Studi cusaniani
 9788822265692

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ISTITUTO NAZIONALE DI STUDI SUL RINASCIMENTO

~

Studi cusaniani

._______

Leo S. Olschki Editore M M XVIII

_______.

Il volume si presenta come una silloge di saggi, ordinati per tema, che tentano di ricostruire, attraverso l'individuazione di motivi costanti la figura storica e il pensiero di Niccolò Cusano. Il legame sempre vivo e operante con le vicende del tempo - dalla partecipazione alle controversie più viva­ ci, quali la polemica con Wenck e il dibattito sulla teologia mistica, al coinvolgimento negli avvenimenti storico-politici più significativi, quali il Concilio di Basilea, la reazione latina alla caduta di Costantinopoli e la proposta di riforma della Chiesa - e la riflessione, considerata ineludibile, sulla fonda­ zione della possibilità della conoscenza, condotta attraverso un uso nuovo, congiunto e non più alternativo, delle fonti costituiscono i due poli entro i quali vengono indagati aspetti più particolari: le analogie e differenze con la corrente uma­ nistica, la f unzione specifica delle categorie e dei fantasmi in ambito gnoseologico; l'impiego, originale perché immanen­ te, di una metafora antica, la sfera infinita; il ruolo centrale della cristologia anche in chiave cosmologica; l'importanza di una fonte decisiva come Agostino, trascurata dalla critica.

ISTITUTO NAZIONALE D I STUDI S UL RINAS C I M E NTO

STUDI E TESTI •

52.

Comitato scientifico

Michael J. B. Allen - Simonetta Bassi - Andrea Battistini - Giuseppe Cambiano Michele Ciliberto - Brian P. Copenhaver - Mariarosa Cortesi - Massimo Ferretti -

Massimo Firpo - Mariano Giaquinta - Tullio Gregory - James Hankins - Fabrizio Meroi - Filippo Mignini - Vittoria Perrone Compagni - Gregorio Piaia - Adriano Prosperi - Elisabetta Scapparone - Loris Sturlese I testi pubblicati in questa collana sono preventivamente sottoposti a procedimento

di peer review.

ISTITIITO NAZIONALE DI STUDI SUL RINASCIMENTO





S TUDI

E

TESTI

. 52.

PIETRO SECCHI

Studi cusaniani

�====== Leo S. Olschki Editore ========..! M M XVIII

Tutti i diritti riservati

CASA EDITRICE LEO S. 0LSCHKI

Viuzzo del Pozzetto, 8 50126 Firenze www. olschki.it

ISBN 978 88 222 6569 2

A tutti coloro che credono nella dignità delle congetture

SOMMARIO

Nota introduttiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag.

IX

PARTE PRIMA

CUSANO E IL SUO TEMPO Capitolo primo L'uMANESIMO m NICCOLÒ CusANO l. La questione storica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. La questione teoretica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . -

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Capitolo secondo- LA TOLLERANZA: U N CONCETTO MODERNO? l. Alcuni rilievi preliminari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. La svolta del '37 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. L'interpretazione del De pace fidei . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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PARTE SECONDA

TRA LOGICA E GNOSEOLOGIA Capitolo primo

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LE CATEGORIE ARISTOTELICHE E IL TERMINE

. . Cusano, Aristotele e le categorie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. La presenza e l'importanza specifica del termine quantitas QUANTITAS



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Capitolo secondo - I FANTASMI: UNA QUESTIONE COMPLESSA . l. L'emergere della questione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. L'accusa di Wenck . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 . La posizione di Cusano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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VII

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SOMMARIO

PARTE TERZA

TRA COSMOLOGIA E CRISTOLOGIA Capitolo primo- DECLINAZIONI

Pag.

DELLA SFERA

Capitolo secondo- NOTE SULLA CRISTOLOGIA . l. Cristologia e cosmogonia . . . . . . . . . . . . . . 2. Cristologia e mistica . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 . Cristologia e riforma della Chiesa . . . . . . . 4. Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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PARTE QUARTA

TRA PSICOLOGIA E ANTROPOLOGIA Capitolo primo - LA ZIONI

RELAZIONE ANIMA-CORPO: ALCUNE OSSERVA-

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Due prolegomeni . . . . . . . . 2. Anima e corpo nell'universo 3 . Anima e corpo nel composto 4. E l'etica? . . . . . . . . . . . . . . l.

Capitolo secondo ZIONE

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CusANO E AGOSTINO: UNA PRIMA RICO GNI-

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La biblioteca e le occorrenze del nome 11gostino' . 2 . Alcuni nodi teoretici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . l.

Bibliografia

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Indice dei nomi .

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VIII

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NOTA INTRODUTTIVA

Il presente volume raccoglie otto studi, ordinati per tema, che costitui­ scono il frutto di una ricerca pluriennale. Fin dai primi anni Duemila, l'at­ tenzione di chi scrive si è infatti rivolta alla figura e all'opera di Niccolò Cu­ sano. Al precipuo interesse di carattere storico-filosofico, mosso dall'amore per un particolare momento della cultura occidentale, il Rinascimento, si è via via affiancata una tensione teoretica che sempre più ha fatto apparire l'autore come tutt'ora spendibile e fecondo. Il XV secolo è policentrico. Si moltiplicano i testi disponibili, i paradigmi, le Osservanze, i centri di potere, addirittura le Chiese. Questa pluralità desta entusiasmo, fa gridare alla libertà, ma induce anche incertezze, preoccupazioni, rassegnazione. I suoi volti sono svariati. In questo contesto, Cusano si pone come pensatore della lucidità e della fondazione della possibilità. Per lui, frammentazione e proliferazione non significano resa all'incomunicabilità e alla dispersio­ ne. L'impossibilità di una conoscenza precisa, ecco la sua conquista, non coincide con lo scetticismo e con la rinuncia alla civiltà. Tanto a livello epi­ stemologico, quanto a livello politico la comprensione e la sussistenza di istituzioni condivise sono possibili. Anzi, è compito del filosofo fondarle e mostrarle al mondo in cui vive, ovviamente senza cadere in un modo di argomentare ingenuamente assertivo. La dignità delle congetture, cui ci si riferisce nella dedica, e la convinzione, forte come la spinta di chiunque si decida ad offrire alla collettività le proprie riflessioni, che l' approssimazio­ ne non sia l'ignoranza e che il poco non sia il nulla sono il filo rosso che lega silenziosamente la lettura di Cusano proposta nei capitoli di questo volume. È anche quanto, agli occhi di chi scrive, resta da pensare all'in­ tellettuale contemporaneo. Con questa prospettiva, con l'auspicio di dare un piccolo contributo, nasce, dunque, il lavoro che segue; ma, soprattutto, nasce con la consapevolezza e dalla consapevolezza che senza un'analisi dettagliata del contesto materiale e della lettera dei testi inseriti nella storia delle idee di cui sono parte, il pensiero non emergerà mai nella sua vera specificità e sarà inservibile. Ne segue che il metodo prescelto è innanzitut­ to storico-genetico, quale primo passo, necessario e ineludibile: lo si evince, in particolare, dai contributi sui rapporti con l'umenesimo, sulla tolleran- IX -

NOTA I NTRODUTTIVA

za, sul problema dei fantasmi, sulla cristologia e sull'influenza agostiniana. Ed è lo stesso metodo che ha indotto l'autore a riprendere quattro studi già pubblicati, come tasselli volti ad attenuare la lacunosità che appartiene a qualsiasi nostro mosaico, e a ripensarli e a riscriverli, anche sensibilmente nel caso dei più datati, in conseguenza delle più recenti acquisizioni della critica che negli ultimi tre anni hanno restituito un'immagine più ricca e completa dell'uomo e del filosofo Cusano. Per una prima presentazione del materiale già edito, si vedano: P. S ECCHI, Nicola Cusano e la tolleranza: un concetto moderno?, «Humanitas», LXIX, 2014, pp. 857-869 (cfr. Parte l, capitolo 2). P. S ECCHI, n termine quantitas e le sue implicazioni metafisiche in Niccolò Cusano. Me­ tafisica Logica Filosofia della natura. I termini delle categorie aristoteliche dal mondo antico all'età moderna, a cura di E. CANONE, Sarzana, Agorà, 2004, pp. 155-176

(cfr. Parte Il, cap itolo 1).

P. S ECCHI, Declinazioni della sfera in Niccolò Cusano. Sphaera: Forma immagine e me­ tafora tra Medioevo ed Età moderna, a cura di P. ToTARO e L. VALENTE, Firenze , Olschki, 2012, pp. 245-260 (cfr. Parte III, capitolo 1). P. S ECCHI, Note sulla cristologia di Cusano, in Cristo nella filosofia dell'età moderna, a cura di A. D EL PRETE e S. Ricci, Firenze, Le Lettere , 2014, pp. 41-58 (cfr. Parte III, capitolo 2).

Desidero ringraziare l'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, che ha sempre accolto con discrezione e rispetto la mia attività e la mia produ­ zione. Una gratitudine particolare va al professar Michele Ciliberto, che ormai da molti anni, mi ha fatto oggetto di affetto e di stima, al di là di ogni legame formale o istituzionale. Anche la gratuità del suo sentire ha fatto sì che potessi portare a termine questo lavoro. Un pensiero forte e vero è indi­ rizzato alla memoria di Nicoletta Tirinnanzi, che ha accompagnato il mio ingresso come ospite nell'Istituto e che ha creduto in me, senza mai dubi­ tare, fin da quando ero agli inizi del mio percorso di studioso. Un'ultima menzione è riservata a Francesco Verde, il cui aiuto è stato fondamentale, tanto per la stesura quanto per la redazione del volume. Roma, novembre 20 1 7 PIETRO SECCHI

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PARTE PRIMA

CUSANO E IL SUO TEMPO

CAPITOLO PRIMO

L'UMANESIMO DI NICCOLÒ CUSANO

l. LA QUESTIONE STORICA

La relazione di Cusano con l'umanesimo italiano, a partire dall'inter­ vento ormai famoso di Eugenio Garin a Bressanone nel 1 960, 1 è stata in­ dagata soltanto sporadicamente ed in maniera più che mai discontinua. A fronte dei numerosi contributi che hanno messo in luce, specialmente negli ultimi dieci anni, alcuni degli ambienti intellettuali più influenti nella vita del cardinale, quali Padova, Basilea o la Roma di Pio II, non si registra­ no lavori ampi o specifici sull'interazione con gli uomini di spicco dell' avan­ guardia a lui contemporanea, nonostante i rapporti epistolari e personali con molti di essi siano ormai unanimemente riconosciuti. Fanno eccezione un saggio di Kurt Flasch, Cusano e gli intellettuali italiani del Quattrocento, pubblicato nel 2002, e uno di Cesare Vasoli, Cusano e la cultura umanistica fiorentina, pubblicato nel 2004, che sentono il bisogno di puntualizzare e ribadire alcune evidenze materiali, troppo spesso rimaste nell'ombra e che saranno ricordate fra poco.2 Proprio recentemente, anche Tatiana Ragno, nel suo In coniecturis ambulantes. Verità e conoscenza nel pensiero di Niccolò Cusano, ha dedicato alcune considerazioni utili a riguardo.3 Eppure, il tema è tutt'altro che marginale, sia a livello di ricostruzione storica degli eventi e delle opinioni, sia a livello filosofico tout court. Se i contatti continui con I E. GARIN, Cusano e i platonici italiani del Quattrocento, in Nicolò da Cusa. Relazioni tenute al Convegno Interuniversitario di Bressanone nel 1 960, a cura di G. FLORES, Firenze, Sansoni, 1 962,

pp. 75- 1 00. z Cfr. K. FLASCH, Cusano e gli intellettuali italiani del Quattrocento, in C. VAsou, Le.filosofie del Rinascimento, Milano, Mondadori, 2002, pp. 1 75- 1 92; C. VASOLI, Niccolò Cusano e la cultura uma­ nisticafiorentina, in Nicolaus Cusanus zwischen Deutschland und Italien, Beitrage eines deutsch­ italienischen Symposiums in der Villa Vigoni, hrsg. von M. THURNER, Berlin, Akademie Verlag, 2002, pp. 76-90. 3 Cfr. T. RAGNO, In coniecturis ambulantes. Verità e conoscenza nel pensiero di Niccolò Cusano, Roma, Aracne, 20 1 3 , pp. 25 e sgg.

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PARTE PRIMA - CUSANO E IL SUO TEMPO

Giuliano Cesarini, Niccolò Albergati, Leon Battista Alberti, Poggio Brac­ ciolini, Lorenzo Valla e con i pontefici Niccolò V e Pio Il, solo per citarne alcuni, danno un senso e una direzione alla scrittura della biografia di Cu­ sano,4 e dunque a molte delle vicende del cuore del Quattrocento europeo, il confronto serrato con la posizione di costoro è assolutamente essenziale per comprendere il progetto culturale di cui egli si fa promotore e gli stru­ menti prescelti allo scopo. Senza un confronto privo di concessioni a cliché storiografici consolidati e suadenti, come quello della modernità dei vari pensatori, la figura di Cusano resterebbe quella di uno dei tanti uomini di Chiesa, sensibile e aperto alle novità del tempo. In gioco, invece, c'è molto di più, in prima istanza per la comprensione del passato, ma non soltanto. Gli articoli di Flasch e di Vasoli, quasi a difendere Cassirer che collocava il Nostro al centro della scena umanistica,5 respingono l'estraneità alle di­ scussioni del tempo, di cui sarebbe una prova l'eco pressoché nulla in Mar­ silio Ficino, ipotizzata da Garin. Le prove di un coinvolgimento totale sono, al contrario, innegabili, così come la circolazione in ambiente italiano delle sue idee anche prima di Giordano Bruno. Non soltanto i ripetuti soggiorni nella Penisola e nelle sedi conciliari gli fanno stringere saldi legami con i personaggi sopracitati, ma il suo comportamento è quello di un umanista: cerca codici in maniera indefessa, ammira i testi antichi, soprattutto plato­ nici, e cerca continuamente di procurarsene le traduzioni latine.6 Sono ri­ cordati da Vaso li, in proposito, i profili di Ambrogio Traversati, che traduce per lui Dionigi e Diogene Laerzio, Giovanni Andrea de' Bussi, il segretario che copia una pletora di manoscritti, e Pietro Balbi, che gli consegna la versione latina della Teologia platonica di Proda, mentre la traduzione del Parmenide è curata con tanto di dedica da Giorgio Trapezunzio.7 Per non omettere nulla, sono menzionati anche Paolo dal Pozzo Toscanelli, umani­ sta e matematico conosciuto a Padova, e l'arcivescovo di Milano Francesco 4 Per una rassegna attenta e circostanziata dei personaggi e dei luoghi che segnano la vita di Cusano, con relativa bibliografia, cfr. M. WATANABE, Nicholas of Cusa. A Companion to His Life and His Time, ed. by G. CHRISTIANSON and T. M. IZBICKI, Burlinghton, Ashgate, 201 1 . Naturalmente, lo strumento principale, che raccoglie le fonti dirette, resta sempre Acta Cusana. Quellen zur Lebensgeschichte des Nikolaus von Kues, l Band, 4 Lieferungen, hrsg. von E. MEUTHEN, Hamburg, Meiner, 1 983 . 5 Cfr. E. CASSIRER, Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento, trad. it. di F. FEDERI CI, Firenze, La Nuova Italia, 1 992, pp. 79- 1 1 8 . 6 A riguardo, s i veda anche T. GREGORY, Translatio linguarum. Tradizioni e storia della cul­ tura, Firenze, Olschki, 20 16, pp. 36 e sgg. 7 Cfr. infra, parte III, cap. l, nota 3 1 e parte I V, capitolo Il, nota 42. Sulla figura del Tra­ pezunzio, la monografia di riferimento è J. MoNFASANI, George of Trebisond. A Biography and a Study of His Rhetoric and Logic, Leiden, Brill, 1 976.

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l. L'U M A N E S I M O DI N I C C O LÒ CUSANO

Pizolpasso, al quale Cusano è legato da una fitta corrispondenza. Flasch, dal canto suo, sottolinea tre aspetti determinanti: l'influenza del De staticis experimentis su Leon Battista Alberti; la dottrina dell'unità della religione nel genere umano in Marsilio Ficino; la presenza dell'idea di coincidenza nell'opera di Giovanni Pico della Mirandola. Ragno riprende sostanzial­ mente le acquisizioni di Vasoli e sottolinea l'importanza di Bessarione, di Pletone e della cerchia di Niccolò V, che comprende anche Giannozzo Manetti, Vespasiano da Bisticci, Pier Candido Decembrio. 8 Al contempo, procede a qualche rilievo critico, teso a stabilire una distinzione: l'amore per i classici è innegabile, ma Cusano non è affatto un cultore della lingua; scrive in un latino poco elegante, infarcito di ripetizioni; non conosce il greco, se non in tarda età, e non considera affatto indispensabile un'inda­ gine filologica sui testi, al fine di penetrarne il contenuto; il mestiere degli umanisti è in fondo, soltanto qualcosa che gli facilita il lavoro e che può diventare anche nocivo come si legge nell'elogio dell'idiota. Si tratta di elementi significativi, soprattutto quest'ultimo - lo iato con Valla sarà pro­ fondo - ma niente affatto sufficienti a formare un quadro chiaro ed esau­ stivo. Il clima è lo stesso, molti dei testi letti e studiati sono gli stessi. Ma fin qui siamo soltanto alle informazioni indispensabili. Come si colloca l'autore rispetto all'ambiente di cui fa parte? In quale misura ne condivide i mezzi e i fini? Oltre a Platone e ai neoplatonici, quali classici vengono letti? E perché? Quali conseguenze se ne traggono? Una ricerca che, a par­ tire dai dati empirici disponibili, ignori questi interrogativi, lascerà sempre una questione decisiva insoluta. Occorre, dunque, muoversi alla riflessio­ ne. Gli ambiti nei quali confrontare Cusano e gli umanisti - per capire se e in che senso si possa parlare di un 'umanesimo' cusaniano - potrebbero essere innumerevoli. In questa sede, per limiti di tempo e comodità espo­ sitiva, ne scegliamo alcuni: l'atteggiamento nei confronti delle istituzioni culturali; la concezione del sapere e i rapporti fra le discipline; il ruolo della natura; la funzione della storia; il fine della filosofia. Sono tematiche vaste e fondative, che richiederebbero ciascuna uno spazio di approfon­ dimento proprio. La difficoltà a circoscrivere l'oggetto di studio, nonché la sua complessità, tuttavia, mai ha costituito una ragione credibile per la quale lo studioso dovesse astenersi dal comunicare i risultati della sua ricerca, anche se parziali. L'aspetto che sembra avvicinare maggiormente Cusano all'umanesi­ mo è la critica rigorosa tanto alle università, ancora legate agli statuti me8 Sulla figura e sull'attività culturale di Niccolò V, si veda G.L. COLUCCIA, Niccolò V umani­

sta: papa e riformatore, Venezia, Marsilio, 1 998, in particolare, pp. 24 1 -3 1 6.

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PARTE PRIMA - CUSANO E IL SUO T E M P O

dievali, quanto agli ordini monastici. Agli occhi dei nuovi intellettuali, le prime sono diventate i centri di una conoscenza ripetitiva ed astratta, che si sfianca nell'inutile e ridondante pratica del commento e finisce per per­ dere di vista i contenuti. I maestri secolari si appigliano ad autorità che sono fuori dal tempo e ignorano completamente tanto gli sviluppi ultimi della ricerca - soprattutto nella filosofia naturale - quanto le contingenze storiche e politiche dalle quali deve partire un pensiero che voglia essere effettuale. Sono diventate isole elitarie che servono la vanità e non il pro­ gresso di quei pochi che possono frequentarle.9 Gli umanisti della seconda generazione post-petrarchesca fanno di questo attacco alle istituzioni una delle loro bandiere pedagogiche. È innanzitutto il metodo ad essere ina­ deguato. Il mancato colloquio tra scrittore e lettore - in vista del quale è stato lanciato il celebre invito ad fontes! sia a livello del controllo lingui­ stico, sia a livello della comprensione dello spirito del testo, abbandona gli studenti all'errore, all'imperfezione, agli inganni causati, volontariamente o involontariamente, dalla tradizione storica. Per di più, la modalità della lezione frontale e il ricorso ultimo alla determinatio magistralis nelle quae­ stiones disputatae condannano gli ascoltatori alla passività e alla rassegna­ zione riguardo a una formulazione veritativa che deriva dall'esterno. 10 È invece il dialogo socratico, declinato alla maniera ciceroniana, che deve essere prescelto. 1 1 Nel tempo dell' otium - inteso non già come rinuncia, ma come distanziamento necessario per la lettura e la lucida formulazione del pensiero civile - gli interlocutori, ci dicono Maffeo Vegio e Guarino Veronese, devono discutere in libertà, pariteticamente, guidati unicamen­ te dalla passione per l'argomento e senza l'obbligo di raggiungere alcuna -

9 In proposito, cfr. E. GARIN, La concezione dell'università in Italia nell 'età del Rinascimento, in n pragmatismo degli intellettuali. Origini e primi sviluppi dell 'istituzione universitaria, a cura di R. GRECI, Torino, Scriptorium, 1 996, pp. 1 65- 1 74. I o Sui card ini della rivoluzione pedagogica umanistica, si veda ora M. Rossi, Pedagogia e corte nel Rinascimento italiano ed europeo, Venezia, Marsilio, 20 1 6 , in particolare pp. 2 1 -6 1 . Im portanti sono anche D.A. LINES, From Schools to Courts: Renaissance Ethics in Context, in Rethink­ ing Virtue, Riforming Society: New Directions in Renaissance Ethics, c. 1350-c. 1 650, ed. by Io. and S. EBBERSMEYER, Turnhout, Brepols, 20 1 3 , pp. 5 7-79 e R. BLACK, Humanism and Education in ­

Medieval and Renaissance Italy. Tradition and Innovation in Latin Schools from the Twe!fth to the Fifteenth Century, Cambridge, Cambridge University Press, 200 1 . Per un'analisi più specifica del ruolo dell 'intellettuale, si rinvia alla monogra fia di R. G. Wirr, L'eccezione italiana. L'intellettuale laico nel Medioevo e l 'origine del Rinascimento (800-1300), Roma, Viella, 20 1 7. I I Cfr. M. PELLEGRINI, Religione e umanesimo nel primo Rinascimento, Firenze, Le Lettere, 20 1 2 , pp. 26-27: «Dunque, l'umanista è un uomo evoluto che non vale tanto per quello che sa, né solamente per quello che scrive, quanto soprattutto per come vive e per il suo valore di modello vivente di umanità compiuta. La notazione marginale: con l'esordio dell'umanesimo rinasce il mito di Socrate come uomo dalla straordinaria personalità educativa, capace di ammaestrare semplicemente attraverso il proprio modo di vivere».

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l . L'U M A N E S I M O DI N I C C O LÒ CUSANO

conclusione. 12 Così, è nell'attitudine più che nel possesso di nozioni che gli umanisti intendono formare gli intellettuali. Altrettanto perniciose sono le scuole e le istituzioni monastiche. 13 Sottraggono gli individui alla loro dimensione più propria, ossia il tempo, privano la collettività dei loro con­ tributi e non li preservano affatto dai vizi, nonostante il proliferare del fe­ nomeno delle Osservanze. Già Colucci o Salutati, nel 1 396, scrive il De fato et fortuna, nel quale il primato della vita attiva su quella contemplativa è affermato con veemenza; nelle Epistole, poi, palesa alla sua epoca il dovere morale di combattere nel mondo e per il mondo. «Standum in acie», egli scrive, «conserende manus luctandumque pro iusticia, pro veritate, pro ho­ nestate». 14 La polemica anti-monastica coinvolge anche Poggio Bracciolini e Lorenzo Valla. Poggio, che muore pochi anni prima di Cusano, esercita sarcasmo e satira nei confronti della classe ecclesiastica, il cui abito non conferisce alcun merito presso Dio, né costituisce un ausilio sulla via della santità. A guidare i chierici è sovente l'ipocrisia e l'ingordigia, il desiderio di essere mantenuti dalla collettività. Famoso è il trattato Contra hypocri­ tas, così come l'Oratio tenuta addirittura al Concilio di Costanza nel 1 4 1 7. Valla, dal canto suo, scrive il De professione religiosorum, nel quale rifiuta espressamente l'idea del sacrificio meritorio. Il voto non è nulla più che una promessa e, se non è accompagnato dalle opere, non può valere come azione virtuosa. L'uomo, del resto, ha nella propria ragione lo strumento sufficiente a distinguere il bene e il male sul piano empirico e a produrre un comportamento giovevole a se stesso e al prossimo: così come si sono ridotti, gli Ordini sono poco più che un feticcio. Cusano rifiuta per tutta la sua vita sia la via universitaria, sia la via mo­ nastica. Troppo forti sono i limiti che ravvisa in entrambe. Le università sono dominate da un unico paradigma di ragione, quello della secta aristo­ telica, per dirlo con le sue parole, e negano ciò che è chiaro a tutti da molto 1z Cfr. M. Rossi, La rete europea di Guarino Veronese alla corte estense (1429-1460), in ID , Peda­ gogia e corte ne! Rinascimento italiano ed europeo, cit. , pp. 1 53-2 1 0. Vale la pena citare anche un bel­ lissimo passo del De ingenuis moribus di Pier Paolo Vergerio, ora edito in Humanist Educational Treatises, ed. and transl. by C .W KALLENDORF, London-Cambridge (MA), Harvard University .

Press, 2002, p. 45: > (L. BRUNI, Opere letterarie e politiche, a cura di P. Vm, Torino, Utet, 1 996, p. 202) . 1 9 Cfr. M. PELLEGRINI, Religione e umanesimo nel primo Rinascimento, cit. , p. 1 20: «La sele­ zione delle Arti liberali veramente fruibili, operata dalla pedagogia umanistica, scartò dunque la dialettica o scienza del ragionamento e con essa implicitamente anche la logica o scienza del pensiero, mentre elevò la retorica a una posizione suprema. Soprattutto, lasciò cadere tutte e quattro le discipline del Quadrivio. In compenso, incluse materie come la storia e la filosofia morale, che per il loro valore magistrale vennero condotte in primo piano. Il nuovo curriculum così foggiato non copriva l'area delle discipline che si studiavano all'università medievale: teo­ logia, giurisprudenza, medicina, logica, metafisica, filosofia naturale. La pedagogia si presentò come un tirocinio in un settore parziale del sapere, prescelto per la sua capacità di risvegliare la passione conoscitiva di un individuo avviato a maturità, attraverso la stimolazione della sua coscienza etica>>.

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PARTE PRIMA - CUSANO E IL S U O TEMPO

di Aristotele, a dispetto dell'antropologia che veicolano; la poesia, infine, è liberata da quell'alone di edonismo e sensualità, che l'aveva fatta condanna­ re. Si potrebbe persino dire, scrive Petrarca, nelle Familiares, che «la teolo­ gia è la poesia che ha per oggetto Dio». 20 La concezione del sapere e dell'e­ ducazione cusaniana è evidentemente ben altra. Se nessun autore è inutile, perché è parte infinitesimale e irripetibile dell'espressione della verità, e dunque la contiene, non è sul piano concreto della prassi e della pedagogia che bisogna operare, bensì sulla comprensione della natura della mente e dei suoi procedimenti conoscitivi, in modo da indirizzare correttamente il pensiero. Più importante dei libri che si leggono è il modo in cui si ragiona. Si può arrivare al vero, anche costruendolo passo dopo passo a partire dall'osservazione degli oggetti più semplici, quali un cucchiaio di legno.2 1 Nella filosofia di Cusano, quindi, non si rovescia alcun canone. Le arti del quadrivio sono le maggiormente predilette - soprattutto l'aritmetica e la geometria occupano gran parte delle sue fatiche - e non c'è alcun segno dell'irruzione di classici che producano una rivoluzione culturale. Di reto­ rica il Nostro non si occupa e la presenza di Cicerone e Quintiliano non è rilevante da alcun punto di vista; l'Etica e la Politica sono utilizzate molto meno della Metafisica, della Fisica e del De anima, che è l'opera alla quale si ricorre nella maniera più significativa e costante. I testi della tradizione pla­ tonica sono senza alcun dubbio comuni con la temperie umanistica; non è, tuttavia, attorno ai dialoghi tradotti da Leonardo Bruni che si costruisce la speculazione cusaniana. 22 Gli architravi sono Dionigi e Proclo, che egli co­ mincia a discutere nei suoi scritti prima ancora di poter disporre delle tra­ duzioni di matrice umanistica. Sappiamo che prega con insistenza Balbi di fargli avere la versione latina della Teologia platonica, perché non dispone del testo completo, e non perché deprechi le versioni medievali, nelle quali legge e glossa senza problemi il Commento al Parmenide. La lingua latina è uno strumento, come ha colto opportunamente Tatiana Ragno alla quale zo Epistolae adfamiliares, x 4. n testo dell'epistola, che è del 1 349 , si trova in F. PETRARCA, Le familiari. Libri I-V, a cura di U. DoTTI , Roma, Aragno, 2004, Il, pp. 1 406- 1 429. Z I Cfr. Idiota de sapientia (d'ora in poi De sap.), I 7, 1-3 : >, XXX, 1 983 , pp. 40-64; G. PoMARO I manoscritti lulliani di Cusano: lo status quaestionis, in Niccolò Cusano - L'uomo, i libri, l'opera, cit., pp. 1 83-222. Nell'ambito del secondo gruppo, invece, è opportuno tenere presenti: Ramon Llull und Nikolaus von Kues: eine Begegnung im Zeichen der Toleranz, Akten des internationalen Kongresses zu Ramon Llull und ,

,

Nikolaus von Kues (Brixen und Bozen, 25.-27. November 2004), hrsg. von E. BIDESE, A. Fmo­ P. RENNER, Turnhout, Brepols, 2005 e M . M . M . RoMANO, Quale incontro tra Cusano e Lullo? Elementi per un paradigma di lullismo, in Niccolò Cusano - L'uomo, i libri, l 'opera, cit., pp. 125-148; P.R.BLUM, The Analogy of Divine Creation in Raymond Lull and Nicholas of Cusa, «Archivio di filo­ sofia>>, LXXXIV, 86, 20 1 6 / 3 , pp. 1 1 7- 1 28. Si veda anche T. MtiLLER, Der junge Cusanus, Miinster, Aschendorff, 20 1 3 , pp. 87-88, 1 1 0- 1 1 4, 1 1 6, 1 1 8, 1 3 5 , 1 75 . RA,

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PARTE PRIMA - CUSANO E IL S U O T E M P O

zato dal ruolo cosmogonico, prima ancora che soteriologico, dell'incar­ nazione.34 Nell'uomo è portato alla massima espressione tutto ciò che è contenuto nell'universo. È per questo che, assumendo la natura umana, il Verbo congiunge con il Padre, e costituisce antologicamente, ogni singola creatura. Dio, attraverso il Verbo, è nel mondo e, attraverso il mondo, è nell'uomo. Lungi dall'avvenire attraverso la fuga mundi, ma anche attraver­ so una riduzione del campo d'indagine, la realizzazione dell'uomo avviene attraverso la conoscenza di sé, che non va intesa né in senso socratico, né in senso etico-sapienziale. Conoscere se stessi significa, piuttosto, ricono­ scersi come rnicrocosmo e come deus occasionatus o deus humanatus. Ecco perché, alla preghiera del De visione Dei, che chiede con accenti di sconfor­ to come è possibile per l'uomo adempiere al compito che lo invera, cioè cercare e cogliere Dio, questi risponde: «Sis tuus et ergo ero tuus».35 È la co-appartenenza di Dio, uomo e mondo che garantisce la conoscenza e la sua legittimità. Come si diceva poc' anzi, a proposito del fondamento antologico, siamo di fronte ad una co-appartenenza sempre imprecisa, che non permette la conoscenza di alcunché, senza il più e il meno. Eppure, sebbene indiscernibile e riducibile quasi ad un punto infinitesimale, questa metessi fa sì che l'essere non sia mai nulla e che la mente, il linguaggio e il mondo non siano mai completamente irrelati. La convinzione ferrea che il poco o il pochissimo non sia il non-essere e che la conoscenza limitata non sia l'ignoranza pura e semplice rappresenta il cuore più intimo e nascosto dell'umanesimo di Niccolò Cusano, al quale si dedicheranno le considera­ zioni conclusive. 2.

LA QUESTIONE TEORETICA

In queste pagine si è cercato di mettere in luce un aspetto di una pagina 'significativa' della storia della filosofia occidentale - ma già nel momento in cui si usa questo aggettivo ci si dovrebbe chiedere: 'perché'?, 'per chi'?, 34 S u Cusano e Pico, s i vedano K. FLAS C H , Nikolaus von Kues und Pico della Mirandola, , XIV, 1 980, pp. 1 1 3- 1 20; V.S. MEIER-0ESER, Die frUhe Bekanntheit der ,coincidentia oppositorum' aufterhalb Deutschlands Giovanni Pico della Mirandola, in Io. , Die Priisenz des Vergessenen. Zur Rezeption des Nicolaus Cusa­ nus vom 15. bis zum 1 8 . jahrhundert, Miinster, Aschendorff, 1 989, pp. 3 1 -34; P. M . WATIS, Pseudo­

Dionysius the Areopagite and three Renaissance Neoplatonists. Cusanus Ficino & Pico on Mind and Cosmos, in Supplementum festivum. Studies in honor of Pau! Oskar Kristeller, ed. by ]. HANKINS,

]. MoNFASANI and F. PURNELL, Jr. , Binghamton (NY), Medieval and Renaissance Texts and Stu­ dies, 1 987, pp. 279-298. 35 De visione Dei (d'ora inpoi De vis. ), VII 25, 13-14.

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I. L' UMANESIMO DI N I C C O LÒ CUSANO

'a quale scopo'? - finora non sufficientemente illustrato dalla critica. Ma perché proprio ora, in questa sede, è opportuno parlarne? Perché si è scel­ to il tema dell'umanesimo di Niccolò Cusano? Dire che tutti i temi che riguardano i protagonisti della storia della nostra cultura sono significativi equivarrebbe a non rispondere, è fin troppo evidente. Dire che chi vi parla ha studiato l'autore e quindi può fornire un contributo più preciso di quan­ to non possa fare su altre questioni è altrettanto ovvio, quanto inutile, se si vuole cercare una funzione e una propositività nel sapere. Non è affatto vero, banalmente, che tutti i temi e tutti gli autori sono importanti e sono significativi. L'importanza e la significatività è data sempre da qualcuno che cerca qualcosa nel tema. Per quella persona e per quella cosa, per quell'obiet­ tivo, il tema è significativo, non a prescindere. Benedetto Croce ci dice, in Teoria e storia della storiografia, che tutta la storia è storia contemporanea, il che vuol dire che ogni tema diventa storia solo quando scaturisce da un bisogno contemporaneo. Altrimenti, benché noto, resta lì ed è solo notizia, cronaca, ma non è vivo. Se chi scrive dà per scontata non soltanto la dignità ma addirittura l'utilità, l'urgenza scientifica e antropologica dell'argomen­ to che tratta, c'è solo tecnica e non c'è più pensiero. Pensare che lo studio della storia della filosofia si autogiustifichi è insostenibile all'interno del panorama della filosofia contemporanea, analitica o continentale che sia, per chi ami le classificazioni. Il compito di noi studiosi, pertanto, reso sem­ pre più necessario dalla crisi epistemologica e dal disorientamento spesso provocato da una molteplicità di approcci che non comunicano fra loro, è ripensare la funzione della nostra disciplina. In questa direzione, chi scrive si sforza di motivare filosoficamente la scelta della propria ricerca: la rifles­ sione sull'umanesimo scaturisce dalla convinzione della necessità di salvare la natura costruttiva del pensiero nella sua relazione con il mondo esterno, pena cadere nel solipsismo e nella rinuncia alla 'civile conversazione'. Si trat­ ta, ovviamente, di una strada già percorsa da personaggi illustri - Jiirgen Habermas su tutti - che non hanno accettato di restringere la filosofia ad un'analisi logico-formale degli enunciati e delle loro condizioni di verità. Anche il recente dibattito sul realismo ne risulta giocoforza implicato. Ora, ciò che è opportuno chiedersi è quali strumenti e quali suggestioni può for­ nire allo scopo Niccolò Cusano. La risposta è che vi è un motivo fondamen­ tale: se è vero che dai primi capitoli del De docta ignorantia sappiamo che la conoscenza avviene in virtù della misura posta dalla mente, è altrettanto vero che soltanto una lettura superficiale può considerare l'oggetto misu­ rato come meramente esterno. La mente è in grado di misurare il mondo, perché virtualmente lo contiene, perché mente e mondo sono da sempre inestricabili. Se la mente non avesse nulla del mondo, non potrebbe misu­ rarlo né formulare proposizioni su di esso; se il mondo non avesse nulla -

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PARTE P R I M A - CUSANO E IL SU O TEMPO

della mente resterebbe refrattario, inaccessibile ad ogni misura, totalmen­ te ignoto. Tornando alla questione contemporanea, è l'intesa fra soggetti comunicanti, alla quale chi sostiene r anti-realismo nel momento in cui lo sostiene deve ricorrere, a garantire resistenza del mondo esterno, seppure sia, quanto alla sua essenza, una x sconosciuta. Hilary Putnam - discusso in I tali a da Carlo Sini 36 e Maurizio Ferraris 37 - scrive che la mente e il mondo, uniti, costituiscono la mente e il mondo. È un'affermazione che la filosofia cusaniana aiuta a pensare, così come il suo corollario: la fiducia nelle no­ stre facoltà e nella loro possibilità di migliorare le condizioni di vita di ogni tempo, attraverso r esercizio e la trasmissione, non è ingenua né assurda. E l'umanesimo non è impossibile.

3 6 Cfr. C . SINI, Idoli della conoscenza, Milano, Raffaello Cortina, 2000. 3 7 Cfr. M. FERRARIS, n milnifèsto del nuovo realismo, Roma-Bari, Laterza, 20 1 2 .

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CAPITOLO SECONDO

LA TOLLERANZA: UN CONCETTO MODERNO?

l. ALCUNI RILIEVI PRELIMINARI

La questione della relazione di Cusano con l'idea di tolleranza, per come è andata maturandosi nel corso della cultura occidentale, è stata spesso sollevata all'interno del dibattito storiografico, con modalità e punti di vista anche molto differenti. Più precisamente, ha trovato innanzitutto il suo spazio in due amplissimi filoni, quali la battaglia circa la 'legittimità dell'età moderna', per usare il titolo di un famoso libro di Hans Blumen­ berg, al quale si farà a breve riferimento, 1 e la plurisecolare polemica fra cattolici e protestanti, riguardo alla posizione di autori decisivi precedenti all'età della Riforma. Tali tematiche hanno dominato a lungo, a partire da­ gli anni '80 dell'Ottocento, la mente dei teologi, di impronta più confes­ sionale, e dei filosofi della storia. 2 N egli ultimi trent'anni, invece, benché le letture militanti non siano scomparse, gli studi hanno messo a fuoco in maniera esponenzialmente efficace la specificità della figura di Niccolò Cusano, collocandola soprattutto nel contesto della crisi conciliare, del Pic­ colo Scisma e dei primi, faticosissimi, sforzi da parte di alcuni intellettuali di connettere umanesimo e rinnovamento della Chiesa. Ai contributi più circoscritti e particolari, si è affiancato il completamento del lavoro di edi­ zione critica, che ha finalmente reso fruibile il corpus degli scritti nella sua totalità. Del 20 1 4 è, infatti, la pubblicazione del volume XV l l degli Opera omnia, l'ultimo in ordine cronologico, che si intitola Opuscola bohemica. An­ che la formulazione, embrionale o compiuta, del concetto di tolleranza I Cfr. H. BLUMENBERG, La legittimità dell'età moderna, trad. it. di C. MARELLI, Genova, Ma­ rietti, 1 992. 2 Per una rassegna, breve ma esplicativa, della storia della Cu.sanu.s-Forschung, si veda M. Mo­ SCHINI, Cusano nel tempo. Letture e interpretazioni, Roma, Armando, 2000. Importante ora anche D. MONACO, Nicholas of Cusa: Trinity, Freedom and Dialogue, Miinster, Aschendorff, 201 6, pp. 1 1 8- 1 49.

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PARTE PRIMA - CUSANO E IL SUO TEMPO

è stata di conseguenza analizzata, sia in relazione alla sopravvivenza nel­ le pagine cusaniane delle velleità universalistiche di Raimondo Lullo,3 sia, soprattutto, in relazione alla lettura del De pace fidei e dell'atteggiamento del cardinale all'indomani della caduta di Costantinopoli nel maggio 1453 .4 Se le grandi letture hanno dunque avuto il merito di imporre con forza la centralità di temi che non appartengono mai soltanto alla comprensione storica, i lavori più recenti hanno fatto in modo di rendere tali temi più sfumati, complessi e di nuovo vivi e disponibili alla contemporaneità. E proprio questo è stato l'intento dichiarato di Nicoletta Tirinnanzi, alla qua­ le questo volume è dedicato, come filosofa: coniugare l'imprescindibilità antropologica di determinate conquiste con l'acribia filologica, in modo da mettere a disposizione dei lettori e degli studenti non vuote bandiere, bensì strumenti reali di analisi e di azione. Per dire ancora qualcosa di uti­ le al riguardo, pertanto, è necessario richiamare le acquisizioni generali, filosofiche e teologiche, della critica e ridiscuterle alla luce delle nuove co­ noscenze messe a disposizione degli studiosi. Si vedrà, auspicabilmente, ciò che c'è ancora da chiarire e si dissiperà un equivoco, tipico di chi cerca i precursori, che spesso affligge le storiografie ancora pregne di teleologia, laica o confessionale che sia. Le due posizioni classiche, considerate ormai paradigmatiche, in quan­ to non ideologiche, riguardo alla controversia sulla modernità, sono quelle di Hans Blumenberg e di Ernst Cassiser. Il primo vede l'insorgere della modernità nella neutralizzazione antologica del cosmo. Quando non sol­ tanto non vi sono più luoghi naturali, ma tutti i punti e gli eventi hanno lo stesso senso e principio di intelligibilità, si è definitivamente fuori da un contesto teologico e dunque medievale. Cusano, pertanto, che pure assesta dei colpi decisivi alla fisica aristotelica, prefigurando Copernico e Galilei, mantiene nell'incarnazione un centro ineludibile sia da un punto di vista cosmogonico che antropologico.5 Se tutti gli eventi si equivalgono da un punto di vista fisico, certamente non si equivalgono da un punto di vista antologico, giacché la molteplicità è comunque pensata in termini assiologici. La prospettiva di una nuova cosmologia si arena così in una visione cristocentrica che lascia Cusano al di qua della soglia del moderno. Il passaggio decisivo sarà compiuto da Giordano Bruno, la cui intuizione dell'infinito oltrepassa d'un colpo il geocentrismo aristotelico e l'antropo3 Per quanto concerne gli studi su Cusano e Lullo, cfr. supra, parte l, cap. l, nota 33. 4 A riguardo, rimandiamo al volume di D . MoNACO, Cusano e la pace della fede, Roma, Città Nuova, 20 1 3 . 5 Cfr. in.fra, parte III, cap. II.

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I l . LA TOLLERANZA: UN C O N C ETTO M O D E RNO?

centrismo biblico. 6 Cassirer, dal canto suo, guarda alla soglia del moderno dal punto di vista gnoseologico e scorge nell'approccio soggettivistico e prato-trascendentale del De docta ignorantia e del De coniecturis il vero in­ cipit. Per di più, la determinazione del processo conoscitivo inteso come proporzione e comparazione conduce all'inconoscibilità del vero in sé con le categorie del finito e prepara il passaggio dalla logica aristotelica alla teo­ logia mistica. 7 Per lui, Cusano è già moderno perché la sua gnoseologia condiziona e depotenzia nettamente la sua ontologia: il suo occhio è un occhio che cerca in primo luogo le condizioni di possibilità della conoscen­ za. Queste riflessioni sono state riprese negli ultimi anni in maniera molto proficua da Klaus Kremer, in particolare nella sua monografia Praegustatio naturalis sapientiae. Gott suchen mit Nikolaus von Kues, pubblicata nel 2004.8 Ora, se si prescinde un momento dalla differente collocazione attribuita da entrambi i filosofi al nostro personaggio, è chiaro che essi considerano mo­ derno un pensiero che non fa più dipendere il senso e la dignità della vita dell'uomo dalla delineazione di una cornice antologica ben definita e ge­ rarchicamente concepita. Tutto ciò sarà molto prezioso quando si cercherà di capire se ed eventualmente quale idea di tolleranza si agiti nelle opere di Cusano. Passando poi a considerare il secondo filone, nel quale si è inserita la problematica della tolleranza, vale a dire la polemica cattolico-luterana, non si può che constatare la sua minore produttività. La 'guerra fredda' fra gli storici delle due confessioni ha fatto sì che si accentuassero determinati tratti del pensiero di Cusano relativi alla natura della Chiesa, al libero ar­ bitrio e alla funzione dei sacramenti in maniera isolata e unilaterale, senza illuminarli né con l'insieme delle sue opere, né con le circostanze politiche nelle quali egli esercitava la sua attività. Scarsamente produttiva sotto il ver­ sante concettuale, la polemica ha avuto paradossalmente il merito di porre l'attenzione su due punti cardine, che possono perfettamente fungere da filo conduttore per la riflessione sull'idea di tolleranza: si tratta della svolta del 1 43 7, anno in cui Cusano e molti altri esponenti dello schieramento conciliarista passano dalla parte di Eugenio IV, e dell'interpretazione del De pace .fidei, opera cui si è già accennato e alla quale la critica ha continua­ to a prestare attenzione. Alcuni cattolici, come Ludwig von Pastor o Paul 6 Per un confronto più ampio fra i due autori, supportato da ricerca materiale, si veda P. SECCHI, «Del mar più che del ciel amante». Bruno e Cusano, Roma, Storia e Letteratura, 2006. 7 Cfr. , in particolare, E . CASSIRER, Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento, cit., pp. 9-78. s Cfr. K. KREMER, Praegustatio naturalis sapientiae. Gott suchen mit Nikolaus von Kues, Miinster, Aschendorff, 2004. Rilevante, a riguardo, è soprattutto la prima parte, Erkennen bei Nikolaus von Kues. Apriorismus - Assimilation - Abstraktion, pp. 1 -9 1 .

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PARTE PRIMA - CUSANO E IL S U O TEMPO

de Vooght, autori peraltro di volumi quanto mai consistenti, sminuiscono il De concordantia catholica come un'opera giovanile ed esaltano la svolta papalista; 9 altri, come Bruno Decker ed Étienne Gilson presentano il De pacefidei come l'affermazione universale dei dogmi cattolici. 10 In ambiente protestante, al contrario, alcuni, come Alexander ]. Carlyle e John N. Fig­ gis, sottolineano gli accenti più progressisti del De concordantia catholica; 1 1 altri, come Ludwig von Bartalanffy leggono la religione prefigurata da Cu­ sano come la religione naturale illuministica. 1 2 Per uscire dall' impasse in modo produttivo, non resta che calare le idee nel contesto dal quale sono scaturite. 2.

LA SVOLTA DEL

'37

Cusano giunge a Basilea il 22 febbraio 1 432. Non è ancora prete, si tro­ va al seguito, in veste di giurista, di Ulrich von Menderscheid, che ha deciso di appellarsi al concilio per contestare la risoluzione di Martino V, il quale ha assegnato d'autorità l'arcivescovado di Treviri a Rabano di Helmstadt. 13 Sono anni convulsi per la Chiesa, che vede in pericolo la sua stessa soprav­ vivenza come organismo unitario, capace di esercitare un potere reale, sia sul piano spirituale che sul piano temporale. Uscita dal drammatico scisma tricipite proprio con l'elezione al soglio pontificio di Oddone Colonna e reduce dal grottesco fallimento del concilio di Pavia e Siena del 1424, essa precipita nella sua crisi giuridica più profonda con il concilio di Basilea, la cosiddetta 'crisi conciliare'. Quando Cusano vi giunge, il conflitto fra Roma, rappresentata ora da Eugenio IV, e i padri riuniti in assise è asperri­ mo. Il nuovo papa prosegue formalmente la politica del suo predecessore, 9 Cfr. L. VON PASTOR, Storia dei papi nel periodo del Rinascimento (Martino V, Eugenio Iv, Niccolò V, Calisto III) fino all'elezione di Pio II, nuova versione italiana di A. MERCATI, Roma, De­ sclée, 1 93 1 , p. 296; P. DE VOOGHT, n conciliarismo a Costanza e a Basilea, in n concilio ed i concili: contributo alla storia della vita conciliare della Chiesa, a cura di B. BOTTE et. al. , Roma, Edizioni

Paoline, 1 960, pp. 209-260. I O Cfr. B. DECKER, Nikolaus von Kues und der Friede unter den Religionen, in Humanismus, Mystik und Kunst in der Welt des Mittelalters, hrsg. von J. KocH, Leiden, Brill, 1 959; É . GILSON, La città di Dio e i suoi problemi, trad. di L. DERLA, Milano, Vita e Pensiero, 1959. II Cfr. R. W CARLYLE - A.-]. CARLYLE, n pensiero politico medievale, a cura di L. FIRPO, 4 voli . , Roma-Bari, Laterza, 1 968, IV; J.N. FIGGIS, Studies of Politica! Thoughtfrom Gerson to Grotius, New York, Harper & Brothers, 1 960. 1 2 L. voN BARTALANFFY, Nikolaus von Kues, Miinchen, Miiller, 1 928. 1 3 Su tutta la contesa, cfr. M . WATANABE, The Episcopal Election of 1 430 in Trier and Nicholas of Cusa, in Io. , Concord and Reform. Nicholas of Cusa and Lega! and Politica! Thought in the Fifteenth Century, ed. by T. M. IZBICKI and G. CHRISTIANSON, Aldershot, Ashgate, 200 1 , pp. 8 1 - 1 0 1 .

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I I . LA TOLLE RANZA: UN C O N C ETTO M O D E RNO?

conferma la presidenza dei lavori a Giuliano Cesarini, 14 ma intende il con­ cilio come mezzo per combattere gli eretici, piuttosto che come luogo di discussione per la riforma della Chiesa. Falliti, dunque, i tentativi di orga­ nizzare una crociata - com'è noto, ci sono sia i Boemi che i turchi da fron­ teggiare - egli non intende affatto accettare limitazioni alla sua autorità ed ingiunge al concilio di sciogliersi e ai padri di abbandonare Basilea con una bolla pubblicata il 1 8 dicembre 143 1 . Quattro giorni prima, però, il conci­ lio, in riunione solenne ha proclamato gli obiettivi che, solo, ritiene di esse­ re in grado di raggiungere: l'estirpazione dell'eresia, il ristabilimento della pace, la riforma della Chiesa. La discussione continua, tra bolle e lettere di risposta infuocate, fino al 5 dicembre 1433 , quando Eugenio riconosce la legittimità e gli obiettivi del concilio. Ma che cosa fa il nostro autore in questi mesi e qual è la posizione, ammesso che ve ne sia una sola, dello schieramento conciliarista? Che la questione concernente la presenza del concetto di tolleranza nei suoi scritti sia molto più complessa di quanto non appaia a chi si soffermi, ad esempio, solo sulle idee guida di dotta igno­ ranza e di sapere congetturale diviene già evidente. Quasi simultaneamen­ te, infatti, Cusano redige il De concordantia catholica, considerata da molti una Magna Charta del conciliarismo 1 5 e, in quanto membro della commis­ sione che si occupa delle materie di fede, stende gli scritti sui Boemi. Questi scritti sono durissimi, spesso farciti di espressioni molto violente. Non è un caso che Kurt Flasch scriva, a proposito del De usu communionis del 1 433: «Personalmente non riesco a risolvermi a chiamare uno scritto di questo tono un "dialogo di fede con i boemi"». 16 Essi sono colpevoli di aver provo­ cato lo scisma nella Chiesa e, al di là della questione liturgica in sé che poco interessa, hanno anteposto le proprie dottrine al dovere dell'obbedienza. Per questo, si deve ritenere che siano stati posseduti da una qualche «super­ bia diabolica». La conclusione, per chi si aspetta un antesignano di Locke o di Voltaire, è disarmante: «Unde cum possibile sit, non erunt de essentia 1 4 Ad oggi, l'unico studio monografico sul personaggio, resta G. CHRISTIANSON, Cesarini: The Conciliar Cardinal. The Base! Years, 143 1 -1 438, Ottilien, EOS Verlag, 1 979. 1 5 Un'utile rassegna degli studi compare ora in R.]. SERINA, Nicholas of Cusa's Brixen Ser­ mons and Late Medieval Church Reform, Leiden, Brill, 20 1 6 , p. 2: >. -

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PARTE S E C ONDA - T RA LOG I C A E GNOSEOLOGIA

soltanto muovendo da concetti o da termini distinti che la ragione isti­ tuisce quella comparativa proportio che costituisce la prassi continua della conoscenza. Ecco allora che Cusano scrive, in un passo suggestivo, che si analizzerà anche altrove: «Sed cum nostra intellectualis portio sit quasi scintillaris ignis inter viridia ligna absconsus, his [scii. sensibus] indiget».21 La metafora della legna verde indica, verosimilmente, la natura primige­ nia e indifferenziata della mente, incapace, da sola, di accendere il fuoco. Ebbene, se in queste pagine siamo in un contesto aristotelico, la rispo­ sta sui fantasmi, almeno relativamente al De coniecturis è data, giacché pensare il ruolo dei sensi senza i fantasmi è impossibile. Le impressioni sensoriali, prodotte dalla percezione in atto, diventano disponibili per l'in­ telletto grazie alle immagini mentali (phantasmata) formate dal sensorio centrale e conservate dalla fantasia. Sfortunatamente, però, le cose non sono così semplici. La posizione di Cusano non è così lineare e gli strali di Wenck non sono da prendere con leg­ gerezza, come suggerisce Kurt Flasch.22 Se si guarda al Defiliatione Dei, infat­ ti, quanto detto finora vacilla . L'opuscolo, pubblicato nel l 445, nello stesso anno del De quaerendo Deum, fa trasparire una densità concettuale estrema, per di più accentuata dalla sua brevità. A giudizio della critica, è uno dei luo­ ghi privilegiati per investigare la relazione con Eckhart, che appare strettis­ sima. n Codex cusanus 21 attesta che la lettura delle opere di quest'ultimo, in particolare dell' Opus tripartitum, risale al l444. 23 n Defiliatione Dei ne è l'esito diretto e Harald Schwaetzer,24 Hans Gerard Senger,25 Marie-Arme Vannier 26 2 1 De coni. , II 1 6 , 1 60, 4-6. Si veda anche infra, parte IV, cap. l, p. 128. 22 Cfr. K. FLASCH, Niccolò Cusano. Lezioni introduttive a un'analisi genetica del suo pensiero, cit., p. 20 1 : «Guardiamoci tuttavia dal trattare Wenck con sussiego. Egli sapeva scrivere ma­ gistralmente e se, al modo dei teologi, attaccava il suo avversario a colpi di versetti biblici, in molte cose vedeva con grande chiarezza e credeva in pericolo la sua fede e la sua scienza>>. 2 3 Cfr. D. F. Ducww, Nicholas of Cusa in the Margins of Meister Eckhart: Codex Cusanus 21 , in Nicholas of Cusa in Search of God and Wisdom, ed. by G. CHRISTIANSON and T. M. lzBICKJ, Leiden, Brill, 1 99 1 , pp. 57-69; K. FLASCH, Niccolò Cusano. Lezioni introduttive a un'analisi genetica del suo pensiero, cit., p. 1 85. 24 H . ScHWAETZER, Die Verkundigung der Gottesgeburt: Meister Eckhart, Cusanus und]an van Eyck, in Meister Eckhart und Nikolaus von Kues, hrsg. von lo. und G. STEER, Stuttgart, Kohlham­ mer, 201 1 , pp. 1 - 1 8. 2 5 H.G. SENGER, Nikolaus von Kues - Reform durch Reformation. Und Meister Eckhart? in Mei­ ster Eckhart und Nikolaus von Kues, hrsg. von H. ScHWAETZER und G. STEER, Stuttgart, Kohlham­ mer, 201 1 , pp. 1 07- 1 20. 26 La studiosa è curatrice di tre importanti volumi che sono ormai un riferimento per la relazione Cusano-Eckhart, a livello antropologico, ecclesiologico e teologico. Cfr. La naissance de Dieu dans l 'lime chez Eckhart et Nicolas de Cues, éd par M.-A. VANNIER, Paris, Cerf, 2006; La prédication et l 'Eglise chez Eckhart et Nicolas de Cues, éd. par EAD. , Paris, Cerf, 2008; La Trinité chez Eckhart et Nicolas de Cues, éd. par EAD. , Paris, Cerf, 2009.

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e Isabelle Mandrella,27 solo per citare i principali, non hanno mancato di scrivere in proposito. Ad essere ripresi sono gli stessi capisaldi del pensiero eckhartiano, a volte con una prossimità quasi letterale: la dottrina della ge­ nerazione del Logos nell'anima; l'identità fra Dio e la scintilla increata, che dimora nella nostra interiorità più profonda; la caratterizzazione dell'uomo nobile, che riesce a seguire la via del distacco, come Figlio di Dio. È questa constatazione che deve guidare, in prima istanza, l'esegesi del testo e dello slittamento che vi si produce, sia esso più o meno marcato potrà giudicare chi legge. E ciò è tanto più vero quanto più Cusano - a differenza di altri casi, si pensi, naturalmente, al De coniecturis in rapporto al De docta ignoran­ tia non propone affatto il proprio discorso come una rielaborazione o una correzione di posizioni precedenti. Nell' incipi t del dialogo, al contrario, egli accetta di riferire a Konrad von Wartberg la sua opinione sulla filiazione, a patto che non si pensi a nulla di nuovo rispetto a quanto già asserito. Quali sono, allora, le affermazioni che interessano e perché? Nel tentativo di spie­ gare il passo del vangelo di Giovanni «Quotquot autem receperunt eum, dedit eis potestatem filios dei fieri, his qui credunt in nomine eius»,28 si cal­ ca con decisione il motivo dell'immanenza. La presenza di Dio nell'uomo, precisamente nell'anima razionale - ancora il terzo libro del De anima! è delineata con toni che rasentano l'indistinzione. Si legge: -

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Haec est superadmiranda divinae virtutis participatio, ut rationalis noster spi­ ritus in sua vi intellectuali hanc habeat potestatem, quasi semen divinum sit in­ tellectus ipse , cuius virtus in credente in tantum ascendere possit, ut pertingat ad theosim ipsam, ad ultimam scilicet intellectus perfectionem, hoc est ad ipsam ap­ prehensionem veritatis, non uti ipsa veritas est obumbrata in figura et aenigmate et varia alteritate in hoc sensibili mundo sed ut in se ipsa intellectualiter visibilis.29

Kurt Flasch scrive che qui, in virtù dell'influsso di Eckhart, si nota il primo notevole allontanamento dal neoplatonismo.30 Malgrado le rassicu­ razioni dell'autore, in effetti, di fronte al passo si rischia di rimanere per lo meno perplessi. Scompare, infatti, la cosiddetta regola della dotta igno­ ranza, secondo la quale là dove si danno un più e un meno, non può darsi 2 7 I. MANDRELLA, Intellektuelle Selbsterkenntnis als Aniihnlichung an Gott bei Meister Eckhart und Nicolaus Cusanus, in Meister Eckhart und Nikolaus von Kues, hrsg. von H. SCHWAETZER und

G. STEER, Stuttgart, Kohlhammer, 20 1 1 , pp. 67-82. 2 8 Defiliatione Dei (d" ora in p oi De fil.), 5 1 , 7-9. 29 lvi, I 53, 1 -8. Cfr. anche P. SECCHI, n concetto di mens in Niccolò Cusano, «Rinascimento», XLIX, 2009, pp. 255-284: 270 e sgg. J O Cfr. K. FLASCH, Niccolò Cusano. Lezioni introduttive a un'analisi genetica del suo pensiero, cit. , p. 1 83 . -

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il massimo assoluto.31 L'intelletto, si dice qui, come un seme divino, rag­ giunge la theosis, cioè la somma perfezione. 'Somma' significa che non può esservene una maggiore e dunque, a livello antologico, creatore e creatura coincidono, così come, a livello gnoseologico, coincidono misura e misura­ to. Nel momento della filiazione, l'uomo non pare più contraddistinto dal­ la contractio. Ora, è fin troppo chiaro che, in una tale condizione, la visione della verità è diretta e che né i sensi, né i fantasmi sono di una qualsivoglia utilità. Ciò che bisogna fare per giungere alla conoscenza non è accoglie­ re quanto proviene dal mondo esterno e astrarre, bensì rimuovere ed eli­ minare tutto quel che è particolare. E il fatto che Cusano suggerisca già nell'ultimo capitolo del De quaerendo Deum questo procedimento, che è poi quello del De divinis nominibus, fa pensare che la difficoltà non possa essere superata affermando semplicemente che la condizione di filiazione viene attinta esclusivamente post mortem. Da quasi un secolo la possibilità di una visione diretta di Dio in via è oggetto di polemiche molto violente, che hanno determinato anche l'intervento pontificio, e alcuni orientamenti ra­ dicali, quali per esempio i Fratelli del Libero Spirito, sono ben lungi dall'e­ saurirsi. Che Cusano si accosti a tali tendenze, a parere di chi scrive, non è da credersi, ma che il testo palesi ambiguità non trascurabili certamente sì. Se Wenck lo avesse conosciuto, avrebbe avuto terreno fertile per le sue accuse. Procedendo nella lettura, ad ogni modo, la questione dei fantasmi torna due volte, in maniera assai difforme. Poche pagine dopo il brano che si è appena discusso, quasi a correggere o ad attenuare quanto scritto con considerevole nettezza, il Defiliatione Dei ripropone la concezione classica. Si dice, innanzitutto, che la perfezione della filiazione non può essere con­ seguita al di sotto della theosis e che essa riguarda la luce perpetua e la gioia della vita eterna. E poi: Nam cum

nihil in hoc mundo in cor hominis, mentem aut intellectum quan­

tumcumque altum et elevatum intrare queat, quin intra modum contractum ma­ neat, ut nec conceptus quisquam gaudii, laetitiae, veritatis, essentiae, virtutis, sui ipsius intuitionis aut alius quicumque modo restrictivo carere possit - qui quidem modus in unoquoque varius secundum huius mundi condicionem ad phantasma­ ta retractus erit -, dum de hoc mundo absoluti fuerimus, ab his etiam obumbran­ tibus modis relavatus, sic scilicet ut felicitatem sua intellectus noster, ab his modis subtrahentis liberatus, sua intellectuali luce divinam vitam nanciscatur. 32

3 1 Cfr. De docta ign. , I 3, 9, 20-24: . J Z De .fil. , l 54, 5 - 1 5 . -

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Tutto come nel De coniecturis, quindi. Se non vi fosse un ulteriore passo da commentare, si potrebbe sminuire un'oscillazione ravvicinata di questo tipo, schiacciando il primo ragionamento sul secondo. Si potrebbe pensare, forse, ad una mera differenza espressiva, indotta da una fonte. Eppure non è così. All'inizio del terzo capitolo, Cusano scrive: Forte te pulsat saepe auditum deum incomprehensibilem ac quod filiatio, quae est apprehensio veritatis quae deus est, attingi nequeat. Arbitrar te satis in­ tellexisse veritatem in alio non nisi aliter posse comprehendi. Sed cum illi modi theophanici sint intellectuales, tunc deus, etsi non uti ipse est attingitur, intuebitur tamen sine omni aenigmatico phantasmate in puritate spiritus intellectualis, et haec ipsi intellectui clara est atque facialis visio.33

Si sostiene che la filiazione non può appartenere a questa vita e che la conoscenza in via è contrassegnata dalla contractio. Si sostiene però anche, chiaramente, ed è difficilissimo comprendere come le due concezioni coe­ sistano, che l'intelletto è capace di una visione chiara e frontale, senza le tracce dei fantasmi. Il termine 'frontale' tra l'altro, che non a caso tornerà nel De visione Dei, è un termine tecnico che indica la visione riservata agli eletti. Senza voler giungere a conclusioni affrettate, si capisce ora, auspi­ cabilmente, perché non ci si possa cavare d'impaccio semplicisticamente asserendo che si conosce con i fantasmi, in via, e senza fantasmi in patria. Per disporre di più elementi, è necessario proseguire l'analisi e soffermarsi su alcuni passaggi del De visione Dei, appunto, e del De ludo globi. La discussione del De visione Dei offre un aiuto particolarmente prezioso in quanto, esattamente come il De ignota letteratura, permette di inserire la posizione di Cusano in un'altra controversia del suo tempo e così fornisce una serie di indicazioni, grazie alle quali è possibile appianare, almeno in parte, le asperità concettuali che il confronto fra il De coniecturis e il De fi­ liatione Dei ha proposto. Giova, pertanto, anche in questo caso, riesporre le circostanze che conducono alla composizione dell'opera. Ci si trova al cospetto di una battaglia apparentemente differente dalla Wegestreit tra anti­ qui e moderni, se non altro perché l'ambiente coinvolto non è quello univer­ sitario, bensì quello monastico, nel dettaglio quello benedettino. L'esegesi a·ttorno alla quale si accende lo scontro, poi, non riguarda Aristotele, bensì Dionigi. Eppure, i grandi temi sollevati dalle due dispute si toccano nel loro punto principale: la filosofia, e precipuamente lo Stagirita, costituiscono un supporto nella comprensione delle verità di fede, e dunque nel processo di ascesa al divino, o non sono piuttosto un ostacolo? Meredith Ziebart ha 33 lvi, III 62, 2-8. -

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il merito indiscutibile di cogliere il cuore pulsante di questa intersezione. La letteratura sull'argomento, comunque, è abbondante e consente di pa­ droneggiare i dati materiali. Il 'pioniere' Vansteenberghe, che nel 1 9 1 5 ha pubblicato la corrispondenza fra Cusano e i monaci del Tegernsee,34 e, in seguito, Arme Marie Haas,35 Walter A. Euler,36 Gianluca Cuozzo,37 Herbert RoBman,38 Mathieu H. van der Meer,39 tra gli altri, hanno ricomposto, at­ traverso le loro ricerche, molti tasselli del mosaico. Imprescindibile, poi, è il volume miscellaneo videre et videri coincidunt". Theorien des Sehens in der ersten Hiilfte des 15.]ahrhunderts, pubblicato da Aschendorff nel 201 1 .40 La vi­ cenda ha inizio nel 1 452, quando l'abate Kaspar Aindorffer scrive a Cusano, che in quel momento si trova in Germania in qualità di legato apostolico e ne sollecita l'intervento. Nel suo monastero, infatti, si discute in maniera fin troppo animata della corretta interpretazione di Dionigi, che viene letto con la guida del De mystica theologia di jean Gerson, cancelliere dell'università di Parigi, e ci si chiede se l'elevazione spirituale debba avvenire per via intellet­ tuale o per via affettiva, se debba richiedere consapevolezza o se, al contra­ rio, possa darsi soltanto nell'oblio di se stessi. L'opera di Gerson, però, non si dimostra sufficientemente chiarificatrice, poiché presenta uno slittamento fra una prima parte, favorevole alla mistica dell'affettività, e una seconda parte, nella quale torna ad assumere un ruolo imprescindibile l'intelletto. Aindorffer prega, dunque, il nostro autore, la cui autorità era stata celebrata soltanto un anno prima dal Laudatorium doctae ignorantiae di Bernard von Waging, di spiegare se l'anima devota, senza alcuna cognizione dell'intellet­ to, in virtù del solo affetto possa giungere a Dio. La lettera di risposta è breve e lineare. Vi si legge, sulla scorta dell' Epistola 130 a Proba di Agostino,4 1 che ,

34 Cfr. E. VANSTEENBERGHE, Autour de la Docte Ignorance, une controverse sur la théologie my·

stique, cit. 35 Cfr. A.M. HAAs, Deum mistice videre ... in caligine coincidencie: Zum Verhiiltnis Nikolaus von Kues zur Mystik, Basel-Frankfurt, Helbing und Lichtenhahn, 1 989. 3 6 Cfr. W.A. EuLER, Die beiden Schriften De pace fidei und De visione Dei aus dem]ahre 1 453, «Mitteilungen und Forschungsbeitrage der Cusanus-Gesellschaft>>, XXII, 1 995, pp. 187·203 . 37 Cfr. G. Cuozzo, Mystice videre. Esperienza religiosa e pensiero speculativo in Cusano, Mila­ no, Mimesis, 20 1 2 . 3 8 Cfr. H. RosSMANN, Der tegernseer Benedektiner]ohannes Keck iiber die Mystische Theologie, «Mitteilungen und Forschungsbeitrage der Cusanus-Gesellschaft>>, XIII, 1 978, pp. 330-352. 39 Cfr. M.H. VAN DER MEER, Divus Dionysius:]ean Gerson, Nicholas of Cusa, and the Interpre­ tation of Pseudo-Dionysius's Mystical Theology, «Viator>>, XLIV l 2, 201 3 , pp. 323-342. 40 Cfr. videre et videri coincidunt". Theorien des Sehens in der ersten Hii!fie des 15. ]ahrhunderts, hrsg. von W. C. SCHNEIDER, H. ScHWAETZER, M. DE MEY und I. BocKEN, Miinster, Aschendorff, 201 1 . 4 1 Cfr. AuG . Ep. 1 3 0 1 5 , 28: . Cfr. anche infra, parte IV, cap. II, pp. 147 e sgg. -

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sia l'intelletto sia l'affetto sono necessari, che nessuno desidera ciò che è completamente ignoto e che, piuttosto, ciò che è amato è amato in virtù di una qualche conoscenza del bene. 42 Lungi dal calmare i contendenti, queste considerazioni sembrano gettare benzina sul fuoco e la polemica travalica i confini del Tegernsee. Vincent von Abbsbach, un certosino, scri­ ve un violento trattato contro Gerson, in cui lo accusa di confondere la contemplazione con la mistica. La prima è un'attività filosofica che senza dubbio si nutre dell'intelletto, mentre la seconda è un'unione d'amore che prescinde da qualsiasi pensiero. Vincent afferma così una mistica del solo affectu, che legge il consurgere ignote di Dionigi come sine cogitatione camite. Per il tramite di Bernard von Waging, il trattato giunge a Cusano che così è costretto ad indugiare molto più a lungo sulla questione. In una lettera del 14 settembre 1 453, egli annuncia che sta trasformando il De theologicis com­ plementis in un'opera autonoma sulla teologia mistica, il De visione Dei. Ma che cosa vi si dice in relazione ai fantasmi? Che l'intelletto, infatti, abbia una funzione fondativa si evince dalla prima all'ultima riga scritta da Cusano. Il problema, tuttavia, è che nel De filiatione Dei si è adombrata la possibilità di una conoscenza intellettuale che prescinda dai fantasmi. Non resta che leggere le parole dell'autore. Nel capitolo ventiduesimo, il confronto fra l'intelletto umano e l'intelletto divino mette in grado il lettore a disporre di strumenti sufficienti: Video, Ihesu piissime, intellectualem naturam esse in respectu sensibilis abso­ lutam et nequaquam uti sensibilis finitam et ad organum alligatam, quemadmo­ dum vis visiva sensibilis est oculo alligata, sed improportionabiliter absolutior est vis divina supra intellectualem. Nam intellectus humanus ut ponatur in actu, opus habe t phantasmatibus, et phantasmata sine sensibus haberi neqeunt et sensus sine corpore non subsistunt. Oh hoc vis humani intellectus est contracta et parva, in­ digens praenarratis. 43

Il passo, finalmente, è dirimente. Tiene insieme, in un unico ragiona­ mento, tre dei quattro luoghi che si sono esaminati: quello del De coniectu­ ris, il secondo e il terzo del De filiatione Dei. La posizione di Cusano, al di là delle oscillazioni di cui pure si dovrà rendere conto, è chiara. L'intelletto umano è libero ed è più libero dei sensi, perché non è vincolato ad un orga4 2 Cfr. E. VANSTEENBERGHE, Autour de la Docte Ignorance, une controverse sur la théologie my­ stique, cit., p. 1 1 5 : . 43 De vis. , XXII 98, 1 1 - 1 9 .

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no specifico. Questa libertà, per come è posta, riprende la caratterizzazione molto forte del terzo brano del Defiliatione Dei, quindi si colloca idealmen­ te in quella concezione: lì si parlava di 'purezza' , qui di natura 'assoluta' . Quasi incalzato dal dibattito in cui è coinvolto, nondimeno, l'autore pare ritornare sulle proprie formulazioni, correggerle e dissipare gli equivoci, asserendo che la natura assoluta dell'intelletto di cui parla non è tale da 44 poter fare a meno dei sensi e dei fantasmi. Che sia esattamente questo ciò che accade ci viene confermato da una lettera, inviata a Bernard von Wa­ ging, il 28 giugno 1 455 . Nel frattempo, infatti, nel l 454, Vincent von Agg­ sbach ha scritto proprio contro di lui un Impugnatorium doctae ignorantiae, che è giunto nelle mani di Cusano. Evidentemente, neppure il De visione Dei è bastato. Per Vincent, Cusano fa parte di una triade mostruosa, chia­ mata Gerchumar, che include anche Jean Gerson e Marquard Sprenger, rea di interpretare in senso intellettualistico Dionigi. 45 Per ironia della sor­ te - ma non troppa, se si considera attentamente la sua posizione, per come è emersa dal presente studio - quello che è ormai cardinale di San Pietro in Vincoli risponde come avrebbe risposto Wenck, facendo leva, cioè, sul legame fra Aristotele e Tommaso: Qui enim ponunt affectum in penitus ignotum ferri, contradicunt Aristoteli, in 3° De anima, qui ait quod affectus non movetur in suum obiectum, nisi ap­ prehensum, bonum enim apprehensum movet affectum; et ita omnes theologi et 4 S. T. in Quaestionibus veritatis de justificatione impij , articulo 5ro. 6

Il passo del De ludo globi non muta i termini della questione, mostrando altresì la continuità della posizione cusaniana prevalente. Può essere utile citarlo, in vista delle conclusioni: Certissimum est intelligentem ex phantasmatibus incorruptibilium haurire speculationem. Sunt autem phantasmata, quae offert imaginatio ; hinc subtiles imaginationes citius succurrunt ratiocinanti et veritatem quaerenti. Nisi enim mens nostra indigeret audiutorio imaginationis, ut ad veritatem, quae imagina-

44 In linea con l'interpretazione proposta, è la posizione di Klaus Kremer. Si veda, in par­ ticolare, In. , Praegustatio naturalis sapientiae. Gott suchen mit Nikolaus von Kues, cit., p. 7: > (PLOTINO, Enneadi, a cura di G. FAGGIN, Milano, Rusconi, 1 996, p. 1 3 63). J o È ora imprescindibile, a riguardo, la monografia di R.J. SERINA, Nicholas of Cusa's Brixen Sermons and Late Medieval Church Reform, cit. Lo studioso individua nelle idee di corpus mysticum e di christiformitas i capisaldi della riforma proposta da Cusano in Tirolo dal '52 al '58. Si tratta di una riforma che tenta di investire il clero secolare, il clero regolare e persino i laici, proi­ bendo alcuni eccessi superstiziosi del culto, quali la venerazione delle ostie sanguinanti. Sulla funzione specifica della christiformitas, si veda il capitolo quarto, Images of Church and Reform in the Brixen Sermons, pp. 78-1 22.

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I l . NOTE SULLA C RISTOLOGIA

lavori degli anni di Basilea, tra i quali spicca il De concordantia catholica del 1 434, che comprendono anche gli opuscoli sulla questione hussita; i testi che derivano dai viaggi compiuti in qualità di visitatore e di legato aposto­ lico in Germania; i testi, nei quali le esperienze dirette e il passaggio allo schieramento papalista - di qui il soprannome di 'Ercole degli Eugenia­ ni'- determinano una considerazione nuova dei problemi che affliggono le istituzioni ecclesiastiche; le opere nelle quali si riflettono gli sforzi di rifor­ ma di Cusano, sia in veste di vescovo diocesano, sia in veste di cardinale in servizio presso la corte papale. In questa sede, si prenderanno in esame gli scritti appartenenti all'ultimo gruppo, concettualmente più densi e mag­ giormente imperniati su dottrine cristologiche, segnatamente, come si è detto sulla christiformitas. Il sermone 280, che si è già avuto modo di men­ zionare, pone senza incertezze le basi cristocentriche e cristologiche della Chiesa e dei suoi membri. Riafferma che l'illuminazione è agita da Cristo ed è agita in coloro che riconoscono la propria ignoranza: «Verbum Dei ignorantes et caecas mentes illuminat, quae sua caecitate recognoscunt et a Christo, qui lux est, illuminari desiderant».31 Di nuovo, come nel De visione Dei, la conoscenza della verità è in potere di Cristo, ma il desiderio della conoscenza e la consapevolezza dell'impossibilità della stessa è ciò che è affidato all'uomo nel modo più peculiare. Cristocentrismo e filosofia sono dunque pienamente complementari. Tutto nasce da Cristo - come si è vi­ sto nel primo paragrafo - e tutto, per mezzo della filosofia, torna a Cristo. Egli è la porta della creazione e della salvezza, dell' effiuxus e del rejluxus. 32 Anche la giustizia dei ministri della Chiesa ha a che fare con Cristo. Ogni uomo, che sia veramente giusto, è sulla via di Cristo, perché soltanto lui è la giustizia che giustifica. Il sermone 290 prosegue sulla stessa falsariga e sostiene che la deiformitas, alla quale tende ognuno di noi, è attinta solo ed esclusivamente come christiformitas. 33 Le conclusioni più esplicite sono tratte nella Reformatio generalis, un memoriale consegnato nel 1 459 al pon­ tefice Pio Il, al secolo Enea Silvio Piccolomini, uno degli amici di più lunga data di Cusano, nel quale sono delineate le strategie e le modalità dell'au­ spicata riforma in capite et in membris. Il nostro autore è molto sensibile sia agli aspetti teorici che alle concrete regole di applicazione. Ha imparato a Basilea che la riforma non può essere intesa come una completa mes­ sa in discussione dell'autorità e della legittimità del vertice. Se così fosse, 3 1 NICHOLAS OF CusA, Writings on Church and Reform, cit., p. 488. 3 Z Cfr. ivi, p. 494. 33 Cfr. ivi, p. 540. Cfr. anche R.J. SERINA, Nicholas of Cusa's Brixen Sermons and Late Medieval Church Reform, cit., pp. 1 09- 1 1 2 .

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PARTE TERZA - TRA C O S M O LO G I A E C RISTOLO G I A

avremmo una Chiesa totalmente piegata ai nascenti interessi nazionali e sottomessa al potere politico. L'atteggiamento di coloro che egli chiama �edeisti' , ossia i fautori di Amedeo VIII duca di Savoia, eletto antipapa dal concilio con il nome di Felice V, è proprio lì a dimostrarlo. Essi lavorano esclusivamente per dividere. Da condannare sono anche quei fenomeni di religiosità che si proclamano puri e recidono senza scrupoli il legame di ob­ bedienza a Roma, come se fossero autosufficienti. Il programma di riforma deve invece fondarsi su due capisaldi.34 Da un punto di vista teorico, esso fa proprie le istanze delle Osservanze, sia domenicana che francescana, che si propongono di restaurare rigore e disciplina, austerità di costumi e pratica dello studio in tutti i conventi e in tutte le abbazie. Il ritorno ai fondamenti delle spiritualità originarie delle varie congregazioni, nondi­ meno, è visto come una rinascita dall'interno della Chiesa e non come un suo abbandono ai mali e alla corruzione del mondo. Da un punto di vista pratico, applicativo, lo strumento impiegato devono essere le visitationes, per le quali vengono stabilite regole molto dettagliate. 35 Soprattutto, sono le caratteristiche morali e antropologiche dei 'visitatori', che devono essere vagliate ed esaminate con cura. Governare la Chiesa di Dio, fondata su una salda pietra, non impone che si ricerchi di possedere altra fede che quella ricevuta da Cristo. Si legge nella prefazione: Quoniam autem ecclesiam Dei, iam super firmam petram optime fundatam, regendam recepimus, non circa aliam fidem neque alias formas, quam a Christo capite et sanctis apostolis atque eorum successoribus ecclesiae rectoribus recepi­ mus, inquirere necessitamur; sed tantum opera dare tenemur, ut quanto superno fieri conceditur, abiecta pravi huius mundi concupiscientia, quae non est de regno Christi - transibit enim mundus iste cum concupiscientia eius - omnes Christifor­ mes efficiamur et quisque in ordine suo, ut sic simus haeredes Dei. 36

Ciò che era adombrato nel sermone 290 è ora affermato con la durezza dell'imperativo categorico. Chi vuole essere erede del regno di Dio e, in particolar modo, chi ha ricevuto il compito di prepararne l'avvento deve fare in modo di essere cristiforme. Ne segue che, se i 'visitatori' non sono cristiformi, non hanno alcuna autorità e alcun diritto di proporre alcuna riforma. Essi devono essere scelti non in base al giudizio arbitrario di alcu34 A riguardo, si veda Renovatio et unitas. Nikolaus von Kues als Reformer: Theorie und Praxis der reformatio im 1 5. ]ahrhundert, ci t.; in particolare, ]. DENDORFER, Die Reformatio generalis des Nikolaus von Kues zwischen den konziliaren Traditionen zur Reform in capite und den Neuansiit­ zen unter Papst Pius II (1 458-1 464), pp. 1 3 7- 1 56. 35 Per un approfondimento, cfr. supra, parte I, cap. I, nota 1 7. 3 6 NICHOLAS OF CusA, Writings on Church and Reform, cit. , p. 554.

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I l . NOTE SULLA C RISTOLO G I A

no, ma in base alla presenza di Cristo che risplende sì da non poter essere negata, là dove è presente.37 Nel dettaglio, egli propone tre saggi, graves et maturos, cui affidare la visitazione della curia romana: «Tres volumus elige­ ret deputare visitationes graves et maturos viros, in quibus forma Christi dare resplendeat, qui veritatem cunctis praeferant».38 Contro le esaltazioni individuali, contro i particolarismi di ogni tipo, in un tempo di afflizione, si ponga mente al prologo del De pace fidei, Cristo rappresenta l'unico cri­ terio possibile, universalizzabile, per una palingenesi. Inerisce, infatti, con la stessa radicalità all'universo e all'uomo: la dottrina della creazione e la ricerca di Dio, in sua assenza, resterebbero prigioniere di una sproporzio­ ne e senza fondamento. Cercando l'unità degli uomini e dei loro spiriti, a chi altro si può guardare? Ma se la cristologia è innanzitutto cosmogonia, e cosmogonia nel senso che si è precisato, non è soltanto metafisica? Con questo interrogativo, si può passare alle considerazioni conclusive e ad una coincisa discussione dei punti controversi. 4.

CONCLUSIONI

La cristologia non è una delle branche più studiate del pensiero di Cu­ sano. Per molti anni, la monografia di Rudolf Haubst, Die Christologie des Nicolaus von Kues, pubblicata dalla Herder nel 1 956 è rimasto l'unico testo di riferimento.39 Tale marginalità ha probabilmente a che fare con il destino storiografico dell'autore stesso. I modernisti hanno considerato la cristo­ logia un residuo medievale e hanno dunque preferito concentrarsi sugli aspetti più innovativi della filosofia cusaniana, quali la critica alla teologia delle scuole e la nuova cosmologia acentrica. I medievisti, dal canto loro, si sono divisi fra coloro che hanno cercato di ricondurre i vari elementi 'ribelli' all'interno dell'alveo della tradizione neoscolastica, fra i quali lo stesso Haubst, e coloro che hanno considerato Cusano prettamente un autore rinascimentale e moderno, estraneo ai loro interessi. I lavori sul­ la cristologia sono stati per lo più sporadici e cursivi, delle osservazioni piuttosto che degli studi sistematici. Si segnalano: il saggio di H. Lawrence Bond, Nicholas of Cusa and the Reconstruction of Christology: The Centrality 37 Cfr. anche Sermo 263 , 27, 1 5-2 1 : «Sic dum spiritus Iesu immittitur in animam humanam, facit ipsam christiformem, et virtus atque operatio ipsius hoc verum ostendunt. A fructibus enim eorum cognescetis eos; quando enim opera sunt christiformia, necessario illa procedunt ab anima christiformi>>. 3 s NICHOLAS OF CusA, Writings on Church and Reform, cit., p. 560. 39 R. HAUB ST, Die Christologie des Nicolaus von Kues, Freiburg, Herder, 1 956.

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PARTE T E RZA - TRA C O S M OLOGIA E C RISTOLOGIA

of Christology in the Coincidence of Opposites, pubblicato nel 1 974 e poi ri­ pubblicato nel 201 1 ; 40 l'articolo di Peter J. Casarella, della Cusanus Society di Washinghton, in un volume considerato importante negli ultimi anni, Nicholas of Cusa on Christ and the Church; 41 lo studio di Karl Reinhardt sul concetto di filiazione, Christus, die ,absolute Mitte", als der Mittler zur Got­ teskindschaft, pubblicato nelle Mitteilungen und Forschungsbeitriige der Cusa­ nus-Gesellschaft, nel 1 989.42 L'unica monografia è di Ulrich Offermann, si intitola Christus, Wahrheit des Denkens: eine Untersuchung zur Schrift De docta ignorantia des Nikolaus von Kues ed è pubblicata da Aschendorff nel 1 99 1 _43 Due fattori hanno contribuito a riportare in auge la cristologia all'interno della Cusanus-Forschung degli ultimi anni. La celebre monografia del 1 998 di Kurt Flasch, che tra i tanti meriti ha avuto quello di restituire a questo aspetto del pensiero di Cusano il suo volto filosofico, e l'attività della Cu­ sanus Gesellschaft di Trier che, specialmente grazie alle pubblicazioni delle Mitteilungen, ha dato molto spazio a tematiche cristologiche, in gran parte in prospettiva ecumenica. La discussione si è dunque accesa e arricchita dei contributi di specialisti quali Walter A. Euler,44 Isabelle Mandrella,45 il già citato Karl Reinhardt 46 e Harald Schwaetzer. 47 Il nodo da dipanare, come si può immaginare, è il supposto carattere schiettamente razionale e metafi40 H.L. BoND, Nicholas of Cusa and the Reconstruction of Christology: The Centrality of Chris­ tology in the Coincidence of Opposites, in Contemporary Rejlections on the Medieval Christian Tradi­ tion, ed. by G.H. SHRIVER, N.C. DuKE, Durham, University Press, 1 974, pp. 8 1 -94. Il saggio è stato ripubblicato in Reform, Representation and Theology in Nicholas of Cusa and His Age, ed. by H.L. BoND and G. CHRISTIANSON, Farnham, Ashgate, 201 1 , pp. 227-240. 4 1 P. CASARELLA, His Name is]esus: Negative Theology and Christology in Two Writings of Nich­ olas of Cusa from 1 440, in Nicholas of Cusa on Christ and the Church: Essays in Memory of Chandler McCuskey Brooks for the American Cusanus Society, ed. by G. CHRISTIANSON and T. M. IzBICKI, Leiden-New York-Ki:iln, Brill , 1 996, pp. 28 1 -307. 42 Cfr. K. REINHARDT, Christus, die ,absolute Mitte", als der Mittler zur Gotteskindschaft, «Mit­ teilungen und Forschungsbeitrage der Cusanus-Gesellschaft>>, XVIII, 1 989, pp. 1 96-220. 43 Cfr. U. 0FFERMANN, Christus, Wahrheit des Denkens: eine Untersuchung zur Schrift De doc­ ta ignorantia des Nikolaus von Kues, Miinster, Aschendorff, 1 99 1 . 44 W.A. EuLER, Die Christusverkundigung in der Brixener Predigten des Nikolaus von Kues, , XXVII , 200 1 , pp. 65-80. 45 l. MANDRELLA, Natura intellectualis imitatur artem divinam. Nikolaus von Kues iiber die Angleichung des Menschen an Christus als ars Dei, cit., pp. 1 8 7-202. 46 K. REINHARDT, ]esus Christus. Herz des cusanischen Theologie, «Mitteilungen und For­ schungsbeitrage der Cusanus-Gesellschaft>>, XVIII, 2003 , pp. 1 65 - 1 87; ID. , Das Thema des Got­ tesgeburts und der Gotteskindschaft in den Predigten des Nikolaus von Kues, in Nikolaus von Kues als Predigter, hrsg. von K. REINHARDT und H. ScHWAETZER, Regensburg, Roderer, 2004, pp. 6 1 -78. 47 H. SCHWAETZER, Aequalitas. Erkenntnistheoretische und soziale Implikationen eines christo­ logischen Begriffs bei Nikolaus von Kues. Eine Studie zur seiner Schrift De Aequalitate, Hildesheim­ Zurich-New York, Georg Olms Verlag, 2004; ID. , La conformation au Christ d 'après Nicolas de Cues, in La prédication et l'Église chez Eckhart et Nicolas de Cues, ci t., pp. 1 1 9- 1 30.

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I I . NOTE SU LLA C RISTOLOGIA

sico della cristologia cusaniana. Cristo sarebbe un perno filosofico decisivo, ma appunto, talmente interno all'antologia e alla gnoseologia da perdere i caratteri del redentore. Nancy ]. Hudson autrice di una monografia sul concetto di theosis, per esempio, scrive: «Along with abandoning the tradi­ tional doctrine of sin, Nicholas's soteriology would appear to deal with the problem of evil. He fails to emphasize that Christ has grappled with evil and triumphed aver death. His humanity appears to be essential, not far sacrifice, but far revelation».48 Anche Euler, autore della voce Christologie nella Encyclopédie des mystiques rhénans, esplicita il problema: «Souvent, on a reproché à Nicholas d' avoir négligé le problème que l'homme est pécheur et a besoin d'ètre sauvé)).49 Ora, che in Cusano l'aspetto più concettuale della cristologia sia preponderante è evidente. Sono soltanto la funzione cosmogonica e antropologica di Cristo che giustificano anche la soterio­ logia. Ma questo non va a detrimento del suo cristianesimo, né fa di lui un restauratore del neoplatonismo come Giorgio Gemisto Pletone. Per lui, accentuare l'aspetto filosofico non vuol dire affatto sottrarre all'aspetto teo­ logico o carismatico; significa piuttosto, dire la stessa cosa con i termini che più profondamente si identificano con la natura umana, ossia i termini dell'intelletto. Cusano è dichiaratamente un umanista e come i suoi amici e 'colleghi' non ha alcun problema a ritenere che più si diviene speculativi, più si diviene cristiani, non per nulla una delle sue ultime opere si intitola Directio speculantis seu non aliud. Non si tratta allora di una scelta tra filoso­ fia e teologia o, più radicalmente ancora, tra cristianesimo e paganesimo, bensì fra due forme di cristianesimo: l'una che vede nel valore dell'uomo e della ragione un impedimento, una superbia derivata dal peccato di Ada­ mo; l'altra che vede Dio, Cristo e l'uomo talmente compenetrati da rite­ nere la filosofia una strada che conduce anch'essa, come propedeutica, alla redenzione. 50

4 8 NJ. HuosoN, Becoming God. The Doctrine of Theosis in Nicholas of Cusa, Washington D.C . , The Catholic University Press, 2007, p. 1 82. 49 WA. EuLER, Christologie (Nicolas de Cues), in Encyclopédie des Mystiques Rhénans. D 'Eckhart à Nicolas de Cues et leur Réception, éd. par M.-A. VANNIER, Paris, Cerf, 201 1 , pp. 244-245 . 50 A riguardo, è essenziale il confronto con Agostino. Cfr. infra, parte IV, cap. II. -

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PARTE QUARTA TRA PSICOLOGIA E ANTROPOLOGIA

CAPITOLO PRIMO

LA RELAZIONE ANIMA-CORPO: ALCUNE OSSERVAZIONI

l.

DUE PROLEGOMENI

La relazione fra anima e corpo nella filosofia di Cusano, unitamente alle sue eventuali implicazioni nella sfera dell'etica, non può essere inda­ gata proficuamente, se non a partire da due questioni preliminari, la cui omissione renderebbe la trattazione estrinseca o meramente descrittiva, in ogni caso priva di spessore ermeneutico. La prima riguarda lo spazio che l'autore dedica al tema e, di conseguenza, anche la funzione che esso rive­ ste all'interno del suo pensiero; la seconda, invece, ha a che fare con la ma­ niera peculiare in cui sono impiegate le fonti, che proprio a questo riguardo emerge con evidenza. Dato il carattere necessario delle considerazioni che seguiranno, che dovranno al tempo stesso guidare e chiarire l'analisi dei passi e dei nodi concettuali fondamentali, ci si è permesso di chiamarle, forse indulgendo ad una certa suggestione, 'prolegomeni' . Occorre affermare, innanzitutto, che le pagine dedicate a spiegare che cosa sia l'anima, che cosa sia il corpo e come essi interagiscano, sia al livello degli esseri viventi, in generale, sia al livello dell'uomo, in particolare, non sono molto numerose. Una riflessione specifica dedicata all'etica, conside­ rata come una disciplina a se stante, poi, non esiste affatto. La ricerca, tut­ tavia, può fornire contributi molto utili sia alla comprensione del progetto culturale cusaniano, considerato nel suo insieme, sia alla questione della sua modernità, rispetto alla quale, nonostante i molti lavori della critica, vi è ancora molto da dire. I luoghi più significativi da considerare sono tutti del De coniecturis. In particolare, il settimo e l'ottavo capitolo della prima parte, nella quale, nell'ambito della spiegazione delle quattro unità che co­ stituiscono la natura, Cusano si sofferma esplicitamente sull'anima e sul corpo. Vi sono, inoltre, nella seconda parte, i capitoli che vanno dall'ottavo al sedicesimo e che si occupano della differenza fra gli individui, dei com­ posti, della natura intellettuale, dell'anima umana e della conoscenza di -

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PARTE QUARTA - TRA P S I C OLOGIA E ANTRO P O LO G I A

sé. Ulteriori indicazioni possono essere ricavate dai primi capitoli del terzo libro del De docta ignorantia, in cui si parla dell'umanità in prospettiva cri­ stologica e dagli ultimi capitoli del De visione Dei, nei quali la discussione sul primato delle facoltà è condotta in chiave fortemente antropologica. Non si può, infine, non menzionare il De concordantia catholica, che è il program­ ma politico che viene presentato al Concilio di Basilea, nel quale l'anima e il corpo della Chiesa sono costituiti dal sacerdozio e dal Sacro Romano Impero. In questa sede, ci si occuperà principalmente del De coniecturis, salvo fare alcuni riferimenti agli altri luoghi segnalati, ove necessario. Det­ to dello spazio riservato alla questione, si impongono naturalmente alcu­ ne considerazioni relative alla sua funzione e, per così dire, al suo statuto. Quel che è d'uopo premettere, e che l'esposizione che seguirà dovrà corro­ borare, è che la problematica della relazione fra anima e corpo, e l'etica a fortiori, non hanno alcuno spazio autonomo. La psicologia, l'antropologia e l'etica, se così vogliamo chiamare questi ambiti di riflessione, compaiono soltanto all'interno dell'antologia e dell'assiologia, che a loro volta fanno da sfondo alla cosmologia e alla cristologia dalle quali sono impossibili da disgiungere. Ecco perché proprio il De coniecturis è l'opera più rilevante. Come è noto, il testo rappresenta una sorta di 'discorso sul metodo', nel quale le indicazioni per conoscere correttamente e per non cadere in errore presuppongono nondimeno un forte impianto neoplatonico e, più preci­ samente, procliano. 1 È solo la teoria delle regiones, ossia della particolare e progressiva determinazione di unità e molteplicità, che permette di co­ gliere quali oggetti e attraverso quali procedimenti il senso, la ragione e l'intelletto possano conoscere. La prima definizione esplicita dei concet­ ti di anima e corpo, dunque, come vedremo, non ha nulla a che vedere né con la fisiologia, né con l'antropologia, collocandosi piuttosto a livello squisitamente antologico. E questo primato dell'antologia non verrà mai meno. L'idea di una molteplicità di individui differenti, che entrano libe­ ramente in relazione fra loro, indipendentemente dall'unico principio dal quale derivano e che in tutti è presente è, per Cusano, inconcepibile. Ecco allora che la discussione intorno alla relazione fra anima e corpo esplica la sua funzione entro l'esposizione della grammatica speculativa cusaniana, più precisamente, nella misura in cui questa si declina come filosofia della natura. Gli aspetti che riguardano più specificamente la costituzione e il funzionamento della natura umana, considerata nelle sue facoltà e in ciò I Per una presentazione approfondita del testo, corredata di amplia bibliografia, si veda NICOLAS DE CuEs, Les conjectures. De coniecturis, texte traduit avec introduction et notes par J.-M. CouNET, Paris, Les Belles Lettres, 20 1 1 , in particolare pp. XI-cxuv. Si veda anche P. SECCHI, La conoscenza possibile. Tre saggi su Cusano, cit., pp. 1 5-43 .

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l. LA RELAZ I O N E A N I M A - C O R P O : ALCUNE OSSERVAZI O N I

che le muove, sono un complemento della dottrina dei principi nella quale si radicano. Un complemento che però, è doveroso dire, non è un mero orpello, se è vero che proprio l'umanità, intesa come microcosmo, costitui­ sce l'unico sostrato possibile per l'incarnazione, la quale garantisce, prima ancora della redenzione, il contatto fra il massimo assoluto, che è Dio, e il massimo contratto, che è l'universo. Da quanto sostenuto, si arguisce chiaramente che di antropologia filosofica o di etica, nel senso moderno del termine, è impossibile parlare. Nella mente del nostro autore, infatti, non esiste la separazione dei saperi e questo perché, non v'è molteplicità che esista, se non per partecipazione dell'unità. Il secondo prolegomeno, si è detto, ha a che fare con le fonti. Cusano inaugura una prassi, che sarà tipica di molti autori del Quattrocento, ostili o comunque estranei alla cultura universitaria, per la quale viene abbando­ nato definitivamente il genere letterario della quaestio disputata, in favore del trattato - spesso innescato da suggestioni esegetiche - e del dialogo. Tale scelta, che può apparire eminentemente formale, si radica nei limi­ ti teoretici del metodo medievale, ancorato all'alternativa vero-falso per come è concepita dalla logica aristotelica, ma anche nei limiti dell'uso delle fonti e delle auctoritates, che appare ormai estrinseco e riduttivo. Le fonti, infatti, non costituiscono più soltanto degli strumenti per condurre la di­ scussione volta a conseguire la determinatio magistralis e neppure degli ausili per dipanare nodi concettuali decisivi. Convinto che l'Uno sia ciò che tutti i sapienti hanno cercato di esprimere nella varietà dei modi,2 Cusano non si preoccupa affatto di scegliere una fonte a discapito di un'altra, né di opera­ re una contrapposizione rigida fra i paradigmi. Gli scritti dei grandi autori esprimono, ciascuno secondo la propria particolare prospettiva, la verità che non può non essere colta da chi ragiona in maniera intellettualmente onesta. Di più, proprio perché ogni pensiero coglie qualcosa che nessun altro può cogliere, l'uso congiunto e non alternativo delle fonti è l'unico epistemologicamente corretto. Se è concessa l'adozione di una metafora geometrica, si potrebbe dire che esse sono tutte disposte su un unico rag­ gio che dalla circonferenza, intesa come la mente umana, si dirige verso il centro, inteso come la verità. Naturalmente, e questo è il cuore della filo­ sofia, occorre scegliere e impiegare in primo luogo la fonte o l'autore che si ritiene più vicino al centro del cerchio. Soltanto a condizione di preferire realmente il modello che meglio aiuti a pensare la verità, gli altri modelli e le altre fonti potranno essere complementari. E l'opzione cusaniana è z Cfr. De fil. , V 83, 1 -3 : «Unum est quod theologizantes aut philosophantes in varietate modorum exprimere conantur>>.

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PARTE QUARTA - TRA PSICOLOGIA E ANTROPOLOGIA

chiara, addirittura fin dai primi sermoni. Il pensiero e l'essere hanno una struttura logica, che è possibile comprendere indipendentemente dalla ri­ velazione e dal cristianesimo storico, perché coincide con la verità stessa. Se questa convinzione è mutuata, senza dubbio, da Raimondo Lullo, la filosofia che più consente di svilupparla e illustrarla è quella neoplatonica, in particolare la coppia Proclo-Dionigi, che viene letta in strettissima con­ tinuità, prescindendo dalla reale collocazione storica dei due personaggi, forse ignorata.3 Per Cusano, come per Proda, la filosofia è innanzitutto esegesi e se il modello platonico, concepito come metessi, è il più valido per cogliere la relazione fra l'unità e la molteplicità, gli scritti di Aristotele possono essere utilizzati proficuamente ogniqualvolta si colgano delle con­ vergenze. Si dispone ora degli elementi necessari per parlare della relazione anima-corpo, sapendo che si colloca soltanto all'interno dell'antologia, che è inserita in una cornice tutta platonico-neoplatonica e che tuttavia si arric­ chisce talvolta di motivi aristotelici. Si vedrà che il modello neoplatonico è impiegato per definire i due concetti in quanto tali e l'interazione fra anima e corpo al livello generale della natura, mentre gli aspetti più propriamente aristotelici verranno alla luce nella spiegazione della relazione nel compo­ sto singolo. 2.

ANIMA E CORPO NELL ' UNIVERSO

Il primo luogo della filosofia cusaniana, nel quale si rinviene un'esposi­ zione sufficientemente estesa dei due concetti, è costituito dai capitoli set­ timo e ottavo della prima parte del De coniecturis, anche se verrà in notevole aiuto il nono capitolo del secondo libro del De docta ignorantia. Oggetto del discorso sono le quattro unità che compongono l'universo, le quali sono rappresentate nella figura P, vale a dire nella figura paradigmatica. Si pro­ cede servendosi dell'Elementatio theologica di Proclo, dalla quale deriva lo scheletro dell'antologia cusaniana. Tutto ciò che esiste, esiste in virtù della partecipazione dell'unità. Se così non fosse, infatti, tutti gli individui o gli stessi gradi dell'essere non sarebbero unità, bensì molteplicità e, dunque, per il regressus ad in.finitum, non esisterebbe nulla. L'unità o il principio è tutto ciò che è in ciò che ne partecipa, direttamente, nell'emanazione più prossima, e indirettamente, per il tramite dei gradi intermedi, nelle emana­ zioni più lontane. Nelle proposizioni XVIII e XIX, si legge: «Tutto ciò che è dispensatore, grazie al suo essere, nei confronti di altri esseri, è esso stesso 3 A riguardo, cfr. supra, parte I, cap. I, p. 1 1 .

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I. LA RELAZ I O N E A N I M A - C O R P O : ALCUNE OSSERVAZI O N I

in linea primaria ciò che comunica agli esseri che da esso ricevono» 4 e, so­ prattutto, «tutto ciò che inerisce in linea primaria a un ordine degli esseri è presente in tutte le cose che rientrano in quell'ordine, secondo un'unica definizione e in modo uguale». 5 Se è garantita in tal modo la sussistenza dell'essere, v'è da fondare e da chiarire, per così dire, la sua fenomenologia. Ebbene, per Cusano, sulla scia della sua fonte, l'inferiore è nel superiore al modo del superiore, vale a dire l'effetto è nella causa come la causa stes­ sa, mentre il superiore è nell'inferiore al modo dell'inferiore, vale a dire la causa è nell'effetto secondo il modo d'essere dell'effetto. Ne segue, per esempio, che l'intelletto, in Dio, è Dio e Dio, nell'intelletto, è intelletto, affinché tutto sia in tutto, nel modo proprio di ciascuno.6 Ma perché que­ sta continuità e questa reciproca immanenza di principio e principiati o di unità e molteplicità? Il superiore non è soltanto causa ed essenza di ciò che produce, ma anche fine. Nella proposizione XXXI, Proclo afferma: «Tutto ciò che procede da un principio si rivolge per essenza a quello da cui pro­ cede».7 Ecco allora che è possibile cogliere anche il movimento che vibra nell'universo e si agita in tutte le sue parti. Il superiore è nell'inferiore, af­ finché l'inferiore si elevi al superiore, nel quale trova compimento e riposo. L'assunto biblico per il quale Dio è principio, mezzo e fine è perfettamente espresso nei termini neoplatonici di mone, proodos ed epistrophe. Del resto, si diceva, è Proclo a essere un discepolo di Dionigi e nel De divisione naturae di Scoto Eriugena non si trova nulla di dissimile. In questo quadro, è possibile parlare di anima e corpo. L'anima, si legge, è il numero dell'intelligenza, come l'intelligenza è il numero di Dio o dell'unità assolutamente semplice. 4 PROCLO, I manuali. I testi magico-teurgici, cit., p. 97. 5 lvi, p. 98. Cfr. anche W BEIERWALTES, Proclo. I fondamenti della sua metafisica, trad. it. di N. Scorri, Milano, Vita e Pensiero, 1 988, pp. 80-8 1 : >, XVIII, 1 989, pp. 69-86. HoPKINS, J. , Nicholas of Cusa's Debate with ]ohn Wenck. A Translation and an Appraisal of De Ignota Litteratura and Apologia Doctae Ignorantiae, Minneapolis, Banning Press, 1 988. HoYE, WJ. , Die Vereinigung mit dem giinzlich unerkannten nach Bonaventura, Nikolaus von Kues und Thomas von Aquin, in Die Dionysius-Rezeption im Mittelalter, Internationales Kolloquium in Sofia von 8. bis zum 1 1 Aprii 1 999, unter der Schirrnherrschaft der Societé lnternationale pour l' Étude de la Philosophie Medievale, hrsg. von T. BOIADJIEV, G. KAPRIEV und A. SPEER, Turnhout, Brepols, 2000, pp. 477-503 . HuosoN, N.). , Becoming God. The Doctrine of Theosis in Nicholas of Cusa, Washington D. C . , The Catholic University Press, 2007. KALLENDORF, C.W (ed.), Humanist Educational Treatises, Cambridge (MA)-London, Har­ vard University Press, 2002. KNEER, A., Die Entstehung der konziliaren Theorie: zur Geschichte des Schisms und der Kirchen­ politischen Schriftsteller Konrad von Gelnhausen (1 3 90) und Heinrich von Lagenstein (1 3 9 7), rist. Firenze, Nabu Press, 20 12. KoYRÉ, A., Dal mondo chiuso all 'universo infinito, trad. it. di L. CAFIERO, Milano, Feltrinelli, 1 970. KREMER, K. , Praegustatio naturalis sapientiae. Gott suchen mit Nikolaus von Kues, Miinster, Aschendorff, 2004.

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