La contraccezione nella tradizione ortodossa. Forza della realtà e mediazione pastorale 9788810404980

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La contraccezione nella tradizione ortodossa. Forza della realtà e mediazione pastorale
 9788810404980

Table of contents :
Indice
Prefazione
1. Le fonti della teologia morale ortodossa
2. La tradizione canonica e pastorale
3. L'origine e lo sviluppo del dibattito teologico: dimenticanza, protesta, mediazione e appello all'economia
4. Dal secondo al terzo millennio. Lo stabilizzarsi del consenso
Conclusione
Bibliografia

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La contraccezione nella tradizione ortodossa Basilio Pctrà

FORZA DELLA REALTÀ E MEDIAZIONE PASTORALE

Basilio Petrà La contraccezione nella tradizione ortodossa

Collana «ETICA TEOLOGICA OGGI» diretta da Luigi Lorenzetti La collana raccoglie una serie di volumi che si propongono di attualizzare il mes­ saggio morale cristiano all'uomo d'oggi; rispondere alla domanda di senso e di progettualità dell'epoca attuale; dialogare con l'etica secolare. 4. Ordine morale e ordine giuridico

5. Per una teologia del lavoro nell'ep oca attuale

6. Carlos-Josaphat Pinto de Oliveira, La dimensione mondiale dell'etica 7. Vittorio Possenti, Tra secolarizzazione e nuova cristianità 8. Antonio Da Re, L'etica tra felicità e dovere 9. Eutanasia 10. Giovanni Chimirri, Estetica e morale 11. Teologia e bioetica, a cura di E.E. Shelp 12. Georgios I. Mantzarfdes, Etica e vita spirituale 13. Questione energetica e questione morale 14. Giorgio Vendrame, Etica economica e sociale 15. Economia, politica e morale 16. Oltre l'eutanasia e l'accanimento, a cura di V. Salvoldi 17. Carlo Scilironi, Il volto del prossimo 18. Basilio Petrà, Tra cielo e terra 19. Rerum novarum (1891-1991) 20. Enrico Trevisi, Coscienza morale e obbedienza civile 21. Pier Giorgio Rauzi - Luigi Menna, La morte medicalizzata 22. Dottrina sociale della chiesa e ordine economico, a cura di A.F. Utz 23. La virtù e il bene dell'uomo, a cura di E. Kaczyriski - F. Compagnoni 24. Mario Zatti, Il dolore (nel) creato 25. Religioni ed ecologia, a cura di K. Golser 26. Eric Fuchs, L'etica protestante 27. Paolo Cattorini, La morte offesa 28. Salvino Leone, La medicina di fronte ai miracoli 29. Daniel C. Maguire -A. Nicholas Fargnoli, L'etica come arte e come scienza 30. Renzo Gerardi, Alla sequela di Gesù 31. Simone Morandini,Nel tempo dell'ecologia: etica teologica e questione ambientale 32. Paolo Cattorini, La morale dei sogni 33. Simone Morandini, Il lavoro che cambia 34. Luigi Lorenzetti, Tullo Goffi: dare un'anima alla morale 35. Eugenio Sarti, L'albero senza radici 36. Paolo Cattorini,J Salmi della follia 37. Réal Tremblay, Voi, luce del mondo... 38. Leonardo Salutati, Finanza e debito dei paesi poveri 39. André-Marie Jerumanis, L'uomo splendore della gloria di Dio 40. Réal Tremblay, «Ma io vi dico... » 41. José Noriega, Il destino dell'eros 42. Paolo Cattorini, Un buon racconto 43. Stefano Zamboni, «Chiamati a seguire l'Agnello» 44. Simone Morandini, Da credenti nella globalizzazione 45. Adriano Bompiani, Dichiarazioni anticipate di trattamento ed eutanasia 46. Etica teologica cattolica nella Chiesa universale, a cura di J.F. Keenan 47. Andrea Mariani, Le speranze e la speranza cristiana 48. Basilio Petrà, La contraccezione nella tradizione ortodossa

BASILIO PETRÀ

La contraccezione nella tradizione ortodossa Forza della realtà e mediazione pastorale

EDIZIONI DEHONIANE BOLOGNA

Realizzazione editoriale: Prohemio editoriale srl, Firenze

©

2009 Centro editoriale dehoniano via Nosadella, 6 - 40123 Bologna EDB®

ISBN 978-88-10-40498-0 Stampa: Tipografia Giammarioli, Frascati (RM) 2009

Prefazione

È opinione diffusa che la Chiesa ortodossa abbia sempre consi­ derato la contraccezione come un fatto riguardante la coscienza dei coniugi e che non si siano dati né si diano per essa i problemi incon­ trati dalla Chiesa cattolica. Non è un'opinione nata casualmente, come vedremo, e si com­ prende anche l'attrazione esercitata da essa su un certo numero di studiosi cattolici. A molti questa opinione - ritenuta per vera - è suo­ nata e suona come conferma della presunta opposizione esistente tra cattolicesimo o cristianesimo legale e ortodossia o cristianesimo del­ la libertà. In questo volume, dopo aver richiamato alcuni fondamentali principi riguardo al ruolo che il magistero svolge nella teologia morale e nella prassi sacramentale ortodosse, metteremo a disposi­ zione un quadro storico ampio e dettagliato riguardo alla posizione ortodossa, che arricchisce significativamente quello già da noi offer­ to agli inizi degli anni '90 del secolo scorso. 1 Da tale quadro emergeranno due diversi ordini di conseguenze. Da una parte, emergerà la parentela stretta tra la situazione ori­ ginaria della teologia ortodossa e quella della teologia cattolica riguardo alla contraccezione, dovuta al ruolo determinante svolto anche nell'ortodossia dalla Tradizione e dal Magistero, seppure in una forma diversa rispetto a quella cattolica. 1 B. PETRA, Tra cielo e terra. Introduzione alla teologia ortodossa contemporanea, Bologna 1992, 139-223.

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Dall'altra, apparirà chiaramente un processo che potrebbe esse­ re chiamato «la rielaborazione dell'attitudine etica tradizionale» riguardo alla contraccezione, sotto la spinta della forza della realtà; un processo che si attiva non subito ma appunto «progressivamente» in parallelo al crescere della forza di un determinato comportamen­ to o di un determinato segmento di realtà. Con tale linguaggio, si intende dire che nell'ortodossia - nelle sue linee dominanti - vi è sta­ ta una progressiva modificazione dell'attitudine nei confronti della contraccezione, nel tentativo da una parte di mantenere «la fedeltà ai contenuti essenziali della Tradizione», dall'altra di tener «conto adeguato» della forza della realtà sul credente. Un processo che è intimamente connesso con l'economia ortodossa, ovvero con lo stile ortodosso di porre in rapporto legge e realtà, norma e dato dell'e­ sperienza. Nei capitoli che seguono tratteremo prima del Magistero orto­ dosso; quindi dopo un'analisi storica del problema della contracce­ zione nella Chiesa orientale, prenderemo in considerazione i docu­ menti di valore ufficiale o quasi ufficiale, indagandone i presupposti antropologici e patristici. Successivamente presenteremo le opinioni dei teologi riguardo alla moralità della contraccezione, considerando anche la loro modalità di relazionarsi al magistero; li accompagnere­ mo nel dibattito degli anni tra il 1960 e il 1990 per venire poi alla sta­ bilizzazione valutativa attuatasi tra la fine del secondo millennio e l'inizio del terzo. Trarremo infine alcune conclusioni sul significato di tutto questo cammino storico-teologico per il rapporto che si dà nel­ l'ortodossia tra forza della realtà e mediazione pastorale delle nor­ me morali. Prima di iniziare però può essere conveniente richiamare quella che forse è possibile considerare una delle prime formali definizioni di contraccezione da parte di un moralista ortodosso. La offre S.S. Harakas, quando scrive nel 1978: Controllo della fertilità o contraccezione è la pratica per cui mez­ zi meccanici, chimici o di altra natura sono usati, sia prima che dopo un atto sessuale, per prevenire la fertilizzazione dell'uovo da parte dello sperma, impedendo così le possibili conseguenze del­ l'atto sessuale, la concezione ed infine la nascita di un bambino. 2

2 S.S. HARAKAS, «Eastem Orthodox Christianity», in Encyclopedia of Bioethics, ed. by W.T. REICH, New York 1978, I, 353.

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Pur essendo una definizione non perfetta, essa mette chiaramen­ te in luce che carattere specifico della contraccezione è l'operare attivamente - usando mezzi di natura varia - per impedire la fecon­ dazione dell'ovulo da parte dello spermatozoo.

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Capitolo 1

Le fonti della teologia morale ortodossa

1. Tradizione, liturgia, magistero Fondamentale fonte dell'etica ortodossa è la tradizione vivente della Chiesa, nella quale anche la Scrittura è vissuta ed interpretata. 1 La tradizione, che si manifesta in tutto quel che la Chiesa è e vive, trova un suo luogo/criterio di verità nella fede e nell'ethos dei Padri, 1 Sul rapporto tra Scrittura e Tradizione scrive parole molto significative D. Sta­ niloae, il più grande teologo ortodosso romeno del secolo XX: «La Scrittura ha un dinamismo intrinseco. Il suo contenuto vuole essere conosciuto, applicato e vissuto in una sempre maggiore profondità ed intensità perché il contenuto stesso della Rivela­ zione, che è il Cristo incomprensibile, vuole essere conosciuto ed assimilato sempre più ed amato sempre più intensamente. La Tradizione attualizza questo dinamismo della Scrittura senza alterarlo perché essa stessa è un'applicazione ed un approfondi­ mento costante del contenuto della Scrittura. Mentre preserva autenticamente la Scrittura, la Tradizione realizza quest'attualizzazione del dinamismo biblico con la sua capacità di interpretare correttamente la Scrittura. Nella sua essenza questa spiega­ zione è quella degli apostoli[ ...]. Se la Scrittura non avesse l'intenzione di far passa­ re Cristo nella vita dell'uomo e di integrare questa vita a Cristo, non avrebbe bisogno di essere completata dalla Tradizione. La spiegazione apostolica del contenuto della Scrittura, che è la sua prima, autentica e perfetta interpretazione, coincide col passag­ gio di questo contenuto nell'esistenza umana mediante la fondazione della Chiesa con l'impianto concreto delle sue strutture sacramentali sulla base delle indicazioni del Signore, strutture che corrispondono ai molteplici doni della potenza di Cristo secon­ do i bisogni dei fedeli e con la precisione delle sue modalità di vita spirituale e di cul­ to. Il contenuto della Tradizione apostolica non è, nella sua essenza, altro che il con­ tenuto della Scrittura applicato all'esistenza umana, passato in questa attraverso la Chiesa» (D. STANILOAE, Il genio dell'Ortodossia, Milano 1986, 79-81). Sul ruolo della Scrittura nell'ortodossia e specialmente nel culto ortodosso si veda: B. PETRA, «Bibbia e Liturgia: la tradizione delle Chiese Ortodosse», in Atti del Convegno nazionale La preghiera e la Bibbia. Orvieto, Palazzo del Popolo, 12-14 aprile 2002, Settimello (Fi­ renze) 2003, 125-141.

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partecipati nella liturgia e autorevolmente espressi nel libro dei Sacri canoni, sul quale torneremo. Non casualmente T. Ware (1934-) in un suo celebre volume,2 introducendo il capitolo intitolato Il Grande scisma, pone a epigrafe la seguente frase di A. Chomiakov (1804-1860): «Noi siamo immuta­ ti; noi siamo ancora gli stessi come eravamo nell'VIII secolo [ ...]. Oh, se voi voleste solo consentire ad essere di nuovo ciò che eravate una volta, quando eravamo tutti insieme nella fede e nella comunio­ ne». Lo stesso Ware ricorda come G. Florovskij e P. Bratsiotis, richie­ sti di sintetizzare il carattere distintivo della loro Chiesa, indicassero concordemente, l'uno russo e l'altro greco, la stessa cosa: «la sua immutabilità, la sua determinazione a rimanere fedele al passato, il suo senso di vivente continuità con la Chiesa dei tempi antichi». Questo radicamento nei Padri è una caratteristica che corre attraverso tutta la storia dell'ortodossia: un'esemplare e fondamen­ tale manifestazione di essa la troviamo nel concilio di Firenze e nel1'atteggiamento in esso tenuto da Marco di Efeso o Eugenico.3 Tra le innumerevoli altre testimonianze che potrebbero essere ricordate, sia permesso richiamare ancora quel che diceva Lev Zan­ der (1893-1964): 4 «Per il solo fatto di avvicinarsi al calice eucaristico, un ortodosso confessa la fede della Chiesa, la fede dei Padri». Questo tipico carattere dell'ortodossia è ben colto, anche se dà adito a considerazioni critiche, da Hans Kiing: La teologia ortodossa non si richiama né al magistero della Chiesa né alla sola Scrittura, ma alla tradizione ortodossa, rappresentata dai «Padri», dalla «patristica», dai Padri della Chiesa greci, dalla «teologia patristica». E ciò a pieno diritto in quanto questi teologi dell'antichità cristiana - per molti aspetti più vicini, ad esempio, della Scolastica medievale alle origini cristiane - rendono testimo­ nianza al messaggio biblico interpretandolo per il loro tempo. Cer­ tamente non si può negare che qui si ha a che fare con una soprav­ valutazione di singoli Padri della chiesa o dei Padri della Chiesa in 2 T. WARE, The Orthodox Church, Harmondsworth 1963. Il volume, pubblicato la prima volta nel 1963 e più volte ristampato con revisioni varie, è stato largamente tra­ dotto. Una rinnovata edizione è stata pubblicata nel 1993 e ristampata nel 1997; sulla copertina reca la dizione The Orthodox Church. New Edition. Per il titolo del capito­ lo che qui ricordiamo cf. Harmondsworth 1967, 51; Harmondsworth 1997, 43. 3 B. PETRA, «Kata to phronema ton pateròn: la coerenza teologica di Marco d'E­ feso al Concilio di Firenze», in Firenze e il Concilio del 1439. Convegno di studi, Firen­ ze, 29 novembre-2 dicembre 1989, a cura di P. Vm, Firenze 1994, 873-900. 4 L. ZANDER, «Intercommunion and Co-celebration», in D. BAILLIE - G. MARSH (edd.), lntercommunion, London 1952, 352.

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generale: la loro autorità e il loro insegnamento svolgono spesso un ruolo superiore a quello dell'originario messaggio biblico. E spesso le loro asserzioni vengono ingenuamente equiparate al messaggio biblico, invece di venire confrontate criticamente con esso. A ciò si aggiunge una sopravvalutazione, in particolare, dei concili ecumenici, i cui decreti sarebbero quasi divinamente ispira­ ti e la cui infallibilità viene di fatto ammessa, se non addirittura affermata per principio. 5

Una citazione un po' lunga ma utile, giacché il testo si presenta come una buona e informata sintesi della visione della teologia orto­ dossa largamente diffusa tra i teologi cattolici. Al tempo stesso, pro­ prio per questo suo carattere, esso lascia emergere chiaramente le mancanze e le incomprensioni che connotano questa visione. Innanzitutto va notata una mancanza molto significativa. Il silen­ zio cioè sulla liturgia. Tale silenzio nasconde una reale incompren­ sione dell'ortodossia: la teologia ortodossa non si basa infatti sulla teologia patristica ma sull' «esperienza di fede» dei Padri, sul loro ethos, ovvero sul loro modo di vivere e di esprimere la fede. Un'e­ sperienza di fede che è essenzialmente partecipata attraverso la con­ tinuità della tradizione liturgica. La liturgia è plasmata dai Padri, abi­ tata anche dalla presenza dei Padri; è il luogo vitale dell'identità ortodossa e il criterio della verità teologica. Come scrive il vescovo serbo A. Yevtic, nell'Ortodossia tradizione e teologia sono innanzitutto vita ed esperienza in Cristo (christozoe kai christobioma), conoscenza di Cristo e di Dio (christognosia kai theognosia), attraverso la comu­ nione dello Spirito Santo e nella frazione e ricezione del Pane del­ la vita: «Gustate e vedete quanto è buono il Signore». La tradizio­ ne della Chiesa è prima di tutto tradizione della vita nuova in Cri­ sto e, poi, filosofia secondo il Cristo di questa vita teandrica (cf. Col 2,6-9). L'ambito naturale di questa tradizione vivente in quanto comunione di Dio (theokoinonia) e della teologia vivente in quan­ to conoscenza di Dio (theognosia) è la liturgia della Chiesa così come il nostro comportamento virtuoso attraverso la nostra attitu­ dine ecclesiale nel mondo. 6

5 H. KONG, Teologia in cammino. Un'autobiografia spirituale, Milano 1987, 67. 6 A. YEVTIC, «Théologie et Tr?dition. La Théologie en tant que gardienne et pro­ tectrice de la Tradition», in LEs ETUDES THÉOLOGJQUES DE CHAMBÉSY, La Théologie dans l'Église et dans le monde, Chambésy-Genève 1984, 341. Leggendo queste parole di Yevtic tornano in mente quelle scritte da Y. CoNGAR, La tradizione e le tradizioni. Saggio teologico, Roma 1965 (ed. or. Paris 1963), 366, sulla base di alcune espressioni

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Questa incomprensione deriva probabilmente dal fatto che per H. Kiing i Padri sono pur sempre dei punti di riferimento «storico», mentre per l'ortodossia sono ben più di una fonte storica, per quan­ to autorevole. Come diceva G. Florovskij: La dottrina dei Padri costituisce una stabile categoria della fede cristiana, misura permanente e altissimo metro o criterio della ret­ ta fede [...] i Padri non sono solo semplicemente testimoni della fede antica, testes antiquitatis, ma, innanzitutto e principalmente, testimoni della vera fede, testes veritatis.7

Ki.ing non coglie questa realtà viva dei Padri. Gli sfugge così anche tutta la questione del magistero ortodosso, sul quale cade in patente contraddizione giacché da una parte dice che la teologia ortodossa non si richiama al magistero della Chiesa, dall'altra nota negativamente che per gli ortodossi i decreti conciliari (ovvero il magistero) sono infallibili. Vediamo allora come si pone la questione del magistero nella teologia ortodossa. Innanzitutto, l'ortodossia possiede un magistero episcopale ed è un magistero che include la vita morale: La gerarchia stabilita da Dio tra i membri della Chiesa esercita ugualmente una forte influenza sul concetto ortodosso di moralità. Quando, per esempio, una persona è in dubbio riguardo a un pro­ blema di etica, può rivolgersi ad una agenzia competente della Chiesa la quale decide con autorità sulle questioni sollevate e sui dubbi espressi. 8

Gli autori ortodossi sottolineano spesso che tale magistero non è isolabile dalla interezza della Chiesa. K. Ware annota così che l'au­ torità magisteriale dell'episcopato deve essere vista in correlazione con «l'autorità dell'insieme della comunità, cioè di quel che la teolo­ gia greca chiama spesso la "coscienza generale" della Chiesa, la teodell'abate P. GUÉRANGER: «La liturgia è "lo strumento principale della tradizione del­ la Chiesa". "È nella liturgia che lo Spirito, che ispirò le sacre Scritture, ancora parla; la liturgia è la tradizione stessa, nel suo più alto grado di potenza e di solennità". La liturgia possiede le stesse modalità ed esercita eminentemente la funzione della tra­ dizione, poiché ne possiede il genio». 7 G. FLOROVSKIJ, 11 corpo del Cristo vivente (in greco), Tessalonica 1972, 108. 8 J. KoTSONIS, «Fundamental Principles of Orthodox Morality», in A.J. PHILIPP0U (ed.), The Orthodox Ethos, Oxford 1964, 239.

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logia latina il sensus fidelium». Si tratta però anche per lui di una vera e specifica autorità: A completamento del dono di discernimento conferito dallo Spiri­ to ad ogni membro del «sacerdozio regale» c'è anche il charisma veritatis - per impiegare le parole di sant'Ireneo - affidato specifi­ camente ai vescovi in virtù della successione apostolica. L'autorità apostolica del vescovo si estende tanto al dominio della pratica quanto a iuello della fede: è un'autorità di leadership e di inse­ gnamento.

Nessun vescovo singolarmente preso gode di una capacità magi­ steriale corrispondente a quella esercitata dal romano pontefice. Anzi, neppure i patriarchi possiedono un ruolo magisteriale simile. Il magistero più elevato e più autorevole nell'ortodossia è quello dei primi sette concili ecumenici, dal primo (325) al secondo (787) di Nicea. Tale magistero è contenuto in una raccolta che non ha attual­ mente corrispondenti latini, cioè nel libro dei Sacri canoni. 10 La sua nascita ufficiale va ricondotta a quella che rimane a tutt'oggi l'unica determinazione conciliare dei canoni dotati di autorità nella Chiesa orientale, ovvero al concilio in Trullo o Quinisesto (691-692), che si tenne sotto l'imperatore Giustiniano 11. 11 Non fu una determinazio9 K. WARE, «L'exercice de l'autorité dans l'Église orthodoxe», in Irenikon 54(1981), 457.460-461. 10 Sui Sacri canoni e sul loro valore in generale vedi il mio Tra cielo e terra. Intro­ duzione alla teologia morale ortodossa contemporanea, Bologna 1992, 67-104. Terrò presenti qui l'autorevole raccolta dei Sacri canoni costituita dal Pedalion di Nicode­ mo Agiorita, il cui titolo completo è: A gloria del Padre, Figlio e Santo Spirito, unico

Dio, Timone (Pedalion) della nave spirituale, dell'una santa cattolica e apostolica Chie­ sa degli ortodossi, ovvero Tutti i santi e divini canoni dei santi lodatissimi apostoli, dei santi concili ecumenici e locali e dei particolari divini Padri presentati in lingua greca a motivo di autenticità ma interpretati nella lingua più comune tra noi per la compren­ sione dei più semplici da AGAPIO IEROMONACO e NICODEMO MONACO ecc.

(in greco),Atene 1976. Questa edizione è la settima ristampa dell'ottava edizione ate­ niese, fatta sulla base della terza edizione pubblicata a Zacinto nel 1864. L'ha curata il metropolita di Corinzia P.K. l