Ritratti del coraggio

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JOI-IN F. KENNEDY

LE EDIZION.I DEL BORGHESE

JOI-IN F. KENNEDY

LE EDIZIONI DEL BORGHESE

' LETTERARIA RISERVATA PROPRIET A •

Edizioni del Borghese - 1lfilano Titolo originale dell'opera

Traduzione dalfin.glese di HENRY FURST

PREFAZIONE

Allorché, nel giu.gno scorso, fu decisa la pubblicazione in Italia del libro di John Kennedy, l'Editore ed io ci trovammo d'accordo nel giudicare Luigi Eina1,.di com-e l'uomo più adatto a scrii,ere la prefazione per un'opera dedicata al coraggio nella vita politica. La risposta alla mia richiest·a giunse con questa lettera dell'ex Presidente della Repubblica, datata 14 giugno 1960:

>, ecco una parola che molti veri statisti hanno spesso dovuto ripetere. Anche W ashington, anche Lincoln non furono sempre certissimi sugli obiettivi sui quali bisognava indirizzare il loro coraggio. Greeley voleva che Lincoln fosse coraggioso riguardo all'emancipa• • • • • zzone, per esempio, in un momento in cui una tale intrepidezza sarebbe stata decisamente prematura. Tanto dipende, nel misurare il coraggio come anche le altr~ virtù politiche, dal punto di vista! Quando Richard Bland, noto per la campagna sull' > una volta esplose, in una riunione alla Casa Bianca, definendo alcuni provvedimenti del12

l'opposizione di eccezionale audacia e coraggio con le parole: >, l'esponente repubblicano Thomas B. Reed gli rispose : > Uno dei grandi meriti di questo volume è che i suoi esempi di coraggio sono tutti veri, limpidi e, in ultima analisi, CQstruttivi; i suoi protagonisti, ] ohn Quincy Adams, W ebster, Houston, Ross di Kansas, George Norris, tutti esercitarono il loro coraggio in modo nobile e per fini di grande portata. Un notevole ingrediente di coraggio è necessariamente collegato con l'indole dei fanatici, quali gli abolizionisti del Nord e i mangiatori di f uoco del Sud negli anni precedenti la Guerra Civile; ma questo non è un tipo di coraggio che noi possiamo molto ammirare. La distinzione tra il vero coraggio e il coraggio che noi chiamiano fanatismo fu ben implicita nel modo in cui George Frisbie Hoar descrisse Charles Sumner, il quale affermava di sottomettere ogni provvedimento alla prova della legge morale: >. A cosa serve un coraggio che sfida la Costituzione? Un altro falso genere di coraggio è quello che scaturisce da un temperamento 4isperatamente eccentrico. I ohn Randolph di Roanoke dimostrò molto ardimento nell'op13

porsi alla Guerra del 1812; fu sempre intrepido, spesso brillante; però fu tanto· irritabile, irragionevole, ingiurioso e cocciuto che il suo coraggio andò sprecato. Ugualmente privo di valore è il coraggio di chi sempre e invariabilmente si oppone, il >. Il Senatore George Edrnunds di Vermont fu tale: si diceva di lui che se fosse stato l'unico uomo al mondo, Giorgio avrebbe detto di no a tutto quel che avrebbe proposto Edmunds. Gli esempi indicati dal signor Kennedy nel suo libro appartengono ad un genere diverso; l'autore si è interessato al coraggio di uomini intelligenti, lungimiranti, ragionevoli, desiderosi di far sì che la nave dello Stato rimanesse fedele alla sua vera rotta. John Quincy Adams ruppe col suo partito e con lo Stato per sostenere l'onore della nazione durante la crisi dell'Embargo; più tardi affrontò un'ondata di odio per rivendicare il diritto di petizione. Daniel Webster sapeva che metà del suo partito e quasi l'intera Nuova Inghilterra, compresi i poeti ·e i saggisti, le cui parole lo avrebbero punto come serpenti, l'avrebbero disprezzato se avesse abbracciato il grande Compromesso di Clay; però si alzò .~enza battere ciglio per pronunciare il suo discorso del Sette Marzo. E così gli altri. È interessante notare che tanti esempi citati dal SenaJore Kennedy ci mostrano un esponente parlamentare deciso a proclamare la 14

sua indipendenza nei confronti degli elettori, e dei loro errori. Ciò è di grande importanza. Infatti, sin dall'inizio del governo parlamentare nell'Europa Occidentale si rivelò una debolezza comune, sulla quale. molte neonate legislature naufragaro no. Quasi tutte le varie assemblee di erano formate da gruppi aristocratici indipendenti, non meno gelosi dei loro diritti e dei loro privilegi di quel che erano dei loro doveri. Ciò accadde in Inghilterra, Scozia, Francia, Castiglia, Scandinavia e, più tardi, in Prussia. I gruppi costituenti, naturalmente, guardavano ai loro rappresentanti come a tanti avvocati chiamati a proteggere i loro interessi. Riluttanti all'idea di concedere loro piena libertà di deliberazione e di azione, vincolavano questi rappresentanti con istruzioni e mandati severissimi. In Francia una simile rigida delegazione di poteri, uoo simile esigenza, che imponeva a ciascun deputato di lottare per i privilegi del suo gruppo o del suo ordine, fu uno degli elementi che infine concorsero a provocare la Rivoluzione. Fortunatamente per l'Inghilterra, là un forte sentimento dell'unità del regno, e l'importanza di legiferare per tutti e non per uoo sola parte, modificarono la situazione. L'indipendenza parlamentare nei confronti degli elettori si fece forte, e questa tradizione divenne retaggio dell' A meric~. Per entrambi i paesi, il celebre discorso di Burke agli elettori di Bristol divenne la espres15

sione classica del diritto del rappresentante eletto ad esercitare liberamerite il proprio giudizio. Il Senatore Ross che sfidava il Kansas sdegnato per votare coritro l'espulsione dalla presidenza di Andrew ] ohnson, seguiva il principio burkiano e sosteneva i più bei criteri dei corpi legislativi anglo-americani. Esempi sporadici di coraggio per questioni isolate e poco importanti non hanno molto significato. Perché sia importarite, occorre che il coraggio sia palesato in di/esa di una grande causa o di una importarite norma. fohn Stuart Mill condusse una bella lotta nel Parlamerito inglese coritro la crudele applicazione della legge marziale /atta dal governatore Eyre a Giamaica. Lo fece, come osserva nella sua autobiografia, non per un mero sentimento di compassione umanitaria dei negri perseguitati, ma per maritenere il sacro principio secondo cui i cittadini britannici, si trovino ovunque, sono sotto il dominio della legge civile, e non esposti all'arbitrio militare. Il Senatore Foraker, che ,iritervenne coraggiosamerite per di/endere i centosessanta e più soldati negri congedati disonorevolmerite dopo aver servito nella faccenda di Brownsville, dichiarò che anche lui di/ endeva una causa maggiore di quella di alcuni militari: la causa della giustizia astratta. Attraverso tutta la nostra storia parlameritare, l'aderenza ai princìpi ha per fortuna avuto esempi ripetuti e spettacolari. Numerosi casi potrebbe16

ro essere aggiunti a quelli scelti dal Senatore Kennedy, dall' opposizio11,e del Calhoun alla guerra col Messico ( così popolare nella sua regione) sino a certi atti coraggiosi del Senatore V andenberg, il quale, del resto, possedeva abbastanza coraggio per riconoscere generosamerite che aveva avuto torto nella grande questione dell'isolazionis,no. Come fu coraggiosa, per esempio, la decisione del Senatore Stephen A. Douglas sulla Costituzione Lecompton! Douglas era un democratico; era u,w stretto amico di molti meridionali; era stato fedele, senza esitazioni, al goveroo di Buchanan; gli importava ben poco della schiavitù. Il governo, quasi l' iritero JJ,,Jezzogiorno, e una grossa maggioranza dei suoi colleghi democratici nel Senato era,w favorevoli alla proposta di ammettere il Kansas come qztindicesimo Stato schiavista sotto la legge Lecompton. Però quella Costituzione era stata redatta da UTUJ, piccola convenzione > proschiavista dopo che il Kansas si era dichiarato in favo re della libertà con una graridissima maggioranza popolare. Per Douglas era in palio un principio f ondamentale: il principio secondo il quale i cittadini americani hanno il diritto di creare le proprie istituzioni; e sebbene dovesse affrontare ogni possibile pressione, ogni minaccia, ogni lusinga, egli rimase incrollabilmerite fedele alla sua dottrina della sovranità popolare. Sapeva che in tal modo, quasi certamente, rinuncia2

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va a tutte le site auree possibilità di diventare pre~ide~te; m.a scartò qlf,ella cons_iderazi.one. Dava la prova, in una questione d.i grandissima portata, di quella coraggiosa integrità che W illiam A. Wheeler (p.oi vice-pre~ sidente sotto lf_ayes) sinteti~zò in una conversazio,ie col Senatore Conkl.ing. Disse Roscoe Conkling: >. Particolar,riente interessante è il capitolo che il Sena~pre Kennedy ha dedicato a George N orris il quale, insieme al Senatore Robert M. La f ollett.e, « /Jattagliero Bob>>, rivelò un genere di coraggio particolarmente costruttivo. B,·yce ha osservato nel suo American Commonwealth che questo è eccezionalmente r(lro nei corpi legislq,tivi american_i. > Il signor Kennedy ci fornisce alcune ragioni per pensare che sia in aumento quel tipo di coraggio che contribuisce_ a sostenere buoni provvedimenti piuttosto che ad opporsi a quelli cattivi. Egli parla francamente delle mutate esigenze riguardo al coraggio. Dai '

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tempi di Bryce, i > sono · diventati più numerosi, meglio organizzati e ., . assai piu potenti. Ora che si è compiuta la fusione tra l' AFL e la CIO, il lavoro non è meno forte dell'industria, e l'industria è fortemente organizzata, e altamente consapevole di sé. Gli agricoltori, che riuniti in cinque o sei milioni di famiglie dominano politicamente molti vasti Stati, sono potenti anche loro; e questi tre gruppi formano appena l'inizio della lista. Il Senatore Kennedy ha alcune cose interessanti da dire circa la possibilità di servirsi del coraggio per la direzione, piuttosto che per ottenere la pura e semplice disfatta di interessi particolari: infatti, molti interessi hanno fini legittimi. Egli rileva che i membri della Camera e del Senato hanno oggi più saggezza ed esperienza di un tempo. N orris,, ad ogni modo, ebbe il coraggio e la saggezza· insieme per continuare a lottare duramente per i sussidi agli agricoltori e per dare prova di energia, anche quando altri cercavano di formare un fronte sulle false questioni del proibizionismo e della religione. Il coraggio morale è grande e ammirevole in. sé, però bisogna osservare che quasi mai ap-pare se non come parte di quella entità mag-giore che si chiama carattere. Un uomo senza· carattere può fornire esibizioni capricciose di' coraggio, come fece persino Aaron Burr quan-do, nella elezione contestata del 1800, rifiutò 19

di negoziare per la presidenza con i Federalisti ben disposti. Però nessun uomo privo di ' . carattere e conseguentemente coraggioso, esattamente come nessun uomo di genuino carattere manca di coraggio conseguente. In breve, il coraggio morale è alleato con le altre qualità che compongono il carattere: l'onestà, la profonda serietà, un fermo senso dei princìpi, candore, risolutezza. ' K innegabile che nelle faccende di governo il popolo americano apprezza più il carattere dell'intelletto: gli americani, in verità, sono un po' diffidenti di fronte alla sottigliezza in,tellettuale o dell'abilità, se non sono certi che al .fondo vi sia del carattere. In questo saggio atteggiamento essi somigliano agli altri popoli di lingua inglese. Forse l'esempio più fulgente di coraggio in funzione legislativa della storia americana, è quello di John H ampden, tanto ammirato da Teodoro Roosevelt. Egli aveva una intelligenza capace e un grande talento per trattare gli affari di Stato. Però fu alle sue qualità morali più che che a quelle intellettuali che dovette il suo immenso influsso. Era soprattutto, come dice Macaulay, uomo di carattere. Come si esprime lo storico Clarendon, nello scrivere del Parlamento Lungo: >. Nel medesimo modo, furono i supremi doni di carattere di Washington, più che la capacità di intelletto, che ci fecero superare con successo la Rivoluzione; e furono i doni molto diversi del carattere di Lincoln che salvarono l'unità della nazione nella Guerra Civile. In ogni rappresentante del popolo, il coraggio si manifesterà, non come elemento indipendente, ma come frutto di larghe idee ed equilibrio morale. Possiamo aggiungere che prima che vi possa essere molto carattere e coraggio nel Parlamento, bisogna che ve ne sia molt~ssimo nel popolo americano. Cercheremo invano questi tesori a Washington, se non saranno sparsi, a destra e a sinistra, ovunque, da Boston a San Diego. Scrisse Lord Bryce: , ha definito il coraggio Ernest Hemingway: e queste storie narrano le pressioni esperimentate da otto Senatori degli Stati Uniti, e la grazia con la quale l'hanno sopportate, il rischio alla loro carriera, l'impopolarità del loro contegno, la malfama~ zione subita e, in qualche caso, ma ahimé soltanto in qualche caso, la rivendicazione del loro nome e dei loro princìpi. Una nazione che ha dimenticato la qualità del coraggio che in passato è stato apportato alla vita pubblica, non vorrà probabilmente insisterè su tale qqalità nella scelta dei suoi c~pi oggi, o compensarla, e in verità noi l'abbiamo. dimenticata. Possiamo ricordarci com~ J ohn Qujncy Adams divenne PresidenUESTO

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te per mezzo dei progetti politici di Henry Cla y, però abbiamo dimenticato come, da giovane, egli rinunciò a una carriera senatoriale promettente per restare fedele alla nazione. Possiamo ricordare Daniel Webster per la sua sottomissione alla Banca Nazionale durante g1·an parte della sua carriera, ma abbiamo dimenticato il suo sacrificio per il bene della nazione alla fine di quella carriera. Non ce ne ricordiamo e, possibilmente, non ce ne importa. >, disse un noto giornalista per conto di milioni di lettori non molti anni or sono, > Prima un componente il gabinetto aveva registrato nel suo diario: > Del resto, ancora prima un Se-

nato1·e aveva già ammonito i suoi colleghi di-

cendo: >. Il Senato sa che molti americani oggi condividono questi giudizi. I Senatori, dicono gli americani, bisogna che siano uomini politici ; e gli uomini politici bisogna che si occupino di guadagnare voti, non dell'arte di governare lo Stato o del coraggio. Forse le madri vorranno ancora che i loro figli crescano per diventare presidente, però, secondo una celebre inchiesta Gallup di alcuni anni or sono, non vogliono che a questo fine diventino uomini politici. Questo sfogo continuo di critica e di mancanza di rispetto vuole dunque dire che la q11alità del Senato è peggiorata? No, certo. Infatti, delle tre dichiarazioni qui sopra citate, la prima fu fatta nel secolo ventesimo, la seconda nel decimonono, e la terza nel decimottavo ( quando il Senato, appena formato, stava discutendo dove bisognava collocare il Campidoglio). Vuole dire, dunque, che il Senato non può più vantarsi di avere uomini di coraggio? Walter Lippmann, dopo quasi mezzo · secolo di accurata osservazione, diede in un suo libro un severo giudizio, sia dell'uomo politico, sia dell'elettorato. coscienzioso comporta molto spesso la solitudine, ci preme di essere d'accordo con i nostri compagni legislatori, i nostri colleghi nel circolo, essere ossequienti alle regole e alle consuetudini del circolo, non seguire una rotta unica e indipendente che imbarazzerebbe o irriterebbe gli altri appartenenti al gruppo, o ali' As35

semblea di cui facciamo parte. Ci rendiamo conto, inoltre, che il nostro prestigio nel circolo, e i limiti entro i quali possiamo raggiungere i nostri obiettivi e quelli dei nostri elettori dipendono in una certa qual misura dalla stima che godiamo presso altri Senatori. >, mi dissero quando ent1·ai nel Cong1·esso, > Andare avanti vuol dire qualcosa di più che essere semplicemente un simpatico compagno; include anche l'arrendevolezza al compromesso, il senso delle cose possibili. Non dovremmo avere troppa fretta nel condannare ogni compromesso quale esempio di cattiva moralità. Infatti la politica e l'attività legislativa non sono questioni di inflessibili princìpi o di ideali irraggiungibili. La politica, come ha acutamente osservato John Morley, >. È il compromesso che impedisce a ciascun gruppo di riformatori, agli > ed ai >, agli internazionalisti ed agli isolazionisti, ai vivisezionisti ed agli anti-vivisezionisti, di schiacciare il gruppo situato all'altra estremità dello spettro politico. I fanatici e gli estremisti, ·e anche coloro che si dedicano coscienziosamente alla affermazione di princìpi stabili e fissi sono sempre delusi quando il governo rifiuta di applicare sollecitamente tutte le loro idee, e bocciare quelle dei loro avversari. Ma il legislatore ha una certa responsabilità, ha il dovere di conciliare quelle forze opposte nel suo Stato e nel suo partito e di rapp1·esentarle nel più vasto urto di interessi sul livello nazionale; ed egli solo sa che vi sono poche questioni ( e forse nessuna) in cui tutta la verità e tutta la ragione sono dalla medesima parte. Alcuni dei miei colleghi, criticati oggi per una mancanza di schietti princìpi, o guardati con occhi sprezzanti quali > facili al compromesso, sono semplicemente impegnati nella sottile arte di conciliare, equilibrare e interpretare le forze e le fazioni della pubblica opinione, arte essenziale per tenere unita la nostra nazione e permettere al governo di funzionare. Le loro coscienze pos37

sono ogni tanto spingerli a difendere più rigidamente i loro princìpi, ma il cervello li porta a ca pire che una proposta di legge discreta o mediocre è meglio di nessuna legge, che soltanto con i do ztt d.es del compromesso 11n progetto legislativo potrà ricevere, una dopo l'altra, l'approvazione del Senato, della Camera, del Preside11te e della nazione. Il problema vero consiste, dunque, nello stabilire > arriveremo al compromesso, e >. Infatti, è purtroppo facile arri• • • vare a concess1on1 non necessarie, non suggerite dal desiderio di risolvere legittimamente i conflitti, ma soltanto dalla speranza di >. Ma il sugger·imento di >, rivoltomi quando entrai al Senato, ·.implicava anche altre cose; primi fra tutti i compensi che avrei ottenuto in premio della mia obl)edienza al direttorio del partito che avevo contribuito a scegliere. Noi tutti, nel Congresso, siamo costretti a renderci piena~mente conto dell'importanza della unità di partito ( quanti peccati sono stati commessi in quel nome!) e l'effetto deleterio che ogni .ribellione potrebbe provocare sulle possibilità del nostro partito nella prossima elezione. Inoltre, in questi tempi dominati dalla buro·Crazia, i pani e i pesci che rimangono al legislatore per essere distribuiti a quegli ar.denti propagandisti i cui sforzi furono ispirati da qualche cosa di più d'una semplice con38

vinzione, sono relativamente scarsi; e colui che esce dai ranghi del partito può scoprire che improvvisamente non ve ne sono affatto. Anche il successo della legislazione alla quale egli si interessa dipende in parte dal grado in cui il suo sostegno dei programmi del partito gli avrà conquistato l'aiutò dei capi dell'organizzazione. Infine, il Senatore che segue la rotta indipendente della coscienza molto facilmente scoprirà di aver guadagnato non soltanto la disistima dei suoi colleghi del Senato e dei suoi compag11i di partito, ma anche quella degli importantissimi finanziatori delle campagne elettorali. È il pensiero di quella prossima campagna ( il desiderio di essere rieletti) che determina la seconda forma di pressione sul Senatore coscienzioso. Non deve essere automaticamente sottinteso che questo sia un motivo del tutto egoista; sebbene sia naturale che coloro i quali hanno scelto la politica per professione debbano cercare di continuare la carriera: infatti, i Senatori che vengono sconfitti per aver difeso, contro ogni logica possibilità di successo, un unico principio, non saranno presenti in futuro per combattere in difesa di quello o qualsiasi altro • • • pr1nc1p10. La disfatta, inoltre, non rappresenta un danno soltanto per il Senatore: egli ha anche l'obbligo di tener presente l'effetto sul partito che rappresenta, sugli amici e sostenitori 39

che si sono esposti per lui o che hanno investito le loro economie nella sua carriera, e persino sulla moglié e i figli la cui felicità e tranquillità, che spesso dipendono almeno in parte dal suo successo ufficiale, possono avere più i1nportanza per lui di qualunque altra cosa. Del resto, quale altra professione esiste, ad eccezione della politica, nei paesi non totalitari, in cui si esige che l'individuo sacrifichi tutto, anche la propria carriera, per il bene della nazione? Nella vita privata, come nell'industria, noi ammettiamo che l'individuo promuova il proprio illuminato interesse, entro i limiti della legge, per poter compiere un progresso supremo. Nella vita pubblica, invece, esigiamo che gli individui sacrifichino i loro interessi privati per permettere che il bene nazionale progredisca. In nesst1n' altra f 01·ma di attività, se non nella politica, si esige che un uomo sacrifichi onori, prestigio e carriera prescelta per una sola questione di princìpio. Avvocati, uomini d'affari, insegnanti, dottori, tutti affrontano difficili decisioni personali che coinvolgono la loro integrità; ma pochi, forse nessuno, le affronta sotto il bagliore della ribalta come fanno coloro che occupano cariche pubbliche. Pochi, forse nessuno, affrontano la medesima spaventosa responsabilità di decisione che affronta un Senatore chiamato a rispondere a un decisivo appello nominale. Quell'uomo 40

può aver bisogno di più tempo per raggiungere la sua decisione; può credere che vi sia ancora qualcosa da dirsi da entrambi i lati dello schieramento; può credere che un leggero emendamento risolverebbe tutte le difficoltà, però, a dispetto di ciò, quando si chiama il suo nome non può nascondersi, non può equivocare, non può ritardare, e intuisce che il suo elettorato, come il Corvo nella poesia di Poe, è appollaiato là, al suo banco nel Senato, e gracida > mentre egli depone nell'urna il voto che pone in forse il suo avvenire politico. Pochi Senatori si ritirano a vita privata spontaneamente. Il virus della 'febbre del Potomac,' che infuria ovunque a Washington, non nasce altrove in forma più virulenta che nell'aula del Senato. La prospettiva d'un ritiro obbligato1·io dal >, la possibilità di dover rinunciare al lavoro interessante, all'affascinante apparato e alle impressionanti prerogative delle funzioni legislative, può causare anche al]_'uomo politico più coraggioso una seria perdita del sonno. Così, forse senze rendersene conto, alcuni Senatori tendono a scegliere il sentiero più facile, meno faticoso per armonizzare o razionalizzare quel che in principio sembra essere un conflitto tra la loro coscienza, o il risultato delle loro deliberazioni, e l'opinione della maggioranza dei loro elettori. Tali Se11atori non sono politicame11te vili: 41

hanno semplicemente sviluppato l'abitudine di giungere a conclusioni inevitabilmente in .accordo con l'opinione popolare. Altri Senatori ancora non hanno sviluppato quella abitudine, non hanno condizionato né .sottomesso la loro coscienza, però sentono, sinceramente e senza cinismo, che se vogliono -essere utili debbono lasciare in disparte certi -casi di coscienza. La professi o ne politica, essi -conco1·dano con lo scrittore politico Frank

Kent, non è immorale, è s~mplicemente amorale: >. E Kent cita il consiglio che avrebbe dato, diirante la campagna elettorale del 1920, l'ex Senato1·e Ashurst, dell'Arizona, al suo col·1ega Mark Smith: >. ·,Certo, non tutti i Senatori sarebbero d'ac42

cordo su queste affermazioni; pochi, però, potrebbero negare che il desiderio di essere rieletti esercita un forte freno sul coraggio e sull'indipendenza. La terza e più significativa fonte di pressioni che paralizza.no il coraggio politico nel Senatore o Deputato coscienzioso, ·e virtualmente tutti i problemi descritti in questo capitolo si applicano ugualmente ai componenti entrambe le Camere, è rappresentata dagli elettori: i gruppi d'interesse, gli scrittori di lettere organizzati, i blocchi economici e persino il medio elettore. Affrontare simili pressioni, sfidarle o anche soddisfarie, è un compito formidabile. Tutti quanti, a volte, sentiranno l'impulso di seguire l'esempio dato dal Rappresentante John Steven McGroarty della California, che scrisse a un suo elettore nel 1934: >. Ma quando tutto è stato detto e riconosciuto, non abbiamo ancora raccontato la storia intera. lnfatti a Washington noi siamo > e membri del Senato degli Stati Uniti, oltre ad essere Senatori del Massachusetts o del Texas. Prestiamo giuramento nelle mani del Vice Presidente, e non del Gove1·natore del nost1·0 Stato; e veniamo a Washington, per parafrasare Edmund Burke, non quali ambasciatori ostili o speciali difensori del nostro Stato o della nostra regione, in opposizione a difensori e agenti di altre zone, ma quali membri della assemblea deliberativa d'una nazione con un solo interesse. Naturalmente, non dobbiamo trascurare gli interessi della nostra zona, né lo potremmo facilmente, perché siamo prodotti di quella zona; ma se gli interessi locali dominassero 48

completamente la parte assegnata a ciascuno di noi, chi si occuperebbe degli interessi nazionali? Vi sono altri obblighi, oltre a quelli degli Stati e delle regioni: obblighi verso il partito, le cui pressioni sono già state desc1·itte. Anche se posso ignorare quelle pressioni, posso veramente ritenermi svincolato dall' obbligo di seguire il partito che mi ha fatto eleggere? Noi crediamo, in questo paese, al principio della responsabilità di partito, e riconos·ciamo la necessità di aderire a programmi di partito; non possiamo pens-are diversamente, se l'etichetta del partito non deve perde1·e ogni significato per gli elettori. Sol.. tanto in questo modo la nostra nazione, stabilita f ondamen·talmente sopra il sistema dei due partiti, può evitare le trappole dei partiti molteplici e frantumati, in cui la purezza e il rigore dei princìpi, se posso suggerire una specie di Legge di Gresham per la politica, aumentano inversamente col nurnero de~li iscritti. Eppure non possiamo per1nettere che le pressioni della responsabilità di partito sommergano in ogni questione la voce della responsabilità personale. lnfatti il partito il quale, nella sua spinta verso l'unità, verso la disciplina e il successo, decidesse di escludere nuove idee, i1n contegno indipendente o membri ribelli, si troverebbe in pericolo. Il Senatore Albert Beveridge, a tale riguardo, afier'-

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mò: , ma perché questa concezione della democrazia, in verità, pone troppo poca fede nel popolo. Coloro che vorrebbero negare l'obb-ligo del Rappresentante di es·sere vincolato da ogni impulso dell'elettorato, senza badare· alle conclus·ioni suggerite dalle sue proprie deliberazioni, effettivamente hanno fiducia riella saggezza del popolo. Hanno fede nel fondanieiltale senso della giustizia degli elettori, fede nella loro capacità di onorare e rispettarè il gi.udizio altrui, e fede che alla lunga agiranno altruisticamente per il bene della nazione. Su questa specie di fede è fondata la democrazia, non semplicemente la speranza, spesso delusa, che l'oprinione pllhblica vorrà in ogni tempo, in tutte l·e circostanze, prontamente identificarsi con l'interesse pubblico. Gli elettori ci scelsero, in breve, perché ave-

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vano fiducia nel nostro giudizio e nella nostra capacità di esercitare quel giudizio i:m una .posizione da cui avre;mmo saputo de-terminare l'optimum per il loro interesse, che non può considerarsi sganciato dagli in-

teressi della nazione. Questo potrà significare che a , 1olte noi dobbiamo informar~, .correggere e, in qualche caso, anche ignorare J'opinione degli elettori, se dobbia1no .esercitare pienamente quel giudizio per il quale fummo eletti. Però, agendo senza motivi egoi_stici o

pregiudizio personale, coloro che seguono i dettami d'una intellig~nte .coscjen_za non _sono aristocratici, demagoghi, ec.centrici o politicanti induriti, insensibili ai sentimenti del pubblico. Si attendono, e non senza una notevole trepidaiioue, .che i loro .elettori saranno i ,giudici definitivi clella saggez~a 4.el loro :eo~tegnq; per.ò h~n~.o f e.de che .quegli elettori, ogg~ .do1nani, o persino in ~ '_altra gener~ione, yorr~nno ,aln;ieno rispettare i princìpi che motivarono la loro presa di po-:sizione indipendente. Se le JQro carriere sono ~emporaneamente .o anche p_ermanentemente sepolte sotto una valanga di .articoli di fondo ingiuriosi, lettere scritte con pennini avvelenati, _e voti ~stili nelle 11~e (come sono a vohe, perché infatti _è questo il rischio al quale si va incontro), ,~si ~~dono .l'avvenire con speranza ~ fi• .~cia, ben consci del fatto che il puhbl~c.o vo• tante frequ.entemente soffre di quel che l '~x -

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deputato T.V. Smith chiamava lo sfasamento >. Smith lo confrontò col soggetto d'una poesia anonima:

C'era una volta un bassotto tanto lungo che non sapeva quanto tempo gli occorreva per avvertire la coda di ogni emozione nuova. Così gli accadde di avere gli occhi umidi di pianto, mentre la coda intanto si agitava con frenesia memore di una precedente allegria.



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·inoltre, dubito che qualsiasi Senatore, prima del voto su un provvedimento, possa dichia·rare con certezza esattamente come la penserà la maggioranza dei suoi elettori sulla questione, nei termini in cui viene presentata al ·senato. Tutti noi del Senato viviamo in un polmone d'acciaio, il polmone d'acciaio della (politica, e non è compito facile emergere da ·quella atmosfera rarefatta per respirare la ·medesima aria fresca che respirano i nostri elettori. È difficile, inoltre, vedere personal;mente un numero apprezzabile di elettori ol·tre agl'i attaccabottoni e i fissati che si radu.nano intorno all'uomo politico durante il viaggi.o a casa. A Washington, mi sorprendo spes.so a credere che quaranta o cinquanta let-

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tere, sei visite di uomini politici di mestiere e di propagandisti, e tre articoli di fondo nei giornali del Massachusetts esprimano il pensiero del pubblico sop1"a una data questione. Eppure, in verità, raramente conosco il pensiero della grande maggioranza degli elettori, e tanto meno so quanto conoscano, o si interessino, del]e questioni che a Washington sembrano addirittura cruciali. Oggi la sfida al coraggio politico si presenta più grande che mai nel passato. Infatti, la nostra vita quotidiana subisce a tal punto il tremendo potere delle comunicazioni in massa, che qualunque atto impopolare o non ortodosso suscita una tempesta di proteste, quali John Quincy Adams, allorché venne attaccato nel 1807, non avrebbe mai potuto immaginare. La nostra vita politica è divenuta così costosa, così meccanizzata e così dominata da uomini politici di professi one e agenti di >, che l'idealista il quale sogna un'arte dello stato indip·endente viene rozzam·ente svegliato dalle necessità di farsi eleggere e di lavorare. In pari tempo la nostra vita pubblica si riduce sempre più a quella guerra, apparentemente interminabile, alla quale abbiamo dato il curioso epiteto di >, e che incoraggia una rigida unità ideologica e ortodossi schemi di pensiero. E così, nei giorni avanti a noi, soltanto i coraggiosissimi sapranno giungere alle decisio55

ni dure e impopolari necessarie per sopravvivere nella lotta con un nemico potente, un nemico con capi i quali badano ben poco alla popolarità dei loro atti, i quali concedono scarsi tributi alla pubblica opinione da loro stessi manipolata, che possono, senza timore di ritorsione alle urne, costringere i loro cittadini a sacrificare la gioia presente alla glo1·ia futura. Soltanto i coraggiosissimi, infine, potranno tener vivo lo spirito dell'individualismo e del nonconformismo che diede nascita alla nazione americana, l_a nutrì da infante e le permise di attraversare le più severe prove dopo essere gi-unta alla maturità. Si capisce, sarebbe Jnolto più facile se p_otessimo tutti continuare a pensare secondo i tr.ahlicani e Democratici, oppure µal punto di vist~ del Settentrione e del Mezzogiorno, di .direzione e lavoro, di prod,uzione e consumo, o di q:ualche altra dialettica del PQlere, ugualmente angusta. Sarebbe più comQdo continuare a m.~versj e votar,e per pl.otoni, associandoci a q:uelli, tra i nostri colleghi, che sono ugualmente asservi ti a qualche moda corrente, a un pregiudizio arrabbiato o a un movimento popolare. Invece, oggi, la nostra nazione non può permettersi il lusso di siiatte pigre abitudini politiche. Soltanto la forza e il progresso e il mutamento pacifico che vengono dal gi:udizio indipendente e da idee individuali, e a.nche ·56

dai non ortodossi ·e dagli eccentrici, possono metterci in grado di superare quella id·eologia stranie1--a che teme il libero pensiero più di quel che tema le bombe all'idrogeno. Nei giorni da venire avremo bisogno di compromessi, non c'è che dire. Ma questi saranno, o dovrebb_ero ess.ere, compromessi sulle soluzioni, ~on sui princìpi. Possiamo transigere sulle nostre posizioni politiche, ma non su noi stessi. Possiamo risolvere l'urto degli interessi senza rinu~ciar.e ai nostri ideali. E anche la necessità di rico;rrere alla giusta specie di compromesso non elimina il bisogno di quegli idealisti e riformatori che proiettano più a1npie vision.i sui nostri acco1noda-

menti, che impediscono a tutte le situazioni politiche di rispondere alla descrizione fornita .da Shaw: .. Il conipromesso non significa necessai·iamente viltà. la verità soµQ spesso gli -spjriti .concilia.tori che .si trovano di fronte alle pi1ì severe prove di coraggj:o p.olitico quando avversano le ve.dute estreme dei loro eletto;ri. D~n.iel Webster, nel 185,0, si guadagnò tm biasimo ~on super~to negli annal-i d'.e)).a storia pplitica_, per ~ver favo rito, in piena .

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co.~ci~, un utile compromesso. La sua è una stor'ia che vale la pe~a rammentare oggi_. ·.Co.sì, credo, sono le storie di

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altri senatori di coraggio, uomini la cui perenne fedeltà alla nazione trionfò sopra ogni considerazione personale e politica, uomini che rivelarono il vero significato del coraggio e una vera fede nella democrazia, uomini che fecero del Senato degli Stati Uniti più d'una semplice accozzaglia di robot addestrati a registrare coscienziosamente le ved 11te dei loro elettori, o una adunata di reclute abili soltanto nel precedere o seguire le maree del sentimento pubblico. Alcuni di costoro, le cui storie sono narrate in questo libro, erano dalla parte della ragione nel difendere le loro convinzioni; altri, forse, no. Alcuni furono alla fine vendicati dal ritorno alla popolarità; molti non lo furono. Alcuni most1·arono coraggio durante l'intera loro vita pubblica; altri navigarono col vento in poppa fino al momento decisivo, in cui la loro coscienza e gli avvenimenti li sospinsero nel centro della tempesta. Alcuni furono coraggiosi nella loro intransigente devozione ai princìpi assoluti; altri furono dannati per aver raccomandato un compromesso. Qualunque siano le loro differenze, gli uomini politici americani, le cui storie sono raccontate qui, ebbero in comune la grande qualità eroica, il coraggio. Nelle pagine che seguono, ho tentato di descrivere la loro vita, gli ideali per i quali vissero e i principi per i quali combatterono, le loro virtù e i loro peccati, i loro sogni e i loro disinganni, l' elo58

gio che si meritarono e gli insulti che subirono. Tutto questo può fissarsi sulla pagina stampata. Spetta a noi scriverlo, spetta a noi leggerlo. Però vi fu nella vita di ciascuno di costoro qualche cosa che la pagina stampata difficilmente potrà captare e che, nondimeno, è giunto sino alle case, ed ha arricchito il patrimonio morale di ogni cittadino in ogni punto del nostro paese.

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IL TEMPO E IL LUOGO

in cui ha inizio la nostra. storia, nel 1803, Washington era appena un rozzo villaggio rustico. Secondo l.a leggenda, 11n n11ovo inviato francese, gua1·dandosi. attorno appena arrivato, esclamò: > Nel Campidoglio 110n fi11ito 8ede,1a il Senato degli Stati Uniti, già vastamente diverso da quel primissimo. Senato che si era adunato nell'antico munici-pio di New York nel 1789, e più diverso an-· cora dal Corpo legislativo in origine ideato nel 1787 dai creatori della Costituzione. I padri fonda tori non possono avere concepito il servizio nel Senato quale occasione di. >, per cui gli uomini avrebbe1·0 arrischiato o terminato la loro car-· riera resistendo alla volontà dei loro elettoEL MOMEN'rO

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ri. Infatti, il loro concetto stesso del Senato, in contrasto con qt1.ello della Came1·a, fu d'un corpo cl1e non sarebbe stato soggetto a pressioni elettorali. Ciascuno Stato, senza considerazione di grandezza o di popolazione, doveva avere il medesimo numero di Senatori, quasi fossero ambasciatori dei governi di singoli Stati sovrani presso il governo federale, e non rappresentanti del pubblico votante. I Senatori non avrebbero dovuto ripresentarsi per elezione ogni due anni; infatti, Alexander Hamilton propose che fossero eletti a vita, e un periodo di sei anni doveva isolarli dal giudizio dell'opinione pubblica. Né dovevano, i Senatori, essere eletti dal voto popolare; alle legislature degli Stati, alle quali si poteva far credito di rappresentare gli interessi conservatori dei possidenti d'ogni Stato e saper resistere alle >, venne assegnata quella funzione. Così, disse il delegato J ohn Dickinson alla Convenzione Costituente, il Senato sarebbe >. Inoltre, il Senato avrebbe dovuto essere non tanto un Corpo legislativo, dove dibattimenti infocati st1 questioni vitali sarebbero stati seguiti avidamente dal pubblico, ina pitittosto un consiglio esecutivo, incaricato di approvare nomine e trattati e, in genere, di '

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consigliare il presidente, senza gallerie per il ptibblico, . senza n~m~~no u~ gi?rnale per_ i propri atti. I pregiudizi locali, diceva Ham1lton, dovevano dimenticarsi nell'aula del Senato, altrimenti l'Assemblea sarebbe stata semplicemente un doppione del Congresso Continentale, dove > I primi ventidue Senatori degli Stati Uniti, che si radunarono a New York nel 1789, sulle prime sembravano rispondere alle aspettative dei padri della Costituzione, particolarmente riguardo alla somiglianza dell' Asseniblea con la Camera dei Lord. Una adunanza distinta e scintillante di em-inenti ed esperti statisti, il Senato, confronta·to con la Camera dei Rappresentanti, fu di gran lunga più pomposo e formale, le sue sale assai più ornate, e i suoi membri assai più preoccupati del vestire e del rango mondano. Riunendosi dietro a porte chiuse, senza servirsi di comitati permanenti, il Senato trattava sul piano personale col Presidente Washington, e si comportava quasi quasi come parte integrale del governo. Però, come deve accadere a tutti i corpi legislativi, la politica entrò ben presto anche nel Senato degli Stati Uniti. Quando il partito federalista si divise sulla politica estera e Thomas J eflerson si dimise dal Gabinetto 65

per organizzare i suoi seguaci, il Senato divenne un foro per la critica del ramo esecutivo, e la parte d'un consiglio esecutivo venne assunta invece da un Gabinetto di uomini sui quali il Presidente poteva / ar conto per imporre le sue vedute e condividere le responsabilità. Altri precedenti avevano già diviso il Senato e la Casa Bianca. Nel 1789 la > respinse Benjamin Fishbourne come Comandante del Porto di Savannah perché era inaccettabile ai Senatori della Georgia. Poco tempo dopo, comitati speciali iniziarono le prime inchieste senatoriali sull'indirizzo politico e l'attività pratica del governo. E in quel medesimo anno l'impossibilità della parte assunta dal Senato quale consiglio esecutivo divenne lampante quando un Trattato con i Pellirosse del Nordovest venne discusso col Senato personalmente da Washington e dal suo Segretario p·er la Guerra. Il Senatore Maclay ·e altri, temendo ( come egli si espresse nel suo diario) che >, tentò di rimandare la questione a un comitato scelto. Il Presidente, ricorda Maclay, >, aggiunge, . >, egli scrive, > I pregiudizi locali che Hamilton aveva sperato di poter ·escludere, si vennero soltanto intensificando, particolarmente quando i Federalisti della Nuova lngl1ilterra e i J e:ffersoniani della Virginia si divisero lungo linee regionali e non soltanto pa.rtigiane. Corpi legislatori statali, che si sarebbero fatti sempre più sensibili verso quelle prima disprezzate, mano 1nano che per votare venivano abolite le qualifiche di censo trasmettevano le pressioni politiche dei propri elettori ai loro Senatori attraverso > ( 1·ipiego che in America, a quanto pare, ebbe origine nelle vecchie adunanze municipali dei Puritani, che avevano istr11,ito i loro delegati alla Corte Generale del Massacl1usetts affinché adottassero provvedimenti come >, fare tutti i passi possibili >, e impedire che i debitori pagassero i debiti > ). È da ricordare che alcuni Senatori furono anche invitati a tornare ad intervalli fissi dinanzi ai loro Corpi legislativi nei singoli Stati, per

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1·endere

conto, come inviati veneziani, del loro operato nella Capitale. Fu un periodo di mutamenti, nel Senato, nel concetto del nostro governo, nello sviluppo del sistema dei due partiti, nella espansione della democrazia, verso il centro la frontiera e negli Stati Uniti d'America. Uomini che fossero d11ttili, uomini che sapessero muoversi con le correnti mutevoli dell'opinione pubblica o passare al di sopra di esse, uomini che cercassero la glo1·ia nella dignità del Senato più che nella abilità legislativa: questi furono i personaggi che i tempi esigevano. Ma il giovane John Quincy Adams si rivelò di tempra ben diversa.

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CAPITOLO SECONDO

-JOHN QUINCY ADAMS

Il magistrato è il servitore non del popolo, ma del suo Dio. >

Un Federalista! Adams meditò con amarezza la parola. Non era egli figlio dell'ultimo Presidente Federalista? Non aveva egli servito governi Federalisti nel servizio diplomatico all'estero? Non era egli stato eletto come Federalista al Corpo legislativo del Massachus.etts e poi al Senato degli Stati Uniti? Adesso, semplicemente perché egli aveva posto l'interesse nazionale al di sopra del partito e della regione, i Federalisti l'avevano abbandonato. Sì, pensava, io non ho abbandonato loro, come afiermano; sono- loro che hanno abbandonato me. >, scriveva nel suo diario quella notte, >. Abigail Adams aveva raccontato con fierezza ai suoi amici, quando J ohn Quincy era ancora fanciullo, che lei e suo marito, il quale ne dirigeva completamente l'educazione e la disciplina, avevano segnato loro figlio per il futuro primato >. Pochi americani, forse nessuno, sono nati con i. vantaggi di John Quincy Adams: un nome illustre; un padre brillante, che lavorava incessantemente per sviluppare i talenti na-

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turali del figlio; e una madre straordinaria. . ' . . . . . . In ver1ta nacque con tutti 1 requ1s1t1 necessari per una vita felice e una piena riuscita, eccettuate le qualità che danno la pace allo spirito. Nonostante una vita di straordinario lustro, lo rodeva costantemente il senso della inadeguatezza~ della frustrazione, della inettitudine. Sebbene la sua dura coscienza puritana e i suoi notevoli talenti lo spingessero lungo una. strada di continui successi impareggiabili, sin dall'inizio egli aveva sempre avuto il senso quasi morboso di costante inettitudine. I suoi pri1ni sentimenti di inadeguatezza, come il suo intelletto precoce, furono dimostrati dalla lettera che scris-se al padre all'età di • nove anni: ; e la sua simpatica devozione al padre e la costante fedeltà di questi al figlio nonostante ogni preoc82

cupazione politica, offrono un unico raggio di calore in quella esistenza altrimenti dura e fredda. ( scrisse più tardi il capo Frederalista Ha1 ri.son Otis~ >) Da. bambino, in una rigida famiglia puritana,. John Quincy aveva imparato dalla madre ad_ emulare il suo celebre padre; e quale Senatore, quando colJ.eghi e amici lo abbandona-· vano da ogni parte, al padre si volgeva in_ cerca di sostegno e approvazione. Anche dopo la ·morte di Adams padre, J ohn· Quincy mantenne una commovente fedeltà alla. memoria del genitore. Leggendo nelle opere di Jefferson le lettere scritte più di trentacin-q11e anni prima quando suo padre e J efferson erano stati rivali politici ( sebbene la loro antica amicizia più tardi si fosse ravvivata) egli poteva ancora infuri arsi davanti a quella che· gli pareva la perfidia di J efierson. >, scrisse Adams nel su.o diario, > J ohn Quincy non comprendeva, dopo una vita passata nel bel mezzo della mischia politica, come operasse il nost1·0 complicato sistema federale di freni e contrappesi; né si rendeva conto che quelle che parevano le > di 4

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Jefferson erano soltanto un aspetto del suo genio applicato con successo all'arte e alla scie11za del governo. L'incapacità di John Quincy Adams di accettare i fatti politici della vita divenne chiara durante gli anni trascorsi in Senato, anni che non furono i più produttivi della sua vita, né quelli in cui i suoi contributi furono specialmente significativi. Eppure il suo unico mandato da Senatore degli Stati Uniti ci offre una chiara visione del destino d'un uomo che portava al servizio pubblico facoltà notevoli, un nome rispettato e una singolare ambizione ad operare il bene. La sua esperienza dimostra, come quasi nessun'altra, che anche questa straordinaria attrezzatura non basta per riusci1·e nella vita politica americana. '-

* * * Che J ohn Quincy, tornando a Boston dopo il servizio diplomatico all'estero seguente alla sconfitta del padre nella lotta per la presidenza con Tommaso Jefferson, si gettasse attivamente nella vita del partito paterno, non sorprese nessuno. Egli ammirava i Federalisti come fondatori della Costituzione, campioni della potenza marittima e baluardo contro gli influssi rivoluzionari francesi. Ma appena il giovane ex diplomatico fu eletto come Federalista al Corpo legislativo del 84

Massachusetts, volle dimostrare il suo audace disprezzo della gretta partigianeria. Senza consultare i suoi colleghi più anziani, soltanto quarantotto ore dopo essere diventato membro di quell'augusto Corpo legislativo, egli propose che al pa11ito repubblicano (jeffersoniano o democratico) fosse assegnata la ra ppresentazio11e proporzionale nel consiglio governatoriale. (Adams notò più tardi che questo atto non partigiano di indipendenza >.) Scegliendo in seguito il giovane Adams per il Senato, si può supporre che i suoi colleghi nel Corpo legislativo dello Stato avranno pensato che questo onore insolito per un uomo relativamente così giovane, avrebbe contrib11ito a farlo consapevole dei suoi obblighi verso il partito. Ma mentre con una mano il Corpo legislativo poneva il giovane Adams Quincy più vicino alla sua visione di servire la nazione, con l'altra strappava brutalmente il tessuto del suo sogno collocando sul suo sentiero ostacoli concreti e sgradevoli. Infatti, subito dopo la sua elezione, il geloso e ostile Timotl1y Pickering ( congedato da suo padre quale Segretario di Stato) fu scelto come collega senatoriale dell' Adams, per colmare una temporanea vacanza. Né Pickering né Adams nutrivano ill11sioni riguardo alla amara inimi'-·

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cizia del primo verso l'intera famiglia Adams, e John Quincy si rendeva perfettamente conto che quale noto e potente Federalista, il Senatore Pickering sarebl)e stato in grado di radunare sopra il capo del giovane collega tutte le antipatie e tutti i sospetti che gli altri Senatori federalisti avevano nutrito a causa -dell'indipendenza rivelata da Adams senior durante la sua presidenza. Né poteva egli aspettarsi simpatia dai Senatori repubblicani jeff ersoniani, i quali recentemente avevano scatenato una acerba campagna contro suo padre e contro le leggi per regolare gli stranieri e le sommosse ( >) approvate da lui. Notando nel suo diario che >, John ·Quincy Adams, come ogni signore puritano, partì per Washington risoluto ad affrontare i criteri di auto-disciplina che aveva imposti a se stesso. ·Giunto a Washington, Adams rivelò subito la sua indifferenza, sia per i legami di partito, sia per la tradizionale taciturnità dei novizi. Sehbe11e alcune n1alattie in famiglia gli aves·sero impedito di arrivare in tempo per la ratifica del trattato negoziato da Jefferson per l'acquisto del Territorio della Luisiana, egli suscitò subito una tempesta di controversie -mostrandosi l'unico Federalista deciso a sostenere attiva111ente quell'acquisto demolitore 86

di tutti i. precede11ti, ed a votare per una appropriazione di undici milioni di dollari per renderlo possibile. I suoi princìpi democratici l'indussero anche a combattere i provvedimenti governativi per imporre un gov·erno e delle in1poste ai residenti nel Territorio, provocando così la disapprovazione anche dei suoi colleghi Repubblicani. Però, con la visione d'una America estesa sino ai suoi confini continentali, egli considerava la no· tevole abilità di1nostrata da Jefferson nello escludere Napoleone dai nostri confini e nell'arricchire la nostra nazione, assai più importante dello sdegnato stupore dei suoi colleghi Federalisti. Occupati principalmente nel compito di mantener-e l'egemonia della Nuova Inghilterra, essi temevano che l'espansione verso l'Ovest avrebbe diminuito l'influsso politico ed economico delle città mercantili del Nord-est, ribassato il valore delle terre orientali nelle quali avevano un interesse finanziario, ·e f o mito ai jeffersoniani una maggioranza permanente nel Congresso. Il giovane Federalista del Massachusetts, quasi inconsapevole del loro atteggiamento, gettò olio sulle fiamme della rabbia federalista assistendo a un banchetto di jeff ersoniani per celebrare quell'acquisto! >, si lamentò acremente Adams nel suo diario quella notte. Però è dubbio se anche una festa capace di richiamare alla me-

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1noria le più belle locande di Boston avrebbe potuto compensare il danno politico provocato dalla sua presenza: infatti, questa venne ritenuta dai suoi amici Federalisti una prova definitiva della perfidia di Adams. >, scrisse Theodore Lyman, eminente Federalista, il quale aveva preso la parte di Pickering nella bega tra costui e Adams senior. Però c'era un solo uomo politico federalista la cui opinione il giovane J ohn Quincy stimava più della propria e questi era il padre J ohn Adams. Inquieto, egli chiese il parere del padre, e la rassicurazione che ricevette da quello statista anziano, al principio del 1804, lo compensò di tutte le ingiurie ricevute dal partito. >, scrisse J ohn Adams al figlio, > Nel suo diario il giovane Adams riassume così i suoi primi mesi di vita nel Senato: >. Il possesso del fiero nome Adams non poteva impedire, e può bene aver affrettato, l' affermazione del giovane Senatore come elemento isolato. Anche se la sua filosofia politica fosse stata più amata, i suoi modi personali avrebbero comunque reso difficili alleanze strette. Era, dopo tutto, >. Figlio d'un padre impopolare, giudicato un rinnegato dal proprio partito e piuttosto immaturo per un Senatore novizio, J ohn Quincy non cercava né ebbe profierte di alleanze politiche e tanto meno popolarità. Dopo appena dieci giorni dall'arrivo in Se• • • • • • nato, aveva 1rr1tato 1 suoi magg1or1 e provocato una discussione di tre ore, criticando una risoluzione anodina invitante i Senatori a portare il crespo nero per un mese in onore di tre patriotti recentemente defunti. Una tale risoluzione, egli ragionò un po' impertinentemente, era indecorosa se non incostituzionale, perché > al Senato. Poi stupì i colleghi 89

cercando di estromettere da un comitato di in-chiesta qualunque Senatore avesse in precedenza votato sull'inchiesta stessa quale membro della Camera. Infine, per mostrare la sua ostinata indipendenza intellettuale, egli solo ·si oppose a una proposta di entrare in ses.sione esecutiva quando il solo scopo gli sembrava che fosse quello di dare, attraverso il Journal, l'apparenza di far qualcosa, quando in verità non c'era nulla da fare. Ma se il partito federalista prese in uggia >. Ora, molti Senatori, prima e dopo il 1804, hanno combattuto i deleteri effetti dell' essere chiamati eretici politici dai capi del loro partito, col rimedio di garantirsi una forte popolarità personale tra gli elettori. Questo divenne sempre più possibile man mano che il suffragio virile si fece universale, verso gli inizi del secolo decimonono. Ma non così accadde per John Quincy Adams. Egli considerava ogni provvedimento pubblico sul quale doveva deliberare, come se fosse stata una proposizione a.stratta trovata in Euclide, non vincolata da nessuna considerazione di ragione politica. Negava il dovere dei Rappresentanti eletti >; e rifiutava di raggiungere il successo diventando quel che chiamava >, fingendo una >. La stella che lo guidava era il principio dell'arte dello Stato puritano, esposto molti anni addietro da suo padre : >. Noi ammireremmo il coraggio e la risolutezza di J ohn Quincy Adams se sedesse nel Senato oggi. Rispetteremmo il suo atteggiamento non 91

partigiano, non regionale. Ma non siamo così ce1·ti che ci sarebbe personalmente simpatico; ed è palese che per molti suoi colleghi, su ciascun lato della Camera, egli non lo fu. Il suo isolamento da ogni partito politico, e gli incidenti da lui suscitati, canc·ellavano virtualmente il peso delle sue proposizioni indipendenti e dotte. Il suo diario rivela che il giovane Senatore non era del tutto insensibile al suo crescente isolamento politico: si lamentava di >. > > E' accennava a coloro>. Fu particolarmente amaro nel commentare il contegno sprezzante di Pickering verso di lui, e pensava che il suo collega >. Soltanto nel 1807, però, la rottura fra il partito ed il Senatore si fece irreparabile; e Adams venne denunciato dalla grande maggioranza dei suoi elettori, come anche dei capi dell'organizzazione. La lite definitiva, come del resto era na.turale, riguardava la politica estera; a mano a mano che i nostri rapporti con la Gran Bretagna peggioravano, 92

le nostre navi venivano catturate, i nostri carichi confiscati, e i nostri marinai > da incrociatori britannici a servire, come cosiddetti sudditi di Sua Maestà, nella marina reale. Migliaia di naviganti americani furono catturati sistematicamente, navi furono perdute in mare per mancanza di ttomini, e anche a coloro che potevano > la cittadinanza americana spesso ve11iva negato il permesso di tornare in patria. Gli istinti patriottici di Adams si svegliarono, ed egli si indignò nel constatare che gli stessi mercanti Federalisti le cui navi venivano attaccate, avevano deciso che il placare la Gran Bretagna fosse l'unica soluzione dei loro problemi. I suoi collegl1i Federalisti tentarono persino di razionalizzare tali provvedimenti aggressivi parlando vagamente delle difficoltà incontrate dalla Gran Bretagna nella sua guerra con la Francia, e ricordando il nostro tono amichevole verso questa. Con disprezzo non velato verso questo atteggiamento, Adams, nel 1806, aveva presentato e spinto ad un voto favorevole ( esperienza unica per lui, notò nel suo diario) una serie di risoluzioni che condannavano le aggressioni britanniche alle navi americane, e invitavano il Presidente ad esige1·e la restituzione e l'indennizzo dei bastimenti confiscati. I Federalisti, naturalmente, si erano solidalmente opposti alle sue proposte, come anche a una proposta governativa, sostenuta da Adams, che limitava le importa93

zioni britanniche. Egli era ormai, a ogni fine politico, un uomo senza partito. Finalmente, nell'estate del 1807, la fregata americana Chesapeake, giunta vicino ai Capi della Virginia, venne presa sotto il fuoco della nave da guerra britannica Leopard; l'inglese aprì il cannoneggiamento dopo che il bastimento americano aveva rifiutato, o di permettere una perquisizione, o di consegnare quattro marinai indicati dal comandante avversario come sudditi britannici. Diversi uomini dell'equipaggio americano furono uccisi o feriti. Adams, sdegnato, apparve subito convinto che, partito o no, fosse venuto il tempo di agire cont1·0 si:ffatti atti intollerabili, e supplicò i f unzio11ari federalisti locali di indire a Boston una adunanza dei cittadini per protestare contro l'incidente. Gli risposero con un rifiuto; e quando poi si sdegnò pe1·ché t1n eminente Federalista tentò di giustificare persino l'attacco del Leopard, egli scoprì, con sua cupa soddisfazione, che il partito repubblicano organizzava una adunanza popolare simile a quella da lui desiderata nel Campidoglio dello Stato. Il Federalist Repertory ammonì i fedeli che l'adunanza non rappresentava altro se non > al quale > doveva assistere. Invece J ohn Quincy Adams vi assistette; e sebbene rifiutasse di servire quale Moderalor, [presi-.

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dente dell'adunanza] nondimeno prese parte nel compilare la combattiva risoluzione del gruppo che o:firiva al Presidente degli Stati Uniti la vita e i beni dei partecipanti per so· stenere >. A questo punto, i Federalisti si sdegnarono .. Pur organizzando in gran fretta una riunione di cittadini per garantire ipocritamente anche il loro appoggio al Presidente, i Federalisti dichiararono pubblicamente che J ohn Quincy Adams, per i suoi legami pubblici con aduna11ze e cause repubblicane, avrebbe· dovuto >. >, commentò più tardi John Quincy Adams, > Quando il 18 settembre del 1807 J e:fferson invitò il Congresso ad applicare rappresaglie. contro i britannici votando un Embargo e:ffettivo per ferma re ogni commercio internazionale (provvedimento apparentemente rovi-noso per il Massachusetts, il principale Stato mercantile della nazione) fu ancora e proprio John Quincy Adams, del Massachusetts, che si alzò in piedi nell'aula del Senato chiedendo che il messaggio fosse trasmesso ad un comitato eletto per l'occasione; che accettò di presiedere il comitato e che, infine~ 95

stese un rapporto favorevole, sia sul disegno di legge sull'Embargo, sia su nn accenno di legge che impediva alle navi britanniche di entrare nelle acque americane. >, osservò il giovane Adams ad un collega, mentre il comitato completava il suo lavoro e i membri si avviavano verso l'aula, del loro Senatore verso i ranghi del nemico. > ringhiò la Hampshire Gazette di Northampton, > >, disse la Gazette di Salem, >, è uno dei > La Gazette di Greenfield lo chiamò apostata, >. Gli stessi ambienti mondani, a lui vicini di Boston, i ricchi, i colti e gli influenti, tutti si volsero contro di l11i. >, rispose uno dei primi

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cittadini di Boston, nel rifiutare di assistere a un pranto al quale Adatns sarebbe stato presente. È un Federalista eminente scrisse gongolante ai fedeli d·el partito a Washington : >. John Quincy Adams era solo, ma non co-mpl etamente solo. >, scrisse a sua màdre, > >, aggiunse, >. Ma l'intera famiglia Adams era dannata agli occhi degli antichi sostenitori dell'ex presidente, per l'atto di coraggio del figlio. >, scrisse il rappresentante Gardenier di New York. > Ma padre e figlio, i due Adams, stettero insieme. >, scrisse suo padre, > Sostenuto dal padre (in una lotta in cui stava dalla parte del Presidente che aveva sconfitto suo padre!) J ohn Quincy n1antenne il contegno indomito e inflessibile che si addiceva ai suoi antenati puritani. Quando venne avvicinato a Boston da un predicatore dalle velleità politicl1e che aggredì le sue vedute >, gli disse, >. Quando il suo collega Pi·ckering lo denunciò in una lettera aperta al Corpo legislativo che fu distribuita attraverso tutto il Mas-

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sachusetts in diecine di migliaia di esempla1·i, sc1·isse una risposta magistrale, criticando il partito federalista come un fenomeno provinciale sorpassato e antipatriottico; sottolineando che le questioni critiche della guerra e della pace non potevano decidersi sulla base di >; e scattando contro l'affermazione senrile fatta da Picl. I Federalisti si riunirono alla fine del maggio 1808, come scrisse a Jefferson il Governatore repubblicano del l\t1assachusetts, con un unico >. Infatti, appena le due Camere di quello Stato si furono organizzate, immediatamente elessero il successore di Adams, e ciò nove mesi prima che scadesse il suo mandato. Subito dopo, le Camere rapidamente votarono istruzioni ai loro Senatori di spingere alla abolizione dell'Embargo. > E le mozioni, gli sembrava, imponevano >. Una sola strada gli rimase aperta, ed egli si dimise dal suo seggio nel Senato per poter difendere la politica dell'uomo che aveva cacciato suo padre dalla presidenza. Era >, scrisse, la possibilità di conservare il suo seggio e, al tempo stesso, di >, egli avrebbe >. Odiato dai Federalisti e sospettato dai Repubblicani, John Quincy Adams tornò così alla vita privata. La sua stella doveva presto risorgere ; ma egli non dimenticò mai questo 101

incidente, né abbandonò il suo coraggio, la sua coscienza. (Durante il periodo in cui Adams fu un Presidente politicamente indipendente, rispondendo al brindisi tradizionale che dice >, Daniel W ebster commentò asciutto asciutto : >.) Poco tempo dopo il suo ritiro dalla Casa Bianca nel 1829, Adams fu invitato dagli elettori della contea di Plymouth a rappr·esentarli nel Congresso. Trascurando i consigli della famiglia e degli amici e il proprio desiderio di avere tempo libero per scrivere la biografia del padre, egli si dichiarò disposto ad accettare che la candidatura fosse posta, però specificò, in primo luogo, che nessuno avrebbe mai dovuto chiedergli di condurre una campagna come candidato, o di chiedere voti; secondariamente, poi, che avrebbe seguito una strada nel Congresso del tutto indipendente dal partito e dalla gente che lo avesse eletto. Su questa base Adams fu eletto con una maggioranza travolgente, e servì nella Camera sino alla morte. Qui scrisse il più bel capitolo della sua storia. lnfatti, come >, dedicò il suo eccezionale prestigio e le sue instancabili energie alla lotta contro la schiavitù. Essere stato rieletto, sopra questa base indipendente, al Congresso dal quale era uscito con tanta ignominia ventidue anni prima, 102

fu una esperienza profondamente commovente per il coraggioso ex Senatore. >, egli registrò fieramente nel suo diario. >

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PARTE SECONDA

IL TEMPO E IL LUOGO

.....

crisi producono grandi uomini e grandi esempi di coraggio. Gli Stati Uniti non hanno conosciuto nessuna crisi più grande di quella che ebbe il suo colmo nella guerra fratricida tra Nord e Sud nel 1861. Così, senza l'intenzione di trascurare altri periodi della storia americana, nessuna opera come questa potrebbe ignorare tre manifestazioni di notevole coraggio politico, d'importanza vitale per la definitiva salvezza dell'Unione, che accaddero nella fa tale decade precedente la Guerra Civile. In due casi (che interessano i Senatori Sam Houston del Texas e Thomas Hart Benton del Missouri, entrambi per lunghi anni alla testa della vita politica nei rispettivi Stati) la sconfitta fu il compenso. Nel terzo ( di cui fu protagonista Dariiel Webstér, del Massachusetts) nemmeno la morRANDI

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te, che venne due anni dopo la sua grande decisione, poté arrestare le calunnie accumulate sopra di lui dai suoi nemici, che gli avevano amaramente avvelenato gli ultimi giorni. Non è sorprendente che quel periodo di dieci anni di crisi ricorrenti, quando i vincoli che stringevano l'Unione si spezzarono uno dopo l'altro, abbia portato alla luce gli aspetti ignorati, in peggio ed in meglio, dei nostri capi politici. Tutti coloro che si trovavano in una posizione di responsabilità furono costretti a decidere tra la fedeltà al loro dovere verso la nazione, o quella verso lo Stato e la regione. Per molti che si trovavano dai due lati (per gli abolizionisti nel Nord, per i > nel Sud, uomini del tutto convinti della giustezza della causa della loro regione) la decisione fu facile. Però anche per coloro che sentivano una doppia fedeltà al loro Stato e al loro paese, coloro che cercavano compromessi capaci di procrastinare o allontanare del tutto l'ombra della guerra, la decisione fu straziante; infatti, la scelta definitiva implicava la rottura di vecchie fedi e amicizie, e la prospettiva di una sconfitta politica umiliante. L'arena in cui ebbe luogo questa lotta tra Nord e Sud fu l'aula del Senato degli Stati Uniti. Il St1d, di fronte alla popolazione del Nord sempre in aumento, così come si rifletteva in sempre crescenti 1naggioranze nella Camera dei Rappresentanti, si rendeva conto 108

che la sua unica speranza di confern1are il suo potere e prestigio stava nel Senato. Per questa ragione l'ammissione di 11uovi Stati nell'Unione, che Ininacciava continuamente di capovolgere il precario equilibrio di potere tra gli Stati liberi e quelli schiavisti, fra le regioni agricole e quelle industriali, provocava nel Senato i più accesi dibattiti fra tutti quelli registrati nella pri111a metà del secolo decimonono. Nel 1820 fu approvata una legge per ammettere insieme nell'Unione il Maine e il Missou1·i: di1e Stati, u110 li])ero, l'altro schiavista, secondo il G1·ande compromesso varato da Henry Clay. Nel 1836 e 1837, toccò all'Arkansas e al Michigan; nel 1845 e 1846, la Jc.,lorida e lo Iowa furono ammessi, con leggi che li accoppiavano insieme. Ma nel 1850 le cuciture del compromesso stavano lacerandosi, me11tre vasti nuovi territori acquistati nella Guerra col Messico acceleravano il ritmo della controversia sulla schiavitù. L'attenzione della nazione converse sul Senato, e si accentrò specialmente sui tre capi parlamentari più dotati della storia americana: Clay, Calhour1 e Webster. Di questi t1·e, soltanto Daniel W ebster doveva dividere con Benton e Houston l'ignominia dell'ira degli elettori e la umiliazione della caduta politica per la mano degli Stati in passato sempre amati e difesi. Noi studieremo il coraggio di Webster, Benton e Houston; ma, per com109

prendere i tempi che resero eroici i loro gesti, dovremo prima accennare alla preminenza dei due giganti del Senato i quali formarono con Webster il tri11mvirato più notevole che l'Assemblea abbia mai conosciuto: Henry Cla y e John C. Calhoun. Henry Clay, d·el Kentucky, audace autocratico e mag.netico, dai modi focosi e con un fascino così avvincente che un avversario una volta rifiutò un incontro che l'avrebbe sotto· messo all'incanto del 'Harry dell'Ovest'. Abramo Lincoln disse di lui: >; per J ohn Randolph di Roanoke, mezzo pazzo, mezzo genio, egli fu, in quella che forse è la proposizione più memorabile e più maligna nella storia delle ingiurie personali, >. Nemmeno J ohn Calhoun, che lo aveva combattuto da anni, era impervio al suo fascino: >, secondo la zitella inglese Harriet. Martineau, , il più grande che avesse conosciuto durante la sua intera vita pubblica. >, dichiarava, > I suoi discorsi, scevri di ogni inutile retorica, marciavano attraverso l'aula del Senato in colonne uguali, misurati, disciplinati, travolgendo ogni obiezione. Fatto abbastanza strano, sebbene avesse l'aspetto, specialmente col passare degli anni, d'un fanatico, era uomo dal fascino e dalla personalità infiniti. Godeva fama di avere la conversazione più dilettevole della Carolina del Sud, e avvinceva a sé per l'emozione uomini che non • • • • • • • r1usc1vano a capire 1 suoi rag1onament1 serrati. Il suo influsso sull'immaginazione e sull'affetto di tutto il Mezzogiorno cresceva sempre, e alla sua morte, in mezzo al grande dibattimento del 1850, egli fu universalmente pianto. Calhoun credeva che la Convenzione Costituente non avesse nazionalizzato il nostro governo; che gli Stati sovrani conservassero ancora>. Con altri meridionali, egli riteneva che la geografia e il clima delle terre occidentali rendessero improbabile il fiorire della schiavitù in molti dei territori -~he cercavano di diventare Stati, e quindi pensava che soltanto nel Sud-ovest sarebbe stato pos112

sibile equilibrare la marea sorgente di Stati occidentali liberi, assicurandosi nuovi Stati schiavisti e Senatori dalle terre strappate al Messico. Il Compromesso Clay del 1850, che cercava di conciliare le divergenze tra Nord e Sud riguardanti la sorte definitiva di quelle terre, assume così una importanza notevole. I contrasti, protrattisi per anni, determinarono nel 1850 la grande crisi. I tre principali protagonisti del dramma washingtoniano del 1850 erano stati colleghi nel Congresso sin dal 1813. Allora erano stati giovani, pieni di fierezza, di passione e di speranza, convinti che il mondo attendesse soltanto di farsi conquistare da loro. Ora, quasi quaranta anni dopo, al tramonto della vita (infatti tutt'e tre sarebbero morti prima di due anni) svanite la giovinezza e le illusioni, avanzarono di nuovo sul centro della scena. Accanto a loro, altri personaggi emersero nella lotta. Né il Senatore Thomas Hart Benton, né Sam Houston, furono schiacciati dalla potente personalità dei colleghi. Ciascuno di loro rappresentò una leggenda ai suoi tempi; e siccome Benton ed . Houston provenivano rispettivamente dagli Stati strategici di confine, Missouri e Texas, inevitabilmente la loro decisione, adottata mentre piano piano il paese si scindeva, influì sull'andamento e sull'esito del conflitto generale. Che quella secessione avvenisse non nel 1850, 113 8

ma nel 1861, si dovette in gran parte a Daniel Webster, il quale fu specialmente responsabile se la nazione accettò il Compromesso di Henry Clay. Le ragioni da lui adottate in sostegno del compromesso, l'effetto del suo aiuto e le calunnie da lui sofierte sono descritte nel Capitolo Terzo. Che lo Stato di confine del Missouri, di importanza determinante, non si associasse alla Confederazione nel 1861, fu in gran parte dovuto alla memoria del suo ex Senatore Thomas Hart Benton. Nessuno fece più grandi sacrifici pe1· salvare l'Unione. I suoi sforzi e la sua so11e sono narrati nel Capitolo Quarto. Il Texas, infine, si associò alla Confederazione, ma non senza un conflitto che fece della vecchiaia del Senatore Houston un naufragio. La sua storia è raccontata nel Capitolo Quinto.

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CAPITOLO TERZO·

DANIEL WEBSTER

« ... Non come uomo del Massachusetts, ma come americano ... >

del 21 gennaio 1850, si ebbe una tormenta di neve; non fu certo una notte in cui un vecchio malaticcio avrebbe dovuto uscire. Però, ansante e tossendo, Henry Clay si aprì una strada attraverso la neve verso la casa di Daniel Webster. Aveva un piano ( un piano per salvare l'Unione) e sapeva che gli ci voleva il concorso del più rinomato oratore e statista del Nord. Sapeva di non aver molto te.mpo; infatti, in quel pomeriggio stesso, il Presidente Taylor, con un messaggio al Congresso in cui chiedeva l' ammis• sione della California quale Stato libero, aveva gettato olio sul fuoco divoratore che minacciava di consumare l'Unione. P·erché il Presidente aveva trascurato di accennare al Nuovo Messico? domandava il Nord. Perché non aveva detto nulla della necessità di A NOTTE

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mettere in pratica la Legge sugli schiavi fuggitivi? domandava il Sud. E che sarebbe stato, poi, del commercio di schiavi nel Distretto di Columbia, nell'Utah, ai confini del Texas? Le passioni si accendevano, le trame si intrecciavano, la discordia era al colmo nella • nazione. l\1a Henry Clay aveva un progetto, un progetto per un altro Grande compromesso per salvare la nazione. Per un'ora egli l'analizzò davanti a Daniel Webster nel calore della casa di quest'ultimo, e insieme parlarono di come salvare l'Unione. Pochi incontri nella storia americana sono stati così fecondi, e così contraddittorii nelle loro conseguenze. Infatti il Compromesso del 1850 aggiunse nuova gloria alle ghirlande di Henry Clay quale Grande Pacificatore; ma l'aiuto fornito da Daniel Webster per assicurarne il successo si tradusse nella sua crocefissione politica, e, per mezzo secolo o più, nella sua condanna storica. L'uomo visitato da Henry Clay quella notte d'inverno fu una delle figure più straordinarie della storia politica americana. Daniel W ebster è noto a molti di noi, oggi, per aver combattuto per l'anima di J abez Stone contro il diavolo, nel racconto di Stephen Vincent Benét. Ma quando era in vita, egli ebbe da fare molte battaglie contro il diavolo per la propria anima, e alcune le perdette. W ebster, scrisse uno dei suoi intimi amici, fu >. Con più concisione, come ebbe a dire Emerson, >. Senza dubbio, un grande uomo egli lo fu: ne aveva l'aspetto, ne possedeva la capacità discorsiva, veniva trattato come tale, e insisteva nel ritenersi tale. Con tutti i suoi difetti e le sue manchevolezze, Daniel W ebster fu indubbiamente la figu1·a più dotata della nostra storia parlamentare; non per la sua capacità di guadagnare uomini a una causa, perché in q11esto non fu pari a Henry Clay, non per la sua capacità di esprimere a colpi di martello una filosofia di governo, perché in questo Calhoun lo superava; ma per la sua capacità di rendere vivo e supr·emo il senso latente dell'unità, l'Unione, che tutti gli americani sentivano, ma che soltanto pochi sape• vano esprimere. Da questo punto di vista, Daniel W ebster era insuperabile. Sin da quando il suo primo discorso nel Congresso (contro la Guerra del 1812) aveva avvinto l'attenzione della Camera dei Rappresentanti come nessun novizio aveva mai saputo fare prima di quel giorno, egli fu l'oratore più cospicuo del suo tempo, anzi di tutti i t·empi, nel Congresso americano, davanti a folle silenziose nel Massachusetts e quale avvocato davanti alla Corte Suprema. Il severo Presidente della Corte, J ohn Marshall, :fu, si dice, visibilmente 119

commosso dalla sua celebre difesa nel caso del Collegio di Dartmouth, da lui dipinto così : >. Dopo la sua orazione sul bicentenario della fondazione della colonia di Plymouth, un giovane erudito di Harvard scrisse: Oratore lentissimo, che pronunciava appena una media di cento parole al minuto, Webster riuniva in sé il fascino musicale d'una voce profonda, simile ad un organo, una vivace fantasia, l'abilità di schiacciare i suoi avversari con un barrage di fatti, un modo di parlare fiducioso e deliberato, un aspetto imponente. Tutti questi -elementi combinati insieme facevano sì eh' egli attraesse le folle nell'aula del Senato. Preparava i suoi discorsi con la n1assima cura, ma raramente li scriveva. È stato detto che poteva inventare i suoi discorsi. frase per f 1·ase, cor1·eggerne i periodi nella sua mente senza se1·virsi d'una 120

matita e poi pro11unciarli esattamente come li aveva ideati. Certo quell'aspetto imponente rappresentò metà del segreto della sua potenza, e convinse tutti · quelli che contemplavano il suo volto che Webster era nato per r·egnare sugli uomini. Sebbene al di sotto dei metri uno e ottanta, la snella corporatura di W ebster, in contrasto con la magnifica linea delle sue spalle, rendeva la sua presenza teatrale e formidabile al tempo stesso. Però destava ammirazione soprattutto la straordinaria testa, che i contemporanei trovavano così memorabile, con i tratti descritti da Carlyle in modo che il mondo sempre se n·e ricorderà : >. Un altro contemporaneo lo disse >. E Daniel W ebster, infatti, non fu così grande come sembrava. La crepa nel granito fu rappresentata dall'incapacità dei suoi sensi morali di svilupparsi così acutamente come le altre sue facoltà. Ad esempio, trovò naturalissimo scrivere al Presidente della Banca degli Stati Uniti, nel momento stesso in cui il Senato era impegnato in una discussione per il rinnovo della Carta della Banca, notando: 121

>. W ebster accettava favori, non come doni, ma come servizi che egli credeva gli fossero giustamente dovuti. Quando cercò di dare le dimissioni dal Senato nel 1836 per rifarsi, attraverso l'attività giuridica, di perdite subite nella speculazione, i suoi an1ici commercianti del Massa,chusetts si unirono per pagargli i debiti onde farlo rimanere in carica. Anche quando egli era sul letto di morte, si dice, qualcuno bus:sò alla porta e un grosso rotolo di biglietti .di banca venne spinto da un vecchio signore, il quale disse : >. W ebster accettava tutto, e anche di più. Ciò -che è difficile comprende1·e è come egli non ,ci vedesse nulla di male, moralmente o am:ministrativamente. Probabilmente, credeva di essere stato pagato meno di quanto non aves·se meritato, né gli sfiorava la mente l'idea -che egli aveva già venduto i suoi servizi e -i- suoi talenti, per quanto straordinari essi fossero, al popolo degli Stati Uniti, e a nes··sun altro, accettando il suo stipendio da Se-natore degli Stati Uniti. P·erò il suo sostegno .·degli interessi commerciali della Nuova Inghilterra non fu il risultato del denaro che _prendeva, ma delle sue convinzioni personali. Il denaro gli serviva soltanto come mezzo ~per soddisfare i suoi gusti personali. Non 122

accumulò mai un patrimonio, non fu mai libero dai debiti, e non sentì mai fastidio per la sua condizione di debitore. A volte pagava, e lo faceva sempre quando non gli era incomodo; ma, come dice Gerald W. Johnson: >

* * * Però, quali che siano state le sue colpe, Daniel W ebster rimase il massimo oratore del suo tempo, il principe del Foro americano, uno dei più rinomati capi del partito Whig, e l'unico Senatore capace di frenare Calhoun. E così Henry Clay sapeva di dover arrolare questi talenti straordinari per difend ere il suo Grande compromesso. Il tempo e gli avvenimenti dimostrarono che aveva • ragione. Mentre il divino Daniel ascoltava in silenziosa meditazione, il malaticcio Clay portava a termine il suo ultimo grande sforzo per tenere unita l'Unione. Gli elementi chiave erano cinque : 1) La California sarebbe stata ammessa quale Stato libero ( cioè senza schiavitù; 2) Il Nuovo lVIessico e l~Utah dovevano essere organizzati quali territori senza legislazione sia pro sia contro la schiavitù, in aperta contraddizione con la >

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ta11to f uriosan1e11te con1battuta, intesa

a vietare la schiavitù nei nuovi territori; 3) Il Texas doveva essere compensato di un po' di territorio da cedersi al Nuovo Messico; 4) Il commercio- degli schiavi sarebbe stato abolito nel Distretto di Columbia; 5) Una Legge sugli schiavi fuggiti più severa e più facile da applicare doveva essere approvata per garantire la restituzione ai proprietari di schiavi fuggiti ed eventualmente catturati negli Stati del Nord. Il Compromesso sarebbe stato condannato dagli estremisti del Sud quale , principalmente a causa delle clausole 1 e 4, e dagli abolizionisti del Nord come concessione del novanta per cento al Sud con un insignificante dieci per cento gettato come offa al Nord, particolarmente a causa delle clausole 2 e 5. Pochi settentrionali avrebbero potuto ingoiare il minimo rinvigorimento della Legge sugli schiavi fuggiti, il provvedimento più acremente avversato, e più flagrantemente violato, che un Congresso abbia mai approvato. Il MasDavid 'Wilmot, democratico della Pennsylvania, 1'8 agosto 1846, propose un emendamento al disegno di legge che provvedeva la spesa di due milioni di dollari per si~temare il confine tra gli Stati Uniti e il Messico. L'emenda1nento diceva: >. l~'en1cndamento fu approvato dalla Camera diverse volte, ma venne sempre cancellato dall'ordine dei lavori della sessione del Senato. Dall'opposizione del partito Democratico e dei Whig a questo emendamento nacque poi, nel 1854, il Partito Repubblicano, al quale si deve l'emancipazione degli schiavi. 1

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sachusetts aveva persino votato una legge che dichiarava delitto applicare certi provvedimenti di quella legge in quello Stato! Come poteva, dunque, Henry Clay, sperare di acquistare ad un simile progetto l'appoggio di Daniel Webster, del Massachusetts? Non si era egli specificatamente fatto conoscere come l'acerrimo nemico della schiavitù e sostenitore del Proviso Wilmot? Non aveva egli detto al Senato nel dibattimento sull'Oregon: , s'era convinto >, scrisse al figlio, >

*

*

*

Due gruppi minacciavano nel 1850 di staccarsi dagli Stati Uniti d'America. Nella Nuova Inghilterra, Garrison proclamava pubblicamente: >. Nel Mezzogiorno, Calhoun scriveva a un amico nel febbraio del 1850: >. Una adunanza preliminare di meridionali,. anche loro istigati da Calhoun, invocò una plenaria convenzione del Mezzogiorno a Nashville per il giugno di quell'anno fatale, per rendere popolare l'idea dello scioglimento. Il tempo era maturo per la secessione, e pochi erano pronti a parlare in favore dell'Unione. Anche Alexander Stephens, della Georgia, desideroso di salvare l'Unione, scrisse agli amici nel Mezzogiorno che condividevano le sue vedute che >. Mentre preparava i suoi appunti, ricevette abbondanti avvertimenti degli attacchi che il suo messaggio avrebbe provocato. I suoi elettori ed i giornali del l\1assachusetts lo ammonirono fortemente di non vacillare nella sua costante posizione antischiavista, e molti lo esortarono ad adoperare un tono anche più duro contro il Mezzogiorno. Però il Senatore del Massachusetts aveva deciso, come disse ai suoi amici il 6 marzo, >. Avrebbe agito secondo il credo col quale aveva sfidato il Senato alcuni anni prima: . La folla si fece silenziosa mentre Daniel Webster lentamente si alzava in piedi, e tutti gli elementi impressionanti del suo straordinario aspetto fisico, i grandi occhi cupi, meditativi, il col.orito stranamente abbronzato, la maestosa fronte a cupola, suscitavano ancora una volta, come ormai da trent'anni, l'antico fascino. Indossava la sua ben nota giacca blu dai bottoni d'ottone, con un panciotto e calzoni beige. Prima di cominciare, egli esitò deliberatamente mentre si guardava intorno, verso la più grande assemblea di Senatori mai radunati in quell'aula (Clay, Benton, Houston, J efferson Davis, Hale, Beli, Cass, Sew·ard, Chase, Stephen A. Douglas e altri). Ma una faccia mancava quel giorno: quella dell'infermo John C. Calhoun. 130

Tutti gli occhi erano :fissi sull'oratore; nessuno spettatore, salvo suo :figlio, sapeva che cosa avrebbe detto. >, scrisse un corrispondente di giornale, > Aveva parlato per pochi minuti, quando la figura allampanata e curva di Calhoun, av131

volto· in u.n mantello nero, fu drammaticaniente accompagnato al suo posto, dove si sedette trelllulo, appena capace di muoversi, e non avvertito dall'oratore. Dopo alcune espressioni di rimpianto di W ebster perché la malattia aveva impedito all'illustre Senatore della Carolina del Sud d'essere presente, Calhoun con fatica si alzò in piedi, e afierrando i braccioli della sua poltro.na, annunciò c·on voce chiara e spettrale: « Il Senatore della Carolina si trova al suo posto >>. W ebster fu commosso, e con lacrime negli occhi si inch-inò verso Calhoun, il quale cadde indietro esausto e debole, adocchiando 1~oratore del ~fassachusetts con espressione da sfinge che non rivelava nessun segno o di approvazione o di dissenso. Per tre ore e undici min-uti, consultando rarissime volte i suoi copiosi appunti,. D·aniel Webster dieò.e voce alla causa dell'Unione. Riferendo le cause di l.amentele espresse dai d-ue lati, egli invocò la conciliazione e la comprensione nel nom·e dell'amore di patria. La principale preoccupazione del Senatore, egli insistette, non fu né di promuovere la schiavitù né di abolirla, ma di salvare gli Stati Uniti d'America. E con logica eloquente e con notevole pr·eveggenza egli attaccò con amarezza l'idea d'una >. >, egli disse,. , telegrafò al suo -Yornale, « e ·sia che riesca, sia .che no, il coraggio col quale egli si è dichiaralo gli dà diritto :a·lmeno al rispelto della na• zione .. >> Daniel Wehster ·ri~uscì. Anche se il suo ·discorso vc11,1e ripudiato nel Settentrione, il ,fatto stesso che il rappresentante d'una così guerriera circoscrizione ~i appellasse alla coIB· prensione nel nome -dell'unità e .del patriottismo venne riconosciuto, a Washington e in tutto il Mezzogiorno, collle una assicurazione, data in buona fede, dei diritti meridionali. Nonostante l'intransigenza di Calho\lD · stesso, il suo Mercury di Charleston elogiò 133

il discorso di W ebster come >. E il Picayune di Nuova Orleans salutò in W ebster >. E così, il pericolo d'una immediata secessione e dello spargimento di sangue passò. Come osservò il Senatore Winthrop, il discorso di Webster aveva >. Alcuni storici (particolarmente coloro che scrissero verso la fine del secolo decimonono sotto l'influsso della serietà morale dei nemici abolizionisti di Webster, che sapevano esprimersi così bene) non sono d'accordo con Allan Nevins, Henry Steele Commager, Gerald J ohnson e altri che hanno elogiato il di134

scorso del > come attraverso il paese. Fu compreso da Daniel Webster, il quale dedicò gli esemplari 135

stampati al popolo del Massachusetts co11 queste parole: >. Però non fu compreso dagli abolizionisti e dal partito del > nel 1850. Pochi u.omini politici hanno avuto l'onore di essere castigati da così geniali elettori. Il reverendo Theodore Parker, il quale, senza badare ai pericol.i della secessione, si era vantato di aver ospitato uno schiavo fuggito nella ·sua cantina e di avere scritto le sue prediche ·con la spada sopra il calamaio e nella scrivania una pistola >, .denunciò W ebster :in ·modo spietato dal pulpito, continuando l'attacco anche dopo :1a morte del Senatore.~ ·>, gridò, >. Per William Cullen Bryant, W ehster fu >. Cl1arles Sumner, -che -dopo di lu·i sarebbe stato elevato al Senato, - iscrisse ·il nome dii W ebster >, -egli affermò, . Un'asseniblea riunita a Faneuil Hall condannò il discorso quale >, e decise che >. ;Quando il Corpo legislativo del Massachusetts .approvò altre risoluzioni ·del tutto ostili allo spirito del >, un deputato chiamò W ebster « un figlio rinnegato del 11assachusetts, ·che egli non rappresenta nel Senato>>; e :un altro dichiarò: >. Il Courier di Boston affermò di non . La Tribune di New York ritenne il discorso >; l'Evening Post di New York parlò d'una >; e la stampa abolizionista lo chiamò >. E l'anno dopo, nonostante i suoi settanta anni, W ebster fece lunghi giri per difendere la sua posizione. > Quando i su-oi sforzi, e quelli d.i Cl-ay, Douglas e altri, in favore del compromesso f u1--ono infine coro-nati di successo, egli notò sarcasticamente che molti dei suoi colleghi ora dicevano: >. Però Daniel W ebster rima-se deluso nella sua speran·za di diventare Presidente. Infatti il suo discorso a\leva così completamente distrutto quelle prospettive, che la popolarità della sua posi.zione, rinata dopo il successo del comproniesso, non avrebbe potuto comunque placare le grandi masse elettorali della Nuova Inghilterra, e del Settentrione in genere. Egli non poteva avere la candidatura presidenziale che d·a tanto tem.po aveva desiderato; e non poteva nemmeno far tacere l'afiermazione, espressa non soltanto dai suoi critici contemporanei, ma in seguito da diversi storici del secolo scorso, secondo cui il vero obiettivo nel > fu la conquista dei voti meridionali per arrivare alla Presidenza. Però- questo> che (Emer141

son ne era così certo) il discorso rappresentava, non avrebbe potuto entrare tra i calcoli di Daniel Webster. >, nota il professor Nevins, >, il Senatore Corwin dell'Ohio commentò sarcasticamente: . Sino alla fine era rimasto fedele al-l'Unione, e al suo massimo atto, basato su. princìpi coraggiosi; infatti, nelle sue ultime: parole al Senato, Webster aveva scritto il pro-prio epitaffio: ·

Signore ... >>: nel

Nessuno considerava una vuota vanteria queste parole, venendo dal Senatore più anziano del Missouri, Thomas Hart Benton. In verità, egli non aveva ucciso nessuno sin dai suoi gioIGNOR

PRESIDENTE,

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vani dì a St. Louis, quando un procuratore generale degli Stati Uniti aveva avuto la sfortuna di scontrarsi in un duello col massiccio missouriano ( a tre metri!). Però, tutto il Senato sapeva che Thomas Hart Benton, quando picchiava, picchiava forte, o nell'aula del Senato o fuori; non combatteva con pistole, ma • con un sarcasmo pungente, con una retorica dotta, ma piena di vituperi e ragionamenti acremente focosi. Egli appariva insensibile alle ferite di quegli scontri politici, dai quali i • • • • • • • • suoi avversari s1 r1t1ravano sangu1nant1 e pesti. lnfatti, il suo immenso egocentrismo e la sua vigorosa salute gli avevano dato la pelle dura, mentalmente e non soltanto fisicamente. (La qualità quasi di cuoio della sua pelle era in parte dovuta al risultato d'una spazzolatura quotidiana con una spazzola di crini di cavallo >. E quando gli domandavano se la spazzola fosse davvero dura, egli ruggiva: >) Ma ora, men·tre l'ultimo periodo per il quale era stato eletto gli arrotondava trenta anni di servizio nel Senato, Benton si vide attaccato nella sua grande lotta a morte, e questa volta i funerali politici che sarebbero seguiti, sarebbero stati i suoi. Dal 1821 al 1844 egli aveva regnato come il padreterno della politica del Missouri ; il primo Senatore di quello Stato, 148

il suo più amato idolo. Nelle parole d'uno dei suoi oppositori, era > ( Old Bullion~ nomignolo derivatogli dalla sua lotta per il denaro metallico.) Sebbene poco esperto della politica, sempre il campione di questioni impopolari nel suo Stato e alla fine in scarso contatto con la maggior parte degli uomini politici più giovani di quello Stato, Benton nondimeno non aveva nemmeno bisogno, durante quel periodO incantato, di chiedere di essere rieletto. Il fatto che egli solo disprezzasse le clientele, le piccole camorre parlamentari e i favori dei propagandisti poteva turbare gli uomini politici, ma non il popolo del Missouri! I candidati democratici al Corpo legislativo del Missouri erano tenuti ad impegnarsi a votare per la sua rielezione, sotto pena di subire una sconfitta umiliante. Il primo Senatore che abbia mai servito per trenta anni consecutivi, Thomas Hart Benton, aveva così raggiunto una fama alla quale non poteva pretendere nessun· altro Senatore d'uno Stato nuovo, e patrocinava gli interessi dell'Ovest con una energia eccezionale, che ness11n candidato opposto a lui poteva uguagliare. Il Pony Express, il telegrafo e le strade maestre verso l'interno erano fra le sue vittorie; una ferro via transcontinentale e un Ovest pienamente sviluppato, ricco di popolazione e di risorse, erano fra i suoi sogni. Sconfiggere Benton, padre del Se149

:nato e difensore del popolo? >, egli ruggiva. > Ma nel 1844, la mano della sconfitta inevita... bile aveva già scritto sulla parete la parola fine. Il Missouri, Stato schiavista, cominciava . gradualmente a sentirsi sempre più vincolato òa un obbligo di fedeltà agli Stati fratelli del Si1d. Tendeva a guardare con sospetto crescente quel suo Senatore ribelle la cui prima fede non era dov11ta né al suo partito né alla -sua regione, ma all'Unione per la quale aveva combattuto, in battaglia e nel Congresso, e la ·rozza indipendenza delle sue vedute per le >.) Quando la campagna per le elezioni al Corpo legislativo dello Stato che avrebbe esaminato la sua rielezione cominciò, nel 1844, Benton 150

ruppe bruscamente col proprio Stato e col partito, preparando la bocciatura del trattato per l'annessione del Texas. Convinto che il trattato fosse una congiura covata da Calhoun senza badare ai diritti o alla resistenza del Messico, e per scopi politici, schiavisti e secessionistici Benton, il quale in verità favoriva l'espansione verso Ovest per le ragioni nazionalistiche del >, forni va ai suoi neIllici politici una bellissima occasione per aggredirlo apertamente. Il trattato del Texas era popolare nel Missouri, nonostante l'affermazione fatta da Benton di non sapere in verità se i suoi elettori fossero contrari o no alla sua presa di posizione: >. Però Benton non rinunziò, nemnieno alla vigilia delle elezioni, a continuare la denuncia politica del suo partito sulla questione del Texas. Affermava nell'aula del Senato che l'opposizione politica contro di lui nel Missouri era stata provocata da Calhoun, Tyler e dai loro amici, compresi >. La sua immensa popolarità personale tra la maggioranza dei cittadini gli permise di vincere nel Corpo legislativo, ma soltanto con otto voti, in una assemblea dominata dal suo partito con un margine di ventisette voti. Nel medesimo momento, il democratico schiavista Atchison fu eletto per occupare il seggio vacante col margine di trentaquattro voti. Il Senatore Benton difficilmente poteva fraintendere le ammonitrici istruzioni non scritte ricevute dal suo Stato, e che si riassumevano in questa frase: >. Ma un tarchiato giovanotto, sul confine del Tennessee, aveva insegnato a Thomas Hart Benton a non evitare la lotta, sia con le bestie selvagge, sia con i vicini o con gli uomini politici. (La sua brutale baruffa con Andrew 152

Jackson, che l'aveva costretto ad abbandonare una promettente carriera giuridica e politica nel Tennessee per il Missouri, fu oggetto di molti commenti quando i due diventarono franchi amici, sul piano politico e personale, a Washington. E molti anni dopo, quando un novizio domandò a Benton se avesse conosciuto J ackson, egli rispose con fierezza: >, era palesemente non realistica. Consigliando il Presidente Polk a non seguire quegli schemi nel negoziar·e con l'Inghilterra e il Canadà, egli aggredì i suoi colleghi democratici nel Senato a causa del 153

rifiuto di ammettere l'errore in cui erano ;caduti, specialmente L·ewis Cass del Michi.gan. Spiegando che i simples erano una ~specie di malattia che rendeva i cavalli del ~Missouri fisicamente e mentalmente ciechi, e . ·ni nuovo fu aggredito quale vile traditore . .Il suo biografo affermò più tardi che >. Però Benton p1·oseguì sulla sua strada in piena indipendenza ·e sempre maggiore solitu-Oine. Non voleva passare al partito dei whig, i cui piccoli politicanti, disse, >. Né voleva cercare un aiuto finanziario dai maneggiatori che ·infestavano Washington; ali' agente d'un certo gruppo, che cercava appoggi per gli arma:·tori, disse che avrebbe alzato un dito per di_·fend ere quella categoria soltanto >. Né voleva fare la pace con i capi politici del Missouri; anzi, spinse la sua antipatia per il

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tninistro delle poste del Missouri al punto da affidare a una compagnia privata di spedizionieri tutta la posta che credeva di poter sottrarre al controllo del titolare del dicastero, Armstrong. Soltanto in casa sua Benton si trovava in pace col mondo. Come ha scritto sua figlia, Jessie Benton Frémont, nelle sue memorie: . Benton, che aveva studiato appena un anno nell'Università della Carolina del Nord, portava, si diceva, l'intera Biblioteca del Con• • • • gresso 1n testa, e s1 compiaceva assai, se un altro Senatore dimenticava un nome o una data, di procurarsi dalla biblioteca non so quale oscuro volume, e, dopo aver segnato la pagina precisa in cui si trovava l'informazione corretta mandarlo al suo collega. La sua sete di scienza, specialmente riguardante l'Ovest, era inappagabile, e lo spingeva non soltanto verso i libri, ma anche, ci dice un • • • contemporaneo, verso 1 >. Però, né la mole delle informazioni acquisite, né la tenacia da bulldog o l'egocentrismo f eroce potevano salvare Thomas Hart Benton dal maremoto che travolse il Senato e il suo Stato d'origine a proposito di una questione scottante: la schiavitù. Disgraziatamente, finché non fu troppo tardi, Benton si rifiutò di riconoscere la schiavitù come questione maggiore. Credeva che il Compromesso sul Missouri del 1820 (che introdusse il suo Stato nell'Unione e lui stesso nel Senato) avesse tolto il problema alla polemica politica, e si rifiutò di discuterlo nell'aula del Senato. >, disse. > Pur essendo dei non pochi 1nembri del Congresso che ancora portavano con sé i propri schiavi alla loro casa di Washington, nondimeno era ugualmente contrario, sia agli abolizionisti sia ai secessionisti, alla permanente estensione di quel male nel nuovo territorio per colpa del Sud come allo sfruttamento partigiano delle sue miserie per colpa degli agitatori politici settentrionali. Soprattutto, era massimamente angosciato dal fatto che la questione veniva costantemente agitata dalle due parti quale barriera al157

l'espansione verso Ovest e all'ammissione di nuovi Stati nell'Unione. Il principio della fine per Benton, già fortemente adombrato dagli antagonismi da lui suscitati per il Texas e l'Oregon, arrivò il 19 febbraio 1847. John C. Calhoun lesse, davanti ad un Senato molto preoccupato, le sue celebri risoluzioni con le quali negava al Congresso il diritto di immischiarsi nello sviluppo della schiavitù nei territori. Gli avvenin1enti successivi indicarono la giustezza delle vedute di Benton, secondo le quali quelle risoluzioni altro non erano che >, pretesti che forni vano agli Stati schiavisti un programma sul quale unirsi, non soltanto come regioni, ma anche politicamente, sotto la direzione e la candidatura presidenziale dello stesso Calhoun. Nondimeno, Calhoun chiese una votazione im1nediata; e nella confusi one momentanea che seguì, egli fu adirato e stupito nel vedere il massiccio e dignitoso Benton alzarsi dalla sua poltrona, la faccia arrossata con palese disprezzo di Calhoun, delle risoluzioni e della propria sorte politica. I verbali annotano: SIGNOR BENTON: Signor Presidente, abbiamo dei negozi pubblici da compiere, e non intendo evitare negozi per una serie di astra• • z1on1. SIGNOR CALHOUN: ••• Io certamente supponevo che il Senatore del Missouri, rappre158

sentante d'uno Stato schiavista, avrebbe sos·tenuto queste risoluzioni._ .. SIGNOR BENTON: Il Senatore sa benissimo,. da tutto il mio contegno durante la mia. vita pubblica, che non abbandonerei mai i. negozi pubblici per accettare dei ceppi arden-· ti con cui mettere fuoco al mondo. SIGNOR CALHOUN: Allora saprò dove trovare· il signore. SIGNOR BENTON: Mi si troverà al posto dovuto ... dal lato del mio paese e dell'Unione. ( >, scrisse Benton anni dopo, >) Quando Calhoun iniziò una serie di riunioni· segrete notturne fra parlamentari degli Stati. schiavisti, fortemente sostenuto dal collega. missouriano di Benton, Atchison, Benton ri-fiutò di aver che farei. Quando il collega di. Calhoun dalla Carolina del Sud lo sfidò al duello, rifiutò di aver da fare con lui. Quando, lo esortarono a non pronunciar-e il suo gran-· de elogio del nemico della schiavitù, J ohn·_ Quincy Adams, egli rifiutò di dar retta a si-mili avvertimenti. E infine quando nel 1848la questione della schiavitù divise il partitodemocratico nella sita convenzione, Benton,. deplorando la divisione e negando ogni im-portanza alla questione, rifiutò di sostenere, attivamente l'un campo o l'altro. Oramai era. ~

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un uomo senza partito, un uomo politico senza un programma riconosciuto, e un Senatore senza elettori. Il nodo scorsoio venne preparato verso il principio del 1849. Calhoun, essendo riuscito ad ottenere l'approvazione del suo ordine del giorno da parte di diversi Corpi Legislativi del Sud, denunciò Benton ai suoi nemici del Missouri quale uomo >, aggiunse, > Con una maggioranza travolgente, il Corpo legislativo del Mississippi adottò l'ordine del giorno di Calhoun, espresse il desiderio sentito dal Missouri di cooperare con gli altri Stati schiavisti, e diede istruzioni ai suoi Senatori di votare in questo senso. Sdegnato da questo smacco, Benton dichiarò che l'ordine del giorno era stato ispirato a Washington e che falsava la vera opinione del Missouri. Era, disse, ( denuncia che avrebbe continuato sino a poco tempo prima della morte di Calhoun, avvenuta dopo una lunga malattia, nel 1850. Fermò il suo attacco allora, diceva, perché >.) Versando i suoi mordenti sarcasmi in brevi, rimbombanti tuoni di gigantesco furore, odio, e sarcasmo giorno per giorno, in una città dopo l'altra, egli assalì i suoi avversari e la loro politica con amara invettiva. La sua brutalità prepotente e spietata, la sua personalità vendicativa e la sua intransigenza allontanavano molti, il cui aiuto egli avrebbe potuto attirarsi con modi più concilianti. Iniziando il suo discorso alle adunanze affollate con >), egli attaccò l'ordine del giorno come > Attaccando il suo nemico politico da lunghi anni, il giudice Napton, che si diceva avesse compilato l'ordine del giorno proclamava che ogni uomo che avesse agito in accordo con quel1'ordine del giorno, sarebbe stato >. Un giorno, leggendo e commentando con amarezza i nomi di ciascun componente il Corpo legislativo, si arrestò quando giunse alla D e disse di fiutare un >. Un deputato di nome Davies essendosi alzato per protestare, Benton corrugò la fronte: >. Quando un vecchio amico, che per caso trascurò di togliersi il cappello, pose una domanda nel mezzo del suo discorso, Benton redarguì irato: > >, risposero una dozzina di voci. >. In un'altra città, adocchiando dal palco tre suoi nemici seduti tranquillamente tra gli spettatori mentre stava descrivendo il loro ordine del giorno quale >, egli li chiamò per nome e causticamente li disse >. Quando la sua attenzione venne chiamata alla critica d'un illustre oppositore, egli rispose mordace: >. E quando, dopo aver egli ignorato il saluto d'un vecchio amico che aveva disapprovato il suo contegno, quello sfortunato signore s'inchinò, e· gli rammentò il suo nome, Benton rispose freddamente: >. Quando salì sul palco a Fayette, dove avevano minacciato di ucciderlo se avesse osato penetrare nei limiti della città, un gruppo di uomini armati iniziò una manifestazione ostile. Però, secondo l' lnquirer di Jefferson, >. Alla fine del suo giro elettorale, fiducioso almeno nelle sembianze esteriori, Benton indi1·izzò una lettera al popolo del Missouri: . Mentre la lotta per il Corpo legislativo dello Stato che avrebbe nominato il suo successore infuriava nel Missouri, il Senatore Thomas Benton rimase inchiodato al suo posto, a W ashing1on, parlando con franchezza sino alla fine contro le tesi abbracciate dai suoi elettori. Deciso a subire una sconfitta schiacciante piuttosto che transigere sui suoi princìpi ( infatti, come diceva Clay con l'intenzione di sminuirlo, Benton aveva la , servì a far comprendere il risentimento che nutriva il Mezzogiorno nei confronti di Benton. Il famoso Senatore Henry F oote del Mississippi, non un cieco seguace di Calhoun, però sospettato da Benton di aver aiutato la congiura diretta a farlo perdere nel Missouri, prese la parola in diverse occasioni per criticare la posizione assunta da Benton. F oote agì in modo grossolano, e tale da sorpassare persino gli eccessi retorici del Senatore missouriano. Provocandolo con accenni alla sua imminente sconfitta nel Missouri, e riscaldato dal contrattacco di Benton, Foote si beffò dell'avversario come d'u11 168

uomo >. Tirato per i capelli, Benton annunciò che, se il Senato non riusciva a difenderlo da simili attacchi >, egli intendeva >. Il- 17 aprile, nel corso di un nuovo attacco verbale di Foote, Benton avvanzò verso il Senatore del Mississippi, poi se ne allontanò quando un collega gli pose la mano sulle spalle. D'improvviso Foote tirò fuori una pistola e la puntò su Benton, il quale drammaticamente aprì la sua giacca gridando: (E così fece.) E Foote, accennando in modo provocatorio alla prevista sconfitta di Benton nel Missouri, gridò nel Senato: . >. ·L'attesa di Foote si avverò. Il voto di Benton contro la divisione d·ella California fu il :suo ultimo atto importante nel Senato. Nel .gennaio del 1851, a conclusione d'una ama-ra lotta, durata dodici giorni, tra i tre diversi -partiti ( i democratici di Benton, i democra-tici anti-Bentoniani e i whig) il Corpo legislativo del Missouri nella quarantesima vota·zione elesse un whig. Dopo trenta anni di eminente servizio nel Senato degli Stati Uniti, 'Thomas Hart Benton venne ignominiosamen.. ·te licenziato e richiamato in patria. Niente affatto sgomento, e ancora rifiutando -cocciutamente di seguire la strada facile ver·so un ritiro politico decoroso e popolare, Benton combatté per tornare al Congresso l' an-·no successivo come deputato della città di .Saint-Louis. La sua campagna, secondo il Crescent, giornale di opposizione di New Orleans, >. Eletto grazie ad un ultimo successo della sua po-polarità personale, gettò subito ai venti ogni possibilità di futura rielezione pronunciando ·uno dei suoi discorsi più m·emorabili, e an-·-che più violenti, contro il princip·ale provvetdimento caldeggiato dal suo partito, il dise170

gno di legge Kansas-Nebraska. Con aspre invettive denunciò i progetti contrari al suo diletto Compromesso del Missouri invocando un punto di vista nazionale. >, affermò commentando le osservazioni d'un rappresentante della Georgia, > ; e non volle fare altra proposta. Nell'introduzione all'opera, Benton dichiara che . La sua morte, rimpianta dalla nazione intera, doveva rivelare quanto poca ricchezza la sua proba carriera gli aveva consentito di accumulare per le figlie. Però, anche nella morte e nella sconfitta, Thomas Hart Benton fu vittorioso. Infatti la sua voce, che penetrava dal passato, fu uno degli 172

elementi decisivi che impedirono al Missouri di cedere a tutti gli sforzi disperati diretti a coinvolgerlo nella secessione insieme agli altri Stati schiavisti. Il destino confermò quindi la saggezza dell'ultima relazione fatta da Benton come Senatore ai suoi elettori: >.

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CAPITOLO QUINTO

SAM HOUSTON

4: ••• l'osso 111.i

dimenticar e che chia,nano traditore ... >

raggi dell'alba penetravano nella mal ill11minata aula del Senato, nel 1854, quando un ultimo oratore si alzò per chiedere la parola. Senatori esausti, consunti e mal rasati, si riposavano scoraggiati nelle loro poltrone dopo le fatiche d'una seduta notturna, borbottando: >, còn la speranza di scoraggiare ogni altra manife stazione oratoria a proposito di un disegno di legge, di cui era già sicura l'approvazione. Ma il Senatore Sam Houston del Texas, l'eroe di San J acinto, non fu mai facilmente scoraggiato nemmeno dalla ostilità aperta, palese; e mentre la sua profonda voce musicale portava le frasi audaci, ma poco limate, d'un potente messagio ai suoi colleghi attoniti, essi si scossero dall'ottuso stupore che aveva -paralizzato il loro cervello stanco, si assestaPRIMI

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rono, diritti e attenti, sugli scanni, ascoltando qi.1el che egli veniva dicendo. Il disegno di legge sul quale si stava per concludere quel dibattito acre e spossante, passò alla storia come la Legge Kansas-Nebraska, ed era stato escogitato dal partito democratico per salvare l'unità nordamericana, facendo l'ultima concessione al Mezzogiorno. Esso abrogava il Compromesso del Missouri del 1820, riaprendo la questione dell'estensione della schiavitù che tutti credevano risolta dal Compromesso del 1850, in quanto p-ermetteva ai residenti nel vasto territorio compreso fra lo Iowa ed i Monti Rocciosi di decidere la questione della schiavitù da sé soli con il sottinteso che la parte settentrionale del territorio sarebbe stata libera e la parte meridionale schiavista. Per i democratici e i meridionali, questa proposta di legge doveva essere sostenuta ad ogni costo. Sam Houston era un membro di vecchia data del partito democratico; inoltre, egli era meridionale di nascita, di residenza, di fede e di pensiero. Però Sam Houston era anche uno degli uomini più indipendenti, singolari, vigorosi e drammatici che fossero mai entrati nell'aula del Senato. Primo Senatore del Texas, il suo nome già molto prima era divenuto celebre nel Paese, come quello del comandante in capo di quei volontari del Texas poco disciplinati e numericamente insufficienti, che sconfissero clamorosamente l'in•

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tero esercito messicano a San J acinto, catturandone il generale e affermando l'indipendenza del loro Stato. Acclamato quale primo Presidente della Repubblica Indipendente del Texas, era poi stato eletto deputato al suo Congresso, e di nuovo Presidente, ancora prima dell'ammissione del Texas quale Stato dell'Unione. Giunto ormai all'età di sessantaquattro anni, né gli interessi regionali né quelli di partito potevano suggellargli le labbra. Sam Houston considerava il Compromesso del Missouri, da lui sostenuto nel 1820 quando era un giovane deputato dal Tennessee, come un patto solenne e sacro tra Nord e Sud, che infatti era divenuto parte dello Statuto al momento di ammettere il T-exas nell'Unione. Né Houston era pronto a scartare il Compromesso del 1850, che aveva sostenuto nonostante l'ostilità dei > t~xani, che definivano il suo voto >. Con eloquenza ruvida, schietta e seria, egli esortò i suoi stanchi colleghi, con improvvisata orazione, a non gettare la nazione in nuove agitazioni per la questione della schiavitù. Sam Houston doveva aver saputo che la legge sarebbe stata comunque approvata, che non un solo altro democratico del Sud si sarebbe associato a lui, e che infine, qu~ndo s_'era sparsa la notizia del suo orientamento, •



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I'Enquirer di Richmond aveva parlato a noIne degli elettori dicendo: >. Ciò nonostante, eretto in piedi, col mento gettato in avanti, pittoresco, se non addirittura ec_centrico, nel mantello militare e panciotto di ·pelle di pantera ( a _volte appariva in aula ·con un enorme sombrero in testa ed una coperta di lana messicana sulle spalle) Sam Houston, il >, pronunziò uno dei suoi rari discorsi davanti al Senato, stanco ma attento. >, egli disse, . >. Egli infatti era già incorso nell'ira di J ohn Calhoun per la questione dell'Oregon, in quanto si era descritto come un meridionale per il quale >.

Egli non voleva avere nulla a che fare, inoltre, con l'ordine del giorno di Calhoun in fa .. vore della schiavitù; attaccava quel venerato profeta del Sud per > Così il suo voto solitario contro la Legge Kansas-Nebraska in quella tempestosa alba del 1854, fu davvero . 188

E molta agitazione egli diede, nella prima vera battaglia elettorale che il Texas, solidamente democratico, avesse mai conosciuta. ·Spesso togliendosi la camicia durante la torrida campagna estiva, egli apriva per i suoi spettatori in ogni angolo del Texas il suo grande magazzino di epiteti, di insulti e sarcasmi micidiali. Di statura superiore al metro e ottanta, ancora dritto come una freccia, con muscoli massicci eppure pieni di grazia, i suoi occhi penetranti scintillavano con disprezzo per gli avversari e con derisione della loro politica, mentre si dilettava ad esercitare quella sua lingua forcuta, che il decoro dell'aula senatoriale aveva in gran parte fatto tacere. Uno dei suoi discorsi fu descritto da un giornale di opposizione, ma senza dubbio abbastanza accuratamente, come >. Quando gli venne rifiutato il diritto di parlare nel tribunale della contea in una sosta del suo giro, egli assicurò alla folla che non importava, e disse: >. Denunciato da una parte come traditore e dall'altra come Know-Nothing ( a causa d'un breve amorazzo con quel partito dei 'Non-sonulla', intollerante ma non regionale) egli scrisse alla moglie che Ma Sam Houston, incoraggiato dalla constatazione che il margine della sua sconfitta non era più di tre a due, tornò a Washington per i suoi ultimi anni nel Senato senza sentirsi scosso nelle sue convinzioni. Quando un avversario meridionale lo provocò nell'aula rammentandogli che il suo voto contro la Legge Kansas-Nebraska aveva ormai assicurato la sua disfatta, Houston rispose soltanto con un sorriso pieno di grazia : > Non sbagliava. 190

Il 10 novemre del 1857, Sam Houston fu congedato senza cerimonie dal Corpo legislativo del Texas, e un portavoce del Sud più disciplinato fu eletto come s110 successore. Nel congedarsi dai· suoi compagni Senatori, Houston disse ai colleghi che desiderava ritirarsi >: >, aggiunse, >. Sebbene i suoi avversari insistessero ripetu·lamente nel dire che la secessione e la riapertura del commercio schiavista nel Texas erano questioni teoriche, Houston calcò moltissimo su questi punti, come sulle promesse di una maggiore protezione contro il terrorismo -ai confini col Messico e con i pellirosse. Fu una campagna aspra; i democratici ed i giornali aggredirono Houston con acre passione, tornando alle vecchie accuse di immoralità e di viltà. Ciò nonostante, la devozione personale dei suoi vecchi compagni, il disgusto della amministrazione sentito dai suoi stessi avversari, la nuova popolarità acquistata da Houston poco tempo prima del suo ritiro con -la sua denuncia d'un corrotto giudice federale, e una rinascita di sentimenti affettuosi verso di lui per il ritorno al suo amato Texas, tutto contribuì a far el·eggere Sam Housto11 a Governatore, con un completo capovolgimento della sua sconfitta di due anni prima. Fu il primo scacco subito degli estremisti meridionali in dieci anni, e il Governatore eletto venne aggredit·o dai disgustati giornalisti texiani come > e >. Il vecchio nazionalismo jacksoniano che ave192

va ispirato tutta la sua carriera 01·a dovette affrontare la prova più severa. Sostenendo che il Corpo legislativo democratico ostile a lui non rappresentava in verità il popolo, il Governatore Houston violò ogni precedente pronunciando il suo discorso inaugurale direttamente davanti agli elettori, dai gradini del Campidoglio, invece che davanti a una sessione unita delle due Camere. Al cospetto di un immenso pubblico radunato sul piazzale del Campidoglio, Houston dichiarò di essere il Governatore dei texani, e di nessun partito; >, aggiunse, >. Però le ferite aperte dalla sua elezione non erano guarite; e quando il nome di Sam Houston fu proposto da un newyorkese alla Convenzione Democratica Nazionale, del 1860, come quello >, l'ex Governatore Runnels, capo della delegazione del Texas, balzò in piedi urlando: >. Quando la Carolina del Sud invitò il Texas ad inviare delegati alla Convenzione Meridionale per protestare contro >. Abramo Lincoln fu eletto Presidente, e immediatamente, attraverso il Texas, la bandiera dalla Stella Solitaria venne innalzata in una atmosfera gravida di sentimenti bellicosi. La supplica di Houston perché il Texas combattesse per i suoi diritti >, rimase inascoltata. >, piegò la stampa; e il Governatore Houston venne spinto da un lato mentre si convocava la Convenzione della secessione. Sam. Hous·ton lottò disperatam·ente per aggrapparsi alle redini del governo, e convocò una sessione speciale del Corpo legislativo dello Stato per denunciare gli estremisti sia del Nord sia del Sud, e per dichiarare che egli , disse lo storico Wharton, > Quando, incoraggiato dalla magica presenza di Houston, James W. Throckmorton diede uno dei sette voti contro la secessione, fu :fischiato con veemenza e acredine; fischi ai quali rispose con la frase memorabile : « Quando la plebaglia fischia, bene possono tremare i patriotti >>. Però vi furono pochi che tremarono mentre il decreto veniva approvato e sottomesso alla approvazione popolare alle urne, un mese dopo. Immediatamente il combattivo ex Senatore iniziò una campagna solitaria per mantenere il Texas nell'Unione. Folle mal d~spo· ste, sassate e accuse di tradimento lo acco111pagnarono attraverso l'intero Stato. A W aco la sua vita fu minacciata. A Belton, improvvisamente un teppista armato si alzò e avanzò verso di lui. Ma il vecchio Sam Houston, guardandolo fisso negli occhi, pose la mano sulle sue due pistole e disse: >, egli gridò, >.

* * * Il 14 marzo, secondo la descrizione d'un testimone oculare, l'aula della Convenzione era gridò il cancelliere: non 199

vi fu nessuna risposta. > Il borbottìo delle voci sprezzanti ricominciò. L'ufficio del Governatore del Texas, Stati Confedera·ti d·ell' America, fu dichiarato ufficialmente vacante; e il Vice Governatore Edward Clark, > si avanzò per prestare il giuramento. (Stretto amico personale e politico, eletto sulla medesima scheda di Houston, Clark osò più tardi presentarsi nell'ufficio del Governatore per chiedere la consegna degli archivi dello Stato, con il solo risultato di vedere il suo ex mentore girare lentamente nella poltrona per affrontarlo con estremo disprezzo: >

* * *• Mentre la Convenzione deliberava, in un'al. tra parte del Campidoglio l'eroe di San Ja.. cinto, rinunciando alla sua fortuna politica, alla fama e alla devozione popolare, stava scribacchiando, col cuore spezzato, il suo ultimo messaggio come Governatore: . Coloro che nel Sud cercavano di dimostrare alla nazione che il regionalismo fanatico della loro regione era stato dimenticato, uomini come Lucius Quintus Cincinnatus Lamar del Mississippi, furono attaccati dai loro elettori come disertori passati al nemico vittorioso. Quando al generale confederato Bob Toombs si domandò perché non faceva istanza al Parlamento per avere il perdono, Toombs rispose con tranquilla grandezza: >. Però, piano piano, i vecchi conflitti sull'emancipazione e sulla ricostruzione si spensero, e lo sfruttamento dell'Ovest recentemente aperto e del Sud calpestato introdussero nuovi voti e nuovi volti nel Senato. L'Assemblea non f11 più il Foro dei nostri massimi giuristi costituzionali : infatti, le grandi questioni costituzionali non dominavano più nella vita pubblica americana. Facili denari, rapidi guadagni, macchine politiche sempre più potenti e una corruzione sfacciata trasformarono gran parte della nazione; e il Senato, come si addice a 11n gruppo legislativo democratico, rappresentava accuratamente la nazione. Gli avvocati delle grandi compagnie ed i boss politici, non più gli oratori costituzionali, furono i portavoce di questa epoca di sviluppo; sebbene troppi uomini di talento americani trovassero più facile conquistare fama e fortuna nel mondo dell'alta 206

finanza e dell'industria, piuttosto che nelle fa ti che apparentemente noiose ed oscure del govenio. ( Se Daniel W ebster fosse vissuto in quell'epoca, commentò un direttore di giornale, non sarebbe stato >.) Undici nuovi Stati furono rapidamente aggiunti mentre il West si sviluppava; e ventidue nuovi Senatori e una tremenda nuova Camera mutarono in peggio quell'antico ambiente caratteristico. Il regionalismo, il. log-rolling, 1 e una serie di movimenti quasi fanatici, dei quali il movimento dell' > che ingolfò Lamar fu l'inizio, afHig-gevano le deliberazioni del Senato sulle que-· stioni economiche interne. >, si lamentò un Senatore,. stanco delle continue beghe per le clientele locali, i piani per i fiumi e i porti e le in-dustrie protette dalle dogane. I Senatori, diceva William Allen White., rappresentano non soltanto Stati e regioni, ma. >. >. Poi, scrisse White, , si ricordò più tardi George Frisbie Hoar, > (In verità l'affermazione di potere da parte delle due Camere fu illustrata dalla visita del Rappresentante Anson Burlingame alla Camera dei Comuni. Quando un usciere gli disse che bisognava abbandonare il suo posto, in quanto quella determinata galleria era riservata ai Pari, un vecchio Pari seduto vicino si frappose dicendo : >. >, rispose il Rappresentante, >) Però il potere parlamentare declinò. quando i Parlamentari Hayes, Garfield, Arthur e Cleveland riuscirono a resistere ai tentativi senatoriali di imporre le nomine presidenziali, e il governo tornò al sistema più tradizionalmente americano dei freni ed equilibri costituzionali. La diminuzione del potere del Senato, inoltre, era stata adombrata da un rapido declino di prestigio ancor prima che le questioni economiche avessero preso il posto del conflitto regionale e costituzionale. Diplomatici britannici e canadesi sostenevano di ave1 e assicurato l'approvazione del Trattato di Reciprocità del 1854 con la trovata di farlo > Un mi~

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nistro del gabinetto, forse memore di questa metafora, disse con impazienza a Henry Adams nel 1869: >. E con pacata decisione Adams, al quale la maggior parte degli appartenenti al Senato apparivano >, aveva risposto: > Però il Senato, nonostante il declino del suo po·tere e della sua posizione nel giudizio del pubblico durante la seconda metà del secolo decimonono, non era formato interamente dì porci e di maledetti lupi in agguato. Accoglieva ancora uomini degni di rispetto, e uomini di coraggio. Di questi, Edmu.nd Ross e coloro che furono con lui durante il processo per deporre Johnson, si sacrificarono altruisticamente per salvare la nazione da un abuso temerario del potere legislativo. E Lucius Lamar, con la sua dolce ma ferma determinazione di essere un uomo di Stato, contribuì a riunire la nazione mentre essa si preparava per le nuove questioni che la • • m1nacc1avano.

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CAPITOLO SESTO

E D M U N D G. R O S S

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tomba solitaria, dimenticata e sconosciuta, 1·iposa >. Col Presidente messo sotto accusa dalla Camera, il frenetico processo per la sua condanna o assoluzione cominciò il 5 marzo nel Senato, sotto la presidenza del Presidente della Corte Suprema. Fu un processo degno di reggere il confronto con i più grandi procedimenti della storia: Carlo I davanti ali' Alta Corte di Giustizia, Luigi XVI davanti alla Convenzione, e Wa1·ren Hasti11gs davanti alla Camera dei Lord. Mancavano due grandi elementi dram1natici: la causa stessa per la quale il Presidente veniva processato non era fondamentale per il benessere della nazione, e l'accusato era sempre assente. A parte ciò, ogni altro elemento del grande dramma giuridico era presente. A ciascun Senatore il Presidente fece prestare il giuramento di > ( compreso anche il focoso Senatore radicale dell'Ohio, Benjamin Wade, il quale come temporaneo Presidente del Senato e1·a il primo successore designato alla Presidenza). Il capo dell'Accusa fu il generale Benjamin F. Butler, 220

il macellaio di Nuova Orleans>>, rappresentante dotato, ma rozzo e demagogico, del Massachusetts. ( Q11ando perdette il suo seggio nel 1874, era talmente odiato dal proprio partito, co1ne dagli avversari, che un certo Repubblicano, per annunzia1·e la strepitosa vittoria dei democratici, telegrafò: >.) Furono stampati circa un migliaio di biglietti di ammissione nelle gallerie del Senato durante il _processo, e il pubblico tentò ogni possibile mezzo pe1-- ottenere uno dei quattro biglietti assegnati a ciascun Senatore. Dal cinque marzo al sedici maggio, il dramma continuò. Degli undici capi d'accusa accettati dalla Camera, i primi o·tto erano basati sull'allontanamento di Stanton e sulla nomina d'un nuovo Segretario per la guerra in violazione della legge sui funzionari dello Stato; " il nono si riferiva al colloquio di Johnson con un generale che, si diceva, aveva determinato 11na violazione della legge sulle spese per l'Esercito; il decimo narrava che Johnson aveva pronunciato >; e l'undecimo era un agglomerato, volutamente confuso, di tutte le accuse enumerate negli articoli precedenti, inventato da Thaddeus Stevens per fornire una base comune per quanti erano favorevoli ad una condanna, ma non erano pronti a pronunciarsi su questioni essenziali. Oppof
gridò la Pressdi Filadelfia; la Repubblica > Però, se gli altri trentasei Repubblicani fosse-· ro rimasti saldi, nessun dubbio sarebbe stato possibile sull'esito finale. Tutti dovevano re-· stare uniti! Fu proprio a questo punto che un Senatore repubblicano annunziò di non voler votare contro: e costui fu Edmund G. Ross, del Kansas. I Radicali, all'idea che un Sena-· tore proveniente da una tale roccaforte anti-~ johnsoniana potesse nutrire dubbi, andarono. in bestia. >, gridòiroso il Senatore Sumner, del Massachusetts,. > Dal momento stesso in cui Ross aveva occupat~ il suo seggio, i Repubblicani radicali erano 223

stati sicuri del suo voto. Tutto l'ambiente dal quale era venuto, come abbiamo già accennato, lo spingeva a sostenere saldamente la loro accusa. Uno dei suoi primi atti nel Senato era consistito nel dichiarare la sua adesione alla politica repubblicana radicale, ed egli silenziosam·ente aveva votato per tutti i loro provvedimenti. Aveva fatto capire chiaramente che non nutriva simpatia per Andrew Johnson, personalmente o politicamente; e dopo l' allontanamento di Stanton, aveva votato con la maggioranza nell'adottare un ordine del giorno che dichiarava illegale questo allontanamento. Il suo collega dal Kansas, il Senatore Pomeroy, era uno degli esponenti accesi del gruppo antiJohnson. I Repu}Jblicani insistevano nel dire che il voto determinante di Ross apparteneva di diritto a 101..0, ed erano risoluti ad averlo, non importava con quali mezzi. Come ha dichiarato il De Witt nella sua memorabile opera Le accuse contro Andrew ]ohnson (The lmpeachment of Andrew Johnson): >. Immediatamente si sparse la voce che >. > In tutto il paese, e in tutte le classi sociali, come si desume dalla corrispondenza dei membri del Senato, lo stato d'animo del pubblico non era molto dissimile da quello che precede una grande battaglia. Il partito dominante della nazione sembrava occupare la posizione d'un accusatore pubblico, e non aveva voglia di sopportare ritardi o di ascoltare la difesa. Washington, durante il processo, era diventata i]_ centro di racco·lta dei cittadini politicamente insoddisfatti, e brulicava di rappresentanti di ogni Stato dell'Unione, che esigevano con voce virtualmente unanime la deposizione del Presidente. I passi dei Repubblicani ostili alla condanna furono seguiti dal principio del giorno sino alla fine, anzi sino a notte inoltrata, con suppliche, ragionamenti e minacce. I giornali arrivavano quotidianamente pieni di non poche minacce di violenza. Ross e i suoi compagni repubblicani incerti venivano giornalmente infastiditi, spiati e sottoposti ad ogni possibile forma di pressione. 225 15

I loro domicili erano accuratamente sorvegliati, le loro cerchie mondane scrutate con sospetto, e ogni loro mossa e tutti i loro compagni segnati in taccuini speciali. Venivano ammoniti nella stampa, arringati dai loro elettori, e ricevevano truci avvertimenti che minacciavano l'ostracismo politico e persino l'assassinio. Lo stesso Stanton, dal suo alloggio bar1·icato nel Ministero della Guerra, lavorava giorno e notte per applicare a tutti i Senatori incerti tuttò il peso dei suoi poderosi sostenitori militari. La Press di Filadelfia descriveva >, un grande sollevamento della opinione pubblica tra >. La Tribune di New York riferiva che Edmund Ross in particolare veniva >. Un membro del Corpo legislativo del Kansas visitò il Ross nel Campidoglio. Un generale esortato da Stanton rimase al suo alloggio sino alle quattro del mattino, deciso a vederlo. Suo fratello ricevette una lettera che gli. offriva ventimila dollari se rivelava le intenzioni del Senatore. Il burbero Ben Butler esclamò parlando di Ross: > La notte prima che il Senato desse il suo primo voto per la condanna o l'assoluzione di Johnson, Ross ricevette dal suo Stato il seguente telegramma : >. E in quella fatale mattinata del 16 maggio Ross rispose: >. Non ce n'era bisogno. Un silenzio di morte già avvolgeva l'aula del Senato. Più tardi un Rappresentante ricordò che >; e Ross notò che > Poi venne di nuovo la risposta con voce che non si poteva fraintendere, piena, definitiva, senza esitazioni e senza equivoci: >. L'atto era stato compiuto, il Presidente salvato, il processo beli' e finito e la condanna svanita. Il res·to dell'appello verbale non ebbe importanza, la condanna era mancata per un solo voto e un borbottìo generale riempì l'aula finché il Presidente della Corte Suprema proclamò che >. Seguì un intervallo di dieci giorni, dieci giorni turbolenti per cambiare i voti sugli articoli rimanenti. Venne compiuto il tentativo di far votare in fretta alcuni disegni di legge per riammettere sei Stati meridionali, i cui dodici Senatori erano garantiti pronti a votare la conda11na. Ma questo non si poteva fare in tempo. Di nuovo il Ross ft1 l'unico non impegnato a votare sugli altri capi d'accusa, l'unico il cui voto non si poteva pr·evedere. E di nuovo egli fu sottoposto a terribili pressioni. Da > egli ricevette un telegramma che lo informava che >. Ogni incidente della sua vita fu scrutato ·e travisato. Testimoni professionisti fu1·0no trovati dal Senatore Pomeroy per attestare davanti a un comitato speciale della Camera che Ross avrebbe indicato di essere pronto a mutare il suo voto per un compenso. (Disgraziatamente quel teste fu così felice della sua parte inebriante da giurare che il Senatore Pomeroy gli avesse fatto l'offerta di quarantamila dollari se avesse prodotto tre voti per l'assoluzione.) Quando il Ross, nella sua qualità di Presidente di comitato, portò diverse proposte di legge dal Presidente per la firma, J ames G. Blaine osservò: >. (Molti anni dopo il Blaine doveva riconoscere: >.) Di nuovo voci incontrollate si sparsero, secondo le quali il Ross sarebbe stato guadagnato per i rimane11ti capi d'accusa. Quando il Senato si radunò di nuovo, egli fu l'unico dei sette Repubblicani > a votare con la maggioranza su questioni procedurali preli1ninari. Ma quando furono letti il secondo e il terzo capo dell'accusa, e si giunse di nuovo al nome di Ross con la medesima acuta tensione di dieci giorni prima, di nuovo si ebbe la calma risposta: >. Perché il Ross, la cui antipatia verso Johnson 232

perdurava, votò: >? I suoi motivi appaiono nitidamente dai suoi scritti sulla questione, affidati molti anni dopo alle riviste Scribner' s e Forum: >. Un editoriale in un giornale del Kansas urlò: >. La carriera politica di Ross era terminata. Per il New York Tribune, egli era poco più d'un >. La Press di Filadelfia disse che in Ross la > aveva > e che lui e i suoi compagni Repubblicani recalcitranti si erano >. L'lnquirer di Filadelfia disse che >. Per loro . , . , non c1 potevano essere >. La pace relativa tornò a Washington quando Stanton abbandonò le sue funzioni e Johnson 234

assolse il resto del suo mandato, per tornare più tardi, diversamente dai suoi difensori repubblicani, trionfante al Senato quale Senatore del Tennessee. Invece nessuno badò a Ross quando cerc·ò di spiegare il voto dato, denunciando la falsità del comitato d'inchiesta di Ben Butler, rammentando che i, e gli passassero davanti come se fosse stato > voltando la faccia in segno di odio e di nausea. Né Ross né alct1n altro Repubblicano che avesse votato per l'assoluzione di J ohnson fu mai rieletto al Senato, e nessuno di loro conservò l'appoggio dell'organizzazione del partito. Quando nel 1871 egli tornò nel Kansas, lui e la sua famiglia soffrirono l'ostracismo, attacchi :fisici e quasi la miseria. Chi era Edmund G. Ross? Virtualmente nessuno. Non una sola legge· nazionale porta il suo nome, non un solo libro di storia pubblica il suo ritratto, non un solo elenco dei > del Senato accenna a lui. Il suo unico atto eroico è stato pressoché dimenticato. Ma chi 235

avrebbe potuto essere Edmund G. Ross? Ecco la questione. lnfatti Ross, uomo con una eccellente padronanza della lingua, un eccellente ambiente politico alle spalle e un eccellente avvenire nel Senato avrebbe tranquillamente • • • • • • potuto superare 1n prest1g10 e 1n potenza 1 suoi ·colleghi, durante una lunga carriera :senatoriale. Invece, preferì buttar via tutto per un solo atto di coscienza. Però il tortuoso corso degli avvenimenti umani alla fine sostenne la fede da lui espressa alla moglie poco tempo prima della causa: >. Infatti, venti anni dopo, il Congresso abrogò la Legge sui Funzionari, dinanzi alla quale ogni Presidente dopo J ohnson, non importava di quale partito, aveva sollevato obiezioni; e più tardi ancora la Corte Suprema, accennando agli , si disse, . . Fessenden decise di evitare tutti i giornali e di selezionare la propria posta. Però quando uno dei suoi più vecchi amici politici del Mai-. ne lo esortò a >, accennando che era sicuro di >, F essenden rispose sdegnato : >. In quel tragico pomeriggio del 16 maggio, così come Ross l'ha descritto, il Senatore Fessenden >. Il primo Senatore Repubblicano a gridare >, e il primo dei sette a giungere alla sua tomba, travagliato dagli spietati insulti che gli avevano tolto ogni speranza di essere rieletto, fu proprio William Pitt Fessenden del Maine. John B. Henderson del Missouri, uno dei più giovani membri del Senato, aveva in precedenza dimostrato un elevato coraggio presentando il tredicesimo emendamento per abolire la schiavitù, semplicemente perché convinto che potesse essere approvato soltanto se patrocinato da un Senatore d'uno Stato schiavista, la cui morte politica necessariamente sa-

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rebbe seguita. Ma quando l'intera delegazione dei Rappresentanti repubblicani del suo Stato lo affrontò nel suo ufficio per esigere che condannasse l'odiato Johnson, avvertendolo che i Repubblicani del Miss.ouri non avrebbero tollerato un diverso atteggiamento, il solido coraggio di Henderson vacillò. Offrì dolcemente di telegrafare le sue dimissioni al Governatore, rendendo possibile la nomina -d'un nuovo Rappresentante favorevole alla condanna; e allorché qualcuno fece rilevare che, forse, un Senatore di nuova nomina sarebbe stato escluso dal voto, ·egli acconsentì ad accertarsi se il proprio voto sarebbe stato determinante. Era, insomma, incerto; ma un telegramma insolente e minaccioso spedito dal Missouri gli restituì il senso dell'onore, ed egli rapidamente dettò la sua risposta: « Dite ai miei amici che ho giurato di rendere giustizia imparzialmente secondo la legge ·e la mia coscienza, e che cercherò di farlo da uomo onesto>>. John Henderson votò per l'assoluzione, e questo fu l'ultimo atto importante della sua carriera da Senatore. Denunciato, minacciato e bruciato in effigie nel Missouri, non si curò n·emmeno di essere rieletto al Senato. Anni dopo, il Partito si sarebbe accorto del suo debito verso di lui, e lo avrebbe restituito a f unzioni minori, ma per il Senato, la cui integrità egli aveva custodita, era finito. Anche Peter Van Winkle della Virginia Occidentale, l'ultimo incerto nome repubblicano 241 16

chiamato in appello il 16 maggio, fu, come Ross, un ; però il suo risoluto: > spense l'ultimo tenue barlume di speranza già virtualmente cancellato da Edmund Ross. I Repubblicani avevano contato su Van Winkle, il primo Senatore degli Stati Uniti della Virginia Occidentale, che aveva disapprovato l'allontanamento di Stanton; per il suo atto di coraggio, egli venne indicato come > dall'Intelligencer di Wheeling, il quale dichiarava al mondo intero che il voto di Van Winkle non rappresentava affatto l'opinione dei cittadini leali ed onesti dello Stato. Anche lui aveva assicurato il suo permanente ritiro dalla politica appena il suo mandato da Senatore fosse terminato. Il veterano Lyman Trumbull dell'Illinois, che aveva sconfitto Abramo Lincoln nelle elezioni al Senato, aveva compilato gran parte del testo delle leggi per la Ricostruzione contro le quali Johnson aveva dato il veto, ·e aveva votato per biasimare J ohnson dopo l'allontanamento di Stanton. Però, agJ.i occhi della Press di Filadelfìa, >, perché, resistendo a tremende pressioni, egli votò contro la condanna. Una convenzione repubblicana tenuta a Chicago aveva approvato questo ordine del giorno: >. E un esponente repubblicano aveva avvertito Trumbull >. Lyman Trumbull non reagì, ma fece ugualmente il suo dovere. Più tardi, alla fine d'una lunga carriera politica, tutta svolta al servizio del pubblico e del partito che lo avrebbe 1·espinto, registrò queste parole: >. 243

Joseph Smith Fowler del Tennessee, un Senatore di nuova nomina, come Ross, Henderson e Van Winkle, sulle prime riteneva condannabile il Presidente. Però Fowler, un ex professore dell'Università di Nashville, fu spaventato dalla pazzesca volontà della Camera di porre in votazione l'ordine del giorno d'accusa contro J ohnson con testimonianze >, e > Ben Butler, >. Egli rifiutò ·di lasciarsi menare per il naso . Divenuta impossibile la sua rielezione, Fowler si ritirò tranquillamente dal Senato alla fine del suo mandato, due anni dopo, 111a non senza rilasciare una sia pur breve dichiarazione :in difesa del suo voto: >.

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J ames W. Grimes, dello Iowa, uno dei nemici più accaniti ed influenti di J ohnson nel Senato, si convinse che la causa era destinata soltanto ad agitare le passioni pubbliche per mezzo di > ( frase che è un indizio, forse, della mi..gliorata qualità dei corrispondenti da W ashington durante gli ultimi ottantasette anni). Disgraziatamente, gli insulti e le minacce di cui gli avversari lo fecero oggetto durante il processo, gli provocarono un attacco apoplettico appena due giorni prima della votazione ed egli fu confinato a letto. I Repubblicani radicali rifiutarono ogni proroga, felici dell'incidente e certi che Grimes o sarebbe stato troppo ammalato per assistere il 16 maggio alla seduta, o avrebbe detto che la malattia gli impediva di intervenire per dare il voto che avrebbe troncato la sua carriera. Nelle gallerie, la f ol.. la cantava: >. E nel New York Tribu.ne, Horace Greeley scriveva: « Sembra che nessuna generazione possa compiere il suo ciclo, senza darci almeno un uomo destinato a vivere tra gli Avvertimenti della storia. Abbiamo avuto Benedict Arnold, Aaron Burr, J·efferson Davis, e ora-- abbiamo James W. Grimes >>. Però James W. Grimes fu uomo di grande coraggio fisico e non soltanto morale, e quel 16 maggio, pochi minu·ti prima che avesse 245

inizio il ballottaggio, quattro uomini portarono al suo seggio il pallido e smunto Senatore dell'Iowa. Più tardi egli scrisse che Fessenden gli aveva stretto la mano rivolgendogli un >. Il Presidente della Corte Suprema propose che egli votasse restando seduto al suo posto; però, con l'aiuto degli amici, il Senatore Grimes lottò per alzarsi in piedi e con voce sorprendentemente risoluta gridò: >. Bruciato in effigie, accusato dalla stampa di >, ripudiato dallo Stato e dagli amici, Grimes non si riprese mai. Pridi morire, tuttavia, dichiarò a un amico: >.

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CAPITOLO SETTII\ilO

LUCIUS QUINTUS CINCINNATUS LAMAR

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« Oggi bisogna ch'io sia, vero o falso ... ~

aveva mai veduto piangere quell'indurito veterano della politica, lo Speaker della Camera J ames G. Blaine; ma ec· colo lì, seduto, mentre le lacrime gli scorrevano senza vergogna lungo le guance, incapace di nascondere la sua emozione al cospetto dei membri della Camera e degli spettatori. Pochi però, nell'aula o nelle gallerie, in quella drammatica giornata del 1874, facevano molta attenzione al signor Blaine, e la maggior parte degli astanti, come lui, piangeva senza ritegno. Democratici e Repubblicani, senza distinzione, veterani della Guerra Civile e veterani della politica violenta, sedevano in cupo silenzio, mentre ascoltavano le urgenti suppliche del novello Rappresentante del Mississippi. Egli parlava con semplice limpidezza, senza ricorrere ai soliti sotterfugi retorici, e la sua voce ESSUNO

piena e ricca toccava il cuore di tutti gli ascoltatori con la semplice invocazione all'amicizia e alla giustizia tra Nord e Sud. Tutti furono commossi, sì, dal suo messaggio, m.a anche storditi dal contenuto: infatti, Lucius Lamar del Mississippi lanciava il suo appello in nom·e del più implacabile nemico del Sud, il Repubblicano radicale che aveva contribuito a fare del Periodo della Ricostruzione un incubo nero che il Mezzogionio non avrebbe mai dimenticato: Charles Sumner, del Massachusetts. Charles Sumner, che aggredì Daniel Webster come traditore per .aver cercato di trattenere il Sud nell'Unione, che aiutò a crocifiggere Edmund Ross per il ·suo voto contro il dominio della plebaglia parlamentare che avrebbe calpestato sotto i talloni il Mezzogiorno e la Presidenza, quel Sumner la cui morte fu accelerata dalla terribile bastonatura somministratagli nell'aula del Se·nato anni addietro dal Rappresentante Brooks della Carolina del Sud, il quale subito divenne un eroe del Mezzogiorno, adesso Charles Sumner era morto. E Lucius Lamar, cono.scinto nei tempi precedenti alla Guerra come uno dei più rabbiosi > mai usciti dal profondo Sud, adesso era in piedi nell'aula della Camera e pronunciava un commovente elogio per piangerne la scomparsa! Infatti Charles Sumner, prima di morire, Laniar raccontò ai suoi ascoltatori silenziosi, 250

>, e l' Advertiser di Boston disse che fu >. Era inevitabile che alcuni, sia nel Nord, sia nel Sud, l'avrebbero frainteso. I settentrionali, il cui potere politico dipendeva dal mantenere l'egemonia federale sugli Stati confederati, si opposero ad ogni tentativo di sanare le lotte regionali. J ames Blaine, quando le sue lacrime si furono asciugate, dovette scrivere per elogiare l'encomio di Sumner fatto da Lamar: >. I meridionali, per i quali Charles Sumner simboleggiava i peggiori elementi ·del movimento abolizionista d'anteguerra e della ricostruzione del dopoguerra, si sentirono traditi. Diversi tra i principali giornali del Mississippi, compresi il Democrat di Columbus, il Mail di Canton e il M ercury di Meri dian, criticarono vigo-

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rosamente La mar, come fecero molti suoi vecchi amici, sostenendo che egli aveva rinunciato ai suoi princìpi e macchiato l'onore del Sud. A sua moglie, Lamar scrisse: nel senso migliore della parola. Nessuna questione meschina, nessuna banalità politica, nemmeno affari politici, potevano far velo al suo intelletto. Nessuna considerazione partigiana, personale o regionale poteva sopraffare la sua devozione agli interessi nazionali e alla verità. Non fu soltanto uno statista, ma anche un dotto, e uno dei rari pensatori originali del suo tempo. Henry Adams lo considerò uno >. Aver fatto. l'appello nominale nella casa di suo padre sa-rebbe stata una esperienza suggestiva; infatti gli zii di Lucius~Lamar comprendevano Mira-bea u Bona parte, la cui carica a San Jacintospezzò la linea messicana e fece di lui il secon--do presidente della Repubblica del Texas; J efferson J ackson, Thomas Randolph, e Lavoi-sier Le Grand, il che indicava nel battezzatore una evoluzione dell'interesse dalla storia alla politica e dalla politica alla chimica. Ma quel~ fa tale dono del genio e della malinconia aveva già segnato suo padre, il guale, ali' età di tren-tasette anni, avendo davanti a sé una notevolecarriera nel Foro della Georgia, d.urante un periodo di intensa depressione, diede il bacio·· d'addio alla moglie e ai figli, uscì nel giar-dino e si sparò. Così, per via ereditaria, un invisibile filo nero, di malumore ·e di depressione pervase tutta la vita di Lamar. Quantunque egli reagisse· sempre, i suoi contemporanei notarono il suo torpore, la sua indole sensibile e, in certe occa-sioni, triste. La sua giovinezza, però, era tra-scorsa, per lo più, felice, in una piantagione· nella zona dove J oel Harris doveva raccoglie--re i suoi racconti dello zio Remo e Fra' Co-· niglio. Lo stesso Lamar fu celebre più tardi per i suoi racconti del Mezzogiorno rurale~. 255

ed Henry Adams lo indicò come il più efficace rappresentante della Confederazione a Londra, dicendo: . Il Rettore, appartenente alla celebre famiglia dei Long.street, era un infiammato seguace di Calhoun, e il suo influsso su Lamar, sempre forte, au111entò ancora quando Lamar ne sposò la figlia. Allorché Longstreet lasciò la Georgia per as256

sumere il rettorato dell'Università dello Stato a Oxford, nel Mississippi, Lamar lo accompagnò per esercitarvi il diritto e per insegnare, e fu in quel periodo che gli si presentò l' occasione per iniziare la sua carriera pubblica. Il 5 marzo 1850, il Corpo legislativo dello Stato del Mississippi approvò una serie di ordini del giorno che imponevano ai Rappresentanti dello Stato di votare contro l'ammissione della California nell'Unione. Quando il Senatore Foote ignorò queste istruzioni, dando notevole prova di coraggio, Lamar fu persuaso da un comitato di Democratici, patrocinatori dei diritti degli Stati, a discutere pubblicamente col Senatore al ritorno di costui nel Mississippi per presentarsi candidato a Governatore. Lamar aveva appena ventisei anni, era nuovo allo Stato e alla vita politica del suo tempo, e gli vennero concesse soltanto poche ore per prepararsi a discutere con uno degli uomini politici più abili e più agguerriti del1'epoca. Però il suo discorso improvvisato" nel quale castigò il Senatoi:e F oote per avere ignorato le istruzioni dategli dal Corpo legislativo del Mississippi ( come egli stesso era destinato a fare ventotto anni dopo) fu un notevole successo, e alla fine del dibattimento gli studenti dell'Università >. Seguì la sua elezione al Congresso quale forte sostenitore delle dottrine seguite da Calhoun e da Jefferson Davis. Nel Congresso, ID·entre Alexander Stephens, Robert Toombs e altri •

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Unionisti meridionali invano• cercavano di arrestare la marea regionale, Lamar fu un violento partigiano del Sud. >, disse nell'aula della Camera, , e dal 1865 al 1872 Lamar visse tranquillamente nel Mississippi, dove insegnava ed esercitava il diritto, mentre il suo Stato passava attraverso gli amari tempi della sua ricostruzione. Nessuno Stato più del Mississippi soffrì per gli errori del >. Adelbert Ames, prima Senatore e poi Governatore, era nativo del Maine, genero del famoso >, Ben Butler. I carpet.baggers erano quegli intriganti da strapazzo che si gettarono sul Sud subito clopo la sconfitta. Arrivavano laggiù con tutti i loro beni materiali in una valigetta, del tipo che in quei tempi, in America, si acquistava per poco, fatta di tappeto, onde il no1ne. Gli antlci meridionali dei c.arpet-baggers si chiamavano scalawags. Il loro regno terminò bruscamente nel 1876. 1

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Egli riconobbe, davanti a un comitato del Congresso, che soltanto la sua elezione al Senato lo aveva spinto a stabilire la residenza nel 1\1ississippi. Fu scelto come Governatore da una maggioranza composta di schiavi liberati e di Repubblicani radicali, sostenuti e nutriti dalle baionette federali. Un certo Cardoza, imputato di furto a New York, fu posto alla direzione delle scuole pubbliche e due ex schiavi ebbero le funzioni di Vice Governatore e di Segretario di Sta·to. Vaste zone del Mississippi settentrionale andarono in rovina. Le imposte salirono ad un livello quattordici volte più alto d·el normale per sostenere le prodigalità del governo di ricostruzione, e consentire di pagare i pesanti debiti di guerra dello Stato e della Nazione. In quei tempi torbidi, Lamar imparò a comprendere come l'unica speranza del Sud stesse non nell'inseguire le antiche liti col Nord, ma nel promuovere la conciliazione, nello sviluppo e nella restaurazione di normali relazioni con gli Stati federali e nell'abolizione del governo militare. Questo poteva compiersi sol .. tanto facendo comprendere al Nord che il Sud non intendeva più, sono parole di Lamar, essere >, diceva, >. Il memorabile encomio di Sumner fu la prima occasione che ebbe Lucius Lamar di dimostrare una nuova specie di arte dello Stato meridionale; ma non sarebbe stata l'ultima.

* * * La gente del Mississippi, in gran parte, o imparò a comprendere e ad ammirare i sentimenti contenuti nell'encomio di Sumner, a rispettare la sincerità di Lamar anche senza ammirarla, o arrivò a perdonargli quello che i più accesi ritenevano un serio errore di valutazione. Favorito da una vasta ondata di popolarità e dal ritorno al dominio democratico nel 263

Mississippi, nel 1876 Lamar fu eletto al Senato degli Stati Uniti. Ma già prima di trasferirsi dalla Camera al Senato, Lamar di nuovo scandalizzò molti dei suoi sostenitori abbandonando il partito e la regione a proposito di un'altra questione scottante. Nel 1876 il conflitto Hayes-Tilden per la presidenza era degenerato in una lotta asperrima, apparentemente culminata in una vittoria di stretta misura per il democratico Tilden. Sebbene sulle prime Hayes accettasse la sconfitta con :filosofica rassegnazione, i suoi luogotenenti, con la cooperazione del repubblicano New York Times, trasformarono l'apparente certezza della elezione di Tilden in un dubbio, sollevando gli Stati severamente combattuti della Carolina del Sud, della Luisiana e della Florida; più tardi, essi tentarono di convertire quel dubbio nella certezza dell' elezione di Hayes facendosi dare dai governi carpetbag dei tre Stati i responsi elettorali contestati. In mezzo a voci clamorose di violenza e di dittatura militare, il Congresso decise di ricorrere ad un arbitrato per mezzo d'un Comitato Elettorale presumibilmente imparziale, e Lucius Lamar, fiducioso che una inchiesta obiettiva avrebbe dimostrato la manifesta frode della causa repubblicana, assentì a questa soluzione per impedire una ripetizione del tragico conflitto che aveva tanto invecchiato il suo spirito e modificato il suo atteggiamento. Però quando la Commissione, obbedendo 264

esclusivamente a considerazioni partitiche, assegnò gli Stati contestati e l'elezione finale ad Hayes con 185 voti elettorali contro 184 a Tilden, il Mezzogiorno si sentì oltraggiato. Altri quattro anni di dominio repubblicano significavano la continuazione della schiavitù e dello sfruttamento del Sud: quattro anni ancora da attendere perché il Sud riconquistasse la sua dignità e il suo giusto posto nella nazione. Lamar venne accusato di aver fatto commercio del suo voto e dell'onore della sua regione per la promessa d'un posto futuro; fu accusato di viltà, di aver avuto paura di lottare per il suo Sta·to quando si trattava di litigare; e fu accusato di aver disertato il suopopolo ·e il suo partito nell'ora stessa in cui finalmente si profilava il trionfo. I suoi nemici, rendendosi conto che sei anni sarebbero passati prima che Lamar fosse costretto a ripresentarsi per la rielezione, giurarono di non dimenticare mai quel giorno di tradimento. Ma Lucius Lamar, uomo di legge e d'onore, non poteva ripudiare le conclusioni del Comitato che egli aveva contribuito a far nascere. Appoggiava le conclusioni del Comitato perché riteneva che soltanto la forza avrebbe impedito l'insediamento di Hayes, e che sarebbe stato peggio che disastroso ripassare per quella strada. Era meglio, riteneva, per il Sud, nonostante la provocazione, accettare la sconfitta in questa occasione. Fu abbastanza abile, però, da riuscire ad impegnare Hayes a fare concessio265

ni al Sud, compreso il ritiro delle forze mili.tari d'occupazione e il ritorno alla autonomia negli Stati-chiave. Questo genuino servizio al suo Stato, in un'occasione in cui molti uomini _politici meridionali parlavano d'una sfida aperta, sulle prime non fu bene conosciuto. _-Intanto, impassibile davanti alla burrasca di proteste che si rovesciavano su di lui dal Mis:sissippi, Lamar si preparava per la prova cruciale della sua vita di uomo di Stato non partigiano, fedele al servizio della Nazione e svincolato dagli interessi locali. ·Quando egli vi giunse, nessun ufficiale confede1·ato di alto rango era ancora entrato nel \Senato. Né molti Senatori avevano dimenticato che quasi vent'anni prima Lamar era stato un Rappresentante regionalista estremista, e che -aveva abbandonato il suo seggio per compi-lare il decreto di secessione del Mississippi. Il momento non era propizio per il suo ritorno. I Repubblicani già accusavano i Democratici di ospitare > e traditori; e il .contributo democratico alla accresciuta sfiducia interregionale fu una nuova razza di demagoghi meridionali, intolleranti e vendicativi, >. Mentre il Senatore Lamar, ammalato e stanco, si riposava a casa durante una grande parte \del 1877, un nuovo movimento aveva invaso il Sud e l'Ovest, movimento che avrebbe infestato ~i partiti politici della nazione per una genera266

zione intera, e che si chiamava dell' >. Il Profeta delle forze argentee, William J ennings Bryan, non era ancora comparso sulla scena; però > Bland, Rappresentante democratico del Missouri, era all'avanguardia con il disegno di legge per la coniatura gratuita di tutto l'argento portato alla Zecca. Infatti, un tremendo aumento nella produzione delle mini·ere d'argento dell'Ovest aveva fatto notevolmente diminuire il valore del metallo in proporzione a quello dell'oro; l'unico fine che si proponevano le forze del1'argento era quindi chiaro, semplice e attraente, e consisteva nel batter moneta senza limiti, fino all'inflazione. Quella dell' > fu una battaglia tremendamente popolare nel Mississippi. Il panico del 1873 aveva gettato la nazione nella più terribile depressione che avesse mai conosciuta, e gli Stati del Sud, già impoveriti, furono colpiti con forza particolare. Migliaia di ditte fallirono, la disoccupazione crebbe e le paghe furono ridotte. I prezzi agricoli calarono rapidamente dagli alti livelli del tempo di guerra, e gli agricoltori del Mississippi, con disperato bisogno di contanti, giurarono di appoggiare qualunque disegno di legge avesse au. nientato il prezzo dei loro prodotti, diminuito il valore dei loro debiti e accresciuto la disponibilità del denaro. Il Sud ebbe timore di ridursi alla condizione di debitore perpetuo delle istituzioni finanziarie dell'Est, e volle quindi 267

che il denaro divenisse facilmente accessibile per pagare i suoi gravosi debiti. La poesia di Vachel Lindsay espresse chiaramente la passività e l'amarezza con cui il Sud e l'Ovest guardavano verso il dominio dell'Est che cresceva sempre: E tutti questi negli inermi giorni

dal duro Oriente oppressi, dicono che sbagliava per loro il paternalismo, crocifiggemio metà Occidente, finché tutta la costa atlantica sembrò un immenso nido di ragni. L'argento acquistò improvvisamente un fascino politico quale amico del povero, in contrasto con l'oro, il denaro del ricco; l'argento era il denaro delle praterie e delle piccole città, diversamente dall'oro, che era il denaro di W ali Street. L'argento avrebbe fornito una facile soluzione ai problemi di tutti, prezzi agricoli che calavano, alto tasso d'interesse, debiti gravosi e tutto il resto. Sebbene il partito democratico dopo i tempi di J ackson e di Benton fosse stato il partito del denaro difficile, esso si precipitò a sfruttare questa trovata nuova e popolare, e, naturalmente, tutti pensavano che il novello Senatore democratico dell'impove1·ito Mississippi si sarebbe associato alla lotta • con entusiasmo. Ma Lamar, il dotto studioso e professore, considerò la questione alquanto diversamente dai 268

suoi colleghi. Badando poco alle esigenze dei suoi elettori, consultò tutti i trattati disponibili per indagare sulla controversia. Il suo studio lo convinse, possibilmente a torto, che l'unica posizione onesta e difendibile era quella che favori va il denaro sano. Il pagamento dei debiti del nostro governo, anche ai tronfi proprietari di obbligazioni di W ali Street, efiettuato con moneta svalutata, inflazionata, come incoraggiava a fare la proposta di legge Bland e come prevedeva l'ordine del giorno Matthews che l'accompagnava, era un torto etico ed un errore pratico : Lamar pensava che una simile linea di condotta certamente avr·ebbe compromesso il nostro prestigio agli occhi del mondo, e avrebbe portato alla attuazione non di un permanente programma finanziario, ma di misure contrastanti, intese ad alleviare momentaneamente lo sconforto economico della na• z1one. Il 24 gennaio 1878, in un discorso coraggioso e dotto, il suo primo grande discorso nell'aula del Senato, Lamar respinse la richiesta degli elettori del Mississippi e attaccò le complicate argomentazioni che accompagnavano le due proposte per l'argento, definendole artificiose ed esagerate. Il giorno successivo, poi, egli votò > sull'ordine del giorno Matthews, in opposizione al suo collega del Mississippi, Repubblicano negro di talento eccezionale eletto alcuni anni prima dal vecchio Corpo legislativo carpetbag. 269

Da molte parti del paese git1nsero al Senatore gli elogi per l'analisi magistrale e degna d'un grande statista da lui svolta in quella occasione: dal Mississippi, invece, venne soltanto la condanna. Il 30 gennaio, il Corpo legislativo dello Stato approvò un memoriale che ometteva ogni accenno a Lamar, ma, con schiaffo manifesto e intenzionale, si felicitava col suo collega e lo ringraziava ( con quel collega negro al quale i legislatori democratici bianchi normalmente erano acerbamente ostili) per aver votato in senso contrario, così dimostrandosi ligio >. Il memoriale ferì profondamente Lamar, poco consolato da una lettera ricevuta dal suo stretto amico, lo Speaker della Camera del Mississippi, il quale disse che il voto era stato un >, però spiegò: >. Però la Legislatura del Mississippi non aveva ancora finito. Il 4 febbraio, fu approvato da entrambe le Camere un ordine del giorno che ordinava a Lamar di votare per la proposta di legge Bland sull'argento, e di indirizzare i suoi sforzi, quale portavOce dello Stato, al fine di ottenere l'approvazione della legge. Lamar fu profondamente turbato da questo 270

gesto. Sapeva che il diritto di mandare istruzioni legislative vincolanti aveva profonde radici nella tradizione del Sud. Però, scrivendo alla moglie circa le esigenze del Corpo legislativo che lo aveva nominato, confessò: >. Tentò di spiegare a lungo a un amico del Corpo legislativo che riconosceva il diritto di quel Corpo di esprimere le proprie: opinioni in questioni di politica f ed·erale, e l'obbligo che aveva un Senatore di restare fedele a quelle espressioni ogni volta che nutriva. dubbi circa il proprio contegno. Ma in questo caso particolare, insistette, , insieme al Senatore Ben Hill della Georgia, il quale disse che, mentre egli aveva fatto del suo nieglio durante la guerra perché l'Unionista che avesse comperato per sessanta cents una obbligazione da un dollaro finisse col perdere i sessanta cents pagati, ora era favorevole a 1·ipagargli il dollaro che gli era stato promesso. Una settimana dopo, il progetto di legge Bland sull'argento venne presentato al Senato per la votazione definitiva. Quando il dibattimento stava per giungere alla conclusione, inasp·et272

tatamente Lamar balzò in piedi. Non aveva appunti a portata di mano: infatti, era uno dei più brillanti oratori ex tempore del Senato. (, diceva, >) Invece teneva in mano un documento ufficiale che portava il grande sigillo dello Stato del Mississippi, e questo egli mandò per mezzo d'un usciere al Presidente. Chiedendo scusa ai suoi colleghi, il Senatore Lamar spiegò che, sebbene avesse già espresso le sue vedute sul disegno di legge per l'argento, egli aveva >. Chiese poi che l'ordine del giorno da lui mandato al Presidente venisse letto. Sulle prime il Senato fu sorpreso, e poi si fece silenziosamente at·tento, mentre il Cancelliere con voce n1onotona leggeva la volontà esp1·essa dal Corpo legislativo del Mississippi, il quale pretendeva che i suoi Senatori votassero in favore del disegno di legge Bland sull'argento. Mentre il cancelliere seguiva le istruzioni, ogni sguardo si volgeva verso Lamar, e nessuno sapeva che cosa aspettarsi. Così descrisse la scena il corrispondente del Capitol di W ashington: . I Senatori, sia i favorevoli sia i contrari alla proposta di legge, immediatamente si affollarono intorno alla sua scrivania per elogiare il suo coraggio. Lamar sapeva che il suo discorso e il suo voto non avrebbero potuto impedire l'approvazione del disegno di legge Bland con un immenso margine, e la sua susseguente trasformazione in legge contro il veto del Presidente Hayes. Eppure la sua disobbedienza intenzionale e stupendamente coraggiosa alla volontà dei suoi elettori non rimase completamente vana. In tutto il Nord il discorso fu ampiamente elogiato. La diffidenza verso il Sud, e il sospetto per il suo atteggiamento verso il debito nazionale e il credito nazionale, diminuirono. L'Harper's Weekly, notando che Lamar votava in opposizione al , e alla antichissima pratica del partito democratico del Mezzogiorno. Rifiutare sia di obbedire sia di dimettersi, impedendo agli elettori di >, significava negare, disse Davis, che il popolo avesse abbastanza intelligenza per governare! Lamar si sentì duramente colpito dall'atteggiamento del suo vecchio capo, però è interessante notare che, alcuni giorni dopo, quando il Senatore Hoar cercò di rifiutare a Davis la pensione della guerra messicana alla quale per legge aveva diritto, fu lo stesso Lamar che parlò in favore del condottiero confederato in una difesa memorabile e drammatica: , lo descrivevano più tardi diversi osservatori, > Eppure, egli non adoperava trucchi retorici per muovere le emozioni mentre schivava le questioni. Al contrario, i suoi discorsi erano una dotta illustrazione della

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sua posizione, esponevano la storia costituzionale del Senato e dei suoi rapporti con i Corpi legislativi degli Stati, e le dichiarazioni f atte da Burke, da Calhoun, da W ebster e da altri celebri Senatori,. già trovatisi in disaccordo con le istruzioni date dai Corpi legislativi .. > Il suo giro fu coronato da un successo immenso. > Altri se n'andavano in silenzio, ponderando il significato delle sue parole. Quando parlò nella contea di Yazoo, roccaforte dell'opposizione, lo Herald di Y azoo City riferì che come >, egli >. E poco tempo dopo, la Convenzione democratica della contea di Y azoo approvò una Risoluzione, in base alla quale i legislatori avrebbero dovuto >. È rincorante notare come il popolo del Mississippi abbia continuato a sostenerlo, nonostante che in tre importanti occasioni ( nel suo encomio di Charles Sumner, nell'appoggio dato al Comitato Elettorale che decise l'elezione del Repubblicano Hayes e nella sua lotta al popolarissimo progetto dell'argento gratuito), La mar si fosse opposto ai desideri immediati del pubblico. Gl·i ·elettori risposero alla sincerità e al coraggio da lui dimostrati, e continuarono "ad appoggiarlo e a dimostrargli il loro affetto durante il resto della sua vita politica. Fu rieletto al Senato con una maggio281

ranza travolgente, e più tardi divenne Presidente del Gruppo Democratico al Senato, poi Segretario dell'Interno e infine Presidente della Corte Suprema degli Stati Uniti. In nessun momento egli, che è stato gi ustamente definito l'uomo di Stato più dotato che il Mezzogiorno abbia dato alla nazione dalla fine della Guerra Civile sino al 1900, si allontanò mai dalla regola che egli stesso aveva espressa quando si trovava acremente attaccato nel 1878: }.



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PARTE QUARTA

IL 1'EMPO E IL LUOGO di salda integrità, entrambi Repubblicani, entrambi figli del Middle West, ma completamente diversi fra loro per indole e modo di pensare, illustrano l'influsso del secolo ventesimo stil Senato americano in genere e sull'atmosfera del coraggio politico in particolare meglio di ogni altro. George W. Norris e Robert A. Taft, le cui carriere nel Senato si incontrarono appena per un breve periodo circa diciassette anni fa erano maestri della procedura legislativa, capi di fazioni fondamentalmente opposte e sostenitori, ciascuno a suo modo, di grandi dottri11e costituzionali. Non ultimo fra i loro me1·iti fu l'accresciuto prestigio e rispetto che essi ed altri loro pari garantirono al Senato degli Stati Uniti. Infatti, alla svolta del secolo, la strada verso la fama e la potenza UE UOMINI

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per uomini di abilità e di talento era stata nell'industria, non nella politica; come risultato, l'atteggiamento del pubblico verso la professi one politica era stato troppo spesso caratterizzato da apatia, indifferenza, disistima e persino divertimento. Il Senato aveva diviso con le altre istituzioni la perdita di prestigio conosciuta dalla professione politica. Era dovuta in parte alla reazione pubblica contro il nuovo tipo di legislat·ore che troppo spesso, nel 1900, comprendeva il trionfo legale dei trust ·e Io squallido capoccione politico. Nel Senato sembrava che fosse rimasto ben poco dell'interesse e del dramma che avevano avuto una così grande parte della sua esistenza negli anni precedenti la Guerra Civile; ben poco della potenza del prestigio, che l'Assemblea usava con tanta os·tentazione ai tempi del governo di Johnson e di Grant. Fu in parte la rea· zione alla crescente complessità e molteplicità delle questioni legislative: persino Santo Domingo, sembrava molto più lontana del Forte Sumter ( avendo visto bloccato il suo trattato con Santo Domingo, Teddy Roosevelt disse che il Senato era >) e il commercio > sembrava molto meno interessante ·e promettente dell' >. I nomi di celebri Senatori non erano più proverbiali, come nei tempi del grande triumvirato. La nazione intera non seguiva più con appassionato interesse le discus-

e

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sioni nel Senato, come ai tempi del Grande Compromesso o dell'atto di accusa contro Johnson. I primi della classe della nazione, i quali sessanta o settanta anni addietro avrebbero in1parato a memoria la risposta di Webster a Hayne, non si interessavano più della {·arriera politica. Quei cittadini che prende_vano invece un intere-sse attivo ai lavori del Senato mentre il secolo ventesimo avanzava, lo contemplavano più con allarme che con fierezza. In tutta la nazione sorse un formidabile gruppo di riformatori, di ricercatori di scandali e anche di propugnatori di ottimi movimenti governati vi, rappresentati nel Senato da una nuova stirpe di idealisti e di indipend·enti, uomini di Stato veramente capaci, i cui nomi sarebbero stati degni di figurare accanto ai nomi più celebri degli anni passati. Per arrestare le duplici tendenze d'un elettorato indifferente ai loro Senatori e di Senatori indifferenti al loro elettorato, i riformatori, dentro e fuori del Senato, determinarono un mutamento atteso da lungo tempo nel meccanismo elettorale: la facoltà di eleggere i Senatori fu tolta ai Corpi legislativi degli Stati e conferita direttamente al popolo. Il Diciassettesimo Emendamento, ratificato nel 1913, esprimeva nei confronti delle degli elettori un atteggiamento molto diverso da quello che nel 1787 animò i creatori della Costituzione; però rifletteva anche un declino

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generale nel rispetto dei Corpi legislativi degli Stati, che troppo spesso avevano permesso a potenti intriganti di corridoio e ad intrighi politici di usurpare il sacro diritto di sceglie1·e i Senatori. Un presidente di società ferroviaria disse a William Lyon Phelps di non avere mai desiderato di essere lui un Senatore degli Stati Uniti, perché ne aveva creati tanti. Accennando a questo fenomeno, un eminente Senatore della Nuova Inghilterra, W. E. Chandler, spiegò laconicamente il proprio ritiro alla vita privata dicendo che egli era stato >. Che il Diciassettesimo Emendamento, con efficacia quasi immediata, contribuisse a rendere il Senato più sensibile alla volontà popolare, sia in teoria sia di fatto, non può esse1·e messo in dubbio; però i suoi effetti non f urono di così grande portata, né l'indole e la composizione del Senato mutarono tanto, quanto i riforma tori avevano sperato. Il Senatore Boies Penrose, il boss della Pennsylvania, disse ad un amico riformatore: >

Cannon ! Ma Norris insistette nel dire che egli desiderava soltanto un'inchiesta imparziale, e voleva evitare che il governo potesse influire nelle conclusioni. Appoggiato dai seguaci di Pinchot, da colleghi Repubblicani > e virtualmente da tutti i democratici, egli riu--

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scì a far accettare il suo emendamento con lo stretto margine di 149 voti contro 146. Fu la prima sconfitta Che il potente Speaker avesse mai subita, ed egli giurò di non dimenticarla mai. Invece, per George Norris, la vittoria sull'ordine del giorno che esigeva un'inchiesta fu soltanto un passo preliminare. Infatti quella mattina, nella tasca interna della sua frusta giacca nera, c'era un altro ordine del giorno scribacchiato da lui, e compilato anni addietro : era la proposta di votare in Assemblea per la nomina del > 1 , sottraendo allo Speaker la possibilità di scegli-ere a suo piacere i Rappresentanti, che poi avrebbero fissato e coordinato il programma dei lavori. Il giorno di San Patrizio ( 1 7 marzo) del 1910, Norris si alzò in piedi per rivolgersi allo . Soltanto pochi minuti addietro, Cannon aveva decretato che un disegno di legge sul censimento, promosso da una delle Come si capisce nel testo, il Rules Committee, letteralmente Con1itato delle Regole, determina nel Congresso l'ordine del giorno da seguire. Questo lavoro in Italia è affidato a]]a Presidenza-, che è emanazione del Parlamento intero, mentre in America il Rules Co1n.1nittee è un organo della n1aggioranza. Per evitare confusione, sarà bene che il lettore tenga presente, cl1e l'odier110 Partito Repubblicano nacque soltanto 11el 1854. All'inizio il partito democratico jeffersoniano era chiamato « Repubblicano », e prese poi il nome di > soltanto sotto la presidenza di J ackson, verso il 1829. Il vecchio partito di W ashington e Han1ilton invece (che corrisponde molto genericamente all'odierno Partito Repubblicano) si cl1iamava Federalist, e scomparve verso il 1814-1815. l)er un po' di tempo i > doininarono incontrastati. Poi sorsero 1

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sue coorti, doveva avere la precedenza asso· Iuta, rispetto agli altri lavori all'ordine del giorno, in quanto quel documento fissava la disciplina del censimento. >, gridò Norris, > >, rispose Cannon, compiaciuto ed ignaro dell'attacco che stava per investirlo. George Norris trasse quel bigliettino sgualcito dalla tasca, lo spiegò e pregò il cancelliere di leggerlo a voce alta. Nel settore repubblicano, all'udire la proposta, scoppiò il panico. Voci di corridoio avevano in precedenza accennato al carattere della risoluzione Norris, ma i Repubblicani la avevano ridicolizzata, convinti di avere il potere sufficiente ad insabbiarla per sempre nello stesso >. Adesso però lo stesso Cannon aveva pronunciato la sua norma sul disegno di legge per il censimento a sostegno del suo amico, offren.. do così a Norris, al suo ordine del giorno, altri partiti, tra cui quello dei Whig, nato verso il 1834. I W.hig non osarono assumere un atteggiamento risoluto sul problema della schiavitù, e scomparvero ]asciando il campo al nuovo partito , avversario diretto del partito non è mai esistita. È esistito soltanto l'uso di dominare per mezzo di protezione, della distribuzione di funzioni proficue in cambio di voti, eccetera. [N.d.T.] 1

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che. Era un potere che, nonostante la crescente disapprovazione di tutte le regioni del paese ( con eccezione dell'Est) era stato accettato da molti anni. Eppure, >, commentò un giornale, >; e questi fu il signor George Norris, un >.

* * * lnfatti, la sua carriera successiva nel Senato, al quale Norris venne eletto poco tempo dopo il suo trionfo su Cannon, gli fece acquistare la fama di essere una delle figure più coraggiose della vita politica americana. Il crollo del Cannonismo, sebbene fosse stato salutato con piacere nel Nebraska da tutti, con eccezione di pochissimi fedeli del partito, nondimeno aveva richiesto un grande coraggio e una grande capacità direttiva da parte del giovane Rappresentante che attaccava i ben trincerati capi del proprio partito, pronto a sacrificare le comodità e le alleanze che la fedeltà alla organizzazione porta con sé. N·el Senato, N orris ruppe frequentemente non soltanto col suo partito, ma anche con i suoi elettori. >, dichiarò una voi301

ta, > Sono queste le parole d'un idealista, d'un indipendente, d'un combattente, d'un uomo di prof onda convinzione, dal coraggio intrepido, dall'onestà sincera. Noi non fingeremo di credere che George W. N orris del Nebraska fosse un immacolato campione della virtù; al contrario, in più d'una occasione, egli fu emotivo nelle sue deliberazioni, vituperativo nelle sue denunce, e propenso ad impegnarsi in acerbi ed esagerati attacchi personali invece di accentrare il suo fuoco sui meriti di una q11estione. Ma nulla poté staccarlo da ciò che giudicava giusto, dalla sua risoluzione di aiutare il popolo tutto, dalla sua speranza di salvarlo dalle tragedie gemelle del.la miseria e della guerra. George N orris conosceva bene, dalla propria fanciullezza, la tragedia della miseria. Essendogli morto il padre C_[llando eg.li aveva appena quattro anni, fu costretto, non ancora 302

ventenne, a guadagnarsi il pane per la madre e le dieci sorelle lavorando sui terreni coperti di tronchi d'alberi dell'Ohio. Conosceva anche gli orrori della guerra, per la prematura morte del fratello maggiore di cui appena si ricordava, ma la cui lettera ispirata, scritta pochi minuti prima della morte dal soldato ferito fu, durante lunghi anni, conservata con religios3: cura dal giovane George. Nel 1917, quando la nazione vacillava sull'orlo del conflitto europeo, George N orris non aveva del tutto dimenticato il dolore di sua madre e l'odio da lei nutrito contro la guerra. Insegnante di paese, avvocatuccio di una piccola città, procuratore e magistrato, George Norris aveva imparato a conoscere il popolo del N ebrasl>. Sarebbe impossibile raccontare in un solo capi.to.lo tutte le battaglie coraggiose e indipendenti condotte da George N orris. Le sue più durature glorie furono nel campo della potenza pubblica e vi sono pochi esempi capaci di reggere il paragone con la sua lunga lotta per portare i benefici della corrente elet•

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trica a basso costo al popolo della Valle del Tennessee, sebbene il luogo fosse mille miglia distante dal suo Stato del Nebraska. Però vi furono tre battaglie della sua vita, particolarmente degne di nota per il coraggjo rivelato: la sconfitta dello > Cannon già descritta; l'appoggio dato ad Al Smith per la presidenza del 1928; e il suo / ilibuster contro il progetto di legge per le Navi Armate nel 1917.

* * *

. ...... ~

Quando W oodrow Wilson, dolorosamente deciso a seguire una politica di >, verso il principio del 1917, si presentò ad una seduta congiunta del Congresso per decidere, in una atmosfera quanto mai tesa, l'app1·ovazione di leggi che lo autorizzassero ad armare le navi mercantili americane, il pubblico statunitense diede la sua immediata approvazione. La guerra tedesca dei sommergibili, condotta senza limitazioni, crea,,a un vero blocco col quale i.I Kaiser cercava di ridurre le Isole Britanniche alla resa per fame, e il Segretario di Stato Lansing era stato informato cortesemente che ogni nave americana incontrata nella zona di guerra sarebbe stata silurata. Già navi americane erano state perquisite, catturate e affondate. Racconti di atrocità sofferte dai nostri naviganti riempivano i giornali. 305

Un dibattito sul progetto di legge fu aperto, i giornali seppero d'una nuova congiura contro gli Stati Uniti, contenuta in un messaggio del Sottosegretario di Stato tedesco per gli affari esteri, Zimmermann, al ministro tedesco nel Messico. La cosiddetta nota ( infatti c'è stato chi ne ha discusso sia l'autenticità, sia i motivi dei governi britannico e americano nel pubblicarla in quel determinato momento) proponeva il progetto di allineare il Messico e il Giapp.one contro gli Stati Uniti. Come compenso per aver servito da base d'invasione, si prometteva al Messico la restit11zione delle sue >, catturate più di settanta anni prima da Sam Houston e dai suoi co-mpatriotti. Quando il contenuto della nota Zimmermann fu lasciato trapelare alla stampa, ogni res-istenza al disegno di legge sulle Navi Armate nella Camera dei Rappresentanti crollò sull'istante. Il progetto di legge fu approvato precipitosamente in quella assemblea con la travolgente maggioranza di quattrocentotré voti contro tredici; un risultato che sembrava chiaramente indicativo dell'opinione popolare in favore della mossa presidenziale. Certamente, l'appoggio incondizionato dato al progetto di legge dai Rappresentanti del Nebraska raffigurava i sentimenti delle popolazioni di quello Stato. Però, il 2 marzo 1917, nel Senato, il progetto di legge sulle Navi Armate incontrò una riso306

Iuta opposizione da parte d'un piccolo gruppo, composto di > dei due partiti, capeggiati da Robert La Follette del Wisconsin e George Norris del Nebraska. Come Senatore novizio venuto da uno Stato che l'anno precedente aveva votato per un -Corpo legislativo, un Governato1·e, un Senatore e un Presidente Democratici, George Norris (diversamente da La F ollette) non era né una figura politica solidamente affermata nella propria ristretta comu.nità, né un uomo convinto che il suo popolo fosse ostile a Wilson e alla s11a politica. Nei mesi precedenti egli aveva sostenuto il Presidente nelle maggiori questioni riguardanti la politica estera, compresa la rottura dei rapporti diplomatici col governo tedesco. Sebbene fosse un pacifista e isolazionista militante, la sua indole gli vietava di essere u11 semplice ostruzionista in tutte le questioni internazionali, o un piccolo partigiano opposto a tutti i desideri del Presidente. (Infatti, quando la seconda guerra mondiale si avvicinava, il suo isolazionismo era del tutto scomparso.) George Norris, però, odiava la guerra, e temeva che la >, a suo giudizio la responsabile del progresso degli Stati Uniti lungo la strada verso la guerra, fosse risoluta a spingere la nazione in .una lotta • sanguinaria e inutile; che il Presidente, lontano dall'ammettere il popolo nei suoi consi-

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gli, cercasse di portare l'opinione pubblica ad esercitare pressione sul Senato in favore della guerra; e che il disegno di legge sulle Navi Armate fosse un sotterfugio per proteggere gli utili dei fabbricanti americani di munizioni con vite americane, sotterfugio che ci avrebbe spinto direttamente nel conflitto senza ulteriori discussioni al Congresso ed anche senza un eventuale attacco della Germania contro gli Stati Uniti. Norris temeva inoltre l'ampia autorità che la legge avrebbe c~ncesso all'Esecutivo, e si irritava per il modo prepotente con cui si cercava di farla approvare dal Congresso. Non è importante stabilire oggi se egli avesse ragione o no. Quel che interessa ora è il coraggio da lui dimostrato nel sostenere le sue convinzioni. >, disse una volta il Senatore N orris, > Il 2 marzo 1917, gli piacesse o no, il novizio del Nebraska affrontò invece una delle lotte più dure ed esasperanti della sua carriera politica. Siccome quei tempi furono antecedenti all'Emendamento Ventesimo, detto dell'Anitra Zoppa, patrocinato dallo stesso N orris, il Sessantaquattresimo Congresso avrebbe cessato di esistere a mezzogio-rno del 4 1narzo, quando avrebbe avuto inizio un nuovo mandato presidenziale. Così l'approvazione del disegno di legge da parte di quel Congresso avrebbe potuto essere impedito se il Senato non avesse potuto votare prima di 308

quell'ora; e N or1·is e il suo piccolo gruppo erano speranzosi che il nuovo Congresso, scelto dal popolo durante la campagna presidenziale del 1916 (campagna basata sullo slogan >) si sarebbe pot11to unire nell' op-posizione al provvedimento, o almeno meditarlo più a lungo. Bisognava dunque impedire una votazione per due giornate consecutive e questo voleva dire una sola cosa: un filibuster ! Ostruzioni• smo, insomma. George Norris, promotore d'un mutamento delle regole del Senato per correggere gli abusi del filibztster, ma al tempo stesso fortemente convinto che fosse in giuoco la questi o.ne della scelta fra la pace e la guerra, adottò proprio questa tattica >. Come capo del suo gruppo parlamentare, dispose gli oratori in modo da essere certo che non vi sarebbe stata nessuna possibilità di interruzione nel dibattito e che, perciò, il disegno di legge non sarebbe potuto giungere alla vo• taz1one. Mol·ti dei suoi più stretti amici nel Senato furono costernati da questa linea di condotta. >, si lamentò un Senatore che si re11deva ben conto del sentimento anti-tedesco che infuriava nel suo Stato, > Anche il Nebraska non approvò la po309

sizione del suo senatore junior. Col progredire del dibattito, i giornali del Nebraska, con avvertimento appena velato, riferirono che la votazione quasi unanime della Camera >. E il Corpo legislativo del Nebraska si era già impegnato unanimemente verso il Presidente Wilson garantendo > E così, sostenuto soltanto dalla coscienza, il senatore lavorò ventiquattro ore su ventiquattro per > il coraggio del suo piccolo gruppo, per preparare nuovi oratori in una discussione continua, e per frenare ogni mossa inventata dall'opposizione onde far cessare il filibuster. Diversi Senatori, Norris raccontò dopo, si avvicinarono privatamente a lui per augurare il successo al filibuster, mentre invocavano la disciplina di partito e la opportunità po-

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litica come le ragioni che li spingevano ad appoggiare pubblicamente la posizione del Presidente. Quando N orris disse loro che la cosa importante consisteva nell'avere disponibile un buon numero di oratori, senza badare alle opinioni espresse, due dei sostenitori presidenziali messisi privatamente in accordo con lui, parlarono a lungo in favo re della proposta di legge. Giorno e notte il dibattimento continuò, senza soste, e nella mattinata del 4 marzo il Senato presentava una scena di disordine e di stanchezza. >, sc1--isse più tardi N orris, > >, gridò il sindaco in un altro comizio, > Il Courant di Hartford li chiamò >, e il Sun di New York definì questi dodici senatori degli Stati Uniti >. Il / ournal di Providence affermò che la loro azione > e il New York T imes in un edito1·iale sc1·isse che > ), > > E la Bee di Omaha pensava che la paura dell'autorità presidenziale >. Si credeva a W ashi·ngton che la coscienza del novizio del Nebraska lo avrebbe portato, nelle parole d'un corrispondente da Washington, >. Sdegnato, il Corpo legislativo dello Stato del Nebraska, con isterico entus:iasmo, votò infatti un ordine del giorno per esprimere la fiducia dello Stato nel P·residente Wilson e nella sua politica. George N orris fu rattristato dalla quasi unanimità con la quale >. Sebbene la popolarità non fosse l'imperativo della sua vita, egli aveva cerca·to, così scrisse più tardi, in tutta la sua 314

carriera >. Così, non volendo >, egli giunse a una decisione drammatica: avrebbe dato le dimissioni dal Senato sottomettendosi a una elezione speciale di richiamo, >. Con lettere indirizzate al Governatore e al dirigente del partito repubblicano del suo Stato, egli richiese una nuova elezione; promettendo di uniformarsi ali' esito della prova e di rin11nciare ai suoi diritti costituzionali, se ne aveva, che avessero potuto proteggerlo da una eventuale destituzione. Dividendo i timori dei suoi amici nel Senato, stupiti che l'isterismo e l'opposizione ampiamente :finanziata avessero potuto assicurare la sua disfatta (la quale invece sarebbe stata interpretata come un mandato _per la guerra) egli nondimeno insistette nella sua lettera al Governatore dicendo: >. Uno dei pochi amici che gli resero visita lo esortò a ri11unciare al comizio dichiarandosi ammalato, e disse che avrebbe compiuto un gravissimo errore tornando nel Nebrask:a quando le passioni erano ancora così veementi. Altri predissero che agitatori sarebbero stati sparsi in mezzo al pubblico per rendere imp-ossibile la presentazione delle sue idee, e dissero al senatore che il siluramento di tre altre navi mercantili americane, avvenuto dopo il filibuster, aveva maggiormente intensificato l'ira dei suoi elettori. > Pur nella impossibilità di trovare un solo amico o sostenitore pronto a servirgli da presidente, nondimeno N orris era risoluto di tenere il comizio. >, egli raccontò a un solitario giornalista nella vuota sua camera d'albergo, > Recandosi a piedi ali' auditorium della città in una bellissima serata primaverile, N orris 317

notò inquieto che più di tremila persone, i preoccupati, gli scettici e i curiosi, avevano già riempito la sala, mentre molti erano rimasti in piedi nei corridoi e fuori, sulla strada. Calmo in apparenza, ma tremante, egli salì sul palcoscenico e stette davanti a loro per alcuni minuti se·nza parlare, figura solitaria in un vestito nero sgualcito e una cravattina come d'un laccio per scarpe. , scrisse, , dis.se il W orld Herald, > >, disse lo State Journal. > Però il Senatore Norris, che fu invitato a comparire davanti a molti gruppi per spiegare quella che ritene-va la vera essenza della questione, fu acclamato i11 tutto lo Stato; e avendo il Governatore annunciato che non avre·bbe invitato il Corpo legislativo ad autorizzare una speciale elezione di >, il Senatore tornò a Washington in una situazione che gli permetteva di resistere alle offese non ancora del tutto cessate.

* * * Durante i successivi undici anni, la fama e la fortuna politica di George Norris crebbero. Nel 1928, nonostante le sue continue divergenze d'opinione col partito repubblicano e con i suoi governi, il Senatore del N ebraska fu uno dei più influenti membri del partito, preside·nte del Comitato Senatoriale per la Giustizia e possibile candidato_ alla Presidenza. Però N orris era il primo a beffarsi di 320

queste voci: - >. Con una imprecazione respinse la proposta di essere il compagno di scheda (come vice presidente) di Herbert Hoover, attaccando il programma della Convenzione Repubblicana e i metodi con i quali essa aveva sce·lto i suoi candidati. In quegli anni, prima della creazione della TV A (Tennessee V alley A uthority), il senatore del Nebraska era il patrocinatore più franco e sincero nella nazione, della ; e a J efferson egli scrisse: , >, > e >. Sconfitto pe1· la rielezione nel 1896, si vide negare persino il tradizionale diritto di pronunciare u11 disco1·so di congedo all'insediamento del suo successore (, ringhiò il nuovo Governatore). J ohn Peter Altgeld tornò così alla vita privata morendo tranquillamente sei anni dopo. Dive11ne, nel titolo della celebre poesia di Vachel Lindsay, > •. I suoi ragionamenti, a quanto pare, ebbero scarso effetto sul Corpo legislativo di Ne,vy ork, che espulse dal suo seno i socialisti e mise al bando il loro partito. Però molti credono che la illustre voce di Charles Evan Hu3G·7

ghes, quasi solo eppure mai sgomento, ed i coraggiosi voti del Governatore Al Smith contro i provvedimenti di quel Corpo legislativo per dominare il radicalismo nelle scuole, furono elementi determinanti nel ricondurre il paese alla ragione. Per finire i nostri racconti sul coraggio politico americano, sarà opportuno ricordare un episodio che precedette la fondazione di questa nazione, e diede l'esempio alle future generazioni. La notte del 5 marzo 1770, -quando una folla iraconda e disordinata, sulla State Street di Boston, venne presa sotto il fuoco di sentinelle britanniche, J ohn A-dam.s del Massachusetts e1·a già all'avanguardia nelle proteste contro l'indifferenza britannica dinanzi alle lamentele dei coloni. Egli era, inoltre, avvocato di grande prestigio nell-a co1nnnità e candidato alla Corte Generale nelle prossime elezioni. Così, anch-e se non avesse condiviso il senso di scandalo e di sdegno con il quale tutta ]Joston salutò il >, . nondimeno gli sarebbe stato utile tacere. Però quell'avversario militante della Corona :fu. invitato a difendere i militi accusati, e non esitò un istante ad accettare. Il caso, egli notò più tardi nella sua autobiografia, era uno dei >, ed egli mise « a repentaglio una popolarità di1ramente acquistata, e subì sospetti e pregiudizi popolari che durarono a lungo>>. Eppure, l'uomo che più tardi sarebbe stato un Presi-

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dente audace, e padre d'un indipendente Senatore e Presidente, non soltanto difese, ma fece assolvere i suoi clienti dall'accusa di assassinio, dimostrando davanti ad un'aula gremita che non esisteva nessuna testimonianza disponibile per indicare che il fuoco fosse stato aperto per malvagità, e non provocato: >, egli disse, >. Ciò non vuol dire che gli uomini politici coraggiosi abbiano· sempre ragione e che i princìpi per i quali essi parlano chiaro siano sempre giusti. J ohn Quincy Adams, è stato detto, si sarebbe dovuto rendere conto che l'Embargo avrebbe rovinato la Nuova Inghilterra ma appena irritato i Britannici. Daniel Webster, secondo i suoi critici, placò inutilmente le forze schiaviste. Thomas Hart Benton fu un egocentrico intransigente e _pomposo. Sam Houston 376

fu astuto, mutevole e infido. Edmund Ross, agli occhi di alcuni, votò per sostenere un uomo che aveva violato la Costituzione e sfidato il Co11gresso. l"'ucius Lamar non riuscì a capire perché i mali della infl·azione voluta, a volte, siano preferibili alle tragedie della depressione illimitata. Norris e Taft, si afferma, furono spi11ti più da un cieco isolazionismo che da princìpi costituzionali. Tutto ciò è stato detto, e molto di più. Ciascuno di noi può decidere per conto suo i meriti delle cause per le quali tutti costoro combatterono. Ma è proprio necessario decidere una tale questione, per poter ammirare il loro coraggio? Bisogna davvero che gli uomini arrischino coraggiosam{~nte la carriera soltanto per princìpi che il senno del poi dichiara essere stati giusti, affinché la posterità li onori per il loro coraggio? C1·edo di no. Certamente negli Stati Uniti, dove una volta il f1·atello ha combatti1to contro il fratello, noi non giudichiamo il co .. raggio d'un uomo sotto il fuoco esaminando la bandiera sotto la quale ha combattuto. Non pretendo minimamente che tutti coloro i quali arrischiarono la propria carriera per dire il proprio pensiero avessero ragione. lnfatti è palese che W ebster, Benton e Houston non possono aver avuto ragione tutti sul Compromesso del 1850, tanto che ciascuno di loro~ nell'insegui1·e il medesimo obiettivo, la salvezza dell'Unione, professava vedute del tutto di'

verse su un unico provvedimento generale. Lu~ius Lamar, nel rifiutarsi di rinunciare al suo ,seggio quando aveva violato le istruzioni dateg] i dal Corpo legislativo, si dimostrò corag"gioso in modo totalmente opposto a J ohn Tyler, il quale terminò la sua carriera nel Senato _perché riteneva vincolanti tali istruzioni. Tyler, dall'altra parte, disprezzava Adams; e Adams era nauseato dall' . Possiamo migliorare le nostre procedure democratiche, possia-mo illuminare la nostra comprensione dei suoi problemi, e possiamo aumentare il nostro rispetto per quegli uomini integri che trovano necessario, di quando in quando, agire contrariamente ali' opinione pubblica. Ma non possiamo risolvere i problemi dell'indipendenza e della responsabilità legislativa, abolendo o limitando la demo• craz1a. Infatti, democrazia vuol dire molto di più di governo popolare e dominio della maggioranza, molto di più d'un sistema di tecniche politiche destinate a lusingare o ingannare potenti blocchi di votanti. Una democrazia che no11 ha un George N orris di cui vantarsi, nessun monumento di coscienza individuale in un mare di dominio popolare, non è degna di chiamarsi tale. La vera democrazia, vivente e operante, pone la sua fede nel popolo ; la fede che il popolo non eleggerà semplicemente uomini i quali rappresenteranno le sue opinioni abilmente e coscienziosamente, ma eleggerà anche uomini i quali eserciteranno il proprio giu-

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dizio coscienzioso; la fede che il popolo non condannerà coloro che per devozione ai princì pi saranno indotti a compiere atti impopolari, ma compenserà il coraggio, rispetterà l' o-nore e alla fine riconoscerà il diritto. Questi sono, appunto, i racconti d'una tale democrazia. In verità, non vi sarebbero simili racconti se la nazione americana non avesse salvato il suo retaggio di libertà di parola e d'opinione, se non avesse tollerato onesti conflitti d'idee, se non avesse incoraggiato la tolleranza di vedute impopolari. I cinici possono accennare alla impossibilità in cui ci siamo trovati di fornire un lieto fine per ogni capitolo. Però sono certo che questi racconti non verranno considerati come ammonimenti a non essere coraggiosi. Infatti, il continuato successo politico di molti tra coloro che resistettero alle pressioni dell'opinione pubblica, e la finale rivincita degli altri, ci permettono di salvare la nostra fede nel definitivo giudizio del popolo. E così, né le dimostrazioni del coraggio passato né la 11ecessità di coraggio futuro sono riservate al solo Senato. Non soltanto i problemi del coraggio e della coscienza riguardano ogni funzionario o servitore pubblico (per quanto sia umile o potente) nella nostra terra~ dinanzi a chiunque egli sia responsabile: agli elettori, a un Corpo legislativo, a una macchina politica o ad una organizzazione di partito. Riguardano anche ogni elettore nella no383

stra terra, e riguardano coloro che non votano, coloro che non si interessano del governo, colo1·0 che nutrono soltanto disdegno del politicante e della sua professione. Riguardano chiunque si sia lamentato almeno una volta della corruzione che si trova in alti luoghi, o abbia insistito pe1·ché il suo rappresentante eseguisse i suoi desideri. Infatti, in una democrazia ogni cittadino, non importa quanto si interessi di politica, >; ognuno di noi si t1·ova in una posizione di responsabilità; e, in ultima analisi, la specie di governo che otteniamo dipende da come rispettiamo quelle responsabilità. Noi, il popolo, siamo il padrone, e avremo la specie di direttiva, sia buona sia cattiva, che esigiamo e meritiamo. Questi problemi non riguardano soltanto la politica; infatti la medesima fondamentale scelta di coraggio o di conformismo ci aflronta tutti continuamente, sia che temiamo l'ira degli elettori, degli amici, d'un consiglio am1ninistrativo o del nostro sindacato, ogni volta che resistiamo al peso dell'opinione altrui sopra questioni fortemente dibattute. Pur senza voler diminuire il coraggio col quale molti uomini sono morti, non dovremmo dimentica1·e quegli atti di coraggio con i quali altri uomini, come i protagonisti di questo libro, hanno vissuto. Il coraggio della vita è spesso uno spettacolo meno drammatico del coraggio d'un tra, ' . passo: pero non e meno sicuramente una stupenda combinazione di trionfo e di tragedia. I

384

Un uomo fa quel che bisogna ch'egli faccia, nonostante conseguenze personali, nonostante ostacoli e pericoli e pressioni, e questo è la base di ogni morale umana. L'essere coraggiosi, questi racconti ce lo fanno ben capire, non richiede nessuna qualità speciale, nessuna f ormola magica, nessuna speciale combinazione di tempo, luogo e circostanze. È una occasione che, presto o tardi, si presenta a noi tutti. La politica fornisce semplicemente una delle arene che impongono speciali prove di coraggio. In qualunque arena della vita possiamo incontrare la sfida al coraggio; q11ali che siano i sacrifici che egli affronta seguendo la coscienza, la perdita degli amici, della fortuna, della contentezza, persino della stima dei suoi fratelli e concittadini, ciascun uomo bisogna che decida da sé il corso che seguirà. I racconti del coraggio passato possono definire quell'ingrediente, po_ssono insegnare, possono offrire speranza, possono forni re ispirazione. Ma non possono fornire il coraggio stesso. Per questo, ogni uomo, bisogna che frughi nella propria anima.

385

Quando, signor Presidente, un uomo diventa membro di questo corpo legislativo egli non può nemmeno sognare a ·quali terribili prove imm,ancabilmente verrà sottomesso: il coraggio eh' egli dovrà avere per resistere alle tentazioni che ogni giorno lo assaliranno; la sen.sibile ripugnanza a biasimi non meritati clie egli dovrà imparare a dominare; la sempre ricorrente lotta tra un desiderio naturale della stima pubblica e il senso del pubblico dovere; il peso dell'ingiustizia che egli dovrà rassegnarsi a sopportare, anche da coloro che dovrebbero essere i suoi amici; la travisazione dei suoi motivi ispiratori; le ingiurie e i sarcasmi del!: ignoranza e della

malignità; tutti i molteplici insulti che la malvagità parti-

887

giana o privata, delusa nelle sue aspirazioni, potrà rovesciare sztl suo capo indifeso. Tutto questo, signor Presidente, se egli vuole conservare la sua integrità, bisogna che egli impari a sopportarlo imperturbato, camminando tranquillamente avanti nel sentiero del dovere, con/ortato soltanto dalla riflessione che il tempo potrà rendergli giustizia o, se no, che dopo tutto, delle sue individuali speranze e. aspirazioni, e persino del suo nome tra gli uomini, dovrebbe importargli poco quando vengono pesati nella bilancia contro il benessere d'un popolo del cui destino egli si è costituito tutore e difensore. (Il Senatore WILLIAM PITT FESSENDEN del Maine, in un encomio pronunciato alla morte del Senatore }.,oot del Vennont nel 1866, due anni prima che il voto dato dallo stesso Fessenden per assolvere Andrew J ohnson facesse avverare la profezia.)

S88

BIBLIOGRAFIA

Nota: Le opere di Allan Nevins e di Herbert Agar sono particolarmente utili nell'iniziare uno studio di questo genere; e la storia del Senato di Haynes, la biografia di Lamar di Cate, la narrazione del processo di Johnson del De Witt, e la biografia di Taft di William S. White sono le principali opere di consultazione che sono state essenziali per le mie ricerche.

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Adam,t;, Henry (1838-1918). Il più originale pensatore politico degli Stati Uniti. Adams, John (1735-1826). Padre di John Quincy, bisnonno di H.enry; fu il secondo presidente degli Stati Uniti. Adams, John Quincy (1767-1848). Sesto Presidente degli Stati Uniti, senatore dal 1803 al 1808, ministro degli SU all'Aia, Berlino, Pietroburgo e Londra; segretario di Stato nel 1817, Presidente dal 1824 al 1828, aiutato dai 37 voti di Clay. Deputato dal 1831 al 1848. Morì nella Camera. Arnold, Benedict. M:ilitare, generale comandante di West Point, che cercò di consegnare agli inglesi. Il suo nome è simbolo del tradimento in America. Poté sfuggire all'arresto e morì in Inghilterra. Benton, Thonias Hart (1782-1858). Originario della Carolina del Nord. Sostenne il fratello Jesse in una lite d'osteria, in cui Andrew J ackson, più tardi presidente, fu ferito da una pallottola sparata da uno dei due fratelli. Il 27 settembre 1817, uccise in duello il giovane Charles Lucas, p1·ocuratore generale del suo stato. Senatore nel 1820, difese la sana circolazione monetaria. Prima schiavista, nel 1828 divenne ostile alla schiavitù. Ebbe un'immensa influenza su Jackson. Fu chiamato « Old Bullion .> per la sua difesa della n1oneta. Fece vendere le terre pubbliche a prezzi bassi, ma soltanto contro moneta dello stato. Nel

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1848 commise il gravissimo errore di non appoggiare nessuno dei due candidati del suo partito.

Blaine, James Gillespie (1830-1893). Segretario di Stato sotto Garfield, nel 1881, dal marzo al dicembre, e poi ancora dal 1889 al 1892. Noto come il « Cavaliere Piumato>. Candidato alla presidenza nel 1884. Fu il solo grande Ministro degli esteri tra Seward e Hay.

Bland, Richard (1835-1899). Chiamato « Silver Dick > per la sua difesa dell'argento. Acceso anti-imperialista, pronunciò ]'11 agosto 1893, il grande discorso « Le nostre strade si sepa1·ano ». Deputato al Congresso dal 1872 al 1895 e dal 1897 al 1899.

Bryan, WUliam Jennings (1860-1925). Candidato alla presidenza per il partito democratico a 36 anni, perdette soprattutto per la accanita difesa della questione dello « argento >. Partecipò ancora alle elezioni presidenziali nel 1900. Wjlson, aiutato da lui nel 1913, ne fece il suo Segretario di Stato sino al 1915. Pacifista convinto, negoziò trattati d'arbitrato con trenta Stati. Proibizionista e Dar• • • w1n1ano accanito.

Butler, Benjamin Franklin (1818-1893). Militare, governatore del Massachusetts. Adottava la politica di « farsi attaccare per difendersi e respingere gli attaccanti >>. Calvinista, ebbe il sostegno dei cattolici. La sua carriera fu straordinaria e riuscì a far parlare sempre di sé. Da generale, fu amministratore di Nuova Orleans nel 1862 e diede il famoso ordine : « Se qualsiasi donna con parola o gesto o movimento di1nostra dispre120 di un ufficiale o soldato dell'esercito dell'Unione, sarà ritenuta e trattata come donna pubblica nell'esercizio della sua vocazione ». Si impadronì di ottocentomila dollari degli stati meridionali affidati al console francese; tutti i governi europei protestarono. Se fu colpe,·ole, fu anche tanto abile da non lasciare prove. Congedato il 16 dicembre 1862, sedette al Congresso dal 1866 al 1875. Fu la figura di maggior rilievo nella causa contro J ohnson.

Calhoun, John Caldwell (1782-1850). Della Carolina del Sud, Segretario alla Guerra, vice-Presidente, Senatore, Segretario di Stato.

Clay, llenry (li77-1852). Difensore delle libertà sudamericane, è, dopo Bolivar, l'« eroe> di quel continente. Salvò l'Unione nel 1833 e nel 1850 con i famosi «Compromessi>. Era padrone di cinquanta schiavi, ma combatté sempre la schiavitù.

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Davis, Jefferson. Eletto Presidente della Confederazione ribelle il 16 ottobre 1861. Due volte accusato di tradimento, non fu mai processato. Liberato, partì per il Canadà, e dopo l'amnistia del 4 maggio 1867 poté tornare in patria e morì a Nuova Orleans nel 1889. Douglas, Stephen Arnold (1813-1861). Notabile democrati·co. Senatore dell'Illinois. Candidato contro Lincoln alla Presidenza nel 1860, rimase soccombente, causa le divisioni del suo partito. Si oppose alla Costituzione Lecompton nel 1857. Dopo il voto decisivo, tornò a Chicago « viaggiando alla luce dei fuochi in cui bruciavano le sue effigi». Sumner lo chiamò il « Sancho Panza della schiavitù», ma forse Douglas aveva sinceramente cercato di salvare l'Unione cercando sino all'ultimo una transazione con gli schiavisti. •

Emerson Ralpli W aldo (1803-1882). Celebre poeta e filosofo. Fessenden, W.illiam Pitt (1806-1869). Giurista, uomo politico, finanziere. Figlio illegittimo. Deputato dal 1840 al 1842, poi Senatore. Figura dominante nella politica americana per quindici anni. Presidente del Comitato per le finanze dal 1861 al 1865; Segretario del tesoro dal 1864 al 1865, e, nel 1865, del Comitato per la >. Joseph Sniith (1820-1902). Senatore del Tennessee dal 1865 al 1871. Temette che il processo di Johnson potesse far scoppiare una rivoluzione. Successivamente fece l'avvocato a W-ashington fino alla morte. f 1 owler,

Garrison, William Lloyd (1805-1879). Riformatore e aboli• • z1on1sta. Grimes. James Wilson (1816-1872). Giurista, legislatore, Governatore dello Iowa, Senatore degli Stati Uniti dal 1859 al 1869. Dopo il processo a J ohnson, i medici gli ordinarono di andare in Europa per riposarsi; quando, dopo alcuni anni, tornò, l'opinione pubblica era mutata in suo favore; però morì dopo pochi mesi. Hayes Rutherford Birchard (1822-1893). Il 7 novembre 1876 il responso delle urne lo indicava eletto alla Presidenza; ma gli avversari protestarono,, e, con intrighi, riuscirono a far cambiare il risultato.

Henderson, John Brooks (1826-1913). Dal 1862 Senatore democratico, poi · repubblicano. Votò in favore della legge sui funzionari, ma contro la mozione per allontanare Stan-

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ton. Nel 1864 introdusse il XIII Emendamento, che abolì la schiavitù. Ciò significò la sua morte politica. Fu perdonato dal partito in misura maggiore di altri suoi colleghi. Houston, Sam (1793-1863). Governatore del Tennessee, dopo un matrimonio andato a male (molto simile al secondo matrimonio di Garibaldi), andò a vivere tra i Pellirosse. Comandante in capo della Repub-blica del Texas, il 20 aprile sconfisse i messicani a Santa Anna sul fiume San J acinto. Presidente del 1.,exas nel 1836, rieletto nel 1844, riassestò le finanze dello Stato. Dal 1846 al 1860 Senatore degli Stati Uniti. Nel 1850 fu l'unico Senatore meridionale (con la sola eccezione di John Beli) ad approvare in ogni sua parte il compromesso del Missouri. Deposto il 18 marzo 1861 dalla carica di Governatore, respinse l'offerta d'aiuto militare fattagli dal Governo americano. ]ohnson Andrew (1808-1875). Diciassettesimo Presidente degli Stati Uniti dal 1835 al 1857, Governatore del Tennessee, Senatore nel 1858. Nel 1860 si schierò dalla parte dell'Unione. Nel 1862 fu, come Senatore, Governatore militare del suo Stato. Nel 1864 Vice presidente sotto Lincoln. Era ubriaco durante la cerimonia del giuramento e provocò grande scandalo. Alla morte di Lincoln, divenne Presidente il 15 aprile 1865. Il processo per deporlo durò dal 5 marzo al 26 maggio del 1868. Nel 1926 la legge sui funzionari (già mitigata sotto Grant) fu dichiarata anticostituzionale dalla Corte Suprema. La sua Presidenza terminò il 4 marzo 1869. Come Presidente, acquistò, per sette milioni di dollari, l'Alaska dalla Russia, e indusse i francesi a ritirarsi dal Messico. Nel 1874 fu rieletto al Senato. Attaccò con violenza l'amministrazione corrotta di Grant. Kennedy, John Fitzgerald, nato il 29 maggio 1917, figlio del grande industriale Joseph Patrick, che fu ambasciatore a Londra dal 1937 al 1940. Sposato con Jacqueline Lee Bouvier dal 1953. Deputato dal 1947 al 1953, Senatore dal 1953. Ebbe la medaglia al valore Purple H eart, dopo aver servito nella marina da guerra dal 1941 al 1945. Laureato a Harvard nel 1940. Scrisse oltre a questo libro (che ebbe il per la storia), Perché flnghilterra

dormiva (1940). La Follette, Robert (1855-1925). Progressista del Wisconsin, candidato alla Presidenza nel 1924 ebbe cinque milioni di voti contro due candidati dei due pa~titi maggiori: un sesto dei voti complessivi. Ostile alla Società delle Nazioni e alla grande industria.· Tra il 1919 e il 1925 fu arbitro tra i due

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g·randi partiti. Provocò i più grossi scandali politici, compreso quello del T ea-pot Dome, che spezzò la ~~hiena a Harding. Neutralista, pronunciò nel 1917 le terribili parole: « La Gem1ania è stata paziente con noi>. Lamar (1825-1893). Giurista, Giudice della Corte Suprema,

Senatore. Morse, W ayne Lyman (nato nel 1900). Giurista, Senatore dal 1945. Norris~ George 1Pilliam (1861-1944). Senatore del Nebraska, dal 1913 al 1943. Creatore della T"JI..A, che diede acqua e industrie a tanti Stati, con la costruzione della grande diga. Autore del XX Emendamento alla Costituzione, che fece cominciare il ma11dato del Presidente il 3 gennaio invece del 4 marzo (emendamento detto dell'Anitra Zoppa). Campione dei diritti degli oppressi. Pickering, Timothy (1745-1829). Militare, amministratore, uomo politico. Nel 1778 aiutante generale dell'Esercito, nel 1780 quartie1 mastro generale. Nel 1778 disse: . Si oppose a tutti i tentativi per indurre il Sud ad abolire la schiavità. «È», disse, « la più iniqua delle follie voler rendere uguali cose che Dio nella sua !agg~zza ha create disuguali.» Negò sempre di essere contro la schiavitù in astratto. Il 3 febbraio si incontrò in mare con Lincoln per negoziare un ar1nistizio, ma invano. Eletto al Senato nel 1866 ne fu escluso quale « ribelle ». Deputato dal 1872 al 1882. Morì governatore della Georgia. Lasciò nel Sud grande ricordo di sé. Su.mner, Charles (1811-1874). Autorevole abolizionista e pacifista. Senatore nel 1851, primo seguace del movimento chiamato nel 1894. Non riuscì a raggiungere le più alte cariche per l'inflessibilità della sua coscienza, ma anche per la sua scarsa capacità di attirarsi simpatie. Tyler, John (1790-1862). Decimo President·e degli Stati Uniti. Nel 1861 voleva che il Sud occupasse Washington facendone la sua capitale e appropriandosi della bandiera dell'Unione: « La offesa >, diceva « è la migliore strategia· >. Nel 1840 era stato Vice Presidente: Harrison era morto

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dopo pochi mesi del mandato e Tyler fu il primo ad assumere la carica dopo un simile evento. Clay, rimasto capo del partito, impose la sua politica al Presidente, in modo che l'intero gabinetto, ad eccezione di Wtebster, ei dimise. i.I Presidente era rimasto senza partito.

Van Buren, Martin (1782-1862). Ottavo Presidente degli Stati lJniti. Neutralista, repubblicano. Vice Presidente dal 1832 al 1836. Detto il « Piccolo Van >. Salvò la pace nel 1837, quando la nave l'arolina venne catturata nelle acque • americane. Webster, Daniel (1782-1852). Del New Hampshire. Campione degli interessi mercantili americani. Agitò l'idea della separazione dall'Unione degli Stati Uniti. Eletto deputato nel 1812, senatore nel 1827. Segretario di Stato sotto Harrison, mantenne la carica anche sotto Tyler, dimettendosi nel 1843. Nel 1850 fu il Segretario di Stato di Fillmore. Scrisse la famosa Lettera a Huelsemann in favore della rivoluzione ungherese. Aspirò sempre, e sempre invano, alla presidenza. W,hittier, John Greenleaf (1807-1892). Celebre poeta. W ilmot, David (1814-1868). L'8 agosto 1846 il Presidente chiese due milioni di dollari per fare la pace che implica,,a acquisti territoriali col l\lessico. Wilmot fece inserire nel disegno di legge le parole « che la schiavitù sia proibita in ogni territorio comperato con questi denari». Capo dei « libero-suo listi ».

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INDICE DEI NOMI

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Adams, Ahigail, 78 Adams Henry, 210, 254, 256, 258 Adams John, 83, 86, 88, 368 Adams John Quincy, 13, 14, 25, 31, 55, 67, 68, 71, 73-103, 159, 256, 290, 291, 334, 338, 355, 359, 374, 375, 376, 378, 379

Adams Sam, 81 « Alien and Seditions Laws >>, 86 Altgeld John Peter, 365, 366 Ames Adelhert, 260 « Anitra Zoppa », Emendame,ito delf, 308 Anthony, D. R., 228, 231 Arnold Matthew, 254 Arthur Chester Alan, 209 Ashurst Henry, 42 A.tchison David R., 152, 159, 164, 165 Autrey J ames, 259

Ballinger-Finchot, Disputa, 296, 336 Barkley Alben, 347 Bel] J ohn, 130 Benét Stephen Vincent, 118 Benton Thomas Hart, 81, 107, 109, 113, 114, 130, 145-173, 183, 205, 268, 291, 334, 338, 355, 356, 358, 359, 376,

3i7, 378 Beveridge Alber~, 49, 355

Blain~ James G., 232, 249, 252

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Bland Richard, 12, 267, 269, 270, 272, 273, 275 Boston Advertiser, 252 Boston ..4tlas, 138 Boston Courier, 138 Boston Globe, 252 Boston, Massacro di, 368 Bricker John, 348 Bright J ohn, 11 Brooks Preston, 250 Bryan William Jennings, 267 Bryant William. Cullen, 137 Buchanan James, 17, 81 Buchenwald, Campo di concentraniento di, 345 Bu1·ko Edmund, 8, 15, 48, 279 Bur lingamo Anson, 209 Burr Aaron, 19, 68, 245 Butler lienjamin, 220, 221, 222, 227, 235, 260 Byrd Harry, 50 Calhoun John C., 17, 81, 109, 110, 111, 112, 119, 123, 126, 127, 130, 131, 132, 133, 134, 151, 158, 159, 160, 161, 164, 165, 168, 182, 183, 188, 256, 279, -290, 362, 363, 376, 378 Cannon Josepl1, 295, 296, 297, 298, 299, 300, 301, 305 Canton Mail, 252 Carlyle Thomas, 121 Cass Lewis, 130, 154 Cate Wirt A., 260. Chandler W. E., 288 Charleston A1ercury, 133 Chase Salmon, 130 Chu1·chill Winston, 382 Clark Edward, 200 Clarksville Standard, 182 Clay, Compromesso di, 14, 109, 113, 114, 128, 142, 166, 183 Clay Henry, 32, 36, 81, 109, 110, 111, 114, 117, 118,

123, 125, 130, 140, 166, 167, 290, 363 Cleveland Grover, 12, 209 Cleveland Plain Dealer, 349 Columbus Deniocrat, 252 Commager Henry Steele, 134 Corwin Thomas, 142 Dallas, H erald, 182 Dalzel] J ohn, 295, 296 Davis David, 208 Davis Jefferson, 81, 130, 188, 245, 258, 276

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Dewey Thomas E., 345, 347, 348 De Witt David Miller, 224 Dickinson J ohn,, 64 Douglas Stephen A., 17, 130 Douglas William O., 140, 340

Embargo del 1807, 97, 100 Emerson Ralph Waldo, 118, 131, 136, 140 Euclide, 91 Ex post facto, Legge, 341-344. Federalista, Repertory, 94 Ressenden William P., 238, 239, 240, 246, 388 }..,illmore Millard, 142 Fishhourne Benjamin, 66 Foote Henry, 168, 169, 170, 257 Forum, Rivista, 233 Fow:ler Joseph., 244 Fox Charles James, 8, 110 Franklin Benjamin, 81, 256 Frémont Jessie Benton, 155, 167, 171 Frémont John, 167 Gardenier Barent, 99 Garfield J ames, 209 Garrison William Lloyd, 81, 126 Grady Henry, 263 Grant Ulysses, 208, 219, 286 Greeley Horace, 12, 127, 245 Greenfield Gazette, 9·7, 190 Grimes J ames, 228, 245, 246 Guerra 1812, 119 Guerra civile, 13, 205, 258-259, 303, 357-358 Guerra Mondiale (Prima), 303, 328 Guerra Mondiale (Seconda), 307, 340

Hale J ohn, 130 Hamilton Alexander., 65, 68, 70 H.ancock J ohn, 81 Harper's Wieekly, 275 H.arris J oel, 255 Hartford Courant, 313 Hayes Rutherford, 18, 209, 265, 275, 281 Hayes-Tilden, Conflitto, 264 Haymarket Square, Bombe della, 365. Hayne Robert, 120, 136, 287

Hemingway Ernest, 31

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Henderson J ohn B., 240, 241, 244 Hill Benjamin, 272 Hoar Geo1·ge Frisbie, 13, 77, 209, 254, 263, 276, 277 H;oover Herhert, 321,, 322, 326, 327 Houston Sam, 13, 107, 109, 113, 114, 130, 175-201, 205, 291, 306, 355, 356, 358, 374, 376, 377 Huffman .James, 348 Hughes Charles Evans, 366, 367



I verson Alfred, 194 lves Irving, 345 - --

Jackson Andrew, 81, 153, 186, 187, 188, 268, 359 J avits Jacob, 346 Jay John, 81 J ay, Trattato di, 361, 364 Jefferson lnquirer, 163 Jefferson Thon1as, 65, 75, 81, 83, 84, 86, 87, 95, 96, 97, 100, 101, 130, 365 Johnson Andrew, 16, 81, 205, 208, 210, 213-216, 218, 219, 221-224, 227, 229, 232, 233, !34, 236-239, 241-245, 286, 287, 358, 359 J ohnson Gerald W.. , · 123, 134 J ohnson William Preston, 254 Kansas-Nebraska, Legge, 178, 184, 190 Kelly , 251 Kent Frank, 42, 357 Ku Klux K.lan, 357 La Fayette, marchese di, 81 La Follette Robert, 18, 307, 312, 381 Lamar Jefferson J ackson, 255 Lamar J efferson Miraheau, 259 Lamar Lavoisier Le Grand, 255 Lamar J ohn, 259 Lamar Lavoisier Le Grand, 255 Lamar Lucius Q. C., 206, 210, 247-282, 377, 378 Lamar Mirabeau Bonaparte, 255, 278 Lamar Thomas Randolph, 255 Lamar Thompson Bird, 259 Lane J ames, 216, 217, 218, 234 Lansing Robert, 305 Lawrence David, 349 Lee Robert E., 260

418

Lincoln Abraham, 12, 81, 110, 194, 196, 214, 218, 242, 380 Lincoln State Journal, 320 Lincoln Star, 314 Lindsay Vachel, 268, 366 Lippmann Walter, 33 Longfellow Henry W adsworth, 136 Longstreet Augustus Baldwin, 256 Louisville Courier Jou.rnal, 312 Lowell J ames Russell, 137 Lucas Scott, 347 Lyman Theodore, 88 Macaulay T. B., 20, 380 Maclay William, 66, 69 Madison J ames, 68, 81 Mann Horace, 136 Marshall Humphrey, 360-361 M.arshall John, 81, 119 Martineau Harriet, 111 Matthews, ordine del gi,orno, 269, 271 McGroarty John Steven, 43 Melbourne William Lamb, 380 Meridian M ercury, 252 Missouri, Compromesso del, 178, 179, 181 Missouri Register, 151 Monroe James, 81 Morison Samuel Eliot, 82 Morley J ohn, 36 Morse W,ayne, 50 Mott Cristopher H., 259 Nashville, Convenzione di, 134 Nation, rivista, 275 Nevins Allan, 134, 142 (vedi anche proemio e introduzione) New Orleans Crescent, 170 New Orleans Picayune, 134 New York Evening Post, 138 New York Herald, 313 New York Journal o/ Commerce, 134 New York Sun, 313 New York Times, 264, 313 New York Tribune, 138, 226, 234, 245 Norimberga, processi di, 340 e segg. Norris Ella, 327 Norris George W., 13, 285, 290, 293-329, 355, 377, 378, 382 Northampton Hampshire Gazette, 97

Omaha Bee, 314

419

Omaha World Herald, 314, 320, 327 Otis Harrison, 83 Paine Thomas, 364 Parker Theodore, 136 Payne-Aldrich, Legge, 356 Penrose Boies, 288 Phelps William Lyon, 288 Philadelphia lnquirer, 234 Philadelphia Press, 223, 224, 234, 242 Pickering Timothy, 75, 85, 86, 88, 92, 99, 100 Plutarco, 166 Polk J ames K., 153 Pomeroy Samuel Clarke, 224, 232 Providence Journal, 313 Quincy Edmund, 138 Randolph J ohn, 13, 68, 110, 381 Reed Thomas B., 13 Richmond Enquirer, 180 Rollin, 19, 256 Roosevelt Franklin D., 328-329 Roosevelt Theodore, 20, 286, 324, 336 Ross Edmund, 13, 16, 210, 211-246, 250, 291, 338, 355, 358, 374, 377, Runnels Hardin R., 193 Salem Gazette, 91 Santo Domingo, Trattato di, 286 Schurz Cari, 252 Scott ~-infield, 142 Scribner' s, Rivista, 233 Senate Journal, 359, 360 Seward William, 130, 137 Smith Alfred, 305, 321, 322, 323, 325, 326, 327, 328, 368 Smith Mark, 42 Smitb T.V. 54 Smith Walter, 295, 296 Sprague William, 224 Stanton Edwin l\il., 218, 219, 221, 222, 224, 226, 234, 237 1 242 Stephens Alexander, 127, 257 Stevens Thaddeus, 221, 228, 381 Summers Billy, 279, 280 Su1nner Charles, 13, 223, 250, 252, 263, 281

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Taft Alfonso, 336 Taft-Hartley, Legge, 335 Taft Robert A., 50, 285, 290, 331-352, 377, 378 Taft William 1-loward, 336 Tammany Hall, 324, 326, 327 Taylor Zachary, 117 Texas Gazette, 190 Throckmorton James W., 197 Tilden Samuel, 265 Toledo, Ohio, Blade, 348 Toombs Ro,bert, 206, 257 Tremaine Lyman, 251 Truman Harry, 337, 347 Trumbull Lyman, 242 Tyler John, 81, 359, 360, 378 Underwood Oscar W., 356, 357 Van Buren Martin, 150 Van Winkle Peter, 241, 242, 244 Versaglia:, Trattato di, 289 Von Papen Franz, 349

W,ade Benjamin, 220 W.alker lsaac, 130 W althill Times, 325 Washington Capitol, 273 W·ashington D. C., 12, 66 Washington George, 21, 65, 81, 139, 361, 364, 365 Watterson Henry, 254 Webster Daniel, 13, 14, 32, 35, 57, 81, 107, 109, 110, 111, 114, 115-143, 205, 207, 250, 279, 287, 290, 291, 338, 358, 374, 376, 377, 378 Wharton Clarence Ray, 197 Wheeling lntelligencer, 242 White William Allen, 207, 208 White William S., 337 Whittier John Greenleaf, 138, 139 Wilmot Proviso, 123-124 Wilson Woodrow, 289, 305, 306, 310, 314, 327 Winthrop Robert, 134 Wright Robert, 67

Yazoo City H erald, 281 Zimmerman, 306

421

INDICE GEN.ERALE

Prefazione, di Luigi Einaudi . Proemio, di Allan Nevins . . Introduzione, dell'Autore· . .

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1

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23

Capitolo I - Il coraggio e la p·olitica .





29

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63 73

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107 115 145 175

9

PARTE PRIMA 11 tempo e il luogo . . . . . . Capitolo II - John Quincy Adams . PARTE SECONDA 11 temp·o Capito·lo Capitolo Capitolo

e il luogo . . . . . . III - D·aniel \\lebster . . IV - Thomas Hart Benton V - Sam Houston . . .

PARTE TERZA Il tempo e il luogo . . . . . . . . Capitolo VI - Edmu11d G. Ross . . . Capitolo VII - L. Q. Cincinnatus Lamar .

. 205 . 211 . 247

PARTE QUARTA 11 tempo Capito lo Capitolo Capitolo Capitolo 1

e il luogo . . . . . . . . . VIII - George Norris . . . . . IX - Robert A. Taft . . . . . X - Altri uomini coraggiosi . . XI - Il significato del coraggio .

Bibliografia . . . Note biografiche . Indice dei nomi .

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285 293 331 353 371

. 389 . 403 . 413

Finito di stampare nel 1nese di luglio 1960 dall'Archetipografla di Milano s.p.a. Viale Umbria, 54