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Italian Pages 420 [415] Year 2008
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In copertina: SEBASTIANO DEL PioMBo, Morte di Adone (1505 ca.), zia, Museo Amedeo Lia.
La Spe
Il volume è stato pubblicato con il contributo della Scuola Nomude Superiore di Pisa e del Li/a Acheson Wallace-Reader's Digest Publications Subsidy at Villa I Tatti
ISBN 978-88-8455-629-5 Tutti i diritti riservati - All rights reserved Copyright© 2008 by Editrice Antenore S.r.l., Roma-Padova. Sono ri gorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l'adattamento, an che parziale o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effet tuati, compresi la copia fotostatica, il microfìlm, la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta della Editrice Antenore S.r.l. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.
PREMESSA fu assai travagliata per cagione di tante persecuzioni, di tante prigionie e di tante infìnnità. che veramente si rende degna di gran com passione, ed apporta stupore come cosi angustiato da tante miserie abbia potuto scrivere quel che ha scritto.
La sua vita
Cosi del Marino scriveva il nipote Francesco Chiaro , dopo avere peraltro espunto , con attenzione sist ematica, i passaggi piu spinosi di quelle traversie dalla sua biografia dello zio. Pro prio in virtU del contrasto tra la condizione d'affanno entro cui il poeta ebbe spesso a trovarsi e la produzione poetica straordi naria (anche quantitativamente) ha senso impegnarsi in una ri costruzione della lunga e tormentata relazione intrattenuta da Marino con le due Congregazioni romane del Sant'Uffìzio e dell'Indice. I materiali che restituirò nelle pagine che seguono sono sufficienti a mutare il colore e a precisare i contorni di al cuni passaggi della biografia e , piu oltre , a illu minare almeno in parte i motivi del la condanna dell'Adone. Ha sorretto questa ri cerca la certezza che per via documentaria, e non congetturale, si possa giungere all'interpretazione di una carriera letteraria tanto pubblicamente fortunata quanto privatamente impervia, nonché allo scioglimento di nodi di ordine esegetico e filologi co-testuale. Tracce del procedimento indetto contro Marino erano note sin dal 1924. quando Vincenzo Spampanato, ancora secretate le carte del Sant'Uffìzio , rese consultabili solo dal 1998, reperi in due codici napoletani i ruoli (cioè gli « ordini del giorno ,. ) di al cune riunioni dell'Inquisizione romana. Gli scarni documenti pubblicati da Spampanato si estendono sull'arco che va dal feb braio 1610 al genna io del 1615 e, sebbene interpretati dallo stu dioso entro un quadro plausibile, ricos truito alla l uce dell'epiVII
PREMESSA
stolario mariniano, sono sta ti pressoc hé i gnorati dalla cri tica. Fanno eccezione alcuni saggi dedica ti all'impo rtante missiva scritta da Marino a Giacomo Castelvetro nel 1616 in cui il poeta manifestava, insieme all'intenzione di pas sare in Ing hilterra, la determinazione a tenersi il piu lontano possibile da Roma sin ché « il tempo, o la morte non avessero reso sicuro il ritorno. Trascurata dalla critica è stata anche la breve nota di Giuseppe Rua, risalente al 1893, ove era ricos truita, sulla scorta di docu menti d'archivio, l'intercessione del cardinale Pietro Aldobran dini presso Carlo Emanuele di Savoia per la liberazione di Ma rino dalle carceri torinesi : intercessione tanto piu pressante (e politicamente complicata) quanto piu cogente diventava la ne cessità per Aldobrandini di far comparire il Marino a deporre davanti al tribunale del Sant'U ffizio romano. Alla luce dei nuovi documenti il quadro si estende in am piezza e in dettaglio, permettendo la fermatura di date, nomi e circostanze. Proprio le date converrà fissare per prime : nelle carte dell'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede il nome di Ma rino compare nel 160 4, per un episodio ri soltosi senza conseguenze ma ricordato dal Marino stesso nella lettera-manifesto al duca di Savoia scritta dopo l'attentato del Murtola. Ricorre poi con costanza, intrecciand osi tra le due Congregazioni del Sant'Uffizio e dell'Indice, sino alla sentenza del 1623 e poi ancora, entro le filze dell'Indice, sino agli anni '90 del secolo. Ci ò si gnifica che Marino ebbe a preoccuparsi del l'Inquisizione pe r un intero ventennio, l'ultimo suo : senza ce dere alla tentazione di formule facili e altisonanti, è un dato che va messo nel conto e fatto reagire con le scelte del poeta sul piano personale e lettera rio. Pe r inte rpretare la vicenda di Marino pu ò valere quanto ha scritto Leen Sp ruit a proposito del processo a ca rico di Cesare Cremonini : « La dinamica del processo [ . . . ) pu ò essere parago nata a u n fuoco che cova sotto le ceneri producendo di tanto in »
VIII
PREMESSA
tanto fi ammate notevoli, come negli anni 1608, 1614. 1616 e 1619-1623. Le fi ammate furono provocate da una o piu denunce o da un nuovo libro che Cremon ini aveva in programma di stampare o che aveva già s tampato. Nei verbali della Suprema Congregazione, pur notoriamente s carsi, l'irritazione di Roma si a vverte sin dall'inizio. Per anni l'irritazione si accumula, e fi nalmente la pazienza, esercitata piu al lungo del solito, si esau ri sce • · Ma se altri motivi di paragone sul piano procedurale esi stono {ad esempio, anche la causa inquisitoriale contro Cremo nini si intrecci ò con le censure e le decisioni della Congregazio ne dell'Indice), va subito chiarito, senza timore di esagerazioni, che la sorte di Marino fu ben diversa: infatti, la tranquillità pa dovana di Cremon ini, suddito della Serenissima, non risultò troppo turbata dal processo, sino alla morte nel 1631 giunta pri ma che si addivenisse a sentenza. Marino, invece, fu costretto a costante cautela, a spostamenti repentini, a un'umiliazione fina le pesantissima per quell'immagine di poeta di successo che si era meticolosamente costruito. Si mile sorte tocc ò al poema mag giore, la cui espurgazione, piu e piu volte tentata dopo l'iscri zione all'Indice del 1627, non fu mai su fficiente ad autorizzarne la ristampa. Ho cercato di restituire i documenti senza eccessiva secchez za, facendoli reagire con quanto già noto e tenendo ferma la ne cessità di raccordare la ricerca storico-documentaria agli aspetti letterari, gli unici a rendere sensata un'indagine sul Marino. La messe di dati, pur non esigua, è larghissimamente manchevole, in frangenti essenziali, non secondari. Mancano le carte proces suali, mancano le lettere degli Inquisitori periferici, i memoriali inviati dal Marino, soprattutto i componimenti incriminati. Il filo che ho ricostruito, aggiungendo ai materia li provenienti dall'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede poche altre tessere disperse, è labile e in pi u tratti spezzato. Mi ha mosso la convinzione che rendere disponibili date e nomi sia IX
PREMESSA
il primo passo perché altri studiosi continuino la ri cerca, mol ti plicando il mio sforzo per necessità circoscri tto, nella sper anza che i mol ti documenti mancanti tornino alla luce. Nuo vi repe ri menti giungeranno forse a smen tire i non rari passaggi i pote tici di questo libro o l'idea intera della figura del Marino che ne scaturisce. Intanto, per qualche tempo, la necessità di gu ardare so tto una luce diversa quella figura, ancora sfuocata.
Rasano {EuR), 7 maggio 2008 •
c. c.
Desidero qui manifestare la mia gratitudine nei confronti delle per sone e delle istituzioni che hanno reso possibile la pubblicazione di questo libro: Enrico Malato e i Direttori di collana, che lo hanno accol to entro la « Miscellanea erudita»; la Scuola Normale Superiore e Vil la I Tatti, che ne hanno sostenuto le spese di stampa. Devo ad Alessandro Martini la possibilità di avere una guida e di proseguire senza ansia in questa ricerca, già avviata grazie al sostegno dell'Università di Trento e della Scuola Normale Superiore di Pisa. Le linee generali del volume sono state presentate al convegno interna zionale Marino e il Barocco, da Napoli a Parigi (Basilea. 7-9 giugno 2.007): alle discussioni scaturite in quei giorni devo consigli e stimoli impor tanti. Mi è grato compito ricordare, inoltre, coloro che con generosità e pazienza hanno contribuito a migliorare queste pagine: Guido Ar bizzoni, Erminia Ardissino, Federico Barbierato, Eraldo Bellini, Mau rizio Campanelli, Giorgio Caravale, Marco Cavarzere, Luca Ceriotti, fra Luciano Cinelli OP, Marco Faini, Roberta Ferro, Gigliola Fragnito, Carlo Alberto Girotto, Mario Infelise, Vincenzo Lavenia, Toby Osbor ne, Stefania Pastore, Sabina Pavone, Chiara Petrolini, Daniel Ponziani, Paolo Procaccioli, Adriano Prosperi, Elisa Rebellato, Matteo Residori, padre Lizaro Sastre O P, Lucia Simonato. Un ringraziamento particolare rivolgo alla redattrice Daniela Mar rone per la cortese e non ordinaria disponibilità. Dedico questo libro a Maria. per le sue paure, e per le mie. x
ABBREVIAZ I O N I BIBLIOG RAF I CHE
Adone= G. MARINo, Adone. a cura di G. Pozzi, con dieci disegni di N. PoussiN, Milano, Adelphi, 1988, 2 voli. [prima ed. 1976]. BAIACCA, Vita= G.B. BAIAcCA, Vita del Cavalier Marino, Venezia, Giaco mo Sarzina, 1625. Bibliografia = F. GIAMBONINI, Bibliografia delle opere a stampa di Giambatti sta Marino, Firenze, Olschki, 2000, 2 voli. [in mancanza di indicazio ne diversa. si cita il numero d'ordine delle opere elencate]. BoRZELLI 1898 = A. BoRZELLI, Il Cavalier Giovan Battista Marino (15691625), Napoli, Priore, 1898. BoRZELLI 1927 = A. BoRZELLI, Storia della vita e delle opere di Giovan Bat tista Marino, Napoli, Tipografia degli Artigianelli, 1927. CHIARO, Vita = F. CHIARO, Vita del cavalier Marino, in MARI No, La Strage de gl'Innocenti, Napoli, Beltrano, 1632. DBI = Dizionario biografiro degli Italiani, Roma. Istituto dell'Enciclopedia Italiana. 196o-. Epistolario = G.B. .MARINO, Epistolario seguito da lettere di altri saittori del Seicento, a cura di A. BoRZELLI e F. NICOLINI, Bari, Laterza. 1912, 2 voli. FuLco, La passione = G. Fmco, La passione. Studi sul barocco tra letteratura e arte. Roma. Salerno Editrice, 2001. IU = Index des livres interdits, a cura di J.M. DE BUJANDA, Sherbrooke Genève, Médiaspaul-Droz, 1984-2002, 11 voli. Lettere = G. .MARINO, Lettere. a cura di M. GuGLIELMINETII, Torino, Ei naudi, 1966. Lira III= G .B. .MARINO, La lira. Parte terza, Venezia. Giovan Battista Ciot ti, 1614. QUETIF-ÉCHAIU> = Saiptores Ordinis Praedicatorum recensiti [ .. ]. Inchoavit Reverendus Pater Frater]arobus Quetif [ ...1 absolvit Reverendus Pater Fra ter]arobus Échard, Parigi, Ballard-Simart, 1721, 2 voli. Rime r, II = G.B. MARINo, Rime. Parte prima. Parte seronda, Venezia. Gio van Battista Ciotti, 16o2. Rime eroiche= G. MARINo, Rime eroiche, a cura di O. BESOMI, A. MARTI NI e M.C. NEWLIN-GIANINI, Modena, Panini, 2002. .
XI
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
RuA, La
intercessione= G. RuA, La intercessione del Cllrd. Aldobrandini presso Carlo Emanuele I per la scarcerazione del Cav. Marino (1611), in c Giorna le storico della letteratura italiana t, a. XXII 1893, pp. 422-2.6. Russo, Marino = E. Russo, Marino, Roma, Salerno Editrice, 2.008. SPAMPANATO, Nuovi documenti= V. SPAMPANATO, Nuovi documenti intorno a negozi e processi dell'Inquisizione (160]-1624), in «Giornale critico della filosofia italiana•, a. v 1924. pp. 97-137, 216-61. STIGLIANI, Occhiaie = Dello occhiaie opera difensiva del Cavalier Fra Tomaso Stigliani. Saitta in risposta al Cavalier Giovan Battista Marini. Dedialto al l'Eccellentissimo Signor Conte d'Olivares, Venezia, Pietro Carampello, 1627. STIGLIANI, Postille a Baiaa:a = postille attribuibili a Stigliani riportate sul la copia ms. di BAIACCA, Vita, Roma, Biblioteca Casanatense, ms. 3286. Si ciu il numero della postilla. STIGLIANI, Replial = T. SnGLIANI, Replial del Cllvalierefra Tomaso Stigliani. Dedialta all'eaellentissimo signor Principe di Gallialno. Fatta inJavor del suo libretto intitolato /"Occhiaie'. Contra una invettiva di Girolamo Aleandri, la qual s'intitola 'Difesa dell'Adone', e procede per tutti i primi dieci Cllnti di quel lo, ms. in Roma, Biblioteca Casanatense, 900-901 [dove non diversa mente indicato, le citazioni sono dal vol. 1, ms. 900).
XII
AV VERTENZA
Nella citazione diretta da manoscritti e da testi antichi ho operato un ammodernamento ortografico, distinguendo u da v, eliminando l'h etimologica, sostituendo et con e o ed, rendendo con zi i nessi -ti e -tti dinanzi a vocale, aggiornando accenti e apostrofi e abbassando le maiu scole superflue. Cospicuo l'intervento sulla punteggiatura, che ho reso conforme all'uso moderno. Non cosi per le riprese da edizioni moder ne, ove, quando non diversamente indicato, ho accolto i criteri dei ri spettivi editori, pur cosciente della difformità che venivo a creare. In entrambi i casi ho invece sciolto le abbreviazioni. In mancanza di indi cazione contraria, sono miei i corsivi, a testo e in nota. Nel volume sono impiegate le sigle seguenti: ACDF
=Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Città del Vaticano; ADP =Archivio Doria Pamphilij, Roma; AGOP =Archivio Generale dell'Ordine dei Predicatori, Basilica di S. Sabina, Roma; Archivio di Stato, Torino; AST =Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano; ASV =Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano; BAV BCA Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, Bologna; =Biblioteca Oliveriana, Pesaro; BOP BNCR =Biblioteca Nazionale Centrale «V ittorio Emanuele II •. Roma. =
=
GIOVAN BATTISTA MARINO TRA INQUISIZIONE E CENSURA
I 1 604- 1 609: AVVI SAG LIE E PAURE Ho ricevuto il sonetto del Signor Stigliani: quanto alla risposta, io non ho animo, né tem po di comporre, e si fatte risposte non ho mai fatte [ ... ], e veggo oggi di che i Reverendi Pa dri Inquisitori hanno sbanditi gli scritti del Si gnor Tommaso, ed io non voglio andare in istarnpa con si fatti pericoli. Dunque può scri vere che io non sono in paese (Gabriello Chia brera a Bernardo Castello, 2 agosto 1611).
1. In quel capolavoro di equilibrismo che è il memoriale scritto al duca Carlo Emanuele I poco dopo l'esito violento dell'affare Murtola . Marino spendeva parole appena venate di paura per ricondurre a un esiguo manipolo di sonetti ( « non per ò ecce denti i termini del ridicolo e della burla ,.) le molte composi zioni pericolose che gli venivano attribuite. Murtola e altri ma levolenti « emuli ,., infatti, non si erano fermati alla conside razione, poco discutibile, dell'oscenità di alcune poesie già a stampa, ma avevano formulato e diffuso accuse ben piu preoc cupanti. Anunutinato il suddetto [Murtola] con altri miei nimici, ha mandato in volta un discorso intitolato Epilogo della vita del Marino, dove, oltre mol te mentite che dice intorno alla mia qualità, si sforza di dimostrare ch'io sia non solo uno scelerato, ma un eretico, e che ciò si possa argo mentare non solo dalle parole, ma dalle operazioni, e non solo dalle operazioni, ma dagli scritti, e dagli scritti non solo stampati, ma da quelli che vanno a penna, e che questi contengono non solo delle oscenità, ma delle empietà.1
1. Lettere, p. 83 num. 48, in data 15 febbraio 1009. Giova ricordare, ai fini del discorso che qui si conduce, che la medesima « lettera in forma di manifesto»,
3
GIOVAN BATIISTA MARINO TRA INQUISIZIONE E CENSURA
I..:e fficace costruzione retorica, concepita per far sembrare l'ac cusa del Murtola una inaudita cal unnia, era però destinata a perdere forza solo una pagina piu oltre, ove con me ticolosit à s o spetta M arino si impegnava a smon tare quella medesima accu sa. Non solo, scriveva, gli erano stati attribui ti a torto alcuni s o netti composti dall'Aretino, dal Franco e da « altri licenziosi aut tori antichi • ; ma i suoi nemici ne avevano scritti di bel nuovo, dove non contenti delle disonestà hanno (quel che piu importa} in molti luoghi scherzato co' santi e con poca riverenza mescolate le sacre con le profane cose. Questa è una congiura assai simile a quel/4 che in Roma
nel tempo di Clemente ottavo, pontefice di santissima memoria, mi fu tramata, ma, mercé all'auttorità di chi mi proteggeva, conosciuta per accu54 di gente livida, non ebbe però vigore di stabilire le sue radid; anzi un sonetto infamissimo, che mi era stato apposto, si vide chiaramente essere stato fatto molti anni prima ch'io na
scessi. Ho potuto io per aventura meritar titolo di reo poeta, ma non di poco religioso. Ho potuto errare nello scrivere, ma non già nello scri vere cose indegne di scrittor cattolico. Per la qual cosa io mi protesto e dichiaro che si fatti componimenti non son miei, né mai da me furono fatti.2
Con queste righe, nei primi mesi dell'anno 1009, già caldo del l'attentato e destinato di li a poco a infiammarsi, M arino richiaentro cui è la piu accorata autodifesa mariniana dalle accuse di empietà, sarà po sta dagli editori a capo della prima raccolta epistolare mariniana (Lettere del Ca valier Marino gravi, argute,focete, e piacevoli, Venezia, Baba, 1627, pp. 1-32, senza da ta). In BAV, Autografi Patetta, cartella Marino, Giambattista, 1, è contenuta, acefala, una diversa redazione del manifesto al duca, datata 22 febbraio 169. Su questo ms. e sulla tradizione testuale del memoriale vd. E. Russo, Unframmento ritrova to. Ventiquattro inediti per l'epistolario mariniano, in c Filologia e Critica t, a. xxx 2005 , pp. 428-48; I o., Marino, pp. 96-109, 305. Un'edizione della redazione vatica na è attesa in appendice a lo., Marino e Murtola (con una nuova redazione del 'RA� guaglio' a Carlo Emanuele I), i.c.s. 2. Lettere, p. 85 num. 48. Nella redazione del citato ms. Patetta, dopo c profane cose t l'aggiunta c congiungendo (come si legge nella divina Scrittura) l'Idolo di Dagon con l'Arca di Dio t. Piu oltre nella citazione, dopo c poco religioso t : c Ho potuto trasgredire i precetti dell'arte poetica, ma non le regole della cri stiana dottrina t (c. 4r).
4
I
•
16o4-1609: AVVISAGLIE E
PAURE
mava alla memoria pubblica un episodio, certo non da lui mes so in piazza, di qualche anno addietro. Da questa minima tesse ra sinora non meglio nota converrà partire per comporre un sen sato dossier de l lungo e difficile rapporto che il Marino intrat tenne con le due Congregazioni romane del Sant'U ffizio e del l'Indice: nella convinzione che date, nomi, snodi di quel dossier siano centrali per seguire e interpretare il corso biografico e let terario del poeta napoletano. Se depurato dell'aggettivazione apologetica, il racconto della breve traversia subita dal poeta negli anni romani, pontefice an cora Clemente VIII {che è a dire potere degli Aldobrand ini an cora intatto), è fededegno: Feria tertia die 16• Novembris 16o4 Fuit Congregatio Sancti Officii coram Illustrissimis et Reverendissimis Dominis Dominico episcopo T uscolano Cardinali Pinello, fratte Hie ronymo Bernerio episcopo Albanensi Cardinali Asculano, Camillo Car dinali Burghesio, Anna Descars tituli Sanctae Susannae Cardinali Gi vrio, Ferdinando tituli Sancti Eusebii Cardinali Taberna, ac fratte An selmo Marzato tituli Sancti Petri in Monte Aureo Cardinali Monopo litano, nuncupatis praesbyteris rniseratione divina Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalibus adversus haereticam pravitatem Inquisitoribus Generalibus a Sancta Sede Apostolica specialiter deputatis. [ . . . 1 Contra Ioanne m Baptistam Marinum, lectis inditiis rnissis a V icario Neapolitano super compositione cuiusdam nefarii epigrarnmatis cum abusu rerum sacrarum contra Illustrissimum Cardinalem Detum, Illu strissimi Domini resolverunt, ut Illustrissimus Dominus Cardinalis Sancti Eusebii eorum collega tractet cum Illustrissimo Domino Cardi nali Aldobrandino circa modum faciendi causam. Et supradicto Illu strissimo Domino Cardinali Sancti Eusebii per Assessorem fuerunt consignatae literae originales et informationes. [ . . . 1 Huic Congregationi fuerunt praesentes Reverendi Patres Domini Consultores; Reverendus Pater Magister Sacri Palatii; Reverendus Pa ter V icarius Ordinis Praedicatorum; Reverendus Pater Comrnissarius huius Sancti Officii; Reverendus Pater Dominus Marcellus Philonar dus Assessor; Reverendus Pater Frater Desiderius Scaglia socius Reve-
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rendi Patri Commissarii; Dominus Carolus Sincerus et Dominus Pro curator fìscalis.3
Con il tardivo resoconto del memoriale al duca coincidono non solo l'epoca, ma anc he la singolarità della composizione {« un sonetto infamissimo t, « cuiusdam nefarii epigramma tis ), il con tenuto { « rum abusu re rum sacra rum ) e soprattutto l'esito, con segnato all'« auttorità di chi lo proteggeva cio è Pietro Aldo•
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3· ACDF, Sanctum O.ffìcium [S.O. d'ora in avanti), DtaettJ, 16o4-16o5, 1, c. 201v. Nelle citazioni successive, come del resto accade quasi sempre anche nei decre ti originali, indicherò in forma abbreviata le formule rituali d'inizio riunione e la composizione del consesso, informando il lettore di qualche presenza rile vante al di fuori dei cardinali Inquisitori generali, sempre indicati col solo co gnome in principio, dopo la data. Per questa riunione gli Inquisitori presenti fu rono: Domenico Pinelli (1541-1611), vescovo della diocesi suburbicaria di Frasca ti, poi (16o5-16o7) di Porto, poi (16o1-1611) di Ostia, sede del cardinale decano; Girolamo Bernerio (o Bemieri, dell'Ordine dei Predicatori, vescovo di Albano, detto cardinale Ascolano perché in precedenza vescovo di Ascoli Piceno, 154?1611; dal16o7 vescovo di Porto); Camillo Borghese (1552.-162.1), cardinale di S. Crisogono, segretario della Congregazione e futuro papa Paolo V; Anne d'E scars de Givry (1546-1612), cardinale di S. Susanna ; Ferdinando Taverna (cardi nale di Sant'Eusebio, 1558-1619); Anselmo Marzato (1543-167), cappuccino, car dinale di S. Pietro in Montorio, detto cardinale di Monopoli. Tutti gli Inquisito ri, ad eccezione del Pinelli e del Bernerio, erano stati creati cardinali da Cle mente VIII. Pinelli, Bernerio, Borghese, e ancora Bellarmino e Arrigoni, che in contreremo piu oltre, erano stati firmatari della sentenza che aveva consegnato Giordano Bruno alla giustizia secolare, cioè al Governatore di Roma, allora lo stesso Ferdinando Taverna. Tra gli altri componenti, da notare la presenza del l'Assessore Marcello Filonardi, su cui infra cap. v, e, in qualità di socius del Com missario, del futuro cardinale di Cremona Desiderio Scaglia: sui suoi rapporti col Marino vd. infra, capp. VI, x, con bibliografia. Il Maestro del Sacro Palazzo, teologo del papa, responsabile delle licenze di stampa in Roma, membro di di ritto della Congregazione dell'Indice e permanente del Sant'Uffizio, fu dal1598 al 16o7 frate Giovanni Maria Guanzelli da Brisighella (e cosi detto), su cui vd. in fra, n. 42.· Sulla figura del Magister vd. Syllabus Magistrorum Saai Palatii Apostolici. Auaore F. Vincentio Maria Fontana, Romae, Ex Typographia Nicolai Angeli Ti nassii, 1663; De Magistro Saai Palatii Apostolici libri duo auaore Iosepho Catalano, Ro mae, Typis Antonii Fulgoni apud S. Eustachium, 1751; lib. n per la cronotassi. 6
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brandini.4 Pochi anni dopo la fuga da Napoli (16 00}, forte della fama acquistata con la pubblicazione della prima raccolta poeti ca (le Rime edite dal Ciotti a Venezia nel 16o2), in piena fioritu ra del potere del cardinal nepote (nelle cui grazie, non si sa co me, era entrato}, il Marino poteva ben permettersi di mettere un piede in fallo, rivestendo i panni scapestrati che gli erano già costati il carcere napoletano e che, a sentire Stigliani, erano ben piu lordi del previsto. 5 Cosi, con un sonetto tanto rumoroso da 4· Pietro Aldobrandini (1571-1621), cardinale di S. Pancrazio, fu anunesso in Congregazione non molto tempo piu tardi, il 14 aprile 1005, durante il brevissi mo pontificato di Leone XI. Su di lui, figura cruciale per i destini mariniani, vd. almeno E. FAsANo GuARJNJ, Aldobrandini, Pietro, in DBI, vol. n {196o), pp. 107-12., e soprattutto le notizie ricavabili da c. ANNJBALDI, n mecenate "politico". Ancora sul patronato musicale del cardinale Pietro Aldobrandini (1571-1621), 1, in 1 Studi musicali », a. XVI 1987, pp. 33-93, e n, ivi, a. XVII 1988, pp. 101-']8. Specifici sul rapporto col Marino BoRZBLLJ 1898, pp. 59 sgg.; BoRZBLLJ 1927, pp. 6'] sgg.; Russo, Marino, pp. 23-27, 71 sgg.; M. SLAWINSKI, 1Deus nobis haec otia fedt »: Marino e i mecenati, in 1 Seicento & Settecento », a. n 2.00'], pp. 63-97, alle pp. 74 sgg. {saggio la cui im postazione generale, mirata a dar corpo alla già vulgata immagine di un Marino 1 alla ricerca di sempre piu prestigiose e munifiche protezioni •, risulterà piu volte messa in discussione dai documenti apportati in questo volume). Inoltre i testi e le relative introduzioni di lUme eroiche, 13, 14 {e passim), e la lettera di Pao lina Bemardini riportata infra. S· STIGLJANI, Postille a Baiaa:a, num. 9: « Questo scacciamento [dalla casa pater na) non fu per non aver atteso alle leggi di Giustiniano, ma per non aver osser vato le leggi della consanguinità per quanto si mormora, e per quanto Giovan Battista Vitali affermò in alcuni suoi scritti; se bene io vo' credere che il sospet to del Padre fosse falso, non ostante che il Signor Ascanio Pignatelli diceva "nes sun conosce il figlio meglio del padre", perciò che troppo mi pare enorme l'im putazione, essendo d'incesto in secondo grado •· Al num. 27 infamante postilla sull'ambiguità della relazione tra Marino e Aldobrandini. Il ms. restituisce il contenuto di un esemplare oggi non ancora rintracciato della Vita del Cavalier Marino di G.B. BAJACCA {Venezia, Sarzina, 1625) postillato da Tommaso Stiglia ni, cui è anteposta dalcopista, con acuta intuizione, la lettera d'invio dell'esem plare a Francesco Balducci nel testo intervallato dai commenti di Angelico Aprosio cosi come in [A. APaos10), Del Veratro apologia di Saprido Saprid per rispo sta alla seconda censura all'Yldone' del Cavalier Marino fotta dal Cavalier Tommaso Sti gliani. Parteseconda, Venezia, Stamparia Leniana e Vecelliana, 1645, pp. 242.-56 {ma 7
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giungere agli orecchi della Congregazione del Sant'Uffizio, egli doveva essersi associato alle forse non rare p asquinate dire tte al l'indirizzo del cardinal Giovan Battista De ti,6 personaggio su la lettera compariva già in calce a STIGLIANI, Occhiaie., pp. 517-.2.0; la si legga in Epistolario, vol. n pp. 317- 18). I libri a stampa postillati da Stigliani, preziosissimi per le rivelazion\ (ancorch� da assumere con buona prudenza) su biografia e opere mariniane, sono conservati alla BNCR entro una sezione del legato del Collegio Romano della Compagnia di GesU, e precisamente entro i volumi ap partenuti, come risulta dalle note di possesso, al cardinale Sforza Pallavicina. Qui e altrove mi avvarrò delle postille di Stigliani impiegandole, se non come fonte fededegna, come controcanto possibile alle numerose reticenze marinia ne, secondo quanto condiviso da Russo, Marino, p .w n. 13. Il ms. casanatense delle Postille a Baiaaa è impiegato da BoRZBLLI 192.7, p. 11 n. 2. e passim. Airone postille all'ed. 162.8 delle lettere mariniane sono edite in Epistolario, vol. n pp. 389-90. Del postillato delle lettere mariniane edite nel 162.7, recentemente ci emerso, dà notizia G. Arbizzoni in G. ARBIZZONI-E. Russo, Due rit:rovamenti ma rinian� in « Filologia e Critica t, a. XXXII .2.007, pp. 2.90-300, alle pp. 2.9{>-96. Alla BNCR v'è pure un esemplare del suddetto Veratro Il (segnatura: 71 2. A s) postil lato da Stigliani, non però nelle pagine che contengono la lettera a Balducà. Nella Casanatense sono conservati altresf i mss. autografi di Stigliani, specie la Replica, già impiegati dalle due monografie d'avvio per lo studio del Materano: M MENGHINI, Tommaso Stigliani. Contributo alla storia letteraria del secolo XVII, Ge nova, Tipografia del Regio Istituto Sordomuti, 189o; F. SANToRo, Del Cav. Tom maso Stigliani. Con appendice di poesie inedite., Napoli, Tipografia Sannitica Rocco e Bevilacqua, 1908. 6. Del verbale della riunione del 16 novembre, oggi pressoch� illeggibile, esi stono due copie: una novecentesca in ACDF, S.O., Deaeta, 16o 4-16o 5, 2., ove il passo è a p. 471, una in ACDF, S. 0., Stanza Storica [St. St. d'ora in avanti], NN 3 d. c. 176r, documento che richiede un supplemento di spiegazione. Trattasi infatti di un registro tardosecentesco di Deaeta notabiliora, cioè di un estratto dai Deaeta, di cui trasceglie in ordine cronologico le cause piu utili alfine, evidente dai matgina lia, di compilare un registro alfabetico per materie (all'ACDF ve ne sono molti esempi di ogni età). Gli anni considerati vanno dal 16o 1 al 166o, con varie larune: a suo luogo si dirà quando questo registro è tornato utile per un confronto con il testo dei decreti originali. Per il 16o 4. i riferimenti di pagina dati dal compilatore non corrispondono però all'originale da cui si è citato qui (a p. s), ove come det to il passo è a c. 2.01v, bensf a un altro volume di decreti originali non sopravvis suto. Il punto è rilevante, poiché il verbale copiato nei Notabiliora, per il resto cor rispondente alla lettera con quello citato, porta in luogo di « Detum • il nome .
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cui, anni dopo, non avrebbe lesinato critiche nemmeno il cardi nale Guido Bentivoglio: Clemente si penti ben tosto di averlo esaltato. Promosso appena co minciò subito a far azioni di vita libera e tale che ben si potrebbe dire che grande fosse la disgrazia dei nostri tempi, poiché in ragione di an zianità bisognò che il nostro sacro collegio vedesse Deti nella premi nenza di suo decano portato a braccia nel concistoro una volta sola per goderne quella sola il possesso, perché poi venne a morte in brevissimo tempo. Dissi portato a braccia perché egli era stroppiato dalla podagra e pieno di mille malattie contratte per mille disordini, che gli avevano abbattute le forze sin dal tempo ch'egli avrebbe dovuto goderle piu in vigorite. Quante volte io medesimo viddi papa Clemente fargli aspris sime riprensioni; e quante volte lo minacciò de' piu severi castighiF
Il cardinal Deti, lontano parente del papa, era stato innalzato al la porpora il 3 marzo 1599 solo diciassettenne, proprio su istan za di Pietro Aldobrandini, ma si era mostrato poco meritevole della promozione provocando l'intervento del Pontefice « per il suo contegno indegno ».s A lui, piu tardi anfitrione delle riunioc Doriam t. Giovanni Doria, detto Giannettino, venne creato cardinale diacono nel concistoro del 9 giugno 16o4 (ma ricevette il cappello solo il s dicembre 16o5, pur avendo preso parte ai due conclavi dello stesso anno) e sarà figura cruciale per Marino in due frangenti: la dedica della Lira m e la denunzia dell'Adone alla Congregazione dell'Indice nel 162.4 (vd. infra, capp. IV e vn). Su di lui vd. M. SAN FILIPPO, Doria Gianndtino {Giovanni), in DBI, vol. XLI 1992, pp. 345-48. La lezione alternativa, che non accolgo perché nessun originale la testimonia, e perché è probabile un errore di lettura del copista (Deti è leaio di/Jìcilior), non si può esclu dere con sicurezza, anche se la condotta del Deti, la vicinanza di Marino a que st'ultimo (per cui vd.le nn. successive), soprattutto la provenienza napoletana e l'argomento mariniano secondo cui il sonetto era stato composto anni prima (avanti che il Doria diventasse cardinale) rendono piu probabile un riferimento al Deti. Va comunque ricordato che a Gian Andrea Doria, padre di Giannettino, il poeta aveva dedicato una corona di sonetti entro le Rime eroiche (s 1-64). 7· G. BENTIVOGLIO, Memorie e lettere, a cura di C. PANIGADA, Bari, Laterza, 1934. p. 82.. 8. Cosi L. voN PASTOR, Storia dei Papi [ . . . ), vol. XI, Roma, Desclée, 1958, p. 184.
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ni dell'Accademia degli Or dinati, Marino aveva indirizzato il sonetto Ancor la viva porpora del volto, pubblicato tra le Rime eroi che del 1602, sottoli neando non senza ambiguità l'appropriatez za della porpora cardinalizia all'età ancora efebica.9 Si ignorano i nvece e il sonetto in criminato e l'epoca della sua composizio ne, pur se l'invio di indizi da parte del Vicario capitolare di Na poli può far pensare a una stesura ancora napoletana, a ridosso dunque della nomi na cardinalizia, forse tra il p rimo e il secon do, definitivo, viaggio romano del poeta:10 il che potrebbe aval lare almeno in p arte la dichiarazione del Marino secondo cui l'attribuzione del sonetto fu opera di « gente livida pronta a ri vangare un pesante scherzo poetico, diretto per giunta a un pro tetto dell'Aldobrandini, nel momento in cui la fama del Marino a Roma si ac cresceva e con la trasparente intenzione di incrina re il solido rapporto del poeta con il potente mecenate.11 Non è dato sapere quale « modum faciendi causam de cretò l'Aldo brandi ni, pur se l'assenza di ulteriori discussioni in Congrega zione e il ricordo del Marino nel manifesto al duca di Savoia suggeriscono che la presunta causa nacque e mor i in quello scorcio del 1604 senza far danno. Un tale esito, del resto, era già •·
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Del Deti non piu che menzione in MT. FATTORI, Clemente vm e il Saao Colle gio 1592-1605, Stuttgart, Anton Hiersemann, 2.00 4 (c Papste und Papsttum t, vol. 33) , ad ind., ricchissimo in compenso su Pietro Aldobrandini. Su di lui vd. inve ce R. LEFEVRE, Un cardinale del Seicento: G.B. Deti, in c Archivio della società ro mana di storia patria t, a. xciv 1971, pp. 183-208, secondo il quale, tra l'altro, nel palazzo del Deti si giocava d'azzardo, e M SANPILIPPO, Deti Giovan Battista, in DBI, vol. XXXI X 199 1, pp. 46o-6 1. V d. inoltre, in chiave mariniana, il breve ricor do di BoRZELLI 1898, p. 67, e Io., Storia della vita, p. 82.. 9. Rime eroiche, p. 68 num. 17, e relativa intoduzione p. 67. 10. Per le date dei viaggi romani vd. BoRZELLI 189 8, pp. 46-47. 11. Della posizione di forza acquistata dalMarino all'ombra dell'Aldobrandini fanno fede i toni disinvolti delle lettere di quel periodo: vd. Lettere, numrn. w JO. Sulle opere promesse all'Aldobrandini vd. i documenti pubblicati in G. DE MIRANDA, Giambattista Marino, Virginio Orsini e Tommaso Melchiorri in materiali epi stolari inediti e dimenticati, in c Quaderni d'italianistica t, a. XIV 1993, pp. 1?-32.· 10
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suggerito dalla decisione, al tutto inconsueta, di violare il segre to del Sant'Uffizio consegnando le carte all'Aldobrandini, che non era ancora membro della Congregazione e che rivelava co s i il suo enorme potere di cardinal nepote. Dell'episodio occor rerà ritenere un paio di caratteristiche destinate a ripetersi: la soluzione d'autorità, col ricorso al protettore del momento, a mostrare l'attenzione che il Marino seppe attirarsi da prelati e nobili d'altissimo rango; il disconoscimento della pate rnità del la composizione in criminata col ricorso eventuale alla retroda tazione; l'assenza, che ci si augura possa essere colmata da futu ri reperimenti, del corpo del reato: ossia dei testi e di quasi tut te le « literae originales et informationes che diedero consi stenza e colori allo scheletro dei verbali qui riportati.12 Talché, »
12. La sopravvivenza fortunosa, spesso casuale, di alcuni tra i piu importanti incartamenti processuali impone prudenza e consente speranza. Il fascicolo ga Weiano, a esempio, forse copiato ad uso della Congregazione dell'Indice, è con servato in ASV {vd.I documenti del processo di Galileo Galilei, a cura di S.M PAGA NO, collaborazione di A.G. LuCIANI, Città del Vaticano, Pontificia Academia Scientiarum, 1984. ove alle pp. 1-26 sono anche descritte in dettaglio le vicende che condussero alle ingenti perdite deii'ACDF); pure in una miscellanea dei I'ASV sopravvivono i documenti sul processo di Niccolò Franco {A. MERCATI, I costituti di Niaolò Franco (1568-1570) dinanzi l'Inquisizione di Roma, esistenti nell'Archi vio Segreto Vaticano, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1955); alla BAV l'incartamento su Ferrante Pallavicino, con il costituto avignonese. Esem pio di nuovi e inattesi ritrovamenti: F. BERBTTA, Un nuovo documento sul processo di Galileo Galilei. La lettera di Vincenzo Maculano delzz aprile 1633 al cardinale Francesco Barberin� in « Nuncius. Annali di storia della scienza t, a. XVI 2001, pp. 629-41. Sui materiali e sul funzionamento dei tribunali inquisitoriali in Italia, dopo l'a gile volume di G. RoMEo, I:lnquisizione nell'Italia moderna, Roma-Bari, Laterza, 2002, la sintesi piu recente è quella di A. DEL C01., I:lnquisizione in Italia dal XII al XXI secolo, Milano, Mondadori, 2006. Dello stesso, Direttore del Centro di ri cerca sull'Inquisizione presso l'Università di Trieste, la sintesi sulla consistenza e sull'impiego delle fonti in l documenti del Sant'Uffido comefonti per la storia istituzio nale e la storia degli inquisiti, in « Cromohs t, a. XI 2oo6, pp. 1-6 {http:/ /www.cro mohs.unifi.itlu_2oo6/delcol_docsantuff.html). Sono parimenti disponibili on line {http://www.radioradicale.it/scheda/2478o1) i contributi dell'importante convegno celebratosi pochi mesi or sono: A died anni dall'apertura dell'Archivio del11
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dati alla mano, si cercherà di scorporare il certo dall'incerto e di dar sempre modo di distinguere le ipotesi, ancorch é pro ba bili o solo possibili, dalle circos tanze fe rme e inco nfuta bili. 2. All'epoca del memoriale al du ca, sul quale occorrerà to rna re, Mari no mostrava di essere già ben avvertito dei rischi con nessi alla circolazione, per mano di amici o presunti tali, di compo nimenti a penna per i quali era impensa bile un approdo a stampa. La pratica burlesca e in mi nor misura sa tirica del Ma rino patisce ancora scarsità di ricerche documentarie, ma è a quell'esercizio che occorre pensare quando si voglia ricondurre ad alcunché di noto i molti vuoti che risulter anno evidenti nel prosieguo. Già nel 1602, dal soggiorno veneziano i n occasione della stampa delle Rime, Mari no inviava all'allora complice Sti gliani, nella prima, enigmatica lettera nota al poeta materano, « l'originale • di qualche sua composizione, « non ostante che vi sieno alcuni scherzi, i quali non vorrei che fussero veduti da al tri •:13 prassi che seguirà piu e piu volte negli anni a venire, se gna tamente verso gli amici bolognesi per la Murtoleide, 14 con piu o meno cura nel far sparire gli origi nali, ma con l'esito di o ffrire il destro ad accuse come quelle riassunte nel memoriale. Il &onte parallelo della produzione già a s tampa non era ad ogni modo indenne dagli interventi delle due Congregazioni del Sant'Uffìzio e dell'Indice, e in generale delle istituzioni de putate alla censura ecclesiasti ca, come si ve drà con abbondanza e come due documenti, il secondo dei quali è tessera vicinissi ma a quella appena vista, mostrano già assai bene. Il primo è una lettera di Paolino Bernardini diretta a monsignor Offredo Offredi, vescovo di Molfetta e nunzio in Venezia: la Congregazione per la Dottrina della Fede: storia e archivi dell'Inquisizione (Roma, 2123 febbraio 2oo8). 13. Lettere, p. 31 num. 18. 14. V d. infra. cap. n. 12
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Illustrissimo e Reverendissimo signor e Padron Osservandissimo Il Ciotti libraro costi ha scritto al signor Giovan Battista Marini che co testo Inquisitore non vuole permettere che le suoi [sic] rime si ristam pino in quella forma che già tante volte senza difìcultà sono state stampate, ma pretende che si tolga via una Canzone di amori notturni. Or dispiacendoli ciò sommamente, e parendoli che il favore di Vostra Signoria Illustris sima possa defendere questo parto del suo ingegno da chi cosi crudel mente pretende stropiarlo, informato della servitO che tutta la casa no stra professa alla sua persona, ha pensato ch'io possa essere buono a raccomandare a Vostra Signoria Illustrissima questo suo interesse, che però me n'ha gravato con molta instanza. Io ho preso volentieri l'as sunto, sapendo che per la sua natural benignità e per la cognizione che ha lei medesima del merito di questo soggetto, CIJnonizzato ultimamente col giudizio del signor Cardinale, che cosiJavoritamente l'ha tirato al suo servizio, con poca fatica si lascerà persuadere a favorir il negozio vivamente con quei mezzi che dal Ciotti (al quale si dà cura di trattar con lei) li saran no propositi; e cosi, oltre al servizio che sicuramente vengo a fare a l'a mico, mi satisfaccio ancora di ricordar a Vostra Signoria Illustrissima la mia servitU, la quale non potendosi nutrire, per insufficienza mia, di quelli ossequii che da me si deveriano, ha bisogno di questi fomenti ac ciò non resti estinta nella memoria di Vostra Signoria Illustrissima, alla quale facendo reverenza bacio reverentemente le mani. Di Roma alli 19 luglio 1603 Di Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima Devotissimo ed obbligatissimo servitore Paolino Bernardini. ts
La missiva è importante per diversi rispetti. Innanzitutto, la da ta del 19 luglio 1603 permette di collocare finalmente con buo na approssimazione il passaggio di Marino al servizio di Pietro Aldobrandini, il « cardinale ,. cui Be mardini allude e la cui pro15. ASV, Fondo &rghese, serie 11117b, c. 173r(num. mod.); indirizzo a c. 176v. A Paolino Bemardini, legato da dipendenza agli Aldobrandini, Marino indirizzò il sonetto «Per la perdita de' suoi scritti • (dunque nelt611-16u.) Spirto meschin, cui fiera mano ultrice, stampato in Lira m, p. 257.
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tezione spende senza remore per il poeta: tirato « ultimamen te», che sarà da intendere nei mesi appena precedenti del 16o3, al servizio del potentissimo cardinal nepote, il Marino appare addirittura « canonizzato» da quella servitU, che in effetti segne rà tutta la sua carriera sino alla prigionia torinese. Bernardini, cosciente della pressione che una tale protezione poteva eserci tare sul nunzio, e da lui sull'Inquisitore di Venezia, rovesciava tutto il potere del cardinale sul nunzio per ottenere al Marino una ristampa integrale delle Rime 1 e 11, uscite nella già citata princeps appena l'anno prima. Entro il corpus, l'Inquisitore aveva identificato un componimento da censurare, la canzone Amori notturni, t6 avviando inconsapevolmente la sua sfortuna (sarà il primo componimento mariniano ad essere proibito absolute: vd. capp. vn e x). Dalla lettera trapela la pertinacia spavalda del Ma rino, deciso a sfruttare le sue potenti protezioni a salvaguardia di un unico « parto del suo ingegno», difeso puntigliosamente da chi « crudelmente» voleva « stropiarlo». È comportamento, destinato a mantenersi costante per anni e a ripetersi anche in occasioni non legate alla censura, che mostra bene l'attacca mento mariniano alla sua poesia, la difesa della propria eccel lenza anche in tessere minime che la quasi totalità dei colleghi poeti, come si vedrà, preferiva espungere immediatamente, ad evitare lunghe e deleterie trafìle censorie.t7 La seconda tessera risalente a questi anni è egualmente signi ficativa. Solo tre giorni avanti la discussione inquisitoriale sul 16. L'intercessione presso il nunzio fu efficace. La canzone Quando stanco dal corso, a Theti in seno, stampata nelle Rime 11 (pp. 38-42), salvo errore, fu riproposta anche nelle successive ristampe veneziane (Bibliografia, numm. 105, 107, 109-10: negli esemplari censiti sono riconoscibili i tagli dovuti alle condanne successive, per cui vd. infra, cap. x1). 17. Sulla prima raccolta lirica entro il percorso biografico del Marino fa ora il punto A. MARTIN!, Marino Giovan Battista, in DBI, vol. LXX 2008 pp. 517-31. Vd. inoltre Russo, Marino, pp. 57-68. 14
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sonetto contro il Deti, un altro Aldobrandini, questa volta il car dinal Cinzio, ta si era mosso ad intercessione del Marino. Il me desimo vicario capitolare di Napoli, Curzio Palombo, doveva in effetti avercela col compatriota: in aggiunta agli indizi inviati al Sant'Uffizio, egli aveva infatti proibito al tutto lo smercio della fortunatissima prima raccolta poetica del Marino, le già ricorda te Rime del 1602. Il motivo, manco a dirlo, la presenza entro quelle rime di « parole lascive e contra bonos mores». Ecco dunque che il Marino, autore in proprio di memoriali e suppliche al vi cario, riusciva a garantirsi una autorevole credenziale a firma appunto del cardinale di S. Giorgio: Roma, 13 novembre 1604 Reverendo signore, mi dice Giovan Battista Marino che da lei è stato prohibito ai librari di cotesta città, sotto diverse pene, che in avvenire non vendano volu me alcuno delle sue Rime stampate, et ciò sotto pretesto che in esse sieno parole lascive et contra bonos mores, il quale pretesto, non paren do al Marino sufficiente, poiché, essendo state stampate le medesime Rime piu volte in Venetia, in Roma et in altri luoghi dove sono state reviste diligentissimamente dai superiori, si permette il venderle sen za difficoltà alcuna, dubita che piu tosto si sia ella indotta a questa prohibitione instigata dai suoi emuli et malevoli, come intenderà pie namente dalle lettere di lui. Et perché mi dispiacerebbe che questo mio servitore, al quale porto affettione particolare, ricevesse un af fronto tale nella patria sua, contro il dovere, ho voluto raccomandar le, come faccio vivamente, questa sua occorrenza nella quale quanto piu prontezza ella nutrirà in darli la satisfattione che egli giudica ra18. Su Cinzio Passeri Aldobrandini (1551-161o}, cardinale di S. Giorgio, protet tore del Tasso, basti il rinvio a E. FASANO GuARINJ, Aldobrandini, Cinzio, in DBI, vol. 11 196, pp. 102.-4; in chiave mariniana, vd. l'introduzione al sonetto dedica to a Cinzio O di eire raggi, o di che lampi intorno, in Rime eroiche, pp. 6o-62.. È da no tare, ad ogni modo, che non erano sin qui noti legami diretti di protezione tta Cinzio e Marino. 15
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gionevole, tanto maggior gusto io ne doverò sentire per conservargliene memona [ . . . ] . t9 .
In questo caso, la soluzione d'autorità, della quale peraltro non si hanno i riscontri successivi, accompagna un'azione in proprio del Marino, che in attesa di altri ritrovamenti d'archivio dobbia mo immaginare imperniata sugli stessi due argomenti avanzati dall'Aldobrandini: la « trama • dei malevoli, pronti a esibire ma noscritti o a richiamare attenzione su linee già a stampa sfuggite al controllo preventivo; la garanzia offerta dalla licenza di stam pa e dalle edizioni ripetute e geograficamente distanti.20 Per quest'ultimo motivo è rivelatore ancora il memoriale al duca: Ma in quanto a quel che allo scrivere appartiene, se si parla delle opere che già in stampa si veggono, io non so qual laidezza o scurilità rin-
19. La lettera, conservata presso l'Archivio Storico Diocesano di Napoli, � la numero 775 (p. 396) in P. ScAR.AMELLA, Le lettere della Congregazione del Sant'Uffizio ai tribunali difede di Napoli. 1563-162J, Trieste-Napoli, Edizioni Università di Trie ste-Istituto italiano di studi filosofici, .2.002. [ma .2.006) . Per l'identificazione del vicario vd. ivi, p. 384 n. 382. Sulla situazione napoletana in materia di censura li braria la sintesi non in tutto affidabile di P. LoPBZ, Inquisizione stampa e censura nel Regno di Napoli tra joo e 6oo, Napoli, Edizioni del Delfmo, 1974. ove il nome del Marino non � mai citato. Per i documenti napoletani Iljondo Sant'Ufficio dell'Ar chivio Storico Diocesano di Napoli. Inventario (1549-1647), a cura di G. RoMEo, num. monor. di «Campania sacra t, a. XXXIV .2.003. 20. da notare, ad ogni modo, come l'indicazione data dall'Aldobrandini di edizioni romane delle Rime non trovi riscontro nel censimento di Giambonini (Bibliografia, vol. 1 p. 687). La prima stampa romana di un volume mariniano è anzi quella postuma della Strage con la Gerusalemme distrutta {Mascardi, ad in stanza Manelfi, 1633: vd. Bibliografia, vol. 11 p. 726). Il dato, senza riscontro non solo per Roma ma anche per gli « altri luoghi t (prima ristampa fuori Venezia è la parmense del 16os), risulta degno di considerazione per ulteriori indagini bi bliografiche, specie per il contrasto con il preciso ricordo delle numerose ri stampe veneziane (Bibliografia, numm. 90-103, ottenute peraltro non senza diffi coltà, come si � appena visto). Qualora il panorama bibliografico dovesse con fermare l'attuale situazione, risulterebbe significativo che un personaggio del calibro di Cinzio Aldobrandini si fosse assunto la responsabilità di una menz Decembris 16o6. Congregatio ha bita fuit in domo Illustrissimi et Reverendissimi Domini Cardinalis Asculani ubi interfuerunt infrascripti: Asculanus, Baronius, Monopolitanus, Camerinus, Bellarminius. ( . . . ] Thomae Stigliani lectum memoriale pro correctione, et im pressione suorum operum, et corrunissum fuit Magistro Sacri Palatii » . Il cardi nale di Verona era deceduto il 23 maggio. 44· ACDF, Index, serie XIX, c. u8r, senza firma, con indirizzo c. 119v (« Per To maso Stigliani », ma la lettera è autografa]. A c. 109r un analogo memoriale di Giovan Battista Manso. 27
GIOVAN BA'ITISTA MARINO TRA INQUISIZIONE E CENSURA
Episcopus Polignanensis retulit Cardinalem Sancti Georgii instare, ut Poemata Thomae Stigliani correcta imprimantur, sed responsum fuit quod non nisi utilium operum correctio admittitur.4S
Dell'intercessione del cardinal Cinzio attesta un documento epistolare, pubblicato da Stigliani stesso entro la sua raccolta di Lettere e importante per la sicurezza con cui attribuisce a un col pevole precisamente identificato la sorte infelice delle sue Rime: Saputo ho anco la ristampa che a suo tempo m'impetrerà per lo Can zoniero, non ostante la seguita sospension di quello per accusa dell'istes so avversario con ch'io venni alle mani. [Ciò risulterà comunque] non meno a gloria sua che a profitto mio, sapendosi da ognuno ch'io, si co me ho dedicato il libro al nome di lei, cosi ho dedicato la persona alla sua servitO. [ . . . ] Di Napoli, 7 ottobre 16o6.46
Stigliani aveva riparato a Napoli dopo uno scontro a duello con Enrico Caterino Davila avvenuto i1 9 di agosto 16o6: ne ave va reso conto nel suo proprio memoriale al Farnese, datato 24 agosto.47 Dall'ottobre, data della lettera all'Aldobrandini, al lu glio dell'anno successivo egli, rientrato in Parma per interces sione del cardinale, ebbe modo di stendere la memoria per la Congregazione con la proposta di correzione; e l'Aldobrandini ebbe modo di intervenire per lui. Quanto ai motivi della so spensione del libro, sebbene Stigliani avesse sospettato {e de nunziato al duca) una premeditazione dell'atto violento del Da vita, « per esser già stato da lui confuso piu volte nelle dispute 45· lvi, 2., c. lv. Il vescovo di Polignano è lo stesso Brisighella, consacrato il 25 giugno 167 da Paolo V. Ad agosto sarebbe stato sostituito nell'incarico di Magi ster da frate Agostino Galamino (ca. 1553-1639), pure lui da Brisighella, commis sario del Sant'Uffizio e poco piu tardi Generale dell'Ordine dei Predicatori e cardinale (FoNTANA, Syllabus, cit., pp. 152-54; QUETIF-ÉCHARD, 11 p. 364). L'ospite delle riunioni era Giambattista Coccino, decano della sacra Rota. 46. Epistolario, vol. 11 p. 2.6o. 47· Sul memoriale al Farnese ha scritto M. PlBRI, «Contre » Stiglian� in Io., Per Marino, Padova, Liviana, 1976, pp. 105-2.16, alle pp. 114-23. 28
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dell'accademia [degli Innominati) », non sarà peregrino suppor re che il Davila non avesse ragione di denunziare il libro alla Congregazione quasi un anno prima del duello e che dunque l'arrivo del libro al papa sia indipendente da quell'episodio. I.:i dentifìcazione col Davila dell'« avversario , con cui Stigliani era venuto alle mani, sicura nella lettera a Cinzio, è infatti da revo care in dubbio sulla base di un'altra missiva, inviata dal Matera no a Ferrante Carli 1'8 gennaio 16o6. Vale la pena di riportarla per intero: Ho inteso con mio infinito stu