I ritratti originali di Gesù il Cristo. Inizi e sviluppi della cristologia neotestamentaria. Gli sviluppi [2, 2 ed.] 882153880X, 9788821538803

Questo secondo volume del professore Romano Penna con­tinua, amplia e conclude l'indagine sulla cristologia del Nuo

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I ritratti originali di Gesù il Cristo. Inizi e sviluppi della cristologia neotestamentaria. Gli sviluppi [2, 2 ed.]
 882153880X, 9788821538803

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Questo secondo volume del professore Romano Penna con­ tinua, amplia e conclude l'indagine sulla cristologia del Nuovo Testamento. Seguendo il criterio storico, esso prende in consi­ derazione tutti gli sviluppi canonici sulla base dei due inizi, studiati nel primo volume: la vita terrena di Gesù e la sua risur­ rezione. È in questo secondo momento che propriamente si trovano moltiplicati i ritratti di Gesù il Cristo, come essi si ricavano da almeno sette fasi diverse, a cui corrispondono anche altrettanti complessi letterari: l. il giudeo-cristianesimo palestinese 2. l'apporto geniale dell'apostolo Paolo 3. la sua prosecuzione nella tradizione paolina

4. l'originale contributo della lettera agli Ebrei 5. le tradizioni sinottiche confluite in Mc-Mt-Lc 6. l'elaborazione della tradizione

risalente al Discepolo prediletto

7. la prospettiva apocalittica di Giovanni a Patmos. Viene così offerta una presentazione completa e critica della cristologia neotestamentaria, attenta - da una parte - alle pre­ comprensioni religioso-culturali del tempo, e - dall'altra impegnata ad aggiornare il lettore sulle odierne discussioni circa Gesù Cristo, anche mediante riferimenti bibliografici specifici. I..:originaria molteplicità delle ermeneutiche cristologiche ("i ritratti originali", appunto) mette bene in luce quanto la statura personale di Gesù superi le nostre comuni comprensio­ ni umane e richiede un'onesta disponibilità al suo mistero.

€ 48,00

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9 788821 538803

ROMANO PENNA, nato a Castiglione Tinella (Cuneo) nel 1937, del presbiterio di Alba, è ordinario di Nuovo Testamento pr�sso la Pon­ tificia Università Lateranense. E autore di numerose pubblicazioni a carattere esegeti­ co. tra cui presso le Edizioni Paideia, Lo Spi­ rito di Cristo (1976), Il "Mysterion" paolina (1978); presso le Edizioni Dehoniane, Lettera agli Efesini (1988), L 'ambiente storico-cultu­ rale delle origini cristiane (19913); presso le Edizioni Boria, Letture evangeliche (1989) e infine presso le Edizioni San Paolo, L 'aposto­ lo Paolo. Studi di esegesi e teologia (1991), Paolo di Tarso. Un cristianesimo possibile (19942), Una fede per vivere (1992).

Romano Penna

I RITRATTI ORIGINALI DI GESÙ IL CRISTO Inizi e sviluppi della cristologia neotestamentaria Il

Gli sviluppi

~

SAN PAOLO

Seconda edizione 2003

© EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l.,

1 999

Piazza Soncino, 5- 20092 Cinisello Balsamo (Milano) www.edizionisanpaolo. it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Corso Regina Margherita, 2- 1 0153 Torino

PREFAZIONE

A circa due anni di distanza dal primo , questo secondo volume continua, amplia e conclude l'indagine sulla cristologia del Nuovo Testamento . Seguendo lo stesso criterio storico , esso prende in con­ siderazione tutti gli sviluppi canonici, cresciuti sulla base dei due inizi (la vita terrena di Gesù e la sua risurrezione) , che furono ma­ teria del volume precedente . È in questo secondo momento che pro­ priamente si trovano moltiplicati i ritratti di Gesù il Cristo , come essi si ricavano da almeno sette fasi diverse , a cui corrispondono anche altrettanti complessi letterari : l. il giudeo-cristianesimo pa­ lestinese; 2. l ' apporto geniale dell 'apostolo Paolo ; 3. la sua prose­ cuzione nella tradizione che a lui si richiama; 4. l' originale contri­ buto della Lettera agli Ebrei ; 5 . le tradizioni sinottiche confluite in Mc-Mt-Lc ; 6. l'elaborazione della tradizione risalente al Disce­ polo prediletto; 7. la prospettiva apocalittica di Giovanni a Patmos . La molteplicità delle interpretazioni di Gesù , a cui approda la ricerca neotestamentaria, non fa che confermare il principio erme­ neutico formulato a suo tempo da L. Pareyson, secondo cui l'in­ terpretazione non solo è l ' unica forma di conoscenza ma è anche necessariamente molteplice ; e questa pluralità, tutt 'altro che rap­ presentare un difetto, è il segno più sicuro della ricchezza del pen­ siero umano (compresa la fede, aggiungiamo noi) e insieme del suo oggetto, come preciseremo nella Conclusione generale . Certo , ciò che valeva già per gli autori delle origini cristiane vale anche per chi oggi fa di essi materia di studio ; quindi , la nostra presentazio­ ne dei molteplici ritratti originali di Gesù non è esente essa stessa da una propria interpretazione . Da questo circolo, del resto , non si può uscire, se non rimandando continuamente all' oggetto stesso dell' ermeneutica: noi ai testi , i testi a Gesù, e Gesù a Dio (cf. Gv l' 1 8) ! Intento d i questo studio, come già nel caso del primo volume, è di offrire una presentazione critica della cristologia neotestamen­ taria, che perciò insieme alla descrizione del suo sviluppo tenga pre­ sente due altre esigenze : da una parte , inserire il discorso neotesta-

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PREFAZ I O N E

mentario, per quanto possibile, nel quadro delle precomprensioni religioso-culturali del tempo , e, dall' altra, aggiornare il Lettore sulle odierne discussioni in materia mediante riferimenti bibliografici spe­ ci fici . Ripeto qui i ringraziamenti già formulati all' inizio del primo vo­ lume , insieme all ' auspicio che la fatica condotta a termine contri­ buisca almeno a far intravedere l' insondabile identità di colui che ha segnato indelebilmente non solo la cosiddetta civiltà occidenta­ le ma soprattutto la vita concreta di numerosissimi suoi discepoli .

Pasqua 1998

Romano Penna

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LA CHIESA GIUDEO-CRISTIANA DI GERUSALEMME

Premesse

Di una prima comunità cristiana formatasi in seguito ai fatti del "terzo giorno" siamo chiaramente informati in pratica solo per quanto riguarda Gerusalemme. Certo è del tutto verosimile che in città e villaggi della Galilea esistessero già ali 'indomani della Pa­ squa dei gruppi di discepoli rimasti in qualche modo fedeli agli in­ segnamenti del Gesù terreno ; lo si desume, sia dal fatto che Mt 28, 1 6-20 e per accenno anche Mc 1 6, 7 (cf. pure Gv 2 1 [ma non Le 24 né Gv 20] ) ambientano le loro tradizioni sulle cristofanie pa­ squali proprio là, sia dalla particolare menzione in l C or 1 5 ,6 di ben ' ' 500 fratelli ' ' che vanno collocati probabilmente in quella re­ gione (essendo impossibile pensarli così numerosi in Giudea: cf. At 1 , 1 5 [solo dopo la Pentecoste aumenteranno : At 2,4 1 ; 4,4] ) , sia dal cenno fugace di At 9,3 1 (' 'la chiesa per tutta la Giudea e la Galilea e la Samaria era in pace"), sia da posteriori ed esplicite fonti tanto rabbiniche quanto cristiane1 • Né si può negare l'esistenza di piccole enc/aves cristiane nelle regioni della Samaria e della Deca­ poli, che erano state luoghi di almeno un parziale ministero di Gesù. Ma è a Gerusalemme che si ricostituisce poi il gruppo dei Dodici (cf. le tradizioni raccolte da Le 24; At 1 -7 e da Gv 20) ed è comun1 Sull'importanza della Galilea per il cristianesimo delle origini, cf. E. Lohmeyer, Galiliia und Jerusalem, FRLANT, Vandenhoeck , Gottingen 1 936 (che per primo cercò di descrivere l' esistenza di una proto-comunità cristiana in Galilea, indipen­ dente da quella di Gerusalemme); L . E . Elliott-Binns , Gali/ean Christianity, Lon­ don 1 956; W. Marxsen, L 'evangelista Marco. Studi sulla storia della redazione del vangelo, Present. B. Maggioni, Piemme, Casale Monferrato 1 994 (orig. ted . , Got­ tingen 1 956); H. Kasting, Die A nfiinge christlicher Mission. Eine historische Un­ tersuchung, Miinchen 1 969; in particolare S . Freyne, Gali/ee from A lexander the Great to Hadrian, Wilmington 1 980, pp. 344-391; e C. Perrot, Jésus, Christ et Sei­ gneur des premiers chrétiens, Desclée, Paris 1 997 , pp. 93-96 (e pp. 1 1 9- 1 24 sui due gruppi dei Nazareni e degli Ebioniti). È documentata anche l 'esistenza di nipoti di Gesù, che ebbero responsabilità su chiese galilaiche alla fine del sec. 1: vedi in pro­ posito la testimonianza di Egesippo circa l'indagine operata da Domiziano sui di­ scendenti di Davide (cf. Eusebio, H. E. , 3 , 1 9.20, 1 -6).

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LA CHIESA GI U DEO-C RISTI A N A DI

GERUSALEMME

que su questa chiesa che abbiamo la documentazione maggiore2 , anche se essa non si può separare dal più ampio cristianesimo pa­ lestinese (cf. le "chiese della Giudea" in Gal l ,22; l Ts 2, 1 4) 3 • Ciò che però a noi interessa non è soltanto la collocazione geografica dei primi cristiani post-pasquali, né la loro eventuale organizza­ zione interna, quanto piuttosto le concezioni teologiche che li con­ traddistinguevano e in particolare quelle cristologiche . A questo punto ci scontriamo con lo spinoso problema del giudeo -cristianesimo. Si tratta di un fenomeno storico non facile da delimitare, soprattutto dal punto di vista dell ' individuazione delle fonti che ne permettano una precisa configurazione, e di con­ seguenza anche per quanto riguarda una sua comprensiva definizio­ ne ideale . Gli studi in materia non fanno altro che rilevarne la complessità4, e forse occorre rinunciare a raccogliere il fenomeno 2 Cf. L. Cerfaux, La communauté apostolique, Paris 3 J956; L. Schenke, Die Urgemeinde. Geschichtliche und theologische Entwicklung, Stuttgart-Berlin-Koln 1 990; D. Fiensy, The Composition of the Jerusalem Church, in R . Bauckham, ed . , The Book of A cts in lts Palestinian Setting, "The Book of Acts i n its First Century Setting" 4, Eerdmans-Paternoster, Grand Rapids-Carlisle 1 995, pp. 2 1 3-236. Per estensione cf. E. Testa, La fede della chiesa madre di Gerusalemme, Roma 1 995 (che però riguarda i secoli posteriori) . 3 Cf. C . C . Torrey, The A ramaic Period oj the Nascent Christian Church , ZNW 44 ( 1 952/ 1 953) 205-223 ; L. Randellini, La Chiesa dei Giudeo-cristiani, SB l, Brescia 1 968; G. Theissen, Gesù e il suo movimento. Analisi sociologica della comunità cri­ stiana primitiva, Torino 1 979; B . Bagatti, A lle origini della chiesa - l. Le comunità giudeo-cristiane, Città del Vaticano 1 98 1 ; R . A . Pritz, Nazarene Jewish Christiani­ ty. From the End of the New Testament Period Until lts Disappearance in the Fourth Century, Jerusalem-Leiden 1 988; L. Schenke, Die Urgemeinde, pp. 1 98-21 6 ; S. Heid, Das Heilige Land. Herkunft und Zukunft der Judenchristen, Kairos 34-35 ( 1 992- 1 993) 1 -26; B. van Elderen, Early Christianity in Transjordan, TyndBull 45 ( 1 994) 97- 1 1 7 . 4 Cf. S.C. Mimouni, Lejudéo-christianisme dans l'historiographie du XIXm e e du XXme sièc/e, RevEtudJuiv ! 5 1 (1992) 41 9-428: l'A. esami na opere di studiosi tedeschi (F.C. Baur, A. Hilgenfeld, G. Hoennicke, W. Bauer, H . J. Schoeps, L. Goppelt, G. Lii­ demann), inglesi (F.J.A. Hort, G. Dix), francesi (M. Simon, J. Daniélou), e italiani (E. Testa, B. Bagatti, F. Manns). Vedi inoltre: A.F.J. Klijn, The Study of Jewish Chri­ stianity, NTS 20 (1974) 41 9-43 1 ; S.K. Riegel, Jewish Christianity: Dejinitions and Ter­ minology, NTS 24 (1978) 410-4 1 5 ; M . Simon - A. Benoit, Giudaismo e cristianesimo, Roma-Bari 1978, specie pp. 236-254; F. Manns, Bibliographie du Judéo-Christianisme, StBibi Franc Analecta 13, Jérusalem 1979; J.E. Taylor, The Phenomenon of Early Jewish-Christianity: Reality or Scholarly lnvention?, Vigiliae Christianae 44 (1990) 3 1 3-3 34; S.C. Mimouni, Pour une définition nouvelle dujudéo-christianisme ancien, NTS 38 (1 992) 161-186 (sul fenomeno posteriore al sec. l); G. Schille, Early Jewish Chri­ stianity, in ABD, vol. l, pp. 935-938; e soprattutto C. Vidal Manzanares, E/judeo­ cristianismo palestino en el siglo l. De Pentecostés a Jamnia, Trotta, Madrid 1 995. Per una sistematizzazione del dibattito, cf. J.-D. Kaestli, Où en est le débat sur lejudéo­ christianisme?, in D. Marguerat, éd., Ledéchirement. Juifs et chrétiens au premier siècle, "Le monde de la Bible" 32, Labor et Fides, Genève 1 995, pp. 243-272. Vedi anche V. Fusco, Leprime comunità cristiane. Tradizioni e tendenze nel cristianesimo delle ori­ gini, "La Bibbia nella storia" 8, Dehoniane, Bologna 1997, pp. 13-29.

PREMESSE

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sotto un unico comune denominatore, tanto diversificate sono le sue concezioni soprattutto se considerate su di un arco di tempo piuttosto esteso . Un punto fermo è costituito dal fatto incontesta­ bile che il movimento di Gesù apparve fin dall 'inizio come un fe­ nomeno interno al giudaismo del tempo, anche se proteso a un suo parziale superamento . Ma ciò che vale ovviamente per la fase ge­ suana va detto anche per il primo cristianesimo postpasquale , non solo in quanto geograficamente esso mosse i suoi primi passi al­ l'interno della terra di Israele, ma soprattutto in quanto i suoi pri­ mi adepti non furono altro che degli ebrei e perciò esso dovette essere condizionato da inevitabili precomprensioni di stampo giu­ daico . In questa sede , per quanto ci riguarda, noi intendiamo per "giudeo-cristianesimo" la prima manifestazione postpasquale del movimento di Gesù , e lo esaminiamo perciò come fenomeno con­ trassegnato dai seguenti fattori : - limitato cronologicamente ai primi due decenni successivi alla morte di Gesù (cioè fino alla comparsa dei primi scritti epistolari di Paolo), ma calcolando la possibilità che per l' esplosione della cristologia sia bastato un numero di anni molto inferiore; - limitato geograficamente alla terra d ' I sraele, con una necessa­ ria prevalente attenzione data alla chiesa di Gerusalemme; - caratterizzato in senso etnico , in quanto ristretto a cristiani di provenienza ebraica (siano essi di origine giudaico-palestinese o giudaico-ellenistica) ; - caratterizzato a livello confessionale, in quanto si esprime con formulazioni di fede fondate su moduli di schietta origine giu­ daica5 ; - comunque giudicato positivamente come la prima, legittima espressione del cristianesimo post-pasquale, che, se pur successi­ vamente soggetta a sviluppi, non va perciò affatto etichettata co­ me un fenomeno eresiologico6 • Per venire alla cristologia delle prime comunità giudeo-:cristiane, dobbiamo riconoscere che gli studi globali in materia finora

5 In seguito il giudeo-cristianesimo non solo si estenderà su di un ampio arco di tempo (fino almeno al secolo IV), ma raggiungerà anche zone al di fuori della terra d ' Israele (cf. per esempio Elchasai nella Partia), e dal punto di vista confes­ sionale potrà comprendere anche cristiani di origine gentile (sia che questi fossero precedentemente dei "timorati di Dio" o proseliti, sia che provenissero direttamente dal paganesimo in seguito a un influsso giudaico o a una missione giudeo-cristiana). 6 Cf. J .-D. Kaestli, Où en est le débat, p . 272 (contro la posizione di A . Harnack) .

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LA CHIESA GI UDEO-CRISTIANA DI GERUSALEMME

non solo sono scarsi , ma sono guidati da scelte metodologiche non del tutto soddisfacenti . Mi riferisco in particolare alle opere di Longenecker 7 , di Schenke8, e di Vi dal Manzanares9 • Di ciascuno di essi però accogliamo almeno una suggestione . Di Longenecker è accettabile l' affermazione, secondo cui l'incipiente chiesa di Ge­ rusalemme dal punto di vista socio-religioso doveva essere di com­ posizione marcatamente mista; infatti si annoverano tra i suoi mem­ bri tanto degli ammé ha-are� (cf. At 4, 1 3 ; 6, 1 ) quanto anche dei farisei (cf. At 1 5 ,5), dei sadducei (cf. At 6,7), degli ellenisti (cf. At 6-7), e probabilmente pure degli esseni (cf. At 2 1 ,20) , mentre appena al di là dei suoi confini confluivano anche dei samaritani (cf. At 8, 5-25) e persino un centurione romano con la sua famiglia (cf. At 1 0) 1 0 • Di Schenke invece riteniamo l' affermazione , secon­ do cui la chiesa primitiva concentrò , accumulandole su Gesù , le più disparate concezioni del giudaismo contemporaneo su varie fi­ gure ideali di salvatori o di mediatori , che là non erano integrate in alcun quadro unitario : fu lui a diventarne il loro punto storico di fusione. " In questo contesto bisogna anche considerare che lo sviluppo e il dispiegamento della cristologia della prima comunità si compì in un lasso di tempo sorprendentemente breve. È proba­ bile che nelle sue componenti principali essa si sia dispiegata già prima che gli ellenisti dovessero abbandonare Gerusalemme. An7 Cf. R . N. Longenecker, The Christology of Early Jewish Christianity, London 1 970; l'A. esamina la cristologia giudeo-cristiana da uno spettro di fonti troppo vasto , che comprende tre settori enormi: materiale giudaico non canonico (per le affinità con Qumran; JEn 37-7 1 ; Test. XII Patr.) , materiale giudeo-cristiano non canonico (Vangeli-Atti-Apocalissi apocrife; Codici di Nag Hammadi; Ps. -Ciementine; e poi JCiem ; Herma; e soprattutto Did. , non esclusi il Giustino del " Dialogo con Trifone" , Papia di Gerapoli ed Egesippo), scritti canonici giudeo-cristiani (dove si spazia da Mt e Gc fino addirittura a Gv, I -3Gv, Eb, I Pt , comprese 2Pt-Giud e Apoc) , e poi Paolo (per aspetti presenti di riflesso) e At (prima parte); questo quadro è dovuto al fatto che l'A. non si limita a studiare una fascia di tempo ben precisa come invece intendiamo fare noi . In una prospettiva piuttosto larga si col­ loca anche A. Vivian , Cristologia dei giudeo-cristiani, RivBibl 22 ( 1 974) 237-256. 8 Cf. L . Schenke, Die Urgemeinde, pp. 1 1 6- 1 56 (" Die christologischen An­ schauungen der iiltesten Kirche' '); accanto a suggestioni molto interessanti, )' A. adotta delle posizioni assai criticabili , come quando vede nella risurrezione di Gesù il vero inizio della cristologia e perciò sostiene che le qualifiche di Messia e di Figlio dell'Uomo attribuite a Gesù risalgono solo alla chiesa post-pasquale (cf. invece il nostro vol. 1). 9 Cf. C. Vidal Manzanares, El judeo-cristianismo palestino, pp. 245-277; l'A. prende in considerazione solo una serie di titoli e locuzioni cristologiche (ben 1 9) , e perdi più pone tra d i essi anche alcune espressioni giovannee (come "agnello " , "il primo e l'ultimo " , e persino la formula "io sono "), che, se pur potessero spie­ garsi come giudeo-cristiane, appartengono però quasi sicuramente a un periodo po­ steriore a quello iniziale che noi vogliamo qui esaminare. IO Cf. R . N . Longenecker, The Christology, p. 8 .

P REMESSE

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che l' idea della preesistenza di Gesù, sia pur in forma provvisoria, si sviluppò già in Gerusalemme in connessione con le speculazioni sulla Sapienza proprie del giudaismo ellenistico . Non c'è dun­ que un grosso spazio cronologico a disposizione per scaglionare in fasi successive lo svolgimento della cristologia della comunità primitiva" 1 1 • Per parte sua, Vidal Manzanares ha ragione di ri­ chiamare il fatto che già il primo giudeo-cristianesimo palestinese attribuì a Gesù un vero culto , senza doversi rivolgere alle religioni misteriche e senza dover attendere gli apporti cristologici paolinP 2 . In effetti, fin dall'inizio, già da sola l ' inaudita proclamazione della risurrezione di Gesù andava molto al di là di due altre possi­ bili precomprensioni . L ' una di queste consisteva nella concezione giudaica di un semplice rapimento al cielo di uomini santi (cf. Enoch, Elia, Mosè, ecc . ) , che semmai sarebbero dovuti poi torna­ re soltanto alla fine dei tempi: questo schema ora veniva di gran lunga superato non solo con l' annuncio della risurrezione corpo­ rea di Gesù ma anche con quella di una sua sessione alla destra di Dio . L ' altra riguardava la verosimile attesa dell ' instaurazione immediata dell'universale regno di Dio, ampiamente predicata da Gesù durante la sua vita: Dio però, invece di imporre questa rega­ lità, aveva risuscitato il suo annunciatore, attirando dunque su di lui la principale attenzione. Già da sola, dunque, la risurrezione di Gesù racchiudeva in sé, sia pure « in nuce », l 'intera cristologia. Su questa base alcuni Autori ritengono che all' interno della pri­ ma comunità gerosolimitana, tenuto conto anche di una più sfu­ mata concezione dei rapporti tra giudaismo ed ellenismo (di cui il caso delle due componenti segnalate in At 6,1 sarebbe solo una va­ riante), si dovrebbe propriamente parlare non di cristologie diver­ se ma solo di diverse accentuazioni cristologiche, coesistenti tra loro senza alcun problema 1 3 • In pratica ciò significa, per esempio, che 1 1 L. Schenke, Die Urgemeinde, p. 1 2 1 ; l'A. a questo proposito fa propria la posizione di M. Hengel, Christologie und neutestamentliche Chronologie, in Neues Testament und Geschichte: Oscar Cullmann zum 70. Geburtstag, edd . H. Baltens­ weiler und B. Reicke, Mohr, Tiibingen 1 972, pp. 43-67 . Anche M. Simonetti , Cri­ stologia giudeocristiano: Caratteri e limiti, August 28 ( 1 988) 5 1 -69, pur occupan­ dosi soprattutto degli sviluppi successivi, invita a studiare il periodo neotestamen­ tario e a puntare l'attenzione, più che su di una cristologia angelica (contro J. Da­ niélou), sulle componenti di derivazione sapienziale. 12 Cf. C. Vidal Manzanares, El judeo-cristianismo pa/estino, pp. 274-277 . 1 3 Cf. L . Schenke, Die Urgemeinde, pp. 1 1 8- 1 1 9. Dopo che già H. Marshall, Pa/estinian and Hellenistic Christianity: Some Critica/ Comments, NTS 19 ( 1 972-73) 27 1 -287 , aveva criticato come gratuita la contrapposizione tra una chiesa giudeo­ cristiana e un'altra ellenistico-cristiana (contro W. Heitmiiller, F. H ah n, R. H. Fui-

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LA CHIESA GIU DEO-CRISTIANA D I GERUSALEMME

il modulo dell'intronizzazione regale non andrebbe considerato più giudaizzante di quello della morte espiatrice oppure che una cri­ stologia della sapienza preesistente e inviata nel mondo non do­ vrebbe essere ritenuta più ellenizzante di una cristologia del giusto sofferente. Tutte queste concezioni infatti si radicano paritariamente nella tradizione giudaica, tanto essa è multiforme. Tuttavia una posizione del genere, che pure ha il merito di richiamare l ' atten­ zione sulla comune radice giudaica della teologia cristiana e quin­ di anche della cristologia, disconosce alcune cose importanti , co­ me sono per esempio la persecuzione scatenatasi a Gerusalemme soltanto contro la componente di origine giudeo-ellenistica della chiesa (cf. A t 8, 1 -4 ; I l , 1 9-20) 1 4 e il reale contrasto emerso poi tra Paolo (cristiano di origine giudeo-ellenistica) e Giacomo (cristiano di origine giudeo-palestinese) 1 5 . L e fonti che ci permettono d i analizzare l' incipiente cristologia della comunità giudeo-cristiana di Gerusalemme non sono certo molte . Alcune però ci riportano sicuramente agli anni più arcaici del cristianesimo palestinese, dischiudendoci i primi tentativi di ri­ pensare la figura di Gesù in base sia alla sua storia terrena sia al­ l'evento del terzo giorno. Esse, a parte le confessioni di fede già analizzate nel volume primo per quanto riguarda la risurrezione, prendono forma essenzialmente in tre tipi di scritti : - (l) in primo luogo ci sono le più antiche tradizioni sul Gesù terreno rintracciabili nel loro stadio pre-redazionale all 'interno del­ l'attuale redazione dei Sinottici . L'esistenza di antiche raccolte par­ ziali del materiale gesuano, orali o scritte ma anteriori alla stesura dei singoli vangeli , è oggi data per certa e la si può dedurre , per esempio , dall 'impostazione a blocchi riscontrabile nel vangelo mar­ ciano (cf. le cinque dispute in Mc 2, l - 3 ,6; la raccolta di parabole in 4 , 1 -34; la raccolta di miracoli in 4,3 5 - 5 ,43 ecc .); ciascuno di questi tentativi, sia pure settoriale, comporta la messa in atto di una

ler), ora C . C . Hill, Hellenists and Hebrews. Reappraising Division within the Ear­ /iest Church, Minneapolis 1 992, sottolinea il fatto che anche tra gli "ebrei " e gli "ellenisti" di Gerusalemme non si devono marcare eccessivamente le differenzia­ zioni teologiche come se gli uni fossero esclusivamente dei conservatori e gli altri solo dei « liberals ». 14 Vedi i commenti, per esempio C.K. Barrett, l, in ICC, Edinburgh 1 994, p. 390. IS La menzione di Giacomo ci dà modo qui di escludere la lettera canonica che porta il suo nome dalle fonti del primitivo giudeo-cristianesimo, contrariamente a ciò che pensano altri Autori (cf. le Introduzioni al N.T.). Sulla sua figura cf. W . Pratscher, Der Herrenbruder Jakobus und die Jakobustradition, FRLANT 1 39, Got­ tingen 1 987.

PREMESSE

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particolare prospettiva cristologica, per cui la figura di Gesù viene considerata da un proprio , diverso angolo visuale1 6• Ma esistono soprattutto due blocchi pre-redazionali , che più degli altri sono ben individuabili ed esprimono una specifica cristologia della comuni­ tà tradente, di sicura origine palestinese: uno è il racconto pre­ marciano della Passione, e l' altro è dato dalla jonte Q, che esami­ neremo in dettaglio . - (2) La sezione di Atti 2-5 (e 1 5), che più direttamente concerne la prima comunità di Gerusalemme, per quanto contrassegnata dalla redazione lucana, conserva certamente del materiale cristologico di tipo arcaico, che cercheremo di individuare e di mettere a frutto separatamente. - (3) Anche l'epistolario paolina ci ha conservato dei frammenti dell' originaria cristologia giudeo-cristiana, che l'Apostolo (a parte il probabile ritocco in Rm l , 3b-4a; cf. volume primo) generalmente condivide. Parte di questo materiale l'abbiamo già studiato (cf . ib. , I I , 5 . 1 -2) e altro ancora lo riserviamo al capitolo della cristologia pao­ lina come suo punto di partenza1 7 • Ma alcuni elementi rientrano ot­ timamente nel presente stadio in esame: per non parlare della dimen­ sione espiatrice della morte di Gesù (cf. Rm 3 ,25 che probabilmente trasmette materiale tradizionale), mi riferisco in particolare all'in­ vocazione aramaica conservata in l Cor 1 6 , 22 (Maranathal) con la cristologia che essa sottende, e alle informazioni che ne deduciamo circa il permanente valore della Legge accanto alla fede in Gesù . - (4) Lasciamo da parte invece la lettera di Giacomo . Anche se alcuni Autori la considerano molto arcaica (scritta prima del con­ cilio di Gerusalemme), i più la ritengono pseudepigrafica e la col­ locano nell'ultimo quarto del secolo I . Per la verità , la questione della sua paternità non dovrebbe ridursi alla semplice alternativa tra autenticità o inautenticità; infatti è del tutto possibile che essa , pur databile redazionalmente in periodo tardo e testimone tipico di una visione giudeo-cristiana, tuttavia conservi e tramandi ele­ menti arcaici del primo cristianesimo palestinese18• In ogni caso ,

l6 Cf. V . Fusco, La tradizione evangelica nelle prime comunità cristiane, in M . Laconi , a cura, Vangeli sinottici e Atti degli Apostoli, " Logos. Corso completo di studi biblici " 5, Leumann 1 994, pp. 99- 1 1 8 . 17 M i riferisco i n particolare all'inno cristologico conservato i n Fil 2,6- 1 1 (per cui vedi sotto : cap . I l , 3). 18 Oltre al citato W. Pratscher , cfr . A. Wikenhauser - J. Schmid, lntroduzione al Nuovo Testamento, pp . 6 1 2-628, e B . S . Childs, The New Testament as Canon: An Introduction, SCM, London 1 984, pp. 43 1 -44 5 .

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LA CHIESA GIUDEO-CRISTIANA D I GERUSALEMME

a parte gli interessi etici dello scritto , va riconosciuto che la sua cristologia è pressoché inesistente, riducendosi la menzione di Ge­ sù Cristo a due sole frasi contestualmente non rimarcate ( 1 , 1 ; 2 , 1 ) , anche s e v i è presente i l titolo tradizionale di Kyrios 19 •

l. Il racconto pre-marciano della Passione

Com'è noto , il racconto della passione di Gesù è presente in tut­ ti e quattro i vangeli canonici ; anzi, nonostante il taglio proprio di ciascun evangelista, su di esso converge di fatto l'intera narra­ zione precedente: segno evidente del peculiare interesse che la pas­ sione di Gesù suscitò sulle comunità dei suoi discepoli . A questo proposito è diventato giustamente celebre l' assioma di M. Kahler , secondo cui i vangeli non sono altro che ' 'un racconto della Pas­ sione con un'ampia introduzione" 20 • L'interesse per l' ultima drammatica vicenda di Gesù si espresse sicuramente prestissimo . Il nostro interrogativo di partenza è questo : Mc che, come vuole la teoria delle due fonti, è stato il primo vangelo ad essere messo per scritto, ha forse composto autonomamente un tale racconto oppure lo ha già ricevuto dalla tradizione? e quindi : la cristologia che esso implica è soltanto marciana o già pre-marciana? Noi adot­ tiamo la seconda di queste due possibilità, e per farlo procediamo per gradi .

1 . 1 Esistenza, estensione e origine di un racconto pre-redazionale 1 . 1 . 1 Esistenza. La questione è dibattuta e ha comunque molti risvolti 2 1 • A prescindere dal fatto se un tale eventuale racconto coinci­ da esattamente con quello attuale di Mc (così soprattutto R. Pesch) op1 9 Vedi i Commenti, in particolare H. Frankemolle, Der Brief des Jakobus, I­ I I , " Okumenischer Taschenbuchkommentar zum Neuen Testament" 1 7 / 1 .2, Gii­ tersloher Verlagshaus, Giitersloh 1 994 (inoltre: R. Fabris, G. Marconi , F. Mussner, F. Schnider). 2 °M . Kahler, Der sogenannte historische Jesus und der geschichtliche, biblische Christus, Leipzig 1 892 (2 1 896), riedito a cura di E . Wolf, Kaiser , Miinchen 1 96 1 (trad . ital . , D'Auria, Napoli 1 993), p. 60 nota 3 . 2 1 Vedi l'Appendice IX curata d a M . L . Soards, The Question oj a Premarcan Passion Narrative, in R . E . Brown, The Death oj the Messiah, I l , pp. 1 492-1 524, dove vengono passate in rassegna le posizioni di ben 34 studiosi, i quali offrono altrettante ricostruzioni di un possibile racconto pre-marciano ma con notevoli di­ vergenze reciproche.

IL RACCONTO P RE-MARCIANO DELLA PASSIONE

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pure se quello di Mc ne rappresenti già un ritocco (così perlopiù) 22 , l'e­ sistenza di una narrazione del genere, almeno parziale, è comunque sug­ gerita da varie considerazioni . 1 . 1 . 1 . 1 Innanzitutto va richiamato il tenore del kerygma primitivo, che normalmente concentra appunto la sua attenzione sulla morte di Gesù: cf. 1 Cor 1 5 , 3 ; e At 2 , 23 ; 3 , 1 3- 1 5 ; 4,27-28 ; 5 , 30; 1 0,39b; 1 3 ,27-29 (un' eccezione è costituita solo da Rm l ,3b-4a) ; evidentemente non si poteva parlare di lui senza riferirsi all ' evento finale della sua vita, che ne rappresentava non solo un episodio ma qualcosa di assolutamente decisivo e degno di ogni considerazione 23 . 1 . 1 . 1 .2 Anche la presenza del racconto in tutti e quattro i vangeli canonici è eloquente, tanto più che esso offre la stessa successione dei fatti in cinque momenti : l' ultima cena 24 , l' arresto nell' Orto degli ulivi mediato dal tradimento di Giuda25 , il processo davanti ai Giu­ dei con la condanna da parte del Sommo Sacerdote per bestemmia26 , il processo davanti ai Romani con la condanna da parte di Pilato per lesa maestà27 , il viaggio al Calvario con la croci fissione, la morte e la sepoltura.

22 Vedi R. Pesch, // vangelo di Marco , CTNT 1112 , Paideia, Brescia 1 982 (orig . ted . , Freiburg i . B . 1 977, 2 1 980), pp. 1 8-54 (l'A. addirittura fa iniziare la storia pre­ marciana della Passione in Mc 8 ,27-33 e la fa proseguire attraverso 9,2- 1 3 . 30-3 5 ; 1 0, 1 . 32-34.46-52; 1 1 , 1 -23 .27-33 ; 1 2, 1 - 1 7 . 34-37 .41 .44; 1 3 , 1 -2, fino a culminare in 14, 1 - 1 6,8); vedi anche G. Schneider, Das Problem einer vormarkinischen Passions­ erziihlung, BZ 1 6 ( 1 972) 222-244; J. Ernst, Die Passionserziihlung des Markus und die Aporien der Forschung, TheolGl 70 ( 1 980) 1 60- 1 80; W. Reinbold , Das ii/teste Bericht uber den Tod Jesu. Literarische Analyse und historische Kritik der Pas­ sionsdarstellung der Evangelien , BZNW 69, Berlin - N ew York 1 993 . Interessato solo alla redazione marciana invece è J. Schreiber , Die Markuspassion. Eine re­ daktionsgeschichtliche Untersuchung, BZNW 68, Berlin - New York 1 993 (11 970); G . W . E . Nickelsburg, Passion Narratives, in ABD 5 , pp. 1 72- 1 77. Si segnala a par­ te la posizione di J . D . Crossan, The Cross that spoke. The origins of the Passion Narratives, San Francisco 1 988, secondo cui all' origine c'è nientemeno che l'apo­ crifo Vangelo di Pietro 9,35 - 1 1 ,49 (in proposito , cf. R . E . Brown, The Death oj the Messiah, I l , pp. 1 3 1 7- 1 349) . 23 Cf. già R . Bultmann, Die Geschichte der synoptischen Tradition , Gottingen 1 92 1 , 6 1 957, pp. 297-298 . 24 Sia pure con un diverso trattamento nei Sinottici (istituzione dell'eucaristia) e in Gv (lavanda dei piedi ai discepoli) . 25 È nel contesto della preghiera di Gesù nel Getsemani che il solo Mc riporta l'invocazione Abbà (Mc 14, 36). 26 Con rispettive variazioni : comparsa di Gesù davanti a una seduta notturna del Sinedrio (Mc-M t) o davanti al solo Annas (Gv), e poi davanti a una seduta mat­ tutina del Sinedrio stesso (Mc-Mt-Lc) o davanti al solo Caifa (Gv). In Gv non è formulata un 'esplicita accusa di bestemmia (cf. 1 8 , 1 2-28), ma tutto il Quarto Van­ gelo è in realtà un processo a Gesù , a partire dall'interrogatorio rivolto a Giovanni Battista (cf. l, 1 9) fino alla decisione finale di farlo morire (cf. 1 1 ,49-53). 27 Anche qui le variazioni di Mt (cf. l'episodio della moglie di Pilato), di Le (cf. il rinvio Pilato-Erode-Pilato), e di Gv (cf. il dialogo Pilato-Gesù) si innestano su di una comune griglia narrativa di base.

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LA CHIESA GIU DEO-CRISTIANA D I GERUSALEMME

1 . 1 . 1 .3 Particolarmente interessante è la qualità stessa del racconto; van­ no infatti notate queste caratteristiche: la notevole ampiezza (in Mc esso occupa più di l /6 di tutto il vangelo), la ricchezza di dettagli (topografi­ ci, cronologici , prosopografici), il rapporto tra l' estensione letteraria e l' arco di tempo in cui si svolgono gli avvenimenti (questo è inversamente proporzionale a quella: per un arco di tempo minimo [dalla sera al po­ meriggio del giorno dopo] abbiamo la massima concentrazione di inte­ resse narrativo: caso unico), e il trattamento realistico dei personaggi che non subiscono alcuna eroizzazione (a parte il caso di Giuda, persino Pie­ tro tr�disce ripetutamente Gesù , tutti gli altri discepoli fuggono , e lo stesso Gesù è più che mai presentato secondo uno spessore umano assai marca­ to [cf. l'agonia nel Getsemani e il grido di abbandono in croce] ). 1 . 1 . 1 .4 In particolare la redazione di Mc tradisce dei segni di utilizza­ zione di un originale, autonomo racconto della Passione. Per esempio , i n 1 4 ,43 s i dice che Giuda, accompagnatore del gruppo che andava per arrestare Gesù nel Getsemani, era " uno dei Dodici" ; ma il lettore del vangelo non ha bisogno che gli venga detto questo, poiché lo sa già (cf. 3 , 1 9; 14, 1 0) : l' inutile ripetizione della quali fica (contraddistinta anche dal fatto che qui non viene riportato l' epiteto di " Iscariota " , che nei due passi anteriori era unito al nome di " Giuda ") è quindi un probabi­ le indizio che essa faceva parte di un insieme narrativo pre-esistente in forma indipendente , che cominciava poco prima28 . 1 . 1 . 1 . 5 La conclusione migliore, pertanto, è di ritenere che "Mc usa una fonte per scrivere il suo racconto della Passione. Tuttavia noi pos­ siamo conoscere questa fonte soltanto in quanto incorporata nello stes­ so Mc. La grande sfida che ci si offre è di non separare la tradizione dalla redazione di Mc ( . . . ). Piuttosto dobbiamo investigare i vari strati di tradizione che incontriamo nella forma del racconto marciano " 29 . In concreto, lasciando da parte la pericope della cena (poiché in Gv es­ sa ha un trattamento troppo diverso), ci limitiamo a studiare l' insieme costituito dai seguenti quattro atti: i fatti del Getsemani, il processo da­ vanti ai Giudei , quello davanti a Pilato e i fatti del Calvario 30 . Il testo preso in esame sarà quello di Mc 1 4 , 3 2 - 1 5 ,47 , che in ogni caso ci dà la redazione più antica del racconto . 1 . 1 .2 Data e luogo di origine. Una datazione arcaica è suggerita da Pesch sulla base di due indizi 3 1 • Il primo è offerto da Paolo in ICor 28 Per una analisi dello stile, che in Mc acquista ora delle connotazioni singola­ ri , cf. R. Pesch , Mc, I l , pp. 2 1 -25 . 29 M.L. Soards, The Question of a Premarcan Passion Narrative, pp. 1 523- 1 524. Vedi anche J . B . Green, The Death of Jesus. Tradition and lnterpretation in the Passion Narrative, WUNT 2,33, Tiibingen 1 988. 30 Cf. anche A. Vanhoye, Structure et théologie des récits de la Passion dans /es évangiles synoptiques, NRT 89 ( 1 967) 1 35 - 1 63 ; B. Maggioni , I racconti evange­ lici del/a Passione, Assisi 1 994. 3 1 Cf R. Pesch , Mc, II, pp. 44-45. .

I L RACCONTO PRE-MARCIANO DELLA P ASSI ONE

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11,23-25 nel contesto di una paradosi dell'ultima cena: l'espressione "nel­ la notte in cui veniva tradito" suppone di fatto una storia già esistente, di cui viene data qui una scansione cronologica. L' altro consiste nella constatazione che in Mc 14 (vv . 5 3 . 54.60 . 6 1 .63) si parla del "Sommo Sacerdote" (ò &pxLtptuç) senza nominarlo mai 32 ; noi sappiamo da al­ tre fonti che si trattava di Caifa (gr . KaL(icpaç), suocero di Annas o Anano e rimasto in carica negli anni dal 1 8 al 3633 , ma evidentemente i primi lettori o ascoltatori della storia non avevano bisogno che glielo si preci­ sasse, perché dovevano conoscere bene la situazione locale e lo stesso Caifa doveva essere ancora in funzione: egli era "il Sommo Sacerdo­ te' ' del momento. Il primo racconto quindi deve risalire agli anni com­ presi tra la morte di Gesù e la deposizione di Caifa, cioè fra il 30 e il 3 6 . L a provenienza pertanto dev 'essere sicuramente Gerusalemme. L o di­ mostrano anche i seguenti indizi : la conoscenza dei luoghi menzionati (Betania, Betfage, Monte degli Ulivi, Getsemani , Golgota; casa del Som­ mo Sacerdote, casa di Pilato o pretorio), i riferimenti a varie persone (Simone il lebbroso , Simone di Cirene con i figli Alessandro e Rufo , l e donne di Galilea, Giuseppe d i Arimatea) , e l e reminiscenze dell 'origi­ naria lingua aramaica (quali sonp l' invocazione A bbà, che è presen te solo in Mc 14 ,36; e il grido in croce in 15 ,34, che in Mt tende a diventa­ re di pronuncia ebraica) .

1 . 2 La cristologia 1 . 2. 1 // racconto in quanto tale. Una prima osservazione consi­ ste nel rilevare che la valenza cristologica di un simile racconto ine­ risce già al suo semplice darsi . Evidentemente la fede nella risurre­ zione di Gesù, tutt'altro che distogliere l'attenzione dall'umiltà della sua morte per dimenticarne l' obbrobrio, ha invece concentrato pro­ prio su di essa l' attenzione più minuta e più accurata. È come se nulla dovesse andare perduto di quei momenti supremi . Piuttosto si rinunciò a moltissimo materiale riguardante non solo la prece­ dente vita privata ma anche e soprattutto la vita pubblica di Gesù , 3 2 A differenza di Mt 26, 3 . 57; Gv 1 1 ,49; 1 8 , 1 3 . 1 4.24.28; quanto a Le, la sua menzione è già presente in 3 , 2 (cf. anche At 4,6). 33 Vedi le notizie in Fl . Giuseppe, Ant. 1 8,35 e 95; inoltre B. Chilton, Caiaphas, in ABD l, pp. 803 -806. Recentemente nei pressi di Gerusalemme è stato scoperto un ossuario con una iscrizione interpretata in riferimento al nome di Caifa: cf. Di­ scovery oj the Caiaphas Family Tomb, Jerusalem Perspectives IV /4-5 (I 99 1 ) ; Z . Greenhut, Burial Cave oj the Caiaphas Family, BiblArchRev 1 8 ( 1 992/5) 28-36 e 76. Ma serie obiezioni a questa identificazione, specie di tipo linguistico, sono state avanzate da É. P uec h, È stata scoperta la tomba del sommo sacerdote Caifa?, Il Mo ndo della Bibbia n . 2 1 ,5 ( 1 994/ 1 ) 48-53 .

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LA CHIESA GIUDEO-CRis:I'IANA D I GERUSALEMME

per non dire persino dei racconti concernenti le cristofanie pasquali , tanto diversificati e non facilmente conciliabili tra loro (cf. vol . I , cap . Il). È invece nella passione e morte di Gesù che fin dall' inizio la chiesa fissò lo sguardo più interessato, scorgendovi il suo tesoro più prezioso . Proprio l'ampiezza narrativa è segno non solo di una maggiore verificabilità storica degli avvenimenti , ma anche di una specialissima attenzione ad essi 34 • In più va precisato che un tale racconto fu curato non certo per motivi di propaganda o di apologetica, poiché non c'era nulla di particolarmente attraente o di raccomandabile nella sorte estrema subìta da Gesù35 • Alla base invece c'è sicuramente un' esigenza di memoria, comunque la si debba specificare , che è tutta interna al­ la comunità cristiana3 6 . Ma soprattutto c'è il desiderio di capire , non solo perché Gesù fosse morto a quel modo37, ma perché pro­ prio lui fosse morto così . Già qui dunque, tra le righe stesse del racconto, c'è un interesse cristologico . 1 .2.2 La elaborazione cristologica del racconto . Il racconto stesso 34 D'altronde, come osserva acutamente M. Hengel, Jesus, the Messiah of /srael, in I d . , Studies in Early Christology, pp. 1 -72, " nell' antichità, dato che gli scrittori consideravano troppo disgustoso l'argomento, noi troviamo pochissime descrizio­ ni di una crocifissione, e il resoconto di Mc 1 5 ,20-39, con il suo parallelo negli altri tre vangeli , è di gran lunga il più esteso di tutti" (p. 48) . 35 Ne abbiamo una comprova molto netta nella reazione negativa testimoniata posteriormente, sia in campo giudaico (cf. Trifone in Giustino, Dia/. 79, 1 -2: " Dis­ se Trifone: Sappi che tutta la nostra razza attende il Cristo . . . Ma che il Cristo sia stato così ignominiosamente crocifisso, di questo proprio non sappiamo risolver­ ci "), sia in campo pagano (cf. Celso in Origene, Contra Ce/s. 2, 1 7-44: "Qual dio, o qual demone, o quale uomo intelligente, prevedendo che dovevano capitargli tali cose, non avrebbe fatto tutto il possibile per sfuggirle, ma si sarebbe lasciato sor­ prendere dai malanni che aveva previsto? . . . Chi vieta di credere che anche gli altri , i quali sono stati condannati e hanno fatto una fine ancor più brutta, siano degli angeli più grandi e più divini di lui? "). 3 6 A suo tempo M. Dibelius, Die Formgeschichte des Evangeliums, Ttibingen 1 9 1 9, 2 )933 , pp. 21 e 285 , ipotizzava che il racconto della Passione fosse stato com­ posto per le neces�ità della predicazione e della catechesi (cf. At 2,42) . Altri invece hanno pensato a un Sitz im Leben di tipo liturgico, forse per l 'occasione della cele­ brazione della Pasqua; cf. G. Schille, Das Leiden des Herrn. Die evangelische Pas­ sionstradition und ihr Sitz im Leben , ZTK 52 ( 1 955) 1 6 1 -205 . Una serie di Leitmo­ tive era già stata elencata anche da R. Bultmann, Die Geschichte der synoptischen Tradition, pp. 303-308 (cioè : appoggio a predizioni veterotestamentarie, interessi parenetici e preoccupazioni dogmatiche, insieme a tratti puramente novellistici). 37 È interessante la posizione di A. Yarbro Collins, From Noble Death to Cru­ cified Messiah, NTS 40 ( 1 994) 48 1 -503 , secondo cui già prima di Mc s 'impose ai cristiani l'esigenza di spiegarsi perché Gesù , che pure (si) era considerato Messia, non abbia avuto una "morte nobile" (tipo quella eroica di Achille o quella filoso­ fica di Socrate o quella didattica dei martiri maccabei), e allora si ricorse alle Scrit­ ture per rivendicar lo comunque come Messia a dispetto della sua morte ignominio­ sa, inaugurando un nuovo genere di racconto di morte.

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IL RACCONTO P RE-MARCIANO DELLA PASSIONE

(Mc 1 4,32 - 1 5,47) rivela uno specifico taglio cristologico , che rap­ presenta già una originale ermeneutica della Passione di Gesù da parte della prima comunità cristiana. La collaterale presenza di un intento parenetico non disturba affatto il tentativo di fondo di com­ prendere adeguatamente la figura di Gesù nei suoi momenti supremP8• La dimensione cristologica del racconto è percepì bile doppiamente, a un livello negativo e poi soprattutto positivo . 1 . 2 . 2 . 1 Negativamente, rileviamo due assenze . (l) In tutto il racconto mancano confessioni cristologiche esplicite o comunque di un certo rilievo, riconducibili direttamente al narratore. Al loro posto abbiamo tre tipi di identificazione titolare di Gesù, inserite nello sviluppo dell 'azione. Innanzitutto, ci sono tre autoqualifi­ che personali sulla bocca di Gesù stesso : "pastore" (Mc 1 4,27 Zc 1 3,7), con valore secondario finalizzato solo a spiegare la fuga dei discepoli narrata poco dopo ; " figlio" , indirettamente presente nell' invocazione di Dio come A bbà ( 1 4,36) ; e " figlio dell'uomo" escatologico ( 1 4,62 : combinazione di Dn 7,1 3 e di Sal 1 1 0,1 ; cf. anche 1 4,4 1 ), come correzione dell' ammissione della messianicità in risposta al Sommo Sacerdote. Il secondo e il terzo titolo sono importanti per l' autocomprensione del Gesù terreno, e noi li ab­ biamo già esaminati più sopra (cf. volume primo) . In secondo luo­ go, una particolare qualifica è presente nella proclamazione uffi­ ciale del capo d'accusa, scritto come titulus appeso alla croce : "il re dei Giudei" ( 1 5 ,26 ; cf. "il re d ' Israele " in 1 5 ,32); l'appellativo domina tutto il cap . 1 5 (cf. vv. 2.9. 1 2 . 1 8 . 32), ma, per modo di con­ trasto, ricorre sempre in rapporto all' umiliazione e all' impotenza del protagonista 39 ; esso comunque non è accettato dalla chiesa -

=

3 8 Cf. J . Gnilka, Jesus Christus nach friihen Zeugnissen des G/aubens, Miiri­ chen 1 970, pp. 97- 1 0 1 . L'intento parenetico si legge tra le righe prevalentemente nel cap. 14: la preghiera di Gesù nel Getsemani fonda l'ammonizione a vegliare e pregare nell' ora della prova (cf. 14,32-42); questa vale anche per i momenti suc­ cessivi: sia per il momento in cui tutti i suoi discepoli fuggono mentre Gesù viene arrestato (cf. 14,50), sia per quando Pietro rinnega il suo Maestro, proprio nel mo­ mento drammaticamente contemporaneo a quello in cui Gesù confessa audacemente la propria identità davanti al Sommo Sacerdote (cf. 14,66-72) . Uno sviluppo più ampio della cristologia nel racconto pre-marciano della Passione si trova in E . K . Broadhead, Prophet, Son, Messiah. Narrative Form and Function in Mark 14-16, JSNT SS 97, Sheffield 1 994, ma in quanto il racconto è messo in connessione con la strategia narrativa dell'intero vangelo. 39 L'accusa di ribellione politica viene così contraddetta nei fatti (tutta un'altra fenomenologia rivelano invece i vari Giuda, Simone e Atronge, secondo Fl . Giu­ seppe, An t. 1 7 ,271 -272.278-28 1 ; Bel/. 2,57-59) e si tramuta in una occasione di fe­ de per il Lettore.

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LA CH IESA GIUDEO-CRISTIANA DI GERUSALEMME

primitiva come titolo cristologico40• Infine abbiamo la confessio­ ne del centurione romano ai piedi della croce : " Veramente que­ st' uomo era figlio di Dio" ( 1 5 , 39) . Questa confessione però non va enfatizzata. Se essa segna certamente una notevole distanza tra il centurione e i discepoli di Gesù, a favore del primo , il suo valore cristologico va comunque contenuto a motivo delle seguenti osser­ vazioni : la confessione non riguarda la divinità di Gesù , né in sé né in quanto egli venga visto associato alla croce , ma il modo con cui la sua morte avvenne (" vistolo spirare a quel modo " ) , cioè accompagnata da fenomeni cosmici e dallo squarcio del velo nel Tempio41 ; il titolo " figlio di Dio " manca dell' articolo e quindi considera Gesù semplicemente come " un figlio di Dio" 42 ; inoltre la qualifica è riferita al passato (' 'era ") e non esprime una piena fede pasquale. Proprio per questo tuttavia è verosimile che essa ci riporti allo stadio gesuano . A tutto ciò si aggiunga la prospettiva derivante da Sap 2, 1 2-20; 5 , 1 -7 , su cui torneremo circa la compo­ nente positiva della cristologia del racconto. - (2) Un altro aspetto è vistosamente assente dal racconto pre-marciano della Passione, mentre sarà invece sviluppato altrove e anche molto presto (cf. 1 Cor 1 5 , 3 ) : la dimensione soteriologica delle sofferenze e della morte di Gesù. Prescindendo dal brano concernente l'ultima cena e dalle pa­ role pronunciate sul calice (cf. Mc 1 4 , 24) , che probabilmente al­ meno in parte riflettono già uno stadio successivo 43 , la descrizio­ ne dei vari patimenti subìti da Gesù , a partire dall' agonia nel Get­ semani fino alla sua dolorosissima morte in croce, non fa mai rife­ rimento in alcun modo al fatto che egli sopportò tutto questo in 40 Molto diverso invece sarà il trattamento riservato dal Quarto Vangelo a que­ sta qualifica di Gesù nel suo dialogo con Pilato (cf. Gv 1 8 , 33-37; 1 9, 1 9-22) . 4 1 Cf. R . H . Gundry, Mk, p. 974. Vedi anche la discussione di R . E . Brown , The Death of the Messiah, I I , pp. 1 1 60- 1 1 67 . 42 Ci risulta anche da un confronto con ciò che Plutarco scrive della morte di Cleomene re di Sparta (nel 235-2 1 9 a.C.), scuoiato e crocifisso per ordine di Tolo­ meo IV Filopatore re d' Egitto : " Coloro che montavano la guardia al corpo croci­ fisso di Cleomene videro un grosso serpente avvolgergli la testa nelle sue spire e coprirgli il volto, così che nessun rapace potesse beccarlo . Il re (Tolomeo) fu allora colto da superstizioso terrore, dicendosi che era stato soppresso un uomo caro agli dèi e di natura superiore all'umana. La gente di Alessandria poi prese a recarsi sul luogo e a rivolgersi a Cleomene come a un eroe, figlio di dèi (GtWv�tati&t)" (Cieom . 39). 43 Se da una parte il brano viene visto come p�rte integrante del racconto pre­ marciano della Passione (così R. Pesch, Das Abendmah/ und Jesu Todesverstiind­ nis, in K . Kertelge, ed . , Der Tod Jesu. Deutungen im Neuen Testament, Freiburg i.B. 1 976, pp. 1 37- 1 87), dall'altra c'è chi vi scorge già l'influsso del culto post-pasquale (cosi J . Jeremias, Le parole dell 'Ultima cena, Brescia 1 973 [orig. ted . , Gottingen 4]967] , pp. 1 27- 1 67).

I L RACCONTO PRE-MARCIANO DELLA PASSIONE

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funzione salvifica; infatti non incontriamo mai formule del tipo "per noi" , "per gli uomini " , o simili (nemmeno nei pronuncia­ menti dello stesso Gesù, siano essi di istruzione ai discepoli , di pre­ ghiera nel Getsemani , di risposta all 'interrogatorio nei due proces­ si , o sulla croce)44 • Evidentemente il racconto non sviluppa nes­ suna theologia crucis. Ciò non significa però che esso non implichi una « teologia della Passione » , che anzi gli è propria, come vedia­ mo subito45 • 1 . 2 . 2 . 2 Positivamente, osserviamo che i l racconto implica una sua cristologia specifica. Ed essa (a parte la confessione messiani­ ca di 1 4 , 62) si può definire essenzialmente come cristologia del giu­ sto sofferente; il racconto quindi può essere etichettato come pas­ sio iusti46• Il tema è antico , ed è documentato tanto in Israele quanto fuori di esso 47 • Nel racconto della Passione, esso traspare soprattutto dall' utilizzazione di alcuni Salmi di lamentazione , ol-

44 Ciò vale del resto per i Sinottici in generale; cf. H . -W. Kuhn, Jesus als Ge­ kreuzigter in der friihchristlichen Verkundigung bis zur Mitte des 2. Jahrhunderts, ZTK 72 ( 1 975) 1 -46. 45 Cf. D. Sanger, Die Verkundigung des Gekreuzugten und lsrael. Studien zum Verhiiltnis von Kirche und Jsrael bei Paulus und im fruhen Christentum , WUNT 75, Tiibingen 1 994, p. 223 . 46 A questo proposito vedi in particolare L . Ruppert, Jesus a/s der leidende Ge­ rechte? Der Weg Jesu im Lichte eines alt- und zwischentestamentlichen Motivs, Stutt­ gart 1 972 (in parziale polemica con E. Schweizer, Cristologia neotestamentaria: il mistero pasquale, Bologna 1 969 [orig . ted . , Ziirich 1 96 1 ] , a cui aggiunge il motivo del profeta perseguitato) , e M . - L . G!ibler, Diefriihesten Deutungen des Todes le­ su, Freiburg/Schw. -Gottingen 1 977, pp. 95-205 (" Die Passion Jesu als Leiden des Gerechten"). Vedi anche G . Barth , Il significato della morte di Gesù. L 'interpreta­ zione del Nuovo Testamento, Torino 1 995 , pp. 44-50. 47 Già accennato per contrasto in Ger 1 2,2 ( ' ' Vorrei solo rivolgerti una parola sulla giustizia: Perché le cose degli empi prosperano? " ; il profeta stesso è un giusto perseguitato: cf. 1 1 , 1 9) , esso è sviluppato nei Salmi di lamentazione (22; 3 1 ; 34; 37; 69; 1 40), nel libro di Sap ( cf. 2 , 1 0-20; 5 , 1 -5), e negli scritti apocalittici (cf. JEn 47 , 1 -2; 95 , 7 ; 4Esd 8,27; 2Bar 48,48-50). Ma l'affermazione che il giusto deve sof­ frire è universale: cf. Platone, Apol. 32a (Socrate: "Se c'è di mezzo la giusta cau­ sa, io per paura della morte non saprei piegare la testa davanti a nessuno"); Gorg. 521 b ( ' ' Non ripetere quello che tante volte mi hai già detto . . . : 'Un malvagio farà morire un buono' "); Cicerone, Nat. deor. 80-85 (dopo aver fatto un elenco di per­ sone buone perite tragicamente ["Perché Annibale uccise Marcello? . . . Perché Re­ golo fu consegnato alla crudeltà dei Cartaginesi? Perché Africano non fu protetto dalle pareti di casa? " ] , come se gli dèi avessero eliminato ogni distinzione tra buo­ ni e cattivi, conclude: "Non voglio continuare, altrimenti sembrerebbe che io dessi licenza di peccare; e avresti ragione, se non fosse che la coscienza buona o cattiva costituisce un valore in se stessa a prescindere da una spiegazione divina"); Lucia­ no, Jup. conf 17 ( ' ' Perché i malvagi e i furfanti sguazzano fra tutte le felicità , e gli uomini buoni sono sbattuti qua e là, afflitti da povertà, da malattie, e da mille altri mali?").

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LA CHIESA GIUDEO-CR.STIANA DI GERUSALEMME

tre che da altri passi veterotestamentari48• Il tema è già preparato nel cap . 1 4, ma è svjluppato soprattutto nel cap . 1 5 . Qui di seguito ne diamo l' elenco delle ricorrenze . - 1 4,55: "cercavano di farlo mo-, rire"

- 14, 56-57: "molti testimoniava­ no il falso" - 1 5 ,24: "si divisero le sue vesti , tirando a sorte su di esse' ' - 1 5 ,27: "con lui crocifissero an­ che due ladroni " ; + 1 5 ,28 (so­ lo nel textus receptus) : "e si adempì la Scrittura che dice : E fu annoverato fra gli empi" - 1 5 , 29: " i passanti lo insulta­ vano"

- ib. : "scuotendo il loro capo "

- 1 5 ,33: "venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra"

- 1 5 , 34: "Dio mio , Dio mio, perché mi hai abbandonato? "

- Sal 3 1 , 1 4: "insieme contro di me congiurano , tramano di to­ gliermi la vita" ; inoltre, cf. Sal 3 7 , 3 2; 3 8 , 1 3 ; 54, 5 ; 63 , 1 0; 70, 3 ; 86, 1 4 ; 1 09, 1 6 ; - Sal 27 , 1 2: "contro d i m e sono insorti falsi testimoni" ; cf. an­ che Sal 35 , 1 1 49; - Sal 22, 1 9: "si dividono le mie vesti , sul mio vestito gettano la sorte " ; - ls 5 3 , 1 2: "è stato annoverato fra gli empi" ;

- Sal 3 1 , 1 2s: " sono l' obbrobrio dei mei nemici, . . . chi mi vede per strada mi sfugge, . . . sono divenu­ to un rifiuto " (cf. Sal 109,3-5); - Sal 22 , 8 : "mi scherniscono quelli che mi vedono , storcono le labbra, scuotono il capo" (cf. Sal 1 09,25); - Am 8,9: "in quel giorno farò tramontare il sole a mezzodì e oscurerò la terra in pieno giorno " ; - Sal 22,2 (cf. sotto);

48 Cf. E . Flessman van Leer, Die Interpretation der Passionsgeschichte vom A l­ ten Testament aus, in H . Conzelmann e altri , Zur Bedeutung des Todes Jesu. Exe­ getische Beitriige, Giitersloh 1 967, pp. 79-96; H . D . Lange, The Re/ationship Bet­ ween Psalm 22 and the Passion Narrative, Concordia Theological Monthly 48 ( 1 972) 6 1 0-62 1 ; J .G. Reumann, Psalm 22 at the Cross. Lament and Thanksgiving for Je­ sus, l nterpr 28 ( 1 974) 39-58. 49 Entrambi questi passi si ritrovano in Mt, ma sono assenti in L e e in Gv .

I L RACCONTO PRE-MARCIANO DELLA PASSIONE

- 1 5 , 36 : "uno corse a inzuppa­ re di aceto una spugna . . . e gli dava da bere" - 1 5 ,39: "quest 'uomo era figlio di Dio "

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- Sal 69 ,22 : "quando avevo se­ te mi hanno dato aceto " ; - Sa p 2 , 1 8 : " se il giusto è figlio di Dio , egli l'assisterà " ; 5, 5 : "egli è considerato tra i figli di Dio " (cf. Sal 22 ,9).

Come si vede, gli accostamenti all'AT sono impressionanti, tanto più che nessuno di essi viene introdotto mediante una esplicita formula di citazione, essendo semplicemente integrati nel discor­ so del narratore. Ma, per quanto ci si possa richiamare a storie di singole figure veterotestamentarie (come Giuseppe in Egitto , Ester , Daniele , Susanna, forse Eleazaro )50, va osservato che nes­ suno di quei racconti di giusti sofferenti viene ripreso nemmeno per allusione . La prevalenza dei riferimenti a Sal 22 e in genere ai Salmi (oltre a Is 53 e Am 8) , dove non si tratta di nessuna figura storica specifica, dice invece che nel caso di Gesù si tratta della realizzazione di un tipo, ma in modo tale da far vedere che uno schema generale si compie in un personaggio singolare . Infatti , il fatto che nessuna determinata figura dell ' AT venga ri­ chiamata dipende probabilmente dalla unicità del caso-Gesù, che il narratore sa essere molto di più di tutti loro in quanto Messia, Figlio dell' uomo e Figlio di Dio . Il tema del giusto sofferente inoltre viene anche superato da un' altra considerazione di tipo storico: alla base del racconto non c'è solo l' affermazione che il giusto-Gesù ha sofferto, ma soprattutto c'è il dato oggettivo che egli ha subito una morte infamante, maledetta dalla Legge . Ed è come se il narratore di fronte a ciò non disponesse ancora di una vera spiegazione; ma ha bisogno almeno di farne memo­ ria, nonostante tutto . Un' attenzione particolare , a questo proposito, merita il testo di Mc 1 5 , 34 dove si registra il grido d' abbandono di Gesù morente, derivante da Sal 22/2 1 ,2: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai ab­ bandonato? " . Diamo qui un confronto sinottico di tutte le sue ri­ correnze nelle sei fonti diverse in cui è riscontrabile :

50 Cf. G . W . E . Nickelsburg, The Genre and Function of the Markan Passion Narrative, HTR 73 ( 1 980) 1 54- 1 84.

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LA CHIESA GIUDEO-CRIS..TIANA DI GERUSALEMME

TM

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LXX

9EÒç O 9Eoç fJ.OU, 1tpocrx_Eç fJ.Ol tVIX 'tt È-yXIX'tÉÀt1tÉç fJ.E; O



lamah CCzza btanf

tema ' sebaqtanf Mc 1 5 ,34

EÀWL EÀWL ÀEfJ.IX cr!X�IXX91XVL = Ò 9Eoç fJ.OU O 9Eoç fJ.OU, dç 'tL È'YXIX'tÉÀmÉç fJ.E; Mt 27 ,46

TjÀL TjÀL ÀEfJ.IX cr!X�1XX91Xvt = 9EÉ fJ.OU 9EÉ fJ.OU, tVIX'tt fJ.E È-yXIX'tÉÀt1tEç; Vangelo di Pietro 1 9

1j OUVIXfJ.tç fJ.OU, 1j OUVIXfJ.tç fJ.OU , XIX'tÉÀu�&_ç fJ. t ! Da questo quadro (senza tener conto delle varianti testuali dei due vangeli canonici) risulta la vicinanza di Mc a una dizione ara­ maica, forse più arcaica 5 1 • Il problema posto dai seguenti vv . 35-36, secondo cui alcuni dei presenti , ascoltando Gesù, dissero : "Ecco , chiama Elia " (Mc 1 5 , 3 5 ) , si può spiegare linguisticamente richiamandosi a Sal 22, 1 1 ( ' ' Dal grembo di mia madre il mio Dio sei tu " ) . Quest 'ultima frase in ebraico suona 'elf 'attah (cf. anche Sal 3 1 , 1 5 ; 63 ,2; 1 1 8,28; 1 40 , 7 ; aramaico : 'e/ahf 'antah) e gli astan­ ti potrebbero averla fraintesa in aramaico come 'elia ' ta, "Elia, vieni ! " 5 2 . Ma questa è una soluzione storicizzante, che prescinde dal fatto che il nostro racconto intende la frase di Gesù (subito tra­ dotta in greco) in un altro senso , cioè in quello del primo versetto 5 1 Il verbo aramaico s•baq corrisponde all'ebraico