Studi sul «De indolentia» di Galeno
 9788862274982, 9788862274999

Table of contents :
SOMMARIO
Daniela Manetti, Galeno peri; ajlupivaç e il difficile equilibrismo dei filologi
Francesco Becchi, La psicopatologia di Galeno: il peri; ajlupivaç
Gianluca Del Mastro , Mevga biblivon. Galeno e la lunghezza dei libri (peri; ajlupivaç 28)
Ivan Garofalo, Emendamenti al de indolentia
Paraskevi Kotzia, Galen peri; ajlupivaç: title, genre and two cruces
Amneris Roselli, Galeno dopo l’incendio del 192: bilancio di una vita
Abstracts
Indici
Indice dei nomi medievali e moderni

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BI BL I OT E C A D I «G A L E N OS» c ont r ibut i a lla r icer c a s ui tes t i m edic i a nt ic h i 4.

Direttore / Editor Ivan Garofalo Redazione / Secretary Board Isabella Andorlini, Daniela Fausti, Klaus-Dietrich Fischer, Stefania Fortuna, Ivan Garofalo, Anna Maria Ieraci Bio, Alessandro Lami, Oliver Overwien, Nicoletta Palmieri, Lorenzo Perilli, Amneris Roselli Comitato scientifico / Advisory Board Gerrit Bos (Köln), Vincenzo Di Benedetto (Pisa), Arsenio Ferraces Rodríguez (La Coruña), Klaus-Dietrich Fischer (Mainz), Antonio Garzya (Napoli), Dieter Irmer (Amburgo), Jacques Jouanna (Paris), Daniela Manetti (Firenze), Nicoletta Palmieri (Reims), Heinrich von Staden (Princeton), Anna Maria Urso (Messina) * Indirizzo per la corrispondenza con la Rivista: Ivan Garofalo, Via delle Sette Volte , i 5626 Pisa, [email protected], tel. +39 050 540769

SS T TU UD D II SS U UL L D D EE II N ND DO O LL EE N NT T II A A D D II G GA AL LE EN NO O a cura d i a cura d i d an iel a m ane tt i d an iel a m ane tt i

PI SA · ROM A PI SA · ROM A FA BR IZIO SE R RA E DIT O RE FA BR IZIO SE R RA E DIT O RE MMXII MMXII

Amministrazione e abbonamenti Fabrizio Serra editore, Pisa · Roma Casella postale n. , Succursale n. 8 · i 5623 Pisa Tel. +39 050 542332 · Fax +39 050 574888 [email protected] · www.libraweb.net Prezzi di abbonamento · Subscription rates I prezzi ufficiali di abbonamento cartaceo e/o Online sono consultabili presso il sito Internet della casa editrice www.libraweb.net. Print and/or Online official subscription rates are available at Publisher’s website www.libraweb.net I pagamenti possono essere effettuati tramite versamento su c.c.p. n. 754550 o tramite carta di credito (Visa, Eurocard, Mastercard, American Express) Uffici di Pisa: Via Santa Bibbiana 28 · i 5627 Pisa Uffici di Roma: Via Carlo Emanuele I 48 · i 0085 Roma * Autorizzazione del Tribunale di Pisa n. 42 del 2 dicembre 2007. Direttore responsabile: Fabrizio Serra * Proprietà riservata · All rights reserved © Copyright 202 by Fabrizio Serra editore, Pisa · Roma. Fabrizio Serra editore incorporates the Imprints Accademia editoriale, Edizioni dell’Ateneo, Fabrizio Serra editore, Giardini editori e stampatori in Pisa, Gruppo editoriale internazionale and Istituti editoriali e poligrafici internazionali. Stampato in Italia · Printed in Italy * issn 973-5049 issn elettronico 974-4870 isbn 978-88-6227-498-2 isbn elettronico 978-88-6227-499-9 * Il presente volume è stato pubblicato con il contributo del miur su fondi prin 2008, I testi medici antichi, tradizione e ecdotica

SOMMARIO Daniela Manetti, Galeno peri; ajlupivaç e il difficile equilibrismo dei filologi Francesco Becchi, La psicopatologia di Galeno: il peri; ajlupivaç Gianluca Del Mastro, Mevga biblivon. Galeno e la lunghezza dei libri (peri; ajlupivaç 28) Ivan Garofalo, Emendamenti al de indolentia Paraskevi Kotzia, Galen peri; ajlupivaç: title, genre and two cruces Amneris Roselli, Galeno dopo l’incendio del 192: bilancio di una vita

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Abstracts

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Indice dei luoghi citati (a cura di Paola Annese) Indice dei nomi medievali e moderni (a cura di Paola Annese)

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9 23

GAleNo Peri aluPiaç e Il dIffICIle equIlIBRISMo deI fIloloGI* Daniela Manetti

N

ei suoi Sofisti a banchetto Ateneo di Naucrati presenta Galeno con queste parole: «Galeno di Pergamo, che pubblicò una tale quantità di opere filosofiche e mediche da superare tutti i suoi predecessori e fu non meno efficace di qualunque autore antico nell’esposizione scientifica».1 la rappresentazione che Ateneo, grosso modo un suo contemporaneo, dà di Galeno non è molto lontana dall’immagine di sé che vuole comunicare egli stesso e ci dice comunque molto della sua collocazione sociale e culturale a Roma. Per quanto Galeno svolga un ruolo assolutamente marginale, come personaggio dei Deipnosofisti, nella narrazione del dialogo dei dotti a banchetto, il modo della sua presentazione nel prologo (pur epitomato) ne mette in evidenza il prestigio come scrittore prolifico e lo include simbolicamente nella cerchia ideale di comunità di lettori invitata dal prestigioso padrone di casa, quel larense che è presentato come un dotto raffinato e soprattutto un grande bibliofilo e collezionista. dall’opera di Galeno recentemente riscoperta, il peri; ajlupivaç, Sulla libertà dall’afflizione, ormai indicato convenzionalmente, anche se in modo impreciso, con il titolo latino de indolentia,2 esce ancora una volta confermato l’alto rango sociale e culturale di Galeno, ma in particolare si possono mettere a fuoco i caratteri, l’ampiezza e le implicazioni di impegno economico e personale della sua bibliofilia e della sua attività di scrittore. la testimonianza di peri; ajlupivaç si aggiunge a numerosi altri passi di Galeno nel descrivere cosa significava essere un grande intellettuale con un vasto patrimonio librario, occuparsi della sua acquisizione, del suo arricchimento e della sua conservazione, così come curare la diffusione delle proprie opere:3 apprendiamo per esempio che attraverso gli amici di Pergamo e di altre città Galeno curava che le sue opere fossero depositate in biblioteche e dunque disponibili ad ulteriori copie.4 la cura personale della diffusione delle proprie opere tramite amici e allievi trova proprio ora un *

Per le cure editoriali sono profondamente debitrice alla sapienza ed esperienza dell’amico Ivan Garofalo, senza il quale non avrei potuto portare a termine l’impresa. Inoltre ringrazio lui insieme al Comitato scientifico e redazionale per aver accolto il volume nella serie della «Biblioteca di “Galenos”». 1 Ath. deipnosoph. i, 1e Galhnovç te oJ Pergamhnovç, o}ç toçau'tæ ejkdevdwke çuggravmmata filovçofav te kai; ijatrika; wJç pavntaç uJperbalei'n tou;ç pro; aujtou'; kai; kata; th;n eJrmhvneian oujdeno;ç w]n tw'n ajrcaivwn ajdunatwvteroç. 2 Sulla corretta traduzione di peri; ajlupivaç vedi fra l’altro Rothschild, Thompson 2011, p. 110,

nota 1, e Lami in stampa, p. 11, nota 1; B e c c h i in questo volume, pp. 24-25. Sulla forma del titolo greco, cfr. infra. 3 Cfr. D. Manetti, A. Roselli, Galeno commentatore di Ippocrate, «ANRW» ii 37.2, Berlin, 1994, pp. 1569 sgg.; Nutton 2009, pp. 19-34. 4 Cap. 21, p. 8, 19-9, 4 BM-J = cap. 9, rr. 106-111 KS.

10 daniela manetti ulteriore e illustre precedente in una lettera di epicuro (appena pubblicata nei P.oxy.).5 Ma gli elementi di interesse di quest’opera sono tali e tanti che dal momento della sua pubblicazione una profluvie di studi si è riversata nel mondo accademico: a questa produzione in continuo aumento è davvero difficile tener dietro e se ne dà alla fine un elenco aggiornato al 31 dicembre 2011, si spera non troppo incompleto. questo volume raccoglie i contributi (rielaborati e arricchiti) di coloro che hanno partecipato al seminario, organizzato da daniela Manetti, sul Nuovo Galeno del codice Thessalonicensis Vlatadon 14, svoltosi alla facoltà di lettere dell’università di firenze il 22 novembre 2010,6 a cui hanno partecipato Paraskevi Kotzia, dell’università di Thessaloniki, Antonio Stramaglia, dell’università di Cassino, Amneris Roselli, dell’università di Napoli «l’orientale», Gianluca del Mastro, dell’università di Napoli «federico ii», Ivan Garofalo, dell’università di Siena, francesco Becchi, dell’università di firenze. Il contributo del prof. Stramaglia era già destinato alla «Rivista di filologia»,7 mentre Alessandro lami, dell’università di Pisa, all’ultimo momento non poté partecipare.8 Nonostante il titolo generale del seminario in realtà l’attenzione dei partecipanti si è concentrata sul de indolentia, l’opera che più ha mosso le acque degli studi su Galeno, in un codice che pure contiene altri testi notevoli. la storia è ormai nota: A. Pietrobelli esaminando attentamente nel 20059 a Salonicco il codice Vlatadon 14, un manoscritto del xv sec., contenente un corpus di opere di Galeno,10 scoprì porzioni dei trattati de ordine librorum suorum e de libris suis, che nella tradizione nota fino allora erano gravemente lacunosi, la versione greca integra del de propriis placitis11 e in particolare l’operetta de indolentia, nota solo dalla menzione fattane da Galeno in de suis libris fra le opere di etica e da excerpta citati in un trattato arabo medievale.12 5

P.oxy. 5077, fr. 2 (a cura di d. obbink e S. Shorn), in The Oxyrhynchus Papyri, vol. lxxvi, london, Greek exploration Society, 2011, p. 41: epicuro chiede al suo corrispondente di inviare un manoscritto a leonteo, per farne fare copie, ma di conservare il modello perché tutto il circolo epicureo possa usufruirne. 6 Giornata di seminario dottorale, organizzata in collaborazione con il dipartimento di Scienze dell’Antichità, Medioevo e Rinascimento e la Scuola di dottorato in «filologia e tradizione dei testi» dell’università di firenze. Si ringraziano qui i dottorandi e i colleghi del dottorato per la loro partecipazione e i loro interventi. 7 ora uscito nel vol. 139, 2011, pp. 118-147. 8 Avrebbe dovuto parlare della dottrina delle «sei virtù dell’anima», testo ora pubblicato con il titolo Una distinctio azzardata e la dottrina delle sei virtù dell'anima in Galeno, in Officina Hippocratica, hrsg. von l. Perilli, C. Brockmann, K.-d. fischer, A. Roselli, Berlin, 2011, pp. 116-125. Su De propriis placitis, recuperato dal Vlat. 14 nella sua versione greca integrale vedi anche A. L AMi , Sul testo del de propriis placitis di Galeno, «Galenos» 4, 2010, pp. 81-126. 9 Boudon-Millot, Pietrobelli 2005. 10 Vedi Boudon-Millot, Pietrobelli 2005; A. Pietrobelli, Variation autour du Thessalonicensis Vlatadon 14: un manuscrit copié au Xénon du Kral, peu avant la Chute de Constantinople, «ReByz» 68, 2010, 95-126. 11 V. B ouDoN -M iLLoT , A. P ieTRoBeLLi , Galien resusscité: édition princeps du texte grec du de propriis placitis, «ReG» 118, 2005, pp. 168-213. 12 de suis libris 15.1, p. 169, 17 Boudon-Millot; A. S. Halkin, Classical and Arabic Material in Ibn Aknin’s Hygiene of the Soul, «Proc. of the Amer. Acad. of Jewish Research» 14, 1994, pp. 25-147.

11 galeno Peri aluPiaç e l’equilibrismo dei filologi l’operetta si presenta in forma epistolare,13 come una risposta di Galeno alla lettera di un amico – non nominato – il quale si meraviglia di come non avesse sofferto per la perdita di gran parte dei suoi beni, di strumenti e farmaci e soprattutto di molti libri durante l’incendio di Roma alla fine dell’inverno del 192 e gli chiede di spiegargli per mezzo di quali esercizi, discorsi e dottrine egli abbia potuto realizzare questa libertà dall’afflizione. l’esposizione è divisa in due parti, nella prima (§§ 1-37)14 Galeno descrive dettagliatamente all’amico l’entità e le caratteristiche delle sue perdite, nella seconda (§§ 38-84) spiega come sia possibile non affliggersi in circostanze come quelle appena descritte. le novità che questo testo presenta sono davvero tantissime: vanno dagli elementi cronologici che permettono di datare in maniera più precisa il grande incendio di Roma del 192 ad elementi che precisano circostanze degli ultimi mesi dell’imperatore Commodo,15 alle informazioni topografiche su una vasta area centrale di Roma, che hanno immediatamente suscitato reazioni da parte degli archeologi,16 ad alcuni nuovi particolari della biografia di Galeno, relativi alla sua proprietà in Campania finora ignota,17 ai probabili rischi personali corsi durante il regno di Commodo,18 alle caratteristiche della sua biblioteca personale, al suo metodo di studio, nonché ad informazioni molto rilevanti per la storia del libro (dei rotoli e dei codici di pergamena) e delle biblioteche, non solo romane,19 alla storia delle edizioni di Platone (e forse di Aristotele come recentemente proposto),20 al carattere generale e alla forma del testo,21 il quale, nonostante l’affinità di molti topoi, solo superficialmente può essere definito consolatorio, ma sembra combinare in modo originale elementi di diversi generi.22 dopo l’editio princeps del 2007 a cura di V. Boudon-Millot (BM), l’anno 2010 ha visto uscire quasi contemporaneamente due edizioni critiche: l’edizione curata da V. Boudon-Millot e J. Jouanna, con la collaborazione di A. Pietrobelli, per la «Col13

Boudon-Millot 2010, pp. 113-132 Seguo la numerazione dei paragrafi dell’edizione BM-J (con pagina e rigo), ma nelle citazioni darò anche la corrispondenza con l’edizione greca (cap. e rigo di numerazione continua), vedi infra e bibliografia finale. 15 BM-J, pp. xxii-xxviii. 16 Tucci 2008 e 2009, che risponde a Jones 2009; Stramaglia 2011, Puglia 2012, RothschildThompson in stampa. 17 BM-J, pp. xxviii-xxxi. 18 BM-J, pp. lviiii-lxiii, Roselli in questo volume. 19 BM-J, pp. xxxi-xxxviii, Jones 2009, Nicholls 2010, Roselli 2010, Dorand I 2010. È ormai largamente accettato che nel testo si parli della biblioteca della villa imperiale ad Anzio, vedi infra. Sul ruolo delle biblioteche provinciali in particolare vedi Nicholls 2011, pp. 140-142. 20 Gourinat 2008, Rashed 2011. 21 Gill 2011, Boudon-Millot 2010, Becchi in stampa e Kotzia in questo volume. 22 Giustamente già fin dall’editio princeps fu notata l’affinità con lo scritto plutarcheo De tranquillitate animi (BM, p. 75 nota 8 e BM-J, pp. x-xi). Se infatti lo scritto di consolazione è rivolto ad un destinatario che ha motivi per farsi consolare, Galeno ha abilmente rovesciato la situazione, perché spiega al destinatario che vorrebbe consolarlo (ma si stupisce della sua imperturbabilità), i motivi per cui non ha bisogno di consolazione. Cfr. anche pp. 94-95 KS. Sul genere del testo vedi anche Gill 2010. Tuttavia il richiamo alla letteratura consolatoria è fatto da Rothschild, Thompson 2011, 111 e Rothschild, Thompson in stampa; Nicholls 2011, p. 123. 14

12 daniela manetti lection des universités de france» (BM-J) e quella curata da P. Kotzia e P. Sotiroudis, in un supplemento di «Hellenica» (KS). Solo gli studiosi greci hanno potuto esaminare autopticamente il manoscritto, per tutto il resto del mondo è a tuttoggi disponible una immagine digitale di non grande qualità, il che pone molti problemi, perché il manoscritto sembra in cattivo stato e ci sono molti problemi di lettura. Contributi testuali sono stati pubblicati già subito dopo l’editio princeps23 e continuamente si susseguono articoli che affrontano ora l’uno ora l’altro aspetto dell’opera, intervenendo quasi sempre, o comunque prendendo posizione, sulla costituzione del testo. Nonostante che le edizioni abbiano compiuto enormi progressi su un testo spesso oscurato da gravi corruzioni, gli stessi editori sono consapevoli che i punti di incertezza testuale sono ancora molti. I contributi di questo volume affrontano, come è naturale, solo alcuni dei punti testuali più spinosi (Kotzia, Garofalo), ma focalizzano anche altri aspetti rilevanti, come la caratterizzazione filosofica del testo (Kotzia, Becchi), il significato di quest’opera nella biografia intellettuale di Galeno (Roselli) e infine un problema di bibliologia antica rilevante, che va ben al di là dell’operetta, ma a cui Galeno ha fornito uno spunto preciso, cioè il tema della lunghezza dei rotoli di papiro (del Mastro). Affrontare l’esperienza di studio del De indolentia come di altre opere testimoniate da un codex unicus che ha inevitabilmente ereditato una grande quantità di corruzioni dal suo passato a noi ignoto, comporta per il filologo una sorta di sfida sulla corda di un equilibrismo fra conservazione e correzione: da un lato il sentimento di rispetto che porta a giustificare il più possibile la lezione offerta dal testimone, dall’altro la tentazione sottile della correzione, dell’emendazione ope ingenii, sulla base della propria dottrina e della conoscenza ampia e approfondita delle altre opere di Galeno, della cultura del tempo, delle fonti antiche. le testimonianze esterne all’opera, per quanto ci diano indicazioni forti (sul titolo, per es., oppure sull’identità del grammatico morto dal dolore per la perdita dei suoi libri, oppure sulla vita e gli aneddoti relativi ad Aristippo) possono autorizzare ma anche sconsigliare una correzione diretta sul testo, là dove non si riesca contemporaneamente a rendere in qualche modo conto del possibile percorso della corruzione subita dall’unico testimone. entrambe le edizioni oscillano nel loro percorso fra queste due tendenze, legittime allo stesso modo e allo stesso modo a volte rischiose: in questo appassionante cimento si impegnano tutti gli interventi sul testo finora pubblicati. Buone osservazioni sul problema ha offerto Vito lorusso nella sua recensione all’edizione francese.24 Anche l’edizione greca, che pure non esita a introdurre importanti correzioni,25 proprio sulla base della conoscenza delle fonti antiche, tal23

Lucarini 2010. Lorusso 2011, pp. 591-592. 25 Per es. la correzione, fra gli altri casi, a cap. 3 r. 29 KS = 7, p. 4, 6 BM-J di Kavlliçtoç al posto del tràdito Filivdhç, oppure di filhvdonoç al posto di filovtimoç a cap. 17, r. 188 KS = 39, p. 13, 12 BM-J. In entrambi i casi l’ottima conoscenza delle fonti permette di identificare la sostanza del discorso di Galeno, ma non autorizza l’intervento correttivo su una lezione lontana da quella delle fonti medesime. 24

13 galeno Peri aluPiaç e l’equilibrismo dei filologi volta si rivela più conservatrice di quella francese:26 molte le divergenze fra le due, non ultima sulla questione del titolo, su cui mi soffermerò fra poco, ma anche molte soluzioni condivise.27 Provando a gareggiare anch’io sulla corda dell’equlibrismo filologico, ricorderò qui alcuni dei problemi testuali discussi sia in questo volume sia nella bibliografia finora uscita, per mostrare le implicazioni metodologiche di una costituzione del testo stretta fra conservazione e correzione. la discussione ha inizio addirittura dal titolo: poiché, mentre il titolo citato in de suis libris è peri; ajlupivaç attestato sia nel codice A sia in Vlat., il titolo iniziale dell’opera è reso in Vlat con peri; ajlugiçivaç, il titolo finale con peri; ajlogiçivaç, mentre all’interno del trattato, § 69, p. 21, 12 (= 27, 317 KS), la parola è tràdita come ajlupeiçiva e a § 79b, p. 24, 11 (=29, 362 KS) come ajlupiçiva. BM correggeva in tutti i casi con ajlupiva sulla base della autocitazione di Galeno, ed è stata seguita in questo da KS, ma BM-J ha scelto invece di conservare, allontanandosi il meno possibile, in tutti i passi, dalle lezioni offerte dal codice: Jouanna ha dunque ricostruito una parola peraltro non attestata altrove, ajluphçiva, con un significato più attivo rispetto ad ajlupiva, «l’action de ne pas se chagriner» giustificandola ampiamente nel commento e argomentando che si tratterebbe della lectio difficilior.28 la soluzione, va riconosciuto, è brillante29 e il prestigio e la grande diffusione dell’edizione francese hanno già influenzato largamente la ricezione del titolo in questa forma. Tuttavia, al di là dell’intelligenza della proposta, le obiezioni di tipo linguistico e la contraddizione con l’atteggiamento galenico, contrario a neologismi, come osserva Kotzia nel suo contributo nel volume,30 sono rilevanti. È riduttivo definire banale (lectio facilior) il titolo peri; ajlupivaç, perché sembra ovvio che Galeno voglia richiamarsi ad un preciso genere di trattati, per lo più stoici, in confronto ai quali egli si distingue e polemizza in modo esplicito nella parte finale.31 Inoltre il processo di corruzione nel manoscritto è spiegabile in tutti i passi presupponendo errori meccanici piuttosto comuni: aluPia > aluPeia (errore itacistico) come prima fase e poi aluPeia > aluGiçia (con errore di lettura da maiuscola: nel titolo finale c’è l’influenza dei termini inizianti con ajlogi-) e allo stesso modo aluPeia > aluP(e)içia (per dittografia in una grafia maiuscola).32 Il fatto che la corruzione si presenti più volte, in un manoscritto così 26 Per es. la conservazione del tradito aujtovgrafa a cap. 5, r. 64 KS a fronte della correzione ajntivgrafa a cap. 13, p. 6, 5 BM-J: vedi infra. 27 P. es. 17, p. 7, 7 BM-J e[çtin a[lla = 7, 82 KS; 20, p. 8, 18 BM-J e[fqanon a[n = 9, 105 KS; ma anche 4,

3, 6 BM-J = 2, 16 KS; 15, p. 6, 19 BM-J = 7, 76 KS ecc. 28 BM-J, pp. 27-29. 29 J. Jouanna ha già mostrato altrove la sua grande capacità di scavo del testo, come per esempio la congettura ejçivkchna nell’edizione di Ippocrate, Epidemie v-vii, Paris 2000, per Epid. vii 124: sulla base di una lezione corrotta dei mss. ha recuperato al testo ippocratico un termine raro, ma attestato a partire da Callimaco, vedi comm. ad loc., pp. 277-280. 30 Cfr. pp. 71-79. 31 lista degli antecedenti noti del titolo peri; ajlupivaç in KS, p. 94, e Roselli 2010, p. 129 e nota 12: solo due casi citati invece in BM-J, p. 94, ma vedi Kotzia in questo volume. 32 Il fenomeno è già stato segnalato da lami, apud Stramaglia 2011, p. 119, nota 2; cfr. anche Garofalo, Lami.

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daniela manetti

sfigurato da errori, non mi sembra sufficiente a giustificare ajluphçiva, soprattutto perché si ricorre ad una parola mai attestata. In questa situazione sembra più prudente correggere il manoscritto sulla base dell’autocitazione in De suis libris, come fanno BM, KS e Garofalo-lami. In un altro caso si constata una divergenza di comportamento fra le due edizioni: i §§ 12-19 BM-J = 4-8, 54-100 KS sono quelli che hanno attirato maggiormente l’attenzione degli studiosi e quindi gli sforzi per una costituzione soddisfacente del testo,33 come è naturale, data l’importanza delle notizie riportate. In particolare nel § 13, p. 5, 18 ss. BM-J = 5, 58-65 KS, si menzionano come appartenenti alle biblioteche del Palatino due categorie di libri, a) i libri molto rari che non si trovano altrove (evidentemente di autori pressoché scomparsi dalla circolazione), b) libri ‘intermedi’34 che sono dunque di autori noti e circolanti, ma rappresentano edizioni di pregio, sia perché (b1) derivate da famosi ateliers, come quelle di Callino, Attico e il meno noto Peducaeus,35 sia perché (b2) sono edizioni erudite, curate da grammatici (l’omero di Aristarco) o famosi studiosi come Posidonio (il Platone di Posidonio). Per la frase seguente (13, p. 6, 5-7 BM-J = 5, 64-65 KS) il manoscritto offre un testo leggibile: kai; ga;r grammatikw'n pollw'n aujtovgrafa bibliva tw'n palaiw'n e[keinto kai; rJhtovrwn kai; ijatrw'n kai; filoçovfwn, che viene conservato da BM36 e da KS, mentre Jouanna in BM-J37 considera aujtovgrafa corrotto e dichiara impossibile che si possa parlare di ‘autografi’ di autori antichi e corregge in ajntivgrafa, dandone la seguente traduzione «de fait, il y avait en dépôt des copies de beaucoup de grammariens, ainsi que d’orateurs, des médecins et de philosophes anciens». KS (pp. 105106) difende la lezione del manoscritto, richiamandosi alla notizia di manoscritti d’autore come quelli di Virgilio.38 l’argomentazione è però generica: in effetti è vero che la possibilità di conservazione di autografi di autore nell’antichità è molto discussa, che Galeno non usa mai aujtovgrafon quando si occupa della tradizione di testi medici (Ippocrate), che l’unico caso in cui apparentemente la parola è attestata in Galeno è in realtà un errore del testo di Kühn.39 È d’altra parte notevole che la tradizione araba parli in questo contesto di manoscritti «di mano di Aristotele di Anassagora e di Andromaco»: nonostante la imprecisione della tradizione araba, anche Jouanna ammette che essa indica inequivocabilmente la presenza di aujtovgrafa ed è costretto a ipotizzare che si tratti di una corruzione anteriore alla traduzione araba.40 di fronte alla coincidenza del manoscritto con la tradizione ara33

Gourinat 2008; J oNeS 2009; Roselli 2010, Nicholls 2011, p. 130 nota 40. Nutro ancora dubbi sul testo in questo punto: vedi le precisazioni in Roselli 2010 e Stramaglia 2011. 35 Identificato da Jones 2009, p. 393; per la bibliografia cfr. Stramaglia 2010, p. 121, nota 15; cfr. anche Nicholls 2011, pp. 131-133. 36 Con qualche dubbio, cfr. app. crit. che propone ajntivgrafa. 37 Cfr. pp. xxxviii-xxxix: «un mythe sans consistence: les autographes d’auteurs anciens». 38 la traduzione di tutta la frase, comunque, a parte la menzione degli autografi, è identica a quella di BM-J: cfr. p. 83. Sul problema degli autografi di autori latini, vedi la bibliografia citata da Stramaglia 2011, p. 128, nota 43. 39 BM-J e Lorusso 2011. 40 Mi baso sul commento di BM-J, pp. 54-56. 34

galeno Peri aluPiaç e l’equilibrismo dei filologi 15 ba, mi pare opportuno riflettere più attentamente sul significato che l’espressione aujtovgrafa può avere in questo contesto, prima di procedere ad un intervento correttivo. Siamo veramente sicuri che la frase di Galeno si riferisca in modo generale a manoscritti di autori antichi? Sta facendosi ormai strada l’opinione che Galeno non si riferisca a esemplari di autori antichi, per intenderci a manoscritti di Platone o Aristotele, ecc., ma a ‘edizioni’ di questi autori curate da grammatici e eruditi che, loro sì, possono aver scritto o ricopiato personalmente o annotato di propria mano copie degli autori oggetto del loro interesse.41 un passo di frontone, che ora vedo citato da Stramaglia,42 ma non commentato, può chiarire la situazione. Si tratta di Ad M. Caes. i 7.4 (p. 15, 11 sgg. van den Hout2): quid tale M. Porcio aut quinto ennio, C. Graccho aut Titio poetae, quid Scipioni aut Numidico, quid M. Tullio tale usu venit? quorum libri pretiosiores habentur et summam gloriam retinent, si sunt lampadionis aut Staberii, Plautii aut d. Aurelii, Autriconis aut Aelii manu scripta epla aut a Tirone emendata aut a domitio Balbo descripta aut ab Attico aut Nepote. mea oratio extabit M. Caesaris manu scripta. qui orationem spreverit, litteras concupiscet; qui scripta contempserit, scriptorem reverebitur. Che avvenne di simile a M. Porcio o a q. ennio, a C. Gracco o al poeta Tizio, a Scipione o al Numidico o a M. Tullio? I loro libri sono ritenuti di maggior pregio e serbano la massima stima se sono esemplari manoscritti di lampadione o di Staberio, di Plauzio o di d. Aurelio, di Autricone o di elio o se sono stati corretti da Tirone e copiati da domizio enobalbo o da Attico o da Nepote. la mia orazione sopravviverà manoscritta da M. Cesare . Chi la disprezzerà, desidererà lo scritto, chi trascurerà ciò che vi è scritto, onorerà chi lo scrisse. (trad. f. Portalupi, Torino, 1974, pp. 75-76).

Nella lettera frontone dice di avere ricevuto la copia di una sua orazione, scritta personalmente da M. Cesare, il quale ne aveva anche recitato brani al padre Tito: tutta la lettera è rivolta a ringraziare il principe perché con il suo gesto ha data gloria alla sua orazione. Grandi scrittori antichi e recenti analogamente hanno ricevuto prestigio ancora maggiore per essere stati oggetto delle cure di grammatici o eruditi più o meno illustri. Nel suo caso la sua orazione sopravviverà addirittura grazie al principe. Sono da osservare in particolare i verbi usati da frontone: «manu scripta», «emendata», «descripta». Si sottolinea proprio la scrittura personale dei grammatici, come di M. Cesare, nella confezione di tali ‘edizioni di pregio’ e che questo sia una amplificazione a scopo panegirico non toglie concretezza al discorso. I termini latini hanno esatta corrispondenza nel passo di Galeno che prima aveva rammentato i testi «emendati di sua mano» (4, p. 3, 15 BM-J = 2, 22 KS)43 e nel41

Stramaglia 2011, p. 128, ma già Gourinat 2008, pp. 144-145, anche se tende a interpretarlo in senso metaforico come edizioni «établies par ceux-là mêmes dont elles portent le nom». In parte questo è ammesso da Roselli 2010, pp. 136-139, che tuttavia intende la frase riferita agli autori ‘primari’, cioè oggetto delle cure filologiche, visto che molte fonti del ii sec. d.C. fra cui lo stesso Galeno ammettono l’esistenza di manoscritti vecchi di 2-300 anni, fra i quali poteva esserci un autografo. 42 Stramaglia 2011, p. 128, nota 43. 43 Accetto il testo con l’espunzione di kaiv dopo ejpanwrqhmevna proposta da KS (Roselli 2011, p. 132).

16 daniela manetti la frase appena antecedente a questa aveva detto «poiché dentro quelle opere si conserva ciò che per ciascun libro hanno scritto (e[grayan) o si erano trascritti (ajnegrvayanto) coloro di cui quei libri portano il nome (scil. l’omero ‘di Aristarco’ e il Platone ‘di Panezio’)».44 Perciò la menzione di autografi si riferisce esclusivamente agli esemplari dei grammatici, il cui carattere è stato descritto appena sopra. Inoltre trovo che la costruzione della frase di Galeno faccia capire che egli non mette affatto sullo stesso piano i grammatici e gli altri autori menzionati (oratori, medici, filosofi) ma che questi ultimi costituiscono una apposizione del termine palaiw'n. In sostanza, credo che la traduzione corretta dell’intera frase sia la seguente, discostandomi dalla traduzione corrente:45 «poiché dentro quelle opere si conserva ciò che hanno fatto scritto (e[grayan) o hanno trascritto (ajnegrvayanto vel ejn-?) coloro di cui quei libri portano il nome (scil. l’omero ‘di Aristarco’ e il Platone ‘di Panezio’).46 e in effetti manoscritti autografi di molti grammatici erano disponibili (scil. nelle biblioteche), (contenenti testi) degli autori antichi, sia di oratori sia di medici che di filosofi». In ultimo richiamerò un altro passo che è stato oggetto di molta attenzione: parlo dei capp. 16-18,47 ma in particolare del testo di 16-17, che presento qui di seguito nella versione che ne dà il manoscritto (riportando solo le correzioni più evidenti già proposte). Il passo è commentato anche da Kotzia in questo volume, e da questo saggio, che presenta soluzioni diverse dalle mie, ho tratto comunque, come dal testo delle due edizioni, utili spunti di riflessione.48 luphvçei dev çe kai; tau'ta mavliçta wJç tw'n ejn toi'ç (tai'ç Vlat.) kaloumevnoiç (-naiç Vlat.) pivnaxi ªtw'nº gegrammevnwn biblivwn e[xwqen eu\rovn (euJrwn Vlat.) tina katav (post katav add. tina Vlat., del. p.c.) te ta;ç (th'ç Vlat.) ejn tw'/ Palativw/ biblioqhvkaç (-khç Vlat.) kai; ta;ç enantivw, a{ fanerw'ç h\n ou|per ejgevgrapto, kata; thvn levxin ou[te kata; diavnoian: o{moia me;n aujtw kai; ta; Q;eofravçtou kai; mavliçta ta; kata; ta;ç ejpiçthmonika;ç pragmateivaç ejçti;n ajlla ta; peri; futw'n bibliva kata; duvo pargmateivaç ejktetamevnaç hJrmhneumevna pavnteç e[couçi, hJ d∆ ∆Ariçto-

44 Seguo Stramaglia 2011, p. 129 e Roselli 2010, pp. 136-139. Condivido che non sia necessaria la correzione di BM-J di ajnegrvayanto in ajntegrvayanto: per il significato possibile di ajnagravfomai ’trascrivere’ un testo scritto altrove, cfr. p. es. l’iscrizione proveniente da Aï-Khanoum, dove un Clearco, identificato con Clearco di Soli, è detto aver trascritto alcune massime delfiche sulla tomba di Kineas: F. Canali de Rossi, Iscrizioni dell'estremo oriente greco. Un repertorio, Bonn, 2004, n° 382, 3, pp. 224-225. Se proprio si deve correggere (e non ne sono affatto sicura), vedi la proposta di Stramaglia 2011, p. 126 e nota 36, ejnegrvayanto. 45 Anche quella proposta da Stramaglia, p. 129, risulta ambigua: «e difatti erano in deposito libri autografi di molti antichi grammatici, retori, medici e filosofi». 46 Con Roselli 2010, p. 136 nota 46, interpreto ejntovç proposto da BM-J a § 13 p. 6, 2, come preposizione con genitivo. Il quadro risultante dal confronto fra Galeno e frontone supporta le ipotesi sulla forma delle ekdoseis omeriche alessandrine di f. Montanari, di cui vedi solo Correcting a Copy, Editing a Text. Alexandrian ekdosis and Papyri, in f. Montanari, l. Pagani (eds.), From Scholars to Scholia. Chapters in the History of Ancient Greek Scholarship, Berlin, 2011 («Trends in Classics» Suppl. Vol. 9), pp. 1-15, con bibliografia precedente. 47 BM-J pp. 6, 21-7, 11 (commento a pp. 63-71) = 7, 77-85 KS (commento a pp. 109-112); Roselli 2010, Stramaglia 2011, Rashed 2011. 48 Cfr. pp. 87-91.

galeno

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tevl() çuvnarmoç ajkribw'ç h\n euJrhqei'çav moi kai; metagrafei'ça h{ kai; nu'n ajpolomevnh.

la lettura ta;ç ejn ∆antivw/ per ta;ç enantivw, proposta per primo da Jones 2009 e poi difesa e argomentata da Stramaglia 2011,49 credo garantisca un buon equilibrio fra ricerca di senso (si tratta solo di dividere una sequenza di lettere in due parole) e conservazione della lezione tradita rispetto alle soluzioni più o meno conservative scelte sia da BM-J sia da KS e la do quindi per accettata. Galeno sta esponendo in dettaglio la qualità e quantità delle sue perdite e l’incipit del periodo («anche questo ti addolorerà in massimo grado...») sottolinea che egli sta introducendo qualcosa di molto importante, qualcosa di ancora più eclatante di quanto ha esposto finora. Il passo offre molte difficoltà, che hanno ricevuto diverse soluzioni. Tutti però hanno integrato una negazione nella frase relativa e la hanno fatta concludere, contro il manoscritto, dopo aujtw`./ Riporto qui il testo di BM-J a} fanerw'ç h\n ou|per ejgevgrapto, kata; thvn levxin ou[te kata; diavnoian oJmoiouvmena aujtw'./ 50 Credo che si debba partire dal significato e dal valore del richiamo ai cosiddetti Pinakes in Galeno e negli autori a lui contemporanei: di solito il richiamo ai Pinakes – naturalmente se per essi si intende quelle opere bibliografiche che hanno origine ultima ad Alessandria nel iii sec. a.C. nell’opera omonima di Callimaco –51 è fatto quando ci si trova di fronte ad un testo dubbio. Per esempio Galeno considera l’assenza di ogni menzione di Sul sistema delle ghiandole, operetta attribuita a Ippocrate, dai Pinakes conferma del sospetto sulla sua autenticità e antichità.52 Allo stesso modo Ateneo, che deriva da Sozione una citazione della commedia ∆açwtodidavçkaloç di Antifane, dice che per quanti Cataloghi Alessandrini (di Callimaco e Aristofane) e Pergameni abbia consultato non ha potuto trovare traccia di questa commedia.53 Perciò i Cataloghi hanno la funzione di testi di riferimento per il giudizio di antichità e autenticità di un’opera. la soluzione offerta da BM-J però ritiene che si parli di opere effettivamente inserite nei Cataloghi e che l’avverbio e[xwqen sia da intendere come «fuori, all’esterno». Galeno direbbe di aver trovato, delle opere menzionate nei Cataloghi alcune fuori, altrove (espressione generica 49 Jones 2009, pp. 393-397, restaurò l’espressione in tre luoghi (§§ 16,17, 18, pp.7, 3 e 15;8, 3 BM-J), dove il Vlat. presenta forme di ejnantivoç, ma fu contestato da Tucci 2009, con argomentazioni archeologiche, dunque extratestuali, e le sue proposte non sono state accolte nelle edizioni: dopo le argomentazioni di Stramaglia 2011, vedi ora la difesa di «in Anzio» di Puglia, Rothschild, Thompson e Garofalo, Lami in stampa. 50 Non molto differente KS che alla fine scrive o{moia ªme;nº aujtw'/. 51 Nicholls 2011, pp. 134 sgg., ma cfr. BM-J, pp. 63 sgg., Roselli 2011, p. 144. 52 18a.379, 15 K. Comunque la presenza del titolo di un’opera nei Pinakes non era sufficiente di per sé a dimostrare che un’opera dallo stesso titolo e autore in uno specifico manoscritto della sua epoca fosse autentica, poiché Galeno attribuisce alla politica dei Tolemei per le acquisizioni librarie l’origine del proliferare di falsi attribuiti a autori famosi (In Hipp. nat. hom. CMG V 9, 1, p. 57, 9-16 Mewaldt = 15.109, 8 K). dunque è necessario sempre l’esame filologico del testo (lexis e dianoia). 53 Gal., In Hipp. art. 18a.379, 15 K tw'n gnhçivwn Ôippokravtouç çuggrammavtwn, ouj mh;n oujde; ejmnhmovneuçev tiç peri; aujtou' tw'n e[mproçqen ijatrw'n, ajll∆ oujd∆ oiJ tou;ç pivnakaç poihvçanteç i[çaçi to; biblivon. Ath. Deipnosoph. 8.15, 6 ajnagnou;ç dravmata tw'n ojktakoçivwn kai; touvtwn ejkloga;ç poihçavmenoç ouj perievtucon

tw'/ ∆açwtodidaçkavlw/, ajll∆ oujd∆ ajnagrafh'ç ajxiwqevn tini çuvnoida: ou[te ga;r Kallivmacoç ou[te ∆ariçtofavnhç aujto; ajnevgrayan, ajll∆ oujd∆ oiJ ta;ç ejn Pergavmw/ ajnagrafa;ç poihçavmenoi.

18 daniela manetti per dire forse nel mercato librario) e nelle biblioteche del Palatino, e all’opposto (kaiv taªçº ejnantivw) avrebbe trovato opere manifestamente spurie. In realtà come osserva anche Rashed, l’opposizione non sussiste. Accettare la migliore congettura «in Anzio» semplifica un po’ la situazione, ma induce a dare al problematico e[xwqen il significato preposizionale con genitivo di «oltre a, al di fuori di».54 Ne consegue però che le opere trovate da Galeno (eu|rovn tina) nelle biblioteche del Palatino e di Anzio non possono essere opere spurie, falsificazioni attribuite ad autori famosi. In questo contesto, in cui Galeno enfatizza la qualità delle opere perdute, che senso avrebbe dire che ha scoperto dei libri che non sono dell’autore di cui portano il titolo, cioè sono falsi (oltre tutto nemmeno menzionati nei Cataloghi!) e che ora non si possono più recuperare a causa dell’incendio? questo mi aveva da tempo colpito, prima che potessi leggere il contributo di Rashed, che va in questa direzione.55 Se infatti la frase non è negativa, il discorso afferma in sostanza che Galeno ha trovato nelle biblioteche opere di autori famosi non presenti nei Cataloghi (perciò potenzialmente sospette), ma che tuttavia egli giudica autentiche, per qualità di dottrina e linguaggio. Certamente è necessario a questo punto eliminare ogni negazione e correggere leggermente, a{ fanerw'ç h\n ou| ejpegevgrapto,56 kata; thvn levxin ªou[ºte kai; th;n57 diavnoian. Ma rimane il problema di come concludere la frase: l’aggettivo o{moia si addice piuttosto a quanto precede, ma come spiegare il me;n? la correzione di BM-J oJmoiouvmena aujtw'/ cerca di risolvere abilmente la difficoltà, ma nel testo che segue si può anche identificare una costruzione correlativa con me;n ... ajllav, che impone la presenza di un termine antecedente a me;n. Si potrebbe pensare che una forma, magari abbreviata, di ejçtivn possa essere stata omessa facilmente durante la copia, tanto più che la posizione di ejçti;n in ciò che segue nel manoscritto, kai; ta; Q;eofravçtou kai; mavliçta ta; kata; ta;ç ejpiçthmonika;ç pragmateivaç ejçti;n ajlla, sembra infelice e magari frutto di un reinserimento tardivo. Con un semplice spostamento si ricostruisce un testo sintatticamente soddisfacente, a patto di considerare aujtw di Vlat. come un facile errore per un genitivo plurale (omesso il segno soprascritto di n?): me;n aujtw' kai; ta; Q;eofravçtou kai; mavliçta ta; kata; ta;ç ejpiçthmonika;ç pragmateivaç [ejçti;n], ajlla; ta; peri; futw'n bibliva kata; duvo pragmateivaç ejktetamevnaç hJrmhneumevna pavnteç e[couçi... Il significato dunque sarebbe che fra tali opere ‘autentiche’ ci sono anche le

opere scientifiche di Teofrasto, ma le opere Sulle piante sono molto comuni e ce l’hanno tutti ...58 questo discorso prepara l’opposizione della frase finale introdotta da dev, hJ d∆ ∆ariçtotevl() çuvnarmoç ajkribw'ç h\n euJrhqei'çav moi kai; metagrafei'ça h{ kai; nu'n ajpolomevnh. In questo punto, alla fine e dopo un’abile preparazione, Gale54

Accettato da Nutton apud BM-J e KS. Rashed 2011, pp. 59-60. 56 Roselli 2011, p. 144. 57 Rashed propone te kaiv al posto di katav, io penso che dietro il katav di Vlat. possa nascondersi un originario kai; thvn. 58 la ricostruzione di BM-J lascia nell’ambiguità il rapporto della prima menzione delle opere di Teofrasto con la frase precedente in cui si parla di testi spurii: l’interpretazione ejçti;n a[lla ktl come una parentetica «il y a par ailleurs ses livres sur les plantes exposés dans deux traités de grande étendue» mi sembra debole. 55

galeno Peri aluPiaç e l’equilibrismo dei filologi 19 no sgancia la sua bomba, questo è il testo preziosissimo da lui scoperto e ricopiato e che adesso è doppiamente perduto: su questo enigmatico testo molto si è discusso e si discute anche in questo volume. I problemi sono a) come sciogliere il nome abbreviato di Aristotele e b) il significato di çuvnarmoç ajkribw'ç, c) in conclusione quale è il testo ritrovato da Galeno: BM-J e KS concordano nell’intendere che si tratti un’altra opera, sconosciuta (BMJ), oppure un terzo trattato Sulle piante (KS e Kotzia) di Teofrasto, ma si differenziano nel costituire la prima parte del testo e sul significato di çuvnarmoç ajkribw'ç. BM-J scioglie il nome di Aristotele con un dativo e intende l’espressione aggettivale con un significato metaforico di «perfettamente in accordo con», KS invece argomenta che il significato dell’aggettivo è concreto, come peraltro dimostrano i passi di filone e quelli di confronto in Galeno (ma con il verbo corrispondente çunarmovzw) e perciò va inteso come «congiunto» («written together») e costruito sì con il dativo ma con l’integrazione dell’articolo hJ de; th'/ ∆ariçtotevl(ouç) çuvnarmoç,59 intendendo «il trattato di Teofrasto trasmesso insieme a quello di Aristotele (scil. il trattato Sulle piante di Aristotele, di cui all’epoca si conosceva il titolo ma non era circolante). Trovo convincenti le obiezioni di Kotzia a dare un senso metaforico all’aggettivo çuvnarmoç perché in Galeno anche il verbo corrispondente, in coppia con l’avverbio ajkribw'ç, mantiene un significato concreto di «combaciare, aderire» e simili,60 ma allora la traduzione più naturale del testo del manoscritto, senza alcun intervento, è «mentre il trattato di Aristotele (scil. Sulle piante) io l’ho trovato scritto subito dopo (immediatamente contiguo), l’ho ricopiato e adesso è perduto». Cioè, a quanto sembra, egli ha ritrovato il testo aristotelico, di cui si parlava come perduto,61 immediatamente dopo i trattati di Teofrasto in un rotolo conservato in una delle biblioteche citate sopra. ecco dunque riassunto qui di seguito il frutto del mio ragionamento con un tentativo diverso di sistemare il testo: luphvçei dev çe kai; tau'ta mavliçta wJç tw'n ejn toi'ç kaloumevnoiç pivnaxi [tw'n] gegrammevnwn biblivwn e[xwqen eu\rovn tina katav te ta;ç ejn tw'/ Palativw/ biblioqhvkaç kai; ta;ç ejn ∆antivw/, a{ fanerw'ç h\n ou| ejpegevgrapto, kata; thvn levxin [ou]te kai; th;n diavnoian o{moia. me;n aujtw' kai; ta; Q;eofravçtou kai; mavliçta ta; kata; ta;ç ejpiçthmonika;ç pragmateivaç [ejçti;n], ajlla; ta; peri; futw'n bibliva kata; duvo pragmateivaç ejktetamevnaç hJrmhneumevna pavnteç e[couçi, hJ d∆ ∆ariçtotevlouç çuvnarmoç ajkribw'ç h\n euJrhqei'çav moi kai; metagrafei'ça h{ kai; nu'n ajpolomevnh.

Ti addolorerà anche questo in sommo grado, che al di fuori dei libri elencati nei cosiddetti Pinakes, ne trovai alcuni sia nelle biblioteche del Palatino sia in quella di Anzio, che erano evidentemente dell’autore di cui portavano il titolo, simili sia per dottrina sia per lin59 KS, p. 111, e Kotzia questo volume, p. 89: «joined together», «united» with the Aristotelian treatise of the same title, «copied alongside», «transmitted together with». 60 Gal., in Hipp. art. 18a.682, 6 K; de usu part. 3.661, 8-9 K; MM 10. 429, 13-14 K. 61 Alex. Aphr., in Arist. de sensu (CAG 3.1, p. 87, 11-12) e la bibliografia in Rashed 2011 e Kotzia in questo volume.

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guaggio [cioè erano chiaramente autentici]. fra essi si trovano le opere di Teofrasto, soprattutto le trattazioni scientifiche, ma le opere Sulle piante, esposte in modo esteso in due trattati, le possiedono tutti, mentre quella di Aristotele fu da me scoperta immediatamente contigua [scil. a quelle di Teofrasto] e ricopiata ed ora è perduta.

l’opera ritrovata da Galeno sarebbe in conclusione il trattato Sulle piante di Aristotele e non un’opera perduta Sulle piante o ignota di Teofrasto.62 lascio ai lettori di giudicare quanto sia stata in equilibrio sulla corda filologica, ma considero la proposta ragionevole perché abbastanza economica dal punto di vista degli interventi sul testo. Rimane tuttavia una grossa difficoltà, cioè il fatto che le opere Sulle piante sia di Teofrasto sia di Aristotele comparissero, a quanto pare, nei Pinakes di Andronico di Rodi, derivati da cataloghi alessandrini.63 la tradizione di queste opere botaniche di maestro e allievo mostra tuttavia indizi di una certa confusione fra i due e forse questo tema meriterebbe una indagine più accurata.64 Ma forse si può trovare un’altra soluzione e intendere i Pinakes menzionati in questo passo non come i famosi Cataloghi bibliografici ma come quelli, più modesti, ma in qualche misura anch’essi autorevoli, delle biblioteche: si sa che gli antichi non distinguevano apertamente fra queste categorie65 e Galeno, da cacciatore di libri quale era, avrebbe in questo caso scovato in un qualche meandro un piccolo tesoro di opere filosofiche e mediche, attribuite a diversi autori noti ma non catalogate.66 Che si preoccupi di sostenerne l’autenticità non è fuori luogoache secondo questa interpretazione. 62 Anche Rashed sostiene che si tratta dell’opera aristotelica, ma offre una costituzione del testo più macchinosa: Rashed 2011, p. 72; luphvçei dev çe kai; tau'ta mavliçta wJç tw'n ejn toi'ç kaloumevnoiç piv-

naxin ajnagegrammevnwn biblivwn e[xwqen eu\rovn tina katav te ta;ç ejn tw'/ Palativw/ biblioqhvkaç kai; ta;ç ejn ∆antivw/, a{ fanerw'ç h\n ou|per ejpegevgrapto, kata; thvn levxin te kai; th;n diavnoian oJmoiaouvmena aujtw'/. kai; ta; Q;eofravçtou kai; mavliçta ta; kata; ta;ç ejpiçthmonika;ç pragmateivaç ejçtivn, ajlla; tav peri; futw'n bibliva kata; duvo pragmateivaç ejktetamevnaç hJrmhneumevna pavnteç e[couçi, hJ d∆ ∆ariçtotevlouç çunarmovttouça ajkribw'ç h\n euJrhqei'çav moi kai; metagrafei'ça h{ kai; nu'n ajpolomevnh. Come si vede, egli intende che l’opera sia ’consonante’ con Teofrasto,

in senso metaforico. 63 doveroso almeno ricordare la congettura ejkçwqevnta per e[xwqen di Stramaglia 2011, p. 131 (verbo purtroppo non attestato in Galeno), il quale intende che Galeno parli di libri compresi nei Cataloghi. 64 Sull’esistenza controversa del peri; futw'n di Aristotele e sul fatto che i Pinakes di Andronico circolassero all’epoca di Galeno (Plut., Sulla 26, 2 to;n Ôrovdion ∆androvnikon eujporhvçanta tw'n ajntigravfwn eijç mevçon qei'nai kai; ajnagravyai tou;ç nu'n feromevnouç pivnakaç), cfr. la discussione in Rashed 2011, pp. 74-77, e anche Kotzia in questo volume. 65 Come osserva giustamente Stramaglia 2011, p. 130, nota 47, che rimanda a R. otranto, Antiche liste di libri su papiro, Roma, 2000, pp. xv-xvii. 66 Nicholls 2011, pp. 135-136, intende che si parli dei Pinakes di Andronico, ma il passo di quintiliano (Inst. 10.1.57) da lui citato indica piuttosto cataloghi di biblioteche ‘reali’ e non virtuali, come erano in un certo senso i Pinakes bibliografici: anch’egli ammette, p. 137, la necessità per biblioteche così ricche «of a system of recording and ordering contents». A favore di questa interpretazione mi sembra che possa essere la lettura del discorso successivo (17, p. 11-14 BM-J = 7, 85-87 KS): «Allo stesso modo trovai (scritti) sia di Teofrasto sia di alcuni altri autori antichi non citate nei Cataloghi, ma alcune menzionate bensì, ma non in circolazione». Mi pare che l’estensione generica della scoperta anche a Teofrasto e «altri autori antichi» non possa riferirsi a opere che non erano comprese nei Pinakes bibliografici (e tuttavia autentiche), perché una tale scoperta avrebbe meritato ben altra enfasi.

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le poche considerazioni che ho espresse sono il frutto della lettura del testo e del confronto fra tutti i contributi dei diversi studiosi (anche di quelli presenti in questo volume), sempre estremamente stimolanti e ciascuno capace di dare spunti interessanti, anche quando la soluzione complessiva non risulta convincente. qui sta davvero la potenza della societas philologorum, perché, nel tempo, il testo costituito dell’autore antico risulterà il frutto di una partecipazione collettiva, di un concorso di idee, per ora in movimento, ma che troveranno infine una combinazione che si stabilizzerà, almeno per un po’, senza peraltro «l’illusione di trovarsi sulla soglia del palazzo del testo perfetto».67

BIBlIoGRAfIA Edizioni e traduzioni del testo BM =V. Boudon-Millot, Un traité perdu de Galien miraculeusement retrouvé, Le Sur l’inutilité de se chagriner: texte grec et traduction française, in V. Boudon-Millot, A. Guardasole, C. Magdelaine (edd.), La science médicale antique: Nouveaux regards: Études réunies en l’honneur de Jacques Jouanna, Paris, Beauchesne, 2007, pp. 72-123. BM-J = Galien, Ne pas se chagriner, texte établi et traduit par V. Boudon-Millot et J. Jouanna avec la collaboration de A. Pietrobelli, Paris, les Belles lettres, 2010. KS = P. Kotzia, P. Sotiroudis, GalHNOu Peri aluPiaç , «Hellenica» 60/10, 2010, pp. 63-148. Rothschild, Thompso N 2011 = C.K. Rothschild, T. W. Thompson, On avoidance of grief, «early Christianity» 2, 2011, pp. 110-129.

Bibliografia sul de indolentia (31.12.2011) Boudon-Millot, A. Pietrobelli 2005 = V. Boudon-Millot, De l’arabe au grec: un nouveau témoin du texte de Galien (le manuscript Vlatadon 14), «Comptes rendus de l’Académie des Inscriptions et Belles lettres» 149.2, 2005, pp. 497-534. Boudon-Millot 2008 = V. Boudon-Millot, The Library and the workshop of a Greek scholar in the Roman empire: New testimony from the recently discovered Galen’s treatise Peri alupias, in Asklepios. Studies on Ancient Medicine, «Acta Classica» Supplementum ii, ed. by l. Cilliers, 2008, pp. 7-18. Garofalo 2008 = I. Garofalo, Congetture inedite sui testi medici, «Galenos» 2, 2008, pp. 135-142: 137-138. Gourinat 2008 = J.-B. Gourinat Le Platon de Panétius: à propos d’un témoignage inédit de Galien, «Philosophie antique» 8, pp. 139-151. Houston 2008 = G.W. Houston, Galen, his books and the Horrea Piperataria at Rome, «Memoirs of the British Academy in Rome», 48, 2008, pp. 45-51. Roselli 2008 = A. Roselli, Congetture inedite, «Galenos» 2, 2008, pp. 137-138. Tucci 2008 = P. L. Tucci, Galen’s storeroom, Rome’s libraries, and the fire of A.D. 192, «JRA» 21, 2008, pp. 133-149. Jones 2009 = C. P. Jones, Books and libraries in a newly-discovered treatise of Galen, «JRA» 22, 2009. pp. 390-398. 67 H. Fränkel, Testo critico e critica del testo, trad. dal tedesco di l. Canfora, nota di C. f. Russo, firenze, 1969, p. 63. Ringrazio i colleghi che hanno avuto la cortesia di fornirmi materiale edito e inedito, per me difficile da raggiungere.

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daniela manetti

Lami 2009 = A. Lami, Il nuovo Galeno e il fr. 964 di Euripide, «Galenos» 3, pp. 11-19. Nutton 2009 = V. Nutton, Galen’s library, in: C. Gill-T. Whitmarsh-J. Wilkins (eds.), Galen and the World of knowledge, Cambridge, 2009. pp. 19-34. Tucci 2009 = P. L. Tucci, Antium, the Palatium, and the Domus Tiberiana Again, «JRA» 22, pp. 398-401. Boudon-Millot 2010 = V. Boudon-Millot, Galien de Pergame et la pratique épistolaire, in P. laurence, f. Guillaumont (éd.), Les écritures de la douleur dans l’épistolaire de l’antiquité à nos jours,Tours, Presses universitaires françois-Rabelais, 2010 (coll. «Perspectives littéraires»), pp. 113-132. Dorandi 2010 = T. Dorandi, “Editori” antichi di Platone, «Antiquorum Philosophia» 4, 2010, pp. 161-174. Gill 2010 = C. Gill, Naturalistic psychology in Galen and Stoicism, oxford, ouP. Lucarini 2010 = C. M. Lucarini, Congetture al nuovo Galeno, «Philologus» 154, 2010, pp. 331-337. Nicholls 2010 = M. Nicholls, Parchment Codices in a New Text of Galen, «G&R» 57, 2010, pp. 378-386. Puglia 2011 = e. Puglia, La rovina dei libri di Anzio nel de indolentia di Galeno, «S&T» 9, 2011, pp. 55-62. Roselli 2010 = A. Roselli, Libri e biblioteche a Roma al tempo di Galeno: la testimonianza del de indolentia, «Galenos» 4, 2010, pp. 127-148. Levy 2011 = C. Levy, Médecine et philosophie. À propos de l'édition du de indolentia de Galien dans la CUF, «Bulletin Budé», 1, 2011, pp. 198-210. Lorusso 2011 = V. Lorusso, rec. Galien, tome iv. Ne pas se chagriner, texte ét. par V. Boudon-Millot et J. Jouanna, avec la collab. de A. Pietrobelli, Paris, Belles lettres, 2010, «Gnomon» 83, 2011, pp. 587-592. Nicholls 2011 = M. C. Nicholls, Galen and the Libraries in Peri alupias, «JRS» 101, 2011, pp. 123-142. Raiola 2011 = = T. Raiola, «Asini per uccelli»: una nota a de indolentia 61, «Galenos» 5, 2011, pp. 21-26. Rashed 2011 = M. Rashed, Aristote à Rome au ii e siècle: Galien, De indolentia, §§ 15-18, «elenchos» 32, 2011, pp. 55-77. Stramaglia 2011 = A. Stramaglia, Libri perduti per sempre. Galeno de indolentia 13; 16; 1719, «RfIC» 139, 2011, pp. 118-147.

In corso di stampa al 31.12.2011 F. Becchi, Dalla tevcnh ajlupiva" da Antifonte al peri; ajlupiva" di Plutarco e di Galeno: evoluzione storica di un ideale di vita, «SIfC» 2012. i. G ARoFALo , A. L AMi = testo greco, traduzione italiana e commento di de indolentia e de propriis placitis nella serie Biblioteca universale Rizzoli. Rothschild, Thompson = C. K. Rothschild, T. W. Thompson, Galen’s on the Avoidance of Grief. The question of the Library at Antium, forthcoming in «Classical Philology» 2012.

L A P S I CO PATO LO G I A D I G ALE N O: I L P ERI A LUP I A Ç Francesco Becchi

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a letteratura greca nei primi due secoli dell’età imperiale – un’età a torto considerata ancora oggi priva di idealità e ispirata solo da curiosità e interessi retorico-formali – presenta una serie quasi ininterrotta di intellettuali che, provenienti dalla Grecia o dall’Asia Minore, ebbero modo di trasferirsi o comunque soggiornare a Roma entrando in contatto con l’alta società romana. Questi autori, che hanno avuto non poca influenza nella storia della cultura greca, anche se ebbero interessi diversi che espressero in differenti forme letterarie, sono accomunati dall’impegno di individuare le cause di una crisi, che appare ad un tempo culturale e morale. Dopo le moderne scuole di pensiero, che hanno fatto della passione ragione e della virtù passione (∆Epivkouroç me;n th;n tou` ceirivçtou morivou th`ç yuch`ç oijkeivwçin ejqeavçato

movnhn, oJ de; Cruvçippoç th;n tou` beltivçtou favmenoç hJma`ç wjk / eiw`çqai pro;ç movnon to; kalovn),1 si assiste al sorgere di una letteratura che mira a mettere in atto una strategia educativa per correggere una malvagità para; fuvçin, che colpisce soprattutto la ricca aristocrazia cittadina. In un’età in cui non solo il sapiente e l’ajnh;r ajgaqovç si sono fat-

ti più rari dell’araba fenice e sono divenuti solo nomi e parole, ma anche chi si professa filosofo appare più preoccupato di apparire virtuoso che non di esserlo realmente, questi intellettuali individuano la causa della diffusa passionalità non tanto nelle affezioni naturali dell’anima, che conseguono ai temperamenti del corpo, o nella stupidità del logiçtikovn, quanto in quelle affezioni che penetrano dall’esterno a causa di false opinioni in uomini che non sono stati sufficientemente educati a prevedere e ad affrontare con serenità i casi della sorte. Questo spiega il motivo per cui anche il medico-filosofo Galeno, a cui niente di ciò che è umano fu estraneo - per riprendere le parole usate da Moraux nel saggio Galien de Pergame. Souvenirs d’un médecin2 – si sia a più riprese occupato nella sua immensa opera anche di problemi di etica considerando l’arte più grande, come si legge nel de methodo medendi,3 quella che si occupa dell’anima umana. Della produzione di Galeno in materia di filosofia morale due sono gli scritti che ci sono pervenuti (non considero qui il compendio del de moribus conservato in traduzione araba): il de propriorum animi cuiuslibet affectuum et peccatorum dignotione et curatione e il quod animi mores corporis temperamenta sequantur, cui ora è venuto ad aggiungersi grazie ad un recupero che ha del miracoloso il peri; ajlupivaç, citato da Galeno stesso tra gli scritti di etica nel de suis libris (o de libris propriis).4 Gal., PHP 5.8, CMG v 5, 1, 2, p. 318 De Lacy (= 5.438 K) = Posid. F 416 Theiler. P. Moraux, Galien de Pergame. Souvenirs d’un médecin, Paris, 1985, p. 176: «Rien de ce qui est humain ne lui étant étranger, Galien s’est penché à plusieurs reprises sur des problèmes de philosophie morale». 3 Gal., meth. med. 1. 5, 10.39 K. 4 Gal., de suis libris p. 169, 17 Boudon-Millot = p. 121, 11 SM ii Müller = 19.45, 13 K. 1

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francesco becchi La perdita di gran parte delle opere di morale di questo intellettuale, la mancanza fra queste di un trattato teorico di etica, l’assenza di uno studio sistematico sul suo pensiero psicologico ed etico5 e, non ultima, la difficoltà di distinguere il medico dal filosofo sono tutti elementi che hanno sinora ostacolato l’individuazione delle linee guida che sono alla base della sua psicopatologia. Questo nuovo testo, dedicato a quella che il filosofo di Pergamo giudica la peggiore passione dell’anima che affligge l’aristocrazia del suo tempo e considera come la causa principale della diffusa afflizione (mivan i[çqi paçw`n lupw`n aijtivan, h}n ojnomavzouçin oiJ {Ellhneç ejnivote me;n ajplhçtivan, e[çti d∆ o{te pleonexivan),6 permette innanzi tutto una migliore comprensione del suo pensiero etico, che non manca di offrire spunti di riflessione anche per la società del nostro tempo. Infatti si tratta della stessa passione che anche oggi viene denunciata come la causa principale dei comportamenti che hanno determinato le recenti tempeste finanziarie.7 Se in un passato recente l’avidità è stata accettata e considerata un’arma giusta per conseguire solidità e benessere economico, oggi viene denunciata perché è diventata ‘legge’ contro cui risulta impossibile combattere, capace com’è di condizionare i poteri politici e sconvolgere la vita di milioni di persone. L’odierna teorizzazione fatalista che sembra quasi identificare l’avidità con il destino dell’uomo non rappresenta una novità assoluta. Il pericolo di un vizio radicatosi nell’animo e divenuto una seconda natura, natura di ciò che è contro natura (fuvçiç tou` para; fuvçin),8 era già stato denunciato dagli intellettuali dei primi secoli dell’era volgare, che tuttavia avevano saputo individuarne le cause e indicare i rimedi per contrastarlo. Anche da questa coincidenza nasce l’attualità del peri; ajlupivaç, il cui fine ultimo è da un lato quello di denunciare la follia di chi, spinto dall’avidità, si affligge per ciò che ha perduto9 invece di rallegrarsi per quanto gli è rimasto10 e dall’altro quello di indicare la via per raggiungere l’imperturbabilità, segno di megaloyuciva, che metta l’uomo al riparo dagli assalti della fortuna e dalle avversità della vita.11 Venendo a questo nuovo testo vorrei partire dal titolo che gli studiosi moderni, anche sulla scia della traduzione rinascimentale di Fichardus,12 generalmente traducono con de indolentia. Non sono del tutto d’accordo con questa traduzione nelSi veda ora C. Gill, Naturalistic psychology in Galen and Stoicism, Oxford, Oxford University Press, 2010, 396 pp. di cui ho potuto prendere visione solo in fase di correzione di bozze. Comunque, da una rapida lettura le convergenze mi sembrano notevoli anche per quanto riguarda i rapporti che legano l’etica galenica a quella di Posidonio e Plutarco. 6 Gal., anim. i 9, 11 e 18, pp. 57 e 60 Magnaldi provteron … ojrqw`ç ei[rhtai pavqoç ei\nai yuch`ç mocqhrovtaton ajplhçtiva. krhpi;ç gavr tiç au{th filocrhmativaç ejçti kai; filodoxivaç kai; filotimivaç kai; filarcivaç kai; filoneikivaç. 7 Si pensi al recente film-denuncia di Oliver Stone, Wall Street, il denaro [= la filocrhmativa] non dorme mai. 8 Plut., tuend. san. 132A e[qoç trovpon tina; fuvçiç tou` para; fuvçin gevgonen. 9 Sul comportamento irragionevole di chi rinunzia all’acquisizione di un bene necessario per paura di perderlo e per il dolore si comporta in modo vergognoso e insopportabile vedi Plut., Sol. 7, 1-4. 10 Cfr. Plut., tranq. an. 469D. 11 Gal., anim. I 8, 8, p. 51 Magnaldi. 12 Vedi A. Lami, Il nuovo Galeno e il Fr. 964 di Euripide, «Galenos» 3, 2009, p. 11, nota 1. 5

la psicopatologia di galeno 25 l’accezione almeno che a questo termine assegna Cicerone nelle Tusculanae: «Minime – inquit – adsentior iis qui istam nescio quam indolentiam magno opere laudant, quae nec potest ulla esse nec debet…Nam istuc nihil dolere non sine magna mercede contingit immanitatis in animo, stuporis in corpore».13 Personalmente, anche sulla scia del plutarcheo Peri; ajorghçivaç, avrei preferito tradurre «Sull’immunità dall’afflizione»14 piuttosto che ‛Sur l’inutilité de se chagriner’, come traduce il primo editore,15 o «Ne pas se chagriner», come suggerisce Jouanna,16 non solo perché non si tratta, a mio avviso, di uno scritto consolatorio, anche se presenta tratti comuni con questo genere,17 ma anche e soprattutto perché per Galeno come per Plutarco – anch’egli autore, come si evince dal Catalogo di Lampria, di un omonimo scritto andato perduto – l’ajlupiva rappresenta un ideale ben distinto sia da quello stoico-crisippeo dell’ajpavqeia18 che da quello epicureo e peripatetico dell’ ajoclhçiva.19 Questi intellettuali infatti non predicano né assenza di dolore («vacuitas doloris») né il non provare dolore («nihil dolere»)20 e giudicano inutile, vano e insensato non il dolore ma il non addolorarsi per niente (ejpi; mhdeniv)21 così come l’addolorarsi per ogni cosa (ejpi; pantiv), in particolare per quegli eventi che di per sé non rappresentano alcun male, ma che affliggono e turbano solo per l’immaginazione che suscitano a causa di una vuota opinione o di un falso giudizio.22 Il dolore è un pavqoç fuçikovn, un sentimento naturale a cui non si può resistere («Natura adfert dolorem, cui quidem Crantor … vester cedendum putat; premit enim atque instat, nec resisti potest»),23 mentre l’afflizione (ajniva),24 che è segno non di fortezza ma di debolezza dell’anima,25 è un dolore che ha assunto carattere paCic., Tusc. iii 6, 13; fin. ii 4, 11. Vedi M. Nicholls, Parchment codices in a new Text of Galen, «Greece & Rome» 57. 2, 2010, p. 378 «The Peri; ajlupivaç (On Consolation of Grief )». 15 V. Boudon-Millot, Un traité perdu de Galien miraculeusement retrouvé, Le Sur l’inutilité de se chagriner: texte grec et traduction française, in La sciénce médicale antique. Nouveaux regards. Études réunies en l’honneur de Jacques Jouanna (sous la direction de V. Boudon-Millot, A. Guardasole, C. Magdelaine), Paris, 2007, pp. 73-123. 16 Galien, Oeuvres Tome 4 ‘Ne pas se chagriner’. Introduction, traduction et commentaire par V. Boudon-Millot et J. Jouanna, Paris, 2010 (edizione di riferimento). Si veda inoltre P. Kotzia, P. Sotiroudis, GALHNOU PERI ALUPIAS , «Hellenika» 60, 2010, pp. 63-148 (KS). 17 Sarei più propenso ad avvicinarlo ad uno scritto come il Peri; eujqumivaç di Plutarco. 18 Gal., p. ajlup. 62 e 71 = 25, rr. 289-292 e 27, rr. 321-322 KS tou;ç de; tw`n toiouvtwn hJdonw`n katafro13

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nou`ntaç, ajrkoumevnouç de; tw`/ mhvte ajlgei`n mhvte lupei`çqai th;n yuchvn, oujdevpote ejphv/neçen ajpomanteuovmenoç mei`zovn ti kai; krei`tton to; ajgaqo;n ijdivan e[cein fuvçin, oujk ejn movnw/ tw/` mhvte ajlgei`n mhvte lupei`çqai perivgrafovmenon ª...º ejgw; dev, eij mevn tivç ejçtin toiou`toç çofo;ç wJç ajpaqh;ç ei\nai to; pa`n, oujk e[cw levgein: tou` d∆ aujto;ç [mh; add. KS] ei\nai toiou`toç ajkribh` gnw`çin e[cw. Cfr. Cic., Tusc. iii 6, 13; Plut., [cons.

ad Apoll.] 102CD. 19 Gal., p. ajlup. 68 = 26, rr. 311-313 KS th;n ga;r ajoclivan tine;ç ajgaqo;n nomivzouçin ei\nai, o} ou[te ejmauto;n ou[te a[llon a[nqrwpon ou[te zw`/ovn ti fevron oi\da. 20 Cfr. Cic., Tusc. iii 6, 12, v 30, 84 ; fin. ii 5, 16. 21 Vedi Asp., in EN, CAG xix 1, ed. G. Heylbut, Berolini, 1889, pp. 100, 34-101, 5. 22 Plut., exil. 600D w|n de; hJ fuvçiç oujde;n e[cei kakovn, ajlla; o{lon kai; pa`n to; lupou`n ejk kenh`ç dovxhç ajnapevplaçtai. 23 24 25

Cic., Tusc. iii 29, 71. SVF iii 412-414. Vedi Cic., Tusc. iii 7, 14 Ita fit ut fortitudini aegritudo repugnet.

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francesco becchi

tologico in seguito ad una fauvlh o kenh; dovxa.26 Quindi tutto ciò che di male c’è nell’afflizione non è naturale ma dipende da noi27 e questo errore che accresce il dolore in modo innaturale (para; fuvçin) è l’origine e il principio di tutte le miserie umane e la radice di tutti i mali. L’afflizione è una malvagità acquisita in seguito ad una debolezza del logiçtikovn dell’anima e per questo il primo requisito per conseguire l’ajlupiva è un’ ajrivçth paideiva quale quella che Galeno ha ricevuto dal padre, che lo educò a giudicare correttamente e a perseguire soltanto la verità,28 cioè a guardare in faccia la verità a[neu kenh`ç dovxhç29 e a praticare l’aujtavrkeia perché la convinzione che non si è poveri se si possiede quanto basta (to; mhqe;n ejndei`n tw`n ajnagkaivwn pro;ç to;n bivon) permette di non desiderare il superfluo e di non addolorarsi per la perdita di un qualche bene, che cessa di causare afflizione quando si è giunti a non averne più bisogno.30 A liberare dall’afflizione l’intellettuale di Pergamo fu questa ottima educazione paterna che gli insegnò a stimare i beni esterni come cose di scarso valore31 e a sopportare senza scomporsi, con serenità (eujqumiva) e fermezza d’animo (karteriva), gli eventi umani.32 Galeno sembra condividere appieno il pensiero espresso da Plutarco anche nella comparatio delle Vite di Aristide e di Marco Catone dove scrive che «non è possibile che compia grandi cose chi ha la preoccupazione di quelle piccine, né che possa sovvenire ai bisogni di molti chi ha bisogno lui stesso di molte cose», concludendo che «grande viatico per la politica non è la ricchezza, ma l’autosufficienza», che è segno di grandezza d’animo (megaloyuciva) e di elevatezza di mente (megalofroçuvnh).33 Questa grandezza d’animo si consegue per Galeno attraverso quello che è il vero bene che contraddistingue l’ajnh;r kalo;ç kai; ajgaqovç. Questo bene non è rappresentato né dall’ajoclhçiva34 né dall’ajpavqeia ma dalla conoscenza esatta (ej26 Plut., [cons. ad Apoll.] 102C; cons. ad uxor. 609EF mikrw`/ tw`/ fuçikw`/ pavqei polu; çugkerannuvmenon to; pro;ç kenh;n dovxan a[gria poiei` kai; manika; kai; duçexivlaçta pevnqh. 27

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Plut., tranq. an. 465A, 466B; Cic., Tusc. iii 33, 80. Vedi anche Gal., anim. i 8, 8-10, pp. 51-52 Magnaldi tauvtaç ª...º ejgw; para; tou` patro;ç labw;n ta;ç

ejntola;ç a[cri deu`ro diafulavttw ª...º ajnevkplhktovç te pro;ç ta; kata; to;n bivon oJçhmevrai çumpivptonta diamevnwn, w{çper ejwvrwn to;n patevra. ou[t∆ ou\n ajpwvleiav tinoç iJkanh; luph`çaiv me ª...º dovxhç te kai; timh`ç oJ path;r ei[qiçev me katafronei`n ajlhvqeian movnhn timw`nta ª...º eij de; bou`ç h] i{ppoç h] oijkevthç ajpevqanen, oujc iJkano;n tou`to luph`çai memnhmevnon w|n oJ path;r uJpevqeto); p. ajlup. 65 ejn touvtw/ de; trefovmenoç ajei; tw/` logiçmw/` mikra; pavnta ei\nai nomivzwn. Cfr. Cic., Tusc. iii 23. 56. 29 Cfr. Plut., exil. 600D (cit.), 602B a]n ga;r çkoph/`ç a[neu kenh`ç dovxhç th;n ajlhvqeian. 30 Gal., anim. i 9, 13, p. 58 Magnaldi pollw`/ ∆çtin a[meinon ejn aujtarkeiva/ prw`ton uJpavrcein, o{per ejçti;n ejpiv çoi. to; d∆ ejn plouvtw/ prwteuvein oujk ajreth`ç, ajlla; tuvchç e[rgon...; anim.i 9, 19, p. 60 Magnaldi Prw`ton me;n ajei; provceiron e[cein dei` to; peri; th`ç aujtarkeivaç dovgma, çunhmmevnon dhlonovti tw`/ peri; th`ç ajplhçtivaç. oJ ga;r miçhvçaç th;n ajplhçtivan ejfivlhçe th;n aujtavrkeian. ei[per ou\n ejn touvtw/ movnw/ kei`tai to; a[lupon ei\nai, tou`to d∆ ejf∆ hJmi`n. Cfr. Plut., cup. div. 523F (ejpei; tw`n g∆ ajrkouvntwn oujdei;ç pevnhç ejçtivn); exil. 600A, 611D aiJ tw`n megavlwn çterhvçeiç ajpobavllouçi to; lupou`n eijç to; mh; dei`çqai paragenovmenai. 31 Gal., p. ajlup. 61 e 66 = 25, rr.284-285 e 26, rr. 305-307 KS oi\da dev mou to;n patevra katafronou`nta tw`n ajnqrwpivnwn pragmavtwn wJç mikrw`n ª...º ajkovlouqon gavr ejçti tw`/ me;n uJpolabovnti megalei`a ejçterh`çqai lupei`çqaiv te kai; frontivzein ajeiv, tw`/ de; çmikrw`n ajei; dia; tevlouç katafronou`nti