Amish, una comunità «fuori dal tempo» 8870164330, 9788870164336

Com'è possibile oggi, nel cuore degli Stati Uniti, vivere rispettando regole religiose e morali stabilite nel XVI e

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Amish, una comunità «fuori dal tempo»
 8870164330, 9788870164336

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Il giornalista svizzero Jacques Légeret ha di tanto in tanto il privilegio di vivere con la famiglia all'interno della più antica (1760) comunità amish degli Stati Uniti, Lancaster County, a un paio d'ore d'auto dal caos di Filadelfia. Raccontando l'esperienza di quotidiana condivisione delle attività religiose e sociali degli amish del «vecchio ordine» e ripercorrendo la misconosciuta storia che dalla Riforma anabattista porta a queste comunità rurali, Lége­ ret si interroga su una società radicalmente diversa dalle nostre: com'è possibile oggi, nel cuore degli Stati Uniti, vivere rispettando regole religiose e morali stabilite nel XVI e XVII secolo, rifiutare l'istruzione superiore e l'elet­

tricità pubblica, bandire radio e televisione, spostarsi su carri trainati da cavalli, vestirsi tutti allo stesso modo? Com'è possibile, cioè, nel paese dell'individualismo e della concorrenza a oltranza, rifiutare competizione, mondanità e tecnologia? Un ritratto, dall'interno, di una società che relativizza pro­ fondamente i «valori» occidentali e propugna una vera e propria contro-cultura della non violenza, della sicurezza affettiva, della separazione dal mondo ...

Questo volume, sprovvisto del

ISBN 978-88-7016-433-6

Il 111 11 1

talloncino d'angolo, è da conside­ rarsi copia di saggio-campione­ gratuito, fuori commercio. Esente da I.V.A.

(DPR

26 ottobre 1972.

n.

633, art. 2, Lett. d). Esente da bolla di accompagnamento

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6 otto­

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JACQUES LÉGERET

GLIAMISH Una comunità «fuori dal tempo» Traduzione di Stefano Frache

CLAUDIANA - TORINO www.clau diana.it - info@ clau di ana.it

Jacques Légeret, giornalista, vive a Paudex, nei pressi di Losanna. In Francia e in Svizzera ha organizzato numerose conferenze sugli amish e mostre di quilt amish e mennoniti, tipici patchwork decorati con impunture.

Scheda bibliografica CIP Légeret, Jacques Gli amish : Una comunità «fuori dal tempo» l Jacques Légeret; traduzione di Stefano Frache

Torino : Claudiana, 2011 192 p.; 21 cm.- (Nostro tempo; 77) ISBN 978-88-7016-433-6 l. Arnish (CCD

22.) 289.73 Chiese Mennonite. Specifiche denominazioni

Titolo originale:

L ' enigme amish. Vivre au XXI• siècle comme au XVII• © Editions Labor et Fides, l rue Beauregard, CH- 1204 Ginevra Per la traduzione italiana: Prima edizione: Claudiana, Torino, 2002 Prima ristampa: Claudiana, Torino, 20 1 1

©

201 1 Via San Pio V 15 - 10125 Torino Tel. 0 1 1 .668.98.04 - Fax 0 1 1 .65.75.42 Claudiana srl,

E-mail: [email protected] Sito web: www.claudiana.it Tutti i diritti riservati - Printed in ltaly Ristampe:

17 16 15 14 13 12 1 1 Copertina di Umberto Stagnaro Stampa:Strunpatre, Torino

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INTRODUZIONE

Che senso ha, all'inizio del XX I secolo, in un'America appas­ sionata di tecnologia, vivere secondo alcune regole stabilite nel XVI e XVII secolo, parlare un antico dialetto germanico, rifiuta­ re l' istruzione secondaria, spostarsi usando carrozze trainate da ca­ valli, vestirsi in modo quasi uniforme, rifiutare l'elettricità pub­ blica, bandire radio e televisione, in breve fare a meno volontaria­ mente di- quasi - tutti i «vantaggi» della modernità? Per tentare di rispondere brevemente a queste poche domande (e se possibile ad altre) dal 1986 abbiamo raccolto un gran nume­ ro di informazioni. Nel corso di una trentina di soggiorni in Penn­ sylvania siamo stati accolti presso famiglie amish, dormendo sot­ to il loro tetto, condividendo i pasti e alcune delle loro attività, vi­ sitando le loro scuole, assistendo alle loro famose sedute di canto e ai loro quilting bees (riunioni di cucito per realizzare i quilt). Col susseguirsi degli anni, gli «anziani» hanno risposto volentieri alle nostre innumerevoli domande. Abbiamo avuto inoltre il privilegio di essere invitati a matri­ moni e a servizi religiosi: momenti molto emozionanti durante i quali, in un fienile o in una immensa cucina-soggiorno, circa tre­ cento amish - uomini, donne, vecchi, bambini e lattanti, tutti me­ scolati tra loro - intonano all'unisono i vecchi inni tedeschi del XVI secolo. «Voi che siete svizzeri, perché non andate a visitare gli amish, sareste molto sorpresi . . . ». Soggiornavamo a Filadelfia quando un'amica americana, di ori­ gine svizzera, ci diede questo suggerimento. Allora avevamo in te­ sta ben altre cose, poiché ci trovavamo in America per curare no­ stro figlio David, sofferente fin dalla nascita di una malattia del me­ tabolismo d' origine scono sciuta. David è quello che i medici chia­ mano un «poli-handicappato»: al tempo aveva tre anni e mezzo e lottava per la sopravvivenza. Perché mai saremmo dovuti andare a

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visitare delle persone così bizzarre, di cui non conoscevamo nulla tranne quello che il film Witness ( 1 985) ci ha mostrato? Il piccolo seme piantato dalla nostra amica doveva però presto germogliare, poiché era caduto su un terreno fertile, composto da un giornalista e da un'insegnante . . . gente curiosa per definizione ! Lancaster County è il più antico insediamento amish degli Sta­ ti Uniti ( 1760) e il secondo per importanza quanto a numero di fa­ miglie. Si trova a circa due ore di macchina da Filadelfia, nel cuo­ re della Pennsylvania. Fu lì che ebbe luogo il nostro primo incon­ tro con l' ambiente amish: scendemmo dalla macchina e ci trovam­ mo dinnanzi un odore penetrante di cavallo, carrozze tintinnanti sull' asfalto, gente dai volti severi vestita in modo quasi uniforme. Tutto questo ci sembrava irreale. Eravamo tornati al XVill secolo? Per noi fu molto facile incontrare degli amish: tenevamo in brac­ cio un «God's special child», un bambino particolarmente caro a Dio, e a questo titolo (l' abbiamo saputo in seguito) eravamo dei «genitori privilegiati», poiché Dio aveva scelto noi per occuparci di David. Alla sua nascita - di fronte alla gravità della malattia di nostro figlio e allo sgomento dei medici - avevamo entrambi smesso di lavorare per occuparci di David, decisione questa che aveva posto seri problemi alle nostre famiglie e ai nostri amici, tanto più che normalmente si presume che il padre lavori. Diciamo pure che se quegli stessi amici non avessero creato un' immensa catena di so­ lidarietà attorno a noi, il padre avrebbe dovuto riprendere presto il suo impiego ! Quello che in Svizzera era stato difficile da spiegare, per gli amish che incontravamo era normale: a meno di restrizioni medi­ che categoriche, la casa è il posto naturale per un bambino handi­ cappato, vicino a fratelli e sorelle, ai genitori, ai nonni, ai bisnon­ ni, addirittura ai suoi trisnonni se sono ancora in vita. Quello che è così difficile in Europa o negli Stati Uniti per motivi di spazio e di struttura famigliare, risulta essere la norma nelle fattorie ami­ sh, che possono accogliere sotto lo stesso tetto tra le dieci e le quin­ dici persone di una stessa famiglia. Che un padre svizzero si oc­ cupi di suo figlio handicappato appariva naturale agli uomini che incontravamo: non si rendevano conto che nel nostro paese dove­ vamo a volte far fronte a una certa ostilità.

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Nel 1987 il Museo delle arti decorative della città di Losanna - nei cui pressi abitiamo - aveva organizzato una magnifica espo­ sizione di quilt amish, coperte impunturate considerate come ve­ re opere d' arte contese dai musei americani e dai collezionisti. Du­ rante una delle nostre visite al Museo di Losanna, uno dei guar­ diani ci aveva detto perentoriamente che gli amish erano inavvi­ cinabili e che non confezionavano più quilt, avendo perso l' arte dell'impuntura. Sono questi due errori che fecero germogliare in noi un' idea folle: avremmo importato dei quilt acquistati nelle fat­ torie dove saremmo stati accolti, e li avremmo rivenduti per pa­ gare quelle spese mediche di cui non si sarebbe fatta carico l' As­ sicurazione per l' invalidità (Al) che, in Svizzera, regolamenta al­ cune delle spese causate dall'handicap. Sommando i nostri vari soggiorni, abbiamo vissuto più di un anno presso le famiglie ami­ sh della Pennsylvania. Non per questo siamo diventati amish (del resto gli stessi amish sconsigliavano vivamente di convertirci). Per contro, siamo diventati ammiratori di queste comunità, benché es­ se ci appaiano molto limitate in molti degli aspetti che descrive­ remo in queste pagine. Malgrado la nostra ammirazione, con tut­ ta la buona volontà non potremmo essere amish. Per esempio, il destino delle donne sembra a prima vista poco invidiabile: dieci figli in media, divieto di studiare o di tagliarsi i capelli, sottomis­ sione all'uo mo. Eppure, molto presto ci hanno affascinato la loro assoluta non-violenza, la loro mancanza di proselitismo, il rispet­ to accordato alle donne e ai bambini, il fatto che gli uomini si im­ pongano le stesse regole valide per le donne, e il loro adattamen­ to così originale alla tecnologia moderna. Per non parlare dei quilt! Dietro ai volti austeri che si presentano ai turisti, abbiamo sco­ perto gente allegra e felice. Ma come misurare la felicità? In mo­ do indiretto, per esempio indicando il tasso di suicidio di una so­ cietà? Da parte nostra, l' abbiamo semplicemente scorto nei con­ tatti quotidiani con i nostri amici amish. Ma, più sottilmente, ab­ biamo scoperto una sicurezza affettiva scomparsa da molto tem­ po dalle nostre società industrializzate, dove la competizione do­ mina incontrastata. Questo libro è dunque innanzitutto una testimonianza, alla qua­ le abbiamo aggiunto alcune risposte alle domande che si pongo­ no i turisti, i lettori di giornali o i telespettatori che sono verosi7

milmente ingannati da molti articoli e dai reportage televisivi de­ dicati a queste comunità. È in qualche modo un «diritto di repli­ ca» che dobbiamo ai nostri amici amish. La nostra esperienza del­ la comunità amish va dunque ben oltre la conoscenza superficia­ le che ne ha il turista medio. Non sarebbe tuttavia sufficiente per rispondere ad un certo numero di domande. Per scrivere quest' o­ pera ci siamo dunque largamente rifatti alle opere di tre sociologi e storici americani: John Hostetler, Donald B. Kraybill e Steven N. Nolt. L' opera magistrale del francese Jean Séguy è altresì una fonte indispensabile per comprendere l' anabattismo storico (v. Bi­ bliogra:fia). Non abbiamo tralasciato di rileggere il centinaio di let­ tere che gli amish ci hanno inviato nel corso di questi anni. Gli atti del dibattito internazionale tenutosi a Sainte Marie aux Mines in Alsazia nell' agosto 1993, in occasione del terzo cente­ nario dello scisma amish, hanno anche rappresentato una prezio­ sa fonte di informazioni, così come il "Bollettino annuale del­ l' Associazione francese anabattista e mennonita". Per l' occasio­ ne abbiamo avuto l' onore di decorare la sala delle conferenze con una ventina di quilt amish. Nel settembre 1 994, durante una trasmissione della Radio sviz­ zero-romanda, una giornalista ci rivolse la seguente domanda: «Gli amish non sono dei provocatori, nel passeggiare vestiti così come sono vestiti, e nell 'andare in giro su carrozze d' altri tempi?». Lo sono, nella misura in cui fanno scaturire in noi delle do­ mande che ci riguardano. Fra le altre, in particolare queste: come fa, negli USA, una comunità ad arrivare a vantare un tasso di cri­ minalità dello 0%, o un numero insignificante di reati (il solo ca­ so conosciuto di un crimine commesso da un amish, che aveva del resto lasciato la comunità, riguarda un uomo che fu condannato a quattro anni di prigione per omicidio)? Come può prosperare una comunità rurale che rifiuta numerosi aspetti della tecnologia mo­ derna quando la media delle famiglie conta da otto a dieci figli, a seconda dello Stato americano in cui sono insediati? Come pos­ sono sopravvivere quei contadini (e spesso anche molto bene) sen­ za essere travolti dai debiti, quando gli agricoltori americani si pie­ gano sotto il peso della meccanizzazione a oltranza e lasciano in massa le campagne? Come è possibile vivere quotidianamente la non-violenza nel paese del western? C'è un segreto nella sorpren8

dente sopravvivenza degli amish del Vecchio ordine, 5000 perso­ ne all' inizio del secolo, 1 50.000 nel 1 997? Nell' introduzione alla sua relazione in occasione della conferenza di Sainte Marie aux Mines dell' agosto 1 993, John Hostetler (nato da una famiglia ami­ sh ma diventato mennonita allo scopo di proseguire gli studi su­ periori, poiché gli amish li vietano) rispose così: «Non ci sono se­ greti nell' alzarsi alle quattro del mattino, nell' assistere a servizi religiosi che durano quattro ore e nell' amare il prossimo». Al di là della semplicità e dell' umorismo di una tale risposta, è necessario fare un breve tuffo in quattro secoli e mezzo di una storia movi­ mentata per capire un poco gli amish e la cultura che essi tra­ smettono. La prima parte di questo saggio ricorda, in qualche pa­ gina, l'origine del movimento anabattista da cui essi sono nati. Questo movimento - largamente ignorato dalla storia «ufficiale» - inizia a Zurigo nel 1 525 , quando alcuni riformati propongono di «riformare la Riforma» : il battesimo degli adulti, il rispetto totale della non-violenza (anche a rischio di morire) e l'esigenza della separazione assoluta tra Stato e chiesa erano allora considerati ve­ re e proprie rivoluzioni. In realtà, gli anabattisti non chiedevano null'altro che libertà di coscienza, che sarà parzialmente conces­ sa ai protestanti dall' Editto di Nantes ( 1 598), ma che sarà rifiuta­ ta per molto tempo agli anabattisti, ai mennoniti e, successiva­ mente, agli amish. Nella seconda parte descriveremo gli amish nella loro vita quo­ tidiana, così come ci sono apparsi fin dalla nostra prima visita, nel­ l'agosto 1986. Il lettore impaziente, che forse un giorno ha visita­ to rapidamente un insediamento amish, può passare direttamente alla seconda parte: vi troverà la conferma o la confutazione di quel che ha visto spesso da lontano. Noi speriamo che vi possa trovare soprattutto delle spiegazioni che lo aiutino a capire la scelta di vi­ ta degli amish. Tuttavia, pensiamo che sia importante soffermarsi sulla prima parte per capire la natura dell' anabattismo, che è un movimento religioso. Questa breve panoramica su quattro secoli e mezzo di storia permetterà di cancellare, ci auguriamo, alcuni pregiudizi nei confronti di coloro la cui fede è di natura anabatti­ sta, di quelli che sono chiamati all' interno delle comunità. 121

La chiesa dovette comunque rapidamente trovare un compro­ messo soddisfacente per i suoi membri. Oggi è inteso che l' uso del telefono a livello famigliare è concesso per «validi» motivi e uni­ camente per chiamare, non per essere chiamati : questo significa che le suonerie sono molto riservate e che la maggior parte dei nu­ meri di telefono amish non compaiono sull'elenco telefonico. Gli amish prediligono il silenzio quando sono messi di fronte alle sfi­ de del mondo moderno, mentre il telefono esige per sua natura un discorso verbale al quale sono poco abituati. In generale queste comunità favoriscono il discorso non verbale che, ai loro occhi, facilita a ciascuno la comprensione del modo di vivere amish, quel­ lo che deve essere detto e ciò che non si deve dire. Forse più di altre tecnologie moderne, il telefono minaccia l' in­ tegrità delle comunità amish. La distanza fisica che è stata impo­ sta tra le famiglie e il telefono tende gradualmente a ridursi. L' av­ venire dirà se questa evoluzione è controllabile o meno dalle au­ torità religiose: riusciranno a mantenere il «mondo» a distanza o dovranno cedere sempre più terreno, con il rischio di creare un pre­ cedente che potrebbe essere invocato in altri ambiti? La risposta a questa domanda, banale per noi, può avere pesanti conseguenze per la sopravvivenza di quelle comunità così tradizionali e «di­ verse». L 'automobile. L' arrivo dell' automobile rivoluzionò la vita ru­ rale, favorendo gli scambi tra città e campagna. Negli Stati Uniti lusingava particolarmente la rincorsa ali' individualismo e l' idea che la gente ha di libertà, che è l'opposto dello spirito comunita­ rio amish. Secondo gli amish c' erano due buone ragioni per vie­ tare questa novità. Ancor più, l'aspetto «auto-mobile» costituiva un danno per la comunità: ciò significava una perdita di controllo sui membri e un guadagno di mobilità, una minaccia terribile per un gruppo che vuole vivere «separato dal mondo». L' automobile era anche pericolosa per l' unità familiare, nella misura in cui per­ metteva ai giovani amish di scoprire la città e di esserne traviati. Infine i saggi decretarono che l' automobile suscitava l' orgoglio del suo proprietario il quale avrebbe sempre voluto possedere l'ul­ timo modello; l' orgoglio è in contraddizione assoluta con l'umiltà che ci si aspetta da un amish. In poche parole, l' automobile era in­ tesa come il simbolo per eccellenza della modernità che favorisce 1 22

la libertà, la velocità, la potenza e l' autonomia, tutti «benefici» da sempre rifiutati dagli amish poiché contrari alla Gelassenheit. Oggi, quando un giovane decide di non unirsi alla comunità del Vecchio ordine amish, l' automobile ne è sovente la causa princi­ pale. Se tuttavia desidera conservare le sue tradizioni religiose, può raggiungere i ranghi del Nuovo ordine amish, dei Beachy amish, se non addirittura quello dei mennoniti. Là troverà una chiesa ac­ cogliente che corrisponderà alla sua fede e che autorizzerà la mag­ gior parte dei «benefici» della tecnologia. A poco a poco, si può scommettere che lui o i suoi figli finiranno per abbandonare il tra­ dizionale modo di vestirsi, successivamente la lingua degli ante­ nati e così via. Il telefono fu la causa principale dello scisma dei Peachey ami­ sh (nel 1 9 1 0 un quinto dei membri lasciò il Vecchio ordine ami­ sh). Nel 1928 questa nuova comunità autorizzò le automobili e si mise a costruire degli edifici di culto fin dal 1930. Nel 1 950 i Pea­ chy amish si congiunsero a un gruppo più grande, chiamato Bea­ chy amish, che accetta la maggior parte della tecnologia moderna pur conservando il vestiario tradizionale e il Pennsylvania Dutch. La creazione del Nuovo ordine amish, risalente al 1966, nella con­ tea di Lancaster, derivò da una discussione riguardante l' uso del trattore nei campi. Oggi - e qui ritroviamo lo spirito tipicamente amish del com­ promesso - possedere un' automobile (e la patente di guida) è ri­ gorosamente proibito, ma in certe circostanze l' uso è autorizzato: per esempio, andare da un medico con un «inglese», trasportare degli handicappati, andare in visita presso amish di altri Stati (de­ gli USA) accompagnati da un autista «inglese» che affitterà la sua automobile e i suoi servizi. Alcuni amish che possiedono un' im­ presa di costruzioni, di muratura o di decorazioni, per esempio, cercheranno di assumere uno o due operai «inglesi», i quali sa­ ranno incaricati di guidare le automobili o i furgoni. Il congelatore. Fin dal 1966 fu vietato il congelatore, non per­ ché fosse considerato nocivo in sé, ma dal momento che richiede­ va una tensione di 1 1 O volt, vietata dalla chiesa. Proprietari di im­ mensi orti, gli amish riconobbero rapidamente il beneficio della congelazione per conservare frutta e verdura. Ciò però rendeva ne­ cessaria la presenza di un generatore a cui, con il tempo, sarebbe 1 23

stato facile collegare accessori quali la radio o il televisore e ogni sorta di strumento «diabolico»: per la chiesa non sarebbe più sta­ to possibile controllare la situazione e l'identità amish sarebbe sta­ ta gravemente danneggiata. Oggi numerose famiglie adoperano un congelatore: quello di un vicino «inglese», oppure un congelatore pubblico in affitto. Per l'osservatore non attento alle norme amish, questo compromesso parrebbe ipocrita. In realtà esso permette l' utilizzo di attrezzature moderne per conservare il cibo necessario a famiglie numerose. Nello stesso tempo tiene a distanza gli inutili apparecchi elettrici così minacciosi per l' identità. Sottolineiamo tuttavia che le tradi­ zionali conserve della nonna fanno ancora bella mostra di sé in ogni cantina amish. Il frigorifero è autorizzato se funziona a gas. Bisogna ammet­ tere che il freddo così ottenuto è molto relativo, cosa che può da­ re problemi durante la canicola estiva. La bombola di gas è sicu­ ramente comperata dagli «inglesi» ma non rende la massaia ami­ sh direttamente dipendente dal mercato ! Dunque, al di là di tutti i pregiudizi, per la maggior parte del tempo gli amish fanno un. uso selettivo della tecnologia moderna. Ogni novità e ogni cambiamento implicano un compromesso. La società amish progredisce ma non troppo: si adopera l' automobi­ le ma non la si possiede; si adoperano i trasporti pubblici ma non l' aereo; ci si serve di tessuti sintetici, purché non siano stampati. Tutta l'arte del compromesso consiste nel porre dei limiti, che a volte possono variare, ma sempre in modo di rimanere «differen­ ti» dal mondo. Rifiutare o accettare una novità si traduce nel decidere se è es­ sa troppo «mondana», troppo «liberale» o troppo «moderna». I progressi tecnologici rifiutati dagli amish non sono considerati im­ morali. Il «diavolo» non dimora nell'invenzione stessa, ma nel­ l' uso che ne viene fatto. Di qui la necessità di analizzare bene le novità e l'impatto, sovente inatteso, che avranno sulla comunità. A volte sono delle pressioni esterne, politiche o legali, che co­ stringono gli amish a evolvere. Così il codice stradale li ha obbli­ gati ad aggiungere ai loro buggies delle segnalazioni elettriche (usando batterie) e dei triangoli fluorescenti. Nel 1979, in seguito a un' epidemia di polio, gli ufficiali americani riuscirono a con-

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vincere gli amish a vaccinare in massa i loro bambini. Negli anni Cinquanta gli ispettori addetti al controllo del latte li costrinsero per motivi igienici a costruire bagni all'interno delle case. Le norme che detenninano il punto di vista amish in rapporto ai cambiamenti sociali e tecnologici sono molto acute. Fine cono­ scitore degli amish, il sociologo mennonita Donald B. Kraybill ne ha messe in evidenza quattordici (The Riddle of Amish Culture, Baltimora, John Hopkins Univ. Press, 1989). Poiché spiegano be­ ne la realtà e lo «spirito» amish, le riportiamo per esteso: l ) L 'impatto economico. I cambiamenti che sfociano in bene­ fici economici sono più accettabili di quelli che non ne produco­ no. «Guadagnarsi il pane» ha priorità sul piacere e sugli agi. È co­ sì che un motore installato su di una legatrice è più accettabile di un motore per tagliare l'erba. 2) La visibilità. I cambiamenti visibili sono meno accettabili di quelli invisibili. L'utilizzo delle fibre di vetro nella fabbricazione delle carriole è più facile da introdurre che cambiare il colore ester­ no delle carriole. Lavorare come cuoco in un ristorante è più ac­ cettabile che lavorare come cameriere nello stesso locale. 3) Il rapporto con l' Ordnung. Le innovazioni che cambiano o che contraddicono l' Ordnung sono meno accettabili di quelle che non hanno alcun legame con decisioni precedenti. Una cal­ colatrice ha maggiori possibilità di essere accettata rispetto a uno strumento musicale, poiché l' Ordnung ne ha sempre vietato l'u­ tilizzo. 4) L'adattabilità ali ' Ordnung. I cambiamenti che si possono adattare a decisioni precedenti l' Ordnung sono più accettabili de­ gli altri. I mezzi che possono essere utilizzati grazie all' energia idraulica sono più tollerabili del televisore che non può integrarsi con l' Ordnung. 5) I legami ai simboli sacri. I cambiamenti che minacciano i simboli dell' identità etnica - cavallo, calesse, vestiario - sono me­ no accettabili di quelli che non hanno alcun rapporto con questi im­ portanti simboli. Adoperare un motore in un' officina è più accetta­ bile che adoperare un trattore nei campi, poiché è una minaccia evi­ dente per il cavallo. Le scarpe da ginnastica sono più tollerabili di un nuovo stile di cappello che è un simbolo chiave dell' identità ami­ sh, tanto per gli uomini quanto per le donne e le loro cuffie.

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6) / legami ai simboli profani. I cambiamenti legati ai simboli profani sono meno accettabili di quelli che non hanno alcun lega­ me con detti simboli. I computer, i cui schermi sono imparentati con quelli del televisore, sono rifiutati. 7) Il rituale sacro. I cambiamenti che minacciano il rituale sa­ cro sono meno accettabili di quelli che non hanno alcun rapporto con la religione. Accettare un lavoro al di fuori della fattoria è più accettabile che cambiare le regole del battesimo, del servizio reli­ gioso o dei canti sacri. 8) Limitazioni. I cambiamenti con limiti ben precisi sono più accettabili dei cambiamenti aperti a tutte le interpretazioni. Affit­ tare un' automobile, in settimana e per ragioni commerciali, è più accettabile che affittare un' automobile per un' occasione qualsia­ SI.

9) lnterazioni con persone estranee. I cambiamenti che favori­ scono legami regolari con gente esterna alla comunità sono meno accettabili di quelli che rinforzano i legami con le persone della comunità amish. Essere impiegati in un'impresa amish è più ac­ cettabile che lavorare come cameriera in un ristorante. Un com­ mercio che implica relazioni con persone esterne è meno accetta­ bile di quello che coinvolge membri della chiesa. l O) Influenza esterna. I cambiamenti che aprono prospettive sul mondo moderno sono meno accettabili di quelli che non ne aprono. Tra questi, essere membro di un' organizzazione pubbli­ ca, ascoltare la radio, guardare la televisione o leggere riviste è me­ no accettabile che abbonarsi alle riviste specializzate della comu­ nità amish. 1 1 ) La solidarietà familiare. I cambiamenti che minacciano l'integrità famigliare sono meno accettabili di quelli che rinforza­ no l' unità della famiglia. Il lavoro e la tecnologia che dividono la famiglia sono meno accettabili di quelli che la riuniscono. Le bi­ ciclette sono meno accettabili dei tricicli. Lavorare in fabbrica è meno accettabile che fare l' artigiano in una fattoria. Oggi, in al­ cune famiglie che frequentiamo, la parte del reddito familiare ot­ tenuto grazie all'artigianato può raggiungere un terzo del reddito totale. 1 2) I segni d'ostentazione. I cambiamenti decorativi che atti­ rano l' attenzione sono meno accettabili dei cambiamenti utili. To-

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sare il prato è meno accettabile che mangiare un hot-dog. Le ten­ dine alle finestre sono meno accettabili dei tendoni uniformi. 13) Dimensioni. I cambiamenti che ampliano la scala di ogni cosa sono meno accettabili di quelli che rinforzano le piccole unità sociali. I trattori e i negozi con grosso volume d'affari sono meno tollerati dei tessuti sintetici o delle vasche da bagno moderne. 14) Individualismo. I cambiamenti che favoriscono e accen­ tuano l' individualismo sono meno accettabili di quelli che favori­ scono l'uguaglianza sociale. L' educazione superiore, la notorietà pubblica o la sicurezza commerciale sono meno accettabili della calcolatrice o del caffè liofilizzato. Gli amish hanno anche un senso del compromesso molto ge­ suita quando si tratta di prendere posizione rispetto a una novità. Al di là dell' analisi sociologica, un loro adagio popolare dice che «se puoi trainarla [la novità] con un cavallo, puoi averla». Dietro il simbolo del cavallo si rivela tutta la visione del mondo moder­ no: vivere a contatto con la natura, in famiglia e mantenere il con­ trollo di ogni cosa. Per riassumere, ecco due prospetti che raggruppano la crono­ logia dei principali divieti e dei compromessi tecnologici pronun­ ciati dagli amish fin dal l 9 10.

LA TECNOLOGIA PROIBITA*

1910 1915 1919 1923 1940 1966 1966 1966 1970 1986

Installazione del telefono nelle abitazioni private Possesso di un' automobile Uso dell'elettricità pubblica Uso del trattore nei campi Riscaldamento centralizzato Uso della mietitrebbiatrice Uso illimitato del generatore elettrico Possesso di un congelatore Condotte per il trasporto del latte Uso del computer

* Questo elenco e il seguente non sono esaustivi. Le date indicate sono appros­ simative, poiché molto sovente le discussioni sono durate anni. Inoltre, queste nor­ me possono variare leggermente da una comunità all' altra.

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l COMPROMESSI TECNOLOGICI

1930 1930 1940 1 950 1960 1 960 1 970 1970 1970 1970 1970 1 980

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Lavatrice con motore a combustibile Stufa a gas propano per cucinare Noleggio di un'automobile o di un camion Mungitrice automatica (non in tutte le comunità) Saldatrice elettrica Motore per lavori nella fattoria (non in tutte le comunità) Stanza da bagno moderna senza elettricità Illuminazione elettrica sulle carrozze Energia idraulica e pneumatica Uso della calcolatrice Recipiente metallico per lo stoccaggio del latte Telefono nelle botteghe o nei capanni di certe fattorie

21 L'agricoltura

Fin dall'origine del movimento, in Europa i contadini anabat­ tisti furono riconosciuti come agricoltori di prim' ordine. Nel XVII secolo i mennoniti e gli amish migliorarono la rotazione delle col­ ture e praticarono la concimazione intensiva del suolo. Verso il 1700 la loro prosperità era così spiccata che attirò la gelosia degli altri contadini, anche perché i successi nella coltura dei campi per­ metteva loro di evitare il servizio militare dietro il pagamento di una forte tassa. Dopo l'editto del 1 7 1 2 (con un tratto di penna Lui­ gi XIV cancellò i loro privilegi), un gran numero di amish e di mennoniti fu spogliato dai «grandi» di Francia che si impadroni­ rono delle loro fattorie, per poi spesso affittarle a contadini men­ noniti o anabattisti molto apprezzati come coltivatori. Ancora og­ gi la fattoria è per eccellenza il mezzo di sopravvivenza amish e il simbolo della loro identità come gruppo culturale. La terra riveste un significato spirituale e sacro perché è stata «creata da Dio nel Giardino» (Hostetler). Ogni amish si considera dunque ammini­ stratore del giardino che appartiene a Dio: per questo motivo de­ ve proteggere la terra. Sfruttarla all'eccesso sarebbe contrario al­ la volontà divina; si tratta di mantenerla in buone condizioni per­ ché possa provvedere ai bisogni vitali dell'uomo, ma anche di pro­ teggerla dall' uomo stesso. Per gli amish soltanto il lavoro con il cavallo permette all'uo­ mo di «rispettare» la terra, perché il trattore «schiaccia» troppo il suolo e non rispetta l' equilibrio divino. Inoltre, il cavallo supera sovente il trattore quando le condizioni climatiche rendono il suo­ lo troppo spugnoso. Il cavallo (o il mulo) è in realtà l' unità di misura del lavoro del­ l'uomo. Quello che il cavallo può fare in una giornata è sufficien1 29

te per la sopravvivenza. Il cavallo non permette né un'espansione troppo grande del podere agricolo, né la corsa continua all' acqui­ sto delle macchine più recenti, con l' indebitamento che sempre l' accompagna. Nutrire un cavallo che, per di più, si riproduce gra­ tuitamente, è meno costoso che «nutrire» un motore o aggiustare i suoi pezzi difettosi. Nel suo libro Amish Roots, John A. Hostetler dà la parola a un contadino americano di nome Gene Longsdon: «Gli amish sono fonte di grande imbarazzo per l' agricoltura americana. Molti agri­ coltori "inglesi", come ci chiamano gli amish, si trovano in situa­ zioni finanziarie disperate e pochi tra loro guadagnano. È di mo­ da, presso gli scrittori, i politici, i banchieri, i venditori di mac­ chine agricole e nel clero, considerare il fattore americano una raz­ za in via di estinzione e versare lacrime di coccodrillo sui funera­ li che ne conseguono. Tutte queste persone sembrano dimentica­ re queste piccole imprese familiari che riescono così bene (grazie a loro stesse), il cui esempio più sorprendente è costituito proprio dagli arnish. Gli agricoltori amish guadagnano sempre anche in questi tempi difficili, malgrado (o forse proprio grazie a) metodi agricoli fuori moda [ . . . ] . Cosa ancor più rivelatrice, gli arnish con­ tinuano a coltivare la terra non solo disdegnando la tecnologia mo­ derna, ma senza accettare sussidi governativi». Si potrebbe anche azzardare che il cavallo compie una funzio­ ne simbolica importante: impedisce all' arnish di essere «troppo moderno», «troppo liberale», «troppo mondano» o di acconten­ tarsi di compiti «troppo facili». È evidente che motivi di carattere spirituale nascondono altri fattori socio-economici. Interrogato a lungo da Donald B. Kraybill sulle ragioni che hanno spinto i ve­ scovi a rifiutare il trattore, un arnish spiega: «< nostri uomini ver­ ranno sempre con una citazione della Bibbia che dice che non bi­ sogna essere conformi al mondo. Ogni buon arnish sosterrà sem­ pre che il trattore è mondano, che l' automobile è mondana, che la radio è mondana così come il telefono e l'elettricità. Ma perché? Se autorizzassimo i trattori, saremo come i mennoniti che si strap­ pano le fattorie l'un l' altro, che meccanizzano l' agricoltura, che vanno in banca per fare prestiti di 500.000 dollari e che si rodono il fegato per restituirli, che licenziano tre ragazzi e li mandano in città, lontani dal loro focolare. Mi seguite? Dunque mettiamo del-

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le norme direttrici alla nostra fede e diciamo che il trattore non è necessario, che è troppo mondano». Tuttavia, certe comunità amish autorizzano il trattore come fon­ te di energia, nei pressi della fattoria: in particolar modo per il riem­ pimento dei silos. Ma il meccanismo per l' aratura dei campi ri­ mane rigorosamente vietato, resta un dominio del cavallo. Alcuni distretti religiosi autorizzano il mulo, altri lo vietano, poiché si trat­ ta di un animale ibrido, dunque sterile, frutto dell' accoppiamento di un asino con una cavalla: accoppiamento contronatura, quindi contrario alla volontà divina. Non rifiutano tutte le scoperte della scienza moderna. L' inse­ minazione artifiéiale delle mucche è concessa in molte comunità, mentre altre la vietano. Si fa un uso veramente molto moderato di fertilizzanti e di pesticidi. Le razioni di cibo per il bestiame nella stalla sono spesso preparate secondo le ultime novità dell' agro­ nomia. Tuttavia, nelle comunità amish abbiamo ritrovato il gusto dei piselli delle nostre nonne o quello, delizioso, del pollo delle feste, che assaporavamo quando eravamo bambini ! Sul piano do­ mestico, l'arte della conserva «secondo le regole della nonna» ha raggiunto vertici che rendono «degne del dì di festa» le copiose è un eufemismo - colazioni amish (per quanto ci si guardi da cer­ ti miscugli, diciamo americano-svizzero-tedeschi . . . ). Malgrado la volontà di conservare un' agricoltura tipicamente tradizionale e diversificata, gli amish si sono scontrati con le esi­ genze economiche del mondo moderno - poiché, contrariamente a quel che molta gente crede, non vivono in autarchia - esigenze alle quali hanno dovuto parzialmente sottomettersi. N egli anni Cin­ quanta l' agricoltura diversificata ha dovuto cedere il passo alla spe­ cializzazione, esigenza alla quale non hanno potuto resistere mol­ to a lungo: Johri Lantz, un giovane agricoltore sulla quarantina, possiede 24 mucche e 52 acri di terreno, ma non pratica più di due rotazioni di colture: mais ed erba. Ma, si affretta di aggiungere, «la maggior parte dei miei vicini pratica tre rotazioni, vale a dire, erba, mais e tabacco. Venticinque anni fa, coltivavano anche il gra­ no, ma la maggior parte degli amish ha abbandonato questa col­ tura per ragioni economiche: non produce più abbastanza e non siamo competitivi rispetto alle macchine moderne dei nostri vici­ ni americani». In Pennsylvania la coltura del tabacco è sempre sta131

ta molto popolare presso gli amish: si tratta di un «cash crop», va­ le a dire di un raccolto pagato in contanti immediatamente dopo la fine della vendita all' asta. Nell' Ohio la maggior parte della co­ munità amish ne vieta la coltura, considerata una minaccia per la salute; anche fumare è considerata un' attività «del mondo» . Oggi metà delle comunità amish della Pennsylvania non pratica più la coltura del tabacco per ragioni morali: è concepibile coltivare una pianta dannosa alla salute dell'uomo? Senza voler fare previsioni, si può affermare che in Pennsylvania questa coltura sparirà total­ mente tra una o due generazioni, tanto intense sono le discussio­ ni in seno alle comunità. Il nostro amico Reuben Lapp, ministro di culto, che per di più coltiva molti ettari di tabacco, ci ha confi­ dato che i dibattiti in seno alla sua chiesa sono animati e che la maggior parte dei membri tende al divieto. Dopo la specializza­ zione delle colture, il latte è diventato la principale fonte di reddi­ to dei contadini che nutrivano le mucche grazie alle immense e splendide colture di mais. Quando, nel 1968, gli amish ricevette­ ro dalle organizzazioni americane del latte un ultimatum che or­ dinava loro di montare dei recipienti metallici refrigerati pena la perdita del mercato del latte, le trattative furono molto aspre, poi­ ché i vescovi amish rifiutavano assolutamente di installare un ge­ neratore a 1 1 O volt di cui la chiesa non avrebbe potuto controlla­ re l'uso. Finalmente le due parti accettarono un compromesso: un motore diesel avrebbe alimentato le unità refrigeranti e avrebbe permesso altresì di alimentare le mungitrici automatiche. Questo compromesso fu accettato dagli ispettori del latte, a patto che il motore diesel fosse collocato abbastanza lontano dal recipiente del latte. Intanto, ancora oggi, una piccola parte di contadini amish continua la mungitura a mano. Tuttavia un' altra esigenza poneva loro un problema: l' installa­ zione di pale automatiche per mescolare il latte, cinque minuti ogni ora, necessario per evitare il formarsi della panna. La parola «au­ tomatico» non piaceva agli amish: «Troppo mondano, troppo ra­ pido, troppo facile» argomentarono i vescovi. Inoltre, una pala au­ tomatica avrebbe reso necessario un apparecchio elettrico funzio­ nante a 1 1 O volt. Sarebbe stato possibile installare piccoli genera­ tori sul motore diesel ma, molti anni prima, l' uso di generatori di elettricità era stato rigorosamente limitato alla saldatura! Come ri1 32

credersi di una regola scritta nell'Ordnung? Finalmente, a malin­ cuore, accettarono l'installazione di pile alimentate da batterie a 12 volt. Fu solamente a questa condizione che i vescovi autoriz­ zarono il «funzionamento automatico» di miscelatori del latte ! Gli amish ebbero l'ultima parola, poiché rifiutarono ferocemente l' in­ stallazione delle tubature per trasportare il latte dalla stalla al tino refrigerante. Ancora oggi tutti gli amish trasportano il latte a ma­ no, dentro secchi, dalla stalla al tino. La penuria di terreni e il no­ tevole innalzamento dei prezzi - 5200 dollari per un acro (un acro equivale a 40,47 are) di terreno amish nella contea di Lancaster, contro i 596 dollari della media nazionale - rendono sempre più difficile l' acquisto delle fattorie da parte dei membri più giovani della famiglia, senonché allontanarsi dalla fattoria metterebbe in pericolo l'identità amish. Ora, essendo molto diminuito il tasso di mortalità, i giovani devono trovare sempre più frequentemente la­ voro al di fuori dalla fattoria. L'emigrazione (che fu la prima so­ luzione presa in considerazione), presto si dimostrò fallimentare nei paesi dell'America latina per diversi motivi. L'emigrazione al­ l' interno degli Stati Uniti conobbe un certo successo, limitato però per la mancanza di disponibilità di buone terre. Con grande dan­ no per i vescovi, negli anni Settanta un certo numero di amish trovò lavoro come manodopera nelle fabbriche americane. Per la chie­ sa questi lavoratori correvano il rischio di perdere la propria iden­ tità in seguito al contatto prolungato con gli «inglesi». La crea­ zione di botteghe all'interno della fattoria portò un momentaneo sollievo alla comunità: botteghe di maniscalchi, di costruttori di calessi, di riparazione di strumenti agricoli, di falegnami, di de­ coratori, di carpentieri (mestiere nel quale gli amish eccellono) e, più recentemente, botteghe dedicate all' artigianato: giocattoli in legno, bambole, cuscini, quilt e vendita di prodotti della fattoria (quelle conserve così apprezzate dagli «inglesi»). Nel 1993 si sti­ mava che la metà degli amish fosse costituita da contadini e che l' altra metà esercitasse diversi mestieri a poca distanza dalla fat­ toria. Per la comunità amish il problema del lavoro è di estrema im­ portanza poiché condiziona la sopravvivenza del gruppo nella sua identità religiosa, sociale e culturale. Gli amish hanno sempre ri­ tenuto che il padre dovesse restare a stretto contatto con i propri 133

figli, così come Dio ha voluto, per cui gli asili e i giardini d' in­ fanzia non erano permessi. È spettacolo comune vedere dei bim­ bi piccoli in piedi sugli aratri o sui carri carichi di mais vicino al loro papà. Ci ricordiamo di un lattante di sei mesi che faceva bea­ tamente la nanna in mezzo ai covoni di granturco, dolcemente cul­ lato dalle scosse del carro e dal trotto del cavallo. Per un padre arnish stare quotidianamente a fianco dei suoi figli è un dovere sacro. Verso la fine degli anni Novanta, abbiamo conosciuto un gio­ vane mennonita del Vecchio ordine, handicappato e gravemente infermo. Fino alla sua morte, avvenuta all' età di vent'anni, John Mark era condotto due volte al giorno alla stalla da suo padre, il quale gli preparava un giaciglio nella paglia in modo tale che il bambino potesse seguire tutte le operazioni della mungitura delle mucche. Lavorare lontano dalla fattoria rappresenta dunque un dramma spirituale e religioso per ogni arnish, poiché ciò forni­ rebbe l'occasione per disobbedire a Dio.

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22 Le donne amish

Non permetto alla donna d' insegnare, né di usa­ re autorità sul marito, ma stia in silenzio (l Ti­ moteo 2, 1 2).

La maggior parte delle civiltà considera la famiglia come la ba­ se della società. Sono però rare, in Occidente, le società capaci di conservare intatte le strutture famigliari così come hanno fatto gli amish. Ragioni religiose attinenti propriamente agli anabattisti spie­ gano le motivazioni di questa constatazione: matrimonio consenti­ to ai soli battezzati che hanno confessato pubblicamente la propria fede, scomunica dei «devianti», divieto assoluto di divorziare (ma il matrimonio dei vedovi e delle vedove è raccomandato vivamen­ te), divieto di usare metodi contraccettivi e di abortire. Inoltre, la struttura economica di queste società tradizionali - piccole impre­ se familiari: fattorie o botteghe - e l'aiuto reciproco basato sulla co­ munanza che li caratterizza, hanno permesso di perpetuare i valori famigliari in declino nella società occidentale. Quando valuta le di­ mensioni del suo distretto religioso, il vescovo non conta i membri bensì il numero delle famiglie: è dunque la famiglia, e non l' indivi­ duo, a costituire la struttura portante della chiesa (church district). La società amish è essenzialmente patriarcale, in armonia con la parola biblica interpretata in calce alla lettera: «Ma voglio sap­ piate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l'uomo ... » (l Corinzi 1 1 ,3). Generalmente, le decisioni famigliari importanti vengono prese in comune ma, in caso di disaccordo, la decision� finale spetta all'uomo. 1 35

Il ruolo di ciascun sesso è ben definito. Il padre è il capo spiri­ tuale della casa: egli è responsabile del benessere religioso della sua famiglia ed è lui che ha l' ultima parola per tutto ciò che ri­ guarda la chiesa e i suoi rapporti con il mondo degli «inglesi». È responsabile del lavoro nella fattoria e controlla quello dei bambini nella stalla e nei campi. Può decidere da solo sugli ac­ quisti importanti della fattoria, senza dover consultare la moglie: materiale agricolo, bestiame, cavalli ecc. La donna dirige tutte le faccende di casa e il suo ambito com­ prende, oltre alla cucina, il giardino, il prato, la pulizia, le cure dei neonati - che nascono sovente in casa con l'aiuto dell'ostetrica «inglese» -, la conservazione di frutta e verdura in grandissima quantità. Per le cure dei piccoli la madre viene molto presto aiu­ tata dalle figlie maggiori che iniziano rapidamente il loro appren­ distato come future mamme. Il femminismo ha dunque scarso im­ patto sulla donna amish: nel 1 999 solo il 3% delle donne sposate lavorava fuori casa, solo a tempo parziale e generalmente in un'im­ presa amish. Quando lo ritiene necessario per il benessere della sua famiglia, la donna prende le decisioni quotidiane che riguar­ dano il mantenimento della stessa, senza necessariamente chiede­ re il consenso del marito. Per caratterizzare il ruolo della donna, John Hostetler parla di «sottomissione volontaria» . Le donne non sono vittime delle loro condizioni. È così che Kraybill riporta i propositi di una di loro che analizza gli equilibri di potere all' interno della famiglia: «La storiella che si raccontano le donne è che gli uomini fanno le leg­ gi in modo tale che nella stalla vengono concesse più cose mo­ derne che nella famiglia. Le donne non hanno nulla da dire per quel che riguarda queste regole». ll controllo delle nascite, così come l' aborto, è vietato poiché considerato contrario alle leggi della natura, dunque alla volontà di­ vina. A quarantacinque anni, la tipica donna amish avrà fatto na­ scere in media 7, l figli contro i 2,8 della donna americana. Circa il 15% delle famiglie ha 10 o più figli. Se si includono i genitori e i bambini, la famiglia media è di 8,6 persone contro le 3,3 di quelle americane. In realtà, queste cifre sono più elevate se si considera il numero delle persone che vivono sotto lo stesso tetto, poiché i ge­ nitori lasciano molto presto il loro posto al primogenito e si stabili1 36

scono in un alloggio adiacente, oppun� vivono a fianco dei nonni e molto spesso dei bisnonni ! Questo spiega, del resto, l' architettura tipica delle fattorie con nuove parti aggiunte a ogni generazione. Le famiglie hanno in media sette figli e non è insolito che le coppie abbiano 45 nipotini. Un bambino potrà avere due dozzine di zie e di zii e fino a 75 cugini e cugine. Sebbene le fattorie sia­ no molto grandi quanto a superficie occupata e a volte molto lon­ tane le une dalle altre, quest'immensa rete familiare procura al bambino un sentimento di sicurezza molto diverso da quello pro­ vato negli Stati Uniti. La sua esistenza spiega, in una certa misu­ ra perché circa 1'85% dei giovani decida di chiedere il battesimo e di diventare così membro di chiesa. Quando si tratta di eleggere un ministro di culto, decisione mol­ to importante per l' avvenire della comunità, il voto della donna ha la stessa importanza di quello dell' uomo. La sua opinione non ha però lo stesso valore quando si devono prendere decisioni che im­ plicano l' avvenire della comunità. Sebbene leggermente inferiore sul piano sociale, la donna è considerata uguale all' uomo di fron­ te a Dio, poiché anche lei possiede un' anima immortale. Se deve obbedienza a suo marito, deve essere innanzitutto leale ve.rso Dio. Per questo motivo ella è perfettamente in condizione di rifiutare la comunione senza il consenso del marito se non si sente «in pa­ ce» con se stessa. Con il matrimonio uomo e donna diventano una sola carne e questa unione terminerà solo con la morte. Le donne non sono eleggibili per nessun incarico nell' ambito della chiesa e, al momento della cerimonia religiosa, i ragazzi so­ no battezzati prima delle ragazze. L'educazione quotidiana dei figli dipende dalla moglie, ma il marito partecipa alle decisioni importanti. Spetta esclusivamente a lui infondere nei suoi figli - femmine e maschi senza distinzio­ ne - i valori della Bibbia che viene letta ogni giorno in famiglia. Nell' educazione prevale la pedagogia dell 'esempio: è così che il bambino impara a lavorare, a rispettare gli altri e ad aspettare il proprio turno ! Tutto va fatto affinché l'ego del bambino non si svi­ luppi troppo. Le famiglie numerose preparano il piccolo a una vi­ ta di obbedienza. I genitori pongono l' accento sulla cooperazione, sulla responsabilità, sull' umiltà e sul perdono, tutte qualità essen­ ziali della Gelassenheit. 1 37

La moglie mostra tutte le proprie abilità in cucina, luogo «vie­ tato» agli uomini che non lavano mai i piatti e non fanno il buca­ to ! La preparazione delle deliziose conserve, secondo il metodo della pastorizzazione, richiede molto tempo alle giovani donne, mentre la madre si occupa di confezionare gli abiti secondo rego­ le ben precise: per esempio, taglio unico per il pantalone nero a ponte degli uomini, divieto d' uso di bottoni appariscenti sugli abi­ ti, vestiti chiusi unicamente da spille di sicurezza, cuffia bianca di organza - possibilmente importata dalla Svizzera - che le donne portano sempre in casa (copricapo che non sopporterà più di tre o quattro lavaggi, vale a dire circa due mesi). L'orto, generalmente molto grande, è davvero il regno della donna, la quale ne è responsabile in tutti gli aspetti. È abitudine piantare una ventina di verdure differenti, prendendosi cura di in­ eludervi piante di cetrioli e barbabietole rosse a sufficienza poiché essi fanno parte integrante di ogni pasto domenicale che segue il culto. Un giardino tipico abbonda di fiori splendidi e vivaci - che formano delle macchie di colore che ritroveremo sovente simbo­ lizzate nei quilt - ma questi fiori vengono messi raramente in un vaso dentro casa. Se proprio si verifica questa circostanza, la di­ screzione costituisce la regola, mentre la sovrabbondanza è am­ messa nel giardino. Quasi tutte le insegnanti delle scuole sono donne nubili. La mae­ stra è scelta dai genitori che non tengono conto della sua qualifi­ ca professionale poiché non la possiede. In compenso, la maestra sarà regolarmente controllata dai genitori, ai quali è sempre riser­ vato un banco in fondo all' aula. Non si può pretendere che la donna sia «liberata» secondo gli standard della società occidentale. Il suo lavoro è faticoso, e spes­ so si vede una madre di cinque bambini che aiuta ancora a mun­ gere le mucche. Tuttavia, per quanto difficili siano le loro vite, le donne amish non invidiano le americane che hanno successo nel­ la carriera professionale. Ai loro occhi si tratta di una distorsione del ruolo che Dio ha loro attribuito. I matrimoni non sono mai combinati: fin dall'età di sedici an­ ni il ragazzo, che riceve un cavallo e un buggy, si affretta a fare la corte (si adopera ancora oggi la parola corteggiar�. to court). Il matrimonio di un amico, per esempio, gli permette di valutare a 1 38

occhio le signorine. Ma sono le riunioni del sabato o della dome­ nica sera, dopo il culto, durante le quali i giovani giocano e so­ prattutto cantano davanti al granaio, a fornire alle ragazze e ai ra­ gazzi l'occasione per conoscersi meglio. Quando una coppia de­ sidera sposarsi, lo comunica al diacono che comincia a verificare i rischi di una eventuale consanguineità: il fatto che il 25% degli amish si chiami Stoltzfus (in Pennsylvania) pone, infatti, alcuni problemi di cui la comunità è perfettamente consapevole. Succes­ sivamente, il diacono si reca «segretamente» dai genitori della ra­ gazza per ottenere la sua mano in nome del futuro sposo. In realtà, i genitori sono già al corrente di tutto e hanno dato il loro consen­ so. Il ruolo dello «Schteckliman» (messaggero) consiste in realtà unicamente nel verificare che nulla si opponga al matrimonio: «Wann nix im Weg schteht . . » (il nulla osta). Dopo il matrimonio, gli sposi non manifestano in pubblico al­ cun segno d' affetto (ma d' altronde neanche prima del matrimo­ nio). Non abbiamo mai visto coppie camminare mano nella ma­ no, tenersi le braccia al collo, stringersi, accarezzarsi o abbrac­ ciarsi anche furtivamente. I soli segni d' affetto mostrati aperta­ mente in pubblico sono quelli delle donne anziane che si ritrova­ no e si sfiorano leggermente le labbra! I rapporti sessuali prima del matrimonio sono severamente vie­ tati. Però, essendo la carne debole, ogni violazione deve essere pubblicamente confessata. Dopo un periodo di scomunica più o meno lungo - periodo durante il quale si eviterà ogni contatto so­ ciale con i peccatori -, chi si pente di fronte alla comunità potrà ritornare in chiesa completamente perdonato. È notevole che un peccato perdonato non verrà mai più menzionato, anche se in se­ guito la persona dovesse avere un altro problema con l' Ordnung. Non esiste dunque la fedina penale religiosa ! La vita famigliare è la base incontestata delle comunità della («Mary, è veramente fantastico», libera traduzione, ma l'enfasi posta sul «great>> ben significava «fantastico» nel nostro spirito. Un ameri­ cano avrebbe adoperato a colpo sicuro il termine «spectacular>> ). Mary parve soddisfatta della nostra risposta. Ma la domanda rimaneva: un quilt è un' opera d' arte? Una co­ perta può far parte della cultura di una comunità, ma è espressio­ ne artistica? L'opera d' arte, nel significato «inglese» del termine è piena di rabbia, di violenza, d' amore, di dubbi, a volte di orro­ re, di contraddizioni, in breve riflette tutte le passioni umane. Un quilt amish è innanzitutto un oggetto utile la cui armonia e auda­ cia di colori a volte folgoranti riflettono un modo di vivere fatto di sottomissione, d'obbedienza e di certezze. In questo senso, non si tratta di un' opera d' arte. Ma perché allora alcuni di quei pezzi ci prendono alla gola o ci procurano una strana sensazione al petto? Perché questo choc quando stendiamo un quilt nella penombra di una cucina poco illuminata dal gas o dal petrolio e quando lo ap­ pendiamo al muro? È così che molto spesso la donna che ha lavo­ rato per mesi a un esemplare posto orizzontalmente su di un pia­ no scopre delle sottigliezze o dell' audacia che trascendono le re­ gole della Gelassenheit. È forse lì che risiede uno dei segreti della bellezza dei quilt arnish: la cucitrice di quilt non cerca di armonizzare o di assorti­ re i colori tra loro. Come potrebbe, dal momento che veste le sue figlie attingendo nei colori disponibili senza preoccuparsi di una moda inesistente e senza porsi domande sul modo di accordare il colore del vestito con quello del grembiule o della cuffia? In realtà, le uniche norme che presiedono alla scelta del colore, oltre la di­ sponibilità dei tessuti, sono quelle proposte dalla natura: pene­ tranti, dolci o violenti, i colori dei fiori selvatici non seguono al­ cuna moda.

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Le sole norme sociali alle quali si piega la cucitrice di quilt so­ no quelle dell' Ordnung che vieta i tessuti stampati e le rappresen­ tazioni troppo figurative (è possibile adattarsi a un «Cesto» o a un «Giglio di Carolina» che suggeriscono geometricamente la realtà). Per il resto, le donne sono libere di esprimersi semplicemente a partire dal rettangolo e dal rombo: tagliate all'infinito in differen­ ti dimensioni, queste due figure geometriche formano la base del quilt che è dunque costruito essenzialmente su infinite variazioni di colori e di proporzioni. Questo significa che un quilt amish è sempre lo stesso - un Center Diamond, per esempio - ma sempre diverso. L' impuntura (quilting) spesso sontuosa, aggiunge un toc­ co finale altrettanto personale che oltrepassa le regole della Ge­ lassenheit: «Si riconosce un'impuntura così come si riconosce una scrittura a mano» ci spiegava nonna Hanna Stoltzfoos. Grande col­ lezionista di quilt, Jonathan Holstein sottolinea che «vengono im­ piegate molta sensibilità, riflessione ed energia nelle impunture nelle quali la maestria dell' artigiano appare con discrezione, sen­ za che la si possa interpretare come una manifestazione d' orgo­ glio». In che modo queste donne riescono a conciliare regole di vita molto rigide, che raccomandano l' umiltà, con una reale fierezza per il lavoro ben fatto? Più che altro, la fabbricazione del quilt of­ fre la tentazione di cadere nell'espressione individuale così temu­ ta dalla chiesa. Strappo creativo ben accetto nella vita così auste­ ra delle donne, la confezione del quilt non implica affatto una man­ canza di passione, né d' intensità nei sentimenti. «Proprio al con­ trario, si deve loro senza dubbio i1 buon successo dei quilt e sa­ rebbe ingiusto giudicare queste donne unicamente dalle loro ap­ parenze», sottolinea giustamente Jonathan Holstein. Infatti, g1i esemplari più sontuosi che avevamo trovato erano stati spesso con­ fezionati da piccole nonne vestite di nero, la cui energia e malizia dello sguardo smentivano la loro cupa apparenza. Pazientemente, per tutta la vita, la maggior parte delle donne raccoglie i ritagli dei tessuti degli abiti ancora in buono stato. An­ cora oggi racchiudono così in sacchi di plastica un'inverosimile mescolanza di tessuti di ogni origine che, al momento giusto, per­ metteranno di confezionare un quilt: gli esteti chiamano questa l a ne de/l 'economia o, più volgarmente, l'arte del recupero. '

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Dal 1693 (data dello scisma amish presso Sainte Marie aux Mi­ nes, in Alsazia) il taglio del vestito si è poco evoluto. In compen­ so, per quel che riguarda i tessuti, ci si è dovuti adattare al merca­ to, dunque al mondo moderno. La storia dei quilt amish coincide con quella dell'industrializzazione degli Stati Uniti, con l' era del cotone, poi con quella della lana (notevolmente più cara), e infine con quella delle fibre sintetiche, fino all'invenzione del rayon (vi­ scosa) nel 1904, in Inghilterra. Ma fino al 1920 gli amish non uti­ lizzarono il rayon o il crespo di rayon - sovente mescolato con fi­ bre naturali - per confezionare abiti e quilt. Gli anni della Grande depressione e della seconda guerra mondiale videro sempre di più l'uso diffuso dei tessuti in poliestere, poi dei tessuti acrilici. In un primo tempo, le donne amish evitarono di adoperare questi nuovi materiali ma dovettero rapidamente capitolare di fronte alla scom­ parsa dei tessuti naturali come la lana «henrietta», la batista di la­ na o il raso di lana. I rasi di cotone sparirono quasi totalmente do­ po il 1939. La storia dei tessuti interessa solo i puristi che non protestano che per le lane o per i cotoni e per i quilt confezionati dal 1 880 al 1960. Anche i quilt di rayon prodotti all' inizio del secolo incon­ trano scarso interesse: «