La risurrezione di Gesù Cristo. Uno studio biblico, teologico-fondamentale e sistematico [2 ed.] 8839904050, 9788839904058

Il discorso sulla risurrezione di Gesù Cristo si trova al centro del messaggio cristiano. Quest'opera, documentata

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Italian Pages 512 [501] Year 1999

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La risurrezione di Gesù Cristo. Uno studio biblico, teologico-fondamentale e sistematico [2 ed.]
 8839904050, 9788839904058

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Hans Kessler

La risurrezione di Gesù Cristo Uno studio biblico, teologico-fondamentale e sistematico

QUERINIANA

Titolo originale

Sucht den Lebenden nicht bei den Toten. Die Au/erstehung ]esu Christi in biblischer, /undamentaltheo/ogischer und systematischer Sicht. Neuausgabe mi t aus/uhrlicher Erorterung der aktuellen Fragen © 1985, 19872 by Patmos Verlag, Diisseldorf © 1995 (nuova edizione riveduta e aumentata) by Echter Verlag, Wiirzburg © 1999 by Editrice Queriniana, Brescia via Ferri, 75-25123 Brescia tel. 030 2306925 -fax 030 2306932 internet: www.queriniana.it e-mail: [email protected]

ISBN 88-399-0405-0 Traduzione dal tedesco di CARLO DANNA Stampato dalla Tipolitografia Queriniana, Brescia

PREFAZIONE ALLA NUOVA EDIZIONE

Questo libro è stato pubblicato nel 1 985 in prima edizione e nel 1987 in seconda edizione da Patmos Verlag di Diisseldorf, quindi nel 1 989 su licenza e in una edizione leggermente modificata da St. Benno­ Verlag di Lipsia ed è stato tradotto in altre lingue. Non solo esso è sta­ to accolto con ampi consensi e riconoscimenti dagli specialisti, ma ha suscitato l'interesse di tante altre persone, per cui da un anno tutte le sue edizioni in lingua tedesca sono esaurite. Tuttavia la richiesta di una esposizione complessiva, approfondita, precisa e nello stesso tempo leggibile dell'argomento qui trattato continua imperterrita, per cui rin­ grazio l'Echter Verlag di Wiirzburg per aver reso possibile questa nuo­ va edizione. Per essa ho cambiato completamente l'Excursus di p. 1 1 1s. e, soprat­ tutto, ho scritto un nuovo capitolo (il sesto), con cui mi inserisco nel re­ centissimo dibattito scientifico e anche pubblico, a volte condotto con to­ ni aspri, sulla 'risurrezione' , prendo posizione nei confronti dei relativi ultimi lavori di Gerd Liidemann, Wolfhart Pannenberg, Georg Essen, Hansjiirgen Verweyen e di altri autori, esamino le loro argomentazioni e, mentre chiarisco, approfondisco e sviluppo ulteriormente il mio punto di vista, cerco una via al di là del fondamentalismo tradizionalistico e del ra­ zionalismo riduzionistico. Alcuni autori mi hanno messo a disposizione i loro testi già prima che fossero pubblicati, cosa per la quale li ringrazio. Uno di essi è Georg Es­ sen, il cui eccellente libro Historische Vernun/t und Au/erweckung ]esu. Theologie und Historik im Streit um den Begrt// geschichtlicher Wirk­ lichkeit [Ragione storica e risurrezione di Gesù. Teologia e storiografia in conflitto circa il concetto di realtà storica] (Mainz 1995) conferma e avva­ lora ulteriormente, con le sue analisi gnoseologiche in merito alla fonda­ tezza storica e teologica della fede pasquale, la mia visuale. Gli altri sono i sostenitori di una visuale diversa dalla mia e da quella della maggioranza degli esegeti e dei teologi sistematici, che Hansjiirgen Verweyen aveva in-

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vitato nell'estate del 1994 per un convegno a Friburgo in Brisgovia e i cui contributi egli ha ora pubblicato nel volume Osterglaube ohne Au/er­ stehung? Diskussion mit Gerd Liidemann [Fede pasquale senza risurrezio­ ne? Discussione con Gerd Ludemann] (Freiburg 1995), vale a dire Gerd Liidemann, Ingo Broer, Karl-Heinz Ohlig e lo stesso Hansjiirgen Ver­ weyen. Che il tema della risurrezione abbia per me un valore posizionale im­ portante, ma anche limitato, è facilmente desumibile dai miei lavori Die theologische Bedeutung des Todes Jesu [Il significato teologico della morte di Gesù] ( 1 970), Erlosung als Be/reiung [Redenzione come liberazione] ( 1972), 'Christologie}, pubblicata nell Handbu ch der Dogmatik ( 1 992 ) [trad. it., Cristologia, in Nuovo corso di dogmatica I, Queriniana, Brescia, 1995 , 283 -5 17] e da questo stesso libro. Se ho scritto un lavoro apposito su di esso, l'ho fatto perché quanto a­ vevo trovato circa il problema della risurrezione di Gesù mi aveva lascia­ to del tutto insoddisfatto e mi aveva di conseguenza spinto ad occupar­ mene a lungo e intensamente e a farlo in modo da tener presenti tutti i suoi aspetti rilevanti e cercare di integrarli in un progetto complessivo. Per questo nell'introduzione descrivo le vie di accesso umane universa­ li al tema della risurrezione partendo dagli odierni problemi di compren­ sione. I primi due capitoli analizzano quindi le tradizioni bibliche fonda­ mentali e il loro sviluppo. Due capitoli di teologia fondamentale esamina­ no, in polemica con le obiezioni della critica dell'evo moderno, le que­ stioni della nascita della testimonianza pasquale e della fondazione della fede pasquale. Ma il punto focale del libro è costituito dal quinto capito­ lo sistematico, che cerca di illustrare in modo nuovo e coerente il conte­ nuto e il senso della fede pasquale e di dare una risposta alle questioni re­ lative al significato della fede pasquale per il pensiero critico, l'atto perso­ nale di fede, la speranza e la prassi dei cristiani odierni. Infine, l'aggiunto sesto capitolo approfondisce, chiarisce e sviluppa ulteriormente queste prospettive, in dialogo con le ultime pubblicazioni. Il titolo originale tedesco: Sucht den Lebenden nicht bei den Toten [Non cercate tra i morti colui che è vivo] è desunto da Le 24,5s., e rende la prospettiva guida di tutto il libro. Ringrazio le mie collaboratrici e i miei collaboratori passati e presenti, dal dr. Joachim Ackva a Susanne Brenner, Bemhard Dorr, Michael Kern, Dorothee Mann e Patricia Rupert per i loro supporti tecnici, la lettura del testo, la correzione delle bozze e la compilazione degli indici. Un gra­ zie anche al dr. Michael Lauble e al dr. Markus Knapp per il loro impe­ gno nell'allestimento tipografico del volume. '

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Non esprimibile in parole è la gratidudine che provo per mia moglie Heidrun e la nostra figlia Anette. A mia madre Klara Kessler nata F orster (6. 10.1916 - 16.5 . 1 950), cui mi sento permanentemente legato, dedico in­ fine il libro. Hans Kessler

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INTRODUZIONE

La questione della risurrezione di Gesù Cristo è una questione e forse addirittura la questione chiave della fede cristiana. A seconda di come la si risolve, si risolvono anche quasi tutte le altre questioni della fede e del­ la teologia, benché il cristiano comune non se ne renda conto. Questo libro intende affrontarla nella maniera più approfondita e completa possibile e ne prende perciò in considerazione gli aspetti stori­ co-biblici (Capitoli I e Il), teologico-fondamentali (Capitoli Ill e IV) e si­ stematico-dogmatici (Capitolo V), cercando sempre (in particolare nel Capitolo V) di rendere visibile la rilevanza esistenziale e pratica della no­ stra fede nella risurrezione di Gesù. Nell'introduzione premetto alcune considerazioni (l) sull 'importanza fondamentale del messaggio della risurrezione del Crocifisso, (2 ) sulle difficoltà per nulla irrilevanti che i suoi odierni destinatari provano nei ri­ guardi di tale messaggio e (3 ) sulle possibilità di un approccio antropolo­ gico universale all a sua comprensione.

1.

L' IMPORTANZA FONDAMENTALE, DIMENTICATA E RISCOPEKI'A, DELLA RISURREZIONE DI GESÙ

L'importanza fondamentale della risurrezione di Gesù per la vita e per il pensiero cristiano risulterà chiara in tutta la sua portata solo nd corso della nostra ricerca. Qui ci limitiamo a richiamare anticipatamente l'at­ tenzione su di essa con alcune affermazioni di principio e mediante una breve panoramica della storia della teologia.

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a) Osservazioni di principio

Già sotto il profilo puramente storico la convinzione della risurrezione di Gesù dai morti fu, dopo il venerdì santo, la scintilla da cui ebbe origi­ ne il cristianesimo e che esercitò un influsso difficilmente misurabile. Do­ po la morte in croce di Gesù essa diede il via alla formazione della comu­ nità primitiva e della chiesa, provocò l'autentica ed esplicita confessione di fede in Cristo, indusse a riprendere decisamente il messaggio di Gesù e a tramandarlo oralmente e per iscritto. Non esiste alcuno scritto o stra­ to neotestamentario (ivi inclusa la fonte dei l6ghia) che non presupponga la fede pasquale; tutti sono stati redatti nella luce della Pasqua. La Pa­ squa diede origine al cristianesimo. Ma tutto questo non fu solo casuale. La risurrezione (rivelata e creduta) di Gesù non fu infatti solo casual­ mente - all ora dopo il venerdì santo - la causa storica prossima della fede cristiana primitiva, ma è piuttosto in linea di principio, assieme all'attività storica di Gesù, il fondamento oggettivo costitutivo e il punto cardine della fede cristiana in generale e in ogni tempo. Con essa sta o cade l 'a­ zione potente attuale del Dio di Gesù Cristo e quindi sta o cade la fede cristiana. Con grande precisione Paolo indica il punto decisivo per il cri­ stianesimo primitivo: «Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede», allora «voi siete ancora nei . vostri peccati» e «anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti» (l Cor 15 ,14.17 s.); allora noi cristiani siamo «come gli altri che non hanno speranza» (l Ts 4,13 ) anzi «siamo da compiangere più di tutti gli uomi­ ni» (l Cor 15, 19). Paolo afferma semplicemente che tutta la fede cristiana crolla se la proposizione: «Gesù crocifisso è risorto dai morti» non è vali­ da o se si deve fare a meno di essa. Essa è fondamentale e assolutamente irrinunciabile. In seguito le chiese cristiane (e similmente tutti i grandi teologi) hanno perciò sempre presupposto e affermato la risurrezione di Gesù come fon­ damento. Essa è saldamente ancorata - assieme all'attesa risurrezione dei morti - nei Simboli di fede (cfr. DS 2.5.6. 10-76. 125 . 150 ecc.). Invece le teologie, soprattutto le teologie della chiesa occidentale, non la resero per secoli o la resero solo molto limitatamente tema di riflessione, né ne sfrut­ tarono tutto il contenuto, con grave danno della vita e del pensiero cri­ stiano. Anzi per vari motivi la relegarono addirittura in secondo piano e la trattarono in maniera oltremodo matrignesca. ,

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b) Alcuni dati di storia della teologia

Già la teologia della chiesa antica, impegnata nella polemica con la gnosi cristiana eretica (che prendeva le distanze dalla storia corporea, ter­ rena e umile di Gesù e fondava unilateralmente ed esclusivamente tutta la sua dottrina della redenzione su una risurrezione non corporea isolata di Gesù) , mostra maggior interesse, dalla metà del secolo II in poi, per l'in­ carnazione rispetto alla risurrezione, perché solo così nella sua situazione poteva proporre una soteriologia di tutto il Cristo per tutto l'uomo 1 • Tut­ tavia e malgrado questo spostamento di accenti la dottrina dell'incarna­ zione dei Padri guardava chiaramente alla risurrezione come al proprio compimento2 , motivo per il quale nelle chiese ortodosse - ispirantesi alla dottrina dei Padri - la Pasqua è tutt'oggi la festa delle feste. La convinzio­ ne della chiesa antica può infatti anche essere riassunta in questa proposi­ zione: «Togli la risurrezione, e di colpo distruggi il cristianesimo»3• Solo nella successiva cristologia occidentale il suddetto spostamento di accenti ebbe notevoli conseguenze. Così nella scolastica medioevale, animata da interessi prevalentemente metafisici e speculativi, la riflessione sull a risur­ rezione di Gesù cedette chiaramente il passo a uno sviluppo speculativo della dottrina dell'unità divino-umana di Gesù Cristo e della sua morte soddisfattoria e si occupò più di questioni relative alla natura antologica della risurrezione (qualità del corpo risorto ecc.) che non della sua rile­ vanza soteriologica4• Tale atrofizzazione della teologia pasquale (e con es­ sa della spiritualità pasquale) proseguì in maniera ancor più accentuata nella neoscolastica del secolo XIX e XX, con la conseguenza che le dog­ matiche scolari presentano sì grandi trattati sull 'incarnazione e sulla mor­ te in croce, ma liquidano la Pasqua con poche righe (sulla causa esempla-

1 Cfr. al riguardo R. STAATS, Au/erstehung (Alte Kiche), in TRE IV (1979) 5 14·529, qui 520·524.

2

Cfr. J.P. }ossuA, Le Salut. Incarnation ou mystère pasca/ chez les Pères de I'Église de S. Irénée à S. Uon le Grand, Paris 1968. 3 Secondo L. SCHEFFCZYK, Au/erstehung. Prinzip des christlichen Glaubens, Einsiedeln 1976, 46, nota 49, questa proposizione ricorre in Agostino , In Ps. 101, 2n 7. Da una verifica risulta che essa non ricorre in Agostino né ivi né altrove, ma che può essere ritenuta un riepilogo adeguato delle con· siderazioni in qud testo da lui proposte. (Pure altre indicazioni e citazioni dd libro di Scheffczyk non reggono a una verifica, come per es. p. 59s., note 77.79 ecc . ) . 4 Da esempio possono servire la cristologia e la soteriologia di Tommaso d'Aquino, il quale nella Summa theologiae dedica alla dottrina dell'incarnazione e alle sue conseguenze per l'umanità di Gesù Cristo oltre venti questioni, mentre ne dedica solo quattro alla di lui risurrezione (e cioè STh III q. 53·56).

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re ed efficace della nostra risurrezione) ' . Inoltre l'apologetica (teologia fondamentale) neoscolastica è interessata alla risurrezione di Gesù quasi solo perché vi scorge una prova della sua divinità, ma non per il suo au­ tentico contenuto, per cui la Pasqua quale centro della fede cristiana (fe­ de nel Signore vivo glorificato e presente) divenne in questo modo una prova piuttosto esteriore della credibilità della fede. Un altro cambiamento gravido di conseguenze lo si nota in misura cre­ scente a partt're dal secolo XVIII: la ricerca storico-critica e le discussioni sulla realtà dell'evento della risurrezione, la comparsa unilaterale di una soggettività individualistica e la sua aspirazione a una illimitata autono­ mia della ragione, la critica della religione e la sua contestazione di una vita della risurrezione quale consolazione fallace e illusoria e quale tradi­ mento della vita da vivere su questa terra, infine la diffusa riduzione posi­ tivistica della visione della realtà (definita come ciò che è sperimental­ mente constatabile o intersoggettivamente verificabile, funzionale, fabbri­ cabile, efficiente ecc.) consigliarono di ritirarsi su un terreno meno pro­ blematico e più solido e di limitarsi ad esso, vale a dire al messaggio e al­ l' attività del Gesù prepasquale. Ciò avvenne qua e là già con alcuni teolo­ gi protestanti del secolo XIX6: le affermazioni neotestamentarie relative alla risurrezione di Gesù mettevano in imbarazzo, per cui si cominciò a ridimensionarne l'importanza e a !asciarle il più possibile da parte, finché oggi questa limitazione al Gesù terreno è divenuta quasi ovvia per nume­ rosi gruppi di cristiani protestanti e cattolici. Questa secolare e solo oggi pienamente affermatasi sottoestimazione e

� Cfr. al riguardo K. RAHNER, Dogmatische Fragen z.ur Oster/rommigkeit, in Schn/ten z.ur Theo/ogie IV, Einsiedeln 1960, 157-172 [trad. it., Questioni dogmatiche sulla devozione pasquale, in Saggi di cri­ stologia e di mariologia, Ed . Paoline, Roma 19671, 335-358]. Egli rimanda ( 157, nota l [trad. it. cit., 335, nota l] a mo' d'esempio a due recenti manuali: L. Orr, Grundriss der Dogmatik, Freiburg 195�

[trad. it., Compendio di teologia dogmatica, Marietti, Torino 19572] «offre una pagina e mezza (232s.) sul nostro tema, pagina che per di più si riferisce quasi esclusivamente all'aspetto apologetico della risurrezione. La sua importanza soteriologica viene trattata in sette righe: la risurrezione fa parte dd compimento della redenzione ed è modello e pegno della nostra risurrezione fisica e spirituale». I­ noltre). SOLANO, Summa Sacrae Theologiae III, Madrid 1956l, che nella sua cristologia, di ben 329 pagine, non dedica nemmeno Wla pagina intera (312) alla risurrezione di Gesù Cristo. 6 Cfr. ad esempio F.D. ScHLEIERMACHER, Der christliche Glaube, Berlin 183F, a cura di M. Re­ deker, Berlin 1960, II, 82-84 [trad. it., La dottrina della fede II, Paideia, Brescia 1985, 183-186], il quale formula questa proposizione basilare: «Gli eventi della risurrezione e dell'ascensione di Cristo, così come la predizione dd suo ritorno per il giudizio, non possono essere presentati come veri e pro­ pri dementi della dottrina riguardante la sua persona» (82 [trad. it. cit., 183 ]). E di tale proposizione dà, tra l'altro, la seguente spiegazione: «l discepoli riconobbero in lui il Figlio di Dio senza nulla so­ spettare della sua risurrezione e della sua ascensione; e lo stesso possiamo dire anche di noi>> (ivt).

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negligenza della risurrezione di Gesù Cristo nella teologia (e corrispon­ dentemente nella predicazione e nella vita cristiana) sta volgendo a termi­ ne grazie ai tentativi che, a partire all'incirca da/1920, cercano di riflettere di nuovo sulla sua importanza neotestamentaria originaria (e sempre cu­ stodita nella professione di fede delle chiese). La prima guerra mondiale indusse più d'uno a ricredersi circa le possibilità dell'uomo autonomo e della società borghese e fece loro riscoprire l'escatologia. n grande teolo­ go protestante Karl Barth non riconosce più con Paolo nella risurrezione dei morti un tema speciale, ma il «senso e punto nevralgico» di tutta la predicazione cristiana, da cui cade una luce su tutto il resto; la contesta­ zione della risurrezione è per lui «un · attacco a ciò che fa dd cristianesi­ m o il cristianesimo»7• La risurrezione di Gesù Cristo costituisce ai suoi occhi il centro e il fondamento per eccellenza: «Se esiste un assioma teo­ logico cristiano, tale assioma è il seguente: Gesù Cristo è risorto, è vera­ mente risorto! Ma precisamente questo assioma nessuno se lo può inven­ tare di sana pianta, bensì lo può solo ripetere perché ci è stato preceden­ temente comunicato nella forza illuminante dello Spirito Santo come af­ fermazione centrale della testimonianza biblica»8 • E Gerhard Koch, auto­ re di una delle poche opere sistematiche contemporaneamente critiche e profonde sulla risurrezione di Gesù Cristo, comincia dicendo che oggi la risurrezione di Gesù Cristo è . Questa la dobbiamo (Fil 2 , 1 1 ; l Cor 12,3 ) . (Qui bisognerebbe accennare anche all 'idea dell'ascesa del Risorto in cielo e alla concezione specificamente lucana del­ l' ascensione dopo quaranta giorni, cosa che faremo però sotto il punto h). =

125 Cfr. al riguardo O. SCHMrrz, thr6nos, in Th WNT III ( 1 938) 164 [trad. it., in GLNT IV, 582]; i­ vi anche l'indicazione che solo le parabole (forse soltanto postcristiane) di l Enoc affermano che il Messia (Figlio dell'uomo) siede sul trono della gloria divina. Secondo GRUNDMANN, Th WNT II, 39 [trad. it., in GLNT II, 84 1] la sinagoga più antica applica sorprendentemente il Sa/ 1 10,1 ad Abramo; solo dopo il 250 d.C. comincia ad imporsi la sua applicazione al Messia, e precisamente in una lotta caratteristica con l'applicazione ad Abramo: « (29)1°. Lo storico non deve capitolare di fronte al compito di indagare che cosa è avvenuto a Pasqua (2 10, nota 674) . Mettere in luce questo è il vero scopo delle ricerche pertanto stori­ che (non teologiche) di Liidemann, e tale sua intenzione va presa sul se­ rio. b) La nascita della fede pasquale secondo Lii.demann

L'analisi storica dei testi pasquali neotestamentari porta - anche secon­ do Liidemann - «a constatare la fede pasquale improvvisamente nata, fe­ de che si è sedimentata nella proposizione teologica 'Dio ha risuscitato 9 G. LODEMANN, Die Au/erstehung ]esu, Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen 1 994, 14s.; 23s.; 25 con nota 62; 27. Le indicazioni delle pagine riportate qui di seguito si riferiscono a questa edizione; la nuova edizione del libro (Radius, Stuttgan 1994) ha purtroppo una diversa numerazione . - L'in­ tenzione di sottrarre la risurrezione all a critica storica è già stata vista ali' opera nella teologia cattolica da BROER, Rede, in BROER - WERBICK, Der Herr (v. nota 3), 48, citato da Liidemann (23s.); ivi, 49, Broer insiste sulla necessità di una assimilazione razionale della fede pasquale protocristiana, se la fe­ de che ad essa fa riferimento deve essere oggi vivibile. Vedi al riguardo più avanti par. Il.2e. 10 Più avanti ( 1 17s., nota 369) Liidemann, per chiarire lo statuto delle sue considerazioni, cita Wil­ liam Wrede: l'ipotesi è un «mezzo necessario per pervenire a poco a poco, su un terreno oscuro, a u­ na miglior conoscenza», distinguendo ovviamente sempre bene