Il culto di Mithra tra mito e storia

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QUADERNO N. l

roberto rigon

il culto di Mithra tra· mito e storia

Roberto Rigon

Il culto di Mithra tra mito e storia

Quaderno n. l Edizioni Barbarossa C.P. 42 12037 Saluzzo CN. Copyright.

LA COLLEZIONE l Quaderni Barbarossa raccolgono brevi studi di carattere storico e metastorico. Eccezionalmente appariranno Quaderni centrati su altri argomenti inerenti la vita e lo sviluppo delle Edizioni Barbarossa. Sa­ ranno quindi punbblicati Quaderni che comprenderanno analisi, studi e interventi di vario genere riferiti ai testi precedentemente pubblicati, nonché Quaderni informativi degli intenti "politici" che gli uomini as­ sociati nell'iniziativa Barbarossa intendono perseguire.

L'AUTORE Roberto Rigon è nato a Torino il 12 settembre 1945. Profondo conoscitore delle situazioni est-europee, specie del dissenso in Urss, ha fatto parte dei movimenti Ordine Nuovo ed Europa Civiltà. E' collabo­ ratore dei periodici Linea e Domani.

IL LIBRO Ebbe a dire Renan: «Se una malattia mortale avesse colpito il cri­ stianesimo oggi il mondo sarebbe mithracista)). Tale asserzione è tut­ t'altro che campata in aria se si considera la grande importanza e diffu­ sione che ebbe il mithracismo. L'Autore tenta di svelare le ragioni di ta­ le importanza, risalendo dalla storia al Mito e al Simbolo riuscendo magistralmente a comporre un quadro religioso d'insieme (in senso ge­ nerale e

� i Mithra come Dio comune a tutti i popoli arii) di ciò che fu il

pagancstmo. Si è pensato, inoltre, di corredare questo quaderno con due inte­ ressanti appendici. La prima

è

costituita da un commentario di un ri­

tuale mithriaco che risulterà molto utile per una maggior comprensione dello studio. La seconda appendice è costituita dalla prima traduzione in lingua italiana del X Yast dell' Avesta la cui lettura, tra l'altro, sarà in­ dispensabile per una completa comprensione della religiosità mithria­ ca. s

NOTA INTRODUTTIVA Contrariamente a quanto potrebbe apparire ad una superficiale lettura, quest� breve studio sul mithracismo non ha intenti polemici di stampo anticristiano nè tantomeno vuoi proporre un inattuale reviva/ "pagano". Esso è la descrizione, quasi analitica, d'un periodo storico gravido di mutamenti, età che ha determinato il passaggio dall 'antichi­ tà al Medio Evo, dalla meta-storia alla storia e chi poco nè capisca di tradizione, coglierà subito l'importanza del momento. Accanto, ma do­ vremmo dire "sopra", il testo espone tutti quegli aspetti religiosi, mitici, rituali e di pensiero che il culto di Mithra ha portato con sè e questa è la parte che più c'interessa. Riguardo al cristianesimo, si deve fare una netta distinzione tra ciò che fu allora temporale e temporaneo e ciò che in seguito, di positivo, il cristianesimo ha rappresentato per l 'Occidente, ferma restando la no­ stra personale convinzione della necessità ed ineluttabilità della plurali­ tà delle vie verso il Divino. Senza scendere sull'opinabile terreno teolo­ gico, pensiamo si possa affermare che il cristianesimo si espresse, tra il II e IV secolo d.C., come fenomeno di sovversione nei confronti del­ l'Impero romano. Del resto, sovversione, dal punto di vista cristiano, più che legittima visti gli orientamenti religiosi degli imperatori, specie da Aureliano in poi. Ci sembra logico vedere una netta frattura fra ciò che fu e ciò che è il cristianesimo, almeno nelle sue espressioni mondane. Non a caso a quel cristianesimo ed a quei cristiani, spesso si rifanno certi preti "sini­ stri" dei giorni nostri. Inoltre dobbiamo precisare che l 'uso nel testo del termine pagano, di sicuro riduttivo, forse anche offensivo, è dovuto alla necessità di non disperdersi in continue precisazioni d'ordine religioso. Accettiamo quindi la "convenzione" sul termine pagano, lasciando da parte ciò che lo ha originato. In ultimo una breve avvertenza tecnica. Abbiamo preferito limi­ tare le note fuori testo per dare il più possibile una visione completa del­ l'argomento trattato senza continui rimandi ad altre parti dello scritto. Questo tenga presente il Lettore se noterà un certo appesanti mento nel­ la trattazione. Torino, IO aprile 198 l

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L'Autore

I.

IL CONFLITTO

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lA causa degli Dèi appare lumi­

nosa e grande e superiore ad ogni voto, ad ogni speranza...

(Giuliano Imperatore

-

Epist.)

Il mithracismo sin dall'inizio delle sue fortune a Roma, nel secon­ do secolo d.C., si presenta come religione intermedia, tra l'estrema sem­ plicità dei riti agresti e famigliari ed il tradizionale culto, prettamente romano, di Giove Ottimo Massimo. I misteri mithraici riassumevano l'antica religione mazdeica e zoroastriana, le influenze del mondo elle­ nico, la filosofia neoplatonica con l'accettazione della figura dell'uomo­ Dio mortale sviluppatasi ai tempi di Aureliano, in un tutto armonico che, in definitiva, era una risposta globale al cristianesimo; una risposta questa che veniva ad occupare un vuoto nel mondo pagano, il quale mai prima di allora aveva pensato di schematizzare e dogmatizzare le pro­ prie credenze, tant'è che il nascente cristianesimo aveva avuto buon gio­ co, in un'epoca di così grandi travagli, con la gente umile. bisognosa di credere fermamente in poche ben definite cose ed alla quale, dato l'al­ lentarsi dei valori etici della romanità ed il mischiarsi dei ceppi razziali, con il conseguente abbandono delle tradizioni, diveniva lontano ed e­ straneo il tollerante pantheon pagano. Del resto mithracismo e cristianesimo, si influenzarono a vicenda, presentando poi diverse affinità nella loro forma esteriore. Frazer scri­ ve ne Il ramo d'oro: ((Questa somiglianza colpì gli stessi dottori cristia­ ni, i quali la spiegavano come opera del diavolo, intesa a stornar le ani­ me dalla vera fede con falsi, insidiosi miraggi della fede stessa)). Quello che li differenziava erano i contenuti, essendo il mithracis­ mo il portatore dei valori di libertà dell'uomo di fronte alla Divinità, va­ lori propri dei popoli indo-europei, in contrasto quindi al cristianesimo affermatore della morale semita appartenente all'antico amhito medi­ terraneo, che, come è noto, faceva dell'uomo una creatura irrimediabil­ mente sottomessa a Dio. 9

All'inizio del secondo secolo, alla vigilia cioè della grande diffusio­ ne del culto di Mithra (l) prima e del cristianesimo poi, i culti tradizio­ nali in Roma, seppure accusavano una certa "stanchezza", non erano certo in crisi quanto a seguito, ma piuttosto in termini di comprensibili­ tà. Il paganesimo, che era stato irrorato da tutti i rivi scorrenti dall'O­ limpo ellenistico, non era una religione così semplice da poterla fissare in un tipo unico, difficilmente adattabili ai bisogni molteplici dell'ani­ ma umana, non rispondeva più agli interroga tivi che l'uomo ha sempre posto a se stesso sulla sua origine, la sua finalità, il suo destino nella vi­ ta. Un fattore che, indubbiamente, favorì questa crisi fu la sempre maggiore laicizzazione della filosofia, man mano che essa si staccava dal suo centro spaziale e temporale, laicizzazione che ha inizio nella Grecia del V secolo a. C. Il razionalismo filosofico, se da una parte contribuì alla limpidezza concettuale ed anche a sfrondare le religioni tradizionali di molti "or­ pelli nat1,ualistici ", d'altra parte, riducendo sempre più la sua ricerca al­ lo scopo dell'esistenza umana, inaridì allo stesso tempo quello scorrere di idee che v'era stato agli inizi delle civiltà greca e romana. D'altra parte, per chiarezza, bisogna dire che il razionalismo filo­ sofico, a partire da Socrate, diede vita a quel prodotto ottuso ed astrat­ to dell'intelletto che è il"concetto", mentre molti degli aspetti naturali­ stici delle antiche religioni non erano che creazioni del linguaggio miti­ co e sedimentazioni del linguaggio simbolico: qualcosa di più reale del­ la convenzione concettuale. In altre parole, alla religione venne meno l'appoggiò degli uomini di cultura, tant'è che a Roma, per tre secoli, tra Augusto e Costantino, non si conobbero scritti di carattere religioso di una qualche importanza, se si eccettua Celso, mentre si ebbe un risve­ glio solo con l'approssimarsi del pericolo cristiano. Di certo la cultura romana essendo organica è difficilmente divisi­ bile in categorie, ed è bene quindi ricordare tutta una serie di autori il cui prevalente interesse non fu religioso, ma che tale sfera influenzaro­ no con i loro scritti. Tra questi i neoplatonici, di cui tratteremo, primi fra tutti Plotino e Porfirio, poi altri quali Filostrato, con la sua opera su Apollonia di Thiana, Elio Aristide su Esculapio, Plutarco e Sossiano Jerocle. Questa insofferenza provocò diverse reazioni, da una parte una e­ sigua schiera di spiriti eletti ricercò e riscoprì i valori delle antiche erelO

denze, dall'altra le masse urbane passarono a nuove religioni che me­ glio interpreta vano le loro esigenze di semplicità e di giustizia, esigenze anche di impronta profana. Per inciso ricordiamo che sia Dione Criso­ stomo che Luciano, accusavano i cristiani di essersi sostituiti ai cinici, come agitatori politici e sociali. A tutto questo processo di fermentazio­ ne erano estranei solo gli abitanti dei villaggi, orgogliosamente fedeli ai culti dei loro padri, e sarà appunto qui, nei , che il paganesimo troverà il suo ultimo rifugio. Vediamo dunque quale era il panorama sociale al culmine della lotta. Fino all'inizio del terzo secolo il cristianesimo fu un fenomeno es­ senzialmente orientale, la lingua usata era il greco volgare dei mercanti e dei marinai del basso Mediterraneo. L'uso del latino compare a Car­ tagine attorno all'anno 300. Gli stessi scritti dei Padri della Chiesa erano redatti in modo assai approssimativo, distante da quella perfezione stilistica raggiunta dalla cultura ellenistica. Essi consideravano questa cultura come pericoloso veicolo del pensiero pagano, ancora alla fine del sesto secolo Papa Gre­ gorio Magno rimproverava il vescovo di Vienna affermando che:« Una sola bocca non può accogliere le lodi di Cristo con le lodi di Giove». All'interno delle grandi università il rapporto numerico tra cristia­ ni e pagani era schiacciante a favore di queti ultimi. Scrive lo storico Jo­ nes: