«La Gazzetta di Milano» (1769) 9788862279550, 9788862279574, 9788862279567

Questo nono volume dell'edizione nazionale delle opere di Giuseppe Parini è interamente dedicato all'annata 17

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«La Gazzetta di Milano» (1769)
 9788862279550, 9788862279574, 9788862279567

Table of contents :
SOMMARIO
PREMESSA Silvia Morgana
INTRODUZIONE
TAVOLA DELLE ABBREVIAZIONI
NOTA AL TESTO
CRITERI EDITORIALI
«LA GAZZETTA DI MILANO» (1769)
NOTA AGLI INDICI
INDICE DEI NOMI DI PERSONA
INDICE DEI NOMI DI LUOGO
INDICE DELLE USCITE DEI NUMERI

Citation preview

ED I Z I O N E NA Z I O NALE DEL L E O P E R E D I G I U S E P P E PARIN I Istituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (D. M. 2 giugno 1999)

diretta da g io rg io ba roni

Co m m issione sc ie nt ifica Giorgio Baroni, Presidente Franco Anelli (Rettore pro tempore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) Marco Ballarini · Paolo Bartesaghi · Anna Bellio Marco Elefanti (Direttore amministrativo pro tempore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) Edoardo Esposito · Pietro Frassica · Maria Goffredo (Direttrice pro tempore della Biblioteca Nazionale Braidense), Segretario Tesoriere Bortolo Martinelli · Silvia Morgana · Andrea Rondini Giuseppe Savoca · William Spaggiari · Corrado Viola

Ente che ha chiesto di istituire l ’ edizione

Istituzione conservatrice delle carte pariniane

S e de Biblioteca Nazionale Braidense Via Brera 28, i 20121 Milano, tel. 02/86460907, fax 02/72023910 MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI

« LA GA Z Z E T TA D I M I LA N O » (1769) G I U S E P P E PA R I NI a cur a di g iusep pe s erg i o p r emess a di silvia morga na

P I SA · ROMA FABR I ZI O SER R A ED I TORE MMXVIII

Con un contributo del Dipartimento di Scienze della Mediazione linguistica e di Studi interculturali dell’Università degli Studi di Milano. * A norma del codice civile italiano, è vietata la riproduzione, totale o parziale (compresi estratti, ecc.), di questa pubblicazione in qualsiasi forma e versione (comprese bozze, ecc.), originale o derivata, e con qualsiasi mezzo a stampa o internet (compresi siti web personali e istituzionali, academia.edu, ecc.), elettronico, digitale, meccanico, per mezzo di fotocopie, pdf, microfilm, film, scanner o altro, senza il permesso scritto della casa editrice. Under Italian civil law this publication cannot be reproduced, wholly or in part (included offprints, etc.), in any form (included proofs, etc.), original or derived, or by any means: print, internet (included personal and institutional web sites, academia.edu, etc.), electronic, digital, mechanical, including photocopy, pdf, microfilm, film, scanner or any other medium, without permission in writing from the publisher. * Proprietà riservata · All rights reserved © Copyright 2018 by Fabrizio Serra editore®, Pisa · Roma. Fabrizio Serra editore incorporates the Imprints Accademia editoriale, Edizioni dell’Ateneo, Fabrizio Serra editore, Giardini editori e stampatori in Pisa, Gruppo editoriale internazionale and Istituti editoriali e poligrafici internazionali. * www.libraweb.net isbn 978-88-6227-955-0 isbn elettronico 978-88-6227-957-4 isbn (rilegato) 978-88-6227-956-7

S OM M AR IO Silvia Morgana, Premessa

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Introduzione 1. Il contesto storico e biografico 2. Le gazzette e «La Gazzetta di Milano» 3. La fortuna critica della «Gazzetta di Milano» 4. Giuseppe Parini redattore unico 5. Notazioni sulla lingua e sullo stile di Parini gazzettiere Tavola delle abbreviazioni Nota al testo Criteri editoriali

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«La Gazzetta di Milano» (1769)

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Nota agli indici Indice dei nomi di persona Indice dei nomi di luogo Indice delle uscite dei numeri

457 461 487 505

PR EM ES S A S ilvia M organa nono volume dell’Edizione nazionale delle opere di GiusepQ uesto pe Parini è interamente dedicato all’annata 1769 della «Gazzetta di Milano», di cui il poeta di Bosisio fu responsabile e unico redattore per incarico del governo asburgico. Si rende così disponibile il testo completo, custodito in unico esemplare presso la Biblioteca Ambrosiana, e ormai reperibile solo nelle principali biblioteche o attraverso il mercato antiquario nella ricca edizione commentata a cura di Arnaldo Bruni (1981), che per primo ha valorizzato l’esperienza di Parini gazzettiere e ne ha indagato le fonti: una esperienza interessante ma non molto nota al grande pubblico, anche per la scarsa fortuna critica, e che segna uno snodo fondamentale nella vicenda biografica del poeta, aprendogli le porte di una importante carriera pubblica nella Milano delle riforme, come insegnante e come collaboratore ai progetti per il rinnovamento dell’istruzione e delle arti. Scrive il redattore alla fine del cinquantaduesimo e ultimo numero della gazzetta «per il Mercoledì 27 dicembre 1769»: Il dì del prossimo 8 Gennajo cominceranno a leggere i due Regj Pubblici Professori Marchese Teologo Longhi, e Abate Giuseppe Parini: il primo di Jus Pubblico Ecclesiastico nelle Scuole Palatine, il secondo di Belle Lettere nelle Scuole Canobiane. Amendue saliranno in Cattedra al mezzo giorno in punto.

Con questa comunicazione, laconica ma posta in evidenza in apertura delle poche notizie di cronaca milanese, Parini prendeva congedo dai suoi lettori, annunciando con malcelato orgoglio la nuova mansione di Regio Professore di Belle Lettere affidatagli. Una mansione più consona al profilo intellettuale e culturale del poeta e ben più prestigiosa di quella di gazzettiere, ma che tuttavia era stata favorita proprio dalla equilibrata competenza di cui aveva dato prova nella compilazione dell’organo ufficiale del governo. L’edizione nazionale della gazzetta, affidata alla cura di Giuseppe Sergio, offre al pubblico di oggi l’opportunità di leggere l’annata redatta da Parini in una veste rigorosamente fedele alla stampa settecentesca, di cui mantiene particolarità e oscillazioni negli usi grafici, linguistici e interpuntori. Di questa scelta, che rende il presente volume un testo di riferimento non solo per gli studi pariniani ma anche per la storia dell’italiano settecentesco, dà conto il curatore, che opportunamente tratteggia la «fisionomia linguistico-stilistica» della gazzetta osservandola da una duplice prospettiva: da un lato «all’interno della scrittura prosastica di Parini», dall’altro come manifestazione di un linguaggio gior-

10 premessa nalistico ancora agli esordi, nel quadro della perdurante instabilità degli usi scritti e della eterogeneità delle fonti utilizzate dal redattore. La puntuale esemplificazione consente anche al lettore non specialista di orientarsi agevolmente nell’ibridismo del testo e documenta la variabilità di forme a tutti livelli (testualità, sintassi, lessico, morfologia, tratti grafofonetici), entro cui si segnalano tuttavia anche scelte linguistiche e stilistiche «di maggior modernità». A una lettura più consapevole dell’esperienza giornalistica pariniana e dei problemi ad essa sottesi guidano i paragrafi introduttivi, che danno conto del «forte impegno civile e attivamente riformatore» del gazzettiere, ben riconoscibile fin dalle modalità di scelta e commento di quei temi di pubblica utilità così cari al poeta. E sono individuate e messe in rilievo le difficoltà incontrate da Parini, che si misura coscientemente con le «criticità del mestiere», in primis con l’attendibilità di notizie provenienti da fonti disparate e con la faziosità di quelle che oggi si etichettano come fake news, da cui egli prende le distanze con interventi in prima persona. Insomma, come osserva il curatore, l’attività di Parini forza «l’asetticità della formula giornalistica delle gazzette» e documenta un’importante fase evolutiva nella storia della comunicazione giornalistica e del mestiere di giornalista: un motivo in più per accostarsi con interesse e curiosità a questa gazzetta, che Parini concepiva programmaticamente non come una anonima e solitaria compilazione, ma come un dialogo continuativo con i suoi lettori, «un popolo colto, ed illuminato» invitato a partecipare e a dare il suo contributo alla pubblicazione di notizie «utili, o nobilmente dilettevoli».

INTRODU ZIONE 1. Il contesto storico e biografico a Vienna, il 24 novembre 1768 il cancelliere Anton Wenzel Kaunitz scriveva al conte Carlo Firmian, ministro plenipotenziario imperiale in Lombardia, per ringraziarlo di avergli inviato «due Esemplari della Gazzetta di Mantova coll’avviso al Pubblico contro una falsa asserzione del Gazzettiere di Lugano». Poco più che un pretesto, in realtà, perché il Kaunitz subito ne approfittava per dolersi della cattiva fattura della gazzetta che andava pubblicandosi in Milano:

D

Questo discorso mi somministra l’opportunità di dire a V[ostra] E[ccellenza] ciò, che già da gran tempo penso della Gazzetta di Milano, e non dubito, che converranno meco tutti i lettori di essa, benchè fuori dal paese ve ne debbano essere ben pochi. La detta gazzetta è, per dirlo in una parola, cattiva, e delle più meschine tanto per il suo stile, che per i suoi ingredienti. Ma ne abbiamo di tale sorta anche in questi paesi, e non è così facile il provvedervi ex-officio. Quello poi, che io desidererei fosse riformato costì avanti tutt’altro, lo sono gli stessi articoli di Milano, che, sebbene rare volte, entrano in codesta gazzetta con dettagli sovente incongrui, e troppo esaggerati.

Sotto accusa era in particolare la diffusione di alcune recenti notizie riguardanti le «pubbliche divozioni, praticate per impetrare da Dio Signore la serenità del Cielo a benefizio della campagna», che si giudicava potessero indurre alla superstizione e a un culto improprio delle immagini sacre. Oltre che sul versante interno, proseguiva il Kaunitz, «simili narrative con espressioni incongrue, o caricate», erano inopportune anche su quello estero, per l’immagine che veniva restituita «del sistema delle pubbliche divozioni di Milano, e della credenza in simili materie». Perciò si augurava che non si conferisse loro risalto nei «fogli pubblici con tanta solennità, ed in maniera, che rivolta il buon senso, non che la sana dottrina», concludendo con la preghiera di far per mezzo del Censore raccomandare al compilatore della gazzetta, che in certe altre congiunture scriva più sobriamente, e non faccia comparire la Nazione Milanese, come infetta da un cattivo gusto; come potrebbero far sospettare simili filastroche.1

A breve giro di posta, il successivo 6 dicembre il Firmian rispondeva al cancelliere convenendo che questa Gazzetta sia delle più insulse e malamente scritte di quante se ne stampino in questi contorni. Ne ho più volte fatto avvertire il Gazzettiere, ma 1 La lettera del Kaunitz si legge in Bortolotti 1900, pp. 232-233.

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giuseppe sergio

siccome per risparmio della spesa si serve di un suo Manuense, le cose sono sempre andate sull’istesso piede. Ora penserò a far salariare dal medesimo Gazzettiere una persona idonea, e di massime rette per togliere in tal modo, che non accadano le inconvenienze passate.1

La «persona idonea, e di massime rette» cui il Firmian pensò di affidare l’incarico fu appunto Giuseppe Parini, che ben conosceva come uomo di intemerata virtù. «Vi si applicò», Parini, ma non proprio «volentieri», come scrisse il Reina,2 anche in considerazione del magro obolo corrisposto dallo stampatore Giuseppe Richino Malatesta, che sulla gazzetta deteneva la privativa. Che il poeta di Bosisio vi lavorasse a testa bassa viene confermato da una missiva che inviava, diversi anni dopo, al conte Johann Joseph von Wilzeck, nella quale presentava il suo lavoro alla gazzetta quale merito a credito. In questa lettera, databile al 1776, Parini delineava al Wilzeck un consuntivo di quanto aveva fatto per il governo asburgico negli otto anni precedenti, rammentandogli servigi che potevano essergli poco noti; fra questi compariva, appunto, anche la sua attività di gazzettiere: Determinò la Corte di fare scriver meglio la Gazzetta di Milano; e mi fu ordinato dal Governo di scriverla. La scrissi per un anno intero sinchè io fui fatto Professore, per un miserabile premio datomi dallo stampatore Ricchini, che ne ha la privativa.3

Giuseppe Parini si accollò la redazione del foglio per l’intero 1769, dal numero del 4 gennaio a quello del 27 dicembre, ovvero, senza alcuna interruzione, per 52 uscite settimanali. Tradizione vuole che si dovessero a Parini alcuni mutamenti formali: il passaggio della testata da «Ragguaglj di varj Paesj», come si stampava dal 1747,4 a «La Gazzetta di Milano», dizione con cui era d’altronde più comunemente nota e citata, e la scelta del motto ovidiano Medio tutissimus ibis ‘nel mezzo andrai sicurissimo’ (Met., II, 137), che a partire dal numero dell’11 gennaio prendeva il posto dell’effigie dell’aquila imperiale.5 Si dovrebbe sempre a Parini, o 1 Citata ivi, pp. 46-47. 2 Reina 1801, p. XVII. La Vita di Giuseppe Parini è stata ripubblicata di fresco, in forma autonoma, per le cure di Giuseppe Nicoletti (Reina 2013); compare inoltre nell’ottavo volume dell’Edizione nazionale delle Opere di Giuseppe Parini, dedicato alle Biografie ottocentesche di Giuseppe Parini (Ballarini-Bartesaghi 2017, pp. 193-213). 3 Citato da Viola 2013, p. 153; la lettera si legge ivi, alle pp. 151-153. Parini era peraltro uso a richieste di sussidi, pur dignitosamente proferite secondo la formula retorica della petitio, lamentando presso i potenti amici le proprie ristrettezze economiche, l’anzianità, la salute incerta. In un’altra missiva del 1783 al Wilkzeck, per esempio, si protestava «privo di patrimonio, innoltrato nell’età, infermo nelle gambe, cagionevolissimo di salute: e, sebbene contento della mediocrità, temeva d’andare incontro ad una vecchiezza più d’ognaltra incomoda e male assistita» (ivi, p. 188; la lettera completa alle pp. 187-188). 4 Bevacqua 1995, p. 113. 5 De Castro 1889, p. 15; Bellorini 1915, p. 277; Mazzoni 1929, p. 29; Bruni 1981, p. 639; cfr. infra, Nota al testo, e le tavole alle pp. 64 e 72.

introduzione 13 è comunque concomitante al suo arruolamento alla «Gazzetta», una lieve riduzione del formato, mentre veniva mantenuto il numero di quattro pagine per ordinario. L’impresa giornalistica di Parini volgeva alla conclusione nell’ottobre-novembre del 1769, allorché gli veniva ufficialmente assegnata la cattedra di Eloquenza presso le Scuole Palatine, incarico per il quale doveva ancora ringraziare il Firmian, che il 23 settembre 1769 aveva scritto al Kaunitz esplicitandone la candidatura.1 Questo stesso anno era dunque stato «occupato sia dalla redazione della “Gazzetta di Milano”, sia dallo studio e dalla stesura del piano di lavoro e, soprattutto, delle lezioni stesse […]. Il governo austriaco voleva essere informato in anticipo sulle modalità e sui contenuti delle lezioni dei propri insegnanti e non concedeva spazio all’improvvisazione».2 Oltre che certamente più congeniale alle sue corde, quella dell’insegnamento era un’occasione che Parini attendeva da tempo. Già nel 1766 il ministro Guillaume Du Tillot gli aveva offerto la cattedra di Eloquenza e Logica all’Università di Parma, che Parini aveva rifiutato per non allontanarsi da Milano, certo, ma anche perché il Firmian e il Wilzeck avevano ventilato per lui un incarico di insegnamento in patria, poi messo in parentesi. Parini non mancava però di rammentarlo allo stesso Wilzeck in una missiva del settembre-ottobre 1769: Fino da quando io fui invitato a Parma per esservi impiegato nella Lettura d’Eloquenza e di Logica, come a V[ostra] S[ignoria] Ill[ustrissima] è ben noto, Ella ebbe la degnazione di farmi nascere in cuore delle speranze d’essere adoperato in patria, qualora fosse seguita la riforma degli studj che fin d’allora si prometteva. Si compiacque d’insinuarmi più volte ch’io non partissi di Milano, interponendo qualche volta alle proprie insinuazioni anche il nome di S[ua] E[ccellenza], [cioè il conte Firmian] e assicurandomi in oltre, che io non mi sarei trovato malcontento dell’essermi trattenuto in Patria.3

La chiamata fu ad ogni modo per Parini un importante discrimine biografico, che lo gratificava nelle sue aspirazioni, gli assicurava una moderata stabilità economica e, almeno nei suoi intenti, gli offriva maggiore e più diretta opportunità di intervento nel tessuto pubblico. Nella 1 Bortolotti 1900, pp. 58-59. 2 Morgana-Bartesaghi 2005, p. 7. Si tratta del primo piano di lavoro, noto come Per la Cattedra Biennale di Eloquenza; su questo e su altri scritti programmatici inerenti all’insegnamento, cfr. ivi, in partic. pp. 8-18, e Barbarisi-Bartesaghi 2005, pp. 298-324. A partire dall’insediamento di Parini, la cattedra fu rinominata di Belle Lettere; dopo la soppressione della Compagnia di Gesù (1773), le Scuole Palatine vennero trasferite a Brera e tramutate in Regio Ginnasio. Sull’impegno di Parini in campo educativo, cfr. Elena Brambilla, Le riforme dell’educazione, Parini e le belle lettere, in Barbarisi et alii 2000, pp. 119-148, e l’Introduzione di Morgana-Bartesaghi 2005, pp. 4-30; le lezioni si possono leggere in Morgana-Bartesaghi 2003. 3 Citato da Viola 2013, p. 91; il testo completo alle pp. 91-95.

14 giuseppe sergio lettera al Wilzeck testé citata, Parini giudicava infatti la cattedra di Eloquenza particolarmente utile a Milano, dove, nonostante l’illuminato governo di Maria Teresa, «sì le pubbliche come le private scritture mancano per lo più d’ordine, di precisione, di chiarezza, di dignità».1 Certo non rendevano la sua soddisfazione le due scarne note al proposito che Parini, parlando di sé in terza persona, pubblicava sulla «Gazzetta di Milano». Nella prima riferiva della sua prolusione «con un discorso italiano sopra l’influenza delle Belle Lettere nel progresso, e nella perfezione di tutte le Belle Arti», prolusione avvenuta il 6 dicembre alla presenza del Firmian, di «varj Membri della Regia Deputazione degli Studj, ed altra scelta Udienza in molto numero»; nella seconda annunciava l’apertura dei corsi, prevista per l’8 gennaio 1770.2 2. Le gazzette e «La Gazzetta di Milano» I «Ragguaglj di varj Paesj», prima, e «La Gazzetta di Milano», poi, si inquadrano in una forma periodica, quella appunto delle gazzette a stampa, apparsa in Europa a inizio Seicento e allignata in Italia verso la metà dello stesso secolo; la prima si sarebbe infatti pubblicata a Genova nel 1639 e di lì, a ruota, nei maggiori centri: a Milano nel 1641, a Bologna nel 1642, a Torino nel 1645, a Roma nel 1646 ecc.3 Il genere era dominato da notizie relative a fatti esteri, pubblicate anonime, senza indicazione della 1 Ivi, p. 94. 2 Le notizie possono leggersi in questo volume, rispettivamente nel n. L, a p. 440, e nel n. LII, a p. 455. Sull’iter della nomina di Parini, cfr. Morgana-Bartesaghi 2005, pp. 6-8. Ancor prima di essere pronunciata, la prolusione venne stampata con il titolo Discorso recitato nell’aprimento della nuova cattedra di Belle Lettere (Milano, Galeazzi, 1769); letta e approvata dal Kaunitz (Bortolotti 1900, p. 67; Ettore Bonora, Parini fra Maria Teresa e i suoi ministri, in Idem, Parini e altro Settecento, Milano, Feltrinelli, 1982, pp. 95-104: 98), fu prontamente commentata, al vetriolo, dai fratelli Verri, i quali ne apprezzarono l’effettismo dei «voli» retorici, ma ne criticarono l’originalità e la correttezza degli argomenti (cfr. Nicoletti 2015, pp. 18-19, 130; Giuseppe Savoca, Giuseppe Parini, Roma, Bonanno, 2016, pp. 7172, dove pure vi è un accenno, al solito tranchant, alla «modesta attività di giornalista» presso la «Gazzetta»). Sulla congenialità fra Parini e i Verri, carente anzitutto sotto il profilo caratteriale, si veda l’equilibrato giudizio di Gennaro Barbarisi, I Verri e l’idea del Giorno, in Barbarisi-Esposito 1998, pp. 205-250. 3 Farinelli 2004, pp. 15-16. Stante la natura magmatica di queste prime forme periodiche, non vi è accordo sulla data di avvio della gazzetta milanese: Marco Cuaz (Per un inventario dei periodici settecenteschi, in Periodici italiani d’antico regime, a cura di Alberto Postigliola, Roma, s.n.t. (Materiali della Società Italiana di Studi sul secolo XVIII), 1986, pp. 101-161: 111) indica per esempio il 1640, mentre Luigi Piccioni (La prima gazzetta a stampa di Milano, in Idem, Fra poeti e giornalisti. Note di storia e di critica letteraria, Livorno, Giusti, 1925, pp. 55-59), dichiarandosi in possesso di alcune copie della gazzetta risalenti al 1642, poteva «conchiudere che per lo meno nell’anno 1642 si deve riferire l’inizio della prima gazzetta a stampa di Milano» (la citazione a p. 59). Per un quadro di sintesi sugli esordi delle gazzette, cfr. Castronovo 1976, pp. 20-28; Ricuperati 1976, in partic. pp. 71-79, 229-242, 350-353; Paolo Murialdi, Storia del giornalismo italiano, Bologna, il Mulino, 20002 [I ed. 1996], pp. 9-17; Farinelli 2004, pp. 3-18.

introduzione 15 fonte di provenienza e senza commento; vi trovavano spazio «informazioni su trattati, avvenimenti bellici, iniziative diplomatiche, successioni a corte o nei governi cittadini»,1 cui, soprattutto all’estero, potevano aggiungersi annunci commerciali.2 Almeno inizialmente, le gazzette venivano pubblicate prive di titolo e numerazione, limitandosi a collazionare notizie portate dai corrieri o riprese da altri fogli a stampa. Nonostante queste premesse, tutto erano tranne che organi di informazione libera. Al contrario, il loro successo suggerì presto di sottoporle a una censura preventiva e, poiché questa si rivelava spesso inefficace, a un sistema di privilegi e sinecure con cui i governanti concedevano il diritto di esclusiva a uno stampatore. Di qui proveniva la dizione gazzetta privilegiata, quale era anche «La Gazzetta di Milano», così detta appunto perché godeva del privilegio o dell’esclusiva concessi da un principe. In questo modo si instaurava un legame fra i governi e il gazzettiere, peraltro spesso un funzionario governativo, con ciò che ne conseguiva sul piano del conformismo e dei vincoli sulla pubblicabilità delle notizie. Se questa era la situazione delle gazzette al livello europeo (salvo rare eccezioni, come quelle dei Paesi Bassi e dell’Inghilterra, meno condizionati), in Italia al doppio sistema della censura e del privilegio si aggiungeva il controllo della Chiesa, impegnata a vigilare sulle decine di gazzette che ben presto sorsero nei maggiori centri della penisola.3 Anche se può sembrare paradossale, le gazzette ufficiali che si pubblicavano negli stati assoluti e nelle città più importanti «avevano una fortuna circoscritta ed erano, nel complesso, abbastanza squallide»;4 il loro pubblico era sostanzialmente limitato agli uomini di corte, ai diplomatici e alle classi più alte, ma anche ai mercanti, agli uomini d’affari e agli speculatori, interessati ai fatti e ai movimenti internazionali più che a 1 Castronovo 1976, p. 21. 2 Nella nostra gazzetta se ne trova un solo esempio: «Gio. Federigo Funk Juniore vende a Berna i seguenti rimedj: Tinctura confortativa concentrata, Pulvis prolificus, e Pillulae restaurantes»: cfr. n. XXXII, p. 306. 3 Una questione così centrale come quella della censura viene più volte dibattuta anche sulle pagine di «La Gazzetta di Milano», e fin dai primi numeri. Preannunciato nel n. II, p. 80, nel n. III, pp. 86-87, è dedicato ampio spazio all’editto di Maria Teresa sul controllo culturale dell’editoria libraria e periodica, e dunque anche delle gazzette e del ruolo del gazzettiere: «Tutta la politica della comunicazione veniva posta sotto l’egida di una “moderata” libertà. Era un’implicita dichiarazione della dimensione pubblica del gazzettiere, che non era più un casuale raccoglitore di notizie senza responsabilità, ma leggeva il mondo da un punto di vista che era insieme il suo (di scrittore) ed ufficiale (del governo). Era un equilibrio difficile, ma per un anno questo miracolo si realizzò ad un livello notevole» (Ricuperati 2000, p. 109). La posizione moderata di Parini sembra affiorare nel n. XXXVIII, p. 344, dove, nel biasimo per una censura dai lacci troppo stretti, si auspica che le «Persone più illuminate, e massimamente» la «classe degli Scrittori» si guardino «ne’ pubblici Scritti dal rendere il Popolo incerto, e diffidente sopra le Costituzioni fondamentali dello Stato, e sopra l’amministrazione governativa, poichè da questo ne soglion nascere più mali, che beni». 4 Ricuperati 1976, p. 233.

16 giuseppe sergio quelli interni.1 Se le gazzette pubblicate nei centri minori, meno filtrate, potevano viceversa mantenersi più libere e risultare così più richieste, nel tempo queste ultime faticheranno a disancorarsi dalla formula tradizionale, mentre le maggiori, controllate dai governi assoluti, saranno con più decisione investite dal cambiamento, trasformandosi nella seconda metà del Settecento in strumenti di orientamento riformista.2 Il legame con i governi illuminati comporta una parallela evoluzione del mestiere di gazzettiere: dapprima legato alle routines artigianali di fabbricazione delle notizie (selezione, eventuale traduzione e pubblicazione in una sorta di mosaico), esso diventa più criticamente impegnato, tendendo ad avvicinarsi alla figura del giornalista in senso moderno.3 È precisamente su questo crinale che si colloca l’esperienza giornalistica di Giuseppe Parini, che appare bilicata fra centonismo cronachistico e intento lato sensu militante, così corroborando, da prospettiva poco indagata, quella complessità e quella irriducibilità a formule sotto il cui segno la tradizione critica ha per lo più inquadrato Parini. «La Gazzetta di Milano» si colloca inoltre nel pieno di quella Leserevolution che da metà Settecento vide ampliarsi il pubblico dei lettori e progressivamente modificarsi le modalità di lettura, sempre più volte «a consumare in maniera moderna, secolarizzata, individuale, materiali di lettura nuovi e svariati, a scopo di informazione e soprattutto di intrattenimento privato».4 Il graduale e relativo allargamento della stampa a pubblici 1 In quest’ottica può spiegarsi l’attenzione di «La Gazzetta di Milano» alle vicende della Compagnia delle Indie, le cui vicende sono costantemente seguite, a partire dalla primavera del 1769, sotto le rubriche Francia e Gran Bretagna. Gli argomenti delle prime gazzette, riflesso delle specifiche committenze per cui venivano redatte, sono gli stessi di quegli avvisi sciolti, manoscritti o a stampa, che vanno considerati i più diretti progenitori delle gazzette stesse: cfr. Ricci 2009, in partic. pp. 99-101. 2 Per uno studio di caso, relativo a un foglio pubblicato fra il 1780 e il 1796, si può vedere Rita Barbisotti, Una gazzetta settecentesca a Cremona, in «Archivio storico lombardo», 1969, a. XCVI, VIII, pp. 58-98. 3 Ciò non toglie che, come si sa, quelle di gazzettiere e di giornalista rimanessero due professioni nettamente distinte: il primo riferiva notizie, generalmente di riporto, su avvenimenti del mondo; il secondo recensiva e riportava estratti delle uscite librarie. Ancora nel 1816 Giuseppe Compagnoni poteva specificare, fra gli altri, che «I nostri gazzettieri scrivono come possono: e rare volte sono uomini di lettere. Gli scrittori di giornali letterari ordinariamente non cercano brighe, e sono anche assai pochi» (citato da Marino Berengo, Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione, Torino, Einaudi, 1980, pp. 242-243, che continua annotando che «Nel Settecento c’erano stati più periodici letterari che non gazzette politiche: ma aveva potuto farsi “gazzettiere” Giuseppe Parini, e lui medesimo, Compagnoni»; cfr. anche Folena 1983, pp. 17-18). La differenza di status fra le due professioni andrà acuendosi nell’Ottocento, «quando gazzettiere indica spregiativamente un giornalista più sensibile al denaro che alla verità» (Francesca Gatta, Giornalismo, in Storia dell’italiano scritto, III, Italiano dell’uso, a cura di Giuseppe Antonelli, Matteo Motolese, Lorenzo Tomasin, Roma, Carocci, 2014, p. 303). 4 Reinhard Wittmann, Una «rivoluzione della lettura» alla fine del XVIII secolo?, in Storia della lettura nel mondo occidentale, a cura di Guglielmo Cavallo, Roger Chartier, Roma-Bari, Laterza, 1995, pp. 337-369: 339.

introduzione 17 nuovi comportò un incremento dei giornali specializzati e di quelli d’opinione, soprattutto nelle zone più esposte alle lumières del riformismo, ma finì per influenzare anche il genere delle gazzette, che da elenchi di notizie poterono trasformarsi, in alcuni casi, in strumenti di appoggio alle riforme.1 Seppure in misura inferiore rispetto a un periodico programmaticamente militante come «Il Caffè» (Milano, 1764-1766), anche la nostra «Gazzetta» si pose come strumento in grado di sollecitare l’analisi e talvolta, come vedremo, di sferzare il lettore. Proprio dalle pagine del «Caffè» Cesare Beccaria aveva d’altronde evidenziato l’importanza De’ fogli periodici quale strumento dell’illuministica battaglia di idee. L’agile mole, «la facilità dell’acquisto, il comodo trasporto, la brevità del tempo che si consuma nella lettura»2 facevano del giornale il medium più idoneo tanto per trasmettere le verità positive al «popolo o travagliatore od ozioso»3 e persino alle donne (!), quanto per contenere idee erronee, pregiudizi e stereotipi, secondo un programma che doveva coinvolgere il giornalismo letterario, quello politico e anche quello di cronaca, «non meno utile benché meno brillante».4 3. La fortuna critica della «Gazzetta di Milano» L’indagine sulla «Gazzetta di Milano» nell’annata 1769 permette di soffermarsi su un aspetto della personalità pariniana rimasto per lo più in ombra. Un sondaggio sulle più importanti edizioni delle opere di Parini mostra infatti che l’attenzione per la sua attività giornalistica è stata scarsa. Il primo editore delle opere di Parini, Francesco Reina, inquadrava l’incarico presso «La Gazzetta di Milano» nella politica illuminata del ministro Firmian, il quale, «Scontento […] delle gazzette nostrali zeppe di bugie e stese senza critica, e senza mirar punto allo scopo filosofico, cui intendevano tutte le sue cure», ne affidò la stesura a Parini; questi, da parte sua, vi attese «col soccorso de’ giornali procuratigli in copia grande dal Ministro, che gli permetteva la stampa della medesima senza revisione», cioè, in virtù della fiducia che riponeva in Parini, senza passare al vaglio della censura.5 1 L’azione riformatrice settecentesca risulta difatti impensabile senza i giornali, fondamentali mezzi di divulgazione e di orientamento dell’opinione pubblica. In Lombardia, in particolare, la stampa periodica e quella libraria avevano supportato le riforme asburgiche, mirate a una gestione razionale delle strutture economiche e burocratico-amministrative. Sui periodici milanesi di età teresiana, con focus sulla loro fisionomia linguistica, cfr. Morgana 2003a. 2 In Francioni-Romagnoli 1993, p. 412. L’articolo di Cesare Beccaria è pubblicato alle pp. 411-419. 3 Ivi, p. 411. 4 Ivi, p. 416. 5 Reina 1801, p. XVII. Considerando lo stretto controllo che i governi esercitavano sulle gazzette, l’esenzione era tutt’altro che scontata: cfr. supra, § 2.

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giuseppe sergio Sempre a proposito della composizione della «Gazzetta», il Reina aggiungeva un aneddoto secondo il quale Parini avrebbe inventato la notizia della proscrizione di cantanti evirati «nelle Chiese, e ne’ Teatri dello Stato Romano»:1 Soleva Parini esporre i materiali della gazzetta in una certa nicchia, donde toglievali lo stampatore. Vennero essi una mattina veduti a caso da un sartore, che avendo bisogno di carta, per farne misure, se li prese; nè potendo Parini rifare a memoria l’intero foglio, finse a capriccio una data di Roma, in cui dicevasi con bell’apparato di termini: il S. Padre Ganganelli [papa Clemente XIV] avere ordinato, che per allontanare dal delitto della castratura, non si ammettessero più castroni nelle Chiese, e ne’ Teatri dello Stato Romano. Questa bizzarría riferita tosto dalla gazzetta di Leida, e da tutti gli altri giornali si diffuse romorosamente in Europa: grandi elogi ne diedero al Pontefice i Protestanti; e lo stesso Voltaire gl’indirizzò la bella Pistola sur ce qu’il ne veut plus de castrats. La cosa non si avverò per ignominia de’ tempi, e per disgrazia dell’umanità.2

Questa «bizzarría» veniva ripresa da alcune edizioni ottocentesche, che a quella del Reina nella sostanza si rifacevano.3 Ricompariva per esempio nella biografia premessa all’edizione di Giuseppe Giusti,4 mentre Filippo Salveraglio, dopo aver citato ad litteram il passo di Francesco Reina, poteva commentare che l’«aneddoto narrato in lingua così trista venne accolto con soverchia benevolenza dagli altri e pigri biografi del Parini»5 e dunque presentarne una versione alternativa. Per ricostruire la falsa notizia dell’abolizione dei «castroni», Salveraglio muoveva nella fattispecie da una lettera che la calligrafia consentiva di attribuire ad Alfonso Longo. In questa lettera Longo riferiva che la copia originale della «Gazzetta» era stata dispersa da un temporale e che Parini dovette ricomporla fidando sulla propria memoria, sennonché, non arrivando a compilare tutte le pagine del giornale, «pensò di supplirvi non colle nuove di ciò che si fosse fatto ma di ciò che si doveva fare». In ogni caso, concludeva il Salveraglio, entrambe le versioni risultavano prive di fondamento, per1 L’aneddoto sarebbe raccontato per la prima volta nella decima e ultima delle Lettere di due amici: vd. Bramieri-Pozzetti 18022, p. 210. Manca nella prima edizione del 1801, che contiene solo otto lettere. 2 Reina 1801, pp. XVII-XVIII. La falsa notizia sui castrati compare nel n. XXIII di «La Gazzetta di Milano» (nella presente edizione a p. 313), dove andrà anche notato il rilievo che Parini conferisce a «queste nuove, benchè scarse», ritenendole «qualche cosa più importanti di quelle, che con lungo dettaglio s’inseriranno negli altri Avvisi di quest’Ordinario». Alla barbara usanza, guidata dall’avidità di genitori senza scrupoli, Parini aveva dedicato l’ode La musica (1762-1763; cfr. D’Ettorre 2013, pp. 144-152; Nicoletti 2015, pp. 50-51). 3 Su questa edizione, da subito molto criticata, eppur fondativa del mito di Parini, cfr. William Spaggiari, L’edizione Reina, in Barbarisi-Esposito 1998, pp. 117-160; Idem, Le carte di Giuseppe Parini, in Tra i fondi dell’Ambrosiana. Manoscritti italiani antichi e moderni, a cura di Marco Ballarini et alii, tomo I, pp. 413-431, in partic. pp. 416-425; Giuseppe Nicoletti, Introduzione a Reina 2013, pp. 9-29: 14-17. 4 Cfr. Su la vita e le opere di Giuseppe Parini, discorso di Giuseppe Giusti, in Giusti 1846, pp. V-LXIII: XVI. 5 Salveraglio 1881, p. 215.

introduzione 19 ché era usanza dei tipografi comporre la gazzetta «di mano in mano che la posta portava le lettere ed i giornali» e perché il numero in questione era, come in effetti è, del tutto analogo agli altri.1 Proprio recensendo l’edizione di Filippo Salveraglio, sull’aneddoto si esprimeva diffusamente anche Francesco Novati, che rivalutava la lettera del Longo e riteneva plausibile che Parini avesse smarrito solo una parte della gazzetta incriminata, attribuendo a Clemente XIV «un disegno che egli non aveva formato o almeno non dato segno di aver concepito, ma in ogni modo degno di lui».2 Comunque si siano svolti i fatti, allo stato attuale della ricerca l’ipotesi più verosimile è «che il redattore abbia raccolto una diceria […] coincidente con le sue personali convinzioni, trasformandola di conseguenza in “notizia” vera e propria».3 Tornando più in generale al cimento giornalistico di Parini, mentre alcune edizioni lo passano sotto silenzio,4 altre vi accennano di volata, eventualmente sottolineando come si trattasse di un lavoro sminuente.5 In simile panorama critico, implicitamente concorde nel considerare a margine l’esperienza di Giuseppe Parini alla «Gazzetta di Milano», il primo editore a prestarle vera attenzione è Egidio Bellorini, che nel 1915, nel secondo volume delle Prose da lui curate, pubblicava un’appendice dedicata al Parini giornalista. Anche in questo caso, l’impegno di Parini veniva però valutato in modo riduttivo: per il Bellorini il foglio milanese «non era altro se non una raccolta di notizie di seconda mano, riferite per lo più assai compendiosamente», secondo una prassi giornalistica consistente nella traduzione o riduzione di «notizie derivate da altre 1 Ivi, pp. 215-217. 2 F[rancesco] N[ovati], Le Odi dell’Abate Giuseppe Parini, riscontrate su manoscritti e stampe, con prefazione e note di Filippo Salveraglio, recensione, in «Giornale storico della letteratura italiana», I (1883), I, pp. 121-123: 123, all’interno della lunga nota 5 che si estende alle pp. 121-123. 3 Bruni 1981, pp. XVII-XVIII. 4 Silvestri 1821; Cremonese 1959; Mazzoni 1967. 5 Caretti 1951, p. 11; Petronio 1957, p. 27; Zuradelli 1961, p. 32; Savarese 1968, pp. XVIII-XIX; Barbarisi-Bartesaghi 2005, p. 16. Giusti (1848, p. XVI) indicava che si trattava di un «esercizio non molto accomodato a un ingegno di quella fatta; ma in quel tempo medesimo Gio. Giacomo Rousseau, per campare, copiava la musica», mentre Mazzoni (1925, p. XXXIII) che «Miglior cattedra gli spettava». In una monografia di qualche anno successiva, Mazzoni (1929, p. 29) tornava a riferire della chiusura dell’incarico presso «La Gazzetta di Milano» come di una liberazione «dall’uffizio ch’era piuttosto un servigio pagato malissimo»; di «ufficio non molto redditizio» parla anche Bonora (1967, p. XXXIII). Oltre ai sopracitati, accennano all’esperienza giornalistica di Parini altri suoi biografi, quali Camillo Ugoni, Antonio Zoncada e Francesco Pavesi, per i quali si rimanda all’edizione delle Biografie ottocentesche di Giuseppe Parini curate da Ballarini-Bartesaghi 2017, rispettivamente alle pp. 217, 249 e 332. Carlo Antonio Vianello (La giovinezza di Parini, Verri e Beccaria. Con scritti, documenti e ritratti inediti, Milano, Baldini e Castoldi, 1933, pp. 143-147) passa in rassegna alcuni dei temi toccati da Parini in «La Gazzetta di Milano», di cui fornisce stralci antologici, annotando che, se l’«ingrato incarico» di «dare forma decente» a dispacci e notizie eterogenee «non era il campo più adatto per segnarvi una singolare impronta letteraria, tuttavia la Gazzetta risultò molto migliorata» (la cit. a p. 143).

20 giuseppe sergio gazzette o da lettere comunicategli dal Firmian», cui Parini si limitava ad aggiungere «in fine una breve cronaca di Milano». Poco opportuna gli appariva dunque la riproduzione integrale dell’annata, «perché ben poco ci possiam trovare di suo [di Parini], e quel poco non abbiam quasi mai modo di sceverare tra il molto che è senza dubbio semplice traduzione o riduzione di roba altrui».1 Il curatore preferiva così antologizzare una cernita di passi in cui più gli pareva di riconoscere la mano di Parini, cioè quelli che affrontavano temi circolanti nella sua opera, notando «qua e là considerazioni morali e tratti satirici, che hanno tutto il fare pariniano».2 Ma ad attirare maggiormente l’attenzione del Bellorini erano i peraltro parchi spunti letterari rintracciabili nella «Gazzetta», come i poco più che accenni a personalità del coevo panorama letterario, quali Baretti, Beccaria, Frugoni, Goldoni, Rousseau, Wilkes e, come abbiamo visto, Parini stesso,3 o l’elogio del ballo teatrale L’accampamento degli zingari, nella cui recensione è chiaramente avvertibile l’eco sensista che negli anni appare sempre più caratterizzare l’estetica pariniana: Questo divertimento, diretto, si può dire, dallo stesso Buon Gusto in persona, è stato ricevuto con entusiasmo dalla Corte, dalla Nobiltà, e dal Popolo medesimo, che risente sempre le impressioni del Vero, e del Bello, qualora ha la fortuna di vederselo presentare. Le fredde cifre di corpi umani tessute sul Teatro da’ mediocri Compositori di Ballo, e il barbaro sgambettamento di questi corpi cadranno finalmente in quella oscurità donde sono usciti, a fronte di queste nobili Invenzioni, le quali non ci dilettano i sensi per altro, che per moverci l’animo più graziosamente.4 1 Bellorini 1915, p. 278. Il Parini giornalista si legge ivi, alle pp. 277-289. 2 Ivi, p. 285. Egidio Bellorini riconosceva così l’ironia pariniana nei resoconti sul ritorno di Louis-Antoine de Bougainville dai suoi viaggi di esplorazione (n. XV, qui a p. 173) e sul passaggio di una cometa vicino al pianeta Venere (n. XL, p. 361), mentre gli pareva più moralizzante il commento su un settantenne coinvolto in un omicidio (n. XXXIV, p. 319). I brani selezionati dal Bellorini e citati con una certa estensione riguardano le riforme degli ordini religiosi (n. IV, p. 91), i musici evirati (n. XXIII, pp. 312-313), la vuotatura dei pozzi neri (n. XXVI, p. 259), i metodi di salvamento (n. XXVII, p. 269), il rapporto armonioso fra sudditi e regnanti e la libertà di stampa (n. XXVIII, p. 270; n. XXXVIII, p. 344), il traffico degli schiavi neri (n. XXXI, p. 295), la lotta indipendentista della Corsica e il generale Pasquale de’ Paoli (n. IV, p. 92; n. XXVI, p. 260; n. XXXIV, p. 317). 3 Per tutti, cfr. i rinvii nell’Indice dei nomi di persona. In particolare si rammentino almeno la narrazione della disavventura londinese di Giuseppe Baretti, importunato da una prostituta e presto al centro di una rissa (n. XLVII, p. 415), e il rilievo dato a una vecchia conoscenza di Parini, ovvero a quel Voltaire «troppo biasimato e troppo a torto / Lodato» (Mezzogiorno, vv. 599-600) di cui si pubblica il carteggio al vetriolo con Jean-Pierre Biord, vescovo di Ginevra. Come viene dichiarato sulla stessa «Gazzetta di Milano» (n. IV, p. 93), la corrispondenza era stata originariamente pubblicata, in traduzione dal francese, sulle «Novelle letterarie» (Firenze, 1740-1792) di Giovanni Lami; rispetto a quest’ultimo, Parini mostrava però un atteggiamento più cauto nei confronti del prelato e una sostanziale imparzialità fra le due posizioni (cfr. Ricuperati 1976, p. 113; Bevacqua 1995, pp. 121-122). Sull’ambivalenza dell’atteggiamento di Parini nei confronti di Voltaire, cfr. Nicoletti 2015, pp. 117-118. 4 Cfr. n. IV, pp. 94-95. Può essere considerata una spia linguistica della paternità pariniana la voce cifra, che nel pezzo citato compare nell’accezione figurata di ‘stile convenzionale,

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In ogni caso, la prospettiva letteraria del Bellorini e i pochi passi della «Gazzetta» che la soddisfano lo orientavano verso il giudizio complessivamente tranchant di cui già s’è detto. Piena valorizzazione dell’annata pariniana alla «Gazzetta di Milano» si avrà solo nel 1981 con l’edizione completa, in due ponderosi tomi, allestita da Arnaldo Bruni. Lo studioso metteva l’intera responsabilità della «Gazzetta» sul conto di Giuseppe Parini, nonostante questi attendesse all’ufficio di gazzettiere secondo le consuetudini dell’epoca, cioè manipolando, riducendo o traducendo i testi e i documenti, di natura eterogenea, di cui volta a volta poteva disporre. Il redattore risulta ben dominare la messe fino labirintica delle fonti, «annodando le fila sparse di una tela variegata esteriormente ma sorretta da una omogenea concezione programmatica»1 sinceramente ispirata ai principi del riformismo illuminato. Uno degli aspetti più pregevoli dell’ampia Introduzione di Bruni consiste nel raffronto fra alcuni campioni della «Gazzetta di Milano» e le corrispondenti, supposte fonti giornalistiche utilizzate.2 Fra queste spiccano le rinomate «Nouvelles de divers Endroits» o «Gazzetta di Berna» (1698-1798, corredate da un «Supplement aux Nouvelles de divers Endroits», dedicato alle notizie estere e probabile contraffazione di giornali olandesi) e le «Notizie del Mondo» o «Gazzetta di Toscana» (1766-1811), senza che tuttavia possano escludersi altre fonti che, stante la natura reticolare dell’informazione coeva, risultano caso per caso di difficile precisazione. Poiché, infatti, nelle gazzette «a volte è possibile riscontrare articoli identici (con una coincidenza che può essere addirittura formale), o fra loro strettamente simili, per giunta in fogli fra cui non si possono congetturare relazioni dirette per indiscutibili ragioni cronologiche»,3 Bruni mette in guardia dal postulare rapporti di filiazione diretta, inevitabilmente congetturali quando non arbitrari. Nella supposizione delle filiazioni cautelano semmai le citazioni esplicite delaffettato’; la voce era infatti stata utilizzata per la prima volta in italiano, nella variante cifera, proprio da Parini nella polemica con il Bandiera (cfr. GDLI III, p. 134; Morgana-Bartesaghi 2012, p. 129). Per gli influssi sensisti nel Parini più maturo e in particolare per la loro ricaduta sul suo rinnovato ideale di lingua, precisatosi nelle Lezioni di Belle Lettere, cfr. Morgana 2011. 1 Bruni 1981, p. XIII. 2 L’Introduzione, con l’estesa e ponderata citazione di brani significativi di «La Gazzetta di Milano», si legge ivi, pp. XI-LXX; sottolineava «particolarmente la efficace esemplificazione del rapporto fra il testo pariniano e le fonti» anche la recensione di Walter Binni, La Gazzetta di Milano, a cura di Arnaldo Bruni, in «La rassegna della letteratura italiana», LXXXVI (1982), p. 625. Gli apparati dell’edizione Bruni comprendono una Nota al testo (ivi, pp. 639648), un Indice analitico (ivi, pp. 649-798) e un sistema di note di taglio storico-enciclopedico, tuttora particolarmente preziose per la disambiguazione dei nomi di personaggi storici. 3 Ivi, pp. LIV-LV.

22 giuseppe sergio le fonti, come appunto le «Nouvelles de divers Endroits» spesso richiamate da Parini.1 Una volta individuata una delle fonti, se non la principale, impiegate da Parini e notato preliminarmente che la proposta selettiva delle notizie «non è mai pedissequa o limitata a una pigra e distratta trascrizione della fonte, dalla quale il gazzettiere antologizza di preferenza quelle corrispondenze che a lui paiono significative e interessanti»,2 Bruni indica in modo persuasivo come la rielaborazione non segua binari fissi e prestabiliti, ma sia riconducibile a una complessa gamma di tipologie. Fra i tipi di intervento più ricorrenti figurano la fusione e il riadattamento di notizie provenienti dalle «Nouvelles» e dal relativo «Supplement», con eliminazione di particolari accessorii; la semplice traduzione, con eventuale aggiunta di commenti, di vario tono, ma solitamente improntati al fine della pubblica utilità (vd. infra, § 4); e più in generale, a fronte di qualche caso di «rielaborazione elegante e complessa, sulla base di un’informazione presa a pretesto»,3 una tendenza alla sintesi compendiosa, come risulta anche dal semplice raffronto visivo fra i più prolissi originali e il loro adattamento nella «Gazzetta».4 La rielaborazione attiva e critica delle fonti, dimostrata da comparazioni testuali, dona dunque all’annata 1769 della «Gazzetta di Milano» una configurazione specifica, cioè specificamente pariniana, e permette al Bruni di ribadire che il problema di distinguere ciò che è del Parini da quello che non lo è, non appare certo sostanziale, e anzi non ha ragione di sussistere. Per una gazzetta, infatti, formata per sua natura di elementi eterogenei […], necessariamente trascelti da altre fonti, non ha molto significato ricercare la paternità delle notizie in senso stretto, quanto è opportuno tenere presente invece il metodo di raccolta e di cernita delle medesime al fine di esibirle in un “montaggio” particolarmente indicativo.5

Il lavoro sulle fonti, estremamente complesso, aiuta a sceverare ciò che si deve a Parini e ciò che invece è solo lavoro di taglia e cuci, ma senza poter arrivare a indicazioni risolutive. Così Ettore Bonora, in un pur favorevole giudizio recensivo all’edizione Bruni, non manca di avvertire sulla difficoltà di «segnare nettamente nella Gazzetta di Milano i confini fra quanto rientrava negli obblighi del Parini cronista e le sue personali simpatie d’intellettuale riformatore».6 Su questo scoglio si era d’altra 1 Due numeri di questo foglio, il XXXII e il XLII, con il loro «Supplement», sono fra l’altro intermessi nell’esemplare di «La Gazzetta di Milano» conservato alla Biblioteca Ambrosiana e sembrano fungerne da ipotesto: cfr. infra, Nota al testo. Sui rimandi espliciti e sulle più evidenti analogie fra la nostra gazzetta e alcune delle fonti utilizzate da Parini, si vedano le note 111 e 112 in Bruni 1981, pp. LVI-LVIII. 2 Ivi, pp. LVIII-LIX. 3 Ivi, p. LXV. 4 L’ampia e persuasiva esemplificazione si trova ivi, alle pp. LVIII-LXIX. 5 Ivi, p. LXIX. 6 Bonora 1983, p. 308.

introduzione 23 parte arrestata, come abbiamo visto, la maggior parte degli interpreti e dei biografi del poeta di Bosisio, sostanzialmente concordi nel ridimensionare il peso documentale della «Gazzetta di Milano». 4. Giuseppe Parini redattore unico Sul discredito della «Gazzetta» poteva inoltre aver pesato una più generale circospezione verso le fonti giornalistiche, necessariamente legate ai fatti e ai personaggi di attualità e perciò, in decorso di tempo, poco autonome e interessanti. Tanto più che, come dimostrano gli indici dei nomi che chiudono il presente volume, l’annata pariniana della «Gazzetta di Milano» presenta un agglomerato di fatti, temi, persone e luoghi tanto stupefacente, quanto poco allettante per il lettore moderno, che può stentare a orientarsi in un simile dedalo di notizie lontane nel tempo e nello spazio.1 Una rassegna dell’annata appare dunque piuttosto disagevole, ma ciò nonostante è possibile tendere alcune corde di ancoraggio, insieme formali, contenutistiche e, ciò che più appare significativo, relative agli intenti programmatici cui Giuseppe Parini si dimostrò coerente. La selezione dei temi e la continuità discorsiva con cui essi vengono trattati sono proprio, come vedremo, gli indici che con più evidenza permettono di riconoscere la mano di Parini. Ogni numero della «Gazzetta» presenta una notevole concentrazione di notizie per lo più riguardanti fatti esteri, «specchio del crescente interesse per gli avvenimenti mondiali»,2 suddivise in base alla nazione di provenienza e dunque, in subordine, secondo la località e la data della notizia: questi contrassegni sostituivano il titolo, ancora assente, e guidavano una specifica modalità di lettura e di selezione degli articoli (spazio-temporale e non tematica). Se dunque, da un lato, l’attenzione ai fatti esteri rendeva la testata «Ragguaglj di varj Paesj» senz’altro più appropriata, dall’altro si sbaglierebbe a pensare che «La Gazzetta di Milano» aprisse a uno spaccato cittadino: semplicemente, secondo una consuetudine dell’epoca, il foglio prendeva il nome dal luogo in cui veniva composto o stampato. La pubblicazione degli articoli, che apparivano in forma anonima, non poteva certo dirsi tempestiva (in media intercorrevano due settima1 D’altro canto va tenuto presente che la selezione delle notizie dipende anche, ieri come oggi, dal destinatario a cui sono dirette e per cui sono pensate e più in generale dai cosiddetti criteri di notiziabilità, ovvero da quei fattori, storicamente relativi, in base ai quali solo alcuni eventi possono diventare notizie; fra i criteri più rilevanti vi sono la sostanza dell’evento (per es. se d’impatto internazionale o se implicante un numero elevato di persone) e la qualità intrinseca della notizia, che può essere trascelta perché più breve di un’altra o perché, nel contenuto, bilancia la fisionomia del giornale, ecc. Per una sintesi sui valori-notizia si può vedere Michele Sorice, Dall’evento al testo, in Le tecniche del linguaggio giornalistico, a cura di Gianni Faustini, Roma, Carocci, 20062 [I ed. 1995], in partic. pp. 66-74. 2 Morgana 2003a, p. 159.

24 giuseppe sergio ne fra un evento e la diffusione della relativa notizia), ma pur sempre proporzionata alle possibilità dell’epoca. Il ritardo si doveva sia alle caratteristiche distributive della «Gazzetta», che si pubblicava settimanalmente, il mercoledì, ma anche alla lentezza del sistema postale e alle modalità di approvvigionamento delle notizie, copiate o rimaneggiate a partire da altre gazzette oppure fornite dal governo o, «come le notizie di cronaca, da qualche abate o frequentatore di famiglie aristocratiche o di accademie».1 Le poste, da cui prevalentemente dipendeva la compilazione del foglio, erano in balìa dei più disparati fattori esterni, come il redattore, a discolparsi, talvolta denuncia: L’Ordinario Corriere di Spagna ha ritardato questa volta il suo arrivo per esser egli stato in una parte della Provenza assalito dai Ladri, e rubato di tutto ciò che aveva seco. Ha potuto a gran pena salvare la vita, e ricuperar le Lettere che gli furono gittate in un fosso. (n. XXXVIII, p. 348)

Altre volte lo smarrimento della posta o, in tempi di guerra, la sua distruzione dolosa, potevano impedire la pubblicazione di notizie: «Già da qualche ordinarj non riceviamo Lettere da Posen; e si crede, che sieno esse state intercette da’ Confederati, che sembrano aver fatto qualche intrapresa su quella Piazza» (n. VIII, p. 118); «Non c’è più sicurezza veruna per le Poste: la valigia, che doveva qui arrivare di Cracovia, il dì 20 fu aperta, e ne furono lacerate le Lettere. È rotta ogni comunicazione fra noi, e la Polonia Grande» (n. XXVI, p. 256)

Viceversa il redattore vantava, qualora ciò si verificasse, la tempestività della diffusione: «In questo momento è giunto un Corriere colla nuova, che la Confederazione del Palatinato di Lencice è stata disfatta» (n. XIV, p. 162); «Nel momento, che parte la Posta giugne un Corriere colla nuova, che la Confederazione del Palatinato di Lencici è dissipata» (n. XV, p. 169); «Le Lettere di Varsavia, giunte pur ora, dicono che i Russi […] hanno tolto Cockzim» (n. XX, p. 208); «Sentiamo in questo momento, che un tal accidente è stato meramente casuale» (n. XXV, p. 247) ecc.

Sulla «Gazzetta di Milano» le notizie si susseguono secondo una linearità logica, anche se in alcuni casi si notano scollamenti o bruschi salti tematici. Si tratta in genere di brevi inserti aggiunti alla fine del pezzo, che appaiono dettati dalla necessità di adeguarsi allo spazio a disposizione: «Essa [Caterina II] fa pur continovar con ogni calore la Traduzione, e la Impressione delle più celebri Opere degli Autori forestieri. Sembra, che sia costante intenzione de’ nostri di far l’assedio di Choczim, di cui furono padroni nell’anno 1739, e ch’è piazza notabile per le rotte, che i Polacchi dettero a’ Turchi negli anni 1621, e 1674» (n. XII, p. 149); «In conseguenza di questi, e di più altri atti giuridici, fu giudicato nell’udienza di Mercoledì, che il Fanciullo apparteneva alla Contadina, e che le fosse restituito. Si attende impazientemente l’esito dell’Assemblea 1 Bortolotti 1900, p. 46.

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della Compagnia delle Indie, che dee tenersi oggi, e dalla quale dipende, o in parte, o tutta la fortuna di più famiglie» (n. XVI, p. 181)

Altre volte la «propensione alla compendiosità»1 sfocia nell’elenco, eventualmente sostenuto da ripetizioni interne, ma senza mai risolversi in scrittura disadorna o men che meno trascurata. Si leggano un paio di esempi:2 «Corrono di bocca in bocca delle voci confuse sopra gli affari della Polonia. Si dice, che le Truppe Russe crescono ogni momento; che tutte le Truppe Polacche si rimandano a’ loro primi quartieri per paura della deserzione; che i Russi hanno preso Choczyn; che le Confederazioni risorgono più forti, che mai nel punto, che credevansi dileguate interamente; che per fine una immensa moltitudine di Tartari è penetrata nel Territorio Prussiano» (n. XV, p. 169); «Si sente da Venezia, che quel Governo abbia deliberato di accrescer la sua Marina di quattro Vascelli di linea e due Galere, e di accrescere i presidj nelle sue Piazze marittime. Da Torino, che si sia ordinato un perdono generale a tutti i Disertori, che si allestiscano sette mila tende e che si accrescano di otto uomini le Compagnie. Da Genova, che sia stato pubblicato lo stesso perdono, che si recluti, e che si fortifichi» (n. XLV, p. 403)

Ripresentandosi di numero in numero sotto le rubriche Alemagna, Polonia, Russia e via via fino all’Italia, su cui prevalentemente la gazzetta si chiudeva,3 le notizie formavano una cronistoria o un resoconto continuativo circa i vari Paesi, sui quali il lettore finiva per acquisire sempre maggiori informazioni. Non è difatti un caso che questi fogli, configurando quelle che nel giornalismo moderno si chiamano running-stories, potessero venire accorpati in volumi, portando a un discorso più consequenziale e, grazie alla ‘forma libro’ a una valorizzazione storica delle notizie. Una lettura continuativa era peraltro suggerita dai rimandi intertestuali fra i numeri della «Gazzetta» (per es., «(come s’è detto in altri Fogli)»: IX, p. 128; «(de’ quali s’è parlato ultimamente ne’ nostri Fogli)»: n. X, p. 132; «Il resto in altro Foglio»: n. XIX, p. 206; ecc.) o la pubblicazione a puntate di documenti, quali lettere o atti che, nonostante la lunghezza e lo stile spesso burocraticamente involuto,4 il compilatore riteneva di pubblicare in ragione della loro utilità. L’ottica asburgica della «Gazzetta di Milano» veniva palesata dall’apparire, come pezzo d’apertura di ogni numero, della rubrica relativa al1 Bruni 1981, p. LX. 2 Per alcune annotazioni linguistiche, cfr. infra, § 5. 3 Per le eccezioni si veda Bruni 1981, p. 640, nota 3; cfr. anche Ricuperati 2000, pp. 110112. Non tutte le rubriche relative ai vari Paesi sono fisse, dipendendo dalla disponibilità e dalla rilevanza delle notizie; una certa variabilità riguarda anche l’ordine interno di presentazione, pur nel rispetto di una progressione tendenzialmente geografica che va da Nord a Sud: Russia, Prussia, Svezia, Paesi Bassi, Danimarca, Inghilterra o Gran Bretagna, Francia, Spagna, Portogallo, Turchia e Barbaria, incorniciati, come si è detto, dall’Alemagna in apertura e dall’Italia in chiusura (l’ultima sottorubrica riguardava Milano, chiudendo così il cerchio). 4 Cfr. ad es. la corrispondenza da Napoli, nel n. XL, pp. 363-364.

26 giuseppe sergio l’Alemagna, nella quale per lo più si riferivano notizie poco compromettenti riguardanti la reale famiglia, come per esempio, e in genere, i loro spostamenti. Le notizie di questa rubrica potevano infatti considerarsi di politica interna e necessitavano perciò di estrema cautela, in quanto occorreva recepire «il massimo dall’esterno, dicendo il minimo dell’interno. Sottoposte ad un controllo ufficiale da parte del governo, [le gazzette] rivelavano sul proprio paese solo ciò che un vaglio ferocissimo aveva trovato veramente asettico e non utilizzabile da parte di altri Stati».1 In queste cronache assumono particolare rilievo l’«amatissima Sovrana» (n. II, p. 79) Maria Teresa d’Asburgo-Lorena e, ancor più, Giuseppe II, di cui si seguono le tappe del viaggio che nel 1769 lo condusse in Italia, segnando il momento culminante del suo ascendente presso i riformatori illuministi. La figura dell’«Augusto Monarca» è tratteggiata con contorni numinosi («Egli passa di luogo in luogo, come un rapido, ed ammirato fenomeno, spargendo graziosi, e benefici influssi da ogni parte»: n. XVII, p. 191), fino a portare il redattore a confessarsi impari nel descrivere «la sua luminosa carriera» («È più facile alla Maestà Sua ristringere in breve tempo la grandezza, e la moltiplicità delle sue gloriose Azioni, che a noi di compendiarne il racconto», n. XXIV, p. 244). E l’impresa appariva tanto più ardua su una semplice gazzetta, come si sottolineava a proposito del passaggio milanese di Giuseppe II: L’infima voce della Gazzetta, che mal può adeguar l’eloquenza, che si conviene alla singolarità, ed alla grandezza di tante virtù, e di tanta Maestà, tace in un profondo rispetto. I mutoli omaggi del cuore son quelli, che un eccellente Sovrano ambisce merita ottiene. (n. XXVI, p. 262)2

La fiduciosa adesione di Parini al riformismo asburgico appare palpabile lungo tutta la «Gazzetta» e mostrerà qualche riserva solo quando Giuseppe II, dopo la morte di Maria Teresa (1780), darà alla politica riformistica un’accelerazione radicale, concentrando il potere a Vienna e sopprimendo l’autonomia amministrativa della Lombardia.3 1 Ricuperati 1976, p. 232. 2 La preterizione è stata giudicata da Bonora (1983, p. 309) «quasi una scappatoia» per sottrarsi alle cronache milanesi. La tappa romana aveva ispirato a Parini il sonetto Quando il nume improvviso al suol latino (il n. LIX nell’ed. Mazzoni 1925, p. 391) dagli accenti così apertamente encomiastici da far commentare al Carducci che «non mai le dottrine regaliste parlarono sì alto e sì aperto, specialmente per bocca di un prete: è un sonetto più che antivaticanesco, a dirittura ghibellino» (Giosue Carducci, Studi su Giuseppe Parini. Il Parini minore, Bologna, Zanichelli, 1942, p. 342). 3 Cfr. Carlo Capra, Gli italiani prima dell’Italia. Un lungo Settecento, dalla fine della Controriforma a Napoleone, Roma, Carocci, 2014, pp. 197-212. Come è noto, fu occasionata dalla preoccupazione per il riformismo giuseppino la celebre ode La tempesta (1786; cfr. D’Ettorre 2013, pp. 158-165), ma ancora nel 1784 Parini dedicava a Giuseppe II, allora in visita a Milano, i sonetti celebrativi Scorre Cesare il mondo e Teseo, Osiri, Giason (cfr. Gennaro Barbarisi, Giuseppe Parini, in Storia della letteratura italiana, VI, Il Settecento, Roma, Salerno, 1998, pp. 569-633: 616-617).

introduzione 27 Per quanto riguarda la politica estera, nel pulviscolo di avvenimenti di cui la «Gazzetta» rende conto il maggior rilievo è riservato alla lotta indipendentista della Corsica, da Genova ceduta alla Francia con il trattato di Versailles (1768), e ancor più ai fatti di Polonia, straziata dalle turbolenze interne e dalla guerra russo-turca che dall’ottobre del 1768 andava combattendosi lungo il fiume Dnestr. Pur senza torsioni interpretative né tantomeno manipolazioni degli accadimenti, Parini non nascondeva le proprie simpatie per la fazione còrsa e in particolare per il suo «bravo generale» Pasquale de’ Paoli, «a cui il destino non ha permesso d’essere il liberatore della sua Patria» (n. XXXIV, p. 317); combattendo ad armi impari, la sconfitta dei Corsi appariva difatti inevitabile o meglio una fatalità («La Corsica ha finalmente ceduto al destino, che le soprastava»: n. XXVI, p. 260). L’attenzione con cui Parini seguiva le vicende del Paoli non era motivata dal solo dovere giornalistico: nella sua persona vedeva infatti realizzato un felice connubio fra l’illuminato uomo di governo e il condottiero tenace che combatte per la libertà del suolo patrio, tema prerisorgimentale particolarmente caro ai philosophes.1 A riprova della simpatia per Pasquale de’ Paoli sta lo scrupolo con cui, dopo la sua sconfitta, ne seguiva le tappe dell’esilio in Europa e in particolare a Londra, dove gli vennero riservati grandi riguardi («Il General de Paoli viene di continuo trattato da’ primarj Milordi […], essendo a gara favorito dalle principali Case di questa Capitale»: n. IL, p. 430). Quanto alla guerra russo-turca, che risulta l’argomento di discorso dominante all’interno della «Gazzetta», Parini si mantiene al di sopra delle parti avversarie, mentre lascia trapelare la sua compartecipazione

1 La mente illuminata del capitano còrso emerge anche nell’incompleto e a lungo inedito Rapporto pubblico ossia proclama in nome di Pasquale de’ Paoli generale de’ Corsi, che Parini doveva aver steso nello stesso 1769. In questo memoriale, scritto da Parini in prima persona in vece del Paoli, si sottolinea la necessità della «fortificazione materiale dell’isola», ma anche e soprattutto «d’illuminare la nazione oggimai inselvatichita» attraverso l’instaurazione di «un corpo legittimo di studj» e in particolare di un’Università, che possibilmente eviti di arruolare il clero regolare: «Finalmente io ho veduto che, qualora si cominciano a spargere qualche lumi di verità in una nazione […] gli ecclesiastici sono sempre gli ultimi a profittarne e i primi a impedirne il progresso, e sembra ch’essi temano che le verità filosofiche debbano recar pregiudizio alle verità della fede, quasi che la verità possa giammai condurre all’errore. Questo nondimeno che io dico, lo dico parlando generalmente, perché altronde ne ho conosciuto e ne conosco alcuno che merita d’essere eccettuato» (citato da Barbarisi-Bartesaghi 2005, p. 255; il testo completo alle pp. 250-255). Ivi, alle pp. 298-299, si pubblica uno scritto autografo e anepigrafo, risalente al 1769, nel quale Parini precisa le sue riserve su fatti di lingua, condannando il cosiddetto «stile da frati»: «I frati non hanno mai insegnato, nè insegnano la buona eloquenza, anzi non ne insegnano punto, perchè non ne hanno essi convenevole idea; perchè, anche avendola, essi hanno interesse di non insegnar rettamente; perchè vengono scelti a insegnarla quelli fra loro che sono manco abili a farlo; perchè lo spirito di partito, che regna fra essi, rompe l’unità e la conformità della instituzione» (il passo è ricordato da Morgana 2011, p. 102).

28 giuseppe sergio alle sorti della Polonia. Oltre alla pace del Paese, suo malgrado al centro di interessi internazionali, vi era in gioco il sostegno al re polacco Stanislao Augusto Poniatowski e alla sua politica moderatamente riformista; tale politica risultava invisa alla nobiltà locale conservatrice che giungerà a riunirsi in Confederazione armata, detta di Bar dal nome della cittadina, situata sul confine turco, dove venne sancita. Come già verso «l’irsuta Libertà di que’ bravi isolani» còrsi (n. IV, p. 92), l’empatia del redattore per la «misera Polonia»1 trapela da frequenti spie linguistiche, che suggeriscono l’inclinazione verso questo «disgraziato paese» in cui «Tutte le cose sono in un orribile disordine» (n. XII, p. 147), censurando il «furore» (n. IX, p. 126) dei «disgraziati» Confederati che «hanno commesso eccessi, che fanno orrore» (n. VI, p. 104) ecc. Anche se va sempre tenuto conto della faziosità delle fonti da cui provenivano le notizie – particolarmente contrastanti soprattutto a proposito della Polonia, lontana e poco verificabile zona di frontiera – è indubitabile che il redattore scegliesse di dare adito a determinate fonti e non ad altre, pur spesso sottolineando l’impossibilità di capire come si fossero effettivamente svolti gli eventi. In particolare i Confederati di Bar «si rivelarono […] piuttosto abili sul piano propagandistico, fornendo frequentemente alla stampa straniera, soprattutto a quella in lingua francese e tedesca, abbondanti notizie sui loro immaginari trionfi, che non sempre venivano poi smentite dai corrispondenti del campo opposto».2 L’exsecratio pariniana riguarda più in generale la guerra e si esprime secondo una formula in cui la razionalità illuminista, poggiante su valutazioni economiche e politiche, si intreccia con valori cristiani e umanitari.3 Lo sdegnato antimilitarismo arriva a sfociare in invocazioni alla divinità («Tolga lo Dio della Pace dal nostro Paese, e da tutta la Terra così funeste calamità»: XXXVII, p. 339; «Si parla assai d’accomodamenti, e di trattati di pace. Dio voglia, che ciò sia»: XLII, p. 347; ecc.) e in aneliti pacifisti, come il seguente: Voglia il Cielo, che questa rappacificazione abbia luogo, e che […] possano maturare i consigli delle Nazioni, e de’ Partiti discordi, tanto che si risparmino i torrenti di sangue, che sono per iscorrere da un momento all’altro, e si calmino 1 Così ai nn. I, p. 65, V, p. 95, XII, p. 147, XXV p. 248. 2 Krzysztof Zaboklicki, «I torbidi della Polonia» nella «Gazzetta di Milano» (1769) di Giuseppe Parini, in Studi in memoria di Giovanna Finocchiaro Chimirri, a cura di Sergio Cristaldi, Catania, cuecm, 2002, pp. 417-433: 420; cfr. ivi per più estese informazioni sui fatti polacchi e per la rettifica di alcune informazioni riportate in «La Gazzetta di Milano». I «torbidi della Polonia», come in più occasioni vi si riferisce sul nostro foglio, vennero raccontati a caldo anche da Giacomo Casanova nell’Istoria delle turbolenze della Polonia (1773-1774), interrotta al terzo di quattro piccoli tomi e rimasta inedita fino al 1974, quando è stata ripubblicata dall’editore Guida per le cure di Giacinto Spagnoletti. 3 Cfr. già gli sciolti dell’epistola in versi Sopra la guerra (1758): «Empii! che Dio / Credêr sì ingiusto che a pugnar l’un frate / Spinga coll’altro, e del loro sangue ei goda» (vv. 69-71, citato da Mazzoni 1925, p. 429).

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gli spiriti alterati, che pretendono di salvar la Polonia col distruggerne la popolazione, e le Terre. Le due grandi Armate Russa, e Turca sono presentemente l’una a fronte dell’altra; e si sta aspettando di giorno in giorno la nuova, sempre funesta per l’umanità, d’una battaglia decisiva per l’una, o per l’altra parte. (n. XXXII, p. 301)

Fra i vari Stati di cui si porgono notizie, qui impossibili da richiamare, meritano almeno un cenno la Francia e l’Inghilterra.1 Della Grande Nation soprattutto si discorreva, oltre che per il suo coinvolgimento attivo nella cacciata dei Gesuiti, quale Stato propulsore di progetti e invenzioni volti al miglioramento della vita urbana, come lampade per l’illuminazione stradale (n. XXI, p. 219), macchine per spegnere gli incendi (n. VII, p. 114) e pompe atte allo svuotamento delle latrine (n. XXVI, p. 259; n. XXVIII, p. 275). La Francia era inoltre sede di importanti dibattiti su riforme politiche ed economiche, fra le quali spicca, per il rilievo anche quantitativo che Parini le conferisce, la questione del commercio dei grani: sul tema si pubblica a puntate una lunga Lettera del Parlamento di Provenza al Re sopra il Commercio de’ Grani,2 dove si portavano argomenti a favore del libero commercio, che si suggeriva potesse favorire il contadino, e si auspicava che mugnai e panificatori potessero acquistare il grano direttamente dal produttore. Ma Parini dava risalto alla questione del commercio dei grani, che si trovava al centro del dibattito economico e politico coevo,3 anche altrove: nei nn. XVIII-XIX (pp. 197-199, 206-207) si poteva infatti leggere uno scritto, indirizzato da un lettore alla «Gazzetta» stessa, «che e per l’importanza della materia, che ci si tratta, e perchè risguarda il nostro Paese [cioè la Lombardia], giudichiamo di pubblicare» (n. XVIII, p. 197).4 1 Alle tensioni fra i due Paesi sono in particolare legate le notizie relative agli affari della Compagnia delle Indie, il cui interesse è inquadrabile nello sviluppo settecentesco del grande commercio internazionale, soprattutto marittimo. Sotto la rubrica Inghilterra sono adombrate le tensioni autonomistiche delle colonie americane, che di lì a poco, nel 1783, avrebbero ottenuto l’indipendenza (cfr. n. VI, p. 106; n. XXVII, p. 266; n. XXIX, p. 281; n. XXXI, p. 294; n. XXXII, p. 302; n. XXXIII, p. 311; n. LVI, p. 406). 2 Cfr. n. XI, pp. 143-145; n. XII, pp. 150-152; n. XIII, pp. 157-159; n. XIV, pp. 165-166; n. XV, pp. 173-174; n. XVI, pp. 181-182; e infine, dove la Lettera viene sospesa, n. XVII, pp. 188-190. 3 Su questi temi Pietro Verri si espresse in modo ampio, per non dire frenetico, proprio in quegli anni: cfr. Pietro Verri, Scritti di economia, finanza e amministrazione, a cura di Giuseppe Bognetti et alii, Roma, Edizioni di Storia e di Letteratura, 2006-2007, 2 tomi, e in particolare, nel II tomo, il lungo scritto Sulle leggi vincolanti principalmente nel commercio de’ grani, pp. 247-371, risalente allo stesso 1769. 4 Altre argomentazioni si trovano nei nn. XXIII-XXV, pp. 237-238, 245-246, 253-254, 296. La crisi dei grani portava anche a un aumento della criminalità e ad eccessive disuguaglianze sociali (cfr. n. XXXI, p. 296: «I delitti si multiplicano, non già forse perchè il cuore umano sia più corrotto, ma perchè le facoltà sociali son più ristrette»). Fra i provvedimenti in materia spicca l’istituzione, da parte di Maria Teresa d’Asburgo, di una «nuova utilissima Cattedra delle Scienze Camerali, che debbono abbracciare l’Agricoltura, il Commercio, le Finanze, e il resto della Pubblica Economìa»; come si continua a leggere nella cronaca da Milano che chiude il II numero, p. 79, la cattedra venne destinata a Cesare Beccaria, che la mantenne fino al 1773.

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giuseppe sergio Le notizie dalla Gran Bretagna sono invece dominate da John Wilkes, il celebre parlamentare dalle idee radicali, le cui vicende impressionavano Parini soprattutto per la loro capacità di eccitare l’opinione pubblica. Il favore con cui Parini guardava all’estensione del dibattito politico non lo esimeva però dal diffidare del «fanatismo del Popolo» (n. X, p. 136), portato a infiammarsi senza troppa cognizione di causa: siccome il Popolo nel tempo delle turbolenze non esamina mai freddamente le cose, ma si lascia trasportar dalle prime impressioni; ed ogni individuo di esso va ordinariamente dietro alle grida dell’altro multiplicando così, ed eternizzando le doglianze con pericolosa alterazione degli animi, così s’immaginava già di vedere un totale cambiamento del Ministerio, ed una totale aderenza a’ ciechi sentimenti della moltitudine, condotta ordinariamente da poche Persone, che amano di pescar nel torbido (n. XXII, p. 303).

La circospezione nei confronti del popolo minuto, ritenuto facile al pregiudizio e poco incline allo studio, era ricorrente in Parini e più in generale presso gli illuministi, ma nelle cronache dalla Gran Bretagna veniva spinta fino a diventare una sorta di Leitmotiv. Gli «insulti del popolaccio» (n. IL, p. 430), le «insolenze» (n. XVII, p. 187) e la «licenza del popolazzo», come di numero in numero vengono definiti, non hanno altro modo di esprimersi che «con fischiate, e con atti ignominiosi» (n. XVI, p. 180) che assomigliano il popolo a una spaventevole forza animalesca, difficilmente domabile.1 Venendo a scenari a noi più vicini, sotto la rubrica Italia si riunivano le notizie relative agli Stati che allora si spartivano la penisola. Il primo posto era in genere occupato dagli avvenimenti romani: a Roma nel 1769 si svolse il lungo e contrastato conclave che, dopo la morte di Clemente XIII, finalmente elesse il francescano Giovan Vincenzo Antonio Ganganelli (Clemente XIV; cfr. n. XXII, pp. 227-228). Il nuovo papa, la cui elezione era stata fortemente sostenuta dagli stati borbonici, accelerò il processo di riordinamento religioso, in particolare disponendo l’espulsione dei Gesuiti, verso i quali il compilatore della «Gazzetta» si mostra moderatamente avverso.2 1 Nel n. XLV, p. 398, si parla di «violenza della ciurmaglia», nel n. XLVIII, p. 415, di «plebaglia sfrenata»; cfr. ancora, per esempio: «L’autorità de’ Magistrati non bastò a contenere il popolazzo»: n. XXXV, p. 325; «Tutto questo mantiene quello spirito d’ammutinamento, ch’è assai naturale al Popolo»: XXXVI, p. 332; «il Popolo affollato fece, come suole, varie stravaganze»: n. XIX, p. 202 ecc. Il pericoloso «spirito del popolaccio» (n. XLVIII, p. 421) non è peraltro sogguardato nei soli fatti inglesi, ritrovandosi bensì anche in Francia: cfr. n. XLII, p. 378: «Tuttavia il Popolo presta fede a tutte le dicerìe, e si figura innanzi tratto, che tutti gli affari delle Finanze siano cambiati. Le genti oziose, di cui è piena questa Capitale, cercano d’indovinare gli avvenimenti, e non vanno spargendo altro, che sogni». 2 L’espulsione dei Gesuiti sarà propedeutica alla loro abolizione, sancita dallo stesso Clemente XIV con il breve Dominus ac Redentor (1773). L’interesse mostrato su «La Gazzetta di Milano» per l’espulsione dei gesuiti, come anche verso «la soppressione dei piccoli conventi, la diffida a valersi di confessori forestieri, i rapporti tra Chiesa e Stato intesi a definire i limiti

introduzione 31 Tra i fatti italiani, maggiore rilevanza hanno quelli di Toscana, del Regno di Napoli, di Venezia e di Genova, mentre appare quasi assente lo stato sabaudo, sostanzialmente richiamato per l’atteggiamento ambivalente nei confronti dell’indipendenza della Corsica.1 Come abbiamo già notato supra, § 3, benché comparisse nella testata, Milano veniva posta sullo stesso livello di altre città italiane e in subordine rispetto alle estere. Pur tenendo conto che le cronache interne, secondo le esplicite richieste del Kaunitz (vd. supra, § 1), andavano calibrate con cautela, l’esiguità dello spaccato meneghino non può che lasciare stupiti, anche considerando la stanzialità di un osservatore quale fu Parini, che mai valicò i confini della Lombardia e raramente quelli di Milano. Stupiti e fors’anche delusi, «perché quello che poteva sapere un osservatore diretto è presumibile che dovesse assumere sotto la sua penna un colorito più vivo» e perché, «indipendentemente da ragioni di stile, […] quell’osservatore era Giuseppe Parini».2 Non meno stupefacente, e deludente, è la scarsità di notizie teatrali, soprattutto se si rammenta che nel 1768 Parini era stato nominato poeta del Regio Ducale Teatro.3 I passi della «Gazzetta di Milano» di maggior interesse per i lettori moderni, in quanto più immediatamente correlati allo studio della fisionomia intellettuale di Parini, sono quelli dove il redattore appare più incline verso un giornalismo militante e progressista e dove meglio emergono le tangenze con le grandi odi civili degli anni Cinquanta e Sessanta. A questo proposito giova leggere per esteso un passo della «Gazzetta di Milano» in cui Parini, dopo aver riportato alla lettera la prima parte della citata corrispondenza francese sul commercio dei grani, prende direttamente la parola enunciando una sorta di manifesto programmatico della «Gazzetta»: (Noi introduchiamo volentieri ne’ nostri Fogli le novelle, e gli Atti relativi a questa sorta di pubblici affari, immaginandoci, che i nostri Lettori preferiscano alle puerili, ed oziose curiosità private questi oggetti utili, ed interessanti la Repubblica, che soli son degni della osservazione d’un popolo colto, ed illuminato. Con questa occasione noi preghiamo il Pubblico zelante di somministrare all’Editore di questa Gazzetta qualsivoglia notizia, qualsivoglia Atto, che riguardi invenzione, perfezione, facilità, e simili nella Pubblica di competenza dei tribunali civili ed ecclesiastici sui religiosi», è uno dei più chiari indizi che permette di riconoscere la mano di Parini (Bonora 1983, p. 308). Il poeta esprimerà tutto il suo compiacimento per la soppressione della Compagnia nel virulento L’arbor fatale che di rami annosi (si tratta del sonetto XXII, pubblicato nel II volume di Reina 1801-1804, p. 24, dove pure si palesa qualche dubbio sulla paternità pariniana). 1 Cfr. Ricuperati 1976, p. 112. 2 Bonora 1983, p. 309. 3 Oltre alla citata recensione dell’Accampamento degli zingari (n. IV, pp. 94-95), si vedano le scarne notizie relative alle messe in scena milanesi della Cameriera astuta di Alessandro Felici (n. XXXI, p. 299), della Buona figliola di Carlo Goldoni (n. XXXVI, p. 336), dell’Impresario dell’opera su libretto di Bartolomeo Cavalieri (n. XLI, p. 373) e della Didone abbandonata su libretto di Metastasio (n. LII, p. 455); dal Portogallo si riportava invece notizia del successo lisbonese del Tartuffe di Molière (n. VI, p. 105).

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Economìa, nelle Arti, nel Commercio, nella Fisica ec. massimamente del nostro Paese, assicurandolo, che ci pregeremo sempre di dar luogo a simili materie, a preferenza di certe inezie, che servon di pascolo ai piccioli curiosi. Non sarà venale, com’era forse altre volte, l’introduzione di queste, nè di qualsisia altra novella in questi fogli, non avendo noi altra premura, che d’ubbidire, e d’esser utili, o nobilmente dilettevoli, per quanto è possibile in una Gazzetta.) (n. XII, p. 152).

Il brano – che compare fra parentesi e in corsivo, a segnalarne l’estraneità rispetto al resto del giornale – chiarisce il criterio di selezione delle notizie, che si intendono rivolte a «un popolo colto, ed illuminato», cioè poco interessato ad avvenimenti mondani, pettegolezzi e «inezie, che servon di pascolo ai piccioli curiosi». Il lettore modello è ritenuto in grado di contribuire attivamente al fine utilitario del periodico, come effettivamente si era verificato con la ricordata pubblicazione di un lungo scritto, inviato alla «Gazzetta», sul tema del commercio dei grani in Lombardia. Le allocuzioni al lettore non erano peraltro infrequenti. Il redattore gli si rivolgeva per giustificare la pubblicazione di documenti poco appetibili: «Abbiam compassione de’ Lettori, che più si compiacciono d’una lunga enumerazione di Beneficj distribuiti a persone ignote, o della lunga descrizione d’una Festa da Frati, di quel che facciano per simile sorta di Atti, che tanto interessano l’Umanità» (n. XXVIII, p. 272).

o, più raramente e in modo indiretto, per giustificare la pubblicazione di notizie poco significative che dovevano supplire alla mancanza di altre veramente importanti.1 Il chiaro riconoscimento dei limiti di un foglio periodico («per quanto è possibile in una Gazzetta», si scriveva nel passo riportato poco sopra), così come l’operare «alla fine oramai del decennio più attivo della battaglia illuminista a Milano»,2 non impedivano a Parini di intendere la «Gazzetta» come strumento di una prassi riformatrice. In quest’ottica, la maggiore attenzione è riservata alla questione dell’innesto del vaiolo, di cui si discorre con costanza (compare dal I numero, del 4 gennaio, fino al LI e penultimo, pubblicato il 20 dicembre 1769) e «con una intenzionalità calcolata, attraverso una gamma di toni diversi che vanno dal1 Cfr. n. XLVII, p. 417: «Tutte queste piccole osservazioni pascono gli sfacendati di questa Dominante, frattanto che si aspettano cose di maggiore importanza», o, nel n. XVI, p. 183, l’elenco di beneficenze regali motivato con il proposito di «solleticare la piccola curiosità di quelli, che non sanno farsi un idea convenevole dell’altezza d’animo, e della insigne educazione di questi Sovrani onde immaginarsene gli effetti». 2 Luciani 1982, p. 6. Sul fervore milanese degli anni Sessanta, quando pure si colloca il più robusto impegno di Parini poeta civile, cfr. Carlo Capra, La Lombardia austriaca nell’età delle riforme (1706-1796), Torino, utet, 1987, in partic. pp. 206-217. Lo stesso si era verificato a Venezia, dove i ben più numerosi periodici avevano abbondantemente trattato temi di pubblica utilità (cfr. l’ampia antologia curata da Marino Berengo, Giornali veneziani del Settecento, Milano, Feltrinelli, 1962).

introduzione 33 l’esposizione di un esperimento alla battuta arguta o alla meditata argomentazione, non senza naturalmente toni intermedi».1 Evidentemente si trattava di una pratica – oltre che di stringente attualità, e su cui si soffermerà a più riprese anche Pietro Verri2 – la cui utilità era tutt’altro che pacificamente condivisa e su cui era necessario riportare l’attenzione, poiché di successo non scontato. L’insistenza sul vaccino antivaioloso si inquadrava nella lezione delle nuove idee e nel rilievo tipicamente illuministico dato alle verità particolari di contro ai grandi sistemi filosofici. La fiducia in una marcia a piccoli passi, sempre problematizzata nella coscienza del limite e senza illusioni trionfalistiche verso sorti magnifiche e progressive, portava Parini a dare risalto anche a questioni pratiche come i sistemi per l’illuminazione cittadina e per gli scarichi fognari, di grande urgenza in città ancora impestate dai cattivi odori. A chiosa della notizia, giunta da Parigi, dell’invenzione di un sistema fognario che permetteva di far esalare i cattivi odori al di sopra dei tetti delle case, Parini così commentava: «L’Inventore di questa macchina merita la gratitudine di tutte le Nazioni, dove non si ama certa sorta d’odori. Per quante vie si può diventare insigne Benefattore dell’umanità!».3 Questo engagement, di schietta matrice illuminista, spronava il compilatore a dare spazio a «Tutto quello, che concerne invenzione, o perfezione nelle Arti, massimamente nel nostro paese, […] senza difficoltà o dispendio veruno, come quello, che interessa il Pubblico» (n. XXIX, p. 284). Così, sul periodico si dava conto delle invenzioni più disparate – da un innovativo calesse (ibidem) a un orologio solare (n. XXXI, p. 297) a una curiosa «corazza di sughero» per navigare (n. XXXVIII, pp. 347-348)

1 Bruni 1981, p. XIV; per l’esemplificazione in proposito, cfr. ivi, pp. XIV-XV. A proposito delle insensate remore nei confronti del vaccino, Parini riportava ad esempio la notizia di un bambino che si era segretamente innestato il vaiolo, guarendone, e concludeva che «La Natura spogliata d’opinioni in questo Ragazzo ha deciso meglio, che cento Teologi» (n. XI, p. 140). Cenni storici sulla pratica dell’innesto si trovano in Bevacqua 1995, pp. 125-128. 2 Nel pezzo di chiusura del «Caffè» il tema del vaiolo veniva trattato con angolatura scientifica, riferendo di esperimenti e dati statistici (cfr. Francioni-Romagnoli 1993, pp. 756-803; il contributo venne poi dato alle stampe in forma autonoma: Sull’innesto del vajuolo, Milano, Giuseppe Galeazzi, 1766). Sullo stesso tema Verri ritornerà nel Manoscritto per Teresa (a cura di Gennaro Barbarisi, Milano, led, 19992 [I ed. 1983], pp. 132-138). Mentre è appena il caso di rammentare l’ode L’innesto del vaiuolo (risalente al 1765, ma che nella raccolta del 1791, pubblicata da Parini, occupava significativamente la prima posizione: cfr. D’Ettorre 2013, pp. 65-75), è forse più significativo notare come la diversificazione degli approcci discorsivi per trattare, in chiave pedagogica, uno stesso tema può farsi risalire al modello dello stesso «Caffè» e, a monte, dello «Spectator»: cfr. Gianmarco Gaspari, Il secolo delle cose. Appunti su modelli e generi della divulgazione letteraria nel «Caffè», in «Archivio Storico Lombardo, a. CXL, XIX (2014), pp. 95-123, in partic. pp. 101-102. 3 Simili tematiche, come accennato, affioravano per lo più dalle pagine dedicate alla Francia. Il tema che oggi diremmo di politica ecologica era già stato affrontato da Parini nell’ode La salubrità dell’aria (1758-1759): cfr. D’Ettorre 2013, pp. 76-87.

34 giuseppe sergio a una piccola barca armata (n. XL, p. 363) – senza tralasciare ritrovati anche apparentemente più modesti, che pure potevano migliorare la vita domestica. Uno di questi era l’invenzione di leghe metalliche meno pericolose del rame, che, qualora impiegato per cuocervi cibi, poteva risultare nocivo e fino letale; così veniva commentata la notizia della morte di trenta persone e dell’intossicazione di numerose altre in un seminario di Caen, in Normandia: Gli uomini per mera trascuraggine, per forza della consuetudine, per odio de’ piccoli incomodi presenti non calcolano gli accidenti futuri, che decidono spesse volte della loro vita; e non cercano d’evitarli, nè pensano, che la prudenza accresce le probabilità della nostra vita. Se a ciò pensassero si guarderebbon molto bene, fra le altre cose, dal cuocer nel rame; perchè oltre i violenti effetti, che spesso produce quest’uso generale, ne cagiona eziandio de’ menomi, che accumulati, o replicati insensibilmente fanno nascer le malattìe, od accelerano la morte, senza che i Medici ne sappiano indovinar la cagione, o la natura. Il rame non solamente è malefico per sè, ma lo è ancora spesse volte di più per la lega, che fa con certe date qualità de’ cibi, che vi si cuocono. (n. XIX, p. 203)

E dunque alcuni mesi dopo, in un’altra notizia proveniente da Parigi, si aggiungeva: Siccome si veggono troppo frequentemente i funesti effetti degli utensilj di rame, che si adoperano nelle Cucine; così annunciamo con piacere, che un Artigiano molto intelligente ha trovato il Segreto di legare a questo metallo una porzione d’Argento purissimo, il quale talmente s’incorpora col rame, che vi fa una sola cosa, e impedisce tutti gli effetti perniciosi. Avendo l’Accademia data formale approvazione al detto Segreto, così il Re ha conceduta la privativa al detto Artigiano. In questa guisa si potrà, per lo valore di due terzi meno di quel, che costerebbe un pezzo in Argento, averne uno egualmente lavorato, che servirà per più di venti anni; e alfine di questo tempo se ne ricaverà ancora più del terzo di quel, che sarà costato. (n. XLV, p. 402)

Accanto a notizie di simili, utili ritrovamenti, e sempre all’interno di una varietà giornalistica dominata dalle notizie di ordine bellico, appariva notevole lo spazio dedicato ai transiti celesti. Nel 1769 si assistette infatti a due eventi di un certo rilievo, ovvero il passaggio di una cometa vicino alla Terra e quello di Venere sotto il Sole. Della cometa, individuata da Charles Messier, si parlava ripetutamente riportando relazioni milanesi, londinesi e parigine (n. XXXVI, pp. 335-336; n. XL, p. 361; n. XLI, p. 371; n. XLVIII, pp. 424-425), mentre per una decina di volte si parlava di Venere con dettagliate relazioni che venivano soprattutto da Milano, da dove le aveva inviate Paolo Frisi. La precisione con cui erano riferiti i calcoli dell’astronomo, poggianti su una frangia di lessico molto tecnico,1 e la sistematicità degli aggiornamenti non erano fini a sé stesse, bensì mirate alla spiegazione razionale di un «Fenomeno […] 1 Cfr. ad es. la notizia da Milano nel n. XLIV, p. 395, e infra, § 5.

introduzione 35 alla non culta antichità terribile e funesto» (n. XXXVI, p. 336), e dunque alla rassicurazione del lettore di contro a fanatismi e superstizioni. In una corrispondenza dalla Francia poteva chiarire infatti che, «Grazie alle cognizioni della buona Fisica tanto divulgate a’ nostri giorni, nessuno ha trovato in questi fenomeni niente di maraviglioso, e molto meno di spaventevole» (n. XIII, p. 156). Considerato quanto detto finora, non stupisce che nella posologia della «Gazzetta» la cronaca minuta sia marginale. Anche se si trattava di uno degli ingredienti tradizionali del genere, che dunque il redattore era tenuto a incorporare, per Parini ciò non equivaleva affatto a inserire scampoli più distensivi che nutrissero la «piccola curiosità degli scempiati» (n. XXXIII, p. 313), peraltro stigmatizzata in più occasioni. Si trattava piuttosto di portare all’attenzione del lettore episodi istruttivi che potessero aprire a un discorso più ampio, ancora una volta finalizzato alla pubblica utilità.1 Per esempio, dopo aver descritto la tecnica di salvamento attraverso cui era stato rianimato un fanciullo che stava annegando nel Brenta, Parini così concludeva il pezzo: «Speriamo, che i Lettori ci loderanno d’avere inserito ne’ nostri Foglj questo Paragrafo a favore dell’umanità, temperando così il continuo orrore, con cui siam costretti a pascere di sangue, di stragi, e di morti la curiosità loro. Noi abbiam parlato più d’una volta di simili accidenti in questi Fogli, sempre con intenzione d’eccitare il pubblico zelo in un Paese, che tanto abbonda di acque. Potremmo noi dubitare, che qualche nostro savio, e caritatevole Medico non fosse per iscrivere un chiaro, breve, semplice, facile, e comunal metodo per simili sorte di cure, ad uso de’ Padri di Famiglia, de’ Parrochi ec., onde salvare alcuna delle tante Persone, che ogni anno periscono nelle nostre acque? Non faremo mai questo torto alla zelante Facoltà Medica del nostro paese, e speriamo anzi di veder ben presto adempiuti i nostri Voti» (n. XXVII, p. 269) 1 Sul valore esemplare della storia, contrapposta all’eruditismo, e sull’utilità di tramandare fatti capaci di suscitare riflessioni, Parini si era esplicitamente espresso nel 1767 recensendo per l’«Estratto della letteratura europea» il Tableau de l’histoire moderne (1766) di Guillaume-Alexandre Méhégan. Sulla recensione, che si può leggere in Barbarisi-Bartesaghi 2005, pp. 238-249, e in particolare sui «punti di riferimento più alti che come una specie di triangolazione delimitano e qualificano il suo interesse per la storia: Bossuet, Montesquieu e Voltaire», cfr. Bartolo Anglani, Parini e l’idea di progresso, in Barbarisi et alii 2000, tomo I, pp. 649-679, alle pp. 653-660 (la citazione a p. 654). Quelle a «La Gazzetta di Milano» e all’«Estratto della letteratura europea» sembrerebbero le uniche esperienze giornalistiche di Parini, restando dubbie sia la collaborazione alla «Gazzetta letteraria» (1772-1776), di cui riferiva una lettera indirizzata da Pompilio Pozzetti a Luigi Bramieri (Bramieri-Pozzetti 18022, pp. 208-209; cfr. anche Cantù 1854, p. 60; Bortolotti 1900, p. 45; Marco Ballarini, Francesco Pavesi e la sua Vita (inedita) di Giuseppe Parini, in Ballarini-Bartesaghi 2011, pp. 25-49: 33), sia la recensione all’opera di Mozart Mitridate re di Ponto apparsa su «La Gazzetta di Milano» del 2 gennaio 1771 (cfr. Bruni 1981, n. 15 alle pp. 642-643; Ermanno Paccagnini, Parini poeta del Teatro Ducale, in Ballarini-Bartesaghi 2011, pp. 131-179: 140 sgg.). Sulla «Gazzetta letteraria» (n. 5, 2 febbraio 1774, pp. 39-40) l’uscita della seconda edizione del Tableau del Méhégan verrà segnalata riprendendo alla lettera alcune brevissime parti dell’ampia recensione pariniana apparsa nel 1767 sull’«Estratto».

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La lunga considerazione, posta fra virgolette a delimitare la presa di parola da parte del redattore, si inscrive alla perfezione nell’illuministica battaglia dell’uomo di cultura impegnato nel rinnovamento non solo delle lettere, ma anche del tessuto sociale. Alla stessa stregua, e pure mirando alla pubblica sicurezza, qualche numero prima Parini aveva avuto modo di elogiare «il metodo, che ora si tiene in Olanda», che aveva permesso di salvare quattro marinai affogati, auspicando la diffusione del metodo stesso e, più in generale, una maggiore apertura verso le innovazioni: Questi uomini caparbj, che gridano contro a tutte le novità dirette al loro vantaggio per niun’altra ragione se non perchè sono novità: questi uomini crudelmente trascurati, che per non uscire della loro indolenza, aman meglio di disperare, imparino quante volte lascin perire i piccoli loro figliuoli, gli amici, i prossimi, massimamente ne’ Paesi, ove le acque sono frequenti, quando con piccolissimo incomodo potrebbon salvarli. I Medici, i Cerusici, i Parrochi dovrebbon recarsi a coscienza di non sapere il metodo, che si tiene per queste cure, altronde così facile a sapersi, e descritto in molti Libri. (n. XXII, p. 226).1

Più che una vera propensione per l’aneddoto e per il fatterello di cronaca, difatti episodici e comunque volti in strumento di pedagogia attiva, nel corso dell’annata Parini parrebbe sviluppare «un gusto di raccontare la notizia, che impone al dato una costante dilatazione narrativa».2 Tale inclinazione si esprime nel piacere per il particolare e nella sensibilità al dato temporale, e questo indipendentemente dalla materia raccontata, estendendosi dalle cronache di guerra ai dibattiti in terra inglese, alle invenzioni ecc.3 In numerose occasioni il redattore inoltre volge dal caso particolare alla riflessione generale, così bucando la tela del resoconto sommatorio tipico delle gazzette, nelle quali, giova ricordarlo, non vi era spazio per 1 Fra gli episodi di cronaca, volgenti al macabro, si possono ricordare quello delle gemelle siamesi che, morte dopo essere state partorite, si dicono «conservate in un vaso di vetro con acquavite per farle vedere agli Amatori delle stravaganze della natura» (n. L, p. 599), o quello di un «Vecchio di 70 anni, che appartiene ad una Famiglia distinta», che, resosi complice dell’omicidio di un mercante, ci si figura con «una pistola a lato, un coltello insanguinato nella mano tremante, e il cadavere d’un assassinato a’ suoi piedi», ma per concludere il pezzo con una riflessione su dove «possa giugnere la corruzione del cuore umano, se questo non è ben regolato da principio» (n. XXXIV, p. 412). 2 Luciani 1982, p. 8. 3 Si veda per es., nel n. XXVI, p. 259, la corrispondenza da Parigi dedicata all’invenzione di un ventilatore che avrebbe ovviato al problema degli olezzi cittadini. Una certa propensione espressiva si rintraccia anche nelle narrazioni di battaglie, come avviene nel n. IV, p. 92, a proposito della resistenza còrsa («l’irsuta Libertà di que’ bravi isolani passeggia ognora fra le nevi col coltello alla mano, cercando di rispinger verso il Mare le catene, di cui vien minacciata») o nel n. XLIII, p. 382, per il resoconto della vittoria russa sui Turchi («si sono veduti galleggiar sopra il Fiume [Dnestr] gran numero di Turbanti»).

introduzione 37 il commento. La varietà dei toni e degli intenti altalena fra le tradizionali categorie pariniane della splendida bile e della socratica ironia, andando dalla sentenza gnomica: «Il coraggio singolare merita una memoria, il coraggio utile ad alcuni la merita più, il coraggio utile agli uomini merita massimamente la immortalità» (n. XXII, p. 224); «I mali presenti agli uomini, son quelli, che risvegliano il loro zelo, e la loro sagacità a cercar modo di guarentirsene per l’avvenire» (n. XXXI, p. 292); «Gli uomini son fatti così, o credono facilmente, o facilmente asseriscono per vanità; e quando si accorgono, e son convinti di errore s’ostinano per superbia a sostener per tutti i mezzi possibili quel che hanno una volta asserito» (n. XXXIV, p. 317) ecc.

al commento sapido, come quando asserisce che «del buon senso segue come del vajuolo che s’innesta: in molti si spiega agevolmente, in altri con più difficoltà; ma in alcuni non mai» (n. IX, p. 129), o come quando, dopo aver riferito dell’«Isola maravigliosa» scoperta dal Bouganville, si interroga retoricamente se «quel Popolo guadagnerà molto conoscendoci noi altri Europei?» (n. XV, p. 173). Altre volte l’osservazione si fa più umorosa: per esempio nel n. XVIII, pp. 194-195, a proposito della notizia di un ignoto parroco che, non riuscendo a raccogliere abbastanza denaro per riscattare degli schiavi, «amò meglio di tornarsene in schiavitù co’ suoi Parrochiani, che di abbandonarli senza i suoi spirituali soccorsi», il redattore può sbottare: «(Che stupida negligenza! perché mai non pubblicare anche il nome di questo Eroe della Religione, e dell’Umanità?)».1 Ad ogni modo si trattava di interventi sempre improntati a equilibrio, come notava anche Cesare Cantù opponendo polemicamente il fare giornalistico pariniano al «despotismo» di alcuni giornalisti a lui coevi, «i quali, senza garanzia d’elezione, nè altro merito che l’impudenza, s’intitolano rappresentanti dell’opinione di cui non sono che corruttori, ed esercitano la tirannide più stolida, quella d’impor agli altri come devano pensare».2 Al secondo termine dell’illuministico binomio ‘utile e vero’ appare più propriamente correlata un’altra peculiarità della redazione pariniana della «Gazzetta di Milano», ovvero il rapporto problematizzato, se non proprio problematico, con le fonti. Anzitutto va notato come Parini non si esimesse dal dichiarare – quando gli fosse possibile e di 1 Il commento è sovente posto in parentesi: cfr. ancora n. VIII, p. 121, a commento della fondazione di una scuola gratuita di disegno: «Più persone sono concorse a questo atto di beneficenza (cosa che sempre accade nelle Instituzioni veramente utili), ed hanno donato de’ fondi per distribuire di tempo in tempo a’ giovani Alunni qualche premj». 2 Cantù 1854, pp. 60-61. E cfr. anche ivi, p. 243: «La Gazzetta allora non era una faticosa altalena d’opinioni e di parole, ove abbindolar sofisticherie e travisare fatti per corrompere la morale e il senso comune; ma informava parcamente delle notizie estere; delle cose interne poco ragionava, come avviene in tempi quieti e in governi che, per paura di sentire o critiche o suggerimenti, nè tampoco si curano di propalar il molto bene che fanno».

38 giuseppe sergio contro alla prassi delle gazzette – le fonti cui attingeva. Si trattava in prevalenza di corrispondenze, citate con il luogo di provenienza ed eventualmente con la data (per es., «Con Lettera di Venezia del 28 Dicembre, si reca la notizia, che»: n. III, p. 85), di documenti più o meno ufficiali e di altri fogli periodici, quali la «Gazzetta di Colonia», le «Notizie del Mondo» (note anche come «Gazzetta di Toscana») e le «Nouvelles de divers Endroits», ovvero la pluricitata «Gazzetta di Berna» (cfr. per es. «Tutte queste Nuove sono sicure, (si dice nella Gazzetta di Berna. Vedi la Data di Vienna.)»: n. XL, p. 360). Le fonti potevano anche essere riportate alla lettera, o all’incirca, come avveniva per la pubblicazione di avvisi, suppliche, atti (per es., «Ecco distesamente quanto ne reca il Registro della Camera su questo proposito»: n. X, p. 136) o relazioni ufficiali, come quella che Caterina II «ha ricevuta dal Principe Galitzin per mezzo d’un Corriere spedito dal Campo di Dolinana» (n. XXXVI, p. 330). Decisamente frequente, anzi manifesto già ad apertura di pagina, è il rincorrersi di voci adombrato nelle numerosissime espressioni come «Sembra, che», «Si dice, che», «Si è sparsa voce, che», «Si crede comunemente, che», «Si vuol, che», «Credesi, che», «Corre voce, che», «A quel, che pare», «Si pretende, che», «Alcuni dicono, che» ecc. Introducendo pressoché sistematicamente le notizie, simili certificazioni conferiscono alla «Gazzetta» un diffuso e poco rassicurante effetto di dubitosità, ancora non sottolineato dagli studiosi.1 La cautela circa l’attendibilità delle notizie era certo dello scrupoloso redattore che non aveva modo di verificarle, ma poteva anche trovarsi alla fonte delle informazioni, come risulta dalla seguente riflessione metalinguistica a commento di una battaglia fra Russi e Turchi: «Queste Lettere meriterebbero un po’ più di fede, se fossero spogliate di queste eterne espressioni: si dice: si crede, le quali rendono incerto ogni cosa» (n. XXXIX, p. 351). Il tenore delle prese di distanza appare inasprirsi a partire dalla metà dell’anno, suggerendo che Parini venisse via via impratichendosi sulle criticità del mestiere. Decisamente numerosi diventano infatti i commenti stizziti nei confronti delle fonti, che portavano notizie confuse e contraddittorie. È per esempio il caso della seguente relazione Dalle Frontiere della Turchìa (n. XXII, pp. 225-226), dove si può anche notare l’insistenza dei segnali discorsivi che precisano la provenienza delle notizie e ne circoscrivono lo statuto di credibilità: Si ha dalla Moldavia, che i Turchi vi sono attualmente in numero di 60 mila. La Vanguardia dell’Armata Russa dee aver passato il Bog, avvicinandosi al Niester: anzi alcuni avvisi vogliono, che tutta l’Armata medesima l’abbia di già valicato. 1 Analoghi «elementi del discorso vòlti alla certificazione della notizia, sia essa attinta di prima mano o ricavata da fonti attendibili», si trovavano già negli avvisi a stampa (Ricci 2009, p. 105), ma cambiati di segno, ovvero a rassicurazione e garanzia dei lettori.

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Più non si dubita, che non debba seguir presto un’azione. Non solo si pretende, che i Russi occupino presentemente Azof, ma che anzi il muniscano di Fortificazioni, e di grandi Batterìe per farne un nuovo Antemurale dell’Imperio Russiano. Corre voce, che nella Croazia Turchesca sieno stati uccisi, in una stessa notte, i tre Capitani, che la Porta vi aveva mandati, senza che si sappia da chi, nè perchè. Il Kan de’ Tartari, che si voleva assassinato, e morto a Kauschan, secondo alcuni avvisi, è tuttavia bello, e vivo; solo si dice, che sia deposto, e relegato in un’Isola. Vuolsi ancora, che il Sultano Fety-Gueray di lui figliuolo sia stato fatto prigioniere, e dato in mano de’ Russi. In somma o il Kan è morto, o è deposto, o ha perduto il figliuolo, o è tutto insieme, o non è niente di tutto: chi sa? le novelle son tanto diverse! son tanti i partiti! gli uomini son tanto favolosi! son tanto visionarj!

Nella seguente cronaca dalla Polonia (n. XL, p. 359) Parini interveniva invece a gamba tesa, ancora entro parentesi, contro l’intero sistema informativo, fino a comprendervi sé stesso: I Russi non sono stati altrimenti battuti; ma bensì hanno levato per la seconda volta l’assedio da Coczin. La mancanza di foraggi, e di grossa Artiglierìa, e la sicurezza di quella Piazza importante sono i motivi, che i Moscoviti adducono in giustificazione della loro nuova ritirata (Perchè non informarsi prima delle forze della Piazza? perchè non informarsi se vi si potevan trovar foraggi? perchè non condurvi dell’Artiglierìa grossa? Perchè il Gazzettiere vuol fare il Generale? Perchè il Lettore vuol fare il Gazzettiere?).

Inevitabili dunque gli inviti alla cautela, ancora particolarmente frequenti nel commento alle battaglie fra Russi e Turchi, dai resoconti spesso fantasiosi. Così, dopo aver riferito di improbabili successi dell’armata russa, Parini poteva annotare che «Questo sarebbe uno ammazzar tutti i Turchi, Tartari, e Confederati in un giorno. Sarebbe terminato troppo presto questo terribile divertimento. Andiamo adagio» (n. XXXIII, p. 307), ma successivamente, a commento di una vittoria turca, precisare che non si «impegnava a difender colla spada la verità di questa notizia o tutta l’estensione di essa, perchè molte altre volte ci siam trovati ingannati; e molte altre simili novelle sono poi andate in fumo, o riuscite assai minori della fama. Questo non vuol dire che si sia nè Giudeo, nè Filisteo, ma soltanto, che non bisogna esser nè interessato, nè corrivo, nè fanatico, quando si tratta di credere» (n. XXXVIII, p. 350). Se la faziosità è tale che «in queste circostanze ogni cosa diviene incerta dall’uno all’altro Ordinario» (n. XLII, p. 374), il tono si assevera nel censurare le notizie false per dolo, ovvero «contraddizioni, che lo spirito di partito fa nascere» (n. XXIV, p. 240). Di seguito se ne possono leggere un paio di esempi: «Tali novelle sono il più delle volte immaginate per ingannare l’uno, o l’altro de’ partiti, che sono in guerra; e si debbe anco prosumere, che si esaggerino le relazioni a favor della parte, che più si protegge» (n. XI, p. 142); «I diversi Partiti, ne’ quali è divisa la Polonia, narrano a seconda della rispettiva passione, e de’ ri-

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spettivi desiderj le cose, che vanno seguendo; sicchè viene alterata la verità in modo, che oggimai non si sa più a quale delle tante novelle, che si spargono, si debba prestar fede. […] Quello, che si può rilevare da tante diverse, e spesse volte contradditorie notizie, si è, che i fatti non son per anco bastantemente decisivi; e lascian luogo alla parzialità de’ racconti senza pericolo d’essere accusato di troppo sfacciata menzogna» (n. XX, pp. 209-210)

Il redattore si trova così nell’alternativa o di sospendere la credulità («Una voce distrugge l’altra; e la incertezza, che regna nelle diverse relazioni, quasi ci obbliga ad essere increduli per riguardo a quelle, che si ricevono dall’un’Armata, e dall’altra»: n. XXI, p. 216) oppure di accontentarsi di riferire imparzialmente le diverse versioni ricevute, rassegnato al fatto che «difficilmente si sanno le verità a questo Mondo» (n. XXIII, p. 233): «Regna talmente lo spirito di partito nelle relazioni, che ci vengono dalle due Armate, che non se ne può dar nessuna per certa; e per non cadere nell’uno, o nell’altro eccesso, bisogna contentarsi di riferir soltanto ciò, che si dice dall’una parte, e dall’altra» (n. XXXIII, p. 310). Lo scrupolo di tramandare fatti veritieri fa precipitare sulla «Gazzetta» frequenti errata corrige (per es. nel n. VI, p. 110: «Nel Foglio della scorsa settimana ci sono sfuggiti due errori, de’ quali domandiamo perdono al Pubblico»). Gli errori potevano derivare dall’essersi fidato di fonti inattendibili, come nei seguenti passi: «Ingannati dallo sbaglio d’una Gazzetta Oltramontana, noi abbiamo innocentemente ristretta la munificenza di Sua Maestà Cristianissima verso il Sig. Avvocato Carlo Goldoni. Essa ha beneficato questo Scrittore non di soli mille Franchi, come si pubblicò nel nostro antecedente foglio; ma bensì di quattro mila» (n. VII, p. 116);1 «Dalla Corsica nulla abbiamo di nuovo, ed è stata una mera favola quanto si era sparso negli scorsi giorni d’una fiera Battaglia fra i Nazionali, e i Francesi» (n. XXI, p. 221)

Quasi a voler gettare le armi, negli ultimi numeri della «Gazzetta» si infittiscono i commenti sconsolati che fidano nel tempo quale solutore dei dubbi: «Queste sono le prime nuove, che ci sono pervenute, in appresso sentiremo se tutto corrisponde al raccontato» (n. XXI, p. 222); «Il tempo, che viene a fine d’ogni cosa, ci rischiarirà anche su questo Articolo» (n. XLVIII, p. 420); «Non passerà gran tempo, che si vedrà se ciò abbia fondamento di verità, o sia un qualche sogno de’ Terziarj Gesuitici» (n. IL, p. 432); «Il tempo rischiarerà quello, che ora è un enigma» (n. LI, p. 442) ecc.

In tutti questi casi, di contro all’asetticità della formula giornalistica delle gazzette, Parini non si peritava di intervenire con commenti e riflessioni, sforzandosi di andare oltre l’evento e di definirne una prospettiva 1 Come effettivamente si legge nel n. VI, p. 106, Luigi XV aveva accordato una pensione al Goldoni «in premio dello aver egli insegnato l’Italiano alle Principesse Reali».

introduzione 41 interpretativa che possibilmente sortisse un effetto sul lettore. In questo senso, con la sua attività di gazzettiere andava a collocarsi, accelerandone il corso, nella fase storica in cui le gazzette stavano divincolandosi dal loro compito tradizionale, ovvero quello di dare le notizie del mondo. Il modello verso cui Parini forzava la gazzetta era quello del giornale letterario, che, redatto da intellettuali che condividevano un programma valoriale, si occupava di cultura in senso ampio, comprendendovi l’economia, la medicina, la politica, la letteratura ecc. Quel modello Parini poteva forzarlo dall’interno, superando i limiti oggettivi di «un settimanale legato di necessità alle convenienze della politica del governo imperiale»,1 in virtù della profonda adesione alle richieste governative, così come erano state esplicitate dal Kaunitz, e dunque attraverso la volontà di accompagnare e supportare il riformismo asburgico nella direzione della ‘pubblica felicità’. Il compilatore della «Gazzetta» manifestava il suo potere d’agenda nella stessa selezione delle notizie e dei temi che riteneva utile portare all’attenzione dello spazio pubblico: un compito non facile, considerata la mole sovrabbondante degli eventi di attualità in un anno, il 1769, per molti versi cruciale. Questa selezione, corredata da commenti innervati di principi etici, lasciava emergere una precisa individualità autoriale, fatto tanto più notevole se si pensa che la formula giornalistica prevedeva l’anonimato del gazzettiere e l’accumulo pressoché indifferenziato di notizie di varia provenienza. Pur con le incertezze di attribuzione e con tutte le cautele del caso, correlate al rapporto con le fonti, l’impegno di Giuseppe Parini alla «Gazzetta di Milano» permette di asseverare il suo forte impegno civile e attivamente riformatore. Disperso il gruppo dei caffetisti, nel 1769 rimaneva insomma Parini a portare avanti la lezione illuminata dell’École de Milan; lo faceva, con certo paradosso, sul terreno della più stretta e meno prestigiosa attualità giornalistica, lui che contro la Società dei Pugni aveva rivendicato la funzione della poesia a dire cose e non parole, a misurarsi con i problemi sociali e a intervenire attivamente su di essi, a credere nella luce delle idee. 5. Notazioni sulla lingua e sullo stile di Parini gazzettiere L’aspetto linguistico della «Gazzetta di Milano» per l’anno 1769 può inquadrarsi secondo due principali angolature. Da un canto, all’interno della scrittura prosastica di Parini; dall’altro, come espressione di una prassi giornalistica che nella sua forma moderna era ancora in via di formazione: conquiste recenti erano infatti il potersi finalmente rivolgere a un’opinione pubblica, seppur ristretta, cui porgere notizie di interesse 1 Nicoletti 2015, p. 32.

42 giuseppe sergio collettivo, e la periodicità fissa, che, con le sue ineludibili scadenze di pubblicazione, affrettava i ritmi compositivi. Sotto il primo rispetto, la «Gazzetta» si inscrive in un esercizio prosastico che in Parini appare prevalentemente estraneo a intenzioni d’arte e viceversa legato a contingenze pratiche, siano esse di tipo critico, polemico, didattico, epistolare o burocratico-amministrativo.1 Se la finalità strumentale e comunicativa della scrittura in prosa presuppone una minore attenzione stilistica rispetto alla poesia, com’è noto sottoposta da Parini a un’assillante rielaborazione formale, questa diversa disposizione mai si concreta in scrittura spontanea o meno che meditata, ma piuttosto in «Una prosa, nei diversi livelli espressivi, di permanente disegno dotto […]; una prosa, nel suo insieme, letteraria».2 D’altro canto, la stampa periodica risulta il luogo privilegiato da cui osservare il nuovo corso intrapreso dall’italiano settecentesco, ovvero quella fase storico-linguistica in cui l’uso scritto e pubblico dell’italiano va affrancandosi da un modello di tipo letterario e toscanista, aprendosi a uno stile più sciolto e moderno, certamente più consono ai nuovi fini comunicativi. Ma se si mostra consapevolezza che per essere intesi da un pubblico nuovo, più largo e di varia preparazione, occorra adeguare lo strumento linguistico, nella prassi scrittoria di giornali e gazzette «le difficoltà della lingua ad uscire dalle strettoie della letterarietà e ad assumere, rinnovandosi, modulazioni più correnti e pratiche, si concretizzano, palesemente, in una estrema commistione di elementi vecchi e nuovi, in cui l’elemento tradizionale e letterario ha ancora un peso rilevante».3 Tratteggiato questo quadro d’insieme, di seguito si propongono alcune circostanziate osservazioni sulla fisionomia linguistico-stilistica 1 Per uno sguardo d’insieme sulle Prose pariniane si veda Barbarisi-Bartesaghi 2005. 2 Vitale 2014, p. 41. Per le idee di Parini sulla lingua, cfr. Morgana-Bartesaghi 2003, pp. 23-43; Morgana 2003b e Morgana 2011; per le polemiche linguistiche che lo impegnarono contro il Branda e il Bandiera, Morgana-Bartesaghi 2012. 3 Ciò, in sintesi, è quanto risulta dall’analisi linguistica di alcuni periodici milanesi di età teresiana, pubblicati a cavallo fra la metà degli anni Sessanta e la metà dei Settanta, studiati da Morgana 2003a (la citazione a p. 165). Gli studi linguistici sulle prime fasi del giornalismo italiano sono tuttora a uno stadio arretrato: cfr. però Ricci 2009; Tina Matarrese, Storia della lingua italiana. Il Settecento, Bologna, il Mulino, 1993, pp. 40-44, 190-203; Pietro Spezzani, Lingua quotidiana e prosa d’arte nel dialetto della «Gazzetta Veneta», in Studi di filologia romanza e italiana offerti a Gianfranco Folena dagli allievi padovani, Modena, Mucchi, 1980, pp. 405-421; Cartago 2005a; Cartago 2005b; Bellomo 2013; Erasmo Leso, Lingua e rivoluzione. Ricerche sul vocabolario politico italiano del triennio rivoluzionario 1796-1799, Venezia, Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, 1991; La stampa periodica milanese della prima metà dell’Ottocento. Testi e concordanze, a cura di Stefania De Stefanis Ciccone et alii, Pisa, Giardini, 1984, 5 voll.; Andrea Masini, La lingua dei giornali dell’Ottocento, in Idem, Scritti di storia della lingua italiana, Milano, Cisalpino, 2010, pp. 311-346 (già in Storia della lingua italiana, II, Scritto e parlato, a cura di Luca Serianni, Pietro Trifone, Torino, Einaudi, 1994, pp. 635-665).

introduzione 43 della «Gazzetta di Milano» del 1769. L’obiettivo è di fornire qui un primo orientamento utile per chi si accinga alla lettura del testo, mentre per una disamina esaustiva rinvio a un lavoro specifico, in fase di elaborazione. Dal punto di vista testuale, nella «Gazzetta di Milano» la tipologia statisticamente più rilevante è quella delle cronache dall’estero, senza tuttavia precludere a una certa eterogeneità di forme altre. Fra queste spiccano gli atti pubblici, caratterizzati da elenchi e da involuzioni che diverranno tipiche del cosiddetto burocratese, e le lettere, spesso oratoriamente atteggiate; ma compaiono anche brani di piccola cronaca dall’andamento più distesamente narrativo e relazioni che istruiscono, con taglio argomentativo, sulle nuove scoperte. Come abbiamo notato, vi è persino qualche spiraglio per il commento del redattore, che così forzava le maglie all’apparenza obiettive della «Gazzetta» e la rigidità di presentazione delle notizie, rubricate non in base a qualche principio di rilevanza, ma intrecciando il criterio geografico di provenienza e quello cronologico di arrivo (vd. supra, § 4). Rispetto agli esiti più strettamente linguistici, la natura composita della «Gazzetta» e il suo diverso rapporto con le fonti – di volta in volta trascritte, rielaborate o tradotte, con ciò che ne consegue sulla diversa permeabilità ai nuovi costrutti francesizzanti – non possono che asseverare quanto è stato a suo tempo osservato a proposito della ‘criticità’ linguistica del Settecento,1 conformando un tessuto linguistico fortemente disomogeneo. La sintassi della «Gazzetta di Milano» è allineata sul più moderno e svelto tipo europeo, coniato sullo stampo francese, che rispetto allo stile periodico tradizionale d’impianto latineggiante doveva evidentemente risultare più idoneo alla trasmissione tempestiva delle notizie. La «Gazzetta» appare sintatticamente alleggerita soprattutto nelle più affrettate cronache di guerra, come portato dell’incalzare degli eventi descritti e della necessità di comunicarli in tempi rapidi; d’altra parte la disattenzione per la confezione della notizia risulta pure evidente, nella stampa periodica coeva, nei «passi di cronaca o di corrispondenza dall’estero», nei quali «si può anzi avere l’impressione che l’esigenza di comunicare comunque la notizia induca il redattore a un’effettiva indifferenza alla forma, a una evasione dal sistema linguistico».2 Se in taluni casi questa aproblematicità poteva spingersi fino a esiti di trascuratezza o al mero riporto di dispacci in stile telegrafico,3 nel suo complesso l’architettura periodale risulta alleggerita delle subordinate, sfoltite per numero e per grado, e viceversa sorretta su brevi frasi monoproposizionali, coordinate o semplicemente giustapposte, anche a cumulo. In uno stile pur scarsamente sindetico, i nessi subordinanti continuano a 1 Cfr. Schiaffini 1975 e Folena 1983. 2 Morgana 2003a, p. 169. 3 È per es. il caso della cronaca livornese che si legge nel n. XXII, p. 228.

44 giuseppe sergio collocarsi, nella loro varietà, nel quadro della tradizione: fra gli altri, è infatti possibile incorrere in acciò ‘affinché’, conciossiachè ‘poiché’, contuttochè ‘sebbene’, dacchè ‘poiché’, dappoichè ‘dopodiché’, imperciocchè ‘per il fatto che’, imperocchè ‘perciò’, laonde ‘cosicché’, talchè ‘tanto che’, tuttochè ‘sebbene’. Se lo stile spezzato e analitico non era una novità per l’italiano e se altrettanto certa appare la spinta del nuovo style coupé francesizzante,1 portano più schietta impronta francese alcuni calchi sintattici che si affacciavano nell’italiano proprio nel Settecento, e di cui la «Gazzetta» pure porta testimonianza. Fra questi si possono ricordare le riprese apposizionali attraverso termini astratti o generici («nè manco ardiremo di scrivere i discorsi, e le risposte, che se le attribuiscono, cose troppo facili ad alterarsi in bocca della Fama»: n. XVII, p. 190); il gerundio preposizionale, della tradizione ma rinfrescato dal francese («questi avea richiesto se in arrivando a Bender potea inoltrarsi colla sua Truppa»: n. XXXV, p. 323); il superlativo relativo con ripetizione dell’articolo («alle misure le più efficaci»; «dalle Provincie le più fertili»; «co’ voti i più sacri» ecc.). Nella «Gazzetta» l’ordine frasale preferito è quello diretto (quello che cioè allinea soggetto, verbo, oggetto, altri complementi), ancora una volta riaffiatato al tipo francese, ma senza che tale opzione precluda costrutti e inversioni di tipo letterario e culto.2 In questo tessuto sintattico si inscrivono scelte lessicali nel loro complesso di tono medio, ma fra cui spiccano le voci di ambito specialistico e, in seconda battuta, quelle letterarie o di uso raro. La prevalenza degli articoli di politica estera fa sì che la componente specialistica risulti vistosamente sbilanciata sulle denominazioni di istituzioni, cari-

1 Spesseggia, fino a poterla considerare uno stereotipo stilistico, l’anticipazione dell’oggetto della notizia, funzionale alla sua messa in rilievo; cfr. «Il Capitano Medaus […] si dice che sia giunto allo Scalo» (n. XIX, p. 204), «Il Sig. Francè de Batailhe […] dicesi che abbia presentato […] una Memoria» (n. XLIV, p. 394); «Il Conte di Panin […] si crede, che possa fare ancora qualche intrapresa» (n. XLV, p. 397) ecc. 2 Fra le più ricorrenti si citano la posposizione del soggetto al verbo («Il primo di questo mese, ebb’egli all’incontro il Sig. di Bock»: n. I, p. 70); la propensione piuttosto diffusa all’enclisi pronominale, soprattutto del si riflessivo (farassi ‘si farà’; levossi ‘si levò’; ritirossi ‘si ritirò’ ecc.), attestata come «segno di distinzione stilisticamente elevata nella scrittura prosastica pariniana» (Vitale 2014, p. 417); l’ampio ricorso al pronome pleonastico impersonale egli, specialmente in abbinamento al verbo essere («Egli è vero, ch’esso è ancor più caro […]. Egli sarebbe una barbarie»: n. XII, pp. 150-151), di uso letterario in versi e in prosa, ma non frequente in Parini (Vitale 2014, p. 417); il costrutto, in via di regresso nella prosa del tempo, senza preposizione di in alcuni verbi che reggono l’infinito («l’Equipaggio […] depone aver veduto trasportare in Bastìa gran feriti»: n. XXI, p. 221; «protestano non aver essa punto mancato a’ suoi obblighi»: n. XXXVII, p. 339). Di uso letterario, ma correnti nelle prose settecentesche, sono inoltre l’inserzione del pronome personale fra l’articolo e il sostantivo (la costoro espulsione, ginocchio del costei figliuolo) e l’anticipazione dell’aggettivo al nome a cui si riferisce, anche con aggettivo possessivo (le clementi sue provvidenze, le savie loro deliberazioni ecc.).

introduzione 45 che politiche e titoli onorifici locali, specifici delle zone da cui giungevano le notizie (per es., fra le cariche turche o musulmane si possono ricordare il Beglierbey, il Caimacan e il Muftì). Non mancano poi riferimenti a istituzioni e cariche francesi e inglesi, spesso adattati alla buona (per es. Aldermano ingl. ‘alderman’, Tribunale dei Communs-Plaids ingl. ‘Court of Common Pleas’ ecc.), ma anche ai vari dominii italiani, in specie relativi allo Stato Pontificio, dove nel 1769 si svolse un’elezione papale (per es. Coadjutore, Concistorio, Uditore di Rota ecc.). Forte è d’altronde, più in generale, la componente giuridica (commenda, per legato, rescritto ecc.), comprendente, come da tradizione, numerose formule latine (ab intestato, Habeat Corpus, Recipiatur ecc.). In ogni caso appare significativo che questi termini, salvo rarissime eccezioni, non vengano di norma chiosati né contestualizzati; più che fidante su di un lettore ritenuto in grado di comprenderli, tale mancanza sembra da ascriversi a una disattenzione verso il destinatario finale della «Gazzetta»: nei dispacci originari, strettamente ancorati alle zone da cui provenivano, tali termini dovevano difatti risultare (più) comprensibili.1 Altre contingenze storiche, ovvero la lotta indipendentista della Corsica e le guerre che nel 1769 straziavano la Polonia, si manifestano in un nutrito contingente di voci militari, in particolare indicanti corpi distintivi (dragoni, infanterìa, Ulani, Carabinieri ‘soldati armati di carabina’ ecc.) e mezzi d’offesa, fra i quali anche nomi di imbarcazioni a uso militare (pontone, sciabecco; ma prevalgono le mercantili: huker ingl. ‘hooker’, leuto, pinco, saico ecc.). Di più diffusa circolazione, e spesso di conio settecentesco, sono i meno numerosi termini di ambito politico2 ed economico3 e quelli, meno rappresentati per numero, ma significativi per valore,

1 Riflesso linguistico delle relazioni dall’estero sono anche nomi di monete (Filippi, Karantani, piastre, Rixdaller, scudi ecc.) e unità di misura locali (moggio, rubbio, Versta). 2 Nel campo lato sensu politico si incontrano Commissione, Congresso, Convenzione, pluralità di voti o voci e sintagmi che possono essere considerate parole testimoni dell’epoca, come opinione, usata per lo più con connotazione spregiativa, progresso, pubblico bene, pubblica felicità e pubblica sussistenza; la voce patriota o patriotto, con i suoi derivati patriotico e patriotismo, compare in «La Gazzetta di Milano» sia nel significato tradizionale di ‘compatriota’, sia in quello, semanticamente interferito dal francese, di ‘buon cittadino che ama la sua patria’ (cfr. Schiaffini 1975, pp. 155-156). Considerata la fase di assestamento del lessico tecnico e la tendenza alla rideterminazione semantica, preferita al conio ex novo, si possono creare, caso per caso, difficoltà di interpretazione: cfr. Folena 1983, p. 42. 3 Dall’economia provengono cambiale, materia prima, monopolio e, contraddistinti da un più spiccato valore neologico, azionario, capitalista, concorrente, concorrenza, esportare, esportazione, finanza, importazione. Per interferenza del modello francese alcune voci acquisiscono, accanto a quello tradizionale, un nuovo significato (cfr. ancora Schiaffini 1975, p. 157); fra queste su «La Gazzetta di Milano» sono attestate in entrambi i significati industria ‘laboriosità’ e ‘ramo produttivo’, manifattura ‘fabbricazione a mano’ e ‘luogo dove si lavorano materie prime’, speculazione ‘osservazione, indagine’ e ‘operazione finanziaria’. Poiché, in accezione economica, speculazione è attestato in italiano a prima del 1794, l’occorrenza sulla nostra gazzetta costituisce una retrodatazione.

46 giuseppe sergio della medicina1 e dell’astronomia,2 ancora coerentemente modulati sulla varietà informativa della «Gazzetta». Oltre ai tecnicismi specifici citati, porta l’impronta del secolo anche la nuova facoltà di creare, sul modello o sull’esempio francese, famiglie di parole fra loro correlate, come avviene per le serie suffissali, allora nuove, in -ismo (despotismo, fanatismo, patriotismo), -ista (capitalista, conclavista, figurista, giansenista, monopolista, oculista, progettista, pubblicista ‘esperto di diritto pubblico’, ritrattista), -izzare (autorizzare, eternizzare, indennizzare, legalizzare, numerizzare, solennizzare) e in -izzazione (ammortizzazione, indennizzazione, (Lettere di) Naturalizzazione), con esempi ancora tutti cavati dalla «Gazzetta». Per quanto riguarda le parole straniere, il più ampio contingente è costituito delle voci legate a cariche e istituzioni di Paesi esteri e dalle formule giuridiche in latino, di cui già s’è detto. Per il resto, come non stupisce, i prestiti provengono dal francese, nella forma dell’adattamento (per es. dipartimento ‘divisione amministrativa’ dal fr. département, negligentare ‘trascurare’, voce dotta rinverdita dal fr. négliger, rimarcabile dal fr. remarquable, sortire ‘uscire’ dal fr. sortir),3 e soprattutto di ancor meglio mimetizzati calchi. Questi ultimi possono riprodurre il modello straniero sia nella struttura formale – come accade per colpo d’occhio sul fr. coup d’œil, sangue freddo sul fr. sangfroid, tutto il mondo ‘tutti’ sul fr. tout le monde, o per i costrutti francesizzanti è gran tempo, che sul fr. il est grand temps que e nella misura, che sul fr. dans la mesure où – sia nel contenuto semantico, per cui il modello francese estende il significato di voci italiane già esistenti, portando a polisemie che nella fase di passaggio della «Gazzetta» compaiono ancora irrisolte: così pregiudizio è attestato sia nel significato tradizionale di ‘danno’ che in quello più nuovo di ‘preconcetto’, sul fr. préjudice; travaglio sia come ‘fatica’ che, sul fr. travail, ‘lavoro’; umanità sia come ‘sensibilità’ che, sul fr. humanité, ‘genere umano’. Accanto alla macrocategoria dei termini specialistici, a caratterizzare la tastiera lessicale della «Gazzetta di Milano» compaiono anche voci che 1 Fra questi si possono rammentare etico ‘tisico’, oculista e il neologismo inoculazione, che, attestato per la prima volta in italiano nel 1761, su «La Gazzetta di Milano» viene senz’altro preferito agli equivalenti sinonimici innesto, innestamento, inserzione; mentre vaccino entrerà in italiano solo nell’Ottocento, rappresenta retrodatazione inoculatore, finora attestato a prima del 1783. 2 I termini di ambito astronomico appaiono in passi circoscritti, ma ad alta intensione tecnica; cfr. per es., a proposito del passaggio di una cometa che finalmente tornava a mostrarsi agli astronomi, anche se «meno maestosa nella pallida sua chioma», la relazione milanese nel n. XLIV, p. 395; cfr. anche n. XXXVI, pp. 335-336, dove fra l’altro si citano nuovi strumenti ottici (Micrometro Obbiettivo Dolondiano, Sestante, Macchina Parallactica). 3 Ridotti sono anche i prestiti interni, dai dialetti, verosimilmente inibiti dalla destinazione pubblica ed extraregionale di «La Gazzetta di Milano», ma anche dalla tipologia degli argomenti trattati: cfr. però i toscanismi risico ‘rischio’, spedale ‘ospedale’ e le voci settentrionali butiro ‘burro’, formento ‘frumento’, grassine ‘carni essiccate’, melgone ‘mais’.

introduzione 47 già all’epoca potevano considerarsi antiquate o di tipo letterario. Le varianti sostenute si alternano a quelle più comuni, che comunque risultano maggioritarie; esempi di coppie in cui la forma allora corrente prevale in modo schiacciante sulla corrispondente letteraria sono: amistà – amicizia, artista – artigiano, mercatante – mercante, mercatanzia – mercanzia, palagio – palazzo, prigione – prigioniere/prigioniero, tema – timore ecc., ma fra i rari controesempi si possono citare reina e ministerio, prevalenti su regina e ministero. Il contingente più datato o ricercato si arricchisce anche di alcuni latinismi lessicali (per es. germano ‘fratello’, latrocinio ‘furto’, oste ‘nemico’) e grafico-fonetici, come cotidiano, garantìa ‘garanzia’, inimico, inspirato, laudabile, multiplicare. Mentre i tratti dotti scompariranno dalla stampa periodica solo nel primo Novecento, fin d’ora incomincia a palesarsi qualche apertura a quel lessico più informale ed espressivo che diverrà tipico di certi passi di cronaca. A fronte di alcune voci di tono più basso e colloquiale – per es. ciancia, sballare («il prurito del dar nuove ne fa sballar di quelle, che convien poi ritrattare di lì a pochi momenti»: n. V, p. 95), scaramuccia, scaramucciare – si nota un uso compiaciuto di termini e locuzioni atte ad esprimere, e a suscitare nel lettore, un senso di ribrezzo. Così il redattore non solo si protesta frequentemente contrario ad atti che fanno orrore o contro gli orrori della guerra, ma giunge a parlare di macelli e di corpi umani volta a volta fracassati, tagliati a pezzi, scannati o trucidati, esprimendo il suo punto di vista nell’uso connotativo, discretamente diffuso, di aggettivi quali atroce, immenso, micidiale, orribile, terribile e simili. Nel settore morfologico «La Gazzetta di Milano» appare contraddistinta da una relativa uniformità di scelte, prevalentemente consentanee ai tipi affermati nella prosa letteraria del tempo. Limitando l’esemplificazione a qualche tratto diagnostico si può notare come nei pronomi sia del tutto dominante, nella funzione di soggetto, il sistema tradizionale di terza persona egli/ella/essi/esse; mentre non sono attestati lui/lei/loro, si registra qualche occasionale occorrenza delle forme più letterarie ei ‘egli’, eglino ‘essi’ e del toscanismo popolare egli per essi. Tra le forme personali trova qualche impiego l’uso – all’epoca non infrequente, ma di registro ricercato – della particella ne in luogo di ci (per es., «Stiamo un poco a vedere se ci fosse qualche stimatore della vera virtù, che si pigliasse la cura di farnelo sapere»: n. XVIII, p. 195) e di gli in luogo di li (per es., «Gli esorta […] e per fine gli assicura»: n. I, p. 65). Nella morfologia pronominale si può ancora ricordare l’uso predominante, pure praticato dalla prosa letteraria settecentesca, della forma possessiva seco ‘con lui, con esso’ e l’impiego dell’indefinito niuno, comunque minoritario rispetto a nessuno. La stessa tendenza al conguaglio sull’usus settecentesco può riscontrarsi in altre forme grammaticali: si pensi, per l’articolo, all’impiego del tutto episodico del plurale li davanti a parola iniziante per consonante (per es. li nostri Mercati; li no-

48 giuseppe sergio bili, li plebei), ancora comune nella prosa letteraria dell’epoca, o alla scrizione separata delle preposizioni articolate (per es. in la schiacciato da nella). Più mossa appare invece la flessione verbale, che d’altronde nel Settecento, nonostante l’impegno disciplinatore dei grammatici, risultava ampiamente oscillante. Nella coniugazione del condizionale presente le forme toscaniste più antiquate (per es. sarebbono, avrebbono) si alternano con quelle correnti (sarebbero, avrebbero) e qualcosa di simile si verifica per il participio passato, dove però le forme deboli (per es. renduto, conceduto, paruto) sono più certamente preferite alle corrispondenti forti (reso, concesso, parso), coerentemente con l’opzione prescelta da Parini prosatore.1 Rimanendo nelle forme del verbo, possiamo citare un altro paio di fenomeni per i quali la «Gazzetta» si mostra allineata su scelte massimamente coerenti, ma pur sempre con possibili deroghe verso forme alternative: uno di questi è la conservazione della consonante labiodentale nelle forme dell’imperfetto (per es. aveva, poteva, doveva), mentre le corrispondenti con dileguo (avea, potea, dovea), letterarie di verso e di prosa, sono presenti in proporzione del tutto minoritaria; l’altro fenomeno è la preferenza per le forme palatalizzate aggiugnere, giugnere, soggiugnere, che erano della tradizione tosco-fiorentina e dell’uso vivo, ma a cui l’usus coevo preferiva aggiungere, giungere, soggiungere, difatti pervenuti fino a noi. Nella multiformità di opzioni praticabili nell’italiano settecentesco, la maggioranza dei tratti fonetici della «Gazzetta di Milano» appare conformata su preferenze nette e talvolta pressoché assolute.2 Ciò appare in parte inaspettato, sia considerando il genere cui la «Gazzetta» apparteneva (ovvero a una forma periodica a prevalente funzione informativa, fondamentalmente estranea a preoccupazioni formali e per di più risultante dall’assemblaggio o dalla riscrittura di fonti diverse), sia rammentando che una qualche insicurezza di mano permaneva anche nei ben più curati testi letterari e giornalistici stricto sensu: per esempio quelli dei caffetisti che, nonostante si proclamassero indifferenti alla forma, in realtà si erano affaticati all’interno di un’operosa officina linguistica.3 Venendo a più circostanziate indicazioni desunte dallo spoglio di alcuni tratti nevralgici, l’ambito vocalico vede prevalere le forme dell’attualità d’uso, in genere in contrasto con quelle più ricercate o di pretta tradizione tosco-fiorentina. In sillaba accentata le forme dittongate appaiono così prevalenti sui più eletti monottonghi, non a caso preferiti da 1 Vitale 2014, p. 389. 2 Per la grafia cfr. infra, Criteri editoriali. 3 Al proposito si vedano gli imprescindibili studi di Gabriella Cartago (2005a e 2005b); sulle composite opzioni di Alessandro Verri giornalista del «Caffè», poi vagliate nelle Notti romane, cfr. Bellomo 2013. Per l’usus letterario coevo Patota 1987; per quello paraletterario Giuseppe Antonelli, Alle radici della letteratura di consumo. La lingua dei romanzi di Pietro Chiari e Antonio Piazza, Milano, Istituto di propaganda libraria, 1996; per le scelte pariniane ancora Vitale 2014.

introduzione 49 Parini poeta:1 per es. i vari tipi cuore, figliuolo, giuoco, nuovo, spagnuolo, vajuolo sono assoluti su core ecc., ma i tipi brieve, intiero appaiono in netta minoranza rispetto ai più moderni breve e intero, mentre pruova prevale su prova. Il vocalismo protonico appare invece più oscillante, come mostrano le alternanze, variamente bilanciate, o/u (romore – rumore, soggetto – suggetto, stromento – strumento), i/e (gittare – gettare, quistione – questione), i/o (dimanda – domanda, dimani – domani), a/e (danaro – denaro, garanzìa – garenzìa, consacrare – consecrare ecc.). In ultimo, per quanto riguarda le vocali in fine di parola, va citato l’uso piuttosto ampio dei più poetici e arcaici anco, contra e fuora, comunque minoritari rispetto ad anche, contro e fuori.2 Analogamente, nel settore consonantico «La Gazzetta di Milano» si mostra orientata sui tipi più correnti nella prosa coeva e destinati a maggior fortuna negli esiti dell’italiano: nel grado consonantico, per es., apostolico, contumacia e mila prevalgono su appostolico, contumaccia e milla.3 Il lettore della «Gazzetta» si imbatte inoltre in varianti come ambasciadore, imperadore, imperadrice, prevalenti, così come nella prosa settecentesca, sulle varianti con dentale sorda ambasciatore, ecc.; la stessa preferenza per la versione sonora si verifica nei tipi segreto – secreto, segretario – secretario, lagrima – lacrima ecc. In ultimo va ricordato come sulla «Gazzetta» trovino ampio corso fenomeni di carattere generale quali l’aferesi, che vede cadere la vocale iniziale nelle voci spedale, sperienza, sperimento, state ecc.; la prostesi, che porta a sviluppare, per motivi di eufonia, una vocale di appoggio fra una parola che finisce in consonante e la successiva che inizia con s impura (per es. in iscompiglio, non istavano, per istabilire ecc.); e l’apocope postvocalica, ovvero la caduta di una vocale o di una sillaba in finale di parola, diffusa a tappeto nell’ambito delle preposizioni articolate (in ordine di frequenza: de’ ‘dei’, a’ ‘ai’, ne’ ‘nei’, da’ ‘dai’, co’ ‘coi’ ecc.). In conclusione, la sembianza linguistica della «Gazzetta di Milano» per l’anno 1769 è apparsa connotata, a tutti i livelli linguistici, da una 1 Cfr. Maria Fortunato, Forme, sintassi e lessico nel «Giorno» di Giuseppe Parini, Roma, Aracne, 2013, p. 20; Vitale 2014, pp. 278-291. Sul tratto cfr. Patota 1987, pp. 22-30. 2 Cfr. Luca Serianni, La lingua italiana dal cosmopolitismo alla coscienza nazionale, in Storia della letteratura italiana diretta da Enrico Malato, VII, Il Settecento, Roma, Salerno, 1998, pp. 187-237: 188-191. 3 Ma ovviamente non mancano controesempi (come gianizzero e innoltrare che superano giannizzero e inoltrare, o come scialupa e stassera, assoluti su scialuppa e stasera), casi di equivalenza numerica fra varianti con consonante doppia o semplice (per es. Affrica – Africa, annello – anello) o ancora occorrenze isolate di voci come doppo, ommicidio, raggione. Come è noto, a sbagliare nelle consonanti erano soprattutto gli scriventi settentrionali; non a caso Pietro Verri, revisore delle versioni preparatorie degli articoli per il «Caffè», effettua le più numerose correzioni proprio sul grado consonantico (Cartago 2005a, pp. 633-636; cfr. anche Morgana 2003a, p. 167). Particolarmente traballante era anche la scelta settentrionale fra i tipi commercio – commerzio, rinunciare – rinunziare, specie – spezie, rispetto alla quale «La Gazzetta di Milano» si mostra maggiormente propensa alla prima e più moderna alternativa in -ci-.

50 giuseppe sergio notevole varietà di forme. Tale eterogeneità si colloca pienamente nel quadro linguistico settecentesco, ancora fortemente instabile, ma andrà anche correlata a una molteplicità di ragioni specifiche, ovvero alla varietà tematica e testuale, alla natura disomogenea delle fonti giornalistiche, variamente rielaborate, alla mano del tipografo e alla stessa mole dell’annata. La tipologia e la provenienza disparata delle fonti conferiscono infatti alla «Gazzetta» un’autorialità plurima, su cui la mano di Parini riesce a imporsi solo in parte. Pur nei suoi esiti multiformi, «La Gazzetta di Milano» testimonia inoltre di come il registro prosastico si stesse gradualmente affrancando dai modelli letterari. L’ingrediente più tradizionale vi è infatti apparso non come scelta perseguita, ma come possibilità o meglio residuo all’interno di un sistema non assestato; allo stesso modo la formalità della tipologia testuale ha tenuto sotto controllo le peculiarità vernacolari, all’epoca ancora molto diffuse, e i tratti ascrivibili alla lingua viva, parlata o popolare, nei cui confronti «La Gazzetta di Milano» si è mostrata impermeabile. L’influsso del francese, che aveva agitato le polemiche dell’epoca, è apparso altresì moderato e per lo più circoscritto all’ambito sintattico. Optando con decisione su costrutti snelli e lineari, proprio la sintassi presenta i tratti di maggior modernità, ma non rimangono troppo indietro l’assetto morfologico e quello fonetico, che nel loro complesso, pur adunando tratti di diversa ascendenza, appaiono orientati su scelte in estensione d’uso e destinate a consolidarsi nel tempo. Giuseppe Sergio Ringraziamenti Il mio più profondo ringraziamento va a Silvia Morgana, sicura guida anche in questo lavoro. Sono inoltre davvero grato a Paolo Bartesaghi per la sua lettura attenta ed esperta e per i suoi generosi consigli; suggerimenti preziosi mi sono giunti anche da Giorgio Baroni, Alberto Bramati, Alessandro Cavagna, Dino Gavinelli e Roberta Ricci, che pure ringrazio. Per il loro paziente e amichevole aiuto redazionale ringrazio infine, ma con non minore intensità, Michela Dota e Maria Luisa Giordano.

TAVO L A DEL L E ABBR EVIAZ I O NI * i. Edizioni Barbarisi-Bartesaghi 2005 = Giuseppe Parini, Prose II. Lettere e scritti vari, edizione critica a cura di Gennaro Barbarisi, Paolo Bartesaghi, Milano, led, 2005. Bellorini 1913-1915 = Giuseppe Parini, Prose, a cura di Egidio Bellorini, Bari, Laterza, 1913 (vol. I), 1915 (vol. II). Bonora 1967 = Giuseppe Parini, Opere, a cura di Ettore Bonora, Milano, Mursia, 1967. Bortolotti 1900 = Vincenzo Bortolotti, Giuseppe Parini. Vita, opere e tempi con documenti inediti e rari, Milano, Verri, 1900. Caretti 1951 = Giuseppe Parini, Poesie e prose, con appendice di testi satirici e didascalici del Settecento, a cura di Lanfranco Caretti, Milano-Napoli, Ricciardi, 1951. Cremonese 1959 = Giuseppe Parini, Poesie e prose, Roma, Cremonese, 1959. De Castro 1889 = Giovanni De Castro, Poesie di Giuseppe Parini. Vita e commento di Giovanni De Castro, adorne di 50 incisioni, Milano, Carrara, 1889. D’Ettorre 2013 = Giuseppe Parini, Odi, a cura di Mirella D’Ettorre, introduzione di Giorgio Baroni, Pisa-Roma, Serra, 2013 («Edizione Nazionale delle Opere di Giuseppe Parini», diretta da Giorgio Baroni, IV). Giusti 1846 = Versi e prose di Giuseppe Parini, con un discorso di Giuseppe Giusti intorno alla vita e alle opere di lui, Firenze, Le Monnier, 1846. GM = Giuseppe Parini, La Gazzetta di Milano (1769), a cura di Arnaldo Bruni, Milano-Napoli, Ricciardi, 1981, 2 voll. Mazzoni 1925 = Tutte le opere edite e inedite di Giuseppe Parini, raccolte da Guido Mazzoni, Firenze, Barbèra, 1925. Mazzoni 1967 = Giuseppe Parini, Poesie e prose, a cura di Guido Mazzoni, Firenze, Barbèra, 1967. Morgana-Bartesaghi 2003 = Giuseppe Parini, Prose I. Lezioni-Elementi di retorica, edizione critica a cura di Silvia Morgana, Paolo Bartesaghi, Milano, led, 2003. Morgana-Bartesaghi 2012 = Giuseppe Parini, Prose. Scritti polemici (17561760), a cura di Silvia Morgana, Paolo Bartesaghi, Pisa-Roma, Serra, 2012 («Edizione Nazionale delle Opere di Giuseppe Parini», diretta da Giorgio Baroni, II). Petronio 1957 = Giuseppe Parini, Opere, a cura di Giuseppe Petronio, Milano, Rizzoli, 1957. * Per un più perspicuo e immediato riferimento, le Edizioni delle opere di Giuseppe Parini sono indicate, anziché con il nome dell’autore, con quello del curatore (per es. Mazzoni 1925) o dell’editore (per es. Silvestri 1821); per l’edizione di «La Gazzetta di Milano» curata da Arnaldo Bruni si è optato per la sigla GM. Nella sezione relativa agli Studi vengono riportate le abbreviazioni di quelli citati più volte. Sugli strumenti utilizzati per la disambiguazione dei nomi di persona e di luogo che compaiono nel testo di «La Gazzetta di Milano», vd. infra, Nota agli indici.

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Reina 1801-1804 = Giuseppe Parini, Opere di Giuseppe Parini pubblicate ed illustrate da Francesco Reina, Milano, Genio Tipografico, 1801-1804, 6 voll. Salveraglio 1881 = Le odi dell’Abate Giuseppe Parini riscontrate su manoscritti e stampe con Prefazione e note di Filippo Salveraglio, Bologna, Zanichelli, 1881. Savarese 1968 = Giuseppe Parini, Il Giorno e altre opere scelte, introduzione, scelte e commento di Gennaro Savarese, Firenze, La Nuova Italia, 1968. Silvestri 1821 = Opere di Giuseppe Parini milanese. Prose, Milano, Giovanni Silvestri, 1821 (Biblioteca scelta di opere italiane antiche e moderne, 104). Viola 2013 = Giuseppe Parini, Lettere, a cura di Corrado Viola, con la collaborazione di Paolo Bartesaghi e Giovanni Catalani, Pisa-Roma, Serra, 2013 («Edizione Nazionale delle Opere di Giuseppe Parini», diretta da Giorgio Baroni, III). Zuradelli 1961 = Giuseppe Parini, Opere scelte, a cura di Gianna Maria Zuradelli, Torino, utet, 1961.

ii. Studi Ballarini-Bartesaghi 2011 = Marco Ballarini, Paolo Bartesaghi (a cura di), Rileggendo Giuseppe Parini. Storia e testi, Atti delle giornate di studio (10-12 maggio 2010), Roma, Bulzoni, 2011. Ballarini-Bartesaghi 2017 = Marco Ballarini, Paolo Bartesaghi (a cura di), Biografie ottocentesche di Giuseppe Parini, Pisa-Roma, Serra, 2017. Barbarisi et alii 2000 = Gennaro Barbarisi, Carlo Capra, Francesco Degrada, Fernando Mazzocca (a cura di), L’amabil rito. Società e cultura nella Milano di Parini, Milano, Cisalpino, 2000, 2 tomi. Barbarisi-Esposito 1998 = Gennaro Barbarisi, Edoardo Esposito (a cura di), Interpretazioni e letture del Giorno, Milano, Cisalpino, 1998. Bellomo 2013 = Leonardo Bellomo, Dalla «rinunzia» alla Crusca al romanzo neoclassico. La lingua di Alessandro Verri in Caffè e Notti romane, Firenze, Cesati, 2013. Bevacqua 1995 = Vincenzo Bevacqua, Giuseppe Parini gazzettiere, «Civiltà ambrosiana», a. XII, gennaio-febbraio 1995, pp. 111-139. Bonora 1983 = Ettore Bonora, Giuseppe Parini. La Gazzetta di Milano (1969), [recensione], «Giornale storico della letteratura italiana», CLX (1983), 510, pp. 307-312. Bramieri-Pozzetti 18022 = Luigi Bramieri, Pompilio Pozzetti, Della vita e degli scritti di Giuseppe Parini Milanese. Lettere di due amici, Milano, Andrea Mainardi, 1802 [I ed. 1801]. Bruni 1981 = Arnaldo Bruni, Introduzione, in GM, pp. XI-LXX. Cantù 1854 = Cesare Cantù, L’abate Parini e la Lombardia nel secolo passato. Studj di Cesare Cantù, Milano, presso Giacomo Gnocchi, 1854. Cartago 2005a = Gabriella Cartago, Usi linguistici di Pietro Verri, tra stampa e manoscritti degli articoli per il “Caffè”, in Eadem, Lingua letteraria, delle arti e degli artisti, Firenze, Cesati, 2005, pp. 39-51 [già in Pietro Verri e il suo tempo, a cura di Carlo Capra, Milano, Cisalpino, 1999, tomo II, pp. 627-642]. Cartago 2005b = Gabriella Cartago, Dai manoscritti alla stampa: varianti di “ortografia” negli articoli di Alessandro Verri per “Il Caffè”, in Eadem, Lingua letteraria, delle arti e degli artisti, Firenze, Cesati, 2005, pp. 51-92 [già in «Acme», LIII, fascicolo 3, settembre-dicembre 2000, pp. 39-81].

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Castronovo 1976 = Valerio Castronovo, La stampa periodica fra Cinque e Seicento, in Castronovo-Tranfaglia 1976, pp. 1-66. Castronovo-Tranfaglia 1976 = Valerio Castronovo, Nicola Tranfaglia (a cura di), Storia della stampa italiana, I, La stampa italiana dal Cinquecento all’Ottocento, Roma-Bari, Laterza, 1976. Farinelli 2004 = Giuseppe Farinelli, Il giornalismo italiano dalle origini alla Restaurazione, in Giuseppe Farinelli, Ermanno Paccagnini, Giovanni Santambrogio, Angela Ida Villa, Storia del giornalismo italiano. Dalle origini a oggi. Nuova edizione, Torino, Utet libreria, 2004, pp. 3-82 [I ed. 1997]. Folena 1983 = Gianfranco Folena, Le origini e il significato del rinnovamento linguistico nel Settecento italiano, in Idem, L’italiano in Europa. Esperienze linguistiche del Settecento, Torino, Einaudi, 1983, pp. 5-66. [già in Problemi di lingua e letteratura italiana del Settecento, Wiesbaden, Steiner, 1965, pp. 392-427]. Francioni-Romagnoli 1993 = «Il Caffè» (1764-1766), a cura di Gianni Francioni, Sergio Romagnoli, Torino, Bollati Boringhieri, 1993. Luciani 1982 = Paola Luciani, Parini gazzettiere, «Antologia Vieusseux», a. XVII, aprile-giugno 1982, pp. 5-9. Mazzoni 1929 = Guido Mazzoni, Parini disegnato e studiato, Firenze, Barbèra, 1929. Morgana 2003a = Silvia Morgana, Aspetti linguistici dei periodici milanesi in età teresiana, in Eadem, Capitoli di storia linguistica italiana, Milano, led, 2003, pp. 155-184 [già in Economia, istituzioni, cultura in Lombardia nell’età di Maria Teresa, II: Cultura e società, a cura di Aldo De Maddalena, Ettore Rotelli, Gennaro Barbarisi, Bologna, il Mulino, 1982, pp. 413-438, 3 voll.]. Morgana 2003b = Silvia Morgana, Parini e la lingua italiana dai Trasformati a Brera, in Eadem, Capitoli di storia linguistica italiana, Milano, led, 2003, pp. 185-211 [già in Barbarisi et alii 2000, I: 347-370]. Morgana 2011 = Silvia Morgana, Le polemiche linguistiche, in BallariniBartesaghi 2011, pp. 97-119. Morgana-Bartesaghi 2005 = Silvia Morgana, Paolo Bartesaghi, Alla scuola del Parini. Lezioni di belle lettere nel quaderno di uno scolaro (1770), Lecco, Stefanoni, 2005. Nicoletti 2015 = Giuseppe Nicoletti, Parini, Roma, Salerno, 2015. Patota 1987 = Giuseppe Patota, L’«Ortis» e la prosa del secondo Settecento, Firenze, presso l’Accademia della Crusca, 1987. Reina 1801 = Francesco Reina, Vita di Giuseppe Parini, in Reina 1801-1804, I (1801), pp. V-LXVI. Reina 2013 = Francesco Reina, Vita di Giuseppe Parini, a cura di Giuseppe Nicoletti, Milano, led, 2013. Ricci 2009 = Laura Ricci, La lingua degli avvisi a stampa (sec. XVI), in Scrivere il volgare fra Medioevo e Rinascimento, Atti del Convegno di Studi (Siena, 14-15 maggio 2008), a cura di Nadia Cannata, Maria Antonietta Grignani, Pisa, Pacini, 2009, pp. 97-114. Ricuperati 1976 = Giuseppe Ricuperati, Giornali e società nell’Italia dell’«ancien régime» (1668-1789), in Castronovo-Tranfaglia 1976, pp. 71-365. Ricuperati 2000 = Giuseppe Ricuperati, Giuseppe Parini intellettuale e gazzettiere, in Barbarisi et alii 2000, tomo I, pp. 102-117.

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tavola delle abbreviazioni

Schiaffini 1975 = Alfredo Schiaffini, Aspetti della crisi linguistica italiana del Settecento, in Idem, Italiano antico e moderno, Milano-Napoli, Ricciardi, 1975, pp. 129-165. Vitale 2014 = Maurizio Vitale, La «dizione» formale dell’«italo cigno». Notazioni di stile e di lingua nella poesia e nella prosa di Giuseppe Parini, Milano, Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, 2014.

NOTA AL TES TO a presente edizione è fondata sull’originale della «Gazzetta di Milano» del 1769 custodito presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, con segnatura Giorn. n. 1. Non si sono rintracciati altri esemplari della «Gazzetta» nell’annata pariniana, né si conoscono testi manoscritti o materiali variamente preparatorii relativi all’annata pariniana del periodico. L’esemplare ambrosiano consiste in un unico tomo rilegato in cartone, del formato di 30 × 20 cm circa, nel quale sono raccolti i cinquantadue numeri usciti dal 4 gennaio al 27 dicembre 1769. Ciascun foglio è numerato a matita, da 1 a 119, compreso l’ultimo in bianco; nell’edizione qui presentata questa numerazione è riportata tra parentesi quadre, con l’ulteriore distinzione tra recto e verso. Come da consuetudine tipografica, alla fine di ogni pagina, tranne l’ultima, viene anticipato l’inizio della prima parola della pagina seguente. In apertura di volume si leggono le seguenti note tipografiche: «Num. I.|LA GAZZETTA DI MILANO|Per il Mercoledì 4. Gennajo 1769.». Nella testata compare un’aquila bicipite coronata (vd. Tavola 1, p. 64), che viene sostituita, a partire dal secondo numero del periodico, da un disegno ornamentale al cui centro campeggia la citazione ovidiana Medio tutissimus ibis (vd. Tavola 2, p. 72). Come anticipato nell’Introduzione, la scelta di tale motto viene tradizionalmente attribuita a Parini stesso. Questo è l’unico cambiamento introdotto nella prima pagina, le cui caratteristiche formali si conservano invariate per tutti i numeri del 1769. Il luogo di stampa e il nome dello stampatore sono indicati solo nei numeri I e LII della «Gazzetta», dove compaiono in calce alla quarta pagina: «In Milano, nella R.D. Corte, per Giuseppe Richino Malatesta Stampatore Reg. Cam.|CON LICENZA DE’ SUPERIORI, E PRIVILEGIO».1 «La Gazzetta di Milano» veniva pubblicata con cadenza settimanale, il mercoledì. Ciascun numero constava di quattro pagine, con il testo distribuito su due colonne separate da una linea perpendicolare. Come pure già anticipato nell’Introduzione, l’ordine delle notizie seguiva un criterio geografico, che a partire dall’Alemagna generalmente conduceva alle notizie relative alle città italiane.2 Il nome del Paese è sempre indicato in maiuscolo (ALEMAGNA, POLONIA, FRANCIA ecc.) ed è seguito, dopo un accapo e in corsivo, dalle specifiche della città e della data relative alle notizie di cui si discorre. In corsivo compaiono, con rarissime eccezioni, anche i toponimi e i brani citati con una certa estensione, come lettere, regolamenti e resoconti.3 Le caratteristiche sopra descritte sono proprie dell’annata del 1769, che si distingue dai precedenti «Ragguaglj di varj Paesj» non solo per il nuovo titolo, ma anche per alcune lievi modifiche tipografiche, quali la riduzione del formato e l’uso di carta di qualità superiore.

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1 Cfr. Introduzione, § 1, pp. 11-14. 2 Uniche eccezioni le chiuse dei numeri VII, XI e XXXV, qui alle pp. 117, 146 e 328; cfr. Bruni 1981, p. 640. 3 Su questi aspetti cfr. anche i Criteri editoriali, a pp. 59-60.

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nota al testo

Si segnala inoltre che nell’esemplare della Biblioteca Ambrosiana sono presenti, interfoliate in modo casuale tra un numero e l’altro della «Gazzetta di Milano», alcune pagine contenenti brevi testi a stampa di vario genere; nella fattispecie si trovano: 1) tre avvisi riguardanti gli Oratorj nella Chiesa Collegiata del Santo Sepolcro per le settimane della Settuagesima, della Sessagesima e della Quinquagesima, alle pp. [7-9], tra il numero III e il numero IV; 2) l’invito a un evento previsto per il 9 giugno 1769, la recita di due componimenti in onore di San Carlo Borromeo presso il Collegio di Brera; il foglio, di piccolo formato, non è numerato ed è inserito tra la p. [59] e la p. [60], alla fine del numero XXIII; 3) il Ragguaglio|delle Funzioni, che in Casal-Maggiore si sono fatte all’occasione|dell’arrivo a quella Città, e della formale consegna, che colà|si fece della Reale Arciduchessa d’Austria|MARIA-AMALIA|sposa del reale infante di spagna| DON FERDINANDO|Duca di Parma alla Corte del medesimo,|Il dì 19 di Luglio 1769, pubblicato con la stessa impaginazione del giornale (su due colonne) a p. [72], alla fine del numero XXIX. Altri materiali intermessi nella «Gazzetta» sono due numeri del giornale Nouvelles de divers Endroits, che occupano le pp. [40-45] dell’esemplare ambrosiano (du Samedi 22 Avril 1769, n. XXXII, e du Samedi 27 May 1769, n. XLII, con i rispettivi supplementi), e quattro carte manoscritte, corrispondenti alle pp. [2629]. Queste ultime contengono testi molto diversi. Si tratta di un documento del 16 marzo 1769, firmato dal Marchese Francesco Orrigone Prefetto, relativo alla condanna a morte e all’imminente esecuzione di tre malviventi, con l’elenco dei reati da loro commessi; e di una lettera proveniente dal Monastero di Miasino, scritta in data 19 marzo 1769 dalla suora M[ari]a Angelica Cattonea a un’altra suora, la cui identità non viene precisata, sulla vita virtuosa della monaca Angela M[ari]a Martelli Leonardi, da poco venuta a mancare. Trattandosi di materiali estravaganti, si è deciso di escluderli dalla presente edizione; gli avvisi descritti ai punti 1-3 possono comunque essere consultati nell’edizione Bruni, che li riproduce in un’Appendice alle pp. 631-636. Tanto le stampe quanto le carte manoscritte potrebbero essere fonti, poi rimaste per lo più inutilizzate, raccolte dal gazzettiere, così permettendo di ipotizzare che l’esemplare dell’Ambrosiana sia la copia posseduta da Parini stesso.1 * In conformità alla fisionomia e agli obiettivi della presente edizione, le note editoriali al testo della «Gazzetta di Milano» sono circoscritte e limitate prevalentemente a tre tipi: lessicale, emendativo e storico-biografico. Il primo tipo di note punta a chiarire, seppur in modo estremamente sintetico, il significato di voci o locuzioni: 1) antiche, letterarie o disusate; 2) che hanno cambiato accezione nell’evoluzione diacronica della lingua; 3) che richiedono un supplemento d’informazione in quanto relative ad ambiti specialistici, come il diritto civile e canonico, la medicina, la marina e l’arte militare, cui nella «Gaz1 Cfr. GM, p. 648. In un caso, ancora segnalato da Bruni (1981, p. LVII), sembra che Parini abbia usato come fonte il numero delle «Nouvelles de divers Endroits» inserito nell’esemplare ambrosiano.

nota al testo

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zetta», così come nella pubblicistica milanese coeva,1 si fa spesso riferimento. Le voci vengono in ogni caso annotate solo alla prima occorrenza; tale criterio vale anche per voci che alternano più significati nel testo della «Gazzetta», come ad es. avviene per carattere, impiegato sia nel significato di ‘indole’ che in quello di ‘grado, carica’.2 Si sono escluse da questa edizione note di tipo enciclopedico. Tuttavia, in particolare quando il significato non fosse nemmeno intuitivamente desumibile dal contesto, le note lessicali possono sconfinare in altrettanto succinte note di tipo enciclopedico: per es. si è spiegata l’espressione giuridica dare in Enfiteusi, altrimenti non intelligibile a partire dal contesto,3 ma non i vari coni e valori delle monete (per es. scudo, giulio, piastra, rubbio) o le diverse istituzioni ecclesiastiche (per es. Scalco Pontificio, Patronato Ecclesiastico, Prepositura, Decanato), qualora risultasse chiaro che si trattasse appunto di nomi di monete o di istituzioni ecclesiastiche. Mentre sono del tutto episodiche le note che mirano a spiegare il senso generale delle frasi, che, considerata la «chiarezza e semplicità sintattica» della «Gazzetta»,4 risultano comprensibili anche al lettore moderno, si è deciso di non annotare minuti fatti fonetici, purché non compromettessero l’intelligenza del testo: così per es. portano una nota forme come conchiude ‘conclude’ o torre ‘togliere’, mentre ne sono sprovviste Imperadrice e ambasciadore, varianti con dentale sonora, anziché sorda, di Imperatrice e ambasciatore.5 Le note di tipo emendativo riguardano la correzione di errori tipografici. In questi casi la forma corretta a testo porta una nota che presenta la forma originale; in nota, vi si riferisce con la dizione “Nella stampa: […]”.6 Le note che abbiamo definito di tipo storico-biografico mirano a rendere immediatamente chiaro di chi si sta parlando, anche e soprattutto a una lettura non continuativa della «Gazzetta». I personaggi vi vengono infatti frequentemente citati, anziché per nome, attraverso il titolo, il grado o la professione che ricoprono.7 In ogni caso, suppliscono all’agilità delle note l’Indice dei nomi di 1 Cfr. supra, Introduzione, § 5, e Morgana 2003, pp. 175-182. 2 Le fonti lessicografiche più utilmente consultate sono: Grande dizionario della lingua italiana, fondato e diretto da Salvatore Battaglia, poi diretto da Giorgio Bárberi Squarotti, Torino, utet, 1961-2004 (in sigla GDLI); Vocabolario degli Accademici della Crusca. Quarta impressione, Firenze, Domenico Maria Manni, 1729-1738, 6 voll., disponibile in rete all’indirizzo ; Francesco D’Alberti di Villanuova, Dizionario universale critico-enciclopedico della lingua italiana, 6 voll., Lucca, Marescandoli, 1797-1805; Luigi Fincati, Dizionario di Marina, Italiano Francese e Francese Italiano, Torino-Genova, Luigi Beuf, 1870; Giuseppe Grassi, Dizionario militare italiano, Torino, Società tipografico-libraria, 1833, 4 voll.; Giulio Rezasco, Dizionario del linguaggio italiano storico ed amministrativo, Firenze, F. Le Monnier, 1881; Niccolò Tommaseo, Bernardo Bellini, Dizionario della lingua italiana, 8 voll., Torino, Pomba, 1861-1879, ora messo a disposizione on-line dall’editore Zanichelli all’indirizzo . 3 In questo, come in tutti i casi di note non strettamente lessicali, si è evitato di riportare in nota il termine o l’espressione chiosati. 4 Vitale 2014, p. 43. 5 Cfr. anche i Criteri editoriali, e le osservazioni linguistiche nell’Introduzione, § 5. 6 Sulla correzione di refusi e su altri adeguamenti tipografici, cfr. ancora i Criteri editoriali. 7 Ad es. il nome di Maria Teresa d’Asburgo, una delle grandi protagoniste del nostro foglio, compare di fatto una sola volta (cfr. XLVIII, p. 418) e peraltro per via indiretta, in quanto intestataria di un ordine militare. In generale questi riferimenti sono relativi al

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persona (pp. 459-485) e l’Indice dei nomi di luogo (pp. 487-504), approntati con un sistema di rimandi interni finalizzati ad agevolare l’identificazione e il reperimento infratestuale di persone e luoghi. Sempre al fine di non sovraccaricare la presente edizione con apparati troppo analitici, si è deciso di non indicare sistematicamente le fonti delle informazioni riportate in nota. Uniche eccezioni sono state fatte per l’edizione della «Gazzetta di Milano» curata da Arnaldo Bruni (GM), e per il Grande dizionario della lingua italiana (GDLI), che viene citato per i riferimenti ad litteram e per offrire un supplemento di informazione sullo status tecnico o settoriale delle voci.

Paese da cui giungono le corrispondenze: così, a seconda che «il Re» venga citato, per esempio, entro le corrispondenze dalla Svezia o dalla Danimarca, ci si riferirà, rispettivamente, a Gustavo III o a Cristiano VII.

CR ITER I EDITOR IALI a trascrizione della «Gazzetta di Milano» si attiene a criteri rigorosamente conservativi, che consentono di verificare gli usi grafici e le oscillazioni dell’originale settecentesco, senza comunque pregiudicare la leggibilità del testo. Vengono infatti rispettate sia la grafia sia la mise en page originali, mantenendo i capoversi, i rientri di paragrafo e la linea orizzontale che separava alcune notizie in calce alla pagina del periodico. Le uniche caratteristiche paratestuali non riprodotte sono la distribuzione del testo su due colonne e, finalizzato a una migliore leggibilità, l’inserimento di un rigo bianco a separare le diverse rubriche.1 I numeri di pagina della stampa originale, di cui si è detto nella Nota al testo, sono indicati tra parentesi quadre; se la parola è spezzata tra una pagina e l’altra, la numerazione precede il cambio pagina, segnato con un tratto verticale. Le correzioni di palesi errori tipografici sono segnalate come tali a piè di pagina. Nonostante la presenza di alcuni refusi, «La Gazzetta di Milano» può dirsi tutto sommato corretta; ciò risulta tanto più notevole se si considera la tipologia di giornalismo, dai ritmi affrettati, e il fatto che mancava e ancora a lungo sarebbe mancata una revisione redazionale (non esisteva una figura ad hoc né tanto meno era prevista nei bilanci d’impresa). Si mantiene inalterato il sistema maiuscole/minuscole, che da un lato vede oscillare, talora a breve distanza, forme come Nazione/nazione, Grani/grani ecc., e dall’altro, come si può notare ad apertura di pagina, sovraestende l’uso delle maiuscole, secondo l’usus settecentesco e contrariamente alle consuetudini moderne. L’alternanza fra tondo e corsivo riproduce esattamente quella dell’esemplare ambrosiano: i toponimi sono quasi sempre in corsivo, i titoli delle opere e le espressioni latine o giuridiche (per es. in pristinum) sono talvolta in tondo.2 Nel caso di documenti citati all’interno del giornale (editti, discorsi, lettere ecc.) si ricorre al corsivo o alle virgolette, sempre nel rispetto della lezione testuale originale; sono però state utilizzate le virgolette basse o “a sergente” in luogo della doppia virgola („) con cui nell’originale vengono rese le virgolette sia di apertura che di chiusura.3 Nella «Gazzetta» i segni d’interpunzione sono sempre in tondo, anche quando sono utilizzati all’interno di un testo scritto in corsivo; poiché l’uso del tondo per i segni di interpunzione era giustificato da ragioni puramente tipografiche, cioè legate alla disponibilità delle matrici, si è preferito portare al corsivo la punteggiatura all’interno dei testi in corsivo.

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1 Vd. Nota al testo e le tavole alle pp. 64 e 72. 2 L’ed. curata da Arnaldo Bruni (GM) riportava i toponimi al tondo e, viceversa, introduceva il corsivo per voci ed espressioni straniere – come per es. Controleur Generale, Lord Maire o in capite – che invece nella stampa di «La Gazzetta di Milano» compaiono in tondo. 3 In un solo caso sono usate le virgolette alte, per indicare una citazione entro citazione: cfr. n. XLV, pp. 399-401. Poiché nel nostro foglio le virgolette di chiusura sono pressoché sistematicamente precedute, anziché seguite, dai segno di interpunzione, si è uniformato in quest’ultimo senso, secondo l’uso moderno.

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criteri editoriali

L’interpunzione originale è di norma conservata, ad eccezione dell’uso non più vigente, ma sistematico nella «Gazzetta», di posporre un punto fermo dopo i numeri, sia romani sia arabi (1., 10., 500. ecc.); il punto è mantenuto solo negli elenchi e nella citazione ad litteram di iscrizioni. Viene eliminato lo spazio tipografico che nell’originale normalmente precede i segni d’interpunzione (per es. «Corre qui voce , che») e segue l’apostrofo («ch’ è»). Altri interventi relativi alla punteggiatura (in genere refusi) sono segnalati in nota, come anticipato nella Nota al testo. Si mantiene il segno = nel testo, anche se oggi «suscettibile di fraintendimento».1 Il segno =, ricorrendo diverse decine di volte nella «Gazzetta», doveva essere considerato a tutti gli effetti come una possibilità del sistema, tanto più che Parini lo impiegava anche nell’usus epistolare: mentre solo sporadicamente, collocandosi dopo un punto fermo, risulta superfluo, più spesso si trova in luogo dei due punti, delle virgolette o delle virgolette precedute dai due punti; in più rari casi presenta un generico valore di cesura, talvolta segnalando la presa di parola del redattore, come avviene nel n. IX, 1 marzo 1769: «= I dettagli ne son troppo lunghi, e non ancor decisivi perchè debbano interessare in questi Fogli =» (n. IX, pp. 129-130). Come risulta anche da quest’ultima citazione, è conforme all’originale l’uso sistematico dell’accento grave, secondo le abitudini settecentesche. L’accento viene mantenuto anche se difforme rispetto alla norma moderna, come nei casi, pur minoritari, di pò, sò, quì, quà, rè, và. Si conservano inoltre grafie come cavallerìa, eseguìto, Turchìa o Vallacchìa, nelle quali l’accento tonico poteva forse fungere da indice ortoepico per il lettore. Il pronome se, sempre senza accento nell’originale, viene mantenuto in se stesso, se medesimo, ma viene reso per chiarezza con l’accento grave (sè) negli altri contesti. Quanto all’apostrofo, si segnala la riproduzione di oscillazioni correnti nell’usus settecentesco e sulle quali i grammatici davano indicazioni contrastanti, quali per esempio un’altra/un altra, un’altro/un altro, o anche qual’è/qual è. Viene infine resa con accento anziché con apostrofo, come nell’originale, la E maiuscola accentata, per la quale era indisponibile la matrice. Rispettano l’originale: la -j finale (nei plurali in -io, come in necessarj, varj ecc.) e semiconsonantica (per es. centinaja, migliaja, vajuolo); le scrizioni analitiche, che possono sottendere incertezze nella resa grafica, di congiunzioni (anzi che, di fatti, non ostante), sostantivi (bassi rilievi, ben essere, mezzo giorno), aggettivi (mal concio), numerali (cento quaranta), preposizioni articolate (in la, su gli, su i) e soprattutto avverbi (di anzi, d’avanti, fin ora, in oltre, in tanto, in vano, in vece, in somma, mal grado, per fino, pur troppo). Vengono allo stesso modo conservate le conglutinazioni di congiunzioni (contuttociò, dimodochè, fintantochè), le formazioni pronominali (checchessia, ognaltra, tuttociò) e avverbiali (appiè, dapparte, presso che, sennon, senon); le italianizzazioni di nomi stranieri (Michele Curri per Michael Curry) e le grafie improprie (Schakspear per Shakespeare); le frequenti oscillazioni nell’uso di consonanti scempie e geminate (feluca/ felucca, percezione/percezzione) e, ai vari livelli linguistici, di forme letterarie e più correnti, di cui si è detto nell’Introduzione, § 5. 1 Viola 2013, p. 63. Sulla notevole difformità degli usi interpuntori nell’italiano del Settecento, come pure sulla sostanziale disattenzione normativa nelle grammatiche e nei trattati di ortografia dell’epoca, cfr. Simone Fornara, Il Settecento, in Storia della punteggiatura in Europa, a cura di Bice Mortara Garavelli, Roma-Bari, Laterza, 2008, pp. 159-177.

«LA GAZZETTA DI MILANO» (1769)

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[1r] Num. I LA GAZZETTA DI MILANO Per il Mercoledì 4 Gennajo 1769. ALEMAGNA Vienna 7 Dicembre. C orre qui voce, che i Russi abbiano battuto i Turchi presso il Boristene, o Nieper. Altra del 12 detto. La Imperadrice Reina1 non è comparsa in pubblico la Festa della Immacolata Concezione, perchè in tal giorno correva l’anniversario della nascita di Francesco I, suo augusto Sposo di gloriosa memoria. Questa graziosa Sovrana ha corso a questi dì passati un notabile rischio. Volle Ella assistere in persona alla Consecrazione, che si fece d’una nuova Chiesa da Lei fatta fabbricare per la casa degli Orfani; ed essendo quel dì tutte le vie piene de’ buoi, che si conducono d’Ungherìa per li nostri Mercati, alcuni di questi animali inferociti, s’impacciarono2 nelle stringhe de’ cavalli, che essi spezzarono; ed avrebbono rovesciata la carrozza, se, accorsa tosta3 la Guardia Nobile, non gli avesse allontanati, di modo che non accadde verun sinistro accidente.4 POLONIA Varsavia 3 Dicembre. Noi non abbiamo qui sotto le baracche altro, che due Battaglioni di Russi; ma nel contorno ve n’è accantonato5 un più gran numero. Quelle Truppe Russiane, che sono ripartite ne’ diversi Palatinati, marciano verso la Volinia per essere in grado di operare a tenore6 de’ bisogni nel caso d’una irruzione, che facessero i Tartari: e il Generale Conte di Soltikow ne avrà il primo comando. Tuttavia, non si ha nulla di positivo7 ancora rispetto alle intraprese de’ Turchi, benchè sieno essi in numero assai considerevole sulle nostre Frontiere. Il Seraschiere8 della Bessarabia Tetei Gherey, secondo figliuolo del Kan ristabilito,9 e che dee comandare i Tartari, destinati a far la campagna, trovasi in questo mezzo a Choczim. I Malcontenti,10 rientrati per la maggior parte nella Podolia, non si slontanano11 molto dal Niester, e alloggiano a Zwaniec; ed a Mohylow. I loro Capi nondimeno si trattengono col resto nella Moldavia. Son nate due nuove Confederazioni nel Palatinato di Cujavia; ma non hanno finora fatto altro, che ordinare alla Nobiltà di montare a cavallo, e di fornire uomini, e munizioni. Il Sig. Malzewski, Maresciallo di Confederazione, che ha il suo Quartier Generale a Gnesne nella Grande Polonia, ha fatto pubblicare12 = che tutti gli Abitanti di qual1 Maria Teresa d’Asburgo. 2 s’impacciarono: rimasero impigliati. 3 tosta: veloce. 4 verun sinistro accidente: alcun incidente. 5 accantonato: accampato (vc. milit., cfr. GDLI I.59). 6 a tenore: in conformità. 7 positivo: certo. 8 Seraschiere: o serraschiere, comandante in capo delle forze armate turche. 9 Krim Ghirai. 10 Noti anche come Dissidenti, si tratta degli aderenti alla cattolica Confederazione di Bar (1768), che sosteneva l’indipendenza della Polonia dalla Russia (cfr. Introduzione, pp. 27-28). 11 slontanano: allontanano. 12 fatto pubblicare: dichiarato, reso noto.

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«la gazzetta di milano»

Tav. 1.

i, 4 gennaio 1769

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sivoglia stato, o religione essi si sieno, non abbiano verun timore, nè pensino a ritirarsi; poichè tutti saranno egualmente mantenuti ne’ loro diritti, e nelle lor possessioni, non avendo egli altro disegno, che di vegliare alla salute comune. Gli esorta al tempo stesso di fermare tutte le piccole Partite,1 che per avventura vadano scorrendo il loro paese, commettendovi degli eccessi, e che tutti li conducano al suo Quartier Generale: e per fine2 gli assicura, che nel caso, che i Cittadini, o i Contadini si conoscessero troppo deboli in certe occasioni, egli presterà loro soccorso ad ogni loro richiesta. Altra del 10 detto. Non basta, che la misera Polonia sia straziata da’ suoi mali interni; due altri poderosi nemici vengono a combatter sul corpo di essa, sotto a titolo3 di difenderla: nè può a meno,4 che i colpi, che questi l’un l’altro s’avventeranno, non ricadano congiuntamente a ferirla. Tolga Iddio, che mai si avveri ciò, che ci fanno temere le necessarie conjetture,5 e i preludj funesti, che già veggiamo; ma una guerra di cittadini con cittadini per motivi di Religione, di Patti sociali, di Proprietà, di Privilegi ec., e implicata con gl’interessi, e co’ partiti di due grandissime Potenze antiche rivali, e con quelli di varie altre, che tutti s’avviluppano, e si contrastano, è per fare del nostro paese il teatro delle più orribili calamità, che si sieno mai viste. Esso è di già diviso in tanti partiti, ch’è impossibile di nominarne tutti i Capi: la guerra diventa così crudele, che i Confederati trucidano fino a’ prigionieri, ch’essi fanno, e non mettono verun limite a’ loro eccessi. Ultimamente misero a rubo, ed a sacco6 tutta quanta la Starostìa7 di Balimow, che appartiene al Conte di Bruhl Gran Mastro dell’Artiglierìa, [1v] e nemmeno hanno risparmiato i beni del Conte Oginsky Gran Maresciallo della Lituania, che sono in lontananza di dodici miglia da Varsavia. Il partito del Sig. Malzewski, il quale solo è forte di fino a tre mila uomini, è venuto a sorprender novamente la Città di Bromberg, dalla quale egli ha portato via quanto ha potuto avere a sua discrezione. Quindi scendendo lungo il Warth, ha posto a contribuzione8 tutti i luoghi circonvicini, senza usar rispetto neppure al territorio Prussiano, dappoichè9 egli è passato colla medesima furia, e rapidità, fino a Landsberg, e in un villaggio della Pomerania, dove s’è fatto lecito ogni cosa. Malgrado tutte queste violenze, i Russi vuotano questa Provincia, piegando dalla parte di Varsavia, dove bisogna, che qualche affare più premuroso10 li chiami. Si dice nondimeno, che vi si supplirà con Truppe d’un’altra Potenza: il fatto giustificherà una tale congettura. Molte altre Lettere dell’Allemagna, e del Nord annunciano, che i torbidi crescono di giorno in giorno nella Polonia, e che il Re11 sia per ritirarsi a Konigsberg nella Prussia per mettere in sicurezza la sua persona; poichè i Confederati, facendo le viste d’averla co’ Dissidenti,12 danno a divedere abbastanza colla loro condotta, che il vero loro disegno è di mettere un altro Sovrano sul Trono. 1 Partite: truppe, gruppi di uomini. 2 per fine: infine. 3 sotto a titolo: con la giustificazione. 4 può a meno: può fare a meno. 5 necessarie conjetture: logiche congetture, deduzioni. 6 misero a rubo, ed a sacco: derubarono e sacheggiarono. 7 Starostia: «Stor. In Polonia, feudo affidato allo starosta, che doveva anche partecipare alle spese belliche» (GDLI XX.93). 8 posto a contribuzione: tassato. 9 dappoichè: dopo di che. 10 premuroso: urgente. 11 Stanislao II. 12 Lo stesso che Malcontenti, vd. p. 63, nota 10.

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«la gazzetta di milano»

RUSSIA Pietroburgo 22 Novembre. Si ha da Pietroburgo un più circostanziato dettaglio dell’Inoculazione fatta alla Imperadrice delle Russie.1 Sebbene siasi di già parlato in questi fogli della medesima operazione fatta sopra di Lei, e sopra del figliuolo, non dovrà sembrare affettato, che si ritorni al medesimo proposito. Un’inserzione2 fatta in persona così adulta, è uno de’ monumenti notabili da conservarsi nella Storia dell’Inoculazione: ed una risoluzione così franca in tale età, e in tale personaggio merita d’esser conservata nella Storia Politica fra gli esempi, che servono a muover possentemente gli uomini. Il 23 del mese di Ottobre il Dottor Dimsdale, chiamato dall’Inghilterra in Moscovia già da qualche mesi, verso le ore diece della sera fece l’innestamento del vajuolo alla Imperadrice, la quale se ne partì l’indomane per Czarsko-Selo. Niuno3 di quelli, che non furono direttamente ammessi al segreto,4 potè accorgersi di nulla fino al dì 29. In tal giorno, siccome faceva assai bel tempo, e la terra era coperta di neve già da qualche giorni, Sua Maestà passeggiò la mattina per pigliare aria, alla guisa, che5 aveva fatto i dì precedenti. Al tornar, ch’Ella fece ne’ suoi appartamenti sentì qualche ribrezzo6 di febbre, che le prese verso le due dopo il mezzodì, e durò fino verso le sei della sera del dì 31, e allora seguì l’eruzione7 del vajuolo. La Imperadrice stette ritirata nel suo Appartamento tre dì soli. Il 12 di Novembre fece ritorno a Pietroburgo; e il 13, dopo i Rendimenti di grazie fatti in tutte le Chiese, vi ebbe gran folla a Corte per farle complimento sopra un così fortunato accidente, al quale tutti gli Abitanti hanno preso parte con istraordinarie allegrìe. Da’ Confini della Russia 29 Novembre. Il cangiamento seguìto8 nel Ministero Ottomano,9 non ne ha prodotto nessuno nel sistema preso dalla Porta. Le ostilità sono già cominciate sul Boristene, o Nieper; poichè i Tartari, avendolo passato, sonosi gittati in compagnia de’ Confederati sopra la Polonia, dov’essi rubano, e devastano il paese senza verun riguardo. D’altra parte s’è sparsa voce, che un’Armata Russiana, radunatasi nelle Contrade di Casan, e di Astracan, abbia improvvisamente assalito Asoph; e siesi impadronita di questa Fortezza, posta su’ confini della Piccola Tartarìa all’imboccatura del Tanai, o Don. Con più sicurezza si asserisce, che i Russi si uniscono in Polonia, e vi formano de’ Magazzini; ma, in grazia delle devastazioni, che questo sventurato paese ha sofferte, tali ammassi si fanno con molta difficoltà, e lentezza. PAESI BASSI Leida 12 Dicembre. Gli ultimi avvisi della Svezia recano,10 che dal principio di quest’anno fino al mese d’Ottobre, ne’ soli due Distretti di Cronstadt, e di Malmoe son morte 27418 bestie dimestiche da corna; e che altre 4119 sono campate dalla 1 Caterina II. 3 Niuno: nessuno. 5 alla guisa, che: come. 7 eruzione: eruzione cutanea. 9 Potrebbe trattarsi dell’avvicendamento, Emin ad Hamza Pascià (GM, p. 7).

2 inserzione: innesto. 4 ammessi al segreto: informati del fatto. 6 ribrezzo: brivido, tremito. 8 seguìto: avvenuto. nella carica di Gran Visir, di Mohammed 10 recano: informano.

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mortalità.1 Si dà per fatto sicuro, che di tutte le bestie attaccate dalla contagione,2 quelle, che furono rinserrate nelle stalle de’ cavalli guarirono in termine di pochi giorni. INGHILTERRA Londra 10 Dicembre. Si tratta qui seriamente la Causa del Signor Wilckes: e non si può agevolmente spiegare con quanta impazienza il Popolo di Londra ne attende la decisione dalla Camera de’ Comuni. Il Sig. Wilckes ha presentato un Memoriale contro Filippo Carteret Webb, già Procuratore della Tesorerìa, accusandolo, ch’egli abbia co’ danari del Pubblico subornato3 Michele Curri a deporre contro di lui ne’ processi suscitatigli4 contro dallo stesso Webb. FRANCIA Parigi 12 Dicembre. Il Re di Danimarca5 nel partirsi di qui ha fatto degli assai ricchi presenti ai Direttori delle Manifatture, ch’egli ha visitate; agli Autori, che gli hanno dedicato de’ Libri; a’ Poeti, che gli6 hanno presentato de’ Versi; agli Attori, ed alle Attrici famose ne’ differenti loro generi, a’ Poveri ec. Altra del 16 detto. Un Inviato di Tripoli è qui giunto per trattare d’affari, relativi a questa Potenza Barbaresca. Egli è uno de’ più begli uomini, che si sieno mai visti, ed alto presso che sei piedi. Fu egli invitato al Ballo mascherato, che il [2r] Principe di Soubise7 diede al Re di Danimarca. Questo Ministro Africano è di poi comparso a’ nostri Spettacoli, non senza servir di spettacolo egli stesso a tutti quelli, che vi si trovavano, e che si pigliavan piacere del suo strabiliamento.8 All’Opera in ispecie pareva trasportato in un altro Mondo, e gli occhi non gli bastavano a veder tutto. Ma questi Parigini dal canto loro si domandavano ancora, come al tempo d’Usbek comment peut-on ètre Africain. ITALIA Roma 24 Dicembre. Il giorno 18 quarta Domenica dell’Avvento, Sua Santità9 dichiarò Legato di Romagna per un triennio l’Eminentissimo Borromei, e datogli l’Anello Cardinalizio, gli assegnò il Titolo di Santa Maria in Araceli. Ieri fu affissa la taglia con premio di 500 scudi, e la liberazione della vita10 a due Banditi Capitali,11 a chi desse indizio dell’uccisor del noto Monsignor Saverio Antonelli. Si è trovata la Santità Sua, con indicibile cordoglio del suo paterno zelo, nella indispensabile necessità di sollevare il Pubblico Erario, renduto esausto per le 1 campate dalla mortalità: sopravvissute. 2 contagione: contagio. 3 subornato: spinto, indotto (cfr. GDLI XX.466). 4 suscitatigli: intentatigli. Nella stampa: suscitatagli. 5 Cristiano VII. 6 Nella stampa: ch’ gli. 7 Charles de Rohan principe de Soubise (GM, p. 9). 8 si pigliavan piacere del suo strabiliamento: si compiacevano del suo stupore. 9 Clemente XIII. 10 liberazione della vita: morte. 11 Banditi Capitali: ricercati per omicidio.

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incessanti calamità, che vessano da più anni lo Stato Pontificio; e perciò è venuta nella determinazione d’imporre la Gabella d’un altro Giulio per ciascun rubbio di Formento,1 che dal primo giorno del prossimo anno 1769 si macinerà per tutto lo Stato Ecclesiastico, eccettuata la Città di Roma, l’Agro Romano, e gli Stati di Castro, e Ronciglione. La metà pure della stessa Gabella andrà sopra ogni rubbio di Grano Turco, e simili grani minuti; che verrà macinato nello Stato medesimo, coll’eccezione detta di sopra, e niuna persona esclusa, sebbene privilegiata.2 Si tratta, che in grazia delle note turbolenze, fra le Corti di Borbone, e questa Romana, non saranno qui permesse le Maschere nel prossimo Carnovale. Vengono generalmente giudicate di poco valore le Apologie trasmesse a questa Corte dal Padre Generale de’ Serviti,3 intorno alla condotta da lui tenuta nello affare delle Leggi pubblicate dal Senato Veneto sopra gli Ordini Regolari: e si dice, ch’egli abbia avuto ordine di restituirsi4 a Roma. Dicesi ancora, che Sua Maestà la Imperadrice Reina abbia generosamente accordato a Monsignore Arcivescovo Giraud, Nunzio Pontificio a Parigi, l’Abilitazione ad ottener Beneficj Ecclesiastici nella Lombardìa Austriaca. La venuta in Italia del Commendatore d’Almada Plenipotenziario della Corona di Portogallo aveva qui fatto nascere la fiducia, che egli fosse5 per ritornare in Roma; ma la troppo lunga dilazione fece cader le speranze concepute da questa Corte. Oggi nondimeno sembra, che ci sia luogo a presumer6 determinata, e prossima la venuta di questo Signore, dappoichè egli da Venezia, dove già da più mesi si trattiene, ha spedito suoi ordini a Genova, perchè s’incammini alla volta di Roma tutto il suo equipaggio, che a quest’ora è di già instradato sopra un Bastimento di Bandiera Pontificia, nella quantità di sopra7 80 Colli: e questi, per facoltà data da Monsignor Tesoriere,8 potranno esser liberamente introdotti nello Stato Ecclesiastico. Per parte della medesima Corte di Portogallo è stata qui distribuita a diversi Cardinali, ed altri Personaggi distinti un’Opera stampata, in più tomi, trasmessi egualmente per la via di Genova.9 Si crede ancora, che non ostante l’apparente inazione10 d’ulteriori maneggi11 fra questa Corte, e le Corti Borboniche relativamente agli affari di Parma, non siasi lasciato di presentare ad esse per mezzo de’ rispettivi Nunzj un altro Progetto; e che questo possa dar luogo ad aprire un negoziato d’accomodamento. Napoli 20 Dicembre. Prima della partenza del nostro Re12 per le Cacce di Persano, la quale seguì Sabato passato, sonosi qui tenute varie Sessioni dalla Giunta degli Abusi,13 in

1 Formento: frumento (dial., cfr. GDLI VI.187). 2 privilegiata: detentrice di privilegi giuridici. 3 Francesco Raimondi Adami (GM, p. 11); i Serviti sono gli appartenenti all’ordine mendicante dei Servi di Maria. 4 restituirsi: rientrare, consegnarsi. 5 fosse: stesse. 6 ci sia luogo a presumer: si possa ipotizzare. 7 sopra: oltre. 8 Giovanni Angelo Braschi, il futuro Pio VI. 9 Potrebbe trattarsi della Deducção chronologica, e analytica di José de Seabra da Silva (GM, p. 12). 10 inazione: mancanza, assenza. 11 maneggi: trattative politico-diplomatiche. 12 Ferdinando I di Borbone (IV come re di Napoli). 13 Organo preposto al controllo della liquidazione della Compagnia di Gesù.

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seguito delle quali si videro affisse, in molti luoghi della Città, delle Cedole,1 con cui dal Principe si proibisce il Libro intitolato = La Chiesa, e la Repubblica dentro i loro limiti2 = Il Direttore della ristampa, e della vendita quì fatta3 di quest’Opera è stato carcerato: e per ordine della detta Giunta, ne sono di già stati ritirati fino a 900 esemplari. A’ Venditori, ed a coloro, che ricusassero di farne la consegna, avendola in lor potere, s’intima la pena della Relegazione ne’ Regj Castelli per li Nobili, della Galera per li plebei, e di 3000 Ducati da pagarsi da’ Venditori, e da chiunque non consegnasse i detti esemplari alla persona a ciò deputata. La medesima Giunta ha parimenti ordinato la Soppressione de’ piccoli Conventi de’ Regolari in tutta l’estensione di questi Regni delle Due Sicilie, come altresì la Sospensione delle Vestizioni, e delle Professioni di qualsivoglia Regolare Istituto. Si è già dato principio alla soprammentovata4 Soppressione da’ Padri Carmelitani Calzati della Città di Teramo. Verso il principio del passato Novembre giunse qui un giovane Abate di Nazione Unghero,5 che facevasi chiamare il Barone Saverio Ostan, Alunno del Collegio Germanico6 di Roma, diretto da’ Gesuiti. Era egli raccomandato a questo Ambasciadore Austriaco Conte di Kaunitz. Legatosi costui scaltritamente in amicizia col Confessore della nostra Reina,7 ch’è di Nazione Tedesco, non solo ne ottenne più volte qualche assistenza di danaro; ma si valse ancora del suo mezzo per procurarsi l’accesso alla Reina, spacciandosi per Nipote di esso Confessore. Riuscito nel suo disegno, ebbe varj privati colloquj colla Maestà Sua, ne’ quali tentò egli con astute maniere di [2v] dipin|gerle il mentovato8 Religioso suo Benefattore per Giansenista, e per uomo capace di commettere azioni contrarie al suo carattere,9 ed al sagro suo ministerio.10 Fatto da lui con temeraria sorpresa un sì bello ufizio, è di qua sparito, non ha molti giorni;11 nè si è fino ad ora potuto sapere, ove sia andato, nè averne la menoma12 notizia per dargli il meritato gastigo della13 sua infame calunnia. Viene costui qui universalmente creduto un Emissario de’ Gesuiti, che vogliono in qualche modo dare sfogo alla loro bile, sollevatasi per la costoro espulsione14 da questi Regni, ch’erano per essi, e spezialmente quello della Sicilia, una vera Terra di Promissione.15 Noi ci guarderemo bene dal fare, per troppa leggerezza del credere, una calunnia a questa famosa Società ancora respirante. Ben è vero, che qualora il detto fatto avesse origine da’ Gesuiti, essi si sarebbono serviti d’un arme già da gran tempo conosciuta, e loro attribuita; onde non ci avrebbono nè il merito della invenzione, nè il demerito della soperchierìa.16 1 Cedole: notificazioni, intimazioni. 2 Pubblicato nel 1768 e attribuito a Cosimo Amidei. 3 Donato Campo. 4 soprammentovata: sopracitata. 5 di Nazione Unghero: ungherese di nascita. 6 Seminario che formava giovani, in genere nobili tedeschi, in particolare affinché operassero contro il luteranesimo. 7 Anton Bernhard Gürtler, confessore di Maria Carolina (GM, p. 13). 8 mentovato: citato. 9 carattere: grado, carica. 10 al sagro suo ministerio: al suo sacro ministero. 11 non ha molti giorni: da non molti giorni. 12 menoma: minima. 13 della: per la. 14 la costoro espulsione: l’espulsione di costoro. 15 Terra di Promissione: terra promessa (in riferimento agli ebrei). 16 soperchierìa: soverchieria, sopruso.

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Livorno 23 Dicembre. Sentiamo dalla Corsica, che que’ Popoli abbiano sorpresa la Guernigione Francese d’Oletta; e che vi sia seguìto gran fuoco, per 4 ore continove,1 con perdita di 500 tra morti, e feriti dal canto de’ Francesi; e fra questi di due Uficiali dello Stato Maggiore. Ciò merita conferma, sebbene da Nizza si scriva, esser colà giunto un Vascello con molti Francesi feriti nel detto Fatto. Non si parla della perdita fatta da’ Corsi; ma si aggiugne anzi che questi abbiano fatto cadere in una Imboscata un Distaccamento di Dragoni2 Francesi. Parma 24 Dicembre. Ieri, sulle ore diece della sera, dopo una breve malattìa, lasciò qui di vivere3 il celebre Abate Innocenzo Frugoni, Genovese, che con invidia4 della sua Patria, e di tutta l’Italia, erasi qui stabilito fino dalla sua gioventù, ricolmato d’onori, e di riguardevoli stipendj, così da’ Serenissimi Duchi Farnesi, come successivamente dalla Reale Augusta Famiglia Regnante. Tutto il mondo conosce il valore delle sue Liriche Poesie, e la vivacità dell’Estro, che per dono singolare, lo accompagnò fino alla sua età ottagenaria. L’Italia ha perduto in lui l’uno dei due suoi grandi Poeti. Ci resti almeno per lungo tempo l’Abate Metastasio per onore del nostro Secolo, e del Teatro Italiano. Questa Real Corte, sensibile alla perdita d’un tanto Soggetto, disegna di5 perpetuarne la memoria, onorando la tomba di lui con un cospicuo, e sodo6 Obelisco. Credesi ancora, che farà accuratamente raccogliere le sue Opere, e ne farà fare una magnifica Edizione. Da’ Confini della Pomerania 8 Dicembre. I Malcontenti Polacchi commettono ancora degli eccessi sulle nostre Frontiere, e su quelle della Nuova Marca; ma d’ordinario non hanno essi campo7 di riderne. Il Signor Malzewski Maresciallo di Confederazione, non ostante le moderate proposizioni8 del suo Manifesto, infestava non poco le strade alla testa di 3000 uomini, e rendeva incomodo il soggiorno ne’ luoghi ond’egli9 passava. Il primo di questo mese, ebb’egli all’incontro il Sig. di Bock, Tenente Colonnello al servizio della Imperadrice delle Russie,10 e n’è stato così fieramente maltrattato, che ha dovuto ritirarsi a precipizio.11 Il giorno 2 una banda di Malcontenti si manifestò co’ suoi disordini nel Villaggio di Lubiah del Baliaggio12 di Drusen, onde fu cacciata da una pattuglia di Dragoni. Il 3 un altro Corpo di Confederati fu sorpreso a Conitz da un Distaccamento di Usseri della Pomerania, i quali lo hanno disperso,13 hanno fatto 80 Prigionieri, preso un centinajo di cavalli, e molt’altro bottino.

1 continove: continue. 2 Reggimenti militari di cavalleria, cosiddetti per il caratteristico utilizzo di archibugi. 3 lasciò qui di vivere: morì in questa località. 4 invidia: rammarico. 5 disegna di: intende. 6 cospicuo, e sodo: fastoso e massiccio. 7 campo: facoltà, motivo. 8 proposizioni: dichiarazioni. 9 ond’egli: da cui egli. 10 Caterina II. 11 a precipizio: precipitosamente. 12 Territorio sottoposto alla giurisdizione di un balivo o governatore. 13 disperso: messo in fuga.

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Dal Danubio 14 Dicembre. La Corte di Vienna tiene frequenti Consigli all’occasione de’ presenti affari, e vorrebbe fare il possibile per rimettere in ogni parte la tranquillità, e la buon’armonìa. Vi è perciò un continovo flusso, e riflusso di Corrieri, quattro de’ quali sono stati successivamente inviati alla sua Corte dal solo Ambasciatore di Russia.1 Contuttociò2 si seguitano senza interruzione gli apparati da guerra. Ad onta de’ rigori della stagione i Turchi sono in piena marcia dalla parte di Bender: la loro Armata cresce ogni giorno; dicesi provveduta3 di 500 pezzi di Cannone, e gl’Ingegneri di essa sono per la maggior parte forestieri. Milano. Il Nobile Signor Don Giovanni Tosi è entrato a coprir la Carica d’Eccellentissimo Vicario di Provvisione per lo presente anno: ed è stato da Sua Altezza Serenissima eletto in4 Luogotenente nel Tribunale di Provvisione per l’anno medesimo il Nobile Signor Don Giuseppe Croci Pubblico Professore delle Instituzioni Civili nelle Scuole Palatine. Domenica mattina giorno della Circoncisione si sono essi presentati a Corte con altri de’ dodici Individui componenti il mentovato Tribunale. Qui si dice, che il Senato di Venezia, considerando vacante la Sedia Vescovile di Brescia, abbia ordinato al Capitolo di quella Cattedrale, che passi ad eleggere il Vicario Capitolare; ed abbia constituito5 un Economo all’amministrazione de’ Beni di quella Mensa.

[3r] Num. II Per il Mercoledì 11 Gennajo 1769. ALEMAGNA Vienna 31 Dicembre. S ua Altezza Reale l’Arciduchessa Duchessa di Saxe-Teschen, e il Duca suo Sposo6 sono arrivati jeri l’altro da Presburgo in questa Capitale. DANIMARCA Copenaghen 11 Dicembre. Il Professore Horrebow, e il Rettore Butzow si son di qui partiti il 5 del corrente7 alla volta di Wardoheus, muniti di tutti gli strumenti necessarj per osservare il prossimo passaggio di Venere davanti al Disco Solare.

1 3 5 6 7

Dmitrij Michajlovič Golicyn (GM, p. 16). 2 Contuttociò: tuttavia. provveduta: provvista. 4 in: a. constituito: nominato. Maria Cristina d’Asburgo-Lorena e Alberto di Sassonia-Teschen. corrente: mese corrente.

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Tav. 2.

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POLONIA Varsavia 7 Dicembre. Il 4 di questo mese, una Staffetta,1 qui giunta dalla Grande Polonia, recò al Principe di Repnin la novella, che il primo del detto mese, i Confederati, sotto al comando del Maresciallo Malzewschi, erano stati battuti a Nakelsen dal Maggiore Drewitz, il quale inseguì i fuggitivi fino a Lowesentz, dopo averne uccisi circa 200 uomini, presi diece pezzi di cannone, alcuni stendardi, e tutto il bagaglio.2 Alcuni avvisi particolari aggiungono, che il predetto Capo della Confederazione sia rimasto fra i prigionieri. Non ostante questi successi è comparsa nel Palatinato di Sirad una nuova Confederazione, che leva dalle Città, e da’ Villaggi tutta la gioventù, sia nobile, sia borghese, forzandola a pigliar le armi, e a porsi sotto le sue bandiere. Si dice, che il Generale Romanzow comanderà il Corpo dell’Armata, che debb’entrare nella Turchìa, il Conte di Soltikow il Cordone, che starà sulle Frontiere, e il Principe di Galitzin le Truppe, che vengono di Finlandia, e di Livonia. Il Sig. Pulawski Maresciallo della Confederazione di Bar nella sua Lettera al Comandante di Caminietz, domanda che sia rilasciata la Fortezza a questa Confederazione, come quella, che3 forma attualmente la Repubblica di Polonia, minacciando, che non la perdonerà ad anima vivente, che si ritrovi nella Piazza, qualora gli sia forza di venirne all’assalto. Il Generale Witte gli ha risposto per le rime. S’intende da Caminietz, che i Turchi, e i Tartari hann’ordine di ritirarsi dalle Frontiere della Moldavia, e della Valachìa, probabilmente per mettersi a’ Quartieri dell’Inverno.4 Altra del 10 detto. Il Generale Conte di Soltikow se ne partì ieri per la Volinia, andandovi a comandare il Corpo delle Truppe Russiane, che quivi si trova. Da’ Confini della Polonia 3 Dicembre. I Russi hanno certamente avuto ordine di uscire della Polonia, e d’avvicinarsi a Varsavia. Qualche Distaccamenti Prussiani, che sono di già comparsi qua, e là sulle Terre della Repubblica, fanno presumere, che un Corpo di Truppe di quella Nazione sia5 per subentrare in luogo de’ Russi. Si assicura d’altra parte, che sieno per arrivare dalle Provincie della Russia situate lungo il Mar Baltico de’ nuovi rinforzi. Ora più non si dubita, che i Malcontenti della Polonia non abbiano veramente fatto offerta al Gran Signore6 di parte della Podolia, e della Volinia alle stesse condizioni, ch’ei7 possiede la Moldavia. Pretendesi8 di più, che ogni cosa sia perfettamente accordato d’ambe le parti, e che quanto prima si pubblicherà dalla Porta una Dichiarazione su questo proposito. 1 Staffetta: corriere; «Chi è incaricato di recare un messaggio, di riferire notizie o informazioni, di avviare trattative, di recapitare uno scritto di carattere personale o diplomatico» (GDLI XX.34). 2 bagaglio: dotazione della truppa. 3 come quella, che: in quanto. 4 mettersi a’ Quartieri dell’Inverno: acquartierarsi per l’inverno. 5 sia: stia. 6 Mustafà III. 7 ei: egli. 8 pretendesi: si sostiene.

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Del resto bisogna figurarsi queste tristi Frontiere coperte per ogni lato d’Armate Russe, Ottomane, Tartare, e Confederate. Dalle Frontiere dell’Ungherìa 5 Dicembre. Si hanno avvisi, che la Imperadrice delle Russie1 sia disposta di lasciar Pietroburgo, e trasportarsi a Kiow, o Kiovia, per esser più vicina alla grande Armata. Di qui2 è forse, che alcuni sonosi indotti a credere, che questa Principessa volesse comandarla in persona. Gli stessi avvisi aggiungono, che i Russi, ovvero i Cosacchi di questa Nazione si sono impadroniti della Capitale della Moldavia (Iassy) cacciandone i Turchi, che v’erano di guernigione.3 PORTOGALLO Lisbona 22 Novembre. Il Tribunale de’ Reali Censori ha qui fatto pubblicare un Decreto, in data del 10 di questo mese, col quale si ordina la soppressione d’un Libro intitolato: La Maddalena Peccatrice, Innamorata, e Penitente,4 come un5 Romanzo licenzioso, pieno di pensieri indecenti, e puerili, di giuochi di parole, di metafore, d’allegorìe, e di finzioni degne de’ secoli della [3v] barbarie, e della ignoranza. Lo stesso Decreto ordina eziandio6 la soppressione d’un’Opera Italiana, che ha per titolo: Vita di Santa Maria Maddalena, composta da Don Antonio Giulio Brignole Sale, come egualmente della Traduzione, che n’è stata fatta in Portoghese da Frate Antonio Lopez Cabral, l’anno 1695; e d’un altra Vita della stessa Santa, scritta dal Padre Antonio dell’Assunzione, e stampata l’anno 1747. Il motivo delle mentovate soppressioni, enunciato nello stesso Decreto, si è, che tali Opere contengono molte cose opposte alla purità della Cristiana Religione, alle sublimi Verità, che ci vengono insegnate dalla Chiesa, alla vera, e soda7 pietà; e proprie8 nello stesso tempo a render ridicoli i Popoli, dove si spargono, e si tollerano simili produzioni. INGHILTERRA Londra 20 Dicembre. Il Sig. Wilkes ha fatto spargere9 una Lettera diretta a’ Possessori de’ Feudi di Middlesex, in cui egli declama altamente10 contro la condotta de’ Ministri, si duole del procedere del Parlamento a di lui riguardo, e invita i suoi compatrioti a star saldi nel mantener la Libertà, e i Privilegi loro. Questa Lettera in fine par fatta opposta per vie più11 innasprire gli animi, e fomentare i romori già pur troppo generali. Si diferisce a trattar la Causa del Sig. Wilkes fino al dì 27 di Gennajo.

1 Caterina II. 2 di qui: da questo fatto. 3 di guernigione: di presidio. 4 Attribuibile, nell’originale spagnolo, a José Antunes da Silva (GM, p. 19). 5 come un: in quanto. 6 eziandio: anche. 7 soda: salda. 8 proprie: capaci, atte. 9 spargere: diffondere. 10 altamente: apertamente, chiaramente. 11 vie più: o vieppiù, sempre più.

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FRANCIA Parigi 23 Dicembre. Secondo le osservazioni de’ nostri Astronomi, noi abbiamo avuto, ne’ dì più corti di questo anno, sette minuti di giorno la mattina, e sette la sera più che gli altri anni ne’ medesimi giorni. Essi pretendono, che quest’aumentazione provenga da un piccolo movimento fatto dell’asse1 del nostro Globo, che, di più inclinato che era, si è alzato un pochino. Il Re del Pegù, vicino dell’Imperador della Cina, lo ha balzato2 dal Trono, e fattolo scannare,3 vi si è stabilito in luogo di esso.4 Si ha questa novella dal Sig. Bougainville, ch’era nella Cina al tempo di questa rivoluzione: ed ecco verificata la deposizione5 fatta dal Vascello Inglese, chiamato Greenwich. Altra del 24 detto. Il Re6 ha risposto alle rimostranze fattegli sopra la Libera Esportazione de’ Grani = che le Leggi in questo proposito del 1763, e 1764, hanno ottenuto gli applausi del suo Parlamento, e sono state ricevute con sentimenti di gratitudine dalle sue differenti Corti: che, malgrado l’esportazione, ha continovato l’abbondanza ne’ Mercati: che il presente incarimento proviene dal timore eccitato per le cattive stagioni, dalle inquietudini degli spiriti deboli, o prevenuti, dagli artificj7 della gente interessata, o di mala intenzione, e dalla ricchezza stessa de’ contadini: che perciò non giudica a proposito8 di cambiare una Legge in materia così dilicata, non potendosi da ciò sperar verun bene ec. ITALIA Roma 28 Dicembre. È stata soppressa la Carica dello Scalco Pontificio; e se ne sono applicati gli emolumenti all’Economìa del Sagro Palazzo. Il Sommo Pontefice, in qualità di Sovrano de’ suoi Stati, ad imitazione degli ottimi provvedimenti degli altri Principi, fa che si attenda a porre in convenevole sistema l’Economìa de’ suoi Diritti Regali. Proseguonsi adunque le operazioni relative a’ Proventi Camerali: ed è stato incaricato Monsignor Carrara Uditore della Camera d’interpellar tutte le persone, che godono in proprietà Dazj, e Gabelle Fiscali d’ogni sorta, a dovere nel termine di giorni 15 dichiarare il Titolo de’ loro rispettivi Possessi. Il Cardinal Molino, già Vescovo di Brescia, si trattiene ora in Ferrara, donde ha renduto conto a questa Corte della risoluzione da lui presa, e mandata ad effetto d’allontanarsi dalla Diocesi, e dalla Patria: e quivi attende le disposizioni della nostra Corte, relativamente alla futura sua sorte. Dicesi, che con questa occasione, Sua Santità sia per conferirgli l’Amministrazione dello Arcivescovado di Ferrara fino a tanto, che quella Chiesa venga provveduta d’un nuovo Pastore. 1 dell’asse: dall’asse. 2 balzato: sbalzato, esautorato. 3 scannare: sgozzare o, per estens., uccidere violentemente (cfr. GDLI XVII.808). 4 La notizia, peraltro erronea, riguarda rispettivamente Maha Thihathura e K’ien-Lung (GM, p. 21). 5 deposizione: testimonianza. 6 Luigi XV. 7 artificj: illazioni. 8 a proposito: opportuno.

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Se l’Eminentissimo Vescovo di Brescia ha sfuggito1 di visitare i Regolari posti sotto alla sua giurisdizione, alcuni Regolari al contrario posti sotto alla giurisdizione di Monsignor Vescovo di Crema,2 non hanno voluto essi medesimi esser visitati. Questi sono i Canonici Lateranensi di Crema, i quali, nell’atto della Visita del loro Vescovo, si sono tutti quanti allontanati dal Monastero, non lasciandovi altri, che il solo Religioso, che vi esercita le funzioni di Parroco. Quel Podestà ha immediatamente riferita l’irregolare condotta di questi Regolari al loro Principe,3 il quale ne ha subito chiamato a Venezia l’Abate, perchè vi renda conto del suo procedere, e di quello de’ suoi Correligiosi. I Cherici Regolari Teatini anch’essi hanno fatto loro rappresentanze4 al Senato di Venezia, esponendo, che la Legge pubblicata sopra i Regolari è del tutto contraria alle loro Costituzioni; ma ne hanno avuto in risposta = che il Principe non è disposto a sofferirli5 nel suo Stato con veruna singolarità; e che possono in conseguenza ritirarsene a loro piacere. Altra del 31 detto. Dopo un lungo silenzio sopra le presenti vertenze, ora sembra, che si cominci novamente a temere: lo ingrossamento delle Truppe ad Orbitello ha recata qualche ombra; ma la notizia d’esser giunti all’Aquila due altri Battaglioni ha risvegliati generalmente i timori di Roma. Molto si è discorso ne’ passati giorni sopra la partenza di6 Brescia dell’Eminentissimo Molino: e questo Ministero quanto applaudisce al motivo, per cui egli se n’è partito, altrettanto avrebbe desiderato, che fosse rimasto fermo, [4r] ostando a’ comandamenti di quel Senato. Questo Sig. Ambasciadore di Francia7 dopo di aver chiesta, ed ottenuta la licenza di assentarsi da Roma, è stato confermato per altri tre anni. Sono vicini a questa Dominante8 i Bagagli del Sig. Commendatore Conte d’Almada, i quali venendo da Civitavecchia con ispeciale permesso di Monsignor Tesoriere,9 dovevano essere introdotti franchi, e senza visita10 nel Palazzo Corsini; ma un ordine di Segreterìa di Stato ha rovesciate tutte le precedenti disposizioni, comandando, che onninamente11 si debba visitare ogni cosa. Con tutto questo altre Lettere di Roma del 28 dicono, che si è riconosciuta falsa la voce sparsa del prossimo arrivo del Sig. Commendatore d’Almada, che l’equipaggio, di cui si parlava tanto, e che s’aspettava da Genova, è andato in fumo; che il tutto si è risoluto in due balle contenenti varie copie del 3, e 4 Tomo della deduzione del Da Silva Fiscale Regio, contro i Gesuiti. Napoli 27 Dicembre. Si è qui instituita, ad imitazione della Corte di Francia, la nuova Carica d’Avvocato Fiscale del Re; ed è stata conferita al Sig. Duca di Turitto. 1 sfuggito: evitato. 2 Marco Antonio Lombardi (GM, p. 23). 3 Si tratta del doge Alvise IV Mocenigo. 4 rappresentanze: rapporti, spec. di rimostranza. 5 sofferirli: tollerarli. 6 di: da. 7 Joseph-Henri Bouchard d’Esparbez (GM, p. 24). 8 Dominante: città capitale. 9 Giovanni Angelo Braschi (ibidem). 10 franchi, e senza visita: senza essere tassati né perquisiti. 11 onninamente: assolutamente.

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Altro non si sa del risultato delle Sessioni tenute in Portici sopra le differenze colla Corte di Roma, se non che è stato dato ordine ad uno de’ nostri migliori Avvocati di stendere una Scrittura sopra i Patronati Ecclesiastici di tutto il Regno; e che questa è di già stata presentata alla Giunta degli Abusi, perchè l’esamini. È stata fatta un’Istanza, simile a quella, che si fece contra i Padri della Missione, anche contro i Teatini per rapporto1 agli acquisti de’ Beni stabili, da essi fatti indebitamente. A supplica del Senato di Palermo, con Real Dispaccio si è ordinata la soppressione di tutt’i piccoli Conventi d’ogni sorta di Religiosi in quel Regno di Sicilia. Si suppone, che lo stesso avverrà in questo Regno tra breve, ad istanza del nuovo Avvocato del Re destinato a far somiglianti domande nel suo Tribunale, ed a farvele riuscire: è rimarcabile che così nella Supplica, come nel Dispaccio, dove si parla di detta soppressione, si dice: e particolarmente de’ Cappuccini. Venezia 31 Dicembre. Il Sommo Pontefice2 ha spedito un altro Breve3 a questo Serenissimo Principe4 in data del 17 Dicembre passato sul proposito della Legge fatta sopra i Regolari, il quale comincia: Conceptum dolorem etc. Significa5 il Santissimo Padre in questo Breve il grave dolore, che gli hanno cagionato le ultime Lettere della nostra Repubblica a Lui dirette in risposta dell’altro suo Breve sopra il medesimo soggetto; e si maraviglia come, non ostante le tante proteste d’ubbidienza, e d’osservanza da essa fattegli, non abbia ancora annullato l’Editto sopra i Regolari, com’Egli sperava, che fosse per seguire. Dic’Egli adunque d’esser costretto a rinnovare opportunamente, ed importunamente gli avvisi, le preghiere, le riprensioni, le rampogne verso il nostro Serenissimo Principe, affinchè si risolva a dichiarare irrito, e vano6 il detto Editto, come dovrebbe far per giustizia, se avesse qualche premura di mantenere illese nel suo Dominio le Società degli Ordini Regolari. Non si è lasciata condurre S. S.7 negli anteriori Brevi diretti alla Repubblica dall’altrui giudizio, ed opinione, dappoichè le Regole de’ Santi Padri, i Canoni, i Concilj, e l’antica, approvata, e costante Consuetudine della Chiesa hanno dato la norma, con cui debbono esser governati gli Ordini Regolari. Che se la Repubblica s’immagina di poter sovvertir questa norma con un Editto, è da dolersi, ch’essa si sia lasciata ingannare, prestando orecchio a persone leggieri, imperite,8 ed amanti di novità, piuttosto che alla Chiesa medesima, alle antiche Regole de’ Padri, ed agl’insegnamenti de’ suoi proprj Maggiori.9 E non si vergogna, dice S. B.,10 cotesto vostro Preclarissimo11 Corpo, dotato di tanto senno, e di tanta prudenza, di lasciarsi condurre dalle vane ciarle di certuni fino a stabilire, sotto pretesto di riforma, di sottrarre i Regolari dalla soggezzione alla Sede Apostolica, e dall’ubbidienza de’ loro Superiori, di 1 per rapporto: in rapporto. 2 Clemente XIII. 3 Breve: documento pontificio. 4 Alvise IV Mocenigo. 5 significa: comunica. 6 irrito, e vano: nel diritto, «Invalido, […] in partic. nella locuz. irrito e nullo» (GDLI VIII.561). 7 S. S.: Sua Santità. 8 leggieri, imperite: superficiali e incompetenti. 9 Maggiori: antenati. 10 S. B.: Sua Beatitudine. 11 Preclarissimo: illustre.

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abrogare i Decreti del Concilio Tridentino, le principali Leggi degli Ordini medesimi, e i principali articoli della Regolar Disciplina. Passa quindi il Santo Padre a lagnarsi, che si sottomettano gli Ordini Religiosi al Foro Secolare, e che loro s’impongano nuove condizioni, dicendo, che questi non sono gli esempj dell’antica Repubblica, la quale col più grande ossequio ubbidì a’ Decreti del Concilio Tridentino; e perciò fu colmata d’esimie lodi da’ Romani Pontefici, predecessori di Lui. Quali erano i di Lui sentimenti quando era Vescovo di Padova, tali gli ha portati alla Sedia di S. Pietro; nè dissimili dovrebbon essere quelli della Repubblica. La pietà poi, e la religione richiedevano, che il Serenissimo Principe non tentasse cosa veruna in simil materia senza consultar l’Apostolica Sede, e che non passasse a stabilir leggi sopra di ciò senza il giudizio, e l’autorità della Chiesa. Cotesto Editto, prosegue Sua Santità, degrada il Nostro carattere, e la Podestà Apostolica, a cui son soggetti i Regolari; ferisce, e viola la Giurisdizione della Chiesa, alla quale, in simili cause, tocca di conoscere, stabilire, e deffinire. Non vogliate ingannarvi, Diletti Figliuoli, Nobili Uomini. Cotesta Podestà, codesto Imperio, di cui vi vantate, ha i suoi limiti; Iddio (diceva Osio Vescovo di Cordova a Costantino Imperadore) Iddio a te ha commesso l’Imperio, ed a noi ha confidate1 le cose della Chiesa: e siccome chi si sottrae all’Imperio ripugna agli Ordini di Dio, così guardati, che usurpandoti le cose [4v] Ecclesiastiche, non ti facci reo d’un grave delitto. Con quale ragione adunque avete voi pubblicati tanti Decreti sopra il governo, i costumi, le pene, i redditi, e gl’Instituti degli Ordini Regolari? Forse che l’autorità de’ Padri, e de’ Concilj, i Canoni, le Sanzioni della Sede Apostolica, il Consenso di tutta la Chiesa, e per fine la natura stessa della cosa non richiedono, che la norma di ben governare le Famiglie Religiose provenga dalla podestà di quella Chiesa, da cui esse hanno avuto l’origine, e l’incremento? Imperocchè2 s’egli è giusto, che i Soldati della Milizia Secolare legati dal giuramento, si giudichino da’ loro Capitani, con assai più ragione debbono soggiacere alle Leggi de’ Sacerdoti coloro, che col dispregio della vita mondana, si son meritati da Dio lo stipendio nella Milizia Cristiana. Che se, disprezzate le Regole de’ Padri, i Decreti de’ Concilj ec., soltanto serva di legge, ciò, che vien suggerito da Gente di poco giudizio, e dalla sapienza di questo Mondo, ch’è una stoltezza presso Dio, in tal caso sarebbe caduto tutto il vigore dell’autorità della Sede Apostolica, e della sublime, e divina Podestà di governare la Chiesa: nè a Noi resterebbe più nulla, se per le minacce, e le insidie d’alcuni, lasciassimo rovinar le Sante Leggi della Chiesa. Conchiude3 Sua Santità i ragionamenti del suo Breve, avvertendo la Repubblica, che coll’obbligare i Vescovi, e i Regolari ad ubbidire, non li riduca o a mancare al Giuramento prestato alla Santa Sede, o a disprezzare il suo Editto. Il resto, non essendo, che una perorazione, con cui anima la Repubblica a restituire a Dio quello, ch’è di Dio, per brevità si tralascia. Il nostro Serenissimo Principe ha risposto al riferito Breve di Sua Santità con sua Lettera data in Pregadi4 il dì 29 Dicembre, la quale è del tenor seguente.

1 confidate: affidate. 2 imperocchè: perciò. 3 conchiude: conclude. 4 La voce indica sia il Consiglio dei Pregadi, ovvero l’organo costituzionale della Repubblica di Venezia presieduto dal Doge, sia la sala del palazzo in cui il Consiglio si radunava.

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Al Sommo Pontefice. «Quel sentimento di perfetta venerazione alla Santa Sede, e di sincerissima figliale riverenza verso la Sacra Persona di Vostra Beatitudine, con cui ci siamo spiegati per ereditario costante istituto1 nella risposta data sotto il giorno 19 caduto al rispettato Breve in data 8 Ottobre, quello stesso riprotestiamo all’altro ugualmente rispettabile Breve della Santità Vostra in data 17 cadente Dicembre da Noi ricevuto col maggiore ossequio. Non senza grave dolore abbiamo potuto intendere, che, malgrado la verità, ed ingenuità delle Significazioni Nostre, l’Animo di Vostra Beatitudine resta tuttavia perturbato per l’uso da Noi fattosi della Podestà Legislativa; nell’esercizio della quale non Ci siamo punto2 scostati dalla temperanza, e moderazione, che abbiamo sempre esercitata nell’Amministrazione delle cose Nostre. Ben è noto alla Santità Vostra, che nell’usare i Principi Cattolici una tale Potestà, niente tolgono alli Diritti, che sono competenti alla Santa Sede, ed al Primate Apostolico, e che per parte Nostra si vogliono illesi, pronti a similitudine de’ Nostri Maggiori d’impegnare le sostanze,3 e la vita per li rispetti tutti della Cattolica Religione. Persuasi però Noi intimamente di non aver ecceduto i doveri del Principe Religioso, non possiamo sennon desiderare con tutta l’efficacia,4 che l’insigne prudenza della Santità Vostra deponga le impressioni da lei concepite sopra le direzioni Nostre. Di queste abbiamo tanto maggior motivo di chiamarci contenti, quanto che vediamo, che i Regolari tutti si vanno conformando alle Leggi Nostre, rendendosi con ciò degni di continuare il loro soggiorno ne’ Nostri Stati, ne’ quali per pubblico favore ricevuti, e con la costante dipendenza dalle Leggi medesime di tempo in tempo emanate, furono sempre da Noi riguardati con predilezione, ed affetto. Accolga la Santità Vostra colla sua Paterna clemenza, e benignità la sincerità di queste Nostre umili, e riverenti dichiarazioni. E qui ripetendo la perfetta Nostra osservanza colla maggior sommissione5 baciamo i Santissimi Piedi». Milano. La nostra amatissima Sovrana,6 che veglia mai sempre7 con tutto l’Augusto suo Cuore in tutti gli Stati del suo felicissimo Dominio, ha per grazioso preludio alla generale Riforma degli studj, che si sta preparando a benefizio di questa Nazione, eretta nelle nostre Scuole Palatine la nuova utilissima Cattedra delle Scienze Camerali, che debbono abbracciare l’Agricoltura, il Commercio, le Finanze, e il resto della Pubblica Economìa. Ha inoltre destinato alla detta Cattedra il celebre nostro Cittadino Marchese Cesare Beccaria Bonesana, che con generale applauso fece Lunedì scorso la sua pubblica Prolusione alla presenza di questo illuminato, e zelante Ministro Plenipotenziario,8 de’ savj Ministri componenti la Regia Deputazione degli Studj, di varj Professori, e in fine d’un’assai colta adunanza di persone, tratte così dalla importanza di questa Lettura, come dalla fama del nuovo Professore. 1 3 5 7

istituto: principio. sostanze: beni. sommissione: sottomissione ossequiente. mai sempre: sempre.

2 4 6 8

punto: affatto. efficacia: forza, intensità. Maria Teresa d’Asburgo. Carlo Firmian.

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La stessa zelantissima Sovrana, volendo porre in un più convenevole sistema la Censura de’ Libri in questo Stato, ad oggetto di conservar la Dottrina Cattolica nella sua purità, e l’illibatezza della sana Morale, e della Polizìa1 de’ Costumi, come altresì l’indennità de’ Diritti competenti alla Podestà Suprema del Principato, dopo avere inutilmente invitati, com’Ella degna d’esprimersi, il Cardinale Arcivescovo,2 e l’Offizio della Inquisizione in Milano a concorrere seco3 ad un fine egualmente interessante4 la Chiesa, e lo Stato, ha con Dispaccio del 15 Dicembre rivendicato alla Suprema Podestà Legislativa la Censura de’ Libri, come un ramo della civile Polizìa, ed una dipendenza della pubblica istruzione. In conseguenza di ciò ha fatto pubblicare, congiuntamente al detto Dispaccio, un nuovo Piano per la Censura de’ Libri; sopra di che si parlerà forse più a lungo nel venturo Ordinario.5

[5r] Num. III Per il Mercoledì 18 Gennajo 1769. ALEMAGNA Vienna 31 Dicembre. S ua Altezza il Sig. Principe di Liechtenstein6 ha dato un nuovo singolar esempio della generosità del suo animo, e dello zelo, che nutre per lo buon servigio della sua Sovrana. Tre vecchi Uficiali del suo Reggimento avendogli domandato il permesso di vender le loro Compagnie, le ha comperate egli medesimo per la somma di 21000 Fiorini, per conceder così un meritato riposo a quegli onesti Uficiali; e nello stesso tempo impedire, che le loro Compagnie vendute alla ventura non capitassero in mano di persone poco abili con offesa del buon ordine, e con pregiudizio7 del Sovrano. Un’accidentale mancanza ci ha fatto diferire fino a quest’Ordinario di procurare con questa nuova un vero piacere alle anime generose frammezzo agli orrori della guerra, e le dissensioni8 de’ popoli, che siam obbligati a raccontare. Dalla Vistola 15 Dicembre. Fin qui i Turchi non hanno intrapreso nulla: continovano nondimeno i loro apparecchi9 da guerra; e i Tartari, che radunansi presso Kaschinow, sembra, che vogliano agire nel corso di questo inverno. Frattanto i Confederati di Bar stanno tranquillamente di qua del Niester. Il Principe di Gallitzin, che conduce la Divisione di Mosca nella Podolia, sarà quanto prima raggiunto da quelle del Principe Dolgorucki e del Generale Olitz, e dal Corpo del Conte di Soltikow. Attaccherà egli i Turchi dalla parte della Moldavia, mentre che il Generale Conte di Romanzow formerà colla Divisione di Kiovia una Linea10 per coprir le Frontiere dell’Imperio Russo. Tutte le Truppe di questa Nazione, che sono nella Lituania, e nella Polonia, marciano verso la Podolia, a riserva di11 qualche Distaccamenti, che rimarranno a Varsavia, a 1 Polizìa: rettitudine, decoro. 3 seco: con lui. 5 venturo Ordinario: prossimo numero. 7 pregiudizio: danno. 9 apparecchi: preparativi. 11 a riserva di: tranne.

2 Giuseppe Pozzobonelli. 4 interessante: riguardante. 6 Giuseppe Venceslao. 8 dissensioni: contrasti. 10 Linea: linea di fronte.

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Thorn, a Posnania, e nella Polonia Grande fino a tanto che vengano rilevate da un Corpo, che si avanza sotto il comando del Tenente Generale di Weimarn. Konigsberg 30 Dicembre. Non solamente il Generale Romanzow ha battuto il Corpo de’ Turchi, che tenevano il blocco alla Fortezza di Catterinen-Burg con perdita, dalla parte di questi, di due mila uomini, di due Bascià, e di tutta l’artiglierìa; ma ancora ha fatto penetrare un Corpo delle sue Truppe nella Moldavia, al quale è riuscito di occupar Jessy, che n’è la Capitale. Si aspetti nondimeno miglior conferma d’amendue1 questi fatti. POLONIA Varsavia 17 Dicembre. Le novelle, che qui arrivano dalla Podolia, ci annunciano, che le Truppe de’ Turchi, e de’ Tartari si sono allontanate dalle nostre Frontiere per isvernare nella Bessarabia, e che il Seraschiere figliuolo del Kan di Tartarìa,2 s’è partito di Choczìm per andare a raggiugnere suo Padre. Tuttavia una banda di Tartari, contuttochè3 fosse lor proibito di passare il Niester, unitasi con una partita di Confederati, ha assalito una Terra del Sig. Gizyki, Castellano di Wyssogrod, nel Palatinato di Mazovia, il quale è rimasto ucciso nella propria casa con molti de’ suoi domestici. Non è possibile di esprimere l’estrema licenza di questa soldatesca, non la perdonando essa4 neppure a’ sudditi medesimi della Porta, e commettendo nel Distretto di Choczim, e in tutta la Moldavia stragi, e crudeltà inaudite. Hadgi-Haly, Bascià di Choczim, che doveva esservi riconfermato, non lo sarà altrimenti: e vi si aspetta in cambio quello di Bender. PAESI BASSI Aja 27 Dicembre. Le ultime Lettere di Londra ne5 assicurano, che una Compagnia formatasi recentemente, capi della quale sono alcuni ricchi, e potenti Signori Scozzesi, ha aperta una Soscrizione6 a favore de’ Corsi, alla quale essendosi voluto opporre, per via di Rappresentanze, l’Ambasciador di Francia,7 gli è stato risposto, che il Re8 non è padrone delle borse de’ particolari.9 Comunque sia della generosità di questi Scozzesi, [5v] si lascerà decidere a’ Pubblicisti,10 in qual caso il Principe possa diriger l’uso delle ricchezze de’ Privati. INGHILTERRA Londra 23 Dicembre. Pare, che nella nostra Corte ci sieno di grandi faccende in grazia di alcuni Dispacci qui giunti questa settimana da Pietroburgo, e da Berlino. Il Conte 1 d’amendue: di entrambi. 2 Tetei Gherey. 3 contuttochè: sebbene. 4 non la perdonando essa: non perdonandola. 5 ne: ci. 6 Soscrizione: sottoscrizione, raccolta pubblica di denaro. 7 Florent-Louis-Marie conte du Châtelet-Lomont (GM, p. 33). 8 Giorgio III. 9 particolari: privati cittadini. 10 Pubblicisti: esperti di diritto pubblico.

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d’Harcourt si porrà in viaggio la settimana ventura per la sua Imbasciata1 alla Corte di Francia. In un’Assemblea Generale della Compagnia dell’Indie, tenuta ieri l’altro, si è fatto veder dimostrativamente,2 che questa ha di già guadagnato cinque milioni di lire Sterline da’ suoi acquisti territoriali nell’Indostan. Il 4 di Gennajo terrassi un’altra Assemblea Generale per ulteriormente deliberare su certi affari, risguardanti i diversi Proprietarj della detta Compagnia. Altra del 27 detto. La Camera de’ Comuni ad oggetto di render la Milizia del Regno più utile, e manco3 dispendiosa allo Stato, prima di sciogliersi, fece la rivista4 delle Leggi risguardanti lo stabilimento, e il mantenimento di essa. Ha di poi la detta Camera fatto porger Suppliche al Re5 domandando, che le si presenti lo stato de’ Reggimenti, de’ Battaglioni,6 e delle Compagnie, di cui è composta questa Milizia, il quale è risultato dal loro esercizio annuale durante questo anno, e che fu rimesso alla Segreterìa di Stato; come ancora un Conto delle spese annuali di questa Milizia in ciascuna Provincia, e delle somme pagate dalle stesse Provincie per mantenimento d’essa. Il fine, che la Camera si propone con queste operazioni, si è d’alleggerire il Governo d’ogni spesa per questo riguardo, e di ripartirla sopra ciascuna delle Provincie a misura della loro estensione, e delle loro facoltà. Si sente, che le Risoluzioni prese dalla Camera de’ Signori sopra gli affari dell’America, e che debbono ottener l’approvazione da quella de’ Comuni, sono assai meno rigorose di quel, che si era supposto. Si è determinato di servirsi ancora delle vie della dolcezza, e della moderazione, mantenendo non pertanto7 la Sovranità della Gran Bretagna, e l’autorità del Parlamento sopra tutte le parti del Dominio Britannico. La Corte è contenta di lasciare alla discrezione, e alla buona condotta degli Americani il loro commercio interiore8 co’ Selvaggi del Continente dell’America Settentrionale, senza obbligarli per l’avvenire a riportarsi, e conformarsi, come si faceva dianzi,9 alle Decisioni del Dipartimento del Commercio, e delle Piantazioni10 di Londra. Il loro Commercio esteriore,11 e particolarmente quel, ch’eglino12 fanno colla Gran Bretagna, coll’Irlanda, e colle Isole Britanniche in America, sarà liberato da’ molti imbarazzi,13 che lo affligevano: e quello, ch’essi hanno con gli Spagnuoli, e che reca loro più vantaggio, sarà egualmente tollerato con certe restrizioni. In fine più non si dubita, che non si debba ristabilir ben tosto14 la buona armonìa fra la Gran Bretagna, e le sue Colonie d’America. Secondo le ultime notizie di Boston nella Nuova Inghilterra, una parte delle Truppe mandatevi d’Irlanda vi erano arrivate prima del 17 del passato Novembre, ed erano state divise in tutti i contorni di quella Città. Vi erano anco15 pre1 Imbasciata: missione diplomatica. 3 manco: «Ant. e popol. Meno» (GDLI IX.615). 5 Giorgio III. 7 non pertanto: nonostante questo. 9 dianzi: poco prima. 11 esteriore: estero. 13 imbarazzi: ostacoli, condizioni vincolanti. 15 anco: anche.

2 dimostrativamente: con dimostrazione. 4 fece la rivista: esaminò. 6 Nella stampa: Battaglioui. 8 interiore: interno. 10 Piantazioni: piantagioni. 12 eglino: essi. 14 ben tosto: presto.

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parati i quartieri per il resto di queste Truppe, che vi si aspettavano a momenti. Quelle, che sono accantonate nella detta Città vi passeranno l’inverno; e a primavera, qualora sia tranquillo ogni cosa, lasciatavene una parte, verranno distribuite le altre nelle varie Città della Provincia. Le Fabbriche della Lana, che, già da qualche tempo, erano decadute notabilmente in molte Provincie di questo Regno, secondo ogni apparenza, torneranno fra poco alla prima loro attività. La Corte ricevette ieri molti Dispacci dall’Alemagna, e dal Nord. La Guerra fra i Turchi, e la Russia, e gli effetti, che ne posson venire in Europa, sono frequentemente l’oggetto delle deliberazioni di questo Consiglio. FRANCIA Parigi 30 Dicembre. Dopo lunga navigazione di cinque mesi, è arrivato nel Porto di Brest il Sig. di Tronjoly, Capitano di Nave al comando della Fregata, chiamata l’Enjouee. Gli Uficiali, i Marinari, i Passeggeri, che v’eran sopra, hanno bevuto nel detto corso di tempo 91 barile d’acqua di mare, disalata secondo il metodo del Sig. Poissonnier, preferendola costantemente all’acqua dolce, senza che se ne sia malato pur uno. I Furti sono qui più frequenti che mai nelle case de’ particolari. Ciò ch’è più notabile si è, che i ladri se la prendono massimamente co’ Procuratori, de’ quali se ne contano a quest’ora fino a nove, a cui sono state successivamente spogliate dell’argenterìa le credenze. SPAGNA Cadice 29 Novembre. Una pratica suggerita dalla natura a de’ popoli, che noi chiamiamo barbari, può oramai servir di misura per conoscere i progressi, che fa la ragione presso le Nazioni dell’Europa, che diconsi colte; questa è l’inoculazione del Vajuolo. Il Sig. Tanevot Negoziante Francese lo ha fatto innestare anche qui a due suoi figliuoli: e questo primo saggio, essendo felicissimamente riuscito, si spera, secondo tutte le apparenze, che debba dar credito a una tale pratica, in questa Città, e successivamente in tutto il Regno. L’operazione n’è stata fatta dal Sig. Perier, Medico Francese della Facoltà di Mompellieri, qui stabilito da qualche anni. BARBARIA Algeri 12 Novembre. Il dì 12 del passato Ottobre qui giunse una Squadra Spagnuola consistente in quattro [6r] Va|scelli da guerra uno di 80 Cannoni, uno di 74, uno di 70, ed una Fregata. Col pretesto di far cambio, o riscatto di Schiavi, tutti quelli, che dirigevano questa Spedizione, procurarono di negoziare un Trattato di pace colla Reggenza: ma il Dey1 non acconsentì ad altro, che alla commutazione2 di 600 Turchi, sebbene la Squadra ne avesse a bordo fino a 1200 fra Turchi, e Mori, ch’erano stati tenuti schiavi in Ispagna. I Negozianti offerirono di riscattare, e pagare in contanti tutti gli schiavi Spagnuoli, che trovavansi in potere de’ parti-

1 Titolo assunto da sovrani algerini e tunisini. Nella fattispecie si tratta di Mohammed ben Osman (GM, p. 36). 2 commutazione: scambio.

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colari, al cambio dei quali non si voleva acconsentire, e di rilasciare gratis i 600 fra Turchi, e Mori, che loro restavano. Ma comunque fosse favorevole una simile proposizione; e sebbene venisse di più spalleggiata dalla mediazione, e dall’assistenza dell’Imperador di Marocco,1 non se ne fece nulla, e la redenzione fu assai ristretta. Siccome la Squadra non era qui venuta con fine di adoperare la forza, nè aveva altra intenzione, che di risparmiar le spese d’un nuovo trasporto; così i Vascelli Spagnuoli tornarono a far vela2 il 6 di questo mese. Il dì 9 poi fu per esser fatale al Dey. Nel tempo, che si stava pagando la Milizia, cerimonia, che si fa ogni due mesi, e alla quale il Dey debbe assistere in persona, un Soldato vecchio, che aveva perduto un braccio in occasione d’un fatto d’armi; e che per questo, e per la sua canizie, non dava luogo al menomo sospetto, si avanzò verso il Dey sbarrandogli contro una pistola: ma, fallitogli il colpo, sguainò immantinente3 la sciabola, e scaricò un tal fendente sulla testa di lui, che se non veniva difeso dal suo gran turbante di Mosselina, gliel avrebbe spaccata. Gli astanti, sia per zelo, sia per impedire, che non si svelasse una trama andata a vuoto, si gettarono sopra il vecchio Soldato, e sul momento il misero in pezzi.4 ITALIA Roma 5 Gennajo. Il Padre Adami ora celebre General de’Serviti, nella Lettera diretta a questa Corte in propria giustificazione, dopo le difese della sua condotta, delle quali si è altrove parlato, soggiugne, ch’egli è persuaso di non aver mancato per ispirito di disubbidienza, e molto meno per error d’intelletto. Si protesta in oltre d’essere informato, e convinto della Podestà della Santa Sede, i Diritti della quale ha egli sempre sostenuti in tutti i suoi Impieghi Religiosi: e che nelle occasioni5 darà a divedere al Mondo la illibatezza delle sue intenzioni, implorando intanto la Benedizione del Santo Padre. Si attende qui fra momenti l’arrivo di questo Padre Generale. Si hanno conferme da Napoli del nuovo Regolamento, che si darà in quel Regno agli Ordini de’ Regolari. Si dice, che, attese le diverse circostanze de’ luoghi, sarà differente in alcuni articoli da quello di Venezia, massimamente rispetto all’età della Vestizione, e della Professione. Esso è di già stato approvato dal Re di Spagna;6 e se ne attende in breve la pubblicazione. Vien pur confermato l’arrivo d’un altro Battaglione di Truppe Napoletane all’Aquila, e si scrive, che sia fornito di tutto l’equipaggio, che può bisognare per marciar più oltre. Si aspetta qui in breve il Sig. Cardinal Molino, al quale è stato preparato l’alloggio nel Convento de’ Padri Benedettini di S. Calisto in Trastevere, essendosi Sua Santità mostrata bramosa di vederlo, non ostante le rimostranze in contrario fattele dagli Eminentissimi Pro-Datario, e Segretario di Stato.7 La Repubblica di Venezia ha fatto intendere all’Agente di Monsignor Cornaro, che 1 Sidi Mohammed (GM, p. 37). 2 tornarono a far vela: risalparono. 3 immantinente: immediatamente. 4 sul momento il misero in pezzi: lo ammazzarono subito. 5 nelle occasioni: all’occasione. 6 Carlo III. 7 Rispettivamente, Carlo Alberto Cavalchini Guidobono e Luigi Maria Torregiani (GM, p. 38).

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non paghi più la Pensione, che il detto Cardinale gode sull’Abazìa di questo Monsignore. Altra del 7 detto. Si va attualmente perfezionando il nuovo Sistema delle Finanze per tutto questo Stato Pontificio, affine1 di trovar modo, onde supplire a’ troppo gravi pesi del Principato. Intanto la Città di Bologna ha fatto le sue Rappresentanze, accompagnate da favorevole informazione di quello Eminentissimo Cardinal Legato,2 nelle quali si vuol sostenere, che quella Provincia non può portare il nuovo peso della Gabella sopra la Macina. Si ha da altri riscontri di Napoli, che Monsignor Capece Galeota Teatino, si trattiene ancora in quella Città, senza che gli si permetta di ritirarsi alla sua Diocesi, perchè nell’anno scorso fece pubblicare la Bolla In Cœna Domini.3 Egli ha promesso di non più pubblicarla in avvenire, ma quella Real Corte ne vuole sicurezza per iscritto. Nel Reggimento Spagnuolo di Tarragona è stato scoperto un Nobile Spagnuolo Gesuita in qualità di semplice Soldato. Gli spontanei4 avversarj di quella famosa Società dicon subito, ch’egli vi era per tentarvi qualche ammutinamento; gli amici prevenuti, che vi si è gittato per sottrarsi alle persecuzioni; le Terziarie,5 che vi è andato per convertir que’ Soldatacci; gl’indifferenti si contentano di sentir questa novità. Firenze 3 Gennajo. Con Lettera di Venezia del 28 Dicembre, si reca la notizia, che il Padre Abate de’ Canonici Regolari Lateranensi di Crema, che fu chiamato ad audiendum verbum,6 è stato licenziato,7 e dichiarato innocente dall’accusa datagli, essendosi egli munito d’una Lettera di quel Vescovo8 giustificativa della propria condotta. Genova 21 Dicembre. Il nostro Senato ha novamente stabilito un Consiglio, composto di cinque Senatori de’ più rispettabili, per impiegarli al nuovo Regolamento risguardante gli Ordini Religiosi di questa Repubblica. Secondo le apparenze, non si pensa a far loro gran male, ma soltanto a diminuirne il numero esorbitante, e spezialmente de’ Cordiglieri.9 [6v] Altra del 14 Gennajo. Per mezzo di una Nave qui arrivata dalla Corsica, ci vien riferito, che un grosso Corpo di Francesi abbia obbligato i Corsi a ritirarsi da Oletta, con qualche perdita consistente in morti, e in prigioni10 dalla parte di questi. Non se n’è potuto risapere con maggior precisione le circostanze.

1 affine: o alfine, al fine. 2 Lazzaro Opizio Pallavicini (GM, p. 38). 3 Nella stampa: in Cœna Domini. 4 spontanei: schietti. 5 Suore appartenenti a un terzo ordine religioso, spec. francescano. 6 ad audiendum verbum: ad ascoltare la sentenza (formula giuridica). 7 licenziato: rilasciato. 8 Marco Antonio Lombardi. 9 Appartenenti all’Ordine francescano dei Frati Minori Coventuali. 10 prigioni: prigionieri.

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Livorno 6 Gennajo. Sentesi della Corsica, che a forza di danaro era riuscito a’ Francesi d’eccitar la discordia fra que’ popoli, e di staccarne dal partito del Sig. De Paoli, ed arrolarne sotto le loro insegne 1200 uomini, i quali nondimeno credevasi, che sarebbero disertati, tosto che si fossero cavata la fame,1 e vestitisi con gli abiti di essi Francesi. Mediante un Legno2 Genovese qui arrivato, e partitosi il dì 2 da S. Fiorenzo, si è risaputo, che avendo un migliajo di Corsi attaccato Oletta, erano stati obbligati a ritirarsi verso la Marina dalle Truppe Francesi, divise in tre Colonne.3 Prima della partenza del detto Legno tuttavia, sapevasi, che il Sig. De Paoli accorreva con alcune migliaja d’uomini in ajuto degli altri Corsi; e nell’atto della detta partenza sentivasi rinforzare il fuoco dell’artiglierìa, e della moschetterìa. Il dì 29 Dicembre il Signor Marchese di Chauvelin se n’era partito da S. Fiorenzo alla volta della Francia. Milano. Seguita l’Estratto del Real Dispaccio di Sua Maestà la Imperadrice nostra Sovrana,4 mentovato nello scorso Ordinario. Volendo la Maestà Sua provvedere all’accennata mancanza del Concorso per parte degli Ordinarj,5 ed Inquisitori dello Stato alla Revisione, o sia Censura di que’ Libri, che possono interessare la Religione, la Dottrina della Chiesa, e la Morigeratezza de’ costumi, ha nominato tre Regj Revisori Teologi, cioè il Canonico della Collegiata di S. Nazaro Remberto Perego, il Padre Masnago Monaco Cassinense, ed Abate del Monastero di S. Simpliciano; ed il Sacerdote Oblato Giovanni Maria Bossi, attuale Prefetto degli Studj nel Seminario Maggiore di questa Città, come Persone le quali (così si degna spiegarsi la Maestà Sua) sappiamo, che oltre l’esser particolarmente versate negli studj sacri, sono tutte e tre di conosciuta probità, di sane massime, e dotate de’ necessarj requisiti per il disimpegno6 di sì gelosa ispezione. Lasciando poi la Maestà Sua la Censura de’ Libri Fisici, Matematici, Giuridici, e simili agli altri due Regj Revisori prima d’ora nominati Padre Don Paolo Frisi, ed Avvocato Dragoni, con facoltà alla Regia Deputazione degli studj di sostituirne altri, secondo che la materia, o l’occasione richiederanno, passa a raccomandare alla vigilanza del Governo, e della detta Regia Deputazione, e per mezzo loro, allo zelo, ed all’occulatezza de’ Revisori, che non si permetta la stampa, o l’introduzione di Libri contenenti massime contrarie alla purità del Dogma, ed al buon regolamento de’ costumi, ingiuriose al Governo, ed alla Podestà Legislativa, o perniziose7 allo Stato. 1 tosto che si fossero cavata la fame: appena si fossero sfamati. 2 Legno: nave. 3 Colonne: reparti di soldati cui sono affidati compiti o itinerari comuni. 4 Maria Teresa d’Asburgo. 5 Ordinarj: «Dir. canon. […] che appartiene alle istituzioni stabili e regolari della Chiesa (una persona)» (GDLI XII.35), rispetto alle quali possiede un potere di giurisdizione; spec. con riferimento al vescovo (cfr. ivi, p. 37). 6 disimpegno: adempimento. 7 perniziose: dannose.

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Non è per altro mente1 di Sua Maestà, che tal rigore si estenda a que’ Libri, che vertono sugl’interessi politici, ed economici del Paese, e sugli oggetti di pubblica amministrazione, come sono le materie riguardanti l’Annona,2 le Monete, la proporzione nel Riparto de’ Carichi comuni, il Commercio, le Finanze pubbliche, la Polizìa, e simili, la discussione de’ quali può servire d’istruzione della Nazione, e di stimolo agl’ingegni: e perciò accorda a tenore dell’Articolo 27 del Piano, una discreta libertà di poter trattare, e scrivere su tali oggetti. Nel caso, che nasca disparità di pareri fra i Revisori nel giudicare dell’ammissione, o proibizione de’ Libri, vuole Sua Maestà, a tenore dell’Articolo 12 del Piano, che la decisione si faccia dalla Regia Deputazione. E qualora nella medesima insorgesse diversità d’opinioni in proposito di Libri cadenti sotto la dispositiva del suddetto Articolo, cioè Teologici, Canonici, Morali, e simili, dovranno sentirsi anche gli altri due Revisori Teologi, e valutarsi in tal caso i loro pareri, come equivalenti ad altrettanti suffragj3 nella consecutiva disposizione. Il Piano accompagnato da questo Dispaccio stabilisce la competenza, il metodo, le forme ec. di questa Censura de’ Libri, rispetto alla Licenza per le stampe, alla Vendita, ed alla Introduzione di essi. Il Sig. Marchese Beccarìa comincerà le sue Lezioni delle Scienze Camerali nella propria casa il dì 14 Febbrajo alle ore 18 per poi seguitarle in tutti i giorni stabiliti per le Scuole Palatine, od anche negli altri, se così piacerà a’ suoi Uditori. Sua Maestà con Real Dispaccio del 22 Dicembre ha nominato il Consigliere Baron Montani per rimpiazzare interinalmente4 nella Giunta delle Strade, Acque, e Confini il Consigliere Conte Wilseck, cui è stata accordata la licenza di viaggiare per 18 mesi. Il Consigliere de la Tour è stato nominato nel medesimo Dispaccio per rimpiazzare altresì interinalmente il detto Conte di Wilseck nella Carica di Visitator Generale dello Stato per il Commercio, e le Finanze. I Fratelli Reycends, Librai sotto il Portico deʼ Figini, venderanno per il corso di tre mesi avvenire al solo prezzo dell’Associazione, cioè di 126 lire di Francia, oltre il trasporto, la seguente Opera, che debb’esser 14 Volumi in quarto, e della quale ne sono usciti tre = Recueil des Actes, Titres & Mèmoires concernant les affaires du Clergè de France, augmentè d’un grand nombre de Pieces & d’Observations sur la Discipline présente de l’Eglise. Par feu MM. le Merre, Avvocats du Clergè.5

[10r] Num. IV Per il Mercoledì 25 Gennajo 1769. ALEMAGNA Vienna 11 Gennajo. S crivono da Manheim, che il primo del corrente dovevasi fare la Dichiarazione del matrimonio della Serenissima Principessa Augusta con Sua Altezza Elet-

1 mente: proposito. 2 Commercio delle derrate alimentari, spec. dei grani. 3 suffragj: voti. 4 interinalmente: provvisoriamente. 5 Pierre Lemerre padre e figlio avevano originariamente pubblicato il Recueil, in tredici volumi, fra il 1716 e il 1750.

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torale di Sassonia;1 che jeri doveva seguire la solenne domanda di detta Principessa; e che li 17 sarebbesi fatta la Benedizione nuziale, per quindi, per quel che dicevasi, partire il giorno appresso alla volta di Dresda. SVEZIA Stocolm 23 Dicembre. È qui seguìto uno strepitoso avvenimento, che quanto interessa noi da vicino, tanto dee sorprendere il Mondo per la sua singolarità, e che probabilmente condurrà seco una nuova epoca nella Storia di questo Regno. Il disordine cagionato dalla decadenza del commercio, e del credito, inevitabile conseguenza delle imposte troppo gravose, lo ha fatto nascere. Il Re2 entrò il 10 di questo mese in Senato, e vi fece leggere per mezzo del Principe Ereditario3 la seguente Dichiarazione, e la fece anche porre ne’ Registri:4 «Quando, ha già qualche mesi, la maggior parte de’ Senatori disapprovò, che si tenesse l’Assemblea degli Stati, contuttochè io la giudicassi necessaria, non tanto rispetto alle circostanze, in cui trovavasi il Regno, quanto per lo pubblico bene, io mi acquietai in grazia delle Leggi, sebbene io non fossi punto persuaso della solidità delle ragioni, sopra le quali fondavasi cotesta opposizione. Il tempo, che poi sviluppa ogni cosa; ha fatto veder più chiaramente quanto fossero poco sode5 per se medesime coteste ragioni, perchè in vece di cessar punto lo scomodo universale,6 come credevasi di certo, è cresciuto anzi notabilmente. Io m’appello su questo proposito alle tante Suppliche, che sono state presentate al caro mio Figlio il Principe Reale, nel viaggio fatto da lui nelle Provincie delle Mine,7 e che io ho di già comunicate a’ Signori Senatori. M’appello di più allo Avviso, che il Collegio della Camera presentò, non ha molto,8 sopra lo stato del Regno in generale, in cui ne forma9 un ritratto, che giustifica le comuni doglianze.10 Un così repentino scadimento delle mine, de’ mestieri, del commercio, e dell’agricoltura m’affligge tanto più, perchè mi fa temere in avvenire delle circostanze più dispiacevoli ancora, e più funeste. Contuttociò il mio cuore paterno si commove assai più, cresce il mio dispiacere, e la mia inquietudine, considerando il carico delle Imposte, che tuttora sussiste, e la foggia inaudita dell’Esecuzione, con cui è forza di strapparle di mano a’ miei sudditi. Se nella Uplandia, una delle più ricche Provincie del Regno, il Governatore si lagna, che gli Uficiali della Corona non bastano all’esazione delle gabelle imposte con tanta difficoltà l’anno 1767, e che per questo motivo domandano, che si accresca il loro numero, cosa che non è seguìta mai per lo addietro, si può troppo facilmente immaginare a quale necessità il Popolo sia ridotto, e quanto assurdo sia di lasciarlo vivere in essa più a lungo. Non era possibile, che gli Stati prevedessero allora questo inconveniente. Determinarono essi il lor consentimento generale in vista del valore, che allora avevano i metalli, e le altre robe. Ordinarono, egli è vero, a un tempo medesimo, che si abbassasse il corso del Cambio, ma soltanto di pochi Marchi ogni anno; di sorta, che nel corrente anno è stato a un dì presso a11 60 Marchi per ogni 1 Amalia del Palatinato-Zweibrücken e Federico Augusto III (GM, p. 44). 2 Adolfo Federico. 3 Il futuro Gustavo III. 4 Nella stampa mancano i due punti. 5 sode: valide, assennate. 6 scomodo universale: il disagio di tutti. 7 Mine: miniere, cave. 8 non ha molto: da non molto. 9 forma: delinea. 10 doglianze: lamentele. 11 a un dì presso a: all’incirca.

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Scudo, moneta di rame. Se il corso del Cambio fosse rimasto nel medesimo stato, tutte le derrate sarebbonsi mantenute nel loro prezzo, e i Sudditi avrebbono avuto agio di pagar liberamente i Diritti alla Corona: ma per un improvviso decadimento del corso del cambio fino a 42 Marchi, prezzo fissato da una Legge, i Sudditi sono stati aggravati di un terzo più di quello, ch’eran obbligati di pagare. Ora un carico tanto considerabile, eccedendo le lor facoltà, è facile a concepirsi, ch’esso ripugna alla parte la più preziosa della loro Libertà, la quale consiste nella facoltà di tassarsi da se medesimi. Questo è quello a cui voglio, che si presti più attenzione, essendomi io impegnato con giuramento di lasciar godere a miei Sudditi le loro Libertà, e prerogative senza veruna restrizione. Io non pretendo contuttociò di qui accusare i Signori Senatori di questa [10v] Imposi|zione non preveduta, ed opposta alle Leggi; ma qualunque sia la cagione, che l’ha fatta nascere, il Diritto della Nazione esige, ch’ella giudichi per se stessa, se le piace d’accettarla, cioè che, avendo i soli Stati autorità su questo punto, si debbono essi medesimi convocare. Io insisto adunque, che se ne faccia la Convocazione il più prestamente, che si può. E se, contro la mia espettazione1 i Senatori vogliono opporvisi ancora, io sono in debito di dichiarar loro, che in tal caso, io mi scarico del peso del Governo, che mi è renduto del tutto insopportabile dalle infinite lagrime de’ necessitosi, e dal cotidiano indebolimento delle forze del Regno; riserbandomi a quando gli Stati, miei fedeli Consiglieri siansi adunati innanzi a me, di far loro sapere ulteriormente tutte le ragioni, che mi hanno obbligato a non intromettermi più fino a tal tempo nel Governo del Regno. Io proibisco ancora seriamente colla presente, che in questo frattempo si faccia uso del mio Nome in qualsivoglia Conclusione del Senato. Segnat. ADOLFO FEDERICO». Il Senato, dopo aver deliberato sopra questa Dichiarazione, deputò due Senatori a supplicare il Re, perchè la ritirasse, ma persistendo Egli nella domanda da lui fatta, che il Senato si spiegasse deffinitivamente il giorno 15, questo un ora di poi2 mandò a Sua Maestà sei Senatori per ottenerne la dilazione di quattro giorni. Ma il Re, prendendo ciò per un rifiuto, dichiarò, ch’egli rinunciava al Governo fino a che si tenesse la Dieta, proibendo ogni Spedizione a suo nome. Il dì seguente il Re mandò a’ rispettivi Collegj il Principe Reale,3 perchè ne ritirasse i Regj Sigilli, dopo avervi fatta la Dichiarazione, che segue: «Noi ordiniamo, colle Presenti al Nostro caro Figlio il Principe Reale di notificare a’ Collegj dello Stato, che giudicando Noi necessaria la Convocazione degli Stati del Regno, avevamo presunto, che il Senato vi si sarebbe conformato quest’oggi; e che non avendolo esso fatto, Noi non possiamo riguardar questo silenzio, che come un rifiuto: conseguentemente Noi ci troviamo nella necessità d’abdicare la Reggenza fino a che i detti Stati sieno convocati. (Segnat.) ADOLFO FEDERICO». Noi siamo stati in quell’incertezza, che si può ben immaginare tutti questi giorni. Tutte le funzioni de’ Magistrati delle Camere, de’ Collegj sono state in un punto sospese, dal momento dell’abdicazione fatta da Sua Maestà fino alla risoluzione del Senato d’approvare la richiesta Dieta. Tutto pareva, che minacciasse una terribile Anarchìa: tanto più che avendo il Senato comandato al

1 espettazione: attesa, speranza. 3 Il futuro Gustavo III.

2 di poi: dopo.

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Corpo Militare, che si raddoppiassero dappertutto le guardie, e che si desse doppia paga ai Soldati, nè i Generali, nè il Viceammiraglio non si credettero in dovere d’ubbidire. Il Concistorio,1 immediatamente dopo la imbasciata del Re, spedì all’Arcivescovo d’Upsal2 annunciandogli, che il Trono era vacante. Finalmente3 i Capi della Guernigione raddoppiarono le guardie per la notte, e rinforzarono le pattuglie; ma dichiarando formalmente, che avevano ciò fatto di moto proprio per mantener la pubblica sicurezza, non già in grazia dell’ordine del Senato, non potendo essi ubbidirgli, dappoichè il Re più non vi compariva. Il Senato, vedendosi abbandonato da tutti i Collegj; e d’altra parte i Paesani, che formano il quart’Ordine del Regno, sembrando risoluti a comprovar con qualche forte violenza il loro amore per Sua Maestà, ha finalmente acconsentito il giorno 19 alla Spedizione delle Lettere Patenti,4 per le quali i quattro Ordini dello Stato son chiamati a Dieta5 a Norkoping (nella Gozia Orient) per il 19 Aprile 1769. Si ha notizia con altra del 28 Dicembre, che tutto è per ora in tranquillità a Stocolm; e che si attende la Dieta. INGHILTERRA Londra 3 Gennajo. Il Sig. Wilkes è stato eletto Aldermano6 alla piazza del fu Cavalier Gosling. Ci sono state grandi allegrìe per una tale elezione: e gli è stato mandato alla prigione il regalo d’una toga da Aldermano del valore di 40 lire Sterline. La Corte di Russia, per quanto si dice, domanda formalmente soccorso dalla Gran Brettagna nella Guerra contro ai Turchi, in virtù d’un Trattato d’Alleanza, conchiuso dopo quello di Commercio del 1766. Essa desidera, che questo soccorso consista in 14 Navi da guerra. Si pretende, che la nostra Corte manderà la primavera ventura una forte Squadra nel Mediterraneo. FRANCIA Parigi 7 Gennajo. Si scrive dal Rio della Plata, in data del 7 Settembre 1768, che gli Spagnuoli sono entrati alla fine nella prima Borgata del Paraguai; ch’essi vi hanno arrestato il Provinciale de’ Gesuiti, ed altri sei di essi senza niuna opposizione. ITALIA Roma 11 Gennajo. Si pretende, che per l’affare di Parma Sua Maestà Cattolica7 abbia formato un progetto, il quale, tosto che avrà ottenuta l’approvazione da Sua Maestà Cristianissima,8 verrà presentato a Sua Santità9 da questo Ambasciatore di Spagna;10 e con esso si porrà fine alle vertenze pendenti tra questa Corte, e quella di Parma. Si vuole ancora, che il Sig. Commendatore d’Almada abbia avuto ordine dalla sua Corte di restituirsi a Genova, e quivi attendere ordini ulteriori. 1 O Concistoro, riunione di ecclesiastici, spec. finalizzata a dirimere questioni giuridiche o economiche. 2 Magnus Beronius (GM, p. 47) 3 Finalmente: infine, alla fine. 4 Lettere Patenti: sorta di decreti legge. 5 chiamati a Dieta: convocati in assemblea. 6 Magistrato municipale, priore (anche aldermanno; ingl. alderman). 7 Carlo III. 8 Luigi XV. 9 Clemente XIII. 10 Tomás Azpuru y Jiménez (GM, p. 48).

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Napoli 10 Gennajo. L’Avvocato del Re, di cui si fece altre volte menzione,1 si è presentato per la prima volta Sabato scorso alla Real Camera di Santa Chiara per farsi riconoscere nel nuovo suo impiego. La sua incumbenza2 sarà di aringare sopra tutte le materie, che hanno rapporto alla Sovranità, i cui Diritti dovrà sempre sostenere, e promovere, riferendo non pertanto ogni cosa al primo Segretario di Stato.3 Si è in questi giorni ordinata l’abolizione, che si minacciava de’ piccoli Conventi de’ Frati Mendicanti, che sono rimoti dalle grosse Terre.4 Non intendiamo di mancare al rispetto, che debbesi a’ Regolari dabbene dicendo, che a ciò fare hanno dato più forte impulso alcuni Agostiniani della Famiglia, ed alcuni Carmelitani Calzati, i quali stanziando ne’ piccoli Monasteri, andavano d’accordo co’ Malviventi, e [11r] menavano5 una vita rillassata, e scandalosa. Nel tempo stesso si raccomanda a’ loro Superiori maggiori di richiamarli ne’ Conventi più grandi, e d’Osservanza regolare. Con altro Real Dispaccio sono state sospese le Vestizioni, e le Professioni de’ Frati Mendicanti nella Sicilia finattanto che,6 fattosi l’esame delle circostanze de’ Luoghi, e de’ Conventi, si determini il numero degl’Individui nelle rispettive Comunità Regolari. Non si possono abbastanza lodare queste Sovrane provvidenze,7 colle quali il nostro Principe,8 Protettore della Religione, procura di richiamarne i Ministri alla pristina9 esemplar disciplina, contribuendo così alla buona morale de’ suoi popoli, ed al sostentamento della Repubblica, di cui non può lasciar di esser Padre. Al medesimo fine è stata or’ora eretta in questa Università la nuova Cattedra, detta de’ Concilj, la quale dovrà considerarsi come la primaria, essendo stati assegnati al Professore di essa due terzi dello stipendio, che aveva quello delle Decretali, a cui come inferiore all’altro, rimarrà il solo terzo. Si comanda a questo novello Professore, che debba ammaestrare i suoi Scolari in modo, che non s’imbevano d’alcuna massima contraria al Nuovo Testamento, ed alla Sovranità, e Podestà natìa de’ Principi. Abbiamo qui avute relazioni da Roma, che di colà per la parte di Ferrara siano stati mandati 1200 scudi al Sig. Cardinal Molino, già Vescovo di Brescia, per abilitarlo a fare il viaggio, coll’avviso, che, giunto ch’ei fosse a Ferrara, avrebbe colà trovato alloggio conveniente, carrozze, cavalli, e tutto il bisognevole. Dicesi, che l’Ambasciatore del Re Cristianissimo,10 residente presso la nostra Real Corte, siasi presentato al Re, e che a nome del suo Sovrano abbia mostrato maraviglia, che tanto si tardi ad occupar Castro, e Ronciglione. Il Re già informato dal suo Primo Ministro,11 dicesi, che abbia risposto, ch’egli non è per operar nulla senza gli ordini del Re Cattolico suo Genitore,12 i quali pervenendogli, saranno tostamente da esso eseguìti. 1 Si tratta del duca di Turitto, già ricordato nel n. II, p. 76, Avvocato Fiscale di Ferdinando I di Borbone. 2 incumbenza: incarico. 3 Bernardo Tanucci (GM, p. 48). 4 rimoti dalle grosse Terre: in zone limitrofe. 5 menavano: conducevano. 6 finattanto che: finché. 7 provvidenze: provvedimenti. 8 Ferdinando I di Borbone. 9 pristina: precedente, originaria. 10 Nella stampa: Cristanissimo. Si tratta di Louis-César-Renaud visconte di Choiseul, ambasciatore di Luigi XV (GM, p. 50). 11 Bernardo Tanucci (ibidem). 12 Carlo III.

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Firenze 13 Gennajo. Abbiamo notizie molto diverse, e in parte contraddittorie dalla Corsica; ciò che si rileva di certo dal complesso de’ fatti si è, che l’irsuta1 Libertà di que’ bravi isolani passeggia ognora fra le nevi col coltello alla mano, cercando di rispinger verso il Mare le catene, di cui vien minacciata. I Francesi, mal fidandosi delle poche forze, che hanno nell’Isola; e d’altra parte non osando esporsi volontariamente a tutti gl’incomodi di questa stagione, si diedero ne’ giorni passati a combatter colle pratiche, e co’ maneggi.2 Sparsero essi del danaro fra quella sorta di gente facinorosa, che suol trovarsi in ogni paese, acciocchè3 innoltrandosi questa nell’Isola v’ammazzasse i Capi, e distogliesse il popolo della lor divozione. Il Massesi figliuolo del Gran Cancelliere,4 il Perez, un Durazzi, certi Alessandrini, i fratelli Fabiani, il famoso Buttafuoco, ed altri sono stati tutti o seduttori, o sedotti contro la Nazione. Ma la fermezza, e la prudenza del Sig. Generale de Paoli, e degli altri principali hanno mandati a vuoto tutti i costoro macchinamenti. Debbon esservi seguìti ultimamente varj fatti, uno de’ quali più recente sotto ad Oletta, e un altro sotto a San Fiorenzo. Secondo che scrivesi dalla Bastia i Corsi fino dal primo dell’anno, in numero di circa 4 mila, si avanzarono sullo spuntar dell’alba per sorprendere Oletta: ma avvedutosene il Marchese d’Archembal, spedì subito dalla Piazza due Reggimenti, che appostatisi in una boscaglia lungo la via, che i Corsi dovevan tenere, li assalirono improvvisamente. Il fuoco, e le morti furon notabili d’ambe le parti: ma i Francesi vennero obbligati a ritirarsi di nuovo in Oletta sotto la protezione d’altre Truppe, che ne uscirono per sostenerli. I Corsi infiammati da questo successo, proseguirono fin sotto la Piazza con intenzione di assalirla; e l’avrebbon fatto, se il Cannone della Fortezza, e le sortite del nemico non avessero tempestato loro addosso5 con tanta violenza, che alla fine dovettero allontanarsene colla peggio, dopo avervi perduto ben settecento uomini tra morti, feriti, e prigionieri. D’altra parte con Lettere di Corti si ha riscontro, che gli stessi Corsi condotti dal loro Generale abbian preso Oletta, la Torre di Fornali, e Santa Maria, che di poi marciando verso S. Fiorenzo, non molto quindi lontano, abbiano così fieramente battuti i Francesi usciti loro all’incontro,6 che non piu che settanta di essi poterono rifugiarsi nella Piazza, lasciando gli altri o morti sul Campo, o prigionieri in mano de’ Corsi. Si aggiugne che il Sig. Generale per bene usare di questa vittoria passò immediatamente ad assalir San Fiorenzo; ma che, essendo state fatte le scale un pò troppo corte, si dovette rimettere l’impresa, e la correzione di tale sbaglio ad un’altra volta. In tanta differenza di racconti sospendiamo il nostro giudizio, aspettando se le scale de’ bravi Corsi diventano lunghe. Genova 21 Gennajo. Si sente per Lettere di Madrid, che Sua Maestà Cattolica7 ha ricevuto, per via d’un Espresso, notizie da Cadice, con cui si assicura, che la Flotta Spagnuola

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irsuta: difficile. 2 colle pratiche, e co’ maneggi: per via diplomatica. acciocchè: affinché. 4 Giuseppe Maria Massesi (ibidem). non avessero tempestato loro addosso: non li avessero colpiti. usciti loro all’incontro: andati loro incontro. 7 Carlo III.

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tornò a far vela il dì 23 dello scorso, proseguendo la navigazione verso le Indie, a riserva d’una nave, che si stava racconciando.1 Scrivesi inoltre, che all’Avana era seguìta una orribile burrasca con danno gravissimo cagionato dalle acque nelle Case, e ne’ bastimenti; e con perdita d’un grandissimo numero di persone; credendosi ancora, che molto si fosse sofferto nelle Isole circonvicine. = Nelle Novelle Letterarie di Firenze sono state per la prima volta pubblicate le due Lettere seguenti tradotte dal Francese con promessa d’alcune altre. Si è creduto, che meritino di esser maggiormente divulgate con questi fogli per onore dello zelante Prelato,2 che ne ha scritto la prima. Lettera del Vescovo di Ginevra al Sig. De Voltaire, degli 11 Aprile 1768. Signore. Dicesi, che Voi abbiate presa la Pasqua:3 molte persone non ne sono rimaste edificate, poichè suppongono, che questa sia una nuova scena, che Voi abbiate voluto dare al pubblico, mettendo in giuoco ciò, che la Religione ha di più sacro. In quanto a me, Signore, che penso con [11v] maggior carità, non saprei persuadermi, che il Sig. De Voltaire (quel grand’uomo del secol nostro, che s’è sempre voluto far credere come inalzato dagli sforzi di una Ragione depurata, e da’ principi d’una Filosofia sublime, sopra tutti i rispetti umani, i pregiudizj, e le debolezze degli uomini) sia stato capace di tradire, e dissimulare i propri sentimenti con un atto d’ipocrisia, la quale da sè sola basterebbe ad oscurare tutta la sua gloria; e ad avvilirlo agli occhi di tutti quelli, che pensano: ho dovuto credere, che la sincerità fosse sempre stata il carattere delle vostre azioni. Voi vi siete confessato, vi siete anche comunicato, dunque l’avete fatto di buona fede, l’avete fatto da vero Cristiano, l’avete fatto per esser persuaso di quel, che la Fede ci detta per rapporto a’ Sacramenti, che avete ricevuto; non potranno più dunque gl’increduli gloriarsi di vedervi camminare alla testa loro, portando lo stendardo dell’incredulità: il Pubblico4 non avrà più motivo di riguardarvi come il maggior nemico della Religione Cristiana, della Chiesa Cattolica, e de’ suoi Ministri; se esso non può (non ostante le proteste contrarie fatte da Voi inserire in alcune Gazzette) persuadersi, che Voi non siate l’Autore d’una moltitudine di Scritti, di Fogli volanti, e d’Opere ripiene d’empietà, che hanno di già cagionati tanti disordini nella società, tanta depravazione ne’ costumi, tante profanazioni nel Santuario; crederà almeno, che rientrato in Voi stesso abbiate finalmente risoluto di non dar più fuori tal sorta di produzioni, e che con un atto così luminoso, qual’è quello da Voi fatto nella Chiesa della vostra Parrocchia il dì di Pasqua, abbiate voluto rendere un pubblico omaggio alla Religione, che v’ha veduto nascere nel suo seno, e a cui talenti così grandi, come lo sono i vostri, sarebbero stati infinitamente utili, se Voi gliele aveste consacrati; spererà altresì, che sostenendo questo primo atto con sentimenti, e con una condotta uniforme;5 e perfezionando l’opera d’una conversione principiata, non darete più soggetto6 alle persone dabbene di dubitare d’una mutazione, che porrà il colmo alla loro gioja, e consolazione. Se il dì della vostra comunione foste stato

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racconciando: riparando. 2 Jean-Pierre Biord (GM, p. 52). abbiate presa la Pasqua: vi siate comunicato nel periodo pasquale. Pubblico: la generalità dei cittadini. 5 uniforme: coerente. soggetto: adito.

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veduto, invece d’ingerirvi a predicare al popolo nella Chiesa sul furto, e su i ladri (lo che scandalizzò molto tutti gli assistenti) annunziargli come un altro Teodosio co’ vostri sospiri, gemiti, e lagrime, la purità della vostra fede, la sincerità del vostro pentimento, e la ritrattazione di tutti i soggetti di scandalo, ch’esso ha creduto di veder traspirare per lo passato nella vostra maniera di pensare, e d’agire, allora nessuno sarebbe più stato nel caso di riguardar come equivoche le vostre dimostrazioni apparenti1 di Religione: sareste stato creduto meglio disposto ad accostarvi a quella sacra Mensa, alla quale la Fede non permette nemmeno all’Anime più pure di presentarsi, che con un religioso spavento: sarebbe ciascuno restato più edificato di vedervici e forsi avreste Voi ricavato maggior vantaggio dall’esservici presentato. Ma checchessia del passato (che io debbo lasciare al giudizio del sovrano Scrutatore de’ cuori, e delle coscienze) i frutti saran quelli, che faran giudicare delle qualità dell’albero, ed io mi lusingo, che da quel, che farete nell’avvenire, non lascerete alcun luogo2 di dubitare della retta intenzione, e della sincerità di ciò, che avete già fatto; e ciò tanto più facilmente me lo persuado, quanto con maggior ardore lo desidero, non avendo io cosa alcuna più a cuore, che la vostra salvezza; e non potendo obliare,3 che in qualità di Pastore ho da render conto a Dio dell’Anima vostra, come di tutte quelle del Gregge dalla divina Provvidenza commessomi. Non vi dirò, Signore, quanto abbia io deplorato lo stato vostro, nè quante preghiere, e suppliche, abbia offerte al Dio delle misericordie, affinchè si degnasse d’illuminarvi co’ suoi celesti raggi, che fanno amare, e seguire la verità nel tempo stesso, che la fan conoscere: mi restringerò4 solamente a farvi comprendere, che il tempo stringe, e ch’è duopo di non più perdere alcuno di que’ momenti preziosi, che potete ancora impiegare utilmente per l’eternità.5 Un corpo estenuato, abbattuto, e già curvo sotto il peso degli anni, v’avvertisce, che siete vicino al termine, ove sono andati a finire tutti quegli uomini famosi, che v’hanno preceduto; e de’ quali resta appena la memoria. Col farsi allucinare6 dal falso splendore d’una gloria altrettanto frivola, che leggiera, e fuggitiva, la maggior parte d’essi han perduto di mira i beni, e la gloria immortale, che erano più degni di fissare i loro desiderj, e le loro premure. Faccia Iddio, che più saggio, e più prudente d’essi Voi non v’occupiate più da ora in poi che nella ricerca di quel Sommo Bene, che solo può riempiere il vuoto d’un cuore, che non ritruova nulla in questa terra, che possa contentarlo.7 Questo è ciò, che io non cesserò di domandare al Signore co’ miei voti i più ardenti; e lo debbo al vero interesse, che prendo a tutto quel, che vi risguarda, al zelo da cui sono animato per la vostra salvezza, ed a’ sentimenti rispettosi, co’ quali sono ec. Si darà la seconda nel venturo Ordinario. Milano. Si nobilitano sempre più i divertimenti del nostro Carnovale. Sabato passato fu posto sul Teatro un nuovo elegantissimo Ballo d’invenzione del Sig. Galeotti. Esso è intitolato l’Accampamento degli Zingari. Il Nuovo, il Patetico, l’Unità dell’Azione, la Convenienza degli Episodj, il Costume, i Caratteri danno a questo Ballo tutti i pregi d’una bella Poesìa. La Musica, che congiunta col gesto forma il linguaggio di quella specie di Dramma, lo rileva mirabilmente. I Direttori del Teatro non hanno risparmiato veruna spesa, massimamente per la decenza degli Abiti, e il Compositore del Ballo vi ha aggiunto il carattere, l’eleganza, e la leggiadrìa. Meritava bene, questo grazioso Spettacolo, che la Pittura facesse 1 apparenti: esteriori. 4 mi restringerò: mi limiterò. 6 allucinare: abbagliare.

2 luogo: motivo.

3 obliare: dimenticare. 5 Nella stampa c’è la virgola. 7 Nella stampa c’è la virgola.

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tutti gli sforzi per ornarlo de’ suoi incanti: e di fatti il conosciuto pennello de’ Signori Galeari1 ha coronato l’opera con eccellenti Scene. Questo divertimento, diretto, si può dire, dallo stesso Buon Gusto in persona, è stato ricevuto con entusiasmo dalla Corte, dalla Nobiltà, e dal Popolo medesimo, che risente sempre le impressioni del Vero, e del Bello, qualora ha la fortuna di vederselo presentare. Le fredde cifre2 di corpi umani tessute sul Teatro da’ mediocri Compositori di Ballo, e il barbaro sgambettamento di questi corpi cadranno finalmente in quella oscurità donde sono usciti, a fronte di queste nobili Invenzioni, le quali non ci dilettano i sensi per altro, che per moverci l’animo più graziosamente. Si scrive da Firenze coll’ultimo Ordinario, che i Corsi hanno poi preso S. Fiorenzo, sapendosi ciò per Lettera pervenuta di Corsica a Milord Couper Nassau, ora dimorante in Firenze stessa.

[12r] Num. V Per il Mercoledì 1 Febbrajo 1769. ALEMAGNA Da’ Confini della Polonia 31 Dicembre. C iò che vi è di certo di tante arrischiate novelle, che si spargono della misera Polonia, si è, che la confusione vi è giunta all’estremo; e che sotto pretesto di Confederazione,3 vi si commettono i più orribili eccessi. L’ambizione, l’astio, la vendetta, l’avarizia gareggiano a chi riduca più presto ad un lagrimevole esterminio questo infelice paese. Frattanto il prurito del dar nuove ne fa sballar di quelle, che convien poi ritrattare di lì a pochi momenti. Erasi detto, che il Principe Sulkowski, dopo essersi renduto prigioniere di un Distaccamento Prussiano, fosse stato condotto a Glogau, o a Landsberg: ora nondimeno si vuol, ch’egli sia a Bilitz, ov’egli tiene frequenti conferenze4 col Vescovo di Caminiek5 e col Castellano di Plock.6 Si suppone, che le Truppe regolate7 de’ Turchi, che sono a Bender, ad Oczakow, e a Choczim, non montino8 a più di 62000 uomini. Il Cordone de’ Russi si stende da Kiovia fino a Sambor; e vuolsi, che la loro Armata in Polonia sarà composta di 80 mila uomini. SVEZIA Stocolm 28 Dicembre. Dopo alcuni giorni di confusione, e d’inquietudine, le cose hanno finalmente preso quel solo avviamento, dal quale si poteva sperare la comune tranquillità. Si trattava della Convocazione degli Stati, alla quale il Senato ha acconsentito, spedendo la Lettera Circolare a questo effetto. Il Re,9 dopo averla segnata,10 1 Si tratta in realtà dei fratelli Bernadino, Fabrizio e Giovanni Antonio Galliari (GM, p. 55). 2 cifre: cifra «Fig. Stile convenzionale, affettato, innaturale, sforzato» (GDLI III.134). 3 sotto pretesto di Confederazione: agendo in nome della Confederazione. 4 conferenze: colloqui. 5 Adam Stanisław Krasiński (GM, p. 56). 6 Ignacy Antoni Zboiński. 7 regolate: regolari (vc. milit., cfr. GDLI XV.746). 8 montino: arrivino. 9 Adolfo Federico. 10 segnata: firmata.

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tornò a comparire in Senato, e vi espose la seguente Dichiarazione. «Col cuore pieno di riconoscenza verso l’Altissimo, a cui è piaciuto dirigere talmente le cose, che io posso con mia soddisfazione ripigliar le redine del Governo, io vengo oggi in questo luogo, dappoichè la Convocazione degli Stati mi dà speranza, ch’io potrò procurare a’ Sudditi fedeli qualche sollievo nelle cattive circostanze delle quali si fanno generali querele.1 Siccome in grazia della Convocazione degli Stati, tutto ciò, che i Signori Senatori hanno allegato,2 a tenore delle Leggi del Regno, contra i miei sentimenti, e contro la risoluzione, che io aveva presa, non ha più luogo; così non mi diffonderò a confutarla, riserbandomi ad esporre agli Stati medesimi la legalità, e la giustizia della mia Risoluzione, che aveva per oggetto il mantenimento della Libertà, e de’ Diritti della Nazione. La mia coscienza non mi rimprovera nulla su questo proposito; e quanto è accaduto in questi giorni servirà forse a dimostrare la rettitudine, e l’innocenza delle mie mire. Oltre di ciò io son certo, che il tempo presente, e l’avvenire giustificheranno quel che ho fatto». Nella Lettera Circolare scritta secondo le solite formalità, il Re si esprime spezialmente,3 che delle forti ragioni l’obbligano di notificare agli Stati, che contra ogni aspettazione, sono insorte sì grandi difficoltà, e circostanze sì gravi, che esiggono di necessità il soccorso, e l’assistenza loro; e che perciò è costretto d’anticipar la Convocazione, ch’essi nell’ultima Assemblea avevano fissata più tardi. Siccome la Città di Norkoping non è capace abbastanza per alloggiare tante persone quante son quelle, che formano gli Stati, si crede, che verranno spedite altre Lettere per convocar la Dieta in questa Città. Dalle Frontiere della Turchìa 21 Dicembre. Il Gran Signore4 ha fatto pubblicare a suon di tromba in tutti i quartieri della Città di Belgrado un Editto, che proibisce a chiunque di tener vino, comandando a quelli, che ne hanno di mandarlo fuori di tutta l’estensione di questa Reggenza, nel termine di tre settimane, sotto pena della perdita di esso, e di una multa arbitraria5 secondo le circostanze del caso. Questo è segno, che le Truppe Ottomane non sono gran fatto scrupolose nell’osservanza dell’Alcorano:6 ma seriamente si crede, che Sua Altezza metta a profitto lo zelo della sua Religione per prevenire i disordini, che le sue Truppe potessero, in grazia, del vino, commettere sulle Frontiere della Imperatrice Reina.7 SPAGNA Madrid 13 Dicembre. Ecco due fatti, che meritano d’esser riportati. [12v] Qualche tempo fa il Governatore di Cartagena ricevette ordine dal Segretario di guerra8 di mandare immantinente uno Sciabecco9 ad Orano, Città importante, che noi possediamo 1 2 3 4 6 8 9

querele: lamentele. allegato: addotto come motivazione, argomentato. si esprime spezialmente, che: si sofferma specialmente sul fatto che. Mustafà III. 5 arbitraria: variabile. Alcorano: Corano. 7 Maria Teresa d’Asburgo. Leopoldo De Gregorio Squillace. Imbarcazione a vela, di origine araba, munita di cannoni.

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sulle Coste di Barberìa, con un altr’Ordine, segnato dal Conte d’Aranda,1 che gl’imponeva di rilasciar sul momento tutti i Prigioni, che colà si custodiscono dopo le turbolenze seguìte, e di rimandarli in Ispagna. Questi due Ordini erano falsi, e contraffatti. La Corte ha fatto partir subito per Orano un contr’Ordine, e si spera, che vi debba giugnere in tempo. Il Confessore del Re2 ha ricevuto pur ora dal Cardinal Torrigiani una Lettera di ringraziamento degli3 uficj da esso fatti per ristabilire la buona armonìa fra la Santa Sede, e Sua Maestà Cattolica, in risposta ad una Lettera, che questo Cardinale dice d’aver ricevuta da lui su questo proposito, e che il Confessore non ha mai nè scritta, nè pensata. PORTOGALLO Lisbona 20 Dicembre. Monsignor Don Michele dell’Annunciata Canonico Regolare di S. Agostino, Vescovo di Coimbra è stato arrestato da tre Ministri del Tribunale dell’Inconfidenza, scortati da un Distaccamento di Cavallerìa. Egli è stato qui tradotto4 nella Prigione di Stato chiamata la Giunqueira. Sono pure imprigionati varj Regolari del suo Ordine, fra’ quali il Generale, e il Procurator Generale:5 ed ora si attende a loro processi con grandissima segretezza. È qui voce comune, che ciò sia seguìto in grazia della proibizione fatta da quel Vescovo delle Opere del Dupin, e del Febronio; contuttocchè fossero state approvate dal Regio Tribunale Censorio. Nella Pastorale, con cui il Vescovo proibisce le dette Opere, si è egli espresso con parole equivoche, e con sentimenti eccitanti alla rivoluzione, ed atti a sorprender la credulità, e l’ignoranza de’ popoli. Altra del 28 detto. Oltre il Vescovo di Coimbra, il Generale, ed altri Religiosi del suo Ordine, sono stati qui carcerati nelle Prigioni di Stato i Ministri di lui, e molti altri Ecclesiastici, essendosi scoperto, che avevano costoro disposta, e mossa una Sollevazione Generale nel Regno, ad istigazione de’ Gesuiti Portoghesi espulsi, che avevano a tal fine sedotto da ogni parte molti Fanatici. I Capi di questa infame Congiura sono tutti nelle Prigioni, e la Sedizione è distrutta. Frattanto tutti i rispettivi Tribunali di Giustizia son ora occupati a formar Processi, e tutte le Truppe sono in movimento per accorrere dove fa di mestieri.6 Il Convento di S. Vincenzo fuori di questa Città de’ Canonici Regolari di S. Agostino fu il primo ad esserne circondato. Dopo di che v’entrò il T.7 Generale della Polizìa con cinque Togati, che vi si trattennero dalla mattina fino alle dieci della notte, e per loro ordine furon condotti prigioni otto de’ detti Religiosi, fra’ quali il compagno, ossia Segretario del Generale. Lo stesso Generale è pure stato sequestrato con Guardie a vista.

1 Nella stampa: dAranda. 2 Joaquín de Eleta, confessore di Carlo III (GM, p. 58). 3 degli: per gli. 4 tradotto: trasportato, condotto. 5 Si tratterebbe di Joseph Peixoto de Azevedo Machado; sconosciuta l’identità del Generale citato appena prima. 6 fa di mestieri: è necessario. 7 T.: Tenente.

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INGHILTERRA Londra 10 Gennajo. Il Principe Enrico, e la Principessa Reale1 sonosi perfettamente ristabiliti dopo la malattìa del Vajuolo, stato loro innestato. Ma il Principe Ernesto di Mecklembourg-Strelitz, al quale erasi fatta questa operazione allo stesso tempo, e ripetuta diece giorni dappoi, non ha potuto ottenere nè l’eruzione, nè verun sintomo di Vajuolo: onde la Facoltà Medica ha conchiuso, che l’Altezza Sua, o l’ha di già avuto, o non è per averlo mai piu. Il Sig. Dinsdale, che ha con sì felice successo innestato il Vajuolo alla Imperadrice, ed al Gran Duca di Moscovia,2 è stato ricompensato con liberalità ben degna di quell’Augusta Principessa. Oltre una Pensione annuale di 500 lire Sterline, Sua Maestà Imperiale gli ha fatto il presente di 10,000 lire Sterline, e d’altre 1000 per comodo del suo ritorno. Il Conte di Puschkim, già Ambasciador di Moscovia presso la nostra Corte, ha preso congedo da essa. Un Raja,3 vicino della Costa di Coromandel, ha dichiarato una piccola guerra ad uno degli stabilimenti della Compagnia delle Indie. Abbiamo nuove da Charles-Town, che si è conchiuso, e segnato un Trattato sopra il Regolamento de’ Confini fra que’ Selvaggi, le due Caroline, e la Virginia: che il Commercio, e le Manifatture fanno di grandi progressi in quelle Provincie; e che fra le altre cose, il formento vi fa pruova4 assai bene. FRANCIA Parigi 9 Gennajo. Si comincia di già a far grandiosi preparamenti per le Nozze del Delfino,5 tuttochè6 non debban seguire prima dell’anno venturo. Basti il dire, che si fanno di già le Pruove delle Opere, che s’hanno a rappresentare in quella occasione. Molti Uficiali d’Artiglierìa hanno ottenuto il permesso d’andare a servire nell’Armata Ottomana. ITALIA Roma 21 Gennajo. Monsignor Azpuru Ministro del Re Cattolico7 andò Lunedì all’Udienza di Sua Santità,8 alla quale presentò una Memoria in nome del suo Sovrano. Si stette in grande curiosità di penetrarne la sostanza; e in seguito si seppe, che Sua Maestà Cattolica vi esponeva con luminose ragioni la necessità della totale abolizione della Compagnia di Gesù. Il suddetto Prelato passò poi dall’Eminentissimo Negroni, che n’era già prevenuto; e sapeva, che l’istanza del Re Cattolico veniva appoggiata da altre Corti. [13r] Altra del 29 detto. Martedì andò all’Udienza di Sua Santità l’Ambasciatore di Francia, e ieri il Cardinale Orsini. Si dice, che abbiano domandata novamente l’abolizione della Compagnia di Gesù. 1 2 3 5 7

Carlotta Sofia di Meclemburgo-Strelitz. Si tratta di Caterina II e di Paolo Petrovič Romanov, ovvero il futuro Paolo I. Appellativo di sovrano indiano. 4 vi fa pruova: vi cresce. Il futuro Luigi XVI. 6 tuttochè: sebbene. Carlo III. 8 Clemente XIII.

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Venezia 21 Gennajo. Questo Serenissimo Principe1 ha recentemente fatta pubblicare una Ordinazione per rapporto a’2 Regolari, che vanno a predicar fuori di Stato, colla quale si comanda, che chiunque di essi nato Suddito, o dimorante nello Stato, debba prima della sua partenza presentarsi al Capo del Magistrato sopra i Monasterj, ovvero a’ Pubblici Rappresentanti delle rispettive Città, e Terre suddite per ottenerne il permesso. Questo si concederà a condizione, che nel termine de’ giorni, che si prefiggeranno a misura della lunghezza del viaggio, debba ciascun Regolare Predicatore restituirsi nello Stato: e non ubbidendo, non potrà più rientrarvi, senza prima intendere le disposizioni del Senato a suo riguardo. Tornando poi egli nel prefisso tempo sarà obbligato di notificare il suo ritorno a’ sopradetti Magistrati. Così i Regolari forestieri; che verranno a predicare nello Stato, non potranno fermarsi più di dieci giorni dopo la fine del loro Quaresimale. È già cosa pubblica,3 che i Generali degli Ordini Regolari, quantunque dimoranti nel nostro Dominio, non possono più esercitare autorità veruna sopra i Conventi, e sopra i Membri de’ rispettivi Ordini, che in esso esistono, in virtù delle recenti leggi della Repubblica. Perciò essendosi i dì passati presentato al Magistrato sopra i Monasterj il Generale d’un cert’Ordine, di nascita Veneziano, e qui residente, e fattosi nondimeno annunciare per il Generale del suo Ordine; il più anziano de’ tre Senatori componenti il detto Magistrato, parlando a nome del Corpo, rispose: Io non so, che ci siano altri Generali, che quel di Levante, e quel di Dalmazia: alludendo ai due Provveditori Generali, che hanno il comando in quelle parti. Giovedì della ventura settimana si discuteranno, e si tratteranno in Pregadi tre punti importanti, che vi si proporranno dall’Eccellentissimo Senato. Il primo di questi sarà, l’abolizione di tutti i titoli frateschi, come di Bacelliere, di Maestro, e simili. Il secondo, la Soppressione de’ piccoli Conventi. Il terzo, la Risposta alle Rappresentanze fatte al Principe da 28 Ordini Regolari sulle difficoltà, ch’essi incontrano relativamente alle loro Regole, e Costituzioni nell’eseguimento del celebre Decreto del 7 Settembre 1768. Leggerannosi anche i Voti fatti sopra le dette Rappresentanze da’ tre Eccellentissimi Aggiunti al Collegio de’ X Savj in Rialto. Risposta del Sig. De Voltaire a Monsignor Vescovo di Ginevra4 in data de’ 15 Aprile 1768. Monsignore. Avrei dato subito risposta alla Lettera, di cui m’avete onorato, se me l’avessero permesso i miei acciacchi. Questa Lettera m’ha cagionata molta soddisfazione, ma nel tempo istesso m’ha fatto alquanto maravigliare. Come potete Voi ringraziarmi dell’avere io adempiuto a que’ doveri, a’ quali ogni Signore debbe dar l’esempio nelle sue Terre, de’ quali nessun Cristiano può dispensarsi, e che io ho sì sovente adempiuti? Non basta il togliere i vassalli agli orrori della miseria, il promuovere i matrimonj, il contribuire per quanto si può alla loro felicità terrena: bisogna ancora edificargli;5 e sarebbe ben cosa 1 Alvise IV Mocenigo. 2 per rapporto a’: a proposito di. 3 pubblica: stabilita o emanata dal governo. 4 Jean-Pierre Biord. 5 edificargli: educarli.

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straordinaria, che un Signor di Parrocchia non facesse nella Chiesa da esso fabbricata ciò, che fanno tutti i pretesi Riformati ne’ loro Tempj alla foggia loro.1 Non merito sicuramente il complimento, che vi degnate di farmi, siccome non ho neppure meritato le calunnie degl’insetti della letteratura, che sono disprezzati da tutte le persone oneste; e che debbono essere ignorati da un Uomo del vostro carattere. Debbo porre in noncale2 codeste imposture, senza però odiare gl’impostori. Quanto più uno avanza in età, tanto più debbe allontanare dal suo cuore tutto quello, che può esacerbarlo; ed il miglior partito, che si possa prendere contro la calunnia, è quello d’obliarla. Ognuno deve3 de’ sacrifizi; ognuno deve pensare, che tutti i piccoli incidenti, che possono intorbidare questa vita passeggiera, si perdono nell’eternità; e che la rassegnazione a Dio, l’amore del suo prossimo, la giustizia, la beneficenza, sono la sola cosa, che ci resta avanti al Creatore di tutti i tempi, e di tutti gli enti. Senza questa virtù, che Cicerone chiama caritas humani generis, l’uomo non è che nemico dell’uomo, schiavo dell’amor proprio, delle vane grandezze, delle distinzioni frivole, dell’orgoglio, dell’avarizia, di tutte le passioni. Ma s’egli fa il bene per l’amore del bene medesimo; se questo dovere depurato, e consacrato dal Cristianesimo domina nel suo cuore; egli può sperare, che Dio, avanti al quale tutti gli uomini sono eguali, non rigetterà que’ sentimenti, di cui egli è l’eterna sorgente. Io mi annientisco4 insieme con Voi avanti ad esso; e non obbliando la formola introdotta presso gli uomini, ho l’onore d’essere con rispetto ec. P. S. Voi siete troppo istruito per non potere ignorare,5 che in Francia un Signore di Parrocchia debbe nel prendere il Pane benedetto istruire i suoi vassalli d’un latrocinio commesso in quel tempo istesso con frattura,6 e provvedervi subito; siccome debbe ancora avvertire, se siesi attaccato il fuoco a qualche casa del villaggio, e far venire dell’acqua. Questi son tutti affari di Politica; e per conseguenza sono della sua ispezione.7 Replica di Monsignor Vescovo di Ginevra8 al Sig. De Voltaire. Annesì li 25 Aprile 1768. Signore. Non ho differito a replicare alla vostra Lettera de’ 15 di questo mese, se non perchè non ho avuto da allora in quà neppure un momento di libertà, per essere stato continuamente occupato in quel, che noi chiamiamo Ritiramento, e nel Sinodo. Non ho potuto non restar sorpreso, che affettando voi di non capire ciò, che era molto intelligibile nella mia Lettera, abbiate supposto, ch’io v’approvassi9 una Comunione fatta per politica, e della quale i Protestanti istessi non sono rimasti meno scandolezzati10 dei Cattolici. Io ne ho gemuto più di qualunque altra persona; e, se voi foste meno illuminato, e meno istruito, crederei dovervi insegnare in qualità di Vescovo, e di Pastore, che supposto lo scandalo dato al pubblico, o sia per gli Scritti, che v’attribuisce, o sia per la cessazione di quasi ogni atto di Religione da molti anni a questa parte, una Comunione fatta secondo i veri [13v] principj della Morale Cristiana esigeva preventivamente dal canto vostro riparazioni luminose, e capaci di cancellare le impressioni prese contro di voi; e senza le quali nessun Ministro, che sappia il suo dovere, ha potuto, o potrà giammai, assolvervi, nè permettervi 1 alla foggia loro: secondo le loro usanze. 3 deve: deve fare. 5 non potere ignorare: poter ignorare. 6 latrocinio … con frattura: furto con infrazione. 8 Jean-Pierre Biord. 10 scandolezzati: scandalizzati.

2 porre in noncale: ignorare. 4 mi annientisco: mi prostro. 7 ispezione: competenza. 9 v’approvassi: vi attribuissi.

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d’accostarvi al sacro Altare. Senza essere così illuminato, come voi gratuitamente lo supponete, lo sono però bastantemente per non ignorare, che la condotta d’un Signor di Parrocchia, che si fa accompagnare da guardie armate fin dentro la Chiesa; e che vi s’ingerisce di dare degli avvertimenti al popolo prima della celebrazione della Santa Messa, ben lungi dall’essere autorizzata dalle Leggi di Francia, è per lo contrario proscritta dalle savie Ordinazioni de’ Re Cristianissimi, che hanno fatta sempre distinzione e in quanto al tempo, e in quanto al luogo, fra quello, che spetta al ministero de’ Pastori, e l’esercizio della Polizìa esteriore,1 che voi volete attribuire a’ Signori. Voi m’avvisate, che v’umiliate, e annientite insieme con me avanti a Dio creatore de’ tempi, e di tutti gli enti; desidero che tanto voi, che io, lo facciamo con tanta Fede, Speranza, Umiltà, e Pentimento de’ nostri errori, che ci meritino, ch’egli rivolga su di noi gli sguardi propizj della sua misericordia; e ritorno di nuovo a invitarvi, a pregarvi, e a scongiurarvi, di non perder di mira quell’Eternità, cui siete così vicino; e in cui anderanno ben presto a perdersi non solamente i piccoli incidenti della vita, ma eziandio il fasto delle grandezze, l’opulenza delle ricchezze, l’orgoglio de’ belli spiriti, i vani ragionamenti della pretesa saviezza umana, e tutto ciò, che appartiene alla figura ingannatrice di questo mondo. Se i miei avvertimenti non sono totalmente di vostro gusto, mi lusingo almeno, che non sarete meno convinto, che essi non sono dettati, che dall’amore al mio dovere, e dalla premura, che ho di concorrere alla vostra vera, e solida felicità. Molte persone regolate da umani rispetti vi terranno2 un linguaggio assai diverso: ma coerentemente al principio invariabile, che ho avuto sempre in mira, di non operare se non risguardando Iddio, e l’ordine del suo volere, siccome non vo in traccia delle adulazioni, così nemmeno temo le satire, e son disposto a provare tutti i tratti della malignità degli uomini, piuttosto che mancare a quel, che io crederò avanti Dio, che spetti al mio ministero. Del resto, benchè io mi serva dell’ordinaria formula introdotta fra gli uomini, non è però, ch’io non abbia ad avere un sincero ardentissimo desiderio della vostra salvezza: e con rispetto ec. Napoli 11 Gennajo. Essendosi, come già è noto, proibito a qualsisia3 Regolare estero di predicare, e confessare in questi Stati; perciò si vanno essi allontanando di qua in modo, che già se ne vede una notabile diminuzione. Il Cavalier Falconieri, ch’era al comando delle Truppe, che occuparono Napoli, è stato dichiarato dalla Maestà del nostro Sovrano4 Maresciallo di Campo. Si dicono molte cose sulla prossima riforma de’ Regolari, e della giurisdizione contenziosa delle Udienze Vescovìli, ma non vi è nulla di certo; e si crede, che si aspetti di vedere cosa si faccia in Ispagna. Milano. Lettere qua venute da Madrid confermano quanto si era scritto dell’avvenuto nel Portogallo che il Vescovo di Coimbra,5 sotto il pretesto d’una Pastorale da lui pubblicata, abbia tentato di spargere i semi d’una sollevazione; e che arrestato egli unitamente ad alcuni de’ suoi Aderenti, si sieno trovate tra le sue Carte diverse Lettere, le quali fanno supporre un Carteggio confidenziale in parti lontane, relativo alla Pastorale medesima. 1 2 4 5

Polizìa esteriore: disciplina, ordinamento clericale. vi terranno: vi rivolgeranno. 3 qualsisia: qualsiasi. Ferdinando I di Borbone. Miguel da Annunciação, già citato come Don Michele dell’Annunciata (n. V, p. 97).

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Da Lettera scritta dal Porto di Larache situato sulla Costa dell’Affrica, in data degli 11 Dicembre, si sente, che l’Imperador di Marocco,1 al principio del detto mese, si era messo alla testa delle sue Truppe, per andare a bombardar Mazagan, Porto de’ Portughesi pure nell’Affrica. Le novelle più recenti, e più sicure della Corsica, scritte negli ultimi Ordinarj da Livorno, e da Genova, sono, che i Corsi non hanno per anco2 presa Oletta, nè S. Fiorenzo, come si era supposto; ma ne hanno bensì occupati i Trinceramenti esteriori, bloccandola formalmente da ogni parte: che hanno preso il Forte di Santa Maria in S. Fiorenzo, e che quindi battono la Torre principale difesa da’ Francesi: che 1500 di questi sono stati battuti dal Sig. Clemente de Paoli sotto ad Olmetta di Nebbio; che ne’ giorni 1,3 3 e 5 dello scaduto4 son seguìti tre consecutivi fatti d’arme; e che nell’ultimo i Corsi hanno rispinto i Francesi fin a S. Fiorenzo, osando inseguirli fino nel cammino coperto5 di quella Piazza. Corre poi voce, che arrivino in Corsica continovati rinforzi a’ Francesi: e che le Truppe di Francia saran dichiarate Ausiliarie della Repubblica di Genova, adducendosi un ordine venutovi dalla Corte di Versailles. Sarà opportuno di chiuder questo articolo, rammentando la generosità del Sig. Conte Gentili di nazione Corso, che dianzi serviva in qualità di Capitano nelle Truppe di Sua Maestà la Imperadrice Reina.6 Questi, secondo, che scrivono di7 Corsica, domandò il permesso di ritirarsi in Patria, affine d’impiegarsi a favore di essa, ed ottenutolo, si va ora segnalando fra’ suoi Compatriotti con frequenti pruove di zelo, e di valore. Si scrive da Livorno, in data del 20 Gennajo, che la Corsica dall’anno passato in qua sia diminuita di 4000 abitanti, per la guerra, per le malattìe, e per gli volontarj espatriamenti. L’Opera Teologica, di cui si fece altra volta menzione, che porta in fronte, Theologia S. Augustini Libris excerpta8 &c.9 del Padre Antonio Agostino Marioni Min. Conv.,10 è già in luce sotto gli auspicj del Serenissimo Real Principe Ferdinando I Infante di Spagna Duca di Parma ec. È egli divisa in Tomi sei in quarto11 di mezzana grandezza, e si vende in Venezia dallo Stampatore Francesco Pitteri lir. 28 Veneziane.

[14r] Num. VI Per il Mercoledì 8 Febbrajo 1769. ALEMAGNA Vienna 20 Gennajo. È Qui arrivato di ritorno da Parigi il Cugino del Principe Gallizin, che fu dianzi Ambasciadore a quella Corte.12 1 Sidi Mohammed. 2 per anco: o peranco, finora. 3 Nella stampa manca la virgola. 4 dello scaduto: del mese scorso. 5 coperto: riparato, difeso. 6 Maria Teresa d’Asburgo. 7 secondo, che scrivono di: stando a quanto scrivono da. 8 Nella stampa: excepta. 9 &c.: ecc. 10 Min. Conv.: appartenente all’ordine dei Frati Minori Conventuali. 11 in quarto: di formato librario di media grandezza. 12 Dovrebbe trattarsi di Dmitrij Alekseevič Golicyn (GM, p. 69).

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Elwangen 20 Gennajo. Ieri l’altro fu eletto Vescovo di Ratisbona Sua Altezza Reverendissima il Sig. Antonio Ignazio Giuseppe Conte di Fugger, Proposto, e Principe di Elwangen. È stato pure a Frisinga eletto Vescovo, e Principe il Sig. di Welden, prima Proposto di quella Chiesa Cattedrale. Bareith 21 Gennajo. Ieri mattina morì il Serenissimo nostro Principe Federico Cristiano Margravio di Brandeburg-Culembach-Bareith senza lasciar discendenza. Manheim 18 Gennajo. Ieri, per via di Procuratore, si celebraron le Nozze del Serenissimo Elettor di Sassonia colla Principessa figliuola del nostro Serenissimo Elettore,1 la quale oggi se ne parte verso la Sassonia. SVEZIA Stocolm 3 Gennajo. Dopo la pubblicazione delle Lettere Circolari per la chiamata della Dieta, tutti i Magistrati hanno riassunto le loro funzioni; ed è tornata una intera tranquillità. Il Re,2 tornando a sedere in Senato, non ha voluto, come si può vedere dalla sua Dichiarazione (che noi abbiam data l’ordinario passato) rispondere a ciò, che i Senatori avevano allegato a tenore delle leggi del Regno contra i sentimenti3 di Sua Maestà, rimettendo a spiegarsi su questo proposito nell’Assemblea degli Stati. Per rischiaramento di ciò, convien sapere, che dappoichè il Re ebbe dichiarato il 15 del mese passato, ch’egli rinunciava al Governo, i Senatori fecero una Dichiarazione, che si è ultimamente pubblicata, della quale ecco alcuni Paragrafi. «Noi siamo ben lontani dal temere dalla parte di Vostra Maestà la menoma intrapresa, contraria alle massime dello Stato. Ma quanto più il Senato considera i motivi, e le conseguenze della Dichiarazione della Maestà Vostra, Atto di cui non ci hanno conservato veruno esempio i nostri Annali, tanto più i Senatori comprendono, che non è possibile di accordare tali motivi, e tali conseguenze, nè colle mentovate massime, nè con quella tenerezza, che Vostra Maestà ha così gloriosamente dichiarata verso i suoi Sudditi. Non solo Vostra Maestà dichiarò nel 1743, ch’Ella riguardava la sua elezione al Trono, come un onore, ed un’affezione4 straordinaria dal canto del Senato, e degli Stati, ma si è ancora obbligata in precisi termini il 25 Novembre 1751 a promovere la prosperità del Regno, con tutte le forze, che fosse piacciuto a Dio Onnipotente di concederle a questo effetto, e ad avere tutta la possibile premura, a preferenza d’ogni altra cosa, per lo Governo della Svezia, per la conservazione di essa, e per il Diritto degli Stati ec. Una simile Dichiarazione, ed un’obbligazione così sacra, non pare, che s’accordino molto colla Dichiarazione dettata pur ora da Vostra Maestà. Gli Stati vi hanno eletto per nostro Re; e Vostra Maestà, accettando la Corona, e lo Scettro alla presenza loro, giurò solennemente di compiere tutto 1 Si tratta del matrimonio tra Federico Augusto III e Amalia del Palatinato-Zweibrücken (ibidem). 2 Adolfo Federico. 3 sentimenti: risoluzioni, opinioni. 4 affezione: devozione.

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ciò, ch’è compreso nella Legge Fondamentale, e nella Vostra propria Dichiarazione. Ma, Graziosissimo Re, come può mai dirsi, che ciò si eseguisca, quando Vostra Maestà dichiara, che fino a tanto che non sieno convenuti gli Stati, Ella non s’impaccerà1 più del Governo del Regno, proibendo ancora serissimamente, che si faccia più verun uso del suo nome nelle Risoluzioni del Senato. Noi supplichiamo adunque Vostra Maestà nel nome di Dio Onnipotente, che le piaccia, per la tranquillità, l’onore, e la gloria della sua Augusta Famiglia, e per lo bene del Regno, di non istancarsi del peso della Reggenza, ma d’impiegare, come s’è fatto fin qui, ogni mezzo per render felice il suo proprio Governo, come ancora2 il Paese, e la Nazione». [14v] DANIMARCA Copenaghen 15 Gennajo. Ieri giorno, in cui si celebrava la commemorazione del felice avvenimento al Trono di Sua Maestà il nostro Sovrano,3 giunse qui per lo appunto egli medesimo di ritorno da’ suoi viaggi. POLONIA Varsavia 4 Gennajo. Le novelle della Turchìa sono sempre le stesse. Vi si aggiugne soltanto, che il Can4 de’ Tartari dee marciar colle sue Truppe verso il Boristene, che separa la Russia della Tartarìa. Le Truppe, che debbono esser comandate dal Gran Visire,5 si adunano presso Varna, Gallipoli, e Redosto. Quanto allo interiore della Polonia, ogni cosa è quieto; nè sonosi fatte altre Confederazioni dopo la distruzione di quella del Principe Sulkowski nella Grande Polonia. I Confederati di Bar rimangono tuttavia nello stato di prima sul Territorio Ottomano; ma una delle loro bande, che veniva ultimamente comandata dal Sig. Polawski, è ora a Zwaniec, risoluta di non più entrar nella Turchìa. Altra del 7 detto. I Paesani dell’Ucrania si sono di nuovo sollevati. Una delle loro Bande, comandata da un certo Stan-Riewiez, ha del tutto saccheggiato Lisianka, Borgo ereditario del Principe Tablonowski, Palatino di Posnania. Volevan essi andar più oltre; ma un Commessario del Palatino6 di Braclaw, avendo radunato qualche Milizie, gli ha dispersi benchè superiori di numero, ne ha fatti prigionieri molti, e fra gli altri il loro Capo. Questi disgraziati hanno commesso eccessi, che fanno orrore. Il Conte di Bruhl, Starosto di Varsavia, è andato da Danzica a Dresda, seguitato7 da’ suoi equipaggi, e Domestici. Si crede, che faranno il medesimo più altri8 Signori, che sono attualmente a Lemberg, o Leopol.

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s’impaccerà: si occuperà. 2 ancora: anche. Cristiano VII. 4 Kan, sovrano. Il riferimento è ancora a Krim Ghirai. Mohammed Emin, primo ministro dell’impero ottomano. Palatino: palatinato. 7 seguitato: seguito. più altri: numerosi altri.

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Da’ Confini della Polonia 9 Gennajo. Le Truppe Russe si avanzano assai tranquillamente verso le nostre Frontiere. Pare, che si propongano di fare una campagna d’inverno, tanto per impedir, che i Turchi non radunino le loro forze, quanto per tenerli lontano dalle Frontiere della Polonia, e della Russia, e fissar così il teatro della Guerra negli Stati del Gran Signore.1 I Turchi nel ritirarsi a’ quartieri d’inverno hanno talmente spogliato la Moldavia, e la Vallachìa, che i Russi avranno pena a mantenervisi. Siccome il popolo di Costantinopoli2 vuole assolutamente la guerra, vi si continovano con ogni fervore gli apparecchi militari. I Confederati di Bar, ed altri, che la presenza de’ Russi tiene in freno, non aspettano verosimilmente se non che questi se ne vadano, per poi tornare alle consuete loro stragi; ma si spera, che i Russi lasceranno in Polonia un Corpo sufficiente per tenerli in suggezione, e per conservare a se medesimi una ritirata in caso di rovescio. Così la Polonia potrà forse avere un poco di quiete, finchè la sorte delle Armi abbia deciso fra le Corti di Pietroburgo, e di Costantinopoli. PORTOGALLO Lisbona 24 Dicembre. Le loro Maestà,3 e la Famiglia Reale hanno assistito il dì 8 di questo mese alla rappresentazione del Tartuffe, Comedia di Moliere, tradotta nel Portoghese. Questa Pezza,4 la prima di simil genere, che siasi rappresentata sul nostro Teatro, ha qui avuto grandissimo incontro.5 INGHILTERRA Londra 13 Gennajo. La Corte è ora occupata sopra le cose, che prima si hanno a proporre da deliberar nel Parlamento, che si congregherà il 18 di questo mese. I mezzi di levare i Sussidj, cosa che si è già a un dipresso6 concertata, gli affari dell’America, e quelli del Sig. Wilkes son quelli, di cui prima si tratterà. Parlasi ancora di denunciarvi alcune persone, che non hanno mai renduto conto di certe grosse somme del danaro pubblico. Ieri fra l’un ora,7 e le due della mattina un globo di fuoco, che venne dalla parte del Sud-Est, cadde presso la Torre di Londra, dove scoppiò con un fracasso simile allo schianto del tuono, senza cagionar tuttavia verun male. Altra del 17 detto. Ieri la Camera de’ Signori ricominciò le sue Deliberazioni. Vi sono state confermate le due Sentenze di carcerazione contro il Sig. Wilkes. Qualora non abbia successo il Progetto di accomodamento, che si dice fatto far della nostra Corte al Divano,8 ci è ogni apparenza, ch’essa prenderà parte nella Guerra fra la Russia, e la Porta.9 1 3 4 6 8 9

Mustafà III. 2 Nella stampa: Costantiropoli. Giuseppe I e, presumibilmente, la sua consorte, Maria Vittoria Borbone. Pezza: opera. 5 incontro: favore. a un dipresso: all’incirca. 7 l’un ora: l’una. Il Dîvân-i humâyûn era il Consiglio supremo turco, riunito intorno al sultano. Turchia; l’impero ottomano era anche noto come Sublime Porta.

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Sembra, che crescano le turbolenze, e il disordine tanto nell’America Settentrionale, quanto nelle nostre Isole delle Indie Occidentali, in grazia dell’esser sospesa l’Amministrazione interiore, dappoichè, secondo le Instruzioni mandatevi a’ Governatori, sono state soppresse le Assemblee Provinciali, finchè la Corte, e il Parlamento abbian determinato i mezzi di por fine alle presenti dispute. FRANCIA Parigi 21 Gennajo. Il Re1 ha di nuovo accordato 1000 lire di pensione al Sig. Avvocato Carlo Goldoni per fissarlo in Francia, e in premio dello aver egli insegnato l’Italiano alle Principesse Reali. Martedì passato nell’Assemblea delle Camere si è trattato con assai calore l’affare de’ Grani: e il Parlamento, dopo aver molto disputato, si trovò diviso in due opinioni. L’uno de’ due Partiti non richiedeva meno, che la totale abolizione della Legge, che permette l’estrazione de’ grani; e che si facesse il commercio di questi dentro del Regno, come facevasi prima, che la detta Legge fosse promulgata. Il sentimento dell’altro Partito si era, che questa Legge sussista interamente, ma che il commercio de’ grani sia libero di Provincia in Provincia; cosa, che non avendo avuto luogo in qualcuna di esse, cagiona uno inzeppamento pregiudizievole2 allo Stato. La vemenza della disputa3 obbligò il primo Presidente4 a [15r] pro|porre, che si nominassero de’ Commessarj; e l’avviso di lui fu generalmente approvato. I Commessarj nominati adunque si congregarono lo stesso giorno, e jeri dovevano render conto della loro operazione. ITALIA Roma 21 Gennajo. Tenutasi Sabato scorso la Congregazione de’ Sagri Riti, fu in essa proposta la Causa della Canonizzazione del B.5 Bernardo di Baden, di cui è Ponente6 l’Eminentissimo Alessandro Albani Protettore dell’Imperio, e Postulatore7 l’Abate de Gentili Uditore Imperiale, e Ministro del Serenissimo Margravio di Baden,8 essendosi risoluta felicemente per la prima volta Super dubio signandam esse commissionem.9 Venezia 4 Gennajo. Secondo ogni apparenza, l’accordo fattosi fra i Turchi, e i Montenegrini non si manterrà gran tempo. Appena i primi si furono ritirati a svernare, che si è veduto Stefano comparir novamente alla testa di gran numero de’ suoi partigiani, scendendo dalle superiori montagne, ov’egli erasi rimpiattato.10 Ora si fa egli

1 Luigi XV. 2 inzeppamento pregiudizievole: accumulo dannoso. 3 Nella stampa: dispputa. 4 Étienne François d’Aligre. 5 B.: Beato. 6 Ponente: cardinale relatore della causa. 7 Postulatore: ecclesiastico richiedente la causa. 8 Augusto Giorgio (GM, p. 74). 9 Super dubio signandam esse commissionem: che sulla questione dovesse istituirsi una commissione. 10 rimpiattato: rifugiato.

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vedere senza mostrar nè paura, nè sospetto in que’ medesimi Villaggi onde l’avevano dianzi cacciato i Turchi. Anzi non dovrebbe far sorpresa veruna, se si vedesse tornar fra poco in campagna con più fracasso che mai. La Porta per ispacciarsi1 d’ogn’altra faccenda, frattanto che durano le sue dissensioni colla Russia, ha giudicato bene di disarmar tutti i Greci sottoposti al suo Dominio. Ma gli abitanti della Morea, dove fra gli altri luoghi è stato inviato quest’ordine, non hanno voluto per niun modo2 ubbidirvi. Con questa occasione son nate di grandi dispute, in ispecie a Patrasso, nelle vicinanze di Maina, e dell’Arcadia, dove n’è di già costata la testa a più persone. I Greci si sono eletti un Capo; e non vogliono a qualsivoglia patto comportare,3 che sieno loro levate le armi. A così critiche circostanze, si aggiugne lo spavento cagionato da alcune violente scosse di tremuoto,4 che hanno fatto molta strage, essendo rimasto seppellito sotto la rovina delle case gran numero degli abitatori. I Sudditi della Moscovia, stabiliti negli Stati del Gran Signore,5 spaventati della condotta tenutasi verso il Sig. Obrescow, Ministro Residente6 della Corte di Pietroburgo a Costantinopoli, si vanno ritirando co’ loro beni ne’ Paesi più vicini di loro residenza per non divenir vittime d’un affare, che punto non li tocca. Nondimeno gli avvisi, che giungono di varie parti dell’Europa, danno luogo a credere, che si faranno tutti gli sforzi per soffogare le prime scintille d’un fuoco, che per cagione di tanti incidenti, e rapporti, potrebbon crescere in un incendio generale. Comunque immensi sieno gli apparecchi, che fannosi in Moscovia, e in Turchìa, non s’è per questo perduta ogni speranza di veder tornare la buon’armonìa fra queste7 due Corti. La Porta ha di già dichiarato, che sarebbe contenta qualora la Imperadrice di Russia8 volesse richiamar le sue Truppe dalla Polonia, e lasciare a’ Polacchi la libertà di regolar fra loro i loro affari in una Dieta libera da farsi alla prossima Primavera. La Corte di Pietroburgo, a vero dire, non può, attese le sue obbligazioni colla Polonia, acconsentir facilmente ad una proposizione così indeterminata, tanto più avvedendosi essa, che i Polacchi non si accorderebbon mai in questa Dieta pretesa libera; e che, proseguendo sempre un certo Partito a confidar nella protezione della Porta, altro non si farebbe con tale mira, che gittare il tempo inutilmente, e lasciar luogo a’ Mussulmani di cavarsi dall’imbarazzo, ove sembra che gli abbia fatti cadere la loro troppo precipitosa intrapresa. Firenze 27 Gennajo. Ecco l’ultima Risposta del Sig. De Voltaire allo zelante Vescovo di Ginevra.9 Ecco ancora l’ultima Replica del laudabile Prelato al Sig. De Voltaire. Quanto questo Signore risponda a tuono10 alla seconda Esortatoria di Monsignor di Ginevra, ognuno lo comprenderà dalla lettura. Quanto il Prelato sia acceso di zelo per la salute di questo Letterato, ognuno la vedrà dall’ultima Replica sua.

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ispacciarsi: liberarsi. comportare: acconsentire. Mustafà III. Nella stampa: questa. Jean-Pierre Biord.

2 per niun modo: in alcun modo. 4 tremuoto: terremoto. 6 O solo Residente, agente diplomatico. 8 Caterina II. 10 a tuono: a tono.

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«la gazzetta di milano» Risposta del Sig. De Voltaire a Monsignor Vescovo di Ginevra. Fernex li 29 Aprile 1768.

Monsignore. La vostra seconda Lettera mi sorprende più della prima. Non so quali falsi rapporti abbiano potuto eccitar contro di me tanta acrimonia dal canto vostro. Si sospetta molto d’un tale Ancian Curato del Villaggio di Moens, che ebbe un Processo criminale nel Parlamento di Digion nel 1762. Processo, in cui gli rendei servigio coll’indurre le Parti, che lo sollecitavano, a contentarsi d’un’indennizzazione di mille cinquecento lire, oltre al pagamento delle spese. Pretendesi, che l’Ufiziale di Gex sia mal contento, che i cittadini, contro de’ quali ei litiga per le Decime, si sieno indirizzati a me. È vero, ch’eglino han domandato i miei buoni ufizj, ma non mi sono punto ingerito in codesto affare, sul riflesso, che la Chiesa essendo minore, egli è pur troppo difficile d’accomodare una tal sorta di Processi all’amichevole. Ho transatto1 col mio Curato in un caso quasi simile, ma con dargli molto più di quel che domandava; quindi non posso sospettare, che egli mi abbia calunniato presso di voi. In quanto agli altri Processi fra’ miei vicini, gli ho tutti sedati. Non so dunque vedere, ch’io abbia dato motivo ad alcuno in questo paese di Gex di scrivervi contro di me. So, che tutta Ginevra accusa da molto tempo il Cappellano del Residente di scrivere per ogni dove, di seminar per tutto la calunnia, contro gli amatori delle Scienze, e massimamente contro di me; ma guardami Iddio dall’imputargli di fare un mestiere casì infame, senza averne pruove le più convincenti; egli è cento volte meglio tacere, e soffrire, che intorbidar la pace con lagnanze arrischiate. Nello stabilir però2 codesta pace preziosa nelle mie vicinanze, ho creduto da molto tempo di procurarla anche per me. I Signori Sindaci degli Stati del Paese, i Parochi delle mie Terre, un Giudice [15v] Ci|vile, il Superiore de’ Gesuiti, ch’esistevano peranche3 a Ornix, essendo un giorno da me, e stomacati delle calunnie, che credeansi allora sparse dal Curato Ancian, in premio d’averlo io cavato dalle mani della Giustizia, mi sottoscrissero tutti un Attestato, che distruggeva le sue imposture. Mi dò io l’onore, Monsignore, di mandargliene una copia autentica conforme all’originale; e ne invio un’altra al Sig. Procurator Generale per prevenire l’effetto de’ maneggi, ch’avrebbero potuto sorprendere il vostro candore, e l’equità vostra. Da esso scorgerete, quanto sia falso, che i doveri, de’ quali si tratta, non sieno stati da me adempiuti che quest’anno; e vi rammaricherete senza dubbio, che siasi osato d’imporvene4 così grossolanamente. Perdono di vero cuore a coloro, che hanno ordita codesta trama odiosa; e mi ristringo5 a impedir loro di nuocere senza voler danneggiarli giammai; e vi prometto, che la pace, la quale è il mio perpetuo oggetto, non ne sarà punto alterata nelle mie Terre. Le bagatelle letterarie non hanno alcuna relazione coi doveri del Cittadino, e del Cristiano. Le Belle Lettere non sono che un divertimento. La convenienza,6 la pietà solida, e non superstiziosa, l’amor del prossimo, la rassegnazione a Dio, debbono essere le occupazioni principali d’ognuno, che pensi seriamente. Procuro per quanto posso d’adempiere le mie obbligazioni in questo ritiro, che rendo di giorno in giorno più profondo; ma perchè la mia debolezza non corrisponde 1 transatto: concordato con una transazione economica. 2 però: perciò. 3 peranche: finora. 4 d’imporvene: di ingannarvi (cfr. GDLI VII.494 s.v. imporre: «Disus. Darla a intendere, ingannare»). 5 mi ristringo: mi limito. 6 convenienza: decoro morale.

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a’ miei sforzi, m’annientisco di nuovo insieme con voi avanti alla Divina Provvidenza, sapendo, che non si porta avanti a Dio, che tre sole cose, le quali non possono entrare nella sua immensità, cioè, il nostro niente, i nostri errori, e ’l pentimento nostro. Mi raccomando alle vostre orazioni egualmente che all’equità vostra; ed ho l’onore d’essere con rispetto ec. = Risposta di Monsignor Vescovo di Ginevra.1 Annesì li 2 Maggio 1768. Signore. Voi dunque attribuite ad acrimonia ciò, che veramente non è dal canto mio che un effetto dello zelo, che ho per tutto quello, che interessa la salute delle anime, e l’onor della Religione, nella mia Diocesi? Questa sola considerazione avrebbemi impedita ogni ulteriore Replica, s’io non avessi creduto dover fare questa per giustificar le persone, che voi accusate di avervi calunniato presso di me. Il Sig. Ancian, il Sig. Decano di Gex, il Sig. Cappellano della Residenza,2 non m’hanno detto di voi niente di più che tutti gli altri; e nelle occasioni che talora si sono presentate me ne han detto molto meno di ciò, che io di già sapeva dalla voce del Pubblico. Non dovete dunque a’ loro rapporti attribuire il fondamento delle giuste rappresentanze, che sono stato in obbligo di farvi in qualità di Vescovo, e di Pastore. Voi conoscete le opere, che vi si attribuiscono; sapete quel, che si pensa di voi in tutte le parti d’Europa; non v’è ignoto, che quasi tutti gl’Increduli3 del nostro secolo si gloriano d’avervi per Capo, e d’aver da’ vostri Scritti ricavato li principj dell’Irreligione. Dovete dunque pigliarvela col Mondo intero, e con voi stesso, e non con alcuni particolari, per tutto quello che vi si attribuisce. Se codeste sono calunnie, siccome voi pretendete, egli vi è d’uopo giustificarvene, e disingannar quel medesimo Pubblico, che n’è4 imbevuto. Non è mica difficile a chi è veramente Cristiano di spirito, e di cuore il far conoscere, ch’egli lo è; e non si crederà permesso lo smentirne la qualità nei trattenimenti, che voi chiamate bagattelle letterarie; egli mostra la sua Fede colle opere; produce i suoi sentimenti tanto ne’ suoi Scritti, che nella sua condotta, in maniera, che venga a rendere alla Religione, l’omaggio, che le è dovuto: non si lusinga5 d’averne adempiute le obbligazioni coll’aver fatto la comparsa di portarsi una volta, o due ciascuno anno nella Chiesa della sua Parrocchia, e nemmeno coll’avere in molti anni fatta una, o due Comunioni, delle quali il Pubblico è rimasto più scandolezzato, che edificato. Vi lascio dopo tutte queste cose, o Signore, a giudicare quel, che dovreste fare. Occupazioni premurose non mi permettono di dirne d’avvantaggio, e probabilmente non avrò a dirvi nulla di più insino a tanto, che6 una mutazione dal canto vostro, quale io la desidero, non mi metta a portata di convincervi della dirittura7 delle mie intenzioni, e del sincero desiderio della vostra salvezza, che sarà sempre inseparabile dal rispetto, con cui ho l’onore di essere ec. = Genova 4 Febbrajo. Ci viene scritto colle Lettere di Madrid, che son pervenute a Sua Maestà Cattolica8 ulteriori notizie dall’Avana, colle quali si assicura, che i danni colà ca1 2 3 5 7

Jean-Pierre Biord. Di questi è stato possibile identificare solo l’Ancian, curato di Moens. Increduli: non credenti. 4 Nella stampa: n’e. si lusinga: si illude. 6 insino a tanto, che: finché. dirittura: ragionevolezza. 8 Carlo III.

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gionati dal fiero Uracano, di cui si è tanto parlato, non furono poi così grandi, come si faceva: che anzi andavansi ricuperando i generi, di cui eran carichi i Bastimenti, che ne furono assaliti, e che quelli medesimi si stavano attualmente racconciando. Queste ultime novelle manco funeste hanno apportato estrema consolazione alla Corte di Spagna, ed a tutta la Nazione. In Cadice poi erano approdate tre Navi da guerra Spagnuole, procedenti da Cartagena, e da Malaga, cariche di Truppe destinate per Lima. Queste avevano sofferto nel viaggio una terribile burrasca, di modo che una ne aveva perduti gli alberi, e le altre risentito notabile danno. Come esse dovevano continovare la loro navigazione; così si lavorava loro intorno con molta celerità per metterle in istato di sciogliere1 novamente. Si sono veduti in più foglj pubblici la Dichiarazione di Guerra fatta dalla Corte di Moscovia a quella di Costantinopoli, e un nuovo Manifesto de’ Confederati di Bar. Siccome occuperebbero di troppo questo nostro, dandoli per esteso; così rimetteremo ad altro tempo di darne una bastevole idea. Nel Foglio della scorsa settimana ci sono sfuggiti due errori, de’ quali domandiamo perdono al Pubblico. Il primo si è alla seconda Data di Roma, dove in cambio di 29 doveva esser 19. Il secondo al secondo paragrafo in data di Napoli, dove in cambio di dire = delle Truppe, che occuparono Napoli, dovea dirsi = delle Truppe di Napoli, che occuparono Benevento.

[16r] Num. VII Per il Mercoledì 15 Febbrajo 1769. ALEMAGNA Vienna 1 Febbrajo. S on ritornati Mercoledì della scorsa2 da Presburgo Sua Altezza Reale l’Arciduchessa Duchessa di Sassonia Teschen, ed il Duca suo sposo.3 Il dì 28 del passato4 ha il Reale Arciduca Ferdinando sostenuto, colla solita sua bravura, un esame sopra 253 quistioni, estratte dalla parte Teorica del Gius5 naturale, e comprese in 7 capitoli. Dalle Sponde della Vistola 14 Gennajo. Parlasi qui con molta sicurezza d’una nuova Confederazione, che dovrebb’essere sotto la guarentìa6 del Re di Polonia,7 per sostegno della sua Dignità, e del suo Trono. Aggiugnesi ancora, che lo Scudiere della Corona8 ne sarà il Maresciallo. È cosa certa, che il Kan regnante de’ Tartari è con suo figliuolo9 a Bender, nel cui distretto accampano le loro Armate unite. Si sa in oltre, che i Confederati di Bar hanno rivalicato il Niester per celebrar le Feste del Natale, ed 1 3 4 6 8

sciogliere: mollare gli ormeggi, disporsi a partire. 2 scorsa: scorsa settimana. Maria Cristina d’Asburgo e Alberto di Sassonia-Teschen. passato: passato mese. 5 Gius: lat. jus ‘diritto’. guarentìa: garanzia. 7 Stanislao II. Onofrio Kicki. 9 Si tratta rispettivamente di Krim Ghirai e di Tetei Gherey.

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hanno incontrato gran numero di Cosacchi, e 10 mila Tartari, che attendono con impazienza l’aprimento della Campagna. Dall’Elba Bassa 17 Gennajo. Dicesi, che si tratterà con molto impegno nella Dieta, che dee tenersi in Isvezia, di dar maggiore ampiezza all’autorità del Re1 per vantaggio del suo Regno, e de’ suoi Sudditi. Tutti i Collegj, e il Clero medesimo sono del partito del Sovrano; anzi tutta la Nazione. È stata una fortuna, che siensi fatti entrare in Stocolm due Reggimenti allorchè il Re fece la sua Dichiarazione, e che il Senato vi si oppose. Senza quest’avvertenza,2 sarebbe seguìta una rivoluzione del Popolo, generalmente malcontento della opposizione fatta da’ Senatori. Dal Danubio 28 Gennajo. Secondo le ultime Lettere di Costantinopoli, che sono in data del 16 Dicembre, l’Ambasciador d’Inghilterra3 ha fatto presentare un’altra Memoria alla Porta, con cui rinnova le sue istanze, perchè sia renduta la libertà al Sig. Obrescow, Residente della Russia. Queste rimostranze hanno prodotto qualche effetto, poichè il detto Residente è stato trasferito alla casa del Guardiano del Castello delle Sette Torri, ov’egli abita presentemente a suo agio in compagnia delle persone del suo seguito. I Turchi se ne stanno assai tranquillamente ne’ loro Quartieri d’inverno, ove arrivan loro ogni giorno de’ nuovi rinforzi; ma prima di ritirarvisi, essi hanno commesso tanti eccessi nella Vallachia, e nella Moldavia, che gli Abitanti, perduta alfine la pazienza, sono venuti alle mani con essi in diverse parti. I Russi dal canto loro non pare, che voglian rimanere inoperosi; anzi si avanzano verso il Niester, onde i Confederati, e i Tartari, che sono al loro soldo, cominciano a ritirarsi; e si sta attendendo, che vengano Avvisi della invasione de’ Moscoviti nella Moldavia. RUSSIA Pietroburgo 30 Dicembre. La diligenza, con cui si provvedono le Truppe della Imperadrice4 di tutte le cose necessarie dà speranza, ch’esse apriranno la Campagna più presto, che quelle della Porta, e non si dubita, che non siano per piantar subito il Teatro della Guerra sul Territorio de’ Turchi. Il Tenente Generale di Weymarn è in cammino già da qualche giorni alla volta della Polonia, ov’egli comanderà sotto il Generale Olitz. Credesi ancora, che il Generale Principe di Galitzin non tarderà molto a partirsi per Kiovia, dov’egli avrà il suo Quartier Generale. Tornasi a vociferare,5 che il Principe Repnin, Ambasciador della Imperadrice presso la Corte di Varsavia, sarà quanto prima richiamato, nè si dice chi gli debba succedere. Alcuni nominano il Consiglier Privato Barone di Saldern: altri il Principe Wolkonski, Generale in capo, Ajutante di Campo Generale di Sua Maestà Imperiale, e Tenente Colonnello delle Guardie a cavallo. Quel ch’è certo si è che la nostra Sovrana continoverà a mantenere una stretta corrispondenza col Re,6 e colla parte [16v] più sana della Repubblica di Polonia. 1 Adolfo Federico. 2 avvertenza: precauzione. 3 John Murray (GM, p. 81). 4 Caterina II. 5 Nella stampa compare il punto e virgola. 5 Stanislao II.

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= Noi ci siamo obbligati di dare un estratto della Dichiarazione di Guerra fatta dalla Imperadrice delle Russie alla Porta, ed ora ne tenghiamo1 la promessa, seguendo scrupolosamente il tenore di questo Atto, e tralasciando le formalità. «Due motivi principali hanno impegnato Sua Maestà a pigliar parte negli affari della Polonia. 1. Il Trattato del 1686, col quale si stipulò in precisi termini, che la Chiesa Russa, Greca, Ortodossa stabilita nella Polonia, e nella Lituania sarebbe inalterabilmente, e perpetuamente mantenuta nel godimento delle sue Libertà, Diritti, e Prerogative. 2. La sperienza2 di 70 anni, durante i quali i Greci, ed altri Dissidenti sono stati crudelmente oppressi, ed esclusi a forza aperta3 da tutti i civili vantaggi, malgrado questo Trattato, e malgrado i fondamenti della Costituzione Polacca, i quali sono la Libertà, e l’Eguaglianza di tutti i Cittadini, Costituzione, che i Vicini della Polonia debbono studiar di conservare per loro propria sicurezza. L’interesse del suo Imperio, e quello de’ Dissidenti indusse adunque Sua Maestà a far delle amichevoli rappresentanze, che poi rinnovò spesse volte, e con molta premura; ma i suoi buoni ufficj, la sua moderazione, e le sue minacce medesime furono inutili. Chi ignora, dice Sua Maestà, che le nostre Truppe non passarono le Frontiere, se non nel punto, che i Dissidenti erano stati forzati di fare una Confederazione, che per conseguenza stava per incominciare una Guerra Civile, e in cui trattavasi di por freno alla difidenza, allo zelo sconsiderato, ed alla disperazione? La Repubblica in questo modo preservata, potè adunarsi; ristabilì i Privilegi de’ Dissidenti, e fece molte Leggi utili, e necessarie. Già le Truppe di Sua Maestà se ne ritornavano; ed alcuni Distaccamenti ancora erano rientrati nella Russia, allorchè la sfrenata audacia d’alcuni Sudditi sediziosi fra la piccola Nobiltà nella Podolia, obbligò il Governo della Repubblica a pregar per iscritto la Imperadrice, che volesse lasciar le sue Truppe nel Regno, finchè vi fosse ristabilita la tranquillità. Ella vi consentì, e le sarebbe allora stato facile di dissipar questa banda di Ribelli. Essi se ne avvidero, e gridarono, che non avevan preso le armi, se non per difender la Religione Cattolica. Ingrossò di poi il numero di costoro, ma la Podolia nondimeno ne fu ben presto liberata. La Porta riguardò per un pezzo con occhio indifferente tutte le intraprese de’ Russi nella Polonia; ma alla fine si ottenne con false imputazioni di rivolgerla4 contro di essi. Le fu presentata la lusinghevole idea della Podolia, e dell’Ukrania Polacca sottoposte al suo Dominio: e siccome la Legge Ottomana giustifica qualsivoglia preda, che i Turchi facciano sopra i Cristiani, così la Porta è passata a violar senza raggione, e i sacri legami d’una Pace perpetua, e il diritto delle Genti nella persona de’ Ministri della Russia. La Porta medesima aveva fino a quell’ora dato alla Corte di Moscovia delle riprove d’amicizia; e questa, sempre attenendosi alle sue massime di mantenere una Pace costante, non le dava luogo a verun pretesto per romperla. Una Partita di briganti saccheggiò Balta, Città, che appartiene al Kan della Crimea;5 e la Russia li fece pubblicamente gastigare. Contuttociò la Corte Ottomana accusò di questo sacco le Truppe Moscovite, che non vi avevano parte veruna, e in questo modo levossi la maschera. L’avidità di questa Potenza nemica del nome Cristiano, e il disegno da essa fatto d’approfittar delle offerte fattele da’ Ribelli della 1 tenghiamo: manteniamo. 2 sperienza: esperienza. 3 a forza aperta: con pubblici atti di violenza. 4 rivolgerla: sobillarla. 5 Krim Ghirai.

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Podolia, questi sono stati i veri motivi, che l’hanno impegnata a dichiarar la Guerra alla Russia, e ad offenderne la dignità della Corona. Con una così irreprensibile condotta (conchiude Sua Maestà) noi speriamo, che Dio, il quale governa ogni cosa, coronerà d’un felice successo le nostre Armi. Noi attendiamo dallo zelo de’ nostri Sudditi, che si uniranno anch’essi con noi, e col cuore, e collo spirito nel porgergli ferventi suppliche. Del resto noi confidiamo interamente nel conosciuto valore della nostr’Armata vittoriosa». = Questo Manifesto segnato dalla Imperadrice, è in data di Pietroburgo 18 Novembre (cioè 4 Dicembre) 1768. Daremo in un altro foglio l’Estratto del Manifesto de’ Confederati di Bar. SPAGNA Cadice 23 Dicembre.1 L’Abate Chappe d’Auteroche dell’Accademia Reale delle Scienze di Parigi, che per ordine del Re di Francia, và nella California ad osservare il passaggio di Venere sopra il disco del Sole, e i Signori Doz, e di Medina, Uficiali della Marina Spagnuola, che dal Re nostro Sovrano sono stati incaricati di far le medesime osservazioni, non sonosi imbarcati altrimenti sulla Flotta destinata per la Vera Cruz per tema2 di perder troppo tempo con essa. Sua Maestà ha noleggiato il Brigantino3 detto l’Avventuriere, comandato dal Capitano Labarthe di Bajona per trasportare alla Vera Cruz questi Astronomi, che indi passando per il Messico nella Provincia di Sonora, s’imbarcheranno sul Mare Vermiglio, che separa la California dal Messico. TURCHIA Costantinopoli 16 Dicembre. Il fervore, con cui si continovano gli apparecchi da guerra contro la Russia, dimostra abbastanza, che la Porta non aderisce alle insinuazioni,4 che le possono esser fatte da’ Ministri d’alcune Potenze forestiere. Essa riceve regolarmente due volte la settimana gli Avvisi dalle sue Frontiere; e spedisce di frequente Corrieri, che portano le Istruzioni per quelli, che comandano le sue Truppe. È molto ampia l’autorità, di cui gode il nuovo Gran Visire;5 e all’occasione della sua [17r] parten|za per l’Armata, avrà egli seco un treno6 assai numeroso. La Cancellerìa dello Stato, e l’Uficio delle Finanze hanno avut’ordine di seguitarlo co’ loro Archivj. Lo stesso segue del Dipartimento degli affari stranieri, con grave dispiacere de’ Ministri, che qui risiedono da parte delle Potenze Cristiane; imperocchè questo regolamento gli obbliga di mandare ancora all’Armata i loro primi Interpreti; oltre la lentezza, alla quale sarà, per questo motivo, soggetta la spedizione degli affari, di cui essi verranno incaricati. Un Corpo di 7000 Uomini comandato da Halil Bey, e un altro di 6000 sotto il comando di Feisch Ulla Bascià, Beglierbey7 della Natolia, marciano attualmente, e giugneranno ben presto ne’ contorni d’Andrinopoli. Il resto delle Trup-

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Nella stampa Cadice 23 Dicembre è soprascritto a SPAGNA. tema: timore. 3 Sorta di piccolo veliero. insinuazioni: pressioni, ammonimenti. 5 Mohammed Emin. treno: «insieme dei veicoli militari e degli animali, destinati al trasporto» (GDLI XXI.309). Anche beglier-bey, indica la carica di governatore o vicerè.

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pe Asiatiche s’imbarcherà presso i Dardanelli, per esser quindi trasportato sul Mar Nero fino a Gallipoli; e ciò perchè non sien esse d’aggravio a’ Villaggi situati lungo il Canale. Si ha poi notizia da varie parti dell’interiore dello Imperio, che i Capi de’ rispettivi Corpi, i quali han ricevuto ordine di marciare alla grande Armata, fanno lavorare intorno a’ superbi equipaggi da Campagna per potervi comparire splendidamente. PAESI BASSI Aja 20 Gennajo.1 Un certo Stefano Bohme, di nazione Unghero, e stabilito nel Ducato di Magdeburgo, ha ultimamente comunicato alle loro Alte Potenze, ch’egli ha avuto la fortuna di trovar la Quadratura del Circolo. Egli si offre di farne la dimostrazione, e domanda i loro ordini a questo effetto. INGHILTERRA Londra 20 Gennajo. L’Elezione del Signor Vilkes in Aldermano di questa Città è stata dichiarata nulla. La Guerra fra la Russia, e la Porta non lascia di dar qualche impacci alla nostra Corte. Essa ricevette stammattina de’ Dispaccj d’importanza da Pietroburgo, e da Berlino. Questi sono stati subito comunicati al Re;2 e poco dappoi si è tenuto un gran Consiglio a S. James alla presenza di Sua Maestà. Altra del 24 detto. Un Corriere spedito pochi giorni fa a Stocolm porta Dispacci importanti al Cavaliere Gooddricke, Inviato Straordinario di questa Corte presso il Re,3 e il Senato di Svezia. Si dice, che le Corti di Londra, di Stocolm, di Berlino, e di Copenaghen, come garanti degli Stati del Re di Polonia,4 abbiano accordata un’Alleanza atta a produrre ottimi effetti a favor della Russia. FRANCIA Parigi 24 Gennajo. = Estratto della Risposta alla nuova Descrizione delle Trombe per gl’incendj del Sig. Darles di Liniere. Si propone di provare al Sig. di Liniere per mezzo della sperienza, e de’ più sicuri principj: 1. Che i pretesi vantaggi delle Trombe, non sono che immaginarj. 2. Che col servirsene ne seguirebbono più inconvenienti. 3. Che le Trombe del Re,5 delle quali si fa uso in Parigi, sono assai migliori delle sue. Questi tre Articoli sono trattati in un’Operetta del Sig. Morat, Direttor Generale delle Trombe del Re, e Comandante della Compagnia de’ Guardatrombe. Egli la distribuisce gratis. ITALIA Roma 2 Febbrajo. Nel dopo pranzo di Lunedì della passata il Reverendissimo Padre Fr.6 Pasquale da Varese, nuovo Ministro Generale de’ Padri Minori Osservanti, e Riformati 1 Nella stampa: Gernajo. 4 Stanislao II.

2 Giorgio III. 5 Luigi XV.

3 Adolfo Federico. 6 Fr.: francescano.

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di S. Francesco, con Croce alzata, e sua Famiglia Religiosa, si portò alla Chiesa di Santa Maria sopra Minerva, de’ Padri dell’Ordine de’ Predicatori, per far visita al Reverendissimo Padre Maestro de Boxadors, Maestro Generale di detto Ordine, e dopo aver visitato il Santissimo Sagramento, custodito nel Tabernacolo, i due Reverendissimi Padri Generali si posero a sedere in due sedie, già preparate sulla predella dell’Altar maggiore, stando il Francescano a cornu Evangelii intuonò1 il Te Deum, e il Domenicano a cornu Epistolæ,2 ed in tanto che proseguivasi l’Inno, il Padre Generale Francescano ammise all’amplesso3 i Sacerdoti Domenicani, ed al bacio della mano i Laici, facendo lo stesso i Religiosi Francescani con il Padre Generale Domenicano. Non ostante l’eccessivo freddo, che qui proviamo, la Santità di Nostro Signore4 ha assistito stammattina alla Cappella tenutasi per la Festa della Purificazione di Maria Vergine, nella quale è seguìta la benedizione delle Candele. Altra del 4 detto. Giovedì alle ore 5 della notte Sua Santità, sorpresa dal suo solito male, lasciò improvvisamente di vivere nell’atto, che stava per coricarsi in letto, nulla avendole giovato la cavata di sangue.5 Jeri alle ore 17 ne fu pubblicata la morte; e questa mattina si fece la sezione del cadavere. Si dice non essersi trovato in esso altro di straordinario, fuorchè una dilatazione del cuore. Stassera è stato trasportato in S. Pietro. Questo Pontefice è morto in età di 75 anni, mesi 10, e giorni 26, avendo regnato 10 anni, 6 mesi, e 27 giorni. Il Cardinal Cavalchini è molto aggravato dalla sua malattìa; e perciò ieri non si tenne avanti di lui la Congregazione de’ Capi d’Ordini; ma bensì davanti al Cardinal Lante, come s’è fatto anche oggi. Napoli 24 Gennajo. È ancora incerto a chi sarà destinata la Carica di Maggiordomo maggiore del Re, benchè sieno giunte di Spagna le risposte, dalle quali, secondo che si dice, vien lasciata la scelta del Soggetto all’arbitrio del nostro Sovrano.6 Questi, si dice, che abbia novamente scritto di non volersi determinare senza il paterno Real consentimento. All’improvviso è emanato un Ordine, che debbansi armar due delle Fregate della Corona. Si crede comunemente, che queste sieno destinate per passare a Palermo; per eseguirvi due commissioni, una delle quali si è di qui ricondurre il [17v] Principe di Campofiorito, o sia di Jaci.7 Eseguìte le dette commissioni, si dice, che le stesse Fregate unite con due Sciabecchi, che sono nel Mediterraneo, serviranno a trasportar nuove Truppe negli Stati de’ Presidj. Genova 11 Febbrajo. Si scrive da Cadice, che un giovine Selvaggio della Terra di Labrador, nell’America Settentrionale, ultimamente preso dagl’Inglesi, è quì arrivato sur8 una Fregata 1 2 3 5 6 7

intuonò: intonò. a cornu Evangelii […] a cornu Epistolæ: rispettivamente, ai lati sinistro e destro dell’altare. amplesso: abbraccio. 4 Clemente XIII. cavata di sangue: salasso. Ferdinando I di Borbone, figlio del re di Spagna Carlo III. Stefano Reggio e Gravina (GM, p. 88). 8 sur: sopra.

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da Guerra Inglese. Questo giovine, che mostra essere in età di 14 anni al più, venne ieri a terra nella stessa barca, colla quale fu preso in America. Essa è formata d’un grosso cuojo, che pare di Lupo Marino; ed è legata insieme con ossa di balena; lunga circa 20 piedi, e larga non più di 22 pollici. Non v’è luogo, che per una sola persona, e questo luogo è praticato in un foro nel mezzo della barca. Il Selvaggio la conduce con un solo remo. Egli è pure vestito d’una pelle di Lupo marino, alla foggia del suo paese. Un gran concorso1 di curiosi s’è fatto nello albergo,2 ov’egli dimora, dove è stata esposta agli occhi del pubblico anche la sua barca. Novara 11 Febbrajo. Il dì 6 del corrente morì in Torino il Marchese di Palazzo,3 unico figliuolo del Marchese d’Ormea. Copriva egli nella sua età di 32 anni la carica di Primo Scudiere, e di Gentiluomo di Camera di Sua Maestà. La Real Corte, tutta la Capitale, e più d’ognaltro il Marchese di lui Padre ne hanno provato grandissimo rincrescimento, avendo essi perduto un giovine Cavaliere ornato di singolari qualità, e d’ottima espettazione. Mantova 10 Febbrajo. Questa Reale Accademia Teresiana di Pittura, Scultura, ed Architettura il giorno 2 del corrente fece la solenne distribuzione de’ Premj consistenti in Medaglie d’oro, e d’argento improntate dell’effigie, e del nome Sovrano, a’ suoi Alunni. Tra i Figuristi hanno ottenuto il Premio Domenico Conti, e Giovanni Cavicchioli; tra gli Architetti Giuseppe Monicelli, e Pietro Vassalli, tutti Mantovani. Dei Disegni fra l’anno, o sia di diligenza4 è stato tra’ Figuristi preferito quello di Giovanni Ferrari; in Architettura quello di Giuseppe Seccamani; ed è stato prescelto in Geometrìa Giuseppe Ghiraldoti, pur tutti e tre Mantovani. Milano. Il Giorno 10 si è qui pubblicata col consueto general suono delle campane la morte del Sommo Pontefice.5 Domenica mattina giunse qui l’Eminentissimo Cardinal delle Lanze, Arcivescovo di Torino; celebrò la Messa nella Cappella Sotterranea del Duomo alla Tomba di S. Carlo; pranzò col suo seguito presso questo Eminentissimo Cardinale Arcivescovo;6 e partì il dopo pranzo alla volta di Roma per il Conclave. Si veggono qui manoscritte, e pubblicate nella Gazzetta di Toscana tre Scritture, che si asseriscono essere le due Memorie de’ Re Cattolico, e Cristianissimo,7 presentate a Sua Santità per l’abolizione de’ Gesuiti, e la Instruzione del Re di Napoli8 al Cardinale Orsini sopra il medesimo affare. Ingannati dallo sbaglio d’una Gazzetta Oltramontana, noi abbiamo innocentemente ristretta la munificenza di Sua Maestà Cristianissima verso il Sig. Avvocato Carlo Goldoni. Essa ha beneficato questo Scrittore non di soli mille Franchi, come si pubblicò nel nostro antecedente foglio; ma bensì di quattro mila.

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concorso: affluenza. 2 albergo: alloggio. Carlo Emanuele Vincenzo Ferrero d’Ormea. fra l’anno, o sia di diligenza: eseguiti durante l’anno, ordinari. Clemente XIII. 6 Giuseppe Pozzobonelli. Luigi XV. 8 Ferdinando I di Borbone.

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Vienna 25 Gennajo. Il Viaggio dell’Imperadore1 nella Croazia, e ne’ paesi adiacenti, che appartengono alla Casa d’Austria, si dice, che sia stabilito per il dì 6 del prossimo mese di Maggio; ma si continova a credere, che prima della partenza di esso verrà qui il Duca Carlo Governatore de’ Paesi Bassi, colla Principessa Carlotta Sorella di lui, non solo per aver la consolazione di riveder l’Augusta Famiglia; ma ancora per esser presenti alla celebrazione delle nozze dell’Arciduchessa Amalia loro Nipote. Dalle Sponde del Danubio 28 Gennajo. Si fa rinascer la Favola del Principe Eraclio piuttosto per solazzo2 de’ Politici, che per convincerli di una diversione,3 che i Turchi sieno obbligati di fare dalla sua parte. Del resto i Magazzini, che la Porta prepara da ogni banda,4 son tanto considerabili, che possono servire al mantenimento di più milioni di persone.

[18r] Num. VIII Per il Mercoledì 22 Febbrajo 1769. ALEMAGNA Vienna 5 Febbrajo. S i è già dato principio nella Moldavia a diverse scaramucce fra i Russi, e i Turchi. Per notizie venute a questo Ambasciadore Inglese5 si sa, che il Pari6 d’Inghilterra Conte d’Arundel s’è fatto della Religion Dominante; e che perciò ha preso il suo posto nella Camera de’ Pari. I Medici sperano, che l’Arciduchessa Marianna sia per ristabilirsi in salute coll’approssimarsi della buona stagione. PRUSSIA Berlino 28 Gennajo. La Reale Accademia delle Scienze, e delle Belle Lettere tenne Giovedì 26 di questo mese la sua Adunanza per celebrar l’Anniversario della nascita del Re.7 Fu questa onorata della presenza di Sua Altezza Serenissima il Sig. Principe di Brunswic;8 e vi assistettero molte altre persone di distinzione. Il Sig. Professore Formey, Segretario Perpetuo di essa, ne fece l’apertura con un giudizioso Discorso: e il Sig. Consigliere di Francheville vi lesse in seguito delle Osservazioni sopra l’origine de’ Polacchi, composte dalla Signora Contessa di Scorzewska, che pure vi era presente, ed una sua Dissertazione sopra l’origine finora ignota del Popolo Alemanno del Canton di Berna. Il Sig. Professore Touscaint vi trattò della necessità di combinare insieme le Lettere, e la Filosofia; e il Sig. Professore Thiebault chiuse la Sessione con una Memoria sopra lo Stile. 1 3 4 6 7 8

Giuseppe II. 2 solazzo: piacere. diversione: «Milit. Operazione offensiva o di semplice minaccia» (GDLI VIII.860). banda: parte, luogo. 5 David Murray (GM, p. 91). Titolo nobiliare che consente l’accesso alla Camera dei Pari (House of Lords). Federico II. Probabilmente Federico Augusto di Brunswick-Luneburgo-Oels (ibidem).

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SVEZIA Stocolm 13 Gennajo. È qui giunta una Deputazione degli Abitanti del Distretto di Filipstadt, ch’è una parte della Wermelandia. Questa ha esposto al Governo la trista situazione, a cui è ridotta la gente di quel paese spogliata di tutte le cose necessarie alla vita, e forzata d’abbandonare la maggior parte de’ suoi beni mobili agli Uficiali della Corona per pagamento delle pubbliche imposte. Chiede adunque la Deputazione, che si dieno alla sua Provincia 6000 misure di grano; e che le si faccia l’imprestito di 60000 scudi, moneta di rame, aggiugnendo, che qualora le si nieghino queste due grazie, gli Abitanti si risolveranno ad uscir di patria colle lor donne, e co’ loro figliuoli per andarsi a procacciare il vitto ne’ paesi forestieri. Il Collegio delle Mine s’interessa assai per questi sventurati; e secondo le apparenze il Senato soddisfarà alle loro domande, importando troppo allo Stato che non si abbandonino alla disperazione. Il Governo ha parimenti ordinato a chi s’appartiene1 d’aver nell’avvenire più riguardi per gli Paesani; ed ha proibito, che non sieno loro levate le bestie, come dianzi si faceva, qualora essi fossero impotenti2 a pagare le tasse onde sono aggravati. Ieri ci fu qui qualche tumulto all’occasione del nominar gli Elettori; ma poco di poi tutto è tornato in calma. Non è ancora ben deciso, se la nota Dieta si terrà a Norkioping, oppure qui. POLONIA Varsavia 18 Gennajo.3 Già da qualche ordinarj non riceviamo Lettere da Posen; e si crede, che sieno esse state intercette4 da’ Confederati, che sembrano aver fatto qualche intrapresa su quella Piazza. I Russi sfilano da quella banda, e si suppone, che ben presto metteranno tra due fuochi tutti i Ribelli della Grande Polonia, dove si stà in attenzione di terribili avvenimenti. Il Sig. Gogolewski ha scritto una Lettera ai Magnati di questo Regno, minacciandoli di mettere a fuoco tutte le Ville, e Città aperte, se essi non ottengono uno Armistizio per gli Confederati della Polonia, affinchè ciascuno di questi possa sicuramente andare alle sue case, ma gli è stato risposto, che non si doveva ammettere negoziati con simil sorta di genti; e in quel cambio5 si è fatto avanzar subito contro al suo partito un Corpo di 500 Moscoviti. Da’ Confini della Polonia 21 Gennajo. Si ha qui l’Atto della nuova Confederazione condotta dai due Marescialli il Vaivoda6 della [18v] Posnania, e quello di Kalisch in data del 29 Dicembre dello scorso anno. Essa ha per oggetto d’unirsi a’ Confederati di Bar; e si obbliga co’ voti i più sacri di mantenere i Diritti della Santa Sede, e le Libertà della Religione Cattolica Romana, giurando di sparger piuttosto tutto il suo sangue, che permettere verun cangiamento nelle Costituzioni della Polonia. I Turchi ricevono continui rinforzi: e le disposizioni, che si fanno tanto dalla parte di questi, come da quella de’ Russi minacciano un grande spargimento di sangue. La Corte di Russia ad un bisogno7 metterà in campagna 300 milla 1 3 4 6

a chi s’appartiene: a chi di competenza. 2 impotenti: impossibilitati. La stampa presenta una virgola al posto del punto. intercette: intercettate. 5 in quel cambio: in risposta. Nei paesi slavi, titolo di governatore. 7 ad un bisogno: in caso di necessità.

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uomini; e i Turchi si dispongono d’attaccarla da tutte le parti: ma a misura, che questi sguerniscono1 le loro Provincie, vi nascono de’ tumulti, le cui conseguenze potrebbon forse procurare una potente diversione a favore de’ Russiani. Si hanno avvisi da Costantinopoli, che il Gran Signore2 ha destinato venti milioni di piastre per gli soli apparecchi da guerra; che i diversi Corpi, ch’egli armerà contro la Russia, faranno un totale di 250 mila uomini; e che il Kan de’ Tartari3 s’è impegnato con Sua Altezza d’entrare in campagna alla testa di cento mila uomini della sua Nazione. I contorni di Bender sono i primi ad esserne minacciati; e le Lettere del Generale di Soltikow Comandante interinale del Cordone nella Podolia, spedite per un Corriere a Pietroburgo, concernono la irruzione di essi Tartari. Ma si arresteranno ben presto nel loro corso, tosto che il Conte di Romanzow si sarà gittato col suo Corpo sopra il loro paese. Frattanto la grande Armata Russa marcia da tutte le parti per la Moldavia per andare ad attaccare i Turchi nel proprio loro Stato. RUSSIA Pietroburgo 6 Gennajo. Questa Sovrana4 ha nominato, fino dal 21 dello scorso, il Principe Wolkonskoy suo Ambasciadore Straordinario presso la Repubblica, e il Re di Polonia.5 Il Principe di Repnin, che n’è stato richiamato, sarà destinato senza fallo6 ad un posto assai eminente. Il Principe di Galitzin Generale in capo dell’Armata, che si raduna presso a Lubno, è partito il 2 di questo per Mosca, onde debb’egli trasferirsi al Quartier Generale a Kiovia. Gli altri Generali se ne son pure andati quasi tutti per il loro destino, di sorta che7 si aspettano ben presto novelle molto interessanti. INGHILTERRA Londra 24 Gennajo. Sentesi dalle ultime Lettere di Pietroburgo, che la Russia ha conchiusa la pace co’ Cinesi; e che il Commerzio fra questi due Imperj ripiglierà liberamente il suo corso. La Camera Alta8 ha preso a trattare la famosa causa per il Ducato di Douglas. La Famiglia di questo nome è accusata di supposizione di Parto9 dalla Famiglia Hamilton; ed è di già stata condannata davanti al gran Tribunale di Scozia. Si aspettano con impazienza dei Dispacci da parte del Sig. Murray, Ambasciadore a Costantinopoli. Questi nelle ultime sue Lettere raccomandava al Governo di vegliare attentamente alla sicurezza del nostro Commerzio nel Mediterraneo, e nel Levante. Altra del 31 detto. Si fanno degli apparecchi straordinarj ne’ nostri Porti, e s’allestiscono frettolosamente molti Vascelli da guerra. I Dispacci qui arrivati da più Corti, hanno fatto tenere il dì 26 un Gran Consiglio, il cui principale oggetto è stato di assicurare la tranquillità generale nell’Europa, e d’impedir, che non venga tur1 3 5 7 9

sguerniscono: sfollano. 2 Mustafà III. Krim Ghirai. 4 Caterina II. Stanislao II. 6 senza fallo: senza dubbio. di sorta che: di modo che. 8 O Camera dei Pari. supposizione di parto: falsa dichiarazione di nascita.

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bata in occasione delle rotture fra la Russia, e la Porta. Son già parecchi anni, che gli affari di questo Regno non sono stati così imbarazzati,1 come ora lo sono. Gli avvisi venutici dalla Nuova Inghilterra, e dalla Nuova Yorck del mese di Dicembre son poco aggradevoli. Aspettasi generalmente, che la Camera de’ Comuni, come ha di già fatto quella de’ Signori, confermerà le Sentenze fatte contro il Sig. Wilkes, la cui elezione in Aldermanno è stata tuttavia dichiarata legittima. FRANCIA Parigi 30 Gennajo. Il Processo verbale di quanto è seguìto al Letto di Giustizia,2 tenutosi il dì 11 del corrente, si vende alla Stamperìa Reale. Vi si leggono con piacere le parlate patetiche3 del Primo Presidente Signor d’Aligre, e del Sig. Seguier Avvocato del Re.4 Si dice, che questi due Ministri abbian cavato le lagrime agli ascoltanti, ed a Sua Maestà medesima. Che non è lecito sperare per sollievo de’ Popoli dall’animo sensitivo d’un sì buon Re, e dallo zelo, e dalla forza di simili Oratori? Anche il Signor Presidente de Lamoignon, de Maltierbes indirizzò un Discorso pieno d’una maschia5 eloquenza al Sig. Duca di Chartres, in occasione, che questi andò ultimamente alla Corte de’ Sussidj6 per farvi registrare gli Editti, e le Dichiarazioni del Re, che furono il soggetto del sopraccennato Letto di Giustizia. Questo illustre Ministro, riconosciuto prima d’ora per uno de’ migliori amici degli uomini, così dice, fra le altre cose, a quel Principe del Sangue. «Conviene, che voi sappiate, o Signore, che questi Magistrati, a’ quali è ora stato imposto il silenzio non intendevano d’alzar la voce loro per altro, che per far pervenire al Re le doglianze del Popolo. Che non possiamo noi sperare, che voi vi pigliate il carico di compier voi medesimo questo dovere, che a noi non è stato permesso d’eseguire? Deh! chi potrebbe meglio farlo, che voi, o Signore? A chi debbon esser più cari la gloria del Re, e gl’interessi della Nazione, che a quelli, che più da vicino, s’accostano alla Corona; Enrico il Grande, dal quale voi discendete, ha lasciato ne’ Registri di questa Compagnia preziosissimi monumenti, che provano l’avversione, ch’egli ebbe mai sempre per gli Atti d’autorità, che s’usano oggidì. Ci si dee permettere di recarvi gli stessi termini di questo grande Monarca. [19r] Queste sono, ha egli detto, vie irregolari, che altro non mostrano fuorchè la forza, e la violenza. I sentimenti d’Enrico sono stati in voi trasfusi col sangue: e in voi coltivati fino dalla tenera età con fortunatissime cure. Fateli ora risplendere, o Signore: parlate al Re in persona, e fategli alla fine conoscere la vera situazione del suo popolo desolato… Noi non dubitiamo d’assicurarvi, che la speranza rinascerà novamente nel cuor de’ Francesi, tosto ch’essi vedranno i primi Principi del Real Sangue assumersi il nobile carico d’intercessori della Nazione presso del suo Sovrano». 1 imbarazzati: ostacolati. 2 Formula giuridica attraverso cui il sovrano francese può superare l’opposizione del Parlamento, esercitando così il proprio potere assoluto (trad. del fr. lit de justice). 3 parlate patetiche: discorsi toccanti. 4 Luigi XV. 5 Nella stampa: marchia. 6 Tribunali che si occupavano della riscossione delle imposte (trad. del fr. Cours des aides).

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Altra del 6 Febbrajo. Si sa, che il Parlamento di Roano ha fatto delle pratiche presso il Re,1 acciocchè sia sospesa l’esportazione de’ Grani: e girano stampate diverse scritture, nelle quali si fanno delle opposizioni alle idee di esso su questo proposito. I loro Autori non hanno preveduto2 certamente l’ultimo Decreto del Parlamento di Parigi, perchè così si sarebbono opposti ad amendue i detti Parlamenti. Ma che risulta da ciò? Null’altro, se non che non si va d’accordo sopra una materia tanto importante. Veggonsi dall’una parte, e dall’altra uomini di merito distinto, di riconosciuta probità, e molto illuminati. Qualche anni fa il Sig. di Sartine fondò delle Scuole gratuite di Disegno, affine di agevolare3 a’ Genitori bisognosi un sostegno per li loro figliuoli, dando loro i mezzi d’acquistare un’abilità, che può esser utile anco nella tenera età. Questo pensiere pieno d’umanità combina4 ottimamente anche colle mire della sana Politica. Si tiene occupato in queste Scuole gran numero di gioventù, che rimarrebbe oziosa, e si svierebbe sovente con gravissimo danno del Pubblico. Più persone sono concorse a questo atto di beneficenza (cosa che sempre accade nelle Instituzioni veramente utili), ed hanno donato de’ fondi per distribuire di tempo in tempo a’ giovani Alunni qualche premj, che eccitino la loro emulazione. Tuttavia, siccome questi fondi non eran bastevoli, si è immaginato di stabilire un Divertimento di Musica alle Tullierìe, il cui prodotto5 servirà al detto fine. È morto un certo Francesco Bons in età di 121 anno. San Brieux 21 Gennajo. In questa Città dell’Alta Bretagna, dove son ora congregati gli Stati della Provincia, si parla assai d’una Supplica di Giulia Angelica di Bedèe, Vedova del Sig. Moreau Sindaco Anziano di Rennes, e del figliuolo di lei Annibale Moreau. Nelle ricerche, che il Parlamento fece fare l’anno 1767 per lo affare de’ Gesuiti, furono esaminati i Supplicanti sopra qualche propositi relativi ad un progetto d’avvelenare il Sig. de la Chalotais: e una Sentenza del 5 Marzo 1768 li dichiarò Calunniatori. In grazia di ciò il Figliuolo, e la Madre furono costretti ad abbandonare la Patria, privi d’ogni sussistenza; e il Marito già settuagenario morì di dolore. I Ricorrenti protestando la loro innocenza, hanno adunque diretta questa Supplica agli Stati, nel Dicembre del 1768, che ora vi sarà presa in considerazione. Essa comincia nei seguenti termini. Signori. «Le vostre auguste Assemblee non si ristringono già solamente agli oggetti, che concernano i bisogni peculiari dello Stato; ma voi stendete6 la sollecitudine vostra a tutto ciò, che può contribuire al ben essere de’ vostri Concittadini. Voi fino per entro a’ suoi oscuri ricoveri andate in cerca della indigenza. Voi rasciugate le lagrime degl’infelici; ma sopra tutto porgete all’oppressa innocenza la vostra mano protetrice. Tutti questi titoli cospirano a favore de’ Supplicanti, e li assicurano del vostro padrocinio».7 1 3 5 7

Luigi XV. 2 preveduto: visto prima, per tempo. agevolare: fornire. 4 combina: si conforma. prodotto: ricavato. 6 stendete: estendete. padrocinio: patrocinio, protezione.

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Questa introduzione viene seguìta dal racconto del fatto: e i Supplicanti continovano così. «Noi corriamo a tutta spesa1 a Parigi, a Compiegne, a Versailles. Sappiamo in seguito da Rennes, la cattura decretata contro la Madre, il bando del Figliuolo, la morte del Padre, che troppo debole essendo, per resistere alla tempesta solevatasi contro la sua famiglia, termina per le angosce una carriera, che fino a quell’ora era stata rispettata dagli anni… Noi proviamo adesso l’orribile miseria non solo; ma la disperazione eziandio più orribile di essa. Son periti i nostri ricolti,2 rimasti3 senza coltivatori i nostri terreni, e fino alle biade medesime hanno messo il germoglio ne’ nostri granai. Ci restava una sola casa a Rennes, tristo frantume della nostra fortuna; e questa ancora ci è stata suggellata. Noi siamo ora soli senza soccorso, senz’asilo, senza beni, senza Padre, senza Sposo, privi della nostra cara Patria, minacciati ad ogni momento d’infamia, di prigione, di ferri.4 Ma noi siamo ancor vivi. Ah! la nostra vita medesima è un delitto davanti agli occhi de’ nostri persecutori. Ogni momento, che si perde dalla giustizia, è ghermito dalla vendetta. Il Cielo veglia senza dubbio sopra la innocenza… S’egli ha sofferto, che la politica macchinasse di soppiatto la nostra rovina, che la impostura versasse sopra i nostri giorni il tossico5 della calunnia, e che imputasse a noi il suo proprio delitto … egli ci ha fatti nascere ancora sotto ad un Principe, che vuol regnare per mezzo delle Leggi. Lo sventurato può sperare ogni cosa dalla bontà di Lui. L’Innocente ha delle ragioni acquisite sopra la sua Giustizia. Ah! se le sbarre, che s’alzano fra il Trono, e noi potessero abbattersi, vedrebbeci il Mondo cascare a’ piedi d’un Principe così buono, e dire a Lui rivolti con una rispettosa confidenza: Sire, permettete ad una Madre, che ammaestrò il suo figliuolo ad amarvi, permettete ad un figliuolo, che consagra al vostro [19v] servigio la sua più tenera giovinezza; permettete a due Sudditi fedeli, e sfortunati di non aver la menoma pretensione6 sopra la vostra clemenza. Colpevoli, noi se saremmo indegni; innocenti, essa non è fatta per noi. Un Giudizio è quello, che ci ha condannati, un Giudizio ci debbe assolvere. Soffrite,7 o Sire, che avendo noi perduto ogni cosa, fuorchè la sola innocenza, soffrite, che siamo gelosi d’un bene così prezioso fino a temere, che l’ombra del perdono non ne alteri la purità». Il resto di questa Supplica interessante s’impiega a pregar gli Stati, che provveggano all’attuale sostentamento de’ Supplicanti fino al giudizio della loro Causa, e s’interpongano presso di Sua Maestà a loro favore. ITALIA Roma 11 Febbrajo. Il dì 7 dopo le consuete cerimonie, fu incassato, ed umato loco depositi8 il cadavere della Santità di N. S.9 Papa Clemente XIII. Il Sagro Collegio ha confermato nel Governo di Roma Monsignor Casali. Si dice, che il Principe Doria alloggerà il Cardinale delle Lanze, e il Sig. Girolamo Ruggia l’Eminentissimo 1 3 5 7 9

a tutta spesa: con grande impegno. 2 ricolti: raccolti. Nella stampa: rimaste. 4 ferri: armi. tossico: veleno. 6 pretensione: pretesa. Soffrite: crediate. 8 umato loco depositi: inumato provvisoriamente. N. S.: Nostro Signore.

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Molino. È stato in questi giorni pubblicato un Editto col premio di 500 Scudi a chi denuncierà i Rei del noto incendio seguìto alla Vaticana. Con Decreto del 1 Febbrajo è stato dalla Suprema Inquisizione proibito il Libro intitolato = De Helveticorum Juribus circa Sacra.1 Sentesi, che la Corte di Napoli dia degl’imbarazia2 alla Religione di Malta per motivo di Giurisdizione; e che perciò Sua Santità aveva ordinata una Congregazione sopra il detto affare. Il Principe Borghese ha preparato il suo Palazzo per l’Eminentissimo Spinola. Ieri arrivò da Napoli l’Eminentissimo Sersale, e smontò al Palazzo della Casa Altems. Dicesi, che i capitali levati da Castel S. Angelo in occasione della carestìa sieno già stati depositati; ma perchè questi consistono per la maggior parte in Cedole, non vi si sono ancor potuti rimettere. Vuolsi ancora, che tanto il passato, come il presente Tesoriere3 abbian ordine dal Sagro Collegio di render conto della loro amministrazione. Sebbene con grande maraviglia, ogni cosa va qui tranquillamente, e se ne spera la continovazione. Napoli 7 Febbrajo. Si attende qualche disposizione simile a quella di Spagna circa i Beni già posseduti in questo Regno dalla Compagnia. La Causa de’ Padri della Missione è stata proposta nella Real Camera di Santa Chiara: ma così questa, come l’altra de’ Monaci di Monte Cassino non sono state peranco4 decise. CORSICA Calenzana 2 Febbrajo. Sentesi da Bastia, che sia colà giunto da Parigi un Corriere straordinario coll’avviso al Signor di Marbeuf, che sono di già pronti alla partenza per Corsica 14 Battaglioni, e due Legioni, che formano una parte de’ 40 Battaglioni, che si dicono destinati per questa spedizione. Il detto Signor di Marbeuf adunque, in vista d’un rinforzo simile, e mediante le aderenze,5 che dice avere nell’interno della nostra Isola, spera di venire a capo fra breve, e con molta facilità delle idee da esso concepute sopra di noi, senz’avere il menomo bisogno dalla parte di Francia d’altro rinforzo maggiore. Isolarossa 29 Gennajo. Giunse il dì 25 una Nave Svezzese,6 la quale, dopo aver dato fondo,7 salutò la nostra Bandiera con diversi colpi di Cannone, e le venne risposto da queste Fortificazioni con un simile saluto. Questa ci ha recato una quantità considerabile di Sale, Cacio, Lardo, ed altre cose di tale natura per conto del nostro Appaltatore del Sale Signor Paolo Girolamo Brignole. Un certo Bonaventuri sospetto d’aderenze a noi contrarie, è stato mandato nel Castello di Corti, ove la Giunta di Guerra lo ha processato, e sentenziato a morte in compagnia di altri. Il Sig. Conte Gentili va formando la sua Compagnia, che dicesi sarà di 500 uomini. Son giunti non ha molto in questa Isola i Signori Spinola, e Matra

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Pubblicato l’anno precedente da Joseph Anton Felix von Balthasar (GM, p. 100). imbarazia: impedimenti. Si tratta, rispettivamente, di Saverio Canale e di Giovanni Angelo Braschi (ibidem). peranco: finora. 5 aderenze: relazioni, appoggi. Svezzese: svedese. 7 dato fondo: ancorato.

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amendue al servizio della Repubblica di Genova, che dopo eseguite alcune commissioni in Bastìa, son passati in S. Fiorenzo. Genova 18 Febbrajo. Giovedì mattina venne eletto a pieni voti in nuovo Doge di questa Repubblica il Sig. Giovanni Batista Negroni. Questo Serenissimo Signore ricevette subito le congratulazioni della Nobiltà, e de’ Ministri Esteri; e dette lo stesso giorno uno splendido pranzo a 40 e più Commensali. Milano. Vedesi qui ristampato da questo Regio Stampatore Galeazzi un nuovo Editto di Sua Altezza Reale l’Infante Duca di Parma,1 con cui, per provvedere all’affluenza degl’Infermi, alla quantità de’ Mendichi, alle Fanciulle bisognose, a’ Giovani privi d’educazione, a’ Parrochi mancanti della congrua sussistenza, senz’aggravare nè i Sudditi, nè le Finanze sue proprie, comanda, che sia in avvenire ridotto il numero eccessivo de’ Regolari ai soli Nazionali, e ad alcuni esteri, il cui singolar merito, pietà, dottrina, od età, meritino particolar contemplazione2 da Sua Altezza Reale. Abolisce i Conventi dello Stato mancanti del numero necessario alla Claustrale osservanza, sia in Città, sia fuora. Ordina, che si provvegga alla soprabbondanza delle Religiose Famiglie Mendicanti: e che si sopprimano, riformino, o aggreghino le Confraternite, e Luoghi Pii Laicali, che verranno riconosciuti meno utili, o meno necessarj. Di questa sua volontà affida Sua Altezza Reale l’intero sollecito adempimento alla Real Giunta di Giurisdizione.

[20r] Num. IX Per il Mercoledì 1 Marzo 1769. ALEMAGNA Vienna 8 Febbrajo. C ristoforo Giovanni di Rebboam, Consigliere Intimo, ed Inviato de’ Duchi di Saxe Weimar e Gotha alla Corte Imperiale, e Reale, è morto il 4 di questo mese in età d’anni 72. È stato seppellito il dì 6 con gli onori dovuti al suo carattere. Francfort3 14 Febbrajo. Riceviamo in questo punto notizia, che la mattina del 10 del corrente 2000 uomini di Truppe Palatine, comandate dal General Maggiore Barone di Horst, si presentarono sotto le porte di Aquisgrana ancor chiuse: ed apertele colla forza vi entrarono, e si messero4 a presidio della Città. Dicesi, che il Serenissimo Elettore5 sia venuto a questa risoluzione per sostener diversi Diritti, che si pretende appartenere alla Casa Elettorale, e che dal Magistrato di quella Città vengono impugnati.

1 Ferdinando di Borbone. 2 contemplazione: considerazione. 3 Nella stampa, qui compare un punto fermo. 4 messero: misero. 5 Carlo Teodoro di Sulzbach (GM, p. 104).

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Monaco 13 Febbrajo. L’Elettore nostro Sovrano ha fatto di fresco pubblicare il seguente Editto. MASSIMILIANO GIUSEPPE Elettore. Noi abbiamo inteso con dispiacere, che la maggior parte delle Prelature, Prepositure, Decanati, Cure, Canonicati, ed altri Beneficj Ecclesiastici de’ Nostri Stati sono stati conferiti a persone forastiere1 con torto considerabile de’ Nostri fedeli Sudditi, che debbon esser collocati per preferenza.2 Però3 Noi ci crediamo in obbligo di provvedere a questo inconveniente, e alle cattive conseguenze, che ne possono nascere, così contro i Nostri proprj interessi, come contro il ben pubblico, e non possiamo più tollerar ne’ Nostri Stati senza notabile pregiudizio un simile abuso. A questo effetto Noi ordiniamo espressamente, che in avvenire niun Ecclesiastico sia provveduto di veruna Prelatura, Prepositura, Decanato, Cura, Canonicato, o qualsivoglia altro Beneficio Ecclesiastico, per qualunque elezione, o nominazione esser si possa, quando non sia nato Suddito Nostro, o che non gli sia stato da Noi preventivamente conceduto il diritto dello indegenato.4 E affinchè per una parte niuno contravvenga al presente Editto, che ha per oggetto il vantaggio, e il ben generale de’ Nostri Sudditi; e per l’altra sia questo osservato con tutta la possibile esattezza, Noi vogliamo espressamente, che nessun Sacerdote forastiere, eletto o nominato dal suo Convento, oppure altrimenti, sia riconosciuto in questa qualità, nè possa godere de’ diritti, e delle prerogative annesse alla piazza, alla quale sarà stato nominato, e molto meno esercitar l’amministrazione del temporale,5 che al contrario gli debb’essere assolutamente proibita. Noi vogliamo in oltre, che le rendite de’ Sacerdoti, in questo modo provveduti di Cure, Decanati, Canonicati, ed altri Beneficj, siano sequestrate, finchè vengano eletti, o presentati Sacerdoti Nazionali, o che i forestieri eletti, e presentati abbiano da Noi ottenute Lettere di Naturalizzazione. Speriamo, che ognuno si conformerà in tutto con sommissione al presente Editto per evitar d’incorrere nella Nostra disgrazia, e nella pena di sopra enunciata contro ai contravventori. Dato nella Nostra Residenza a Monaco 20 Dicembre 1768. Dalla Vistola 30 Gennajo. I Russi avanzano successivamente;6 il Reggimento di Casan è di già entrato in Varsavia, e qualche migliajo di Cosacchi si è avvicinato a’ nostri contorni. Si tien per certo, che i Russi cominceranno la lor campagna all’entrar d’Aprile. La loro Corte, a dir vero, aveva disegno di fare una campagna anche d’inverno; ma i Turchi hanno prevenuto il colpo, portandosi via i viveri da’ contorni del Niester, della Vallacchìa, e della Moldavia, di modo che i Russi non possono avanzarsi, se non a misura, che loro s’accostano i loro magazzini lontani. Intanto l’Armata Turchesca vien rinforzata di giorno in giorno: e gl’Ingegneri, ed Artiglieri Francesi, e d’altre nazioni fanno tutto il possibile per ben disciplinarla. Si rileva ognora meglio l’influenza d’una certa Nazione sopra il Divano: il che, qualora altre Potenze non trovin modo di stornare7 il temporale, potrebbe insensibilmente8 dilatare il Teatro della guerra in Europa. Non è dicibile quanto numero di gente d’ogni condizione si ritiri dalla Polonia nell’Ungherìa, per non soggiace1 3 4 5 7

forastiere: straniere. 2 collocati per preferenza: anteposti. però: perciò. diritto dello indegenato: diritto di un cittadino nel proprio stato (dal fr. indigénat). temporale: beni temporali. 6 successivamente: gradualmente. stornare: far cessare o allontanare. 8 insensibilmente: a poco a poco.

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re al furore de’ [20v] Confederati di Bar. Il lor cammino è segnato delle loro crudeltà: non la perdonano nè a Dissidenti, nè a Cattolici: infine i Turchi non potrebbono far di peggio. SVEZIA Stocolm 17 Gennajo. Ci è di1 grandi movimenti, e di grandi faccende fra questi Cittadini, perchè quelli fra essi, che aspirano ad esser dichiarati Rappresentanti di questa Città alla prossima Dieta, tentano tutte le vie di conseguire il loro fine. Sebbene non sia peranco del tutto deciso, se l’Assemblea degli Stati debba tenersi a Norkioping, ovvero qui, pare nondimeno, che debba esser preferita la prima di queste due Città. Il Re,2 a dir vero, bramerebbe, che la Dieta si tenesse in questa Capitale; ma il Senato è di contrario avviso. Nel chiudersi dell’ultima Dieta fu fissata per la seguente la Città di Norkioping; ma può dirsi, che quella, di cui ora si tratta, sia una Dieta anticipata, o straordinaria. Quel ch’è certo si è, che, se non si cambia risoluzione, lo Stato sarà soggetto a grandi spese mercè la3 partenza della Corte, de’ Senatori, e d’una infinità d’altre persone, che sono membri de’ diversi Collegi, e in grazia del trasporto d’una gran parte degli Archivj. La notte del 13, o del 14 dell’andante,4 il Corriere Ordinario della Posta5 di Finlandia fu assassinato in poca distanza di questa Capitale. L’indomane fu trovato da alcuni Viandanti sulla strada Regia, semivivo, ferito in varie parti della testa, e spogliato della valigia. Si credette dapprima, che gli autori di un tale misfatto avesser piuttosto voluto impossessarsi delle lettere, che del danaro. Tuttavia un Distaccamento di Soldati, che fu spedito dalla Città con ordine di far delle ricerche, trovò la valligia dentro del bosco. Molte lettere erano aperte, fra le quali alcune dirette alle Città della Russia; ma le altre eran perfettamente suggellate,6 e del numero di queste erano le scritte per l’Inghilterra. Il Governo promise incontanente7 un premio di 3000 Taleri a chiunque scoprisse, o denunciasse alla Giustizia l’Autore del fatto. Finalmente ieri si è tradito da sè il malfattore, ch’è un Soldato delle Guardie. Costui, essendosi fatto dar da bere in una bettola, cavò fuora un Ducato per pagare, il che fece nascer qualche sospetto, per cui fu arrestato. Egli confessò immediatamente il suo delitto, soggiugnendo di non aver preso più che 30 Ducati, ed alcune lettere di Cambio. DANIMARCA Copenaghen 27 Gennajo. Non resta in questo Regno del Ramo della illustre Casa di Villeroi, che passò in Alemagna per la rivocazione dell’Editto di Nantes, altri che un fanciullo in età di 4 anni. Questi ha perduto il dì 12 di questo mese suo Padre Giorgio Enrico di Neufville, Licenziato in Medicina, il quale era figliuolo di Martino di Neufville, ammesso con distinzione, ed onore a molt’impieghi in Lubecca. Il Padre di Martino era stato rivestito del carattere di Consigliere a Norimberga, ed ebbe per Bisavolo Francesco di Neufville Duca di Villeroi, e Maresciallo di Francia.

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Ci è di: ci sono. mercè la: a causa della. Nella stampa: Porta. incontanente: subito.

2 Adolfo Federico. 4 andante: mese corrente. 6 suggellate: contrassegnate da un sigillo di autenticità.

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POLONIA Varsavia 2 Febbrajo. Sonosi qui sparse copie d’una Lettera scritta alla Confederazione della Corona da Krym Gueray Kan della Crimea. I Lettori non dureranno fatica1 a riconoscere il carattere, e lo stile semplice, franco, e duro di un Tartaro anche nella Traduzione, che segue: «Miei Amici, ed Alleati io vi desidero2 buona salute. Tutto il Mondo sa, che la sublime Porta ha sempre avuto molt’amicizia, e molta considerazione per la Repubblica della Polonia, colla quale bramava di vivere in una pace solida, e perpetua, conformemente al Trattato di Carlowitz. La Corte della Russia ha rotto questo Trattato col mandar delle Truppe nelle Terre della Repubblica, affine di farvi elegger per forza un Re3 poco degno di esserlo, dipendente da essa Corte, e interamente consagrato agl’interessi della medesima; il che ha cagionato il saccheggio, la devastazione, e la strage di più migliaja di persone innocenti; ed ha prodotto l’annichilazione delle antiche vostre Leggi, e de’ vostri Privilegi, come ancora la distruzione, e la intera rovina del vostro Paese. Le violenze, che voi avete sofferte dalla Russia, non lasciano dubitare, ch’essa non vi abbia considerati come una Nazione conquistata colla forza delle sue Armi. Una simile condotta ha inspirato nel Gran Signore4 il desiderio di vendicare i suoi fedeli Amici, ed Alleati, e gli hanno fatto risolvere di dichiarar la guerra a questa Potenza senza riguardo alle spese immense, che gli dee costare il mantenimento delle sue numerose Armate. Il Gran Visire vi debbe avere informati di questa risoluzione, ch’è di già manifesta a tutto il Mondo. Io sono stato recentemente creato Kan della Crimea dal Gran Signore, il quale non solo mi ha dato facoltà, ma mi ha pure raccomandato a voce, nel tempo del mio soggiorno a Costantinopoli, che io mi pigli cura particolare di voi fedeli nostri Amici, ed Alleati, e che io vi dia prontamente de’ soccorsi contra i nemici vostri; la quale cosa io spero d’eseguire, mediante la protezione del Cielo. Io vi do adunque informazione, o miei fedeli Amici, ed Alleati, come il 1 Dicembre mi sono renduto5 a Katzcan, luogo dove ho raccolto un Corpo considerevole di Truppe, alla testa delle quali spero, coll’ajuto di Dio di trovarmi per il dì 25 ne’ contorni di Balta. E su questo proposito vi ha pur dato degli avvisi la sublime Porta. Frattanto è necessario, che voi vi uniate strettamente alla stessa sublime Porta, e che la Repubblica Confederata riponga in essa tutta la sua fiducia, evitando tutto ciò, che possa esser contrario alle mire, ed agl’interessi della [21r] medesima. Perchè bisognerà, che noi riuniamo i nostri sforzi per detronizare il Re, che la Russia vi ha obbligati ad accettare, e per eleggerne un altro coll’unanime consenso della Repubblica, e secondo la forma delle vostre antiche Leggi, e de’ vostri Privilegi. Bisognerà ancora cacciare interamente i Russiani del vostro Regno affinchè, dopo avere acquietate tutte le turbolenze, e posti in ordine gli affari dello Stato, voi possiate fare una strepitosa vendetta de’ vostri nemici. Voi non potete ignorare, che noi non facciamo grandi apparecchi per questa guerra, se non in considerazione della nostra amicizia, e della nostra alleanza con voi. 1 dureranno fatica: faticheranno. 3 Stanislao II. 4 Mustafà III.

2 desidero: auguro. 5 renduto: recato.

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Io mi renderò senza fallo al luogo del mio destino, onde sarò obbligato d’attraversar la Polonia per entrar nella Russia alla testa della mia Armata. Voi avrete cura di tener presti1 i viveri, e i foraggi necessarj per le mie Truppe. Bisognerà poi perdonare a molti de’ Polacchi l’errore, ch’egli hanno commesso col mettersi dal partito della Russia; qualora essi l’abbandonino in tempo, e cambino di condotta, giacchè è cosa costante, che la maggior parte di loro sono stati forzati a procedere in tal modo. Ma tutti quelli, che si uniranno al detto partito, saranno considerati come nemici, e trattati, ed esterminati2 come tali al mio arrivo. Io vi mando questa Lettera affinchè voi possiate deliberare sopra questi differenti soggetti: e di nuovo, o miei Amici, ed Alleati, vi raccomando l’unione, e la buona intelligenza con esso noi,3 e la cura d’apparecchiar foraggi per la mia Armata. Amerei, che voi m’informaste delle misure, che voi piglierete su questo proposito. Vi desidero buona salute miei Amici, ed Alleati. Segnato Krim Gueray, Kan della Crimea ec.». Molto bene si spera dall’arrivo del Principe di Wolkonskoi, che, (come s’è detto in altri Fogli) succede al Principe di Repnin, e che è di già conosciuto in questo Regno, per esserci stato Ministro Plenipotenziario della Russia, in occasione dell’ultima guerra. Nè manco si attende dall’esperienza del Generale Olitz, che nella passata guerra servì contro i Turchi, sotto il famoso Conte di Munich: ma si sentono con dolore gli eccessi, che il Sig. Malzewschi commette per ogni banda, e spezialmente nella Siradia, dov’egli rovina a forza di contribuzioni i Sudditi di Sua Maestà,4 la qual pure s’intenerisce all’aspetto5 delle loro disavventure. Dagli ultimi Avvisi venghiamo ragguagliati, che i Russi abbiano occupato quasi tutto il Fiume Niester dalla parte della Podolia, dove hanno di repente6 assalito da due bande i Confederati di Bar, i quali nondimeno si sono ancor potuti salvare nella Vallacchìa senza grande perdita di gente. Ma i Magazzini, ch’essi Confederati avevano preparati per li Turchi, e diversi Cannoni di grosso calibro, che non si poterono in quella fretta condur via, son venuti nelle mani de’ Russi. A tenore de’ rapporti del Reggimentario Stepkowski, che comanda le Truppe nell’Ukrania, in assenza del Reggimentario Branicki, i Tartari in numero di cinquantamila son ora sette leghe lontani da Balta. Essi hanno alloggiato alcune migliaja de’ loro Soldati ne’ Sobborghi di quella Città, e ne’ contorni. Si aggiugne, che dirigeranno il loro cammino verso la Nuova Servia, e che faranno sfilare un Corpo su i Confini della Polonia. Danzica 16 Gennajo. Pochi giorni fa si è ricevuto notizia, che le Corti di Pietroburgo, e di Varsavia, hanno insieme convenuto, che non si faccia verun trasporto di Segala dall’interiore del Regno verso questa Città, per il corso di tutto quest’anno. Il motivo d’una tale disposizione si è il temere, che coll’occasione della imminente guerra, gli abitanti delle Provincie, e le Truppe Russe, che vi saranno più numerose d’adesso, non abbiano a mancar di pane, come seguirebbe se il trasporto del detto grano si facesse secondo l’ordinario. Questo avviso non lascia di recar molta pena a’ nostri Negozianti. 1 presti: a disposizione. 3 con esso noi: proprio con noi. 5 all’aspetto: alla vista.

2 esterminati: sterminati. 4 Stanislao II. 6 di repente: d’un tratto, all’improvviso.

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Dalle Frontiere della Turchìa 25 Gennajo. Secondo le nuove di Costantinopoli del tre di questo mese, le Truppe contingenti delle diverse Provincie dell’Imperio Ottomano marciano verso le pianure d’Andrinopoli, luogo dove si dee radunar la grande Armata; e il Gran Visire1 o si partirà dalla Capitale verso la fine del Febbrajo, o al più tardi al principio di Marzo, per andarvi a pigliare il comando delle Truppe, ed entrare immediatamente in campagna. RUSSIA Pietroburgo 20 Gennajo. Si è qui atteso ne’ passati giorni a mandar via de’ cannoni, fra’ quali assai pezzi di batterìa per la città di Mosca, dalla quale verranno in seguito trasportati parte all’Armata, che formasi a Kiovia, e parte a quella, che s’unisce nell’Ukrania. Secondo gli avvisi di diversi luoghi di questo Imperio vi passano continuamente Corpi di Truppe incamminate a’ rispettivi loro destini. A quel, che pare, i diversi Corpi d’Armata saranno interamente formati, e in istato d’agire al principio del mese d’Aprile. La Imperadrice2 per dimostrare quanto Ella sia satisfatta3 della condotta, e della cura del Dottor Dimsdale, che le ha innestato il vajuolo egualmente, che al Gran Duca,4 lo ha dichiarato suo Medico, col Carattere di Consigliere Attuale di Stato, e 500 lire Sterline di Pensione annua. Lo ha pure nello stesso tempo, come anche il figliuolo di lui,5 innalzato alla Dignità di Barone dello Imperio Russo; la quale Dignità passerà eziandio in perpetuo nel Primogenito de’ loro Posteri. La medesima Maestà Sua ha parimenti conceduto Lettere di Nobiltà ad Alessandro Markok, fanciullo di 7 anni, dal quale si prese la puzza,6 che servì per la detta Inoculazione, ordinando, che in luogo del suo cognome di famiglia, egli assuma quello di Ospennoy. Il Senato poi per eternar la Memoria del fausto successo di tale [21v] operazio|ne, ha instituito una Festa Anniversaria di Rendimento di grazie, e di pubblica Gioja, la quale si celebrerà il 21 Novembre, secondo il vecchio stile. Comunque fortunato sia tuttavia stato questo successo, si trovano ancora molti, che non sanno risolversi a fare inoculare i loro figliuoli, perchè del buon senso segue come del vajuolo che s’innesta: in molti si spiega agevolmente, in altri con più difficoltà; ma in alcuni non mai. Del resto l’ardore, col quale si continuano qui, e nelle altre Piazze dell’Imperio i preparamenti da guerra persuadono7 ognora più, che le Truppe della Imperadrice cominceranno le loro operazioni assai più presto, che nol8 potranno fare quelle della Porta. E la prontezza, colla quale si fanno marciare le Truppe, sembra, che abbia per oggetto di prevenire un colpo, che i Tartari fossero per tentare. INGHILTERRA Londra 13 Febbrajo. Si continovano a trattar con molto fervore gli affari della Compagnia delle Indie, e del Signor Wilkes. = I dettagli ne son troppo lunghi, e non ancor decisivi 1 3 5 7

Mohammed Emin. satisfatta: soddisfatta. Nathaniel Dimsdale (GM, p. 110). persuadono: persuade.

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Caterina II. Paolo Petrovič Romanov. puzza: crosta vaiolosa. nol: non lo.

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perchè debbano interessare in questi Fogli = Compare un altro Foglio col titolo di Nord-Breton. Questo scritto non è altro, che una serie d’insulti alla Maestà Sovrana,1 e d’invettive contro i Ministri, onde a questo riguardo avanza tutti gli altri, che lo hanno preceduto. FRANCIA Parigi 10 Febbrajo. Il Re2 (caduto da cavallo nell’andare alla caccia, come hanno riportato tutte le Gazzette, e del qual sinistro avvenimento noi non abbiamo voluto essere i primi a pubblicar la nuova in Italia) non è stato altrimenti salassato il dì seguente a quello della sua caduta, come si era generalmente vociferato. I Medici, e i Cerusici3 giudicarono, che fosse cosa pericolosa il cavargli sangue, e si restrinsero4 soltanto ad alcune cautele convenienti alla situazione di Sua Maestà. La parte, che n’è stata più lesa da questo accidente si è l’esteriore dell’articolazione con la spalla, alla quale parte continova ancora un poco di gonfìezza, e di dolore. Tutto questo non ha impedito, che il Re non tenesse il suo Consiglio di Stato il giorno dopo la sua caduta; e che il Mercoledì non ricevesse le sagre Ceneri dall’Arcivescovo di Reims.5 Noi siamo adunque contenti d’esser fra i primi a dar buone nuove della salute di Sua Maestà, acquietando i timori, che altri aveva suscitato. Si sente da Nancy, che il Cardinal di Choiseul vi sia morto di Vajuolo in età di circa 62 anni. ITALIA Roma 18 Febbrajo. Nella sera di Mercoledì fino alle ore tre della notte, i Cardinali entrati in Conclave ricevettero le Pubbliche Visite da tutti i Principi, Ambasciadori, Senato, ed altri Ministri, e Nobiltà andativi tutti con grande seguito, e illuminazione di Torcie. Il Conclave medesimo era pure illuminato con gran numero di fiaccole, talchè6 tutto insieme formava un grandioso spettacolo degno di questo Popolo Romano, che vi accorse in grande folla. Nella mattina poi del seguente Giovedì detter principio l’Eminenze loro al consueto Scrutinio, e dicesi, che il Cardinal Fantuzzi vi avesse 17 voti, che furono i maggiori: e questi nella sera si ridussero a soli 4. Il maggior numero de’ Voti d’ieri mattina, si vuol, che fosse per l’Eminentissimo Boschi. Prima, che si cominciasse il Conclave, dicesi, che questi Regj Ministri di Francia, e di Spagna7 nelle loro private visite fatte ai Cardinali abbiano fatte loro riverenti instanze, ma senza veruna formalità di Protesta, acciocchè l’Eminenze loro si degnino di lasciar tempo alla venuta de’ Cardinali delle loro rispettive Nazioni. Lunedì poscia8 i detti Ministri spedirono Corrieri alle loro Corti per affari concernenti il sistema del Conclave. Sono stati colla pluralità de’ Voti del Sacro Collegio deputati alla

1 Giorgio III. 2 Luigi XV. 3 Cerusici: chirurghi. 4 restrinsero: limitarono. 5 Charles-Antoine de La Roche-Aimon (GM, p. 112). 6 talchè: cosicché. 7 Rispettivamente, Joseph-Henri Bouchard d’Esparbez, marchese d’Aubeterre, e Tomás Azpuru y Jiménez (GM, p. 113). 8 poscia: poi.

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Polizìa, ed alla Clausura del Conclave i Cardinali di Jorck, Stoppani, e Ghigi. La direzione della Cifra, della quale era incaricato Monsignor Galli Segretario del Sagro Collegio, è stata, per comando di questo, affidata a Monsignor Carampi già Secretario della Cifra1 sotto l’ultimo Pontificato. È già in pronto tutto il danaro necessario per il Conclave, senza fare alterazione veruna, sebbene la spesa soglia montare a più di 100 mila Scudi. Dicesi, che il Signor Ambasciator di Francia non ispiegherà2 Pubblica Ambasciata al Conclave, poichè gli affari di quella Corona col Sacro Collegio si tratteranno alla scoperta3 da qualcuno de’ Cardinali Nazionali, esistenti nel Conclave medesimo. L’Ambasciator di Venezia preparasi per la sua Straordinaria Ambasciata allo stesso Conclave, e attende per essa le Credenziali del suo Senato. Il Cardinale Oddi con elegante Lettera al Sacro Collegio si è scusato dall’intervenire al Conclave in grazia della sua età nonagenaria. È giunta questa mattina la Famiglia dell’Eminentissimo delle Lanze, e questo Sig. Duca Doria si è partito subito in Muta4 per incontrarlo. Dicesi, che l’Eminentissimo Saldanha smonterà alla Casa del Cardinal Corsini; e il Cardinal Pozzobonelli al Convento de’ Teatini di S. Andrea della Valle. Si crede, che nella Congregazione di Martedì il Signor Cardinal Rezzonico abbia renduto conto al Sacro Collegio de’ milioni levati da Castel S. Angelo per gli noti bisogni della passata carestìa, mostrando esser pronti 300 mila Zecchini, quasi altrettanto in Cedole, e il resto in Crediti verso le Comunità. A riguardo delle presenti qualificazioni del Gran Duca di Toscana5 gli s’è determinato dal Sacro Collegio il trattamento di Regia Celsitudo6 nel partecipargli la morte del Pontefice. Genova 25 Febbrajo. Si ha avviso da Livorno, per notizia colà giunta dalla Bastìa, che li 15 del corrente, tutte le Truppe Francesi sotto il comando del Sig. di Marbeuf marciarono da Oletta a Barbaggio; e dopo varie ore di vivissimo fuoco si rendettero padrone di questo, e fecero varj prigionieri, fra’ quali alcuni Capi de’ Corsi, essendo tuttavia riuscito al Signor Clemente de Paoli di fuggirsene col resto de’ suoi.

[22r] Num. X Per il Mercoledì 8 Marzo 1769. ALEMAGNA Vienna 18 Febbrajo. È qui arrivata la Principessa Czartorinski insieme col Principe suo figliuolo.7 Essi hanno preso alloggio presso il Principe Poniatowski fratello del Re di Polonia,8 e loro parente.

1 2 4 6 8

Curatore delle corrispondenze, soprattutto di soggetto economico, per la Santa Sede. ispiegherà: presenterà. 3 alla scoperta: pubblicamente. in Muta: in tenuta solenne. 5 Leopoldo I. Regia Celsitudo: Altezza Reale. 7 Adam Jerzy Czartoryski. Stanislao II.

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PRUSSIA Berlino 4 Febbrajo. Avendo la Imperadrice delle Russie1 mostrato desiderio, che alcuni degli Uficiali del nostro Sovrano2 vadano a far la Campagna nell’Armata Russa in qualità di Volontarj, Sua Maestà ne ha nominati sette, che debbon convenire a Breslavia, onde se ne andranno insieme a Varsavia, e di là all’Armata. Tutto il tempo, che vi dimoreranno, saranno spesati dalla Imperadrice per rispetto a varj capi. SVEZIA Stocolm 24 Gennajo. I Deputati del Distretto di Philipstad (de’ quali s’è parlato ultimamente ne’ nostri Fogli) sono in parte riusciti nella Commissione, di cui furono incaricati dalla loro Provincia. Il Governo farà dar loro in imprestito una certa somma di danaro, oltre 4000 botti di Grano, del quale saranno obbligati a pagare il prezzo dentro un termine prefisso. L’Abate di Prat,3 incaricato degli Affari della Corona di Francia, ha preso congedo dalle Loro Maestà, e dalla Famiglia Reale. Il Re4 gli ha regalata una Tabacchiera d’oro, ornata del proprio ritratto, e guernita di diamanti del valore di 4 mila scudi; e la Reina5 un Anello di brillanti stimato 5 mila Taleri. Il Soldato delle Guardie, che ultimamente assassinò il Corriere della Posta di Finlandia, ed aprì varie Lettere, è stato condannato a morte; ma finora il Re non ne ha confermata la sentenza. DANIMARCA Copenaghen 6 Febbrajo. Il 29 del passato, giorno anniversario della nascita del nostro Sovrano,6 il Conte di Moltke Ministro di Stato presentò al Re una Medaglia d’oro, fatta coniare dall’Accademia Reale di Pittura, Scultura, ed Architettura all’occasione del felice ritorno di Sua Maestà in questi Stati. Questa Medaglia rappresenta da un lato il busto del Re, e sul rovescio vi si legge questa Iscrizione: Statori suo reduci Regia Accademia Pict. Sculpt. et Archit. MDCCLXIX.7 POLONIA Varsavia 6 Febbrajo. Vanno arrivando le nuove Truppe, che si aspettavano dalla Russia: il Reggimento di Casan è in questa Capitale, e qualche migliaja di Cosacchi sono acquartierati ne’ nostri contorni. Il Generale Olitz, probabilmente per la novella arrivata dell’unione de’ Confederati di Bar all’Armata del Kan de’ Tartari,8 ha precipitato in guisa9 la sua partenza, che non s’è tampoco abboccato10 col Tenente Generale Weymarn. Ci sono avvisi, i quali assicurano, che un Corpo di 1 Caterina II. 2 Federico II. 3 Duprat (GM, p. 116). 4 Gustavo III. 5 Sofia Maddalena di Danimarca. 6 Cristiano VII. 7 L’Accademia Reale di Pittura, Scultura e Architettura al proprio sostenitore in occasione del suo ritorno. 1769 (dal latino). 8 Krim Ghirai. 9 precipitato in guisa: affrettato in tal modo. 10 tampoco abboccato: nemmeno consultato.

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5000 Confederati siasi gittato sopra un altro di 1000 Russi, e che il combattimento sia stato assai ostinato d’amendue le parti. Sentesi in oltre, che i Cavalli Leggieri delle Truppe Russe accampate nella Podolia, si sieno dovuti ritirare al campo, non potendo resistere all’impeto de’ Tartari, e d’alcune Squadre di Turchi, che li sorpresero, e che sono venuti alla volta della Polonia. Il Corpo de’ Tartari, che si è unito a’ Confederati, consiste in 12 mila uomini; e tutt’insieme accampano sotto a Balta. La Vanguardia1 de’ Russi, andati loro all’incontro sotto al comando del General Prozorowski, ha già fatte qualche scaramucce co’ nemici; e si attende quanto prima la nuova d’una battaglia, riflettendo alla situazione, ove trovasi l’una; e l’altr’Oste.2 Balta darà adunque probabilmente il nome alla prima formale azione, con cui aprirassi questa guerra, e tante Nazioni d’uomini nemiche avranno impazientemente aspettata la più bella delle stagioni, il rinascimento della natura, delle grazie, degli amori per isparger torrenti di sangue in faccia al riso pacifico, e generatore di tutto l’universo. È noto, che i Confederati della Polonia, e la Porta hanno [22v] con|chiuso un Trattato, gli Articoli del quale si vuole, che sieno gli 8, che seguono: 1. L’Armata Ottomana per entrar nella Russia, passerà per l’Ucrania, e per la Polonia. 2. In caso che si acquistino qualche Provincie della Russia, quelle che saranno prima state della Repubblica, le si restituiranno, e le altre verranno cedute alla Porta. 3. Se le circostanze esiggono, che l’Esercito Turco s’avanzi nel centro del Regno, il comando sarà devoluto ai Capi della Confederazione di Bar; e questi al contrario ubbidiranno al Kan de’ Tartari, qualora il Teatro della Guerra sia portato in Russia. 4. Si provvederà ai bisogni de’ Polacchi, che cercheranno la protezione del Gran Signore,3 massimamente se questi non sieno in istato di servire. 5. I Turchi saranno obbligati a ritirarsi nel loro Paese tostochè4 i presenti affari della Polonia abbian fine, ed a’ primi ordini, che ne daranno i Marescialli della Confederazione. 6. Subito che5 i Confederati porranno piede nella Polonia colle Truppe loro Ausiliarie, ciascuno dovrà salire a cavallo, e seguirli, sotto pena per gli Contravventori d’esser trattati, come nemici della Patria, e di perdere i loro beni, spezialmente coloro, che si opponessero ad una impresa così giusta. 7. Terminata la guerra, così i Polacchi, come i Turchi, non potranno fare Alleanza con una Potenza forestiera, senza un mutuo concorso.6 8. Finalmente questo Trattato debb’esser sottoscritto da tutti i Confederati. Da’ Confini della Polonia 28 Gennajo. Il Principe di Gallitzin, Comandante Generale della Grande Armata Russa, marcia colla sua Divisione di Livonia verso la Podolia: il Generale Olitz, che comanda la Divisione di Estonia, v’è incamminato egli pure: e finalmente la Divisione di Pietroburgo sotto gli ordini del Generale Weymarn s’è di già avanzata oltre le Frontiere della Polonia. I Tartari, che non usano fare apparecchi da guerra, non tarderan molto ad aprir la Campagna dal canto loro; ma dall’altra parte sembra, che il Conte di Romanzow sia per entrar nel loro Paese; e sentesi, che la Grande Armata de’ Moscoviti marci da ogni lato sovra la Moldavia.

1 Vanguardia: avanguardia. 3 Mustafà III. 5 subito che: non appena.

2 Oste: forza nemica. 4 tostochè: appena. 6 mutuo concorso: comune adesione.

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Altra del 31 detto. Il famoso Malezewski apparisce ora di nuovo alla testa di 10 mila uomini ben disciplinati; il che fa supporre, che questi Confederati non manchino d’ajuti, e che ingrossino notabilmente, tanto più, che hanno speso ultimamente a Bielsko circa a 16 mila scudi in contanti per panni da fare Uniformi alle loro nuove Reclute. Tuttavia i Russi stanno osservando non meno questi, che i Confederati di Bar padroni del Paese situato lungo il Niester. Essi hanno di già fatti avanzare i lor Magazzini nella Moldavia: e cominciano le scaramucce fra loro, e i Tartari nella Nuova Servia. Questi comincian pure a farsi vedere sulle nostre Frontiere. Dicesi, che i Confederati di Bar abbian fatta una nuova invasione, ma che sieno poi stati rispinti di là dal Niester. Si crede, ch’essi abbiano nel loro Campo un Plenipotenziario della Porta con un Console Europeo. Dicesi pure, che il Gran Coppiere della Lituania,1 che s’era unito co’ Tartari, abbia fatta un’altra invasione dalla parte di Biala; che un Distaccamento delle Truppe del Sig. Malezewski abbia fatto recentemente delle Scorrerìe fino a Zakroczim, lontano non più di cinque miglia da Varsavia; e che il partito di Uleiski sia penetrato fino alla distanza di 6 miglia da Danzica. Gli Avvisi della Slesia recano poi, che si sta allestendo a Breslavia un Palazzo per alloggiarvi un Personaggio di gran distinzione nella Polonia, che non ama di rimanere in quel Regno finattanto che durano le presenti turbolenze. RUSSIA Pietroburgo 17 Gennajo. La Imperadrice2 ha fissato nell’ampiezza de’ suoi Stati varj luoghi, onde far le Osservazioni del Passaggio di Venere; cioè quattro al Nord, due all’Oriente, e due a Mezzodì. Dicesi, che Sua Maestà abbia pure invitato il Padre Meyer Gesuita, Mattematico alla Corte dell’Elettor Palatino,3 perchè venga in questi Stati a far le accennate Osservazioni, e se ne aspetta di giorno in giorno l’arrivo. Il Barone Dottore Dimsdale è partito per Mosca per inoculare il Vajuolo all’Arcivescovo di quella Città,4 e a tutta la sua Famiglia. Che non è lecito di sperare a favore dell’umanità, quando i primi nel Sacerdozio, e nell’Imperio cospirano insieme a dirigere utilmente l’opinione de’ popoli colla importanza, e lo splendore degli esempj? TURCHIA Costantinopoli 3 Gennajo. Si continuano qui con ogni premura gli apparecchi da guerra, onde non pare, che i buon uficj fatti da’ Ministri d’alcune Cristiane Potenze presso la Porta, abbiano avuto verun esito felice. Si è dat’ordine a parecchi Vascelli, che faccian vela immediatamente verso l’Egitto, affine di trasportarne 3000 Gianizzeri sulle coste di Romelia, onde passeranno poi questi ad Andrinopoli. Gli stessi Bastimenti v’imbarcheranno ancora 100000 Quintali di Biscotto, e una grande quantità di Riso per uso dell’Armata. Arrivano di continovo dal Levante Bastimenti carichi di Grani, che generano l’abbondanza in questa Capitale, la quale

1 Joachim Potocki. 3 Carlo Teodoro di Sulzbach.

2 Caterina II. 4 Ambrosius.

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non si giudica esser così grande per altro, che per il divieto fatto sotto pena di morte ne’ diversi Porti del Levante di trasportar comestibili presso gli stranieri. Il Gran Mastro dell’Artiglierìa, o sia Topigi-Bachi, dopo aver fatto pruova ultimamente di molti pezzi di cannone, gli ha fatti imbarcar sul Mar Nero per la Grande Armata. Il Ministro d’Inghilterra,1 avendo ricevuto il dì 20 del passato un Corriere Straordinario dalla sua Corte, domandò lo stesso giorno udienza dal Gran Visire.2 Il 17 dello stesso mese n’ebbe pure udienza di congedo il Cavalier di Vergennes3 stato qui, già da più anni, Ambasciador di Francia, e il quale porrassi fra pochi giorni in viaggio a bordo d’una Fregata da guerra Francese, che il condurrà a Marsiglia. [23r] Dalle Frontiere della Turchìa 2 Febbrajo. Sia per ischerzo, sia davvero, dicesi, che molti Soldati Turchi, stati per alcuni mesi su i Confini della Moldavia, se ne siano partiti, allegando per iscusa della loro deserzione il troppo rigore del clima, e la mancanza del Caffè, bevanda di cui essi non possono far senza. Credesi, che questi verranno imitati da più altri, massimamente perchè nelle Truppe Ottomane non si dà verun gastigo a’ Disertori, potendo ogni Soldato ritirarsi dal Servizio quando gli piace, senz’altro danno, che quello di perder la paga. Comunque ciò sia nondimeno, si fa ascender l’Armata Turca al numero di 400 mila combattenti, alla testa de’ quali comparirà il Gran Visire, al più tardi per il principio di Marzo. Le ultime Lettere di Costantinopoli riferiscono, che il Capitan Bascià, Cognato del Gran Signore,4 è stato nominato Caimacan,5 perchè supplisca alle funzioni del Gran Visire, finchè questi sarà all’Armata. PAESI BASSI Aja 14 Febbrajo. Gli Stati di Gheldria hanno chiusa la loro Dieta Provinciale, e incaricati i lor Deputati all’Assemblea degli Stati Generali di concertar con quelli degli altri Confederati un Presente convenevole, e degno della Repubblica per il figliuolo, di cui si sgraverà Sua Altezza Reale.6 Ma le Loro Nobili Potenze non sonosi offerte per Padrini a motivo della preminenza di rango, che gli Stati d’Olanda occuperanno alla cerimonia del Battesimo in qualità di Sovrani. Si ha notizia da Stocolm, che il Re7 è stato per alcuni giorni tormentato d’una Colica, seguìta poi da molti accessi di febbre; ma, che ora s’è la Maestà Sua perfettamente riavuta. Aggiugnesi, che dal principio dell’inverno fino a quest’ora non è mai nè nevicato, nè gelato in tutte le vicinanze di quella Capitale, fenomeno molto straordinario per un tal clima, e che cagiona notabile pregiudizio a’ Proprietarj delle Fucine, che non possono servirsi del comodo delle tregge8 per trasportare i ferri, le legna, i carboni ec. Altre Lettere di Stocolm assicurano, che una certa Corte ha fatto rimettere a quella di Svezia 80 mila Ducati in contanti per la via d’Amburgo. D’altra parte si scrive da Coppenaghen, che Sua Maestà Danese9 ha dat’ordine a 6 Reggimenti di 1 3 5 6 8

John Murray. Charles Gravier (GM, p. 121). Anche caimakam, governatore dei distretti provinciali. Federica Sofia Guglielmina. tregge: slitte, carri senza ruote.

2 Mohammed Emin. 4 Mustafà III. 7 Adolfo Federico. 9 Cristiano VII.

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Fanterìa, e a 2 di Cavallerìa di andare ad unirsi a quel Corpo delle Truppe Russiane, che sia più vicino ad essi, affine di adempiere quanto fu stabilito nell’ultimo Trattato fra la Corte di Danimarca, e delle Russie. INGHILTERRA Londra 10 Febbrajo. La Camera de’ Comuni si occupò tutta la passata settimana negli affari del Sig. Wilkes. Sabato mattina poi, dopo una Sessione di 15 ore, fu egli espulso dalla Camera a pluralità1 di 80 Voti. Ecco distesamente quanto ne reca il Registro della Camera su questo proposito. Avendo la Camera preso novamente a considerare i Processi della Corte del Banco del Re2 contra Gio.3 Wilkes, Scudiere; e fattasi legger la Copia delle Informazioni della detta Corte contro il medesimo sopra un Libello sedizioso; item4 la copia delle Informazioni sopra un Libello scandaloso, ed osceno5 item la risoluzione presa ieri in questa Camera dei Comuni, che la Introduzione alla Copia d’una Lettera diretta a Daniel Ponton, della quale Gio. Wilkes si è confessato Autore, ed Editore, è un Libello insolente, scandaloso, e sedizioso, tendente ad infiammare, ed a portare i cuori dei Sudditi di Sua Maestà6 alla sedizione, e ad una sovversione totale del buon ordine, e del Governo legale; la Camera ha risoluto, che Giovani Wilches ec. sia espulso da questa Camera ec. Il Sig. Wilkes intese questa sentenza senza mostrar la menoma sorpresa; e fu ricondotto alla sua prigione senza verun tumulto. Bisogna,7 ch’egli se l’aspettasse, poichè non più di 12 ore dappoi si pubblicarono in Londra alcune migliaja d’esemplari d’una Lettera di due pagine in foglio,8 da lui diretta agli Elettori della Contea di Middelsex = per manifestar loro quanto accade, e rappresentare9 come per loro è di somma importanza l’eleggerlo di nuovo; e assicurarli, ch’egli ha il solito zelo, e coraggio per difesa della Libertà = Questa Lettera è forte; ma tuttavia più moderata, che non si sarebbe sperato. Egli è ben vero, ch’egli è obbligato a frenarsi per non dar motivo ad una sentenza di Bando. Fa maraviglia, che la Camera non abbia sentenziato ancora, ch’egli non sia più eleggibile in Membro del Parlamento; ma si crede, che se ne tratterà fra poco. Intanto la Contea di Middlesex lo eleggerà di nuovo, il che farà, che si continovi ancora una scena oggimai10 troppo lunga. Ci è nondimeno apparenza, ch’egli sarà dichiarato dal Parlamento = inabile a coprir mai più veruno Impiego Civile, Militare, od Ecclesiastico: e trattasi eziandio di trasferirlo alla prigione di Newgate. Malgrado tutto ciò, che si è detto, il fanatismo del Popolo dura tuttavia,11 e comunicasi ancora ai talenti superiori. Il celebre Sig. William Browne conosciuto per tante Opere, e di fresco per lo suo trattato della Religio-

1 a pluralità: a maggioranza. 2 Corte che giudica spec. le cause che coinvolgono la figura del sovrano (ingl. Court of King’s Bench). 3 Gio.: John. 4 item: parimenti (formula latina). 5 Si tratta probabilmente dell’Essay on Woman; l’altro «Libello sedizioso» sarebbe invece il «North Briton», il periodico di John Wilkens, in cui il parlamentare espresse una critica a un messaggio di Giorgio III (GM, pp. 8, 122-123). 6 Giorgio III. 7 bisogna: se ne deduce. 8 in foglio: formato librario di grandi dimensioni (dal lat. in folio). 9 rappresentare: dichiararare pubblicamente. 10 oggimai: ormai. 11 tuttavia: ancora, tuttora.

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ne del Medico, ha presentato quest’Opera al Sig. Wilkes colle seguenti parole di Dedica, tolte da Virgilio. Tu ne cede malis, sed contra ardentior ito Qua tua te fortuna sinet. Via prima salutis (Quod minime reris) Norwich (in vece di Graja) pandetur ab urbe1 Si allude alle Istruzioni della Città di Norwich, delle quali si parlò altre volte nelle Gazzette. Frattanto il Sig. Wilkes ha pur ora ricevuta la superba Raccolta di Libri di Medaglie, di Disegni ec. a lui lasciata per legato2 dal celebre Abate Winckelman, ch’ebbe la disgrazia d’essere assassinato a Trieste. FRANCIA Parigi 17 Febbrajo. Si affretta così a Marsiglia, come a Tolone lo imbarco delle Truppe, e delle munizioni destinate per la Corsica. Dicesi, che il Marchese di Chauvelin non sia per ritornarvi a cagione della sua cattiva salute: e il Pubblico gli dà per successore [23v] in quel comando il Sig. Tenente Generale Devaux. Questo Uficiale ha molta conoscenza del paese per avervi di già servito, ed anche comandato in capite;3 ed altronde4 si è egli distinto nelle due ultime guerre. Corre qui voce, che il Generale Conte di Tottleben, che fu già al servigio della Russia, e che ne perdette la grazia, passi ora a militare nell’Armata del Gran Signore.5 Di 6 Cardinali, che noi abbiamo in Francia pare, che soli tre sieno per andare a Roma, poichè quelli di Gefures, di Rohan, e di Roche-Chovart son troppo cagionevoli per intraprendere questo viaggio. I tre altri sono i Cardinali Luynes, di Bernis, e di Choiseul. Il primo si porrà in viaggio Martedì venturo; il secondo, ch’è Arcivescovo d’Albi, ha ricevute le istruzioni dal Re; e credesi, che passerà in Italia dalla Linguadocca, ov’egli è presentemente. L’ultimo del quale si era falsamente divulgata la morte, è ora a Nancy appena ristabilito del Vajuolo, e per conseguenza poco in caso6 egli pure d’arrischiarsi ai disagi inevitabili del cammino. Corre voce, che sia morto il Gran Mastro di Malta;7 ma questa nuova merita conferma. Il Re sta meglio ogni giorno più; gli è quasi intieramente cessata l’enfiagione8 al braccio, e si spera, che in breve sarà perfettamente guarito. ITALIA Roma 25 Febbrajo. Secondo le voci, che qui si spargono sopra la Elezione del futuro Pontefice, sono molto in predicamento9 i due Cardinali Perelli, e Serbelloni. Affermasi

1 La citazione è ripresa da Aen. VI, 95-97: «Non cedere ai mali, ma affrontali con più coraggio di quanto la tua malasorte ti consenta. La prima via di salvezza (ciò che minimamente crederesti) ti sarà aperta dalla città di Norwich»; nell’originale latino compare Graia … ab urbe, cioè «da una città greca». 2 per legato: attraverso un lascito, spec. se la successione non è ereditaria. 3 in capite: in capo, in qualità di Comandante in capo. 4 altronde: da altra parte. 5 Mustafà III. 6 poco in caso: con poca probabilità. 7 Don Manuel Pinto da Fonseca. 8 enfiagione: gonfiore. 9 in predicamento: in considerazione.

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anche costantemente, che quest’ultimo sarebbe stato eletto Papa Mercoledì scorso di mattina, se due degli Eminentissimi non si fossero alzati la notte antecedente verso le ore 9, e non ne avessero sturbate1 le disposizioni. Non pertanto nello Scrutinio, che si fece per la mattina, ebb’egli a sua favore 18 Voti. Voce comune per altro si è, che prima del ritorno de’ Corrieri di Francia, Spagna, e Vienna non sentirassi nulla di positivo. Non è ancor giunto verun Cardinal forestiere fuorchè l’Eminentissimo delle Lanze; ma si aspettano questi dello Stato per la fine del mese. Si dice, che nella ventura settimana arriverà qui incognito Sua Altezza Reale il Gran Duca di Toscana2 per vedere con questa occasione le rarità di Roma, e sfuggire il ceremoniale. Molti per altro non ne credono niente; e vogliono, che i preparamenti, che fannosi alla Villa Medici si facciano per il Cardinal Migazzi, e per la Contessa di Goes. Napoli 21 Febbrajo. Fra le cure, che si prende questa Giunta degli Abusi per torre3 i disordini, che regnano nelle persone ecclesiastiche, non lascia di perder di vista quelle, che riguardano i Secolari. Sta essa attualmente esaminando, per mettervi riparo, i danni, che recano le Annualità, o sieno4 i Censi de’ Capitali a carico de’ Particolari, e delle Comunità, le quali si sono obbligate di pagare dalle 8 fino al 10 per 100. Prodotta, che sarà la Consulta sopra questo Articolo, si attenderanno poi le deliberazioni del Sovrano5 su tale proposito. Lo stesso Re ha fatto ultimamente rimettere alla Camera della Summaria6 un Editto del Re suo Padre,7 acciocchè uniformemente a quello si estenda in questi Regni ancora la Legge, colla quale si ordina, che i Giudici Ordinarj da esso eletti, possano liberamente procedere in tutte le Cause sì civili, come criminali contro qualunque Ceto di persone, annullando i Fori privilegiati per quello, che riguarda i Secolari, e volendo, che questi sussistano soltanto per Delitti, o mancanze, che le persone privilegiate commettessero ne’ loro rispettivi Impieghi, ed Ufizj. A questa Massima sono state fatte delle opposizioni, ma si studiano i temperamenti8 per poterla adottare. Nella scorsa settimana questo Monsignor Nunzio9 andò a Caserta per partecipare nelle forme10 la seguìta morte del Sommo Pontefice Clemente XIII. A quella volta è stato chiamato questo Eminentissimo Sig. Cardinale Sersale nostro degnissimo Arcivescovo, affine d’avvertirlo, che non parta per Roma, se non se verso Pasqua, per unirsi all’altro Eminentissimo Sig. Cardinale Branciforte; ed attendere frattanto amendue le istruzioni delle Corti di Spagna, acciocchè sappiano come regolarsi nel Conclave. Le due Regie Fregate si posero ieri mattina alla vela. Queste, come altra volta s’è accennato, imbarcheranno il restante de’ Gesuiti rimasti in Sicilia, e nello stesso tempo trasporteranno qui l’Eminentissimo Sig. Cardinale Branciforte. Continui sono i Ricorsi de’ Secolari, e delle Comunità alla nostra Corte contro i Regolari, e spezialmente contro i Monaci Benedettini Cassinensi per rap1 3 5 6 7 9

sturbate: impedite, disturbate. 2 Leopoldo I. torre: togliere. 4 o sieno: ossia. Ferdinando I di Borbone. Organo regio con il compito precipuo di controllare e legiferare in materia economica. Carlo III. 8 temperamenti: emendamenti. Guido Calcagnini (GM, p. 126). 10 nelle forme: formalmente.

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porto all’esercizio della Laica Giurisdizione nelle Baronìe,1 e ne’ Feudi ad essi spettanti. Si attende in brieve sovra questo articolo la risoluzione della Corte. Genova 4 Marzo. Si è inteso dalla Spezia, che sia colà giunta da Cadice una Nave Svedese con 270 Padri Gesuiti del Paraguai, alla quale dicesi, che venivano in seguito altre 4 Navi pur cariche di Gesuiti provenienti dalla stessa Provincia, e tutti indirizzati allo Stato Pontificio. Ci vien confermato dalla parte di Livorno il fatto d’armi seguìto a Barbaggio in Corsica a favore de’ Francesi. Dicesi, che i Corsi vi abbian perduto più centinaja di persone fra morti, e prigionieri; e che finalmente sieno stati costretti di rendersi a discrezione. Se ne attendono più sicuri dettagli. Livorno 24 Febbrajo. Sopra una Feluca2 Corsa sono partiti verso quell’Isola varj Uficiali Inglesi, che vannovi ad esibire3 il loro servigio al Generale de Paoli. Sentesi dalla Corsica, essere arrivata all’Isola Rossa la Nave Inglese il Jupiter con molti cannoni, munizioni da guerra, e contanti.

[24r] Num. XI Per il Mercoledì 15 Marzo 1769. ALEMAGNA Vienna 25 Febbrajo. M ercoledì scorso, 22 del corrente, l’Accademia Economica, stabilita in questa Città, sotto gli auspicj delle Loro Maestà Imperiali, e Regia Appostolica,4 ha tenuta, in una sala del Palazzo degli Stati dell’Austria Inferiore, la sua prima sessione, in presenza del Principe di Stahremberg, Cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro, Gran Croce di quello di S. Stefano, Ministro di Stato, ec., il quale è stato nominato Protettore d’essa Accademia. Berna 27 Febbrajo. Più Lettere del Baliaggio d’Underseen fanno menzione d’un Fenomeno accaduto altre volte negli Svizzeri, ed altrove. Il 23 di questo mese vi cadde molta neve mescolata con una grande quantità di piccole ruche.5 Un vento di mezzodì ha spinto quest’Insetti per lo spazio d’una lega da un Lago all’altro. Si sa, che vanno spesso nuotando nell’aria gran numero di semenze, e d’uova di piccoli Insetti, che poi cadono colla pioggia. Danzica 5 Febbrajo. Un fanciullo di 10 anni, figliuolo d’un Mercante di questa Città, avendo inteso parlar della Innoculazione, s’è innestato da se medesimo il Vajuolo segretamente; e non lo ha confessato a’ suoi parenti, se non al dichiararsi della febbre. Egli

1 Giurisdizioni del barone. 2 Piccola imbarcazione di basso bordo, spec. a vela. 3 esibire: offrire. 4 Maria Teresa d’Asburgo e Giuseppe II. 5 ruche: sorta di piccoli bruchi.

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ha avuto il Vajuolo senza il menomo pericolo. La Natura spogliata d’opinioni in questo Ragazzo ha deciso meglio, che cento Teologi. Dalle Frontiere della Polonia 14 Febbrajo. Si hanno notizie dalle rive del Danubio, che i Russi sono al punto d’intraprender le loro militari operazioni; e che i Corpi più innoltrati delle lor Truppe sono di già nella Vallachìa, e gli altri sonosi fatti consegnar qualche migliaja di carri da due cavalli l’uno, per trasportare all’Armata le necessarie provvisioni.1 Frattanto seguitano ad arrivar a Varsavia ogni giorno le Truppe, che sono sotto al comando del Tenente Generale di Weymarn; queste si fanno passare immediatamente dall’altra parte del Weischel; e quindi continuano il loro cammino per la Grande Polonia. Le nuove giunte ultimamente dalla Turchìa, ci recano, che il Kan de’ Tartari2 era a Balta fino del principio di questo mese; e che il suo Corpo d’Armata forte di 80 mila fra Turchi, e Tartari, doveva fare una invasione nello Imperio della Russia dalla parte della Nuova Servia. Qui si tiene tuttavia per costante,3 ch’egli sia risoluto di forzar le linee de’ Russi dalla parte dell’Ucrania, senza sbigottirsi gran fatto della presenza di tante Truppe, che coprono da ogni lato le nostre Frontiere: e si sa, che il Sig. Potocki coi Confederati, e con altre genti ausiliarie s’avanza ognorapiù verso l’Ucrania medesima. Dall’altra parte una nuova Confederazione formatasi a Lencici sotto il comando d’un certo Sczawinski, è di già forte d’oltre a due mila uomini. Tutti gli altri Confederati non sono nè meno forti, nè meno ostinati; e si odono da tutte le bande le loro minacce, e i loro eccessi, così che lo spavento della futura guerra si sparge in tutto questo Regno, e nelle sue vicinanze. La rivolta de’ Paesani nell’Ucrania si dilata ogni dì più in guisa, che il Reggimentario Stapkowski è stato obbligato d’appostarsi colla sua Divisione a Berdyczow, per tenere in suggezione questi malcontenti, ed impedire, che gli altri non vengano ad unirsi seco. La Lituania poi, così tosto che se ne partirono le Truppe Russe, ha veduto partir con esse la tranquillità, di cui aveva goduto finora: e già dalla parte di Poniewisch molti Nobili sono stati assaliti da varie persone mascherate, venute sulle terre di quelli a depredarne, e rapirne tutti quanti i loro beni. Fra questi poveri Nobili, che hanno così perduto tutti i loro effetti, senza nè manco sapere a chi attribuirne la colpa, si contano i Signori di Bistram, di Schroeter, e di Stromberg. Una banda di Confederati ha eziandio poco tempo fa intercette le Lettere indirizzate a Varsavia; ma, dopo averle aperte, non ha ritenuto4 altro, che alcuni Dispacci diretti ad un certo Ambasciadore, lasciando in libertà il Postiglione colle altre consistenti in Cambiali: e non hanno dappoi insultato5 verun’altra posta, benchè fosse sul medesimo cammino. Questa è la prima volta, che i Confederati hanno mostrato tanto [24v] ri|guardo; e forse si credono in debito d’operare in tal guisa, dacchè si considerano oggimai come una delle Parti Belligeranti in una guerra positiva,6 e formale. Circa i fatti poi, che probabilmente seguono fra le varie Armate si recano nuove diverse parte favorevoli, parte contrarie, parte indecise. Dalla parte di Ploko si scrive per certo, che un Corpo di Tartari composto di 12 mila uomini, e seguìto da’ Confederati di Bar, era giunto presso a Balta, commettendovi varj eccessi; e che il Generale Principe Prosorowski era situato colla sua gente in luogo da poterli 1 provvisioni: provvigioni, sussidi. 3 costante: certo. 5 insultato: assalito.

2 Krim Ghirai. 4 ritenuto: trattenuto. 6 positiva: dichiarata, effettiva.

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comodamente attaccare. Aggiugnesi, ma non per costante, che il detto Principe, abbia fatto prigionieri varj Confederati, e fra questi lo Starosto Trakamirowski, e il Giovine Potoki, la qual cosa farebbe supporre un’azione seguìta da quella parte. Erasi detto ancora, qualche giorni sono,1 che un Corpo di 5 mila Confederati, ne avesse assalito un altro di mille Russi: ma le notizie, che si son ricevute dappoi, non meritano tutta la fede. Nondimeno il racconto, che se ne fa, è a un dipresso come segue. Si stabilisce il teatro di quest’azione dalla parte di Kalisch. I Russi, de’ quali si riduce ora il numero a soli 500 contro cinque mila Confederati, avvedutisi del pericolo, in cui erano, occuparono una piccola altura, e collocatavi la loro Artiglierìa, se ne seppero così ben servire, che rovesciarono le file de’ Confederati, e gli obbligarono, ridotti in picciol numero, a darsi alla fuga, e ricoverarsi in un bosco, ove le Truppe vittoriose poterono poi trucidarle a loro talento. Malgrado questo racconto, i Confederati mostrano ancora troppa baldanza, perchè s’abbiano a creder così fieramente malmenati nella predetta azione; imperciocchè2 il Malzewscki, che serba tutta l’autorità sopra le altre Confederazioni, avendo inteso, che dalla parte di Cujavia, erasi fatto un Manifesto, nel quale tutti quelli, che lo avevan segnato, avean mentito i loro nomi, egli ha indirizzato loro un Contra-Manifesto, loro dichiarando, che non riconoscerà più per suoi partigiani, quelli, che si vergogneranno di farsi conoscere sotto i loro veri nomi in una causa, che riguarda la Patria. Finalmente si hanno nuove dalla Transilvania, e dal Danubio in data del 14 Febbrajo, le quali recano, che sonosi vedute passare nella detta Transilvania circa 200 carra3 di Turchi feriti, ed altre carra di Russi pur feriti incamminate per la strada di Varsavia; onde si presume, che sia seguìta una battaglia di molta conseguenza4 fra queste due nazioni nemiche. Dalle Frontiere della Turchìa 3 Febbrajo. Secondo gli ultimi avvisi qui recati da Costantinopoli il Ramazan, o sia il Digiuno, che dura quattro settimane, cominciò il dì 9 del passato mese. Tosto che questo fosse terminato, erasi risoluto, che i principali Ministri, ed Uficiali dovessero rendersi immediatamente all’Armata col resto delle Truppe. Ma per via d’un Editto pubblicato il dì 11 tanto a Costantinopoli, come in altri luoghi, si sente, che la loro partenza non seguirà se non se dopo il Bayram,5 in grazia dell’essersi più volte rappresentato, che le Truppe non possono reggere al freddo, che fa nel Febbrajo, e nel Marzo, in que’ paesi, dove probabilmente sarà il Teatro della Guerra; che già il provano abbastanza quelle, che sono a quest’ora sulle frontiere, e che d’altra parte ve n’è quanto basta per far fronte alle prime intraprese de’ Russi. Il Cavalier di Vergennes,6 dianzi Ambasciador di Francia, s’è poi imbarcato il dì 11 con tutta la sua famiglia sopra la Fregata Francese, chiamata la Sultana, la quale avevavi condotto il Cavalier di S. Priest, successore di lui. Si vanno fabbricando in tutto l’Imperio Ottomano una grande quantità di Galeotte, mezze Galeotte, e Navi piatte.7 Il Signor Obreskow Residente della Russia aveva attualmente il permesso di render visite a’ suoi amici, ogni volta 1 qualche giorni sono: qualche giorno fa. 2 impericiocchè: per il fatto che. 3 carra: carri. 4 di molta conseguenza: con molte ripercussioni. 5 Festività islamica festeggiata un mese dopo il Ramadan. 6 Charles Gravier. 7 Le galeotte e le mezze galeotte sono agili barche a vela, mentre le navi piatte sono spec. atte al trasporto merci, grazie al più capiente fondo piatto.

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che fosse accompagnato dal Castellano del Castello delle Sette Torri, nell’abitazione del quale è egli stato, come si scrisse altre volte, trasferito per suo maggior comodo. Dicesi, che il Bascià della Caramania,1 che aveva radunata molta gente, mercè del grosso soldo,2 ch’egli pagava, ne sia stato improvvisamente abbandonato, così tosto, ch’egli propose alle sue Reclute di lasciar l’Asia per venire in Europa. Questa nuova pare non meno incerta di quella della irruzione de’ Tartari nella Russia;3 ove si suppone, ch’essi sieno di già molto innoltrati dalla parte di Mosca. Tali novelle sono il più delle volte immaginate per ingannare l’uno, o l’altro de’ partiti, che sono in guerra; e si debbe anco prosumere,4 che si esaggerino le relazioni a favor della parte, che più si protegge. PAESI BASSI Aja 22 Febbrajo. L’affare di Aquisgrana (di cui s’è parlato altra volta) è accomodato. Il Magistrato di quella Città consentirà a quanto vien richiesto dalla Corte Palatina, pagherà una buona somma di danaro; e non se ne farà più parola. INGHILTERRA Londra 24 Febbrajo. L’affare del Sig. Wilkes fa più romore che mai. Il Governo ha giudicato a proposito di sospender fino al 13 del prossimo Marzo l’elezione d’un Membro del Parlamento per la Contea di Middlesex: e si teme, che il rifiutar d’ammettere un Eletto della prima Provincia del Regno, non produca forti dissensioni fra il Parlamento, e gli Abitanti, che hanno il diritto d’eleggere. Il Signor Wilkes frattanto in una nuova Memoria a questi diretta, si dichiara arditamente, che le Risoluzioni della Camera non costituiscono una Legge, alla quale ci sia obbligo di ubbidire. In conseguenza di ciò, molti de’ suoi Partigiani hanno preso ardire, e dichiarato altamente, che per dar forza di Legge ad una Risoluzione della Camera, è necessario ch’essa formi un Atto, che dopo esser passato legalmente per le due Camere, sia in seguito munito del Regio placito. Contuttochè il Sig. Wilkes intacchi il candore, e la probità de’ Ministri in modo, che dee vie più nimicarli contro di sè;5 tuttavia cresce di giorno in giorno il numero de’ suoi fautori. Molti Membri della Camera de’ Comuni, in occasione, che si trattava la Causa di lui, sonosi dichiarati in suo favore; e s’è formato un partito [25r] formi|dabile per sostenerlo contra tutti i suoi Avversarj. In un’Assemblea di riguardevoli persone tenuta la sera del 20 si è pensato a’ mezzi più proprj per procurar la rielezione di lui: e vi si è fatta una Soscrizione di 3340 lire Sterline, e nominata una Deputazione per sollecitare in tutto il Regno delle contribuzioni allo stesso effetto, oltre le grosse somme levate6 in varie altre Adunanze in quella Città. La Dispositiva7 del Memoriale indirizzato su questo proposito a tutto il Regno, è del tenor seguente: Siccome Giovanni Wilkes, Scudiere, è stato notabilmente pregiudicato nella sua fortuna per li Processi rigorosi, e reiterati da lui sofferti per la Causa del Pubblico, e siccome a noi sembra ragionevole, che colui, che patisce per lo ben pubblico, sia dallo stesso Pubblico sostenuto, così Noi ec. La Città medesima di Londra, e mol1 3 5 6

Dukakin Paşa della Caramania. 2 grosso soldo: lauta paga, spec. militare. Nella stampa: nelle Russia. 4 prosumere: presumere. dee vie più nimicarli contro di sè: deve sempre più inimicarseli. levate: raccolte. 7 Dispositiva: disposizione giuridica.

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te Provincie del Regno si dispongono a presentar Suppliche al Re1 per sollecitare il perdono a quest’uomo celebre. Tuttavia si crede, che il Ministerio sia attualmente occupato a formare un Atto, che verrà dipoi2 portato al Parlamento per rendere il Sig. Wilkes incapace di seder nella Camera de’ Comuni durante il presentaneo3 Parlamento. Il Regno della Inoculazione si stende ognora più. Essa è stata già da qualche tempo introdotta nella Giamaica, dove un solo Abitante ha innoculato circa 3000 Negri, ad un solo de’ quali è accaduto di morire nel corso della operazione. Ben è noto, che orribili stragi faccia in quell’Isola il Vajuolo. Quanto vantaggio non vi procurerà dunque il felice successo di questo metodo? Finattanto che non si trovi modo di distrugger questo morbo nella sua origine, chi negherà di prevenirne i funesti effetti per mezzo della Inoculazione? FRANCIA Parigi 27 Febbrajo. Questi Magistrati sono in continue opposizioni, quando fra loro, e quando col Consiglio del Re.4 La Camera de’ Conti, e il Parlamento fra gli altri sono in aperta guerra. La prima fece il dì 22 una Sentenza, che dichiara l’altra del Parlamento nulla, e non seguìta, come fatta senza podestà. L’indomane il Parlamento ne ha fatta un’altra, che distrugge la prima, ed ordina agli Uscieri, che vadano ad impadronirsi delle stampe, e degli esemplari presso lo Stampatore Cellot. Dall’altra parte i Parlamenti d’Aix, e di Grenoble son contrarj a quelli di Parigi, e di Roano rispetto al sistema del Commercio de’ Grani. Il Parlamento del Delfinato ha pur fatto la sentenza, che segue, sul detto proposito. «La Corte giustamente ingelosita per li grandi ostacoli, che sembrano insorgere contro la libertà del Commercio de’ Grani, e convinta per l’esperienza di quattro anni de’ reali vantaggi, che l’esecuzione della Dichiarazione del 25 Maggio 1763, e dell’Editto del mese di Luglio 1764 ha procurati a questa Provincia, ha sentenziato, persistendo nelle sue precedenti sentenze su questa materia, che sarà scritto al Re, ad effetto di supplicarlo di domandare i voti delle sue Corti, prima di toccare in verun modo leggi cotanto preziose per gli suoi Popoli». Il Parlamento di Provenza poi aveva prima dell’altro fatto presentare al Re fino dal 18 Dicembre passato una Lettera, in cui espone i suoi sentimenti sovra il medesimo suggetto. Eccone i primi Paragrafi. «Sire. Il vostro Parlamento della Provenza si affretta d’ubbidire agli ordini di Vostra Maestà, esponendo il proprio avviso sopra le quistioni proposte rispetto alla Polizìa de’ Grani.5 La confidenza,6 di cui Ella ci onora, richiede noi7 una scrupolosa attenzione nel ponderare il nostro giudizio nella più importante materia, che trattar si possa fra il Sovrano Legislatore, e i Ministri delle Leggi. Vostra Maestà non mette più in quistione, se la circolazione de’ Grani nell’interiore, e l’esportazione di essi, quando il loro prezzo è minore della tassa stabilita dall’Editto, debbano essere libere. Ella riguarda questi punti, come fissati per via di leggi immutabili. Ma si è preteso, che bisognasse assoggettar tutti i Possessori de’ Grani a vendere al Mercato pubblico, e proibire a’ Mugnai d’intromettersi nel Commercio 1 3 5 6

Giorgio III. 2 dipoi: in seguito. presentaneo: attuale. 4 Luigi XV. Polizìa de’ grani: ordinamento legislativo sulla produzione e sul commercio dei grani. confidenza: fiducia. 7 richiede noi: ci richiede.

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delle Farine. Si propone d’aggiugnere alla Dichiarazione del 1763 queste due modificazioni: e Vostra Maestà si degna di comunicarci le riflessioni, alle quali questa proposizione è appoggiata. Quelli, che fanno gli obbietti,1 o Sire, portan più lontano le loro mire: essi riprovano il sistema della nuova Legislazione sopra i Grani, che noi riguardiamo,2 come un capo d’opera di pubblica Economìa; i costoro principj sono direttamente opposti ai nostri. Non è dunque cosa possibile, che noi andiamo d’accordo sopra le conseguenze. Essi riguardano come uno interesse dello Stato il tenere i Grani al di sotto del prezzo naturale; e noi crediamo, che la giustizia, e la politica richieggano, che sia rispettata la proprietà, che si lasci libero il commercio. Essi vogliono ricondurci sotto al giogo delle Leggi positive,3 e noi benedichiamo il momento, in cui la Nazione n’è stata liberata. Trista condizione dell’umanità, che l’interesse della sussistenza, il più importante di tutti gli altri, sia quello, che gli uomini hanno men conosciuto in ogni tempo! I vostri Servidori più fedeli, armati d’uno zelo eguale per la verità, si separano in diverse opinioni: i partigiani, e i nemici della libertà vogliono il bene della loro Patria, e o gli uni, o gli altri cercano frattanto di darle un colpo fatale. Non solo si dividono sovra i principj nella speculazione, ma riguardano ancora con occhio indifferente i fatti, che sono alla notizia4 di tutto il Mondo. Quelli, che son prevenuti contro la nuova Polizìa, la credono condannata dalla sperienza; e veggono per questa via crescer la miseria, e diminuirsi la popolazione di giorno in giorno. Gli altri assicurano al contrario, che il successo ha corrisposto all’espettazione del Sovrano Legislatore, che prepara la prosperità di questo Imperio, e la dicadenza de’ nostri Rivali. In mezzo a queste dispiacevoli contraddizioni, noi veggiamo risplender qualche speranza di scoprire la verità, poichè dall’una, e dall’altra delle due parti si ha ricorso alla [25v] spe|rienza. Noi potremmo veramente rigettar questa sperienza sì corta, sì imperfetta, sì contrariata; ma non pertanto l’accettiamo per Giudice. Su qual fondamento si asserisce, che l’esperienza ha smentite le speranze concepute per la nuova Legislazione sopra i Grani? Il prezzo delle Derrate è fortemente cresciuto già da qualche anni,5 il pane s’è venduto nella Capitale fino a 3 soldi, e 9 denari la libbra a peso di marco: e molte famiglie bisognose non sonosi d’altro nodrite,6 che delle loro lagrime. Non piaccia a Dio, o Sire, che noi ci opponghiamo giammai ad una pietà così giusta. Noi entriamo sinceramente a parte di essa; ma questa dee stendersi sovra tutti gl’infelici. Quante desolate famiglie hanno gemuto sotto il giogo delle Leggi proibitive, allora quando il Lavoratore, non avendo mezzo veruno di vendere il suo ricolto, e non trovando per prezzo de’ suoi sudori, altro che la più orribile miseria, era egli lasciato in preda del Raccoglitore; allora, quando il Proprietario ristretto nelle sue consumazioni, e nelle sue spese, lasciava il Giornaliere7 senza lavoro, e l’Artigiano senza mercede. Si hanno sotto gli occhi i bisogni della plebaglia, che s’è di troppo affollata nelle grandi Città; ma i patimenti del Popolo Coltivatore sono manco presenti, e manco conosciuti. Si teme, che non s’introducano degli abusi in un Commer1 3 4 6

fanno gli obbietti: si oppongono. 2 riguardiamo: teniamo in favore. leggi positive: leggi civili o imposte dall’alto, spec. in opposizione alle leggi naturali. alla notizia: a conoscenza. 5 Nella stampa manca la virgola. nodrite: nutrite. 7 Giornaliere: lavoratore avventizio.

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cio libero; e si dimenticano poi quelli, che nascono dai legami, e dalle proibizioni. Siccome non ci è Legge senza possibilità di abuso, nè bene, che non sia suscettibile di qualche mescolanza di male; così l’Uomo di Stato dee applicarsi al più gran bene generale, che sembra evidentemente dover risultare da un Commercio libero. Sempre ci saranno degl’infelici, ma il numero ne sarà minore, ed essi il saranno comunemente per loro colpa. Il Governo è ben più obbligato a rispondere de’ mali, ch’egli cagiona per mezzo d’instituzioni arbitrarie, che di quelli, ch’esso non può impedire, o prevenire, lasciando andar le cose secondo il corso naturale». Il seguito si darà in un altro Ordinario. Il Cardinal di Luynes è partito per Roma, conducendo seco per Conclavisti due Canonici di Nostra Dama. Il Cardinal di Bernis, come s’è di già detto, passerà in Italia dalla parte della Linguadocca: e quello di Choiseul partirà egualmente di certo fra dodici, o quindici giorni. I nomi de’ 14 Battaglioni, che ultimamente s’è detto, dover soli discendere in Corsica, sono i seguenti: 4 di Chiampagna, 4 d’Aquitania, 2 di Borgogna, 2 di Provenza, e 2 Irlandesi. Il Signor de Bourcet Tenente Generale delle Armate del Re passerà pure in quell’Isola in compagnia del Conte di Vaux. Che che se ne dica, non v’è apparenza, che il Conte di Chauvelin vi ritorni a comandare. Tre Reggimenti sono di ritorno dalla Corsica in Francia, di due soli de’ quali si sa il nome. Questi sono Eptingen, e Roverge; quest’ultimo ha sofferto assai dal nemico, e l’altro dalla diserzione. Passa per costante, che gli Abitanti della Luisiana tanto naturali del Paese,1 quanto Francesi rimastivi dopo la cessione di quella Colonia alla Spagna, malcontenti del Dominio Spagnuolo, hanno preso il partito di arrestare il Governatore, e quelle poche Truppe, ch’erano seco. E imbarcatili tutti senza far loro alcun male, gli hanno mandati nell’Isola di Cuba: ed hanno inoltre obbligato un Uficial Francese, che trovavasi ancora fra essi di mettersi alla loro testa, e di riguardarli,2 come sempre sottomessi al Dominio Francese. Il 21 di questo mese si radunò il Parlamento, e mandò ai Commessarj una Dichiarazione del Re, che obbliga i Religiosi, che si chiamano Esenti, de’ quali non ci ha nel Regno più che 11 Case, di conformarsi all’Editto pubblicato l’anno scorso in proposito di essi. Questo Editto comanda loro, che si uniscano ad alcune delle Congregazioni ricevute, ed autorizzate in Francia. Roma 4 Marzo. Jeri qui giunse il Cardinale Bufalini, e dimani entrerà in Conclave. Dimani pure si aspetta il Cardinale Spinola. Il Corriere venuto l’altrieri all’Ambasciador di Francia,3 ha portata la conferma d’esso Ambasciadore per il futuro Papa, e la risposta del Re4 alla notizia datagli dal Sagro Collegio della morte del Papa, la quale è stata presentata dal Cardinale Orsini. Il Corriere tuttavia non ha portato Lettere Credenziali,5 di modo che non si sa se il detto Ambasciadore farà la sua pubblica comparsa al Conclave. Si è sparsa voce, che di certo non verrà qui il Cardinal Migazzi. Questa mattina sono arrivate due mute di Cavalli del Gran 1 naturali del Paese: indigeni. 2 riguardarli: considerarli. 3 Il marchese d’Aubeterre. 4 Luigi XV. 5 Lettere con cui un capo di stato accredita un proprio ambasciatore presso un altro capo di stato.

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Duca,1 e sono stati messi nelle Stalle del Palazzo di Spagna. Oggi doppo mezzo giorno il Baron di S. Odil è andato incontro al Gran Duca fino a Montefiascone; e Sua Altezza Reale giugnerà quì Lunedì, o Martedì. Si dice, che i Cardinali abbian risoluto di fargli tutti gli onori dovuti, e che per appagarne la curiosità, sarà egli, sull’esempio d’altri Sovrani, ammesso al Conclave in tempo dello Scrutinio, ma solo col Maresciallo del Conclave.2 Attendesi a giorni il Ministro del Portogallo.3 Varsavia 9 Febbrajo. Lista del numero delle Truppe Russiane, del loro riparto, e de’ luoghi di loro destinazione. Il primo Corpo di esse Truppe, che è quello di Galitzin, ha 2 Generali supremi, 7 Tenenti Generali, 14 Generali Maggiori, 30 Reggimenti d’Infanterìa,4 14 di Cavalleria, 5 D’Usseri, 6 mila Cosacchi del Don, e 3 mila della Picciola Russia, 100 pezzi di grosso Cannone, e 10 pezzi di Schuvalow,5 con un Maggior Generale d’Artiglierìa. V’ha ancora un Corpo d’Ingegneri con 100 pontoni,6 un Maggior Generale di essi, e 12 Ufiziali, alcuni de’ quali sono dello Stato Maggiore, un Mastro di Campo Generale, 2 altri Mastri di Campo, 6 Ufiziali Condottieri delle colonne, un Commessario Generale, 2 primi Commessarj di Guerra, 2 Tesorieri di Guerra, un Brigadiere pe’ viveri, ed un Tenente Generale di viveri, con 4 Commessarj. Il secondo Corpo, che è quello di Romanzow, ha 2 Generali supremi, 4 Tenenti Generali, 8 Maggiori Generali, 11 Reggimenti d’Infanterìa, 4 di Cavallerìa, e 6 D’Usseri, 6 mila Cosacchi della Picciola Russia, e 4 mila del Don. Questo Corpo conduce con se 40 grossi pezzi di Cannone, e 10 di Schuvalow, con un Maggior Generale degl’Ingegneri, che ha al suo comando 12 Ufiziali, alcuni de’ quali sono dello Stato Maggiore. Vi sono pur anche un Tenente Generale Mastro di Campo, e 2 altri a lui subordinati.

[30r] Num. XII Per il Mercoledì 22 Marzo 1769. ALEMAGNA Vienna 3 Marzo. L a Società Economica dell’Austria Inferiore, stabilita qui sotto gli auspicj di Sua Maestà l’Imperadrice Reina,7 oltre al premio ordinario d’una Medaglia d’oro del valore di 150 Fiorini, fondato da Sua Maestà Imperiale, e Regia Appostolica per la migliore Memoria sulla quistione da proporsi ogni anno, distribuirà in oltre un altro premio di 50 Zecchini a chi scioglierà meglio una delle due Quistioni, di cui parleremo l’Ordinario venturo.

1 Leopoldo I. 2 Agostino Chigi principe di Farnese (GM, p. 139). 3 Francisco de Almada e Mendoza. 4 Infanterìa: fanteria (vc. milit., cfr. GDLI VII.899). 5 Tipo di cannon, così detto dal nome del suo inventore Pëtr Ivanovič Schuvalov (GM, p. 139). 6 pontoni: barconi, per lo più a rimorchio, atti a trasportare truppe o merci pesanti o a gettare ponti militari di fortuna. 7 Maria Teresa d’Asburgo.

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DANIMARCA Copenaghen 23 Febbrajo. La Milizia nazionale, ch’era stata congedata, debb’essere posta sull’antico sistema in tutto il Regno della Norvegia. Il Re1 ha dat’ordine, che sieno allestiti con ogni diligenza 8 Vascelli da guerra, 2 di 70 Cannoni, 8 di 60, e 3 altri di 50. S’ignora il destino di questa Flotta, sebbene alcuni politici vogliano, ch’essa debba entrar nel Baltico probabilmente al servizio della Russia. Comunque sia, farà vela verso i primi d’Aprile. POLONIA Varsavia 22 Febbrajo. Il 12 di questo mese una partita di Confederati, sotto il comando del Sig. Malezewski, s’impadronì con istratagemma di Czentichau; ma i Russi, discacciatala2 dalla Città, la costrinsero3 a rifugiarsi nella Fortezza, ch’è ora assediata da questi. Dalle Frontiere della Polonia 17 Febbrajo. Tutte le cose sono in un orribile disordine nella misera Polonia; le dissensioni crescono ogni momento, ed è appena credibile quanto furore s’accenda per ogni lato; basti il dire, che i vicini di questo disgraziato paese, dicono, che bisogna esser Polacco per dimenticarsi dei proprj mali, e divenir savio4 per mezzo dell’esperienza. Le Confederazioni sonosi multiplicate in modo, che non sono più sicure le strade massimamente ne’ contorni di Varsavia. Ciò ha fatto determinare il General Comandante per la Russia5 nell’interno del Regno a distribuire de’ Pichetti delle sue Truppe in diversi luoghi, e in ispecie nelle vicinanze di Sochaczew: ma tali cautele non impediscono la sollevazione di sempre nuovi partiti. Abbiamo nuove dalla Russia Bianca, che il Conte Sapieha, figliuolo del Palatino di Mscislaw, ha condotte seco tutte le genti, ch’erano al servizio dello Starosto di Belcko (Belza), e, unitele a qualche altre centinaja d’uomini reclutate da lui, è passato con esse tutte nel Campo de’ Confederati di Bar. Tutto il paese di Gostnin s’è anch’esso ultimamente unito in una Confederazione, che ha eletto per Maresciallo il Sig. Mikerski; e il costoro esempio è stato seguito dagli Abitanti del distretto di Chenzin, e di Blentszitzka. Altre bande de’ Confederati son penetrate nella Cujavia, vi hanno messe a guasto6 le Terre del Sig. Ilow Vaivoda7 di Brest, gli hanno levato un suo figliuolo Ajutante Generale del Re, con tutte le milizie, ch’egli aveva al suo soldo, obbligandolo di più a somministrar8 la sua contingente di 60 uomini, colla paga per sei mesi. Un simile ordine hanno essi dato in tutti gli altri luoghi: e questa porzione è stabilita secondo le facoltà rispettive di ciascuno; poichè9 lo Starosto di Siradia è tenuto di dar cento Soldati. Gli stessi Preti non ne vanno esenti, e i Padri Missionarj di Lewicz sono stati tassati in 18 uomini. Finalmente quelli de’ Gentiluomini, che non possono montare a cavallo in persona, e seguitarli, dovranno senza eccezione mandare al 1 3 5 7 9

Cristiano VII. Nella stampa: costrinse. Galitzin (GM, p. 141). Nella stampa: Vaiuoda. poichè: per la stessa ragione.

2 discacciatala: cacciatala via. 4 savio: saggio. 6 messe a guasto: danneggiate. 8 somministrar: offrire, mettere a disposizione.

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Campo de’ Confederati tanti uomini, quante sono certe determinate misure di Sale, che ricevono, e secondo porta la natura de’ loro beni, sotto pena d’essere inquisiti dal Tribunale della General Confederazione. Questo è quanto riguarda i mali interni della Polonia; ma altri le sono imminenti dal di fuori. I Tartari in numero di 60 mila sembrano disposti d’entrarvi da un momento all’altro; ma no’l1 potranno essi fare senza incontrare una valida opposizione: imperocchè o egli pensano di valicare il Nieper; e le rive ne son tutte coperte di Cannoni; o vogliono sforzare il Cordone comandato dal Conte di Romanzow, e il Generale Dalke gli sta osservando con 10 mila fanti, e 6 milla cavalli. Questi sono i preparamenti alla maggiore delle calamità, che possa seguire2 ad una nazione, la quale [30v] calamità sarebbe tanto più orribile se fosse vero ciò, che si scrive dal Danubio, che serpeggi una grave malattìa epidemica fra le Truppe Ottomane, e che a quest’ora ne sia già morta quantità di gente; poichè nel terribile commercio della Guerra un simile disastro sarebbe egualmente funesto a ciascuna delle parti nemiche. Dalle Frontiere della Turchìa 9 Febbrajo. I Politici Turchi, che ragionano anch’essi sovra le operazioni della lor Corte, dicono, che non s’è peranco deciso sopra la scelta del Generalissimo delle Truppe Ottomane. Alcuni vogliono, che debba essere il Gran Visire,3 a cui ne appartiene il diritto, ed altri il Bascià di Bosnia.4 Questi medesimi Politici preveggono ancora una rivoluzione in tutte le Piazze dell’antica Grecia popolate per la maggior parte da Greci, o Cristiani, che conservano ancora del valore de’ loro maggiori tanto da scuotere il giogo de’ Turchi nelle attuali circostanze. Non ostante ciò che si è detto antecedentemente si hanno notizie, da Costantinopoli, che il dì 25 di Gennajo si dovevano innalberare le code del cavallo5 in segno, che la partenza del Gran Visire per l’Armata, dee seguire 40 giorni di poi, vale a dire verso il principio di Marzo. Gli avvisi di Costantinopoli recano pure varie circostanze circa l’aprimento della Campagna, che i Turchi sono per fare. Secondo essi, l’Armata sarà composta d’una quantità straordinaria di gente fino al numero di 350 mila uomini: i soli apparecchi costano di già venti milioni; e il Sultano6 ne destina altri 200 mila per le spese, che sopravverranno, senza che per questo se ne esaurisca il Tesoro. Questa formidabile Armata sarà divisa in due Corpi: e si unirà quanto prima poche miglia lontano da Costantinopoli. Poichè il Gran Visire ne abbia fatta la rivista, non tarderà, che pochi giorni ad intimarle l’ordine di marciare: ed egli alla testa di 130 mila uomini prenderà la via di Andrinopoli. Altri7 200 mila hann’ordine d’incamminarsi verso le Frontiere della Polonia per la parte della Bulgaria, e della Vallacchìa; ma non si sa ancora chi ne debba essere il Capo. RUSSIA Pietroburgo 20 Febbrajo. La nostra Corte non lascia d’usar tutti i mezzi necessarj per procurare abbondantemente ciò, che chiamasi il nerbo della Guerra; e a tale effetto ha essa ac1 no’l: non lo. 2 seguire: capitare. 3 Mohammed Emin. 4 Silahdar Cihangirli Mehmed Paşa. 5 innalberare le code del cavallo: esporre pali con appese code di cavallo, a indicare che il sultano è in partenza alla guida di un esercito. 6 Mustafà III. 7 Nella stampa: Altre.

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cresciute le Contribuzioni imposte sopra i Paesani, o sia i Servi della Corona. Sebbene questo aumento non sia che d’un Rublo e mezzo per testa in tutto un anno, tuttavia non renderà meno d’un milione e mezzo di Rubli. Credesi ancora, che le Provincie di Livonia, e d’Estonia saranno straordinariamente tassate nell’annuale somma, l’una di 100 mila Scudi, e l’altra di 50 mila; e che ciascuno individuo appartenente agli Uficj del Governo Civile pagherà allo Stato il 20 per 100 del suo stipendio: ma queste contribuzioni straordinarie non dureranno più, che il tempo della Guerra. In mezzo al bisogno di questi soccorsi pecuniarj, la nostra Imperadrice1 non vuol però lasciar sussister nulla di ciò, che possa impedire il Commercio; ed ha avuto la generosità d’abolire la imposta dell’otto per cento fatta fino dall’anno 1763 sopra tutte le Lettere di Cambio protestate. Rispetto poi alle operazioni della Guerra si tiene frequentemente Consiglio, dove si tratta tutto ciò, che conviene alla direzion delle Truppe a’ rispettivi loro siti, alla formazione delle Armate, al Piano di tutte le altre cose militari; e se ne danno in conseguenza le disposizioni. Frattanto il Principe Gallitzin, Comandante in capite dell’Armata Principale, ha fatto sapere alla Corte, come egli è arrivato a Kiovia, che vi ha messo il Quartier Generale, e che la maggior parte de’ Reggimenti così di fanti, come di cavalli, che debbon costituir quest’Armata sono di già assembrati2 dalla parte di Lubno. Il Generale Conte di Romanzow, che comanda in capite l’Armata, che formasi nell’Ucrania, sta in continua attenzione dall’altro canto, temendosi, che in quella Provincia possano far qualche invasione i Nemici, tanto più che i Malcontenti della medesima sono certamente passati nell’Armata de’ Tartari. Alcune Lettere particolari dicono ancora, che sianvi di già seguìte su quella Frontiera qualche scaramucce fra la Vanguardia d’una Squadra di Tartari, e un Corpo di Cosacchi; come pure altre Lettere recano, che sia successa un’azione assai viva fra i Tartari uniti ai Confederati sotto gli ordini del Conte Potocki, e i nostri. Aggiugnesi, che i primi vi sieno rimasti padroni del Campo, e che i nostri non vi abbian tuttavia perduto più che 100 uomini fra morti, feriti, e prigionieri. Fra le minacce, e le cure dell’orribile guerra, che va ogni giorno più avvicinandosi allo scoppio totale non dimentica la instancabile nostra Sovrana le incumbenze più tranquille del suo Governo. Essa ha ultimamente, cioè il 29 del mese passato ammessi al bacio della mano gli Astronomi destinati ad osservare in varj luoghi dell’Imperio il passaggio di Venere: e questi, che sono i Signori Lowitz, Rumowski, Mallet, Pictet, Eulero, Kraft,3 e Inochodzow, se ne partiranno quanto prima per il loro destino. Essa fa pur continovar con ogni calore la Traduzione, e la Impressione delle più celebri Opere degli Autori forestieri. Sembra, che sia costante intenzione de’ nostri di far l’assedio di Choczim, di cui furono padroni nell’anno 1739, e ch’è piazza notabile per le rotte, che i Polacchi dettero a’ Turchi negli anni 1621, e 1674. PAESI BASSI Aja 24 Febbrajo. Secondo gli Avvisi d’Amburgo, il soccorso, che il Re di Danimarca4 darà alla Russia, sarà di 6000 tra Fanti, e Cavalli; e ne avrà il comando il Generale Conte di Schmettau.

1 Caterina II. 3 Nella stampa: Krast.

2 Nella stampa: assembrate. 4 Cristiano VII.

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INGHILTERRA Londra 28 Febbrajo. Ieri la Camera de’ Signori dopo una lunga disputa decise la famosa Causa di Douglas1 (della quale s’è parlato negli antecedenti fogli) ed è stato dichiarato, che la Casa d’Hamilton non possa avere alcuna pretensione sovra i Titoli, e i Beni del fu Duca di Douglas. Il Governo ha accordate 2000 lire Sterline a Carlo Dingley per aver [31r] fabbricato, e condotto a perfezione per ben pubblico un Mulino a vento, che serve a segare le tavole, e per indennizzarlo della perdita ad esso cagionata nell’occasione, che i Carbonai ammutinati gli rovinarono il detto Mulino. L’ultimo Corriere qui giunto da Costantinopoli ha recata la nuova, che tutti gli sforzi del Ministro Britannico alla Porta2 sono stati inutili; e che quella Corte inflessibile non vuole udir parlare di pace colla Russia. Sentiamo dalla Nuova York, che due Giovani Delawari3 figliuoli d’un Capo di questa Tribù, dopo avere imparato l’Inglese, studiano attualmente sotto un eccellente Professore la Medicina, e la Chirurgìa pratica, e particolarmente l’Inoculazione del Vajuolo, malattìa, che fa molta strage fra gl’Indiani. FRANCIA Parigi 3 Marzo. Seguito della Lettera del Parlamento di Provenza al Re4 sopra il Commercio de’ Grani. «Il rincaramento de’ Grani è del tutto contrario alle combinazioni della nuova Polizìa. Erasi annunciato, e desiderato eziandio come utile questo rincaramento; e contuttochè sia esso stato più grande di quel che facesse mestieri, i partigiani della libertà, non amano di concedere, che questo eccesso sia opera loro; essi non avevano promesso di guarentirci5 de’ cattivi ricolti, e del disordine delle stagioni, ma si contentavano d’assicurarci, che ne’ casi sinistri la libertà sarebbe un eccellente preservativo contro agli accidenti, a’ quali fummo esposti altre volte; che nelle stesse circostanze della diffalta,6 noi non proveremmo altro, che l’incomodo tollerabile del maggior costo; che questo sarebbe più egualmente distribuito in tutta la Monarchìa; che le distanze, e il più o manco di facilità nella comunicazione farebbe la sola differenza; e che non si vedrebbon più alcune delle Provincie soprabbondare di Grani, ed altre pagarli a prezzo esorbitante. Fin qui, o Sire, non possiamo dolerci d’essere stati delusi con false speranze: una quantità d’avvenimenti presso, che7 inauditi hanno concorso allo incarimento de’ Grani; questo è stato8 generale relativamente alle diverse posizioni de’ luoghi, ed è stato minore di quel, che noi lo abbiamo veduto in circostanze meno critiche d’ora. La Provenza ha fatti l’un dopo l’altro due cattivi ricolti, le campagne d’Arles, e di Tarascon, che sono i nostri Granai, hanno renduto quest’annata appena il doppio della semenza, e nondimeno il Grano è diminuito di prezzo. Egli è vero, ch’esso è ancor più caro, che non è a Parigi; ma la sensazione n’è manco forte, perchè il Governo non s’è mai preso cura di procurarci 1 3 5 7

La stampa qui presenta un punto e virgola. Delawari: nativi del Delaware. guarentirci: difenderci. presso, che: pressoché.

2 4 6 8

John Murray (GM, p. 145). Luigi XV. diffalta: indigenza. Nella stampa: è è stato.

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il pane a buon mercato. Perchè accusare adunque la libertà de’ mali, ch’essa non ha fatto, e che anzi ha forse alleggeriti?1 L’esportazione della prima annata, che venne in seguito all’Editto del 1764, è stata la più grande, ma non ci dee dispiacere, che sia seguìta. Le Biade, che noi portammo fuora, era già da più anni, che stavano sull’aja, erano mezzo guaste, ed avrebbono ben tosto servito di pastura agli Animali, se non le avessimo date per danaro ad uomini come noi, che si cascavan2 di fame. Egli sarebbe una barbarie, ed un’assurdità senza pari il ricusar di vendere ciò, che ne sopravanza a’ nostri Vicini oppressi dalla carestìa. Qualora si rompono questi vincoli dell’umanità, i Pubblici3 si espongono a giuste rappresaglie: e la distruzione del reciproco commercio de’ Grani è il solo mezzo di lasciar di mano in mano in preda alla carestìa le differenti società, che sono i rami d’una medesima famiglia. Negli anni seguenti le quantità esportate al di più di quelle, che sono state introdotte per via della importazione, meritano appena d’esser considerate nella massa totale de’ nostri ricolti; e non hanno potuto cagionare una sensibile variazione nel prezzo de’ Grani, massimamente se osservasi, che l’esportazione s’è fatta da’ luoghi, ove le derrate abbondavano, e l’importazione, generalmente parlando, in quelli, che n’erano mancanti. Non v’è dunque da far doglianze contro l’esportazione; e in fatti pare dalle obbiezioni, che sonoci state comunicate, che se le accordi grazia,4 e gli sforzi principali si rivolgono contro la libera circolazione. E come? si pretende egli ancora d’isolar le Provincie, e di farne altrettanti Regni separati, poveri nell’abbondanza, ed affamati nella carestìa? Se la facoltà dell’esportare è necessaria per incoraggimento della coltivazione, dall’altra parte la circolazione non può esser mai troppo pronta per occupare i vuoti; imperciocchè senza di essa vedremmo certe Provincie tuttavia esposte a delle carestìe locali, mentre, che altre patirebbono per difetto dello sfogo. Nè la circolazione può esser certa qualora non ci abbia5 de’ Mercanti, che abbian carico, di Condottieri, e di Provveditori nel commercio; e questi Mercanti non ci posson essere senza il profitto. Il prezzo artificiale6 aggiunto alle derrate in grazia del profitto del Mercante è inevitabile quando si voglia, ch’esse si spandano in tutta l’estensione del Regno, e ch’esse abbiano un valor venale. Nè crediamo, che quest’addizione, ripartita sopra la massa totale de’ nostri Grani, sia troppo gravosa in un commercio libero, e animato dalla competenza.7 I piccoli Biadajuoli8 non tardano di rivendere ogni volta, ch’egli trovano un 5, o un 10 soldi per soma9 di guadagno; e vanno a far delle nuove compere. Questa sorta di persone sono utili in grazia del competere, che fanno co’ Mercanti grossi. Ma il Popolo le prende agevolmente in avversione, e per un resto di pregiudizio, e per un effetto segreto della invidia, mira con dispiacere il lor guadagno insieme, e quello de’ Mercanti; massimamente che non può egli 1 La stampa presenta il punto fermo anziché l’interrogativo. 2 si cascavan: deperivano. 3 Pubblici: rappresentanti pubblici. 4 accordi grazia: vengano accolte favorevolmente. 5 ci abbia: vi siano. 6 prezzo artificiale: sovrapprezzo. 7 competenza: concorrenza. 8 Biadajuoli: venditori di biada. 9 soma: carico; cfr. GDLI XIX.365: «Quantità di merci o di materiali corrispondente approssimativamente a quella trasportata da un animale».

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comprendere in modo così sensibile le vere cagioni, che fanno rincarare il pane qualora il commercio è ostruìto da’ rintoppi.1 [31v] Ognuno è persuaso, che gli avvenimenti seguìti in quest’ultimi quattro anni sono fuor dell’ordine comune. Niuna umana prudenza poteva indovinare, che independentemente dagli ordinarj bisogni della Spagna, e del Portugallo, l’Italia fosse per soggiacere ad una grande carestìa; che la Sicilia, la quale era in possesso2 d’alimentar l’Europa, dovesse domandare ajuti essa stessa; che i ricolti del Nord sarebbono scarsi per la mancanza delle nevi; che l’America Settentrionale consumerebbe i suoi; che la Inghilterra, dopo ottant’otto anni d’esportazione, aprirebbe i suoi Porti alle biade forastiere; e che finalmente delle ricolte di quattro annate noi dovessimo averne una meno che mediocre, una ordinaria, e due cattive. Il Problema da risolvere consiste a sapere, ciò, che sarebbe seguìto sotto al governo delle Leggi proibitive. Il risultato più verisimile per via di congetture si è, che i Grani avrebbon sovrabbondato in alcune contrade, e in altre sarebbono mancati; che nè il Coltivatore, nè la Cultura3 non avrebbon cavato verun profitto dalle licenze d’uscita;4 che i Monopolisti, e i Subalterni sarebbonsi arricchiti notabilmente. Sotto gli auspicj delle nuove Leggi all’opposto noi abbiam prestato assistenza a’ nostri vicini, e ne siamo stati pagati; abbiam5 sofferto, a dir vero, una carestia grande, ma generale, proporzionata, non eccessiva. Dappertutto il Coltivatore s’è approfittato del buon prezzo, egli ha ripigliato forza, e speranze, ed ha accresciuto il lavoro: ne hanno patito alcuni particolari, ma non è stata oppressa niuna Provincia: il corpo dello Stato per fine ha guadagnato per le somme, che sono entrate nel Regno, ed ancora più per l’aumentazione della Cultura». Il resto nell’Ordinario venturo. (Noi introduchiamo volentieri ne’ nostri Fogli le novelle, e gli Atti relativi a questa sorta di pubblici affari, immaginandoci, che i nostri Lettori preferiscano alle puerili, ed oziose curiosità private questi oggetti utili, ed interessanti la Repubblica, che soli son degni della osservazione d’un popolo colto, ed illuminato. Con questa occasione noi preghiamo il Pubblico zelante di somministrare all’Editore di questa Gazzetta qualsivoglia notizia, qualsivoglia Atto, che riguardi invenzione, perfezione, facilità, e simili nella Pubblica Economìa, nelle Arti, nel Commercio, nella Fisica ec. massimamente del nostro Paese, assicurandolo, che ci pregeremo sempre di dar luogo a simili materie, a preferenza di certe inezie, che servon di pascolo6 ai piccioli curiosi. Non sarà venale, com’era forse altre volte, l’introduzione di queste, nè di qualsisia altra novella in questi fogli, non avendo noi altra premura, che d’ubbidire, e d’esser utili, o nobilmente dilettevoli, per quanto è possibile in una Gazzetta.) Sua Maestà7 va accostandosi di giorno in giorno alla sua perfetta guarigione. Ella ha accordato 50 mila Franchi a ciascuno de’ tre Cardinali, che vanno al Conclave. I Cardinali di Bernis, e di Choiseul non hanno mai fatto il loro solenne ingresso in Roma; onde si pretende, che questa sola funzione costerà loro presso a 100 mila Scudi per ciascuno. Il Conte di Vaux se ne partirà Lunedì prossimo in compagnia del Signor de Bourcet per la Corsica. Il fatto della Luisiana vien confermato. L’Ufficiale obbligato dagli Abitanti di quella Colonia di mettersi al1 3 5 7

è ostruìto da rintoppi: sia ostacolato. 2 in possesso: in grado. Cultura: coltura. 4 licenze d’uscita: permessi di esportazione. Nella stampa: Abbiam. 6 di pascolo: di appagamento. Luigi XV.

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la loro testa, è un certo Sig. Aubry, fratello d’uno Avvocato di molta riputazione: egli è Cavaliere di S. Luigi, ed ha servito in Francia, dove egli era ritornato per vendere i Beni, che ci1 aveva acquistati. Roma 11 Marzo. Il dì 6 verso le ore 20 giunse qui fra le acclamazioni d’immenso popolo Sua Altezza Reale il Granduca di Toscana,2 che andò direttamente a smontare3 alla sua Villa a Monte Pincio, e la sera ricevette le visite degli Ambasciadori, Ministri Esteri, Principi, Prelatura, e Nobiltà. La mattina del 7 cominciò a visitare le cose singolari di questa Dominante. Il Sacro Collegio ha destinato Monsignor Rezzonico Maggiordomo, e Governatore del Conclave a complimentar4 Sua Altezza Reale, e i Principi Albani, e Corsini a servirla nel tempo della sua dimora: e le ha pur fatto esibire la Guardia Svizzera per assistenza della sua Reale persona. Il dì 9 fu presentato alla stessa Reale Altezza dapparte del Sagro Collegio il Regalo di 137 portate di commestibili insignemente ornato, ed elegante: e se gliene prepara un altro di due Quadri, d’un Reliquiario d’oro col Legno della Santa Croce, e di 20 Tomi contenenti i disegni de’ monumenti più singolari dell’Arte, che ornano questa Città. Non faremo il torto alla grandezza d’animo di questo Sovrano, di raccontar come una cosa straordinaria la benignità, e la degnazione, con cui accoglie il rispetto di tutta questa Dominante; e la larghezza, con cui ricompensa i menomi uficj,5 e fa sentir la sua graziosa presenza alla moltitudine di questi Poveri. Dicesi, che Sua Altezza Reale feliciterà della6 sua dimora la nostra Città solamente fino al dì 5 d’Aprile. Si attendono i Cardinali forastieri; e vanno arrivando quelli dello Stato. Livorno 10 Marzo. È seguìta una forte mischia tra i Francesi, e i Corsi vicino ad Olmeta, che i primi desideravano d’avere in poter loro. Il Distaccamento Francese, che fu spedito all’attacco, è stato costretto a ritirarsi dopo alcune ore di vivo fuoco; e si vuole che il Comandante sia rimasto gravemente ferito. Dicesi, che i Corsi acquistino sempre nuova forza per una quantità di Disertori di varj paesi, ch’entrano al loro servigio. È stata qui posta la contumacia7 di 15 giorni a tutti i Bastimenti procedenti dai Porti, e dalle Scale8 della Corsica, ed assicurasi, che il medesimo sia seguìto per parte di Napoli, di Roma, e di Genova. Genova 18 Marzo. Abbiamo notizie da Madrid, che due de’ Cardinali Spagnuoli9 intraprendono il viaggio di10 Roma, andandosi ad imbarcare a Cartagena per quindi dar vela alla volta di Civitavecchia sopra due Navi da guerra. Dicesi, che S. M. C.11 gli abbia provveduti

1 ci: vi. 2 Leopoldo I. 3 smontare: prendere alloggio. 4 complimentar: riverire. 5 uficj: servizi. 6 feliciterà della: allieterà con la. 7 posta la contumacia: stabilito l’isolamento, fatto divieto di attraccare. 8 Scale: «Ant. Punti di approdo per le navi, per rifornirsi o per caricare merci» (GDLI XVII.751). 9 Si tratta di Ventura de Córdoba Espínola La Cerda e di Francisco de Solís Folch de Cardona (GM, p. 149). 10 di: verso. 11 S. M. C.: Sua Maestà Cattolica, appellativo di Carlo III.

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d’un viatico di 15 mila Dobble. È giunta alla Spezia una Nave Danese carica d’oltre a 240 Gesuiti del Paraguai, che come gli altri, de’ quali si parlò in altro ordinario, scenderanno nello Stato Pontificio. Sentiamo da Marsiglia, che le nuove Truppe Francesi destinate per la Corsica debbono imbarcarsi a quella volta per il dì 15. Milano. Domenica scorsa, festa di S. Giuseppe, ricorrendo con felici auspicj il nome di S. M. Cesarea,1 fu2 Gala, Pranzo, e Ricevimento a Corte.

[32r] Num. XIII Per il Mercoledì 29 Marzo 1769. ALEMAGNA Vienna 11 Marzo. L e quistioni proposte per li premj, de’ quali s’è parlato l’Ordinario passato, sono queste: «I. Quali sieno i mezzi più acconci, e più pronti onde dividere, e migliorare i Comuni dell’Austria Inferiore, avuto riguardo alla situazione, alla qualità del suolo, ed al maggior vantaggio dell’Agricoltura. II. In qual modo si potrebbe, colla maggior efficacia, ristabilire la cultura delle vigne, negletta in parte nell’Austria Inferiore, facendo però bene attenzione a’ colli, al terreno, ed all’aumentazione della miglior qualità di vigne, colla maggiore economìa possibile, e senza pregiudicare all’agricoltura, nè al pascolo de’ bestiami». Le Memorie su queste varie quistioni potranno essere scritte in Tedesco, in Latino, in Italiano, ed in Francese, e dirette franche di porto; quelle della prima quistione sino alla fin di Settembre al più, e quelle dell’altra sino alla fin d’Ottobre dell’anno corrente 1769, al Sig. d’Engelschall, Consigliere delle Loro Maestà Imperiali, e Regia Appostolica,3 Segretario di Corte, e Membro, e Segretario d’essa Società; apponendo, secondo il solito, un segno, o una divisa4 alla Memoria, e mettendo questo segno stesso, o divisa sopra un viglietto5 suggellato, che conterà il nome dell’Autore. Il Serenissimo Reale Arciduca Massimiliano è perfettamente guarito della Rosolia. POLONIA Varsavia 2 Marzo. Sono seguìte due azioni importanti, l’una fra i Russi, e i Tartari, l’altra fra i Russi, e i Confederati. Quanto alla prima se ne recano le seguenti circostanze. Il Kan de’ Tartari6 impaziente d’entrare nello Stato de’ suoi nemici erasi messo in cammino per penetrar nella Nuova Servia, con intenzione d’assalir le Linee, che custodiscono i Confini. Non credendo, che gli bastassero le genti, che aveva seco attualmente, richiamò varj particolari Corpi di Tartari, che s’erano già

1 S. M. Cesarea: Sua Maestà Cesarea, cioè Giuseppe II. 2 fu: ci furono. 3 Maria Teresa d’Asburgo e Giuseppe II. 4 divisa: emblema o motto. 5 viglietto: foglietto recante un breve messaggio. 6 Krim Ghirai.

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stesi1 nell’Ucrania Polacca, oltre una parte de’ Confederati di Bar, ch’erano più al caso di congiugnersi con lui; e con queste forze composte di circa 4000 uomini si risolvette d’intraprendere il colpo meditato. I Russi, che stavano in avvertenza di quanto era per seguire, non lo lasciarono così presto accostar liberamente alle Linee; ma gli furono opposte alcune bande d’Usseri Moscoviti, e di Cosacchi, fra le quali, e i Tartari seguirono delle Scaramucce non senza qualche piccola uccisione d’ambe le parti, e danno di molte abitazioni, che vennero incendiate. Finalmente i Tartari diedero l’assalto alle Linee, delle quali non poterono tuttavia superarne nessuna, qualunque fossero gli sforzi, ch’essi vi usassero intorno. Il Generale Isakoff, veduti gli attentati de’ nemici, non tardò punto ad uscir delle trinciere con un Corpo di 4000 uomini, e gli assalì con tanta violenza, che furono obbligati a volger le spalle,2 battuti fieramente da tutte le parti. Ma contuttochè i Tartari fossero volti disperatamente in fuga, non lasciò il Generale d’inseguirli per alcune leghe; e sarebbe andato più oltre, se non avesse temuto d’esporsi all’eccessivo freddo, che regna nell’interno di que’ deserti. I Tartari perdettero in quest’azione 700 uomini fra morti, e feriti, oltre a 2000, che rimasero prigionieri in poter de’ nemici. I Cosacchi nondimeno, come Truppe più leggeri, li seguitarono buona pezza3 ancora, mettendo ad uccisione molti piccoli Corpi così di Tartari, come di Confederati, che si presentarono sul loro cammino. L’altro combattimento, che più sopra si è accennato, seguì a Braclau, dove aveva fatto alto4 il Signor Potocki con circa 3000 uomini fra Turchi Arnauti,5 e Confederati. Il Tenente Colonnello Brinken del Corpo del Principe Prosorowski, avendo ciò risaputo, marciò con 400 uomini alla volta di quella città, e sorpreso il nemico, l’obbligò a voltar le spalle con perdita di circa un centinajo d’uomini fra morti, e prigionieri. I Confederati rivalicarono il Niester; e i Turchi si rifugiarono in Balta. Un fatto di molta conseguenza ancora è [32v] quel|lo, ch’è seguìto fra i Russi, e i Confederati di Bar sotto al comando del Sig. Malezewski, con una totale disfatta di questi. Il Malezewski fu attaccato dai Russi in un luogo non molto distante da Czentochau; e dopo molto fuoco fatto d’ambe le parti, i Confederati si dettero alla fuga, abbandonando ai nemici tutta l’Artiglierìa, e tutti i Bagagli. Non se ne sanno finora più precise circostanze, se non che il Sig. Malezewski co’ suoi si ritira verso il Cracovese, tuttavia inseguìto da’ Moscoviti. Czentochau s’è renduta a questi; ma essi non hanno voluto occuparla, contenti d’un nuovo Giuramento, che le Truppe Polacche, e i loro Comandanti hanno prestato alla Repubblica. Se tutti questi fatti sono veri in tutte le circostanze, onde vengono accompagnati, i Russi hanno aperta molto felicemente la loro Campagna. Oltre alcuni Corpi di Russi, con alquanti Cannoni, che arrivarono qui ultimamente, si aspettano fra breve altri 20000 Moscoviti, che resteranno alla custodia di questa Città. INGHILTERRA Londra 7 Marzo. I Partigiani del Sig. Wilkes sono tuttavia molto zelanti, e si continovano a favore di lui le Soscrizioni in molte parti del Regno. Per bilanciare questo partito 1 stesi: distribuiti. 2 volger le spalle: ritirarsi. 3 buona pezza: a lungo. 4 aveva fatto alto: si era fermato (cfr. fare alt). 5 Turchi Arnauti: albanesi, denominati così, o arnoti, dagli ottomani e dai musulmani.

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si è proposto in diverse Provincie di presentare de’ Memoriali al Re in testimonio di rispetto, e di fedeltà, e in detestazione di queste pratiche tendenti ad accender la discordia, e a turbare la tranquillità pubblica. FRANCIA Parigi 10 Marzo. Viene scritto dal Castello di Broglio in Normandia, che il 24 dello scorso mese verso le 9 ore della sera fu veduta una Meteora, che comparve sotto aspetto d’una piramide luminosa di 20 in 30 pertiche di lunghezza,1 che rischiarò tutto il Castello, e il contorno. La cima di questa specie di piramide sembrava perpendicolare al campanile della Parrochia; e la base di essa, larga 3 o 4 pertiche, si estendeva verso il Nord. Non durò quest’apparenza2 più che tre quarti d’ora, dopo i quali dileguò, succedendovi un’Aurora Boreale. Scrivesi inoltre da Courtalin nel Dupois, che il 26 dello stesso mese, verso le ore otto, e mezzo della sera, vi comparve un’altra Meteora in forma di rombo, che occupò più de’ due terzi dell’Orizonte per tre quarti d’ora, accompagnata da qualche bagliore d’Aurora Boreale. Grazie alle cognizioni della buona Fisica tanto divulgate a’ nostri giorni, nessuno ha trovato in questi fenomeni niente di maraviglioso, e molto meno di spaventevole. Anche il Sig. Messier ha osservato dall’Osservatorio della Marina, il 5 di questo mese alle quattr’ore e mezzo della mattina un altro3 fenomeno simile ad un’Aurora Boreale, se non che questo era d’una luce più rosseggiante, dove le Aurore Boreali sono d’ordinario bianchiccie. Una Lettera di Rochefort, in data del 28 Febbrajo reca quanto segue: «Si sente, che un Bastimento spedito da S. Domingo, e venuto con grandissima celerità, annuncia, che gli Abitanti di Leogane, e del Piccolo Gonave si sono ammutinati, ed hanno prese le armi; che 800 Uomini a cavallo, oltre a gran numero di fantaccini4 sonosi assembrati, ed hanno fatto significare agli Abitanti di questi Cantoni, fino a quelli, che son dispensati dal portare arme come gli altri Coloni, che si uniscano a’ loro armati, ed equipaggiati, sotto pena di vedere incendiate le loro abitazioni; che molti hanno ubbidito, e che i renitenti sono stati soggetti a questa disgrazia; che finalmente il Sig. Cavalier di Rohan ha fatto marciare la Legion Reale». Il Re5 fu Lunedì scorso a Choisy, e ritornò l’indomane a Versailles. Si pretende, che vi ritornerà l’entrante settimana, e che vi piglierà i bagni per qualche giorni. Il 28 dello scorso si tenne pubblica Adunanza, e distribuzione di Premj alla Scuola Reale Veterinaria (di Mascalcìa)6 di Parigi. Il soggetto del concorso era: I muscoli del Cavallo, considerati in generale, e in particolare. Fra i Concorrenti sono stati giudicati egualmente degni del Premio un certo Weber, e un certo Godin; altri quattro hanno ottenuto l’accessit.7 Il dì 8 dell’andante l’Accademia Reale delle Scienze ha eletto il Marchese di Condorcet per occupar la piazza d’Aggiunto Mecanico vacante per la promozione del Sig. Bezout a quella d’Associato. 1 2 4 6 7

di 20 in 30 pertiche di lunghezza: lunga fra le 20 e le 30 pertiche. apparenza: visione. 3 Nella stampa: alrro. fantaccini: soldati semplici di fanteria. 5 Luigi XV. Mascalcìa: arte del maniscalco. accessit: menzione d’onore (dal lat., ‘è venuto vicino’).

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Si assicura, che il Sig. d’Amilly, Primo Presidente del Parlamento di Bretagna, abbia dimessa la sua carica; e che siano stati richiamati dalle loro relegazioni1 alcuni Membri anziani del detto Corpo. Nel mentre, che il Parlamento di Parigi sollecita per una parte presso di Sua Maestà, che si sospenda l’esportazione de’ Grani, e cerca di prevenir gli abusi, che derivano, com’esso pretende, dalla libertà di questa sorta di Commercio, per l’altra gli Stati della Linguadocca, e parecchi altri Parlamenti hanno supplicato il Re, che non faccia verun cambiamento alla disposizione del suo Editto fatto sopra questa materia, riguardando essi come cosa essenzialissima il conservarlo nella sua perfetta integrità.2 Se i Corpi più illuminati della nostra Nazione combattono così lungamente sopra questi oggetti di comune interesse, bisogna bene, che la materia sia assai spinosa, e da non potersi così agevolmente decider su due piedi, come alcuni pretendon di fare. Seguito della Lettera del Parlamento di Provenza al Re sopra il Commercio de’ Grani. «La vera misura dell’esito della nuova Legislazione si è la Cultura. Come quella ebbe direttamente per iscopo di dare stimolo alle produzioni della terra; così qualora un tal fine si ottenga, non date più retta, o Sire, nè a vani terrori, nè ad antichi pregiudizj. Il Parlamento del Delfinato attesta, che la Legge ha di già conseguito il suo effetto. Non v’è più tanto terreno diserto; e le terre tengono occupate più braccia, che lo scoraggimento rendeva inutili. Questo vostro Parlamento, o Sire, vi può esser buon testimonio per ciò che spetta alla Provenza, ove una cultura più estesa, e più [33r] animata ha renduto quasi tanto in un’annata sterile, quanto faceva altre volte nelle ricolte ordinarie: e un moderno Scrittore, che non è sospetto di prevenzione a favore della libertà, confessa che in alcune Provincie da lui conosciute, si è seminato un quarto di Grano più che non si faceva negli anni anteriori alla esportazione. Questo risorgimento dell’Agricoltura è universale, e promette vie3 maggiore ingrandimento; nè ci è canto così riposto del Regno, dove ciò non fia4 sensibile: appena sono scorsi quattro anni dopo la ridonata libertà, e già le nostre Campagne si son cambiate di aspetto. Il vostro Regno, o Sire, è un vasto Territorio posseduto da una moltitudine di Sudditi, e coltivato sotto gli occhi vostri. Se questa superficie produce tutto ciò, ch’è possibile di ricavarne per mezzo della cura, e del lavoreccio;5 se l’Amministrazione, e le Leggi tendono a dare agli uomini tutto il possibile valore per via della onestà, e della virtù, il Governo ha ottenuto i due grandi fini della sua instituzione, ed è giunto alla perfezione nell’ordine fisico, e nel morale. Imposte mal proporzionate diminuiscono già da gran tempo la produzione delle terre, le Leggi inibitive, togliendo i prezzi ai Grani, avevan finito di rovinarla; il lavoratore de’ Campi oppresso dalla miseria volle diventar Vignajuolo, e così tosto gli venne fatto divieto di lasciare una cultura ingrata per quella, che gli dava onde sussistere: e in darno6 si cercò con nuove proibizioni di porre rimedio ai mali, che le proibizioni medesime avevano cagionato. 1 relegazioni: esilii. 2 Nella stampa: integità. 3 vie: ancora, molto. 4 fia: sarà. 5 lavoreccio: «Lavoro, per lo più leggero e poco impegnativo, diretto alla coltivazione di un terreno» (GDLI VIII.859). 6 in darno: invano.

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Vostra Maestà alla fine rendette la libertà; ed ecco che la cultura è già incoraggita: e l’abolizione della Taglia1 arbitraria, e delle altre Imposte, che l’opprimono, la farà fiorire interamente. La verificazione dello Stato della cultura è una bussola infallibile: ed ogni Legge economica, che tende ad aumentarla, è una salutevole2 istituzione. Il falso splendore del lusso delle Città, è un motivo di decadenza; laddove il florido stato delle campagne sarà sempre un certo indizio della popolazione, delle forze, e della prosperità d’uno Imperio. Era una troppo cieca politica quella del volere stabilire le fabbriche3 sopra la miseria di quelli, che debbon consumare le lor produzioni, e pretendere di far nascere l’abbondanza con lo sminuire i ricolti. Riponete, o Sire, la vostra fiducia nell’agiatezza de’ Proprietarj, e de’ Contadini. Essa animerà ben tosto le Arti figliuole dell’opulenza, e queste cammineranno in seguito4 d’una florida agricoltura. Egli è un volere rovesciar l’ordine il metter queste innanzi alla prima. I Proprietarj, e i Contadini son quelli, che formano la Nazione propriamente detta, e i Commercianti, e gli Artigiani non sono altro che i Salariati. Se il Corpo della Nazione è ricco, i Salariati non mancheranno del loro stipendio; i giornalieri applicati alla cultura necessariamente parteciperanno della sua fortuna; le manifatture semplici, che sono le più utili, ci guadagneranno, e le manifatture di lusso non ci perderanno punto. Si è preveduto sempre, che il passaggio dagl’impedimenti alla libertà sarebbe un momento di crisi per un gran numero d’Artigiani; ma questa crisi è stata più forte per lo concorso delle circostanze sopravvenute nel punto medesimo del cangiamento. Essa sarebbe stata manco sensibile, se questi accidenti non avessero scompigliato l’ordine comune, prima che il popolo avesse tempo d’accostumarsi5 alla nuova Polizìa, e la terra di riceverne le influenze. Ben presto ci ricompenserà essa con usura6 dell’aumento delle nostre cure. Se noi ingrasseremo meglio i nostri terreni, la fecondità loro ricondurrà il prezzo ad una tassa più moderata, e più eguale; il Contadino troverà nelle quantità quella medesima rendita, che sostiene, e che anima il suo lavoro; tutti i salarj si metteranno al loro livello così tosto che la rivoluzione d’un picciol numero d’anni abbia fissato questo prezzo medio. Sarebb’egli un gran male, che il numero eccessivo degl’inutili Artigiani, che sottraggonsi al lavoro per venirsi a corrompere nelle nostre Città, soffrisse qualche riduzione? Si predica continovamente, che troppo son essi multiplicati, e che noi scarseggiamo di Coltivatori; che la popolazione è troppo numerosa nelle Città, e troppo a carico delle nostre campagne; che si è multiplicato nella Capitale tanti Stabilimenti, che assai meglio starebbono altrove. Non si vorrà dunque mai dedurre le conseguenze necessarie da queste verità conosciute? La Storia c’insegna, che le grandi Capitali hanno quasi sempre riguardato come un diritto acquisito il Privilegio d’avere il pane a miglior mercato; ed una delle Città più opulente del Mondo si duole al presente di pagarlo allo stesso prezzo, che la Provenza povera, e priva di speranze. I Romani passarono di grado in grado fino a voler esser mantenuti gratis a spese dell’Universo soggiogato; e 1 2 3 4 5

Taglia: imposta. salutevole: «che arreca grande giovamento» (GDLI XVII.460). stabilire le fabbriche: dare avvio ad attività produttive. in seguito: come conseguenza. accostumarsi: abituarsi. 6 con usura: con profitti.

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frattanto, che i Grandi di Roma toglievano alla cultura le Provincie circonvicine per convertirle in laghi, in passeggi, e in somiglianti usi della loro voluttà, il popolazzo rinchiuso in quelle superbe mura, che vien chiamato da Cicerone la sanguisuga del pubblico tesoro, non voleva, che si seminasse nelle Provincie per altri, che per sè. Quindi quelle distribuzioni del pane dianzi corruttrici, e interessate, e in seguito necessarie: in esse gl’Imperadori consumavano il Tributo in ispezie, che si esigeva dalle Provincie le più fertili, a cui bisognava eziandio aggiugnere la miglior parte de’ pubblici redditi. Il Governo divenuto compratore per necessità, volle schivare la competenza; pose degl’impedimenti al Commercio, e i Giureconsulti troppo schiavi del Diritto Romano riguardarono come una delle regole della Politica ciò, che altro non era che una forzata economìa in un Governo debole, e spossato. Per evitare un aggravio maggiore fu proibito agli abitanti delle Provincie di abbandonare i loro domicilj per trasferirsi nella Capitale; e questo divieto scritto nelle Leggi, ma trascurato nell’Amministrazione, venne osservato alla stessa foggia, che si fece a’ nostri giorni la proibizione del [33v] fabbricare nella Capitale dello Imperio Francese. Una impura mescolanza di tutte le Nazioni avvilì finalmente quel Popolo generoso, che il lusso, le delizie, e la scioperatezza avevano di già snervato: esso divenne preda de’ Barbari; e allora quando, dopo il sacco di Roma, quegli sventurati Cittadini si rifugiarono in gran numero nell’Africa, dimenticavano fra gli spettacoli le disgrazie della loro Patria, e la loro propria miseria. La più grande Arte del Governo si è di rispignere nelle campagne gli uomini, e il danaro, divider le fortune, e ripartir dolcemente, ed insensibilmente la popolazione. Poco si è pensato a questo finora; e la prima Legge, che sembra tendere ad un fine così desiderevole, prova1 grandissime opposizioni. Se questa Legge vien sostenuta, come promette la saviezza del Legislatore, se la nostra cultura incoraggita aumenta i nostri ricolti, il cui prodotto era già più grande della consumazione, non c’è da temere, che i Mercati pubblichi rimangano sprovveduti;2 e i piccoli Fittajuoli,3 e i coltivatori vi recheranno sempre i loro grani per venderli a minuto,4 a misura de’ loro bisogni». Il seguito l’Ordinario venturo. Roma 18 Marzo. Il dì 13 alle ore 6 della notte fu di ritorno da Vienna il Corrier Gavedoni, che recò con incredibile sollecitudine la nuova al Sacro Collegio, che Martedì sera sarebbe giunta in Roma Sua Maestà Cesarea.5 Subito si tenne Congregazione, e si dettero gli ordini di mandargli le Guardie; e furono deputati otto Principi, che insieme al Maggiordomo6 andassero a complimentarla. Non è credibile quanta folla di popolo, e di carrozze accorresse in un momento verso la porta, e fuori per avere la fortuna di veder l’arrivo di questa Augusta Persona, ma tutti rimasero delusi. Il dì 15 per altro alla mattina verso le ore 11 e mezzo Italiane giunse la Maestà Sua totalmente sconosciuta.7 Alle ore 15 si trovarono al Palaz-

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prova: incontra. Fittajuoli: fittavoli, affittuari. Giuseppe II. sconosciuta: in incognito.

2 sprovveduti: sprovvisti. 4 a minuto: al dettaglio. 6 Carlo Rezzonico.

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zo Medici le Guardie Svizzere, le Rosse, e Cavalleggieri, le quali tutte furono dalla Maestà Sua ricusate;1 come ancora2 i Principi deputati ad assisterle, vennero umanissimamente ringraziati, non volendo la Maestà Sua ammettere verun atto pubblico di formalità, passando Essa sotto il nome del Conte di Falchenstein. Quel giorno non uscì, ed ebbe seco a pranzo il solo Duca Salviati. Giovedì la Maestà Sua uscì in carrozza, stando alla sinistra del Gran Duca, andò a veder la fontana di Trevi, e S. Pietro, e in quest’occasione dalla facciata della Chiesa salutò col capello due volte i Signori Cardinali, che s’erano affacciati alle finestre del Conclave, e quindi pieni di giubilo le davano segni del loro rispetto. Tornò di nuovo in S. Pietro, ed essendo in ordine il Cardinal Spinola per entrare in Conclave, la Maestà Sua mostrò piacere d’entrare essa pure a vederlo. Allora furono subito aperte le porte, e vi fu Ella ricevuta colla sola compagnia di Sua Altezza Reale il Gran Duca.3 La sera andò a sontuosa conversazione dal Duca Sforza Cesarini, ieri sera in Casa Ruspoli, dimani andrà in Casa Doria, e Mercoledì andrà a Frascati. Ogni mattina la Maestà Sua in Carrozza aperta va girando per la città, sempre accompagnata da una folla immensa di popolo, che, come se fosse peranco il primo giorno, tenta d’esprimere in tutti i modi possibili l’allegrezza, e la consolazione per l’onore, che ha di veder fra le sue mura un tanto rispettabile, ed Augusto Personaggio. Sono entrati in Conclave i Cardinali Malvezzi, Priuli, e Spinola; Lunedì v’entreranno De Luynes, e Pallavicini; si aspettano gli Spagnuoli; tardano i Napoletani; e non si parla del Portugallo.4 CORSICA Bastìa 12 Marzo. Si sa di certo, ch’è stata stabilita una Consulta Generale della Nazione in Casinca per gli giorni 20, 21, e 22, alla quale interverranno persone d’ogni ceto, vale a dire di Nobili, d’Ecclesiastici, e di Popolari. I Corsi mandano a’ loro Compatriotti qui prigionieri quanto è necessario per il loro mantenimento. È imminente la partenza del Sig. Generale de Marbeuf, nè si sa la ragione, per cui sia richiamato in Francia. Dicesi, che uno Sciabecco Francese abbia predata una Nave carica di Grano, destinata per Isola Rossa. Si aspetta in breve il nuovo Generale col rinforzo delle Truppe. È seguìta qualche Scaramuccia alle vicinanze d’Oletta, ma di poca conseguenza. Murato 2 Marzo. Parte di Lettera del Sig. Generale de’ Paoli. Dopo il fatto di Barbaggio i Nemici hanno rinforzato del doppio le Guernigioni di Oletta, e Biguglia; ed hanno unita molta gente in Bastìa. Dicono per timore d’un secondo attacco, ma io credo, che piuttosto abbiano essi disegno di far qualche uscita.5 Lunedì si lasciaron vedere sulle alture d’Olmetta, e di qua della bocca di Tenda. La nostra Guernigione di Olmetta gli dette addosso con vigore, e gli fugò con averne uccisi alquanti senza aver ricevuto alcun danno. Io appresi, che quel movimento fosse per scoprire terreno.6 Di fatti Mercoledì il Conte Marbeuf aveva sulle Armi7 le Truppe, che sono in Bastìa, ed egli uscì alla volta 1 4 5 6

ricusate: respinte. 2 ancora: anche. 3 Leopoldo I. Si allude rispettivamente a La Cerda e Solís, a Sersale e a Saldanha (GM, p. 160). uscita: «Milit. Sortita improvvisa delle truppe per attaccare il nemico» (GDLI XXI.589). scoprire terreno: andare in avanscoperta. 7 sulle Armi: armate.

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della Montagna alla testa della Cavallerìa. Si fecero le disposizioni per ben ricevergli, ma poi niente si mossero i nemici. Vien detto, che si movessero ad una voce, non so come fatta correre, che quel giorno io passava in Casinca; sulla sera saranno stati disingannati, ed in vero verso la mezza notte si vide al loro postamento più alto un gran segnale di fuoco. Il Peres è stato chiamato in Bastìa, dove ancora trovasi il Conte di Narbone.1 Vorranno che faccia qualche movimento per fare diversivo. Dicono che attendono frappoco un Corriere Straordinario colle determinazioni della Corte sul piano della imminente Campagna. Milano. Sebbene i Disegni incisi in rame legittimi, ed originali del conosciuto Pittore Sig. Londonio si distinguano troppo bene da altri corrotti, ed adulterati, e posti sotto il suo nome da persone, che abusano della sua amicizia, e delle sue cognizioni, nondimeno non si giudica inutile d’avvertire il Pubblico, che le Stampe Originali del mentovato Autore non si vendono da altri, che da lui stesso, o in sua mancanza dal Sig. Giuseppe Londonio suo Nipote, e in Roma da’ Signori Bouchart, e Gravier.

[34r] Num. XIV Per il Mercoledì 5 Aprile 1769. ALEMAGNA Vienna 22 Marzo. S ua Altezza Reale l’Arciduca Massimiliano continova a star bene. È qui giunta da Hermenstadt una nuova, che, attese le circostanze, pare assai inverisimile, e originata dai primi spaventi del passaggio violento, e indisciplinato delle Truppe Tartare. Comunque sia, eccola. I Tartari al numero di 160 mila, uniti a 40 mila Turchi, sono entrati negli Stati della Moscovia; vi hanno saccheggiati, ed arsi 150 Villaggi, e condotte schiave 15 mila persone. Hanno essi battuta l’Armata Moscovita con un’Azione, nella quale sono rimasti sul campo 30 mila combattenti, e fatti 20 mila prigioni. A questa nuova si fece in Jassy, Capitale della Moldavia, lo sbarro2 di 12 Cannoni, e si diedero segni d’allegrezza colla Musica Turchesca. Attendiamo, che il tempo confermi questo fatto, o ne ristringa l’esagerazione. Francfort 12 Marzo. Si sente da Magonza esservi stata comunicata al Clero una Ordinazione dell’Elettore3 colla quale viene ad esso comandato sotto pena di prigionìa di non servirsi per l’avvenire nelle Prediche di nessuna Tradizione, o Storia; ma di attenersi soltanto alla Sacra Scrittura, spiegandola con uno spirito di Carità Cristiana, ed allontanando dai pulpiti ogni controversia, e spezialmente tutte le critiche amare, le quali non servono, che ad inasprire gli spiriti, senza ammaestrar punto. 1 Jean-François, conte di Narbonne-Pelet Fritzlar. 2 sbarro: «Sparo d’arma da fuoco (e anche il rumore che provoca)» (GDLI XVII.653). 3 Emerico Giuseppe, barone di Breidbach-Bürresheim (GM, p. 162).

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Dalle Sponde della Vistola 5 Marzo. La Polonia sta per essere oggimai tutta confederata contra il Re, e i Moscoviti. L’avvicinamento de’ Turchi ha prodotta questa rivoluzione, che venne finora sospesa dalla presenza de’ Russi. Non si può dir nulla di certo circa il vantaggio riportato da’ Russi contro i Tartari comandati dal Conte Potoki Siniscalco della Lituania nell’ultima azione seguìta dalla parte di Balta: soltanto si assicura, che il Principe Prosorowski, che comandava quello attacco, vi è rimasto gravemente ferito. POLONIA Varsavia 4 Marzo. Trattasi di sospender le Commissioni del Tesoro, e della Guerra; ma si crede, che una tale sospensione non avrà luogo se non dopo le Feste di Pasqua. Il General Maggiore Apraxin, al Servizio della Russia, giunse qui il 27 dello scorso, ebbe un’udienza dal Re, e partì subito per unirsi al Corpo di Truppe, ch’egli comanda. Il Principe di Radziwil, Referendario della Corona, è qui, son già otto giorni. In questo momento è giunto un Corriere colla nuova, che la Confederazione del Palatinato di Lencice è stata disfatta da’ Moscoviti, e che quella del Palatinato di Plock ha corsa la stessa sorte: laonde1 non resterà che quella della Grande Polonia, oltre quella di Bar, che trovasi in uno stato molto critico a motivo de’ Russi, che le sono continovamente alle spalle. Il Corpo di questi, ch’era nella Volinia, è entrato nel Palatinato di Braclau per opporre le sue forze a quelle de’ Tartari. Si parla di qualche fatto seguìto in quelle parti; ma non se ne hanno novelle positive. Gli Abitanti dell’Ucrania, della Podolia, e delle altre Provincie di frontiera fuggono da ogni parte, perchè i Tartari in tutti i luoghi, dove penetrano, ammazzano i vecchi, rapiscono i fanciulli, e mandano a fuoco le Città, e le Ville. Che orrore! S’è qui veduta con molta sorpresa la Lettera del Kan della Crimea ai Confederati inserita in più Gazzette forestiere. Questa è assolutamente falsa, nè può esser considerata, che come la produzione d’uno spirito, a cui nulla costano l’indecenza, e la menzogna. Danzica 1 Marzo. Queste Frontiere non son più in salvo dalle turbolenze, che agitano la Polonia. Le strade sono infestate da’ Banditi, che si coprono col titolo di Confederati. Alcuni di essi vengono fin qua per predare, ed altri per salvarsi da’ Russi, che da vicino gl’incalzano. Le Lettere di Varsavia vengono intercette, e son condotti via i Corrieri. La mancanza del Commercio arresta la circolazione del danaro, e riduce le Famiglie più ricche del [34v] Regno alla necessità di mandar qui, ad Amburgo, e in alcune città dell’Olanda le loro gioje, ed altre sostanze di valore, per impegnarle, o venderle. Arrivano qui diversi Uficiali Prussiani di molta distinzione, che col permesso del loro Sovrano vanno a servir nelle Armate Russe in qualità di Volontarj. Da’ Confini della Polonia 1 Marzo. Il Generale Isakow non è il solo, che abbia maltrattato i Tartari. Un altro Corpo di questi in compagnia degli Arnoti,2 e d’una parte de’ Confederati di Bar ha 1 laonde: sebbene.

2 O arnauti, vd. supra, p. 155, nota 5.

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voluto fare una invasione nell’Ucrania, la quale non ha però avuto miglior esito. L’Agà,1 che ne aveva il comando, e molti Soldati sono rimasti sul campo; e il restante è stato obbligato dal Colonnello di Brencken a valicare il Niester. Ogni cosa è in quiete nella Lituania; ma si teme, che una tale bonaccia non sia che apparente, e forse in grazia del frequente passar, che vi fanno le Truppe Russe. Perciò si fortificheranno Grodno, e due altre Piazze, ad oggetto di tenere in dovere chiunque volesse far tumulto. Dalle Sponde del Danubio 7 Marzo. Dopo il vantaggio riportato dal Generale Isakow sopra i Tartari, d’altro più qui non si parla, che d’Arnoti, di Confederati, e di Tartari battuti: e pare, che d’una sola Azione se ne faccian molte sotto diversi nomi. Assicurasi perciò, che i Russi occupano tutto il Niester dalla banda della Podolia. Tuttavia ci è2 avvisi, che parlano assai diversamente. Dalle Frontiere della Turchìa 27 Febbrajo. L’Ungherìa s’arricchisce di Persone, che vi passano dalla Polonia per sottrarsi alle frequenti scorrerie de’ Turchi, de’ Tartari, e de’ Confederati. Abbiamo avvisi da Bender, che vi è arrivata grande quantità di Tartari, che quindi sono entrati nel territorio Russo, e che vi hanno avuto di molte scaramucce coi Cosacchi di questa nazione. Dalle Frontiere della Polonia 3 Marzo. Veggonsi sfilare molti Reggimenti Russi verso la Grande Polonia; onde si presume, ch’essi non vi erano abbastanza forti per resistere a’ differenti Partiti de’ Confederati, che vi sono, e che crescono ogni dì più. Le Lettere di Costantinopoli recano, che il Gran Visire3 ha fatto invitar tutti i Cerusici Cristiani ripartiti nell’Imperio Ottomano a seguitar le sue Armate, promettendo loro, che non saranno molestati nel loro Culto; e che sarà data loro alla fine della guerra una pensione in vita.4 RUSSIA Pietroburgo 24 Febbrajo. Credesi, che le forze di questo Imperio saranno accresciute con nuove leve, poichè è stato rappresentato5 a questa Imperadrice,6 che le Armate, ch’ella aveva attualmente in piedi, non bastavano a far fronte alla grande quantità de’ Turchi, e de’ Confederati. Si è qui stampata una Relazione de’ vantaggi riportati ultimamente sopra i Tartari dalle nostre Truppe. PAESI BASSI Aja 17 Marzo. Secondo gli ultimi avvisi di Stocolm il Re7 ha ordinato ad ogni Padre di Famiglia, o Padron di casa, di avvisar subito il Governo, qualora si scopra in casa loro il Vajuolo. Non se ne sa per anco il preciso motivo. 1 3 5 6

Aghà kan, titolo militare o civile della corte sultaniale. Mohammed Emin. rappresentato: riferito, trasmesso (cfr. GDLI XV.484). Caterina II.

2 ci è: ci sono. 4 pensione in vita: vitalizio. 7 Adolfo Federico.

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INGHILTERRA Londra 14 Marzo. Si fanno grandi aparecchi per l’elezione d’un Membro del Parlamento per la Contea di Middlesex, che si farà dopodimani a Brentford. Si dice, che si sieno presentati due nuovi Concorrenti contro il Sig. Wilkes. Nondimeno le Adunanze de’ Cittadini per sostenerlo continuano tuttavia: crescono ognora più le soscrizioni a favore di lui; girano delle Scritture scandalose; e il North-Briton seguita a comparire ogni settimana. L’ultimo numero di questo Foglio contiene espressioni assai ardite, e odiose imputazioni contro il Lord Mansfield, e più altri Ministri. Una Deputazione delle Persone, che dirigono le mentovate soscrizioni, si rendette il dì 11 di questo mese alla Prigione del Banco del Re a prender nota di tutti i Debiti di questo Carcerato per liquidarli; e dicesi, che si procurerà dentro1 il mese venturo il pagamento della pena delle 500 lire Sterline per la pubblicazione del famoso numero 45 del North-Briton. Se hassi a2 credere a certi Politici, la Flotta, che si allestisce dalla Danimarca, debbe unirsi ad una Squadra Inglese, entrar nel Mediterraneo, ed operare contro le Isole dell’Arcipelago. FRANCIA Parigi 20 Marzo. Il Sig. de la Tour, primo Presidente del Parlamento di Provenza, e il Sig. di Monclar Procurator Generale son qui già da qualche tempo: essi sollecitano vivamente il Ministerio perchè non abbandoni il possesso dello Stato d’Avignone, allegando, che questo Contado è stato alienato dalla Corona senza ragione; e che il Re ha pieno diritto di ripigliarselo. Per sentenza del Parlamento è stato lacerato, e bruciato un Libro intitolato: Memorie sopra la Popolazione ec.,3 come tendente a stabilire un sistema contrario alla ragione, alla Religione, ed alla indissolubilità del Matrimonio, e come contenente Cose pregiudizievoli a’ buoni costumi, al buon ordine, e per conseguenza alla pubblica tranquillità. San Brieux 4 Marzo. Tosto che si seppe, che il Re4 aveva restituita la libertà ad alcuni Consiglieri del Parlamento di Rennes, gli Stati mandarono una Deputazione al Sig. Duca di Duras per ringraziarlo, e pregarlo di adoperarsi per il compiuto successo della Memoria del 15 Gennajo sopra5 l’amministrazione della Giustizia. I Membri del vecchio Parlamento, a cui è stato permesso di ritornare a Rennes, sono in numero di 42. Si attende impazientemente la liberazione ancora del Sig. de la Chalotais, e d’altri cinque accusati. Essendo terminati gli affari degli Stati, si scioglieranno essi fra giorni: e i Duchi di Duras, e di Rohan se ne partiranno quanto prima.

1 dentro: entro. 2 hassi a: si debba. 3 Dovrebbe trattarsi del Mémoire sur la population, dans lequel on indique le moyen de la rétablir et de se procurer un corps militaire toujours subsistant et peuplant (1768), attribuita a Cerfvol (GM, p. 167). 4 Luigi XV. 5 sopra: circa.

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Seguito della Lettera del Parlamento di Provenza al Re sopra il Commercio de’ Grani. «I Mercati sono stati stabiliti per l’utilità [35r] del Pubblico, non già per renderlo schiavo; i Signori introdussero ne’ loro Feudi i diritti di Mercato, di Misura ec. per la protezione, ch’essi davano alla Polizìa di questi Mercati: procurossi allora di ridurvi tutto il concorso possibile, affine di multiplicar la percezzione;1 vi s’invitò sulle prime per via de’ comodi,2 e si passò di poi alla forza per obbligare i Vassalli: si trattò per così dire, il Mercato, come il forno, o il mulino bannale,3 e ciò, che non aveva avuto altra origine fuorchè il desiderio di assicurare una percezzione vantaggiosa, venne presentato in seguito come un oggetto di Polizìa. Egli è cosa evidente, che sarebbesi cercato di multiplicare i Mercati, se l’obbligo del vendervi le derrate si fosse riguardato come un Regolamento serio, e di cui convenisse procurar l’esecuzione. Ma in quel cambio, del diritto di Mercato si fece un diritto geloso, ed una prerogativa importante: contuttociò il Diritto Borsale4 sotto il pretesto, sempre bene accolto dal volgo, d’impedire il monopolio de’ Grani aumentò di prodotto, e cessò d’essere odioso. Finalmente si giunse a persuadersi a forza di abitudine, ch’era cosa ragionevole il proibire le vendite al granajo: strano regolamento, che ferisce il diritto della proprietà, e la libertà pubblica, e che non può a meno di non avvilire le derrate in tempo d’abbondanza, e d’accrescerne il prezzo nella penuria; imperocchè il possessore de’ Grani vorrà rifarsi delle spese del trasporto, e della perdita del tempo. Citasi a torto a favore di questa Polizìa l’Ordinazione del Re Giovanni del 29 Gennaio 1350, la quale non inchiude veruna disposizione più ristrettiva per gli Grani, di quel che faccia per le altre derrate: essa ordina in generale, che i Mercanti foresi,5 che portano a Parigi Mercanzìe, e derrate, sieno obbligati d’esporle alle Piazze, ed a’ Mercati pubblici: non si vieta loro di venderle altrove, nè loro s’impone verun obbligo di portarle a Parigi; ma qualora essi disegnino di venirci per vendere, ciò non è loro permesso se non alle Piazze, ed a’ Mercati pubblici, conformemente all’Ordinazione anteriore del 1305. L’Ordinazione di Clery del mese di Luglio 1482 introdusse una proibizione di nuovo genere: questa vietò a’ Mercanti di far compera di Grani per ammasso, e provvisioni6 fuorchè in pieno Mercato. Fin qui non si attentava se non indirettamente al Diritto della Proprietà: non s’inibiva al Coltivatore di vender nel suo granaio a chiunque volesse comperare; le proibizioni non eran dirette se non contra il Mercante; e non gli era permesso di comperare fuorchè al Mercato per ammasso, e per provvisione. Finalmente fu fatta la proibizione generale, ed assoluta. Mercè di questa non fu più allora permesso a Verun Cittadino di vendere al suo vicino sopra la lor fede comune7 il Grano, ch’egli aveva raccolto col sudore della sua fronte: e la 1 percezzione: ricavo, incasso. 2 per via de’ comodi: in modo amichevole. 3 bannale: che riguarda il diritto di monopolio; cfr. GDLI II.47 s.v. bannalità: «Stor. Diritto di monopolio che i grandi feudatari si assicuravano per la macinazione del grano». 4 Borsale: «Che si riferisce alla borsa, all’attività commerciale; rivolto al lucro, mercantile» (GDLI II.320). 5 foresi: originari o provenienti dalla campagna. 6 per ammasso, e provvisioni: in grandi quantità, come provvista. 7 sopra la lor fede comune: con lealtà.

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Legge gli obbligò amendue d’andare al Mercato per consumarvi una vendita di già conchiusa, di portarvi i Grani, e di riportarneli.1 Il Lavoratore fu costretto di staccar le bestie dal suo aratro, e d’impiegarle a condurre le sue Biade a tre, o quattro leghe di distanza a risico2 di ricavarne minor prezzo di quello, che gli era stato offerto sul luogo. Questo caso fu preveduto dalle Leggi; onde si ebbe cura di vietare a’ possessori de’ Grani di portarne a’ Mercati un semplice saggio; ma bisognò esporvi il Grano in natura, e nella sua totalità con divieto d’esiger di più del prezzo dimandato dapprima, ed ordine di ribassarlo al terzo Mercato. Pareva, che non si fosse mai fatto abbastanza per molestare i possessori, nè per avvilir la derrata. Nel 28 Febbraio 1531 si proibì, che niuno di qualsivoglia stato, o condizione si sia non possa, nè gli sia lecito vender Biade, nè comperarle altrove, nè in altra parte fuorchè a’ detti Mercati. Il 3 Febbraio 1535 questa Legge venne rivocata; e il Re3 dichiarò, ch’egli non aveva usato questo estremo rimedio se non a motivo della penuria: e permise la vendita al granajo, desiderando, dic’egli, di sollevare i Coltivatori della perdita delle spese, e delle fatiche, ch’egli hanno di portare, e di riportare i loro Grani a’ detti Mercati». Il seguito l’Ordinario venturo. Roma 25 Marzo. Sua Maestà l’Imperadore4 continova a felicitar questa Capitale colla sua Augusta presenza, godendo con estrema degnazione delle Feste, e de’ divertimenti, che questa principale Nobiltà si studia di offerirle. La principal cura nondimeno della Maestà Sua sembra quella di visitare assiduamente, come fa, gl’illustri monumenti dell’antichità, e delle arti, cose, che in qualche modo si proporzionano all’elevatezza del suo grado, del suo animo, e de’ suoi talenti. In questi giorni dedicati spezialmente alla divozione, oltre l’avere la Maestà Sua frequentati in varie Chiese i Divini Officj5 con esemplarissima umiltà sia nell’accompagnamento, sia nella scelta de’ luoghi, ha voluto spezialmente adempiere in questo modo il Precetto della Santa Chiesa, andando Giovedì alle ore 12, a piedi, con un solo Servidore del Barone di S. Odyl, a prender la Pasqua in S. Lorenzo in Lucina, ove non ammise la menoma distinzione di comodo, e stette alla rinfusa col popolo, che vi si trovava. Si è pure la stessa Maestà Sua degnata di andar tre volte alla casa del celebre Pittore Pompeo Battoni per vedervi lo studio, e le opere di lui. Questi singolari atti della Pietà, e dell’amore per le arti d’un così eccelso personaggio rimarranno sempre vivi fra le memorie più segnalate6 di Roma. Il Reale Gran Duca7 è stato un poco incomodato di raffreddore; onde non ha potuto esser sempre con Sua Maestà Imperiale. Il Conclave s’accresce di Cardinali, essendovi entrati in questi ultimi giorni gli Eminentissimi Sersale, de Bernis, e de’ Luynes. Non si ode ancora nulla di nuovo de’ Cardinali Spagnuoli: da Madrid si scrive, che verrà il Portoghese;8 e dicesi, che non verrà nessuno de’ Tedeschi. 1 3 5 8

riportarneli: riportarceli. 2 a risico: a rischio. Francesco I di Valois. 4 Giuseppe II. Divini Officj: funzioni sacre. 6 segnalate: brillanti. 7 Leopoldo I. Si allude di nuovo agli spagnoli La Cerda e Solís e al portoghese Saldanha.

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È stato distribuito a1 questi giorni per le Cassette de’ Cardinali un plico con entro un Libretto stampato, che ha per titolo: Parere sopra la necessità d’abolire i Gesuiti.2 Questo Libro vien lodato assai; non si sa di certo da chi sia venuto, ma pretendesi da una mano rispettabile. [35v] Napoli 21 Marzo. Non ostante la proibizione fatta da questo Governo ai Regolari forestieri di confessare, e predicare in questi Stati, tuttavia molti di essi proseguivano a farlo. Il Governo ha perciò fatta loro intimar novamente la stessa proibizione. Una supposta Profezìa d’un Religioso indiscretamente zelante, colla quale si presagiva, che il dì 20 del corrente Napoli sarebbe inghiottita3 da uno spaventevole terremoto, sparse tal terrore nel popolo, che si dovettero accrescere i Corpi della Cavallerìa, che girarono continovamente questi ultimi giorni per la Città. La Dio mercè4 abbiam passata felicemente la giornata d’ieri; la Profezìa si è trovata falsa anche dal popolo, e non è seguìto verun inconveniente. Con recenti Dispacci si limita in questi Regni la Giurisdizione esercitata finora dalla Cancelleria Romana, comandandosi espressamente, che non si faccia più nè uso, nè menzione delle Regole di essa. Queste Regole chiamate Vitalizie durano quanto la vita d’un Papa; così vuole il Re,5 che se il futuro Pontefice ne suscitasse6 mai le pretese, s’abbiano da esaminare, udito il Fiscale della Corona, e riferito il parere della Regia Camera di Santa Chiara, giacchè la maggior parte delle dette Regole sono contrarie al diritto nativo dato dallo Spirito Santo a’ Vescovi, ed al bene degli Stati Cattolici. Dicesi ancora, che Sua Maestà voglia ripigliarsi la custodia delle Chiese vacanti, e far distribuire a’ poveri l’intero spoglio7 de’ Vescovi. A ciò hanno dato motivo i Canonici della Cattedrale di S. Marco, Città della Calabria citeriore, che avendo ereditato Ducati 28 mila per la morte del proprio Vescovo,8 contrastarono9 una tenue somma legata a un suo Nipote. L’Avvocato di questo, ch’è il celebre Don Saverio Mattei, pubblicò una Scrittura a tal proposito, negando a’ Canonici il Diritto di succedere nell’Eredità del Vescovo. Questa Scrittura di pochi fogli vien qui lodata altamente; e se ne chiedono copie da varie Corti d’Europa. Essa internandosi nella materia, mette in chiara vista il prospetto delle due Podestà; e con fortissimi argomenti tratti solo dalla Bibbia, e da’ Concilj promove i principali Diritti della Regalìa10 con molta eloquenza insieme, e col maggior rispetto, religione, e gravità, che possa desiderarsi. La graziosa sorpresa dell’arrivo di Sua Maestà l’Imperadore11 a Roma, ha cagionato un’eccessiva gioja nel cuore de’ nostri amatissimi Sovrani. Essi spedirono subito un Corriere a fargli complimento; e lo attendono impazientemente 1 a: in. 2 Il titolo completo dell’opuscolo, che si deve a Giambattista Bortoli, è Parere di un illustre ecclesiastico sull’abolizione della Compagnia di Gesù, da presentarsi al Conclave nella morte di Clemente XIII (1766). 3 sarebbe inghiottita: sarebbe stata inghiottita. 4 la Dio mercè: grazie a Dio. 5 Ferdinando I di Borbone. 6 suscitasse: rinnovasse. 7 spoglio: «Dir. canon. I frutti di un beneficio ecclesiastico (inteso come ente patrimoniale) che residuavano al momento della morte del titolare» (GDLI XIX 984). 8 Nicolò Brescia (GM, p. 172). 9 contrastarono: contestarono. 10 Diritti pertinenti il sovrano e da lui concessi ad altra autorità. 11 Giuseppe II.

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nella Villa di Portici. L’Imperadore alloggerà nella casa di campagna, che quivi tiene questo Ambasciadore Conte di Kaunitz, destinato Ambasciadore Straordinario al Conclave. Genova 1 Aprile. Si hanno riscontri da Cadice, che la Piazza di Mazagan sulle coste dell’Africa sia stata liberata dall’assedio de’ Mori; perchè essendo riuscito sulle prime a’ Portoghesi d’introdurvi de’ pronti rinforzi, que’ Barbari hanno riconosciuta la lunga resistenza, che poteva far la guernigione, e con ciò la inutilità de’ loro sforzi. Per Lettere di Tolone del 25 passato sappiamo, che quel giorno s’era imbarcato alla volta della Corsica il Comandante Generale Conte di Vaux, con buon numero di Bastimenti da trasporto con 14 Battaglioni, che dovevano esser seguìti da altri 15, che marciavano per la Provenza. Milano. L’essenziale unità della Podestà Sovrana nello Stato, esige, che si richiami al comune unico centro, dal qual solo può legittimamente derivare, ogni privata Giurisdizione abusivamente introdotta. A tal oggetto la Clementissima nostra Sovrana1 dirige le sue provvide mire col recente Dispaccio del 9 Marzo, che si è qui pubblicato in data del giorno 23. Esso, oltre le consuete formalità, è del tenor seguente. La ragione, e l’esperienza avendoCi portata già da qualche tempo a riflettere alle mostruose incongruenze, che seguono dall’uso privato delle Carceri abusivamente introdottesi presso le Comunità Regolari, come pure agl’inconvenienti, che possono succedere anche in quello delle Carceri proprie alle Curie Vescovili di codesto Nostro Stato, qualor restassero esenti dalla naturale, e necessaria ispezione della Suprema Podestà Politica, Ci hanno fatto conoscere la necessità, e l’obbligo, che Ci corre, come Sovrana, di provvedere anche in questa parte alla regolare, ed uniforme Amministrazione della Giustizia, ed all’indennità dell’autorità Civile. Certamente, se la Chiesa, mentrechè2 continuava nella sua primitiva purità l’antico sistema della Disciplina, e Polizìa esterna Ecclesiastica, non ha mai ambita, ma anzi abborita questa specie di giurisdizione Criminale anche sopra i Chierici, accusati, o rei di qualche pubblico delitto, nulla pare più contrario all’indole del sacro Ministero, che la podestà coercetiva3 del corpo, massime4 esercitata con pubblico apparato:5 e molto più deve riputarsi lontano da tale pratica lo spirito della Professione Monacale, alterato anche in quest’articolo, come in tanti altri dalla corruttella de’ tempi. Dopo aver dunque ben maturato un Argomento, che interessa sì da presso6 il Civile Governo, ed intesa sul medesimo la Regia Giunta Economale di Milano siamo venuta in risolvere. I. Che d’ora in avanti debbasi due volte all’anno, cioè ne’ mesi di Gennajo, e di Luglio, presentare al Governo dalle Curie Arcivescovile, e Vescovili di tutto lo Stato una Nota specifica de’ Carcerati coi titoli de’ rispettivi delitti. II. Che, presentata l’accennata Nota specifica, il Governo ne’ Luoghi rispettivi faccia seguire nelle suddette Epoche la visita delle Carceri delle Curie Ecclesiastiche col mezzo d’un Regio Ministro da delegarsi, e al quale potrà essere aggiunto un altro per parte delle 1 3 4 5 6

Maria Teresa d’Asburgo. 2 mentreché: mentre. podestà coercetiva: giurisdizione, controllo repressivo. massime: massimamente se. pubblico apparato: sistema, organo governativo. sì da presso: così da vicino.

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medesime Curie, ad effetto di vedere, e riconoscere sul luogo chi vi sia de’ Detenuti: e che fattane dal detto Regio Ministro la Relazione al Governo, sieno da questo comunicate le risultanze alla Giunta Economale per sua notizia. III. Che all’eccezione di dette Carceri delle Curie Vescovili, in cui non potranno detenersi sennon Persone suddite alla Giurisdizione Ecclesiastica, non debbano essere tollerate altre prigioni, e che per conseguenza vengano demolite quelle esistenti presso le Comunità Regolari di qualunque Ordine, e Instituto sieno tanto nelle Città, che nella Campagna, compresavi anche la Certosa di Pavia. IV. Che sieno da qui innanzi obbligate le Comunità Regolari suddette di far trasferire, e custodire i loro Delinquenti nelle Carceri delle rispettive Curie Arcivescovile, o Vescovili.

[36r] Num. XV Per il Mercoledì 12 Aprile 1769. ALEMAGNA Vienna 29 Marzo. S i fanno di molte Reclute tanto qui, quanto nel resto de’ Paesi Ereditarj,1 e si veggono partire ogni settimana trasporti di gente scelta per gli varj Reggimenti. Dal Basso Reno 15 Marzo. Corrono di bocca in bocca delle voci confuse sopra gli affari della Polonia. Si dice, che le Truppe Russe crescono ogni momento; che tutte le Truppe Polacche si rimandano a’ loro primi quartieri per paura della deserzione; che i Russi hanno preso Choczyn; che le Confederazioni risorgono più forti, che mai nel punto, che credevansi dileguate interamente; che per fine una immensa moltitudine di Tartari è penetrata nel Territorio Prussiano. Ecco l’estratto d’una Lettera autentica, scritta da Varsavia. «La più gran parte delle piccole Confederazioni della Grande Polonia è stata dispersa da’ Russi. Dalla parte del Niester i due Nemici si trattengono ne’ rispettivi Campi; ma è certo, che i Moscoviti meditano qualche gran colpo contro i Turchi. Si vede qui una Lettera di uno de’ primi Ministri della Corte di Versailles, scritta al Sig. Brigadiere Jacobowsky, dalla quale appare, che la Corte di Francia non s’impaccia punto negli affari della Polonia; e questo Ministro vi tratta2 d’Impostore il suggetto, che s’era renduto presso la Confederazione di Bar, nella qualità d’Inviato di Sua Maestà Cristianissima. Nel momento, che parte la Posta giugne un Corriere colla nuova, che la Confederazione del Palatinato di Lencici è dissipata dai Russi, come anche quella3 del Palatinato di Plock. Il Corpo delle Truppe Russe, ch’era nella Volinia, è entrato nel Palatinato di Braclau nell’Ucrania, per opporsi alle invasioni de’ Tartari». SVEZIA Stocolm 7 Marzo. Si affrettano gli apparecchi per la Dieta a Norkioping. Le loro Maestà4 hanno risoluto di fare inoculare i loro Figliuoli.

1 Paesi Ereditarj: Stati asburgici. 3 Nella stampa: quello.

2 vi tratta: taccia. 4 Adolfo Federico e Luisa Ulrica di Prussia.

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DANIMARCA Copenaghen 11 Marzo. In conseguenza degli ordini del Re si travaglia1 continovamente ad allestire molti Vascelli da guerra, alcuni de’ quali saranno in istato di far vela prima della fine di questo mese. Il loro destino è ancora un segreto per il Pubblico. Non si attende con minor premura ad aumentar le forze di terra, così de’ fanti, come de’ cavalli, e del Corpo dell’Artiglierìa. POLONIA Varsavia 9 Marzo. Il dì 6 si trasportarono all’Arsenale delle armi nuove per le Truppe della Corona, e il Re2 andò a visitarle. Lo stesso giorno un Uficiale d’una banda di Corazzieri arrivò qui colla nuova, che il 18, e il 19 del passato mese, il Reggimentario Stepkowski aveva dispersa, e distrutta la Confederazione de’ Paesani, ed Aidamachi3 dell’Ucrania, in due diversi luoghi, la prima volta ad Olkowic, e la seconda a Dziwiciogrod;4 e che dopo questi due attacchi, ne’ quali eran rimasti morti 285 di costoro, egli ne aveva fatti impiccare altrettanti presi prigioni, acciocchè servan d’esempio agli altri coll’infamia del loro supplicio,5 di sorta che la Nobiltà di que’ Contorni può vivere oggimai quieta nelle sue case. Danzica 8 Marzo. Le turbolenze, che agitano il Regno di Polonia, non s’erano ancora estese nella Prussia Reale; ma ora son penetrate fino al centro di essa. Alcune Bande de’ Confederati fecero i dì passati una irruzione in molte piccole Città non murate, commettendovi ogni sorta d’eccessi. Il Signor Uleiski, uno de’ Capi de’ Confederati, ha fatto intimare a tutti i Corpi, e a tutte le Piazze della Provincia, che si uniscano alla Confederazione; e una tale intimazione è pure stata fatta al Magistrato della nostra Città, con richiesta, che debba dichiararsi immediatamente, se voglia aderirvi, o no. Si è perciò fatto sapere al prefato6 Capo, che si convocherebbe il Gran Consiglio; e subito che i tre ordini della Città avessero deliberato su questa materia, gliene sarebbe [36v] comuni|cata la risoluzione. Questa risposta si è data solamente per forma, e per guadagnar tempo; poichè è certo, che il Consiglio non farà mai un passo così spropositato, e così biasimevole, quanto sarebbe quello di far la menoma lega coi Confederati. Ciò, che ne fa dispiacere si è, che le Truppe Russe, essendo obbligate d’unirsi a poco a poco in Corpo d’Armata per opporsi ai Tartari, ed a’ Turchi sulle Frontiere, intanto i Confederati hanno la libertà di stendersi vie più, e d’ingrossare i loro partiti. Questo dispiacere viene in noi accresciuto da una circostanza, la quale è, che il Governo non può molto confidare nelle Truppe della Corona. L’ultimo Corriere di Varsavia, che si aspettava qui, è stato esso pure condotto via da una banda di Confederati. È troppo facile a comprendersi, che simili disordini debbono influire alla rovina del Commercio interiore, ch’è di già ridotto a poco di cosa. Il numero delle persone, che si ritirano dalle piccole Piazze, e 1 si travaglia: si lavora. 3 Bande polacche. 5 supplicio: supplizio.

2 Stanislao II. 4 Nella stampa: la seconda Dziwiciogrod. 6 prefato: già nominato.

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dalla Campagna per cercare asilo nel Regno di Prussia, o nella nostra Città, è a quest’ora molto considerabile. Dalle Frontiere della Polonia 9 Marzo. Vuolsi, che le mire, che ora hanno i Russi nella Polonia siano di cominciar seriamente dal distruggervi le Confederazioni; ma siccome ve ne son tante, quante sono le Piazze, così le loro Truppe avranno a far la guerra presso che in tutti i canti del Regno. E come? Si crederà adunque, che la Russia voglia distrugger la Polonia, per salvar la Polonia? Dalla Vistola 3 Marzo. Si hanno Lettere, che danno una formale mentita1 a quelli fra i Ribelli della Polonia, i quali avevano fatto correr voce, che fosse intenzione di certe Corti di far collocare sul Trono un altro Re, per affrettare il ritorno della pace nella nostra Repubblica. Le mire della Porta potrebbero egualmente essere assai diverse da quelle, che se le attribuiscono in queste circostanze. Comunque sia i Confederati continuano nello stesso furore contro al Governo; e non sono punto spaventati dalle loro perdite, purchè essi ne cagionino agli altri. Dicesi, che sieno stati di nuovo maltrattati assai in un incontro, ch’egli ebbero non ha molto co’ Russi fra Thorn, e Zakroczim, nel quale son morti 600 de’ Confederati. Quanto alla perdita de’ Russi, non accade2 farne parola, essendo stata di pochissimo numero. Si vuole ancora, che sien state disperse le Confederazioni di Lencici, e di Plock; e che quella di Bar sia sul finire, non restandone oggimai altra, che quella della Grande Polonia. Dalle Frontiere dell’Ukrania 1 Marzo. Si sente, che i Russi si occupano con molto fervore a mettere in istato di difesa le loro Piazze di frontiera. I loro Ingegneri fanno far delle nuove opere a Kiovia, e al Forte di Santa Elisabetta; e fanno riparar quelli di San-Dimitry, e d’Osenbourg verso Saratow, e Astracan. Il principal Corpo de’ Tartari è tuttavia a Balta, onde essi fanno delle scorrerìe fino a Kiovia. Uno de’ loro Distaccamenti s’è avanzato nella Polonia fino a Sniatin.3 RUSSIA Pietroburgo 28 Febbrajo. Si hanno avvisi, che le prime operazioni de’ nostri Generali erano assai ben riuscite per render vane le mire del Kan de’ Tartari4 sovra le nostre Frontiere. Questo Comandante, il 26 Gennajo, formò della sua Armata tre Divisioni; la prima fu mandata verso la Polonia, senza che vi facesse niente; la seconda a Bachmuth; e la terza nel Governo della Nuova Servia, Provincia d’Elisabeth. Quest’ultima era la più considerabile, come quella, ch’era5 sostenuta da una grossa Artiglierìa, e da più migliaja di Turchi, che vi si erano uniti. Venne essa battuta il dì 3 Febbrajo su questa medesima Frontiera, donde fu rispinta da alcuni Distaccamenti del Corpo comandato dal General Maggiore Isakow. Credette opportuno nell’atto del ritirarsi, di attaccare il Villaggio di Zebulef, ma 1 mentita: smentita. 2 non accade: non vale la pena. 3 Nella stampa: Suiatin. 4 Krim Ghirai. 5 come quella, ch’era: in quanto era.

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non ebbe miglior fortuna in questo attacco, e s’accrebbe anzi la sua perdita; per la qual cosa non potendo essa resister da veruna parte ripiegò verso la Polonia, lasciando in questa Provincia più di 700 morti, oltre i cavalli. Ma il Generale Isakow, che non voleva perdere nessuno de’ frutti della sua vittoria, la inseguì. La seconda Divisione, forte di 5 mila uomini, mosse il 7 Febbrajo verso Bachmuth; e questa pure non vi fu meglio ricevuta della prima dal nostro cannone, che la rispinse, e dalle nostre Truppe comandate dal General Maggiore Romanius. Un Campo volante di Cosacchi le dette travaglio1 ancora nella fuga, e ne ricondusse a Bachmuth altri prigioni. Di poi si è sentito, che un Distaccamento delle Truppe più avanzate dell’Armata di Galitzin, consistente in 100 Cacciatori, e in 400 Cosacchi, sotto gli ordini del Principe Prosorowski, aveva combattuto per lo spazio di 2 ore presso a Dubno, ed a Krutto, con un Corpo di 1000 Ribelli Polacchi, 600 Turchi, e 200 Tartari comandati dal Sig. Potocki; e che questo cacciato in fuga fino di là dal Niester, venne preso alle spalle dal Tenente Colonnello di Brinck, e disfatto interamente. PAESI BASSI Aja 24 Marzo. È stato dato un Ordine Imperiale sul proposito della invasione d’Aquisgrana, fatta dalle Truppe Palatine, col quale s’intima all’Elettor Palatino2 di farle immediatamente uscire, e d’astenersi da ogni violenza, sotto pena di 2000 Marchi d’oro. Si è spedito nello stesso tempo un Rescritto3 Imperiale all’Elettor di Colonia,4 come Principe Vescovo di Munster, e al Re di Prussia,5 come Duca di Cleves, in qualità di Principi Direttori del Basso Reno, dichiarando «che la condotta dell’Elettor Palatino è una infrazione alla Pace del Paese; che un caso tanto urgente esige una pronta assistenza; e che perciò se ne commette loro l’esecuzione, con richiesta di proceder senza dilazione a spese di Sua Altezza Serenissima, ed Elettorale». Ciò non ostante sono ancora presso d’Aquisgrana 3000 uomini delle Truppe Palatine. INGHILTERRA Londra 17 Marzo. Ieri fu eletto per la terza volta Membro del Parlamento per la Contea di Middlesex il famoso Signor Giovanni Wilkes. [37r] Altra del 18 detto. Ieri la Camera de’ Comuni dichiarò per la terza volta, che l’elezione in Membro del Parlamento per la Contea di Middlesex del famoso Signor Giovanni Wilkes è nulla, e invalida. FRANCIA Parigi 27 Marzo. Il Sig. di Bougainville, che se ne partì due anni fa per fare il giro della Terra, è arrivato a Versailles. Egli non ha perduto più che due uomini del suo equipaggio, il quale era composto di 200. Uno di questi due morti era il Sig. di Cauven1 dette travaglio: ostacolò. 2 Carlo Teodoro di Sulzbach (GM, p. 179). 3 Sorta di ordinanza. 4 Massimiliano Federico di Königseck-Rothenfels (GM, p. 179). 5 Federico II.

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son, eccellente Botanico, che aveva fatto in questo viaggio un’ampia raccolta di Piante forestiere del tutto sconosciute. Il Sig. di Bougainville ha scoperta nel Mare del Sud un’Isola pure sconosciuta fino al presente, assai vasta, e assai deliziosa per la bellezza del clima, e per la fertilità del terreno. Egli ne ha condotto seco uno degli abitanti, il quale ha molto talento, e mostra d’avere qualche cognizione d’Astronomìa. Ora non si parla più d’altro in Parigi, che di quest’Isola maravigliosa: ognuno la descrive a suo modo; e le descrizioni, che se ne fanno, sono tutte graziose, e lusinghevoli per l’immaginazione. Il Popolo, che abita quest’Isola, per quanto si dice, è affabile, umano, pulito, ha conoscenza delle arti, e delle manifatture; finalmente regnano in esso costumi purissimi. Se tutto ciò, che si vanta di questa felice contrada è vero, crediam noi, che quel Popolo guadagnerà molto conoscendoci noi altri Europei? La Tragedia dell’Assedio di Calais è stata di nuovo rimessa sul Teatro, e accolta col medesimo favore, che fece la prima volta. Il Pubblico ha voluto veder novamente l’Autore il Sig. di Belloy, cosa che non è mai seguìta al tornar di nessun Dramma sulla scena. Il primo Commesso del Sig. du Bu de Longhcamp, Tesoriere della Cassa de’ Riscatti per lo pagamento dei Debiti dello Stato, fu messo nella Bastiglia la settimana passata. Egli è sospetto di frode nell’esercizio del suo impiego. Le Lettere di Rochefort annunciano, che vengono imbarcati sul Vascello, chiamato l’Ipopotamo, 450 uomini della Legione per mandarli a S. Domingo. Saranno essi comandati dal Signor di Mezzillac de Chambon, Uficiale delle Colonie, che prima era di servigio all’Isola Reale. Il Parlamento ha nominato de’ Commessarj, che si occupino a fare delle nuove Rimostranze sopra l’affare della continova carestìa de’ Grani. Seguito della Lettera del Parlamento di Provenza al Re sopra il Commercio de Grani. La Provenza non aveva mai provato questa sorta di lacci relativamente al Commercio de’ Grani, che vi era del tutto libero. La Città, e molti Borghi avevano de’ pubblici Mercati, ma vi si portavan le biade allo stesso modo, che i polli, e i Legumi. Ognuno vi potea vender quanto voleva; l’uscita vi era parimenti aperta, fuorchè in caso, che gli Stati si fossero risoluti di chiuder le tratte per tema1 di penuria nello interno, conciossiachè2 essi riguardavano questo diritto, come uno de’ loro principali privilegi, che Carlo VIII aveva loro confermato nel 1486. Una volta le tratte furono chiuse da Francesco Primo senza requisizione degli Stati; e questi se ne lagnarono nel 1523, e temettero delle funeste conseguenze per l’Agricoltura. L’Assemblea del 1528 insistette sulla necessità di conservar la facilità della esportazione, atteso che, diceva essa, il Paese non avrebbe modo d’aver danaro, qualora non gli fosse lasciato aperto questo Commercio co’ Genovesi, co’ Lombardi, e con gli Spagnuoli, da’ quali esso ricavava il suo profitto. Egli è cosa osservabile, che il lavoreccio era allora la ricchezza d’un Paese, che si esaurisce al presente per la compera, che fa ogni anno del quarto, o almeno del quinto di ciò, che bisogna alla sua sussistenza. Gli Stati richiesero d’esser mantenuti nell’antica loro libertà, e ottennero nel 1536 Lettere Patenti, che davano il permesso di vendere fuori di Mercato, ed 1 tema: timore.

2 conciossiachè: poiché.

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anco fuor del Paese perfino a’ Genovesi, ch’erano di1 quel tempo inimici2 della Francia. Alla presentazione di queste Lettere, il Procurator Generale si oppose, perchè3 non fossero registrate, sotto pretesto, ch’esse eran contrarie a delle altre anteriori; ma gli Stati, sotto il 4 Gennajo 1537 si lagnarono altamente della opposizione del Procurator Generale, e del pregiudizio, che con essa si recava alla Causa del Pubblico, di modo che le dette Lettere Patenti furono registrate: quelle poi del 7 Novembre del 1544, che rinnovavano le proibizioni, furono sempre sconosciute a questa Provincia. Non solamente i Provenzali erano gelosi di questa facilità della esportazione; ma cadevano eziandio nell’eccesso di voler rispinger la importazione del Grano, che non era de’ suoi terreni: e perciò deliberarono nel Maggio del 1633 di supplicare il Re4 di proibire l’ingresso delle Biade nella Provincia, fuorchè nel caso, che il prezzo eccedesse ne’ luoghi marittimi le lire 16 per soma, le quali equivagliono in peso d’argento a 40 lire della moneta attuale, talmente eran essi convinti, che il Grano debb’esser caro, perchè una terra ingrata, che richiede grandissime cure, ne possa produrre tuttavia. Tutti i Monumenti, o Sire, ci presentano un punto di vista assai dispiacevole: questo si è la diminuzione delle nostre ricolte. Può darsene la colpa in gran parte alla cura, che si è avuta costantemente di abbassare il prezzo de’ Grani, e di mettere intoppi al Commercio di essi: ma questa non è l’unica cagione. Verificossi trent’anni dappoi, che la introduzione delle Gabelle, aveva scemato d’un terzo le nostre greggie, e le nostre messi; una Taglia eccessiva, e la cattiva direzione de’ terreni dissodati, frutto della miseria, fecero il resto. Sulla fine del Regno di Francesco I, e sotto quello d’Enrico II non fu limitata l’esportazione se non per l’esazione del diritto d’uno Scudo per botte: la Tratta delle Biade fu considerata, come quella de’ Vini; e noi piegammo alla fine sotto alle Leggi proibitive. Carlo IX vietò la Tratta de’ Grani nel 1565. I famosi Regolamenti del 1567, e 1577 assoggettarono il Commercio, e soggiogarono perfino gli spiriti; riscossero essi la [37v] maraviglia; e i Giureconsulti, imbevuti del Diritto Romano, screditarono il Commercio de’ Grani, e il rendettero sospetto a’ nostri Stati, lo cui grossolano buon senso valeva più, che le speculazioni de’ Saccenti. Questi Regolamenti vogliono, che i Mercanti foresi, che conducono il loro Grano alle Città per metterlo in vendita, sieno tenuti d’esporlo a’ pubblici Mercati, il che è conforme a’ Regolamenti, che proibiscono agli Abitatori delle Città di vender nelle case loro; essi autorizzano gli Uficiali della Polizìa a proibirlo in caso di penuria; gli abitanti della campagna, conservando la libertà di lavorare i loro campi, e di vendere ne’ loro granai le Mercanzie del Grano, son obbligati a far condurre una quantità di esso al Mercato pubblico della Città di loro residenza una volta il mese. Il seguito nell’altro Ordinario. ITALIA Roma 1 Aprile. Giovedì 30 Marzo alle ore 13 e mezzo della mattina se ne partì Sua Maestà l’Imperadore5 con gravissimo dispiacere di tutta questa Capitale, per andare a 1 di: a. 4 Luigi XIII.

2 inimici: nemici.

3 perchè: affinché. 5 Giuseppe II.

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felicitare il Cielo di Napoli, dopo avere in tutti questi giorni, che avemmo la gloria, e la fortuna di possederlo, date tutte le testimonianze più luminose della eccellenza del suo carattere, e della elevazione de’ suoi talenti. È superfluo il rammemorare novamente le feste, e gli spettacoli di vario genere, con cui questo Pubblico, e questi Nobili a gara hanno studiato di trattenere a poter loro la Maestà Sua, e l’affabilità, e il sentimento di graziosa riconoscenza per gli nostri sforzi, ch’Essa ha dimostrato, massimamente verso questo Popolo Romano, lo cui zelo, e le cui espressioni ingenue d’ammirazione, e di rispetto sembra, che abbiano spezialmente toccato l’Augusto cuore, poichè si vuole, che la detta Maestà Sua in un suo viglietto pieno d’obbliganti ringraziamenti, che s’è degnata di mandare al Conclave per mezzo del Conte di Rosemberg, abbia spezialmente raccomandato al Sacro Collegio il detto Popolo. Per quelli, che misurano la grandezza de’ Principi dalla quantità de’ regali, e non delle beneficenze, diremo, che la Maestà Sua ha fatto regalare all’Antiquario una tabacchiera di 7 once d’oro, contenente 100 Ungheri; un superbo Brillante a Monsignor Marcolini; 100 Ungheri per ciascuna delle Famiglie de’ Signori, che le hanno data una conversazione, e 200 per quella de’ Signori, che gliene hanno dato due. Per le anime generose poi, che ammirano così Augusti Personaggi per gli atti d’umanità, più che per quelli di forma, e di mera liberalità, basti il dire, che la Maestà Sua ha lasciato molte, e notabili mance a questi Soldati; e una grossa somma per gli Poveri, oltre a quello, che fece cotidianamente distribuire, ed oltre l’aver fatto ordinare al Guarda Portone del suo Palazzo, che nel tempo della sua dimora ricevesse tutti quanti i Memoriali della povera gente, acciocchè ognuno ne partisse consolato, e felice. In tutto il tempo, che l’Imperadore s’è qui trattenuto, niente altro ha più gradito, che di veder le infinite cose singolari della Città, atte a perfezionar sempre più la delicatezza del suo gusto, e della sua erudizione; ma ciò, che più importa, gli Stabilimenti, e le instituzioni politiche, ed economiche, che possono contribuire a renderlo l’esempio de’ Principi, quale si dimostra a quest’ora. Pare, che non per altro abbia voluto coprir lo splendore natìo della Sua Maestà, che per arricchirsi tanto più comodamente di quelle cognizioni, che possono meglio servire ad accrescerlo. Si dice, che la Maestà Sua ripasserà di qua, ma di fuga fra 5, o 6 giorni, tornando da Napoli. Quanto si è detto dell’Imperadore, va detto ancora del Reale Gran Duca,1 il quale oltre l’aver prevenuto l’Augusto Fratello nell’onorarci della sua presenza, ha sempre gareggiato con esso nel conciliarsi gli animi di tutto questo Popolo con tutti gli esempj possibili di virtù, e di costume. Questo Principe si dice, che partirà di qui per Toscana Martedì. Ieri entrò in Conclave il Card.2 Conti; il Card. Molino si aspetta dimani sera; entrerà subito in Conclave senza alloggiare in Roma, per evitare, a quel, che si dice, il dispiacere di non aver le visite de’ Sudditi della Repubblica, a’ quali è stato proibito di ciò fare da questo Ambasciadore Veneto. Si attende fra momenti anche il Cardinal Pozzobonelli, al quale si vuole, che sia stato confidato il Segreto3 dalla Corte di Vienna. Si dice, che nè il Cardinale, nè il Ministro del Portogallo4 non vengano, volendo quella Corte stare a vedere, co1 Leopoldo I. 2 Card.: Cardinale. 3 Segreto: segreto di Stato, informazioni riservate. 4 Si tratta del cardinal Saldanha e del ministro Almada e Mendoza.

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me si dispongono le cose. L’Ambasciador di Francia1 spedì ieri un Corriere alla sua Corte. Napoli 26 Marzo. Veggonsi sparse per la Città Copie di 12 Articoli vertenti sopra la Riforma de’ Regolari. Alla fine delle dette Copie si dà avviso, che vi sono altri 9 Articoli da aggiugnervisi prima della pubblicazione. I primi 12 sono in gran parte consimili a quelli, che formano il Decreto di Venezia del 7 Settembre dell’anno scorso: variano nondimeno nel modo, e ci è qualcosa2 di più, che nella Legge Veneta. Si dice, che Sua Maestà l’Imperadore3 si tratterà qui per 10 giorni; e che alloggerà nel Real Palagio4 di Portici, ove ieri s’incamminò la Corte. Livorno 31 Marzo. Si hanno notizie dalla Corsica, che il Sig. Paolo S. Fiorenzo, che partì di qui per andare a difender la Patria, attaccò, e superò un ridotto5 di Francesi fuori d’Oletta, uccidendo i difensori, distruggendo le fortificazioni, e portandone via l’artiglierìa, e le munizioni. Nell’Assemblea di Casinca hanno i Corsi risoluto di difendersi fino all’ultimo sangue, e sonosi date varie conseguenti disposizioni. Genova 8 Aprile. Da Lettere di Livorno intendiamo, che sieno discese da varj Bastimenti in Bastìa, e in S. Fiorenzo Truppe Francesi con munizioni da guerra, e vettovaglie. Ci è pervenuto nell’atto della stampa un Editto fatto pubblicare dall’Elettor di Magonza,6 con cui si proibiscono due Opere del Cardinale Bellarmino sopra l’Autorità Pontificia nelle cose temporali. Lo daremo per esteso l’Ordinario venturo.

[38r] Num. XVI Per il Mercoledì 19 Aprile 1769. ALEMAGNA Vienna 5 Aprile. I l Barone di Stirm, animato dal suo zelo pel ben della Patria, e dal suo amore per le belle Arti, ha istituiti, in pro de’ giovani Alunni dell’Accademia Imperiale, e Regia di Disegno, e d’Intaglio, due premj, che sono già stati distribuiti a quelli, che in questa Classe sono stati giudicati i migliori dall’Accademia, li 19 del passato mese. Questi premj consistono in una medaglia d’oro, una d’argento, ed una penna pure d’argento per la matita; e sono per una testa tratteggiata, e per un altro pezzo delineato7 egualmente.

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Il marchese d’Aubeterre. 2 Nella stampa: qualora. Giuseppe II. 4 Palagio: palazzo. ridotto: ridotta, modesta opera fortificata (vc. milit.). Emerico Giuseppe barone di Breidbach-Bürresheim (GM, p. 186). delineato: disegnato.

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Amburgo 26 Marzo. Intendiamo da Hellerich, che la notte dell’1, o 2 di questo mese, si appiccò il fuoco in uno de’ Sobborghi di quella Città. Una donna, a cui le fiamme impedirono d’uscir per la porta, salì per salvare i suoi figliuoli al secondo piano, prese tutti i letti, li gittò dalla finestra, vi lasciò cader sopra un suo fanciullo di 7 anni, ed una bambina di nove mesi, e dipoi saltò essa medesima dalla finestra. Tutti si salvarono; e il Cielo protesse una famiglia, la cui madre preferì la vita de’ figli alla propria. È da avvertire, che questa era una donna plebea, in cui i sentimenti naturali non eran guasti dal costume: tutte le Gazzette dovrebbon farne l’elogio. Magonza 8 Marzo. Si è qui pubblicato d’ordine di Sua Altezza Elettorale1 il seguente Editto. Noi Deputati alla Reggenza dell’Elettorato di Magonza: Presidente, Maggiordomo Maggiore, Cancelliere, Direttore della Cancellerìa, Consiglieri Intimi di Corte, e della Reggenza ec. Ci è pervenuto a notizia, che in questa nostra Residenza Elettorale sonosi esposti alla pubblica vendita, e venduti due Libri in quarto, il primo de’ quali ha per titolo = Trattato dell’Autorità Pontificia nelle cose temporali, di Roberto Bellarmino Cardinale della S. R.2 Chiesa; e l’altro: Trattato dell’Autorità Pontificia nelle cose temporali di Roberto Bellarmino, Cardinale della S. R. Chiesa, o sia difesa della prima sua Opera contro Guglielmo Barclajo, amendue stampati a Monaco da Giuseppe Luigi Cratz. Siccome le Proposizioni, di cui queste due Opere, quasi ad ogni pagina sono ripiene, ad altro non mirano, che a sovvertire interamente la Podestà de’ Principi Secolari, concessa loro immediatamente da Dio, a limitare l’Autorità Ecclesiastica, che i Vescovi hanno ricevuta da Gesù Cristo, Fondatore della sua Chiesa, e da’ Santi Apostoli; a rovesciare i limiti dal nostro Salvadore medesimo stabiliti, fra la Podestà Ecclesiastica, e la Secolare; a sollevare i Sudditi contra i loro legittimi Superiori; a mettere in pericolo la vita, e la Corona de’ Regnanti; a turbar la quiete pubblica; e in somma a cagionar nello Stato disordini, sedizione, e disubbidienza: e siccome il nostro dovere ci obbliga di vegliare sul ben comune col sopprimere in tutti i nostri Stati Elettorali, secondo il lodevole esempio di tanti altri Antecessori Ecclesiastici, e Secolari, simili massime temerarie, pericolose, scandalose, ree, false, contrarie alla Legge Divina, e Naturale, e distruggenti la sana Morale, e col proibire assolutamente, e sbandire da’ nostri Stati tutti i Libri, che contengono tali Dottrine perniciose alla Chiesa, ed allo Stato, affine di conservar per questo mezzo la quiete, e la tanto necessaria armonìa fra la Podestà Secolare, e la Ecclesiastica. Proibischiamo3 però a tutti, ed a ciascuno di qualsivoglia stato, e condizione, e spezialmente a’ Librai, Venditori, Stampatori, e Legatori di Libri, di stampare, esporre in vendita, legare, vendere, o in qualunque altro modo divulgare, comperare, o ritenere presso di sè, tanto in questa Residenza Elettorale, quanto in qualsisia altro luogo de’ nostri Stati, i due mentovati Libri, o altri, che contengano siffatte massime empie, e stravaganti. Ciò premesso ordiniamo seriamente a tutti i nostri Magistrati del primo, e secondo ordine di manifestarci senza indugio tutti i Libri, Tesi, ed altri Scritti, che contengono alcuna di tali proposizioni, le quali attaccano, impugnano, o in ogni altro modo limitano la Podestà Secolare, o Ecclesiastica amendue da Dio stabilite; acciocchè co’ de1 Si tratta ancora di Emerico Giuseppe barone di Breidbach-Bürresheim, citato in chiusura del precedente numero. 2 S. R.: Santa Romana. 3 proibischiamo: proibiamo.

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biti, e serj mezzi possiamo opporci al loro divulgamento, sopprimerli in tempo, e secondo lo stato delle cose procedere con giusto rigore, e pena esemplare contra i trasgressori, che compongono, stampano, legano, vendono, o in qualsivoglia altro modo distribuiscono, per sè acquistano, o divulgano somiglianti Scritti, e Tesi. E per esser maggiormente sicuri, che tali Massime [38v] scandalose, e sediziose non si spargano vieppiù1 ne’ nostri Stati Elettorali; e che la gioventù non sia ne’ primi suoi anni sedotta da simili Dottrine false, ed ingannevoli, e non venga in essa soffocato il germe de’ doveri di Cristiano, di Cittadino, e di Suddito verso il suo Principe, e Superiori Ecclesiastici, e Secolari, non solamente vogliamo, che la presente Ordinazione sia pubblicata colla stampa, ed affissa ne’ soliti luoghi; ma in oltre (a tenore delle provvidenze correlative,2 che daremo) vogliamo, che nelle nostre Università Elettorali, tanto in questa di Magonza, quanto in quella di Erfurt, nessuno de’ Professori della Facoltà Teologica, Giuridica, o qualunque altra; come pure nessuno di quelli, a cui negli Stati Elettorali sono affidate le Scuole, che si chiamano d’Umanità, o Scuole basse,3 ne’ Collegj, nelle Scuole, nelle Dottrine Cristiane, insegni, detti, affigga, o tenga pubbliche, o private dispute su di simili proposizioni, che s’oppongono alla Podestà Ecclesiastica, e Secolare. Confidiamo anzi nelle soprammentovate Università, ed in ciascuno di que’ Professori, e Dottori, che per propria convinzione aborriranno quelle Massime, e che per conseguenza, in virtù del loro giuramento prestato; veglieranno eglino medesimi contro la pubblicazione di esse: e che ci scopriranno senza dilazione i trasgressori della presente Ordinazione, per potere indi procedere contro di questi, come conviene. E per fede abbiamo munito questo Editto col Sigillo di questa Cancellerìa di Reggenza dell’Elettorato di Magonza li 7 Marzo 1769. Signat. = B. G. di Reider. = J. M. Hauck. Segretario della Reggenza. SVEZIA Stocolm 17 Marzo. Il vajuolo innestato il dì 9 al Principe Reale, alla Principessa di lui Sposa, al principe Adolfo, ed alla Principessa figliuola delle loro Maestà,4 ha felicissimo esito. Il Re5 ha fatto mettere al Protocollo del Senato una Dichiarazione concernente i nuovi armamenti del Re di Danimarca, dalla quale appare, che la Svezia debba essere in qualche sospetto. POLONIA Varsavia 25 Marzo. Una mezza lega distante da Lowicz è seguìto un sanguinoso fatto d’arme tra i Moscoviti, e i Confederati colla peggio de’ primi. Partitosi di Varsavia il Generale Russo Apraxin col Goroski piccolo Maresciallo di Lituania, spedì una Vanguardia di 50 Cavalli per assicurare la sua marcia. Di ciò avertiti i Confederati le dettero addosso con tanta furia, che non ne scampò pur6 uno per recarne avviso al Generale. Questi credendo il cammino sicuro, s’inoltrò finchè si vide 1 vieppiù: sempre più. 2 correlative: correlate. 3 basse: di grado elementare. 4 Si tratta, rispettivamente, di Gustavo III, Sofia Maddalena di Danimarca, Adolfo Federico e Sofia Albertina. 5 Adolfo Federico. 6 pur: neppur.

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attorniato da un grosso Corpo de’ Confederati, che fecero fuoco di moschetterìe, e di pistole sulla carrozza di lui, a tale,1 che fu obbligato di formare un Battaglione quadrato intorno ad essa; e in questo modo ebbe luogo di lanciarsi a cavallo, e contrastar qualche tempo. Dicesi, ch’egli sia rimasto ferito d’un colpo di pistola, e che di 700 uomini di scelta Truppa, non gliene sono restati più di 150. Non si sa che fine abbia fatto il Goroski; e vuolsi, che siesi perduto in un pantano. Il Principe Galitzin giunto di fresco in Polonia è morto in quest’azione. L’Uficiale, che ne recò la nuova al Principe Repnin, asserisce non essere sperabile,2 che la Cavallerìa Russa possa far fronte alla Polacca, troppo ben fornita di cavalli generosi,3 a preferenza dell’altra. I Moscoviti sono così irritati di quest’ultima perdita, che hanno stabilito di dare addosso a quanti Polacchi incontreranno armati di sciabla:4 e di qui s’è loro spedito ordine di non far più prigionieri, e di non conceder più quartiere.5 Sabato 18 dell’andante si fece rapporto alla Commissione di Guerra, che il Palatinato di Rava si era totalmente confederato, così quello di Plosko, e il Distretto di Liwa. Manca la seconda Posta di Cracovia, che dicesi attorniata dal Principe Lubemincki; e manca tutta quella di Thorn, e di Danzica, avendo i Confederati della Prussia Polacca chiusi tutti quei passi. Dalle Frontiere della Polonia 17 Marzo Nelle sventurate circostanze, in cui è ora questo Regno, ognuno cerca pretesti per non accettare impieghi, per dimettere quelli, ch’egli ha. È certo, che il Comando delle nostre Truppe era stato offerto al Gran Generale della Corona Conte Braniki, ma s’ignora tuttavia se questi l’accetterà. Due Reggimentarj particolari, cioè il Conte Braniki nella Podolia, e il Wieloposki nella Grande, e nella Piccola Polonia hanno dimesse le loro cariche. D’altra parte la Commissione Militare si scioglie a poco a poco; e il Gran Ciambellano Fratello del Re6 lascia le sue funzioni di Commissario, avendo ricusato d’intervenire anche all’ultima Assemblea. Dicesi, che il Principe Sapieha, si sia messo alla testa d’un Partito nella Volinia. Wierouskow, e le altre Città vicine son piene di Confederati. Dicesi, che i Russi ne hanno scacciato molti Partiti da tre diversi luoghi, e risospintigli verso la Slesia. Il Malzewski s’è di nuovo accostato alle Frontiere di questa Provincia. Secondo qualche Lettere della Volinia i Tartari debbono aver rotto il Cordone, che vi formavano i Russi, ed essersi avvicinati al Nieper: una Divisione di questi Corpi accampa a Kzenkassy; un’altra è rimasta a Balta, e il resto è ad Human nell’Ucrania, lontano 5 leghe dai Russi. Questi tre Corpi formano un’Armata d’oltre ad 80 m.7 uomini. Un Partito di Confederati assalì ultimamente, a Zeps presso la piccola Città di Strasburgo, un Corpo di Russi; ma gli assalitori furono per la maggior parte tagliati a pezzi; e il resto ripiegò verso Graudentz. Il Colonnello Wolkonski inseguì i fuggitivi con 2 Squadroni, e 180 fanti: si è saputo di poi, che non è avanzato più di 20 uomini del detto Partito, la cui distruzione debbe affliger molte famiglie distinte della Polonia, delle quali son periti molti suggetti in tale azione. 1 3 5 6

a tale: al punto tale. 2 essere sperabile: sia lecito sperare. generosi: di buona razza. 4 sciabla: sciabola. non conceder più quartiere: negare la possibilità di ritirarsi o arrendersi. Kazimierz Poniatowski, fratello del re Stanislao II. 7 m.: mila.

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RUSSIA Pietroburgo 13 Marzo. Giusta1 gli avvisi, che la Corte ha ricevuti dalle sue Armate, debbon essere di già seguìti alcuni fatti importanti fra i nostri, e i Tartari, sempre colla peggio di questi. Dalle Frontiere della Turchìa 1 Marzo. Egli è certo, che il Kan de’ Tartari2 s’è avvicinato al Forte di Santa Elisabetta, e alle Linee, che terminano quivi; che ha dato il guasto a tutta [39r] quella contrada, e che se n’è ritirato. Come sarebbe stato agevole a’ Russi di entrar, per la Nuova Servia, negli Stati di esso Kan, così si pretende, ch’egli non abbia fatto questa scorrerìa, se non per devastare il paese, onde i Russi sarebbon dovuti passare per giugnere alle sue Frontiere. Di fatti quella parte della Nuova Servia, ove sono scorsi i Tartari, è ora ridotta ad un orribile deserto: tutte le case vi sono state saccheggiate, ed arse; e gli abitanti, che la Imperadrice Lisabetta3 vi aveva stabiliti con infinita spesa, sono stati uccisi, o condotti in ischiavitù. PAESI BASSI Aja 28 Marzo. Il Re di Prussia4 ha venduto al Principe Stadhouder5 la Signoria di Monfort nella Gheldria per la somma di 275 mila Fiorini Moneta d’Olanda. Quest’era il solo pezzo, che restasse a quel Monarca della successione del Re Guglielmo III, e ch’era rinserrato negli Stati della Repubblica. INGHILTERRA Londra 24 Marzo. Il dì 22 ci furono qui grandi romori. I Negozianti della Città essendosi incamminati verso S. James con 300 Carrozze per presentare una Supplica al Re,6 con cui dimostrargli il lor dispiacere per le presenti turbolenze cagionate dal Sig. Wilkes, e da altri sediziosi, il popolo si fece loro all’incontro con fischiate, e con atti ignominiosi, gittando immondezze, e sassi, talchè alcuni de’ Negozianti rimasero feriti; fu insultato il Maresciallo della Città, e il Lord Talbot Gran Ciambellano della Casa del Re assalito da due sediziosi, e rottagli la Bacchetta;7 altri insulti furono pur fatti ai Duchi di Kingston, e di Northumberland.8 Non ci fu modo di acquietar costoro, finchè non furono spedite contro di essi le Guardie a cavallo del Re. I pochi Negozianti, che poterono di nuovo radunarsi, dopo essere stati dispersi dalla licenza del popolazzo,9 presentarono la loro Supplica al Re, sottoscritta da più di mille persone; e furono dalla Maestà Sua graziosamente accolti. Il Sig. Wilkes concorre anche alla quarta Elezione; e i suoi fautori si radunarono il dì 20 in gran numero risoluti, che ne vada la roba, 1 3 5 6 7 8 9

Giusta: conformemente a. 2 Krim Ghirai. Elisabetta Romanov. 4 Federico II. Guglielmo V d’Orange-Nassau; Stadhouder è var. olandese di Stadtholder. Giorgio III. Bacchetta: «Stor. Bastone di comando, emblema del comando» (GDLI I.926). Rispettivamente, Sir Evelyn Pierrepont e Sir Hugh Smithson Percy (GM, p. 193). licenza del popolazzo: abusi della plebe.

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e la vita, piuttosto che cedere al diritto di eleggere a loro talento il Membro del Parlamento per la Contea di Midlesex. Questo affare dura troppo tempo, perchè non se ne debbano oggimai temere delle conseguenze funeste. FRANCIA Parigi 3 Aprile. Il Chatelet1 fu ultimamente nel caso di decidere una quistione simile a quella, che fu soggetto del primo Giudizio di Salomone. Una Rivendugliola,2 che aveva smarrito in una folla un suo figliuolo di 5 in 6 anni,3 incontrò alcuni mesi dappoi fra le mani d’una Contadina un fanciullo, che somigliava al suo, e se lo volle pigliar per forza. Furono nell’atto della disputa sorprese le due Donne da una Guardia, che le condusse ad un Commissario del Quartiere, innanzi al quale la Parigina depose, che il suo figliuolo poteva esser riconosciuto ad4 una cicatrice d’incisione al ginocchio, e ad una di salasso al braccio; e il Commissario, avendo di fatti trovato questi contrassegni, ordinò, che il Fanciullo si desse alla Rivendugliola, che sel condusse via. La Contadina disperata ebbe5 ricorso al Chatelet, da cui furono ordinate più ampie informazioni. Le due Madri chiamarono per pruova i Cerusici, che avevan fatto le operazioni sopra i loro figliuoli. Quelli di Parigi dichiararono d’aver fatta una incisione al ginocchio del figliuolo della Rivendugliola; e quello di Melun, dove abita la Contadina, depose d’aver fatto soltanto una incisione al ginocchio del costei figliuolo. Su queste deposizioni i Cerusici esperti del Chatelet, chiamati per la verificazione delle cicatrici, decisero, che quella del ginocchio era il seguito d’una incisione, ma che l’altra del braccio era un segno lasciato dal vajuolo. In conseguenza di questi, e di più altri atti giuridici, fu giudicato nell’udienza di Mercoledì, che il Fanciullo apparteneva alla Contadina, e che le fosse restituito. Si attende impazientemente l’esito dell’Assemblea della Compagnia delle Indie, che dee tenersi oggi, e dalla quale dipende, o in parte, o tutta la fortuna di più famiglie. Seguito della Lettera del Parlamento di Provenza al Re6 sopra il Commercio de’ Grani. «Poichè la malattìa7 delle Leggi proibitive ebbe fatto più grandi progressi, e che si giunse a considerare il basso prezzo de’ Grani, come il maggiore interesse dello Stato, e la cauzione8 della pubblica felicità, ogni Amministratore, ogni Uficiale di Polizìa volle distinguersi nel proprio distretto; essi procacciaronsi9 presso del popolo il merito di mantenergli a buon mercato la sussistenza, somiglianti in ciò a que’ Tribuni, che corrompevano la Repubblica Romana, proponendo delle distribuzioni di Grano: s’immaginarono ogni giorno nuovi rigori; e si acquistava fama di buon Cittadino, a misura dello zelo, che si nodriva di distruggere il lavoro. Il Legislatore fu allora esposto ad essere in tutte le forme sorpreso: si veddero uscire la dichiarazione del 1699, e del 1723, le quali non ec1 Tribunale giudiziario subordinato al Parlamento di Parigi, dal nome della fortezza di Grand Châtelet, che lo ospitava. 2 rivendugliola: rivenditrice, spec. ambulante. 3 di 5 in 6 anni: di circa 5-6 anni. 4 riconosciuto ad: riconosciuto grazie ad. 5 ebbe: fece. 6 Luigi XV. 7 malattìa: esasperazione. 8 cauzione: garanzia. 9 procacciaronsi: si attribuirono.

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citarono il menomo richiamo, mentre che i vostri Editti del 1763, e 1764 incontrano innumerevoli contraddizioni. Questo è un contrasto molto osservabile nella Storia dello Spirito Umano. Noi abbiamo noi medesimi registrata questa Dichiarazione del 1723 senza avvertir Vostra Maestà degl’inconvenienti, ch’essa conteneva; e noi le diremo presentemente, come il Consiglio di Castiglia al Re di Spagna1 nel 1699. Noi confessiamo ingenuamente,2 che una pietà male intesa, l’error comune, il timore, che i Popoli non mancassero di sussistenza offuscarono le nostre menti. Nondimeno non si pensò mai in Provenza, che il peso così intollerabile di soggettar la vendita a’ pubblici Mercati, potesse aver luogo veramente, come quello, che era troppo contrario alla ragione, ed alla natura: anzi fu esso creduto piuttosto una specie di ostentazione di rigore, con cui spaventare il monopolio, e sconcertare3 delle speculazioni sospette. Ben lungi dal sottoporre gli abitanti delle campagne a questo aggravio, non furono neppure obbligati quelli della Città a vendere al Mercato; e in quelle, che hanno il diritto di Misuramento, come Aix, che lo ha avuto dagli [39v] an|tichi nostri Conti, le vendite si fanno nelle case con ogni agio delle parti, purchè venga pagato il diritto. Il seguito nell’altro Ordinario. Roma 7 Aprile. Sua Altezza Reale il Gran Duca di Toscana,4 dopo avere, e solo, e in compagnia dell’Augusto Germano5 onorata del suo soggiorno questa Città, nella quale fu amato, ed ammirato per le singolari doti, che l’adornano, e per le azioni di pietà, e di beneficenza, con cui si fece continuamente distinguere, se ne partì di qui il giorno 3 verso le ore 6 della notte alla volta di Firenze. Il Sagro Collegio per mezzo di Monsignor Governatore6 del Conclave, fece passare a Sua Altezza Reale il magnifico presente, che s’è altre volte accennato, cioè d’un Reliquiario d’oro del peso di libbre 16, contenente parte del Legno della Santa Croce, e similmente i due Quadri de’ Santi Apostoli Pietro, e Paolo, lavorati a Musaico con cornici di metallo dorate, e quattro casse di libri co’ rami delle principali prospettive di questa Metropoli magnificamente legati. Il Sig. Cardinale Neri Corsini fece pur presentare alla medesima Altezza Sua un altro Quadro di Musaico tolto dall’Originale di Guido Reni, rappresentante una Sibilla; il Sig. Cardinale Andrea Corsini i Tomi del Museo Capitolino, e quelli di Roma sotterranea nobilmente legati: il Sig. Cardinale Albani due Quadri pure a Musaico, l’uno antico a basso rilievo rappresentante le tre Grazie, l’altro moderno, che rappresenta una Baccante. Sua Altezza Reale fece regalare alle Famiglie di questi Cardinali 50 Zecchini per ciascuna, ed al Sig. Giuseppe Roveri Maestro di casa de’ Sagri Palazzi Apostolici una bellissima Tabacchiera d’oro, smaltata, e 200 Zecchini. Prima, che Sua Maestà Imperiale ci facesse provare il comune gravissimo dispiacere della sua partenza, fu ad Essa fatto presentare dal Sig. Principe Ghigi un Anello con Cameo antico di Greco lavoro, rappresentante la figura di Cicerone, e un Quadro piccolo con una Venere di Tiziano, Opere tuttaddue7 di gran valore; ma Sua Maestà li ricusò gentilmente, come 1 3 4 6

Carlo II. 2 ingenuamente: francamente. spaventare il monopolio, e sconcertare: scoraggiare il monopolio, e inibire. Leopoldo I. 5 Germano: fratello; con riferimento a Giuseppe II. Carlo Rezzonico. 7 tuttaddue: tutt’e due.

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pur fece de’ regali offertile da varj Cardinali, di Reliquie, di Musaici, e d’altro. Credesi tuttavia, che le saranno spediti a Vienna. Questi due graziosi Sovrani hanno pur fatto distribuire varie mance, fra le quali 200 Zecchini a’ Cavalleggeri, 200 agli Svizzeri, 100 a’ Soldati Rossi, 200 alla famiglia dell’Ambasciador di Venezia, 200 per ciascuna a quelle del Duca di Bracciano,1 del Principe Doria, del Principe Corsini, e 100 per ciascuna a quelle del Duca Sforza Cesarini, del Duca Salviati, del Principe Ruspoli, e del Principe Santacroce. Sua Maestà Imperiale, oltre l’Anello di brillanti del valore di 1500 Scudi fatto regalare, come dicemmo, a Monsignor Marcolini, ha pur fatto fare al Signor Pompeo Batoni il dono di 100 Dobble, e una Croce da Cavaliere brillantata, ed altre onorificenze: ed al Barone di S. Odyll una tabacchiera d’oro brillantata col proprio ritratto. Sua Altezza Reale il Gran Duca ha pur regalato una tabacchiera d’oro con 100 Ungheri al Sig. Abate Gazini suo Antiquario. D’ordine poi d’amendue questi Sovrani, si sono consegnati a Monsignor Vicegerente 500 Zecchini da distribuirsi a’ poveri di questa Città. Ma non tentiamo di metter limiti alla infinita liberalità, e beneficenza di tali Principi con più minuto catalogo. Ci basti d’avere ancora un poco solleticato la piccola curiosità di quelli, che non sanno farsi un idea convenevole dell’altezza d’animo, e della insigne educazione di questi Sovrani onde immaginarsene gli effetti. Lunedì passò di qui un Corriere Straordinario di Lisbona, che reca Dispacci a Napoli, e dicesi, che ne abbia portati altri alle Corti di Spagna, e di Francia, ed al Sig. Commendatore d’Almada in Venezia: e se ne attende un altro in breve. Martedì giunse il Cardinal Branciforte, e Mercoledì sera entrarono in Conclave i Cardinali Cavalchini, e Molino. Napoli 4 Aprile. Venerdì 31 dello scaduto, un’ora prima del mezzodì, giunse a Portici incognita Sua Maestà Cesarea l’Imperadore Giuseppe II. Sebbene fosse quivi in quel giorno mezza Gala,2 si fece pratica,3 perchè non vi fosse nessuno, così avendo l’Imperador medesimo desiderato. Si trattenne quel dì colla Reina sua Sorella, e col Re,4 e andò a pernottare in casa del Sig. Conte di Kaunitz suo Ambasciadore. Va girando or con uno, or con altro Uniforme, ed accompagnato da un solo Staffiere, e con livree di particolari.5 Andando in carrozza co’ nostri Sovrani, vi tiene il posto inferiore. Per isfuggire il concorso, e le acclamazioni del Popolo fa sparger voce, che uscirà due ore prima, o dopo di quello, che fa realmente. Domenica sera intervenne ad una Festa di Ballo in Corte, ma non vi danzò. Per cose dappoco dona grandi mance, si dimostra affabilissimo verso tutti; e compare pio, e religiosissimo come fece a Roma. Si è gentilmente scusato dal ricever trattamenti6 da’ Particolari. Esamina a minuto7 ogni cosa, vuol veder tutto, e nota tutto. Pare, che in questa Dominante non ci sia un Ospite così grande a riserva del8 concorso della gente curiosa di vederlo. Questo Augusto Principe ci onorerà della sua dimora fino a Sabato notte, nella quale partirà senza saputa 1 3 4 5 6 8

Baldassare Erba-Odescalchi. 2 mezza Gala: festa pubblica di media solennità. si fece pratica: ci si adoperò. Cioè con Maria Carolina d’Asburgo-Lorena e Ferdinando I di Borbone. con livree di particolari: vestito da comune cittadino. trattamenti: cerimonie onorifiche. 7 a minuto: attentamente. a riserva del: tranne che per il.

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della Sorella, nostra graziosa Sovrana, per iscemare in amendue i dispiacevoli sentimenti della divisione. Livorno 5 Aprile. Il General Consiglio tenuto in Casinca ha risoluto, che non si ammetta trattato di pace contrario alla libertà, che si prosegua con ogni calore la guerra, che i Preti si armino, che i Frati si fortifichino, che le Pievi assicurino i luoghi d’importanza, che i trasgressori delle risoluzioni prese nel Consiglio sieno rei d’infedeltà, e trattati come tali. Portoferrajo 31 Marzo. Quattro milla Ecclesiastici della Corsica, sono a quest’ora sotto le armi per difesa della Patria, e 500 d’essi marciano nel paese di Loreto in Casinca. Genova 15 Aprile. Scrivono da Madrid, che il Patriarca delle Indie1 s’è fatto sbarcare in Alicante per aver sofferto il Mare, con disegno di fare il suo viaggio a Roma per terra, e che l’altro Cardinale2 prosegue il suo cammino per acqua. Sappiamo dalla Bastìa, che vi è giunto il Conte di Vaux, Comandante Generale dell’Armata Francese. Scrivesi da Livorno, che le Truppe Francesi sonosi ritirate dal Capo Corso in Bastìa, trasferendo seco le Armi di quel Popolo, e varj ostaggi, e non altro lasciandovi, che un presidio di 28 uomini al Macinaggio.

[46r] Num. XVII Per il Mercoledì 26 Aprile 1769. ALEMAGNA Vienna 12 Aprile. L’Augustissima Imperadrice Reina3 è partita il dì 7 per Presburgo con Sua Altezza Reale l’Arciduchessa Duchessa di Sassonia Teschen, ed il Duca suo Sposo,4 che vi son ritornati. Ieri poi fu qui di ritorno la stessa Maestà Sua Regia Imperiale. Ne’ Paesi Ereditarj viene osservato con molto rigore il divieto d’estrarne5 grani, e bestiami. Vi si continua a far reclute, rimontasi6 la Cavallerìa, si lavora negli Arsenali, e vi si fanno de’ Magazzini; e ciò non per altro, che per conservar la pace, ed assicurar le Frontiere. Amburgo 8 Aprile. Le ultime Lettere di Varsavia recano, che il Principe Repnin vi ha pubblicamente annunciato, che tutti quelli, che non si dichiareranno contra i Confederati, o che vorranno rimaner neutrali, saranno trattati come nemici; la qual cosa i Generali Russi hanno pur fatto sapere ai Magnati della Polonia. Questa Dichiarazione ha fatto una impressione terribile su gli animi de’ Polacchi. 1 2 4 5 6

Ventura de Córdoba Espínola La Cerda. Francisco de Solís Folch de Cardona. 3 Maria Teresa d’Asburgo. Maria Cristina d’Asburgo-Lorena e Alberto di Sassonia-Teschen. d’estrarne: di esportarne. Nella stampa: destrarne. rimontasi: si riassesta, si rafforza.

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Dalla Slesia 25 Marzo. Il Principe Carlo di Curlandia, e il famoso Conte di Tottleben sono stati arrestati a Grand-Glogau, senza che se ne sappia il motivo; ma dicesi, che ciò sia seguìto ad istanza della Corte di Moscovia. Dalle Sponde della Vistola 26 Marzo. Il Conte Potoki, Siniscalco di Lituania, e il Conte Krasinski, amendue Marescialli di Confederazione, hanno mandate agli altri Capi due Circolari, con cui gl’invitano a convenire per tal tempo, in tal luogo, per deliberare sulle operazioni da farsi nella prossima Campagna. Dicesi, che il Principe Sulkowski sia passato nella Grande Polonia per concertare col Sig. Malzewski: in sostanza il loro fine si è d’andarsi ad unire coi Confederati di Bar, prendendo la via delle montagne, che sono attualmente libere. SVEZIA Stocolm 14 Marzo. La Dichiarazione, che il Re1 fece mettere al Protocollo del Senato il dì 8 dello stante,2 contiene in sostanza, che sebbene Sua Maestà sia perfettamente persuasa della buona disposizione, e de’ pacifici sentimenti del Re di Danimarca3 rispetto alla Svezia, la prudenza nondimeno esige, che qualora un Vicino, di cui non son note le intenzioni, fa degli Armamenti, si prendano le necessarie misure per mettersi in istato di difesa; che il Re non dubita, che il Senato non abbia a cuore la sicurezza dello Stato; ma che troppo si trascurano i mezzi di provvedervi: ch’egli rimette al maturo giudizio del Senato l’esaminare quanto sia conveniente di tener la Dieta in Stocolm, piuttosto, che a Norkioping, non già per proprio comodo di Sua Maestà, poichè essa, dacchè il più de’ Senatori si determinarono per quest’ultima Città, non fece più veruna opposizione; ma bensì, perchè una Piazza non fortificata, ed esposta per la natura del sito agli attacchi nimici, è la manco propria, che scerre4 si possa per adunarvi gli Stati: che al contrario, tenendo quest’Assemblea a Stocolm, ci sarà più sicurezza per le deliberazioni, e più prontezza nell’esecuzione, poichè tutti i Collegj dello Stato ci hanno residenza, oltre il grande risparmio di spese, che si farebbe: che il tempo stabilito per la Dieta non richiede meno d’attenzione; che la presente circostanza è tale, che se gli Stati non fossero di già convocati, bisognerebbe convocarli immantinente; che davanti alle loro Assemblee non si può far risoluzione, che vaglia5 per la difesa del Regno, dappoichè non è nota nè la loro intenzione, nè la loro volontà su questo proposito, ch’è cosa notoria, che l’elezione dei Deputati de’ tre Ordini è già seguita nelle Provincie, e che quanto all’Ordine della Nobiltà è ognora pronto a congregarsi; che conseguentemente la Maestà Sua richiede, che si spediscano immediatamente Lettere Circolari, per6 le quali si chiamino gli Stati per la fine del presente mese, e ch’ella spera, che il Senato si conformerà7 a questa domanda. Tre soli Senatori aderirono alle dimande del Re; ma tutti gli altri furon contrarj, di sorta che non s’aprirà la Dieta prima del 19 d’Aprile. 1 Adolfo Federico. 2 stante: mese corrente. 4 scerre: scegliere. 5 vaglia: valga. 7 si conformerà: accondiscenderà, si adeguerà.

3 Cristiano VII. 6 per: attraverso.

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DANIMARCA Coppenaghen 21 Marzo. Si continovano qui senza interruzione gli Armamenti marittimi, senza che possa indovinarsene l’oggetto: tuttavia pare, che si tratti piuttosto di dare ajuto ad una Potenza amica, di quel che sia di mover guerra a nessuno. [46v] POLONIA Varsavia 27 Marzo. Un Corriere arrivato dall’Armata Russa, si dice, che abbia recato la nuova d’una battaglia seguìta fra il Principe Prosorowski, e i Confederati di Bar, sostenuti da’ Turchi, e da’ Tartari; e che 5 mila Confederati sieno rimasti sul Campo. Si vuole, che la perdita de’ Confederati in quest’azione sia assai considerabile; che il numero de’ Prigioni fatti dai Russi avanzi di gran lunga il numero de’ Confederati morti, e feriti; che il Distaccamento del Sig. Potocki, Starosta di Halicz sia interamente disfatto, che vi sia stato ucciso lo Starosta medesimo, e ferito il Conte Podzassi accorso in ajuto. Il Quartier Generale della Grande Armata debb’essere stato trasportato da Dubno a Zarlau. I Cosacchi Polacchi delle Vaivodìe1 di Braclau, e di Kiovia, irritati per le crudeltà, che commettono i Confederati di Bar, e i Tartari hanno pubblicato un Manifesto, con cui invitano ognuno ad unirsi colle Armate Russe. I Russi hanno dato il fuoco al solo Magazzino, che i Turchi avevano nella Moldavia, nella Città di Soroska; e marcia attualmente la loro grande Armata. Le Truppe Tartare son tutte uscite dal Paese Russo, e Polacco, e il Kan2 è ora a Kauskan. I Confederati spargono voce nondimeno, che 200 mila Turchi entreranno nella Polonia, e ch’essi Confederati faranno una diversione negli Stati della Russia col resto delle loro forze. La Lettera scritta dal Kan al Conte Branicki, Gran Generale della Corona, è conceputa3 in termini assai più decenti, che non era quella attribuita al detto Kan nelle Gazzette. Quella del Muftì4 ai Mussulmani è del tutto falsa. Si vede un Catalogo delle Forze, che la Russia ha attualmente in piedi; e queste montano a 606.2385 uomini, oltre le Truppe di Marina. Dalle Frontiere della Polonia 24 Marzo. Non si pone in dubbio, che i Russi, abbiano avuto un incontro assai fiero con un grosso Corpo di Confederati fra Thorn, e Zakroczim; ma non si conviene da qual parte sia stata la maggior perdita: assicurasi però, che i Confederati, dopo una valida difesa sono stati costretti a piegare verso i lor quartieri di riserva, ed abbandonare il campo della battaglia. Altronde si dice, che a Varsavia sia giunta la nuova, che il Generale Ismailow ha prese le Piazze di Zwaniec, e d’Okopy, ch’erano in potere de’ Confederati. Dalle Frontiere della Turchìa 5 Marzo. Non ostante ciò che si dice delle devastazioni fatte da’ Tartari nella Nuova Servia, si assicura, che l’Armata serba ogni ordine, e disciplina ne’ luoghi onde pas1 3 4 5

Nei paesi slavi, governatorati. 2 Krim Ghirai. conceputa: formulata. O mufti, titolo di autorità religiosa e giurisperito musulmano. Nella stampa: 606,238.

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sa, che attraversando il Palatinato di Braclau, e le Terre di molti Grandi della Polonia, non vi ha fatto il menomo male, che paga in buoni contanti, e liberalmente le derrate, e che contra il suo costume forma piccoli Magazzini in varj luoghi. INGHILTERRA Londra 31 Marzo. Il cangiamento del Ministerio è vicino; e ne sono già date le disposizioni, consultatine i Conti di Chatam,1 e di Temple,2 co’ quali il Re3 ha avuto frequenti Conferenze i dì passati. L’altrieri si tenne un Gran Consiglio per esaminare i Dispacci de’ Ministri del Re alle Corti straniere; e da essi risulta, che nè la Francia, nè la Spagna piglieranno parte veruna nella guerra fra la Moscovia, e la Polonia. Il Promemoria presentato da’ Negozianti di Londra al Re per testimonianza della loro fedeltà, ha eccitato4 il Lord Maire,5 e tutta la Magistratura a fare altrettanto. Questo nuovo Atto sarà steso il dì 4 del venturo in un’Assemblea de’ Cittadini. Lo stesso hanno fatto le Città di Liverpool, e di Licester, e il lor esempio sarà imitato da più altre così di questo Regno, come di Scozia, e d’Irlanda. Il Partito del Signor Wilkes è disposto di fare il medesimo per iscolparsi delle cattive intenzioni, che gli si attribuiscono. L’accidente del giorno 22 ha tuttavia fatto gran torto a questo famoso prigioniere, sebbene abbia egli stesso condannato le insolenze del popolazzo, non avendovi egli punto contribuito. Molte persone distinte sonosi interposte a favore di lui presso il Re; ma è deciso, ch’egli subirà le pene, a cui è stato condannato da’ Tribunali, sebbene siasi rappresentato, che il perdonargli sarebbe l’unico mezzo di calmar gli spiriti, e di ricondurre la Pace. Il Sig. Wilkes medesimo si oppone al suo perdono, avendo ultimamente pubblicato un nuovo Scritto, contenente il dettaglio di quanto è seguìto a suo riguardo dal tempo, che fu eletto Membro del Parlamento fino a quest’ora. In esso non rispetta punto più del solito i Ministri, ch’egli accusa di prattiche arbitrarie, e dispotiche; e finisce esortando i suoi Elettori a sostenere i loro diritti, e promettendo di non abbandonar mai le sue mire di Patriotismo, fondate sopra le Constituzioni del Regno. Poco assegnamento ancora può farsi sulle pacifiche disposizioni de’ suoi Partigiani, ne’ quali sempre più si manifesta lo spirito di fazione, poichè il dì seguente alla cattiva giornata del 22 si trovò affisso alle Porte del Palazzo della Reina un Cartello sedizioso, ed insolente, che fu così tosto levato, e dato alle fiamme. Il dì 24 parimenti fu sorpreso un Gentiluomo, che strappava dalla porta del Palazzo di Sommerset l’Ordinazione del Re contro gli ultimi disordini. Pare in somma, che non ci sia miglior modo d’intimorire, e frenare questi sediziosi, che di punire il loro Capo. Qualche mesi fa un Uficiale, che serviva già ne’ Vascelli della Compagnia della Baia di Hudson, rendette conto ai Ministri, come egli aveva trovato il passo desiderato al Nord-Ovest per andare alle Indie Orientali, essendo felicemente passato per lo Stretto di Repousse-Baia ad un altro Stretto, per cui era entrato nell’Oceano Tartaro. Quest’Uficiale di consentimento del Ministerio aveva cominciato a pubblicar le sue scoperte, e a formar de’ Piani, e delle Carte esatte delle Coste, per cui era egli passato: ma questa pubblicazione è stata improvvisamente sospesa; e si pretende, che siasi risoluto, ad istanza della Compagnia 1 William Pitt (GM, p. 203). 2 Richard Grenville (GM, p. 407). 3 Giorgio III. 4 eccitato: indotto, spinto. 5 La carica di Lord Mayor of London era allora ricoperta da Samuel Turner (GM, p. 203).

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delle Indie, e di quella della Baia di Hudson, di non manifestare questa scoperta, nè punto di ciò, che concerne ad essa. FRANCIA Parigi 7 Aprile. Corre voce, che il Ministerio Inglese proponga di restituire il Canadà alla Francia per la somma di 20 milioni della nostra moneta. [47r] Nell’Assemblea della Compagnia delle Indie tenuta il dì 3 ci sono state di grandi dispute sopra la continovazione, o lo scioglimento di questa Compagnia. Frattanto, che quivi si trattavano affari importantissimi, si distribuiva ne’ luoghi vicini a quello dell’Adunanza un Foglio stampato, con questo titolo: «Descrizione della Pompa funebre della fu Altissima, Potentissima, ed Eccellentissima Principessa Madama la Compagnia delle Indie, Sovrana della Penisola delle Indie, e dianzi delle Isole di Francia, e di Borbone, e del Porto dell’Oriente. La detta Pompa è stata eretta per le Cure del Sig. Duca di Duras (con tutte le sue qualità) Sindaco della detta Dama, ed eseguìta secondo i disegni del Sig. Boutin Intendente delle Finanze». Regna in questo Scritto il sale della più fina critica; nè vi possono esser caratterizzati con più di spirito gl’individui, che vi s’introducano. Lione 6 Aprile. La cura delle bestie bovine, indicata nelle Note al Discorso del Sig. Bourgelat, premiato nel 1765 dall’Accademia Reale d’Agricoltura, è stata trovata utilissima nella Provincia di Bresse, dove serpeggiava fra questi Animali un morbo epidemico. Vi si mandò un certo Brasier, Allievo della Reale Scuola Veterinaria di Lione, il quale ha preservate dal male alcune centinaja di bestie, ed altre centinaja perfettamente guarite, essendone morte sotto alla sua cura, cinque solamente. San Malò 11 Marzo. Il Sig. di Bougainville nel suo viaggio intorno alla Terra, che è durato circa due anni, e mezzo, non ha perduto più che 7 uomini del suo numeroso equipaggio. Egli attribuisce una così sorprendente conservazione alla molt’acqua di Mare distillata colla macchina del Sig. Poissonnier, all’uso della Polvere di Limonata del Signor Faciot contro lo scorbuto, ed a’ forni collocati fra i ponti, che fecero l’ufìcio del Ventilatore, e rinnovarono continovamente l’aria nel Vascello. Seguito della Lettera del Parlamento di Provenza sopra il Commercio de’ Grani. «Il divieto del comperare i Grani per via, mentre si conducono al Mercato, è più antico, e più ragionevole; esso è tuttavia osservato in più luoghi della Provenza; ciò è noto al vostro Parlamento, e sebbene dir si possa, che la Dichiarazione del 1763 abbia fatto cessare ogni proibizione, gli sarebbe paruto1 inopportuno il distruggere al presente le deboli tracce dell’antica polizìa, che si conservano piuttosto nella opinione, che nella pratica; e non ha creduto d’allontanarsi dalle intenzioni di Vostra Maestà usando questo riguardo. L’artificio di coloro, che si mettessero ai passi, per impedir, che le Biade non giungano a’ Mercati, sarebbe così odioso, che non potrebbe tollerarsi senza dare al popolo giusti motivi di doglianza, e di scandolo. Contuttochè i Mercati 1 paruto: parso.

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sieno liberi, egli è essenziale nel presente stato delle cose, che vengano frequentati; essi regolano, per via de’ rapporti, la tassa delle derrate, e del pane: una infinità di famiglie, che hanno ancora l’uso di fare il pan casalingo, vi vanno a provvedersi del loro mantenimento giornale;1 colui, che a bella posta sviasse le derrate dal Mercato, potrebbe far mancare le provvisioni, che altri aspetta sotto una specie di fede pubblica,2 mettere in disperazione le famiglie con un’accidentale3 carestìa, ed eccitar de’ tumulti pericolosi. Si dice, che gli Uficiali della Polizìa abuseranno di un tale pretesto, arresteranno le Biade condotte, per tutt’altro destino, che quello del Mercato. Senza dubbio costoro meriterebbono gastigo, e sarebbon tenuti a rispondere del pregiudizio cagionato. Ma non si arrestano già le Biade; soltanto si pon freno col timor della pena a coloro, che meditassero d’intercettar sul cammino i Grani, che debbon mantenere il Mercato: una vendita di buona fede, fatta da persone non sospette, non sarebbe inquisita altrimenti, e la professione, il carattere, il numero delle compere indicano il giudizio, che dee farsi di queste. Accade di questa parte della Polizìa quello, che della proibizione di comperar le Biade sul campo, la quale debb’esser mantenuta con quelle modificazioni, che la Giurisprudenza vi ha poste; cioè, che la vendita non sarà annullata, se non vi può essere applicato il motivo della Legge; ma questa sarà giustamente applicata ad un Usurajo, che abusa del bisogno d’un povero Lavoratore, ad un Monopolista, che abbia sinistre intenzioni: tali casi, a dir vero, posson esser lontani, ma il timore di questi ha più realtà, che la speranza di procurar l’abbondanza, qualora sia permesso di caparrare le Biade prima del ricolto. I partigiani sfrenati della verità la compromettono spesse volte con de’ paradossi. L’obbligo di vendere al Mercato non è stato la sola cagione di questo divieto, come alcuni pensano; ma si son temuti i vantaggi, che la cupidigia può procacciarsi alle spese della miseria. I Regolamenti della Polizìa, che assegnano privativamente la prim’ora del Mercato al provvedimento4 degli Abitanti, sono d’un’altra sorta: questa è una piccola vessazione, che gli Abitanti delle Città fanno a quelli delle Campagne, la quale non serve ad altro, che a far perder del tempo a’ Venditori, ai quali non verrà perciò impedito di spiare il momento favorevole, e d’aspettarlo; la concorrenza dee aprirsi in uno col Mercato; e la Dichiarazione del 1763 non permette più di distinguere il Mercatante5 dal Consumatore. Allora quando si voleva obbligar tutte le persone di venir al Mercato, si escludevano tuttavia i Mugnai, ad essi era vietato ogni commercio di Biade, e di Farine: ma ora, che noi seguiamo altre massime migliori, noi brameremmo, che tutti i Mugnai potessero aver tanto agio da intraprender questo commercio, e condurre i loro mulini a quella perfezione, di cui queste macchine, per anco assai imperfette, son capaci. La macinatura è comunemente difettuosa; essa è cara la State,6 perchè i mulini pigliano tropp’acqua: si può agevolmente dar loro più movimento per via dell’arte:7 ordigni meglio fabbricati, e miglior metodo per la macinazione 1 2 3 5 7

giornale: giornaliero. sotto una specie di fede pubblica: con fiducia nelle pubbliche istituzioni. accidentale: evitabile, non necessaria. 4 provvedimento: rifornimento. mercatante: mercante. 6 State: estate. per via dell’arte: con migliorie tecniche.

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darebbono,1 in men tempo, e con minor volume d’acqua, una maggior quantità di Farina, e più sustanziosa. Assicurasi, che la macinatura economica rende un settimo di più nella conversione delle Biade in farina, onde sarebbe questo uno [47v] aumentar del settimo le nostre ricolte. Facciasi, che i Mugnai, incoraggiti da un maggiore interesse, e sostenuti da maggior comodità, usino i migliori metodi del macinare; che i Panattieri conducano a perfezione la fabbricazione del pane; e che così gli uni, come gli altri abbian libero il commercio de’ Grani. Egli non ci è nulla di più stravagante, che il vietar la compera delle materie prime a quelli, che le lavorano. È cosa vantaggiosa per tutti i versi il multiplicare i Mercanti del Grano; essi vegliano l’uno all’altro; la concorrenza favorisce il Lavoratore, e rende più difficili gli abusi del monopolio. I Granai mediocri, quali sono quelli de’ Mugnai, impediscono in tempo di penuria, che non si facciano i grandi magazzini, poichè per farli bisognerebbe arrischiare immense somme: essi hanno ancora un grande vantaggio, cioè che si aprono sempre a’ prezzi ragionevoli; e il commercio libero oppone i piccoli Granai alli grandi, e i Mercanti dell’interno a quelli, che vogliono portar fuori». Il seguito nell’Ordinario venturo. Roma 15 Aprile. La partenza delli due Augusti Monarchi2 ha lasciato un vuoto terribile in Roma; e avremo pena3 a riaverci della specie di stordimento, in cui ci troviamo. La ridondanza, e il tumulto delle cose ce ne ha fatte dimenticar molte: ne ricorderemo tuttavia alcune, che servono a mostrare il carattere di Sua Maestà l’Imperadore. Non ripeteremo, con quanta diligenza abbia la Maestà Sua voluto vedere ogni cosa singolare di questa Città; nè manco ardiremo di scrivere i discorsi, e le risposte, che se le attribuiscono, cose troppo facili ad alterarsi in bocca della Fama; e che d’altra parte esigono tanto rispetto, che non debbono pubblicarsi troppo leggermente. Nella visita, che fece la Maestà Sua al Collegio Clementino, dopo aver vedute le cose più notabili di esso, passò ad osservarne le Scuole; e fermatasi particolarmente in quella della Filosofia, s’informò del metodo d’insegnarla da quel Padre Rettore.4 Quindi entrò nella Biblioteca, dove si trattenne col detto Rettore, ed altri Religiosi, per essere esattamente informata di tutto ciò, che risguarda la disciplina del Collegio, la spesa, il numero de’ Convittori, e le Arti Cavalleresche, massimamente della Cavallerizza, e dell’Architettura civile, e militare, che vi s’insegna; come pure della Villeggiatura, e di tutto ciò in somma, che appartiene al buon regolamento del Collegio. Osservò parimente le Camerate, delle quali si degnò d’approvar la costruzione, e la distribuzione, come le più acconce ad una savia educazione. I Religiosi, e i Convittori per eterna memoria di un tanto onore hanno collocato nella pubblica Sala del Collegio il Ritratto di Sua Maestà colla seguente Iscrizione = Iosephus II., Romanorum Imp. Augustus, X. Kal. Aprilis 1769. huc venit, vidit, probavit. =5

1 darebbono: darebbero. 2 Giuseppe II e Leopoldo I. 3 avremo pena: faticheremo. 4 Don Antonmaria De Lugo (GM, p. 208). 5 Giuseppe II, imperatore dei romani, il 23 marzo 1769 è venuto qui, ha visto, ha dato la sua approvazione (dal latino).

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Lunedì mattina tornò l’Imperadore da Napoli, e contuttochè gran folla di popolo lo attendesse a S. Pietro, Egli non uscì, che per andar ad onorar novamente le Belle Arti nello studio di Battoni, il qual solo fu pur ricevuto dalla Maestà Sua durante quel giorno. Oltre la bellissima Tabacchiera, di cui questo celebre Pittore venne regalato1 da Sua Maestà, fu anche, come si accennò altre volte, distinto con una Collana portante la Medaglia coll’impronta di Sua Maestà da un lato, e dall’altro col motto Virtute, et exemplo.2 Martedì mattina l’Augusto Monarca alle ore 9 intraprese il suo cammino per Firenze, sapendosi, ch’Egli passa di luogo in luogo, come un rapido, ed ammirato fenomeno, spargendo graziosi, e benefici influssi da ogni parte. Si dice, che nell’atto di montare in Calesse per abbandonarci, si rivolgesse alla folla degli astanti, dicendo loro: Adieu chers amis tâchez3 de vous bien porter.4 Il Sagro Collegio ha scritto Lettere all’Imperadrice Regina5 di congratulazione, di riconoscenza, di rispetto in proposito della permanenza qui fatta dall’Augusto suo figlio, e delle luminose virtù, che ci ha Esso dimostrate. Son giunte le Lettere di condoglianza di Sua Maestà Fedelissima6 al Conclave sulla morte del passato Pontefice.7 Il Corriere Uslenghi ha recato da Lisbona varj Pieghi al Conclave medesimo. Si dice esser destinato Ambasciadore ad esso per la Corte del Portogallo il Conte di Sousa, Ministro Straordinario di essa, Residente alla Corte di Napoli. Il Cardinal di Saldanha non viene al Conclave. V’entrò il Cardinal Branciforte, e ieri sera v’entrò pure il Cardinal Pozzobonelli, che passando per Viterbo ebbe l’onore d’abboccarsi con S. M. Imperiale. Il Cardinal Cavalchini vi soffre tuttavia di tosse; e n’è per uscire il Cardinal Conti, che vi patisce qualche debolezza di mente. Si dice, che seguano forti dibattimenti in Conclave, e si prevede, che sarà assai lungo. Napoli 11 Aprile. Nella notte di Sabato scorso partì di qua Sua Maestà l’Imperadore. Egli ha qui, come dappertutto, nome8 di savissimo, e virtuosissimo Principe. Non si può esprimere l’affabilità, di cui è dotato, e la generosità delle sue rimunerazioni. In diverso tempo, e in diversi luoghi ha avuto due lunghissime, e segrete Conferenze con questo Ministro Marchese Tanucci. Firenze 17 Aprile. Il dì 12 del corrente a un’ora e mezzo dopo mezzo giorno giunse qui Sua Maestà l’Imperadore totalmente incognito; e smontò al Real Palazzo incontrato da’ nostri Reali Sovrani.9 È stato accolto con grandissimo applauso del popolo ne’ Teatri, dov’egli è comparso. Il dì 14 alla mattina partì col suo Real Fratello alla volta di Pisa, e di Livorno; e Domenica sera furono amendue di ritorno. Livorno 12 Aprile. Si scrive, che sia giunto in S. Fiorenzo il Generale Conte di Vaux con Bastimenti carichi di 8 mila uomini, e di provvisioni; che sia quindi passato in Bastìa; e che i Corsi a tale annuncio sonosi tutti messi sull’arme, e stanno pronti a mar1 3 4 5 8

regalato: omaggiato. 2 Con il valore e l’esempio (dal latino). Nella stampa: tachez. Addio, cari amici, cercate di ben condurvi (dal francese). Maria Teresa d’Asburgo. 6 Giuseppe I. 7 Clemente XIII. nome: nomea, fama. 9 Leopoldo I e Maria Luisa di Borbone.

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ciare. Corre pur voce, che verso Tavagna un Distaccamento di Cavallerìa Francese sia caduto in una imboscata de’ Corsi, e che vi abbia lasciato 200 prigionieri, oltre gran numero di morti, e tutto il bagaglio. Se ne attenda la conferma. Genova 24 Aprile. Sentiamo da S. Remo, esservi giunto da Antibo il Cardinal Patriarca delle Indie,1 proseguendo il cammino verso Lerice; ed esser pure arrivato ad Antibo medesimo il Cardinale Arcivescovo di Siviglia:2 e dalla Corsica, che il Conte di Marbeuf è stato nominato dal suo Re3 Governatore di quell’Isola. [48r] Num. XVIII Per il Mercoledì 3 Maggio 1769. ALEMAGNA Vienna 15 Aprile. S ua Maestà l’Imperadrice Reina4 è partita ieri, colle loro Altezze Reali le Arciduchesse Marianna, Elisabetta, ed Amalia, per andar al Castello di Belfonte, dove pur si trasferiranno tra poco i Reali Arciduchi, e le Arciduchesse Teresa, ed Antonia. Essa Maestà Sua Regia Imperiale ha fatto venire di Francia il Sig. De Clos, Pittore del Re,5 per fare il ritratto in grande dell’Arciduchessa Maria Antonia, futura sposa del Real Delfino.6 SVEZIA Stocolm 31 Marzo. La Reggenza di Pomerania ha chiesta al Re7 la soppressione delle Gabelle sulle Biade, che i Pomerani fanno venire dal Meclemburghese. Il Senato non solo ha ciò conceduto; ma dà ordine ancora, che siano esenti da ogni Gabella, e Pedaggio le navi, che partiranno di qui, e dagli altri Porti del Regno per cercar Grano nel detto Paese di Meclemburgo. Ciò si è accordato per la paura, in cui si vive, che le turbolenze della Polonia non impediscano a Danzica di spedir derrate ai forastieri. Questa franchigia durerà fino a Luglio. Il Senato aveva risoluto di dividersi, rimanendo una parte qui per regolare lo Stato, e l’altra seguendo il Re alla Dieta di Norkioping: ma Sua Maestà il 23 dello stante fece inserire al Protocollo una Dichiarazione, nella quale riguarda una tal divisione, come impossibile, poco conveniente, e contraria alle Leggi fondamentali dello Stato; perchè dovendo il Senato avere il Re alla testa, nè potendo un Re essere in due luoghi allo stesso tempo, perciò il Senato riesce incompetente alla direzione degli affari: dichiara, che questo offenderebbe la Preminenza Reale, e sarebbe una usurpazione d’Autorità, che il Senato farebbe. Non ostante queste, ed altre differenze8 la Corte sta per incamminarsi a Norkioping; e il dì 5 marceranno 840 uomini del Reggimento delle Guardie. I Principi Reali9 son guariti del Vajuolo stato loro innestato, e l’Inoculazione fa progressi in questo Paese. 1 2 4 6 8

Ventura de Córdoba Espínola La Cerda. Francisco de Solís Folch de Cardona. Maria Teresa d’Asburgo. Luigi XVI. differenze: discordanze.

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Luigi XV. Ancora Luigi XV. Adolfo Federico. Federico Adolfo e Sofia Albertina.

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Danzica 27 Marzo. Crescono gli eccessi de’ Confederati nella Grande Polonia, e nella Prussia Reale. Un loro Distaccamento entrò pochi giorni sono nelle due piccole Città di Schoneck, e di Stargard: vi cagionò molti disordini; e condusse via dall’ultima due Borgomastri,1 e un Ministro2 Luterano. Minacciano d’invadere anche il nostro Territorio, onde i Paesani cominciano a mettere in salvo il lor bestiame, e i loro migliori effetti. Noi stiamo all’erta; e si sono rinforzate di molto le Guardie alla Città; si stà per adunare il Gran Consiglio, onde pensare a’ mezzi d’assicurarsi da ogni sorpresa. Ha cominciato a confederarsi anche la Nobiltà della Lituania; ed ha pubblicato un Manifesto, in cui dichiara d’aver prese le Armi per amor della Religione, e della libertà. Si conferma, che i Tartari hanno rotto il Cordone de’ Russi ne’ confini della Volinia. I Cosacchi Greci unitisi ai Russi sono in numero di 20 mila. POLONIA Varsavia 1 Aprile. Si conferma, che il Generale Principe Prozorowski ha bruciato un Magazzino Turco a Sorocka. Si narrano le seguenti circostanze della vittoria ottenuta dal Generale Ismailow contra i Confederati. Questo Generale, trovandosi a Storynin Villaggio discosto una lega da Kaminiec, sentì, che in un altro Villaggio chiamato Rzepin, vi era un Distaccamento di Confederati, gli andò a sorprendere, e li fece prigioni col Pulawski il Cadetto: di là proseguì verso Zwaniec, e distaccò nello stesso tempo un Colonnello alla volta di Okopy per impedire, che i due Partiti, ch’erano quivi, non si prestassero ajuto. I Confederati, così rinchiusi, non poterono lungamente resistere: molti ne rimasero uccisi, o affogati, il resto si rendette a discrezione:3 i due Figliuoli del Pulawski4 ebber modo di valicare il Niester, e di ritirarsi a Choczim. Il Maggiore Drewitz al servigio della Russia ha dato avviso, ch’egli ha battuto in due riprese il Malzevski, Maresciallo della Confederazione della Polonia Grande, con perdita dalla parte di questo di 500 uomini; ch’era vicino a batterlo la terza volta, e che con ciò [48v] sarebbe distrutta quella Confederazione. Tuttavia le Confederazioni crescono. Altra del 5 detto. I Confederati sonosi avanzati fino ai Sobborghi di questa Città, ne hanno condotti via alcuni Uficiali del Re,5 e cagionati molti disordini. Il Re ha chiamati gli Ulani6 per sua custodia, s’è frettolosamente ritirato nel Castello, e vi ha fatto accrescere i Cannoni, e le Truppe. I Confederati frattanto si sono subito accantonati. Ne’ contorni di Danzica, e di Thorn i Confederati due volte battuti son tornati di nuovo alla mischia con grave perdita de’ Russi; ma finalmente cedettero sopraffatti dal numero de’ nemici. Si vuole morto, o ferito in questa zuffa il Generale Russo Apraxin. 1 Borgomastri: primi magistrati, sindaci (cfr. ted. Burgmeister). 2 Ministro: sacerdote. 3 si rendette a discrezione: si arrese al nemico senza stipulare patti o capitoli. 4 Josef Pułaski aveva in realtà tre figli: Antoni, Franciszck Ksawery e Kazimierz, richiamato poco sopra cole Pulawski il Cadetto (GM, pp. 213-214). 5 Stanislao II. 6 Soldati di cavalleria leggera.

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Dalle Frontiere della Polonia 1 Aprile. Si vuole, che una banda de’ Confederati di Bar ritirata sotto Choczim abbia rovinato i Magazzini de’ Russi a Zambor, ed a Zalessezby. Gli Aidamachi si risguardan ora, come gli Alleati più crudeli de’ Confederati; eccitano da ogni parte alla sollevazione i paesani Polacchi; e sebben battuti, e rispinti, formano ancora un Corpo da temersi; hanno scelta per ritiro la foresta di Lebedin all’estremità della Polonia, vi si sono fortificati, ed hanno raccolto de’ cannoni tolti nelle loro scorrerìe ai Polacchi. È insorta una nuova Confederazione a Prezmisl. Generalmente i Confederati si avanzano: molti de’ loro distaccamenti s’accostano a Varsavia, e danno anche molto da temere al Re, ed ai Grandi del Regno. Il Generale Apraxin, e il Maggiore Drewitz non bastano a far fronte da tutte le parti. I Reggimenti della Corona son quasi tutti disertati per unirsi con quelli. I Confederati di Lencici son padroni di Petrikaw. Il Quartier Generale della Grande Armata Russa è stato trasportato da Dubno a Zaslaw. I Generali Galitzin, e Romanzow hanno avuto ordine da Pietroburgo di fare ogni sforzo per aprir subito la campagna, e prevenire i Turchi. Nel Manifesto ultimamente pubblicato da’ Cosacchi, si lagnano essi «che dopo la Ribellione della Nobiltà di Bar, seguìta nel 1768, si son veduti rovinare tutti i lor Beni; che i Confederati, così tosto che furono uniti col Kan, dettero senza misericordia il guasto a quanto restava loro di viveri, e gli sforzarono ad assistere i Turchi contra i Cristiani; che la irruzione del Kan nella Nuova Servia mise il colmo alle loro disgrazie; ch’egli rapì dovunque passò la gioventù d’amendue i Sessi; che il rigore del freddo fece perire una parte di quelli sgraziati fanciulli, che venivano strascinati di là da’ Confini; che in diversi luoghi questo crudel Comandante fece ammazzare indistintamente uomini, e donne; ch’egli ne fece rinserrare cinquanta alla volta in una sola camera dandole poi il fuoco, e facendo così morire di crudelissima morte queste vittime infelici. Tanti orrori (conchiudono i Cosacchi) hannoci ridotti alla disperazione, e ci obbligano per nostra propria difesa ad unirci alle Truppe della Imperadrice di Russia».1 I Confederati della Grande Polonia s’appostan verso Raden per unirsi a quelli di Gondomir, e Lemberger. Si crede, che meditino qualche colpo sopra Varsavia. A’ confini della Polonia il Generale Ziechen tirerà un Cordone di 10 mila Prussiani. SPAGNA Alicante 11 Marzo. Il 4 del corrente sbarcarono qui 300 Schiavi tra maschi, femmine, e fanciulli riscattati ad Algeri per ordine del Re.2 Son questi le reliquie d’alcune famiglie portate via dall’Isola di Tabarca circa 30 anni fa, e prese nell’Assedio di questa Città dagli Algerini. Vengon ora destinati a fare uno stabilimento3 in una piccola Isola all’Ovest di questo Porto. Il loro Parroco, che trovasi con essi, ebbe il permesso di venire in Ispagna per procacciarsi danaro da riscattare tutti questi Schiavi; ma non avendone potuto raccogliere se non quanto bastava per sè, amò meglio di tornarsene in servitù co’ suoi Parrochiani, che di abbandonarli senza i suoi spirituali soccorsi. Egli ha passato con essi 28 anni in durissimi patimenti. 1 Caterina II. 2 Carlo III. 3 fare uno stabilimento: stabilirsi, essere impiegati.

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(Che stupida negligenza! perchè mai non pubblicare anche il nome di questo Eroe della Religione, e della Umanità? Stiamo un poco a vedere se ci fosse qualche stimatore della vera virtù, che si pigliasse la cura di farnelo sapere: noi pubblicheremmo e il nome del Parroco, e il suo.) TURCHIA Costantinopoli 13 Marzo. Le Lettere d’Alessandria recano, che il famoso Aly Bey, che fa da Sovrano nell’Egitto, ha deposto il Bascià1 messovi dalla Porta. Hadgy Aly-Bey è passato pochi dì fa per il nostro Canale col Corpo, ch’ei comanda, il quale è più forte di Cavalli, che di Fanti. Questa gente viene da Trabisonda, e fa onore al Comandante colla disciplina, che vi si mantiene. I preparativi, che fannosi per l’aprimento della Campagna sono serj. Tutte le Truppe marciano: la moltitudine di quelle d’Asia ha presa la via per l’Ellesponto, presso i Dardanelli, avanzandosi verso Gallipoli. Tre mila Gianizzeri vengono dal Cairo. Il Gran Visire2 partirà fra tre settimane, e dicesi, che sarà accompagnato soltanto dal Primo Interprete dell’Ambasciador di Francia, e da quello dell’Internuncio di Vienna.3 La Corte è stata in lutto i dì passati per la morte della Principessa Shah, una delle figliuole del Gran Signore; si temette anche della vita del figliuolo, preso dallo stesso male, cioè dal vajuolo. I Ministri forestieri non hanno mai potuto ottenere dalla Porta la libertà intera del Ministro di Russia,4 ch’è stato malato gravemente. Dalle Frontiere della Turchìa 14 Marzo. I Tartari stanno tranquilli ne’ loro posti a Czerkassi, e a Biala Czerkiew, onde comunicano coi Corpi sparsi nella Vaivodia di Braclaw. Osservano esatta disciplina nelle Terre della Polonia, non così in quelle della Russia. È certo, che dalla Nuova Servia hanno condotte schiave5 diece, o undici mila persone tra maschi, femmine, e fanciulli; e che i Russi hanno fatto una perdita considerevole in quella Provincia. PAESI BASSI Brusselles 9 Aprile. Per Editto della Imperadrice6 in data del 29 Marzo, viene ordinato, che i Curati non possano alienar Decime senza il Placito di Sua Maestà, ch’Ella si riserba di concedere ogni volta, che giudichi tali cessioni utili alla Chiesa, ed al Pubblico. Le alienazioni nondimeno, che si [49r] faran|no a favore dei detti Curati non avranno bisogno d’un tale Placito. INGHILTERRA Londra 9 Aprile. Le nostre turbolenze intestine ci fanno pregiudizio; e gli Olandesi spezialmente, incerti dell’esito di esse, non comperano oggimai più nulla del nostro. 1 Rakim Mehmed Paşa. 2 Mohammed Emin. 3 Si tratta rispettivamente di François-Emmanuel Guignard de Saint-Priest e di Franz Anton von Brognard (GM, p. 216). 4 Aleksej Michajlovič Obreskov (ivi, p. 217). 5 condotte schiave: ridotto in schiavitù. 6 Caterina II.

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Si può per altro assicurare, che la nostra Corte non prenderà parte nè direttamente, nè indirettamente nelle differenze,1 che agitano certe parti dell’Europa, se non in caso, che le circostanze la obblighino. Gli Avvisi di Coppenaghen confermano, che la Imperadrice di Moscovia2 ha richiesto alla Corte di Danimarca, che le dia i soccorsi stabiliti nel Trattato d’Alleanza, cioè o 6000 Uomini, ovvero 60 mila scudi l’anno, durante la Guerra. Quella Corte s’è determinata al primo, onde credesi, che la Flotta, che vi si è allestita, servirà a questo fine. Si continua a presentar dai diversi Corpi Memoriali al Re in attestato di fedeltà, e divozione nelle presenti circostanze: ma d’altra parte molti Quartieri di Londra hanno fatta aperta opposizione al Memoriale da presentarsi, che si voleva proporre nel Comun Consiglio. Ieri seguì a Brentford nuova Elezione del Sig. Wilkes in Membro del Parlamento per la Contea di Middlesex: questi ebbe 1143 Voci,3 e il Tenente Colonnello Luttrell suo concorrente 296. La sera vi furono grandi feste; e il Popolo obbligò in molti luoghi gli Abitanti a far delle illuminazioni. FRANCIA Parigi 14 Aprile. Armasi a Brest con ogni diligenza il Vascello S. Michele destinato a trasportare il Reggimento di Bovillon a S. Domingo; e si è dato ordine in diversi Porti d’allestire 4 delle più forti Fregate della Marina Reale. Ne avrà il comando il Visconte di Roquefueil, e si fa conto, che questa Squadra starà in mare sei mesi. L’Accademia Reale delle Iscrizioni, e Belle Lettere tenne il quattro dello andante la sua pubblica Sessione di dopo Pasqua. Ha proposto di nuovo per soggetto del Premio, che si darà doppio, dopo Pasqua del 1771. Quali sieno stati, dagli antichissimi tempi fino al quarto secolo dell’Era Cristiana, i tentativi de’ Popoli per aprir Canali di comunicazione sia fra’ due Mari differenti, sia tra Fiumi, e Mari, e quale ne sia stato il successo. Ha pure novamente proposto per S. Martino del 1770: Quali furono i nomi, e gli attributi di Giove presso i diversi Popoli della Grecia, e dell’Italia; e quali l’origine, e le ragioni d’essi Attributi. Questo Premio ancora sarà doppio. L’Abate Arnaud lesse nella detta Sessione una Memoria sulle Opere, e sullo stile di Platone: il Sig. de Guignes una intitolata, Idea della Letteratura Chinese in generale, e particolarmente degli Storici, e dello studio della Storia nella Cina: il Sig. Rochefort lesse delle Osservazioni su i costumi de’ tempi eroici. Il Sig. Anquetil doveva leggere una Memoria, nella quale si stabilisce, che i Libri Zendi deposti nella Biblioteca del Re il 15 Marzo 1762 sono le proprie Opere di Zoroastro, o almeno del suo tempo. Il Ministerio ha qui permessa la stampa del Ritratto del bravo Pasquale de Paoli Generale de’ Corsi, dipinto in Italia. Vi si rappresenta il busto di questo Comandante con un ramo di quercia, della quale i Romani facevano la Corona Civica, e col motto Pro Patria. Bel sagrifizio4 della generosità d’un nemico alla fortezza dell’altro. ITALIA Roma 22 Aprile. Il giorno 19 alla sera giunse qui Sua Eccellenza il Sig. Conte di Kaunitz; e si crede, che la sua Ambasciata al Conclave sarà una delle più grandiose, e magni1 differenze: contrasti. 3 Voci: voti.

2 Si tratta ancora di Caterina II. 4 sagrifizio: sacrificio.

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fiche. Dicesi, che il Re di Francia,1 ad istanza del Cattolico,2 per mezzo de’ Cardinali Francesi, abbia fatto dichiararvi libero il Cardinal Cavalchini da quelle opposizioni, che nel passato Conclave erano state promosse contro di lui per parte della stessa Corte di Francia. Sentesi giunta a Porto Santo Stefano la Nave, che aveva ricevuti a bordo i due Cardinali Spagnuoli.3 Ha essa portato i loro equipaggi, e grande quantità di danaro per lor servigio, e per gli assegnamenti destinati agli espulsi Gesuiti. Da qualche Lettera di Francia si reca, che essendo perfettamente guarito il Cardinal di Choiseul, sia incamminato anch’egli a questa volta per il Conclave. Sua Maestà la Imperadrice4 ha fatto, per mezzo del Nunzio,5 ringraziare il Sagro Collegio delle dimostrazioni d’animo ospitale date da esso all’Imperadore suo figliuolo.6 Corre pubblica voce, che sia già determinato il Soggetto da crearsi per futuro Pontefice, e che ciò farassi immediatamente dopo la venuta de’ Cardinali Spagnuoli. Napoli 18 Aprile. Le Monache del Real Monistero di Santa Chiara presentarono Supplica al nostro Sovrano,7 allegando i loro antichi Privilegj, per non essere quanto a’ lor Direttori, soggette, all’effetto della Legge, che esclude dal Regno i Predicatori, i Missionarj, e i Confessori forastieri: ma la Giunta degli Abusi ha giudicato, che anch’esse corrano la sorte comune. Firenze 24 Aprile. Sabato Sua Maestà l’Imperadore fu ad osservare la Fabbrica delle Porcellane del Sig. Marchese Ginori, e questa Galleria. La nostra Reale Sovrana8 più non esce di Palazzo la sera, essendo imminente il parto. Genova 29 Aprile. Sabato scorso passò a vista di questo Porto il Cardinale Arcivescovo di Siviglia9 servito da due Feluche alla volta di Lerice, onde lo stesso giorno proseguiva il suo viaggio per terra il Cardinal Patriarca delle Indie.10 Si scrive da Tolone, ch’erano pronte in quel Porto, e nell’altro di Marsiglia gran numero di Navi per trasportare in Corsica altre Truppe, e Munizioni, e 1800 Cavalli della seconda divisione de’ Battaglioni Francesi destinati per essa. Si reca dalla Provenza, che di là s’eran veduti navigare verso la stessa Isola 30, e più Vele, che si giudican parte delle sopramentovate. Milano. Ci è pervenuto uno Scritto, che e per l’importanza della materia, che ci si tratta, e perchè [49v] risguarda il nostro Paese, giudichiamo di pubblicare. Esso è il seguente: Siamo così dalla natura portati ad immaginare Progetti, che solleciti solo di porli in un luminoso aspetto, non ci curiamo qual sorte sieno per avere, e se possibile sia la di loro esecuzione. 1 3 5 7 9

Luigi XV. La Cerda e Solís. Antonio Eugenio Visconti (GM, p. 220). Ferdinando I di Borbone. Solís.

2 Carlo III. 4 Maria Teresa d’Asburgo. 6 Giuseppe II. 8 Maria Luisa di Borbone. 10 La Cerda.

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La massima, Amico, che vi siete proposta nella Lettera, che stampaste intorno al regolamento de’ Grani, cioè, se non m’inganno di garantire lo Stato da una carestìa, e dare esito ad una lieta abbondanza, per non vedere, o in desolazione il Paese, oppure avvilito il prezzo de’ Grani, restare scoraggito il Coltivatore, e decadere con ciò l’Agricoltura, base su la quale è appoggiato il commercio, e la felicità de’ Popoli; questa massima, Amico, è da tutti ricevuta, e tutti travagliano per differenti mezzi alla di lei esecuzione. Molti progettarono per ottenere un tal fine molte cose, e dura ancor la gran lite senz’esser decisa. Vi siete avvisato di proporre anche voi un sistema; lodo la vostra buona volontà, e v’assicuro, ch’io sono di un parere eguale a quello di un Sultano, del quale si riferisce, che dicesse a’ suoi Ministri: Vous ne pouvez pas penser tout, ne rebutez point ceux qui pensent: il y a souvent à profiter dans les projets les plus chimeriques. Qu’une basse jalousie ne vous fasse jamais rejetter ce que d’autres ont pensè. Discerner le bon, et l’executer, c’est bien plus, que de l’avoir imaginè.1 Proponeste, che si facesse da’ rispettivi Pubblici un calcolo abbondante di tutto quello, che potesse abbisognare al mantenimento dello Stato per un anno intero: indi divisa la predetta Massa di Grano a proporzione dell’Estimo, che paga, obbligherei ciascuna di esse a fornirmi la sua quota parte:2 e perchè il Proprietario nel vendere questa sua porzione allo Stato potesse perdervi il meno, che fosse fattibile, avuto anche riguardo al prezzo di tutti gli altri Generi oltre modo aumentati, vorrei, che il Grano si potesse valutare alle Comunità in ragione di lir. 27, o 28 al Moggia ec. Assicurata così la pubblica sussistenza, permettete una libera esportazione dei Grani, che nominate grossi. Questa vostra idea è molto complicata; pure se l’ho saputa ben penetrare, mi pare, che essa riducasi a formare tanti Magazzeni, quante sono le Comunità, il complesso de’ quali venga poi a formare un Magazzeno capace alla sussistenza dello Stato per un anno intero; che questo carico (per non soggiacere a’ calcoli, e divisioni impraticabili) non potrebbe addossarsi, che agli Estimati; e che in occasione di bisogno il Grano magazzinato, lo Stato debba valutarlo lir. 27, o 28 al Moggia. Il vostro Progetto, oltre impedire la libera circolazione del Commercio interiore de’ Grani, ed essere nuovamente sottoposta la di lui esecuzione ad operosi,3 e sconosciuti calcoli, arenerebbe un grandioso Capitale, quale molte povere Comunità, non sarebbero in istato di sovvenire.4 Le Terre Lacuali, e di Montagna, che non sono poche, quali non hanno il prodotto del Formento, o ne scarseggiano, non solo dovrebbero fornire de’ Capitali, ma ergere pure de’ Magazzeni: il che per buona regola si troverebbero in necessità di praticare anche le altre Comunità dello Stato. L’Erezione, l’Amministrazione, e la Manutenzione di essi sarebbe dispendiosa, difficile essendo la custodia de’ Grani, e trascurata da’ Particolari quella delle cose di pubblica ragione; il Grano buono, e cattivo vi sarebbe trasportato, e finirebbe di corrompersi; 1 La citazione è tratta, con varianti minime, dall’Essai politique sur le commerce, nouvelle édition augmentée de sept chapitres, et où les lacunes des éditions précédentes sont remplies di Jean-François Melon, pubblicata in Amsterdam nel 1742 (GM, pp. 221-222). Traduzione dal francese: Voi non potete pensare tutto, non respingete quindi coloro che pensano: c’è spesso di che fare progressi nei progetti più chimerici. Che una bassa gelosia non vi faccia mai rifiutare ciò che altri hanno pensato. Discernere il buono, e metterlo in esecuzione, è molto più che averlo immaginato. 2 quota parte: «latin. […] porzione ideale; quota» (GDLI XV.171). 3 operosi: complessi. 4 sovvenire: approvigionare.

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gli Estimati1 non vorranno che ciò sia a loro perdita: e tanto si adopereranno, che ne procureranno la vendita; e da ciò il Pane cattivo, e le malattìe Epidemiche. Immaginatevi poi quali funeste conseguenze porterebbe tale sistema adattato a’ Butiri,2 ed alle Grassine,3 la di cui custodia è ancor più pericolosa. Questa vostra Legge sarebbe particolare, e quindi ingiusta? E perchè aggravare li soli Estimati a tenere arenato un Capitale per la pubblica sussistenza? Nei Proprietarj delle Terre troverete molte Persone, che a ragione debbono chiamarsi povere: ed il ricco Negoziante frattanto, il Mercante, l’Artigiano, e chi ha le sue rendite in Capitali profitterà alle spese di questi. La Legge dev’essere portata per tutti, e tutti devono contribuire alla pubblica utilità, giacchè questa rifluisce sopra di tutti. Non avete forse avvertito, che caricando di questo peso li soli Proprietarj delle Terre in luogo d’incoraggire, come pretendete, l’Agricoltura, la disanimate.4 Un altro forte inconveniente, ch’io osservo nel vostro Progetto, si è quello di porre il Grano al prezzo di lir. 27, o 28 al Moggia. Se aveste fissato questo prezzo, avuto riguardo al lungo corso del prezzo dei Grani delle scorse annate, e formatone il di mezzo; a quello delle Provincie a noi limitrofe, in vista dei Salarj degli Artisti,5 e che con esatti calcoli me lo aveste dimostrato, non ve ne farei verun carico: ma egli è talmente alterato, che temo non abbiate avuto di mira punti così essenziali. E se così fosse, sapete cosa ne deriva? Che si darebbe l’occasione, che il nostro Pane medesimo sarebbe a più buon mercato consumato dal Forastiere, che da noi; che il Grano magazzinato delle Comunità sarebbe sottoposto ad un forte ribasso, o che resterebbe per lo più invenduto; che gli Artisti, non potendo co’ loro salarj mantenersi, cercherebbero altrove la loro sussistenza, resa per i nostri sistema più comoda al Forastiere, o la Manifattura, troppo rincarita, non potrebbe stare in concorrenza con le altre. Avvilite le Manifatture anderà poi in decadenza l’Agricoltura medesima; poichè essa, le Arti, ed il Commercio reciprocamente si alimentano. Li Grani minuti, i quali si sono mantenuti in un prezzo eccedente, non so, voi dite, se per effettiva scarsezza, o per cagione delle Tratte,6 di questi ne dovrebbe essere proibita l’esportazione. Permettete, ch’io v’interroghi, se questo prezzo è stato eccedente per quattro, o cinque anni, oppure per un’assai lunga continuata serie. E in secondo luogo soffrite, ch’io vi dica, che la vostra conseguenza non è giusta, mentre se mai ciò fosse arrivato per le troppe permissioni d’estrazione, si dovea dire di non proibire, ma limitarne l’esportazione.7 È troppo vaga poi la condiscendenza vostra nell’accordare l’esportazione di detti Grani minuti dopo un abbondante raccolto di cinque, o sei anni. Il prezzo, le circostanze dello Stato, i salarj degli Artisti, i sistema addottati dalle Provincie a noi vicine non già l’abbondanza sola deve ciò determinare. Il Miglio, ed il piccolo Grano Turco, o sia Melgone,8 non impedisce in molti luoghi, come voi credete, la coltivazione del Formento. Questi si seminano per lo più nel medesimo Terreno subito dopo la raccolta del Formento, e l’altro Grano Turco in buona parte si raccoglie da quei Terreni, che devono nell’Inverno riposare per poi di nuovo seminarli a Formento. Alternano anche i Fondi, nè possono sempre dare lo stesso prodotto. Il restante nell’altro Ordinario. 1 Estimati: i grani che hanno già ricevuto un valore di stima. 2 Butiri: burri. 3 Grassine: «Region. Carne di porco salata e conservata» (GDLI VI.1067). 4 Nella stampa: disaminate. 5 Artisti: artigiani. 6 Tratte: «Commercio, in partic. di derrate alimentari o di cereali. – Anche: esportazione o importazione di tali derrate» (GDLI XXI.249). 7 La stampa qui presenta un punto e virgola. 8 Melgone: «Bot. Region. Mais, granoturco» (GDLI X.22).

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«la gazzetta di milano» [50r] Num. XIX Per il Mercoledì 10 Maggio 1769.

ALEMAGNA Vienna 26 Aprile. I eri, dopo mezzogiorno, Sua Maestà l’Imperadrice Reina1 è partita da Belfonte per Laxemburgo colle loro Altezze Reali le Serenissime Arciduchesse Marianna, Elisabetta, ed Amalia; e quest’assenza debb’essere di circa 15 giorni. Dalle Sponde della Vistola 8 Aprile. Il numero de’ Confederati avanza d’assai quello de’ Russi nella Prussia Polacca, di sorta, che i primi son pressochè padroni di questa Provincia. Ha già due settimane, ch’è rotta ogni comunicazione tra Varsavia, e Danzica, la quale è minacciata d’una prossima invasione. Le piccole Città di Stargard, e di Schonec non guari2 discoste hanno di già sofferta una tale disgrazia. Il terrore marcia alla testa di questi uomini determinati, che non perdonano a niente per poco, che si faccia loro resistenza. Il Commercio languisce, e cresce il prezzo delle derrate, che non possono più aversi, se non per vie indirette. Contuttochè non vi sia dubbio, che i Confederati fanno delle grandi perdite, nondimeno par, ch’escano sempre nuove Confederazioni dalle perdite stesse. Fra queste nuove Confederazioni si contano quelle di Petrikau, di Jaroslaw, di Landshut, di Radom, di Sandomir, e di Czersk, della quale s’è già veduto un centinajo di Cavalli a Sastrusen. Si comprende agevolmente, che la loro mira si è di raccogliere le loro forze per attaccare la Residenza del Re3 con maggior successo. Si vuole, che il Re sia per ritirarsi a Breslavia, o a Konigsberg. DANIMARCA Coppenaghen 4 Aprile. L’Armamento, che fassi in questo Porto è notabilmente avanzato, due Vascelli da guerra ne sono già usciti; e si crede, che fra dieci, o dodici giorni sarà in ordine il restante. L’oggetto di questo Armamento, e dell’aumentazione delle Truppe di Terra è ancora un misterio.4 POLONIA Elbinga 4 Aprile. Il 28 del passato mese, lo spavento fu grande a Varsavia. Una banda di Confederati erasi innoltrata fino ad uno de’ Sobborghi della Città,5 malgrado la grande quantità di Russi, che coprono quella piazza così dentro, come fuori. Tuttavia non vi seguì male nessuno, perchè si battè subito la generale;6 e la presenza de’ Moscoviti sotto l’Arme obbligò i Confederati a ritirarsi. Dalla Prussia Polacca 5 Aprile. Si è pubblicato alla testa de’ diversi Reggimenti Russi, spediti contra i Confederati della Grande Polonia, che qualsivoglia Soldato darà quartiere ad un Confedera1 Maria Teresa d’Asburgo. 2 guari: molto. 3 Stanislao II. 4 misterio: mistero. 5 Nella stampa: Citta. 6 si battè subito la generale: si diede subito ordine di ritirata tramite segnale sonoro.

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to, o lo riceverà prigioniere1 sarà severamente punito. Quest’ordine ha prodotto tutt’altro effetto, che quello, che s’aspettava: perchè i Confederati non avendo più salute2 da sperare, combattono con più furore che mai, senza che per questo scemin punto di numero. Costoro sparsi per ogni lato piombano continuamente addosso a’ Russi, e danno loro tanto travaglio, che i Corpi anche più forti non possono resistere. Finalmente le Confederazioni s’innoltrano fino a poca distanza da Varsavia con Armi ognora più poderose. D’altra parte, essendosi sciolta la Commissione Militare, non si scorge disposizione in nessuno d’assumere il Comando dell’Armata della Corona: e per maggiore sventura vengon meno di giorno in giorno i fondi necessarj per gli Soldi di quest’Armata. Quindi è, che ben presto non ci sarà più con che mantenerla; l’Armata si disperderà; ed è troppo facile indovinare a qual partito sieno per appigliarsi gli Uficiali, e i Soldati. Dalle Frontiere della Polonia 4 Aprile. Tre mila Gentiluomini Confederati del Palatinato di Mscislaw, avendo risaputo, che il Vescovo di Cracovia3 doveva esser trasportato da Smolensko nell’interiore della Russia, risolvettero di liberarlo; e con questa intenzione giunsero a Smolensko due giorni dopo la partenza di quel Prelato per Pietroburgo. Dispettati4 di non aver potuto eseguire il loro disegno entrarono in grandissima furia, si scagliarono addosso agli abitanti della Città, ne fecero un orribile macello, rubarono, e devastarono tutto il contorno. Corre voce, che sia seguìto lo stesso alla Città di Reydsge, e che da un Corpo del Malzewski sia stata ridotta in cenere per aver negate le contribuzioni, ch’esso dimandava. [50v] I Cosacchi Greci, che abitano i Palatinati di Braclau, e a Kiovia, che, come si è detto in altri fogli, s’erano uniti co’ Russi, e avevano pubblicato un loro Manifesto, che dichiarava questa loro risoluzione, si sono con ciò tirati addosso una grave disgrazia, perchè i Tartari entrati nelle lor Terre hanno esterminato la maggior parte di essi, e ridotto il restante all’ubbidienza de’ loro Signori. I Moscoviti son ora occupati a fabbricare il Forte di Santa Elisabetta sulla Riviera d’Ingoul, che attraversa la Nuova Servia dal Nord al mezzodì; quello di Mirogorod sulla Riviera di Bolziawis; e un altro a Zibulews per proteggere i loro Stabilimenti in quella Provincia. Il Forte Santa Elisabetta è il centro delle loro linee, dalle quali i Tartari hanno saputo così ben voltare, passando per il Territorio della Polonia, che meriterebbero lode anche dal nemico, se non lo avessero fatto con tante crudeltà. Si aspettano ogni momento novelle importanti da quella banda; giacchè le due Armate sono a fronte l’una dell’altra; e fanno continui movimenti per venire alle mani. RUSSIA Pietroburgo 24 Marzo. È stata inserita per ordine della Corte ne’ pubblici Fogli la relazione de’ vantaggi riportati da molti distaccamenti delle Truppe di Sua Maestà Imperiale5 comandate dal Principe Prosorowski, come ancora l’unione de’ Cosacchi dell’Ucrania colla nostra Armata, e la spedizione di Kasovay, Attaman6 delle Truppe di Nisew-Saparow, il quale, avendo sorprese, e bruciate molte Borgate 1 lo riceverà prigioniere: gli offrirà asilo. 3 Kajetan Ignacy Sołtyk (GM, p. 225). 5 Caterina II.

2 salute: possibilità di salvarsi. 4 Dispettati: indispettiti. 6 Comandante cosacco.

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de’ Tartari, era tornato, dopo il penoso marciare di nove giorni, con un bottino considerevole d’armenti. INGHILTERRA Londra 21 Aprile. Anche quest’ultima elezione del Sig. Wilkes in Membro del Parlamento per la Contea di Middlesex è stata dichiarata nulla, ed illegale dalla Camera de’ Comuni, ed al contrario legittimamente fatta quella del Sig. Enrico Lawes Luttrell. Il Partito della Corte fondò l’esclusione del Wilkes quasi unicamente sull’articolo della sua detenzione, pretendendo, che la infamia della sua prigionìa sia una ragione sufficiente per escluderlo dalla Camera. A questa, e ad altre simili ragioni s’oppose fortemente l’altro Partito; ma in vano. Osservasi nondimeno, che nel momento della decisione, la division de’ suffragi fu più eguale, che le altre volte; al qual proposito si nota, che il Cavaliere Roberto Valpole perfetto conoscitore del genio della sua Nazione, soleva dire: Qualora il Partito dell’opposizione giugnerà a non avere, che 40, o 50 Voci d’inferiorità, io darò la mia autorità per perduta. Il Sig. Luttrel in occasione, che si rendette1 al Parlamento venne villanamente insultato da gran numero di persone affollatesi nelle vicinanze della Camera. Vi era presso a 500 Francotenenti di Middlesex, che aspettavano impazientemente la decisione, e che se ne mostrarono in seguito altamente disgustati. Anzi questi medesimi in una loro Adunanza assai numerosa, tenuta il giorno 17, hanno risoluto di sostenere i loro Diritti a costo delle loro vite, e de’ lor beni; e di stendere in una prossima Assemblea una seria rappresentanza agli Ordini di Legislazione ec. I Ministri sono in gran movimento, e sembrano temere ognora più le pericolose conseguenze di questo affare. Di fatti il Partito del Sig. Wilkes ha fatte ultimamente tali risoluzioni, e date tali disposizioni, che s’accostano alla ribellione: la qual cosa congiunta con lo spirito, che regna generalmente nel Regno, dee cagionar molto sospetto. Però il Ministerio ha dato ordine alle Guardie così a piedi, come a cavallo ripartite ne’ diversi Quartieri della Città di stare all’erta, e pronte a trasferirsi dovunque sarà necessaria la loro presenza: ed altri Reggimenti, che son qui di passaggio, si sono accantonati in queste vicinanze per esser presti ad ogni bisogno. Frattanto il Sig. Wilkes continova a ricever visite nella sua prigione da molti Personaggi riguardevoli. Il giorno 18 pagò la sua Multa delle 500 lire Sterline per la repubblicazione del Foglio 45 del Nort-Briton, e chiuse il primo anno della sua prigionìa. Ieri verso le ore sette della sera fu condotto all’Uficio della Cancellerìa del Lord Mansfield per liberare quelli, che gli erano sicurtà2 per lo pagamento d’una tale somma. In questa occasione il Popolo affollato fece, come suole, varie stravaganze; ma il Sig. Wilkes, per finirla, se ne sottrasse ritirandosi in un Albergo, onde poi nascosamente3 ritornò alla prigione. Il Ministerio dal canto suo s’era di già premunito contra qualsisia accidente, che potesse intervenire. FRANCIA Parigi 17 Aprile. Siamo informati, che il 2 del corrente il Conte di Vaux non era per anco sbarcato in Corsica a cagione de’ Venti contrarj. Dicesi, che questo Generale abbia 1 si rendette: si presentò, si mise a disposizione. 2 sicurtà: garanzia. 3 nascosamente: di nascosto.

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ordine di trattar colla possibile dolcezza i Prigionieri, che per avventura cadessero fra le sue mani, per così dare ai Popoli della Corsica una giusta idea dell’umanità della nostra Nazione. Son qui giunti dei Deputati della Luisiana, incaricati di supplicare il Re,1 che voglia conservar sotto il suo Dominio questa Colonia, e di esporre i motivi dell’opposizione, che fanno quelli abitanti per non esser ceduti alla Spagna. Caen in Normandìa 20 Aprile. Tutto un Seminario di questa Città è stato avvelenato da’ legumi cotti in una pentola di rame; ne son morte 30 persone, e tutte le altre non se ne son potute liberare, se non dopo aver sofferto dolori violentissimi. Gli uomini per mera trascuraggine, per forza della consuetudine, per odio de’ piccoli incomodi presenti non calcolano gli accidenti futuri, che decidono spesse volte della loro vita; e non cercano d’evitarli, nè pensano, che la prudenza accresce le probabilità della nostra vita.2 Se a ciò pensassero si guarderebbon molto bene, fra le altre cose, dal cuocer nel rame; perchè oltre i violenti effetti, che spesso produce quest’uso generale, ne cagiona eziandio de’ menomi, che accumulati, o replicati insensibilmente fanno nascer le malattìe, od accelerano la morte, senza che i Medici ne sappiano indovinar la cagione, o la natura. Il rame non solamente è malefico per sè, ma lo è ancora spesse volte di più per la lega, che fa con certe date qualità de’ cibi, che vi si cuocono. ITALIA Roma 29 Aprile. Sua Eccellenza il Sig. Conte di Kaunitz fece [51r] la mattina del 27 il suo solenne ingresso nel Vaticano in qualità d’Ambasciadore al Conclave a nome dell’Imperadore:3 e si crede, che Domenica ventura farà lo stesso a nome di Sua Maestà l’Imperadrice Reina.4 Si è preparato l’alloggio per il Sig. Commendatore d’Almada, Ministro di Sua Maestà Fedelissima, che arriverà in brieve. È giunto il Sig. Cardinale de Cordova Spinola de la Cerda, Patriarca delle Indie, e la sera del 27 entrò in Conclave. La medesima sera arrivò il Sig. Cardinale de Solis Folch de Cardona, Arcivescovo di Siviglia. Si attende anche il Cardinale Oddi non ostante la sua decrepita età. Napoli 25 Aprile. In questa settimana, dicesi, che sarà introdotta nella Regia Camera della Sommaria la celebre controversia de’ Padri Certosini di S. Stefano al Bosco col Regio Fisco in riguardo a’ Fondi, ch’essi posseggono. Con Decreto del Sacro Consiglio in una Causa fra la Casa Lagni, e i Padri dell’Oratorio, è stato deciso, che anche gli Ecclesiastici nelle loro Testamentarie disposizioni siano sottoposti alla consuetudine Napoletana, la quale esige, che i Testatori5 possano disporre solamente della metà de’ Beni provenuti loro da’ loro Maggiori; e che l’altra metà passi agli Eredi ab intestato,6 dalla quale consuetudine gli Ecclesiastici hanno fino a questo giorno preteso d’esser liberi. 1 3 5 6

Luigi XV. 2 La stampa qui presenta un punto e virgola. Giuseppe II. 4 Maria Teresa d’Asburgo. Testatori: «Dir. Che fanno testamento» (GDLI XX.998). ab intestato: per successione legittima (formula giuridica latina).

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CORSICA Portoferrajo 20 Aprile. Approdò in quest’Isola dell’Elba, pochi giorni sono, una Feluca Napoletana destinata per la Corsica, col carico di 12 Cassette cerchiate di ferro sotto la consegna d’un Uficiale, che ad alcuni diceva esser del Corpo degl’Ingegneri di Sua Maestà Prussa,1 e ad altri di Sua Maestà Britannica.2 Il Capitano Medaus, Inglese, che giunse in questo Porto il dì 5 del corrente, e che trasportava al Generale de Paoli 50 mila Zecchini, si dice che sia giunto allo Scalo delle Prunete il dì 12, e quindi incamminatosi verso Murato. Casinca 20 Aprile. La terza parte delle nostre Milizie è tutta sull’Arme,3 distribuita nella Provincia di Nebbio, nel Presidio del Borgo, e in questa Pieve. Il Quartier Generale sarà fissato in Rostino. Finora i Francesi non si muovono: aspettano gli altri sei Battaglioni: il loro Reggimento Champagne è accampato a S. Nicolao pochi passi distante dalla Bastìa; ed alcune centinaja de’ lor Cacciatori sono attendati a PortePrato lontano un miglio dalla stessa Città. Gli Ecclesiastici armati saranno sotto il comando del Sig. Canonico Giorgi; ed occuperanno alcuni posti, fra’ quali la Torre delle Prunete. Traduzione dall’Originale Francese del Trattato conchiuso tra Sua Maestà Cristianissima,4 e la Serenissima Repubblica di Genova sopra la Corsica sottoscritto a Versaglies li 15 Giugno 1768. L’Interesse, e l’Amicizia, che il Re ha costantemente mostrato dal principio del suo Regno alla Serenissima Repubblica di Genova, sono stati li motivi, che hanno impegnata la Maestà Sua a conchiudere colla medesima differenti Trattati negli anni 1737 1755 1756, e 1764 per mantenerla in possessione pacifica della sua Sovranità dell’Isola di Corsica, che tanto essenzialmente ad essa importava di conservarsi. Ma la Serenissima Repubblica avendo fatto osservare al Re, che i mezzi da essa finora impiegati per arrivare ad un oggetto tanto salutevole, per mala sua sorte sono stati insufficenti, e che se alla spirazione5 del Trattato del 1764, il termine del quale è fissato al mese di Agosto prossimo, Sua Maestà stimava a proposito di ritirare le sue Truppe dalle Piazze di Corsica, i tumulti, le dissensioni, e loro effetti sarebbero stati più sensibili di prima in quell’Isola. Il Re penetrato,6 e mosso dalla verità delle Rappresentazioni del Serenissimo Governo di Genova, e più che mai animato di contribuire ai vantaggi, ed alla tranquillità della Repubblica sua antica Alleata, ha concertato con essa un nuovo piano relativo alla Corsica, per il quale le due Potenze contrattanti si propongono di ristabilire col tempo l’ordine in quell’Isola, affinchè la Repubblica non possa soffrire alcun danno dalli tumulti, che vi sono stati, o potrebbero esservi in appresso; e nel medesimo tempo la Nazione Corsa acquisti li vantaggi del ristabilimento della pace nell’interiore del suo Paese. In conseguenza di ciò il Re, e la Serenissima Republica hanno nominato, e munito delle7 loro respettive Plenipotenze, Sua Maestà, l’Illustrissimo, ed 1 3 5 7

Prussa: prussiana. Ci si riferisce a Federico II. sull’Arme: armata, pronta a combattere. spirazione: scadenza. Nella stampa: dalle.

2 Giorgio III. 4 Luigi XV. 6 penetrato: colpito, persuaso.

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Eccellentissimo Sig. Stefano Francesco de Choiseul Duca di Choiseul d’Amboise, Pari di Francia, Cavaliere degli Ordini del Re, e di quello del Toson d’Oro, Colonnello Generale de’ Svizzeri, e Grigioni, Tenente Generale delle Armate di Sua Maestà, Governatore, e Tenente Generale della Provincia di Turena, Gran Balì1 d’Haguienau, Governatore, e Gran Balì del Paese di Verges, e Mircour, Ministro, e Segretario di Stato per il dipartimento degli Affari Stranieri, e della Guerra, Gran Maestro, e Sopra-Intendente Generale dei Corrieri, Poste, e Straordinarj di Francia, e la Serenissima Repubblica il Nobil Uomo Agostino Paolo Domenico Sorba suo Ministro Plenipotenziario presso il Re, li quali, dopo essersi debitamente, ed in buona forma comunicate le loro Plenipotenze, copie delle quali saranno inserite al fine del presente Trattato; sono convenuti negli Articoli del seguente tenore. I. Il Re farà occupare dalle sue Truppe le Piazze di Bastìa, San Fiorenzo, Algajola, Ajaccio, Calvi, Bonifazio, e le altre Piazze, Forti, Torri, o Porti situati nell’Isola di Corsica, e che sono necessarj alla sicurezza delle Truppe di Sua Maestà, ed allo scopo, che si hanno proposto il Re, e la Repubblica di Genova di togliere a’ Corsi ogni mezzo di nuocere ai Sudditi, ed alle Possessioni della Repubblica. II. Le Piazze, e Porti occupati dalle Truppe del Re saranno posseduti da Sua Maestà, che vi eserciterà tutti li diritti della Sovranità, e le dette Piazze, e Porti, come i detti diritti gli serviranno, come di pegno, o cauzione colla Repubblica per le spese, che il Re sarà obbligato di fare, tanto per occupare, che per conservare le dette Piazze, e Porti. III. Il Re, e la Serenissima Repubblica sono convenuti, che l’esercizio della Sovranità ceduto al Re per l’Articolo precedente, sarà intiero, ed assoluto, ma che frattanto, non dovendosi considerare, che come un pegno per le spese, che Sua Maestà farà per l’interesse della Repubblica, la detta Sovranità nelle mani del Re non [51v] autorizze|rà Sua Maestà a disporre delle Piazze, e Porti di Corsica in favore di un Terzo, senza il consentimento della Repubblica. IV. In conseguenza di ciò il Re si obbliga di conservare sotto la sua Autorità, e Dominio tutte le parti della Corsica, che saranno occupate dalle sue Truppe, fino a che la Repubblica ne domandi alla Francia la restituzione, e domandandola sia in istato di pagare le spese, che l’attuale spedizione delle Truppe, ed il loro mantenimento in Corsica potranno occasionare, ben inteso, che per qualunque somma impiegata in Corsica, dopo le stipulazioni del primo Trattato, le sole Piazze dovranno rispondere, e che oltre l’occupazion Sovrana delle dette Piazze, e Porti, la Serenissima Repubblica non contrarrà, nè potrà contrarre col Re nè debito, nè alcun obbligo di compensazione. V. Se nella successione2 dei tempi l’interiore dell’Isola si sottomettesse alla Dominazione del Re, la Repubblica acconsente fin d’ora, che l’interiore resti assoggettato a Sua Maestà in tutto, o in parte nell’istesso modo, e coll’istesse condizioni stipulate negli Articoli precedenti per rapporto alle Piazze, e Porti della Corsica. VI. Si obbliga il Re di rimettere nelle mani della Repubblica al più presto, che sarà possibile, ed al più tardi nel 1771 l’Isola di Capraja, attualmente in possesso dei Corsi. 1 Titolo di altissima onorificenza in ordini cavallereschi e religiosi. 2 successione: divenire, succedersi.

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VII. Dopo che le Piazze, e Porti saranno a sua disposizione, si obbliga il Re di fare tuttociò che può per far cessare le ostilità dei Corsi contro la Repubblica. Ma come egli è impossibile di convenire avanti tempo sugli effetti di questa obbligazione, il Re promette alla Repubblica, che dal momento che le Sue Truppe saranno in Corsica, Sua Maestà tratterà con tutto il rigore del diritto della Guerra ogni Corso, che nuocerà ai Sudditi della Repubblica tanto in mare, che per terra. La Repubblica per canto suo si obbliga di far cessare le ostilità contro dei Corsi, allorquando ne sarà ricercata dal Re. Il resto in altro Foglio. Livorno 26 Aprile. Le Truppe Francesi della Corsica cercano d’avanzarsi; il loro Generale Conte di Vaux visita gli Accampamenti, e i Posti; il dì 20 tenne privato Consiglio in Oletta. È seguìta una piccola scaramuccia dalla parte d’Ajaccio. I Corsi aspettano il Nemico, e il momento d’attaccarlo. Firenze 1 Maggio. La sera del 25 dello scorso Sua Maestà l’Imperadore,1 e i nostri Reali Sovrani2 si trasferirono alla Villa dell’Imperiale, dov’eran preparati i Quartieri, e per l’imminente parto della Real Granduchessa, e per la cura della inoculazione, che sotto la direzione del Sig. d’Inghenaus, si farà quanto prima a Sua Altezza Reale il Gran Duca. Venezia 29 Aprile. I Certosini, e i Domenicani Osservanti hanno rappresentato a questo Governo, che le loro Constituzioni sono incompatibili col celebre Decreto del 7 Settembre 1768. Frattanto sono state loro proibite le Vestizioni. I Gesuiti hanno rappresentato lo stesso; onde stassera si tratterà in Pregadi, se debbano essi, o no continuare in questo Dominio. Milano. Fine dello Scritto sopra il Regolamento de’ Grani, relativo al nostro Paese. Per ultimo, avvertite, che ostano alla proibizione dell’esportazione de’ Grani fino alla metà di Settembre i religiosi Trattati di Sua Maestà3 con i Svizzeri, e le veglianti4 convenzioni di tenere pubblici Mercati, che forniscano il Grano al Forastiere. Speculazioni senza pratica, o sono dannose, o almeno inutili. Bisogna prendersi in guardia,5 che nel volere levare un ostacolo, non ne facciamo nascere de’ più forti. Quanto al secondo Progetto, al quale voi non inclinate. Niente mi spaventa la Legge arbitraria di un Dazio, che abbandona al capriccio dell’Uomo il bene, e la salute de’ Cittadini, giacchè questo bene, e questa salute, è l’unico scopo del Legislatore, che dirige l’Imposta; le6 contravvenzioni sono suscettibili di un calcolo, ed in parte vi si può rimediare. Quello, per ora, che mi spaventa si è,7 che il particolare Negoziante non è,

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Giuseppe II. Maria Teresa d’Asburgo. prendersi in guardia: fare attenzione. La stampa qui presenta un punto e virgola.

2 Leopoldo I e Maria Luisa di Borbone. 4 veglianti: vigenti. 6 Nella stampa: Le.

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che sollecito del privato suo guadagno, che alle volte è direttamente contrario all’utile dello Stato. In un occasione di un basso prezzo (particolarmente rattenute1 le circostanze del nostro Paese) le compre, e li trasporti sono così secreti,2 e rapidi, che non si conosce l’eccesso, se non per i suoi tristi effetti. Sopravviene poi una scarsa raccolta, ed il Forastiere ci rivende a più caro prezzo il Grano, del quale gliene abbiamo abbandonato il Monopolio. Ponete il caso, che ciò non ostante li nostri Vicini scarseggino, e la funesta immagine di una desolatrice carestia deve farvi orrore. Questi Progetti risplendono negli anni di una discreta abbondanza; vicini ad una scarsa raccolta scompariscono. Forse l’avere attaccato il vostro Progetto, v’avrà destata la curiosità di sapere, quale mai regolamento vorrei proporre. Il Principe è certo quel buon Padre di Famiglia, che conosce i bisogni della sua Casa; l’Augusta nostra Sovrana3 ci è pur troppo tenera Madre, e ci risguarda come suoi Figlj; la clemenza, e la beneficenza sua si è diffusa sopra di noi. Presso di lei sta la somma delle cose; mantiene l’equilibrio fra le diverse occupazioni del suo Popolo; ed ora solleva la parte, che soffre; ora carica quella, che deve, e può portare i pubblici Pesi, ed a misura delle circostanze, e de’ bisogni dello Stato, comparte4 le clementi sue provvidenze. Abbiamo degl’Illustri Magistrati, quali (posso io ripetere) non conoscono, che la forza delle Leggi. La loro probità, e capacità pesa le difficoltà, gli avvantaggi, ed i pericoli, intraprende con saviezza, eseguisce con coraggio, e riesce con gli applausi, benchè tardi, di un Popolo attonito nel vedersi sollevato da un Peso, che lo opprimeva. Per un sistema ogni circostanza dev’essere pesata; esaminati i regolamenti de’ nostri Vicini. In questa materia una subitanea rivoluzione potrebbe forse portare gravi disordini. Il Commercio de’ Grani non siegue tutti i principj di Commercio delle altre derrate. La Legge deve esser chiara, fissa, e la di lei violazione irremissibile;5 l’indulgenza, e la parzialità sbandita. Su questi fondamenti potrò, se avrò campo, avanzarvi anche le mie idee, quali non vi riesciranno nuove. Non ho, che toccato alcune Massime, alle quali si oppone il vostro Sistema, nè ho creduto doverle prolissamente ragionare. Frattanto quello, ch’io vi ho detto, con la scorta, e con le parole di alcuni Scrittori di Commercio ricevetelo, come detto, al solo fine di vicendevolmente illuminarci.

[52r] Num. XX Per il Mercoledì 17 Maggio 1769. ALEMAGNA Vienna 3 Maggio. L i 26 del passato il Reale Arciduca Ferdinando ha sostenuto l’esame sul Diritto naturale; e rispondendo con una maravigliosa chiarezza, e precisione a quante anche delle più difficili quistioni, gli hanno proposto per ben due ore varj Ministri, ed altre Persone scelte dalla classe de’ Dotti, e nominate a questo effetto da

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rattenute: contenute, rare. 2 secreti: non dichiarati. Ci si riferisce ancora a Maria Teresa d’Asburgo. comparte: distribuisce equamente. irremissibile: imperdonabile, incondonabile.

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Sua Maestà l’Imperadrice Reina,1 egli ha nuovamente fatta ammirare la facilità, e rapidità, con cui batte la carriera delle Scienze. Dall’Elba Bassa 11 Aprile. Le Lettere di Varsavia, giunte pur ora, dicono che i Russi comandati dal Principe Prosorowski hanno tolto Cockzim ai Turchi: ma aggiungono, che questa novella s’è forse divulgata ad arte per affidar2 gli Abitanti di Varsavia, che temono d’esser sorpresi da’ Confederati. SVEZIA Stocolm 9 Aprile. 800 Uomini del Reggimento delle Guardie marciano alla volta di Norkioping, scortando il Carro, che porta la Corona, lo Scettro, e gli altri Reali Ornamenti. Il Borgomastro, e i Deputati della Città son pure in cammino. Domani partirà la Corte. Sua Maestà3 ha renduto solenni grazie a Dio per lo felice successo della Inoculazione delle Loro Altezze Reali.4 La Cittadinanza per eternar la memoria d’un sì fausto avvenimento ha fondata una Limosina5 annuale per le povere Donne di parto. Dalle Sponde della Vistola 18 Aprile. Giusta le varie notizie, che si hanno da varie parti, le disposizioni, e le situazioni della guerra, che minaccia d’ardere orribilmente tre Regni confinanti, sono come segue. Si vuole, che il Gran Visir6 marci attualmente, avendo sotto di sè il Kan de’ Tartari7 per comandar l’Armata Ottomana, e valendosi de’ Tartari per Truppe Leggieri. I Tartari vicini al Mar Caspio attaccheranno le possessioni della Russia in Asia, cominciando da Astracan. Si vuole, ma senza fondamento, che il Gran Mogol8 assisterà la Porta dalla stessa banda. Questa aveva armati tre Vascelli da Guerra, sei da Trasporto, due Galere, e 36 mezze Galere, che tutte aspettavano il vento favorevole per entrar nel Mar nero. Il Corpo de’ Gianizzeri doveva marciare il dì 22 di Marzo, altri Corpi il 25, il Gran Visir il 27. Dei 10 mila uomini di Reclute Asiatiche, 7400 avevan passato lo Stretto di Gallipoli fino dallo stesso dì 27, il restante s’accostava ad Andrinopoli. L’Armata Grande si va unendo nella Bessarabia fra il Danubio, e il Niester; anzi doveva esser tutta assembrata per la metà dello stante. Le Armate della Porta, e del Kan montano9 a più di 500 mila uomini senza contare i Confederati. La Grande Armata Russa s’avanza assai lentamente: essa è ora a Luberskow nell’Alta Volinia, e non istendesi per anco nella Bassa. Di mano in mano, che s’avanza, i villani di quelle contrade aprono i cammini per lo trasporto delle Artiglierìe, e abbattono le foreste, che potrebbon servir di ricovero ai nemici. I Polacchi, e gli stessi Generali Russi si dolgono di tanta tardanza.10

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Maria Teresa d’Asburgo. 2 affidar: dar fiducia. Adolfo Federico. 4 Federico Adolfo e Sofia Albertina. Limosina: elemosina. 6 Mohammed Emin. Krim Ghirai. Si tratta del governatore indiano Abu’l Mozaffer Shah Alem II (GM, p. 237). montano: ammontano. 10 tardanza: indugio, ritardo.

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I Confederati della Lituania sono in numero di 4 o 5 mila. Quelli condotti dal Sig. Malzewski in numero di 3000 dimorano tuttavia presso a Kalisch; e il Sig. Uleiski co’ suoi occupa le foreste vicino a Thorn: niuno d’essi è punto molestato; ed amendue attendono il momento di fare un colpo. Le Fazioni si multiplicano di giorno in giorno. Finalmente i Reggimenti della Corona si vanno diminuendo; molti de’ Soldati, che li componevano, s’uniscono ai Russi, molti ai Confederati, e molti tornano alle case loro. Dalle Frontiere della Polonia 17 Aprile. I diversi Partiti, ne’ quali è divisa la Polonia, narrano a seconda della rispettiva passione, e de’ rispettivi desiderj le cose, che vanno seguendo; sicchè viene alterata la verità in modo, che oggimai non si sa più a quale delle tante novelle, che si spargono, si debba prestar fede. Da un canto si asserisce, che quasi tutte le Confederazioni son dileguate; che i Russi vanno battendo, e perseguitando da ogni parte ora i Confederati, ora i Tartari; che a Varsavia si vive in una perfetta sicurezza, e tranquillità; che i Cosacchi di Saparow hanno messo tanto spavento nella parte della Tartaria più vicina di Oczakow, sicchè i Turchi sono obbligati a marciar forzatamente per [52v] andare a coprir questa Piazza, e quella di Bender; che le Vanguardie Russiane hanno già posto l’assedio a Choczim; che alcuni de’ loro Distaccamenti sotto i Generali Podhoroczani, e Prosorowski sono attualmente nella Moldavia; che i Turchi non hanno in questa Provincia un diece mila uomini, che sieno in istato di guardarla; che la principale Armata de’ Moscoviti marcia verso la Moldavia medesima; che v’entrerà prima della fine di questo mese; e che anzi per il giorno venti debb’esser tutta rassembrata sotto le Mura di Costantinow, la nuova nella Volinia; che le due Armate comandate, l’una dal Principe Gallitzin, e l’altra dal Conte di Romanzow, vengono ogni giorno rinforzate di nuovi Corpi, che vi arrivano; che il Generale Podhoroczani il dì 13 del mese passato tolse ai Turchi un Magazzino preparato per 8 mila uomini dalla parte di Czernicewitz presso il Fiume Pruth; tutte queste cose si narrano, e molte altre simili. Dall’altro canto si dà per certo, che la Nobiltà della Lituania ha deposto alla Cancellerìa di Kowno un Manifesto, in cui dichiara, che persistendo essa ad esser malcontenta relativamente alle Costituzioni dell’ultima Dieta, rinnova perciò la Confederazione, che aveva formata qualche mesi sono; che un nuovo Manifesto è stato pubblicato dal Conte Krasinski, Maresciallo della Confederazione di Bar, col quale egli «invita tutti i Marescialli delle Confederazioni particolari a concertar seco lui sull’elezione d’un Maresciallo Generale, e raccomanda loro di forzar1 nuove leve d’uomini, e di danaro»; che il Vescovo di Cujavia2 fra gli altri, ha loro permesso di levar delle Truppe sulle sue Terre, ed ha loro mandato danaro per gli Equipaggi; che sono insorte cinque nuove Confederazioni, che riunitesi3 a Radom altro non aspettano, che de’ rinforzi, per poi attaccare a forze aperte Varsavia; che finalmente tutte le notti gira buon numero di picchetti per guardia di questa Città; e che le porte del Palazzo Reale si tengon chiuse con catene di ferro, che ne rendon più malagevole l’accesso. Quello, che si può rilevare da tante diverse, e spesse volte contradditorie notizie, si è, che i fatti non 1 forzar: imporre. 3 Nella stampa: riunitisi.

2 Antoni Kazimierz Ostrowski (GM, p. 239).

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son per anco bastantemente decisivi; e lascian luogo alla parzialità de’ racconti senza pericolo d’essere accusato di troppo sfacciata menzogna. Altra del 20 detto. Siam ora in istato di dar con più fondamento di verità notizie d’alcuni fatti d’arme accennati ne’ passati Ordinarj. La perdita fatta dal Generale Apraxin sembra essere stato l’effetto d’una sorpresa. Quest’Uficiale s’era partito da Varsavia colla scorta d’un Reggimento di Carabinieri1 per andarsi a congiugnere con un Corpo di Truppe Russe, che stava a Posnania, quando egli cadde in una imboscata, che i Confederati di Gostyn, e di Lencici gli avevan preparata. Il Generale combattè valorosamente contro di essi; ma alla fine, essendo interamente disfatti i Carabinieri, ch’esso conduceva, morto il loro Colonnello Principe Galitzin, lui medesimo ferito, stimò gran ventura di potersi salvare con soli 30 uomini de’ suoi. La presa di Petrikaw, seguita il 18 Marzo, secondo le Lettere di quella Città, avvenne nel seguente modo. La Città era guernita dal Reggimento Schack, Infanterìa Alemanna al servizio della Repubblica, e d’un Distaccamento di 400 uomini, cavato da alcuni altri Reggimenti, e messovi per custodia del Tribunale della Corona, che quivi risiede, quando i Confederati di Lencici le dettero l’assalto. Cinque soli di questi con un Capitano alla loro testa penetrarono per la breccia aperta, intimando la resa, e minacciando di mettere ogni cosa a ferro, ed a fuoco in caso di resistenza. Il Capitano Schack, Comandante del Reggimento, e il Maggiore Dulerant si opposero fortemente alla proposizione fatta dal Capitano de’ Confederati; e passando ben presto dalle parole ai fatti, il primo si avventò a questo con una pistola, e lo ferì mortalmente. Il Capitano de’ Confederati, non ostante il colpo ricevuto, ebbe tempo di scaricar la sua pistola, e di stendere a terra morto il suo feritore, riserbandosi poi egli a morire indi a tre giorni2 dopo aver veduto il felice esito della sua intrapresa. Intanto ingrossavano in Petrikaw i Confederati, per resistere ai quali fecero ogni sforzo i Soldati della Corona, che ritirati nel centro della Città si ordinarono in un Battaglione Quadrato. Ma alla fine non potendo essi più sostenere l’impeto de’ Confederati, vedendo una gran parte de’ loro Uficiali morti, o feriti, e appiccato il fuoco a molte case, ed a’ Conventi de’ Frati Bernardini, e Domenicani, e il popolo, che spalleggiando gli stessi Confederati, gareggiava colle fiamme a diroccare le muraglie, i bravi Assediati furon costretti a ritirarsi dalla Città. Ma furono essi appena nell’aperta Campagna, che si videro circondati da un altro Corpo de’ Confederati, che gli attaccò con tre Cannoni, e non potendo più oltre far fronte, furon tutti obbligati a rendersi, ed a prestar giuramento di fedeltà alla Confederazione, trattine3 i soli Dissidenti, che con essi erano, a’ quali fu data la libertà. Cinque dei Deputati del Tribunale non poterono esimersi da questo giuramento, che in sostanza consiste nell’obbligarsi sotto pena di perder la vita, e tutti i loro beni a non rinnovare mai più il detto Tribunale, e a non più occupare i posti, che ciascun d’essi vi aveva. In grazia di che il Maresciallo medesimo del Tribunale se ne partì con un Deputato alla volta di Varsavia. I Russi frattanto, che stavano accantonati in vicinanza di Konski, sentito il pericolo, in cui era la Guernigione di Petrikaw, spedirono 200 uomini per soccorrerla; ma questi pure assaliti nel cammino da’ 1 Carabinieri: soldati armati di carabina. 2 indi a tre giorni: nell’arco di tre giorni.

3 trattine: eccettuati.

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Confederati furon fatti prigioni. Dai quali felici successi fatti sempre più arditi i Confederati s’avviarono immediatamente a Konski, e ne chiesero 40000 Fiorini di contribuzione sotto pena d’abbruciar la Città. Oltre il domandato danaro, ne portarono ancor via tutte le Arme, e le Munizioni destinate per gli Moscoviti, gran numero di cavalli, e tutti i domestici, ed altre genti della casa del Sig. Malachowski. Indi passarono a Neustad, onde levarono la Milizia del Vaivoda di Rawa, due Uficiali, ed oltre a ducento Archibugi. Un’altro fatto assicurasi, che sia seguìto presso a Sleczin fra i Russi, e i Confederati di Gostyn colla peggio de’ primi: e sebbene non se ne abbia una relazione molto distinta, si sa nondimeno per via de’ Vetturali, che molti Russi feriti sono stati condotti a Slaukow. [53r] Parlasi d’un altra battaglia assai sanguinosa avvenuta in vicinanza di Braclau fra i Russi, ed i Tartari, asserendosi esser giunti a Luck, e a Brody più di 50 carri di feriti fra Turchi, Tartari, e Confederati, non senza grave danno anche de’ Moscoviti. La perdita delle due parti monta a più di 2000 uomini. Ma a noi medesimi rincresce d’avvolgerci più lungamente fra tanti orrori. Temiamo di rendere ottusi in noi, e negli altri i cari sentimenti dell’umanità a forza d’addomesticarci con questi oggetti terribili, e miserandi. RUSSIA Pietroburgo 6 Aprile. La Imperadrice1 ha cambiato la Casa, ch’era del Baron di Wolff, in uno Spedale per l’Inoculazione. INGHILTERRA Londra 28 Aprile. Si tengono frequenti Consiglj; sopra gli affari interni; i Malcontenti gridano altamente, e si dolgono in ispecie d’uno de’ tre Membri componenti la Legislatura. Si multiplicano gli Scritti di vario parere sulle presenti vertenze, prodotti dai diversi Corpi, e da’ più eccellenti Giureconsulti. Le Guardie hann’ordine di non abbandonare i loro Quartieri; e non è permesso a verun Uficiale d’assentarsi. Il Reggimento d’Oxford è marciato dalla Provincia di Jork a Barnet; ed ha ordine di star pronto sul momento al menomo avviso. Si dice, che molti altri Corpi s’accostino a questa Città. FRANCIA Parigi 21 Aprile. La Società Reale d’Agricoltura ha tornato a proporre per il 1770 il Soggetto per il premio, che doveva distribuirsi l’anno passato, cioè: La Storia delle malattie epizootiche (generali delle Bestie),2 che si trovano descritte negli Autori antichi, e moderni; quella delle cagioni, che hanno potuto produrle, e i rimedj, che son sembrati più efficaci per curarle. ITALIA Roma 6 Maggio. Domenica sera giunse del tutto incognito il Signor Commendatore d’Almada. I due Cardinali Cavalchini, e Conti sono tuttavia indisposti. Si aspetta il Car1 Caterina II.

2 Nella stampa la virgola precede la parentesi.

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dinal di Saldanha; e si crede, che il Conclave anderà ancora in lungo. Vedesi qui stampata, e divulgata con molto studio una Confutazione della celebre Opera del Padre Pereira Portughese, nella quale si pretende di difendere i Diritti del Primato del Romano Pontefice, e d’esporre i pericoli d’Eresìa, e di Scisma, che risultano dalle Dottrine del detto Padre. L’escrescenza1 del Reno sul Territorio di Bologna ha rovinati i lavori, che quivi si facevano sotto la direzione del Padre Lecchi Gesuita. CORSICA Aregno 23 Aprile. Lettera d’un Signore di Corsica, in cui si dà relazione di quanto è veramente seguìto in quell’Isola in questi ultimi giorni. Al presente qui non si ha alcun fatto degno di riflessione, poichè il nuovo Comandante Sig. Generale di Vaux non ha fin qui aperta la campagna. Questo Sig. Generale molto cognito2 a noi, perchè fu qua 20 anni sono,3 e che soffrì un archibusata4 nella mano, approdò il dì 10 del corrente in S. Fiorenzo con 40 Vele in circa,5 sopra le quali si è saputo essere 35000 uomini da sbarco. Il dì 10 dello stesso sono approdate nel medesimo Porto altre 30 Vele, le quali si suppone, che abbiano portato il resto degli avvisati Battaglioni. Fu alcuni giorni fa predato sulle alture dell’Isola Rossa da una nostra Feluca Tartana6 Francese, ma accorsovi il Felucone Francese, dovette la nostra abbandonar la preda, portandone però via il meglio, che vi era sopra, e refugiarsi nel Porto. Il seguente giorno ne predò altra, sopra della quale era un Ufiziale con un pichetto di Soldati, due buoni cannoni, ed alquante provvisioni da bocca, e da guerra, e la condusse felicemente nel detto Porto dell’Isola Rossa. Il nostro Signor Generale si trova al presente in Casinca, da dove si dice, che farà il giro delle Provincie per fare eseguire gli stabilimenti fatti nell’ultima Consulta in detto luogo. Si sono già posti in arme alcuni Religiosi per difendere certi postamenti, come nella detta Consulta fu stabilito. Si sente dal di là de’ Monti, che da Ajaccio sia uscito un rispettabile Corpo di Truppe Francesi per andare a sorprendere la Terra d’Oliveto, ma, accorsi gli Abitanti di quella con altri Circonvicini, siano stati rispinti i Francesi fin sotto Ajaccio. Il Sig. de Vaux era ieri in Calvi, ma quanto prima passerà in Bastìa. Ha in Calvi dato ordine, che quanti Corsi cadranno in potere della sua Truppa siano ben guardati. Ne’ giorni addietro fu predato da’ Corsari Francesi un Pinco7 carico di Biade, che andava all’Isola Rossa, e da’ medesimi condotto in Calvi. Appena colà giunto fu per ordine del Comandante ribassato il prezzo alle dette Biade, e fatta precorrer voce ne’ Paesi, che chiunque ne avea di bisogno, andasse pur liberamente a comprare senza verun sospetto. I Paesani, che scarseggiavano di Biade, vi accorsero, e subito fu da esso fatta una rappresaglia di 100 fra piccoli, e grandi, maschi, e femmine. Da’ Paesi di Frontiera nella Provincia di Nebbio hanno i nostri cavate, e fatte ritirare nell’interno le donne, e i fanciulli, con tutto quello, che è inutile per la Guerra: lo 1 escrescenza: esondazione. 2 cognito: noto. 3 20 anni sono: da vent’anni. 4 archibusata: colpo di archibugio. 5 in circa: all’incirca. 6 Sulla feluca, vd. supra, p. 139, nota 2; la tartana era un piccolo veliero, in genere a una vela, impiegato per scopi civili. 7 Tipo di nave mercantile a tre alberi.

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istesso si anderà facendo nelle altre Provincie a misura del pericolo. Già comprendiamo la superiorità di forze del Nemico, e non speriamo di superarlo, se non per mezzo d’una special grazia della Divina Provvidenza; ma siamo costantemente risoluti di farci sagrificar tutti d’ogni ceto, età, e condizione a misura che questo si anderà impossessando de’ nostri Paesi. I Popoli della Balagna stavano in grave penuria di Biade, ma ieri l’altro1 sono approdati all’Isola Rossa due Bastimenti carichi d’Orzo, e Grano. Vi furono lo stesso giorno due Personaggi esteri provenienti da Corti, i quali visitarono le fortificazioni di quella Piazza oramai resa rispettabile, e subito ripartirono alla volta del nostro Generale de Paoli. Dalla mentovata Piazza ha il Sig. Generale fatte trasportare le provviste da bocca, e da guerra, quelle che possano abbisognare per la Provincia, in un Paese interno della stessa; e l’altre2 in Corti, ed in Rostino, acciò3 siano più a portata di agevolmente dispensarle dove occorrerà. In foce di Golo sono sbarcati nella scorsa settimana 8 cannoni da campagna, che dovranno servire per le imminenti azioni, e sono ec. [53v] Casinca 20 Aprile. Fine del Trattato tra Sua Maestà Cristianissima,4 e la Repubblica di Genova. VIII. È stato convenuto fra le due Potenze Contrattanti, che li Bastimenti Barbareschi non saranno ammessi ne’ Porti, Rade, e Spiaggie occupate dalle Truppe del Re in Corsica, che nei casi di necessità, e di naufragio conforme alle Leggi dell’umanità. IX. Li Nazionali Genovesi, e gli Individui Corsi saranno ristabiliti, e reintegrati nel possesso de’ loro beni, che loro fossero stati confiscati, occupati, o detenuti a qualunque titolo relativo ai passati tumulti per quanto sarà, o potrà essere a disposizione del Re, facendo in modo Sua Maestà, che questo, non meno che per la libertà degli Individui di quelli dell’una o l’altra parte, i quali l’avessero perduta per motivo degli stessi tumulti, sia posto in esecuzione a tempo convenevole. X. Tutte le concessioni particolari, Esenzioni, Franchigie, delle quali godeano in Terraferma alcuni Popoli, o Abitanti dell’Isola, saranno abolite,5 e Sua Maestà prenderà in considerazione le indennizzazioni, che potrà accordare, specialmente agli Abitanti di San Bonifazio, di Calvi, e San Fiorenzo. XI. Sua Maestà si obbliga di stabilire un metodo sicuro, e regolare per impedire la frode, ed i contrabbandi, che i Bastimenti Corsi col paviglione6 del Re potrebbero fare nei Porti, Golfi, Seni, e Spiagge della Serenissima Repubblica di Terraferma. XII. Si farà un Inventario dell’Artiglierìa Genovese, e Munizioni da Guerra, che si ritroveranno di spettanza alla Repubblica nelle Piazze di Corsica, e sei mesi dopo che ne sarà entrato in possesso il Re pagherà la somma, alla quale ascenderà l’estimo di quei tali generi, che ei vorrà ritenere per sè. Tutti gli effetti, le Artiglierìe, e Munizioni, che il Re non prenderà, a spese di Sua Maestà saranno mandati a Genova, si farà ancora un Inventario dei Protocolli degli Atti Civili, e Criminali, affinchè ne possa constare in vista del convenuto nell’Articolo 4. 1 Nella stampa: ieril’altro. 3 acciò: affinché. 5 Nella stampa: aboliti.

2 Nella stampa: l’altra. 4 Luigi XV. 6 paviglione: bandiera navale.

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XIII. Il Re s’impegna di garantire autenticamente, ed in perpetuo gli Stati, che la Serenissima Repubblica possiede in Terraferma a qualunque titolo, e per qualunque causa potessero essere attaccati, o inquietati, e Sua Maestà s’impegna dell’istessa Garanzia per l’Isola di Capraja, quando sarà rimessa alla Repubblica, conforme all’Artic. 6 del presente Trattato. XIV. La giustizia, e polizìa generale, e particolare, e la Giustizia dell’Ammiragliato saranno esercitate a nome del Re, e dagli Officiali di Sua Maestà nelle Piazze, Porti, Terre, e Paesi, che saranno occupati dalle Sue Truppe in Corsica a titolo di pegno, e cauzione, come è stato convenuto nell’Art. 2 del presente Trattato. XV. Sua Maestà stabilirà in Corsica in tutto il tempo, che le Piazze, Porti, e Terre dell’Isola si troveranno sotto il suo Dominio li Diritti di Gabelle, di Ajuti, ed in generale tutti li diritti delle sue Ferme1 Generali, come altresì quelle imposizioni, che giudicherà convenevoli, ed il prodotto dei detti Diritti, ed Imposizioni, di cui2 si terrà esatto registro, sarà defalcato dalla somma, che la Repubblica sarà obbligata di rimborsare al Re, quando Essa vorrà rientrare al possesso della Corsica. XVI. Le Ratificazioni del presente Trattato, spedite in buona forma, saranno cambiate nello spazio di un mese, o al più presto, che si può, contando dal giorno della sottoscrizione del presente Trattato. In fede di che Noi Ministri Plenipotenziarj ec. abbiamo firmato ec. Fatto a Versaglies li 15 Giugno 1768. Il Duca di Choiseul. Agostino Paolo Domenico Sorba. Napoli 2 Maggio. Le Monache di Santa Chiara sono ancora disperate per vedere abbandonate le loro anime da’ loro Direttori forestieri, esclusi, come è noto, dalla nuova Legge. Allegano i loro Privilegj, ma in vano; non essendovi Privilegio, che vaglia contro il Buon Ordine. Questa Nunciatura3 perde anch’essa di molte prerogative in grazia della mentovata Legge. Stanno per uscire altri Dispacci concernenti le cose Ecclesiastiche. Si pretende, che si obbligheranno i Beneficiati alla Residenza; che si rivocheranno l’Esenzioni de’ Regolari; e che farassi una Legge generale d’Ammortizzazione. Nella nota Lite de’ Padri della Missione colla Casa Bianco è uscita una Scrittura dell’Avvocato4 di questa, in cui si pretende di evidentemente dimostrare, che l’Instituto di questi Padri è totalmente degenerato; si spiegano i sottili modi, di cui sonosi serviti per arricchire in poco tempo; finalmente si fa un parallelo delle Costituzioni di questi, e di quelle de’ Gesuiti, e si conchiude, che sieno, se non in tutto, almeno nella maggior parte consimili.

1 Ferme: imposte indirette. 2 Nella stampa: Imposizioni, che di cui. 3 Nunciatura: nunziatura, rappresentanza permanente della Santa Sede nella capitale di stati esteri. 4 Dovrebbe trattarsi di Sebastiano Albano e della sua Giustificazione de’ motivi addotti nella supplica umiliata a Sua Maestà il re di Napoli per la consulta da farsi dalla Real Camera di S. Chiara nella causa tra’ fratelli di Bianco, ed i RR.PP. della Congregazione della Missione, pubblicata a Napoli in quello stesso 1769 (GM, p. 246).

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Firenze 8 Maggio. Sabato mattina 6 del corrente alle ore 4 e un quarto, nella Real Villa dell’Imperiale la nostra Gran-Duchessa1 si sgravò felicemente d’un Principe. Con magnifica solennità fu questi battezzato da Monsignor Arcivescovo2 nella Sala Terrena del Palazzo, e levato al Sacro Fonte a nome di Sua Maestà il Re delle Due Sicilie dal Marchese Prior Luigi Viviani Inviato Ordinario di Spagna, e gli fu imposto il nome di Ferdinando Giuseppe Giovan-Battista.3 Assistettero alla Funzione Sua Maestà Cesarea4 incognito, e Sua Altezza Reale5 in gran gala. Livorno 5 Maggio. Sentesi dalla Corsica, che poco lungi da Bastìa sia seguìto un fatto d’arme assai sanguinoso; ma non se ne sanno le circostanze. Modena 10 Maggio. Stamattina alle ore 8 passò di qui la Maestà dell’Imperadore.6 Questo Serenissimo Principe Ereditario7 incontrò la Maestà Sua nell’atto medesimo dell’arrivo, e seco si tratenne circa mezz’ora. Milano. Sabato scorso 13 dello stante si celebrò colla convenevole solennità da questa Corte, dal Ministerio, e dalla Nobiltà il faustissimo ritorno del giorno natalizio di Sua Maestà la Imperadrice Reina nostra Augustissima Sovrana.8

[54r] Num. XXI Per il Mercoledì 24 Maggio 1769. ALEMAGNA Vienna 10 Maggio. S ua Maestà l’Imperadrice Reina9 è ritornata da Laxemburgo a Belfonte, come pure le loro Altezze Reali i Serenissimi Arciduchi, ed Arciduchesse.10 Dalle Rive del Danubio 22 Aprile. Corre voce, che un Corpo di Russi, che si erano uniti fra il Don, e la Volga, abbian tolto Asof ai Turchi, entrando vittoriosi in questa Piazza. Se questa novella si confermasse, l’Armata Ottomana non potrebbe più entrar se non con grandissima difficoltà nella Russia per lo Mar Nero: ma può esser di questa presa, come di quella di Choczim, che si pretende fatta dalle medesime Trup1 Maria Luisa di Borbone. 2 Francesco Gaetano Incontri (GM, p. 246). 3 Il futuro Ferdinando III. 4 Giuseppe II. 5 Leopoldo I. 6 Ancora Giuseppe II. 7 Il futuro Ercole III. 8 Maria Teresa d’Asburgo. 9 Si torna a parlare di Maria Teresa d’Asburgo. 10 Si tratta dei figli di Maria Teresa, che nel precedente n. XIX, p. 200, si era detta partita con Maria Anna, Elisabetta e Maria Amalia d’Asburgo-Lorena.

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pe, e della quale nondimeno non s’è finora avuta la menoma conferma. Dicesi, che l’Ospadarre1 della Moldavia, spaventato dalle Scorrerìe, che le Truppe Leggieri de’ Russi fanno in quella Provincia, e non credendosi abbastanza sicuro in Jassa, che n’è la Capitale, abbia pigliato il partito d’allontanarsene. Da un’altra parte si sente, che l’Armata Turca sia in movimento, e che la Vanguardia di essa ha di già passato il Danubio verso quella Provincia. Una voce distrugge l’altra; e la incertezza, che regna nelle diverse relazioni, quasi ci obbliga ad essere increduli per riguardo a quelle, che si ricevono dall’un’Armata, e dall’altra. SVEZIA Norkioping 22 Aprile. Il Re, e la Reina2 godon ottima salute in questa Città, dappoichè ci son essi arrivati col Principe Federico-Adolfo, e colla Principessa Sofia-Albertina. La Dieta si aprì il giorno 19 colle usate formalità. Il Sig. Engelberto Gother, Borgomastro di Stocolm, ch’è qui deputato, fu nel dì medesimo nominato Oratore per l’Ordine de’ Borghesi: il 20 il Dottor Filenio, Vescovo di Linkoping fu nominato per l’Ordine del Clero; e Olof Akanson per quello de’ Paesani. Quest’ultimo è comparso con questa qualità in altre delle precedenti Diete, nelle quali s’è molto distinto. Oggi, il Generale Conte di Fersen è stato eletto Maresciallo della Dieta, e Oratore per l’Ordine della Nobiltà. Non si sa per anco se gli Stati piglieranno prima d’ogni altra cosa ad esaminare le differenze sopravvenute fra il Re, ed il Senato; ma non c’è dubbio, che questa Dieta sarà interessante per la multiplicità delle materie, che ci si debbon trattare. DANIMARCA Coppenaghen 18 Aprile. Essendo questo Pubblico assai incomodato dalla quantità de’ Mendicanti, è uscito Ordine di ritirarli3 tutti. I sani verranno collocati in qualche pubblica Casa, ed obbligati a guadagnarsi il vitto col lavoro: gl’incapaci al lavoro saranno mantenuti dal Pubblico. I Principi sentono, che sono essi i Padri, e i Pastori de’ loro Popoli, essi i Direttori, e Rettificatori della carità particolare a seconda della carità pubblica.4 POLONIA Varsavia 21 Aprile. Il Re5 ha giudicato opportuno anche per la sicurezza dei Dissidenti di guernir di Truppe la parte della Città, ch’essi abitano. Contuttochè il Principe di Repnin ne abbia de’ grossi Distaccamenti intorno al suo Palazzo, ha dovuto tenerne chiusa la porta per alcuni giorni. Attese le presenti circostanze del Regno, il Re tiene di spesso Conferenza co’ suoi Ministri. I Corrieri, che vengono di Pietroburgo, e che vi si tornano a spedire, ne fanno l’oggetto principale. Il Maresciallo 1 Il titolo di ospodaro o, come viene riportato più avanti, ospodaro o hospodar, veniva attribuito ai principi governanti della Valacchia e della Moldavia. 2 Adolfo Federico e Luisa Ulrica di Prussia. 3 ritirarli: toglierli dalla circolazione. 4 Rettifìcatori della carità particolare a seconda della carità pubblica: incanalatori della carità dei privati in quella pubblica. 5 Stanislao II.

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della Corona1 ha fatto fare un nuovo ruolo2 degli abitanti di questa Capitale, da cui risulta, che da poco in qua, il numero degli abitanti è diminuito di circa 2000 uomini, che hanno qui lasciati in abbandono le loro Moglj, e i loro figliuoli. Il Sig. Niesolowski, Castellano di Novogrod, è qui giunto per affari d’importanza. Il Maggiore Drewitz, ch’è stato qui egli pure, dee partirsene oggi per la Vaivodìa di Sandomir: dicesi, che nell’ultimo Bottino, ch’ei fece sopra i Confederati, abbia preso tanto da rimontar tutti di nuovo due Squadroni di Truppe, ch’egli ha sotto al suo comando. Alcuni Avvisi della Russia Polacca riferiscono, che i Confederati, ch’erano in quella Provincia, sono stati dispersi dal Tenente Colonnello Andrinck. Thorn 21 Aprile. La Posta partita da Varsavia il 13 giunse qui il giorno 15, le Lettere eran poche, e non parlavan punto della presente situazione degli affari [54v] in Polonia. Si è nondimeno saputo d’altra parte, che il Palatinato di Kiovia, l’Alta, e la Bassa Volinia, e tutta la Podolia eran piene di Genti Russe, alla cui testa era il Generale Principe Galitzin, pronto a marciare da un momento all’altro. Ma non si è ricevuto nessuno avviso de’ movimenti, che possa aver fatti l’Armata destinata ad operar contra i Turchi; onde si può presumere, che i Russi, prima di formare il Piano delle loro operazioni, vogliano sapere da qual lato i Musulmani sieno per volgersi col più importante3 delle loro forze. INGHILTERRA Londra 2 Maggio. Il Lord Cambden, Gran Cancelliere ha dichiarato le risoluzioni della Camera de’ Comuni, relativamente all’espulsione del Sig. Wilkes, e all’ammissione del Sig. Luttrel, interamente conformi a’ Privilegj della Camera, ed alla Costituzione della Inghilterra. Gli Aldermani della Città hanno tenuta un’Assemblea rispetto all’elezione del medesimo Wilkes per loro Collega. Cinque de’ più celebri Giureconsulti dichiararono, che gli abitanti del Quartiere di Farringdon avevano il diritto d’eleggerlo; ma non sonosi poi spiegati sopra il diritto degli altri Aldermani d’ammetterlo, o d’escluderlo. Fu proposto di far notificare al Sig. Wilkes, ch’egli era legittimamente eletto, ma questa proposizione venne rigettata alla pluralità di 10 voci contro 6. Il Lord Maire ha indicato4 un’Assemblea pubblica, alla quale sono chiamati tutti quelli, che sono d’avviso di fare invitare la Borghesia per deliberare, se si debba, o no far delle Rappresentanze al Re5 sopra le doglianze della Nazione. Ci è di grande fermento tra gli Elettori di Middlesex. Mentre Sua Maestà andava ultimamente alla Camera Alta, il popolazzo gridava ad alta voce intorno alla sua Carrozza: Wilkes, sempre Wilkes, e non Luttrel. Non ne seguì tuttavia verun disordine. La Supplica, che gli abitanti della Contea di Middlesex hanno disposto di presentare al Re contiene 18 querele: essa è di più sottoscritta da ben mille persone, e dimani sarà in pronto. Contuttociò, per prevenire ogni disordine in questa occasione, l’Associazione ha deciso, che non si stabilisca verun giorno per presentarla, e che si faccia senz’avvertirne il Pubblico. Una delle sere passate sono stati 1 Stanisław Lubomirski. 3 col più importante: con la parte più importante. 5 Giorgio III.

2 ruolo: elenco. 4 indicato: indetto.

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trovati sparsi in varj luoghi del Quartiere della Corte molti Scritti tendenti ad innasprire gli animi, e a denigrare il Ministerio. Uno de’ passati giorni il Re diede la sua Real Sanzione ad un Atto di grazia per li Debitori Insolvibili, che sono in un numero sorprendente. Nella sola Prigione del Banco del Re se ne contano più di 400: questi, per un seguito di quella bizzara contraddizione di costumanze, che vedesi nel nostro Regno, fecero, la notte dello stesso giorno, che fu segnato l’Atto, una grande illuminazione per segno di gioja. La sera del giorno medesimo il Popolo ebbe pure una grande allegria, ma che fu di corta durata. Il Sig. Wilkes suo Eroe era andato ad una Corte di Giudicatura per pagare alcuni Creditori, che volevan fare arrestare le Sicurtà1 di lui, in caso, che non comparisse egli stesso. Si sparse voce, che il Re gli aveva fatto grazia del secondo anno di Prigionìa, e ch’egli non sarebbe più ritornato al Banco del Re. La strada, ov’egli era, fu in un momento piena d’alcune migliaja di Spettatori, che fecero gran romore, levarono i Cavalli dalla sua Carrozza, e cinquanta di essi si messero a strascinarla. Egli li pregò di condurlo ad una vicina Taverna; il che essendo stato da essi immediatamente eseguìto, siccome la Taverna ha due uscite, il Wilkes se ne scappò per la porta di dietro, e fece tranquillamente ritorno alla sua Prigione. Il tratto è da commedia; ma nella Storia nostra si veggono molti esempj, dove il tragico è stato tanto più orribile per la mescolanza del comico, alla maniera delle Tragedie di Schakspear. FRANCIA Parigi 5 Maggio. Tutti i Governi, e tutte le Legislazioni dell’Europa sembrano tendere alla lor perfezione. Una quantità di ottimi Principi par, che facciano a gara a render per ogni verso felici le Società loro raccomandate da Dio. Nel seno della Pace quasi generale di questi ultimi anni, hanno avuto luogo di fermentare, e di germogliare i buoni semi della Filosofia, e della sana Politica, che tanti eccellenti Scrittori del nostro secolo spargono da’ loro Libri. I Sovrani, i Ministri, non distratti dalle crudeli cure della Guerra, hanno avuto agio di prestare attenzione a tanta copia2 di luce, che si diffondeva, hanno veduto dove risieda la vera Gloria, e l’Utile de’ Principi, e l’Utile delle Nazioni sempre mai3 inseparabili l’uno dall’altro. Ecco adesso come scoppiano da ogni parte i felici effetti, che si preparavano. È già gran tempo, che ci dolevamo della troppa severità del nostro Codice Criminale, che si giudicava necessario di farvi molti cambiamenti, e che i Popoli a noi vicini ci rimproveravano a giusto titolo, massimamente le Questioni Preparatorie, Legge barbara contro alla quale reclama l’Umanità. Un celebre Autore Milanese4 ha il merito d’aver risvegliata l’attenzione di tutta l’Europa su questa importante materia de’ Delitti, e delle Pene; e il nostro Governo se ne fa ora una seria occupazione. Esso ha stabilita una Commissione, che lavora a questa grand’Opera. Il Sig. Le Noir, Maestro delle Suppliche, e dianzi Luogotenente Criminale, è uno de’ Commessarj nominati per questa riforma. L’Articolo delle Questioni Preparatorie è il primo, che Sua Maestà ha ordinato di sopprimere; e un tale tratto d’umanità aggiugne un nuovo lustro al carattere di Luigi il Ben-amato. 1 Sicurtà: garanti. 3 sempre mai: sempre.

2 copia: abbondanza. 4 Cesare Beccaria.

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Presso che la metà di questa Capitale è ora illuminata la notte per mezzo delle Lanterne a riverbero con molta satisfazione1 del Pubblico. Nondimeno il Sig. de Sardine ha riconosciuto, che le Lanterne del Sig. Bailly sono ben lungi dalla perfezione, e dalla solidità di quelle del Sig. Bourgois de Châteaublanc. Questo degno Ministro, che pensa continuamente al maggior bene del Pubblico, ha proposto di non valersi d’altre Lanterne, che di queste, e fa conto di mantener Parigi illuminato tutto l’anno. Le nuove della Luisiana recano, che dopo la partenza del Sig. d’Ulloa, regna perfettissimo ordine in quella Colonia, mediante le cure del Signor Aubry. I Deputati di essa sono arrivati, ed hanno Lettere di quelli Abitanti indirizzate a’ [55r] Principi del Sangue per supplicarli d’intercedere a loro favore presso del Re. ITALIA Roma 13 Maggio. Il Sacro Collegio con ogni premura và sollecitando l’elezione del nuovo Pontefice, e negli scorsi giorni si unirono nella Cella dell’Eminentissimo Decano tutti i Cardinali dipendenti dalle Regie Case di Borbone, e co’ medesimi unissi ancora l’Eminentissimo Pozzobonelli, che ha le istruzioni della Corte di Vienna. Il Sig. Cardinale de Bernis espose tuttociò, che credette esser necessario per concordemente conseguire il fine di tal bramata elezione. Quindi passarono dall’Eminentissimo Rezzonico, e col medesimo tornati alla Cella del Cardinal Decano gli fecero nuove istanze, perchè proponesse i due Soggetti, che credeva più proprj, ma il medesimo non volle individuar nessuno, mostrando uguale stima per tutti. Vennero dunque alla risoluzione di fare gli esperimenti per scrutinj cominciando dal Decano medesimo fino all’ultimo Cardinale, ma quegli si scusò e per l’avanzata età, e per le attuali indisposizioni, in cui si ritrova, onde si proseguì lo Scrutinio per dignità, e anzianità. Allocuzione prima fatta da Sua Eccellenza il Sig. Conte di Kaunitz al Conclave. L’uficio d’Ambasciatore ingiuntomi dalla somma clemenza dell’Augustissimo Imperatore dei Romani2 da me specialmente esige, che a questo vostro Sacro Ceto, Eminentissimi Padri, confermare io debba l’intenzione di Cesare manifestata a Voi con sue Lettere spedite da Vienna. Niuna cosa pertanto maggiormente desidera, se non che Voi diate tal successore al defunto Pontefice, che alieno mostrandosi da ogni particolare Partito, si distingua sopra ogni altro per tutte quelle doti, che convenevoli sono ad un ottimo Pastore della Chiesa, e ad un Padre comune dei Principi Cattolici. Questo è quello, che da Voi richiede la salute, e la tranquillità della Cristiana Repubblica. Questo lo vuole lo stabile vincolo di concordia fra il Sacerdozio, e l’Impero. Questo la vostra fede, sapienza, e religione, e sopra di ogni altra cosa sommamente il domanda la presente condizione dei tempi. Perlochè3 per difendere la vostra sicurezza, e la libertà del Conclave, la sua assistenza, e quella dell’Impero, come primo Figlio della Chiesa, ed Avvocato, e difensore della Suprema Sede Apostolica, Vi promette, e vi offre. Queste sono le brame dell’Augustissimo Imperatore; le

1 satisfazione: soddisfazione. 3 Perlochè: per la qual cosa.

2 Giuseppe II.

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mie premure poi, ed officj a quello particolarmente tendono, Eminentissimi Padri, di dare a Voi sicurissimi contrassegni del mio rispetto, ed ossequio. Napoli 9 Maggio. Per ordine del Re1 sono stati arrestati tre Personaggi di qualità, uno de’ quali è stato condannato alla Pantellerìa,2 l’altro relegato a Vietri, e il terzo è rinserrato nel Castello di S. Eramo. Il Regio Delegato della Giurisdizione3 ha fatto sentire ai PP.4 Riformati esteri del Real Monastero di Santa Chiara, che non ardiscano più udir confessioni delle Religiose di detto Convento, ordinando alle medesime di far uso de’ nostri Confessori nazionali. Nella scorsa settimana si è introdotta nella Regia Camera della Sommaria la strepitosa Causa de’ Certosini di S. Stefano al Bosco col Regio Fisco, e per più mattine ha perorato l’Avvocato Fiscale del Real Patrimonio Sig. D.5 Giovanni Ferraro, e se ne attende la decisione con grande impazienza. Il Padre Priore di Camaldoli della Torre del Greco, avendo parlato con poco rispetto del Governo, è stato esiliato da questo Regno. CORSICA Portoferrajo 2 Maggio. Una Feluca Napoletana procedente da Livorno con dieci Marinari di suo equipaggio, e con 7 Passeggieri Corsi, carica di polvere, ed altra munizione da guerra con una Cassetta di denari per il Sig. General de Paoli, essendosi fermata a quest’Isola in una Cala detta della Madonna delle Grazie, giurisdizione di Capoliveri, Stato del Principe di Piombino,6 mentre erano ivi i Marinari, e Passeggieri occupati in prepararsi che mangiare, li sopraggiunse un Felucone armato in guerra con Bandiera Francese comandato dal famoso Ribelle Capitano Cencella, che s’impadronì di detta Feluca, essendosene i Marinari, e Passeggieri scappati in Terra di Capoliveri, ove furono arrestati in luogo segregato,7 fintanto che non abbiano dato sfogo a tutte le dovute diligenze della Sanità.8 Ieri giunsero a questo Porto due altre Feluche Napoletane procedenti dallo Scalo delle Prunete in Corsica, e riferiscono essere approdata in quel Porto Vecchio grossa Nave mercantile con Bandiera Savoiarda, ove ha scaricato gran quantità di polvere, ed altre provvisioni da guerra per uso dei Nazionali, i quali dicono che sono preparati, ed impazienti di venire alle mani co’ Francesi. Si ritrova ancorato in questo Porto un Felucone Francese armato in corso, e credesi a fare la guardia a una Feluca di dispaccio del Sig. General de Paoli, che parimente qui ha dato fondo; ma pare che il Capo di essa abbia intenzione di disarmare. Il fatto seguìto nelle vicinanze di Ajaccio è molto diverso da quello si è detto fino ad ora. La Legione Corsa Francese comandata dal Sig. di Sondille fu affidata negli ultimi giorni dello scaduto Aprile al Conte Perez, il quale avendo inteso che Allata era stata abbandonata dai Corsi, come hanno fatto di diversi altri 1 Ferdinando I di Borbone. 2 alla Pantellerìa: all’esilio presso Pantelleria. 3 Francesco Vargas Macciucca (GM, p. 255). 4 PP.: Padri. 5 D.: Don. 6 Gaetano Boncompagni. 7 arrestati in luogo segregato: reclusi. 8 non abbiano dato sfogo a tutte le dovute diligenze della Sanità: non si siano fatti i dovuti accertamenti.

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Luoghi vicini al littorale, e più esposti all’invasione de’ Francesi, si inoltrò fino ad un Luogo detto Afà, nelle vicinanze di Appietto, Paese non molto abitato; ivi erano alcuni Corsi, ed il Conte Perez, facendo sembiante1 d’essersi partito affatto dai Francesi, vi entrò in aria di amico: ma non tardarono molto i Nazionali ad avvedersi della intenzione di lui, per il che subito lo attaccarono con tanto vigore, che sebbene vi fosse una differenza nel numero di più della metà, con tutto ciò la Legione Corsa Francese dovè darsi alla fuga precipitosamente, avendo lasciati morti sul Campo due Capitani, uno dei quali è il Sig. Cresci di Bonifazio, e molta quantità di Soldati. Dalla parte dei Nazionali ne sono morti assai pochi, con non pochi feriti. Ora la detta Legione si va disperdendo non solo per la detta mortalità, ma ancora per la gran diserzione, essendo fin disertato dopo questo fatto un’intera Compagnia inclusovi il Capitano. È giunto Leuto2 Marcianese dalla Bastìa, l’Equipaggio del quale depone3 aver veduto trasportare in Bastìa gran feriti, e quantità di cavalli [55v] sguarniti, ed ha osservato, che in quella Città si tiene un gran silenzio, ancorchè si sappia esser seguìto un grosso fatto verso il Borgo. Firenze 15 Maggio. Sabato mattina prima delle ore 10 Sua Altezza Reale nostro Signore4 si fece fare l’inoculazione del Vajuolo, che fu eseguìta dal celebre Sig. Ingenhous5 con l’assistenza de’ Signori D. Lagusius Archiatro6 delle loro Altezze Reali, e il Sig. D. Giovanni Targioni Tozzetti Medico della Real Corte. La nostra Real Sovrana7 va ristabilendosi, e gode della miglior salute, come ancora tutta la Real Prole. In quest’oggi dopo il mezzo giorno è ritornato in questa Dominante Sua Maestà l’Imperatore8 dal suo viaggio di Parma, e Modena, ed è andato a smontare alla Real Villa dell’Imperiale, ove soggiornano i nostri Reali Sovrani. Dalla Corsica nulla abbiamo di nuovo, ed è stata una mera favola quanto si era sparso negli scorsi giorni d’una fiera Battaglia fra i Nazionali, e i Francesi. Livorno 10 Maggio. Da Bastimento partito ieri di Corsica, e giunto oggi in questo Porto, si ha la distinta notizia di alcuni fatti di arme seguìti quasi nell’istesso tempo, sebbene in diverse parti di quell’Isola, e tutti con esito fortunato per la Nazione Corsa. I Francesi dunque una notte istessa si mossero in quattro Corpi differenti da quattro differenti Accampamenti per assalire in più parti il Nemico, ma il successo non corrispose alle loro speranze; poichè il Corpo, che si partì dal Campo di Bastìa, dopo essersi impadronito del Borgo, e di altri piccoli luoghi stati abbandonati da’ Nazionali per ordine del loro Generale de Paoli, andò ad assaltare i Trinceramenti Corsi al Ponte di Golo, dove replicarono l’attacco per tre volte, e finalmente furono obbligati dalla quantità del fuoco, che fecero loro addosso i Corsi, a retrocedere con fretta, e con poco ordine, lasciando sul Campo forse due mila morti, seppure non vi è qualche eccesso nel numero. 1 2 3 5 6 7

facendo sembiante: fingendo. O liuto, imbarcazione a vela, usata spec. per trasporto o pesca. depone: dichiara. 4 Leopoldo I. Nella stampa: Ingenbous. Archiatra, medico principale o protomedico. Maria Luisa di Borbone. 8 Giuseppe II.

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Un altro Corpo staccato dagli Accampamenti di S. Fiorenzo si portò nel Nebbio, ed ivi occupò Murato, Olmetta, ed altri Paesi vuoti di abitatori, ed in questa marcia una Vanguardia Corsa cominciò a scaramucciare coll’Antiguardia Francese composta di Cavallerìa leggiera, Cacciatori Reali, e volontarj, e di poi accortamente si ritirò unendosi al suo Corpo: allora le Truppe Francesi avanzatesi si trovarono in mezzo a più partite di Nazionali; qui seguì una zuffa delle più sanguinose, che restò per due ore indecisa con danno notabile di ambedue le parti; ma tale era la disposizione degli appostamenti Corsi, che i Francesi non poterono più resistere, e furono obbligati ad abbandonare il Campo, lasciando il terreno sparso di Cadaveri; un grosso Distaccamento Francese, che aveva occupato un posto detto Campitello, fu il più infelice, poichè restò tutto trucidato nella furia dell’azione, essendo appena avanzato a tanta strage un Soldato ferito, che potesse portare l’infausta notizia in Bastìa. Altro grosso Corpo Francese marciò da Calvi verso la Pieve di Pino, ed avendo attaccato Calenzana, dove già stavano i Corsi aspettandogli, qui pure seguì un fiero incontro, ma avendo cominciato i Francesi a ritirarsi furono con tant’impeto inseguìti dai Nazionali, che gli accompagnarono fino nel Sobborgo di Calvi. Il simile accadde dalla parte di Ajaccio, poichè dopo essere stata disfatta la Legione Corsa Francese sotto il comando del Conte Perez, fu da un Corpo di 500 Francesi, staccatisi dall’Accampamento di Ajaccio, occupata la Terra di Allata già evacuata da’ Corsi: ma anche questi furono con tanto vigore assaliti dai Nazionali comandati dal Generale Abatucci, che restarono interamente disfatti, essendosene potuti soli 10 salvare, e tornarsene in Ajaccio. Queste sono le prime nuove, che ci sono pervenute, in appresso sentiremo se tutto corrisponde al raccontato. Dalla parte dei Francesi si dice, che quel Generale averà adesso un Corpo di soli 9 mila uomini, che sieno in grado di agire, dovendo tenere occupato il restante dell’Armata nel guarnire molti posti. Nel dì 4 sentesi, che ai Corsi riuscisse predare alcuni Bastimenti Francesi con munizioni da bocca, e da guerra, e grossa somma di denaro. Venezia 6 Maggio. Sono state soppresse le Certose di Belluno, e di Padova. I Religiosi della prima passano al Bosco, detto del Mantello, e quelli della seconda a Venezia con assegnamento vitalizio, e proibizione di non più ricevere Novizj. I Padri Gavotti, o sia Domenicani Osservanti sull’intimazione fatta loro di ubbidire nel termine di un mese a quanto loro è stato prescritto a seconda dei Decreti del Senato, o di partire da questi Dominj, hanno finalmente risposto di uniformarsi alle dette prescrizioni. Si teme, che i Teatini possano cadere nell’indignazione di questo Governo a motivo della resistenza, che fanno sopra alcuni punti de’ mentovati Decreti. In questo giorno è stato risoluto in Pregadi, che i Gesuiti dentro il termine di 3 mesi debbano o uniformarsi alle Leggi, e regolamenti, o che debbano partire. Non si è avverato, che questo Sig. Marchese Maruzzi dovesse partire da questa Dominante, mentre la Repubblica passa ugualmente buona armonìa1 tanto colla Corte di Russia, quanto colla Porta Ottomana.

1 passa […] buona armonìa: si trova in accordo.

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Milano. Jeri l’altro giunse qui la notizia dell’Elezione del Sommo Pontefice seguìta il dì 19 nella persona del Cardinale Fr. Lorenzo Ganganelli del Tit.1 de’ SS.2 12 Apostoli. Egli ha assunto il nome di CLEMENTE XIIII. Era egli dell’Ordine de’ Minori Conventuali: nacque in S. Arcangelo, Diocesi di Rimini il 31 Ottobre 1705, e fu creato Cardinale dalla S. M. di Clemente XIII il 24 Settembre 1759. La prudenza corredata di dottrina, e d’eccellenti costumi formava il carattere del Cardinal Ganganelli. Ora Sua Santità farà luminosamente, e per molti anni risplender queste sue doti dalla Cattedra di S. Pietro, e dal Trono di Roma. Questa Città ha la gloria d’averlo conosciuto, mentre soggiornava in questo Convento di S. Francesco Grande. È qui morto il valente Ritrattista Cavalier Carlo Francesco Rusca; conosciuto in Europa, e più volte onorato da’ Principi. Ha egli lasciato seguaci della sua maniera il Figlio, e l’Abate Rossignoli.

[56r] Num. XXII Per il Mercoledì 31 Maggio 1769. ALEMAGNA Vienna 17 Maggio. U n Corriere arrivato gli 11 di buon mattino da Fiorenza a Belfonte, ha recata la nuova, che Sua Altezza Reale l’Arciduchessa Granduchessa3 aveva felicissimamente dato alla luce, li 6, verso l’ore 6 del mattino, un Principe.4 Circa l’ore 8 del mattino si è quindi cantato il Te Deum, nella Cappella del Castello di Belfonte suddetto, in ringraziamento all’ALTISSIMO di questo interessante avvenimento. Ieri la Corte è stata in gran gala; e Sua Maestà Imperiale, e Regia Apostolica5 è venuta la mattina in questa Capitale colle Loro Altezze Reali i Serenissimi Arciduchi, ed Arciduchesse;6 e la sera v’è stato a Palazzo grande appartamento.7 Dall’Elba Bassa 5 Maggio. Sentesi, che si armino con ogni diligenza 8 Vascelli di Linea, e due Fregate a Carls-Cron, Porto principale della Svezia. Dicesi dappertutto, che la Dieta sia per trasferirsi da Norkioping a Stokolm. Quattro Vascelli della Flotta Danese son pronti a far vela. Corre voce, che tutte le Truppe Prussiane, distribuite nella Vestfalia, abbian ordine di marciare verso Magdeburgo. Amburgo 6 Maggio. Abbiam nuova da Berlino, come vi è stata ultimamente eretta la magnifica Statua del celebre Veld-Maresciallo8 Conte de Schwerin, eccellentemente ese1 Tit.: titolo. 2 SS.: Santi. 3 Maria Luisa di Borbone. 4 Il futuro Ferdinando III. Se ne era già data notizia supra, n. XX, p. 215. 5 Maria Teresa d’Asburgo. 6 Elisabetta, Ferdinando, Maria Amalia, Maria Anna, Maria Antonietta e Massimiliano d’Asburgo-Lorena. 7 appartamento: ricevimento. 8 Feldmaresciallo ovvero maresciallo di campo, alto grado militare; più sotto, passim, detto anche Feld Maresciallo.

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guìta in marmo bianco dal famoso Scultore Sig. Sigisberto. L’Eroe vi è rappresentato nell’atto, che alla testa del suo Reggimento s’avanza contro al Nemico con lo Stendardo alla mano, atto in cui esso morì, nella Battaglia di Praga. Il coraggio singolare merita una memoria, il coraggio utile ad alcuni la merita più, il coraggio utile agli uomini merita massimamente la immortalità. SVEZIA Norkioping 29 Aprile. Il 24 di questo mese i Deputati degli Stati si presentarono alle Loro Maestà,1 ed alla Reale Famiglia. Il 25 i diversi Ordini dell’Assemblea si complimentaron fra loro per via di Deputati; e il dì seguente si tenne la prima piena Adunanza. I Membri, che comporranno la Delegazione segreta, son di già scelti; e le rispettive Deputazioni cominceranno ad operare la ventura settimana. Tutto ciò, che s’è fatto finora par, che non dispiaccia alla Corte, e generalmente anche al pubblico. DANIMARCA Coppenaghen 28 Aprile. La Flotta, ch’è stata data all’acqua2 il dì 22 di questo, e i seguenti, consiste in 8 Vascelli di linea, e due Fregate. I Vascelli son questi: la Giulia di 70 Cannoni, il Lione del Nord di 70, l’Islanda di 60, la Wilhelmina-Carolina di 60, la Zelandia di 60, lo Sleswig di 50, il Marte di 50, la Santa Croce di 50. Le Fregate sono amendue di 30 Cannoni. Il Comandante Generale di questa Flotta è il Sig. Ole-Hansen. Non se ne sa per anco il destino. POLONIA Varsavia 29 Aprile. Dee formarsi un cordone da Zakroczim fino a Piasteczno, e Gura, sotto gli ordini del Reggimentario Braniki: sarà esso composto della Guardia del Corpo a cavallo, ch’era in Lituania, d’alcuni Reggimenti d’Ulani, di quelli della Corona, e dell’Artiglierìa, di cui s’è raccolto gli avanzi. A questi si uniranno ancora i Corpi Russiani, che sono nei nostri contorni, e alcune bande di Cosacchi richiamate a questo effetto dalla Grande Armata. Di tutto ciò la Commissione di Guerra ha formato il piano, e spediti i rispettivi ordini. Il Maggior Drewitz, che accampava in questi contorni, se n’è partito col suo Corpo per andare a sopire la Confederazione di Sandomir: contuttociò egli non ha altr’ordine, se non che d’osservare i movimenti di que’ Confederati, senza nulla intraprendere contro di essi. Di fatti si dice, che lontani dal pensare a nessuna via di fatto, ad altro non pensino, che a dirigere al Trono le loro Suppliche: per questo è, che il Maggiore Drewitz ha ordine di non inquietarli, e di lasciar libero il passo a’ loro Deputati. Il felice esito della spedizione di questi potrebbe, come si spera, dare un altra forma alle Confederazioni, le quali si potrebbono sciogliere per la via della negoziazione, che non s’era tentata finora. Il Maggiore Drewitz ha battuto verso la Lituania il Sig. Zackrzewski Capo della [56v] Confederazio|ne di Wyssogrod, ch’era alla testa di 1200 uomini. Son rimasti sul Campo 150 Confederati; altri 60 feriti, o periti nelle Paludi; il resto è

1 Gustavo III e Luisa Ulrica di Prussia.

2 data all’acqua: varata.

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fuggito. Il Sig. Maggiore ha perduto 100 Cavalli crepati per la marcia precipitosa: si vuole, che sia fra i morti il Capo di questa Confederazione, che ora è perfettamente distrutta. Dalle Sponde della Vistola 26 Aprile. I torbidi, e le violenze crescono di giorno in giorno nella Polonia, e non si vede più modo di ritornarvi la tranquillità; gli stessi Moscoviti cominciano a sentir la difficoltà di sostenersi in questo Regno, quando non vi si accrescano considerabilmente le forze loro. I Confederati, così come i Russi vi sono alternativamente ora vincitori, ora vinti. I primi hanno dato il fuoco, ed il guasto alla piccola Città di Pratznitz discosto qualche miglia da Willenberg; molti degli abitanti vi hanno perduta la vita; ma i Russi vi si sono bravamente difesi. In questi ultimi giorni è pur seguìta un’azione presso a Strzyno fra qualche altre partite delle medesime Truppe, nella quale i Confederati, malgrado una lunga loro resistenza, debbono aver perduto due Reggimenti, che gli hanno abbandonati, molti prigionieri, ed otto Cannoni; il Sig. Uleiski, dopo aver combattuto lungo tempo con 150 uomini contra il Tenente Colonnello Manchel, s’è finalmente messo in salvo: il Reggimentario Monzynski, essendosi renduto a discrezione1 con 15 uomini, fu rilasciato colla parola di non unirsi più a nessuna delle Confederazioni. D’altra parte i Russi hanno perduto a Lowicz cento uomini. Il Maggiore Drewitz è attualmente accampato col Corpo, ch’ei comanda, due miglia lontano da Varsavia. La Guardia di Lituania a cavallo, che fu nella Podolia, n’è ritornata, e si metterà a’ quartieri dietro a Molozin, e Lontinka. TURCHIA Costantinopoli 3 Aprile. Il giorno 27 dello scaduto seguì la marcia solenne del Gran Visire,2 che si trasferì all’Armata con lo Stendardo di Maometto. Il dì 29 ebbero da lui udienza gli Ambasciatori di Francia,3 d’Inghilterra,4 e di Venezia,5 come anche l’Internuncio di Vienna;6 il dì 30 l’ebbero i Ministri di Svezia,7 di Prussia,8 e della Repubblica d’Olanda;9 il dì 31 il Ministro di Napoli.10 Questo giorno medesimo il Residente di Moscovia Sig. Obresckow fu condotto dalle Sette Torri all’Armata con tutte le sue genti. La Porta gli fa dare 275 Piastre al giorno, e lascia settanta Carri, e due Carrozze a disposizione di lui. Il Gran Signore11 andò ieri in persona all’Armata, la quale si messe di poi in cammino, e debbe accampare stassera a Ponte Piccolo. Dalle Frontiere della Turchìa 19 Aprile. Si ha dalla Moldavia, che i Turchi vi sono attualmente in numero di 60 mila. La Vanguardia dell’Armata Russa dee aver passato il Bog, avvicinandosi al 1 renduto a discrezione: arreso. 2 Mohammed Emin. 3 François-Emmanuel Guignard de Saint-Priest. 4 John Murray. 5 Girolamo Ascanio Giustinian. 6 Franz Anton von Brognard. 7 Gustaf Celsing. 8 Johann Cristoph von Zegelin. 9 Frederik de Weiler. 10 Nella stampa qui compaiono i due punti. Il Ministro di cui si discorre è Wilhelm Moritz von Ludolf (cfr. GM, p. 264, come per i riferimenti precedenti). 11 Mustafà III.

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Niester: anzi alcuni avvisi vogliono, che tutta l’Armata medesima l’abbia di già valicato. Più non si dubita, che non debba seguir presto un’azione. Non solo si pretende, che i Russi occupino presentemente Azof, ma che anzi il muniscano di Fortificazioni, e di grandi Batterìe per farne un nuovo Antemurale1 dell’Imperio Russiano. Corre voce, che nella Croazia Turchesca sieno stati uccisi, in una stessa notte, i tre Capitani, che la Porta vi aveva mandati, senza che si sappia da chi, nè perchè. Il Kan de’ Tartari,2 che si voleva assassinato, e morto a Kauschan, secondo alcuni avvisi, è tuttavia bello, e vivo; solo si dice, che sia deposto, e relegato in un’Isola. Vuolsi ancora, che il Sultano Fety-Gueray di lui figliuolo sia stato fatto prigioniere, e dato in mano de’ Russi. In somma o il Kan è morto, o è deposto, o ha perduto il figliuolo, o è tutto insieme, o non è niente di tutto: chi sa? le novelle son tanto diverse! son tanti i partiti! gli uomini son tanto favolosi! son tanto visionarj! PAESI BASSI Ostenda 2 Maggio. In grazia de’ contrarj venti ruppe iersera contro la nostra Costa la Nave del Capitan Weytens, che s’era di qui partita il dì 29 Aprile carica di Sale per il Baltico. Tutte le persone, che v’eran sopra, ebbero la fortuna di salvarsi; ma quattro Marinaj, che mossi da carità, accorsero sopra una piccola Barca in ajuto del Bastimento, cascarono in acqua, ed affogarono. Il Mare, avendo qualche ore dappoi gittati i loro Corpi sulla Costa, non si potè scorgere in essi il menomo segno di vita: nondimeno per non mancare a’ doveri dell’umanità, furono levati di quivi; e nel corso della notte si dettero loro varj soccorsi, secondo il metodo, che ora si tiene in Olanda. Le cure usate ebber più successo, che mai non sarebbesi ardito di sperare; tanto, che ora son tutti e quattro in perfetta salute, tranne uno, ch’è un poco incomodato d’una leggier ferita, ch’egli s’è fatta cadendo. Questi uomini caparbj, che gridano contro a tutte le novità dirette al loro vantaggio per niun’altra ragione se non perchè sono novità: questi uomini crudelmente trascurati, che per non uscire della loro indolenza, aman meglio di disperare, imparino quante volte lascin perire i piccoli loro figliuoli, gli amici, i prossimi, massimamente ne’ Paesi, ove le acque sono frequenti, quando con piccolissimo incomodo potrebbon salvarli. I Medici, i Cerusici, i Parrochi dovrebbon recarsi a coscienza di non sapere il metodo, che si tiene per queste cure, altronde così facile a sapersi, e descritto in molti Libri. INGHILTERRA Londra 9 Maggio. Gli spiriti sono tuttavia occupati dall’affare dell’Elezione della Contea di Middlesex. Si assicura, che l’Autorità più grande in Legge, che noi abbiamo, ha dichiarato perfettamente legale, e constituzionale la condotta della Camera de’ Comuni rispettivamente all’elezione del Sig. Luttrell, e che tale è la generale opinione de’ nostri Legali. Il dì 8 la Camera stessa, dopo una lunga, e viva discussione, sentenziò colla pluralità di 221 voce contro a 152, che il Sig. Luttrell è stato legittimamente eletto. La fermentazione comincia a calmarsi, e la discordia fra gli Elettori di Middlesex sembra, che ricondurrà finalmente la quiete. 1 Luogo fortificato atto alla prima difesa.

2 Krim Ghirai.

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Secondo lo Stato dei Debiti Nazionali, rimesso il primo di questo mese al Parlamento, appare, che fino al dì primo dello scorso Gennajo, montavano essi alla somma di 128 milioni 999 mila 236 lire Sterline, 8 Scelini, 2 soldi e un quarto; [57r] e gl’Interessi annuali vanno a 4 milioni 596 mila 186 lire Sterline, 18 Scelini, e 8 soldi. Il Governo ha spedito due Scialupe da guerra nel Mediterraneo, cioè il Diamante, e l’Alarme: questi Navigli,1 amendue buoni velieri, son destinati a un medesimo oggetto. I nostri fogli pubblici son pieni di Versi ad onore del Sig. de Paoli; ed è egli il suggetto de’ Canti di quasi tutti i nostri Poeti. FRANCIA Parigi 12 Maggio. Il felice successo della Inoculazione praticata nel passato Autunno alla Scuola Reale Militare (come si disse in questi Fogli) ha determinato il Re2 a farla fare anche nel Collegio della Fleche. A questo effetto il famoso Sig. Gatti, Medico Consultante di Sua Maestà, vi si trasferì alla fine dello scorso Febbrajo, e fece l’innestamento del Vajuolo a 122 di quelli Alunni. 112 di questi hanno avuto, chi più chi meno, la cercata eruzione senza il menomo accidente sinistro. Gli altri 10 ne sono stati del tutto esenti, sebbene sieno stati inoculati fino a due volte, e lasciati per quasi sei settimane esposti alla contagione. Ciò viene attestato con loro giuridica Deposizione da’ Medici, e da’ Cerusici della Città della Fleche, che furono tutti chiamati ad assistere a questa operazione per riconoscerne il metodo, e seguirne i progressi. Molte cose risultano da questo fatto. 1. Una nuova, ed ampia pruova del buon esito del Vajuolo innestato. 2. Una nuova pruova della innocenza di questa operazione anche in quelli, in cui non viene da essa suscitato il Vajuolo. 3. Una nuova pruova della somma probabilità, che c’è di non più contrarre per contagio il Vajuolo quando non s’è contratto per l’Inoculazione. 4. Una nuova pruova dell’eccellenza del metodo semplicissimo del Sig. Gatti: e ciò a dispetto di que’ Medici, che non osando più opporsi sfacciatamente all’evidenza, tentano almeno d’avvolger l’inoculazione in misteriosi apparati, per non cedere del tutto i proventi, e le regalìe di questa provincia ec. ec. Si assicura, che noi abbiam preso Olmetta in Corsica a forza d’Armi, che il Reggimento di Linguadoca s’è altamente distinto in questa spedizione, e che il Conte di Vaux marcia con tutte le sue forze divise in 4 Colonne. Pochi giorni sono un Giovane, che riuscì con poco successo al Teatro Italiano, disperato per la fredda accoglienza, che il Pubblico fece a’ suoi talenti, s’andò ad impiccare nella sua Camera, ove fu trovato morto. ITALIA Roma 20 Maggio. La fausta elezione del Sommo Pontefice CLEMENTE XIV seguì ieri mattina giorno 19 a pieni Voti con grande sorpresa della Prelatura, e della Nobiltà, e con generale applauso del Popolo, e de’ Ministri Esteri, che ne hanno dato segni inusitati di gioja. Alle ore 15 fu, colle consuete forme, pubblicata l’elezione, e nel giorno discese il nuovo Pontefice in S. Pietro. Non ha la Santità Sua voluto, che si spedissero Corrieri a’ suoi Parenti; ma spedisce con Lettere di proprio pugno i Corrieri alle Corti. Domenica otto sarà consecrato Vescovo, e l’altra Do1 Navigli: imbarcazioni.

2 Luigi XV.

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menica dicesi, che seguirà l’Incoronazione. Qui si sperano grandi cose dalla prudenza, dalla dottrina, dalla santità de’ costumi d’un sì degno Pontefice. Sua Santità ha nominati Segretario per gli affari delle Corti Straniere il Cardinal Pallavicini, Segretario per gli affari dello Stato Pontificio il Cardinale Spinola, Prodatario dopo la morte del Cardinal Cavalchini, il Cardinal Malvezzi, Legato di Bologna il Cardinal Branciforte. La Sede di Roma è stata vacante tre mesi, e sedici giorni. CLEMENTE XIV è ora in età di 63 anni, e 6 mesi compiuti. Ferrara 10 Maggio. Si attende per il giorno 26, o 27 Sua Maestà l’Imperadore,1 che passerà di qui per andare a Mantova. Napoli 16 Maggio È quì giunta la recentissima notizia, che i Tunesini, e i Tripolini allestiscano un forte Armamento per Mare; e che contro di esso sieno uscite le Galere di Malta, scortate d’una Fregata da guerra. Venezia 27 Maggio. La Serenissima Repubblica ha eletto per Ambasciatori al nuovo Sommo Pontefice le loro Eccellenze Girolamo Venier, Andrea Tron, Sebastian Foscarini, Kavalieri della Stola d’Oro, e Francesco Foscari. Firenze 22 Maggio. Niun sintomo per anco si scorge nella preziosa salute del nostro Real Sovrano2 dopo l’indicata Inoculazione del Vajuolo. Livorno 19 Maggio. È giunto questa mattina Bastimento Corso procedente da Bastìa, il di cui Padrone ha deposto all’Ufizio di Sanità non essere gli ultimi successi in Corsica così vantaggiosi ai Francesi conforme essi decantano.3 Esser verissimo il fatto d’armi al Ponte di Golo, dove sono rimasti da 4 in 5 mila Francesi fra morti, feriti, e prigionieri, soggiugnendo, che molto più seria sarebbe stata l’azione se i Nazionali avessero avuta più sofferenza, allorchè il corpo avanzato delle Truppe di Francia passò il detto Ponte, ma appena fu osservato dai Corsi un tale avanzamento, l’assalirono furiosi, e rispinsero con tanta forza, che il Nemico non pensò che a coprirsi coll’Artiglierìa, e subito retrocedere; che al presente ritrovansi tanto il Generale de Vaux, che il Generale Marbeuf di qua dal Ponte accampati, ed irresoluti, o di tentarne il passo, o di ritirarsi. Al contrario il Generale de Paoli ritrovasi all’opposta parte del Fiume ben fortificato col grosso suo Esercito in osservazione degli andamenti de’ Francesi, sperando di potere ottenere una completa vittoria: lì4 vengano al cimento, o si ritirino. Genova 20 Maggio. Il dì 11 del corrente furon chiamati dal Serenissimo Governo tutti i Capi de’ Regolari, e fu loro ordinato di dare una Nota esatta de’ Religiosi esteri, che esi1 Giuseppe II. 2 Leopoldo I. 3 conforme essi decantano: conforme a quanto essi decantano. 4 Nella stampa: vittoria li.

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stono ne’ loro Conventi, e di non parlare, nè scrivere contro le risoluzioni prese, o da prendersi sopra i medesimi. Dalla Bastìa si è inteso, che i Francesi si sono impadroniti di tutto il Nebbio, e del Ponte di Golo; che nell’inseguire, che fece il Sig. Conte di Vaux, Comandante Generale, i Corsi con 10000 de’ suoi, corse a risico1 Clemente de Paoli, che li [57v] comandava, al quale fu preso il suo bagaglio, di restar prigioniere a Murato; e che il Sig. di Marbeuf, con un altro Corpo di 8000 uomini, s’era avanzato di là dal detto Ponte fino alle vicinanze di Lento, dove s’unì a quello del riferito Sig. Conte di Vaux, ivi formando il loro Quartiere generale. Coll’arrivo poi d’un Bastimento dalla Bastìa sopradetta si è inoltre saputo, che i Francesi si disponevano per attaccare i Corsi, che fortificati in grosso numero trovavansi nel Luogo stesso di Lento; soggiungendo, che appena giunto a S. Fiorenzo il Reggimento Real Delfino, composto di 4 Battaglioni, s’era fatto marciare verso l’Armata Francese; e che il Reggimento medesimo veniva seguitato da altre Truppe, procedenti dalla Provenza. Altra del 27 detto. Secondo varie Lettere di Bastìa, le Truppe Francesi avevano superato gran parte degli ostacoli fatti loro da’ Nazionali Corsi alla Bocca di Lento, a Petralba, e nel Paese di Borgo; e una parte di esse erasi avanzata alla volta di Balagna, e di Corti. Dalla parte d’Ajaccio non sapevasi quel che fosse seguìto, ma si credeva, che i Francesi si fossero innoltrati nella Montagna, com’era loro disegno. Finalmente erano giunti in Bastìa gli Ostaggi di tutti i Paesi fino a quell’ora acquistati dalla Francia. D’altra parte poi, recenti Lettere di Livorno, dicono aver quivi sicura notizia dalla Bastìa medesima, che i Francesi avevano attaccato Rostino, e che dopo un conflitto assai sanguinoso d’ambe le parti, se n’erano impadroniti il dì 17; che quindi eran passati a Corti, la quale ancora s’era loro renduta a patti di buona guerra il giorno 21; che il Sig. Pasquale de Paoli s’era rifugiato a Sartene di là de’ Monti con alcuni de’ suoi; che intanto il Sig. di Marbeuf, passato il Ponte di Golo, aveva trasferito il Campo sotto a Penta di Casinca; e che per fine un altro Corpo di Francesi penetrato nella Balagna aveva obbligato diversi Paesi a sottomettersi. Bisogna, che le Lettere di Corsica, e di Livorno degli Ordinarj passati, le quali vantavano, che i Corsi avevano così forte maltrattato i Francesi, ed uccisine tante migliaja, e che recavano il giornale de’ fatti seguìti sempre mai a favore de’ primi, fossero esagerate, o che il numero de’ Francesi sia cresciuto a dismisura in poco tempo, o che i Corsi si sieno perduti di coraggio; in somma qualcosa sarà, e il tempo ne caverà d’ogni dubbio. Parma 24 Maggio. Si è qui pubblicato il seguente Editto. La Real Giunta di Giurisdizione negli Stati di Sua Altezza Reale.2 Nella circostanza di ritrovarsi da qualche tempo sprovveduta de’ necessarj Ministri l’Inquisizione di Piacenza, per l’allontanamento di quel Padre Inquisitore, e del suo Vicario, essendo accaduta la vacanza anche di questa di Parma, per la seguìta morte del suo Inquisitore,3 egli è commendabile4 il zelo Pastorale dei Vescovi, i quali secon1 corse a risico: mise a rischio. 3 Dovrebbe trattarsi di Pietro Martire Cassio.

2 Maria Teresa d’Asburgo. 4 commendabile: lodevole.

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dando i piissimi eccitamenti, e le giustissime aspettazioni di S. A. R.,1 hanno riassunto nelle rispettive loro Diocesi il pieno esercizio del Ministero Inquisitoriale, reintegrando così le Vescovili Dignità dei nativi Diritti, intrinsecamente annessi al loro Spirituale Istituto pel sostegno, per la difesa, e per l’osservanza della Dottrina di Cristo, e dei Dogmi della sua Chiesa. Volendo pertanto la R. A. S., come Supremo Protettore ne’ suoi Stati della Cattolica Religione, che ai prefati Vescovi siano pronti tutti i mezzi, onde fruttuosamente esercitare il sagro loro Ministero nelle materie della Santa Fede, si è altresì degnata di commettere2 al suo Tribunale della Real Giunta di Giurisdizione, di spiegarne su di tale oggetto le Sovrane sue Ordinazioni. È dunque mente precisa di S. A. R., che tutti i Sudditi, e tutti gli Abitanti in questi Regj Stati, senza distinzione di rango, di dignità, o d’altra qualsivoglia prerogativa, debbano riconoscere, e rispettare nella legittima Autorità dei Vescovi, come nati Inquisitori, anche quella dei loro Vicarj, e di altri legittimi Delegati: e che ai Supremi Tribunali, e a tutti i Ministri di Governo, e di Giustizia, tanto Regj, come Feudali, incomba l’obbligo di prestare alle loro richieste, in ogni eventualità, la più pronta, e valida assistenza; per modo che, aboliti, e cessati di sua natura l’abuso, e gli irregolari effetti delle passate distribuite Patenti,3 restino i Vescovi, con i soli legittimi soccorsi della Regia Podestà, animati, e diretti al sicuro, e indeclinabile adempimento dell’accennato loro Ministero. La vigilanza degli stessi Vescovi, nell’esercizio di tale loro Giurisdizione, sarà anche più espressamente secondata dalla forza del Braccio Regio, tanto per i personali arresti dei Delinquenti, come per la esecuzione delle pene temporali condegne4 alle conosciute loro reità, colla speciale, e Sovrana Delegazione d’alcuno dei Regj Ministri, il quale in cadauna Curia Vescovile assisterà agli esami de’ Rei, e agli Atti Giudiziali, per disporre di tutti i provvedimenti di Giustizia, e di Suprema Podestà, di cui fosse per abbisognare in qualunque evento la Spirituale Giurisdizione dei medesimi Vescovi Inquisitori. Con queste, e con altre riservate provvidenze suggerite alla R. A. S. dalle massime di Pietà, e di Governo, impresse nell’animo suo giustissimo, spera di non vedere mai sparso nella Civile, e Cristiana Società de’ suoi Stati alcun seme delle false Religioni, che alla Santa Religione nostra si oppongono: di mantener sempre lontane le tenebre delle Superstizioni dalla purità del vero Culto: d’impedire le sacrileghe, e nefarie5 profanazioni del Santuario: di non lasciar nel suo Dominio respirare alcun veleno d’ereticali pravità:6 e finalmente di far servire l’Autorità delle sue Leggi, e la forza del suo Braccio alla osservanza delle Leggi di Dio, e al fedele adempimento dei Dogmi della Santa sua Chiesa. Parma 23 Maggio 1769. Presidente, e R.7 Giunta di Giurisdizione. Saliani Segretario Milano. Per Ordine del Governo Generale di Sua Maestà l’Imperadrice Regina Apostolica nella Lombardìa Austriaca si fa noto al Pubblico, che Sua Maestà l’Imperadore8 durante 1 2 3 5 7

S. A. R.: Sua Altezza Reale (poco oltre anche R. A. S.). commettere: affidare, concedere la competenza. Patenti: lettere patenti. 4 condegne: proporzionate. nefarie: nefande, empie. 6 pravità: malvagità. R.: Reale. 8 Giuseppe II.

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il tempo, che feliciterà colla sua Reale Presenza questi suoi fedelissimi Stati della Lombardìa Austriaca, si degnerà di ricevere tutte le Suppliche, e Ricorsi, che gli verranno presentati per passarli sotto l’occhio dell’Augustissima Imperadrice Nostra Clementissima Sovrana. Avvertendosi però, che tali Suppliche, e Ricorsi dovranno essere succinti, chiari, e firmati dal Supplicante, e dall’Estensore, perchè altrimenti orbi,1 o anonimi non saranno attesi. Milano 26 Maggio 1769. De Colla.

[58r] Num. XXIII Per il Mercoledì 7 Giugno 1769. ALEMAGNA Vienna 24 Maggio. S ua Altezza Reale l’Arciduchessa Maria-Cristina, ed il Duca di Sassonia-Teschen,2 suo Sposo, sono partiti la mattina de’ 19 dell’andante mese dal Castello di Belfonte, per trasferirsi a quello di Schloshoff. Dal Danubio 6 Maggio. Ogni cosa è ancora in disordine nella Polonia. I Confederati, sebben battuti in varie riprese, e in varj luoghi, tornano a comparire immantinente, e danno di gran travaglio3 alle poche Truppe Russe, che sono nel Paese. Alcuni Grandi, si dice, che abbiano rappresentato alla Russia, che qualora non vengano sostenuti con maggiori forze, non resterà loro più mezzo di provvedere alla comune sicurezza, e che vi è ancor da temere, che il Re4 non sia costretto ad abbandonar la Capitale. La loro situazione è tanto più critica, quanto che i Capi dei Malcontenti son gente determinata ad ogni intrapresa, se hassi a credere ad una Lettera scritta dalla Polonia ad un Polacco, che viaggia nel 1769.5 L’Autore vi fa la rivista di tutti, li caratterizza, e ne svela i motivi. Per compiacervi, dic’egli, io vi racconterò compendiosamente i misterj delle turbolenze, che affligono la nostra Patria. Non pretendo già di mandarvi la Storia voluminosa dei raggiri, che son concorsi a produrre la nostra disgrazia. Basti il dire, che l’ambizione, e la gelosìa sono il principio, ed il fine della perdita di questo Stato. Son due anni, che si formò una Confederazione, la quale doveva aver due oggetti, il primo di rimettere i Dissidenti in attività, e il secondo d’assicurar la caduta delle Diete sotto il titolo Repubblicano di corregger gli abusi, che si sono insinuati nella forma del Governo. Tutti gli ambiziosi offrirono la loro opera a questo fine, ma a condizione, che si facesse menzione delle cose, ch’essi bramavano nel secondo Articolo della correzione degli abusi. Ciò fu loro promesso, ma dopo la conchiusione dell’affare, non si trovò bastevole materia per satisfare tutti i desiderj; oltre di che, venendo spesse volte domandata da molti una sola, e medesima cosa, non si poteva contentarne più che un solo. Vi rimembra certamente, che questa Confederazione si congregò a Radom, e che quivi fece le sue Convenzioni. 1 orbi: privi. 2 Alberto di Sassonia-Teschen. 3 danno di gran travaglio: mettono in serie difficoltà. 4 Stanislao II. 5 Dovrebbe trattarsi delle Lettres sur la constitution actuelle de la Pologne et la tenue de ses diètes, pubblicato a Parigi nel 1769, di Félicité Pyrrhys de Varille (GM, p. 274).

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Colà fu dove tutti segnaron1 l’Atto: ma a misura, che qualcuno d’essi s’avvide, che non avrebbe ottenuto quanto desiderava, divenne malcontento, e si decorò immediatamente del titolo di Patriotto2 Repubblicano. Il Conte Krasinski, Vescovo di Kaminiec, fu quasi il primo, che innalberasse lo Stendardo a Radom: ma così tosto, ch’egli vide, l’Abate Podoski, vestito di questo carattere,3 concepì il disegno di rovesciar la Constituzione, di cui era egli stato il primo mobile.4 Egli impegnò suo Fratello il Ciamberlano di Razan, che al tempo della Confederazione di Radom era Maresciallo della Terra di Ciechanow, a mettersi alla testa d’una Confederazione a Bar. In una parola tutti gli odierni zelanti sono stati o Marescialli, o Consiglieri, o Membri giurati della Confederazione di Radom. Così seguita l’Autore a parlare di molti altri. Se tutto ciò, ch’ei dice del loro carattere, e de’ motivi onde sono animati è vero, si dee dire, che la Polonia è vicina al suo totale scioglimento, qualora la Russia non obblighi ben presto il Turco a ritirar da essi la sua protezione. Dicesi, senza saper con che fondamento, che la Porta abbia di già offerto la Pace alla Russia; e che questa non ne ha aggradite le condizioni. Comunque sia l’Armata Ottomana marcia, ma assai lentamente. SVEZIA Norkioping 6 Maggio. La Dieta ha conferite le cariche de’ Senatori, ch’erano vacanti; ed ha supplicato il Re,5 di chiamar l’altra parte del Senato, ch’era voluta rimanere a Stocolm: in conseguenza ne sono già arrivati alcuni Membri. POLONIA Varsavia 6 Maggio. Sabato 29 del mese passato giunse qui un Corriere del Principe di Gallitzin, Comandante in capite dell’Armata Russa, il quale ha recato l’avviso, che questa doveva aver passato il Niester il giorno 28, e celebrar le Feste di Pasqua, secondo il Rito Greco, nella Moldavia. I Moscoviti, per quanto si pretende, cominceranno le loro operazioni dalla presa di Bender, e di Choczim. Non v’è in quella Fortezza più, che 10 mila uomini, i quali non sono neppur tutti atti a portar arme, e la loro costernazione è così grande, che secondo ogni apparenza la Piazza si renderà al primo presentarvisi, che i Russi faranno. Il Figliuol maggiore del Sig. Pulawski è entrato in [58v] Sniatin, e in Horodenka nella Podolia alla testa di 400 Confederati, e di circa 300 Tartari, che sonosi uniti seco spontaneamente. Pare, ch’egli abbia disegno di penetrar nelle Montagne di Sandomir, per unirsi al Fratello, ed agli altri Marescialli della Confederazione di Cracovia. Il Maggiore Drewitz va tuttavia inseguendo nel Palatinato della Podlachia i Confederati, che si sono dispersi in occasione del Fatto di Kniesatyn, nel quale fu morto lo Zakrzewski loro Capo. Altra del 10 detto. È giunta per parte del Principe di Gallitzin la nuova, che questo Generale, dopo aver passato il Niester il 30 dello scorso, erasi presentato sotto a Choczim; 1 segnaron: firmarono. 3 vestito di questo carattere: così risoluto. 4 primo mobile: proponente, maggor responsabile.

2 Patriotto: patriota. 5 Adolfo Federico.

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che subito uscì presso a un migliajo di Turchi, i quali si scagliarono sopra i Russi, e ne furono agevolmente rispinti; che in seguito fu appiccato da quattro lati il fuoco alla Città colle bombe, che l’incendio era durato fino all’indomane; e che s’era di poi cominciato a cannonare il Castello. È seguita nello stesso tempo una Battaglia assai sanguinosa fra il Principe Prosorowski, e un Bascià dalle due Code.1 Gran numero di Turchi vi è rimasto sul Campo, e contasi fra i prigionieri il Bascià medesimo. Dal Niester 26 Aprile. Il Principe di Gallitzin ha oggi valicato questo Fiume colla maggior parte dell’Armata Russa, di cui egli è Generale in capite. Egli ha il suo Quartier Generale a Kolus. I Generali Ismailof, e Principe Prosorowski si son avanzati nella Moldavia oltre a Choczim. I Turchi, che formavano un Cordone da Kuyty, e Sniatin fino a questa Fortezza; si son ritirati all’avvicinarsi, che fecero i Moscoviti. Siccome la grande Armata di Russia, e quella della Porta sono attualmente in piena marcia; così non si dee tardar molto a ricever delle novelle importanti; tanto più, che si aspetta una battaglia al primo aprirsi della Campagna. Dalla Vistola 6 Maggio. Il Tenente Generale di Weimarn, che comanda le Truppe Russe nella Polonia, e nella Lituania, ha sotto di sè in Polonia tre Generali Maggiori, cioè il Conte Apraxin, un Principe Gallitzin, e il Sig. Czartoryski, e in Lituania il Sig. de Cologne, General Maggiore. Il Maggiore Drewitz stette finora sotto al comando del General Maggiore Apraxin, ma d’ora in avanti egli sarà immediatamente sotto quello del Generale di Weimarn. Gl’incontri, che ora vanno seguendo fra i Russi, e i Confederati, non son altro, che orribili macelli, poichè non si danno essi più Quartiere. Intendiamo dalle Frontiere della Turchìa, che i Generali Prosorowski, e Podhoroczany, che s’erano inoltrati nella Moldavia, si sono alquanto ritirati; poichè, avendo i Turchi, e i Tartari dato il guasto a tutto quel Paese, non vi si trova più assolutamente di che sussistere. Con Lettere di Costantinopoli si conferma la morte di Crym Gueray Kan de’ Tartari; con altre2 si mette in dubbio tuttavia; con altre si fa di lui successore Fethi Gueray suo figliuolo; con altre Dewlet Gueray di lui Nipote. Crym Gueray, Feti Gueray, Dewlet Gueray provano, che difficilmente si sanno le verità a questo Mondo. INGHILTERRA Londra 16 Maggio. Continova a trattarsi placidamente la Causa della Contea di Middlesex. Si parla ancora di cambiare il Ministerio. Sono accomodate le differenze relative all’America Settentrionale, ma non se ne sente le particolarità. La Francia ha fatte serie rappresentanze alla nostra Corte sopra i soccorsi, che gl’Inglesi danno a’ Corsi. La Corte ha risposto, ch’essa non ne ha dati mai; e che non saprebbe impedire, che i Particolari nol facciano. Torna il nostro Ambasciatore da Parigi, e sta per partirsi di qui quello di Francia.3

1 Titolo di governatore turco; le code sono quelle, di cavallo, che compaiono sull’insegna. 2 Nella stampa: alrre. 3 Rispettivamente, Simon Harcourt e Florent-Louis-Marie conte di Châtelet-Lomont.

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ITALIA Roma 24 Maggio. Domenica giorno 28 Sua Santità sarà consacrata Vescovo; e Domenica 4 Giugno sarà incoronata. Domenica passata cominciò a dare Udienza, secondo l’ordine dell’anzianità, al Sacro Collegio. Ha scritte, e suggellate di propria mano le Lettere a’ Principi, ma non ancora spedite. S’è dichiarata d’interporre i suoi prieghi1 presso la Repubblica di Venezia a favore del Cardinal Molino. Ha assicurato il Ministro di Spagna2 di voler proseguir la Ponenza, esercitata da Cardinale, della Causa del Venerabile di Palafox. Ha fatte molte lodevoli promozioni. Vedremo in essa un ottimo Principe di Roma, e lo specchio, e l’esempio de’ Vescovi della Cattolica Chiesa. Pesaro 27 Maggio. Il Padre Zaccheria, Gesuita, Autore dell’Anti-Febronio, è passato per questa Città Giovedì scorso, trasferendosi con tutta diligenza3 a Roma, dove dicesi chiamato dal suo Reverendissimo Padre Generale. Si veggono pure continuamente moltissimi altri Gesuiti prendere la stessa direzione per questi Stati. Napoli 23 Maggio. Si verifica l’uscita d’una grande Squadra di Barbareschi4 nel Mediterraneo. In conseguenza la nostra Corte ha dati ordini pressanti. Si son richiamate di Ponente la Nave S. Ferdinando, una Fregata, e tre Sciabechi: si arma in questo Porto la Nave detta l’Ercole: s’è ordinato di rinforzare il Molo di Messina, di ben munirne la Cittadella, di por guardie al Litorale, e nell’Isola di Milazzo, e si sono spedite Truppe a Lipari. Livorno 26 Maggio. Nel tempo stesso, che si esaltavano le gesta de’ Corsi, abbiamo veduto giungere a questo Porto un Filucone, detto la Vendicatrice, comandato dal Capitano Giovanni Nobili, di bandiera Corsa armato in corso con 16 Marinari, e 3 Passeggieri, che sono i Signori Andrea Sansonetti Capitano di Truppa Corsa, Giovanni Andrea Saliceti uno del Magistrato del Nebbio, ed il Sig. Pietro Paolo Cristofini Ufiziale di Truppa Corsa. Vengono dall’Isola Rossa in Corsica, mancando di là da 4 giorni, e dalla Gorgona questa mattina. Riferiscono pertanto, che il dì 8 i Francesi attaccarono il Ponte Nuovo, e riuscì loro di superarlo; che5 poi i Corsi lo ripresero, e poscia un Battaglione Francese, che andava a prendere alcune Alture di là dal Fiume, attaccò un Distaccamento di Corsi alle spalle, e di nuovo s’impadronì di detto Ponte; che dei Corsi 20 ne morirono, e 22 ne rimasero feriti; che il Capitano Pelone rimasto sotto i Cadaveri fu creduto morto, e perciò spogliato; ma che ritiratisi i Nemici corse nudo a riunirsi ai suoi. Che morì in tale azione [59r] un Giovane della nobil Famiglia d’Ornano; che dopo qualche giorno i Francesi valicato il detto Ponte occuparono i Paesi vicini a Rostino, e dovet1 prieghi: preghiere, suppliche. 2 Tomás Azpuru y Jiménez. 3 con tutta diligenza: in fretta, con premura. 4 Barbareschi: berberi, in gran parte corsari. 5 Nella stampa: Che. Allo stesso modo vengono portati al minuscolo anche i successivi che attraverso cui si articola la relazione di Nobili, Sansonetti, Saliceti e Cristofini.

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tero ripassare il fatal Ponte; che i Corsi erano giunti ad inseguire il Nemico, quando ad un tratto per somma disgrazia preso fuoco alla polvere, che era nel Convento di Rostino, e sopraggiunto il Generale Marbeuf dalla Casinca da lui soggiogata, il Generale de Paoli si vidde costretto ad abbandonar Rostino; avendo così il Nemico a fronte, e a fianco, e trovandosi scarso di munizioni si ripiegò con un grosso Corpo di Truppa sopra a Corti, ed ivi lasciò alcuni al comando della Città, ed altri a quello del Castello, che furono i Signori Giupeca, e Carli; che il detto Sig. General Paoli fece una spedizione per Balagna di 60 uomini, i quali dovettero attraversare il Territorio posseduto dai Francesi, essendosi resa la Pieve di Caccia, e il paese di Moltifao, che per 24 ore sostenne il fuoco, e per tal perdita restò interrotta la comunicazione fra Balagna, e Corti; che detto Distaccamento andò all’Isola Rossa; che trovò il Popolo in disordine, perchè senza speranza di ricever soccorso; che si adunò in Consiglio, e deliberò di rendersi ai vicini Francesi, i quali occupavano Santa Reparata, e Monticello; che alcuni dell’Isola Rossa in num. di 150 s’imbarcarono sopra una Nave Inglese, che partiva per Oneglia; e che 10 Persone in circa s’imbarcarono sopra un piccolo Legno Corso, ed una Filucca1 Napolitana dirigendosi a Livorno. Si è inteso poi, che il dì 21 entrarono i Francesi in Corti. Il Castello, secondo le relazioni de’ Francesi, si pretende reso, e secondo quelle de’ Corsi si dice, che si batte. La Pieve di Niolo è nell’istessa incertezza. Il Generale Paoli si pretende, che con un Corpo di Truppa siasi accampato in Ghisoni per impedire il passo a’ Francesi nel di là dai Monti. Si crede, che Marbeuf già detto morto sia stato preso in scambio di un Colonnello. La Pieve di Opino similmente non avendo ottenuta capitolazione vuol difendersi fin all’ultimo. I gran rinforzi continuati delle Truppe Francesi, l’avvilimento di alcune Truppe Nazionali a vista del gran numero de’ Nemici ha fatto sì, che dopo avere molte volte battuti i Francesi, hanno dovuto alla fine cedere i Nazionali alla forza superiore. Sulla Filucca Napolitana sono giunti i Signori Achille Murato, e suo figlio, Belgodere, Tizzini, Agostin, Panattieri, ed un altro, tutti della Provincia di Balagna, e dell’Isola Rossa, e Ufiziali di quel Regno. Altra del 29 detto. Un Capitano della Nazione Corsa, che negli antecedenti Fatti aveva date segnalate pruove di valore, e di fedeltà, e del quale per conseguenza il General de Paoli si fidava assaissimo, è stato la principal cagione de’ progressi inopinatamente fatti nella Corsica da’ Francesi. Secondo le relazioni, che ne danno alcuni de’ medesimi Corsi venuti ultimamente a rifugiarsi in questo Porto, l’avvenimento fu nel modo, che segue. Il mentovato Capitano aveva il comando delle Truppe Nazionali, ch’erano state destinate a protegger Monticello, Santa Reparata, Balagna, ed Algagliola. Costui, senza che si sapesse, era già da qualche tempo stato corrotto da’ Francesi con danaro a dover loro abbandonar que’ Posti, così tosto, ch’essi vi si fossero accostati. Il Sig. Achille Murato, e il Sig. Saliceti avevano il comando d’Isola-Rossa, e il General de Paoli stava con 3000 uomini a Moltifao. I Francesi dopo aver ricevuto un considerevole rinforzo da Tolone, uscirono con gran quantità di Gente, parte comandati dal Sig. de Marbeuf da Bastìa, e parte comandati dal Sig. de Veaux da S. Fiorenzo. Amendue questi Generali marciarono addirittura colle loro Truppe a Monticello, e a Santa Reparata, dove il Traditore, e i suoi Complici si rendettero immediatamente al Nemico, 1 Filucca: feluca.

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senza neppure sparare uno Archibuso, ciò che costrinse gli altri a fare lo stesso. Di là i Francesi, trovatosi aperto il cammino, passarono a Balagna, dove quel Popolo, sebbene abbandonato dal Traditore, sostenne valorosamente per ben ventun’ora il fuoco del Nemico. Quelli d’Isola Rossa, veggendosi così traditi, e tolta ogni comunicazione con de Paoli, stimolati da 4 Capi, determinarono di rendersi, benchè il Signor Achille Murato, e molti altri fosser pronti a difender risolutamente il loro Posto fino all’ultimo sangue. Il Sig. Murato, veduto di non poter nulla ottenere, ebbe tempo di fare impiccare i detti quattro Capi, e imbarcatosi, se ne fuggì alla volta di questo Porto con alcuni de’ più zelanti Compagni. Frattanto pervenuta la notizia del tradimento al Generale de Paoli, ripassò egli immantinente il Fiume con intenzione d’impedirne il passaggio a’ Francesi, che s’accostavano a Ponte Nuovo. In questo Luogo seguì un’azione molto sanguinosa, nella quale rimasero sul Campo circa 700 Corsi, e da tre, in quattro mila Francesi. Ma crescendo sempre più il numero di questi, il Sig. de Paoli fu obbligato di retrocedere a Rostino, dalla quale Piazza ancora si andò ritirando, veduto che non poteva essa sostenersi, massimamente per l’incendio improvvisamente seguitovi del Magazzino della polvere. Si trasferì adunque il Sig. Generale a Corti, per quindi osservar le disposizioni del Nemico; ma sopravvenuta ben presto gran quantità di Francesi dopo la resa di Rostino, e non avendo egli forze bastevoli da opporre, si ritirò a Ghisoni. Ora dicesi, ch’egli abbia fatto alto con un discreto Corpo de’ suoi a Venaco, Luogo poco distante da Corti. Intanto i Francesi occupata, senza verun contrasto la Città di Corti, cominciarono a batterne risolutamente il Castello, la qual cosa veduta da que’, ch’eran dentro s’ammutinarono, e sforzarono i due Tenenti, che v’erano di comando a domandar Capitolazione. Questa fu loro conceduta con tutti gli onori Militari, e promessa di scortarli fin qua: ma la maggior parte di quelli, che uscirono in numero di circa 100 entrarono al soldo di Francia; gli altri, co’ due Tenenti, uno de’ quali è il Sig. Gimenes Livornese, giunsero qui sopra un Bastimento Francese. Non si può esprimere l’interesse, che dimostra il Popolo delle varie Nazioni qui soggiornante per li Corsi, che sono arrivati. Non s’è mai veduto tanta folla, nè tanto tumulto, e fanatismo per qualsivoglia altro spettacolo, quanto se ne vide al costoro arrivo; e ne sarebbe seguito qualche scandalo a danno de’ Francesi, se la prudenza del Governo non vi avesse provveduto. La sera del Corpus1 Domini giunsero con varj altri Corsi il Capitan Pelloni, il Signor Achille Murato, e il Signor Salicetti, e furono accompagnati alla Gran Guardia da una folla numerosa di Popolo, che li baciava, e li festeggiava, malgrado le risa de’ vittoriosi Francesi. [59v] CORSICA Bastìa 27 Maggio. Il dì 22 si rese il Castello di Corti con tutti gli onori Militari. Il Generale de Paoli ne aveva a buon fine fatti mettere in libertà tutti i prigionieri fuor che due. Il Generale de Vaux ha tolto le Armi ai Luoghi acquistati, e proibito sotto gravi pene di tenerne di celate. Ha comandato alle Truppe Francesi, che non facciano il menomo insulto2 a’ Corsi. Ha pur proibito, che niuno attenti alla vita del Generale de Paoli, sotto pena della morte immediata del Trasgressore, e della disgrazia di tutti i suoi Congiunti.

1 Nella stampa: Corpns.

2 insulto: offesa, assalto.

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Isola Rossa 28 Maggio. Il dì 25 si rese questo Luogo senza veruna violenza. I Rappresentanti la Giurisdizione di Calvi, che consiste in 21 Pieve, si rendetter pure spontaneamente. Il General de Paoli, e il Signor Abatucci sono attualmente co’ rispettivi Corpi nella Pieve di Vivario. Un Corpo di 4000 Francesi, dicesi, che gli abbia attaccati, e che ne sia stato risospinto con gran perdita. Il Sig. Clemente de Paoli si sostiene tuttavia nella Pieve di Niolo. Il Capitano Gio.1 Carlo Saliceti fa continue scorrerìe ne’ Contorni di Rostino, inquieta i Posti avanzati de’ Francesi, e porta via i Carriaggi,2 che passano per Corti. Il Generale de Vaux ha promesso un premio di 500 Luigi a chi gliene porterà la testa. Dalla parte d’Aleria si spiega Bandiera Francese. Una resa chiama l’altra. Si crede reso anche Porto Vecchio, perchè vi si son veduti entrare varj Armatori di Francia. Mantova 2 Giugno. «La permanenza della Maestà Sua3 in questa Città non è stata che un laborioso continuato esercizio di mente, e della sacra Persona, ed un vivo esemplare di tutte le più eroiche virtù di un ottimo Regnante, dalle quali rapita Mantova, ha raccolti tanti monumenti, onde eternare la memoria di un sì felice avvenimento». Milano. Risposta alla Lettera inserita ne’ passati Fogli sopra la pubblica economìa de’ Grani nel nostro Paese. Ho veduto con piacere le vostre riflessioni sopra la mia Lettera del regolamento de’ Grani. Voi esponete i vostri sentimenti senza quel fiele pur troppo comune nelle dispute Letterarie alla nostra Italia. Voi parlate da onest’uomo, e per questo vi rispondo. Veramente io aveva stampata la mia Lettera coll’idea di comunicarla solamente a’ miei Concittadini; rispondendo voi per mezzo delle Gazette, avete voluto pubblicarla maggiormente; mi avete fatto un onore, che certo io non meritava, e di cui vi son molto tenuto.4 Molti è vero sono tutto giorno5 occupati a formare progetti; ma non tutti hanno egualmente in vista il pubblico bene. Sono affatto indiferente rispetto al mio sistema. Ho nessuna premura, che venghi addottato: anzi sarò sempre io il primo a condannarlo in vista di un altro, che più agevolmente assicuri la sussistenza a’ miei Concittadini, e renda nel tempo stesso più coraggioso6 l’Agricoltore. Per altro questo mio progetto non è poi tanto chimerico, come vorreste farlo credere con l’esempio del vostro Sultano. La massima non è poi soggetta a tante difficoltà, come voi dite, giacchè abbiamo dei Dati certi, su di cui fissarla. Ci è noto il numero delle Comunità, abbiamo il quantitativo dell’Estimo di ciascuna di esse, su cui si deve caricare, e ripartire il totale del consumo; il Dato di questo consumo si può facilmente ottenere con un calcolo, che non ha bisogno di essere rifatto tutti gli anni; mentre, una piccola alterazione nella popolazione non può recarle grande sbilancio. Spero, che se avrete letti gli Elementi di Commercio del Sig. Forbonnais, avrete veduto, che l’idea de’ suoi Magazzeni non si scosta molto dalla mia. Il Sig. Melon, da cui avete 1 2 3 5

Gio.: Giovanni. Carriaggi: grossi carri atti al trasporto di vettovaglie o armi. Giuseppe II. 4 tenuto: riconoscente. tutto giorno: continuamente. 6 coraggioso: forte.

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presa la bella risposta del Soldano,1 e forse l’idea spaventosa delle malattìe epidemiche cagionate dal Grano Magazzenato, non condanna, sebbene avete avvertito, che i grossi Magazzeni nelle Città, e allora convengo ancor io con lui, e con voi. Ma io temo molto, Amico, che non abbiate ben penetrate le mie idee, mentre io non mi sono mai inteso di dire, che le Comunità debbano ergere dispendiosi Magazzeni, comperare, e conservare il Grano per il Pubblico; ma bensì, che le Comunità debbano dividere la loro quota parte di Grano su tutti i loro particolari Possessori, i quali poi la conservino nei loro Granaj per trasmetterla2 di tempo in tempo ai rispettivi pubblici Prestini, dai quali sarebbe loro corrisposto il prezzo. Le Comunità non avrebbero, secondo me, che il carico d’invigilare3 alla fedele esecuzione di questo regolamento carico ben piccolo in vista del pubblico bene. In questa guisa non vedo, come possiate dire, che venga impedita la libera circolazione de’ Grani nelle nostre Provincie, se anzi io l’ho voluta libera in ogni tempo; che venga arenato un gran Capitale, e che debbansi ergere questi Magazzeni di tanto incomodo alle Comunità: meno poi, come il Grano, che deve necessariamente cambiarsi da un anno all’altro, o poco più, possa cagionare malattìe epidemiche tanto funeste. Oltre di che non v’accorgete, che in questo fate torto egualmente ai vostri Cittadini, ed ai Regj Ministri, che hanno la cura di vegliare sulla condotta de’ Prestinari, ed alla conservazione della sanità de’ Popoli. Chi vi ha mai detto, che si debbano tenere de’ Magazzeni, anche per gli Butiri, e per le Grassine? So anch’io, che allora non sarebbero buoni, che da darsi agli Speziali: ma ditemi un poco, che difficoltà avreste voi, che le Comunità per esempio del Lodigiano obbligassero i loro Fittabili, e per conseguenza indirettamente i Possessori a mandare una determinata quantità di Butiri, e Grassine alla Capitale, e alle Città della Provincia; lasciando poi libera l’estrazione del rimanente. Il seguito nell’Ordinario venturo. Essendosi dal Magistrato di Coira ne’ Grigioni stabilita una Terza Lotterìa molto vantaggiosa divisa in cinque Classi, secondo il formato Piano, e che verranno estratte, la prima Classe, ch’è di Fiorini 6, Karantani4 30 di quella Moneta alli 3 d’Agosto; la seconda Fiorini 5, Karantani 30 alli 5 d’Ottobre, la terza Fiorini 5, Karantani 30 alli 7 Dicembre 1769; la quarta Fiorini 5, Karantani 30 al primo Febbrajo; la quinta Fiorini 7 alli 5 d’Aprile 1770, potendosi guadagnare varie volte, ed il premio maggiore è di Fiorini 13 m., perciò se ne porge la notizia al Pubblico, perchè chi volesse applicarvi possa provare la propria sorte, e dirigere colà le sue commissioni. [60r] Num. XXIV Per il Mercoledì 14 Giugno 1769. ALEMAGNA Vienna 31 Maggio. I l Serenissimo Reale Arciduca Massimiliano sostenne ieri il suo primo Esame sopra la Logica, rispondendo con tanta giustezza, e precisione alle proposte fat-

1 Soldano: sultano. 3 invigilare: vigilare attentamente.

2 trasmetterla: distribuirla. 4 O carantani, monete d’argento.

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tegli, che fu la meraviglia di tutte le Persone cospicue1 per dottrina, che furono nominate da Sua Maestà per assistere ad una tale Funzione. PRUSSIA Berlino 20 Maggio. Si hanno qui sicure notizie di tre Azioni consecutive, seguìte fra i Russi, e i Turchi. La prima è del 27 Aprile, nella quale un Corpo considerabile di Turchi partitosi di Bender, fu obbligato a retrocedere con gran perdita di gente, di cavalli, e di bandiere. La seconda è seguìta fra i Russi, e 22 mila Turchi, che s’erano trincerati presso a Coczim. I Russi bombardarono quelle Fortifìcazioni con tanto rigore, che i Turchi dovettero abbandonar la Piazza con estremo disordine. I Russi rimasti padroni del Campo di Battaglia s’impadronirono di molti Equipaggi; e i Turchi, che s’erano ritirati nella Città, vi furono tagliati a pezzi, gli altri, che avanzarono, si rifugiarono nel Castello. Siccome i Vincitori non potevano per allora penetrar dalla parte della Moldavia, così ritornavano nel loro Campo lungo le rive del Niester; e fu in tal momento, che s’attaccò il terzo Combattimento fra essi, e una grossa Colonna di Turchi condotti in ajuto de’ loro Compatriotti dal Bascià della Natolia.2 I Russi in quest’ultima Azione hanno guadagnato molti Stendardi, 70 Cammeli carichi, e la Cassa Militare, dove si trovavano 50 mila Scudi dal Lione. Nondimeno non vi son morti più che circa 300 Turchi, imperciocchè essi non solamente non poterono far fronte; ma quasi, che dal bel principio dell’attacco risolvettero di darsi alla fuga. La perdita de’ Vincitori in questi tre Fatti, non è stata più grande, che di circa 100 uomini. SVEZIA Stocolm 12 Maggio. Sentiamo da Norkioping, che il Barone di Friesendorf, Vice-Presidente della Cancellerìa, ha rimesso il 6 di questo mese, per ordine del Re, a’ Ministri Stranieri la seguente Dichiarazione. «Sebbene non meritino veruna attenzione le dicerìe pubbliche, allora massimamente, che si trovano prive d’ogni fondamento, e d’ogni apparenza di verità, Sua Maestà3 inerendo alle pacifiche intenzioni, di cui è animata, si crede obbligata a cercar di distruggere fino nella loro origine tutte le voci di questa sorta, per le quali se le potesse attribuire il menomo disegno di turbare la tranquillità pubblica, o d’inquietare i suoi vicini nelle circostanze, in cui sono attualmente gli affari dell’Europa. Motivi unicamente risguardanti la interiore amministrazione del Regno hanno dato luogo alla Convocazione presente degli Stati; e la perfetta armonìa, che regna nelle loro deliberazioni, fa sperare a Sua Maestà, che tutto concorrerà a secondar le Sue mire patriotiche. Il mantenimento dell’unione, e dell’amistà,4 che ora sussistono fra il Re, e tutte le Potenze dell’Europa, sarà sempre l’oggetto delle Sue più grandi premure; e qualora venisse a nascer qualche turbamento nella tranquillità del Nord, Sua Maestà non avrà mai a rimproverarsi d’avervi dato la menoma Occasione. Tali sono i sentimenti di Sua Maestà, ch’essa giudica opportuno di manifestare fino dal bel principio della Assemblea degli Stati». 1 cospicue: notabili. 3 Adolfo Federico.

2 Feisch Ulla Bascià. 4 amistà: amicizia.

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RUSSIA Pietroburgo 1 Maggio. Relazione del Principe Prosorowski, Ajutante di Campo Generale a Sua Maestà la Imperadrice1 concernente l’affare di Choczim. Graziosissima Sovrana. Io ho l’onor di notificare, con ogni maggior sollecitudine, a Vostra Maestà Imperiale, che, coll’ajuto della Divina protezione, e per effetto della buona sorte di Vostra Maestà, noi abbiam riportata oggi sopra il Nimico una segnalata vittoria. Abbiamo attaccata l’Armata Turca, comandata dal Karaman Bassà, giunto poc’anzi dal Danubio, ed accampato vantaggiosamente sotto il Cannone di Choczin; e quest’Armata è stata battuta, e rispinta in parte nella detta Piazza, ed in parte dispersa. Quindi noi ci siamo impadroniti [60v] del Campo de’ Nemici; e non mancherò io in appresso di dar senz’indugio a Vostra Maestà Imperiale delle minute specificazioni di questo affare. Dalle Frontiere della Turchìa 2 Maggio. Le nuove, che ci vengono de’ movimenti, che fanno le due Armate nemiche, cominciano ad esser contradditorie. Secondo alcune, i Turchi si spaventarono, e si dettero alla fuga così tosto, che videro l’Armata Russa valicare il Niester, e lasciarono quasi in abbandono Choczim, che non è in caso di lungamente sostetenersi mercè della poca quantità di gente, che v’è di Guernigione. Secondo altre, il Corpo della grand’Armata Russa, che intraprese l’assedio di quella Fortezza, trovò sotto le mura di esse un Corpo Turco d’osservazione, e di più riseppe, che la Guernigione era composta di 3, in 4000 Uomini. Erasi detto, che alcune Antiguardie Russe s’erano impadronite de’ Magazzini de’ Turchi nella Moldavia; ma le novelle più fresche ci recano, che i due Generali Prosorouski, e Podhoroczani si son ritirati co’ loro Cacciatori Cosacchi, perchè vi mancavano di viveri, e di foraggi, avendo i Turchi, e i Tartari saccomannato2 ogni cosa in quella Provincia, quando seppero, che il Nemico era per innoltrarvisi. Comunque sia di queste contraddizioni, che lo spirito di Partito fa nascere, sembra certo, che della grande Armata Russa divisa in tre Corpi, due soli abbiano passato il Niester; e che il terzo, comandato dal Generale Olitz, è rimasto in Polonia per coprire i Magazzini, che i Russi vi hanno piantato. Pare egualmente costante,3 che i due primi Corpi, comandati dal Principe Galitzin, si stendono sul Territorio Ottomano, e che ne sono stati distaccati alcuni Reggimenti per fare l’assedio di Bender; ma d’altra parte farebbe maraviglia, come i Turchi, che formavano un Cordone da Kuyty, e Sayakin fino a Choczim, non avessero fatto verun movimento per difesa delle loro Contrade da quella parte. Si è finalmente avuta la conferma della morte di Krim Guerai Kan de’ Tartari, seguìta, come prima si era detto, a Kautschan luogo di sua residenza ordinaria. Si è saputo nello stesso tempo, ch’è stato nominato in suo luogo il Nipote4 a richiesta di tutta la sua Nazione. Questa morte, dicesi, che abbia forte travagliato5 il Gran Signore,6 che s’è dichiarato d’aver perduto nel Kan il miglior Soldato del suo Imperio, e il Nemico più grande della Moscovia.

1 Caterina II. 3 costante: certo. 5 forte travagliato: molto addolorato.

2 saccomannato: saccheggiato. 4 Dewlet Ghirai. 6 Mustafà III.

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INGHILTERRA Londra 26 Maggio. La Contea di Middlesex ha presentato la sua Supplica al Re,1 che sarà quanto prima rimessa dalla Maestà Sua al Parlamento. Si pretende, che sia stato risoluto di stabilire in ciascuna delle Provincie del Regno una Deputazione per le Querele, e le Apprensioni, somigliante a quella della Città di Londra, e della Contea di Middlesex: e ciò si dice, che siasi fatto, affine di far pervenire a notizia del Sovrano i sentimenti della Nazione, senza che sia in libertà de’ Ministri di mascherarli colla impostura, e colle false rappresentazioni. ITALIA Roma 31 Maggio. Sua Santità,2 ne’ tre giorni antecedenti alla sua Consecrazione in Vescovo, seguìta Domenica mattina nella Basilica Vaticana, osservò strettissimo ritiro. La stessa Santità Sua diede una lunga, e particolare udienza al Sig. Commendatore d’Almada, il che ha risvegliato la generale attenzione. Sulla istanza fatta dalla Corte di Vienna, per mezzo di questo suo Ministro Sig. Conte di Kaunitz, ha il Beatissimo Padre conceduta la Dispensa per le Nozze tra la Reale Arciduchessa Maria Amalia, e il Reale Infante Duca di Parma. Venerdì scorso Sua Santità col suo Compagno Religioso in un Carrozzino andò al Quirinale per visitare le restaurazioni, che si fanno in quel Palazzo, e darvi degli ordini economici. Oltre l’Economìa posta dal Santo Padre alla sua tavola, si tratta, che sia per diminuire gli Stipendj esorbitanti di tutti i Palatini,3 per veder di rimettere in questa guisa la Camera, oggimai troppo esausta. Vuolsi ancora, che sia per incamerare i profitti del Lotto a questo medesimo fine, secondo la determinazione già presa dalla Santa Memoria di Clemente XIII. Livorno 31 Maggio. Non si può più dubitare del rapido progresso dell’Armi Francesi nell’Isola di Corsica, sapendosi, che anche il Castello di Corti si è reso a onorevoli patti di guerra fino dal dì 22 stante, e son stati messi in libertà tutti i Prigionieri, che si trovarono nel medesimo. Il Sig. Generale de Vaux ha pubblicato un Ordine, col quale proibisce a’ Nazionali di ritenere presso di loro Armi di qualunque genere, sotto pena di 10 anni di Galera ai Trasgressori, e quelle già tolte, o depositate vengono custodite, e nella Chiesa di Loreto, e in Terra Vecchia di Bastìa. I Denunzianti le Armi nelle altrui Case avranno un premio di lire 200. Ha ordinato a tutta la Truppa Francese di non insultare in conto alcuno i Corsi, anzi di trattargli con tutta la dolcezza, ed umanità. Si dice parimente, che sia emanato altro Ordine, che nessuno faccia insulto al Sig. Generale de Paoli, sotto pena di morte a’ Trasgressori da eseguirsi subito, e di cadere nell’indignazione tutti i Congiunti dell’Aggressore. I Rappresentanti la Giurisdizione di Calvi, che consiste in 21 Pieve, si sono liberamente resi ai Francesi, da’ quali sono stati benignamente accolti, come lo furono quelli dell’Isola-Rossa, quando si arrese spontaneamente all’intimazione del Comandante Francese. Il Tenente-Generale Gafforio, che si

1 Giorgio III.

2 Clemente XIV.

3 Palatini: personale di palazzo.

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trovava in Corti, all’arrivo de’ Nemici si arrese subito, come aveva ordine. Il Sig. Clemente de Paoli si trova col suo Distaccamento nella Pieve di Niolo, dove per ora si sostiene.1 Il Capitano Gio. Carlo Saliceti fa continue scorrerìe nelle vicinanze di Rostino, inquietando i Posti avanzati dalle Truppe Francesi, e arrestando le Munizioni da bocca, che vanno a Corti, onde si dice, che per tali cose il Generale de Vaux abbia messa a prezzo la di lui vita, promettendo 500 Luigi d’oro a chi gli porterà la testa di detto Capitano. Il Sig. Generale de Paoli si trova accampato, e fortificato a Vivario, presso al Tavignano, e si vuole, che il Generale Abatucci, che comandava il di là da’ Monti, si sia presentato con 2 mila Uomini a detto Sig. Generale, giurando con tutti i suoi di dargli ogni più efficace soccorso, esibendosi2 di farsi trucidare tutti, piuttosto che cedere al Nemico. Si vuole, che il giorno dopo la festa [61r] del Corpus Domini sia stato attaccato il Generale de Paoli da’ Francesi, ma che furono rispinti bravamente con la perdita di qualche centinajo de’ medesimi, e che detto Fatto sia seguìto propriamente nella Pieve di Rogna. Molti ancora sono i Luoghi, che conquistar debbono i Francesi, restando tuttora in possesso dei Corsi Aleria, Pieve di Rogna, di Castello, e Fiumorbo. Nella Provincia di Balagna vi restano Calenzana, Lunico, Zilia, Monte-Maggiore, Cassani, Cosignani, e Murale Paesi tutti vicini a Calvi. Nella Pieve di Rostino vi sono diversi Distaccamenti di 60 in 70 Uomini per ciascheduno, sostenuti, e comandati dal suddetto Capitano Gio. Carlo Saliceti, il quale ultimamente, avendo arrestato un Picchetto di 8 Francesi, gli fece spogliare, e passare per le Armi, gridando i suoi Subordinati viva il de Paoli, in rappresaglia de’ Francesi, che avevano praticato un simile diritto di guerra in altro luogo. Si è detto ultimamente, che siasi arreso ai Francesi anche Porto-Vecchio, e che nelle vicinanze d’Aleria dopo un lungo strepito d’Artiglierìa, e Moschetterìa si è veduta inalberare Bandiera Francese. Altra del 2 Giugno. La Corsica in questi giorni non ci somministra alcuna cosa di particolare, solo si è inteso, che un grosso Distaccamento di Francesi si è partito da Ajaccio con l’idea di sorprendere un Paese detto la Mezzana; quegli Abitanti però, avendo fatta una valida difesa, obbligarono i Francesi a retrocedere, mettendo fuoco nella loro fuga a due piccoli Borghi Carcopino, e Casole. Avevano spedito avviso di tal sorpresa al Sig. Comandante Abatucci, il quale accorse subito con la sua Gente, ma già i Francesi avevano evacuato il Paese con loro perdita. Sono partiti da questo Porto gli avvisati Ufiziali Corsi, e si crede per la loro Patria, tentando di riunirsi al Corpo del loro Generale. Venezia 10 Giugno. Decreto in Pregadi risguardante l’intromissione del Beatissimo Pontefice,3 a favore del Cardinale Molino. All’Ambasciatore Erizo, che al primo incontro di presentarsi alla Santità Sua, esponga di non essersi smenticato4 di far presente al Senato la graziosissima Pontificia Istanza a prò del Cardinale Molino = poscia soggiunga a pubblico

1 si sostiene: si trattiene. 3 Clemente XIV.

2 esibendosi di: mostrandosi disposto a. 4 smenticato: dimenticato.

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nome,1 che il detto Cardinale aveva incontrata la pubblica indignazione con colpa di Suddito non avendo obbedito a’ Sovrani Comandi, e con colpa di Sagro Pastore, avendo fino abbandonata la propria Chiesa per mantenersi nella rea sua disobbedienza: ma che veneratasi dal Senato l’intercessione per esso lui2 di Sua Santità, quando esso Cardinale pienamente obbedisca agli emanati Comandi, e si uniformi alle pubbliche Massime conseguirà dalla Patria sua il perdono: che da ciò può conoscere la Santità Sua non essere il Senato disceso a tale condiscendenza, se non per la piena, e figliale osservanza, che intende mostrare alla sua Sagra Persona. Conventi Soppressi per Decreto del Pregadi il primo Giugno 1769. Minori Conventuali Riformati Cappuccini Minori Osservanti Minori Osservanti da sopprimersi col finire dei Frati ex-presente3 viventi Tutti li Francescani del Terz’Ordine.

Num. Num. Num. Num.

18 14 22 22

Num. 17

Assegnamenti a’ Minori Conventuali, cui viene proibita la Questua in Venezia. Per Vestiario d’ogni Sacerdote Per Cibaria A’ Laici Vestiario Per Cibaria In Padova, Vicenza, Verona come sopra. Nel restante dello Stato a’ Sacerdoti tutto compreso Ai Laici

Ducati » » »

50 75 20 75

Ducati 110 » 80

Ai Vescovi Legge. Che non possino partire dalla loro Diocesi senza licenza del Senato. Che li Preti non possino più essere ordinati alla Messa prima dell’età prescritta da’ Canoni, se non con parte4 presa in Collegio, ed in Senato, quando sarà presa con li quattro quinti. Restano licenziate tutte le Suppliche in tal maniera prodotte. Parma 6 Giugno. Si è pubblicato questa mattina con universal giubilo della Città il prossimo Matrimonio del nostro Real Infante5 colla Reale Arciduchessa d’Austria Maria Amalia. Per questo fausto avvenimento è stata ordinata Gala a Corte, e Illuminazione per la Città.

1 a pubblico nome: pubblicamente. 2 per esso lui: attraverso lui stesso. 3 ex-presente: attualmente (formula giuridica latina). 4 parte: decisione. 5 Ferdinando di Borbone.

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Casal-Maggiore 3 Giugno. Questa Città, che fra quelle della Lombardìa Austriaca, ebbe la prima l’onore d’esser visitata dalla Maestà dell’Imperadore,1 è stata anche la prima ad ammirarne le singolari virtù, e a provarne le insigni beneficenze. Non sarà essa certamente l’ultima nella riconoscenza per un così fortunato, e grazioso avvenimento. La Maestà Sua giunse qui ieri alle ore 13 d’Italia, e se ne partì stamattina, accompagnata da’ nostri più caldi, e sinceri Voti. Ciascuno de’ pochi momenti, che s’è qui trattenuta, è stato un’intensa fatica a favore presente, e futuro di questi fedelissimi Sudditi dell’Augusta Sua Madre.2 Cremona 4 Giugno. Jeri mattina verso le ore 14 giunse qui Sua Maestà l’Imperadore con estrema consolazione di questo Popolo. Si trattiene ora con universal maraviglia, accoppiando insieme tutte le pubbliche, e private virtù, nel più felice, e ben augurato innesto, che possa mai immaginarsi. Non potremmo resistere all’estrema gioja di questo giorno, se non fosse temperata dalla desolante notizia, che la Maestà Sua ci abbandonerà domattina per incamminarsi alla volta di Pizzighittone. Lodi 7 Giugno. Sua Maestà l’Imperadore, celate tutte le pompe del suo Trono, per esser tanto più libero e regalmente beneficar le Nazioni, che onora della sua presenza, arrivò la mattina del 5 in questa Città, proseguendo la sua luminosa carriera.3 Abbiamo trovata infinitamente avara la fama, ch’era precorsa delle sue virtù. È più facile alla Maestà Sua ristringere in breve tempo la grandezza, e la moltiplicità delle sue gloriose Azioni, che a noi di compendiarne il racconto. I nostri sentimenti generali significheranno abbastanza, quale ne sarebbe il dettaglio. Abbiamo avuto il dispiacere di vederci privar della vista d’un così [61v] rispet|tabile, ed adorato Personaggio stamattina alle ore 3 del giorno. Pavia 10 Giugno. Tutta l’Italia, che parlava già da tanto tempo, e con tanto entusiasmo delle gloriose virtù di Sua Maestà l’Imperadore, ci rendeva impazienti d’essere anche noi beati dell’Augusta sua Presenza. Finalmente la mattina del giorno 27 con estrema gioja di tutto questo Popolo abbiam veduto arrivare la M.S.4 La frequenza, la diuturnità,5 la facilità, la generalità delle Udienze; la infaticabile assistenza agli Esercizj Militari, la visita, l’osservazione, l’esame di tutti gli utili Stabilimenti, e degli illustri Monumenti delle Città; la degnazione, e s’è lecito di così dire, la famigliarità con tutti i ceti delle Persone, la delicatezza, la soavità delle maniere, la saviezza delle parole, la continua beneficenza, la continua provvidenza, e mille altre virtù che risplendono, oltre ogni credere, nella Maestà Sua hanno dato così alla nostra, come ad altre Città della Lombardìa Austriaca, il più grazioso insieme, e più sorprendente spettacolo, che possa mai immaginarsi. L’opportunità delle Munificenze, la popolarità, l’attenzione alla Milizia formano principalmente il carattere del Principe felicissimo, nello Stato, e rispettabile 1 Giuseppe II. 2 Maria Teresa d’Asburgo. 3 carriera: viaggio (per estens. da ‘via percorsa da carri’, cfr. GDLI II.800). 4 M.S.: Maestà Sua. 5 diuturnità: lunga durata.

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al di fuori. Noi metteremo tra i fausti il giorno dell’arrivo di Sua Maestà. Ah! non già così quello della sua partenza, che seguì stamattina, verso Torino. Seguito della Risposta alla Scrittura sopra la pubblica Economìa de’ Grani. I calcoli, e le divisioni impraticabili, che a voi fanno tanto orrore, io li credo anzi necessarj al buon regolamento di uno Stato. Quanto più il Ministro ha sott’occhio le diverse Classi del Popolo, le diverse qualità, le diverse combinazioni, di cui esso è suscettibile, tanto più è in caso1 di rimediare alle sue particolari necessità. Le Terre Lacuali, e di Montagna, che voi asserite non esser poche, e quelle che hanno quasi una medesima difficile situazione, si potrebbero eccettuar dalla regola, facendole concorrere diversamente al pubblico bene. Voi dite, che la legge del mio sistema verrebbe ad aggravare i soli Proprietarj delle Terre, e che in tanto il Mercante, l’Artigiano, e chi ha le sue rendite in Capitali profitterebbe alle spese di questi, e che per conseguenza sarebbe ingiusta. Poi più abbasso facendovi stupore il prezzo delle ventisette lire al moggio da me fissato al Frumento; dite, che in questa maniera l’Artigiano, l’Agricoltore ec. non potrebbe più vivere, e sarebbe costretto abbandonare le Arti,2 e le Manifatture. Non v’accorgete, che qui vi contradite? Poichè o è vero, che il prezzo da me fissato sia eccessivo, e allora l’Artigiano, il Capitalista, il Mercante, comprando più caro il Pane concorre egualmente al pubblico peso per vie indirette; o non è vero, che il prezzo sia eccedente, e allora come potete dire, che le Arti, ed il Commercio possano soggiacere a cotale sbilancio? Sapete chi è, che veramente sente il danno della carezza de’ Viveri? Il Capitalista, il Servitore, ed il Militare: ma questi presi insieme vi pare, che vengano a formare la maggiore, o la minor parte dello Stato? Dividete un milione incirca di Abitanti, che contiene il nostro Paese, e vedrete, che un terzo e mezzo è di Agricoltori, quasi un terzo di Proprietarj, il resto degli altri. A chi dunque dobbiamo noi particolarmente provvedere? Al maggior, o al minor numero? Al primo certamente voi mi rispondete. Sentite cosa dice a questo proposito il Sig. Melon ne’ suoi saggj sopra il Commercio. L’avilissement des Grains est ègalement pernicieux aux pauvres, et aux riches; il3 met le laboureur dans l’impuissance de payer l’imposition, & le prix de sa ferme: le pauvre n’à pas de quoi acheter du pain, parce que le riche, n’à pas de quoi payer l’ouvrier. D’ailleurs quels4 sont les veritables pauvres! … les veritables pauvres sont les Cultivateurs de la terre, ouvriers dis fois plus nombreux que tous les autres ensemble, & mille fois plus dignes de protection; car5 ils sont le soutien6 de tout: le legislateur qui ne sent pas ces differences, est comparable à un gènèral qui prèferreroit les Goujats de l’armèe aux grenadiers.7 Sentite ancora cosa dice in un 1 in caso: nelle condizioni. 2 Nella stampa compare un punto al posto della virgola. 3 Nella stampa: Il. 4 Nella stampa: quel. 5 Nella stampa: Car. 6 Nella stampa: soutient. 7 Traduzione dal francese: il deprezzamento dei grani è ugualmente dannoso ai poveri e ai ricchi; mette il contadino nell’impossibilità di pagare l’imposta e il prezzo del podere; il povero non ha di che comprare il pane, perché il ricco non ha di che pagare l’operaio. D’altronde chi sono i veri poveri! … i veri poveri sono i coltivatori della terra, operai dieci volte più numerosi di tutti gli altri messi insieme, e mille volte più degni di protezione; sono loro infatti il sostegno di tutto: il legislatore che non sente queste differenze è paragonabile a un generale che preferisca i servi dell’esercito ai granatieri (la citazione è tratta, nella forma in cui compare sul nostro foglio, da J.-F. Melon, Essai politique, cit., pp. 377-378).

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altro luogo il medesimo Autore. La chertè des denrèes1 est donc indifferente à celui qui est ègalement vendeur, & acheteur; elle est prèjudiciable acelui qui n’est qu’acheteur, comme le rentier en argent, & le militaire, mais elle est toujours2 avantageuse au debiteur, & à celui qui est plus vendeur qu’acheteur:3 Mi accusate di aver messo il Grano a un prezzo, che non può sussistere, prezzo, secondo voi, tanto pregiudizievole alle Classi di tutti gli Operaj, che sarebbero costretti cercare altrove una più facile sussistenza, mi accusate di non aver calcolati i salarj degli Artisti, di non aver combinate le circostanze delle vicine nazioni. Prendetevi l’incomodo di esaminare i prezzi, che si sono fatti da un Secolo, e mezzo a questa parte, prendete in considerazione le Monete, e la loro alterazione, e vedrete, che non mi sono molto allontanato dal vero nel fissare un tal prezzo. Vi dirò poi, che questa fissazione di prezzo non è mica assolutamente necessaria alla esecuzione del mio progetto: esso richiede soltanto, che sia provveduto lo Stato, ed i Proprietarj sacrificheranno di buon grado una piccola porzione de’ loro Grani a un minor prezzo, sicuri di vender bene il rimanente. I salarj degli Artisti, e le Mercanzìe sono unitamente cresciuti: e voi potrete accorgervene, considerando una longa serie di anni. Tutti i prezzi delle cose sono relativi, se cresce una, deve crescere necessariamente più, o meno anche l’altra, perchè dunque se tutti i Generi sono cresciuti, il solo Frumento dovrà stare sempre allo stesso prezzo? Convengo con voi, che vi siano dei casi, in cui bisogna regolarsi con le circostanze delle altre vicine Nazioni, ma non sò se questo lo sia. Mi sembrate quel ricco Signore, che dimandava al povero la quantità dell’elemosina, che gli doveva fare. Il resto nell’Ordinario venturo. Le Famiglie Francescane di questa Città hanno in varj giorni solennizzata l’Esaltazione al Pontificato di Clemente XIV. Sabato scorso si sono singolarmente distinti i Minori Conventuali di S. Francesco Grande, coll’intervento di gran numero di Dame, e di Cavalieri, invitati questi da Sua Eccellenza il Sig. Marchese Stampa di Soncino, e le altre da Sua Eccellenza la Signora Duchessa Donna Maria Vittoria Serbelloni, nata Principessa Ottoboni.

[62r] Num. XXV Per il Mercoledì 21 Giugno 1769. ALEMAGNA Vienna 3 Maggio. S i ha dalla Turchìa, che il Gran-Visire,4 lasciato il suo Campo d’Andrinopoli, è marciato sull’Isakéa; e credesi, ch’egli sia per aver passato il Danubio colla sua Armata avanti la fine dello scorso mese. Le recenti Lettere di Costantinopoli re1 Nella stampa: d’enrèes. 2 Nella stampa: toujors. 3 Traduzione dal francese: l’alto prezzo delle derrate è dunque indifferente a chi è insieme venditore e compratore; è pregiudizievole per chi è solo compratore, come il beneficiario di una rendita e il militare, ma è sempre vantaggioso per il debitore, e per chi è più venditore che compratore (si tratta ancora di citazione dall’Essai politique, pp. 194-195; cfr. GM, p. 296). 4 Mohammed Emin.

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cano, che v’è stato deposto il Patriarca de’ Greci, per sospetto di corrispondenza co’ Nemici della Porta, e relegato a Metelin; venendo surrogato in suo luogo il Metropolitano di Salonichi.1 Lettere della Transilvania, e dalla Polonia assicurano, che i Turchi hanno battuto il Corpo Russo comandato dal Principe Gallitzin, obbligandolo a ripassar frettolosamente il Niester con grave perdita. Dall’Elba Bassa 26 Maggio. Si ha da buona parte,2 che la Flotta Svedese, che armavasi a Carls-Cron ha avut’ordine di far vela, e di fissar il suo crocicchio in alto mare. Non si può per anco asserire da chi sia emanato quest’ordine, se dal Re,3 o dal Senato separatamente, oppure da amendue insieme; perchè nel primo caso o l’uno, o l’altro avrebbe operato contra le Costituzioni del Regno di Svezia. Il tempo ce ne instruirà meglio; ma comunque sia, non si fa più difficoltà di dire, che la Svezia dichiarerà la Guerra alla Russia prima della fine del prossimo mese; e secondo certi avvisi, che molto s’avvicinano al vero, il medesimo Stato dee far passare un Corpo d’osservazione assai considerevole nella parte della Finlandia, ch’è vicina della Russia. Mercè di questo si è sparsa la voce, che la Corte di Pietroburgo preparava nuove Truppe contro tutt’altra Potenza che i Turchi, e i Confederati della Polonia, e che il Colonnello Kar ne avrebbe il comando. Questi movimenti dalla parte della Svezia, che non pajono potersi più mettere in dubbio, faranno ancora ben presto conoscere quale sia il destino della Squadra Danese, della quale sono già partiti quattro Vascelli; imperocchè i preparativi non sono manco guerreschi nella Danimarca, dove i Reggimenti son rimessi in uno stato non meno rispettabile di quel, che si fossero qualche anni fa. = Tutto questo racconto sembra essere in contraddizione colla pubblica Dichiarazione di Sua Maestà il Re di Svezia, da noi inserita nel Foglio antecedente: perciò sospendiamo il nostro giudizio, e stiamo a vedere. Recano alcuni Avvisi, che in virtù d’una risoluzione della Dieta di Svezia, tutti i Senatori, alla riserva di due, sono stati dimessi, e condannati a pagare il soprappiù delle spese ordinarie per la Convocazione degli Stati, in grazia dell’avere essi voluto, che si radunasse la Dieta a Norkioping piuttosto, che a Stocolm. Non sappiamo quanto sia fondata questa nuova. POLONIA Varsavia 19 Maggio. L’undici di questo mese, accadde, nel Real Palazzo, in uno Appartamento, posto sotto lo stesso Gabinetto del Re,4 un accidente, che dà da pensare assai. La Stuffa di questo Appartamento scoppiò con tanta violenza, che ne furono sfondate due Finestre a dritta, ed a manca, e ne fu diroccata un ala di muro assai grosso con una parte del palco, ma avventuratamente5 Sua Maestà non era allora nel suo Gabinetto. Sentiamo in questo momento, che un tal accidente è stato meramente casuale.

1 Dovrebbe trattarsi di Teodosio II, che andava a sostituire Melezio II. 2 buona parte: fonte affidabile. 3 Adolfo Federico. 4 Stanislao II. 5 avventuratamente: fortunatamente.

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Altra del 24 detto. L’Armata Russa è uscita della Moldavia, e va ad accampare a Medzibog nella Podolia dalla parte della Volinia, 15 miglia discosto dalle Frontiere, ed ha quivi fatto trasportare le provvisioni, che aveva fatte sul Niester. Il Generale Principe Prosorowski, che comanda la Vanguardia, è andato a Bar. Chi può indovinare qualsia il motivo d’un così improvviso retrocedimento? Tanto più debb’esso far maraviglia, quanto che1 i Moscoviti, dopo i vantaggi avuti sopra i Turchi, eran quasi padroni della Fortezza di Choczin: oltre di che in questo modo lasciano al Nemico la Porta aperta per entrar nella Polonia. Di fatti un Corpo di Turchi ha già, da qualche giorni, passato il Niester senza veruna opposizione, ed ha finito di rovinare la disgraziata Città di Zwaniec, ammazzando gli Abitanti di essa, e di molti Villaggi vicini. Dalle Frontiere della Polonia 22 Maggio. I Signori Malzewski, Uleiski, ed altri Capi di Confederazione tornano a comparire nella Grande, e nella Piccola Polonia. Si fanno per ogni parte nuove Leghe; e ciascun Partito pubblica i suoi [62v] Manifesti: dicesi anzi, che la Confederazione di Bar abbia bandito l’Interregno; e la Vacanza del Trono, di modo che i Signori Polacchi più aderenti al Re,2 cominciano a creder necessario, che Sua Maestà si ritiri dalla Capitale. Le Truppe Polacche, o a meglio dire, quelle della Corona, non sono in istato di far fronte allo spirito di rivolta, che va allargandosi ognora più. D’altra parte il numero de’ Moscoviti è scemato di molto, dappoichè essi son dovuti marciare verso la Moldavia: e il Generale Weimarn, che comanda nella Polonia un Corpo di 10 mila uomini, ne ha domandati altri 5 mila di rinforzo per potersi opporre a’ Confederati, che crescono continuamente. È perfino risuscitato uno de’ Figliuoli del celebre Pulawski,3 che si diceva morto, e seppellito nel Territorio Turco, ed è ricomparso ultimamente a Sniatin con 400 uomini de’ suoi, e un Corpo Ausiliario di Turchi. Aveva egli disegno di riedificare le Fortificazioni di quella Piazza; e a tal fine aveva arrestati 300 Paesani, e tutti i Carri, che s’eran potuti rinvenire in Pocuzia per farli lavorar quivi, e trasportar delle palizzate. Non giova, che il valoroso Colonnello Drewitz sia tutto giorno alle mani con essi Confederati, perchè questi non si perdono punto di coraggio. I Paesani tutti della Lituania non respirano altro, che guerra, e sangue: finalmente il fuoco s’accende da ogni lato; gli affari del Regno prendono un orribile aspetto; e la misera Polonia sembra accostarsi alla sua rovina. Fosse almen vero quello, che alcuni scrivono di Varsavia, cioè che si stia trattando un accomodamento fra la Porta, e la Russia, poichè questo non potrebbe a meno4 di non influire sulla tranquillità della Polonia medesima. La cosa, che segue risveglierà molto la considerazione de’ Filosofi amanti di tutta la Umanità in corpo:5 sono state affisse a molte Chiese nell’Ucrania Polacca, e nella Lituania, varie Scritture, colle quali vengono invitati i Paesani a non negligentare6 l’occasione, che loro si presenta di affrancarsi. Se ciò avesse luogo 1 3 4 5

quanto che: in quanto che. 2 Il riferimento è sempre a Stanislao II. Dovrebbe trattarsi di Józef Pułaski e di suo figlio Pułaski Kazimier. non potrebbe a meno: non potrebbe fare a meno. Umanità in corpo: genere umano. 6 negligentare: trascurare.

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potrebb’esserne il seguito più fatale per l’antica Costituzione della Repubblica, di quel che sia per gli affari della Corona. RUSSIA Pietroburgo 12 Maggio. Il Principe Prosorowski, Ajutante di Campo Generale del Principe Alessandro Gallitzin, è arrivato qui oggi, ed ha rimesso alla Imperadrice1 la Lettera di quel Generale, per informarla della segnalata vittoria da lui riportata contra i Turchi, trincerati sotto a Choczin. Il Principe Prosorowski, ch’era stato spedito dallo stesso Campo abbandonato dall’Inimico, aggiunse di propria bocca le particolarità seguenti. «La Cavallerìa dell’Armata nemica, che stava accampata sotto a Choczin aveva dato continuo travaglio alla nostra Armata nell’atto, che questa valicava il Niester; ma le nostre Truppe Leggieri l’avevano messa in fuga ad ogni ripresa, e sempre con perdita. Il 28 Aprile, che secondo il nostro Rito, era il Venerdì Santo, si avanzò un Corpo nemico di 5000 Cavalli, che venne parimenti respinto dal Principe Prosorowski, General Maggiore, che comandava la nostra Vanguardia. Il 29 tutta la nostra Armata giunse una mezza lega discosto da Choczin, dove si accampò, e passò la notte assai tranquillamente dopo il segno della ritirata, che fu dato con uno de’ più grossi Pezzi della nostra Artiglierìa. Il Nemico dall’altra parte, la cui Armata consisteva in 50 mila uomini di Truppe Ottomane d’ogni specie, si trattenne tutta la notte con eguale tranquillità nelle sue Trincere, sotto al Cannone della Fortezza. Il 30 giorno di Pasqua, la nostra Armata, dopo aver celebrata la Festa, secondo il solito costume, si mosse per attaccar l’Inimico: e questo così tosto che la vide in ordine di battaglia, si scagliò con tutta la sua Cavallerìa sulla nostr’Ala dritta. Il Capitano dell’Artiglierìa, che comandava la Batterìa destinata a coprir quest’Ala, se ne stette quieto, ed aspettò che l’Inimico s’avvicinasse al tiro del Cannone: e appena questo seguì, che il salutò con una doppia scarica, la quale rovesciò la Cavallerìa, e la messe in tale rotta, che l’Armata, i Gianizzeri, e gli altri Corpi, senza più attendere il menomo colpo dalla nostra parte, abbandonarono le Trincere e si dispersero in varie bande, frattanto, che alcuni altri si ritirarono in Choczin, lasciando tutto il Campo al Vincitore. Il General Maggiore Ismailow fu distaccato con un Corpo ad inseguire i fuggitivi; e al momento della partenza del Principe Prosorowski aveva esso già mandato all’Armata buon numero di Prigionieri; era pure stata piantata una Batterìa d’avanti a Choczin, dalla quale si era già preso a bombardar la Fortezza. La Imperadrice ricevette la mentovata Lettera, e questa Relazione a CzarskoSelo, e venne immediatamente a Pietroburgo per solennizzare una tale Vittoria. Giusta il2 rapporto del Brigadiere Chederas, Comandante attuale d’Asopo, la presa di questa Piazza seguì il dì 13 dello scorso. Fino dall’11 aveva egli fatto tutti gli apparecchi; e il detto dì 13 uscì della Piazza di S. Demetrio con tutta la sua Gente per andarsene ad impadronire, il che avvenne al primo presentarvisi, ch’ei fece. Immediatamente solennizzò egli questo fortunato avvenimento, e fece innalberare sulle mura del Luogo lo Stendardo colle Armi di Russia in faccia al Mare, verso la Costa della Crimea. 1 Caterina II.

2 Giusta il: stando al.

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Dalle Frontiere della Turchìa 9 Maggio. La Fortezza di Choczin sembra, che non sia in pericolo veruno; e coloro medesimi, che la rappresentano in cattivo stato, non asseriscono contuttociò, che sia presa, sebbene, pochi giorni sono, non dovesse costar molto ai Russi di rendersene padroni: ma altri dice, ch’essa è munita di forti Batterie di 150 Cannoni, e che i Russi non attendon altro, che il momento di ripassare il Niester, e ripigliarne l’attacco, ch’essi avevano di già cominciato. Non si sono mai viste a memoria d’uomini le acque così alte nelle Provincie Ottomane, come lo sono state ne’ mesi di Marzo, e d’Aprile. Molti Ponti sono stati rovinati; e ciò ha ritardato di molto la marcia de’ Turchi. [63r] SPAGNA Madrid 16 Marzo. Dalle Lettere d’Algeri si è finalmente saputo, che siasi effettuato il riscatto di 1400 Cristiani Schiavi, fra’ quali vi sono non pochi Italiani, e tutto il Popolo di Tabarca. I Redentori sono stati i Padri Calzati, e Scalzi dell’Ordine Trinitario del Riscatto, e i Padri Calzati dell’Ordine della Mercede. V’ha contribuito la pietà di Sua Maestà Cattolica1 con 1090 tra Mori, e Turchi suoi Schiavi; e non ostante il cambio di questi co’ Cristiani, la spesa del Riscatto è ascesa alla somma di Scudi Romani 660400, de’ quali i Padri Trinitarj Calzati n’han contribuito 91000. I Padri Trinitarj Scalzi 110050, ed i Padri della Mercede2 429350. Fra i detti Schiavi molti ve ne sono, che contano li 10, e li 20 anni di schiavitù. PAESI BASSI Aja 28 Maggio. Si è qui inteso, che il Principe Stadhouder3 abbia comperata la Signorìa di Monforte colla Città di tal nome, i Villaggi, e tutte le Preminenze,4 situata nell’Alto Quartiere della Gheldria, sotto la Sovranità della Repubblica, pur di anzi di ragione di Sua Maestà il Re di Prussia,5 e che faceva per lo passato parte della Successione d’Orange. Son già partiti i Commessarj per andarne a pigliare il possesso a nome di Sua Altezza Serenissima. Gli Stati dell’Olanda si sono separati il dì 25 fino ad una nuova convocazione, la quale non seguirà prima del mese di Luglio. Le loro Altezze Reali,6 e Serenissime se ne sono partite jeri. INGHILTERRA Londra 2 Giugno. Il Re di Barrac sulla Costa dell’Oro in Affrica ha dichiarato la guerra agli Olandesi. Una Società di Particolari della Città di Londra ha fatto presente al Sig. Wilkes d’una Medaglia d’Oro, carica d’attributi, e di divise onorevoli per essolui, come Uomo pubblico. 1 3 4 6

Carlo III. 2 Nella stampa: Merede. Guglielmo V d’Orange-Nassau. Preminenze: «alti uffici o privilegi» (GDLI XIV.156-157). 5 Federico II. Federica Sofia Guglielmina e lo stesso Guglielmo V d’Orange-Nassau.

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Le Scritture lette ieri nell’Assemblea Generale della Compagnia delle Indie, altro non sono che Estratti di Lettere. Da questi si rileva, che avendo Soujah Doula dato qualche inquietudine a’ nostri, il Comitato di Bengala gli mandò una deputazione per veder di distorlo da ogni nimichevole1 intrapresa. Altre Lettere della Costa di Coromandel annunciano un’Alleanza fra Hyder-Aly, ed un altro Capo, che potrebbe nuocere agli affari, della Compagnia in generale; che Hyder-Aly alla testa di 30 mila uomini aveva sorpreso il Colonnello Wood, e ripigliato un piccolo Forte, che questi gli aveva tolto: che non ostante il Colonnello Wood, sebbene dieci volte inferiore di numero, aveva ammazzati un due mila uomini del Nemico, e si apparecchiava di attaccarlo nelle forme. Dopo la lettura di questi Estratti, e delle ulteriori spiegazioni de’ Direttori fu deliberato di pubblicar ciò, che segue = «Dalla Casa della Compagnia delle Indie Orientali, il I Giugno 1769. Fattosi oggi lettura di molti Estratti d’Avvisi ricevuti dall’India, ad un grandissimo numero di Proprietarj in un’Assemblea Generale, loro è paruto unanimemente, che gli affari della Compagnia sieno in uno stato assai florido; e che non ci era verun motivo Reale, per cui si dovesse temere. Segnato per ordine speciale della detta Corte. Pietro Michell. Segretario». La famosa Supplica della Contea di Middlesex fu presentata il dì 24 dello scorso con tutta la decenza, e tranquillità immaginabile, essendosi i Partigiani del Sig. Wilkes voluti guardare fino da ogni ombra di tumulto. Il Sig. Glyn ebbe l’onore di presentarla al Re2 in ginocchio; e Sua Maestà la ricevette con molta bontà; e dimostrando satisfazione della loro condotta a questo riguardo, promise di far esaminare le loro doglianze nella prossima apertura del Parlamento. Questa Supplica era segnata da 1500 Persone. Essa contiene molti importanti Capi d’accusa contro al Ministerio; i quali, o veri, o falsi che sieno, la rendono assai interessante = Noi ne daremo un Transunto3 nell’Ordinario venturo, giacchè l’affluenza delle materie non ci permette ora di farlo. FRANCIA Parigi 2 Giugno. La Commissione stabilita per la Riforma degli Ordini Religiosi, ha soppresso quello de’ Canonici Regolari di Grammont. Il loro Collegio di Parigi è stato restituito alla Università, alla quale apparteneva; e verrà di poi incorporato a quello di Luigi il Grande. Più della metà delle Case de’ Religiosi di S. Francesco di Paola, chiamati Minimi, è pure stata soppressa per mancanza di Soggetti, che occupassero le dette Case; anzi i Religiosi medesimi hanno di buona voglia consentito ad una tale riduzione. Si sono avute nuove dell’ammutinamento di S. Domingo; ed è stato acquietato ogni cosa. Il Consiglio di Port au Prince è molto sospetto d’averlo eccitato: ed è perciò stato arrestato tutto il Corpo, e imbarcato per l’Europa, dove se ne esaminerà la condotta. Tre Abitanti de’ più Fazionarj vi sono stati condannati a morte da un Consiglio di guerra, e in seguito fatti morire. Queste vigorose risoluzioni hanno ristabilito una calma perfetta nella Colonia. Sentesi ora da Bordeaux, che il mentovato Consiglio vi sia approdato, e che sceso di Nave, sia stato immediatamente tradotto4 nel Castello detto la Trompette.

1 nimichevole: avversa. 3 Transunto: sintesi.

2 Giorgio III. 4 tradotto: trasferito.

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Secondo le notizie, che abbiamo dalle Indie, sembra costante, che gl’interessi degl’Inglesi abbian molto cangiato di faccia in quelle Contrade. Il Nabob,1 loro intrepido nemico, ha loro tolto, quando per arte, quando per forza, assai Posti importanti sulla Costa di Coromandel, e s’egli saprà usare della vittoria, potrà ricavarne di grande vantaggio. ITALIA Roma 7 Giugno. Sabato scorso partirono le Lettere scritte di proprio pugno di Sua Santità2 a’ Principi. Continovano le Udienze a’ Ministri Esteri. Sua Santità, sagrificando magnanimamente il proprio al pubblico interesse, è determinata di rilasciare a favore della Regia Camera varie propine,3 che solevan pervenire all’Erario privato del Pontefice. Prosegue con gran calore la Causa della Beatificazione del Ven.4 di Palafox. Domenica passata seguì l’Incoronazione, e Lunedì passò Sua Santità al Palazzo Apostolico Quirinale. È qui giunto Domenica mattina il Sig. Duca di Braganza, del Real Sangue di Portogallo ec. [63v] Napoli 6 Giugno. Con Dispaccio di Sua Maestà5 si comanda, che gli Ordini Regolari non tengano più Carcerati, nè Prigioni; ma, che questa facoltà si richiami a’ rispettivi Ordinarj. Si attende dal Governo al Piano di soppressione de’ piccoli Conventi, e ad un Indice de’ Libri da proibirsi. I Conventi da sopprimersi saranno da 190. Sono svaniti i timori del supposto Armamento Barbaresco, onde si son cambiati gli ordini. Livorno 4 Giugno. Il Sig. Generale de Paoli si sostiene tuttora a Vivario con molti Ufiziali, e due buoni Corpi di scelta Truppa. Il Sig. Saliceti sta co’ suoi Distaccamenti ne’ Contorni di Rostino. Si dice, che un Corsaro della Nazione abbia bravamente inseguìte due Tartane Francesi, obbligatele a dare a terra, e presone tutto il carico. Il Sig. Abatucci inquieta i Francesi col suo Corpo volante, togliendo loro i Foraggi. Vien confermata da due Francescani qui arrivati da Corti la rotta data il dì 4 da’ Nazionali al grosso Corpo comandato dal General de Vaux con gran mortalità di Francesi, massimamente Uficiali. Due Navi Inglesi approdarono a Porto-Vecchio per condurre in salvo il Generale de Paoli, e quanti volessero andar seco; ma il Generale non vuol per ora abbandonare la impresa, avendogli que’ Cismontani giurato solennissima fedeltà. Si credono arrivati in Porto-Vecchio gli Ufiziali Corsi, che s’eran qui rifugiati, e di poi partiti. 1000 altri Francesi son giunti al Porto di S. Fiorenzo, e ne vanno tuttora sopravvenendo. I Prigionieri Corsi giunti da Tolone son quasi tutti mezzo moribondi per gl’incomodi della prigionìa. I Nazionali vinti depongono le Armi in mano de’ Francesi, e ne son trattati umanamente. Si demoliranno le Fortificazioni d’Isola Rossa. Il Comandante Francese fa aprire una Strada Regia da Bastìa a Corti alle spese della Comunità, per cui6 attraversa, e la fa munire di piccoli Forti. I Corsi, che non si 1 2 4 5

O nababbo, titolo di principe indiano. Si tratta di Hyder Ali (GM, p. 304). Clemente XIV. 3 propine: onorario, spec. per prestazioni in ambito giuridico. Ven.: Venerabile. Ferdinando I di Borbone. 6 per cui: che.

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sottometteranno volontariamente ai Francesi, saranno banditi dal Regno, confiscati i lor Beni, e le lor Famiglie trasportate in Francia. Genova 17 Giugno. Sabato scorso colle consuete forme, e solennità seguì la Incoronazione del nostro Serenissimo Doge Gio. Battista Negroni. Sentiamo da Bastìa, che, avanzatisi i Francesi a Vivario, dopo più attacchi, obbligarono finalmente il Corpo comandato dal General de Paoli a ritirarsi a Bosio. Sentiamo ancora dallo stesso Luogo, che i Francesi si sieno impadroniti di Porto-Vecchio senza veruna resistenza. Torino 17 Giugno. La mattina per tempo del dì 11 giunse qui Sua Maestà Imperiale,1 che scese addirittura al Real Palazzo, incontrata dal nostro Re,2 e da tutta la Reale Famiglia con indicibili dimostrazioni di gioja, di rispetto, e di stima, alle quali l’Imperadore corrispose con una soavissima affabilità. Il dì 12 andò alla Reale Accademia delle Scienze Cavalleresche; il 13 visitò l’Arsenale, e la Cittadella; il 15 la Venerìa;3 il 16 il R. Ateneo, la Biblioteca dell’Università, il Museo, e il Teatro Anatomico. Stamattina poi se ne partì di qui per andare a vedere le Fortezze d’Exilles, Fenestrelle, ed altre. Pranzò sempre la Maestà Sua col Re, e colla Famiglia Reale; e dovunque andò venne sempre accompagnata dalle Loro Altezze Reali i Signori Duchi di Savoja, e Chablais.4 Milano. Il fine della Risposta alla Scrittura sopra la pubblica Economìa de’ Grani. Il Miglio,5 è vero, ed il piccolo Gran turco sono il prodotto di un Terreno perduto, che l’Agricoltore mette a profitto. Non sono però del vostro parere circa l’altro Grano turco, o sia Formentone, il quale dimagra il Terreno; oltredichè6 a proporzione troverete pochi fondi presso di noi atti a Frumento, che riposino, come voi dite per dare nelle susseguenti Stagioni altri frutti! Appunto per questo sono le nostre Terre preziose, perchè sempre si lavorano, e sempre indefessamente producono. I Religiosi Trattati di Sua Maestà7 con i Svizzeri non riguardano tanto il tempo, quanto la giusta premura di questi Popoli di poter esser provveduti da noi. Una volta, che siano assicurati di poterlo estrarre, prenderanno le loro misure per attendere il tempo opportuno, nè si cureranno, che ciò avvenga piuttosto oggi, che dimane. Per quello poi, che riguarda la Legge di un Dazio, che a voi non dispiace, prescindendo dalle altre difficoltà, cui è soggetta la di lei materiale esecuzione, può sembrare malagevole. Merita giusta riconoscenza dal cuore de’ suoi Popoli l’Augusta Sovrana, ed io, che non sono da tanto per esprimere degnamente le sue lodi, le conservo nell’interno dell’animo tutti i sentimenti di un Suddito fedele. Questo però non m’impedisce, anzi mi anima vieppiù a dire il mio parere sulle cose, che interessando la salute de’ suoi Popoli, interes1 3 4 5 6 7

Giuseppe II. 2 Carlo Emanuele III. Venerìa: residenza di caccia. Il futuro Vittorio Amedeo III e Benedetto Maurizio duca di Chablais (GM, p. 306). Nella stampa manca la virgola. oltredichè: in aggiunta a ciò; nella stampa la voce compare con l’iniziale maiuscola. Maria Teresa d’Asburgo.

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sano non meno la sua gloria, che il suo cuore. Meritano stima i Magistrati, e nissuno rispetta più di me le savie loro deliberazioni. Sempre essi sono sollecitamente occupati a cercare la verità; ma troppa, Amico, è la Gente, che ha interesse particolare di loro nasconderla, e d’imbrogliare tutto ciò, che ha rapporto alle loro deliberazioni importanti. Vi ringrazio degli ottimi insegnamenti, che mi date per formare progetti; se1 avrò ad immaginarne degli altri me ne servirò volontieri. Per altro sappiate, che la perfezione delle cose rare volte è dovuta al primo Inventore, che troverete delle difficoltà dappertutto, e che per conseguenza bisogna addattarsi a que’ sistemi, che in confronto di altri ne hanno meno. Farete bene a progettare qualche cosa ancor voi su questa importante materia. Il miglior uso, che si possi fare della ragione è quello d’impiegarla a procurare il bene del Pubblico. Le meditazioni, gli Scritti formano nuove idee, e presentano sconosciuti oggetti alla mente dell’Uomo, che passano in seguito poi anche a determinare il Legislatore. Permettetemi, che vi dia qualche precetto anch’io. Se avete deliberato di scrivere su di questa importante materia, procurate di avvicinarvi più che potete alla libertà, non fate come i Chinesi, che per troppo rispetto ai loro Cadaveri hanno sempre trascurata la notomìa.2 Il troppo rispetto per le operazioni antiche non vi ritenga3 dal dire liberamente il vostro parere. Si soffrono è vero delle amarezze, ma il piacere di giovare a tutti compensa abbastanza le particolari ingiustizie. Amico, io non vi conosco, ma siate pur certo, che vi renderò sempre quella giustizia, che rende l’Uomo onesto, e sincero al merito, ed ai talenti.

[64r] Num. XXVI Per il Mercoledì 28 Giugno 1769. ALEMAGNA Vienna 14 Giugno. A l riferire delle recenti Lettere delle Frontiere dell’Imperio Ottomano, appresso l’arrivo di varj Tartari spediti dall’Armata Turca, la Porta ha fatto tirare il Cannone del Serraglio,4 e quello ancora de’ Vascelli Nazionali, ch’eran nel Porto, per annunziare al Popolo i considerabili vantaggi riportati da’ suoi Turchi presso a Choczin. Darmstadt 1 Giugno. Stamattina fu dichiarato alla Corte il Matrimonio in seconde Nozze del Principe Reale di Prussia5 colla Principessa Federica Luigia, seconda Figliuola del Langravio Regnante nostro Sovrano.6 Dall’Alto Reno 9 Giugno. Tutte le Gazzette hanno citato in parte, o in sostanza le relazioni date da’ Moscoviti relativamente a’ felici progressi delle Armi loro contro a’ Turchi. Lo spirito d’imparzialità esige, che si comunichi al Pubblico anche ciò che si sente sui medesimi affari dalla parte dell’Ungherìa. Le Lettere adunque qui arrivate ci 1 3 4 5

Nella stampa: Se. 2 notomìa: anatomia. ritenga: trattenga. Nel mondo islamico, residenza regale o di importanti personalità. Il futuro Federico Guglielmo II. 6 Ludovico IX.

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recano, che nelle vicinanze di Choczin è seguita una sanguinosissima battaglia fra i Russi, e i Turchi, nella quale sono rimasti sul Campo 50 mila Combattenti: cioè 20 mila de’ primi, e 30 mila de’ secondi; che, sebbene la perdita sia stata maggiore dalla parte de’ Turchi, questi nondimeno son rimasti padroni del Campo di Battaglia; e che anzi s’eran dati ad inseguir con tanto vigore il restante de’ Nemici, e gli avevan chiusi in modo, che malagevolmente sarebbon potuti uscire d’un passo così cattivo. Monaco 12 Giugno. L’Elettore nostro Sovrano ha fatto pubblicare il seguente Editto. Noi Massimiliano Giuseppe, Elettore ec. A tutti i Nostri Amati, e Fedeli, salute. Noi abbiam ordinato con un Editto del 9 Dicembre 1768, che non si fondasse più in avvenire veruna Confraternita Spirituale senza Nostra partecipazione, e Nostro consentimento; che nel termine di due mesi, da contarsi dal giorno della pubblicazione, si rendesse conto al Nostro Consiglio Ecclesiastico delle Confraternite, che attualmente esistono, e che si sollecitasse presso di Noi l’approvazione, di cui debbon esser rivestite. E siccome Noi vogliamo, non solamente essere informati del numero, e del nome di tutte queste Confraternite, e de’ Patti, e delle Alleanze, e d’altre somiglianti Associazioni, ch’esistono ne’ Nostri Stati Elettorali sotto qualunque denominazione si sia; ma ancora avere una perfetta notizia delle loro Costituzioni, Noi espressamente ordiniamo, che tutto ciò, che vi può aver rapporto, e di cui non è stato per anco informato il Nostro Consiglio Ecclesiastico, venga comunicato al medesimo con tutti i necessarj dettagli, al più tardi nel termine di due mesi, da contarsi dal giorno della pubblicazione del presente. In conseguenza Noi vogliamo sapere: 1. L’origine di queste Confraternite, e i nomi de’ loro Fondatori. 2. Le Costituzioni di esse con tutte le particolarità, cioè, se sia una Confraternita semplice, o unita ad un’altra, ovvero una Congregazione provveduta d’amministrazione, o di Capo, e quali sieno i suoi regolamenti. 3. Se queste sono state fondate col consenso del Pontefice, o del Vescovo, del qual consenso si produrrà copia in forma.1 4. Quali sono le loro Leggi, e Statuti stampati, o non istampati, o le costumanze, che osservano per tradizione verbale, e che potrebbono aver forza di Legge; delle quali cose tutte, qualora sieno stampate, si produrrà un esemplare. 5. Qual sia il numero ordinario de’ loro Membri. 6. Quante Adunanze tengano, quante Messe fanno celebrare, quante Processioni ec. 7. Quali Fondi servano al mantenimento della Confraternita. 8. Chi sia la Persona incaricata dell’amministrazione de’ Fondi, e quali Entrate ne cavi. 9. Quali sieno i Redditi annuali, e come si percepiscano; per esempio, se si presentano delle offerte; se si fa questuare in dati tempi, o alla Festa principale; o se si esige qualche contribuzione alla morte d’un Confratello; quanto si ripeta2 da quello, che si fa ascrivere ec. 10. Se si stabiliscono straordinarie imposizioni, e se si esige da’ Membri qualche contribuzione per l’ornamento dell’Altare della Confraternita, per le Candele, o per gli Abiti destinati al divino Servigio.3 11. Ciò che la Confraternita attualmente possiede, tanto in contanti, quanto in metalli lavorati, o in mobili, ed ornamenti da Chiesa. 12. Quali sono le spese annuali; per cognizione del quale oggetto Noi richiediamo un estratto dettagliato, e fedele dell’entrata, e della uscita, cominciando immediatamente dopo l’ultima rendita de’ Conti. 13. Quanto si esige al [64v] Fu|nerale d’uno de’ Membri per il Panno mortuario, e per gli Confratelli, che assistono a questa cerimonia ec. Siccome Noi siamo autorizzati in virtù della nostra sovrana Podestà, e in qualità 1 in forma: formale. 2 si ripeta: si richieda in pagamento. 3 divino Servigio: servizio divino, liturgia eucaristica presso varie Chiese luterane.

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d’Avvocato della Chiesa, ad esigere d’essere informati di tutti gli oggetti sopra enunciati, Noi speriamo, che si avrà cura di soddisfarci circa tutti questi punti; altrimenti i Contravventori incorreranno la nostra disgrazia,1 e si esporranno alle spese d’una Commissione, che sarà nominata d’Uficio, per procedere alla verificazione de’ fatti, a spese di colui, che avrà prodotta una relazione infedele, e sospetta. Dato nella Nostra Città, e Residenza di Monaco, il 7 Aprile 1769. SVEZIA Stocolm 27 Maggio. Gli ultimi Avvisi venutici dalla Dieta di Norkioping, recano, che la Deputazione segreta è ora occupata in una Scrittura da presentarsi al Re2 per ringraziarlo, che abbia amato meglio d’abbandonar le redine del Governo, che veder più a lungo nella oppressione i suoi Sudditi: e che ha pure determinato di presentare agli Stati uno Scritto, in cui si dichiara, che la condotta della maggior parte de’ Collegj nel ricusar d’ubbidire al Senato, quando seppero, che il Re era pronto di abdicar la Corona, è stata conforme alle Costituzioni fondamentali del Regno. D’altra parte si assicura, che così il Re, come gli Stati hanno risoluto d’invitare a rientrar nel Senato alcuni Membri, che in occasione delle passate turbolenze, se n’erano spontaneamente ritirati. Norkioping 26 Maggio. Il 6 del venturo si sospenderanno qui le Sessioni della Dieta, per aprirle dipoi il 26 dello stesso a Stocolm. I dieci Senatori dimessi dalle loro cariche, come si disse l’Ordinario passato, e condannati a pagar le spese cagionate per lo trasporto della Dieta in questa Città, hanno avut’ordine in oltre di domandar perdono al Re, ed agli Stati congregati. POLONIA Dalla Grande Polonia 26 Maggio. Parlasi d’una crudele battaglia seguìta dentro, e fuora di Kalisch fra un Distaccamento di Moscoviti, che vi si era appostato, e il Corpo del Signor Malzewski. Non se ne ha per anco un preciso dettaglio; ma per altro si sa, che i Confederati non fecer mai attacco così fermo e3 coraggioso come questo, e che i due Partiti non s’impegnaron mai in azione, che durasse così a lungo. Bisogna creder, che i Confederati abbiano imparato a loro spese il mestier della Guerra, poichè si veggono da ogni parte affrontare i pericoli, assalire i Nemici nella Russia Polacca, fare Scorrerìe spezialmente nelle Città di Przemisl, e di Saroslaw; e finalmente spargere la fama delle loro imprese nei contorni di Sandomir, e di Cracovia. Thorn 27 Maggio. Non c’è più sicurezza veruna per le Poste: la valigia, che doveva qui arrivare di Cracovia, il dì 20 fu aperta, e ne furono lacerate le Lettere. È rotta ogni comunicazione fra noi, e la Polonia Grande: e tutto ciò, che se ne può sapere si è, che il Malzewski v’è entrato colla sua Gente, incamminandosi alla volta di Kalisch; che il Signor Uleiski è pure andato a quella volta; e che il Colonnello Drewitz, passata la Vistola, conduce tutte le sue forze dalla parte di Kalisch medesimo. 1 incorreranno la nostra disgrazia: perderanno il nostro favore. 2 Adolfo Federico. 3 Nella stampa: è.

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Si è ultimamente pubblicato in Varsavia il seguente Manifesto:1 «Noi Principe Galitzin Generale in Capite al servigio della Imperadrice delle Russie2 ec. Diverse Dichiarazioni hanno fatto conoscere a tutta l’Europa, e specialmente alla Repubblica della Polonia, quali sono state le intenzioni, e i Disegni della Imperadrice, allorchè Ella prese parte negli affari interni della Polonia: l’Interregno stato sempremai dannoso alla Repubblica ha dato luogo alla parte principale, e più sana della Nazione di domandare allo Imperio della Russia soccorsi per mantenere la libertà dell’Elezione, manifestamente esposta a straniere macchinazioni. La Imperadrice ascoltò le domande de’ Polacchi, e dette loro in conseguenza degli ajuti così gratuiti, e disinteressati, che servono di pruove indubitabili, e costanti della sua sincerità, della sua giustizia, e della sua fedeltà a soddisfare alle obbligazioni da Essa contratte. I voti comuni sono stati adempiuti; un Piasta3 è stato eletto Re; e l’unanimità, cotanto necessaria al mantenimento della Costituzione della Repubblica, è stata rimessa nel suo antico splendore nel tempo medesimo, che pareva avvicinarsi al suo fine. Lo stesso disegno ha avuto la Imperadrice incaricandomi a richiesta de’ Polacchi più distinti per il loro amore verso la Patria, e per la loro prudenza, della garenzìa delle risoluzioni prese per la correzzione di molti abusi insinuatisi nell’amministrazione della Repubblica. La sola previdenza contro la sorpresa de’ Forestieri l’ha guidata nel suo procedere, ed ogni uomo, senza parzialità, e senza passione, non porterà mai altro giudizio, che questo intorno a ciò, ch’è seguìto finora». Il seguito nell’altro Ordinario. INGHILTERRA Londra 9 Giugno. Le principali doglianze contro al Ministerio, contenute nella Supplica de’ Liberi Possessori della Contea di Middlesex, sono; che sieno stati arrestati Sudditi Inglesi, e perfino un Membro della Legislazione contro le Leggi del Regno; che senza competenza di Giudizio, e forma di Processo siensi puniti degli Stampatori; che un Tribunale incompetente abbia dichiarata una Scrittura Libello Infamatorio;4 che n’è stata condannata per Autore una Persona nè sentita, nè ammessa alle difese; che in luogo della Podestà civile s’è introdotta con abuso la Forza Militare; che per mezzo di essa son seguìti omicidj d’innocenti; che si sono ammesse ne’ Magistrati Persone incapaci, e di poi subornate; che il Ministerio ha suscitati spiriti sediziosi per giustificar se medesimo, e calunniare5 la fedeltà de’ Sudditi; che colla impunità della violenza, e dell’omicidio, e con altri mezzi ingiusti s’è violata la libertà dell’Elezione; che con false rappresentazioni sono state smentite le deposizioni de’ Giurati, e i pareri de’ Giudici; che s’è violata, e renduta parziale la Libertà delle stampe; che s’è tentato di stabilire un’Armata perpetua, e d’attribuire alla Corona una Potenza illimitata sulla Milizia; che s’è tentato di sminuire [65r] l’au|torità di ciascun Membro per render tanto più dipendente il Corpo; che si son convertite in Leggi del Regno le risoluzioni d’una sola parte della Legislazione; che s’è dissipato il pubblico Erario; che si

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Nella stampa mancano i due punti. 2 Caterina II. In Polonia, nobile feudale indigeno. Il riferimento è a Stanislao II. Probabilmente ancora l’Essay on Woman (cfr. GM, p. 313 e supra, p. 136). calunniare: mettere in dubbio.

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son prostituiti gli onori, e le ricompense; che finalmente è stata incoraggita co’ precetti, e coll’esempio la irreligione,1 e la corruzion de’ costumi. Questa Supplica, poichè sarà stata esaminata nel Consiglio del Re, sarà rimessa al futuro Parlamento, dove si citeranno tutti i sottoscritti a produrre2 autentiche pruove delle Lamente3 Nazionali, che in essa si fanno. La condotta de’ Direttori della Compagnia delle Indie nell’informare i Proprietarj di quanto è seguìto nell’India ha giovato assaissimo; tanto più che se si fosse indugiato a farlo un pajo di giorni, ne sarebbon venute conseguenze molto funeste. I Signori Sullivan, e Vansitart, che sono stati provveduti di Posti assai considerevoli in quel Paese, hanno illuminato assai sopra le novelle, che ci avevano sgomentati. L’ultimo fra gli altri, per provare lo stato vantaggioso del Commercio della Compagnia, annunciò, che il carico, che viene in Europa quest’anno, monta a 700 mila lire Sterline, il che supera della metà quello, che ne tornava gli altri anni. Il Sig. Johnston osservò, che il costo della moneta d’oro, salito fino all’8 per cento più del valore intrinseco, non d’altro proveniva, che dall’assurda unione degl’impieghi di Saggiatore,4 e di Zecchiere5 nella stessa persona; che bisognava in avvenire guardarsi dallo accoppiar due cose sì poco compatibili; e che sarebbe ridicoloso6 di pensare a gastigare un uomo per aver fatto il male, che sarebbe stato messo in istato di dover fare. Egli scoperse ancora molti misterj d’iniquità praticati costantemente nelle Indie rispetto al modo di riscuoter7 l’Entrate, mediante il quale si distraevano8 più di 400 mila lire Sterline. In pruova di ciò allegò egli de’ fatti, e rimise a’ Direttori da giudicare se non conveniva per vantaggio della Compagnìa, abolire immediatamente questo metodo di percezione. Dopo aver fatto quanto occorreva per ristabilire la pubblica fidanza9 nello interno del Regno, i Direttori hanno fatto mandar fuori un conto fedele dello stato attuale de’ suoi affari così in Europa, come in Asia, affine di sgannare10 quelli, che si fosser lasciati sorprendere dalle grossolane imposture di coloro, che per mire d’un sordido interesse avevan tentato di sagrificar la riputazione, e il credito della Compagnia. Essa ha parimenti spedito Istruzioni essenziali al Governatore, ed al Consiglio di Bengala, e nelle altre parti dell’Indostan, e della Costa di Coromandel. Son venuti Dispacci de’ nostri Ministri in varie Corti d’Allemagna, e del Nord, e di quello di Costantinopoli. Quest’ultimo è tuttavia bene accolto alla Porta, e il nostro Commercio continova felicemente in quello Imperio. Ieri l’altro si sono spediti Corrieri a Parigi, ed a Pietroburgo, e un Segretario d’Ambasciata a Costantinopoli. Sua Maestà11 procura12 continovamente la pace fra il Gran Signore,13 e la Russia. Il Ministerio è ben disposto a favore delle nostre Colonie Americane. Assicurasi, che il Governo abbia consentito di spedire una flotta di Vascelli da Guerra con qualche Truppe nelle Indie per difender questa grande sorgente di

1 irreligione: irreligiosità. 2 produrre: presentare. 3 Lamente: lamentele. 4 Saggiatore: chi valuta la quantità di fino contenuta nell’oro o nei metalli preziosi. 5 Zecchiere: chi si occupa del conio di monete o medaglie. 6 ridicoloso: «che tocca il ridicolo in quanto troppo ricercato, manierato, artificioso» (GDLI XVI.191). 7 Nella stampa: riscuotrar. 8 distraevano: disperdevano. 9 fidanza: fiducia. 10 sgannare: trarre d’inganno. 11 Giorgio III. 12 procura: sollecita, promuove. 13 Mustafà III.

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ricchezze, dalla quale la Nazione ritrae due milioni di lire Sterline l’anno. Il Capo di Squadra Hervey comanderà questi Vascelli. La sera del 3 dello stante, si son potute far con qualche successo delle Osservazioni sul passaggio di Venere davanti al Disco del Sole. I nostri Filosofi ne daranno fra poco un esatto dettaglio. Questo Fenomeno non tornerà fino al mese di Dicembre dell’anno 1874. La seconda contribuzione a favor della Corsica si continova qui con buon esito: forma fino a quest’ora la somma di circa 3000 lire Sterline, che si spediranno fra poco al Capo della Nazione Corsa. = Sero medicina paratur =1 FRANCIA Parigi 9 Giugno. Ogni Popolo ha i suoi gusti. Ci son de’ Paesi, dove si ama di far passeggiare per le Città nelle vie, e nelle ore ancor frequentate certe sorte d’odori raccolti in gran vasi aperti, che li trasportano di naso in naso, e imbalsamano tutta l’atmosfera, senza che le Dame più delicate ne facciano il menomo richiamo. Noi altri Francesi pensiamo altramente, o a dir meglio, sentiamo: perciò non solo cerchiamo d’evitare certa sorta d’odori, ma tentiamo eziandio di distruggerli. Per esempio, non c’è modo, che noi possiamo accomodarci all’odore delle latrine: e di qui è, che abbiam fatto non pochi sperimenti2 per toglierlo. Finalmente si è fatta la importante scoperta d’una macchina acconcia a vuotare ogni genere di latrine, senza che il nostro olfatto ne pruovi veruna disaggradevole sensazione. Un Ventilatore adattato alla detta macchina toglie onninamente dalla raccolta materia ogni vapore, che a noi sembri dannoso, ed infetto, di modo che non ne resta più che un corpo terreo, o fluido, senza effluvj, che feriscano il nostro senso. L’uso di questa macchina viene autorizzato con Lettere Patenti registrate al Parlamento; e s’è formata una Compagnia per l’esecuzione del progetto, la quale ha ottenuto Privilegio Esclusivo. In tutti i Paesi, dove c’è l’uso, che non sappian di buono le dette spezie d’odori, questa macchina dovrebbe incontrare molto aggradimento. Passiamo a materie più nobili. Nella Specola3 del Collegio di Luigi il Grande si fecero il dì 3 dello stante le osservazioni del passaggio di Venere sul Disco Solare, da’ Signori Messier, Baudovin, Turgot, e Zanoni, tutti muniti d’eccellenti Occhiali acromatici, o di Telescopj, collocati al medesimo sito, ma a diversi piani. Non si potè osservare il primo contatto dell’estremità di Venere, e del Sole in grazia de’ nuvoli. Quanto al secondo il Sole appariva intero in uno spazio bastevolmente sereno, ma dov’erano assai vapori; e le ondulazioni eccessive impedivano di vedere il Disco del Sole, e quello di Venere ben terminati, di sorta che v’è nella osservazione una incertezza di due Secondi. Si osservò pure nella Specola medesima l’Ecclissi del Sole, seguìta la mattina del dì 4 a Cielo perfettamente sereno: e si videro sensibilmente delle eminenze all’orlo della Luna, per lo appunto come si era rilevato dal Principe di Croy nell’Ecclissi del Sole, da lui osservata a Calais il 16 Agosto 1765.

1 La citazione è tratta dall’ovidiano Remedia Amoris, v. 9, e vale ‘troppo tardi viene preparata la medicina’. 2 sperimenti: esperimenti. 3 Specola: osservatorio astronomico.

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[65v] ITALIA Roma 14 Giugno. Sua Santità1 ha ordinato al celebre Batoni una copia della Tavola originale da esso fatta, rappresentante la Maestà dello Imperadore,2 e Sua Altezza Reale il Gran-Duca.3 Questa copia sarà collocata nel Vaticano con Iscrizione indicante la fausta epoca dell’ingresso de’ due Sovrani in Conclave. Son giunte le Lettere di congratulazione della Maestà Imperiale Apostolica4 alla Santità Sua, e nello stesso tempo Dispacci per gli Eminentissimi Alessandro Albani, e Pozzobonelli. 40 mila Scudi di Vacabili,5 che appartengono al Pontefice, e la Cedola di 12 mila Scudi, che suol darsi al medesimo per il Tabacco, sono i Fondi, che Sua Santità ha generosamente rilasciati a favore della R. Camera. La medesima Santità Sua ha approvato il Progetto de’ Reclusorj da farsi in questa Capitale per gli Oziosi,6 e per gl’Invalidi Mendicanti: si faranno perciò due Fabbriche, una a S. Pietro in Montorio per li Minori dell’uno, e dell’altro Sesso, l’altra ne’ Fienili fuori della Porta del Popolo per gli Adulti, che ingombrano Roma inutilmente. In occasione, che il Papa nel giorno di S. Antonio di Padova, andò a celebrar la Messa privata nella Chiesa de’ SS. Apostoli, ammise al bacio del piede tutti que’ Religiosi, ed altre Persone, stando sotto al Trono alzato a tale effetto nella Sala del Convento. Napoli 13 Giugno. Iermattina questo Monsignor Nunzio Calcagnini presentò al Re7 la Lettera del Papa, partecipante il suo esaltamento al Pontifìcato: essa è scritta di pugno del Pontefice medesimo; e si vuole, che sia savissimamente conceputa. Si è qui pubblicato un Editto di regolamento per la retta amministrazione della Giustizia, per sollievo de’ poveri prigioni, e per la pronta spedizione delle loro Cause. È notabile in esso Editto l’Articolo, con cui si ordina, che per pagare il Fisco degli alimenti somministrati in Carcere, non si levino a’ detenuti nè letti, nè vesti, nè verun altro mobile, massimamente utensilj rusticali, od altri, con cui si guadagnino il vitto. Chi può negare, che il Mondo non divenga migliore, quando tanti savissimi Principi gareggiano nel dare così utili, così equi, così umani provvedimenti? Livorno 21 Giugno. La Corsica ha finalmente ceduto al destino, che le soprastava. Il Sig. Generale de Paoli, in cui consisteva la somma delle cose, si ritirò, come la prudenza richiedeva, il giorno 3 da Vivario, lasciandovi alla custodia il Sig. Abatucci uomo attivo, e coraggioso. Il Sig. de Vaux attaccò novamente, il dì 10, con numero di Truppe di gran lunga superiori a quelle de’ Nazionali, il Corpo del Sig. Abatucci, il quale dopo il più fiero, il più ostinato, ed atroce conflitto, fu obbligato a ritirarsi. In questa Battaglia di Vivario dicesi essere stato così eccedente il numero de’ Morti, che hanno servito di trinciera8 a’ Combattenti: fra tanto sangue sem1 3 5 6 7

Clemente XIV. 2 Giuseppe II. Leopoldo I. 4 Maria Teresa d’Asburgo. Vacabili: benefici e uffici amministrativi alienabili dal pontefice dietro compenso. Oziosi: persone inoperose, disoccupati. Ferdinando I di Borbone. 8 trinciera: trincea.

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bra essere spenta del tutto la Libertà de’ Corsi, che ancor palpitava, sebbene non sia per anco preso Porto-Vecchio, e sebbene i Nazionali si sieno ostinatamente fortificati a Ghisoni. Il Sig. Generale de Paoli, dopo l’azione, per una cala distante circa 6 miglia da Porto-Vecchio, montò sopra una Feluca, che lo portò per buon tratto di Mare. Al tempo medesimo una Nave Inglese uscì di quel Porto, e poco discosto imbarcò questo celebre Legislatore, e Guerriere, costretto d’abbandonare al Nemico la sua Patria. Giunse egli in questo Porto il giorno 16 alle ore 8 della mattina; alle 12 si sparse la nuova del suo arrivo; alle 4 le Navi Inglesi messero Bandiera a poppa, ed a prua in segno di giubbilo. Benchè facesse una dirotta pioggia, tutto Livorno corse al Molo per vederlo, e continuò tutti i giorni finchè stette sulla nave. Il giorno 18 un’ora dopo mezzodì, giunto l’ordine da Firenze, che gli si desse pratica immediatamente, scese egli di Nave; e schiffando1 inutilmente d’essere veduto, andò alla Casa del Console d’Inghilterra, dove trattennesi una mezz’ora, e quindi se ne partì, per quanto si crede, alla volta di Pisa. Ieri tornò in un Carrozzino, coprendosi il viso col cappello per non esser riconosciuto: si fermò in casa del detto Console fino alle tre ore dopo la mezza notte, e poi se ne partì novamente, senza che si sappia dove sia indirizzato il suo cammino. L’Archivio di Corsica si crede, che sia in Livorno. Sopravvengono ogni giorno altri Corsi, ed altri se ne attendono con altre nuove. Genova 24 Giugno. Sentiamo da Bastìa, che quel Comandante Francese Sig. Conte de Vaux abbia fatti pubblicar due Editti, col primo de’ quali si ordina a tutti i Corsi soggetti alla Francia la consegna delle Armi sotto pena della vita; coll’altro si concede general perdono, fuorchè a’ Capi aderenti al de Paoli. Giusta il tenore2 di questo Editto, a tutti que’ Corsi, che dentro un termine prefisso, non si restituiranno alle rispettive loro Case, verranno confiscati i Beni, e le loro Persone cadranno nella disgrazia di Sua Maestà Cristianissima.3 È stato spedito un Distaccamento di circa 700 uomini di Truppa Francese all’Isola della Maddalena, ed altre vicine a Bonifacio. Piacenza 19 Giugno. Il Sig. Consigliere Faconi è stato mandato qui da Parma a prendere il possesso de’ Beni de’ Padri Scopetini di Santa Eufemia. Ha assegnate all’Abate 150 Pezze4 annue, 100 a’ Religiosi Sacerdoti, e 50 a’ Laici. I Monaci non vivranno più in Comunità, non avranno più la cura delle Anime, nè l’ufiziatura5 di quella Chiesa. Ciò si dice, accaduto in grazia delle forti, intestine loro dissensioni. Abbiam nuove da Parma, che vi si sollecitano i preparamenti per le Reali Nozze.6 Milano. La Sacra Cesarea Maestà di GIUSEPPE II giunse in questa Capitale il giorno 23 verso le ore 14 Italiane, e andò ad alloggiare nel Palazzo di Sua Eccellenza il Sig. Ministro Plenipotenziario.7 Si trattiene tuttora fra l’universale consolazio1 3 5 6 7

schiffando: evitando. 2 Giusta il tenore: secondo le prescrizioni. Luigi XV. 4 Pezze: tagli di monete. ufiziatura: ufficiatura, possibilità di celebrare gli uffici divini. Tra Ferdinando di Borbone e Maria Amalia d’Asburgo-Lorena. Carlo Firmian.

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ne di questi fedelissimi Sudditi, impiegandosi in continue udienze, e in altre serie occupazioni. L’infima voce della Gazzetta, che mal può adeguar l’eloquenza, che si conviene alla singolarità, ed alla grandezza di tante virtù, e di tanta Maestà, tace in un profondo rispetto. I mutoli1 omaggi del cuore son quelli, che un eccellente Sovrano ambisce merita ottiene.

[66r] Num. XXVII Per il Mercoledì 5 Luglio 1769. ALEMAGNA Vienna 21 Giugno. O ggi gli Ambasciatori di Spagna, e di Francia2 hanno fatta la solenne Dimanda dell’Arciduchessa Amalia3 in Isposa del Reale Infante Duca di Parma.4 Il dì 26 seguirà la Benedizione nuziale, e il primo di Luglio partirà di qui la Reale Sposa. SVEZIA Norkioping 31 Maggio. I Membri della Dieta partono successivamente verso Stocolm, e il Re5 si porrà in cammino dopo domani. POLONIA Varsavia 7 Giugno. È finalmente qui giunto il Principe Wolkonski in qualità d’Ambasciador della Russia. Veggonsi spesso sotto le nostre Mura brigate di 50 in 100 uomini del Partito Malzewski. Sentiamo, che l’Armata Russa si va sempre più ritirando nell’interno del Regno, e lascia delle Pattuglie lungo il Niester per osservare i movimenti del Nemico, che s’è piegato dalla parte di Bender. All’annuncio delle nuove turbolenze, insorte nell’Ucrania, la Commissione di Guerra della Corona ha ordinato a tutti gli Uficiali, e Capitani di rendersi al Campo dell’Ucrania, colle loro rispettive Bandiere sotto pena d’esser licenziati. Ci lusinghiamo, che gli affari possano ben tosto cangiar d’aspetto. La Lituania è perfettamente quieta, e non vi si ode più parlar di Confederazioni. L’Armata Turca è giunta ad Isaccia, e la peste, e la deserzione la danneggiano assai. Tre Compagnie d’Albanesi al soldo dell’Ospadarre di Moldavia sono uscite da Jassi, e andate ad unirsi a’ Russi; e si crede, che altre seguiranno il loro esempio per motivo della Religione. Dalle Frontiere della Polonia 1 Giugno. Non si parla più con tanta sicurezza del felice successo delle Armi Turche. Sembra, che tutta la perdita de’ Moscoviti si riduca ad un piccolo danno sofferto nella Retroguardia al passaggio del Niester, e a qualche carriaggi di viveri abbandonati in tale occasione al Nemico.

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mutoli: muti. Rispettivamente, Demetrio de Mahony ed Émeric-Joseph de Durfort-Civrac (GM, p. 322). Maria Amalia d’Asburgo-Lorena, fam. Amalia. Ferdinando di Borbone. 5 Adolfo Federico.

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Dalle Frontiere dell’Ucrania 24 Maggio. Il Bascià della Caramania1 è stato quegli, che ha difeso Choczin contra i Moscoviti, e che gli ha disfatti nell’atto, che ripassavano il Niester. Arrivò questi alla vista di Choczin nel momento, che i Russi s’eran già renduti padroni de’ Sobborghi, e si fece strada fra i nemici alla testa di 500 Cavalli soltanto, essendo il resto della sua gente rimasto a Gipicim. Fu ricevuto con grida di gioja, ed egli corrispose colla sua condotta alla fede, che le Truppe avevano in lui. Il fine del Manifesto del Principe Galitzin. «D’altra parte Sua Maestà2 col rendere alla Repubblica nella Dieta una parte de’ Membri dello Stato ingiustamente oppressi, e privati per così dire del godimento dell’aria libera da un odio, e da uno zelo fanatico, che si copriva col manto della Religione, non ha fatto nulla più di quello, che da Lei richiedeva l’umanità, e la sua fede nel mantenere gli antichi obblighi del suo Imperio, in virtù de’ quali Essa è tenuta di conservare intatta questa parte de’ Concittadini. Tutti i Principi, che professano la stessa Religione, sono egualmente obbligati, in virtù de’ Trattati più solenni a sposar gl’interessi di questi Concittadini: e perciò hanno fatto quanto da loro dipendeva sia per via di forti rimostranze, sia col far causa comune per rendere a questi la giustizia loro dovuta, oggetto, che la Imperadrice ha così a cuore. La Serenissima Repubblica allora quando assicurò coll’Imperio di Russia la sua amicizia, per mezzo d’un Trattato altrettanto giusto quanto necessario, il quale distrugge tutte le turbolenze interne, corregge i difetti del Governo, e stabilisce la sua costituzione sovra solidi fondamenti, non dubitava punto, che non dovesse poi godere i frutti della sua saviezza, ed equità, mediante una pace non interrotta così dentro, come fuori de’ suoi confini; ma gl’invidiosi della felicità, e della gloria sua le hanno rapita questa speranza. Appena si chiuse la Dieta, che una Truppa di Ribelli, i quali non ascoltano senon le loro passioni, e si lasciano ingannar da’ Seduttori stranieri, prese le Armi contro la Potenza Legislativa, che ad altri non appartiene fuorchè alla Dieta. Ciechi per una sfrenata [66v] auda|cia, e sedotti da perversi raggiri, hanno questi ribelli osato prender le Armi direttamente contra l’Imperio delle Russie, di cui hanno attaccate le Truppe Ausiliarie, spedite dalla Imperadrice in testimonio della sua amicizia, e per lo Bene della Repubblica; e non hanno avuto ripugnanza di spargere il veleno infernale della ribellione fra gli stessi fedeli Sudditi dell’Imperio di Russia. Poco di poi veggendo essi, che non erano in istato di condurre a fine le loro insensate intraprese, e che tuttavia non restava altro mezzo onde sfuggire la loro propria rovina, che quello di sovvertire la Patria, dimenticato il dovere di Cittadino, e la Religione, e scossa ogni vergogna, hanno di lor proprio moto offerto all’inimico perpetuo del nome Cristiano il parteggiamento3 delle Provincie della Repubblica, la conservazione delle quali è costata tanto sangue a’ Polachi, e a tutti i Cristiani, per così legare la Porta al loro partito, e far la guerra alla Russia nella Polonia medesima. Fino ad ora cercano essi di nascondere a’ loro Concittadini un’azione così vergognosa, e danno il nome di difesa della Religione Cristiana alla guerra, che il Perturbatore della fede ha cominciata coll’ajuto loro, e il cui felice progresso immaginario4 non potrebbe aver 1 Dukakin Paşa della Caramania. 3 parteggiamento: spartizione.

2 Caterina II. 4 immaginario: presunto.

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luogo se non con la schiavitù di molte migliaia di Cristiani, e Cittadini liberi. Questa fanatica idea ha nondimeno preso tanta forza, che il falso pretesto della Religione, sebbene smascherato dalle loro azioni, ha guadagnato, come un veleno, gli spiriti deboli, e vi ha gettate così profonde radici, che i danni grandissimi de’ Particolari, e della Repubblica in generale non vagliono ad estirparle. I ladronecci1 nodriscono2 le passioni depravate del maggior numero, e le passioni dal canto loro eccitando i ladronecci, si viene finalmente all’Armi, e gli assassinj; s’aumentano a segno,3 che la vita, i beni, e l’onore degli abitanti non trovano sicurezza in verun luogo, e le Leggi stabilite per reprimere queste violenze non hanno forza veruna: il Commercio languisce, e non v’è cosa, che non tentino, e non eseguiscano malandrini, che si pascono di morti, e di ruberìe. In questo stato così deplorabile degli affari della Polonia, Sua Maestà Imperiale, la quale mi ha nominato Capo delle sue Truppe, mi ha dato ordine di rassembrarle nelle Provincie della Repubblica più vicine alle Frontiere della Turchìa, e d’impiegar tutte le mie forze per distruggere i perversi disegni del comun nemico del nome cristiano, e de’ perturbatori della pace, che si sono seco alleati. Siccome l’Armata Russa, di cui io sono il Capo, entra presentemente in Campagna coll’ajuto dell’Onnipotente, che proteggerà la giustizia, e il Cristianesimo, ho creduto, che fosse di mio dovere d’avvertire tutti i bravi Cittadini, ed Amici della Patria, che favoriscano in ogni maniera le operazioni, dalle quali manifestamente dipende la salute della Repubblica. Le Truppe sono sul punto di marciare all’inimico sotto i miei ordini, non più per solo vantaggio dell’Imperio Russo; ma per il bene della Nazione Polacca, per la difesa della sua libertà, e de’ suoi paesi: perciò io appello4 tutti i Concittadini della Polonia, senz’altro motivo, che quello dell’utile della loro Patria, e loro, a prestarmi ajuto. Io non dubito di ottenerlo, e mi riprometto un felice effetto di quest’ammonizione; ma il mio impiego mi obbliga eziandio di notificare a tutti, ed a ciascuno, che, qualora alcuno si allontani da quanto gli viene qui prescritto, le Truppe, destinate dalla Imperadrice mia Sovrana contra il Nemico de’ Cristiani, e i Perturbatori della pace, che hanno fatto alleanza seco, tratteranno come nemici, senza veruna distinzione, tutti quelli che, in qualsivoglia modo, si opporranno alle mie operazioni, e daranno direttamente, o indirettamente soccorso a quelle de’ nemici». Dalle Frontiere della Transilvania 31 Maggio. Si son qui ricevuti i seguenti dettagli delle operazioni della Grande Armata Russa. L’Armata comandata dal Principe Galitzin, forte di 60 mila uomini, valicò il Niester li 26, e 27 del passato dirimpetto a Kalus. Siccome i Generali Prosorowski, e Ismailow occupavano già da qualche tempo, con un Corpo di 7 mila uomini la destra ripa del Fiume, così le Truppe Russe non vennero inquietate nel loro passaggio; e non ne seguì se non qualche scaramuccia fra le loro Truppe leggieri, e i distaccamenti de’ Tartari, e della Cavallerìa Turca. Li 29, e 30 Aprile il Principe Galitzin mosse addirittura verso Choczin, di cui, a quel che pare, fa-

1 ladronecci: ruberie, saccheggi. 3 a segno: fino al punto.

2 nodriscono: nutrono. 4 appello: invito.

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ceva conto di rendersi padrone per via di sorpresa. La Città di Choczin è divisa in due parti; l’una è posta sull’altura, e molto ben fortificata all’antica; l’altra è composta tutta di Case di legno, che formano una specie di Sobborgo, che si stende a dritta, ed a manca al di sotto della Fortezza. I Turchi nel ritirarsi, che fecero 5 mesi fa da queste Contrade, non vi avevano lasciato, che 10 mila Fanti, e 20 mila Cavalli fra Turchi, e Tartari: e questi ultimi scaramucciarono coll’Armata Russa durante la sua marcia. Tosto ch’essa giunse in vista di Choczin, i 10 mila Fanti, ch’erano nella Città, si ritirarono nella Fortezza con tutti gli Abitanti de’ Sobborghi, e i loro beni, dopo di che dettero il fuoco a’ Sobborghi medesimi. La Cavallerìa si ritirò per la via di Stepanowka, e venne in seguito, per un giro, ad accostarsi al Niester dalla parte della foresta di Szuanlas di rincontro1 a Kalus. Il Principe Galitzin fece allora piantare delle Batterìe contro la Fortezza; ma la Guernigione Turca si oppose con un fuoco violento dell’Artiglierìa, e fece tante sortite, che costarono di molto agli Assalitori. Questa vigorosa difesa convinse il Principe Galitzin dell’impossibilità, che ci era d’impadronirsi di Choczin, altrimenti, che con un assedio regolato: ma non essendo egli preparato, e la Cavallerìa Turca, che s’era ritirata dalla Piazza, disturbando i trasporti de’ viveri tanto più necessarj, quanto che i Russi non ne potevano aver da un Paese interamente devastato da’ Turchi medesimi, il Generale si risolvette di ritornare a Kalus, donde s’era poco prima partito. La ritirata2 fu fatta in buon ordine; contuttociò la Cavallerìa Turca trovò modo d’offendere la Retroguardia del Principe Prosorowski, e piombò addosso a’ Carrettai, a’ Vivandieri, e [67r] simili, facendo man bassa sovra tuttociò che le si presentò innanzi, finchè un grosso Corpo di Fanteria Russa venne a coprir la coda delle Colonne, che piegavano.3 Una parte della Fanterìa di Natolia, che giugneva in quel punto dalla Grande Armata Turca per rinforzar la Guernigione di Choczin, attaccò pure il General Prosorowski; ma fu obbligata a ritirarsi con perdita di 2 in 3 mila uomini. Il dì 4 l’Armata Russa fu tutta unita nel suo Campo di Kalus; e conserva un Ponte sul Niester, a capo del quale stanno di guardia molti Granatieri, e Soldati leggieri sotto gli ordini del General Prosorowski. La Cavallerìa Turca, e Tartara seguita a batter la campagna; e un distaccamento di essa unito a’ Confederati ha fatto delle scorrerìe dalla parte di Sniatyn fino nella Russia Polacca, nella quale s’è molto innoltrato. La Fanterìa rimasta a Choczin attende a fortificar la Piazza, la quale è abbondantemente provveduta di viveri, e di munizioni da guerra. Non si può fare il conto esattamente della perdita, che i Russi, e i Turchi hanno fatto su questo cominciamento della campagna: la perdita non debbe però esser di gran rilievo, quando non si consideri quello, che son costati gli attacchi di Choczin. L’Armata Russa non ha potuto inseguir la Cavallerìa Turca, e questa s’è contentata di dar continuo travaglio a’ Moscoviti senza impegnarsi in una battaglia formale. Del resto la ritirata de’ Russi ha di molto accresciuta la fidanza de’ Turchi, e c’è grande apparenza, che questi addoteranno per tutta la presente guerra il sistema da essi usato in questa occasione, cioè di non presentar la loro Fanterìa, se non in posti difficili da forzare, e di spiegare in quel cambio4 la innumerabile Cavallerìa, della quale avanzano i Russi, forse quanto questi son superiori d’Infanterìa.

1 di rincontro: dirimpetto. 3 piegavano: opprimevano.

2 Nella stampa: ririrata. 4 in quel cambio: al suo posto.

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PORTOGALLO Lisbona 31 Maggio. Il Re1 con suo Editto ha ordinato, che tutti i suoi Sudditi, che posseggono Beni stabili,2 prima appartenenti al Dominio della Corona, ne producano i Titoli originali. Quest’operazione si dee fare in termine di tre anni. Quelli, che non giustificheranno i Titoli saranno privati dei detti Beni. L’Arcivescovo d’Evora3 presiede al Consiglio stabilito per questo effetto. L’Imperador di Marocco4 ha mandato doglianze alla nostra Corte, perchè, contra le leggi della Guerra, e contra la buona fede, il Governator Portoghese della Fortezza di Mazagan,5 l’abbia fatta saltar colle mine, dappoichè i Mori ne avevan preso il possesso. Lo stesso Imperadore, per mostrar quanto sia egli lontano da un tal modo di pensare, ha rimandato un Soldato, che, essendo briaco6 in occasione della Sortita della nostra Guernigione da Mazagan, era colà rimasto, e lo ha anzi fatto vestir di nuovo. Non si sa, che risposta sia per dare la nostra Corte. PAESI BASSI Amsterdam 9 Giugno. La Imperadrice delle Russie7 cerca ad imprestito nell’Olanda due milioni di Fiorini, esibendo quattro Obbligazioni sottoscritte di sua mano. Leida 20 Giugno. Sappiamo da una Lettera di Chiras del 15 Luglio 1768, che Kerim Kan, Reggente della Persia era pressochè padrone di tutto quel Regno, e ch’egli il governava dispoticamente; ch’egli aveva una Corte non meno magnifica di quel, che fosse quella degli antichi Sofì, che aveva dichiarato di voler far coronare Re di Persia Abolfut Kan, suo figliuolo d’età d’anni 12, e di volerne stabilir la residenza ad Ispahan. INGHILTERRA Londra 13 Giugno. Le risoluzioni prese dal nostro Parlamento rispetto alle Colonie d’America vi avevano accresciute le dissensioni, e l’ostinazione di non ammettervi al più stretto rigore mercatanzìe8 della Gran Bretagna. Nondimeno si spera, che vi si metterà presto rimedio per la deliberazione fatta ultimamente in Consiglio di attendere alle correzioni, che desideransi dagli Americani, purchè essi domandino con decenza, e in maniera conforme alla Costituzione. FRANCIA Parigi 16 Giugno. Qui è voce generale, che il Conte Mostowski, Palatino di Masovia, sia stato unanimemente eletto Maresciallo Generale di tutte le Confederazioni Polacche; e che i diversi Marescialli di esse gli hanno prestato giuramento d’ubbidienza. 1 3 5 7

Giuseppe I. João Cosme de Cunha (GM, p. 327). Dinis Gregório de Melo Castro de Mendonça. Caterina II.

2 4 6 8

Beni stabili: immobili. Sidi Mohammed. briaco: ubriaco. mercatanzìe: merci.

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Assicurasi, che il Re piglierà al suo soldo 4 mila Corsi, che si distribuiranno ne’ diversi Reggimenti della Francia per obbligar la loro Nazione alla fedeltà; e che 4 mila Francesi rimarranno di guernigione nell’Isola. ITALIA Roma 21 Giugno. Dappoichè il Signore Ambasciator di Venezia1 ebbe per via della Scaletta Segreta udienza da Sua Santità,2 Mercoledì mattina il Sig. Cardinal Molino andò a fargli visita, che gli fu restituita il dopo pranzo dall’Ambasciatore, il quale, Giovedì, dette pranzo al detto Cardinale, ed agli Eminentissimi Priuli, e Calino. L’Eminentissimo Molino partirà per la sua residenza subito, che gli sia stato conferito il Cappello. Il Religioso Agostiniano Spagnuolo detenuto in Castel S. Angelo,3 e da gran pezzo richiesto dal Monarca Cattolico,4 è stato consegnato al Generale,5 per mandarlo a quella Corte. Il detto Monarca ha fatto intimare al Generale de’ Gesuiti, che nessuno de’ Gesuiti, espulsi dalla Spagna ardisca più di ritenere le denominazioni delle Provincie, de’ Ripartimenti, e delle Rettorìe6 de’ suoi Regni, come si faceva, non ostante l’espulsione, sotto pena della intera perdita degli assegnamenti loro accordati. Il Generale ha fatto le sue scuse a questo Ministro della Corte Cattolica,7 e promesso d’eseguire immediatamente la volontà di essa. Sentiamo, che l’Arcivescovo Elettor di Magonza8 abbia date importanti disposizioni intorno a’ Regolari. Generalmente ha proibito, che nessuno si possa render Religioso senza il suo permesso, e l’esame da farsi da alcuni Deputati. A’ Cappuccini, e Gesuiti ha vietata assolutamente ogni vestizione; ed agli ultimi ha mandato special ordine d’esibire tutti i loro Libri economici. Trieste 10 Giugno. La nostra Augustissima Sovrana,9 per contribuir sempre più all’ingrandimento del Commercio, ha fatto qui fabbricare un comodissimo Lazzeretto. Il dì 31 Luglio se ne farà il solenne aprimento con grandi pubbliche feste. [67v] Livorno 30 Giugno. Il dì 22 giunse in questo Porto la Nave Racchel Inglese, la quale ha lasciate molte Famiglie Corse a Portoferrajo, e condotti qui molti Signori Corsi, fra’ quali Clemente de Paoli, Conte Gentili, Rostini, Massaria, Capitan Gio. Carlo Saliceti, altro Saliceti del Nebbio, Achille Morato, Pietro Colle, Antonio Leonardo Belgodere, e il Capitano Franceschi. Con questi erano circa 80 altre Persone, la maggior parte de’ quali Frati Cappuccini, e Zoccolanti, e Preti neri di faccia, e con marche del loro valore in tutte le parti del Corpo. Il Sig. Generale de Paoli partì Sabato per Firenze: mentre era qui la notte dimorava in casa del Console d’Inghilterra,10 e il giorno in casa della Vedova del Capitan Santi Corso,11 che in passato fece grandi ricchezze nelle Indie. La detta Signora è ben degna di un tale 1 Nicolò (Marcantonio) Erizzo Junior (GM, p. 328). 2 Clemente XIV. 3 Antonio Cortes. 4 Carlo III. 5 Lorenzo Ricci (GM, p. 329). 6 Uffici amministrativi dipendenti da un rettore. 7 Tomás Azpuru y Jiménez. 8 Emerico Giuseppe barone di Breidbach-Bürresheim. 9 Maria Teresa d’Asburgo. 10 Sir John Dick. 11 Elisabetta Santi, vedova di Antonmattei Santi (GM, p. 330).

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onore, giacchè durante la guerra ha mostrato grandissimo zelo per la libertà della Nazione, ed ora ha molto contribuito alla salvezza de’ principali di essa, che sono qui giunti. Il giorno 10 Sua Eccellenza il Governator di Livorno,1 molta Ufizialità di primo rango, e molti Negozianti andarono a complimentare il Sig. Generale; ed oggi è stato egli a restituir loro le visite. Contuttochè procurasse di tenersi celato non uscì mai senz’aver gran numero d’ammiratori addietro. Il dì 23 andarono in casa del Console d’Inghilterra, non si sa perchè, tutti gli Ufiziali Corsi, e quivi era anche il loro Generale. Questi ha fatto fare per sè, e per tutti i Corsi, che sono in Livorno un bell’Uniforme; ed ha ordinato a tre suoi piccoli Bastimenti di tenere innalberata la Bandiera di Corsica. Ha egli seco varj regali statigli fatti da diversi Sovrani per distinzione del suo merito. Con una Nave Spagnuola, che dette qui fondo il dì 23, giunsero altri 150 Corsi: e così questi, come tutti gli altri, che prima ci erano, son qui mantenuti a spese degl’Inglesi. I Francesi, Tedeschi, e Svizzeri disertati dall’Armata Francese, son passati in Porto Longone al servigio della Spagna. Trattasi d’una pace generale fra la Toscana, e tutta la Barbarìa. Bastia 20 Giugno. Il Ministero Francese attende con tutto il fervore a promover l’Agricoltura, e il Commercio in quest’Isola; molti Mercanti son di già passati in Corti, e le pigioni2 delle Botteghe sono ascese a più del doppio. È ordinato, che i Nazionali, che non attenderanno alla buona cultura de’ lor terreni ne sieno spogliati, e questi si faccian lavorare a conto del Re.3 Le Scuole, e le Università saranno sempre più incoraggite. Si può assicurare il Pubblico, che non ostante tutto ciò, che si è scritto della mortalità seguita nelle azioni di quest’anno, non son morti tanto da una parte, quanto dall’altra più di 7 in 800 uomini dal 5 Maggio fino a tutto il 15 Giugno. Al celebre fatto del Ponte di Golo non rimasero da ambe le parti fra morti, e feriti, che circa 400 uomini; a Vivario circa 70, negli altri piccoli fatti poche dozzine, che in tutto formano l’indicato numero. Padova 5 Maggio. Il Sig. Giacomo Maggioni, pubblico Professore di Medicina Pratica in questo Studio, ha salvato un Fanciullo4 d’anni sette in circa, sommerso nella Brenta il dì 3 del corrente. Questo infelice stette nell’acqua circa 25 minuti, e ne fu cavato senza il menomo contrassegno di moto vitale, e senza speranza di vita. Il Dottor Maggioni vi accorse, e proibì alla Gente, che vi era intorno di capovolgerlo: indi, fattolo coricar supino, cominciò dal soffio, che eseguì colla sua bocca medesima, non essendovi in pronto verun cannello, o tubo; e gli fece fare nello stesso tempo fregagioni,5 e strofinamenti alle altre parti del Corpo. Il fece di poi trasportare nella Stufa d’un vicino Fornajo, e spogliato, e rasciugato, mettere a letto. Quivi dopo molte forti fregagioni con panni lini ben caldi, colla pressione dell’addome all’insù per ajutare l’espirazione, e coll’accostargli frequentemente alle narici lo spirito di Melissa, che fu il più comodo a potersi subito trovare, gli riuscì di veder quel Fanciullo riacquistar le idee, parlare, camminare, e per 1 Giambattista Filippo Bourbon del Monte (GM, p. 330). 2 pigioni: canoni di affitto. 3 Luigi XV. 4 Andrea Beffa (GM, p. 331). 5 fregagioni: frizioni, massaggi.

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dir così, risuscitare per opera sua. Gli fece far finalmente al braccio una leggier cavata di sangue, per iscioglierne l’addensamento, e promoverne il circolo; e terminò la breve cura col dargli un pò d’acqua di Melissa per medicamento refocillante o cordiale. Il fanciullo è ora perfettamente sano = «Speriamo, che i Lettori ci loderanno d’avere inserito ne’ nostri Foglj questo Paragrafo a favore dell’umanità, temperando così il continuo orrore, con cui siam costretti a pascere di sangue, di stragi, e di morti la curiosità loro. Noi abbiam parlato più d’una volta di simili accidenti in questi Fogli, sempre con intenzione d’eccitare il pubblico zelo in un Paese, che tanto abbonda di acque. Potremmo noi dubitare, che qualche nostro savio, e caritatevole Medico non fosse per iscrivere un chiaro, breve, semplice, facile, e comunal metodo per simili sorte di cure, ad uso de’ Padri di Famiglia, de’ Parrochi ec., onde salvare alcuna delle tante Persone, che ogni anno periscono nelle nostre acque? Non faremo mai questo torto alla zelante Facoltà Medica del nostro paese, e speriamo anzi di veder ben presto adempiuti i nostri Voti». Milano. Continova coll’Augusta presenza della Sacra Cesarea Maestà di GIUSEPPE II l’ammirazione, l’edificazione, e la consolazione di questo fedelissimo Popolo. Giovedì 22 dello scorso Giugno nell’Insigne Basilica de’ RR. PP.1 Minori Conventuali di S. Francesco si è fatta celebrare dall’Inclita2 Congregazione di S. Giovanni Nepomuceno eretta in detta Basilica una solenne, e decorosissima Festa ad onore del sopradetto Invittissimo Santo Martire di Praga, in cui con ben inteso Apparato di tutta quella vasta Basilica, e coll’intervento di numerosissima Nobiltà, e di tutta l’Ufficialità Alemana, che al presente si ritrova di Guarnigione in questo Reale Castello, si è incominciata verso le ore 15 la detta Solennità con eruditissimo Panegirico a gloria del Santo, recitato dal celeberrimo Padre Maestro Paolo Gerolamo Margotti Reggente in Pavia della detta Religione, dopo il quale si diede principio alla Messa cantata a più Cori di scelta Musica, composta nuovamente dal Sig. Maestro di Cappella Melchior de Vincenti, ed alla sera dopo il Vespro cantato colla medesima Musica, fu terminata la Solennità colla Benedizione del Santissimo Sagramento; restando sempre esposta a pubblica venerazione all’Altare del Santo la di lui Sacra Reliquia; alli 23 poi dello stesso mese fu celebrato nella stessa Basilica il solito Uficio Generale in suffragio delle Anime degli Ascrit.3 nella suddetta Congregazione.

[68r] Num. XXVIII Per il Mercoledì 12 Luglio 1769. ALEMAGNA Vienna 28 Giugno. I eri, giorno prefisso per il Matrimonio di Sua Altezza Reale l’Arciduchessa Amalia con Sua Altezza Reale l’Infante Duca di Parma,4 nella Chiesa de’ Padri Agostiniani Scalzi, alla presenza di S. M. la Imperadrice,5 di tutta l’Augusta Famiglia, e di tutta la Corte, e Ministri forestieri, si celebrò colla più grande 1 RR. PP.: Reverendi Padri. 4 Ferdinando di Borbone.

2 Inclita: illustre.

3 Ascrit.: ascritti. 5 Maria Teresa d’Asburgo.

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solennità la detta Funzione dal Nuncio Pontificio, assistendo, come Procuratore del Reale Infante, Sua Altezza Reale l’Arciduca Ferdinando. SVEZIA Stocolm 6 Giugno. Il Re,1 e la Reale Famiglia tornarono ierl’altro da Norkioping al Castello di Drottningholm. L’Assemblea degli Stati, che si continuerà in questa Capitale, darà l’ultima mano allo stabilimento della pubblica tranquillità, oggetto a cui tendono unicamente le mire del nostro Sovrano, e i voti incessanti della Nazione. Il Re ha avuto la satisfazione di ricevere a Norkioping da parte de’ quattro Ordini dello Stato, dopo gli antecedenti avvisi della Commissione Segreta, amplissime testimonianze della viva loro riconoscenza per l’anticipata convocazione della Dieta, ed egli ha dimostrato loro dal proprio canto la sua sensibilità in termini graziosissimi, ed obbligantissimi. Niuna cosa cagiona maggior tenerezza negli animi gentili, ed amanti del pubblico bene, quanto l’armonìa, e la corrispondenza degli affetti fra i Sudditi, e il loro Sovrano, manifestata nelle operazioni, e nelle parole. Sembra, che si ritorni alla naturale origine delle Società, quando fra le beate Famiglie di que’ gloriosi Patriarchi, non si poteva disgiungere l’idea di Re da quella di Padre, nè l’idea di Suddito da quella di Figlio, quando la felicità del Capo era quella de’ Membri, e quando la felicità de’ Membri era quella del Capo, quando… Ma giudicherà ognuno da sè leggendo il seguente Ringraziamento, che fu presentato al Re, il 29 Maggio, a nome degli Stati. Potentissimo, e Graziosissimo Sovrano. «Gli Stati nell’esaminare, che hanno fatto, non senza inquietudine gli atti del Senato, vi hanno ulteriormente riconosciuto, con sentimenti vivissimi di gratitudine, e di profondissima venerazione, la tenera sollecitudine, la zelante protezione, e gli sforzi costanti di Vostra Maestà per lo bene generale del Regno, e il mantenimento delle libertà, e delle prerogative de’ suoi Abitatori. Vi hanno altresì veduto la preziosa confidenza, che ha la Maestà Vostra, che gli Stati corrisponderanno alla sua espettazione, ed alle sue paterne brame, indicando efficaci rimedj alla pubblica calamità. Per arrivare ad un fine così grande, e così utile a ciascuno de’ suoi Sudditi, V. M.2 fece perfino la risoluzione di rinunciare allo Scettro; risoluzione di cui sono così rari gli esempj, che gli Stati non credono di poter mai dimostrar tanto degnamente, quanto si converrebbe la loro gratitudine, nè consacrarne la memoria con più nobile monumento di quello, che la Maestà Vostra s’è innalzata da se medesima nel cuore de’ suoi Sudditi riconoscenti. Gli Stati provano una soddisfazione, ed una gioja inesprimibile veggendo nell’Augusta Persona di Vostra Maestà il prezioso Rampollo dell’amabilissima stirpe di Gustavo; Rampollo così degno, com’essi avevano sperato di trovare, allora quando chiamarono la Maestà Vostra al Trono Reale della Svezia. Se i due passati Secoli non hanno potuto cancellare da’ cuori Svedesi la benedetta memoria degli sforzi gloriosi fatti dagli Augusti Maggiori di Vostra Maestà per difendere i Diritti, e le Libertà della Nazione contra le domestiche cabale,3 e contro la violenza straniera, sotto al cui favore indegni Cittadini, per 1 Adolfo Federico. 2 V. M.: Vostra Maestà. 3 domestiche cabale: imbrogli, intrighi interni.

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mire di particolare interesse, vessavano, e snervavano i nostri Avi, molto meno sarà possibile a questi medesimi cuori Svedesi di mettere in oblìo ne’ Secoli più lontani, fino a qual segno la Maestà Vostra, tocca1 da’ nostri mali, abbia i nostri Diritti, e le Libertà nostre vigorosamente sostenute. Graziosissimo Sovrano, mancano agli Stati le espressioni, con cui testificare2 tanto [68v] perfetta|mente quanto essi vorrebbono, la loro umilissima riconoscenza, il loro profondo rispetto, il lor amor sincero, e il fervore, con cui vi consacrano l’ardente zelo, di cui sono animati. Essi non credono adunque di poter più degnamente soddisfare all’espettazione, ed ai desiderj del Popolo Svedese, che recando appiè3 del Trono di Vostra Maestà il tributo di tutti i cuori de’ suoi fedeli Soggetti; tributo, che la Maestà Vostra s’è acquistato colla sua benevolenza, colla sua bontà, colla sua clemenza, colla sua equità; tributo infine, che la Maestà Vostra conserverà perpetuamente. Degnate, o Sire, d’aggradir colla bontà vostra questa Dichiarazione d’un Popolo libero, che fa professione di portare il cuor sulle labbra; Popolo, che fu sempre, ch’è tuttavia, e che sarà perpetuamente tanto fedele al suo Re, tanto zelante per la dignità di lui, e tanto premuroso di compiacergli, quanto è geloso delle proprie prerogative, e delle proprie libertà. Voglia la Divina Provvidenza prolungare i giorni di Vostra Maestà fino all’estrema vecchiezza, e spargere le più preziose benedizioni sovra la sua Augusta Famiglia Reale, la cui prosperità è inseparabile della felicità de’ suoi fedeli Sudditi. Possa il Regno della Maestà Vostra essere in ogni tempo il più sicuro riparo della giusta, e legittima libertà del Popolo Svedese, e servir d’illustre esempio a tutti i Monarchi, che vorranno apprendere, come si possa tutto ottenere e condurre a fine, mediante l’amore de’ Sudditi. Faccia egualmente il Cielo, che il Trono della Svezia non sia privo giammai di Discendenti della Casa Reale di Vostra Maestà, e d’imitatori delle sue risplendenti virtù. Allora non si piglierà mai abbaglio circa l’affezione, e la fedeltà degli Svedesi verso il Re loro, e verso la Patria. Gli Stati hanno eziandio l’onore di testificar la rispettosa loro compiacenza per l’armonìa de’ sentimenti, ch’essi veggon regnare nella Casa Reale, e per la tenerezza, che il Principe Ereditario ha dimostrata verso la Nazione, e la Patria; della quale tenerezza Sua Altezza Reale, in occasione de’ suoi viaggi nelle Provincie del Regno, diede pruove cotanto segnalate, ed ascoltando favorevolmente le querele de’ necessitosi, e portando queste medesime querele innanzi al Trono; sentimenti, la cui propagazione è per noi arra,4 e pegno sicurissimo del nostro bene, e di quello della nostra Posterità. Gli Stati, coll’ajuto dell’Onnipossente, imiteranno anch’essi dal canto loro un così5 bell’esempio. Continueranno unanimemente le deliberazioni, alle quali Vostra Maestà ha dato luogo così graziosamente; useranno tutta la cura, tutta la puntualità, tutta la prontezza possibile nel corrispondere alla graziosissima confidenza della Maestà Vostra, ed alla espettazione de’ Concittadini per guarir le piaghe della Patria, per istabilire, e vivificar novamente i diversi rami della industria confusa, e decaduta, cioè l’Agricoltura, le Miniere, il Commer1 tocca: toccata, preoccupata. 2 testificare: attestare, testimoniare. 3 appiè: ai piedi. 4 arra: garanzia. 5 Nella stampa: cosi.

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cio, e la Navigazione, colla dolce speranza di veder, sotto la Benedizione Divina, effetti così avventurosi, e desiderati procedere, e nascere dall’intima confidenza, che passa fra il Re, il Senato, e gli Stati, non meno che dall’unanime loro zelo, dalle lor cure, e da’ mutui loro sforzi per lo pubblico bene, cose tutte, che sono la base della felicità, della grandezza, della potenza, e della sicurezza del Regno. Gli Stati supplicano umilissimamente la Maestà Vostra, che le piaccia di conservar loro la sua preziosa benevolenza». La Risposta del Re. «La Dichiarazione, che i Deputati degli Stati del Regno mi hanno fatta, mi cagiona la satisfazione più grande, ch’io potessi mai desiderare. La mia coscienza m’è testimonio, che io ho cercato il bene della Patria: ma che gli Stati del Regno riconoscano ancora le mie buone intenzioni, ciò è, ch’io risguardo, come il più bel premio, che potesse mai darsi alle mie cure. Gli Stati del Regno possono esser sicuri della mia costante affezione, e della mia tenerezza per essi, e per la loro felicità». Abbiam compassione de’ Lettori, che più si compiacciono d’una lunga enumerazione di Beneficj distribuiti a persone ignote, o della lunga descrizione d’una Festa da Frati, di quel che facciano per simile sorta di Atti, che tanto interessano l’Umanità. DANIMARCA Coppenaghen 6 Giugno. Sabato scorso, qualche miglia distante da questa Città, dalla parte del Nord, si osservò dalle otto ore della sera fino alle otto, e mezzo, il Passaggio di Venere davanti al Disco del Sole, ch’era allora oscurato da’ nuvoli. Il contatto del Pianeta, e di questo Astro fu visibile a varie riprese per lo spazio di 16 minuti, e mezzo; e da un momento all’altro invisibile per 18 minuti, e mezzo; e per 35 minuti totalmente sopra l’Orizzonte. Da ciò risulta, siccome il Sole tramontò qui verso le ore 8, e 35 minuti, 1. Che il contatto seguì una mezz’ora più tardi, che non era stato calcolato da’ nostri Astronomi. 2. Che al contrario questo contatto ha avuto luogo una mezz’ora più presto, che non aveva supputato il Sig. Halley, Astronomo Inglese. 3. Che seguì precisamente al tempo calcolato dal Signor Cassini, il quale aveva determinato, che il Pianeta sarebbe a 33 minuti dirimpetto al Sole al di sopra dell’Orizzonte di Coppenaghen. POLONIA Varsavia 10 Giugno. Il Principe Wolkonski, ch’è succeduto al Principe Repnin nella qualità d’Ambasciadore della Russia, ebbe la sua prima udienza del Re, il giorno 5. L’Armata del Principe Galitzin accampa tuttavia a Medzibog, e a Derazina, distante circa 15 miglia da’ Confini della Turchìa. Dalla Grande Polonia 3 Giugno. Si tiene per certo, che il Conte Mostowski Palatino di Mazovia sia stato unanimemente eletto [69r] Maresciallo Generale di tutte le Confederazioni. Questo avvenimento potrebbe far cangiare di faccia agli affari de’ Confederati, a’ quali è stata finora così funesta la divisione. Si veggono già prender della

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superiorità sovra i Russi destinati a tenerli in freno; e siccome le campagne son tutte piene di Confederati, così le Truppe della Russia possono difficilmente difendersi dalle loro sorprese. Erasi creduto, che il Colonnello Russo Sig. Drinken sarebbe arrivato a sloggiare il Giovine Pulawski, che s’è impadronito di Snyatin. Egli marciò di fatti contro di questo con qualche Fanterìa, e molte Truppe leggieri; ma, caduto in una imboscata, preparatagli da un Corpo d’Albanesi, destinati ad assistere lo Starosta, fu forzato a ritirarsi col suo Distaccamento assai mal concio, di modo che il Giovine Pulawski avrà potuto eseguire il progetto, ch’egli aveva formato di ristorar1 le Fortificazioni di Snyatin, per farne un punto d’appoggio, onde poter comunicare coi Confederati della Piccola Polonia. D’altra parte si dà per certo, che un Corpo di Tartari sia penetrato nell’Ucrania Russa dal lato di Bacmut, e che vi rinnovino i devastamenti, de’ quali già dettero esempio nella Nuova Servia. Dalle Sponde della Vistola 10 Giugno. I Russi, malgrado gli sforzi de’ Confederati, hanno messa una Guernigione a Lamberg per mantenersi la comunicazione colla loro Armata. La Confederazione della Lituania non è ancora perfettamente stabilita. Le Montagne della Polonia Piccola son piene di Confederati, che danno assai da temere. Sentiamo da Costantinopoli, che il Muftì ha ordinate pubbliche preci,2 e fatto distribuir quantità di limosine per ottener dal Cielo un buon successo alle Armi Ottomane. Le relazioni, che ci vengono, non cessano di sparger dubbj sopra le operazioni de’ Russi nella Moldavia, e il successo, ch’essi dicono avervi avuto. Tutte convengono, che l’affare era ben condotto per una sorpresa, ma non già per una spedizione successiva; che il loro passaggio del Niester è stato felice, ma che non si può dir lo stesso del loro ritorno; ch’essi eransi avanzati fino alla Fortezza di Choczin, dopo aver molto sofferto dall’impeto continuo della Cavallerìa Turca, dalla quale fu assai maltrattata la loro; ch’essi avevan fatti molti attacchi, con perdita di gran Gente, e renduti infruttuosi dalla Moschetterìa, e dal fuoco di 150 Pezzi di Cannone, e che frattanto la Cavallerìa Ottomana non aveva mai cessato di travagliarli; che perciò il Principe Galitzin, che comandava l’Armata, s’era ritirato senza ridurre altrimenti la Piazza; che nel ritirarsi alla volta di Kalus, era stato continuamente inseguìto dalla Cavallerìa Turca, e da un Corpo di Fanterìa della stessa Nazione; che s’era sostenuto contro di questo, ma che la Cavallerìa aveva fatto gran macello della sua Armata. Altre relazioni dicono, che i Russi avevan troppo agevolmente creduto, che la Piazza di Choczin non fosse custodita. È certo almeno, che i Turchi nontavano in guardia; poichè il Corpo delle loro Truppe trincerato sotto a Choczin finse, od ebbe veramente paura all’accostarsi de’ Moscoviti, ed abbandonò le trinciere, e i bagagli. La quistione si è di sapere se i Russi dovevano assalire il Castello, non avendo seco più viveri, che per tre giorni, tanto più, che i Turchi rinvenuti della loro sorpresa s’assembrarono novamente. Di fatti il Corpo, comandato dal Bascià della Natolia,3 ebbe ordine di tagliar4 la ritirata ai Russi, e di attaccarli alle schiene, frattanto, che il resto dell’Armata li pigliasse di fronte. Ciò non riuscì al Bascià, perchè il Principe Prosorowski ne mandò a vuoto il progetto: ma il Corpo, che doveva attaccare di fronte, serrò addosso a’ Russi con incredibile valore; e questi 1 ristorar: ricostruire. 3 Feisch Ulla Bascià.

2 preci: preghiere. 4 tagliar: arrestare.

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non poterono difendere la loro Fanterìa dall’urto della Cavallerìa Turca, la quale penetrata nelle loro file, messe ogni cosa in iscompiglio. TURCHIA Costantinopoli 17 Maggio. Alcuni Avvisi recano, che il Gran Visire1 sia caduto malato nell’atto, ch’ei marcia alla testa della nostra Armata verso la Polonia. Il suo Sostituto2 in questa Corte, o sia il Caimacan, mandò il 5 dello stante al Sig. Internuncio di Vienna3 il suo Interprete incaricato d’una commissione, della quale non si sa finora il soggetto. Frattanto l’Internuncio comparve alla sua udienza il dì 8, e gli Ambasciadori di Francia, d’Inghilterra, e di Venezia4 vi erano stati ammessi ne’ due giorni precedenti. Questo Ministro ha conceduta una simile udienza, il giorno 10, all’Inviato di Svezia, l’11, a quello di Prussia, il 13, all’Incaricato degli affari per le Provincie Unite.5 Gl’Interpreti de’ Ministri forestieri son tutti attualmente in seguito del Gran Visire. Il Patriarca de’ Greci,6 ch’era stato deposto per delitto d’alto tradimento, s’è giustificato di quest’accusa calunniosa; ma non è perciò stato ristabilito nella sua Sede. Dalle Frontiere della Turchìa 2 Giugno. S’era sparsa voce, che gli Abitanti di Salonichi si fossero rivoltati contro la Porta; ora se ne hanno delle conferme, ma senza veruna particolarità. Non si può per anco prevedere da qual parte sia per volgersi l’Armata Ottomana arrivata ad Isaccia, se nella Moldavia, o verso il Nieper. I Tartari si raccolgono sotto a Bender, ove dicesi, che i Gianizzeri abbian fatto una strage quasi generale de’ Cristiani Greci. Si assicura esser giunto presso ad Asofo un Corpo considerevole di Truppe Turche, che hanno felicemente passato il Mar Nero. Parlasi d’un Campo di 20 mila Turchi presso a Jassi; e si va ripetendo, che un rilevante Corpo de’ Confederati di Bar si dispone a varcare il Niester, sostenuto da 20 fino a 30 mila Tartari. Giusta alcuni Avvisi, il Generale Romanzov debb’essere entrato nella Crimea il 20 del passato, e il Generale Chernichew essersi appostato ne’ Contorni di Bacmut. INGHILTERRA Londra 23 Giugno. Tutta la Nazione deplora la sorte de’ Corsi, e quella del loro Capo.7 I tratti seguenti possono dar qualche lume rispetto alla condotta tenuta dalla Corte Britannica a questo riguardo. Qualche mesi dopo l’ultima Pace negoziata, a quel che si dice, dal Conte di Bute, il Re8 fece un Ordinazione, con cui proibiva a’ Sudditi del suo Regno di tener veruna corrispondenza coi Corsi, o di dar loro verun soccorso. In molti Luoghi di questo [69v] Editto quegl’Isolani eran trattati da Ribelli. Nel 1767 il Re di Francia9 acquistò dalla Repubblica di Genova le sue pretensioni sull’Isola di Corsica, benchè contese alla Repubblica dagli 1 Mohammed Emin. 2 Nella stampa: Sostituito. 3 Franz Anton von Brognard. 4 Rispettivamente, François-Emmanuel Guignard de Saint-Priest, John Murray e Girolamo Ascanio Giustinian. 5 Rispettivamente, Gustaf Celsing, Johann Christoph von Zegelin e Frederik de Weiler. 6 Melezio II. 7 Pasquale Paoli. 8 Giorgio III. 9 Luigi XV.

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Abitanti medesimi dell’Isola. Nel 1768 i Francesi occuparono poi quel Regno con una considerabile Armata. Questa straordinaria risoluzione dette luogo ad una Memoria, che fu mandata a questa Corte da parte d’un Sovrano, che rappresentava il danno, che sarebbe risultato per la Gran Bretagna, e per lui medesimo, se si fosse accordato alla Francia l’Imperio del Mediterraneo. Questa Scrittura incontrò alcune difficoltà nel Consiglio, sposando alcuni il piano del Conte di Bute, ed altri desiderando d’impedire le operazioni de’ Francesi, il che produsse alcuni cambiamenti nel Ministerio. Fu abbandonato finalmente questo affare, e la Francia fece di poi tranquillamente la Conquista del Regno di Corsica. Il nostro Ministerio è in qualche modo giustificato d’averla tollerata, e in uno Scritto, che s’è pubblicato in suo favore, si presenta il clima di quell’Isola così poco favorevole agl’Inglesi, che a’ Francesi, i quali saranno obbligati di spender diece volte più per conservarsene il Dominio, di quel, che ne possano ricavare ogni anno; ma il Popolo, che distingue i talenti, e la industria de’ Francesi, non cessa di ripetere, che quest’Isola diverrà nelle lor mani un oggetto di terrore, e di spavento per lo Commercio della Gran Bretagna. Parigi 23 Giugno. Si è assai parlato d’una terribile inondazione, che dicevasi seguìta l’11, e il 12 di Maggio a Lisbona. Noi abbiam da quella Capitale Lettere del 23, e da Madrid Lettere del primo di Giugno, che ne fanno il menomo motto. Gli Editti qui pubblicati, co’ quali si sottopongono alle Leggi del Regno lo Stato d’Avignone, e la Contea del Venassin, non lascian più luogo a dubitare, che il Governo non abbia deciso di volere uniti in perpetuo questi Dominj alla Corona. Il Processo verbale fatto ultimamente al Forestiere, che venne arrestato a Brest nell’atto, ch’egli era per partirsene, è stato portato al Consiglio del Re, l’11 dello stante. Costui si dice Scozzese, e fratello di Milord Gordon. Nello stesso tempo, ch’ei fu arrestato, furon presi anche un Soldato del Reggimento di Bearn, che gli serviva di Disegnatore, e un Calzolajo, a cui egli aveva regalato mille Luigi, senza sapersene il motivo. Il Ministro Plenipotenziario Inglese1 s’è incaricato di dare informazioni su questo proposito. Si sono qui vuotate questa settimana di bel mezzo giorno più cloache, secondo il nuovo metodo. Si adoperano a quest’uso due grandi soffietti, ed un tubo, che dalla fossa sale fin sopra i tetti delle case, e così tutto il fetido delle materie si esala nell’aria superiore senza il menomo incomodo degli Abitanti. Altre volte il vuotamento delle cloache si faceva nella più fitta notte; molti di quelli, che vi s’impiegavano, morivano nell’atto del aprir le fosse; niun d’essi campava vecchio; gli abiti ricchi, le stoffe preziose, le dorature, gli argenti ne soffrivano notabilmente: ma col nuovo metodo vengon tolti tutti questi inconvenienti. L’Inventore di questa macchina merita la gratitudine di tutte le Nazioni, dove non si ama certa sorta d’odori. Per quante vie si può diventare insigne Benefattore dell’umanità! Roma 28 Giugno. Il Generale de’ Gesuiti2 ha avuto ultimamente un’assai lunga udienza dal Cardinal Segretario di Stato.3 Il Religioso Agostiniano, che si disse consegnato

1 Robert Walpole.

2 Lorenzo Ricci.

3 Lazzaro Opizio Pallavicini.

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al suo Generale, è stato mandato a’ Ministri del Re Cattolico,1 e condotto a Cività Vecchia per esser quindi tradotto in Ispagna. Sua Santità2 ha richiesto a’ Deputati, ed Amministratori de’ Luoghi Pii lo stato attivo, e passivo3 di questi. Lunedì mattina tenne Concistorio Segreto. Livorno 1 Luglio. Il Capitano della nota Galeotta Corsa ha ricevut’ordine da questo Governo di disarmarla immediatamente, e levarne il Padiglione4 Corso, il che eseguì, e diede luogo alla partenza per la Corsica dello Stendardo Francese, che si tratteneva in vista della stessa Galeotta. Iermattina giunse qui un Bastimento da Ajaccio, e tanto i Marinai, quanto i Passeggieri, come anche le Lettere di Corsica, riferiscono avere il Sig. Abatucci conchiusa una tregua di 4 mesi co’ Francesi, da’ quali ha ottenuto, che il Corpo de’ suoi 2 mila uomini possa ritener le sue Armi. Un Corso che andava continuamente a caccia di Francesi, uccidendone molti, fatto prigioniere, e condotto innanzi al Conte di Narbona, è stato liberato in grazia de’ suoi generosi sentimenti: così i Francesi contendono di generosità co’ Corsi. Il Conte Perez è stato riformato5 con tutti i suoi, e accompagnato fuor di Bastìa per mezzo de’ Famiglj della Giustizia.6 Genova 8 Luglio. Si è pubblicata una Stampa col titolo = Nuova, ed enorme Relazione di quanto è seguìto nella persona del Reverendissimo D. Silverio Teodotti d’anni 45 Arciprete della Chiesa Parrochiale di S. Lorenzo di Genova, e di D. Antonio Rebellino d’anni 46 Sagrestano della stessa, per Furti Sacrileghi, degradati per Giustizia seguita in Genova li 5 Giugno 1769. In Genova, ed in Cremona con licenza de’ Superiori = Si fa noto al Pubblico, come la riferita Relazione è una mera impostura, calunniosa, inventata a capriccio contro gli esemplari costumi di questo nostro Clero, e conseguentemente falsi i delitti, l’esecuzione, e i nomi de’ pretesi Delinquenti. Meritetebbono d’esser severamente puniti in ogni Governo questi Vagabondi, che inventano favole ingiuriose, o fanno rivivere sott’altre circostanze fatti vecchi, o rimoti per vivere oziosamente a spese degli sciocchi. Sappiamo da Bastìa, che d’ordine del Sig. Conte de Vaux dovevano per il primo del corrente, rendersi a Corti tutti i Deputati delle Pievi, per sentire le intenzioni di Sua Maestà Cristianissima.7 Milano. Tutte le virtù, nel più alto grado d’eccellenza risplendenti in un altissimo Personaggio, forman peranco l’oggetto della nostra venerazione, della nostra gioja, e delle nostre acclamazioni. La Sacra Cesarea Maestà di GIUSEPPE II onora anche oggi dell’Augusta sua Presenza questa fedelissima Metropoli. Verso la sera del dì 7 giunse felicemente in questa Capitale l’Eminentissimo nostro Arcivescovo,8 il quale dopo aver contribuito all’Elezione d’un degno Successore alla 1 3 4 5 7

Carlo III. 2 Clemente XIV. attivo, e passivo: dei crediti e dei debiti. Padiglione: simbolo, ornamento araldico. riformato: licenziato. 6 Famiglj della Giustizia: guardie. Luigi XV. 8 Giuseppe Pozzobonelli.

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Cattedra di S. Pietro, ed al Trono di Roma, è ritornato a pascer questa sua amata Diocesi colla santità de’ suoi esempj, e della sua dottrina.

[70r] Num. XXIX Per il Mercoledì 19 Luglio 1769. ALEMAGNA Vienna 1 Luglio. L a Reale Arciduchessa Amalia, Duchessa di Parma, partì da Laxemburgo questa mattina, intraprendendo il suo viaggio alla volta di Parma. Acquisgrana 12 Giugno. Le Truppe dell’Elettor Palatino,1 dopo essersi qui trattenute per ben 5 mesi, finalmente, il dì 17 dello stante, se ne andarono da questa Città, conducendo seco l’Artiglierìa, e le Munizioni. Venerdì scorso il Borgomastro di Governo fece dare avviso ad ogni casa, che non si desse veruna molestia alle dette Truppe nel tempo della loro ritirata. Il dì 18 il Sig. Kahr fu novamente eletto Borgomastro con molta satisfazione, e con molti segni di gioia di questi Cittadini. Il Re di Prussia2 è quegli, che ha accomodate le differenze, che vertevano fra l’Elettor Palatino, e il Governo della nostra Città. Dal Danubio 16 Giugno. L’Armata del Gran Visire3 marcia assai lentamente in grazia de’ Magazzini, che debbono accompagnarla; avendo le Truppe, che l’hanno preceduta, nell’avanzarsi, che fecero verso il Niester, sciupate, e guaste per via tutte le provvisioni, ch’esse non poterono consumare. SVEZIA Stocolm 15 Giugno. La Corte, e la maggior parte della Nobiltà sono andate a far le vacanze nelle loro Terre. Frattanto s’apparecchiano i quartieri per gli Membri della Dieta, la quale dee qui ripigliare il corso delle sue Sessioni il dì 27 di questo: e la Commissione Segreta ha ricominciate ieri le sue deliberazioni. Ecco il Discorso, che l’Oratore de’ Paesani fece al Re4 nell’apertura della Dieta a Norkioping. Esso è non meno, che le altre Scritture degli Svedesi su i presenti affari, pieno di teneri sentimenti, e di stima verso il loro Sovrano, e di quella dolce confidenza fra il Principe, ed i Sudditi, che presenta il carattere della reciproca loro felicità. «Sire. Col più profondo rispetto, l’Ordine de’ Paesani s’avvicina al Trono della Maestà Vostra supplicandola d’aggradire queste umilissime dimostrazioni di riconoscenza per le bontà, e per le cure, che a Vostra Maestà è piacciuto, di sempremai dimostrare a favore de’ fedeli suoi Sudditi, e principalmente per la paterna previdenza, ed attenzione, colla quale Essa ha diretto il Governo dopo l’ultima Dieta. Il Corpo de’ Paesani in tutto il Regno ha sentito, o Sire, con suo

1 Carlo Teodoro di Sulzbach. 3 Mohammed Emin.

2 Federico II. 4 Adolfo Federico.

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rammarico, che lo Scettro era nelle sacre vostre mani un peso troppo insopportabile nel tempo, che i lamenti de’ vostri Sudditi, risguardanti le loro angosce, e le loro miserie, pervennero al vostro Trono, e che non restava luogo a sperare fuorchè nell’Assemblea degli Stati. E dove si troverà mai un Paese, od un Regno paragonabile a quello della Svezia, governato da un Padre così benigno, così tenero, e così intento alla felicità de’ suoi Stati? Il Gran Gustavo di gloriosa memoria, quello illustre Antenato di Vostra Maestà, continuerà a regnare nel cuore degli Svedesi fino a tanto, che durerà il Mondo, come quello che nel suo tempo liberò il Regno dalla vendetta, dalla violenza, e dal giogo straniero. Egualmente la rimembranza di Vostra Maestà si perpetuerà fra gli Abitanti della Svezia, e si conserverà nel loro spirito fino alla fine de’ Secoli per un effetto della loro gratitudine; di Voi, o Sire, che avete riconosciuti, ed ascoltati i bisogni de’ vostri Sudditi oppressi, e languenti, e che travagliate a cercare i mezzi di far rinascere l’Agricoltura, il Commercio, le Arti, e le Manifatture. L’Ordine de’ Paesani, il cui rispetto, ed amore per il suo Sovrano, e per la Patria son conosciuti già da sì gran tempo, assicura, davanti all’Essere Supremo, la Maestà Vostra, che nella presente Assemblea contribuirà, d’accordo con gli altri Stati, e con tutti i suoi sforzi all’assicurazione del Regno per soddisfazione di Vostra Maestà, ed all’aumento della prosperità, e del ben essere della Patria, come ancora a procurare a’ vostri Sudditi il godimento delle dolcezze della pace in una perfetta tranquillità. O grande Iddio, che tante volte soccorreste i nostri Padri, allorchè il Regno era vicino alla sua rovina, stendete oggi ancora la vostra potente mano sopra la Svezia! Ajutate, proteggete il Re, ed il Regno contro tutti [70v] gl’improvvisi attentati! Custodite Sua Maestà, e conservatela per sempre. Degnisi parimenti il Cielo di prender sotto la sua santa protezione, e di benedire la nostra graziosissima Reina,1 la tenera Madre del Paese, e di spargere sopra di Lei le sue grazie, come anche sovra il Principe Reale, sovra il Principe Ereditario, e sovra la Principessa».2 DANIMARCA Coppenaghen 13 Giugno. La pace, i libri, l’educazione, gli esempj, il proprio interesse medesimo promovono ogni giorno più le buone intenzioni de’ Sovrani dell’Europa a procurar la felicità, e la tranquillità de’ Sudditi. Il Re nostro Sovrano3 ha dato ultimamente varj provvedimenti, degni della munificenza d’un ottimo Principe, e che concorreranno a meritargli il glorioso nome di Padre della Patria. Ha egli primieramente fatta una fondazione per lo mantenimento de’ Soldati veterani inabili al servigio, e delle loro vedove; ed ha destinato altri fondi considerabili per l’educazione de’ loro figliuoli orfani. Siccome per abuso, si andavano diminuendo le abitazioni per gli Contadini nella campagna con danno gravissimo dell’Agricoltura, che, per mancanza d’alloggi, andava perdendo le mani lavoratrici; così il dì 6 dello stante Sua Maestà fece pubblicare un Editto, che proibisce a’ Possessori de’ Feudi di scemare nelle loro Terre il numero delle mentovate abitazioni, sotto pena di 50 Scudi per ogni botte di Grano, che rac1 Luisa Ulrica di Prussia. 2 Si tratta di Federico Adolfo, del futuro Gustavo III e di Sofia Albertina. 3 Cristiano VII.

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colgono fino a tanto che non si rifaccia la rovinata casa. Il troppo numero de’ Cani, che mangiano il pane de’ poveri, e spesse volte de’ figliuoli, che infettano l’aria delle case colle cattive esalazioni, che tramandano da’ loro Corpi; e che finalmente distruggono i Cittadini col più orribile, e più irremediabile di tutti i veleni, ha pur chiamata l’attenzione del nostro Sovrano a correggere l’abuso troppo grande, che fassene in questa Città, per ovviar massimamente alle disgrazie, che frequentemente seguono dai morsi de’ Cani arrabbiati.1 Adunque S. M. ordina con un altro Editto, che detti Animali nel corso della State, debbano esser tenuti tutti quanti in catena, sotto le pene in esso Editto comminate a’ Contravventori: consiglia pur tutti generalmente a non doverne mantener maggior numero di quel, che bisogni per la caccia, e per guardia della casa, e della campagna. POLONIA Varsavia 16 Giugno. Dopo il tentamento,2 che i Confederati fecero sovra Leopol, si sono essi divisi in due. Il Signor Pulawski colla sua divisione è andato nel Palatinato di Brzerc, nella Lituania, e il Sig. Biezinski verso Lublino. Questi ha avuto uno svantaggioso incontro col Maggiore Drewitz presso a Krystinopol; ma dopo questo accidente, egli è passato a Lublino, ed ha sorpreso ne’ contorni di Markiszew un Corpo delle Truppe della Repubblica, ed obbligatole a rendersi. Il Maggior Drewitz gli tiene dietro; e si attendono ben presto le nuove di qualche Battaglia. Cracovia 14 Giugno. «Si è confermata la nuova, che i Conti Krasinski, e Potoki, Marescialli, o Capi della Confederazione di Bar in Polonia, sono morti nella Moldavia. Il Cadavere dell’ultimo è stato seppellito a Jassa nella Chiesa de’ Minimi, nella medesima tomba, ove fu deposto quello del Sig. Pulawski il Padre, il quale era il terzo Capo di questa Confederazione, e che morì il dì 27 dello scorso Aprile. Il Principe Francesco Sulkowski, ch’è ritornato dalla Moldavia, è pur egli malato gravemente presso la Principessa sua Moglie3 a Pitschen nella Slesia. Tratti così marcati de’ colpi della Provvidenza fanno vedere a’ Polacchi la mano dell’Altissimo armata contro a coloro, che per mire particolari, hanno acceso il fuoco della discordia nel seno della loro Patria sotto lo specioso4 titolo di Patrioti zelanti». SPAGNA Madrid 6 Giugno. Si è qui pubblicata una Convenzione fra la nostra Corte, e quella di Francia per meglio regolar le funzioni de’ Consoli, e de’ Viceconsoli delle due Corone ne’ loro Porti, e Dominj rispettivi, accomodata, accordata, e segnata per parte della nostra Corte dal Sig. Marchese Grimaldi, primo Segretario di Stato, e per parte della Francia dal Sig. Marchese d’Ossona, Ambasciadore Straordinario, e Plenipotenziario di quella Corte alla nostra, in virtù degli Ordini rispettivi de’ 1 arrabbiati: infettati da rabbia. 2 tentamento: «Tentativo, in partic. subdolo e insidioso o confuso, inconcludente; sforzo teso al raggiungimento di un obiettivo, anche politico, militare, ecc.» (GDLI XX.895). 3 Presumibilmente Marianna Strzemeski. 4 specioso: o spezioso, pomposo.

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loro Sovrani. = Siccome questo Atto è cosa, che risguarda il Jus Pubblico, così noi lo inseriremo in questi Fogli l’Ordinario venturo, venendoci per ora meno lo spazio. = TURCHIA Costantinopoli 30 Maggio. Il Cannone annuncia in questo momento al Popolo i vantaggi riportati dalle nostre Truppe in un’Azione seguita fra essi, e le Truppe Russe sulle frontiere della Moldavia. Giusta le Lettere dell’Armata del Gran Visire,1 essa ha passate le Montagne di Balken, e arrivò ad Isaccia sul Danubio il dì 14. Si spediscono successivamente nuovi Volontarj, che qui arrivano ogni giorno, chiedendo di far la Campagna. La Flotta del Grande Ammiraglio2 partitasi per lo Mar Nero consiste in venti Vascelli da guerra, compresivi alcuni grandi Navigli Alessandrini, armati in guerra a spese del Gran Signore.3 Essa è inoltre composta di 10 grandi Saichi,4 d’8 Galere, e di oltre a 200 Galeotte, ed altri Legni proprj per navigar sul Mare delle Zabache. Il Vice-Ammiraglio Assan Bey avrà sotto di sè nello Arcipelago una Squadra di 9 Vascelli da guerra: cinque di questi sono di già partiti, e gli altri faranno vela quanto prima. Arrivarono qui ultimamente 100 prigionieri fatti da’ Tarteri nelle loro scorrerìe, son quasi tutti giovani quali d’un sesso, quali dell’altro, che si venderanno, come schiavi. D’altro non si parla, che di Borghi, e di Città ridotte in cenere da’ Tartari medesimi, molti de’ quali, dopo la morte di Crim Gueray loro Kan, sonosi ritirati nel lor paese, conducendo seco numero grandissimo di Schiavi. Molti Corpi separati di Truppe marciano alla volta della Grande Armata, fra’ quali il Bascià di Sivas5 con 6000 uomini, ed altri 18 mila, venuti6 dalle Smirne. [71r] INGHILTERRA Londra 30 Giugno. Il 24 di questo mese la Corte ricevette molti Dispacci da’ suoi Ministri in Alemagna, e nel Nord. Ieri, ed oggi ne sono arrivati altri da Vienna, e da Berlino. Il Conte di Czernichew Ambasciadore della Corte di Russia ha frequenti conferenze co’ Ministri del Re,7 co’ quali ancora si trattengono assai spesso il Conte di Seilern Ambasciadore della Corte di Vienna, e il Conte di Malzahn Ambasciadore di quella di Berlino. Ier l’altro, 28 di questo, il Lord Maire8 di questa Città mandò a domandare al Lord Weymouth, Segretario di Stato quando gli sarebbe stato in grado d’abboccarsi con esso lui sul proposito della Supplica, che la Borghesia di Londra ha risoluto di presentare al Re; ma questo Ministro, essendo assente, l’abboccamento non ebbe luogo. Il Ministerio frattanto si è molto occupato a trattare della condotta da tenersi in tale occasione, e se la detta Supplica dovesse, o no accettarsi. Il Cancelliere della Città nondimeno ha ricusato di munirla della sua sottoscrizione, allegando per motivo del suo procedere «che la detta Supplica non 1 3 5 7

Mohammed Emin. Mustafà III. Alì Bassà. Giorgio III.

2 Cezayirli Gazi Hasan Paşa. 4 Grandi imbarcazioni a vela atte al trasporto di mercanzie. 6 Nella stampa: altre 18. mila, venute. 8 Samuel Turner.

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è un Atto formale del Lord Maire, degli Aldermani, e del Comune della Città di Londra, ma semplicemente della Borghesia». Questa difficoltà impedisce, che non si presenti la Supplica, che per molti capi è assai diversa da quella degli Elettori della Contea di Middlesex, e spezialmente perchè essa consiste più in fatti reali, che supposti. Questo procedere della Città di Londra ha fatto nascere in molte Provincie l’idea di rappresentare al Re le doglianze della Nazione circa varj disordini, e di supplicarlo, che vi ponga rimedio. Già la Contea di Surry, la quale non è separata dalla Capitale se non dal Tamigi, tenne il 27 del passato a Epson una Congregazione, composta di verso1 2 mila Elettori: e vi si trattò d’un Memoriale, con cui supplicare il Re di guarentire a’ suoi Sudditi la franchigia dell’elezione de’ loro Rappresentanti nel Parlamento; d’allontanar dalla sua presenza alcuni Ministri, la cui condotta tendente all’oppressione è odiosa al Popolo; di calmar le discordie, che turbano la Nazione; di toglier le cagioni di tali discordie; e di rimediare a tutti gli altri disordini, di cui i suoi Sudditi si lamentano. Diece de’ principali furono nominati per presentare al Re questo Memoriale, ch’è stato mandato in tutte le Città, e in tutti i Borghi della Provincia, perchè sia sottoscritto. La Contea d’Essex sta per seguitare l’esempio di quella di Surry, e le Provincie più lontane, attente a’ passi, che fanno quelle, che confinano colla Capitale, non lasceranno certamente di pigliarne norma. Queste circostanze danno di molti impacci al Ministerio. Se somiglianti risoluzioni si fosser prese solamente in alcune parti del Regno, si sarebbon potute lasciar passare sotto silenzio, e dileguare insensibilmente: ma come pare, che sieno per diventar generali, così farà mestieri di porvi attenzione assolutamente. Si sta in curiosità di vedere, se la Corte giudicherà su questa materia di propria autorità, oppure se ne rimetterà la decisione al Parlamento. Generalmente si crede, che si atterrà a quest’ultimo partito. Comunque sia la fermentazione è generale nel Regno, e non si saprebbe indovinare fino a qual segno possano andar le cose. In una Sessione, che in questi ultimi giorni ebbe il Re co’ suoi Ministri, e co’ principali Giudici, si agitò molto, se il Re doveva ammettere, o rigettar le Suppliche, che stanno per presentarglisi d’ogni parte; e il maggior numero opinò, che si debbano ammettere. Dicesi ancora, che in alcune Conferenze tenute per dianzi alla Corte, il Re s’è dichiarato a favore de’ Parlamenti Triennali, giusta le brame2 della Nazione. A queste turbolenze interne del Regno, si aggiungono quelle delle nostre Colonie dell’America, dalla quale assicurasi, che sia giunto iermattina un Espresso alla Corte, recando Dispacci assai dispiacevoli. Dicesi, che sieno sopravvenute di forti contese fra gli Abitanti di Boston, e la Soldatesca quivi ripartita; e parlasi ancora d’altri avvenimenti. Scrivesi da Gibilterra, che un tremuoto ha rovinato la metà della Città di Tunisi. L’arrivo de’ Vascelli il Clive, il Pacifico, il Richmond, e l’Asia ha fatto gran piacere alla Compagnia delle Indie. Queste Navi hanno portato ricchissimi Carichi, e spezialmente grande quantità di Pietre preziose. Essi hanno dato notizia alla Compagnia, che gli Olandesi hanno fatto un nuovo Stabilimento nell’Isola di Borneo. I Direttori hanno fatto pubblicare, che i lor Magazzini riboccano di Merci così della Cina, come di Bengala, delle quali è proibito l’uso nel nostro Paese; e che nel prossimo Settembre si farà una vendita considerabile di Tè.3 Essi 1 verso: circa. 3 Nella stampa: Te.

2 giusta le brame: secondo i desideri.

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hanno nominato Comandante in Capite delle lor Truppe a Bengala il Colonnello Ford, e Sovrintendente del Commercio in Asia i Signori Sittart, e Scrafton. FRANCIA Parigi 30 Giugno. I Deputati degli Azionarj, e i Sopraintendenti all’amministrazione della Compagnia delle Indie, vanno così poco d’accordo fra loro, che non s’è dato peranco verun ordine per la spedizione della corrente annata. Quelli, che hanno premura, che questa Compagnia esista, stanno in grave sospetto, veggendo, che rimane sospeso tutto ciò, che la concerne; e temono assai, che non sia di già preso il partito d’annullarla. Nondimeno la conservazione di essa, giusta il sentimento più generale, è di grande importanza per lo bene dello Stato: e si crede, che qualsivoglia ragionamento in contrario sia un paradosso, dal quale dee ben guardarsi il Governo. Si è qui pubblicato un nuovo Libro in 2 Volumi, intitolato: La Storia del Parlamento.1 Quest’Opera, per quanto si dice, dispiacerà per molti capi al Governo, e per molti altri al Parlamento. È nata una quistione fra gli Ufiziali di Giustizia in Corsica. Il Consiglio Supremo di Giustizia stabilito a Bastìa ha diverse subordinate giurisdizioni, fra le quali un Capitano di Giustizia nella Città, e Porto d’Ajaccio. Nello scorso Febbrajo un Membro del Consiglio Supremo mandò un ordine al detto Capitano; ed egli con un suo Assessore ricusarono d’ubbidirvi. Veduta una tale renitenza, il Consiglio ordinò la cattura di tutti i dipendenti di quel Tribunale, che son prigioni a Bastìa. Così i carcerati, come il Consiglio hanno scritto per loro giustificazione a questo Sig. Cancelliere. [71v] Il dì 28 fu impiccato un uomo, che aveva assassinato la moglie: tutte le femmine della plebe corsero a vedere impiccare quest’oltraggiatore del loro sesso. La moglie d’un muratore, per godere di questo spettacolo, dimenticò il desinare apparecchiato, e il cane se lo mangiò. Il Muratore va a casa, si trova senza desinare, va in collera colla moglie: ella non può tacere: egli si lascia trasportare, l’ammazza; teme d’essere impiccato come l’altro, che fa? Corbella2 la giustizia, e s’impicca da sè. Bel suggetto d’un Epigramma per un Poeta Marzialesco, che non sappia che farsi di meglio! E caso spaventevole, e crudele per le persone dabbene! ITALIA Roma 8 Luglio. Il Cardinale Orsini, in qualità di Ministro Plenipotenziario del Re di Napoli,3 ha intimato al Generale de’ Gesuiti,4 che abolisca ogni denominazione di Superiorità, e di Provincie colle medesime pene, che gli furon comminate dal Re di Spagna.5 Il detto Generale, temendo d’altra simile intimazione per parte della Francia, ha ritirate tutte le Patenti, colle quali veniva a dichiarare le Assistenze, e i Provinciali per quel Regno. I Corrieri spediti in Francia, ed in Germania son ritornati; e quello di Francia con Dispacci al Cardinal de Bernis, ed al Commen1 Si tratta dell’Histoire du Parlement de Paris pubblicata da Voltaire, ma sotto lo pseudonimo di Abbé Big…, ad Amsterdam nel 1769. 2 corbella: beffa. 3 Ferdinando I di Borbone. 4 Lorenzo Ricci. 5 Carlo III.

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datore d’Almada. Il dì 3 fu Congresso de’ Ministri in casa dello stesso Cardinal de Bernis. Stamattina fu chiamato dal Papa1 il Generale de’ Gesuiti, che finora non potè mai avere udienza. Martedì venturo, dicesi, che andranno all’udienza del Pontefice i tre Ministri Borbonici,2 per rinnovar le loro istanze contra i Gesuiti. Sua Santità scrive molto, e con molta segretezza: pare, che sotto un rigoroso silenzio si maturino cose importanti, che non tarderanno molto a scoppiare. Napoli 4 Luglio. D’Ordine Supremo è stato insinuato3 a’ nostri Regj Tribunali, che d’ora innanzi non si facciano più intestazioni di Beni a favore de’ Luoghi Pii. Sarà abolita la Congregazione de’ Preti, fondata dal fu Padre Pavone Gesuita, e le rendite di essa si ripartiranno fra le altre Congregazioni di Preti. Livorno 7 Luglio. Arrivano continuamente in questo Porto nuovi Corsi: e stassera da un Bastimento proveniente da Porto-Ferrajo ne sono sbarcati 90. Si asserisce seguìta in Corsica una piccola Scaramuccia fra que’ Cismontani,4 e i Francesi; e che quelle genti povere, robuste, e insofferenti vogliono difendere anche a costo della lor vita la Libertà, che s’è ricoverata fra loro. Il dì 4 tornò qui da’ Bagni di Pisa il Sig. Generale de Paoli, ed alloggia in casa del Console d’Inghilterra.5 Il Sig. Clemente di lui fratello è pur qui, e va riacquistando la salute molto logorata ne’ passati disagi della guerra. Dicesi, che il mentovato Sig. Generale passerà nell’Isola di Minorica. Genova 15 Luglio. Sentiamo da Bastìa, che i Francesi son occupati in gran numero a cinger di mura la Città di Corti, per la quale opera il Re di Francia6 ha assegnati 500 mila Franchi. Siccome nella detta Città è passato il Consiglio, che risedeva in Bastìa; così sarà essa d’ora innanzi considerata per la Capitale del Regno di Corsica; e rimarrà in Bastìa un Governatore. Milano. Dopo essere stato questo fedelissimo Popolo, per lo fausto corso di 21 giorno, felicitato dall’Augusta Presenza della S. C. M.7 di GIUSEPPE II; dopo avere ammirato nell’Augusta Persona gloriosamente accoppiate tutte le pubbliche e tutte le famigliari virtù, congiunte in altissimo grado la sublimità della mente e la grandezza del cuore, e concorse alla formazione ed alla perfezione d’un ottimo Principe una felicissima natura ed una Divina Educazione, il vide con sagace8 intimo general dolore partirsi da questa Capitale il dì 13 verso le ore 5 della notte. Gli augurj le benedizioni le lagrime di tenerezza espresse dal cuore d’un Popolo d’ogni rango, affollato fra le tenebre fino fuori delle mura della Città, sono state l’ultimo presente testimonio e tributo della pubblica venera1 Clemente XIV. 2 Uno dei ministri dovrebbe essere Orsini d’Aragona, gli altri due non sono stati identificati. 3 insinuato: comunicato al fine di una registrazione ufficiale. 4 Cismontani: che stanno di qua dai monti; in questo caso: i corsi. 5 Sir John Dick. 6 Luigi XV. 7 S. C. M.: Sua Cesarea Maestà. 8 sagace: acuto.

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zione e del pubblico amore. Le nostre anime risponderanno perpetuamente con un sentimento di consolazione al suono del Glorioso Nome di GIUSEPPE II Imperadore. Giuseppe Burati Ferrajo Milanese, che abita sul Corso di Porta Orientale, ha fabbricato un Calesse, dal quale, per via d’ingegni1 molto semplici e facili, si staccano sul momento i Cavalli, lasciando immobile il Legno con perfetta sicurezza di chi v’è dentro. Questa macchina previene una quantità di sinistri accidenti, a’ quali sono sottoposti i viaggiatori. L’Artefice ne ha umiliato2 il modello a Sua Maestà l’Imperadore, il quale dopo averne fatte fare replicate pruove, s’è degnato d’approvarlo, e di riceverlo. L’Artefice medesimo si esibisce3 a fare sì che, dovendosi staccare il Legno in una discesa precipitosa, resti anche in tal caso fermo ed immobile senza pericolo veruno. Tutto quello, che concerne invenzione, o perfezione nelle Arti, massimamente nel nostro paese, avrà sempre luogo in questa Gazzetta senza difficoltà o dispendio veruno, come quello, che interessa il Pubblico. Il Sig. Antonio Chiavelli Giovane Pittor Milanese, ch’ebbe l’onore d’essere ammesso più d’una volta nell’ora del pranzo a fare il Ritratto di Sua Maestà l’Imperadore, ci è riuscito assai bene. Questo Ritratto in piccolo, fatto a olio sulla pergamena, è riconosciuto per somigliantissimo alla Maestà Sua; e per gli altri pregi dell’Arte ha meritato la lode de’ migliori Pittori di questa Città.

[73r] Num. XXX Per il Mercoledì 26 Luglio 1769. ALEMAGNA Vienna 7 Luglio. S crivono dalla Polonia, che quel Re4 sia stato di nuovo in procinto di perdere la vita, e che è stato scoperto l’Autore del sacrilego attentato nella persona d’un Ajutante di Camera di Sua Maestà, il quale avendo fallito il colpo fuggì, e ritirossi in luogo immune,5 da cui è stato estratto, e messo in carcere custodito da una buona quantità di Guardie. Le Confederazioni stringono sempre più Varsavia, incoraggite dall’avvicinamento della grande Armata Ottomana. SVEZIA Stocolm 19 Giugno. Il Re, e la Reina6 continuano il lor soggiorno a Drottningholm, attendendo, che gli Stati, la Dieta de’ quali è stata qui trasferita, ripiglino7 le Sessioni. Ier l’altro morì in questa Città, in età d’81 anno il Conte Gustavo Federico de Rosen Cavaliere, e Commendatore degli Ordini del Re. Egli fu uno degli Uficiali, che accompagnarono il Re Carlo XII in Turchia. Per quanto è noto, non sopravvive più nessun altro di questi Uficiali, fuorchè il solo General Maggiore Queckfeld. 1 3 5 6

ingegni: congegni. 2 umiliato: presentato con deferenza. si esibisce: mostra. 4 Stanislao II. immune: sicuro, che godeva del diritto di immunità. Adolfo Federico e Luisa Ulrica di Prussia. 7 Nella stampa: ripigli.

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DANIMARCA Coppenaghen 24 Giugno. Giusta un esatto computo, 470 Persone son morte di Vajuolo in questa Capitale dal principio dell’anno fino al 17 del corrente, e questo flagello distruggitore ci continova tuttavia le sue stragi. Si fa attualmente, d’ordine del Re,1 la dinumerazione2 di tutti gli Abitanti dell’uno, e dell’altro sesso, che sono nella estensione de’ suoi Stati. POLONIA Varsavia 24 Giugno. Il Principe Repnin, nella cui carica d’Ambasciadore a questa Corona è succeduto il Principe Wolkonski, se ne partì jersera per l’Armata del Principe Gallitzin, scortato dalla Divisione del Maggior Drewitz. I due fratelli Pulawski, che colle lor divisioni erano entrati nella Lituania, hanno voluto violentare3 il Principe Radzivil, Palatino di Vilna, ad unirsi con loro, e la Nobiltà del Palatinato di Brzesc a fare una Confederazione; ma essi hanno fallito il lor colpo, poichè il Principe non ha voluto aderir loro; e la Nobiltà ha risposto, che se mai le paresse di doversi confederare, il saprebbe fare senz’aver bisogno del loro soccorso. Il Sig. Bierzinski, uno de’ Marescialli della Confederazione di Siradia, debbe avere attraversato il Palatinato di Sandomir per rientrare in quello di Siradia. Si è ricevuta conferma, che l’Armata del Gran Visire4 ha passato il Danubio. Non se ne sanno precisamente le forze; ma si fanno salire al numero di 150 mila uomini, che non sono però tutti uomini d’arme. Le Confederazioni di Rawa, Sochaczow, Gostyn, e parte di quella di Mazovia si presentarono tutt’insieme il 20 dello stante sotto a Sochaczow; e il Reggimentario Rochowski dette addosso ad una Pattuglia de’ Pulki5 del Re, intimando al Capitano Halecki, che n’era al comando, che si dovesse rendere. Questi mostrò l’Ordine, ch’egli aveva in iscritto dal Conte Branichi, Gran Cacciatore della Corona, Gran Mastro dell’Artiglierìa, e Comandante delle Truppe in Varsavia, e nelle vicinanze, di non attaccare i Confederati, e d’evitare il menomo combattimento; e così procurava di persuadere il Sig. Rochowski a desistere dalla sua pretensione, e lasciarlo ritirare, non potendo egli, in conseguenza del detto Ordine, nè combattere, nè rendersi. Ma comunque fosse giustissima questa rimostranza, il Reggimentario assalì i Confederati, e veduto il vantaggio del numero, gli portò via 9 uomini, e ne ferì altri cinque. Il Gran Cacciatore, udita appena questa nuova corse colla Cavallerìa del Reggimento di Lituania, e due Pulki della mentovata Pattuglia del Re, in traccia de’ Confederati per pigliar vendetta d’un tale affronto: ed avendo in seguito lasciato il Reggimento a Blonia, egli sopraggiunse i nemici l’indomane giorno 21 alle 7 ore della mattina, un miglio e mezzo di là da Sochaczow: e sebbene la situazione del loro Posto fosse vantaggiosissima, e il loro numero di assai superiore, il valore de’ Pulki di Sua Maestà gli obbligò a fuggirsene in una vicina [73v] foresta, dopo averne uccisi, feriti, e fatti prigionieri molti. 1 Cristiano VII. 3 violentare: indurre con forza. 5 Pulki: reggimenti (dal russo pułk).

2 dinumerazione: censimento. 4 Mohammed Emin.

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Rispetto a’ morti, del numero de’ quali era il Reggimentario Kaletza, il Conte Branicki li fece tutti seppellire a Sochaczow; e dette ordine, che si avesse ogni cura de’ feriti. Quanto a’ Prigioni, ch’erano circa 40, diede alcuni Ducati a ciascuno d’essi, e gl’incaricò di andare a dire a’ lor compagni, che usassero in avvenire più rispetto alle Truppe del Re. Il Gran Cacciatore dal suo canto non ebbe, che 5 feriti; e fece questa spedizione con tanta celerità, che in meno di venti ore i Pulki, e il Reggimento, dopo aver fatte venti miglia, si trovarono ne’ primieri lor posti. Dalle Sponde della Vistola 16 Giugno. Tutta la Cujavia è sotto l’Armi. Le due rive della Vistola son coperte di varj Partiti di Confederati. Ve n’è a Dobrezin, a Plosko, a Ripyn, a Dobrzeweic, in maggior novero che mai. Il Palatinato di Culm n’è innondato; la Mazovia ne ribocca,1 e ogni cosa fa temere, che la Provincia di Prussia non abbia a goder lungo tempo della tranquillità, ch’essa ha conservata finora. I Confederati hanno portata via da Zambor la Cassa delle Saline Reali, e si è incerto della sorte, che abbiano avuto undici Compagnie di Soldati della Repubblica, che hanno lor quartieri in quella parte. Frattanto il Colonnello Drewitz rinforzato dai Distaccamenti del Tenente Colonnello Brinken, e del Maggiore Knorring, è ne’ contorni di Cracovia. RUSSIA Pietroburgo 9 Giugno. Poichè la Porta ebbe dichiarata la Guerra alla Russia, Sua Maestà Imperiale2 fece dare ordine al Vice-Kan de’ Calmuchi,3 che abitano lungo le Frontiere del Regno d’Astracan, di spedir 20 mila uomini all’Armata del Generale in capite Conte di Romanzow, e di entrare in campagna col resto delle sue Truppe contra i Tartari del Caucaso, che vivono sotto il Dominio Turco presso il Fiume Cuban fra il Mar Nero, ed il Caspio. Il Tenente Colonnello Kiscanskow, spedito di poi con un Distaccamento di Dragoni, e di Cosacchi, perchè si unisse co’ Calmucchi, ha mandato alla Corte la Relazione d’una Vittoria considerevole riportata contro a que’ Tartari. Questa n’è la sostanza. Il Vice-Kan, informato il dì 9 del passato mese di Maggio, che i Tartari del Caucaso venivano contro di lui, diede gli ordini necessarj per la battaglia, che seguì poi l’indomane presso al Fiume Kalaus, e durò dalle due ore dopo il mezzodì fino alla notte. Il coraggio de’ Calmucchi, spalleggiato da due piccoli pezzi di Cannone, di cui era munito il Tenente Colonnello, costrinse finalmente i Tartari ad abbandonare il Campo di battaglia. Tutta la notte fu impiegata ad inseguire i fuggitivi, pochi de’ quali poterono sottrarsi alla forza de’ Vincitori. Il Corpo de’ Vinti consisteva in più di 6000 uomini, comandati da Astan, e Mazut Gueray, della Famiglia del Kan della Crimea. I Calmucchi sonosi impadroniti di 5 Stendardi, di quantità d’Arme, e di circa 5000 Cavalli: ma non hanno fatto nessun prigioniere, non essendo lor costume di dar quartiere ai Vinti. La loro perdita si riduce a soli 16 morti, e 15 feriti, fra i quali non se ne conta nessuno del Distaccamento del Tenente Colonnello Kischanskow. Il Generale Meden s’è poi anch’egli unito con essi, e si spera di ricever ben presto notizie interessanti delle sue operazioni. 1 ribocca: trabocca. 2 Caterina II. 3 O calmucchi, etnia della Russia orientale.

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SPAGNA Madrid 27 Giugno. Convenzione tra le Corti Cattolica, e Cristianissima1 circa i Consoli ec. V. il foglio antecedente. I. I Consoli debbano essere ammessi, e riconosciuti reciprocamente dopo aver presentato il Diploma del loro respettivo Sovrano, e ottenuto l’approvazione dell’altro, ed esibiti questi due documenti al Governatore, o Magistrato del luogo, ove deve servire, come fin ad ora si è eseguìto, o si è dovuto almeno eseguire. II. I Consoli, essendo sudditi de’ Principi, da’ quali vengono a tal carica nominati, goderanno delle personali immunità, dimodochè non potranno essere arrestati, nè messi in carcere, eccettuatine i delitti atroci, nè in caso, che i detti Consoli fossero Mercanti, perchè allora questa immunità personale deve intendersi di ciò che riguarda i debiti, o altre cause civili, che non sono criminali, o che non provengono dal commercio ch’eglino medesimi, o i loro Dipendenti esercitano, ma essi non debbano mancare alle attenzioni dovute ai Governatori, e ad altre Persone, che rappresentano il Re, e il Magistrato. Saranno esenti dal peso di dare alloggio ai Militari, fuori de’ casi di necessità assoluta, e quando tutte le case della Città saranno piene. Non saranno neppur soggetti ai tributi, e servizi personali, e sarà loro permesso di portar la spada, e il bastone per ornamento esteriore delle loro persone. Sarà loro permesso di mettere sulla porta di loro casa un quadro, nel quale vi sia dipinto un Vascello coll’Iscrizione, Console di Spagna, Console di Francia, intendendo però, che tale insegna non potrà mai essere interpretata, come un diritto d’asilo, nè capace di sottrarre la casa; o i suoi abitatori della perquisizione del Magistrato del Paese, ma solo come un segno indicativo dell’abitazione del Console per cognizione de’ Marinari, o altri Nazionali. Non sarà permesso di toccare, o prendere le Carte de’ Consoli sotto qualunque pretesto, purchè il Console non sia Mercante, poichè in questo caso, per quello che riguarda gli affari del suo commercio, si agirà con lui in conformità de’ trattati, che hanno rapporto co’ Negozianti stranieri; e di passo. E quando il Magistrato del luogo avrà bisogno di prendere qualche dichiarazione giuridica del Console si farà intimare per mezzo del Tribunale di guerra, se vi sarà, e dove non vi è, dall’ordinario Magistrato: e il Governatore, o il Giudice ordinario deve mandare preventivamente un ambasciata al Console per avvisarlo delle necessità, in cui si trova di portarsi in sua casa per prendere alcune dichiarazioni convenevoli per la polizìa, e amministrazione della giustizia. Il Console non potrà ritardare l’esecuzione di tali misure, nè scusarsi, nè assegnare il giorno, e l’ora. III. I Consoli possono nominare de’ Vice-Consoli per i differenti Luoghi del loro Dipartimento, ma questi debbono parimente avere [74r] l’approvazio|ne del Sovrano del respettivo Luogo, e avendola ottenuta, presentare queste due Patenti al Governatore, o al Magistrato del Luogo, in cui debbono servire, e così saranno riconosciuti per Vice-Consoli. Sarà ugualmente loro permesso di portare il bastone, e la spada. Per detti impieghi si potranno nominare i nativi del Paese medesimo in conformità degli Ordini stabiliti su tale Articolo, e sopra quanto si è convenuto per una parte, e per l’altra. 1 Cioè spagnola e francese.

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IV. I Consoli, e i Vice-Consoli potranno andare a bordo de’ Vascelli Nazionali, dopo che saranno riconosciuti per Consoli, interogare formalmente i Capitani, e l’Equipaggio, verificare le loro liste, prendere delle dichiarazioni sopra la loro navigazione, destino, e casi, che loro possono esser succeduti, accompagnarli alla Dogana, e presso i Ministri, e Ufiziali del Paese per servirli d’Agenti, e d’Interpetri1 ne’ loro affari. E siccome è deciso, che il Magistrato, le Guardie, o Ufiziali della Dogana non possono andare a bordo d’alcun Vascello senza essere accompagnati dal Console, o dal Vice-Console, questi debbono essere particolarmente avvertiti di non mancare all’ora prescritta, nè al Luogo, che il Magistrato, e i Giudici della Dogana indicheranno, allorchè si trovano nel caso d’andare a bordo in compagnia del Console, o Vice-Console, e se mancano non saranno aspettati dai detti Ministri. V. I Consoli, e Vice-Consoli non s’intrigheranno degli affari de’ Bastimenti di loro Nazione, se non in occasione di accomodare all’amichevole le dissensioni, che passano fra i Capitani, e i Marinari rispetto al tempo di loro servizio, nolo, e salario. Parimente non s’intrigheranno delle differenze, che si suscitano fra i loro Compatriotti passeggieri, cioè a dire quando quelli vogliono accordarsi, di maniera che ciascuno o Capitano, o Marinaro, o Passeggiere, conserverà il diritto naturale di ricorrere alla Giustizia del Paese, in caso che si trovi pregiudicato, o oppresso dal Console, o Vice-Console. VI. Avranno il diritto di reclamare i Marinari, e di annunziare al Magistrato del Paese i Vagabondi di loro Nazione, affine di procedere contro di essi secondo i trattati, e gli ordini del Sovrano del Territorio. Gli si daranno de’ Soldati per custodire nelle carceri del Paese questa sorta di Gente, con patto che il Console gli mantenga fintantochè il Governo li faccia restituire per rimandargli alla loro Patria. I Marinari, che sono disertori, o che sono provvisti di Passaporti, e di sussidj per portarsi a’ loro Dipartimenti, non debbono esser presi, nè arrolati; al contrario bisogna restituirli a’ respettivi Bastimenti, o al Console, che li reclama, purchè non siano rei di altri delitti, che li rendano responsabili verso il Magistrato del Paese, dove essi sono reclamati. VII. Per Ordine Reale del 17 Luglio 1751, comunicato all’Intendente della Marina di Cadice, vien dichiarato, che tutte le volte, che un Vascello farà naufragio nella Baja, o ne’ Porti del Regno per tempesta, o altro accidente, avendo a bordo il suo equipaggio, e nelle parti, ove sia Console, o Vice-Console della stessa Nazione, si debba lasciare alla loro cura di fare tutto ciò, ch’essi credono più conveniente per salvare il Vascello, il suo Carico ec., senza che gli Uficiali, o i Magistrati se ne impaccino altrimenti, che per agevolare a’ Consoli, ed a’ Capitani tutta l’assistenza, ch’essi domandino, affine di salvare il più presto, che sia possibile, e per un giusto prezzo, quanto si può, e d’impedire i disordini, e le ruberìe. In conseguenza si è convenuto d’osservar d’ora in avanti il detto regolamento del 11 Luglio 1751 reciprocamente co’ Vascelli Francesi in Ispagna, e i Vascelli Spagnuoli in Francia. E per evitar le Competenze nell’esame giuridico de’ naufragj, ogni volta che l’autorità del Giudice sia necessaria per legalizzare l’Inventario degli effetti, e del loro deposito, ed altri incidenti, che possono render sospetto il procedere de’ Capitani, o de’ Conduttori, converrà esercitar questa Giurisdizione in Ispagna per mezzo de’ Ministri della Marina, e in Francia per mezzo de’ Giudici dell’Ammiraglità,2 conformemente alle Ordinanze delle due 1 Interpetri: interpreti.

2 Ammiraglità: ammiragliato.

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Corone. Le Merci salvate dal naufragio debbon essere deposte nella Dogana coll’Inventario, affine di non pagare i diritti se non quando esse saranno imbarcate per il loro destino fuori del Regno. VIII. Le Eredità de’ Francesi passeggieri in Ispagna, e degli Spagnuoli passeggieri in Francia, che muojono con Testamento, o ab intestato, debbono esser liquidate da’ Consoli, o Vice-Consoli, conformemente agli Articoli XXXIII, e XXXIV del Trattato d’Utrecht, e l’intero prodotto debb’esser rilasciato agli Eredi presenti, o assenti, senza che il Tribunale della Crociata, od altro Giudice Ecclesiastico possa impacciarsene. Qualora si tratterà di verificare, o salvare il diritto, o l’interesse, che qualche Suddito del Paese, o d’altra Nazione, in qualità di Creditore, o per altro titolo possa avervi a proprio favore, la Giurisdizione Militare, e in sua mancanza, la Giurisdizione ordinaria, potrà congiuntamente ai Consoli, o Vice-Consoli, e non in altro modo, procedere a formar l’Inventario, e a prender le misure convenienti per mettere in sicuro gli Effetti della detta Eredità nella Casa d’uno, o più Negozianti accreditati di consentimento del Console, in vista dell’Articolo XXXIV. I Consoli, o Vice-Consoli avranno la facoltà di verificare tutti i Fondi, Effetti, e Beni, appartenenti, in qualsivoglia modo, a’ loro rispettivi Sovrani. IX. Queste Dichiarazioni, Diritti, e Privilegj specificati in favore reciproco de’ Consoli, e Vice-Consoli Spagnuoli, e Francesi, debbono d’ora innanzi servir di regola per gli affari respettivi, senza che si possa allegare verun altro patto, o documento contra ciò, che si contiene ne’ precedenti Articoli. E se qualche altra Nazione vuole avervi parte, affine di godere in Ispagna d’alcuno, o di tutti i diritti, e privilegi a’ Consoli, o Vice-Consoli Spagnuoli, o Francesi, Sua Maestà Cattolica1 non ricuserà di accettarle a condizione, che la detta Nazione debba accedere, in tutto, e per tutto ciò che riguarda la Spagna, alla presente Convenzione, affinchè essa contragga le sue obbligazioni al tempo medesimo, che si mette in caso d’approfittare de’ suoi vantaggi. Sua Maestà Cattolica non si oppone, che queste disposizioni non sieno comuni, e reciproche, poichè Ella desidera di stabilire delle [74v] re|gole fine,2 e ragionevoli per evitare gl’imbarazzi, e le dissensioni nel servigio de’ Consoli, e Vice-Consoli.3 X. Questa Convenzione debb’esser ratificata dalle loro Maestà Cattolica, e Cristianissima,4 e il cambio delle Ratificazioni si farà nello spazio di quaranta giorni, cominciando dal giorno della Data. In fede di che noi Sottoscritti Marchese Grimaldi, e Marchese d’Ossuna, conformemente agli ordini de’ nostri rispettivi Sovrani l’abbiamo segnata, e appostoci il Sigillo delle nostre Armi. Al Pardo il 13 Marzo 1769. INGHILTERRA Londra 30 Giugno. Il Sig. Daniele Sutton celebre inoculatore ha comunicato il nuovo metodo, e ’l segreto di sue medicine all’ingegnoso Dottore Dominicetti, che si è acquistato un onore immortale co’ suoi bagni, e stufe riscaldate, e medicate5 ad arbitrio

1 Carlo III. 2 fine: ben studiate. 3 Nella stampa il periodo è chiuso dai due punti. 4 Luigi XV. 5 medicate: trattate a scopo profilattico o protettivo (cfr. GDLI IX.1021).

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con gomme, erbe, radiche ec., secondo il temperamento del malato. Di 20 mila persone inoculate dal Sig. Sutton neppur una è perita, e quello, che è sorprendente, e maraviglioso, che le pustule (se l’inoculato il desidera) non toccano la faccia, e in pochissimo numero escono alle braccia, cosce, e piedi, o in altre parti del corpo coperto. Si dice, che in breve passerà in Italia. FRANCIA Parigi 3 Luglio. Si è pubblicato un1 Trattato di Commercio, e di Marina, conchiuso fra questa Corte, e la Città d’Amburgo, il dì 1 del passato Aprile. Questo Trattato, che durerà 20 anni, da contarsi dal giorno della segnatura,2 ha per base quello del 1716, rettificato in molti Articoli trovati colla sperienza difettuosi. (Se ci resterà spazio, noi procureremo di darlo ne’ venturi Ordinarj.) La Camera de’ Conti, essendo ora in pronto di presentare al Re3 la sua Memoria in forma di Rimostranza sopra le vertenze di essa col Parlamento, le Genti del Re debbon essere andate ieri a Versailles per sapere da Sua Maestà il giorno, il luogo, e l’ora, che gli piacerà di ricevere la Deputazione di questa Corte. Qualunque sia l’opinione, che la Camera ha di quest’Opera, non si crede però, che il Consiglio sia per istabilire nulla rispetto a questo affare, che Luigi XIV non ha mai giudicato a proposito di decidere. Le Lettere di Bordeaux recano, che le nuove di S. Domingo sono contradittorie. Le une annunciano intera pacificazione applaudendo alla ferma e maschia condotta del Governator Generale;4 ed altre fanno sapere, che vi sono sempre nuovi progetti di rivolta, e di sedizione. Recano pure le stesse Lettere, che i Membri del Consiglio di Port-au Prince, detenuti nel Castello Trompette, d’ordine del Re, sono stati levati di là, e imbarcati sur un Bastimento; e i due Abitanti di S. Domingo condotti in un Calesse da Posta: ma che si serba un profondo silenzio rispetto al destino degli uni, e degli altri. I Membri del detto Parlamento trovarono mezzo di far pervenire al Parlamento di Bordeaux una Memoria giustificativa della lor condotta, pregando, che fosse umiliata al Trono di Sua Maestà. Una Copia di questa Memoria è stata mandata alla Corte; e il Parlamento di Guienna vi ha unita una Lettera, con cui si supplica il Re d’ordinare ad una delle sue Corti, ch’esamini questo affare. Roma 11 Luglio. Tutto si opera qui tuttavia con molta segretezza relativamente agli affari di questa Corte con quelle de’ varj Principi Cattolici. Il Generale de’ Gesuiti5 incerto del partito, a cui si debba appigliare per rispetto agli affari della sua Compagnia nella Repubblica di Venezia, sentito il parere de’ suoi Teologi, e non potendo avere udienza dal Papa,6 ha trovato mezzo di rendere informata del caso la Santità Sua, e ne ha avuto riscontro, che ricorra alla Congregazione de’ Vescovi, e Regolari per aver da quella, come hanno fatto le altre Religioni, le regole di procedere. Non si sa poi, che il Generale abbia fatto nulla a norma della detta insinuazione; onde credesi, che spirato il prefisso termine, saranno i Gesuiti licenziati dagli Stati della Repubblica. 1 Nella stampa: nn. 3 Luigi XV. 5 Lorenzo Ricci.

2 segnatura: firma o sottoscrizione. 4 Manuel de Azlor y Urries. 6 Clemente XIV.

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Il Cardinal de Bernis, dopo il ritorno del Corriere della sua Corte ha lunghi, e segreti colloquj con gli altri Ministri della Real Casa di Borbone. Si vuole, che Sua Beatitudine usi molte precauzioni per render vani gli strattagemmi di coloro, che tentano di spiare i suoi segreti, e molte ancora per difesa della propria vita. Livorno 14 Luglio. Il Sig. Generale de Paoli prima di partirsi da questo Porto fece distribuire a’ suoi Nazionali qui esistenti un convenevole soldo, con cui mantenersi per 4 mesi. I detti Signori Corsi son passati in diversi luoghi per maggior loro economìa. Uno de’ nostri Mercanti Cambisti1 ha pagato ultimamente al detto Sig. Generale la somma di mille lire Sterline. Sentesi, che il Sig. Abatucci faccia costantemente valere colle sue Genti in Corsica la tregua de’ 4 mesi pattuita co’ Francesi, e che vada crescendo il numero de’ Nazionali, che si mettono sotto alla sua protezione, piuttosto che servire alla Francia.2 Mantova 21 Luglio. Domenica scorsa 16 dell’andante verso le ore 23 giunse qui accompagnata dalla Maestà dell’Imperadore3 Sua Altezza Reale la Serenissima Arciduchessa Maria Amalia d’Austria, Sposa di Sua Altezza Reale il Serenissimo Infante Duca di Parma,4 ricevuta colla più grande pompa delle forme, e solennità pacifiche e militari. Lunedì mattina la Reale Sposa ebbe la graziosissima sorpresa del Reale Infante di Lei Sposo: e dopo aver soggiornato in questa Città fra le cerimonie, e le feste convenienti all’occasione, ed all’Augusta qualità de’ Personaggi, se ne partì il Mercoledì mattina verso le ore otto alla volta di Casal-Maggiore, e di Colorno. Sua Maestà l’Imperadore si trattenne qui fra le costumate5 sue fatiche a favore di questi fedelissimi Sudditi, fino a iermattina, in cui partì per Colorno. Sua Maestà tornò poi verso le ore 3 della notte, e prese immediatamente il cammino alla volta di Verona. Il famoso Sig. Generale de Paoli s’è pur qui trovato in questi giorni riguardato, come conviene alla sua celebrità, ed alla sua persona, da Sua Maestà Cesarea, da Sua Eccellenza il Sig. Ministro Plenipotenziario nella Lombardìa Austriaca ec. Conte Carlo de Firmian, e da altri Personaggi distinti.

[75r] Num. XXXI Per il Mercoledì 2 Agosto 1769. ALEMAGNA Vienna 19 Luglio. L a Corte Imperiale, e Regia ha ricevuta, alcuni giorni sono, con una staffetta spedita da Costantinopoli, la nuova spiacevole, che il Sig. Francesco Antonio di Brognard, Consigliere Imperiale, e Regio Aulico, che risiedeva da alcuni anni alla Porta Ottomana in qualità d’Internunzio, era morto li 22 dello scorso Giugno nel Palazzo d’Ambasciata Imperiale a Pera, d’un’infiammazione intestinale, 1 Cambisti: cambiavalute. 3 Giuseppe II. 5 costumate: consuete.

2 Nella stampa: Fraucia. 4 Ferdinando di Borbone.

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dopo due giorni, e mezzo d’infermità; e che il dì susseguente 23 era stato sepolto con tutti gli onori dovuti al suo carattere nella Chiesa Cattolica di Santa Maria de’ Padri Zoccolanti, la quale è sotto la protezione Imperiale. Dall’Elba Bassa 2 Luglio. Diverse Lettere della Polonia recano, che i Confederati son risoluti di fare insinuare al Re, che se ama di mantenersi sul Trono, dee dichiararsi a loro favore. La Vanguardia dell’Armata Ottomana è certamente accampata in vicinanza di Jassi. L’Armata Russa rinforzata ancora di 40 mila uomini la sta aspettando di piè fermo1 dalla parte del Niester. Assicurasi, che la Russia ha fatto sfilare per la Georgia, e la Mingrelia alla volta di Trabisonda un altro Corpo delle sue Truppe, ben provveduto d’ogni cosa, il quale debbe unirsi co’ Greci della Georgia, e fare una diversione, che obbligherà la Porta a divider le sue forze. TURCHIA Costantinopoli 2 Giugno. Il Selictan, o sia Porta-Sciabola del Gran Signore,2 è di qui partito con grossa somma di danaro per l’Armata, scortato da 150 Gianizzeri, credendosi che debba comandar l’Armata in caso, che la indisposizione del Gran Visire3 lo esiga. Nell’affare di Choczin noi abbiam perduto tre Bascià, e gran numero de’ loro migliori Soldati. Da’ Confini della Turchìa 17 Giugno. È arrivato a Choczin un Seraschiere con circa 40 mila uomini: e fra poco vi si aspetta il Gran Visire col grosso dell’Armata, la quale a quest’ora debb’esser vicina a Jassi. Si vuole, che i Turchi medesimi pensino d’abbatter le Fortificazioni della Cittadella di Choczin. I Russi hanno ricevuto molte migliaja di Reclute, de’ grossi Pezzi d’Artiglierìa, buon numero di Ponti volanti; e sembrano disporsi a rientrare in Moldavia. Le Acque del Niester si son talmente abbassate, che si può guadarlo a piè in ogni parte. I Turchi fanno di frequenti scorrerìe nella Polonia per saccheggiare i Villaggi. PAESI BASSI Amsterdam 10 Luglio. Sentiamo da Froneker, che il Professore P. Comper abbia proposto di stabilir nella Frisia, sotto la direzione del Medico Venceslao Muniki, una Società destinata a far delle sperienze4 sopra le malattìe contagiose delle Bestie per via della Inoculazione. I mali presenti agli uomini, son quelli, che risvegliano il loro zelo, e la loro sagacità a cercar modo di guarentirsene per l’avvenire: e l’orribile contagio nelle Bestie, che ha desolato in questi tempi le nostre Provincie, ha eccitato il benemerito Professore Comper a dare una pruova della sua pubblica carità con questo Progetto. Propone egli adunque d’inoculare la malattìa contagiosa a 100 giovani Bestie grosse, in quattro diverse partite, cioè 25 per volta; e di osservare. I. La proporzione di quelle, che guariscono, e di quelle, che muojono. II. Se alcune delle dette Bestie risanate dalla malattìa contagiosa, ar-

1 di piè fermo: senza muoversi. 3 Mohammed Emin.

2 Mustafà III. 4 sperienze: esperimenti.

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tificialmente introdottavi per mezzo della Inoculazione, possano esser soggette a malarsi di nuovo per natural contagio, o in altra maniera. III. Se le piante, che crescono in abbondanza nel Paese, possano diminuir la violenza del male ec. La prima esperienza si farà fra pochi giorni. INGHILTERRA Londra 11 Luglio. Si vuole, che il Re di Sardegna1 non sia molto contento, che i Francesi abbian posto piede in Italia coll’occupazione della Corsica, e che il Duca di Cumberland debba andare a trattare con quel Re d’affari assai importanti, concernenti la mentovata Isola: e che anzi il Conte di Viry Ministro di Sua Maestà Sarda a questa Corte, e che fra poco farà ritorno a Torino, abbia fatto presentare un suo Scritto su questo proposito. Si è dato ordine di restaurare, e d’accrescere le [75v] Fortifica|zioni di Minorca, e di rinforzarvi la Guarnigione. Il dì 5 il Lord Maire2 con varj, che l’accompagnavano, andò a S. Giacomo a presentare al Re3 la Supplica della Borghesia di Londra: essa è del tenor seguente. «Graziosissimo Sovrano. Noi rispettosissimi, e fedeli Sudditi di Vostra Maestà la Borghesia della Città di Londra, domandiamo, che ci sia permesso d’addirizzarci alla Maestà Vostra coll’umiltà, che debbono Sudditi liberi al loro legittimo Sovrano, ma con tutta l’ansietà prodotta negli animi nostri dal sentimento delle nostre presenti oppressioni, e dal giusto timore de’ mali futuri, e di porvi sotto gli occhi gli aggravj intollerabili sofferti dal vostro Popolo, mercè della cattiva condotta di quelli, a cui è stata confidata l’amministrazione del Governo di Vostra Maestà, e mercè della segreta, e continova influenza de’ più malvagi fra i Consiglieri. Noi mancheremmo al dover nostro verso di Vostra Maestà, verso noi medesimi, verso i nostri posteri, se trascurassimo di rappresentare al Trono gli sforzi disperati, che si son fatti, e si fanno con ogni successo, per distrugger la Costituzione, allo spirito della quale noi siamo debitori della relazione, che sussiste fra Vostra Maestà, e i Sudditi de’ suoi Regni, e per sovvertire queste sacre Leggi, che i nostri Maggiori hanno suggellate col loro sangue. I vostri Ministri per corrotti principj, e violando ogni dovere, hanno con diversi mezzi invaso l’inestimabile, ed inalienabile nostro Diritto d’esser giudicati per via di Giurato. Essi hanno fatto impunemente Decreti Generali, e si sono con violenza impadroniti delle Persone, e delle Carte private. Hanno privato le Leggi del loro effetto per la nostra sicurezza, eludendo l’Habeat Corpus.4 Hanno fatto infliger pene, e per fino quella di prigionìa perpetua senza processo, convinzione, o sentenza. Hanno renduta dispregevole la Magistratura Civile, nominandovi Persone sfornite delle qualità richieste per questo impiego importante; e con ciò hanno ad arte fatto nascere il pretesto di chiamare in soccorso il Poter Militare. Essi approvano, e procurano di stabilire una Massima, che assolutamente non s’accorda punto colla nostra Costituzione, cioè: che l’occasione d’impiegare efficacemente una Forza Militare si presenta sempre da se medesima, allorchè si deride, 1 Carlo Emanuele III. 2 Samuel Turner. 3 Giorgio III. 4 L’Habeas Corpus è un rescritto del diritto inglese a tutela dell’inviolabilità personale.

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o s’insulta la Podestà civile. E con un applicazione fatale, e falsa d’una tale massima, hanno senza necessità, e maliziosamente sagrificate le vite di molti Sudditi innocenti di Vostra Maestà, e prostituito il Vostro Nome, e la Vostra Autorità, per giustificare, approvare, e raccomandare le loro proprie azioni illegali, e sanguinolente. Essi hanno sottratto più d’un Omicidiario1 al gastigo, sostituendovi male a proposito una ricompensa. Hanno stabilito nelle nostre Colonie un numero infinito di Regolamenti, e di Tasse contrarie alla Costituzione. Hanno voluto in alcune di quelle Provincie formare una vendita per Prerogativa. Hanno nominato Giudici di Leggi Civili per giudicare le Cause concernenti la Rendita, i quali Giudici debbono esser pagati del provento delle condanne. Dopo avere insultate, e distrutte le Leggi in molte occasioni, e con diversi artificj, così nel Regno, come fuori, essi hanno finalmente compiuto il loro disegno, togliendo per forza al Popolo l’ultimo sacro Diritto, che gli restava, cioè il Diritto d’Elezione, dichiarando Membro della Camera de’ Comuni, nominato, ed eletto notoriamente da essi soli; cosa che finora non erasi giammai praticata. Essi hanno con questo mezzo tolta ai Vostri Sudditi ogni speranza di correzione Parlamentaria, e non ci hanno lasciato altro rifugio, dopo Dio, che in Vostra Maestà. Essi sono stati in caso di fare tutto ciò per mezzo della corruzione, applicando male, e dissipando scandalosamente il Tesoro pubblico, prostituendo vergognosamente gli Onori, e gl’Impieghi pubblici, facendo supplire senza esame a ciò, che mancava alla Lista Civile; e ricolmando d’onori, in vece di punire, un Pagatore,2 che tutto il Mondo sa non aver renduto conto di più milioni. Animati da un sincero sentimento del nostro dovere verso la Maestà Vostra noi abbiamo arrischiato di recare innanzi al Trono queste grandi, queste importanti verità, che i Vostri Ministri si sono studiati di tenervi nascoste. Noi preghiamo seriamente Vostra Maestà, che ci accordi correzione. Per ottener correzione soltanto, è stata rivestita la Corona di cotesto grande, ed esteso potere dalla saviezza di quella Costituzione, di cui la Famiglia di Vostra Maestà è stata eletta in Difensore, carico, che noi speriamo in Dio, ch’ella continuerà a portare per sempre». Il Conte di Chatham è stato chiamato apposta dalle sue Terre a Londra per consultarlo sopra l’antecedente Supplica, e sopra gli affari dell’America. Si pretende, che questo Signore abbia consigliato di salvare per via di qualche dolcezza,3 l’Autorità del Re, e del Parlamento. Benchè sembri certo, che debbasi far qualche cambiamento nel Ministerio, tuttavia, quanto alle cose principali, si osserverà lo stesso piano: il che, qualunque poi sia il partito, che si prenda per altra parte, nodrirà nel Popolo quello spirito malcontento, che molti hanno interesse di mantenervi. Frattanto il Commercio soffre assaissimo dalle dissensioni, che regnano fra la Gran Brettagna, e le sue Colonie: e se si ha da credere alle Lettere della Giamaica, le Isole di Curacao, e di S. Eustachio hanno attualmente Magazzini pieni di Merci Europee; e si fa un Commercio assai considerevole fra esse, e le Colonie Inglesi dell’America Settentrionale.

1 Omicidiario: omicida. 2 Henry Fox barone di Holland (GM, p. 371). 3 per via di qualche dolcezza: con qualche concessione.

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Ci sono ancora di forti dispute fra i Direttori, e i Proprietarj della Compagnia delle Indie. Gli uni vogliono,1 che gli affari dell’India vadano ottimamente, gli altri al contrario. Il numero de’ Negri, cioè uomini, comperati da diverse Nazioni Cristiane in Affrica l’anno 1768 dal Capo Blanco fino a Rio Longo, per cambio di Merci Europee, o Indiane, sale a 104100, cioè 53100 dalla Gran Brettagna, 6300 dalle Colonie Britanniche in America, 23500 dalla Francia, 11300 dall’Olanda, 8700 dal Portogallo, e 1200 dalla Danimarca. Questi 104100 Negri, cioè uomini, in ragione di 15 lire Sterline per [76r] testa, formano il Capitale di 1561 mille, e 500 lire Sterline. Ecco, come una parte del Mondo va a distruggersi nell’altra, e come le Nazioni Cristiane trafficano questa distruzione! Chi potesse sapere quanti di questi Negri, cioè uomini, periranno in un anno di fatica e di patimenti! Ma consoliamoci un poco con novelle più liete. Vive ancora in Iscozia il Sig. Giovanni Taylor in età di 142 anni. Ma quasi tutti gli uomini muojono prima di giugnere al secolo: non pigliamo adunque pretesto da questo esempio singolare per tardare a far giudizio. FRANCIA Parigi 14 Luglio. Il Duca di Duras è partito il dì 9 per Brettagna con Lettere Pattenti, che ristabiliscono il Parlamento di quella Provincia nello stato, in cui era prima del 1765. Tutti i Membri, che n’erano esiliati, son rimessi, a riserva del Sig. de la Chalotais. Il Parlamento di Pau, che già da qualche anni era pure in disgrazia del Re,2 si crede, che sarà parimenti ristabilito. È morta ultimamente a Bordeaux una Donna in età di 104 anni, che non ebbe mai veruna malattia. Un’altra n’è morta a Roano in età di 115. Se gli uomini usassero di vivere fino a mille anni, non avrebbono nè più piacer di campare, nè manco dispiacer di morire di quel, che ora si abbiano. Se uno campasse fino a mille, ed un anno, agli altri dispiacerebbe di morire a mille. Gli uomini si dolgono meno di morire, di quel, che si dolgano di morir giovani, mentre che un altro campa vecchio. Il paragone è una gran sorgente di dispiaceri. Il Sig. di Sartine, Tenente Generale di Polizìa, che parlò dopo l’Avvocato Generale Seguier all’Assemblea Generale del 28 Novembre 1768, vi tenne un Discorso sopra le due Restrizioni in quel tempo proposte per lo regolamento del Commercio de’ Grani; l’una si è la vendita del Grano ne’ Mercati, e l’altra le Notificazioni di quelli, che ne fanno il Commercio. Il Sig. di Sartine crede la prima Restrizione indispensabile, ed aggiugne, che la Polizia dovrebbe assegnare la prima ora de’ Mercati agli Abitanti, la seconda a’ Fornai, la terza a’ Mercanti «acciocchè sia egualmente sicura la sussistenza di tutti, senza che l’avidità degli ultimi possa mettere un prezzo troppo grave alla Derrata di prima necessità con pregiudizio del Consumatore. D’altra parte, dic’egli, noi abbiam sempre considerato la provvisione de’ Mercati come un tributo, che la Società ha diritto d’esigere da tutti quelli, che fanno commercio di Grano, e l’abbondanza, che bisogna farvi regnare, come l’oggetto il più atto ad assicurare gli spiriti, che sono così pronti a commoversi quando questa Derrata indispensabile non si mostra agli occhi di tutto il Mondo». Conchiude il Sig. di Sartine, proponendo il suo avviso, che è nei seguenti termini. «Il mio sentimento 1 vogliono: ritengono. Nella stampa: voglio.

2 Luigi XV.

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si è, che si ricorra a Sua Maestà per supplicarla d’ordinar con una Legge Generale, che la vendita delle Biade si faccia ne’ pubblici Mercati; che la Polizìa vi sia mantenuta nel modo, che poc’anzi ho proposto, e che il prezzo della proibizione sia ridotto a 24 lire (di Francia) o almeno sia al di sotto delle 30 lire». Rispetto alle Notificazioni de’ Mercanti egli non le crede assolutamente necessarie almanco1 per ora, perchè, dic’egli, metterebbono troppi impacci nel Commercio de’ Grani: disgusterebbono forse i Negozianti, che essendo soliti fare delle speculazioni in grande, spesse volte utili al Pubblico, sarebbono spaventati alla vista d’un legame, ch’essi non approvano nelle altre parti del Commercio, a cui son dediti per professione. Poichè il Sig. di Sartine ebbe proposta la sua opinione, seguitò proponendo la sua il Sig. Testard du Lys, Luogotenente Criminale. «Io piango, dic’egli, come ogni buon Francese, sopra la carestia de’ Grani: e il mio posto mi somministra sventuratamente, più che ad un altro, ragioni di deplorarla; io la vedeva prepararsi, e ne presentiva con ispavento la funesta conseguenza. I delitti si multiplicano, non già forse perchè il cuore umano sia più corrotto, ma perchè le facoltà2 sociali son più ristrette. Fra i delinquenti, di cui le prigioni si riempiono, la maggior parte son più da compiangersi, che colpevoli. Al primo interrogatorio essi si scusano sulla loro miseria: e verificato quel, ch’essi depongono si trova, che il maggior numero ha ragione. Strascinati, e sviati dal bisogno, io ne ho veduti molti fuggir vergognosamente, perchè essi, e la loro Famiglia si morivan di fame. Queste tristi verità sono state spiegate innanzi agli occhi del Re colle ultime Rimostranze del Parlamento. Trattasi in questo momento di cercar la cagione ulteriore del male, e il rimedio più efficace per esso. Fatto il primo passo, non sarà malagevole di fare il secondo. Io risguardo la carestìa attuale de’ Grani come la cagione immediata della fermentazione, che regna negli spiriti, e della multiplicazione de’ delitti, che i Magistrati hanno a punire; ardisco di credere, che la loro esportazione ne sia la cagione ulteriore; e desidererei di vederla ridotta al Commercio interiore, suddiviso in Commercio semplice operato ne’ Mercati, e in circolazione, o in trasporto di Provincia in Provincia, e di subordinarla mai sempre ai Regolamenti, sia antichi, sia nuovi, la cui esecuzione confidata a’ primi Giudici della nostra competenza, possa arrestare i monopolj, che sono inevitabili in ogni Commercio di Grani». Segue adducendo i motivi di questo suo sentimento, i quali sono per la maggior parte particolari alla Francia. È da avvertire, che questi Pareri son rispettivi al Regno, in cui sono stati proposti; e che ad altri Paesi possono essere applicabili, ad altri no, ad altri con diverse modificazioni, secondo le diverse circostanze. ITALIA Roma 18 Luglio. Son riuscite vane tutte le pratiche, e sollecitazioni del Generale de’ Gesuiti3 per esimere il suo Instituto ne’ Dominj Veneti dall’effetto della Legge de’ 7 Settembre dell’anno scorso. Ha adunque deliberato d’accomodarsi ai tempi, ed alle circostanze, gittando parte del carico in mare, per non perdere anche la Nave nella presente tempesta; e con una ossequiosa sua Lettera ha [76v] partecipato alla Repubblica la sua risoluzione di sottomettersi alla Legge.

1 almanco: almeno.

2 facoltà: possibilità.

3 Lorenzo Ricci.

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Napoli 18 Luglio. Il Sig. Barone di S. Gaetano D. Giuseppe Maria Cavaliero, Ufiziale nel Reggimento Infanterìa di Siracusa, assai versato nelle Mattematiche, ha recentemente inventato un Orario Solare, che ha avuto l’approvazione de’ migliori Professori. Questo Strumento è composto d’un piano orizzontale, e di molti inclinati, ordinati in modo, che in qualsivoglia ora del giorno artificiale, ne risulta il vero punto orario Solare Astronomico, ed Italico, civile, necessario a regolare gli Orologi a ruote. L’Autore, per comando del Re, ha fatto eseguire in Argento uno di questi Stromenti, e vi ha fatte delle addizioni. Si sta meditando dal nostro Sovrano,1 come dare un compenso alla Santa Sede per rintegrarla2 di Benevento, e di Ponte Corvo3 occupati dalle nostre Truppe sotto l’altro Pontificato. Il compenso si suppone, che debba consistere nella cessione di qualche Terra dell’Abruzzo a favore del Pontefice,4 quando però la Santità Sua condiscenda alle note richieste di Sua Maestà Cattolica.5 L’Ingegnere spedito dalla nostra Corte all’esame delle Isole disabitate dirimpetto a Terracina è qui ritornato. Egli, oltre agli altri suggerimenti, ha fatta osservar la necessità d’erigere un Forte nella principale delle dette Isole, e delle Torri nelle altre per difenderle dalle scorrerìe de’ Barbari. Credesi ancora, che cadrà il Progetto di renderle abitabili, essendo esse di lor natura pertinacemente sterili, di modo che sarebbe più la spesa, che l’utile del Regio Erario. Venezia 24 Luglio. Il dì 22 alle ore 23 e mezzo giunse qui sotto nome di Conte di Falkenstein Sua Maestà l’Imperadore,6 e andò ad alloggiare alla Locanda del Leon Bianco. Volle la Maestà Sua conservare un rigoroso incognito, e perciò furono sospese tutte le grandiose Feste, che s’erano preparate. Non potè però Essa evitare lo spettacolo dell’immenso Popolo, che l’accompagnò continuamente, ammirandone le singolari virtù. Ebbe questa Capitale il dispiacere di veder partire la Maestà Sua il dì 25 verso le ore 6 della notte. Le due seguenti Lettere sono troppo interessanti, perchè se ne debba defraudare7 il Pubblico. A’ 3 Giugno 1769 in Pregadi. All’Ambasciadore in Roma.8 Rileva il Senato dal vostro Dispaccio del num. 136 la ricerca,9 che vi fece il nuovo Pontefice, ed il modo, con cui fu avanzata a favore del Cardinale Molino. Al primo incontro, che avete di presentarvi al Santo Padre, gli esponerete, che a norma dell’impegno seco lui preso, avendo reso noto il Senato del di lui desiderio, eravate con l’incarico di rappresentargli, che ricusata da quel Prelato la devota obbedienza ai Comandi Pubblici, ed abbandonata arbitrariamente la propria Chiesa, s’era egli per queste due colpe di Suddito, e di Pastore ben giustamente meritata la Pubblica disgrazia. Nel mentre però erasi da noi abbandonato 1 3 5 7 9

Ferdinando I di Borbone. Nella stampa: Corso. Carlo III. defraudare: privare. ricerca: interrogazione.

2 4 6 8

Nella stampa: rintegrarlo. Clemente IV. Giuseppe II. Nicolò (Marcantonio) Erizzo junior.

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per sempre il Prelato medesimo alla sua mala direzione, giungono le premure di Sua Santità a notizia del Senato, il quale volendo dinotare il sommo pregio, in cui le considera, acconsentirà per solo effetto di così rispettabile Intercessore a condonare il trascorso, qualora sia da lui con esecuzione conforme al prescrittogli adempita la Pubblica Volontà. Aggiungerete, che devenendo1 ad un tal’atto di Grazia intendiamo di comprovare quel rispetto, e quella stima, che alla Sacra Persona di Sua Beatitudine professiamo, ed a tenore di quanto Sua Santità ingiunse vi regolerete anche ai forastieri Ministri, che ve ne tenessero proposito. Lettera del Cardinal Molino al Senato. Serenissimo Principe. Se grande sopra ogni credere è stato il mio rammarico nel vedermi privo della sempre desideratissima grazia del Venerabilissimo mio Principe, possono la Serenità Vostra, e l’Eccellenze Vostre più facilmente comprendere, che io spiegarlo, quale contento ne abbia io provato nel sentirmela ora implorata, e restituita dall’intercessione di Nostro Signore sensibilissimo tanto l’animo mio a sì sublime Sovrana Clemenza, non posso, che attestare alla stessa Serenità Vostra, e all’Eccellenze Vostre tutta la più viva, e rispettosa2 riconoscenza, unitovi i miei sinceri, ed umili ringraziamenti,3 assicurandola, che mi farò preciso dovere di rendermi alla mia Chiesa nella più sollecita maniera, che mi sarà possibile, col dare delle riprove più cogli effetti, che con le parole quanto io sia impaziente di adempire ai doveri non men di Pastore, che di vero Suddito, e Concittadino. Accettino Vostra Serenità, e Vostre Eccellenze col solito magnanimo loro aggradimento la veracità di questi miei filiali sentimenti, come instantemente4 le prego, e pieno del più riverente ossequio profondamente m’inchino. Di Vostra Serenità, e Vostre Eccellenze. Roma a’ 17 Giugno 1769. Um. Ossequiosiss. figlio Obb.5 Giovanni Card. Molino Vescovo di Brescia. Mantova 28 Luglio. Il giorno de’ 19 del corrente, alle ore 21 e mezzo, in circa, poco distante dalla Terra di Governolo, s’incontrarono due Turbini, procedenti l’uno da Greco, l’altro da Maestro, devastando tutto ciò che loro si è fatto incontro. Il primo cominciò a lasciar contrassegni del suo impeto mezzo miglio circa superiormente al luogo della loro intersecazione, ed il secondo ha scorso per più miglia. Il devastamento maggiore è succeduto nel sito, in cui si sono intersecati. Hanno segnato una linea sensibilmente retta fino al punto del loro incontro, atterrando Fabbriche, sollevando pesi enormi, e trasportando travi, ed alberi di straordinaria grossezza a molta distanza. Alcune persone vi hanno perduta miseramente la vita, e diversi sono stati i Feriti in mezzo a questa desolazione, che ha durato per quasi mezz’ora. Da alquanti giorni trovasi in questa Città il Sig. Generale de Paoli, con seco il Sig. Conte Capitano Gentili. Egli alloggia in questo Albergo delle Tre-Corone, nè si sa quanto sia per qui trattenersi. 1 devenendo: giungendo. 2 Nella stampa: rispettesa. 3 Nella stampa: rigraziamenti. 4 instantemente: con insistenza. 5 Umilissimo Ossequiosissimo figlio Obbligatissimo.

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Milano. Sabato 29 dello scorso fu messa in Iscena in questo Regio Ducal Teatro l’Opera Buffa, intitolata la Cameriera Astuta.1 La Musica, i Cantanti, e i Balli, che l’accompagnano, riscuotono applauso.

[77r] Num. XXXII Per il Mercoledì 9 Agosto 1769. ALEMAGNA Vienna 26 Luglio. S ua Maestà Imperiale, e Regia2 ha conferito il Vescovado di Ruremonda al Padre Kerenz, Rettore del Collegio Teresiano, in ricompensa de’ servigi da lui prestati in tal carica. Il Papa defunto,3 con un suo Breve dato di moto proprio, avea messo da qualche tempo questo Religioso in istato di accettare delle dignità Ecclesiastiche. La medaglia coniata qui in occasione del Matrimonio di Sua Altezza Reale l’Arciduchessa Amalia con Sua Altezza Reale l’Infante Duca di Parma4 rappresenta da un lato l’effigie di detta Principessa con questa leggenda:5 M. Amalia AA. Ferd. Bor. Parm. D. Nup.:6 e dall’altro una palma, cui sono stati appesi da Imeneo gli scudi dell’armi degli Augusti Sposi. Il Danubio personificato è affiso appiè, e alla sinistra dell’albero; sta con una mano appoggiato sopra la sua urna, e tiene coll’altra stretto il nodo, che unisce i due scudi; ed Imeneo, che è in piedi alla destra, contempla con piacere una tal unione, espressa in questi termini: Felici nexu;7 leggendosi nell’esergo:8 Nupt. Cel. Vind. Proc. Ferd. AA. XXVII. Jun. MDCCLXIX.9 La medesima Maestà dell’Imperadrice ha fatto collocare nella Sala, in cui radunasi il Collegio de’ Medici di questa Università, il busto in bronzo del Barone Van-Swieten, posto sopra di un piedestallo di marmo, colla seguente Iscrizione: Gerardi Lib. Baronis Van-Swieten Archiatrorum Sacri Palatii Comitis Regii Ordinis D. Stephani Commendatoris Coll. Censurae Librorum Reique Medicae Praesidis Augustalis Bibliotecae Praefecti Ob Procuratam Scientiarum Artiumq. instaurationem Ob Patriae Matrem Augustamq. Familiam 1 Di Alessandro Felici. 2 Maria Teresa d’Asburgo. 3 Clemente XIII. 4 Ferdinando di Borbone. 5 leggenda: parole o sigle apposte lungo il profilo di una moneta o di una medaglia. 6 La leggenda sta per: Maria Amalia d’Austria sposa di Ferdinando di Borbone duca di Parma (dal latino; corrispondente a: m·amalia·avstr·ferdinando borbon·parm·dvci nvpta). La trascrizione della «Gazzetta» presenta un errore, leggendosi nella medaglia m·ama·a·ferd bor·parm·d nvp, dunque con una sola a dopo ama. 7 In felice unione (dal latino). 8 esergo: in monete, medaglie e sim., spazio sotto la figurazione in cui si riportano indicazioni varie (data, nome, motto ecc.). 9 Per il matrimonio celebrato a Vienna/procuratore Ferdinando/arciduca d’Austria 27 giugno 1769 (dal latino; corrispondente a: nvptiae celebratae vindob/procvratore ferdinando/arch·avst·xxvii·iunii/mdcclxix).

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«la gazzetta di milano» Ab Ipso Artis ope servatam De universa Re Austriae publica Optime meriti effigiem In exemplum quod Posteri imitentur posuit MARIA THERESIA AUGUSTA Inque Salutaris Artis Collegio Ejus consiliis sapienter constituto illustratoq. Collocari jussit MDCCLXIX.1 Antonio Storck Vindobon. Studior. Universitatis Rectore.2

Quest’opera, che è del Sig. Mesterschmit, Membro dell’Accademia Imperiale, e Regia di Pittura, Scultura, ed Architettura di questa Capitale, fa in ogni sua parte molto onore al detto Artefice, già noto per altre cose consimili. SVEZIA Stocolm 1 Luglio. Le loro Maestà,3 e la Reale Famiglia fecero Lunedì passato, il loro pubblico ingresso in questa Città fra gli archi trionfali, le feste, e gli evviva di tutto il Popolo. La Dieta ricomincerà ora le sue operazioni. Il Conte Carlo Sparre ha ricusata la Piazza di Senatore; onde ci sono cinque Piazze vacanti nel Corpo della Reggenza. Dalle Frontiere della Polonia 15 Luglio. Le turbolenze della Polonia son ora nel maggior fermento, e secondo tutte le apparenze, poco può tardare oggimai a seguire uno scoppio generale, che sparga stragi, e rovine da ogni parte. Erasi creduto da’ Partigiani della Russia, e della Corona, che i Confederati sforniti di disciplina, animati da’ particolari, e spesse volte contrarj interessi, divisi fra loro, e suscitati senza un disegno comune nelle varie Provincie del Regno, non dovessero mai comporre una forza da mettere in pericolo il Trono, da scuotere i fondamenti della Repubblica, e da recare spavento alla Moscovia medesima. Ciò si rileva, e dall’indifferenza dimostrata nell’assicurar bastevolmente dalle minacce de’ Confederati i diritti, e i possessi del Regnante, dalla piccola quantità di Truppe, che sproporzionatamente al futuro bisogno, hanno lasciata i Russi alla difesa delle ragioni del Re, e dall’aver essi condotto il maggior nerbo delle loro forze contra i Turchi, quasi che questi sieno il solo Nemico da temersi, non senza verosimiglianza ancora, che la Moscovia abbia necessità, e premura di difender dai Turchi piuttosto se 1 Nella stampa: CICICCCLXIX. 2 Di Gerard Lib. Barone di Van-Swieten, membro degli Archiatri del Sacro Palazzo, commendatore dell’ordine regio di Santo Stefano, preside del collegio della censura dei libri e dell’arte medica, prefetto della biblioteca imperiale, che ha conseguito grandissimi meriti nei confronti dell’Austria tutta, per la procurata fondazione delle scienze e delle arti, per la madre della patria e per la famiglia imperiale da lui salvata grazie alla sua arte, l’imperatrice Maria Teresa ha fatto erigere una statua per fornire un esempio all’imitazione dei posteri e ha ordinato di collocarla nel Collegio dell’arte della salute, sapientemente fondato e reso illustre dai suoi provvedimenti nell’anno 1769, quando Antonio Storck era rettore dell’Università degli Studi di Vienna (dal latino). 3 Adolfo Federico e Luisa Ulrica di Prussia.

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medesima, che la Polonia. Intanto i Confederati hanno avuto agio, e tempo d’unirsi, e di prepararsi ad ogni intrapresa; ed ora formano corpi talmente considerabili, che coprono tutte le Campagne, e fanno continue scorrerìe fin sotto a Varsavia. Si tengono a dir vero diversi Consiglj alla Corte, a’ quali interviene anche il Principe Wolkonski, nuovo Ambasciador della Russia, per pensare ai mezzi di resistere agli attentati delle Confederazioni, e far cessar la paura, che occupa tutti gli spiriti; ma non si trova mezzo, che basti, e la inquietudine dura continuamente. Tutta la forza, e tutta l’assistenza, in cui si fondano le speranze di Varsavia, sta ne’ Moscoviti, che quivi si raccolgono da ogni parte per [77v] difenderla. Ma i Confederati, veduta la necessità, in cui sono i Russi d’avvicinarsi a quella Capitale, escono con tanto maggiore ardimento, ingrossano nella Grande Polonia, ed occupano di mano in mano i posti, che i Russi vanno abbandonando nell’innoltrarsi, che fanno alla volta di Varsavia: di fatti si sono essi di già impadroniti di Posen; e Thorn non potrà loro resister gran fatto,1 poichè i Russi non vi hanno lasciato se non che una Guernigione d’80 uomini. Frattanto, che i Confederati minacciano Varsavia per una parte, non sono però manco formidabili nelle varie Provincie del Regno; e la Lituania fra le altre è tutta confederata. Zamose, celebre Fortezza del Regno, dove il Principe di Repnin aveva inutilmente tentato di far entrare una Guernigione Russa, dicesi ora occupata dalle Truppe Confederate di quel Ducato: Lublino ha corsa la medesima sorte; e il Comandante di quella Piazza s’è veduto obbligato a rendersi con 17 Compagnie di Gente d’Arme, e 200 uomini distaccati da diversi Corpi di Cavallerìa. Il Principe di Radzivil è assediato nella Città di Biala da un Corpo di Confederati; un’altra partita di essi si è impadronita di Sokal. L’azione poi seguìta sotto a Kutno fra i Russi comandati dal Colonnello Wolkonski e i Confederati pare, che sia costata molto a’ primi, dalla parte de’ quali sono state condotte molte carra di feriti a Varsavia. In somma dappoichè i Fratelli Pulawski si sono uniti a’ Confederati della Polonia, le loro operazioni sono state condotte con miglior ordine, con maggiore attività, e con più felice successo: talmente che si vuole, che il nuovo Ambasciator della Russia alla Corte di Varsavia abbia dovuto dichiarare, che la sua Corte non si dipartirà per nulla dalla garantìa,2 e dalla Causa de’ Dissidenti; ma che in ogni altra cosa sarà essa disposta ad abbracciar tutti i mezzi, che si credano conducenti alla rappacificazione degli animi. Voglia il Cielo, che questa rappacificazione abbia luogo, e che col beneficio della stagione innoltrata, e della sopravvegnente vernata, possano maturare i consigli delle Nazioni, e de’ Partiti discordi, tanto che si risparmino i torrenti di sangue, che sono per iscorrere da un momento all’altro, e si calmino gli spiriti alterati, che pretendono di salvar la Polonia col distruggerne la popolazione, e le Terre. Le due grandi Armate Russa, e Turca sono presentemente l’una a fronte dell’altra; e si sta aspettando di giorno in giorno la nuova, sempre funesta per l’umanità, d’una battaglia decisiva per l’una, o per l’altra parte. Egli è vero, che l’Armata Russa, forte attualmente di 140 mila uomini si stende lungo il Niester; ma contuttociò un Corpo di Turchi, sotto agli ordini de’ Conti Podczassy e Krasinski, ha osato penetrar nella Polonia, e marcia alla volta di Lachowicz, senza che finora se ne sappia la fine. Intanto fra le due Armate, che si guardano, debbon esser di già seguìte qualche scaramucce, e fra queste una assai rilevante, le cui circostanze si raccontano a questo modo. I Turchi avevano tagliata la strada 1 gran fatto: molto.

2 garantìa: garanzia.

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ad alcuni Reggimenti Russi, che scortavano 600 Carriaggi; ma l’abilità del Conte di Henkel Colonnello al servizio della Prussia, e Volontario nell’Armata Russa, non solamente ha saputo liberare i Russi da un sì cattivo passo, ma eziandio dare una totale sconfitta ai Turchi, e togliere loro tutto il bagaglio. Noi temiamo di dover ne’ prossimi Ordinarj turbar gli animi delle Persone gentili con notizie troppo funeste, tanto più, che, sebbene per lo passato fosse intenzione de’ Moscoviti di stare unicamente sulle difese, ora dalle Lettere di Varsavia del giorno 12 arrivate ieri sentiamo, che l’Armata del Principe di Gallitzin passò il Niester il dì 3 del corrente, e che ha ordine d’attaccar l’Armata Ottomana ad ogni patto.1 PAESI BASSI Aja 21 Luglio. Gli Stati dell’Olanda hanno confermato per cinque anni ancora il Sig. Stein nell’eminente carica di Consiglier Pensionario, da lui amministrata per il corso di 20 anni passati con molto zelo, e fedeltà. La loro Assemblea si scioglierà oggi. Le materie, che vi si sono trattate, riguardano puramente cose domestiche.2 INGHILTERRA Londra 21 Luglio. I nostri affari d’amendue le Indie ci tengono tuttavia agitati, e le novelle, che ci pervengono, non ne danno luogo peranco a sperare una vicina tranquillità. Il dì 14 dello stante sono arrivati varj Dispacci dall’America Settentrionale. Colle Lettere di Boston nella Nuova Inghilterra in data del 12 del passato Giugno, si sente, che avendo il Cavaliere Francesco Bernard, Governatore di quella Colonia, convocata l’Assemblea Provinciale, questa gli fece delle rimostranze in proposito del soggiorno delle Truppe nella Città, e della posizione del principal Corpo di Guardia davanti la Casa dell’Assemblea colla bocca del Cannone rivolta verso la porta di essa; e pregandolo d’allontanare i Vascelli dal Porto, e le Truppe dalla Città durante il tempo, che si fosse tenuta l’Assemblea medesima: che il Governatore aveva risposto, non esser lui autorizzato a satisfare a questa domanda, e che in conseguenza l’Assemblea aveva sospese le sue deliberazioni. D’altra parte il Lord Botetourt Governatore della Virginia ha domandate forze di Terra, e di Mare per tenere in sommessione3 gli abitanti di quella Provincia; e dopo un Consiglio tenuto jerl’altro a S. James, si sono spediti in America Dispacci particolari indirizzati al mentovato Governatore. Gli Abitanti della Carolina son pur venuti a violente risoluzioni a motivo dell’Atto di Tassazione. La Compagnia delle Indie dal canto suo comincia a soffrir de’ nuovi rovesci, e ieri ricevette Dispacci dalla Costa di Coromandel, i quali riferiscono, che Hyder Aly s’era di nuovo impadronito di tutti i Forti, che gl’Inglesi gli avevano tolto; che s’era presentato con un’Armata numerosa davanti a Madrass; e che aveva intimato alla Piazza di rendersi, minacciandola, che se non lo avesse fatto nel termine di 7 giorni, avrebbe dato il fuoco alla Città; finalmente si pretende, che sieno arrivate recentemente altre novelle dispiacevoli dalla Terra di Bombay, che i Direttori non vogliono ancor pubblicare: ed è certo, che le Azioni son cadute in termine di 3 giorni dal 14 al 15 per 100. 1 ad ogni patto: in ogni modo. 3 sommessione: subordinazione.

2 domestiche: interne, nazionali.

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Il conforto, che ci resta in mezzo a tante [78r] pub|bliche rivoluzioni, si è, che il Popolo d’Inghilterra comincia a moderar quel furore, che il trasportava a presentar Suppliche al Re,1 poichè s’è finalmente trovato mezzo di fargli comprendere, che così operando, si metterebbe precisamente in quelle catene, che pretende d’evitare. Il Popolo credeva, che il Lord Chatam, ultimamente venuto dal suo ritiro a presentarsi al Re, non dovesse approvar la condotta del presente Ministerio, e che anzi favoreggiasse il partito opposto; e siccome il Popolo nel tempo delle turbolenze non esamina mai freddamente le cose, ma si lascia trasportar dalle prime impressioni; ed ogni individuo di esso va ordinariamente dietro alle grida dell’altro multiplicando così, ed eternizzando le doglianze con pericolosa alterazione degli animi, così s’immaginava già di vedere un totale cambiamento del Ministerio, ed una totale aderenza a’ ciechi sentimenti della moltitudine, condotta ordinariamente da poche Persone, che amano di pescar nel torbido, o che per lo meno si credono in diritto di criticar sempre il presente Governo col falso pretesto del ben pubblico. Fu però generale la sorpresa, quando si seppe il tenore del Discorso, che Milord Chatam indirizzò al Re, e si vide, ch’era assai diverso da quel, che il Popolo s’andava immaginando. Il Discorso autentico di questo grand’Uomo è il seguente. «Qualche momenti d’intervallo alle mie infermità mi conducono a’ piedi del migliore dei Re, al quale io sono in obbligo di raddoppiare il mio attaccamento, e la mia fedeltà in questi tempi di turbolenza, e di fazione. Quando Vostra Maestà mi fece l’onore di domandare il mio sentimento in proposito dell’amministrazione, io credetti di dovervi consigliare a conservare i Vostri Ministri, ed a far rispettare la loro autorità, insultata da Persone, che non pretendon meno, che di violare alla Dignità stessa della Corona. Tutti i loro clamori non hanno per oggetto nulla di reale. Sire, non vi lasciate sorprendere da ciò, che ci ha di seducente in queste Suppliche, che sotto pretesto di adularvi, non meno che la distruzione de’ Tribunali di Giustizia, cercano la distruzione della Legislazione, e rovinano i fondamenti del vostro Trono. Io ho inteso nel mio ritiro tutto ciò, che certi spiriti sediziosi hanno tentato per disunirci, dimenticando, che la nostra unione è stata la cagione del buon esito dell’ultima Guerra. Sotto il velo del Patriotismo io non veggo se non che de’ disgraziati, che attentano contro la Patria. Io devo replicare a Vostra Maestà, come già il feci nell’atto di chieder la mia dimissione, che le mie infermità solamente hanno influito su questa mia risoluzione. Disposto, come io sono, ad allontanarmi ancor più da questa Capitale, io abbraccio quest’occasione per dichiarare a Vostra Maestà, che se il Cielo mi rendesse mai le primiere mie forze, io le sagrificherei al servigio del migliore dei Re, per conservare intatta la nostra avventurosa Costituzione, mantenendo la Dignità della Corona, e dando all’Autorità legittima tutta la giurisdizione, che le conviene». Nel Consiglio, che si è tenuto a S. James il dì 14 dello stante, il Parlamento di questo Regno è stato prorogato ulteriormente fino al 20 del prossimo Settembre. Si è osservato, che il Lord Chatam non s’è lasciato vedere alla Corte; e si pretende, che in conseguenza delle disposizioni da lui dimostrate nell’antecedente Discorso, abbia ricusato di rientrar nel Ministerio. Si è fatta un’altra osservazione assai singolare, ed è, che la Supplica della Città di Londra, presentata al Re, non è munita nè di sottoscrizioni, nè di data; onde si potrebbe inferire, che niun individuo sia in grado di provare le cose, che si espongono in essa, e 1 Giorgio III.

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che conseguentemente una gran parte altro non sieno, che visioni d’un Popolo alterato da fanatichi, o maliziosi clamori di pochi malcontenti. In un’Assemblea della Compagnia delle Indie, tenutasi la sera del giorno 12 fu deliberato, che gl’Interessati convengano co’ Direttori, che è necessario di spedir di presente1 nell’India una Commissione munita d’Autorità straordinaria per accomodar gli affari della Compagnia in quel paese. In conseguenza i Signori Vansittart, Scrafton, e Ford sono stati nominati, e incaricati del Reggimento supremo degli affari relativamente al Civile, al Militare, ed al Commercio nelle Indie; e questi partiranno fra tre settimane. FRANCIA Parigi 17 Luglio. Dopo il ragionamento tenuto all’Assemblea della Polizìa dal Sig. Testard du Lys, Luogotenente Criminale in proposito della Carestìa de’ Grani, come si disse l’Ordinario passato, prese la parola il Sig. Moreau, Sostituto del Procurator Generale del Re2 al Chatelet. Commendò3 egli le savie precauzioni proposte dal Sig. Avvocato Generale Seguier, e dal Sig. di Sartine Tenente Generale di Polizìa, e dichiarò essere interamente dell’avviso di quest’ultimo, rispetto a ciò, che concerne l’Esportazione, proponendo in oltre di supplicar la Corte, che si faccia rappresentare le provvidenze date nelle circostanze degli anni 1739, e 1740, ch’erano a un di4 presso simili alle presenti, e che scelga fra le dette provvidenze quelle, che saranno meglio applicabili alla presente condizione de’ tempi. «Io aggiugnerò, dic’egli, un’osservazione, che io sottopongo alla cognizione, ed alla prudenza di quelli, che son destinati a rischiararci, e ad instruirci colle loro opinioni nel seguito di questa Sessione. Ecco a che cosa essa si riduce. Io convengo, che noi non ci troviamo in una carestìa di Grano assoluta, ma essa è almeno relativa al prezzo di questo medesimo Grano. Il Popolo è inquieto, e l’attenzione stessa, che il Magistrato vi presta, sembra che lo giustifichi… Noi siamo al principio dell’Inverno: onde bisogna prevenire i disordini, che sono così spesso una conseguenza della penuria, e della miseria. Non è già, che io mi metta in grande apprensione per ciò, che pur ora vi è stato detto della multiplicità dei delitti, e della cagione, alla quale sembra, che si debbano attribuire… Se i disgraziati, che commettono delle furfanterìe, si scusano colla miseria, e colla carestìa del pane, questa scusa è un pretesto della scioperatezza, o del libertinaggio, anzi che un grido della necessità. Se essi volessero lavorare, sarebbono loro aperte mille botteghe anche ne’ tempi, che sono i men proprj per il lavoro. Quando essi non fossero in istato di lavorare, [78v] sa|rebbono ammessi alle liberalità del Monarca; e il pane della carità, che in una Città, come Parigi, è un fonte indefettibile, sarebbe loro amministrato egualmente, che ad una moltitudine infinita di gente della loro spezie. Questi sventurati non dannosi adunque in preda ai delitti per altra ragione, se non perchè sono infingardi, o libertini.» ec. Il preteso ritorno de’ 18 Battaglioni, che sono in Corsica, non si conferma; anzi si dice, che vi rimarranno fino al prossimo Novembre. È stata tradotta in Francese una Raccolta Cronologica, e Analitica di tutto ciò, che ha fatto nel Portogallo la Compagnia detta di Gesù dalla sua venuta in 1 di presente: subito, senza indugio. 3 Commendò: lodò.

2 Luigi XV. 4 Nella stampa: dì.

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quel Regno fino alla sua espulsione nel 1750 pubblicata per ordine di Sua Maestà Fedelissima,1 e composta dal Dottore de Scabrada Sylva Consigliere della Camera delle Suppliche, e Procuratore Generale della Corona,2 stampata a Lisbona in un volume in 12. Questa è una specie di memoria contro i Gesuiti, ma fondata sopra fatti Istorici. ITALIA Roma 26 Luglio. Per quanto si vada dicendo, ed anche pubblicando nelle Gazzette forestiere intorno alle risoluzioni, che sia per prender il Pontefice3 negli affari presenti, fatto è, che finora sta tuttavia seppellito ogni cosa in un profondo segreto, sebbene continovino con gran calore le Conferenze de’ Ministri Borbonici, e questi abbiano frequenti Udienze da Sua Santità. Il Cardinal Molino non è ancora partito di qui; e si crede, che ciò segua, perchè non siasi per anco radunato in Pregadi il Senato, per approvare il conchiuso Trattato. Questo Governo ha proibito i Giuochi, chiamati d’azzardo. Quanto prima verrà a questa Corte il Ministro del Consiglio di Castiglia per unirsi agli altri Ministri nella trattazione delle presenti vertenze. Napoli 25 Luglio. Le Monache di Santa Chiara si mantengono tuttavia nella pretensione d’avere i Frati Riformati forastieri per loro Confessori. Sono state sequestrate da questo Governo le Copie d’un nuovo libro, intitolato: Del Diritto libero della Chiesa ec.,4 e n’è stata vietata l’ulteriore introduzione. Livorno 26 Luglio. Il Padrone di un Bastimento Bastiese, giunto jerlaltro in questo Porto, ci assicura, che per ordine di Sua Maestà Cristianissima,5 il Sig. Generale de Vaux avesse fatto sospendere il lavoro delle fortificazioni di Corti; che un Canonico di Evagno6 della Pieve di Vico batteva la campagna con un Corpo di 200 uomini, e che incontratosi in due Pichetti Francesi ai confini del di qua, e di là da’ Monti, venne con esso loro a sì vivo contrasto, che ne uccise da 50,7 restando due soli morti de’ suoi; ma che ciò non ostante i Francesi gli hanno fatto intendere, che qualora egli si arrendesse, conseguirebbe di tutto il perdono. Si dice però, che abbia loro risposto, che avessero spedito primo a Roma, per ottenere da Sua Santità l’assoluzione dal giuramento fatto per difendere la sua Patria, e che venuta questa, allora avrebbe trattato di darsi sotto il loro governo. Sentesi, che sieno 1 Giuseppe I. 2 Si tratta della traduzione, pubblicata a Parigi nel 1769, del Recueil chronologique et analytique de tout ce qu’a fait en Portugal la Société dite de Jésus, depuis son entrée dans ce royaume en 1540 jusqu’à son expulsion en 1759. Mis au jour et composé par ordre de Sa Majesté très fidelle et composé par le docteur Joseph de Seabra da Sylva, conseiller de la Chambre des requêtes et procureur général. 3 Clemente XIII. 4 Il titolo completo dell’opera, pubblicata anonima ma attribuita a Tommaso Maria Mamachi, è Del diritto libero della Chiesa di acquistare, e di possedere beni temporali sì mobili, che stabili contro gl’impugnatori dello stesso diritto, e specialmente contro l’Autore del Ragionamento intorno ai beni temporali posseduti dalle Chiese etc. stampato in Venezia l’anno 1766 (Roma, 1769-1770). 5 Luigi XV. 6 Domenico Lèca (GM, p. 388). 7 da 50: più di 50.

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imbarcati a S. Fiorenzo per la Provenza 5 mila Francesi, ed altri si preparino per far l’istesso; dovendo solo rimanere in Corsica 4 mila uomini, bastanti per la guarnigione della medesima, e ciò a tenore de’ Trattati, che passano tra la Francia, e Genova, se pure è vero quello, che si legge in alcune Lettere venute di Parigi. Si sente ancora, che la Nazione sia sottosopra per una leva, che vi si deve fare di 4 mila uomini de’ più vagabondi, per indi passare in Provenza, e che in Corti dovranno risedere tutti i Giudici del Regno, da’ quali saranno decise tutte le dispute civili. Intanto la maggior cura de’ Francesi è di far risorgere in quell’Isola l’Agricoltura, le Arti, e le Scienze, e a tale effetto aprono nuovi Studj, e vi richiamano Persone capaci, per effettuare i loro disegni. Con Lettera del Gran-Cairo in data de’ 16 Aprile abbiamo avviso, che AlyBeg aveva in detto giorno fatti prendere 30 Fornaj Turchi accusati d’aver fatto il pane troppo piccolo, e non del tassato peso; e furono questi inchiodati per le orecchie, e per le mani sulle cantonate delle strade, di poi passatoli nel naso un anello, al quale stava appeso il piccolo pane, e così lasciati fino a tanto, che non cessarono di vivere sotto sì barbaro supplizio. Venezia 24 Luglio. Si è sparsa la nuova d’esser seguìta una sanguinosa Battaglia tra i Moscoviti, e i Tartari con vantaggio di quest’ultimi. Si vuole, che la zuffa sia stata delle più ostinate, e che siano rimaste sul Campo molte migliaja d’uomini estinti tanto per una parte, che per l’altra. Questa nuova ci è giunta dalla parte di Adrianopoli, e ci vien confermata anche da Lettera venuta dal Serrajo Città principale della Bosnia. Parma 1 Agosto. Colla maggiore assiduità attendesi in questa Capitale a condurre a fine i varj grandiosi preparamenti per la celebrazione delle prossime feste nuziali. Da questa Congregazione degli Edili continuasi pure, giusta la Sovrana Real mente,1 a disporre con esattezza in materia d’alloggi; e sperasi, che qualunque possa essere il concorso estero, ognuno sia per ritrovarvi i decenti opportuni comodi, e la discreta conveniente proporzione ne’ prezzi corrispondenti. Gio. Federigo Funk Juniore vende a Berna i seguenti rimedj: Tinctura confortativa concentrata, Pulvis prolificus, e Pillulae restaurantes.

[79r] Num. XXXIII Per il Mercoledì 16 Agosto 1769. ALEMAGNA Vienna 2 Agosto. L a mattina del dì 29 dello scaduto, verso le ore 9 giunse a Belfonte in ottimo stato di salute Sua Maestà l’Imperadore,2 accolto con giusta tenerezza, e con1 la Sovrana Real mente: le decisioni di Ferdinando di Borbone. 2 Giuseppe II.

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solazione dall’Augusta sua Madre,1 e ricco della gloria acquistata in Italia colle sue singolari, e pacifiche virtù, frutto della mirabile educazione d’una tanta Genitrice. Dall’Elba 28 Luglio. Lettere di Varsavia del 19, e de’ Confini della Polonia del 21, parlano d’un Azione, che dovrebb’esser seguìta il dì 13 fra i Moscoviti, e i Turchi nelle vicinanze di Choczin. Non se ne sanno altri dettagli, se non che il Seraschiere, che comandava la Vanguardia dell’Armata del Gran Visire,2 e che, unito con alcuni Bascià, aveva un Corpo di 50 mila uomini sotto a’ suoi ordini, fu attaccato, battuto, e disperso da’ Russi. L’Azione durò dalle 6 ore della mattina fino alle 9. I fuggitivi sonosi ritirati, parte verso Kalus, parte nelle foreste, e il resto nelle Trincee di Choczin. Gli stessi avvisi recano, che il General Berg abbia egualmente battuti i Tartari, lasciando 6000 di essi morti sul Campo. Dicesi ancora, che l’istesso dì 13 il Colonnello Principe Gallitzin abbia dato una rotta3 al Maresciallo Bierzynski; e il Tenente Colonnello Drewitz al Sig. Pulawski. Questo sarebbe uno ammazzar tutti i Turchi, Tartari, e Confederati in un giorno. Sarebbe terminato troppo presto questo terribile divertimento. Andiamo adagio. Breslavia 24 Luglio. Non si fa più misterio dell’incontro, che l’Imperadore dee avere a Neisse col Re nostro Padrone.4 Sua Maestà ha già fatti venir da Berlino molti Mobili preziosi ad uso dell’Augusto Capo dell’Imperio nel tempo, che vi si tratterrà. SVEZIA Stocolm 10 Luglio. Le Piazze vacanti del Senato sono empiute5 di 15 Soggetti, che gli Stati avevan presentati per esse. Sua Maestà6 ha nominati il Conte Schwerin Presidente di Wismar, il Conte Sparre Ammiraglio, il Conte Parck Colonnello, il Barone Sinclair Colonnello, e il Baron Possen Governatore d’Effelsbourg. Nell’Assemblea tenuta il dì 8 il Barone di Pechlin presentò una Memoria per lo stabilimento d’una Deputazione d’Economìa in generale. Gli Stati hanno pure stabilite 6 Commissioni segrete, risguardanti le Mine, la Dogana, il Commercio, l’Economìa generale, l’Economìa di guerra, e la Revisione de’ Protocolli, e queste Commissioni hanno già tutta la loro attività. Il Senatore Conte d’Eckeblad ha riassunte le sue funzioni di Presidente della Cancellerìa, ed ha cominciate le Conferenze co’ Ministri forestieri. DANIMARCA Coppenaghen 12 Luglio. Il Re7 si è dichiarato Protettore della Società d’Agricoltura: le ha accordato il titolo di Società Reale, particolare Sigillo, 200 Scudi l’anno per il Premio, 3000 Rixdaller8 per lo stabilimento d’un fondo la cui rendita verrà impiegata conformemente al Piano della Società, e la franchigia di tutte le Lettere, che questa 1 3 5 7

Maria Teresa d’Asburgo. dato una rotta: sconfitto. empiute: rioccupate. Cristiano VII.

2 4 6 8

Mohammed Emin. Federico II, che incontra Giuseppe II. Adolfo Federico. Monete d’argento.

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Società spedirà per la posta a cavallo ne’ suoi Stati, purchè non pesino più di 15 once. Corre voce, che il Re si proponga di vendere le Contee d’Oldenbourg, e di Delmenshort agli Olandesi, i quali le cederanno poi al Re di Prussia:1 e questi accorderà loro altre Terre per ritondare2 il Paese dalla parte di Cleves, e del Ducato di Gheldria. POLONIA Varsavia 9 Luglio. Sebbene i Confederati, per la posizione, ch’essi hanno presa, ci abbiano chiusa ogni comunicazione colla Grande Armata Russa, si sa nondimeno, che quella, il dì 3, passò il Niester, con ordine d’attaccare ad ogni costo l’Armata Ottomana, dimodochè ogni cosa dee prepararci ad un’azione, che deciderà della sorte della Repubblica per quella parte. Quanto a’ Confederati, si fa conto di chiuderli da quattro lati nella Grande Polonia; e si stà in curiosità di sapere, come il Giovane Pulawski, che trovasi nel Palatinato di Brzesc, sia per uscire di questo cattivo passo. D’altra parte, il Tenente Generale Nummers è entrato per la via di Smolensko in questo Regno alla testa di 6 Reggimenti di Truppe fresche, e altrettante ne aspettiamo dalla [79v] Finlan|dia, le quali marciano di già, e s’accostano alle nostre Frontiere. Da otto giorni in qua si sono, con tutta fretta, raccolti in questa Capitale più di 15 mila Russi, i quali son più che bastanti a difenderla da ogni sorpresa. Dalla Prussia Polacca 14 Luglio. I Confederati si danno già vanto di conquistatori: e i loro Capi hanno convocata un’Assemblea a Lowicz, per eleggere due Marescialli Generali, credendosi, che la sorte cadrà sovra il Conte Potocki per la Lituania, e lo Starosta Krasinski per la Grande Polonia. Frattanto, che si attende l’esito de’ loro progetti, i loro diversi Partiti cagionano nuovi torbidi nella Piccola Polonia, e spargono lo spavento da Czenstochaw fino ai Contorni di Cracovia. Avvisi di Lituania recano, che il Sig. Pulawski vi è forte3 occupato a ricevere il giuramento di Confederazione dalla Nobiltà di quel Gran Ducato, che tutta la Gioventù viene in folla ad unirsi sotto le Bandiere di lui, e che la Nobiltà della Podlachìa gli ha spedito un Corpo di 500 uomini bene armati, i quali non pertanto si spera, che verranno dispersi da varj Corpi Russi, che marciano per inseguirli. Dalle Sponde della Vistola 14 Luglio. Più non si dubita, che l’Armata Ottomana non sia ora in piena marcia; ma non si può per altro assicurare da qual parte sia essa per cominciare le sue operazioni. Tuttavia, se si ha a giudicar de’ suoi progetti dalla via, che prende, si crederebbe, che abbia disegno d’andare alla volta di Kiovia, o dalla parte di Pultava nell’Ucrania Russa, quando non sia impedita dall’Armata del Principe Galitzin, che debb’essere attualmente rinforzata da tutta la Fanterìa del Generale Romanzow. Questi è accampato nelle linee del Nieper con 10 Reggimenti di Dragoni, e 25 mila fra Calmucchi, e Cosacchi; e sta quindi osservando i movimenti del Kan de’ Tartari.4

1 Federico II. 3 forte: molto.

2 ritondare: riarrotondare. 4 Dewlet Ghirai.

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Il Gran Visire1 ha fatto della sua Armata 4 Divisioni, e i Russi egualmente divisi in 4 Corpi, si conformano ai movimenti dell’Armata Turca. Misurando il terreno, che ora occupano queste due Potenze Belligeranti, pare, che formi un quadrato di 100 miglia. Choczin, Bender, Oczakow sono le Piazze più atte a resistere per l’Armata Turca: Kaminiec, e i Deserti de la Piccola Tartarìa sono come mura di difesa per i Russi. Da’ Confini della Polonia 12 Luglio. Si conferma, che 70 milla Turchi son entrati nella Polonia dalla banda di Mohilow nella Russia Bianca, condotti dal Sig. Stengwilski, Siniscalco della Lituania. I Confederati sostenuti da’ Turchi, e rinforzati da più Corpi delle Truppe della Repubblica, hanno fatto due Divisioni della loro Armata. La prima di esse marcia dalla parte di Radom per dar mano a’ Confederati della Grande Polonia, che crescono ogni giorno più. La seconda, nella quale sono i Fratelli Pulawski, verso la Lituania. Un Partitante2 Tartaro, di cui si vantano assai i talenti Militari, s’è unito ad essi alla testa di 500 Ulani ottimamente disciplinati. La Prussia Polacca, ed altre Provincie son tutte coperte di Confederati, che cominciano a parlar da padroni: ed hanno osato pochi giorni sono di spedire a Varsavia un Espresso, ordinando al Principe Vaivoda della Russia, al Ciamberlano della Corona, a’ Generali di Goltz, e di Schack, ed al Colonnello Byzewski, di rendersi per il 20 del corrente a Radom, sotto pena per gli Contravventori della perdita dell’onore, de’ beni, e della vita. Correva ultimamente una voce, che la Russia fosse quasi determinata d’abbandonar le Provincie della Polonia alla loro cattiva sorte; e questa voce dovette nascere da’ progressi, che fanno per ogni parte i Confederati. Si fa montare fino a 4 mila uomini il Corpo del Maresciallo di Siradia: quello del Sig. Malezewski nella Grande Polonia è parimenti assai considerabile. La Divisione del Pulawski maggiore consiste in 2 mila, e 500 Confederati; 500 fra Arnauti, Tartari, o Bulgari; circa 700 uomini de’ Reggimenti di Dragoni Alemanni; 17 Compagnie della Cavallerìa nazionale della Russia, e dell’Ucrania, e gli Ulani di Bielack. RUSSIA Pietroburgo 6 Luglio. S’ignora tuttavia la destinazione de’ formidabili Armamenti, che fannosi ne’ nostri Porti. Sono usciti altri 12 Vascelli da guerra, che forman parte della Flotta, che armasi a Cronstadt: e questi saranno ben tosto seguìti da altri, a’ quali se ne uniranno alcuni di quelli, che s’equipaggiano a Revel. La Imperadrice3 dirige tutto dal suo Gabinetto. TURCHIA Costantinopoli 16 Luglio. Il Gran Signore4 non osa più uscir di questa Capitale, essendo necessaria la sua presenza per contener questo Popolo. Molti giovani sfrenati, e fanatici hanno, in questi giorni, commesso di molti eccessi, spezzando, ed abbattendo le Porte di quasi tutte le Chiese Greche, portandone via gli ornamenti, e maltrat-

1 Mohammed Emin. 3 Caterina II.

2 Partitante: parteggiatore. 4 Mustafà III.

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tando i Ministri di esse, fino a farne spirare alcuni sotto alle percosse. La sola Chiesa del Patriarca è potuta andar salva da questo saccheggio; ma il Tempio di Balckli, e quello di Demetrio sarebbono stati demoliti, se le Guardie non fossero sopravvenute a tempo di opporvisi. Il gastigo d’una decina de’ più insolenti, sembra finora, che abbia calmato un poco l’ammutinamento. La Porta si oppone tuttavia alla partenza de’ figliuoli, e del Seguito del Signor Obreskow Ministro Residente della Russia, talmente, che il Vascello Svedese, destinato a trasportarli nella loro Patria, è dovuto uscir dal Porto senz’avere adempiuta la sua commissione. Dalle Frontiere della Turchìa 5 Luglio. Regna talmente lo spirito di partito nelle relazioni, che ci vengono dalle due Armate, che non se ne può dar nessuna per certa; e per non cadere nell’uno, o nell’altro eccesso, bisogna contentarsi di riferir soltanto ciò, che si dice dall’una parte, e dall’altra. Erasi sparsa fama d’un’azione sanguinosa seguìta presso d’Oczakow fra i Russi, e i Turchi con grande svantaggio di questi, perchè, secondo quel che se ne racconta, avrebbon perduto 90 mila uomini. L’epoca di questa battaglia si fissa, secondo alcuni al dì 19 del passato mese, e secondo altri al 30. Ora questa novella vien distrutta da se medesima, poichè [80r] l’Armata Russa non deve aver passato il Niester se non il 3 di questo mese, ed essa non ha potuto incontrare verun Distaccamento di Truppe Ottomane. Ma ciò, che non si può verosimilmente contradire si è, che il Principe Prosorowski abbia, il dì 30, vigorosamente rispinto un Corpo di 5000 Turchi per la maggior parte Volontarj, i quali s’erano arrischiati di passare il Niester, cacciandoli dalla Podolia con perdita dalla parte loro di 300 uomini fra morti feriti e prigionieri. I magnificatori delle fortune de’ Turchi, dal canto loro, s’esprimono altramente. Secondo essi, l’Armata del Principe Galitzin è ridotta a star sulle difese: spedisce, egli è vero, qualche volta qualche suo Distaccamento di Truppe leggieri nella Podolia, e verso il Niester, ma questi non ci si possono stabilire. I Turchi fanno altrettanto dalla loro parte, mandando frequentissimamente di là dal Niester nella Podolia Distaccamenti di 5 in 6 cento uomini; e si è ultimamente saputo, che uno di questi Distaccamenti, spedito da Choczin, abbia avuto un affare assai vivo, di là da Kaminieck, con un partito del Principe Prosorowski, che s’è dovuto ritirare con perdita. In questo incontro i Turchi avevan condotti prigionieri 36 Paesani Podoliesi, ma il Bascià di Choczin1 gli ha fatti rimettere in libertà; la qual cosa proverebbe, che il fine della Porta non è d’inquietare i Sudditi Polacchi. SPAGNA Madrid 11 Luglio. Si è pubblicata una Cedola del Re,2 in data dell’8 del passato mese, con cui Sua Maestà sopprime le funzioni di tutti i Particolari, dianzi incaricati della direzione delle Stamperìe del Regno; ed ordina ai Presidenti delle Cancellerìe, ai Reggenti delle Udienze, e Corregidori3 de’ suoi Regni di vegliare, in qualità di Preposti nati del suo Consiglio, all’esecuzione delle Leggi, Ordinazioni, e Regolamenti relativi alla stampa de’ Libri, e d’ognaltra Scrittura, e di non permettere, che in verun modo si stampi, si ristampi verun’Opera pubblicata fuori del 1 Hadgi-Haly. 2 Carlo III. 3 Funzionari reali con compiti di rappresentanza a livello locale.

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Regno, veruna Bolla, verun Breve, verun Rescritto della Corte di Roma, nè veruna Lettera di Generali, Provinciali, o altri Superiori Generali degli Ordini Religiosi, senz’averne ottenuto il permesso dal Consiglio di Sua Maestà. Essa Maestà Sua ordina nello stesso tempo di dare avviso allo stesso Consiglio di quanto si sarà fatto in caso, che alcuno avesse contravvenuto per questo Capo alle Leggi, ed alle Ordinazioni Reali. PAESI BASSI Amsterdam 27 Luglio. Le 25 Bestie bovine inoculate le prime a Franecker al principio di questo mese, s’ammalarono il giorno 10. Di esse ne son guarite 19, morte 5, e dell’altra disperavasi la guarigione. Le Bestie della seconda divisione hanno subita la Inoculazione il dì 20 per mano del Professor Camper, e del Dottor Munnincks alla presenza d’assai Persone distinte. La Società di Groninga ha intrapresa la stessa operazione con molto buon esito. INGHILTERRA Londra 25 Luglio. I nostri Speculatori, che non tengono mai per vero ciò ch’è ordinario, e che trovano da raffinare1 in ogni cosa, s’immaginano di scoprire nella decadenza della Compagnia Francese delle Indie una furberìa per far cadere in una dannosa sicurezza gl’Inglesi, e per celare i disegni formidabili della Francia relativamente a que’ Paesi. Pretendono costoro di sapere da buona parte, che la Legione dell’Isola di Francia sia composta di 5 mila e 600 Europei; che vi sono attualmente nelle Isole Maurizio, e Borbone 8 mila uomini ben disciplinati; e che in quest’ultima i Francesi potrebbono allestire 10 Vascelli da guerra, senza che gl’Inglesi se ne potessero accorgere. Un altro sogno politico va pascendo gli scioperati di questa Capitale, e il sogno è questo. I Confederati della Polonia di consenso delle Potenze, che sposano la loro causa contra il Re attuale,2 si sono risoluti di creare un Sovrano a scelta loro. Ma chi è il fortunato oggetto di queste lor mire? Il Pretendente figliuolo del fu Cavalier di S. Giorgio. I Confederati vi hanno posto sopra l’occhio, non solo per le raccomandazioni delle prefate Potenze; ma eziandio per la ragione, ch’egli discende dal famoso Giovanni Sobieski, uno de’ loro più grandi Re, e la cui memoria è sempre preziosa per essi ec. Basti d’avere accennata quest’idea, perchè il fermarvisi sopra più a lungo sarebbe un farle troppo onore. Si attende con molta assiduità a rimettere il buon ordine, e la tranquillità nell’America Settentrionale. L’Assemblea Generale è stata trasferita a Cambridge per potere occuparsi con maggior libertà, e diligenza nella spedizione de’ pubblici affari. Regna tuttavia la discordia nella Compagnia delle Indie, senza che si vegga, come porvi rimedio. Più non si dubita, che il Conte di Chatam non sia contrario al Ministerio attuale, e che non ne abbia dimostrati i difetti al Sovrano.3 Si vuole, che il Conte di Bute, ritornato a Londra, si sia adoperato presso Sua Maestà per ottenere il perdono al Sig. Wilkes, e che questi sarà lasciato in libertà prima della fine d’Agosto. Riceviamo da varie parti la trista novella, che il Governatore di Senegal

1 raffinare: disquisire.

2 Stanislao II.

3 Giorgio III.

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sulla Costa dell’Africa, e tutti gl’Inglesi, che vi abitano, sono stati trucidati dai Negri, eccetto la Moglie del Governatore, che s’è salvata in una Scialupa dell’Isola di Rodi, che l’ha quivi trasportata. Attendiamo qui a momenti il General de Paoli, che si dice sbarcato iermattina a Deale, dopo aver fatto il tragitto da Livorno a Dunes sul Bastimento Inglese chiamato il Duca di Savoja. FRANCIA Parigi 28 Luglio. Per Decreto del Consiglio, dato il dì 30 dello scorso Giugno, sarà illuminata questa Capitale tutte le notti dell’anno, e si comincerà il venturo mese. Noi dobbiamo questo pubblico beneficio alle cure, ed allo zelo infaticabile del Signor di Sartine. Si è qui pubblicata una Memoria sopra la situazione attuale della Compagnia delle Indie. Autore n’è il Sig. Abate Morellet.1 Egli ha per iscopo di rendere il Commercio libero, di provare, che il Privilegio esclusivo è contrario al bene dello Stato; e che gli Azionarj non possono da lor medesimi continuare il Commercio, il quale è [80v] stato, è, e sarà sempre svantaggioso per essi. Per istabilire queste sue asserzioni, scorre egli le diverse specie di Commercio esercitate dalla Compagnia. Questa Memoria è un tomo in 4 di quasi 300 pagine. Essa fa molta impressione negli animi: e l’Amministrazione ha supplicato il Ministerio di permettere, che vi si dia risposta, malgrado l’alta protezione, che questo sembra accordare alla detta Opera. Si scrive da Brest, che sono stati condotti nelle prigioni di quel Porto due Giovani, uno de’ quali Irlandese, che venivano da Nantes. Si presume, che sieno complici nel Processo del così chiamantesi Lord Gordon, che si costruisce sotto gli ordini del Signor di Clugny, Intendente di Brest. Un altro, chiamato Stuard, ch’era detenuto alla Rochelle, vi è pure stato condotto come altro complice del preteso Lord Inglese, che ha fatto il mestiere della Spia, e che come tale sarà gastigato. ITALIA Roma 2 Agosto. Un silenzio, che credesi tanto più attivo, quanto è più esatto, copre peranco in un alto segreto la trattazione de’ noti affari fra il Pontefice,2 e le Corti. Monsignor Azpuru, dopo avere ultimamente ricevuto un grosso Piego dalla Corte di Spagna, andò subito all’udienza di Sua Santità, e del Segretario di Stato. Sopra gli affari di Avignone, e di Benevento, per quanto si può penetrare, non è ancora stabilito nulla, comunque le Gazzette forestiere ne parlino, attribuendo al Pontefice sentimenti inventati a capriccio così su questo punto, come sopra altri di non minore importanza. Tutto il Mondo gioca a indovinare, e noi stiamo a vedere chi ci coglie. Tre cose sono ottime fra le altre per ben governare uno Stato, e il Papa a buon conto le fa tutt’e tre per la felicità de’ suoi Sudditi. Queste tre cose sono: Assicurare il pane al Pubblico, impedire lo sciupamento delle sostanze ne’ Privati, allontanare il Popolo dalle macchinazioni, e da’ vizj col dargli de’ divertimenti. Adunque il Papa, per quanto dicesi, ha stabilito, che debbasi d’ora in poi lasciar libera l’Estrazione de’ Grani, purchè d’ogni 100 Rubbi, che 1 Si tratta della Mémoire sur la situation actuelle de la Compagnie des Indes, pubblicata a Parigi nel 1769. 2 Clemente XIII.

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se ne estraggono, tre se ne diano all’Annona: adunque il Papa ha proibito ad ogni genere di Persone tutti i Giuochi di resto: adunque il Papa ha permesso, che si aprano i Teatri anche in altre stagioni, che le solite. A questo proposito, si vuole, che il prudentissimo Pontefice permetterà, che recitino ne’ Teatri di Roma anche le Donne, prevenendo con savie leggi l’abuso, che ne può nascere. Si vuole ancora, che sia per escludere dalle sacre Funzioni, e da’ Teatri i Musici Castrati, impedendo così dal canto suo la maggiore, e la più esecrabile depravazione, che far si possa dell’umana natura, contraria alle leggi Divine, ed Ecclesiastiche. Quando si pretende d’indurre gli uomini a lasciare una cosa malfatta, a cui sono chiamati dal loro interesse, non basta proibirla colle leggi sotto pene temporali o spirituali: bisogna fare in modo, che non abbiano più interesse di farla. Crediamo, che queste nuove, benchè scarse, sieno qualche cosa più importanti di quelle, che con lungo dettaglio s’inseriranno negli altri Avvisi di quest’Ordinario, cioè verbigrazia,1 che il Cardinale de Solis ha regalato quantità di pesce, di carne, di polli, di vino a certi Religiosi; che il Cardinal della Cerda ha fatto varj regali simili alla Persona, ed alla Famiglia di Monsignore Azpuru; che Sua Santità ha regalato a questo Cardinale un bacile d’Agnusdei;2 che le Monache di S. Domenico, e Sisto, hanno avuto, secondo il loro privilegio, la permissione d’uscir, per un giorno, della clausura per visitar le 7 Chiese, e il loro Luogo di delizie; che il Papa andrà a villeggiare a Castel Gandolfo, e simili altre bazzecole per nodrire la piccola curiosità degli scempiati. Il Gran Mastro di Malta3 ha proposto a S. S. di convertire i Beni lasciati in quell’Isola dagli espulsi Gesuiti nell’erezione d’una Università colà necessaria, e di supplire del proprio erario qualora non bastassero. Napoli 1 Agosto. Con Dispaccio di Sua Maestà4 si dichiarano caducate5 tutte le Sostituzioni, e Chiamate fatte in favore de’ Gesuiti, e non per anco verificate: e si ordina, che si faccia una Legge universale, che non possano i Luoghi Pii e le Manimorte6 fare ulteriori acquisti. Si vanno tuttavia stabilendo, e riempiendo nuovi Conservatorj d’Orfani, e d’Orfane per educarvi queste Persone nelle forme loro convenienti, e nuovi Reclusorj per gli Vagabondi, ove instruirli nella Marinaria, e in altre Arti. Così sotto alla vigilanza de’ Principi Padri della Patria si nutre, si rettifica, e si applica la carità pubblica. Livorno 4 Agosto. Si ha notizia dalla Corsica, che i Niolini7 avessero ripigliate le Armi, e che poi, domati novamente, ne sieno stati condotti prigioni alcuni a Bastia. Si vanno imbarcando le Truppe Francesi per ritornare in Francia, e si allestiscono alla partenza il Sig. di Marbeuf, e il Sig. Generale de Vaux. Sono state imposte ai Corsi varie tasse per mantenimento delle strade. Alcuni di quelli, che s’erano rifugiati fuor della Patria, e poi ritornativi co’ debiti Passaporti, se ne son dovuti riparti1 3 5 6 7

verbigrazia: per esempio. 2 Medaglioni di cera benedetti. Don Manuel Pinto da Fonseca. 4 Ferdinando I di Borbone. caducate: nulle (nel diritto). Manimorte: proprietà immobiliari perpetue e inalienabili. Abitanti del Niolo.

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re, senza che se ne sappia il motivo. Oggimai non si parlerà più d’una Nazione, che, in sì poco tempo, aveva a sè rivolta l’attenzione di tutta l’Europa, e la cui gloria è sparita come una meteora. Venezia 5 Agosto. Il dì 26 dello scorso a Feltre nella Marca Trivigiana cadde il fulmine nel Teatro in tempo della Commedia, uccise 6 Persone, ne ferì e maltrattò altre 70, e fece altri di quelli effetti ch’è solito fare.

[81r] Num. XXXIV Per il Mercoledì 23 Agosto 1769. ALEMAGNA Vienna 9 Agosto. P er la via d’Amburgo si hanno ragguagli della Curlandia, i quali recano, che essendosi sollevati poc’anzi i Paesani della Regia Economìa1 di Zagerren, ed avendo uccise alcune Persone impiegate in detta Economìa, ed altre maltrattate, sulle frontiere di quel Ducato ogni cosa era nella maggiore costernazione; che il Governatore si era rifugiato in Chiesa, ed essi ve l’avevano serrato entro, e sembravano risoluti di farvelo morir di fame; che il rigore, con cui si è proceduto con quelle genti, aveva dato motivo a tale sollevazione; che eglino però non avevano ancora tentato nulla sopra quella piccola Città; ma non ostante essa era costretta a somministrar gratis i viveri per sussistenza loro, e che intanto il lor numero si aumentava ogni giorno. POLONIA Varsavia 26 Luglio. La disfatta de’ Turchi sotto a Choczin vien confermata da molte Lettere della Podolia. Essa seguì, secondo che riferirono i primi avvisi, il dì 13 di questo mese. Il Seraschiere, che aveva il comando de’ Turchi, s’è salvato prima, che la Battaglia finisse: e quelli, che s’erano precipitosamente gittati nel loro Campo, sono stati obbligati da’ Russi a serrarsi nella Fortezza in numero di 13 mila uomini. Il dì 14 si è cominciato a lavorar colle Batterìe alzate sulle due rive del Niester. Il 15 i Turchi fecero due sortite, e furono respinti con notabile perdita. Secondo le Lettere del 17 si credeva renduta, o presa la Piazza, perchè dopo esser cessato il fuoco, si sparò nel Campo de’ Moscoviti in segno di vittoria. Ciò non ostante, non c’è positiva e diretta relazione di questo avvenimento. Da un’altra parte i Tartari hanno fatto da Balta una Scorrerìa nell’Ucrania, hanno dato il guasto al paese, e uccisi, o condotti schiavi più migliai d’abitanti, cominciando da Szarau fino a Nimirow. Le Terre larghissime delle Case Potocki, e Lubomirski provano fra le altre quanto la rabbia di que’ Barbari ha di più crudele. Nella Lituania i Signori Pulawski hanno avuto due incontri niente decisivi coi Russi. La Prussia Polacca si riempie di Confederati della Grande Polonia, di Cuja-

1 Economìa: distretto sottoposto a esazioni tributarie.

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via, di Dobrzyn, i quali fanno il possibile per eccitare la Nobiltà a confederarsi, e frattanto vanno imponendo delle onerose contribuzioni. Dalle Sponde della Vistola 23 Luglio. Tutto sembra, che concorra a provare il vantaggio considerabile riportato dai Russi sopra la Vanguardia delle Truppe Ottomane comandate dal Seraschiere Aly Bascià, poichè n’è giunta la notizia a Varsavia, e la Corte l’ha divulgata. Si sarebbe desiderato nondimeno, che il Corriere, che l’ha data a bocca non avesse detto, che i Confederati di Lublino gli avevan tolta o in parte stracciata la relazione di questa vittoria, perchè tanto era facile ad essi l’arrestarlo, quanto il levargli i dispacci. Sarebbesi desiderato ancora, che fatti casi interessanti non fossero appoggiati alla sola autorità d’un Canocchiale; ma la maniera del riferir una notizia così provata non deve alterarne la sostanza, come alcuni pensano: al più al più rincresce, che non sia stata meglio riferita. Quelli, che hanno sparse queste relazioni forse non erano autorizzati a darle. Si aspetta un dettaglio più circostanziato di questo affare: intanto basta di saperne l’essenziale. Un Corriere partitosi dall’Armata Russa nel momento della vittoria, non poteva essere informato meglio. Comunque sia questa giornata gloriosa per la Russia, sconcerta i progetti de’ Confederati, che si promettevano ogni cosa da’ Turchi, e dalla propria bravura in simile incontro. Dal Campo dell’Armata Russa presso a Kaminiec 13 Luglio. La destrezza del Principe di Galitzin nel mascherare il suo passaggio del Niester in data del 3 di questo mese, ha stabilita la riputazione delle nostre Armi di là da questo Fiume. L’inimico credette, che il Principe se ne stesse tranquillo nel suo Campo, perchè nel tempo, che questi faceva il suo tragitto colle Truppe da lui comandate, aveva lasciato un Corpo d’osservazione sotto gli ordini del Tenente Generale Rennecamp, che ingannò tutta la prudenza Ottomana. Un passaggio così felice, che non aveva costato pur1 [81v] un uomo al nostro Generale, doveva prepararci ai nuovi successi, ch’ebbe poi il dì 13. Quel giorno dalle 6 ore della mattina fino alle 9 s’udì continuamente il Cannone della nostra Armata. Questo romore parve rallentare dalle dieci ore fino all’una dopo il mezzodì; ma per mezzo d’un Canocchiale si scoperse ben tosto, che nell’Armata nemica v’era grandissima confusione. Noi osservammo distintamente tre Corpi di quest’Armata, che non sapevan ove s’andassero: ed ora piegavano da una parte, ora dall’altra. Un d’essi andò a gittarsi in disordine ne’ grandi Boschi di Kalus; il secondo rientrò in un Campo fortificato sotto a Choczin, e il terzo, che pareva il più considerabile prese la via della Città per andarvisi a rifugiare. La polvere, che s’alzò in quel momento v’impedì di conoscere se tali Corpi fossero di Fanterìa, o di Cavallerìa; ma alla fine, essendosi dileguato il polverio fu facile di2 vedere, che la nostra Armata occupava il Campo, dove quella de’ Turchi erasi trincerata il giorno antecedente. Lo sparo del nostro Cannone si fece sentir novamente tirando alla volta così della Città, come del Campo che v’è vicinissimo, di modo che non si può dire se le nostre Truppe se ne sieno oggi impadronite.

1 pur: neppur.

2 Nella stampa: dì.

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SPAGNA Madrid 27 Luglio. Il Cavalier Gray, Ambasciatore dell’Inghilterra a questa Corte, è stato richiamato; onde il dì 10 di questo mese ebbe udienza di congedo, e preparasi a partir per Londra. INGHILTERRA Londra 4 Agosto. Gli affari del Ministerio sono peranco nello stato di prima: e frattanto, che nella presente situazione delle cose non trovasi agevolmente chi voglia incaricarsi dell’amministrazione, gli attuali Ministri attendono a stabilirsi vie1 meglio nelle loro Cariche, ed a giustificare l’amministrazione loro, come fondata sulle Leggi del Regno, e sostenuta dall’approvazione del Sovrano, e del Parlamento ec. Il Conte di Chatam che si mantiene tuttavia in buona salute, non ha fatto, che girare su’ confini della Corte, senza mostrar nondimeno il menomo desiderio di rimettersi negli affari. Egli andò il 29 dello scorso in compagnia della Contessa sua Sposa2 a Stowe a render visita al Conte di Temple con piacere del Pubblico, il quale vede volentieri, che questi due Signori, e il Duca di Bedford si sieno reconciliati. Il Conte di Bute partì pur esso ieri per la sua Terra di Lutton Park. Dicesi, ch’egli sia attaccato di una consunzione,3 e che stia male assai: contuttociò gli viene attribuito un disegno, che richiederebbe di molta applicazione; e questo si è di formare un Piano di Ministerio così patriotico, che il renderebbe tanto accetto al Popolo, quanto egli ne fu dianzi odiato e disprezzato. Gl’improvvisi cambiamenti, a cui le Azioni della Compagnia delle Indie son soggette da qualche anni a questa parte, le dispute che ha la detta Compagnia col Governo, le dissensioni che regnano fra i Membri principali, la incertezza del Piano seguìto nell’amministrazione, le nuove contradittorie che arrivano ogni giorno concernenti lo stato degli affari delle Indie, la fluttuazione finalmente che ha agitato con tanta violenza, e per qualche tempo questo gran Corpo, e che ha rovesciata la fortuna di molti particolari, ha fatto veder chiaramente agl’Interessati la necessità che pur troppo ci era di rimediare agli abusi che s’erano introdotti in questi affari, e di meglio assicurarne lo stabilimento. Fra gli abusi principali insinuatisi nella Direzione della Compagnia si enumera la infrazione delle obbligazioni solenni, contratte dagl’Impiegati della Compagnia, di non ricevere nessun regalo da qualsivoglia Nabab, o Principe dell’India. Per eludere tali promesse, si servono del pretesto della vendita di qualche pezzo di vassellame d’argento, o d’un obbligazione per lo pagamento d’una somma considerabile. Tutti questi, ed altri simili artificj sono stati esposti all’ultima Assemblea Generale. Il monopolio del Salnitro,4 e del Cotone, esercitato nell’India dagli Uficiali della Compagnia, è pure uno degli abusi che i tre Sopraintendenti della Compagnia5 correggeranno al loro arrivo in quelle parti. D’altra parte i Direttori veglieranno a far sì, che più non si mandino, o si spargano in Europa di quelle false notizie, le quali hanno cagionato le rivoluzioni seguìte in questi 1 vie: molto. 2 Lady Hester Grenville (GM, p. 407). 3 sia attaccato di una consunzione: abbia contratto una malattia degenerativa. 4 Nitrato di potassio. 5 Francis Forde, Luke Scrafton e Henry Vansittart.

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ultimi tre o quattro anni nel prezzo delle azioni, e che sebbene false, ed assurde, hanno tuttavia rovinato di molte Famiglie. Il Vascello detto il Salisbury è giunto da Bengala, e da Madrasso a Plymouth: e si crede, che le notizie da esso recate non sieno le più favorevoli, poichè le Azioni della Compagnia delle Indie si sono di poi abbassate notabilmente. Il Sig. Generale de Paoli, che si era detto esser qui arrivato, non è stato peranco veduto da nessuno; e si crede, che voglia stare incognito per qualche tempo. Chi sa, che questo famoso Uomo non sia veramente giunto ancora in Inghilterra, e che qualche visionario, che lo desiderasse violentemente, non abbia sognato l’arrivo di lui, e che dopo aver trovato vano il suo sogno, lo voglia per amor proprio sostenere come una realtà, e che per non poter esser convinto del contrario si riduca a far credere, che quell’Eroe viva incognito nella Patria de’ suoi principali ammiratori? Gli uomini son fatti così, o credono facilmente, o facilmente asseriscono per vanità; e quando si accorgono, e son convinti di errore s’ostinano per superbia a sostener per tutti i mezzi possibili quel che hanno una volta asserito. Ma con tutte queste belle riflessioni il Sig. de Paoli potrebb’esser veramente arrivato in Inghilterra; e, se mai si scopre, potrebbono restar con tanto di barba1 que’ Filosofi difficili da contentare che non hanno mai pruove bastevoli per credere un fatto, e che sovente non hanno il piacere di credere una verità prima, che il Popolo la creda. Potrebbe adunque esser vero, che il Generale de’ Corsi viva incognito a Londra; e potrebbe anco esser vero quello che si dice, cioè, ch’egli ci prenda moglie, e che prenda una Inglese per avere da tutte le parti una generazione amica della Libertà. Comunque sia, la moglie che se gli attribuisce si è la Signora Catterina Mancalay, Autrice d’una Storia d’Inghilterra molto stimata in grazia della imparzialità, con cui è scritta, e de’ tratti curiosi che vi sono sparsi. Quel [82r] bra|vo Generale, a cui il destino non ha permesso d’essere il liberatore della sua Patria, deve adunque, per quanto si dice, «trovare una ricompensa della sua costanza, e delle sue virtù militari fra le braccia d’una Eroina, la quale con pari ardore ha esercitata la sua penna per sostenere la libertà Britannica». Il Canto Epitalamico,2 che dia le mosse a questi primi illustri amori, potrebbe cominciar così: Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor.3 Ma tutto questo potrebb’essere una favola, sebbene si racconti, e si sparga ne’ pubblici Fogli: le Storie degli Eroi sono sempre state favolose. È deciso, che il Conte d’Harcourt non tornerà più alla sua Ambascerìa in Francia, e che il Conte di Chatelet-Lomont non verrà più qua a continuare le funzioni d’Ambasciadore della Corte di Versailles. La sera del 28 il Duca di Cumberland giunse qui da Portsmouth. La sua navigazione è durata 6 settimane, e la Squadra di lui, ch’è rimasta a Spithead, ha ordine di star pronta a rimettersi in Mare, avendo questo Principe dichiarato di voler fare un altro viaggio, frattanto che dura la buona stagione. FRANCIA Parigi 31 Luglio. Le due Compagnie delle Indie Inglese, e Francese fanno ora un oggetto assai interessante nella Storia dell’Europa. I sentimenti del Ministerio, e del Pubblico 1 con tanto di barba: stupiti in senso negativo, indispettiti. 2 Epitalamico: elogiativo. 3 Sorga dalle mie ossa un vendicatore; la citazione latina è tratta da Aen. IV, v. 625.

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sopra la conservazione, o l’abolizione della Compagnia Francese sono tuttavia egualmente divisi.1 Sebbene la Memoria dell’Abate Morellet sopra la necessità di scioglierla, paja a molti Lettori tale da non potervisi fare replica veruna, altri nondimeno vogliono, che sia facilissimo di rispondervi. Questi sostengono, che il Re2 ha riconosciuto d’esser legittimamente debitore di 180 milioni alla detta Compagnia; e che se essa venisse rimborsata della parte, che non ha delegata, le sarebbe facile, e vantaggioso di continuare il suo Commercio; che l’Autore della Memoria stabilisce, a dir vero, la diminuzione graduale de’ Fondi della Compagnia, ma che egli non parla della moltitudine delle immense fortune, che sonosi fatte in pochi anni a spese della Compagnia sia dai Direttori, sia da altri; che se essa fosse diretta da’ Negozianti più abili, e più onesti del Regno, e non avesse verun conto da discutere col Governo, si potrebbe in quel caso apprezzare il risultato del suo Commercio; che altronde Negozianti particolari non riusciranno mai nel Commercio delle Indie, perchè fra mille altri inconvenienti inevitabili, sarà sempre impossibile d’ovviare a quello di non poter combinare i Carichi in modo che sieno variati; che se più Vascelli, come di fatti deve accadere, conducono le Mercanzìe medesime, il Proprietario del primo Vascello di ritorno farà fortuna, e gli altri saranno rovinati ec. Frattanto che la Compagnia combatte a questo modo contra gli sforzi di quelli, che aspirano alla libertà del Commercio delle Indie, e contro al sentimento d’una parte del Pubblico, che loro è favorevole, i Particolari, che sono stati impiegati nelle sue Possessioni, l’attaccano giuridicamente per ripeter3 delle somme, che pretendono esser loro dovute; ed hanno rappresentato le loro ragioni in varie Scritture, alle quali l’Amministrazione della Compagnia ha dato risposta. Nondimeno la Causa fra le altre, che il Sig. di Landivisiau, Uficiale, che ha servito nelle Indie, le ha intentata contro, è stata giudicata il dì 21 alla Grande Camera in favore della Compagnia. Questo Signore ha perduto ne’ principali Articoli della sua dimanda, ma gli è stato accordato un Supplemento d’Appuntamenti fino al suo ritorno in Francia. La Provincia della Brettagna, dopo aver veduto compiuti i suoi desiderj per la revocazione de’ suoi vecchi Magistrati, attende ora con grandissima impazienza l’effetto, che produrranno le Lettere del Parlamento, scritte immediatamente dopo la detta revocazione al Re, al Cancelliere,4 ed al Conte di S. Florentin. Prima d’esser richiamati, fecero delle pratiche per ottenere allo stesso tempo il ritorno tanto desiderato de’ Signori della Chalotais:5 ma questi generosi Ministri hanno pregato il Parlamento di non esser più sollecito de la loro sorte, e di non diferire per loro riguardo a ripigliar le loro funzioni, e a rendersi alle brame della Provincia. Si aspetta universalmente dalla bontà del Re, ch’egli si degnerà di coronare, colla revocazione de’ Signori de la Chalotais, l’opera, ch’egli ha così gloriosamente incominciata. Per Decreto del Consiglio del Re, in data del 30 dello scorso Giugno, tre Particolari sono stati incaricati per 20 anni dell’impresa di tenere illuminato Parigi tutte le notti. Principale Agente di quella Amministrazione si è il Sig. Bourgeois, vero inventore delle Lanterne da riverbero, che ora vengono addottate. 1 3 4 5

Nella stampa: divise. 2 Luigi XV. ripeter: richiedere in giudizio. René-Nicolas-Charles-Augustin de Maupeou (GM, p. 411). Louis-René de Caradeuc e Aimé-Jean-Raoul de La Chalotais (ibidem).

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Il famoso Gian-Jacopo Rousseau che, dopo il suo ritorno d’Inghilterra, andava vagando per le Montagne del Delfinato, condotto dalla passione, ch’egli ha d’osservar l’erbe, onde arrichir poi delle sue scoperte la Botanica, s’è avvicinato ultimamente al Nivernese, non molto distante da Pougues, dove il Principe di Contì va tutti gli anni a prender le acque.1 Siccome questi ebbe sempre molta considerazione per quel Filosofo: così, saputa la vicinanza di esso, ne ha cercato conto, e lo ha veduto più volte. È qui uscita un’Opera Anonima intitolata: Le Pornographe ec., o Idea d’un Uomo onesto sopra un Progetto di Regolamento per le Donne pubbliche. Con delle note istoriche, e giustificative.2 L’Autore si propone in quest’Opera di prevenire i mali cagionati da un tal genere di Donne. Fra i Complici dell’assassinio d’un Mercante qui condannati ultimamente ad essere arrotati,3 si conta un Vecchio di 70 anni, che appartiene ad una Famiglia distinta. Dipingete un Vecchio canuto, sdentato, e curvo sul suo bastone, che scende con un piede nella sepoltura, che ha una pistola a lato, un coltello insanguinato nella mano tremante, e il cadavere d’un assassinato a’ suoi piedi; e immaginatevi fino a qual segno possa giugnere la corruzione del cuore umano, se questo non è ben regolato da principio. ITALIA Roma 9 Agosto. Contuttochè sembrino tuttavia impenetrabili i consigli, e le deliberazioni di Sua Santità4 rispetto alle vertenze famose colle Corti Cattoliche, [82v] si sa nondimeno, che la stessa Santità Sua vi applica infaticabilmente da se medesima: e comincia a tralucer qualche cosa, onde si può non senza fondamento giudicare, che il primo provvedimento sia per cadere sul punto della richiesta soppressione della Compagnia di Gesù. Anzi si crede, che ora si vadano concertando i mezzi, e i modi dell’eseguirla. Si aggiugne in oltre, che qualora non si premetta5 la mentovata abolizione, non si procederà all’esame degli altri Articoli controversi fra questa, e le altre Corti, e ciò anche a norma dei desiderj della Corona di Francia, interessata su questo punto con non minore premura, che gli altri Sovrani della Famiglia di Borbone. Domenica mattina Monsignor Azpuru Regio Ministro di Spagna andò all’udienza di Sua Santità, e quindi del Cardinal Segretario di Stato.6 Sentiamo, che la Repubblica di Venezia abbia ordinato, che per concedere il Regio Exequatur7 alle Grazie ottenute da’ suoi Sudditi in Roma, debbano concorrere quattro quinti de’ Votanti nel Tribunale a ciò destinato. Si scrive da Napoli, che con nuovo Dispaccio di quella Corte sieno state proibite le Dispense degli Interstizj,8 e dell’Età, e ciò per impedire il troppo grande nume1 a prender le acque: a fare trattamenti termali. 2 Si tratta dell’opera, da attribuirsi a Nicolas-Edme Rétif de la Bretonne, Le pornographe, ou idées d’un honnêt-homme sur un project de réglement pour les prostituées, propre à prévenir les malheurs qu’occasionne le publicisme des femmes, avec des notes historiques et justificatives (Londra 1769). 3 arrotati: sottoposti al supplizio della ruota. 4 Clemente XIV. 5 premetta: realizzi primariamente. 6 Lazzaro Opizio Pallavicini. 7 Regio Exequatur: visto di esecutività, da ottenersi obbligatoriamente dall’autorità regia. 8 Interstizj: «Dir. canon. Intervallo di tempo che deve trascorrere dal conferimento di un ordine sacro al successivo e durante il quale i chierici devono esercitarsi negli ordini già ricevuti» (GDLI VIII.274).

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ro de’ Preti. Dicesi, che Sua Santità abbia ordinato al Sacerdote Monti celebre Missionario, che in occasione dell’imminente Giubileo, faccia egli la Missione,1 o in S. Lorenzo in Lucina, o in S. Carlo al Corso. Il Giubileo comincerà subito dopo il giorno della Natività di Maria Vergine. Il Cardinal de Solis indirettamente, e indistintamente soccorre questo Popolo coll’insigne dispendio fatto nella sontuosa Facciata solenne del suo Palazzo, la quale sarà terminata, e illuminata per dimani sera. Il Cardinal de Bernis in quel cambio, si dice, che impiegherà il danaro, che dovrebbe consumare per una tale cerimonia, in doti di fanciulle, e in limosine immediate a’ poveri. Continua il Pontefice a fare varj provvedimenti per lo buon governo del suo Stato. Lo stesso Santissimo Padre, alla guisa, che Assuero si faceva recar talvolta il Registro in cui erano notati2 i benemeriti della Corona, si fece portar la nota de’ Pensionati sulla Cassa delle Gratificazioni, e ne cancellò parecchi; ma le istanze di varj Protettori hanno di poi indotta la Santità Sua a rimettere ogni cosa in pristinum.3 Questo nondimeno ha servito a dimostrare due cose, cioè, che il Pontefice ha la mente discernitrice, e il cuore benefico. Napoli 8 Agosto. La Congregazione de’ Preti Missionarj da molto tempo istituita dal Padre Pavoni Gesuita, che era stata divisa in due Corpi, viene in oggi interamente estinta. Quindi si è data commessione a questo Eminentissimo Cardinale Arcivescovo4 di scegliere, e destinare Preti idonei per ove, e quando occorrerà di fare le Missioni, a’ quali si promette di somministrare quanto ad essi bisognerà per un tale esercizio dal ricavato dell’Azienda Gesuitica. Per quello poi, che riguarda i beni spettanti alla detta soppressa Congregazione, si è commesso5 l’esame, e la successiva informazione per decidere a chi legittimamente dovranno appartenere. È uscito presentemente un Editto impresso,6 col quale le si conferma la caducità, e nullità di tutte le Sostituzioni, e chiamate fatte a favore de’ Gesuiti espulsi da questi Regni, come nell’Ordinario passato si è fatto menzione. A questo recente Editto avvi l’aggiunta d’un preambolo, nel quale si notificano le moltissime disposizioni, che fatte si sono de’ Beni della Compagnia di Gesù pel pubblico bene, e pel decoro del Santuario. Livorno 11 Agosto. Si dice per sicuro, che i Francesi abbiano dato le Armi a quegli del Capo Corso, e che abbiano obbligato tutte quelle Pievi a rinforzare le Guardie lungo la Marina, ordinando, che al minimo cenno sieno tutti pronti ad accorrere ai posti, avendo di più messe delle Guardie a cavallo per fare delle scorrerìe lungo la marina da un luogo all’altro. Paragrafo di Lettera da Brescia del 20 Agosto. «Il giorno 18 circa le 8 ore della mattina scoppiò in questa disgraziata Città un fulmine, che andò a ferire in un Magazzino, ove si trovavano 12 milla Rubbi di Polvere fina da schioppo, la quale doveva essere spedita a Venezia fino dal dì 1 Missione: funzione sacra. 3 in pristinum: qual era (espressione giuridica latina). 5 commesso: avviato.

2 notati: annotati, elencati. 4 Antonio Sersale. 6 impresso: stampato.

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5 corrente. Questa prese immediatamente fuoco, e fece uno scoppio tale, che rovesciò interamente in quella vicinanza una sesta parte della Città, coprendo sotto alle rovine, per quanto fin ora si dice, circa due mila, e 800 Persone, che di quell’ora stavano ritirate nelle loro Case. Sopra detto Magazzino esisteva una Torre di grosse pietre, la quale andò tutta per aria, e sparse una pioggia di sassi, che sfondò buona parte delle Case, delle Chiese, e de’ Palazzi dai tetti fino alle cantine, oltre a’ varj pezzi d’essa Torre, che lanciati direttamente a guisa di palle da cannone scopersero tetti, forarono muraglie, e sconquassarono fabbriche delle più forti. Basta il dire, che uno di questi pezzi penetrò fino a mezzo miglio nell’interno della Città, forando, e diroccando tutte le Case, che s’opponevano alla sua direzione, e finalmente ridusse in polvere la Casa, sopra la quale venne a piombare, uccidendovi 5 Persone. Tutte le Fabbriche di questa Città hanno poco, o molto sofferto qualche danno da questo terribile accidente. La mattina si videro tutte le strade coperte di rovine d’ogni sorta: oltre le Case rovinate da’ fondamenti, ve ne ha più di 500, che minacciano di cadere. L’empito1 di questo colpo è stato così forte, che ha fatto piegare i più grossi catenacci delle porte fino 18 miglia lontano: alcuni sassi sono stati trasportati fino alla distanza di 10 miglia, e un Cannone a quella di due miglia, e mezzo. La Campagna, che soggiace al bastione dalla parte dove seguì lo scoppio è tutta bruciata, e coperta di sassi, di case spianate, d’alberi stritolati, e sparsa di cadaveri de’ poveri Contadini uccisi. Le Botteghe della Città si trovarono tutte quante aperte, e molte porte delle case portate in aria, e ridotte in frantumi. In somma si può dire, che tutta questa Città sia stata smossa dalle fondamenta. Il danno seguìto nelle sostanze si fa ascendere, per quanto se ne può sapere finora, a 4 milioni di Filippi. Il Governo ha destinate circa 2 mila Persone a scavar le rovine, che si trovano piene di cadaveri fracassati, e d’uomini mal vivi, e difficili da disotterrare, che assordano l’aria colle loro grida, ed empiono di compassione, e d’orrore questi miseri Concittadini salvati da una tanta disgrazia».

[83r] Num. XXXV Per il Mercoledì 30 Agosto 1769. ALEMAGNA Vienna 16 Agosto. L a Reggenza Imperiale, e Regia dell’Austria Inferiore notifica a tutti, che la Maestà dell’Imperadore,2 e della Imperadrice Reina3 dispensano in avvenire ogni Persona dallo smontar di Carrozza, qualora s’incontri colle dette Maestà loro, o con altri dell’Augusta Real Famiglia, salvochè in occasione di pubblica cerimonia. Ratisbona 9 Agosto. È uscito un Editto di Sua Altezza Serenissima l’Elettor di Baviera,4 relativo alle Promesse di Matrimonio, che contiene 6 Articoli. In esso dichiaransi nulle le Promesse di questo genere fatte clandestinamente, volendo questo Principe, 1 empito: forza violenta. 3 Maria Teresa d’Asburgo.

2 Giuseppe II. 4 Massimiliano III Giuseppe.

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che, siccome considera questo Atto per puramente civile, così i Tribunali Secolari soli possano giudicarne. POLONIA Varsavia 31 Luglio. A Kempen piccola Città, lontana di qui non più d’una posta, s’è formato un partito, che ci tiene in qualche sospetto, perchè è di già arrivato a un numero di 500 uomini. Il Fatto seguìto fra i Russi, e i Turchi non è stato così grande quanto si faceva, non avendovi operato se non le Truppe avanzate d’amendue le Osti;1 ma nondimeno la peggio è stata dalla parte de’ Turchi. Dalle Sponde della Vistola 4 Agosto. Giusta le ultime Lettere di Caminiec, Choczin resiste ancora; ma poco potrà tardare a cadere, poichè vi regna la fame, e ne sono state divertite2 le fontane. Il Generale Russo, che ne continova il blocco, ha preferito questa via a quella d’un assalto generale che costerebbe di molta Gente. Dalla Prussia Polacca 4 Agosto. Thorn, che stava per cadere in poter de’ Confederati, sentiamo in questo punto essere stata liberata per opera del General Maggiore Conte di Tottleben. Corre voce, che le Truppe Russe, che coprivano di dentro, e di fuori Varsavia, l’abbiano improvvisamente abbandonata, senza che se ne sappia i motivi, e dove si sieno esse incamminate. TURCHIA Costantinopoli 21 Luglio. Il Cannone del Serraglio ha annunciato al Pubblico un considerabil vantaggio riportato sul Fiume Bog da un Corpo di Tartari comandato dal TenenteGenerale Nuredin Sultan, contro un Corpo di Russi, e Cosacchi. Dicesi essere stati sigillati tutti gli effetti del Principe di Moldavia ultimamente deposto,3 ignorandosi tuttora i motivi della sua deposizione. La Sublime Porta ha esposto i motivi, che l’hanno obbligata a mandar le sue Truppe nella Polonia, in un Manifesto del tenor seguente. «È ben palese ad ognuno, che dalla Sublime Porta erano osservate le condizioni della pace, ed amicizia conclusa l’anno dell’Egira 1152, cioè l’anno 1739 fra la Sublime Porta, e la Corte di Russia, e che questa con segreti artifizi aveva eretto diverse Fortezze vicino ai confini dell’Impero Ottomano, con che dimostrava le interne sue mire. Ma la Sublime Porta operando con quella dignità, e decoro, che si conviene, osservava religiosamente tutti gli articoli dei Trattati, e solamente di tanto in tanto le dava ad intendere, che l’astenersi da qualunque atto contrario alle convenzioni stipulate, sarebbe un mezzo per mantenere la tranquillità fra i Sudditi di ambe le Parti, ed anche un motivo di accrescere vieppiù l’amicizia. Il suo Residente però con Memorie opposte alla realtà dei fatti cercava di addormentare la Sublime Porta, ma questa, benchè tutto comprendesse, nulladimeno4 dissimulava fingendo di nulla sapere per comprovare alle Corti 1 Osti: armate, forze militari. 2 divertite: volte altrove. 3 Gregorio Callimachi, sostituito da Costantino Maurocordato (GM, p. 417). 4 nulladimeno: nondimeno.

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nostre amiche, ed alla stessa Russia la sua buona fede nell’osservanza dei Trattati, e la fermezza costante nel mantenere la buona corrispondenza, ed amicizia, considerando, che la Russia un qualche giorno sarebbe caduta nella rete degli inganni tramati da lei medesima: e con tal metodo conservando sempre una vera amicizia senza commettere alcun mancamento procurava di adempire esattamente alle condizioni stipulate nei Trattati della pace. Con tutto ciò sono più che noti gli attentati della Russia, e le sue intraprese contrarie alle leggi della vera amicizia. Dopo la morte di Augusto Terzo Re di Polonia, la Corte di [83v] Russia col pretesto di garantire la libertà del Regno introdusse in Polonia le sue Truppe, le quali cagionarono gravissimi danni ai Sudditi della Sublime Porta confinanti colla Polonia, e messero in disordine gli Stati dell’Impero Ottomano. Oltre di ciò la Russia sotto lo specioso colore di mantenere il buon ordine nelli Stati di Polonia, ha continuato a mandare colà nuove Truppe, munizioni, e viveri, e mutando, e sconvolgendo tutto il sistema, e le costituzioni della libertà Polacca con artifizio, e con violenza ha fatto eleggere Re di Polonia il Figlio di Poniatoski,1 e coll’ajuto di nuovi aderenti, apportando diversi danni alla Repubblica procurava a poco a poco di annichilarla, e distruggerla constringendo gli zelanti della Patria a uscire dal Regno, sequestrando i loro Beni, e rovinando le antiche Famiglie, e trucidando tutti quei poveri Polacchi, che se le opponevano, di modo che tutti i buoni Sudditi della Repubblica di Polonia si sono dispersi, e quei che vi rimangono sono, come schiavi obbligati a sottomettersi al giogo tirannico della Russia. Ultimamente quella Corte ad oggetto di eseguire i suoi maligni disegni ha mandato Truppe, ed Artiglierìa ai confini della Sublime Porta, ha rovinato Balta, ed il piccolo Villaggio di Crascova, ha ucciso alcune migliaja di Ottomani, e con tali eccessi ha violato, e rotti imprudentemente tutti li Trattati di amicizia. Per lo che sanno le Corti nostre Amiche aver Noi dichiarato la guerra alla Russia, come loro partecipammo coi manifesti anteriori.2 In seguito di che la Sublime Porta avea insinuato al defunto Kiringhirai Kan di Crimea di entrare nella Russia, e questi avea richiesto se in arrivando a Bender potea inoltrarsi colla sua Truppa fin dentro la Polonia. Ma siccome per parte di quella Repubblica non si era contravvenuto al trattato di Pace, conchiuso in Carlovitz, fra la Sublime Porta, e la Polonia, ed essendo inoltre quel Regno sotto la protezione della stessa Sublime Porta, perciò si era ordinato al detto Kan di Crimea di non metter piede nelli Stati di Polonia, e si era anche proibito ragionevolmente ai Governatori delle Piazze di Frontiera di apportare alcuna molestia, o danno alla Polonia; e per conseguenza si supponeva, che quella Repubblica riconoscendo la protezione della Sublime Porta avrebbe osservato la Convenzione di Carlovitz, e sarebbesi astenuta da ogni rottura di pace. I Russi però sempre Nemici della Sublime Porta formando nuovi Squadroni, e Reggimenti in Polonia, ed ivi provvedendoli di tutto il bisognevole hanno cagionato tutti quei gravi danni, che i Popoli confinanti della Sublime Porta risentono dal troppo lungo soggiorno delle Truppe Russe dentro la Polonia, e gettandosi improvvisamente sopra la Fortezza di Coczin, l’avevano assediata, ma con l’ajuto di Dio Vendicatore, gli Ottomani sono rimasti vittoriosi, e trionfanti, ed i Russi sconfitti, ed esterminati. Ma dopo essendosi saputo da diverse lettere dei Governatori delle Piazze di frontiera, dai prigionieri, ed anche da alcu1 Stanislaw Poniatowski. 2 coi manifesti anteriori: secondo gli accordi precedenti.

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ni Confederati, che li Squadroni andati all’assedio di Coczin una porzione erano Russi, e per la maggior parte Polacchi, alcuni dei quali spontaneamente, ed altri per forza militavano sotto le Bandiere Russe, si esaminò come ciò poteva esser accaduto; e finalmente si è risaputo da Potoski, e Craneiski personaggi ragguardevoli di Polonia, che due anni sono i Russi, ed i Polacchi contro il Trattato di Carlovitz aveano fatta una convenzione, per cui in caso di guerra fra la Sublime Porta, e la Russia, i Polacchi doveano unirsi coi Russi, ed in caso di rottura fra la Sublime Porta, e la Polonia, i Russi doveano combattere a favore dei Polacchi, sopra di che si erano stipulati, e ratificati gli