Uomini e idee. Dal pensiero greco alla Scolastica [Vol. 1]
 9788828610021

Table of contents :
Blank Page......Page 1
Blank Page......Page 0

Citation preview

© 2010 by Mondadori Education S.p.A., Milano Tutti i diritti riservati

www. mondadoried ucation. it www. pia netascuola. it

Prima edizione: gennaio 2010 Edizioni

10

9

2014

8

7

2013

6

5

2012

4

3

2011

2 2010

Questo volume è stampato da: LTV- La Tipografica Varese S.p.A, Varese Stampato in Italia - Printed in ltaly

Il Sistema Qualità dì Monda dori Educatìon S.p.A. è certificato da BVQI secondo la Norma UNI EN ISO 9001:2000 (Vìsìon 2000) per le attività dì: progettazione, realizzazione e commercializzazione dì testi scolastici e universitari, dizionari e supporti. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni diverse da quelle sopraindicate {per uso non personale- cioè, a titolo esemplificativo, commerciale, economico o professionale- e/o oltre il limito del 15%) potranno avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da Al DRO, Corso di Porta Romana 108, Milano 20122, e-mail [email protected] e sito web www.aidro.org.

Ricerca iconografica

Adelio Fusé Studio Grafico Massimo De Carli Licia Zeli a cura dell'autrice

In copertina

Elaborazione.grafica di una scena con atleti e musici, da una coppa attica, VI secolo a.C.

Redazione Impaginazione Progetto grafico, copertina

Nei frontespizi

Capitolo 9, p. 485

Particolare da un cratere a figure rosse: la morte di Atteone, V secolo a.C. (Museum of Fine Arts, Boston) Particolare di una scena di sacrificio, da una lastra votiva, VI secolo a. C. (Museo nazionale, Atene) Il teatro di Epidauro, opera dell'architetto Policleto il Giovane, IV secolo a.C. Eros in volo, su un'anfora a figure rosse, V secolo a.C. (Museo archeologico regionale, Gela) Un vaso a figure rosse con Atena che incorona i lavoranti di una bottega, intenti a produrre vasi di varie fogge, V secolo a.C. (Palazzo Leoni Montanari, Vicenza) Un gruppo di filosofi raffigurati in un mosaico, l secolo d.C. (Museo archeologico nazionale, Napoli) Trionfo di Giunio Basso, intarsio marmoreo, IV secolo (Palazzo Massimo alle Terme, Roma) La creazione degli astri e dei pianeti, mosaico, Xli secolo (Duomo di Monreale) Colloquio tra Boezio e Aristotele, miniatura, Xlii secolo (British Ubrary, Londra)

Hanno collaborato

Claudio Fiocchi (revisione testo), Sandra Palazzo (lettura testo, stesura indice dei nomi)

Capitolo l, p. 3 Capitolo 2, p. 27 Capitolo 3, p. 87 Capitolo 4, p. 129 · Capitolo 5, p. 223 Capitolo 6, p. 317 Capitolo 7, p. 367 Capitolo 8, p. 433

Per eventuali e comunque non volute omissioni e per gli aventi diritto tutelati dalla legge, l'editore dichiara la piena disponibilità . . Per informazioni e segna/azioni: Servizio Clienti Mondadori Education e-mail [email protected] tel. 199122171 (euro 0,12 +/va al minuto senza scatto alla risposta; per cellulari il costo varia in funzione dell'operatore)

Francesca Occhipinti

UOMINI E IDEE l Dal pensiero greco alla Scolastica

EINAUDI SCUOLA

Che cos)è la filosofia? «La filosofia è quella cosa con la quale e senza la quale il mondo rimane tale e quale»: un detto popolare incoraggiante per chi comincia a studiare filosofia ... Be', c'è anche un modo di dire corrente, «prenerla con filosofia», che della filosofia dà un'immagine positiva. È l'atteggiamento di chi, anche in situazioni difficili, affronta la realtà con calma, ragionando, senza perdere la testa. In ogni caso vorrei farmi un'idea della filosofia, ei suoi contenuti, del suo metodo. Forse è utile cominciare dal termine filosofia, che etteralmente significa "amore del sapere" (dal greco ,, da phuezn ., /. = "amore ", e sophza/ = "sapere ") . phuos,

O

Perché? Forse la matematica o la medicina o qualstasi altra scienza non amano il sapere? Non credo che questo sia una proprietà esclusiva della filosofia.

Sì, anche le altre scienze amano il sapere e cercano la verità, ma in modo diverso dalla filosofia, che si differenzia per l'oggetto cui si rivolge, per il metodo, per le domande che pone. Ecco, l'oggetto. Di che cosa parla la filosofia? Per capire la sua particolarità, partiamo dalle altre scienze e dai loro contenuti. L'aritmetica, si occupa dei numeri, la geografia della Terra, la fisica dei fenomeni naturali, e così via. La filosofia, invece, non si occupa di un oggetto circoscritto, di questo o quel settore della realtà, ma della realtà intera, delle sue caratteristiche generali, e del significato delle cose nel contesto del tutto. A occuparsi di tutto, a fare i tuttologi che parlano 1 qualsiasi cosa, non si rischia alla fine di parlare di niente, cioè di nessuna cosa in modo· preciso? Aspetta a dare giudizi sommari, dobbiamo proceere ancora per caratterizzare il discorso filosofico nel confronto con le altre scienze. Prendiamo l'aritmetica: si occupa dei numeri, ma non si chiede che cosa sono, non mette in discussione il fatto che esistano, piutto-

sto indaga sulle regole del calcolo; analogamente la fisica si occupa di vari fenomeni, fra cui il movimento, ma non si chiede che cos'è il movimento, non si interroga sul suo esserci, piuttosto mira a definire le leggi relative ai fenomeni del movimento. Domande del tipo: che cosa sono i numeri? che cosa è il movimento? non sono prese in considerazione dalle scienze, che danno per scontata la realtà del numero, o del movimento o di ciò di cui ciascuna si occupa. Quelle domande appartengono invece al discorso filosofico, che si propone di verificare tutto, di sottoporre a esame ogni nozione con cui ha a che fare, mostrando così un desiderio di verità senza limiti o condizionamenti, non finalizzato a interessi particolari: il desiderio di un sapere 'disinteressato'. Allora l'amore per il sapere sarebbe questo desierio puro di verità? In esso starebbe il carattere proprio della filosofia? Sì, questo è un aspetto tipico della filosofia, ma c'è eli' altro. Diversamente dalle altre scienze, la filosofia si interroga sul perché delle cose. Anche le scienze rispondono sempre a domande re ative al perché di qualcosa! Perché gli oggetti cadono verso il basso? Perché l'acqua gela a una certa temperatura? Perché senza ossigeno si muore? Le scienze rispondono, eccome, a domande di questo tipo. Quello che dici è giusto, ma non è tutto. nperché elle tue domande può essere inteso in due modi: perché- per quale motivo, per quale causa fisica- gli oggetti cadono; oppure: perché - per quale ragione profonda - le cose partecipano di un ordine universale che comprende la legge di gravità? Perché- per quale causa fisico-biologica- gli uomini muoiono; oppure perché- per quale causa essenziale- gli uomini non durano eterni ma la loro vita è destinata a finire? Perché esistono gli uomini e le cose del mondo? Domande di questo genere se le pongono anche le persone comuni. Certo, le domande dei filosofi non sono diverse nel contenuto da quelle che si pongono, magari in for-

ma inconsapevole, ingenua, un po' confusa, tutti gli esseri pensanti. Cambia però il modo in cui sono costruite, con sistematicità e ordine logico, così come le relative risposte, formulate sulla base di ragionamenti rigorosi, a differenza di quello che avviene comunemente. Perciò le risposte dei filosofi sono uno stimolo a organizzare in forma più compiuta e consapevole i nostri pensieri intorno ai problemi della vita. A quanto sembra, la filosofia prende in esame domande che richiedono risposte complesse. Non solo: domande per le quali non c'è un'unica nsposta. Se chiedo, nell'ambito della geometria, in che rapporto sta il raggio con la circonferenza, la risposta è una; lo stesso se chiedo, nell'ambito della fisica, quale spinta riceve un corpo immerso nell'acqua. Ma se chiedo perché gli uomini non si comportano tutti allo stesso modo, che cosa sono il bene e il male, come si amministra la giustizia, le risposte sono necessariamente più complesse e sfaccettate. Capita pure che alla stessa domanda si diano risposte in contrasto fra loro. Questo vuoi dire che la filosofia non dà risposte univoche. Nemmeno definitive, perché certe domande si dpropongono sempre di nuovo. Ma il ritorno sui propri passi, tipico della filosofia, non è una semplice ripetizione, è un nuovo incontro con qualcosa di già noto per approfondirne la conoscenza, per guardare in modo diverso le cose che sono da sempre sotto gli occhi. Ti sarà capitato, rileggendo un libro, rivedendo un film, riascoltando una canzone o ritornando in un luogo che pure ti pareva di conoscere bene, di scoprire qualcosa che fino a quel momento non avevi avvertito. Ecco, così lavora la filosofia, la quale si alimenta dei dubbi, dei contrasti, delle voci dissonanti che sollecitano nuovi interrogativi e costringono a osservare più a fondo, a interrogarsi sul modo stesso di procedere del pensiero, senza dare mai niente per scontato. Non dare niente per scontato, dover sempre in ogni momento giustificare ogni cosa è scomodo ... Vero: costringe a fare i conti con quello che si fa e

si dice, a rifiutare i pregiudizi e i luoghi comuni, a dare spazio alla critica. In questo senso la filosofia è un tipo di impegno che non può essere vissuto continuativamente, senza interruzioni. Nella vita di tutti i giorni ciascuno di noi dà per scontate un sacco di cose grandi e piccole- per esempio, che l'interruttore, premuto, chiuda il circuito elettrico e faccia accendere la lampada - altrimenti, se si dovesse a ogni istante fare verifiche su tutto, non si riuscirebbe a vivere. D'altra parte la filosofia affronta domande che nessun'altra scienza si pone, domande a prima vista lontane dai problemi di tutti i giorni, in realtà essenziali per gli uomini che cercano di conoscere se stessi e il mondo in cui si muovono: qual è il significato della vita, qual è il destino di noi esseri mortali, quali le regole per vivere bene, realizzando cose buone ed evitando il male. Discorsi intriganti... Quando si comincia a farli? E ove? La filosofia è un prodotto peculiare della cultura greca. Nello stesso bacino mediterraneo in cui la Grecia sviluppa la sua civiltà, prima di questa fioriscono le civiltà del Vicino Oriente, che producono cultura e saperi, ma non qualcosa di analogo alla riflessione filosofica. Anche nell'Oriente più lontano, in India e in Cina, prendono forma grandi civiltà, senza che tuttavia nasca un sapere con le caratteristiche della filosofia greca. Certo, nella cultura di quelle civiltà non mancano pensieri sul senso delle cose e inviti alla meditazione, ma il quadro di fondo è diverso, perché in esso prevale la componente religiosa, la ricerca della salvezza al di là della vita terrena.

A

Allora la filosofia è un'esperienza che si chiude in

~ecia?

No, la 'scoperta' greca della filosofia si trasmette a oma c per il tramite della tradizione romana diventa un elemento fondante del pensiero occidentale, dell'Europa e del Nuovo Mondo legato alla cultura europea. Attraverso le pagine di Uomini e idee, potrai seguire il variegato percorso del pensiero filosofico, dalla Grecia antica a oggi, condividendo gli interrogativi e le risposte dei grandi pensatori di fronte ai problemi dell'esistenza umana. Che cos'è la filosofia? .::!.__

www.libropiuweb.it

li'j

webprendiappunti

Mappa concettuale 'guidata' a riempimento ed espansione, per preparare una sintesi personale di ciascun paragrafo.

l'webschema Schemi su aspetti specifici del pensiero di un filosofo ripresi on line nella forma di esercizi a completamento. .

D

webesplora

Immagini d'arte presenti nel volutne d proposte on line con la funzione zoom e un commento in chiave filosofica.

r.iwebtest Test autocorrettivi (vero/falso, a scelta multipla, abbinamento/ordinamento).

1

Il mito nella cultura greca

Alcune domande sul mito antico I concetti da chiarire

l 2

3

2

webesp/ora 3

4 4

2.1 2.2 2.3

La trasmissione del sapere dalla memoria alla scrittura

3

La sapienza dionisiaca

lO

webesp/ora 10

3

Oltre il mito

11

webprendiappunti 11 webesp/ora 11

4

14 15 15

I racconti delle pitture vascolari

38

5

41

5 .l 5.2

Senofane di Colofone Parmenide di Elea

Invocazione alle Muse

Dopo Parmenide. Zenone e Melissa

46

webschema 47

6

La medicina ippocratea

I filosofi pluralisti

48 49

webprendiappunti 49

18 6.1

(dall'Odissea)

41 42

webesp/ora 43 webschema 46

Esiodo

Empedocle di Agrigento

49

webesp/ora 50

L'origine dell'universo (dalla Teogonia)

20

6.2

Tucidide 0

Gli eleati

SCHEDA

Omero (dall'Iliade) ed Esiodo (dalla Teogonia)

0

37

SCHEDA ~orfismo

16

webesp/ora 16

o La zattera di Odisseo

La scuola pitagorica webprendiappunti 37

5.3

0

35

webprendiappunti 41

ripercorriamo in sintesi il

o

Eraclito di Efeso webprendiappunti 35 webschema 37

7

webprendiappunti 7

Talete Anassimandro Anassìmene webesp/ora 34 webschema 34

webprendiappunti 4 webschema 6

SCHEDA

I filosofi di Mileto webprendiappunti 31

PROFILO Il contesto politico-culturale l Il mondo del mito 2

La nascita della filosofia webprendiappunti 29

Anassagora di Clazomene

51

webesp/ora 53

Il lavoro dello storico (dalla Guerra

del Peloponneso) Gianotti Il significato del termine ~~m

6.3 22

europea

n 24 25

2

Tra Oriente e Magna Grecia: le origini delia filosofia e le prime indagini filosofiche Le domande dei primi pensatori 26 Gli antichi filosofi in dialogo con... 27 PROFILO Il contesto politico-culturale

54

l primi pensatori sono dei fisici? Il giudizio di Aristotele

57

Filosofia EARTE Il filosofo che piange e il filosofo che ride

58

SCHEDA

Roth Una lite all'origine della letteratura PER APPROFONDIRE

Democrito di Abdera webschema 54, 56

28

webesplora 58

n'percorriamo in sintesi illesslco

wlmlltll!lm!!i!lmlJ!fl webtest Confronti Sulla conoscenza: Eraclito, Parmenide, Democrito

60 61 62

64

Dal pensiero greco alla Scolastica __'{!!__

..

r1o Eraclito o

Gli svegli e i dormienti (dai frammenti) 64

Parmenide "' Gente senza criterio, sulla via delle tenebre (dai frammenti)

64

Democrito La conoscenza autentica e la conoscenza oscura (dai frammenti) in Confronti Capitolo 5, Parmenide o Le stesse cose non possono insieme essere e non essere (dai frammenti) 282 o Le vuote parole dei mortali (dai frammenti) 284

65

PROFILO Il contesto politico-culturale

89

webesp/ora 90

I sofisti

1 1.1

1.3

66

Gli uomini e la divinità (dai frammenti)

93

96

Il movimento sofistico

Legge del sangue, legge della città: l'Antigone di Sofocle

98

2

99

Socrate webprendiappunti 99

67

2.1 2.2

Un'esistenza controcorrente Il pensiero socratico

99 100

webesplora 102, 105

68

72

Senofan e o

Gorgia

SCHEDA

Filosofia EARTE La scoperta del corpo umano

106

webesplora 106, 107

La scuola e le dottrine pitagoriche "' (dalle testimonianze di Porfirio, Aristotele, Diogene Laerzio e da un frammento di Filolao)

92

webschema 97

Eraclito 0 Ill6gos, legge universale, e gli uomini (dai frammenti)

Protagora

webschema 94

La parola di Anassimandro (dal commento di Simplicio alla Fisica di Aristotele)

91

webesplora 93

1.2

Talete,' sapiente universale (dalle testimonianze di Platone, Aristotele, Eudemo e Diogene Laerzio)

87

webprendiappunti 91

o

I sofisti e Socrate in dialogo con ...

a proposito di... legge

108

ripercorriamo in

110 111 112

illassi•~o

webtest

73

Parmenide 0

Il sentiero del giorno e il sentiero della notte (dai frammenti) 75

Empedocle 0

Niente nasce e muore, tutto si trasforma (dai frammenti)

77

Platone ·~

La realtà plurale: le omeomerie (dai frammenti)

79

Democrito 0

Ogni cosa è fatta di atomi (dai frammenti)

80

Eco Intervista a Pitagora (dai Racconti matematici)

83

PER APPROFOIIIlliRE

85

3

l maestri della parola: i sofisti, So c rate

Le domande dei so/isti e di Socrate ..Yill_ UOMINI E IDEE

86

113

Gorgia 0

Anassagora o

Il mito di Protagora: la politica è compito di tutti (dal Protagora) Il potere persuasivo della parola: l'esempio di Elena (dal frammento 11)

115

Platone Socrate, il più sapiente perché riconosce di non sapere (dall'Apologia di Socrate) " Un interlocutore in difficoltà di fronte a Socrate (dal Lachete)

120

ripensando n6mos-physis oggi

124

Reale I motivi della non scrittura di Socrate (da Socrate. Alla scoperta della sapienza umana) PER APPROFONDIRE

126 127

o

118

~_

__

Dal Romanticismo ai dibattit 4

Platone

Le domande di Platone Platone in dialogo con ... Sguardo preliminare Un percorso verso la conoscenza e la giustizia

128 129 131

webesp/ora 132

webprendiappunti 173 webschema 174, 175

La struttura matematica della realtà nelle dottrine non scritte

SCHEDA

1.10 Il ripensamento dei temi etico-politici webprendiappunti 176 webesp/ora 177 webschema 178

PROFILO Il contesto politico-culturale 1 1.1

Platone La vita: un percorso movimentato tra politica e filosofia

133 133

2

133

2.1

La scrittura di Platone

137

webprendiappunti 137 webschema 139

1.3

Sulla scia di Socrate

La dottrina delle idee

140

L'uomo, la morte e l'immortalità

148

webprendiappunti 148 webschema 153

1.6

La conoscenza umana: dal mondo sensibile al soprasensibile

153

webprendiappunti 153 webesp/ora 155 SCHEDA

Il mito degli uomini-palla

156

webschema 157 SCHEDA

L'amore platonico

1.8

Il progetto politico

o

163

webprendiappunti 163 webschema 165, 167

o

La revisione critica della dottrina delle idee

o

167

L'immagine del cosmo

173

181 182 184 186 187

Platone in Confronti Capitolo 5 e Dire il non essere (dal So/t'sta) 282 o Tra la scienza e l'ignoranza c'è l'opinione (dalla Repubblica) 284 in Confronti Capitolo 6 o L'anima e il corpo (dal Pedone) 345 o Contro le tesi sofistiche: il bene è diverso dal piacere (dal Gorgia) 190 o Alla ricerca delle vere cause (dal Pedone) 192 o Lo schiavo sapiente (dal Menone) 194 0 Amore, figlio di Poros e di Penia o

webprendiappunti 167 webschema 168 webesp/ora 171 webschema 172

1.9

webtest

158

webesplora 159 webschema 160, 162

1.7

Il pensiero di fronte ai paradossi

ripercorriamo in i/ lessico

142

webprendiappunti 142 websc/1ema 143 webesp/ora 144 webschema 146, 147

1.5

2.2

Filosofia ECINEMA Qual è la vera realtà? Matrix (1999) di Andy e Larry Wachowski

webprendiappunti 140 webschema 140

1.4

180 180

webesplora 180

webprendiappunti 133

1.2

Non solo Platone: altri allievi di Socrate Megarici, cinici, cirenaici

(da1Simposio) Il mito della caverna (dalla Repubblica) I limiti della conoscenza sensibile (dal Teeteto) Il doppio movimento della dialettica (dal Fedro) Il demiurgo, costruttore dell'universo (dal Timeo)

196 200 203 207 208

in Testi Capitolo 3 o Il mito di Protagora: la politica è compito di tutti (dal Protagora) 113 o Socrate, il più sapiente perché riconosce di non sapere (dall'Apologia di Socrate) 118 Dal pensiero greco alla Scolastica _Q$_

..

arso o Un interlocutore in difficoltà di fronte a Socrate (dal Lachete) 120

Ripensando Platone oggi

9

212

Vegetti L'immortalità dell'anima (da Quindici lezioni su Platone) 216 Droz A proposito del mito della caverna (da I miti platonici) 217 Ross L'importanza della matematica nella c;:onoscenza (da Platone e la teoria delle idee) 219 220 PER APPIUIFONDIRE

5

Aristotele

Le domande di Aristotele Aristotele in dialogo con ...

222 223

L'uomo e il bene individuale: l'etica

10

L'uomo e

il bene comune: la politica

La retorica e la poetica

Filosofia EARTE Platone e Aristotele visti da Raffaello Filosofia ECINEMA Fuori dalla p6lis: Il ragazzo selvaggio (1969) di François Truffaut ripercorriamo in il lessico webtest

Confronti

227 228 228

webprendiappunti 228

230

webesplora 231 webschema 232

3

Gli strumenti del sapere

233

webprendiappunti 233 webschema 235 scHEDA

Il quadrato logico

236

webesp/ora 242

4

Il primato della sostanza

243

webprendiappunti 243 websc!Jema 244,245,246

5

Il mondo fisico

246

webprendiappunti 246 webschema 247,249 webesplora 250

6

La dottrina cosmologica

251

webprendiappunti 251

7

Le indagini di biologia e di psicologia

254

webprendiappunti 254 webschema 255

8.

La metafisica webprendiappunti 258

.K_ U?MINI E IDEE

274 276 278 279

225 Sull'essere: Parmenide, Platone, Aristotele Parmenide e Le stesse cose non possono insieme essere e non essere (dai frammenti) Platone "Dire il non essere (dal So/ista) Adstotele o L'essere si dice in molti modi (dalla M eta/isica)

Olti'e Platone

272

webesp/ora 272-273

PROFILO

2

269

webprendiappunti 269

Il contesto politico-culturale La vita e le opere Gli scritti 1

267

webprendiappunti 267

11

webesp/ora 223

Sguardo preliminare Un quadro ragionato dell'intera realtà

263

webprendiappunti 263 webesp/ora 264

258

282

282 282

283

Confronti

Sull'opinione: Parmenide, Platone, Aristotele Parmenide ® Le vuote parole dei mortali (dai frammenti) Platone o Tra la scienza e l'ignoranza c'è l'opinione (dalla Repubblica) Aristotele o Nell'opinione ci sono il vero e il falso (dai Secondi analitici) Aristotele o Vero e falso nel linguaggio (dalle Categorie e dal De interpretatione)

284

284

284

285

286

Dal Romanticismo ai dibattit o o o

o

La conoscenza e il nous (dai Secondi analitici) Le quattro cause (dalla Fisica) La mano (da Parti degli animali) Le funzioni dell'anima (da I: anima) La filosofia nasce dalla meraviglia (dalla Metafisica) La vita teoretica e la felicità

(dall'Etica nicomachea) L'amicizia (dall'Etica nicomachea) L'uomo e la p6lis (dalla Politica)

Ripensando Aristotele oggi

287 289 291 293

301 303 306

313 314

312

6

316 317 318

webesp/ora 318 SCHEDA

La geometria euclidea

320

webschema 320

1

Epicuro

321

webprendiappunti 321 webschema 324 webesplora 325 SCHEDA

2

Una metafora del saggio epicureo in Lucrezio

Lo stoicismo

326 326

webprendiappunti 326 SCHEDA

3

Una figura eccentrica: Diogene il cinico

Lo scetticismo

332 334

webprendiappunti 334 SCHEDA

Parole nel tempo

4 La filosofia a Roma

335 336

webprendiappunti 336 webesp/ora 336

Due protagonisti della scienza nell'età imperiale: Tolomeo e Galeno

Confronti Il destino dell'anima: Platone, Epicuro 345 Platone "'L'anima e il corpo (dal Pedone) 345 Epicuro 0 L'anima è mortale e questa verità libera dalla paura della morte (dalla Lettera a Erodoto e dalla Lettera a Meneceo) 347

310

PER APPROfONDIRE

PROFILO Il contesto politico-culturale

ripercorriamo in sintesi il

296

Berti Aristotele: l'uomo è un animale che possiede ill6gos (da In principio era la meraviglia) Barnes Le sostanze prime (da Aristotele)

le filosfie dell'età ellenistica e la filosofia a Roma Le domande deifilosofi dell'età ellenistica I filosofi dell'età ellenistica in dialogo con ...

Filosofia ECINEMA Amici per sempre, al di là delle differenze: I: amico ritrovato (1989) diJerry Schatzberg (1989)

SCHEDA

339

Epicuro o La dinamica dei piaceri (dalla Lettera a Meneceo, dalle Massime e dalle Sentenze) 0 La conquista della libertà interiore (dalle Massime e dalle Sentenze) 0 Zenone e i temi del pensiero stoico (dalle testimonianze di Cicerone, Diogene Laerzio e Sesto Empirico) Diogene Laerzio 0 Lo scetticismo pirroniano (dalle Vite

349 351

353

dei filosofi) 356 Seneca 0 Il saggio autosufficiente e l'amicizia (dalle Lettere a Lucilio) 358 Epitteto 0 L'ideale dell'autosufficienza (dal Manuale) 360 Marco Aurelio 0 L'individuo e il cosmo infinito (dai Ricordi) 361 Zanker Il duro lavoro del pensare (da La maschera di Socrate) Per approfondire

la filosofia greca e il cristianesimo Le domande di Platino e Agostino La cultura tardo antica in dialogo con ...

364 365

7

366 367

webesp/ora 367 Dal pensiero greco alla Scolastica lQ_

..

ar1o Il contesto politico-culturale

368

websclwma 369

1

Il pensiero greco e la fede cristiana

369

webprendiappunti 369

1.1 1.2 1.3

Le religioni bibliche 369 La diffusione del cristianesimo 371 Il confronto tra la fede e il sapere filosofico 372 SCHEDA Le eresie 375 2

Pio tino

3

PER APPROFOI\IDIRE

381 382 382 383

webesp/ora 384

La ragione e la fede

385

webesp/ora 385 webschema 387

La 'scoperta' dell'interiorità SCHEDA La verità è nell'anima, dove parla il L6gos

387 389

webesp/ora 390

3.5

Dio, l'esistenza del male, la libertà umana 392 I cristiani nel mondo 394 webesp/ora 395

Filosofia ECINEMA La musica contro il male: Il pianista di Roman Polanski (2002) a proposito di... guerra giusta

PROFILO Il contesto politico-culturale

ripercorriamo in sintesi i/ lessico webtest

401 402 403

434

webschema 436

La formazione di un nuovo orizzonte culturale

436

webprendiappunti 436

1.1

Dalla fine della cultura antica alla rinascita carolingia SCHEDA La scrittura carolina

436 440

webesp/ora 440

1.2

398 400

La filosofia delle scuole (secoli IX-Xli)

webesp/ora 433

1.3

webesp/ora 400

424

Le domande della prima Scolastica 432 I filosofi della prima Scolastica in dialogo con ... 433

1

3.3

408

(da Sant'Agostino e la/ine della cultura antica) 429 430

8

Il ritorno dell'anima all'Uno Agostino

3.1 Alla ricerca della verità La vita e le opere

3.4

426

376 377

webprendiappunti 382

3.2

Ripensando Agostino oggi

lETTURE Marrou La conversione di Agostino

webschema 379,380

2.2

411 414 416 419 421

376

webprendiappunti 376

2.1 La struttura della realtà La vita e le opere

o N el segno di Platone (dalle Enneadi) Agostino o Contro lo scetticismo (da La Trinità) o L'anima e Dio (dai Soliloqui) "'Che cos'è il tempo (dalle Confessioni) o Il male non è essere (dalle Confessioni) 0 Le due città (da La città di Dio) o Il buon uso della sapienza pagana (da La dottrina cristiana)

2

Scoto Eriugena, un irlandese alla corte carolingia Un'eccezione alla decadenza del secolo X: Gerberto d' Aurillac La cultura monastica nel secolo XI

441 443 443

webprendiappunti 443

2.1 L'interesse per la dialettica 2.2 Anselmo d'Aosta La vita e le opere

443 444 445

websc/Jema 445

3

La disputa sugli universali e Abelardo 447 webprendiappunti 447

Plotino e L'Uno è ineffabile e non ha attività di pensiero (dalle Enneadi) @L'emanazione (dalle Enneadi) 191__

3.1

La rinascita del secolo XII

447

websc/1ema 449

404 406

3.2 Abelardo 3.2.1 La logica, strumento della ragione

449 449

UOMINI E IDEE

::;............__

Dal Romanticismo ai di La vita e le opere

450

452 3 .2.2 L'interesse per l'etica

452

webesplora

4

Spunti innovativi nella filosofia delle scuole

454

454 Indagini aperte in tante direzioni webesplora 457 La riorganizzazione degli studi superiori

457

Oltre i confini dell'Occidente cristiano

458

webprendiappunti

4.1 4.2

5

webprendiappunti

454

Filosofia ECINEMA Quando il colpevole la fa franca: Match point di Woody Allen (2005)

462

a proposito di... fede

464

ripercorriamo in sintesi il

465 466 467

468

PROFILO Il contesto politico-culturale Aristotele nella cultura latina occidentale webprendiappunti webschema 488

2

486

487

487

I primi sviluppi del movimento francescano

488 Bonaventura da Bagnoregio e l'agostinismo La vita e le opere 2.2 Aristotele a Oxford 2.3 Ruggero Bacone La vita e le opere SCHEDA Alla ricerca di una tecnica della conoscenza universale: Raimondo Lullo webesplora 492 3 I maestri domenicani

488

2.1

488 489 490 490 491 492 493

webprendiappunti 493

4

468

470

Tommaso d'Aquino

494 La vasta produzione di Tommaso

494

webprendiappunti

4.1

La vita e le opere 4.2 La ragione e la fede 4.3 La metafisica

494 495

496 498

webschema 499, 500 webesp/ora 503

472

504 La conoscenza umana L'etica e la politica webesplora 507

504 506

Il ripensamento della Scolastica

508

webschema

475

4.4 4.5

477

5

508 Nuovi orizzonti del sapere Duns Scoto

webprendiappunti

480

5.1 5.2

481

La vita e le opere 5.3 Guglielmo di Ockham La vita e le opere

Bencivenga Il senso del Proslogion

PEli APPROFONDIRE

485

webprendiappunti

Confronti

(da Dio in gioco) Le Goff Le auctoritates (da La civiltà dell'Occidente medievale)

webesp/ora

l

458

Sul rapporto tra l'autorità e la ragione: Scoto Eriugena, Adelardo di Bath Scoto Eriugena o L'autorità e la ragione (da La divisione della natura) Adelardo di Bath o A favore della ragione (dalle Quaestiones naturales) Anselmo d'Aosta o Prova dell'esistenza di Dio contro lo stolto che la nega (dal Proslogion) Abelardo ©Una sfida culturale (dalla Storia delle mie disgrazie) "Il valore dell'intenzione nell'agire morale (da Conosci te stesso o Etica) Giovanni di Salisbury ° Che cos'è la logica (dal Metalogicon)

l percorsi della Scolastica (secoli Xlii-XIV) Le domande della Scolastica dei secoli XIII-XIV 484 Gli scolastici due-trecenteschi in dialogo con ... 485 9

482

508 511 511 516 516

·-----4~8=3~---~w~e=bs=c~he=m~a~5~1~7--------------··~ Dal pensiero greco alla Scolastica lill!_

ario webesp/ora 517,522 SCHEDA

Marsilio da Padova

523

web esplora 523

Filosofia EARTE Due stili di pensiero: francescani e domenicani

524

webesp/ora 524, 525

a proposito di ... laicità

526

ripercorriamo in sintesi illessico

528 529 531

l!fmJ!flm21 webtest Confronti

Sull'esistenza di Dio: Bonaventura da Bagnoregio, Tommaso d'Aquino 533 Bonaventura da Bagnoregio o I gradi dell'ascesa a Dio (dall'Itinerario dell'anima a Dio) 533 Tommaso d'Aquino Le cinque vie (dalla Somma teologica) 535 (j

XIV

UOMINI E IDEE

Ruggero Bacone '~~ Per la rifondazione del sapere (dalla Lettera a Clemente IV) Tommaso d'Aquino "'Che cos'è credere? (dalla Quaestio de fide) "' La gerarchia delle sostanze (da L'ente e l'essenza) Guglielmo di Ockham 0 La conoscenza intuitiva e la conoscenza astrattiva (dall' Ordinatio sive scriptum in librum primum Sententiarum) 0 L'autonomia del potere civile (da Octo quaestiones de potestate papae)

lETTUREJoyce Tommaso d'Aquino e l'idea del bello (da Dedalus) Grant I filosofi naturali e il principio di semplicità (da Le origini medievali della scienza moderna) PER APPROFONDIRE

539

542

545

549

551

554

555 556

DAL PENSIERO GRECO ALLA SCOLASTICA

Alcune domande sul mito antico Comunicazione scritta e comunicazione orale: quali sono le caratteristiche dell'una e dell'altra? Quali vantaggi presentano rispettivamente? Che cosa significa l'antico motto latino verba volant, scripta mammt? Pensi che esso dica una cosa sensata? Puoi portare degli esempi a sostegno della tua risposta? Che cosa è la memoria? Qual è la sua funzione nella vita quotidiana? Quali i suoi limiti? Mito, mitico: che cosa significano questi termini nel linguaggio corrente oggi? Pensa a frasi del tipo: il mito dei Beatles, Maradona è un mito, la mitica Seicento fiat. Che cosa sono i miti ché fioriscono nell'ambito delle antiche civiltà? Ne conosci qualcuno? Raccontare una storia per mostrare, attraverso un'esperienza particolare, le conseguenze negative di un certo comportamento. Dire una semplice frase: se non vuoi che ti capiti .•. , devi (o non devi) fare .•. In entrambi i casi si vuole indicare a qualcuno un comportamento utile e corretto in una determinata situazione. Quale differenza c'è fra i due modi di farlo? Che cosa significano i termini «concretcm e , «questa cosa fatta così e cosÌ>>. É una sostanza Socrate, il libro che ho davanti, la matita, e cast' via. I; idea aristotelica della sostanza matura nel confronto e nella presa di distanze dalle concezioni deifiloso/iprecedentz; come illustra Jonathan Barnes.

1. Le idee-forme.

Quali cose sono effettivamente sostanze? Non dobbiamo attenderci una risposta semplice e perentoria da Aristotele (dopo tutto, dice che questo è un problema sempre irrisolto), e i suoi tentativi di fornirne una sono infatti molto esitanti e difficili da capire. Però un paio di punti emergono abbastanza chiaramente. Aristotele ritiene che i suoi predecessori avessero offerto implicitamente una serie di risposte diverse al problema. Alcuni avevano ritenuto che certi materiali - l'oro, la carne, la terra, l'acqua - fossero sostanze (Aristotele pensa principalmente ai primi filosofi greci, che diressero la loro attenzione sui costituenti materiali delle cose). Altri avevano ritenuto che lo fossero le parti ultime degli oggetti ordinari (qui pensa agli antichi atomisti, le cui entità fondamentali erano corpuscoli microscopici). Ma altri pensatori avevano ipotizzato che i numeri fossero sostanze (tra questi i pitagorici e una parte dei discepoli di Platone). Infine, alcuni avevano scelto di considerare sostanze le entità 1 astratte o universali (la teoria delle forme è un eminente esempio di teoria del genere). Aristotele respinge tutte queste alternative. «È evidente che delle cose che si ritiene siano sostanze, la maggior parte sono potenze - sia le parti degli animali che [ ... ] la terra, il fuoco e l'aria.» L'esistenza della terra, potremmo dire, equivale al fatto che certe sostanze possiedono certe potenze (secondo Aristotele, la potenza o inclinazione a muoversi verso il basso); e l'esistenza del fuoco equivale al fatto che certe sostanze bruciano, scaldano e hanno la tendenza a salire. Quanto alle parti degli animali, «ciascuna è definita dalla propria funzione; perché ciascuna è realmente tale se può svolgere la propria funzione - per esempio, un occhio, se può vedere- e ciò che non può svolgerla è un occhio solo per omonimia (per esempio un occhio morto o uno scolpito nella pietra)». Un occhio è qualcosa che può vedere; l'esistenza degli occhi equivale al fatto che certi animali sono capaci di vedere. È ovvio che i numeri non sono sostanze. Il numero tre esiste solo in quanto ci sono gruppi Jonathan Barnes, le sostanze prime _l!l__

r di tre cose. I numeri sono per essenza numeri di cose, e benché il numero dieci non sia identico a un gruppo di dieci oggetti, né a tutti i gruppi di dieci oggetti, tuttavia l'esistenza del numero dieci consiste precisamente nell'esistenza di tali gruppi o insiemi di dieci sostanze. Aristotele dedica molta della sua attenzione polemica alla quarta concezione della sostanza. La teoria delle forme di Platone era di gran lunga la teoria antologica più elaborata che Aristotele conoscesse, la teoria con cui aveva avuto sempre a che fare nei suoi anni all'Accademia. Gli argomenti aristotelici contro la teoria platonica furono formulati per la prima volta nel trattato specifico Sulle idee, che ci è pervenuto solo in maniera frammentaria. Ritornò all'attacco molte altre volte, sviluppando contro la teoria un repertorio di considerazioni molto ampio e vario. Inoltre, propose un gruppo di argomenti più generali contro qualunque concezione che ritenga sostanze gli universali. Aristotele riteneva che l'esistenza della bianchezza consiste nel fatto che certe sostanze sono bianche. Platone, al contrario, riteneva che una sostanza è bianca se partecipa della bianchezza. Secondo Aristotele, le cose bianche sono antecedenti alla bianchezza, perché l'esistenza della bianchezza dipende semplicemente dall'esistenza di cose bianche. Secondo Platone, la bianchezza è antecedente alle cose bianche, perché l'esistenza delle cose bianche dipende semplicemente dal loro partecipare alla bianchezza. Se il platonismo se ne va, che cosa rimane? La risposta si affida saldamente al senso comune. I primi e più chiari esempi di sostanze sono gli animali e le piante; a questi possiamo aggiungere altri corpi naturali (il sole, la luna e le stelle, per esempio), e forse anche gli artefatti (tavoli e sedie, pentole e padelle). In generale, le cose percepibili- gli oggetti materiali di dimensioni medie - sono l'arredo primario del mondo di Aristotele; ed è significativo che spesso egli formuli la sua domanda antologica chiedendosi se ci siano sostanze oltre a quelle percepibili. Tali, nella concezione di Aristotele, sono le realtà fondamentali, e gli oggetti di cui si occupa principalmente la scienza. Uonathan Barnes, Aristotele, trad. di Carlo Nizza, Einaudi, Torino 2002, pp. 67-69]

PER APPROFONDIRE La filosofia prima

I molteplici fili delle indagini aristoteliche trovano un punto di riferimento unitario nell'ambito della filosofia prima come scienza dell'essere in quanto essere. Una sintetica ma esauriente presentazione della metafisica aristotelica -le definizioni, i contenuti, il metodo di indagine, i concetti fondamentali- e del suo significato teoretico è nel saggio di William David Ross, Aristotele, trad. di Altiero Spinelli, Feltrinelli, Milano 1971, pp. 150-179. Aristotele scienziato La classificazione degli animali secondo criteri scientifici costituì un'importante vicenda nello sviluppo delle scienze naturali all'interno della cultura greca. Dall'originario rapporto con l'animale vivo, visto con l'occhio del cacciatore, del pescatore, del macellaio, del cuoco e dei loro interessi 'professionali' si giunse infine alla conoscenza oggettiva delle forme e degli organi del corpo animale. In questo processo, un ruolo fondamentale spetta ad Aristotele, come mostra Mario Vegetti, Il coltello e lo stilo, Il Saggiatore, Milano 1979, pp. 27-33. La cosmologia aristotelica

Sulla rappresentazione fisica del cosmo delineata da Aristotele, soprattutto nel libro secondo del De coelo, dove egli - confrontandosi con le teorie di Eudosso e Callippo - delinea la forma dell'universo, vedi Johann Louis Emil Dreyer, Storia dell'astronomia da Talete a Keplero, trad. di Libero Sosia, Feltrinelli, Milano 1970, pp. 98-111.

5. Le scienze pratiche A differenza delle scienze teoretiche che tendono a un sapere disinteressato, al piacere della conoscenza per sé, le scienze pratiche si rivolgono al mondo mutevole dell'agire umano, nell'intento di fornire non regole di comportamento necessarie e universali (incompatibilì con la mutevolezza del proprio oggetto), ma delle indicazioni utili a stabilire di volta in volta il comportamento migliore e più adatto in una determinata circostanza. Sul pensiero etico e politico di Aristotele, vedi Loredana Cardullo, Aristotele. Profilo introduttz'vo, Carocci, Roma 2007, pp. 111-133. Un nuovo tipo di pensatore Con le sue indagini filosofico-scientifiche e con l'attività all'interno del Liceo, Aristotele incarna un nuovo modello di pensatore- già preannunciato da Platone- diverso da quello tipico della precedente tradizione greca. Protagonista della ricerca non è più il sapiente che assume atteggiamenti quasi sacerdotali, e neppure il sapiente-sofista che insegna a pagamento, ma un intellettuale che sceglie un modello di vita in cui il tempo libero dagli impegni economici, politici, militari viene dedicato alla filosofia. Su Aristotele come prototipo di una figura di intellettuale che avrebbe avuto larga influenza nei secoli successivi, vedi Carlo N atali, Bios theoretikos. La vita di Aristotele e l' organizzazione della sua scuola, Tl Mulino, Bologna 1991, pp. 69-74. Un giallo ad Atene, al tempo di Aristotele Atene IV secolo a.C., primo anno della 112a olimpiade. Stefan6s, un giovane di buona famiglia, è costretto ad assumere la difesa del cugino, accusato di un delitto che non ha commesso: l'assassinio di un ricco oligarca. In un'atmosfera di torbide trame, fra strane avventure e colpi di scena, in aiuto del giovane Stefan6s interviene un detective d'eccezione, il suo ex maestro Aristotele. Grazie all'osservazione, alla raccolta e al confronto di testimonianze, alla ricerca di prove sulla base di analisi rigorose e di ragionamenti, Aristotele fornisce un contributo essenziale al suo giovane protetto, al fine di accertare la verità e smascherare il vero assassino. La storia, un vero e proprio thriller inventato da Margaret Anne Doody, docente canadese di letteratura comparata, offre una fedele ricostruzione del mondo greco in cui visse Aristotele e un vivace ritratto del filosofo, o meglio del suo stile di razionalità. Margaret Anne Doody, Aristotele detective, trad. di Rosalia Caci, Sellerio, Palermo 1999. Della stessa autrice, anche altri racconti, fra cui Aristotele e il giavellotto fatale (2000), Aristotele e la giustizia poetica (2000), Aristotele e il mistero della vita (2002), Aristotele e l'anello di bronzo (2003), presentano il filosofo nel ruolo di brillante detective.

Per approfondire J..!i_

Le domande dei filosofi dell'età ellenistica :l Ci piace mangiare il gelato, guardare un bel film, dormire a lungo. Che cos'è il piacere? È giusto parlare del piacere in generale o ci sono piaceri e piaceri?

:l Ci sono bisogni più o meno facili da soddisfare? Ci sono bisogni che, una volta soddisfatti, si ripresentano subito e tendono a mantenere in uno stato di continua tensione?

:l È possibile che la ricerca del piacere - del piacere sensibile, come quello relativo a un cibo gradito, o del piacere intellettuale, come quello relativo alla scoperta di cose nuove durante un viaggio si trasformi in una specie di tormento, alla ricerca frenetica di sempre nuove occasioni di piacere?

:l Perché in genere gli esseri umani provano imbarazzo, ansia, paura al pensiero della morte? Che cosa spaventa di più: il passaggio fisico da uno stato all'altro, il viaggio verso l'ignoto, la perdita di esperienze e affetti, l'eventualità di essere sottoposti a un giudizio per quello che si è fatto nella vita?

:l Tutti vogliamo essere felici. È più facile trovare la felicità nell'azione, nell'impegno concreto, nel rapporto con la realtà esterna, o ritrovando in se stessi i motivi per essere felici?

:l fino a che punto le vicende a noi esterne possono turbare e condizionare la nostra esistenza? :l È più disposto all'indagine intellettuale chi ha (o crede di avere) conoscenze sicure o chi è preso dal dubbio? È più facile che la certezza di avere in mano la verità chiuda la via della ricerca o che i tormenti del dubbio tolgano slancio alla volontà di indagare?

ncontesto storico..culturale 3

o

lo stoicismo

TESTI

CONFRONTI

Il destino dell'anima: Platone,

Epicuro o Epicuro La dinamica dei piaceri; La conquista della libertà interiore Zenone e i temi del pensiero stoico

316

lo scetticismo s la filosofia a Roma

4 ()

Diogene Laerzio Lo scetticismo pirroniano Seneca Il saggio autosufficiente e l'amicizia Epitteto L'ideale dell'autosuffcienza Marco Aurelio L'individuo e il cosmo infinito LETTURE P. Zanker Il duro lavoro del pensare n

f ~c~

Il

l filosofi dell'età ellenistica in dialogo con ... Domande di questo genere sono alla base delle riflessioni di epicurei, stoici, scettici, che danno vita alle maggiori scuole filosofiche dell'età ellenistica. . . . una società in trasformazione E la società che nasce dalla crisi delle p6/eis e che spinge gli uomini a interrogarsi su come definire una condotta di vita capace di assicurare loro la tranquillità e la felicità individuale. Sul piano del confronto filosofico ... Epicuro in dialogo con ... Democrito ... cui si ricollega nell'interpretazione atomistica della realtà.

... e con Aristotele d'accordo con lui nell'affermare che la forma più alta di esistenza sia la beatitudine tipica degli esseri divini, ma in disaccordo sul modo dì arrivare alla felicità per l'uomo. Gli stoici in dialogo con ... Eraclito che aveva identificato nel fuoco, espressione del L6gos universale, il principio attivo della realtà. Gli scettici in dialogo con ... Socrate cui li awicina il metodo di una ricerca e di una interrogazione senza fine.

Le filosofie dell'età ellenistica e la filosofia a orna

fil L'età ellenistica L'ascesa dello Stato macedone avviata dal re Filippo II culmina nella politica espansionistica condotta dal figlio Alessandro detto poi il Grande (356-323 a.C), che, con una serie di travolgenti campagne militari, conquista il vastissimo territorio dell'impero persiano (comprendente anche l'Egitto, dove fonda la città di Alessandria) e sottomette l'India. Quindi guarda a Occidente mosso da un grandioso progetto politico: la costruzione di un impero universale; ma la morte lo coglie precocemente, durante i preparativi della campagna per l'assoggettamento dell'Arabia. La conquista dell'Oriente da parte di Alessandro Magno segna l'inizio di un'epoca, indicata dalla storiografia con il termine di ellenismo, durante la quale la civiltà greca si diffonde nel mondo mediterraneo. La formazione dei regno ellenistici e la conquista romana Alla morte di Alessandro (323 a.C.) l'impero si frantuma in una serie di regni. Nel passaggio tra i secoli IV e III a.C. si consolidano il regno d'Egitto, la cui capitale Alessandria è la città più popolosa e ricca (anche culturalmente) del Mediterraneo, il regno di Macedonia, che estende il proprio controllo anche sulla Grecia, e i piccoli regni di Pergamo (sulle coste dell'Asia Minore) e della Battriana (corrispondente all' attuale Afghanistan). Le p6leis greche, ormai inserite in un vasto organismo politico governato da un monarca, cercano di riconquistare il ruolo di Stati-città indipendenti e sovrani, ma le loro aspirazioni vanno deluse a causa dei continui contrasti interni. Tra i secoli II e I a.C., i regni nati dall'impero macedone sono travolti dall'espansionismo romano, che, con l'occupazione dell'Egitto da parte di Ottaviano Augusto (30 a.C.), mette fine all'età ellenistica. Le città della cultura: Atene e Alessandria Dal punto di vista culturale, il periodo ellenistico appare ricco di novità e di fermenti. Due città rappresentano simbolicamente questa fase di intenso sviluppo culturale: Atene, che anche in età ellenistica conserva la sua posizione di capitale della filosofia, e Alessandria d'Egitto. Qui, per iniziativa del sovrano Tolomeo I (323283 a.C.), nasce una grandiosa biwebesplora blioteca dove sono raccolti e catalogati tutti i testi prodotti dai pensatoScolaro con lo ti e dagli studiosi greci, ma anche le scrittoio chiuso, traduzioni in greco dei testi di altre cikylix a figure rosse, particolare, viltà, come la Bibbia ebraica. Accanto alV secolo a. C la Biblioteca sorge la casa delle muse, il (Metropolitan Museo, dove studiosi di varie discipline posMuseum, New York). sono coltivare i loro interessi in piena tranquillità. 318

fi

lenisti ca e la filosofia ~

ROma

Le scuole filosofiche L'attività filosofica si sviluppa soprattutto all'interno di scuole, in ciascuna delle quali maestri e allievi, sotto la guida di un caposcuola (scolarca), condividono un programma di studi e di ricerche. Ad Atene, accanto all'Accademia e al Liceo sorgono il Giardino (fondato da Epicuro nel306 a.C.) e la Stoa (fondata intorno al300 a.C. da Zenone di Cizio). Nelle scuole filosofiche ateniesi gli studenti non seguono un preciso curriculum di studi né sostengono esami alla fine del corso; gli insegnanti, in genere di condizione agiata, non ricevono stipendio né svolgono la loro attività secondo le forme e le regole tipiche di una carriera professionale. La scuola è quindi una comunità nell'ambito della quale hanno luogo liberamente lezioni, dibattiti, ricerche. Individualismo e cosmopolitismo Si affermano nuove tendenze di pensiero: l'individualismo e il cosmopolitismo, che in diverso modo tendono a svuotare di significato l'impegno politico quale si era realizzato nell'età d'oro delle p6lez's. Il declino della città-Stato, dove ciascuno poteva collaborare alla definizione e alla realizzazione del bene comune, indirizza gli interessi e la riflessione dei singoli soprattutto verso i problemi individuali, mentre si afferma la consapevolezza di appartenere a una comunità larga, estesa ben oltre i confini della p6lz's fino a coincidere con l'intero mondo (una città-mondo: cosm6polis): una comunità in cui tutti gli uomini sono uguali, al di là delle differenze sociali e giuridiche, perché tutti ugualmente forniti di ragione. Dal punto di vista specifico della filosofia, ne deriva che il problema della condotta etica e della felicità individuale acquista ora un ruolo preminente. Accanto all'etica si sviluppano la logica (indagine sugli strumenti del pensiero e sulla conoscenza) e la fisica (descrizione complessiva della realtà), semplificando di fatto in questa tripartizione l'articolata struttura che la filosofia aveva assunto nelle indagini platoniche e aristoteliche.

A1 tt r Medit('rr

tlJteo

Le filosofie ellenistiche Epicureismo, stoicismo, scetticismo costituiscono le tendenze filosofiche emergenti dell'età ellenistica, capaci di esprimere, pur con modalità diverse, le aspirazioni e le inquietudini del loro tempo. Discostandosi dall'impianto e dalle categorie concettuali della filosofia di Platone e di Aristotele, le scuole ellenistiche mirano soprattutto a un ideale di virtù e di libertà individuale connotato in modo negativo come assenza di/liberazione da qualcosa di molesto - assenza di dolore (aponia), assenza di turbamenti (ataraxfa), assenza di passioni (apdtheia) il contesto politico-culturale _ll2__

l -e come indifferenza (adiaphorfa) verso le cose del mondo, siano esse considerate dei beni o dei mali. Dalla Grecia, le filosofie ellenistiche si diffondono poi nel mondo romano, esercitando la propria influenza ben oltre la fine dell'ellenismo.

webschema

'

CRISIPPO DI SoLI (281-208)

~e ~

~L~~~~------------------------~------------------------~~

PIRRONE DI ELIDE (365-270)

o

-----------------------------------------------------------,~~~~t;lu~

~~~~~;5-24!)

~

CARNEADE (2J4-I29) _ _,__ _ _ _ __;___-.,.._ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __,"'

1«'~~--=-;

~~CREZIO CARO (97-53)

~

MARCO TULLIO CICERONE (ro6-43) LUCIO ANNEO SENECA (4-65)

o

MARCO' AURELIO

~·--cy,-~_.:____1

GU SCIENZIATI DELL'ETÀ ELLENISTICA L'età ellenistica è contraddistinta da un vigoroso sviluppo degli studi in diversi campi della scienza, grazie anche all'impulso dato alla ricerca dalle prestigiose istituzioni culturali di Alessandria, la Biblioteca e il Museo, luogo di raccolta di oggetti d'arte, manoscritti, curiosità naturali, oltre che luogo d'in-. contro di studiosi. Fra gli illustri scienziati del tempo vanno ricordati il matematico Euclide, il fisico Archimede (fra le sue scoperte il principio secondo cui un corpo itmnerso it1 un liquido incontra una forza contraria pari al peso del liquido spostato), l'astronomo Aristarco di Samo (che per prit110 afferma l'itmnobilità del Sole e il movitnento della Terra intorno ad esso). EUCLIDE: TERMINI, POSTULATI, NOZIONI COMUNI A Euclide, vissuto nel secolo III a.C., va il merito di avere dato sistemazione definitiva alle conoscenze geometriche del tempo. Nella sua opera, it1titolata Elementi, Euclide espone i contenuti della geometria secondo un rigoroso sistema deduttivo, strutturato in due parti. Nella pritna parte sono raccolte le premesse, i princìpi che stanno a fondamento dell'intero edificio della geometria, ovvero gli elementi base, posti come evidenti senza che ne

~

~

EPITTETÒ

s:

sia data din1ostrazione ma che sono it1dispensabili come punto di partenza per ogni dimostrazione. Essi comprendono i termini, i postulati, le nozioni comuni. I termini sono definizioni di enti e figure geometriche, come punto, linea, superficie, figura, che costituiscono l'oggetto pritno della scienza geometrica. I postulati (letteralmente, ciò che è richiesto, ovvero ciò che deve essere prelimit1armente ammesso per procedere nella costruzione scientifica) sono proposizioni che enunciapo determinate proprietà degli enti geometrici (per esempio, che tutti gli angoli retti sono uguali tra loro) o che affermano la possibilità di compiere determinate operazioni (per esempio, che è possibile condurre una linea retta da un qualsiasi punto a ogni altro punto). Le nozioni comuni (nel linguaggio di Aristotele, gli assiomi) sono princìpi comuni a più scienze, di cui si serve anche la geometria (per esempio il principio secondo cui cose che sono uguali a una stessa cosa, sono uguali tra loro). Nella seconda parte sono contenute ditnostrazioni di teoremi (attraverso proceditnenti deduttivi o proceditnenti per assurdo, secondo i modelli messi a punto da Aristotele negli Analitici) e soluzioni di problemi sulla base dei prit1eìpi posti nella pritna parte.

l

1 La vita e gli scritti Epicuro nasce a Samo nel341 a.C. da genitori ateniesi. Secondo la tradizione, si forma alla scuola di Nausifane, che lo avvicina alla filosofia democritea, e del platonico Panfilo, ma più tardi, scrivendo di sé, egli sottolinea la propria originalità rispetto ai maestri, dichiarando di essere stato discepolo solo di se stesso. Nel 306 a.C., dopo avere insegnato a Mitilene e a Lampsaco, si trasferisce ad Atene, dove compra una casa con giardino; qui fonda la propria scuola, nota appunto con il nome di Giardino, raccogliendo intorno a sé un gruppo di amici (fra cui anche donne e schiavi), che vivono in comune, estranei alla vita pubblica, in modo semplice e modesto. A coloro che seguono il suo insegnamento Epicuro non richiede una specifica preparazione culturale, né requisiti di età, di censo, di appartenenza sociale: tutti possono diventare filosofi, giovani e vecchi, uomini e donne, liberi e schiavi, perché la filosofia non è un divertimento o un lusso intellettuale, bensì un rimedio ai mali dell'anima. Si dice di lui che si comportasse in modo duro e polemico con gli altri filosofi, attirandosi malvolere e incomprensioni, ma fosse invece generoso, amabile, aperto con i discepoli, e che sopportasse con grande forza d'animo i disagi di una salute malferma. Giovane, Delle sue molte opere sono pervenute solo tre lettere (nelle quali, rivolgendosi di volta in valparticolare di una ta a un diverso destinatario, gli allievi Pitocle, Erodoto e Meneceo, egli espone in forma sin testatua bronzea, IV tica il suo pensiero a proposito della concezione della realtà, dei fenomeni naturali, dell'etica), secolo a.C. (Museo nazionale, un certo numero di massime e di sentenze, alcuni frammenti di un grande trattato sulla natuAtene). ra, oltre al testamento. Muore nel271/270 a.C., lasciando in eredità ai discepoli la sua scuola. A Diogene Laerzio (scrittore vissuto nel secolo III d.C.) va il merito di avere tramandato, oltre al testo delle tre lettere pervenute integralmente, le Massime capitali, una raccolta di quaranta sentenze e insegnamenti di Epicuro, che i discepoli imparavano a memoria per conservare inalterati i princìpi fondamentali della dottrina. Accanto a esse è da porre la raccolta delle Sentenze vaticane (così chiamate perché contenute in un codice vaticano), pubblicate per la prima volta nel1888. Altri frammenti di testi di Epicuro sono conosciuti da fonti diverse, tra cui il De rerum natura del poeta latino Lucrezio, seguace di Epicuro, e gli scritti filosofici di Marco Tullio Cicerone (vedi p. 337).

Le parti della filosofia Nel pensiero di Epicuro la parte più importante è costituita dall'etica, intesa come ricerca dei mezzi per raggiungere la felicità, attraverso la libera7:ione dell'uomo dalle paure, dai turbamenti, dalle passioni. È questo il problema autentico della filosofia, che ha valore solo se indica agli uomini la via per essere felici, mentre il sapere fine a se stesso appare inutile, addirittura degno di disprezzo. La filosofia comprende la fisica, che spiega l'essere del mondo, e l'etica, alle quali è premessa la canonica, che ha come oggetto la definizione del criterio di verità (canone) in base al quale si stabilisce il confine tra conoscenze vere e false. In questo senso la canonica comprende in sé logica e gnoseologia. Epicuro

l1.L

La canonica

Per evitare errori nel riconoscere la via che porta alla felicità è essenziale, secondo Epicuro, definire un criterio di verità, che egli identifica nell'evidenza: devono essere considerate vere solo le conoscenze che risultano immediatamente evidenti, come le sensazioni, cioè le conoscenze fornite dai sensi, le quali non ingannano mai. Gli errori nascono quando si formulano giudizi e valutazioni sui dati sensibili. Sono vere anche le immagini comuni a più oggetti, prodotte dal continuo ripetersi di sensazioni certe ed evidenti, tra loro simili, e conservate dalla memoria; si tratta delle nozioni generali o concetti, che Epicuro chiama prolessi, anticipazioni, perché consentono di riconoscere anticipatamente, in base alle conoscenze già acquisite, le caratteristiche di un determinato oggetto. Per esempio, il concetto di albero mi permette di riconoscere come tale questo oggetto che ho di fronte e che presenta determinate caratteristiche corrispondenti alla nozione di albero. Tutti gli altri contenuti mentali, che non derivano dalle sensazioni, sono fantasie prodotte dall'immaginazione, ovvero immagini non corrispondenti agli oggetti reali, oppure semplici supposizioni di cui non è possibile accertare la verità. Mediante il ragionamento si può allargare la conoscenza anche a cose che non sono oggetto di sensazione, risalendo da ciò che è noto a ciò che non lo è.

La fisica: qli atomi e il vuoto Su questa base si sviluppa la fisica epicurea, che mediante delle infe1·enze risale da ciò che è evidente a princìpi che evidenti non sono: gli atomi e il vuoto. ÌT~is~ltato è una fisica materialista, coerente con le basi sensistiche del conoscere. Dall'esperienza, la quale testimonia che dal nulla non nasce nulla e che nulla finisce nel nulla, è possibile inferire l'eternità dell'universo; se l'universo esiste ora, poiché non viene dal nulla e non va a finire nel nulla, deve essere sempre stato e deve continuare a esistere. Allo stesso modo, dall'evidente presenza dei corpi e del loro movimento è possibile inferire l'esistenza del vuoto, che non è immediatamente evidente, perché se non ci fosse il vuoto non esisterebbe il movimento, che avviene nel vuoto; ma poiché il movimento esiste, deve esistere il vuoto. Ancora: i corpi, come attesta l'esperienza, si disgregano e muoiono, ma poiché nulla scompare, bisogna inferire che essi siano composti di particelle che permangono indistruttibili: gli atomi. I corpi sono aggregati di atomi che si muovono nel vuoto, come aveva affermato Democrito. Nella visione epicurea il vuoto è uno spazio infinito, nel quale ha sede un universo a sua volta infinito, formato da infiniti mondi, ciascuno dei quali è composto di corpi costituiti di atomi. Tra l'uno e l'altro mondo sussistono degli spazi vuoti (gli t'ntermondi, secondo la terminologia introdotta da Lucrezio), che separano i vari mondi.

La deviazione degli atomi Epicuro concorda con l'antico atomismo nell'affermare che gli atomi sono privi di qualità, ma se ne discosta in quanto pone come loro caratteristica fondamentale il peso, così che tutti gli atomi tendono a cadere verso il basso, cioè si muovono incessantemente verso il basso secondo traiettorie parallele. Com'è possibile allora l'aggregazione che dà luogo ai corpi? Per risolvere il problema, Epicuro ammette l'esistenza di una deviazione (più tardi indicata da Lucrezio con il termine clinamen), che spiega l'incontro degli atomi e la conseguente formaziopossibile arrivare a una conclusione per via induttiva o mediante il ricorso all'implicazione, cioè al collegamento tra due proposizioni atINFERENZA processo mentale per cui, partendo da certi dati, è

traverso il nesso «se ... allora».

6. Le filosofie dell'età ellenistica e la filosofia

a

ne dei corpi, introducendo una componente di spontaneità e casualità nel comportamento fisico. Questo margine di indeterminatezza rende possibile il libero agire degli uomini, sottraendolo alla causalità fisic~L'anima umana Anche l'anima umana è formata da atomi sottili e leggeri come il vento, presenti in tutto il corpo. Questo spiega la genesi delle sensazioni, che si producono nell'incontro tra gli atomi "Non è possibile, dell'anima e i flussi di atomi emanati in continuazione dai corpi esterni. Tali flussi, detti éidola infatti, concepire (= immagini) conservano puntualmente la configurazione degli oggetti da cui provengono (a l'anima come meno che non subiscano interferenze nel loro percorso). senziente se non in La composizione atomica d e11' amma · assume gran d e importanza riguar d o a1 pro blema d e11 a questo complesso morte. In quanto sono composte di atomi, le anime sono mortali come i corpi, cioè destinate a di anima e corpo dissolversi con la disgregazione della loro struttura atomica; una volta dissolte, le anime non dotato di sono più in grado di percepire alcunché. Perciò la consapevolezza di possedere un'anima mordeterminati moti" (-+Epicuro, tale consente agli uomini di liberarsi dalla paura della morte: perché temere la morte se quanConfronti, p. 348) do noi ci siamo lei non c'è ancora, e quando arriva non ci siamo più noi? 11111

Gli dèi, beati e lontani L'interpretazione atomistica della realtà esclude ogni intervento attivo della divinità nelle cose del mondo. Epicuro ammette l'esistenza degli dèi in quanto sono oggetto di una diffusa credenza popolare, e ciò su cui converge un generale consenso non deve essere messo in dubbio. Ma gli dèi non sono fatti allo stesso modo delle altre cose esistenti, né sono sottoposti a processi di generazione e disgregazione. Essi sono invece immortali e vivono beati negli spazi tra mondo e mondo. Il loro stato di beatitudine, che è assenza di ogni turbamento, dolore, preoccupazione, comporta l'estraneità e il disinteresse per tutto ciò che accade nel mondo. Prendersi cura del mondo, dargli ordine e forma significherebbe infatti per gli dèi rinunciare alla propria beatitudine. Che gli dèi non intervengano nelle cose del mondo è specificamente attestato dall'esistenza del male e del dolore. Perché gli esseri divini non fanno nulla per eliminarli? Forse perché non possono o perché non vogliono? Nel primo caso gli dèi sarebbero impotenti, nel secondo invidiosi e malevoli. Ma impotenza e invidia sono incompatibili con la divinità. Allora, se potere evolontà si addicono agli dèi, e tuttavia il male e il dolore continuano a esistere nel mondo, ciò significa che essi vivono senza curarsi del mondo e delle vicende umane, indifferenti, né benigni né minacciosi nei confronti degli uomini. Bisogna dunque liberarsi dalla paura degli esseri divini visti come dispensatori di premi e castighi. La funzione terapeutica della filosofia La conoscenza della natura mostra così l'infondatezza di sentimenti che da sempre angosciano l'umanità: la paura della morte, la paura degli dèi. Ma altre due malattie dell'anima, la paura del dolore e la paura di non arrivare alla felicità, attanagliano gli uomini. Anche in questo caso il rimedio viene dalla filosofia, che si qualifica come un vero e proprio farmaco per l'anima, un tetrafarmaco (quadruplice farmaco) che guarisce dalle quattro princisaria di tutto ciò che accade, riconoscendo valore universale al principio della causalità (secondo cui sussiste un legame necessario tra DETERMINISMO

dottrina che afferma la connessione neces-

causa ed effetto).

Epicuro 323

pali ragioni di infelicità. La sua azione terapeutica può essere compendiata nelle seguenti direttive: non bisogna temere gli dèi, non bisogna temere la morte, si può raggiungere la felicità, si può sopportare il dolore. Secondo una metafora ricorrente in Epicuro, la filosofia mira a uno stato simile alla quiete del mare dopo la tempesta. All'attività filosofica è affidato il compito di condurre gli uomini in un porto sicuro, lasciando dietro di sé le tempeste della vita; fuori di metafora, alla filosofia spetta il compito di liberare gli esseri umani dalle ansie e dai turbamenti che nascono da credenze tanto diffuse quanto infondate. Si delinea così la tendenza - che l'epicureismo condivide con le altre correnti filosofiche ellenistiche- a dare un fine pratico all'indagine speculativa, prendendo le distanze dal modello aristotelico della filosofia come sapere disinteressato in favore di un modello di filosofia come saggezza, che vincola la conoscenza alle scelte di vita, affinché dò che sappiamo serva a fard vivere meglio. Di qui il primato dell'etica.

webschema La filosofia --+-------lrtaggiungere la felicitO , _ _ _ _ _ _______j

L~;~~~t--~~--e-r~ii-d-ol~~~---J

L'etica del piacere La riflessione sul dolore e la felicità costituisce l'oggetto dell'etica epicurea. Sulla base delle sue premesse materialistiche, essa pone il criterio della scelta tra bene e male nelle sensazioni di piacere e di dolore: l'unico vero bene, il fine verso cui gli uomini tendono per natura, è il piacere, ovvero l'assenza di dolore, sia nel corpo (aponia) sia nell'anima (ataraxfa), Bisogna però chiarire come intendere correttamente il piacere. Epicuro distingue tra quello che si può chiamare uno pseudopiacere, il cosiddetto piacere in movimento (o piacere cinetico), che tende alla soddisfazione di sempre nuovi desideri, e il vero piacere, cioè il piacere in riposo (catastematico), che è appunto assenza di dolore. Il dolore nasce dalla mancanza di qualcosa, dal bisogno (per esempio, il senso di disagio in cui consiste la fame nasce dalla mancanza di cibo) e cessa quando viene soddisfatto il bisogno che lo provoca. Ma quale bisogno? Secondo Epicuro solo i bisogni naturali e necessari (come mangiare, bere, riposarsi) devono essere soddisfatti, perché la loro soddisfazione è agevolmente raggiungibile; diverso è il caso dei bisogni naturali ma non necessari (come il desiderio di cibi raffinati o di vesti preziose) e dei bisogni non naturali e non necessari (come il desiderio di onori e potere), che non sono mai pienamente soddisfatti, perché c'è sempre un di più- di raffinatezza, di preziosità, di prestigio sociale, di potenza - a cui si può aspirare, e di conseguenza la soddisfazione parziale e provvisoria di volta in volta raggiunta si mescola al dolore per ciò che resta ancora da raggiungere, e il dolore si rivela di fatto inestinguibile. 324

6. Le filosofie dell'età

lenistica e la filosofia ~ Roma

La saggezza consiste nel calcolo dei piaceri Bisogna quindi saper rinunciare a un piacere, se da esso può derivare un effetto doloroso, o accettare un dolore, se esso apre la strada al piacere. Solo un calcolo lungimirante, che misuri gli sforzi richiesti a un individuo per soddisfare determinati piaceri, frenando i bisogni non necessari, può dare agli uomini la felicità e liberarli dall' assoggettamento a una serie interminabile di desideri, che portano preoccupazioni e inquietudini senza fine. In questo calcolo consiste la vera saggezza umana, che conduce all'assenza di dolore. Anche il dolore fisico può essere sopportato dall'uomo saggio liberandosi dalle paure che esso Il suscita: perché se è forte dura poco, se dura a lungo finisce per essere sempre meno avvertito; "Il piacere è perciò il saggio può essere felice anche fra i tormenti (una tesi che Epicuro non solo afferma in principio e fine teoria, ma mette effettivamente in pratica, conservando un atteggiamento sereno di fronte al delia vita felice" (-+TESTO i, p. 349) male fisico che lo affligge a lungo). L'ideale dell'imperturbabilità Dal punto di vista dell'anima, l'assenza di dolore significa l'assenza di turbamento, lo stato di imperturbabilità (ataraxfa) o serenità dell'anima- simile alla beatitudine degli dèi - in cui il saggio trova la felicità. Come per Aristotele, anche per Epicuro il modello più alto di esistenza è quello che avvicina l'uomo alla divinità, ma con una differenza: la vita felice non consiste più nell'attività teoretica, nella conoscenza disinteressata della natura, bensì in una condotta ispirata al sereno esercizio della saggezza, al ragionamento che libera dalle paure e dal dolore. La ricerca dell'imperturbabilità comporta la rinuncia alla vita politica e il ritiro nella dimensione privata, rispettando lo stato, la giustizia, le leggi (che Epicuro intende come valori stabiliti per convenzione) per l'utilità che può derivarne. Il caStele funeraria rattere individualistico dell'etica epicurea è bene raffigurante una espresso dal motto: «Vivi nascosto». madre col suo Epicuro tuttavia non invita all'isolamento, sottobambino, V secolo a. C. (Museo linea anzi il valore dell'amicizia, essa pure fonceramico, Atene). data sull'utilità e il reciproco vantaggio. L'amicizia è un sentimento disinteressato, non passionale come l'amore, non coinvolgente come la partecipazione politica. È il vincolo che unisce fra loro persone affini, ampliando le possibilità del piacere individuale senza turbarlo, come avviene nella ristretta cerchia della scuola filosofica, fuori dal turbine della vita comune. Emerge così una nuova figura di filosofo, webesplora che si discosta tanto dal modello platonico del filosofo-governante quanto da !1111 quello aristotelico del filosofo-scienziato: "Diventa servo ora il filosofo è il saggio teso alla propria delia filosofia se felicità individuale, conquistata attravuoi avere vera libertà" verso la liberazioni dalle passioni e (-+TESTO 2, p. 351) dalle cure del mondo. Epicuro 325

;l

DI h. DE RERUM NATURA Le dottrine di Epicuro trovano una formulazione poetica nel De rerum natura di Lucrezio, che nei primi due libri del poema espone la struttura atomica dell'universo e i princìpi del moto meccanico degli atomi, da cui si formano e si dissolvono le cose. NAUfRAGiO CON SPIETTATOIU! All'inizio del secondo libro un'immagine suggestiva delinea la figura del saggio epicureo di fronte all'incessante movimento della natura.

È bello - scrive Lucrezio - quando sul mare si scontrano i venti e si solleva convulsa la cupa massa delle acque, guardare da terra il naufragio lontano: non ti rallegra lo spettacolo delle disgrazie altruz; ma la distanza da un simile sorte. La scena allude a uno spettatore, che, al sicuro sulla terraferma, osserva da lontano lo scatenarsi delle forze della natura sul mare. Non coinvolto nel pauroso naufragio, lo spettatore si gode l'immagine che ha davanti agli occhi («è bello guardare»), non perché provi soddisfazione nel vedere le disgrazie altrui, ma perché si rallegra di essere solo un testimone della tempesta, non toccato dalla furia del mare. Il godimento nasce dal confronto tra la sua posizione di sicurezza e il pericolo corso da altri. La figura dello spettatore è una metafora del saggio epicureo, che guarda imperturbabile al vorticoso movimento degli atomi, al gioco senza fine delle forme che si compongono e scompongono, delle vicende che si intrecciano nel tempo. La terraferma, da cui egli osserva il terribile spettacolo del naufragio, allude la filosofia di Epicuro, che si rivolge agli uomini, oppressi da inganni e paure, per liberarli, per por-

tare luce nelle loro menti annebbiate da false credenze, per insegnare loro la verità sull'universo degli atomi, sui fenomeni naturali, sugli dèi, che vivono imperturbabili negli intermondi, indifferenti alla sorte degli umani. Il mare in tempesta è l'intera natura, luogo della lotta incessante degli elementi, di cui fanno parte anche le società umane. Solo la filosofia può mettere in salvo gli uomini dai turbamenti esterni e fornire loro uno stato di calma interiore, simile alla quiete del mare dopo la tempesta, da cui contemplare imperturbabili l'infinito vorticare degli atomi, le nascite e le morti, i movimenti che scuotono l'universo, le alterne fortune degli uomini.

Animali marini, particolare di un mosaico proveniente dalla Casa del Fauno a Pompei, II secolo a.C. (Museo archeologico, Napoli).

webprendiappunti Le fasi dello stoicismo Contemporaneamente al Giardino epicureo, per iniziativa di Zenone di Cizio nasce un'altra scuola, che prende il nome dal Portico dipinto (Stod Poz'kfle), un luogo pubblico di Atene nei pressi dell' agord, la piazza principale, dove insegnavano i suoi maestri. Nella lunga e varia vicenda dello stoicismo gli storici della filosofia distinguono tre periodi: lo stoicismo antico (secc. III-II a.C.), lo stoicismo medio (sec. I a.C.), lo stoicismo tardo (secc. I-II d.C.), che si sviluppa soprattutto a Roma. Ai tre maggiori esponenti dello stoicismo antico, Zenone di Cizio, Cleante di Asso, Crisippo di Soli, risalgono le linee fondamentali della dottrina stoica. l primi protagonisti e le loro opere Il fondatore della scuola, Zenone (nato a Cizio, nell'isola di Cipro, nel 336/335 a.C. e morto suicida ad Atene nel264/263 a.C.), dopo essersi dedicato all'attività commerciale si accosta alla filosofia, in parte stimolato dalla lettura dei Memorabt'lz' di Senofonte e dalla sua testimonianza su Socrate. Si reca quindi ad Atene (311 a.C.) e alcuni anni dopo, in-

6. Le filosofie dell'età ellenistica e la filosofia torno al300 a.C., avvia la scuola del Portico. Delle sue molte opere, dedicate a problemi fisici, metafisici, logici e scientifici, restano solo pochi frammenti. Suo successore a capo della scuola è l'allievo Cleante (nato ad Asso intorno al304 a.C. e morto nel233 a.C. ca), autore di vari scritti, fra cui un Inno a Zeus conservato integralmente. A Cleante succede Crisippo (nato a Soli intorno al281 a.C. e morto intorno al208 a.C.), autore di numerose opere di cui si sono conservati solo frammenti. Crisippo è considerato il secondo fondatore dello stoicismo, per avere dato una sistemazione definitiva alle dottrine della scuola, integrando e precisando il pensiero dei suoi predecessori. La tripartizione della filosofia Anche per gli stoici la ricerca della felicità costituisce l'obiettivo fondamen-

tale dell'attività filosofica; perciò fra le tre parti in cui si suddivide la filosofia, logica, fisica, etica, a quest'ultima spetta una sorta di primato, e in funzione di essa appunto vengono orientate le indagini della logica e della fisica. Queste, tuttavia, sono degne di grande considerazione, in quanto, secondo gli stoici, per vivere bene è necessario essere sapienti e quindi sviluppare le conoscenze logiche e fisiche. La connessione tra le parti della filosofia viene espressa con metafore colorite: la filosofia è come un essere vivente, dove la logica corrisponde alle ossa e ai nervi, la fisica alle parti carnose, l'etica all'anima; oppure: la filosofia è come un uovo, dove la logica corrisponde al guscio, la fisica al tuorlo, l'etica all'albume; o ancora: la filosofia è come un campo fertile, dove la logica corrisponde alla siepe esterna, la fisica agli alberi, l'etica ai frutti. Al di là della stravaganza delle immagini e delle corrispondenze, ciò che viene così sottolineato è l'interdipendenza reciproca delle tre parti della filosofia. Di qui l'affermazione di uno stretto legame tra la conoscenza, la virtù e la felicità, che si esprime nella figura ideale del sapiente come colui che è insieme saggio e felice.

Secondo gli stoici, la logica ha per oggetto i l6goi (termine che indica al tempo stesso i discorsi e i ragionamenti) e comprende una logica vera e propria (nel senso aristotelico del termine), o dialettica, e una teoria della conoscenza, che ha lo scopo di fissare il criterio di verità. Non diversamente da Epicuro, anche gli stoici pongono come criterio base di verità l'evidenza che è propria della sensazione, attraverso la quale si imprime nell'anima - che è una «tavola pulita» come già la intendeva Aristotele -la rappresentazione (phantasfa) degli oggetti esterni. Le rappresentazioni sono conservate dalla memoria, che, attraverso ripetute rappresentazioni di una stessa cosa, dà origine ai concetti o nozioni generali. Combinando o disgiungendo questi concetti sulla base delle loro caratteristiche - di analogia o somiglianza e di contrarietà - è possibile formare altri concetti che non hanno un corrispettivo diretto nelle cose sensibili, come per esempio il concetto di spazio.

La gnoseologia stoica

Il paragone della mano Zenone raffigura con l'immagine di una mano aperta, disponibile ad accogliere tut-

to, questa prima fase della conoscenza, in cui l'anima svolge un ruolo passivo. Ma via via l'anima assume un atteggiamento più attivo: la mano si chiude parzialmente per significare l' attenzione concentrata dell'anima sulle rappresentazioni sensibili alle quali dà il proprio 'assenso' o riconoscimento; la mano si stringe a pugno come nell'atto di afferrare qualcosa, per significare la catalessi (katdlepsis) o comprensione con cui la mente 'afferra' la realtà delle cose. lo stoicismo 327

l j

i

l Il legame con le cose, che imprimono il loro segno nella mente, è la garanzia di attendibilità delle rappresentazioni catalettiche, che si impongono con la forza dell'evidenza. In questo procedimento può tuttavia insinuarsi l'errore (dipendente da una qualsiasi circostanza che ostacola la corretta percezione, come per esempio la stanchezza o la malattia): esso consiste nel dare l'assenso a rappresentazioni che non hanno il loro corrispettivo nelle cose. Ancora attraverso l'immagine della mano gli stoici raffigurano la conoscenza, ovvero la scienza vera e propria; pensiamo alla mano stretta a pugno, stretta a sua volta dall'altra mano: ciò significa afferrare, comprendere qualcosa con tale sicurezza che nessuna argomentazione contraria è in grado di smantellare quanto si afferma: come garantisce la seconda mano a protezione della prima. La teoria del significato Per quanto riguarda la dialettica, cioè la logica vera e propria, essa si occupa di ciò che può essere significato (detto) dal linguaggio. A questo proposito gli stoici introducono una precisa distinzione tra la cosa (per esempio la pianta) che è corporea, l'insieme di suoni, altrettanto corporei, che compongono la parola «pianta» quando è pronunciata e così uniti indicano (significano) la cosa, e ciò che è significato, detto, cioè la rappresentazione mentale, incorporea, evocata dalla parola pianta. Oggetto della dialettica non sono le cose reali, cioè le cose particolari, corporee, in carne e ossa, ma i significati che esistono nella mente. I significati possono essere incompleti, come nel caso di un verbo senza soggetto (per esempio «cresce»), oppure completi (per esempio «la pianta cresce»). I significati completi sono detti assiomi, ovvero proposizioni o asserti, e, come aveva già chiarito Aristotele, le proposizioni possono essere vere o false, a seconda che corrispondano o meno allo stato delle cose, come appare nella rappresentazione comprensiva o catalessi. La forma delle proposizioni Come già Aristotele, gli stoici fanno oggetto di analisi la forma logica delle proposizioni, mettendola in evidenza attraverso l'uso di variabili (come A, B ecc.), ma a differenza di Aristotele essi non riferiscono le variabili ai termini che compongono le proposizioni (per esempio, ponendo «A è B»), bensì alle proposizioni stesse. L'analisi si concentra su ragionamenti formati da proposizioni semplici unite tra loro tramite le particelle e, o, se, che danno luogo rispettivamente alla congiunzione, alla disgiunzione, all'implicazione o condizionale:

l. congiunzione: 2. disgiunzione: 3. implicazione:

È giorno e c'è luce (A e B) È giorno o è notte (A o B) Se è giorno c'è luce (Se A, B)

In base alla forma di ciascuna proposizione composta è possibile stabilirne il valore. Le congiunzioni sono vere quando entrambe le proposizioni che le compongono sono vere (secondo l'esempio, deve essere vero sia che è giorno, sia che c'è luce); le disgiunzioni sono vere quando una sola delle proposizioni componenti è vera (o è vero che è giorno o è vero che è notte); più complesso è il caso delle implicazioni, che formalmente sono considerate vere quando è vero il conseguente e false solo nel caso in cui l'antecedente è vero e il conseguente è falso. È questa un'impostazione che verrà ripresa e confermata più tardi dalla logica moderna. 328

6. Le filosofie dell'età

lenistica e la filosofia ~ l

Le implicazioni, comunque, possono essere valide senza che siano vere. Per esempio, l'antecedente «Se è notte» può non rispecchiare il dato di fatto (perché adesso è giorno) e perciò neppure il conseguente, «c'è buio» corrisponde allo stato attuale delle cose, ma questo non significa che l'implicazione (la quale stabilisce un nesso tra notte e buio) non sia valida.

La logica proposizionale Le proposizioni fra loro collegate costituiscono il ragionamento. Il modello stoico di ragionamento si discosta da quello aristotelico del sillogismo dimostrativo basato su termini (più precisamente sulla connessione tra due termini mediante un terzo, vedi p. 237) e non su proposizioni. Del ragionamento inteso come connessione di proposizioni, gli stoici individuano cinque figure di base- ciascuna composta da due premesse, chiamate primo e secondo, e da una conclusione -, che possono essere così schematizzate ed esemplificate:

l. Se è il primo, allora è il secondo Ma è il primo Dunque è il secondo

Se è giorno, c'è luce Ma è giorno Dunque c'è luce

2. Se è il primo, allora è il secondo Ma non è il secondo Dunque, non è neppure il primo

Se è giorno, c'è luce Ma non c'è luce Dunque non è giorno

3. Non è possibile che siano nello stesso tempo e il primo e il secondo "·.Ma è il primo ;Dunque non è il secondo

Non è possibile che ci siano nello stesso tempo e giorno e notte Ma è giorno Dunque non è notte

4. O è il primo o è il secondo Ma è il primo Dunque non è il secondo

O è giorno o è notte Ma è giorno Dunque non è notte

5. O è il primo o è il secondo Ma non è il secondo Dunque è il primo

O è giorno o è notte Ma non è notte Dunque è giorno

In quanto basata su proposizioni legate tra loro, ciascuna delle quali esprime un dato di fatto o un evento, la logica stoica è stata chiamata logica proposizionale. Essa tende a mettere in secondo piano il problema della verità del pensiero, per definire piuttosto le condizioni della sua validità (indipendentemente dal fatto che i suoi contenuti siano veri o falsi). La fisica: materia e /6qos Anche la fisica stoica, come quella epicurea, ha un'impostazione nettamente materialista. La realtà è un tutto unico vivo e animato, all'interno del quale si distinguono due princlpi, inseparabilmente legati tra loro: il principio passivo, cioè la materia inerte, la sostanza originaria priva di qualità; il principio attivo, cioè la ragione (!6gos), che, dando forma alla materia, agisce come causa efficiente e fa essere le cose. Non bisogna però intendere la distinzione tra principio attivo e principio passivo come una dilo stoicismo 329

stinzione tra incorporeo e corporeo: sia la materia sia la causa efficiente hanno caratteristiche corporee, perché secondo gli stoici solo i corpi esistono (in quanto esiste solo dò che può agire o subire un'azione, ovvero dò che è corporeo). Se fosse incorporeo, il principio attivo non potrebbe agire per dare ordine razionale alle cose. Esso è dunque l'anima del mondo, materiale e corporea, che si mescola alla materia inerte; è la forza generatrice che agisce sulla materia e la plasma; è la causa di tutto dò che esiste, è dio. L'esistenza di un principio divino non è solo affermata in base al fatto che tutti gli uomini in genere la ammettono (come è per gli epicurei), ma in base a un ragionamento così impostato: se nel mondo esiste qualcosa che gli uomini non sono in grado di produrre, questo qualcosa deve essere prodotto da un essere superiore all'uomo, appunto da Dio.

Poiché i due principi attivo e passivo sono inseparabili, Dio è in tutto e coincide con il cosmo materiale; Dio è una realtà immanente, che sta dentro, non oltre le cose, e non si distingue da esse. In questo senso la dottrina stoica è considerata una forma di JZ!lnteismo. Il fuoco e i cicli del mondo

Lisippo, Pugile seduto, IV secolo a.C. (Museo nazionale romano, Roma). «Dicono gli stoici che la divinità è un soffio che scorre anche per le parti più abominevoli della realtà.» (testimonianza di Sesto Empirico)

Ricollegandosi alla filosofia eraclitea, gli esponenti dello stoicismo antico identificano il principio attivo con il fuoco. Si tratta di un fuoco diverso dal fuoco sensibile che costituisce uno dei quattro elementi fondamentali e che sperimentiamo nella vita quotidiana; è piuttosto un soffio caldo (pnéuma) che alimenta e sostiene ogni cosa. Nel fuoco, in cui si identifica ill6gos universale, sono contenute le "ragioni" particolari che costituiscono i semi delle cose (le cosiddette ragioni seminali), cioè i germi da cui le cose si sviluppano. Anche l'anima umana è una porzione di soffio vitale, viene dal fuoco divino e al fuoco è destinata a tornare. Su questa base, gli stoici delineano un grandioso scenario cosmico all'interno del quale, sotto la spinta purificatrice e vivificatrice del fuoco, si susseguono ciclicamente fasi di formazione e fasi di distruzione del mondo.

All'inizio della vicenda cosmica tutto è fuoco; dal fuoco si generano gli altri elementi (aria, acqua, terra) e le singole cose, ma tutto è destinato a ritornare al fuoco in una grande conflagrazione che determina la fine del mondo. Allora ha inizio un nuovo ciclo, per cui dal fuoco si genera un nuovo mondo identico al precedente, a sua volta destinato a ritornare al fuoco, e così eternamente, secondo uno schema di eterno ritorno dell'uguale, cioè delle stesse cose e degli stessi eventi in ogni ciclo. Ritornano le stesse città, di nuovo Atene, Sparta, e le loro vicende, ritornano gli stessi uomini, le stesse paure e speranze, ciclo dopo ciclo, all'infinito.

La legge del destino-provvidenza Le vicende cosmiche si svolgono alla luce dell6gos, secondo un ordine ra-

zionale finalistico. L'intero universo e le singole cose al suo interno sono come ill6gos vuole che siano e non può volere che non siano, perché nel Ll6gos si esprime la razionalità perfetta. Tutto perciò accade necessariamente, secondo legge necessaria, 330

PANTEISMO

(dapan, "tutto", the6s, "Dio") termi-

ne usato per indicare le dottrine che in vario modo identificano Dio e l'ordine del mondo.

6. Le filosofie dell'età ellenistica e la filosofia

1!111

"una sola è la sostanza divina, sia essa chiamata intelletto o destino, o Zeus, o con tutti gli nomi che si vogliano" (-+TESTO

3, p. 354)

il destino. La sequenza dei fatti si snoda all'interno della struttura ciclica, dove tutto è legato da una ferrea concatenazione. Se così non fosse, si spezzerebbe l'ordine razionale del mondo. Caso non è che il nome con cui indichiamo qualche cosa della quale non si conosce la causa. Ma il destino è anche provvidenza, in quanto legge che dà ordine e armonia alle cose, conducendole alloro fine autentico. Dal punto di vista del tutto, anche dò che in una visione limitata appare come male si giustifica e si manifesta come una specie di supporto al bene: è vero, per esempio, che la testa umana è fragile, ma dò accade perché essa è composta di ossa molto piccole, come richiede la sua delicata struttura funzionale. Dio è dunque natura, destino, provvidenza, e il mondo in cui viviamo è il migliore possibile. Proprio perché questo è il migliore mondo possibile, il ciclo cosmico si ripete incessantemente identico a sé: se nel nuovo ciclo si introducesse un elemento di novità, dò comporterebbe che quello precedente, in quanto diverso, era migliore o peggiore di questo, ovvero che uno dei due non sarebbe il mondo migliore possibile, ridimensionando il valore dell'azione ordinatrice e provvidenziale della divinità.

Il problema della libertà Le teorie elaborate dagli stoici nel campo della fisica segnano profondamente le loro dottrine etiche, a cominciare dal problema della libertà. Se tutto avviene necessariamente, com'è possibile la libertà dell'uomo? Ma se non c'è libertà, d sono merito e demerito nell'agire umano? La risposta a queste domande viene da una specifica definizione del concetto di libertà e dal valore conferito all'azione soggettiva del singolo. Ciascun uomo nasce e vive in un determinato ambiente, segnato da circostanze che non dipendono da lui e che possono influire in modo decisivo sul successo o sull'insuccesso delle sue azioni; da lui però dipende il modo in cui si inserisce nel corso delle cose, ovvero l'intenzione con cui dà un'impronta al proprio agire. Immaginiamo un cane legato a un carro in corsa; necessariamente l'animale deve seguire l'andatura del carro, ma il suo atteggiamento cambia a seconda che di sua volontà ne segua il ritmo oppure che si faccia trascinare. In questo senso va impostato, dal punto di vista stoico, il problema della libertà umana, che non consiste nella scelta tra alternative diverse, bensì nella volontaria adesione all'ordine naturale delle cose.

L'uomo non può eludere il destino e la sua sequenza di eventi, ma può dare il proprio assenso all' ordine necessario delle cose, riconoscendone la razionalità. L'assenso all'ordine razionale del mondo dipende solo da noi, dalla nostra libera scelta: la libertà, dunque, si colloca in uno spazio puramente interiore. Ne consegue che solo il sapiente, colui che conosce l'ordine razionale dell'universo, è libero, mentre la maggior parte degli uomini, inconsapevoli del fato, sono da questo sospinti senza che se ne rendano conto. Vivere secondo natura Alla base dell'etica stoica sta perciò la regola del vivere secondo natura (o, che è la stessa cosa, del vivere secondo ragione, perché ill6gos e il cosmo coincidono). Adeguarsi alla natura e alla sua legge razionale: in ciò consiste la virtù, che è una e si attua solo quando è pienamente realizzata; non ci sono, cioè, diverse virtù, perché giustizia, temperanza, coraggio non sono che nomi diversi per indicare l'unica virtù; né si può essere più o mèno virtuosi: o lo si è o non lo si è. Come l'adesione alla razionalità della natura è buona e virtuosa (è bene), così l'atteggiamento che la contrasta è cattivo e vizioso (è male). lo stoicismo

JlL

Nikedi Samotracia, scultura in marmo, II secolo a. C. (Musée du Louvre, Parigi). «Così Zenone definiva il fine: vivere coerentemente, cioè vivere secondo un principio razionale e armonico: sono infelici quelli che vivono in stato di dissidio.» (testimonianza di Stobeo)

UNA

Al di là del bene e del male così identificati, stanno tutte le cose che gli uomini indicano generalmente come beni (la salute, la ricchezza, il piacere, l'onore) o come mali (i loro contrari: la malattia, la povertà, il dolore, il disonore) e che gli stoici indicano - gli uni e gli altri- come indifferenti (adiaphord), dal momento che nessuna di tali realtà costituisce uno stimolo decisivo per il sapiente affinché si conformi all'ordine razionale. liberarsi dalle passioni Un sicuro ostacolo alla vita secondo ragione sono invece le passioni, perché irrazionali e quindi negative, vere e proprie malattie dell'anima, che sotto il loro impulso può essere indotta a giudicare falsamente intorno a dò che è bene o male. Bisogna perciò liberarsene, realizzando uno stato di perfetta impassibilità (apdtheia, assenza di passioni), che assicura una condizione di vita serena: in questo consiste la felicità, a cui conduce la virtù. Essere felici significa vivere in uno stato di piena tranquillità, di indipendenza dalle lusinghe del mondo, di libertà interiore, di autocontrollo e di rifiuto delle passioni (fino alla rinuncia alla vita stessa, se necessario, mediante il suicidio, che, gli stoici ritengono lecito, addirittura doveroso in determinate circostanze (vedi p. 333).

RA ECCENTRICA: DIOGENE IL CINICO

IL RIFIUTO DI OGNI CONVENZIONE SOCIALE Controcorrente rispetto al modello di filosofo che svolge la sua attività all'interno di una scuola è l'esperienza di Diogene di Sinope (440 ca - 325 a.C.), noto per l'esistenza itinerante di città in città, per le abitudini eccentriche, in posizione marginale rispetto alla cittadinanza della p6lis. Anche Diogene si collega idealmente a una scuola, quella dei cinici (vedi p. 180), di cui porta alle estreme conseguenze la dottrina, che rivendica la piena indipendenza dell'uomo dalle passioni, dai beni esteriori, dalla stessa partecipazione alla vita cittadina, affermando W1 proprio modello di vita solitaria e randagia. Di lui non sono pervenuti scritti, mentre esiste una vasta aneddotica sulla sua figura e il suo stile di vita, improntato alla massima semplicità, al rifiuto di ogni agio, delle regole elementari del pudore e dell'igiene personale. Convinto sostenitore della vita secondo natura contro le convenzioni imposte dalla società, Diogene non solo disdegna valori come il potere, la ricchezza, la fama, ma respinge, anche con atteggiamenti esibizionistici, ogni tipo di regola o di limite sociale. Più che negli uomini 'normali', egli trova i suoi modelli di comportamento negli anin1ali, nei mendicanti, nei bambini, non ancora segnati, come gli adulti, dai bisogni artificiali indotti dalla società. Si dice che vivesse in una botte, che mangiasse e bevesse raccogliendo cibo e acqua nel cavo delle mani senza servirsi nemmeno di una ciotola, che si esprimesse con estrema libertà anche nei confronti dei potenti. 332

LA TESTIMONIANZA DI DIOGENE LAERZIO Diogene Laerzio (secolo III d.C.) nelle Vite dei filosofi scrive di lui:

Una volta vide un topo correre qua e là, senza meta (non cercava un luogo per dormire né aveva paura delle tenebre né desiderava alcunché di ciò che si ritiene desiderabile) e così prese ispirazione per risolvere le sue difficoltà. Secondo alcuni fu il primo ad adottare un mantello ampio il doppio usandolo anche per dormirci dentro; portava una bisaccia in cui raccoglieva le cibarie; si serviva indifferentemente di ogni luogo per ogni uso, per far colazione o per dormirci o per conversare. [.. .] Una volta aveva ordinato a un tale di procurargli una casetta; poiché quello indugiava, si scelse come abitazione una botte, come attesta egli stesso nelle Epistole. E d'estate sirotolava sulla sabbia ardente, d'inverno abbracciava le statue coperte di neve per temprarsi alle difficoltà. Una volta vide un fanciullo che beveva nel cavo delle mani e gettò via dalla bisaccia la ciotola, dicendo: «Un fanciullo mi ha dato lezione di semplicità». Buttò via anche la scodella dopo aver visto un fanciullo che, rotto il piatto, metteva le lenticchie nella parte cava di un pezzo di pane. [...] Era solito dire di opporre alla fortuna il coraggio, alla convenzione la natura, alla passione la ragione. Mentre una volta prendeva il sole, Alessandro [Magno] sopraggiunto disse: «Chiedimi quello che vuoi». E Diogene, di rimando: «Lasciami il mio sole». [Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, a cura di Marcello Gigante, Laterza, Roma-Bari 1983, pp. 212, 216-217]

6. Le filosofie dell'età ellenistica e la filosofia

a,,

l diversi tipi di azioni umane Non tutti gli uomini possono però elevarsi a un ideale tanto rigoroso e moralmente impegnativo. Lo stesso sapiente, di fronte alle circostanze concrete della vita e all'esigenza di adottare di volta in volta una linea di condotta, riconosce che tra le cose moralmente indifferenti, rispetto al bene e al male, ce ne sono alcune che risultano preferibili rispetto ad altre, come per esempio la salute rispetto alla malattia. Tali cose sono dunque degne di scelta, e perciò è opportuno perseguirle nella quotidianità della vita familiare e politica. Si definisce così il quadro delle azioni umane: d sono le azioni perfette che mirano alla virtù, disinteressandosi di ogni altra cosa, com'è nell'ideale di vita del saggio; all'opposto, d sono le azioni malvagie che si volgono al vizio; nel mezzo stanno le azioni convenienti, che si propongono di raggiungere le cose preferibili evitando le altre e che sono quelle praticate dalla maggior parte degli esseri umani. Un nuovo concetto: dovere Chi ha raggiunto la maturità morale è consapevole del fatto che, se dal punto di vista umano è comprensibile la ricerca della salute, della ricchezza e di altri beni del genere, dò che veramente conta per lui, in quanto essere razionale, non sono queste cose, ma la virtù. Egli è quindi consapevole della differenza tra il valore del bene che si consegue con la virtù e il valore, assai diverso, che è proprio dei beni comuni, ovvero è consapevole della differenza tra il valore morale e il valore non morale. Per la prima volta nel quadro concettuale stoico compare la nozione di dovere (termine reso in latino da Cicerone con o//icium), che -avrà un ruolo importante nei successivi sviluppi dell' etica; il dovere è l'azione che, indipendentemente dagli interessi particolari, si uniforma all'ordine razionale del tutto. Gli stoici distinguono il dovere perfetto, che consiste nel vivere secondo virtù e perciò coincide con l'azione perfetta, e il dovere relativo, che corrisponde all'azione conveniente, volta a raggiungere qualcosa che appartiene al campo del preferibile. Alla nozione di dovere è connessa la giustificazione del suicidio. Secondo gli stoici, infatti, appare doveroso rinunciare alla vita in determinate condizioni, quando continuare a vivere significherebbe non poter adempiere il proprio dovere, ovvero quando le circostanze contrarie all'adempimento del dovere prevalgono su quelle favorevoli; in questo caso il saggio, piuttosto che venire meno al suo compito, deve abbandonare la vita (indicazione messa in atto da vari maestri stoici e affermata in vario modo nella morale del mondo antico).

11/oqos e il diritto naturale Ponendo l'anima individuale come parte del pneuma universale, la fisica stoica apre una nuova concezione dei rapporti umani, accolta con favore nel mondo antico presso i ceti colti. Ill6gos che tutto governa impone la propria legge non solo all'ordine naturale ma anche alla società; dunque esiste un diritto naturale che non nasce dalle leggi e dalle convenzioni umane, bensì dallo stesso ordine razionale, di cui tutti gli uomini sono partecipi. Perciò essi sono tutti uguali e allo stesso modo liberi, indipendentemente dalla nazionalità e dall' appartenenza sociale; sono tutti cittadini di un'unica città che è il mondo stesso (cosm6polis). Anche colui che dal punto di vista formale è schiavo, cioè proprietà di un altro individuo, può essere un uomo buono e sapiente. La schiavitù come condizione giuridica non ha fondamento in natura, ma è piuttosto il prodotto della malvagità umana. La vera schiavitù è la condizione morale di coloro che non sono padroni di se stessi, perché si danno in balìa delle passioni e del vizio. La vera libertà sta nell'ubbidienza alla legge naturale. Lo stoicismo 333

scetticismo

webpnmdiappunti

La corrente scettica e i suoi maggiori esponenti Tra i secoli IV e III a.C. si sviluppa nel mondo greco, per iniziativa di Pirrone di Elide, una corrente di pensiero, il cosiddetto scetticismo (dal tennine greco sképsis, ricerca, indagine), che, negando ogni possibilità di conoscere il mondo reale, fa della ricerca un'attività fine a se stessa, senza mai giungere alla definizione di una verità. Posizioni simili a quelle dello scetticismo - che non dà origine a una scuola stabile nel tempo, come l'Accademia, il Liceo, il Giardino, la Stod- vengono espresse da alcuni esponenti dell' Accademia platonica, quali Arcesilao di Pitane e Carneade di Cirene (secc. III-II a.C.). 11111 Pirrone (nato a Elide intorno al365 a.C.) compie la sua formazione filosofica sotto l'influsso di "Essi [gli scettici] dottrine socratiche e democritee. Prende parte alla spedizione di Alesssandro Magno in Oriente, si astenevano arrivando in India, dove conosce le dottrine e le pratiche di vita dei cosiddetti gimnosofisti (letda qualunque teralmente, sapienti nudi, i fachiri); tornato in patria fonda una scuola, che ha breve durata dodefinizione po la sua morte (avvenuta nel270 a.C. ca). Egli non lascia alcuna opera; le sue dottrine sono stae quindi non te diffuse dagli scritti del discepolo Timone di Fliunte (vissuto ad Atene tra il325 e il235 a.C.). affermavano Anche Arcesilao (315-241 a.C.) e Carneade (214-129 a.C.) non hanno lasciato scritti: le dottrineppure: «Noi non definiamo nulla»" ne del primo sono conosciute solo attraverso fonti indirette, quelle del secondo dalle rielabo(-+TEsro 4, p. 356) razioni degli allievi. Il silenzio di fronte alle cose Nell'insegnamento scettico di Pirrone ritroviamo l'eco di temi che hanno grande rilievo nella precedente tradizione filosofica: il richiamo al metodo della ricerca senza fine e il rifiuto, secondo il modello socratico, di ogni sapere accettato acriticamente; la tesi di origine platonica che afferma l'instabilità dell'opinione e l'impossibilità di ricavare dalle sensazioni conoscenze sicure sulla natura delle cose; l'importanza del problema della felicità. Probabilmente esercita su di lui un certo influsso anche la sapienza indiana, con la quale ha avuto contatti al tempo della spedizione in Oriente. Dalla fusione di questi elementi nasce un orientamento di pensiero che individua la suprema sagRagazza che gioca gezza nell'astenersi da ogni opinione ai dadz; copia di (adoxfa) e nel silenzio (aphasfa), cioè un originale di età nella rinuncia a qualunque discorso ellenistica, sul mondo: tutte le cose, secondo PirII secolo d. C. (Antikensamrone, sono incerte e indistinguibili, non mlung in contrassegnate da precise differenze, così che su di esse non possiamo esprimere alcunché Per[!,amondi determinato. Di conseguenza, le nostre sensazioni e i nostri giudizi non sono né veri né museum, Berlino). falsi. La vera serenità Si afferma in tal modo un atteggiamento di indifferente distacco dalle cose, dalle quali bisogna fuggire, per non esserne toccati e coinvolti, se si vuole raggiungere lo stato di imperturbabilità (ataraxfa), l'unico in grado di rendere felice l'uomo saggio. A giudizio di Pirrone, solo lo scetticismo assicura la piena serenità dello spirito, in quanto il sapiente, consapevole che nulla si può dire di certo sulla natura delle cose, è in grado di guardare con tranquillo disinteres334

6. Le filosofie dell'età ellenistica e la filosofia

aRoma

se alle vicende del mondo, ma anche alle diatribe degli studiosi che si combattono a colpi di dottrine intorno a problemi che non è possibile risolvere. Sul contegno imperturbabile non solo teorizzato ma anche messo in pratica da Pirrone, i suoi biografi antichi hanno diffuso aneddoti di vario genere, raccontando per esempio che, coerentemente con le proprie convinzioni, egli non si guardava da nulla, né cercava di evitare carri, burroni, cani ringhiosi. Il vero lascia posto al ragionevole e al probabile All'interno dell'Accademia, nel solco del pensiero pla-

tonico, Arcesilao di Pitane riprende la distinzione tra opinione e scienza, per affermare l'assenza di ogni valore di verità nella prima e l'irraggiungibilità della seconda da parte della ragione umana. Il sapiente non può fare altro che sospendere l'assenso (epoché) alle rappresentazioni e

N

PO

DOTTRINE filOSOFICHE E STILI DI VITA Cinismo, epicureismo, stoicismo, scetticismo (e gli aggettivi loro corrispondenti: cinico, epicureo, stoico, scettico) ricorrono oggi nel linguaggio per indicare non solo le antiche correnti filosofiche connotate da quei nomi, ma anche atteggiamenti e stili di vita solo in parte ispirati alle filosofie dell'età ellenistica. Cinico oggi è colui che manifesta un atteggiamento di ostentata indifferenza verso i valori morali e sociali correnti. Rispetto all'originaria figura del pensatore cinico, che nega ogni valore a quelli che l'opinione comune considera beni appetibili, come la ricchezza, la fama, gli onori, il termine è usato in un'altra prospettiva, per indicare un atteggiamento indifferente, sprezzante, sfacciato o spudorato nei confronti dei valori riconosciuti, senza che tuttavia questo implichi un rifiuto dei beni materiali e degli agi (anzi, a volte il termine cinismo indica un atteggiamento di indifferenza e sfrontatezza funzionale a consolidare interessi personali e posizioni di privilegio). Stoico è colui che manifesta un'esemplare fortezza d'animo di fronte ai rovesci di fortuna, al dolore, alla morte. n termine mette così a fuoco un aspetto particolare della dottrina stoica, quello dell'impassibilità di fronte agli eventi esterni. Si parla allora di sopportazione, di fermezza, di coraggio stoico. Scettico è colui che manifesta un atteggiamento negativo nei confronti di qualcosa: un progetto, un valore, un principio, una linea di condotta. Mentre lo scettico dell'antichità mette in dubbio la possibilità di una conoscenza umana sicura e stabile, nell'uso odierno il termine indica colui che manifesta perplessità e sfiducia nei confronti di un qualsiasi oggetto. Epicureo, nel linguaggio corrente, è colui che cerca i piaceri materiali, soprattutto i beni esclusivi e raffinati, e vi si abbandona. Ma non è proprio Epicuro a mettere in guardia contro il gioco perverso dei piaceri che non hanno mai termine? Non viene proprio da Epicuro la con-

danna del piacere volgare, dei banchetti eleganti, delle passioni sfrenate? Gu AVVERSARI DELL'EPICUREISMO Sul destino dei termini epicureismo/epicureo pesa la falsa immagine foggiata dagli avversari contemporanei del filosofo, che parlano della sua dottrina come di una filosofia di basso livello aperta a donne e schiavi, di una filosofia che nega la divinità e riduce l'uomo, in quanto aggregato di atomi, allivello degli animali, e che abbassa l'ideale etico a calcolo dei piaceri e dei dolori (mistificando il senso del calcolo dei piaceri come lo presenta Epicuro). Con la diffusione del cristianesimo, che rifiuta ogni dottrina di carattere materialistico, gli avversari di Epicuro si moltiplicano. Sotto l'influenza dei giudizi espressi dai primi scrittori cristiani, nel Medioevo sono spesso chiamati genericamente epicurei coloro che si discostano dagli insegnamenti della Chiesa, e epicureismo diventa sinonimo di irreligiosità o di eresia. Seguendo l'opinione diffusa, Dante Alighieri colloca Epicuro e i suoi seguaci nel sesto cerchio dell'Inferno dove stanno gli eretici: Suo cimitero da questa parte hanno con Epicuro tutt'i suoi seguacz; che l'anima col corpo morta fanno [Inferno, canto X, vv. 13-15].

Per altro verso, Dante, che conosce le idee di Epicuro dagli scritti di Cicerone, nel Convivio indica correttamente il senso del piacere epicureo come assenza di dolore: constatando che ogni essere vivente dalla nascita è naturalmente ·spinto «al debito fine, che fugge dolore e domanda allegrezza, [Epicuro] disse questo nostro fine essere voluptade, cioè diletto senza dolore» (Convivio, IV, 6). Nel corso del tempo, comunque, il termine epicureismo tende a fissarsi come sinonimo di materialismo volgare e di smodata ricerca del piacere, deformando in tal modo i princìpi e gli scopi della rigorosa etica epicurea. Lo scetticismo 335

astenersi da ogni atto conoscitivo, evitando in tal modo l'errore. La sospensione del giudizio tuttavia non chiude la ricerca, anzi, mentre chi si illude di avere conoscenze certe non è incentivato a continuare a ricercare, la consapevolezza di non avere in mano la verità sollecita a un'indagine senza fine. Immaginiamo un uomo gravato da un peso che gli impedisce di muoversi liberamente: così è colui che pensa di conoscere la verità sulle cose; una volta liberatosi del peso, può inoltrarsi agile e svelto sulla via della ricerca. Ma se è possibile astenersi dal giudizio nell'ambito della conoscenza (cioè non dire nulla sulle cose), non è altrettanto agevole astenersi dal giudizio riguardo alla condotta di vita, dove a ogni istante la scelta di agire in un certo modo piuttosto che in un altro anche nelle cose minute (fare questo o quello?) sottintende una valutazione, ovvero un giudizio. Per uscire da queste difficoltà, sembra che Arcesilao abbia suggerito come criterio dell'agire pratico di attenersi a dò che appare ragionevole. Anche per Carneade di Cirene è impossibile dimostrare la corrispondenza tra le nostre rappresentazioni e la realtà esterna; tale corrispondenza può solo essere più o meno probabile, a seconda che risulti più o meno persuasiva. In tal modo Carneade supera la sospensione dell' assenso e, pur concordando sull'impossibilità di un criterio di verità, propone un criterio di probabilità che consente di accettare certe opinioni come più plausibili di altre.

5

filosofia a Roma

webprendiappunti

Nel156 a.C. giunge a Roma un'ambasceria ateniese a cui è affidato il compito di difendere le ragioni di Atene, colpita da una multa per avere saccheggiato la città di Oropo. Ne fanno parte tre filosofi: Critolao, appartenente alla scuola aristotelica, Diogene di Seleuda, stoico, e Carneade. A Roma, quest'ultimo pronuncia due orazioni (di cui Cicerone presenta il sunto nel terzo libro del De re publica), riscuotendo un enorme successo presso il pubblico romano, soprattutwebesplora to giovanile, e stimolando l'interesse per la filosofia greca, tanto da provocare la reazione di Catone il Censore, che, a tutela della traStatua equestre di Marco Aurelio, dizione romana contro le influenze bronzo dorato, straniere, ottiene l'allontanamento forII secolo a. C. (Musei capitolini, zato dei tre ambasciatori-filosofi. In quel periodo Roma è impegnata nella Roma). Scrive l'imperatore- conquista della Grecia, che si conclude con filosofo: «Disponi l'integrazione della penisola greca nello stato ogni tua azione, romano (146 a.C.). Durante le campagne militaogni parola, ogni pensiero nella ri si offre ai romani l'opportunità di entrare in consapevolezza stretto contatto e apprezzare gli sviluppi della di potere, da un cultura greca, di cui per altro alcuni aspetti eramomento no già conosciuti dal secolo precedente. all'altro, abbandonare Conquistata militarmente e politicamenla vita.» te, la Grecia conquista a sua volta i (Marco Aurelio, vincitori, che, dalla loro posizione di I ricordi) L'ellenizzazione della cultura romana

6. Le filosofie dell'età ellenistica e la filosofia a inferiorità culturale, guardano ammirati i traguardi raggiunti dalla scienza e dall'arte greca. ' L'ellenizzazione della cultura romana - contrastata dagli ambienti tradizionalisti e conservatori - riguarda in primo luogo la filosofia, una disciplina che fino a quel momento non ha avuto sviluppo a Roma. Accade così che le principali tendenze filosofiche dell'ellenismo si trapianti-, no a Roma, ora portate dagli stessi pensatori greci, ora dai romani colti che si recano appositamente in Grecia per compiere la loro formazione culturale. Negli ambienti aristocratici romani, la filosofia viene sempre più considerata come un importante fattore di formazione personale, secondo un modello di uomo (e di politico) che prende progressivamente le distanze dai valori della semplicità e della vita modesta, tipici di una civiltà rurale come quella dell'antica Roma (e di cui Catone era lo strenuo difensore).

Le tendenze

Lo sviluppo 'romano' delle filosofie ellenistiche (che va dal secolo II a.C. al secolo II d.C.) non propone temi o elaborazioni originali rispetto ai modelli greci. Tuttavia non mancano approfondimenti e nuove sfumature nell'interpretazione delle dottrine primitive, alla luce di interessi e sensibilità propri del mondo romano, che danno spazio soprattutto ai temi eticopolitici, con significative aperture verso i problemi giuridici (un campo di indagine tipicamente romano). L'avvicinamento alla filosofia da parte di studiosi e uomini colti romani si esprime per lo più non nell'adesione a una specifica scuola filosofica, ma nella disponibilità all'ascolto di voci diverse. Si verifica così il passaggio di terminologie e concetti specifici da una posizione all'altra secondo il modello eclettico, che si diffonde dapprima in Grecia nel secolo II a.C. - soprattutto nello sforzo di c~~IIT;7le dottrine platoniche e quelle aristoteliche, riducendone i contrasti a semplici differenze terminologiche - e che poi si afferma nel mondo romano.

l protagonisti

Il più noto seguace dell'epicureismo a Roma è il poeta Tito Lucrezio Caro (97-53 a.C.), che nel suo poema De rerum natura espone in versi suggestivi i capisaldi della filosofia di Epicuro, esaltandone il carattere liberatorio nei confronti delle paure che assillano gli uomini. Vicino alle posizioni espresse dall'Accademia con Arcesilao, è Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.), scrittore, oratore, uomo politico, che mostra vivo interesse anche per le dottrine stoiche, oltre che per le filosofie platonica e aristotelica. A Cicerone va il merito di avere trasmesso un'enorme quantità di notizie sulle filosofie ellenistiche, permettendo di ricostruirne i tratti fondamentali nonostante la perdita delle opere dei loro esponenti. Più consistente è lo sviluppo dello stoicismo romano, che approfondisce soprattutto i temi della filosofia come ricerca e educazione alla virtù e all'autonomia interiore. Ne sono testimonianza le opere del poeta tragico Lucio Anneo Seneca (4 a.C. ca - 65 d.C.), di Epitteto (50 - 138 d.C.), nato a Ierapoli e condotto schiavo a Roma dove poi ottiene la libertà, e dell'imperatore Marco Aurelio (121- 180 d.C.).

Seneca: l'affermazione della libertà interiore contro il tiranno Nell'esperienza di Seneca la riflessione filosofica, improntata agli ideali dello stoicismo, ma aperta anche ad altri influssi, diventa strumento di salvaguardia della propria libertà interiore come baluardo contro ogni forma di

ECLETTISMO (dal verbo greco eklégein, "scegliere", "seleziona-

re") termine con cui si indica un indirizzo filosofico affermatosi in età ellenistico-romana e caratterizzato dalla conciliazione di dottrine elaborate da diverse scuole o ricavate da diversi sistemi filosofici.

La filosofia a Roma 337

minaccia esterna: i colpi della sorte, la volgarità delle folle ottuse, le prevaricazioni del potere tirannico, impersonato dall'imperatore Nerone, di cui pure Seneca è stato precettore e poi consigliere nella prima fase del suo governo. Quando la collaborazione si chiude (62 d.C.) e Nerone assume atteggiamenti sempre più dispotici, Seneca si ritira a vita privata dedicandosi agli studi. L'abbandono della scena pubblica non significa un atteggiamento di disimpegno, ma è anzi l' avvio di un'intensa attività di pensiero e di scrittura, nella consapevolezza di poter dire cose utili; in un certo senso, è un impegno di più largo respiro e di più duratura efficacia, con lo sguardo volto non tanto al presente immediato quanto alle future generazioni. Lo stesso Seneca testimonia in questo senso di sé e del suo lavoro nelle Lettere a Lucilio, una grande raccolta di saggi etici scritti in forma epistolare. Ormai lontano dalle cose del mondo, egli compone i suoi scritti filosofici più significativi, sulla natura, sulla provvidenza, sull'attività filosofica, sulla tranquillità dell'anima, sull'amillilll "Il saggio basta a cizia. Nel65 d.C., alla scoperta di una congiura antineroniana, viene accusato di complicità (non sappiamo quanto l'accusa fosse fondata) e costretto a darsi la morte, su ordine dello se stesso" (-+TESTO 5, p. 358) stesso N ero ne.

Citarista, affresco proveniente dalla Villa di Fannio Sinistore di Boscoreale, I secolo a.C. (The Museumof Modern Art, New York).

Epitteto, l'ex schiavo maestro di libertà La vita di Epitteto, filosofo di origine frigia, è segnata da due eventi decisivi: il passaggio a Roma dalla schiavitù alla libertà e l'espulsione dalla città quando un editto dell'imperatore Domiziano ne bandisce tutti i filosofi, con il conseguente arrivo aNicopoli, dove apre una scuola filosofica. Le lezioni· e le conversazioni del maestro sono poi raccolte, all'inizio del secolo II, dall'allievo Ardano di Nicomedia in un'opera intitolata Dz'atrz'be. In seguito, da quest'opera viene ricavato un testo di massime, il Manuale, che avrebbe avuto grande diffusione e fortuna (fu tradotto in latino da Angelo Poliziano e in italiano da Giacomo Leopardi). Motivo dominante della riflessione di Epitteto è la libertà interiore, l'indipendenza dalle cose del mondo o l'autosufficienza, che rappresenta il massimo bene per l'uomo. Il saggio può arrivare alla vera libertà solo esercitando un rigoroso autocontrollo sulle proprie azioni, ovvero astenendosi da una condotta in contrasto con il principio dell'autosufficienza. A questo fine è necessario distinguere tra ciò che effettivamente dipende dall'uomo, ed è in suo potere, come i sentimenti, i desideri, le opinioni, e ciò che, invece, non dipende da lui, dò che non è in suo rPQuindi chi vuole potere, come il corpo, i beni esteriori, la fama. Solo le cose che dipendono da lui devono diventate oggetto di attenzione da parte del saggio, mentre tutte le altre non devono toccarlo. Si essere libero non desideri e non delinea così uno spazio di vita in cui l'uomo può essere autonomo in ogni circostanza, in quarifugga nulla di ciò lunque condizione sociale e giuridica si trovi. Riformulando la distinzione stoica tra beni, mali e cose indifferenti, attraverso la netta contrapche dipende da posizione tra ciò che dipende e ciò che non dipende dall'uomo, Epitteto tratteggia l'ideale di altri" (-+TESTO 6, p. 360) una saggezza severa in cui la riflessione etica si lega strettamente alle scelte pratiche. 338

filosofie

el nistica e la filosofia

Marco Aurelio, imperatore filosofo Per un uomo come Marco Aurelio, a capo dell'impero romano dall61

111 11

11 mondo

è trasformazione; la vita, opinione"

(-+TEsTo 7, p. 362)

al180 d.C., la distinzione tra ciò su cui ciascun individuo può esercitare il proprio controllo (i pensieri, i desideri, i sentimenti) e ciò che invece non dipende da lui, come gli eventi esterni, si pone in termini ben diversi che per gli altri uomini (per esempio per un intellettuale oppresso dal potere come Seneca o per un ex schiavo come Epitteto). Ancheper lui, comunque, esiste·qualcosa di più alto con cui confrontarsi: la grandiosità del processo cosmico, di fronte al quale si fa evidente la piccolezza del mondo umano e degli individui che lo abitano, delle loro glorie e dei loro poteri. Anche l'uomo potente, che aspira alla saggezza, trova rifugio nella propria interiorità, dalla quale può guardare con atteggiamento distaccato alle cose esterne, all'inconsistenza delle fartune umane, al rapido dissolversi degli eventi: motivi che ricorrono continuamente nei Ricordi dell'imperatore.

E GALENO h. RUOLO DI ALESSANDRIA Nell'età imperiale, ovvero nel periodo compreso tra i secoli I e V d.C., si registrano importanti progressi nello sviluppo scientifico, anche se in misura inferiore rispetto all'età ellenistica. Pur non essendo più la capitale di un regno dopo la conquista romana del30 d.C., Alessandria d'Egitto continua a essere un grande centro di cultura grazie alla presenza della Biblioteca e del Museo, e con questa città sono in diversa misura collegate le due figure più rappresentative di scienziati dell'età imperiale: Tolomeo e Galeno. h. SISTEMA GEOCENTRICO DI TOLOMEO Claudio Tolomeo (probabilmente vissuto tra illOO e il170), astronomo alessandrino, è autore di una teoria sulla conformazione dell'universo, il cosiddetto sistema geocentrico, che solo dopo molti secoli sarà sostituito dal sistema eliocentrico di Copernico (secolo XVI). La sua opera più nota è il Sistema di matematica (detto dagli arabi Almagesto, da al, prefisso arabo, e mégistos, massimo, in greco), in cui raccoglie e sistematizza i ristùtati della ricerca astronomica precedente. Il titolo dell'opera fa riferimento alla concezione tolemaica della matematica come la scienza che gode di una posizione di primato rispetto alle altre. Nel delineare il suo sistema astronomico, che pone la Terra al centro dell'universo, Tolomeo è mosso appunto da un'esigenza di carattere matematico, allo scopo di ricondurre il moto apparentemente irregolare dei pianeti a un complesso di moti regolari, secondo il modello del moto circolare uniforme. lA

SISTEMATIZZAZIONE

DELLA

MEDICINA:

GALENO

Contemporaneo di Tolomeo è il medico Claudio Galeno. Nato a Pergamo nel129, compie gli studi tra la sua città e Alessandria, poi si reca a Roma, dove diventa amico dell'imperatore Marco Aurelio e lavora come medico di corte. Muore nel 200. Tra le sue opere, I procedimenti anatomz'cz; Il metodo terapeutico, Il miglior medico è anche fzloso-

/o e il famoso Manuale di medicina (diffuso nel medioevo con il titolo di Ars medica). Nella sua vasta produzione, la medicina antica viene sistematicamente ordinata e in tale forma tramandata al sapere medievale. Contro le tendenze empiriche della medicina del tempo, Galeno sostiene la necessità di elaborare un metodo scientifico che le conferisca dignità filosofica. La medicina deve quindi indagare le cause delle malattie e procedere con dimostrazioni rigorose, attraverso un modello di tipo matematico, basato su procedimenti di analisi e di sintesi. Per avere successo sul piano pratico, la medicina non può essere solo il risultato dell'esperienza, ma deve dotarsi di sicure basi teoriche. Su questo fondamento, Galeno sviluppa ricerche anatomiche, fisiologiche e biologiche, raggiungendo significativi risultati nelle osservazioni sul sistema osseo, sul sistema nervoso, sul cervello e sulla circolazione del sangue. Primo mobile Sfera cristallina delle stelle fisse Orbita di Saturno

Orbita di Marte Orbita del Sole Orbita di Venere Orbita di Mercurio Orbita della Luna Terra Scbema tolemaico dell'universo

la filosofia a Roma 339

sofia

l

p (1 lllifBM.irn Stoccarda, anni Ottanta del Novecento: Henry Strauss, ebreo settantenne naturalizzato americano, da NewYork si reca in Germania, apparentemente per occuparsi dell'eredità di alcuni beni di famiglia, ma di fatto spinto dall'impulso, non dichiarato, di scoprire cosa ne è stato del suo grande amico dei tempi del liceo. Con difficoltà, dopo che per più di cinquant'anni si è rifiutato di parlare tedesco, Henry compie ricerche a Stoccarda, la sua città d'origine, mentre nella memoria gli si vanno componendo le immagini del passato. Stoccarda, 1932: Hans Schwarz (il vero nome di Henry) e l