Giovanni di M. Pedrino Depintore. Cronica del suo tempo [Vol. 2] 8821000826, 9788821000829

160 66 14MB

Italian Pages 526 [531] Year 1934

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD FILE

Polecaj historie

Giovanni di M. Pedrino Depintore. Cronica del suo tempo [Vol. 2]
 8821000826, 9788821000829

  • Commentary
  • decrypted from C856E5402899B14E59162F7B822F17AA source file
Citation preview

STUDI E TESTI 62

GIOVANNI DI M.° PEDRINO DEPINTORE CRONICA

DEL

SUO

TEMPO

E D I T A DA

G I NO B O R G H E Z I O e MARCO V A T T A S S O f SCRITTORI DELLA

BIBLIOTECA

VATICANA

CON N O T E S T O R I C H E DI

ADAMO PASINI

Voi. Il (1437 - 1464) ed Appendice (1347 - 1395)

CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA M CM XX.XIV

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

■ψ*,

τì ' :

i

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

\i

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

STUDI E TESTI 62

GIOVANNI DI M.° PEDRINO D EPIN TO RE CRONICA

DEL

SUO

TEMPO

EDITA DA

G I N O B O R G H E Z I O e MARCO V A T T A S S O f SCRITTORI DELLA BIBLIOTECA VATICANA

CON N O T E S T O R I C H E DI

ADAMO PASINI

Voi. II (1437 - 1464) ed Appendice (1347- 1395)

ROMA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MCMXXXIV

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

2

[182b . 233··]

Giovanni di m.o Pedrino

[1437

1437, de zenaro. E1 signor marchexe da Ferara abe da papa Hogenio nostro signor abe Lugho che glel donò.

991. E1 nostro signore papa Hogenio donò al marchex(e) Lugho a negl’ anni mille quatrocento trenta sette, adì XX de zenaro, b siando el chastello de Lugo novamente aquistado per la guera che el ditto papa gl'avea fatto con le brigade del conte Francesco, conio prima ò scritto, toltolo al conte che prima el tenea corno partixani del ducha de Milano etc. Adì ditto el ditto signor marchexe prexe la tenuda del ditto chastello donadoglelo. c Como fo fatto consiglo fare el sinigo e ’1 prochuradore per lo comuno. 992. Nel ditto anno e mexe adì XXII fo fatto consiglio per lo nostro governadore e anziani, d e in quello fono i trentadui, e fenno miser Piero Pansecho sinigho e ser Mainardo di Carpentieri prochuradore. In questo consiglo fo comentado a pratichare tore el molino a Maxo da li Aste. 993. In lo consiglo fatto corno apare de sovra fo comentado e a pratichare tore a Maxo da li Aste el molino dal Filixedo, el qual lui avea aibudo da miser Tomaxo, e interamente ne fo spuglado per lo consiglio e anziani, i quali anziani sono quistz : Anziani. Miser Zohanne Gua^imanno, Antuonio Bonansegna, Nicholò Bonansegna,1 m.° C'chino Bisgino, m.° Cohane da San Zilio calzolaro, rn.° Rustigho. E questa fo molto utile muda perch(è) miser Zohane se portò valentemente i(n) magnificare Loffio più nessuno ch(e) mae gl’entrasse. (a) Le parole donò — Lugho sono aggiunte con richiamo sopra il rigo. (b) In rasura. (c) dodonadoglelo ms., ma la seconda sillaba do è stata ag­ giunta posteriormente. (ò quisti abeno paura e stetteno ascosi fima che el signor mandò per loro, e tenegle fima dì XXVI b in una stanzia servide ognuno bene, e può’ licenziad/ andonno a chaxa loro ; i quali fonno quisti : Duzole, Paolo, Bartolomio, Jachomo de Duzole, Cezho de Cola, Sandro de Duzzole. (a) Segue Batista ripetuto.

(b) Segue dinuovo dì.

magistri Ludovici posila in contrata burgi Merlonum, iuxta viam com., heredes Francisci de Talentis. Presso questa farmacia il Melozzo dipinse il fa­ moso Pestapevar. (') C o belli , 196: per occasione de li molini, stando gli molto tenpo per el piato de i Talenti. Il vicepodestà Giovanni di S. Lorenzo rimase in ufficio anche sotto i’Ordelaffi. F. A s t i , XXVI, 158, ha un suo atto del 25 giugno 1443, prò magnifico domino Antonio de Ordelaffis.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

1438]

Cronica del suo tempo

37

Batista Codeferro fo tenudo da Piero Dente a chaxa sua de volontade del signor. E quisti stetteno da dì XX fima adì XXVI sicomo el signo(r) volse ; e per multi se dubitava che el signor gle fesse morire nella sua intrada che fo adì XX de mazzio, in dì marte, ore XX ; e alcuno dei ditte gitadini fugino fuora, giò Paolo Lagioxo, Frangechino suo figlolo : fono dai soldad/ prixe ; e perchè loro erano revelli al ditto Antonio, fonno pressoché fattogle rescodere, e lorostisse s’aveano posta la taglia, ma el signor assae gle fo propigio rendendo bene per male. [193» . 243v] (1438). a El signore Antuonio intrò in Forlì . . . tenpo aparerà qui scritto. 1078. Era del mexe de mazzio 1438 adì XX, ore XX, in dì marte, el signor Antuonio depuo’ molto remore, e dado modo ai suo' nemixe starse paciente, benché alcuno ne fugì, per quello forore è intrado : fo la cosa pagificha dentro da ogne zente ; era in conpania del ditto signor Filippo Sciavo e Guasparro digl’Ubaldini, e avea in conpagnia el signor da 30 cavalli quaxe de sua famiglia, e le brigade di ditte Guasparo e Filippo erano romaxe de fuora : introno in palaggo con grande festa. E zià quello da la rocha de Ravaldino era d’acordo con lo capitanio, e no bixognò perdere tenpo co’ lue. El castelano de Ravaldino. 1079. El ditto castelano, giò uno ser Zohane da Imola, adì XXV1III del ditto mexe, stando stado de papa Ogenio perfima al ditto dì, e ino’ a questo dì lue asignò e dè la rocha in le mane d’uno cangeliero del capitanio nom e...... , b e dada a lue ogne iuridigione de la dita rocha, e da lue può’ romaxe castellano de la ditta rocha a posta del duca de Milano, e romaxe corno prima castelano non mudado altro conpagnio, e messe una bandiera de la bissa, 1 e fo fatta la sera alegregga : c fo la d notte de pascua roxada. * (a) Per la rifilatura della carta è caduta la data con parte della prima riga della rubrica, la quale f u cancellata col gesso. (*>) Lacuna nel ms. () benedicionne ms. (c) puù ms. (d) ordino afirmiado ms. (e> de ms. (f) Segue lui gl’era stada l’annade. (g) titade ms. (h) nacione ms. (0 condicione ms. 0) Le parole de Malatesti per nome Gismondo furono aggiunte nello spazio lasciato in bianco dall’au­ tore da una mano del sec. XVI . (') Poi proseguì per Fabriano.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

252

G io v a n n i d i m .° P e d r in o

[1450

tenpo (era) capitanici de la signoria, e ave de molta brigada a chondure ; e perchè lue era zovene de tenpo e vechio de lassivia, intexe la belleza a de la ditta donna; e abandonado da ogne signorile custumo, tolse a questa donna l’andare ; asaltada dal-lue, e mal tratando la sua conpagnia, 1 non reguardando nè abbito devoto del segno ch’ella e la sua conpagnia portava, nè a l’onore del somo pontificho, nè a la sua devota andata, voglando uxarla al carnale desidero, prima ella con­ portò dal-lue la morte, e non se volse ma’ consentire; e símele gl’altri suo’ conpagni uxonno de li altre sforgadamente : b e questa lassada morta c con multe di sue scudieri ; e alcuna de le donzelle fonno me­ nade a la cittade de quello signore da chue vene tale onestade. De la qual cosa el papa e ’1 cholleggio ne porta e niegra fama : e ancho a la signoria de Venexa s'aspetta portar d el velo. El nome de quello signor per onestade lo serbo in la penna, perchè credo e che senpre ne sia malcontento ; e forse n’aspetta p o n to n e, perchè mae dai sue zenitore no ne ussì altro che buone esenpie ; ma a questa lue à de­ nigrada la Italia. 5 [243a . 203v] 1450. Uno frade Zohane da Capestrano frate d’oservanga vene a Forlì : era hommo famoso de spirito. 1635. Passava f per gl’ani 1450, adì XV d’agosto, uno famoxo homo frate Zohanne da Capestrano, frate d’oservanga de san Fran­ cesco, venne a Forlì, s e pregado dai signure e madona e dai gitadi ni, e vixitado lue a (l)o luogho, per la quale cosa lue predichò per V predighe : la prima in piagga a tuto ’1 populo e signure, stette el W bellecca tris. (b) sforcadamente. (c) La seconda sillaba fu aggiunta più tardi. (d) Il secondo segno d ’abbreviazione dell'r f u aggiunto posteriormente. (e) do ms., e sopra il rigo credo aggiunto più tardi con richiamo dopo do. (0 Con la P in margine per norma del rubricatore. (e) Segue dinuovo a Forlì.(*) (*) A n n . F o r o l . 96, aggiungono: Societatem Ariminum transmisit. (2) Il cronista ha raccolto le voci che correvano, perchè il fatto non avvenne in Romagna ; unico punto sicuro è la morte di quella signora. 11 Repertorio ha : Uno horibile caxo in Roma avvenendo al ponte Santo Ornilo, alludendo evi­ dentemente all'eccidio avvenuto il 19 dicembre sul ponte S. Angelo per lo scon­ tro di pellegrini con cavalli e muli imbizzarriti. T o n i n i , R i m i n i n e l l a s ig n o ­ r ia d e ' M a l a t e s t i , II, 203-206. La C r o n . M a l a t e s t . , p. 132, nulla con­ tiene su questo argomento; anzi dice che Sigismondo ritornò a Rimini il 14 giugno con grande onore, e il 26 agosto fu ricevuto dal papa a Fabriano con segni di benevolenza. Vedi L. P a s t o r , S t o r i a d e i p a p i , Roma, 1925, voi. I, pp. 401-402.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

1450]

Cronica del suo tempo

253

pergolo apresso a la Croxe dal canpo ; la segonda e terga ai fra’ me­ ntire ; l’ultima a Santa 0 . E la preposta fo senpre : « Veni sponsa mea, veni de Libano, veni, amica a mea e(t) coronaberis ». 1 E perchè gle fo messo inprovixo uno panno magnificho de raggo la prima prediga, e la sua prediga era inprovixa, guardandosse sovra (el) cavo se vedde una magnifica Nungiada in quello panno, parve ad altrue lue fesse quella proposta. E senpre a ogne prediga continuò quella proposta, senpre dixendo bellissime (coxe) e nova materia. Depuo’ partisse ; e '1 suo partire fo per andare a Praga a predigare la fede per parte del nostro Santo Padre papa Nicholò. E in quello dì 24 d'agosto fo la sua ultima prediga a Santa Croxe : e fo battigada una zudia grande per mano de miser don Jacomo arcidiachano de Santa Croxe. b Morì in quigle dì, gioè adì 22 de luglio passado, 1450, uno frate d’oservanga in la citadec de Spolite, nome frate Gohane da Pavia, d per alcuno miracholo noto a papa Nicholò : de lue se crede che ’I sarà canonegado. La morte del magni(fi)cho signor miser Lio­ nello da Fera(ra). 1636. Correva per gl’anni 1450, del niexe de stenbre circh’al fine, morì el famoxo signore miser Lionello da Este, figlo che fo del marchexe Nicholò ; e morì de morte naturale in Ferara, stado amallado gircha uno mexe e mezzo. Fo sopellido magnificamente con gran­ d issim o honore e paciffichamente. E presto senga intervallo fo fatto signor miser Borsa suo fradello, figlolo de quello padre e de quella madre, ma non legittimi : e romaxe pacifficho signor miser Borsa corno lue propio. f Uno romito de novo abbito vestido biancho arivò a Forlì in l’anno 1450 : comengò 8 avere fama con molta devogione. * 1637. Senpre h demostrando el nostro Criatore le sue vie de salute a chue atende e volge a la nostra Dorma e madre e spoxa del bon (a) amicha ms. (b) Le parole E in quello — Santa Croxe sono in rosso. (ò titade ms. M Le parole Oohane da Pavia sono in rosso. () chacare ms. (0 sam ms.

(c) In correzione. (g) Vinena ms.

(d)

Lacuna nel

(') M e s s e r i e C a l z i , F a e n z a , 162, dicono addirittura: i loro quattro maschi, Carlo, Federico, Galeotto e Lancellotto e le due femmine. (!) Quan­ do l'autore scriveva, già si doveva parlare della mancata fede di Cecco a Lucrezia Malatesta, perchè il 25 gennaio 1456, e non certo all'improvviso, spo­ sava Elisabetta Manfredi.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Cronica del suo tempo

1451]

257

dentro dal cortile, sovra l’archevolto ch(e v)a verso l’orto apresso la stangia3 dal sale, e fo (fa)tto chon grande honora^a, e fogle posto grande speranga per la parte di gitadini de Forlì. E1 comengamento b del sign(o)re a volere an­ dare al servixo de la signoria. 1643. Adì III de zugno, in dì de la Asensione, fo fatto princi(pi)o a scrive(r) per lo ditto nostro signore i cavalle che lue dovea menare con lue. Venne uno comessario, nome Bel Piero, a vedere lo scrivere ; in lo qual scrivere uno famiglo del signore, nome Andrea digl’Armu^e, voglendo tenere la staffa a uno, gle dè uno cavallo uno calso che gle levò de l’osso de la ganba. c E può’ adì primo de luglio sequente el ditto signor Qecho andò, in dì zoiba : par(t)ì da Forlì. E questa fo la prima andada aconpagnado. Prima andò miser Piero Baldracano, miser Fran?esco da Oriolo, Guglelmo di Nomai, Jacomo de Dunde,1 Lodovigho digl’Aspini d e alcuni altre, oltre i suoe famiglie : e molto fo magqifichamente primamente a Ravena. El suo governadore vene fima apresso Ί tereno de Forlì con molta co(n)pagnia inpetto al signore; e recevudo la sera molto e più che Ί dovere honorado. E simelemente aspettado a Chioga, e recevudo magnifichamente, e senpre de mano in mano trovando zentile hominne venendo a fargle honore. A Vinexa fo onoradissimo dal duxe, venendogle a l’entrare del ρβίβςςο incontra ; e fogle fatto da una conpagnia de zentili homini zuveni che sonno girella C°, che portano tutti una divixa : e quella gle dononno, e fello de la sua fradelanQa. E ogne zorno per lue qualche zentile homo faxe qualche festa in caxa loro. Tornò el ditto signore con la sua conpa­ gnia a Forlì adì XI del ditto mexe. Mandò el signo(re) Gismon(do) a savere de questa racoma(n)daxone. 1644. Mandò el signore miser Gismondo uno suo famiglio a savere (se) l’era vero de questo onore e de questa adaren9a fatta con la signo­ ria, e mostrando lue poserne fare malcontento a questa gittade. E de lì (a) stancia tris. ) comemgamento ms.

(c) la ganba corretto da l’anca.

(') F. A sti, XXVI, 101, al 16 ottobre 1436; vedi nota al n. 1113. 17

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Giovanni di m.° Pedrino

258

[1 4 5 1

comenQÒ a pigiare hodio con gle nostre signore e con la magnifica madonna, e senpre ne mostrò malcontento ; e per gl’efietti s’è vedudo.1 La fumantaria fo domandada al tenpo di no­ stri signori £echo e Pino, governando la magnifica a madonna sua madre. b 1645. Passava per gl’ani 1451, adì XIII d'agosto, fo a Forlì uno mandatario, overo messo mandato, che domandò a Forlì, sioè domandò ai signuri el pagamento de la fumantaria de la cittade de Forlì per l’ano prexente e passadi. Per la qual cosa i signori con la magnifica madonna sua madre, adunadi gl’an^iani e '1 consiglo di quaranta in la sala grande, e multi altri citadini, e massimamente la maore parte degl’omini antighe, sovra de giò domandadi se mae loro o altrue a sua saipuda avesse pagado, e disputada la proposta, ognuno c disse non savere mae essere stado pagado altro che ’1 senso uxado per la renovaxone consueta. E a questo consiglio me trovae ; e per vero sicomo de altre cose ocurente e verefichade è qui scritto. Tornosse el messo indriedo : e fo agetada la scuxa, e no fo altro. I nostri signore Cecho e Pino andò la prima d fiada a la Preda, adì XXVI. 1646. I nostri signure Qeccho e Pino andonno la prima fiada a vixitare gl'omini da la Preda d’Appio. Andonno la matina nange dì ; tornono la sera de notte, e magnificham(en)te onorad/ ; eragle podestade e Antonio di Coltrare : adì 26 d’agosto. [245» . 295v]

(1451). Memoria d’uno mirabile frade Roberto de l’oservanga : predichò a Forlì, 1451, adì 24 d’agosto.

1647. Mirabilemente mostrò el nostro vero Dio sovra de la no­ stra gitade de Forlì quando tanto ex^elente homo frade Roberto, (a) magnifica ms. taria : non abbe efetto.

(t>) // Repertorio ha : El papa fè domandare la fuman­ () m a c ie ro ms. (c) so ms. ma sillaba de segue la pe cancellato. («0 fe b ro ro ms. è terminato, e segue uno spazio bianco di molte righe.

Dopo la pri­ II periodo non

(d) (0

Cechus et Pinus iveruni Faventiam et cum eis d. Bartolomeus Bolognini, m. Nannes d. Marchionis de Vizano Bon, rnilites et legum doctores Petrus de Baldracanis, Franciscus de Bifulcis, Franciscus de Betiis de Oriolo, Manfredus de Maldentibus ; al 27 n ota i l rito rn o . (*) F . A s t i , X X I I I , nota la p a r­ tenza a l 1 fe b b ra io , i l rito r n o a l 15, e ag g iu n g e a lla c o m itiv a -F ra n c e s c o d i O r io lo .

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

1456]

]254b . 305r]

C r o n ic a d e l s u o t e m p o

301

1456. Adì 30 de margo, in dì marte de pascua de rexurectione, uno predigado(re) messe prin­ cipio ai zudiei portare 1'« O ».

Yhesus. 1741. Uno zorno de pascua de rexuregione fo per lo reverendis­ simo in Cristo padre m.° Francesco da Bologna, predichadore a e inquixidore de la proventia de Romagnia, m.° de Oologia, frate menore, adì 30 de margo, in dì marte de pasqua, b predichò a Santo c France­ sco a Forlì, a la prexe(n)tia dei magnifigi signore e de la magnifica madonna sua madre, e a la prexentia del populo de Forlì. Era tutti i gudiei d de la terra per comandamento e del ditto inquixidore per quella predigha ; fo per più raxone : che i ditti zudiei eranno tenud/ f a portare el segnio de lo «O». g E per tanto per lo ditto inquixitore fo, e poxe pena al termene h perfima a 2 ‘ mixe, qualunque zudio fosse trovado senga 1 « O » m segnado ai pani sovra ’1 petto, fo(sse) condanado, e pagasse issofatto dueati gento per ogne fiada che loro non l’avesse ; e depuo’ uno mexe fosse trovado senga el ditto segnio sia condann(ad)o e paghe L. 100 per ogne fiada, e che sotta la pena de scumunichatione a chue gle trovasse e non reportasse ; e chosì d’ogne dexonestade che fosse contra i comandami(n)t/ pupiichadi per lo ditto inquixitore. E n così a la prexentia dei magnifici signore e madonna fo rogado per mano de ser Matio Baldrac(an)o, 0 e fattone scrittura corno el venerabe(le) homo miser don Frangesco da San Mar­ tino 1 vichario, e chomesse a lue el suo hofigio, e ser Matio Baldrachano romaxe nodaro al ditto ho(fi)gio. E più fo rogado del suo mandato de la inquixigione p conio la Santitade de papa Nicholò l’avea messo a questo hofigio per tuto el tenpo q de la sua vita, e con lue avea la bolla. (a) La terza sillaba è in correzione. ) vescovo ms., con l’ultima sillaba aggiunta più tardi sopra il rigo. > . 312··]

329

1459. Del mexe (de) febraro, e fo quaxe a mezzo, el papa Pio a nostro signo(re) se parte da Ro­ ma per andare a Siena.

1801. La persona del Santo Padre papa Pio, del mexe de fe­ braro 1459, ad ì. ., b se partì da Roma1 per andare a Siena con la corte, gioè multi cardenale : fo ditto lui andava a Bo(lo)gna. Cunf° e* suo cariaggo a Siena, andò lue ai Bagni de Siena: dapuoe multi die intrò in Fiorenza, el dì de letanie de san Marcho, adì (25) b d’abrile, e qui molto hon(or)adissimamente recevudo da quella magnifica comuni tade ; e futi i signure del paexe andono a vix(it)arlo ; e · fo fatto multe dì grande feste de caggare e provare bone con urse, ta(u)re, cava(lli), cerve, lupi, cane, in uno cortile atto a quella prova, taure, cavalli non domadi ed ogne animale. Un altro dì festa de balli, cante, stromi(n)tf, con zuveni e zovene ; e uno altro dì gostre mirabile. E qui molti signore : prima uno figlol del duca de Millano, che andò aconpagnado con 16 gitadini milanixe, ch’erano insomma cavalli 400, onoradissimamente recevude. E questo è ’1 figlolo magore2 del conte Francesco, al quale esso conte l’avea fatto duca. Eragle ’I signor Qecho da Forlì, el qual fo mirabilemente, corno scriverò in fine, meglo che altre regevudo ; eragle el signor miser Oismondo ; eragle el signor miser Astorre, per chue quaxe ogne cosa andava, e multe altre. E questa festa durò fima adì XI de maggo. Era tutta la brigada prexentada ogne dì prima a la Santita(de) del Papa, segonda al duca de Millano ; e in quella hora propia era fatto el prexente ; era prexentado al signor Qecho che era al duca de Milano e non meno a l’uno che a l’altro : e in questo mostrano el grande amore al signor Qecho ; e cho’ filialemente e(l) Santo Padre vede più fiade in camara per più volte mostrado grande amore, corno scriverò più zuxo. c (a) In sopralinea, in parte scomparso nella rifilatura della carta. ) La­ cuna nel ms. (c) Segue cancellata con gesso e con tratti trasversali d’in­ chiostro rosso la rubrica seguente, che se non nella forma era duplicata nella sostanza: E l sig n o r m ise r B o rso in a rch ex e de Fe ra ra a n d ò co n b e lla c o n p a g n ia de g ita d in i a V e n e xa , 1459, d ’a b rile . A d ì X d ’a b rile , chexe da F e ra ra p e r certa n o y a d 'u n o xene de R o ig o d e l q u a (l) pallaggo

pallaggo

m ercore,

fa b rig a d o

el

s ig n o r

m ar­

su l tereno del Pole-

è nasuda gerla diferengia... D u p lic a t a ;

que-

st’ultima parola è in rosso. (‘ ) P a rtì il 22 g e n n a io .

(!) G a le a z z o M a r ia ; G

h ir a r d a c c j,

168.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

330

Giovanni di m.o Pedrino

[1459

E1 signor Qecho fo fatto cavaliero per le mane del Santo Padre. ! 1802. Tornando al magnifico signore miser Cecho, in la vigilia de l’Asensione, in San Zohane, al vespro a solenne, che più non s’era aparado, el papa siando in puntificaie a quello ve(s)pro, dove era multi cardenali e prelati e barone de più luoghi, e neuno savea che ’1 se dovesse fare nessuno cavaliero sen-no cue avea fatto fare i panni d’oro con le cose oportune ; nel ditto vespero propio lue disse : « Chiamade qua el signor de Forlì». E uno cardenale vedè el ditto signore e chiamollo. E lì el Santo Padre apresso l’altaro gle disse quella orazione, e fello spoglare i suoe panni, e vestirgle uno zubarello de panno d’oro e un’altra vesta, e baxollo con la benedizione de la cavallaria. E due barimi del ............b gle zinse c la spada, e volseno che se ne fesse memoria e fede per mostrar al suo signor averlo fatto in suo nome ; e mostrono uno mandato corno loro avea autoritade. E questo a gaodio de tutti i citadini de Fiorenza, e a mazore letitia de la zitade de Forlì in particulare e zenerale. [262» . 3l2v]

(1459).

Una figlola femina naque del nostro magnifico signore, adì 2 del mexe de maggo, la notte de la vi(gi)liad de l’Asensione, siando el signore e a Fiorenza. 1803. Siando in(tr)ado per lo mexe de maggo, venando la festa de l’Asensione, adì 2, in dì mercore, la notte de la vigilia, a ore 3 de notte, nasse al nostro signore Cecho in lo palazzo suo de Forlì una figlola femina e de madonna Ixabetta sua moglere, figlola legit­ tima d(e)I magnifico signor miser Astore f di Manfridi e de madonna Cohana di conte da Cunio moglere del ditto miser Astore. E in quello tenpo era el signor Qecho a Fiorenza s per la festa de papa Pio. E fo (») vestro ms. (·>) Lacuna nel ms. (c) ginsse ms. (d) Segue una parola e t icellata col gesso. ()In

margine a p p a re in questo a c(arte) 273. ( E con lo ditto monsignore la tenne el conte Zan Françesco de la Mirandola, e miser Sante d/ Bentivogle de Bologna : foe per lue Piramo, citadino de Bologna ; e ancora la tene per sì propio Lodovicho de Buoni da Fiorença. Per lo ditto monsignore miser Agnello venne uno relegioxo con bono e pieno mandato ; per lo signor miser Zan Françesco venne el suo cançeliero ; per miser Sante venne e la tenne Piramo çitadino de Bologna. E quiste steteno a l’ofiçio de miser Sinibaldo, del suo obsequio, salvo el capellano del sovraditto monsignore miser Agnello Capranicho sovrascritto de Bo(lo)gna legato. [278a . 328v]

1462. Qui se farà memoria del signorre miser Gismo(ndo), del quale molto era dementicato.

1909. El signore miser Gismo(ndo) era più e forse çircha triemixe, per caxone de sue aversitade, perchè da la fortu(n)a hodiato, çercha(do) molto (n)el paexe, e massimamente ne le parte verso Roma ; e de quanti misse o curiere mandadogli, neuno no ne porta novella : da m(a)ore parte di sue e d’altre eracredu(do)Iui fosse morto ; e pertanto el suo paexe c per la Marcha e per Romagna era ofexo e ostezado, e molte castelle tolte per força, e sacomanade per lo paexe; e quaxe ave perdudo hogne sua reputaçione, salvo che dai signori Ordellaffe; e da suo’ hobidiente de suo tereno, senpre abbeno bono recorso, che fosseno più e più recheste dal comessario del nostro signore papa Pio, senpre se guardò de no hofendere al ditto miser Gismondo, nè al signor miser Malatesta,3 che vivea infermo de la persona e grave. 1462, d al ditto d ì,e miser Gismondo, adì 3 de novenbre, in dì mercore sera, arivò a Ravena. Era partido da Ve(ne)xia,3 venudo de strania, e arivò ad Arimino f sença intervalo de tenpo. E in quello dì (a) Segue dinuovo çiô Maria Julia. (b) Le parole Agnello — legato sono in rosso. (c) sua paxe ms. (9 Segue dinuovo ad Arimino.

(d) In rosso.

(e) In sopralinea.

(*) Angelo Capranica, vescovo di Rieti, creato cardinale il 5 marzo 1460. (*) Domenico di Cesena. (3) Venezia protesse Sigsmondo Malatesta anche nella sua ultima disfatta ; e quando dovette prendere le armi contro i turchi, lo nominò suo capitano; vedi n. 1947.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Giovanni di m.° Pedrino

388

[1462

era a Meldola el canpo de la Giexa a Meldola, e ave zia perdudo el castelloa e sacomannad(o) le Caminade. In lo ditto mexe era per tutti b i luoghi di signure Malatesti gran­ dissima angonia e tribulagione, e massimamente in gli suoe luoghi de Romagna, per solitudine del signor miser Astore, capitanio in Romagna de le zente de papa, e corno malivolo ai signure Malatesti e a chue gl’era amigo. Fo desfatto el borgo de Meldola. 1910. E pertanto per molto sospetto e terore fo a Meldola guasto le caxe fuora del borgo tutte, e scoverta la giexa de frade menore, e portade grande parte de le sue richegge per salvar a Bertenore. 1462. Le brigade se partinno : andò a le stangie. 1911. Le brigade de la Giexa se partino e andonno a le stangie ; e ’1 signore miser Astorre andò la sua persona a Fenga ; lassò le sue brigade a le Caminade, ch’eranno aquistade zià per la Giexa, e chaggò fuora homine e femine, mamulitt/, e la robba romaxe ai soldadf : senga altra robba le persone fonno caggade. E così tutte le brigade fonno allogadi fima apresso Arimino ne le castelle aquistade per la Giexa. 1462. El conte Cocho fo prexo. 1912. Era del mexe de dixenbre adì 2, 1462, in dì zoiba, era el conte Cocho da Giazola 1 fatto rebello di signure Malateste ; e senga neuno rencressimento se fè homo de la Ghiexa, e staxea pagiffico per suo meglo. E pertanto che lue s’era dado a la Ghiexa senga consiglo di suoe homine,c loro per disdigno s’entexeno con lo signor miser Malatesta, che lue gle fè fare gerta coreria, e gl’omine del castello prexe la porta : intrò, e prexeno el conte, e abbe (la) rocha, e menollo prixone a Cexena. casslo ms.

(b) tutto ms.

(c) Corretto da homino.

(') Nicolò, conte di Giaggiolo, detto anche Cocco e Goto, fu nel 1464 rele­ gato in Ferrara; aveva per moglie Orsina, figlia naturale di Nicolò d ’Este, marchese di Ferrara; vedi n. 186. T onini, R i m i n i n e l l a s i g n o r i a d e ’ M a l a t e s t i , I, 302-305.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

1462

Cronica del suo tempo

389

Uno trattad(o) avea miser Astorre in Meldola. 1913. Miser Astorre tenea uno trattado in Meldola, adì 6 de dixenbre 1462, con uno contestabile de fante che miser Malatesta tenea a la guarda de Meldola, el qual gle promesse dargle una porta e gl’omine quando3 ussivano a la scaramuga. E pertanto el ditto miser ave aparechiado sud) tereno de Forlì, a uno castello nome Fiumana, otto cara de pane cotto e doa carra de vino e de molta biava per averla a quella intrada. Fo prexo el contestabile, e scoverto el tratta­ do: el no h gl’andò, e ’1 romaxe beffado. [27Sb . 329r]

1462. Adì 23 de dixenbre una cavalcada fè miser Carlo figloloc de miser Astorre a pigiare bestiame sul tereno de Forlì.1

1914. Coreva per gl’anni del nostro Signore mille quatrogento (se)santa dui, del mexe che la Vergene produsse el santo frutto, e ’1 signore miser Astorre, corno è ditto prima, era partido da le Caminade e tornado con le sue brigade a Fenga, e sentido como per lo te­ reno de Forlì era quantitade de bestiame del tereno di Malatesti, redutto con gli guardiani e pagado ai nostri signuri el pascolo, e a d loro fattogli seguri per lo tereno de Forlì con bona scrittura, non re­ guardando el ditto miser Astore a neuno honor nè de sì nè dei signure Hordelaffe, nè al parentado doppio de le sue doe figlio(le), mogliere dei ditti signure miser Cecho e Pino fradelli e suoi zenari, fè correre el suo figlolo miser Carlo con multe suo(e) brigade furtiva(a) Segue dinuovo quando. (d) Segue dinuovo a.

(b) Segue dinuovo no.

(0 figloro ms.

(') C o b e l i . i , 244, di nuovo unisce questo fatto alle voci corse che i forlivesi avessero dato ad Astorgio la rotta di Meldola; sarebbe quindi una vendetta del preteso torto ricevuto, sebbene a p. 243 abbia detto che le genti di Forlì, ar­ mate con tarachetti, balestre e partisani, erano andate solo per vedere. M e s ­ se r i e C alzi, F a e n z a , 163. C o r p u s c h r o n . B o n ., IV, 304-305: E l signore Estore di M anfridi da Faenza, essendo a campo a Meldola nel conta de Zexena, fu facto livare de campo cum suo danno et vergogna dalli sol­ dati del signore Qismondo di Malatesti. Quello del 6 dicembre per il terzo tentativo che Astorgio, per tradimento d’un conestabile, fece per togliere Mel­ dola a Malatesta e darla alla Chiesa.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

390

Giovanni di m.o Pedrino

[1462

mente de notte, venando el dì de santa Lugia ; e prexe el ditto be­ stiame con gli guardiani che '1 guardava verso Caxamurada ; e tornò la ditta notte con lo bestiame, chè non tonno sentide che eranno zià passad/' per de sotta a Forlì.1 El signor miser Cecho andò driedo a le ditte brigade con intensione reaquistarle. 1915. El signor Cecho, mal contento de giò,8 subbito fo el primo a chavallo seguitando le pedate ; e senpre driedo a lue andava a de mano in mano la sua famigla, e contadine assae ; per modo che, prima che loro avesseno passado el fiumme con lo bestiame, el signor Cecho zunse ; e qui fè molto fresca intrada tra loro, e ferì de quegle homine d’arme da Fenga tutte quigle che non era passad/, e quello be­ stiame non passado glel tolse ; e desse a dolere ¡radamente con quello miser Karlo suo cognado ; e menò a Forlì quigle homini d’arme per volere essere satisfatto d’ogne danno. 1462. El signore miser Astorre andò a Roma del ditto mexe de dixenbre, e corno vedo el passo per lo suo tereno, che grano che venesse a Forlì non posse(sse) passare per suo tereno. b 1916. Andava la cosa per via noyoxa dai nostri signure a miser Astore, in modo che scovertamente non corno soldado ma corno da nemeciqiac antiga e maligna, e per gerta esperiengia se conprende manifestam(en)te. Avea el nostro signorre confortado alcuno gitadino de Forlì che conparasse gerta quantitade (de grano), el qual avea a mettere cavo per lo tereno de Fenga: e a gl’altri che noi condu­ ca) anadava ms. (h) In margine leggesi la rubrica seguente Miser Astor da Fenga negò el passare per lo suo terena (!) per prexo nessuno grano che fosse adutto a Forlì. () Segue dinuovo primi bellissimi. (c) piini ms. ) Lucrecia ms. (') C o b e l l i , 246. Anche molti di quelli che seguirono il corteo, tornarono indietro alla Cosina, per la malattia di Pino, il quale, secondo il C o b e l l i , si sarebbe fatto portare a Faenza per cambiar aria. Ed ecco ritornare il ricordo dei torti fatti ad Astorgio, il sospetto di avvelenamento di Pino, rinfocolato da Ugo Rangoni, che tosto lascia Forlì.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

1463 ]

Cronica del suo tempo

395

De la infermitade del signor Pino. 1924. E corno è stado volere de Dio, con la provixione de quigli dottori, m.° Qoanne d’Arimino dottor medico, e l’altro dottor egregio m.° Baviero da Bologna overo da Imola, i quale gle sonno stadi gircha mixi 3 : comengonoa adì XV d’abrile. E adì VII de zugno, in dì lune, el signor Pino comengò a meglora(re) segondo el passado. Quello fo primo dì del suo megloramento, segondo me disse m.° Baviero. El ditto m.° Baviero se partì può' la zoiba ; romaxe m.° Zollatine d’Ari­ mino. Dapuoe, adì 15 del ditto me(xe), che m.° Baviero b s’era partido, el ditto signor Pino abbe grave passione per la ditta volta de luna. Dapuoe venne in bona convallesengia e senpre meglo fima a questo d ì .. c de zugno.d 1463. Como miser Gismo(ndo) perdè la tera e le chastelle de Ma?irata, Qradara e San Cohanne in Marignano. 1925. El signor miser Gismondo perdè in la Marcha, del mexe (de) zugno, quaxi a l’entra(r) del mexe, de l’anno sovraditto, perdè Ma­ girata,1 e perdè in Romagna Gradara e San Zohane in Marignano : gle la tolse le zente de la Giexa, gioè papa Pio nostro signor.e [280a . 330V]

1463. Una grande discordia infra el capitolo de S(an)ta Croxe in Forlì da una parte, e tutti gl’omini overo bechare de la ditta gitade de Forlì, del mexe de mazzo.

1926. Siando in l’anno 1463 per caxo de fortuna ruinada la caxa de la becharia, zià per lo mexe de margo eh’è in quaresma, e per lo bixogno de la gitade, e per bene degl’omine de l’arte de la becharia, fo per soligitudini sua reffatta, giò refondado le mure sul vechio primo (a) goinencono ms. (b) Baviera ms. uno spazio vuoto di circa tredici righe. ventina di righe.

(0 Lacuna nel ms. (d) Segue Segue uno spazio vuoto di una

(e)

(‘) Macerata Feltria. Era capitano della Chiesa Federico di Urbino, col card. Nicolò Forteguerri.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

396

Giovanni di tn.° Pedrino

[H63

fondamento ; e fatto el tetto novo assae meglo che ’1 primo ; e questo refatto fornido adì X d’abrile prossimo : i ditti bechare comengonno a a vendere le charne in la ditta becaria nova; e senpre dal capitolo ai bicare se faxea contexa per via de piato, perchè i priete tutte b e '1 capitolo contrastava grandemente, per tal modo che zià i canonie e capitolo aveano inpetrada una bolla da Bolognia da (l)o legato miser Agnello da Capranico, cardenale e legato de Bologna per lo Santo Padre papa P(io) sego(n)do : e quella era in favore del capitolo e de la ditta giexa de Santa Croxe. Per modo s’endusse da l’una e l’altra parte che venneno a consi­ glio de savii, e fonne dada una sentenzia de voluntade de le parte, la qual fo con comessione e de voluntade de le parte, ) Lacuna nel ms. (3 miser Ventura vescovo (a) Le parole Morì — ad ì__ sono scritte in rosso. (b) Il nome Menghi f u aggiunto da una mano del secolo X V I I nello spazio appositamente lascia­ to in bianco dall'autore. V) Segue uno spazio bianco di una linea e mezza. (d) picca ms. V) Lacuna nel ms.

(*) Daniele d’Arluno, trasferito da Sarsina, 1449-1463. C o b i l l i , 267. Vedi c a v . G io va n ni , D a n i e l e D ’ A r i u n o v e s c o v o d i S a r s i n a e F o r l ì , in A r c h i v i o s t o r i c o p e r l a c i t t à e i c o m u n i d e l c i r c o n d a r i o e d e l l a d i o c e s i d i L o d i , 1928, 1 semestre, pp. 68-71. (*) Giacomo Paladini, anzi Menghi-Paladini, elettoli 18 settembre 1463, confermato da Pio li con bolla dell’l l dicembre (secondo I’E u b e i , II, 155, ma forse sarà da correggersi 11 novembre). (3) Antonio Malatesta di Cesena, Ventura Abbati di Bertinoro, Bartolomeo Gandolfi di Faenza. B ar oni

26

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

402

Giovanni di m.o Pedrino

[1463-1464

de Bertenore, miser (Bartolomeo)a vescovo de Fenga. E per(chè) loro erano tutti antighe, andonno a tutto a cavallo : e pertanto el convenne a signori fargle conpagnia a chavallo. E questo fo adì in­ frascritto, anno 1463. b E più adì ditto congesseno a l’archa de San Valeriano in la giexa de Santa Croxe insomma tu ti indulgenza d e .........c 1463. I frade hoservante di Servi venne in Io con­ vento de Forlì adì primo de d dixenbre 1463. 1937. 1 frade hoservante del convento de Forlì venne a Forlì adì primo de dixenbre, in dì zoiba. Erano albergadi el dì passadi, gioè allozadi in lo convento di fradi de san Domenego, che erano hoser­ vante corno loro e corno ditto ho de sovra ; loro vene adì ditto, e fonno con grande onor misse in possesione dal do(tto)re miser Frangesco da Oriolo, comessario per gli nostri signore ; e veduda la bolla e un breve del nostro signor papa P(io), e vedendo el suo vicario zenarale personalmente avergle condutti, fo dada piena fede e fono rogado se r................. e de ser Pellegrino da la Maxera e altri nodari tutti da Forlì. E così corno apar per bona scrittura, el ditto suo vica­ rio venerabile frade Onesto con loro inseme prexenno la tenuda con grande solenetade, e cantonno uno magnifico vespro con lo sonar de l’organo, e con multe qitadini con devogione. Erano i ditti frade nu­ mero trentadui, e la più parte priete che dixeano messa, e gl’altri tutte à orde(ne) sacro. El ditto vicario era predegadore valente : avia grande odiengia ; e stette in lo ditto convento tutto quel mexe. E questo per grande solecitudine de nostri magniffige signore e de la sua magnifica madre madonna Catalina, che per multo tenpo fenno la pratica de quella oservanga. 1464. M.° Antonio de Montexe, egregio dottore de medexina, fo condutto per lo comuno de Forlì medigo a salario per prexo d’anni a livre. . . . e 1938. Per gl’anni 1464, ad ì. . e del mexe de zenaro, e! venera­ bile dottore m.° Antonio di Montixe, partido da la sua provixione, (=>) Lacuna nel ms. Corretto da W Segue dinuovo la.

(‘) A n n . F o r o l . , 98; T onin i , R i m i n i n e l l a s i g n o r i a d e ’ Mal a t e s t i , II, 302: Entrando al presidio di Rimini 200 fa n ti Veneti sotto gli ordini di Francesco Cappello ... A ’ 7 di Luglio adunque Sigismondo fu in Morea colle genti de' Veneziani.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

1464]

Cronica del suo tempo

411

lassava portar a nessuno da Forlì. E questo è durado perfima a questo dì 8 de stenbre. No(terò) quello che seguirà. E per questo fuzire, la città romaxe co(mo) qitade pieggo che rubada : non se trovava per­ sona per3 Forlì. b Conte Jacomo. 1 1951. E1 conte Jacomo P(icinino), partido del pae(xe) dove più tenpo era stad(o), e con molto affano de quello partido, e venendo de dì in dì; arivad(o) per Toscana, per quello de Fiorenqa, con pocha conpagnia, altro che alcuno suo famiglo, pur tutti ligieri ; c adì 24 passò per Romagna, ' arivò in lo tereno del marchexe ; adì 25 de luglo arivò per quello del marchexe : fo ditto d andava a Millano.2 (a) Segue dinuovo per. (b) Le parole E per questo - Forlì furono ag­ giunte in margine. (c) In margine anno 1464. (d) Segue ani cancellato. (') G ii i r a r d a c c i , 185 : Giunge a Bologna alti 23 di giugno, il sabbato, il conte Jacomo Piccinino con molti signori et 200 cavalli et fa n ti 60 .... An­ dava il detto conte a Milano a sposare Drusiana figliola naturale del duca Fran­ cesco Sforza. Ma l'anno seguente f u mandato a morte dal re Ferrante di Napoli. 0) A questo punto la storia di Forlì va cercata negli A n n a l e s F o r o l . e nelle C r o n a c h e del C o bel li , e dal 1476 al 1520 anche in quelle più prolisse di A ndre a B e r n a r d i , detto Novacula. Non pare che il nostro autore moiisse nel 1464. Nel 1465 si ha un atto nel quale suo figlio è detto filiu s Iohannis e non quondam Iohannis (F. A s t i , VII, 128, 3 aprile 1465); invece il quon­ dam loannis si ha la prima volta in un atto del 16 novembre 1465 nel mede­ simo volume di F . A s t i .

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

APPENDICE [1» - 13v

I

(1347). a (Passaggio di Ludovico d’Ungheria). a

1952. Anno a Yhesu Christi 1347 rex Ungarie fuit Forlivi/ et in Apulia ad vindicandam b sui fratris mortem, qui fuerat suspectus c (ad) d reginam Johan(n)am, quoniam ille erat coronatus pro regno Apulie. Unde e dominus Franciscus f de Ordelaffis, g tunc dominus For­ imi et Cesene, h fecit regi magnum honorem ; exinde secum ivit in Apulia(m) cum ducentis ' equis et 500 hominibus pedibus armatis. 1 Rex vero fecit magnam vindictam 1 fratris sui, quoniam fecit ducem Duratii m capite detruncari " in loco ubi fuit interfectus 0 frater suus, scilicet dicti p regis. (1348). Miser Francesco deg(l)’ Ordelaffe fè conpagnia 4 a uno re d’Ungaria f(i)ma a Roma r· 1953. Anno Domini 1348 ! dominus Franciscus s de Ordelaffis, dominus Forlivii et Cesene, * existens in urbe Neapolitana cum u rege (a) II foglio è mollo guasto ; la prima parola Anno andò perduta col brano su cui stava scritta. (b) vendicandsm ras. (c) La parola non è chiara. ) messo ms. (c) Corretto da Cremona. (d) Se­ gue El castrom remansit ad cancellato. (e) Corretto da parte. P) C o r p u s c h r o n . Bori., 111,333: Nerone non ne coulisse mai una sì facta. (2) Ivi: Quello maledecto cardinale... mandò per l'Inghelixi a Faenza et per uno di cunti da Barbiano, lo quale havea da dusento lon­ ze, et erano tucti a soldo della Chiesia.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

1 3 7 7 -1 3 7 8 ]

Cronica del suo tempo

427

rescodere de novo, e vendendo le femine l’uno a l’altro; e peggio gle faxea quistr taliani, puoichè i bertoni o inghilixe, dapue che no tro­ va robba, stentagle le persone. 13* . 15 v]

1377. Como la conpagnia di bertoni, dapuo’ el rubamento de Cexena> se partì e andò a Fenga contra Astorre, che conbateva el castello de Fenga con l’alturio digl’enghilixe.

1962. Negl’anni 1377, corno denange è stato ditto de la destrugione de Cexena Per 'a conpagnia di bertoni, la qual conpagnia era stata mandada da papa Gregoro XI.0, eranno XX milia omini de mala a zente e de pocha lieltade. Era i ditte bertoni stadi a Cexena e lassadogle assae botto ricordo de la sua stangia, in modo che puoche sarà i figluoli degli figliuoli de quigli che pur mo’ nassenno, puggarà b a quigle el nome di bertuni, gioè in Cexena· E del mexe d’agosto parlino i ditti da Cexena, e andonno a Fenga contra Astorre di Manfridi, che avea tolta la dttade, corno prima è ditto; e siando lue a conquistare la rocha, e avea con lue la brigada de miser c Zohanne Agudo, che a posta de miser Bernabò staxea in alturio al ditto Astorre ; e ancho gl’era alturio de miser Sinibaldo digl’Ordelaffe, in modo che i ditti bertoni non posseno fare contra Astorre niente ; e in sua mala ora tornonno verso Roma i mala ventura, chè da ogne persona gl’era fat­ to dispiaxere ; a pocho andare romaxeno pochissime, e dai taliani fono in tal modo trattadi che non tornonno mae in suo paexe, e per la sua crudelitade se fo molto bene spexo. El suo capitanio avea nome mi­ ser Zohanne Malastretto.

Como miser Gallaotto di Malatest/ intrò in Cexena, congessa a lue dal papa Gregoro XI.°, e otenella la tera e la murada. 1963. A gl’ani del nostro Signor 1378 miser Gallaotto di Malate-

sti, signore d ’Arimino e d’altre terre, intrò in Cexena, la quale con molte soligitudini abe dal papa Gregoro XI.°: e questa per lue fo ottenuda con la murada e con tutte d le sue fortegge.1 (a) Segue conded cancellato. (b) puccarà rns. O Segue de da espun­ gere. (d) tutto ms. (') C r o n . M a l a t e s t . , 48: E dì Vili de ottobre. Venne da Roma uno ca­ valiere napolitano, el quale era conte de Romagna ; e passò per Arimino, et andò per rectore de Cesena e de Bertonoro. Et incontinente mandò per miser Galaotto, che andasse a Cesena.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

428

Giovanni di m.° Pedrino

[1378

Como el papa Gregoro XI.0 morì, e corno fo creado papa Urbano VI, in lo qual comengò grande sisma. 1964. Degl’anni del nostro Signore 1378 1 morì el papa Grego­ ro XI in Roma, el quale in la sua vita prima avea gerto trattamento de la paxe da miser Bernabò ai fiorentini, e in quello morì; e depuo' la sua mo(r)te fo creado papa Urbano sesto. E siando alcuno di car­ dinali oltramontani in Roma, e non possendo avere modo contra ro­ mani, che con gran tumulto gridavano e domandavano papa romano, a e per questo a uno concilio tutte i cardinali italiani creonno de concordia papa Urbano VI.° : prima era argevescovo de Bari. E perchè quigli car­ dinali oltramontani vedea averse tratto la Giexa de le mane e non posserla uxurpare, corno prima per alcuno tenpo aveano fatto, tutte i ditte cardinale se fughino da Roma ad Agina Qitade ; e qui el cardenaie Gebenensis, che prima avea messa Cexena a sachomanno da ber­ toni e ingh(i)lixe, corno prima ò scritto, e questo, fatto in la ditta gittade papa, se partì : andò al conte Fondi, e de qui andò ad Avignoni con multi cardinali suoe seguaci), b e questo fo quello ditto antipapa. E qui tenne modo e catedrato de papa; e per quello modo fo la sisma. Ma pure papa Urbano, per testamento c d’uno sant’omo cardinale antigho, in sua fine al suo testamento confessò esserre vero e bene elet­ to l’ofÌ£Ìo del papado in papa d Urbano; e così fo per gli cardinali scritto ai baroni e a re de Fran(ga) e e d' Ongaria, e massimamen(te) f questo cardinale de San Piero, homo virtuoxo e otenticho e de san­ ta vita. [3b . 16r]

1378. e Como venne Carlo inperadore, vene in Italia con multe zente e morì, del quale può’ ven­ ne uno suo figlolo dredo a lue.

1965. (C)arolo ’ inperadore venne in Italia a gl’annil378, el qua­ le morì, e puoe lue vene Uno suo figlolo primozenitto con uno suo (¡0 ro m a n n o ms. (t>) sequag ms. coll’3. molto svanito ; l’i di sequagi cadde col brano della carta. () m a tri n o n io ras.

() S e g u e Anto c a n c e lla to .

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

470

Giovanni di m.° Pedrino

[1386

Uno grande fuogo in Ferara. 2064. Fo in Ferara, adì . . a de zugno del ditto anno, uno gran­ dissimo fuogho, tanto che bruxò gircha 150 caxe, e fo dritto a luogo dove l’altra fiada avea fatto grande danno, 1381, del ditto mexe. Una grande carestia in Puglia. 2065. Fo in lo ditto tenpo grandissima carestia in Puglia, im-modo •cheb grande multitudini d’omini convenia mangare l’erba ; e per questo morì molte persone per la fame. Una rotta dada a miser Antonio da la Scala. 2066. In lo ditto anno e mexe fo uno grande fatto d’arme infra '1 signore de Padoa e quello de Verona, c in modo che la zente de l’uno d e de l’altro, siando presso II miglia, fo in quello de Pado(a) apresso la cittade II miglia, siando la zente d’arme del signore de Verona, giò miser Antonio, apresso Padua corno è ditto; e siando la zente de miser Frangesco da Carara con gli suoi contadini, prexeno bataglia in­ seme. In prima erano perdenti quigli da Padua, senonchè Zohane digl’ Ubaldini roppe da lado con una bona brigada da cavallo, (i)n modo che i suoi nemixe fono rotti : e prexenno de loro gircha VI milia, e le sue bandiere gle fonno tolte, e prexe multi di suoi capitami de mi­ ser Antonio da la Scala. [14b . 27r]

(1386). Uno trattado in la gittade de Forlì, e fo sco­ verto, el quale era per liberare miser Sininibaldo digl’Ordelaffi.

2067. Nel ditto tenpo, 1386, adì V de luglio, in dì zoiba de notte, venando venare dì VI, in Forlì fo descoverto uno trattado grande,1 el L a c u n a n el m s. (b) S e g u e da Manto, p o i c a n c e l l ò e s o p r a u n a d c a n c e l l a ta . (*)

(a) s c r is s e gue

(*) M

vrchusi , S u p p l e m e n t o . ,

d in u o v o

che.

i l r ig o a g g iu n se

319;

C o be lli ,

(c) P r i m a da Verona.

l ’a u t o r e

(d)

152. Vedi n. 2055.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Se­

1386]

Cronica del suo tempo

471

qual conduxea Zohane degl'Ordelaffe, figlolochefo de miser Luduvigho, nevode de miser Sinibaldo, el qual al prexente è inprixonado in Io castello de Ravaldino. E questo trattado era ordinado da multi cita­ timi e contadini de Forlì ; e avenne che alcuno prexo di quigli invidadi al ditto trattado, volontariamente confessonno che el ditto Zohanne dovea essere messo de notte in Forlì ; el conte Corado simelemente dovea essere messo dentro da la terra; el qual in Io ditto tenpo era a Fenca per stantia con molte zente d’arme, e con consiglio de Astone di Manfride à speranza de guadagnare per la intrada qualche sachomanamento dentro da Forlì; considerado che in simele fagende se convenia fare vendetta d’alcuno ?itadino a l’altro gitadino, e puoe per vendetta convenia pore alcunno gitadino in grande obrobrio, e infine remettere el ditto miser Sinibaldo in segnoria corno prima era stado. Ma corno vo(l)se Dio ho la fortuna disponesse, multe de quigli che atendeano a sime(le) cosa fono prixe e tromentad/, e confessò la cosa essere così, e multi ne fuginno. Di quigle che eranno principale al tradimento fonnoquist/: fra Guglelmo priore de Vincaredo, a petizione de madonna Paola Biancha, Lanberto marescalco, e alcuno Bartole Ramone da Fenca abitadore de Forlì, e multi altri citadini e contadini che saria lungho a dire de tutti. De la qual cosa non fo fatto efetto de justi(ti)a molto cer­ cando in cavo. Ma multi principale ne fonno ponide ; e da multi signure circostanti fo rescritto dolendosse a del caxo, di quali fo i fio­ rentini di primi che scrissenno. Copia d’una lettera di fiorentini a Qecho e Pino. 2068. Era la cosa del ditto trattado per lo paexe divulgada, e al­ cune signorie zià se dolea scrivando el caxo. E la prima littera fo questa : Magnifici b domini, amici carissimi, c Non sine merore d tractatum e et detestabilem coniurationem f habitam in civitate vestra percepimus, et de tanto et tam periculoso g casu vobiscum amicabiliter condolemus. Prudentis tamen est et ordinate mentis aquis non ruina ignem extinguere, et secundum iuris h formam, pec(c)ante multitudine, m(u)lctatis principalibus, ceteris indulgere, S(c)imus tamen vos esse prudentes et in (a) dolendesse m s . (b) magnifici m s . (c) karissimi m s . (d) merorem m s . (e) tactam m s . ; M a r c h e s i : horribile tractatum. (f) coniuracionem m s . (g) pericholoso m s . ; s e g u o n o a l c u n e l e t t e r e c a n c e l l a te . (h) 2um uuris m s .

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

472

Giovanni di m.° Pedrino

[1386-

cives vestros seraper a benignitatem et clementiam b observasse, c et ob id de tantis malis, quod sapientis est, certis(s)imi sumus vos fidelibus securitatem et er(r)antibus benignitatem, indulgentie, d documentum prestabitis e in futurum. Priore(s) artium f et vexil(l)ifer iustitie populi e et Com(m)unis Florentie. h A tergo: Magnificis dominis Cecho et Pino de Ordelaffis amicis nostris ca­ rissimis. '

Como uno fradello del ducha d’Austria fo morto d’alcuno suo subditto. 2069. Correva el ditto anno, del mexe 1 d’agosto; novella fo da notare corno lo illustro ducha d’Austria, nome Lipoldo, el quale avea uno altro suo fradello maore de tenpo, fo morto e crudelemente lassado morto d’alcunim rustici del ditto signore suditte, el quale era andado a fargle insulto per alcuno suo comandamento non hobedido,. ma travargado assae. El ditto andò con multi baroni, ma non con molta conpagnia ; e perciò lue e multi altri baroni fonno dai ditte rustici muorti. La vendetta d(e) re Karolo. 2070. In lo ditto anno fo novella molto gerta, per lettera mandada d’ Ungaria, per mano d’uno miser Paulo vescovo de Cagabrio, corno la vendetta del re d’Ungaria, cioè Karolo da la paxe,1el quale fo morto siando" chiamado i(n) Ungaria dai baroni per re, corno de sovrascrisse; la qual vendetta fo che multe baroni ° d’Italia conbateano con le rain&, qiò con la madre e la figlola, e contra ’1 gran conte; de la qual bataglia fo perdenti le raine e ’1 gran conte, in modo che fonno prixe e fonno muorti decapitadi; e fatto quarti de cui a avea ferido Karolo ditto, e multe altre baroni suoi nemixe fonno muorti crudelmente sicomo apare in la littera del ditto vescovo, de la quale io che scrisse vidde la copia; e anche vidde un’altra littera concordante a quella, venuda da merchadanti che era in lo paexe, la qual nomina tutti' i prixe e i morti. E fo in lo ditto anno portado del mexe de' sten­ ta) senper ras. (b) clemenciam ras. te) Seguono due lettere cancellate. (d) indulgentiam ras. (e) presiantibus ras. (Oarciumras. te) iusticie populli ras. (h) Florencie ras. (9 karissimis ras. 0) Segue de luglio cancellato, (m) al­ cuno ras. (n) Segue dama cancellato. (°) boroni ras. (p) quui ras. (>) Vedi un. 2031, 2057 e 2058.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

1386]

Cronica del suo tempo

473

brè a Napole a la moglere de re Carolo !a testa del gran conte e d’uno suo fradello, e de quello che avea ferido el ditto Karolo ; e ione asperissima vendetta, in modo che non se poria scrivere. [15» · 27v]

(1386). Como uno govene di Peppoli a da Bolognia sconossudo, voglando ensire da Bolognia, fo prexo. 1

2071. Era gl’anni 1386, adì XXVII de luglio, uno zovene di Pep­ poli, bolognexe, nome miser Bernabò, figlolo de miser Andrea di Pep­ poli, passando per Romagnia, era stado fuora alcuno dì corno espu(l)so; e per sogestione d’alcuno vene dentro da Bologna furtivamente non conossudo ; e qui alcuno dì nascosto stette; e prontamente non andando, ancho dubitando per alcuno sbandido in lo ditto tenpo prexo, e voglan­ do lue essire fuora, se finse essere uno povero mendigante; e corno à signo de goppo nello andare, fo scoverto a insire fuora de la porta; e fu prexo e decapitado con uno suo conpagno. E multi egia(n)dio eranno sospetti per questa tal cosa. Como Karolo di Malatest/ abe Santo Arcan­ g e li, e chomo passò per Forlì, andò per la moglere a Mantoa, e chomo tornò. 2072. In lo ditto anno, adì XXIIII d’otovro, el magnificho zovene Carlo de miser Gallaotto di Malatesti abe el castello de Santo Ar­ cangeli, el quale è presso a Savignano. Era el ditto castello prima di figluoli de M utole di Ballaci, terragani e segnure del ditto ca­ stello naturali. El quale C a r i b in ditto mexe andò, giò adì XXVIIII, e passò per la cittade de Forlì con uno suo coxino, nome Malatesta, figlolo de miser Pandolfo; e con bella conpagnia andavano a Mantoa per la moglere del ditto C a ri, sorella de miser Frangesco, de la ditta gittade de Mantoa signore : la quale à nome madona Ixabetta. E adì XIIII del mexe de novenbre el ditto Carolo tornò con la ditta conpa­ gnia, e passò per Forlì e andonnò la sera a Cexena> giò el ditto C a ri ; e la ditta sera vene la ditta sua spoxa dentro da Forlì con lo ditto Malatesta de miser Pandolfo, el quale è de la statura de Cecho digl’Ordelaffi e de costumi; e con molta grandissima conpagnia de no­ ta' S e g u e dai c a n c e l l a to . (b) S e g u e abe c a n c e l l a t o . (‘) C o r p u s c h r o n . B o n . , Ili, 381.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

474

Giovanni di m.° Pedrino

[1386

bile persone, d’omine e done, che era grande maraviglia, in modo in XX carra a pena possea cappere la robba ; e la sera genonno in lo p alalo de Forlì e lì dormì, a e ancho el ditto Malatesta. E la matina a bona ora se partinno. Avea XXII done con lie : era ditto che ella avea siego 50 milia duellati d’oro per la sua dota. E la ditta donna era picholla asae, brutta, (d#) etade d’anni 17 o gircha. Como fo portado morto el corpo de miser Sinibaldo in la giexa di fra’ menori, tolto mor(to) del castello de Ravaldino. 1 2073. Correva gl’anni ditte de sovra, adì . . b del mexe de novenbre, e fo in dì marie, passada la festa de Ognesante per due dì. La matina molto per tenpo fo portado el corpo de miser Sinibaldo digl’Ordelaffe morto in la ghiexa di fra’ menori, vestido de drappo; e qui fo fatto per lue solene hofigio ; e fo messo in l’archa dove era i corpi de miser Zohanne e de miser Lodovigo fradelli. Era morto de Il dì nan?e, §iò in domenega a ore XXII, in la prixone assae oribbelle e oscura dentro dal castello de Ravaldino. c [15b ■28r]

1386. Como in Castrocaro fo fatta grande crudelitade da gielfe a gibiline.

2074. Negl’anni ditte, 9ioè 1386, in la festa de Nadale, fo infra gl’omini de Castrocaro una grande discordia da parte guelfa a parte gibilina, in tal modo che la parte gibilina armada mano asalinno contra la gelfa; e multe de loro taglonno a piegi, e multi de la ditta parte anchora ne ferinno; e nondemeno i mamolitti picholi fono salvi in parte, e parte ne fono morti molto crudelemente. E fatto questo i ditte infami e chativi se partinno per paura de la sua iniquitade che non fosse ponida, e la maore parte ne vene a Forlì ad abitare, e abenno assae umanitade dai signure Cecho e Pino. (a) Segue el sig cancellato. (b) La cifra è raschiata. ( aperachiava m s. (d) Magni figis m s. (e) S egu e signuri can cellato. (0 S egu e el ca n cella to ; p o i d in u o vo et. (g) exegelsi m s. Oh et m s. 31

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

478

Giovanni di m.° Pedrino

[1387

merchore dì seguente, ottavo dì del ditto mexe, se levò uno remore in Viterbo in luogho ditto Piano Scarlano, quaxi in l’ora de terga. E1 prefetto mandò subittolazente d'arme là ; e lo remore fo restado, onde lo prefetto non provedette a più b [16b . 29r] oltra la sera. Qircha vespro se levò uno altro remore: «Viva la paxe >. In que­ sto lo prefetto montò a cavallo, e cavalcando per la terra, lo remore crebbe. Elio fo gittado da cavallo e fo tutto taglado dal puovolo, e per più dispetto e de(s)prexo gle fo morto el cavallo adosso, e fogle tagliado una mano e una orechia, e mandado in lo canpo del cardenale e degli romani. Fatto questo, gl’omine de Viterbo mandonno per lo capitanio del popolo de Roma che venisseno fima a la porta ; e corno el fo venudo gle prexentono le chiave de Vi­ terbo e rendesse al puovolo de romanni. E la zoiba matina seguente gli romane poxeno le bandiere del puovolo di Roma in gli pallaxi e muri de Viterbo. De­ gli duecento«:cavalli ddi bertoni che erano in Viterbo non canponno se non miser Bernardo, el qual e è recovrado in la rocha de Soriano, e Bernardone con VI conpagni : gl’ altri fonno f tutti prixi e muortf. E zoiba dì preditto el e car­ dinale se partì de Narni, e andò in lo canpo a Viterbo. Non se sa ancora corno saranno de concordia con gli romani. Quello che ne seguirà vel-lo significarò. E ’1 canpo di’ andare oggi o domane a Vetralla; l’altre terre intorno a Viterbo tutte se dànno al popolo de Roma, e tutte mandano anbassadure, e gercano patti con gli romanni. El vostro servidore Pietro da Gattaia. E de lì a puochi dì i romani con le sue gente, gioè con le gente de la Giexa otenne tutte le castelle h e terre che eranno prima de la Giexa. 1 Como el ducha de Millano mandò el suo esergitto contra Verona, e corno per lo ducha fo prexo la cittade de Verona. 2080. In lo ditto tenpo, 1387, del mexe de zugnio, miser Galliaggo, conte de Vertù e di Vescont/, con grande exergitto e aparechiamento andò contra e in contrario a miser Antonio segnore de Ve­ rona. Era el suo esergitto infra da piè e da cavallo gircha 50 mila ' persone d’arme. E simelemente el signore de Padua e ’1 signore de 00 provedetto ms. (b) A principio della pagina seguente è la rubrica 1387. Seguitta la lettera comengada del prefetto da Vicho; C e poi dinuovo più. (c) Il ms. («0 Precede una lettera cancellata, for­ se C. (e) Segue dinuovo el qual. (f) sonno ms. (g) Segue dinuovo el. (h) Segue de la Giexa cancellato. 0) 50. m ms. (*) In questo tempo vari atti dell’Archivio notarile di Bologna indicano come vicario generale di quella Curia Bello Giuliani di Forlì (Atti di P ao lo C o s p i , IV, 32, f. 42 e III, 23 ; A1b i r o 1i G io v a n n i I, 25 e III, 10).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

1387]

Cronica del suo tempo

479

Mantoa erano contrarie al signore de Verona con lo ducha de Millano per excuxagione d’alcune promesse fatte al-lue dal signore de Padoa, e a principale movimento d’alcuno gittadino de Verona, erano constritt/ per alcuna liga intra loro, sicomo apare in alcune littere mandade. E in lo ditto anno 1387, a adì XXII de otovro, in dì marte, fo che l’exercitto overo sforgo b del ducha, che già alcuno mexe avia asidiada la cittade de Verona, è intrado per la porta del borgo di Calcare, la quale porta gle fo dada da quigli che la guardava, e i gitadini non faxando alcuna resistengia in lo ditto fatto. Pertanto dubi­ tando el signo(r) miser Antonio, fugì con puochi in lo castello de la ditta gittade, e delinde in pocho spagio se partì: andò a Vinexa con gli figluoli e la mogie, dado el castello in le mane de le gente del ditto c conte de Vertù. E in questo modo la caxa da la Scala, famoxa e onorevele e benigna in Lonbardia, venne a fine e a consumagione. La quale casa prima grande in le parte de Lonbardia segnorezando trionfalmente, e mo’ dal ditto conte de Vertù destrutta, per lo pringipio del segnore de Padoa, che comengò prima la discordia con lo ditto miser Antonio, e inseme feno molto stretta guerra per la sua su­ perbia. E in questo modo la cosa passò : e per caxone d’uno miser Guglelmo Bilaqua, sbandido da Verona per lo ditto miser Antonio da la Scala, avendo ordinamento al trattado in Verona, fo sua caxone otenere dentro, perchè lue era veronexe e avea parte dentro. E ve­ dendo i citadini non possere contra le zente intradi fare resistengia, consiglonno el ditto miser Antonio che non volesse perdere la vita ; che lue andasse con la dona e i figluoli a Vinexa : e così andò. El ditto conte de Vertù in puochi dì puoe otenne Vigenga e tutte li altre castelle e terre senga eseregle fatto nessuna resistengia. E ancho era a Verona e per le sue tenude assae grande caro de vivere per la stretta guerra e lunga; adì XVIII del mexe d’otovro 1387, in dì venare, da sera, fo la ditta gittade perduda per lo ditto signore ; e la matina che fo sabado con consentimento di gitadini introno le zentf dentro, e abeno la rocha dai ditti gitadini, la qual rocha avea el ditto miser Antonio lassada ai gitadini prima che se fugisse a Venexa : aveane tratto alcuna roba con grande perigolo e la mogie e i figluoli.

(a) Prima di scrìvere la data suddetta il copista aveva scritto 14, che poi cancellò. (b) sforco ms. (c) Segue dinuovo ditto.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

480

Giovanni di ra.° Pedrino

[17* . 29v]

(1387

1387.

Como in Lonbardia e Romagnia fo una moria de buoi. 2081. In lo ditto anno 1387, del mexe de zugnio, comengò una moria de bestie boine, e massimamente a in Lonbardia e Romagnia, comengando da Bolognia e venando per tutta Romagnia : e in tri dì o in quatro, in questo modo che parea che avesseno grandissima pas­ sione, in modo che sospirasse e lagrimagle molto gl’ochie, tenendo le narre del naxo larghe, e senza mangare, e puoi moria. Como (avenne) uno grande teremoto. 2082. Correva i ditte anni, adì XI de zugnio, la matina nanze che el sole se levasse pocho, fo uno grande teremoto e notabile in Forlì e per pocho spazio passò. Como miser Otto intrò e ottene la ^ittade de Napoli. 2083. Era el ditto anno, siando papa Urbano VI in la ?ittade de Lucha, in la quale per spazio avea abittada per ?erte caxi e discordie infra i sui cardinali ; e lue esendo lì, venne a lue la novella corno mi­ ser Otto de Bresohic, zià marido de la raina Zohanna, era intrado in Napole, siando consenziente grande parte de cittadini, e (a)lcuno ri­ bello gl’avea fatti morire. Per la qual cosa papa Gregor(i)o asae nef-fo dolente.1 Partida de papa Urbano da Lucha per andare a Peroxa. 2084. Partido da Luccha el papa Urbano VI per andare a Peroxa, e avea assae conpagnia con lue, tra i quale era Carlo di Malatest/, zià figlolo de miser Gallaotto di Malatest/, era stado alcuno mexe in Lucha, e adì XIII b de stenbre 2 el ditto papa se partì da Lucha ; adì 00 Segue in Toscana cancellato.

(t>) XXIII col primo X cancellato.

(') Al 29 di agosto il C o r p u s c h r o n . B o n . , Ili, 384-385, nota che a Bologna fu impiccato maestro Francesco da Forlì, come falsificatore di mo­ nete. (2) Partì il 23, lunedì.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

1387]

Cronica del suo tempo

481

lune andò verso Peroxa, e arivò a Peroxa ; e multe gitadine sbandide gle faxea una grande guerra tra i quali era uno miser Bernardo da la S(c)ala, el quale avea redutto a uno castello in lo contado de Peroxa, nome Canagle.

Como depuo’ la tolta de Verona e de Vicenda vene alcune brigade in Romagnia, corno fo Zohane digl’Ordelaffe. 2085. In lo ditto anno, del mexe de dixenbre, siando Verona e le chastelle venude al dominio del conte de Vertude, e depuoi pocho abe le tenude de la tera e le castelle in puochi dì e chosì Verona, e in questo modo racolto inseme tutto fo in pocho tenpo, e depuce po­ cho el ditto conte de Vertude abe Vicenda e le castelle; e spa^iado le ditte cose partisse le brigade de le gente che prima era a soldo de miser Antuonio da la Scala ; e alcuna parte ne vene in Romagna, e venne per lo tereno de Bolognia d’acordo, e dadogli ostadixi de non fare danno in quello tereno ; e de lì venne in quello d’Imola e abe vittuvaria. E molto sparlado di signor e de la 51'tade de Forlì, venenno per quello d’Enga; e puoi venne in lo tereno de Forlì, e senpre pen­ sando de Forlì fare corno fosse una sua villa ; e massimamente uno dei ditti condutieri, che era Zohane digl’Ordelaffe, con alcuni suoi adarenti, aveano da Imola e da Felina la vittuvaria. Era la ditta brigada maore parte sotto miser Zohane digl’Obaldini ; e alcuna brigada, Qioè quatro?ento cavalli e alcuno fante a piè, era de Zohane a digl’Ordelaffe, nevode zia de miser Francesco. El qual Zohane andò apres­ so el castello d’Oriolo, e domandolo agl’omine corno suo, alegando lue dovere sogedere miser Sinibaldo, dixendo lue fo tradido e morto da Cecho e Pino. E a queste parole niente gle fo resposto, se non cho’ gle balestri corno a nemixe se fanno ; e simele fè a Fiumana e a le Chaminade. E a le Caminade fo un pocho ferido con uno balestro ; e non possendo fare alcuno danno, [17b . 30r]

e pertanto se partì del tereno de Forlì ; e andonno i(n) lo tereno de l’ar^evescovo de Ravena, 510 Zohanne digl’Ordelaffe, con la sua conpa-

(a) Segue digl’Obaldini cancellato.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

482

Giovanni di m.° Pedrino

[1387

gnia, gioè a Tudurano. E qui aparechiono el modo da conbattere alcuno castello de Cexena ; e una matina conbatenno a Lugarara, assa(e) grasso castello sovra la valle de San Vittore, in la cima del monte; e abella, e rubonno tutti grommi ; e multe assae altre castelle de Cexena otenenno per la bataglia, intra le quale fo Caxalbono, Polenta, Cuglanello e molte altre. E nondemeno passonno oltra ’1 fiume Savio; andò presso Santo Arcangello e Longano, al quale più volte provono robarlo e torlo, giò Longano, al qual non posseno fare alcuna cosa. Fone feride alcuni di loro, e manchandogle vittuvaria convene b tor­ nare indriedo. E veneno in lo tereno de Bertenori, e deliberonno andare a Ravena. E prima fornino le cliastelle aquistad/ d’ alcuno homo d’arme, e de cose oportune ; e venudo in deliberazione, andono in quello de Ravenna alcuno dì : alogono de fuora. E inange che loro se partisse de Qexena, Gohane digl’Ordelaffi fo in discordia con miser Zohane degl’Obaldini ; e solicitamente de nemigho di Malatest/ se gle fè amigho, in modo che lue andò soldado de Carlo e de Pandolfo, signure d’Arimino, figloli fo de miser Galaotto di Malatest/ : e questo fè per dispetto del ditto miser Zohane e de la sua conpagnia; e lassò el canpo, e andò ad Arimino, e multe secrete del ditto miser Zohane el ditto Zohane revellò ai ditte Karlo e Pandolfo, e portosse zircha 4 milia dueati avud/ in presto dal ditto miser Zohane. E pertanto el ditto miser Zohane portava per traditor el ditto Zohane, e de lue mae se possè vendegare. E siando la ditta conpagnia qui, ai bolognixe gle mandono i misse che loro c (dovesseno) prestare zerta quantitade de dinari, giò 3000 fiorine, parte in dono, e parte in prestanza. E per la qual cosa male portadosse, e staxendo d alcuno tenpo qui, intanto aparechiado esercitto in modo che i ditte bolognixe contra la ditta con­ pagnia, zunse sul tereno de Ravena, e con le gente di Malatest/, i quali aveano inseme disposto la destruzione e de le ditte gente. E per­ tanto miser Zohane fo sforzado f a fugire, zioè pigiare partido, e in­ trono quaxi maore parte dentro da Ravena con consentimento de mi­ ser Guido segnor de Ravena, el quale sochamente gle messe in Ra­ venna. E nondemeno la maor parte de la ditta brigada piglonno mala via per manchamento de dinare e vittuvaria ; e in quello modo romaxe miser Zohane digl’Obaldini povero, per la mala conpagnia de Zohane digl’Ordelaffi, e pure con alcuna parte de la sua conpagnia (a) Segue Qexena cancellato. (b) conveno ms. (c) Seguono le parole se dovesseno partire cancellate. (d) Seguono alcune lettere cancellate (e) destrucione ms. (f) sforcado ms.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

1387-1388]

Cronica del suo tempo

483

romane in Ravenna. E pertanto Nicholò Filippo soxero de Pino venne a Forlì del mexe de margo, e miser Guglelmo a Bilaqua da Verona, e alcuno altro anbasadore di Malatestì, per trattare la concordia del ditto miser Zohanne. E1 ditto miser Zohane, adì 25 de margo, venne a Forlì, e lì stette per tutto el dì ; e abe assae raxonamentì con gle ditti miser Guglelmo e con Filippo e altri anbassadure ; e senga alcuna concluxione miser Guglelmo se partì, andò verso Lonbardia ; e Nicholò Filippo con altri anbassadure ad Arimino, e miser Zohane a Ravena, senga alcuna concluxione. [18a . 30v]

1388. Copia d’una lettera de disfigia mandada dal conte de Vertù al signor de Padoa.1

2086. Fallimini, magnifice vir, si ea que in depre(s)sionem et excidium status nostri, non in Italia b solum, sed in G erm an ia et Galli(i)s, pluribus iam etc., videns iam senio se confectum, et vigente longa m infirmitate, invalidum de persona ad habenas re­ giminis temporumque instantium conditiones advertens," heri sua benignitate di­ gnatus est renuntiare, et renuntiavit ° libere dominio huius p mee Patavi(n)e civi­ tatis, ad cuius urbis dominium cives omnes et populus Paduanus quorum in­ tererat me subvexerunt unanimi voluntate, q et exuberanti plausu letitie r in suum dominum elegerunt, s Cuius civitatis Paduane t et tocius eius quod tenebat ipse magnificus genitor meus possessione et dominio libero sum potitus. Ego namque, sicut illustris genitor meus vestram magnificam dominationem « et comunitatem illam prosequutus est hactenus tenerrima v caritate, sic et ego per sua gradiendo vestigia intendo fraterna benevolentia et amicitia w vos prose­ qui, et comunitatem illam amare, magnificentieque x vestre adhuc uberius ferventiusque y servire in cun(c)tis que mihi possibilia sint quam unquam fece­ rint, z ut in singulis me confidentius requiratis, pronum utique ad confir­ mandum) votis vestris, quia et ego de fraternitate vestra eosdem fructusbbfa0») indicams ms. (b) potenzia ms. (c) iustigie ras. ( ¿vlt>rtVv> O HM- A>VVronrx· iN -VPVYV

-é-l^ v v A c gy-lepìve^t’ÀÀP p

Xo^\ p v\c\ r.

trrl ^ ^VYc

Civ-npi“ t) rwoljv rvpo^f^cs-r«^ [fa.IaVi^ 4 -' pp*y^ 'Ì-TVN· \> ^r~ €wj3t.j|c·

t s.

■io^wUwl«

*" ,

éVpcpr~·

A -tC c T " o r t - c ^ ^

-rvci- W l i v'T wVC o

¿j-lfi-rwvwe

1 ** l>aM-fi--

é r A - p o p * '“' ''p a l-A -t’^ i a e i i

v-c-rv^/''· - ~f b z 1l

^ v trv o

y lo ^ iv to

------ H T

£ * #»-,v,imi# j U c^M v

éTp Uvi-

¿T p

^ e p iw o

a |p ||V A > -c C

pprA ^^Urt i r - --rtV«Wo « v o l t o lv » ^jtf'tA Ivvo-w

tc-l>#4fc> ^ \ i v - v c

^^Ccyv*Ar

V v w 2-. \

iju iilj

rrv o

za

Ip A flO

¿Xl» £ ^ - l l -pA-geaj-V - g c a -

*4? *4 ?

oor^O-rvC r f t O 't v C

cvoc, Iwc e J p S T ' „

-é ^ ^ U p A Ap^ ,oJ ^Vcjpw, ^ c ip V o ,

À c ^ ro

oN

p s^ p-rv«

_ M&yW-o

. ., r*p('kol \> tL ·* !* -

p|

^jvrYvnl-y»— ^ a y t v a

Ttv^fT·“ uverf0

* ir i ~

■ .

^

tmvyvc

· - :v W ?

M s.

~

Vat.

o z U ì^ o Lat.

tufi^p H“ >ventc-

'

I i ‘v

A \i'f£*'·,

V jJ tM «

€S^ É i

1 0 4 9 0 , f. 57 r (te sto d e lla c ro n a ca )

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

5 t-

t

h $ £

- i t i ^ '- d i 1 t

4

?.V i

u

ì *k ? ?

'1

fT f ***

À # l'i

1

À I Ì *7

+

-1

s

£ . s t l ’S

« ^ 4

e

13*

a

. · *»·». ■' * J- » ' ± l X i i¿^•■3 Ì * !&&■■&£ •4. £« * vC*» J : £ ■/s ?

(appendice)

V ·' %

S fU hI rt '~u\ t- T ·> USL-c o -^ V ;* — /«.·*/> r .STii « 5£ ^ Sr-J1 *— cT 5 — y