Le origini del fascismo a Cortona (1919-1925)
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Mario Parigi

Le origini del fascismo a Cortona (1919-1925)

LA SOCIETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA

FrancoAngeli

Mario Parigi

Le origini del fascismo a Cortona (1919-1925)

FrancoAngeli

La presente pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo della Società Storica Aretina e del Sindacato Italiano Unitario Lavoratori di Polizia.

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Ai miei cari, tutti

Indice

Presentazione, di Nicola Caldarone

Pag-

9

Introduzione

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13

Le origini del fascismo a Cortona. 1919-1925

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/. La nuova Italia uscita dalle trincee

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Riflessi di una guerra Trionfo socialista e primi scontri con i fascisti Squadrismo dilagante e fine del l’esperienza socialista Fascisti, Autorità Giudiziaria e Carabinieri Ultime lotte socialiste e conseguenze della marcia su Roma

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II. Laboratorio per un regime

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La prima amministrazione comunale fascista Le elezioni del 1924 e fine dell’appoggio liberale La debole presenza dell’antifascismo cortonese Inquietudine del fascio e organizzazione del consenso

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Bibliografia Indice dei nomi

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Presentazione

Riprendo da Pietro Pancrazi e dalla sua prefazione alla “Piccola Patria” i due motivi che mi hanno spinto ad apprezzare e a scrivere la presentazione al libro di Mario Parigi. Il primo fu quello già espresso da Benedetto Croce, quando in una tornata alla Commissione degli Esteri del 1945 invitava a tutte queste prime raccolte di notizie regionali o paesane perché se ne potesse poi trarre «l’esatto ricordo di un tratto della storia della nostra Italia, della quale, col passar del tempo, si disperderebbero in gran parte testimonianze e docu­ menti». Il secondo motivo traspare dal libro stesso di Mario Parigi ed è visibile nell’interesse verso la propria Terra, che è consistito soprattutto nella volontà c nella sensibilità di colmare un vuoto nella pur ricca storia documentaria che circola intomo a questa mitica Città. Dal dopoguerra in poi sul Fascismo si è scritto forse troppo e non sempre il prodotto è stato genuino e salutare a causa di un preconcetto inammissibile per chiunque voglia fare storia, che non era la ricerca della verità documenta­ ta e osservata con distacco dalle proprie emozioni e dalla propria formazione, quanto piuttosto l’avversione scontata e l’animosità verso il “fenomeno”, per ridurre o far dimenticare la portata di altri fenomeni non meno inquietanti e non meno rovinosi per l’Umanità. Ecco perché nella sua introduzione a “Le origini del fascismo a Cortona. 1919-1925”, Mario Parigi è convinto che «solo dandosi deontologicamente un metodo filologico rigoroso e cercando di reprimere o attenuare i propri con­ vincimenti politici e morali, forse è ancora possibile lasciare qualcosa in ere­ dità ai nostri figli, una cultura a cui fare riferimento, una storia della quale so­ no gli eredi, fatta di eventi felici e di tragedie, ma comunque la loro storia». E a proposito di quest’ultimo pensiero, io credo che la cronaca dei fatti che diedero vita al fascismo, puntigliosamente e scrupolosamente riproposta con plausibile, opportuna e doviziosa documentazione e riscontri d’archivio in

questo libro, una cronaca segnata da agitazioni, da confusione ideologica, dallo smarrimento di coscienza, dalla depressione civile e sociale, da lotte puntigliose e personalistiche, da violenze, debba servire per le generazioni presenti e future a tenere ben aperti gli occhi, e convincersi soprattutto che la democrazia è un bene intomo al quale occorre vigilare sempre, senza mai perdere di vista l’orrore che il suo declino potrebbe provocare. E il clima che si respirava a Cortona in quegli anni era il clima di tutta la Nazione. Bene ha fatto Mario Parigi a fare capolino di tanto in tanto nei meandri della politica nazionale, quasi a tenere sotto controllo tutto quello che stava emergendo nel microcosmo della sua “piccola patria”. Nell’affermazione del fascismo molta responsabilità ebbero i grandi partiti di massa a Roma come a Cortona, i quali, per restare fedeli ai loro principi ideologici, non compresero l’importanza e la necessità della collaborazione tra forze che avevano in comune la difesa dei principi di legalità, di libertà e di salvaguardia del Parlamento, che di lì a poco sarebbero stati spazzati via dall’avvento di Mussolini. L’arroganza e il massimalismo dei socialisti di al­ lora, dalle nostre parti come a livello nazionale, contribuirono indubbiamente a spianare la strada ad un ventennio di storia privato di sovranità popolare, di libertà e di legalità. A tal fine l’Autore fotografa atteggiamenti e situazioni della politica di al­ lora con le dispute, gli scontri verbali e fisici e i loro responsabili chiamati senza equivoci per nome e cognome. E a proposito di responsabili o di prota­ gonisti di questa Storia, Mario Parigi propone ripetutamente un nome costan­ temente alla ribalta: il socialista Foscolo Scipioni, che ha attraversato con fer­ mezza e senza cedimenti le più significative fasi della storia di Cortona, al quale il nostro autore sembra voler riservare, con i continui richiami, una, seppur moderata, simpatia. Ma nel libro emergono, inoltre, dati e considerazioni sulla città di Cortona che, con gli oltre 3300 abitanti, poteva considerarsi in quegli anni il centro più evoluto della provincia di Arezzo. «La città di Cortona, abitata e fre­ quentata da commercianti e da molti impiegati pubblici e privati - afferma Parigi - era probabilmente il centro culturale più sviluppato della provincia. Infatti nelle edicole si potevano trovare ben tredici periodici cortonesi, forse un numero maggiore di quelli esistenti nella stessa Arezzo». Dei tredici gior­ nali oggi possiamo leggere solo il quindicinale “l’Etruria”, come, d’altronde, a proposito delle prestigiose istituzioni allora in vita: il Comune, la Compa­ gnia dei Carabinieri Reali, il Commissariato di Pubblica Sicurezza, la Pretu­ ra, i Vigili del Fuoco, l’Ospedale, l’Orfanotrofio comunale femminile e quel­ lo maschile, tutte le scuole dell’obbligo, l’istituto Magistrale, l’unico esisten­ te tra le province di Firenze, Arezzo, Siena e Grosseto e il Ginnasio-Liceo Classico; oggi con malinconia assistiamo impotenti al loro graduale smantel­ lamento.

E farà piacere ai meno giovani ritrovare anche i numerosi «luoghi di diver­ timento e di aggregazione sociale adeguati alla densità abitativa del centro cittadino»: dallo Chalet del Parterre alla Sala da ballo “La Magnifica”, dal Circolo “Fortunello” al Teatro “Galeotti”, al Cinema “Nazionale” al Teatro “Signorelli”... E altri particolari non meno interessanti segnano la storia dei fatti che por­ teranno all’origine del fascismo a Cortona: l’inaugurazione della Cappella votiva ricavata all’interno della basilica di Santa Margherita a ricordo dei ca­ duti cortonesi della Grande Guerra. «Al suo intemo la parete centrale fu bel­ lamente affrescata dal pittore Osvaldo Bignami, che raffigurò i soldati corto­ nesi raccolti in preghiera davanti alla Santa e a Gesù Crocifisso». Era il 28 maggio del 1922, mentre 1’8 luglio dell’anno successivo fu posta la prima pietra al monumento in onore dei 626 caduti cortonesi nella Prima Guerra Mondiale «con l’inaugurazione del Viale e del Parco della Rimembranza e il pellegrinaggio conclusivo presso la Cappella Votiva di Santa Margherita... Lungo il percorso era stato piantato un cipresso per ogni caduto cortonese, una targhetta di bronzo ne indicava le generalità e 626 ragazzi di tutto il Co­ mune, uno per cipresso, fecero da sfondo all’intera manifestazione». E ancora, tra le curiosità che questo elenca è la notizia della presenza del futuro presidente della Repubblica Giovanni Gronchi tra i candidati a Corto­ na per il Partito Popolare nelle elezioni del 6 aprile del 1924. Per concludere, il libro di Mario Parigi, nel presentarci con linguaggio li­ neare e immediato, gli eventi, i protagonisti e le curiosità che segnarono le origini del Fascismo a Cortona, colma un vuoto nella pubblicistica locale e restituisce ai suoi concittadini un segmento importante della loro storia con personali sacrifici, con onestà intellettuale e obiettività storica.

Nicola Caldarone

Introduzione

Da circa un decennio gli studi locali sul fascismo hanno conosciuto un no­ tevole incremento e un crescente interesse da parte degli storici, permettendo così di scoprire aspetti e vicende di rilievo generale che la storiografia nazio­ nale aveva in precedenza uniformato su modelli storici dominanti: L’ambito locale - ha scritto Luigi Canapini - permette (...] di cogliere trasforma­ zioni di culture e costumi, di abitudini di vita e di rapporti sociali e di rilevare vice­ versa le permanenze e le eredità del passato meglio di quanto non sia permesso fare se ci si pone da un punto di vista generale e nazionale1. Ma lo stesso Canapini ritiene che da un osservatorio locale si possa ugual­ mente correre il pericolo di non riuscire a cogliere il peso e la rilevanza dei caratteri specifici, così da diluire la storia locale in un paradigma già consa­ crato dalle storie nazionali; o viceversa di esasperare le caratteristiche locali in un ristretto patriottismo provinciale assolutamente irrilevante sul piano del­ la storia contemporanea italiana. Marco Palla ritiene che l’esperienza fascista può essere correttamente in­ terpretata proprio grazie alle ricerche locali, che «potrebbero rivoluzionare le nostre conoscenze sull’effettiva consistenza del regime reazionario di massa ben al di là dei limiti territoriali della casistica presa in esame»2. Il primo limite che comporta questo genere di ricerca è la mancanza di una bibliografia unitaria che riunisca e censisca tutto il materiale storiografico lo­ cale prodotto fino ad oggi. Questa carenza non consente di avere una visione d’insieme della microstoria nazionale, tanto che può risultare difficile mettere a confronto le esperienze di persone e luoghi anche non lontani tra loro. Pal­ la, per un corretto metodo di indagine storica, suggerisce l’adozione di due 1. Cit. in N. Gallerano, Le ricerche locali sul fascismo, in “Italia contemporanea”, 1991, n. 184, p. 388. 2. M. Palla, La presenza del fascismo. Geografia e storia quantitativa, ibidem, p. 398.

fondamentali parametri di riferimento, la dimensione geografica e quella quantitativa:

Esse sarebbero importanti non solo in sé, ma per gli effetti di promozione qualita­ tiva generale che imprimerebbero a tutta la storiografia (locale o meno) sul fascismo. La dimensione geografica significherebbe intanto recuperare una esplicita visualizza­ zione del fenomeno dello squadrismo o delle radici degli organismi di massa fascisti sul territorio nazionale, che resta assai indeterminata; la dimensione quantitativa po­ trebbe sollevarci dai vacui richiami ritualistici alla complessità che gli storici fanno, proponendo poi le solite formule impressionistiche condite di dicotomie (bianco/nero, molto/poco, più/meno) [...] La mia opinione è che, d’ora innanzi, se continuerà a mancare una visualizzazione geografica del fenomeno fascista ed una sua prima mi­ surazione quantitativa, che sono possibili solo grazie alla sensibilità per la dimensio­ ne locale, l’ottica “nazionale” possa davvero svuotarsi di significato e diventare una gabbia, un alibi sterile e distorsivo. Le radici locali del fascismo furono, nella realtà effettuale, dalle origini fino agli anni trenta, un elemento fondamentale dell’identità più ancora che della solidità della neonata e poi affermata formazione politica3. Uno studio approfondito di storia locale sul fascismo, per essere veramente completo e metodologicamente corretto, deve dunque tener conto delle vicen­ de umane di piccoli centri come Cortona e delle prospettive di ricerca che queste aprono, senza dimenticare i risultati cui è giunta la storiografia sulla Toscana nel periodo fascista. Fra le opere di interesse regionale si distinguono per importanza «La To­ scana nel regime fascista»4 e «28 ottobre e dintorni. Le basi sociali e politi­ che del fascismo in Toscana»5. Per quanto riguarda il territorio aretino Filip­ po Nibbi ha raccontato il fascismo delle origini6, senza però fare riferimenti precisi alla storia cortonese, mentre Giovanni Galli con il classico «Arezzo e la sua provincia nel regime fascista», chiudendo in maniera esauriente il ci­ clo della storia locale di questa provincia, ha accennato in più di un’occasio­ ne a Cortona, ma solo per fatti accaduti o prima della Grande Guerra o dopo il 1925 e quindi non rilevanti ai fini di questa ricerca storica7. Quasi tutti gli studi sulla storia di Cortona del secolo scorso si sono orien­ tati sulle vicende dell’ultimo conflitto mondiale, soprattutto sulla Resistenza e sui fatti sanguinosi che si verificarono in questo comune. Qualche autore ha 3. Ibidem, pp. 399-400. 4. La Toscana nel regime fascista (1922-1939), Convegno di studi promosso dall’Unione Regionale delle Province Toscane, dalla Provincia di Firenze e dall’istituto Storico per la Re­ sistenza in Toscana, Firenze, Olschki, 1971. 5. Aa.Vv., 28 ottobre e dintorni. Le basi sociali e politiche del fascismo in Toscana, Giunta Regionale Toscana, Firenze, Polistampa, 1994. 6. F. Nibbi, Antifascisti raccontano come nacque il fascismo ad Arezzo, Arezzo, Ammini­ strazione provinciale di Arezzo, 1974. 7. G. Galli, Arezzo e la sua provincia nel regime fascista, 1926-1943, Firenze, Centro Edi­ toriale Toscano, 1992.

toccato occasionalmente il periodo compreso tra le due guerre, ma si è tratta­ to di opere dai differenti contesti. Ferruccio Fabilli ha svolto un’interessante indagine storica e sociologica sul mondo agricolo nella Val di Chiana8. Carla Caldesi con la sua tesi di lau­ rea ha approfondito lo studio delle vicende del partito socialista cortonese9, mentre Ivo Camerini e Giustino Gabrielli hanno invece tracciato la storia di quello comunista10. Visto, dunque, che nessuno ancora si era preoccupato di studiare accurata­ mente la storia, le origini e l’affermazione del fascismo cortonese, ho deciso di scrivere questo libro, che sicuramente non sarà esaustivo, ma che può co­ stituire una base di partenza per successivi studi ed approfondimenti. L’im­ presa non è stata certamente agevole, a causa dell’accennata mancanza di opere sull’argomento e della perdita di gran parte del materiale utilizzabile dell’epoca. Infatti non è rimasto nulla dei carteggi del fascio di combattimen­ to cittadino e pochissimo di quelli delle frazioni limitrofe, perché dopo l’arre­ sto di Mussolini e dopo il 3 luglio 1944, giorno della liberazione di Cortona, molti documenti furono certamente distrutti o occultati dai fascisti e dagli an­ tifascisti locali. Così questa ricerca si è basata su un accurato studio della stampa locale, delle delibere degli amministratori comunali che si sono succeduti nel tempo, demo-liberali, socialisti e fascisti, delle comunicazioni prefettizie al Ministe­ ro dell’Intemo, dei rapporti della Polizia e dei Carabinieri. Nell’Archivio Centrale di Stato di Roma, in quello di Arezzo e nell’Archivio Storico del Comune di Cortona ho trovato alcuni documenti, all’epoca riservatissimi, che hanno messo in evidenza i comportamenti, talvolta controversi, tenuti dalle autorità centrali, periferiche e dalle forze dell’ordine, in special modo dai Ca­ rabinieri, nei confronti del fenomeno fascista durante la nascita, l’affermazio­ ne e dopo la sua caduta. Il materiale ricavato, quindi, si è rivelato molto inte­ ressante, ma ha comportato un doveroso filtraggio ed un notevole sforzo in­ terpretativo, perché si trattava ovviamente di notizie di parte, non obbiettive, scritte in un altro momento storico e sociale, che però potevano ancora avere dei riflessi o delle conseguenze sulla storia attuale. Un’indagine storica delle vicende cortonesi degli anni compresi tra le due guerre, non potendo rimanere chiusa entro i confini del territorio comunale, doveva necessariamente collocarsi in un contesto nazionale, senza però consi­ 8. F. Fabilli, 1 mezzadri. Lavoro, conflitti sociali, trasformazioni economiche, politiche e culturali a Cortona dal 1900 ad oggi, Cortona, Editrice Grafica L’Etruria, 1992. 9. C. Caldesi, Società, politica ed economia a Cortona, dal 1912 al 1922, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Siena, Facoltà di Magistero, Arezzo, A.A. 1986-87. 10. 1. Camerini e G. Gabrielli, La storia del Pei cortonese dal 1921 al 1945, Cortona, Nuo­ va Tipografia Sociale, 1982.

stere in una sterile e pedissequa cronaca dei fatti. È stato quindi necessario trovare una giusta via, un metodo che non tralasciasse il particolare per il ge­ nerale e viceversa. Così ho deciso di rivolgere la mia attenzione alle sfumatu­ re, ai sentimenti, ai toni accesi o remissivi dei protagonisti di quei fatti locali, inserendoli nel più ampio e inevitabile contesto nazionale che li aveva gene­ rati o comunque influenzati. Uno studio di storia locale, come prima accennato, può avere dei limiti storici, temporali e geografici, solo però se si cerca a tutti i costi di vedere in esso una sorta di specchio riflettente la storia nazionale. Invece è di fonda­ mentale importanza cercare non una corrispondenza puntuale con quello che accadeva nel resto del paese, ma vedere tutto questo attraverso le suggestive immagini di una storia periferica che, fatta da persone reali e non da perso­ naggi ormai stereotipati dall’agiografia di parte, insieme alle altre vicende dei comuni, delle province e delle regioni italiane ha dato vita alla vera storia na­ zionale. Ho voluto fare questa precisazione perché, nonostante non sia troppo lon­ tano nel tempo come uno studio sul medioevo, il salto epocale, generazionale e culturale che ci divide dall’uomo dei primi del novecento è notevole, se non abissale; perciò, se nella mia ricerca sarò stato in qualche occasione impreci­ so o approssimativo, la causa sarà da addebitare sicuramente alla difficoltà di cogliere le mentalità, le aspirazioni, le frustrazioni e le speranze di donne e uomini vissuti quasi cento anni fa. L’obiettività del ricercatore è stata, e forse rimarrà, il motivo di maggior contrasto tra gli storici di tutti i tempi, ma è comunque importante continuare a scrivere e a parlare di storia, perché dandosi deontologicamente un metodo filologico rigoroso e cercando di reprimere o attenuare i propri convincimenti politici e morali, forse è ancora possibile lasciare qualcosa in eredità ai nostri figli, una cultura a cui fare riferimento, una storia della quale sono gli eredi, fatta di eventi felici e di tragedie, ma comunque la loro storia. M.P. Rivolgo un particolare ringraziamento a Marietta Scipioni, Evelina Montagnoni, Luca Marchesini, Alvaro Ceccarelli, Antonella Fazzini, Giorgio Lamentini e Silvio Adreani, che con il loro gentile contributo fotografico hanno reso questo libro più completo. Inoltre sento il dovere di ricordare la collaborazione spontanea e professionale del Dott. Bruno Gialluca e del Dott. Stefa­ no Bianchi, che mi hanno intelligentemente guidato alla consultazione delle ingenti fonti archivistiche custodite nell’Archivio Storico del Comune di Cor­ tona e nella Biblioteca dell’Accademia Etnisca. Ma la mia personale ricono­ scenza è tutta per Gaetano Parigi, mio padre, memoria storica di quei lontani avvenimenti, perché senza di lui questa ricerca sarebbe stata meno precisa e, sicuramente, meno interessante.

Le origini del fascismo a Cortona. 1919-1925

Il tempo della memoria procede aH’inverso di quello reale: tanto più vivi i ricordi che affiorano nella re­ miniscenza quanto più lontani nel tempo gli eventi. Ma sai anche che ciò che è rimasto, o sei riuscito a scavare in quel pozzo senza fondo, non è che un’in­ finitesima parte della storia della tua vita. Non arre­ starti. Non tralasciare di continuare a scavare. Ogni volto, ogni gesto, ogni parola, ogni più lontano can­ to, ritrovati, che sembravano perduti per sempre, ti aiutano a sopravvivere.

Norberto Bobbio, De senectute

/. La nuova Italia uscita dalle trincee

Riflessi di una guerra La partecipazione italiana alla Grande Guerra, con rilevanti costi umani e finanziari, aveva innescato una serie di trasformazioni sociali e politiche le cui conseguenze si sono propagate fino ai nostri giorni. Nonostante l’Italia ne fosse uscita vincitrice, la sua situazione intema era del tutto simile a quella delle nazioni sconfitte; infatti risultò chiara a tutti, interventisti e non, l’enor­ me sproporzione tra l’esiguità dei vantaggi ottenuti e l’enormità del sacrificio umano profuso nel conflitto. I fanti-contadini, sopravvissuti alla terribile prova della guerra di posizio­ ne, avevano subito una trasformazione irreversibile del loro mondo mentale, grazie alla spettacolarità delle armi, della morte, delle mutilazioni. E proprio il numero dei morti, la loro massa fisica, il loro accatastamento, la conviven­ za quotidiana con la morte di massa, con i cadaveri in putrefazione dei nemi­ ci, ma soprattutto degli amici, e l’impossibilità di una qualsiasi fuga avevano compromesso irrimediabilmente l’equilibrio mentale di tanti giovani italiani1. Erano stati, loro malgrado, i protagonisti della rottura tra il vecchio ed il nuovo mondo, la fine definitiva dell’Ancien régime e l’inizio della modernità. Anche se fisicamente salvi, portarono nei loro cuori le ferite di un conflitto che ne aveva stravolto la stessa identità, di cittadino, di soldato e di reduce, generando un uomo nuovo che andò a costruire un mondo altrettanto nuovo, ma non per questo migliore. Così in un’Italia fortemente indebolita sul piano economico e sociale, scossa da potenti passioni politiche, con milioni di militari smobilitati in tutta fretta e incapaci di reinserirsi nel tessuto sociale, una più veloce circolazione di idee e di cultura aveva minato definitivamente le basi del potere della vec­ 1. A. Gibclli, L'officina della guerra, I-a grande guerra e le trasformazioni del mondo mentale, Torino, Bollati Boringhieri, 1998.

chia classe liberale, che incontrastata aveva dominato la scena politica per più di cinquanta anni. Anche Cortona, pur collocata politicamente e geograficamente in posizio­ ne marginale, fu teatro nell’immediato dopoguerra degli stessi conflitti sociali che stavano infiammando tutta la nazione. L’economia della Val di Chiana era, allora come adesso, basata quasi esclusivamente sull’agricoltura, ma la città di Cortona, abitata e frequentata da commercianti e da molti impiegati pubblici e privati, era probabilmente il centro culturale più sviluppato della provincia. Infatti nelle edicole si potevano trovare ben tredici periodici cortonesi, forse un numero maggiore di quelli esistenti nella stessa Arezzo: 1) L’Azione Democratica, periodico quindicinale dei Democratici cortonesi; 2) Cortona Nuova, periodico del Fascio di Combattimento di Cortona; 3) Cortona Fascista, numero unico della Pro Cortona; 4) La Difesa Liberale, politico settimanale del Collegio di Cortona; 5) L'Elmetto, edizione cortonese dell’Ass. Naz. Combattenti; 6) L’Etruria, periodico prima popolare, poi liberale, poi ancora popolare e infine allineato al regime fascista; 7) L’Etruria Liberale, organo della Sezione cortonese del Partito Liberale; 8) La Fiaccola, quindicinale nazionalista di Cortona e Provincia di Arezzo; 9) Margarita Christi, periodico del comitato per la canonizzazione di Santa Margherita; 10) La Parola Repubblicana, periodico quindicinale di propaganda repubbli­ cana; 11) Scudo Crociato, periodico del Partito Popolare Italiano di Cortona; 12) Il Solco, settimanale della Sezione Socialista di Cortona; 13) La Squilla Eucaristica, periodico della Curia Vescovile di Cortona. Le maggiori istituzioni dello stato erano presenti nel centro cittadino: il Comune, la Compagnia dei Carabinieri Reali, il Commissariato di Pubblica Sicurezza, la Pretura, i Vigili del Fuoco, l’Ospedale, l’Orfanotrofio comunale femminile e quello maschile “Cinaglia”, tutte le scuole dell’obbligo, l’istituto Magistrale, l’unico esistente tra le province di Firenze, Arezzo, Siena e Gros­ seto2, il Ginnasio ed il Liceo Classico. Se in città il ceto impiegatizio ed imprenditoriale si rispecchiava nell’am­ ministrazione comunale democratico-radicale, nelle campagne e nelle frazio­ ni cortonesi le classi lavoratrici erano da qualche tempo impegnate in lotte sindacali, per ottenere adeguamenti salariali e migliori condizioni lavorative. Come nel resto del paese, dunque, anche nel comune di Cortona nell’estate del 1919 ci furono numerose agitazioni popolari, dovute al crescente malcon­ tento contro il “caroviveri”, generato dalla impetuosa inflazione che aveva falci­ diato gli stipendi dei lavoratori e fatto aumentare enormemente il costo della vi­ 2. “La Nazione”, 4 settembre 1920.

ta. Infatti nei primi giorni di luglio al mercato cittadino si verificarono dei gravi disordini per «il nauseante crescer del costo dei generi di prima necessità», così che il sindaco Carlo Nibbi, democratico, fu costretto ad istituire i calmieri con requisizioni e riduzione del prezzo dei generi alimentari fino al 40%3. Negli stessi giorni ad Arezzo ci fu un’imponente manifestazione socialista, con cortei e comizi in tutte le principali vie e piazze della città, con grande stupore e timore dei ceti borghesi, che si dettero alla fuga per timore di vio­ lenze e aggressioni personali4. Gli scioperi nella Val di Chiana cortonese era­ no iniziati già nel mese di giugno. Vi avevano aderito gli impiegati e salariati comunali, i taglialegna di S. Egidio, gli operai della Segheria di Camucia e la totalità dei maestri delle scuole elementari, giudicati dal redattore del cattoli­ co, periodico “L’Etruria” come «asserviti alla massonica Unione Magistrale»5. Le fasi culminanti delle agitazioni popolari cortonesi furono raggiunte tra il 5 e il 9 luglio, periodo definito dalla stampa locale «la settimana rossa», quando i socialisti si posero con successo alla guida del movimento di pro­ testa: I) sabato, 5 luglio, si svolsero due adunanze, una in Municipio e l’altra al Circolo operaio, dove si incontrarono i giovani socialisti del Circolo Giovanile, i rappresen­ tanti delle leghe di miglioramento e delle leghe salariate, sotto la presidenza dei socia­ lista Foscolo Scipioni che raccomandava di mantenere al movimento quei caratteri di serietà e di compostezza che lo avevano contraddistinto; fu convocato per la domenica un comizio e fu proclamato per i giorni successivi uno sciopero della classe operaia. Il lunedì 7 e il martedì 8 lo sciopero raccolse molte adesioni; la folla si faceva minaccio­ sa e si temeva un assalto ai magazzini della città. Il mercoledì le manifestazioni e lo sciopero vennero sospesi sulla base di un accordo raggiunto tra i dirigenti socialisti ed il sindaco Nibbi che prometteva di far rispettare i prezzi del nuovo calmiere6. Ma nonostante l’amministrazione comunale democratica avesse tenuto, prima e durante le agitazioni popolari, una politica riformista e attenta alle istanze della popolazione, con i socialisti lo scontro fu inevitabilmente fronta­ le, al punto che in seguito ad una “scazzottata” avvenuta la sera del 24 luglio in via Nazionale a Cortona, tra il sindaco Nibbi e il medico Alcidi, uno degli elementi di maggior spicco dell’opposizione socialista, lo stesso sindaco ras­ segnò le proprie dimissioni, poi rientrate perché non accettate dal Consiglio Comunale7. Le agitazioni contadine nella Val di Chiana proseguirono per tutta l’estate, con l’adesione massiccia di circa quattromila scioperanti e con gravi riper­ cussioni sulle coltivazioni: «migliaia di quintali di grano che stanno rovinan­ 3. 4. 5. 6. 7.

“L’Etruria”, 6 luglio 1919. “La Falce”, 12 luglio 1919. “L’Etruria”, 15 giugno 1919. F. Fabilli, 1 Mezzadri, cit., p. 25. “La Falce”, 2 agosto 1919 e “L’Etruria”, 27 luglio 1919.

dosi nei campi»8.1 proprietari terrieri, già dall’aprile del 1919 e con una con­ sistente rappresentanza dei possidenti della Val di Chiana, si erano voluti in qualche modo tutelare costituendo a Firenze l’Associazione Agraria Toscana, con lo scopo preciso di contrastare con tutti i mezzi, leciti e non, la crescente ondata di agitazioni che stava scuotendo e trasformando gli antichi equilibri del mondo contadino. L’epilogo di queste lotte si ebbe il 13 agosto, quando furono siglati a Foiano i patti colonici che divennero poi il modello normativo in tutta Italia. La commissione, composta da rappresentanti dei proprietari e dei contadini, era presieduta dal pretore di Castiglion Fiorentino. Ne facevano parte l’On. Maz­ zoni, presidente della Federazione Nazionale dei Lavoratori della terra, e il Cav. Billi, sindaco di Foiano della Chiana, per gli agrari9.1 mezzadri cortonesi di sicuro ottennero dei miglioramenti economici, ma l’importanza del patto consisteva nel nuovo rapporto che avrebbe dovuto instaurarsi tra il contadino ed il padrone, un rapporto scevro dal retaggio di antiche, anacronistiche e umilianti schiavitù derivanti dagli obblighi padronali, basato invece su una re­ lazione padrone-mezzadrtresclusivamente economica. Ma fu una vittoria effi­ mera, perché la reazione dei proprietari terrieri non tardò a manifestarsi; infat­ ti, dopo pochi mesi, con l’aiuto delle squadre fasciste furono vanificate quasi completamente le conquiste ottenute dai nuovi patti agrari da poco siglati. L’amministrazione comunale riuscì comunque a rimanere al suo posto, no­ nostante i continui screzi con i socialisti, con i liberali e soprattutto con i po­ polari, lanciandosi reciproche accuse dalle colonne dei rispettivi periodici. Nel frattempo il governo nazionale, presieduto da Nitti, aveva varato una nuova legge elettorale, che, per la prima volta, concedeva il diritto di voto a tutti i cittadini italiani maschi che avevano compiuto 21 anni di età. L’altra novità di questa legge consisteva nella rappresentanza, non più maggioritaria ma proporzionale, così che Cortona, cessando di essere un collegio elettorale autonomo, fu inserita in uno molto più vasto, che comprendeva le province di Arezzo, Siena e Grosseto. La competizione elettorale, fissata con le nuove re­ gole per il 16 novembre 1919, vide anche in Val di Chiana la partecipazione di vecchi e nuovi partiti: - Partito Socialista; - Partito Popolare; - Partito dei Combattenti; - Partito Liberale; - Partito Democratico; - Partito Radicale; - Partito Social-riformista; - Partito Repubblicano.

Durante la campagna elettorale non si verificarono scontri di piazza, ma i toni della stampa non furono certo pacati: «Svergognati! Cretini! Idioti!» tito­ lava il 13 novembre “L’Azione Democratica”: «Volete la Rivoluzione? Volete sangue? Volete il disordine nelle città e nelle famiglie? Volete la cessazione delle industrie, del commercio, della vita della Nazione? Votate per la lista socialista!!!». Le elezioni si svolsero regolarmente senza problemi di ordine pubblico ed anche nel comune di Cortona, come nel resto d’Italia, l’affluenza fu piuttosto scarsa. Ci fu l’affermazione su scala nazionale dei socialisti e dei popolari, con un netto arretramento dei partiti risorgimentali e nessuno dei candidati cortonesi, Foscolo Scipioni per i socialisti, Carlo Nibbi e Carlo Cartoni per i democratici, riuscì a farsi eleggere. Di seguito i risultati delle elezioni politi­ che del 16 novembre 191910.

Risultati elettorali nel collegio AR-SI-GR Partito

Socialista Democratico Costituzionale Popolare Liberale Repubblicano Leonino di Zara

Voti

62.338 23.179 22.969 15.245 5.955 3.840

Eletti Partito

N.

Socialista Democratico Costituzionale Popolare Liberale

5 2 2 1

10. Ibidem, 24 novembre 1919.

Risultati nella provincia di Arezzo

Partito Socialista Democratico Costituzionale Popolare Liberale Repubblicano Leonino di Zara

Voti

20.358 15.891 13.951 4.233 814 514

Risultati nel comune di Cortona

Partito

Socialista Democratico Costituzionale Popolare Liberale Repubblicano Leonino di Zara

Voti

1.724 1.313 717 1.051 172 44

Risultati nella città di Cortona Partito

Voti

Socialista Democratico Costituzionale Popolare Liberale Repubblicano Leonino di Zara

184 269 160 175 14 7

Da una prima analisi di questi dati elettorali emerge chiaramente, come già accennato, il successo socialista e popolare, soprattutto se confrontato con le tornate precedenti. Ma con uno studio più attento è possibile trarre ulteriori e interessanti considerazioni. Tralasciando i dati riguardanti la provincia di Arezzo, andiamo adesso a considerare, in percentuale, i risultati ottenuti dai singoli partiti nel comune di Cortona:

Risultati nel comune di Cortona Partito

Socialista Democratico Costituzionale Popolare Liberale Repubblicano Leonino di Zara

Voti % 34 26 14,5 21 3,5 1

Risultati nella città di Cortona Partito

Socialista Democratico Costituzionale Popolare Liberale Repubblicano Leonino di Zara

Voti %

23 33 20 21 2 1

Risultati nella città riferiti ai dati comunali Partito

Socialista Democratico Costituzionale Popolare Liberale Repubblicano Leonino di Zara

Voti % 11 22 23 18 9 17

Il partito socialista cortonese ottenne circa il 34% delle preferenze dei 5.021 voti validi, seguito a poca distanza da quello democratico con il 26%. Nella città invece i rapporti di forza non erano gli stessi, infatti i democratici ebbero il 33% dei voti, diventando così il primo partito, seguiti dai socialisti, dai liberali e dai popolari, tutti attestati intomo al 20%. Se però si confronta­ no i dati del centro storico con quelli di tutto il territorio di Cortona, il contri­

buto del partito socialista è drasticamente limitato all’11%, con un netto avanzamento dei popolari, che raggiungevano il 23%. Quindi, all’interno delle mura cittadine il ceto impiegatizio e i commer­ cianti premiarono ancora la vecchia classe politica liberal-democratica, ce­ dendo però inesorabilmente terreno, a livello comunale, ai nuovi partiti di massa, ai popolari e soprattutto ai socialisti, che alle elezioni amministrative dell’anno successivo avrebbero conquistato la maggioranza assoluta. Singola­ re il commento del cronista de “L’Etruria”, dotato evidentemente di poteri di premonizione straordinari quando scrisse: La battaglia elettorale si è svolta nella massima calma e l’affluenza alle urne è sta­ ta debolissima [...] ciò ha nuociuto non poco alla nostra lista, poiché una gran parte degli astenuti sono stati appunto quelli che avrebbero dato sicuramente il loro voto al Partito Popolare". La stampa liberale e democratica cortonese prese atto, con sgomento, della netta vittoria socialista, auspicandone però una durata effimera. Intanto i socialisti, sull’onda dello strepitoso successo elettorale ottenuto, organizzarono il 9 dicembre a Cortona un’imponente manifestazione, a cui parteciparono rappresentanze operaie e contadine di tutta la Val di Chiana, con cortei, fanfare, rintocchi del campanone comunale, bandiere rosse issate sui palazzi e comizi tenuti da Vannuccio Faralli e Foscolo Scipioni, gli elementi di maggior spicco del mondo socialista cortonese. Fu comunque una delle nu­ merose dimostrazioni di forza che precedettero l’imminente crollo dell’amministrazione democratica. Solo una settimana dopo, infatti, il 16 dicembre, nel corso di una analoga manifestazione i socialisti, ormai padroni della piazza, chiesero prepotentemente ed ottennero le dimissioni del sindaco Nibbi11 12.

Trionfo socialista e primi scontri con i fascisti Da una nota del prefetto di Arezzo indirizzata il 28 agosto 1913 al Mini­ stero dell’Intemo, nell’ambito di una statistica riguardante le associazioni sovversive presenti nella provincia, risulta che a Cortona città esistevano una Sezione Socialista e una Sezione Giovanile Socialista, rispettivamente con 50 e 10 soci13. Non sono in possesso dei dati relativi alla consistenza socialista cortonese del 1920, ma facendo le debite proporzioni con la situazione nazio­ nale, 58.000 iscritti nel 1914 e 216.000 nel 192014, e considerando i frequenti 11. Ibidem, 24 novembre 1919. 12. Ibidem, 21 dicembre 1919. 13. Archivio Centrale dello Stato (d’ora in poi: Acs), Ministero dell'interno, PS, Gl, Asso­ ciazioni, b. 39. 14. M. Ridolfi, // Psi e le origini del partito di massa, Roma-Bari, Laterza, 1992.

scioperi e le manifestazioni di piazza che si verificarono a Cortona e zone li­ mitrofe, risulta estremamente chiaro il quadro politico dell’epoca. I socialisti, in impetuosa crescita, trovarono nei popolari i diretti antagoni­ sti; infatti le leghe bianche, distribuite a macchia di leopardo nella campagna cortonese, contendevano il primato contadino a quelle rosse, con frequenti at­ triti e scontri anche fisici tra gli avversari, tanto che i cattolici si organizzaro­ no in “squadre permanenti” allo scopo di difendersi dagli attacchi dei rossi. Quella di Cortona era così composta: Quintilio Briganti, Ernesto Giovani, Mario Paci, Serafino Frivoli, Luigi Bucci, Pa­ squale Fregiatti, Secondo Berti, Armando Sabatini, Berardo Antonelli, Antonio Cu­ culi, Fernando Tribbioli, Girolamo Giusti, Emilio Lucidi, Miro Papini, Gino Palmerini, Gino Migliacci, Carlo Masserelli e Fernando Papi15.

I cattolici erano ben dislocati su tutto il territorio cortonese, grazie alla pre­ senza di una Curia Vescovile propria e alle associazioni e circoli religiosi ge­ stiti direttamente dalle parrocchie16: Federazione Diocesana Giovanile Cattolica maschile Federazione Diocesana Giovanile Cattolica femminile Circolo Gioventù Cattolica maschile di Cortona Circolo femminile cattolico di Camucia Circolo femminile cattolico di Cortona S. Filippo Circolo femminile cattolico di S. Marco, S. Domenico Circolo femminile cattolico di S. Cristoforo Circolo femminile cattolico di S. Maria Nuova Totale iscritti

n. 3 n. 3 n. 40 n. 25 n. 10 n. 15 n. 35 n. 19 n. 150

Al loro interno i giovani venivano formati ai principi della cultura religio­ sa, vi si insegnavano materie professionali e non mancavano momenti di ri­ creazione collettiva. In merito al destino di queste associazioni in epoca fa­ scista è indicativo il telegramma che il prefetto di Arezzo alla fine del giugno 1931 inviò al Ministero dell’Interno:

In Arezzo e provincia non esistono più associazioni cattoliche, tutte indistintamente sono state sciolte, senza incidenti e con grande rammarico del clero. Esse erano com­ plessivamente 54, di cui 33 maschili con 1712 soci, e 21 femminili con 718 soci17.

I repubblicani invece costituivano una piccola ma agguerrita presenza; non a caso il primo sindaco fascista, il capitano Corrado Montagnoni, proveniva 15. F. Fabilli, / Mezzadri, cit. p. 27. 16. Acs, Ministero dell'interno, PS, Gl, Associazioni, b. 39. 17. Ibidem.

dalle loro file. Il Pii fu l’unica forza politica a Cortona che rimase in vita fino al 1926, quando le altre ormai erano state sopraffatte dai fascisti o si erano schierate con essi. La fondazione della Sezione Repubblicana di Cortona risa­ liva all’aprile del 1914, per opera dell’ex deputato repubblicano Otello Masini. Negli anni il numero dei componenti oscillò dai venti ai cinquanta, con quattro dirigenti, di cui l’ingegnere Umberto Baciocchi era il presidente, Adolfo Lucarini, Domenico Censini e Vittorio Bigazzi i consiglieri, ed Euge­ nio Bucci, il più giovane, svolgeva le funzioni di cassiere e segretario18. Se l’età degli associati rifletteva quella dei dirigenti, si può dire che i sim­ patizzanti repubblicani erano piuttosto attempati. Infatti gli ultrasessantenni costituivano il gruppo più nutrito di consiglieri, risultando quindi, almeno formalmente, una forza politica molto diversa dalla paidocrazia che connotò poi l’esperienza fascista squadristica e di governo19. L’associazione traeva sostegno dal contributo volontario dei soci, due lire mensili, alle quali si aggiunsero per un breve periodo i proventi del periodico “La Parola Repubblicana”. Aveva la sua sede a Cortona in vicolo Amandoli n. 2, nella quale veniva custodita la propria bandiera, che era rossa con nastro tricolore e con la scritta “Sezione Pri di Cortona”. Così venne classificata la sua pericolosità politica e sociale in una nota del Ministero deH’Intemo data­ ta 24 febbraio 1926: Per lo scarso numero dei soci e per il carattere alieno da violenze e disordini dei capi e per la pochissima importanza della società, non offre alcun pericolo per l’ordi­ ne pubblico. Non sospetta di reati comuni. Attualmente la società non da segno di vi­ ta. Fa scarsissima propaganda, la quale non da alcun risultato stante il sentimento contrario della popolazione20. Esistevano in città, oltre alla locale Sezione Repubblicana, la Federazione del Consiglio Nazionale delle-Donne Italiane Repubblicane, il Circolo “Giu­ seppe Garibaldi” e il Circolo Giovanile “Giuseppe Mazzini”. Il loro program­ ma politico condivise, almeno in un primo momento, le istanze socialiste, an­ che se con i dovuti distinguo:

Ancora non si è voluto comprendere che noi repubblicani non siamo avversi al so­ cialismo e in alcuni punti ne riconosciamo tutta la bellezza ideale; siamo però avver­ si a quella degenerazione del socialismo che si identifica col regime bolscevico-leni­ nista con relativa dittatura del proletariato. Noi non vogliamo nessuna dittatura, né borghese né proletaria. Vogliamo sovranità effettiva di tutto il popolo, sancita da una Costituente nazionale e assicurata da una Repubblica Sociale21. 18. Ibidem. 19. A. Lyttelton, La dittatura fascista, in G. Sabbatucci, V. Vidotto (a cura di), Storia d’Italia. Guerre e fascismo (1914-1943), Bari, Laterza, 1995, pp. 206-207. 20. Acs, Ministero dell'interno, PS, Gl, Associazioni, b. 39. 21. “La Parola Repubblicana”, 19 dicembre 1920.

Ma intomo alla metà del 1920 con l’aumento delle agitazioni sociali, degli scontri e dei disordini, che vedevano i socialisti protagonisti di ripetute vio­ lenze contro le leghe bianche e contro chiunque non volesse aderire agli scio­ peri da essi organizzati, cominciò a nascere nell’opinione pubblica moderata il serio timore che anche in Italia si sarebbe potuta scatenare una rivoluzione simile a quella russa. Emblematico di questa situazione l’episodio, uno dei tanti, avvenuto 1’11 maggio nelle campagne della frazione cortonese di Cignano, dove l’agricolto­ re Bernardo Trabalzini fu prima invitato dalle squadre di vigilanza socialiste a smettere di lavorare per aderire ad uno sciopero, e poi minacciato perché non aveva obbedito all’invito ricevuto. I tre imputati, Gabriello Biagiotti, For­ tunato Bianchi ed Ermenegildo Calussi, furono denunciati e condannati per attentato alla libertà del lavoro a due mesi di reclusione, alla multa di L. 200, al pagamento delle spese verso la parte civile e di quelle processuali22. L’atteggiamento dei repubblicani verso il socialismo non fu più lo stesso; essi rinfacciarono continuamente ai socialisti cortonesi il loro spirito antina­ zionale, la mancanza assoluta di amor di patria e, soprattutto, il fatto di non aver detto la verità sul bolscevismo, sul loro programma comunista, sui meto­ di governativi e sulla vera realtà sovietica, sia per quanto riguardava i conta­ dini che gli operai, tanto che se queste categorie di lavoratori avessero saputo la verità sarebbero diventati i nemici più spietati dei socialisti stessi23. Anche i liberali cortonesi, insieme ai democratici, deploravano i violenti atteggia­ menti socialisti ed auspicavano, confidando nella forza delle istituzioni dello stato che essi rappresentavano, un repentino ritorno alla calma sociale da at­ tuarsi con ogni mezzo a disposizione. Nelle pagine della stampa socialista locale dei primi mesi del 1920 si pos­ sono trovare solo rari accenni al fascismo e a Mussolini. Dai toni degli arti­ coli si evince chiaramente che le sinistre si sentivano all’apice della loro po­ tenza e del consenso, e il fenomeno fascista non era ancora esploso con tutta la sua forza. Le iniziative e i pensieri socialisti erano ancora indirizzati verso scopi umanitari e sociali, e non pensavano ad organizzarsi per lottare o resistere a quell’ondata reazionaria che nel giro di pochi mesi li avrebbe spazzati via dal panorama politico e sociale italiano. Infatti “La Falce” del 31 gennaio, perio­ dico del socialismo aretino, pubblicò la notizia, singolare ma in linea con il non interventismo socialista, che in quei giorni a Cortona, in occasione della inaugurazione della Bandiera della Lega Salariati Comunali, i socialisti corto­ nesi avevano raccolto delle offerte per i bambini bisognosi di Vienna, vittime della disastrosa situazione economica austriaca seguita alle vicende belliche. 22. Archivio Storico del Comune di Cortona (d’ora in poi: Asce), Processi Penali 1920, RG 66. 23. “Lq Parola Repubblicana”, 9 ottobre 1920.

Questo giornale aveva sempre tenuto in gran considerazione la Val di Chiana, al punto da riservarle all’interno un’intera rubrica: “Il Corriere Cortonese”. Invece, dopo il 27 giugno 1920, data dell’istituzione a Cortona di una propria Camera del Lavoro indipendente da Arezzo, l’interesse della Falce per questa città diventò sempre più scarso; a ciò contribuì sicuramente anche l’uscita del periodico “Il Solco”, curato dalla stessa Camera del Lavoro cortonese. Tutta la stampa locale dedicò ampi servizi ai disordini avvenuti il 25 aprile a S. Marco in Villa, teatro di violenti scontri tra carabinieri e socialisti. Dopo che il parroco Don Domenico Lovari, davanti alla chiesa di quella frazione, aveva quasi terminato la commemorazione dei cortonesi morti nella Grande Guerra, il socialista Giovanni Broccolini cercò di prendere la parola per ar­ ringare i presenti, ma la forza pubblica glielo impedì. Così si scatenò una fu­ ribonda rissa, che si protrasse per più di un’ora, tra carabinieri e socialisti, guidati dal cortonese Osvaldo Lorenzini, con colpi di moschetto e feriti di­ stribuiti in egual misura tra i due schieramenti. Al termine dello scontro le forze dell’ordine si ritirarono e i socialisti, rimasti padroni del campo, intona­ rono l’inno dei lavoratori. Ma il giorno successivo otto di essi, compreso il Lorenzini, furono arrestati e poi condannati a pene detentive fino in cassazio­ ne24. Il dirigente della Camera del Lavoro cortonese, Foscolo Scipioni, pro­ clamò allora lo sciopero generale e la chiusura di tutti i negozi, per protestare e dare sostegno ai compagni arrestati. Cortona sprofondò per alcuni giorni nel caos più completo e fu necessario l’intervento di un commissario prefetti­ zio, che con la scarcerazione dei socialisti ristabilì l’ordine pubblico e ripri­ stinò il funzionamento di tutti i servizi rimasti per giorni interrotti a causa delle agitazioni25. La soddisfazione per il grande successo di popolo ottenuto mise le ali ai so­ cialisti cortonesi, che si impegnarono ancora di più in lotte e rivendicazioni sindacali in tutta la Val di Chiana,-così che le campagne furono investite da una nuova ondata di agitazioni. Ne “La Nazione” del 12 maggio viene descrit­ ta l’imponente manifestazione che si svolse proprio nel centro di Cortona, nel più ampio contesto dello sciopero generale dei contadini per i patti agrari: «al­ cune centinaia di scioperanti armati di nodosi bastoni si sono riversati stamani in città al canto di inni rivoluzionari». Ma non ci furono incidenti e nel pome­ riggio, dopo il comizio tenuto dal segretario della locale Camera del Lavoro, alcune squadre di vigilanza si recarono nelle campagne per indurre a fare cau­ sa comune chi non aveva ancora aderito allo sciopero, che sarebbe terminato solamente con l’accoglimento definitivo delle istanze degli scioperanti. Le proteste popolari, e non solo quelle dei contadini, proseguirono per tut­ ta l’estate e raggiunsero il momento di maggiore intensità nei primi giorni di settembre. Vi furono ancora scioperi a Cortona, con una massiccia adesione 24. Asce, Processi Penali 1920, RG 123. 25. “L’Azione Democratica”, 2 maggio 1920.

di lavoratori, sia pubblici che privati, tutti organizzati dalla Camera del Lavo­ ro. Il malessere era diffuso tra tutte le categorie professionali della Valdichianu, sia per la difficile situazione nazionale che per quella locale, ma era cau­ sato soprattutto dalla povertà dilagante, che colpiva in egual misura la campa­ gna e la città. Per questa serie di motivi la situazione stava precipitando, come risulta da un telegramma inviato da Foscolo Scipioni alla Prefettura di Arezzo il 26 agosto:

lersera inconsultamente carabinieri spararono folla esasperata evitò spargimento sangue asserragliandoli muro stanotte arrestati diversi compagni compagne organiz­ zasi sciopero protesta urge vostro intervento26. Così fu deciso che una delegazione di manifestanti, insieme al commissa­ rio prefettizio, avrebbe dovuto recarsi dal prefetto di Arezzo per cercare di trovare una possibile soluzione ai problemi della popolazione cortonese, ma per le limitate corse dei treni e per la mancanza di un qualsivoglia mezzo di locomozione rincontro fu rinviato al giorno seguente27. Le misere condizioni economiche in cui versavano larghi strati della popo­ lazione cortonese sono provate dalla tipologia dei reati che venivano all’epoca commessi. La maggior parte dei procedimenti penali dibattuti nella locale Pre­ tura erano a carico di commercianti che, contravvenendo ai calmieri, denun­ ciavano quantità inferiori di alimenti e bevande di quelle che effettivamente possedevano o applicavano prezzi esagerati alle loro merci. C’era poi un altis­ simo numero di furtarelli di poco conto e le liti tra contadini e pastori, a causa dello sconfinamento delle greggi al pascolo, erano all’ordine del giorno. Gli animi a quel tempo si riscaldavano molto più facilmente; infatti per questioni da nulla si estraevano fucili, rivoltelle, coltelli, roncole e bastoni animati, con i quali i cortonesi si procuravano l’un l’altro numerosi ferimenti28. Il primo processo politico si tenne per uno screzio che si era verificato il 13 maggio a Cortona in piazza Vittorio Emanuele, tra il fascista Remigio Roccanti e il socialista Nazzareno Sansatini. Si trattò comunque di una lite solo verbale e il pretore di Cortona condannò il Roccanti ad una multa di £ 100 e alle spese processuali29. Dopo quasi un mese Giovanni Broccolini, quello dei fatti di S. Marco in Villa, e altri 20 imputati, tutti socialisti, furono denunciati e processati perché il 6 giugno a Cortona avevano promosso e diretto una pubblica riunione con corteo senza il permesso dell’Autorità di Pubblica Sicurezza, proprio durante la ricorrenza della Festa dello Statuto, che aveva visto una solenne inaugura­ zione da parte delle Autorità locali di alcune vie alla memoria di Cesare Bat­ 26. 27. 28. 29.

Acs, Ministero dell'Interno, PS, Agr 1920, b. 59. “La Nazione”, 4 seltembre 1920. Asce, Processi Penali 1920. Ibidem, RG 63.

tisti e Giuseppe Maffei, eroe cortonese nella Grande Guerra. In pratica un corteo formato da circa 60 persone, quasi tutte in divisa militare senza stellet­ te, aveva percorso le vie cittadine con deposizione di una corona di alloro alla lapide di Andrea Costa situata in piazza Garibaldi; poi la riunione si era tran­ quillamente sciolta dopo un breve comizio del Broccolini30. Un altro processo degno di menzione fu quello celebrato contro i socialisti Odoardo e Oberdan Saccenti, Foscolo Scipioni, Giovanni Broccolini e Ansei­ mo Forghieri, perché 1’8 agosto a Cortona avevano offeso uno dei culti am­ messi dallo Stato e turbato l’esercizio di funzioni religiose. Quel giorno si te­ neva nella cattedrale un convegno sul divorzio ed una delegazione socialista cortonese, prima che cominciasse la conferenza, era andata nella sacrestia per chiedere al canonico Don Attilio Castelli di poter avere un contraddittorio con il conferenziere. Al rifiuto del prelato i socialisti andarono comunque in chiesa e cercarono di intervenire ponendo alcune domande del tipo: «Che co­ sa farebbe lei con una donna adultera? Come concilia lei un uomo con una donna adultera o non sposata?». Cercarono poi di confutare quanto il relatore stava affermando, senza però commettere atti di violenza. Il sacerdote, non volendo avere nessun confronto con i socialisti presenti nella chiesa, avvertì che qualunque interruzione della conferenza sarebbe sta­ ta punita come reato. Il Broccolini, invece, gli fece notare che le disposizioni del Codice Penale riguardavano solo la funzione religiosa e non una confe­ renza come quella. A queste parole si levarono dal pubblico vibranti proteste e si accesero forti discussioni tra i socialisti e i prelati, tanto che il giorno se­ guente le autorità ecclesiastiche sporsero denuncia al Pretore di Cortona. Fu condannato il solo Odoardo Saccenti a L. 25 di ammenda e alle spese proces­ suali3132 . Il primo scontro fisico tra socialisti e fascisti cortonesi di cui si ha notizia, o almeno penalmente rilevante, fu quello che si verificò a Cortona il 10 ago­ sto 1920.1 socialisti Odoardo Saccenti, Gino Ricci e Pietro Corbelli, in piaz­ za Garibaldi presero a pugni il fascista Giuseppe Papini, il futuro primo se­ gretario politico del Fascio di Cortona, e lo inseguirono fino a Borgo S. Do­ menico, dove il Papini trovò rifugio in una abitazione. L’azione penale non ebbe seguito perché il Papini stesso fece remissione di querela il 31 gennaio 192132. Cortona, dunque, alla vigilia delle elezioni amministrative del IO ottobre 1920, era scossa da forti tensioni sociali dovute alle critiche condizioni di vi­ ta degli strati più umili della popolazione, agli attriti tra leghe bianche e ros­ se, ai primi scontri tra socialisti e fascisti, agli scioperi e ad una campagna elettorale dai toni piuttosto accesi. 30. Ibidem, RG 117. 31. Ibidem, RG 87. 32. Ibidem, RG 88.

La coalizione liberal-democratica denunciò dalle colonne del suo periodico atti di violenza e di intimidazione da parte di guardie rosse, che avevano spin­ to due democratici, Federigo Mangani e Arcangiolo Rosadelli, a rinunciare al­ la loro candidatura per le prossime elezioni. C’era il timore che il giorno stes­ so delle consultazioni sarebbero potute avvenire ulteriori violenze psicologi­ che e fisiche a danno degli elettori da parte dei rossi. I liberal-democratici era­ no comunque ben decisi a non rimanere inermi di fronte a tali violenze affer­ mando che, per difendersi, sarebbero ricorsi anche all’aiuto dei fascisti33. 1 popolari cortonesi, invece, si scagliarono senza mezzi termini contro en­ trambi gli schieramenti, accomunandoli nella medesima matrice: Il liberalismo al pari di tanti altri ismi, non escluso il socialismo, sono tutti figli della medesima madre, la massoneria, che li ha partoriti per dare fastidi al mondo e alla chiesa. Contadini, operai, non prestate fede alle menzogne dei ricchi liberali; ma votate tutti compatti la scheda del Partito Popolare, che è solo e che non vuol fare al­ leanza con nessuno. Gli unici e veri cattolici sono i Popolari34.

Ribadirono così la loro scelta politica intransigente, quella di non volersi alleare con nessuno, di correre da soli l’avventura elettorale, mettendo in guardia gli elettori a non farsi ingannare dalla scorretta propaganda di alcuni avversari che si spacciavano per cattolici. È singolare che i popolari si sca­ gliassero principalmente contro i liberali piuttosto che contro i socialisti, for­ se perché era più difficile distinguersi proprio dai liberali, che d’altronde ap­ partenevano quasi allo stesso ceto. I repubblicani cortonesi in questa tornata elettorale, visto il loro esiguo numero, fecero lista comune con l’Associazio­ ne Nazionale dei Combattenti. Nonostante i timori dei moderati le operazioni di voto si svolsero regolar­ mente, senza incidenti e l’affluenza alle urne fu piuttosto scarsa: su 10.157 aventi diritto solo 5.124 elettori si recarono a votare. Ma gli unici vincitori furono i socialisti, i cui candidati furono tutti eletti, mentre i liberal-democra­ tici riuscirono a fame eleggere solo sei, così che fu definitivamente decretata, anche a livello locale, la fine della supremazia politica della vecchia classe politica postrisorgimentale. La composizione del nuovo consiglio comunale dopo le elezioni amministrative del 10 ottobre 192035:

33. “L’Azione Democratica”, 9 ottobre 1920. 34. “Scudo Crociato”, 10 ottobre 1920. 35. “L’Etruria”, 17 ottobre 1920.

Eletti al consiglio comunale di Cortona

Partito socialista 1. Oreste Bianchi 2. Ermenegildo Calussi 3. Enrico Consorti 4. Giovanni Donnini 5. Pasquale Paltoni 6. Vannuccio Faralli 7. Arsenio Frati 8. Agostino Gialli 9. Andrea Guerrini 10. Osvaldo Lorenzini 11. Pietro Mancini 12. Guglielmo Mazziari 13. Felice Mencarelli 14. Ignazio Mercati 15. Carlo Minuti 16. Picciotti Montineri .17. Giuseppe Nardini 18. Giacinto Petrucci 19. Riccardo Picciafuochi 20. Antonio Quinti 21. Odoardo Saccenti 22. Agostino Salvi 23. Foscolo Scipioni 24. Silvio Tattanelli Blocco liberal-democratico 1. David Bistarelli 2. Francesco Burbi 3. Umberto Dovari 4. Francesco Manciati 5. Giovanni Mannucci 6. Pietro Scarpini

Tranne qualche politico o sindacalista di professione, gli eletti socialisti era­ no tutti uomini nuovi, provenienti da classi sociali che mai prima erano riuscite a gestire la cosa pubblica. Ciò dette molto fastidio agli sconfitti, che cercarono in ogni modo di mettere in evidenza e di ridicolizzare la maggioranza, stigma­ tizzando il comportamento di qualche consigliere contadino che parlava in dia­ letto chianino durante le sedute consiliari o di qualche “rubiconda” e “rozza” fanciulla che, cantando, alla testa di un corteo portava la bandiera rossa.

Così dagli articoli di tutti i periodici moderati dell’epoca emerge, univoco e tangibile, il disprezzo delle classi abbienti verso i simpatizzanti di sinistra, che non brillavano, a causa delle proprie origini, per educazione linguistica e per civiltà di modi. Le manifestazioni di giubilo dei vincitori non si fecero at­ tendere; i socialisti, infatti, quando furono sicuri della schiacciante vittoria elettorale, si riversarono entusiasti nelle strade cittadine e improvvisarono co­ mizi e cortei con gran numero di bandiere rosse, fanfara e con scampanìi continui dalla torre del palazzo comunale. 11 23 ottobre 1920 si insediò la prima amministrazione socialista del Co­ mune di Cortona e la stampa locale d’opposizione, “La Parola Repubblica­ na”, “L’Etruria” e “L’Azione Democratica”, fu tutta concorde nel descrivere le concitate fasi iniziali della prima seduta consiliare: Dopo la relazione del Regio Commissario comm. G. Cartoni, che viene interrotto da grida di “viva il comuniSmo” e dopo la suonata dell’“Intemazionale” da parte del­ la banda cittadina, il consigliere Vannuccio Faralli prende a parlare. Con parola faci­ le e vibrata il Faralli principia il suo discorso inveendo contro la borghesia e contro i preti e inneggiando all’ideale radioso del socialismo e del comuniSmo. I consiglieri e il pubblico battono fragorosamente le mani [...] All’alzarsi del R. Commissario, nuo­ ve grida di “viva la rivoluzione” echeggiano nell’aula. Il Faralli, madido di sudore, seguita la sua calorosa orazione dicendo che il Consiglio farà gli interessi dei lavora­ tori c colpirà la classe signorile e la ricchezza [...] Si volge poi al banco della Stam­ pa invitando i giornalisti in ogni relazione, a mantenersi imparziali e a non sottostare ai voleri dei toro padroni [...] Chiede la parola il consigliere della minoranza Ing. Francesco Manciati, il quale, in risposta al primo oratore, dice, dopo retoriche parole, di essere colla maggioranza, quando la maggioranza griderà con lui: viva l’Italia! La frase irrita i presenti; si grida, si tumultua dai consiglieri in piedi, dal popolo e da ogni parte echeggiano le parole “fuori, fuori!” quindi si fischia e si impreca contro la minoranza, il rumore è assordante, il popolo fischia e urla contro il Manciati, allora lo Scipioni, che aveva assunto la presidenza come consigliere anziano, scampanella a più riprese e la calma toma nell’aula. Si addiviene poi alla nomina del Sindaco e per tale motivo lo Scipioni si alza e rivolto ai consiglieri della minoranza li invita a vota­ re scheda bianca, perché intende che le cariche devono essere elette dal popolo e non da loro [...] Il Segretario dichiara eletto Foscolo Scipioni Sindaco di Cortona (...] Presa la parola il Sindaco illustra il programma socialista. Parla di colpire l’antica Amministrazione, che ha lasciato un deficit di L. 700.000 senza contare i mutui con­ tratti che non sa a quanti milioni fanno ascendere il debito di Cortona [...] dice di aumentare la tassa di famiglia (si grida dal pubblico “abbasso i signori!”) [...1 invei­ sce contro i detentori di ville e minaccia di farle occupare dalle guardie rosse qualora non fossero cedute con le buone. Soggiunge poi che i medicinali ai poveri saranno concessi largamente [...] l’Asilo Infantile sarà dotato di parecchie diecine di migliaia di lire; sarà istituita la refezione ai bambini delle scuole elementari sottraendoli così dalla strada; saranno restaurate le case coloniche e se i padroni si opporranno, ci pen­ serà il Municipio a farle restaurare a spese dei padroni; anche la tassa bestiame dovrà essere triplicata a danno completo dei signori. Quindi si volge alla minoranza e dopo un breve saluto li consiglia a orientarsi ai tempi che corrono e dice che non intende rispondere delle toro persone perché la massa non discute. Al grido di “viva il socia­

lismo” prende la parola il consigliere Vannuccio Faralli che rivolto al Sindaco dice ad alta voce: «Tu, o Scipioni, come oggi sei chiamato a tenere lo scettro del sociali­ smo, domani terrai quello della rivoluzione». Il Sindaco si commuove e da ogni parte si grida: «Tu sei il nostro capo, il nostro duce, viva la rivoluzione, viva il Sindaco» [...] Dopo brevi parole d’un consigliere, in puro dialetto campagnolo, la seduta è tol­ ta e la banda cittadina intona l’Intemazionale36.

Si rende necessaria, dunque, una breve biografia di uno dei protagonisti, ormai dimenticato, della storia cortonese di quegli anni37. Foscolo Scipioni, chiamato dai più “Foscolino” per la sua modesta statura, era nato il 22 Marzo 1884 a Lisciano Niccone, un comune umbro limitrofo. Per le sue capacità e per l’esperienza fatta sul campo era il meglio che la sinistra cortonese potesse esprimere per la carica di sindaco. Aveva compiuto con profitto gli studi su­ periori fino al 5° Ginnasio e la cultura umanistica così acquisita gli sarebbe tornata utile nella sua futura attività di sindacalista. Lasciato ben presto il paese di origine si iscrisse al Psi nel 1898 e comin­ ciò a lavorare nel sindacato fin dal 1900. Divenne nel 1920 segretario della Camera del Lavoro di Cortona, alternando l’attività di assicuratore per la compagnia Securitas con quella di giornalista. Infatti, fin dai primi anni del secolo scorso era stato in stretta amicizia con il socialista rivoluzionario Ni­ cola Bombacci, futuro gerarca del regime fascista e della repubblica di Salò, ed ebbe personali contatti con lo stesso Benito Mussolini, che lo accreditò corrispondente dell’“Avanti” per la provincia di Arezzo. Fu poi legato da una forte e duratura amicizia con Pietro Nenni e con lo stesso Sandro Pettini, e resse le sorti del socialismo della provincia di Arezzo durante i difficili momenti della scissione di Livorno del 1921. Le vicende che lo videro protagonista durante l’avvento del fascismo sa­ ranno narrate nel corso di questo libro, perciò mi preme illustrare cosa lo Sci­ pioni fece dopo l’allontanamento dalla vita politica e quindi da Cortona. A causa delle continue aggressioni squadristiche nel 1921 fu costretto a rifu­ giarsi a Roma; dopo un breve ritorno a Cortona nel 1923 si trasferì definitiva­ mente nella capitale insieme alla moglie Maria Chiarini, dove aprirono una piccola trattoria. L’attività, però, non dette i frutti sperati, forse a causa delle molestie fasciste che non si erano fermate neppure nella capitale, così che “Foscolino” tornò a fare l’assicuratore. Il 14 luglio 1926 nacque Marietta, l’unica figlia, e dopo un lungo periodo negativo le cose sembrarono volgere al meglio per la giovane coppia. Ma la tranquillità non durò molto, perché la sera del 1 maggio 1928 fu arrestato a Perugia. Si trovava nel capoluogo umbro per festeggiare segretamente con degli amici la sentita ricorrenza e, dopo qualche bicchierino di troppo, era 36. Ibidem, 31 ottobre 1920. 37. Tutte le notizie biografiche su Foscolo Scipioni sono state gentilmente fomite dalla fi­ glia Marietta Scipioni nel corso dell’intervista concessa all'autore nel novembre 2000.

uscito di casa insieme ad essi cantando a squarciagola l’Internazionale per le vie del centro. A causa dell’arresto perse il posto di Ispettore presso l'Assicu­ razione Securitas e fu costretto a vivere di piccoli commerci e con l’aiuto dei vecchi compagni di partito. Uno di essi, quel Nicola Bombacci che lo Scipioni conosceva ormai da molti anni, occupava posizioni di rilievo all’intemo del Pnf ed era direttore del mensile fascista “La Verità”. Nonostante la fede politica non fosse più la stessa Bombacci nel dicembre 1942 gli scrisse una lettera e, facendo un ap­ pello strumentale alla necessità di difendere la classe operaia, gli chiese un uiuto per fronteggiare la propaganda inglese, che mirava a demoralizzare il fronte interno italiano: Caro Scipioni, prendo questa iniziativa spontaneamente per un sentimento di ri­ bellione contro un nemico sleale e feroce, che cerca con arti subdole d’ingannare la buona fede del popolo italiano, posto sotto il terrore di feroci bombardamenti sulle popolazioni civili, perciò puoi regolarti come ti detta la tua coscienza. Londra vuol far credere che il Partito Socialista Italiano ha lanciato un manifesto nel quale invita il popolo italiano alla disubbidienza civile, schierandosi naturalmente con la pluto­ crazia nemica. Sono certo che si tratta di una grossolana menzogna e che il manifesto è stato sicuramente dettato dal servizio di propaganda per la guerra anglo-sassone, ma credo che questa menzogna presti l’occasione, in questo particolare momento, agli uomini più in vista che appartennero al Partito Socialista Italiano con fede since­ ra, lottando per una maggior giustizia sociale, di compiere un atto pubblico che sma­ scheri la subdola manovra dei veri nemici della classe operaia italiana, e serva nel tempo stesso alla resistenza morale del nostro Paese. Se, come spero, accoglierai il mio invito, sarò ben lieto di pubblicare la tua dichiarazione nel prossimo numero del­ la mia rivista. Lascio a te di disporre per l’ampiezza che vorrai dare. Cordiali Saluti Nicola Bombacci. PS. Se hai contatto con altri amici e vuoi sottoporre loro la mia richiesta te ne sarò molto grato. Considerando che l’Italia era in guerra e le precarie condizioni di vita della famiglia Scipioni, la risposta di Foscolo fu decisa e degna del coraggioso per­ sonaggio che avevamo conosciuto negli anni precedenti:

Caro On. Bombacci, rispondo alla tua dell’ 11 corr. La mia povera persona non fa certamente parte degli uomini più in vista che appartennero al vecchio Partito Socia­ lista Italiano: sono un modestissimo ex milite che con fede sincera lottò per molti an­ ni per una maggiore giustizia sociale, affrontando tutti i rischi, e, nonostante le molte disillusioni, non ho motivo per rammaricarmene, pur essendomi rigorosamente ritira­ to a vita privata, preoccupato solo del sostentamento della mia famiglia. Per i fatti ol­ traggiosi, bestiali e ingiusti recentemente accadutimi, che anche tu deplorasti, con tutta franchezza ti dico che non ho l’animo troppo teneramente disposto verso uomi­ ni e cose che credono di avere, ma che non hanno, il monopolio esclusivo dei senti­ menti di patriottismo e di italianità. Non ho avuto alcun sentore che il Partito Sociali­ sta Italiano, di cui ignoro resistenza, abbia lanciato un manifesto da Londra o da al­ trove, invitando il popolo italiano alla disubbidienza civile e non credo neppure che

ciò sia avvenuto da parte di uomini di buon senso e di buon cuore. Così risponden­ doti sento di essere Italiano non meno di chiunque altro. Cordiali saluti Foscolo Scipioni.

Tra le persecuzioni fasciste alle quali fu sottoposto e che si protrassero fi­ no al 1943, non mancò infatti la purga, che fu fatta non con il classico olio di ricino ma a base di olio lubrificante. Questa bravata compromise seriamente la sua salute e ne subì le conseguenze per tutta la vita. Da sempre contrario alla guerra, aveva cercato di educare la figlia al paci­ fismo, principi che sicuramente non si addicevano ai tempi. Nel 1943, infatti, nel cortile del condominio dove viveva con la famiglia, la giovane Marietta aveva detto ad una amica che non amava la guerra e tutte le sciagure che essa necessariamente porta con sé. Un vicino di casa, avendo sentito il discorso, ne riferì il contenuto alla polizia che subito denunciò sia la figlia che il padre al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, il temibile organo inquisitore del regime fascista. Foscolo e Marietta Scipioni riuscirono a cavarsela grazie alla clemenza di un giudice non fascista che il giorno dell’udienza sostituiva il titolare dell’indagine. Alla fine della guerra si presentò agli Scipioni la pos­ sibilità di sdebitarsi con quel magistrato, che era stato arrestato e processato nel corso della frettolosa ed approssimativa epurazione. Foscolo testimoniò a suo favore ed insieme alla figlia riuscirono a farlo scagionare. Alla fine del 1945 tomo con la famiglia a Cortona, dove riprese la sua atti­ vità politica. Fu straordinaria l’accoglienza che gli riservarono i vecchi amici e le forze politiche uscite vincitrici dalla resistenza, tanto che fu subito eletto consigliere comunale, rifiutando garbatamente la carica di sindaco offertagli dal vescovo Giuseppe Franciolini. Morì nel 1962 dopo pochi anni dalla ces­ sazione dell’attività pubblica e con Foscolo scompariva il protagonista indi­ scusso del panorama politico dei primi anni venti, colui che aveva tentato di realizzare l’esperienza sovietica a Cortona. Infatti, fin dall’ottobre 1920, la linea politica dell’amministrazione sociali­ sta cortonese fu d’ispirazione massimalista, volle cioè attuare, più o meno in­ tegralmente, un programma rivoluzionario senza scendere a compromessi con le altre forze politiche. Così i primi provvedimenti riguardarono l’aumento della tassa sul bestia­ me per i soli proprietari, la modifica della tassa di famiglia a favore dei meno abbienti, la costituzione di un Ufficio Medico di Assistenza Civile per le classi bisognose diretto dal medico Emilio Alcidi, il protagonista della famo­ sa lite che l’anno precedente aveva portato alle prime dimissioni del sindaco democratico Nibbi, e una commissione, formata da medici e Capi Lega, per stilare il definitivo elenco degli aventi diritto alle medicine gratuite. Vi fu anche l’istituzione di una Cantina Comunale per contenere il prezzo del vino, si cercò di incrementare l’approvvigionamento dell’olio, vista la scarsa annata, facendolo venire in abbondanza dalla Puglia e fu creato un

Consorzio per la produzione del latte chiamato “Latteria Municipale”, così da |X)terne fornire gratis ai bambini ed ai malati38. Dalla tipologia di queste prime iniziative risulta estremamente chiaro il cambio di rotta rispetto alle passate gestioni; vi fu un’attenzione diversa per gli strati sociali più deboli, che, in fin dei conti, erano proprio quelli che ave­ vano consentito il trionfo elettorale socialista. La tassa sul vino, poi, fu il provvedimento che riscosse il maggior successo tra i contadini della Val di Chiana. Il Governo, infatti, nel 1920 aveva emanato un balzello che avrebbe dovuto pesare quasi esclusivamente sulle spalle degli agricoltori; ma il comu­ ne “rosso” di Cortona non applicò questo tipo di tassazione, inaugurandone invece altre contro i proprietari, così che questi, indispettiti dalla politica so­ cialista anticapitalistica degli amministratori comunali cortonesi, denunciaro­ no al prefetto di Arezzo la mancata applicazione di questa tassa. Con il suc­ cessivo intervento di un commissario prefettizio e della Guardia di Finanza l'ordine e la legalità furono ristabiliti, e la tassa venne forzosamente riscossa con grande soddisfazione dei latifondisti locali39. Intanto la giunta municipale di Cortona proseguiva nel suo programma massimalista e per ordine del sindaco furono tolte dalla sala consiliare «le immagini di Dio e del Re»4*’. L’ 11 novembre, in occasione dei festeggiamenti cortonesi per il genetliaco del sovrano, lo Scipioni impose alla banda di smettere di suonare e non fece issare il tricolore sulla torre comunale, nono­ stante tutto il paese fosse imbandierato. Questo atteggiamento era forse dovuto al fatto che egli era venuto a cono­ scenza che i fascisti delle zone limitrofe stavano preparando un’azione squadristica contro la città di Cortona, programmata proprio per quel giorno. Così il sindaco, la sera e la notte precedenti, fece munire il palazzo comunale di una nutrita guardia, fatta di operai e contadini in armi e bastoni. Poi la spedi­ zione non fu fatta a causa di uno sciopero dei ferrovieri e i fascisti, saputo dell’accoglienza preparatagli dai socialisti cortonesi, promisero loro con un sarcastico telegramma che sarebbero comunque tornati il 1 aprile 192141. Dalle pagine dei periodici d’opposizione frizzi e sarcasmi nei confronti del sindaco e degli assessori erano molto frequenti: Curiosa l’ingegnosità del capogruppo consiliare socialista al comune di Cortona, Foscolo Scipioni: «Dunque, Foscolino, sempre geniale, ha studiato un mezzo prati­ cissimo per impedire le equivocazioni intelligenti dei cari compagni. Toccando una tastiera posta sul banco sindacale, e collegata con ingegnoso sistema ai tavoli dei Consiglieri, Foscolino può fare alzare, secondo la opportunità, dinanzi al compagno amministratore un birillo bianco o uno nero. Nel primo caso il birillo, pardon, il 38. 39. 40. 41.

“11 Solco”, 1 gennaio 1921. Ibidem, 13 febbraio 1921. "L’Etniria”, 28 novembre 1920. "L’Azione Democratica”. 14 novembre 1920.

Consigliere deve dare voto contrario, nel secondo favorevole. Bravo! L’unico modo per dimostrare la cosciente compattezza e la maturità del gregge»4243 .

Intanto la stampa socialista locale, “La Falce” aretina e “Il Solco” cortonese, per tutto il 1920 non aveva dato eccessivo risalto al fenomeno fascista; so­ lo a partire dal mese di dicembre cominciarono ad essere descritte con accu­ ratezza le imprese squadristiche e le loro devastazioni: E così vediamo aumentare i carabinieri, crearsi la guardia regia e infine sorgere il Fascismo. Chi sono i fascisti? Sono studenti, sono figli di proprietari e di industriali, sono ufficiali in aspettativa, che trovano così il modo di migliorare il mezzo di vita che loro passa il Governo; sono ufficiali in servizio attivo che arrotondano il loro sti­ pendio, che impiegano bene i loro ozi e difendono i loro interessi di classe. Inquadra­ ti e comandati da questo Stato Maggiore stanno uomini assoldati nei bassifondi, tra i disoccupati, tra i camorristi cui non par vero di trovare un ottimo impiego e di com­ mettere reati di ogni sorta con la sicurezza dell’impunità. Non il raggio d’un pensie­ ro, non l'austera bellezza di una idea guida e sospinge gli stormi sanguinari, cui fan da scorta Governo c Polizia e da duce e da mantenitore il Capitalismo più avido41.

Gli accenti dei cronisti non manifestavano una cupa rassegnazione, ma una fiera consapevolezza della difficoltà dell’ora, con la speranza di un futuro ed immancabile riscatto che avrebbe posto termine alle sofferenze del popolo socialista e italiano. L’analogia teorizzata da alcuni giornalisti socialisti di Cortona tra il cristianesimo e il loro ideale politico si rifaceva al socialismo evangelico, corrente di pensiero che si era propagata in Europa, e poi in Ita­ lia, agli inizi del secolo scorso44. Facendo uso di toni e similitudini nel de­ scriverne le rispettive storie, le facevano alla fine coincidere l’una con l’altra: Infuri la reazione, colpisca i nostri uomini, distrugga le nostre biblioteche, a noi poco importa. La nostra Idea immortale, radiosa, risplenderà sublime ed incendierà nuove anime, susciterà nuovi martiri, spremerà dalle folle nuovi apostoli. Per tre se­ coli il Governo di Roma perseguitò ed uccise i ribelli che nel nome del Cristo dava­ no giocondi la vita per la loro grande Idea di redenzione umana, eppure nel sangue dei Martiri germogliò il nuovo mondo tra le rovine dell’immenso impero devastato dai barbari. Il nuovo Cristianesimo è il Socialismo, voi potete bestemmiarlo, derider­ lo, combatterlo, ma vincerlo mai! Esso è il nuovo radioso domani, la nuova era pro­ messa, il sogno dell’umanità che dolora, soffre per il privilegio di pochi45.

La prima pagina de “Il Solco” nel numero del 25 dicembre, interamente dedicata al socialismo e alla civiltà cattolica, era urTv^ro e proprio inno a Ge­ sù e al Cristianesimo, e sulla scia del precedente ahicolo così terminava: 42. “La Parola Repubblicana”, 19 dicembre 1920. 43. “La Falce”, 25 dicembre 1920. 44. S. Pivato, Clericalismo e laicismo nella cultura popolare italiana, Milano, Angeli, 1990 e S. Dominici, La lotta senz’odio: il socialismo evangelico del "Seme", 1901-1915, Mi­ lano, Angeli, 1995. 45. “11 Solco”, 11 dicembre 1920.

"Salve, o biondo Gesù, o martire sacrificato dai potenti per la lotta di classe, noi ti salutiamo e ti amiamo!”. Un breve sguardo alle vicende accadute in questi due anni, 1919 e 1920, mostra chiaramente che il fascismo era ancora piuttosto debole, sia ad Arez­ zo che nell’intera provincia. Nel comune e nella città di Cortona, per loro stessa ammissione, i fascisti erano pochi e male organizzati, pochissime le iniziative intraprese contro i socialisti e quasi tutte intorno alla fine del 1920:

Sbocciato in sordina nella fumosa stanza del Bar Vittoria negli ultimi mesi del ’20 Ira una chiacchiera e l’altra, una partita a dama e un ponce. Beppe Rapini ne fu ani­ ma c capo. Al caffè ci si trovava soltanto per accaparrar nuovi proseliti, ché le riu­ nioni “segrete” si tenevano in casa di Rapini, giù in fondo alla Ruga di Santagostino; a quelle diurne partecipavamo noi, cittì, privi ancora della chiave di casa e del per­ messo del babbo, mentre quelle di notte riunivano giovanotti d’età. Non si creda che il mazzo fosse tanto numeroso. Tutt’altro: in tutti, cittì e grandi, eravamo appena sei o sette. Fu appunto negli ultimi del ’20 che, Nando Adreani e chi scrive (Fortunato Rolvani), gettarono per la prima volta alcune manciate di opuscoli contenenti il pro­ gramma dei Fasci di Combattimento, nelle scale del Circolo Operaio, socialista s’in­ tende al cento per cento. Fu definito atto inconsulto e provocazione inutile e balorda. Sembravamo, un po’ tutti, tanti congiurati del ’48: dovevamo agire nell’ombra, lungi dagli occhi e dagli orecchi non soltanto dei nemici, ma degli stessi amici e dei paren­ ti. che c’era da vedersi allontanati, maltrattati e considerati provocatori e magari an­ che incoscienti. Un par di volte alla settimana Rapini andava a Santa Caterina da Vezio Paoletti, a dare e ricevere nuove, a far rifornimento di armi e di quattrini per l’azione imminente. Poco dopo il grido di “Viva l’Italia” che Rapini lanciò al Teatro Signoroni in risposta alle note di “Bandiera Rossa” che il pubblico ascoltava in piedi acclamando, e che per poco non fu causa del nostro linciaggio, fummo spesso in for­ se per preparare la nostra “sortita” ufficiale. Intanto, aspettando la buona occasione, s’imparava “Giovinezza”, nelle parole cantate dagli arditi, in guerra. Se non con esat­ tezza eravamo già stati individuati e segnalati46.

Squadrismo dilagante e fine dell’esperienza socialista Il sindaco Scipioni e la sua giunta ottennero un vasto consenso tra le mas­ se operaie e contadine della Val di Chiana cortonese, grazie soprattutto alle numerose iniziative a favore delle classi più bisognose. Una certa attenzione fu rivolta anche verso gli svaghi e i momenti ricreativi, ed infatti, alla fine del gennaio 1921, ci fu l’inaugurazione dei nuovi locali del Circolo Operaio, con il contributo tangibile del Comune; più di 500 gli iscritti e alla manifestazio­ ne intervennero 3 deputati, Lazzari, Mascagni e Sbaraglini, con relativo cor­ teo, comizio mattutino e pomeridiano, e i festeggiamenti furono allietati dalle note delle fanfare di Cortona e di Mercatale47. 46. “Giovinezza", 19 novembre 1932. 47. “Il Solco”, 15 gennaio 1921.

Tuttavia la politica intransigente di queU’amministrazione aveva pregiudi­ cato ogni possibilità di dialogo con gli altri soggetti politici e sociali cortone­ si. Gli imprenditori, infatti, insieme ai commercianti e agli agrari, erano mol­ to infastiditi delle continue ingerenze della Camera del Lavoro, che puntual­ mente impediva licenziamenti, forniva manodopera d’ufficio senza interpella­ re i datori di lavoro e limitava i guadagni dei bottegai con rigidi calmieri sui beni di prima necessità. Gli stessi istituti di credito presenti a Cortona contri­ buirono all’accerchiamento della giunta socialista, frapponendo ritardi e lun­ gaggini burocratiche alla concessione di mutui, vitali per la sopravvivenza di qualunque amministrazione pubblica. I popolari, dunque, insieme ai liberali, ai democratici e agli stessi repubbli­ cani, stanchi dei metodi “dittatoriali” socialisti, fecero fronte comune contro il governo municipale per un’opposizione dura e decisa, fatta con tutti i mez­ zi disponibili, per far terminare il più presto possibile l’esperienza socialista. Così la stampa cortonese, nei primi mesi del 1921, fu contrassegnata da con­ tinui battibecchi e polemiche, dai toni seri ed elevati, ma molto più spesso in­ trisi di sarcasmo e umorismo: Il Solco ha pubblicato questa noticina quanto disinvolta altrettanto amena: «ci è accaduta una disgrazia; senza accorgersene, avevamo adoperato quel giornale (La Parola Repubblicana) per uso... (come dire pulitamente?) poco odoroso e siccome è diffusissimo e va a ruba, non ne abbiamo potuto trovare un 'altra copia». Spiritoso, eh? Lo scrittore di noticine allegre erasi ritirato in una ritirata per spremere dalla sua scatola cranica il commento alle nostre malinconiche trovate; e disgraziatamente, in un momento di distrazione, si asciugò il sudore della fronte con una copia del nostro giornale48. Alle accuse, rivolte dai socialisti cortonesi, di pescecanismo e di mancanza di operai nelle loro file, i repubblicani risposero rendendo pubblico l’elenco degli iscritti alla sezione di Cortona e la loro professione:

Meccanici 3, Calzolai 5, Falegnami 2, Chauffeur 1, Carrettieri 2, Infermieri 1, Scalpellini 1, Coloni 3, Studenti 4, Esercenti 2, Avvocati 1, Medici 1, Professori 2, Industriali 1, Appaltatori 2, Impiegati presso private o pubbliche amministrazioni 4, Dottori in Agraria 1, Ragionieri 1, Braccianti 4, Ferrovieri 3, Fabbri 1, Piccoli possi­ denti 4, Muratori 2, Scritturali l49. Ma, nonostante la netta opposizione all’ideologia e ai metodi socialisti, i repubblicani cortonesi, almeno fino alla marcia su Roma, nutrirono forti ri­ serve nei confronti del fascismo:

48. “La Parola Repubblicana”, 16 gennaio 1921. 49. Ibidem.

Il lìi,seismo nonostante le sue affermazioni programmatiche si è rivelato come una lorzu di reazione contrastante qualunque movimento antimonarchico e di rinnovazio­ ne sociale cd è volto in effetti ad esplicare funzioni di difesa degli interessi del regi­ me capitalistico. Quindi si invitano le Sezioni a mantenersi del tutto estranee ad ogni manifestazione dell’attività fascista, e a compiere in ogni evenienza opera nettamente rd esclusivamente repubblicana ispirata ai nostri principi e al nostro metodo partico­ lare “'l

Intanto la violenza fascista, spesso impunita, senza alcun freno cominciò a dilagare in tutta Italia e risultò sempre più evidente la sua principale connota­ zione, quella di essere il braccio armato della reazione agraria, che non aveva inai realmente accettato le recenti vittorie sindacali degli agricoltori del cenIro-nord. Così ad Arezzo le imprese squadristiche si fecero sempre più fret|tienti, come risulta dal quotidiano “La Nazione” dei primi mesi del 1921, dove nella cronaca aretina c’erano quasi sempre notizie di scontri in provin­ oli tra fascisti e socialisti, talvolta piuttosto cruenti e molto spesso con morti c feriti. L’allarme si propagò anche tra i socialisti cortonesi, che si appresta­ rono a respingere gli attacchi fascisti organizzandosi in squadre permanenti di “guardie rosse”, addette alla difesa del municipio50 51. Anche gli intellettuali cortonesi si adoperarono per arginare il dilagante fe­ nomeno fascista, cercando di dare localmente una direzione univoca e certa nlle iniziative di contrasto: Da due mesi in Italia infuria la reazione e, connivente l’autorità di Pubblica Sicu­ rezza, si assaltano Municipi, Consigli Provinciali, Camere del Lavoro, giornali di ellisse, e si bastonano a sangue deputati c consiglieri comunali socialisti. Tutto que­ sto rappresenta un’offensiva in grande stile contro il proletariato, perché la borghesia vuole toglierci le riforme faticosamente sin qui ottenute. Ebbene, lo sappiano: noi non permetteremo ancora che siano manomessi i nostri più sacri diritti di organizza­ zione e di libera espressione dei nostri postulati programmatici. Noi vogliamo gode­ re, come tutti i cittadini, della libertà che lo statuto e le lotte politiche del passato ci hanno assicurata! No! Il Socialismo non deve ritornare indietro! Sarebbe una mo­ struosità ed un delitto! Se molti di noi dovremo essere immolati dal piombo borghe­ se, ebbene ciò sia! Dal nostro sangue a mille a mille sorgeranno i vendicatori e gli assertori della nostra Idea, che la violenza capitalista non varrà a soffocare. No! Giammai!52. Gli articoli che seguirono nei mesi successivi furono dello stesso tono e tutti predicavano "La calma dei forti", che non significava tenere un atteggia­ mento passivo, ma un comportamento di calma solo apparente, perché la lot­ ta vera e propria sarebbe iniziata solo quando la situazione sarebbe stata fa­ vorevole e vincente per la causa socialista. 50. Ibidem. 51. “L’Etruria”, 2 gennaio 1921. 52. “Il Solco”, 5 marzo 1921.

Nel frattempo la sinistra italiana era in grande subbuglio per lo strappo av­ venuto al Congresso di Livorno, dove, il 21 gennaio 1921, aveva mosso i pri­ mi passi il Partito Comunista d’Italia. Il primo Congresso Provinciale del Partito Comunista ad Arezzo si tenne il 6 marzo. Vi parteciparono rappresen­ tanze di tutti i comuni della provincia, con la successiva costituzione di se­ zioni a Terontola e Mercatale, mentre a Cortona, dal 21 marzo, era operativa solo una Sezione Giovanile53. Il 19 marzo ad Arezzo il periodico socialista “La Falce” cambiò direzione politica e divenne “L’Organo del Partito Comunista d’Italia”. Il contenuto dell’articolo di apertura e di presentazione ai nuovi lettori era tutto incentrato sulla risposta violenta che i comunisti volevano e dovevano dare agli squa­ dristi, visto che gli ex compagni socialisti, giudicati eccessivamente inattivi, non erano mai riusciti a contrastare validamente il fenomeno fascista54. Alla base del programma comunista c’era la lotta contro Mussolini ed il fascismo, da attuarsi con ogni mezzo a disposizione, lecito ed illecito, così che questo partito divenne, anche negli anni a seguire, l’unico che combattè i fascisti in patria. 11 fascismo, come nel resto dell’Italia settentrionale, anche nel territorio cortonese a partire dalla primavera del 1921 cominciò a prendere forza e le azioni squadristiche si moltiplicarono per numero e devastazioni. Dallo stu­ dio dei giornali dell’epoca e dalle fonti di archivio emerge chiaramente che l’evento catalizzatore della riscossa fascista a Cortona, e forse nella stessa provincia di Arezzo, fu il noto scontro tra socialisti e fascisti avvenuto il 17 aprile a Renzino, una piccola frazione proprio fuori il centro abitato di Foiano della Chiana. Su quei tristi fatti sono stati versati fiumi d’inchiostro, così che, per dovere di cronaca, mi limiterò ad una descrizione più generale della situazione sociale e politica cortonese di quei giorni. Fin dal marzo 1921 l’intero territorio della Val di Chiana, e soprattutto il comune di Foiano, uno dei più “rossi” della provincia, era stato oggetto di numerose scorrerie fasciste, con i soliti pestaggi di amministratori e simpatiz­ zanti socialisti e relative devastazioni di camere del lavoro e municipi. A que­ ste imprese, che trovavano una scarsa resistenza da parte delle popolazioni e che soprattutto furono facilitate dalla tacita connivenza delle forze dell’ordi­ ne, parteciparono fascisti fiorentini, aretini, cortonesi e mai, in linea con le direttive nazionali, elementi locali, per sfuggire così ad una eventuale identi­ ficazione. Ma ciò non significa che a Cortona non si potessero verificare degli scontri tra socialisti e fascisti locali, con ferimenti ed arresti tra entrambi gli schieramenti. Il 27 marzo, in pieno centro cittadino, il fascista Costantino Braccini detto “Merlino”, immediatamente arrestato, aggredì il socialista Ulderigo Mi­ 53. “La Falce”, 2 aprile 1921. 54. Ibidem, 19 mano 1921.

gliucci e gli esplose contro numerosi colpi di pistola, senza peraltro ferirlo5’. Così i fascisti cortonesi, dieci anni dopo, avrebbero ricordato quei giorni: Nel Marzo del ’21, per Pasqua, mentre ancora infuriava il Bolscevismo e con Otello Alari e Ettore Grassi ce ne stavamo tranquilli a giocare a toppa in casa di Car­ lo Ristori, si sparse la chiacchiera che uno di noi avesse tirato una coltellata a un no­ lo comunista. Chiacchiera fondata soltanto sulla fantasia: quel giorno avevamo tenu­ to in mano carte da giuoco e non coltelli. Eppure non potemmo rientrare in casa che n buio pesto e con la massima circospezione. Il 5 Aprile, alla chetichella dichiaram­ mo ufficialmente fondato il Fascio di Cortona, che ebbe la sua sede in una modestisniina camera al terzo piano dell’Albergo Nazionale; attendevamo però l’occasione propizia per iniziare anche noi la nostra azione55 56.

Il 28 marzo Cortona ricevette per la prima volta la visita di una “Squadra d’Azione”, così amavano chiamarsi; erano circa venti fascisti di Città di Ca­ stello, reduci da una scorribanda, che stavano facendo ritomo al loro paese. Arrivarono in città alle 14,30 a bordo di un camion e di una automobile, nella quale erano adagiati due feriti. Si fermarono in piazza Vittorio Emanuele per comprare sigarette e dopo poco ripartirono passando per via Nazionale. Per In discesa di Borgo S. Domenico furono però molestati ed esplosero dei colpi di fucile che ferirono l’incolpevole Luigi Grassi, che si era affacciato alla fi­ nestra della propria abitazione per vedere cosa stava accadendo. Passando poi per il Torreone trovarono il socialista Odoardo Saccenti, con il quale si intrat­ tennero per chiedere delle spiegazioni riguardo alla sua appartenenza al parti­ to socialista, intimandogli di mostrare la relativa tessera. Non c’è modo di sa­ pere se il Saccenti confermò o meno la sua fede politica e comunque gli squadristi se ne andarono senza commettere alcuna violenza57. 11 30 marzo circa trenta fascisti armati, provenienti in treno da Perugia, scesero alla stazione di Terontola e sotto lo sguardo sbigottito dei locali cara­ binieri, come risulta dal loro rapporto, si dettero impunemente alla devasta­ zione della cooperativa di consumo socialista “Fossombroni”. Non furono prese iniziative per fermare e rintracciare i colpevoli, che nel frattempo erano ripartiti con il treno alla volta di Firenze58. L’autorità provinciale di Pubblica Sicurezza, con la collaborazione delle forze dell’ordine, cercava di tenere sotto controllo la precaria situazione dell’ordine pubblico, che nella città di Arezzo e nel suo territorio le stava sfuggendo di mano. Questo il testo del telegramma urgentissimo che il pre­ fetto di Arezzo inviò al Ministero dell’interno alle ore 8,45 dell’ 11 aprile 1921:

55. 56. 57. 58.

Asce, Processi Penali 1921, RG 74. “Giovinezza", 19 novembre 1932. “L’Etruria”, 10 aprile 1921. Asce, Processi Penali 1921, RG 55.

N. 511 - Giunto questa notte Arezzo primo numeroso nucleo fascisti da Firenze. Attende altri nuclei dal Valdamo e da Perugia che giungeranno stamane. Loro propo­ sito è di operare in Valle di Chiana contro le Amministrazioni ed Organizzazioni sovversive. Forza a disposizione è dislocata Valdamo donde non può essere ritirata. Per tutela ordine pubblico e per evitare conflitti occorre immediato invio rinforzo duecento carabinieri e trecento uomini di truppa. Prego provvedere d’urgenza5’. Nelle precedenti richieste il prefetto Giannoni si era sempre limitato a cin­ quanta elementi, in questa invece arrivò a chiedere addirittura cinquecento uomini, tra carabinieri e militari, quindi era nell’aria che qualcosa di grave stava per accadere. Il giorno successivo circa duecento fascisti aretini e fio­ rentini a bordo di camion si recarono a Foiano, dove devastarono i locali del Comune e della Camera del Lavoro, con distruzione di stemmi e mobilio. Il prefetto, nel suo rapporto al ministero, scrisse che non si erano verificati inci­ denti per l’opera vigile delle forze dell’ordine e soprattutto perché i fascisti non avevano incontrato alcuna resistenza59 60. Gli squadristi, intanto, si spinsero anche nel cortonese con l’incursione notturna del 13 aprile nella frazione di Camucia, nel corso della quale devastarono la locale cooperativa di consumo socialista “Fossombroni”61. La situazione era ormai critica e forse i fascisti aspettavano con ansia la risposta socialista alle loro violenze, così da poter essere legittimati nel dare il colpo di grazia alle strutture e istituzioni locali in mano alle sinistre. La reazione socialcomunista a mesi di prepotenze e violenti soprusi si con­ cretizzò il 17 aprile a Renzino. Quel giorno circa venti fascisti aretini e fio­ rentini, in camicia nera e con divise militari, a bordo di un camion si erano recati nel foianese a fare, come erano soliti definire le loro scorribande, una gita di propaganda. Dopo aver devastato uffici pubblici, case private e dopo aver bastonato e purgato un buon numero di socialisti e comunisti, si appre­ starono nel pomeriggio a tornare ad Arezzo. Giunti nei pressi di Renzino, una trentina di contadini nascosti dietro alle siepi e armati di fucili, accette, forconi, falci e roncole, tenne loro un agguato che si risolse con un buon numero di feriti e con l’uccisione di tre fascisti, Dante Rossi, l’autista del camion, Tolemaide Cinini, un reduce, e lo studente Aldo Roselli, al quale è ancora intitolata una.via di Camucia. Sui loro cada­ veri gli aggressori, specialmente una donna che poi fu uccisa durante la rap­ presaglia fascista, si accanirono facendone scempio, così che i tre divennero per gli anni a seguire i “Martiri di Renzino”. La ricorrenza della loro morte, per tutto il ventennio, fu celebrata solennemente ogni anno ad Arezzo, a Foiano e in tutta la Val di Chiana. Un’azione così violenta contro i fascisti non si era mai vista nella provin­ cia di Arezzo. La risposta degli squadristi non si fece attendere e fu di una 59. Acs, Ministero dell'interno, PS, Agr 1921, b. 92. 60. Ibidem. 61. Ibidem.

straordinaria brutalità. Confluirono, infatti, nel giro di poche ore e da tutte le regioni limitrofe centinaia di fascisti, che si dettero impunemente ad efferati pestaggi e rastrellamenti in tutta la Val di Chiana e nella stessa Arezzo, con distruzioni di case, esecuzioni sommarie, feriti e numerosi arresti di elementi “sovversivi”. Da questo momento in poi i rapporti di forza non furono più gli stessi; tutti i soggetti politici si resero conto dell’estrema determinazione e della libertà d’azione di cui godevano gli squadristi, e ammutoliti divennero, tranne i comunisti, silenziosi spettatori degli eventi. I fascisti cortonesi allora si sentirono in grado di uscire allo scoperto, or­ mai sicuri di poter agire contando su una certa impunità e sull’aiuto di nume­ rosi camerati emiliani, umbri, senesi, aretini e fiorentini:

Il 17 Aprile del ’21. lo ricordo come ora: da Carbonaia osservavamo esterrefatti lingue di fuoco che si levavano sulla sera, giù verso Foiano. Foscolo Scipioni, fara­ butto di un Sindaco Socialista di Cortona, diceva ai suoi amici che erano «le ville dei signori» che subivano la giusta sorte. Dopo tanto però s’era sbagliato: erano le case dei traditori che bruciavano al vento, mentre ad Arezzo tre Madri si inginocchiavano dinanzi ai corpi straziati dei loro figlioli e altre alla porta dello Spedale, imploravano da Dio la grazia perché salvasse la vita dei loro figli le cui carni erano state martoria­ te dal piombo delle belve comuniste, nascoste dietro la siepe. La notizia ci giunse il giorno dopo, nella sua terrificante realtà: una imboscata era stata tesa a Renzino, in quel di Foiano, a un camion di fascisti aretini: Roselli, Cinini e Rossi erano stati bar­ baramente assassinati mentre Dal Piaz, Coppelli, Figino, Quadri, Liberatori, Fiorineschi, Lelli, Bertolotti, Giorgis, se pur gravemente feriti, avevano sopravvissuto alla strage. Papini ci lanciò l’ordine preciso: al tocco si parte. E alle tredici del 18 Aprile, Bandiera Tricolore al vento, viaggiavamo in camion verso Foiano, mentre i comuni­ sti cortonesi, dal muro del Gioco del Pallone, da Carbonaia e dal Parterre, esterrefatti ci guardavano passare dalle Vie Nuove. Fu questa la nostra prima spedizione. Quanti eravamo? Forse esattamente non ricordo: c’era Beppe Papini, Umberto Castelli, Li­ curgo Contini, Roberto Cauchi, Carlo Corbelli, Nando e Renzo Adreani (vestito da soldato perché in licenza). Nello Rachini, il Nanneri e Nello di Patassino, il Merlo, il Passavanti, Beppino di Noè, il Bandito e forse qualche altro che ora non ricordo. A Foiano prendemmo parte anche noi alle azioni di rappresaglia non prima di essere passati da Santa Caterina da Paoletti a prendere le nuove dell’azione e a far salire sul camion Daniele Paltoni, Musolino e Nanni Paoletti, mentre Celeste Carini in motoci­ cletta ci batteva la strada. Foiano viveva in quei giorni in una atmosfera di dolore e di battaglia. Fu il nostro battesimo: ci trovammo in mezzo alla gioventù ardita appar­ tenente ai primi e ai migliori Fasci d’Italia: Firenze, Arezzo, Perugia, Ferrara, Mon­ tevarchi e varie altre località. Svolgemmo il nostro compito e tornammo a casa nella notte, sparando ogni tanto qualche colpo nelle siepi che incontravamo lungo la via62. Il Ministero dell’interno lamentò un comportamento eccessivamente per­ missivo delle autorità locali nei confronti delle violenze fasciste: «Occorre che azione autorità PS sia più energica intendendo Ministero che venga asso­ lutamente posto termine alle incursioni ed alle azioni delittuose dei 62. “Giovinezza”, 19 novembre 1932.

fascisti»63. Ma a livello locale le forze dell’ordine non riuscivano efficace­ mente ad esplicare una valida azione di contrasto, per scelta, per incapacità organizzativa e per inadeguatezza di mezzi e personale. Giolitti, che allora era il Presidente del Consiglio, vide nel fascismo il mezzo con cui potersi sbarazzare in modo definitivo dei socialisti, commet­ tendo un grossissimo errore di valutazione politica. Credette, infatti, che Mussolini e le sue camicie nere fossero un movimento di breve durata, transi­ torio, così da poterlo mettere da parte a normalizzazione avvenuta. Con que­ sto disegno in mente Giolitti sciolse le camere e indisse successive elezioni politiche per il 15 maggio 1921, visto che i tempi gli sembravano maturi per poter ridurre la rappresentanza socialista e popolare in parlamento. Ma, nono­ stante il suo progetto politico, il Presidente del Consiglio aveva a cuore che le elezioni si svolgessero regolarmente e con una circolare del 20 aprile non mancò di allertare e strigliare quei prefetti, in particolare quello di Arezzo, nelle cui province si erano verificati dei disordini: N. 8918 - Violenze fasciste in tempo di lotta elettorale costituiscono grave reato e disonorano il Paese stop Camera eletta con violenze mancherà di autorità morale stop Purtroppo forza pubblica in codesta provincia manca al suo dovere non repri­ mendo così gravi reati stop Occorre quindi cambiare quei capi della forza che per de­ bolezza o connivenza non fanno il loro dovere stop Invito quindi Lei ad indicarmi, entro domani, con telegramma diretto a me personalmente, il nome degli ufficiali dei carabinieri o guardie regie, che sia conveniente traslocare stop L’avverto che La terrò personalmente responsabile dell’opera dei comandanti della forza. Ministro Giolitti64.

Dopo gli scontri di Foiano, forse in ottemperanza alla precedente direttiva governativa, il prefetto e il questore di Arezzo furono rimossi dai loro incarichi e sostituiti da altri funzionari. Ma nonostante questi avvicendamenti e le racco­ mandazioni ministeriali, in provincia di Arezzo e a Cortona la situazione era piuttosto critica. I fatti di Renzino avevano ormai innescato una reazione incon­ trollabile e gli scontri tra le opposte fazioni si fecero sempre più numerosi. Il 18 aprile un nucleo di fascisti non identificati, ma dal contenuto della nota n. 62 potrebbero essere stati quelli di Cortona, devastarono la cooperati­ va socialista di consumo “Fossombroni” di S. Caterina65. Il 19 aprile squadristi provenienti da Tuoro sul Trasimeno, un comune um­ bro confinante, salirono a Cortona e, rintracciato il sindaco Scipioni nella sua abitazione, fecero irruzione in camera da letto con il volto coperto da fazzo­ letti neri ed il coltello in bocca. Con la forza lo fecero uscire e lo obbligarono a percorrere le vie cittadine al canto di “Giovinezza”66. Gli dettero poi una 63. 64. 65. 66.

Acs, Ministero dell’interno, PS, Agr 1921, b. 92. Ibidem. Asce, Processi Penali 1921, RG 72. “L’Azione Democratica", 30 aprile 1921.

grandissima bandiera tricolore da portare fino in piazza Vittorio Emanuele e lo costrinsero sotto la minaccia dei moschetti a gridare “Viva il Fascismo” e ad esporre il tricolore in municipio. “Foscolino” non si piegò alle richieste dei numerosi fascisti, ma fu costretto a cedere al grido di “Viva l’Italia”. Il 23 aprile nella frazione cortonese di S. Caterina morì un fascista e altri cinque rimasero feriti, in seguito al ribaltamento di un camion partito da Foiano e diretto a Cortona per un’incursione poi ovviamente non effettuata67. Dall’Archivio Giudiziario della Pretura di Cortona risulta che tra l’aprile e il maggio vi fu un’ondata di denunce, perquisizioni, sequestri e arresti, contro socialisti e comunisti responsabili di porto abusivo di arma da taglio, mentre nessuno o pochissimi fascisti vennero perseguiti per i reati che quotidiana­ mente commettevano alla luce del sole. Anzi, con il loro aiuto alcuni ex com­ battenti e mutilati di Perugia occuparono l’Ufficio Postale di Cortona, otte­ nendo, senza che i carabinieri muovessero un dito, l’allontanamento delle im­ piegate dal loro posto di lavoro68. Il 25 aprile ci fu una nuova incursione di fascisti a Cortona, anche questa volta di Tuoro sul Trasimeno: in collaborazione con quelli cortonesi essi ten­ nero un comizio in città, molestarono il sindaco Scipioni, fecero irruzione nel magazzino comunale alla ricerca di bandiere rosse da ardere e chiesero, sen­ za ottenerle, le dimissioni dello stesso sindaco, forse uno degli ultimi ammi­ nistratori socialisti aretini rimasti ancora in possesso della tessera, della cari­ ca e della libertà personale69. Il cronista de “La Nazione” si lasciò andare ad un commento sarcastico sulla situazione del socialismo cortonese di quei giorni: Sono ormai imminenti le dimissioni del Sindaco, avendo già tutti gli assessori ras­ segnate le proprie; anche numerosi consiglieri e molti capilega si sono dimessi, sia con manifesti, sia con lettera, dalla Camera del Lavoro e dalle cariche detenute. Di più la Camera del Lavoro non esiste che di nome perché trasformata in... Caserma di Carabinieri!70.

L’ultima e decisiva spedizione fascista del 27 aprile sancì la fine dell’amministrazione socialista del comune di Cortona. Questa volta gli squadristi, un centinaio, provenivano da Firenze e dal Valdamo, e alle prime ore del mattino si presentarono alle case dai maggiori dirigenti socialisti: il sindaco Foscolo Scipioni, l’assessore Odoardo Saccenti, il segretario della Camera del Lavoro Camillo Sotgiu, il presidente deH’Orfanotrofio “Cinaglia” Natale Alari, Broccolini, Gosti e Montineri. Li prelevarono con la forza e li costrin­ sero a sfilare in corteo per le strade di Cortona, mentre i carabinieri presenti si limitarono a fare in modo che i fascisti potessero agire indisturbati. 67. 68. 69. 70.

Acs, Ministero detrimento, PS, Agr 1921, b. 92. “La Nazione”, 22 aprile 1921. Ibidem, 27 aprile 1921. Ibidem.

Distrussero la Camera del Lavoro e fecero impunemente numerose irruzio­ ni nelle case dei “sovversivi”, rovistando dappertutto in cerca di armi, stampe e bandiere socialiste. I più esaltati si accanirono soprattutto con il sindaco Scipioni. Lo costrinsero a seguirli in giro per le principali vie cittadine al canto degli inni fascisti, esponendolo al pubblico ludibrio con piccole anghe­ rie personali, come farsi accendere sigarette c gridare “Viva l’Italia” a co­ mando, fino a fargli leggere, di fronte a tutta la cittadinanza, una dichiarazio­ ne con la quale rassegnava le sue dimissioni e quelle dell’amministrazione da lui diretta71. Pur temendo di morire tenne fede ai suoi ideali perché: «Se mi volevano uccidere l’avrebbero fatto comunque, almeno sarei morto da uomo e non da codardo»72. Le altre forze politiche, annichilite dalla violenta reazione fascista, evitaro­ no accuratamente di dare qualche giudizio non gradito sulle ultime imprese squadristiche, anzi, nei loro periodici non vi fecero nessun accenno. Solo “L’Etruria” commentò i fatti di Foiano con un’analisi morbida ed in linea con il pensiero fascista: «La responsabilità della carneficina fatta alla chiesetta di Renzino non può limitarsi a quella gente ignorante, ma anche ai vigliacchi delle leghe rosse, che hanno inferocito quei contadini»73. Nonostante la tremenda vicenda fosse accaduta soltanto 13 giorni prima, “La Parola Repubblicana” nel numero del 30 aprile non ne fece menzione alcuna, si­ curamente per timore della violenza fascista. Si limitò invece a pubblicare una lettera aperta, dal tono umoristico e sarcastico, indirizzata a Foscolo Scipioni, ormai sindaco dimissionario, dove gli venivano rinfacciati i metodi politici poco ortodossi e la mancanza di onestà nella conduzione della cosa pubblica. Anche “L’Azione Democratica” nel numero del 30 aprile, il primo dopo i fatti di Renzino, si guardò bene dal commentare l’accaduto; gli unici accenni ai fascisti riguardarono il ritrovamento che essi avevano fatto di alcuni ordi­ gni all’interno della Fortezza del Girifalco di Cortona, il cui possesso venne tra le righe attribuito ai socialisti, che ne avrebbero fatto uso entro breve tem­ po: «per seminare strage, lutti, dolori fra i concittadini». Con toni gioiosi e goliardici riferirono vagamente di una incursione di giovani fascisti in città, quella che determinò le dimissioni della giunta socialista, e la cronaca degli avvenimenti fu realizzata senza alcuna obiettività giornalistica, minimizzando le violenze sulle persone e sulle cose. Come già accennato, i fascisti cortonesi prima dei fatti di Foiano erano po­ ca cosa, ma dal 17 aprile: I giorni di poi le file si ingrossarono; fu un accorrere di nuovi proseliti che acco­ gliemmo a braccia aperte e coi quali, insieme, iniziammo l’opera di rastrellamento e di conquista nel nostro e nei comuni vicini, opera che culminava in azioni e spedizio­ 71. “L’Etruria”, 1 maggio 1921. 72. Manetta Scipioni, cit. 73. “L’Etruria". 24 aprile 1921.

ni giornaliere, non tutte prive di rischio e di audacia. 11 5 Maggio del ’21 inauguram­ mo fra i primi nella provincia il nostro gagliardetto. Dalla città il Fascismo Cortonese dilagò nelle campagne ove sorsero come d’incanto altri otto fasci: Santa Caterina, Manzano, Terontola, Camucia, Tavamelle-Borgo, Capezzine, Val d’Esse, Mercatale, e conquistò il contadino nell’anima e nel corpo74.

In breve tempo a Cortona e nel resto d’Italia gli iscritti ai fasci di combat­ timento si moltiplicarono, raccogliendo adesioni tra giovanissimi, studenti, ricchi rampolli di antiche casate, impiegati, commercianti, piccoli e grandi proprietari terrieri, giornalisti, disoccupati, sottoproletari, delinquenti comuni, ma soprattutto tra militari ed ex combattenti. Per ultimo anche tra gli stessi carabinieri. Infatti da una nota del 6 giugno, riservatissima e personale, indirizzata dal sottosegretario agli interni Corradini al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, emerge che vivo era l’allarme del ministero per il tangibile apporto, morale e materiale, che quei militari fornivano al nascente fascismo. Risultava da prove certe che molti ca­ rabinieri di truppa, ma anche sottufficiali ed ufficiali, erano iscritti a fasci di combattimento. Si chiedeva con questa nota di porre termine ad una situazio­ ne anomala e pericolosa per le istituzioni dello Stato. La risposta dell’alto uf­ ficiale dei carabinieri fu sorprendente; egli giustificò i suoi militari afferman­ do che, sebbene una legge dello stato impedisse l’iscrizione a partiti sovversi­ vi, lo scopo primario del fascismo era quello di difendere le istituzioni. Quin­ di i suoi carabinieri non commettevano alcun reato iscrivendosi ai fasci di combattimento75. A Cortona, intanto, le adesioni ai fasci locali divennero sempre più nume­ rose, concentrandosi nei mesi di aprile e maggio, rispettivamente 47 e 33 le iscrizioni. Erano soltanto sette i fascisti che il 5 aprile 1921 a Cortona fonda­ rono il fascio di combattimento: Giuseppe Papini, pubblicista, Costantino Braccini, calzolaio, Umberto Cherubini, impiegato, Guido Patassini detto “Nanneri”, custode del mattatoio pubblico, Fortunato Poi vani, commerciante, Tito Ricci, operaio e Modesto Vannucci, barbiere76. Ma la reazione squadristica ai fatti di Rcnzino del 17 aprile esaltò i fascisti della Val di Chiana, che cominciarono, per la prima volta, ad avere fiducia nei propri mezzi, così che in soli tre giorni ci furono ben 21 iscrizioni ai fasci di combattimento corto­ nesi. Di seguito l’elenco degli squadristi del comune di Cortona al 28 Ottobre 194077:

74. “Giovinezza”, 19 novembre 1932. 75. Acs, Ministero dell’interno, PS. Agr 1921, b. 92. 76. Archivio di Stato di Arezzo (d’ora in poi Asa), Partito Nazionale Fascista, b. 10, f. 3, Squadristi della provincia di Arezzo. 77. Ibidem.

N.

Nome e Cognome

Iscrizione al Fascio

Marcia su Roma

Fascio di Combattimento

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45

Adreani Lorenzo Adreani Andrea Dino Adreani Domenico Adreani Ferdinando Adreani Marcello Aggravi Bruno Amerighi Angiolo Angori Ernesto Angoli Federico Antonini Achille Bartolozzi Angiolo Bassi Giuseppe Battisti Bruno Beligni Raffaello Berti Luigi Bietolini Adamo Braccini Costantino Braccini Pasquale Briganti Felice Briganti Giuseppe Bruni Attilio Bruni Ottavio Bucci Giovanni Burbi Amedeo Burbi Pietro Burbi Serafino Calzolari Santi Castellani Elim Capucci Umberto Capulsini Giuseppe Ceccarelli Ferdinando Ceccarelli Luigi Ceccarelli Oliviero Ceccarelli Pasquale Cherubini Umberto Ciufegni Alessandro Clementi Angiolo Clementi Hersen Contini Licurgo Corbelli Carlo Cosci Luigi Del Santo Giulio Dell’Agnello Armando Dini Giacomo Fallani Angiolo

15/04/21 06/05/21 01/05/21 15/04/21 16/05/21 15/01/21

SI SI SI SI SI NO NO NO SI NO SI SI

Cortona

01/05/21 28/11/20 25/05/21 20/04/21 12/12/20 13/05/21 07/07/21 04/05/21 01/05/21 05/04/21 03/05/21 20/04/21 20/04/21 11/09/22 01/01/21 05/08/21 01/05/21 02/04/21 01/05/21 02/04/21 07/04/21 28/08/21 07/06/21 07/06/21 01/05/21 13/07/21 01/04/21 05/04/21 14/04/21 07/06/21 07/06/21 05/05/21 11/04/21 04/03/22 04/06/21 01/03/21 20/04/21 01/05/21

NO NO SI SI SI NO SI SI

SI SI SI NO NO NO SI NO SI NO NO SI NO NO NO NO SI NO SI SI SI

Manzano Camucia Tavamelle Borgo Cortona Val d’Esse

Chianacce Val d’Esse Terontola Cortona Fratta S.C.

Terontola Capezzine Cortona Camucia Fratta S.C. Camucia Manzano Cortona *’ Manzano

Camucia Val d’Esse Terontola Cortona Val d’Esse Manzano Cortona Manzano Chianacce Terontola Cortona Camucia

N.

Nome e Cognome

Iscrizione al Fascio

Marcia su Roma

Fascio di Combattimento

46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90

Paltoni Arturo Faralli Alfredo Favilli Arnaldo Fazzini Andrea Fontani Pietro Forconi Camillo Fragai Francesco Galletti Marsilio Garzi Angiolo Cavilli Alessandro Gazzini Giuseppe Giannini Agostino Giannini Angiolo Giuliarini Zelindo Gnerucci Giuseppe Goni Venturo Gosti Angiolo Grassi Lorenzo Lemmi Gabriello Liberatori Emilio Locchi Carlo Lodovichi Attilio Maccarini Beniamino Maccarini Gabriello Maccarini Pasquale Magi Angiolo Malatesti Guido Mancioppi Giovanni Marconi Giuseppe Mani Gino Marziali Astolfo Masserelli Gregorio Meoni Arturo Meoni Domenico Meucci Francesco Micheli Angiolo Micheli Olinto Migliacci Flaminio Migliacci Oreste Montagnoni Antonio Montagnoni Corrado Neri Semeri Gino Panichi Angiolo Papi Gino Papi Umberto

20/04/21 01/06/21 17/95/21 10/04/21 31/12/21 21/10/21 20/04/21 20/04/21 14/04/22 01/05/21 19/07/21 20/04/21 20/04/21 07/04/21 01/01/21 12/05/21 07/06/21 20/04/21 01/05/21 07/06/21 24/04/21 07/06/21 22/05/21 20/04/21 01/01/22 20/04/21 01/01/22 01/01/22 07/06/21 14/04/21 01/01/22 20/04/21 20/04/21 01/04/21 28/04/21 20/04/21 20/04/21 05/05/21 01/05/21 16/04/21 03/06/21 01/05/21 20/04/21 07/03/21 01/04/21

SI SI SI SI

Fratta S.C. Cortona

NO NO NO NO SI NO NO NO SI NO SI NO SI NO NO SI NO SI NO NO NO NO SI SI NO SI SI SI

SI NO NO SI SI SI SI NO SI SI SI

Tavarnelle Borgo Cortona Terontola Fratta S.C. Val d’Esse Cortona

Fratta S.C.

Manzano Cortona Terontola Manzano Cortona

Manzano Cortona Manzano Fratta S.C.

Manzano Val d’Esse Fratta S.C.

Tavarnelle Borgo Cortona Fratta S.C. Terontola Camucia Terontola

Cortona Manzano Val d’Esse

N.

Nome e Cognome

Iscrizione al Fascio

Marcia su Roma

Fascio di Combattimento

91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 HO 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124

Patassini Guido Poivani Fortunato Poivani Pier Leone Presenti Attilio Rachini Umberto Ricci Federigo Primo Ricci Noè Ricci Pasquale Ricci Tito Riccioli Giosuè Rogai Pasquale Romani Mariano Rosadini Oreste Rosi Piero Antonio Rossi Domenico Rossi Paolo Sadini Pietro Santini Ferruccio Sbanchi Giovanni Scartoni Giovanni Schinetti Giordano Serri Mario Simonelli Corrado Sorbi Cesare Tamburini Antonio Tattanclli Raffaello Tremi Remo Uccelli Leone Valli Nello Vannucci Modesto Venturi Aurelio Viti Vito Zampagni Silvio Zanclli Emilio

05/04/21 05/04/21 01/05/21 11/05/21 12/09/22 22/01/22 01/05/21 20/04/21 05/04/21 21/09/22 20/04/21 07/06/21 20/04/21 20/04/21 01/09/21 01/01/21 01/05/21 05/04/21 30/04/21 07/06/21 19/03/20 10/12/21 09/07/21 01/05/21 01/05/21 01/05/21 20/11/20 02/04/21 01/05/21 05/04/21 01/05/21 15/05/21 01/05/21 07/06/21

SI SI NO NO SI NO NO SI NO NO SI SI SI

Cortona

NO NO NO SI SI NO SI SI SI SI NO SI SI SI NO NO NO SI NO

Camucia Val d’Esse Cortona

Manzano Fratta S.C. Manzano Fratta S.C.

Cortona

Camucia Terontola Tavamelle Borgo Chianacce Camucia Cortona Camucia Terontola Cortona

Tavamelle Borgo Camucia Manzano

Il dirompente successo riportato dalle squadre d’azione fasciste fu da attri­ buirsi in larga parte alla organizzazione militare che stava dietro di esse e alle tecniche di assalto adottate. Nei loro attacchi cercarono sempre di sfruttare il vantaggio della predominante superiorità numerica, della sorpresa, della velo­ cità d’azione e di spostamento. Infatti, oltre alla buona preparazione militare che avevano i loro capi, molti ex ufficiali in congedo o ancora in servizio (ve­ di il capitano Pigino, uno dei feriti dell’imboscata di Renzino), gli squadristi poterono contare su solidi appoggi economici e su una superiorità tecnologi-

cu, negli armamenti e nelle comunicazioni, sproporzionatamente superiore a quella del «nemico»78. Nelle loro incursioni fecero largo uso di moderni fucili, mitragliatrici, bombe a mano e perfino di cannoncini. L’apparato logistico era costituito da telefoni che consentivano rapide contiunicazioni, ma anche da automobili, ca­ mion e motociclette, mezzi che all’epoca avevano una scarsissima diffusione, tanto che l’acquisto di un autocarro era stato uno dei primi provvedimenti dell’amministrazione socialista di Cortona. Il connotato saliente delle squadre fasciste fu la violenza classista dei suoi clementi, che considerarono una missione l’eliminazione dell’avversario poli­ tico, anche fisica se necessario. I morti, a livello nazionale, provocati da que­ ste azioni nel 1921 furono circa 600 e solo nel primo semestre le devastazio­ ni dei fascisti furono 72679: case del popolo, tipografie e sedi di giornali80, camere del lavoro e cooperative, leghe e società di mutuo soccorso, circoli di cultura e ricreativi, biblioteche. Tutto ciò fu possibile, come più volte ripetuto, grazie all’atteggiamento fi­ lofascista di alcuni settori delle istituzioni dello stato, dalle forze dell’ordine all’autorità di pubblica sicurezza, da quella giudiziaria ai militari. Non si può parlare, quindi, dell’avvento del fascismo al potere per mezzo della marcia su Roma come di un vero e proprio «colpo di stato», perché settori dell’esercito e delle istituzioni erano già da tempo schierati con gli squadristi di tutta Ita­ lia. Infatti, il Sottosegretario del Ministero dell’interno Camillo Corredini scrisse il 27 maggio al Ministro della Guerra, per avere spiegazioni in ordine agli incredibili fatti che stavano avvenendo in Toscana. Nelle loro continue aggressioni i fascisti venivano coadiuvati da militari in divisa ed in abiti civi­ li, i quali portavano al seguito armi, munizioni e mezzi dell’esercito:

Dalle notizie e dalle informazioni che pervengono dalla Toscana apparisce sempre più necessario un intervento deciso del Ministero della Guerra a regolare e discipli­ nare l’atteggiamento dei militari nei rapporti del movimento politico che in questo momento più preoccupa, vale a dire quello del fascismo della Toscana. È così che ufficiali ostentatamente partecipano alle associazioni medesime indi­ scutibilmente agevolandone l’azione e partecipandovi più o meno direttamente anche quando questa azione si risolva in una serie di atti delittuosi, in una sequela di vio­ lenze che si vanno ripetendo da luogo a luogo in questo periodo. Non ho bisogno di ricordare a V.E. l’infinita serie di episodi che si vanno accu­ mulando, per dimostrare questa partecipazione. È possibile al capo toscano di questa associazione (fascismo) di intimare ad un Prefetto del Regno il rilascio entro ventiquattro ore degli arrestati per un fatto di delittuosa violenza. 78. M. Palla, / fascisti toscani, in G. Mori (a cura di). Storia d'Italia, Le regioni. La Tosca­ na, Torino, Einaudi, 1986. 79. M. Palla, Mussolini e il Fascismo, Firenze, Giunti-Castcrman, 1993, p. 22. 80. “La Nazione” del 17 aprile 1921 riporta la notizia che il periodico aretino “La Falce Socialista” aveva dei seri problemi nell’uscire regolarmente in edicola, a causa delle continue irruzioni e devastazioni dei suoi locali ad opera dei fascisti di Arezzo.

Mi si afferma che l’iscrizione di ufficiali e di militari ai fasci sia stata fatta col consenso del Comando del Corpo d’Armata e che una serie di ufficiali mostra osten­ tatamente i distintivi dell’associazione fascista, e vi sono casi di conflitti in cui anche tra essi vi sono stati dei morti e dei feriti, e tutto ciò senza che mai intervenga un’azione regolatrice e repressiva dell’autorità militare. Se l’occasione di parlarne a V.E. mi è stata fornita dai fatti di Toscana, è per altro, generale in molte province e regioni del Regno. Quello che è urgente è un intervento immediato autorevole nelle cose di Toscana, ove, come ho detto in principio, da quelle organizzazioni fasciste si minacciano spedizioni di rappresaglia in forze con­ tro un’altra provincia, così che si paralizzi questa connivenza dell’ambiente militare in questi fatti criminosi. La cosa è tanto più necessaria in quanto si provvede altresì a colpire quelle orga­ nizzazioni che si sono messe fuori legge, con la denunzia, e, se occorre, con l’arresto dei capi. Prego l’E.V. di assicurarmi che tutto ciò sarà fatto anche per mia norma nel prov­ vedere alla situazione che si va creando81. Ma dal carteggio successivo emerge che vennero presi sporadicamente so­ lo dei tenui provvedimenti disciplinari, che certamente non impedirono il ri­ petersi delle azioni squadristiche. Nell’altro versante i socialisti, schiavi di una ideologia fondata sul pacifi­ smo e sul ripudio quasi totale di ogni tipo di violenza, non riuscirono ad indi­ viduare una valida strategia di lotta, così da poter dare una risposta univoca e concorde al fascismo nascente. I comunisti, al contrario, fecero proprie tali istanze respinte dai socialisti e cercarono di contrastare efficacemente sul campo l’avanzata fascista, ma in netto ritardo rispetto ai tempi storici, che ri­ chiedevano una reazione delle forze democratiche più incisiva e tempestiva. L’amministrazione socialista cortonese, dunque, aveva dovuto piegarsi alle prepotenze squadristiche, aiutate o almeno non ostacolate dall’Autorità Giu­ diziaria e da quella di Pubblica Sicurezza. Il comune venne commissariato dalla Prefettura di Arezzo e soltanto dopo più di un anno, in seguito alle ele­ zioni del novembre 1922, la prima giunta comunale fascista riuscì ad impa­ dronirsi del municipio di Cortona. Tuttavia in questo periodo di tempo socialisti e comunisti cortonesi furono tutt’altro che domi o intimoriti dalle rappresaglie fasciste. Numerosi, infatti, furono gli scontri di piazza a base di manganelli, pistole e coltelli, e le prigio­ ni locali conobbero il loro massimo momento di gloria. Naturalmente ad es­ sere incarcerati erano quasi sempre i “rossi” e quasi mai i “neri”, grazie all’intervento di alti ufficiali dei carabinieri e ad una magistratura di parte, che congiuntamente cercavano di limitare la detenzione dei pochi fascisti in­ carcerati. È questo ciò che emerge dalla ricerca che ho condotto presso l’Archivio Giudiziario della Pretura di Cortona, conservato presso l’Archivio Sto­ rico di quel comune. 81. Acs. Ministero dell’interno, PS, Agr 1921, b. 92.

Emblematiche di tale situazione sono le vicende, fra le tante esistenti, che vado a descrivere. Due fratelli socialisti, Pietro e Giovanni Corbelli, vennero arrestati a Cortona il 13 maggio 1921 in seguito ad una spiata fatta dai fasci­ sti locali ai carabinieri, come risulta dal loro stesso rapporto. Pietro fu trovato abusivamente in possesso di un coltello e, mentre veniva tradotto in carcere, suo fratello Giovanni tentò di strapparlo ai militi con offese e violenze, così che anch’esso fu arrestato82. Il 16 maggio il fascista Alessandro Cavilli, detto “Satana”, colto nella fla­ granza mentre ai giardini pubblici di Cortona tranquillamente sparava con una pistola illegalmente detenuta, fu solo denunciato a piede libero83. Non penso che sia necessario essere dei giuristi per rilevare la maggiore gravità dell’uno o dell’altro reato e i provvedimenti presi dalle autorità locali. Il 18 maggio, sempre a Cortona, fu arrestato in piazza Signorelli il sociali­ sta Augusto Ghelardi, dopo che aveva ripetutamente urlato all’indirizzo dei numerosi squadristi presenti: «Viva il comuniSmo, viva l’uguaglianza, non ve la darò mai la mia tessera del Psi». I fascisti per farlo tacere lo avevano ag­ gredito e percosso sotto gli occhi dei carabinieri, i quali, intervenuti per seda­ re gli animi, furono attaccati verbalmente dal socialista che, guadagnandosi così l’arresto, li apostrofò: «Vigliacchi, mascalzoni, viva l’uguaglianza, viva il comuniSmo»84. Vi furono successivamente numerosi procedimenti penali a carico di socia­ listi o comunisti, comunque sovversivi, per porto abusivo di coltello. Forse in quei giorni, più che in altri momenti, temevano per la propria incolumità per­ sonale. Così, in un clima di forte tensione sociale, esacerbato dai recenti contrasti politici, si svolsero il 15 maggio le elezioni politiche fortemente volute da Gio­ litti. I partiti della sinistra, socialisti ufficiali e socialisti comunisti si contrappo­ sero al Blocco Nazionale formato dai liberali, radicali, democratici e fascisti. Correvano, invece, per conto proprio i popolari e i repubblicani. Dal di­ scorso tenuto da un leader repubblicano a Cortona il 9 maggio: • Al fascismo che infuria in Italia getto il grido daH’amne. Attenti, voi che nobil­ mente rivendicaste i principi d’italianità! Il nostro popolo è circondato da arrivisti e speculatori, di gente asservita alle cricche ed agli affaristi. In mezzo a voi si infiltra­ no elementi monarchici conservatori per togliere al vostro movimento quel carattere risanatore che lo caratterizzò in principio85.

Nel frattempo i fascisti locali il 5 maggio, in piena campagna elettorale, con una grandiosa cerimonia a cui parteciparono numerose rappresentanze 82. 83. 84. 85.

Asce, Processi Penali 1921, RG 96. Ibidem, RG 94. Ibidem, RG 101. “La Parola Repubblicana”, 13 maggio 1921.

dei fasci di Umbria e Toscana, celebrarono l’inaugurazione del gagliardetto del Fascio di Combattimento di Cortona. I toni degli oratori che presero la parola nel corso della manifestazione erano già quelli tipicamente fascisti, in­ trisi di nazionalismo e di rivalsa contro il “bolscevismo” appena scacciato dal palazzo comunale. Gli interventi più energici furono quelli di due donne cor­ tonesi, Ines Toniti e Ida Lunghini, che conclusero le loro stentoree orazioni con invocazioni all’esercito, alla patria e a Mussolini. La situazione era ormai decisamente a favore del fascismo e nessun sog­ getto pubblico e privato volle rimanere escluso dai festeggiamenti, come di­ mostra l’eterogenea composizione del corteo che sfilò per le vie e piazze di Cortona86: - Banda cittadina; - Pompieri; - Gonfalone del Comune; - Reduci della Grande Guerra; - Garibaldini; - Società cortonese di Tiro a Segno; - Scuole di ogni ordine e grado; - Associazioni professionali; - Associazioni sportive, assistenziali e ricreative. Le rappresentanze di tutti i fasci di combattimento presenti alla cerimonia sfilarono in coda al corteo ed ultimo, per aver maggior rilievo, fece il suo in­ gresso in piazza Vittorio Emanuele il fascio di Foiano, che nell’occasione commemorò i martiri di Renzino. Le elezioni politiche si tennero il 15 maggio con il seguente esito87:

Risultati nella provincia di Arezzo

Partito

Socialista Popolare Comunista Repubblicano Blocco Nazionale

86. “L’Azione Democratica”, 21 maggio 1921. 87. Ibidem.

Voti 17.186 18.048 2.384 1.546 24.071

Eletti Partito

Socialista Popolare Blocco Nazionale ( 1 radicale, 1 fascista, 1 liberale, 1 agrario)

4 2

4

Risultati nel comune di Cortona

Partito Socialista Popolare Comunista Repubblicano Blocco Nazionale

Voti 1.767 852 72 233 2.919

Nonostante la forte avversione per le sinistre i repubblicani, dalle colonne del loro periodico cortonese del 22 maggio, denunciarono apertamente la ir­ regolarità delle elezioni, dovuta alle violenze e alle intimidazioni continue dei fascisti e, non ultima, alla corruzione “pescecanesca” dei rappresentanti del Blocco Nazionale. Anche i liberal-democratici, forse una delle ultime volte, condannarono recisamente la violenza fascista:

Lo scioglimento della Camera fu un atto arbitrario e portava nel grembo la propria condanna. I metodi governativi, già tristemente famosi negli annali della delinquenza politica, e le violenze fasciste, che eguagliarono o superarono ogni onesta ritorsione contro le follie comuniste, hanno provocato la più aperta reazione88. L’assetto politico rispetto alle elezioni del 1919 rimase però sostanzial­ mente immutato. Il risultato più evidente fu che Cortona non ottenne alcun deputato tra gli eletti dei vari partiti. Anche a livello nazionale l’esito della consultazione elettorale non fu quel­ lo sperato dallo statista piemontese, che così rassegnò le dimissioni. L’arre­ tramento della sinistra, infatti, fu nettamente inferiore alle sue previsioni: 138 seggi rispetto ai 156 delle precedenti elezioni del 1919; i popolari guadagna­ rono qualche posizione, 8 seggi, ma la novità di rilievo fu l’immissione negli

88. Ibidem.

organi parlamentari di 35 deputati fascisti, legittimandone così resistenza e la legalità a tutti gli effetti89.

Fascisti, Autorità Giudiziaria e Carabinieri Dopo le vittoriose elezioni i fascisti cortonesi pensavano di aver spezzato la resistenza socialista, ma gli scontri proseguirono con immutata frequenza e con maggior violenza che nel passato. Le autorità locali, con l’aiuto dei cara­ binieri, cercarono allora di disarmare i contendenti, o almeno una parte di es­ si, così che nel luglio 1921 in tutto il territorio del comune di Cortona ci fu­ rono ripetute perquisizioni di abitazioni, con numerosi sequestri di armi, arre­ sti e relative denunce a piede libero, soprattutto a carico di coloni e braccianti90. 11 4 luglio nella frazione Fratta vi fu uno scontro a fuoco, senza feriti, tra un fascista e il socialista Luigi Martini, che, ricercato, si dette alla macchia. Furono arrestati per favoreggiamento due suoi amici presenti al fatto91. Il 23 luglio nel pieno centro di Cortona quattro fascisti aggredirono con per­ cosse e minacce il gerente responsabile del periodico “Il Solco”, il socialista Giuseppe Fabrizi. Gli aggressori, Nello Rachini, Giuseppe Ricci, Pasquale Ric­ ci e Costantino Braccini, erano elementi del fascismo cortonese noti per le loro frequenti intemperanze. La vicenda non ebbe un seguito processuale perché il Fabrizi, dopo aver denunciato i suoi aggressori, fece remissione di querela92. Questo tipo di comportamento da parte della vittima sarà la prassi per qua­ si tutti i procedimenti penali contro i fascisti cortonesi, per il 1921 e per gli anni successivi. Esistono dunque, a mio parere, fondati motivi per credere che tali remissioni vennero estorte con la forza, perché il fenomeno fu troppo costante e generalizzato per essere spontaneo. Intanto l’ex sindaco Foscolo Scipioni, temendo per la propria incolumità fisica, viste le continue molestie dei fascisti, fu costretto a rifugiarsi a Roma. Il Presidente del Consiglio, allora, con telegramma del 13 luglio, ordinò al prefetto di Arezzo di permettere il suo rientro a Cortona: N. 16216 - Ex sindaco Cortona Foscolo Scipioni deve tornare sua città. Ora risie­ de Roma. È indispensabile Lei impartisca ordini rigorosi cui adempimento resta affi­ dato Sua diretta responsabilità per assicurare integrità personale predetto Scipioni. Questi partirebbe dopo che Lei mi avrà telegrafato dando assicurazioni. Attendo ri­ sposta per domani93. 89. F. Della Feruta, Storia del Novecento. Dalla “grande guerra" ai nostri giorni, Firenze, Le Monnier, 1993, p. 182. 90 Asce, Processi Penali 1921. 91. Acs, Ministero dell'interno, PS, Agr 1921, b. 92. 92. Asce, Processi Penali 1921, RG 152. 93. Acs, Ministero dell’interno, PS, Agr 1921, b. 92.

Ecco la risposta del prefetto di Arezzo inviata il 15 luglio: N. 674 - Commissario pubblica sicurezza Cortona, qui chiamato per istruzioni pre­ cise rigorosa vigilanza quell’ex sindaco Foscolo Scipioni, dichiarami occoregli, per provvedere continuo servizio incolumità personale di lui, assai odiato per soprusi e modi usati durante ex sindacatura, rinforzo trenta carabinieri, nonché sei agenti inve­ stigativi, intendendo fame invigilare la casa e accompagnarlo costantemente e dovun­ que, per evitargli sicure molestie. Poiché trattasi servizio continuativo, cui non sareb­ be possibile provvedere con forza disponibile, che occorrerebbe sottrarre servizio altre località provincia, prego disporre urgente invio predetti rinforzi, che ritengo necessari. Prego pure provvedere perché mi sia preannunciato arrivo predetto Scipioni94. Invece l’ex sindaco arrivò a Cortona senza preavviso, con grande stupore e disappunto del prefetto Limongelli. Il Ministero rispose che la richiesta di rinforzi era esagerata e che doveva essere riformulata indicando un numero inferiore c più ragionevole di carabinieri. Nonostante questa ulteriore precisa­ zione, il prefetto di Arezzo il 18 luglio insistette ancora sulla necessità di un congruo contingente di scorta allo Scipioni, che doveva essere composto, a suo dire e per il timore della reazione fascista locale, da 4 agenti investigativi e da 20 carabinieri. Quest’ultima richiesta il giorno seguente venne infine ac­ colta. I fascisti cortonesi non rimasero però a guardare in silenzio e in seguito ad una vibrante nota di protesta di Giuseppe Papini, segretario del fascio locale, nella quale si imputava allo Scipioni di compiere propaganda sovversiva con la protezione dei carabinieri di scorta, il prefetto di Arezzo con un lungo e particolareggiato telegramma il 25 luglio mise al corrente il Ministero dell’interno della situazione che si stava creando a Cortona. Con toni allarmi­ stici non escludeva che a causa del comportamento dell’ex sindaco socialista si sarebbero potuti verificare dei seri disordini:

Evidentemente egli tenta di riconquistare il dominio delle masse proletarie. Quan­ tunque l’opera dello Scipioni per la circospezione colla quale si svolge non sia perse­ guibile dalla legge, non ho tuttavia mancato di avvertirlo che non avrei tollerato che gli agenti messi a protezione della sua incolumità personale avessero assistito ad una larvata propaganda sovversiva. Tutto ciò ha eccitato gli animi degli aderenti ai partiti opposti, tanto più che lo Scipioni vanta senza mistero alte protezioni al ministero95. Nel frattempo gli scontri proseguivano in tutto il territorio cortonese. In quei giorni a Borgonuovo avvenne uno scontro a fuoco, nel quale ignoti fa­ scisti, con colpi di pistola e fucile esplosi contro alcuni simpatizzanti sociali­ sti, ferirono il colono Gino Biagiotti96.

94. Ibidem. 95. Ibidem. 96. Asce, Processi Penali 1921, RG 170.

Il 27 luglio a S. Lorenzo arrivarono a bordo di camion circa 60 fascisti umbri provenienti dai comuni limitrofi, con il preciso intento di far issare bandiere tricolori sulle trebbiatrici dei coloni. Vi furono colluttazioni ma sen­ za feriti da entrambe le parti97. Le scorrerie di squadristi umbri nel cortonese erano piuttosto frequenti perché potevano contare sul vantaggio di non essere riconosciuti e, soprattut­ to, il fatto di provenire da un’altra regione creava un conflitto di competenze tra i prefetti di Arezzo e Perugia. Nel momento in cui le autorità si scaricava­ no l’una con l’altra le responsabilità, di fatto i fascisti ne traevano beneficio perché in nessun modo, o almeno con grave ritardo, si indagava poi sui fatti e venivano presi i provvedimenti del caso. Nei primi giorni di agosto a Vaglie ci furono numerosi contatti tra fascisti e socialisti, anche scontri a fuoco, con feriti e contusi vari. I carabinieri, in­ tervenuti per ristabilire l’ordine, ferirono il socialista Mario Ragnini e arresta­ rono 8 sovversivi, così che fu evitata la rappresaglia fascista98. Anche coloro che poi diventarono i fiancheggiatori del fascismo, democra­ tici e liberali cortonesi, con l’editoriale del 10 luglio di “Azione Democrati­ ca” cercarono di dare una valida spiegazione logica e politica al fenomeno fa­ scista. In quelle righe, più che un’analisi sociale e politica, c’era la speranza, o l’intimo desiderio, che il fascismo sarebbe stato riassorbito dalle istituzioni; tuttavia traspare il timore, anzi, la paura che ciò non si sarebbe verificato e che ormai Mussolini e gli squadristi erano, e sarebbero stati, padroni incon­ trastati della piazza. Gli animi dei contendenti a Cortona non accennavano a placarsi. La sera del 16 ottobre in piazza Signorelli si scontrarono una ventina di cortonesi. di­ stribuiti in egual numero tra fascisti e socialisti. Anche i feriti, due o tre, e gli arresti si equivalsero, ma ciò in cui invece differirono fu il trattamento loro riservato dai carabinieri. I fascisti denunciati, arrestati e dopo poco rilasciati, furono Raffaello Patassini, Costantino Braccini, Lorenzo Grassi, Ferdinando Adreani e Antonio Cuculi, tutti di età compresa tra i 18 e i 21 anni. I sociali­ sti denunciati e arrestati furono Umberto Bigazzi, Antonio Tavanti, Picciotti Montineri, Osvaldo Lorenzini, Giacinto Corbelli detto “Cinchio” e Libero Caminetti. Costoro, a differenza dei “colleghi” fascisti, furono scarcerati solo il giorno successivo, dopo essere stati, a loro dire, brutalmente percossi dai militari per tutto il tempo della detenzione; a tali maltrattamenti avrebbero assistito il Tenente ed il Maresciallo dei carabinieri di Cortona99. Il deputato Sesto Bisogni, su segnalazione della sezione socialista cortone­ se, fece subito un’interrogazione parlamentare per chiedere chiarimenti sui gravi fatti avvenuti il 16 ottobre a Cortona. Il carteggio che seguì tra il Mini­ stero dell’Intemo e il prefetto di Arezzo è molto interessante: 97. Acs, Ministero dell'interno, PS, Agr 1921. b. 92. 9K. Ibidem. 99. Ibidem, Ministero dell’interno, Gabinetto Bonomi, Affari Generali, Ordine Pubblico, b. 1.

RISERVATO-CIFRATO N. 26931 L’Onorevole Bisogni ha inviato seguente schema d’interpellanza a S.E. Presidente Consiglio: «Interpello il Presidente del Consiglio Ministro deU’Intemo per sapere se è a conoscenza della gravissima situa­ zione politica nel Cortonese; se gli risulta che carabinieri fascisti commettano ogni sorta di sopraffazioni sulla pacifica popolazione; se ha avuto notizia di due corri­ spondenze da Cortona, apparse nel n. 157 del “Paese” (Giovedì 20 Ottobre 1921) e n. 251 dell’“Avanti!” (Venerdì 21 Ottobre 1921) nelle quali si denunciano fatti gra­ vissimi commessi da carabinieri contro innocenti cittadini arrestati a casaccio, dopo incidenti fra fascisti e socialisti e poi rilasciati perché risultati assenti da Cortona nell’ora del conflitto; se è venuto a conoscenza che tali cittadini furono, prima di es­ sere rilasciati, brutalmente maltrattati e bastonati a sangue dai militi della benemeri­ ta, presenti il Tenente ed il Maresciallo dei Carabinieri i quali assisterono cinicamen­ te alla turpe scena, irridendo impassibili ai poveri martoriati che urlavano spavento­ samente dando triste ed incivile spettacolo ai familiari e ai cittadini, che dal di fuori della caserma assistevano terrorizzati a tali oscenità; per sapere quali provvedimenti intende prendere contro i colpevoli di tali nefandezze e per restituire la libertà indivi­ duale ad ogni cittadino sino ad oggi conculcata dai fascisti e dai carabinieri in piena ripugnante connivenza». Prego V.S. favorire sollecite informazioni ed elementi ri­ sposta100. Il prefetto di Arezzo rispose con il rapporto n. 960 del 16 novembre nel quale, da buon burocrate, minimizzava l’accaduto, assicurando che la situa­ zione dell’ordine pubblico in quel comune, e più in generale nella provincia, non era affatto allarmante, cosa che invece volevano far credere i socialisti con la loro interrogazione parlamentare. Escludeva, quindi, qualunque coin­ volgimento delle forze dell’ordine e ribadiva la completa inaffidabilità delle dichiarazioni dei sovversivi arrestati che, secondo lui, tentavano di strumenta­ lizzare l’accaduto per mettere in cattiva luce l’operato dei carabinieri di Cor­ tona, nei cui confronti invece:

Nessun rilievo mi è occorso fare in proposito, in quanto che la loro azione è stata sempre improntata a scrupolosa imparzialità e serenità, non preoccupandosi essi che della tutela delle leggi, del mantenimento dell’ordine pubblico e della libertà dei cit­ tadini, prevenendo e, se necessario, reprimendo con la necessaria energia, ogni vio­ lenza o sopraffazione da qualsiasi parte compiuta101.

I primi giorni di dicembre i socialisti cortonesi contattarono ancora l’ono­ revole Bisogni, perché l’inchiesta su quella caserma, scaturita dalla sua inter­ pellanza, era stata fatta in modo approssimativo e con la precisa volontà di non dare un seguito all’azione penale. Allora gli inviarono un appunto, molto più particolareggiato, nel quale erano illustrati i comportamenti poco edifi­ canti che i carabinieri cortonesi, non esclusi i loro ufficiali e sottufficiali, era­ 100. ìbidem, Ministero dell’interno, PS, Agr 1921, b. 92. 101. Ibidem, Ministero dell'interno. Gabinetto Bonomi, Affari Generali, Ordine Pubblico, b. 1.

no soliti tenere fuori dal servizio. In sostanza chiedevano soddisfazione per i compagni brutalmente malmenati e «unicamente per non passare da minchio­ ni né io né te»102. Il deputato socialista trasmise subito al Ministero del l’interno la nota rice­ vuta da Cortona, accompagnandola con questa lettera datata 3 dicembre:

Egregio Commendatore Savini, per semplice comunicazione di ciò che succede a Cortona. Questo è uno dei piccoli episodi. In quella zona è ormai davvero il Messico. Non si può proprio far nulla? Ma proprio dovremo spiegare alla gente che non vi è né giustizia né autorità? Gradirei cenno di conferma. Saluti. Bisogni103. Il Capo di Gabinetto del Ministero dell’interno, dopo aver tranquillizzato l’onorevole Bisogni sulla scrupolosità delle indagini e sull’assoluta volontà di individuare i responsabili delle eventuali sevizie, il 7 dicembre chiese al pre­ fetto di Arezzo ulteriori chiarimenti:

RISERVATO-CIFRATO N. 30349 stop Circa fatti Cortona denunciati dall’On. Bi­ sogni, e su cui V.S. ha riferito, viene segnalato che capitano carabinieri inviato per in­ chiesta avrebbe omesso interrogare parti lese, designandosi come tali Montineri Ricciotti, Lorenzini Osvaldo, Corbelli Giacinto e Caminetti Libero stop Come autori as­ serite violenze vengono indicati carabinieri Spiti, Grechi, Maggini, Braschi, Cencini e altri stop Nello stesso tempo assumesi che contegno militi e graduati arma non dareb­ bero alcun affidamento di obbiettività e imparzialità stop Secondo quanto affermasi. Tenente Litardi e Maresciallo Setteposte accetterebbero in dono continue sommini­ strazioni di generi alimentari da parte fascisti agrari stop Soggiungesi che il Litardi sa­ rebbe in rapporti di evidente eccessiva dimestichezza col segretario fascio S. Caterina tal Vezio Paoletti, nella cui fattoria recherebbesi più volte la settimana per banchettare insieme con gli altri associati fascio stesso stop Prego V.S. disporre accurate indagini su tutte le circostanze suaccennate e riferirne esito al più presto possibile stop104.

Il prefetto di Arezzo impiegò più di tre settimane per rispondere e con il suo rapporto confermò tutto ciò che aveva riferito con quello precedente. Le istituzioni delio stato, dunque, fecero quadrato attorno ai carabinieri, i quali si difesero molto astutamente, prendendo tempo nelle indagini (non sarebbe stato più opportuno e trasparente affidarle alla polizia, visto che a Cortona esisteva un Commissariato di Pubblica Sicurezza?) e conducendole in modo approssimativo e con “mestiere”, approfondendo ciò che non era determinan­ te ai fini della loro colpevolezza e tralasciando di interrogare le reali vittime dei pestaggi «perché in quei giorni si trovavano assenti da Cortona». Dopo quasi tre mesi di indagini parlamentari, ministeriali, prefettizie e dei carabinieri, la vicenda si risolse con un nulla di fatto. Così rispose il Capo di Gabinetto Savini all’onorevole Bisogni il 5 gennaio 1922: 102. Ibidem. 103. Ibidem. 104. Ibidem, Ministero dell’interno, PS, Agr 1921, b. 92.

Onorevole Deputato, di seguito alla mia del 7 dicembre u.s. mi pregio farle pre­ sente che dalle ulteriori indagini disposte circa i fatti avvenuti a Cortona il 16 ottobre u.s. non è risultato alcun concreto elemento a carico dei militari dell’Arma di quella stazione. Diligentemente interrogate le persone che avevano formulate accuse di vio­ lenza contro i militi stessi non hanno fornito alcuna prova a fondamento delle loro asserzioni, né hanno saputo individuare i militi ai quali attribuirebbero i fatti denun­ ciati, essendosi invece limitati, anche sotto questo riguardo, ad affermazioni generi­ che e non controllabili. In tali circostanze, un provvedimento qualsiasi a carico dei militari indicati nella denuncia non avrebbe alcuna giustificazione perché non suffra­ gata dai necessari elementi di fatto. Nemmeno poi è risultato che il comandante e i militi della stazione di Cortona abbiano ricevuto somministrazioni di generi alimen­ tari o regalie d’altra specie da pane dei fascisti c degli agrari del luogo. Anche sulla condotta dell’attuale comandante di quella tenenza sono stati disposti opportuni ac­ certamenti senza, però, alcun risultato sfavorevole nei riguardi di lui. Consta solo, a quanto si assicura, che egli avrebbe preso parte ad una colazione nella fattoria di Santa Caterina insieme alle altre autorità governative e municipali di Cortona e dei comuni limitrofi, invitate dal gerente della fattoria ad assistere ad esperimenti di mo­ toaratura. Qualora, tuttavia. Ella sia in possesso di nuovi elementi di fatto, potrà sem­ pre, per ogni buon fine, segnalarmeli per gli eventuali ulteriori provvedimenti del ca­ so. Colgo l’occasione per confermarmi con distinta considerazione. Firmato Savini105.

A Terontola il 18 ottobre, a soli due giorni dalla vicenda prima descritta, i carabinieri si misero ancora in evidenza. Il milite Giuseppe Porcaro, nel cor­ so di una colluttazione con alcuni comunisti, uccise con un colpo di pistola Oliviero Giulierini, mentre cercava di arrestarlo. La magistratura, le forze po­ litiche del Blocco Nazionale e, ovviamente, i carabinieri difesero strenua­ mente il Porcaro e fu stabilita l’accidentalità del fatto, neppure l’involonta­ rietà, così che non fu aperto alcun procedimento penale a carico del carabi­ niere106. L’ex sindaco socialista Foscolo Scipioni intanto era tornato a vivere stabil­ mente a Cortona, riprendendo ad esercitare il mestiere di agente per la so­ cietà di assicurazioni “L’Aurora” di Milano. Era stato costretto a trasferire l’ufficio di rappresentanza nella propria abitazione, per timore dei continui fastidi da parte dei fascisti locali, che non avevano mai smesso di molestarlo e di provocarlo. Il 6 novembre il fascista cortonese Nello Rachini, uno dei più esagitati, venne a diverbio con lo Scipioni che era affacciato alla finestra di casa. Vola­ rono parole grosse e il Rachini assalì il carabiniere di guardia all’abitazione del socialista per impossessarsi del suo fucile, così da poterlo usare contro il rivale, ma senza riuscire a sopraffare il milite107. Anche in questo caso i rap­ 105. Ibidem, Ministero dell’interno, Gabinetto Bonomi, Affari Generali, Ordine Pubblico, 106. Ibidem e “L’Azione Democratica’’, 23 ottobre 1921. 107. Asce, Processi Penali 1921, RG 289.

presentanti dell’Anna di Cortona confermarono, se ce ne fosse ancora stata la necessità, il loro atteggiamento accomodante nei confronti dei fascisti, che potevano impunemente assalire un carabiniere per disarmarlo, reato che pre­ vedeva l’arresto, senza neppure essere denunciati. I socialisti, invece, per molto meno venivano arrestati e tenuti in prigione per diversi giorni se non per mesi. Per dovere di cronaca è giusto evidenziare che simile atteggiamento di connivenza non fu tenuto dal funzionario del Commissariato di Pubblica Si­ curezza di Cortona, il Vice Commissario Montarsi, il quale, pur non lesinan­ do arresti e denunce nei confronti dei socialisti, quando fu necessario fece al­ trettanto con i fascisti. Inoltre eseguì, finché le disposizioni ministeriali glielo consentirono, una scrupolosa vigilanza dell’abitazione dello Scipioni, il quale dichiarò, anche con richiesta scritta, di preferire per la sorveglianza domici­ liare gli agenti delia PS piuttosto che i carabinieri108. La violenza fascista in quei mesi si accanì soprattutto contro la stampa so­ cialista e comunista, così che il periodico aretino “La Falce” e quello corto­ nese “Il Solco” alla fine dell’aprile 1921 cessarono le loro pubblicazioni. In­ vece “La Parola Repubblicana” riuscì a sopravvivere ancora per tre mesi fino al 9 luglio 1921. Miglior sorte ebbe “L’Azione Democratica” che chiuse defi­ nitivamente i battenti solo il 10 febbraio 1923109. “L’Etruria” fu l’unica testa­ ta giornalistica a non essere sopraffatta dal fascismo e, pur scendendo ad ovvi compromessi, riuscì in qualche modo a convivere con il regime. Per comprendere, dunque, in modo chiaro ed inequivocabile l’atmosfera che si respirava ad Arezzo c in provincia sul finire dell’anno, è esemplare l’editoriale di apertura del primo numero del periodico fascista aretino “Gio­ vinezza”, a firma del direttore Alfredo Prilli:

In questo accesso d’imbecillità democratica la borghesia ha concesso il voto agli analfabeti, i quali avendo una mentalità da analfabeti non potevano votare che per il prete o per il socialista [...] Nella Valdichiana, ex rossa, i fasci devono fronteggiare una situazione delicatissima. Gli elementi bolscevichi sono fiaccati ma non domi; es­ si vanno svolgendo fra la massa dei contadini una subdola propaganda fatta di men­ zogne e di diffamazioni contro il fascismo. Bisogna attaccare il nemico nella sua stessa base e a questo hanno provveduto i fasci di Cortona, Foiano, Monte S. Savino, Castiglion Fiorentino e Lucignano facendo sorgere fasci e sezioni di fasci nelle loca­ lità agricole e conducendo fra i lavoratori della terra un’attiva propaganda di buon senso e di spirito nazionale. Così sono sorti i fasci agricoli, alcuni dei quali, come quello fortissimo di S.Caterina, non sono certo meno importanti dei fasci principali. I fasci della Valdichiana compiono un lavoro di accortezza politica veramente notevo­ le; occorre aiutarli, incoraggiarli, seguirli, rinforzarne la loro propaganda110.

108. Acs, Ministero dell’interno, PS, Agr 1922, b. 109. 109. “L’Etruria”, 10 gennaio 1926. 110. “Giovinezza”, 27 novembre 1921.

Anche i fascisti cortonesi erano consapevoli dell’importanza strategica del loro comune e della necessità di conquistare il consenso delle masse contadi­ ne, che costituivano la maggioranza della popolazione della Val di Chiana:

Il contadino, che aveva lasciato nel campo la vanga e l'aratro per correre dietro al­ la voce del Re che lo chiamava ai confini della Patria, lasciò nuovamente fra le zolle i suoi arnesi per darsi braccio e cervello al Fascismo, scrollandosi di dosso le teorie disfattiste che i bolscevichi avevano tentato di attaccargli. Staccò dal muro la dop­ pietta, mise nel taschino della giubba la pipa, cento franchi nella tasca della sottove­ ste, un pezzo di pane nero nella bisaccia e venne con noi a Roma pel Congresso del ’21, quando Bonomi lasciava infuriare lo sciopero generale e permetteva che, comu­ nisti, anarchici e guardie regie, ci tirassero addosso come ai tordi1,1. Il fascismo aretino era diviso in due fazioni frontalmente contrapposte, una capeggiata dal professor Alfredo Prilli, che costituiva la destra conservatrice, filomonarchica e contraria ad ogni compromesso di pacificazione con i socia­ listi, l’altra, la sinistra moderata del movimento, faceva riferimento a Giovan Battista Romboli ed era composta da fascisti della prima ora, ex combattenti e repubblicani, più incline ad un eventuale normalizzazione del fascismo e al­ la sua trasformazione in partito111 112. I fascisti di Cortona, allineati su quest’ultima posizione, erano guidati da Giuseppe Papini. Era un giornalista che scriveva articoli di una certa impor­ tanza su testate locali e soprattutto editorialista del periodico fascista “L’Az­ za”, l’organo dei fasci italiani di combattimento della provincia di Arezzo, di­ retto appunto da Giovan Battista Romboli, il cui primo numero risaliva al 5 maggio 1921. Dalle colonne di questo giornale, l’unica pubblicazione fascista della provincia perché “Giovinezza” uscì soltanto dopo la sua chiusura, Papi­ ni condusse una battaglia personale contro le dissidenze interne al movimen­ to e contro la borghesia aretina attendista:

Noi siamo, è bene dirlo forte, quelli del 1914. È una parola un po’ dura, questa, per gli orecchi di certa gente; ma non sappiamo proprio cosa farci! Abbiamo fondato questo giornale cinque mesi fa. Era un tentativo audace. Il fascismo era ancora mal compreso, allora, nella nostra provincia. Ma non importava. Bisognava vincere. E, per far ciò, bisognava combatte­ re. Abbiamo combattuto: contro tutto e contro tutti! Per cinque mesi abbiamo tenuto alta questa nostra bandiera «con mani grifagne e pure». Abbiamo vinto113. Il fascismo cortonese, quindi, schierato con la conente propensa ad una sua trasformazione in partito, per bocca del Papini dichiarò il suo programma 111. Ibidem, 19 novembre 1932. 112. G. Bronzi, Il fascismo aretino da Remino a Besozzo, Cortona, Editrice Grafica l’Etruria, 1988, p. 13. 113. “L’Azza”. 20 settembre 1921.

politico nell’imminenza del Terzo Congresso Nazionale Fascista che si sareb­ be tenuto nel novembre a Roma:

Molti dicono che sono troppi i partiti in Italia: altri dicono che noi non possiamo crearne uno nuovo: terzi e quarti vogliono stabilire che dovremo accodarsi ad un par­ tito già costruito e in perfetto assetto di funzionamento. Pigliamoli tutt’insieme questi critici e rispondiamo: Quale può essere il partito che può incorporare il fascismo? Nessuno! Non il conservatorismo logoro, incartapccorito che non vede al di là di vecchie formule stanche e decrepite. Non il socialismo bolscevizzante che nega la natura e l’essenza della Pania. Non il partito popolare che vuol mescolare, per affari­ smo di sacrestia, un sentimento religioso con una tendenza democratica di falso co­ nio. Non il repubblicanesimo giacobino che, laddove è un fatto compiuto, rimane al­ lo stato di cristallizzazione. Non l’anarchismo che sovverte senza costruire. Non il nazionalismo che nato all’ombra di Roma è eminentemente conservatore e monarchi­ co. Non il liberalismo che è una scuola chiusa rigidamente nelle sue formule precise come una ricetta. Ma io dirò che il fascismo ha qualche cosa di queste gradazioni perché le raggrup­ pa e le unisce. È vicino al nazionalismo perché come esso ha vergine il sentimento nei destini della Patria in continua marcia per l’elevazione della sua razza. È vicino a quel so­ cialismo che intende la emancipazione degli umili e la valorizzazione delle energie collaborative in unione con l’indiscusso sentimento nazionale. È vicino a quella scuola mazziniana per la continua aspirazione al perfezionamento delle nostre attitu­ dini. È vicino al liberalismo che non teme l’evoluzione in senso lato. In una parola è una forza che sorte da questo crogiolo, il partito di domani. Noi, camminatori di sempre, piglieremo il nostro fardello intellettuale e andremo a Roma: diremo, a cuore aperto come oggi, quello che pensiamo di noi e di questo nuovo partito su cui si posano i destini della Patria in senso ideale, della razza in senso materiale114.

Da quel congresso nacque il Partito Nazionale Fascista, che per prima cosa abbandonò la pregiudiziale repubblicana e non volle dar seguito alla politica di pacificazione sociale con i socialisti. Anche nella nostra provincia prevalse l’adesione alle scelte del nuovo partito di Mussolini, così che Romboli e la sua “sinistra”, della quale facevano parte i fascisti cortonesi, furono in larga parte estromessi dalla conduzione tecnica e politica del partito. Il periodico “L’Azza” cessò le pubblicazioni e, come prima accennato, il suo posto fu preso da “Giovinezza”, diretto dal vittorioso professor Alfredo Frilli115. Le sorti amministrative del comune di Cortona, dopo la cacciata dei socia­ listi, erano state affidate nel maggio del 1921 al commissario prefettizio Vit­ torio Martelli, un mediocre funzionario dal carattere piuttosto apatico, che in poco tempo, forse a causa del suo pigro atteggiamento non proprio in linea con le aspettative dei fascisti, riuscì ad attirarsi le antipatie di tutte le forze politiche dei blocchi nazionali. 114. Ibidem. 115. G. Bronzi, Il fascismo aretino da Remino a Besozzo, cit., p. 14.

L'ordine pubblico all’inizio del nuovo anno era praticamente immutato e le azioni squadristiche, sempre più frequenti, trovavano la strenua ed ormai inuti­ le resistenza dei socialisti e comunisti cortonesi, che furono fiaccati più dalle forze dell’ordine e dalla magistratura locale che dalla forza degli avversari po­ litici. I primi giorni del gennaio 1922, infatti, nel comune di Cortona i carabi­ nieri, nel corso di una vasta operazione di «repressione del porto abusivo di armi», operarono decine di denunce e relativi sequestri di armi, coltelli, pistole e fucili, in danno di operai e contadini, forse tutti simpatizzanti socialisti. Nello stesso mese si ripeterono analoghe operazioni, questa volta anche con arresti. Una statistica del Ministero dell’interno relativa al periodo com­ preso tra il 21 dicembre 1921 e il 5 febbraio 1922, descriveva la seguente si­ tuazione per la provincia di Arezzo116: - Porti d’arma revocati n. 57; - Armi sequestrate n. 8 fucili, n. 11 rivoltelle, n. 36 bastoni animati e coltel­ li, n. 1 sfollagente, n. 1 mitragliatrice con 5 kg di cartucce; - Arresti n. 17; - Deferimenti A.G. n. 24. Ma la zona più “calda” del comune rimaneva la città, dove fuori dal Circo­ lo Operaio il 2 gennaio dei fascisti cortonesi assalirono e malmenarono il so­ cialista Giovanni Gnerucci il quale, dopo aver denunciato i più facinorosi, Guido Patassini e Giuseppe Papini, nel maggio dello stesso anno fece remis­ sione di querela, forse perché i tempi ormai erano cambiati117. L’8 gennaio squadristi cortonesi assalirono c malmenarono a Camucia Angio­ lo Sorci. I responsabili Giuseppe Papini, Guido Patassini, Emilio Roccanti, Um­ berto Cherubini e altri non meglio identificati, furono tutti denunciati dall’aggredito, che come al solito dopo un paio di mesi fece remissione di querela118. Lo stesso giorno a Cortona la vittima fu Ferdinando Finocchi e gli assali­ tori i medesimi di prima, con la variante di Costantino Braccini al posto del Roccanti e Ferdinando Adreani al posto del Papini. Anche in questo caso vi fu la querela e la sua immancabile remissione. La sera del 25 gennaio scoppiò una rissa prolungata in città tra sedici fa­ scisti e un solo socialista, Libero Caminetti, con relativo suo arresto per pre­ sunte lesioni ad un fascista. Fu picchiata fino a farle perdere i sensi anche la madre dello stesso Caminetti. I fascisti erano Giovanni Passavanti, Mario Serri, Raffaello e Guido Patassini, Costantino Braccini, Pasquale Ricci, Giu­ seppe Lignani, Giovanni Corbelli, Lorenzo ed Ettore Grassi, Pierino Poivani, Alessandro e Silvio Cavilli, Ferdinando Adreani, Giuseppe Mariotti e Riccar­ do Paolucci. Al processo tenutosi il 10 maggio, il socialista Caminetti, che nel frattempo si era fatto diciassette giorni di carcere, fu completamente as116. Acs, Ministero dell'interno. Gabinetto Bonomi. Affari Generali, Ordine Pubblico, b. 1. 117. Asce, Processi Penali 1922, RG 19. 118. Ibidem, RG 28.

solto per non aver commesso il fatto; invece solo 3 fascisti, Guido Patassini, Passavanti e Braccini, furono puniti con lievi condanne119. Sempre quel 25 gennaio le violenze non si limitarono ai fatti prima de­ scritti, ma vi fu un’ulteriore aggressione contro il socialista Umberto Passalacqua, che fu percosso violentemente e in momenti diversi da una decina di fascisti, pressappoco gli stessi di prima. Il giorno del processo, celebratosi come l’altro il 10 maggio, furono distribuite molte assoluzioni e i condannati, a pene detentive da uno a due mesi con la condizionale, furono Guido e Raf­ faello Patassini, Lignani, Paolucci, Braccini e Seni120. Questi ultimi erano due fascisti noti per la loro esuberanza ed entrambi erano stati anestati nonostante le annunciate manifestazioni di piazza dei fa­ scisti locali, che per giorni protestarono contro la loro cattura. Dopo la lieve condanna ebbero l’ovvia solidarietà dei fascisti cortonesi, mentre quelli areti­ ni nel numero di "Giovinezza” del 21 maggio diedero ai due camerati l’ap­ poggio incondizionato della redazione. L’avvocato di fiducia dei socialisti era un loro deputato umbro, che terminato il processo «circondato da poliziotti e carabinieri ripartì, ossequiato da un gruppo di socialisti, per Perugia»121. I democratici cortonesi, non potendo per onestà intellettuale fare finta di non vedere quello che accadeva davanti ai loro increduli occhi, così scriveva­ no su “L’Azione Democratica” a proposito della “furia socialcomunista”: Fu possibile perfino veder scritto per i muri: Abbasso l’Italia, Italiani fate schifo! “l’unica causa della violenta, rabbiosa e devastante reazione fascista” Si ebbe uno scoppio di reazione, ed avemmo il fascismo. Anime generose d’italiani, irritati e of­ fesi dal cinico disprezzo in cui i sacrifici loro venivano tenuti, presero la controffen­ siva e fu davvero grandiosa. Ed anche il fascismo in molti casi degenerò dal primiti­ vo compito, e l’impulsività generosa ed anche il sacrificio di giovani esistenze anda­ rono più che in olocausto per gli interessi della Patria, per quelli di una classe122.

In sostanza auspicavano la realizzazione di una tanto agognata pacificazio­ ne sociale, della quale essi si dichiaravano fautori e garanti allo stesso tempo. Così cercarono di coinvolgere la popolazione in un progetto comune, come la realizzazione di un monumento ai caduti nella Grande Guerra. Fin dal 1921 era molto sentita a Cortona questa necessità e, infatti, risaliva al 18 dicembre di quell’anno la costituzione di due comitati, uno esecutivo e l’altro d’onore. Questa è la lettera che venne inviata ai cortonesi più in vista affinché aderis­ sero all’iniziativa:

Il giorno 20 settembre del corrente anno, quando il Comitato Cittadino costituito per le onoranze centenarie a Dante e Francesco Benedetti era prossimo a terminare 119. 120. 121. 122.

Ibidem. RG 84. Ibidem, RG 85 e Acs, Ministero dell’interno, PS, Agr 1922, b. 109. “L’Etruria", 14 maggio 1922. “L’Azione Democratica”, 15 gennaio 1922.

l'opera propria, durante il banchetto che fu offerto alle Autorità e Rappresentanze in­ tervenute alla solenne cerimonia di quel giorno, fu da alcuni presenti e particolar­ mente dallo stesso On. Sanocchi lanciata l’idea che la Giunta Esecutiva del Comitato medesimo anziché sciogliersi, come avrebbe portato la cessazione del suo compito, rimanesse in carica per organizzare un nuovo Comitato Generale, che dovesse pro­ muovere l’erezione in Cortona di un Monumento ai caduti della grande guerra. Terminate le feste Dantesche e sciolto il Comitato che le aveva curate, la Giunta Esecutiva del Comitato stesso si è accinta alla nuova sua incombenza, fiduciosa nell’aiuto di tutti i concittadini. Già le note di sottoscrizione per lo scopo generoso hanno cominciato a ricoprirsi di firme, così da dare la speranza che la nobile iniziati­ va potrà giungere forse in breve a buon compimento. Ora però occorre per prima co­ sa organizzare la vasta impresa che diventerà certamente al più presto impresa pode­ rosa, costituendo il nuovo Comitato Generale: questo a sua volta formerà poi un Co­ mitato d’Onore, e nominerà dal suo seno la sua Giunta Esecutiva, alla quale la Giun­ ta attuale sarà lieta di rimettere l’opera iniziata e di dare il contributo della sua attiva cooperazione. E intenzione dei promotori che il Monumento riesca opera in tutto degna della Città di Cortona e delle sue nobili tradizioni artistiche, nonché del fatto grandioso che esso dovrà commemorare e dei generosi che saranno per esso ricordati e glorifi­ cati. Dovrà essere il simbolo della memoria e della gratitudine dei Cortonesi, degno di stare a fianco della Cappella Votiva eretta dalla pietà dei Concittadini in S. Mar­ gherita, e tale che le due opere insigni possano a vicenda completarsi: nell’una la fe­ de dei nipoti pregherà pace agli artefici della più grande Italia, e i nomi generosi si svolgeranno in radiosa teoria dinanzi agli occhi riverenti: sull’altro la carità di patria porterà fiori e vessilli e la memoria perenne si vivificherà nelle patriottiche comme­ morazioni. Nella certezza che la S.V. 111.ma per lo zelo delle cose paesane e per l’alto senso di patriottismo che la distinguono non vorrà negare alla nobile iniziativa l’appoggio della sua adesione, la Giunta Esecutiva ha proposto di porre il suo nome fra i compo­ nenti del costituendo Comitato Generale, e la prega perciò di voler intervenire alla prima adunanza del Comitato stesso che avrà luogo Domenica 18 dicembre alle ore 10,30 nel salone del Consiglio Comunale gentilmente concesso, o di mandare per quel giorno la sua adesione123.

Ma già il 29 gennaio 1922 i due comitati si sciolsero per mancanza di par­ tecipazione da parte dei privati cittadini e degli enti pubblici locali. Gli stessi fascisti cortonesi rifiutarono la loro adesione per non unirsi «ai negatori della patria, ai disfattisti della guerra e della vittoria, ai denigratori dell’esercito vittorioso e dei gloriosi capi, agli assenti al milite ignoto»124. 11'5 febbraio però si costituì un nuovo e più duraturo comitato, che riscuotendo la fiducia di tutti, forze politiche e popolazione, riuscì a portare a termine la realizza­ zione del monumento, che venne inaugurato nell’ottobre del 1925, con una solenne cerimonia che più avanti descriverò meglio.

123. Biblioteca Comunale e dell’Accademia Etnisca di Cortona, coll. 1060/24. 124. “Giovinezza”, 22 gennaio 1922.

La città di Cortona aveva un numero di abitanti nettamente superiore a quello attuale e ciò spiega, in parte, la più alta frequenza di risse tra le mura rispetto a quelle che si verificavano nelle frazioni e nelle campagne. Di segui­ to i dati demografici dell’epoca125:

6° censimento della popolazione al 1 dicembre 1921. Comune di Cortona Abitanti Abitanti nel capoluogo Censimento del 1911 Saldo attivo

30.385 3.283 29.696 689

I luoghi di divertimento e di aggregazione sociale erano adeguati alla den­ sità abitativa del centro cittadino. Esistevano infatti126: - Chalet del Parterre, caffè e sala da ballo; - Circolo Benedetti; - Circolo Operaio; - Circolo Garibaldi; - Circolo Cattolico; - Cinema Nazionale; - Cinema Fortunello; - Teatro Signorelli; - Teatro Galeotti; - Sala da ballo “La Brillante”; - Sala da ballo “La Moderna”; - Sala da ballo “La 5 Aprile”; - Sala da ballo “Il Topo Bianco”; - Sala da ballo “La Magnifica”. Ma a complicare la situazione ci si mise anche il commissario prefettizio Cav. Martelli, il quale il 27 febbraio fu il bersaglio di una vibrante manifestazione cit­ tadina capeggiata dai fascisti, perché aveva consentito che la stazione ferroviaria di Camucia avesse cambiato la sua denominazione, da Cortona a Cortona-Camucia. I cortonesi, dunque, si erano imbestialiti per la decisione e per le scuse addotte da quel funzionario, che non condivideva la gravità del fatto. Anche ad Arezzo giunse l’eco della disputa tra Camucia e Cortona. Il fa­ scio provinciale nella circostanza offrì il proprio sostegno morale a quello di Cortona, appoggiando in pieno l’iniziativa presa e facendo delle insinuazioni sulla presunta fede fascista del commissario prefettizio di quel comune127. Allora un comitato spontaneo di cortonesi, con a capo i fascisti, si recò dal 125. ‘‘L’Azione Democratica”, 11 febbraio 1922. 126. “L’Etruria”, 30 luglio 1922. 127. “Giovinezza”, 5 marzo 1922.

prefetto di Arezzo, di recentissima nomina, riferendo sull’accaduto e sul profondo malessere dell’intera popolazione, generato dalla gestione comunale «incompetente e inconcludente» del Cav. Martelli. In quella sede venne ri­ chiesta in maniera ufficiale e definitiva la sostituzione di quel commissario, che puntualmente avvenne con l’affidamento del nuovo incarico al Cav. Accatino Celso128. Il nuovo funzionario si mise subito alacremente all’opera, cercando di risolvere nell’immediato i problemi più urgenti: acquedotto, tassa sulla famiglia, occupazione in città e nelle campagne. In merito alle dimissioni del commissario Martelli, a titolo di cronaca e cu­ riosità, devo aggiungere che dopo sedici anni gli stessi fascisti che ne aveva­ no chiesto la rimozione, per una vicenda analoga fecero fuoco e fiamme, af­ finché gli abitanti del centro cittadino accettassero senza fare tante storie il cambiamento del nome di un’altra stazione ferroviaria, da Cortona a Terontola-Cortona129. Emerge da “L’Azione Democratica” dell’ 11 giugno che Cortona, nel pas­ sato, aveva sempre sofferto nei periodi estivi di penuria di acqua potabile e che nessuna delle amministrazioni precedenti, tranne quella democratica, si era mai presa a cuore la questione dell’approvvigionamento idrico della città. La disperazione degli amministratori comunali per la scarsità dell’acqua raggiunse il parossismo quando, nell’ottobre del 1925, affidarono le loro resi­ due speranze ad un frate francescano rabdomante, che asseriva di aver trovato due vene d’acqua nel piazzale antistante la basilica di S. Margherita. Così il sindaco fascista Montagnoni dichiarò che al più presto sarebbero dovuti co­ minciare i lavori per l’incanalamento di queste sorgenti, con grande vantag­ gio per tutta la cittadinanza 130. Il religioso rabdomante, un cappuccino, si chiamava Innocenzo da Piovana e infatti con il suo bastoncino di olivo trovò l’acqua al Sodo, a Ronzano, alla Fratta, al Riccio, al Campaccio, alla Pietraia, a Borgonuovo, a Cignano, a Ca­ stel Girardi e a Scarpaccia. Tutti questi ritrovamenti avvennero il 22 gennaio 1926, di fronte ad una commissione comunale nominata per l’occasione. Grande fu la festa di popolo per la scoperta delle sorgenti d’acqua, così che finalmente sarebbe stato possibile alimentare senza problemi la città e le fra­ zioni131. Dopo poco tempo il direttore de “L’Etruria” sarcasticamente titolò che i lavori per portare alla superficie le acque del “Nilo” cortonese al marzo 1926 non erano ancora iniziati132. Intanto nel territorio del comune di Cortona le violenze non accennavano a diminuire. La sera del 1 marzo 1922 a Terontola una decina di fascisti fecero 128. “L’Azione Democratica”, 11 marzo 1922. 129. “Cortona Fascista”, numero unico della “Pro Cortona”, 24 dicembre 1938. 130. “L’Etruria”, 22 novembre 1925. 131. Ibidem, 31 gennaio 1926. 132. Ibidem, 1 marzo 1926.

irruzione nella casa di Giuseppe Zucchini, dove bastonarono ripetutamente il figlio comunista e, sparando diversi colpi di pistola, fuggirono dopo aver dato fuoco ad un pagliaio. I carabinieri, come al solito, non seppero individuare i responsabili, così che per trovarli e punirli il prefetto di Arezzo fu costretto ad affidare le indagini al funzionario di Pubblica Sicurezza in servizio a Cor­ tona. Nel giro di soli tre giorni furono identificati e denunciati otto fascisti, i cui nomi non sono menzionati nel telegramma prefettizio inviato il 7 marzo al Ministero dell’Intemo155. Il 12 marzo a Cortona il socialista Libero Caminetti fu aggredito da un gruppo di fascisti, istigati da Giuseppe Papini e Pier Leone Poivani, detto “Pierino”. Furono tutti assolti il 19 luglio nonostante i numerosi testimoni154. Una nuova rissa si verificò in pieno centro cittadino il 9 aprile e vi parteci­ parono i fascisti Ferdinando Adreani, Giuseppe Lignani, Ettore Grassi, Ric­ cardo Paolucci e Fortunato Poivani, tutti di età compresa tra i 17 e i 19 anni, contro i “socialcomunisti” Marino Borgni, di anni 16, e Alberto Rossi, di an­ ni 20. Oltre alle botte vi fu anche un inseguimento, con l’esplosione di colpi di rivoltella da parte del fascista Adreani contro Pasquale Borgni che era ve­ nuto in difesa del fratello, ma senza conseguenze. Come al solito, nonostante le numerose testimonianze, furono emesse condanne per le lesioni e assolu­ zioni per le pistolettate155. Il giorno successivo, sempre a Cortona, il fascista Dino Adreani assalì il socialista Ettore Crivelli, gli strappò di dosso un fazzoletto rosso che portava sul vestito, vi sputò dentro e lo minacciò gravemente. Dopo la querela il fa­ scista fu condannato per aver spossessato il Crivelli del fazzoletto, ma assolto relativamente alle minacce per non aver commesso il fatto156. Sempre in evidenza Ferdinando Adreani, che fu denunciato per aver strac­ ciato il 30 aprile un manifesto del partito socialista che riguardava i festeg­ giamenti del primo maggio e per aver minacciato i presenti al fatto157. Ancora un’aggressione di un gruppo di fascisti contro un socialista. Giu­ seppe Papini, Fortunato Poivani, Pier Leone Poivani e Ferdinando Adreani, la sera del 30 aprile davanti al Circolo Operaio di Cortona assalirono il sociali­ sta Giovanni Passalacqua con pugni, calci e una bella bastonata alla testa che lo fece rimanere a terra privo di sensi. Naturalmente all’udienza del 19 luglio vi fu remissione di querela e logica assoluzione per tutti158. Ho motivo di sospettare che tali atti giudiziari superstiti siano stati mani­ polati dopo l’avvento del fascismo, perché, stranamente, in quasi tutti i pro-133 138 137 136 135 134 133. 134. 135. 136. 137. 138.

Acs, Ministero deH’Intemo, PS, Agr 1922, b. 109. Asce, Processi Penali 1922, RG 49. Ibidem, RG 80. Ibidem, RG 72. Ibidem, RG 83. Ibidem, RG 86.

cedimenti in cui le responsabilità dei fascisti sono più che chiare e questi poi vengono assolti per remissione di querela, i fogli della cartella esterna sono posticci, rifatti, aggiunti in un secondo tempo, incollati. Per esempio, in que­ st’ultimo procedimento le pagine sono tutte numerate progressivamente a ma­ no; sulle ultime invece mancano i numeri, vi sono chiari segni di taglio e non c’è la sentenza in originale, ma solo una copia conforme del 20 luglio 1929, di ben 7 anni successiva. Per i crimini commessi dal 1919 a tutto il 1922, assassini!, ferimenti, ag­ gressioni, bastonature, risse, devastazioni di abitazioni, negozi, tipografie, se­ di di giornali, municipi, camere del lavoro, uffici pubblici, ecc., i fascisti di tutta Italia, e quindi anche quelli di Cortona, furono amnistiati da Mussolini, fresco Presidente del Consiglio, con il R.D. n. 1641 del 22 dicembre 1922, perché reati commessi «per fine nazionale»139. Se per i socialisti e i comunisti cortonesi la vita non era facile, altrettanto si può dire per una parte di quei rappresentanti della chiesa che non accetta­ rono supinamente la prepotenza fascista. Dopo aver ricevuto numerose prote­ ste da parte del clero e di alcuni partiti politici, il Ministero dell’interno ave­ va disposto che il prefetto di Arezzo riferisse sulle aggressioni patite dai par­ roci, specialmente nelle campagne, ad opera di fascisti. 11 buon funzionario rispose che quanto riferito al superiore ministero non corrispondeva al vero, che le proteste dei sacerdoti erano del tutto fuori luogo e che non rispecchia­ vano la realtà della situazione. Ma ciò che sorprende è la motivazione addotta dal prefetto in merito ad eventuali disordini che si sarebbero potuti verificare per colpa del clero locale: L’elemento fascista, anche in seguito alla continua opera di pacificazione qui svolta dalla Prefettura e dalla Questura, generalmente non assume atteggiamenti di offesa per la altrui libertà; ma la conciliazione non viene secondata da alcuni parroci che, animati da un eccessivo spirito di combattività, adoperano talvolta linguaggio intemperante verso i fascisti, creando uno stato d’animo che ha determinato qualche incidente140. Infatti dalla cronaca del “Corriere d’Italia” del 30 aprile 1922 si apprende che il giorno precedente ad Arezzo c’era stata una vera e propria battaglia, con un unico aggressore, i fascisti, contro gli inermi parroci e popolari, il tut­ to a suon di bombe a mano, bombe incendiarie, fucilate e colpi di pistola. Meno male che il prefetto faceva opera di pacificazione tra i violenti preti e i fascisti. Sempre in quel giornale c’era un accorato appello alla pace del ve­ scovo di Arezzo Emanuele Mignone, ma soprattutto un invito alle autorità e al Governo perché prendessero seri e decisi provvedimenti contro queste inu­ sitate violenze fasciste. 139. Ibidem, RG 192. 140. Acs, Ministero dell’Interno, PS, Agr 1922, b. 109.

Faccio un salto in avanti di qualche mese ma, dato il contesto precedente, ritengo opportuno descrivere un fatto che si verificò nelle campagne cortonesi. Il 28 gennaio 1923 nella piccola frazione di Pietraia, vi fu una vile aggres­ sione ai danni del parroco Don Claudio Santucci perpetrata da cinque fasci­ sti, i quali, dopo aver costretto il sacerdote a bere una gran quantità di olio di ricino, lo minacciarono di morte con delle pistole e infine lo bastonarono sel­ vaggiamente. I responsabili furono subito arrestati ed il prefetto mise in evi­ denza che, essendo vacante l'autorità fascista provinciale, a livello locale non poteva esserci una direzione politica unitaria e che azioni di questo genere si sarebbero comunque ripetute. Per difendere il prestigio del partito fascista, Mussolini era da poco al governo, il prefetto dette le più ampie assicurazioni che avrebbe vigilato costantemente, con l’aiuto di tutte le forze dell’ordine disponibili, affinché la situazione non degenerasse141. Nel 1925 i fascisti cortonesi effettuarono in tutto il comune ispezioni e controlli meticolosi, con aggressioni e bastonature, alla ricerca dei distintivi dei Giovani Cattolici. Il 14 aprile di quell’anno nella frazione S. Martino fu percosso e ferito anche l’ex ufficiale Luigi Brachi, perché non volle obbedire all’ingiunzione di alcuni squadristi che volevano si togliesse il predetto di­ stintivo142. Negli anni successivi il regime fascista, nonostante il successo dei Patti Lateranensi, esercitò un continuo e pressante controllo sull’operato del clero, dai vertici alla base, con tutti i mezzi leciti ed illeciti, perché non tollerava la pericolosa concorrenza della “innocua” propaganda della Chiesa e delle sue associazioni. Vista la posizione periferica della Diocesi di Cortona, la respon­ sabilità e la conduzione del controllo ricaddero sui carabinieri del luogo, i quali non si tirarono indietro e svolsero con solerzia i compiti che i vari pre­ fetti gli affidarono nel tempo. Numerose, infatti, furono le informative riguardo ai vescovi e prelati della zona, come per la lettera inviata 1’8 luglio 1931 dal vescovo di Cortona Ric­ cardo Carlesi al Vaticano, che fu debitamente intercettata e copiata dai cara­ binieri cortonesi per il successivo invio al prefetto di Arezzo. Ciò perché le autorità non riuscivano a capire se il vescovo di Cortona fosse ostile o favore­ vole al regime: «Il Carlesi è persona molto astuta ed intelligente, non dimo­ stra atteggiamenti contrari al regime, ma neanche nettamente a favore. Riesce molto bene a dissimulare i suoi reali convincimenti»143. Tornando alla fine dell’aprile 1922, per un paio di mesi, dopo un lungo pe­ riodo di lotte, a Cortona gli scontri ebbero una tregua. Gli abitanti della città e del contado si stavano preparando per la festa di Santa Margherita, ricor­ renza religiosa molto sentita nella zona, ancora oggi celebrata due volte l’an­ 141. Ibidem, Ministero dell'interno, PS, Agr 1923, b. 80. 142. “L’Etruria”. 26 aprile 1925. 143. Asa, Prefettura di Arezzo. Archivio di Gabinetto, n. 3, Cat. 5, Culto e attività del clero.

no, a febbraio e alla fine di maggio. I festeggiamenti erano già cominciati il 23 aprile con una grande festa campestre a Cortona, seguita da un corteo me­ dievale e una Giostra del Saracino, nella quale si sfidarono 5 cavalieri dei rio­ ni cittadini, con viva e numerosa partecipazione di cortonesi144. Il 28 maggio, giorno della ricorrenza religiosa, vi fu l’inaugurazione della Cappella Votiva ricavata all’intemo della basilica di Santa Margherita a ricordo dei caduti cortonesi nella Grande Guerra. Per costruirla si era reso necessario l'abbattimento di un’intera parete della chiesa, così da lasciare lo spazio per la costruzione di un tempietto. Al suo interno la parete centrale fu bellamente af­ frescata dal pittore Osvaldo Bignami, che raffigurò i soldati cortonesi raccolti in preghiera davanti alla Santa e a Gesù Crocifisso. Vi erano poi dipinti gli stemmi araldici di tutte le città redente e di quelle dove più aspri erano stati i combattimenti. Alle pareti laterali, tutto intorno alla Cappella, vi iscrissero i nomi di tutti i soldati cortonesi morti, ordinati per luogo di residenza. In “Azione Democratica” dell’ 11 giugno è interessante il resoconto del cronista, perché è scevro da toni anche solo vagamente fascisti. Nei mesi pre­ cedenti, invece, quella redazione si era sperticata in articoli compiacenti sulle attività dei fasci locali e sulle loro imprese squadristiche. La consacrazione della Cappella avvenne in un contesto tipicamente mili­ tare, con la partecipazione delle compagnie dei giovani di Castiglion Fioren­ tino e Cortona che stavano ultimando il corso annuale di istruzione premilita­ re, delle associazioni combattentistiche, delle autorità locali e nazionali. Solo i fasci di combattimento cortonesi non si fecero vedere alla cerimo­ nia. Considerati i tempi è estremamente singolare che essi si siano lasciati sfuggire un’occasione del genere per farsi e fare propaganda. Sta però a si­ gnificare che essi ancora non avevano completamente omologato tutto il pa­ norama sociale e politico.

Ultime lotte socialiste e conseguenze della Marcia su Roma Anche se in un primo momento i liberal-democratici avevano approvato la violenza del movimento fascista, perché valido baluardo contro il pericolo rosso, all’inizio dell’estate del 1922 si resero definitivamente conto del suo vero volto, dei suoi concreti obbiettivi e di chi stava realmente dietro a Mus­ solini. Presero allora decisamente posizione contro il fascismo, auspicando la tanto agognata e ricercata pacificazione con i socialisti. A tale scopo pubblicarono su “L’Azione Democratica” un articolo firmato da Giuseppe Papini, l’ex segretario politico del fascio di Cortona, sostituito recentemente dall’aretino Alfredo Frilli145, condividendone i contenuti e l’analisi politica: 144. “L’Azione Democratica”, 30 aprile 1922. 145. “L’Etruria”, 28 maggio 1922.

L’articolo porta un’impronta di pacificazione in questo travagliato periodo di vita e partendo da opposte considerazioni giunge a coincidere con il pensiero nostro altra volta esposto su queste colonne in merito al fascismo e alle sue ragioni di essere e al­ le sue tralignazioni, e implicitamente ammette che il movimento ideale fascista abbia servito alle cricche conservatrici per rafforzare privilegi vacillanti, intaccati dalle basi dal movimento sindacale146.

I fascisti cortonesi, approfittando del vuoto di potere locale e delle conti­ nue crisi governative nazionali, cercarono di estromettere i socialisti che an­ cora erano presenti negli enti pubblici della zona. Il 16 giugno dodici squadristi, non identificati, fecero irruzione nell’istituto Agrario “Vegni”, situato nella frazione Capezzine, per impartire una lezione a suon di bastonate all’insegnante Giulio Morici, reo di aver proferito frasi po­ co riguardose nei confronti del fascismo. Ma, non trovandolo, per rappresa­ glia si dettero a compiere atti vandalici aH’intemo della scuola, visto che an­ cora era amministrata e diretta dai socialisti Vannuccio Faralli e Foscolo Scipioni147. Soprattutto quest’ultimo era continuamente molestato dai fascisti lo­ cali, che la sera del 26 giugno presero a sassate la sua casa e inveirono contro lui e la sua famiglia per tutta la notte. Sebbene l’abitazione fosse vigilata dai carabinieri, fu il solerte Commissario di Pubblica Sicurezza Montorsi a de­ nunciare diciassette fascisti, naturalmente sempre i soliti, anche se nel fasci­ colo non c’è la successiva sentenza148149 . Intanto la sinistra italiana, ormai debole e divisa al suo intemo, cercò di mobilitare e compattare tutte le forze democratiche e antifasciste nazionali proclamando uno “sciopero legalitario” per i primi tre giorni di agosto. L’ini­ ziativa non ebbe il successo sperato anche per la scarsa adesione dei lavorato­ ri, intimoriti dall’ondata di spedizioni degli squadristi che in tutta Italia si re­ sero responsabili di numerose aggressioni e di violenti scontri con socialisti e comunisti. A Cortona il primo di agosto trascorse abbastanza tranquillo, se si eccettua un’isolata incursione fascista nella frazione di Creti, dove furono manganella­ ti e minacciati con le armi alcuni contadini simpatizzanti socialisti che, vo­ lendo aderire allo sciopero, avevano sospeso la trebbiatura. Ma il giorno suc­ cessivo numerose squadre d’azione, provenienti dalle campagne e dai comuni limitrofi, misero a soqquadro l’intero centro cittadino. Grazie ai particolareggiati rapporti del prefetto di Arezzo e al contributo della stampa socialista dell’epoca, è possibile ricostruire in modo obbiettivo ciò che avvenne a Cortona in occasione dello sciopero generale del 2 agosto 1922149;

146. 147. 148. 149.

“L’Azione Democratica”, 2 luglio 1922. Acs, Ministero dell'interno, PS, Agr 1922, b. 56. Asce, Processi Penali 1922, RG 171. Acs, Ministero detrimento, PS, Agr 1922, b. 56.

N. 19319. Da Arezzo li 2 agosto 1922 ore 24 - Roma arrivato ore 4,30 del 3 ago­ sto 1922. In frazione Torreone di Cortona fascisti, entrati nell’abitazione dei coniugi Saccenti, socialisti, li percossero di bastone, producendo loro lesioni guaribili in dieci giorni. Contemporaneamente altri fascisti invadevano abitazione altri due socialisti, commettendo violenze senza conseguenze e sparando colpi di rivoltella contro la ca­ sa. Accorsi un funzionario ed Arma RR. Carabinieri, procedettero arresto tre fascisti, identificandone un altro. Temesi concentramento fascisti chiamati dai paesi vicini. Per impedirlo ed evitare altre violenze, non ho potuto inviare sul posto che trenta guardie regie ma, essendo richiesti altri rinforzi, prego disporre che gruppo legione Firenze, cui mi sono rivolto, invii urgenza qui almeno cinquanta carabinieri, di cui potrò servirmi per altri bisogni, essendo militari Arma già insufficienti pei molteplici servizi, fra cui vigilanza ferrovie. Prefetto Enrico Cavalieri.

Dopo circa tre settimane il prefetto di Arezzo inviò un lungo e definitivo rapporto alla Direzione Generale della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno:

N. 866 - Div. 1. [...] Benché le nuove indagini confermino le informazioni da me fomite, do un più completo ragguaglio dei fatti stessi. 11 giorno 1° agosto nessun se­ gno di sciopero si ebbe in Cortona e la giornata trascorse nel più perfetto ordine. Al­ la sera il Direttorio del Fascio locale pubblicò un manifesto, col quale avvertiva di aver rassegnato i poteri ad un Comitato Segreto di azione. La mattina del 2 i fascisti locali si riunirono nella loro sede col proposito, come avevano deliberato la sera pre­ cedente, di impedire eventuali violenze da parte di operai, che avessero cercato di trascinare i lavoratori allo sciopero. Però essi non ebbero bisogno di intervenire, poi­ ché tutti gli operai si recarono regolarmente al lavoro. Solamente verso le ore 10 al­ cuni muratori e manovali occupati in lavori eseguiti in economia dal Comune, alle­ gando frivoli pretesti e simulando malattie, abbandonarono il lavoro. Alle ore 12,30 circa, mentre il muratore socialista Sansatini Nazzareno fu Biagio, di anni 53, trovavisi nei pressi della piazza Vittorio Emanuele a parlare con altri due muratori, ai quali, a quanto egli afferma, stava dicendo di essere costretto a fare scio­ pero per forza, perché disoccupato, fu avvicinato da un fascista e rimproverato di ec­ citare gli operai allo sciopero. Fra i due avvenne un vivace scambio di parole e, poi­ ché il fascista fece atto di alzare il bastone, il Sansatini parò il colpo con la mano e con un pugno colpì leggermente il fascista al sopracciglio. Il fascista rispose allora con una bastonata colpendo il Sansatini alla testa, in seguito di che egli cadde a terra, ove da altri fascisti accorsi venne ripetutamente colpito a pugni e calci. Mentre ac­ correvano i carabinieri il Sansatini veniva accompagnato all’Ospedale, perché gron­ dante sangue, ed il fascista protetto dai suoi compagni, si dava alla fuga inutilmente inseguito. |...J Verso le ore 15 comparvero improvvisamente in città numerosi fasci­ sti della campagna e di Comuni limitrofi. [...] Poco dopo le ore 16, due fascisti si re­ carono nella bottega del fruttivendolo Zampagni Natale sita sulla piazza, ove trovavi­ si la Guardia Municipale Cantini Azeglio. Il Cantini fu affrontato aspramente dai due fascisti, uno dei quali lo riprese dicendogli «Che cosa sta osservando, mascalzone? Quando ci sono i fascisti lei non deve starci». Il Cantini a tali parole per prudenza si allontanò, ma aveva fatto appena pochi passi che fu raggiunto dall’altro fascista, il quale, gridandogli ripetutamente “Spia del Commissario”, gli diede un pugno alla te­ sta e poscia gli tirò una bastonata colpendolo sulla rivoltella che il Cantini aveva al fianco. Subito dopo si avvicinarono ad un’altra Guardia Municipale, in licenza di

convalescenza, e perciò vestita in abito borghese e senza distintivi, che stava ai piedi della gradinata esterna di accesso al Municipio. Uno dei due gli chiese se era una Guardia Municipale ed alla risposta affermativa l’altro, che gli si era messo alle spal­ le, gli diede una bastonata alla testa. Giunse poi in città la notizia che nella frazione Torreone una comitiva di parecchi fascisti stava compiendo una rappresaglia contro il socialista, ex assessore. Saccenti Odoardo. 11 Commissario di PS Montorsi si recò subito sul posto, ma i fascisti erano già fuggiti. Si accertò che i fascisti, in numero di sei o sette, armati di bastoni e di ri­ voltelle, verso le ore 17,30 si presentarono all’abitazione del Saccenti e, trovatolo che stava lavorando, gli chiesero se era il padrone, cioè il Saccenti. Alla risposta af­ fermativa si diedero a percuoterlo con bastoni. Alle grida accorsero la figlia e la mo­ glie Guerrini Annunziata, ma quest’ultima fu pur essa bastonata, mentre la ragazza venne soltanto minacciata di rivoltella. Il giovane Cipollini Antonio che stava lavo­ rando col Saccenti si salvò con la fuga. Il Saccenti e i suoi famigliati non conoscono il motivo della rappresaglia e nessuno di coloro che li percossero, ma ritengono siano individui della pianura. Mentre si procedeva alle indagini del caso il Commissario di PS fu informato che in via Guelfa erano stai sparati diversi colpi di rivoltella e che gravi incidenti si veri­ ficavano colà. Accorso immediatamente sul posto, ove fu raggiunto dal Comandante della locale Tenenza dei Carabinieri con alcuni militari, apprese che, verso le ore 19, il falegname Lorenzini Osvaldo, ex assessore socialista, che aveva lavorato tutta la giornata, dopo aver chiuso la sua bottega, si dirigeva al Circolo Operaio per sorbirvi un caffè, quando, giunto in piazza Signorelli, si accorse di essere rincorso da alcuni fascisti, non tutti di Cortona. Allora si diede alla corsa, sempre inseguito dai suddetti che lo minacciavano e insultavano e raggiunse la sua abitazione, ove riuscì a rinchiu­ dersi. Gli inseguitori tentarono allora di abbattere la porta con una leva di ferro. Il Lorenzini allora, temendo che la porta cedesse, raggiunse il tetto e si diede alla fuga riuscendo a sottrarsi alle ricerche. Gli stessi individui, visto riuscire inutili i loro sforzi, passarono nella vicina via Guelfa e, veduto il giovane socialista Migliacci Dardano alla finestra, lo invitarono a scendere. Al rifiuto di costui tentarono d’invadere l’abitazione, ma non vi riuscirono perché la sorella del Migliacci fece in tempo a chiudere la porta. Fu allora che fra le proteste e le grida della gente accorsa, i ripetuti individui tirarono diversi sassi contro la finestra, rompendo tutti i vetri e spararono contro la finestra diversi colpi di rivol­ tella, allontanandosi poi di corsa. Dalle indagini subito esperite si venne alla identificazione dei forestieri che per­ cossero le guardie municipali e che inseguirono il Lorenzini nelle persone di Graverini Bruno, Vecchio Giorgio di Arezzo, Pierangeli Aldo, nato a Cortona e domiciliato ad Arezzo e certo Coppelli Giovanni. In seguito a tali risultanze furono subite inizia­ te le ricerche per il loro arresto, ma essi si erano già allontanati. Furono invece arre­ stati Patassini Guido e Poivani Pier Leone di Pier Leone per correità nelle violenze contro il Lorenzini ed il Migliacci, e Poivani Fortunato di Cortona e Baldi Giona di Perugia per misure di PS. E mentre costoro venivano tradotti alla Caserma dei Cara­ binieri, certo Patassini Raffaello oltraggiò il Tenente dei Carabinieri Signor Litardi, e perciò venne anch’egli tratto in arresto. Gli arresti in parola dettero luogo ad un gra­ vissimo fermento nell’elemento fascista, per far fronte al quale non potetti inviare che trenta guardie regie. Il fermento cessò dopo che furono rilasciati tutti i fascisti ar­ restati, meno che il Patassini Raffaello, autore dell’oltraggio al Tenente dei Carabi­ nieri. [...] A spiegare il forte contrasto esistente tra i fascisti e i socialisti di Cortona

ricorderò che solo in quel comune è rimasta in piedi la Camera del Lavoro, mentre tutte le altre Associazioni socialiste già esistenti nei centri operai della Provincia (Arezzo, S. Giovanni Valdamo, Cavriglia ecc.) furono distrutte o si dovettero scio­ gliere da tempo in seguito alla violenta azione fascista. Ho dato ancora una volta energiche disposizioni perché sia evitato il ripetersi di incidenti e perché si eviti in particolar modo ogni molestia all’ex Sindaco Scipioni, che è molto inviso ai fascisti sia per la propaganda che continua a svolgere, sia per le corrispondenze non sempre ispirate a grande serenità. Si noti infatti che la corrispondenza sui fatti in parola ha occupato sull’“Avanti!” maggiore spazio che non le notizie degli episodi di Milano, di Genova, di Parma ecc.150.

Così l’“Avanti!” descrisse quei fatti: Una giornata di terrore a Cortona. Numerosi feriti e contusi. Fascisti arrestati e... rilasciati. Sono stati aggrediti e feriti i seguenti nostri compagni ed amici: Sansatini Nazzareno, di anni 61, ferocemente affrontato e malmenato da una decina di... italia­ ni, ferito alla testa e contuso in varie parti del corpo. Saccenti Odoardo, ex assessore comunale, aggredito nella propria casa, in pieno giorno, da altra turba di italiani, fu bastonato a sangue. Guerrini Annunziata in Sac­ centi, moglie del suddetto, ferocemente e brutalmente malmenata per essersi intro­ messa in soccorso del marito. Anche le figlie di questi, Silvia e Olga, furono vilmen­ te terrorizzate e minacciate di morte con le rivoltelle alla gola. La guardia municipale Lepri Adelmo ebbe una tremenda bastonata al capo. La guardia municipale Cantini Azeglio fu bastonata e ferita. Altra guardia, Lucattini Umberto, attivamente ricercata per tutto il giorno, fu costretta a darsi alla latitanza. Furono inoltre minacciati c malmenati Brunori Giovanni, presidente della Società operaia, il muratore Rossi Umberto e certo Scanni che è un povero demente. Il com­ pagno Lorenzini Osvaldo, presidente del Circolo operaio ed ex assessore comunale, mentre veniva minacciato di morte da un forte nucleo di fascisti, che tentarono pure scassinargli la porta dell’abitazione, riuscì a fuggire da una finestrina del tetto gettan­ dosi da un camino. L’operaio Guerri Abramo potè porsi in salvo da una finestra della propria abitazione e la di lui moglie, terrorizzata, fu colta da convulsioni epilettiche. Contro la casa Migliacci, dopo aver gettato varie pietre alle finestre, furono sparati numerosi colpi di rivoltella, ai quali potè miracolosamente scampare Migliacci Bar­ dano e la di lui sorella Margherita. Moltissimi altri operai che transitavano per le strade, venivano minacciati e rincalciati. Tutto quanto sopra, incredibile a dirsi, è avvenuto in pieno giorno! A lode del ve­ ro, le autorità locali con pochissima forza pubblica a disposizione, hanno fatto del lo­ ro meglio per evitare un maggiore spargimento di sangue. Sono stati arrestati certi Pierino Poivani, Patassini Guido detto il “Nanneri” e suo fratello Raffaello, ma per l’intromissione di qualche alta protezione, i primi due sono stati rilasciati ed il terzo trattenuto in arresto per oltraggio alla forza pubblica151.

I socialisti Osvaldo Lorenzini e Dardano Migliacci denunciarono una deci­ na di fascisti con una querela circostanziala, con un buon numero di testimo­ 150. Ibidem. 151. “Avanti!”, 6 agosto 1922.

ni e l’assistenza dell’avvocato Leto Morvidi. Il processo, quindi, sembrò met­ tersi piuttosto male per i fascisti; invece il loro avvocato Girolamo Ristori, futuro podestà di Cortona, fece in modo che la verità e le responsabilità degli avvenimenti venissero stravolte, grazie soprattutto all’impiego di testimoni compiacenti trovati all’ultimo momento. Tra questi si distinsero dei carabi­ nieri che contribuirono in maniera determinante a provare l’estraneità e l’in­ nocenza dei fascisti. Poi, come al solito, le querele dei socialisti vennero riti­ rate poco prima del processo, così che gli imputati furono quasi tutti assolti per non aver commesso il fatto o per insufficienza di prove, nonostante che i capi di accusa nella fase istruttoria fossero più di quindici. Con sentenza del 29 gennaio 1923, in ottemperanza alla citata legge del dicembre 1922, tutti gli imputati furono amnistiati152. Prima dell’inizio del processo la sezione cortonese del partito socialista in­ viò una lettera all’onorevole Giulio Cavina, nella quale veniva con forza in­ vocata un’inchiesta per fare definitivamente luce sugli atti terroristici e sulle violenze fasciste che si erano verificati il 2 agosto a Cortona. Si chiedeva inoltre che fossero stigmatizzate le connivenze di alcuni apparati locali dello stato, responsabili, soprattutto i carabinieri, di essere troppo tolleranti con i fascisti e di accanirsi invece con i “sovversivi”. Venne richiesto, non a caso, l’intervento di un funzionario di Pubblica Sicurezza e non il solito alto uffi­ ciale dei carabinieri, in considerazione del fatto che un loro maggiore, Anto­ nio De Romanis, in relazione amorosa con la sorella di uno dei fascisti più facinorosi, lo avrebbe per ben due volte rimesso in libertà dopo che era stato arrestato per le solite scorribande. L’onorevole Cavina, dunque, esercitò delle forti pressioni presso il Ministero dellTntemo che aprì subito un’inchiesta sull’accaduto, affidandola al prefetto di Arezzo che così riferiva: Contro il Maggiore Cav. De Romanis non è la prima volta che la Sezione sociali­ sta di Cortona muove censura di parzialità; ma anche io, come già i miei predecesso ­ ri, debbo dichiarare l’accusa destituita di ogni qualsiasi fondamento. Un fratello del Cav. De Romanis sposò una signorina di Cortona, sorella di due fascisti, dalla quale ha avuto due figli, affetti da tubercolosi come il padre, che è deceduto tempo addie­ tro. La madre si è ritirata in famiglia ed ha completamente abbandonato i due bambi­ ni, che sono rimasti a carico dello zio, maggiore De Romanis, il quale, per tale con­ dotta della cognata, è in urto con questa e con tutti i suoi parenti. In ogni modo alla scarcerazione dei fascisti, arrestati il 2 agosto scorso, rimase completamente estraneo il De Romanis, e lo stesso arresto è prova delle istruzioni rigidissime che egli ha dato ai suoi dipendenti. Comunque, il Cav. De Romanis è stato trasferito alla Legione Al­ lievi Carabinieri di Roma, e tra qualche giorno raggiungerà la nuova residenza, co­ sicché verrà a cadere ogni motivo di sospetto nella Sezione socialista di Cortona153.

152. Asce, Processi Penali 1922, RG 192. 153. Acs, Ministero dell'interno, PS, Agr 1922, b. 56.

La stampa fascista cercò di minimizzare la gravità dei fatti di Cortona, pri­ vilegiando la descrizione del clamoroso insuccesso, in sede locale e naziona­ le, delle tre giornate di sciopero proclamate dalla sinistra154. Dai primi di settembre le camicie nere di tutta Italia cominciarono la loro mobilitazione, che proseguì per tutto il mese di ottobre fino all’apoteosi fina­ le della marcia su Roma. Numerose, quindi, furono le prove di forza che Mussolini volle dare alla nazione, prove generali che si ripeterono un po’ do­ vunque. Il 20 settembre ci fu ad Arezzo l’adunata generale di tutti i fasci di combattimento della provincia155 e analoga manifestazione fu programmata per i primi di novembre a Cortona per tutti i fasci della Val di Chiana156. Sen­ tendosi ormai sufficientemente forti e non incontrando più quasi alcuna resi­ stenza, oltre 700 fascisti si dettero appuntamento i primi di ottobre a Cortona, con il preciso scopo di chiedere con forza la sospensione definitiva del servi­ zio di vigilanza domiciliare e di tutela dell’incolumità fisica dell’ex sindaco socialista Foscolo Scipioni. Grazie a questa risoluta e imponente manifesta­ zione, con comizio di gerarchi, corteo di camicie nere, fanfara cittadina e re­ lativo ultimatum alle autorità dello stato, i fascisti dopo pochi giorni ottenne­ ro soddisfazione157. La tanto attesa prova di forza risolutiva si ebbe il 28 ottobre, giorno in cui i fascisti di tutta Italia, con il velato appoggio dei settori più importanti delle istituzioni liberali, dell’esercito e degli stessi Savoia, conquistarono il potere. La marcia su Roma, nonostante l’agiografia fascista l’abbia sempre presenta­ ta come il momento culminante della rivoluzione, fu una impresa con un gra­ do di rischio piuttosto scarso, tanto che la maggioranza dei partecipanti si recò nella capitale in treno o con mezzi di fortuna. Mi preme adesso descrivere come vissero i cortonesi quei frenetici mo­ menti. Con grande fortuna sono riuscito a trovare un articolo giornalistico pubblicato proprio nelle ore immediatamente precedenti alla realizzazione dell’impresa fascista. Così commentava “Il Dovere”, l’organo del partito libe­ rale della provincia di Arezzo:

Ultim’ora. La Marcia Fascista su Roma. Da questa notte è incominciata la marcia dei fascisti su Roma. L’avvenimento, che in modo tanto repentino ha troncato ogni discussione sulle direttive della politica italiana, è di un’importanza e di una gravità tale da non permettere in questo momento un qualsiasi giudizio, perché troppo siamo sotto l’impressione del fenomeno rivoluzionario. I fascisti ci hanno fatto sapere che il loro movimento non è né contro la Patria, né contro il Re. Noi liberali ne prendiamo atto. Ci auguriamo che il fascismo non esuli dal compito che si è assunto; il rinnovamento cioè, morale ed economico dell’Italia158. 154. 155. 156. 157. 158.

“Giovinezza”, 13 agosto 1922. Ibidem, 10 settembre 1922. Ibidem, 22 ottobre 1922. “L’Etruria”, 8 ottobre 1922 e “L’Azione Democratica”, 22 ottobre 1922. “Il Dovere”, 28 ottobre 1922.

È più che evidente che l’atteggiamento dei liberali era dettato dall’opportu­ nismo, perché ancora non avevano la certezza assoluta del positivo esito della spedizione. Allo stesso tempo dai toni del cronista si intuisce che le cose era­ no da tempo predisposte e che, salvo imprevisti, i giochi erano ormai fatti. Nel numero successivo il periodico liberale salutò con gioia il nuovo astro fascista:

Per virtù di balda giovinezza, onore di nostra lena, si è compiuta la nuova grande rivoluzione spirituale che ha segnato il tracollo di tutte le vecchie bagasce politicanti di Montecitorio; rovina e disonore d’Italia. 11 cammino iniziatosi con Vittorio Veneto continua. Gloria agli eroi di ieri, gloria agli eroi di oggi. Gloria a chi la Patria ha eternamen­ te scolpito nel proprio cuore. Gloria agli umili di ieri, ai grandi di oggi. Al nuovo Governo, espressione viva delle migliori energie, il nostro saluto augurale. Ci guidi, con sicura mano, verso più alti destini: noi saremo pronti ad ubbidire. E con noi do­ vrà ubbidire tutto il popolo, ché la fortuna d’una Nazione è riposta nella armonica fu­ sione tra capi e gregari. Evviva! Per la vittoria fascista!159

Dopo la marcia su Roma il professor Alfredo Prilli fu nominato nuovamente direttore del periodico fascista aretino “Giovinezza”, che così titolava: «Dopo la rivoluzione senza colpo ferire il fascismo riprende la via della conquista»160. Anche la restante stampa locale si lasciò andare a simili toni trionfalistici per la svolta politica che il fascismo aveva dato al paese. Non si allineò sola­ mente “L’Azione Democratica”, che non fece nessun accenno alle vicende nazionali di quei giorni e si limitò a commentare solo la cronaca cortonese più spicciola, evitando di esprimersi su temi politici. Grande fu la partecipazione di elementi aretini e cortonesi alla marcia fa­ scista, come d’altronde nel resto della Toscana, regione tra le più fasciste d’Italia. La Federazione dei Fasci di Combattimento della provincia di Arez­ zo al dicembre 1922 era strutturata in sedici zone (poi quindici), contava novantadue fasci161 e il comune di Cortona, che costituiva la terza zona, ne comprendeva dieci162: III zona di Cortona 1. Camucia 2. Capezzine 3. Chianacce 4. Cortona 5. Manzano 6. Mercatale 159. 160. 161. 162.

Ibidem, 4 novembre 1922. “Giovinezza”, 5 novembre 1922. Ibidem. 3 dicembre 1922. Asa, Pnf, b. 1, f. 4, Fascio di Arezzo.

7. 8. 9. 10.

Santa Caterina - Fratta Tavamelle - Borgo Terontola Val d’Esse

Gli squadristi cortonesi che il 28 ottobre parteciparono alla marcia su Ro­ ma furono ben ottantacinque, di cui ventidue del fascio cittadino163, e il 6 gennaio 1923 vennero tutti premiati nel corso di una solenne cerimonia al Teatro Signorelli, con medaglie d’oro e d’argento coniate per l’occasione164. Il primo novembre, giorno in cui fecero ritorno, vi furono in città oltre ai ca­ lorosi festeggiamenti anche dei tafferugli con due comunisti piuttosto com­ battivi. Gli scontri proseguirono fino al Circolo operaio, dove i fascisti fecero irruzione con relativa distruzione di mobilio e bandiere rosse. Decretarono così la chiusura del locale ed apposero un cartello con scritto “Circolo Fasci­ sta”165. Il prefetto di Arezzo il 7 novembre comunicò al Ministero dell’inter­ no che in merito alla chiusura del Circolo operaio i suoi soci, comunisti e so­ cialisti, si erano accordati con il direttorio del Fascio di Cortona sulla modifi­ ca del proprio statuto, perché «contrasta con l'attuale momento politico», co­ sì da evitare la chiusura del locale166. Il 12 novembre si tenne a Cortona la tanto attesa adunanza dei Fasci della Val di Chiana, nel corso della quale prestarono giuramento circa duemila fa­ scisti. Il corteo che si snodò per le vie principali della città, al suono della fanfara comunale, era così in ordine disposto167: - Fascisti ciclisti; - Gonfalone comunale di S. Marco; - Commissario prefettizio Dott. Celso Accatino; - Giudice Gabrielli; - Onorevole Gino Sarrocchi; - Conte Giuseppe Landò Passerini per il Fascio di Firenze; - Professor Andreucci; - Avvocato Girolamo Ristori per il Partito Liberale; - Avvocato Pietro Frincia Segretario Politico del Fascio di Cortona.

-

Seguivano rappresentanti: Forze dell’Ordine; Associazione Mutilati; Associazione Combattenti; 163. 164. 165. 166. 167.

Ibidem, b. 10, f. 3, Squadristi della provincia di Arezzo. Acs, Ministero dell'interno, PS, Agr 1923, b. 80. Ibidem, Ministero dell’interno, PS, Agr 1922, b. 56. Ibidem, b. 109. “L’Etruria”, 26 novembre 1922.

-

Associazione di Tiro a Segno; Società Operaia; Confraternita della Misericordia; Pubblica Assistenza; Ospedali Riuniti; Cooperativa di Lavoro; Circolo Operaio; Circolo Benedetti; Comitato Monumento ai Caduti; Associazione Liberale; Circolo Cattolico; Orfanotrofio Maschile; Avanguardia del Fascio “Balilla”; Avanguardia del Fascio di Camucia; Fascio Femminile di Cortona in camicia nera; Fascio di Montepulciano; Fascio di Bettolle; Fascio di Castiglion Fiorentino; Banda Cittadina; Fascio di Cortona e a seguire tutti i fasci del comune; Fascio di Tuoro.

Tenne il primo discorso una donna della nobiltà agraria cortonese: Uno squillo di tromba impone il silenzio e la gentile ed intelligente signorina Te­ resa Crocioni, che tanto onore sa fare alla distinta sua famiglia, e madrina dei ga­ gliardetti di Val d’Esse, toglie il velo ai vessilli tra l’entusiasmo generale e l’inchino dei fascisti, quindi pronunzia il seguente discorso: «Fascisti! Una nuova schiera di giovani ardimentosi e fieri, è oggi con voi: i forti, i buoni della Valle d’Esse! Fascio Val d’Esse! Così il gagliardetto che oggi si inau­ gura e che io commossa consegno alla nuova falange, insieme ai vessilli Cinini e Sauro, provando tutte le ansie e la gioia di questa maternità! Spiegateli alti, nel cielo purissimo di questa nostra Italia e in nome di questi eroi che caddero per il santo ideale della patria, custoditeli gelosamente! Che l’ascensione cominciata e coronata con tanto successo, dia ora i suoi frutti, frutti di pace, di lavoro, di grandezza! Scorgo nei vostri cuori l’entusiasmo che non vacilla e intravedo la nuova era di pace che ci sorride. Vittorio Veneto ha segnato i sacri confini d’Italia; la marcia su Roma ha dimostra­ to che se l’Italia è fatta, sono fatti anche gli Italiani! Il mondo intero guarda voi, o fa­ scisti, guarda a noi italiani, e chi non si sente fascista in quest’ora solenne? O morti del Grappa, del Piave, dell’Isonzo, o Milite Ignoto, aleggiate col vostro puro spirito su di noi, oggi è la vostra, è la nostra apoteosi! Avanti, avanti o fascisti, la strada intrapresa è la buona, è la vera; bisogna perse­ verare. Per l’Italia nostra, eia, eia, alalà!»168 168. Ibidem.

Seguirono gli interventi di vari esponenti fascisti, poi fu la volta dei libera­ li cortonesi per bocca dell’avvocato Girolamo Ristori e, consacrando la re­ staurazione del capo naturale di una gerarchia sociale tipica dell’Ancien régime, lesse la formula del giuramento il cortonese conte Giuseppe Landò Pas­ serini. I festeggiamenti terminarono con un rancio per la truppa, preparato e servito ai giardini pubblici del Parterre, e alle personalità fu offerto un son­ tuoso pranzo presso l’Hotel National di Cortona. Le forze della sinistra assistettero incredule e impotenti a questo spiega­ mento di forze e capirono che la loro sconfitta era ormai irrimediabile. L’uni­ co scontro si ebbe nel pomeriggio a Camucia, dove alcuni squadristi percos­ sero brutalmente Francesco Della Scala perché si era rifiutato di bere l’olio di ricino. Tra gli assalitori fu identificato Domenico Ceccarelli e, successiva­ mente, anche Umberto Berti che poi fu arrestato. Dal carteggio prefettizio dei giorni successivi risulta che i fascisti cortonesi scesero in piazza e inscenaro­ no furiose dimostrazioni in favore dell’arrestato e dei suoi complici, così che le autorità, per loro stessa ammissione, si guardarono bene dall’arrestare altri fascisti. 11 prefetto addirittura aggiunse che quello attualmente in carcere sa­ rebbe stato al più presto messo in libertà onde evitare guai peggiori169. Questa era la situazione politica e sociale, questo il difficile clima in cui si svolse la campagna elettorale per le elezioni amministrative, fortemente volu­ te da Mussolini fin dall’agosto, che si tennero il 26 novembre 1922. A Cortona non vi presero parte i socialisti, i popolari e neppure i democra­ tici, e il Blocco Nazionale si presentò con un listone unico formato da fasci­ sti, combattenti, liberali e piccoli proprietari (agrari), denominato “Unione Nazionale per gli Interessi Amministrativi del Comune di Cortona”. I demo­ cratici cortonesi mostrarono chiaramente di non avere molto interesse per quelle elezioni: La lista del blocco non avrà competitori e nessuna lista di minoranza si presenterà a contendere il posto di lotta. Note retrospettive non ne facciamo per quanto sarebbe­ ro assai interessanti, specialmente per ciò che riguarda l’inclusione nelle liste di qual­ che candidato che, facendo gettito della propria dignità, ha piatito con tutti e presso tutti pur di essere incluso170. L’affluenza alle urne fu piuttosto scarsa, circa il 59%, vista l’annunciata astensione dei socialisti e dei popolari; infatti su un totale di 10.215 aventi di­ ritto andarono alle urne 6.115 elettori, con 4.100 astenuti. In città su 1.900 i votanti furono 877 e con 1.023 astenuti l’affluenza, del 46%, fu ancora più scarsa di quella dell’intero comune. Questo l’esito delle votazioni171: 169. Acs, Ministero dell’interno, PS, Agr 1922, b. 109. 170. “L’Azione Democratica”, 18 novembre 1922. 171. Ibidem, 7 dicembre 1922.

Eletti Partito

N.

Fascista Liberale Combattenti Agrari

15 6 6 3

Eletti al consiglio comunale di Cortona

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30.

Quirino Adreani Santi Baracchi Gino Satani Bruno Battisti Umberto Berti Michele Boscherini Antonio Bruni Francesco Burbi Serafino Burbi Celestino Carini Alfredo Casini Giacinto Castellani Leopoldo Cortonicchi Antonio De Rosa Ferdinando Ferranti Pietro Frincia Pietro Giannelli Aurelio Liberatori Francesco Manciati Giovanni Mannucci Silvio Migliacci Corrado Montagnoni Vezio Paoletti Francesco Poccetti Francesco Poggioni Pietro Ribecai Dino Ricci Girolamo Ristori Pietro Scarpaccini Enrico Valli

Foscolo Scipioni (a sinistra) e Vannuccio Faralli, i protagonisti del socialismo cortonese dei primi anni venti.

Il capitano Corrado Montagnoni (a sinistra) e l’avvocato Girolamo Ristori, esordio e continuità del fascismo cortonese.

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(1 volo del Congresso di Milano 10-15 Qtufer* 1921.

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Tessere del Partito Socialista Italiano appartenute a Foscolo Scipioni.

Ex combattenti cortonesi sulla scalinata del Teatro Signorelli, di ritorno dalla stazione ferroviaria di Camucia dove era passata la salma del “Soldato Ignoto” diretta a Roma ( 1 novembre 1921 ).

Fascisti cortonesi della prima ora in posa alla Rotonda del Parterre (1922).

Partenza del corteo militare diretto alla Basilica di Santa Margherita per l’inaugurazione della Cappella Votiva, costruita a ricordo dei Caduti cortonesi nella Prima Guerra Mondiale (28 maggio 1922).

Autorità civili e militari nel piazzale della Basilica.

Affresco del pittore Osvaldo Bignami all’interno della Cappella Votiva.

Mussolini e i quadrumviri passano in rassegna i fascisti cortonesi dopo la marcia su Roma (29 ottobre 1922).

Fascisti cortonesi ad un raduno a Perugia (1923).

Fronte e retro della medaglia commemorativa della marcia su Roma donata agli squadristi cor­ tonesi che vi parteciparono (6 gennaio 1923).

Cartolina firmata da alcuni degli squadristi che parteciparono alla marcia su Roma (ottobre 1925).

Cerimonia fascista alla Rotonda del Parterre (maggio 1924).

Inaugurazione in piazza del Duomo dell’ambulanza della Pubblica Assistenza (marzo 1925).

Inizio della cerimonia per l’inaugurazione del monumento ai Caduti cortonesi nella Grande Guerra (11 ottobre 1925).

Due momenti del corteo che partito da piazza Vittorio Emanuele si snoda fino al Parco della Rimembranza: in alto sfilano i militari e sotto i fascisti.

Il sindaco Montagnoni si intrattiene con il pretore e con il giovane avvocato Girolamo Ristori, suo futuro successore.

mbì Vescovo e clero officiano la messa.

Il dirigente dell’A.N.C. tiene il discorso ufficiale.

Le autorità e il pubblico con il saluto fascista rendono onore all’inaugurazione del monumento.

Il momento in cui il drappo viene fatto scivolare.

Onori militari alle donne che hanno perso i familiari in guerra.

Gerarchi cortonesi con il federale aretino (1927).

Festa alla casa del fascio in piazza Signorelli (1927).

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Il capitano Montagnoni dopo essere stato il primo sindaco fascista di Cortona ne divenne an­ che il primo podestà. Il frontespizio del voluminoso attestato di stima a firma della cittadinan­ za dell’intero comune ( 1927).

Consueta commemorazione in onore delle vedove, madri e sorelle che persero i propri cari nella Grande Guerra ( 1928).

L'ex sindaco democratico Carlo Nibbi (al centro) con dirigenti del fascio cortonese nel piazza­ le antistante la Basilica di Santa Margherita (1928).

“Rancio al Campo” organizzato dai fascisti cortonesi il 24 maggio 1928 a Villa Laparelli in onore di un reduce garibaldino.

Momento musicale a Villa Laparelli.

Maresciallo dei Carabinieri Reali e Milizia cortonese al completo per una foto ricordo sulle scale del Teatro Signorelli (1930).

Cerimonia ai Caduti a dieci anni dall’inaugurazione del monumento. La vecchia guardia fasci­ sta è sempre presente, tranne il capitano Corrado Montagnoni che il nuovo podestà Girolamo Ristori è riuscito a scalzare dallo scranno comunale (1935).

Balilla in partenza da piazza Signorelli per la “Colonia Montana elioterapica per bambini gra­ cili” di Ginezzo (1935).

Il direttore della colonia con gli istruttori e alcuni piccoli ospiti (1935).

Escursione alla “Badia” dei ragazzi della colonia con il direttore ed il magazziniere (1936).

Foto ricordo alla colonia estiva marina di Pesaro ( 1936).

Balilla vicino al monumento alla memoria di Arnaldo Mussolini (1937).

7/2

Bambino in piazza Garibaldi di ritorno da una cerimonia fascista (1937).

Due momenti di una commemorazione fascista sulle scale del Palazzo Comunale e al monu­ mento ai Caduti, con la partecipazione del podestà, del segretario politico del fascio, del preto­ re, del comandante della Milizia, oltre che alla presenza delle donne fasciste, avanguardisti, balilla, figli della lupa e reduci (1935).

Apertura del saggio ginnico del giugno 1935. organizzato presso la Rotonda del Parterre dall’opera Nazionale Balilla di Cortona.

Maestro della scuola rurale di Pergo al saggio ginnico con i suoi alunni.

Figli della lupa con la maestra e banda comunale al saggio ginnico.

Saggio ginnico del giugno 1937.

Maestro della scuola rurale di Pergo con alunni (1935).

Insegnanti ed alunni delle scuole rurali di Pergo e Montanare (1935).

Balilla in via Giuoco del Pallone nel corso della festa degli alberi (1938).

Maestra cortonese in divisa da donna fascista (1938).

Le giovani fasciste sulle scale del Palazzo del Comune (“Giovinezza”, 29 luglio 1934).

Squadristi al gran completo durante la commemorazione dell’aviere cortonese Duilio Nicchiarelli, medaglia d’oro al valore militare, morto a bordo di un aereo nella guerra civile di Spagna (1938).

Stazione di Camucia-Cortona. In attesa del passaggio del treno con a bordo Mussolini (1938).

Mussolini in visita a Firenze nel maggio 1939 scortato dalle autorità locali e dal federale, il cortonese Fortunato Poivani (da sinistra il primo degli accompagnatori).

II. Laboratorio per un Regime

La prima amministrazione comunale fascista Dopo due settimane, il 9 dicembre, si insediò il consiglio comunale appena eletto e avvenne il passaggio delle consegne tra il commissario prefettizio e la nuova amministrazione fascista. Nella sua relazione conclusiva, precisa e molto particolareggiata, il funzionario non fece alcun accenno alle vicende politiche del tempo e al termine della sua lettura i consiglieri presenti, dimo­ strando di apprezzare l’operato svolto dallo zelante commissario, gli tributa­ rono un caloroso e lungo applauso1. Terminate le consuete verifiche, numero legale, alfabetismo dei consiglieri e ratifica degli eletti, prese la parola l’avvocato Girolamo Ristori a nome del gruppo liberale, «dei non fascisti»:

Ricambio all’egregio Dott. Accatino il saluto doveroso poiché seppe, per oltre no­ ve mesi, con mente salda e cuore fermo, tenere le redini del Comune, e credo di in­ terpretare il pensiero di tutta la popolazione che nel Dott. Celso Accatino seppe lar­ gamente apprezzare l’equanimità, la solerzia e le doti di un abile funzionario. Riten­ go che il Sig. Commissario debba inoltre sentirsi soddisfatto non solo per l’opera compiuta, ma anche per la consegna che fa dell’Amministrazione a coloro che rap­ presentano il principio della grandezza solenne della Patria in questo nuovo periodo della Storia [...] 11 movimento fascista nato dalla riscossa del sangue, al quale i libe­ rali hanno dato la loro entusiasta adesione. Dobbiamo ricordare l’assassinio di Tullio Giordani nella sala del Palazzo Accursio in Bologna, dal cui sacrificio risorse la gio­ ventù italica [...] Il fascismo ha compiuto il rito della libertà spazzando via gli ele­ menti che indegnamente avevano assunto il compito di governare il nostro paese. La Patria deve essere il simbolo che dovrà guidare tutti gli atti deH’Amministrazione at­ tuale, che poggerà sui capisaldi di giustizia, libertà e moralità. La giustizia dovrà es­ sere uguale per tutti [...] la libertà dovrà consistere neH’armonica funzione di pace e di lavoro. Nessuno può farsi assertore di libertà se non si è degni della libertà stessa nell’orbita segnata dalle leggi [...] Viva il Re! Viva l’Italia!2 1. Asce, Delibera del consiglio comunale del 9 dicembre 1922. 2. Ibidem.

1 liberali cortonesi erano consapevoli di essere appena tollerati dai fascisti e che la loro alleanza elettorale poggiava su fragili basi. Infatti, in seguito ai risultati delle ultime elezioni erano stati relegati in una posizione politica su­ balterna, sei consiglieri contro i quindici dei fascisti, e mal sopportavano di essere da questi chiamati “associati”. Così con il suo intervento l’avvocato Ristori cercò di puntualizzare i ri­ spettivi ruoli, plaudendo alla meritata vittoria dei fascisti ma, allo stesso tem­ po, auspicandone un’azione politica nell’alveo della legalità. Dopo gli inter­ venti dei rappresentanti dei combattenti, degli agrari e dell’ingegnere France­ sco Manciati, l’altro importante esponente dei liberali, i presenti si accinsero ad eleggere a scrutinio segreto il sindaco e la giunta. Su 29 consiglieri pre­ senti e votanti, con 26 preferenze e 3 schede bianche venne eletto sindaco di Cortona il capitano Corrado Montagnoni. Un ulteriore scrutinio consentì l’elezione dei quattro assessori e con 28 preferenze ciascuno furono nominati l’avvocato Umberto Berti, l’architetto Giacinto Castellani, il geometra Bruno Battisti e Dino Ricci3. La composizione sociale del nuovo consiglio comunale rispecchiò a grandi linee il ceto che lo aveva eletto: medici, avvocati, architetti, ingegneri, possi­ denti e nobiltà agraria. Nulla di paragonabile alla precedente amministrazione socialista, nella quale non c’era neppure un laureato. Si trattò comunque di una immissione di uomini nuovi nella gestione della cosa pubblica locale, perché la maggior parte dei consiglieri fascisti e combattenti si erano dati alla politica solo recentemente. Lo stesso giorno della sua elezione il sindaco fece affiggere in tutto il co­ mune un manifesto, nel quale illustrava sommariamente il programma della nuova amministrazione fascista. Oltre ad un severo richiamo alla pace socia­ le, ai cortonesi venne chiesto di non creare intralcio al lavoro degli ammini­ stratori, facendo appello al “Popolo”, alla “Patria”, ai “Combattenti” e dando scarso rilievo agli “associati”, in carattere minuscolo nell’originale, che erano gli agrari e i liberali, i quali, come prima accennato, non gradirono l’epiteto. Per l’importanza documentaria ho deciso di trascrivere integralmente il con­ tenuto di quel manifesto:

CITTADINI! Gli amministratori eletti dal vostro suffragio - pressoché unanime - rivolgono a Voi il loro pensiero e il loro augurale saluto nell’ora in cui si accingono a governare

nel vostro nome e nel vostro interesse il Glorioso Comune di Cortona. Pienamente compresi del grave onere assunto e della più grave responsabilità - li­ beramente accettata - si mettono senza indugio al lavoro per risolvere i più urgenti problemi della disoccupazione e per gettare le prime solide basi di quella ricostruzio­ ne economica del nostro Comune da tutti agognata. 3. Ibidem.

Sentono tuttavia che non potrebbero interamente assolvere il compito assegnatoli dalle impellenti necessità del Paese, senza tutta la solidarietà del Popolo - lavoratore e produttore - con cui essi vogliono rimanere in continuo stretto contatto. CITTADINI! Se il peso delle forti responsabilità richiede la instancabile attività dei vostri am­ ministratori c l’impiego di tutte le loro energie. Tisiche e spirituali, non meno com­ presi debbono essere per voi quei doveri che, la gravità dell’ora che volge, determina e vuole, da tutti, sentiti. Ogni nostro maggiore sforzo sarebbe ben presto frustrato dalla vostra mancata di­ sciplina. E d’uopo che fin d’ora v’apprestiate a soffocare qualsiasi rantolo acre che basse passioni o interessi inconfessabili avessero ancora a sollevare. L’opera dei vostri amministratori ha bisogno di svolgersi in una atmosfera di tran­ quillità feconda, e non deve essere divisa o sottratta al lavoro utile per fronteggiare, in una sterile lotta polemica, gli eventuali attacchi che - soffocati oggi dai vostri voti - tenteranno forse domani riaffiorare e frapporsi d'intralcio al nostro cammino. I vostri amministratori verranno spesso uà voi, anche nei punti più lontani della nostra terra, per vedere di persona c per sentire dalla viva voce degli interessati le vostre aspirazioni e conoscere i vostri reali bisogni. Sarete tenuti continuamente informati dell’opera svolta dai vostri rappresentanti i quali, ravvisandone la necessità non disdegneranno, domani, di chiedere in forma più tangibile - col referendum - il parere del popolo su decisioni di non comune impor­ tanza.

CITTADINI! Con questa premessa o con questi intendimenti Fascisti e Combattenti e associati, si sono insediati nel nostro Comune. Alcun velo ostacola la visione chiara e precisa dei loro doveri che fortemente vo­ gliono esplicare entro i rigidi confini della Giustizia umana e sociale. I Veterani di ben più aspre battaglie ai quali faceste l'alto onore di scegliere a vo­ stri amminisuatori, non Uadiranno se stessi né voi. Come essi vegliarono lunghi mesi, in uavagliata e martoriata lotta, sulle sorti della Patria Immortale, vegliano da oggi sulle sorti del loro glorioso Comune, strettamente legate alla tranquillità laboriosa dei loro conterranei. E come fu redenta la Patria, redenta è la nostra vetusta e amata Cortona. Tutti al lavoro: per l’Italia e per la nosUa esistenza! Invochiamo gli spiriti eletti di tutti i nostri martiri gloriosi a illuminare la nostra aspra fatica! Viva l’Italia! Cortona, 9 Dicembre 1922

p. L’AMMINISTRAZIONE CIVICA IL SINDACO CORRADO MONTAGNON14

4. Asce, Manifesto a firma del sindaco di Cortona, 9 dicembre 1922.

Nella seduta successiva, dovendo presentare il Bilancio Preventivo per l’esercizio 1923, gli amministratori fecero subito intendere quali sarebbero state le nuove linee politiche e sociali ispiratrici del loro lavoro: Il Consigliere Poccetti Francesco, membro del Gruppo di competenza alle Finan­ ze, inizia la lettura della relazione del Gruppo stesso sul Bilancio 1923, relazione che conclude plaudendo all’opera solerte dei dirigenti l’Amministrazione e specialmente al Sindaco che, più di tutti dà l'opera sua per ricondurre nel nostro Comune quel be­ nessere che è anche la meta dell’attuale Governo [...] Terminata la lettura, prende la parola l’avvocato Girolamo Ristori che non trova nulla da ridire sul Bilancio in com­ plesso, e perciò darà la sua approvazione. Solo accenna ad alcune delle spese più ri­ levanti come quelle per ripiano del deficit dello Spedale, per i medicinali ai poveri, pel personale, per l’assistenza sanitaria gratuita ai poveri, spese che si augura di ve­ dere ridotte nel Bilancio del venturo anno5.

Quindi le maggiori iniziative della precedente amministrazione socialista, che oggi chiameremmo «ammortizzatori sociali», furono le prime ad essere soppresse. Però il sindaco, pur dichiarando che «l’Amministrazione Fascista nessun nuovo aggravio ha imposto ai contribuenti»6, non si fece scrupolo di chiedere maggiori sacrifici proprio agli agrari che lo avevano eletto, ricorren­ do alla tassazione dei loro redditi con una aliquota del 10% e arrivando persi­ no a minacciare gli inadempienti «che saranno assoggettati, oltre al pagamen­ to della tassa che credevano di eludere, anche al pagamento della penalità per mancata denuncia del reddito»7. Il primo cittadino cortonese ritornerà dopo circa due anni sullo stesso problema, perché i proprietari terrieri della Val di Chiana furono sempre molto tenaci nel non voler applicare i patti agrari si­ glati in epoca socialista, ma soprattutto perché non volevano in alcun modo che lo stato potesse conoscere la reale consistenza delle loro proprietà. In occasione della famosa “battaglia del grano’’, lanciata da Mussolini fin dal 1924, a causa dei continui rialzi del suo prezzo a livello mondiale e con l’intento di una produzione integrata sufficiente al fabbisogno nazionale, le autorità locali, per ammissione dello stesso Montagnoni, si ritrovarono nell’impossibilità di censire adeguatamente la campagna, a causa delle reti­ cenze dei proprietari terrieri. Perciò il sindaco dalle colonne del suo periodi­ co “Cortona Nuova” chiese a gran voce l’intervento legislativo del governo nazionale, affinché fosse stabilito l’obbligo della denuncia e quindi del relati­ vo censimento dei terreni coltivati e coltivabili a grano, della loro qualità e capacità di produzione, perché «ieri come oggi essa rimane per noi una que­ stione nazionale della più alta importanza, per non dire essenziale allo svilup­ po ed alla libertà economica e politica d’Italia»8. 5. 6. 7. 8.

Ibidem, delibera del consiglio comunale del 28 aprile 1923. Ibidem. Asce, Manifesto a firma del sindaco di Cortona, 26 aprile 1923. “Cortona Nuova”, 5 settembre 1925.

Nella conduzione dell’amministrazione comunale i fascisti poterono lavo­ rare nella più completa tranquillità. I disordini sociali, infatti, che avevano ca­ ratterizzato gli ultimi due anni della vita di Cortona, facevano ormai parte del passato. Il nuovo ordine delle cose aveva piegato quasi definitivamente le for­ ze politiche della sinistra, e solo raramente socialcomunisti e fascisti si scon­ trarono negli anni successivi. Al riguardo è indicativo il seguente riepilogo dei procedimenti penali che furono dibattuti presso la Pretura di Cortona nel periodo 1919-19299: Anno

N. Procedimenti

1919 1920 1921 1922 1923 1924 1925 1926 1927 1928 1929

150 161 289 297 403 528 263 461 401 439 362

Ad un primo sguardo può sembrare che l’affermazione del fascismo possa aver generato un’esplosione di violenza mai registrata prima; infatti dai 297 procedimenti penali del 1922 si passò addirittura ai 403 del 1923 e ai 528 del 1924. Ma dopo aver sfogliato i fascicoli uno ad uno è emersa un’altra verità. Un aumento della criminalità politica ci fu realmente quando i processi rad­ doppiarono tra il 1920 ed il 1922 a causa del fenomeno dello squadrismo e della risposta socialcomunista, ma il salto esponenziale degli anni successivi è da imputarsi esclusivamente al R.D. 24 marzo 1923 n. 601, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 19 aprile 1923, che riorganizzò la nuova Circoscrizio­ ne giudiziaria del Tribunale di Arezzo, dal quale dipendeva la Pretura di Cor­ tona, che vide ampliare la sua competenza ai comuni di altri centri della Val di Chiana, sia aretina che senese: Foiano, Castiglion Fiorentino, Monte S. Sa­ vino, Lucignano, Marciano, Tornita e Sinalunga10. I reati più diffusi erano quelli commessi da commercianti che vendevano prodotti adulterati, come il vino annacquato, o non conservati correttamente. Il furto che andava per la maggiore era quello della gallina, l’animale più rubato in quegli anni e quindi sinonimo di estrema povertà della popolazione. 9. Asce, Procedimenti Penali anni 1919-1929. 10. “L’Etruria”, 6 maggio 1923.

Il fascismo cortonese, alla ricerca di un ordine sociale che mancava da or­ mai troppo tempo, appena insediatosi nel municipio incentivò i controlli di polizia amministrativa, così che gli esercizi pubblici maggiormente bersaglia­ ti furono i bar, le osterie e le mescite. Non c’è quasi più traccia degli scontri che avevano caratterizzato gli anni precedenti e l’unico socialista ad essere ancora perseguitato era l’ex sindaco Foscolo Scipioni. Solo nei primi mesi del 1923 vi fu qualche incidente di ri­ lievo, come quello accaduto il 5 gennaio a Pergo, quando cinque fascisti ar­ mati, alle due di notte, dopo aver fatto uscire fuori di casa il socialista Oreste Petrucci lo bastonarono di fronte alla sua famiglia. Gli autori rimasero scono­ sciuti ma il prefetto assicurò al Ministero dell’interno che l’Arma avrebbe in­ dagato11. 11 7 gennaio a Cortona in piazza Vittorio Emanuele ci fu una lite tra il fa­ scista Remigio Roccanti e il socialista Nazzareno Sansatini. Avevamo già co­ nosciuto i due contendenti perché erano stati i protagonisti del primo procedi­ mento penale a sfondo politico nella storia del fascismo di Cortona. Il Sansatini nel corso del diverbio con la chiave di casa vibrò un colpo alla testa del fascista, procurandogli lievi lesioni. Il Roccanti, dopo essere andato all’Ospedale a farsi refertare, sporse subito denuncia ai carabinieri che non arrestaro­ no l’aggressore perché si era reso irreperibile. Il colpo di chiave costò molto caro al Sansatini che al processo tenutosi il 7 marzo fu condannato a dieci giorni di reclusione, al pagamento dei danni e delle spese processuali. L’arre­ sto avvenne il 10 aprile e il socialista fu tradotto nelle locali carceri per scon­ tare la pena12. La zona del territorio cortonese che creò i maggiori problemi al nuovo or­ dine costituito fu la montagna, dove si concentrarono gli sforzi dei carabinie­ ri. Nelle vicinanze di Teverina, in più occasioni e per tutto il 1923, ci furono numerose perquisizioni domiciliari e svariati arresti di montanari responsabili di scontri con i carabinieri, come Antonio Gironi e Donato Epifani che nell’aprile, dopo aver assalito i militi con scure e forbici, furono arrestati e condannati rispettivamente a cinque e quattro mesi di reclusione13. Sempre i carabinieri di quella frazione il primo aprile fecero una retata tra i coloni montani, con sei arresti per “porto di roncola” di genere vietato. Santi Zepponi, Domenico Perugini, Ferdinando Alunni, Ferdinando Bassini (anche pisto­ la), Angiolo Goretti e Brunetto Fragai furono tutti arrestati e condannati, con relativo sequestro della temibile arma14. Chi non si dava per vinto era Foscolo Scipioni, il quale, nonostante la sconfitta politica e il clima cittadino assolutamente a lui ostile, continuò co­ ll. 12. 13. 14.

Acs, Ministero dell’interno, PS, Agr 1923, b. 80. Asce, Processi Penali 1923, RG 7. Ibidem, RG 84. Ibidem, RG 38-43.

raggiosamente a risiedere e a lavorare a Cortona. Facendo l’assicuratore, pri­ ma con la compagnia Securitas e poi con l’Aurora di Milano, aveva in tutto il comune molti clienti da gestire, e, come prima accennato, aveva trasferito il suo ufficio nella propria abitazione, così da evitare eventuali molestie da par­ te dei fascisti cortonesi. Ma questi non gli avevano perdonato il suo recente passato politico, anche perché “Foscolino”, a causa del suo temperamento e delle iniziative prese da primo cittadino, aveva fatto di tutto per non farsi amare dagli avversari. E no­ nostante la presenza del contingente di carabinieri di guardia alla sua casa, vigilanza interrotta per volere dei fascisti nell’ottobre del 1922, le aggressioni verbali e i danneggiamenti all’abitazione non avevano mai avuto termine, co­ me testimoniano i carteggi prefettizi, i rapporti delle forze dell’ordine locali e i procedimenti penali dell’epoca. Stanco di questo stato di cose lo Scipioni il 7 aprile scrisse un’accorata lettera a Emilio De Bono, allora Direttore Gene­ rale della Pubblica Sicurezza, chiedendogli di porre termine alle continue violenze e aggressioni cui era quotidianamente sottoposto15. Nonostante si trattasse di un socialista De Bono dette subito precise disposizioni al prefetto di Arezzo, Enrico Cavalieri, affinché fosse tutelata l’incolumità fisica dello Scipioni: N. 10048 - 10 Aprile 1923 - L’ex Sindaco di Cortona, Foscolo Scipioni, in data 7 corrente riferisce quanto segue: (da A a B). Prego la S.V. di intervenire, con ogni energia, perché, ove le violenze lamentate dal Foscolo sussistano effettivamente, nes­ suna molestia sia più arrecata né a lui, né ad altri. All’uopo, vorrà anche avvalersi dell’opera del Direttorio del Fascio e del Comando della Milizia Volontaria per la Si­ curezza Nazionale, facendo, poi, al reclamante le comunicazioni che riterrà del caso. Resto in attesa di sollecite notizie. Pel Ministro16. Il Cavalieri rispose con due note a distanza di pochi giorni, una del 10 e l’altra del 12 aprile, con le quali evidenziò il comportamento non corretto dell’ex sindaco socialista. Secondo quel funzionario lo Scipioni continuava ancora a svolgere segretamente propaganda sovversiva con la copertura del suo lavoro, era il diretto responsabile del forte fermento esistente nell’am­ biente fascista cortonese e aveva provocato «con calunnie e accuse pubblicate nei giornali, l’arresto di uno dei fratelli Montagnoni, che sono gli esponenti più in vista e più autorevoli del fascismo nel Comune di Cortona»17. Allo stesso tempo così il prefetto rassicurò il Ministero:

E successivamente convocai nel mio Ufficio il Sig. Marchisio Carlo, Segretario straordinario della Federazione Provinciale fascista ed il Sindaco di Cortona, Signor Corrado Montagnoni, uno dei detti fratelli, e presenti il Questore ed il Vice Commis15. Acs, Ministero dell’interno, PS, Agr 1923, b. 80. 16. Ibidem. 17. Ibidem, telegramma del prefetto di Arezzo, n. 635 del 10 aprile 1923.

sano di PS di detto comune, ho fatto comprendere che, come è ferma volontà del Governo Nazionale, del quale anche loro sono emanazione, nessun bando deve esse­ re imposto, né minaccia alcuna deve essere fatta allo Scipioni. Ho preso quindi ac­ cordi perché essi cooperino con le Autorità affinché nessuna molestia venga arrecata al detto Scipioni. Nel tempo stesso sono state disposte riservate indagini, servendosi anche di fiduciari del partito, per raccogliere elementi sufficienti a carico dello Sci­ pioni e potere così procedere con probabilità di utile risultato a perquisizione domici­ liare e deferirlo quindi all'Autorità Giudiziaria. In tal modo l’azione criminosa dello Scipioni sarebbe colpita da sanzioni legali anziché con atti individuali dei fascisti. Sarebbe intanto opportuno che a questo individuo, così pericoloso e malvisto da tutti i partiti dell’ordine per il suo carattere cinico e subdolo, venisse tolta la rappresentan­ za della Società d’Assicurazione “L’Aurora” di Milano, per levargli così il pretesto di ricevere continuamente in casa persone, verso le quali di certo seguita ad esercita­ re la sua propaganda deleteria, che è una provocazione continua18. E ancora:

Ho dato incarico al Vice Commissario di PS di Cortona di diffidarlo a smettere dalla propaganda sovversiva e dal cercare di mettere discordie tra gli elementi fasci­ sti ed invitarlo a limitare la sua attività alla azienda commerciale e di assicurazione, e ad uscire perciò di casa, per non dare l’impressione che si voglia considerare come una vittima dei fascisti, che in sostanza lo tollerano da anni, senza avergli fatto alcun male, nonostante che egli fosse il preconizzato dittatore della repubblica cortonese dei Soviet. Prefetto Enrico Cavalieri19. Se si eccettua la vicenda Scipioni, la situazione a Cortona era piuttosto tranquilla e i fascisti locali, non avendo più il nemico “rosso” da combattere, riversarono l’aggressività al loro interno e talvolta contro le stesse forze dell’ordine. 11 21 maggio il capo delle guardie municipali Ippolito Valentini portò in pretura il fascista Pierino Poivani, perché dopo avergli elevato una contrav­ venzione ai sensi del codice della strada, questi lo aveva pubblicamente e violentemente offeso. Nella concitazione il Poivani minacciò il Commissario di PS ed anche il Maresciallo dei carabinieri, perché secondo lui lo avevano preso di mira ed asserì che «era l’ora di farla finita una volte per tutte». Al processo l’avvocato Ristori, organizzando la difesa con i soliti testimoni di comodo, riuscì ad ottenne la completa assoluzione del suo assistito. Da nota­ re che il pretore assolse il Poivani «per insufficienza di prove», dopo un rap­ porto di servizio e una denuncia circostanziata a firma del capo guardia e dei suoi dipendenti presenti al fatto20. Come nel resto della Toscana, e forse d’Italia, il fascismo a Cortona non aveva una sola anima, così che non mancarono al suo interno contrasti e lotte 18. Ibidem. 19. Ibidem, telegramma del prefetto di Arezzo, n. 903 del 12 aprile 1923. 20. Asce, Processi Penali 1923, RG 130.

per la conquista della segreteria politica. Dopo la sostituzione del suo primo segretario Giuseppe Papini, la temporanea direzione del fascio cortonese, e la conseguente ispezione, furono affidate al direttore del settimanale aretino “Giovinezza” Alfredo Prilli2122 . Tale commissariamento fu necessario perché l’ex segretario durante il suo mandato aveva tenuto un comportamento a dir poco disdicevole. Aveva infatti tentato di estorcere somme di denaro in più di una occasione, facendo credere che sarebbero state devolute alla causa fasci­ sta, mentre erano finite probabilmente nelle sue tasche. L’ispezione del Prilli era scaturita dalla denuncia fatta contro il Papini da Pietro Scarpaccini, consi­ gliere comunale fascista, e da Onofrio Farina, noto possidente della zona, perché ritenuto responsabile di: avere nei mesi di maggio e giugno 1922 con artifici e raggiri atti a sorprendere l’al­ trui buona fede, e col pretesto della necessità di sovvenzioni per gli scopi della orga­ nizzazione fascista, indotto in errore Scarpaccini Pietro, convincendolo a sottoscri­ vergli una cambiale di L. 3.500, del cui importo si impossessò, e nel mese di aprile 1922 con artifici e raggiri atti a sorprendere l’altrui buona fede, e col pretesto di av­ venute richieste di spedizioni punitive e della necessità di sovvenzioni per la organiz­ zazione fascista, tentato di indurre Farina Onofrio a sottoscrivergli una cambiale di L. 5.0002