritta leggibile come omuo (TaBP2C-04). Pochi centimetri più giù c’è un’altra iscrizione (TaBP2C-06), visibile solo in condizioni particolari, in cui è possibile leggere ] istra leb[ . Davanti a istra c’è certamente almeno un altro segno, di cui si percepisce l’asta verticale. Mi attenderei re o re, ma non ne vedo resti attendibili. Dopo b ed un intervallo di due lettere, mi sembra presente la debole traccia di un a che mi induce a supporre fosse scritto leb[ila]: ancora più tenui sarebbero i resti di i e l. A destra dei fiori e sotto ei ruia c’è una sequenza (TaBP2C-06) leggibile, dubbiosamente, come ile ilemбa iбa ul(u)ea. I dubbi sono i seguenti: 1) il valore della legatura a cui qui attribuisco il valore il, potrebbe essere anche li ; 2) il б di ilemбa tra m ed a non è immediatamente evidente; tuttavia esso pare replicato all’interno di m ; 3) l’e di ul(u)ea, inciso in una depressione, a prima vista potrebbe essere considerato un б ; 4) anche l’u in legatura (denotato da due tratti poco incisi: ), introdotto probabilmente in un secondo momento, è poco visibile.

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22° CAPITOLO

ISCRIZIONI SUI MASSI 3 e 4 DI TANA BASSA La Roccia 3 Scendendo dalla zona delle Pareti 1 e 2 verso il grande Masso 4, dopo una quindicina di metri si può vedere il Masso o Roccia 3. Esso si trova circa 2 metri prima, sulla destra. È di dimensioni molto minori ed ha due superfici incise. Quella che guarda verso Est (TaBM3B-01) reca tracce di figure la cui ricostruzione sembra molto difficile. In quella che guarda verso Sud sono scritte alcune parole (TaBM3-01, -02, -03). TaBM3-01 (< Tana B 7) lia pia / ci ilimбis (sub dril imбis) esie / ← eilea la corrente ingrossa / muoviti, ti associ (sub spingiti ti unisci) datti-da-fare / voglia tu agire Occorre leggere pia invece di mia (lettura erronea in Zavaroni 2008: 267), alla luce di altre attestazioni della base *pi-. La riga sottostante inizia con un gruppo complicato dal fatto che una legatura ci è stata modificata in dr (tipo ), in modo da leggere dril imбis dove prima c’era ci ilimбis (TaBM3-01). Dopo di essa è scritto esie (TaBM3-02). Più sotto, eilea è eccezionalmente scritto da destra a sinistra (TaBM3-03). Il Masso 4 presso il rio Il Masso 4 presso il rio Acquagrossa è visibile, guardando verso il basso (foto TaBMr), dalle Pareti 1 e 2 situate appena più in basso della via Romea. Si tratta di un grosso monolito (vedi la pianta in Fig. 1-22) sulla cui sommità leggermente inclinata si può salire dal lato rivolto verso Nord-Ovest. Ad esso si accede scendendo proprio dalle Pareti 1 e 2, che sono situate circa a Nord rispetto al masso. Nel lato Est il masso è sospeso e forma una cavità col terreno (TaBMrE), cavità che probabilmente diede il nome alla località: certamente essa fu usata come nascondiglio o riparo, perché sul lato destro (per chi entra) c’è un muretto eretto con delle pietre. La parete Est, dunque, rimane sollevata ed è coperta di muschio. I sondaggi effettuati per vedere se essa contiene iscrizioni hanno dato esito negativo, eccezion fatta per l’area prossima allo spigolo di Nord-Est, cioè a destra di chi guarda la parete di fronte. La parete prospiciente il rio (TaBMrS-01, -02) – grosso modo esposta a Sud – nella parte bassa, a sinistra per chi l’osserva, è lambita dalle acque del Rio Ospitale. Quindi l’esame delle iscrizioni più lontane alla riva non è agevole. La larghezza massima della parete è di 5 metri circa, l’altezza delle scritte più alte sembra essere di 2,5 metri. Più in alto, dove è difficile arrivare a togliere il muschio che continuamente si ricrea, non ho notato iscrizioni. Essendo esposta ai continui spruzzi dell’acqua ed essendo abbastanza friabile, la superficie rocciosa di questa parete è soggetta ad una forte erosione. Le iscrizioni graffiate o poco incise sono scomparse o illeggibili. Forse con tecniche di rilevamento più raffinate si potrebbe leggere qualcosa in più. La parte destra della Parete Sud, cioè quella che fa angolo con la Parete Est, sembra priva di iscrizioni.

Fig. 1-22. Posizione ed orientamento approssimativi del Masso 3 di Tana Bassa

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­­­­La Parete Sud Per comodità di trattazione ho diviso la Parete Sud in due settori, seguendo una linea irregolare di sfaldamento che va dall’alto al basso nella parte mediana (vedi TaBMrS-01). TaBMrS1 (< Tana B 9) ilбes live ilie ilia / sima o[mbr]om tiela / i legacci sciolgi nella rivolta rivòltati l’associazione degli Umbri è da spronare / luamila omбrem? (sub bomбem?) um[ /↑ stremba (supra ril mea) / ulua ila / dobbiamo liberarci l’umbro (sub : gruppo?) .... /↑ raffòrzati (supra : corri passa) / con la distruzione rivòltati / iб(i)lela (sub umбo lieva) / dula? / ile ila / tlesi / бilem si deve ardere (sub : mi unisco alla corrente) / taglia? / nel giro gìrati / sostieni / la battaglia Questo gruppo di iscrizioni si trova a sinistra (per chi guarda la parete). Nella riga più alta leggo ilбes live ilie ilia (TaBMrS1-01). La seconda riga inizia più a sinistra. Dopo la prima parola sima (TaBMrS1-03), la seconda è quasi del tutto coperta da uno spesso strato di lichene bianco. Forse la prima lettera è o e la terminazione è -om (TaBMrS1-02): si può ipotizzare che sia stato scritto o[mbr]om. La terza parola è tiela. Circa 20 cm. sotto sima c’è luamila con legatura = lu (TaBMrS1-04). Più a destra c’è un’altra parola i cui segni iniziali sono quasi svaniti: ricostruisco om, dopo cui sono più visibili i segni br seguiti da un m che presumo contenga anche un o in legatura: insomma, avremmo ombrem (TaBMrS1-05). Subito dopo, la superficie è molto erosa: mi sembra presente um, dopo cui non distinguo tracce plausibili. A destra, un poco più in alto, leggo dubbiosamente stremba (TaBMrS1-05) che potrebbe essere stato soprascritto su ril mea. Sotto ilie ilia della 1a riga, presso il bordo che separa i Settori 1 e 2, si hanno, una sotto l’altra, alcune scritte, la prima delle quali è leggibile come uluaila > ulua ila. Mentre aila è chiaramente visibile, ulu deve essere colto tra una congerie di segni. Mi pare che esso sia inciso come legatura , con il primo u rifatto in piccolo (TaBMrS1-06). Sotto ulua ila si può leggere iб(i)lela; ma un esame più accurato mostra che si è tentato di modificare la scritta in umбo lieva (TaBMrS1-06, -07), eseguendo tratti meno incisi. Sotto iб(i)lela è scritto ile ila: la parte superiore dell’i iniziale è perduta a causa di un largo distacco della crosta superficiale. Una scritta difficilmente leggibile è forse incisa tra iб(i)lela e ile ila: essa è ricoperta da muschio che è difficile eliminare senza danneggiare la superficie rocciosa. Azzarderei la lettura dula: tale parola sarebbe riferita ad un’ascia con la lama a forma di cuneo disegnata a destra (TaBMrS1-07, -07b). Sotto ile ila leggo tlesi, ma non è chiaro se davanti a questo termine ci sono resti di segni alfabetici o figurativi. Sotto tlesi c’è бilem (parte inferiore di = le male visibile: TaBMrS1-08). TaBMrS2 (< Tana B 9) 1393 lipa bi / emio cuva (sub eruio cuba) / lilia / cis muo (supra imбuo?) / 1393 attacca spacca / il profitto asscùrati (sub alla sollevazione àpplicati?) / corri / taglia tronco (supra : mi unisco?) steбila (sub steбur armo [et tramбo et lustro?] et steбi estro) / bisogna consolidarsi (sub : saldo mi armo? [et tumultuo et procedo?]) et règgiti al popolo / 3291 /↑ cilie memse (sub tetomse) mua бilo / 3291 /↑ recidi tronca (supra : taglia) mozza colpisco / 643 / ilsi eбi lai livila (sub emбila ili rila) / 643 / per la rivolta infiàmmati spacca bisogna liberarsi (sub : bisogna unirsi alla rivolta corri) / labmilia ril (> dril) sca / 3291 / vebli / stre imio / adòprati corri (> muoviti) balza su / 3291 / àgitati / raffòrzati con l’unione / umu oli eil бio / lipila insieme cresci agisci con l’esercito / si deve aderire

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Le scritte più alte formano un gruppo visibile in TaBMrS2-01. Nella riga superiore si legge bene lipa bi dopo il numero 1393. Nella 2a riga leggo emio cuva: non mi sembra presente l’appendice denotante s come in = sc, sebbene sulle prime mi attendessi *scuva. Vedo anche tracce per modificare tale scritta in eruio (r sovrapposto a m, con ricciolo all’insù per denotare u in legatura) cuba: vedi TaBMrS2-01b. La 3a riga è costituita da lilia e la 4a, con lettere molto più grandi, da una sequenza che mi sembra modificata (TaBMrS2-07): suppongo che cis muo sia stato soprascritto su un precedente imбuo. Sul piano epigrafico sarebbe più semplice ipotizzare che cis muo sia stato soprascritto su *cimбuo, ma dubito molto che cimbpossa essere una base nord-umbra. Anche nella 4a e nella 5a riga vedo delle sovrapposizioni (TaBMrS2-02, -03c): nella 4a un originario steбila fu allungato e modificato dapprima in steбur armo ; poi armo fu forse cambiato in tramбo. Un’altra versione dell’intera scritta è ricostruibile come steбi estro, un’altra ancora come steбur lustro. Nella 5a riga si può leggere cilie (li di tipo o piuttosto ; e con asta e tratto superiore curvilinei per alludere ad una falce, dato che il verbo significa ‘recidere’) memse; ma memse avrebbe subìto un tentativo di modifica in tetomse con l’aggiunta di un tratto che continua a sinistra l’orizzontale superiore del primo e, mentre un o sarebbe stato lievemente inciso due volte, in alto a sinistra e in basso a destra della prima gamba di m, che così sarebbe diventata la verticale di una legatura to (TaBMrS2-03c). Dopo memse è forse scritto mua (deboli tracce). Davanti a cilie si vede il numero 3291 e sotto il 643 (TaBMrS2-02). Allineato con questa riga, ma molto più a destra, c’è бilo (TaBMrS2-03d, -06). Sotto il 643 c’è una sequenza che ha subìto delle modifiche: dopo ilsi, ricostruibile sebbene lo stato della superficie non sia buono, si può leggere embila ili ilila, ma la linea che marca m unendo e con б è poco profonda e probabilmente è stata incisa in un secondo tempo per modificare un preesistente eбila. Inoltre sul secondo il è stato soprascritto un r. Dunque, ritengo che la prima versione ilsi eбila ili ilila sia poi stata cambiata in ilsi embila ili rila (TaBMrS2-02, -04, -07). Sotto ilsi e(m)бila etc. è chiaramente leggibile labmilia (bm per mb), a destra del quale è scritto ril (ma si vede un tentativo di modifica in dril) sca (TaBMrS2-03-04). La legatura il è del tipo (forse i è replicato in piccolo davanti a tale legatura), mentre in sc ( ) l’appendice denotante s è segnata in modo poco incisivo (TaBMrS2-03b). Sotto labmilia c’è il numero 3391 a destra del quale, dopo un intervallo di tre o quattro segni nel quale non vedo tracce riconoscibili, leggo vebli (TaBMrS2-04b), con qualche perplessità sul segno iniziale, stre imio (TaBMrS2-03, -05): la legatura str non è bene incisa e comunque r è segnato anche in legatura con e. Sotto il numero 3391 è scritto lipila. Sotto stre imio c’è una scritta più lunga che inizia più a sinistra. La lettura delle prime lettere, in una zona interessata da licheni bianchi ed erosioni, non è facile. Leggo umu, con largo m a tre gambe. Chiara è la sequenza successiva: olieilбio > oli eil бio (TaBMrS2-03, -05). La Parete Est La parete rivolta verso Est è sospesa, non tocca terra, perchè il masso affonda nel terreno sui lati Sud e Ovest. Sotto la Parete Est si apre un antro che all’ingresso è alto poco più di un metro: l’altezza diminuisce mano a mano che ci si addentra. Dentro la cavità, entro cui occorre stare rannicchiati o seduti (da qui potrebbe derivare il nome del sito “La Tana”), c’è una paretina di sassi ben disposti a destra di chi entra. Quasi al centro del soffitto inclinato, in una superficie molto scabra, ci sono dei segni certamente risalenti all’epoca delle scritte esterne. Sfortunatamente le due foto eseguite in modo improvvisato non mostrano adeguatamente tali segni, ma mettendo insieme i dati che se ne desumono, si può notare la presenza di una legatura ar di tipo (TaBMrT1). Non è chiaro se dopo ar c’è un segno s sulla destra (ars?). Davanti ad ar fu forse disegnata un’ascia con il manico all’insù. L’incisione avrebbe provocato un avvallamento. Poco più sotto è ricostruibile umumus. All’esterno, alcune scritte sono emerse nella parte destra della Parete Est, mentre sondaggi tra il folto muschio che copre il resto della parete non hanno dato alcun risultato.

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TaBMrE (< Tana B 10) so ie lapsa (> lamбsea) / ese vi (supra sevi?) / muòviti vai sfòrzati (> voglia tu sforzarti) / pretendi con forza (supra : scuotiti?) / lia is pie lia / uapia

con la corrente vel corri, infùriati ingrossa il flusso / spargi

Questo gruppo è composto da quattro righe dissimili per lunghezza ed intervalli: in altre parole, esse sono, come avviene di solito, indipendenti l’una dall’altra. In alto, la sequenza epigraficamente chiara soie è formata da due lettere più grandi so e da due lettere minori ie : ciò mi fa supporre che si tratti di due parole, so ie, piuttosto che di una sola *soie, sebbene in altri due casi soie sia scritto senza soluzione di continuità. Il termine successivo ha subìto una modifica nella parte centrale: un presumibile lapsa sarebbe stato trasformato in lamбsa o lamбsea: la presenza di un e legato con s non è facilmente accertabile. Il б legato con m è stato redatto due volte in diverse dimensioni: Siccome in TaAR10 è attestato laбsea, è possibile che si sia voluto correggere una parola scritta secondo una fonetica latineggiante in un’altra più consona alla fonetica nord-umbra. Nella 2a riga è scritto ese vi (TaBMrE-02), forse ottenuto da un precedente sevi. Nella 3a riga per la sequenza liaispieila (TaBMrE-03) la scansione semanticamente più plausibile è lia is pie lia. Il segno Π qui vale p : ponendolo uguale a m non si ottengono frasi sensate. Anche nella 4a riga (TaBMrE-04) Π vale p : occorre leggere uapia e non uamia per motivi lessicali. La Parete Nord-Est Sullo spigolo destro della Parete Est converge una paretina, rivolta verso Nord-Est (TaBMrNE), su cui si trovano delle scritte (TaBMrNE-01) al livello di quelle del gruppo TaBMrN. TaBMrNE sieme / uic mocci / umбo alla lega / di Vic(tor) Moccus / mi associo Nella riga superiore si legge bene sieme (TaBMrNE-02). Circa 30 centimetri più sotto, in lettere più grandi e più profondamente incise, si legge uic mocci (TaBMrNE-03) che probabilmente è un nome proprio in genitivo con uic abbreviazione di Victoris. Poco più sotto, in lettere piccole e poco incise, leggo umбo: è difficile dire se sia un nome in caso dativo o un verbo pres. indic. 1a sing. Mi sembra che più in basso siano state lievemente incise altre scritte che per il momento risultano illeggibili. La Parete Ovest La Parete Ovest è lunga circa 6 metri, alta mediamente 80-90 centimetri e sensibilmente inclinata con il fondo rientrante. Soltanto alla fine dell’estate 2010 mi sono accorto che essa conteneva delle iscrizioni. Prima la parete era ricoperta da cascami vegetali portati dall’acqua del rio, da muschio e rami. Una volta pulita l’area prospiciente, la parete appare iscritta per circa quattro metri, mentre nella parte prossima allo spigolo Sud, ancora ingombra da tronchi d’albero marcescenti, ho potuto solo fare dei sondaggi che hanno mostrato come la superficie, scabra e accidentata, non sia idonea ad essere incisa. La base di questa zona è lambita dall’acqua del rio ed è quindi difficile trovare una posizione per un’osservazione tranquilla. Circa mezzo metro prima della zona (apparentemente) anepigrafe, un tronco d’albero ostacola la vista di alcune lettere ed ostacola anche la ripresa fotografica a causa dei contrasti di luce che si formano. Quanto alla superficie presso il bordo settentrionale, un masso contro la parete impedisce il passaggio: guardando dal pertugio formatosi per l’obliquità delle superfici, si nota la presenza di alcune incisioni. Ho potuto fotografare quelle visibili anche ad occhio nudo: seppure le foto siano pessime, esse sono sufficienti a permettere la lettura.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Siccome la superficie non presenta linee di frattura verticale, il raggruppamento delle iscrizioni in blocchi che ne facilitano la trattazione è del tutto arbitrario. Ho tuttavia diviso le iscrizioni in quattro zone. TaBMrO1 8 imei / ivem / ivul /↑ ↑ ititus stode oбi? / imulimos ile (vel lie) 8 voglia tu unirti / all’unione / compagno /↑ le vie ricerca intraprendi? / ci uniamo alla rivolta (vel : al corso) ai reom / beati pirte arete? lapa (sub la mua) бi (supra li) / mua i /↑ giustizia il reo / gioiosi battete stringetevi?? estenua (sub: spacca tronca) picchia (supra: estingui) /↑ tronca vai Dopo un 8 che ritengo sia un simbolo antico (allusione alla indissolubilità del doppio principio), si ha imei con legatura = im (TaBMrO1-01, -02). La scritta pare continuare nelle due righe sottostanti ivem / ivul (i due v sono diversi: e ; ul è del tipo ). A destra rispetto a imei è scritto imulimos (piuttosto che imul imos) ile (o lie: l’ambiguità è dovuta alla legatura ), sotto cui, in lettere più grandi, si può leggere la mua; ma siccome la curva denotante u è marcata molto debolmente, viene da supporre che si tratti di un’aggiunta successiva ad un preesistente lapa (non *lama, per la solità ambiguità del segno Π). Poi c’è un altro segno che pare essere una legatura бi di forma , sovrapposta a li. Al livello di ivul è scritto mua i (a poco visibile; i, bene inciso sembra stante a sé). Si vedano TaBMrO1-03, -04, -04b, -05. Nella riga soprastante imulimos mi pare si possa ricostruire ititus stode, con legature it, itus ( ), sto ( ) e de (TaBMrO1-05). Dopo stode ci sono tre minuscoli ma profondi segni, a malapena distinguibili come alfabetici: il primo sarebbe un o in forma di testa mozzata. Leggo dubbiosamente oбi. Dopo tali segni c’è una figura molto alta che potrebbe essere una mannaia dalla lunga lama: in effetti essa sarebbe l’allungamento di una lama preesistente più corta della metà (TaBMrO1-06). Sotto ile (o lie), quasi a contatto con e, c’è una testa di profilo a cui si riferiscono i due i ‘vai’ tracciati l’uno dietro e l’altro sotto il collo mozzato. Alla testa si riferisce anche una sottostante scritta che recita ai reom ‘conduci (a morte) il reo’ (TaBMrO1-07). Sotto ai reom è scritto, in piccole lettere, beati pirte (TaBMrO1-08). Una terza parola è formata da una legatura complessa che pare iniziare per ar : arete? La legatura te, forse eseguita in più tentativi, è incerta, ma altre ipotesi sono meno plausibili sul piano epigrafico e morfologico. Con il possibile arete termina il primo convenzionale settore della parete. Sotto beati pirte ci sono dei segni molto erosi alla cui interpretazione rinuncio. TaBMrO2 ilie бila / imio (o = testa) ↑ strome sila / meo > mueo / nella rivolta colpisci / mi unisco (o = testa) ↑ spandi spargi / cambio > tronco / der tli luma sli tli simбe /↑ 3797373--? / seli vea / taglia sopprimi spacca uccidi sopprimi assòciati / ↑ 3797373--? / propizia l’andamento? / coltril (supra cortli vel cortil) бili cilita sit / accoltella (supra : tronca) colpisci la recisione avvenga? / simil imio umuo / rostli sliei da compagno mi unisco mi associo / arpiona voglia tu straziare La consistenza di questo blocco di scritte è visibile in TaBMrO2-3. Nell’area più alta sinistra di questo blocco si legge ilie бila (TaBMrO2-01): la suddivisione tra i due lemmi è suggerita dal fatto che le lettere di бila sono leggermente più alte e maggiormente intervallate. Nella riga sottostante (TaBMrO2-01) leggo imio: l’o ha la forma di una testa mozzata e forse anche m è stato profilato in modo da ricordare una testa mozzata. Sopra tale o c’è un piccolissimo s che è l’iniziale della

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sequenza strome sila (TaBMrO2-03), la cui parte finale ila interferisce con la parte superiore di una legatura se molto più alta delle lettere di sila (vedi oltre). Immediatamente sotto imio, in caratteri molto più grandi, è scritto mueo (TaBMrO2-02); ma il raccordo denotante u, molto meno inciso, sembra aggiunto ad un preesistente meo. Più sotto, in lettere minori, è scritto der che è seguito, in lettere ancora più piccole e appena distinguibili (TaBMrO2-02), dalle parole tli luma sli (l incerto perché la linea di base è in corrispondenza di un gradino), ancora tli e infine simбe. Tornando nella parte superiore del settore, la riga più alta inizia con una specie di 3 che è seguito da otto piccolissimi segni: non saprei dire se essi sono numeri moderni (797373--) o altro. La riga sottostante è formata da lettere molto più grosse, la prima delle quali è la legatura se menzionata sopra e interferente con ila di sila. La legatura se è l’inizio della sequenza seli vea, con v di tipo . Sotto seli vea c’è una sequenza di piccole lettere (TaBMrO2-04, -05). Il lemma iniziale è mal leggibile a causa di una modifica mal riuscita: su un precedente cortli o cortil si sarebbe sovrapposto coltril, mutando t in tr e scrivendo l sul primitivo r. La legatura il è del tipo (TaBMrO2-05). Da TaBMrO2-05b si desume, inoltre, che ortil o ortli fu condensato in due legature contigue, in modo da ricavare tli dai due segni successivi. La seconda parola è бili e la terza inizia con ci ; poi sono evidenti un l ed un a, ma ciascuno dei due sembra corredato da un trattino di legatura che trasforma l in li ed a in ta. Dunque, avremmo cilita. Infine ci sono una legatura del tipo = si o is (ma pare presente un quarto trattino) ed un t : dunque, sit o ist (TaBMrO2-05c). Un lieve tratto verticale prima di t mi fa propendere per sit. Immediatamente sotto il possibile coltril è scritto simбe, con cui termina la sequenza tli luma sli tli simбe vista sopra. Sotto simбe, c’è una scritta con lettere male incise a causa delle asperità della superficie. Leggo simil imio (vedi legature in TaBMrO2-06) e, appena più a destra, umuo. Più giù, circa 15 centimetri sotto imio umuo, si vedono segni che sembrano le lettere ro seguite dal segno Z. Ma osservando con maggiore attenzione, si vede che: 1) un sigma di tipo , molto minore degli altri segni, è posto dopo l’o ; 2) r combacia con il disegno di una testa di uccello con becco prominente; 3) l’o pare avere la forma di una testa mozzata; 4) il segno Z è attraversato nella parte centrale da un tratto poco inciso: ne deduco che Z ha un valore figurativo (arcaico simbolo della doppia ascia) e che sul piano alfabetico, includendo anche il tratto centrale, vale tli. L’incisore ha scelto la forma Z invece di perché la parola scritta, rostli, allude a rostri, becchi o punte. A destra della base di Z c’è una profonda coppella in cui termina la punta di una piccola falce. Dopo pochi centimetri c’è una seconda parola che inizia con una legatura = sl. Il segno successivo ha forse subìto un tentativo di modifica da i (“a freccia” con la punta stretta: ) a li, probabilmente per l’incertezza sulla posizione di l, poi legato con s. Dunque, avremmo sliei (vedi TaBMrO2-07). TaBMrO3 ‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌7‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I ‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I / ril pir / бatomus iбala / us ilumo /

‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌7‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I ‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I‌‌‌‌‌‌‌‌‌‌I / corri picchia / incalziamo si deve ardere / infiàmmati per la rivolta / ime / simi mortela (supra muli tiea) / umuo stremбe (supra stre umuom)

unisciti / insieme si deve pestare (supra : tronca i pungoli) / mi unisco consòlida(ti) (supra : rafforza l’unione)

Per la posizione di questo blocco di scritte nella parete si veda TaBMrO2-3. Nella riga più alta (TaBMrO3-01), dopo un presumibile 7 poco inciso, ci sono sette trattini: presumo che si tratti di un intervento del mugnaio chiamato Ribelle. Nella 2a riga è chiaramente scritto ril pir (TaBMrO3-01, -02). Nella 3a riga leggo бatomus iбala, interpretando il terzo segno come una legatura = to. Anche la 4a riga si legge chiaramente: us ilumo. Nella 5a riga è scritto soltanto ime (TaBMrO3-02, -03). Nella 6a riga è scritto simi mortela: l, forse aggiunto in un secondo momento, è realizzato con un segno (denotante anche un’ascia), posto sotto l’a (TaBMrO3-04). D’altronde mi sembrano evidenti le tracce di una scritta preesistente muli tiea su cui si sarebbe soprascritto mortela. Nella 6a riga la prima parola è umuo. Nella sequenza successiva, dove la lettura è difficoltosa anche perché la superficie è molto scabra e irregolare, mi sembra che stremбe sia sovrapposto a stre umuom (TaBMrO3-04b). Ancora più sotto pare scritto umumus in più di una redazione (vedi ad esempio TaBMrO3-05).

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) TaBMrO4 ilime ia vel ili meia /

con la rivolta tu proceda vel con la rivolta voglia tu cambiare / citom lia (supra cortumila) imi mese (supra memse) simi / alla chiamata corri (supra : dobbiamo troncare) insieme partecipa (supra : taglia) assòciati / arsio drua / cseom [---?] / istreis idu ise (supra scei cisie) / mi aggrego corri / recido [---?] / per la crescita del popolo smania (supra : recidi taglia) ur tli ↑ scer lumia (sub stre ilumia) / semilom / sorgi levati ↑ taglia voglia tu spaccare (sub : raffòrzati con la rivoluzione) / dei compagni ililo ilila / mut muo (supra mul?) · amuo? mi rivolto rivòltati / mozza tronco (supra : tronca?) · arpiono?

Nella parte alta del settore, sulla sinistra mi sembrano presenti tracce di lettere quasi del tutto svanite; sulla destra si legge bene ilimeia, che si può suddividere tanto in ilime ia quanto in ili meia (TaBMrO4-01). Nella 2a riga a sinistra c’è una sequenza che inizia con il segno = ci, dopo cui mi sembra presente la sovrapposizione tra una legatura = rt o tr e una legatura = to con piccolo o tangente alla traversa. La lieve traccia di un altro piccolo o si vede davanti al secondo segno. In conclusione, se si prende in considerazione questo piccolo o e si tralascia il trattino che taglia il c, si può leggere cort ; se al contrario si tralascia il piccolo e lieve o e si considera ci, si può leggere cito. Le lettere successive immediatamente evidenti sono un m, una legatura = il o li e un a finale, ma m è legato con un o interno ed anche con un piccolo u esterno alla prima gamba. Anche qui una legatura (mo) esclude l’altra (um). Insomma, ritengo che citom lia sia sovrapposto a cortumila (TaBMrO4-02). L’a di cortumila è a contatto con il segno iniziale della sequenza successiva formata da piccole lettere. Anche qui c’è una sovrapposizione: essa è in relazione con quella fra citom lia e cortumila. La sovrapposizione è tra imi mese e memse ed è stata ottenuta aggiungendo un trattino su ciascuna gamba del primo m. Il lemma successivo è simi (TaBMrO4-03). Nella 3a riga a sinistra è scritto arsio con legatura = ar (TaBMrO4-04). Dopo lo spazio di una o due lettere, in una lieve cavità c’è un = dr ormai svanito, probabile iniziale di drua (tracce molto deboli visibili solo a luce radente). Nella 4a riga a sinistra è scritto cseom: om coincide con il contorno di una lama d’ascia (TaBMrO4-04) che ribadisce il concetto espresso da cseom ‘io recido’. Più a destra il concetto del ‘tagliare, spaccare’ è espresso dai due imperativi lai scei. Dopo scei ci sono tracce di lettere molto erose, la cui ricostruzione è molto difficoltosa. Forse le prime lettere formano mue. La base dell’i di scei è tangente ad una testa mozza. La 5a riga è stata probabilmente modificata. L’ultima versione mi sembra istreis idu ise (< is+stre+is idu is+e), mentre una versione precedente potrebbe essere scei cisie (< sc+ei ci+si+e). In penultima posizione sembrano sovrapposte le due legature di tipo e , sebbene ambedue valgano sia is sia si (TaBMrO4-05). Nella parte iniziale della 6a riga, dove la superficie è molto accidentata, non vedo segni alfabetici. La prima lettera ben visibile è un r, ma davanti ad esso ritengo ci sia un u con la seconda asta poco incisa. Poi si ha tli. Quindi leggo ur tli (TaBMrO4-05), osservando che i due termini, imperativi, possono ambedue esprimere ‘sorgere, levarsi’. Dopo tli, ad un livello leggermente superiore, c’è una sequenza di piccole lettere, i cui primi segni sono problematici per la presenza di rifacimenti: forse si tentò di trasformare un preesistente scer in stre (TaBMrO405b). Poi si legge abbastanza bene ilumia, con legatura ilu ; ma con scer doveva essere abbinato lumia, poi modificato in ilumia con l’innesto di un trattino obliquo. Sotto ilumia c’è un termine, scritto anch’esso in piccole lettere, che ritengo sintatticamente connesso con scei (o strei) ilumia: si legge bene semilom (TaBMrO405c). Nella riga sottostante, in lettere chiare e grandi, è scritto ililo ilila (TaBMrO4-06, -07). Infine, nell’ultima riga che ho potuto portare alla luce togliendo un poco di terriccio, pare essere scritto mut muo · amuo (TaBMrO4-07), 177

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ma i problemi non mancano. Della gamba destra del primo m si vede bene solo la parte alta (TaBMrO4-07b): forse ciò è dovuto sia alle scabrosità della superficie sia alla presenza di un raccordo, denotante u in legatura, ad un livello più alto di quello della base teorica. Poi, o del possibile muo ha una forma subtriangolare che lascia supporre una trasformazione da un precedente l o il tentativo di eseguire una strana legatura lo. Dopo tale o c’è una coppella che mi pare funga da punto divisorio e poi uno strano segno che forse denota am. Anche la lettera successiva, poco incisa, è incerta: potrebbe esserci un u in legatura (così sembra in TaBMrO4-07c) o un u non legato. L’o finale è chiaro. Mi pare possibile la lettura amuo. TaBMrO5 istri re pilia / sci luia / ilemбe stre supra il ersile / per il pubblico bene tu concluda / recidi voglia tu staccare / con l’assòciazione raffòrzati sub rivòltati lévati / armi / sces emur + teste? / ilom ema / stri (sub strui) mesia àrmati / la decisione sia presa + teste? / della rivolta approfitta / stringi (sub : ­­­­­spargi) la partecipazione Quasi tutte le scritte di questo settore sono riportate nella foto TaBMrO5-01, che tuttavia fu scattata quando la pulitura della parete non era completamente effettuata. Purtroppo nelle visite successive, le condizioni di luce e la mia imperizia fotografica non mi hanno permesso di ottenere buone vedute globali del settore, anche perché un tronco d’albero cresciuto a pochi centimetri dalla parete impedisce la visione di una parte delle scritte a luce normale. Nella riga più alta si legge istri re pilia, ma c’è un tentativo di modifica di pilia in umu lia, con l’aggiunta di due tratti curvi, uno sotto Π (= m = p) e l’altro fra Π e i. Per la legatura str di istri rimando a TaBMrO5-02. In pilia un trattino obliquo ed un altro orizzontale, ambedue denotanti i in legatura, mi sembrano presenti sull’asta di l (TaBMrO5-02b). Nella 2a riga la scritta sci luia è chiara, compresa la legatura sc (TaBMrO5-03). La 3a riga inizia sotto l’a di luia con una legatura il davanti a cui non vedo segni leggibili. La scritta contiene sovrapposizioni. Ricostruisco ilemбe stre soprascritto su il ersile (TaBMrO5-04). Nella 4a riga è scritto armi, dopo cui c’è una figura tondeggiante molto meno incisa (TaBMrO5-06), che mi pare rappresenti una testa mozzata piuttosto che un o. Sotto la parte finale di armi c’è una scritta che probabilmente inizia con una legatura inconsueta che presumibilmente denota sc. Essa è seguita da = se o es e dal termine emur (TaBMrO5-05, -06), a sua volta seguito da tre segni lievemente grattati (teste mozze?), in prossimità di una profonda cavità oblunga. Dunque, leggo sc+es > sces, che sarebbe il soggetto del presumibile verbo passivo emur. Nella 6a riga è scritto ilom ema. La legatura il si vede bene solo con luce radente (TaBMrO5-07). Nella 7a riga la legatura iniziale non è di semplice soluzione, perché qualche tratto è diverso da quelli più consueti. Ritengo, comunque, che si tratti di str. Inoltre ci sono le tracce di un u che raccorda str al successivo i ; ma mi sembra che tale u sia un inserimento più tardo. I restanti segni sono chiari. Insomma, leggo strui mesia e suppongo che strui sia la modifica di un precedente stri (TaBMrO5-08). TaBMrO6 ime бeбumus / ire tlebumis semua / ursi? arsite / 1910 insieme ci ingrandiamo / sostieni(ti) solleviamoci con l’unione / per il risorgimento? aggrégatevi / 1910 Le scritte di questo gruppo si trovano su alcuni dei listelli di lunghezza decrescente verso il basso, separati da striature naturali (TaBMrO6). Nella fascia superiore si legge bene ime бeбumus: im è del tipo . Poco inciso e quindi poco visibile è us finale (TaBMrO6-01). Nella seconda fascia leggo iri tlebumis. Interpreto come tle un singolare gruppo di tratti in cui un piccolo = tl in basso è associato ad un mezzo e (in forma di ) che sta in alto, come in (vedi TaBMrO6-01, -02). Come spesso accade, i e s della legatura mis sono scarsamente visibili, essendo denotati da brevi e poco incisi trattini

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) intersecanti l’ultima gamba di m. Qui, però, la sequenza originaria prevedeva un is a sé, che poi fu trasformato in se, segno iniziale di un semua tracciato in uno spazio angusto, prima di un gradino obliquo, oltre il quale semua mi sembra ripetuto, lungo il bordo di una piega naturale della superficie. La scritta sottostante ha segni incisi poco profondamente ed anche mal delineati (TaBMrO6-03). Leggo ursi arsite (ur+si ar+si+te), ma soprattutto per i primi segni la lettura è incerta. Non mi sembrano ricostruibili i segni che probabilmente erano stati leggermente grattati nella parte alta del listello sottostante, che è diviso in due da un solco meno lungo del listello stesso. Sotto tale solco, al contrario, sono visibili dei segni. Si potrebbe pensare ad un numero moderno (1910: ma la quarta cifra è confusa), se non fosse che gli 1 sono “a freccia” come la maggior parte degli i di questa parete ( ; mentre i sigma sono “a freccia con punta larga” ). Ne deduco che il 9 e lo 0 sono dovuti ad un intervento del solito incisore di numeri, il quale ritoccò il secondo ed il quarto segno. La scritta originaria potrebbe essere imo is: mi sembra che lo zero sia soprascritto su un s di tipo (TaBMrO6-04). TaBMrO7 ise re? / uluo / iб-[ smania per la cosa? distruggo / ?

A destra del Settore 6, che si trova in un avvallamento, la superficie è formata da varie pezze bombate che coprono una lunghezza di circa 60 centimetri, dopo cui la parete termina con un ampio raccordo alla Parete Sud. Nella perlustrazione del 22 settembre 2010, tolta una coltre di muschio, scoprii che qualche iscrizione poteva essere stata incisa anche in quell’area. Ma in quegli ultimi 60 centimetri la base della parete era sommersa dalle acque del rio e quindi, non essendo attrezzato per stare nell’acqua, non potei pulire adeguatamente né fare altre foto oltre quella che presento qui come TaBMrO7. In TaBMrO7 si legge abbastanza bene la scritta uluo. Poco sopra, con incisioni più lievi e poco visibili, sono presenti altri segni alfabetici ed una figura. Interpreto i segni alfabetici come is+e+re > ise re. La figura richiama un particolare della rappresentazione incisa sulla Roccia 6 (TaAR6C-04), dove sembra che un antropomorfo invece della testa abbia una pertica alla cui sommità è attaccata una traversa. A destra sulla traversa si innestano sette pioli su cui sarebbero infilzate o attaccate delle teste. A sinistra la traversa sembra fungere da asta a cui è attaccata una testa con il naso all’ingiù. Ebbene, qui in TaBMrO7, sotto re, ci sarebbe un’asta al cui estremo destro pare attaccata una testa simile a quella di TaAR6C-04, ma col naso rivolto all’insù. In fondo a destra, nella foto TaBMrO7, si vedono tre segni alfabetici, il primo dei quali è un i, il secondo probabilmente è un б ed il terzo potrebbe essere un l. Forse un quarto segno potrebbe essere o : nel qual caso avremmo iбlo equivalente al possibile teonimo eбlo che in TaAR6C-04 è associato alla figura sopra descritta. La Sommità del Masso La vasta sommità del masso – una superficie di almeno 40 metri quadrati declinante da Est verso Ovest – un tempo doveva essere tutta incisa con iscrizioni di varie dimensioni non suddivise in righe regolari ma sparse qua e là, evidentemente scritte da diverse mani. Le iscrizioni presso il lato di Nord-Ovest sono quelle meglio mantenutesi. Ho suddiviso la vasta area, esplorata in più riprese, in due settori: il Settore A, molto minore, comprende le prime iscrizioni trovate e meglio conservate, quelle presso il lato di Nord-Ovest. Una delle tante crepe superficiali può essere considerata come confine tra il Settore A ed il Settore B (TaBMrSoA-B). Ho poi diviso il Settore B in quattro zone comprendenti gruppi di iscrizioni ricostruibili per rendere più agevole la trattazione. TaBMrSoA (< Tana B 8) lasa / e ba scel / alis vel alsi? / ili isi / cilei / O Lasa / via dalla morte balza / ?? vel ?? / per la rivolta smania! / voglia tu colpire / \elembi / ei sti lia vel ila / bomia lia e eliue / isa strumamus / i con la lega / vai cammina rivòltati / voglia tu venire corri vai con impeto / con furia confluiamo / raea memsa / sis lia / buila / 3783 / ili iea /

voglia tu spaccare, dilania / gèttati corri / si deve crescere vel cresce / 3783 / che alla rivolta tu vada /

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Queste scritte, sulla zona Nord della sommità inclinata della Roccia 4, sono abbastanza chiare e leggibili. Vicino al bordo, in direzione Nord-Est, è scritto lasa (TaBMrSoA-02, -04), sotto cui si legge ba scel con sc di tipo (TaBMrSoA-03, -04). Davanti a ba c’è un e di dimensioni maggiori che sembra connesso con altri tratti la cui definizione è incerta: uno parte dallo spigolo superiore di e verso l’alto, ma è molto profondo e non sembra essere stato inciso intenzionalmente. Sotto lo stesso spigolo di e si inserisce una crepa che forma un angolo e potrebbe essere scambiata per un m in legatura. Mi sembra una crepa naturale (TaBMrSoA-04). Quindi leggo semplicemente e ba scel. Con ductus verticale a quello delle due scritte precedenti (TaBMrSoA-01) è scritto alis o alsi, con legatura usata sia per is sia per si. Presso il bordo del masso, sotto quelle già viste, c’è un altro gruppo di scritte, le prime delle quali sono incolonnate: si leggono bene (TaBMrSoA-05, -06) ili isi / cilei / i\elembi (l’asta dell’originario e iniziale è stata ispessita per ottenere un i). Nella 4a riga si legge ei sti ila. Davanti ad e c’è un segno, la cui altezza è la metà delle altre lettere, che mi sembra accidentale (TaBMrSoA-07, -08): il t è marcato in legatura sia con s sia con i; il è denotato da . Sotto ei sti ila è scritto bomia, ma l’o interno a m è inciso lievemente. A destra di bomia leggo lia e eliue. In eliue due piccoli u sono tracciati tra la legatura = li el’e finale (TaBMrSoA-09). Sotto, in piccole lettere di non facile decifrazione, c’è una sequenza che leggo come isa strumamus. Più sotto (TaBMrSoA-08, -09) è scritto raea memsa (entrambi verbi). Sotto raea memsa, a destra, è scritto sis lia (TaBMrSoA-10); a sinistra buila (u di tipo ). Più giù, sotto il numero 3783, è scritto ili iea (TaBMrSoA-08). TaBMrSoB1

leбli umi sers(e) / ema / armom umba / umua aderisci unisciti sega / approfitta / all’armata unisciti / assòciati scera (supra comba) lumar luvo / falci + rula Tagliente (supra Comba) Spaccatore con la falce / falci + stacca

È presumibile, visti i numerosi resti, che la sommità del masso contenesse numerose iscrizioni. Ma ora la superficie presenta larghe esfoliazioni ed erosioni che hanno intaccato la maggior parte delle incisioni. Inoltre le condizioni di luce difficilmente sono favorevoli sia all’osservazione visiva sia al rilevamento fotografico. Le foto scattate con l’uso di uno specchio che catturasse i raggi solari penetranti tra il fogliame non sempre hanno portato ai risultati sperati. La Zona B1 comprende le scritte comprensibili più vicine al Settore A. Quindi essa è la prima area che s’incontra, venendo dal punto di accesso alla sommità dopo aver superato il settore A: è compresa tra la crepa superficiale che delimita i Settori A e B ed un’altra lunga e sottile linea di frattura convergente con la prima. Prima della convergenza, nella parte inferiore della superficie sommitale, è possibile leggere leбli (piuttosto che leбil) umi (TaBMrSoB1-01). Al di là della menzionata sottile linea di frattura, ad un livello un poco superiore rispetto a quello di leбli umi, sono ricostruibili alcune scritte: sers(e) / ema / armom umba / umua (TaBMrSoB1-02). In sers(e) la presenza di un e sovrapposto al secondo s per legatura è incerta. In armom è incerta la presenza di segni denotanti m finale legato con o. Scendendo di circa mezzo metro, ci sono due scritte l’una sopra l’altra (TaBMrSoB1-03). Nella superiore leggo scera (in sovrapposizione parziale con comba) lumar luvo; nella inferiore rula, con falci davanti e dietro la scritta (TaBMrSoB1-04).

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) TaBMrSoB2 ilse бrile ilбes scer / armus бer бea con la rivolta frantuma i legacci taglia / all’esercito pòrtati colpisci

бiua memsa ↓ bilamila / lostre esa sub(?) lusiem esa / [-------]l memse /

colpisci dilania ↓ noi dobbiamo abbattere / esamina esigi sub(?) la liberazione esigi / [...] dilania \mul / isar memsa (supra sarpea) / sce luvo (supra scelo?) / 1874 / caudeo / r strappa\tronca / furente trancia (supra : voglia tu potare) / recidi con la falce? (supra : balzo su?) / 1874 / ascio ui emi > uibumis / reio serso (supra leio sevo?) / della forza approfitta > dobbiamo agitarci / spacco? recido (supra : mi volgo mi agito?) /

L’area di queste iscrizioni si trova nella parte mediana superiore della sommità. Non lontano dal bordo orientale del masso (quello sommitale) c’è una scritta ancora ben leggibile con luce radente: ilse бrile ilбes scer (TaBMrSoB2-01, -01b). Immediatamente sotto, molto eraso, potrebbe essere scritto combos (TaBMrSoB2-02). Poco sotto ilse бrile c’è una seconda riga il cui a iniziale è riconoscibile, sebbene la superficie sia danneggiata da uno smanco. Esso è seguito da una legatura rmus ( , con u segnato due volte e s poco visibile). Dunque, trascrivo armus. Seguono бer e, dopo un intervallo di poco superiore a quelli tra le altre lettere, бea (TaBMrSoB-03). In бea l’a è maggiore delle altre lettere e il suo vertice è tangente, a destra, al disegno di una testa mozzata (TaBMrSoB2-02). Sotto armus бer è scritto бiua memsa (TaBMrSoB-04), con macchinosa legatura msa che, risultando poco comprensibile, ha costretto qualcuno ad aggiungere un m più in alto (TaBMrSoB-05, -06). Sùbito sotto l’a di memsa incomincia la parola bilamila (TaBMrSoB-06). Sotto -amila c’è una sequenza con sovrapposizioni rese più problematiche dall’erosione, dovuta alle acque, che ha deformato i solchi: lusiem esa si sovrappone a lostre esa (TaBMrSoB2-07) e non è chiaro quale delle due formule fu scritta prima. Scendendo ancora un poco e stando più a sinistra di lostre esa, s’incontra la scritta memse ( = mem ; TaBMrSoB2-08), davanti a cui ci doveva essere una sequenza di lunghezza non ben determinabile e terminante con un l. Siccome lo strato superficiale è sfaldato, la ricostruzione delle lettere davanti a l è un’impresa disperata, se non impossibile. Sotto memse, circa 20 centimetri più giù, la breve scritta r\mul è seguita da teste mozzate (TaBMrSoB-09). Sotto lostre esa c’è una scritta con delle sovrapposizioni: mi sembra che isar memsa – con legature is, ar ( ) e complicata esecuzione di mems – sia stato soprascritto su sarpea, sfruttando il fatto che può denotare sia me sia pe. Un tratto verticale è stato sovrapposto a per denotare is, le sommità di me ed a sono state unite per ottenere un altro m in legatura e un altro è stato soprascritto sulla seconda gamba di (TaBMrSoB2-10). Scendendo di altri 30 centimetri circa, si trova la scritta sceluvo (TaBMrSoB2-11), con legature sc e lu ( ), mentre un altro segno che può sembrare sia u sia v è inserito fra lu ed o finale. In più, dentro l’o sembra sia stato scalfito un piccolo u. Forse la scritta originaria era scelo e poi fu mutata in sce luvo. Poco più sotto e più a destra, c’è il numero 1874 ed appena più giù caudeo (TaBMrSoB2-12), con legatura aud semplice ( ). Pochi centimetri più in basso e 40 centimetri più a sinistra di caudeo inizia la scritta ui emi, poi modificata con pochi tratti in uibumis (TaBMrSoB2-13), con piccolo s finale addossato all’i. A circa 50 centimetri da caudeo, a destra e ad un livello leggermente inferiore a quello di ui emi, c’è una scritta leggibile come reio serso; ma r iniziale sembra sovrapposto ad un primitivo l (leio: TaBMrSoB2-14, -14b, -14c) e rs sembra ottenuto modificando le aste di un precedente v. Il primo s è replicato: c’è sia un s da solo sia un s in legatura con e. Dunque, reio serso sembrerebbe la modifica di leio sevo (TaBMrSoB2-14).

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TaBMrSoB3 celo > ocue lio / celo > ciue lio / mi muovo? > rapidamente corro / mi muovo? > scuotiti con la corrente (vel corro) / celo > ciue lio et scuue lio

mi muovo? > muoviti con la corrente (vel corro) et scuotiti con la corrente (vel corro) moccum sti tust tut rue a Mocco indirìzzati picchia batti stacca /

is ito / falce doppie asce / ilsi ara / imivila

‘infuria’ ‘vado’ / alla rivoluzione congiungiti / dovete unirvi

La zona B3 si trova sotto la Zona B2, cioè occupa la parte mediana inferiore della superficie sommitale inclinata e si estende verso Sud, cioè verso destra per chi guarda dal basso. Nella parte più meridionale della superficie sommitale, molto rovinata dalle esfoliazioni, non ho trovato gruppi di segni ricostruibili come scritte o figure. Un poco sotto la scritta sopra menzionata reio serso (TaBMrSoB2), in una conca ci sono tre scritte, l’una sotto l’altra, che in origine pare fossero uguali: per tre volte era ripetuta la parola celo, profondamente incisa (TaBMrSoB3-01). Poi si cercò di mutare – ma i segni sono molto più lievi di quelli della prima versione – la scritta più alta in ocue lio (TaBMrSoB3-01); la scritta di mezzo in ciue lio (con = ciu ); la scritta inferiore sia in ciue lio sia in scuve lio (TaBMrSoB3-01, -02). Per chi guarda dal basso, a destra delle ultime due scritte celo (e varianti) c’è un’iscrizione problematica (TaBMrSoB3-03). Dopo un abbastanza chiaro moc si può ricostruire cum in lettere minori: um è inciso al di sopra di un segno che probabilmente preesisteva e non si volle toccare (TaBMrSoB3-04). Infatti cum è ricostruibile in piccolo anche a partire dalla parte inferiore del c di moc ed anche qui la scrittura non arriva a toccare , il cui valore simbolico mi sfugge. Dunque, abbiamo moccum, che è seguito dalla legatura = sti (TaBMrSoB3-04). Dopo sti, alcune scritte tust e tut, che interferiscono tra loro, precedono rue (TaBMrSoB3-05). Circa 15 centimetri più a destra di rue è scritto imivila (TaBMrSoB3-06). Circa 35 centimetri sopra imivila è scritto ilsi ara (TaBMrSoB3-07). Alcune lettere allineate fra loro sono percepibili anche 15 centimetri al di sopra di ili ara: i, s, it, o ; ma solo le ultime due sono incise profondamente. Si può leggere is seguito da ito (TaBMrSoB3-08c); ma la legatura it è sovrapposta al disegno di una doppia ascia il cui manico combacia con il manico di un’altra ascia con la lama in basso (TaBMrSoB3-08, -08b). Nello spazio tra is ito e ili ara è disegnata una falce con un tratto poco inciso e sottile, mentre due Z molto più profonde – simboli della doppia ascia che allude al principio indissolubile “morte-vita” – sono incise tra le lettere finali delle due scritte (TaBMrSoB3-08, -08b). TaBMrSoB4 8 o o / ol cuem ureuvut ul eli der ilem (supra elie liem) / ulo tlio

8 o o / alimenta quel che è sorto aumenta spingi tronca il moto (supra : spingi il corso?) / alimento allevo

Per chi guarda la superficie sommitale dal basso, cioè da Ovest, la Zona B4 si trova nella parte inferiore della sommità, a meno di un metro dal bordo ed a sinistra rispetto alla Zona B3. Qui c’è un gruppo di scritte le cui tracce sono state deformate dall’erosione dovuta alle acque stagnanti nei solchi. Queste scritte sono state scoperte e fotografate frettolosamente durante l’ultima visita (22 settembre 2010). Nella 1a riga un 8, che ritengo sia un simbolo di ciclica alternanza, è seguito da due cerchi grandi quanto uno di quelli che formano l’8 (TaBMrSoB4, TaBMrSoB4-01). Nella 2a riga leggo ol cuem ureuvut (TaBMrSoB4-02) seguito, dopo lo spazio di una lettera, da ul eli der ilem (TaBMrSoB4-03). Mi sembra probabile che eli der ilem sia stato ottenuto da un precedente elie liem: il secondo e di elie sarebbe stato trasformato in dr ( ). In ureuvut una linea concava (u) collega la base di e con quella di vu. In verità, come in qualche altro caso, u e v sono scambiati di posto: è stato scritto = uvt, ma la pronuncia non può essere che /vut/. Nella 3a riga è scritto ulo tlio, con un largo u che si innesta alla sommità di l. 182

23° CAPITOLO

ELEMENTI DI MORFOLOGIA

Generalmente le iscrizioni di Ospitale contengono brevissime esortazioni, spesso costituite da uno o più imperativi, e brevi formule di due o tre parole. Quindi le indicazioni sulla morfologia e soprattutto sulla sintassi della lingua parlata da chi scrisse quelle iscrizioni sono molto limitate. La flessione nominale non è completamente ricostruibile: certamente c’erano almeno tre declinazioni corrispondenti alla prima, seconda e terza declinazione latina. Il sostantivo res, corrispondente a lat. res, potrebbe essere l’esempio di un’altra declinazione corrispondente alla quinta declinazione latina (temi in e), ma i casi attestati sono troppo pochi per accertarlo. Così dicasi pure per una possibile ulteriore declinazione corrispondente alla quarta latina (temi in u). Ancora più povera è l’attestazione della morfologia verbale, perché la stragrande maggioranza dei verbi è costituita da presenti imperativi e da congiuntivi esortativi, ambedue di seconda persona singolare. In questa scarsità di forme verbali risaltano, come si vedrà, i necessitativi con formante -l- che caratterizzano questa lingua o dialetto. Nella cornice suddetta, la ricostruzione della morfologia delle iscrizioni di Ospitale da un lato appare abbastanza semplice, dall’altro è imbarazzante perché le declinazioni dei nomi e la coniugazione dei verbi non sono metodicamente inquadrabili nelle classificazioni articolate del latino e nemmeno dell’osco e dell’umbro. Sia la declinazione sia la coniugazione sono molto semplificate, ma tale semplicità sembra frutto di confusione piuttosto che essere sistematica. Sembra quasi che i vari incisori delle scritte applicassero le terminazioni dei nomi ed i temi verbali in modo arbitrario, senza seguire regole codificate. Si vedano ad esempio i nominativi plurali suitri, suitrus ‘connazionali’ che seguono la 2a declinazione, mentre l’acc. pl. suitres = svitres ha la terminazione -es della 3a declinazione. L’arbitrarietà della terminazione (e quindi del tema) e del genere di un sostantivo è ancora più indicativa nella serie dei nomi semanticamente equivalenti aventi come basi ils- e ilsi-: abbiamo nom. pl. neu. ilsia; acc. sing.: ilsam, ilsem, ilsom, ilsiam, ilsiem, ilsiom; abl. sing. ilsa, ilse, ilsi; dat. loc. ilsie; acc. pl. ilses (in sovrapposizione col sing. ilsem). Un ulteriore esempio dell’arbitrarietà del genere è dato dalle varianti dell’acc. sing. e pl. dei nomi con base *ilб- denotanti ‘vincolo’ (con o\e, a\e, e\u indico che le variazioni sono state apportate dagli incisori stessi): acc. sing.: ilбam, ilбem e ilbem, ilбiam, ilбuam, ilбom, ilбiom, ilбuom, ilбo\em, ilбa\em; acc. pl.: ilбes, ilбe\us, ilбus, ilбuos, ilбua. nom. pl. : nom. pl. ilбi, ilбus. Si noti l’acc. sing. ilбuom a cui corrispondono i plurali ilбua (neutro) e ilбuos (masc.). D’altra parte tale varietà di forme si trova anche in altre lingue: cfr. gr. δέσμα, -ατoς, δέσμιoν, δεσμóς pl. δεσμoί e δεσμά tutti significanti ‘legame, vincolo, corda’. Certamente esisteva una declinazione assimilabile alla prima declinazione latina riguardante soprattutto nomi femminili. PRIMA DECLINAZIONE NOM. GEN. DAT. ACC. VOC. ABL. LOC.

Singolare ulia, ilia, бia, ilumбa, umбa lie бie, ilie, ive, liei? umue? semuam > semua, semuem – sersa, бia, ilumбa, ilima eilie, ilie, lire, liei?, ili 183

NOM. GEN. DAT. ACC. VOC. ABL. LOC.

Plurale ile? ilumбom ilumis? costas? litras – – –

Adolfo Zavaroni

Sfortunatamente la lettura del possibile acc. pl. costas non è sicura. Mi pare che manchino esempi di gen. dat. voc. loc. plurale. Il nom. sing. non sembra evere cambiato di qualità come in umbro e osco, dove la terminazione è diventata -ú, -u. Il gen. sing. è attestato da un solo esempio abbastanza certo che è lie (< *liai). Incerti sono romae ‘di Roma’ e umбei ‘della lega’. Dunque, pare che il morfema del genitivo sing. sia -i (-a-i > e e forse -ei) e non -s come in osco ed umbro. Nel dat. sing. il morfema -i dà luogo ad *-ai > -e e forse *-ai > *-ei > -i. Nella scritta cie liei (SeP3S1B) è più probabile che liei sia un congiuntivo esortativo invece che un locativo. La terminazione -i è attribuibile anche al loc. sing. con passaggio *-ai > *-ei > -i (ili, umбi). In verità in molti casi in cui la terminazione è -i e si può ipotizzare che il sostantivo segua la 1a declinazione, non è chiaro se si abbia un dativo o un locativo perché il verbo non ha costruzioni sintattiche univoche. Ad esempio, ili semбom difficilmente significa qualcosa di differente da “alla rivolta mi unisco”, ma non ci sono elementi per stabilire con sicurezza se ili è un dativo (in sostituzione del moto a luogo latino) o un locativo (‘nella rivolta’). Nelle iscrizioni di Ospitale i verbi indicanti ‘unirsi, associarsi a (con)’ spesso reggono l’accusativo senza preposizione, come se esprimessero un moto a luogo. È difficile dire se il sostituire tale accusativo con un dativo fosse sentito più “logico” che non usare un locativo o fosse proprio il contrario. La situazione di ilie è analoga: spesso lo si può considerare il locativo di ilia, ma quando è retto da un verbo di unione (ilie umuis ‘alla\nella? rivolta ti unisci’) è arduo stabilire se esso sia un dativo o un locativo. Indicazioni sicure non possono venire da esempi di analoghe costruzioni con sostantivi di altre declinazioni, perché per i temi in o della seconda declinazione ci sono soltanto due incerti esempi, dove il nome termina in o e potrebbe essere in accusativo (-om > -o con omissione di m finale), pure esso governato da verbi di unione; per i nomi di terza e quinta declinazione non c’è la prova che esistessero dei locativi con morfemi diversi da quelli del dativo: per res (presumibile 5a declinazione) si ha rei come dat. e loc. Nell’accusativo sing. spesso cade -m finale. Altre volte -am cambia in -em, probabilmente per sincretismo con -em della 3a declinazione (бiem, ma nom. abl. бia; semuem e semuam; iliem e iliam ecc.). Nell’abl. sing. si ha -ā come in latino e umbro (mai -ād come in osco e antico latino). SECONDA DECLINAZIONE Singolare

NOM. GEN. DAT. ACC. VOC. ABL. LOC.

iбos, ilemos, ilims, Drums, umul Mocci ilo, ilimo, бio ulom, ulviom, merbom imiuos, ilemus, umuls, semбar, ilio = iliu, ilo = ilu, iбio, idu –

Plurale

NOM. GEN. DAT. ACC. VOC. ABL. LOC.

di, umuli, suitri, suitrus, tu\odros iliemom, similom, Uscum ilamom, urtis, ivalis?, striis? ilamos, umulos, reos, semбarus semunos ilumis, dis < *diis –

SECONDA DECLINAZIONE: Nom. Acc. Neutro Singolare

Plurale

lieom, siemo, strumom, ilsiom liea, siema, tiea, ilsia Il nom. sing. è generalmente in -os, ma in alcuni casi o è eliso (ilims, Drums) come in osco (es.: hurz < *hurtos) e umbro (es.: Ikuvins < *Ikuvinos). Inoltre, -os del nom. sing. può cadere nei temi con formante -l e -r (*umul-, ival-, semбar-, simil- ecc.). Il nom. plur. si presenta con due terminazioni: -i come in latino e -os > -us di stampo osco-umbro. Non ci sono, a quanto mi risulta, sicure attestazioni di gen. sing. oltre quella del nome proprio Mocci. Per il gen. plur. la terminazione è -om come in osco, umbro, sudpiceno.

184

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Il dat. sing. termina in -ō come in latino e quindi si differenzia dall’osco e dall’umbro. Per il dat. pl., la terminazione sembra essere duplice: -om come per il gen. pl. (ilamom, umбrom) e -is come in latino (ivalis). L’acc. sing. termina in -om, ma -m qualche volta sembra omesso. Esiste però un nom. acc. siemo (pl. acc. siema) che sistematicamente è senza -m finale: viene il dubbio che siemo sia un neu. pl. di tipo osco-umbro (o. comono, u. vatuo, iuku). L’acc. pl. ha la desinenza -os > -us. Non mi pare che esista un voc. sing. in -e come in latino. Non appaiono distinzioni tra nom. e voc. sia nel singolare che nel plurale. L’abl. sing. termina in -o e in qualche caso in -u, forse per sincretismo con una 4a coniugazione mal precisabile. L’abl. pl. termina in -is come in lat. È però da notare la convergenza di mileibus (imprestito?) con lat. milibus ‘mille’, abl. pl. irregolare di milia. Non ho trovato termini che si possano considerare dei locativi sia al singolare sia al plurale. Per i nomi neutri la desinenza del nom. acc. sing. è -om ; quella del nom. acc. pl. è -a come in latino. TERZA DECLINAZIONE Temi in -i Singolare

NOM. GEN. DAT. ACC. VOC. ABL. LOC.

ilimбis, drembis, turбis, vis istreis > istres ilumбi, stutre, cili? elemбem, бostrem, tramбem luis ilimбi, vi, stutre, dulб\bri umбi?

Plurale

NOM. GEN. DAT. ACC. VOC. ABL. LOC.

ilimбes – ilumбom ilбes, litres, tostres – – –

Temi in consonante Singolare

NOM. GEN. DAT. ACC. VOC. ABL. LOC.

ais, stoutrul, stretor – svedlitori, umali eisem, stoutrulem, idurem Istio, Las, Lumar tembore, idure –

Plurale

NOM. GEN. DAT. ACC. VOC. ABL. LOC.

tembora (neu.) umilom – umiles, ultures – – –

La 3a declinazione riguarda temi in -i- e temi in consonante. Le desinenze trovate non presentano novità rispetto al latino e all’osco-umbro, ma non sono attestate con certezza quelle del vocativo, ablativo e locativo plurali. Un dativo plurale – oltre ad ilumбom – sembra essere istrom in SeT18, ma non è chiaro se è seguita la seconda o la terza declinazione, data l’ambiguità di istr- ‘pubblico, popolo’ che segue ambedue le declinazioni. Il nom. sing. esce in -is nei temi in -i-. Nei due unici temi in dentale attestati la tendenza è quella di seguire gli sviluppi avvenuti in latino: si hanno mars < *marts e mors < morts. Nei temi in liquida il presumibile -s finale è caduto: vedi stoutrul, stertor. Quanto ai temi in nasale, anche la nasale è generalmente caduta (Istio, Muto ecc.) come in lat. legio, -ōnis, Nero, -ōnis. In temun (nome divino?) n si è conservato. Il nom. e l’acc. plurali nei casi accertati hanno come desinenza -es.

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Adolfo Zavaroni

La terminazione del dat. sing. si presenta come -e ed -i, ambedue sviluppi di un precedente -ei. L’acc. sing. termina in -em, desinenza che non di rado è attribuita anche a nomi della 1a declinazione. Ciò rende difficoltoso lo stabilire la declinazione di un nome con acc. -em, quando non sia attestato il nominativo. L’acc. pl. termina normalmente in -es, ma è probabile anche in questo caso un certo sincretismo: ad esempio l’acc. pl. ilimбus concerne un termine il cui dat. sing. ilimбi segue la 3a declinazione. L’alternanza roбuru\ e s e la presenza di un acc. pl. suitres, svitres a fronte dei nom. pl. suitri, suitrus sono significative circa la discrezionalità nell’uso dei morfemi nelle declinazioni. Da segnalare è l’acc. pl. tembora ≡ lat. tempora, neutro. Nell’abl. sing. le terminazioni sono -e ed -i, come nel dat. sing. Si ha -e anche per i temi in -i : le due terminazioni sembrano semplicemente intercambiabili; ma -e prevale (cote, latre, tembore, бidre = бidure, dulб\bri, ulti e ulte ecc.). Nei pochi possibili esempi di locativo sing. la desinenza sembra essere -i. QUARTA DECLINAZIONE: temi in -u Vi sono elementi per supporre l’esistenza di una declinazione simile alla 4a declinazione latina. Tra questi menzionerei: 1) l’abl. бlitu di un nome corrispondente a lat. flictŭs, -ūs ‘conflitto’; 2) la serie itum = itom ‘cammino, via (acc.), itus, ititus ‘vie, metodi’ (acc. pl.) corrispondenti a lat. itŭs, -ūs, ititu ‘via’ (abl.); 3) la presenza di un abl. sing. ilбu e degli acc. pl. ilбus (masc.) e ilбua (neu.) nella congerie polimorfica dei nomi con base ilб- ‘legaccio, vincolo’; 4) l’acc. sing. stium ‘passo’ (ma si hanno pure gli accusativi sing. stiom ‘passo’, stiem ‘via’ e l’acc. pl. stius ‘vie’. QUINTA DECLINAZIONE Per analogia con il latino si può supporre che *res ≡ lat. res segua la 5a declinazione. Sono attestate le seguenti forme: dat. sing. rei, acc. sing. rem, abl. sing. re, loc. rei; acc. pl. res. Forse a tale declinazione appartiene sces (nom. sing.). DECLINAZIONE DEGLI AGGETTIVI Come in latino, gli aggettivi sono declinati secondo la prima e seconda declinazione o secondo la terza. I participi passati passivi, che seguono la 1a e 2a declinazione, presentano gli esempi più chiari. Alcune indicazioni sulla declinazione vengono dai possessivi. Sing. NOM.

Masc.

Femm.

luos, umutos uvileia

GEN. DAT. ACC. VOC. ABL. LOC.

Neutro

Plur. NOM. GEN.

umbro sersitom imiuos suvo > suo

nostre, svue uvilatam

DAT.

suvom ACC.

Masc.

lilviti, beati, liarus? elemб[i]tom, umбrom suvis (vel abl.?) semuatos, suvos

Femm.

Neutro

istra

ombra

VOC.

umbra

ABL.

svom (vel dat.?)

LOC.

Oltre alle forme incluse nello schema sono attestati altri aggettivi. Occorre segnalare alcuni termini in -l (ad es. luevul, murdel, scetul) che, essendo attestati solo in caso nom. sing., non si sa se seguono la 1a e 2a declinazione come umul < umuls (nom. pl. umuli, acc. pl. umulus, umulos) o la 3a declinazione come sembra attestare umali ‘comune’ (dat.), aggettivo di rei. Perfino l’aggettivo ‘umbro’ segue ora la 1a e 2a declinazione ora la terza: cfr. istres umбri ‘del popolo umbro’, rem umбram ‘re(pubblica) umbra’, u\omбrem бiom ‘umbro esercito’ (acc.).

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) Per la 3a declinazione gli esempi sono ancora meno numerosi. Essi sono forniti soprattutto dall’aggettivo il cui nom. sing. dovrebbe essere *estris e *istris ‘pubblico, popolare’. Tale termine, però, funge anche da nome e può essere interpretato come ‘publicum, populus, comunità’. Esso è un aggettivo della 3a declinazione in istrem rem (acc. sing.), istres res (acc. pl.), istre re (abl. sing.), estrem ivom ‘publicam coniunctionem’; ma istra\em ila\om, mostra che almeno per alcuni c’era una certa incertezza nella declinazione del termine, incertezza che appare anche nella scritta suvem estre\am sie, dove estre\am è un sostantivo. In istra sva semбila e imi estra è probabile che estra = istra sia un neutro plurale (‘cose pubbliche’). Notevole è la presenza dell’agg. tot (2 casi), probabilmente indeclinabile come lat. tot ‘tanti’. AGGETTIVI POSSESSIVI Sono stati trovati i seguenti: 1a PERSONA SING. :

meos, pron. acc. masc. pl. ‘i miei’ (con riferimento ai propri connazionali)

2a PERSONA SING. :

tua (< *tuam), agg. acc. femm. sing. riferito a umua.

3a PERSONA SING. : suvam = suam = suvem, agg. acc. femm. sing. (spesso riferito a rem); pron. neu. sing. acc.

suvom = svom; agg. e pron. neu. sing. dat. abl. suvo = suo = svo; pron. neu. pl. acc. sua = suva (con grafìa errata: svua) = sva ‘i propri (beni, interessi)’; pron. masc. pl. acc. suos = suvos = svos = svus = sveos (con riferimento ai propri connazionali); pron. masc. pl. gen. suvom e svuom; pron. masc. pl. dat. abl. svom, suvis, su(v)is\om. Anche per tale possessivo si notano variazioni di desinenze: -em invece di -am nell’acc. sing. femm. e -is invece di -om nel dat. abl. pl. masc. e neutro. 1a PERSONA PLUR. :

È attestato il dativo in rei nostre (SeP8S2).

2a PERSONA PLUR. :

Possibile presenza di uostre (neutro ablativo?) in SeP1S2A2. PRONOMI

PRONOMI PERSONALI. 1a PERSONA. Un suffisso riflessivo me sembra presente in elemбome. Per la 1a pers. pl. si ha noбis\os

(SeP3S1A), abl. retto da simul ‘insieme’: alla forma latineggiante -бis è sovrapposto -бos (cfr. ven. -bos, gallico bo). 3a PERSONA. La forma riflessiva se è attestata in se luat ‘si libera’ e in sel se ‘favorisci (te) stesso’ (SeP1S1A1).

Inoltre si hanno oб se, dove in verità ci si rivolge ad una seconda persona con imperativi ed esortativi (TaAR5B3) e l’abl. su\ve (in SeP9S5 : pro su\ve). Pare attestato anche il genitivo svui = lat. sui (SeP3S3D2). La brevità ed il tipo degli enunciati nelle scritte di Ospitale è tale da non favorire l’uso di pronomi relativi e indefiniti. L’unica attestazione di pron. rel. è cuem (SeP5S1B, TaBMrSoB4) = lat. quem. L’unico dimostrativo presente pare essere sosim, acc. sing., (SeP7S6A) che richiama gallico sosin. VERBI Le iscrizioni di Ospitale contengono brevi esortazioni. È quindi naturale che la maggior parte dei verbi sia costituita da imperativi, congiuntivi esortativi e necessitativi. Sono tuttavia attestate altre forme, dalle quali si deduce che le terminazioni indicanti la persona nell’indicativo e imperativo presente attivo sono le stesse del latino e che però alcune consonanti finale possono essere omesse: Singolare

1. 2. 3.

Indicativo -ōm > -ō -s > Ø -t > Ø

Imperativo Ø

Plurale

1. 2. 3.

187

Indicativo -mus, -mos -nt (> t ?)

Imperativo -te

Adolfo Zavaroni IMPERATIVI PRESENTI.

La caratteristica che distingue profondamente il sistema verbale delle iscrizioni di Ospitale da quello del latino e anche dall’osco e dall’umbro è l’aleatorietà dei temi verbali. Tale aleatorietà si deduce immediatamente dall’osservazione degli imperativi di 2a pers. sing. che, se seguissero il sistema latino, dovrebbero essere formati dal tema del presente, quando non fossero costituiti dal solo radicale. Eccone alcuni esempi: sil, sila, sile, sili da *sil- ‘diffondi, spargi’. cumбil, cumбili, cumboli, cumбuli, cumбila, cumбola da *cumб-°l- ‘adòprati, àpplicati’. der, dera, dere ‘taglia’ eбa = iбa, iбe, eбi = iбi ‘ardi, infiàmmati (di collera, passione)’. Possiamo raggruppare i numerosissimi imperativi 2a sing. in più categorie: 1) imper. terminanti con la consonante del radicale (бiv, liv, ruv, eil, бil, ol, sil, ils, is, les, sec, sip, mut, stot ecc.) o nei quali è caduta la velare finale (cfr. la *lah- < *slagh- ‘schlagen’, ma da *meĝ(h)- ‘groß, augere, vergrößern’, sca da *skeg- ‘eilen, springen, schütteln’ ecc. 2) imper. con vocale -a dopo il radicale: бiua, emбa, ruva, sila, laua, lea, liбa, ura, simбa, vepa, vila, zila ecc. 3) imper. con vocale -i od -e dopo il radicale: бive = бivi, liv, live = livi, ruve = ruvi, sile = sili, emбe = emбi, liбe = liбi, lisi = lise, mese = mesi, rule = ruli, seve = sevi, sisle = sisli, umбe = umбi, cile = cili, ise = isi, ecc. 4) imperativi terminanti in vocale perché il radicale del verbo termina in semiconsonante (+ laringale): бei da *bheyH- ‘schlagen’ (pres. indic. *бeyō), lei da *h3l-eyH- ‘piegare, voltare, rivoltarsi’, moi e mei da *mey- ‘wechseln, ändern’, бsi da *bhsey- (ampliamento di *bhes- ‘raschiare, tritare; sabbia’), ei > i ed e da *h1ey- ‘gehen’ ecc. Ma esistono anche le forme senza apocope della terminazione -e/-i: alla base uscente in -i- < *-ey- o -u- < -ew- è aggiunto un e o un a, come in бie < *бey-e-, lilie = lie da *leyH- ‘gießen, fließen, strömen’, cie da *keyh2- ‘(sich) in Bewegung setzen’, lue e lua da *lewH- ‘lösen, abschneiden’, rue e rua da *rewH- ‘aufreißen’ ecc. In latino la vocale finale dell’imperativo 2a sing. ci dà un’indicazione sulla coniugazione del verbo: cfr. am-ā, ten-ē, leg-ĕ, aud-ī. Quindi potremmo attenderci che gli imperativi delle iscrizioni di Ospitale ci diano analoghe informazioni. Ma la situazione è molto più complessa. Ad esempio, è difficile stabilire la coniugazione o le coniugazioni di imбom ‘mi unisco’, imбemos ‘uniamo’, emбi = emбe e anche emбa ‘unisciti, congiungiti (anche sessualmente)’ (imper. 2a sing.), emбunt (3a plur. indic. pres.). Questa scarsa sistematicità concerne numerosi verbi ed è d’altronde simile alla scarsa sistematicità delle forme nominali. Non possiamo ritenere che emбi = emбe sia un imper. 2a sing. ed emбa un congiuntivo esort. 2a sing. (< *emбas), perché per l’ind. pres. 1a pl. abbiamo emбamus, emбumus, mentre il cong. esort. 1a pl. è emбumis. Quindi qui -a- non può caratterizzare il congiuntivo di un verbo tematico. Per la sola oscillazione e/i si potrebbe pensare ad una mera questione di tonalità nella pronuncia di una e chiusa (cfr. gli imper. fut. 2a sing. umbri habitu = habetu, carsitu = kařetu = kařitu), ma la contemporanea presenza di imperativi e di altre forme in -a mi induce a supporre che non esistesse una codificazione delle coniugazioni. Anche quando il verbo è denominativo e deriva da un nome in -a, come nel caso di *umua- e *semua- il tema verbale può mutare. Ad esempio da *umua- si hanno gli imper. 2a sing. umua, umue, gli ind. pres. 1a sing. umuaom, umuom > umuo, 2a sing. umuis, 1a pl. umuamus, umuemus, umumus. Se fossero attestate soltanto le forme umuamus e umuemus potremmo ipotizzare che umuemus non sia un indicativo presente, ma un futuro in -ēmus come quello della 3a coniugazione latina. Ma i contesti e la possibile presenza di un incerto umueo, che può essere solo un ind. pres., m’inducono a ritenere improbabile tale ipotesi. D’altra parte alcuni esempi di variazione di coniugazione esistono anche in latino: cfr. con-sternare : sternere, profligare : fligere, ducere : educare ecc. Una tale variazione doveva essere più rilevante in tempi più antichi ed in aree geografiche in cui non c’era una codificazione scolastica. Avevo supposto (Zavaroni 2008: 218) che gli imperativi terminanti in consonante – e che richiamano gli analoghi imperativi etruschi ar, raχ, truθ, zec ecc. – fossero forme abbreviate degli imperativi in -e o -i (cfr. is = isi, les = lilesi [łesi], liv = livi e live ecc.). Ma questa ipotesi, basata sul presupposto che la vocale finale

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) fosse breve come in lat. legĕ e capĭ, trascura l’equivalenza degli imperativi in -a a quelli in -i od -e. Se le forme d’imper. 2a sing. sil, sila, sile, sili sono tra loro equivalenti – ciò che pare desumersi dai testi – la spiegazione più plausibile va semmai in senso opposto: sil non sarebbe lo sviluppo di una tendenza all’apocope, ma la forma originaria: sila, sile, sili sarebbero modi di adeguarsi ad una nuova situazione linguistica comprendente delle declinazioni che prima non esistevano. In una fase di transizione e di mancanza di una codificazione scolastica, in una realtà sociale come quella di una popolazione agreste montana, il passaggio da un sistema verbale molto semplificato (forse quello etrusco!) ad una sistema complesso (quello umbro a sua volta influenzato da quello latino) avveniva con una certa aleatorietà nell’uso della flessione verbale. Durante le prime letture avevo erroneamente creduto che fossero attestati degli imperativi negativi formati da una particella mum (che avrebbe dovuto equivalere a lat. non) e da un infinito in -aom ; ma nei successivi controlli ho dovuto ammettere che le letture delle sequenze in questione erano sbagliate. FUTURO INDICATIVO. Ci sono tre termini che sembrano essere dei futuri con formanti -b- e -б- che richiamano

-b- del futuro della 1a e 2a declinazione latina: 1a sing.: eilaбo (a fronte di un pres. eilo e degli imper. eil, eila, eili, eile), olvibo (a fronte di un pres. ulvom e degli imper. olv, olvi, ulv, ulve, ulvi e forse ulva); 1a pl.: inscriбiбumos. Anche questi tre soli esempi mostrano come sia impossibile inquadrare il sistema verbale di Ospitale secondo i canoni della grammatica latina. Alcuni termini inducono ad ipotizzare l’esistenza di un ind. futuro sigmatico che potrebbe essere dovuto ad un’influenza gallica: 1a sing.: iliso, lumiso, seviso, tlebeso, usmiso; 3a sing. бuvisit. Esistono poi alcuni verbi con terminazione -am. Certamente si tratta di una 1a pers. sing. Per analogia con il latino, possiamo ipotizzare che il tempo espresso sia un cong. pres. (lat. leg-am, 3a coniug.; lat. am-em, 1a coniug.) od un futuro indic. (ancora lat. leg-am, 3a coniug.). Ovviamente, se c’è una 1a pers. sing. che riflette uno di questi due tempi, dobbiamo aspettarci che anche le altre persone siano coniugate secondo questi due tempi del latino, ma la scarsità dei dati non permette una reale verifica. Il testo e la logica non impediscono di considerare livam un congiuntivo desiderativo ‘possa io liberarmi’ invece che un futuro ‘mi libererò’; ma l’interpretare ileiam come ‘possa io rivoltarmi’, selam come ‘possa io favorire’ o łiбiam ‘possa io aderire’ non sarebbe molto sensato: l’interlocutore che esorta il soggetto a ribellarsi e assecondare la rivolta troverebbe certamente più logica una affermazione: ‘mi rivolterò’, ‘favorirò’, ‘aderirò’ ecc. Un futuro, piuttosto che un congiuntivo come in latino (cfr. moriant-ur) , è probabilmente anche moriant nella scritta moriant inermus: sarebbe strano che l’incisore auspicasse la morte dei suoi connazionali ‘che non si sono armati’ (inermus). Scrivendo ‘i disarmati moriranno’ (per la reazione del nemico), egli esprimeva una predizione e non un desiderio. Infatti alcune tracce sembrano mostrare che si tentò di soprascrivere morituri su moriant. PERFETTO INDICATIVO IN -U-, -V-. Una forma di perfetto è facilmente riconoscibile per la presenza di u o v dopo la base del presente. Le terminazioni della 1a e 2a pers. sing. sono come in latino. Per la 3a pers. sing. oltre alla forma latina -v-it si ha -u-t > -u. In La terminazione -u-t > -u richiama quelle di sud-pic. opsút ‘ha operato’, kduíú > (/ghuíú/ o /guíú/) e adstaíúh (che però è una 3a pl. ‘hanno assistito’). Le terminazioni del plurale non sembrano attestate.

1a pers. sing. -v-i : lipivi ‘ho aderito’, scisui ‘ho deciso’. 2a pers. sing. -v-is : lisvis ‘hai seguito’, stlemбuis ‘hai tenuto duro’, tleбuis ‘hai sopportato’, tlesuis = tlesvis ‘hai sostenuto’. 3a pers. sing. -v-it : druvit ‘ha corso’, uruuit e forse oruit ‘si è sollevato’; dulbavit ‘ha abbattuto’, ostiuit ‘è bruciato’ sovrapposto a tiuit ‘ha trafitto’ (< *teig-u-it), uruvuit ‘è risorto’. 3a pers. sing. -u-t > -u : iluut ‘ha voltato’, vemбut ‘si è avvoltolato’ (?) e stoudrut ‘ha colpito’ (lettura incerta: ancor più dubbio è sloudrut sovrapposto a stoudrut), ureuvut (= uruvuit) ‘è risorto’; бueu ‘si è ingrossato’, ilau ‘si è rivoltato’, uaut > uau ‘ha proclamato’, streu(t) (t finale dubbio) e forse eliau ‘ha sollecitato’ (lettura incerta).

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Adolfo Zavaroni

Varie terminazioni possono essere considerate come morfemi del presente congiuntivo. Data la tipologia delle scritte, formate da brevi proposizioni indipendenti esprimenti sempre esortazioni, incitamenti o desideri, il congiuntivo non è mai dovuto ad una proposizione subordinata. Quindi si deve parlare di congiuntivo esortativo o eventualmente desiderativo. Almeno l’84% delle forme di persona singolare è costituito da terminazioni di 2a pers. sing. PRESENTE CONGIUNTIVO.

Si possono suddividere i presumibili congiuntivi in più gruppi a seconda delle vocali che precedono la desinenza personale (che generalmente, però, è omessa quando si tratti di -s e -t): 1° gruppo: congiuntivo presente con apparente formante -ea- ; 2° gruppo: congiuntivo presente con apparente formante -ia- ; 3° gruppo: congiuntivo presente con apparenti formanti -ei-, -ai-, -ae-. Al 1° gruppo appartengono: bibea (se non è bi bea) bueas, бilea, eilea e forse eileas, elea, emea, ilea, imбea, imea, imeat, probabilmente isea (se non è un abl. sing.), iveas, laбseat, laea (2a e 3a sing.), lamбsea, lisea, moiea, raea, sarpea, scisea, semuea, siliea, svepea, tlesea, tliea, ulea, u\oleant (3a pl.), uluea, umea. Esistono anche, sovrapposte l’una all’altra, le forme di 1a persona lumeam e tudeam, ma il contesto non permette di stabilire se esse siano dei congiuntivi desiderativi (‘possa io spaccare’, ‘possa io battere’) o voci da assimilare a łiбiam, ileiam, selam, sislam, бeam (< *бeiam : base *бey-), cilam, leam (< *lay-am, vedi lai-) che ho provvisoriamente considerato dei futuri. Effettivamente anche lumeam potrebbe essere un futuro, dato che esiste un pres. ind. lumeom accanto a lumaom e lumo. Dalla base di tudeam si hanno pure il pres. ind. 1a sing. tudo, 1a pl. tudemus, tudumus, ma mancano altre attestazioni. Al 2° gruppo (formante -ia-) appartengono: meia (< *mey+ya-: tema *mey-), moia (tema *moy-), eia (tema *ei-), бsia (tema бsi-), ruia (tema *ru- < *rew-), selia (tema *sel-), simia (tema dubbio, perché un pres. ind. simiom > simio si alterna con simo), umeia, vapeia ed i probabili uapia, vapia. Probabilmente sono congiuntivi esortativi anche emeia e supia. L’unica forma in cui potrebbe non essere stata omessa la terminazione della 2a pers. sing. è eias, dove però s è incerto. Il motivo per cui considero dei congiuntivi i suddetti verbi contenenti i gruppi -ea- ed -ia- è che le brevissime proposizioni in cui essi sono contenuti non possono essere che esortative o desiderative. Essi sembrano corrispondere ai congiuntivi in -ea- ed -ia- della 2a e 4a coniugazione latina (augeas, videat ; audias, saliat ecc.). Mi pare ipotizzabile che la lingua degli incisori delle scritte di Ospitale avesse ereditato ab antiquo o assimilato da non molto tempo le formazioni del congiuntivo in -ea- ed -ia-, ma dubito che tale formazione fosse coerentemente applicata a classi di verbi appartenenti a coniugazioni definite. La coesistenza di umeia e umea potrebbe indurre ad ipotizzare che -ea- fosse l’esito di un precedente -eya- : l’y intervocalico sarebbe caduto come poteva avvenire in umbro (Buck 1928: 54). Ma se consideriamo anche le variazioni del tipo imea / imei, isea / isei ecc. tale ipotesi si mostra inadeguata. Al 3° gruppo appartengono delle voci verbali con apparenti formanti -ei-, -ai-, -ae-. Anche per questo gruppo vale la considerazione che la natura delle iscrizioni induce ad interpretarle come dei congiuntivi esortativi o desiderativi. I verbi con formante -ei sono бerei, cilei, lauei, laviei, imei, memei, iliei, isei, leбei, liei, lisei e forse liseis, livei, lumei, ostrei, pliei, svapei, tliei, usei. Si può notare che di iliei, imei, isei sono attestate le varianti ilea, imea, imeat, isea. Non mi sembra verosimile che -ei denoti /-ē/, come avviene spesso nelle iscrizioni umbre in alfabeto latino. Infatti, oltre alle forme in -ei- ve ne sono alcune in -ai- ed -ae- : бilai, lumae, lumai, sembae, serae, usai, umuai. Il coesistere di -ai- ed -ae- è forse spiegabile con un passaggio āē > āī. Poi āī si sarebbe chiuso in ēī. Per i congiuntivi latini della 1a declinazione (tipo amēs) si suppone una contrazione ē < āē < āyē. Già Buck (1928: 174), molti anni fa scriveva: In the First Conjugation the Oscan forms dieuaid ‘iuret’, tadait ‘censeat’, sakahíter ‘sacrificetur’, contain -āē-, from which comes L. -ē- by contraction. This -āē- from -āyē- is probably the ē-Subjunctive of ā-yo-, though it might also be wholly or in part the yē-Optative of un unthematic stem in -ā. Tralasciando la questione dell’esistenza di presenti indicativi italici in ā-ye/o- (esistenza contestata da Prosdocimi & Marinetti: 1991 264-69), rimane la plausibilità della tesi dell’origine del congiuntivo italico quale ottativo in

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) -yē dei verbi atematici. Secondo Szemerényi (1985: 301) “il congiuntivo [latino] in ā rappresenta un originario ottativo; nell’ie. nei verbi atematici si sarebbe avuto l’ott. in -yē-/-ī-, in quelli tematici un ott. in -oi- o in -ā-, difficilmente compresenti nella medesima lingua”. Uno sviluppo āē < āyē può essere invocato per lumae, sembae, serae, usae. Per ei l’ipotesi più semplice è quella fonologica: āē si sarebbe chiuso in āī > ēī. Un formante -ia si trova nei congiuntivi presenti umbri habia, feia (equivalente a façia), fuia, dia < *dūia- oltreché nelle forme in -aia- aseriaia, kupifiaia, kuraia, portaia ecc. Seguendo Buck (1928: 174), si può ritenere che “the Umbrian forms portaia etc. are due to the influence of such forms as U. façia, feia, fuia, etc., of the Fourth Conjugation”. La coesistenza di umeia e umea e di vapeia e uapia = vapia suscita perplessità non tanto sulle formazioni del congiuntivo, quanto sulla formazione dei temi verbali: umea (apparentemente del 1° gruppo) e umeia (apparentemente del 2° gruppo) hanno una base *um- da cui derivano l’imper. 2a sing. umi, il necessitativo umila ed il possibile pres. ind. 1a sing. umo. Le forme vapeia e vapia hanno una base *wap- che dà luogo ad un imper. 2a sing. uapi e ad un probabile imper. 2a sing. (piuttosto che necessitativo femm.) vapile. Quindi l’e di umeia e vapeia dovrebbe essere considerata come appartenente al tema verbale. Le forme terminanti in -mis sono abbastanza numerose. Che -mis denoti una 1a pl. si deduce dal fatto che in alcune scritte -mis si sovrappone con -mus. D’altronde è evidente che -mis riflette un ie. -mes di 1a pl. Ho interpretato tali forme come congiuntivi esortativi, ritenendo che la distinzione -mis/-mus debba essere significativa; ma in verità non conosco altri esempi in cui la variazione di modo è espressa attraverso una variazione della desinenza personale. In effetti davanti a -mis troviamo qualsiasi vocale e certamente fu la mancanza di coniugazioni codificate che favorì la denotazione del modo tramite desinenza personale. Per analogia, possiamo considerare castrevis una 2a pers. plurale di congiuntivo esortativo, mentre è difficile stabilire se civis è un cong. esort. 2a pl. con morfema -vis del verbo ciom ‘mi muovo’ o la 2a sing. del pres. ind. di *civ-om ‘mi scuoto’ (lat. cēveō). ESORTATIVO IN -MIS (1A PL.).

L’impossibilità di classificare le forme in -mis secondo gli schemi delle coniugazioni latine è evidente se si considerano forme quali semuemis e semumis (imper. semua, semue ‘unisciti’), umuemis e umumis (imper. umua, umue ‘assòciati’), silamis e silemis (imper. sil, sila, sile, sili ‘diffondi’), uilumis (imper. uila, uile ‘scegli’), ivamis e forse ivimis (imper. iv, ivi, ive, iva ‘congiungiti’, 2a pl. ivite), luemis, luimis, luvemis, luvomis (imper. lua, lue, luv, luve ‘libera(ti), stacca(ti), falcia’), liбamis e liбiemis (imper. liбa = liba, liбe, liбi, libi ‘aderisci’) ecc. FORME IN -LA, -LE, -LI. In un considerevole gruppo di termini al tema verbale sono stati aggiunti i suffissi -la, -le,

-li. Nelle precedenti interpretazioni (vedi ad esempio Zavaroni 2008: 218) avevo ritenuto che tali voci fossero forme aggettivali del verbo corrispondenti ai gerundivi o necessitativi latini. Ora, però, di fronte ad un maggior numero di casi e soprattutto di fronte alla presenza, prima poco osservabile, di un formante -l- sia in aggettivi e nomi sia in verbi, vedo che la questione non è così semplice. Avevo supposto che: 1) -la corrispondesse a lat. -ndum, -ndus (gerundivo neutro, quasi sempre impersonale, oppure maschile); 2) -le corrispondesse ad un gerundivo femm.; 3) -li corrispondesse ad un gerundivo plurale senza distinzione di genere, sebbene sia anche attestata la formula con soggetto plur. e gerundivo in -la (ad esempio, cisela liea ‘si devono tagliare i legacci’). In questo inquadramento le interpretazioni liea бileli ‘i legacci si devono spaccare’, muali vilumбua ‘si devono troncare i viluppi’ non incontrano problemi morfologici (liea e vilumбua sono neutri pl.), mentre per le scritte sovrapposte neri siveli e neri ileli ‘gli uomini-valorosi si devono agitare’ e ‘gli uomini-valorosi si devono rivoltare’ (SeP1S2A2, riga 1) il problema consiste nel fatto che il supposto gerundivo non ha una diatesi passiva, ma riflessiva. Nei sintagmi suemбile ila, ostra isale, scile ilбia, silile ila, silile (s)ilia e forse бuile lia (però qui бuile potrebbe essere un imperativo) il soggetto femminile sarebbe associato ad un necessitativo in -le : il problema consisterebbe nello spiegare perché -le denota un femminile rispetto ad un neutro e maschile -la, quando semmai dovremmo attenderci il contrario: femm. -la, neutro e masc. -le. Forse -le è la monottongazione di *la-i, dove -i potrebbe essere un deittico come nel dimostrativo lat. haec < *ha-ike e nel relativo quae < *kwa-i, deittico che però non sarebbe stato applicato al masc. (e che è invece presente

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nella formazione di lat. hīc e quī). In ogni modo, anche se fosse accertabile che -le denota un femm. e -la un neu.-masc., trattandosi di un fenomeno isolato, senza possibilità di confronti, qualsiasi tentativo di spiegazione sarebbe destinato a suscitare scetticismo. I presumibili necessitativi in -la, – senza contare quelli in -mela, -mila > -mla e in -vila – sono numerosi ed anch’essi mostrano quanto sarebbe frustrante cercare di raggruppare in coniugazioni i verbi delle scritte di Ospitale. Mentre quelli in -ila (бipila, csila, ilimбila ecc.) sono almeno una sessantina, quelli in -ela (liela, livela, sviliela ecc.) sono 23 e solo 3 quelli in -ala (iбala, siemala, laiala). Non credo che esistano degli imperativi in -ula e -ola. La maggior parte dei presumibili necessitativi in -la non costituisce sintagmi con altre parole e spesso si trova in scritte contenenti degli imperativi: ad esempio, in simi liбila a mio avviso simi è un imper. 2a sing., sicché interpreto ‘unisciti, si deve aderire’. Altre volte uno o due forme in -la sono associate ad altre parole, come in scuбila / uisila / umulus sci ‘si deve saltar su /ci si deve rafforzare / i compagni scegli’ (SeP3S3A, alla fine), dove sci ‘riconosci > scegli’ è un imper. 2a sing. Non è raro il caso in cui la forma in -la non è accompagnata dal soggetto, ma da un ablativo o da un dativo: vedi ui svepila ‘con forza bisogna lanciarsi’, uoбila isteli rei ‘bisogna dedicarsi alla cosa pubblica’, ilsi umбila ‘nella (o: alla) rivolta bisogna unirsi’. In simili casi le forme in -la potrebbero essere considerate degli imperativi. Infatti un formante -l- si trova in vari verbi, per lo più pres. ind. 1a sing. e imper. 2a sing.: asilo ‘ardo’, asila ‘ardi’, бuil ‘(ac)cresci’, celil ‘spingiti’, celilom ‘mi muovo’, cilil ‘taglia’, csilo ‘recido’, csil = csile ‘recidi’, cumbol = cumбili = cumboli = cumбuli = cumбila = cumбola ‘adòprati, àpplicati’, cumбu\olo ‘mi applico’, dril < drili ‘corri’, drilom ‘corro’ (con formante -l- apposto a dri- di drie), iбle, iбul ‘infiàmma(ti)’, eбilo = iбlom ‘(mi) infiammo’, ersil, ersili ‘àlza(ti) ersilo ‘(mi) levo’, ivilo, ivalio ‘mi unisco’, laбilo, lamбilio ‘mi sforzo’, laбmula ‘sfòrzati’, lileбilo = leбilo ‘aderisco’, liliбilamis ‘aderiamo’ (esort.), lipli ‘aderisci’, livilom ‘sciolgo, mi libero’, meslom ‘partecipo’ ecc. È da supporre che, almeno in origine, -l- (ad es. in ersili > ersil) denotasse una qualità dell’azione diversa rispetto al tema verbale senza -l- (erse, ersi, ersie), ma non è facile stabilire in che cosa consistesse la differenza. Alcuni verbi latini, come pipilō, ventilō, vigilō, rutilō ecc. m’inducono a supporre che -l- esprimesse la continuità e intensività di un’azione. Tale supposizione non contrasta col fatto che certi verbi in -l- sembrano formati su nomi e aggettivi in l- (cfr. lat. vigilō): cfr. ival, simil ‘compagno’, ivil ‘unione’ (e ‘compagno’?) ed i verbi ivilo, ivalio, ivli; libul ‘aderente’ ed i verbi libla, liblimus, liliбilamis; luivil ‘libero’ e luvilimis ‘liberiamoci’; semбulus ‘compagni’ (nom. pl. di *semбul) e semбli ‘assòciati, accompàgnati’. Dunque, se le attestazioni delle forme terminanti in -la fossero poche e non ci fosse la possibilità di confrontare le differenze tra varie formule, verrebbe spontaneo ipotizzare che esse siano degli imperativi. In effetti, è probabile che le forme asila (in usi asila eilo, TaAR3D) e cumбila, pur terminando in -i-la, siano degli imperativi 2a sing. e non dei necessitativi, data l’esistenza del pres. ind. 1a sing. asilo e del folto gruppo di voci verbali con base cumб- (imper. 2a sing. cumбe = cumбi, cumбil = cumbol = cumбili = cumboli = cumбuli = cumбila = cumбola; pres. ind. 1a sing. cumбu\olo; necessitativo di 2a pl. cumбiliavila). Tuttavia è innegabile che esista anche una terminazione -la non dovuta al formante -l- dei verbi suddetti. Lo testimoniano drile\ila ed iб(i)lela, dove gli l sono due: dril- è il tema in -l- dalla base dri- di drie, drio, driemis e iб(i)l- è il tema in -l- dalla base eб-, iб- di eбa, eбi, iбa, iбe, iбi ecc. A dril(e\i)- e iб(i)l- è stato aggiunto il suffisso -la. Analogamente in ilievila e ilsiemila, dove una particella -mi- o -vi- è frapposta dopo la formazione -ie-, occorre ammettere che -la non fa parte del tema verbale. E certamente la stessa constatazione vale per tutte le forme in -mela, -mila > -mla ed in -vila. I casi in cui sembra presente una costruzione gerundiva in -la con un soggetto sono pochi e le loro letture a volte non sicure. I verbi implicati non ammettono un significato mediale-riflessivo: ·) lia meila ‘il corso si deve cambiare’ (SeP3S2A). ·) sima o[mbr]om tiela ‘l’associazione degli [Umbri] è da spronare’ (TaBMrS1). ·) ulom esela ‘la crescita si deve esigere’ (SeP1S2A1, riga 2): ulom sarebbe neutro. ·) istra res esevila ‘il pubblico interesse da voi deve essere ricercato’, sub istra sva semбlila ‘la cosa pubblica e la propria bisogna accomunare’, sub istra sva stremбila ‘la cosa pubblica e la propria bisogna rafforzare’: scritte sovrapposte di lettura incerta in SeP3S3C4. 192

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) ·) molela / бiela ‘si deve venerare (il dio) Ascia’ (SeP3S3A): il sintagma è incerto, perché le due parole non sono sulla stessa riga. ·) res emila ‘l’occasione si deve cogliere’ (SeP2S2B, ma s in legatura è incerto). ·) lersil mulila ‘l’ingordo si deve mozzare’ (TaAMrSo2, ma la lettura lersil è incerta). ·) бlui lilseli ‘le prosperità si devono perseguire’ (TaAR5C2). ·) ilбi ruli ‘i legacci si devono strappare’ (TaAMrSo1). ·) semulos umueli ‘i compagni si devono unire’ (TaAMrSo4). In cisela liea, derila siema (altrove liea e siema sono dei neu. pl.) e in ilбus livela, dove ilбus è un plur. in -us piuttosto che un sing., e livela è la trasformazione di un precedente liela, gli incisori, anche per adeguarsi a scritte già esistenti, non sentirono la necessità di trasformare -la in -li. Al contrario la concordanza tra sogg. pl. e forma in -la (> -li) esiste in neri siveli ‘gli uomoni-valorosi si devono agitare’ (sovrapposto a ileli ‘si devono rivoltare’), dove il verbo è di nuovo trattato come mediale e non come riflessivo. In liea бileli ‘i legacci si devono spaccare’ e muali vilumбua ‘si devono troncare i viluppi’ i soggetti neutri pl. liea e vilumбua hanno la desinenza -a, ma i presunti necessitativi plurali mantengono la desinenza -i. La maggior parte delle forme in -la non è connessa con altre parole. Ad esempio in TaAR5C-04 trambila e ilsila, scritti su due righe diverse, sono usati in modo impersonale e sono traducibili come ‘turbandum (est)’ e ‘vertendum (est)’ che in italiano sarebbero resi con dei riflessivi. Ritengo che il verbo ‘essere’ non fosse generalmente usato come copula del predicato. Un caso interessante è costituito da serue cua siemala ‘serva qua alligandum (est)’ (SeP3S3C1). Le forme in -mela, -mila > -mla sono più numerose delle forme in -vila (8). Ho trovato: 1) amimila, bilamila, ciimila, cortumila, eбemela, emila, ersemela, ilsiemila, imбamila, irmila, ivimila > ivimla, liбimela > libimla, litemila, luamila, misemila, siliemila, silemila > silemla, sivemila, tlemila, umumela > umumla; 2) cumбiliavila, ersevila, esevila, ilevila e ilievila, imivila e/o simivila (s incerto), umбivila, urevila. Quasi tutte queste forme sono impersonali, con significato mediale riflessivo: ad esempio siliemila ‘nobis spargendum (est) = noi dobbiamo espanderci’, ersevila ‘vobis oriendum (est)’, re imбamila ‘(pro) re nobis iungendum (est)’, luamila ‘nobis solvendum (est)’. Soltanto esevila e forse tlemila hanno una costruzione personale: mentre istra res esevila è traducibile come ‘vobis res publica quaerenda (est)’, in isa tlemila non è certo che isa sia un nominativo (‘furia nobis tollenda est’) invece che un ablativo (‘furiā nobis tollendum est’). I contesti mi inducono a supporre che -mi-, -me- > -m- e -vi- davanti a -la siano particelle pronominali derivate dai pronomi personali indoeuropei mes (1a pl.) e -wes (2a pl.). Le forme gerundive senza tali particelle variano a seconda del genere e del numero (abbiamo -la, -le, -li), mentre le forme gerundive con -mi- e -vi- hanno soltanto -la ; ma tale limitazione è forse dovuta al fatto che la costruzione passiva con soggetto espresso è attestata soltanto una volta o forse due, mentre nelle altre attestazioni il verbo è intransitivo o riflessivo o il soggetto non è espresso. Il fatto che a volte nella costruzione personale si abbia -la nella forma gerundiva anche quando il soggetto è femminile o è plurale mi sembra un indizio che la variazione -la / -le / -li fosse una acquisizione abbastanza recente e non ancora assimilata completamente degli scriventi. In altre parole, mi pare probabile che in tempi più antichi ci fossero soltanto le forme in -la. PARTICIPI PASSATI PASSIVI.

Sono attestati alcuni participi passati passivi, generalmente sostantivati, che seguono sia la declinazione latina sia quella umbra: mortu(u)s (secondo u incerto; funge da sost. voc. o forse nom. sing.), lilviti ‘liberàti’ (nom. pl. apposizione del soggetto inespresso ‘noi’ di umumis ‘uniamoci’), бruti ‘fruitori’ (nom. pl. come il precedente), imбutus ‘uniti’ (nom. pl.), umбiti (nom. pl. in tot / umбiti ‘tanti / uniti’), semuatos (acc. pl. in tlese semбanus semuatos ‘sostieni i compagni uniti’), zilatos e forse aumatos (acc. pl. in cut aumatos [vel aumavo-?] zilatos osos ‘ascolta i vaticinati ordinati voleri’), attolitus (acc. pl. ‘risollevàti, risorti’ sostantivato), elemб[i]tom (‘degli associati’, gen. pl. sost.).

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Alcuni ppp. sono stati sostantivati in nomi (acc. pl. neu.) di effetti: бiuita ‘colpi’, ivlita ‘parentele, unioni’, saptom ‘sapienza, senno’ (acc. sing.), semбito ‘associazione’ (abl.), sersitom ‘il solcato (= via aperta)’, acc. retto da sti ‘cammina (per)’, svilita ‘rivolgimento’ (abl.?), uбita ‘vincoli, obblighi’. In TaBMrO2 cilita sit è preceduto da due imperativi pres. 2a sing., essi pure esprimenti ‘taglio’ come la base cil-. Quindi dubito che cilita sit sia un perfetto congiuntivo passivo, come sarebbe in una costruzione latina: mi attenderei un pres. cong. esortativo corrispondente a lat. (per)cellatur. Visto l’uso di ppp. sostantivati, non escluderei che cilita funga da sostantivo (‘la recisione avvenga’). Una forma passiva simile a quelle latine con ppp. sembra essere rotuta sont (perf. 3a pl.). In SeP1S2B2 si ha oltus sli: l’imperativo 2a sing. sli ‘uccidi’ è preceduto dalla forma participiale oltus corrispondente a lat. ultus, participio perfetto di ulciscor, che ha sia senso attivo (‘avendo vendicato’) sia passivo (‘vendicato’). Ovviamente qui oltus, apposizione del soggetto, pare significare ‘come vendicatore’. È da notare che nelle iscrizioni di Ospitale non sono attestate forme di particpi presenti in -nt- come in latino.

Nella scritta uerom scie (SeP3S3B2) l’e finale appare ritoccato e prolungato per ottenere sia scier sia scient. Se così fosse, scier potrebbe essere una forma passiva 3a sing. in -r, simile a quelle dell’osco e dell’umbro. Avremmo uerom scier ‘il vero è conosciuto’. POSSIBILI PASSIVI O DEPONENTI IN -R.

In SeP1S1C2 sembra scritto auma emur: siccome è attestato aumom, non si può sapere se auma ne è il pl. neutro o se è un sing. femm. della 1a declinazione. Nel secondo caso emur sarebbe la 3a sing. di un passivo in -r ; altrimenti dovremmo supporre che -r denota anche la 3a plurale del passivo. In sces emur (TaBMrO5) il soggetto del passivo emur è sces ‘decisione’. In SeP3S3C4, riga 1, pare essere scritto v\uertur\unt/om: avremmo tre diverse terminazioni, due delle quali sarebbero -ur e -unt. Se la lettura fosse esatta, la variazione finale r\nt rifletterebbe la sovrapposizione di una voce passiva o mediale (-r) e di una 3a pl. (-nt) attiva come in scier\nt : vertur sarebbe interpretabile come ‘è cambiato’ (il ciclo degli eventi) o ‘si inverte’. In SeP1S2A5 si ha ostra | isar, mentre in altre tre scritte c’è la formula gerundiva ostra | isale. Si può leggere isar anche in SeP3S3B2, dopo il teonimo drums, ma le letture sono incerte. Qui isar pare sovrapposto a isent, ind. pres. 3a pl. In effetti davanti a drums è leggibile un altro nome divino, temun, la cui aggiunta potrebbe avere spinto l’incisore a trasformare isar in isent. In TaBMrSoB2 isar sembra un aggettivo riferito al soggetto “tu” di un imper. 2a sing., mentre in SeP1S2A5 (ostra isar) è incerto se sia un aggettivo o la 3a sing. di un medio-passivo in -r. Anche in drums isar sarebbe idoneo un valore mediale-riflessivo oltreché aggettivale.

PREPOSIZIONI, POSPOSIZIONI, PREVERBI.

Il loro uso sembra molto più raro che in latino ed umbro. Dopo ripetute revisioni ho dovuto abbandonare le precedenti letture in cui avevo contemplato la presenza di una posposizione -to corrispondente ad = umbro -to, -ta, -tu ‘ab, ex’) e ad alcune preposizioni e preverbi (es- < *eks-, amбi-, co(m)-). I molteplici inviti all’unione contro Roma fanno sì che le particelle esprimenti unione e compagnia siano le più frequenti. Ma non è facile accertare la funzione, che non sembra la stessa in tutte le scritte, delle parole che fungono da preposizioni e avverbi di unione. Ad esempio ima, ime, imi spesso sembrano essere degli imper. 2a sing. (‘unisciti’), ma in alcune scritte sembrano fungere da avverbi (‘insieme’) e probabilmente anche da preverbi e postverbi = lat. cum-: ad esempio leb ima ≡ lat. co-haere. In imi estri livis ‘insieme al popolo ti liberi’ si può considerare imi una preposizione indicante ‘con, insieme a’ + abl. dat. estri. Anche sam pare fungere da avverbio (‘insieme’) e anche da preverbo (‘con-’). Nell’imper. 2a sing. sembimbe = sembimбa il preverbo è semb-, che è pure una base verbale denotante ‘unione, insieme’.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) In apporplii, che ritengo equivalga all’imper. lat. comple, appor pare fungere da preverbo. In traбma / appo / eri бia la funzione di appo pare avverbiale (‘dappresso, accanto’). Un preverbo equivalente a gallico ate-, ati-, venet. ati- (corrispondente a lat. re-) è individuabile in atieo che traduco con ‘io ritorno’. La forma sincopata at- dello stesso preverbo sembra presente nel participio passivo passato attolitus < *ati-tol-i-tus ‘risollevàti’. Una preposizione pro = lat. pro + abl. è eccezionalmete in pro su\ve ‘pro se’ (SeP9S5). A volte l’abl. di vantaggio non ha preposizione, altre volte è sostituito dalla preposizione/posposizione ob, oб = lat. ob + acc. Tale forma è attestata in ob бiom ‘a favore dell’esercito’ (TaAR1Z3), oб бoбo (TaAR5B1), oб se (TaAR5B3), saptom oб (TaAR3D). La preposizione e = lat. e(x) + abl. sembra presente in e ba scel (TaBMrSoA) ed in e su(v)is\om (SeP1S2A2). Il preverbo in- è presente nel fut. inscriбiбumos che pare un imprestito dal latino. Il preverbo aб- è presente nel cong. esort. aбsia ‘voglia tu slegarti’ che non può essere un imprestito dal latino. cenni sull’uso dei casi.

Quando il verbo è transitivo ed ha un oggetto diretto, questo va in caso accusativo come in latino e nelle altre lingue italiche: ba бustram ‘uccidi la fustigatrice’, uluam strevi ‘rovina spargi’, liv ilбus ‘sciogli i vincoli’, liam бiбli ‘la corrente ingrossa’, ecc. Anche i verbi di moto possono reggere l’accusativo in formule corrispondenti a lat. ire viam : vedi e itus ‘percorri le vie’, iti iteiam ‘percorri la via’ ecc. Ma in ei itia non si può accertare se itia è un ablativo o un accusativo con omisione di -m. I verbi di unione spesso reggono l’accusativo anche quando hanno il valore riflessivo ‘unirsi con’, come in strumom ivi ‘alla corrente congiungiti’, umбem umua ‘alla lega unisciti’, semua\e semбarus ‘assòciati ai compagni’. Con valore riflessivo possono reggere anche il dativo: vedi elemбi iv ‘alla federazione congiungiti’ o l’iscrizione più complessa suus ivli istrom umuamus istro istri svom che interpreto nel seguente modo: ‘i propri congiungi ai pubblici (beni); ci uniamo al popolo; al pubblico il proprio’. Qui istrom è un dat. pl.; istro ‘popolo’ e istri ‘pubblico’ sono dativi di due diverse declinazioni. In istre semuo res, dato il possibile sincretismo tra dativo e ablativo, non è chiaro se istre ‘pubblico’ è un ablativo (indicante a favore di chi) oppure un dativo indicante con chi si uniscono le sostanze. Qualche caso rimane dubbio: ad esempio in semuo svo ‘mi unisco al proprio’ non è chiaro se svo sia un dat. o un acc. con omissione di -m. Con i verbi con base *is- ‘smaniare, eccitarsi per’ l’oggetto per cui si smania può essere sia in caso accusativo (isi svam estiam ‘smania per il proprio popolo’) sia in ablativo (istre re is ‘per la cosa pubblica smania’, бio ise ‘per l’esercito smania’). In ili isi ed ilie isi è probabile che ili ed ilie, significanti ‘rivoluzione’, siano dei locativi. In usu iso l’abl. usu denota modo (‘con ardore’). Anche quando il verbo significa ‘bruciare’ in diatesi media o riflessiva, l’oggetto per cui ci si infiamma è espresso in ablativo (us ustro isti ‘ardo con ardore per il popolo’; ilumбe ostra ‘per la rivolta ardi’, ulvia os ‘per la distruzione ardi’) e forse anche in accusativo senza preposizione (svotrus os ‘per i compatrioti ardi’). Il verbo em-, che generalmente è traducibile con ‘approfittare di’ e che però corrisponde etimologicamente a lat. emō ‘compro, acquisto’, regge sia l’accusativo sia l’ablativo della cosa di cui si approfitta. Ad esempio in In emi бia e ui emi i sinonimi бia e ui ‘violenza, forza’ sono ablativi di mezzo e anche in em re ‘approfitta della circostanza’ c’è l’ablativo. In ilie emi lia ‘nella (?) rivolta approfitta del corso’ è possibile che lia sia un abl. invece che un acc. con elisione di -m. Anche i verbi con base cumб- ‘adoperarsi per, applicarsi a’ reggono generalmente l’accusativo senza preposizione della cosa a cui ci si applica (cumбilom ilom ‘mi adopero per la rivoluzione’, cumбil simiem ‘adòperati per la lega’). Questa costruzione si trova anche con lat. incumbō.

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L’unica proposizione contenente più di tre parole ed un solo verbo e che ci dà un’idea dell’uso dei casi è simba\ e m (acc.) svuom (gen.?) strumumus urtuбa (abl.). Essa è così interpretabile ‘nell’unione dei propri confluiamo per il risorgimento’. L’ablativo esprimente scopo o causa è presente anche in altre brevi proposizioni: ad esempio in ulte use druo ‘per la vendetta con ardore corro’.

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24° CAPITOLO

RICOSTRUZIONI ETIMOLOGICHE ED INTERPRETAZIONI LESSICALI aбsia. In SeP1S1A1. Verbo con eccezionale preverbo aб = lat. ab. Siccome a sia è attribuibile la radice di sie ‘légati’, aбsia è interpretabile come ‘slégati’. ai. In TaBMrO1. Se la lettura è esatta, si tratta di un imper. 2a sing. corrispondente a lat. age con il senso di ‘conduci (a morte), giustizia’, dato che l’oggetto è reom = lat. reum. Avremmo ai < *agi. ail-. Vedi eil-. ais. Equivale ad etr. ais ‘dio’ ed italico ais- ‘dio, divino’ (Untermann 2000: 68-69). Come in etrusco e nei dialetti italici, anche ad Ospitale si hanno attestazioni della forma eis. In SeP1S3B si ha eisem (acc.) tlemus interpretabile come ‘il dio celebriamo’. In eis ivisus sel (SeP1S1C2), data la presenza dell’imperativo 2a sing. sel ‘propizia’, eis dovrebbe essere un vocativo. Negli altri casi ais = eis è un nominativo. Rimane il dubbio, a causa di una sovrapposizione, se la redazione di una scritta in SeP2S2A era бiuit aisos o бiuit ais. Se anche бiuit aisos fosse una lettura corretta, avremmo un problema morfologico: aisos sarebbe un nominativo sing. rideterminato o un plurale in -os con il verbo erroneamente al singolare? In SeP5S2 la formula ais ila corrisponde a lat. deus volvit (volve se ila è imperativo, con ais vocativo). alis o alsi? In TaBMrSoA. Il termine è scritto vicino a lasa / e ba scel e potrebbe essere collegato a lasa ‘Amor, Lar’. alustromus. Pres. indic. 1a pl. Riconducibile ad una base *alu- ( ‘divagare, scansare’ (cfr. gr. ἀλύω, ἀλύσκω e lat. alūcinor). am-. È uno degli sviluppi delabializzati di *HəmB- (B = qualsiasi consonante labiale) ‘unione, insieme, pari’, da cui si hanno vari sviluppi, a seconda di dove sia stata indirizzata l’enfasi tonica, fra cui ambh-, *am-, *im-, *ap- (Zavaroni 2007b) e, proprio in nord-umbro, embh- e imbh-. Da *am- derivano lat. amō, amicus, amita, etr. ame ‘con, insieme’, ama ‘pari, come’, amake ‘si unì con”, am(u)ce ‘unito, -a’, air. amail ‘simile’, amal ‘come’, amnar ‘zio’ (Zavaroni 2001b: 297). Nelle iscrizioni di Ospitale abbiamo: ama (imper. 2a sing.) ‘unisciti’, ama e ame (avverbi) ‘insieme’, amea (ablativo) ‘con l’unione’, amimila (necessitativo) ‘dobbiamo unirci’. amu-. Base che a mio avviso significa ‘arpione, amo’, attribuibile ad amu ‘arpiona’ (imper. 2a sing.: 2 casi in SeP1S2A3b), amua (abl.? ‘con l’arpione’? 1 caso in SeP1S3C), amucis (abl. plur.? ‘con gli arpioni’?). In TaBMrO4 la lettura amuo ‘io arpiono’ non è sicura. Questi sensi sono i più idonei ai contesti, in cui si hanno sintagmi con l’imper. 2a sing. uvile ‘uncina’. Inoltre, sotto cis di amucis è disegnato un antropomorfo che con un corto braccio regge un grosso uncino. Siccome in nord-umbro non si hanno gutturali aspirate, si può ipotizzare un nesso con lat. hāmus ‘amo, gancio’ per il quale, però, nessuna comparazione è direttamente evidente. appo e appor. Si ha appo in una riga a sé (/traбma ‘tumultua’ / appo / eri бia ‘spingi con violenza’ /), mentre appor è scritto davanti a plii che corrisponde a lat. *plē. A mio avviso ambedue derivano da *app- < *amp-, uno degli sviluppi della radice *HəmB- ‘unire; insieme; pari’ – menzionata alla voce am- – da cui derivano pure lat. apud, apor, apiō. Quindi appor potrebbe fungere da preverbo: apporplii equivarrebbe a lat. comple. Invece appo, data la sua posizione, pare fungere da avverbio (‘dappresso, accanto’). ar-. Attribuisco la radice *ar- < *h2er- ‘stringere insieme, connettere, adattare; arte; arma’ ai seguenti termini: a) da *a0r-: ar, ara, ari ‘congiungiti, connettiti a > raggiungi’ (imper. 2a sing.). Possibile arete (imper. 2a pl.) in TaBMrO1. b) da *ar-m-: armatom (gen. pl.) ‘degli armati’ e armom ‘armata’ (acc. sing.): le parole semuam armatom sono sovrapposte a umбrem armom (SeP1S3B). In SeP1S1C1, riga 1, pare scritto armis ‘con le (o: alle?) armi’. In SeP7S4 si ha umбrom arma ‘le armi (o meglio: ‘armate’?) degli Umbri’. In TaAMrO armul (se non si tratta di ramul, data l’ambiguità della legatura) designerebbe il ‘membro’ dell’ars ‘aggregazione’ (vedi sotto). In TaBMrS2 armo sembra un ind. pres. 1a sing. significante ‘mi armo’, mentre in TaBMrO5 armi ed in SeP9S5 il possibile arma (lettura incerta) sembrano essere degli imper. 2a sing. significanti ‘àrmati’. Possibile il necess. armila (se non è ramila) in TaAR3C. In TaBMrSoB2 armus è un acc. pl. retto da бer ‘promuovi’ o ‘spingiti a’. c) da *ars-: ars? (lettura incerta in TaAMrE3 : il termine sarebbe stato ottenuto dopo vari aggiustamenti e sarebbe preceduto dal simbolo ⊙): imper 2a sing. o sostantivo in caso nom.? In TaAMrO arsem è l’accus. di un possibile nomin. ars che significherebbe ‘aggregazione, congrega’. In SeP3S3A (riga 6) è forse presente arsit (ind. pres. 3a sing), il cui soggetto sembra essere il nome divino Tembra : quindi arsit potrebbe valere ‘regola, ordina’. In TaBMrO4 per arsio pare più idoneo un senso quale ‘mi aggrego’. In tre scritte

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è probabilmente presente arsi: 1) in TaAR5C4 arsi segue mar che a mio avviso è un imper. 2a sing. da *mer- ‘binden; Schnur, Schlinge’ (IEW 733) ed è esso pure un imper. 2a sing., sinonimo del primo; 2) in TaAR5C1A arsi precede beбili che pare equivalere all’imper. бiбli ‘ingrossa’: quindi è probabile che anche arsi sia un imper. 2a sing. e significhi ‘stringiti insieme a’; 3) questo senso pare confermato in esti arsi ‘al popolo stringiti’ (TaAR5C2). In TaBMrO6 si ha l’imper. 2a pl. arsite. Insomma, è attribuibile a *ars- la radice *h2er- ‘connettere, adattare, disporre’ che vari autori attribuiscono ad umbro arsier e arsmo (vedi Untermann 2000, s. vv.). arбis. Si trova nella scritta che si sviluppa verticalmente verso l’alto iti arбis lio (SeP3S3D1): ipotizzo che arбis sia un aggettivo nom. sing. riconducibile alla base *ar-dh- ‘alto’ presente in latino (cfr. arbor e arduus) e in gallico. artrus. In SeP1S3A. Acc. pl. oggetto di svemбe ‘getta’. Corrisponde a lat. arta (pl.) nel senso di ‘costrizioni, impacci, legami’. as-. Dalla base *as- < *h2eh1s- ‘inaridire’. Si hanno asi (imper. 2a sing.? o abl. di *asis ‘ardore’?) e, con formante -l-, asilo (indic. pres. 1a sing.), asila (imper. 2a sing.), per i quali è da ipotizzare un traslato semantico simile a quello che si è avuto in lat. ardeo (< *az-d-) ‘ardo (di desiderio, passione, coraggio)’. at(i)eo. In SeP3S3A. Lettura dubbia: ateo o atieo. Il dubbio non dovrebbe influire sul senso del verbo, perché il preverbo ate- = ati- può subire la sincope della vocale finale. Indic. pres. 1a sing. Siccome è seguito da itia ‘via, cammino’, ipotizzo che sia composto dal preverbo ati- (gallico ate-, ati-, venet. ati-) corrispondente a lat. re-, e dal verbo eo(m) ‘vado’. Quindi at(i)eo itia sarebbe simile alla formula latina redeo in viam ‘ritorno sulla (retta) via’. atiti (> adiiti). In SeP9S12-03, si vede una possibile trasformazione di atiti in adiiti (con adi- < ati- equivalente a lat. re-). Imper. 2a sing. di un verbo *atito frequentativo di at(i)eo. atro? Parola incerta che sarebbe stata modificata in castruo. Unica scritta visibile nel Settore 3 della Parete 10 (SeP10S3). atro può corrispondere a lat. atrum nel senso di ‘scuro, incupito, triste’; castruo potrebbe esserne un sinonimo. Altrove (Zavaroni 2003b) ho proposto una nuova interpretazione di umbro *castru-, riconducendolo a *cad-(s)-tru-, cioè alla radice *̑keH2d- ‘seelisch aufgewühlt sein’ (LIV 319, IEW 516; cfr. air. cais ‘odio, astio’): *castru- sarebbe ‘la cosa per affliggere, perseguire, dar(si) pena’. Quindi n.u. castruo potrebbe valere ‘afflitto, in preda al rancore’ e simili. Un poco più in alto sono disegnate delle orme che, come sostengo da molti anni, sono un simbolo delle divinità che presiedono alle vie ed ai viaggi ed in particolare alla conduzione delle anime da questo all’altro mondo e ritorno. Le scritte sarebbero intonate al simbolismo del viaggio delle anime nell’oltretomba. attolitus. Acc. pl. di un participio passivo passato. Composto dal preverbo at- < ati- (vedi atieo) e dal verbo *tol- ‘elevar(si)’ (vedi tol-). Quindi attolitus può significare ‘risollevàti, risorti’. au-, av-. Il senso più idoneo sembra essere ‘aiuta, propizia’, ottenibile con la comparazione ad una radice molto discussa dai linguisti. Pokorny (IEW 77) la annovera come aw-, awē-, awēi- ‘gern haben’ > 1. ‘verlangen’, 2. ‘begünstigen, hilfreich sein’. García Ramón (1996) formula la radice come *h2ewh1- con le accezioni ‘ayudar’ e ‘complacerse con’ che sarebbero riconducibili ad un solo senso: ‘dar preferencia, apreciar’. Da tale radice, secondo García Ramón, deriverebbero sia lat. aueō (< *h2ew(h1)-) sia iuuō (< *h2i-h2ewH- : con reduplicazione). In LIV si distingue *h1ewH- ‘helfen’ da *h2ewH- ‘genießen’ sotto cui è menzionato lat. aueō ‘begehren’. Sono attestati: 1. ave (imper. 2a sing.); in SeP1S2B2 ave, che segue mae ‘potenzia’, è interpretabile come ‘aiuta’ piuttosto che ‘aspira a’; 2. aue (imper. 2a sing.; SeP3S1A), per il quale il senso è più incerto: sia ‘aiuta’ sia ‘aspira a’ sarebbero idonei, l’oggetto essendo uliam ‘crescita’, forse sovrapposto a luam ‘liberazione’; 3. aui = aue (SeP7S10) con la stesso dubbio; 4. ava (indic. pres. 3a sing., come i due verbi che lo precedono) avente per soggetto il teonimo бoбlo (SeP7S6A); 5. aua, poi mutato nel sinonimo dua ‘sii buono, propizio’ (TaAR3A1); 6. auela (necessitativo; SeP1S2B) per il quale, non essendo connesso ad altre parole, il senso ‘si deve giovare’ sembra più idoneo di ‘si deve desiderare’. aue. In SeP1S2A1 aue precede tuti Mars ulua ‘picchia, oh Marte, distruggi’ e potrebbe corrispondere al saluto latino (h)ave ‘salve’ invece che significare ‘sii propizio’. aum-. In SeP3S3B2 aumom è l’oggetto del verbo бert ‘porta, presenta’ ed è interpretabile come presagio (lat. ōmen). Poiché in nord-umbro [g] è caduto, si può pensare ad una derivazione da *aug-mo-, cioè dalla radice *h2ewg- di lat. augur, augurium, augeo. Oltre ad aumom è attestato auma che sembra seguito da emur (SeP1S1C2), probabile passivo da em- ‘prendere’. Poiché non è possibile stabilire se -r denota anche la 3a pl. oltre che la 3a sing., non si può accertare se auma è il sing. di una declinazione diversa da quella di aumom o se ne è il pl. neutro. In SeP7S6A l’iscrizione aumatos zilatos osos, disposta in modo da formare un uccello (simbolo dell’augurium), conterrebbe due participi passivi passati aumatos e zilatos, aggettivi dell’acc. pl. osos ‘voleri’. Il primo deriva ovviamente dalla base aum- e può valere ‘augurati, vaticinati’; il secondo significa ‘ordinati, stabiliti’ (vedi zila). In verità è possibile che -tos di aumatos sia sovrapposto a

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) -vos o -vom : quindi avremmo anche un tema *aumavo- che potrebbe essere di un nome (‘vate’) invece che di un aggettivo (‘augurale’). Da aum- si ha om- per monottongazione (vedi om-). ba-. In parecchi casi ba funge da verbo (imper. 2a sing.) e vale ‘uccidi, estingui’. Solo in un caso (e ba scel ‘dalla morte salta fuori!’, TaBMrSoA) la funzione di sostantivo (abl. dopo preposizione e) mi pare sicura, mentre in altre scritte è difficile stabilire se ba è un nome (nom., vocat.) o un verbo. Sono anche attestati bai (2 casi), che funge solo da imper. 2a sing., bat (pres. indic. 3a sing.) e forse bas (2 casi incerti, in uno dei quali una diversa opzione sarebbe bat), che pare essere un sostantivo significante ‘morte’. Questi termini mi sembrano desunti dal gallico: cfr. air. ba e bás ‘morte’ (accanto a bath) e il tema verbale *ba‘morire’. L’etimologia delle suddette parole irlandesi è una questione aperta, ma la costante presenza di b- in nordumbro è un buon indizio a favore di uno sviluppo *ba- < *gweh2-. bamбa. Attestato in SeP1S1C1, in sovrapposizione con bauбa. Siccome successivamente si ha la contrapposizione ultos / ulбos “vendetta / crescita” ritengo probabile che bamбa si opponga a bauбa ‘picchiatrice’ e indichi una divinità dell’ingrandirsi. In altre parole ritengo che la base *bamб- sia una variante di *бomб- ‘ingrossar(si)’, da *BVmB < *BəmB- (B = qualsiasi labiale) ‘ingrossar(si), gonfiar(si) (specialmente in forma rotonda)’. Cfr. lat. babbiae = bambiae, nome di olive altrimenti chiamate maiorinae (Plinio, XV, 15). Vedi anche bemбe. beati. In TaBMrO1. Nom. pl. equivalente a lat. beati. beбili. Vedi бeб-. bemбe. In TaAR3C, dov’è seguito da бuo ‘(mi) accresco’. Ritengo che sia un imper. 2a sing., dalla radice *BəmB- ‘ingrossar(si)’ di bamбa e *бomб-. bibea? Vedi бibli. bil-. Forma graficamente erronea per бil-. blumбe. Probabile lettura in SeT2 (modifica di un precedente ilumбe). Ablativo sing. Senso presumibile: ‘con rigoglio’. Riconducibile a *bhel- ‘blühen, üppig sprießen’ (IEW 122) come got. blōma, aisl. blomi ecc. ‘fiore’ (però b iniziale sostituisce erroneamente б) o forse a *gwel- ‘überträufeln, überrinnen, quellen’ (IEW 471): in tal caso b iniziale sarebbe corretto, ma la formazione del nome non trova adeguati riscontri. boboa. Attestato in TaBP1A, sembra significare ‘bevanda’ (sono disegnati anche due grappoli d’uva), nel qual caso sembrerebbe una voce gergale (cfr. ital. dial. nel linguaggio infantile bumba e lat. bu, bua (Ernout & Meillet, 77 s. v.): forse boboa è la somma di bo+boa. bol-. Sono attestati bolo (ind. pres. 1a sing.) e bola che potrebbe essere sia un imper. 2a sing. sia un ind. pres. 3a sing.: nel secondo caso il suo soggetto sarebbe lia ‘corrente’ menzionata in un’iscrizione in piccole lettere che attraversa il grande a finale di bola. Siccome anche l’a finale sembra un’aggiunta tarda ad un precedente bol, l’ipotesi che bola non sia un imper. 2a sing. si avvale di un ulteriore indizio epigrafico. La radice sembra essere *gwel- ‘scaturire, balzar su, essere rigoglioso’. In TaAR5A si ha l’ imper. 2a sing. bo\ul (u, in alto, meglio marcato di o che è in basso). bom-. Radice verbale da *gwem- ‘venire’. Sono attestati gli imper. 2a sing. bom = bome = bomi, l’ind. pres. 1a sing. bomo, il cong. esort. 2a sing. bomia. Forse in SeT17 era scritto bomem[us], ind. pres. 1a pl. bos. Attestato in TaBP1B nella scritta metaforica bos elie ‘i buoi spingi’. bote? Lettura incerta (SeP3S2F). Se corretta, si può ipotizzare una derivazione da *gwet- ‘gonfiare pressando’: cfr. lat. botulus ‘salsiccia’ e botontini ‘piccoli ammassi di terra, monticelli’. bra, brat. Probabilmente non assimilabili a бra ‘spacca’, sebbene i contesti non lo chiariscano in modo evidente. Essi comunque ammettono l’ipotesi di una derivazione da *gwerH- ‘lodare, ringraziare’ di lat. grātus, osco brateís e βρατωμ, peligno bratom, gall. βρατoυ-. Lat. grātus è un participio passato di un verbo non attestato riconducibile alla radice primaria *gwerH- da cui si hanno pure verbi senza ampliamento in antico indiano, avestico, lituano, slavo (LIV 210). È possibile, insomma, che bra sia un imper. 2a sing. significante ‘loda, ringrazia’. brei, bril. In SeP1S3E brei sembra un imper. 2a sing. Senso possibile: ‘poténziati’. In SeMB1 è attestato bril, anch’esso presumibile imper. 2a sing., a cui attribuisco lo stesso senso e la stessa radice *gweri- ‘grave; importanza; potenza, valore’ (cfr. air. brig ‘potenza, forza, valore’, cimr. bri ‘dignità’ ecc. ed il prefisso greco maggiorativo βρι-). brobma (per bromba; TaBP1B), accus. o abl. retto da ivi ‘unisciti con’, sembra traducibile come ‘strepito, brontolìo’: vedi *bherem- ‘brummen, surren, fremere, tonare’ (IEW 142-143). bruvi(t). Lettura incerta (SeP3S3B2). Supponendo che la lettura sia buona e che il b iniziale non rimpiazzi un б, si può ipotizzare una comparazione con gr. βρύω e βρυάζω, esprimenti ‘traboccare, essere in rigoglio, brulicare, abbondare’. Tale griglia semantica sembra giustificata dal fatto che le lettere bru interferiscono con il disegno di una bottiglia orizzontalmente disposta, il cui orificio tocca l’orlo di un recipiente. La bottiglia qui è un simbolo sacro: allude all’aqua vitae che il dio datore di vita e di morte perennemente

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dispensa. Rimane tuttavia il problema della radice di βρύω, che generalmente è ritenuta sconosciuta, e quindi di bruvi(t). bus-. Vedi бus-. бaб-. In TaAR5C3 si ha бaba invece di бaбa, ma è probabile che si tratti di una variante grafica. Qui бaba segue mae ar(si) ‘ingrandisci stringiti’ e induce a supporre che si tratti di un imper. 2a sing., sinonimo di mae ‘ingrandisciti’. Quindi ipotizzo che l’area semantica di бaba = бaбa sia ‘gonfiar(si), ingrossar(si)’, da *BəmB- ‘gonfiar(si) > ingrossar(si)’ come bamбa, bemбe, beбili (vedi anche бiб- e бoб-). Si ha бaбa nell’iscrizione бaбa | ba | бlusia sul sasso in forma di cippo SeP7Ci. ba è stato scritto in modo da interferire con бaбa, sebbene davanti a ba ci sia abbondante spazio per evitare sovrapposizioni. Ritengo che l’interferenza alluda ad un nesso concettuale fra бaбa e ba ‘morte’, nesso analogo a quello fra бua ‘aumenta’ e mua ‘tronca’. Quindi mi sembra confermata l’interpretazione бaб- ‘ingrossar(si)’. In SeP8S4 бaбa pare sovrapposto a draбa, di cui senso e funzione sono dubbi. Da questa attestazione e da quella in SeP7Ci non si può accertare se бaбa è un imper. 2a sing. o un sostantivo. Tuttavia la prima ipotesi mi sembra più probabile e ritengo che in SeP7Ci бaбa бlusia possa significare ‘ingrandisciti prospera’. Sulla sommità del masso presso il rio Acquagrossa a Tana Alta, sul lato Est del masso (TaAMrSo1), parallelamente al lato superiore di una cavità rettangolare col fondo pianeggiante, certamente artificiale, è scritto бaбa (in lettere molto grandi) idom. Siccome idom è un pres. ind. 1a sing. significante ‘cresco’, è da supporre che esso costituisca una risposta ad un imperativo бaбa. Nella sequenza бeбre бaбs osi mua (SeP1S2B2) бaбs sembra essere un nome che funge da soggetto di tre verbi, presumibilmente imperativi: “recidi, o Babs, brucia, tronca”. In SeP3S2D fu inserita fra la 3a e la 4a riga la sequenza бaбs (poi corretto in бaбus) imei ‘Babus voglia (tu?) unir(ti?)’. In entrambe le scritte бaб(u)s potrebbro indicare un dio ed essere un sinonimo di бoбlo ‘il Giovane’ = etr. Fufluns (SeP7S6A); ma le scritte potrebbe essere rivolte anche ad un generico giovane invitato a ribellarsi contro Roma. Se бaбus > бaбs è un nome, è meno probabile che anche бaбa sia un sostantivo indicante una ‘giovane’. È più probabile che sia un imper. 2a sing. Considero un imper. con analoga griglia semantica anche бabli (scritto in grandi lettere come бaбa in TaAMrSo1) che in TaAR1Z3 sembra seguito da бombo ‘m’ingrosso’. Insomma, бabli бombo sarebbe ua formula simile a бaбa idom. бaila. In SeP3S1A. Gerundivo con significato incerto. La base è riconducibile a più di una radice, fra cui la più allettante mi pare *bheh1ĝh- ‘streiten’ da cui derivano termini celtici e germanici (LIV 68, IEW 115). Avremmo бaila < *bhagh-ila. бam-. Si ha бami nella sequenza tia бami ava (SeP7S6A), dove tia vale ‘sprona’ e ava ‘aiuta’. Il soggetto sembra essere il dio бoбlo. Mi pare lecito ricondurre бam- a *bhā- < *bheh2- di lat. fāri ‘parlare’ e di fāma; ma i due vocaboli nord-umbri sembrano concernere la parola divina, la profezia. Teoricamente бami potrebbe essere un nome in caso abl.-dat. (-i : ‘con la parola, la profezia’) invece che un imper. 2a sing. (‘profetizza!’: cfr., con diversa coniugazione, osco faamat). Tuttavia, la probabile presenza in SeP3S2F di бamam (accus.), pure esso traducibile come ‘profezia’, pone di nuovo il problema della molteplicità delle declinazioni nelle iscrizioni di Ospitale. бat-. L’imper. 2a sing. бati, avente per oggetto stutrem ‘picchiatore’, è attestato in SeP1S3C. Mi sembra che бati stutrem esprima, come in altre formule, un incitamento a battere Roma, che prima aveva battuto e vessato gli Umbri. Quindi mi sembra pertinente la comparazione con lat. ad fatim ‘ad lassitudinem’, fatigō ‘sposso’, fatiscō ‘fendo, stanco’, a cui si attribuisce la radice *dhe-, dhə- con senso incerto (‘hinschwinden’? IEW 239). In TaBMrO3 si ha бatomus, pres. ind. 1a pl. бauбo\a, bauбa. In SeP1S1C1 questi due nomi sono i soggetti di verbi denotanti “mozzare, fendere”. Ritengo che essi siano epiteti di divinità preposte al picchiare, spaccare. La radice è *bhau- ‘schlagen’ (IEW 112) che occorre a mio avviso attribuire anche al nome Fūfetius del mitico Mettius Fūfetius della mitologia storicizzata romana. È da notare che bauбa (grafìa erronea per бauбa) pare sovrapposto a bamбa ‘grossezza’ (nome di divinità) e che бoбa (sinonimo di bamбa) pare assimilato a In бauбa\o (l’o finale è sovrapposto ad un a). Anche бauбa e бauбo sono a mio avviso dei nomi di entità divine. бeб-. Il contesto lascia supporre che la base бeб- del pres. ind. 1a sing. бeбumus (TaBMrO6) sia una variante fonica di бiб- ‘ingrossar(si)’. In TaAR5C1A si ha beбili. бeбr-. Base dei verbi бeбre = bebre (imper. 2a sing.), бeбrela (necessitativo) e beбremus (pres. indic. 1a pl.); riconducibile a *bherH- ‘tagliare, tosare’, con raddoppiamento. I suddetti termini sono infatti associati ad altre parole significanti ‘tagliare’. Per di più, davanti a бeбrela è disegnata un’ascia. бei-. Questa base è riconducibile, come le varie attestazioni mostrano, a *bheyH- ‘colpire, spaccare’. Abbiamo i seguenti verbi: 1. бei (imper. 2a sing. in vari casi; pres. indic. 2a sing. – preceduto dalla congiunzione ib ‘se’ – in 1 caso); 2. бea ‘colpisci’ (imper. 2a sing.; variante grafica bea); бeat ‘colpisce’ (ind. pres. 3a sing.); 3. бeamus (ind. pres. 1a pl.); 4. ind. fut. 1a sing. бeam. La stessa radice è da attribuire a бeila = beila ‘ascia’ che sembra l’esatto corrispondente fonologico di air. bïáil ‘scure’. Ovviamente occorre supporre che in бea, бeat, бeam e бeamus sia caduto l’i intervocalico.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) бela. Nella scritta erotica SeP2S1A. Corrisponde a lat. fella, da *dhe-l- ‘succhiare’. бeliom. Essendo oggetto di cili ‘taglia’, lo interpreto come ‘corda’ (da *gwhei-slo- come lat. fīlum). Sostituisce altri termini più comunemente usati, quali ilбom ‘legaccio’ e liea ‘legami’. бer-. Da *bher- ‘portare, produrre’ ecc. si hanno i seguenti termini: бer (imper. 2a sing.: ad esempio бer semua ‘promuovi l’unione’), бerte (imper. 2a pl.; mediale: ‘spingetevi, muovetevi’); бerit (1 caso) = бert (2 casi) ‘porta, produce, promuove, conduce’; бerei (cong. esort. 2a sing.: ‘voglia tu muoverti’). бersi. Imper. 2a sing. nell’iscrizione TaAR14B ili strel бersi. Lo interpreto come ‘consòlidati’. Da un ampliamento *dher-s- di *dher- di lat. firmō; cfr. ferrūmen (< *dher-s-ū-min-) ‘saldatura’: a mio avviso anche lat. ferrum è da *dher-s-. бes-. Base dei verbi бese = бesi = bes ‘trita’ (imper. 2a sing.), бesom (ind. pres. 1a sing.); da *bhes- ‘sfregare, tritare, sminuzzare’. бi, bi. Imper. 2a sing. In alcuni casi si ha бi ed in altri si ha bi. Il senso sembra essere ‘colpisci’ (imper. 2a sing.). La radice sarebbe *bheyH- come per бei. бia. бia può essere nom. acc. abl. Forme eteroclite: бiem (acc.), бie (dat.). Ma бie può essere anche un locativo (бia-i). Non sono attestate varianti con b iniziale al posto di б. Dai numerosi contesti sembra potersi dedurre che бia esprime le connotazioni di lat. vis. In qualche caso è possibile, ma non certa, una traslazione a ‘forza militare, milizia’. In TaAR2Z1 la sequenza бia бia sembra avere il valore esortativo di ital. “forza! forza!”. È poi possibile che in alcuni casi бie equivalga a бi, che ne sarebbe una forma abbreviata. Il senso di бia non mi pare riconducibile a *bheyH- ‘schlagen’. Un accostamento alla radice *gweyH‘überwältigen’ (cfr. gr. βία) sembrerebbe più idoneo, ma la costante presenza di б- invece di b- mi induce a scartare anche tale radice. Siccome alcuni termini significanti “nervo, tendine”, come gr. ἴς, ἰνóς e νεῦρoν e lat. nervus, denotano anche “forza, potenza”, mi sembra possibile che бia ‘forza’ possa essere ricondotto, con rispetto delle regole fonologiche, a *gwheyH-, *gwhī- ‘Ader, Sehne, Band’: si sarebbe operata la traslazione semantica “tèndine, nervo” > “nerbo, forza”. Stessa radice avrebbe бiom ‘esercito, forza militare’ (vedi бio-). бiб-, бip-. Per gli imper. 2a sing. бiбi e бiбli ‘ingrossa’ (бiбli ha come oggetto liam ‘corrente, flusso’ in SeP3S3D2), ipotizzo una base *bhiB- < *BəmB- ‘gonfiarsi, ingrandirsi’ (B = qualsiasi occlusiva labiale) con vocalismo i come in aisl. fīfl ‘Riese’; Tropf’, nisl. fimbul- ‘gross’, lit. pim̃pilas, lett. pimpila ‘penis’, aing. pīplian ‘to be pimply’ ecc. (qui, a mio avviso, anche ital. bimbo < ‘che ingrandisce’). In TaAR5C5 è possibile che si abbia bibea (oltreché bi bea con b fonologicamente scorretti): se la lettura fosse corretta, si tratterebbe di un cong. esort. 2a sing. Leggo бipila (piuttosto che бimila) nelle due scritte erotiche SeP2S1A, SeP2S1A e suppongo che *бip- sia una variante di *бiб-. бid-. Da *bheyd- ‘spaccare’ (LIV 70), possibile ampliamento di *bheyH-, si hanno l’imper. 2a sing. бid = бidi ‘fendi, spacca’, il cong. esort. 2a sing. бidei e i nomi бidre = бidure ‘fendente, scure’ (abl.). бiela. Indica uno strumento da taglio. Forse equivale a бeila. La radice è ancora *bheyH- ‘colpire’. бil-. Base con significati simili a quelli di бei-: “picchiare, spaccare, tagliare”. Infatti *бil- è da bheyH- a cui si è aggiunto il formante -l-: cfr. germ. *bilja > aat. aing. bill, as. bil ‘spada’, n.at. bille ‘piccone’. Verbi: imperativi 2a sing.: бil, бila = bila, бile = bile, бili, бilie; indic. pres. 1a sing.: бilom > бilo; indic. pres. 1a pl.: бilamus, бilimus, бilomus = bilomus; cong. esort. 2a sing.: бilai, бilei, бilea (e forse 1a pl. бilumis), necessitativo sing: bilila (corretto in бilila con l’inserimento di un б nello spazio vuoto al di sopra del b iniziale); necessitativo pl. бileli, 1a pl. bilamila. Sostantivi: бilem (‘battaglia’? ‘caedes’?) e бiluia ‘‘caedes, abbattimento’. бiom. Se la lettura è esatta (nell’attesa legatura = om, l’o non è evidente), in TaAR2Z1 бiom è il soggetto di бi ‘colpisci’ e vale ‘piccone, accetta’ (cfr. gallo-lat. vidu-bium ‘accetta da legno’). Quindi occorre distinguerlo da бiom ‘esercito’ < ‘forza militare’ (accus.). бio-. Non mi sembra attestato il caso nominativo, ma solo l’accus. бiom (5 casi) > бio (1 caso certo) e il dat. abl. бio. Da u\omбrem бiom si potrebbe dedurre che бiom non è un neutro, ma data l’aleatorietà di varie terminazioni, nulla di certo può dirsi in proposito. Quando бio è retto da verbi esprimenti ‘unisciti’, non è possibile stabilire se il caso è dativo o accusativo con omissione di -m. In altre due o tre occasioni бio è dativo o ablativo. Attribuisco a questo бio- la radice ed il traslato semantico che ho assegnato a бia. бir-. In TaAR3C si ha бir, in TaAMrSo4 бira, in TaAMrSo5 бiri. Tutti tre sono presumibili imper. 2a sing. come tli ‘sostieni’ che precede бira. In TaAR3A2 si ha бiro, ind. pres. 1a sing. Attribuisco loro la radice *dher‘(sos)tenere, (af)fermare’ (cfr. lat. firmare) vista per бersi. бis-. Base dell’imper. 2a sing. бise, бisi e del possibile ind. pres. 1a pl. бisiamos (-mos incerto). Ipotizzo una derivazione da *bhid-s- ‘legare, intrecciare’, secondo cui avremmo бise, бisi ‘légati, vincòlati’. In TaAR5B1 бisiamos sembra seguito da mar ‘collégati, stringiti’ (coperto da cifre moderne). бiv-, бiu-. Nelle numerose attestazioni sembra idoneo un generico “colpire” o anche “trafiggere”. Quindi la comparazione più idonea è con alat. fīvo = lat. figo, da *dheyHgu- ‘stechen, stecken’ (LIV 142). Verbi: imperativi 2a sing.: бiu = бiv = biv, бiua, бive = бivi = bivi; indic. pres. 1a sing.: бivo, бivom; indic. pres.

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1a pl.: бivamus, бivamos, бivimos, бivimus; cong. pres. 2a sing. бiviei; necessitativo sing: бivela (lettura non sicura). Participio passato passivo sostantivato: бiuita ‘colpi’ (acc. pl. neu.). Aggettivo sostantivato nom. pl. бivelu\os (ma l è incerto). бlitru. Attestato in SeP3S2F2, dove pare essere un ablativo in -u, retto da un verbo con base *corm- ‘ribollire’. Da *bhleg- ‘bruciare, accendere’? o da *bhleyg- > *bhlīg- come lat. flīgo? (*бlīt-r- < *bhleg(i)-t-r- oppure *бlīg(i)t-r- con regolare caduta di [g]). бli-. In TaAR9B è attestato бlium che mi sembra un sostantivo con base бli-< *bhlīg- *pV(m)p-. бors. Attestato solo in SeP3S1A. Sembra il soggetto di strieu che interpreto come ‘si è consolidato’. Ipotizzo che equivalga a lat. fors, -tis ‘sorte’, dato che pare esistere anche бortunus (vedi). бortunus. Leggibile in SeP1S3G, dove sembra l’oggetto (acc. pl. in -us) di streumis ‘spargiamo’. Traducibile come ‘fortune, successi’. бostr- > бustr-. A *bhau- ‘schlagen’, e più precisamente al suo derivato bhaud-sti- (da cui si ha pure lat. fūstis, ma in latino manca un nome d’agente) devono essere ricondotti le seguenti varianti significanti ‘Picchiatore, Fustigatore’: 1. бustram, acc. femm., probabilmente riferito a Roma; 2. b\бu\ostro, nom. sing., forse epiteto divino (SeP1S2A3b, dove il b è probabilmente dovuto all’adattamento a scritte preesistenti; u sovrapposto ad o); 3. бostrem, бo\ustrem (con u sovrapposto ad o), acc. di un *бostris ‘picchiatore’ non attestato o equivalente a бustram per sincretismo?; 4. бustros, nom. sing. (probabile epiteto divino) e бustros (appellativo di romanus) = бustrus, acc. pl.; 5. бustres, acc. pl. Inoltre, in SeP3S3A si può leggere бustruamos e in TaAR3A2 бostrumos ‘fustighiamo, abbattiamo’. Sono attestati anche gli imper. 2a sing. бustri e probabilmente bostre (con erroneo b al posto di б), che poi sarebbe stato trasformato in bost urbem, dove anche bost sarebbe un imper. 2a sing. бra. Attestato in SeP3S2C e TaAMrSo2. Imper. 2a sing. Siccome ha per oggetto liea ‘legacci’, l’ipotesi che derivi da *bhreĝ- ‘rompere’ (radice di lat. frangō e fragor) è la più pertinente (бra < *bhrag-a). In SeP3S3A si ha forse frait (con etruschizzante 8 denotante б), pres. indic. 3a sing. бrea. Attestato in SeP8S1 (ustia / бrea) e forse in SeP3S2F. Siccome ustia esprime ‘bruciore, calore’, è lecito ipotizzare che бrea derivi da *bher- ‘ribollire’ o da un suo ampliamento (*bhrey- con caduta di y intervocalico o bhereĝ- ‘cuocere, arrostire’ con consueta caduta di g). Più arduo è definire la morfologia dei due termini:

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) entrambi verbi? entrambi sostantivi? o un verbo ed un sostantivo? Se supponiamo che бrea sia un verbo e ustia un sostantivo, rimane l’ambiguità sulla persona: 2a sing. di imperativo o 3a sing. di pres. indic.? бreme. In SeMB1 e SeP7S2 è un imper. 2a sing. riconducibile, per il contesto, alla radice *bherh2- ‘sich schnell bewegen, aufwallen’ (LIV 81, IEW 132-33) piuttosto che a *bherem- ‘brummen’ di lat. fremere. бri. Imper. 2a sing. che il contesto (SeP3S3C1) m’induce a ritenere un derivato da *bhreyH- ‘tagliare sottilmente, sminuzzare’ (cfr. lat. friō). бril-. Sono attestati бrile in TaBMrSoB2 e бrilimos in SeP9S7A. Il contesto di бrile (imper. 2a sing.) non chiarifica il senso, mentre бrilimos (pres. ind. 1a pl.) è preceduto da ic ‘picchia’. Suppongo che бril- sia un tema con formante -l- dalla radice di бri ‘frantuma’. Infatti бrile potrebbe avere come oggetto il successivo ilбes ‘legacci’. бrimue? In TaAR5A nella scritta leggibile come бrimue tiea che sarebbe sovrapposta a scer mue tiea. Nelle altre attestazioni il plur. tiea (anche tieos), che corrisponde a lat. stimulos (acc.), è l’oggetto di un verbo significante ‘tagliare, troncare’; ma non mi sembra convincente l’ipotesi che l’eventuale бrimue – non divisibile in бri ‘sminuzza’ mue ‘tronca’, dato che l’i è in legatura con m ( ) – derivi da *bher- ‘tagliare’, a meno che non sia un composto бrimuo < бri+muo ‘taglio finemente’. Teoricamente è possibile anche comparare бrimue con *bhrem- ‘hervorstehen, eine Spitze oder Kante bilden’ (IEW 142) ed intendere ‘protendi (tira fuori) i pungoli’, come allusione a combattere contro il nemico. бru-. In TaAR3A2 si ha il pres. ind. 1a pl. бruemos e probabilmente anche l’imper. 2a sing. бrue avente come oggetto ivom ‘unione’. In SeMB5 un originario бisi pare trasformato in бrui. In SeMB9 la lettura бrua non è sicura: se fosse esatta, avremmo, un imper. 2a sing. In SeP3S2F si ha forse un cong. esort. бruea. La radice di tali termini pare essere quella di бruil, la cui attestazione orienta meglio sul significato e l’etimo di бru-. бrudi. Attestato in SeP1S2B2, precede mua ‘mozza’ ed è in sovrapposizione con бeбre ‘taglia’. Quindi è comparabile con la base *bhrewH- ‘brechen’ (LIV 96) con ampliamento -d- da cui derivano aisl. brjóta, aing. brēotan ecc. ‘rompere, spezzare’. бruil. Attestato solo in SeP1S2B2. In SeMB1 sembra che si sia voluto cambiare bril in bruil, che sarebbe una scrittura non corretta equivalente a бruil. Presumibile imper. 2a sing. di un verbo con formante -l- avente per oggetto sva ‘i propri (beni)’. Ipotizzo che la base sia *bhrūg- < *bhrewHg- ‘fruire, godere’ di lat. fruor, fruitus sum. Infatti in altre scritte si esorta il lettore ad agire per i propri interessi. бruos? In TaAR3B. Acc. pl., oggetto di tundemus ‘picchiamo’. Presumibile tema *bhrugo- ‘divoratore’, da *bhrug- ‘Schlund, fauci’ (IEW 145) come lat. frūmen < *frug-s-men ‘gola, esofago’. бrus. Attestato solo in SeP3S3C1, dov’è in sovrapposizione con бri ‘sbriciola’. Imper. 2a sing. da *bhrew-s‘rompere, frantumare’: cfr. lat. frustum ‘frammento’, gall. *brus- ‘rompere’, aing. bry̅san (< *brūsjan) ‘frantumare’ ecc. бruti. Attestato solo in SeP1S1C2. Ipotizzo che sia un ppp. plur. masc. corrispondente a lat. fruiti piuttosto che l’ablativo di un termine *frūtis avente la stessa radice. Quindi interpreto tumuate ui бruti tumumis come ‘inorgoglitevi, della forza lieti ingrossiamoci!’. Da *bhrūg- ‘Frucht, genießen’ (IEW 173) di lat. frūor ‘fruisco, mi rallegro’, con passaggio *бrūt < *бrug-t. бsi-. Tema verbale da *bhes- ‘raschiare, tritare; sabbia’. Sono attestati: l’imper. 2a sing. бsi (3 casi) ‘trita, sbriciola’, i cong. esort. бsia e бsei ‘voglia tu tritare’, il pres. ind. 1a sing. бsiom ed il necessitativo bsila. бu-. Base da ie. *bhewh2-,*bhweh2-, bhū- ‘crescere, diventare’. Sono attestate le seguenti forme: imper. 2a sing. бua = bua, бue = bue, bui; pres. ind. 1a sing. бuom > buo, 3a sing. бuat > бua, 1a pl. бuamus; perf. 3a sing. бueu; cong. esort. 2a sing. bueas e бuae. Il senso di queste voci verbali sembra essere ‘crescere, accrescere’ (intrans. e trans.) e anche ‘realizzarsi con successo’. È inoltre attestato un acc. sing. бuam, buam ‘crescita, realizzazione’. бuisit, poi mutato in бuvisit (in SeP7S2, sotto бuil iliam) potrebbe essere un futuro sigmatico avente la stessa radice. бuil-. Base verbale dovuta al consueto formante -l-, i cui significati sembrano simili a quelli di бua-. È attestato l’imper. 2a sing. бuil ‘cresci, ingrossa’. Nel sintagma бuile lia che in SeP7S2 si sovrappone a бuil iliam (o a бuili liam?) non è chiaro se бuile sia un necessitativo femm. o, piuttosto, un imper. 2a sing. equivalente a бuil. Un dilemma analogo riguarda buila che non appare connesso con altre parole: necessitativo ‘si deve crescere’ o pres. indic. 3a sing. ‘cresce’ (allusione alla rivolta)? бum-. Base degli imperativi 2a sing. бuma, бume, бumi interpretabili come ‘fuma, adìrati’, da *dhū-mo- (cfr. lat. fūmō, gr. θυμóω). In TaAR5C1A sembrano presenti, con б in comune, бumua e бumuamos: l’uno potrebbe essere un ablativo femm.; l’altro un verbo denominativo ind. pres. 1a pl. бur. Attestato solo in SeP1S1B. Imper. 2a sing. Suppongo derivi dalla forma durativa *bhor- di *bher- ‘portare’. Il contesto ammette un senso quale ‘porta in giro, divulga’. бurdom. Oggetto di rumbi ‘rompi, spacca’, è comparabile con lat. fordus ‘gravido’ e con got. baurþei, aisl. burðr ecc. ‘carico, peso’ (< *burþi- < ie. *for-ti-). Il senso di бurdom potrebbe essere ‘gravame’. бus-. Base verbale, da un ampliamento in -s- di *bhū- < *bhew- ‘crescere’. Sono attestati l’imper. 2a sing. бus ‘ingrossa’ = бusi = busi ‘accresciti’; l’imper. 2a sing. busil < busili ‘cresci’, da una base con formante -l-.

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In TaAR3A2 pare che busili sia stato trasformato in busu tli, dove busu potrebbe essere un ablativo di fine (‘per ingrandirti sollévati’). бustr-. Vedi бostr-. бut. Attestato in TaBP1A. Imper. 2a sing. Il senso ‘versa’ è molto probabile in virtù del contesto. Forse imprestito da un lat. *fūtō, poi rimpiazzato da fundō, dalla cui base deriverebbero fūtis ‘vaso per acqua’ ed exfutī glossato effusī. Siccome la radice è *ghew- ‘versare’, dubito che бut sia di origine nord-umbra, dato che gh > б non è uno sviluppo normale in questo dialetto. бut-. In SeP1S1C2 e forse in SeP3S2F si ha бute, per il quale pare idoneo il senso di lat. *fūtare ‘battere, picchiare’ (da *bhau- ‘schlagen’ che produce anche бau-s-tr-). In SeP5S4 sembra presente бutuuom nella sequenza diom бutuuom lis ‘il divino Colpitore segui’. Se la lettura è esatta, si può dedurre che Бutuvos era uno degli epiteti del dio picchiatore. cal?

Lettura molto incerta: non è chiara la presenza di c. Se la lettura fosse esatta, in SeP3S1A potremmo intendere cal lasos ‘invoca i Lari’. cas-. Base degli imper. 2a sing. casi (6 attestazioni) e cazi (1 caso) ‘recidi’, del necessitativo castla ‘si deve recidere’ e dell’esort. 2a pl. castrevis ‘vogliate tagliare’. cazi pare indicare una formazione etrusca: cfr. il nome etrusco Cazi latinizzato in Cassius (CIE 378), da cui si hanno i derivati Cazesal (genit.), Cazna ecc. In etrusco z è lo sviluppo del gruppo ie. -st- presente in castla e castrevis. È possibile che casi rifletta *cassi < cazi < casti. La radice è *̑kes- di lat. castrō. castruo? Vedi atro. caudeo ‘ascio’. Attestato in TaBMrSoB2. Ind. pres. 1a sing. Da *keh2w- ‘hauen, schlagen’ (LIV 345), come lat. cūdō ‘batto, martello’ e caudex > cōdex ‘tronco, ceppo’. In SeP3S3A potrebbe essere presente un imper. 2a sing. coda < *cauda ‘spacca’. cel-. In TaAR4B non è chiaro se si debba leggere e interpretare celil ilбiom ‘recidi il vincolo’ o celil liбiom ‘spingiti all’adesione’. Anche le altre attestazioni della base cel- non sciolgono il dilemma se la radice sia *kel- ‘antreiben’ (LIV 348) o *kelh2- ‘schlagen’ (LIV 350). In TaAR3A2 abbiamo cele seguito dalle sequenze sovrapposte tustrimus ‘picchiamo’ (che indurrebbe a considerare l’imper. cele un derivato di *kelh2- ‘schlagen’) e istre imi ‘al popolo unisciti’ (che indurrebbe a considerare cele un derivato di *kel‘antreiben’). In SeP3S2B2 la sequenza è celilom / elemбom ‘mi associo’ e quindi di nuovo è da preferire il senso ‘mi muovo, mi spingo’. Infine in TaBMrSoB3 celo è ripetuto tre volte in tre righe l’una sopra l’altra e per tre volte si è tentato di modificare celo in formule che esprimono movimento (ocue lio ‘velocemente corro’, ciue lio ‘muoviti! corro’). È possibile che si abbiano due basi verbali omofone con significati diversi come in lat. (per)cellō ‘colpisco, abbatto’ ed (ex)cellō ‘eccello, m’innalzo’, (prae)cellō ‘eccello, supero’. cerpsete o crepsete? Attestato in TaAR3C. Imper. 2a pl. da una base *cerp-s o *crep-s- (< *kp-) che comunque ammetterebbe una comparazione con lat. corpus, -oris (< -osis), da cui si ha corporō < *corposō ‘incorporo, mi accorpo’. ces-, cis-. Basi di verbi assimilabili a lat. caedō, caesī, da *(s)kh2ey-(d)- ‘spaccare, tagliare, abbattere’ (IEW 917, LIV 360). Sono attestati gli imper. 2a sing. ces, cesi, cis, cise, cisi, cisie ed il necessitativo cisela ‘si deve tagliare’. In SeP5S4, se crisulis cisia itit è la lettura esatta, si può intendere: ‘con le agitazioni Strage (deificazione) procede’: cisia sarebbe un nomin. femm. ci-. Base dell’imper. 2a sing. cie > ci ‘muoviti’, ind. pres. 1a sing. ciom, cong. esort. 2a sing. ciei, necessitativo 1a pl. ciimila. cil-. Base di voci verbali indicanti ‘recidere’ (*cīl- < *ceisl- : cfr. lat. caelō ‘intaglio, scalpello’). Abbiamo: cil = cile = cili = cilie (imper. 2a sing.), cilom > cilo e cilio (ind. pres. 1a sing.), cilem[us] e ciliemus (ind. pres. 1a sing.), cilam (ind. fut. o cong. esort. pres. 1a sing.), cilei (cong. esort. 2a sing.), cilemis (cong. esort. pres. 1a pl.), cilil (imper. 2a sing., da tema con formante -l-). In cili lipsila (SeMB3) è possibile che cili sia un sostantivo in caso dativo (‘alla strage si deve aderire’?). In SeP3S3A ciluis, che si sovrappone con duluis, sembra essere un epiteto divino (‘Troncatore’), nom. sing. In TaBMrO2 si ha cilita sit, ma non sono sicuro che si tratti di un perfetto congiuntivo passivo, come sarebbe in una costruzione latina. Questo è l’unico esempio di ppp. + verbo ‘essere’ e la breve scritta non fornisce elementi di giudizio: cilita sit è preceduto da due imperativi 2a sing., essi pure esprimenti ‘taglio’. Non escluderei che cilita funga da sostantivo (‘la recisione avvenga’). cis-. Vedi ces-. cit-. Per i termini cite, citi – che sembrano equivalenti – l’interpretazione più idonea nelle varie attestazioni è che siano ambedue imperativi di un verbo equivalente a lat. citō. In TaBMrO4 si ha citom lia ed il caso di citom è dubbio: sostantivo in dat. abl. plurale o acc. sing.? civ-. Base di verbi e sostantivi, con i < e (come in liv- < ie. *lewH- ‘sciogliere’ e siv- < *sewh1- ‘agitar(si)’). La base è quella di lat. cēvēre ‘scuoter(si) > coīre’, riconducibile a *(s)keu- ‘muoversi, scuotersi’ (Ernout & Meillet s. v. cēueō). Abbiamo: ciu, ciua, ciue, civeli, civul, civuli ‘muoviti, scuotiti’ (imper. 2a sing.),

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) ciuimla ‘coeundi sumus’ (necessitativo 1a pl.). In SeP3S1B, 6a riga, è probabile che una delle redazioni sovrapposte sia civis seumus che si può interpretare come domanda retorica ‘ti scuoti? noi ci agitiamo’. Ma civis potrebbe anche essere un cong. esort. 2a pl. con morfema -vis del verbo ciom, nel qual caso significherebbe ‘vogliate muovervi’. CL. Numero ‘150’. cli-. Base da *̑kley- ‘inclinare’. Qui il senso è sempre ‘propendere, favorire’. Sono attestati: clio (ind. pres. 1a sing.), cli (imper. 2a sing.), clite (imper. 2a pl.), clili (imper. 2a sing. con formante -l- o gerundivo pl. il cui soggetto sarebbe un neutro eilia?), clitis ‘incline, favorevole’ (nom.). In SeP3S1A dopo clio si legge clielio che mi pare si debba dividere in cli elio ‘sii favorevole, mi muovo’ (o: ‘sii favorevole al moto’?). cluila. Scritto in SeP8S4, dopo il probabile disegno di un vaso. Quindi cluila, necessitativo, vale ‘si deve sciacquare, purificare’ (radice *̑klew- di lat. cluō). cod-. Vedi caudeo. col-. Sono attestati il pres. ind. 1a pl. colemus ‘veneriamo’ e l’imper. 2a pl. colite ‘venerate’. Forse *col- è un imprestito latino. coltr-. Vedi cultr-. comбa. Si hanno anche le varianti comba e cobma. Epiteto divino, probabilmente pertinente a Drumbos (vedi SeP1S3E). La radice di comбa potrebbe essere *(s)kəmB- ‘curvo, piego’, con vocalismo come in gr. κóμβoς ‘fascia, nodo’. corm-. In SeP3S2F. Non è chiaro se ci fosse una sequenza cormue o corme che poi fu mutata in cormi ustre. In ogni modo la base corm- pare attestata ed il contesto induce ad ipotizzare una derivazione da *ker(ə)‘bruciare, riscaldare, bollire’ (IEW 571-72), base di lat. cremō, cremor ‘brodo, decotto’, gallico κóρμα, kurmi, air. coirm ecc. ‘birra’ < ‘decotto’. Vedi anche cremo. cort-. Base con vocalismo o\u di un verbo denominativo corrispondente a lat. curtō traducibile come ‘troncare’. Sembrano attestati gli imper. 2a sing. corti e curti. Molto incerto corte (imperativo?) in SeP3S2B. In TaBMrO2 non si può stabilire se si debba leggere cortli o cortil, che in ogni modo è un imper. 2a sing. In TaBMrO4 si ha il necessitativo 1a pl. cortumila. cos. Presente in cos livia lia (TaAR6B). Sarebbe idoneo il senso ‘gamba, piede’ (‘la gamba libera corre’), in effetti ammissibile per comparazione con air. cos ‘gamba, piede’. Per n.u. cos si può ipotizzare uno sviluppo cos < *coss < *cocs-(o)s, da una variante masch. *koksos attestata in gallico (Delamarre 2003: 128) rispetto a lat. coxa ‘coscia’. costas? Lettura incerta. Sarebbe sovrapposto a osta. Oggetto (acc. pl.) di un verbo trudo anch’esso di lettura incerta. Cfr. lat. costa ‘costola’. cote. In cote tie (TaAR5C-04), dove tie vale ‘appuntisci’, cote è l’abl. strumentale di un nome assimilabile a lat. cōs, cōtis ‘cote, pietra da affilare’. creбro-. creбros > creбromos (il secondo sarebbe stato ottenuto modificando la prima stesura creбros) pare il soggetto di бert aumom ‘produce il presagio’ (SeP3S3B2): quindi lo si può considerare l’epiteto di un dio che tra le sue prerogative ha pure quella del vaticinio. Presumo che derivi da *crēdhro- (piuttosto che da crēs-ro-) come lat. creber : ciò ne farebbe un dio della ricchezza, dell’abbondanza come Dite o Saturno (assimilabile all’umbro *Çerfos?). creбromos pare il superlativo in -omos < *-umus? di creбros. cremo vel cermo. Nell’iscrizione erotica SeP2S1A, pare valere ‘ardo > sono in calore’ (cfr. lat. cremo e cremor). crisil. Probabile nom. sing., epiteto di scisia in SeP5S4. Sembra idonea una derivazione da *(s)krei-s- ‘scuotersi, vibrare’ (IEW 937): cfr. lat. crīso ‘dimenarsi’ e crispō ‘agitarsi’. cs-. Base di voci verbali esprimenti ‘tagliare’: cseom (ind. pres. 1a sing.), csi = csie (imper. 2a sing.), csit (ind. pres. 3a sing.), csila (necessitativo), csimla (necessitativo 1a pl.). Dalla base *csil- con formante -labbiamo: csilo (ind. pres. 1a sing.) e csil, csile (imper. 2a sing.). La radice ie. *ks- (< *kes-) generalmente indica ‘raschiare’ > ‘radere’. Quindi n.u. *cs- potrebbe anche essere un traslato ironico ‘radere’ > ‘tagliare la testa’. cua. Attestato solo in SeP3S3C1. Pare idonea la comparazione con lat. quā ‘dove’. cuba. In TaBMrS2, dove sembra essere un imper. 2a sing. con senso simile a quello di cumбe ‘àpplicati < piègati sopra a’. cuбicio(m) o cuбilio(m)? Lettura incerta: sarebbe un termine sovrapposto a cucio(m) in TaAR3A1. Avrebbe il senso di lat. cubitura. cucio(m)? Attestato solo in TaAR3A1. Il testo ammette un’interpretazione quale ‘esitazione, cunctatio’, da *̑kənk-, ̑konk- ‘appendere > esitare’ (IEW 566, LIV 325), con perdita della nasalizzazione come in vari termini germanici. cud? Lettura molto incerta in SeP1S1B. Possibile imper. 2a sing. di un verbo equivalente a lat. cūdō. Vedi anche caudeo. cuem. Attestato in SeP5S1B e TaBMrSoB4. Corrisponde al pron. rel. acc. lat. quem.

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Adolfo Zavaroni

Lettura dubbia in SeP3S3B2, dove sarebbe sovrapposto a dulб\bri, motivo per cui cultri (qui ablativo) è comparabile con lat. culter, -ri. Più pacifica è la lettura di coltre (abl.) in SeP3S3B3. In TaBMrO2 coltril, sovrapposto a cortli o cortil, sembra un imper. 2a sing. significante ‘accoltella, taglia’.

cultri?

cumб-. Base di voci verbali, la maggior parte delle quali ha un tema con formante -l-; ma i sensi di cumб- e cumбi\ul- non sembrano differire. Essi hanno l’accezione ‘adoperarsi, fare ogni sforzo per, affrettarsi a’ di lat. incumbō. Sono attestati: gli imper. 2a sing. cumбe, cumбi, cumбil, cumbol, cumбili, cumboli, cumбuli, cumбila, cumбola; il pres. ind. 1a sing. cumбu\olo; il necessitativo di 2a pl. cumбiliavila. cupurus. Attestato nella scritta vivi cupurus (TaAMrSo1). Aggettivo nom. sing. ≈ lat. cupidus. Cfr. il cognomen etrusco Cupures (genitivo) in CIE 5000 (Orvieto). In TaAR13 si ha l’imper. 2a sing. cupilo = lat. cupi. curt-. Vedi cort-. cus. Imper. 2a sing. (‘dai ascolto’ + dat.) di un verbo riconducibile a *kew- ‘worauf achten, hören, merken’ (IEW 587), con ampliamento -s- presente in germanico e nel gr. ἀκoύω (< *h2keus-). In SeT9 si ha cusilelia la cui suddivisione è dubbia: cus ile lia o cusile lia? In TaAR1Z2 cusili scuv potrebbe essere una variante di lettura rispetto a cus il(s)i scuv, dove cus pare sovrapposto a cut. Non è da escludere che, oltre ad un imper. 2a sing. cus, esistesse un imper. 2a sing. cusili = cusile da un tema cus-il- con consueto formante -il-. D’altra parte, non si può neppure escludere l’esistenza di un gerundivo cusile. In SeP3S1B, nell’intervallo tra le righe 9 e 10, si può leggere cosul (imper. 2a sing.?), riconducibile alla stessa radice. cut-. 1. In TaAR1Z2 è forse scritto cut, sovrapposto a cus. In TaBP2B si ha l’imper. 2a pl. cutute. In questi due casi la base cut- potrebbe essere diversa da quella di cuta, cioè potrebbe essere quella di lat. cave, cautus, umbro kutef < *kutens < *cautens. cuta. In SeP1S3F e SeP3S3D3 il contesto richiede che cuta sia interpretato come ‘affila’. Forse da una base kō- (IEW 541-42; Ernout & Meillet 145, s. v. cōs, cōtis) o ̑kū- (IEW 626) indicante ‘punta’. cuva. In TaBMrS2 (poi mutato in cuba). Sembra un imper. 2a sing. col senso e la radice *kew- ‘essere cauto, badare, osservare’ di lat. caveō. Lettura incerta di due lettere su una sola riga in SeP1S2A5. Forse imper. 2a sing. = lat. da usato come interiezione esortativa. dac-. Base di dacam (accus.; parola scritta in SeP1S3F dentro una figura avente la forma di una zanna nella frase dacam cuta slidi ‘la zanna affila, leviga’). In SeP1S3E sembra potersi leggere dacumus (pres. ind. 1a pl.: ‘azzanniamo’) insieme a mordomos ‘mordiamo’. La radice sarebbe *dak- < *dənG- (G = qualsiasi occlusiva gutturale), formulata come *den̑k- ‘mordere’ in IEW 201 e LIV 117 (vedi Zavaroni 2008b). dama. Scritto in SeP3S3B2 davanti a sela ‘sii propizio’. Imper. 2a sing. con significati simili a quelli del tema air. *dam- ‘subire > permettere, concedere, accordare’ (LÉIA D-10; IEW 200). dei-. Da tale base – riconducibile a *deik- ‘dire, indicare, proclamare’ con dileguo di [k] come in umbro deitu ‘dicito’ – si hanno le voci deitam (acc. sing. di un nom. *deita ‘dictum, proclamazione’) e deitamus ‘dichiariamo, dictamus’ la seconda delle quali ottenuta aggiungendo us alla prima per modificare la costruzione della frase. In TaAR5C1A si può leggere un incerto deio che potrebbe significare ‘mi dedico a’. der-. Base indicante ‘tagliare’ (< ie. *der- ‘rompere, strappare’). Sono attestati gli imper. 2a sing. der, dere, dera, l’ind. pres. 1a sing. derom > dero, il necessitativo derila. Inoltre si ha il nome deres – scritto dentro la lama di un’ascia – che pare il soggetto del verbo dula ‘taglia’. deus, diom, di. La lettura deus è incerta (SeP9S11). In diom бidiom lis (SeP5S4) la funzione di diom (acc.) può essere aggettivale (cfr. lat. dius). In diom umili osom (SeMB2), diom sembra un gen. pl. È anche attestato il nom. pl. di (SeP3S1B, SeP3S3B2). dic. Attestato in SeP1S4. Ipotizzo che sia l’imper. 2a sing. dalla base *deik- > *dei- vista sopra. docutrem. Attestato in SeP1S1B, dov’è l’oggetto di бur ‘porta in giro, divulga’. L’interpreto come ‘doctrina, insegnamento’. dom. Contrapposto a emom ‘prendo’ in SeP3S3C2. Quindi ind. pres. 1a sing. = lat. do. doma. Lettura precaria in SeP3S3A. Se esatta, dovrebbe corrispondere all’imperativo lat. doma. draбa. Attestato in SeP8S4. Imper. 2a sing. Senso incerto: da *dreb- ‘calcare, premere, camminare’ di vari termini germanici (IEW 204) oppure da *der- ‘scorticare, strappare’ (da cui si hanno ampliamenti in labiale *drep-, *dreb(h)-)? dremb-. È riconducibile ad una base con nasalizzazione *drəmB-, ampliamento di *der- ‘treten, laufen’ che si sviluppa in *dremb-, *dreb-, *drem- con griglia semantica comprendente ‘calcare, premere, opprimere, incalzare’ oltreché ‘camminare, trottare, inciampare, rotolare’. Da dremb- si hanno voci verbali e sostantivi: drembe ‘premi’ (imper. 2a sing.), dremбei (cong. esort. 2a sing.), drembom\umus (sovrapposizione delle terminazioni di ind. pres. 1a sing. e 1a pl.), drembila e dremбila (necess.), drembuta\em ‘oppressione’ (acc.), drembis ‘spinta, pressione’ (nom. sing.), drembar ‘che preme, sollecito’? (nom. sing.: e si sovrappone con u, per cui si ha pure drumbar). da.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) dri-, dril-. Dalla base *dri- si hanno voci verbali e sostantivi, alcuni dei quali derivanti dalla forma dril-. Il significato di *dri- non è evidente: l’esame di tutti i contesti suggerisce che esso esprima ‘movimento’, ma è difficile dire se si tratti di ‘agitazione’, ‘corsa’, ‘corso’ o ‘giro > svolta’. In precedenza avevo supposto che drie derivasse da *drigh-y-e < *dhgh-y-e < *dhereĝh- ‘girarsi, voltarsi, invertire’ (Zavaroni 2008: 224); poi, avendo pensato che il passaggio dh > d dovrebbe essere mediato da un’altra lingua o dialetto, poiché comunemente si ha dh > б, ipotizzai che drie derivasse da *dre-w- ‘laufen’ (l’ampliamento *drey- non è attestato in altre lingue), con uno sviluppo *drī- < *drū- < *drew-: in effetti il passaggio [ū] > [ī] è abbastanza comune nell’umbro delle Tavole Iguvine (Zavaroni 2009: 29). Ora, la constatazione che esiste anche la base dril- m’induce a ritenere che dri- e dril- abbiano la stessa griglia semantica e che la base nord-umbra *dri- abbia un’origine diversa da quella di drue = drua. Air. droch ‘ruota’ e, con riserva, bret. treiñ ‘girar(si), mutar(si)’ sono ricondotti a *dhregh- di gr. τρέχω ‘corro’ e τρóχoς ‘ruota’ (LÉIA D-199). La stessa radice è attribuita ad air. dringid ‘egli monta, scala, avanza’ (McCone 1991: 47). Poiché tale griglia semantica mi sembra idonea anche per n.u. dri-, dril-, mi pare possibile che si sia verificato il cambio *dhregh- > *dregh- per la legge di Grassmann prima che le gutturali sonore tendessero alla scomparsa in nord-umbro. Quindi suppongo che dri- (con i < e da *dregh- < *dhregh-? o da *dregh-y-?) e dril- esprimano ‘moto, avanzamento, marcia < spinta’. Sono attestati: drie (imper. 2a sing.), driei (cong. esortativo 2a sing.), drio (ind. pres. 1a sing.), dril < drile, drili (imper. 2a sing.), drilo, drilom (ind. pres. 1a sing.), drile\ila (necessitativo), drilata ‘moto’ (acc. femm.). dru-. Dalla base *dru- si hanno voci verbali e sostantivi. Essa è riconducibile a *drew- ‘correre’, ma non escluderei che fosse presente anche un traslato ‘correre’ > ‘girare’ (dedotto dal moto rotatorio di ruote e torni) che sembrerebbe idoneo per druent e druvit in SeP1S2A3a. Sono attestati: drua = drue (imper. 2a sing.), druo (ind. pres. 1a sing.), druomus (ind. pres. 1a pl.), druent (ind. pres. 3a pl.), druvit (ind. perf. 3a sing.). Possibile druat (ind. pres. 3a sing., SeP9S9A). In SeP9S11 e SeP3S3B2 druar sembra un epiteto divino: il suo senso, a mio avviso, è ‘Corridore, Viandante’, significato che permette di assimilare il dio a Mercurio. drumб-. Questa è la base del nome divino drumбos = drumbos, di cui è più frequente la forma sincopata Drums < *Drumbs, con accus. drumbom. Si evince però la presenza di un verbo con base drumб- : drumb-, riconducibile a *der- ‘correre’ come *dremb- e *dru-, esprimente ‘correre, affrettarsi’. Sono attestati: probabilmente drumbe (imper. 2a sing.), drumbo (ind. pres. 1a sing.), drumбemus (1a pl.). Come sostantivi sono attestati Drumbar – presumibile epiteto divino equivalente a Druar e Drutor ‘Corridore’ – e drumбita (‘tumulto’ vel similia). dua, due? Sicura è la presenza di dua in TaAR3A1 e TaAR3C. Attestazioni non sicure di dua in SeP9S7B e TaAR2Z1C e di due in TaAR2Z1B. Se la lettura è corretta, si tratta di imper. 2a sing. riconducibili a *dew-: du- ‘adorare, essere caro, buono, concedere, favorire’, radice di alat. duenos ‘buono’ (vedi anche dueiom). In TaAR8D si ha il cong. esort. dvemis ‘che noi favoriamo’. Vedi anche duva. dubos? Sarebbe in sovrapposizione con ustros e tustros (SeP3S3B2). Epiteto divino, forse di divinità ctonia (< *dheu-b- ‘profondo’: cfr. gall. dubno- ‘mondo terreno’). ductisatus. Presente in SeP1S3F. Sembra corrispondere ad un lat. ductitatos ‘sbandàti’? o ‘beffàti’ (acc. pl.) visto che nord-umbro -is- può avere un valore intensivo. dud? Sembra presente in SeP9S6 e SeP9S7A. Forse avverbio, dalla radice *dew- > dū- esprimente ‘durata’, da cui si ha pure lat. dūdum < *dū-dum. Il senso è incerto: ‘orsù’, ‘finalmente’ mi sembrano più idonei che ‘a lungo’. dueiom. Presente in SeP3S2B1, dopo comбa / sisli ‘(il dio) Comba propizia’. Oggetto di sisli significante ‘bene, buona fortuna’? O pres. ind. 1a sing.? La radice è *dew-: du- (vedi dua). dul-. Base presente in voci verbali e sostantivi, forma iterativa da *delh1- ‘asciare, spaccare’ (cfr. lat. dolāre). Sono attestati: dul, dule, duli ‘spacca, taglia’ (imper. 2a sing.), dulom (ind. pres. 1a sing.), dulemus e duluomus (ind. pres. 1a pl.); ma forse duluomus è dovuto all’aggiunta di un d davanti ad un preesistente uluomus. In TaBMrS1 leggo dula davanti alla lama di un’ascia: è difficile stabilire se si tratta di un’altra forma di imper. 2a sing. o di un nom. femm. sing. In SeP3S3A duluis, che si sovrappone con ciluis, sembra essere un epiteto divino (‘Spaccatore’). dulб-. In SeP1S1B dulбs sembra un nom. sing. (‘scure’ come epiteto divino di una divinità con l’ascia). In SeP9S9B dulбo e in TaAMrO2 duluбo sembrano in caso ablativo strumentale. Voci verbali sono dulbe ‘colpisci (con l’ascia), abbatti’ (imper. 2a sing.), dulbavit (perf. indic. 3a sing.) ed il possibile dulbat (pres. indic. 3a sing.) che sembrerebbe sovrapposto a dulbavit. In SeP3S3B2 dulб\bri pare fungere da sostantivo (abl.). dum. Equivalente a lat. dum, sembra fungere da congiunzione (‘mentre’) e non da avverbio. dur-. Base presente nell’imper. 2a sing. dur, nell’ind. pres. 1a sing. duro (lettura dubbia) e durom e forse nell’incerto ind. pres. 1a pl. duramos (SeP3S3B2). Il senso è, a mio avviso, ‘durare > preservarsi,

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Adolfo Zavaroni

continuare a vivere’, accezione che ha pure lat. dūrāre. In effetti tali termini sono abbinati al sinonimo *seru- ‘preservar(si)’ o, per opposizione, a termini indicanti ‘morire’. duva. Questo termine, che considero un imper. 2a sing. equivalente a dua e interpreto come ‘sii benevolo’, è riconducibile ad una forma causativa di *dew-: du- ‘venerare; benevolenza’. Esso corrisponde ad umbro *dov- del verbo *purdoviom, uno dei più frequenti nelle Tabulae Iguvinae, che generalmente è ritenuto composto dal preverbo pur- < por- e da un ampliamento particolare della radice *deh3- ‘dare’. A mio avviso purdouiom significa ‘rendere gradito, garantire il gradimento di’ (Zavaroni 2011, forthcoming). La stessa radice attibuisco a fal. douiad che traduco come lat. beet ‘renda gradito’. e. Preposizione corrispondente a lat. e(x) in e ba scel (TaBMrSoA) ed in e su(v)is\om (SeP1S2A2). eб-, iб-. Base di voci verbali e sostantivi, alcuni dei quali contengono il formante -l-. A volte б è sostituito da un erroneo b. La radice è *h2eydh- ‘bruciare, riscaldare’ > *eiб- > *eб- (cfr. falisco efiles ‘aediles’) e *iб-. A volte la cosa per cui ci si infiamma o si arde è espressa in accusativo. Sono attestati: eбa, eбi, iбa, iba, iбe, iбi, iбil, eбle, iбle e forse iбul (imper. 2a sing.: ‘ardi, ribolli’; iбa anche ‘fai fiammeggiare’ in SeP1S2A5), eбo, ebo, eбom, eбilo, iбlom (ind. pres. 1a sing.), ibas (ind. pres. 2a sing.), ibat (ind. pres. 3a sing.), eбemela (necessitativo 1a pl.), eбila, iбala, iб(i)lela (necess.). Sembrano sostantivi in ablativo modale: eбa, iбa, eбeia, eбla (‘con ardore’). Il termine eblo (2 casi in TaAR6C, forse riferiti ad una strana figura) potrebbe essere un teonimo, non si sa se nom. o abl. o accus. I termini iбal, iбil, iбol, iбul possono essere anche degli aggettivi (‘focoso, ardente’); iбos sembra significare ‘ardore’ (nom. sing.), iba (abl.) e iбio (abl.) ‘con ardore’. ec(c)il. In TaAR6B precede sebmi [sembi] ‘unisciti’. Non è chiaro se il c in legatura con i è una ripetizione pleonastica o se la pronuncia richiedeva effettivamente la doppia consonante cc. Nel secondo caso la geminazione mi sembra dovuta ad uno degli esiti della radice che formulo come *HənG- ‘stringere’ (G = qualsiasi occlusiva velare) e attribuisco a lat. angō, Anna ( su!’, 2a pl. ite; il pres. ind. 1a sing., eiom > eio > io, eom e forse iom ‘vado’, 1a pl. imus; il cong. esort. eias > eia (> ia? incerto in TaBMrO4), eie ‘voglia tu andare’. Vedi anche it-. eil-. Poiché i contesti suggeriscono che ail- ed *eil- denotino ‘agire, azione’, suppongo che tale base derivi dall’ampliamento *ag-il- di *h2eĝ- ‘agere’: la g seguita da y sarebbe caduta come in umbro aitu < *agito, muieto < *mugieto, lat. maior < *magyos ecc. Anche lo sviluppo ai- > ei- è attestato in umbro. Per l’ampliamento -il- cfr. etr. acil da un italico *ag-il- ‘agire, fare’. Sono attestati: ail = eil, eila, eili (imper. 2a sing.), eilo (pres. ind. 1a sing.), eilaбo (ind. fut. 1a sing.), eilea e forse eileas (cong. esort. 2a sing.). Ma eila è anche un sost. femm. (abl.). In TaAR4B si ha clili eilia: non si puà accertare se eilia è ‘azione’ (acc. sing. con omissione di -m retto da un imper. 2a sing. di tema clil-) o è un plur. neu. soggetto di un gerundivo pl. clili. Siccome nella riga sottostante si ha eilie quale probabile locativo, è preferibile supporre che eilia sia un sing. In TaAR5C1B e TaBP1C si ha aili come variante di eili. eis, eisem. Vedi ais. el-. La base *el- non è uno sviluppo *el- < *eil-, ma deriva da *h1elh2- ‘muover(si) spinger(si)’. Abbiamo ela, ele, eli, el (imper. 2a sing., a volte interiezione come gr. ἔλα ‘muoviti, su!’), elo (ind. pres. 1a sing.), elea (cong. esort. 2a sing.). Un imper. 2a sing. sembra anche elie in bos elie ‘i buoi spingi’ (TaBP1B) – che si sovrappone a bom elie ‘vieni, muoviti’. In SeP3S3C4 eliau, se la lettura fosse corretta, sarebbe un perf. ind. 3a sing. In TaBMrSoA, dopo tre verbi di moto, sembra presente eliue: altra forma verbale equivalente ad elie o avverbio? In SeP3S1A si ha clielio che mi pare si debba dividere in cli elio ‘sii favorevole mi muovo’ (o: ‘sii favorevole al moto’ con elio < *eliom sostantivo ?). elemб-, ilemб-, ilimб-. Ritengo che elemб-, base che sarebbe andata soggetta ad oscillazioni vocaliche e\i, sia un imprestito gallico, dato che la presenza dei Galli nel territorio nord-umbro (Galli Senones) e più in generale nell’Appennino tosco-emiliano, precede di almeno tre secoli la data delle iscrizioni (Kruta – Manfredi 1999: 50, 85). Secondo una mia recente ipotesi (Zavaroni 2007a: 16-17), il nome di mese gallico Elembiuos è ricostruibile come ie. *pel(e)-h1əmbh(i)-yeuos ‘(mese) delle molte unioni (matrimoni)’ e corrisponde a Lat. Iūnius, che notoriamente era il mese in cui si celebravano i matrimoni. Dunque, n.u. *elemб- può valere ‘multi-unione > federazione, associazione’. La varariazione e\i della vocale iniziale si può forse spiegare con il fatto che in nord-umbro ie. *pel- ‘pieno, molto’ ecc. appare come pil-: per analogia el- < *pel- di imprestito gallico poteva passare a -il. Confronta, d’altronde, air. il ‘molto’, got. filu, as. aat. filu. Sono attestati i nom. sing. ilimбia e ilimбis, nom. pl. ilimбes, l’acc. elemбem, ilemбem, ilimбem, il dat. elemбi, l’abl. ilemбe, i casi obliqui incerti (loc.? o abl.?) i\elembi, ilimбi, il nom. pl. ilimбes, l’acc. pl. ilimбus. Come verbi sono presenti elemбom (ind. pres. 1a sing.), quello che sembra essere un eccezionale

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) pres. indic. riflessivo elemбome ‘mi associo’ (SeP3S3E2), ilemбa (imper. 2a sing.), ilimбila = ilibmila (necess.), elemбumis ed un probabile elemбe[mis] (cong. esort. 1a pl.) e infine il ppp. elemб[i]tom ‘degli associati’ (gen. pl.). em-. Base da *h1em- ‘nehmen’, la cui accezione nelle scritte nord-umbre è generalmente ‘approfittare di’. Sembra reggere l’acc., ma ci sono anche costruzioni con l’ablativo, ad es. con бia e ui (‘prendere con la violenza, la forza’). Sono attestati: gli imper. 2a sing. em, eme, emi ed ema; l’ind. pres. 1a sing. emo, 1a pl. emumus; i cong. esort. 2a sing. emea e probabilmente emeia (piuttosto che epeia in SeP2S1A), 1a pl. ememis; il necessitativo emila. Il termine emur delle formule auma emur (SeP1S1C2) e sces emur (TaBMrO5) pare essere una forma passiva in -r (ind. pres. 3a sing.). Non è chiaro se emul (SeP3S1B) è un imper. 2a sing. di un tema con formante -l- o se funge da aggettivo sostantivato. In TaBMrS2 emio ‘per il profitto < acquisto’ è un ablativo connesso con scuva ‘àgitati, scuotiti’. emб-. Base da *HəmB- ‘unirsi; insieme’ (vedi am-). Sono attestati: gli imper. 2a sing. emбa = emba, emбe, emбi; l’ind. pres. 1a sing. emбo = embo < emбom, 1a pl. emбamus, emбumus; il cong. esort. 1a pl. emбumis; i necessitativi emбila, emбem(i)la, emбimla. In TaAR3B emбam ‘unione’ è un sostantivo (acc.) e tali sarebbero anche il possibile emбom (‘unione’) in SeP1S3A ed emбuli nom. pl. ‘compagni’ in TaAR5C1B. emбers-. Base che ritengo formata da em- < *en- < *°n- prefisso di negazione (lat. in-, osco e umbro an-) e da *бers- < *dher-s- corrispondente a lat. firmō. Quindi l’ind. pres. 1a sing. emberso vale lat. infirmō ed embersia (acc.: neu. pl. o sing. femm.) è interpretabile come ‘infirmitas’. er-. Base degli imper. 2a sing. era, eri, da *h3er- / *h3- ‘(sich) in Bewegung setzen, (sich) erheben’ (LIV 299). In TaBMrS2 pare attestato un abl. sing. eruio ‘sollevazione, elevazione’ retto da cuba’ àpplicati a, adòprati per’. In SeP3S3D2 il sostantivo eresiom ‘risorgimento’ è stato cambiato in erбesiom ‘elevazione’ (< *er-dh-iom). In TaAR3B eruto sembra essere un sostantivo (abl.) significante ‘elevazione, risorgimento’. Non mi è chiara la differenza di significato, se essa esiste, fra er- e la più frequente base ers-, anch’essa derivata da *h3er-. Per ers- vedi sotto. In TaAR13 è possibile la presenza di un nome erar che indicherebbe il “sostenitore”: allusione al dio (Aril per gli Etruschi) che tiene sollevato l’universo, facendolo ruotare, e che sulla stessa roccia sarebbe rappresentato in forma di impalcatura antropomorfica. ern-. Base derivata da *h3er- da cui si hanno ernuom (acc. o ind. pres. 1a sing.) e l’esortativo 1a pl. ernumis. ers-, ersil-. La base ers-, da *h3er- / *h3- con ampliamento -s-, ha una griglia semantica simile a quella di lat. tollere (in particolare ‘innalzare, sollevare, levare, togliere’) ed è molto spesso usata in funzione mediale o riflessiva, cioè per esprimere ‘(sol)levarsi’ > ‘sorgere’. A volte è presente il tema ersil-. Generalmente ho scelto la lettura ers- invece di res-, ma in modo arbitrario, dato che le legature , , , ecc. denotano sia er sia re. Dunque, si veda anche res- che ha lo stesso valore di ers-. Sono attestati gli imper. 2a sing. erse, ersi, ersie, ersil, ersile, ersili, gli ind. pres. 1a sing. ersiom, ersom, ersilo, e probabilmente gli ind. pres. 1a sing. ersom > erso, 3a sing. ersa(t), 1a pl. ersemus, ersiamus, ersomus, i necessitativi ersemela (1a pl.) ed ersevila (2a pl.) e forse il perfetto ersut. Come sostantivi sono presenti: ersa ed ersia (abl. femm.), ersom (acc.; neu?) e forse ersis (nom. sing.). es-. Base derivata da *h2eys- ‘suchen, quaerĕre’. A mio avviso l’equivalenza semantica fra n.u. eso e lat. quaero < *quaisō conferma l’ipotesi (Szemerényi 1960: 232–238) secondo cui *quaiso deriverebbe da cu(m) + *ais-ō < *h2eys-om ‘cerco, desidero’. Sono attestati gli imper. 2a sing. esa, ese, esi, 2a pl. esite, l’indic. pres. 1a sing. esio, 3a sing. esie, l’imper. 2a sing. con formante -l- esla, i necessitativi impersonali esela, esila ed il necess. 2a pl. esevila. In TaBP2B il termine esio (dat.), retto da liliбilamis ‘dobbiamo aderire’, potrebbe significare conquisitione ‘(rintracciamento) > arruolamento’. Si ha esio, presumo con la stessa accezione, anche in SeP3S1A. esmus? In SeP2S2B, oggetto (acc. pl.) di citi ‘cita, proclama’. Ipotizzo derivi da es- (vedi sopra) e significhi ‘quaestiones’. est-, estr-. Vedi ist-, istr-. et. Pare attestato due volte (SeP1S1C1, SeP1S2A2) col valore di lat. et. i-. Vedi ei-. ib. Congiunzione condizionale (cfr. got. ibai, aisl. ef, aat. ibu etc. ‘ob, wenn’). Presente in SeP1S4 ed in TaAR9B, dove il verbo sisa potrebbe essere un pres. cong. 3a sing. invece che un pres. ind. iб-. Vedi eб-. iбi. In TaBP1A non è un imper. 2a sing. (= eбi) come in altri casi, ma un avverbio = lat. ibi ‘lì’. ic-. Base corrispondente a quella di lat. icō, iciō ‘colpisco, percuoto’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. ic, ici, il necessitativo icila e probabilmente ica, la cui funzione appare incerta. Molto incerto è icu, eventualmente ablativo, in TaAR7. id-. Base derivata da *h2eyd- ‘gonfiare, crescere, ingrossarsi’ che ho attribuito anche a lat. īdus ‘idi < ‘(giorni di luna) piena’ (Zavaroni 2008c). Sono attestati: gli imper. 2a sing. ide, idi, idre, gli indic. pres. 1a sing. idom, ido, 2a sing. idas, 3a sing. ida(t) (in SeP1S2A5: la presenza di t è incerta) e forse idit (TaAR3C), 209

Adolfo Zavaroni

1a pl. idemus, idrumus, 3a pl. idunt, cong. esort. 3a pl. idremis. In TaAR5C-01 ida è un nomin. femm. sing. (‘ingrossamento, crescita’), mentre in TaAMrE1 si ha idos ‘abbondanza, crescita’ (nom. masc. sing.). In iliemis idio non è chiaro se idio sia un nome (ablativo) o un verbo (indic. pres. 1a sing.). In SeMB1 e TaBMrO4 pare presente un abl. idu. Infine si hanno idurem (acc. sing.) e idure (abl.) ‘grossezza, accrescimento’ (> ‘ricchezza’?). il-, ili-. Sono forse le basi lessicali più frequenti. La presenza di *il(i)- in nord-umbro, dove l’interpretazione è semplice ed indubitabile, conferma le mie precedenti ipotesi (esposte in Zavaroni 2008: 223) sulla griglia semantica di *il- in etrusco e camuno: *il- è riconducibile ad ie. *h(3)l- ‘biegen’ > ‘wirbeln’ (el-, elei-, lei- in IEW 307-308). I significati di *il(i)- appaiono simili a quelli di lat. volvō, vertō e loro composti. La base ampliata ils- non sembra avere un’area semantica diversa da quella di il(i)-. Da il(i)- si formano più sostantivi: 1) nom. femm. ila ‘eversio, rivolta’, dat. loc. ili, acc. ila(m) e ilem, abl. ila e ili; 2) l’ acc. (neutro?) ilom vale ‘ciclo, verso (degli eventi, della ruota della fortuna)’ oltreché ‘rivoluzione, rivolta’: dat. abl. ilo, abl. anche ilu; 3) nom. femm. ilia ‘rivolta’, generalmente loc. (ma possibile anche dat.) ilie, acc. iliam e iliem, abl. ilia; 4) nom. acc. iliom > ilio ‘rivoluzione, ciclo’, abl. ilio, iliu. 0In SeP1S4, nella sequenza iniziale ile / iliemom / remb / (C)L mileiбus, non è chiaro se ile è un nom. pl. il cui verbo rembunt è stato abbreviato in remb o se ile è un caso obliquo (loc. o dat.) e remb è un imper. 2a sing. L’interpretazione più logica mi sembra essere “le torme (ile, con traslato identico a quello di gr. ἴλη ‘torma, schiera’ da *wel- ‘girare’) dei rivoluzionari (iliemom) si muovono in giro (remb[unt]) con (cento) cinquantamila”. 0Esiste anche l’imper. 2a sing. ilil con formante -il- : apparentemente il senso è lo stesso di il ‘rivòltati’. In TaBMrO4 ililo ilila pare significare ‘io mi rivolto: rivòltati’. In generale, ila può essere un imper. 2a sing. oltre che un sostantivo. 0Sono traducibili come ‘rivoltoso, rivoluzionario’ i seguenti termini: ilamos (acc. pl.), ilamom (dat. pl.), ilamo, ilemo e ilemus (nom. voc. sing.), ilemos (nom. sing.), iliemom (gen. pl.). C’è invece dubbio tra ‘colui, ciò che gira’ > ‘girevole, rivoltoso’ e ‘rivolta’ per i seguenti termini con tema ilim-, ilum-: ilims (nom. sing., forse riferito al dio delle rotazioni Comba: cobma per comba è scritto poco dopo), ilimem (certamente ‘rivolta’; acc. sing.), ilime? (abl.; incerta scansione in TaBMrO4), ilima e ilimo (abl.) ‘con, per la rivolta’, ilimus (acc. pl.). In SeP4 non è chiaro se si abbia ilicus o piuttosto ilitus (acc. pl.) per designare ‘cicli, rivoluzioni’. 0Sono attestate le voci verbali: 1) con base il-: imper. 2a sing. il, ila, ili; ind. pres. 1a sing. ilom > ilo, forse 3a sing. ila; ind. perf. 3a sing. ilau; cong. esort. 2a sing. ilea, 1a pl. ilimis; necess. 1a pl. ilemla, pl. ileli; 2) con base ile-: ind. fut.? 1a sing. ileiam; cong. esort. 1a pl. ileiamis; necess. 2a pl. ilevila; 3) con base ili-: imper. 2a sing. ilia e ilie; ind. pres. 1a sing. iliom > ilio; cong. esort. 2a sing. iliei, 1a pl. iliemis; necess. iliela, 2a pl. ilievila; 4) con base ilu-: ind. perf. 3a sing. iluut (non sicuro). Non si può dire se iliso – presumibile ind. fut. sigmatico. 1a sing. – è da il- o ili-. ilб-. Questa base probabilmente deriva da *il- ‘piegare > girare’, ma il suo significato nelle iscrizioni di Ospitale è ‘viluppo, vincolo, legaccio’. Sono generalmente attestati dei sostantivi in formule in cui si invita a “spezzare, tagliare i legacci” che vincolano gli Umbri a Roma. Notevole è il polimorfismo del tema che a volte è espresso anche dalla sovrapposizione di vocali tematiche: acc. sing. ilбam, ilбem = ilbem, ilбuam, ilбom, ilбiom, ilбuom, ilбo\em, ilбa\em; abl. sing. ilбu; nom. pl. ilбi e ilбus, acc. pl. ilбes, ilбe\us, ilбia, ilбus, ilбuos, ilбua. In scile ilбia (SeP3S3D1), dove scile sembra il gerundivo femm. di sci- ‘tagliare’, ilбia è un nom. sing. In ilбus livela ‘i legacci sono da sciogliere’, siccome il gerundivo in -la marca il sing., potremmo supporre che ilбus sia un sing., ma è più probabile che il gerundivo in -la (invece che in -li) sia errato e che l’errore sia dovuto al fatto che livela è la trasformazione di liela di una precedente formula. In TaAMrSo1 ilбi ruli pare essere un gerundivo plur. con ruli necessitativo di ruom. Le voci verbali con base ilб- concernono inviti a legarsi con i rivoluzionari: imper. 2a sing. ilбel o ilбle, gerundivo 1a pl. ilбumla e presumibilmente ilбim[la] (TaAR5B3-09). ilimб-. Vedi elemб-. iln-. Base formata su il- ‘volgere’. Sono attestati: ilnia ‘rivoluzione’ (caso non determinabile), ilnei > ilni (loc. di *ilna) e ilnemos ‘rivoltosi’ (acc. pl.). ils-. Base formata su il- ‘volgere’, senza che l’area semantica cambi. Sono attestate le voci verbali: imper. 2a sing. ils, ilsie e forse ilsi; ind. pres. 3a sing. ilsit; cong. esort. 1a pl. ilsemis; necess. ilsila e forse ilsela, 1a pl. ilsiemila. Questi i sostantivi: nom. pl. neu. ilsia; acc. sing.: ilsam, ilsem, ilsom, ilsiam, ilsiem, ilsiom e forse ilseom; abl. sing. ilsa, ilse, ilsi e forse ilsia; dat. loc. ilsie; abl. o acc. con omissione di -m ilsilo; acc. pl. ilses (lettura incerta). In TaAR5B1 leggo ilsinos che interpreto come ‘rivoltosi’. ilum-, ilumб-. Ampliamenti denominativi di il- ‘piegare, girare, rivoltarsi’. Da *ilum- si hanno: ilumam (acc. sing.), ilumia (abl. sing. femm.), ilumio e ilumбio (abl. sing. masc.), forse ilumiom (acc.), ilumus ‘rivolte’ (acc. pl.), ilumos ‘rivolte’ o ‘rivoluzionari? (acc. pl.), ilumios ‘rivoluzionari’ (acc. pl.), ilumis ‘con le rivolte’ (abl. pl.), ilumo (abl. sing.); ind. pres. 1a pl. ilumomus; cong. pres. 2a sing. ilumei (se non è ilume

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) i); necess. ilumila. Da *ilumб- si hanno: ilumбa = ilumba ‘svolta, rivolta’ (nom. e abl. sing.), ilumбe (abl.), ilumбi (dat.), ilumбem (acc.), ilumбom (dat. pl.) ‘rivolte’, ilumбestrem ‘girevole’ (acc. sing.); ilumбe (imper. 2a sing.), ilumбemos, ilumбomus, ilumбumos (indic. pres. 1a pl.), ilumбemis (cong. esort. 1a pl.), ilumbila = ilumбila (necess.). im-. Come am-, deriva da *HəmB- ‘unione, insieme’. Oltreché essere degli imperativi, ima, ime, imi e forse anche imu fungono da avverbi (‘insieme’) e probabilmente anche da preverbi e postverbi = lat. cum-: ad esempio ime urti ≡ lat. co-orire; leb ima ≡ lat. co-haere. Come verbi sono presenti: im, ima, ime, imi, imla, imle, imli (imper. 2a sing.), imis (ind. pres. 2a sing.), imea (cong. pres. 2a sing.), imeat (cong. pres. 3a sing.), imumis (cong. esort. 1a pl.), imila (necess.), imivila (necess. 2a pl.). Un cong. esort. imei potrebbe essere una 3a sing. oltreché una 2a sing. Particolare è il significato di imita (imper. 2a sing.) che forse è quello di lat. imitāri. Ci sono inoltre dei sostantivi o aggettivi sostantivabili: imul = imel (nom. voc. sing. ‘compagno’), imiuos ‘id.’ (voc. sing.), imulus (acc. pl.) ‘compagni’; imla ‘unione, compagnia’ (acc. o abl.), imisia ‘id.’ (abl.) e forse imuem (acc. sing.). In TaBMrS2 imio sembra valere ‘unione’ (ablativo). imб-. Variante di emб- < *HəmB- ‘unione’. I verbi significano ‘unirsi a’ + acc. o dat: imper. 2a sing.: imбa, imбe = imbe, imбi = imbi (forme erronee: iбmбi, ibmi), imбue, imбui; ind. pres. 1a sing.: imбom, imбuo, 1a pl.: imbemus = ibmemus, imбuemus, imбumus, 3a pl.: imбunt; cong. esort. 2a sing.: imбea; necess. 1a pl.: imбamila; ppp. nom. pl.: imбutus ‘uniti’. Sostantivi: imбunus ‘unioni’ (acc. pl.), imba\em ‘unione’ (acc.). inermus. Attestato in SeP1S2A2. Nom. pl. ‘inermi’ (≡ lat. inermes). inscriбiбumos. Attestato in SeP5S3. Ind. fut. 1a pl. Corrisponde a lat. inscribēmus ‘ci arruoleremo’. inte. Attestato in TaBP1A. Avverbio. Cfr. lat. intus. ir-, irm-. In TaAR8A pare esserci irmi davanti all’imper. 2a sing. seli ‘propizia’. Anche irmi potrebbe essere un imperativo (piuttosto che l’ablativo di *irmis). In TaAR9A si ha il gerundivo irmila. In TaAR5B1 sembra che si sia tentato di trasformare ira in irma. Tali due voci sarebbero dei sinonimi riconducibili alla stessa radice. Le attestazioni m’inducono a supporre che sia idoneo un senso quale ‘sostenere’ e ‘essere di sostegno’ (generalmente + dativo). Sarebbe allettante una comparazione con gr. ἕρμα (nell’accezione ‘sostegno, impalcatura’), dove però la presenza dello spirito aspro iniziale crea problemi alla ricerca etimologica. In TaAR3A2 irma (imper. 2a sing.) è attestato due volte. In TaBMrO6 è presente un imperativo (piuttosto che un nome in ablativo) ire ‘sostieni(ti)’ davanti a tlebumis ‘ci solleviamo’. is-. Base frequentemente attestata, riconducibile ad *eis- < *h1eysh2- ‘(sich) heftig, ungestüm, schnell bewegen; antreiben, kräftigen’. I sensi più comuni sembrano essere ‘infuriarsi, smaniare’. Forse in qualche caso si ha l’accezione ‘fortificarsi’. Abbiamo: gli imperativi 2a sing. ise, isi > is e forse isie (se non è un abl. sing.); gli ind. pres. 1a sing. isom > iso; 3a sing. ise, 1a pl. isumos; i cong. esort. 2a sing. isei e isea, 1a pl. iseimis; il necess. femm. isale. In SeP1S2A5, SeP3S3B2 e TaBMrSoB2 è presente una forma con -r finale isar. In TaBMrSoB2 isar è probabilmente un aggettivo, ma nelle altre scritte è incerto se sia un aggettivo o la 3a persona di un medio passivo in -r (vedi pag. 194). In effetti davanti a drums è leggibile temun (teonimo?), forse scritto quando si trasformò isar in isent. In SeP3S2B1 potrebbe essere presente isiur: comparativo di maggioranza? O equivalente ad isar? Un sostantivo è isa che mi pare presente sia in caso nominativo sia in ablativo. In qualche scritta ise potrebbe esserne il locativo. ist-, istr-, est-, estr-. Come in altri casi, la variazione i/e è dovuta alla diversa chiusura di un dittongo ei (< ai). Le basi *est- e *ist- sono riconducibili alla radice *h2eyd- ‘gonfiar(si), crescere, aumentare’ vista per id(*e\is-t- < *eis-t- < *eid-(s)-t-: per lo sviluppo cfr. aisl. eista ‘Hode’, aksl. isto ‘Hode, Niere’, IEW 774). La base *est- è presente anche in sudpiceno (estas ‘gens, popolo’ ed estuf < *estuns ‘gentiles, familiares’; vedi Zavaroni 2003a: 428, dove l’interpretazione è esatta, ma è però erronea l’ipotesi di una derivazione da *es- ‘essere’ > ‘esistere, vivere’). L’etr. esta che nel Cippo di Perugia si alterna con lautn ‘gens, familia’, ne è un imprestito recente. In etrusco si ha la variazione i\e per la base itan-\etan- < *eid-an- ‘popolo’ nelle Lamine d’oro di Pyrgi. Per il traslato ‘crescita’ > ‘popolo’ cfr. *leudh- e *teutā-. I termini attestati esprimono ‘popolo’ e ‘pubblico, popolare’; l’approssimazione morfologica e la varietà delle terminazioni delle parole a volte non consente di precisare meglio il senso. Anzi, la mia sensazione è che un teorico nom. *istris = *estris denoti sia ‘pubblico, comune’ sia ‘Comunità, Stato, Nazione’, come avviene ad esempio con gr. κoινóς che però vale ‘Comunità, Stato, Nazione’ solo quand’è neutro. Abbiamo: svam estiam (acc.) ‘il proprio popolo’; istia (abl.? e acc.) ‘popolo’, esti (dat.), istil (dat. estili in umumela rei estili ‘dobbiamo unirci alla repubblica’ e isteli in uoбila isteli rei ‘bisogna dedicarsi alla repubblica’), istril, istrel e forse estrul ‘appartenente al popolo > compatriota’; ister (incerto: ‘popolo’? ‘popolano’?). Quanto a *estris e *istris l’interpretazione è semplice se il termine accompagna res : vedi istrem rem (acc. sing.), istres res (acc. pl.), istre re (abl. sing.). Nella frase suvem estre\am sie ‘alla propria Comunità (o popolo) légati’ suvem è chiaramente aggettivo di estre\am; ma istra sva semбlila (se la lettura è esatta)

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Adolfo Zavaroni

pare significare ‘le cose pubbliche (e) le proprie sono da unire’. In svom istrem rem eli, dove istrem è aggettivo di rem, vi è probabilmente un’antitesi fra ‘proprio’ e ‘pubblico’. Sono propenso a tradurre: ‘il proprio (e) la cosa pubblica promuovi’. La scritta sva sci estre mosunt, interessante anche per la sintassi, è così interpretabile: ‘i propri (beni) considera (che) del (bene) comune fanno parte’. Probabilmente anche in frasi come istre semuo res c’è un’antitesi tra ‘pubblico’ e ‘proprio’; interpreto: ‘al (bene) pubblico unisco gli averi’. In altri casi c’è maggiore indeterminazione. Ad esempio in imi estra non si può sapere se estra è un neutro pl. o un femm. sing., cioè se imi ‘unisciti’ è l’invito ad unirsi al popolo (alla comunità) o ai beni della comunità. D’altra parte imi estri livis, dove imi è una preposizione significante ‘insieme a’, pare valere ‘insieme al popolo ti liberi’. Anche in estrem umбi e emбo istram il senso di estrem ed istram è probabilmente ‘popolo, comunità, nazione’: ‘unisciti alla nazione’. Stesso senso in istram vates eliau se l’incerta lettura fosse corretta. Invece in tei estrem ivom, dove il verbo sembra essere tei (‘raggiungi’?), estrem ivom è ‘l’unione popolare o nazionale’. In trae (sub ruua) istra\em ila\om, il senso di istra\em, che è l’attributo di ila\om, è certamente ‘popolare, nazionale’. Ma l’interpretazione di e\istres ombros (acc. pl.) non può essere che ‘le genti umbre’ e ilsam istres umбri non può essere che ‘la rivolta del popolo umbro’ (con istres genitivo di tipo umbro). Una forma particolare, se la lettura è esatta, è istrea(m), oggetto di scei: scei istrea ‘riconosci la comunità’ dovrebbe avere un senso simile a sciti svuinos ‘riconosci (= decidi a favore dei) i connazionali’. Ciò mi induce a ritenere che sia presente lo m in legatura reso incerto dalle sovrapposizioni: un neutro istrea creerebbe maggiori problemi. La formula iv estrom pare significare ‘unisciti al popolo’. Forse la sequenza più interessante si ha in SeT18 : suus ivli istrom umuamus istro istri svom ‘i propri (beni) congiungi con i pubblici (ci) uniamo col popolo al pubblico il proprio’. Qui mi pare si possa distinguere istro (dativo di un presumibile *istros) ‘popolo’ da istrom (gen. pl.) e istri (dativo), casi di un presumibile *istris ‘pubblico’. Interessante per la grammatica, se la lettura fosse esatta (e potrebbe essere dovuto ad una sovrapposizione con scei: TaBMrO4), è istreis idu ise ‘per la crescita del popolo smania’: sembrerebbe presente un genitivo in -eis di tipo osco. Occorre poi tenere presente la presenza di probabili epiteti divini le cui forme istro, istros, istio, istios e isto sarebbero usate sia per il nominativo che per il vocativo. it-. Base con formante -t- (frequentativo?), da *h1ei̯- ‘andare’, a volte con reduplicazione iterativa (itit-). Sono attestati gli imper. 2a sing. iti, ititi ‘vai, procedi’; l’ind. pres. 1a sing. ito < itom, 3a sing. itit e 1a pl. itamos; cong. esort. 1a pl. itemis. Come sostantivi abbiamo: iteiam, itiam > itia, ititia\om ‘via, percorso’ (acc.), itum = itom (acc.), itos = itus, ititus ‘vie, metodi’ (acc. pl.), itu, ititu ‘via’ (abl.). Ho poi supposto che itil, associato a mesil (‘partecipante’?), valga ‘viandante, passante’ e che itilom sia ‘passo, andamento, cammino’ (acc.). Non è chiaro se in TaAR5A si abbia un termine itiea o itea ‘corso, via, andamento’. iv-. Frequente base esprimente ‘congiungimento, unione’. Questa base si trova anche nella parola gallica ivos del calendario di Coligny, parola che avevo interpretato come ‘iunctura’, prima di imbattermi nelle iscrizioni di Ospitale (Zavaroni 2007a: 76-77). Avevo ipotizzato che *iv- fosse derivata da *yew- > yŭ‘verbinden’, per la consonantizzazione w > v. Ma una tale ipotesi va incontro a più obiezioni e non è idonea per un dialetto italico, dove la scomparsa di *y- iniziale sarebbe mal giustificabile. Ora mi sembra più probabile uno sviluppo *iv- < *ighw- < *Hngh-w- da un ampliamento in -w- di *HnG- (G- qualsiasi occlusiva velare) ‘stringere’, radice che poi si sviluppò in quelle che Pokorny formula come 1. *angh- ‘eng; einengen; schnüren’ (IEW 42); 2. *ank- ‘Zwang, Notwendigkeit’ (con-stringere); 3. *onogh-: ongh-, nogh-, kelt. ṇgh- ‘Nagel, Kralle, unguis’ < ‘che serra, stringe’. Come esempi di sviluppo *-ngh-w- > -v- e *-ngwh- > -w/v- possiamo considerare mcymr. tauawt (“u probably = /v/, mod. cymr. tafod”, secondo McCone 1996: 40) = air. tengae ‘tongue’ (< ie. *dṇgh-weh2-) e acymr. eguin, ewin = air. ingen ‘nail’ (< ie. *h3ṇgh-w-). Come esempi di *-gwh- > -v-, cfr. mcymr. deifio ‘burn’ (vs. air. daig, gen. dego ‘flame’) da ie. *dhegwh- e mcymr. nyf ‘snow’ (vs. air. snechtae; lat. nix, nivis) da *snigwh-. L’air. cuing ‘giogo’ è spesso spiegato come derivazione da *ko(m)-iung-i- per aplologia (LÉIA C-273), ma una derivazione da *co+ing-i- ‘co-strizione’ sarebbe fonologicamente più semplice e semanticamente accettabile. Sarebbe questa, a mio avviso, la radice di germ. *ingwya- del nome di popolo Inguaeones e di vari nomi propri tra cui gli epiteti di Freyr, la cui funzione di dio del coniugium è incontrovertibile. Sono attestati: gli imper. 2a sing. iv, ivi, ive, iva, ivli ‘unisciti’, 2a pl. ivite; ind. pres. 1a sing. ivo, ivom ed i denominativi ivilo, ivalio, 1a pl. ivemus, ivumus, 3a pl. ivunt; cong. esort. 1a pl. ivamis e, molto incerto, ivimis; necess. ivila, 1a pl. ivimila, ivimla. Come nomi abbiamo: iva (femm. abl.), ive (dat.) ‘unione’, iveom (nom. neu.) e ivem, ivom (acc.) ‘unione’, ivisus (acc. pl.) ‘unioni’, ival = ivul ‘compagno’ (voc.), ivali (nom. pl.), ivalis (dat. pl.). Ambiguo è ivil, che in due o tre casi sembra valere ‘unione’ (nom. e acc. neutro) e in altri potrebbe anche valere ‘compagno’ (voc.). In SeP1S4 samate ivlita è interpretabile come ‘unite(vi) alle parentele (> ai congiunti)’ e in TaAR3B simi ivlita come ‘assòciati alle parentele’. la-, lai- > le-. Da *lah- < *slagh- < ie. *(s)lənG- ‘schlagen, reißen’ (che evolve in *lagh-, *lēk-: lək- e *slak- di IEW 652, 674, 959). Oltre a lat. lacer e lancino tale radice può spiegare anche lat. laniō da *(s)langh-y-ō. Nel ricondurre lancinare a lăcer, Schrijver (1991: 164-165) suppone che “lacer is the result of a regular 212

Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) phonetic development from *lh2k- rather than the result of a complicated and unlikely chain of hypothetical morphological developments” (cioè *leh2k- di aoristo > lāk- > lăk-). Ma la presenza della nasale di lancinare mi induce ad abbandonare l’applicazione della teoria delle laringali a basi la cui variabilità è meglio spiegabile con la teoria delle occlusive prenasalizzate. Attribuisco a la- il generico senso ‘spaccare’, ampiamente avvalorato dai contesti. Sono attestati: gli imper. 2a sing. la, lae, lai; il cong. pres. 2a e 3a sing. laea, il gerundivo laiala. La forma laiala lascia ipotizzare che lea (imper. 2a sing.), leao (indic. pres. 1a sing.) e leam (indic. fut. 1a sing.) siano riconducibili a *le- < *la-y- < *slagh-y-. lo potrebbe essere una forma sincopata da *laō. laб-, lamб-. Base comparabile con quella di lat. lăbo ‘vacillo, sto per cadere’ e lābor ‘scorrere giù, cadere’. Sono attestati: laбe, labit < laбit ‘vacilla, cade giù’ e gli intensivi laбset e laбseat (il secondo cong. desiderativo: ma i due termini sono sovrapposti in TaAR10). Attribuisco la stessa radice a laбilo, lamбilio (ind. pres. 1a sing.) ed a laбmula e labmilia (imperativi 2a sing.; solito scambio di posto tra labiale e m) con il senso ‘mi sforzo per, mi adopero per’, in virtù del traslato semantico ‘sono sotto sforzo, fatico’ < ‘vacillo, sto per cadere, cado’ (Ernout & Meillet 334, s.v. labor). Tale senso è idoneo anche per lamбsea (cong. esort. 2a sing. in TaBMrE). La radice sarebbe quindi *(s)ləmB- (formulata come *(s)lemb(h)- ‘schlaff herabhängen’ in IEW 655 e come *(s)leh2b- da Schrijver 1991: 338; non presa in considerazione in LIV). lad. Presente in SeP1S2A2, dopo liv ilбem ‘sciogli il vincolo’ e davanti ai presumibili anelli di catena. Imper. 2a sing. Forse da ie. *leh1d- ‘lasciare’ > ‘abbandonare’. laieo. In TaBP2B. I termini vicini mi inducono a dubitare che laieo abbia la radice *lagh- < ie. *(s)lənG‘schlagen, reißen’ che ho attribuito a laea, lai, laiala. Siccome è possibile che sia caduto un g intervocalico, il ventaglio delle radici da prendere in considerazione è largo e mancano elementi che permettano una scelta plausibile. lap-. In parecchie scritte ci sono binomi che esprimono concetti opposti, fra cui l’opposizione ‘unione’/‘troncamento’ (mua/umua). Siccome lapumia in TaAR3B è scritto immediatamente sotto sami ‘unisciti’, è possibile che lapumia (imper. 2a sing.?) denoti ‘distacco, separazione’ e che dunque derivi da *lep- ‘abschälen, abspalten’ (IEW 678) e alluda al distacco da Roma, dato che roma (anche romae) pare scritto poco sotto. In TaBMrO1 è presente lapa su cui è soprascritto la mua ‘spacca tronca’. laps-. In TaBMrE lapsa è sovrapposto a lamбsea. Imper. 2a sing. da laб-, lamб-, con formazione uguale a quella di lat. lapsō, ma con senso simile a quello di laбilo, lamбilio (vedi laб-, lamб-). In SeMB2 si ha il cong. esort. 2a sing. lapsea ‘voglia tu adoperarti’. las. In SeP2S2A las sembra un vocativo o nom. soggetto del verbo bili ‘picchia’. Anche lasa (TaBMrSoA) è un soggetto in caso vocativo, a cui si chiede ‘e ba scel’ “dalla morte balza via”. Il termine lasos sembra un acc. pl. nella scritta di chiusura del gruppo SeP3S1A, dove sfortunatamente non è chiaro se il nome è preceduto da al o da cal. Lasa richiama ovviamente l’omonima deità etrusca lasa, mentre las richiama sudpic. łas della stele di Belmonte e quindi lat. Lār, Lăris (per rotacizzazione: cfr. il plurale arcaico Lases), la cui radice è, a mio avvio *las- ‘cupere, desiderare’. Ovviamente da queste attestazioni non si può stabilire quali funzioni fossero attribuite ai lasos di SeP3S1A ed a lasa di TaBMrSoA. latronus. In ilse site latronus ‘con la rivoluzione mandate via i ladroni’ (TaAR2Z2). Imprestito da lat. latro, -onis ‘brigante, ladrone’. lau-, lav-. Base indicante ‘fruire, guadagnare, godere’, da ie. *leh2w- ‘erbeuten, genießen’ (IEW 655). Sono attestati: gli imper. 2a sing. laua, lavi; l’ind. pres. 1a sing. laumo (denominativo?, da un *laumo‘guadagno’?), i cong. pres. 2a sing. lauei, laviei. Non è chiaro se lavil è un imper. 2a sing., da tema con formante -l- (ipotesi a mio avviso più probabile) o un nome in -il (’approfittatore’). laustr-, lostr-. Base comparabile con quella di lat. lustrō di cui avrebbe i vari significati metaforici, la cui scelta tuttavia rimane generalmente dubbia. Sono attestati gli imper. 2a sing. laustra e lostra (senso incerto: ‘percorri’? o piuttosto ‘rifletti’?), lustre e lostre ‘rifletti, considera’. In SeP7S12 dopo lostre potrebbe essere scritto ist, che indurrebbe a tradurre la scritta come ‘clarum (cfr. il-lustre) est’. In TaAMrO sembra presente la sequenza lustremis lustro; in TaBMrS2 si ha forse il pres. ind. 1a sing. lustro. le-. Vedi la-, lai-. *łeб-, leб-, leb-, łiб-, liб-, lib-. Queste basi derivano da ie. *leybh- che contiene un diverso ampliamento (-bh- rispetto a *leyp- ‘kleben, adhaerīre’. In germanico la radice *leybh- si sarebbe specializzata nel senso ‘leben’. Nelle basi nord-umbre la variazione e\i è dovuta ai due consueti diversi esiti della monottongazione riscontrabili anche in altri termini. Il senso generale di queste basi è ‘aderire’. In particolare liba potrebbe significare ‘rimanere (vivo)’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. leb, leбe, liliбa = liбa = liba, liбe, liбi, libi, liбul, leбli, liбla; gli ind. pres. 1a sing. leбo, lileбilo = leбilo, liбom, 3a sing. liliбit = liбit, 1a pl. liblimus; l’ind. fut. 1a sing. łiбiam ; i cong. esort. pres. 2a sing. leбei, 1a pl. liбamis, liliбilamis, liбiemis; i necessitativi liбela, liбila, 1a pl. liбimela, libimla. Come forme nominali abbiamo: leбur e libul ‘aderente’ (nom.), liбlos ‘aderenti’ (acc. pl.), liбeom ‘adesione’ (acc.), lilбom ‘coesione’ (acc.), liбie ‘aggregazione’ (dat.?).

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lei-. Ipotizzo, con qualche dubbio, che *lei- esprima ‘piegare, voltare, svoltare, rivoltarsi’. È riconducibile ad un ampliamento -ey- della radice *h3l- vista per il-. L’ampliamento avrebbe favorito la caduta della laringale iniziale. Sono attestati: lilei = lei (imper. 2a sing.), lileio < lileiom (ind. pres. 1a sing.), leila (necessitativo), lileia ‘rivolgimento’ (nom.). Mi sembra che leio funga sia da sostantivo ‘svolta’ (acc.; TaBP1C) sia da verbo (TaBMrSoB2). lep-, lip-. L’area semantica di *lep-, *lip- sembra essere la stessa di *łeб- = *łiб-. Quindi ho tenuto distinto lep-, *lip- solo per motivi espositivi. Sono attestati: gli imper. 2a sing. lepe, lepi, łipi, lipa, lipe, lipi, lipli, lilepil e probabilmente lilepeli; l’ind. perf. 1a sing. lipivi; il necessitativo lepila e lipila. Nella sequenza liбie limpsi (TaAR6B), limpsi ‘rimani attaccato, aderisci’ è un altro imperativo (vedi lips-), mentre liбie è un dativo. lersil. In TaAMrSo2. Siccome dal contesto si può desumere che lersil sia un epiteto negativo (‘vorace, ingordo’) rivolto al nemico, mi sembra possibile una derivazione dalla radice che Pokorny (IEW 965) formula come *slg- e *sler-, considerandola una “Schallwurzel” ed attribuendola a gr. λάρυγξ ‘fauci, gola’, lat. lurcor ‘divoro’, mat. slurc ‘Schlund’, slurken ‘schlucken’, norv. sved. slurk ‘Schluck, Mundvoll’ ecc. les-. Base da ie. *les- ‘auflesen, ernten’ (LIV 413). I termini nord-umbri hanno l’accezione ‘cogliere, approfittare di’: cfr. lesi rem ‘cogli l’occasione’. Sono attestati: liles, lilesi = lesi (imper. 2a sing.), lesimus (ind. pres. 1a pl.). lev-. Il contesto, anche figurativo, mi induce a interpretare levi (SeP1S2A5) come ‘falcia, stacca’ (imper. 2a sing.), da *lewH- ‘staccare, tagliar via; falce’ (IEW 681). Tale senso è idoneo anche per leumus e per levom (dove om ha la forma di un’ascia). A tale radice si possono fare risalire anche le basi nord-umbre *liv- e *lu(v)-. li. Tale imperativo ricorre più volte, ma non ho trovato altre termini che derivino dalla radice *leyh2- ‘schwinden, eingehen’ che gli attribuisco. In due casi li ha come oggetto Roma (roma li ‘Roma estingui’). li-. Da ie. *leyH- ‘gießen, fließen’ si formano il verbo liom ‘corro, accorro, fluisco,’ e i nomi lia ‘corrente, corso’, lieiva ‘corrente’. Sono attestati: lia e lie (ambedue imper. 2a sing. e anche pres. indic. 3a sing.); lilia, lilie (imper. 2a sing.), liom (> lio), lieo, lilio [łio] (pres. indic. 1a sing.), liamus (pres. indic. 1a pl.), liamis (cong. esortativo 1a plur.), liela (necess.), liemla (necess., 1a pl.). A volte lia è usato senza che sia espresso il soggetto: i soggetti sottintesi sono probabilmente il nuovo corso della sorte e più specificamente la rivolta antiromana: vedi lia lia ‘procede procede’ o ‘corre, corre’. In alcune scritte lia non è un verbo, ma un sostantivo (accus. liam > lia e liliem, liem; dat. loc. *liai > liei (non sicuro) > lie. Un derivato di lia è lieiva, lieva = lieua (dat. o loc. lieve). È incerto se liei sia un cong. pres. 2a sing. del verbo con radice *leyH- ‘fluire, (s)correre’ (come sembra in SeP8S2) o se derivi dalla radice *leyg- ‘(col)legare’ che ho attribuito a lieom ‘legaccio’ e, con perplessità, a liom (SeP5S1B). In eli lio (TaBP2B) è possibile che lio sia un abl. sing. Interpreto: ‘muovi(ti)’ con la corrente’. Altrimenti dovremmo supporre che lio sia un pres. indic. (“corro”, in risposta a “muoviti”). In SeP3S1A è difficile stabilire se liantros o liatros (acc. pl.) indica ‘coloro che sono in marcia’ o ‘correnti’. In SeP1S1B liarus potrebbe essere un aggettivo nom. pl. significante ‘veloci’. In SeMB4 lira (< *li-r-) significa ‘corrente’; in SeP8S2 lire vertom vale ‘nella corrente mi muovo’. In SeP9S12 si ha lire lia ‘fluisci nella corrente’, formula equivalente a lie lia: lire < *lirai è un locativo. In TaAR3A2 lira è probabilmente l’oggetto di бiro ‘sostengo, consolido’. liб- = lib-. Vedi leб-. lid-. Base equivalente a quella di lat. lūdus, da *leyd- ‘giocare, divertirsi’. Sono attestati: lidius ‘istrioni, illusori’ (acc. pl.) in sca lidius ‘scansa gli istrioni’ (TaBP2B : corrisponde a lat. lūdius e forse lūsor) e lide (imper. 2a sing.) in vita lide ‘con la vita divertiti’ (SeP9S9A). Non è chiaro se in SeP1S3C e TaAR5C2 lide sia un imper. 2a sing. o l’abl. di un non attestato *lidis ‘divertimento, festa, gioco’. lieom, -a. Sostantivo neutro da *lig-y-e-yo-m (radice *leyg- di lat. ligō; IEW 668, LIV 403): esso è l’oggetto di verbi indicanti “rompere, sciogliere”: vedi ersie lieom ‘leva il legaccio’, бra liea ‘spezza i legacci’ ecc. lils-. Vedi lis-. limor. In TaAR9C limor łie indica ‘flusso della corrente’: limor da *leyH- ‘gießen, fließen’ (si ha *lī-moanche in celtico). liom? Lettura che preferisco a ilom in SeP5S1B. Si tratterebbe di una 1a sing. di pres. ind. da un tema li- dalla base *lig- < *leig- da cui deriva anche lieom ‘legaccio’. A mio avviso la radice è la stessa dei termini germanici indicanti ‘corpo’ e di quelli indicanti ‘simile, aptus’. Il concetto originario è ‘connessione’ (> ‘legame organizzato’ > ‘attitudine’ ecc. con griglie semantiche simili a quelle di lat. apiō, apiscor, aptus). Dunque liom potrebbe equivalere a lat. apiscor. lip-. Vedi lep-. lips-. Intensivo di lip-. Sono attestati lipso ‘sto attaccato’, limpsi ‘stai attaccato’ (imper. 2a sing.) e lipsila (necessitativo).

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) lira. Vedi li-. lis-. Base da *leis- ‘nachspüren, lernen’, interpretabile come ‘seguire, perseguire’. Sono attestati gli imper. 2a sing. lils = lis, lilsi = lisi, lise, l’ind. perf. 2a sing. lisvis, i cong. esort. 2a sing. lisea, lisei e forse liseis, i necessitativi lilsila e lilseli (pl.). Molto incerto lisvet in SeP3S2C. lit-. Dai contesti si deduce che lit- deriva da ie. *h2leyt- che in germanico appare come *h2leyþ-. La griglia semantica comprende ‘delitto, crimine, male, disgrazia, rovina, danno; essere funesto, essere odioso; vendetta’. Per i termini nordumbri con base lit- sembra idoneo il senso ‘danno che si reca ai nemici’ > ‘vendetta’, mentre litr- sembra esprimere sia il danno od offesa che si reca sia quello ricevuto. Ho adottato le seguenti interpretazioni: lite mesi ‘alla vendetta partecipa’; liti ‘nella (o: con) vendetta’; reda litem (acc. sing.) ‘restituisci il male’, litemila ‘bisogna vendicarsi’ (sovrapposto a litrem la); litru (abl.) ‘per la scelleratezza’. litres (acc. pl.) indica ‘scellerati, malvagi’ piuttosto che ‘scelleratezze, oltraggi’, dato che è l’oggetto non solo di lae ‘spezza’ e tlas ‘sopprimi’, ma anche di ba ‘uccidi’. Invece rumбe litras è interpretabile come ‘interrompi le malvagità’. In SeP3S1B litrevul ‘funesto, offensore’ pare essere stato soprascritto su litrem. liv-. Base di voci verbali aventi per oggetto lieom, siemom, ilбam e varianti, cioè parole indicanti ‘legaccio’ o ‘vincolo’. Quindi suppongo che liv- sia uno sviluppo di *lewH- ‘lösen, abschneiden’ parallelo a lev- (vedi). I sensi sono: ‘sciogliere, liberar(si)’. Sono attestati: gli imperativi 2a sing. liv, live, livi = lilvi [łivi]; gli ind. pres. 1a sing. livo, liviom, livilom, 2a sing. livis, 3a sing. livit, 1a pl. liumus; l’ ind. fut. 1a sing. livam; il cong. esortativo 1a pl. livemis, i necessitativi livela, livila ed i ppp. nom. sing. lilvitos (lettura non del tutto sicura), pl. lilviti. Non è chiaro se livia è un aggettivo femm. nom. sing. od un ind. pres. 3a sing. nella frase cos livia lia ‘la gamba libera (o: si libera?) corre’. lostr-. Vedi laustr-. lu-, luv-. Da *lewH- ‘lösen, abschneiden’ come lev- e liv-. Nelle scritte di Ospitale lu(v)- denota ‘staccare, sciogliere, dissolvere; liberare, liberazione; falce, falciare’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. lua, lue, luv, luve, gli ind. pres. 1a sing. luuo, luo, luvom > luvo, 2a sing. luas, 3a sing. luat, 1a pl. luimus, luimos, luumus, i cong. esortativi 2a sing. luae e luia, 1a pl. luemis, luimis, luvumis ed un possibile luvomis forse dovuto alla sovrapposizione con luvom; i necessitativi luila e luamila (1a pl.). Sono sostantivi: lua, luam, luvam ‘falce’ (acc.) e luvo (abl. ‘con la falce’?); luam, lueam, luem ed il possibile luvem ‘liberazione, libertà’ (acc.); luom, luvom ‘liberazione, distacco’ (acc.); luis ‘falce’ (voc.). Mi pare che luos sia un aggettivo sing. masc. (‘sciolto, staccato’ > ‘libero’). Per luevul e luivil il senso ‘libero’ è più idoneo che ‘liberatore, liberatrice’. In TaAR3C lvuali [luwali] sembra un nom. pl. In SeP7S3A è leggibile ulemos luivulum: se ulemos vale ‘accresciamo’, il caso, il numero e l’accezione di luivulum rimangono incerti. In TaAR6B è incerto se si abbia luvilimis o lusilimis (o entrambi, sovrapposti: vedi anche lus-) e se si abbia, poco oltre, liluia o lilusia. luvilimis o lusilimis è un cong. esort. 1a pl.; liluia o lilusia è un cong. esort. 2a sing. luб-. In SeP2S1F pare presente luбem ‘piacere’ (acc. sing.) in sovrapposizione con altre lettere. In SeP9S11 luбo (epiteto divino?) è scritto in sovrappozione con lumo presso una figura umana (divinità). Da *leubhcome lat. lubido > libido ‘piacere, desiderio’. lubros. Scritto sotto lvuбros (per *luvбros): non è chiaro se è una forma monottongata di *luvбros (da *leudhcome osco Lúvfreis, genit., lat. Līber) o se deriva da *leubh- come luбo. lvuб\bros. Vedi lubros. lude. Imper. 2a sing. che sembra avere per oggetto idurem ‘grossezza, abbondanza’ (SeP3S3B1). Da *lāu‘genießen, frui’ (IEW 655)? Un senso quale ‘fruire’ appare idoneo. lum-. Base da ie. *lemH-, causativo *lomH- ‘rompere’. Sono attestati: gli imperativi 2a sing. lum, luma, lume, 2a pl. lumate, gli ind. pres. 1a sing. lumeo, lumaom > lumao, lumo, 3a sing. lumat, 1a pl. lumemus, lumuomus; l’ind. fut. 1a sing. lumiso; i cong. esort. 2a sing. lumae, lumai, lumei, lumia, 1a pl. lumemis; il cong. desiderativo o fut. ind. 1a sing. lumeam; i necessitativi lumila, lumela. Sono presenti un sostantivo lumar (anche epiteto divino), acc. lumarem ‘spaccatore’ ed il probabile teonimo lumo soprascritto su luбo (SeP9S11). lus-. lus (TaAR6B) e lusi (TaAR3B) sono imper. 2a sing. riconducibili a *lus-, ampliamento di *lewH- ‘staccar(si), liberar(si)’. Li interpreto come ‘lìberati’. La stessa funzione ha lusil (‘stacca’ o ‘lìberati’) in TaAR3A2. Vedi lu-, luv- (alla fine) per la possibile esistenza di lusilimis e lilusia (con [lil] = [ł]). In TaBMrSoB2 è presente lusiem ‘liberazione’ (acc. sing.). lustr-. Vedi laustr-. luvбrem. Teonimo (acc.), attestato in TaAR2Z1B, corrispondente a lat. Līber. Da *leudh- ‘crescere’. Vedi anche lubros.

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ma-, mam-. Basi derivate da ie. *magh- ‘potere; potenza’. Sia ma- < *mah- < *magh- sia *mam- < *magh-amsembrano significare ‘potenziarsi’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. ma, mae, mai, mam, mame e forse mamli (poi corretto in mamiti), il necessitativo mamila e probabilmente l’ind. pres. 1a pl. mamumus. Le forme mo e mom sono presumibilmente ind. pres. 1a sing. *maom > mom > mo. maiu. In maiu simio (TaAR5C-03): ablativo di *maios ‘maggioranza’? mars. Teonimo, nom. sing. mar-. In TaAR5B1 è possibile ricostruire la sequenza бisiamos mar, la cui parte finale è coperta da cifre moderne. Se la lettura fosse corretta, avremmo ‘ci federiamo, stringiti’, con mar imper. 2a sing. In TaAR5C4 mar precede arsi, il cui senso generale è ‘stringer(si). In TaAR4B marza è interpretabile come imprestito etrusco significante ‘rete’ > ‘serie’ (marza < *mar-t-ya): esso è riconducibile a *mer- ‘legare; nodo’ (cfr. asved. merþi, aisl. merð ‘Fischreuse’). marza richiama etr. marzac che nel passo della Tabula Capuana leθamsul scuvune marzac saca ‘per Lethams l’investigatore una serie (aruspicale) indaga’, vale, a mio avviso, ‘concatenazione, serie (di sacrifici aruspicali)’. me. Suffisso riflessivo in elemбome? meela. Necess. da *meyg-, variante di *meik’- ‘mescolare’ > ‘mescere’. mei-, moi-. Da *mey-, causativo *moy- ‘mutare, cambiare’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. mei, moi, gli ind. pres. 1a sing. meo (< *meyom), i cong. esort. 2a sing. meia, moia; i necessitativi meila e moila. È difficile dire se meie, 2a sing., sia un futuro, un imper. pres. o un congiuntivo ottativo. In bue meao (TaAR3C) meao sembra essere l’abl. di un *meaom < *meyaom ‘cambiamento’. Non è chiaro se la sequenza moiea sia da separare in moi ea o sia una sola parola moiea. meli. In meli re (SeP1S3A). Sembra un imper. 2a sing. Trattandosi di un’unica attestazione, il senso non può che essere incerto. Forse da *mel- di lat. melior e multus, nel qual caso meli re potrebbe significare ‘con l’occasione migliórati’: cfr. re streli ‘con l’occasione raffòrzati’. meliom. Corrisponde a lat. melius. mem-, mems-. Basi esprimenti ‘tagliare, dilaniare; interrompere’, da ie. *(s)meh2-(y)- ‘schneiden, schnitzen’. mems- è tema denominativo da *memso- ‘carne’, taglio. Sono attestati gli imper. 2a sing. mem, memsa, memse e forse memsi, il pres. indic. 1a sing. memo, memso, il cong. esort. 2a sing. memei. Inoltre si ha il nome memius, probabile epiteto divino (‘il Tagliatore’). menerua. Teonimo corrispondente ad etr. Men(e)rua, lat. Minerva. Nom. sing. femm. meos. Pronome poss. acc. pl. ‘i miei’. merбom. In SeP3S2A. Presumibilmente acc. sing., forse da *mer-bh- ‘consumare, indebolire; malattia’, come lat. morbus. mes-, mos-. I contesti mi inducono ad attribuire alla base *mes- il senso ‘unirsi a, partecipare a’ ed a ricondurla a uno degli sviluppi di *HmB-h1- > *mə- ‘con, insieme, unire’. Gli ampliamenti in dentale di tale radice hanno prodotto sia le basi che Pokorny (IEW 746) formula come *mōd-, məd- ‘begegnen, Zusammenkunft’, sia le preposizioni gr. μετά, got. miþ, aat. mit(i) ed anche la particella latina met che si accompagna ai pronomi personali e agli aggettivi possessivi come un equivalente di ipse, perché il suo senso originario è lo stesso di ip(se): ad esempio tutemet vale ‘tu con te > proprio tu stesso’ (su ipse vedi Zavaroni 2007b: 56). Etr. meθlum mostra, in virtù del mutamento ie. t > etr. θ, che vi era una base *met- parallela a med-. N.u. *mes- può essere l’esito di *mess- < *məd-s- o *mə-t-s-, mentre *mos- risalirebbe a mōd-s-om o *mō-t-s-. Ambedue *mes- e *mos- denotano ‘partecipazione, compagnia, unione’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. mesi, mese, mosa, mosi; il pres. indic. 1a sing. meslom, 1a pl. mosomus, 3a pl. mosunt; il necessitativo mesila. Incerta è la funzione di mesil (TaAR5C-04): ‘compagno’ (voc.) o imper. 2a sing. con formante -il ? In TaBMrO5 si ha mesia: non è chiaro se sia un cong. esort. o un sostantivo (o entrambi, dato che sono sovrapposte due formule). met-. Sono attestati: meti (sovrapposto a muti ‘tronca’ in SeP9S10), imper. 2a sing. e meto, pres. ind. 1a sing. (TaAR3C). Tema equivalente a quello di lat. mĕtō ‘mieto, falcio’. mi. Presente solo in SeP2S1A. Presumibilmente corrispondente a lat. mihi (mi < *mihi). mileibus. In SeP1S4. Corrisponde a lat. milibus ‘mille’ (dat. abl. pl.). misc. Imper. 2a sing. corrispondente a lat. misce. mis-. Forse dalla radice di lat. mittō, mīsi, missum, con -s- intensivo: *mis- < *mit-s-. Sono attestati l’imper. 2a sing. mise, il cong. esort. 2a sing. misia, il necess. 1a pl. misemila con senso mediale ‘nobis mittendum (est)’. Il senso che si desume dalle attestazioni è ‘gettarsi (in un impresa)’. In TaAMrE1 misa è traducibile come ‘missione’. mita. In TaAR5C5. Imper. 2a sing. il cui etimo è incerto: da *mey-t- ‘cambiare, rovesciare, invertire’ (IEW 715) o dalla radice di lat. mittō come mis-?. mlili. In SeP7S11. Avendo per oggetto liam ‘corrente’, il confronto con altre formule porta ad ipotizzare una derivazione da *mel- ‘stark, groß’ di lat. melior e multus (IEW 720), con esiti e formazione analoghi a quelli di plili da *pel- ‘riempire’.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) mocci, moccum. Genitivo (TaBMrNE) e accusativo (TaBMrSoB3) del cognomen Moccus. mo\uccom. Da confrontare con gall. mocco (dat.) ‘porco, maiale’: presumibilmente epiteto ingiurioso, come lat. maialis, rivolto a Roma. moi-. Vedi mei-. mol-. Dalla radice ie. *mel-/mol- ‘veneror, ōrō, voveō’ che occorre prendere in considerazione per spiegare anche gallico molatus ‘dedica’, etr. muluvanice ‘ha dedicato’, got. aing. blōtan, anord. blóta ‘opfern, verehren, verpflücken’ (< *mlō-), air. *mol- ‘lodare, stimare’, cimr. mawl ‘lode, culto’, moli : moliannu ‘to praise, venerate’, asl. moljo, moliti ‘chiedere’, riflessivo ‘pregare’, rus. molibá, bulg. croa. molitva ‘preghiera, servizio religioso’ (Zavaroni 2006a: 156). La radice *meldh- “rituelle Worte an die Gottheit richten” secondo IEW 722 (“feierlich sprechen, verkünden” secondo Th. Zehnder in LIV 432) è, a mio avviso, un ampliamento di *mel-/mol-. Sono attestati: l’imper. 2a sing. mola; l’ ind. pres. 1a sing. molom > molo, 1a pl. molumus; il necessitativo molela. mom. Vedi ma-. monitom. Nom. sing. attestato in SeP3S3C4, corrispondente a lat. monita (pl.). mor-. Base corrispondente a quella di lat. mŏra e mŏror. Sono attestati: morus (acc. pl.) ‘indugi, dilazioni’, morom (ind. pres. 1a sing.) ‘mi fermo’. Forse anche morelus, sovrapposto a morus, designa ‘indugi, esitazioni’. mordomos. In SeP1S3E. Dalla radice di lat. mordeō. mori-, mort-. Corrispondenti di lat. morior, mortuus. Sono attestati: l’imper. 2a sing. mori; l’ ind. fut.? 3a pl. moriant; il ppp. mortu(u)s (nom. sing.); il nome morts > mors (nom. sing.). mort-. In SeP1S3B mortom sembra un ind. pres. 1a sing. (l’oggetto sarebbe roma). Forse dalla base di lat. mortarium ‘mortaio’ (radice ie. *mer- ‘sminuzzare sfregando o pestando; macinare, schiacciare’). Stesso senso sembrano avere morti (imper. 2a sing.) in TaAR5A e mortela (gerundivo) in TaBMrO3. mos-. Vedi mes-. mos? Lettura incerta in TaAR3D. Se esatta, sarebbe un corrispondente a lat. mōs, mōris, ma neutro invece che maschile. mot. Equivale all’imper. 2a sing. mut ‘tronca’. mou-, mov-. Base verbale uguale a quella di lat. moveō, ma usata come riflessivo (‘muoversi’). Sono attestati gli imper. 2a sing. moue, movi; l’ind. pres. 1a sing. mouo. mu-. Base la cui radice non è evidente. Si può presumere che essa sia quella da cui derivano gr. ἀμυχή ‘lacerazione’ e lat. mūcro, -onis ‘punta, pugnale’. Tale radice è formulabile come *h2meugh/k- (Beekes 2003 s.v. ἀμύσσω). È ipotizzabile il passaggio *mu- < *muh- < *meugh- con dileguo normale di -gh-. Sono attestati: gli imper. 2a sing. mua, mue e anche muie; gli ind. pres. 1a sing. muo, muom e mueo; 1a pl. forse muemus (lettura incerta); il cong. esort. 2a sing. muei, i necessitativi muila e pl. muali. Sembra presente anche una forma muaom che potrebbe essere un infinito presente. In SeP3S3D2 muom, sovrapposto a luvom ‘distacco’ pare essere un sostantivo (acc.; ‘troncamento’ > ‘scissione (politica)?’). mud(o)r-. Un probabile epiteto divino è presente nelle forme mudros (SeP1S2B2, SeP3S2B2) e mudorus, mudoros (SeP3S2B2), mudru\os (SeP3S3B2). In un caso mudoros si sovrappone con comba, in un altro si può leggere sia mudros sia mudorus in sovrapposizione con nutritor. Il nome pare associato anche a simboli (asce, teste mozzate, testa belluina) che alludono alla morte. Forse si tratta del nome di un dio della consunzione, della peste, derivante da *meu-d- nel senso negativo di ‘fango, mota, fradicio’ > ‘putridume, peste’ ecc. (IEW 741). mul-. Base avente significati simili a quelli di mu- e mut- ‘tagliare, troncare’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. mul, mula, muli; l’ind. pres. 1a sing. mulo, 1a pl. mulemus; il necessitativo mulila. mur. In TaAR13. Imper. 2a sing. Forse da *merh2- ‘afferrare con violenza, danneggiare, schiacciare, stritolare’ ecc. (LIV 440, IEW 735-37). In IEW 737 lat. murcus è ricondotto a *mer-k-, ampliamento di *merh2-, ma Ernout & Meillet (s. v. murcus) esprimono il loro scetticismo su tale comparazione, ritenendo il senso di murcus lontano da quello dei derivati di *merh2-. murdel. Presumibile aggettivo o epiteto nom. sing. ≡ lat. mordax ‘pungente, mordace’ (SeP1S2B2). mus- o pus-? (vedi pus-). mut-. Base di termini esprimenti ‘troncare, recidere’, forse la stessa di lat. mutilō, mutilus. Sono attestati: gli imper. 2a sing. mut, muti, mu\oti; l’ind. pres. 1a sing. mutom > muto, 1a pl. mutemus e forse 3a sing. mutet. Sono inoltre presenti i sostantivi muto (epiteto divino: ‘Troncatore’, voc. e nom.) e muteia ‘potatura, troncatura’ (acc.). nemбomus. In TaAR4B. Pres. ind. 1a pl., la cui base corrisponde a quella di lat. nimbus ‘tempesta’. neri. Attestato in SeP1S2A2. Nom. pl. di *ner ‘uomo valoroso, forte’ (umbro nerf acc. pl., osco niir, sudpic, nír ecc. Vedi Untermann 2000: 495-97).

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noбis\os. In SeP3S1A. Pron. pers. in abl. retto da simul ‘insieme’. nomili. In SeP3S1B. Nom. pl. di un derivato da *nomen indicante ‘quelli del nome, della stirpe’. Metafora ‘nome’ > ‘gente’ come in umbro (Untermann 2000: 500-01). nostre. In SeP8S2. Aggettivo possessivo riferito a rei (dat.). nutritor. In SeP3S2B2, sovrapposto a mudros. Equivalente a lat. nūtritor. oб, ob. Pre- e post-posizione ≡ lat. ob. obi, obia. In TaBMrO1 obi è lettura molto incerta: corrisponderebbe a lat. obī. Analogamente obia (TaAR3A2) corrisponde a lat. obeas ‘che tu perisca’ (ob+cong. esort. del verbo eō). ocu-, ucu-. Il contesto di ocue (TaBMrSoB3) m’induce ad attribuirgli la base di lat. *ocus (compar. ōcior ‘più veloce’, superl. ōcissimus) e gr. ὠκύς ‘veloce’. Sembrerebbe trattarsi di un avverbio associato a lio ‘corro’. Sono attestati anche ocu = ucu (abl.) ‘con velocità, sùbito’ (TaAR3C, TaBP1C) e ucuor (comparativo come lat. ocior?) ‘rapido, veloce’, nom. sing. (SeP3S1B, r. 3). oit? In TaAR3D. Ipotizzo una derivazione da *aug- < *h2ewĝ- ‘aumentare’ con monottongazione e caduta di g. Ind. pres. 3a sing. Il soggetto sottinteso è la rivolta contro Roma. ol-. Vedi ul-. olu-, olv-. Vedi ulu-, ulv-. oluб. In TaBP1A, probabile nome per ‘birra’ o altra bevanda (acc.), dato che la scritta riguarda il bere. Tale nome va ovviamente comparato con i nomi germanici aisl. ǫl, aing. ealu (ealuð nei casi obliqui), mnl. ale ecc. e con chslav. olŭ ‘birra’ che spesso (cfr. IEW 33 e AEW 686) sono accostati a glosse greche significanti ‘amaro’ ed a lat. alumen ‘allume’ per avvalorare la tesi secondo cui la ‘birra’ sarebbe la ‘bevanda amara’. Ma i nomi cerea e cervesia (> spagnolo cerveza) della birra in Plinio e in iscrizioni e κóρμα, κoῦρμι, κερβησία nei tardi autori greci lasciano supporre che la ‘birra’, come d’altronde il vino, fosse considerata la bevanda che si ottiene per calore , fermentazione. E questo potrebbe essere il senso di n.u. oluб se lo si compara con umbro uřetu ‘adoleto’ e con got. aljan ‘fervore’ (se deriva da *al- ardere’: vedi Lehmann 1986: A126). om-. Base monottongata da *aum- ‘augurio, augurare’ (vedi), da cui si hanno oma ‘augurio’ (acc. con omissione di -m ; SeP3S3A, riga 13) e omuo (nome o verbo? Scritto sotto il disegno di due fiori in TaBP2C). omбr-. Vedi umбr-. or-. Vedi ur- ‘sorgere’. os-. Vedi us- ‘ardere’. oso-. In SeP7S6A osos (acc. pl.) pare indicare i “voleri” del dio vaticinante (qui Бoбlo). Possiamo attribuirgli la radice *h2ewh1- di lat. aveo, audeo, ausus che esprime ‘desiderio, volere’ (vedi au-, av-). Anche nella scritta diom umili osom (SeMB2) osom (acc.) pare denotare ‘il volere’ (degli dèi). osta. In TaAR3A2. Acc. pl. equivalente a lat. ossa (< *ost-). ostr-. Vedi ustr-. palat. In TaAR5C-01. Ind. pres. 3a sing.; corrisponde a lat. palatur ‘si allarga, si propaga’. pel. In pel pli (piuttosto che pelpli ; TaAR5B1). Forma incerta: imper. 2a sing. come pil piuttosto che avverbio equivalente a multus ed equivalente ad air. il (< *pil-), got. filu, aat. filu ecc. ‘molto’. pia, pie. Imper. 2a sing. da *p- < *peyH- ‘anschwellen, strotzen’ (LIV 464). pil-. Sono attestati: gli imper. 2a sing. pile (TaAMrE1) e pil (TaAMrSo3); il cong. esort. 2a sing. pilia (TaBMrO5). La radice è *pelH- ‘riempir(si), completare’. In SeP7S1 non si può accertare, a causa di una lacuna, se si ha pil ‘compi > realizza’ o pilom ‘compio, effettuo’. In TaBP2A è arduo stabilire se si deve leggere pilia o pliia: sembra trattarsi di un acc. sing. significante ‘completamento’. Vedi anche pli-. pir- (piuttosto che mir : consueta ambiguità del segno Π). In SeP7S2 e TaBMrO3 si ha pir, imper. 2a sing., presumibilmente da *per(g)- ‘battere, abbattere, picchiare’ (IEW 819, LIV 473), dato che segue sli бil ‘uccidi colpisci’. In TaBMrO1 si ha l’imper. 2a pl. pirte dopo ai reom ‘conduci (a morte) il colpevole’. piuo. In TaAR9A. Ind. pres. 1a sing., dalla radice ampliata *pī-w- di *peyH- ‘gonfiare’. Vedi pia. pli-. Base da *pleh1- ‘riempir(si), completare’. Sono attestati gli imper. 2a sing. pli, plie, plil ‘completa’ (possibile plia in TaAR3C), il cong. esort. 2a sing. pliei, il necess. plila. È dubbio se plii sia un imper. o un ind. pres. 2a sing. In TaBP2A pliia o pilia ‘completamento’ è un acc. sing. In TaAR3A1 plilia deve probabilmente essere letto come pli lia ‘completa il corso’. plici. In SeP3S2B2. Imper. 2a sing., suppongo da *pleȋk-, plī̑k- ‘strappare’. plus. In SeP7S1. Avverbio come lat. plus (‘maggiormente’). pompe(i)om. In SeP1S4. Presenza di i incerta. Menzione di Gneo Pompeo Strabone, capo di un esercito romano contro gli Italici insorti. potrar (sotto potida)? In SeP7S12. Se la lettura fosse esatta per almeno una delle due varianti, trattandosi di un riferimento a Roma, l’ipotesi più idonea sarebbe quella di un aggettivo corrispondente a lat. puter, putris

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) o lat. putidus ‘marcio, putrido, puzzolente’. Ma sulla interpretazione pesa anche l’incertezza sulla prima lettera per l’ambiguità del segno Π = p e m. pro. Preposizione = lat. pro in pro su\ve ‘pro se’ (SeP9S5); posposizione in TaAR3A1. pus- (più probabile di mus-). In SeP7S1 il dubbio è tra pusi e musi, in SeP7S8 tra pusilo e musilo, dato che il primo segno è l’ambiguo Π. Sul piano lessicale pus- mi sembra più probabile. Ipotizzo lo stesso etimo di lat. pūsus e pustula, da una base *pus- ‘gonfiarsi’ con traslato a ‘essere baldanzoso, orgoglioso, eccitato’ come in lat. tumeō. rado. In SeP1S2A2 fra i disegni delle due mani. Ind. pres. 1a sing. presumibilmente ≡ lat. radō. ra-. Base in cui è da ipotizzare la caduta di una velare -g- o -gh-: *ra < *rag(h)-, forse da *wreh1ĝ- ‘rompere’ (LIV 698) o da *wreh2g h- ‘colpire’ (wrāgh- in IEW 1181). A mio avviso etr. raχ ha lo stesso senso. Sono attestati: gli imper. 2a sing. ra, rae, rai; il cong. esort. 2a sing. raea. ram-. Base da *h1rem- ‘sostenere, rinsaldare, essere fermo’ (LIV 252; IEW 864: cfr. aat. rama, mbt. rame ‘Gestell, Stütze’ ecc.). Sono attestati: gli imper. 2a sing. rama, rame, l’ind. pres. 3a sing. ramat. Possibile il necess. ramila in TaAR3C. raue. In бume raue ‘fuma, sprizza’ (TaAR3A2). Imper. 2a sing. da *rau- < *raug- < *reug- ‘fumare, sprizzare’, radice produttiva in germanico. rebsila? In SeP3S2F. Necessitativo con significato incerto. Da *rep- ‘afferrare strappando’ come lat. rapiō? reda. In TaAR4B, riga 8. Imper. 2a sing. Equivalente a lat. reddit ? rede. In SeP3S3B2. Imper. 2a sing. Imprestito da lat. redde ‘ricambia’ o da redi ‘ritorna’? redet. In TaAR3C ha per soggetto ilumбa ‘svolta, ciclo’. Quindi equivale a lat. redit ‘ritorna’. reio? In TaBMrSoB2, probabilmente seguito da sers[o?] ‘taglio, sego’. Presumibile sviluppo di *raio. Vedi ra-. remб-. Base riconducibile a *wremb(h)-, forma nasalizzata di *werb(h)- ‘piegare, torcere, girare’ (IEW 1153: vedi ad esempio gr. ῥέμβω ‘ruoto, giro’). Come verbi, oltre all’ind. pres. 1a pl. remбumus (e forse rembomus e remбe[mus]), si ha remb in SeP1S4 : non è chiaro se sia un imper. 2a sing. o, piuttosto, l’abbreviazione di *rembunt. Sono inoltre presenti i sostantivi remбa = remba (acc. ‘ciclo’), remбe\am (acc.), ed un possibile remбo (nom. 3a declinaz.), che potrebbe denotare un dio dei cicli assimilabile a Vertumnus. remze. In TaAR5C-03. Locativo di *remza ‘sostegno, impalcatura’, presumibile imprestito etrusco da cui deriva il gentilizio Remzna reso in latino con Pontius (Zavaroni 1996: 65). res. Termine equivalente a lat. res nelle sue varie accezioni (‘cosa, situazione, circostanza, averi, stato’ ecc.). Attestato come rei (dat. e loc.), rem (acc. sing.), re (abl.; anche nella formula re umbra), res (acc. pl.). res-. Base che potrebbe essere presente anche dove ho preferito la lettura ers- a res- per il fatto che le legature , , , ecc. denotano sia er sia re. La radice di ambedue le basi è *h3er- / *h3-, da cui si hanno *reis- ‘alzarsi, salire’ ecc. in germanico (got. urreisan, aisl. rīsa ecc.) e in generale *res- ‘fluire, scorrere rapidamente’. Sono attestati gli imper. 2a sing. resi e resa (se non è resas, ind. pres. 2a sing.). Inoltre, si ha resia ‘insurrezione’ (abl.). reus. Le scritte mut reom (SeP8S3), ai reom (TaBMrO1) e reos бilamus (SeP2S1E), dove mut e бilamus sono verbi esprimenti ‘troncare, colpire’ e ai può valere ‘giustiziare, condurre a morte’, mostrano l’esistenza di un nome (acc. sing. reom, acc. pl. reos) equivalente a lat. reus ‘accusato, colpevole’. In SeP7S2 tale nome appare probabilmente nel nominativo reus che è seguito da i ‘vai > vattene, scompari’. ril-. La base *ril-, presente anche in etr. ril ‘trascorse, passò > visse’, è riconducibile a *h3reyH- ‘rennen, laufen, fließen’ (LIV 305; IEW 330-31). Nelle esortazioni moi rila = rilam moi ‘muta il corso’, cil rila ≡ rupi rila ‘taglia (> interrompi) il corso’ ecc., rila ‘cursus’ denota l’andamento degli eventi sfavorevoli prima della rivolta; mentre in formule come ivi rila ‘unisciti al corso’ evidentemente si allude al nuovo corso della rivoluzione. Ma rila è anche un imper. 2a sing. in scritte come ersil rila ‘sollévati, corri’ o ili rila ‘alla rivolta accorri’. Sono inoltre attestati il pres. indic. 1a sing. rilom e l’imper. 2a sing. rili > ril. In TaAR5C1A lo l di rili pare espresso da che denota la liquida palatalizzata ł in inizio di parola, ma è probabile che copra il v ( ) di un precedente rivi, che sarebbe un sinonimo di rili. riom. In riom luimos ‘il legaccio sciogliamo’ (TaBP2B), riom (< *reygom o *reyg(y)om) è riconducibile a *reyg- ‘legare’, radice produttiva in celtico e germanico; ma cfr. lat. corrigia ‘laccio da scarpe, correggia’, che in Ernout & Meillet s.v. è definito ‘mot du vocaboulaire italo-celtique’. ripsa. In SeP1S1C1 davanti al disegno di una mano. Imper. 2a sing., presumibilmente da *reip- ‘rovesciare, strappare, spaccar(si), graffiare’. Cfr. anord. rifsa ‘rompersi’ e rispa (che in genere è ritenuto un esito di metatesi da *ripsa) ‘crepa, strappo’. rivi. Vedi ril-. roбur-. Equivale a lat. robur ‘robustezza, forza’. Si hanno robure (abl.) e roбuru\es (acc. pl). roma. Sono attestati: roma (nom.), roma < romam (acc.) e forse romae > rome (gen.). romanus. In SeP3S3B2. Acc. pl. in -us < -os.

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rostli. In TaBMrO2 precede sliei ‘voglia tu straziare’. Quindi ipotizzo che sia un imper. 2a sing. dalla radice di lat. rostrum ‘rostro, becco, sperone’e rōdo (su cui vedi Schrijver 1991: 309-310). rot-. Equivalente alla base di lat. rota ‘ruota’. Sono presenti i pres. ind. 3a sing. rotat, 1a pl. rotamus ed un eccezionale ind. perf. passivo o mediale rotuta sont. ru-. Base da *rewH- ‘aufreißen’ (LIV 510) soggetta a vari ampliamenti riportati qui sotto. Il senso generale è ‘strappare, staccare lacerando’. Sono attestati gli imper. 2a sing. rua, rue; il pres. ind. 1a sing. ruom > ruo, 3a sing. ruat, 1a pl. ruemus; il cong. esort. 2a sing. ruia. rul-. Ampliamento di ru- con griglia semantica simile (‘strappare, spaccare’). Sono attestati gli imper. 2a sing. rul, rula, rule, ruli. rumб-. Ampliamento di ru- con nasalizzazione facoltativa o comunque non sempre segnata. Sensi assimilabili a quelli di lat. rumpĕre, fra cui ‘interrompere’. Sono attestati gli imper. 2a sing. rumбa, rumбe, rumbi (scritti anche ruбme, ruбmi); l’ind. pres. 1a sing. rumбom. rup-. Ampliamento comune di ru- con area semantica ‘strappare, rompere’. Sono attestati gli imper. 2a sing. rup, rupi, ed i sostantivi rupia (femm.) rupius, rupio – che alludono ad entità divine distruttive – e rupitrem ‘colei, colui che rompe’ (riferito a Roma). rutr-? In SeP1S3D rutro sembra un ind. pres. 1a sing., denominativo da *rutro- = lat. rūtrum ‘zappa’. In SeP3S1B, riga 10, si può leggere rutre ilбam ‘infrangi il legaccio’. ruv-. Base il cui significato generale è ‘(ac)correre’; da *h3-ew- ‘(s)correre’, ampliamento di *h3er- ‘mettersi in moto, alzarsi, correre’, da cui deriva anche lat. ruō ‘mi affretto, (mi) precipito, cado’ (IEW 331; vedi anche le considerazioni, ma non le conclusioni, svolte in Ernout & Meillet s.v. ruō). Sono attestati gli imper. 2a sing. ruv, ruva, ruve, ruvi e gli ind. pres. 1a sing. ruvo = ruuo, 1a pl. ruvomus. sali. In sali ilom (TaAR5B2). Imper. 2a sing. assimilabile a lat. saliō, ma transitivo: ‘sali sulla rivoluzione’. sam-. Da ie. *sem- > *sṃ- ‘insieme; compagno’ ecc. Da *sam- si formano sam (avverbio ‘insieme’ e forse anche preverbo ‘con-’), sama, same, samo (avverbi: ‘insieme’); gli imper. 2a sing. sami, samua, samue ‘unisci(ti)’, 2a pl. samate, samuate; i pres. indic. 1a sing. samo, samuo, 1a pl. samumus, 3a pl. samunt; il cong. esort. 1a pl. samumis; l’acc. sing. samuam > samua ‘unione’; il nom. voc. samul ‘compagno’, acc. pl. samulos. In SeP1S3G se\amulos (acc. pl.) è sovrapposto a se\amuros. saniom. In SeP1S1D1, riga 11. Oggetto di silo ‘spargo’. Suppongo significhi ‘sangue’: cfr. lat. sanies ‘sangue corrotto’. saptom. In TaAR3D. Acc. retto da oб posposto. Probabilmente participio passato sostantivato dalla base di lat. sapiō. Traducibile come ‘sapientia, senno, avvedutezza’. sarpea? In TaBMrSoB2 precede mema\se ‘dilania’: è riconducibile alla radice *ser- di lat. sariō e dei derivati dell’ampliamento ie. *sar-p- ‘tagliare, potare’, che dà anche nomi della ‘falce’. satiua. In satiua бert (SeP3S1A) equiparabile a lat. sativum fert ‘il seminato produce’. Presumibile allusione alla necessità di diffondere la rivolta. sca. In TaBP2B pare avere come oggetto lidius ≡ lat. ludios ‘istrioni, commedianti’ (acc.). Suppongo che *sca derivi da *skaa < *skeg-a. La radice *skeg- vale ‘eilen, springen, schütteln’ e anche ‘weggehen, rücken’ (IEW 923). Quindi sca lidius si può intendere come ‘scansa gli istrioni’, mentre nelle altre formule l’imper. 2a sing. sca può valere ‘balza, scuotiti, smuoviti’. scati. Imper. 2a sing. attestato in SeP3S3B3, dove pare precedere ersemus ‘ci solleviamo’. Ipotizzo una derivazione da *skeHt- ‘balzar su, scaturire’, radice di lat. scateō. sce o sec? Lettura incerta in SeP1S1C1. Ma in TaBMrSoB2 si ha certamente sce equivalente a scei. scei-, sci-. Base presente sia con dittongo sia monottongata, da *skey- ‘recidere’, ma con passaggi semantici simili a quelli verificatisi in lat. decidō ‘decidere’ e sciō ‘capire, sapere, riconoscere > parteggiare per’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. scei, sci, scie; i pres. indic. 1a sing. sciom, 1a pl. scimus e forse sciemus, 3a pl. scient; il cong. esort. 1a pl. sciemis; il necessitativo scila. In SeP3S3B2 scient sembra sovrapposto a scier. Le due voci sarebbero connesse con un precedente uerom = lat. verum e scier potrebbe essere un indic. pres. passivo 3a sing. In scile ilбia(m) (SeP3S3D1), data l’incertezza sulla presenza di m, non è chiaro se scile è un necessitativo femm. in -e o piuttosto un imper. 2a sing. di un tema *scil- che pare attestato da un probabile imper. 2a sing. scil (TaAR3B). In TaAMrS eil scios pare valere ‘agisci da saggio’: scios, apposizione del soggetto, corrisponderebbe a lat. scius. In TaBMrO5 la formula sces emur pare formata da un sostantivo sces ‘decisione’ e dal verbo passivo emur ‘è presa’. È improbabile che scis (TaAMrE2) sia un pres. indic. 2a sing.: ritengo che sia forma breve di scisi. scel. Imper. 2a sing. Il senso più idoneo ai contesti sembra essere ‘balza su’, da *sk’el- ‘springen’ (IEW 929). In TaBMrSoB la scritta sce luvo potrebbe essere la modifica di un preesistente scelo, ma la verifica epigrafica di tale ipotesi mi pare ardua.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) scer-. Base da *sker- ‘tagliare’. Si hanno scer, scere (imper. 2a sing.), scero e scerit (ind. pres. 1a e 3a sing.). In SeP2S1C scerate (imper. 2a pl.) pare significare ‘dividete, spartite’. In TaBMrSoB1 scera, sovrapposto a comba, può essere un epiteto divino (nom.). scesu. In viv scesu ‘vivi con baldanza’? (TaAR5C-03). Presumibile abl. di *scesus. Da *sceheso- < *skeg-esoo piuttosto da *sket-so? (vedi scetul). scetul. In scetul stiom ‘baldanzoso io cammino’ (SeP3S2C). Presumibile aggettivo comparabile con lat. scateō ‘zampillo, scaturisco, brulico’, da *skeHt- (vedi scati). scido. Attestato solo in TaAR3A1. Pres. ind. 1a sing., comparabile con lat. scindo ; dalla radice della più frequente base *scis- (vedi). scis-. Base denotante ‘recidere’ > (‘decidere, capire’): intensivo da *scei-s-, sci-s- o da *skeid-s-? Sono attestati: gli imper. 2a sing. scis, scise, scisi; l’ind. pres. 3a sing. scisit, perf. 1a sing. scisui; il cong. esort. 2a sing. scisea. In SeP5S4 scisia è un nom. sing., probabile nome di una divinità che presiede al tagliare ed all’uccidere. scol-. Sono attestati l’imper. 2a sing. scole e l’ind. pres. 1a sing. scolom. Da *sk’el- ‘springen’ come scel. scuamu/osos. In SeP3S3C4. Due varianti scuamuos e scuamosos ≡ lat. squamosus, epiteto di rettili raffigurati vicino alla scritta. scuбila. In SeP3S3A, riga finale. Necessitativo da *skewb(h)- ‘spinger(si) celermente, lanciare, vibrare’ ecc. scupsus. Acc. pl., oggetto di tia ‘appuntisci’ in SeP3S3D2, riga finale. Da *(s)kep-, causativo *(s)kop- ‘tagliare, asciare’ ecc. (LIV 555). Interpretabile genericamente come ‘lame, taglienti’. Un’ascia è disegnata sopra la parola. scuv-. I rari contesti non danno indicazioni sicure sul senso e quindi sulla scelta tra le varie radici di tipo *(s) kew-. La più idonea mi sembra *sk’ew-/skew- ‘werfen, schießen’, di cui si hanno vari ampliamenti, fra cui *skeug-; base produttiva in germanico, avente la griglia semantica ‘schütteln, zittern’ ecc. Sono attestati gli imper. 2a sing. scuv (TaAR1Z2), scuva (SeP1S3F, TaBMrS2), scuue (TaBMrSoB3). È da notare che scuue è sovrapposto a ciue, che ne sarebbe un sinonimo. se. Pron. di terza persona acc. nella forma riflessiva se luat ‘si libera’, in oб se ed anche in sel se ‘favorisci (te) stesso’ (SeP1S1A1). seбu\os. In SeP1S4. Nom. sing. che vale ‘gente, nazione’ (< *swe-bho-). sec-, secs-, sect-. Basi significanti ‘segare, tagliare’. Sono attestati gli imper. 2a sing. sec, secs, secsie l’ind. pres. 1a sing. secom. In SeP3S3D3 sembrano sovrapposte le forme di imper. 2a pl. secs\tute con quelle di ind. pres. 3a sing. secs\tunt. sei. Imper. 2a sing. significante ‘légati’; da *sh2ey- ‘binden’ (LIV 520-21). Vedi anche sie. sel-. Base da *selh2- ‘essere propizio, favorire’. Sono attestati gli imper. 2a sing. sel, sela, seli; l’ind. pres. 1a pl. selamus e, incerto, selemus; il fut. 1a sing. selam; il cong. esort. 2a sing. selia e il possibile necessitativo selila (lettura incerta). Vedi anche sisl-. semб-, simб-. Basi esprimenti ‘unione, compagnia’. Da *sem- incrociato con *HəmB- ambedue ‘unione; insieme’. Sono attestati gli imper. 2a sing. sebmi (per sembi), semбli (denominativo: ‘assòciati, accompàgnati’), simбe e sembimbe (in cui semb- funge da preverbo); l’ind. pres. 1a sing. semбo, semбom, 1a pl. semбimos, simбomus e forse semбamus, i necessitativi semбila, simbila e forse semбlila (lettura incerta); il cong. esort. 2a sing. sembae. Sono inoltre presenti: simбos ‘unione, lega’ (nom. sing.), semba\em ‘unione’ (acc. femm. sing.); semбanus ‘compagni’ (acc. pl.), semбar ‘compagno’ (nom. voc. sing.), semбarus (acc. pl.), (s)imбul ‘compagno’ (dubbia la presenza di s). Incerta è la funzione di simba in SeP2S1A: ‘congiùngiti (sessualmente)’ o ‘compagna’? In TaAMrO la forma participiale semбito sembra essere sostantivata e valere ‘unificazione, collegamento’. semu-. Da ie. *sem- > *sṃ- ‘insieme; unione’ ecc. Si hanno: l’avverbio semu ‘insieme’; gli imper. 2a sing. semua, semue ‘unisciti’; i pres. indic. 1a sing. semuom > semuo ‘unisco, mi unisco’, 1a pl. semuamus, semuemus, semumus, semumos; il cong. esort. 2a sing. semuea, 1a pl. semuemis, semumis; i necessitativi semuila e 1a pl. semumla; il ppp. acc. pl. semuatos. Sono inoltre attestati: semuam > semua, semuem ‘unione’ (acc. femm. sing.); semua (abl.); semuelus (nom. sing. e acc. pl.), semulos ‘compagni’ (nom. e acc. pl.). Si ha pure la forma semilom (gen. pl.). serr. Vedi sers-. sers-. Base di termini esprimenti ‘tagliare’, presumibilmente dalla radice *ser- ‘tagliare’ vista per sarpea. L’ampliamento *sers- mostra il motivo per cui si ha lat. sarrio (< *sarsiō) accanto a sariō. Sono attestati: gli imper. 2a sing. serse, sersi; i pres. indic. 1a sing. sers[o?], sersiom; il ppp. acc. sing. sersitom. Si hanno inoltre: l’acc. femm. sersia(m) (m è incerto), l’abl. sersa indicante uno strumento da taglio (cfr. lat. serra ‘sega’). In TaAMrSo5 si ha serr. I due r hanno la forma di una mannaia: forse si è adottata la forma serr < *sers (esito normale di lat. serrō da italico *sersōm) per poter disegnare le due mannaie, in conformità con il contenuto dell’iscrizione. serr < *sers sarebbe un imper. 2a sing.

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Adolfo Zavaroni

seru-. Base con i sensi di lat. servō ‘badare, stare attento, conservare, salvar(si)’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. serua, serue; il pres. indic. 1a pl. seruumus; il cong. esort. 1a pl. seruamis. seu-, sev-, siv-. Basi da *sewh1- ‘muover(si), spinger(si), agitar(si)’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. seu, seue, sev(e), seui, seva, sevi, siue, siv, sive, sivi; gli ind. pres. 1a sing. sevo, siuo, 3a sing. sevit, 1a pl. sivemus, sivumus; fut. 1a sing. seviso; il cong. esort. 1a pl. sevamis, i necessitativi seuela, siveli (pl.) e 1a pl. sivemila. Secondo LIV 538-39, l’air. cong. 3a sing. -soa ‘soll sich drehen’ deriva da un “kelt. *sowe-, aus thematisiertem *suh1-e > *suwe- mit lautgesetzlichem *uw- > ow-”. Ad una base *so- < *sow- è riconducibile so che interpreto come imper. 2a sing. (< *sou). In tre casi si ha la sequenza soie: non è certo se si debba scandire in so ie ‘muòviti vai’ (ipotesi avvalorata dal fatto che in TaBMrE le prime due lettere so sono più grandi delle due lettere ie) o come un cong. esort. 2a sing. Un imper. 2a sing. è su (TaAMrS), che è seguito da altri imperativi. In TaAR5C1A sousil ed in TaAMrE3 siul sono presumibili nomi o aggettivi sostantivati significanti ‘agitatore’, l’uno da base causativa *sow-, l’altro da *sew-. La stessa origine e lo stesso senso attribuisco al probabile suverus (nom. pl., SeP3S1B). sie. < *seie. Equivalente all’imper. 2a sing. sei ‘légati’, da *sh2ey- ‘legare, annodare’. siem-. Base da *sh2ey- ‘legare’, da cui derivano: siemo ‘legaccio, vincolo’ (nom. in un caso, altrimenti acc.), siema (acc. sing. con omissione di -m o neu. pl.?), siemos (acc. pl.) ed il necessitativo siemala. In TaBMrNE si ha sieme che ritengo il dat. di *siema piuttosto che un imper. 2a sing. ‘légati’. sil-. Base presente anche in gallico, da *seh1- ‘gettare, seminare, spargere’ ecc. (LIV 517, IEW 890). Il senso più comune nelle scritte di Ospitale è ‘spargere, diffondere’. Nelle scritte erotiche vale ‘eiaculare’ e riferito ad una bevanda ‘versare’. In senso riflessivo vale ‘gettarsi (in un’impresa)’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. sil, sila, sile, sili, gli ind. pres. indic. 1a sing. silom > silo, silio, 2a sing. silis, 3a sing. silit, 1a pl. silemus; i cong. esort. 2a sing. siliea, 1a pl. silamis, silemis; i necessitativi silile (femm.), siliemila, silemila > silemla (1a pl.). In SeP7S10 sembra potersi leggere aui silam ‘aiuta la diffusione’. In SeP9S4, riga 4, silia che pare sovrapposto a ilia, è il soggetto del necessitativo silile. Avremmo silile silia ‘si deve spargere il seme’ (ovviamente il seme della rivolta). sils-. Intensivo di sil-. Sono attestati gli imper. 2a sing. silsie, silsi e l’acc. silsiem ‘diffusione’. sim-. Esito di *sem- > *sṃ- ‘insieme; unione; congiungersi’ ecc. presente anche in lat. simul, similis ecc. Sono attestati: gli imper. 2a sing. sime, simi; gli ind. pres. indic. 1a sing. simiom > simio, simo, il cong. esort. 2a sing. simia e forse il necessitativo simivila (2a pl.). In TaBMrS1 sima (che forse è presente anche in SeP2S2B) è un nom. sing. significante ‘associazione, società’. In SeP3S2B1 non si può stabilire se simul è un avverbio (‘insieme’) o un nom. sing. (‘compagno’) come è simil in TaBMrO2. In SeP1S4 il secondo senso è più probabile. In SeP3S2C, riga 3, similom è un gen. pl. Molto incerti simiem ‘associazione’ (acc. sing.) e similus ‘compagni’ (acc. pl.) sovrapposti l’un l’altro in SeP1S1C2, penultima riga. In luvбrem / simom mola (TaAR2Z1B) è possibile che simom sia un epiteto divino come luvбrem e che corrisponda a lat. Sēmo, -onis. simб-. Vedi semб-. sis-. Base avente i sensi di lat. iaciō e iactō con uso anche riflessivo ‘spargo, espando, verso, faccio propaganda, mi getto, mi metto’. Da *seh1- ‘gettare, seminare, spargere’ ecc. come sil-. Sono attestati: gli imper. 2a sing. sis, sise, sisi; gli ind. pres. indic. 1a sing. siso, 1a pl. sisimus e sisumus (in sovrapposizione con il cong. esort. sisumis); i necessitativi sisila e sisimla (1a pl.). In TaAR9B si ha ib sisa: poiché ib ‘se, quando’ è una particella condizionale, sisa potrebbe essere un pres. cong. 3a sing. invece che un pres. indicativo. sisl-. Base dovuta al raddoppiamento *sisl- < *si-sel- da *selh2- ‘essere benevolo, propitiare’ (cfr. gr. ἵλημι < *σίσλημι ‘sono benevolo, favorisco’). Sono attestati gli imper. 2a sing. sisle, sisli, l’ind. pres. 1a sing. sislo, 1a pl. sislimus, fut. 1a sing. sislam. sit? In SeP7S12 e SeT5. Letture molto incerte. Sarebbe equivalente a lat. sit ‘sia’, presente congiuntivo 3a sing. di sum ‘sono’. sisti. In SeP1S1B. Imper. 2a sing. equiparabile a lat. siste ‘preséntati’. site. In TaAR2Z2 site latronus ‘manda via i ladroni’ è sovrapposto a sitela strea ‘si deve gettare via il laccio’. L’attestazione di sitela mostra che l’imperativo site non è una 2a pl., ma sing. La radice è *seh1(y)- ‘lasciare, gettare, seminare, spargere’ ecc. (LIV 518, IEW 889, 891) di lat. sĭnō, sĭtus. Probabilmente la base verbale *sit- è denominativa. sitesia. In TaBP1A, scritta concernente la mescita di una bevanda. Probabile abl. di nome di recipiente per versare: equivalente a lat. situla, da *seh1- nel senso di ‘versare’. siv-. Vedi seusla-. Da *slagh- < *(s)lənG- ‘spezzare’ (G = qualsiasi occlusiva velare) come gr. λάχη ‘parte’, lat. lacerō, lancinō e come i termini germanici e celtici a cui si attribuisce una radice *slak- ‘schlagen, hämmern’ (IEW 959). Sono attestati gli imper. 2a sing. sla, slae ‘spacca, uccidi’, il pres. ind. 1a sing. slo < *slaom, 3a sing. slat. Vedi anche la-, lai- > le-.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) slapi. In TaAR3C. Presumibile imper. 2a sing. Senso incerto. Forse da una radice *sləmB- ‘indebolire, spossare’ che in IEW 656-57 è formulata secondo vari sviluppi. sle-, sli-. Basi riconducibili alla radice *sleyg- ‘schlagen, hacken’ (IEW 961) di lat. ligō, -ōnis ‘zappa’, aing. slicc < *slikja- ‘strumento per colpire, martello’, afris. as. slēc < *slaiki- ‘percossa’, air. slig- ‘colpire, massacrare’. A mio avviso anche etr. sleleθ (loc.) e slicaχeś (gen.) derivano da queste basi. Sono attestati gli imper. 2a sing. sle, slie, sli ‘fai strage, uccidi, spacca’; il pres. ind. 1a sing. slio; il cong. esort. 2a sing. sliei; i necess. slela e slila, plur. slili ed i sostantivi sliem ‘strage’ (acc. sing.), sliom ‘uccisione’. Occorre notare che nei due casi in cui è attestato il presumibile sliom (TaAMrN, TaAR13) non è evidente che m sia legato con o : che sia piuttosto slim? slidi. In SeP1S3F, riga 8. Imper. 2a sing. da *(s)lei- nell’accezione di lat. lēvigō e līmō ‘levigo’. slip-. Radice e significato incerti. Forse è idoneo un senso quale ‘estenuare, spossare’, ma i vocaboli con tale significato risalgono a *sleb-. Si hanno slipeia (caso incerto: nome di strumento o di agente? TaAR3A2), forse slipimla (necess. 1a pl.; SeP1S1C2) ed un dubbio slipo (ablativo; TaAMrN). smismo. In SeP2S1E. Da *smī+səmo- ‘insieme-simile’, consimile. Dat. o accus. retto da sami ‘unisciti a’. so. Vedi seu-. sont. In rotuta sont (SeP1S2A3a). Se la lettura (non sicura) fosse esatta, avremmo un perf. ind. pass. e sont corrisponderebbe a lat. sunt. sosim. In SeP7S6A. Richiama gall. sosin/σoσιν ‘questo’, contenente il tema dimostrativo so- ed una particella -sin che secondo Lambert (1995: 66) deriverebbe da *sṃ- ‘uno’ (e dunque equivarrebbe a n.u. -sim). In effetti in n.u. la base sim- < *sṃ- (che è presente pure in lat. simplex, simul ecc.) è molto produttiva. staca. In usu staca (TaAR3A1). Presumibilmente ha la base di umbro stakaz < *stàkatos ‘deciso, stabilito, statutus’ (Untermann 2000: 700-701), da un ampliamento *stak- di *steh2- ‘stare, collocare’. staut-, stout-, stot-, stut-, stoud-. Basi da *(s)tew- ‘colpire, picchiare’. L’ampliamento -t- è attestato più frequentemente dell’ampliamento -d- presente in altre lingue indoeuropee, forse per assimilazione (*staut< *staud-) o per influsso germanico-etrusco. Sono attestati: gli imper. 2a sing. stot, stut, stoutri, sto(u)tre e stutra; gli ind. pres. 1a sing. stauto, stoto, stoutrom, 1a pl. sto\utremus, stutrumus. I seguenti termini sono traducibili come ‘battitore, picchiatore’: sto(u)tros (nom. sing.), stautrem > stotrem, stutrem, (acc. sing.), stotros, stotostrus e stotrarules (acc. pl.), stoutrul (nom. sing.), stoutrulem (acc. sing.), stotul (nom. sing.), stotulem (acc. sing.), stutre (abl. sing.). È dubbio se stoute (SeP1S1C2) sia un imper. 2a sing. o, meno probabilmente, l’abl. del nome di uno strumento per battere. In SeP10S1, riga 7, stoudre sembra un imper. 2a sing., mentre in SeP1S2A4, se la lettura è esatta, si ha stoudrut, ind. perf. 3a sing., denominativo da *stew-d-r-. Vedi anche stode. steб-. Base da *stebh- ‘sostenere, assicurare’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. steбe, steбi ed il denominativo steбre; l’ind. pres. 1a sing. steбo; il necessitativo steбila, l’aggettivo nom. sing. stebur = steбur ‘saldo’. Nella costruzione con dativo-ablativo steбi è traducibile con ‘fìssati a, rinsàldati con’. Forse in SeP3S3A2 è stato soprascritto steбum su steбi. Se così fosse, steбum sarebbe un accusativo (‘sostegno’) retto dal sottostante stre ‘rafforza’. steila? Tale lettura mi pare preferibile a stelia. Segue luimus in SeP1S3A. Siccome luimus potrebbe significare ‘stacchiamo, falciamo’ invece che ‘liberiamo’ (poco prima sono disegnate delle falci), è possibile che steila sia un necessitativo con base *ste- < *stegh- ‘pungere, trafiggere’ (IEW 1014). sterб-, sterb-. Da *sterb(h)- ‘irrigidir(si)’. Contrariamente alle voci germaniche, il cui senso è ‘morire’ < ‘irrigidirsi’, sterб- è un verbo transitivo e vale ‘far morire, uccidere’. Sono attestati gli imper. 2a sing. sterбa, sterba, sterbe, sterbi; l’ind. pres. 1a sing. ste\arbo, possibile 1a pl. sterбumos, possibile futuro 1a sing. sterbam; il cong. esort. 1a pl. sterbumis. Nella sequenza erse sterba is (SeP1S2B2, riga 21) non si può stabilire se sterba è un imper. 2a sing. o un ablativo dipendente da is ‘smania’. Molto importante per le interpretazioni etrusche sono la presenza di zerбe(mos) (TaAR3A2) che si sovrappone con sterбe(mos) (z è il corrispondente etrusco di ie. st) e l’alternanza e\a in ste\arbo: queste varianti dimostrano che etr. zarfneθ (loc.) ‘nel cadavere (della vittima sacrificale)’, śerφue (genitivo, ‘idem’) sono formati su una base indoeuropea imprestata *sterб-. sterna. In TaAR9A. Imper. 2a sing. che pare equivalere a lat. sterne ‘abbatti’. sterua? In TaAR9A è probabile che un preesistente sterua sia stato modificato in sterna, avente la stessa radice *sterh3- ‘hinstreuen, ausbreiten’ (LIV 599) di lat. sternō, stravī. stes-. In SeP9S9B si ha il pres. ind. 1a sing. stesiom, probabilmente da *steh2- ‘stare’ nell’accezione ‘sto saldo’. In TaAR3B si ha il necessitativo stesila. sti-. Da *steygh- ‘camminare, marciare; passo’. Sono attestati gli imper. 2a sing. sti, stia, stie; l’ind. pres. 1a sing. stiom, 3a sing. stit e forse 1a plur. stiemus. Si hanno inoltre i nomi stiom, stium ‘passo’ (acc. sing.), stiem ‘via’ (acc. sing.), stius ‘vie’ (acc. pl.). stilбa. Parola isolata in TaAR16. Presumibilmente da un ampliamento di *stel- ‘collocare, erigere; saldo’ ecc. Funzione incerta: verbo? Sostantivo? Vedi anche stilpa.

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stilpa. In TaAMrSo2 e TaAMrSo5. Comparabile con aisl. stolpi, m.ing. stulpe ecc. ‘palo, trave’. Imper. 2a sing. stlemб-. Base da *stel-. In P. F. 413,1 si legge che l’epiteto stlembus significa gravis, tardus, sicut Lucilius ‘pedibus stlembum’ dixit equum pigrum et tardum. Mi sembra probabile che il senso originario di stlembus fosse ‘che sta piantato, che non va avanti’, come suggeriscono i termini germanici e baltici da *stelb-. Quanto a n.u. stlemб-, il senso sembra essere ‘tenere duro, resistere’. Sono attestati l’ind. pres. 1a pl. stlemбumos, il perf. 2a sing. stlemбuis e l’epiteto stlemбur (nom. sing.). stlepila. Nella scritta erotica SeP2S1B. Necessitativo, da *stel-p- ‘palo; rigido. fermo’ (IEW 1020). stode. In TaBMrO1. Imper. 2a sing., presumibilmente da *stew-d- come lat. studeō ‘affaticarsi, adoprarsi > aspirare’ e tundo, tutudī ‘batto, picchio’ (vedi anche stoud- e staut-). stode ha come oggetto ititus ‘vie’: vale dunque ‘battere’? stoua. In SeP7S5B. Imper. 2a sing. avente per oggetto svom ‘il proprio’. Senso incerto. Possibile una derivazione da *stewH- ‘condensar(si)’ > consolidar(si)’ (IEW 1035); ma mi pare più plausibile una comparazione con germ. *stōw- ‘fissare’ (per il senso cfr. aing. stōwian ‘trattenere, stivare’). stoud-. Vedi staut-. strabonem. Se la lettura è esatta, sarebbe il cognomen del console Gn. Pompeo Strabone, capo di un esercito romano nella guerra sociale, che in SeP1S4 sarebbe menzionato come pompe(i)om. strate. In SeP2S1C. Imper. 2a pl. traducibile con ‘spargete’ il cui oggetto è lia ‘corrente’. Da *sterh3-/strh3come lat. strātus ‘sparso, disteso’. strau-, strav-. Vedi streu-. stre- 1. Da *streig-, da cui si ha lat. stringō, con consueta scomparsa di g. Sono attestate le forme eteroclite strea (acc. neutro pl. o femm. sing. con omissione di -m), stream (acc. sing.), streos (acc. masc. pl.). stre- 2. Da *streg- o *streig-? Base che pare avere i significati della nasalizzata germ. *streng- ‘forte, fortificare, assicurare’. Sono attestati: l’imper. 2a sing. strei ‘raffòrza(ti)’ e stre; l’ind. pres. 1a sing. streom, 1a pl. streomus, streomos; il cong. esort. 1a pl. streomis. strel-. Tema con formante -l- da stre- 2. Sono attestati gli imper. 2a sing. strel, strele, streli ‘raffòrzati’, 2a pl. strelete e gli ind. pres. 1a pl. strelemus, strelimus. stremб-, stremb-. Da *stremB- ‘teso, rigido, forte’, base presente anche in germanico. Sono presenti gli imper. 2a sing. stremba, stremбe, strembe, stremбi ‘consòlida(ti), raffòrza(ti)’, l’ind. pres. 1a sing. stre\amбom, 1a pl. stremбemus, strembumus, il necessitativo stremбila. strenuitas? Lettura possibile in SeP1S1C1. Imprestito di lat. strenuitas ‘sveltezza, intraprendenza’? strep-. Il congiuntivo esortativo strepei (TaAR3A2) pare riconducibile alla base *strep- che in germanico dà parole esprimenti ‘tensione, energia, combattere, strapazzare’ piuttosto che l’area semantica di lat. strepō ‘strepito, grido’. In SeP1S3F, riga 9, si ha stre\aputom, ma l’a potrebbe appartenere ad un tema diverso (tramб-). stret- o stert-? Nel presumibile stretor (SeP3S3D3) l’e addossato alla gobba di r invita a leggere stretor piuttosto che stertor. In ogni modo si tratta di un nom. sing., presumibilmente da *ster- ‘essere fisso, fissare’ > ‘resistente, saldo’. In SeP3S3D2 il dat. stertre o stretre (qui la legatura = ster o stre è più ambigua) è stato ottenuto per modifica di un precedente istre ‘pubblico, popolo’: quindi è possibile che si abbia un nome *stertris corrispondente a lat. stirps nel senso di ‘stirpe, rampollo’, sempre da *ster- ‘essere fisso, saldo, fissare, resistere’ ecc.. streu-, strev-, strav-, stru-. Da *strew- ‘spargere’. Significati: ‘spargere, stendere, abbattere’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. strave, streua, strevi; gli ind. pres. 1a sing. stravo, strevo, streuom, 1a pl. straumus e streumus; l’ind. perf. 3a sing. streu(t) (t finale dubbio); il cong. esort. 1a pl. streumis. In SeP3S2F pare attestato strua: se la lettura è esatta, possiamo ritenerlo un imper. 2a sing. da *strew- ‘spargere’, come i termini precedenti e come lat. struō. In TaBMrO5 come imper. 2a sing. si ha strui. stri-. Sviluppo parallelo a stre- 2 ‘consolidar(si), rafforzar(si)’. In SeP3S1A si ha бors strieu ‘la fortuna si è consolidata’. In SeP10S2 leggo striis (s)imelis (abl. plur.) ‘con i sicuri (> fidàti) compagni’. Inoltre, si hanno gli imper. 2a sing. stri (TaBMrO5) e strile (TaAMrO : lettura probabile). stric-. In SeP3S2F, riga 2, si ha ilom strica con strica sovrapposto a strua ‘spargi’. Suppongo che strua e strica siano sinonimi e che strica derivi da *stre-k- ‘spargere’ come aing. stregdan ‘spargere, sprizzare’. stroma. Vedi strum-. stru-. Vedi streu-. strul. In SeP9S9A. Funzione e significato incerti. Senso atteso: ‘orgoglioso’. Da *streugh-? Cfr. aisl. strúgr ‘übermut, stolz’. strum-. Da *srew- ‘scorrere’ come germ. *straum-. Significati: ‘scorrere, (con)fluire’. Sono attestati: l’imper. 2a sing. strome, strume; l’ind. pres. 1a sing. strumo = stromo < stromom, 3a sing. stroma, 1a pl. strumamus, stromamus, strumumus; i sostantivi strumom (nom. e acc. neu.) e strumiam (acc. femm.) ‘corrente’. strutubom. Oggetto di tlom che qui (SeP1S3B, ultima riga) pare significare ‘elevo’ > ‘celebro’. Ipotizzo che la base *strut- derivi dalla radice ampliata *stor-t-/ster-t- (affine alla più produttiva *stor-d-/ster-d-) da

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) cui derivano anche nomi comparabili con lat. stirps ‘stelo > stirpe’ (da *ster-p-). Quindi strutubom (acc.) sarebbe l’epiteto di un dio della stirpe. stubuos. In TaAR3A2. Epiteto forse divino come il successivo memius ‘tagliatore’. Da *stew-b-, ampliamento di *stew- ‘picchiare, battere’, da cui derivano anche i teonimi camuni Zúupeu (/tsoupeu/), Zaupau, Zupu (z < sþ < st come in etrusco) indicanti il dio Percussor, il Fabbro (Zavaroni 2006: 134). stut-. Vedi staut-. su. Imper. 2a sing. ‘àgita(ti)’. Vedi seu- alla fine. suemб-. Vedi svemб-. suitr-, svitr-, svotr-. Base dei sostantivi suitri, suitrus (nom. pl. eteroclito), suitres, svitres (acc. pl.), da *swe‘suo’. Indicano i ‘connazionali, quelli della propria gente’. In SeP7S7B non è chiaro se si debba leggere svotruos (acc. pl.) o svotrus os: mentre la presenza di o nella base svot-r- non è una grave questione, perché ricalca svod- di sv\uodam che si alterna con sved- di svedes, più problematica sarebbe la presenza di una terminazione -uos al posto di -us o -os. Per questo motivo è da preferire la lettura svotrus os. su\ve. Pron. personale di 3a pers (abl.) in pro su\ve (SeP9S5). Pare attestato anche il genitivo svui (SeP3S3D2). suos, suvos, svos. Aggettivo e pronome possessivo da ie. *sewe- > *swe-. Il senso più comune è ‘proprio’: generalmente si ha il pronome di 3a pers. anche quando il soggetto è una 2a o 1a persona. Sono attestati: masc. pl. acc. suos, suvos, svos, svus; femm. sing. acc. suam, suvam, suvem (spesso con rem), suva (abl.?); neu. sing. acc. suvom, svom, suo; dat. abl. suo, svo, suvo, neu. pl. acc. sua, sva, suva, svua ‘i propri (beni, interessi)’, dat. sing. femm. svue, pl. gen. svuom e suvom, pl. abl. dat. svom e suvis. Vedi anche su\ve. sup-. Base da *swep- ‘gettare, versare, spargere’. Si hanno: l’imper. 2a sing. supie ‘spargi, rovescia’, gli ind. pres. 1a sing. supo e forse suplo; il probabile cong. esort. 2a sing. supia (se non è un nome in ablativo). supiom (acc.) vale ‘rovesciamento’ piuttosto che ‘diffusione’. suverus. Nom. pl. in SeP3S1B. Vale ‘agitatori’: vedi seu- alla fine. svedes. In SeP1S3A svedes vale ‘compagni, della stessa razza’, mentre in SeP1S1B si ha sv\uodam, acc. sing., da *swedh- ‘propria comunità’, da cui si ha pure alat. suodales > sodales ‘compagni, colleghi di un sodalizio’. svemб-. Base dell’imper. 2a sing. svemбe, del pres. indic. svemбo e del necessitativo suemбile (femm.). Base con nasalizzazione da *swebh- ‘gettare, versare, spargere’. Le voci nord-umbre sembrano esprimere ‘spargere’ e ‘abbattere’. svep-, svap-. Basi riconducibili a *(s)wep- > *sup- ‘gettare, versare’. Il senso nei tre casi attestati sembra essere riflessivo: ‘gettarsi’ (nella rivoluzione). Abbiamo il cong. esort. 2a sing. svepea e il necessitativo svepila (2 casi). In SeP3S2A si ha l’esort. 2a sing. svapei. svet. In SeP3S2C, abbinato all’imper. lis ‘segui’, pare essere un altro imper. 2a sing. Ipotizzo una base *swe-tindicante ‘parentela’, affine a *swe-d- ‘sodalità, consuetudine’. Può corrispondere a lat. suescō, suetum. svet\dlitori. Le due varianti riflettono l’esistenza di swed- (cfr. svedes) e swet- (cfr. svet), da *swe- ‘proprio, sé’. Dativo di un epiteto probabilmente riferito ad un dio protettore dei sodalizi: confronta il greco Zεὺς ἑταιρεῖoς (dalla base *swet-) protettore delle associazioni. svil-. Base da *swi-l- ‘girare rapidamente, voltare, scansare’, ampliamento di *sweh1-(y)- ‘oscillare, agitar(si)’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. svil, svili e suilie, l’ind. pres. 1a pl. svilomus, il necessitativo sviliela e il ppp. sostantivato svilita. svimo o svim? Lettura incerta (la traccia di o manca od è molto debole) in TaAMrN. Se la lettura fosse esatta, svimo sarebbe il secondo termine di paragone in un comparativo di maggioranza e sarebbe riconducibile alla radice *sweh1(y)- ‘schwangen, (sich) schwingen’ – con ampliamento in -m- in germanico e celtico. Sarebbe idonea la griglia semantica di anord. swīma ‘dondolare, vacillare, barcollare’. svin-. Base da cui si forma un sinonimo di *suitres ‘connazionali’. Infatti in SeP12 svines è sovrapposto a svitres (acc. pl.). Si hanno anche un acc. pl. eteroclito svuinos ed un possibile svuinemos (acc. pl.) ‘i (più) propri > parenti’. svoбom. In SeP3S3B2. Sembra un pres. ind. 1a sing. La base è *swe-bh-, equivalente a *swe-dh- di sv\uodam. Il senso potrebbe essere ‘sono sodale coi miei, seguo il costume patrio’. sv\uodam, svotruos. Vedi suitr-. taa. In SeP2S1A. Presumibilmente è una forma semanticamente equivalente a tea che forse è scritto subito dopo. Vedi te-. te-. Da *tag-, sviluppo parallelo a quelli di lat. tangō, te-tig-i (da una radice ie. che ho formulato come *DənG‘prendere, afferrare, raggiungere’ [D = qualsiasi occlusiva dentale, G = qualsiasi gutturale: esiti diversi causati dal contatto con la nasalizzazione che poi in vari sviluppi potè anche svanire]: vedi Zavaroni 2008b). In TaAR3D si ha tei; in TaAR5B2, TaAMrSo3 e forse in SeP2S1A si ha tea. Data l’esistenza di taa, presumibilmente da *taga, si possono fare più ipotesi sulla variazione tea\taa: o sono ambedue imperativi 2a sing., ma appartengono a dialetti diversi oppure tea non è un imper. 2a sing., ma un cong. esort. (*tagias

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> *taia > tea). Poiché si hanno pure cong. esort. 2a sing. in -ei, per tei si può ipotizzare lo sviluppo *tagei > *taei > tei. temb-. Base equivalente a lat. *temp- di tempus ‘tempo’, derivante da un ampliamento di *ten- ‘(s)tendere, allungare, tirare, allargare’, come giustamente si legge in IEW 1064 (ma Ernout-Meillet 2001: 683 parlano di “simple possibilité”). Sono attestati: tembora (acc. neu. pl.) ‘occasioni’, tembore (abl.) ‘tempore, a tempo debito’, temбra, tembra ‘tempestas, occasione, circostanza’ (anche teonimo: cfr. Iupiter bonarum tempestatum). In SeP3S3A2 sembra potersi leggere teбm (con inversione attestata più volte tra m e б) che sarebbe un imper. 2a sing. traducibile con lat. tende o tempta ‘tenta, sfòrzati’ (vedi anche temtumus). temtumus. Equivalente a lat. temptamus ‘tentiamo, cerchiamo di’. temun. Nom. sing. Presumo indichi un dio ‘Tagliatore’ (da *temh1- ‘tagliare’) come etr. Charun. terustrimus. In TaAR3A2. Acc. pl. superlativo di *teruster? Da *ter- ‘tritare, opprimere’? tetoms-? In TaBMrS2 tetomse pare sovrapposto a memse: sarebbe un imper. 2a sing. In SeP1S3C leggo te\otomso (ind. pres. 1a sing.), con te sovrapposto a to (SeP1S3C). Basi con raddoppiamento, dalla radice di tomsom ‘recido, toso’ (vedi tom-s-). tetum-. Si hanno le forme tetumi (imper. 2a sing.) e tetumuemus (ind. pres. 1a pl.): tema con raddoppiamento della base *tum- ‘gonfiar(si)’. ti-. Base da *(s)teig- ‘pungere, bucare; punta’ (da cui lat. instigō ‘sprono, istigo’). Sono attestati: gli imper. 2a sing. tia ‘sprona’ e ‘appuntisci’, tie ‘appuntisci’; il necess. tiela ‘è da spronare’, il perf. ind. tiuit e i nomi tiea < *tigea ‘pungoli, sproni’ (acc. pl.), tieos ‘pungoli’ (usati per buoi e schiavi al lavoro). titulom. In SeP7S5B, sovrapposto a titula. Neutro corrispondente a lat. titulus ‘titolo di gloria’. tilsilo(m) o tilseo(m)? In SeP1S1C2. Ind. pres. 1a sing. forse da *(s)teig-il-s- ‘sprono’. tla-, tle-. Temi di diverse coniugazioni, da *telh2- ‘sollevar(si), sostener(si)’. Area semantica di lat. tollō : ‘sollevar(si); togliere > sopprimere; sostenere; elevare > celebrare’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. tla, tle, 2a pl. tlete; l’ind. pres. 1a sing. tlom > tlo, 2a sing. tlas, 1a pl. tlemus; necess. 1a pl. tlemila; il presumibile nome divino tlasio ‘colui che sostiene (l’universo)’. tleб-, tlemб-. Base nasalizzabile, ampliamento di *telh2- ‘sollevar(si), sostener(si)’. Significati: ‘alzar(si), sostenere, tollerare’. Sono attestati: l’imper. 2a sing. tleбe, tlebe; gli ind. pres. 1a sing. tleбo, tlemбo, tlemбeo, fut. 1a sing. tlebeso, perf. 2a sing. tleбuis. tles-. Base da *telh2- ‘sollevar(si), sostener(si)’ equivalente a quella di lat. tolerō < *teles-ōm e di etr. Tlesna (cognomen significante ‘allevatore’). Sono attestati: gli imper. 2a sing. tlese, tlesi, l’ind. pres. 1a pl. tlesemus; perf. 2a sing. tlesuis, tlesvis; il cong. esort. 2a sing. tlesea. tli-. Base da *telh2- ‘sollevar(si), sostener(si)’ (< *tlh2-y-), coi sensi di tla-, tle-. Sono attestati: gli imper. 2a sing. tli, tlie, tlii; l’ind. pres. 1a sing. tliom > tlio, 1a pl. tliemos, tliemus; i cong. 2a sing. tliae, tliea, tliei, 1a pl. tliiemis; il necessitativo tlila. Pare poi presente un abl. strumentale tlia ‘con la sollevazione’. tlun-. Base equivalente, anche nella griglia semantica, a lat. tollō < *tol-n-ōm : si può ipotizzare uno sviluppo *tlun- < *tl̥-n-. Sono attestati: gli imper. 2a sing. tlun, tlune, tluni; l’ind. pres. 1a sing. tlunom > tluno, 1a pl. tlunemus, tlunimus e tlunumus; il cong. esort. 1a pl. tlunumis. La forma tlunuli sembra un imper. 2a sing. con formante -l-. tod-. Vedi tud-. tol-, tul-. Ulteriore base da *telh2- ‘sollevar(si), sostener(si), portare’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. toli, tul, tuli; l’ind. pres. tulit, il cong. esort. 1a pl. tolemis. In SeP3S1B non si hanno elementi per decidere se tolam è un nome (acc.; ‘elevazione’) o un verbo (fut. 1a sing.?). In SeP1S2A3a il possibile tuli avrebbe come oggetto il teonimo Temun e quindi significherebbe ‘celebra, encomia’. tom-, toms-. Da *tem- ‘tagliare’ (s intensivo in toms-). Sono attestati: gli imper. 2a sing. tom, tome e l’ind. pres. 1a sing. tomsom > tomso. In TaAR2Z1B pare presente il nome tomua (abl.) ‘mozzatura, amputazione’. tond-. Base equivalente a quella di lat. tondeō. Si hanno l’imper. 2a sing. tonde e l’ind. pres. 1a pl. tondumus. tostres. Vedi tustr-. tot. Aggettivo indeclinabile = lat. tot ‘tanti’ in бua tot ilsia ‘avvengono tante rivolte’ (SeP3S3A, riga 7) e ilau uitelii tot ‘si sono rivoltati tanti Italici’ (SeP1S4). Ma nella costruzione delle proposizioni il verbo è una 3a sing. invece che plurale. tra o tras. In SeT2 non è chiaro se si abbia tras, pres. indic. 2a sing., o tra, imper. 2a sing. Siccome il senso più conforme alla scritta sembra essere ‘passare (con gli insorti)’, si può ipotizzare una base verbale *tr(a)- che, pur non essendo attestata in altre lingue europee, qualche studioso ha attribuito a lat. trans (presunta forma participiale) e anche ad intrāre, da *ter- ‘al di là; attraverso’. trae. Imper. 2a sing. Da *dhregh- ‘tirare’ come lat. traho (LIV 154 < Leumann 1977:198)? O piuttosto da *ter- ‘al di là; attraversare, passare’ come tra(s)? Nelle due attestazioni sono idonei al contesto sensi quali ‘tendere a, passare (nella parte dei ribelli)’. tramem. In TaAR5A (in sovrapposizione con tramбi). Accusativo sing., forse dalla radice di lat. tarmēs ‘tarlo’, cioè da *ter- ‘tritare, consumare’ ecc.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) tramб-. Base nasalizzata da *trep- ‘correre con agitazione, scompigliare; pigiare coi piedi’. Il senso di n.u. tramб- sembra essere ‘tumultuare’. Sono attestati: l’imper. 2a sing. traбma (per tramбa); l’ind. pres. 1a sing. tramбo, 3a sing. tramбat, 1a pl. trambomus; il necessitativo tramбila = trambila; l’acc. tramбem e il dat. (o loc.?) tramбi. Esiste poi un nome tramбuro(m) (SeP1S3D: -m dell’acc. potrebbe appartenere ad una sola delle due redazioni), che forse è l’epiteto di un dio del tumulto. transbomomus. In SeP3S3B3 in sovrapposizione con trambomus. Corrisponde a lat. transvenimus ‘passiamo’ (vedi bom- ‘venire’). tre-. Base da *terh1- ‘sfregare, forare’ > ‘logorare, tritare’. Sono attestati: l’imper. 2a sing. trea; il necessitativo treila. In SeP3S1A trea è scritto sotto un antropomorfo: imper. 2a sing. o epiteto divino? In SeP1S3F la lettura treom ‘trito’ è preferibile a tremo. In SeP8S4 il probabile trete, associato a più imperativi 2a sing., non pare essere l’imper. 2a pl. di treom, bensì l’imper. 2a sing. di un intensivo *tretom ‘trito’. treba. In SeP1S2A3b. Imper. 2a sing., modifica di un preesistente trea. Poi allungato in trebamus. Pare avere il senso di lat. trībulō ‘calco, opprimo, trebbio’ da *terh1- (vedi tre-). tremb-, tremб-. Probabile sviluppo parallelo a tramб- da *trep-, col senso ‘tumultuare’. Sono attestati gli imper. 2a sing. trembula, tremбula, le voci sovrapposte trembo\i ‘tumultuo\a!’ e probabilmente i sostantivi tremбom ‘tumulto’, trembar(o\us) ‘tumultuante, agitatore’. tru-? Base riconducibile a *trew-, ampliamento di *terh1- ‘forare sfregando, tritare’. Sembrano attestati: tr­­ua (SeP3S3C4) imper. 2a sing.; truo (TaAR3A2: lettura incerta) ind. pres. 1a sing. truabs. Presso il disegno di un grappolo d’uva in TaBP1A (meno probabile trucabs). Presumibile nome dell’uva, da *treh1w- ‘prosperare, crescere’ come aat. trowwen (< *þraujan) ‘pubescere, crescere’, aisl. þrōask ‘gedeihen, reifen’, mat. druo f. ‘Frucht’ ecc. Qui, a mio avviso, anche aat. drūbo m., drūba f. > ted. Traube f. ‘uva’. tua. In SeP7S5B. Agg. possessivo acc. femm. tud-, tod-. Base da *(s)tew-d- ‘battere, colpire’ corrispondente a quella di lat. tundō, tutudī ‘batto’ e tŭdes ‘martello’. Sono attestati: il pres. ind. 1a sing. tudo, 1a pl. tudemus, tudumus e forse un denominativo todrumus; i nomi tu\odros (nom. pl., in SeP3S3B3) e todros (nom. sing.), todrus (acc. pl.) ‘picchiatore, -i’. Possibile è tudeam (cong. desiderativo o fut. ind. 1a sing.?) sovrapposto a lumeam (SeP3S3C2). Sono attestate anche forme con nasalizzazione: pres. ind. 1a pl. tundemus (TaAR3B), cong. esort. 1a pl. tundumis (lettura incerta in SeP12). tul-. Vedi tol-. tum-. Base corrispondente a quella di lat. tumeō, con temi tum-, tume-, tumu- significanti ‘gonfiar(si), inorgoglirsi, accrescere’. Sono attestati: tume (imper. 2a sing. e ind. pres. 3a sing.), tumeom (ind. pres. 1a sing.), tumi e tumua (ind. pres. 3a sing.), tumue (imper. 2a sing.), tumuate (imper. 2a pl.), tumumus (ind. pres. 1a pl.), tume(u)nt (ind. pres. 3a pl.), tumei (cong. esort. 2a sing.). Si ha inoltre tume\ulom (ind. pres. 1a sing.) il cui senso è forse ‘tumultuo’. tu\enar. In SeP1S3B. Nome divino (nom. sing.) con variazione della vocale di base. Probabilmente indica ‘il Tonante’, da *(s)ten- come lat. tonō ‘tuono’. La forma tenar richiama, nel radicale, il piceno tenag ‘tonante’ della stele di Novilara. tundemus. Vedi tud-, tod-. turб-. Base di lat. turbō-, in turбis ‘agitazione, tumulto’ (nom. sing., SeP3S1B, riga 10) e turbom ‘mi agito’ (ind. pres. 1a sing., SeP1S3E, riga 3). tust-. Base da *(s)tew-d-t- avente i significati di *tud-. Sono attestati: l’imper. 2a sing. tust; l’ind. pres. 1a sing. tustuo, 3a sing. tustrit, 1a pl. tustrimus; il nom. sing. tustros ‘picchiatore’ (anche epiteto divino), acc. tustrem, acc. pl. tostres. tut-. Base che forse ha i sensi di tud- ‘battere’, con -d > -t per influenza etrusca (il cognomen etr. Tutna corrisponde a lat. Tudennius). Sono attestati gli imper. 2a sing. tut, tute, tuti. ua-. Sicuro è uau in TaAR2Z1. Probabile uaut in SeP9S11. Il secondo è in un contesto che orienta ad un senso quale ‘ha proclamato’: entrambe le voci sarebbero una 3a sing. di perfetto indicativo: *wa-u-t < *wagwh-u-t (radice *h1wegwh- ‘feierlich sprechen’ di lat. voveō ‘promettere solennemente’). Forse ua (SeP3S3A), imper. 2a sing. ha la stessa radice (uā < *wagwh-a). uada. In TaBP1A, dove l’argomento è il bere. Imper. 2a sing. interpretabile come ‘bagna, irrora’ (da *h2wed‘bagnare, acqua, onda’). ucu-. Vedi ocu-. udues? In SeP1S2A4. Se la lettura è esatta, l’unica comparazione idonea al testo è con i termini derivanti da *wedh- ‘colpire, abbattere, distruggere’ (ad esempio air. vodb < *wodh-wo- ‘bottino d’armi’). udues ‘rovinatori’ sarebbe un acc. pl.

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ue(i). In TaAR3C, lettura incerta per la sovrapposizione di altre lettere. Se esatta, sia ue < *wehe sia uei < *wehi, imperativi 2a sing., sarebbero riconducibili alla radice di lat. vehō col senso ‘cavalca, procedi’. uemб-. Vedi vemб-. ueni. In SeP1S4, uscum u\emбa ueni pompe(i)om ‘la lega degli Osci dà la caccia a (o: combatte?) Pompeo’. Presumibile ind. pres. 3a sing., da *wenH- ‘streben > wünschen, lieben, gewinnen’ etc. (IEW 1146-47, Schrijver 1991: 127-28) con senso incerto: o ‘combattere, lottare’ di as. winnan (cfr. anche aing. wiðerwinna, aat. widarwinno ‘nemico, avversario’) o ‘dare la caccia a’ di lat. vēnāri. uerom. In SeP3S3B2. acc. sing. ≡ lat. verum. uescom. In TaAR9A, Ind. pres. 1a sing. equivalente a lat. vescor ‘mi cibo, godo di’. uesol. In TaAR9A, sovrapposto a uescom. Pare valere ‘godo’, da *wes- nel senso ‘godere di’, che potrebbe essere la radice del teonimo umbro Vesuna e dell’osco Vesulliaís (pl.). u \ es ter? In SeP3S3C4, dove sarebbe agg. possessivo di ister (letture molto incerte). v ui-. Per termini che iniziano con ui- si veda anche vi-. uisila. In SeP7S10. Necessitativo con base *wis-. La base è dubbia: o da *weis- ‘sprießen, wachsen’ (IEW 1133) – per cui uisila sarebbe interpretabile come ‘si deve rinverdire, crescere’ – o da *wi-s- ‘forza, violenza’. uitelii. Vedi vitalios. uitus. In SeP3S1B, riga 10. Acc. pl., oggetto di rul ‘strappa’: vale ‘vincoli’ (da *wei- ‘legare’). ul-, ol-. Base significante ‘alimentare, crescere’ (spesso intransitivo-riflessivo), da *h2el- ‘wachsen’. Tale attestazione dovrebbe indurre ad ammettere l’esistenza della base *ol-/ul- anche per lat. (ad)o/ulescō, (ad) ultus, (ind)olēs ecc. Sono attestati: gli imper. 2a sing. ol, ole, oli, ul, ula, ule, uli; l’ind. pres. 1a sing. ulom > ulo, 3a sing. olit e forse ulat; i cong. esort. 3a sing. ulai, ulae, ulea, 1a pl. ulamis. In SeP1S2A3b sembra che un precedente u\olent (ind. pres. 1a pl.) sia stato trasformato in u\oleant (cong. pres.). Come sostantivi significanti ‘crescita’ abbiamo l’abl. ola, il nom. ulia, gli accusativi ulavem, uleiam, uleom, oliem = uliam, il nom. acc. ulom, il dat. uli e forse il nom. ulбos. Come ‘nutritore, accrescitore’ (epiteto di un dio) sembrano presenti ulor (nom. sing.) e forse ultures (acc. pl.) in SeP1S3B. In SeP7S3A ulemos vale ‘crescita’. In SeP3S3C1 è incerto se si debba leggere ulamo o ulao che dovrebbe valere ‘crescita’ ed essere un ablativo. ult-. Base il cui significato non è definibile con certezza. Probabilmente vale ‘vendicare’ (cfr. lat. ultus sum ‘ho vendicato’, ultio ‘vendetta’, ultor ‘vendicatore’). Sono attestati: ulta (imper. 2a sing.?), ulti (due attestazioni, in cui il caso mi sembra l’abl.), ulte (abl.), ultos (nom. sing.?). In SeP1S2B2 oltus vale ‘vendicatore’: quindi è una forma participiale come lat. ultus e ne ha il senso attivo invece che quello passivo. Quanto a ultures, acc. pl. in SeP1S3B, il testo m’induce a preferire una comparazione con lat. altores (pl.) ‘nutritori’: vedi ul-. ulu-, ulv-, olu-, olv-. Basi indicanti ‘distruzione, rovina’, da un ampliamento in -w- di *h3el- ‘distruggere’. A volte il v o l’u dopo ul- (e ol-) è stato inserito in modo da suggerire la duplice lettura ul- ‘accrescere’ \ ulv- ‘distruggere’. Nel dare le attestazioni, qui ho tenuto distinte le due letture. Abbiamo gli imper. 2a sing. olv, olvi, ulv, ulve, ulvi, ulua, u\olue e forse ulva (se non è un acc.); l’ind. pres. 1a sing. ulvom, ulvuo, 1a pl. ulvumus, ulvemus, uluemus e forse uluumus, fut. 1a sing. olvibo; il cong. esort. 2a sing. uluea, 1a pl. uluemis. I nomi indicanti ‘distruzione, rovina’ sono: olva, ulua, ulvi, ulvia = uluia, uluavi, uluu (ablativi), uluam, uluom, ulveom, ulviom (acc.), uluos (acc. pl.). I nomi indicanti ‘distruttore, distruttrice’ sono: olvil (nom.), olustrem (acc.), ulvuom (acc. m.). Il nome ulvom ‘rovina’ (nom.) pare associato al disegno di un’arpìa. Forse un aggettivo ulum è riferito a sersam ‘falce’ (acc.). Le attestazioni di ulu non permettono di chiarirne la funzione: imper. 2a sing. o nome in ablativo? uma. In una scritta (SeP2S1C) associata al disegno di una bottiglia. Mi pare si possa considerare uma un imper. 2a sing. e compararlo con lat. umeō ‘sono bagnato’ e umectō ‘bagno, irroro’. um-. Base equivalente ad am- e im-, di cui probabilmente è uno sviluppo parallelo, dal grado zero di *HəmB‘unione, insieme, pari’ (vedi am-). Ad um- sono riconducibili: 1) i verbi umi, umili, umli (imper. 2a sing.), umea, umeia (cong. esort. 2a sing.), umila (necessitativo) e un possibile umo (ind. pres. 1a sing.); 2) i nomi umel, umil ‘compagno’ (nom. sing.), umiles (acc. pl.), umilom (gen. pl.); 3) l’aggettivo umali ‘comune’ (dat.). umб-. Base equivalente ad emб- e imб- (< *HəmB-) denotante ‘unirsi, unire, unione, lega’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. umбa = umba, umбe, umбi, 2a pl. umбote; gli ind. pres. 1a sing. umbom > umбo, 1a pl. umбemus, umбimus, umбumus; i necessitativi umбila, umбiela, umбivila (2a pl.), il ppp. nom. pl. umбiti. Sono presenti i nomi: umбa < umбam = umbam, umбem, umбiam (acc.), umбei (gen.?), umбe (dat.), umбi (loc. o/e dat.?) ‘unione, lega’. In SeP3S3C1 umбuli in una versione potrebbe essere un nom. pl. (‘compagni’) soggetto dell’esort. ivamis ‘uniamoci’ ed in un’altra versione un imper. 2a sing. avente per oggetto svitres ‘connazionali’. umбr-, omбr-. Base dell’etnico in cui gli incisori delle scritte di Ospitale si riconoscono. Sono attestate le forme: 1) per il plurale ‘Umbri’: omбros (nom. acc.), omбrus (acc.), umбres e u\omбres (acc.), umбrom = umbrom (dat. abl. pl.); 2) per ‘Umbria’: umbriam (acc.; non sicuro); 3) aggettivi: in rem umбram (acc.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) femm.), re umbra (abl. femm.), u\omбrem бiom (acc. masc.), umбrem armom (acc. masc.) e forse umbro бio (dat. o abl. masc.). Esiste poi un ombra che pare essere un acc. neutro pl. umu-. Ampliamento di um- ‘unione, lega; unirsi’. Sono attestati: l’avverbio umu ‘insieme’; gli imper. 2a sing. umua, umue, umule; gli ind. pres. 1a sing. umuaom, umuom > umuo (molto dubbio umueo), 2a sing. umuis, 1a pl. umuamus, umuemus, umumos, umumus; i cong. esort. 2a sing. umuai, 1a pl. umuemis, umumis, il necessitativo 1a pl. umumela > umumla, necess. pl. umueli. Come nomi indicanti ‘unione, lega’ abbiamo l’abl. umua, acc. umuam > umua, il possibile dat. umue, l’acc. umuo(m) e l’abl. umitu. Indicano ‘compagno’: umul (nom. sing.), umuls (voc. < *umulos?), umuli (nom. pl.), umulus, umulos (nom. e acc. pl.). Esiste poi il termine ummua ripetuto due volte, ma non connesso con altre parole: non è chiaro se sia un imper. 2a sing. o un nom. sing. unuom? Lettura incerta in TaAR5B3. Se la lettura fosse esatta, penserei ad un ind. pres. 1a sing., da una base *un-, grado zero di *wenH- ‘voler bene, essere benevolo, venerare’. La base *un- è presente in etrusco e camuno, oltreché in germanico. uoбila. Necessitativo traducibile come ‘bisogna dedicarsi’ in TaAR5C-02. Una base *uoб- richiama gli aggettivi umbri vufru ‘votivo’ e vufetes ‘promessi’ (significati proposti da molti autori: bibliografia in Untermann 2000: 861-63) ed il teonimo uofione = vufiune (dat.). Si tratterebbe di un esito, diverso rispetto a quello proposto per uau (vedi), della radice *h1wegwh- ‘feierlich sprechen’ di lat. voveō ‘prometto solennemente’. uocit. Scritta sovrapposta al disegno di un antropomorfo alato seduto (SeP3S3D2). Ind. pres. 3a sing., dalla radice di lat. vox ‘voce’ e vocō ; qui in riferimento ad una voce divina profetica. uopo. In SeP3S3A, riga 10. Nom. sing. tipo *uopo, -onis? Da *(s)wep- ‘werfen, iacere’. uos-. Questa base sembra presente in uos (anche vos) ‘fora, infilza, trafiggi’ (imper. 2a sing.), uosela (necess.), uosi ‘con la punta’ (abl. sing.) sovrapposto a uosit (pres. indic. 3a sing.). uos- è riconducibile ad un ie. *wes‘stechen’ (IEW 1172), da cui deriverebbero aat. ort ‘Spitze’, aisl. oddr (< *uzdaz) ‘Spitze, Speer’, ydda < *uzdjan ‘die Spitze hervorstechen’, lit. usnìs ‘Distel, Hagedorn’, alb. ušt ‘Ähre’. Ritengo che la scritta vos tomso significhi: ‘«trafiggi», «taglio»’ e non ‘vi trafiggo’. uostre? Possibile presenza di ul uostre ‘potenzia col vostro’ in sovrapposizione con lostre (SeP1S2A2). uostre sarebbe un ablativo eteroclito di *uoster/uester ‘vostro’. O si deve leggere uluo stre ‘con la distruzione raffórzati’? ur-, or- urs-. Basi parallele a er-, ers-, da *h3er- / *h3- ‘(sich) in Bewegung setzen, (sich) erheben’. Senso generale: ‘sorgere, insorgere’ (cfr. lat. orior). Sono attestati: gli imper. 2a sing. ur, ura, ora, ure (con possibile tentativo di mutamento in urse), uri, ursi; gli ind. pres. 3a sing. uret, urit; il necessitativo 2a pl. urevila. Sembrano potersi leggere le forme di perf. ind. 3a sing. uruvuit (SeP1S4), ureuvut (TaBMrSoB4) e oruit (SeP3S3B2). Non è chiaro se ursil è un nome (‘insorto’, nom. sing.) o, meno probabilmente, un imper. 2a sing. Analogo è il dubbio per ursi in TaBMrO6 : imper. 2a sing. o nome in ablativo-dativo? Denotano ‘risorgimento, insurrezione’ i nomi: ura (abl.), urilu (abl. masc.), ursia (acc. pl. neu.). In SeP1S1C1 ureua non appare connesso sintatticamente con altre parole: nom. sing.? In SeP5S3 urtuбa (lettura non del tutto sicura) pare essere un abl. di fine. In SeP1S1C2 si può leggere urtis ‘agli insorti’. In TaAR7 è possibile la presenza di ursis (pres. ind. 2a sing.?), se non è ur sis(i). us-, os-. Basi da *h1eus- ‘bruciare, ardere’ con monottongazione. Sensi generali: ‘bruciare; ardere di sdegno o passione’. Sono attestati gli imper. 2a sing. os, us, ose, osi, use, usi; gli ind. pres. 1a sing. osio, osom > oso, uso, usmo, 3a sing. osit, fut. 1a sing. usmiso; i cong. esort. 2a sing. usai, usei e forse l’isolato usia in SeP3S1A; il necess. osela. Le forme use, usi sono anche sostantivi (abl. ‘con ardore’). Stesso senso (‘con ardore’) sembrano avere ustia, usia (ma in SeP3S1A usia potrebbe essere un cong. esort. 2a sing.) e usto. In SeP3S2A ustiom segue il sinonimo iбos: ambedue sarebbero in caso nom. sing. scollegati da altri termini. In SeP3S3A sembra attestato un perfetto indic. 3a sing. ostiuit. In SeP1S2B2, riga 22, la scritta usues lua pare significare ‘gli ardori (> passioni) libera’. Infine, osul (o forse osulos) e usil significano ‘ardente’ e vale la pena ricordare che in etrusco usil è un nome del sole. Vedi anche ostr-. Un nome ostio appare sovrapposto ad istio (probabili epiteti di divinità). ustr-, ostr-. Base esprimente ‘ardere, bruciare’, da *h1ews-t-r- come lat. ustrina. Sono attestati: ostra e ustra ‘ardore, (comb)ustione’ (nom. sing.) e ‘ardi, infiàmmati’ (imper. 2a sing.); ostrat ‘arde’ (ind. pres. 3a sing.); ostrei (cong. esort. 2a sing.) e forse ustre (imper. 2a sing.). ostros = ustros, acc. ostrom, è probabilmente l’epiteto di un dio che presiede al fuoco e al calore. Ma pare presente anche un abl. ostro di nome comune (‘con ardore’). In SeMB2 un o è stato soprascritto sull’i iniziale di istriem, in modo da ottenere ostriem che può essere interpretato come ‘ardore’ o ‘incendio’. In TaAR3B si ha un aggettivo ostril ‘ardente’. uscum. In SeP1S4 uscum u\emбa è interpretabile come ‘lega degli Osci’. usu. In usu iso (TaAR6B) è difficile scegliere fra le interpretazioni ‘per il vantaggio smanio’ (cfr. lat. ūsus nell’accezione ‘vantaggio’) o ‘con ardore smanio’ (vedi us-). Analogamente in usu staca (TaAR3A1) c’è il dilemma se si debba intendere ‘con ardore deciditi’ o ‘secondo il vantaggio deciditi’. ute, utes. Rispettivamente imper. 2a sing. e ind. pres. 2a sing. di un verbo ≡ lat. ūtor ‘usufruisco’.

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Adolfo Zavaroni

uvil-. Base dall’ampliamento *Həngh-w- > *h3ngh-w- della radice *HənG- (G = qualsiasi occlusiva velare) ‘piegare, curvare’ (formulata come ank-, ang- ‘biegen’, Nominalstämme anko-, onko- in IEW 45-46) di lat. uncus e gr. ὄγκoς e γωνία < *ng-on-w-ia. Da *Həngh-w- / *h3ngh-w- si hanno lat. unguis, gr. ὀνυχ- ‘unghia’ ed una variante denasalizzata *h3gh-w- che dà origine a cimr. ewin, corn. euuin, bret. ivin ‘nail, claw’ ed ai cognomina etruschi Uvie, Uvilane associati a gentilizi la cui base indica ‘punta, gancio, uncino’. Il formante -l- di Uvilane si trova nella base nord-umbra di cui sono attestati gli imper. 2a sing. uvil, uvile ‘uncina, arpiona’, l’agg. acc. femm. uvilatam ‘che ha gli artigli’ e il femm. nom. uvileia che si può interpretare come ‘arpionatrice’. vap-, uap-. Base riconducibile a *(s)wep- ‘spargere’, radice che a mio avviso comprende i termini che in IEW 1049 e 1149 sono elencati sotto due distinte radici *swep- > *sup- ‘werfen, schütten’ e (dubitativamente) *wep- ‘werfen streuen’. Certamente uapi è un imper. 2a sing.; vapile è un altro imperativo con base vapilpiuttosto che un necessitativo femm. il cui soggetto sarebbe sottinteso. vapeia in un contesto che conferma l’interpretazione ‘spargere’ è un cong. esort. 2a sing. È presumibile che anche vapia (scritto sotto il disegno di una bottiglia) sia un cong. esort. 2a sing. (come d’altronde è uapia) piuttosto che un nome in caso accusativo significante ‘vino svanito’ (lat. vappa). Vedi anche svep-, svap-. vea. In TaBMrO2. Probabile variante di *via = uia. Pare idoneo il senso ‘via, andamento’. Cfr. umbro uia = vea ‘via’ nelle Tavole Iguvine. vates. Lettura incerta in SeP3S3C4. Se la lettura è esatta, il termine equivale a lat. vatēs ‘profeta’. vebli. In TaBMrS2. Forma semanticamente equivalente a vepa ‘àgitati’ (vedi). velso. Possibile lettura in SeP7S3A, dove sarebbe un pres. ind. 1a sing., dalla radice di lat. vellō, vulsī ‘strappo via, svello’. vemб-. Base che sembra esprimere ‘agitar(si)’ ed è quindi riconducibile a *weyb-, wimb- ‘girarsi, attorcigliarsi, scuoter(si), vibrare’. Sono attestati l’imper. 2a sing. uemбe, l’ind. pres. 1a sing. vemбom, 1a pl. uemбumus. Si ha inoltre una sequenza vemб- che si dirama dando luogo alle letture vemбut (ind. perf. 3a sing.) e vemбil, nome o aggettivo nom. sing. Siccome sotto la scritta pare disegnato un serpente, è probabile che almeno qui vemб- denoti ‘avvoltolarsi; avvolgere’. vep-. Vedi vip-. vert-. Base di lat. vertō denotante ‘(ri)volgimento’. Si hanno l’imper. 2a pl. vertete, l’ind. pres. 1a sing. vertom ‘mi aggiro’ ed il nome vertilom ‘vortice’ (acc.). In SeP3S3C4, riga 1, sembra presente una sequenza \uertur\nt? di difficile lettura, forse in sovrapposizione con v\uester ‘vostro’. La variazione finale r\nt riflette v forse il cambiamento di una voce mediale (-r) in un intransitivo 3a pl. (-nt). viб-. Base da *weyb-. Come vemб- e vip- denota ‘scuotersi, agitarsi’. Sono attestati gli imper. 2a sing. uiбi, viбa, viбe; gli ind. pres. 1a sing. uiбiom e uiбom; il cong. esort. 1a pl. uibumis. In TaAMrE2 si ha l’ind. fut. 1a sing. uibiso (o incerto). uic. In TaBMrNE. Presumo sia l’abbreviazione del nome di persona Victor abbinato a Mocci. uidi. Pare attestato in TaAR3B. Comparabile con l’imperativo lat. vide nel senso di ‘rifletti, pensa’. vil-. Base da *welh1- ‘scegliere, volere’. Sono attestati: gli imper. 2a sing. uila = vila, uile = vile; l’ind. pres. 1a sing. viliom, 2a sing. vili, 3a sing. vult, 1a pl. vilamos; i cong. esort. 1a pl. uilumis. In SeP7S1 uilu sembra un ablativo traducibile come ‘ex voluntate’. vilu-. vilumбua (SeP3S3B2) è un acc. pl. da *welH- ‘drehen, winden’ significante ‘viluppi, corde’. Forse si ha vilumбem in SeP1S2A1. In SeP5S4 si ha l’acc. pl. vilumos ‘viluppi’ quale oggetto di lilvi ‘sciogli’. vip-, vep- Basi parallele, da *weyp- ‘drehen, schwingend bewegen’ (IEW 1131-32). Sono attestati gli imper. 2a sing. vepa, uipa, vipe, vipi ‘àgitati’. viperem? Possibile lettura in una inscriptio continua che permette diverse suddivisioni. viperem sarebbe un acc. corrispondente a lat. viperam ‘vipera’ (qui epiteto rivolto a Roma). vis. In SeP9S6, nom. ≡ lat. vis ‘forza, violenza’. È attestato anche l’abl. ui = vi ‘con violenza’. vita. Abl. in vita lide ‘con la vita divèrtiti’ (SeP9S9A); acc. in sel vita ‘propizia la vita’ (TaAR14C). vitalios. In SeP1S2A2 si può leggere la scritta lostre vitalios che pare essere stata modificata in ul uostre vitaliom. Ritengo che vitalios (acc. pl.) indichi i ‘federati’ e che vitaliom (acc. sing.) nella frase modificata sia un aggettivo sostantivato indicante ‘pertinente ai federati, alla federazione’. In SeP1S4 la proposizione ilau uitelii tot è interpretabile come ‘si è rivoltata una quantità di Vitelii (= aderenti alla Lega)’ ed il successivo imper. 2a sing. sei ‘(col)légati’ pare confermare che uitelii sono ‘quelli della Lega’. La radice di *uitel- ≈ *vital- è la stessa di lat. vītilis ‘intrecciato’, vitta ‘fascia, benda’, vieō ‘lego’. Quindi mi sembra da rigettare la vulgata secondo cui la legenda viteliú sulle monete della lega italica nella guerra sociale deriverebbe da una parola connessa con lat. vitulus ‘vitello’. viv-. Base uguale a quella di lat. vivĕre. Sono attestati gli imper. 2a sing. viv, vive, vivi, l’ind. pres. 1a sing. vivom, 1a pl. vivunt. In TaAR8B non è chiaro se sia presente un aggettivo uiuil ‘vigoroso, vitale’ o un imper. 2a sing. uiu = viv. vos. Pronome personale di 2a persona plurale.

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Le iscrizioni nord-umbre antiromane della valle di Ospitale (Appennino Modenese) vult. Forma ≡ lat. vult ‘vuole’ (pres. ind. 3a sing.), da *welh1- ‘scegliere, volere’. Imprestito latino? vumбila. In SeP3S1B, riga 10. Necessitativo, con base vumб-: Consonantizzazione di u iniziale umб- > vumбo nasalizzazione di *webh- ‘tessere, flettere, avvolgere’? Il significato di vumб- è ‘unirsi in lega, formare un fascio’. zerбe. Vedi sterб-. zil-. Base etrusca, da ie. *stel- ‘collocare, disporre, ordinare’. Si hanno l’imper. 2a sing. zila (‘ordina, disponi’ o simili) e zilatos (meno probabile: zilaios) che sembra un aggettivo acc. pl. significante ‘ordinatoi’ e riferito ad osos ‘voleri, desideri’.

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