La saga di Bósi. Testo norreno a fronte 9788843049011, 8843049011

Testo norreno a fronte. La Saga di Bósi e Herrauðr è una saga norrena, scritta intorno al 1300, che narra delle fantasti

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La saga di Bósi. Testo norreno a fronte
 9788843049011, 8843049011

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BIBLIOTECA MEDIEVALE/ 120

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La saga di B6si Traduzione, introduzione c

note a cura di Giovanni Port Prefazione di Marcello Meli

Carocci editore

Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari ISBN 978-88-430-4901-1

Indice

Prefazione l 9 Ji Marcello Meli

Introduzione l 19

BÒSA SAGA /32 LA SAGA DI B ÒSI l 33 Note l I09

Prefazione

La saga che qui viene tradotta è un piccolo ma significati­ vo tassello di un mosaico che in Ttalia si compone da più di trent'anni. La conoscenza della letteratura norrena, in particolare quella in prosa, è infatti dato recente nel no­ stro paese. Con norreno (o islandese antico) s'intende la grande lingua di cultura diffusa in tutta la Scandinavia nel corso di larga parte del Medioevo. Sua erede naturale è l'i­ slandesc, da cui la denominazione islandese antico, ma venne prima parlata in Norvegia e divenne lingua d'uso colto anche in Danimarca e in Svezia, oltre che in tutte quelle terre che furono più o meno influenzate cultural­ mente e politicamente dai norvegesi fra la metà dell'XI e la metà del xm secolo d.C. 1• Il primo contributo di rilie­ vo per la conoscenza delle saghe si deve a Marco Scovaz-

zi, che tradusse nel 1973 un certo numero di questi com­ ponimenti nella prestigiosa collana "I millenni" dell'edi­ tore Einaudi 2• Nelr982 usciva poi per i tipi di Sansoni la traduzione parziale di alcune saghe a cura di Alessandro Mari-CataniJ. Nello stesso anno apparivano la ristampa della traduzione dell'Edda poetica di C. A . Mastrelli e una nuova traduzione della stessa a cura di Pier-

ampio commento, può dire che, a dieci l'interesse per la letteratura narrena si era ormai radica­ to e si avviava a rivolgersi a un pubblico non più limitato alla sfera delle aule universitarie. Nel 1984 viene pubbli­ cata, sempre nella collana " T millenni", l'antologia scaldica tradotta da Ludovica Koch c nel Chicsa Isnardi traduceva la Saga (Cùla saga Stirssonar) 6•

Fra la metà degli anni Ottanta e gli anni Novanta un ruolo di tutto rilievo nel porre la tradizione norrena all'at­ tenzione degli studiosi prima e di un pubblico più ampio poi si deve all'Uni\Trsità di Firenze, principalmente grazie all'opera di Piergiuseppe Scardigli e di Fabrizio Raschellà, che pur allora assistente alla cattedra di Filologia germani­ ca vi tenne un lcttorato di lingua islandese. Nella medesi­ ma università era attivo peraltro un istituto di Lingue e let­ terature scandinave, con relathi corsi, se la memoria non m'inganna, di lingua svedese e lingua danese, anima e prin­ cipio del quale fu Birgitta Ottosson Pinna. Scrivo queste poche righe volendo testimoniare che le cose non nascono per caso e che una buona formazione universitaria è ne­ cessario preludio a una diffusione più ampia di contenuti culturali solo in apparenza settoriali e specialistici. La diffusione maggiore però di traduzioni dal norreno si ebbe negli anni Novanta 7. Nel venne pubblicata

ampio commento sempre a cura dd medesimo. Nell'anno successivo veniva pubblicata ancora una traduzione con te­ sto a fronte della medesima saga a cura di Ludovica Koch9.

una vasta gamma di testi ampiamente rappresentativi del­ la tradizione narrativa norrena. Può darsi che abbia omes­ so qualche altro titolo, ma credo che quelli qui ricordati costituiscano la grande maggioranza delle traduzioni pub­ blicate negli ultimi trcntacinquc anni in Italia. Restano, è vero, lacune sostan;-;iali, quali la mancanza di una tradu­ zione completa della Heimskring!a saga1', opera di Snorri

1101997· 14.

Saga di BjOrn campione dei va!!igiani di Hftardalr, Uniprcss, Pa

'l

e solitamente un gusto discutibile per l'eccesso, sovente realizzato in tratti farseschi, nd compiacimento per l'orrido, se non il truculento, il magico e il contrastando in tal modo con l'equilibrio e la delle saghe degli islandesi. Anche lo stile in qualche modo risulta più aspro e me­ no attento a un'articolazione narrativa coerente. Si deve tuttaYia a Fulvio Ferrari l'aver ripreso il confronto fra le

effetti, come testimonia elementi propri della sia pure abbondano, a cominciare dall'invettiva di Busla (huche si fonda, come osserva opportunamente il traduttore, sui modelli rintracciabili nei carmi eddici. Lo stesso può dirsi dell'uso dei caratteri runid, i quali fanno parte integrante della maledizione. Ancora un elemento

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appare in comune con le saghe leggendarie, vale a dire il dono di un anello con cui BOsi ricompensa singolarmen­ te le tre fanciulle per la loro disponibilità. L'anello richia­ ma immediatamente non solo il più celebre anello con cui

quantitativo e non qualitativo, possibile osservare che elementi propri delle saghe cavalleresche sono ampia­ mente rintracciabili anche nelle saghe più "classiche". Non in effetti, sfuggire l'analogia fra Hrappr nell Saga di il nostro B6si. Hrappr è, infatti, sfrontato, spredèi, di riguardo ospiti e alleati, li-

gia, tanto da le capacità amante, il povero HrUtr, che non potrà mai soddisfare, per eccesso di dimensioni \�rili, la donna che sposerà=. L'uso d'incantesimi in cui compaiono segni runici è poi larga-

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simili. Questo porkell, inoltre, aveva istoriato il proprio seggio con le raffigurazioni delle memorabili imprese da lui compiute. I contemporanei non dovevano attribuire gran credito ai suoi racconti se gli appiopparono il soprannome "fanfarone" n_ I confronti potrebbero essere utilmente am­ pliati e andare ben oltre la campionatura che ho proposto soltanto sul filo della memoria. L'unico aspetto, allora, che distinguerebbe le cavalleresche dagli altri generi sarebbe costituito espressiva di certi tratti, siano questi il farsesco, l'osceno o il fantastico. Quanto rilevato da Fulvio sulla scia di un fitesi, e quanto ho lone interpretativo che ne qui sommariamente proposto mette in discussione, in realtà, gli studi sul genere letterario. In effetti di generi !et­ terari può a rigore parlarsi quando essi siano istituzional­ mente riconosciuti dalla comunità artistica e intellettuale. di �···· �e, �··�· . .

nio Rodio possono dirsi un poema epico ac­ cettano il modello di Omero e lo stesso vale per l'Eneide. t\'ella tradizione norrena, a differenza della poesia, e di quello che noi chiamiamo "poesia scaldica" in particola­ re!, non mi pare esista un genere "saga" che possa pro-

possono emergere in una saga con maggiori o minori ac­ centuazioni espressive. E se i temi narrativi e i toni espres­ sivi sono con tutta probabilità finiti, le composizioni cui danno luogo nel loro variato impiego sono di gran lunga più numerose. I narratori delle saghe sono anonimi, tran­ ne casi sporadici cd eccezionali. L o stesso accade per quanto riguarda la poesia eroica. I cantori non ripetevano wn,ponev,no secondo schemi e

censione.

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Introduzione

colo e al cui interno si è soliti individuare con una certa ap­ prossimazione alcuni sottogruppi, in cui tradizionalmen­ te si classificano i testi a seconda del loro contenuto c sti­ Jer. La Saga di B6si, la cui stesura più antica è databile at­ torno al1400, si rivela produzione relativamente tarda, presentandosi sotto di uuu !"""'"'""' riòja dag vei ttuzt at honum tveir menn, e n 6 J> a: g ò u h o n u m ; sl6 h a n n pa a u g a t U r e i n u m soppinum, en annan felldi hann, o k brotnaòi hann hlupu ):>eir pa ti! v6pna ok vildu drepa B6sa, en st6ò hja honum meò pa menn, sem hann gat fengit, ok var bUit viò sjiilft, at ):>eir mundu berjast, aòr en konungr kom til; en fyrir tillOgur Sj68z gjOròi konungr B6sa Utlregan, en Herrauòr kom honum undan, sv6 at honum varò eigi niit. Litlu siòar beiddiHerrauòrfOòur sinn at fa sér herskip ok rOskva menn ti! fylgdar, j>vf at hann lézt vilja Ur landi ok afla sér meiri frregòar, ef):>e ss veròr auòit. Konungr bar ):>at mal fyrir Sj6ò, en hann kveòzt a:tla at sneyòazt mundi féhiròzlurnar, iiòr en Herrauòr er sv6 heiman gerr, sem honum likar. Konungr sagòi, at ):>eir skyldu viò J>at leita, ok varò S\'6 at vera sem konungr vildi, ok var nU bùin fer8 Herrauòar meò miklum fékostnaòi, ok var hann vandr at i:illu, ok kom ):>eim brreòrum lftt saman; hafòi hann v skip Ur landi, ok v6ru J>au flest 611 forn; \'aska mann hafòi hann meò sér ok mikit fé f gulli ok silfri, ok sigldi hann nU burt af Gautlandi ok suòr ti! Danmerkr. Einn dag i miklu veòri pa st6ò maòr a bjargi ok beiddi fars. Herrauòr sagòizt eigi gjOra sér kr6ka til hans, en segir far til reiòu, ef hann wiir skipinu. p essi maòr stOkk af bjargin u ok kom niòr a sveifinni .fyrir utan stYrit, ok var ):>at xv alna langt hlaup. par pekktu meno Béisa. I lerrauòr fagnar honum vel ok segir hann skyldu vera stafnblla a skipi sinu. paòan sigldu

tro, finché arrivò il re. Su insistenza ùi Borsa il re bandì B6si, ma Herrauòr lo aiutò a fuggire e a evitare la cattura. Poco tempo dopo Ilerrauòr chiese al padre navi da

si fece secondo la sua volontà. Così la spedizione di Herr­ senza badare a spese, ed egli fu ac­ tutto; questo creò ulteriore discordia tra i due fratelli. Herrauèlr salpò con cinque na\'i, per la maggior parte vecchie; aveva con sé uomini valenti e mol­ to denaro, oro e argento, e fece rotta allontanandosi da Gautland'6 verso meridione alla volta della Danimarca. In un giorno tempestoso, ecco pararsi loro davanti un uomo in piedi sulla scogliera che chiedeva di essere preso a bor­ do. Herrauòr disse di non aver intenzione di cambiare rotta e virare per ma che l'uomo poteva restare a bordo se la nave. Lo straniero saltò dalla scogliera e pressi della barra dd timone con un balzo di più di quindici braccia17• Tut­ che si trattava di B6si. Herrauèlr fu mal-

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[BOsi drap Sj6'6 ok féll i 6nàb]

En Pvari sagòi, :ibyrgjazt sik sj:ilfr, cf han n gcngr til ldks, ok kvaòzt cigi ausa Ut fé sfnu fyrir slfkt, ok sl6 pa f deilu meò peim. Braut Sj68r pa upp litiblir pvara kallz ok t6k i b u rt tvrer gullkistur ok mikit fé annat i v6pnum ok kheòum, ok skildu peir viò sv6 bUit. F6r Sj6òr heim ok hafòi mikinn fj:i rhlut ok sagdi hann konungi fr:i fcrdum sin u m . Konungr kvaò pat illa, er h a nn hafòi rrent pvara kall, ok kve8zt retla, at honum mundi pat illa gegna; Sj6òr kveèlzt

Si impossessarono di molte tic­ così per cinque anni '8• 4

BOsi uccide Borsa e cade in disgrazia

!\'el frattempo in patria, a Gautland, una volta Herrauòr, Borsa ispezionò il tesoro del padre. zieri e le borse erano vuoti, e Borsa aveva sempre la stes­ sa frase sulle labbra: ricordo, diceva, che la vista di questo tesoro era spettacolo ben diverso. Poi Borsa si mise a rac­ cogliere le tasse del re e le imposte sui terreni, e fu avido e inflessibile nella maggior parte delle sue esazioni. Arrivò da pvari e pretese i tributi qui come altrove. pvari disse di aver superato il limite di età e di non aver intenzione di pagare i tributi. Borsa disse che pvari doveva pagare tri­ buti ancor più degli altri uomini, dato che era colpa sua se Herraudr era partito, e chiese anche compensazione per gli uomini che B6si aveva ferito gravemente. Ma pvari dis­ se che un uomo risponde per se stesso, se decide di par­ aHcrmando di non aver intenzione di due

le derubare p vari e affermò di ritenere che Borsa ne avrebbe pagato il fio. Borsa replicò di non curarsene. Ora bisogna dire di Herrauòr e B6si, che si stavano preparando a fare ritorno dalla spedizione, quando ebbe­ ro notizia di come Borsa avesse derubato pvari. I lerraudr per BOsi e riconciliarlo pensò allora con il re. 43

skilduzt, ok t)induzt pau i:ill, scm Hcrrauòr hafòi hafr, en hann komzt med II i Elfarsker, en Bòsa rak til Vindlandz cinskipa. par la Sjòòr mcò Il skip, n}'kominn Ur A u stn'egi, ok hann keypt konungi d}lrgripi. En er B6si vissi jJat, baò hann meno sina v6pnazt, ok lagòi han n til fundar viò Sj68 ok spuròi, hverju hann vildi ba:ta, er hann hafòi ra:nt pvara kall. Sj6òr kvaò hann firna djarfan, er hann poròi slfkt at mrela, jJar sem hann var riòr ùtlagi konungs, ok kvaò honum vel yfir at lata, ef hann missti eigi meira. pa tòku hvòrirtveggju ril v6pna ok sl6 i bardaga meò jJeim ok lauk sv6, at B6si vard banamaòr Sj6dz. Gaf hann jJ;i grid peim sem eptir v6ru, en t6k a t sér skipit ok alt jJat, er a var. En er honum gaf byr, siglir hann undir Gautland ok fano par Herrauò, fòstbrOòur sinn, ok sag()i honum tfòcndin; cn Herrauòr honum, at mundi eigi ba:ta um vinsa:ldir hans f6rtu a mino fund, sv6 nxrri mér

sfns:

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rauélr gli disse che tutto ciò non lo avrebbe aiutato a esse­ re caro al re c gli chiese: >. Quando Busla ebbe terminato la maledizione il re non aveva idea di come rispondere all'enigma. ,,Che cosa vuoi dunque?» disse il re. «Mandali in una missione dall'esito inclèrto - disse la donna - nel corso della quale risponderanno delle proprie v1te». Il re le chiese allora di andarsene, ma ella si rifiutò fin­ ché il re non le ebbe giurato solennemente di mantenere quanto promesso, l'unica condizione per cui la maledi­ zione di Busla non lo avrebbe colpito. Solo allora la vec­ chia se ne andò. 55

[Konungr sendi B6sa forsending]

hans: «Lfti\s viltu virda mik, segir han n, en n ii vii ek gji:ira pat fyrir bren vina minna, at B6si skal hafa Hfs gri8 ok lima, ok skal hann fara Ur landi ok koma eigi en hann at f:rrir mér pat Utan, ok mannz nfòingr; en Herrauòr hv6rt er hann vili, at fylgja B6sa, e8r geri hvert ni8 fyrir sér, sem hann vili, Pviat eigi munu vit samvistum saman vera at sv6 bli.nu»_ Véiru peir p a leystir b> disse B6si, e le diede un anello d'oro entrando nel letto di fianco a lei. La giovane chiese allora dm'e fosse il guerriero, e lui le disse di tastare tra le sue gambe, ma lei ritrasse la mano; disse di non volere il suo guerriero e gli chiese perché si un simile mostro duro come il legno. che sarebbe diventato morbido nell'antro

chiese se il guerriero era stato temprato in maniera soddisfacente e B6si chiese se lei vo­ lesse temprar!o ancora. La giovane rispose che lo avrebbe fatto con grande piacere se lui così voleva. Non è riporta­ to quante altre volte i due si trastullassero così quella not­ te, ma si ritiene che B6si a un certo punto le abbia chiesto dove trovare un uovo di avvoltoio co-

re in una simile missione?».

arfhlin f m:ll. Undir j:>essum gammi er egg par, sem pu ert eptir sendr. Griòungr einn er i hofinu, tryldr ok bl6taòr, hann er bundinn meò j8.rnviòjum; hann skal skj6ta kviguna, ok blandazt pa 6lyfjan vin hana, ok tryllazt j:>cir allir, scm af eta; hana skal matgcra fyrir Hlcidi

I due compagni si impossessano dell'uovo dell'avvoltoio

portandosi via Hleidr, la sorella di re Co8mundr, che intende le succeda come sacerdotessa del tempio. Ma ciò sarebbe un gran danno poiché Illei8r è una delle più belle e cortesi fanciulle, e sarebbe meglio se si potesse impedite>->. «Che difficoltà incontreremo al tempio?>>- chiese B6si. «C'è là un avvoltoio - spiegò la fanciulla - tanto mali­ gno c funesto che uccide qualunque cosa gli si avvicini. Sta a guardia della porta del tempio e si accorge di

c'è anche un toro nel tempio, incantato e maledetto, lega­ to con catene di ferro: monta la vitdla contaminandone così le carni, e tutti coloro che ne mangiano cadono vitti6j

]:> au nU alt ti! dags. En a t morgni f6r hann ti! Herrau8ar ok honum, hvat hann hafòi frétt, ok dvOlduzt ]:>eir ]:> ar ok sagdi b6ndad6ttir ]:>eim, hvat ]:>cir skyldu til ok ba8 hiin vcl fyrir ]:>eim at skilnadi; fara ]:>eir oli sfoa. Ok eion morgio soemma sa ]:>eir, hvar maòr f6r mikill vexti kufli; hann leiddi me8 sér naut. p eir vera ]:>nellioo, ok stiltu peir oli at hooum. kylfuhògg svò stòrt, at ]:> at var haos bani. Siòan drapu j:>cir kvfguna ok af heooi ok m ed mosa ok lyng. sér kvfgubelginn, en B6si ok bar hann a baki sér,

mc dell'incantesimo. Essa verrà fatta mangiare a Hlciòr, che diverrà così stregata proprio come la sacerdotessa pri­ ma di lei. Stando le cose come stanno, penso improbabi­ queste mostruosità, consi­ le che tu riesca a dovresti affrontare». per quanto gli aveva detto c la ri­ con un'altra sessione di intratteni­ compensò per mento notturno, ed entrambi furono molto soddisfatti e dormirono fino a che si fece giorno. Al mattino B6si andò da Herrauòr e gli disse cosa era venuto a sapere. I due ri­ masero lì per tre notti. La figlia del fattore aveva dato lo­ ro le indicazioni per raggiungere il tempio c, giunta l'ora della partenza, augurò loro buona fortuna. I due erano in cammino, quando un mattino presto videro un uomo as­ sai alto avvolto in un mantello grigio che si portava ap­ presso una giovenca. Si resero conto che doveva trattarsi dello schia\'O c lo assalirono. B6si gli assestò una mazzata così possente che quello morì sul colpo. Poi i due uccise­ ro la la scuoiarono e imbottirono la pelle con Hcrrauòr indossò il mantello dello schiavo e cominciò a trascinarsi dietro la pelle della gio­ venca, mentre B6si si caricò sulle spalle il corpo dello schiavo nascondendolo sotto il proprio mantello. Proce­ dettero così finché arrivarono in vista del tempio. Allora B6si prese la propria lancia e la infilò nel deretano dello schiavo, attraversandone tutto il corpo e impalandolo in maniera tale che la punta dell'arma fuoriuscisse all'altez­ za delle spalle. Quindi si diressero verso il tempio c Hcr­ rauòr entrò indossando i vestiti dello schiavo. La sacer­ dotessa era immersa nel sonno. Herrauòr portò la gio­ venca nella stalla c slegò il toro, che si lanciò subito su di essa per coprirla. Ma la pelle imbottita col muschio non resse all'impatto e il toro andò a schiantarsi dritto contro il muro rompendosi entrambe le corna. Herrauòr afferrò

ba:òi cyrun :i honum ok f granirnar ok snaraòi hann sv6 Ur halsliòinum. pa vaknaòi gygrin ok hlj6p a fretr. f pessu kom B6si inn f hofit ok bar pra:linn uppi yfir hOfòi sér :i bra nll viò skj6tt ok steypti sér ofan ok vildi glcypa pann, scm inn var kominn. Svalg hann nll prrelinn ofan a t mirti; B6si PrYsri p a spj6tinu, sv6 at P a t gckk upp i hiils gamminum, p a r til a t st6ò i hjartanu. Gammdnn setti nll klrernar f pj6in a pne!s skrokkinum ok setti va:nghn6.fana viò eyrat a B6sa, sv6 at hann fell i 6vit; fell gammrinn p:i ok ofan :i hann, ok v6ru hans fjOrbrot 6grliga mikil. Herrauòr réòz t a m6ti hofgyòjunni, ok var peirra atgangr hinn haròazti, ok hafòi kelling illa skornar negl ok reif h Un ho! d hans niòr a t beini. pau b:iruzt pangat at, sem B6si var fallinn, ok var par bl68ugt mjOk; kellingu varò halt i gammsbl6òinu, ok fell h Un :i bak aptr ok v6ru p:i sviptingar miklar meò peim, sv6 at Ymsi v6ru undir. B6si raknaòi pa viò, ok greip hOfuò ok rak :i nasir gyginni; Herrauòr sleit p:i af i axlarliòinum; t6k henni pa at dafna leikrinn en f fjOrbrotum hennar varò landskj:ilfti mikill. peir nli um hofit ok rannsOkuòu par . f hreiòri meò gullstOfum par fundu sv6 at peir hOfòu at bera. peir kv6mu at stalla peim, sem J6mali sat af honum t6ku peir gullk6r6nu setta meò XII gimsteinum ok men, pat scm kostaòi CCC marka gullz, ok ùr knjar sv6 har8liga haldin. H Un sagòizt Hleiòr heita ok vera systir Goòmundar konungs austr a GhcsisvOllum: «En rrOllkona sem hér rreòr fyrir, s6tt1 mik pangat mcd fjillkyngi ok at ek skuli bkitum f hofiou ok vera hér pa hlin er eo ek vilda fyrr vera brend». «G6ò mundir pu_ vera pcim manni - scgir Hcrrauòr ­ er pik frelsaòi heòan?» Hùn segiztvita pat mundi engi gert gera. Herrauòr mrelti: «Viltu eiga mik, ef ek kem pér heòan?��ér veròr, ef ek at setja eo sjalfa mik - segir hU.o - ef ):>at er vili frrenda minoa,>. «Eigi muo ek til ):>eirra giptingar leita - segir Herraudr ­ ok vii ek hér Oogan uodandnltt i hafa, ):>vi ek ):>ikkjumzt i Ongu ):>ér varboòion, ok skal leysa ):>ik sem . «Eigi vcit ek ):>aon mano - scgir h Un - at ck vii hddr ciga co ):>ik, af ):>cim, scm ck hcfi sét>>. peir leysa hana nli. Herrauòr hcldr fara llcim mcò ):>ci m ok hcnnar, còr scnda hana austr hann aldri siélan; en hUn lofaòi hv6rt 68ru trU sinni.

eigi fyrr en ):>eir kv6mu eigi lengi ok honum fé mikit ok baru a m6rgum hestum gull gersemar til skips, ok urdu meno ):>eirra ):>eim fegnir. 9

[Fra Brliva11abardaga]

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ho altro che me stessa da offrire come pegno - disse lei - se la mia famiglia acconsente». «Non ho intenzione di chiedere il loro permesso- dis­ se Ilerrauòr- e non ho intenzione di sentirti cercare scap­ patoie, dato che ritengo di essere un partito di vaJore non inferiore al tuo, e ti lascerò comunque libera, qualunque cosa tu decida». Hlciùr disse allora: uomini che ho visto in vita mia, non ne esiste desiderare più di tò). I due dunque liberarono. Hcrraudr le chiese se preferisse tornare a casa con lui e divenire la sua oppure venire mandata a est da suo fratello e non dc rio mai più. Ma Ici scelse di partire con lui c si giura­ rono reciproca fedeltà. Portarono l'oro e i preziosi fuori dal tempio, che incendiarono facendolo bruciare finché non ne rimasero altro che le ceneri. Partirono poi col lo­ ro bottino e viaggiarono senza sosta finché arrivarono da IIOketill. Non si fermarono a lungo neanche presso di lui: gli diedero una lauta ricompensa c poi trasportarono oro e preziosi su svariati cavaJli fino alla nave, dove gli uomi­ ni furono pieni di gioia alla loro vista. 9

La battaglia di Brlive11ir4'

,,

nù fyrir konung, ok fa:rùi B6si honum cggit, ok var pa brotin rauf a skurninu, ok v6ru J>ar f x merkr gullz, ok hafèli konungr skurnit fyrir borèlker. B6si gaf konungi Jmt kerit, er hann t6k af J6malanum, ok v6ru J>eir nU sattir. i penna tfma kv6mu J>eir ti! hiròar konungs Dagfari ok t\'attfari, brreòr drottningar, ok v6ru J>eir sendir afHaraldi konungi hilditOnn i liòzb6n, J>viat j>:i var settr timi ril b a r d a g a n s a B rrivO l l u m , e r m e s t r hefir verit a t\'oròrlOndum, sem segir i si:igu Sigurèlar hrings, fOòur Ragnars lo8br6kar. Hringr konungr ba8 Herrau8 fara fyrir sik, en kve8zt skyldu geyma brli.òar hans :i me8an, ok skyldu J>eir J>:i vera s:ittir um alt J>at, sem J>eirra hafdi i millum farit. Herrau?lr gjOr?li nli sem hans faòir beiJJi, ok ±Oru J>eir B6si meò J>eim brreòrum meò ve manna ok fundu Harald konung. i J>essi orrostu fell Haraldr ok mcèl honum fimmtcir scm konungum par fdlu pcir Dagfari ok Ncir Hcrrauòr ok B6si u r ò u biiòir slirir ok kv6muzt J>6 baòir ù r p :i hi:ifòu orèlit J>au umskipti f Cautlandi, sagt verèla, meòan J>eir v6ru :i burtu. w

[Fall Hrings konungs]

t\'li af J>vi, at eigi ma i seno segja meir en eitt, pa verélr nli J>at at sk:Yra, sem fyrr hefir ril bori t f s6gunni, ok er J>ar nli ti! at taka fyst, at Hleiélr, systir Goòmundar hvarf i burt af Glresisv61lum, ok sem konungr

72

dopo che avevano trascorso due inverni lontano da casa. T due si recarono allora al cospetto del re e B6si consegnò l'uovo. Il guscio si era crepato: il pe:.-;zo che si era stacca­ to valeva da solo dicci marchi d'oro c il re usò l'uovo co­ me coppa. B6si donò al re anche la coppa che aveva pre­ so dalle ginocchia di ]6mali e la loro riconcilia:.-;ione fu completa. In quel tempo vennero alla corte di Hringr an­ che Viaggiagiorno e Viaggianotte, i fratelli della regina. Erano stati mandati da Haraldr Dentediguerra, re di Da­ nimarca, a chiedere il supporto di Hringr poiché era im­ minente la battaglia di Bnivellir, il più grande scontro mai avvenuto in Scandinavia, descritto nella saga di Hringr, padre di Ragnarr LoòbrOk. Re Hringr a Herrauòr di andare in sua vece, ma offrì di prendersi nel frattempo cura della sua sposa Illeiòr, aggiungendo che lui e il figlio sarebbero stati dd tutto riconciliati per quan­ to era accaduto tra loro. Herrauòr fece dunque come ave­ va chiesto il padre, e lui e B6si si unirono ai due fratelli con cinquecento uomini c raggiunsero re Haraldr. Nella battaglia cadde re Haraldr, e con lui altri centoquindici re, come è detto nella sua saga, e trovarono la morte anche uomini persino più grandi dei re. che Viaggianotte. Herrauòr e

w

La morte sul campo di re Hringr

Dato che non è possibile dire più di una cosa alla volta, è ora il momento di spiegare quanto ha avuto luogo prece­ dentemente ndla storia. Occorre cominciare dicendo che Hleiòr, sorella di re Goòmundr, era scomparsa da Glresis73

pcir nU um skòginn ok H6keti\s kallz ok fréttu eptir, hv6rt pau vissu til, hverr hofinu hefòi grandat; en kall haòzt par eigi vita, en hann sagòi pò, at tvcir gauzkir mcnn hcfòi lcgit undir Vfnusk6gi mj6k lengi, ok hét annarr Herrau8r, en annarr B6gu-B6si, ok kva8 hann jJ;i sér pikkja likazta til at hafa stOrra:cli. En b6ndad0ttir sagclizt hafa fundit pa pa f6ru til skips, ok peir h6f8u me8 sér af Gla:sisv6llum, ok vildi hana sOgòu til sfn !cita mcga, finna. Ok sem peir uròu pessa vfsir, s6gòu peir jJetta konungi, ok s6fnu8u peir mi li8i um alt Bjarmaland ok fengu par prjU skip ok xx ok sigldLt siòan ti! Gautlandz ok h6mu p a r pann tfma, sem peir f6stbra:8r v6ru i bardaganum a BdvOllum, ok var Hringr f:'imennr heima, ok buòu peir honum pegar bardaga

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vdlir, c non appena il re se n'era accorto l'aveva fatta cer­ care per mare e per terra, ma nessuno riusciva a trovarla. I due fratelli, Hrrerekr e Siggeirr, erano in quel momento presso il re. 11 re chiese a Siggcirr di prendersi l'impegno di trovare Hlei8r, offrendogliela in moglie se fosse riuscito a recuperarla. Siggeirr disse di ritenere che non sarebbe stato facile trovarla, se nemmeno la sacerdotessa in maland sapeva dov'era. I due fratelli si prepararono sciare le terre di re Goòmundr e fecero vela verso Bjarma­ land con cinque navi. Qui trovarono re Harekr e gli riferi­ rono della loro missione. Questi li invitò a recarsi al tem-

dove trovarono solo un mucchio di ceneri e neanche segno di ciò che avrebbe dovuto ergersi in quel luogo. I fratelli setacciaro­ no allora la foresta fino a imbattersi nella casa di HOketill. Qui chiesero se lui o la moglie o la figlia sapessero chi po­ teva aver distrutto il tempio. L'uomo affermò di non sa­ perlo, ma disse che la nave di due uomini provenienti da Gautland, chiamati Herrauéir e B6si lo storto, era stata at­ traccata a lungo al largo di Vinusk6gr. Aggiungeva di rite­ nere che i due fossero i più probabili responsabili di una simile impresa. Inoltre, la figlia del contadino disse di averHleiéir, la sorella re Coéimundr, e Gautar le avevano detto che chiunque cercasse la fanciul­ la l'avrebbe trovata presso di loro. Non appena Hra:rckr e Siggeirrvennero a sapere queste cose le riferirono al re, ra­ dunarono uomini e mezzi da tutta Bjarmaland e fecero ve­ la verso Gautland con vcntitré navi. Arrivarono quando B6si e Herrau8r erano alla battaglia di Bnivellir e re Hringr era rimasto a casa sguarnito di uomini. Hrxrekr e Siggcirr intimarono a Hringr di consegnare loro la fanciulla o di af75

gcfa upp mcyna. Konungr kjOri hcldr at bcrjazt, ok uròu par skj6t umskipti. l·'ell par Hringr konungr ok mestr hluti rrentu fé Ollu ok f6ru i liòz hans. T6ku peir nli burt sfòan ok léttu eigi, en pei r kv6mu heim a Gla:sisvOllu, ok varò Godmundr konungr feginn systur sinni ok pakkaòi peim vel fyrir feròina, ok ):lOtti hùn oròin hin Siggeirr biòr nU Hleiòar, en hUn

u

[B6si fekk fregnir af Glresiviillum]

par er n li til mals at taka, at ):leir Herraudr ok B6si kv6mu heim f Cautland halfum manuòi sfòar en nU i burt. Sakna nli vi nar i sinar, ok Bési f68ur sinn at r:iòum; en hann sagdi, at peir mundu verda of seinir, ef peir s6fnu8u liòi miklu, ok pvi hann, at peir mundu hddr na konungsd6ttur djUpsettum ni8um ok sni:irum atburòum, ok var nli ):letta raòit, at jJeir bjuggu eitt skip ok :i xxx manna; Smiàr skyldi n li fara mcò pcim ok hafa alla forsOgn um peirra fer8. Kall lagòi jJeim mOrg niò ok pau

frontarli in battaglia. Il re scelse di combattere, ma lo scon­ tro volse rapidamente al termine: Hringr cadde, e con lui la maggior parte dei suoi uomini. I due fratelli presero al­ lora la giovane donna, depredarono la corte di ogni ric­ chezza, per poi allontanarsi viaggiando senza indugi finché furono a casa, a Ghesisvellir. Re Go8mundr fu felice di ri­ vedere la sorella c mostrò generosamente la propria grati­ tudine per la missione compiuta dai due fratelli e rivelatasi un pieno successo. Siggeirr chiese la mano di Hleiàr, ma la fanciulla era riluttante e che sarebbe stato più appropriato che sposasse colui che l'aveva salva­ ta dalle mani degli esseri demoniaci. TI re affermò che Sig­ geirr l'aveva meritata appieno c che stava a lui, suo fratel­ lo, decidere delle sue nozze: «E nessun signore straniero ti avrà mai in sposa, anche se tu rifiuti di accettare la mia decisione». E si ebbe a fare secondo la volontà del re. Ma lascia­ delle nozze, visto che sono nmze

n

BOsi riceve notizie d.a Brtlvellir

Occorre, dunque, dire che Hcrrauòr c B6si arrivarono a casa, in Gautland, mezzo mese dopo che Siggeirr e i suoi se n'erano andati. Amici e alleati erano morti4J. l due sop­ Ia situazione e B6si si recò dal padre per chieQuesti che sarebbero arrivati que avrebbero dovuto piuttosto recuperare la figlia del re con piani accurati e azioni rapide. Si decise dunque di pre­ parare una sola nave forte di trenta uomini. Smiàr, fratel­ lo di B6si, li avrebbe seguiti e sarebbe stato a capo della 77

Busla. Sigldu Jx:ir nU, pcgar pcir v6ru bUnir. Smiòr hafòi byr ivallt pa er hann st5'ròi, ok varò ferò peirra med meira ±1Yti, cn likendi mundi a pikkja, ok kvòmu peir nù vònum bniòara austr a GhesisvOllu, ok lOgòu skipi sinu undir einn Smiòr hafòi hulinshjilm yfir skipi peirra. peir gengu upp Herrauòr ok B6si. peir kv6mu at hùsab:r litlum ok kirfiligum, par bj6 kall ok kelling; pau ittu dOttur v:rna ok vel kunnandi. BOndi bauò peim nretrgreiòa, par g68 hfrb)rli; peim var unninn g6dr tekin upp barò ok gefit B6ndi var fal:- sagdi h Un. « A millum f6ta mér, astio min - kvaò hann - ok tak pù ii honum ok p6 kyrt, Pvi at hann er mjOk styggr>>. Hùn t6k nll um g6ndulinn a honum ok strauk um ok ma:!ti:

spedizione. Sia pvari che Busla diedero molti buoni consi­ gli. Non appena finiti i preparativi la nave partì. Smidr eb­ be sempre il vento a favore quando era al timone: il viag­ gio fu molto più rapido di quanto ci si sarebbe

terra e si misero in cammino. Arrivarono a un casolare pic­ colo e ben tenuto in cui viveva un vecchio assieme alla mo­ glie; i due avevano una figlia di bell'aspetto vispa e ben informata. Il contadino li invitò a fermarsi per la notte e i due accettarono: la casa era confortevole c ricevettero una buona ospitalità. La tavola venne imbandita e venne setYi­ ta loro ddla buona birra da bere. Il padrone di casa era uo­ mo di poche parole e di poche domande; la figlia, che era la più socievole dei tre, serviva B6si

si e Herraudr vennero portati ai loro giacigli, ma non ap­ pena fu spenta la luce B6si lo storto andò dove giaceva la figlia del padrone di casa e sollevò le sue lenzuola. Lei chiese chi fosse, e B6si le rispose. disse la giovane. «Voglio far abbeverare il mio puledro alla tua fonte di vino>> rispose lui. >. >. «Quale tra gli uomini del seguito è il più caro al reh> disse B6si.

no cadere l'argomento e dormirono il resto della notte. n

La festa per le nozze

Al mattino presto B6si andò da Herrau8r e gli riferì quan­ to era venuto a sapere durante la notte. Poi i due si pre­ pararono a lasciare la casa dell'uomo e B6si diede alla fi8j

ok f6ru peir nU at tilvfsan hcnnar, par til at peir sa pann ba:, er Sigurdr var a. peir sa mi, hvar hann f6r ok einn sveinn meò honum ok stefndu heim ril hallarinnar. peir gengu mi Bòsi rak spjòtit f gcgnum hann, co til bana. Sfòan f16 B6si belg af baòum ok f6r sfòan til ok hvat

Goòmundr konungr sat bnidguminn hja honum. Hllrckr pj6nadi brUògum:mum. Eigi cr grcint, hversu h6f8ingjum var skipat, en pess getr, at Siguròr sl6 hOrpu fyrir brùdunum. En er minni v6ru inn borio, sl6 Siguròr sv6, at menn sOgòu, at eigi mundi fazt hans lfki, en hann haò par lftit mark at fyst. Konungr baò hann eigi af spara; ok sem inn kom pat minni, sem signat Wlt por, pa skipti Siguròr um slagina, ok t6k pa at 6kyrrazt alt pat, sem

i cadaveri. Fatto ciò i procedette poi a due tornarono alla nave e raccontarono a Smi8r quanto avevano compiLtto, per poi accordarsi. Smiòr mise addos­ so a B6si i vestiti e la pelle del volto di Siguròr e indossò a sua volta abiti e pelle del servitore; poi diedero istruzio­ ni a Hcrrauòr su ciò che doveva fare c si diressero alla vol­ ta della cittadella reale. cui Goòmundr stesso vegliava e il re, scere in B6si Siguròr, gli diede il benvenuto e lo guidò al­ l'interno. L'uomo dalle sembianze di Siguròr si incaricò delle riserve di birra c delle cantine: fu frequenza Disse importanza che gli invitati fossero il più era di ubriachi possibile la prima notte, così da poter poi pro­ lungare oltremodo la sbornia. Poi vennero messi a sedere gli invitati di rango e venne fatta entrare e guidata alla sua panca la sposa, e con lei molte eleganti fanciulle. Re Goòmundr sedeva sul trono con lo sposo al pro-

aveva eguali, ma egli rispose che quello non era che un as­ saggio. Il re lo pregò di non risparmiare nemmeno una no­ ta, e quando si arrivò al brindisi in onore di p 6rr, cambiò melodia. Tutto cominciò a muoversi e ,,

laust var, hnffar ok boròdiskar ok alt ):>at, scm cnginn hclt a; ok fj6ldi manna stukku upp Ur sinum sretum ok léku a gOlfinu, ok gekk ):>etta langa stund. pvf nxst kom ):>at minni in n, er helgat var Ollum lEsum; Siguròr skipti pa enn um slagina ok stillti pa svO hatt, at dvergmala kvaò i h6llunni; stòdu pa upp allir ):>cir scm inni vòru, nema brli.dguminn ok brli.òrin ok konungrinn, ok var nli. alt a ferò ok fòr innan um alla h6llina, ok gekk ):>vf langa stund. Konungr nli, hv6rt hann kann nOkkut ±leiri en hann cptir vera nòkkura smalcika ok baò hvfla7.t fyst. Settuzt menn nli til drykkju; sl6 hann ):>ar G}'gjarslag ok DrOmbuà ok HjarrandahljOà. pvi nrest kom inn Òàins minni; pa lauk Siguròr upp hòrpunni; maòr matti standa réttr i maganum a henni; hlin var sem a gull sxi; par t6k hann upp hvita glOfa gullsaumaàa. Hann sl6 nli. ):>an n slag, sem Faldafeykir heitir, ok stukku pa faldarnir af konunum ok léku ):>eir fyrìr ofan ):>vertréin; ok cnginn stukku pa konurnar ok allir var af hlutr var ok atti ):>at streng, cr la um sv6 dò, at stOkk upp sv6 ok brli.òrin, ok léku nli. Ongvir vakrara en ):>au, gckk ):>cssu langa stund. Smiàr t6k n li. f hi:ind brliòinni ok lék allra vakrazt; hann t6k boròbUnaò af stéilnum ok kastaòi upp i sxngina, sa sér fxri a. En fni Herrau8i er ):>at at segja, lretr menn sfna meiòa Oli ):>au skip, sem m ed sj6num v6ru, sv6 at ekki var sjòfa:rt; suma hafòi hann hcima f borginni, ok baru ):>eir til

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la sala_ Tutti i presenti si alzarono, re e lo sposo e la l'intera sala fu un gran turbinio di danze, e la cosa a lungo. Il re chiese poi a Sigurdr se conoscesse altre melodie, e qLtello rispose di averne ancora alcune di minori e pregò tutti di riposarsi prima un poco. Gli im•itati allora si sedettero e si misero a bere, e Sigurdr

Allora i veli delle donne prese­ ro il volo e iniziarono una dama giocosa sopra l'architra­ ve della sala: tutti gli uomini c le donne balzarono in pie­ di, e non vi fu cosa che non fosse in movimento. E quan­ do anche questo brindisi fu finito, venne il momento del­ la bevuta finale in onore di Freyja. Siguròr suonò la corda posta di traverso alle altre, che fino ad allora non aveva an­ e invitò il re a prepararsi per la Possente1°. scosso dalla melodia che balzò in piedi as-

e mani della sposa e la trascinò in una quando se ne presentava l'occasione prendeva l'argente­ ria c la infagottava nelle lenzuola. Per quanto riguarda Herraudr, occorre dire che aveva ordinato ai suoi uomini rendendole in­ di sabotare tutte le navi nelle seTVibili, e aveva mandato alcuni

,, [Brll'6arr3n]

upp ok dregr snOggt um nasir at Ur honum hrutu prjHann segir Pat mundu sfòar sYnazt. Smiòr baud at biòa V nxtr. B6si sagèii, at peim mundi jJat ve! duga, ok peir nU a batnum til landz II saman ok fOldu batinn i lcyni n{lkkuru, en peir gengu til byggòa, par sem kall bj6 ok kerling; pau auu d6ttur va:na. par var vel viò peim tekit ok gcfit gott vfn at drekka um kvddit. BOgu-B6si leit hYrliga til b6ndad6ttur, en hUn var mjOk tileygò til hans a mOti. Litlu sfòar f6ru meno ti! svefns. B6si kom til sxngr b6ndad6ttur; hUn spyrr, hvat hann viU; hann baò hana

to che vivo. Smidr tagliò gli ormeggi c gli uomini si mise­ ro ai remi, issarono le vele, e cercarono di mare aperto il più rapidamente possibile, leggiando contemporaneamente. Hnerekr corse alle navi assieme a molti altri, ma una volta spinte in acqua le im­ barcazioni, il mare nero come il carbone penetrò negli scafi sabotati e furono costretti a tornare a riva e a met­ terle in secca. C'era ben poco da fare ed erano tutti ubria­ chi fradici c inebetiti. Ma torniamo ora alla sala. TI re riprese i sensi; si senti­ va però molto debole. Cercarono di dargli da ma era troppo esausto persino per quello. La festa ormai tramutata in dolore e amarezza, mentaneamente e di prepararsi il più rapidamente possi­ bile per inseguire B6si e Ilerraudr. Lasciamoli dunque ai loro preparativi c torniamo ai due amici fraterni. Arrivati navigando fino al punto in cui le rotte si dividono, l'una verso Gautland e l'altra verso Bjarmaland, B6si disse a Herraudr che aveva faccende da sbrigare in Bjarmaland, ma che lui facesse verso casa. Herraudr disse

sonisi alla figlia prolungate. Po­ co più tardi tutti coricarono. B6si andò presso il letto della ragazza e quella gli chiese cosa volesse, al che lui la 9'

hOlka stUfa sinn. HU.n spyrr, hvar hOlkrinn vxri; hann spur8i, hv6rt hlin hef8i Ongvan: h Un sag8izt Ongvan hafa pann, sem honum vxri hxfiligr. «Ek get rYmt hann, )>6 at )>r6ngr sé» sag8i hann. «Hvarer stUfinn pinn? - s ag8i hlin - Ek get na:rri, hvat ek ma retla h6lkborunni minni». Hann ba8 hana taka a millum f6ta sér; hiin kipti at sér

bringspOlu; hiin «Pli hleyptir inn sponsinu um augat, kallma8r!» kva8 h ii n. «Ek skal na )>vi iir aptr - segir hann - e8r hversu var8 )>ér viò?». «Sv6 datr, sem ek hef8i drukkit ferskan mj68 - kva8 h Un - ok haf pu sem vakrazt f auganu pvegilinn» sagòi hlin. Hann sparir nù ekki af, )>ar til at hana velgdi alla, sv6 at henni la vi8 at kligja, ok baò hann pa at hretta. pau téiku nU hvild, ok spyrr hUn nU, hvat manna hann vxri. Hann sagdi it sanna ok spyrr, hvéirt hiin vreri nOkkut i krerldkum \'ÌÒ Eddu konungsdòttur; hUn sagòizt opt koma i skcmmu konungsdéittur ok vera )>ar vel tekin.

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meno il mio anellino». B6si le disse di tastargli tra le gambe, ma lei ritrasse di scatto la mano e gli disse che poteva tenersdo il suo

«Sei una criticona�> lo storto, e tolse un anello d'oro dandolo alla ragazza. Quella gli chiese cosa voleva in cambio. «Voglio tapparti il buco» disse lui. «Non immagino a cosa tu ti riferisca�> rispose Ici. che puoi>� - disse lui - e lei fe«Stai stesa e

«Hai fatto pieno centro col tuo tappo fino in fondo, omaccione». «Ora lo tirerò di nuovo fuori - disse lui. Che te ne è come aver bevuto dell'idromele fresco - rispose lei - ma datti da fare ancora��.

sempre la benvenuta. 93

cir fundu Smiò. Konungsd6ttir barzt litt af, en j:>egar Smiòr haft1i orò vit1 hana, t6k afhcnni allan òhug, ok sigldu hcim f Gautland. '4

[Fra bardaga]

pat byrjazt nU, sem j:>eir bneòr hOfdu fullbUit sitt liò, ok hi:ifèlu 6grynni liòz. en sv6 hafòi Coòmundi konungi oròit )mngr pUstrinn Ilerrauèlar, at hann var eigi feròugr at fara ):>essa ferò, ok skyldu peir brreòr h afa afveg ok vanda. peir hOfòu XL skipa af GlresisvOllum, en juku j:>6 mOrgum \'id f feròinni. peir kv6mLt ti! Bjarmalandz ok fundu Hiirek ok v6ru j:>ei r Herrauòr ok B6si fO òur ""'''";' h·"'''" '

Gautlandz. ef j:>eim cptirfòr vcitt, cn balda pa brU.òlaupin, cr gott tòm va=:ri til. pvari kall hafòi latit smièla spj6t ok Oxar ok Orvar, ii mcòan j:>eir v6ru i burtu, ok kom par nli. saman mikit

le caviglie. Poi i due gli misero un cappio al collo e lo im­ piccarono a una quercia. B6si prese quindi la principessa tra le braccia e la portò di peso fino all'imbarcazione con la quale guadagnarono il largo e raggiunsero il punto do­ ve li aspettava Smidr. La figlia del re non prese bene l'ac­ caduto, ma dopo che Smidr le ebbe parlato per un po' il suo malumore c la sua ritrosia scomparvero. E così fece­ ro vela verso casa in Gautland. '4

La battaglia

l\'el frattempo i fratelli Hnerekr e Siggeirr avevano radu­ nato ed equipaggiato un esercito; re Godmundr non era in grado di partire a causa dd colpo subito da Herrauòr, quindi i due avevano l'esclusivo controllo della spedizio­ ne. Partirono da Glresisvellir con quaranta navi, e molte strada facendo. Arrivarono in Bjarma­ re Hirekr, padre loro. B6si e Her­ appena lasciato quelle lande e re H